thaulero: Vincenzo Filippone-Thaulero (Roma), filosofo. Abruzzese di origine tedesca, era figlio del barone Carlo, nobile di Chieti e patrizio teramano, e di donna Maria Clemente. Conseguì la maturità classica al Liceo "Massimo" di Roma. Si iscrisse nel 1948 alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università "La Sapienza" di Roma, dove si laureò a pieni voti con una tesi in Filosofia del Diritto, Una metodologia cristiana del diritto, relatore Giorgio Del Vecchio e ottenne il Diploma di perfezionamento con lode in Filosofia del Diritto nella Scuola di Perfezionamento di Filosofia del Diritto dell'Roma, con la tesi La fictio juris in Bartolo da Sassoferrato, relatore Widar Cesarini Sforza. Assistente volontario di Giacomo Perticone, ordinario di Storia contemporanea a Scienze politiche, usufruì di una borsa della Humboldt-Stiftung che gli consentì lunghe permanenze di studi in Germania per approfondire i suoi studi sulla problematica dei valori. Luigi Sturzo gli affidò insieme a Mario d'Addio la direzione del Bollettino di Sociologia, poi divenuto nel 1956 la rivista Sociologia, divenendo uno dei maggiori collaboratori dell'Istituto creato dal fondatore del Partito Popolare Italiano. Inviato al terzo Congresso Mondiale di Sociologia di Amsterdam (1956), fu fra i fondatori della Società Italiana di Scienze Sociali. Conseguì nel 1965 la libera docenza in Filosofia Morale e ricoprì vari incarichi presso il Magistero e la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Salerno. Vinse il concorso a cattedra per Filosofia Morale del Magistero di Salerno. Morì in un incidente automobilistico insieme alle figlie Maria Gabriella e Maria Elisabeth. Gli è stata intitolata la scuola elementare di Cologna Spiaggia (Roseto degli Abruzzi). Opere Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, Giuffré, Milano, Seconda attesa, Neri Pozza, Vicenza (edizione postuma). Il mare ha voce, ha voce il vento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma (edizione postuma). Opera omnia di Vincenzo Filippone-Thaulero: Volume I, Il darsi dell'Origine nell'esperienza sociale e religiosa, V. Filippone-Thaulero, R. Pezzimenti, V. Di Marco, Studium Edizioni, Roma Saggi e articoli Il terzo Congresso Mondiale di Sociologia (Amsterdam6), in Bollettino di Sociologia dell'Istituto Luigi Sturzo, Intorno al concetto di sociologia generale, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, A. Giuffré, Milano, Il problema del risentimento in Max Scheler, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, N. 1, A. Giuffré, Milano, Scienze sociali e Sociologia, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, AnnoA. Giuffré, Mi-lano, La Sociologia storicista di L. Sturzo e alcuni riferimenti alle teorie sociologiche moderne, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, A. Giuffré, Mi-lano, Razionalità e storia nella sociologia sturziana, in Civitas, L'autorità in Max Weber, in Sociologia, gennaio-dicembre, Il problema dell'autorità in Max Scheler, in Autorité et Liberté, Atti del IV Convegno di Cultura Europea, Bolzano, Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, in Rivista di Sociologia Anno I, N. 1, Roma Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, I, Giuffré, Milano, Conoscenza e sociologia, in Rivista di Sociologia, Appunti per la XXXVII settimana sociale dei cattolici d'Italia, in Rivista di Sociologia, Note sulla VIII Conferenza di sociologia religiosa, in Rivista di Sociologia, n. 7, maggio-agosto 1965. Cristianesimo e storia, in Rivista di Sociologia, Riflessioni su pregiudizio e religione, in Rivista di Sociologia, Roma, Metafisica della scienza e sociologia, in Rivista di Sociologia, Roma, Analisi culturale ed ecumenismo, in Rivista di Sociologia, Roma, Religione e pregiudizio (in collaborazione con O. Klineberg, T. Tentori, F. Crespi), Cappelli, Bologna, Il problema di un'antropologia filosofica, in Rivista di Sociologia, Il problema di un'antropologia filosofica, Guida, Napoli, Corso di lezioni ciclostilate, con la traduzione, in appendice, di un testo di Max Scheler). Religione e pregiudizioAnalisi di contenuto dei libri cattolici di insegnamento religioso in Italia e in Spagna, Cappelli, Bologna, Nota introduttiva a Nicolai Hartmann, Etica I, Fenomenologia dei costumi, in Esperienze, Osservazioni in margine ad una ricerca su pregiudizio e religione, in Rivista di sociologia, Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, II, Giuffré, Milano, Prospettive culturali e sociologiche dell'impegno sociale (Relazione tenuta alla Consulta dei Movimenti Effettive e Seniores della Gioventù di Azione Cattolica). Un nuovo indirizzo storiografico nella analisi della struttura socioeconomica meridionale (Relazione tenuta in occasione del convegno Ignazio Rozzi e l'agricoltura meridionale, Teramo, promosso dal Centro di Studi Storici Abruzzo Teramano), in Rivista di Sociologia, Riflessione sull'Università televisiva, in Informazione Radio TV. Studi, documenti e notizie, Speciale Televisione e Istruzione, RAI, Sociologia ed esperienza religiosa e politica in Luigi Sturzo, in Ricerche di Storia sociale e religiosa. Discendente del Beato Johannes Thauler Centro studi Filippone-Thaulero Vincenzo Di Marco in occasione della pubblicazione de "Il darsi dell'origine nell'esperienza sociale e religiosa" Il Tempo, V. Mathieu, Vincenzo Filippone-Thaulero, Salerno, G. De Rosa,Vincenzo Filippone-Thaulero in V. Filippone-Thaulero, Seconda Attesa, Vicenza, G. De Rosa, La storia che non passa: diario politico, Soveia Mannelli, G. Savarese, Presentazione in V. Filippone-Thaulero, Il mare ha voce, ha voce il vento, Roma, Centro studi Filippone-Thaulero, su centrostudifilipponethaulero.wordpress.com.
thales: Grice: “We call him Greek, but he certainly weren’t
[sic] born in Greece!” -- called by Grice the first Grecian philosopher
(“Oddly, we call him a Ionian, but the Ionian is quite a way from where he was
born!”)who poisted a ‘philosophical’ why-explanation. Grecian philosopher who was regarded as one
of the Seven Sages of Greece. He was also considered the first philosopher,
founder of the Milesians. Thales is also reputed to have been an engineer, astronomer,
mathematician, and statesman. His doctrines even early Grecian sources know
only by hearsay: he said that water is the arche, and that the earth floats on
water like a raft. The magnet has a soul, and all things are full of the gods.
Thales’ attempt to explain natural phenomena in natural rather than exclusively
supernatural terms bore fruit in his follower Anaximander.
‘that’: a demonstrative. Since Grice would make so many
references to the ‘that’-clause, he is aware that ‘that’ is etymologically a
demonstrative, that has lost its efficacy there. But the important etymological
lesson is that what follows a ‘that’-clause (cf. the classical languages Grice
learned at Clifton, Greek and Latin) is a ‘propositio’ just because the ‘that’
POINTS at the proposition. Sometimes he refers to ‘obliquus casus,’ and ‘oratio
obliqua,’ but he is more at home with things like ‘verba percipienda,’ verba
volendi, etc. Refs.: H. P. Grice, “Bradley on this and that and thesss and
thatness.’-- ‘that’-clause: Grice’s
priority for the ‘that’-clause is multiple. He dislikes what he calls an
‘amorphous’ propositional complex. His idea is to have at least ‘The S is P,’
one act involving a subjectum or denotatum, and one involving the praedicatum.
There is also what he calls sub-perceptual utterances. They do look like
structured (“That red pillar seems red”) but they are not perceptual reports
like “I perceive that the pillar box is red.” At points he wanst to restrict
utterer’s communucatum to a ‘that’-clause; but ignoring Austin’s remark that to
wonder about what a ‘word’ ‘means’ is senseless, Grice sometimes allows for
things like ‘The cat sat on the mat’ to ‘mean’ that the cat sat on the mat.
Grice thinks that his account of ‘the red-seeming pillar box’ succeeded, and
that it was this success that prompted him to apply the thing to other areas,
notably Strawson, but one hopes, all the theses he presents in “Causal” and
“Prolegomena.” But he does not go back to the is/seems example, other than
perhaps the tie is/seems blue. The reason is that the sense-datum theory is
very complex. Note “seems.” “It seems to me that…” but the ‘that’-clause not as
a content of a state of the agent. If the pillar box seems red to Grice because
it is red, what ‘that’-clause are we talking about to involve in the
implicaturum? And what generates the implicaturum. “By uttering “The pillar box
seems red,” U conversationally implicates that there is a denial or doubt,
somewhere as to whether the pillar box IS red.” Grice thought of Staal as particularly
good at this type of formalistic philosophy, which was still adequate to
reflect the subtleties of ordinary language. How do we define a
Griceian action? How do we define a Griceian event? This is Grices examination
and criticism of Davidson, as a scientific realist, followed by a Kantian
approach to freedom and causation. Grice is especially interested in the
logical form, or explicitum, so that he can play with the implicaturum. One of
his favourite examples: He fell on his sword, having tripped as he crossed the
Galliæ. Grice manages to quote from many and varied authors (some of which you
would not expect him to quote) such as Reichenbach, but also Robinson, of
Oriel, of You Names it fame (for any x, if you can Names it, x exists).
Robinson has a brilliant essay on parts of Cook Wilsons Statement and
inference, so he certainly knows what he is talking about. Grice also quotes
from von Wright and Eddington. Grice offers a linguistic botanic survey
of autonomy and free (sugar-free, free fall, implicaturum-free) which some
have found inspirational. His favourite is Finnegans alcohol-free. Finnegans
obvious implicaturum is that everything is alcohol-laden. Grice kept a copy of
Davidsons The logical form of action sentences, since surely Davidson, Grice
thought, is making a primary philosophical point. Horses run fast; therefore,
horses run. A Davidsonian problem, and there are more to come! Smith went
fishing. Grices category shift allows us to take Smiths fishing as the
grammatical Subjects of an action sentence. Cf. indeed the way to cope with
entailment in The horse runs fast; therefore, the horse runs. Grices Actions
and events is Davidsonian in motivation, but Kantian in method, one of those
actions by Grice to promote a Griceian event! Davidson had published, Grice
thought, some pretty influential (and provocative, anti-Quineian) stuff on
actions and events, or events and actions, actually, and, worse, he was being
discussed at Oxford, too, over which Grice always keeps an eye! Davidsons
point, tersely put, is that while p.q (e.g. It is raining, and it is pouring)
denotes a concatenation of events. Smith is fishing denotes an action, which is
a kind of event, if you are following him (Davidson, not Smith). However,
Davidson is fighting against the intuition, if you are a follower of Whitehead
and Russell, to symbolise the Smith is fishing as Fs, where s stands for Smith
and F for fishing. The logical form of a report of an event or an action seems
to be slightly more complicated. Davidsons point specifically involves adverbs,
or adverbial modifiers, and how to play with them in terms of entailment. The
horse runs fast; therefore, the horse runs. Symbolise that! as Davidson told
Benson Mates! But Mates had gone to the restroom. Grice explores all these and
other topics and submits the thing for publication. Grice quotes, as t his
wont, from many and various philosophers, not just Davidson, whom he saw every
Wednesday, but others he didnt, like Reichenbach, Robinson, Kant, and, again
even a physicist like Eddington. Grice remarks that Davidson is into
hypothesis, suppositio, while he is, as he should, into hypostasis, substantia.
Grice then expands on the apparent otiosity of uttering, It is a fact that
grass is green. Grice goes on to summarise what he ironically dubs
an ingenious argument. Let σ abbreviate the operator consists in the fact that , which, when
prefixed to a sentence, produces a predicate or
epithet. Let S abbreviate Snow is white, and
let G abbreviate Grass is green. In that case, xσS is 1 just in
case xσ(y(y=y and S) = y(y=y) is 1, since the first part of the
sub-sentence which follows σ in the main sentence is logically equivalent
logically equivalent to the second part. And xσ(y(y=y and S) =
y(y=y) is 1 just in case xσ(y(if y=y, G) = y(y=y) is 1,
since y(if y=y, S) and y(if y=y, G) are each a singular term, which, if
S and G are both true, each refers to y(y=y), and are therefore
co-referential and inter-substitutable. And xσ(y(if y=y, G) =
y(y=y) is true just in case xσG is 1, since G is logically equivalent
to the sub-sentence which follows σ. So, this fallacy goes, provided that
S and G are both 1, regardless of what an utterer explicitly conveys by
uttering a token of it, any event which consists of the otiose fact that S also
consists of the otiose fact that G, and vice versa, i. e. this randomly
chosen event is identical to any other randomly chosen event. Grice hastens to
criticise this slingshot fallacy licensing the inter-substitution of this or
that co-referential singular term and this or that logically equivalent
sub-sentence as officially demanded because it is needed to license a
patently valid, if baffling, inference. But, if in addition to providing
this benefit, the fallacy saddles the philosopher with a commitment to a hideous
consequence, the rational course is to endeavour to find a way of retaining
the benefit while eliminating the disastrous accompaniment, much as in set
theory it seems rational to seek as generous a comprehension axiom as the
need to escape this or that paradox permits. Grice proposes to retain the
principle of co-reference, but prohibit is use after the principle of
logical equivalence has been used. Grice finds such a measure to have
some intuitive appeal. In the fallacy, the initial deployment of the principle
of logical equivalence seems tailored to the production of a sentence
which provides opportunity for trouble-raising application of
the principle of co-referentiality. And if that is what the game is,
why not stop it? On the assumption that this or that problem which
originally prompts this or that analysis is at least on their way towards
independent solution, Grice turns his attention to the possibility of
providing a constructivist treatment of things which might perhaps have
more intuitive appeal than a naïve realist approach. Grice begins with a
class of happenstance attributions, which is divided into this or that
basic happenstance attribution, i.e. ascriptions to a Subjects-item of an
attribute which is metabolically expressible, and this or that non-basic
resultant happenstance attribution, in which the attribute ascribed,
though not itself metabolically expressible, is such that its possession
by a Subjects item is suitably related to the possession by that or by some
other Subjects item, of this or that attribute which is metabolically
expressible. Any member of the class of happenstance attributions may be
used to say what happens, or happens to be the case, without talking about
any special entity belonging to a class of a happening or a happenstance. A
next stage involves the introduction of the operator consists of the fact that This
operator, when prefixed to a sentence S that makes a happen-stance
attribution to a Subjects-item, yields a predicate which is satisfied by an
entity which is a happenstance, provided that sentence S is doxastically
satisfactory, i. e., 1, and that some further metaphysical condition obtains,
which ensures the metaphysical necessity of the introduction into reality of
the category of a happenstance, thereby ensuring that this new category is
not just a class of this or that fiction. As far as the slingshot fallacy,
and the hideous consequence that all facts become identical to one Great Big
Fact, in the light of a defence of Reichenbach against the realist attack,
Grice is reasonably confident that a metaphysical extension of reality will not
saddle him with an intolerable paradox, pace the caveat that, to some, the
slingshot is not contradictory in the way a paradox is, but merely an
unexpected consequence ‒ not seriously hideous, at that. What this
metaphysical condition would be which would justify the metaphysical extension
remains, alas, to be determined. It is tempting to think that the
metaphysical condition is connected with a theoretical need to have this or
that happenstance as this or that item in, say, a causal relation. Grice goes
on to provide a progression of linguistic botanising
including free. Grice distinguishes four elements or stages in the
step-by-step development of freedom. A first stage is the transeunt
causation one finds in inanimate objects, as when we experience a stone in free
fall. This is Hume’s realm, the atomistss realm. This is external or transeunt
casuation, when an object is affected by processes in other objects. A second
stage is internal or immanent causation, where a process in an object is the
outcome of previous stages in that process, as in a freely moving body. A third
stage is the internal causation of a living being, in which changes are
generated in a creature by internal features of the creature which are not
earlier stages of the same change, but independent items, the function or
finality of which is to provide for the good of the creature in question. A
fourth stage is a culminating stage at which the conception of a certain mode
by a human of something as being for that creatures good is sufficient to
initiate the doing of that thing. Grice expands on this interesting last stage.
At this stage, it is the case that the creature is liberated from every factive
cause. There is also a discussion of von Wrights table of adverbial modifiers,
or Grices pentagram. Also an exploration of specificity: Jack buttering a
parsnip in the bathroom in the presence of Jill. Grice revisits some of his
earlier concerns, and these are discussed in the appropriate places, such as
his exploration on the Grecian etymology of aition. “That”-clause should be
preferred to ‘oratio obliqua,’ since the latter is a momer when you ascribe a
psychological state rather than an utterance. Refs.: The main sources are given
under ‘oratio obliqua’ above, The BANC.
theism: as an
Aristotelian scholar, H. P. Grice is aware of the centrality of God, nous
nouseos, in Aristotle’s philosophy -- atheism from Grecian a-, ‘not’, and
theos, ‘god’, the view that there are no gods. A widely used sense denotes
merely not believing in God and is consistent with agnosticism. A stricter
sense denotes a belief that there is no God; this use has become the standard
one. In the Apology Socrates is accused of atheism for not believing in the
official Athenian gods. Some distinguish between theoretical atheism and
practical atheism. A theoretical atheist is one who self-consciously denies the
existence of a supreme being, whereas a practical atheist may believe that a supreme
being exists but lives as though there were no god. -- theology -- Grice’s
philosophical theology -- concursus dei, God’s concurrence. The notion derives
from a theory from medieval philosophical theology, according to which any case
of causation involving created substances requires both the exercise of genuine
causal powers inherent in creatures and the exercise of God’s causal activity.
In particular, a person’s actions are the result of the person’s causal powers,
often including the powers of deliberation and choice, and God’s causal
endorsement. Divine concurrence maintains that the nature of God’s activity is
more determinate than simply conserving the created world in existence.
Although divine concurrence agrees with occasionalism in holding God’s power to
be necessary for any event to occur, it diverges from occasionalism insofar as
it regards creatures as causally active.
-- theosophia: any philosophical mysticism, especially those that
purport to be mathematically or scientifically based, such as Pythagoreanism,
Neoplatonism, or gnosticism. Vedic Hinduism, and certain aspects of Buddhism,
Taoism, and Islamic Sufism, can also be considered theosophical. In narrower
senses, ‘theosophy’ may refer to the philosophy of Swedenborg, Steiner, or Madame
Helena Petrovna Blavatsky 183. Swedenborg’s theosophy originally consisted of a
rationalistic cosmology, inspired by certain elements of Cartesian and
Leibnizian philosophy, and a Christian mysticism. Swedenborg labored to explain
the interconnections between soul and body. Steiner’s theosophy is a reaction
to standard scientific theory. It purports to be as rigorous as ordinary
science, but superior to it by incorporating spiritual truths about reality.
According to his theosophy, reality is organic and evolving by its own
resource. Genuine knowledge is intuitive, not discursive. Madame Blavatsky
founded the Theosophical Society in 1875. Her views were eclectic, but were
strongly influenced by mystical elements of
philosophy.
thema: a term Grice borrows from Stoic logic, after
attending a seminar on the topic by Benson Matesa ‘thema’ is a ground rule used
to reduce argument forms to basic forms. The Stoics analyzed arguments by their
form schema, or tropos. They represented forms using numbers to represent
claims; for example, ‘if the first, the second; but the first; therefore the
second’. Grice uses “so-and-so” for ‘the first’ and ‘such and such’ for the
‘second’. “If so and so, such and such, but so and so; therefore, such and
such.” Some forms were undemonstrable; others were reduced to the
undemonstrable argument forms by ground rules themata; e.g., if R follows from
P & Q, -Q follows from P & -R. The five undemonstrable arguments are: 1
modus ponendo ponens; 2 modus tollendo tollens; 3 not both P and Q, P, so
not-Q; 4 P or Q but not both, P, so not-Q; and 5 disjunctive syllogism. The
evidence about the four ground rules is incomplete, but a sound and consistent
system for propositional logic can be developed that is consistent with the
evidence we have. See Diogenes Laertius, Lives of the Philosophers, for an
introduction to the Stoic theory of arguments; other evidence is more
scattered.
theseus’s
ship. Grice sails on Theseus’s ship. Theseus’ ship: Example used by Grice to relativise
‘identity.’ After the hero Theseus accomplished his mission to sail to Crete to
kill the Minotaur, his ship (Ship 1) was put on display in Athens. As the time
went by, its original planks and other parts were replaced one by one with new
materials until one day all of its parts were new, with none of its original
parts remaining. Do we want to say that the completely rebuilt ship (Ship 2) is
the same as the original or that it is
a different ship? The case is further complicated. If all the original
materials were kept and eventually used to construct a ship (Ship 3), would
this ship be the same as the original? This example has inspired much
discussion concerning the problems of identity and individuation. “To be
something later is to be its closest continuer. Let us apply this view to one
traditional puzzle about identity over time: the puzzle of the ship of
Theseus.” Nozick, Philosophical Explanation. Grice basically formalized this
with G. Myro. Refs.: Collingwood, translation of Benedetto Croce, “Il paradosso
della nave di Teseo,” H. P. Grice, “Relative identity,” The Grice Papers, BANC.
θ: or theta -- Grice’s symbol for a theory. Grice uses
small-case theta for a token of a theory, and capital theta for a type of
theory.– Grice couldn’t quite stand some type of attitude he found in people
like J. M. RountreeRountree was claiming that one needs a ‘theory’ of meaning.
Grice responded: “ Rountree is wrong: if meaning is a matter of theory, it
cannot be a matter of intuition; and I’m sure it should be a matter of
intuition for Rountree!” theoretical termGrice was once attracted to Ramsey’s essay
on “Theories,” but later came to see it as ‘pretentious’. “Surely the way *I*
use ‘theory’ is not Ramsey’s!”If something is an object of an intuition by
Grice, it cannot be a theoretical termtheory and intuition don’t go together.
They repel each other! a term occurring in a scientific theory that purports to
make reference to an unobservable entity e.g., ‘electron’, property e.g., ‘the
monatomicity of a molecule’, or relation ‘greater electrical resistance’. The
qualification ‘purports to’ is required because instrumentalists deny that any
such unobservables exist; nevertheless, they acknowledge that a scientific
theory, such as the atomic theory of matter, may be a useful tool for
organizing our knowledge of observables and predicting future experiences.
Scientific realists, in contrast, maintain that at least some of the
theoretical terms e.g., ‘quark’ or ‘neutrino’ actually denote entities that are
not directly observable they hold, i.e.,
that such things exist. For either group, theoretical terms are contrasted with
such observational terms as ‘rope’, ‘smooth’, and ‘louder than’, which refer to
observable entities, properties, or relations. Much philosophical controversy
has centered on how to draw the distinction between the observable and the unobservable.
Did Galileo observe the moons of Jupiter with his telescope? Do we observe
bacteria under a microscope? Do physicists observe electrons in bubble
chambers? Do astronomers observe the supernova explosions with neutrino
counters? Do we observe ordinary material objects, or are sense-data the only
observables? Are there any observational terms at all, or are all terms
theory-laden? Another important meaning of ‘theoretical term’ occurs if one
regards a scientific theory as a semiformal axiomatic system. It is then
natural to think of its vocabulary as divided into three parts, i terms of
logic and mathematics, ii terms drawn from ordinary language or from other
theories, and iii theoretical terms that constitute the special vocabulary of
that particular theory. Thermodynamics, e.g., employs i terms for numbers and
mathematical operations, ii such terms as ‘pressure’ and ‘volume’ that are
common to many branches of physics, and iii such special thermodynamical terms
as ‘temperature’, ‘heat’, and ‘entropy’. In this second sense, a theoretical
term need not even purport to refer to unobservables. For example, although
special equipment is necessary for its precise quantitatheoretical entity
theoretical term 912 912 tive
measurement, temperature is an observable property. Even if theories are not
regarded as axiomatic systems, their technical terms can be considered
theoretical. Such terms need not purport to refer to unobservables, nor be the
exclusive property of one particular theory. In some cases, e.g., ‘work’ in
physics, an ordinary word is used in the theory with a meaning that departs
significantly from its ordinary use. Serious questions have been raised about
the meaning of theoretical terms. Some philosophers have insisted that, to be
meaningful, they must be given operational definitions. Others have appealed to
coordinative definitions to secure at least partial interpretation of axiomatic
theories. The verifiability criterion has been invoked to secure the
meaningfulness of scientific theories containing such terms. A theoretical
concept or construct is a concept expressed by a theoretical term in any of the
foregoing senses. The term ‘theoretical entity’ has often been used to refer to
unobservables, but this usage is confusing, in part because, without
introducing any special vocabulary, we can talk about objects too small to be
perceived directly e.g., spheres of
gamboge a yellow resin less than 106 meters in diameter, which figured in a
historically important experiment by Jean Perrin. Grice uses Ramsey’s concept of
‘theory’“granting that Ramsey overrated theory, as all Cambridge men do!” --
theory-laden, dependent on theory; specifically, involving a theoretical
interpretation of what is perceived or recorded. In the heyday of logical empiricism
it was thought, by Carnap and others, that a rigid distinction could be drawn
between observational and theoretical terms. Later, N. R. Hanson, Paul
Feyerabend, and others questioned this distinction, arguing that perhaps all
observations are theory-laden either because our perception of the world is
colored by perceptual, linguistic, and cultural differences or because no
attempt to distinguish sharply between observation and theory has been
successful. This shift brings a host of philosophical problems. If we accept
the idea of radical theoryladenness, relativism of theory choice becomes
possible, for, given rival theories each of which conditions its own
observational evidence, the choice between them would seem to have to be made
on extra-evidential grounds, since no theory-neutral observations are
available. In its most perplexing form, relativism holds that, theory-ladenness
being granted, one theory is as good as any other, so far as the relationship
of theory to evidence is concerned. Relativists couple the thesis of
theory-ladenness with the alleged fact of the underdetermination of a theory by
its observational evidence, which yields the idea that any number of
alternative theories can be supported by the same evidence. The question
becomes one of what it is that constrains choices between theories. If
theory-laden observations cannot constrain such choices, the individual
subjective preferences of scientists, or rules of fraternal behavior agreed
upon by groups of scientists, become the operative constraints. The logic of
confirmation seems to be intrinsically contaminated by both idiosyncratic and
social factors, posing a threat to the very idea of scientific
rationality.
thomson: Grice did not collaborate with that many friends. He
did with his tutee Strawson. He later did it with G. J. Warnock only on the
theory of perception (notably the ‘visum’). He collaborated with two more
Oxonian philosophers, and with both on the philosophy of action: D. F. Pears
and J. F. Thomson. J. F. Scots London-born
philosopher who would often give seminars with H. P. Grice. They also explored
‘philosophy of action.’ Thomson presented his views on public occasons on the
topic, usually under the guidance of D. F. Pearson topics such as ‘freedom of
the will.’ Thomson has assocations with University, and is a Fellow of Corpus,
Grice’s alma. --thomsonianism: Grice
explored philosophy of action with J. F. Thomson. Thomson would socialize
mainly with Grice and D. F. Pears. Oddly, Thomson was also interested in ‘if’
and reached more or less the same Philonian consequences that Grice does.
three-year-old’s
guide to Russell’s theory of types, theby
H. P. Grice, with an appendix by P. F. Strawson, “Advice to parents,” v.
Grice’s three-year-old’s guide.
Tilgher: Adriano Tilgher (Resìna), filosofo. Nato da
padre vetraio tedesco e madre valdostana, visse a Roma dove fu amico e
collaboratore di Ernesto Buonaiuti (studioso di storia del cristianesimo ed
esponente del modernismo italiano), fino alla morte. Lavorò come bibliotecario
all'Alessandrina e collaborò ad alcuni giornali (tra gli altri, Il Mondo e il
Popolo di Roma), molti dei quali vennero poi soppressi dal regime fascista. Le
sue principali opere sono: La crisi mondiale, Estetica, e La filosofia delle morali,
nella quale delinea la sua originale visione individualistica. Collaborò al
giornale satirico Il Becco giallo. Fu tra
i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da
Benedetto Croce. Da ricordare, anche, tra i suoi diversi scritti antifascisti,
la Stroncatura di Giovanni Gentile del 1925 che, soprattutto nell'ironico e
irriverente sottotitolo, esprime un dissacrante giudizio sulla propaganda con
l'eloquente frase, di ascendenza bruniana, «lo spaccio del bestione
trionfante». Operò anche come critico
letterario e teatrale: fu tra i primi a notare l'originalità del teatro
pirandelliano, nonostante i tentativi di contestazione da parte del regime
fascista . In ambito filosofico, egli
affermò che non esiste una scienza morale unica bensì una pluralità di morali
che emergono da un fondo caotico in virtù di un'iniziativa che in parte è
creatrice di valori e in parte effetto di coincidenze casuali, anche se
fortunate. In Tilgher riaffiora il dualismo manicheo di bene e di male, ribelle
a ogni composizione dialettica propria a ogni comodo, quanto illusorio e
superficiale ottimismo. Considerò mitico, utopistico, il concetto del progresso
che non considera come altrettanto reali "il regresso, la caduta e la
colpa". Nella nota Antologia dei
Filosofi Italiani del dopoguerra, pubblicata nel 1937, oltre a suoi testi
incluse brani tratti dalle opere di Antonio Aliotta, Ernesto Buonaiuti, Julius
Evola, Piero Martinetti, Costanzo Mignone, Emilia Nobile, Giuseppe Rensi. A Ercolano gli è stato intitolato l'Istituto
d'Istruzione Superiore. Opere Arte,
Conoscenza e Realtà, Torino, Bocca, 1911 Teoria del Pragmatismo trascendentale,
Torino, Bocca 1915 Filosofi antichi, Todi, Atanor, 1921 La crisi mondiale e
Saggi di socialismo e marxismo, Bologna, Zanichelli, Voci del tempo, Roma, Libreria
di Scienza e Lettere, Relativisti contemporanei, Roma, Libreria di Scienza e
Lettere, Studi sul Teatro contemporaneo, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Ricognizioni,
Roma, Libreria di Scienza e Lettere, La scena e la vita, Roma, Libreria di
Scienza e Lettere, 1925 Lo Spaccio del Bestione trionfante. Stroncatura di
Giovanni Gentile. Un libro per filosofi e non filosofi, Torino, Gobetti, con un
saggio di Antimo Negri, La Mandragora, Prefazione di Gabriele Turi, Roma,
Storia e Letteratura, La visione greca della vita, Roma, Libreria di Scienza e
Lettere, Giordano, Saggi di etica e di
filosofia del diritto, Torino, Bocca, 1928 Homo faber, Roma, Libreria di
Scienza e Lettere, col titolo Storia del concetto di lavoro nella civiltà occidentale,
Firenzelibri, 1983. La poesia dialettale napoletana, Roma, Libreria di Scienza
e Lettere, Estetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Etica di Goethe, Roma,
Maglione, Filosofi e Moralisti del Novecento, Roma, Libreria di Scienza e
Lettere, Studi di poetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Cristo e Noi,
Modena, Guanda, Critica dello Storicismo, Modena, Guanda,Antologia dei filosofi
italiani del dopoguerra, Modena, Guanda, Filosofia delle Morali, Roma, Libreria
di Scienza e Lettere, Moralità. Punti di vista sulla vita e sull'uomo, Roma,
Libreria di Scienza e Lettere,Le orecchie dell'aquila. Studio sulle fonti
dell'attualismo di Giovanni Gentile, Roma, Religio, La filosofia di Leopardi,
Roma, Religio, Raoul Bruni, Torino, Aragno,
(con l'aggiunta di altri scritti leopardiani mai riuniti in volume), Il casualismo critico, Roma, Bardi, Mistiche
nuove e Mistiche antiche, Roma, Bardi, 1946 Tempo nostro, Roma, Bardi, 1946
Diario politico Liliana Scalero, Roma, Atlantica Editrice, 1946. Marxismo socialismo
borghesia, Firenzelibri, Carteggio Croce-Tilgher, Alessandra Tarquini, Bologna,
Il Mulino, Pirandello, con testi di
Antonio Gramsci, Pisa, Scuola Normale Superiore, Alberto Einstein, S. Trappetti
e F. Secci, Dalia Edizioni, La Stampa di Torino. Redazione, Adriano Tilgher, su
Liber Liber, 6 marzo . 21 agosto .
Spaccio della bestia trionfante è un'opera del filosofo Giordano Bruno,
costituita da tre dialoghi di argomento morale, pubblicata a Londra. Le bestie
trionfanti sono i segni delle costellazioni celesti, rappresentate da animali:
è necessario «spacciarle», ovvero cacciarle dal cielo in quanto rappresentano
vecchi vizi che occorre sostituire con moderne virtù. Adriano Tilgher Una nota dell'OVRA su un presunto tentativo
di contestare Pirandello nella tournée in Argentina "si riferisce una
grave dichiarazione confidenziale fatta dal noto letterato antifascista Adriano
Tilgher all'On. Bruno Cassinelli, dichiarazione che rileva non solo l'animosità
biliosa del Tilgher contro Pirandello ma anche e soprattutto un piano
prestabilito da oltre tre mesi da rinnegati contro degli italiani che si
apprestano a far conoscere ai nostri connazionali in Argentina, le ultime
novità letterarie degli autori italiani". Luigi Sedita, Pirandello,
l'apolitico spiato, Belfagor, che riproduce la nota, sottolinea l'enfasi
negativa con cui in essa si presenta il <<noto letterato antifascista
Adriano Tilgher>> e con cui ci si sofferma "soprattutto sul suo
perdurante <<odioso atteggiamento di sfida e di ribellione al fascismo>>.
E significativo, alla luce degli studi di Canali, che il tramite tra la polizia
politica e Adriano Tilgher sia stato l'on. Bruno Cassinelli (...) Cassinelli
divenne amico di Pirandello che ne parla con deferenza in due lettere alla Abba
del '33 e del '36". Adriano Tilgher
in Dizionario Biografico degli Italiani
Giuseppe Rensi , Frammenti d’una filosofia dell’errore e del dolore, del
male e della morte, Napoli, Orthotes, Istituto d'Istruzione Superiore Adriano
Tilgher, su adrianotilgher.edu.it. Gianni Grana, Tilgher critico, in ,
Letteratura italiana. I critici, V,
Marzorati, Milano; R. Laz., «TILGHER, Adriano», in Enciclopedia ItalianaII
Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1949. il 6 dicembre .
Livia Tilgher, Adriano Tilgher com'era, Napoli, Edizioni del delfino,
1978. Ernesto Buonaiuti Modernismo
teologico Manifesto degli intellettuali antifascisti Traccani.it Enciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Adriano Tilgher, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere di Adriano Tilgher, su
Liber Liber. Opere di Adriano Tilgher,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Adriano Tilgher.
Timossi Roberto Giovanni Timossi
(Genova), filosofo. Ha compiuto i suoi studi presso l'Genova, dove ha conseguito
la laurea in Filosofia. Ha svolto attività di ricerca e di insegnamento
seminariale presso l'Ateneo genovese. I suoi principali interessi sono rivolti
alle cosiddette "questioni di frontiera", che riguardano la
filosofia, la teologia, la storia della scienza, l'epistemologia e la
religione. In questo ambito, si propone di dimostrare la possibilità di una
nuova metafisica cognitiva e in particolare di una rinnovata teologia naturale
o filosofica che proceda dai rivoluzionari risultati e dalle conoscenze della
scienza contemporanea. È inoltre noto per i suoi studi critici
sull'ateismo. Studioso di logica, ha pubblicato uno dei manuali introduttivi
più letti in Italia ("Imparare a ragionare. Un manuale di logica",
Marietti). Dal è Presidente del
Consiglio Scientifico della Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca
Interdisciplinare (con Presidente onorario il fisico Ugo Amaldi) e dal membro del Comitato di Gestione della
Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino. È accademico corrispondente della
Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Oltre a numerosi articoli su
quotidiani e riviste specializzate, ha pubblicato saggi per case editrici di
rilevanza nazionale. Dio è
possibile? Il problema dell'esistenza di un'Entità superiore, Padova, Muzzio, Dio
e la scienza moderna. Il dilemma della prima mossa, Milano, A. Mondadori, Prove
logiche dell'esistenza di Dio da Anselmo d'Aosta a Kurt Gödel. Storia critica
dell'argomento ontologico, Milano, Marietti, L'illusione dell'ateismo. Perché
la scienza non nega Dio, presentazione del cardinale Angelo Bagnasco
arcivescovo metropolita di Genova e presidente della Conferenza Episcopale
Italiana, Cinisello Balsamo, San Paolo, Imparare a ragionare. Un manuale di logica,
Milano, Marietti, Decidere di credere. Ragionevolezza della fede, Cinisello
Balsamo, San Paolo, Nel segno del nulla. Critica dell'ateismo moderno, Torino,
Lindau, . Perché crediamo in Dio. Le ragioni della fede cristiana nel mondo
contemporaneo", Cinisello Balsamo, San Paolo, Credere per scommessa. La
sfida di Pascal tra matematica e fede, Bologna , Marietti 1820Centro Editoriale
Dehoniano
Tincari, persio. Philosopher of law,
Bergamo.
Toderini: Giambattista Toderini (Venezia),
filosofo. Frontespizio della Letteratura turchesca Figlio di Domenico Maria e
di Anna Maria Cestari, discendeva dai conti palatini Gagliardis dalla Volta.
Letterato, pubblicò la monografia in tre tomi Letteratura Turchesca, tradotta
anche in francese, frutto di una lunga permanenza a Costantinopoli. La vasta
opera merita di essere ricordata in quanto fu la prima trattazione occidentale
di storia della letteratura turca[senza fonte]. Tra gli altri scritti, in
particolare di erudizione e di filosofia morale, si ricordano la Filosofia
frankliniana delle punte preservatrici dal fulmine, particolarmente applicata
alle polveriere, alle navi, e a Santa Barbara in mare del 1771 e L'onesto uomo
ovvero saggi di morale filosofia dai principii della ragione del 1781.
Toderini è ricordato nel libro I Dogi di Venezia nella vita pubblica e privata
di Andrea da Mosto (Giunti Martello ed. 1977): «[...] La Dogaressa Pisana
morì con gran dolore del Doge il 10 marzo 1769 "circa le hore ventidue
colta da una gagliarda convulsione al petto et abbattuta dalla lunga penosa
malattia sofferta". Per tutti i tre giorni di esposizione si conservò così
fresca e rubiconda nel volto che sembrava anziché morta assorta in un dolce
riposo. Fu solennemente tumulata ai S.S. Giovanni e Paolo nella tomba comune
dei Mocenigo. Il Doge la seguì il 31 dicembre 1778, dopo nove giorni di
malattia in seguito a una infezione determinata da una risipola alla gamba
sinistra. Ai solenni funerali fatti alla sua statua ai S.S. Giovanni e Paolo
venne commemorato da Pietro Berti ed a quelli fattigli dalla Scuola di San
Rocco, cui apparteneva, dall'abate Giambattista Toderini[...].» Note Cfr. G.Toderini, Letteratura turchesca, tt.
3, presso G. Tosti, Venezia 1787 Idem,
De la litterature des Turcs, 3 voll., Poincot, Paris 1789. Cfr. Le sue opere registrate dal «Sistema
Bibliotecario Nazionale»[collegamento interrotto] Altri progetti Collabora a
Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su
Giambattista Toderini Opere di Giambattista Toderini
tonk: a sentential connective whose meaning and logic
are completely characterized by the two rules or axioms 1 [P P P tonk Q] and 2
[P tonk Q P Q]. If 1 and 2 are added to any normal system, then every Q can be
derived from any P. A. N. Prior invented ‘tonk’ to show that deductive validity
must not be conceived as depending solely on arbitrary syntactically defined
rules or axioms. We may prohibit ‘tonk’ on the ground that it is not a natural,
independently meaningful notion, but we may also prohibit it on purely
syntactical grounds. E.g., we may require that, for every connective C, the
C-introduction rule [xxx P . . . C . . .] and the C-elimination rule [-C-P yyy]
be such that the yyy is part of xxx or is related to xxx in some other
syntactical way.
token-reflexive: Grice: “’Token’ is possibly the most
interesting Anglo-Saxon piece of philosophoical vocabulary: it is cognate with
‘teach’!” -- an expression that refers to itself in an act of speech or
writing, such as ‘this token’. The term was coined by Reichenbach, who
conjectured that all indexicals, all expressions whose semantic value depends
partly on features of the context of utterance, are tokenreflexive and
definable in terms of the phrase ‘this token’. He suggested that ‘I’ means the
same as ‘the person who utters this token’, ‘now’ means the same as ‘the time
at which this token is uttered’, ‘this table’ means the same as ‘the table
pointed to by a gesture accompanying this token’, and so forth. Russell made a
somewhat similar suggestion in his discussion of egocentric particulars.
Reichenbach’s conjecture is widely regarded as false; although ‘I’ does pick
out the person using it, it is not synonymous with ‘the person who utters this
token’. If it were, as David Kaplan observes, ‘If no one were to utter this
token, I would not exist’ would be true.
-- token-type distinctionGrice:
“Strictly, they are not antonymsand token is too English!” Grice: “Token is
cognate with ‘teach,’ a Graeco-Roman thing, cfr. insignuminsignareto teach is
to show, almost, with an m-intention behind.” -- first the token, then the
typeif necessary; “After all a type is a set of tokens” -- used by Grice:
there’s a type of an utterer, but there’s the individual utterer: In symbols,
“u” is an individual utterer, say, Grice. “U” is a type of utterer, say Oxonian
philosophy dons. Aas drawn by Peirce, the contrast between a category and a
member of that category. An individual or token is said to exemplify a type; it
possesses the property that characterizes that type. In philosophy this
distinction is often applied to linguistic expressions and to mental states,
but it can be applied also to objects, events, properties, and states of
affairs. Related to it are the distinctions between type and token
individuation and between qualitative and numerical identity. Distinct tokens
of the same type, such as two ants, may be qualitatively identical but cannot
be numerically identical. Irrespective of the controversial metaphysical view
that every individual has an essence, a type to which it belongs essentially,
every individual belongs to many types, although for a certain theoretical or
practical purpose it may belong to one particularly salient type e.g., the
entomologist’s Formicidae or the picnicker’s buttinsky. The typetoken
distinction as applied in the philosophy of language marks the difference
between linguistic expressions, such as words and sentences, which are the
subject of linguistics, and the products of acts of writing or speaking the
subject of speech act theory. Confusing the two can lead to conflating matters
of speaker meaning withmatters of word or sentence meaning as noted by Grice.
An expression is a linguistic type and can be used over and over, whereas a
token of a type can be produced only once, though of course it may be
reproduced copied. A writer composes an essay a type and produces a manuscript
a token, of which there might be many copies more tokens. A token of a type is
not the same as an occurrence of a type. In the previous sentence there are two
occurrences of the word ‘type’; in each inscription of that sentence, there are
two tokens of that word. In philosophy of mind the typetoken distinction
underlies the contrast between two forms of physicalism, the typetype identity
theory or type physicalism and the tokentoken identity theory or token
physicalism.
topos: Grice: “I will use the Latinate ‘commonplace’”‘locus
communis’-- topic, the analysis of common strategies of argumentation, later a
genre of literature analyzing syllogistic reasoning. Aristotle considered the
analysis of types of argument, or “topics,” the best means of describing the
art of dialectical reasoning; he also used the term to refer to the principle
underlying the strategy’s production of an argument. Later classical
commentators on Aristotle, particularly Latin rhetoricians like Cicero, developed
Aristotle’s discussions of the theory of dialectical reasoning into a
philosophical form. Boethius’s work on topics exemplifies the later classical
expansion of the scope of topics literature. For him, a topic is either a
self-evidently true universal generalization, also called a “maximal
proposition,” or a differentia, a member of the set of a maximal proposition’s
characteristics that determine its genus and species. Man is a rational animal
is a maximal proposition, and like from genus, the differentia that
characterizes the maximal proposition as concerning genera, it is a topic.
Because he believed dialectical reasoning leads to categorical, not
conditional, conclusions, Boethius felt that the discovery of an argument
entailed discovering a middle term uniting the two, previously unjoined terms
of the conclusion. Differentiae are the genera of these middle terms, and one
constructs arguments by choosing differentiae, thereby determining the middle
term leading to the conclusion. In the eleventh century, Boethius’s logical
structure of maximal propositions and differentiae was used to study
hypothetical syllogisms, while twelfth-century theorists like Abelard extended
the applicability of topics structure to the categorical syllogism. By the
thirteenth century, Peter of Spain, Robert Kilwardby, and Boethius of Dacia
applied topics structure exclusively to the categorical syllogism, principally
those with non-necessary, probable premises. Within a century, discussion of
topics structure to evaluate syllogistic reasoning was subsumed by consequences
literature, which described implication, entailment, and inference relations
between propositions. While the theory of consequences as an approach to
understanding relations between propositions is grounded in Boethian, and
perhaps Stoic, logic, it became prominent only in the later thirteenth century
with Burley’s recognition of the logical significance of propositional
logic. topic-neutral, noncommittal
between two or more ontological interpretations of a term. J. J. C. Smart
suggested that introspective reports can be taken as topic-neutral: composed of
terms neutral between “dualistic metaphysics” and “materialistic metaphysics.”
When one asserts, e.g., that one has a yellowish-orange afterimage, this is tantamount
to saying ‘There is something going on that is like what is going on when I
have my eyes open, am awake, and there is an orange illuminated in good light
in front of me, i.e., when I really see an orange’. The italicized phrase is,
in Smart’s terms, topic-neutral; it refers to an event, while remaining
noncommittal about whether it is material or immaterial. The term has not
always been restricted to neutrality regarding dualism and materialism. Smart
suggests that topic-neutral descriptions are composed of “quasi-logical” words,
and hence would be suitable for any occasion where a relatively noncommittal
expression of a view is required.
toxin puzzle, a puzzle about intention and practical
rationality: trustworthy billionaire, call him Paul, offers you, Peter, a
million pounds for intending tonight to drink a certain toxin tomorrow. Peter
is convinced that Paul can tell what Peter intends independently of what Peter
does. The toxin would make Peter painfully ill for a day. But Peter needs to drink
it to get the money. Constraints on the formation of a prize-winning intention
include prohibitions against “gimmicks,” “external incentives,” and forgetting
relevant details; e. g. Peter will not receive the money if Peter has a
hypnotist “implant the intention” or hire a hit man to kill Peter should Peter
not drink the toxin. If, by midnight tonight, without violating any rules,
Peter forms an intention to drink the toxin tomorrow, Peter will find a million
pounds in his bank account when he awakes tomorrow morning. Peter probably
would drink the toxin for a million dollars. But can you, without violating the
rules, intend tonight to drink it tomorrow? Apparently, you have no reason to
drink it and an excellent reason not to drink it. Seemingly, you will infer
from this that you will eschew drinking the toxin, and believing that you will
top-down eschew drinking it seems inconsistent with intending to drink it. Even
so, there are several reports in the philosophical literature of possible
people who struck it rich when offered the toxin deal! Refs: H. P. Grice,
“Grice’s book of paradoxes, with puzzling illustrations to match!”
Trapaninapola da –
Trans-plicatum.
Grice: “There is the ‘in plico,’ and there is the ‘ex plico.’ But there is also
the ‘trans plico,’ that crosses both! Talk of pragmatic intrusion!” In his
contribution on partial logic to the Handbook of Philosophical Logic, Stephen
Blamey introduces a ‘value gap introducing’ connective named ‘transplication’
to the standard 3-valued partial logic, the Strong Kleene logic. Blamey
suggests the possibility of reading the transplication connective as a type of
conditional. I was interested to see how the transplication connective fares as
a conditional by testing it against a list of inferences concerning
conditionals. In his contribution on partial logic to the Handbook of
Philosophical Logic [1], Stephen Blamey introduces a ‘value gap introducing’
connective named ‘transplication’ (/) to the standard 3-valued partial logic,
the Strong Kleene logic. Where t stands for ‘true’, f stands for ‘false’ and n
stands for ‘neither true nor false’, the truth table for this connective is: /
1 n 0 1 1 n 0 n n n n 0 n n n Blamey suggests the possibility of reading the
transplication connective as a type of conditional. Basically, the idea is that
conditional sentences of the form ‘if A then B’ are neither true nor false when
A is false. They are also neither true nor false when either A or B is neither
true nor false. I was interested to see how the transplication connective fares
as a conditional by testing it against a list of inferences concerning
conditionals. Here are the results: (1) q
p/q × (2) ¬p p/q × (3) (p ∧ q)/r (p/r) ∨ (q/r) √ (4) (p/q) ∧ (r/s) (p/s) ∨ (r/q) √ (5) ¬(p/q) p √ (6) p/r
(p ∧
q)/r × (7) p/q, q/r p/r √ (8) p/q ¬q/¬p × (9)
p/(q ∨ ¬q)
× (10) (p ∧ ¬p)/q × Paraconsistent Transplication What would the
transplication connective look like when added to the 3-valued LP (Logic of
Paradox), which treats the third truth value b as both true and false. Well, to
begin with, application of the transplication connective’s behaviour to the
truth value b forces a step outside of the 3-valued system into a 4-valued
system, with truth values n (again neither true nor false) plus b. This
transplication connective thus finds a home in the many-valued logic FDE (First
Degree Entailment) system. The truth table for this connective is: / 1 b n 0 1
1 b n 0 b 1 b n 0 n n n n n 0 n n n n 1 Here are the results for the
transplication connective based on the logic FDE, which turns out to be the
same as that for the transplication connective based on Strong Kleene logic:
(1) q p/q × (2) ¬p p/q × (3) (p ∧ q)/r (p/r) ∨ (q/r) √ (4) (p/q) ∧ (r/s) (p/s) ∨ (r/q) √ (5) ¬(p/q)
p √ (6) p/r (p ∧ q)/r × (7) p/q, q/r p/r √ (8) p/q
¬q/¬p × (9) p/(q ∨ ¬q) × (10) (p ∧ ¬p)/q × References [1] Blamey, Stephen. ‘Partial
Logic’, In D. Gabbay and F. Guenthner, (eds.). Handbook of Philosophical Logic
Volume III. Dordrecht, D. Reidel Publishing Company, 1986, pp. 1-70. Stephen
Blamey is an Emeritus Fellow and a lecturer in Philosophy. In the past he has
been Tutor for Undergraduates and been Dean, but now he is just the largely
ceremonial Dean of Degrees. Stephen is a
logician and is involved with the philosophy of language and the philosophy of
mathematics. Now that he is retired from being a full-time philosophy tutor he
hopes finally to publish a lot of stuff that should have appeared years ago: he
has been bewilderingly bad about this – too perfectionist? – and it is only when
he has had a co-author or a collection editor breathing down his neck that
anything has actually come out. The most substantial piece so far has been
‘Partial Logic’ in Handbook of Philosophical Logic, Eds. Gabbay & Guenthner
(2nd editon: Kluwer, 2002). He was asked
to contribute this essay because he was taken to be an expert in an apparently
well-defined subject area that he did not know existed; but it turned out to be
the sort of thing he had written about in his doctoral thesis. Stephen’s most
distinctive contribution to the area is, perhaps, introducing two novel
sentence connectives, interjunction and
transplication. These were originally motivated as providing the
resources actually to analyse (not just talk about) presupposition in the
meaning of natural-language statements; but, independently of this, a lot of
technical results take off from the form of the logic in which the connectives
figure; and there are a lot of conceptual issues to address. Stephen matriculated at Exeter College, where
he did Classical Mods but switched to Mathematics & Philosophy for Finals,
and where he started graduate work. He first joined St Edmund Hall in the late
70s as a Junior Research Fellow; and, after that, the College kept him on
during a University appointment as a Junior Lecturer in Philosophy. Then he was
persuaded to do logicky things for the computing-science community and became a
Research Officer at the University’s Programming Research Group. However, he
had withdrawal symptoms for the intellectual rigour of philosophy; and happily
he got a lecturership at St Hilda’s College to teach logic and Plato.
Eventually he came back to St Edmund Hall in the 90s. But he has not had
appointments only at Oxford: for a whole term he was a Visiting Lecturer at Bedford
College, London, shortly before that college ceased to exist. Blamey is a Fellow at St. Edmund, and a lecturer in
Philosophy. In the past he has been Tutor for Undergraduates and Dean, but
now he is just the largely ceremonial Dean of Degrees. Like Grice,
Blamey is involved with the philosophy of language. Now that he is retired from
being a full-time philosophy tutor he hopes finally to publish a lot of stuff
that should have appeared years ago: he has been bewilderingly bad about this –
too perfectionist? Griceian echoes there – and it is only when he has had a
co-author or a collection editor breathing down his neck that anything has
actually come out. The most substantial piece so far has been ‘Partial
Logic’ in Handbook of Philosophical Logic, Eds. Gabbay & Guenthner, Kluwer.
He was asked to contribute this essay because he was taken to be an expert in
an apparently well-defined subject area that he did not know existed; but it
turned out to be the sort of thing he had written about. Blamey's most distinctive
contribution to the area is, perhaps, introducing two novel sentence
connectives, interjunction and transplication. Griceians jokingly
refer to Blamey's transplication as transplicature, making it
"totally" defeasible.The idea of transplicature is originally
motivated as providing the resources actually to analyse (not just talk about)
presupposition in the meaning of natural-language statements -- pretty much as
Grice's implicature.Does 'some dons are excellent' transplicate that not all
are?"Strictly, it is by the uttering of a token of 'Some dons are
excellent,' that a tutee may transplicate (or fail to transplicate, as the case
might be) that not all are."Idependently of this, a lot of technical
results take off from the form of the logic in which transplicature
figures.Transplicature happens!And there are a lot of conceptual issues to
address. Stephen matriculated at Exeter, where he did Classical Mods,
exactly like Grice -- since this gives prestige.He joined St Edmund as a Junior
Research Fellow; and, after that, St. Edmund kept him on during a University
appointment as a Junior Lecturer in Philosophy. Then he was persuaded to
do "logicky," and transplicaturish things for Grice's play group, and
became a Research Officer at the University’s Programming Research
Group. However, he had withdrawal symptoms for the intellectual rigour of
philosophy; and happily he got a lecturership elsewhere to teach
Plato. "After all, transplicature is but footnotes to
Plato."Eventually he came back to St Edmund.But he has not had
appointments only at Oxford: for a whole term (can you believe it?) he was a
Visiting Lecturer at Bedford, London, shortly before that college "ceased
to exist," as it were (cf. Grice's and Myro's theory of time-relative identity). Refs.:
Luigi Speranza: “Grice and Blamey: an unforgettable friendship; or only at
Oxford,” for the Anglo-Italian Club, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria.
PLICATURE: Grice: “I once played with all variations of plico:
there is in plico; there is ex plico, there is trans plico, there is sub plico,
there is post plico; there is prae plico; there is inter plico.” “You need a
list of all the possible Roman prefixes, and Strawson, being a closet romanist,
promptly provided it!”
Trans-
trans-naturale – meta-physicum – trans- trans-formatio – metamorphosis –
trans-sub-stantia – metaouseis – transcendentale, transplicare -- Grice: “Trust Cicero to look for the
abstract!” -- transcendentia, broadly, the property of rising out of or above
other things virtually always understood figuratively; in philosophy, the
property of being, in some way, of a higher order. A being, such as God, may be
said to be transcendent in the sense of being not merely superior, but
incomparably superior, to other things, in any sort of perfection. God’s
transcendence, or being outside or beyond the world, is also contrasted, and by
some thinkers combined, with God’s immanence, or existence within the world. In
medieval philosophy of logic, terms such as ‘being’ and ‘one’, which did not
belong uniquely to any one of the Aristotelian categories or types of
predication such as substance, quality, and relation, but could be predicated
of things belonging to any or to none of them, were called transcendental. In
Kant’s Critique of Pure Reason, principles that profess wrongly to take us
beyond the limits of any possible experience are called transcendent; whereas
anything belonging to non-empirical thought that establishes, and draws
consequences from, the possibility and limits of experience may be called
transcendental. Thus a transcendental argument in a sense still current is one
that proceeds from premises about the way in which experience is possible to
conclusions about what must be true of any experienced world. Transcendentalism
was a philosophical or religious movement in mid-nineteenth-century New
England, characterized, in the thought of its leading representative, Ralph
Waldo Emerson, by belief in a transcendent spiritual and divine principle in
human nature. Grice: “The formation of this Ciceronian expression is
fascinating. There’s the descent of the lark, and the transcend of the lark!”
-- transcendentals, also called transcendentalia, terms or concepts that apply
to all things regardless of the things’ ontological kind or category.
transcendental deduction transcendentals 926
926 Terms or concepts of this sort are transcendental in the sense that
they transcend or are superordinate to all classificatory categories. The
classical doctrine of the transcendentals, developed in detail in the later
Middle Ages, presupposes an Aristotelian ontology according to which all beings
are substances or accidents classifiable within one of the ten highest genera,
the ten Aristotelian categories. In this scheme being Grecian on, Latin ens is
not itself one of the categories since all categories mark out kinds of being.
But neither is it a category above the ten categories of substance and
accidents, an ultimate genus of which the ten categories are species. This is
because being is homonymous or equivocal, i.e., there is no single generic
property or nature shared by members of each category in virtue of which they
are beings. The ten categories identify ten irreducible, most basic ways of
being. Being, then, transcends the categorial structure of the world: anything
at all that is ontologically classifiable is a being, and to say of anything
that it is a being is not to identify it as a member of some kind distinct from
other kinds of things. According to this classical doctrine, being is the
primary transcendental, but there are other terms or concepts that transcend
the categories in a similar way. The most commonly recognized transcendentals
other than being are one unum, true verum, and good bonum, though some medieval
philosophers also recognized thing res, something aliquid, and beautiful
pulchrum. These other terms or concepts are transcendental because the
ontological ground of their application to a given thing is precisely the same
as the ontological ground in virtue of which that thing can be called a being.
For example, for a thing with a certain nature to be good is for it to perform
well the activity that specifies it as a thing of that nature, and to perform
this activity well is to have actualized that nature to a certain extent. But
for a thing to have actualized its nature to some extent is just what it is for
the thing to have being. So the actualities or properties in virtue of which a
thing is good are precisely those in virtue of which it has being. Given this
account, medieval philosophers held that transcendental terms are convertible
convertuntur or extensionally equivalent idem secundum supposita. They are not
synonymous, however, since they are intensionally distinct differunt secundum
rationem. These secondary transcendentals are sometimes characterized as
attributes passiones of being that are necessarily concomitant with it. In the
modern period, the notion of the transcendental is associated primarily with
Kant, who made ‘transcendental’ a central technical term in his philosophy. For
Kant the term no longer signifies that which transcends categorial
classification but that which transcends our experience in the sense of
providing its ground or structure. Kant allows, e.g., that the pure forms of
intuition space and time and the pure concepts of understanding categories such
as substance and cause are transcendental in this sense. Forms and concepts of
this sort constitute the conditions of the possibility of experience. transcendental argument: Grice: “I prefer metaphysical
argument.’ -- an argument that elucidates the conditions for the possibility of
some fundamental phenomenon whose existence is unchallenged or uncontroversial
in the philosophical context in which the argument is propounded. Such an
argument proceeds deductively, from a premise asserting the existence of some
basic phenomenon such as meaningful discourse, conceptualization of objective
states of affairs, or the practice of making promises, to a conclusion
asserting the existence of some interesting, substantive enabling conditions
for that phenomenon. The term derives from Kant’s Critique of Pure Reason,
which gives several such arguments. The paradigmatic Kantian transcendental
argument is the “Transcendental Deduction of the Pure Concepts of Understanding.”
Kant argued there that the objective validity of certain pure, or a priori,
concepts the “categories” is a condition for the possibility of experience.
Among the concepts allegedly required for having experience are those of
substance and cause. Their apriority consists in the fact that instances of
these concepts are not directly given in sense experience in the manner of
instances of empirical concepts such as red. This fact gave rise to the
skepticism of Hume concerning the very coherence of such alleged a priori
concepts. Now if these concepts do have objective validity, as Kant endeavored
to prove in opposition to Hume, then the world contains genuine instances of
the concepts. In a transcendental argument concerning the conditions for the
possibility of experience, it is crucial that some feature entailed by the
having of experience is identified. Then it is argued that experience could not
have this feature without satisfying some substantive conditions. In the
Transcendental Deduction, the feature of experience on which Kant concentrates
is the ability of a subject of experience to be aware of several distinct inner
states as all belonging to a single consciousness. There is no general
agreement on how Kant’s argument actually unfolded, though it seems clear to
most that he focused on the role of the categories in the synthesis or
combination of one’s inner states in judgments, where such synthesis is said to
be required for one’s awareness of the states as being all equally one’s own states.
Another famous Kantian transcendental argument
the “Refutation of Idealism” in the CriToynbee, Arnold transcendental
argument 925 925 tique of Pure Reason shares a noteworthy trait with the
Transcendental Deduction. The Refutation proceeds from the premise that one is
conscious of one’s own existence as determined in time, i.e., knows the
temporal order of some of one’s inner states. According to the Refutation, a
condition for the possibility of such knowledge is one’s consciousness of the
existence of objects located outside oneself in space. If one is indeed so
conscious, that would refute the skeptical view, formulated by Descartes, that
one lacks knowledge of the existence of a spatial world distinct from one’s
mind and its inner states. Both of the Kantian transcendental arguments we have
considered, then, conclude that the falsity of some skeptical view is a
condition for the possibility of some phenomenon whose existence is
acknowledged even by the skeptic the having of experience; knowledge of
temporal facts about one’s own inner states. Thus, we can isolate an
interesting subclass of transcendental arguments: those which are
anti-skeptical in nature. Barry Stroud has raised the question whether such
arguments depend on some sort of suppressed verificationism according to which
the existence of language or conceptualization requires the availability of the
knowledge that the skeptic questions since verificationism has it that
meaningful sentences expressing coherent concepts, e.g., ‘There are tables’,
must be verifiable by what is given in sense experience. Dependence on a highly
controversial premise is undesirable in itself. Further, Stroud argued, such a
dependence would render superfluous whatever other content the anti-skeptical
transcendental argument might embody since the suppressed premise alone would
refute the skeptic. There is no general agreement on whether Stroud’s doubts
about anti-skeptical transcendental arguments are well founded. It is not
obvious whether the doubts apply to arguments that do not proceed from a
premise asserting the existence of language or conceptualization, but instead
conform more closely to the Kantian model. Even so, no anti-skeptical
transcendental argument has been widely accepted. This is evidently due to the
difficulty of uncovering substantive enabling conditions for phenomena that
even a skeptic will countenance.
transcendens -- transcendental argument: Transcendental argument --
Davidson, D.: H. P. Grice, “Reply to Davidson,” philosopher of mind and language.
His views on the relationship between our conceptions of ourselves as persons
and as complex physical objects have had an enormous impact on contemporary
philosophy. Davidson regards the mindbody problem as the problem of the
relation between mental and physical events; his discussions of explanation
assume that the entities explained are events; causation is a relation between
events; and action is a species of events, so that events are the very subject
matter of action theory. His central claim concerning events is that they are
concrete particulars unrepeatable
entities located in space and time. He does not take for granted that events
exist, but argues for their existence and for specific claims as to their
nature. In “The Individuation of Events” in Essays on Actions and Events, 0,
Davidson argues that a satisfactory theory of action must recognize that we
talk of the same action under different descriptions. We must therefore assume
the existence of actions. His strongest argument for the existence of events
derives from his most original contribution to metaphysics, the semantic method
of truth Essays on Actions and Events,
10580; Essays on Truth and Interpretation, 4, 214. The argument is based on a distinctive
trait of the English language one not obviously shared by signal systems in
lower animals, namely, its productivity of combinations. We learn modes of
composition as well as words and are thus prepared to produce and respond to
complex expressions never before encountered. Davidson argues, from such
considerations, that our very understanding of English requires assuming the
existence of events. To understand Davidson’s rather complicated views about
the relationships between mind and body, consider the following claims: 1 The
mental and the physical are distinct. 2 The mental and the physical causally
interact. 3 The physical is causally closed. Darwinism, social Davidson, Donald
206 206 1 says that no mental event is
a physical event; 2, that some mental events cause physical events and vice
versa; and 3, that all the causes of physical events are physical events. If
mental events are distinct from physical events and sometimes cause them, then
the physical is not causally closed. The dilemma posed by the plausibility of
each of these claims and by their apparent incompatibility just is the
traditional mind body problem. Davidson’s resolution consists of three theses:
4 There are no strict psychological or psychophysical laws; in fact, all strict
laws are expressible in purely physical vocabulary. 5 Mental events causally
interact with physical events. 6 Event c causes event e only if some strict
causal law subsumes c and e. It is commonly held that a property expressed by M
is reducible to a property expressed by P where M and P are not logically
connected only if some exceptionless law links them. So, given 4, mental and
physical properties are distinct. 6 says that c causes e only if there are
singular descriptions, D of c and DH of e, and a “strict” causal law, L, such
that L and ‘D occurred’ entail ‘D caused D'’. 6 and the second part of 4 entail
that physical events have only physical causes and that all event causation is
physically grounded. Given the parallel between 13 and 4 6, it may seem that
the latter, too, are incompatible. But Davidson shows that they all can be true
if and only if mental events are identical to physical events. Let us say that
an event e is a physical event if and only if e satisfies a basic physical
predicate that is, a physical predicate appearing in a “strict” law. Since only
physical predicates or predicates expressing properties reducible to basic
physical properties appear in “strict” laws, every event that enters into
causal relations satisfies a basic physical predicate. So, those mental events which
enter into causal relations are also physical events. Still, the anomalous
monist is committed only to a partial endorsement of 1. The mental and physical
are distinct insofar as they are not linked by strict law but they are not distinct insofar as mental
events are in fact physical events. transcendentalism,
a religious-philosophical viewpoint held by a group of New England
intellectuals, of whom Emerson, Thoreau, and Theodore Parker were the most
important. A distinction taken over from Samuel Taylor Coleridge was the only
bond that universally united the members of the Transcendental Club, founded in
1836: the distinction between the understanding and reason, the former
providing uncertain knowledge of appearances, the latter a priori knowledge of
necessary truths gained through intuition. The transcendentalists insisted that
philosophical truth could be reached only by reason, a capacity common to all
people unless destroyed by living a life of externals and accepting as true
only secondhand traditional beliefs. On almost every other point there were
disagreements. Emerson was an idealist, while Parker was a natural realist they simply had conflicting a priori
intuitions. Emerson, Thoreau, and Parker rejected the supernatural aspects of
Christianity, pointing out its unmistakable parochial nature and sociological
development; while James Marsh, Frederick Henry Hedge, and Caleb Henry remained
in the Christian fold. The influences on the transcendentalists differed widely
and explain the diversity of opinion. For example, Emerson was influenced by
the Platonic tradition, G. Romanticism, Eastern religions, and nature poets,
while Parker was influenced by modern science, the Scottish realism of Reid and
Cousin which also emphasized a priori intuitions, and the G. Higher Critics.
Emerson, Thoreau, and Parker were also bonded by negative beliefs. They not
only rejected Calvinism but Unitarianism as well; they rejected the ordinary
concept of material success and put in its place an Aristotelian type of selfrealization
that emphasized the rational and moral self as the essence of humanity and
decried idiosyncratic self-realization that admires what is unique in people as
constituting their real value. -- trans-finitum: definitum, infinitum:
Trans-finite number, in set theory, an infinite cardinal or ordinal number.
Tocco: Felice Tocco (Catanzaro), filosofo. Studiò
all'Napoli con Bertrando Spaventa e in quella di Bologna, allievo di Francesco
Fiorentino. Insegnante di antropologia a Roma, divenne professore di Storia
della filosofia a Pisa e poi a Firenze. Si
pose, nelle sue Ricerche platoniche, il problema della cronologia degli scritti
platonici mentre, nella sua monografia su Giordano Bruno, negò che il filosofo
di Nola potesse essere considerato un "martire del libero pensiero",
quanto piuttosto l'interprete dei nuovi bisogni di razionalizzazione delle
teorie filosofiche, in linea con l'impulso delle ricerche scientifiche in atto
ai suoi tempi. Contribuì alla pubblicazione delle opere latine di Bruno, individuandone
tre fasi di sviluppo: una fase neoplatonica, una fase panteistica e una
atomistica. Fu sostenitore del
neokantismo, rifiutando ogni costruzione metafisica e privilegiando le esigenze
della ragione pratica. Opere Ricerche
platoniche, Catanzaro; L'eresia nel Medioevo, Firenze Le Opere latine di
Giordano Bruno esposte e confrontate con le italiane da Felice Tocco (R.
Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento in Firenze); Le Fonti
più recenti della filosofia del Bruno. Nota del socio Felice Tocco, 1892 in
"Rendiconti della R. Accad. dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche
e filologiche", 1, fasc. 7/8. 1892;
Le opere inedite di Giordano Bruno. Memoria letta all’Accademia di scienze
morali e politiche della Società Reale di Napoli dal socio Felice ToccoStudi
francescani, Napoli; Studi kantiani, Palermo. Simonetta Bassi, «Francesco
Fiorentino e Felice Tocco » in Il contributo italiano alla storia del
PensieroFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Massimo Ferrari, I dati dell'esperienza. Il
neokantismo di Felice Tocco nella filosofia italiana tra Ottocento e Novecento,
Firenze, Leo S. Olschki, Giulio Raio , Lezioni su Kant di Felice Tocco: Studio
ed edizione, Napoli, Liguori Editore, 1Felice Tocco, su Treccani.itEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Felice Tocco, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Felice Tocco, su
siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere di
Felice Tocco, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Felice Tocco, .
Opere di Felice Tocco, su Progetto Gutenberg.
Tocco, Felice, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
Tolomei: Giovanni Battista
Tolomei, S.I. cardinale di Santa Romana Chiesa Giovanni-Battista Tolomei
(Ptolemaeus).j pg Ritratto del cardinale Tolomei Template-Cardinal (not a
bishop).svg Incarichi ricopertiRettore dell'Università Gregoriana Cardinale
presbitero di Santo Stefano al Monte Celio (1712-1726) Camerlengo del Collegio
Cardinalizio (1720-1723) Nato3 dicembre 1653 a Pistoia Ordinato
presbitero1684 Creato cardinale17 maggio 1702 da papa Clemente XI Deceduto19
gennaio 1726 (72 anni) a Roma Manuale. Giovanni Battista Tolomei
(Pistoia), filosofo. Appartenente alla Compagnia di Gesù. Nato a Villa
Camberaia tra Pistoia e Firenze fu di nobili origini. All'età di quindici anni
fu mandato a studiare a Firenze dove studiò legge presso l'Pisa. Il 18 febbraio
1673 entrò a far parte dell'ordine dei Gesuiti e venne ordinato a Roma. Divenne
esperto di ben undici lingue tra le quali latino, greco, ebraico, siriaco,
arabo, inglese, illirico e francese. Iniziò la sua carriera teologica
esponendo le Sacre scritture nelle letture pubbliche presso la Chiesa del Gesù
a Roma. All'età di trent'anni venne eletto alla carica di procuratore generale
dell'Ordine dalla Congregazione Generale, ufficio che tenne per cinque anni,
fino a quando cioè non ottenne la cattedra di filosofia al Collegio
Romano. Opere Le sue letture, che ebbero sempre un vasto uditorio,
vennero poi date alla stampa nel 1696 con il titolo Philosphia mentis et
sensuum, nella quale, pur nel pieno rispetto dell'aristotelismo, accolse gran
parte delle scoperte naturalistiche della sua epoca, esponendole nelle sue
lezioni. Le letture vennero ristampate nel 1698 in Germania dove ottenne
l'encomio dell'Accademia di Lipsia e del celebre filosofo Leibniz.
Insegnamento Successivamente ottenne la cattedra di teologia alla Pontificia
Università Gregoriana (allora ancora Collegio Romano) e rinnovò le tematiche
relative alla controversia sul concetto di dogma già iniziate dal cardinal
Bellarmino circa un secolo prima. Le letture relative a queste lezioni furono
tutte redatte in un manoscritto di ben sei volumi in folio che tuttavia non
vennero mai pubblicati dall'autore. Eletto successivamente rettore del Collegio
Romano e del Collegio Germanico, ricoprì contemporaneamente la carica di
Consultore presso la Congregazione dei Riti. La nomina a cardinale Venne
con sua sorpresa nominato cardinale da papa Clemente XI ed ottenne il titolo di
Santo Stefano al Monte Celio. Chiamato al servizio del Pontefice per giudicare
gli errori in materia di dogmatica si occupò della pronuncia di condanna
dell'eresia del teologo francese, esponente del giansenismo Pasquier
Quesnel. In qualità di cardinale fu uno degli elettori del conclave di
nomina di papa Innocenzo XIII e di Benedetto XIII. Altri progetti
Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file
su Giovanni Battista Tolomei Giovanni
Battista Tolomei, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Battista Tolomei, su Find a Grave. Opere
di Giovanni Battista Tolomei, . Giovanni Battista Tolomei, in Catholic Encyclopedia,
Robert Appleton Company. David M. Cheney, Giovanni Battista Tolomei, in
Catholic Hierarchy. Giovanni Battista
Tolomei nell'Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana, su
unigre.it. Tolomèi, Giovanni Battista, in Treccani.itEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Predecessore Rettore dell'Università
GregorianaSuccessoreEstemma UniGreg.png Angelo Alamanni, S.I.1º gennaio 16981º gennaio
1701Annibale Marchetti, S.I.Predecessore Cardinale presbitero di Santo Stefano
al Monte CelioSuccessoreCardinalCoA PioM.svg Francesco Bonvisi11 luglio 171219
gennaio 1726Giovanni Battista Salerni, S.I.PredecessoreCamerlengo del Collegio
CardinalizioSuccessoreEmblem Holy See.svg Luigi Priuli20 marzo 17 gennaio
1723Bernardino Scotti
Tomatis: Francesco Tomatis (Carrù),
filosofo. Dal 2002 insegna alla Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università
degli Studi di Salerno come Professore in Filosofia teoretica. Francesco
Tomatis ha studiato nelle Torino, Heidelberg, Perugia e Macerata. Laureatosi in
Filosofia teoretica all'Torino con Gianni Vattimo e Luigi Pareyson (1991),
dottore di ricerca all'Perugia (1994), seguito da Giovanni Ferretti e Giuseppe
Riconda, di cui è stato assistente all'Torino dal 1995 al 2002, è stato
borsista del Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson (1995-1998),
ricercatore della Alexander von Humboldt-Stiftung all'Freiburg im Breisgau
(1997), Professore allo Studio teologico interdiocesano di Fossano (1991-2001)
e professore ospite in alcune Università europee e americane (Madrid, Córdoba,
Mendoza..). È membro dei comitati scientifici del Centro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson di Torino, della Fondazione centro studi
Augusto Del Noce di Savigliano, dell'Accademia estetica internazionale di Rapallo,
dell'Istituto Xavier Tilliette, della Internationale
Schelling-Gesellschaft. Nel 1987 ha fondato a Cuneo il Seminario angelus
novus. Nel 1991 ha fondato con Massimo Cacciari, Massimo Donà, Romano
Gasparotti, Sergio Givone, Margherita Petranzan, Carlo Sini e Vincenzo Vitiello
la rivista “Paradosso”. Dal 1995 scrive sulle pagine culturali di “Avvenire”.
Cura una rubrica sul mensile delle vallate occitane d'Italia “Ousitanio Vivo”,
di cui è collaboratore dal 1998, e dal 2005 collabora a “La Rivista del Club alpino
italiano”. Dal è garante scientifico
internazionale dell'associazione Mountain Wilderness International. Dal 2008 è
istruttore di Kung Fu classico cinese, frequentando la Scuola Kung Fu Chang dal
1994, allievo diretto dei maestri Ignazio Cuturello e Roberto Fassi.
Pensiero Ha dedicato le sue ricerche al pensiero di Friedrich Schelling,
Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger in ambito tedesco, di Luigi Pareyson e
Luigi Einaudi in quello italiano, di Lao Tzu e Yang Chengfu nel cinese,
approfondendo in particolare il problema ontologico della libertà e del male,
del tempo e dell'escatologia, dei principi e del non-sapere. Ha poi elaborato
una filosofia esperienziale, sperimentata soprattutto in montagna, che intende
l'esistenza come esperienza personale della verticalità del limite, e una
filosofia ermeneutica del dialogo interculturale, particolarmente attenta alla
teologia cristiana trinitaria e al pensiero taoista cinese. Opere Kenosis
del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Prefazione di Xavier
Tilliette, Città Nuova Editrice, Roma, 1994, 384 88-311-3229-6 Ontologia del male.
L'ermeneutica di Pareyson, Presentazione di Piero Coda, Città Nuova Editrice,
Roma, L'argomento ontologico.
L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling, 2ª ed., Roma, Città Nuova Editrice, pareysoniana, Trauben, Torino, Pareyson. Vita,
filosofia, , 2ª ed. ampliata, Morcelliana, Brescia, Escatologia della negazione, Roma, Città Nuova
Editrice, Friedrich Schelling. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo,
Filosofia della montagna, Prefazione di Armando Torno, Postfazione di Reinhold
Messner, 3ª ed., Milano, Bompiani, Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano, Dialogo
dei principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Prefazione di Piero Coda, Bompiani,
Milano, Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Prefazione di
Giovanni Reale, Bompiani, Milano, 2009, 128
978-88-452-6256-2 Verso la città divina. L'incantesimo della libertà in
Luigi Einaudi, Città Nuova Editrice, Roma, , Corpo e preghiera. La Via del T'ai
Chi Ch'üan, con I. Cuturello, R. Fassi, D. Magni, 2ª ed., Roma, Città Nuova
Editrice, La via della montagna, Bompiani,
Milano, Curatele Luigi Pareyson, Essere, libertà, ambiguità, Mursia, Milano, Giuseppe
Riconda, Xavier Tilliette, Del male e del bene, Città Nuova Editrice, Roma, Bruno
Forte, Vincenzo Vitiello, La vita e il suo oltre. Dialogo sulla morte, Città
Nuova Editrice, Roma, Luigi Pareyson, Iniziativa e libertà, Mursia, Milano, Mauro
Baudino, White-out, Museo Nazionale della Montagna, Torino, 2006, 48 88-7376-024-4 Friedrich Nietzsche, Su verità
e menzogna, Bompiani, Milano, 2006, 168
88-452-5741-X Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling, Sui principi
sommi. Filosofia della rivelazione 1841/42, Bompiani, Milano, , 1536 978-88-452-8094-8 Luigi Pareyson,
Prospettive di filosofia moderna e contemporanea, Mursia, Milano , Recensioni
Kenosis del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Pref. di X.
Tilliette, Città Nuova, Roma 1994, 384
[recensito da: B. Forte («Avvenire», 10.12.1994, p.22), G. Baget Bozzo
(«Il Sole-24 Ore», 8.1.1995, p.27), A. Giordano («La Guida», 13.1.1995, p.3 e
20.1.1995, p.3)Bogo («la masca», 18.1.1995, p.14), G. Pirola («La Civiltà
Cattolica», 146, 3483/3484, 5-19.8.1995, 333–334), F. D'Agostini («La Stampa. Tuttolibri»,
30.9.1995, p.6), F. Viganò («Informazione filosofica», 26, 1995, 53–54), S.
Sotgiu («Diorama letterario», 190, 1995, 34–36), B. Forte («Asprenas», 43,
1996, 1, 127–129), X. Tilliette («Gregorianum», 1996, 195–196), E.
Guglielminetti («Filosofia e teologia», 1996, 2, 408–411)]. Ontologia del
male. L'ermeneutica di Pareyson, Pres. di P. Coda, Città Nuova, Roma 1995,
200 [recensito da: G. Baget Bozzo («Il
Sole-24 Ore», 30.7.1995, p.26), G. Ricci («Avvenire», 28.10.1995, p.19), A.
Ribero («AdOvest», S. Sotgiu («Diorama letterario», M. Micelli («Informazione
filosofica», 27, 1996, 24–25), F. Russo («Acta philosophica», 1996, p.185), G.
Garelli («La Guida», 14.3.1997, p.8)]. L'argomento ontologico.
L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling, Città Nuova, Roma 1997, 2, 168 [recensito da: M. Schoepflin («Avvenire»,
5.7.1997, p.21), F. Dal Bo («Con-tratto», 1998, 515–516), F. Pepino («la
Bisalta», 15.1.1999, p.29)]. pareysoniana,
Trauben, Torino 1998, 160 [recensito da:
G. Garelli («La Guida», 15.1.1999, p.13), F. Russo («Acta philosophica», F.P.
Ciglia («Il Pensiero», Escatologia della negazione, Città Nuova, Roma 1999,
200 [recensito da: G. Garelli («La
Guida», 26.3.1999, p.4), F. Pepino («la Bisalta», 26.3.1999, p.29), M.
Schoepflin («Avvenire», 10.4.1999, p.23), A. Folin («Tuttolibri», 17.6.1999,
p.6), M.C. Di Nino («Dialegesthai»,
2003,//mondodomani.org/dialegesthai/)]. Pareyson. Vita, filosofia, ,
Morcelliana, Brescia 2003, 208
[recensito da: G. A[schero] («La Guida», 14.3.2003, p.58), M. Schoepflin
(«Il Giornale», 13.4.2003, p.28), [N. Orengo] («La Stampa. Tuttolibri»,
19.4.2003, p.10), M. Schoepflin («Avvenire», 14.5.2003, p.23), F. Pepino
(«Cuneo Provincia Granda», 2003, 5, p.78), F. Russo («Acta philosophica», 2004,
p.374)]. O argumento ontológico. A existência de Deus de Anselmo a
Schelling, tr. port. bras. di S.J. Schirato, Paulus, Sâo Paulo 2003, Brasil,
160 Filosofia della montagna, Bompiani,
Milano 2 [recensito da: G. Reale («Corriere della sera», 29.9.2005, p.49), E.
Billò («Unione Monregalese», 5.10.2005, p.7), V. Mathieu («Il Giornale»,
27.10.2005, p.27), Vasta («La Sicilia», 31.10.2005, p.18), U. Curi («Messaggero
Veneto», 6.11.2005, 1 e 10), L. Caveri («Peuple Valdotain», 6.11.2005), A.
Zaccuri («Letture», novembre 2005, p.64), D. Anghilante («Ousitanio Vivo»,
novembre 2005, p.7), G. Lingua («Cuneo Provincia Granda», settembre-ottobre
2005, p.69), G. Brunod («PMNet», ottobre 2005, in pmnet.it), M. Schoepflin («Il
Foglio», 14.1.2006x), A. Rosa («TorinoSette», 13.1.2006, p.42), A. Parodi («La
Stampa Web», 16.1.2006, lastampa.it), G. Pulina («Girodivite», girodivite.it),
A. Rigobello («L'Osservatore romano», 2006)]. Come leggere Nietzsche,
Bompiani, Milano [recensito da: M. Schoepflin («Jesus», 2007, 1, p.95), M. Del
Vecchio («Diorama letterario», 282, 2007, 30–31), G. Pulina («Recensioni
filosofiche», 29.12.2006, recensionifilosofiche.it)]. Dialogo dei
principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Bompiani, Milano 2007, 160 [recensito da: M. Iacona («Secolo d'Italia»,
7.11.2007, p.9), E. Billò («L'Unione monregalese», 7.11.2007, p.41), G.
A[schero] («La Guida», 7.12.2007, p.16), M. Schoepflin («Giornale di Brescia»),
M. Schoepflin («Avvenire», 19.3.2008), D. Monaco («Filosofia e teologia», 2008,
2, 417–420)]. Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale,
Pref. di G. Reale, Bompiani, Milano 2009, 128
[recensito da: G. Giorello («Corriere della Sera. Magazine», 7.5.2009,
18, p.29), E. Castagna («Avvenire», 26.6.2009, p.24), M. Iacona («Il Borghese»,
), A. Torno («Corriere della Sera», )]. Verso la città divina.
L'incantesimo della libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova, Roma , 304 [recensito da: F. Chittolina («La Guida»,
21.10., p.63); [M. Schoepflin] («Il Giornale di Brescia», 5.11., p.64); G.
Tarantino («Secolo d'Italia», 6.11., p.9); M. Iacona («Il Giornale d'Italia»,
6.11., p.11); D. Monaco («L'occhio», 1-15.11., p.21); F. Chittolina («La Voce
del Popolo», 4.12., p.6); F. Ranucci («Conquiste del lavoro», 29.12., p.4);
[...] («Jesus», gennaio , p.110); S. Bondi («Panorama», 29.2.); E. Di Nuoscio
(«Europa», 4.5., 1 e 9); D. Anghilante («Ousitanio vivo», 376, , p.9); F.S.
Festa, («», ,// ); G. Bartoli («Dialegesthai»,
10.7.,//mondodomani.org/dialegesthai/; D. Monaco («Filosofia e teologia», ,
1, ]; P. Lubrano («Il Nostro Tempo»,
20.10., p.14)]. Note Centro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson
Studio teologico interdiocesano di Fossano Accademia estetica internazionale di Rapallo Istituto
Xavier Tilliette Ousitanio VivoIl
Giornale La Rivista del Club alpino
italiano Prof. Francesco Tomatis
curriculum, pubblicazioni, biografia intellettuale. Pagina docente nel sito
dell'Università degli Studi di Salerno. F
Tomeo: Calcografia di Niccolò Leonico Tomeo
Niccolò Leonico Tomeo (in albanese: Νikolla Thomai; Venezia), filosofo. -- accademico
e docente veneziano, originario dell'Epiro, professore di filosofia
all'Padova. Tomeo è stato uno dei primi professori di origine Albanese
per insegnare greco in Padova. Tomeo nasce a Venezia, Italia il 1º
febbraio 1456 da una famiglia epirota originaria di Durazzo (Regno d'Albania).
Fu inviato a Firenze, dove ha studiato filosofia e letteratura greca sotto la
tutela del Demetrios Chalkokondyles. Nel 1497 l'Padova nomina Thomaeus come suo
primo docente ufficiale sul testo greco di Aristotele. Nel 1504
viene eletto come successore di Giorgio Valla per la cattedra di greco a
Venezia, ma poiché Thomaeus non prese l'incarico sul serio, gli successe nel
1512 Marco Musuro. Nel 1524, Thomaeus pubblica una raccolta di dialoghi
filosofici in latino, il primo dei quali era intitolato "Trophonius, sive,
De divinatione". È stato ammirato da studiosi come Erasmo per le sue
capacità filologiche. Quando l'Padova venne riaperta dopo la guerra della Lega
di Cambrai, Tomeo insegnarà all'università fino alla sua morte, avvenuta il 28
marzo 1531. Opere Aristotelis Parva quae vocant Naturalia, Bernardino
Vitali, Venezia 1523. Trophonius, sive, De divinatione, 1524. Bembo sive de
immortalitate animae, 1524. Opuscula. Ex Venetiis, Bernardino Vitali, Venezia
1525. Edizione in linea: Nicolò Leonico Tomeo, Opuscula, Ex Venetiis,
Bernardino Vitali, 1525. 18 giugno . Conversio in Latinum atque explanatio
primi libri Aristotelis de partibus animalium… nunc primum ex authoris
archetypo in lucem aeditus. G. Farri, Venezia 1540. Note Runciman 1985212: "The University of
Padua was one of the first to encourage the study of Greek; and Greeks who
could lecture on Greek texts were especially welcome. A Chair of Greek was
founded there in 1463 and given to the Athenian Demetrius Chalcondylas. One of
his successors, Nicholas Laonicus Thomaeus, an Epirot by birth, gave in 1497 a
course of lectures on Aristotle, using only the Greek text and a few
Alexandrian commentaries." Copenhaver e Schmidt 1992104: "A few
years later, cracks in the fortress of Latin Aristotelianism at Padua
encouraged the hiring of Niccolò Leonico Tomeo, an Italian-born Greek, to
lecture on the Greek Aristotle." Geanakoplos 1985358: "Born in
Venice of Greek parents (wrongly termed Albania by some scholars), Tomaeus as a
youth was sent to study in Florence, where at its stadium he read Greek
literature and philosophy with his famed compatriot, Demetrius
Chalcondyles." Ossa-Richardson 90: "Niccolò Leonico Tomeo
(1456–1531), born in Venice to Greek parents, taught philosophy at Padua from
1497, and became known as a translator and interpreter of Aristotle. In 1524,
he published a collection of philosophical dialogues, written in an elaborate
Latin; the first of these is entitled 'Trophonius, sive, De divinatione'."
Parkinson 200340: "Pomponazzi's Paduan colleague Niccolò Leonico
Tomeo (1456–1531) was the first professor to lecture on the Greek text of
Aristotle. As a Venetian of Greek parentage, Leonico Tomeo inherited the mantle
of Byzantine scholars such as Gaza and Argyropoulos along with that of Italian
humanists like Poliziano and Barbaro." Bietenholz e Deutscher
1995, 323–324: "Niccolò LEONICO TOMEO
Niccolò Leonico Tomeo (Leonicus
Thomaeus) was born in Venice of Albanian parentage (From DURRES, Albania) and
studied Greek in Florence under Demetrios *Chalcondyles. He had apparently been
teaching at the University of Padua for some time when he was appointed its
first official lecturer on the Greek text of Aristotle in 1497, since the
Venetian senate's decree called him 'very popular and acceptable to the
students'. Though elected to succeed Giorgio *Valla in the chair of Greek in
Venice itself during 1504, he does not appear to have taken the post up
seriously and was superseded by *Musurus in 1512. He returned to Padua as soon
as the university reopened after the wars of the League of Cambrai, teaching
there continuously until his death..."
Bietenholz, Peter G. and Thomas Brian Deutscher, Contemporaries of
Erasmus: A Biographical Register of the Renaissance and Reformation (Volumes
1–3), Toronto, University of Toronto Press, Copenhaver, Brian P. and Charles B.
Schmidt, Renaissance Philosophy, Oxford, Oxford University Press, 1992, 978-0-19-219203-5. Geanakoplos, Deno J., The
Career of the Little-known Renaissance Greek Scholar Nicholas Leonicus Tomaeus
and the Ascendancy of Greco-Byzantine Aristotelianism at Padua University
(1497), in Byzantina, Ossa-Richardson,
Anthony, The Devil's Tabernacle: The Pagan Oracles in Early Modern Thought,
Princeton, NJ, Princeton University Press, ,
978-1-4008-4659-7. Parkinson, G.H.R., Routledge History of Philosophy
Volume IV: The Renaissance and Seventeenth Century Rationalism, London and New
York, Routledge, Runciman, Steven, The Great Church in Captivity: A Study of
the Patriarchate of Constantinople from the Eve of the Turkish Conquest to the
Greek War of Independence, Cambridge, Cambridge University Press,Ulteriore
lettura De Bellis, Daniela, Niccolò Leonico Tomeo interprete di Aristotele
naturalista, in Physis: Rivista internazionale di storia della scienza, De Bellis, Daniela, La vita e l'ambiente di
Niccolo Leonico Tomeo, in Quaderni per la storia dell'Universita di
Padova, 13, 1980, 37-75. De Bellis, Daniela, I veicoli
dell'anima nell'analisi di Niccolo Leonico Tomeo, in Annali dell'Istituto di
filosofia, Universita di Firenze, 3Serena,
A., Niccolò Leonico Tomeo, in Appunti Letterari, Rome, 1903, 5-32. Altri progetti Collabora a Wikisource
Wikisource contiene una pagina dedicata a Niccolò Leonico Tomeo Niccolò Leonico Tomeo, in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Niccolò Leonico Tomeo, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di
Niccolò Leonico Tomeo, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Niccolò
Leonico Tomeo / Niccolò Leonico Tomeo (altra versione).
Tomitano: Bernardino Tomitano (Padova),
filosofo. Fondatore di accademie letterarie, autore di commenti alle opere di
Aristotele e autore di scritti di logica, alcuni dei quali ancora inediti. Nacque a Padova da una famiglia originaria di
Feltre. Frequentò i corsi di filosofia e medicina all'Padova e si laureò in
ambedue le discipline nel 1535, appena diciottenne. Nel 1539 fu deputato dal
Senato Veneto a leggere l'Organon di Aristotele alla "Scuola di
logica" dell'Università, incarico che conservò fino al 1563. Nel periodo
in cui rimase a Padova strinse amicizia, fra gli altri, con Sperone Speroni,
Pietro Bembo, Jacopo Sadoleto, Paolo Giovio, Bernardo Navagero, Girolamo
Fracastoro e Aldo Manuzio, e fece parte dell'Accademia degli Infiammati, il cui
proposito era scrivere "compiutamente" in lingua italiana e lingua
veneta; le discussioni all'accademia degli Infiammati sono alla base dei
Quattro libri de la lingua thoscana. Scrisse anche due brevi dissertazioni
matematiche: il Moisè-Geometria (1550), la dimostrazione del teorema "due
rette possono avvicinarsi all'infinito senza mai unirsi", intuito dal
profeta ebreo per Grazia divina, e Introductio Cosmographiae, lezioni di
geometria a fondamento della cosmografia tolemaica (1551). Nel 1554 fu accusato dal Santo Uffizio veneto
di eresia per un'opera, divulgata a suo nome nel 1547 intitolata Espositione
letterale del testo di Mattheo Evangelista, traduzione della parafrasi di
Erasmo da Rotterdam al Vangelo secondo Matteo. Tomitano dimostrò, con due
scritti, che quell'opera non era sua, ma edita a sua insaputa da un
"nobile signore N., con cui era assai famigliare". Fu creduto e
assolto, ma da allora in poi i suoi scritti divennero alquanto conformisti. Nel 1563 non ottenne la cattedra di
"ordinaria filosofia" a cui aspirava. Deluso lasciò Padova e si
trasferì con la famiglia a Venezia dove esercitò con successo la professione di
medico. L'opera più importante del periodo veneziano, a parte la biografia di
Astorre Baglioni, furono il De morbo gallico in due libri, e il carme
encomiastico Thetis in onore di Enrico III di Francia nominato anche re di
Polonia (1573). Opere Introductio ad
Sophisticos Elenchos Aristotelis. Eiusdem brevis methodus diluendorum paralogismorum
per divisionem, praeter illa quae Aristoteles habuit in Elenchis. Quam methodum
B. Tomitanus ex dialogis Platonis et ex Aristotele nuper invenit. Adiecta sunt
Famigerata veterum Sophismatum exernpla, ad exercitationem adolescentium,
Venezia Ragionamenti della lingua Toscana, doue si parla del perfetto oratore,
& poeta uolgari, dell'eccellente medico & philosopho Bernardin
Tomitano, diuisi in tre libri. Nel primo si pruoua la philosophia esser
necessaria allo acquistamento della rhetorica & poetica. Nel secondo si
ragiona de i precetti dell'oratore. Et nel terzo, delle leggi appartenenti al
poeta, & al bene scriuere, si nella prosa, come nel uerso, Venezia, Giovanni
de Farri & fratelli, Nuova ediz. Quattro libri della lingua thoscana di M.
Bernardino Tomitano. Oue si prova la philosophia esser necessaria al perfetto
oratore, & poeta con due libri nuouamente aggionti, de i precetti richiesti
a lo scriuere, & parlar con eloquenza, Padoua, Lorenzo Pasquati, 1569.
Sonetti e Canzoni, in Rime diuerse di molti eccellentiss. autori nuouamente
raccolte. Libro primo, con nuoua additione ristampato, Venezia Gabriel Giolito
De Ferrarii, Esposizione letterale del testo di Mattheo Evangelista, Venezia,
1547 Sopra le Pistole di S. Paolo, Venezia, 1550 Moisè. Geometria, Mantova 1550
Introductio Cosmographiea, Venezia 1551 Prediche del reuerendissimo monsignor
Cornelio Musso, vescouo di Bitonto, fatte in diuersi tempi, et in diuersi
luoghi. Nelle quali si contengono molti santi euangelici precetti, non meno
utili, che necessarij alla interior fabrica dell'huomo cristiano. Con la tauola
delle cose più notabili in esse contenute, Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari
et fratelli, 1554 Oratione recitata per nome de lo Studio de le Arti padovano
ne la creatione del Serenissimo Principe di Vinetia M. Marcantonio Trivisano,
Venezia,Clonicus, sive de Reginaldi Poli laudibus, Venezia Consiglio sopra la
peste di Vinetia. Al Magnifico M. Francesco Longo del Clarissimo M. Antonio,
Padova 1556 Corydon, sive de Venetorum laudibus, et Carmen ad Laurentium
Priolum Venetorum Principem, Venezia 1556 G. Breznicio . Animadversiones
aliquot in primum librum Posteriorum Resolutoriorum. Contradictionum solutiones
in Aristotelis et Averrois dicta, in primum librum Posteriorum Resolutoriorum. In
novero Averrois Quaesita demonstrativa Argumenta, Venezia,Consiglio de
l'eccell. m. Bernardino Tomitano sopra la peste di Vinetia l'anno 1556, Padova,
appresso Gratioso Perchacino, 1556 De morbo gallico, in 2 voll, Venezia 1567
Vita e fatti di Astorre Baglioni Quattro libri della lingua thoscana, ove si
prova la philosophia esser necessaria al perfetto oratore et poeta con due
libri nuovamenti aggionti dei precetti richiesti a lo scrivere et parlar con
eloquenza, Padova 1570 Thetis. In adventu Regis Henrici III Galliae
Christianissimi et IV Poloniae Serenissimi ad felicissimam Venetiarum urbem,
Venezia, Ziletti 1574 Note Aristotelis
Opera omnia. Cum commentariis Averrois. Animadversiones et solutiones B.
Tomitani. Et alia plura. Venetiis, apud Iuntas, 1574 I primi due libri sono tesi a dimostrare che
la filosofia è necessaria all'oratore e al poeta. Il terzo libro ha per
argomento i precetti della retorica necessari alla scrittura e all'oratoria.
L'ultimo libro è dedicato alla prosa d'arte ("locutione oratoria, et de'
suoi ornamenti, con la ragion de i motti, facetie et apologi"). Antonino Poppi. Ricerche sulla teologia e la
scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento, Soveria Mannelli,
Rubbettino editore, 2001, Ricerche sulla
teologia e la scienza nella Scuola padovana del Cinque e SeicentoAntonino
PoppiGoogle Libri. Oratione prima alli
Signori de la S. Inquisitione di Venetia, Padova 1556, e Oratione seconda alli
Signori medesimi, Venezia, 1557.
Quest'opera è nominata solo da Anton Francesco Doni nella sua Prima
Libraria, un repertorio dei libri italiani stampati fino al 1550. L'opera del
Tomitano, pertanto, deve essere stata scritta prima del 1550. È una biografia in otto libri su Astorre
Baglioni, il capitano ucciso con Marcantonio Bragadin a Famagosta. L'opera,
composta tra il 1572 e il 1576, rimase ignota ai contemporanei del Tomitano ed
è in gran parte ancora adesso inedita. Ne sono stati stampati solo alcuni brani
a metà del XIX secolo. Girolamo
Tiraboschi, Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi, della
Compagnia di Gesù, bibliotecario del serenissimo Duca di Modena, Firenze,
Molini e Landi, Marco Pecoraro, Tomitano, Bernardino, in Vittore Branca ,
Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, UTET, Bernardino Tomitano,
su sapere.it, De Agostini. Opere di Bernardino Tomitano, . Aulo Greco, Bernardino Tomitano, in
Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
tornolia
Giovanni Torlonia (poeta) Corona real abierta.svg Giovanni Torlonia Pal
Braschida pal TorloniaGiovanni e A Maria Torlonia e Canova (Canova attr., 1811)
P1090719.JPG Palazzo Braschi, da palazzo Torlonia, Giovanni e A. Maria Torlonia
(Canova attr., 1811) Principe Stemma PredecessoreMarino Torlonia, principe di
Civitella Cesi, duca di Poli e di Guadagnolo Nome completoGiovanni Torlonia
TrattamentoSua Grazia NascitaRoma, 22 febbraio 1795 MorteRoma, 9 novembre 1858
DinastiaTorlonia PadreMarino Torlonia, II principe Torlonia MadreAnna Sforza
Cesarini ConsorteFrancesca Ruspoli FigliClemente Religionecattolicesimo. Giovanni
Torlonia (Roma), filosofo. Secondogenito del duca Marino e di Anna Sforza
Cesarini, figlia del VI principe di Genzano Francesco. Apparteneva a una delle
più facoltose famiglie nobiliari romane; il padre, duca di Poli e di Guadagnolo,
era titolare del feudo di Bracciano e viveva a Roma nel palazzo Torlonia, già
Núñez, in via Bocca di Leone. Anna Sforza Cesarini aveva portato in dote una
villa a Frascati, già appartenuta ai Ludovisi.
Giovanni Torlonia sposò Francesca Ruspoli (18301902), figlia di
Bartolomeo e nipote del III principe di Cerveteri Francesco; dal loro
matrimonio nacque Clemente (1852-1899).
Fabio Nannarelli, amico intimo e primo biografo di Giovanni Torlonia,
così lo descrive: I capelli castani, abbondanti e finissimi, il pallore e la
gracilità del volto… Ma se la fronte era di filosofo, l'occhio era d'artista, o
meglio, di contemplatore… Svelto nella persona. Di piccola statura, incedeva
frettoloso a testa alta e pensierosa.
Giovanni Torlonia si esprimeva con eleganza in francese, inglese e
tedesco e aveva studiato diligentemente il greco e il latino, procurandosi una
fastidiosa malattia agli occhi. Spirito avido di conoscenze, fu attratto dalla
chimica e dalla botanica. Nelle sue passeggiate nella Campagna Romana
raccoglieva e catalogava piante e fiori. Appassionato di Archeologia,
collezionava monete di epoca Romana e trascriveva antiche iscrizioni. Fu socio
della Pontificia Accademia di Archeologia. Pronunciò un discorso in occasione
del Natale di Roma del 1854. Religioso fervente, è stato introdotto da
Monsignor Carlo Passaglia allo studio della Patrologia e delle Sacre scritture.
La famiglia Torlonia lo tollerava, ma lo considerava visionario e innovatore
pericoloso. Da Platone e da Plotino
Giovanni Torlonia approdò alla filosofia tedesca, a Kant e a Fichte. Il
pensiero filosoficoscrive Nannarelliche gli tornava in contemplazione
entusiastica, gli si faceva poesia.
Giovanni Torlonia era in contatto con un gruppo di poeti, suoi coetanei,
oggi identificati come i Poeti della Scuola romana che di sera si ritrovavano
al caffè Nuovo, a piazza San Lorenzo in Lucina (Palazzo Ruspoli). Scrive
Nannarelli che Giovanni Torlonia, novello Mecenate, aveva raccolto intorno a sé
questo gruppo di giovani spinti dal comune ideale di ricondurre l'arte poetica
agli antichi splendori. Tra questi, c'erano Domenico Gnoli, Ignazio Ciampi,
Giovanni Battista Maccari, Teresa Gnoli e il Nannarelli stesso. Scrive Domenico
Gnoli:Egli volle riuniti idealisti e classicisti, nella fiducia che, temperata
la nebulosità metafisica degli uni e la gretta sensibilità degli altri, e
prendendo il meglio d'ambedue le scuole, potesse scaturire a grado a grado
un'arte nazionale o universale, profonda e intima d'idea e di sentimento,
nitida, elegante di forma. Poeta
anch'egli, scrisse versi sull'amore, sui fiori, sulla contemplazione del
Divino. Amava la poesia di Schiller, Goethe, Lenau e soprattutto di Leopardi.
Declamava Dante e Tasso. Il suo primo poemetto, Versi, del 1853, ha meritato le
lodi di Gregorovius. Suoi versi apparvero nella Raccolta di poesie I fiori
della campagna romana, stampata a Firenze nel 1857 e nella Strenna Romana, del
1858, che egli curò insieme a Paolo Emilio Castagnola. Dedicò versi alla
poetessa all'improvviso Giannina Milli e a Teresa Gnoli. Ha dedicato un sonetto
anche a Giovanna Massani, moglie di Luigi Lezzani. Giovanni Costa, Trebbiatura nella campagna
Romana, A Monte Mario, nei casali Mellini, sotto l'Osservatorio Astronomico,
Giovanni Torlonia aprì a sue spese una scuola rurale elementare. Straordinario
precursore della alfabetizzazione delle classi povere, con Giuseppe Bondino
aveva creato una Associazione promotrice delle scuole di campagna. A questa
scuola rurale privata Giovanni Torlonia dedicò una poesia in latino, pubblicata
nel 1850, sull’Album, giornale letterario e di belle arti. La salute cagionevole di Giovanni Torlonia
ebbe riflessi nefasti, sia sul destino della scuola rurale di Monte Mario, sia
sul gruppo dei Poeti della Scuola romana. Fabio Nannarelli accorse al capezzale
di Giovanni Torlonia: lo udì recitare il Salmo 41 e versi di Lenau; lo udì
citare Platone e filosofi della scuola tedesca. Giovanni raccomandò alla moglie
di mandare il figlio Clemente al Collegio di Marina di Genova. Fabio Nannarelli
tentò di raccogliere intorno a sé i Poeti della Scuola romanache furono
decimati nel numero, per le morti precocima nel 1860 si trasferì a Milano.
Secondo le ferree disposizioni ricevute da Giovanni Torlonia, il suo cameriere,
Raimondo Coccioletti, distrusse tutte le carte dell'archivio personale. Non è
rimasto un ritratto, né una fotografia, del giovane duca Giovanni Torlonia. Ma
Domenico Gnoli conservava i manoscritti di tre poesie di Giovanni Torlonia,
inedite. Le pubblicò nel 1913. Note Francesca Ruspoli Fabio Nannarelli, op. cit. in . Silvio Negro, Seconda Roma, Vicenza, Neri
Pozza, Domenico Gnoli, op. citata in .
Ferdinand Gregorovius, Passeggiate per l’Italia, 1907. Domenico Gnoli, I Poeti della Scuola romana
(1850-1870), Bari, Laterza, 1913. Fabio Nannarelli,
Giovanni Torlonia, Firenze, Le Monnier, 1859. Giuseppe Cugnoni, Vita di D.
Giovanni Torlonia, Velletri, Tip. di L. Cella, Domenico Gnoli, I Poeti della
Scuola romana, Bari, Laterza, Ferruccio
Ulivi, I poeti della Scuola Romana dell'Ottocento. Antologia, Bologna, Cappelli,
Mariella Casini-Cortesi, Profilo di Giovanni Torlonia, una scuola rurale a
Monte Mario, in: Strenna dei Romanisti, Fabio Nannarelli Paolo Emilio
Castagnola Domenico Gnoli (poeta e storico) Poeti della Scuola romana Ignazio
Ciampi Teresa Gnoli Torlonia Elena Gnoli.
Torricelli: Lorenzo Lippi Ritratto di
Evangelista Torricelli, 1647 circa. Evangelista Torricelli (Faenza), filosofo. Nato
a Roma (ma, fino al 1987, si è ritenuto che fosse nato a Faenza) da Gaspare
Ruberti, originario di Bertinoro e tessitore, e Giacoma Torricelli, faentina,
Evangelista Torricelli rimase orfano in tenera età e trascorse l'infanzia e
l'adolescenza a Faenza, dove fu iniziato allo studio dallo zio materno, Gian
Francesco Torricelli (Don Jacopo, monaco camaldolese), parroco di S.Ippolito,
che curò la sua educazione primaria. Frequentò poi la scuola dei Gesuiti, prima
a Faenza e quindi a Roma, dove si avvicinò agli studi di matematica, che
approfondì sotto la guida di Benedetto Castelli, padre benedettino, rinomato professore di
matematica ed idraulica al Collegio della Sapienza, e illustre discepolo di
Galileo. L'11 settembre del 1632 Evangelista Torricelli scrisse a Galileo
Galilei una lettera di risposta a sue richieste a Benedetto Castelli, che assente
in quei giorni aveva lasciato allo studente il compito di segretario; in tale
lettera Torricelli colse l'occasione per presentarsi a Galileo, che egli
ammirava grandemente come cultore di astronomia e di matematica. Il vivere da
vicino le vicende del processo a Galileo indusse Torricelli a dedicarsi più
strettamente alla matematica nonostante padroneggiasse gli strumenti teorici e
fosse un abile costruttore di cannocchiali. Negli anni dal 1632 al 1641
egli lavorò e studiò a Roma con padre Castelli e poi divenne segretario di
Giovanni Ciampoli, un alto prelato e intellettuale devoto a Galileo, che
Torricelli seguì nei suoi incarichi governativi nelle Marche e nell'Umbria. Nel
1641 Castelli presentò a Galileo, nel suo ritiro ad Arcetri, il manoscritto
dell'opera di Torricelli dal titolo: De motu gravium suggerendogli di
impiegarlo come discepolo e assistente. Così fu e il 10 ottobre 1641 Torricelli
divenne assistente di Galileo, assieme a Vincenzo Viviani, e su domanda e
insistenza di Galilei si trasferì nella sua abitazione. Galileo morì
pochi mesi dopo (l'8 gennaio del 1642). Alla sua morte, il Granduca Ferdinando
II de' Medici nominò Torricelli suo successore come matematico del Granducato
di Toscana, carica che ricoprì fino alla morte, e divenne professore di
matematica presso l'Accademia fiorentina. Frontespizio di De
dimensione parabolae in: Opera geometrica di Evangelista Torricelli (Firenze,
1644) Oltre all'attività di matematico e studioso di geometria, nel corso della
quale elaborò diversi importanti teoremi e anticipò il calcolo infinitesimale,
egli si dedicò alla fisica, studiando il moto dei gravi e dei fluidi e
approfondendo l'ottica. Possedeva un laboratorio nel quale realizzava egli
stesso lenti e telescopi. A causa della sua prematura scomparsa, non conosciamo
i particolari del processo originale di lavorazione, poiché lo scienziato lo
aveva coperto da segreto. Torricelli si dedicò anche allo studio dei
fluidi, giungendo ad inventare il barometro a mercurio chiamato "tubo di
Torricelli" o "tubo da vuoto di Torricelli" prima della fine del
1644. Tale invenzione era basata nella misurazione della pressione atmosferica
attraverso l'uso di un tubo che, proprio sotto la spinta di tale pressione,
veniva riempito dal mercurio fino all'altezza costante di 760 mm (esperimento
effettuato sul livello del mare). Proprio da questa invenzione è nata l'unità
di misura della pressione "millimetri di mercurio" (mmHg) e
l'uguaglianza: 1 Atm = 760 mmHg (la pressione di un'atmosfera corrisponde a 760
millimetri di mercurio). Nello stesso anno pubblicò l'opera in tre parti dal
titolo: Opera geometrica, della quale De motu gravium costituisce la seconda
parte. Torricelli morì a Firenze a soli 39 anni, pochi giorni dopo aver
contratto probabilmente una malattia (tifo oppure polmonite), e venne sepolto
nella basilica di San Lorenzo. La disputa sulla nascita di Torricelli
Torricelli si diceva faentino e tale era considerato dalle persone che lo
conoscevano, ma le ricerche compiute già subito dopo la sua morte nei registri
battesimali di Faenza non ebbero esito. Ciò diede adito ad un secolare
dibattito, durante il quale varie altre località romagnole rivendicarono
l'onore di avergli dato i natali. Nel 1958, Giuseppe Rossini ricostruì
l'albero genealogico dei Torricelli, originari della località Pideura, nel
contado faentino, risalendo di due secoli oltre la nascita di Evangelista. Solo
nel 1987, Giuseppe Bertoni, già preside del liceo che da Torricelli prende
nome, trovò nel registro dei battezzati della Basilica di San Pietro in
Vaticano l'atto di battesimo di Evangelista.[senza fonte] Ciò che aveva
tratto in inganno fino ad allora i ricercatori era il fatto che Evangelista
aveva assunto il cognome della madre anziché del padre.[senza fonte] Si sapeva
che il nome del padre era Gaspare, pertanto si cercavano notizie di un
inesistente Gaspare Torricelli. Viceversa, si avevano notizie di una Giacoma
Torricelli e si riteneva che fosse la zia paterna; era invece la madre.[senza
fonte] Evangelista Torricelli e Galileo La lettera inviata da Evangelista
Torricelli (in Roma) a Galileo Galilei (in Arcetri), datata 11 settembre 1632,
è conservata (originale autografo) alla Biblioteca Nazionale di Firenze fra i
Manoscritti Galileiani è il primo documento in ordine cronologico nel carteggio
scientifico di Torricelli. Essa rappresenta un documento fondamentale per
studiare la vita e l'opera dello scienziato faentino che descrive la
propria formazione scientifica; si dichiara a conoscenza dei fatti che
portarono a breve alla condanna di Galilei e dichiara la propria 'fede'
galileiana. Di seguito il testo: «Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio
Col.mo Nella absenza del Rev.mo Padre Matematico di N. Sig.re, sono
restato io; humilissimo suo discepolo e servitore, con l'honor di suo secretario;
fra le lettere del quale havendo io letta quella di V. S. molto Ill.re et
Ecc.ma, a lei ne accuso, conforme l'ordine datomi, la ricevuta, e a lui Rev.mo
ne do parte in compendio. Potrei nondimeno io medesimo assicurar V. S. che il
Padre Abbate in ogni occasione, e con il Maestro di Sacro Palazzo e con i
compagni di quello e con altri prelati ancora, ha sempre procurato di sostenere
in piedi li Dialoghi di lei Ecc.ma, e credo che sia stato causa che non si è
fatta precipitosa resolutione. Io sono pienissimamente informato d'ogni
cosa. Sono di professione matematico, ben che giovane, scolaro del Padre R.mo
di 6 anni, e duoi altri havevo prima studiato da me solo sotto la disciplina
delli Padri Gesuiti. Son stato il primo che in casa del Padre Abbate, et anco in
Roma, ho studiato minutissimamente e continuamente sino al presente giorno il
libro di V. S., con quel gusto che ella si puol imaginare che habbia havuto uno
che, già havendo assai bene praticata tutta la geometria, Apollonio, Archimede,
Teodosio, et che havendo studiato Tolomeo et visto quasi ogni cosa del Ticone,
del Keplero e del Longomontano, finalmente adheriva, sforzato dalle molte
congruenze, al Copernico, et era di professione e di setta galileista. Il
Padre Grienbergiero, che è molto mio, confessa che il libro di V. S. gli ha
dato gusto grandissimo e che ci sono molte belle cose, ma che l'opinione non la
loda, e se ben pare che sia, non la tien per vera. Il Padre Scheiner, quando
gliene ho parlato, l'ha lodato, crollando la testa; dice anco che si stracca
nel leggerlo per le molte disgressioni. Io gli ricordavo le medesme scuse e
diffese che V. S. in più lochi va intessendo. Finalmente dice che V. S. si è
portato male con lui, e non ne vol parlare. Del resto io mi stimo
fortunatissimo in questo, d'esser nato in un secolo nel quale ho potuto
conoscere et riverir con lettere un Galileo, cioè un oracolo della natura, et
honorarmi della padronanza et disciplina d'un Ciampoli, mio amorevolissimo
signore, eccesso di meraviglia, o se adopri la penna o la lingua o l'ingegno.
Haverà quanto prima il Padre R.mo la carissima di V. S., e le risponderà.
Intanto V. S. Ecc.ma mi farà degno, ben che inetto, d'esser nel numero de'
servi suoi e de' seguaci del vero; che già so che il Padre R.mo, o a bocca o
per lettere me gli haverà altre volte offerito per tale. E per fine a V. S.
faccio con ogni maggior affetto riverenza. Roma, Di V. S. molto Ill.re et
Ecc.ma Sig.r Gall. Gal.» Risultati di Torricelli in fisica La lettura
approfondita delle Due nuove scienze, l'ultima opera di Galileo dei cui ultimi
capitoli seguì direttamente la stesura ad Arcetri, gli ha suggerito molti
sviluppi dei principi della meccanica ivi stabiliti; tali sviluppi sono esposti
nel trattato dal titolo De motu gravium. Nel 1644, anno di edizione della
sua Opera Geometrica, concepì il principio del barometro, costruendo quello che
ora è chiamato tubo di Torricelli e individuando il "vuoto
torricelliano". Torricelli e Viviani dimostrarono che il vuoto può
esistere in natura e che l'aria ha un peso ponendo quindi fine alle millenarie
discussioni filosofiche sull'horror vacui. Un'unità di misura della pressione è
stata chiamata Torr in suo onore e corrisponde a millimetri di mercurio.
L'unità di misura del Sistema Internazionale è invece il pascal, in onore di un
altro illustre fisico Blaise Pascal, che fece fiorire numerose ricerche
sperimentali dalla estesa e definitiva teoria della pressione atmosferica
descritta da Torricelli. La parola barometro coniata da Robert Boyle nel
1667 è oggi quasi sempre associata al nome di Torricelli che risulta quindi fra
i più celebri scienziati italiani nella storia. Risultati di Torricelli
in matematica Essendo in diretto contatto con Cavalieri iniziò a lavorare con
la Geometria degli indivisibili e ben presto superò, secondo lo stesso
Cavalieri, il suo maestro. Fu abilissimo nell'utilizzarne le tecniche,
cioè il metodo degli indivisibili, come anche il metodo d'esaustione, che era
in uso presso gli antichi, fra tutti il grande Archimede, di cui Torricelli fu
entusiasta ammiratore: a lui dobbiamo la riscoperta nel Rinascimento del
matematico siracusano. Per il gusto di imitare i classici, Torricelli
dimostrò in 21 modi diversi un teorema di Archimede: 11 con il metodo
d'esaustione, 10 con il metodo degli indivisibili. Spesso i risultati
ottenuti con la geometria degli indivisibili venivano poi confermati con altre
dimostrazioni, a causa della controversia sulla loro fondatezza. Il fatto
interessante è che lo stesso Archimede aveva elaborato una sorta di geometria
degli indivisibili, ma non la riteneva rigorosa, e perciò dimostrava sempre i
suoi risultati con il metodo d'esaustione. Tutto ciò si è scoperto soltanto nel
1906, quando il filologo danese Heilberg scoprì un palinsesto con un'opera
sconosciuta di Archimede, il Metodo meccanico, nel quale esponeva questi
procedimenti. Torricelli è famoso per la scoperta del solido di rotazione
infinitamente lungo detto tromba di Gabriele, da lui chiamato "solido
iperbolico acutissimo", avente l'area della superficie infinita, ma il
volume finito. Questo fu considerato per molto tempo un paradosso
"incredibile" per molti, incluso lo stesso Torricelli, che cercò
diverse spiegazioni alternative, anche perché l'idea di un secchio che è
possibile riempire di vernice, ma impossibile da pitturare è senz'altro
singolare. Il solido in questione ha scatenato un'aspra controversia sulla
natura dell'infinito, che ha coinvolto anche il filosofo Thomas Hobbes. In
questa disputa alcuni hanno sostenuto che il solido conducesse all'idea di un
"infinito completo". Torricelli è stato pioniere nel settore
delle serie infinite. Nella sua opera intitolata De dimensione parabolae del
1644, Torricelli considerò una successione decrescente di termini positivi
{\displaystyle a_{0},a_{1},a_{2}\cdots }{\displaystyle a_{0},a_{1},a_{2}\cdots
} e ha mostrato che la corrispondente serie telescopica {\displaystyle
(a_{0}-a_{1})+(a_{1}-a_{2})+\cdots }{\displaystyle
(a_{0}-a_{1})+(a_{1}-a_{2})+\cdots } converge necessariamente a {\displaystyle
a_{0}-L}{\displaystyle a_{0}-L}, dove L denota il limite della successione; in
questo modo riuscì a dare una dimostrazione della espressione per la somma
della serie geometrica. Onorificenze Ad Evangelista Torricelli sono stati
dedicati il cratere Torricelli di 22 km di diametro sulla Luna e l'asteroide
7437 Torricelli. Gli è anche dedicata una piazza nel centro storico di Pisa,
dove per lungo tempo aveva sede il Dipartimento di Fisica dell'Università prima
del trasloco nell'attuale sede nell'ex fabbrica Marzotto. A Faenza, è presente
una statua (ubicata di fronte alla chiesa di San Francesco) che lo raffigura
con in mano un barometro a mercurio (curiosità sulle proporzioni: l'altezza del
barometro è inferiore a quella reale, che deve essere di almeno 76 cm). Sempre a
Faenza, è intitolato a Torricelli fin dal 1865 il Liceo che ha sede nell'antico
palazzo dei Gesuiti di cui Evangelista fu allievo. Note Per la storia della scoperta della vera
origine di Torricelli, vedi anche Registrazione del convegno per il quarto centenario
della nascita di Torricelli, ottobre 2008
Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani , Fondazione BEIC,
75. Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi,
Idraulici italiani , Fondazione Biblioteca Europea di Informazione Cultura,
73. Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi,
Idraulici italiani , Fondazione BEIC, 77.
collocazione P. VI, T. XI, e. 232
In questa sperimentazione venne preceduto di qualche anno dal fisico
contemporaneo Gasparo Berti, che condusse un esperimento
"barometrico" utilizzando acqua anziché mercurio. Cfr. L'esperimento
di Berti, realizzato a Roma fra il 1640 e il 1643 Moon: Torricelli Questo testo proviene in parte dalla relativa
voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo.
Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto
licenza Creative Commons CC-BY-3.0 Giuseppe Rossini, La famiglia di Evangelista
Torricelli, in Convegno di studi
torricelliani in occasione del 350º anniversario della nascita di Evangelista
Torricelli: 19-20 ottobre 1958, Faenza, Lega, Giuseppe Bertoni, La faentinità
di Evangelista Torricelli e il suo vero luogo di nascita, in Studi e ricerche
del Liceo Torricelli, Faenza, Ragazzini, Fabio Toscano, L'erede di Galileo.
Vita breve e mirabile di Evangelista Torricelli, Milano, Sironi, 2008. André
Weil (1989): Prehistory of the Zeta-Function, in "Number Theory, Trace
Formulas and Discrete Groups", Aubert, Bombieri and Goldfeld, eds.,
Academic Press Amir Alexander, Infinitamente piccoli. La teoria matematica alla
base del mondo moderno, Torino, Codice edizioni, Barometro di Torricelli Equazione di
Torricelli Legge di Torricelli Torr Tromba di Torricelli Liceo ginnasio statale
Evangelista Torricelli. Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Vacca, Evangelista Torricelli, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Evangelista Torricelli, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc.
Evangelista Torricelli, su accademicidellacrusca.org, Accademia della
Crusca. Evangelista Torricelli, su MacTutor, University of St Andrews,
Scotland. Evangelista Torricelli, su Mathematics Genealogy Project, North
Dakota State University. Opere di
Evangelista Torricelli, su Liber Liber.
Opere di Evangelista Torricelli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere di Evangelista Torricelli, . Evangelista Torricelli, in Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company. Evangelista Torricelli, in Galileo
Project, Rice University. Carla Rita Palmerino, Evangelista Torricelli, in Il
contributo italiano alla storia del Pensiero: Scienze, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
Trabucco: Mario Trabucco, filosofo. Non
abbiamo grandi notizie della sua vita, della quale sappiamo solo che esercitò
con successo la medicina a Caltagirone, soprattutto durante l'epidemia del
1622. Per il suo contributo fu creato nobile il 4 ottobre 1622 da Fernando
d'Aragona. Alcune sue opere sono conservate nella Biblioteca Comunale di
Caltagirone, città che gli ha anche dedicato una strada. Opere "De Morbis puerorum et
mulierum" Chaudon, L. M.,
Dictionnaire universel, historique, critique, et bibliographique, 1812, tomo
XVII, pag. 276, s. v. Amico e Statella, V. M., Dizionario topografico della
Sicilia, Palermo 1855, tomo I206. Libro d'oro della nobilità dell'imperial casa
amoriense, Roma, I282, s.v. Amati, A.,
Dizionario corografico dell'Italia.
Tragella: Cesare Tragella prevosto della
Chiesa cattolica CesareTragella.jpg Monastergen.png Nato4 gennaio 1852,
Trezzano sul Naviglio Ordinato presbitero dall'arcivescovo Luigi Nazari di
Calabiana Deceduto8 maggio 1934, Magenta. Cesare Tragella (Trezzano), filosofo.
Figlio primogenito di Giovanni, medico chirurgo, e da Amalia Santagostino. Dopo aver frequentato il collegio di Gorla
Minore, frequentò il seminario maggiore di Milano e divenne sacerdote nel 1874,
venendo destinato come coadiutore presso la parrocchia di Santa Maria Nuova di
Abbiategrasso dopo che il padre dal 1867 era stato assunto presso le Pie Case
degli Incurabili di quella città. Successivamente divenne dottore in teologia
presso l'Accademia pontificia di Torino. Da questo momento si occupò molto di
filosofia e di letteratura cattolica avvicinandosi molto ideologicamente alle
posizioni dell'allora arcivescovo di Milano Luigi Nazari di Calabiana. Furono questi gli anni inoltre che conobbe
don Davide Albertario, proprietario e direttore de L'Osservatore Cattolico, al
quale si legò molto a livello ideologico e per il quale scrisse diversi
articoli che vennero pubblicati sul giornale.
Le grandi opere a Magenta Nel 1884 venne nominato parroco a Magenta,
facendo il proprio ingresso il 12 giugno 1885 e qui si occupò subito delle
esigenze pratiche della città, interessandosi animosamente alla vita politica
del borgo. Nello stesso anno del suo ingresso nella nuova parrocchia fondò
assieme al celebre professore di musica Luigi Valisi la Banda civica di Magenta
che ancora oggi esiste. Nel 1893, prese parte alle esequie del maresciallo
francese Mac Mahon che si svolsero in Francia, in rappresentanza della
cittadinanza assieme al sindaco di Magenta. In questa occasione venne decorato
con la croce di cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore. Tornato a Magenta,
si prodigò per la raccolta dei fondi necessari alla realizzazione di un
monumento alla memoria del maresciallo Mac Mahon che ancora oggi si trova nei
pressi della stazione ferroviaria. Nel
1898 svolse altri incarichi ufficiali di rappresentanza quando il governo
austriaco lo incaricò di distribuire le onorificenze coniate dall'Impero in
occasione dei cinquant'anni di regno dell'Imperatore Francesco Giuseppe
d'Austria (il famoso Signum Memoriae) a quei cittadini del magentino che
avessero combattuto a suo tempo nelle armate austriache. In quello stesso anno
si preoccupò di muovere col comune una petizione popolare per la costruzione di
una pensilina alla storica stazione ferroviaria di Magenta e riuscì a
provvedere dei fondi per la costruzione di un ospizio per i vecchi La Basilica Minore romana di San Martino di
Magenta, fatta erigere su progetto dell'architetto Alfonso Parrocchetti, amico
di don Cesare Targella Sempre nel 1898, accogliendo le proposte dei fedeli,
decise di costruire una nuova chiesa parrocchiale (successivamente elevata al
titolo di Basilica Minore romana) che andasse a sostituire la piccola e antica
chiesa di san Martino (che venne successivamente abbattuta). Egli stesso fu
l'autore del nuovo progetto ispirato alle cattedrali rinascimentali e si occupò
in esso di serbare la memoria storica degli eventi della battaglia di Magenta del
4 giugno 1859 con la costruzione di una cappella espiatoria all'interno della
chiesa per accogliere le spoglie dei caduti. Quest'ultimo progetto non ebbe
l'autorizzazione della curia milanese in quanto era ritenuto sacrilego porre
delle ossa non appartenenti a santi o personalità venerate all'interno di un
luogo di culto. L'idea del Targella era indubbiamente quella di accomunare
tutti, vincitori e vinti, di fronte alla morte e ricordare nel contempo la
necessità di non creare divisioni sociali dopo l'unità italiana. Il progetto
della chiesa, ad ogni modo, venne concluso nel 1903 ed in quello stesso anno
don Tragella poté inaugurare il nuovo tempio assieme al vescovo di Vigevano,
Giacomo Merizzi e al vescovo ausiliare di Milano. Al termine di questa grande epopea venne
nominato Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e Cavaliere
dell'Ordine della Corona d'Italia e nel 1910 lasciò Magenta per Inverigo
cedendo il posto a don Domenico Bernareggi, fratello minore dell'allora vescovo
di Bergamo, Adriano Bernareggi e poi, anche lui, divenuto Vescovo (ausiliare di
Milano). Nel 1908 fondò a Magenta il
Forno Cooperativo Ambrosiano per combattere la cattiva nutrizione della
popolazione e consentire di avere pane di ottima qualità anche nelle campagne,
e a prezzi accessibili. Le accuse e gli
ultimi anni travagliati Busto di don
Cesare Tragella nella Basilica di San Martino di Magenta Malgrado la munifica
opera sostenuta dal Tragella negli anni della sua direzione della parrocchia di
Magenta, nel 1919, al termine del primo conflitto mondiale, venne accusato di
appropriazione indebita di fondi appartenenti alla parrocchia di San Martino e
di aver portato in fallimento la sua chiesa. Gli accusatori erano alcuni
fabbricieri magentini e alcune tra le personalità di maggiore spicco nel paese
come il commendatore Giovanni Giacobbe (direttore dell'Asilo e proprietario
dell'omonima villa storica) ed il sindaco Giovanni Brocca il quale aveva avuto
non pochi contrasti per le idee rivoluzionarie di don Tragella. Il sacerdote
venne pertanto condannato alla pena di due anni e quattro mesi di prigione.
Visto però il suo lodevole operato e la sua fama di filosofo e letterato,
Vittorio Emanuele III di Savoia lo graziò con la commutazione della pena a due
mesi di carcere da scontarsi nel carcere di San Vittore a Milano. Dopo di
questo, don Tragella visse per qualche tempo ospite del parroco di Margno in
Valsassina per poi fare ritorno a Magenta.
Tornato nella sua ex parrocchia come residente nel 1920, gli venne
impartito l'ordine di non occuparsi più della cosa pubblica, cosa non facile
per un personaggio come lui. Con il nuovo parroco insorsero subito dei
contrasti circa la gestione delle finanze della chiesa ed a questo punto, il 27
luglio 1923 gli giunse la sospensione ecclesiastica da parte della curia. Ammirato dal popolo malgrado le peripezie
della sua vita, Cesare Tragella si spense a Magenta l'8 maggio del 1934. Onorificenze Onorificenze italiane Cavaliere
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinariaCavaliere
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavaliere dell'Ordine della Corona
d'Italianastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine della Corona
d'Italia Croce pro Ecclesia et Pontificenastrino per uniforme ordinariaCroce
pro Ecclesia et Pontifice Onorificenze straniere Cavaliere dell'Ordine della
Legion d'Onore (Francia)nastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine
della Legion d'Onore (Francia) Note
Tunesi, Morani, Le stagioni, op. cit..
Viviani292. Ricovero vecchi poveri
(1902-1943) Sito Lombardia Beni Culturali.
Viviani, op. cit., p.292. Don
Tragella ridusse il prezzo del pane giallo di 10 centesimi al chilogrammo
(quello bianco era riservato solo alle classi più abbienti), cfr. Tunesi,
Morani Le stagioni, op. cit.. Cesare
Tragella, Lettera a Romolo Murri n.185 del 6 settembre 1898, in: Romolo Murri,
Lorenzo Bedeschi (cur.), Carteggio. II. Lettere a Murri. 1898, Roma, Edizioni
di Storia e Letteratura, Carlo Morani, Natalia Tunesi, Le stagioni di un prete:
storia di Don Cesare Tragella, prevosto di Magenta Giussano, Graffiti, 1993.
Carlo Morani, Natalia Tunesi, G. Vian, Le stagioni di un prete, «Rivista di
Storia e Letteratura Religiosa», Ambrogio Viviani, 4 giugno 1859. Dalle
ricerche la prima storia vera, Magenta, Zeisciu, 1997. Magenta (Italia) Battaglia di Magenta Centro Culturale Don Cesare Tragella di
Magenta AICAssociazione italiana centri culturali. PredecessorePrevosto di
MagentaSuccessoreMonastergen.png Carlo Giardini1885-1910Domenico Bernareggi.
Trapè: Agostino Trapè, O.S.A. (Montegiorgio),
filosofo. Uno dei massimi studiosi del pensiero di sant'Agostino. Nato a
Montegiorgio nelle Marche il 9 gennaio del 1915 Trapè fu ordinato sacerdote a
Roma il 15 luglio 1937. Si laureò in Teologia sistematica nel 1938, presso
l'Università Gregoriana con una tesi intitolata Il concorso divino nel pensiero
di Egidio Romano, pubblicata a Tolentino nel 1942. Trapè fu professore
presso la Pontificia Università Lateranense dal 1960 al 1983. Priore
Generale dell'Ordine agostiniano dal 26 agosto 1965 al 10 settembre 1971
Agostino Trapè, promosse la fondazione dell'Istituto Patristico
Augustinianum. Trapè ha fondato e diretto la "Nuova Biblioteca
Agostiniana" che si occupa della pubblicazione dell'Opera Omnia di S.
Agostino in edizione bilingue latino-italiano (Edita da Città Nuova) e la serie
del "Corpus Scriptorum Augustianorum", che pubblica le opere dei
filosofi scolastici agostiniani. Le sue opere sono state tradotte in
varie lingue. Opere (selezione) Il concorso divino nel pensiero di Egidio
Romano, Tolentino 1942; La doctrina de Seripando acerca de la concupiscencia,
La ciudad de Dios Traduzione italiana;
Introduzione a S. Agostino e le grandi correnti della filosofia contemporanea.
Atti del congresso Italiano di filosofia Agostiniana, Roma 20-23 ottobre 1954.
Tolentino 1956, X-XVI; Varro et
Augustinus praecipui humanitatis cultores, Latinitas Augustinus et Varro, in
Atti del Congresso internazionale di studi varroniani, Rieti, Escatologia e
antiplatonismo di Sant'Agostino, Augustinianum, S. Agostino filosofo e teologo dell'uomo,
Bollettino dell’Istituto di filosofia, Macerata, anno accademico
1978-1979, 89-104; S. Agostino:
L'ineffabilità di Dio, in «La ricerca di
Dio nelle religioni», EMI, Bologna, 1980; La Aeterni Patris e la filosofia
cristiana di S. Agostino, in Atti del VIII Congresso Tomistico internazionale,
Roma S. Agostino, l'uomo, il pastore, il mistico, Fossano, 1976; Roma, Città
Nuova, 2001, 440 [traduzione spagnola,
Buenos Aires, 1984; tedesca, Monaco, 1984; Polacca, Varsavia, 1984; inglese,
New York, 1986; francese, Parigi, 1988; ungherese, Budapest, 1987]; S.
Agostino, in Patrologia III, Casale Monferrato 1978, 322-434 [traduzione spagnola, Madrid, Agostino
d'Ippona, in Dizionario patristico e di antichità cristiana, Casale Monferrato,
[traduzione spagnola. Ed. Sígueme. Salamanca, Introduzione e commento alla
Lettera apostolica «Hipponensem episcopum», Roma, 1988; Introduzione generale a
sant'Agostino, Roma, 2006, 380.
Note A. TRAPÉ, Il concorso divino nel
pensiero di Egidio Romano, Tolentino 1942, su agostinotrape.it. Agostino Trapè. L'amico, il maestro, il
pioniere, Carlo Cremona, Città Nuova, 2Agostino Trapè. L'amico, il maestro, il
pioniere, Carlo Cremona, Città Nuova. Agostino Trapèapostolo della cultura.
Sito internet dedicato all'opera di Agostino Trapè.
Trasci: Ferruccio Baffa Trasci vescovo della Chiesa
cattolica Coat of Arms of Ferruccio Baffa-Trasci.svg Nato27 agosto 1590 a Bisignano Deceduto30
ottobre 1656 a Roma Manuale Ferrante
Marco Antonio Baffa Trasci (Bisignano), filosofo. Baffa-Trasci Arms of
Baffa-Trasci.svg Spera in Deo D'azzurro, un aratro d'argento, sostenente un
basilisco verde. Data di fondazioneXVI secolo Etniaitaliana Manuale Baffa
Trasci nacque in una famiglia di origine arbëreshë a Bisignano in Calabria nel
1590, figlio primogenito di Pietro Antonio ed Elisabetta Anna Trentacapilli,
donna pia e molto religiosa, erede di una famiglia da più secoli ascritta al
patriziato locale. Pur essendo il primogenito della famiglia e, dunque,
contravvenendo alle regole del maggiorascato, a causa della salute cagionevole
venne avviato alla carriera ecclesiastica nel locale Seminario di Bisignano,
proseguendo in seguito gli studi a Roma e Napoli. Fu nella città partenopea che
si legò particolarmente alla Compagnia di Gesù divenendo in breve tempo uno dei
confessori più vicini a Isabella della Rovere, principessa di Bisignano. L'esilio volontario a Proceno Pur
giovanissimo per non essere distolto dai propri studi filosofici si ritirò volontariamente
a vita privata, dapprima nella Tuscia e poi ospite nel Castello di Proceno,
presso Viterbo di proprietà della nobile famiglia Sforza. Ancora nei primi Professoreuna
lapide marmore posta nella rocca ne ricordava la sua permanenza. Da tale volontario
esilio uscì in pochissime occasioni, per lo più per viaggi in Spagna, a
Saragozza e Valladolid a capo di missioni diplomatiche presso l'arcivescovo
Juan Cebrían Pedro assistito dal nipote Stanislao Baffa Trasci. Fu durante la
reclusione volontaria nella Rocca di Proceno che ebbe modo di conoscere Galileo
Galilei ospite nel palazzo durante un suo viaggio verso Roma. La morte Ormai sessantaseienne, dopo esser
stato per alcun tempo vescovo ausiliare di Umbriatico, nell'estate del 1656
venne creato Vescovo titolare di Massimianopoli in partibus infidelium da papa
Alessandro VII. Ferruccio Baffa Trasci
morì a Roma nell'ottobre dello stesso anno di peste presso il Lazzaretto
istituito sull'Isola Tiberina, venendo sepolto in una fossa comune. Gran Parte
dei suoi scritti vennero salvati dai nipoti e riordi XIX secolo dal pronipote
Vincenzo Baffa Trasci. Il noto storico romano Giuseppe Tomassetti dedicò un
breve saggio sulla sua figura dal titolo Cenno storico sulla vita di S.E.
Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli 15901656. Opere Traduzione dei Pensieri o Colloqui con
se stesso di Marco Aurelio Universam Aristotelis philosophiam Summa
Aristotelicha Summa Theologica Dogmatica Note
BonitaBojani, I della Rovere nell'Italia della corti, Ed. Quattroventi
2002 Tomassetti G., Cenno storico sulla
vita di S.E. Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli Roma 1888
C. Nutarelli, Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip. FABRIZIO
Acquapendente 1932 C. Nutarelli,
Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip. FABRIZIO Acquapendente 1932 D. Baffa Trasci Amalfitani di Crucoli,
Ferruccio Baffa Trasci-un erudito italoalbanese Professoreormai dimenticato, Edizioni
MIT Cosenza Trasci PredecessoreVescovo titolare di MassimianopoliSuccessore
...luglioFilosofia Categorie: Vescovi cattolici italiani del XVII secoloTeologi
italianiFilosofi italiani Professore1590 1656 27 agosto 30 ottobre Bisignano
Roma
Treves: Renato Samuele Treves (Torino), filosofo. Compie
gli studi al Liceo M. D'Azeglio e poi nella Facoltà di Giurisprudenza
dell'Torino, dove entra in contatto, fra gli altri, con Norberto Bobbio,
Vittorio Foa, Piero Luzzati, Alessandro Passerin d'Entrèves, e simpatizza con
il gruppo di Giustizia e Libertà abbracciando i principi del socialismo liberale.
Laureatosi sotto la guida di Gioele Solari con una tesi su Henri de Saint-Simon
e conseguita la libera docenza, insegna dapprima nell'Messina, dove viene
arrestato per sospetta attività antifascista, ma subito rilasciato. Trasferito
all'Urbino viene escluso, in quanto proveniente da famiglia ebraica, dal
concorso bandito sulla sua cattedra e si trasferisce in Argentina. Qui sposa
Fiammetta Lattes da cui ha tre figli (Tullio, Aldo e Anna) e insegna filosofia
del diritto e sociologia nell'Tucumán. Rientrato in Italia e riottenuta la
cattedra nell'Parma, si trasferisce subito all'Milano dove insegna Filosofia
del diritto, Sociologia e Sociologia del diritto. Protagonista della rinascita
post-bellica della sociologia in Italia, coopera attivamente col Centro
nazionale di prevenzione e difesa sociale e col suo segretario generale Adolfo
Beria di Argentine, coordinando fra l'altro una vasta ricerca su
“L'amministrazione della giustizia e la società italiana in trasformazione” da
cui escono fra il 1967 e il 1976 dodici volumi di vari autori. Nel 1962
promuove con William M. Evan e Adam Podgórecki la costituzione del Research
Committee on Sociology of Law della International Sociological Association.
Presiede questo Comitato fino al 1974 facendosi attivo promotore, in patria e
all'estero, soprattutto in Spagna, della sociologia del diritto. Fonda la rivista italiana della disciplina, di cui
ottiene il riconoscimento accademico e che insegna a Milano sino al ritiro nel
1983. Nel 1989 è tra i promotori dell'International Institute for the Sociology
of Law di Oñati (Guipúzkoa, País Vasco, Spagna). È nominato dottore honoris
causa dalle Università del País Vasco, Carlos III de Madrid e Pandios di Atene.
Muore a Milano il 31 maggio 1992.
Pensiero Renato Treves difende una posizione filosofica relativista e
prospettivista, influenzata da autori come Karl Mannheim, José Ortega y Gasset,
Charles Wright Mills e Hans Kelsen, del quale ultimo introduce in Italia la
Dottrina pura del diritto. Alieno dal dogmatismo e paladino di una concezione
critica della scienza, rifiuta ogni visione metafisica del diritto in favore di
una visione metodologica che sfocia nella sociologia del diritto intesa come
scienza prevalentemente empirica, non avalutativa, ma ispirata a valori, nel
suo caso quelli di libertà e giustizia sociale. Treves è considerato insigne
maestro per un'intera generazione di filosofi e sociologi del diritto. Per
Renato Treves due erano i problemi che la sociologia del diritto doveva
affrontare: da un lato la posizione, la funzione e il fine del diritto nella
società vista nel suo insieme; dall'altro la società nel diritto, cioè quei
comportamenti effettivi che possono essere conformi e difformi rispetto alle
norme, ma comunque forniscono informazioni su come una società vive le regole
che si è data. Del primo problema si sono occupate soprattutto le dottrine
sociologiche e politologiche, mentre sul secondo si sono soffermate le dottrine
giuridiche antiformalistiche. Opere
principali Il diritto come relazione, Torino, 1934 Sociología y filosofía
social, Buenos Aires, 1941 Benedetto Croce, filósofo de la libertad, Buenos
Aires, 1943 Diritto e cultura, Torino, 1947 Spirito critico e spirito
dogmatico, Milano, 1954 Libertà politica e verità, Milano, 1962 Giustizia e
giudici nella società italiana, Bari, Introduzione alla sociologia del diritto,
Torino, Sociologia del diritto. Origini, ricerche, problemi, Torino, 1987
Sociologia e socialismo. Ricordi e incontri, Milano, Dizionario biografico dei giursti italiani
(XII-XX secolo), Bologna, Il MUlino, André-Jean
Arnaud e Simona Andrini, Jean Carbonnier, Renato Treves et la sociologie du
droit. Archéologie d'une discipline, LGDJ, Parigi, 1995. Norberto Bobbio, Il
magistero di Renato Treves, in La Nuova Antologia, Arturo Colombo, La lezione
di Renato Treves, in La Nuova Antologia, Elías Díaz, Renato Treves in Doxa.
Cuadernos de Filosofía del Derecho, Vincenzo Ferrari, Renato Treves sociologo
del diritto, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, LXX, IV serie,
gennaio-marzo 199321 ss. Vincenzo Ferrari, Treves, Renato, in International
Encyclopedia of Law and Society, Sage, Thousand Oaks-London-New Delhi-Singapore,
Vincenzo Ferrari e Nella Gridelli Velicogna, Philosophy and Sociology of Law in
the Work of Renato Treves, in Ratio Juris,
6, n. 2, July 1993202 ss. Vincenzo Ferrari, Morris L. Ghezzi e Nella
Gridelli Velicogna , Diritto, cultura e libertà. Atti del convegno in memoria
di Renato Treves (Milano, Giuffrè, Milano, Morris L. Ghezzi, La scienza del
dubbio. Volti e temi di sociologia del diritto, Mimesis, Milano-Udine, 200919
ss. Mario G. Losano, Renato Treves, sociologo tra il vecchio e il nuovo mondo,
Unicopli, Milano, 2000. Pio Marconi, Il legato culturale di Renato Treves, in
Sociologia del diritto, Aristide Tanzi, Renato Treves, dalla filosofia alla
sociologia del diritto, ESI, Napoli, 1988. Carlo Nitsch, Renato Treves esule in
Argentina. Sociologia, filosofia sociale, storia. Con documenti inediti e la
traduzione di due scritti di Treves, Memorie dell'Accademia delle Scienze di
Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Sociologia del
diritto , «Treves, Renato (propr.
Samuele Renato)» in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
Tria: Giovanni Andrea Tria arcivescovo della Chiesa
cattolica Template-Archbishop.svg
Incarichi ricopertiVescovo di Cariati e Cerenzia Vescovo di Larino Arcivescovo
titolare di Tiro Nato22 luglio 1676 a
Laterza Ordinato presbitero19 settembre 1699 Nominato vescovo4 marzo 1720
Consacrato vescovo17 marzo 1720 Elevato arcivescovo20 dicembre 1741 Deceduto16
gennaio 1761 a Roma Manuale Giovanni
Andrea Tria (Laterza, 22 luglio 1676Roma, 16 gennaio 1761) filosofo, teologo e
arcivescovo cattolico italiano. Figlio di Francesco Tria e Margherita Geminale,
completò i suoi studi di filosofia, teologia e ambe leggi a Napoli e Roma. Nel
1704 fu uditore di diritto canonico presso il monastero benedettino di Cava de'
Tirreni rimase al servizio di questa abbazia anche quando fu trasferito a Roma. Il 26 agosto 1709 fu nominato vicario
generale di monsignor Lorenzo Gherardi, vescovo di Loreto e Recanati, e tale
rimase fino al 1714. Più tardi, con monsignor Giuseppe Firrao, ebbe l'incarico
di "nunzio straordinario" alla Corte del Portogallo. Quando monsignor Firrao, per questione di
salute, fu trasferito in Svizzera, Tria andò con lui a Lucerna. Durante la sua
permanenza in Svizzera intraprese un'importante missione in Svezia e
Germania. Fu eletto vescovo di Cariati e
Cerenzia ed entrò in carica il 17 marzo 1720, presiedendo il sinodo (16/18
marzo 1726). Fu trasferito poi alla
diocesi di Larino, nel Molise, il 23 febbraio 1727. Partecipò al concilio provinciale di
Benevento dal 1º al 12 maggio 1729. Nel 1740 fu nominato «consulente del Sacro
Offizio» e nel dicembre dello stesso anno fu nominato arcivescovo di Tiro. Divenne «esaminatore di Vescovi» e fu
insignito del titolo di cavaliere dell'Ordine di San Giacomo per i suoi
meritori servigi resi alla Corte di Lisbona.
Morì di apoplessia a Roma il 16 gennaio 1761. Opere Il suo erudito lavoro include: Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche
della citta e Diocesi di Larino (edite a Roma, 1744) Note di accommodamento tra
il Papato e la Corte Reale di Napoli (edito a Roma, 1743) Vita di Papa
Benedetto XIII Genealogia episcopale Cardinale Scipione Rebiba Cardinale Giulio
Antonio Santori Cardinale Girolamo Bernerio, O.P. Arcivescovo Galeazzo
Sanvitale Cardinale Ludovico Ludovisi Cardinale Luigi Caetani Cardinale
Ulderico Carpegna Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni Cardinale
Gaspare Carpegna Cardinale Fabrizio Paolucci Cardinale Antonio Felice Zondadari
Arcivescovo Giovanni Andrea Tria Successione apostolica Vescovo Geronimo de
Laurenzi (1743) FontiCamillo Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori regno di Napoli, Napoli, Tipografia
dell'Aquila di V. Puzziello, Diocesi di Larino Pietro Pollidori Giovan Battista
Pollidori Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina
dedicata a Giovanni Andrea Tria Collabora a Wikiquote Citazionio su Giovanni
Andrea Tria Opere di Giovanni Andrea
Tria, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. David M. Cheney, Giovanni Andrea
Tria, in Catholic Hierarchy.
Trincheri: Lorenzo Gioacchino Trincheri (Pieve di
Teco), filosofo. Nacque da una famiglia benestante che aveva in possesso alcuni
ettari di terreno. Fu critico
letterario, filosofo e saggista appassionato agli autori romantici. Fu
riconosciuto e si affermò all'interno della cerchia dei letterati del suo tempo
grazie alla brillante difesa in favore di Alessandro Manzoni, quando
quest'ultimo pubblicò nel 1819 la sua prima tragediaIl Conte di Carmagnola. Fu
con il sostegno del suo maestro e amico Goethe, famoso filosofo e scrittore
romantico, che egli riuscì a far valere la proprio opinione positiva nei
confronti dell'autore dei Promessi sposi. Poche altre notizie biografiche si
conoscono a proposito della sua vita che, a causa di un incidente in cui ferì a
morte un suo amico, un certo Andrea, crollò in una situazione estremamente
travagliata. Negli ultimi anni della sua
vita si trasferì a Parigi, svolgendo incarichi di traduzione per pochi
soldi[non chiaro], per poi morire in tristezza e solitudine.
Trissino: Ritratto del 1510
di Vincenzo Catena Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro (pronuncia Trìssino,
/ˈtrissino/) (Vicenza), filosofo. Persona di spicco della cultura
rinascimentale, notissimo al tempo, il Trissino incarnò perfettamente il
modello dell'intellettuale universale di tradizione umanistica. Si interessò,
infatti, di linguistica e di grammatica, di architettura e di filosofia, di
musica e di teatro, di filologia e di traduzioni, di poesia e di metrica, di
numismatica, di poliorcetica, e di molte altre discipline. Nota era, anche
presso i contemporanei, la sua erudizione sterminata, specie per quel che
riguarda la cultura e la lingua greche, sull'esempio delle quali voleva
rimodellare la poesia italiana. Fu anche un grande diplomatico e oratore
politico in contatto con tutti i grandi intellettuali della sua epoca quali
Niccolò Machiavelli, Luigi Alamanni, Giovanni di Bernardo Rucellai, Ludovico
Ariosto, Pietro Bembo, Giambattista Giraldi Cinzio, Demetrio Calcondila,
Niccolò Leoniceno, Pietro Aretino, il condottiero Cesare Trivulzio, Papa Leone
X, Papa Clemente VII, Papa Paolo III, e l'imperatore Carlo V d'Asburgo. Fu
ambasciatore per conto del papato, della Repubblica di Venezia e degli Asburgo,
di cui fu un fedelissimo, come tutta la sua famiglia da generazioni. Scoprì e
protesse l'architetto Andrea Palladio, appena adolescente, nella sua villa di
Cricoli, vicino Vicenza, che venne da lui portato nei suoi viaggi e fu da lui
iniziato al culto della bellezza greca e delle opere di Marco Vitruvio
Pollione.Giovanni Giorgio Trissino nacque a Vicenza l'8 luglio 1478 da antica e
nobile famiglia. Suo nonno Giangiorgio combatté nella prima metà Professoreil
condottiero Niccolò Piccinino, che al servizio dei Visconti di Milano invase
alcuni territori vicentini, e riconquistò la valle di Trissino, feudo avito.
Suo padre Gaspare (1448-1487) era anch'esso uomo d'armi e colonnello al
servizio della Repubblica di Venezia e nel 1468 sposò Cecilia Bevilacqua, di
nobile famiglia veronese. Ebbe un fratello, Girolamo, scomparso prematuramente,
e tre sorelle: Antonia († 1516), Maddalena († 1512), andata in sposa al padovano
Antonio degli Obizzi, ed Elisabetta, poi suor Febronia in San Pietro nel 1495 e
dal 1518 rifondatrice insieme a Domicilla Thiene di San Silvestro.
Targa marmorea che Trissino fece realizzare a ricordo del suo maestro
Demetrio Calcondila in S.Maria della Passione a Milano Trissino studiò greco a
Milano sotto la guida del dotto bizantino Demetrio Calcondila, sodale di
Marsilio Ficino, e poi filosofia a Ferrara sotto Niccolò Leoniceno. Da questi
maestri imparò l'amore per i classici e la lingua greca, che tanta parte ebbero
nel suo stile di vita. Alla morte di Calcondila nel 1511, Trissino fece murare
una targa nella chiesa di S.Maria della Passione a Milano, dove fu sepolto il
suo maestro. Il 19 novembre 1494 sposò Giovanna, figlia del giudice Francesco
Trissino, lontana cugina, da cui ebbe cinque figli: Cecilia (nata nel 1495,
visse 20 giorni), Gaspare (nato nel 1497, visse 10 giorni), Francesco
(1500-1514), Vincenzo (nato nel 1502, visse 10 giorni) e Giulio (1504-1576).
Giovanna morì il 12 aprile 1505. Trissino sosteneva l'Impero come
istituzione, come d'altronde era tradizione nella sua famiglia da generazioni,
ma ciò venne interpretato in spirito antiveneziano e, per questo, egli fu
temporaneamente esiliato dalla Serenissima. Nel 1515, durante uno dei suoi
viaggi in Germania, l'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo lo autorizzò
all'aggiunta del predicato "dal Vello d'Oro" al proprio cognome e
alla relativa modifica dello stemma gentilizio (aurei velleris insigna quae
gestare possis et valeas), che nella parte destra riporta su fondo azzurro un
albero al naturale con fusto biforcato sul quale è posto un vello in oro, il
tronco accollato da un serpente d'argento e con un nastro d'argento tra le
foglie, caricato del motto "PAN TO ZHTOYMENON AΛΩTON" in lettere
maiuscole greche nere, preso dai versi 110 e 111 dell'Edipo re di Sofocle che
significa "Chi cerca trova", privilegi trasmissibili ai propri
discendenti. Stemma di Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro come
appare nel volume dedicatogli da P.F. Castelli nel 1753. In quegli stessi anni
intraprese diversi viaggi tra Venezia, Bologna, Mantova, Milano (dove conobbe
Cesare Trivulzio, comandante francese) e Padova (dove riscoprì il De vulgari
eloquentia di Dante Alighieri). Poi si recò a Firenze ed entrò nel circolo
degli Orti Oricellari (i giardini di Palazzo Rucellai) in cui si riunivano, in
un clima di marca neoplatonica e di classicismo erudito, Niccolò Machiavelli e
i poeti Luigi Alamanni, Giovanni di Bernardo Rucellai ed altri. Qui il Trissino
discusse il De vulgari eloquentia e compose la tragedia Sofonisba (1513-14).
Questi anni agli Orti Oricellari furono centrali, sia per quanto il poeta
ricevette intellettualmente, sia per la forte impronta che lasciò sui suoi
sodali: si vedano le tragedie di Giovanni di Bernardo Rucellai e il poemetto le
Api (in endecasillabi sciolti, concluso dalle lodi del Trissino, cfr. il
paragrafo sul Profilo religioso del Trissino) o le poesie pindariche di Luigi
Alamanni, o ancora i punti di contatto fra le tante digressioni erudite
sull'arte militare contenute nell'Italia liberata dai Goti che rimandano
all'Arte della guerra del Machiavelli, elaborata proprio in quegli anni. Anzi,
le idee linguistiche del poeta spronarono lo stesso Machiavelli a scrivere
anche lui un Dialogo sulla lingua, nel quale difende l'uso del fiorentino
moderno (cfr. il paragrafo Opere linguistiche). In seguito si recò a
Roma, dove stampò nel 1524 la Sofonisba (dedicandola papa Leone X), la prima
tragedia regolare, e la famosa Epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la
lingua italiana (dedicata a Clemente VII), un arditissimo libello in cui si
suggeriva l'inserimento nell'alfabeto latino di alcune lettere greche per
segnalare alcune differenze di lettura (vedi sotto). Intanto il figlio Giulio,
di salute cagionevole, venne avviato dal padre alla carriera ecclesiastica e,
dopo il suo soggiorno a Roma sempre presso papa a Clemente VII, divenne
arciprete della cattedrale di Vicenza. Sempre a Roma, nel 1529 Trissino
diede alle stampe alcuni testi fondamentali: la versione riveduta della
Epistola, la traduzione del De vulgari eloquentia, Il castellano (dialogo sulla
lingua, dedicato a Cesare Trivulzio ed ispirato a quello dantesco), le Rime
(dedicate al cardinale Niccolò Ridolfi) e le prime quattro parti della Poetica
(il primo trattato ispirato alla Poetica di Aristotele, da poco riscoperta),
con le quali il programma di riforma letteraria classicheggiante avviato con la
Sofonisba può dirsi quasi concluso. Per i prossimi 20 anni il poeta non
stamperà più nulla. Queste opere sollevarono un grande clamore per la
loro arditezza e disorientarono (o meglio: orientarono diversamente) la
nascente letteratura italiana: nessuno aveva osato finora riformare addirittura
l'alfabeto, né aveva avuto ardire di cancellare l'intero sistema dei generi in
uso fin dal Medioevo (le sacre rappresentazioni e il poema cavalleresco, in
primis) per farne sorgere dal nulla dei nuovi, cioè poi quelli antichi (la
tragedia, la commedia e il poema epico). Da questi libelli prese avvio la
secolare questione della lingua italiana. Nel febbraio 1530 a Bologna,
nel corso dell'incoronazione di Carlo V a Re d'Italia e Sacro Romano
Imperatore, egli ebbe il privilegio di reggere il manto pontificale a Clemente
VII e nel 1532 Carlo lo nominò conte palatino e cavaliere dell'Ordine Equestre
della Milizia Aurata. Secondo quanto riportato dallo storico Castellini,
Trissino rifiutò posizioni di potere offertegli dai pontefici a seguito dei
successi riportati come diplomatico (Nunzio e Legato), ad esempio
l'arcivescovado di Napoli, il vescovado di Ferrara o la porpora cardinalizia,
in quanto desideroso di una propria discendenza ed essendo il figlio Giulio
avviato nella gerarchia ecclesiastica. Rientrato a Vicenza Trissino sposò il 26
marzo 1523 Bianca, figlia del giudice Nicolò Trissino e di Caterina Verlati,
già vedova di Alvise di Bartolomeo Trissino (morto a 45 anni nel 1522). Da
Bianca ebbe due figli: Ciro (1524-1576) e Cecilia (1526-1542). Alla nomina di
Ciro come erede universale, si scatenarono le ire di Giulio che per lungo tempo
lottò in tribunale contro il padre e il fratellastro per poi morire in odore di
eresia calvinista. Anche a seguito delle divergenze causate dai cattivi
rapporti con Giulio, la coppia si divise nel 1535 quando Bianca si trasferì a
Venezia, dove morì il 21 settembre 1540. Trissino manifestò il proprio
fervente sostegno all'Impero dedicando, qualche anno prima della morte, a Carlo
V il suo poema in 27 canti L'Italia liberata dai Goti, il primo poema regolare,
iniziato agli inizi del Cinquecento ma pubblicato nel 1547-1548, destinato,
come si vede fin dal titolo, ad essere importante per la Gerusalemme liberata
di Torquato Tasso. Nel 1548 stampò anche la commedia I Simillimi, anch'essa la
prima commedia regolare. Villa Trissino di Cricoli (VI) Intanto
nella villa di Cricoli alle porte di Vicenza, già dei Valmarana e dei Badoer e
acquistata nel 1482 dal padre Gaspare, si radunava una delle più prestigiose
Accademie vicentine. Qui Trissino scoprì uno dei più grandi talenti della
storia dell'architettura, Andrea Palladio, di cui fu mentore e mecenate, che
portò nei suoi viaggi con sé ed educò alla cultura greca e alle regole
architettoniche di Marco Vitruvio Pollione. Morì a Roma l'8 dicembre 1550
e fu sepolto nella Chiesa di Sant'Agata alla Suburra. Nel 1562 vennero
alla luce le ultime due parti della sua Poetica, la quinta e la sesta (dedicate
ad Antonio Perenoto, vescovo di Arras), che erano comunque già pronte nel 1529,
come si evince dalla chiusura della quarta parte. Il progetto culturale
Egli progettò e attuò una imponente riforma della lingua e della poesia italiane
sui modelli classici, cioè la Poetica di Aristotele (da poco riscoperta), i
poemi di Omero, e le teorie linguistiche esposte da Dante Alighieri nel De
vulgari eloquentia (riscoperto dal Trissino stesso a Padova e pubblicato in
traduzione nel 1529); un programma in piena antitesi sia con la moda del
petrarchismo di Pietro Bembo, sia con quella del romanzo cavalleresco incarnato
supremamente dall'Orlando furioso di Ludovico Ariosto, che allora
infuriavano. Il programma di riforma venne esposto negli anni 1524-1529
attraverso opere diverse, cioè un volume di ortografia e di ortofonetica
(Epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana, del 1524,
riveduta nel 1529, e dedicata a Papa Clemente VII), un volume di teoria della
lingua italiana (Il castellano, del 1529, dedicato a Cesare Trivulzio), due
manuali di grammatica (Dubbii grammaticali e la Grammatichetta, del 1529) e un
manuale di teoria dei generi letterari (Poetica, le prime 4 parti del 1529; le
ultime 2 postume stampate nel 1562). Tali proposte (specie quella di modificare
l'alfabeto italiano inserendovi alcune lettere greche così da rendere visibili
le differenti pronunce di alcune vocali e di alcune consonanti) e la riscoperta
del trattato dantesco furono clamorosi e fecero esplodere in Italia la secolare
questione della lingua, idealmente chiusa nel 1840 da I promessi sposi di
Alessandro Manzoni. Questa intensa speculazione teorica ha il suo sbocco
fattuale in quattro opere poetiche, tutte molto importanti: la Sofonisba (1524,
dedicata a Papa Leone X), la prima tragedia regolare della letteratura moderna
(regolare si definisce un'opera costruita secondo le norme derivate dai testi
classici, essenzialmente la Poetica di Aristotele e l'Ars poetica di Orazio),
L'Italia liberata dai Goti (1548-1549, dedicata a Carlo V d'Asburgo), il primo
poema epico regolare, e I simillimi (1548, dedicata al Cardinal Farnese), la
prima commedia regolare. Si aggiunga un volume di poesie d'amore e di encomio
(Rime 1529, dedicato a Niccolò Ridolfi) di gusto antipetrarchista e ispirato ai
poeti siciliani, agli Stilnovisti, a Dante e alla tradizione del Quattrocento,
tutte cassate dal Bembo. Anche queste opere sollevarono un grande dibattito, ma
saranno destinate ad avere un ruolo centrale nello sviluppo della poesia
italiana ed europea, se si considera l'importanza che la tragedia e l'epica, ad
esempio, ebbero in tutta Europa. Al Trissino si deve anche l'invenzione
dell'endecasillabo sciolto (cioè senza rima) ad imitazione dell'esametro
classico, anche questa un'invenzione destinata a fama europea.Le opere
letterarie La produzione letteraria del poeta comprende opere di diversi
generi, non solo poetiche: innanzitutto un Architettura in italiano e
incompleto, ricerche sulla numismatica, traduzioni, orazioni varie ed opere in
latino. Se ci si concentra solo sugli studi di teoria letteraria e sulle
opere poetiche, si ha a che fare con pochi testi, ma tutti rilevantissimi,
attraverso i quali il poeta struttura un coerente programma di riforma della
poesia italiana sui modelli classici e sulla lingua dantesca ispirato alla
Poetica di Aristotele, ad Omero e al De vulgari eloquentia, un sistema da
opporre sia alle Prose della volgar lingua del Bembo di qualche anno prima
(1525), che aveva dato come modelli solo Petrarca e Boccaccio (riducendo,
quindi, i generi letterari solo alla lirica e alla novella), sia all'Orlando
furioso di Ludovico Ariosto (1532), che è un romanzo cavalleresco e non un
poema epico. Attraverso il proprio programma il poeta verrà a creare una tradizione
di gusto classico del tutto nuova in seno alla letteratura moderna, che nei
secoli a venire si affiancherà al bembismo sebbene agli inizi gli fu
avversario: il sistema trissiniano, infatti, vuole sopperire ai vuoti lasciati
dal petrarchismo bembesco e proseguire lo sperimentalismo della tradizione
antica e quattrocentesca (la cosiddetta docta varietas). Né il Trissino era
l'unico convinto di queste idee, come si dirà ancora oltre, ma era affiancato
da Sperone Speroni, Bernardo Tasso (padre di Torquato), Antonio Brocardo,
Pietro Tolomei, Antonio Colocci, Mario Equicola e altri ancora. Volendo
sintetizzare, le opere del Trissino si raccolgono intorno a tre date: ll
1524, in cui dà alle stampe a Roma la tragedia Sofonisba (composta un decennio
prima agli Orti Oricellari) e l'Epistola sulle lettere da aggiungere
all'alfabeto latino. Tutte le opere del Trissino stampate in vita sono scritte
secondo l'alfabeto da lui congegnato e non con l'alfabeto usuale. ll 1529, vero
anno campale, vengono date alle stampe sei opere, ossia la traduzione del De
vulgari eloquentia, le prime IV parti della Poetica, il dialogo Il castellano,
le Rime, i Dubbi grammaticali e la Grammatichetta. Il 1547-8, in cui dà alla
luce il poema L'Italia liberata dai Goti, e la commedia I simillini. Passeremo
in rassegna le principali opere poetiche, tranne gli Scritti linguistici, che
hanno un paragrafo apposito. Sofonisba La Sofonisba (1524) è in assoluto
la prima tragedia regolare della letteratura europea, destinata a vasta fortuna
specie in Francia. Secondo il modello antico, Trissino compone una tragedia in
endecasillabi sciolti, che imitano i trimetri giambici (il verso a questa data
fa la sua prima apparizione), divisa in quadri da cori rimati: alcuni cori sono
canzoni petrarchesche mentre altri, invece, canzoni pindariche (che fanno
anch'esse qui la loro prima apparizione e si ritroveranno nella poesia di Luigi
Alamanni e poi ancora di Gabriello Chiabrera). L'argomento (con sensibile
differenza dai classici antichi) è storico (preso da Tito Livio), non
fantastico, mitico o biblico. L'azione, come poi sarà canonico nel teatro
regolare, si svolge nello stesso posto (unità di luogo) e nello stesso giorno
(unità di tempo) e prevede in scena un numero limitato di persone. Venne
recitata per la prima volta nel 1562, durante il carnevale di Vicenza, messa in
scena dall'amico e allievo Andrea Palladio. La proposta piacque, tutto sommato,
e riscosse successo: l'endecasillabo sciolto, metro nuovo, fu approvato anche
dal Bembo (come ricorda Giraldi Cinzio) e divenne da allora in poi il metro
quasi canonico del teatro italiano, specie tragico (vedi sotto). Rime
Anche nelle Rime (1529) il poeta si mostra uno sperimentatore e il Petrarca,
modello obbligatorio a prescindere dal Bembo, si fonde con immagini derivanti
da altre epoche e da altri autori, in special modo la poesia occitana, quella
siciliana, gli stilnovisti e Dante, i poeti quattrocenteschi. Nel sistema del
Trissino è possibile usare ancora metri come, ad esempio, i sirventesi e le
ballate (cassati dal Bembo) o anche introdurre particolari nuovi come gli occhi
neri di guaiaco della donna amata, immagine inventata dal poeta su un referente
quotidiano della cultura cinquecentesca e non in linea con le immagini tipiche
del Petrarca (occhi di stelle e simili). Il Castellano Il Castellano
(1529) è un dialogo sulla lingua dedicato a Cesare Trivulzio, comandante
francese a Milano conosciuto nel 1505-6. Si ambienta a Castel Sant'Angelo e ha
per protagonisti Giovanni di Bernardo Rucellai (il castellano, appunto) e
Filippo Strozzi, amici degli Orti Oricellari. Il Trissino espone per bocca del
Rucellai il suo ideale linguistico, preso dal De vulgari eloquentia, cioè
quello di un volgare illustre o cortigiano, mobile ed aperto, fondato in parte
sull'uso moderno e concreto della lingua, e in parte sugli autori della
tradizione letteraria. Questi autori sono soprattutto Dante e Omero poiché
dotati di enargia, cioè della capacità di rendere visibili a parole ciò di cui
stanno narrando. Le idee linguistiche del Trissino sollevarono grande clamore
(fondate com'erano su un testo la cui paternità dantesca non era ancora
assicurata) e fecero scoppiare il secolare 'dibattito sulla lingua italiana'
concluso, come detto, almeno idealmente, dal Manzoni tre secoli dopo. Fra i
molti che parteciparono al dibattito si ricordi il fiorentino Niccolò
Machiavelli al quale il Trissino aveva letto il De vulgari eloquentia sempre
agli Orti Oricellari, il Bembo, ovviamente, Sperone Speroni, Baldassarre
Castiglione. Poetica Le teorie che soggiacciono a questo vasto programma
vengono esposte nella Poetica (1529), libro fondamentale non solo per il
Trissino, essendo in assoluto il primo libro di poetica in Europa ad essere
modellato sulla Poetica di Aristotele, destinato a fama secolare in tutto il
continente . Né banale né senza rischi era, come potrebbe apparire, l'idea di
resuscitare dei generi letterari di fatto morti da millenni e lontani per gusto
e ispirazione dalla società rinascimentale. Sul piano linguistico immagina
una lingua di ispirazione dantesca e omerica, cortigiana e illustre, che
contempli l'innovazione e la tradizione, che sia aperta a una collaborazione
ideale fra varie regioni italiane e non sul predominio esclusivo del toscano
trecentesco, che ottemperi anche l'inserimento di neologismi e di
dialettismi. Nella poesia lirica si appoggia, sempre dietro Dante, alla
tradizione occitana, siciliana, stilnovista e dantesca e anche petrarchesca.
Nella metrica saccheggia ampiamente il trecentesco Antonio da Tempo che ancora
contempla ballate e sirventesi, generi cassati dal Bembo, come detto, e si
mostra vicino allo sperimentalismo della poesia quattrocentesca. Discorre,
inoltre, della possibilità di utilizzare in italiano metri di stile greco e
latino, come fatto da lui nei cori della Sofonisba, proposta che avrà grande
successo nei secoli a venire, specie nella poesia per musica e nel
melodramma. Discorre poi della tragedia, della commedia, dell'ecloga
teocritea e del poema omerico, i generi resuscitati dal mondo classico. A ogni
genere vengono date ovviamente le proprie regole tratte da Aristotele, cioè le
unità di tempo e di luogo, per la tragedia e la commedia, e le unità narrative,
per il poema epico. Vengono quindi stabilite le nette differenze fra il romanzo
cavalleresco e il poema epico. Mentre il romanzo cavalleresco narra una vicenda
fantastica costituita dall'intreccio di molte storie diverse (alcune delle
quali destinate a non chiudersi nel poema poiché non necessarie alla
conclusione generale della vicenda), nel poema epico, invece, la vicenda dovrà
essere di matrice storica e dovrà essere unitaria e conclusa: essa cioè dovrà
venire raccontata dall'inizio alla fine, e i pochi protagonisti dovranno
ruotare tutti attorno ad essa, tutti per un solo scopo, e le loro vicende
dovranno venire concluse entro l'arco del poema, non lasciando nulla in
sospeso. Il genere epico, inoltre, secondo una caratteristica che gli diventerà
propria, viene dal Trissino investito di un alto valore morale e politico,
profondamente pedagogico, ignoto al romanzo, che lo trasformano in un percorso
di formazione morale e culturale. Per questi tre generi nuovi, il poeta
propone l'endecasillabo sciolto, corrispettivo moderno dell'esametro e del
trimetro giambico classici (vedi paragrafi sottostanti). Sul piano dello
stile e dei registri il poeta rimanda alle teorie dei greci Demetrio Falereo e
di Dionigi di Alicarnasso, che ponevano come vertice dello stile poetico
l'energia, cioè la capacità di rappresentare visivamente con le parole le cose
di cui s sta narrando, prerogativa, per il Trissino, dello stile di Omero e
Dante. Sempre dietro Demetrio e Dionigi, Trissino divide la lingua italiana in
quattro registri stilistici e non tre, come voluto dalla tradizione medievale e
bembesca (la cosiddetta rota Vergilii, secondo la quale esistono 3 registri
stilistici soltanto: quello basso, esemplificato dalle Bucoliche, quello medio
dalle Georgiche, e quello alto o tragico dell'Eneide). Questo veniva a
reimpostare daccapo i rapporti ormai consolidati fra genere letterario e
registro stilistico, e fu una novità che avrebbe causato non poco l'insuccesso
di un poeta il cui punto debole fu proprio lo stile. L'Italia liberata
dai Goti Dopo venti anni di silenzio dal 1529, il Trissino tornò in scena con
L'Italia liberata da' Gotthi, un vastissimo poema di endecasillabi sciolti in
27 canti, stampato nel 1547 (primi 9 canti) e nel 1548 (restanti 18), ma
iniziato intorno ai primi del secolo, nell'età di Papa Leone X. Esso è di fatto
il primo poema epico moderno e sarà destinato, come la Sofonisba, a inaugurare
un genere del tutto nuovo, in dichiarata antitesi alla tradizione
medievale del romanzo cavalleresco che in quegli anni stava sfondando con
Ludovico Ariosto. L'idea che soggiace alla composizione dell'opera è
illustrata nella famosa Dedica a Carlo V che precede il poema, dove il Trissino
dichiara di essersi ispirato ovviamente ad Aristotele e all'Iliade di Omero.
Con la guida di Omero e di Demetrio Falereo (e non di Dante, si noti), inoltre,
reclama l'uso di un volgare illustre che contempli l'inserimento di voci
dialettali, arcaiche o anche latine e greche, come infatti nel poema avviene.
Come detto più volte, inoltre, lo scopo del poema è 'ammaestrare l'imperatore',
non solo attraverso dei modelli cavallereschi, ma anche attraverso conoscenze
tecniche di architettura, arte militare e via di seguito. Il poema è
ligio, insomma, a quanto stabilito nella Poetica: la trama è tratta da un
accadimento storico cioè la guerra gotica tra l'imperatore bizantino Giustiniano
I e gli Ostrogoti che occuparono l'Italia (per la quale il poeta segue lo
storico bizantino Procopio di Cesarea), che viene raccontata dall'inizio alla
fine, e i (relativamente) pochi protagonisti ruotano attorno ad essa. I
personaggi, a loro volta, saranno specchio di altrettanti vizi e virtù da
correggere, in questa crociata che sarebbe anche un percorso di formazione
bellica e morale del suo lettore ideale, cioè Carlo V stesso. Il poema,
atteso da vent'anni dai dotti italiani, fu uno dei più clamorosi fiaschi della
storia letteraria italiana, come noto, anche se ebbe un impatto profondissimo.
Critiche violente vennero da Giambattista Giraldi Cinzio (che ne parla nei suoi
Romanzi) e da Francesco Bolognetti, ma non solo. I quali derisero il poema per
la sua imitazione pedissequa dei valori dell'eroismo classico (grandezza e
generosità d'animo, nobiltà e gloria), per l'attenzione estrema alla corretta
applicazione delle regole aristoteliche, più che alla fluidità della narrazione
o al dare un rilievo psicologico ai personaggi, assolutamente frontali.
Inoltre, la ripresa parola per parola del modello omerico (ma in generale di
tutte le moltissime fonti tradotte dal poeta) fu ritenuta noiosa, e la
solennità dell'argomento venne a scontrarsi con la prosaicità dello stile
trissiniano, del metro senza rima costruito in maniera formulare (come quello
di Omero ovviamente) che rende il dettato fiacco e stereotipato. I lunghi
intervalli eruditi, inoltre, in cui il poeta si dilunga nelle descrizioni degli
accampamenti, dei monumenti della Roma medievale, di città, architetture,
armature, eserciti, giardini, mappe geografiche dell'Italia, precetti morali,
massime e apologhi eruditi e via di seguito, soffocano la narrazione epica
(nella prima edizione il poema è addirittura corredato da tre cartine
geografiche) e rendono il poema di difficile lettura. Ciò non toglie,
tuttavia, che l'Italia liberata abbia un posto di rilievo nella letteratura: la
visione di un mondo superiore di eroi solenni e composti nella dignità del loro
ideale e della loro missione, tipicamente aristocratici, anticipava le
preoccupazioni morali della Controriforma[25]. Sarà proprio alla fine del
secolo, infatti, che il poema trissiniano avrà la sua fortuna, col Tasso ma non
solo. I simillimi Sono l'ultima opera stampata dal poeta (1548) e i
modelli sono indicati da lui stesso nella Dedica al Cardinal Farnese:
Aristofane e la Commedia antica (Menandro è stato riscoperto solo nel
Novecento), sul modello della quale il Trissino ha fornito la favola dei cori
(con l'appoggio anche dell'Arte poetica di Orazio) ma non del prologo.
Dichiarata è anche l'ascendenza da Plauto (essenzialmente i Menecmi). Il testo
è costruito in versi sciolti, ovviamente, mentre i cori sono costituiti anche
da settenari e sono rimati.Le opere linguistiche Frontespizio del
Castellano di Giangiorgio Trissino, 1529, stampato con lettere aggiunte
all'alfabeto italiano da quello greco I testi linguistici del Trissino sono
essenzialmente quattro: l'Epistola, Castellano, Dubbi, Grammatichetta, oltre,
ovviamente la Poetica. Accese discussioni suscitò il suo esordio
letterario, cioè la proposta di riformare l'alfabeto italiano contenute
nell'Ɛpistola del Trissinω de le lettere nuωvamente aggiunte ne la lingua
Italiana (1524; nel 1529 esce la seconda versione, corretta e rivista) dove
Trissino suggerisce l'adozione di alcune vocali e consonanti dell'alfabeto
greco al fine di disambiguare suoni diversi resi allora (e ancor oggi) con la
medesima grafia: e e o aperte (ε e ω) e chiuse, z sorda e sonora (ζ), nonché la
distinzione delle i e u con valore di vocale o di consonante (j, v). In
seguito avrebbe riproposto questa idea (sebbene ricorrendo a grafie diverse)
anche l'accademico della Crusca Anton Maria Salvini nella seconda metà del XVIII
secolo, sempre senza successo. Accolta fu nei secoli a venire, invece, la
proposta del Trissino di utilizzare la z al posto della t nelle parole latine
che finiscono in -tione (oratione > orazione) e di distinguere
sistematicamente nella scrittura la u da v (uita > vita)[26]. I punti
principali dell'alfabeto riformato sono i seguenti: Nuovo
caratterePronunciaDistinto da Pronuncia
Ɛ εE aperta [ɛ]E e E
chiusa [e] Ω ωO aperta [ɔ]O oO chiusa [o] V vV con valore di consonante [v]U uU
con valore di vocale [u] J jcon valore di consonante J [j]I iI con valore di
vocale [i] Ӡ çZ sonora [dz]Z zZ sorda [ts] . Tali idee vengono confermate
nei testi del 1529: nel Castellano, il Trissino propone il modello di una
lingua "cortigiana-italiana" formata dagli elementi comuni a tutte le
parlate dei letterati della Penisola, non solo nel lessico ma anche al livello
della fonetica (visibile ormai grazie all'alfabeto riformato). Questa teoria si
appoggia ad Omero e soprattutto alla sua traduzione del De vulgari eloquentia, e
verrà amplificata, come già visto, nella Poetica, in riferimento a tutti i
generi letterari, e sarà illustrata materialmente nelle due grammatiche messe a
disposizione dal Trissino stesso (la Grammatichetta e i Dubbi
grammaticali). Alla sua tesi si dimostrarono particolarmente sensibili (e
ostili) i letterati toscani, ovviamente, visto che Dante stesso asserisce nel
trattato che il toscano non è il volgare illustre. Tra di essi spicca il
Machiavelli, come accennato, che compose un Dialogo sulla lingua in quegli
anni, nel quale reclama la specificità del fiorentino cinquecentesco, in
opposizione al Bembo (che voleva il fiorentino trecentesco) e anche al
Trissino, che nella grammatica di base parte sempre dalla lingua letteraria
(anche perché l'unica in grado di assicurare a livelli profondi una similarità
fra i vari parlari italiani). Un esempio: se nel toscano quattrocentesco del
Poliziano è normale usare lui in funzione di soggetto, il Bembo invece
rispolvera egli e lo stesso fa il Trissino. Machiavelli, invece, difende l'uso
del lui, normale a Firenze da almeno un secolo. La riforma trissiniana
dell'alfabeto, applicata sistematicamente dal poeta in tutti i suoi scritti
(anche negli appunti!), è un prezioso documento delle differenze di pronuncia tra
toscano e lingua cortigiana, fra lingua letteraria e pronunce nordiche (il
poeta era vicentino) perché l'autore applicò i propri criteri fonetici nel
pubblicare i suoi testi o nell'interpretare alcuni suoni del toscano. La
conseguente maggior difficoltà di lettura non favorì la diffusione dei suoi
scritti e portò diverse critiche da parte degli autori suoi
contemporanei. Il profilo religioso del Trissino Sebbene sia noto come
esegeta aristotelico, il Trissino si era formato, invece, sul finire del Quattrocento
e nei primi del Cinquecento nelle capitali culturali italiane sature di cultura
neoplatonica e mistica: non ci riferiamo solo agli anni a Milano presso il
Calcondila (amico di Marsilio Ficino) o a Ferrara presso il Leoniceno, ma
soprattutto a quelli trascorsi agli Orti Oricellari fiorentini e nella Roma di
Leone X, figlio di Lorenzo de' Medici. Importanti sono i due ritratti che ci
vengono lasciati da due contemporanei. Il primo è il quello di Giovanni di
Bernardo Rucellai, che nel poemetto in versi sciolti Le api, dopo aver discusso
dell’armonia cosmica e della dottrina ermetico-platonica dell’Anima Mundi,
specifica ai vv. 698-704: «Questo sì bello e sì alto pensiero / tu primamente
rivocasti in luce / come in cospetto degli umani ingegni / Trissino, con tua
chiara e viva voce, / tu primo i gran supplicii d’Acheronte / ponesti sotto i
ben fondati piedi / scacciando la ignoranza dei mortali». Insomma il Trissino
viene riconosciuto come un interprete del pensiero platonico e, si direbbe,
democriteo. Il secondo, invece, riguarda le esposizioni rilasciate
al'Inquisizione, dopo la morte del poeta, da parte del Checcozzi, il quale
dichiara che il Trissino «faceva discendere le anime umane dalle stelle ne’
corpi e diede a divedere come i passaggi di quelle di pianeta in pianeta
fossero stimate altrettante morti e dicesse essere pene infernali non le
retribuzioni della vita futura ma le passioni e i vizi» (in B. Morsolin,
Giangiorgio Trissino. Monografia di un gentiluomo letterato del secolo XVI ,
Firenze, Le Monnier, 1894, 364–365). A
questo si aggiungano ancora la ripetuta ammissione di credere nella salvezza
per sola Grazia (Morsolin, cit.,
248–253, 357-378 e 407-43, confermata nell'Epistola a Marcantonio da
Mula), cioè di essere a rigore un luterano, e la lunga requisitoria contro il
clero corrotto contenuta contenuta nell'Italia liberata, requisitoria che però,
come rilevato da Maurizio Vitale (in L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino.
Appunti sulla lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi», Istituto Veneto di
Scienze ed Arti, ), non figura in tutte le stampe del poema ma solo in quelle
indirizzate forse in Germania. Anche il Trissino, quindi, auspicava un
riordino interno della Chiesa e una sua restaurazione morale, in linea con il
generale movimento di riforma che scoppio' nel Rinascimento, con Lutero, Erasmo
etc.... senza per questo farne un luterano in senso stretto. Il Trissino,
insomma, è un tipico esponente della tradizione religiosa pretridentina, in cui
il fervido sostegno alla Chiesa romana e la vicinanza coi papi non escludono
forti iniezioni di pensiero neoplatonico e neopitagorico, di stoicismo e di
astrologia, di tradizione bizantina e millenarismo, in cui Erasmo da Rotterdam,
Martin Lutero, Agrippa von Nettesheim, Giovanni Pico della Mirandola, Marsilio
Ficino si fondono in una forma religiosa eclettica e ancora tollerata prima
dell'apertura del Concilio di Trento (1545-1563). Le persecuzioni inizieranno
dopo la morte del poeta, e vi verrà coinvolto, invece, il figlio Giulio, vicino
al calvinismo, che subirà l'Inquisizione. Il poema del Trissino, una vera
enciclopedia dello scibile, è molto interessante a riguardo, e queste venature
di pensiero religioso inquiete ed eclettiche sono evidenti in maniera palese:
si ricordino i famosi angeli del poema che portano nomi di divinità pagane
(Palladio, Onerio, Venereo etc...) e che non sono altro che allegorie delle
facoltà umane o delle potenze naturali (Nettunio, angelo delle acque, ad
esempio, o Vulcano come metonimia del fuoco) come indicato nel De Daemonius di
Michele Psello e nel pensiero neoplatonico. Fu questo uno dei punti più
bersagliati dai critici contro il poeta, per primo, ancora una volta,
Giambattista Giraldi Cinzio. Il rapporto con Palladio Di Andrea Palladio,
Trissino curò soprattutto la formazione di architetto inteso come
"umanista". Questa concezione risulta alquanto insolita in
quell'epoca, nella quale all'architetto era demandato un compito
preminentemente di tecnico specializzato. Non si può capire la formazione
umanistica e di tecnico specializzato della costruzione dell'architetto Andrea
della Gondola, senza l'intuito, l'aiuto e la protezione di Giangiorgio
Trissino. È lui a credere nel giovane lapicida che lavora in modo diverso e che
aspira a una innovazione totale nel realizzare le tante opere. Trissino gli
cambierà il nome in "Palladio", come l'angelo liberatore e vittorioso
presente nel suo poema L'Italia liberata dai Goti[27]. Secondo la
tradizione, l'incontro tra il Trissino e il futuro Palladio avvenne nel cantiere
della villa di Cricoli, nella zona nord fuori della città di Vicenza, che in
quegli anni (1538 circa) sta per essere ristrutturata secondo i canoni
dell'architettura classica. La passione per l'arte e la cultura in senso totale
sono alla base di questo scambio di idee ed esperienze che si rivelerà
fondamentale per la preziosa collaborazione tra i due "grandi". Da lì
avrà inizio la grande trasformazione dell'allievo di Girolamo Pittoni e Giacomo
da Porlezza nel celebrato Andrea Palladio. Sarà proprio Giangiorgio Trissino a
condurlo a Roma nei suoi viaggi di formazione a contatto con il mondo classico
e ad avviare il futuro genio dell'architettura a raggiungere le vette più
ardite di un'innovazione a livello mondiale, riconosciuta ed apprezzata ancora
oggi[28]. Fortuna e sfortuna del Trissino Il sistema letterario inventato
dal Trissino non fu il solo tentativo di preservare un rapporto diretto con la
cultura classica (in special modo greca), con Dante e con l'umanesimo del
Quattrocento, che il sistema bembiano escludeva. Molti altri poeti
condividevano le sue idee, infatti, come Antonio Brocardo, Bernardo Tasso,
anche loro intenti a inventare nuovi metri su imitazione dei classici.
Tuttavia, se si eccettua forse Sperone Speroni, il Trissino fu uno dei
pochi che strutturò nella sua Poetica un sistema letterario totale,
onnicomprensivo, aristotelico in senso pieno, dove ogni genere è regolato in
maniera specifica; e questo gli permetterà di essere un punto di riferimento
privilegiato nei secoli a venire. Bisognerà fare a questo punto una
distinzione essenziale fra le opere del Trissino e le sue teorie letterarie. Le
opere poetiche, forse con la sola eccezione della Sofonisba e delle Rime, sono
notoriamente brutte: lo stile è fiacco e prosaico e la narrazione dispersa in mille
meandri eruditi, ragione per cui furono conosciute da tutti, lette e ammirate,
ma non apprezzate né imitate dal punto di vista stilistico: l'invenzione del
verso sciolto, che sarà centrale nella storia letteraria europea, infatti, non
era destinata a fiorire con lui ma solo alla fine del secolo perché venisse
accettata entro un poema di genere e di stile alto come quello epico. Le sue
teorie invece, trovarono un successo secolare, non solo in Italia ma in molti
paesi europei specie nel Settecento, con la nuova moda del classicismo. Questo
specie per quel che riguarda i due generi principali del mondo antico, la
tragedia e l'epica, e con essi anche il verso sciolto. Italia In Italia
si può dire che il Trissino ebbe grande fortuna col verso sciolto e col poema
epico, ma minore col teatro tragico. La Sofonisba, quando uscì, non era in
Italia l'unica tragedia di imitazione greca, anche se era la prima: vi erano,
infatti, anche quelle di Giovanni di Bernardo Rucellai, composte sempre agli
Orti Oricellari. Ma la tragedia ispirata ai modelli greci non trovò terreno in
Italia e fu soppiantata presto, già a metà del secolo, da quella 'alla latina',
senecana (cioè piena di fantasmi, conflitti, colpi di scena e sangue,
shakespeariana insomma), riportata in auge a Ferrara dalle Orbecche di
Giambattista Giraldi Cinzio; una linea di gusto che, alla fine del Cinquecento
e nel Seicento, si sposerà in pieno col teatro gesuita, di ispirazione anche
esso stoica e senecana. Non così nell'epica e nel verso sciolto. Il poema
del Trissino è nominato infatti da tutti i principali autori epici dell'epoca
(e spesso in mala fede), da Bernardo Tasso (intento anche lui alla
realizzazione del poema Amadigi, che nella prima stesura era in versi sciolti)
e Giambattista Giraldi Cinzio (che compose contro l'Italia liberata il volume
Dei romanzi), Francesco Bolognetti e via via fino a Torquato Tasso.
Quest'ultimo parla spesso dell'Italia liberata nei Discorsi del poema eroico e,
sebbene ne rilevi i limiti, la tiene presente chiaramente come modello teorico
e anche in molti passaggi della Gerusalemme liberata (fra cui la famosa morte
di Clorinda, ripresa da quella dell'amazzone Nicandra, ad esempio). Vale la
pena specificare che il titolo di Gerusalemme liberata, infatti, non fu deciso
dal Tasso (che nei Discorsi chiama sempre il suo poema Goffredo), ma dallo
stampatore Angelo Ingegneri, che doveva aver notato la somiglianza dell'opera
tassiana col poema trissiniano. Mentre nel Rinascimento i critici
iniziavano a discutere dei rapporti fra poesia epica e romanzo cavalleresco, si
assiste a un lento processo di 'acclimatazione' del verso sciolto nei poemi
narrativi. Dapprima viene usato nei generi minori, come le ecloghe pastorali, i
poemetti georgici, gli idilli o le traduzioni, ma alla fine del secolo sarà
impiegato in opere imponenti come l'Eneide di Annibale Caro, o nel poema sacro
del Mondo creato del Tasso, o nello stile fastoso dello Stato rustico (1606) di
Giovanni Vincenzo Imperiale o quello classico di Gabriello Chiabrera
(1552-1638) in pieno Barocco. Anzi, proprio il Chiabrera (non a caso allievo di
Sperone Speroni) si può dire che sia il grande erede del Trissino, animato come
lui dal desiderio di riformare la metrica e di ricreare i generi letterari sui
modelli classici. La Poetica è citata dal Chiabrera in punti importanti, sia in
difesa del verso sciolto, sia dei generi metrici non bembeschi o nuovi, sia,
implicitamente, nella ripresa del mito di Dante e di Omero (cfr. il paragrafo
apposito in Gabriello Chiabrera). Il Trissino ebbe ancora fortuna anche
nel XVIII secolo, con l'edizione in due volumi Scipione Maffei di Tutte le
opere (Verona, Vallarsi, 1729, ancora oggi punto di riferimento
indispensabile), e con nove tragedie intitolate Sofonisba, una delle quali di
Vittorio Alfieri (1787). Grande fu l'influenza anche nel melodramma: si contano
ben quattordici Sofonisba fra il 1708 e il 1843, una delle quali di Christoph
Willibald Gluck e uno di Antonio Caldara. Ma a parte la fortuna della
Sofonisba, considerando che la riforma poetica dell'Accademia dell'Arcadia
(1690) si ispira dichiaratamente alla poesia e alla metrica del Chiabrera,
possiamo dire che il Trissino sia stato uno dei fondatori della poesia arcadica
e capostipite di una tradizione letteraria, anche quella del melodramma settecentesco.
Non a caso è uno degli autori più presenti nella Ragion poetica (1708) di Gian
Vincenzo Gravina, maestro del giovane Pietro Metastasio, la cui prima opera
sarà la tragedia Giustino, una riproposizione quasi parola per parola del III
canto dell'Italia liberata dove si narrano gli amori di Giustino e di Sofia.
Alla metà del secolo, nel 1753, Pierfilippo Castelli dedica la poeta una intera
monografia (La vita di Giovangiorgio Trissino oratore e poeta). Si può dire,
quindi, che non solo nell'epica il Trissino abbia avuto fortuna, ma anche nel
teatro italiano, anche se nelle forme del melodramma e non quelle della
tragedia, come tipico della tradizione italiana. Questo grazie, soprattutto,
alla mediazione del Chiabrera, che seppe rendere le forme metriche del Trissino
(prima fra tutte il verso sciolto) di insuperabile eleganza.
Nell'Ottocento si ricordino l'Iliade di Vincenzo Monti (1810) e l'Odissea di
Ippolito Pindemonte (1822), che proseguono la grande storia del verso sciolto
nella traduzione italiana, e le considerazioni di tre grandi scrittori. Il
primo è Manzoni che, meditando sul romanzo storico, rifletté anche sui rapporti
fra creazione poetica e verosimiglianza storica date da Aristotele nello
scritto Del romanzo storico e, in genere, de’ componimenti misti di storia e
d’invenzione. Il secondo è il Giosuè Carducci che stronco' il poema ne I poemi
minori del Tasso (in L’Ariosto e il Tasso) e il terzo è Bernardo Morsolin che
compose la biografia del poeta (Giangiorgio Trissino o monografia di un
letterato del secolo XVI, 1894) che ancora oggi è indispensabile.Francia In
Francia, invece, si assiste in un certo senso alla situazione opposta e le
teorie del Trissino trovarono vasta eco più nel teatro che nel poema epico,
questo anche perché in generale il teatro classico francese ha sempre
prediletto i modelli greci ai latini e il teatro, in genere, al melodramma. Nel
teatro francese l'influenza della Sofonisba sarà forte: la prima
rappresentazione documentata in francese è del 1554 nel castello di Blois,
davanti alla corte della regina, Caterina de' Medici, non a caso una
fiorentina[29]. La corte di Francia era già abituata d'altronde alla poesia
italiana di stile classico da almeno trent'anni, dopo il soggiorno presso
Francesco I di Francia di Luigi Alamanni. Da qui in poi si conteranno otto
Sofonisba fino alla fine del Settecento, una delle quali di Pierre Corneille.
Non così invece nell'epica, genere che in Francia trovò poco seguito, e nel
verso sciolto, che non si acclimatò mai nella poesia francese, poco adatta per
suo ritmo naturale a un verso senza rima. Il Voltaire, che amava l'Ariosto,
ricorda l'Italia liberata nel suo Saggio sulla poesia epica più che altro per
rilevare le pecche del poema. Inghilterra In Inghilterra si ricorda la fortuna
del verso sciolto (blank verse) a partire dal XVII secolo, che avrà la sua
consacrazione nel Paradiso perduto di John Milton, e le lodi tributate al
Trissino da Alexander Pope nel prologo alla Sofonisba di James Thomson
(1730). Germania In Germania si ricordano, tra il XVII e il XVIII secolo,
tre Sofonisba. Anche Goethe possedeva una copia delle Rime trissiniane
Opere principali Sofonisba, 1524, tragedia Ɛpistola del Trissino de le lettere
nuωvamente aggiunte ne la lingua Italiana, 1524: Riproduzione fotografica De
vulgari eloquentia di Dante Alighieri, 1529, traduzione Il castellano, 1529,
dialogo: Riproduzione fotografica dell'edizione Daelli 1864 Poetica, 1529, ed.
integrale del 1562 in sei parti: Riproduzione fotografica Dubbi grammaticali,
1529 Grammatichetta, 1529 L'Italia liberata dai Goti, 1547-1548, poema epico I
simillimi, 1548, commedia Galleria d'immagini Gian Giorgio
Trissinoincisione da Tutte le opere non più pubblicate di Giovan Giorgio
Trissino, 1729. Miniatura di Gian Giorgio Trissino.
Gian Giorgio Trissinoincisione da Pier Filippo Castelli La vita di
Giovangiorgio Trissino, 1753. Targa a Trissino, 1950, in
piazza Gian Giorgio Trissino. Targa posta sulla casa natale
di Gian Giorgio Trissino, in corso Fogazzaro 15 a Vicenza, opera di Bartolomeo
Bongiovanni. Medaglione posto nel salone di Palazzo Venturi
Ginori, a Firenze, raffigurante Giovan Giorgio Trissino, membro dell'Accademia
Neoplatonica che lì ebbe sede. Note
Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del
secolo XVI, Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753,
pagg 2-3. Bernardo Morsolin, Giangiorgio
Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,Margaret Binotto, La
chiesa e il convento dei santi Filippo e Giacomo a Vicenza, 1981, nota 49. Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan
Giorgio Trissino, 1753, pag 4. Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,
1878, pagg 26 e seguenti. L'incisione
recita: DEMETRIO CHALCONDYLÆ ATHENIENSIIN STUDIIS LITERARUM
GRÆCARUMEMINENTISSIMOQUI VIXIT ANNOS LXXVII MENS. VET OBIIT ANNO CHRISTI
MDXIJOANNES GEORGIUS TRISSINUS GASP. FILIUSPRÆCEPTORI OPTIMO ET
SANCTISSIMOPOSUIT. Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino,
1753, pag 5. Bernardo Morsolin,
Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pagg
54-55. Bernardo Morsolin Giangiorgio
Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pagg 13-14. Giambattista Nicolini, Vita di Giangiorgio
Trissino, 1864, pag 41. Nell'originale
sofocleo "τὸ δὲ ζητούμενον ἁλωτόν", letteralmente "ciò che si
cerca, si può cogliere". Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,
1878, pag 198. Pierfilippo Castelli, La
vita di Giovan Giorgio Trissino, Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan
Giorgio Trissino, 1753, pag 43. Antonio
Magrini, Reminiscenze Vicentine della Casa di Savoia, 1869, pagg 17-18. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o
Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 190. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o
Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 196. Silvestro Castellini, Storia della città di
Vicenza...sino all'anno 1650, Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio
Trissino, 1753, nota a pag 48 Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1Come
i saggi di Lucien Faggion ricordano, per preservare il patrimonio famigliare
non era inusuale sposare cugini di altri rami della medesima famiglia. La decisione di scegliere Ciro come proprio
erede ebbe ripercussioni drammatiche per diverso tempo. Oltre al trascinarsi
della causa civile intentata da Giulio al padre e a Ciro, nacque una vera e
propria faida tra i discendenti Trissino dal Vello d'Oro e i parenti del ramo
dei Trissino più prossimo alla prima moglie, Giovanna. Le voci che fecero
risalire a Ciro la denuncia anonima alla Santa Inquisizione delle simpatie
protestanti di Giulio nel 1573, spinsero Giulio Cesare, nipote di Giovanna, a uccidere
Ciro a Cornedo nel 1576, davanti a Marcantonio, uno dei suoi figli.
Quest'ultimo decise di vendicare il padre, accoltellando a morte Giulio Cesare
che usciva dalla cattedrale di Vicenza il venerdì santo del 1583. Nel 1588
Ranuccio Trissino, altro avversario dei Trissino dal Vello d'Oro, s'introdusse
nella casa di Pompeo, primogenito di Ciro, e ne uccise la moglie, Isabella
Bissari, e il figlioletto Marcantonio, nato da poco. Si vedano al proposito
vari saggi sull'argomento di Lucien Faggion, tra cui Les femmes, la famille et
le devoir de mémoire: les Trissino aux XVIe et XVIIe siècles. Nel 1537 il Trissino dovette affrontare una
causa civile intentatagli dai Valmarana: negli ultimi decenni ProfessoreAlvise
di Paolo Valmarana perse villa e tenuta, giocandosele col patrizio Orso Badoer,
che rivendette la proprietà a Gaspare Trissino il 25 maggio 1482. Gli eredi
Valmarana tentarono di riprendersela ipotizzando un vizio all'origine, ma il
tribunale diede ragione ai diritti del Trissino. Si veda Lucien Faggion,
Justice civile, témoins et mémoire aristocratique: les Trissino, les Valmarana
et Cricoli au XVIe siècle, . Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, voce
Trissino nel sito Treccani.it L'Enciclopedia Italiana. Paolo D'Achille, Trissino, Giangiorgio, in
L'Enciclopedia dell'Italiano.
"Palladio" è anche un riferimento indiretto alla mitologia
greca: Pallade Atena era la dea della sapienza, particolarmente della saggezza,
della tessitura, delle arti e, presumibilmente, degli aspetti più nobili della
guerra; Pallade, a sua volta, è un'ambigua figura mitologica, talvolta maschio
talvolta femmina che, al di fuori della sua relazione con la dea, è citata
soltanto nell'Eneide di Virgilio. Ma è stata avanzata anche l'ipotesi che il
nome possa avere un'origine numerologica che rimanda al nome di Vitruvio, vedi
Paolo Portoghesi , La mano di Palladio, Torino, Allemandi, 2 Dal volantino
della mostra (18 aprile10 maggio 2009) dedicata a Giangiorgio Trissino a
Trissino, in occasione del 600º anniversario della promulgazione dello Statuto
del Comune del 1409, organizzata dalla Provincia di Vicenza, Comune di Trissino
e Pro Loco di Trissino. Leopoldo
Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo
di Canova, Giachetti, Losanna, 1824. Sull'autore in generale si vedano almeno
tre testi fondamentali: Pierfilippo Castelli, La vita di Giovangiorgio
Trissino, oratore e poeta, ed. Giovanni Radici, Venezia, 1753. Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato del secolo XVI, Firenze,
Le Monnier, Atti del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, Vicenza, 31
marzo-1º aprile 1979, N. Pozza, Vicenza, Neri Pozza, 1980. Sulla
Sofonisba: Ettore Bonora La "Sofonisba" del Trissino, Storia Lett.Italiana,
Garzanti, Milano, M. Ariani, Utopia e storia nella Sofonisba di Giangiorgio
Trissino, in Tra Classicismo e Manierismo, Firenze, Olschki, C. Musumarra, La
Sofonisba ovvero della libertà, «Italianistica», Sulle Rime: A. Quondam,
Il naso di Laura. Lingua e poesia lirica nella tradizione del classicismo,
Ferrara, Panini, C. Mazzoleni, L’ultimo manoscritto delle Rime di Giovan
Giorgio Trissino, in Per Cesare Bozzetti. Studi di letteratura e filologia
italiana, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Sull'Italia liberata si
vedano almeno (in ordine di stampa): F. Ermini, L’Italia liberata dai
Goti di Giangiorgio Trissino. Contributo alla storia dell’epopea italiana,
Roma, Editrice Romana, 1895. A. Belloni, Il poema epico e mitologico, Milano,
Vallardi, Ettore Bonora, L'"Italia Liberata" del Trissino,Storia
della Lett. italiana,Milano, Garzanti, Marcello Aurigemma, Letteratura epica e
didascalica, in Letteratura italiana,
IV, Il Cinquecento. Dal Rinascimento alla Controriforma, Bari, Laterza,
1973, 439-499. Marcello Aurigemma,
Lirica, poemi e trattati civili del Cinquecento, Bari, Laterza, Guido
Baldassarri. Il sonno di Zeus. Sperimentazione narrativa del poema
rinascimentale e tradizione omerica, Roma, Bulzoni, Renato Bruscagli, Romanzo
ed epos dall’Ariosto al Tasso, in Il Romanzo. Origine e sviluppo delle
strutture narrative nella cultura occidentale, Pisa, ETS, D. Javitch, La
politica dei generi letterari nel tardo Cinquecento, «Studi italiani», David
Quint, Epic and Empire. Politics and generic form from Virgil to Milton,
Princeton, Princeton University Press, F. Tateo, La letteratura epica e
didascalica, in Storia della letteratura italiana, IV, Il Primo Cinquecento, Roma, Salerno, Sergio
Zatti, L'imperialismo epico del Trissino, in Id., L'ombra del Tasso, Milano, Bruno
Mondadori, alle 59–63. Renato Barilli,
Modernità del Trissino, «Studi Italiani», A. Casadei, La fine degli incanti.
Vicende del poema epico-cavalleresco nel Rinascimento, Roma, Franco
Angeli, D. Javitch, La nascita della
teoria dei generi letterari, «Italianistica», Cllaudio Gigante, «Azioni
formidabili e misericordiose». L'esperimento epico del Trissino, in «Filologia
e Critica», Stefano Jossa, Ordine e casualità: ideologizzazione del poema e
difficoltà del racconto fra Ariosto e Tasso, «Filologia e critica», S.
Sberlati, Il genere e la disputa, Roma, Bulzoni, 2001. Stefano Jossa, La
fondazione di un genere. Il poema eroico tra Ariosto e Tasso, Roma, Carocci, M.
Pozzi, Dall’immaginario epico all’immaginario cavalleresco, in L’Italia
letteraria e l’Europa dal Rinascimento all’Illuminismo, in Atti del Convegno di
Aosta, 7-9 novembre 2001, N. Borsellino e B. Germano, Roma, Salerno, M. De
Masi, L'errore di Belisario, Corsamonte, Achille, «Studi italiani», Claudio
Gigante, Un'interpretazione dell'«Italia liberata dai Goti», in Id., Esperienze
di filologia cinquecentesca. Salviati, Mazzoni, Trissino, Costo, il Bargeo,
Tasso, Roma, Salerno Editrice, E. Musacchio, Il poema epico ad una svolta:
Trissino tra modello omerico e virgiliano, in «Italica», Valentina Gallo, Paradigmi etici dell'eroico
e riuso mitologico nel V libro dell'‘Italia' di Trissino, in «Giornale Storico
della Letteratura Italiana», Alessandro Corrieri, Rivisitazioni cavalleresche
nell'Italia liberata da' Gotthi di Giovan Giorgio Trissino, «Schifanoia», n
34-35, 2008. Alessandro Corrieri, La guerra celeste dell'Italia liberata da'
Gotthi di Giangiorgio Trissino, «Schifanoia», n 38-39, . Claudio Gigante, Epica
e romanzo in Trissino, in La tradizione epica e cavalleresca in Italia (XII-XVI
sec.), C. Gigante e G. Palumbo, BruxellesI. E. Peter Lang, , Alessandro
Corrieri, Lo scudo d’Achille e il pianto di Didone: da L’Italia liberata da’
Gotthi di Giangiorgio Trìssino a Delle Guerre de’ Goti di Gabriello Chiabrera,
«Lettere italiane»,Alessandro Corrieri, I modelli epici latini e il decoro
eroico nel Rinascimento: il caso de L’Italia liberata da’ Gotthi di Giangiorgio
Trìssino, «Lettere italiane», Sul dibattito sui generi letterari e la Poetica
(in ordine di stampa): E. Proto, Sulla ‘Poetica’ di G. G. Trissino,
Napoli, Giannini e figli, 1905. C. Guerrieri-Crocetti, Giovan Battista Giraldi
Cintio e il pensiero critico del secolo XVI, Milano-Genova-Napoli, Società
Dante Alighieri, 1932. B. Weinberg, History of italian criticism in the
Renaissance, Chicago, Chicago University Press, 1961. G. Mazzacurati, La
mediazione trissiniana, in Misure del classicismo rinascimentale, Napoli,
Liguori, 1967. G. Mazzacurati, Conflitti di culture nel Cinquecento, Napoli,
Liguori, A. Quondam, La poesia duplicata. Imitazione e scrittura
nell'esperienza del Trissino, in Atti del Convegno di Studi su G. Trissino, N.
Pozza, Vicenza, Accademia Olimpica, G. Mazzacurati, Il Rinascimento del
Moderni. La crisi culturale Professoree la negazione delle origini, Bologna, Il
Mulino, 1985. M. Pozzi, Lingua, cultura, società. Saggi della letteratura
italiana del Cinquecento, Alessandria, Dell’Orso, Per il rapporto fra l’epica
del T. e quella del Tasso (in ordine di stampa): E. Williamson, Tasso’s
annotations to Trissino’s Poetics, «Modern Language Notes»,M. A. Clarini, Le
postille del Tasso al Trissino, «Studi Italiani», G. Baldassarri, «Inferno» e
«Cielo». Tipologia e funzione del «meraviglioso» nella «Liberata», Roma,
Bulzoni, 1977. R. Bruscagli, L’errore di Goffredo, «Studi tassiani», S. Zatti,
Tasso lettore del Trissino, in Torquato Tasso e la cultura estense, G. Venturi,
Firenze, Olsckhi, Sulla lingua e il dibattito dei contemporanei si vedano
almeno (in ordine di stampa): B. Migliorini, Le proposte trissiniane di
riforma ortografica, «Lingua nostra» G. Nencioni, Fra grammatica e retorica. Un
caso di polimorfia della lingua letteraria dal secolo XIII al XVI, Firenze,
Olsckhi, B. Migliorini, Note sulla grafia nel Rinascimento, in Id., Saggi linguistici,
Firenze, Le Monnier, B. Migliorini, Il Cinquecento, in Storia della lingua
italiana, Firenze, Sansoni, 1960 [e ristampe]. E.Bonora, "La questione
della lingua", Storia Lett.Italiana, Garzanti, Milano, C. Segre,
L’edonismo linguistico del Cinquecento, in Lingua, stile e società, Milano, Feltrinelli,
O. Castellani-Pollidori, Il Cesano de la
lingua toscana, Firenze, Olschki, O. Castellani-Pollidori, Niccolò Machiavelli
e il Dialogo intorno alla lingua. Con un’edizione critica del testo, Firenze,
Olschki, M. R. Franco Subri, Gli scritti
grammaticali inediti di Claudio Tolomei: le quattro lingue di toscana,
«Giornale storico della letteratura italiana», I. Paccagnella, Il fasto delle
lingue. Plurilinguismo letterario nel Cinquecento, Roma, Bulzoni, 1984. M.
Pozzi, Trattatisti del Cinquecento, Milano-Napoli, Ricciardi, B. Richardson, Trattati sull’ortografia del
volgare, Exeter, University of Exeter, M. Pozzi, Gian Giorgio Trissino e la
letteratura italiana, in Id., Lingua, cultura e società. Saggi sulla
letteratura italiana del Cinquecento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, A.
Cappagli, Gli scritti ortofonici di Claudio Tolomei, «Studi di grammatica italiana»,
N. Maraschio, Trattati di fonetica del Cinquecento, Firenze, presso
l’Accademia, C. Giovanardi, La teoria
cortigiana e il dibattito linguistico nel primo Cinquecento, Roma, Bulzoni,
1998. M. Vitale, L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua
dell'«Italia liberata da' Gotthi», Istituto Veneto de Scienze ed Arti, . Sulla
traduzione di Dante e l'importanza del De vulgari eloquentia si vedano almeno
(in ordine di stampa): M. Aurigemma, Dante nella poetica linguistica del
Trissino, «Ateneo veneto», foglio speciale, C. Dionisotti, Geografia e storia della
letteratura italiana, in Geografia e storia della letteratura italiana, Torino,
Einaudi, P. Floriani, Trissino: la «questione della lingua», la poetica, negli
Atti del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, etc...(ora in Gentiluomini
letterati. Studi sul dibattito culturale nel primo Cinquecento, Napoli,
Liguori, I. Pagani, La teoria linguistica di Dante, Napoli, Liguori, C. Pulsoni, Per la fortuna del De vulgari
Eloquentia nel primo Cinquecento: Bembo e Barbieri, «Aevum», E. Pistoiesi: Con
Dante attraverso il Cinquecento: Il De vulgari eloquentia e la questione della
lingua, «Rinascimento», Per le trafile del codice dantesco posseduto dal
Trissino, oggi alla Biblioteca Trivulziana di Milano, cfr. l'introduzione di P.
Ràjna alla sua edizione del De Vulgari Eloquentia (Firenze, Le Monnier) e G.
Padoan, Vicende veneziane del codice Trivulziano del “De vulgari eloquentia”,
in Dante e la cultura veneta, Atti del convegno di studi della fondazione
“Giorgio Cini”, Venezia-Padova-Verona, 30 marzo-5 aprile, V. Branca e G.
Padoan, Firenze, Olschki, 1966, 385–394.
Tutti i testi del Trissino si rileggono nei due volumi intitolati Tutte le
opere Scipione Maffei (Verona, Vallarsi, 1729), che non riproducono però
l'alfabeto inventato riformato. Alcuni testi hanno avuto delle edizioni
moderne: La Poetica si rilegge nei Trattati di poetica e di retorica del
Cinquecento B. Weinberg, Bari, Laterza, 1970-1974. Il testo è riprodotto con
l'alfabeto inventato dal Trissino. Scritti linguistici, A. Castelvecchi, Roma,
Salerno (che contiene la Epistola delle lettere nuovamente aggiunte, Il
Castellano, i Dubbii grammaticali e la Grammatichetta). I testi sono riprodotti
con l'alfabeto inventato dal Trissino. La Sofonisba è stata curata da R.
Cremante, nel Teatro del Cinquecento, Napoli, Ricciardi, 1988. I testo è
riprodotto con l'alfabeto inventato dal Trissino ed è dotato di un vasto
commento e introduzione. La traduzione del De vulgari eloquentia si può leggere
in D. Alighieri, Opere, F. Chiappelli, nella collana “I classici italiani”, G.
Getto, Milano, Mursia, 1975, oppure, assieme al testo latino, nel 2 tomo
dell’Opera Omnia curata da Scipione Maffei (vedi sotto). Per l'Italia liberata
dai Goti e per I Simillimi si deve ricorrere, invece, alle prime edizioni o
all'edizione del Maffei o alle ristampe sette-ottocentesche. Per l'elenco
completo di tutte le stampe, ristampe, studi ed edizioni sul Trissino vedi
Alessandro Corrieri , Giangiorgio Trissino. , consultabile (aggiornata al 2
settembre ) presso//nuovorinascimento.org/cinquecento/trissino.pdf. Andrea Palladio Trissino (famiglia). Treccani.itEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Gian Giorgio Trissino, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Gian Giorgio Trissino, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Opere di
Gian Giorgio Trissino / Gian Giorgio Trissino (altra versione) / Gian Giorgio
Trissino (altra versione) / Gian Giorgio Trissino (altra versione), su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gian Giorgio Trissino, . Opere di
Gian Giorgio Trissino, su Progetto Gutenberg. Gian Giorgio Trissino, in
Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
ItalicaRinascimento: Giovan Giorgio Trissino, L'Italia liberata dai
Gotthi di Paola Cosentino.
Troilo: Erminio Troilo (Perano), filosofo. Insegnante
di filosofia teoretica a Palermo e a Padova (dal 1920), nel 1949 divenne socio
nazionale dei Lincei. Partito dal positivismo del suo maestro Roberto Ardigò,
pervenne a una sorta di metafisica, da lui chiamata realismo assoluto, che
richiama il panteismo di Giordano Bruno e di Baruch Spinoza. L'essere eterno
infinito, tutt'uno con lo spirito assoluto, è il presupposto e il principio
unificatore degli esseri relativi. Trascendente e indeterminato, l'essere si
immanentizza e si determina nella realtà e negli individui, oggettivandosi di
fronte ai soggetti come assolutamente altro da questi. Opere principali Il misticismo moderno (1899)
Idee e ideali del positivismo (1909) La filosofia di G. Bruno (2 voll.,
1907-14) Il positivismo e i diritti dello spirito (1912) Figure e studi di
storia della filosofia (1918) Lo spirito della filosofia (1925) Le ragioni
della trascendenza o del realismo assoluto (1936) Note Fonte: sito della Società Filosofica
ItalianaSezione di Sulmona, riferimenti in .
Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana 1900-1960, Laterza,
Roma-Bari 1961, 1997 M. Dal PraF. Minazzi, Ragione e storia. Mezzo secolo di
filosofia italiana, Rusconi, Milano 1992 Silvio Cappelli, L'orizzonte
filosofico di Erminio Troilo. Idealismo e Positivismo nella prima metà Professore
2281-6569, in Mario Dal Pra Altri
progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a
Erminio Troilo , «Troilo, Erminio» in
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009.
Erminio Troilo, biografia e nel sito
della Società Filosofica ItalianaSezione di Sulmona "Giuseppe Capograssi".
Tronti: Senatore della
Repubblica Italiana LegislatureXI e XVII Gruppo parlamentare PDS (XI), PD
(XVII) CoalizioneItalia. Bene Comune (XVII) CircoscrizioneLazio (XI) Lombardia
(XVII) Incarichi parlamentari Membro della Commissione permanente Affari esteri
ed emigrazione Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito
Comunista Italiano (Fino al 1991), Partito Democratico della Sinistra
(1991-1998), Democratici di Sinistra (1998-2007), Partito Democratico (Dal
2007) ProfessioneDocente universitario. Mario Tronti (Roma), filosofo. Considerato
uno dei principali fondatori ed esponenti del marxismo operaista teorico degli
anni sessanta. Docente per trent'anni presso l'Siena, vive a Roma. Militante
del Partito Comunista Italiano durante gli anni cinquanta, fu con Raniero
Panzieri tra i fondatori della rivista Quaderni Rossi, da cui si separò nel
1963 per fondare la rivista Classe operaia, della quale fu il direttore. Questo
percorso lo portò ad allontanarsi dal PCI, pur senza mai uscirne formalmente, e
ad animare l'esperienza radicale dell'operaismo. Tale esperienza, che va
considerata per molti versi la matrice della nuova sinistra degli anni
sessanta, si caratterizzava per il fatto di mettere in discussione le
tradizionali organizzazioni del movimento operaio (partito e sindacato) e di
collegarsi direttamente, senza intermediazioni, alla classe in sé e alle lotte
di fabbrica. Influenzato filosoficamente dall'opera di Galvano Della
Volpe, che lo aveva portato ad allontanarsi dal pensiero di Antonio Gramsci, o
almeno dalla sua versione ufficiale promossa dal PCI togliattiano, Tronti si
dedicò come studioso alla formulazione di un pensiero politico che, fondendo la
teoria con la prassi, rinnovasse il marxismo tradizionale e contribuisse a
riaprire la strada rivoluzionaria in Occidente. Di fronte all'irruzione
dell'operaio-massa sulla scena delle società occidentali, l'operaismo di Tronti
seppe proporre un'analisi moderna delle relazioni di classe e soprattutto
mettere l'accento sul fattore soggettivo, rivendicando la centralità politica
della classe. Le sue idee, debitrici anche della visione di Ernst Jünger (v.
"L'operaio", 1932), trovarono una sistemazione nel 1966, con la
pubblicazione di Operai e capitale, un libro di forte impatto letterario (è
stato inserito tra le 2250 opere del Dizionario delle opere della Letteratura
Italiana Einaudi), che eserciterà un'influenza notevole sulla contestazione
giovanile e più in generale sull'ondata di mobilitazione che ebbe inizio negli
anni immediatamente successivi. Fu proprio la sconfitta della spontaneità
operaia e dell'ondata di mobilitazione, colta anticipatamente da Tronti e non
invece da altri operaisti come Toni Negri (di qui la rottura tra loro, avvenuta
nel 1967-1968), a indurlo a spostare la sua riflessione sul "problema del
politico", ovvero della direzione e della mediazione politica. Ebbe inizio
da qui la teorizzazione trontiana dell'"autonomia del politico", cioè
la ricerca di una teoria politica realista che, in un'originale commistione di
Karl Marx e Carl Schmitt, fosse capace di colmare i limiti della soggettività
sociale. Si trattò di una fase più intellettuale che politica dell'esperienza
di Tronti, il quale si dedicò prevalentemente all'insegnamento (Filosofia
morale e poi Filosofia politica) presso l'ateneo senese e all'attività
pubblicistica, fondando tra l'altro nel 1981 l'influente rivista Laboratorio
politico. Riavvicinatosi al PCI di Enrico Berlinguer, in questo periodo Tronti
fu finalmente riabilitato dal gruppo dirigente del partito, entrando a far
parte più volte del Comitato centrale. Alle elezioni del 1992 fu eletto
al Senato della Repubblica (XI legislatura) nelle liste del Partito Democratico
della Sinistra, fu membro della Commissione parlamentare per le riforme
istituzionali dal 1992 al 1994. Negli anni successivi, non avendo condiviso le
trasformazioni post-comuniste del partito, e dopo aver lasciato la docenza
universitaria, la sua riflessione filosofica ha assunto toni pessimistici,
concentrandosi sulla fine della politica moderna e sulla critica della
democrazia. -- è stato presidente della
Fondazione CRS (Centro per la Riforma dello Stato)Archivio Pietro Ingrao.
Alle elezioni del è stato di nuovo
eletto al Senato (XVII legislatura) nelle liste del Partito Democratico per la
Lombardia. Il 14 gennaio è tra i
31 parlamentari, soprattutto di area cattolica, del PD a firmare un emendamento
contro l'articolo 5 del disegno di legge Cirinnà riguardante l'adozione del
configlio. Curiosità Mario Tronti è parente di Renato Zero: è infatti il
figlio di Nicola Tronti, la cui sorella Renata è la nonna del cantautore. Opere
In volume Operai e capitale, Einaudi, Torino, 1966; seconda edizione accresciuta
1971; ristampa DeriveApprodi, Roma, 2006; Hegel politico, Istituto
dell'Enciclopedia italiana, Roma, 1975; Sull'autonomia del politico,
Feltrinelli, Milano, 1977; Soggetti, crisi, potere (A. Piazzi e A. De Martinis),
Cappelli, Bologna; Il tempo della politica, Editori Riuniti, Roma, 1980; Con le
spalle al futuro. Per un altro dizionario politico, Editori Riuniti, Roma,
1992; Berlinguer. Il Principe disarmato, Edizioni Sisifo, Roma, 1994; La
politica al tramonto, Einaudi, Torino, 1998; Cenni di Castella, Edizioni Cadmo,
Fiesole (FI), 2001; Teologia e politica al crocevia della storia (con Massimo
Cacciari), AlboVersorio, Milano, 2007 [ristampa ] Passaggio Obama. L'America,
l'Europa, la Sinistra, Ediesse, 2008 La democrazia dei cittadini. Dai cittadini
per l'Ulivo al Partito Democratico, Ediesse, Non si può accettare, Ediesse, Noi operaisti, DeriveApprodi, Dall'estremo possibile, Ediesse, Per la critica del presente, Ediesse, Dello spirito libero. Frammenti di vita e di
pensiero, Il Saggiatore, Il nano e il manichino.
La teologia come lingua della politica, Castelvecchi, Il demone della politica. Antologia di
scritti (1958-), Il Mulino, Contributi,
curatele Tra materialismo dialettico e filosofia della prassi. Gramsci e
Labriola, in A. Caracciolo e G. Scalia , La città futura. Saggi sulla figura e
il pensiero di Antonio Gramsci, Feltrinelli, Milano, 1959; Scritti inediti di
economia politica di Marx, Editori Riuniti, 1963 Hobbes e Cromwell in Stato e rivoluzione in
Inghilterra, Il Saggiatore, Milano, 1977; Operaismo e centralità operaia,
Editori Riuniti, Roma (con G. Napolitano, A. Accornero e M. Cacciari) Il
politico. Antologia di testi del pensiero politico. 1: Da Machiavelli a Cromwell,
Feltrinelli, Milano, Il politico. Antologia di testi del pensiero politico. 2:
Da Hobbes a Smith, Feltrinelli, Milano, 1981
Il destino dei partiti, Ediesse (con Giuseppe Cotturri, F. Izzo)
Rileggendo "La libertà comunista", in G. Liguori , Galvano Della
Volpe. Un altro marxismo, Edizioni Fahrenheit 451, Roma; Classe operaia. Le
identità: storia e prospettiva, Angeli, Milano, 2001; (Tronti e Favilli) Per la
critica della democrazia politica, in M. Tari , Guerra e democrazia,
ManifestoLibri, Roma; Politica e destino, Sossella editore, Roma, 2006 (con
contributi di sul pensiero di Tronti);
Finis Europae. Una catastrofe teologico-politica, Bibliopolis, Napoli 2008.
Note "Ne La politica al tramonto,
Einaudi, 1998, un capitolo porta il titolo «Karl und Carl», per sottolineare,
anche qui allusivamente, la necessità di completare Marx con Schmitt",
Mario Tronti, Autobiografia filosofica, in Storia della filosofia, 14, Filosofi
italiani contemporanei, Le Grandi Opere del Corriere della Sera, Bompiani,
Milano 2008 Archiviato il 3 dicembre in
. Mario Tronti / Deputati / Camera dei deputati
storico, su storia.camera.it. 15 gennaio .
senato.itScheda di attività di Mario TRONTIXVII Legislatura, su
senato.it. 15 gennaio . Unioni civili: i
numeri che mettono a rischio le adozioni gay, su Termometro Politico,
plus.google.com/+termometropolitico/. Unioni civili, 30 senatori Pd contro le
adozioni. E Gay.it pubblica la lista: "Scrivi al malpancista". Loro:
"Squadristi", su Il Fatto Quotidiano. 19 gennaio . Le piume, le fidanzate, lo zio comunista. I
60 anni di Renato Zero | Altri Mondi Mario
Alcaro, Dellavolpismo e nuova sinistra, Dedalo, Bari, Costanzo Preve, La teoria
in pezzi. La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia (Dedalo,
1984; Romolo Gobbi, Com'eri bella, classe operaia. Storia fatti e misfatti
dell'operaismo italiano, Longanesi, Milano, Rita di Leo, Per una storia di
Classe Operaia, in «Bailamme», n. 26, giugno 2000; Sandro Mezzadra, Operaismo,
in R. Esposito e C. Galli , Enciclopedia del pensiero politico. Autori,
concetti, dottrine, Laterza, Roma-Bari; Basso C., Gozzini C. e Sguazzino D.
, delle opere e degli scritti di Mario
Tronti, Dipartimento di Filosofia-Università degli Studi di Siena, Siena;
Alfonso Berardinelli, Stili dell'estremismo. Critica del pensiero essenziale,
Editori Riuniti, Roma, Maria Turchetto, De l'ouvrier masse à
l'entrepreneurialité commune: la trajectoire déconcertante de l'opéraïsme
italien, in J. Bidet e E. Kouvélakis , Dictionnaire Marx contemporain, PUF,
Paris; Francesca Pozzi, Gigi Roggero, Guido Borio, Futuro anteriore: dai
Quaderni rossi ai movimenti globali. Ricchezze e limiti dell'operaismo italiano,
DeriveApprodi, Roma, Steve Wright, L’assalto al cielo. Per una storia
dell’operaismo, Edizioni Alegre, Roma
(trad. Storming Heaven. Class Composition and Struggle in Italian Autonomist Marxism,
Pluto Press, London, 2002). Cristina Corradi, Storia dei marxismi in Italia,
Manifestolibri, Roma, Francesca Pozzi, Gigi Roggero, Guido Borio, Gli
operaisti, Derive Approdi, Roma, 2005 Antonio Peduzzi, Lo spirito della
politica e il suo destino. L'autonomia del politico, il suo tempo, Ediesse-Crs,
Roma, Giuseppe Trotta e Fabio Milana , L'operaismo degli anni Sessanta. Da
«Quaderni rossi» a «classe operaia», cd con la raccolta completa della rivista
«classe operaia» DeriveApprodi, Roma
2008 Antonio Peduzzi, A Cartagine poscia io venniincubi sulla teoria marxista,
Arduino Sacco editore, Roma, ; Michele Filippini, Mario Tronti e l'operaismo
politico degli anni Sessanta, EuroPhilosophie, . Franco Milanesi, Nel
Novecento, Storia, teoria, politica nel pensiero di Mario Tronti, Mimesis,
Milano, Abecedario (Carlo Formenti),
DeriveApprodi, Operaismo Quaderni Rossi
Classe operaia (rivista) Raniero Panzieri Toni Negri Massimo Cacciari Pietro
Ingrao Centro per la Riforma dello Stato. Treccani.itEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Mario Tronti, . Mario Tronti / Mario Tronti (altra versione),
su senato.it, Senato della Repubblica.
Mario Tronti, su Openpolis, Associazione Openpolis. Registrazioni di Mario Tronti, su RadioRadicale.it,
Radio Radicale. Mario Tronti, su Internet Movie Database, IMDb.com. Centro per la Riforma dello Stato, su
centroriformastato.org. "Storia e critica del concetto di democrazia"
(intervento di Tronti, 29/1/2005), disponibile anche in file audio, su globalproject.info.
Sito web italiano per la filosofia: Mario Tronti, su lgxserver.uniba.it. Conricerca-Futuro
Anteriore, su alpcub.com. Class Against Class (con testi di Tronti in inglese),
su geocities.com. "Antagonism and Insurrection in Italian 'Operaismo'"
(paper di A. Toscano) , su goldsmiths.ac.uk. "Lotta contro gli idoli"
(intervento di Tronti per Rai Educational, su emsf.rai.it. Michele Smargiassi,
Intervista a Mario Tronti: "La lotta di classe c'è ancora", La
Repubblica, Antonio Gnoli, Mario Tronti: "Sono uno sconfitto, non un
vinto. Abbiamo perso la guerra del '900", La Repubblica.
Tulelli: Ritratto. Paolo Emilio Tulelli (Zagarise),
filosofo. Al cavaliere Paolo Emilio Tulelli sono ad oggi intitolate una via nel
Comune di Zagarise e una nel Comune di Catanzaro nel quartiere Sant'Elia, una
sala della Biblioteca comunale Filippo De Nobili di Catanzaro dove
l'amministrazione comunale della città di Catanzaro e la pronipote del
filosofo, giurista, scrittrice e presidente dell'associazione culturale "Universo
Minori" Rita Tulelli, giorno 13 aprile
hanno apposto una targa commemorativa in suo onore, inoltre, giorno 27
luglio è stato posto davanti alla casa
comunale di Zagarise un busto che lo raffigura realizzato dal professore,
scultore e pittore Mario Calveri. Paolo Emilio Tulelli busto Zagarise
Busto di Paolo Emilio Tulelli, creato dallo scultore Mario Calveri, installato
davanti al Comune di Zagarise in data 27 luglio Nacque a Zagarise da
Gaetano e Anna Gallelli. Appartenente ad una famiglia di nobili origini, era un
marchese, studiò presso il Convento del Ritiro dei Filippini a Zagarise e poi
frequentò a Catanzaro il Real Liceo-Ginnasio e il Corso Teologico presso il
Pontificio Seminario Teologico Regionale San Pio X diventando sacerdote.
Dal 1839 visse a Napoli dove compì studi filosofici e nel 1855 aprì nella
stessa città una scuola privata dove insegnò per oltre vent’anni filosofia
morale ed estetica. La richiesta di poter istituire una scuola privata fu
inviata in data 11 settembre 1855 alle autorità competenti, le quali, prima di
concedere le relative autorizzazioni, chiesero al vescovo di Catanzaro
dettagliate notizie in merito alla condotta religiosa, morale e politica del
richiedente, la risposta inviata loro fu: «Elemento di condotta soda, casta e
onesta» Tra gli allievi della sua scuola molti furono appartenenti a
famiglie di alto rango sociale e tra questi è possibile annoverare i figli del
re Borbone che, in segno di stima, gli fecero dono di un orologio da camera di
manifattura francese opera dei fratelli Japis. Fu molto amico di Luigi
Settembrini, il quale lo citò nella sua opera "Lezioni di letteratura
italiana", gli trasmise l’amore per la filosofia e gli ideali patriottici,
fu allievo del marchese Basilio Puoti e del filosofo Pasquale Galluppi del
quale studiò e diffuse il pensiero, evidenziando il parallelismo con il
pensiero del filosofo tedesco Immanuel Kant, così come divulgò quello di altri
filosofi meridionali, tra cui Giovanni Battista Capasso, Tommaso Rossi e G.
Masci. Nel 1860 Paolo Emilio Tulelli iniziò ad insegnare filosofia forale
all’Università degli Studi di Napoli Federico II dietro l’impulso di Francesco
Saverio De Sanctis, anno in cui, secondo Benedetto Croce, iniziò un ventennio
di vero splendore per l’ateneo napoletano. Nello stesso anno cadde il Regno
delle Due Sicilie e Paolo Emilio Tulelli, favorevole alla formazione di uno
stato unitario, portò avanti una battaglia a livello morale e giuridico per
l’abolizione della pena di morte che fino ad allora era in vigore in tutti gli
Stati d’Europa tranne il Granducato di Toscana, la stessa sarà poi abolita con
l'adozione del codice penale del Regno d'Italia nel 1889, il cosiddetto Codice
Zanardelli. La fine della dominazione borbonica fu colta dal Tulelli come
un’occasione di rinnovamento sociale e morale ed egli instillò nei suoi
insegnamenti la consapevolezza che il rinnovamento politico dovesse essere
accompagnato a quello morale, egli riscontrava nella popolazione un’evidente
scarsità intellettuale e un sentimento religioso che si manifestava mediante
pratiche di culto sempre più lontane dall’essere ricche di valori spirituali e
una società sempre più formalista, egli cercò di contrastare questa tendenza in
affinità al pensiero del filosofo Vincenzo Gioberti. Paolo Emilio Tulelli
fu un patriota e un cattolico liberale e la sua attività di pensatore fece si
che la sua notorietà e la sua reputazione crescessero, fu inoltre un oppositore
degli hegeliani napoletani, fu a capo degli oppositori degli Spaventiani e fu
rappresentante del movimento filosofico del quale nella prima metà
dell'ottocento fecero parte Pasquale Galluppi, Ottavio Colecchi, Stefano Cusani
e Vincenzo De Grazia. Sul valore del Tulelli si sono pronunciati, fra gli
altri, anche il Croce ed il Russo. Fu Socio Ordinario delle seguenti
Accademie: Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli Accademia
Reale Pontaniana In relazione all'Accademia di Scienze Morali e Politiche di
Napoli, Tulelli e il senatore Enrico Pessina, proposero nell'anno 1867, in
qualità di soci dell'accademia, di collocare nell'atrio dell'Università degli
Studi di Napoli un busto in marmo raffigurante il filosofo Pasquale Galluppi,
l'opera fu realizzata dallo scultore napoletano Beniamino Calì e fu inaugurata
il 14 marzo dello stesso anno con una cerimonia a cui presero parte il rettore
Paolo Emilio Imbriani, dei rappresentanti e diversi studenti. Della stessa
accademia oltre ad esserne socio ne fu anche tesoriere come si evince dalla
Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia di lunedì 10 febbraio 1879 in cui è
contenuta la rielezione per quell'anno alla suddetta carica: " (omissis)
S.M., sulla proposta del Ministro della Pubblica Istruzione, ha, con RR.
decreti fatte le nomine e disposizioni seguenti: (omissis) Tulelli Paolo
Emilio, socio della Società Reale di Napoli, approvata la sua rielezione a
tesoriere dell'Accademia di scienze morali e politiche della predetta Società;
(omissis) ". Fu Socio Corrispondente delle seguenti Accademie:
Accademia Cosentina Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e
dei Dafnici Fu membro dell’Istituto Americano di New York e della Società
Storica di Pennsylvania. Testamento Paolo Emilio Tulelli visse a Napoli
fino al giorno della sua morte e nelle sue ultime volontà traspare chiaramente
un radicato e forte legame con la sua terra di origine, infatti i primi due
punti del suo testamento furono «Volendo lasciare una prima testimonianza di
affetto alla città di Catanzaro...» e «Col fine di promuovere e favorire
nel mio nativo Comune di Zagarise l’educazione morale e l’istruzione letteraria
e scientifica...» Dispose inoltre che fosse destinata una somma in dote
ad una ragazza indigente di Zagarise e che il resto del patrimonio del filosofo
fosse suddiviso tra i suoi parenti. Il documento, tutt'ora disponibile
presso l’Archivio Notarile di Napoli, fu depositato nel capoluogo campano il 30
gennaio 1884 presso lo studio del notaio Michele Mazzitelli sito in via S.
Giovanni numero 19. Dondazione di libri alla città di Catanzaro al fine
di fondare una biblioteca pubblica Paolo Emilio Tulelli volle donare alla città
di Catanzaro alcuni libri affinché potessero rappresentare una base di partenza
per la costituzione di una biblioteca pubblica auspicando che il suo gesto
potesse rappresentare un’esortazione a contribuire al suo ampliamento, una
volta istituita, da parte di altri uomini generosi e amanti della cultura. Il
comune di Catanzaro accettò il legato che, in caso contrario, si sarebbe dovuto
destinare ad ampliare il patrimonio della biblioteca del Real Liceo di
Catanzaro o ad un erede del de cuius nel caso in cui il anche direttivo del
liceo non avesse accettato la donazione. I libri furono trasferiti da Napoli a
Catanzaro a spese del comune, così come indicato nelle ultime volontà del
filosofo, ed il 2 giugno 1889 venne istituita la biblioteca comunale che venne
denominata Biblioteca Municipale di Catanzaro "Onestà e lavoro", ma
che oggi è conosciuta come Biblioteca comunale Filippo De Nobili.
«Volendo lasciare una prima testimonianza di affetto alla città di Catanzaro
ove ebbi i primi semi del mio sapere e le prime aspirazioni alla libertà della
Patria Italiana, lego al comune della città i miei pochi libri col fine
espresso ed incondizionato di formare il primo fondo ad una biblioteca pubblica
da fondarsi in loco adatto a vantaggio della gioventù studiosa e dei cultori
della letteratura e della scienza.» (Paolo Emilio Tulelli, Estratto del
Testamento) Istituzione di una rendita per far studiare un giovane meritevole
del comune di Zagarise Per quanto concerne il comune natio, nell’intenzione di
promuovere l’educazione morale, l’istruzione letteraria e scientifica nello
stesso, Paolo Emilio Tulelli istituì una rendita annuale, denominata “Monte o
Istituto Tulelli” per far si che dei giovani meritevoli del suddetto comune
potessero studiare e conseguire la laurea. A perenne ricordo di ciò egli
dispose nelle sue ultime volontà che fosse realizzata una breve iscrizione su
una lastra di marmo e che la stessa fosse posta in un luogo pubblico del comune
di Zagarise. «Col fine di promuovere e favorire nel mio nativo comune di
Zagarise l'educazione morale e l'istruzione letteraria e scientifica e così
sospingere quei miei concittadini sulla via della civiltà, istituisco un Monte
o Istituto per l'educazione ed istruzione dei giovinetti di detto Comune da
elevarsi dal Real Governo in Ente Morale e giuridico con la dotazione di annue
lire duemila di rendita al 5 per cento iscritto al gran libro dei Regno
d'Italia. All'uopo destino due certificati di rendita a me intestati dell'annua
rendita di L. millesettecento con la data di Firenze 14 agosto 1878 sotto il N.
649.196 e l'altro dell'annua rendita di L. trecento della stessa data e sotto
il N. 649. Sì fatta annua rendita sarà unicamente ed esclusivamente impiegata
per l'educazione e istruzione nelle lettere e nella scienza di un giovinetto
fatto volta per volta per modo che si dirà qui appresso nato a Zagarise da
genitori ivi domiciliati almeno da dieci anni compiti, dell'età non minore di
anni sette, che sappia almeno leggere e scrivere e mostri in generale
attitudine e buona disposizione agli studi.» (Paolo Emilio Tulelli,
Estratto del Testamento) Opere Libri Dei principi sostanziali ed informatori
della scienza dell’educazioneProlusione letta nell'Università nel febbraio
1874. NapoliStamperia della Regia Università, 1874 Dei sistemi morali e della
loro possibile riduzione. NapoliTipografia della Regia Università, 1880 Della
moralità della scienza e della vitaProlusione al corso delle lezioni di
filosofia morale letta all’Università il 2 dicembre 1873. NapoliStamperia della
Regia Università, 1Elogio di Vito Buonsanto accademico pontanianoRecitato,
NapoliTipografia Del Fibreno, 1851 Filadelfos di Giovanni GemelliRecensione
letta all’accademia di scienze morali e politiche il 27 maggio 1882.
NapoliStamperia della Regia Università, 1882 L’infallibilità della ragione
umana considerata nella triplice sfera della scienza, politica, religione.
Studi critici. NapoliStamperia della Regia Università, Intorno alla morale indipendente,
Studio critico. NapoliStamperia della Regia Università, Programma di una
discussione accademica sul tema dell’educazione religiosa popolare in Italia.
1880 Prolusione ad un corso di lezioni di estetica. NapoliStamperia del
Vaglio, 1855 Prolusione ad un corso di filosofia moraleRecitata il 20
novembre 1861 nella Regia Università degli Studi di Napoli. NapoliStamperia
della Regia Università, Schema di una metafisica dell’estetica. Parte prima.
NapoliStamperia della Regia Università, Schema di una metafisica dell’estetica.
Parte seconda. NapoliStamperia della Regia Università, 1877 Sopra una nuova
formula metafisica del professor TariBreve memoria. NapoliStamperia della Regia
Università, Sunto della seconda parte dello schema di una metafisica dell’estetica
S.n.t. Cenni biografici del professore Luigi Settembrini. NapoliTipografia
dell'Accademia Reale delle Scienze, 1878 Intorno alla dottrina e alla vita del
politica del Barone Pasquale GalluppiNotizie ricavate da alcuni suoi scritti
inediti e rari. Memoria letta nell’accademia di scienze morali e politiche di
Napoli nella tornata del 4 dicembre 1864. NapoliStamperia della Regia
Università, 1865 Intorno alla vita e alle opere filosofiche di Giovan Battista
Papasso e di Tommaso Rossi. Discorsi due. NapoliTipografia Cutaneo, Libera
Chiesa in libero StatoRagionamento letto all'Accademia di scienze morali e
politiche di Napoli nelle tornate del 28 e 31 ottobre 1869. Napoli Stamperia
della Regia Università, 1869 Prolusione ad un corso di lezioni di estetica recitata
nel suo studio privato il 1º dicembre 1852. NapoliStamperia del Vaglio, 1855
Intorno alla vita e alla storia della filosofia di Giovan Battista
CapassoMemoria letta all'Accademia nella tornata del 29 Gennaio, NapoliSocietà
tipografica napoletana Tramater, La rosa di Gerico. Raccolta di prose e versi.
NapoliTipografia Del poligama, 1852 Schema di una metafisica dell'etica.
NapoliTipografia e streotipia della Regia Università, Sopra gli scritti inediti
di Pasquale GalluppiMemoria seconda letta nell'Accademia di scienze morali e
politiche di Napoli. NapoliStamperia della Regia Università, Biografia del
barone Pasquale Galluppi. S.n.t. Dei sistemi filosofici. S.n.t. Filosofia
indiana (V. "l’equilibrio" anno 1°
287 292) Su l’abolizione della pena di morteIn "Rendiconti
dell’Accademia delle scienze morali e politiche di Napoli".
NapoliStamperia della Regia Università, 1863 Notizie biografiche di Saverio
BaldacchiniIn “Annuario della Regia Università degli Studi di Napoli”, Anno
scolastico Elogio funebre di Martino Cilento. Sulla Bella di Camarda, poema del
marchese Cappelli. Napoli, 1855 Armonia della libertà politica e della Scienza
morale — Prolusione. Scambio di lettere con Giannina Milli. Poesie Preso da
immenso desiderio e ardente (Sonetto) Padre, partisti, forse desolato
(Sonetto)[26] Aspirazione a Dio (Sonetto) Opere concernenti Paolo Emilio
Tulelli Il pensiero morale di Paolo Emilio Tulelli, Carlo Nardi. Società
Napoletana di Storia Patria, 1966 Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina
Milli Federico Adamoli. Collana "Il Fondo Milli" Biografia Paolo
Emilio Tulelli Paolo Emilio Tulelli il
Poeta Via Paolo Emilio Tulelli a
Zagarise Via Paolo Emilio Tulelli a
Catanzaro Associazione "Universo
Minori" Alla Biblioteca De Nobili
una targa per ricordare Paolo Emilio Tulelli
La famiglia Tulelli dona a Zagarise un'opera raffigurante il filosofo
Paolo Emilio Discorso di Paolo Emilio
Imbriani all'inaugurazione del busto raffigurante Pasquale Galluppi posto
nell'Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Un
Socio Corrispondente di un'accademia è un socio che risiede in una città
diversa da quella di quest'ultima
Zagarise e dintorni, F. Faragò. Pagina 38 Lira italiana Della moralità della scienza e della vitaProlusione
al corso delle lezioni di filosofia morale letta all’Università il 2 dicembre
1873 Filadelfos di Giovanni Gemelli.
Recensione. L’infallibilità della
ragione umana considerata nella triplice sfera della scienza, politica,
religione. Studi critici. Prolusione ad
un corso di filosofia morale recitata il dì 20 novembre 1861 nella Regia
Università degli Studi di Napoli Sopra
una nuova formula metafisica del professor Tari. Breve memoria. Intorno alla dottrina ed alla vita politica
del barone Pasquale Galluppi notizie ricavate da alcuni suoi scritti inediti e
rari da Paolo Emilio Tulelli nella tornata del 4 dicembre 1864 Prolusione ad un corso di lezioni di estetica
recitata nel suo studio privato il 1º dicembre 1852 Il primo numero della Rivista Sebezia, una
rivista periodica fondata da Bruto Fabricatore che si occupava di argomenti di
natura scientifica, letteraria ed artistica, fu pubblicato nel mese di luglio
del 1855 e tra i vari articoli presenti vi fu anche la Prolusione ad un corso
di lezioni di estetica di Paolo Emilio Tulelli
Schema di una metafisica dell'etica
Sopra gli scritti inediti di Pasquale Galluppi Su l'abolizione della pena di morte Lettere a Giannina Milli Preso da immenso desiderio e ardente Padre, partisti, forse desolato Aspirazione a Dio Biblioteca comunale Filippo De Nobili di
Catanzaro Università degli Studi di Napoli Federico II Pena di morte in Italia
Giannina Milli Pasquale Galluppi Luigi Settembrini/
Turco: Carlo Turco o Turchi (Asola), filosofo. Nacque
da una delle più antiche e nobili famiglie di Asola, allora fiorente cittadina
della Repubblica di Venezia, dove ricoprì importanti cariche politiche in
qualità di deputato, oratore e avvocato della Comunità. La sua prima opera poetica, la Commedia Nova
intitolata Agnella, venne rappresentata ad Asola durante i festeggiamenti per
la visita dei duchi di Nemours e Beaulieu e altri illustri francesi al loro
seguito. L'opera venne in pubblicata in seguito prima a Treviso, poi a Venezia.
Fu contemporaneo ed amico di Paolo Manuzio che in una lettera encomia la sua
Canzone in lode di Carlo V scritta in occasione della morte di
quest'ultimo: «Letta la vostra Canzone
scritta in morte del Gran Carlo V, veramente Signor Carlo onorato, non troppo
benigna stella, essendo voi dotato di si pellegrino ingegno e di tante altre
lodevoli qualità, vi condanna a scrivere dove tra molte tenebre non può
risplendere la vostra virtù, con la quale potevate illustrare voi stesso ed il
secolo nostro eccitando in altri il desiderio di assomigliarvi: laddove hora,
avendo voi il campo ristretto per esercitare le vostre più nobili parti, non
veggo come possano apparire effetti degni di voi ed alla vostra nobile
industria corrispondenti» Questa lettera
fu in seguito stampata in Venezia da Lelio Gavardo che nel 1585, sempre a
Venezia, pubblicò una tragedia in versi del Turco, intitolata Calestri, poi
pubblicata nel 1603 anche a Treviso.
Altre poesie di Carlo Turco furono stampate anche nel libro Il Sepolcro
de la illustre signora Beatrice di Dorimbergo (Brescia Fabbio, Ludovico ManginiStorie
Asolane, Lettera di Paolo Manuzio a Carlo Turchi, Lett. Volg. Venezia.
Turoldo: David Maria Turoldo,
al secolo Giuseppe Turoldo (Coderno), filosofo. È stato, oltre che poeta,
figura profetica in ambito ecclesiale e civile, resistente sostenitore delle
istanze di rinnovamento culturale e religioso, di ispirazione conciliare. È
ritenuto da alcuni uno dei più rappresentativi esponenti di un cambiamento del
cattolicesimo nella seconda metà del '900, il che gli ha valso il titolo di
"coscienza inquieta della Chiesa". Nono di dieci fratelli,
Giuseppe Turoldo recepì con intensità le caratteristiche della semplice cultura
umana del suo ambiente nativo e prevalentemente contadino. Colse e fece propria
la dignità delle condizioni povere della sua terra, che costituirono una solida
radice informante tutto lo sviluppo della sua sensibilità e della sua attività
futura. A soli 13 anni fu accolto tra i Servi di Maria nel convento di
Santa Maria al Cengio a Isola Vicentina, sede triveneta della Casa di
Formazione dell'Ordine Servita: dove trascorse l’anno di noviziato, assumendo
il nome di fra David Maria; il 2 agosto 1935 emise la professione religiosa; il
30 ottobre 1938 pronunciò i voti solenni a Vicenza. Incominciò gli studi filosofici
e teologici a Venezia. Il 18 agosto 1940 nel santuario della Madonna di Monte
Berico di Vicenza venne ordinato presbitero da monsignor Ferdinando Rodolfi,
arcivescovo di Vicenza. Nel 1940 fu assegnato al convento di Santa Maria
dei Servi in San Carlo al Corso in Milano. Su invito del cardinale Ildefonso
Schuster, arcivescovo della città, per circa un decennio tenne la predicazione
domenicale nel duomo milanese. Insieme con il suo confratello, compagno di
studi durante tutto l’iter formativo nell’Ordine dei Servi e amico Camillo de
Piaz, si iscrisse al corso di laurea in Filosofia all'Università Cattolica di
Milano e conseguì la laurea l'11 novembre 1946 con una tesi dal titolo: La
fatica della ragioneContributo per un'ontologia dell'uomo, redatta sotto la
guida del prof. Gustavo Bontadini. Sia Bontadini sia Carlo Bo gli offriranno il
ruolo di Assistente universitario, il primo presso Filosofia teoretica a
Milano, il secondo presso la cattedra di Letteratura all'Urbino. Presenza
milanese Durante l'occupazione nazista di Milano (8 settembre 194325 aprile
1945) collaborò attivamente con la resistenza antifascista, creando e
diffondendo dal suo convento il periodico clandestino l'Uomo. Il titolo
testimonia la sua scelta dell'umano contro il disumano, perché «La
realizzazione della propria umanità: questo è il solo scopo della vita».La sua
militanza durò tutta la vita, interpretando il comando evangelico "essere
nel mondo senza essere del mondo" come un "essere nel sistema senza
essere del sistema". Rifiutò sempre di schierarsi con un partito. Il
suo impegno nel dialogo senza preconcetti e nel confronto di idee talvolta
anche duro, si tradusse in particolare nel far nascere, insieme con Camillo De
Piaz, il centro culturale la Corsia dei Servi (il vecchio nome della strada che
dal convento dei Servi conduceva al duomo). Turoldo fu uno dei principali
sostenitori del progetto Nomadelfia, il villaggio nato per accogliere gli
orfani di guerra “con la fraternità come unica legge”, fondato da don Zeno Saltini
nell'ex campo di concentramento di Fossoli presso Carpi, raccogliendo fondi
presso la ricca borghesia milanese. Tra il 1948 e il 1952 si rende noto
al grande pubblico con due raccolte di liriche Io non ho mani (che gli valse il
Premio letterario Saint Vincent) e Gli occhi miei lo vedranno, presentato nella
collana mondadoriana Lo Specchio da Giuseppe Ungaretti. A seguito di
prese di posizione assunte da politici locali e da alcune autorità
ecclesiastiche, nel 1953 deve lasciare Milano e soggiornare in conventi dei
Servi dell’Austria e della iera. La ripresa Nel 1955 Turoldo venne dai
superiori dell’Ordine assegnato al convento della Santissima Annunziata di
Firenze, e qui incontrò personalità affini al suo modo di sentire, quali fra
Giovanni Vannucci, padre Ernesto Balducci, il sindaco Giorgio La Pira, e molti
altri che nell’ambiente fiorentino animano un tempo in cui si accendono
speranze di rinnovamento a tutti i livelli. Ma anche da Firenze sarà costretto
ad allontanarsi e trascorrerà un periodo di peregrinazioni all’estero.
Rientrato in Italia, nel 1961 venne assegnato al convento di Santa Maria delle
Grazie, nella “sua” Udine. Ma con il rientro in Italia aveva portato con sé un
progetto, nato a contatto con le nuove generazioni nate all’estero dagli emigrati
friuliani: realizzare un film che raccontasse la nobiltà della povera vita
rurale del suo Friuli. Il film con il titolo Gli ultimi e ispirato al racconto
Io non ero fanciullo scritto da Turoldo in precedenza, venne concluso nel 1962
con la regia di Vito Pandolfi. Presentato all’inizio del 1963 a Udine, il film
tuttavia fu ben presto rifiutato dall’opinione pubblica friulana, che lo
ritenne addirittura offensivo. Nello stesso anno 1963 Turoldo incominciò
a cercare un sito dove dare avvio a una nuova esperienza religiosa comunitaria,
allargata alla partecipazione anche di laici. Questo luogo, con le indicazioni
ricevute da amici, venne individuato da padre David nell’antico Priorato
cluniacense di Sant'Egidio in Fontanella. Ottenuto il consenso del vescovo
bergamasco Clemente Gaddi, nel 1964 vi si insediò ufficialmente il 1º
novembre. Costruì accanto allo storico edificio del Priorato una casa per
l’ospitalità, che chiamò “Casa di Emmaus”, titolo ispirato all’episodio della
cena a Emmaus, in cui Gesù risorto si manifestò ai due discepoli nello spezzare
il pane. La casa costituì un simbolico richiamo alla semplice accoglienza,
senza distinzioni di censo, di religione, o altro: aspetti che caratterizzarono
tutta la presenza e la multiforme opera di Turoldo. Costituì inoltre un punto
di riferimento per molti protagonisti della storia culturale e civile italiana
ed estera, in particolare dell’America latina; per molte personalità del mondo
ecclesiale e di altre confessioni cristiane; un solido incentivo al
rinnovamento di linguaggi e di strutture; un laboratorio di creazioni
liturgiche e celebrative, di cui continuano a essere testimoni la versione
metrica per il canto dei Salmi e migliaia di inni liturgici. Insieme con altri
frati, impegnati particolarmente in iniziative di rinnovamento spirituale e
culturale, diede avvio alla pubblicazione di una rivista, il cui titolo è
ispirato all’Ordine dei Servi di Maria: Servitium, e ad altre pubblicazioni che
si ricollegavano all’esperienza editoriale della Corsia dei Servi. La
pubblicazione della rivista continua tuttora con cadenza bimestrale, unitamente
all’edizione di altre proposte librarie edite sotto l’omonimo marchio
Servitium. Innumerevoli furono gli interventi di padre David sui media,
dalla carta stampata alle trasmissioni radio e televisive; innumerevoli i
luoghi e le circostanze in cui è stato chiamato a intervenire con la sua
avvincente parola. Da ricordare in particolare i suoi “viaggi della memoria”
nei luoghi della Shoah, tra cui spicca quello del maggio 1979 a Mauthausen. In
quell'occasione compose unapreghiera, poi recitata nella cerimonia conclusiva,
pubblicata successivamente nel libro “Ritorniamo ai giorni del rischio”
(1985). La morte Colpito alla fine degli anni ottanta da un tumore del
pancreas, visse con lucida consapevolezza e trasparente coraggio l’ultimo
periodo della vita, dando una incoraggiante testimonianza sul cammino verso
“sorella morte”. Morì nella clinica “San Pio X” in Milano Migliaia di persone
sfilarono accanto alla bara in cui era esposto il corpo di padre David. I
funerali a Milano videro la partecipazione di una numerosa folla nella chiesa
di San Carlo al Corso, dove presiedette le esequie il cardinale Carlo Maria
Martini, che, qualche mese prima della morte, aveva consegnato a padre Turoldo
il primo "Premio Giuseppe Lazzati", affermando la propria opinione
secondo la quale «la Chiesa riconosce la profezia troppo tardi». Un secondo
rito funebre venne celebrato nel pomeriggio a Fontanella di Sotto il Monte,
presente ancora una folla che copriva tutta la collina circostante l’antico
Priorato. Nel piccolo cimitero locale riposa ora sotto una semplice croce
lignea, in mezzo alla “sua gente”. La rivista Servitium dedicò perciò
alla sua figura un quaderno alla fine del 1992: «David M. Turoldo, frate dei
Servi di santa Maria»; e ugualmente fece nel decennale (n. 139, gennaio
febbraio 2002): «La grande passione. A dieci anni dalla morte di D.M.
Turoldo». Opere Poesia e opere letterarie «Lungo i fiumi..» I Salmi(con
Gianfranco Ravasi)Milano, San Paolo, O sensi miei... : (Poesie
1948-1988)(antologia poetica con note introduttive di Andrea Zanzotto e Luciano
Erba, postfazione di Giorgio Luzzi), Milano, Rizzoli, 1990. Sul monte la morte,
Servitium, La morte ha paura, Servitium, Ultime poesie, Milano, Garzanti, 1999. Teatro,
Servitium, I giorni del rischio (con
Salmodia della speranza e DVD della rappresentazione in Duomo a Milano con Moni
Ovadia e Maddalena Crippa), Servitium, Salmi e cantici. Nuova edizione riveduta della
versione metrica per il canto di David Maria Turoldo, Servitium, La passione di San Lorenzo, Servitium, (La terra non sarà distrutta, Servitium, (Luminoso vuoto. Ultimi scritti, Servitium, David
M. Turoldo, Loris F. Capovilla, Nel solco di papa Giovanni, lettere inedite,
Marco Roncalli e Antonio Donadio, appendici di Gianfranco Ravasi e Bruno Forte,
Servitium editrice, (Saggistica e
spiritualità Lettere dalla Casa di Emmaus, Servitium, 1996nuova edizione La parabola di Giobbe, Servitium, 1996nuova
edizione Santa Maria(con Giovanni
Vannucci), Servitium, 1996nuova edizione. Mia chiesa, una terra sola,
Servitium, Il dramma è Dio: il divino la
fede la poesia.Milano, Rizzoli, 2002. Come i primi trovadori, Servitium, Colloqui
con papa Giovanni, Servitium, 2000nuova edizione Profezia della povertà, Servitium, nuova
edizione Chiamati ad essere, Servitium, È
Natale, Servitium, Mio amico don Milani, Servitium, 2003nuova edizione Pregare, Servitium, nuova edizione Anche Dio è infelice, San Paolo, .
AmareCinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 1986. Padre del mondo,
Servitium, Povero sant’Antonio, Il
Messaggero, Padova, . Narrativa Mia infanzia d’oro (allegato DVD con “Ritratto
d’autore” di Damiano Tavoliere 1990), Servitium, ...e poi la morte dell'ultimo
teologoTorino, 1969, Gribaudi. Film Gli ultimi1962Regia: Vito Pandolfi;
soggetto: David Maria Turoldo; sceneggiatura: Vito Pandolfi e David Maria
Turoldo. Note visto 28 luglio
2009. Daniela Saresella, The Dialogue
between Catholics and Communists in Italy during the 1960s, Journal of the
History of Ideas, Tra le tante, ci fu
"un'iniziativa che fu tentata pochi giorni prima della morte di Moro e che
è stata evocata da Bettino Craxi il 6 novembre del 1980, nel corso della sua
audizione nella prima Commissione d'inchiesta. In quella circostanza,
l'onorevole Craxi affermò che la notte del 4 maggio (...) fu chiamato da padre
Turoldo, che gli chiedeva sostanzialmente di domandare alla Nunziatura
apostolica di dichiararsi disponibile come sede per far svolgere una trattativa;
Turoldo chiese due giorni di silenzio stampa e insistette molto, con veemenza,
affermando che era la sola via possibile" (XVII Legislatura, Commissione
parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, Resoconto
stenografico, seduta n. 91 di mercoledì 22 giugno Archiviato il 4 agosto in ., pagine 10-11). “Tra i memoriali di Mauthausen”, in David
Maria Turoldo, “Ritorniamo ai giorni del rischio. Maledetto colui che non
spera”, Milano, Corriere.it "E padre Turoldo nascose le armi dei partigiani"
Archiviato il 9 marzo in . consultato 28
luglio 2009. Mariangela Maraviglia,
David Maria Turoldo. La vita, la testimonianza Morcelliana . Daniela Saresella,
David M. Turoldo, Camillo de Piaz e la Corsia dei Servi di Milano, Morcelliana
2008. Giuseppina Commare, Turoldo e gli «organi divini». Lettura concordanziale
di “O sensi miei...”, Olschki, 2003. Una vita con gli amiciIl mondo delle
amicizie di Turoldo, documentario Renzo Salvi, Roma, Rai-Educational, Antonio
D'Elia, La peregrinatio poietica di David Maria Turoldo, prefazione di Dante
della Terza, Firenze, Leo s. Olschki, Marco Cardinali, Il Dio Inseguito.
Viaggio alla scoperta della poesia di David Maria Turoldo, Edizioni Pro
Sanctitate, Roma, 2002. Óscar Romero
Ernesto Balducci Camillo De Piaz Nazareno Fabbretti Altri progetti Collabora a
Wikiquote Citazionio su David Maria Turoldo
David Maria Turoldo, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. David Maria
Turoldo / David Maria Turoldo (altra versione), in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
David Maria Turoldo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di
David Maria Turoldo, . Spartiti o libretti di David Maria Turoldo, su
International Music Score Library Project, Project Petrucci LLC. Scheda ANPI
estesa/
Tuveri: Deputato del Regno di Sardegna
Legislature I, II, III, IV, V Dati generali UniversitàUniversità degli Studi di
Cagliari Giovanni Battista Tuveri (Collinas), filosofo. Monumento a G. B.
Tuveri presso il municipio di Collinas Nato a Forru, l'odierna Collinas, nel
Medio Campidano, da un noto avvocato, nipote, per parte di madre, di un nobile
e influente notaio di Oristano, Domenico Vincenzo Licheri. Dal 1827 al 1833
studiò retorica e filosofia nel seminario tridentino di Cagliari, conseguendovi
il diploma di Maestro delle Arti. A diciotto anni si iscrive alla facoltà di
Giurisprudenza dell'Cagliari, verso cui mostrò sempre insofferenza per il clima
rigido e chiuso che caratterizzava l'ambiente accademico cagliaritano. Conseguito
dopo due anni il baccalaureato abbandonò l'Università e si ritirò a Collinas
per dedicarsi ai suoi studi. Di idee repubblicane cominciò l'attività di
giornalista in polemica con molti intellettuali monarchici e
conservatori. Fu un esponente del cattolicesimo federalista, e fu eletto
deputato per cinque volte al Parlamento Subalpino, ove si oppose alla fusione
della Sardegna con i territori piemontesi, e fu in forte contrapposizione con
Vincenzo Gioberti per le posizioni antirepubblicane e antimazziniane. Nel
1850 fondò a Cagliari la Gazzetta Popolare, collaborò con numerosi giornali e
nel 1871 assunse la direzione del Corriere di Sardegna. Sindaco di Forru ne
propose il cambio del nome in Collinas; consigliere provinciale a Cagliari
lottò contro il centralismo del Regno di Sardegna chiedendo maggiore autonomia,
soprattutto fiscale, per i piccoli comuni. A livello nazionale, amico di
Cattaneo e di Mazzini, sollevò la cosiddetta questione sarda, promuovendo un
riscatto dell'Isola e del popolo sardo contro uno Stato giudicato centralista e
oppressivo. Scrisse numerose opere di carattere politico, giuridico e
filosofico. Assessorato della pubblica istruzione della Regione autonoma della
Sardegna ha promosso la ristampa dei suoi lavori, editore Carlo Delfino, con
una introduzione di Norberto Bobbio. Opere Saggio sulle opinioni
politiche del sig. deputato sardo Giovanni Siotto Pintor, Torino, Tipografia G.
Cassone, 1848. Specifici contro il codinismo, Cagliari, Tipografia
Arcivescovile, Del diritto dell'uomo alla distruzione dei cattivi governi.
Trattato teologico-filosofico, Cagliari, Tipografia Nazionale, Il governo e i
comuni, Cagliari, Tipografia Nazionale, Esazioni e compulsioni, Cagliari,
Tipografia A. Timon, La questione barracellare, Cagliari, Tipografia A. Timon, Della
libertà e delle caste, Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1871.
Sofismi politici, Napoli, R. Rinaldi e G. Sellitto, 1883. Ristampa Tutte le
opere, 6 voll., Sassari, C. Delfino, Comprende: Il veggente; Del dritto dell'uomo
alla distruzione dei cattivi governi, Aldo Accardo, Luciano Carta, Sebastiano
Mosso; introduzione di Norberto Bobbio, Della libertà e delle caste; Sofismi
politici, Maria Corona Corrias e Tito Orru, Opuscoli politici. Saggio delle
opinioni politiche del signor deputato sardo Giovanni Siotto Pintor; Specifici
di Gio. B. Tuveri contro il codinismo, Girolamo Sotgiu ,Il governo e i Comuni;
La questione barracellare, Lorenzo Del Piano e Gianfranco Contu, Scritti
giornalistici. Questione sarda, federalismo, politica internazionale, questione
religiosa, Lorenzo Del Piano, Gianfranco Contu e Luciano Carta, Per la vita e i
tempi di G. B. Tuveri e altre opere, Antonio Delogu, Fonte: "Centro di studi filologi
sardi" (). Scheda sul sito della
Camera Indipendentismo sardo Altri
progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a
Giovanni Battista Tuveri Opere di
Giovanni Battista Tuveri, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Giovanni Battista Tuveri, . Giovanni
Battista Tuveri, su storia.camera.it, Camera dei deputati. Giovanni Battista Tuveri biografia e nel sito "Centro di studi filologi
sardi". il 27 agosto . Il governo e i comuni, Cagliari, Tipografia
Nazionale, Google Libri. Della libertà e delle caste, Cagliari, Tipografia del
Corriere di Sardegna, Google Libri. Da G. B. Tuveri all'intuizione della
concorrenza istituzionale, di Adriano Bomboi. Venezia, Switzerland Institute in
Venice.
Terminatum
– terminus -- TERMINUS, DETERMINATVM -- determinatum: There’s the determinatum and there’s the
indeeterminatum“And then there’s ‘indeterminacy.”” “A determinatum is like a
definitum, in that a ‘term’ is like the ‘end’“Thus, I am a Mercian, from
Harborne.” “The Mericans were thus called because the lived at the end of
England.” “Popper, who doesn’t know the first thing about this, prefers,
‘demarcatum’, which is cognate with “mercian.’” Grice was always cautious and
self-apologetic. “I’m not expecting that you’ll find this to be a complete
theory of implication, but that was not my goal, and the endeavour should be
left for another day, etc.” But consider the detail into which he, like any
other philosopher before, went when it came to what he called the ‘catalyst’
tests or ideas or tests or ideas for the implicaturum. In “Causal Theory” there
are FOUR ideas. It is good to revise the treatment in “Causal.” He proposes two
ideas with the first two examples and two further ideas with the two further
examples. Surely his goal is to apply the FOUR ideas to his own example of the
pillar box. Grice notes re: “You have not ceased eating iron”the cxample is “a
stock case of what is sometimes called " prcsupposition " and it is
often held that here 1he truth of what is irnplicd is a necessary condition of
the original statement's beirrg cither true or false.” So the first catalyst in
the first published version concerns the value, or satisfactory value. This
will be retained and sub-grouped in Essay II. “It is often held” Implicture:
but often not, and trust me I won’t. “that here the truth of what is implied
[implicated in the negative, entailed in the affirmative] is a necessary
condition of the original statement's being either true or false.” So the first
catalyst in the first published version concerns the value, or satisfactory
value. This will be retained and sub-grouped in Essay II. “This might be
disputed, but it is at least arguable that it is so, and its being arguable
might be enough to distinguish this type of case from others.” So he is working
on a ‘distinctive feature’ model. And ‘feature’ is exactly the expression he
uses in Essay II. He is looking for ‘distinctive features’ for this or that
implication. When phonologists speak of ‘distinctive feature’ they are being
philosophical or semioticians.“I shall however for convenience assume that the
common view mentioned is correct.”“This consideration clearly distinguishes
“you have not ceased eating iron” from [a case of a conventional implicaturum]
“poor BUT honest.”“Even if the implied proposition were false, i.e. if there
were no reason in the world to contrast poverty with honesty either in general
or in her case, the original statement COULD still be false.” “She [is] poor but she [is] honest” would be false if
for example she were rich and dishonest.”“One might perhaps be less comfortable
about assenting to its TRUTH if the implied contrast did not in fact obtain;
but the possibility of falsity is enough for the immediate purpose.”“My next
experiment [test, litmus ideathat he’ll apply as one of the criteria to provide
distinctive features for this or that implicaturum, with a view to identify the
nature of the animal that a conversational implicaturum is] on these examples
is to ask what it is in each case which could properly be said to be the
vehicle of implication (to do the implying).”In Essay II, since he elaborates
this at an earlier stage than when he is listing the distinctive features, he
does not deal much. It is understood that in Essay II by the time he is listing
the distinctive features, the vehicle is the UTTERER. But back in “Causal,” he
notes: “There are AT LEAST FOUR candidates, not necessarily mutually
exclusive.”“Supposing someone to have ‘uttered’ one or other of [the] sample
sentences, we may ask whether the vehicle of implication would be (FIRST) WHAT
the emissor communicated (or asserted or stated or explicitly conveyed), or
(SECOND) the emissor himself ("Surely you’re not implying that ….’ ) or (THIRD) the
utterance (FOURTH) his communicating, or
explicitly conveying that (or again his explicitly conveying that in that way);
or possibly some plurality of these items.”“As regards the first option for the
vehicle, ‘what the emissor has explicitly conveyed,’ Grice takes it that “You
have not ceased eating iron” and “Poor but honest” may differ.It seems correct
for Grice to say in the case of “eating iron” that indeed it is the case that
it is what he emissor explicitly conveys which implies that Smith has been
eating iron.On the other hand, Grice feels it would be ‘incorrect,’ or
improper, or bad, or unnatural or artificial, to say in the case of “poor but
honest” that it is the case. Rather it is NOT the case that it is WHAT the emissor explicitly conveys
which implies that there is a contrast between, e. g., honesty and poverty.”“A
sub-test on which Grice would rely is the following.If accepting that the
conventional implicaturum holds (contrast between honesty and poverty) involves
the emissor in accepting an hypothetical or conditional ‘if p, q,’ where 'p’
represents the original statement (“She [is] poor and she [is] honest) and 'q'
represents what is implied (“There is a contrast between honesty and poverty”),
it is the case that it is what the emissor explicitly conveys which is a (or
the) vehicle of implication. If that chain of acceptances does not hold, it is not.
To apply this rule to the “eat iron” and “poor but honest”, if the emissor
accepts the implication alleged to hold in the case of “eat iron”, I should
feel COMPELLED (forced, by the force of entailment) to accept the conditional
or hypothetical "If you have not ceased eating iron, you may have never
started.”[In “Causal,” Grice has yet not stressed the asymmetry between the
affirmative and the negative in alleged cases of presupposition. When, due to
the success of his implicaturum, he defines the presuppositum as a form of
implicaturum, he does stress the asymmetry: the entailment holds for the
affirmative, and the implicaturum for the negative). On the other hand, when it
comes to a CONVENTIONAL implicaturum (“poor but honest”) if the emissor accepted
the alleged implication in the case of “poor but honest”, I should NOT feel
compelled to accept the conditional or hypothetical "If she was poor but
honest, there is some contrast between poverty and honesty, or between her
poverty and her honesty." Which would yield that in the presuppositum
case, we have what is explicitly conveyed as a vehicle, but not in the case of
the conventional implicaturum.The rest of the candidates (Grice lists four and
allows for a combination) can be dealt with more cursorily.As regards OPTION II
(second):Grice should be inclined to say with regard to both “eat iron” and
“poor but honest” that the emissor could be said to have implied whatever it is
that is irnplied.As regards Option III (third: the utterance): In the case of “poor
but honest” it seems fairly clear that the utterance could be said, if
metabolically, and animistically, to ‘imply’ a contrast.It is much less clear
whether in the case of “eat iron” the utterance could be said to ‘imply’ that
Smith has been eating iron.As for option IV, in neither case would it be
evidently appropriate (correct, natural) to speak of the emissor’s explicitly
conveying that, or of his explicitly conveying that in that way, as ‘implying’
what is implied. A third catalyst idea with which Grice wish to assail my two
examples is really a TWIN idea, or catalyst, or test [That’s interestingtwo
sides of the same coin] that of the detachability or cancellability of the
implication. Consider “eat iron.”One cannot find an alternative utterance which
could be used to assert explicitly just what the utterance “Smith has not
ceased from eating iron" might be used to convey explicitly, such that
when this alternative utterance is used the implication that Smith never
started eating iron is absent. Any way of (or any utterance uttered with a view
to) conveying explicitly what is explicitly conveyed in (1) involves the
implication in question. Grice expresses this factwhich he mentioned in
seminars, but this is the first ‘popularisation’ -- by saying that in the case
of (l) the implication is NOT detachable FROM what is asserted (or simpliciter,
is not detachable). Furthermore, and here comes the twin of CANCELLABILITY: one
cannot take any form of words for which both what is asserted and what is
implied is the same as for (l), AND THEN ADD a further clause withholding
commitment from what would otherwise be implied, with the idea of ANNULLING THE
IMPLICATURUM *without* ANNULLING annulling the EXPLICITUM. One cannot intelligibly say " Smith has
left off beating his wife but I do not mean to imply that he has been beating
her." But one surely can intelligibly say, “You have not ceased eating
iron because you never started.”While Grice uses “Smith,” the sophisma (or
Griceisma) was meant in the second person, to test the tutee’s intelligence
(“Have you stopped beating your dog?”). The point is that the tutee will be
offendedwhereas he shouldn’t, and answer, “I never started, and I never
will.”Grice expresses this fact by saying that in the case of ‘eat iron’ the
implication is not cancellable or annullable (without cancelling or annulling
the assertion). If we turn to “poor but honest” we find, Grice thinks, that
there is quite a strong case for saying that here the implication IS
detachable. Therc sccms quite a good case for maintaining that if, instead of
saying " She is poor but she is honcst " I were to say, alla Frege,
without any shade, " She is poor AND she is honcst", I would assert
just what I would havc asscrtcct ii I had used thc original senterrce; but
there would now be no irnplication of a contrast between e.g', povery and
honesty. Of course, this is not a philosophical example, and it would be good
to revise what Frege thought about ‘aber.’ By the time Grice is lecturing
“Causal Theory” he had lectured for the Logic Paper for Strawson before the
war, so Whitehead and Russell are in the air.Surely in Anglo-Saxon, the
contrast is maintained, since ‘and’ means ‘versus.’“She is poor contra her
being honest.”Oddly, the same contrariety is present in Deutsche, that Frege
speaks, with ‘UND.”It’s different with Roman “et.” While Grecian ‘kai,’ even
Plato thought barbaric!The etymology of ‘by-out’ yields ‘but.’So Grice is
thinking that he can have a NEUTRAL conjoiningbut ‘and’ has this echo of
contrariety, which is still present in ‘an-swer, i. e. and-swear, to
contradict. Perhaps a better neutral version would be. Let’s start with the
past version and then the present tense version.“She was pooo-ooor, she was
honest, and her parents were the same, till she met a city feller, and she lost
her honest name.”In terms of the concepts CHOSEN, the emissor wants to start
the ditty with pointing to the fact that she is poorthis is followed by stating
that she is honest. There’s something suspicious about that.I’m sure a lady may
feel offended without the ‘and’ OR ‘but’just the mere ‘succession’ or
conjoining of ‘poor’ as pre-ceding the immediate ‘honest’ ‘triggers’ an element
of contrast. The present tense seems similar: “She is poooor, she is honest,
and her parents are the same, but she’ll meet a city feller, and she’ll lose
her honest name.”The question whether, in thre case of ‘poor but honest,’ the
implication is cancellable, is slightly more cornplex, which shouldn’t if the
catalysts are thought of as twins.There is a way in which we may say that it is
not cancellable, or annullable.Imagine a Tommy marching and screaming: “She is poor but she is
honest,”“HALT!” the sargent shouts.The Tommy catches the implicaturum:“though
of course, sir, I do not mean to imply, sir, that there is any contrast, sir,
between her poverty, sir, and her honesty, sir.”As Grice notes, this would be a
puzzling and eccentric thing for a Tommy to engage in.And though the sargent
might wish to quarrel with the tommy (AtkinsTommy Atkins is the name”), an
Oxonian philosopher should NOT go so far as to say that the tommy’s utterance
is unintelligibleor as Vitters would say, ‘nunsense.’The sargent should rather
suppose, or his lieutenant, since he knows more, that private Tommy Atkins has
adopted a “most pecooliar” way of conveying the news that she was poor and
honest.The sargent’s argument to the lieu-tenant:“Atkins says he means no
disrespect, sir, but surely, sir, just conjoining poverty and honesty like that
makes one wonder.”“Vitters: this is a Cockney song! You’re reading too much
into it!”“Cockney? And why the citty feller, thenaren’t Cockneys citty fellers.
I would rather, sir, think it is what Sharp would call a ‘sharp’ folk, sir,
song, sir.’ The fourth and last test Grice imposes on his examples is to ask
whether we would be inclined to regard the fact that the appropriate (or
corresponding, since they are hardly appropriateeither of them!Grice changes
the tune as many Oxford philosophers of ordinary language do when some female
joins the Union) implication is present as being a matter of the, if we may be
metabolic and animistic, ‘meaning’ of some particular word or phrase occurring
in the sentences in question. Grice is aware and thus grants that this may not
be always a very clear or easy question to answer.Nevertheless, Grice risks the
assertion that we would be fairly happy and contented to say that, as regards
‘poor but honest,’ the fact that the implication obtains is a matter of the
‘meaning’ of 'but 'i. e. what Oxonians usually mean when they ‘but.’So far as
“he has not ceased from…’ is concerned we should have at least some inclination
to say that the presence of the implication is a matter of the, metabolically,
‘meaning’ of some of the words in the sentence, but we should be in some
difficulty when it came to specifying precisely which this word, or words are,
of which this is true. Well, it’s semantics. Why did Roman think that it was a
good thing to create a lexeme, ‘cease.’“Cease” means “stop,” or ‘leave off.”It
is not a natural verb, like ‘eat.’A rational creature felt the need to have
this concept: ‘stop,’ ‘leave off,’ ‘cease.’The communication-function it serves
is to indicate that SOMETHING has been taken place, and then this is no longer
the case.“The fire ceased,” one caveman said to his wife.The wife snaps
backthis is the Iron Age:“Have you ceased eating iron, by the way, daa:ling?”“I
never started!”So it’s the ‘cease’ locution that does the trickor equivalents,
i.e. communication devices by which this or that emissor explicitly convey more
or less the same thing: a halting of some activity.Surely the implication has
nothing to do with the ‘beat’ and the ‘wife.’After third example (‘beautiful
handwriting) introduced, Grice goes back to IDEA OR TEST No. 1 (the truth-value
thing). Grice notes that it is plain that there is no case at all for regarding
the truth of what is implied here (“Strawson is hopeless at philosophy”) as a
pre-condition of the truth or falsity of what the tutor has asserted.A denial
of the truth of what is implied would have no bearing at all on whether what I
have asserted is true or false. So ‘beautiful handwring’ is much closer to
‘poor but honest’ than ‘cease eating iron’ in this respect. Next, as for the
vehicle we have the at least four options and possible combinations.The
emissor, the tutor, could certainly be said to have implied that Strawson is
hopeless (provided that this is what the tutor intended to ‘get across’) and
the emissor’s, the tutor’s explicitly saying that (at any rate the emissor’s saying
that and no more) is also certainly a vehicle of implication. On the other hand
the emissor’s words and what the emissor explicitly conveys are, Grice thinks,
not naturally here characterised as the ‘vehicle’ of implication. “Beautiful
handwriting” thus differs from BOTH “don’t cease eating iron” and “poor but
honest”so the idea is to have a table alla distinctive features, with YES/NO
questions answered for each of the four implication, and the answers they
get.As for the third twin, the result is as expected: The implication is
cancellable but not detachable. And it looks as if Grice created the examples
JUST to exemplify those criteria.If the tutor adds, 'I do not of course mean to
imply that Strawson is no good at philosophy” the whole utterance is intelligible
and linguistically impeccable, even though it may be extraordinary tutorial
behaviourat the other place, not Oxford --.The tutor can no longer be said to
have, or be made responsible for having implied that Strawson was no good, even
though perhaps that is what Grice’s colleagues might conclude to be the case if
Grice had nothing else to say. The implication is not however, detachable.Any
other way of making, in the same context of utterance, just the assertion I
have made would involve the same implication.“His calligraphy is splendid and
he is on time.”“Calligraphy splendid,” Ryle objected. “That’s slightly
oxymoronic, Grice‘kallos agathos’”Finally, for TEST No. 4, ‘meaning’ of
expression? The fact that the implication holds is surely NOT a matter of any
particular word or phrase within the sentence which I have uttered.It is just
the whole sentence. Had he gone tacit and say,“Beautiful handwriting!”Rather
than“He has beautiful handwriting.”The implication SEEMS to be a matter of two
particular words: the handwriting word, viz. ‘handwriting.’ And the ‘beautiful’
word, i. e. ‘beautiful.’Any lexeme expressing same concept, ‘Calligraphy
unique!’would do the trick because this is damn by faint praise, or suggestio
falsi, suppressio veri. So in this respect “Beautiful handwring” is certainly
different from “Poor but honest” and, possibly different from “Don’t cease to
eat iron!”One obvious fact should be mentioned before one passes to the fourth
example (“kitchen or bedroom”).This case of implication is unlike the others in
that the utterance of the sentence "Strawson has beautiful
handwriting" does not really STANDARDLY involve the implication here
attributed to it (but cf. “We should have lunch together sometime” meaning “Get
lost”as Grice said, “At Oxford, that’s the standardthat’s what the ‘expression’
“means”); it requires a special context (that it should be uttered at
Collections) to attach the implication to its utterance. More generally: it
requires a special scenario (one should avoid the structuralist Derrideian
‘context’ cf. Grice, “The general theory of context”). If back in the house,
Mrs. Grice asks, “He has beautiful handwriting,” while not at Collections, the
implicaturum would hold. Similarly at the “Lamb and Flag,” or “Bird and Baby.”But
one gets Grice’s point. The scenario is one where Strawson is being assessed or
evaluated AS A PHILOSOPHER. Spinoza’s handwriting was, Stuart Hampshire said,
“terriblewhich made me wonder at first whether I should actually waste my time
with him.”After fourth and last example is introduced (“kitchen or bedroom”):
in the case of the Test No. I (at least four possible vehicles) one can produce
a strong argument in favour of holding that the fulfllment of the implication
of the speaker's ignorance (or that he is introducing “or” on grounds other
than Whitehead’s and Russell’s truth-functional ones) is not a precaution (or
precondition) of the truth or falsity of the disjunctive statement. Suppose
that the emissor KNOWS that his wife IS in the KITCHEN, that the house has only
two rooms, and no passages. Even though the utterer knows that his wife is in
the kitchen (as per given), the utterer can certainly still say truly (or
rather truthfully) "She is IN THE HOUSE.”SCENARIOA: Where is your wife?
ii. Where in your house is your wife?B: i. In the kitchen. ii. In the bedroom.
iiia. She’s in the house, don’t worryshe’s in the house, last time I checked.
iii. In the HOUSE (but inappropriate if mentioned in the questionunless
answered: She’s not. iv. In the kitchen or in the bedroom (if it is common
ground that the house only has two rooms there are more options) vi. v. I’m a
bachelor. vi. If she’s not in the
bedroom, she is in the kitchen. vii. If she’s not in the kitchen, she’s in the
bedroom. viii. Verbose but informative: “If she’s not in the bedroom she’s in
the kitchen, and she’s not in the kitchen” Or consider By uttering “She is in
the house,” the utterer is answering in a way that he is merely not being as
informative as he could bc if need arose.
But the true proposition [cf. ‘propositional complex’] that his wife is
IN THE HOUSE together with the true proposition that ‘THE HOUSE’ consists
entirely of a ‘kitchen’ and a ‘bedroom,’ ENTAIL or yield the proposition that
his wife is in the kitchen or in the bedroom. But IF to express the proposition
p (“My wife is in the house, that much I can tell”) in certain circumstances (a
house consisting entirely of a kitchen and a bedrooman outback bathroom which
actually belongs to the neighbourcf. Blenheim) would be to speak truly, and p
(“My wife is, do not worry, in the house”) togelher with another true
propositionassumed to be common ground, that the house consists entirely of a
kitchen and a bedroom -- entails q (“My wife is in the kitchen OR in the
bedroom”), surely to express what is entailed (“My wife is in the kitchen or in
the bedroom”) in the same circvmstances must be, has to be to speak truly. So we have to take it that the disjunctive
statement“kitchen or bedroom” -- does not fail to be TRUE or FALSE if the implied
ignorance (or the implied consideration that the utterer is uttering ‘or’ on
grounds other than the truth-functional ones that ‘introduce’ “or” for Gentzen)
is in fact not realized, i. e. it is false. Secondly, as for Test No. 2 (the
four or combo vehicles), Grice thinks it is fairly clear that in this case, as
in the case of “beautiful handwriting”, we could say that the emissor had
implies that he did not know (or that his ground is other than
truth-functionalassuming that he takes the questioner to be interested in the
specific locationi. e. to mean, “where IN THE HOUSE is your wife?”) and also
that his conveying explicilty that (or his conveying explicitly that rather
than something else, viz, in which room or where in the house she is, or ‘upstairs,’
or ‘downstairs,’ or ‘in the basement,’ or ‘in the attic,’ ‘went shopping,’ ‘at
the greengrocer’‘she’s been missing for three weeks’) implied that he did not
know in which one of the two selected rooms his wife is ‘resident’ (and that he
has grounds other than Gentzen’s truth-functional ones for the introduction of
‘or.’). Thirdly, the implication (‘kitchen or bedroom’) is in a way
non-detachable, in that if in a given context the utterance of the disjunctive
sentence would involve the implication that the emissor did not know in which
room his his wife was (or strictly, that the emissor is proceeding along
non-truth-functional grounds for the introduction of ‘or,’ or even more
strictly still, that the emissor has grounds other than truth-functional for the
uttering of the disjunction), this implication would also be involved in the
utterance of any other form of words which would make the same disjunctive
assertion (e.g., "Look, knowing her, the alternatives are she is either
preparing some meal in the kitchen or snoozing in the bedroom;” “One of the
following things is the case, I’m pretty confident. First thing: she is in the
kitchen, since she enjoys watching the birds from the kitchen window. Second
thing: she is in the bedroom, since she enjoys watching birds from the bedroom
window.” Etymologically, “or” is short for ‘other,’ meaning second. So a third
possibility: “I will be Anglo-Saxon: First, she is the kitchen. Second, she is
in the bedroom.” “She is in the kitchen UNLESS she is in the bedroom”“She is in
the kitchen IF SHE IS NOT in the bedroom.”“Well, it is not the case that she is
in the KITCHEN *AND* in the bedroom, De Morgan!” She is in the kitchen,
provided she is not in the bedroom” “If she is not in the kitchen, she is in
the bedroom” “Bedroom, kitchen; one of the two.” “Kitchen, bedroom; check both
just in case.”“Sleeping; alternatively, cookingyou do the maths.”“The choices
are: bedroom and kitchen.”“My choices would be: bedroom and kitchen.”“I would
think: bedroom? … kitchen?”“Disjunctively, bedroomkitchenkitchenbedroom.”“In
alternation: kitchen, bedroom, bedroom, kitchenwho cares?”“Exclusively,
bedroom, kitchen.”ln another possible way, however, the implication could
perhaps bc said to BE indeed detachable: for there will be some contexts of
utterance (as Firth calls them) in which the ‘normal’ implication (that the
utterer has grounds other than truth-functional for the utterance of a
disjunction) will not hold.Here, for the first time, Grice brings a different
scenario for ‘or’:“Thc Secretary of the Aristotelian Society, announcing ‘Our
coming symposium will be in Oxford OR not take place at all” perhaps does not
imply that he is has grounds other than truth-functional for the utterance of
the disjunction. He is just being wicked, and making a bad-taste joke. This
totally extraneous scenario points to the fact that the implication of a
disjunction is cancellable.Once we re-apply it to the ‘Where in the hell in
your house your wife is? I hear the noise, but can’t figure!’ Mutatis mutandi with
the Secretary to The Aristotelian Socieety, a man could say, “My wife is in the
kitchen or in the bedroorn.”in circumstances in which the implication (that the
man has grounds other than truth-functional for the uttering of the
disjunction) would normally be present, but he is not being co-operativesince
one doesn’t HAVE to be co-operative (This may be odd, that one appeals to
helpfulness everywhere but when it comes to the annulation!).So the man goes
on, “Mind you, I am not saying that I do not know which.”This is why we love
Grice. Why I love Grice. One would never think of finding that sort of wicked
English humour in, say Strawson. Strawson yet says that Grice should ‘let go.’
But to many, Grice is ALWAYS humorous, and making philosophy fun, into the
bargain, if that’s not the same thing. Everybody else at the Play Group
(notably the ones Grice opposed to: Strawson, Austin, Hare, Hampshire, and
Hart) would never play with him. Pears, Warnock, and Thomson would!“Mind you, I
am not saying that I do not know which.”A: Where in the house is your wife? I
need to talk to her.B: She is in the kitchenor in the bedroom. I know where she
isbut since you usually bring trouble, I will make you decide so that perhaps
like Buridan’s ass, you find the choice impossible and refrain from ‘talking’
(i. e. bringing bad news) to her.A: Where is your wife? B: In the kitchen or in
the bedroom. I know where she is. But I also know you are always saying that
you know my wife so well. So, calculate, by the time of the dayit’s 4 a.mwhere
she could be. A: Where is your wife? B: In the bedroom or in the kitchen. I
know where she isbut remember we were reading Heidegger yesterday? He says that
a kitchen is where one cooks, and a bedroom is where one sleeps. So I’ll let
you decide if Heidegger has been refuted, should you find her sleeping in the
kitchen, or cooking in the bedroom.A: Where is your wife? B: In the kitchen or
the bedroom. I know where she is. What you may NOT know, is that we demolished
the separating wall. We have a loft now. So all I’ll say is that she may be in
both! All this might be unfriendly,
unocooperative, and perhaps ungrammatical for Austen [Grice pronounced the
surname so that the Aristotelian Society members might have a doubt]if not
Vitters, but, on the other hand, it would be a perfectly intelligible thing for
a (married) man to say. We may not even GO to bachelors. Finally, the fact that
the utterance of the disjunctive sentence normally or standardly or caeteris
paribus involves the implication of the emissor's ignorance of the truth-values
of the disjuncts (or more strictly, the implication of the emissor’s having
grounds other than truth-functional for the uttering of the disjunctive) is, I
should like to say, to be ‘explained’and Grice is being serious here, since
Austin never cared to ‘explain,’ even if he could -- by reference to a general
principle governingor if that’s not too strong, guidingconversation, at least
of the cooperative kind the virtues of which we are supposed to be exulting to
our tuttees. Exactly what this principle we should not go there. To explain why
the implicaturum that the emissor is having grounds other than truth-functional
ones for the utterance of a disjunction one may appeal to the emissor being
rational, assuming his emissee to be rational, and abiding by something that
Grice does NOT state in the imperative form, but using what he calls a
Hampshire modal (Grice divides the modals as Hampshire: ‘should,’ the weakest,
‘ought’ the Hare modal, the medium, and ‘must,’ Grice, the stronges)"One,
a man, a rational man, should not make conversational move communicating ‘p’
which may be characterised (in strict terms of entailment) as weaker (i.e. poor
at conversational fortitude) rather than a stronger (better at conversational
fortitude) one unless there is a good reason for so doing." So Gentzen is
being crazey-basey if he thinks:p; therefore, p or q.For who will proceed like
that?“Or” is complicated, but so is ‘if.’ The Gentzen differs from the
evaluation assignemt:‘p or q’ is 1 iff p is 1 or q is 1. When we speak of
‘truth-functional’ grounds it is this assignment above we are referring to.Of
courseif p, p or q [a formulation of the Gentzen introduction]is a TAUTOLOGY
[which is what makes the introduction a rule of inference].In terms of
entailment P Or Q (independently) Is
stronger than ‘p v q’ In that either p or q entail ‘p or q’ but the reverse is
not true. Grice says that he first thought of the pragmatic rule in terms of
the theory of perception, and Strawson hints at this when he says in the
footnote to “Introduction to Logical theory” that the rule was pointed out by
his tutor in the Logic Paper, Grice, “in a different connection.” The logic
paper took place before the war, so this is early enough in Grice’s careerso
the ghosts of Whitehead and Russell were there! We can call the above ‘the
principle of conversational fortitude.’ This is certainly not an adequate
formulation but will perhaps be good enough for Grice’s purpose in “Causal.” On
the assumption that such a principle as this is of general application, one can
DRAW or infer or explain the conclusion that the utterance of a disjunctive
sentence would imply that the emissor has grounds other than truth-functional
for the uttering of a disjunctum, given that, first, the obvious reason for not
making a statemcnt which there is some call on one to make VALIDLY is that one
is not in a position (or entitled) to make it, and given, second, the logical
‘fact’ that each disjunct entails the disjunctive, but not vice versa; which
being so, each disjunct is stronger (bears more conversational ‘fortitude’)
than the disjunctive. If the outline just given is on the right lines, Grice
would wish to say, we have a reason for REFUSING (as Strawson would not!) in
the case of “kitchen or bedroom” to regard the implication of the emissor
having grounds other than truth-functional for the uttering of the disjunctive
as being part of the ‘meaning’ (whatever that ‘means’) of 'or'but I should
doublecheck with O. P. Woodhe’s our man in ‘or’A man who knows about the
logical relation between a disjunction and each disjunct, i. e. a man who has
at least BROWSED Whitehead and Russelland diregards Bradley’s exclusivist
account -- and who also ‘knew,’ qua Kantian rational agent, about the alleged general
principle or guiding conversational, could work out for hirnself, surely, that
a disjunctive utterance would involve the implication which it does in fact
involve. Grice insists, however, that his aim in discussing this last
pointabout the principle of conversational fortitude EXPLAING the generation of
the implicaturum -- has been merelyto indicate the position I would wish to
take up, and not to argue scriously in favour of it. Grice’s main purpose in
the excursus on implication was to introduce four ideas or catalysts, or
tesetsTEST No. I: truth-value; TEST No. 2: Vehicle out of four; Test No. 3/Twin
Test: Annulation and Non-Detachment (is there a positive way to express
thisnon-detached twins as opposed to CONJOINT twins), and Test No. 4‘Meaning’ of
expression? -- of which Grice then goes to make some use re: the pillar box
seeming red.; and to provide some conception of the ways in which each of the
four tests apply or fail to apply to various types of implication. By the
numbering of it, it seems that by the time of Essay II he has, typically, added
an extra. It’s FIVE catalysts now, but actually, since he has two of the
previous tests all rolled up in one, it is SIX CATALSTS. He’ll go back to them
in Essay IV (“Indicative conditionals” with regard to ‘if’), and in
Presupposition and Conversational (with regard to Example I here: “You have not
ceased eating iron”). Implicaturum.He needs those catalysts. Why? It seems like
he is always thinking that someone will challenge him! This is Grice: “We can now
show that, it having been stipulated as being what it is, a conversational
implicaturum must possess certain distinctive features, they are six. By using
distinctive feature Grice is serious. He wants each of the six catalysts to
apply to each type of ‘implicaturum’, so that a table can be constructed. With
answers yes/no. Or rather here are some catalyst ideas which will help us to
determine or individuate. Six tests for implicaturum as it were. SO THESE
FEATURESsix of themapply to three of the examplesnot the ‘poor but honest’but
the “you have not ceased eating iron,” “Beautiful handwriting,” and “Kitchen or
bedroom.”First testnothing about the ‘twin’it’s ANNULATION or CANCELLABILITYas
noted in “Causal Theory”for two of the examples (‘beautiful handwriting’ and
‘kitchen or bedroom’ and NEGATIVE version of “You don’t cease to eat iron”) and
the one of the pillar boxHe adds a qualifier now: the annulation should best be
IMPLICIT. But for the fastidious philosopher, he allows for an EXPLICITATION
which may not sound grammatical enough to Austen (pronounced to rhyme with the
playgroup master, or the kindergarten’s master). To assume the presence of a
conversational implicaturum, the philosopher (and emissee) has to assume that
the principle of conversational co-operation (and not just conversational
fortitude) is being observed.However, it is mighty possible to opt out of this
and most things at Oxford, i. e. the observation of this principle of
conversational cooperation (or the earlier principle of conversational
fortitude).It follows then that now we CAN EXPLAIN WHY CANCELLABILITY IS A
DISTINCTIVE FEATURE. He left it to be understood in “Causal.”It follows then,
deductively, that an implicaturum can be canceled (or annulled) in a particular
case. The conversational implicaturum may be, drearilybut if that’s what the
fastidious philosopher axes -- explicitly canceled, if need there be, by the
addition of a clause by which the utterer states or implies that he opts out
(e. g. “The pillar box seems red but it is.” “Where is your wife?” “My lips are
sealed”). Then again the conversational implicaturum may be contextually (or
implicitly) canceled, as Grice prefers (e. g. to a very honest person, who
knows I disbelieve the examiner exists, “The loyalty examiner won’t be
summoning you at any rate”). The utterance that usually would carry an
implicaturum is used on an occasion that makes it clear or obvious that the
utterer IS opting out without having to bore his addressee by making this
obviousness explicit. SECOND DISTINCTIVE FEATURE: CONJOINING, i.e.
non-detachability.There is a second litmus test or catalyst idea.Insofar as the
calculation that a implicaturum is present requires, besides contextual and
background information only an intuitive rational knowledge or understanding or
processing of what has been explicitly conveyed (‘are you playing squash? B
shows bandaged leg) (or the, shall we say, ‘conventional’ ‘arbitrary’
‘commitment’ of the utterance), and insofar as the manner or style, of FORM,
rather than MATTER, of expression should play at best absolutely no role in the
calculation, it is NOT possible to find another way of explicitly conveying or
putting forward the same thing, the same so-and-so (say that q follows from p)
which simply ‘lacks’ the unnecessary implicaturum in question -- except [will
his excluders never end?] where some special feature of the substituted version
[this other way which he says is not conceivable] is itself relevant to the
determination of the implicaturum (in virtue of this or that conversational
maxims pertaining to the category of conversational mode. THIS BIG CAVEAT makes
you wonder that Grice regretted making fun of Kant. By adopting jocularly the
four conversational categories, he now finds himself in having to give an excuse
or exception for those implicatura generated by a flout to what he earlier
referred to as the ‘desideratum of conversational clarity,’ and which he
jocularly rephrased as a self-defeating maxim, ‘be perspicuous [sic], never
mind perspicacious!’If we call this feature, as Grice does in “Causal Theory,”
‘non-detachability’ (or conjoining)– in that the implicaturum cannot be
detached or disjointed from any alternative expression that makes the same
point -- one may expect the implicaturum carried by this or that locution to
have a high degree of non-detachability. ALTERNATIVES FOR “NOT” Not, it is not
the case, it is false that. There’s nothing unique about ‘not’.ALTERNATIVES FOR
“AND” and, nothing, furthermore, but. There othing unique about ‘and’ALTERNATIVES
FOR “OR”: One of the following is true. There is nothing unique about
‘or’ALTERNATIVES FOR “IF” Provided. ‘There is nothing unique about
‘if’ALTERNATIVES FOR “THE”There is at least one and at most one. And it exists.
(existence and uniqueness). There is nothing unique about ‘the’.THIS COVERS
STRAWSON’S first problem.What about the other English philosophers?AUSTINon
‘voluntarily’ ALTERNATIVES to ‘voluntarily,’ with the will, willingly,
intentionally. Nothing unique about ‘voluntarily.’STRAWSON on ‘true’it is the
case, redundance theory, nothing. Nothing unique about ‘true’HART ON good. To
say that ‘x is commendable’ is to recommend x. Nothing unique about ‘good.’HART
on ‘carefully.’ Da Vinci painted Mona Lisa carefully, with caution, with
precaution. Nothing unique about ‘carefully.’THIRD LITMUS TEST or idea and
ATTENDING THIRD DISTINCTIVE FEATURE.
THIRD DISTINCTIVE FEATURE is in the protasis of the conditional.The
implicaturum depends on the explicatum or explicitum, and a fortiori, the
implicaturum cannot INVOLVE anything that the explicatum involvesThere is
nothing about what an emissor explicitly conveys about “or” or a disjunctum in
general, which has to do with the emissor having grounds other than
truth-functional for the utterance of a disjunctum.The calculation of the
presence of an implicaturum presupposes an initial knowledge, or grasping, or
understanding, or taking into account of the ‘conventional’ force (not in
Austin’s sense, but translating Latin ‘vis’) of the expression the utterance of
which carries the implicaturum.A conversational implicaturum will be a
condition (but not a truth-condition), i. e. a condition that is NOT, be
definition, on risk of circularity of otiosity, included in what the emissor
explicitly conveys, i. e. the original specification of the expression's
‘conventional’ or arbitrary forceIf I’m saying that ‘seems’ INVOLVES, as per
conventional force, ‘doubt or denial,’what’s my point? If Strawson is right
that ‘if’ has the conventional force of conventionally committing the utterer
with the belief that q follows from p, why bother? And if that were so, how
come the implicaturum is still cancellable?Though it may not be impossible for
what starts life, so to speak, as a conversational implicaturum to become
conventionalized, to suppose that this is so in a given case would require
special justification. (Asking Lewis). So, initially at least, a conversational
implicaturum is, by definition and stipulation, not part of the sense,
truth-condition, conventional force, or part of what is explicitly conveyed or
put forward, or ‘meaning’ of the expression to the employment of which the
impicatum attaches. FOURTH LITMUS TEST or catalyst idea. Mentioned in “Causal
theory” YIELDS THE FOUTH DISICTINVE FEATURE and the FIFTH distinctive feature.FOURTH
DISTINCTIVE FEATURE: in the protasis of the conditionaltruth value.The alethic
valueconjoined with the test about the VEHICLE --. He has these as two
different testsand correspondingly two distinctive features in “Causal”. The
truth of a conversational implicaturum is not required by (is not a condition
for) the truth of what is said or explicitly conveyed (what is said or
explicatedthe explicatum or explicitum, or what is explicitly conveyed or
communicated) may be true -- what is implicated may be falsethat he has
beautiful handwriting, that q follows from p, that the utterer is ENDORSING
what someone else said, that the utterer is recommending x, that the person who
is said to act carefully has taken precaution), FIFTH DISTINCTIVE FEATURE: vehiclethis
is the FOURTH vehicle of the four he mentions in “Causal”: ‘what the emissor
explicitly conveys,’ ‘the emissor himself,’ the emissor’s utterance, and
fourth, the emissor’s explicitly conveying, or explicitly conveying it that way
--. The apodosis of the conditionalor inferrability schema, since he uses
‘since,’ rather than ‘if,’ i. e. ‘GIVEN THAT p, q. Or ‘p; therefore, q’. The
implicaturum is NOT carried by what is said or the EXPLICATUM or EXPLICITUM, or
is explicitly conveyed, but only by the ‘saying’ or EXPLICATING or EXPLICITING
of what is said or of the explicatum or explicitum, or by 'putting it that
way.’The fifth and last litmus test or catalyst idea YIELDS A SIXTH DISTINCTIVE
FEATURE:Note that he never uses ‘first, second, etc.’ just the numerals, which
in a lecture format, are not visible!SIXTH DISTINCTIVE FEATURE: INDETERMINACY.
Due to the open character of the reasoningand the choices available to fill the
gap of the content of the propositional attitude that makes the conversational rational:“He
is potentially dishonest.” “His colleagues are treacherous”Both implicatura
possible for “He hasn’t been to prison at his new job at the bankyet.”Since, to
calculate a conversational implicaturum is to calculate what has to be supposed
in order to preserve the supposition that the utterer is a rational,
benevolent, altruist agent, and that the principle of conversational
cooperation is being observed, and since there may be various possible specific
explanations or alternatives that fill the gap hereas to what is the content of
the psychological attitude to be ascribed to the utterer, a list of which may
be open, or open-ended, the conversational implicaturum in such cases will
technically be an open-ended disjunction of all such specific explanations,
which may well be infinitely non-numerable. Since the list of these IS open,
the implicaturum will have just the kind of INDETERMINACY or lack of
determinacy that an implicaturum appears in most cases to possess.
indeterminacy of translation, a pair of theses derived, originally, from a
thought experiment regarding radical translation first propounded by Quine in
Word and Object (1960) and developed in his Ontological Relativity (1969),
Theories and Things (1981), and Pursuit of Truth (1990). Radical translation is
an imaginary context in which a field linguist is faced with the challenge of
translating a hitherto unknown language. Furthermore, it is stipulated that the
linguist has no access to bilinguals and that the language to be translated is historically
unrelated to that of the linguist. Presumably, the only data the linguist has
to go on are the observable behaviors of incompleteness indeterminacy of
translation 422 4065h-l.qxd 08/02/1999 7:39 AM Page 422 native speakers amid
the publicly observable objects of their environment. (1) The strong thesis of
indeterminacy, indeterminacy of translation of theoretical sentences as wholes,
is the claim that in the context of radical translation a linguist (or
linguists) could construct a number of manuals for translating the (natives’)
source language into the (linguists’) target language such that each manual
could be consistent with all possible behavior data and yet the manuals could
diverge with one another in countless places in assigning different
target-language sentences (holophrastically construed) as translations of the
same source-language sentences (holophrastically construed), diverge even to
the point where the sentences assigned have conflicting truth-values; and no
further data, physical or mental, could single out one such translation manual
as being the uniquely correct one. All such manuals, which are consistent with
all the possible behavioral data, are correct. (2) The weak thesis of
indeterminacy, indeterminacy of reference (or inscrutability of reference), is
the claim that given all possible behavior data, divergent target-language
interpretations of words within a source-language sentence could offset one
another so as to sustain different targetlanguage translations of the same source-language
sentence; and no further data, physical or mental, could single out one such
interpretation as the uniquely correct one. All such interpretations, which are
consistent with all the possible behavioral data, are correct. This weaker sort
of indeterminacy takes two forms: an ontic form and a syntactic form. Quine’s
famous example where the source-language term ‘gavagai’ could be construed
either as ‘rabbit’, ‘undetached rabbit part’, ‘rabbithood’, etc. (see Word and
Object), and his proxy function argument where different ontologies could be
mapped onto one another (see Ontological Relativity, Theories and Things, and
Pursuit of Truth), both exemplify the ontic form of indeterminacy of reference.
On the other hand, his example of the Japanese classifier, where a particular
three-word construction of Japanese can be translated into English such that
the third word of the construction can be construed with equal justification
either as a term of divided reference or as a mass term (see Ontological Relativity
and Pursuit of Truth), exemplifies the syntactic form of indeterminacy of
reference.
transformationGrice: “My system G makes minimal use of
transformations” -- minimal transformation rule: an axiom-schema or rule of
inference. Grice: “Strictly, an Ovidian metamorphose!” -- A transformation rule
is thus a rule for transforming a possibly empty set of wellformed formulas
into a formula, where that rule operates only upon syntactic information. It
was this conception of an axiom-schema and rule of inference that was one of
the keys to creating a genuinely rigorous science of deductive reasoning. In
the 0s, the idea was imported into linguistics, giving rise to the notion of a
transformational rule. Such a rule transforms tree structures into tree structures,
taking one from the deep structure of a sentence, which determines its semantic
interpretation, to the surface structure of that sentence, which determines its
phonetic interpretation. Grice: “Chomsky misuses ‘transformation.’”
triangulus -- Grice’s triangle. He uses the word in “Meaning
Revisited,” (WoW: 286). It’s the semiotic triange between what he calls the
‘communication device,’ the denotatum, and the soul. While
often referred to as H. P. Grice’s triangle, or H. P. Grice’s semiotic triangle,
or "Ogden/Richards triangle" the idea is also expressed in 1810, by
Bernard Bolzano, in his rather obscure, Grice grants, “Beiträge zu einer
begründeteren Darstellung der Mathematik.” However, the triangle can be traced
back to the 4th century BC, in Aristotle's Peri Hermeneias (often referred to
in its Latin translation De Interpretatione, second book of his Organon, on
which Grice gave seminars as University Lecturer at Oxford with J. L. Austin).
H. P. Grice’s semiotic Triangle relates to the problem of universals, a
philosophical debate which split ancient and medieval philosophers (mainly
realists and nominalists). The triangle describes a simplified form of
relationship between the emissor as subject, a concept as object or referent or
denotatum, and its designation (sign, signans, or as Grice prefers
‘communication device’). For more elaborated research see Semiotics.
Ogden semiotic triangle.png Contents 1Interlocutory applications 1.1Other
triangles 1.2The communicative stand 1.3Direction of fit 2See also 3References
4External links Interlocutory applications Other triangles The relations
between the triangular corners may be phrased more precisely in causal terms as
follows[citation needed][original research?]. The matter evokes the emissor's soul.
The emissor refers the matter to the symbol. The symbol evokes the emissee’s
soul. The emissee refers the symbol back to the matter. The communicative stand
Such a triangle represents ONE agent, the emissor, whereas communication takes
place between TWO (objects, not necessarily agents). So imagine another
triangle and consider that for the two to understand each other, the content
that the "triangles" represent must fit or be aligned. Clearly, this
calls for synchronisation and an interface as well as scale among other things.
Notice also, that we perceive the world mostly through our eyes and in
alternative phases of seeing and not seeing with change in the environment as
the most important information to look for. Our eyes are lenses and we see a surface
(2D) in ONE direction (focusing) if we are stationary and the object is not
moving either. This is why you may position yourself in one corner of the
triangle and by replicating (mirroring) it, you will be able to see the whole
picture, your cognitive epistemological and the ontological existential or
physical model of life, the universe, existence, etc. combined.[citation
needed][original research?] Direction of fit Main article: Direction of
fit This section has multiple issues. Please help improve it or discuss
these issues on the talk page. (Learn how and when to remove these template
messages) This section does not cite any sources. (December ) This section is
written like a personal reflection, personal essay, or argumentative essay that
states a editor's personal feelings or
presents an original argument about a topic. (December ) Grice uses the notion
of "direction of fit" (in “Intention and Uncertainty”) to create a
taxonomy of acts. This
table possibly contains original research. Please improve it by verifying the
claims made and adding inline citations. Statements consisting only of original
research should be removed. (December ) (Learn how and when to remove this
template message) World or Referentintended →Writer's Thought decoded
↑ ↓ encoded Thought Emissee's← extendedSymbol or Word
Emissor's THOUGHT retrieves SYMBOL suited to REFERENT, Word suited to
World. Reader's THOUGHT retrieves REFERENT suited to SYMBOL, World
suited to Word. Actually the arrows indicate that there is something exchanged
between the two parties and it is a feedback cycle. Especially, if you imagine
that the world is represented in the soul of both the emissor and the emissee
and used for reality check. If you look at the triangle above again, remember
that reality check is not what is indicated there between the sign and the
referent and marked as "true', because a term or a sign is allocated
"arbitrarily'. What you check for is the observance of the law of identity
which requires you and your partner to sort out that you are on the same page,
that the emissor is communicating and the emissee is understanding about the
same thing. So the chunk of reality and the term are
replaceable/interchangeable within limits and your concepts in the soul as
presented in some appropriate way are all related and mean the same thing.
Usually the check does not stop there, your ideas must also be tested for
feasibility and doability to make sure that they are "real" and not
"phantasy". Reality check comes from consolidating your experience
with other people's experience to avoid solipsism and/or by putting your ideas
(projection) in practice (production) and see the reaction. Notice, however how
vague the verbs used and how the concept of a fit itself is left unexplained in
details.[editorializing] See also The Delta Factor De dicto De se De re
References Colin Cherry (1957) On Human Communication C. K. Ogden
and I. A. Richards (1923) The Meaning of Meaning John Searle (1975)
"A Taxonomy of Illocutionary Acts", in: Gunderson, K. (ed.),
Language, Mind, and Knowledge (Minneapolis: University of Minnesota Press) 344-369. John Searle (1976) "A
Classification of Illocutionary Acts", Language in Society, 5, 1-24. External links Jessica Erickstad (1998)
Richards' Meaning of Meaning Theory. University of Colorado at Boulder. Allie
Cahill (1998) "Proper Meaning Superstition" (I. A. Richards).
University of Colorado at Boulder. Categories:
SemioticsSemanticsPragmaticsPhilosophy of languagePhilosophy of mind.
Semiotisches Dreieck Zur Navigation springen. Zur Suche springen. Das
semiotische Dreieck stellt die Relation zwischen dem Symbol, dem dadurch
hervorgerufenen Begriff und dem damit gemeinten realen Ding dar. Das
semiotische Dreieck ist ein in der Sprachwissenschaft und Semiotik verwendetes
Modell. Es soll veranschaulichen, dass ein Zeichenträger (Graphem, Syntagma,
Symbol) sich nicht direkt und unmittelbar auf einen außersprachlichen
Gegenstand bezieht, sondern dieser Bezug nur mittelbar durch eine
Vorstellung/einen Begriff erfolgt. Das semiotische Dreieck publizierten
erstmals Charles Kay Ogden und Ivor Armstrong Richards in dem Werk The Meaning
of Meaning. Das semiotische Dreieck in vereinfachter Beschreibung. Die Welt
besteht aus Gegenständen, Sachverhalten, Ereignissen und Ähnlichem. Diese sind
wirklich und bestimmen alles, was geschieht. Das Symbol für ein Einzelnes davon
steht in den folgenden Dreiecken rechts und bedeutet vereinfacht: Ding oder
„was Sache ist“. Wenn der Mensch ein Ding bemerkt oder sich vorstellt, macht er
sich ein gedachtes Bild davon. Das Symbol dafür steht in den folgenden
Dreiecken oben und bedeutet: Begriff oder „was man meint“. Wenn Menschen mit
diesen Begriffen von Dingen reden, so verwenden sie Zeichen (meist hörbar,
gelegentlich auch sichtbar oder anders wahrnehmbar). Das sind Wörter (auch
Bezeichnungen, Benennungen, Symbole oder Ähnliches). Das Symbol dafür steht in
den folgenden DREIECKEN links und bedeutet: Wort oder „was man dazu sagt“.
Ding, Begriff und Wort sollen eindeutig zusammengehören. Das gelingt nicht
immer, vielmehr muss man immerzu aufpassen, ob der eben verwendete Begriff das
betrachtete Ding richtig erfasst, ob das eben verwendete Wort den gemeinten
Begriff trifft, und sogar ob das eben betrachtete Ding überhaupt eins ist und
nicht etwa einige oder gar keins. Passen die drei Ecken nicht zueinander, „So
entstehen leicht die fundamentalsten Verwechslungen (deren die ganze
Philosophie voll ist).“ Vitters: Tractatus 3.324. Das semiotische Dreieck
als bildliche Darstellung der Mehrdimensionalität der Zeichen
Begriff /\ / \
/ \ / \
/ \ Zeichen ...... Gegenstand (Wort) (Ding). Das semiotische
Dreieck ist zunächst nur ein bildliches Hilfsmittel, um sich Beziehungen „im“
bzw. „des“ Zeichens zu veranschaulichen. Seine Interpretation und nähere
Ausgestaltung hängt daher von der zugrunde gelegten Erkenntnistheorie ab.
In entscheidender Weise wird durch das semiotische Dreieck veranschaulicht,
dass zwischen dem Wort (der Zeichenform, d. h. dem Schriftbild oder dem Lautbild)
und dem Bezeichneten (Ding, Gegenstand) keine direkte Beziehung, sondern nur
durch (mindestens) eine hier so genannte Vermittlungsinstanz vermittelte
Beziehung besteht. Graphisch wird dies durch eine unterschiedliche Linie
dargestellt. Gebräuchlich ist ein Dreieck. Entscheidend ist die
nicht-direkte Beziehung zwischen Zeichen (Wort) und Gegenstand (Ding). Je nach
Anzahl der zu veranschaulichenden (nicht auszublendenden) Bezugspunkte und
Vermittlungsinstanzen und der Art der betonten Beziehungen kann man auch ein
Quadrat, ein sonstiges Vieleck bzw. einen mehrdimensionalen Körper
benutzen. Darauf hinzuweisen ist, dass die Vermittlungsinstanzhier mit
dem mehrdeutigen Ausdruck „Begriff“ bezeichnetsehr unterschiedlich gesehen
wird, was aus dem Terminologiebefund unten deutlich wird. Das semiotische
Dreieck ist Veranschaulichung eines Zeichenverständnisses, das dem
Zeichenbegriff von Ferdinand de Saussure, wonach ein Zeichen eine „psychische
Einheit“ zwischen einem „akustischen Bild“ (Signifikanten) und einem „Begriff“
(Signifikat) (bei ihm im Sinne einer psychischen Vorstellung) sein soll,
widersprechen dürfte: statt der „Papierblattmetapher“ für das Verhältnis von
Signifikant/Signifikat (von de Saussure) wird im semiotischen Dreieck eine
optische Trennung und Distanzierung von Zeichenkörper und Begriff (Sinn)
vorgenommen. Das semiotische Dreieck blendet auch pragmatische
Bedingungen und Bezüge aus bzw. reduziert sie auf die semantische Dimension und
wird daher von pragmatischen Bedeutungstheorien kritisiert (vgl.
Semiotik). Das Fehlen einer unmittelbaren Beziehung zwischen Zeichen und
Gegenstand wird zugleich als Ausdruck der (von de Saussure betonten)
Arbitrarität und Konventionalität von Zeichen interpretiert. Geschichte
Man muss unterscheiden zwischen dem semiotischen Dreieck als Bild und einem
dreiseitigen (triadischen) Zeichenbegriff, dessen Veranschaulichung es
dient. Verbreitet wird die sprachwissenschaftliche Entwicklung so
dargestellt, als gäbe es ein semiotisches Dreieck erst seit Ogden/Richards, die
damit einen nur zweigliedrigen Zeichenbegriff von de Saussure
modifiziert/überwunden hätten. Es heißt, bis ins 19. Jahrhundert sei der
Zeichenbegriff im Wesentlichen hinsichtlich seines Sachbezugs als „zweistellige
Relation“ diskutiert worden. Andere betonen den zugrunde liegenden
dreiseitigen („triadischen“) Zeichenbegriff, der meist bei Aristoteles,
mitunter auch schon bei Platon angesetzt wird. Schon bei Platon findet
sich ein gedankliches Wort-Gegenstand-Modell zwischen Namen (Zeichen)Idee (Begriff)
und Ding. Bei Aristoteles ist ein Zeichen (semeion, damit meint er ein Wort)
ein Symptom für eine Seelenregung, d. h. für etwas, das der Sprecher sich
vorstellt. Diese Vorstellung des Sprechers ist dann ein Ikon für ein Ding. Dies
sind für ihn die primären Zeichenrelationen (rot in der untenstehenden Figur).
Davon abgeleitet ist die sekundäre Zeichenrelation (schwarz in der
Figur). Das Semiotische Dreieck bei Aristoteles Seit Aristoteles
wird vertreten, dass Zeichen Dinge der Welt nicht unvermittelt, sondern
vermittelt über einen „Begriff“, „Vorstellung“ etc. bezeichnen. Dies bedeutet
eine Differenzierung gegenüber der einfachen aliquid-stat-pro-aliquo-Konzeption
und ist „für die ganze Geschichte der Semiotik entscheidend“. Bei Aristoteles
stehen „Zeichen […] für Sachen, welche von den Bewußtseinsinhalten abgebildet
worden sind“. „Die Sachen werden von den Zeichen nicht präsentiert, sondern
repräsentiert.“. Die Interpretation von De interpretatione ist dabei seit
Jahrtausenden kontrovers. Die oben wiedergegebene Interpretation entspricht
einer psychologischen Deutung, die einen Psychologismus nahelegt. Dies
erscheint fraglich, da Aristoteles eher einen erkenntnistheoretischen Realismus
vertreten haben dürfte. Scholastik In der Sprachphilosophie der Scholastik
finden sich Überlegungen zum Dreierschema res (Sache, Ding), intellectus
(Verstand, Gedanken, Begriff), vox (Wortzeichen). Logik von Port-Royal. In
der Grammatik von Port-Royal (Mitte des 17. Jh.) soll das semiotische Dreieck
eingeführt worden sein. In der Logik von Port-Royal sind die Gegenstände und
die Sprachzeichen nicht unmittelbar, sondern über Universalien miteinander
verknüpft. Nach KANT ist das zwischen Begrifflichkeit und Sinnlichkeit bzw.
Gegenstand vermittelnde Element das Schema als ein bildhaftes und anschauliches
Zeichen. Das Verfahren des Verstandes, mit Hilfe der ‚Einbildungskraft‘ die
reinen Verstandesbegriffe zu versinnlichen, heißt Schematismus. Auch Arthur
Schopenhauer, ein deutscher Philosoph des 19. Jahrhunderts, unterscheidet in seinem
Hauptwerk Die Welt als Wille und Vorstellung strikt zwischen Wort, Begriff und
Anschauung. Ausblendung des Referenzbezugs im Zeichenmodell von de Saussure
Nach verbreiteter Auffassung haben die moderne Sprachwissenschaft und der
moderne Zeichenbegriff erst mit de Saussure eingesetzt. Nach de Saussure ist
ein Zeichen die Verbindung eines Ausdrucks (signifiant) mit einem Inhalt
(signifié), wobei das Zeichen als „psychische Einheit mit zwei Seiten“
aufgefasst wurde. In diesem zweigliedrigen (dyadischen) Zeichenmodell „hat die
reale Welt keine Bedeutung“: „Hier Bezeichnetes als geistige Vorstellung, dort
Bezeichnendes als dessen Materialisation in der Sprache, aber kein Platz für
das Objekt selbst“. Triadisches Zeichenmodells bei Peirce. Charles S. Peirce entwickelte
eine pragmatische Semiotik und die Pragmatik soll auf dem triadischen
Zeichenmodell von Peirce beruhen. Statt eines dyadischen entwickelte Peirce ein
kommunikativ-pragmatisches, triadisches Zeichenmodell: das Zeichen ist eine
„triadische Relation (semiotisches Dreieck)“. Dies, indem er zu Zeichenmittel
und Objekt den „Interpretanten“ ergänzte, d. h. die Bedeutung, die durch
Interpretation der Zeichenbenutzer (Sprecher bzw. Hörer) in einem
Handlungszusammenhang zustande kommt. „Das, was als Bewusstseinsinhalt
erscheint, der Interpretant, ist der individuell erkannte Sinn, der seinerseits
kulturell vor- oder mitgeprägt sein kann. Daher wird in diesem Konzept die
Zeichenbedeutung (…) auch als „kulturelle Einheit“ (Eco, 1972)
postuliert.“Peirce-Interpreten wie Floyd Merrell oder Gerhard Schönrich wenden
sich gegen die Dreiecksdarstellung peircescher Zeichentriaden, da sie
suggerieren könnte, dass sich die irreduzible triadische Relation zerlegen
lasse in einzelne zweistellige Relationen. Stattdessen schlagen sie eine
Y-förmige Darstellung vor, bei der die drei Relate jeweils durch eine Linie mit
dem Mittelpunkt verbunden sind, aber entlang der Seiten des „Dreiecks“ keine
Linien verlaufen. Charles Kay Ogden / Ivor Armstrong Richards Als „die“
Vertreter eines dreiseitigen Zeichenmodells bzw. eines semiotischen Dreiecks
(unter Ausblendung ihrer Vorläufer) werden verbreitet Charles Kay Ogden und
Ivor Armstrong Richards angeführt. Diese erkannten eine Welt außerhalb des
menschlichen Bewusstseins ausdrücklich an und wandten sich gegen „idealistische
Konzepte“. Nach Charles Kay Ogden und Ivor Armstrong Richards symbolisiert das
Zeichen (symbol) etwas und ruft einen entsprechenden Bewusstseinsinhalt
(reference) hervor, der sich auf das Objekt (referent) bezieht. Das semiotische
Dreieck wird wie folgt erklärt: „Umweltsachverhalte werden im Gedächtnis
begrifflich bzw. konzeptuell repräsentiert und mit Sprachzeichen assoziiert. So
ist z. B. das Wort „Baum“ ein Sprachzeichen, das mit dem Begriff bzw. Konzept
von „BAUM“ assoziiert ist und über diesen auf reale Bäume (Buchen, Birken,
Eichen usw.) verweisen kann.“. Siehe auch Organon-Modell (von Karl Bühler)
Literatur Metamorphosen des semiotischen Dreieck. In: Zeitschrift für Semiotik.
Band 10, (darin 8 einzelne Artikel). Umberto Eco: SemiotikEntwurf einer Theorie
der Zeichen. 2. Auflage. Wilhelm Fink Verlag, München 1991, 3-7705-2323-7. Umberto Eco: Einführung in die
Semiotik. Wilhelm Fink Verlag, München 1994,
3-7705-0633-2. Einzelnachweise C. K. Ogden, I. A. Richards: The
Meaning of Meaning. 1923 Kassai: Sinn. In: Martinet (Hrsg.): Linguistik.
Ohne Problematisierung trotz der Nähe zu Saussure hingegen bei Kassai: Sinn.
In: Martinet (Hrsg.): Linguistik. 1973, S. 251 (S. 254 f.) referiert So
wohl Fischer Kolleg Abiturwissen, Deutsch (2002), S. 27 So z. B.
Schülerduden, Philosophie (2002), Semiotik Triadische Zeichenrelation.
In: Homberger: Sachwörterbuch zur Sprachwissenschaft. 2000 Trabant:
Semiotik. Trabant: Semiotik. So auch Triadische Zeichenrelation. In: Homberger:
Sachwörterbuch zur Sprachwissenschaft. 2000, wonach Aristoteles das Platonische
Modell „psychologisiert“ haben soll So Schülerduden, Philosophie (2002),
Sprachphilosophie Schülerduden, Philosophie (2002),
Sprachphilosophie Baumgartner: Kants „Kritik der reinen Vernunft“,
Anleitung zur Lektüre. [1988], neu ersch. 5. Auflage. ALBER, Freiburg Hierzu
vor allem das Kapitel: „Zur Lehre von der abstrakten, oder Vernunft-Erkenntnis“
(Zweiter Band) Fischer Kolleg Abiturwissen, Deutsch (2002), S. 26
Ernst: Pragmalinguistik. 2002, S. 66 Schülerduden, Philosophie (2002),
Peirce So Pelz: Linguistik. 1996, S. 242 Zeichenprozess. In:
Homberger: Sachwörterbuch zur Sprachwissenschaft. 2000 Bedeutung. In:
Homberger: Sachwörterbuch zur Sprachwissenschaft. 2000 Kategorien:
SemiotikSemantik. For Grice, the triangle represents the three correspondences.
First, psychophysical, second psychosemiotic, and third semio-physical.
tisberi -- Heytesbury: w.
also called Hentisberus, Hentisberi, Tisberi before, English philosopher and
chancellor of Oxford . He wrote Sophismata “Sophisms”, Regulae solvendi
sophismata “Rules for Solving Sophisms”, and De sensu composito et diviso “On
the Composite and Divided Sense”. Other works are doubtfully attributed to him.
Heytesbury belonged to the generation immediately after Thomas Bradwardine and
Kilvington, and was among the most significant members of the Oxford
Calculators, important in the early developemnt of physics. Unlike Kilvington
but like Bradwardine, he appealed to mathematical calculations in addition to
logical and conceptual analysis in the treatment of change, motion,
acceleration, and other physical notions. His Regulae includes perhaps the most
influential treatment of the liar paradox in the Middle Ages. Heytesbury’s work
makes widespread use of “imaginary” thought experiments assuming physical
impossibilities that are yet logically consistent. His influence was especially
strong in Italy in the fifteenth century, where his works were studied widely
and commented on many times.
trinitarianism, -- “Raining, raining, raining.” -- the
theological doctrine that God consists of three persons, “in Strawson’s usage
of the expression”Vide Grice, “Personal identity,” -- The persons who
constitute the Holy Trinity are the Father; the Son, who is Jesus Christ; and
the Holy Spirit or Holy Ghost. The doctrine states that each of these three
persons is God and yet they are not three Gods but one God. According to a
traditional formulation, the three persons are but one substance. In the
opinion of Aquinas, the existence of God can be proved by human reason, but the
existence of the three persons cannot be proved and is known only by
revelation. According to Christian tradition, revelation contains information
about the relations among the three persons, and these relations ground proper
attributes of each that distinguish them from one another. Thus, since the
Father begets the Son, a proper attribute of the Father is paternity and a
proper attribute of the Son is filiation. Procession transparent Trinitarianism
928 928 or spiration is a proper
attribute of the Holy Spirit. A disagreement about procession has contributed
to dividing Eastern and Western Christianity. The Eastern Orthodox church
teaches that the Holy Spirit proceeds from the Father through the Son. A theory
of double procession according to which the Holy Spirit proceeds from the
Father and the Son has been widely accepted in the West. This disagreement is
known as the filioque ‘and the Son’ controversy because it arose from the fact
that adding this Latin phrase to the Nicene Creed became acceptable in the West
but not in the East. Unitarianism denies that God consists of three persons and
so is committed to denying the divinity of Jesus. The monotheistic faiths of Judaism
and Islam are unitarian, but there are unitarians who consider themselves
Christians. H. P. Grice, “Raining, raining, rainingmy mother and the Trinitarians.”
tipperary: music-hall cited
by Grice. Grice liked the song and would often accompany himself at the piano
(“in Eb always”). He especially loved to recite the three verses (“Up to
mighty London came an Irishman one
day,” “Paddy wrote a letter to his Irish Molly-O,” and “Molly wrote a neat
reply to Irish Paddy-O”). Grice devises a possible counter-example to his
account of ‘communication,’ or strictly the conditions that have to be met for
the state of affairs “Emisor E communicates that p” to hold. In Grice’s
scenario, a reminiscence shared by his father, at a musical soirée in 1912,
at Harborne, Grice’s grandfather sings "Tipperary” “in a
raucous voice” (those are Grice’s father’s words) with the intention of getting
his mother-in-law (whom he knew was never too keen on the music-hall) to leave
the drawing-room. Grice’s grandfather’s mother-in-law is supposed to recognise
(and to know that she is intended to recognise) that Grice’s grandfather wants
to get rid of his mother in law“to put it bluntly,” as Grice’s father has it.
Grice’s grandfather, moreover, intends that his mother-in-law shall, in the
event, leave because she recognizes Grice’s grandfather’s intention that
she shall go. Grice’s grandfather’s
scheme is that his mother-in-law should, somewhat wrongly, think that Grice’s
grandfather intends his mother-in-law to think that he intends to get rid of
her by means of the recognition of his intention that she should go. In other
words, the mother-in-law is supposed to argue: "My son-in-law intends me
to *think* that he intends to get rid of me by the raucous singing of that
awful ditty complete with the three versesstarting with “Up to mighty London
came an Irishman one day” -- but of course he, rude as he is, really wants to
get rid of me by means of the recognition of his intention to get rid of me. I
am really intended to go because he wants me to go, not because I cannot stand
the singingI suppose. I mean, I could possibly stand it, if tied up, or
something." The fact that the mother in law, while thinking she is seeing
through his son-in-law’s plans, is really *conforming* to them (a situation
that would not hold if she is known by her son-in-law to be
‘counter-suggestible’), is suggested as precluding Grice from deeming, here,
that his grandfather means by the singing in a raucuous voice the opening line
to “Tipperary” in a raucuous voice (“Up to mighty London came an Irishman one
day”) that his mother-in-law should go. However, it is clear to Grice that,
once one tries to fill in the detail of this description, the example becomes
baffling“even if I myself designed it.” “For, how is my grandfather’s
mother-in-law sposed to reach the idea that my grandfather wants her to think
that he intends to get rid of her by singing in a raucuous voice “Up to mighty
London came an Irishman one day”?” “My father tells me that my grandfather
sould sing in a *particular nasal tone*, so common at the music-hall, which he
knows *not* necessarily to be displeasing to his mother in law (when put to use
to a respectable drawing-room ballad), though it is to most people that visit
the Grices.” Grice’s grandfather’s mother in law knows that Grice’s grandfather
knows this particular nasa tone not to be displeasing to her, but she thinks,
rather wrongly, that Grice’s grandfaather does not know that his mother-in-law
knows this (she would never display his tastes in public). The mother-in-law
might then be supposed to argue: "My son-in-law cannot want to drive me
out of the drawing-room by his singing, awful to most, since he knows that that
particularly nasal tone is not really displeasing to me. My son-in-law, however,
does not know that I know he knows this. Therefore, maybe my son-in-law is does
wantsme to think that he intends to drive me out, on the ground of a mere
cause, rather than a reason, *by* his singing." “At this point,” Grice
notes, “one would expect my grandfather’s mother-in-law to be completely at a
loss to explain my grandfather’s performance.” “I see no reason at all why my
grandfather’s mother in-law should then suppose that he *really* wants to get
rid of her in some other way.” Whether or not this example could be made to
work, its complexity is ennerving. “And the sad thing about it, is that any
attempt on my part to introduce yet further restrictions would involve more
ennerving complexities still.” “It is in general true that one cannot have intentions
to achieve results which one sees no chance of achieving; and the success of
intentions of the kind involved in communication requires he to whom
communications or near-communications is addressed to be capable in the
circumstances of having certain thoughts and drawing certain conclusions.” At
some early stage in the attempted regression the calculations required of my
grandfather’s mother-in-lawy by my grandfather will be impracticably difficult;
and I suspect the limit has now been reached (if not exceeded).” “So my
grandfather, is he is a Grice, cannot have the intentionsas reconstructed by my
father, this was way back in 1912 -- required of him in order to force the
addition of further restrictions. Not only are the calculations my grandfather
would be requiring of his mother-in-law too difficult, but it would be
impossible for him to find cues to indicate to her that the calculations should
be made, even if they were within his mother-in-law’s compass. So one is
tempted to conclude that no regress is involved.” But even should this
conclusion be correct, we seem to be left with an uncomfortable situation. For
though we may know that we do not need an infinite series of backward-looking
sub-clauses, we cannot say just how many such sub-clauses are required.
“Indeed, it looks as if the definitional expansion of "By uttering x
emisor E communicates that p"
might have to vary from case to case, depending on such things as the nature of
the intended response, the circumstances in which the attempt to elicit the
response is made (say, a musical soirée at Harborne in mid-1912), and the
intelligence of the utterer (in this case my grandfather) and of the addressee
(his mother in law).” It is dubious whether such variation can be acceptable.
However, Grice genially finds out that this ennerving difficulty (of the type
some of Grice’s tutees trying to outshine him would display) is avoided if we
could eliminate potential counter-examples not by requiring the emisor to have
certain additional, backward-looking, intentions, but rather by requiring the
emisor *not* to have a certain sort of intention or complex of intentions.
Potential counterexamples of the kind involves the construction of a situation
in which the emisor E intends the sendee S, in the reflection process by which
the sendee S is supposed to reach his response, both to rely on some
inference-element, i. e., ome premise or some inferential step, E, and also to
think that the emisor E intends his sendee S not to rely on E. “What I propose,
then, is to uproot such potential counterexamples by a single clause which
prohibits the emisor from having this kind of complex intention.” We reach a
redefinition: "the emisor E means that p by uttering x" is true iff
(for some sendee S and for some response r): (a) the emisor U utters x
intending (i) the sendee to produce r
(2) the sendee S to think the emisor E to intend (i) (3) the sendee S’s
fulfillment of (i) to be based on the sendee S’s fulfillment of (2) (b) there is
no inference-element E such that the emsior E utters x intending both (i') that
the sendee S’s determination of r should rely on the inference element e and
(2') that the sendee S should think the emisor E to intend that (I') be false.”
transversum -- Transversalitya term Grice borrowed from
Heidegger‘the greatest philosopher that ever lived.” -- transcendence of the sovereignty of identity
or self-sameness by recognizing the alterity of the Other as Unterschied to use Heidegger’s term which signifies the sense of relatedness by
way of difference. An innovative idea employed and appropriated by such diverse
philosophers as Merleau-Ponty, Sartre, Gilles Deleuze, and Félix Guattari,
transversality is meant to replace the Eurocentric formulation of truth as
universal in an age when the world is said to be rushing toward the global
village. Universality has been a Eurocentric idea because what is particular in
the West is universalized, whereas what is particular elsewhere remains
particularized. Since its center is everywhere and its circumference nowhere,
truth is polycentric and correlative. Particularly noteworthy is the phenomenologist Calvin O. Schrag’s attempt to
appropriate transversality by splitting the difference between the two extremes
of absolutism and relativism on the one hand and modernity’s totalizing
practices and postmodernity’s fragmentary tendencies on the other.
tropic: Grice: “Cf. Cicero, ‘Tropicus, and
sub-tropicus’ –“ used by R. M. Hare and H. P. GriceHare introduced the ‘tropic’
to contrast with the ‘phrastic,’ the ‘neustic,’ and the ‘clistic’“I often
wondered if Hare was not distinguishing too narrowly”H. P. Grice --trope, in
recent philosophical usage, an “abstract particular”; an instance of a property
occurring at a particular place and time, such as the color of the cover of
this book or this . The whiteness of this
and the whiteness of the previous
are two distinct tropes, identical neither with the universal whiteness
that is instantiated in both s, nor with the
itself; although the whiteness of this
cannot exist independently of this , this could be dyed some other color. A number of
writers, perhaps beginning with D. C. Williams, have argued that tropes must be
included in our ontology if we are to achieve an adequate metaphysics. More
generally, a trope is a figure of speech, or the use of an expression in a
figurative or nonliteral sense. Metaphor and irony, e.g., fall under the
category of tropes. If you are helping someone move a glass table but drop your
end, and your companion says, “Well, you’ve certainly been a big help,” her
utterance is probably ironical, with the intended meaning that you have been no
help. One important question is whether, in order to account for the ironical
use of this sentence, we must suppose that it has an ironical meaning in
addition to its literal meaning. Quite generally, does a sentence usable to
express two different metaphors have, in addition to its literal meaning, two
metaphorical meanings and another if it
can be hyperbolic, and so forth? Many philosophers and other theorists from
Aristotle on have answered yes, and postulated such figurative meanings in
addition to literal sentence meaning. Recently, philosophers loath to multiply
sentence meanings have denied that sentences have any non-literal meanings.Their
burden is to explain how, e.g., a sentence can be used ironically if it does
not have an ironical sense or meaning. Such philosophers disagree on whether
tropes are to be explained semantically or pragmatically. A semantic account
might hypothesize that tropes are generated by violations of semantical rules.
An important pragmatic approach is Grice’s suggestion that tropes can be
subsumed under the more general phenomenon of conversational implicaturum.
tukey’s bit: from binary digit, a unit or measure of information.
Suggested by John W. Tukey, a bit is both an amount of information a reduction
of eight equally likely possibilities to one generates three bits [% log2 8] of
information and a system of representing that quantity. The binary system uses 1’s
and 0’s.
Turing: Grice: “While not a philosopher, Turing’s thought
experiment is about the ‘conceptual analysis’ of ‘thought’” --similar to a
Griceian machine -- a machine, an
abstract automaton or imagined computer consisting of a finite automaton operating
an indefinitely long storage tape. The finite automaton provides the computing
power of the machine. The tape is used for input, output, and calculation
workspace; in the case of the universal Turing machine, it also specifies
another Turing machine. Initially, only a finite number of squares of the tape
are marked with symbols, while the rest are blank. The finite automaton part of
the machine has a finite number of internal states and operates discretely, at
times t % 0, 1, 2, . . . . At each time-step the automaton examines the tape
square under its tape head, possibly changes what is there, moves the tape left
or right, and then changes its internal state. The law governing this sequence
of actions is deterministic and is defined in a state table. For each internal
state and each tape symbol or blank under the tape head, the state table
describes the tape action performed by the machine and gives the next internal
state of the machine. Since a machine has only a finite number of internal
states and of tape symbols, the state table of a machine is finite in length
and can be stored on a tape. There is a universal Turing machine Mu that can
simulate every Turing machine including itself: when the state table of any
machine M is written on the tape of Mu, the universal machine Mu will perform
the same input-output computation that M performs. Mu does this by using the
state table of M to calculate M’s complete history for any given input. Turing
machines may be thought of as conceptual devices for enumerating the elements
of an infinite set e.g., the theorems of a formal language, or as decision
machines e.g., deciding of any truth-functional formula whether it is a
tautology. A. M. Turing showed that there are welldefined logical tasks that
cannot be carried out by any machine; in particular, no machine can solve the
halting problem. Turing’s definition of a machine was theoretical; it was not a
practical specification for a machine. After the modern electronic computer was
invented, he proposed a test for judging whether there is a computer that is
behaviorally equivalent to a human in reasoning and intellectual creative
power. The Turing test is a “black box” type of experiment that Turing proposed
as a way of deciding whether a computer can think. Two rooms are fitted with
the same input-output equipment going to an outside experimenter. A person is
placed in one room and a programmed electronic computer in the other, each in
communication with the experimenter. By issuing instructions and asking questions,
the experimenter tries to decide which room has the computer and which the
human. If the experimenter cannot tell, that outcome is strong evidence that
the computer can think as well as the person. More directly, it shows that the
computer and the human are equivalent for all the behaviors tested. Since the
computer is a finite automaton, perhaps the most significant test task is that
of doing creative mathematics about the non-enumerable infinite.
tychism: from Grecian tyche, ‘chance’, Peirce’s doctrine that
there is absolute chance in the universe and its fundamental laws are
probabilistic and inexact. Peirce’s tychism is part of his evolutionary
cosmology, according to which all regularities of nature are products of growth
and development, i.e., results of evolution. The laws of nature develop over
time and become increasingly rigid and exact; the apparently deterministic laws
of physics are limiting cases of the basic, probabilistic laws. Underlying all
other laws is “the tendency of all things to take habits”; Peirce calls this
the Law of Habit. In his cosmology his tychism is associated with synechism,
the doctrine of the continuity of nature. His synechism involves the doctrine
of the continuity of mind and matter; Peirce sometimes expressed this view by
saying that “matter is effete mind.”
type: v.
Grice’s three-year-old’s guide to Russell’s theory of type
ubaldi: Italian philosopher. Pietro
Ubaldi (n. Foligno) filosofo. Firma di Pietro Ubaldi Nato a Foligno, vi ha
vissuto sino al 1952 ad eccezione del periodo universitario, in cui ha
risieduto a Roma, e nei vent'anni d'insegnamento della lingua inglese: il primo
a Modica, in Sicilia, gli altri diciannove a Gubbio. Dal 1952 al 1972 si è
trasferito in Brasile. Ha scritto 24 volumioltre a vari articoli e sette
messaggipresentando il sistema dell'evoluzione dell'universo e considerando le
leggi dell'evoluzione umana. Ha chiarito i rapporti d'involuzione ed evoluzione
fra le tre dimensioni della materia, dell'energia e dello spirito, in un processo
d'unificazione fra le ipotesi della scienza e i principi della fede. Nella sua
visione ha cercato di spiegare il senso della vita, la funzione del dolore e la
presenza del male. Candidato al premio Nobel nel 1964, all'ultimo gli fu
preferito Jean-Paul Sartre. Il suo sistema filosofico fu considerato da Albert
Einsteincome risulta da un carteggio"dolce e leggero" e la sua opera
principale, La grande sintesi, fu giudicata da Enrico Fermi "un quadro di
filosofia scientifica e antropologica etica, che oltrepassa di molto i
consimili tentativi dell'ultimo secolo". Nato in una regione
influenzata dalla vicinanza con Assisi e impregnata di spiritualità
francescana, iniziò la scuola nel 1891, proseguì gli studi a Roma e si laureò
in Diritto nel giugno del 1910. Integrò gli studi scolastici leggendo molto,
studiò inoltre pianoforte ed apprese l'inglese, il francese e il tedesco.
Pietro Ubaldi e la moglie M. Antonietta Nel 1911 viaggiò negli Stati
Uniti e nel 1912 si sposò con Maria Antonietta Solfanelli, della vicina città
di Matelica, dalla quale ebbe due figli: Franco, morto nella seconda guerra
mondiale, e Agnese. Si occupò delle proprietà terriere sua e della moglie, che
in seguito cedette in amministrazione ad altri. Nel 1927 avrebbe fatto voto di
povertà e gli sarebbe apparso Cristo. L'apparizione si sarebbe ripetuta nel
1931, insieme a san Francesco di Assisi. Il giorno di Natale dello stesso anno
avrebbe ricevuto il primo di numerosi "messaggi". Divenne professore
di lingua e letteratura inglese, insegnando nelle scuole medie inferiori e
superiori, prima a Modica, in Sicilia, e poi a Gubbio. Tra il 1932 e il
1935, scrisse il libro La grande sintesi, nel quale espose il suo pensiero,
messo all'indice nel 1939, poi riammesso da papa Giovanni XXIII. A questi anni
appartengono dieci dei libri da lui scritti A 65 anni nel 1951, dopo aver
scritto dieci libri, lasciò l'insegnamento e andò in pensione. Fu invitato a
fare in Brasile un giro di conferenze tra luglio e dicembre del 1951 e nel 1952
si trasferì definitivamente con la famiglia a São Vicente, presso Santos, nello
stato di São Paulo, e qui scrisse altri quattordici volumi, dichiarando
conclusa la sua opera nel giorno di Natale del 1971, esattamente quarant'anni
dopo il primo "messaggio" ricevuto. La sua vita può essere
considerata distinta in quattro periodi ventennali, caratterizzati da un lavoro
differente. Nel primo periodo (1891-1910) avrebbe cercato le risposte nella
filosofia, nella religione e nella scienza senza trovarla. Il secondo periodo
(1911-1930) sarebbe stato caratterizzato da una sperimentazione pratica a
contatto col mondo, d'osservazione della realtà della vita. Nel terzo periodo
(1931-1950) scrisse i volumi della sua opera pubblicati in italiano e nel
quarto (1951-1970) la parte restante. Pensiero Pietro Ubaldi ritiene che
esiste un'unica "Sostanza", la cui essenza sarebbe il movimento e che
si manifesterebbe come "materia" (statica), "energia"
(dinamica) e "spirito" (vita). L'essere umano è chiamato ad evolversi
ampliando la percezione della sua coscienza, che da inviduale deve farsi
collettiva, per farsi poi coscienza cosmica. In tale processo viene delineato
il futuro stato organico-unitario dell'umanità, generato da una nuova etica
internazionale, effetto di una consapevolezza razionale e non di un emotivo
pacifismo. L'uomo si inserirebbe nel fenomeno universale dell'evoluzione
tramite la reincarnazione. Considera la sua "Opera" la
manifestazione del proprio destino e della propria ascesa evolutiva,
proponendosi attraverso di essa di arrivare ad una conoscenza utilizzabile per
risolvere i problemi della vita, in maniera consapevole e dignitosa. La
grande legge della vita, per Ubaldi, è quella dell'Amore, tale che la si
dovrebbe seguire in ogni situazione: cercare ciò che unifica. Per questo fare
il male significa voler andare contro la corrente del Sistema, perpetuando la
separazione, produttrice di sopraffazione e violenza, sino all'autodistruzione.
Fare il bene, invece, vuol dire cercare di armonizzarsi con tutto e con tutti,
perseguendo quel processo di unificazione che ci riporta al centro dell'essere,
che è rappresentato dalla presenza dell'ordine e della giustizia del pensiero
divino. In tal senso il segreto della felicità consiste nell'inquadrarsi
nell'ordine divino e la preghiera autentica consisterebbe nella docile
accettazione della Legge, cooperando con la Sua azione. Così pure, il lavorare
rappresenterebbe il diventare cooperatori del funzionamento organico
dell'universo. Il fine dell'esistenzasecondo Pietro Ubaldiè rappresentato
dall'evoluzione. Si tratta dell'evoluzione etica, iscritta nel movimento
dell'evoluzione dell'universo. L'universo viene così inteso come
un'inestinguibile volontà d'amare, di creare e di affermare, in lotta col
principio opposto dell'inerzia, dell'odio e della distruzione. L'etica viene
concepita come dimensione ascendente, a tante dimensioni quante sono le
posizioni dell'essere lungo la scala evolutiva. In tale compito evolutivo
fondamentale sono gli idealiaventi la funzione di orientamento e di guida -,
aventi il compito di anticipare una realtà futura da raggiungere. In questa
fase evolutiva l'impegno deve essere quello della spiritualizzazione,
consistente nel seguire gli ideali, che si sono configurati storicamente nelle
religioni e nelle morali. Ciò può avvenire cercando di praticare la
comprensione reciproca e ricercando la fratellanza universale. Si tratta di un
"cammino ascensionale", frutto di libertà e volontà, attraverso le
quali da un lato si struttura la nostra personalità dall'altro la vita
collettiva progredisce servendosi di tali progressi. La legge delle unità
collettive rappresenta un principio evolutivo fondamentale, quello per cui
tendiamo ad unioni sempre più ampie: dalla coppia alla famiglia, dalle nazioni
alle unioni di popoli, sino all'unione di tutti gli esseri viventi del pianeta,
pur mantenendo diversità e multiformità. Per questo, la via è quella del
superamento di ogni separazione: la separazione da sé stessi, dagli altri, dal
mondo. L'evoluzionismo di Ubaldi è, per tutto ciò, ben diverso da quello di
Darwin: guarda all'avvenire ed intuisce oltre l'evoluzione organica già
compiuta dall'essere umano. È più ampio di quello di Teilhard de Chardin, in
quanto concepisce anche un processo involutivodallo spirito, attraverso l'energia,
sino alla materiache motiva e sorregge la via di ritorno, evolutiva, come
processo di unificazione, che dalla presenza del divino nella materia,
attraverso l'energia, ascende verso la spiritualizzazione. È caratterizzato
eticamente, come tensione spirituale verso il superuomo che è presente in
ognuno di noi, differentemente dal superomismo di Nietzsche, sospinto dal
desiderio di espandere solo le potenzialità dell'io. La produzione della
sua opera si basa sul metodo intuitivo, attraverso il quale la coscienza,
facendosi umile e ricettiva, riesce a penetrare per vie interiori l'intima
essenza dei fenomeni, diversamente dal metodo obiettivo che se pur ha il
vantaggio di giungere a conclusioni più universali è nato senza ali, in quanto
basato sulla distinzione tra l'io e il non io, tra il soggetto e l'oggetto, tra
la coscienza e il mondo esteriore. I suoi scrittiseguendo le sue stesse
dichiarazionisarebbero passati da una forma ispirata, collegata ad una forma di
contatto telepatico con le noùri (correnti di pensiero), a livello
"supercosciente", al controllo razionale dell'ispirazione
("metodo dell'intuizione razionalmente controllata"). Tale metodo
avrebbe consentito di esaminare sia la "materia" che lo
"spirito" nella loro armonia, unificando scienza e fede, considerate
due aspetti della stessa verità. Elenco degli scritti Ciclo italiano La
grande sintesi I grandi messaggi (nell'edizione brasiliana con una vita
dell'autore). La grande sintesi Le nouri ("correnti di pensiero")
L'ascesi mistica. Frammenti di pensiero e di passione: La nuova civiltà del
terzo millennio Problemi dell'avvenire (Il problema psicologico, filosofico,
scientifico). Ascensioni umane. Dio e universo. Profezie (L'avvenire del
mondo). Ciclo brasiliano Pietro Ubaldi e Manuel Emydio Commentari
(raccolta dei giudizi della stampa sui volumi precedenti). Problemi attuali. Il
sistema (Genesi e struttura dell'universo). La grande battaglia. Evoluzione e
Vangelo La legge di Dio La tecnica funzionale della legge di Dio Caduta e
salvezza Principi di una nuova etica. La discesa degli ideali Un destino
seguendo Cristo Come orientare la propria vita Cristo. Volumi pubblicati in
lingua italiana Storia di un uomo, Fratelli Bocca editori, Milano 1942
Ascenzioni umane. Verso l'armonia con l'ordine cosmico, Edizioni Mediterranee,
Roma 1951Cristo e la sua legge, Edizioni Mediterranee, Roma 1970 La grande
sintesi. Sintesi e soluzione dei problemi della scienza e dello spirito,
Edizioni Mediterranee, Roma 1980 Le noùri. Dal superumano al piano concettuale
umano, Edizioni Mediterranee, Roma 1982 La nuova civiltà del terzo millennio.
Verso la nuova era dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma 1988 Problemi
dell'avvenire. La civiltà dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma 1990
L'ascesi mistica. Dal piano concettuale umano al superumano, Edizioni
Mediterranee, Roma 2000 Dio e Universo, Edizioni Mediterranee, Roma 2002 Storia
di un uomo, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge)
2006 Il Sistema, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia,
Recco(Ge) 2007 La legge di Dio, Edizioni del centro studi italiano di
parapsicologia, Recco(Ge) 2008 La tecnica funzionale della legge di Dio,
Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) 2009 La discesa
degli ideali, Om Edizioni, Città di Castello (Pg) "Un destino seguendo Cristo",Om
Edizioni, Città di Castello (Pg)
"Evoluzione e Vangelo", Centro Culturale Pietro Ubaldi, Foligno
(Pg) Giuseppe Arcidiacono, Pietro
Ubaldi e la scienza moderna, in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro
Ubaldi, Roma 2000,73-78. Antony Elenjimittan, "La missione ecumenica di
Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi,
Roma 2000, 35-40. Paola Giovetti, "I grandi iniziati del nostro
tempo", Rizzoli, Milano 1993. Franco Lanari , "Il pensiero di Pietro
Ubaldi"Relazioni tenute nei quattro convegni dedicati a Pietro UbaldiRoma
1988-1989-1990, Ed. Mediterranee, Roma 1993. Franco Lanari "Pietro UbaldiProfeta del terzo
millennio" , Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma
2000. Filippo Liverziani, "Pietro Ubaldi e le Nòuri", in Atti dell'8º
Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 21-26. Ulderico Pasquale
Magni, "Scienza e mistica", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro
Ubaldi, Roma 2000, 69-72. Alfredo Marocchino, "Pietro Ubaldi profeta della
intesi tra Metafisica e Nuova Fisica", in Atti dell'8º Convegno sul
pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000, 43-48. Luca Marzetti, La scala di
Giacobbe, Perugia . Gaetano Mollo, Pietro Ubaldi biosofo dell'evoluzione umana,
Ed. Mediterranee, Roma 2006. Gaetano Mollo, "La formazione dell'uomo
evoluto nel pensiero di Pietro Ubaldi", in "Pedagogia e Vita",
n. 4, 2005, 23-36. Gaetano Mollo, "La visione del mondo tra scienza e fede
di Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi,
Roma 2000, 49-59. Gaetano Mollo, "La visione dell'universo. La prospettiva
di Pietro Ubaldi", in "Rivista di teosofia", n° 2, febbraio
2001,15-17. Gaetano Mollo, "Il rapporto tra scienza e fede. La prospettiva
di Pietro Ubaldi", in "Rivista di teosofia", n° 12, dicembre
2001,10-12. Lorenzo Ostuni, Fisica e metafisica di Pietro Ubaldi in relazione
all'uomo contemporaneo, in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi,
Roma 2000, 35-40. Riccardo Pieracci, Pietro Ubaldi e la Grande Sintesi, Ed.
Mediterranee, Roma 1986. Riccardo Pieracci, "Pietro Ubaldi mistico
dell'Umbria", Edizioni Eugubina, Gubbio 1973. Antonio Pieretti,
"Pietro Ubaldi. La civiltà del terzo millennio", Bollettino storico
della città di Foligno, XIX, 1995, 469. Carlo Splendore, "La Legge Ciclica
dell'evoluzione nel pensiero di Pietro Ubaldi", in Atti dell'8º Convegno
sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma 2000,79-88. Altri progetti Collabora a
Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pietro
Ubaldi Sito ufficiale del Centro
culturale "Pietro Ubaldi" di Foligno, su pietroubaldi.com. 02-02-.
Comitato del Comune di Foligno per la divulgazione del pensiero di Pietro Ubaldi,
presieduto da Gaetano Mollo, su gaetanomollo.it. 02-02-. L'opera di Pietro
Ubaldi, su cesnur.org. 23-10- 23 giugno )., in Massimo Introvigne, PierLuigi
Zoccatelli, Le religioni in Italia (sezione "Spiritismo, parapsicologia,
ricerca psichica"), sul sito Cesnur.org (Center for Studies on New Religions.Refs.:
Luigi Speranza, “Ubalid e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Unicorno: essential Italian philosopher; unicorno (n.),
filosofo. Giuseppe Unicorno Abbozzo
Questa voce sugli argomenti matematici italiani e filosofi italiani è solo un
abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di . De l'arithmetica universale, 1598 Giuseppe
Unicorno (Bergamo, 15231610) matematico, filosofo e astrologo italiano. Fu anche musicologo e teologo. Opere Giuseppe Unicorno, De l'arithmetica
universale, In Venetia, Francesco senese De Franceschi, 1598. 14 giugno .
Note Unicorno, Giuseppe Filosofia
Matematica Matematica Categorie:
Matematici italiani del XVI secoloMatematici italiani del XVII secoloFilosofi
italiani del XVI secoloFilosofi italiani del XVII secoloAstrologi italiani 1523
1610 BergamoMusicologi italianiTeologi italiani
uncertainty: one of those negativisims by Gricecfr.
‘non-certainty’ -- v. certum. It may be held that ‘uncertain’ is wrong. Grice
is certain that p. It is not the case that Grice is certain that p.
Umanesimo
rinascimentale -- humanism: Grice distinguishes between a human and a personso
he is more of a personalist than a humanism. “But the distinction is
implicatural.” He was especially keen on Italian humanism. a set of presuppositions that assigns to
human beings a special position in the scheme of things. Not just a school of
thought or a collection of specific beliefs or doctrines, humanism is rather a
general perspective from which the world is viewed. That perspective received a
gradual yet persistent articulation during different historical periods and
continues to furnish a central leitmotif of Western civilization. It comes into
focus when it is compared with two competing positions. On the one hand, it can
be contrasted with the emphasis on the supernatural, transcendent domain, which
considers humanity to be radically dependent on divine order. On the other
hand, it resists the tendency to treat humanity scientifically as part of the
natural order, on a par with other living organisms. Occupying the middle
position, humanism discerns in human beings unique capacities and abilities, to
be cultivated and celebrated for their own sake. The word ‘humanism’ came into
general use only in the nineteenth century but was applied to intellectual and
cultural developments in previous eras. A teacher of classical languages and
literatures in Renaissance Italy was described as umanista (contrasted with
legista, teacher of law), and what we today call “the humanities,” in the
fifteenth century was called studia humanitatis, which stood for grammar,
rhetoric, history, literature, and moral philosophy. The inspiration for these
studies came from the rediscovery of ancient Greek and Latin texts; Plato’s
complete works were translated for the first time, and Aristotle’s philosophy
was studied in more accurate versions than those available during the Middle
Ages. The unashamedly humanistic flavor of classical writings had a tremendous
impact on Renaissance scholars. Here, one felt no weight of the supernatural
pressing on the human mind, demanding homage and allegiance. Humanitywith all
its distinct capacities, talents, worries, problems, possibilitieswas the
center of interest. It has been said that medieval thinkers philosophized on
their knees, but, bolstered by the new studies, they dared to stand up and to
rise to full stature. Instead of devotional Church Latin, the medium of
expression was the people’s own languageItalian, French, German, English.
Poetical, lyrical self-expression gained momentum, affecting all areas of life.
New paintings showed great interest in human form. Even while depicting
religious scenes, Michelangelo celebrated the human body, investing it with
instrinsic value and dignity. The details of daily lifefood, clothing, musical
instrumentsas well as nature and landscapedomestic and exoticwere lovingly
examined in paintings and poetry. Imagination was stirred by stories brought
home by the discoverers of new lands and continents, enlarging the scope of
human possibilities as exhibited in the customs and the natural environments of
strange, remote peoples. The humanist mode of thinking deepened and widened its
tradition with the advent of eighteenth-century thinkers. They included French
philosophes like Voltaire, Diderot, and Rousseau, and other European and
American figuresBentham, Hume, Lessing, Kant, Franklin, and Jefferson. Not
always agreeing with one another, these thinkers nevertheless formed a family
united in support of such values as freedom, equality, tolerance, secularism,
and cosmopolitanism. Although they championed untrammeled use of the mind, they
also wanted it to be applied in social and political reform, encouraging
individual creativity and exalting the active over the contemplative life. They
believed in the perfectibility of human nature, the moral sense and
responsibility, and the possibility of progress. The optimistic motif of
perfectibility endured in the thinking of nineteenth- and twentiethcentury
humanists, even though the accelerating pace of industrialization, the growth
of urban populations, and the rise in crime, nationalistic squabbles, and
ideological strife leading to largescale inhumane warfare often put in question
the efficacy of humanistic ideals. But even the depressing run of human
experience highlighted the appeal of those ideals, reinforcing the humanistic
faith in the values of endurance, nobility, intelligence, moderation,
flexibility, sympathy, and love. Humanists attribute crucial importance to
education, conceiving of it as an all-around development of personality and
individual talents, marrying science to poetry and culture to democracy. They
champion freedom of thought and opinion, the use of intelligence and pragmatic
research in science and technology, and social and political systems governed
by representative institutions. Believing that it is possible to live
confidently without metaphysical or religious certainty and that all opinions
are open to revision and correction, they see human flourishing as dependent on
open communication, discussion, criticism, and unforced consensus. Refs.: H. P.
Grice, “Italian humanism, Holofernes’s Mantuan, from Petrarca to Valla.”
unexpected
examination paradox, a paradox about belief
and prediction. One version is as follows: It seems that a teacher could both
make, and act on, the following announcement to his class: “Sometime during the
next week I will set you an examination, but at breakfast time on the day it
will occur, you will have no good reason to expect that it will occur on that
day.” If he announces this on Friday, could he not do what he said he would by,
say, setting the examination on the following Wednesday? The paradox is that
there is an argument purporting to show that there could not be an unexpected
examination of this kind. For let us suppose that the teacher will carry out
his threat, in both its parts; i.e., he will set an examination, and it will be
unexpected. Then he cannot set the examination on Friday assuming this to be
the last possible day of the week. For, by the time Friday breakfast arrives,
and we know that all the previous days have been examination-free, we would
have every reason to expect the examination to occur on Friday. So leaving the
examination until Friday is inconsistent with setting an unexpected
examination. For similar reasons, the examination cannot be held on Thursday.
Given our previous conclusion that it cannot be delayed until Friday, we would
know, when Thursday morning came, and the previous days had been
examination-free, that it would have to be held on Thursday. So if it were held
on Thursday it would not be unexpected. So it cannot be held on Thursday.
Similar reasoning sup938 U 938 posedly
shows that there is no day of the week on which it can be held, and so
supposedly shows that the supposition that the teacher can carry out his threat
must be rejected. This is paradoxical, for it seems plain that the teacher can
carry out his threat. Refs.: H. P. Grice, “Grice’s book of paradoxes, with
pictures and illustrations to confuse you.”
uniformity of
natureGrice: “’uniformity’ has nothing
to do with ‘form’ here!”Grice: “I once used the phrase in a tutorial with
Hardie: “What do you mean by ‘of’?’ he asked” -- a state of affairs thought to be required if
induction is to be justified. For example, inductively strong arguments, such
as ‘The sun has risen every day in the past; therefore, the sun will rise
tomorrow’, are thought to presuppose that nature is uniform in the sense that
the future will resemble the past, in this case with respect to the diurnal
cycle. The Scottish empiricist Hume was the first to make explicit that the
uniformity of nature is a substantial assumption in inductive reasoning. Hume
argued that, because the belief that the future will resemble the past cannot
be grounded in experience for the future
is as yet unobserved induction cannot be
rationally justified; appeal to it in defense of induction is either
question-begging or illicitly metaphysical. Francis Bacon’s “induction by
enumeration” and J. S. Mill’s “five methods of experimental inquiry” presuppose
that nature is uniform. Whewell appealed to the uniformity of nature in order
to account for the “consilience of inductions,” the tendency of a hypothesis to
explain data different from those it was originally introduced to explain. For
reasons similar to Hume’s, Popper holds that our belief in the uniformity of
nature is a matter of faith. Reichenbach held that although this belief cannot
be justified in advance of any instance of inductive reasoning, its
presupposition is vindicated by successful inductions. It has proved difficult
to formulate a philosophical statement of the uniformity of nature that is both
coherent and informative. It appears contradictory to say that nature is
uniform in all respects, because inductive inferences always mark differences
of some sort e.g., from present to future, from observed to unobserved, etc.,
and it seems trivial to say that nature is uniform in some respects, because
any two states of nature, no matter how different, will be similar in some
respect. Not all observed regularities in the world or in data are taken to
support successful inductive reasoning; not all uniformities are, to use
Goodman’s term, “projectible.” Philosophers of science have therefore proposed
various rules of projectibility, involving such notions as simplicity and
explanatory power, in an attempt to distinguish those observed patterns that
support successful inductions and thus are taken to represent genuine causal
relations from those that are accidental or spurious.
unity in
diversity, in aesthetics, the
principle that the parts of the aesthetic object must cohere or hang together
while at the same time being different enough to allow for the object to be
complex. This principle defines an important formal requirement used in judging
aesthetic objects. If an object has insufficient unity e.g., a collection of
color patches with no recognizable patterns of any sort, it is chaotic or lacks
harmony; it is more a collection than one object. But if it has insufficient
diversity e.g., a canvas consisting entirely of one color with no internal
differentiations, it is monotonous. Thus, the formal pattern desired in an
aesthetic object is that of complex parts that differ significantly from each
other but fit together to form one interdependent whole such that the character
or meaning of the whole would be changed by the change of any part.
universal
instantiation: Grice: “Slightly
confusing in that the universe is not a pluri-verse.” -- discussed by Grice in
his System G -- also called universal quantifier elimination. 1 The argument
form ‘Everything is f; therefore a is f’, and arguments of this form. 2 The
rule of inference that permits one to infer that any given thing is f from the
premise that everything is f. In classical logic, where all terms are taken to
denote things in the domain of discourse, the rule says simply that from vA[v]
one may infer A[t], the result of replacing all free occurrences of v in A[v]
by the term t. If non-denoting terms are allowed, however, as in free logic,
then the rule would require an auxiliary premise of the form Duu % t to ensure
that t denotes something in the range of the variable v. Likewise in modal logic,
which is sometimes held to contain terms that do not denote “genuine
individuals” the things over which variables range, an auxiliary premise may be
required. 3 In higher-order logic, the rule of inference that says that from
XA[X] one may infer A[F], where F is any expression of the grammatical category
e.g., n-ary predicate appropriate to that of X e.g., n-ary predicate variable. -- universale:
Grice: “Very Ciceroniannot found in Aristotle.” -- Like ‘qualia,’ which is the
plural for ‘quale,’ ‘universalia’ is the plural for ‘universale.’ The totum for
Grice on “all” -- This is a Gricism. It all started with arbor porphyriana. It
is supposed to translate Aristotle’s “to kath’olou” (which happens to be one of
the categories in Kant, “alleheit,” and which Aristotle contrasts with “to
kath’ekastou,” (which Kant has as a category, SINGULARITAS. For a nominalist,
any predicate is a ‘name,’ hence ‘nominalism.’ Opposite ‘realism.’ “Nominalism”
is actually a momer. The opposite of realism is anti-realism. We need something
like ‘universalism,’ (he who believes in the existence, not necessary ‘reality’
of a universal) and a ‘particularist,’ or ‘singularist,’ who does not. Note
that the opposite of ‘particularism,’ is ‘totalism.’ (Totum et pars). Grice
holds a set-theoretical approach to the universalium. Grice is willing to
provide always a set-theoretical extensionalist (in terms of predicate) and an
intensionalist variant in terms of property and category. Grice explicitly uses
‘X’ for utterance-type (WOW:118), implying a distinction with the
utterance-token. Grice gets engaged in a metabolical debate concerning the
reductive analysis of what an utterance-type means in terms of a claim to
the effect that, by uttering x, an utterance-token of utterance-type X, the
utterer means that p. The implicaturum is x (utterance-token). Grice is
not enamoured with the type/token or token/type distinction. His thoughts
on logical form are provocative. f you cannot put it in logical form, it is not
worth saying. Strawson infamously reacted with a smile. Oh, no: if you CAN
put it in logical form, it is not worth saying. Grice refers to the type-token
distinction when he uses x for token and X for type. Since Bennett cares to
call Grice a meaning-nominalist we should not care about the type X anyway. He
expands on this in Retrospective Epilogue. Grice should have payed more
attention to the distinction seeing that it was Ogdenian. A common mode of
estimating the amount of matter in a printed book is to count the number of words.
There will ordinarily be about twenty thes on a page, and, of course, they
count as twenty words. In another use of the word word, however, there is but
one word the in the English language; and it is impossible that this word
should lie visibly on a page, or be heard in any voice. Such a Form, Peirce, as
cited by Ogden and Richards, proposes to term a type. A single object such as
this or that word on a single line of a single page of a single copy of a book,
Peirce ventures to call a token. In order that a type may be used, it has to be
embodied in a token which shall be a sign of the type, and thereby of the
object the type signifies, and Grice followed suit. Refs.: Some of the sources
are given under ‘abstractum.’ Also under ‘grecianism,’ since Grice was keen on
exploring what Aristotle has to say about this in Categoriae, due to his joint
research with Austin, Code, Friedman, and Strawson. Grice also has a specific
Peirceian essay on the type-token distinction. BANC. Grice“A Ciceronian
technicism, not found in Aristotle. -- (‘the altogether nice girl’) dictum de
omni et nullo, also dici de omni et nullo Latin, ‘said of all and none’, two
principles that were supposed by medieval logicians to underlie all valid
syllogisms. Dictum de omni applies most naturally to universal affirmative
propositions, maintaining that in such a proposition, whatever falls under the
subject term also falls under the predicate term. Thus, in ‘Every whale is a
mammal’, whatever is included under ‘whale’ is included under ‘mammal’. Dictum
de nullo applies to universal negative propositions, such as ‘No whale is a
lizard’, maintaining that whatever falls under the subject term does not fall
under the predicate term. SYLLOGISM.
W.E.M. Diderot, Denis 171384,
philosopher, Encyclopedist, dramatist, novelist, and art critic, a
champion of Enlightenment values. He is known primarily as general editor of
the Encyclopedia 174773, an analytical and interpretive compendium of
eighteenth-century science and technology. A friend of Rousseau and Condillac,
Diderot tr. Shaftesbury’s Inquiry Concerning Virtue 1745 into . Revealing
Lucretian affinities Philosophical Thoughts, 1746, he assailed Christianity in
The Skeptics’ Walk 1747 and argued for a materialistic and evolutionary
universe Letter on the Blind, 1749; this led to a short imprisonment. Diderot
wrote mediocre bourgeois comedies; some bleak fiction The Nun, 1760; and two
satirical dialogues, Rameau’s Nephew 1767 and Jacques the Fatalist 176584, his
masterpieces. He innovatively theorized on drama Discourse on Dramatic Poetry,
1758 and elevated art criticism to a literary genre Salons in Grimm’s Literary
Correspondence. At Catherine II’s invitation, Diderot visited Saint Petersburg
in 1773 and planned the creation of a Russian . Promoting science, especially
biology and chemistry, Diderot unfolded a philosophy of nature inclined toward
monism. His works include physiological investigations, Letter on the Deaf and
Dumb 1751 and Elements of Physiology 177480; a sensationalistic epistemology, On
the Interpretation of Nature 1745; an aesthetic, Essays on Painting 1765; a
materialistic philosophy of science, D’Alembert’s Dream 1769; an anthropology,
Supplement to the Voyage of Bougainville 1772; and an anti-behavioristic
Refutation of Helvétius’ Work “On Man” 177380.
-- universalisability: --
Grice: ‘Slightly confusing, in that the universe is not a pluri-verse” -- discussed
along three dimension by Grice: applicational conceptual, and formal. -- 1
Since the 0s, the moral criterion implicit in Kant’s first formulation of the
categorical imperative: “Act only on that maxim that you can at the same time
will to be a universal law,” often called the principle of universality. A
maxim or principle of action that satisfies this test is said to be universalizable,
hence morally acceptable; one that does not is said to be not universalizable,
hence contrary to duty. 2 A second sense developed in connection with the work
of Hare in the 0s. For Hare, universalizability is “common to all judgments
which carry descriptive meaning”; so not only normative claims moral and
evaluative judgments but also empirical statements are universalizable.
Although Hare describes how such universalizuniversal universalizability
940 940 ability can figure in moral
argument, for Hare “offenses against . . . universalizability are logical, not
moral.” Consequently, whereas for Kant not all maxims are universalizable, on
Hare’s view they all are, since they all have descriptive meaning. 3 In a third
sense, one that also appears in Hare, ‘universalizability’ refers to the
principle of universalizability: “What is right or wrong for one person is
right or wrong for any similar person in similar circumstances.” This principle
is identical with what Sidgwick The Methods of Ethics called the Principle of
Justice. In Generalization in Ethics 1 by M. G. Singer b.6, it is called the
Generalization Principle and is said to be the formal principle presupposed in
all moral reasoning and consequently the explanation for the feature alleged to
hold of all moral judgments, that of being generalizable. A particular judgment
of the form ‘A is right in doing x’ is said to imply that anyone relevantly
similar to A would be right in doing any act of the kind x in relevantly
similar circumstances. The characteristic of generalizability, of presupposing
a general rule, was said to be true of normative claims, but not of all
empirical or descriptive statements. The Generalization Principle GP was said
to be involved in the Generalization Argument GA: “If the consequences of
everyone’s doing x would be undesirable, while the consequences of no one’s
doing x would not be, then no one ought to do x without a justifying reason,” a
form of moral reasoning resembling, though not identical with, the categorical imperative
CI. One alleged resemblance is that if the GP is involved in the GP, then it is
involved in the CI, and this would help explain the moral relevance of Kant’s
universalizability test. 4 A further extension of the term ‘universalizability’
appears in Alan Gewirth’s Reason and Morality 8. Gewirth formulates “the
logical principle of universalizability”: “if some predicate P belongs to some
subject S because S has the property Q . . . then P must also belong to all
other subjects S1, S2, . . . , Sn that have Q.” The principle of
universalizability “in its moral application” is then deduced from the logical
principle of universalizability, and is presupposed in Gewirth’s Principle of
Generic Consistency, “Act in accord with the generic rights of your recipients
as well as yourself,” which is taken to provide an a priori determinate way of
determining relevant similarities and differences, hence of applying the
principle of universalizability. The principle of universalizability is a
formal principle; universalizability in sense 1, however, is intended to be a
substantive principle of morality. -- universalisierung: Grice: “Ironically, the Dutch so careful with
their lingo, this is vague, in that the universe is not a pluriverse.” -- While
Grice uses ‘universal,’ he means like Russell, the unnecessary implication of
‘every.’ Oddly, Kant does not relate this –ung with the first of his three
categories under ‘quantitas,’ the universal. But surely they are related.
Problem is that Kant wasn’t aware because he kept moving from the Graeco-Roman
classical vocabulary to the Hun. Thus, Kant has “Allheit,” which he renders in
Latinate as “Universitas,” and “Totalität,” gehört in der Kategorienlehre des
Philosophen Immanuel Kant zu den reinen Verstandesbegriffen, d. h. zu den
Elementen des Verstandes, welche dem Menschen bereits a priori, also unabhängig
von der sinnlichen Erfahrung gegeben sind. “Allheit” wird wie Einheit und
Vielheit den Kategorien der “Quantität” zugeordnet und entspricht den Einzelnen
Urteilen (Urteil hier im Sinn von 'Aussage über die Wirklichkeit') in der Form
„Ein S ist P“, also z. B. „Immanuel Kant ist ein Philosoph“. Sie wird von Kant
definiert als „die Vielheit als Einheit betrachtet“ (KrV, B 497 f.). Siehe auch
Transzendentale Analytik Weblinks. AllheitBedeutungserklärungen, Wortherkunft,
Synonyme, Übersetzungen Einzelnachweise
Immanuel Kant: Kritik der reinen Vernunft. Reclam, Stuttgart 1966, 3-15-006461-9. Peter Kunzmann, Franz-Peter Burkard, Franz
Wiedmann: dtv-Atlas zur Philosophie. dtv, München 1991, 3-423-03229-4, S. 136 ff. Zitiert nach Arnim Regenbogen, Uwe Meyer
(Hrsg.): Wörterbuch der Philosophischen Begriffe. Meiner, Hamburg 2005, 3-7873-1738-4: Allheit Kategorie: Ontologie.
Referred to by Grice in his “Method,”“A requisite for a maxim to enter my
manual, which I call the Immanuel, is that it should be universalizable. Die
Untersuchung zur »Universalisierung in der Ethik« greift eine Problematik auf,
die für eine Reihe der prominentesten Ethikentwürfe der Gegenwart sowohl des
deutschsprachigen wie des angelsächsischen Raumes zentral ist, nämlich ob der
normative Rationalitätsanspruch, den ethische Argumentationen erheben, auf eine
dem wissenschaftlichen Anspruch der deskriptiven Gesetzeswissenschaften
vergleichbare Weise eingelöst werden kann, nämlich durch Verallgemeinerungs-
oder Universalisierungsprinzipien. universalizability
Ethics The idea that moral judgments should be universalizable can be traced to
the Golden Rule and Kant’s ethics. In the twentieth century it was elaborated
by Hare and became a major thesis of his prescriptivism. The principle states
that all moral judgments are universalizable in the sense that if it is right
for a particular person A to do an action X, then it must likewise be right to
do X for any person exactly like A, or like A in the relevant respects.
Furthermore, if A is right in doing X in this situation, then it must be right
for A to do X in other relevantly similar situations. Hare takes this feature
to be an essential feature of moral judgments. An ethical statement is the
issuance of a universal prescription. Universalizability is not the same as
generality, for a moral judgment can be highly specific and detailed and need
not be general or simple. The universalizability principle enables Hare to
avoid the charge of irrationality that is usually lodged against
non-cognitivism, to which his prescriptivism belongs, and his theory is thus a
great improvement on emotivism. “I have been maintaining that the meaning of
the word ‘ought’ and other moral words is such that a person who uses them
commits himself thereby to a universal rule. This is the thesis of
universalizability.” Hare, Freedom and Reason. -- universe of discourse: Grice: “The phrase is confusing, seeing the
uni-verse, is not a pluri-verse.” Tthe usually limited class of individuals
under discussion, whose existence is presupposed by the discussants, and which
in some sense constitutes the ultimate subject matter of the discussion. Once
the universe of a discourse has been established, expressions such as ‘every
object’ and ‘some object’ refer respectively to every object or to some object
in the universe of discourse. The concept of universe of discourse is due to De
Morgan in 1846, but the expression was coined by Boole eight years later. When
a discussion is formalized in an interpreted standard first-order language, the
universe of discourse is taken as the “universe” of the interpretation, i.e.,
as the range of values of the variables. Quine and others have emphasized that
the universe of discourse represents an ontological commitment of the
discussants. In a discussion in a particular science, the universe of discourse
is often wider than the domain of the science, although economies of expression
can be achieved by limiting the universe of discourse to the domain.
unstructured:
Typically, Grice is more interested in the negatives: the unstructured is prior
to the structured, surely. Grice: “Paget was able to structure compositionality
with his hands!” -- one of those negativisms of Grice (cfr. ‘non-structured’).
Surely Grice cared a hoot for French anthropological structuralism! So he has
the ‘unstructured’ followed by the structured. A handwave is unstructured,
meaning syntactically unstructured, and in it you have all the enigma of reason
resolved. By waving his hand, U means that SUBJECT: the emissor, copula IS,
predicate: A KNOWER OF THE ROUTE, or ABOUT TO LEAVE the emissor.There is a lot
of structure in the soul of the emissor. So apply this to what Grice calls a
‘soul-to-soul transfer’ to which he rightly reduces communication. Even if it
is n unstructured communication device, and maybe a ‘one-off’ one, to use
Blackburn’s vulgarism, we would have the three types of correspondence of
Grice’s Semantic Triangle obtaining. First, the psychophysical. The emissor
knows the route, and he shows it. And he wants the emissee to ‘catch’ or get
the emissor’s drift. It is THAT route which he knows. So the TWO psychophysical
correspondences obtain. Then there are the two psychosemiotic correspondences.
The emissor intends that the emissor will recognise the handwave as a signal
that he, the emissor, knows the route. As for the emissee’s psychosemiotic
correspondence: he better realise it is THAT routeto Banbury, surely, with
bells in his shoes, as Grice’s mother would sing to him. And then we have the
two semio-physical correspondences. If the emissor DOES know the route (and he
is not lying, or rather, he is not mistaken about it), then that’s okay. Many
people say or signal that they know because they feel ashamed to admit their
ignorance. So it is very expectable, outside Oxford, to have someone waving
meaning that he knows the route, when he doesn’t. This is surely non-natural,
because it’s Kiparsky-non-factive. Waving the hand thereby communicating that
he knows the route does not entail that he knows the route (as ‘spots’ do
entail measles). From the emissee’s point of view, provided the emissor knows
the route and shows it, the emissee will understand, hopefully, and feel
assured that the emissor will hopefully reach the destination, Banbury, surely,
safely enough.
uptake:
used by Grice slightly different from Austin. Austin: “The performance of an
illocutionary act involves the securing of uptake.” “I distinguish some senses
of consequences and effects, especially three senses in which effects can come
in even with illocutionary acts, viz. securing uptake, taking effect, and
inviting a response.” “Comparing
stating to what we have said about the illocu- tionary act, it is an act
to which, just as much as to other illocutionary acts, it is essential to
‘secure uptake’ : the doubt about whether I stated something if it was
not heard or understood is just the same as the doubt about whether
I warned sotto voce or protested if someone did not take it as a protest,
&c. And statements do ‘take effect’ just as much as ‘namings’, say:
if I have stated something, then that commits me to other
statements: other statements made by me will be in order or out of
order.” Refs.: H. P. Grice, “Verstehen and uptake.”
urmson’s
bribe: Urmson’s use of the bribe is
‘accidental.’ What Urmson is getting at is that if the briber intends the bribe
acts as a cause to effect a response, even a cognitive one, in the bribe, the
propositional complexum, “This is a bribe,” should not necessarily be
communicated. It is amazing how Grice changed the example into one about
physical action. They seem different. On the other hand, Grice would not have
cared to credit Urmson had it not believed it worth knowing that the criticism
arose within the Play Group (Grice admired Urmson). In his earlier “Meaning,”
Grice presents his own self-criticisms to arrive at a more refined analysis.
But in “Utterer’s meaning and intention,” when it comes to the SUFFICIENCY,
it’s all about other people: notably Urmson and Strawson. Grice cites Stampe
before Strawson, but many ignore Stampe on the basis that Strawson does not
credit him, and there is no reason why he should have been aware of it. But
Stampe was at Oxford at the time so this is worth noting. It has to be
emphasised that the author list is under ‘sufficiency.’ Under necessity, Grice
does not credit the source of the objections, so we can assume it is Grice
himself, as he had presented criticisms to his own view within the same
‘Meaning.’ It is curious that Grice loved Stampe. Grice CHANGED Urmon’s
example, and was unable to provide a specific scenario to Strawson’s alleged
counterexample, because Strawson is vague himself. But Stampe’s, Grice left
unchanged. It seems few Oxonian philosohpers of Grice’s playgroup had his
analytic acumen. Consider his sophisticated account of ‘meaning.’ It’s
different if you are a graduate student from the New World, and you have to
prove yourself intelligent. But for Grice’s playgroup companion, only three or
four joined in the analysis. The first is Urmson. The second is Strawson. The
case by Urmson involved a tutee offering to buy Gardiner an expensive dinner,
hoping that Gardiner will give him permission for an over-night visit to London.
Gardiner knows that his tutee wants his permission. The appropriate
analysans for "By offering to buy Gardiner an expensive dinner, the tuttee
means that Gardiner should give him permission for an overnight stay in
London" are fulfilled: (1) The tutee offers to buy Gardiner an expensive
dinner with the intention of producing a certain response on the part of
Gardiner (2) The tutee intends that Gardiner should recognize (know, think)
that the tutee is offering to buy him an expensive dinner with the intention of
producing this response; (3) The tutee intends that Gardiners recognition
(thought) that the tutee has the intention mentioned in (2) should be at least
part of Gardiners reason for producing the response mentioned. If in general to
specify in (i) the nature of an intended response is to specify what was meant,
it should be correct not only to say that by offering to buy Gardiner an
expensive dinner, the tutee means that Gardiner is to give him permission for
an overnight stay in London, but also to say that he meas that Gardiner should
(is to) give him permission for an over-night visit to London. But in fact one
would not wish to say either of these things; only that the tutee meant
Gardiner to give him permission. A restriction seems to be required, and one
which might serve to eliminate this range of counterexamples can be identified
from a comparison of two scenarios. Grice goes into a tobacconists shop, ask
for a packet of my favorite cigarettes, and when the unusually suspicious
tobacconist shows that he wants to see the color of my money before he hands
over the goods, I put down the price of the cigarettes on the counter. Here
nothing has been meant. Alternatively, Grice goes to his regular tobacconist
(from whom I also purchase other goods) for a packet of my regular brand of
Players Navy Cuts, the price of which is distinctive, say 43p. Grice says
nothing, but puts down 43p. The tobacconist recognizes my need, and hands over
the packet. Here, I think, by putting down 43p I meant something-Namesly, that
I wanted a packet of Players Navy Cuts. I have at the same time provided an
inducement. The distinguishing feature of the second example seems to be that
here the tobacconist recognized, and was intended to recognize, what he was
intended to do from my "utterance" (my putting down the money),
whereas in the first example this was not the case. Nor is it the case with
respect to Urmson’s case of the tutees attempt to bribe Gardiner. So one might
propose that the analysis of meaning be amended accordingly. U means something
by uttering x is true if: (i) U intends, by uttering x, to induce a certain
response in A (2) U intends A to recognize, at least in part from the utterance
of x, that U intends to produce that response (3) U intends the fulfillment of
the intention mentioned in (2) to be at least in part As reason for fulfilling
the intention mentioned in (i). This copes with Urmsons counterexample to
Grices proposal in the Oxford Philosophical Society talk involving the tutee
attempting to bribe Gardiner. Urmson’s super-erogation:
‘super-erogatum --. 1520s, "performance of more
than duty requires," in Catholic theology, from Late Latin
supererogationem (nominative supererogatio) "a payment in addition,"
noun of action from past participle stem of supererogare "pay or do
additionally," from Latin super "above, over" (see super-) +
erogare "pay out," from ex "out" (see ex-) + rogare
"ask, request," apparently a figurative use of a PIE verb meaning literally
"to stretch out (the hand)," from root *reg- "move in a straight
line." Grice got interested in this thanks to J. O. Urmson who
discussed his ‘saints and heroes’ with the Saturday morning kindergarten held
by Austin -- the property of going beyond the call of duty. Supererogatory
actions are sometimes equated with actions that are morally good in the sense
that they are encouraged by morality but not required by it. Sometimes they are
equated with morally commendable actions, i.e., actions that indicate a
superior moral character. It is quite common for morally good actions to be
morally commendable and vice versa, so that it is not surprising that these two
kinds of supererogatory actions are not clearly distinguished even though they
are quite distinct. Certain kinds of actions are not normally considered to be
morally required, e.g., giving to charity, though morality certainly encourages
doing them. However, if one is wealthy and gives only a small amount to
charity, then, although one’s act is supererogatory in the sense of being
morally good, it is not supererogatory in the sense of being morally
commendable, for it does not indicate a superior moral character. Certain kinds
of actions are normally morally required, e.g., keeping one’s promises.
However, when the harm or risk of harm of keeping one’s promise is sufficiently
great compared to the harm caused by breaking the promise to excuse breaking
the promise, then keeping one’s promise counts as a supererogatory act in the
sense of being morally commendable. Some versions of consequentialism claim
that everyone is always morally required to act so as to bring about the best
consequences. On such a theory there are no actions that are morally encouraged
but not required; thus, for those holding such theories, if there are
supererogatory acts, they must be morally commendable. Many versions of
non-consequentialism also fail to provide for acts that are morally encouraged
but not morally required; thus, if they allow for supererogatory acts, they
must regard them as morally required acts done at such significant personal
cost that one might be excused for not doing them. The view that all actions
are either morally required, morally prohibited, or morally indifferent makes
it impossible to secure a place for supererogatory acts in the sense of morally
good acts. This view that there are no acts that are morally encouraged but not
morally required may be the result of misleading terminology. Both Kant and
Mill distinguish between duties of perfect obligation and duties of imperfect
obligation, acknowledging that a duty of imperfect obligation does not specify
any particular act that one is morally required to do. However, since they use
the term ‘duty’ it is very easy to view all acts falling under these “duties”
as being morally required. One way of avoiding the view that all morally
encouraged acts are morally required is to avoid the common philosophical
misuse of the term ‘duty’. One can replace ‘duties of perfect obligation’ with
‘actions required by moral rules’ and ‘duties of imperfect obligation’ with
‘actions encouraged by moral ideals’. However, a theory that includes the kinds
of acts that are supererogatory in the sense of being morally good has to
distinguish between that sense of ‘supererogatory’ and the sense meaning
‘morally commendable’, i.e., indicating a superior moral character in the
agent. For as pointed out above, not all morally good acts are morally
commendable, nor are all morally commendable acts morally good, even though a
particular act may be supererogatory in both senses. urmsonianism. Urmson is possibly more English than Grice, in
that ‘gris’ is Nordicbut Urmson, with such a suffix, -son, HAS to be English
English! Plus, he is a charmer! Who other than Urmson would come up with a
counter-example to the sufficiency of Grice’s analysis of an act of
communication. In a case of bribery, the response or effect in the emittee is
NOT meant to be recognised. So we need a further restriction unless we want to
say that the briber means that his emittee recognise the ‘gift’ as a meta-bribe.
Refs.: Urmson, “Introduction” to Austin’s Philosophical Papers, cited by Grice.
Urmson, Introduction to Austin’s How to do things with words, cited by Grice.
Urmson on Grice, “The Independent.” Urmson on pragmatics. Refs.: H. P.
Grice, “Urmson’s supererogation,” H. P. Grice, “Urmson no saint, hero perhaps
–.” H. P. Grice, “Urmson, my hero.”
use-mention
distinction: Grice: “I once used
Jevons’s coinage in a tutorial with Hardie; he said, ‘What do you mean by
‘of’?’” -- Grice: “Strictly, if you mention, you are using!” -- discussed by
Grice in “Retrospective epilogue”the only use of a vehicle of communication is
to communicate. two ways in which terms enter into discourse used when they refer to or assert something,
mentioned when they are exhibited for consideration of their properties as
terms. If I say, “Mary is sad,” I use the name ‘Mary’ to refer to Mary so that
I can predicate of her the property of being sad. But if I say, “ ‘Mary’
contains four letters,” I am mentioning Mary’s name, exhibiting it in writing
or speech to predicate of that term the property of being spelled with four
letters. In the first case, the sentence occurs in what Carnap refers to as the
material mode; in the second, it occurs in the formal mode, and hence in a
metalanguage a language used to talk about another language. Single quotation
marks or similar orthographic devices are conventionally used to disambiguate
mentioned from used terms. The distinction is important because there are
fallacies of reasoning based on usemention confusions in the failure to observe
the use mention distinction, especially when the referents of terms are
themselves linguistic entities. Consider the inference: 1 Some sentences are
written in English. 2 Some sentences are written in English. Here it looks as
though the argument offers a counterexample to the claim that all arguments of
the form ‘P, therefore P’ are circular. But either 1 asserts that some
sentences are written in English, or it provides evidence in support of the
conclusion in 2 by exhibiting a sentence written in English. In the first case,
the sentence is used to assert the same truth in the premise as expressed in
the conclusion, so that the argument remains circular. In the second case, the
sentence is mentioned, and although the argument so interpreted is not
circular, it is no longer strictly of the form ‘P, therefore P’, but has the
significantly different form, ‘ “P” is a sentence written in English, therefore
P’.
usus: ad usum
griceianum -- use: Grice: “I would rephrase Vitter’s adage, ‘Don’t ask for the
expression meaning, as for the UTTERER’s meaning, if you have to axe at all!”
-- while Grice uses ‘use,’ as Ryle once told him, ‘you should use ‘usage, too.’
Parkinson was nearby. When Warnock commissioned Parkinson to compile a couple
of Oxonian essays on meaning and communication, Parkinson unearthed the old
symposium by Ryle and Findlay on the matter. Typically, when Ryle reprinted it,
he left Findlay out!
v: Winspeare’s VGrice: “Before browsing the v, one should
always look for the “V” in Davide Winspeare’s genial ‘dizionario filosofico.’
The poor man move from Yorkshire to the heart of the Graeco-Roman history, and
his linguistic botanising supersedes Austin’s anytime, who never left the
plains!” --.
vacca: Essential Italian philosopher. Grice: “My favourite
of his books is “L’ala del silenzo”great title, from Alighieriabout litotes and
understatement --.Deputato della Repubblica Italiana
LegislatureIX, X Gruppo parlamentarePCI CollegioBari Sito istituzionale Dati
generali Partito politicoPartito Comunista Italiano, Partito Democratico della
Sinistra, Partito Democratico Titolo di studiolaurea in giurisprudenza e
filosofia del diritto Professione docente universitario Giuseppe Vacca (Bari),
filosofo. Si laureò in filosofia del diritto discutendo una tesi sulla filosofia
politica e giuridica di Croce. Fin dagli anni giovanili ha sempre svolto una
intensa attività di organizzatore di cultura, culminata con l'impegno dedicato
alla casa editrice De Donato tra i primi anni ’70 e il 1983. Membro del
comitato centrale del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1991, è poi stato
nella direzione del Partito Democratico della Sinistra. Libero docente in
Storia delle dottrine politiche nel 1966, nel 1975 vinse la cattedra di tale disciplina
presso l'Bari. -- è stato nel consiglio di amministrazione della RAI.
Deputato per il PCI nella IX e X Legislatura nella circoscrizione elettorale
Bari-Foggia. In occasione delle elezioni comunali del 1999, si è candidato a
sindaco con il sostegno della coalizione di centro-sinistra, ma è stato
sconfitto da Simeone Di Cagno Abbrescia. Ha ricoperto incarichi di partito in
Puglia e a livello nazionale. Ha rivolto poi i suoi studi alla storia del
marxismo contemporaneo. Dal gennaio 1988 al 1999 ha diretto la Fondazione
Istituto Gramsci di Roma, diventandone poi Presidente fino al . Membro del Cda
dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana dal 2000 al , presiede la Commissione
scientifica dell’Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Gli scritti
di Giuseppe Vacca sono tradotti nelle principali lingue europee; la sua vasta
attività di conferenziere, le opere e il suo pensiero sono ampiamente note
all'estero. Professore di Storia delle dottrine politiche nell’Bari
(1968-1997), si è occupato in particolare dell'idealismo novecentesco e
dell'hegelismo italiano nella seconda metà del XIX secolo, con particolare
riferimento alla genesi del marxismo in Italia. Opere Politica e
filosofia in Bertrando Spaventa, Bari, Laterza, 1967. Lukàcs o Korsch?, Bari,
De Donato, 1969. Marxismo e analisi sociale, Bari, De Donato, Scienza, Stato e
critica di classe. Galvano Della Volpe e il marxismo, Bari, De Donato, 1970.
Politica e teoria nel marxismo italiano,Antologia critica, Bari, De Donato,
1972. PCI, Mezzogiorno e intellettuali. Dalle alleanze all'organizzazione, a
cura di, Bari, De Donato, 1973. Saggio su Togliatti e la tradizione comunista,
Bari, De Donato, 1974. Osservatorio meridionale. Temi di politica culturale tra
gli anni '60 e '70, Bari, De Donato, Quale democrazia. Problemi della
democrazia di transizione, Bari, De Donato, 1977. Criticità e trasformazione.
Korsch teorico e politico, Bari, Dedalo,
1978. Gli intellettuali di sinistra e la crisi del 1956, a cura di, Roma,
Editori Riuniti, 1978. Comunicazioni di massa e democrazia, a cura di, Roma,
Editori Riuniti, 1980. L'informazione negli anni Ottanta, Roma, Editori
Riuniti, Il marxismo e gli intellettuali. Dalla crisi di fine secolo ai
Quaderni del carcere, Roma, Editori Riuniti, Tra compromesso e solidarietà. La
politica del PCI negli anni '70, Roma, Editori Riuniti, Gorbačëv e la sinistra
europea, Roma, Editori Riuniti, Tra Italia e Europa. Politiche e cultura
dell'alternativa, Milano, Angeli, Gramsci e Togliatti, Roma, Editori Riuniti, Dal PCI al PDS. Intervista, Teresa Bartoli
intervista Giuseppe Vacca, Bari, Delphos, 1991. Togliatti sconosciuto, Roma,
l'Unità, 1994. Pensare il mondo nuovo. Verso la democrazia del XXI secolo,
Cinisello Balsamo, San Paolo, Per una nuova Costituente, Milano, PasSaggi Bompiani,
Vent'anni dopo. La sinistra fra mutamenti e revisioni, Torino, Einaudi, Da un
secolo all'altro. Mutamenti della politica nel Novecento, Milano, Bompiani, Appuntamenti
con Gramsci. Introduzione allo studio dei Quaderni del carcere, Roma, Carocci, Gramsci e il Novecento, a cura di, 2 voll.,
Roma, Carocci, Presente futuro. Idee per lo sviluppo ecosostenibile della
Puglia, Bari, Dedalo, X. Riformismo vecchio e nuovo, Torino, Einaudi, In tempo
reale. Cronache del decennio, Bari, Dedalo, Ritorno in Puglia. Tre anni di
volontariato politico, Bari, Palomar, Federalismo, sviluppo economico e
coesione sociale in Puglia, e con Luigi Masella, Lecce. Martano, L'unità
dell'Europa. Rapporto sull'integrazione
europea, a cura di, Bari, Dedalo, Roma, Nuova iniziativa editoriale, Il dilemma euroatlantico. Rapporto 2004 della
Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Roma, Nuova
iniziativa editoriale, Dalla Convenzione alla Costituzione. Rapporto 2005 della
Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Bari, Dedalo,
I dilemmi dell'integrazione. Il futuro
del modello sociale europeo. Rapporto sull'integrazione europea, e con José
Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino, Il
riformismo italiano. Dalla fine della guerra fredda alle sfide future, Roma,
Fazi, Gramsci tra Mussolini e Stalin, con Angelo Rossi, Roma, Fazi, cura di
Antonio Gramsci, Nel mondo grande e terribile. Antologia degli scritti Torino,
Einaudi, Studi gramsciani nel mondo. e
con Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Perché l'Europa? Rapporto sull'integrazione
europea, e con José Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino, Studi gramsciani nel
mondo. Gli studi culturali, e con Paolo Capuzzo e Giancarlo Schirru, Bologna,
Il mulino, Le forme e la storia. Scritti in onore di Biagio De Giovanni, e con
Marcello Montanari e Franca Papa, Napoli, Bibliopolis, . Il Novecento di Eugenio Garin. Atti del
Convegno di studi, e con Saverio Ricci, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,
. Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in
America Latina, e con Dora Kanoussi e Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Vita
e pensieri di Antonio Gramsci. Collana
Storia, Torino, Einaudi, ,Collana ET Storia, Einaudi, Moriremo democristiani?
La questione cattolica nella ricostruzione della Repubblica, Roma, Salerno, .
Il fascismo in tempo reale. Studi e ricerche di Angelo Tasca sulla genesi e
l'evoluzione del regime fascista, con David Bidussa, Milano, Feltrinelli, Togliatti
e Gramsci. Raffronti, Pisa, Edizioni della Normale, Modernità alternative. Il Novecento
di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi, . P. Togliatti, La politica nel pensiero e
nell'azione, Scritti e discorsi 1917-1964, G. Vacca con M. Ciliberto, Bompiani,
Milano Quel che resta di Marx, Salerno
Editore, Roma, L'Italia contesa.
Comunisti e democristiani nel lungo dopoguerra, Marsilio, Venezia Giuseppe Vacca, su storia.camera.it, Camera
dei deputati.
vaccarino: essential Italian philosopher. Grice: “I appreciate
his metaphor of the ‘chemistry of the mind,’ la ‘chimica del pensiero,’and the
idea that philosophers commit only ONE mistake (“l’errore dei filosofi”)!”. Giuseppe Vaccarino
(Pace del Mela), filosofo. Figlio primogenito di Antonino Vaccarino, titolare
di un importante saponificio, e di Caterina Tracuzzi. Laureato in Chimica
industriale con il massimo dei voti presso l'Università degli Studi di Milano,
ebbe successivamente l'abilitazione alla professione di chimico. Nel 1947
insieme con Vittorio Somenzi fondò e diresse la rivista Sigma (1947-48),
pubblicata a Roma. Nel 1949 insieme con Silvio Ceccato e Vittorio Somenzi fondò
la rivista Methodos, trimestrale di metodologia e di logica simbolica,
pubblicazione che termina nel 1967. Fino al 1950 si occupò prevalentemente di
logica ed epistemologia. Ha pubblicato una serie di articoli sulla
rivista Archimede su invito di Ludovico Geymonat. Fu abilitato alla libera
docenza in Filosofia della scienza, ma assorbito dai suoi studi e da altre
attività non si dedicò all'insegnamento fino al 1970. In quell'anno ebbe
l'incarico di tenere il corso di Storia della filosofia antica presso
l'Università degli Studi di Messina. Nel 1972 ricevette anche quello di
Filosofia della scienza, che mantenne fino al 1990, anno in cui andò in
pensione. Fu nominato professore associato di Filosofia della scienza, ma non
ottenne mai la cattedra di ordinario. Ha partecipato a vari congressi. In
quello di Amsterdam ebbe l'occasione di conoscere Joseph Maria Bochenski e
incaricarlo di dirigere la sezione di logica simbolica della rivista Methodos.
A quello di Parigi del 1949 partecipò insieme con Silvio Ceccato, Vittorio
Somenzi e Ferruccio Rossi-Landi con i quali era in stretti rapporti di
amicizia. Ha contribuito alla fondazione della rivista Methodologia nata per
iniziativa della Società di Cultura Metodologica Operativa di Milano,
presieduta da Felice Accame. Da giovane Vaccarino fu molto vicino alle vedute
filosofiche dei neo-positivisti, ma in seguito si capì che per dare soluzione
ai problemi posti dalla tradizionale filosofia bisognava anzitutto effettuare un'indagine
sul metodo scientifico onde spiegare perché è l'unico considerabile come
valido. Negli anni 1947- 1949 sviluppò in questo senso sulla rivista
Sigma una teoria che chiamò della "meta conoscenza", in quanto
ricondotta a una disciplina avente per oggetto la conoscenza. Successivamente
si convinse che per procedere in modo effettivamente scientifico bisogna
eliminare ogni apriorismo effettuando un'analisi sistematica dei significati di
tutte le parole di cui ci avvaliamo e riconducendoli alle operazioni mentali e
non mentali da cui sono costituiti. Sotto questo profilo i suoi interessi si
incontrarono con quelli di Silvio Ceccato e della Scuola Operativa Italiana. Ma
Vaccarino mantenne una posizione autonoma, ritenendo che la ricerca di base
deve puntare su una semantica e non su una ricerca di tipo cibernetico, come
invece sosteneva Ceccato. Vaccarino però accettava e condivideva il
concetto che bisogna occuparsi del modo come operiamo a livello mentale per
descrivere i significati. Perciò respingeva vedute allora in auge, come quelle
della filosofia analitica, che riconducendo i significati semplicemente all'uso
che se ne fa parlando, li lasciava in analizzati assumendoli implicitamente
come prius, in quanto tali, dogmatici. Si dedicò assiduamente a queste
ricerche, pervenendo alla elaborazione di un metodo generale di analisi dei
significati. Le sue ricerche condussero, tra l'altro, all'introduzione di una
formulistica idonea alla definizione delle operazioni mentali, prospettando una
sorta di Chimica della Mente. La vastità e la complessità delle sue indagini lo
hanno costretto a procedere a molti ripensamenti e revisioni. Pubblicò il
volume La chimica della mente. In cui esponeva i principali risultati a cui era
pervenuto. Nello stesso anno vinse il premio L'Inedito con il racconto Lo
sporco, pubblicato da Marsilio. Prospettò ampliamenti e modifiche delle sue
teorie nel libro Analisi dei Significati, pubblicato a Roma da Armando Armando.
Pubblicò presso la CULP di Milano il volume Scienza e Semantica Costruttivista,
dedicato a una critica di correnti vedute professate da filosofi della
scienza. I suoi interessi si rivolsero anche alla codificazione di una
logica contenutistica in grado di fissare i criteri di compatibilità e
incompatibilità tra i significati in riferimento alle loro operazioni
costitutive. In tal modo la logica diviene una filiazione della semantica. La
summa dei suoi lavori di semantica è stata pubblicata a Rimini nel trattato
Dalle operazioni mentali alla semantica. Nella prefazione al volume
Introduzione alla semantica edito da Falzea a Reggio Calabria, nel 2006
Antonino Laganà, ordinario di Filosofia presso l'Messina, lo considera l'ultimo
dei grandi illuministi. Opere: “L'errore dei filosofi, D'Anna, Messina, La
chimica della mente, Carbone Editore, Messina, Analisi dei significati,
Armando, Roma, Scienza e semantica costruttivista, Clup Cooperativa Libraria
Universitaria del Politecnico, Milano, Introduzione alla semantica, Falzea
Editore, Reggio Calabria, Scienza e
semantica, Edizioni Melquiades, Milano, Prolegomeni: dalle operazioni mentali
alla semantica, Ciddo edizioni, Rimini, "Lo sporco. Il pulito, duepunti
edizioni, Note Repubblica Semantica Filosofia della scienza Centro Internazionale Di Didattica Operativa
onlus, su ciddo.it. Methodologia on-line, su methodologia.it.
vaccaro: Essential Italian philosopher. Grice: “My favourite
of his books is ‘eteropie,’ a pun on homotopos.” Salvo
Vaccaro all'anagrafe Salvatore (Palermo), filosofo. Laureato a Palermo, ha
iniziato l'attività di docenza presso lo stesso ateneo prima come professore a
contratto, poi come ricercatore e dal 2006 come professore associato.
Attualmente è titolare del corso di Filosofia politica e supplente di Scienza
politica nella Facoltà di Scienze della formazione dell'ateneo
palermitano. -- è pro-rettore dell'Palermo per la “politiche di
solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo”; inoltre è condirettore
della collana “Eterotopie” dell'editore Mimesis di Milano, membro fondatore
della “Società Italiana di Filosofia Politica” e del ”Centro interdisciplinare
in Biopolitica, Bioeconomia e Processi di Soggettivazione” (BBPS)
dell'Università degli Studi di Salerno; dal 2001 al 2004 è stato vicepresidente
dell'ONG palermitana CISS (Cooperazione Internazionale Sud-Sud). I suoi
ambiti di ricerca si orientano sulla teoria critica (soprattutto Adorno e
Benjamin della Scuola di Francoforte) e sulla decostruzione post-strutturalista
francese (principalmente Foucault e Deleuze) dai quali ricava strumenti di
analisi da mettere alla prova nel campo della globalizzazione, della governance
e dei diritti umani. Opere Decostruzione di una realtà macchinica, in Il
camaleonte e l'iscrizione, Palermo, Ila Palma, 1982. Il capitalismo regolato
statualmente, curatela con Franco Riccio e Aldo Caruso, Milano, Franco Angeli. Oltre la pace. Saggi di critica al complesso
politico militare, curatela con Fabio Magno, Milano, Franco Angeli, 1987.
Adorno e Foucault: congiunzione disgiuntiva, curatela con Franco Riccio, Palermo,
ILA Palma, Il pensiero (check) anarchico, con Filippo Pani, Verona, Edizioni
Demetra, Il secolo deleuziano, , Milano,
Mimesis Edizioni,Il pianeta unico, , Milano, Elèuthera, Anarchismo e modernità,
Pisa, BFS edizioni, CruciVerba. Lessico per i libertari del XXI secolo, Milano,
Zero in condotta, 2001. Globalizzazione e diritti umani, Milano, Mimesis Edizioni,
Biopolitica e disciplina, Milano, Mimesis Edizioni, Lo sguardo di Foucault,
curatela con Michele Cometa, Roma, Meltemi Editore, Governance e democrazia,
curatela con Antonio Palumbo, Milano, Mimesis Edizioni, Vaccaro Prof. Salvatore
delegato alle politiche di solidarietà sociale e di cooperazione per lo
sviluppo, su Università degli Studi di Palermo. Mimesis Edizioni: collane. Archiviato iPalermo:
scheda docente., su scienzeformazione.unipa.it. Biblioteca nazionale di
Firenze: catalogo autore., su opac.bncf.firenze..it. Foucault: scheda autore., su
portail-michel-foucault.org.
vagum: oddly,
A. C. Ewing has a very early thing on ‘vagueness.’ Grice liked Ewing. There is
an essay on “Clarity” which relates. Cf. Price, “Clarity is not enough” Which
implicates it IS a necessity, though. Cf. “Claritywho cares?” Some days, Grice
did not feel ‘Grecian,’ and would use very vernacular expressions. He thought
that what Cicero calls ‘vagum’ is best rendered in Oxfordshire dialect as
‘fuzzy.’ It is not clear which of Grice’s maxim controls this. The opposite of
‘vague’ is ‘specific.’ Grice was more concerned about this in the earlier
lectures where he has under the desideratum of conversational candour and the
principle of conversational benevolence, and the desideratum of conversational
clarity that one should be explicit, and make one’s point explicit. But under
the submaxims of the conversational category of modus (‘be perspicuous [sic]),
none seem to prohibit ‘vagueness’ as such: Avoid
obscurity of expression.Avoid ambiguity.Be brief (avoid unnecessary prolixity).Be orderly The one he later calls a
‘tailoring principle’ ‘frame your contribution in way that facilitates a
reply’, the ‘vagueness’ avoidance seems implicit. Cf. fuzzy. The indeterminacy of the field of application of an
expression, in contrast to precision. For instance, the expression “young man”
is vague since the point at which its appropriate application to a person
begins and ends cannot be precisely defined. Vagueness should be distinguished
from ambiguity, by which a term has
more than one meaning. The vagueness of an expression is due to a semantic
feature of the term itself, rather than to the subjective condition of its
user. Vagueness gives rise to borderline cases, and propositions with vague
terms lack a definite truth-value. For this reason, Frege rejected the possibility
of vague concepts, although they are tolerated in recent work in vague or fuzzy
logic. Various paradoxes arise due to the vagueness of words, including the
ancient sorites paradox. It is because of its intrinsic vagueness that some
philosophers seek to replace ordinary language with an ideal language. But
ordinary language philosophers hold that this proposal creates a false promise
of eliminating vagueness. Wittgenstein’s notion of family resemblance in part
is a model of meaning that tolerates vagueness. As a property of expressions,
vagueness extends to all sorts of cognitive representations. Some philosophers
hold that there can be vagueness in things as well as in the representation of
things. “A representation is vague when the relation of the representing system
to the represented system is not one–one, but one–many.” Russell, Collected
Papers of Bertrand Russell, IX.
Refs.: H. P. Grice, “Fuzzy impicatures, and how to unfuzz them;” H. P. Grice,
“The conversational maxim of vagueness avoidance.” Oddly, Grice does not have a
conversational, ‘be precise,’; but he did. In his earlier desideratum of
conversational clarity, the point was to make your point preciserather than
fuzzy -- vagueness, a property of an expression in virtue of which it can give
rise to a “borderline case.” A borderline case is a situation in which the
application of a particular expression to a name of a particular object does
not generate an expression with a definite truth-value; i.e., the piece of
language in question neither unequivocally applies to the object nor fails to
apply. Although such a formulation leaves it open what the pieces of language
might be whole sentences, individual words, names or singular terms, predicates
or general terms, most discussions have focused on vague general terms and have
considered other types of terms to be nonvague. Exceptions to this have called
attention to the possibility of vague objects, thereby rendering vague the
designation relation for singular terms. The formulation also leaves open the
possible causes for the expression’s lacking a definite truth-value. If this
indeterminacy is due to there being insufficient information available to
determine applicability or non-applicability of the term i.e., we are convinced
the term either does or does not apply, but we just do not have enough
information to determine which, then this is sometimes called epistemic
vagueness. It is somewhat misleading to call this vagueness, for unlike true
vagueness, this epistemic vagueness disappears if more information is brought
into the situation. ‘There are between 1.89 $ 106 and 1.9 $ 106 stars in the
sky’ is epistemically vague but is not vague in the generally accepted sense of
the term. ’Vagueness’ may also be used to characterize non-linguistic items such
as concepts, memories, and objects, as well as such semilinguistic items as
statements and propositions. Many of the issues involved in discussing the
topic of vagueness impinge upon other philosophical topics, such as the
existence of truth-value gaps
declarative sentences that are neither true nor false and the plausibility of many-valued logic.
There are other related issues such as the nature of propositions and whether
they must be either true or false. We focus here on linguistic vagueness, as it
manifests itself with general terms; for it is this sort of indeterminacy that
defines what most researchers call vagueness, and which has led the push in
some schools of thought to “eliminate vagueness” or to construct languages that
do not manifest vagueness. Linguistic vagueness is sometimes confused with
other linguistic phenomena: generality, ambiguity, and open texture. Statements
can be general ‘Some wheelbarrows are red’, ‘All insects have antennae’ and if
there is no other vagueness infecting them, they are true or false and not borderline or vague. Terms can be
general ‘person’, ‘dog’ without being vague. Those general terms apply to many
different objects but are not therefore vague; and furthermore, the fact that
they apply to different kinds of objects ‘person’ applies to both men and women
also does not show them to be vague or ambiguous. A vague term admits of
borderline cases a completely
determinate situation in which there just is no correct answer as to whether
the term applies to a certain object or not
and this is not the case with generality. Ambiguous linguistic items,
including structurally ambiguous sentences, also do not have this feature
unless they also contain vague terms. Rather, an ambiguous sentence allows
there to be a completely determinate situation in which one can simultaneously
correctly affirm the sentence and also deny the sentence, depending on which of
the claims allowed by the ambiguities is being affirmed or denied. Terms are
considered open-textured if they are precise along some dimensions of their
meaning but where other possible dimensions simply have not been considered. It
would therefore not be clear what the applicability of the term would be were
objects to vary along these other dimensions. Although related to vagueness,
open texture is a different notion. Friedrich Waismann, who coined the term,
put it this way: “Open texture . . . is something like the possibility of
vagueness.” Vagueness has long been an irritant to philosophers of logic and
language. Among the oldest of the puzzles associated with vagueness is the
sorites ‘heap’ paradox reported by Cicero Academica 93: One grain of sand does
not make a heap, and adding a grain of sand to something that is not a heap
will not create a heap; there945 V 945
fore there are no heaps. This type of paradox is traditionally attributed to
Zeno of Elea, who said that a single millet seed makes no sound when it falls,
so a basket of millet seeds cannot make a sound when it is dumped. The term
‘sorites’ is also applied to the entire series of paradoxes that have this
form, such as the falakros ‘bald man’, Diogenes Laertius, Grammatica II, 1, 45:
A man with no hairs is bald, and adding one hair to a bald man results in a
bald man; therefore all men are bald. The original version of these sorites
paradoxes is attributed to Eubulides Diogenes Laertius II, 108: “’t it true
that two are few? and also three, and also four, and so on until ten? But since
two are few, ten are also few.” The linchpin in all these paradoxes is the
analysis of vagueness in terms of some underlying continuum along which an
imperceptible or unimportant change occurs. Almost all modern accounts of the
logic of vagueness have assumed this to be the correct analysis of vagueness,
and have geared their logics to deal with such vagueness. But we will see below
that there are other kinds of vagueness too. The search for a solution to the
sorites-type paradoxes has been the stimulus for much research into alternative
semantics. Some philosophers, e.g. Frege, view vagueness as a pervasive defect
of natural language and urge the adoption of an artificial language in which
each predicate is completely precise, without borderline cases. Russell too
thought vagueness thoroughly infected natural language, but thought it
unavoidable and indeed beneficial for ordinary usage and discourse. Despite the
occasional argument that vagueness is pragmatic rather than a semantic
phenomenon, the attitude that vagueness is inextricably bound to natural
language together with the philosophical logician’s self-ascribed task of
formalizing natural language semantics has led modern writers to the
exploration of alternative logics that might adequately characterize
vagueness i.e., that would account for
our pretheoretic beliefs concerning truth, falsity, necessary truth, validity,
etc., of sentences containing vague predicates. Some recent writers have also
argued that vague language undermines realism, and that it shows our concepts
to be “incoherent.” Long ago it was seen that the attempt to introduce a third
truth-value, indeterminate, solved nothing
replacing, as it were, the sharp cutoff between a predicate’s applying
and not applying with two sharp cutoffs. Similar remarks could be made against
the adoption of any finitely manyvalued logic as a characterization of
vagueness. In the late 0s and early 0s, fuzzy logic was introduced into the
philosophic world. Actually a restatement of the Tarski-Lukasiewicz
infinitevalued logics of the 0s, one of the side benefits of fuzzy logics was
claimed to be an adequate logic for vagueness. In contrast to classical logic,
in which there are two truth-values true and false, in fuzzy logic a sentence
is allowed to take any real number between 0 and 1 as a truthvalue.
Intuitively, the closer to 1 the value is, the “more true” the sentence is. The
value of a negated sentence is 1 minus the value of the unnegated sentence;
conjuction is viewed as a minimum function and disjunction as a maximum
function. Thus, a conjunction takes the value of the “least true” conjunct,
while a disjunction takes the value of the “most true” disjunct. Since vague
sentences are maximally neither true nor false, they will be valued at
approximately 0.5. It follows that if F is maximally vague, so is the negation
-F; and so are the conjunction F & -F and the disjunction ~F 7 -F. Some
theorists object to these results, but defenders of fuzzy logic have argued in
favor of them. Other theorists have attempted to capture the elusive logic of
vagueness by employing modal logic, having the operators AF meaning ‘F is
definite’ and B F meaning ‘F is vague’. The logic generated in this way is
peculiar in that A F & YPAF & AY is not a theorem. E.g., p & -p is
definitely false, hence definite; hence A p & -p. Yet neither p nor -p need
be definite. Technically, it is a non-Kripke-normal modal logic. Some other
peculiarities are that AF Q A -F is a theorem, and that AFPBF is not. There are
also puzzles about whether B FP ABF should be a theorem, and about iterated
modalities in general. Modal logic treatments of vagueness have not attracted
many advocates, except as a portion of a general epistemic logic i.e., modal
logics might be seen as an account of so-called epistemic vagueness. A third
direction that has been advocated as a logical account of vagueness has been
the method of supervaluations sometimes called “supertruth”. The underlying
idea here is to allow the vague predicate in a sentence to be “precisified” in
an arbitrary manner. Thus, for the sentence ‘Friar Tuck is bald’, we
arbitrarily choose a precise number of hairs on the head that will demarcate
the bald/not-bald border. In this valuation Friar Tuck is either definitely
bald or definitely not bald, and the sentence either is true or is false. Next,
we alter the valuation so that there is some other bald/not-bald
bordervagueness vagueness 946 946 line,
etc. A sentence true in all such valuations is deemed “really true” or
“supertrue”; one false in all such valuations is “really false” or
“superfalse.” All others are vague. Note that, in this conception of vagueness,
if F is vague, so is -F. However, unlike fuzzy logic ‘F & -F’ is not
evaluated as vague it is false in every
valuation and hence is superfalse. And ‘F 7 -F’ is supertrue. These are seen by
some as positive features of the method of supervaluations, and as an argument
against the whole fuzzy logic enterprise. In fact there seem to be at least two
distinct types of linguistic vagueness, and it is not at all clear that any of
the previously mentioned logic approaches can deal with both. Without going
into the details, we can just point out that the “sorites vagueness” discussed
above presumes an ordering on a continuous underlying scale; and it is the
indistinguishability of adjacent points on this scale that gives rise to
borderline cases. But there are examples of vague terms for which there is no
such scale. A classic example is ‘religion’: there are a number of factors
relevant to determining whether a social practice is a religion. Having none of
these properties guarantees failing to be a religion, and having all of them
guarantees being one. However, there is no continuum of the sorites variety
here; for example, it is easy to distinguish possessing four from possessing
five of the properties, unlike the sorites case where such a change is
imperceptible. In the present type of vagueness, although we can tell these
different cases apart, we just do not know whether to call the practice a
religion or not. Furthermore, some of the properties or combinations of
properties are more important or salient in determining whether the practice is
a religion than are other properties or combinations. We might call this family
resemblance vagueness: there are a number of clearly distinguishable conditions
of varying degrees of importance, and family resemblance vagueness is
attributed to there being no definite answer to the question, How many of which
conditions are necessary for the term to apply? Other examples of family
resemblance vagueness are ‘schizophrenia sufferer’, ‘sexual perversion’, and
the venerable ‘game’. A special subclass of family resemblance vagueness occurs
when there are pairs of underlying properties that normally co-occur, but
occasionally apply to different objects. Consider, e.g., ‘tributary’. When two
rivers meet, one is usually considered a tributary of the other. Among the
properties relevant to being a tributary rather than the main river are:
relative volume of water and relative length. Normally, the shorter of the two
rivers has a lesser volume, and in that case it is the tributary of the other.
But occasionally the two properties do not co-occur and then there is a
conflict, giving rise to a kind of vagueness we might call conflict vagueness.
The term ‘tributary’ is vague because its background conditions admit of such
conflicts: there are borderline cases when these two properties apply to
different objects. To conclude: the fundamental philosophical problems
involving vagueness are 1 to give an adequate characterization of what the
phenomenon is, and 2 to characterize our ability to reason with these terms.
These were the problems for the ancient philosophers, and they remain the
problems for modern philosophers. Refs.: H. P. Grice, “The conversational maxim
for vagueness avoidance.”
vaihinger: Grice once gave a seminar on Vaihinger“but thinking
it would not attract that many, I titled it ‘As if.’”H. P. Grice. philosopher
best known for Die Philosophie des Als Ob; tr. by C. K. Ogden as The Philosophy
of “As If” in 4. A neo-Kantian, he was also influenced by Schopenhauer and
Nietzsche. His commentary on Kant’s Critique of Pure Reason 2 vols., 1 is still
a standard work. Vaihinger was a cofounder of both the Kant Society and
Kant-Studien. The “philosophy of the as if” involves the claim that values and
ideals amount only to “fictions” that serve “life” even if they are irrational.
We must act “as if” they were true because they have biological utility.
vailati: Essential Italian philosopher. an
important figure in the history of formal semantics, influenced by Peano, who
in turn influenced Whitehead and Russell, and thus Grice. Giovanni
Vailati (n. Crema, 2) filosofo. Vailati si laureò a Torino. Qui insegnò,
dopo aver lavorato come assistente di Giuseppe Peano e Vito Volterra. Egli
lasciò il suo posto universitario nel 1899 e così poté proseguire i suoi studi
in modo indipendente, e si guadagnò da vivere insegnando matematica nelle
scuole superiori. Durante la sua vita fu conosciuto a livello internazionale, i
suoi scritti sono stati tradotti in inglese, francese, e polacco, sebbene fu in
gran parte dimenticato dopo la sua morte a Roma. Non pubblicò nessun libro
completo, ma lasciò circa 200 saggi e recensioni che toccano un'ampia gamma di
discipline. L'opinione di Vailati nei confronti della filosofia era che essa
fornisse una preparazione e gli strumenti per il lavoro scientifico. Per questa
ragione, e perché la filosofia dovrebbe essere neutrale fra opposte
convinzioni, concezioni, strutture teoriche, ecc., il filosofo dovrebbe evitare
l'uso di un linguaggio tecnico specialistico, ma dovrebbe usare il linguaggio
che la filosofia adotta in quelle aree in cui è interessata. Ciò non vuol dire
che il filosofo debba soltanto accettare qualunque cosa egli trovi; un termine
del linguaggio ordinario potrebbe essere problematico, ma le sue carenze
dovrebbero essere corrette piuttosto che sostituite con qualche nuovo termine
tecnico. Il suo pensiero sulla verità e sul significato fu influenzato da
filosofi come Peirce e Mach. Egli con cautela distinse fra significato e
verità: "La questione di determinare che cosa vogliamo dire quando
enunciamo una data proposizione, non solo è una questione affatto distinta da
quella di decidere se essa sia vera o falsa (Scritti187). Tuttavia, dopo aver
deciso cosa si vuole dire, l'azione di decidere se ciò è vero o falso è
cruciale. Vailati ebbe un pensiero positivista moderato, sia nella scienza che
nella filosofia: "La tattica adottata dai pragmatisti in questa loro
guerra contro l'abuso delle astrazioni e delle unificazioni consiste, come è
noto, nel proporre che, anche nelle questioni filosofiche, come si fa sempre in
quelle scientifiche, si esiga, da chiunque avanzi una tesi, che egli sia in
grado di indicare quali siano i fatti che, nel caso che essa fosse vera, dovrebbero,
secondo lui, succedere (o esser successi), e in che cosa essi differiscano
dagli altri fatti che, secondo lui, dovrebbero succedere (o essere successi)
nel caso che la tesi non fosse vera." (Scritti166) Le influenze e i
contatti di Vailati furono molti e vari, e spesso fu etichettato come
"l'italiano pragmatista". Egli deve molto a Peirce e William James
(fu uno dei primi a distinguere i loro pensieri), ma egli subì anche
l'influenza di Platone e George Berkeley (che egli vide come precursori importanti
del pragmatismo), Gottfried Leibniz, Victoria Welby-Gregory, George Edward
Moore, Bertrand Russell, Giuseppe Peano e Franz Brentano. Vailati corrispose
con molti dei suoi contemporanei. La prima parte della sua opera
comprende scritti sulla Logica matematica; in essi focalizza l'attenzione sul
suo ruolo in filosofia e distinguendo fra logica, psicologia ed epistemologia;
la dottrina recente pone Vailati e il suo allievo Mario Calderoni nella
categoria storiografica del «pragmatismo analitico» italiano. Storia
della Scienza I principali interessi storici di Vailati riguardarono la
meccanica, la logica e la geometria; egli diede un importante contributo in
molti campi, compreso lo studio della meccanica post-aristotelica greca, dei
predecessori di Galileo, della nozione di definizione e del suo ruolo
nell'opera di Platone e Euclide, delle influenze matematiche sulla logica e
sull'epistemologia, e sulla geometria non-euclidea di Gerolamo Saccheri.
Vailati fu particolarmente interessato ai modi in cui quelli che potrebbero
essere visti come gli stessi problemi sono inquadrati e trattati in periodi
differenti. Il suo lavoro di storico della scienza fu strettamente connesso con
quello filosofico: per le due attività, infatti, utilizzò gli stessi pensieri e
metodologie di fondo. Vailati vedeva lo studio storico e lo studio filosofico
come differenti nell'approccio ma non nell'argomento; credeva, inoltre, che
dovesse esserci cooperazione fra filosofi e scienziati nell'approfondimento
degli studi storici. Egli riteneva anche che una storia completa richiedesse
che si tenesse in conto anche il background sociale pertinente. Il superamento
delle teorie scientifiche, grazie a nuovi risultati, non comporta la loro
distruzione, perché la loro importanza aumenta proprio per il fatto di essere
superate: "Ogni errore ci indica uno scoglio da evitare mentre non ogni
scoperta ci indica una via da seguire." (Scritti4). La posizione di
Giovanni Vailati sulla storia della scienza ricalca quella di una serrata
critica al positivismo, in un contesto teorico dove il pragmatismo ammette
nuovi strumenti di comprensione e anche di valutazione della scienza, come
mostrano anche le vicende di Mario Calderoni (Ivan Pozzoni, Il pragmatismo
analitico italiano di Mario Calderoni, Roma, IF Press, e del matematico
Giuseppe Peano, il quale vanta certe affinità con il pensiero filosofico del
periodo (Guglielmo Rinzivillo, Giovanni Vailati, Storia e metodologia delle
scienze in Una epistemologia senza storia, Roma, Nuova Cultura, 65 e sg. e Giuseppe
Peano, Giovanni Vailati. Contributi invisibili in Una epistemologia senza
storia165 Ivan Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati,
Villasanta, Liminamentis Editore, . Ivor
Grattan-Guinness (2000): The Search for Mathematical Roots Princeton University
Press Ferruccio Rossi-Landi (1967): "Giovanni Vailati", in Paul
Edwards editor The Encyclopedia of Philosophy, Collier Macmillan Giuseppe Peano
(1909): In Memoriam di Giovanni Vailati, Boll. di matematica 8 206–7 Ivan Pozzoni , Cent'anni di Giovanni
Vailati, Liminamentis Editore, Villasanta, Mauro De Zan, La formazione di
Giovanni Vailati, Congedo Editore, Galatina (Lecce) Logic and Pragmatism.
Selected Essays by Giovanni Vailati edited by C. ArrighiCantù, M. De Zan and P.
Suppes, CSLI, Stanford, California, . Gabriella Sava, La psicologia tra Vailati
e Brentano, in "Il Veltro", Roma, a. LIV, n. 1-2, gennaio-aprile
, 41–59. Giuseppe Giordano, Giovanni
Vailati filosofo della scienza, Firenze, Le Lettere, Ivan Pozzoni, Il pragmatismo
analitico italiano di Giovanni Vailati, Liminamentis Editore, Villasanta, Lucia Ronchetti , L'archivio Giovanni Vailati
, in Quaderni di Acme, 34, Bologna, Cisalpino, Giovanni Vailati Scritti
filosofici. Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Giovanni Vailati, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Vailati, su
siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Giovanni Vailati, su MacTutor, University of St
Andrews, Scotland. Opere di Giovanni
Vailati, su Liber Liber. Opere di
Giovanni Vailati, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni
Vailati, . Centro Studi Giovanni
Vailati, su giovanni-vailati.net. 28 aprile 2006 24 aprile 2006). Fondo
archivistico e librario di Giovanni Vailati conservato presso la Biblioteca di
Filosofia Università degli Studi di Milano Massimo Mugnai, Vailati, Giovanni,
in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e
Vailati: la semantica filosofica," The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia.
valent: “Some like
Vitters, but Valent’s my man.”Grice. Grice: “Valent wrote the only legible
introduction to Vitters’s thought!”Essential Italian philosopher. Italo
Valent (Treviso), filosofo. A lungo ricercatore di filosofia teoretica e poi Professore
di filosofia morale, ha insegnato Storia della filosofia moderna, Antropologia
filosofica ed Ermeneutica filosofica presso il Dipartimento di Filosofia e
Teoria delle scienze dell'Università Ca' Foscari Venezia di cui è stato
Direttore dal 2001 fino alla morte. In precedenza ha insegnato Storia della
filosofia morale all'Università degli Studi di Catania. Allievo di Emanuele
Severino, si è occupato di ontologia, logica dialettica, linguaggio, storia e
interpretazione delle grandi categorie della filosofia occidentale. Dai primi
studi sull'empirismo-scetticismo moderno (David Hume), sul pensiero italiano
del Novecento e sull'analisi del linguaggio (Ludwig Wittgenstein), è giunto ad
indagare attorno alla teoria della negazione e del divenire in chiave
dialettica (Hegel). Sulla base di tali premesse, che orientavano verso una
rilettura dei canoni e dei presupposti del rapporto ragione-follia, si è
impegnato a ridisegnare, insieme con un gruppo di psichiatri e psicologi del
Centro Psicosociale di Orzinuovi cresciuti nel solco dell'esperienza critica
inaugurata da Franco Basaglia, un modello della psiche adeguato alla comprensione
e alla cura della malattia mentale, dando vita a quello che è stato definito
l'approccio dialettico-relazionale in psichiatria. Ha collaborato con il gruppo
teatrale "Scena Sintetica" nella messa in scena di testi
filosoficamente rilevanti (Parmenide, Eraclito, Hermann Melville, Emanuele
Severino, Umberto Galimberti). Presso l'editore Moretti&Vitali, Andrea
Tagliapietra, è in corso di stampa l'edizione delle sue opere in 6 volumi.
Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati e recensiti in Francia, Austria, Germania
e Stati Uniti. Pensiero L'opera filosofica di Italo Valent muove da
un'originale riformulazione di alcune questioni legate alla filosofia di
Emanuele Severino, alla tradizione neoidealistica italiana (Giovanni Gentile)
ma anche neoscolastica (Gustavo Bontadini), e dipendenti dalla riconsiderazione
speculativa del concetto del negativo. Descrivendo la sua formazione in poche
parole Valent, si definiva «cresciuto a una scuola filosofica di ispirazione
ontologica, screziata da un netto disegno dialettico e pungolata dallo scrupolo
fenomenologico». Analizzando le implicazioni concettuali e pratiche della
negazione così com'è stata pensata in uno dei punti più alti e rilevanti della
tradizione dialettica, ovvero nelle pagine della Scienza della logica di Hegel,
Valent critica l'idea intellettualistica della negazione intesa come
esclusione, proponendo al contrario una negazione come inclusione e una
filosofia animata dal principio di ospitalità. Il "no" della
negazione, lungi dal dar vita a una realtà separata, è ciò che innerva il reale
nella sua essenza metamorfica e vitale, nella sua splendida apertura alla
novità, alla trasformazione e al cambiamento di cui il filosofo è appassionato
investigatore. A questo scopo e in evidente autonomia rispetto all'impianto
destinale della filosofia della necessità di Severino, Valent esplora la
categoria modale della possibilità, cercando di mettere in discussione sia
l'opposizione frontale tra realtà e irrealtà, sia la priorità assoluta della
positività del reale nonostante la negatività dell'irreale. L'esserci e non
l'essere è, per Valent, che legge Hegel con Wittgenstein, la determinatezza
semantica e sintattica, il plesso grammaticale e vitale che ricongiunge
l'esperienza intesa come luogo dell'emergere della differenza e dell'incalzare
degli eventi con la teoria della razionalità quale analisi del permanere e
della necessità. Ecco che di contro all'ontologia fondamentale di Severino si
fa largo l'idea di una microntologia intesa non come una “ontologia del piccolo”,
bensì, piuttosto, «nel senso che non c'è nessun evento che non si disponga per
virtù propria in una peculiarità di significato, nel vigore elementare e
insieme metamorfico di un “qui”. Ma microntologia anche come ontologia del
remoto, dell'avverso-diverso, dell'improbabile, dell'anonimo, del folle: di
tutto ciò che insieme si ritiene minore nella capacità di realtà». Con la
proposta di una microntologia Valent intendeva sottolineare l'autonomia e la
resistenza del diamante della dialettica come principio di determinazione
semantica fondato sulla relazione-negazione inclusiva e situato nella
prospettiva strategica propria dell'esserci, rispetto al rischio delle ricadute
nella “mistica dell'essere” e di quella totalità assoluta che, in quanto tale,
appare separata e isolata, esercitando la sua imposizione distruttiva al di
fuori della logica della relazione e dell'inclusione. Di contro all'autentico
"totalitarismo" di questa idea di totalità assoluta Valent proponeva
la ripresa del detto eracliteo del Panta διαpánton, ossia di quel "tutto
attraverso il tutto" che è la forma radicale della illacerabile
relazionalità della vita. «Solo se ogni differenza tra gli umani è un modo
differente di essere il tutto», egli scrive, «allora le discriminazioni tra
piccolo e grande, forte e debole, femmina e maschio, nero e bianco, ricco e
povero, sano e malato, non avranno ragione d'essere (se non in quanto differenti
manifestazioni dell'identico, invece che differenze di principio e di
valore)». Opere: Verità e prassi in David Hume, Vannini, Brescia. La
forma del linguaggio. Studio sul "Tractatus logico-philosophicus",
Francisci, Abano Terme (Padova), Invito al pensiero di Wittgenstein, Mursia,
Milano (2 ed. aggiornata, Mursia, Milano 1999) Asymmetron, Quaderni de "Il
Palazzo della Grande Utopia", Milano 1990 Dire di no. Filosofia Linguaggio
Follia, Teda Edizioni, Castrovillari (Cosenza) 1995 Dire di no. Scritti teorici
1, in Opere di Italo Valent IV, a c. di Andrea Tagliapietra,
Moretti&Vitali, Bergamo 2007 Asymmetron. Microntologie della relazione.
Scritti teorici 2, in Opere di Italo Valent V, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali,
Bergamo. Panta διαpánton. Scritti teorici su follia e cura, in Opere di Italo
Valent VI, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo. La forma
del linguaggio. Studio sul "Tractatus logico-philosophicus. Scritti su
Wittgenstein 1", in Opere di Italo Valent VI, a c. di Andrea Tagliapietra,
Moretti&Vitali, Bergamo Sophón.
Aforismi per l'anima, a c. di Graziano Valent, con un saggio di Andrea
Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo
Note Opere di Italo
ValentMoretti&Vitali A.
Tagliapietra, La filosofia, prima di ogni altra definizione dotta, è amore per
la realtà. In ricordo di Italo Valent, in "XÁOS. Giornale di
confine", Anno II, N.1 Marzo-Giugno, Dire di no. Scritti teorici 1, in
Opere di Italo Valent IV, a c. di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali,
Bergamo 200722 Panta διαpánton. Scritti
teorici su follia e cura, in Opere di Italo Valent VI, cit.,
Moretti&Vitali, Bergamo 200992
Emanuele Severino Franco Basaglia.
valentino: essential Italian
philosopher. Grice: “For Italians, it’s not so much Valentino who counds, since
he really wasn’t an Italian, but the “Valentinians,”, or since the Italian
philosopher loves an abstraction, “Valentinianism””! valentino: -- or as Strawson would have it, ‘valentinus,’ gnostic
teacher, b. in Alexandria, where he teaches until he moved to Rome. A dualist,
he constructed an elaborate cosmology in which God the Father Bythos, or Deep
Unknown unites the the feminine Silence Sige and in the overflow of love
produces thirty successive divine emanations or aeons constituting the Pleroma
fullness of the Godhead. Each emanation is arranged hierarchically with a
graded existence, becoming progressively further removed from the Father and
hence less divine. The lowest emanation, Sophia wisdom, yields to passion and
seeks to reach, beyond her ability, to the Father, which causes her fall. In
the process, she causes the creation of the material universe wherein resides
evil and the loss of divine sparks from the Pleroma. The divine elements are
embodied in those humans who are the elect. Jesus Christ is an aeon close to
the Father and is sent to retrieve the souls into the heavenly Pleroma.
Valentinus wrote a gospel. The sect of Valentino stood out in the early church
for ordaining women priests and prophetesses. Grice: “Since he lived in Rome,
he was almost a Roman.” –Valentino (floruit 135-165;
Phrebonis, ......) filosofo di scuola cristiano-gnostica. I seguaci della sua
scuola vengono detti Valentiniani. Valentino nacque a
Phrebonis sul delta del Nilo (secondo altre fonti a Cartagine) e si trasferì in
giovane età ad Alessandria d'Egitto, allora importante centro cristiano dove
circolavano anche idee neoplatoniche ed allegoriche come quelle di Filone di
Alessandria. Qui studiò presso un certo Teudas, che si proclamava diretto
discepolo di Paolo di Tarso e che pretendeva di aver appreso da Paolo le
rivelazioni segrete fatte all'apostolo direttamente dal Cristo. Questi
insegnamenti esoterici sembrano essere stati poi riportati nel Vangelo secondo
Filippo ed in altri scritti gnostici. Valentino dapprima insegnò ad
Alessandria d'Egitto, poi tra il 140 e il 160 circa soggiornò a Roma, dove
operò come diacono sotto papa Igino, e vi rimase fino al pontificato di papa
Aniceto. Secondo Tertulliano la mancata elezione a vescovo di Roma lo fece, in
seguito, allontanare dalla Chiesa e intraprendere con decisione la strada
gnostica che lo portò a una prima scomunica, nel 143, da parte di papa Pio I,
seguita poi da molte altre. Tertulliano ne cita addirittura una post mortem
fatta attorno al 175. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Cipro dove
fece molti proseliti e dove probabilmente morì attorno al 165. I suoi seguaci
furono chiamati valentiniani. Dottrina Gli gnostici valentiniani
cercarono di risolvere l'eterno dilemma che si presenta a chi pensa a un mondo
creato: se il mondo è stato creato da un Dio, da dove viene il male? Se Egli
non ha creato il male come lo si può considerare unico Creatore delle
cose? Da quanto tramandatoci dai primi eresiologi cristiani si può
ricostruire solo in parte la dottrina del maestro gnostico e della sua scuola,
basata su una fusione sincretica di elementi neoplatonici, giudaizzanti,
cristiani e gnostici di derivazione sethiana ed encratita. I frammenti di cui
siamo in possesso parlano soprattutto della Redenzione operata dal Cristo e del
destino privilegiato dei cosiddetti uomini spirituali, ossia tutti quelli che
conservavano nel loro corpo il seme divino. Dai pochi brandelli di cui siamo in
possesso è impossibile stabilire dei confini netti tra la dottrina propriamente
di Valentino e quella elaborata dalla sua scuola, sicuramente molto più
complessa. Le fonti dalle quali si può ricavare la dottrina della scuola
valentiniana sono: la cosiddetta Lettera dogmatica dei Valentiniani
riportata da Epifanio in Panarion 31, 5-6; la Piccola notizia, riportata
nell'opera di Ireneo Adversus Haereses, I 8; la Grande notizia, sempre
nell'opera di Ireneo, Adversus Haereses , I I-8; una sintesi dottrinale scritta
da Ippolito, Philosophumena, VI 29-36. La struttura della cosmogonia
valentiniana può essere ricavata dalla Grande notizia, secondo la quale
all'inizio di tutte le cose esisteva l'Essere Primo, Bythos, che dopo ere di
silenzio e di contemplazione, tramite un processo di emanazione, diede vita al
Pleroma (mondo divino), formato da 30 Eoni raggruppati in coppie (sizigie)
maschili e femminili, in cui la parte femminile ha funzione delimitativa e
formativa. Al vertice di questi Eoni si pone la coppia Abisso e Silenzio
(quest'ultimo elemento femminile), coppia da cui nacquero per emanazione
Intelletto e Verità. Da essi nacquero Logos e Vita, e da questi ultimi Uomo e
Chiesa. Questi otto formano la cosiddetta Ogdoade. poi Logos e Vita emanarono
una Decade di Eoni: Profondo e Mescolanza; Sempre giovane e Unione, Autogenerato
e Piacere, Immobile e Mistione, Unigenito e Beata. Quindi la coppia Uomo e
Chiesa emanò dodici Eoni (Dodecade): Paracleto e Fede, Paterno e Speranza,
Materno e Carità, Sempre pensante e Intelligenza, Ecclesiastico e Beatitudine,
Desiderio e Sophia. Tutti costoro concorrevano a formare il Pleroma.
L'origine del peccato e del decadimento del divino nel mondo materiale è
attribuito dalla gnosi valentiniana proprio all'ultimo Eone femminile, Sophia,
poiché le varie emanazioni comportarono una degradazione progressiva. Scriveva
Ireneo: «Ma si fece avanti l'ultimo e più recente Eone della Dodecade emessa da
Uomo e Chiesa, cioè Sophia, e subì la passione senza l'unione col suo compagno
di sizigia Desiderio» (Adversus Haereses, I, II 2). La passione di cui si parla
è desiderio di Sophia di conoscere e ascendere al Primo Essere, per sua natura
inconoscibile. Al peccato di Sophia, che voleva spingersi fino al Primo Essere,
si oppose però Limite; questi venne generato da Bythos privo della controparte
femminile poiché era destinato a delimitare e a consolidare il mondo divino e
non a generare per emanazione altri Eoni. Sophia fu trattenuta e
consolidata da questo: così, tornata a stento in sé e convinta che il Padre è
incomprensibile, depose la sua intenzione insieme con la passione sopraggiunta
a causa dello stupore e della meraviglia. (Ireneo, Adversus Haereses, I, II 2).
Una volta che Limite ebbe reintegrato il mondo divino ed espulso la passione
peccaminosa di Sophia dal Pleroma, l'Eone Abisso, insieme all'Eone Intelletto,
emise un'altra coppia: Cristo e Spirito Santo, per portare a perfezione finale
il mondo divino. Cristo fece conoscere agli altri Eoni la loro vera nascita,
occorsa per successive emanazioni, principalmente ad opera di Intelletto e
dell'essenza del Primo Essere; mentre Spirito Santo rivelò agli Eoni la loro
sostanziale uguaglianza con quelli che compongono l'Ogdoade e così «tutti gli
Eoni sono stati resi uguali per forma e volere e sono diventati tutti
Intelletto, tutti Logoi, tutti Uom e tutti Cristo, e similmente gli elementi
femminili tutte Verità, tutte Vita, tutte Spirito e Chiesa». A questo punto
tutto il Pleroma emanò l'Eone Gesù, frutto perfetto generato da tutti gli Eoni;
mentre come scorta dell'Eone furono emanati gli angeli, desti far coppia con
gli uomini spirituali. Al di fuori del mondo divino, però, Sophia detta
Achamoth, la passione dell'Eone Sophia, vagava nei «luoghi dell'ombra e del
vuoto» e solo l'intervento della coppia Cristo/Spirito Santo, le dette forma ma
non la dotò della stessa conoscenza che aveva elargito agli altri Eoni. Questa,
ormai formata, decise di ascendere al mondo divino ma poiché era ancora sporca
della passione, fu fermata da Limite. Essa cadde preda del dolore, del timore e
del disagio, tutte passioni generate dall'ignoranza della sua vera essenza,
parte sostanza materiale (la passione dell'Eone Sophia destinata a rimanere
fuori dal Pleroma), parte «aroma d'immortalità» trasmessole da Cristo/Spirito
Santo. Da questi sentimenti nacque la materia, da cui si generò il mondo
materiale; però: Le sopravvenne anche un'altra disposizione, quella della
conversione verso colui che l'aveva vivificata. (Ireneo, Adversus Haereses) E
proprio per questo sincero sentimento di conversione l'Eone Cristo/Spirito
Santo mandò l'Eone Gesù ed i suoi angeli a far conoscere a Sophia Achamoth la
sua vera essenza guarendola dalle passioni (elevandola cioè ad uno stadio di
conoscenza superiore). L'Eone Gesù, inoltre, prese le passioni di cui era
schiava Sophia Achamoth e le trasformò in sostanza, dividendola in una parte
cattiva e una in parte buona, anche se essa stessa soggetta alle passioni;
questa parte nacque dal sincero sentimento di conversione di Sophia Achamot e
si qualificherà come sostanza psichica. A questo punto Sophia Achamoth generò
dei semi spirituali, immagine imperfetta degli angeli dell'Eone Gesù, desti
rimanere nel mondo materiale finché non matureranno e potranno ricongiungersi,
come elemento femminile, agli stessi angeli; poi Sophia Achamoth decise di dare
forma alla sostanza che l'Eone Gesù aveva ricavato dal suo sentimento di
conversione, e prima di tutto dette forma al Demiurgo: Dicono che il
Demiurgo è diventato padre e dio degli esseri esterni al Pleroma, essendo
creatore di tutti gli esseri psichici e ilici. [...] Così fece sette cieli, al
di sopra dei quali egli risiede. [...] i sette cieli sono intelligibili, e
suppongono che siano angeli: anche il Demiurgo è un angelo, ma simile a Dio.
Analogamente affermano che anche il paradiso, che è sopra il terzo cielo, è per
potenza il quarto angelo e che da lui ha preso qualcosa Adamo, che è stato in
esso. (Ireneo, Adversus Haereses) E ancora: Il Demiurgo credeva di creare
da sé tutte queste cose, mentre, invece, le faceva per impulso di Achamoth:
così egli fece il cielo non conoscendo il cielo, plasmò l'uomo ignorando
l'uomo, fece apparire la terra ignorando la terra. (Ireneo, Adversus Haereses)
Infatti, il Demiurgo, spinto a sua insaputa da Sophia Achamoth crea solo
l'aspetto materiale delle cose e questa, a sua volta, è spinta nella creazione
dall'Eone Gesù. Dal Demiurgo nacquero anche il diavolo (detto Kosmokrator) e la
sua corte di angeli malvagi. Dopo la creazione del mondo materiale il
Demiurgo creò l'uomo. Secondo il mito gnostico gli uomini creati si dividevano
in tre generi, con differenti caratteristiche e differenti destini: ilici
(da Hyle) o terreni, nati dalla materia cattiva creata dalla passione di Sophia
Achamoth e destinati per questo a scomparire; psichici, fatti a somiglianza del
Demiurgo, ossia della stessa buona materia nata dal sentimento di conversione
di Sophia Achamoth, quindi possessori dell'anima ma destid una redenzione
incompleta, ovvero ad ascendere insieme al Demiurgo al regno di Sophia
Achamoth, solo però quando essa sarà condotta al mondo divino e si unirà in
sizigia con l'Eone perfetto Gesù; sono gli unici uomini dotati di libero
arbitrio e, in virtù delle loro scelte, possono o salvarsi o dissolversi come
gli ilici. pneumatici o spirituali, uomini nei quali vennero nascosti,
all'insaputa del Demiurgo, i semi spirituali partoriti da Sophia Achamoth ad
immagine e somiglianza degli angeli del corteo dell'Eone Gesù. Questi uomini,
dotati della scintilla divina (pneuma), erano perciò desti ricongiungersi con
il mondo divino indipendentemente dalle loro azioni. Da questa distinzione si
può dedurre che il Demiurgo aveva insufflato l'anima solo in alcuni ilici ed
allo stesso modo Sophia Achamoth aveva inserito il seme spirituale solo in
alcuni psichici. In tal modo ogni uomo spirituale aveva un involucro psichico e
uno materiale, mentre ogni psichico solo un involucro materiale. Secondo i
valentiniani gli gnostici erano spirituali, i cristiani in generale erano
psichici ed i pagani erano ilici. La Redenzione, però, sarebbe giunta
solo grazie a Gesù, inviato per portare la gnosi e la salvezza agli spirituali.
Secondo i valentiniani il Demiurgo generò un Cristo di pura natura psichica non
corrotto dalla materia, infatti: «È questo che è passato attraverso Maria come
l'acqua passa attraverso un tubo»; allo stesso tempo Sophia Achamoth inserì in
lui il seme spirituale, mentre l'Eone Gesù discese su di lui sotto forma di
colomba quando ricevette il Battesimo nel Giordano. L'Eone Gesù e il seme
spirituale impiantato da Sophia Achamoth, avrebbero però abbandonato il corpo
del Cristo al momento della crocifissione. Secondo questa dottrina, Cristo non
sarebbe veramente morto sulla croce, ma il tutto sarebbe stato un gioco di
apparenze. (docetismo, dal greco dokéin (apparire) valentiniano). Opere
Delle sue opere rimangono solo pochi frammenti ricavati dagli scritti degli
eresiologi cristiani: Clemente Alessandrino, Stromata, Ippolito di Roma, Confutazioni VI 42; VI 37;
Antimo, Sulla santa Chiesa, che riportano brani di lettere, omelie e poesie;
sono invece attribuiti al maestro gnostico alcuni testi ritrovati a Nag Hammadi
nel 1945: Vangelo della Verità, Preghiera dell'apostolo Paolo, Trattato
sulla resurrezione, Trattato tripartito, Vangelo secondo Filippo,
Interpretazione della conoscenza, Esposizione valentiniana. La scuola I seguaci
di Valentino studiavano i metodi per liberare il proprio pneuma. Ciò poteva
avvenire sia attraverso lo studio dei testi sacri che attraverso varie
cerimonie, quali la camera nuziale o la redenzione. Tra i discepoli di
Valentino sono da ricordare i due alessandrini, Eracleone e Tolomeo, che
Ippolito indica come rappresentanti di una scuola italica; mentre nella scuola
orientale, da Ippolito contrapposta a quella italica, sono da ricordare
Assionico e Ardesiane, forse corrispondente a Bardesane. A questa scuola va
ricollegato anche Teodoto di Bisanzio. Ireneo racconta che nella valle del
Rodano era attivo Marco, da Ireneo detto dispregiativamente "il
Mago". Anche il filosofo e teologo Origene fu molto influenzato da questa
scuola. Secondo Agostino si rifacevano alla scuola valentiniana anche i
Secondiniani, che "aggiungevano alle loro dottrine la pratica di azioni
turpi", ed i Colorbasi, che affermavano che la vita degli uomini dipendeva
da sette costellazioni. Le scuole valentiniane, comunque, si estinsero entro la
fine del III secolo, assorbite o dalla chiesa o dalle scuole manichee.
Note Nella Lettera dogmatica dei
Valentiniani, un documento sicuramente molto antico e destinato solamente agli
iniziati, sono citati i 30 Eoni che, salvo qualche piccola differenza,
ritroviamo nelle opere di Ireneo e Ippolito.
Il primo Principio maschile è chiamato con diversi nomi: Abisso (Βυθός),
per definirne l'assoluta trascendenza rispetto agli altri Eoni e Autoprodotto
(Αὐτοπάτωρ), ovvero che non è stato originato da nessun altro Eone. Troviamo
anche il nome Padre, appellativo di solito riferito all'Eone Intelletto, per
questo il primo Eone è chiamato Pre-Padre; per estensione, infine, troviamo
anche il nome Pre-Principio. Il nome
Silenzio (Σιγὴν) definisce la sua trascendenza, mentre altri nomi del principio
femminile sono Pensiero (Ἒννοιαν), che esprime la qualità dell'Eone di
riflessione interna e Grazia (Χάριν), ossia l'impulso che le fa generare altri
Eoni. L'Intelletto (Νοῦς), è chiamato anche
Padre (Πατήρ), ma anche Uomo (Ἄνθρωπον), per sottolineare il carattere di
esemplare celeste dell'uomo spirituale; ma quest'ultima variante è più
frequentemente riferita al quarto Eone.
Ἀλήθεια. Chiesa (Ἐκκλησίαν)
intesa nel senso della chiesa valentiniana, formata dagli uomini
spirituali. L'Ogdoade, formata da
quattro coppie di Eoni, in genere viene suddivisa in due Tetradi, composte dai
primi quattro Eoni (Abisso/Silenzia e Intelletto/Verità) e dagli altri quattro
(Logos/Vita e Uomo/Chiesa) (4 e 8 erano considerati numeri perfetti dai
Pitagorici). Nella cosiddetta Lettera dogmatica dei Valentiniani, riportata da
Epifanio, l'Ogdoade al contrario è così composta: Abisso/Silenzio,
Padre/Verità; Uomo/Chiesa; Logos/Vita. I
nomi che compongono questa Decade, nella Lettera dogmatica dei Valentiniani
riportata da Epifanio, generati al contrario da Logos/Vita e detti
Profondo/Mescolanza, Sempre giovane/Unione, Autogenerato/Mistione,
Unigenito/Unità, Immobile/Piacere, sottolineano la perfezione del mondo angelico. Questa serie di Eoni, nella Lettera dogmatica
dei Valentiniani, riportata da Epifanio, generati al contrario da Uomo/Chiesa e
così detti: Paracleto/Fede, Paterno/Speranza, Materno/Carità, Sempre
pensante/Intelligenza, Desiderato/Beata, Ecclesiastico/Sophia; servono,
eccettuato Sophia, più che altro a formare il numero complessivo di trenta,
sottolineando con i loro nomi però l'imperfezione iniziale della Chiesa degli
eletti. Ippolito riferisce che il
peccato di Sophia consisté nel voler generare da sola, come l'Essere Primevo,
Bythos. Il Limite (Ὄρον), si frapponeva
tra il mondo divino e quello materiale. Ireneo (Adversus Haereses I II, I),
però, parlava di due Limiti: uno fra il primo Essere e gli altri Eoni, e uno
fra il mondo spirituale e quello materiale. In altre fonti valentiniane è
denominato Horos (Ὁροθές), ovvero Limitatore; ma anche Λυτρωτής = Redentore, in
quanto purifica gli Eoni; Σταυρός = Croce, intesa come croce cosmica, concetto
in parte ripreso dal Timeo di Platone, che ha la funzione di separare e segnare
i confini del mondo divino; Χαριστήριος = che rende grazie; Ἄφετος = che
rimette i peccati degli Eoni; Μεταγωγεύς = Guida, che rimuove la passione dal
Pleroma; Καρπιστής = Emancipatore dalla passione. Qui è elemento femminile, poiché ruah =
spirito, in ebraico è di genere femminile.
Questa conoscenza, detta illuminazione (=perfezionamento), consiste in
una seconda formazione degli Eoni, dapprima formati solo secondo la sostanza,
ovvero emanati, mentre ora sono formati secondo la gnosi, ossia la conoscenza,
apprendendo la loro vera natura diventando così sostanzialmente uguali all'Eone
Intelletto e raggiungendo la perfezione.
L'Eone è detto anche Salvatore (Σωτῆρα), Cristo (Χριστός), Logos (Λόγον)
e Tutto (Πάντα), poiché deriva da tutti gli Eoni. Il nome Achamoth (in ebraico sapienza), viene
utilizzato per distinguere l'Eone Sophia, ormai nel Pleroma, dalla passione
della stessa Sophia, rimasta esclusa dal mondo divino. Altro nome che si ritrova
nei testi è quello di Madre (Μητέρα), nel senso di madre di tutti gli uomini
spirituali. Da alcuni passi di Ireneo si può ricavare che lo sdoppiamento di
Sophia in due unità, una superiore e l'altra inferiore, è probabilmente da
attribuire alla scuola di Valentino, e non al maestro gnostico che
probabilmente aveva immaginato una sola Sophia prima nel Pleroma poi espulsa
fuori. Questo processo di formazione
materiale, in parte è speculare allo stesso compiuto prima dall'Eone
Cristo/Spirito Santo nei confronti degli altri Eoni; ma se il secondo processo
comportava la conoscenza, qui si tratta solo di formazione, ovvero di dare a
Sophia Achamoth una forma precisa. Proprio questo processo di formazione, prima
secondo la sostanza poi secondo la conoscenza, com'era già intervenuto a
beneficio degli Eoni del Pleroma, occorse anche per Sophia Achamoth, e infine
si ripeterà nel mondo materiale quando gli uomini spirituali verranno formati
anche secondo la conoscenza, ovvero scopriranno la loro essenza e potranno
assurgere al mondo divino. Qui si
conclude l'opera di formazione (illuminazione), se l'Eone Cristo/Spirito Santo
aveva formato Sophia Achamoth secondo la sostanza, ora l'Eone Gesù la forma
secondo la gnosi (conoscenza). Il
sentimento di conversione, da cui nacque il Demiurgo, rispetto agli altri
sentimenti si qualifica come disposizione positiva, quindi il Demiurgo, ovvero
il Dio del Vecchio Testamento, in un certo senso ha carattere positivo anche se
imperfetto. Il Demiurgo è chiamato anche Padre, Madre-Padre, poiché genera da
solo senza elemento femminile, ma anche Senza-Padre, perché a crearlo è stata
Sophia Achamoth. Nel Trattato Tripartito troviamo i nomi: Padre, Dio, Demiurgo,
Re, Giudice, Luogo, Dimora, Legge.
Questi cieli sono detti Ebdomade.
questo concetto, per cui il diavolo è a conoscenza di Sophia Achamot
mentre il Demiurgo ne è all'oscuro; probabilmente è da spiegare in riferimento
all'opera di opposizione svolta dal demonio all'opera del Demiurgo, che sembra
implicare una consapevole conoscenza del mondo divino. Questo regno era l'ottavo cielo, sito tra il
limite del mondo divino e il settimo cielo abitato dal Demiurgo, per questo
detto Ogdade. Per questa salvezza per
natura, molti polemisti cristiani attribuirono agli gnostici comportamenti
libertini e in aperto contrasto con la legge cristiana; ma nei testi di Nag
Hammadi si parla quasi sempre di atteggiamenti ascetici e non libertini, forse
in questo caso i polemisti hanno calcato un po' la mano, attribuendo un
atteggiamento libertino che forse apparteneva solo ad una parte minoritaria
degli gnostici. Raffrontando questo
passo con Excerpta ex Theodoto, la dottrina valentiniana fa presumere che già
alla nascita l'Eone Gesù fosse presente nel Cristo, mentre la colomba
indicherebbe solamente la perfetta formazione dell'Eone divino, presente fin
dalla nascita ma ancora imperfetto. In questo modo ancora una volta è ripetuta
la duplice formazione (=illuminazione), prima sostanziale, quando Maria
partorisce il Cristo, e poi gnoseologica (=secondo la conoscenza), quando il
Cristo riceve il Battesimo. Karen L.
King, What is Gnosticism?, Harvard University Press, A. Hilgenfeld, Die
Ketzergeschichte des Urchristentums, Leipzig A.E. Brooke, The Fragments of
Heracleon, Cambridge 1891. C. Barth, Die Interpretation des Neuen Testaments in
der valentinianischer Gnosis, Leipzig 1911. W. Foerster, Von Valentin zsu
Haerakleon, Giessen 1928. A. Orbe, En los albores de la exegésis iohannea, in
«Analecta Gregoriana» Roma. A. Orbe, Los primeros herejes ante la persecución,
in «Analecta Gregoriana» A. Orbe, Hacia la prima teologia de la processión del
Verbo, in «Analecta Gregoriana» Roma. A. Orbe, La unción del Verbo, in
«Analecta Gregoriana» CXIII, Roma. A. Orbe, La teologia del Espiritu santo, in
«Analecta Gregoriana» CLVIII, Roma. H. Langerbeck, «La théologie de l'histoire
dans la gnose valentinienne», in Le origini dello gnosticismo, U. Bianchi,
Leiden. E. Muhlenberg, Wieviel
Erlosungen kennt der Gnostiker Haeracleon?, in «Zeitschrift fur die
neutestamentliche Wissenschaft», D. Devoti, Antropologia e storia della
salvezza in Eracleone, in «Memorie della Accademia delle Scienze di Torino»,
serie V 2, Torino 1978. The Rediscovery of Gnosticism, B. Layton, Leiden, I. M-J. Edwards, Gnostic and Valentinians in
the Church Fathers, in «Journal of Theological Studies», Testi gnostici in
lingua greca e latina, Manlio Simonetti, Milano. Eresie dei primi secoli
Gnosticismo Letteratura cristiana Letteratura gnostica Scuole gnostiche Storia
del cristianesimo Vangeli gnostici Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource
contiene una pagina dedicata a Valentino Valentino, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Valentino, in Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. Dizionario delle
eresie: Valentino, su eresie.com.Tertullian Adversus Valentinianos, su
tertullian.org.Valentinus, su Early Christian Writings.ValentinusA Gnostic for
All Seasons]autore=Stephan Hoeller, su gnosis.org. Opinioni favorevoli, da un
punto di vista gnostico.Valentinus and the Valentinian Tradition, su
gnosis.org.Clyde Curry Smith, Valentinus, su dacb.org.Filosofi
egizianiPredicatori egizianiGnosticismo. valentinianism: Grice: “I will only explore the actdivities of the
so-called “Valentinians” in Rome.” -- a form of Christian gnosticism of
Alexandrian origin, founded by Valentinus in the second century and propagated
by Theodotus in Eastern, and Heracleon in Western, Christianity. To every
gnostic, pagan or Christian, knowledge leads to salvation from the perishable,
material world. Valentinianism therefore prompted famous refutations by
Tertullian Adversus Valentinianos and Irenaeus Adversus haereses. The latter
accused the Valentinians of maintaining “creatio ex nihilo.” Valentinus is
believed to have authored the Peri trion phuseon, the Evangelium veritatis, and
the Treatise on the Resurrection. Since only a few fragments of these remain,
his Neoplatonic cosmogony is accessible mainly through his opponents and
critics Hippolytus, Clement of Alexandria and in the Nag Hammadi codices. To
explain the origins of creation and of evil, Valentinus separated God primal
Father from the Creator Demiurge and attributed the cruVaihinger, Hans
Valentinianism 947 947 cial role in the
processes of emanation and redemption to Sophia. Refs.: Luigi Speranza,
“Valentinus e Grice,” Villa Grice.
Valeri: essential Italian
philosopher. Grice: “I especially like his idea of anthropology, alla Kant, as
the search for the subject.” “Tra se e se.” Valerio Valeri (Somma
Lombardo), filosofo. Laureatosi in filosofia a Pisa, quale allievo pure
della Scuola normale superiore, discutendo una tesi sul pensiero di Lévi-Strauss,
con relatore Barone, si rivolse agli
studi di antropologia, conseguendo due dottorati di ricerca, uno a Pisa
(Diploma di Perfezionamento) nel 1970, l'altro a Parigi, nel 1976, presso
l'École Pratique des Hautes Études, con Lévi-Strauss, Louis Dumont e Marshall
Sahlins. Successivamente, a partire dal 1976, ebbe vari incarichi di
insegnamento presso l'Chicago, dove rimase fino alla prematura scomparsa. Al
contempo, compì ricerca sul campo soprattutto presso gli Huaulu del Seram
centrale in Indonesia orientale, ma anche in Micronesia, Malaysia e
Hawaii. Le sue ricerche riguardarono molti argomenti, fra cui, i sistemi
politici, la parentela e il matrimonio, la ritualità, così come l'antropologia
sociale ed economica, la storia comparata degli usi e costumi dei popoli, che
condusse lungo la linea di pensiero del suo maestro Lévi-Strauss. Gli è stato
assegnato per i suoi studi e le sue ricerche di antropologia culturale, il
premio ”Guggenheim Fellowship“ per le scienze sociali. Fra i molti suoi
lavori, ricordiamo due importanti volumi, Kingship and Sacrifice. Ritual and
Society in Ancient Hawaii (1985), scritto con Marshall Sahlins, e Hunting,
Identity and Morality among the Huaulu of the Moluccas. Curò pure diverse voci
antropologiche per l'Enciclopedia Einaudi. Tra le sue molte opere
pubblicate postume, il volume Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come
ricerca del soggetto, Martha Feldman e Janet Hoskins, tradotto in italiano da
Bianca Lazzaro, che può considerarsi una sua autobiografia intellettuale.
Opere principali Kingship and Sacrifice: Ritual and Society in Ancient Hawaii,
The University of Chicago Press, Chicago. Uno spazio tra sé e sé.
L'antropologia come ricerca del soggetto, M. Feldman e J. Hoskins; traduzione
italiana B. Lazzaro, Donzelli Editore, Roma, 1999. The Forest of Taboos:
Morality, Hunting, and Identity among the Huaulu of the Moluccas, The
University of Wisconsin Press, Madison, WI. Fragments from Forests and Libraries: A
Collection of Essays, Carolina Academic Press, Durham, NC. Ritual and Annals:
Between Anthropology and History, edited by R. Stasch, S.M. Dowdy and G. da
Col, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL, . Classical
Concepts in Anthropology, edited by G. da Col and R. Stasch, HAU Books/The
University of Chicago Press, Chicago, IL, .
S. Ghiaroni, "Società, soggetto, sacrificio. La teoria del
sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia", in Studi e materiali
di storia delle religioni, R. Stasch,
"Obituary: Valerio Valeri,” American Anthropologist. //chronicle.uchicago.edu/980430/valerio.shtml S. Ghiaroni, ”Società, Soggetto, Sacrificio.
La teoria del sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia“, Studi e
materiali di storia delle religioni, Dal titolo: Natura e cultura: introduzione
alla teoria dello scambio e della parentela di Claude Levi-Strauss, Pisa, A.A. Per
notizie biografiche più esaustive, riferirsi alle xxvii-xix dell'opera postuma: V. Valeri,
Ritual and Annals: Between Anthropology and History, edited by R. Stasch, S.M.
Dowdy and G. da Col, HAU Books/The University of Chicago Press, Chicago, IL,
. Rupert Stasch (Reed College, Oregon,
USA), in merito alla rilevanza di Valeri come studioso e ricercatore, inizia il
suo necrologio (cfr. R. Stasch, "Valerio Valeri", American
Anthropologist, con queste parole: «He was a scholar of great international
distinction in the ethnology of Polynesia and Indonesia [...] His monographs
[...] are among the most important, detailed and theoretically complex studies
of sacrificie and taboo ever written.» Pubblicazioni di Valerio Valeri, su
Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
Valla: essential Italian philosopher. valla: Rome-born philosopher, teaches rhetoric in Pav a and
is later secretary of Alfonso I di Naoli, and apostolic secretary in Rome under
papa Nichola V. In his dialogue On Pleasure or On the True Good, Stoic and
Epicurean interlocutors present their ethical views, which Valla proceeds to
criticize. This dialogue is often regarded as a defense of Epicurean hedonism,
because Valla equates the good with pleasure; but he claims that Italians can
find pleasure only in heaven. Valla’s description of pleasure reflects the contemporary
Renaissance attitude toward the joys of life and might have contributed to
Valla’s reputation for hedonism. In another work, On Free Will between, Valla
discusses the conflict between divine foreknowledge and human freedom and
rejects Boezio’’s then predominantly accepted solution. Valla distinguishes
between God’s knowledge and God’s willas in Grice’s phrase, “God willing,” “Deo
volente,” -- but denies that there is a rational solution of the apparent
conflict between God’s will and human freedom. As a historian, he is famous for
The Donation of Constantine 1440, which denounces as spurious the famous
document on which medieval jurists and theologians based the papal rights to
secular power. Lorenzo Valla (n. Roma) filosofo. Si
presentava anche con il nome latino Laurentius Vallensis. Nato a
Roma da genitori di origini piacentine (il padre era l'avvocato Luca della
Valle), ricevette la sua prima educazione a Roma e forse a Firenze, imparando
il greco da Giovanni Aurispa e da Rinuccio Aretino. Lo guidava lo zio materno
Melchiorre Scribani, un giurista funzionario in Curia. La sua prima
opera, oggi perduta, fu il De comparatione Ciceronis Quintilianique
("Confronto fra Cicerone e Quintiliano"), in cui elogiò il latino di
Quintiliano a scapito di quello di Cicerone, andando contro all'idea corrente e
mostrando già in questo primo scritto il suo gusto per la provocazione. Quando
morì lo zio, Lorenzo sperava di ottenere un impiego nella Curia pontificia; ma
i due autorevoli segretari Antonio Loschi e Poggio Bracciolini, ferventi
ammiratori di Cicerone, si opposero all'assunzione, con la scusa che era troppo
giovane. Grazie all'aiuto di Antonio Beccadelli, detto il Panormita, fu
chiamato ad insegnare retorica a Pavia, succedendo al maestro bergamasco Gasparino
Barzizza, da poco defunto. Questi anni furono fondamentali per lo sviluppo del
suo pensiero; la città era infatti un vivo centro culturale e Valla poté
approfondire le sue conoscenze giuridiche, osservando inoltre l'efficacia del
procedimento di analisi critica dei testi, che lo Studio pavese applicava con
rigore. A Pavia Valla acquisì una grande reputazione con il dialogo De
Voluptate ("Il piacere"), nel quale si oppone fermamente alla morale
stoica e all'ascetismo medievale, sostenendo la possibilità di conciliare il
Cristianesimo, ricondotto alla sua originarietà, con l'edonismo, recuperando
così il senso del pensiero di Epicuro e Lucrezio, che avevano sottolineato come
tutta la vita dell'uomo sia fondamentalmente volta al piacere, inteso non come
istintività, ma come calcolo dei vantaggi e svantaggi conseguenti ad ogni
azione. A conclusione del dialogo, Valla sottolinea, però, come per l'uomo la
suprema voluttà siano la ricerca spirituale e la fede in Dio. Si tratta di uno
scritto considerevole, poiché, per la prima volta, una tendenza filosofica che
era rimasta confinata nell'ambito del paganesimo trovava espressione in
un'opera di livello universitario e di valore filosofico, venendo rivalutata
alla luce del pensiero cristiano; le polemiche che seguirono alla pubblicazione
del testo, costrinsero Valla a lasciare Pavia. Da allora egli passò da
un'università all'altra, accettando brevi incarichi e tenendo lezioni in
diverse città. Durante questo periodo fece la conoscenza del re Alfonso V d'Aragona,
al cui servizio entrò. Alfonso ne fece il suo segretario, lo difese dagli
attacchi dei suoi nemici e lo incoraggiò ad aprire una scuola a Napoli.
Durante il pontificato di Eugenio IV, scrisse un breve testo, pubblicato solo
nel 1517 e intitolato La falsa Donazione di Costantino (De falso credita et
ementita Constantini donatione). In esso Valla, con argomentazioni storiche e
filologiche, dimostrò la falsità della Donazione di Costantino, documento
apocrifo in base al quale la Chiesa giustificava la propria aspirazione al
potere temporale: secondo questo documento, infatti, sarebbe stato lo stesso
imperatore Costantino, trasferendo la sede dell'impero a Costantinopoli, a
lasciare alla Chiesa il restante territorio dell'Impero romano (oggi la
dimostrazione del Valla è universalmente accettata e lo scritto è datato
all'VIII secolo o IX secolo).
«Quid, quod multo est absurdius, capit ne rerum natura, ut quis de
Constantinopoli loqueretur tanquam una patriarchalium sedium, que nondum esset,
nec patriarchalis nec sedes, nec urbs christiana nec sic nominata, nec condita
nec ad condendum destinata? Quippe privilegium concessum est triduo, quam
Constantinus esset effectus christianus, cum Byzantium adhuc erat, non
Constantinopolis.» «E, ciò che è molto più assurdo e non rientra nella
realtà dei fatti, come si può parlare di Costantinopoli come di una delle sedi
patriarcali, quando ancora non era né patriarcale né una sede né una città
cristiana né si chiamava così, né era stata fondata, né la sua fondazione era stata
decisa? Infatti il privilegio fu concesso tre giorni dopo che Costantino si
fece cristiano, quando Bisanzio esisteva ancora e non Costantinopoli.»
(Lorenzo Valla, La falsa Donazione di Costantino, 1440) Egli dimostrò che anche
la lettera ad Abgar V attribuita a Gesù era un falso e, sollevando dubbi
sull'autenticità di altri documenti spuri e ponendo in discussione l'utilità
della vita monastica e mettendone in luce anche l'ipocrisia nel De professione
religiosorum ("La professione dei religiosi"), egli suscitò l'ira
delle alte gerarchie ecclesiastiche. Fu obbligato, pertanto, a comparire
davanti al tribunale dell'Inquisizione, alle cui accuse riuscì a sottrarsi
soltanto grazie all'intervento del re Alfonso. Visitò nuovamente Roma,
dove i suoi avversari erano ancora molti e potenti. Riuscì a salvarsi da morte
certa travestendosi e fuggendo a Barcellona, da dove fece poi ritorno a Napoli.
Vengono divulgati gli Elegantiarum libri sex (i sei libri
sull'"eleganza" della lingua latina), pubblicati però postumi nel
1471. L'opera raccoglie una serie straordinaria di passi desunti dai più
celebri scrittori latini (Publio Virgilio Marone, Cicerone, Livio), dallo
studio dei quali, sostiene Valla, occorre codificare i canoni linguistici,
stilistici e retorici della lingua latina. Il testo costituì la base
scientifica del movimento umanista impegnato a riformare il latino cristiano
sullo stile ciceroniano. Scrisse le "Emendationes sex librorum Titi
Livii" in cui discute, col suo modo di scrivere brillante e caustico,
correzioni ai libri 21-26 di Tito Livio in opposizione ad altri due
intellettuali della corte napoletana il Panormita ed il Facio che non avevano
il suo stesso spessore filologico. L'ultima fase Nel febbraio 1447, con
la morte di papa Eugenio IV, la sua fortuna iniziò a volgere in meglio.
Recatosi nuovamente a Roma, fu ricevuto dal nuovo pontefice Niccolò V; a
partire dal 1450 assunse il ruolo a lui più consono di professore di retorica,
ma non perse nemmeno il suo spirito caustico e iniziò a criticare nel 1449 il
latino della Vulgata, facendo confronti con l'originale greco sminuendo il
ruolo di traduttore di San Girolamo e giudicò spuria la corrispondenza tra
Seneca e San Paolo. Sotto papa Callisto III Valla raggiunse il culmine
della carriera, divenendo segretario apostolico. Morì a Roma. Un frammento
della sua tomba, contenente un ritratto dello stesso, è ora murato nel chiostro
della Basilica Lateranense dove era originariamente sepolto. È quasi
impossibile farsi un'idea precisa della vita privata e del carattere di Valla,
essendo i documenti nei quali vi si fa riferimento sorti in contesti polemici
e, pertanto, fonte più di esagerazioni e calunnie che di testimonianze
attendibili. Egli appare comunque come persona orgogliosa, invidiosa e
irascibile, caratteristiche cui però si affiancano le qualità di elegante
umanista, critico acuto e scrittore pungente nella sua continua e violenta
polemica sul potere temporale della Chiesa di Roma. Lorenzo Valla è un
personaggio di eccezionale importanza non solo per la cultura italiana, ma
soprattutto quale rappresentante del più puro umanesimo europeo. Con le sue
spietate critiche alla Chiesa cattolica dell'epoca fu un precursore di Lutero,
ma fu anche il promotore di molte revisioni di testi cattolici. La sua opera
si basa su una profonda padronanza della lingua latina e sulla convinzione che
fosse stata proprio un'insufficiente conoscenza del latino la vera causa del
linguaggio ambiguo di molti filosofi. Valla era convinto che lo studio accurato
e l'uso corretto della lingua fosse l'unico mezzo di acculturazione feconda e
comunicazione efficace: la grammatica e un appropriato modo di esprimersi erano
a suo modo di pensare alla base di ogni enunciato e, prima ancora, della stessa
formulazione intellettuale. Da questo punto di vista i suoi scritti sono
tematicamente coerenti, in quanto ciascuno di essi si sofferma innanzitutto
sulla lingua, sul suo impiego rigoroso e sull'individuazione delle applicazioni
erronee della grammatica latina. Oggi, il profondo distacco storico ci
permette di distinguere le opere di Lorenzo Valla essenzialmente in due filoni,
quello critico e quello filologico. Sebbene avesse saputo mostrare eccezionali
doti di storico negli scritti critici, questa capacità non è però riscontrabile
nell'unico lavoro definito storico, cioè nella biografia di Ferdinando
d'Aragona, tutto sommato un modesto elenco di aneddoti. Nel III secolo
l'Impero romano iniziava a tramontare, il che si palesava non solo
nell'indebolimento delle forze politiche e militari, ma anche nello sfaldamento
dell'ordinamento interno e soprattutto nell'imbarbarimento della cultura. La
crisi generale e l'accettazione di molte genti non italiche tra i cittadini
romani provocarono un lento ma significativo allontanarsi dalla lingua latina
ufficiale verso forme dialettali e meno eleganti. Si evidenziò la necessità di
uno "sviluppo" della lingua che presupponeva la canonizzazione della
parlata popolare e della sua semplice grammatica. Erano i primi sintomi della
nascita di una nuova lingua, quella italiana, che avrebbe necessitato di un
millennio per svilupparsi pienamente. Durante questa lunghissima transizione,
in tutta la penisola ci fu un'enorme incertezza linguistica. Il latino classico
cedeva lentamente il posto ad una mescolanza di nuovi idiomi che combattevano
per la supremazia. Gli effetti di questo periodo di passaggio sono ben
visibili soprattutto nelle traduzioni che via via nascevano dal latino verso
l'italiano, poché la linea di demarcazione tra le due lingue era fluttuante e nessuno
dei traduttori poteva dirsi un vero esperto in materia. Valla fu il primo a
stabilire un limite alla modernizzazione della lingua latina, decidendo che i
cambiamenti oltre tale limite facessero già parte del processo di sviluppo
della lingua italiana. In questo modo riuscì non solo a salvaguardare la
purezza del latino, ma pose anche le basi per lo studio e la comprensione
dell'italiano. Lorenzo Valla si pone tra i maggiori esponenti del
Quattrocento italiano e dell'umanesimo europeo, non solo per il suo costante
apporto di punti di vista umanistici, bensì anche per la sua annosa avversione
alla cultura scolastica. È indicativa ad esempio la sua tesi (in De
Voluptate) sugli errori dello stoicismo praticato dagli asceti cristiani che
non avrebbero preso in debita considerazione le leggi naturali, dunque divine;
la morale consiglierebbe infatti, a suo avviso, un'esistenza allegra e
godereccia che non precluderebbe in alcun modo l'aspirazione alle gioie del
paradiso. Analogamente, nelle Dialecticae Disputationes Valla confuta il
dogmatismo di Aristotele e la sua arida logica che non offre insegnamenti o
consigli, bensì discute solo di parole senza raffrontarle con il loro
significato nella vita reale. Altrettanto critico si dimostra (nelle
Adnotationes in Novum Testamentum) quando usa la sua profonda padronanza del
latino per provare che sono state le traduzioni maldestre di alcuni passi del
Nuovo Testamento a causare incomprensioni ed eresie. È a lui dedicata la
Fondazione Lorenzo Valla, che in collaborazione con la casa editrice Mondadori,
pubblica la collana Scrittori greci e latini in cui vengono proposte edizioni
critiche di testi classici. Edizioni delle opere L'arte della grammatica,
Paola Casciano, Milano, Mondadori (Fondazione Lorenzo Valla), (terza edizione
rinnovata) La falsa Donazione di Costantino, Gabriele Pepe, Firenze, Ponte alle
Grazie, Scritti filosofici e religiosi, Giorgio Radetti, Firenze, Sansoni,
(ristampa: Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2009) Repastinatio
dialectice et philosophie, testo latino edito da Gianni Zippel, Padova,
Antenore, (due volumi) Dialectical Disputations, testo latino e traduzione
inglese della Repastinatio B. P. Copenhaver and L. Nauta (I Tatti Renaissance
Library), Harvard University Press, (due
volumi). Note
//treccani.it/enciclopedia/lorenzo-valla_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Filosofia)/ britannica.com/biography/Lorenzo-Valla E. Garin, "La letteratura degli
umanisti", in E. Cecchi-N. Sapegno (edd.) Letteratura italiana, III, Il
Quattrocento e l'Ariosto, Milano, Garzanti, 1965, 198-203).
Basilica PapaleSAN GIOVANNI IN LATERANO, su vatican.va. Lodi Nauta, In
Defense of Common Sense: Lorenzo Valla's Humanist Critique of Scholastic
Philosophy, Harvard University Press, Pubblicate per la prima volta nel 1505 da
Erasmo da Rotterdam. Giovanni Antonazzi,
Lorenzo Valla e la polemica sulla donazione di Costantino, Roma 1985. Salvatore
Camporeale, Lorenzo Valla. Umanesimo e teologia, Firenze, Istituto Nazionale di
Studi sul Rinascimento, 1972. Maristella de Panizza Lorch, A defense of life:
Lorenzo Valla's theory of pleasure, Humanistische Bibliothek, Monaco, Wilhelm
Fink, 1985. Marco Laffranchi, Dialettica e filosofia in Lorenzo Valla, Milano,
Vita e Pensiero, 1999. Peter Mack, Renaissance argument. Valla and Agricola in
the tradition of rhetoric and dialectic, Leiden, Brill, 1993. Girolamo Mancini,
Vita di Lorenzo Valla, Firenze, G. C. Sansoni Editore, 1891 Lodi Nauta, In
defense of common sense: Lorenzo Valla's Humanist critique of Scholastic
philosophy, Harvard, Harvard University Press, Mariangela Regoliosi , Lorenzo
Valla. La riforma della lingua e della logica (Atti del convegno del Comitato
Nazionale VII centenario della nascita di Lorenzo Valla, Prato, 4-7 giugno
2008) Firenze, Edizioni Polistampa, , 2 tomi.
Donazione di Costantino. Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Lorenzo Valla, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Opere di
Lorenzo Valla, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Lorenzo Valla,
. su Lorenzo Valla, su Les Archives de
littérature du Moyen Âge. Lorenzo Valla, in Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. Delio Cantimori,
«VALLA, Lorenzo», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Rita Pagnoni Sturlese, VALLA, Lorenzo, su treccani.it. in Il
contributo italiano alla storia del pensieroFilosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . La falsa donazione di Costantino, su
classicitaliani.it. La tomba di Lorenzo Valla, su penelope.uchicago.edu.Lodi
Nauta, Lorenzo Valla, in Edward N. Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy,
Center for the Study of Language and Information (CSLI), Stanford. Refs.:
Luigi Speranza, “Valla e Grice,”per la Fondazione Lorenzo Valla, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
vallauri: essential Italian philosopher.
“Italians, especially noble ones, love a long surname, so this is Luigi
Lombardi Vallauri. I say: if he wants to keep the Vallauri, that’s what he’ll
go with by!”Lombardi Vallauri. Grice: “He favours animal rights, as I do.” Luigi
Lombardi Vallauri Dubbio di
enciclopedicità La rilevanza enciclopedica di questa voce o sezione sugli
argomenti filosofi e giuristi è stata messa in dubbio. Motivo: Voce
promozionale su accademico vegano e altre idee personali di filosofia di vita e
sapere, ma non si evidenziano rilevanze enciclopediche Puoi aiutare aggiungendo
informazioni verificabili e non evasive sulla rilevanza, citando fonti
attendibili di terze parti e partecipando alla discussione. Se ritieni la voce
non enciclopedica, puoi proporne la cancellazione. Segui i suggerimenti dei
progetti di riferimento 1, 2. Per interpellare gli autori della voce o il
progetto usa: {{AiutoE|Luigi Lombardi Vallauri}}--~~~~ Luigi Lombardi Vallauri (Roma,
4 aprile 1936) è un filosofo e professore universitario italiano. È stato
Professore di filosofia del diritto presso l'Università Cattolica di Milano e
l'Università degli Studi di Firenze. Dal
ha insegnato all'Università degli Studi dell'Insubria e all'Università
degli Studi di Sassari, dalla quale è stato chiamato per "chiara
fama". Nasce e cresce in contesto familiare profondamente
cattolico. Nipote del predicatore gesuita Riccardo Lombardi, cugino del
direttore della Sala stampa vaticana Federico Lombardi, nonché nipote di Gabrio
Lombardi, si avvia alla formazione teologica alla Gregoriana di Roma. Nello stesso
periodo consegue la laurea in Giurisprudenza col massimo dei voti presso
l'Roma, suo maestro è stato Emilio Betti. Abbandonata la vocazione sacerdotale
intorno a vent'anni, dopo la laurea perfeziona gli studi giuridici in Germania
e vince molto presto il concorso per la Libera docenza. Nel 1970 diviene Professore
in Filosofia del diritto all'Firenze, dove ha insegnato anche Argomentazione
giuridica e Filosofia del diritto avanzata. Nel 1976 ottiene la cattedra in
Filosofia del diritto anche all'Università Cattolica di Milano. Dopo il
collocamento a riposo insegnerà presso le Como e Sassari. Massimo esperto
di teoria dell'interpretazione giuridica, già direttore dell'Istituto per la
documentazione giuridica del CNR (dal 1973 al 1977) e presidente della Società
italiana di filosofia giuridica e politica (dal 1996 al 2000), è autore di una
vastissima serie di saggi filosofico-giuridici. Con il suo Terre: Terra del
Nulla, Terra degli uomini, Terra dell'Oltre ha aperto un nuovo filone della sua
ricerca, dedicato alla filosofia della religione e della spiritualità. Al
saggio Nera Luce, apparso nel 2001, Lombardi Vallauri ha consegnato la sua critica
serrata ai dogmi del cattolicesimo e l'approdo all'apofatismo. I suoi interessi
recenti riguardano la tutela giuridica dei diritti degli animali. È
vegano. Nel 1979 Lombardi Vallauri ha fondato, e tuttora conduce, un
"gruppo di meditazione" teso a esplorare le possibilità di una vita
contemplativa all'altezza del sapere moderno. Il suo ultimo libroche traduce in
scrittura il seguitissimo corso di meditazioni tenuto dall'autore per Radio Tre
Rai nel 2004, 2005 e 2007propone una "mistica laica", ossia una
mistica che prescinde da rivelazioni soprannaturali coniugando il pensiero
scientifico occidentale con le tecniche di meditazione tipiche delle filosofie
orientali. Allontanamento dall'Università Cattolica Dal 1976 Lombardi
Vallauri ha insegnato Filosofia del diritto presso l'Università cattolica di
Milano. Il 19 aprile 1996 tiene una conferenza a Bari e all'inizio decide
di sedersi in terra, giustificandosi presso l'uditorio con la frase: «Del Dio
che emoziona non mi sento di parlare seduto su una sedia, quindi, mentre
parlerò di questo Dio, starò seduto in terra». Nel 1998 è stato sospeso
dall'attività didattica a causa del suo insegnamento ritenuto eterodosso
rispetto alla dottrina della Chiesa Cattolica. Fra i punti problematici
secondo le autorità ecclesiastiche, un giudizio di Lombardi Vallauri sul dogma
dell'inferno, da lui definito: «incostituzionale [in quanto] nessun atto
per quanto grave può meritare una pena eterna [e perché] è contraria ai
princìpi più avanzati del diritto, e specificamente del diritto influenzato dal
cristianesimo, una pena che in nessun modo tenda alla
rieducazione/riabilitazione del condannato.» Il professore ha affermato
in seguito: «Quando i giudici ecclesiastici mi hanno cacciato fuori
dall'Università Cattolica non riuscivano a formulare l'accusa ed io ho detto:
"Ve la do io, il papa è quasi infallibile nell'errare".» Dopo
l'esito negativo dei ricorsi giudiziari interni, Lombardi Vallauri si è rivolto
alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Nel 2009 la Corte si è
pronunciata a favore del ricorrente, ritenendo che fossero stati lesi i suoi
diritti alla libertà di espressione (per il provvedimento adottato dalla
Cattolica senza contraddittorio) e a un equo processo (per il rifiuto a
pronunciarsi opposto dagli organi giurisdizionali amministrativi), entrambi
garantiti, rispettivamente, dagli articoli 10 e 6 della Convenzione europea per
la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Pensiero Nei suoi corsi e libri Vallauri di è occupato di varie tematiche:
filosofia del diritto, critica dei riduzionismi, filosofia della mente,
misticismo, buddismo, sessualità, meditazione, diritti degli animali.
Riassumeva la situazione storica attuale tramite la seguente “formula”: [E =
(m+e) + i (ab) + fd + oid] -> [N.O.] -> [(N. e/ax/es)] + (I.P.)] La
prima parte è l’equazione del riduzionismo ontologico: l’essere (E) è
riducibile alla somma di materia (m), energia (e) e informazione (i);
l’informazione è di due specie: algoritmica (a) e biologica (b). Il riduzionismo
diventa poi scientismo tecnologico, con l’aggiunta di un fattore di dominazione
(fd), ossia la teoria baconiana del conoscere per dominare, e
dell'organizzazione industriale del dominio (oid) portata dalla rivoluzione
industriale. Le conseguenze dello scientismo sono il nichilismo ontologico
(N.O.), ossia la scomparsa di ogni tipo di spirito (Dio angeli anima), il quale
può avere due esiti antitetici: le filosofie del soggetto assoluto e quelle
della morte del soggetto. L’ultima conseguenza del processo è il nichilismo
etico assiologico ed esistenziale (N. E/ax/es), ossia la negazione di norme e
valori oggettivi. Esso genera un vuoto, che nella nostra epoca viene occupato
dall’individualismo possessivo (I.P)., ossia la credenza che gli unici beni sono
ricchezza successo e potere. Occorre dunque articolare una risposta filosofica
al riduzionismo, individuando quali realtà si sottraggano alle sue pretese.
L’oggetto principale che sfugge alla riduzione è la mente. Opere
principali Saggio sul diritto giurisprudenziale, Milano, 1967 Amicizia, carità
e diritto, Milano, 1969 (nuova edizione: 1974) Corso di filosofia del diritto,
Padova, 1981 (seconda edizione: ) Cristianesimo, secolarizzazione e diritto
moderno, Milano, 1981 Terre: Terra del Nulla, Terra degli uomini, Terra
dell'Oltre, Milano. Il Meritevole di tutela, Milano, 1990 Logos
dell'essereLogos della norma, Bari, 1999 Nera luce, Firenze, 2001 Riduzionismo
e oltre: Dispense di filosofia per il diritto, Padova, 2002 Trattato di
Biodiritto. La questione animale, Milano,
Meditare in Occidente. Corso di mistica laica, Firenze, Scritti animali. Per l'istituzione di corsi
universitari di diritto animale, Gesualdo,
Note Sandro Magister, L'inferno?
Una vergogna, L'Espresso. Guadagnucci 150.
Luigi Lombardi Vallauri, Scritti Animali. Per l'istituzione di corsi
universitari di diritto animale, in Visionari, Gesualdo (AV), Gesualdo
Edizioni, , 9788885498099. Guadagnucci 161. Roberto Dal Bosco, Cristo o l'India, Verona,
Fede e Cultura, Guadagnucci. L. Lombardi Vallauri, Sullo scarso fondamento dei
fondamentalismi, Nuovamente.org. 6 febbraio
19 giugno 2008). Lombardi
Vallauri L., Neuroni, mente, anima, algoritmo: quattro ontologie, Lettura
magistrale al VI congresso della Società italiana di neuroscienze, 1996 Lorenzo Guadagnucci, Il filosofo degli
animali, in Restiamo animali: Vivere vegan è una questione di giustizia,
Milano, Terre di mezzo, Registrazioni di
Luigi Lombardi Vallauri, su RadioRadicale.it, Radio Radicale. Interventi e trasmissioni radiofoniche
Meditare in occidenteCorso di mistica laica, ciclo di trasmissioni radiofoniche
su Radio3 Rai. Meditare in
occidenteCorso di mistica laica (2005), ciclo di trasmissioni radiofoniche su
Radio3 Rai, edizione del 2005. Meditare in occidenteL'anima di paesaggio
(2007), ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, edizione. Conferenza/lezione
tenuta da Vallauri dal titolo: Nonviolenza e Animali: un tema antico come le
montagne e sempre più ricco di futuro. Evento organizzato da Progetto Vivere
Vegan, Interviste <<Sì agli interventi che aiutano i
nascituri>>, intervista di Giancarlo Perna, LIBERO, 7.03. Intervista a
Luigi Lombardi Vallauri, di Valentina Grazzini, l'Unità, Firenze, 7.01. e
Rassegna stampa sul "Caso Vallauri" I Nuovi Inquisitori, di Giovanni
Maria Pace, a Repubblica, A dialogo con Luigi Lombardi Vallauri, di Neri
Pollastri, da Phronesis, V (2007), n. 9 Note , di Teresa Franza, Officina
sedici.
Valletta: essential
Italian philosopher. Grice: “He was a libertine from Naples. I like him. His
oeuvre published in Firenze.” Giuseppe Valletta (Napoli), filosofo. Nell'infanzia
studiò dapprima letteratura presso i Gesuiti per poi dedicarsi al diritto. Insieme a Francesco D'Andrea, fu fra i
fondatori dell'Accademia degli Investiganti, che diede impulso al grande
rinnovamento culturale che prese avvio negli ultimi decenni del Seicento
meridionale. Nelle accese polemiche filosofico-scientifiche tra progressisti e
conservatori, il Valletta insieme a Tommaso Cornelio, Francesco D'Andrea,
Leonardo Di Capua e agli altri accademici investiganti appoggiò attivamente i
progressisti. Istituì a sue spese la
cattedra di Lingua greca presso l'Napoli, affidando l'incarico di insegnamento
al suo maestro ed amico Gregorio Messere, illustre grecista e filosofo dell'epoca.
Curò l'edizione napoletana delle Opere e del Bacco in Toscana dello scienziato
toscano Francesco Redi. Fu un grande
appassionato e conoscitore di libri, tanto che la sua biblioteca ne arrivò a
contenere ben diciottomila, meritandosi l'appellativo di Helluo librorum et
Secli Peireskius alter. Alla sua morte, grazie all'interessamento di
Giambattista Vico, il fondo librario confluì nella Biblioteca dei
Girolamini. Opere: Lettera in difesa
della moderna filosofia e de' coltivatori di essa. Historia filosofica. Lombardi. Antonio Lombardi, Storia della
letteratura italiana nel secolo XVIII. Tipografia camerale. Disponibile online,
su books.google.com. Fausto Nicolini, Giuseppe Valletta, in Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Accademia degli
Investiganti Francesco D'Andrea Francesco Redi Francesco Valletta, nipote di
Giuseppe.Valletta breve scheda biografica sul sito "Francesco Redi.
Scienziato e poeta alla Corte dei medici".
Valore: Essential Italian
philosopher. Grice: “Having philosophsided on what Italians call ‘valore,’ I
admire Valore!” Paolo Valore (Milano) filosofo. Si occupa di metafisica, di
ontologia generale e delle implicazioni ontologiche delle teorie formali. Si è
interessato anche dei progetti di linguaggi artificiali e di lingue ausiliarie. Laureatosi
in Filosofia nel 1997 all'Università degli Studi di Milano, nel 2000 vi ha
conseguito il dottorato di ricerca con uno studio su Riferimento,
rappresentazione e realtà in Hilary Putnam. Dopo un anno di perfezionamento al
King’s College di Londra, dal 2002 diventa ricercatore presso il Dipartimento
di Filosofia della Statale di Milano, dove ha insegnato Storia della filosofia
contemporanea. La sua prima produzione è stata dedicata principalmente a studi
sulla filosofia dell'Ottocento e del Novecento e alla riabilitazione di una
prospettiva neotrascendentalista soprattutto in metafisica. Ha partecipato al
gruppo fondatore della rivista Problemata. Quaderni di Filosofia, di cui è
stato caporedattore. A partire dal 2004, quando la Facoltà di Ingegneria
industriale del Politecnico di Milano gli ha affidato un corso di "Verità
e teoria della corrispondenza", la sua ricerca si è spostata su tematiche
sempre più teoriche, collegate alla filosofia analitica, alla metafisica e
all'ontologia analitica. Nel 2006 organizza e cura il progetto Topics on
general and formal ontology, che si è concretizzato nell'omonimo volume.
Diviene quindi professore aggregato di Storia della metafisica contemporanea
all'Università degli Studi di Milano, di Filosofia teoretica al Politecnico con
corsi dedicati all'ontologia formale e, nel -, di Filosofia degli oggetti
sociali (ontologia sociale) all'Università commerciale Luigi Bocconi di
Milano. Nel ha fondato con Massimo
Rizzardini e Federico Gobbo il giornale multilingue InKoj. Interlingvistikaj
Kajeroj, rivista di "studio e discussione accademica sulle tematiche dei
linguaggi artificiali" ad accesso libero, di cui è direttore. È stato
membro del gruppo di ricerca internazionale EUROCORES (European Collaborative
Research) finanziato dall'European Science Foundation e dal è il responsabile del progetto “Classical
Paradigms and Theoretical Foundations in Contemporary Research on Formal and
Material Ontology” per il programma EuroScholars USA (European Undergraduates
Research Opportunities). Nel lavora
negli Stati Uniti, presso il Dipartimento di Filosofia dell'New York, su un suo
progetto di ricerca di ontologia formale per il quale ha vinto una sponsorizzazione
Fulbright nella categoria Fulbright Visiting Scholar. Collabora con la Rivista
di storia della filosofia, è nel comitato scientifico delle riviste Materiali
di estetica, Rivista Italiana di Filosofia Analitica Junior e Multilinguismo e
società ed è direttore delle collane di filosofia "Biblioteca di
Problemata" (editore LED di Milano) e "Ratio. Studi e testi di
filosofia contemporanea" (editore Polimetrica di Monza).
Pubblicazioni principali Monografie Trascendentale e idea di ragione. Studio
sulla fenomenologia banfiana, Firenze, La Nuova Italia, Rappresentazione,
riferimento e realtà. Studio su Hilary Putnam, Torino, Thélème, L'inventario
del mondo. Guida allo studio dell'ontologia, Torino, Utet, La sentenza di
Isacco. Come dire la verità senza essere realisti, Milano-Udine, Mimesis, Fundamentals
of Ontological Commitment, Berlin, de Gruyter, Curatele Antonio Banfi, Platone. Lezioni, (Paolo Valore), Milano, Unicopli, Paolo Valore
, Forma dat esse rei. Studi su razionalità e ontologia, Milano, Led, Paolo
Valore , Ars experientiam recte intelligendi. Saggi filosofici, Monza, Polimetrica,
Willard Van Orman Quine, Da un punto di vista logico. Saggi logico-filosofici
(edizione italiana di From a logical point of view Paolo Valore, con
presentazione di Giulio Giorello e Renato Pettoello), Milano, Raffaello
Cortina, Paolo Valore , Topics on General and Formal Ontology, Monza, Polimetrica,
2Paolo Valore , Materiali per lo studio dei linguaggi artificiali nel
Novecento, Milano, Cuem, Simona Chiodo e Paolo Valore , Questioni di metafisica
contemporanea, Milano, Il Castoro, Renato Pettoello e Paolo Valore , Willard
Van Orman Quine, Milano, Franco Angeli, Pubblicato contemporaneamente anche
come numero monografico della Rivista di storia della filosofia, per il
centenario della nascita di Quine. Paolo Valore e Federico Gobbo , Artificial
Languages. Themes in linguistics and philosophy, Monaco di iera, Grin Verlag, .
Pubblicato anche, con il titolo Interlinguistica e filosofia dei linguaggi
artificiali, come numero monografico per la prima uscita del giornale
accademico multilingue InKoj. Interlingvistikaj Kajeroj. Paolo Valore ,
Multilingualism. Language, Power, and Knowledge, Pisa, Edistudio, Dispense
universitarie La categoria di sostanza in Aristotele, Milano, Cuem, Introduzione
al dibattito contemporaneo sulla distinzione tra analitico e sintetico, Milano.
Cuem, Questioni di ontologia quineana, Milano, Cusl, La struttura logico-analitica dell'ontologia
herbartiana, Milano, Cusl, Nuova
edizione corretta e aggiornata: Laboratorio di ontologia analitica, Milano,
Cusl, Verità e teoria della corrispondenza, Milano, Cusl, Philosophy of Social
Objects, Milano, Bocconi, . Bibliografie ragionate Ontologia, Milano, Unicopli,
Verità, Milano, Unicopli,Saggi e articoli "How to Consider the Twin Earth
Experiment", in Acme, "Idealizzazione della verità e
coerentismo. Due perplessità sul realismo della 'seconda ingenuità'", in
Iride. Filosofia e discussione pubblica, "La 'posizione' esistenziale e il
giudizio ipotetico nell'ontologia herbartiana: il caso degli oggetti
inesistenti", in S. Poggi , Natura umana e individualità psichica.
Scienza, filosofia e religione in Italia e Germania tra Ottocento e Novecento,
Milano, Unicopli, "Sull'idea di una logica trascendentale", in Chora.
Laboratorio di attualità, scrittura e cultura filosofica, n. 10, anno 4
(2005), 18-20. "Alcune note
sull'attualità dell'ontologia nella filosofia contemporanea più recente",
in Paolo Valore , Forma dat esse rei..., "L'interpretazione semantica del
trascendentale e l'ontologia del mondo reale in Giulio Preti", in Paolo
Valore , Forma dat esse rei..., "Il
mestiere antico e nuovo del filosofo", in la Repubblica, (sezione Milano).
"Lógica e Ontologia no confronto entre Bertrand Russell e Hugh MacColl
acerca dos objectos inexistentes", in Revista Portuguesa de Filosofia, "Fisica e geometria come modelli di
lavoro per l'ontologia. Un'interpretazione del metodo delle relazioni”, in
Paolo Valore , Ars experientiam..., "General and formal ontology", in
Paolo Valore , Topics on. "Some ontological remarks on The maxim of
identification of indiscernibles", in Paolo Valore , Topics, Simona Chiodo
e Paolo Valore, "Dall'epistolario di Giulio Preti ad Antonio Banfi",
in Simona Chiodo e Gabriele Scaramuzza , Ad Antonio Banfi cinquant'anni dopo,
Milano, Unicopli, "Due tipi di parsimonia. Alcune considerazioni sul
costruttivismo e il nominalismo ontologico", in Elio Franzini e Marcello
La Matina , Nelson Goodman, la filosofia e i linguaggi, Macerata, Quodlibet. "Cosa c'è che non va nell'idea di una
lingua cosmica. Il caso del LINCOS di Freudenthal", in Multilingusimo e
Società, "Nothing is part of
everything", in Giornale di filosofia, Ontologie/8 ():
giornaledifilosofia.net Note La rivista
è consultabile sul sito specifico dell'Milano.
Volume recensito da Massimo Dell'Utri sulla rivista Iride. Filosofia e
discussione pubblica, Volume recensito da Giuliana Mancuso sulla rivista web
Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura, n. 13, 9 aprile 2009 e da
Elena Marazzi sulla Rivista di filosofia neoscolastica,Volume recensito da
Conrad Gesner Jr. sulla rivista Belfagor. Rassegna di varia umanità, Volume
recensito da Matteo Bianchetti sulla rivista Chora. Laboratorio di attualità,
scrittura e cultura filosofica, Volume
recensito da: Valeria Giardino sulla Rivista di filosofia, nnell'articolo
"Tra i cavalli alati e la realtà", su Il manifesto, Luisa Morra in
L'indice dei libri del mese, 2004; Francesco Armezzani su SWIF del febbraio
2005 Archiviato il 16 maggio 2006 in ..
Volume recensito dal professor Renato Corsetti sulla rivista
L'esperanto. Revuo de itala esperanto-federacio, Volume recensito da Elena
Marazzi sulla rivista web Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura Si
tratta di un eBook accessibile solo con password. Si tratta di una replica critica all'articolo
di Patrizia Valduga "Trentuno filosofi all'anagrafe", pubblicato su
la Repubblica, (sezione Milano). Profilo
accademico su immaginidellamente.it. Elenco completo delle pubblicazioni sul
sito universitario academia.edu.
Caluso: Valperga:
essential italain philosopher. Grice: “Noble Italians love a long surname, so
this is Valperge-Di-Caluso,” and so Ryle had in under the “C””. Tommaso Valperga di Caluso Tommaso Valperga di Caluso Tommaso Valperga
di Caluso (Torino), filosofo, astronomo, fisico e matematico italiano, membro
della congregazione dell'Oratorio. Discendente dai Valperga, nobile famiglia
piemontese, nei primi anni della giovinezza si sentì attratto dalla carriera
delle armi. A Malta, ospite del governatore dell'isola, si addestrò alla vita
marinara imparando le dottrine nautiche e nel 1754 fu capitano sulle galee del
re di Sardegna. Entrato poi a Napoli nella congregazione dei padri filippini fu
professore di teologia. Tornato a Torino
studiò fisica e matematica sotto la guida del Beccaria, con Joseph-Louis
Lagrange, Saluzzo e Cigna. Frequentatore delle riunioni culturali
"sampaoline" nelle sale della casa di Gaetano Emanuele a di San Paolo
ritrovò l'Alfieri, che aveva conosciuto a Lisbona nel 1772 durante un viaggio
in Portogallo. Scoprì in lui il futuro poeta e tra loro nacque una profonda
amicizia. Eccelse negli studi filosofici
e apprese l'inglese, il francese, lo spagnolo e l'arabo e conobbe con sicurezza
il latino, il greco, il copto e l'ebraico. Nell'università degli Studi di
Torino insegnò lingue orientali. Fu direttore dell'osservatorio astronomico di
palazzo Madama, incarico che nel 1805 cedette al Vassalli Eandi. Fu membro dell'Accademia delle Scienze di
Torino dal 1773 e di tutte le maggiori accademie d'Europa, come pure della
Massoneria. Suo fratello Carlo Francesco
fu Ambasciatore del Regno di Sardegna in Francia, Portogallo e Spagna, e Viceré
di Sardegna dal 1780 al 1783. Note Gerardo Tocchini, "Le veglie di Torino,
Joseph de Maistre", in: Storia d'Italia, Annali 25, Esoterismo, Gian Mario
Cazzaniga, Einaudi, Torino. Opere (selezione)
Tommaso Valperga di Caluso (con lo pseudonimo Didymus Taurinensis),
Literaturae Copticae rudimentum, Parmae, Ex regio typographaeo. Tommaso
Valperga di Caluso (con lo pseudonimo Euforbo Melesigenio), La Cantica ed il
Salmo 18. secondo il testo ebreo tradotti in versi da Euforbo Melesigenio,
Parma, tipi bodoniani, 1800. 27 giugno . Tommaso Valperga di Caluso, Prime
lezioni di gramatica Ebraica, Torino, Stamperia della corte d'Appello, 1805. 27
giugno . Tommaso Valperga di Caluso,
Thomae Valpergae inter P. Arcades Euphorbi Melesigenii latina carmina cum
specimine graecorum, Augustae Taurinorum, in typographaeo supremae curiae
appellationis, 1807. 27 giugno . Tommaso
Valperga di Caluso, Principes de philosophie pour des initiés aux
mathématiques, Turin, Bianco, Carlo
Calcaterra, Valperga di Caluso, Tommaso, in Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932, valperga-di-caluso-tommaso. 12
luglio . Piero Treves, Caluso di Valperga, Tommaso, in Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 12 luglio . Renzo
Rossotti, Le strade di Torino, Newton Compton Editori, 1995. Milena Contini,
Tommaso Valperga di Caluso e l'‘Orlando Innamorato' in «Giornale storico della
letteratura italiana», Milena Contini, La felicità del savio. Ricerche su
Tommaso Valperga di Caluso, Alessandria, Edizioni dell'Orso, . Milena Contini,
Tommaso Valperga di Caluso traduttore in piemontese dell'incipit dell'Iliade,
in «Studi Piemontesi», Milena Contini, Le riflessioni di Tommaso Valperga di
Caluso sulla lingua italiana, in La letteratura degli italiani. Centri e
periferie, Atti del Congresso Adi, Pugnochiuso D. Cofano e S. Valerio, Foggia,
Edizione del Rosone, . Milena Contini, Ugolini mors. Traduzioni latine di
Inferno XXXIII, in «Dante. Rivista internazionale di studi su Dante Alighieri»,
Milena Contini, Per una poetica teatrale
di Tommaso Valperga di Caluso: traduzioni ed esperimenti, in La letteratura
degli italiani II. Rotte, confini, passaggi, Atti del Congresso Adi, Genova A.
Beniscelli, Q. Marini, L. Surdich, DIRAS, Università degli Studi di Genova, .
Milena Contini, Il corpo martoriato. L'interesse di Tommaso Valperga di Caluso
per quattro atroci fatti di sangue, in Metamorfosi dei lumi 7: il corpo,
l'ombra, l'eco, Clara Leri, Torino, aAccademia university press, Milena Contini, Versione latina di Inferno
XXXIII, in «Lo Stracciafoglio», . Milena Contini, Plagio dal Villebrune apposto
al Petrarca: un'appassionata confutazione di “meschine, arroganti e scortesi”
calunnie sull’Africa, in «Sinestesie», giugno . Milena Contini, Tommaso Valperga
di Caluso (un maestro da ricordare, in «Rivista di Storia dell'Torino.” Opere
di Tommaso Valperga di Caluso / Tommaso Valperga di Caluso (altra versione), su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Tommaso Valperga di Caluso.
Vanini: Essential Italian philosopher.
“If you speak Italian, you should never confuse Vaninin with Vanninin.”Grice.
Vanini, philosopher, a Renaissance
Aristotelian who studied law and theology. He became a monk and traveled all
over Europe. After abjuring, he taught and practiced medicine. He was burned at
the stake by the Inquisition. His major work is four volumes of dialogues, De
admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis “On the Secrets of Nature,
Queen and Goddess of Mortal Beings,” 1616. He was influenced by Averroes and
Pietro Pomponazzi, whom he regarded as his teacher. Vanini rejects revealed
religion and claims that God is immanent in nature. The world is ruled by a
necessary natural order and is eternal. Like Averroes, he denies the
immortality and the immateriality of the human soul. Like Pomponazzi, he denies
the existence of miracles and claims that all apparently extraordinary
phenomena can be shown to have natural causes and to be predetermined. Despite
the absence of any original contribution, from the second half of the
seventeenth century Vanini was popular as a symbol of free and atheist thought.
Giulio Cesare Vanini Medaglione di Vanini al
monumento a Giordano Bruno in Campo de' Fiori. Sotto il mento, una piccola
effigie di Martin Lutero. Giulio Cesare Vanini (Taurisano), filosofo. Fra i
primi esponenti di rilievo del libertinismo erudito. Giulio Cesare Vanini
nasce nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1585 a Taurisano, casale di Terra
d'Otranto, nella famiglia che il padre Giovan Battista, uomo d'affari
originario di Tresana in Toscana, ha costituito sposando una Lopez de Noguera,
appartenente a una famiglia spagnola appaltatrice delle regie dogane della
Terra di Bari, della Terra d'Otranto, della Capitanata e della Basilicata.
Anche un successivo documento dell'agosto del 1612, scoperto nell'Archivio
segreto vaticano, lo qualifica "pugliese", confermando il luogo di
nascita ch'egli si attribuisce nelle sue opere. Nel censimento ufficiale
della popolazione del casale di Taurisano, nel 1596, figurano solo i nomi di
Giovan Battista Vanini, del figlio legittimo Alessandro, nato nel 1582, e del
figlio naturale Giovan Francesco. Nessun cenno della moglie e dell'altro figlio
legittimo Giulio Cesare. Nel 1603 Giovan Battista Vanini viene segnalato per
l'ultima volta a Taurisano: si ha motivo di ritenere che dopo questa data sia
rientrato a Napoli. Paolo Sarpi Sistemata ogni pendenza economica,
nel 1603 entra nell'ordine carmelitano assumendo il nome di fra' Gabriele e si
trasferisce a Padova per intraprendere gli studi di teologia presso
quell'università. Giunge nelle terre della Repubblica di Venezia quando le
polemiche provocate due anni prima dall'interdetto del papa Paolo V sono ancora
vivacissime. Durante il soggiorno padovano entra in contatto con il gruppo
capeggiato da Paolo Sarpi che, con l'appoggio dell'ambasciata inglese a
Venezia, alimenta la polemica antipapale. Giulio Cesare consegue a Napoli
il titolo di dottore in utroque iure, superando nel giugno 1606 l'esame che gli
consentiva di esercitare la professione di dottore nella legge civile e
canonica. Come verrà descritto in documenti posteriori, egli ha assimilato una
grande cultura, «parla assai bene il latino e con una grande facilità, è alto
di taglia e un po' magro, ha i capelli castani, il naso aquilino, gli occhi
vivi e fisionomia gradevole ed ingegnosa». Nel 1606 probabilmente il padre
del filosofo muore a Napoli. Giulio Cesare Vanini, divenuto maggiorenne, si fa
riconoscere da un tribunale della capitale erede di Giovan Battista e tutore
del fratello Alessandro. Con una serie di rogiti e procure notarili redatte a
Napoli, Giulio Cesare inizia a sistemare ogni pendenza economica conseguente
alla morte del padre: vende una casa di sua proprietà sita in Ugento, a pochi
chilometri dal suo paese d'origine; nel 1607 dà mandato a uno zio materno di
assolvere incarichi dello stesso tipo, incarica nel 1608 l'amico Scarciglia di
recuperagli una somma e gli vende alcuni beni rimasti a Taurisano e tenuti in
custodia dai due fratelli. Nel 1611 partecipa alle prediche quaresimali,
attirandosi i sospetti delle autorità religiose. La fuga in Inghilterra Nel
gennaio 1612, in conseguenza dei suoi atteggiamenti antipapali, viene
allontanato dal convento di Padova e rinviato, in attesa di ulteriori sanzioni
disciplinari, al Provinciale di Terra di Lavoro con sentenza del generale
dell'Ordine Carmelitano, Enrico Silvio, ma l'anno dopo fugge in Inghilterra,
insieme con il confratello genovese Bonaventura Genocchi. Nel viaggio, toccano
Bologna, Milano, i Grigioni svizzeri e discendono il corso del Reno sino alla
costa del Mare del Nord, attraversando la Germania, i Paesi Bassi, il canale
della Manica e giungendo infine a Londra e a Lambeth, sede arcivescovile del
Primate d'Inghilterra. Qui i due frati rimarranno per quasi due anni,
nascondendo la loro reale identità perfino ai loro ospiti inglesi, poiché è
provato che lo stesso arcivescovo di Canterbury, George Abbot, li conosceva
sotto un nome diverso da quello reale. Francesco Bacone Nel luglio
1612, nella Chiesa londinese detta "dei Merciai" o "degli
Italiani", alla presenza di un folto auditorio e del filosofo Francesco
Bacone, Vanini e il suo compagno fanno una pubblica sconfessione della loro
fede cattolica, abbracciando la religione anglicana. In realtà i due frati non
hanno tagliato i ponti con i loro ambienti di provenienza: infatti nel 1613
Genocchi viene raggiunto da una lettera molto amichevole di un amico e
confratello genovese, Gregorio Spinola. A loro volta, le autorità
cattoliche vengono subito informate di questo caso. All'inizio di agosto è il
nunzio a Parigi ad avvertire la Segreteria di Stato vaticana che due frati
veneziani non meglio identificati sono fuggiti in Inghilterra «e si sono fatti
ugonotti», che un vescovo italiano sta per seguirli e che lo stesso Paolo
Sarpi, morto il doge e privato della sua protezione, per non cadere in mano dei
suoi nemici, è sul punto di fuggire in Palatinato tra i protestanti; analoga
notizia, arricchita di altri particolari, viene inoltrata dal nunzio in Fiandra
al cardinale Borghese a Roma, che risponde mostrandosi già al corrente dei
fatti e dell'esatta identità dei due frati; sa che la fuga di Vanini, di
Genocchi, di Paolo Sarpi e di un non ancora identificato vescovo italiano
potrebbe portare alla ricostituzione in terra protestante del gruppo di
opposizione al Papato già operante nella Repubblica veneta al tempo
dell'interdetto. Nei mesi seguenti il nunzio Ubaldini da Parigi continua
a inviare a Roma dettagli sulla condotta dei due frati rifugiati in
Inghilterra, sulle loro predicazioni, su come sono stati accolti a corte e
dalle autorità religiose, su come si continui a parlare dell'arrivo del vescovo
italiano. La Segreteria di Stato vaticana esorta il nunzio in Francia ad
attivare i suoi confidenti in Inghilterra al fine di scoprire l'identità del
vescovo intenzionato a rifugiarvisi; in ottobre il cardinale Ubaldini da Parigi
assicura alla Segreteria di Stato tutto il suo impegno in merito all'argomento
dei due frati. Nello stesso dispaccio afferma che non mancherà di informare di
ogni dettaglio anche il cardinale Arrigoni, che gli ha scritto in merito per conto
del Papa e della Congregazione del Sant'Uffizio. Evidentemente a quella data la
condotta veneziana e la successiva fuga dei due frati era già diventata
argomento di discussione dell'Inquisizione Romana. Un'altra lettera del
cardinale Borghese invita il nunzio in Francia ad essere vigile sulla faccenda
della fuga del vescovo in Inghilterra e, nel caso egli passi per il suolo
francese, a far di tutto per «farlo ritenere», come suggerisce il Papa e «come
sarebbe molto a proposito». In dicembre il Nunzio Ubaldini invia da Parigi al
cardinale Borghese notizie dettagliate e di tenore molto diverso rispetto alle
precedenti sui due frati, attestando la buona reputazione di cui essi godono in
Inghilterra e la fiducia che possano presto essere recuperati alla Chiesa di
Roma. Questa lettera viene poi trasmessa al tribunale dell'Inquisizione romana
che nei primi giorni del gennaio successivo inizia di fatto a istruire il
processo contro Vanini. Il Museo di Storia Naturale dell'Oxford Nei
mesi successivi si hanno varie notizie di un gran traffico di suppliche e
lettere dei due frati a Roma, specialmente tramite l'ambasciatore spagnolo a
Londra, per ottenere il perdono del papa e il rientro nel Cattolicesimo. Le
autorità religiose inglesi ne vengono segretamente informate e dispongono
un'attenta sorveglianza nei confronti dei due frati. Tra la fine del 1613
e l'inizio del 1614 Vanini si reca in visita all'Cambridge e poi ad Oxford; qui
confida ad alcuni conoscenti la sua ormai imminente fuga dall'Inghilterra,
cosicché in gennaio i due frati vengono arrestati dalla guardie
dell'arcivescovo dopo una funzione religiosa nella chiesa "degli
Italiani" e rinchiusi in case di alcuni servi dell'arcivescovo. Scoppia un
grande scandalo e dell'episodio vengono informati il re e le massime autorità
dello Stato, in quanto nelle operazioni di recupero appaiono chiaramente
coinvolti agenti di nazioni straniere accreditati nelle ambasciate a Londra.
Altissime personalità cattoliche da Roma seguono la vicenda e la favoriscono
con grande calore. In febbraio Genocchi, eludendo la sorveglianza e con
l'aiuto di agenti stranieri, fugge dalla prigione e dall'Inghilterra; in
conseguenza di ciò, Vanini viene trasferito in luogo più sicuro e rinchiuso
nella Carzel publica, ovvero nella Gatehouse adiacente all'Abbazia di
Westminster. Dilaga lo scandalo; volano le accuse di leggerezza nei confronti
dei fautori della fuga dei due frati dall'Italia, mentre cominciano a circolare
apertamente i nomi del cappellano dell'ambasciatore veneto a Londra, Girolamo
Moravo, e dell'ambasciatore spagnolo quali autori del clamoroso
"recupero". Dalla Curia romana si continua a seguire la vicenda e a
favorirla in ogni modo. A Londra viene intanto istruito il processo a
Vanini: il frate rischia una severa punizione, non il rogo come i martiri della
fede (come il carmelitano scriverà con enfasi poi nelle sue opere), ma una
lunga deportazione in desolate colonie lontane, come l'arcivescovo Abbot
suggerisce al re. La fuga da Londra Tra il 10 e il 16 marzo 1614 anche Vanini
riesce a evadere di prigione e a fuggire dall'Inghilterra, sempre grazie
all'aiuto degli agenti dell'ambasciatore spagnolo a Londra, incoraggiato da
alte personalità romane e del cappellano dell'ambasciata della Repubblica
Veneta, che si avvale anche dell'opera di alcuni servi dell'ambasciatore
stesso, ma all'insaputa di questi. Due anni dopo, durante il processo
della Repubblica Veneta contro l'ambasciatore Foscarini per spionaggio e per
aver consentito ad Abbot di sottoporre ad interrogatorio il personale
dell'ambasciata, vengono alla luce anche dettagli sulla complicità della fuga
di Vanini da Londra. In aprile Vanini e Genocchi arrivano a Bruxelles e
si presentano al Nunzio di Fiandra, Guido Bentivoglio, che li attende da tempo.
Vengono iniziate le prime pratiche per la concessione del perdono per la fuga
in Inghilterra e per l'apostasia e viene loro accordato di tornare in Italia e
di vivervi in abito di prete secolare, senza più indossare l'abito religioso,
ma con il vincolo dell'obbedienza al loro superiore. Forti di tali concessioni,
alla fine di maggio i due frati vengono posti sulla via per Parigi, dove devono
presentarsi al Nunzio di quella città, Roberto Ubaldini. All'incirca
nello stesso periodo giunge a Parigi anche l'ultimo frate "recuperato"
dall'Inghilterra, fra' Nicolò da Ferrara, al secolo Camillo Marchetti. Altri
due frati, invece, non ottengono il perdono dalle autorità cattoliche.
Lione, la città vecchia A Parigi, nell'estate del 1614, durante la
permanenza presso la sede del Nunzio Ubaldini, Vanini si inserisce nella
polemica relativa all'accettazione dei principi del Concilio di Trento in
Francia, che tardava ad arrivare a causa del rifiuto di parte del clero
gallicano; per orientare gli animi nella direzione voluta dalla Santa Sede,
scrive i Commentari in difesa del Concilio di Trento, di cui egli poi intende
avvalersi, come scrive Ubaldini ai suoi superiori in Roma, per dimostrare la
sincerità del suo ritorno nella fede cattolica. Riprende quindi la strada
per l'Italia, dirigendosi a Roma, dove deve affrontare le difficili fasi finali
del processo presso il tribunale dell'Inquisizione. Dimora per qualche mese a
Genova, dove ritrova l'amico Genocchi e si guadagna da vivere insegnando
filosofia ai figli di Scipione Doria. Nonostante le assicurazioni
ricevute, il ritorno dei frati non è del tutto tranquillo: nel gennaio 1615
Genocchi viene inaspettatamente arrestato dall'Inquisitore di Genova; a Ferrara
accade lo stesso all'altro frate "recuperato", Camillo Marchetti.
Vanini teme che gli accada la stessa sorte, fugge nuovamente in Francia e si
dirige a Lione. Gli esiti finali delle esperienze capitate al frate genovese e
a quello ferrareseche vennero rilasciati dopo un breve periodo di detenzione e
restituiti alla normale vita religiosasembrano indicare che forse Vanini
esagerò il pericolo insito in queste operazioni di polizia
dell'Inquisizione. In Francia' A Lione, nel giugno 1615, Vanini pubblica
l'Amphitheatrum, che egli intende esibire in sua difesa alle autorità romane,
come si legge in un dispaccio di Ubaldini alle autorità romane. Esso è dedicato
a Francesco de Castro, ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede, già
collegato con la famiglia Vanini, da cui il frate fuggiasco s'aspetta un aiuto
nell'operazione della concessione del perdono da parte delle autorità
romane. La Sorbona Poco tempo dopo, grazie anche agli appoggi
acquisiti presso certi ambienti cattolici con la pubblicazione della sua opera,
Vanini ritorna a Parigi e si ripresenta al Nunzio Ubaldini, chiedendogli di
intervenire in suo favore presso le autorità di Roma. In agosto il prelato
scrive al cardinale Borghese, chiedendo chiare indicazioni sulla sorte
dell'ex-carmelitano. Non si conosce la risposta del Segretario di Stato;
Vanini, comunque, non ritorna più in Italia e riesce invece a trovare la strada
e i mezzi per entrare in ambienti molto prestigiosi della nobiltà
francese. Nel 1616, in pochi mesi, Vanini completa un'altra sua opera, il
De Admirandis Naturae Reginae Deaeque Mortalium Arcanis, ed il 20 maggio
l'affida a due teologi della Sorbona perché ne autorizzino la pubblicazione,
secondo le norme del tempo vigenti in Francia; l'opera è pubblicata in
settembre a Parigi. Essa è dedicata a François de Bassompierre, uomo potente
alla corte di Maria de' Medici, ma è stampata da Adrien Perier, tipografo
notoriamente protestante. Il lavoro vede la luce in un ambiente ricco di
pubblicazioni che vengono guardate con sospetto dai rappresentanti cattolici e
che provocano pesanti condanne, fino al rogo. L'opera del Vanini ottiene un
immediato successo presso certi ambienti della nobiltà, popolati di giovani
spiriti che guardano con interesse alle innovazioni culturali e scientifiche
che vengono dall'Italia. In questo senso il De Admirandis costituisce una
summa, esposta in modo vivace e brillante, del nuovo sapere; dà una risposta
alle esigenze del momento di questo settore della nobiltà francese; diviene una
specie di "manifesto" culturale di questi esprits forts e rappresenta
per Vanini una possibilità di stabile permanenza negli ambienti vicini alla
corte di Parigi.[senza fonte] Tuttavia, pochi giorni dopo la
pubblicazione dell'opera, i due teologi della Sorbona che avevano espresso la
loro approvazione alla pubblicazione si presentano ai membri della Facoltà di Teologia
in seduta ufficiale e li informano di aver letto, a loro tempo, certi dialoghi
scritti da Vanini; di non avervi trovato allora niente che contrastasse con la
fede cattolica; di averli restituiti muniti della loro approvazione alla stampa
e con la condizione che il manoscritto da essi controfirmato fosse depositato
presso di essi a pubblicazione avvenuta, a testimonianza della fedeltà del
testo pubblicato a quello da loro approvato; che ciò non era avvenuto e che
circolava invece un testo dell'opera diverso da quello approvato e contenente
«alcuni errori contro la comune fede di tutti», per cui i due dottori avanzano
la supplica che l'opera non circoli più con la loro approvazione e che tale
richiesta venga trascritta nel libro delle Conclusioni della Facoltà stessa. La
Sorbona accoglie tale richiesta che costituì di fatto un divieto di
circolazione del testo. Marco Antonio de Dominis La Facoltà di
Teologia della Sorbona, però, sembra non occuparsi più dell'opera di Vanini,
non prenderne più in esame l'opera, non elencarne o denunciarne, come da
prassi, gli errori da emendare, né mai condanna il suo contenuto o il suo
autore. Comunque, una condanna espressa dal vicario episcopale di Tolosa, Jean
de Rudèle, fu sottoscritta anche dall'inquisitore Claude Billy. Inoltre anche
la Congregazione dell'Indice pronuncia una condanna il 3 luglio 1620, con la
quale il De admirandis fu condannato con la formula del donec corrigatur, in
base alla quale il Sotomaior collocò il Vanini nella prima classe degli autori proibiti
nel suo indice del 1640. La Collectio Judiciorum de novis erroribus qui ab
initio duodecimi seculi post Incarnationem Verbi, usque ad annum 1632, in
Ecclesia proscripti sunt et notati, di Charles du Plessis d'Argentré, dottore
della Sorbona e vescovo, edita a Parigi nel 1728, esamina le censure e le
"conclusioni" espresse dalla Facoltà sino al 1632che aveva condannato
l'Amphitheatrum Aeternae Sapientiae di Heinrich Khunrath e la De Republica
Ecclesiastica di Marco Antonio de Dominis)non menziona invece provvedimenti
contro Vanini. Tutto questo porterebbe a ritenere che non vi siano stati
atti ufficiali specifici di persecuzione contro Vanini da parte delle autorità
parigine, né religiose né civili, né in questo periodo né negli anni seguenti,
ma solo proteste e minacce nei suoi confronti da parte di alcuni settori
cattolici. Una condanna dell'opera di Vanini non avrebbe trovato fondate
giustificazioni, né sul piano giuridico né su quello culturale, in quanto gran
parte delle teorie esposte da Vanini non costituivano una novità per la cultura
francese. Fuggito da pochi mesi dall'Inghilterra, impossibilitato a
rientrare in Italia, minacciato da alcuni settori cattolici francesi, Vanini
vede restringersi intorno gli spazi di movimento e ridursi le possibilità di
trovare stabile sistemazione nella società francese. Ha paura che venga aperto
un processo contro di lui anche a Parigi, per cui fugge dalla capitale e si
nasconde in Bretagna, in una delle cui abbazie, quella di Redon, è Abate
Commendatario il suo amico e protettore, Arthur d'Espinay Saint-Luc. Ma
intervengono anche altri fattori di preoccupazione: nell'aprile 1617 viene
ucciso a Parigi Concino Concini, favorito di Maria de Medici, uomo potentissimo
e molto odiato in Francia. L'episodio, seguito poco dopo dall'allontanamento
della regina dalla capitale con il suo odiato seguito di italiani, crea
notevole turbolenza politica e suscita un vasto movimento di ostilità nei
confronti degli italiani residenti a corte. A Tolosa Nei mesi seguenti,
altre cronache del tempo segnalano la presenza di un misterioso italiano, con
un nome strano, in possesso di una grande cultura ma dall'incerto passato,
ancora più a sud, in alcune città della Guienna e poi della Linguadoca ed
infine a Tolosa. Nella particolare suddivisione politica della Francia del XVII
secolo, Enrico, duca di Montmorency, protettore degli esprits forts del tempo,
sposato con la duchessa italiana Maria Felice Orsini, è governatore di questa
regione e sembra poter accordare protezione al fuggiasco, che continua comunque
a tenersi prudentemente nascosto. La presenza a Tolosa di questo misterioso
personaggio, di cui si ignora la provenienza e la formazione culturale, ma che
fa mostra di grande sapienza, di grande vivacità dialettica specialmente tra i
giovani e di affermazioni non sempre allineate con la morale del tempo, non
passa inosservata ed attira i sospetti delle autorità, che cominciano a
sorvegliarlo. Dopo averlo ricercato per un mese, il 2 agosto 1618 le
autorità tolosane lo fanno arrestare e chiudere in prigione. Lo sottopongono ad
interrogatorio, cercano di scoprire chi egli sia, quali siano le sue idee in
materia di religione e di morale, perché fosse arrivato fin in quel lontano
angolo della Francia meridionale. Vengono convocati testimoni contro di lui, ma
non riescono ad accertare nulla, né a farlo tradire. Il convento
degli Agostiniani a Tolosa Il 9 febbraio 1619 il misterioso personaggio viene
improvvisamente riconosciuto colpevole e condannato al rogo. Ormai isolato, braccato,
impossibilitato a chiamare a sua difesa un passato travagliatissimo e ricco di
nodi mai sciolti, abbandonato dai pochi amici rimastigli fedeli perché
impotenti ad organizzare una chiara strategia in sua difesa, Vanini muore di
morte atroce. Il Parlamento di Tolosa lo riconosce colpevole del reato di
ateismo e di bestemmie contro il nome di Dio, condannandolo, sulla base della
normativa del tempo prevista per i bestemmiatori, alla stessa pena cui erano
andati incontro, in luoghi diversi ma in circostanze analoghe, certi Gilles
Fremond e Jean Fontanier: gli viene tagliata la lingua, poi è strangolato e
infine arso. Subito dopo l'esecuzionerispettivamente nel maggio e nel
giugno 1619furono pubblicati due anonimi che facevano esplicitamente il nome
del Vanini e quindi nel misterioso italiano giustiziato viene riconosciuto
Giulio Cesare Vanini, l'autore del De Admirandis, che aveva suscitato i
sospetti di alcuni settori cattolici parigini nel 1616. Nello stesso 1619
comparvero le Histoires memorables di Rosset, che, con la quinta Histoire,
divulgava con poche modifiche il secondo dei due citati canards. Nel luglio
1620 Joannes de Rudele, teologo e vicario generale dell'arcivescovado di
Tolosa, avverte pubblicamente di aver esaminato le due opere di Vanini insieme con
il padre Claudio Billy e di averle trovate «contrarie al culto e
all'accettazione del vero Dio e assertrici dell'ateismo», emettendo ufficiale
ordinanza di condanna e proibendone la stampa e la vendita nella diocesi di
Tolosa, territorio posto sotto la sua giurisdizione. In precedenza, la Facoltà
teologica della Sorbona non aveva comunicato di aver adottato analogo
provvedimento. Omaggio a Giulio Cesare Vanini nel luogo della sua
morte. Opera Amphitheatrum Æternæ Providentiæ divino-magicum, christiano-physicum,
necnon astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, atheos, epicureos,
peripateticos et stoicos, pubblicato a Lione nel 1615. L'opera si compone di 50
esercitazioni, che mirano a dimostrare l'esistenza di Dio, a definirne
l'essenza, a descriverne la provvidenza, a vagliare o confutare le opinioni di
Pitagora, di Protagora, di Cicerone, di Boezio, di Tommaso d'Aquino, degli
Epicurei, di Aristotele, di Averroè, di Cardano, dei Peripatetici, degli
Stoici, ecc., su questo argomento. De Admirandis Naturæ Reginæ Deæque
Mortalium Arcanis libri quattuor, stampato a Parigi nel 1616 presso l'editore
Adriano Périer. Si divide in quattro libri: un Liber Primus de Cœlo et
Aëre; un Liber Secundus de Aqua et Terra; un Liber Tertius de Animalia Generatione
et Affectibus Quibusdam; un Liber Quartus de Religione Ethnicorum; per un
totale di 60 dialoghi (ma in realtà solo 59, in quanto il XXXV è perduto o mai
redatto), che avvengono tra lui, nelle vesti di divulgatore del sapere, e un
immaginario Alessandro, che si presta ad un gioco sottile e divertente nel
corso del quale, con un atteggiamento compiacente e un po' complice, tra
espressioni di meraviglia e ammirazione per la vastità del sapere di cui
l'amico fa mostra, sollecita il suo interlocutore ad elencare e spiegare gli
arcani della natura regina e dea che esistono intorno e all'interno
dell'uomo. Così, in un misto di rilettura in nuova chiave critica del
pensiero degli antichi e di divulgazione di nuove teorie scientifiche e
religiose, il protagonista del lavoro discetta sulla materia, figura, colore,
forma, motore ed eternità del cielo; sul moto, centro e poli dei cieli; sul
sole, sulla luna, sugli astri; sul fuoco; sulla cometa e sull'arcobaleno; sulla
folgore, la neve e la pioggia; sul moto e la quiete dei proiettili nell'aria;
sull'impulsione delle bombarde e delle balestre; sull'aria soffiata e
ventilata; sull'aria corrotta; sull'elemento dell'acqua; sulla nascita dei
fiumi; sull'incremento del Nilo; sull'eternità e la salsedine del mare; sul
fragore e sul moto delle acque; sul moto dei proiettili; sulla generazione
delle isole e dei monti, nonché della causa dei terremoti; sulla genesi, radice
e colore delle gemme, nonché delle macchie delle pietre; sulla vita, l'alimento
e la morte delle pietre; sulla forza del magnete di attrarre il ferro e sulla
sua direzione verso i poli terrestri; sulle piante; sulla spiegazione da dare
ad alcuni fenomeni della vita di tutti i giorni; sul seme genitale; sulla
generazione, la natura, la respirazione e la nutrizione dei pesci; sulla
generazione degli uccelli; sulla generazione delle api; sulla prima generazione
dell'uomo; sulle macchie contratte dai bambini nell'utero; sulla generazione
del maschio e della femmina; sui parti di mostri; sulla faccia dei bambini coperta
da una larva; sulla crescita dell'uomo; sulla lunghezza della vita umana; sulla
vista; sull'udito; sull'odorato; sul gusto; sul tatto e solletico; sugli
affetti dell'uomo; su Dio; sulle apparizioni nell'aria; sugli oracoli; sulle
sibille; sugli indemoniati; sulle sacre immagini dei pagani; sugli àuguri;
sulla guarigione delle malattie capitata miracolosamente ad alcuni al tempo
della religione pagana; sulla resurrezione dei morti; sulla stregoneria; sui
sogni. Pensiero Girolamo Cardano «Empio osarono dirti e d'anatemi
oppressero il tuo cuore e ti legarono e alle fiamme ti diedero. O uomo sacro!
perché non discendesti in fiamme dal cielo, il capo a colpire ai blasfemi e la
tempesta tu non invocasti che spazzasse le ceneri dei barbari dalla patria
lontano e dalla terra! Ma pur colei che tu già vivo amasti, sacra Natura te
morente accolse, del loro agire dimentica i nemici con te raccolse nell'antica
pace.» (Friedrich Hölderlin, Vanini, 1798) L'interpretazione
naturalistica dei fenomeni soprannaturali che Pietro Pomponazzichiamato dal
Vanini magister meus, divinus praeceptor meus, nostri speculi Philosophorum
princepsaveva dato nel De incantationibus, “aureum opusculum”, è ripresa nel De
admirandis naturae, dove, con una prosa semplice ed elegante, Vanini fa
riferimento anche al Cardano, a Giulio Cesare Scaligero e ad altri
cinquecentisti. «Dio agisce sugli esseri sublunari (cioè sugli esseri
umani) servendosi dei cieli come strumento»; di qui l'origine naturale e la
spiegazione razionale dei pretesi fenomeni soprannaturali, dal momento che
anche l'astrologia è considerata una scienza; «l'Essere Supremo, quando
incombono pericoli, dà avvertimenti agli uomini e specialmente ai sovrani, agli
esempi dei quali il mondo si conforma» (De admirandis, IV, 52). Ma i reali
fondamenti dei presunti fenomeni sovrannaturali sono per Vanini soprattutto la
fantasia umana, capace a volte di modificare l'apparenza della realtà esterna,
i fondatori delle religioni rivelate, Mosè, Gesù, Maometto e gli ecclesiastici
impostori che impongono false credenze per ottenere ricchezze e potere, e i
regnanti, interessati al mantenimento di credenze religiose per meglio dominare
la plebe, come insegnava già Machiavelli, il «principe degli atei» per il
quale, secondo Vanini, «tutte le cose religiose sono false e sono finte dai
principi per istruire l'ingenua plebe affinché, dove non può giungere la
ragione, almeno conduca la religione». Seguendo ancora il Pomponazzi e il
Porzio nella loro interpretazione dei testi aristotelici, mutuata dai commenti
di Alessandro di Afrodisia, nega l'immortalità dell'anima. Anche il cosmo
aristotelico-scolastico subisce l'attacco distruttivo del Vanini: egli,
analogamente a Bruno, nega la differenza peripatetica tra un mondo sublunare e
un mondo celeste, affermando che entrambi sono composti della stessa materia
corruttibile; scardina nell'ambito fisico e biologico il finalismo e la
dottrina ilemorfica aristotelica, e, ricollegandosi all'epicureismo lucreziano,
elabora una nuova descrizione dell'universo d'impianto
meccanicistico-materialistico (gli organismi sono parago orologi), e concepisce
una prima forma di trasformismo universale delle specie viventi; concorda con
gli aristotelici sull'eternità del mondo (considerando in particolare l'aspetto
temporale), ma, contro di essi, afferma il moto di rotazione terrestre e appare
respingere la tesi tolemaica in favore di quella
eliocentrica/copernicana. Se il primo curatore delle sue opere, Luigi
Corvaglia e lo storico Guido De Ruggiero, ingiustamente, considerarono i suoi
scritti semplicemente «un centone privo di originalità e di serietà
scientifica», il padre gesuita François Garasse, ben più preoccupato delle
conseguenze della diffusione dei suoi scritti, li giudicò «l'opera più
perniciosa che in fatto di ateismo fosse mai uscita negli ultimi cento anni».
La figura e l'opera del Vanini sono state ampiamente riconsiderate e rivalutate
dalla critica contemporanea, mettendo in mostra l'originalità e le intuizioni
(metafisiche, fisiche, biologiche), talvolta precorritrici nei tempi, dei suoi
scritti. Visto che il Vanini nelle sue opere nasconde le sue idee,
secondo un tipico espediente della cultura del suo tempo (per evitare seri
conflitti con le autorità religiose e politiche costituite, conflitti che, come
paradossalmente e sfortunatamente avvenne, nonostante le cautele, lo condussero
infine alla morte), l'interpretazione del suo pensiero si offre a diversi piani
di lettura. Tuttavia, nella storia della filosofia, resta di lui acquisita
un'immagine di miscredente e persino di ateo (il che non era). E questo perché
avversario di ogni superstizione e di fede costituita(meglio un
proto-agnostico), tanto da essere considerato uno dei padri del libertinismo,
malgrado avesse scritto persino un'apologia del Concilio di Trento, andata
perduta. Per una sintesi sul pensiero di Vanini si deve guardare da un
lato al retroterra culturale, che è quello abbastanza tipico del Rinascimento,
con prevalenza di elementi dell'aristotelismo averroistico ma con forti
elementi di misticismo platonico e neoplatonico. Dall'altro lato egli trae dal
Cusano dei tipici elementi panteistici, simili a quelli che si ritrovano anche
in Giordano Bruno, ma più materialistici. La sua visione del mondo si basa
sull'eternità della materia, sulla omogeneità sostanziale cosmica, su un Dio
dentro la natura come "forza" che la forma, la ordina e la dirige.
Tutte le forme del vivente hanno avuto origine spontanea dalla terra stessa
come loro creatrice. Considerato ateo, Vanini nel titolo della sua prima
opera pubblicata a Lione nel 1615 Amphitheatrum aeternae providentiae
divino-magicum, christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus
veteres philosophos, Atheos, Epicureos, Peripateticos et Stoicos dimostra di
non esserlo. Come precursore del libertinismo vi sono invece molti elementi che
lo avvicinano al pensiero dell'ignoto autore del Trattato dei tre impostori
anch'egli panteista. Vanini pensa infatti che i creatori delle tre religioni
monoteiste, Mosè, Gesù e Maometto, non siano altro che degli impostori.
In De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor
stampato a Parigi nel 1616 vengono riprese le tesi dell'Amphiteatrum, con
precisazioni e sviluppi che ne fanno il suo capolavoro e la sintesi della sua
filosofia. Viene negata la creazione dal nulla e l'immortalità dell'anima, Dio
è nella natura come sua forza propulsiva e vitale, entrambi sono eterni. Gli
astri del cielo sono una specie di intermediari tra Dio e la Natura che sta nel
mondo sublunare e di cui noi facciamo parte. La religione vera è perciò una
"religione della natura" che non nega Dio ma lo considera un suo
spirito-forza. Il pensiero di Vanini è abbastanza frammentario e riflette
anche la complessità della sua formazione, perché era un religioso, un
naturalista, ma anche un medico e un po' un mago. Ciò che ne caratterizza la
prosa è la veemenza anticlericale. Tra le cose originali del suo pensiero c'è
una specie di anticipazione del darwinismo, perché, dopo un primo tempo in cui
sostiene che le specie animali nascano per generazione spontanea dalla terra,
in un secondo tempo (lo aveva già pensato anche Cardano) pare convinto che esse
possano trasformarsi le une nelle altre e che l'uomo derivi da "animali
affini all'uomo come le bertucce, i macachi e le scimmie in genere".[senza
fonte] La fortuna filosofica di Vanini Nel 1623 appaiono due opere che
consacrano il mito del Vanini ateo: La doctrine curieuse des beaux esprits de
ce temps..., del gesuita François Garasse e le Quaestiones celeberrimae in Genesim
cum accurata explicatione..., del padre Marin Mersenne. Le due opere, però,
anziché spegnere la voce del filosofo, la amplificano in un ambiente che
evidentemente era pronto a ricevere, discutere e riconoscerne la validità delle
affermazioni. In quello stesso anno il nome di Vanini viene nuovamente
proiettato all'attenzione della cultura francese in occasione del clamoroso
processo che viene celebrato contro il poeta Théophile de Viau: il progetto di
interrogatorio che il procuratore generale del Re, Mathieu Molé, predispone con
ben articolati capi d'accusa su cui interrogare il poeta, contiene
impressionanti analogie con il pensiero vaniniano, cui vien fatto esplicito
riferimento mentre, nel 1624, il frate Marin Mersenne torna a martellare sulla
figura e sul pensiero di Vanini, analizzandone alcune affermazioni nel capitolo
X del suo L'Impiétè des Déistes, Athées et Libertins de ce temps, combatuë, et
renversee de point en point par raisons tirées de la Philosophie, et de la
Theologie, "nel quale il teologo porta il suo giudizio concernente le
opere di Girolamo Cardano, e di Giordano Bruno". Anche Leibniz,
oppositore al pari di Mersenne del libertinismo, si esprime duramente contro
Vanini, considerandolo un empio, un pazzo e un ciarlatano. «Je n'ai pas encore vu l'apologie de Vanini,
je ne pense pas qu'elle mérite fort d'être lue. Les écrits de ce personnage
sont bien peu de chose. Mais un imbécille comme lui, ou pour mieux dire, un fou
ne méritoit pas d'être brûlé; on étoit seulement en droit de l'enfermer, afin
qu'il ne séduisît personne.» «Non ho ancora visto l'apologia di Vanini, e
non penso che meriti d'essere minimamente letta. Gli scritti di questo
personaggio sono di ben poco valore. Ma un imbecille come lui, o per meglio
dire, un pazzo, non meritava d'essere bruciato; occorreva solo rinchiuderlo,
perché non traviasse nessuno.» (Gottfried Wilhelm von Leibniz, Epist. 22,
ad Kortholtum in Opera omnia, Genève 1768, tomo V321) La Biblioteca
dell'Amburgo Ancora nel Settecento la leggenda nera creata intorno alla figura
di Vanini sopravvive al passare del tempo, si espande in altri paesi europei ed
affascina molti studiosi, che si avvicinano alle sue opere e ne tentano dei
profili biografici. Così anche la cultura inglese mostra interesse per la
figura ed il pensiero del filosofo di Taurisano ed è soprattutto con l'opera di
Charles Blount che il pensiero di Vanini entra nella cultura inglese ed
acquista una dimensione europea che non abbandonerà mai più, quando diviene un
elemento cardine del libertinismo e deismo nel Seicento inglese. Un
manoscritto inedito della Biblioteca Municipale di Avignone custodisce delle
Observations sur Lucilio Vanini redatte da Joseph Louis Dominique de Cambis,
Marquis de Velleron, ma fornisce solo delle incerte notizie sul filosofo, in
gran parte rettificate dagli ultimi studi. In questo stesso periodo viene
effettuata una copia manoscritta dell'Amphitheatrum, ad opera o su commissione
di Joseph Uriot, il quale la trasferisce poi nella Biblioteca Ducale del duca
di Württemberg; attualmente essa si trova nella Württembergische
Landesbibliothek di Stoccarda. Un'altra copia manoscritta della stessa
opera si trova nella Staats und Universitätbibliothek di Amburgo, a
testimonianza del perdurante interesse della cultura tedesca per il pensiero di
Vanini. Nel 1730 viene data alle stampe a Londra una biografia vaniniana
con un estratto delle sue opere, dal titolo The life of Lucilio (alias Julius
Caesar) Vanini, burnt for atheism at Toulouse. With an abstract of his
writings. L'opera, pur ricollegandosi alla consueta storiografia vaniniana
francese e quindi con i soliti errori d'origine, sottopone ad un dibattito
ponderato la figura ed il pensiero del filosofo, a cui riconosce qualche
merito. Ma la strada per una collocazione europea di Vanini e del suo pensiero
è ormai aperta. Opere letterarie Amphitheatrum aeternae providentiae
divino-magicum, christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus
veteres philosophos, Atheos, Epicureos, Peripateticos et Stoicos, Auctore Iulio
Caesare Vanino, Philosopho, Theologo et Iuris utriusque Doctore, Lugduni, Apud
Viduam Antonii de Harsy, ad insigne Scuti Coloniensis, 1615, (rist. fotom.,
Galatina, 1979). Iulii Caesaris Vanini, Neapoletani Theologi, Philosophi et
Iuris utriusque Doctoris, De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium
arcanis libri quatuor, Lutetiae, Apud Adrianum Perier, via Iacobaea, 1616,
(rist. fotom., Galatina, 1985). Luigi Corvaglia, Le opere di Giulio Cesare
Vanini e le loro fonti, Milano, 1933-1934, (rist. anast., Galatina, 1990). Le
opere di Giulio Cesare Vanini tradotte per la prima volta in italiano, G.
Porzio, Lecce, 1912. Anfiteatro dell'eterna Provvidenza, Galatina, I
meravigliosi segreti della natura, regina e dea dei mortali, Galatina, 1990.
Opere, Galatina, 1990. Confutazione delle religioni (traduzione del IV libro
del "De Admirandis"), Anna Vasta, Catania, De Martinis & C.,
1993. Tutte le Opere (testo originale latino a fronte), Francesco Paolo
Raimondi e Mario Carparelli, Collana Il pensiero occidentale, Milano, Bompiani,
. Note Massimo Bucciantini, Lutero in
Campo dei Fiori, in Il Sole 24 ORE, 12 febbraio . 12 settembre 13 settembre ). Terzapagina. Filosofia ed ecologia per il
"compleanno" di Giulio Cesare Vanini, 19 gennaio Una lettera dell'ambasciatore inglese a Venezia,
Dudley Carleton, fa risalire l'episodio a nove anni prima, ovvero al 1603. F. P. Raimondi , Giulio Cesare Vanini e il
libertinismo, Atti del Convegno di Studi, Taurisano, 2830 ottobre 1999,
Galatina, 2000 F. P. Raimondi , Giulio Cesare Vanini: dal tardo Rinascimento al
Libertinisme érudit, Atti del Convegno di Studi, Lecce-Taurisano 2426 ottobre
1985, Galatina, G. Spini, Vaniniana, in «Rinascimento», F. De Paola, Vanini e
il primo ‘600 anglo-veneto, Cutrofiano, 1979 F. De Paola, Giulio Cesare Vanini
da Taurisano filosofo Europeo, Fasano, 1998 F. De Paola, Nuovi documenti per
una rilettura di Giulio Cesare Vanini, in «Bruniana & Campanelliana», D.
Foucault, Un philosophe libertin dans l'Europe baroque: Giulio Cesare Vanini Paris,
2003 F. P. Raimondi, Documenti vaniniani nell'Archivio Segreto Vaticano, in
«Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce»,
VIII (19801985), ma 1987 F. P. Raimondi, Il soggiorno vaniniano in Inghilterra
alla luce di nuovi documenti spagnoli e londinesi, in «Bollettino di Storia
della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F. P. Raimondi, Giulio
Cesare Vanini e la Santa Inquisizione, Taurisano, 2005 F. P. Raimondi, Giulio
Cesare Vanini nell'Europa del Seicento. con una appendice documentaria,
PisaRoma, 2005 (L'appendice contiene la più completa documentazione sulla
biografia vaniniana: 192 documenti dalla nascita al rogo). M. Leopizzi, Les
Sources Documentaires du Courant Libertin Français Giulio Cesare Vanini,
Fasano, D. M. Fazio, Giulio Cesare Vanini nella cultura filosofica tedesca del
Sette e Ottocento. Da Brucker a Schopehnauer, Galatina, 1995 M. T. Marcialis,
Natura e uomo in Giulio Cesare Vanini, in «Giornale Critico della Filosofia
Italiana»,M. T. Marcialis, Giulio Cesare Vanini nell'Europa del Seicento, in
"Rivista di Storia della Filosofia", LXI (2006), 954-72. G. Paganini, Le Theophrastus
redivivus et Vanini, in «Kairos», G.
Papuli, Le interpretazioni di G. C. Vanini, Galatina, 1975 A. Perrino,
"Giulio Cesare Vanini nel Theophrastus redivivus", in «Bollettino di
Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F. P. Raimondi,
Vanini e il "De tribus impostoribus", in «Ethos e Cultura», Padova,
1991 G. Spini, Ricerca dei libertini. La teoria dell'impostura delle religioni
nel Seicento italiano, Roma, 1950 (nuova edizione riveduta e ampliata, Firenze,
1983) Cesare Teofilato Giulio Cesare Vanini nel III Centenario del suo
Martirio, Milano, Tip. Ed. La Stampa d'Avanguardia. Cesare Teofilato Giulio
Cesare Vanini, in The Connecticut Magazine, articles in English and Italian,
New Britain, Conn, may 1923, pag. 13 (I, 7). Cesare Teofilato Vaniniana, in La
puglia letteraria, mensile di storia, Roma 31 gen 1932, pag. 1, (II, 1). Cesare
Vasoli, Riflessioni sul problema Vanini, in S. Bertelli, Il libertinismo in
Europa, Milano-Napoli, 1980 Cesare Vasoli, Vanini e il suo processo per
ateismo, in F. Niewohner e O. Pluta, Atheismus im Mittelalter und in der
Renaissance, Wiesbaden, 1999 Vanini in Inghilterra La seguente è una lista
di alcuni documenti in cui è possibile trovare riferimenti alla presenza del
frate Carmelitano a Lambeth Palace a Londra (16121614). Trascrizioni
complete, riassunti e contesto di questi documenti sono disponibili per
studenti e ricercatori "Vanini e il primo Seicento anglo-veneto" e in
"Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo", Schena Editore,
Fasano Brindisi, 1998. Documenti LondonPublic Record OfficeState Papers
-Venice Notizie sulla Mercers' Chapel a Londra, dove Vanini sconfesso la sua
fede cattolica e tenne vari sermoni. LondonPublic Record OfficeState Papers99
Bundle 9, c.(arta) 297. Petizione di due Carmelitani (Vanini e Genocchi) a
Carleton, ambasciatore Inglese a Venezia, per essere accettati in Inghilterra.
Venezia, inizi del 1612. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 9,
c.(arta) 57. Lettera di Sir Dudley Carleton a Lord Salisbury. Da Venezia, il 7
febbraio 1612. Carleton informa Lord Salisbury che due frati gli hanno chiesto
permesso di rifugiarsi in Inghilterra per evitare persecuzioni dai loro
superiori. LondonPublic Record OfficeState Papers79 Bundle 3, c.(arta) 199
(10). Giulio Cesare Vanini a Carleton. Da Lambeth il 24 febbraio 1612. Vanini
manda a Lord Carleton informazioni riguardanti alla sua ricezione a Palazzo Lambeth
e la buona stima di cui gode lì. LondonHistorical Manuscripts CommissionDe
L'Isle and Dudley Manuscripts,
V1611-1626. Sir John Throckmorton al visconte Lisle. Flushing. 15 giugno
1612 Corrispondenza tra i due statisti riguardo ad una missione segreta di John
Florio, che forse accompagnò Vanini e il suo compagno a Londra.
LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthampstead
ParkBerk. Papers of William Trumbull the elder1613-1614. Thomas Albery a
William Trumbull. Londra, il 16 luglio 1612. Albery, un mercante Inglese e
corrispondente di Trumbull, agente Inglese a Bruxelles, manda informazioni
sull'arrivo di Vanini e le sue esperienze a Venezia. LondonHistorical
Manuscripts CommissionReport on the Manuscripts of the Marquess of Downshire,3,
Trumbull Papers Thomas Albery a William Trumbull. Londra, il 16 luglio 1612.
Una copia della lettera da una fonte diversa. LondonPublic Record OfficeState
Papers79 Bundle 1, c.(arta) 387. Da Gregorio Spinola a Maria Ginocchio. Genova,
il 13 giugno 1612. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 11, c.(arta)
125 . Isaac Wake a Sir Dudley Carleton. Londra 5 dicembre 1612, st.° novo.
LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 12, c.(arta) 48 . Isaac Wake a
Sir Dudley Carleton. Londra 1º febbraio 1612, st.° no(vo). LondonManuscripts of
the Marquess of Downshire preserved at Easthamstead ParkBerk. Papers of William
Trumbull the Elder1613-1614. Alfonse de S. Victors a William Trumbull Da
Middolborg (Middelburg) il 3 agosto 1613. LondonHistorical Manuscripts
CommissionReport on the Manuscripts of the Marquess of Downshire, 4, Trumbull Papers, Alfonse de St. Victor a
William Trumbull. Middelborg. il 3 agosto 1613. LondonPublic Record OfficeState
Papers Domestic Series Jac. IJohn Chamberlain a Sir Dudley Carleton. Londra, 10
febbraio, 1614. LondonPublic Record OfficeState Papers99 Bundle 15, c.(arta)
101 recto e verso. Sir Dudley Carleton a Sir Thomas Lake. Da Venezia il 18
febbraio 1614. LondonPublic Record OfficeState PapersDomestic Series n. 35. Giovan
Francesco Biondi a Carleton. Da Londra, il 18 febbraio 1614. LondonPublic
Record OfficeState Papers99 Bundle 15, c. 127. Sir Dudley Carleton a
Chamberlain. Da Venezia il 25 febbraio 1613, st.° vet. LondonManuscripts of the
Marquess of Downshire preserved at Easthampstead ParkBerks. Papers of William
Trumbull the Elder1613-1614. George Abbot a William Trumbull. Da Lambeth il 10
marzo, 1613 (1614). LondonHistorical Manuscripts CommissionReport of the
Manuscripts of the Marquess of Downshire,
IV, Trumbull Papers 1613 -1614. George Abbot, Arcivescovo di Canterbury,
a William Trumbull. Lambeth il 10 marzo, 1613 (1614). LondonPublic Record
OfficeState Papers99 Bundle 15, c. 164. Sir Dudley Carleton a Chamberlain.
Venezia, 11 marzo 1613 st.° vet. LondonPublic Record OfficeState Papers 99
Bundle 9, c. 152. Sir Dudley Carleton a Giovan Francesco Biondi. Venezia, 14
marzo 1614. LondonPublic Record OfficeState Papers Domestic Series, Abbot a
Carleton. Lambeth, 30 marzo 1613 (1614). LondonPublic Record OfficeState Papers
99 Bundle 19, c. 233. Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton. Venezia 30 aprile
1614. LondonRecord OfficeState Papers 99 Bundle 19, c. 154. Paolo Sarpi a Sir
Dudley Carleton. Venezia, 1º maggio 1614. LondonPublic Record OfficeState
Papers 99 Bundle 19, c. 234. Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton. Venezia, giugno
1614. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78 Hastings, IV, chapter XVII. Notes of speeches and
proceedings in the House of Lords. :A.(nno) 16101621. Lunedì 16 maggio 1614.
LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78 Hastings, IV, chapter XVII. Notes of speeches and
proceedings in the House of Lords. A.(nno) 16101621. Giovedì 19 maggio (1614).
LondonPublic Record OfficeState Papers 99 Bundle 16, c. 86. Dudley Carleton a
Sua Signoria l'Arcivescovo di Canterbury. Venezia 3/13 giugno 1614.
LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthampstead
ParkBerks. Papers of William Trumbull the Elder1613-1614. George Abbot a
William Trumbull. Lambeth, 17 giugno 1614. LondonHistorical Manuscripts
CommissionReport of the Manuscripts of the Marquess of Downshire, IV, Trumbull Papers 1613-1614. George Abbot,
Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull. Lambeth, 17 giugno 1614.
Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155. Istruzioni degli
Inquisitori di Stato all'ambasciatore in Inghilterra. LondonCalendar of State
Papers on English Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of
North Italy -1615/1617. Inquisitori di Stato, busta 155. Venetian Archives. 905.
Gli Inquisitori di Stato a Gregorio Barbarigo, 22 gennaio 1616. LondonCalendar
of State Papers on English Affairs in the Archives of Venice and other
Libraries of North Italy -1615/1617. Inquisitori di Stato, busta 155. Venetian
Archives. 912. Examinations for Antonio Foscarini. 22 febbraio 1616. Archivio
di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155, carte 84 r., 84 v., 85 r.
Londra, 23 febbraio 1616. Interrogatorio di Lunardo Michelini sulle modalità
della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di
Stato, busta 155, carte 101 v. e 102 r. 25 marzo 1616. Interrogatorio di
Alessandro di Giulio Forti da Volterra sulle modalità della fuga di Vanini da
Lambeth. Archivio General de Simancasfondo InglaterraLegajo 7025Libro 368 (anni
16131615); foglio privo di indicazioni. Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles 15
aprile 1614. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna
che Vanini e il suo compare sono arrivati sani e salvi dopo la loro fuga da
Londra. Archivio General de Simancasfondo InglaterraLegajo 7025Libro 368 (anni
16131615); foglio 47. Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles, 27 maggio 1614. Il
nunzio apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che Vanini e il
suo compare sono partiti verso l'Italia, come era stato concordato a
Roma. Documenti inclusi nell'opera di Namer La seguente è la lista dei
documenti inglesi inclusi nel lavoro Documents sur la vie de Jules-César Vanini
de Taurisano di Ėmile Namer, che può essere considerato come un utile punto di
partenza per la delineazione di una biografia di Giulio Cesare Vanini, e di cui
la nuova documentazione deve essere considerata un completamento:
LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 9. Carleton all'Arcivescovo Abbot. 7
febbraio, 1611-12. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 9. l'Arcivescovo
Abbot a Carleton. 8 marzo, 1611-12. LondonState Papers Domestic. James I. 68 Fol. 103. Dudley Carleton a John
Chamberlain. Venezia, 29 aprile 1612. LondonForeign State Papers. Venice.
Bundle 9. Sir D. Carleton all'Arcivescovo di Canterbury. 15 maggio, 1612.
LondonState Papers Domestic. James I.
69. Fol. 71. John Chamberlain a Lord Dudley Carleton. Londra, 17 giugno
1612. LondonState Papers Domestic. James I.
70 Fol. 1. Chamberlain a Carleton. 2 luglio, 1612. LondonForeign State
Papers. Venice. Bundle 10. Abbot a Carleton. 20 luglio, 1612. LondonState
Papers Domestic. James I. 70 Fol. 12.
Carleton a Chamberlain. 23 luglio. 1612. LondonState Papers Domestic. James I. 70 Fol. 16. l'Arcivescovo di York al conte di
Suffolk. 29 luglio. 1612. LondonState Papers Domestic. James I. 71 Fol. 13. Giulio Cesare Vanini a Dudley
Carleton. Da Lambeth, il 9 ottobre 1612. LondonState Papers Domestic. James I. 71 Fol. 14. Giulio Cesare Vanini a Sir Isaac
Wake. Da Lambeth il 9 ottobre 1612. LondonState Papers Domestic. James I. 72 Fol. 13. John Chamberlain a Dudley
Carleton. 14 gennaio 1612/13 da Londra. LondonState Papers Domestic. James
I. 72 Fol. 39. l'Arcivescovo Abbot a
Carleton. Lambeth 24 febbraio, 161213. LondonState Papers Domestic. James
I. 72 Fol. 74. John Chamberlain a Dudley
Carleton. Da Londra l'11 marzo, 161213. LondonState Papers Domestic. James
I. 72 Fol. 80. Giovanni Biondi a Dudley
Carleton. Da Londra il 17 marzo 1613. LondonForeign State Papers. Venice.
Bundle 13. Carleton a Abbot. 3 settembre, 1613. LondonState Papers Domestic.
James I. 75 Fol. 28. John Chamberlain a
Dudley Carleton. Da Londra il 25 novembre 1613. LondonState Papers Domestic.
James I. 76 Fol. 9. 2. l'Arcivescovo
Abbot al vescovo di Bath. Gennaio 161314. Da Lambeth (?). LondonState Papers
Domestic. James I. 76 Fol. 9. Sir Tho.
Lake a Dudley Carleton. Dalla corte a Royston, 27 gennaio 161314. LondonState
Papers Domestic. James I. 76 Fol. 18 v.
John Chamberlain a Sir Dudley Carleton. Da Londra il 3 febbraio 161314.
LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a Abbot. 1828 febbraio,
1614. LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a Sir Thomas
Lake. 4 marzo, 161314. LondonState Papers Domestic. James I. 76 Fol. 48. l'Arcivescovo Abbot di Canterbury
a Sir Dudley Carleton a Venezia. Lambeth, 16 marzo, 1613 (i. e. 14).
LondonState Papers Domestic. James I. 76
Fol. 49. John Chamberlain a Dudley Carleton. Londra, 17 marzo, 1613 (1614).
LondonForeign State Papers. Venice. Bundle 15. Carleton a Abbot. 22 aprile,
1614. Archivio de Simancas, Estado, 368.
Cardinale Millino a Alonso de Velasco, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, 10
settembre, 1613. Archivio de Simancas, Estado,
368. Cardinal Millino a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo
a Londra. Roma, 22 marzo, 1614. Archivio de Simancas, Estado, 368. Cardinal Bentivoglio a Diego Sarmiento
de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles, 15 aprile, 1614. Archivio
de Simancas, Estado, 368. Cardinal Bentivoglio
a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles, 27
maggio, 1614.Vanini e l'Inquisizione di Roma Elenco di alcuni documenti
presenti nella corrispondenza tra alcuni Nunzi apostolici in Europa e le
autorità vaticane, dove è possibile trovare informazioni relative alla fuga,
permanenza e rientro segreto dall'Inghilterra del frate carmelitano
(16121615). Le trascrizioni complete, i sommari e le contestualizzazioni
di questi documenti sono disponibili per studiosi e lettori in Giulio Cesare
Vanini da Taurisano filosofo europeo, Schena Editore, Fasano (Brindisi),
1998. Il pontefice Paolo V e l'Inquisizione in Roma furono informati
continuamente della vicenda di Vanini con dispacci dei Nunzi apostolici in
Venezia, Francia e Fiandra e con missive dell'ambasciatore di Spagna a Londra,
a cominciare dalla sua fuga da Venezia nel 1612 sino al suo desiderio di
rientrare nel mondo cattolico. RomaArchivio Segreto VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di Francia, 55, foglio
194 r. e 194 v. Ubaldini, Nunzio papale in Francia, all'Ill.mo sig.re Card.le
Borghese (Segretario di Stato di Papa Paolo V) de 2 di agosto 1612 di
Parigi. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse,
Fiandra, 207, il Nuntio alla Segreteria,
16081615, foglio 439 r. e v. Bentivoglio, Nunzio papale in Fiandra, al Card.
Borghese. (Bruxelles) 4 agosto 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziature diverse, Francia, 293A,
lettere scritte al Nuntio in Francia 1609-1612, foglio 432 v. Card. Borghese a
Ubaldini. Di Roma li 28 di agosto 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di Francia, 55, foglio
207 v. e 208 r. Ubaldini (da Parigi) al med.(esim)o (cardinale Borghese) de 30
di agosto 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse,
Francia, 293A, lettere scritte al Nuntio
in Francia 16091612, foglio 451 v. e 452 . Il card. Borghese a Ubaldini. Di
Roma li 26 di Sett.(em)bre 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di Francia, 55, foglio
259. Ubaldini al medesimo sig.re Card.le (Borghese) de 25 d'ottobre 1612.
RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia, 293A, lettere scritte al Nuntio in Francia
1609-1612, foglio 479 r. e 479 v . Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma li 24
di novembre 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di
FranciaRegistro 55pag. 296 recto e 297. Ubaldini all'Ill.mo sig. Card.(ina)le
Borghese de 20 di Dixbre 1612 . Londra, British Museum, Lettere del Card.
Ubaldini, nella sua Nunziatura di Francia,16101616; Add. 8726, f. 305 v. Card.
Ubaldini al Card. Borghese, 20 Dec. 1612. RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di Francia, 55, foglio
297 r. e v. Ubaldini al S.(igno)re Card.(ina)le Mellini (membro del Sant'Uffizio,
il Tribunale dell'Inquisizione di Roma) di 20 di Xbre 1612. RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia, 71, lettere scritte al Nuntio in Francia dal
Card. Borghese, 1613-1614, foglio 17 r. e v . Il card. Borghese a Ubaldini. Di
Roma 21 gennaio 1613 RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di
Francia, 295A, Registro di Lettere della
Segreteria di Stato di Paolo V al Vescovo di Montepulciano Nuntio in Francia
l'anno 1613-1614, foglio 21 v. e 22 r. Il Segretario Porfirio Feliciani vescovo
di Foligno al Nuntio in Francia. Roma 21 Genn.° 1613. RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia, 55, foglio 343 v. Ubaldini al S.(igno)re
Card.(ina)le Mellini De 26 di Febraro 1613. RomaA. S. VaticanoSegreteria
di StatoNunziatura di Francia, 55,
foglio 375 v. e 376 . Ubaldini al med.(esim)o S.(igno)re Card.(ina)le Mellini
De 23 d'aprile 1613. RomaA. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di
FranciaRegistro 55pag. 466 r. Ubaldini al Sig.re Card.(ina)le Borghese. Di
Parigi li 8 d'ottobre 1613. RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di FranciaRegistro 56pag. 38 recto e 39. Ubaldini al
med.(esim)o sig. Card.(ina)le Millini de 25 di febbraio 1614. RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia, 71, lettere scritte al Nuntio in Francia dal
Card. Borghese, 1613-1614, foglio 215 v. e 216 r. Il card. Borghese a Ubaldini.
Di Roma li 24. Maggio 1614. RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziatura di FranciaRegistro 56pag. 95 recto e 96. Ubaldini al sig.re
Card.(ina)le Borghese degli 31 di luglio 1614. Di Parigi. RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistro 56pag. 118 . Ubaldini
al sig. Card.(ina)le Millini de 14 di o.(tto)bre 1614. RomaA. S.
VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di FranciaRegistro 56, foglio 246246
retro247 . Ubaldini al med.(esi)mo s.(ignor) Card.(ina)le (50) de 27 agosto
1615. Londra, British Museum, Lettere del Card. Ubaldini, nella sua
nunziatura di Francia, Card. Ubaldini al Card. Borghese, 27 Aug. 1615.
Parigi, Bibliothèque nationale de FranceDepartement des Manuscrits, Italien
866, Registro di Lettere della Nunziatura di Francia di Monsignor Ubaldini
dell'anno 1615 e 1616, lettera 127. Ubaldini al S.(ignor) C.(ardinale)
B.(orghese) P.(arigi) li 27 agosto 1615. RomaA. S. VaticanoSegreteria di
StatoNunziature diverse, Francia, 41,
Lettere del Sir. Card.le Ubaldini nella sua Nunciatura di Francia dell'anno
1615 e 1616 (Tomo VI), foglio 189 r. e v. -190 r. e v. Ubaldini al Sig.re
Card.(ina)l Borghese li 27 Ag.(ost)o 1615. Altri progetti Collabora a
Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giulio Cesare Vanini
Collabora a Wikiquote Citazionio su Giulio Cesare Vanini Collabora a Wikimedia
Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giulio Cesare
Vanini Giulio Cesare Vanini, su
Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Delio Cantimori, Giulio Cesare Vanini, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giulio Cesare Vanini, su sapere.it, De
Agostini. Opere di Giulio Cesare Vanini,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giulio Cesare Vanini, . L'Archivio GCV (Giulio Cesare Vanini,
1585-1619) compresi i testi online dell'Amphitheatrum e De admiandis. Francesco
Paolo Raimondi, Giulio Cesare Vanini, in Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi
Speranza, “Vanini e Grice,” Villa Grice, Luigi Speranza, “La statua all’aperto
di Vanini,” Luigi Speranza, “Il medaglione di Vanini a Roma.”
Vanni: essential Italian
philosopher. Firma
autografa Icilio Vanni (Città della Pieve), filosofo. Iniziò la carriera
accademica come docente di storia del diritto a Perugia e successivamente fu
insegnante di Filosofia del diritto a Parma (1889), Bologna (1893) e Roma (1889-1903) Tra i primi rappresentanti e fondatori del
positivismo sociologico in Italia, il suo pensiero si ispira a Immanuel Kant e
agli autori principali del positivismo Professoree a lui si deve anche una
originale lettura "positivista" della dottrina storicistica di
Giambattista Vico. Il suo è stato definito un "positivismo critico"
che vuole distinguere cioè tra le scienze del diritto dalla filosofia del
diritto contestando e rifiutando l'assimilazione positivista di quest'ultima
con la morale e la sociologia, dottrina nata nell'ambito del positivismo, verso
la quale egli ebbe un interesse particolare cercando di teorizzarne il
carattere scientifico differenziandola però sia dall'evoluzionismo che dalla
biologia. Vanni considerò essenziale
l'autonomia teorica della norma giuridica dai rapporti con gli aspetti
storici-etnografici delle istituzioni giuridiche. Egli è convinto che la
filosofia del diritto debba avere la funzione pratica di definire i fini
dell'azione umana nella società. In questo modo Vanni ribadiva l'impostazione
criticista kantiana del suo pensiero che acquistava toni metafisici criticati
dal positivismo ortodosso che lo accusò di eclettismo. Copertina delle Lezioni
di filosofia del diritto Della consuetudine nei suoi rapporti col dritto e con la
legislazione, Perugia, Saggi critici sulla teoria sociologica della
popolazione, Città di Castello, 1886; Prime linee di un programma critico di
sociologia, Perugia, 1888; Il problema della filosofia del diritto nella
filosofia, nella scienza e nella vita ai tempi nostri, Verona, 1890; Gli studi
di H. Sumner Maine e le dottrine della filosofia del diritto, Verona, 1892; La
funzione pratica della filosofia del diritto considerata in sé ed in rapporto
al socialismo contemporaneo, Bologna, 1894; La filosofia del diritto in
Germania e la ricerca positiva: nota critica, Torino, 1896; Il dritto nella
totalità dei suoi rapporti e la ricerca oggettiva, Roma, 1900; La teoria della
conoscenza come induzione sociologica e l'esigenza critica del positivismo, Roma,
1901; Lezioni di filosofia del diritto, Bologna, 1904; Saggi di filosofia
sociale e giuridica, Bologna, 1906; Saggi di filosofia sociale e giuridica:
seconda parte, Bologna. Biografia in Scuola Normale Superiore di Pisa, su
picus.unica.it. 3 novembre 15 giugno
). G. Marino, Positivismo e
giurisprudenza, Napoli 1896, 59-60
F.Cuculo, La prima sociologia positiva in Icilio Vanni, in A.
Millefiorini , Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella
riflessione sociologica italiana, Edizioni Nuova Cultura, Roma, D'Amelio,
Positivismo, storicismo, materialismo storico in I. Vanni, «Quaderni fiorentini
per la storia del pensiero giuridico moderno», A. Pusceddu, La sociologia
positivistica in Italia (1880-1920), Roma 1989. Altri progetti Collabora a
Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Icilio Vanni Icilio Vanni, su
siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere u
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere
Vannini: Essential
Italian philosopher. “Never to be confused with the vain Vanini!”Grice.Marco
Vannini (San Piero a Sieve), filosofo. Dopo gli studi al Liceo-Ginnasio
Michelangiolo di Firenze, si è laureato nel 1969 in Filosofia Teoretica presso
l'Firenze, discutendo una tesi sul Wittgenstein metafisico e mistico. Ha
vissuto nel Convento agostiniano di Santo Spirito a Firenze, ospite del priore
p. Gino Ciolini. Ha frequentato lo Studio Teologico Fiorentino, ove ha
conseguito il grado di Baccalaureato in Teologia nel 1980. Ha sposato nel
1993 Sabina Moser, filosofa, studiosa di Simone Weil, ed ha due figli, Ilaria e
Andrea. Ha compiuto viaggi e soggiorni di studio in Europa e in altri
continenti, a contatto con culture e religioni non cristiane: Israele, Egitto,
Giordania, Turchia, India, Sri Lanka, Indonesia, Cina, Tibet. Ha
insegnato Filosofia e Storia nei Licei; per un triennio Storia della Filosofia
Antica nella Firenze e, nel 1998, Storia della Mistica all'Istituto di Scienze
Religiose di Trento. Ha tenuto seminari e conferenze in Università ed
Accademie italiane e straniere: Genova, Trento, Ancona, Perugia, Urbino, Pavia,
Pisa, Macerata, Napoli, Fermo, Parma, Arezzo, Chieti, Roma, Avila, Strasburgo,
Berlino. Pensiero Vannini, considerato il maggior studioso di mistica o
anche il più importante studioso italiano di Meister Eckhart e della mistica
cristiana, ha curato l'edizione italiana di tutte le opere, latine e tedesche,
di Meister Eckhart, nonché quelle di altri autori spirituali, come Agostino,
Jean Gerson, François de Fénelon, Margherita Porete (con Romana Guarnieri e
Giovanna Fozzer), Giovanni Taulero, Anonimo Francofortese, Martin Lutero,
Angelus Silesius (con Giovanna Fozzer), Daniel von Czepko (con Giovanna
Fozzer), Sebastian Franck, Valentin Weigel, ecc. Marco Vannini, lungo un
percorso ormai di quasi mezzo secolo, è stato: traduttore e curatore di
importanti testi della mistica cristiana; critico della fenomenologia mistica,
da un punto di vista teoretico e storico; filosofo della religione, e del cristianesimo
in particolare, soprattutto nei suoi rapporti con la ragione e con la fede.
Vannini legge il fenomeno mistico in maniera innovativa ma, soprattutto, pone
lo stesso a fondamento di ogni forma ed esperienza religiosa. Tale presupposto
impone comefuori da un'esperienza diretta di questo tiposia pressoché
impossibile cogliere il senso, le modalità e le finalità delle varie dottrine e
pratiche religiose. Per Vannini la mistica è un sapere spirituale,
inoggettivabile ma, soprattutto, un sapere che è un essere: è l'identità
mistica il vero e proprio criterio per discernere il vero dal falso. Tale
ermeneutica costituisce una propedeutica all'inverarsi in senso mistico della
religione cristiana. Il pensiero di Vannini si basa quindi su una
esperienza spirituale, unitiva e teomorfica. Centrali appaiono pertanto
concetti appartenenti alla sfera semantica della divinizzazione, dell’homoiosis
theo, quali vuoto, fondo dell'anima, generazione del Logos, complementarità tra
distacco ed amore. Tale esperienza risulta comprensibile solo quando si è
fatto il vuoto nell'anima attraverso il distacco, diventando in tal modo
recettivi alla luce proveniente dall'alto, tali da rendere il soggetto esso
stesso luce eterna: al vuoto in cui si perviene nel distacco corrisponde una
pienezza, una traboccante ricchezza ed energia, una gioia sconfinata ed
inesauribile. Il rapporto tra Dio e uomo non è quindi statico, di mutua
esclusione, ma dialettico, di reciproca compenetrazione: la “salvezza” viene
letta nei parametri teologici di una escatologia realizzata nel presente, come
immanente esperienza dello spirito. Essenziale diventa perciò il recupero
della antropologia classicacorpo, anima, spiritoove l'uomo è un corpo, piccola
parte dell'universo; una psiche, fluttuazione infinita di pensieri, sentimenti,
volizioni, soggetta al determinismo del tempo, dello spazio, delle circostanze;
ma soprattutto uno spirito universale, eterno, libero, uno nell'Uno.
L'attualità e l'originalità della posizione di Vannini ha suscitato e continua
a suscitare un acceso dibattito in seno al panorama culturale italiano,
filosofico e teologico: nei confronti dell'autore vari infatti sono stati i
commenti, le recensioni, i contributi e gli interventi critici da parte di
personalità quali (in ordine alfabetico) Gianni Baget Bozzo, Massimo Baldini,
Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Roberta De Monticelli, Roberto Esposito,
Bruno Forte, Sergio Givone, Vito Mancuso, Armando Matteo,
Giandomenico Mucci S.I., Gianfranco Ravasi, Giovanni Reale, Lucetta Scaraffia,
Armando Torno, Gianni Vattimo, Franco Volpi. La particolare rilevanza
dell'opera di Vannini può trasparire anche, ad esempio, dalle seguenti
affermazioni in meritocitate in ordine sparsodi alcuni dei suddetti illustri
pensatori: Sergio Givone: «...A Marco Vannini, cui siamo debitori d'un
lavoro filosofico estremamente prezioso, rivolgiamo questa domanda...». Roberta
De Monticelli: «A Vannini dobbiamo non soltanto edizioni impeccabili delle
opere di Meister Eckhart, Margherita Porete... Angelus Silesius, Giovanni
Gerson; ma anche il pensiero vigoroso e chiaro, qualunque cosa gli si posa
obiettare, che la mistica è da un lato il cuore e la radice viva di ogni
religione, ma dall'altro “la filosofia nel suo senso più reale e profondo”, la
conoscenza e la pratica dell'essere e “la gioia dell'essere”». Massimo
Cacciari: «È un grosso debito quello che la filosofia e la teologia italiana
hanno accumulato in questi anni nei confronti di Marco Vannini. Grazie al suo
instancabile lavoro o sotto la sua direzione il nostro Paese può oggi contare
su impeccabili edizioni di Giovanni Gerson e di Angelus Silesius, di Margherita
Porete e di Meister Eckhart» Giandomenico Mucci S.I.: « In questi tempi di
declino dell'ontologia, Marco Vannini è certamente, in Italia, fuori dell'ambito
ecclesiastico, il più illustre studioso di mistica». Giovanni
Reale:«L'esperienza mistica è comunque per sua natura connessa con il
religioso, come viene mostrato nel bel libro di Marco Vannini, La mistica delle
religioni (Le Lettere, 389, € 20) in questi
giorni in libreria. Vanniniuno dei massimi esperti in materia a livello
nazionale e internazionaleanalizza in modo dettagliato questa esperienza
spirituale nell'induismo, nel buddismo, nell'ebraismo, nell'islamismo e nel
cristianesimo» Armando Torno: «Segnalare un livre de chevet, vale a dire una di
quelle opere maneggevoli che mai dovrebbero allontanarsi dal capezzale, è
diventato difficile oltre che inattuale. Eppure qualcosa circola, come prova
l'ultimo delizioso scritto di Marco Vannini Sulla grazia». Bruno Forte:
«L'ultimo bel libro di Marco Vannini su Mistica e filosofia rivela ancora una
volta la sua straordinaria competenza di storico e interprete della mistica» Al
pensiero di Vannini è stato dedicato il volume di Roberto Schiavolin, Mistica e
filosofia nel pensiero di Marco Vannini. Opere Lontano dal segno. Saggio
sul cristianesimo, La Nuova Italia, Firenze, Esame della certezza, Il Cenacolo,
Firenze, Meister Eckhart. Opere tedesche,
La Nuova Italia, Firenze Dialettica della fede, Marietti, Casale Monferrato
1983 (nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze ). L'esperienza dello spirito,
Augustinus, Palermo. Mistica e filosofia,
Piemme, Casale Monferrato (prefazione di Massimo Cacciari; nuova edizione ampliata,
Le Lettere, Firenze). Il volto del Dio nascosto. L'esperienza mistica
dall'Iliade a Simone Weil, Mondadori, Milano 1999 (ristampa col titolo: Storia
della mistica occidentale, Oscar Mondadori ; poi Le Lettere, Firenze ).
Introduzione alla mistica, Morcelliana, Brescia 2000 (trad. portoghese:
Introdução à Mìstica, Edições Loyola, San Paolo del Brasile5). La morte
dell'anima. Dalla mistica alla psicologia, Le Lettere, Firenze (nuova edizione
ampliata, Le Lettere, Firenze). La mistica delle grandi religioni, Mondadori,
Milano (nuova edizione, Le Lettere, Firenze ). Tesi per una riforma religiosa,
Le Lettere, Firenze 2005. La religione della ragione, Bruno Mondadori, Milano
2007 (prefazione di Roberta De Monticelli). Sulla grazia, Le Lettere, Firenze
2008. Prego Dio che mi liberi da Dio. La religione come verità e come menzogna,
Bompiani, Milano . Lessico mistico. Le parole della saggezza, Le Lettere,
Firenze . Il Santo Spirito fra religione e mistica, Morcelliana Editrice,
Brescia . Oltre il cristianesimo. Da Eckhart a Le Saux, Bompiani, Milano .
Inchiesta su Maria. La storia vera della fanciulla che divenne mito, Rizzoli,
Milano (con Corrado Augias). Indagine
sulla vita eterna, Mondadori, Milano
(con Massimo Polidoro). Introduzione a Eckhart. Profilo e testi, Le
Lettere, Firenze . L'Anticristo. Storia e mito, Mondadori, Milano . All'ultimo
papa. Lettere sull'amore, la grazia, la libertà, il Saggiatore, Milano . Contro
Lutero e il falso evangelo, Lorenzo de' Medici Press, Firenze . Il muro del
paradiso. Dialoghi sulla religione per il terzo millennio, Lorenzo 'de Medici
Press, . Mistica, psicologia, teologia, Le Lettere, Firenze . Note Liceo-Ginnasio Michelangiolo Firenze
Vito Mancuso, Lutero è vivo e lotta con noi, s.a., in: <Panorama> Stefano
G. Azzarà, su Materialismo Storico
Bio- Sergio Givone, Luce mistica
dei moderni in: «Il ManifestoAlias», in il manifestoAlias, Roberta De
Monticelli, L'allegria della mente: dialogando con Agostino, Milano, Bruno
Mondadori, 200431-32,
9788842495024. Marco Vannini,
Mistica e filosofia, Prefazione, Firenze, Le Lettere, Giandomenico Mucci, Il
pensiero di Marco Vannini, in «La Civiltà Cattolica», Giovanni Reale, Il
misticismo vive in tutte le culture. Il testo di Vannini, le «Upanishad» riedite,
su corriere.it. Armando Torno, Alla ricerca della Grazia nel segno di Eckhart,
in «Corriere della Sera», Cultura, Bruno Forte, Mistica, l’enigma dell’Altro,
in «Avvenire»Libri, 28 settembre Roberto Schiavolin, Mistica e filosofia nel
pensiero di Marco Vannini, Nerbini, Firenze
Mistica Misticismo cristiano Mistica renana Meister Eckhart Pierre Hadot
Henri Le Saux Sito personale di Marco Vannini
Varisco: Essential
Italian philosopher. Senatore del Regno d'Italia Durata mandato22 dicembre 192821
ottobre 1933 Sito istituzionale Dati generali Titolo di studioLaurea in
matematica UniversitàUniversità degli Studi di Pavia ProfessioneDocente
universitario Bernardino Varisco (Chiari), filosofo. Fu professore di filosofia
a Roma e senator. La formazione del suo pensiero coincide con la crisi del
positivismo in Italia. Laureato in matematica nel 1873 presso l'Pavia,
aveva esordito insegnando matematica dal 1874 al 1905. Pur partendo da
posizioni solidamente scientifiche, Varisco avverte sollecitamente il limite di
ogni conoscenza che voglia essere esclusivamente composto di ragione, e scopre
insieme la concomitante componente fideistica di ogni affermazione di
verità. Questo ricorso alla fede come sentimento del soprannaturale è
utilizzato da Varisco sia per affermare la preminenza della filosofia come
conoscenza concreta sui processi astrattivi della scienza (I massimi problemi,
del 1910), sia per approdare ad uno spiritualismo pluralistico con forti
accentuazioni teistiche (Dall'uomo a Dio, pubblicato postumo nel 1939).
Opere: “Scienza e opinioni,” Roma, Dante Alighieri, I massimi problemi, Milano,
Libreria Editrice Milanese, 1La patria, Roma, G. Garzoni Provenzani, Conosci te
stesso, Milano, Libreria Editrice Milanese, La scuola per la vita. Scritti di
educazione e di critica pedagogica raccolti da Vincenzo Cento, Milano, Isis, Linee di filosofia critica, Roma, A.
Signorelli, Discorsi politici, Roma, De Alberti, Sommario di filosofia, Roma,
A. Signorelli, Dall'uomo a Dio, postumo, Enrico Castelli e Giulio Alliney, Padova,
CEDAM. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme
ordinariaCavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia — 9 giugno 1910 Ufficiale
dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaUfficiale
dell'Ordine della Corona d'Italia — 10 giugno 1917 Commendatore dell'Ordine della
Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaCommendatore dell'Ordine della
Corona d'Italia. Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona
d'Italianastrino per uniforme ordinariaCavaliere di Gran Croce dell'Ordine della
Corona d'Italia. Opere di Bernardino Varisco, .
Bernardino Varisco, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
Varrone: Grice: “I count Varrone as
the first language philosopher. He woke up and realised he was speaking ‘lingua
latina,’ and dedicated 36 volumes to it!” --. Grice: “’Lingua latina’ has a
nice Roman ring to it. In modern Italian, the ‘t’ has become an ‘z,’ as in
“Lazio,” the calico teamfrom Latium.” varrone: Grice: “I know his Loeb edition by
heart!” -- Academic, Roman polymath,
author of works on language, agriculture, history and philosophy, as well as satires, and principal
speaker in the later version of Cicero’s
"Academica" Marco Terenzio Varrone Marco Terenzio Varrone
Project Rome logo Clear.png Questore della Repubblica romana Varrocoin.jpg Nome
originale Marcus Terentius Varro Nascita 116 a.C. Rieti Morte 27 a.C. Roma Gens
Terentia Questura 78 a.C. in Illyricum Propretura 49 a.C. in Spagna. Marco
Terenzio Varrone (in latino: Marcus Terentius Varro; Rieti), filosofo. «Tu ci hai fatto luce su ogni epoca della
patria, sulle fasi della sua cronologia, sulle norme dei suoi rituali, sulle
sue cariche sacerdotali, sugli istituti civili e militari, sulla dislocazione
dei suoi quartieri e vari punti, su nomi, generi, su doveri e cause dei nostri
affari, sia divini che umani.» (Marco Tullio Cicerone, Academica
Posteriora, I 9trad. A. D'Andria) Statua di Varrone a Rieti Marco
Terenzio Varrone nacque a Rieti (o in alta Sabina) nel 116 a.C.: per tale
motivo è detto Reatino (attributo che lo distingue da Varrone Atacino, vissuto
nello stesso periodo). Nato da una famiglia di nobili origini,
aveva rilevanti proprietà terriere in Sabinadove fu educato con disciplina e
severità dai familiari -, integrate dall'acquisto di lussuose ville a Baia e
fondi terrieri a Tusculum e Cassino. A Roma compì studi avanzati presso i
migliori maestri del tempo: tra gli altri, studi di grammatica presso Lucio
Elio Stilone Preconino, che lo fece appassionare anche agli studi etimologici e
retorici e di linguistica e filologia con Lucio Accio, a cui dedicò la sua
prima opera grammaticale De antiquitate litterarum. Come molti giovani
romani, compì un viaggio in Grecia fra l'84 a.C. e l'82 a.C., dove ascoltò
filosofi accademici come Filone di Larissa e Antioco di Ascalona, da cui dedusse
una posizione filosofica di tipo eclettico. A differenza di molti altri
eruditi del tempo, Varrone non si ritirò dalla vita politica ma, anzi, vi prese
parte attivamente accostandosi agli optimates, forse anche influenzato
dall'estrazione sociale. Dopo aver, infatti, percorso le prime tappe del cursus
honorum (triumviro capitale nel 97 a.C., questore lo stesso anno, legato in
Illiria nel 78 a.C.) fu vicino a Pompeo, per il quale ricoprì incarichi di
grande importanza: fu legato e proquestore in Spagna fra il 76 a.C. e il 72
a.C. e combatté nella guerra contro i pirati difendendo la zona navale tra la
Sicilia e Delo. Allo scoppio della guerra civile nel 49 a.C. fu
propretore in Spagna: in una guerra che vedeva i romani contro i romani, tentò
un'incerta difesa del suo territorio che si concluse in una resa che Gaio
Giulio Cesare, nei Commentarii de bello civili, definì poco gloriosa.
Dopo la disfatta dei pompeiani, si avvicinò, comunque, a Cesare, che apprezzò
il Reatino soprattutto sul piano culturale, affidandogli la costituzione di due
biblioteche, una di testi latini l'altra di testi greci, ma che, dopo le idi di
Marzo, furono sospese. Dopo la morte del dittatore, anzi, fu inserito
nelle liste di proscrizione sia di Antonio che di Ottaviano (interessati più
alle sue ricchezze che a punire i congiuranti), da cui si salvò grazie
all'intervento di Fufio Caleno per poi avvicinarsi a Ottaviano a cui dedicò il
De vita populi Romani volto alla divinizzazione della figura di Giulio
Cesare.. Morì quasi novantenne nel 27 a.C. dopo aver scritto una
produzione di oltre 620 libri, suddivisi in circa settanta opere. Opere
Magnifying glass icon mgx2.svg De re rustica (Varrone) e De lingua
Latina. Marco Terenzio Varrone Produzione e trasmissione La vasta
produzione di Varrone fu suddivisa da Girolamo in un catalogo (incompleto,
poiché sono elencati circa la metà degli scritti del reatino): in totale, le
opere varroniane sono verosimilmente 74, suddivise in 620 volumi, sebbene
Varrone stesso, a 77 anni, abbia riferito di aver scritto 490 libri. Le
opere varroniane, secondo l'argomento, possono essere suddivise in vari gruppi,
dalle opere di erudizione, filologia e storia a quelle giuridiche e
burocratiche, dalle opere di filosofia e agricoltura alle opere di poesia, di linguistica
e letteratura; di retorica e diritto, con ben 15 libri De iure civili; di
filosofia. Di questa enorme produzione è pervenuta (quasi integra) solo
un'opera, il De re rustica, mentre del De lingua Latina sono pervenuti solo 6
libri su 25. Probabilmente, causa del quasi completo naufragio della
immane varroniana è che, avendo
compulsato tanta parte della cultura grecoromana precedente, divenne la fonte
indispensabile per gli autori successivi, perdendosi, per così dire, per
assimilazione. Il filologo ed erudito Dell'attività filologica varroniana
fa testimonianza il cosiddetto "canone varroniano", elaborato a
partire da due opere, le Quaestiones Plautinae e il De comoediis Plautinis, in
cui Varrone ripartì il corpus plautino, che includeva 130 fabulae: di queste,
21 vengono definite autentiche, 19 di origine incerta, dette
"pseudo-varroniane" e le restanti spurie. Si occupò soprattutto
di antiquaria, con i 41 libri di Antiquitates, il suo capolavoro, divisi in 25
di res humanae e 16 di res divinae, fonte precipua di Agostino nel De civitate
Dei: proprio da Agostino si evidenzia l'attenzione di Varrone sulla religione
"civile", con una compiuta disamina su culti e tradizioni, pur con
acute critiche alla teologia mitica dei poeti in nome di una theologia
naturalis. A questo gruppo appartiene anche l'opera, non pervenuta, De
bibliothecis, presumibilmente legata alle incombenze come bibliotecario
affidategli da Cesare. La produzione a sfondo filosofico Nell'ambito
filosofico, notevoli dovevano essere i Logistorici (dal greco “discorsi di
storia”) un'opera in 76 libri, composta in forma di dialogo in prosa, di
argomento morale e antiquario, in cui ogni libro prendeva il nome di un
personaggio storico e un tema di cui il personaggio costituiva un modello, come
il Marius, de fortuna o il Catus, de liberis educandis: probabilmente questi
dialoghi storico-filosofici furono tra i modelli espositivi del Laelius de
amicitia e del Cato Maior de senectute di Cicerone. All'interesse
filosofico e divulgativo di Varrone, probabilmente scritte lungo tutto il corso
della sua parabola culturale, riconducevano le Saturae Menippeae, che
prendevano come modello Menippo di Gadara, esponente della filosofia cinica (da
cui il nome). Esse, scritte tra l'80 a.C. e il 46 a.C., si componevano di 150
libri, in prosa e in versi, di cui però ci rimangono circa 600 frammenti e
novanta titoli, di argomento soprattutto filosofico, ma anche di critica dei
costumi, morale, con rimpianti sui tempi antichi in contrasto con la corruzione
del presente. Ciascuna satira recava un titolo, desunto da proverbi (Cave canem
con allusione alla mordacità dei filosofi cinici) o dalla mitologia (Eumenides
contro la tesi stoico-cinica per cui gli uomini sono folli, Trikàranos, il
mostro a tre teste, con un mordace riferimento al primo triumvirato) ed era
caratterizzata da lessico popolaresco, polimetria e, come in Menippo, uno stile
tragicomico. Valerio Massimo, VII 3.
Aulo Gellio, Ce ne parla Varrone stesso in De lingua latina, Cicerone,
Academica posteriora, Appiano, Guerre civili, IV 47; Varrone, De re rustica, II
10, 8 e III 12, 7. II 17. Svetonio, Cesare, 44, 2. Appiano, IV 47. Ausonio, Commemoratio professorum
Burdigalensium, XX, 10. Chronicon, ann. Aulo
Gellio, II 10, 17. Gellio, III 3,
9. I cui frammenti sono editi nella
fondamentale edizione in due volumi di B. Cardauns: Antiquitates rerum divinarum,
Wiesbaden, Steiner, Cfr. B. Zucchelli,
Varro logistoricus. Studio letterario e prosopografico, Parma, Universita degli
studi di Parma, Cfr., ad esempio, il Fr. XIX Riese: "Da ragazzo, avevo
solo una tunica modesta e una toga, calzature senza fascette, un cavallo non
sellato; bagno giornaliero, niente e, davvero di rado, una tinozza". N. Horsfall, Varrone, in Letteratura Latina
Cambridge, 1, Milano, Mondadori, Cfr. M.
Salanitro, Le Menippee di Varrone. Contributi esegetici e linguistici, Roma,
Edizioni dell'Ateneo 1990. Sulla satira
varroniana, cfr. L. Alfonsi, Le Menippee di Varrone, in "ANRW", I
(1973), n. 3, 26-59. (Per la
specifica sul De re rustica e sul De lingua Latina si rimanda alle
rispettive voci) Atti del Congresso internazionale di studi varroniani.
Rieti settembre, Rieti, Centro di studi varroniani, B. Cardauns, Marcus Terentius Varro.
Einführung in sein Werk, Heidelberg, Winter, A. Cenderelli, Varroniana.
Istituti e terminologia giuridica nelle opere di M. Terenzio Varrone, Milano,
A. Giuffrè, 1973. H. Dahlmann, Varrone e la teoria ellenistica della lingua,
Traduzione italiana di Pasqualina Vozza, Napoli, Loffredo. F. Della Corte, Varrone, il terzo gran lume
romano, Genova, Istituto universitario di Magistero (rist. Firenze, La Nuova
Italia, G.A. Nelsestuen, Varro the agronomist. Political philosophy, satire and
agriculture in the late Republic, Columbus, Ohio State University press, . A.
Pittà, M. Terenzio Varrone. De vita populi Romani. Introduzione e commento,
Pisa, Pisa University Press, . B. Riposati, M. Terenti Varronis De vita populi
Romani. Fonti, esegesi, edizione critica dei frammenti, Milano, Vita e
pensiero, 1939. B. Riposati, M. Terenzio Varrone. L'uomo e lo scrittore, Roma Istituto
di studi romani, A. Traglia, Introduzione a: M.T. Varrone, Opere, Torino, UTET,
B. Zucchelli, Varro logistoricus. Studio
letterario e prosopografico, Parma, Universita degli studi di Parma, Istituto
di lingua e letteratura latina, 1981.
Satira menippea Biblioteche romane Antiquitates rerum humanarum et
divinarum Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Marco Terenzio Varrone, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Marco Terenzio Varrone, in Dizionario di
storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Marco Terenzio Varrone, su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Opere di Marco Terenzio Varrone, su Musisque
Deoque. Opere di Marco Terenzio
Varrone, su PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute. Opere di Marco Terenzio Varrone, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Marco Terenzio Varrone, . Opere di Marco
Terenzio Varrone, su Progetto Gutenberg. Audiolibri di Marco Terenzio Varrone,
su LibriVox. Pubblicazioni di Marco
Terenzio Varrone, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la
Recherche et de l'Innovation. M. Ter.
Varronis De lingua Latina libri qui supersunt: cum fragmentis ejusdem, Biponti,
ex typographia societatis. Biblioteca degli scrittori latini con traduzione e
note: Terentii Varronis quae supersunt opera, Venetiis, excudit Joseph
Antonelli, 1846. (LA, FR) Les agronomes latins, Caton, Varron, Columelle,
Palladius, avec la traduction en français, M. Nisard, Paris, Firmin Didot
Fréres, 1856, 53 ss. Grammaticae Romanae
Fragmenta, Gino Funaioli, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri. M. Terenti
Varronis saturarum menippearum reliquiae, cur. Alexander Riese, Lipsiae, in aedibus
B. G. Teubneri.
Varzi: essential Italian philosopher. varzi: essential Italian philosopher. Some Italians do
not consider Varzi an “Italian” philosopher in that his maximal degree was
earned elsewhere! If philosophy is a branch of the belles lettres, part of
Varzi’s essays belong in English literature --. He was written on ‘universal
semantics.’ Achille
Varzi all'Trento. Achille C. Varzi (n. Galliate) è un
filosofo. Esponente della filosofia analitica, in Italia è noto
principalmente per le sue ricerche di logica e per il suo contributo alla
rinascita degli studi in ambito di metafisica e ontologia.
Laureatosi all'Università degli Studi di Trento con una tesi sulle
logiche libere, ha conseguito il Ph.D. in filosofia presso la University of
Toronto (Canada) con una dissertazione sulla semantica universale. Insegna
Logica e Metafisica a Columbia, ove è stato direttore del Dipartimento di
Filosofia. È nel direttivo del Journal of Philosophy e nell'esecutivo
della Stanford Encyclopedia of Philosophy.-- è stato insignito della Targa
Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica e del Premio Paolo Bozzi per
l'Ontologia. Dopo un periodo dedicato soprattutto allo studio
dell'immagine del mondo propria del senso comune, il suo pensiero si è
indirizzato progressivamente verso posizioni di stampo nominalista e
convenzionalista, nella convinzione che "buona parte della struttura che
siamo soliti attribuire alla realtà esterna risieda a ben vedere nella nostra
testa, nelle nostre pratiche organizzatrici, nel complesso sistema di concetti
e categorie che sottendono alla nostra rappresentazione dell'esperienza e al
nostro bisogno di rappresentarla in quel modo".Autore di oltre un
centinaio di pubblicazioni su volumi e riviste specializzate, in Italia Varzi è
noto anche per la sua attività divulgativa (spesso in collaborazione con
Roberto Casati), ispirata al principio secondo cui "la filosofia è una
sfida in cui il pensiero parte dalla semplicità delle cose quotidiane e ne
mostra la meravigliosa complessità". Opere principali: Semplicemente
diaboliche. 100 nuove storie filosofiche (con Roberto Casati), Laterza,
. I modi dell'amicizia (con Maurizio Ferraris), Orthotes, . I colori
del bene, Orthotes, . L'incertezza elettorale (con Roberto Casati),
Aracne, . Le tribolazioni del filosofare. Comedia Metaphysica ne la quale
si tratta de li errori & de le pene de l’Infero (con Claudio Calosi),
Laterza, . Il mondo messo a fuoco, Laterza, . Il pianeta dove
scomparivano le cose. Esercizi di immaginazione filosofica (con Roberto
Casati), Einaudi, Ontologia, Laterza, Semplicità insormontabili39 storie
filosofiche (con Roberto Casati), Laterza, ed. inglese: Parole, oggetti, eventi
e altri argomenti di metafisica, Carocci. An Essay in Universal Semantics,
Kluwer, Parts and Places. The Structures of Spatial Representation (con Roberto
Casati), MIT Press.Theory and Problems of Logic (con John Nolt e Dennis
Rohatyn), McGraw-Hill, trad. it. Logica, McGraw-Hill Italia, Holes and Other
Superficialities (con Roberto Casati), MIT Press, trad. it. Buchi e altre superficialità,
Garzanti, 1996. Studi: Elena Casetta e Valeria Giardino , Mettere a
fuoco il mondo. Conversazioni sulla filosofia di Achille C. Varzi, numero
speciale di IsonomiaEpistemologica, Francesco
Calemi, Achille Varzi. Logica, semantica, metafisica, AlboVersorio, Milano. Elena
Casetta e Valeria Giardino. Il mondo messo a fuoco, Laterza, 4. Dal
risvolto di copertina di Semplicità insormontabili, Laterza. Altre edizioni in
francese, spagnolo, portoghese, greco, cinese, giapponese, coreano, polacco, finlandese.
Da questo libro è stato tratto lo spettacolo teatrale Insurmountable
Simplicities, per la regia di Natalie Glick, presentato dall'All Gone Theatre
Company all'edizione del New York International
Fringe Festival. Sito di Varzi presso la Columbia University, su columbia.edu.
completa di Varzi, su columbia.edu.Biografia "negativa" di Varzi, su
columbia.edu. Intervista ad Achille Varzi di Leonardo Caffo, Rivista italiana
di filosofia analitica. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Varzi: semantica filosofia," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Vasa: essential Italian
philosopher. Andrea Vasa Andrea Vasa (Aggius), filosofo. Andrea VasaSocietà
Filosofica ItalianaCongresso NazionaleL'Aquila. Vasa nacque ad Aggius, paese
della Gallura di forte e suggestivo paesaggio e di forti vicende. Compiuti in
anticipo gli studi secondari, andò a studiare Filosofia all’Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove si laureò nel 1936. Insegnò nel
LiceoGinnasio “Arnaldo” di Brescia dal 1938 al ’43. In quell’anno dovette
interrompere l’insegnamento a causa della sua partecipazione alla Resistenza
con il gruppo che faceva capo a Ferruccio Parri. Alla fine della guerra riprese
l’insegnamento a Milano nel Liceo Classico G. Carducci e poi nel LiceoGinnasio
Alessandro Manzoni. Nel 1951 ottenne la libera docenza. Fu assistente
volontario e poi incaricato di Filosofia della religione nell’Università
Statale di Milano. Vincitore di un concorso a cattedre di Filosofia teoretica,
fu chiamato all’Università degli Studi
di Cagliari e dopo a quella di Firenze.
Si sposò con Giuseppina Brambilla, anch’ella laureata in Filosofia alla
Cattolica. Vasa rimase sempre fortemente legato al paese natale. Il Comune di
Aggius ne ha conservato la memoria.
Pensiero filosofico Negli anni di formazione all’Università Cattolica,
Vasa si trovò a partecipare al tentativo condotto da Gustavo Bontadini, di cui
era allievo e amico, di superare la contrapposizione tra la neoscolastica e il
neoidealismo italiano, comprendendo e assimilando quanto della metafisica
hegeliana e cristiana era in questo indirizzo. In questa operazione Vasa prese
una sua via personale: abbandonò l’interesse metafisico simpatizzando per
l’attualismo gentiliano per quanto esso restituiva all’uomo dignità e
responsabilità, mettendone tuttavia in luce l’impossibilità di una fondazione
logica. Nacquero così le indagini sulla logica di Hegel che portarono a
rilevanti osservazioni critiche riguardo al neoidealismo italiano. Con l’idea che
i valori immanenti costituiscono l’orizzonte trascendentale nella prassi
razionale ed etica dell’uomo veniva a cadere per Vasa l’opposizione di
immanenza e trascendenza. Nella comune
partecipazione alla Resistenza Vasa si legò di amicizia con Mario Dal Pra,
filosofo di profonda esperienza religiosa e sociale e innovatore della
storiografia filosofica. Tramite lui Vasa entrò in contatto con Antonio Banfi,
che rappresentava la Scuola filosofica milanese dell’Università Statale. Nel
confronto con il “razionalismo critico” di Banfi, che mirava a chiarire una
struttura della ragione nel solco della tradizione kantiana e neokantiana, Vasa
pensò ad un razionalismo che andasse oltre ogni struttura presupposta della
ragione verso un orizzonte di possibilità non ancora prevedibili. Questo
pensiero comportava l’idea della ricerca di una logica della possibilità. Si
pose così quella proposta filosofica detta “trascendentalismo della prassi”,
che era radicalmente critica e programmaticamente aperta, e che venne difesa da
Dal Pra e da Vasa, sia nella «Rivista di storia della filosofia» fondata (con
altri) da Dal Pra nel 1946, sia nei Congressi della “Società filosofica
italiana” rinata dopo lo scioglimento imposto dall’autorità fascista. Il
“trascendentalismo della prassi” era contrapposto al "teoricismo",
inteso come il carattere di tutte le filosofie che presuppongono un principio
di datità del reale e del valore, cioè di tutte le filosofie metafisiche. Il
trascendentalismo della prassi non voleva essere una teoria, ma un
atteggiamento pratico possibile, effettivo, che riconosceva la temporalità
della prassi e ne rivendicava la libertà e la responsabillità. La proposta del
trascendentalismo della prassi, che era immediatamente critica del pensiero di
Benedetto Croce e di Giovanni Gentile, ma che investiva tutti gli indirizzi
contemporanei, fu il modo più radicale del domandarsi, in Italia, dopo la
catastrofe della guerra, sul significato della filosofia e della storia della
filosofia. La «Rivista di storia della filosofia» costituì il contatto con il
movimento detto “neoilluminismo”, che, animato da Nicola Abbagnano, avendo come
centro Torino, collegava e confrontava in convegni periodici i nuovi indirizzi
metodologici e antimetafisici.
Affermatisi in Italia gli indirizzi della fenomenologia trascendentale,
della filosofia analitica e del neoempirismo, Vasa, con il suo metodo,
caratterizzato dall’apertura e dalla tensione critica ad un continuo “andar
oltre”, diede di essi interpretazioni originali in numerosi studi e nei corsi
universitari. La sua ricerca, ora caratterizzata come “razionalismo della
prassi”, continuò a mettere in discussione ogni naturalismo limitativo della
libertà dell'uomo. Vasa confermò così l’idea di una “via negativa alla
filosofia” a cui siamo costretti in mancanza di principi universali oggettivi o
di autorità universali nella prassi. Questa negazione confuta la tematizzazione
ingenua del mondo, mette fra parentesi la tradizione, toglie l’unicità di senso
al nostro rapporto con la realtà e, aprendo la ricerca alla prospettiva di
generalizzazioni nuove, risponde al bisogno dell'uomo di costruirsi e
perseguire finalità proprie. Per
influenza dell’amico Ludovico Geymonat, e in discussione con lui, Vasa vide
concretamente nelle scienze in sviluppo l’orizzonte effettivo delle possibilità
razionali, pertanto si cimentò nella comprensione di esse attraverso
l’epistemologia e la logica. Egli esaminò: il moderno formalismo
logico-matematico di Bertrand Russell; l’analisi del linguaggio (formale ed
ordinario) di Ludwig Wittgenstein; il convenzionalismo logico e linguistico che
egli coglieva nel neoempirismo di Rudolf Carnap e nella discussione di Willard
Van Orman Quine sull’ontologia; lo stesso svolgimento dell’epistemologia dagli
inizi col Circolo di Vienna ai successivi sviluppi autocritici e “liberali”; le
rivoluzioni concettuali delle scienze. Erano tutti problemi che avevano
all’origine e segnalavano una crisi del fondamento. Vasa volle chiarirli
leggendovi «la sollecitazione a porre fra parentesi ad aggredire o a variare
all’infinito ogni “conoscenza” di spazi e tempi, di atomi, masse e cause
naturali». La ricerca di Vasa manteneva così l’etica dei fini umani; la logica
era anche logica della speranza; la filosofia ritrovava il senso originario di
“amore della saggezza”. Opere Il
problema della ragione, Bocca, Milano 1951. Ricerche sul razionalismo della
prassi, Sansoni, Firenze 1957. Logica, scienza e prassi, La Nuova Italia,
Firenze 1980. Logica, religione e filosofia. Saggi filosofici, Introduzione di M. Dal Pra, Franco Angeli,
Milano 1983. Logica, scienze della natura e mondo della vita. Lezioni (L.
Handjaras e A. Marinotti), Franco Angeli, Milano 1986. Poeti di Aggius. Michele
Andrea Tortu, Michele Pisanu (Antologia di Salvatore Lepori con prefazione,
traduzione e note di A. Vasa), Nota introduttiva di Giovanni Pirodda, Istituto
Superiore Regionale Etnografico, Nuoro. Mario Dal Pra, Andrea Vasa, Il
Trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza, Maria Grazia
Sandrini, Mimesis / Centro Internazionale Insubrico, Milano . Note In memoria di Andrea Vasa, filosofo della
modernità, La Nuova Sardegna, Treccani: Vasa, Andrea Ragione e libertà. Saggio sul pensiero di
Andrea Vasa A. Vasa, Una discussione con
G. Bontadini su metafisica e filosofia, in Studi di filosofia in onore di G.
Bontadini, Vita e Pensiero, Milano I saggi di Vasa sono raccolti nel volume
Logica, religione e filosofia (Scritti filosofiici A. Vasa, Memoria di Giovanni
Gentile, in «Giornale critico della filosofia italiana», Vedi Benedetto Croce,
Le cosiddette ‘riforme della filosofia’ e in particolare di quella hegeliana,
(a proposito del saggio di Vasa su De Ruggiero), in «Quaderni della Critica», poi
in Indagini su Hegel, Laterza, Bari, Vedi M. Dal Pra, La filosofia italiana oggi,
in «Rivista critica di storia della filosofia», VSul trascendentalismo della
prassi, in Il problema della filosofia oggi. Atti del XVI Congresso nazionale
di Filosofia (Bologna, promosso dalla
SFI, Bocca, Roma-Milano, Vedi: saggi come l’Introduzione alla trad. di E.
Husserl, L’idea della fenomenologia. Cinque lezioni, (M. Rosso), Il Saggiatore,
Milano, Logica e religione di fronte al
compito di una possibile unificazione del sapere, in «Il Pensiero», L’ateismo
religioso di L. Wittgenstein, in «Archivio di Filosofia», 1980 (Esistenza,
Mito, Ermeneutica), e le lezioni raccolte nel volume Logica, scienze della
natura e mondo della vita A. Vasa,
Logica, scienze della natura e mondo della vita102. La frase (di Vasa) compare nella presentazione
editoriale del volume Logica, scienza e prassi
Cesare Luporini, Ettore Casari, Mario Dal Pra, Ludovico Geymonat, Amedeo
Marinotti, Ricordo di Andrea Vasa. Corsi, seminari e , Luciano Handjaras e
Maria Grazia Sandrini, Olschki, Firenze, Ferruccio De Natale, Storicità della
filosofia e filosofia come storiografia. Un dibattito tra filosofi italiani
negli anni Cinquanta, in , Dentro la storiografia filosofica. Questioni di teoria
e didattica, Dedalo, Bari Franco Cambi, Razionalismo e prassi a Milano, Cisalpino-Goliardica,
Milano 1983. Amedeo Marinotti, Luciano Handjaras, Maria Grazia Sandrini,
Ragione e libertà. Saggi sul pensiero di Andrea Vasa, Prefazione di M. Dal Pra,
Franco Angeli, Milano, Mario Dal Pra, Filosofi del Novecento, Angeli, Milano, vi
è raccolto il contributo già in , Ricordo di Andrea Vasa, Olschki, Firenze Carlo
Monti, Religione e prassi nel pensiero di Andrea Vasa, in «La Fortezza. Rivista
di studi», Maria Grazia Sandrini, Liberalismo etico e prospettive
razionalistiche nel pensiero di Andrea Vasa, in M.G. Sandrini, Etica e scienza.
Saggi di filosofia, Carocci, Roma 2003. Maria Grazia Sandrini e Al., Andrea
Vasa uomo e filosofo (Atti del convegno di Aggius. Comprende: relazioni di M.G.
Sandrini, L’eredità vasiana; P.L. Lecis, Viaggio verso una meta incerta.
L’universo dei mondi possibili di A. Vasa; F. Minazzi, La strada per Megara e
l’irriducibilità della libertà umana. Il problema della ragione nel
trascendentalismo della prassi di A. Vasa; E. Palombi, Sul senso dell’uomo nel
pensiero di A. Vasa; alcuni brevi Scritti e testi inediti, F. Minazzi e M.G.
Sandrini, in «Il Protagora», poi in volume con lo stesso titolo, Barbieri,
Manduria 2008. Amedeo Marinotti, Ragione e prassi in Vasa e in Geymonat.
Memoria di una discussione filosofica e di un’amicizia, in Ludovico Geymonat un
maestro del Novecento. Il filosofo, il partigiano e il docente, Fabio Minazzi,
Unicopli, Milano Enrico I. Rambaldi, La
formazione di Andrea Vasa, in Alberto Pala filosofo laico, appassionato delle
scienze. Studi e testimonianze nel 90° dalla nascita, B. Maiorca, Cuec,
Cagliari, Enrico I. Rambaldi, Da Gentile a Hegel. Trascendentalismo e
antifascismo in Andrea Vasa. Con un’appendice di testi e documenti, in «Rivista
di storia della filosofia».
vastarini: essential
Italian philosopher. Francesco Vastarini (L'Aquila), filosofo. Esponente di una
nota famiglia abruzzese. Fu un grande studioso nonché maestro di scherma,
quindi, alla morte della madre, e decise di entrare nell'ordine dei frati
minori cappuccini. Viene citato anche come Francesco Ficetola o Francesco
dell'Aquila. Era dotato di una brillante
vocazione predicatoria che lo portò sino alla corte di papa Urbano VIII. Venne
pubblicamente lodato anche dal Duca di Osuna che gli propose il vescovato di
Pozzuoli e dal Granduca di Toscana che gli propose quello di Fiesole, ma in
entrambi i casi il Vastarini rifiutò.
Nella prima metà Professoresi prodigò per aprire una sede dei cappuccini
nella sua città natale, colpito dalla morte di un suo confratello che il medico
non era riuscito a soccorrere nell'allora sede di San Giuseppe fuori le mura.
nel 1606 acquistò un vasto terreno sul margine orientale della cinta muraria e
nel 1610 vi costruì il convento e la chiesa di San Michele, ancora oggi
esistenti seppur inglobati nel complesso monumentale dell'Emiciclo. Nella sua ultima parte di vita fu inoltre
camerlengo dell'Aquila. Note Giacomo Di Marco, Storia del complesso architettonico,
in Lucio Zazzara , Palazzo dell’Emiciclo e palazzina ex G.I. Maschile.
Rigenerazione e adeguamento sismico a L’Aquila, Pescara, Carsa. Alfonso
Dragonetti234 Frati minori cappuccini
d'Abruzzo, Le attività del Convento Santi Francesco e Chiara di L'Aquila, su fraticappuccini.it.
L'Emiciclo Rinasce, La storia, su emiciclorinasce.it. 9 giugno . Alfonso Dragonetti, Le vite degli illustri
aquilani, L'Aquila, Perchiazzi Editore. Vastarini Cresi
vattimo: essential Italian philosopher.
Gianni Vattimo (n. Torino), filosofo -- not one that provinicial Beaney would
include in his handbooks and dictionariesVattimo’s philosophy shares quite a
bit with Grice’s programme, as anyone familiar with both Vattimo and Grice may
testify. Vattimo has philosophised on Heidegger and Nietzsche, and one of his
essays is on the subject and the maskanother on realityThere is a volume in his
honour.Gianni Vattimo Gianteresio
"Gianni" Vattimo Gianni VattimoParticipante del Foro Internacional
por la Emancipación y la Igualdad (16106465993).jpg Gianni Vattimo nel Dati generali Partito politicoPartito
Comunista (dal ) In precedenza: DS (1999-2004) PdCI (2004-2009) IdV (2009-)
Indipendente (-) Titolo di studioLaurea in Filosofia UniversitàUniversità degli
Studi di Torino Professionefilosofo, professore universitario Gianteresio
Vattimo, detto Gianni (Torino, 4 gennaio 1936), è un filosofo, accademico e
politico italiano. Tra i massimi esponenti della corrente postmoderna, è
teorizzatore del pensiero debole. Nato a Torino, il padre è un poliziotto
calabrese, che muore quando Gianni ha un anno e mezzo, mentre la madre è una
sarta; ha una sorella di otto anni più grande. Durante la guerra si trasferisce
con la famiglia in Calabria nel 1943, restandoci per due anni e ritornando a
Torino nel settembre del 1945. Studente del liceo classico Vincenzo
Gioberti è attivo in quegli anni nella Gioventù Studentesca di Azione
Cattolica, e collabora a Quartodora, rivista del movimento diretta da Michele
L. Straniero. In un'intervista del , si autodefinì come un cattolico militante,
influenzato dalla lettura di Jacques Maritain, Emmanuel Mounier e dei racconti
di Georges Bernanos, portato dalla fede ad un disinteresse per il razionalismo
storico, l'Illuminismo e le filosofie di Hegel e Marx. Allievo di Luigi
Pareyson assieme a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, si è
laureato in filosofia nel 1959 a Torino. Negli anni cinquanta ha lavorato ai
programmi culturali della Rai. Ha conseguito la specializzazione a Heidelberg,
con Karl Löwith e Hans Georg Gadamer, di cui ha introdotto il pensiero in
Italia. Nel 1964 è diventato professore incaricato e nel 1969 ordinario di
estetica all'Torino, nella quale è stato preside, negli anni settanta, della
facoltà di Lettere e Filosofia. Dal 1982 al 2008 è stato ordinario di filosofia
teoretica presso la stessa università. In seguito è stato nominato professore
emerito, titolo che non gli precluse, in futuro, lo svolgimento di eventuali
attività didattiche presso la suddetta università. Nel 1986 ha ideato e
condotto su Raitre il programma televisivo di divulgazione filosofica La
clessidra. Ha insegnato come visiting professor negli Stati Uniti e ha
tenuto seminari in diversi atenei del mondo. È stato direttore della Rivista di
estetica, membro di comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere,
socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino, nonché
editorialista per i quotidiani La Stampa e La Repubblica e per il settimanale
L'espresso. Attualmente dirige la rivista Tropos. Rivista di ermeneutica e
critica filosofica (edita da Aracne Editrice). Per le sue opere ha ricevuto
lauree honoris causa dalle La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad
Nacional Mayor de San Marcos di Lima. È stato più volte docente alle Vacances
de l'Esprit. Ha svolto attività politica in diverse formazioni: prima nel
Partito Radicale, poi in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici
di Sinistra (dal 25 aprile 1999 al 30 gennaio 2004), per i quali è stato
parlamentare europeo, e nel Partito dei Comunisti Italiani -- è stato candidato da una lista civica a
sindaco di una cittadina calabrese, San Giovanni in Fiore (Cs), per combattere
la "degenerazione intellettuale" che affliggeva quel paese, ma non è
riuscito ad arrivare al secondo turno. Il 30 marzo 2009 ha annunciato la
sua candidatura a parlamentare europeo nelle liste dell'Italia dei Valori di Antonio
Di Pietro, rivendicando tuttavia le proprie origini comuniste, venendo eletto
nella circoscrizione Nord-Ovest. Il 21 gennaio , giorno dell'anniversario
della fondazione del PCd'I, annuncia la sua adesione al Partito
Comunista. Il suo ideale politico-religioso si riassume in una forma da
lui definita "comunismo cristiano" e "comunismo
ermeneutico", un' ideale antidogmatico di "comunismo debole" nel
pensiero e nell'essere, che si ispira alla vita comunitaria delle prime
comunità cristiane. Esso rinnega e si oppone alla violenza delle
industrializzazione pesante forzata e dello stalinismo in genere, così come
anche alle tesi di Lenin e del terrorismo, muovendo a favore di una sinistra
improntata al dialogo, alla dialettica e alla tolleranza. Controversie
Accuse di antisemitismo Vattimo è stato accusato di antisemitismo, a causa
delle sue dichiarazioni sul controllo ebraico di banche, dove affermava:
"Ricordiamoci che la Federal Reserve è di proprietà di Rothschild e
Rockefeller" (anche se la famiglia Rockefeller non è ebrea). Renzo
Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, lo accusò di
antisemitismo, additando le sue dichiarazioni come "parole di odio che non
aggiungono nulla di nuovo e che sono accompagnate dalla riproposizione squallida
di stereotipi antisemiti". Anche Rabbi Barbara Aiello, primo rabbino donna
in Italia, ha corroborato queste accuse, tacciando Vattimo di
antisemitismo. Il 9 gennaio 2009 ha rilasciato un'intervista al Corriere
in cui dichiara, riguardo a Israele «bisognerebbe procurarsi missili più
efficaci dei Qassam e portarli laggiù» La dichiarazione, riferita ai
missili Qassam con cui Hamas colpisce Israele, ha suscitato molte polemiche. Il
filosofo ha tuttavia chiarito che le sue prese di posizione sono rivolte contro
Israele e che non hanno nulla a che vedere con l’antisemitismo.
Sull'aggressione a Berlusconi In occasione dell'aggressione di Massimo
Tartaglia a Silvio Berlusconi nel dicembre 2009, ha espresso a Radio Radicale
la convinzione che quell'aggressione fosse stata una montatura; ha affermato
inoltre che se l'aggressore avesse voluto veramente fare del male a Berlusconi
era preferibile usare una pistola invece di una statuetta. Pensiero Nelle
sue opere Gianni Vattimo si è occupato dell'ontologia ermeneutica
contemporanea, proponendone una propria interpretazione, che ha chiamato
pensiero debole, in contrapposizione con le diverse forme di pensiero forte
dell'Otto-Novecento: l'hegelismo con la sua dialettica, il marxismo, la
fenomenologia, la psicanalisi, lo strutturalismo. Ognuno di questi movimenti si
è proposto come superamento delle posizioni filosofiche precedenti e
smascheramento dei loro errori. Ma ogni volta l'errore, secondo Vattimo,
consisterebbe proprio in questo gesto teoretico. Non ci sono nuovi inizi,
l'errore consiste proprio nella volontà di rifondare "fundamenta
inconcussa" che non vi possono essere. Il pensiero debole è invece un
atteggiamento della postmodernità che accetta il peso dell'"errore",
ossia del caduco, dell'effimero, di tutto ciò che è storico e umano. È la
nozione di verità a doversi modellare sulla dimensione umana, non
viceversa. Il pensiero debole Secondo Vattimo il pensiero debole è la
chiave per la democratizzazione della società, la diminuzione della violenza e
la diffusione del pluralismo e della tolleranza. In questo senso deve essere
almeno segnalata la grande e decisiva importanza che assume nel suo pensiero la
nozione di nichilismo, che rimette all'eredità di Nietzsche e Heidegger e si
lega a vari temi vattimiani (dall'etica, alla politica, dalla
religionel'indebolimento di Dioalla teoria della comunicazione). Con le sue
opere più recenti (in particolare Credere di credere) ha rivendicato al proprio
pensiero anche la qualifica di autentica filosofia cristiana per la
postmodernità. Avvalendosi infatti della visione cristiana del maestro
Pareyson e del teologo Sergio Quinzio, Vattimo rifiuta l'identificazione di Dio
nell'essere razionale, così come concepito dalla tradizione filosofica
occidentale. Di Pareyson e Quinzio, però, non condivide la visione religiosa
tragica. Suggestionato dalle opere dell'antropologo francese René Girard,
Vattimo legge la vicenda di Cristo come rifiuto di ogni sacrificio, anzitutto
umano ed esistenziale. La kénosis (lett. "svuotamento") divina è a
vantaggio della libertà e della pace umana. Le ultime posizioni del
filosofo rappresentano una svolta, sia nella sua impostazione filosofica
dell'interpretazione del presente, sia nel campo dell'attività politica. Nel
2004 abbandona il partito dei Democratici di Sinistra e abbraccia il marxismo
rivalutandone positivamente l'autenticità e validità dei principi progettuali,
auspicando un "ritorno" al pensiero del filosofo di Treviri e a un
comunismo epurato dagli sviluppi delle distorte politiche pubbliche sovietiche
da superare dialetticamente. Per quanto la svolta possa apparire
contraddittoria con le precedenti posizioni, Vattimo rivendica la continuità
delle nuove scelte con il processo di ricerca sul pensiero debole, pur
ammettendo il cambiamento di "molte delle sue idee". È lo stesso
filosofo a parlare di un "Marx indebolito", ovvero di una base
ideologica capace di illustrare la vera natura del comunismo e adatta nella
pratica politica a superare ogni tipo di pudore liberal. L'approdo al marxismo
si configura quindi come una tappa dello sviluppo del pensiero debole,
arricchito nella prassi da una prospettiva politica concreta. Etica e
natura Vattimo ha anche espresso posizioni ambientaliste ed in particolare a
favore dei diritti degli animali. Ad esempio ha dichiarato: «In un'epoca
in cui l'umanità si vede sempre più minacciata nelle stesse elementari
possibilità di sopravvivenza (la fame, la morte atomica, l'inquinamento) la
nostra radicale fratellanza con gli animali si presenta in una luce più
immediata ed evidente.» Da parlamentare europeo si è battuto, tra
l'altro, contro la sperimentazione animale e contro il maltrattamento degli
animali negli allevamenti. Vita privata Vattimo ha pubblicamente
dichiarato la sua omosessualità, che concilia con la sua fede cristiana. Negli
ultimi anni d'insegnamento universitario ha infatti sviluppato una concezione
di Cristianesimo "secolarizzato", il quale, conseguentemente, non
necessita di istituzioni ecclesiastiche, fondandosi sulla kénosis, ossia
sull'abbassamento e sull'indebolimento dell'idea di Dio. Per il filosofo il non
riconoscimento di un "assoluto", inteso come una verità definitiva,
porterebbe ad una maggiore accettazione della diversità sociale e culturale.
Il compagno da 11 anni di Vattimo, Sergio Mamino, storico dell'architettura,
malato di tumore ai polmoni, muore nel bagno dell'aereo che lo stava portando
nei Paesi Bassi per effettuare un'eutanasia. Ad accompagnarlo c'era con lui
sull'aereo lo stesso Vattimo. Ha collaborato con vari quotidiani italiani
e stranieri (La Stampa, L'Unità, il manifesto, Il Fatto Quotidiano, Clarín, El
País), con editoriali e riflessioni critiche su vari temi di attualità,
politica e cultura. Opere principali Il concetto di fare in Aristotele,
Giappichelli, Torino, Essere, storia e linguaggio in Heidegger, Filosofia,
Torino, 1963 Ipotesi su Nietzsche, Giappichelli, Torino, 1967 Poesia e
ontologia, Mursia, Milano Schleiermacher, filosofo dell'interpretazione, Mursia,
Milano, Introduzione ad Heidegger, Laterza, Roma-Bari, Il soggetto e la
maschera, Bompiani, Milano, 1974 Le avventure della differenza, Garzanti,
Milano, 1980 Al di là del soggetto, Feltrinelli, Milano, Il pensiero debole,
Feltrinelli, Milano (G. Vattimo e P. A. Rovatti) La fine della modernità,
Garzanti, Milano, 1985 Introduzione a Nietzsche, Laterza, Roma-Bari, 1985 La
società trasparente, Garzanti, Milano, Etica dell'interpretazione, Rosenberg
& Sellier, Torino, 1989 Filosofia al presente, Garzanti, Milano, 1990 Oltre
l'interpretazione, Laterza, Roma-Bari, 1994 Credere di credere, Garzanti,
Milano, 1996 Vocazione e responsabilità del filosofo, Il Melangolo, Genova, Dialogo
con Nietzsche. Saggi 1961-2000, Garzanti, Milano, 2001 Tecnica ed esistenza.
Una mappa filosofica del Novecento, Bruno Mondadori, Milano, 2002 Dopo la
cristianità. Per un cristianesimo non religioso, Garzanti, Milano, Nichilismo
ed emancipazione. Etica, politica e diritto, S. Zabala, Garzanti, Milano, 2003
Il socialismo ossia l'Europa, Trauben. Il Futuro della Religione, con Richard Rorty.
S. Zabala, Garzanti, Milano, Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e
relativismo, con René Girard. P. Antonello, Transeuropa Edizioni, Massa, 2006
Non essere Dio. Un'autobiografia a quattro mani, con Piergiorgio Paterlini,
Aliberti editore, Reggio Emilia, 2006 Ecce comu. Come si ri-diventa ciò che si
era, Fazi, Roma, After the Death of God, con John D. Caputo, Columbia
University Press. Addio alla Verità, Meltemi, 2009 Introduzione all'estetica,
Edizioni ETS, Pisa Magnificat. Un'idea
di montagna, Vivalda, Hermeneutic
Communism: From Heidegger to Marx, con Santiago Zabala, Columbia University
Press, Della realtà, Garzanti, Milano, Ha pubblicato presso Laterza un annuario
filosofico a carattere monografico (Filosofia). La sezione Filosofia 86 ha
vinto il Premio Brancati nel 1987. Critica Vattimo a Lima, Perú. Rossano
Pecoraro, Niilismo e Pós(Modernidade). Introdução ao pensamento fraco de Gianni
Vattimo, Rio de Janeiro-San Paolo, PUC-Loyola ED. "Dossier Vattimo",
Rossano Pecoraro, in: "Alceu". Rivista del Dip. di Comunicazione
della Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro (disponibile on line).
(2006) Davide Monaco, Gianni Vattimo. Ontologia ermeneutica, cristianesimo e
postmodernità, Ets, Pisa 2006. (2006) Martin G. Weiss, Gianni Vattimo.
Einführung. Vienna, Passagen Giovanni Giorgio, Il pensiero di Gianni Vattimo.
L'emancipazione della metafisica tra dialettica ed ermeneutica, Franco Angeli,
Milano, Weakening Philosophy. Essays in Honour of Gianni Vattimo, Edited by
Santiago Zabala, Montréal: McGill-Queen's University Press, Numero della
rivista A Parte Rei (Madrid), v. 54, dedicato a Vattimo (disponibile on line). Pensare
l'attualità, cambiare il mondo, G. Chiurazzi, Bruno Mondadori, Milano. Enrico
Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello,
Sini, Ets, Pisa L'apertura del presente.
Sull'ontologia ermeneutica di Gianni Vattimo, L. Bagetto, Tropos. Rivista di
ermeneutica e critica filosofica, anno I, numero speciale. Mario Kopić, Gianni
Vattimo Čitanka / Gianni Vattimo Reader. Zagabria, Antibarbarus. Carlos Muñoz
Gutiérrez, Daniel Mariano Leiro, Víctor Samuel Rivera , Ontología del declinar.
Diálogos con la hermenéutica nihilista de Gianni Vattimo, Buenos Aires, Biblos.
Carlos Pairetti, Introducción al pensamiento de Gianni Vattimo: Nihilismo y
hermenéutica, Córdoba, Editorial de la Universidad Católica de Córdoba. ()
Teresa Oñate, Daniel Leiro, Óscar Cubo, Amanda Nuñez , El compromiso del
espíritu actual. Con Gianni Vattimo en Turín, Cuenca, Aldebarán. () Ricardo
Milla, Vattimo y la hermenéutica política, in Isegoria (Madrid), Ricardo Milla,
Emancipación de la metafísica. Hermenéutica política en Gianni Vattimo, in
Perseitas (Colombia), funlam.edu.co/revistas/index.php/perseitas/article/view Brais
González Arribas, Reduciendo la violencia. La hermenéutica nihilista de Gianni
Vattimo. Madrid, Dykinson.
Note //fondazioneveranocentini.it/images/allegati/pdf/Vattimo_Gianni.pdf Movi100Cent'anni di Movimento Studenti di
Azione Cattolica, su movi100.azionecattolica.it. Claudio Gallo, Gianni Vattimo Interview, su
publicseminar.org, 11 luglio . Vattimo: viva i giustizialisti. Corro con Tonino
Di Pietro. Marco Rizzo con Gramsci alla Camera (il nipote omonimo) e il
filosofo Vattimo, nuovi iscritti al Partito Comunista. Sabato prossimo. Comitato
Centrale a Livorno, su Ilpartitocomunista.it, Ian Angus, Interview with Gianni
Vattimo: “Only Weak Communism Can Save Us”, su MRANSA, Italian philosopher
politician slammed as anti-Semite, su lagazzettadelmezzogiorno.it. 'Shoot those bastard Zionists': Italian
scholar, su thelocal.it Corriere della Sera, 9/1/2009 -Non acquistiamo i
prodotti di lì, su archiviostorico.corriere.it. Repubblica.it -Vattimo:
"Non sono un antisemita. Solo anti-israeliano", su torino.repubblica.it.
3 aprile (archiviato il 18 gennaio
). A Radio Radicale Il delirio di
Vattimo: «Per fargli male doveva sparare»
Il Giornale, In questo senso Cfr,
tra molti, La fine della modernità e Nichilismo ed emancipazione. Etica,
politica e diritto, dello stesso Vattimo e Niilismo e (Pós-Modernidade)
dell'italo-brasiliano Rossano Pecoraro, libro pubblicato a Rio de Janeiro e San
Paolo. Da Animali quarto mondo, in , I
diritti degli animali, L. Battaglia e S. Castignone, Ed. Centro di Bioetica,
Genova. Dichiarazione scritta sul riconoscimento dell'obiezione di coscienza
alla sperimentazione animale nell'UE, su giannivattimo.it. Interrogazione
scritta alla Commissione sul benessere degli animali, su giannivattimo.it. 4
agosto 15 maggio 2006). Vattimo: accanimento sui gay, ma io non bacio
in pubblico -- Corriere della Sera, su corriere.it. «Il mio compagno voleva farla finita Ma morì
in viaggio tra le mie braccia» Corriere della Sera, su corriere.it. Albo d'oro
premio Brancati, su comune.zafferana-etnea.ct.it. Pensiero debole Altri
progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Gianni Vattimo Collabora a
Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gianni
Vattimo Blog ufficiale, su
giannivattimo.blogspot.com. Gianni Vattimo,
su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.
Opere di Gianni Vattimo, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Gianni Vattimo, su europarl.europa.eu,
Parlamento europeo. Registrazioni di
Gianni Vattimo, su RadioRadicale.it, Radio Radicale. Vattimo in Revista A parte
rei, su personales.ya.com. Vattimo in una discussione sui fatti dell'11
settembre e sul Pensiero Unico (video), su
mito11settembre.it. Lezione di congedo dall'Torino di Gianni VattimoLa verità e
l’evento: dal dialogo al conflitto, 14 ottobre 2008, su teologiaeliberazione.blogspot.com.
Credere di credere. Genesi e significato di una conversione debole Giornale di
filosofia della religione Gianni Vattimo. Un comunista postmoderno? (di
Costanzo Preve) Gianni Vattimo sul RAI
Filosofia, su filosofia.rai.it. Rassegna in spagnolo di Ecce Comu in Isegoria.Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Vattimo," The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
Veca: Grice: “I like
Veca. Like me, he speaks of altruisn, and he has contributed to a collective
volume, “Cooperare e competere.”” Essential Italian philosopher. Salvatore
Veca (Roma), filosofo. Ha svolto un ruolo chiave nell'introduzione nel
dibattito culturale italiano dell'approccio alla filosofia politica derivato
dall'impostazione di John Rawls, divenendo un punto di riferimento filosofico
della sinistra non marxista a partire dagli anni '70 e '80, sia come teorico
che come militante. La sua formazione di tipo analitico (sensibile quindi alle
metodologie e alle questioni della filosofia del linguaggio e della logica),
insolita rispetto alla figura del teorico politico così come tradizionalmente
concepito in Italia, ha permesso alla sua riflessione di spaziare anche negli
ambiti dell'epistemologia e della metafisica, indagandone le connessioni con
l'ambito della filosofia morale e politica. Ha dato un impulso decisivo,
nel dibattito filosofico italiano, a temi quali il realismo, il problema della
completezza nelle teorie epistemiche e politiche, la giustizia globale e la
sostenibilità, accogliendo suggestioni da parte del mondo anglo-sassone
rielaborate con uno stile originale. Salvatore Veca ha studiato
Filosofia all'Milano, dove si è laureato nel 1966 con una tesi in Filosofia
teoretica, condotta sotto la guida di Enzo Paci e Ludovico Geymonat. Dal 1966
al 1973, è stato assistente volontario, borsista CNR e assistente incaricato
presso la cattedra di Filosofia teoretica dell'Milano. -- è stato professore incaricato di Filosofia
politica presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università della
Calabria. -- è stato professore incaricato di Storia delle istituzioni e
delle strutture sociali presso la Facoltà di Lettere e filosofia
dell'Bologna. Dal 1978 al 1986 è stato professore incaricato, professore
incaricato stabilizzato e professore associato di Filosofia politica presso la
Facoltà di Scienze Politiche dell'Milano. -- è stato professore
straordinario di Filosofia politica presso la Facoltà di Lettere e filosofia
dell'Firenze. Dal 1990 al 2006 è stato Professore di Filosofia politica
presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Pavia. Dal 1996 al 1999 è
stato vicepreside della Facoltà di Scienze politiche dell'Pavia. Dal 1999 al
2005 è stato preside della Facoltà di Scienze politiche dell'Pavia. Dal
1998 al 2005 è stato membro del Comitato direttivo della Scuola Superiore IUSS
di Pavia. Dal 2000 al è stato rettore
del Collegio Universitario Giasone del Maino di Pavia. Dal 2001 al 2006 è
stato direttore del Centro interdipartimentale di Studi e Ricerche in Filosofia
sociale dell'Pavia. -- è stato prorettore per la didattica dell'Pavia.
Dal 2003 al 2006 è stato componente del Consiglio di amministrazione della
Fondazione Romagnosi di Pavia e del Comitato scientifico dell’European Centre
for Training and Research in Earthquake Engineering presso l'Pavia. Ha fatto
parte del Consiglio d'amministrazione dell'Istituto italiano di scienze umane
di Firenze. -- è stato vicedirettore dell'Istituto Universitario di Studi
Superiori di Pavia. Dal 2005 al è stato
coordinatore dei corsi ordinari dell'Istituto Universitario di Studi Superiori
di Pavia. Dal al è prorettore vicario dell'Istituto
Universitario di Studi Superiori di Pavia. Dal 2006 al è Professore di Filosofia politica presso
l'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia. Conclusa la sua
carriera accademica nel , Veca attualmente insegna Filosofia politica nelle
Classi di Scienze umane e Scienze sociali dell'Istituto Universitario di Studi
Superiori di Pavia. Nella sua lunga carriera Veca ha tenuto seminari e
cicli di lezioni all'Cambridge (Christ's College), a San Paolo, all'Campinas, a'Bogotà,
all'Evora, alla Sorbonne, all'Grenoble, all'Istituto Universitario
Europeo. Carriera editoriale Salvatore Veca ha svolto un'intensa attività
di consulenza e direzione editoriale. Nel 1974 Veca ha assunto, grazie a
un invito del prof. Giuseppe Del Bo, la direzione scientifica della Fondazione
Giangiacomo Feltrinelli di Milano. -- è stato presidente della Fondazione
Feltrinelli, promuovendo lo sviluppo del suo Centro di Scienza politica.
Direttore degli "Annali" della Fondazione, Veca ha impegnato
l'istituzione in una ampia gamma di attività di ricerca, documentazione e
pubblicazione nell'ambito della teoria politica e sociale contemporanea che
perseguono lo scopo di coniugare la tradizione della ricerca storico-sociale
con l'innovazione dei metodi e degli esiti della teoria normativa e descrittiva
della politica. Ha coordinato le attività del Seminario annuale di Filosofia
politica, promosso dalla Feltrinelli in collaborazione con il Centro Studi
Politici "Paolo Farneti" di Torino e la Scuola Normale Superiore di
Pisa. Nel 2000 avvia il progetto della “Biblioteca europea” della Fondazione
Feltrinelli, di cui è attualmente direttore. Nel è stato designato Presidente onorario della
Fondazione Feltrinelli ed è direttore scientifico del suo Laboratorio
Expo. Veca è inoltre stato condirettore di Aut Aut con Enzo Paci e P.A.
Rovatti dal 1971 al 1973. Ha diretto la collana Readings per l'Università della
Casa editrice Feltrinelli, di cui è consulente per la saggistica nel campo
della filosofia e della teoria politica e sociale. -- è stato consulente della
saggistica de il Saggiatore, di cui ha diretto, con Marco Mondadori, la collana
Theoria. Fa parte o ha fatto parte del comitato scientifico o di
direzione di riviste quali "Rassegna italiana di sociologia",
"Teoria politica", "Biblioteca della libertà",
"Transizione", "Etica degli affari", "Iride",
"European Journal of Philosophy", "Filosofia e questioni
pubbliche", "Reset", "Quaderni di Scienza politica",
"Il Politico", "Rivista di filosofia", “Italianieuropei”. È
attualmente direttore de “Il giornale di Socrate al caffè. Bimestrale di
cultura e conversazione civile”. Nel
è curatore scientifico della Carta di Milano per Expo . Ruoli ed
incarichi Fa parte del Comitato direttivo di "Politeia", Centro per
la ricerca e la formazione in politica ed etica diMilano, di cui è stato uno
dei fondatori. È stato componente del Comitato etico dell'IstitutoEuropeo di
Oncologia di Milano e del Comitato etico dell'Istituto Mondino di Pavia. Ha
fatto parte del Comitato scientifico della Fondazione Rosselli di Torino. -- è
stato coordinatore del Comitato Scientifico della ARIF (Associazione per la
ricerca e l'insegnamento della filosofia). Dal 1988 al 1992 e dal 2001 al 2005
ha fatto parte del Consiglio direttivo nazionale della Società Filosofica
italiana. È stato componente del Consiglio nazionale presso il Ministero dei
Beni culturali e ambientali. -- è
stato presidente dell'Associazione “I quattro cavalieri” che ha promosso le
attività dell’ensemble cameristico “I solisti di Pavia”, diretto dal maestro
Enrico Dindo.-- è componente del Comitato generale Premi della Fondazione
Balzan “Premio” di Milano. Dal 2006 è presidente della Fondazione Campus
di Lucca. -- è stato direttore delle
Scuole di formazione politica dell'Associazione “Libertà e giustizia”. --
è stato presidente della Fondazione
Paolo GrassiLa voce della culturadi Milano. Dal 2009 è Presidente del Comitato
Generale Premi della Fondazione Balzan di Milano. -- è membro del Comitato
dei Garanti della Scuola Galileiana di Studi Superiori di Padova.
Dal è socio corrispondente residente
della Classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere. Dal è consigliere della Fondazione del Centenario
della BSI di Lugano. Dal è membro del
Comitato Scientifico della Fondazione Gualtiero Marchesi. Dal è Accademico corrispondente non residente
della Classe di Scienze Morali dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di
Bologna. Dal è designato dall'Pavia quale
Garante dei diritti degli studenti. Dal
è presidente della Casa della Cultura di Milano. Dal è socio corrispondente non residente
dell'Accademia delle Scienze di Torino. Dal è membro effettivo dell'Istituto Lombardo di
Lettere e Scienze e componente del Comitato dei Garanti del FAI. Premi
Nel 1998 ha ricevuto il Premio Castiglioncellosezione di filosofiaper il libro
Dell'incertezza e gli è stata conferita, con decreto del Presidente della
Repubblica, la medaglia d'oro e il diploma di prima classe, riservati ai
Benemeriti della Scienza e della Cultura. Ha ricevuto il premio dell'Accademia
di Carrara per il libro La filosofia politica. Ha ricevuto il premio per
la filosofia “Viaggio a Siracusa” per il libro La priorità del male e l'offerta
filosofica. Nel 2009 ha ricevuto il premio “Ponte per la cultura” della
Fondazione Europea Guido Venosta per il libro Etica e verità. Nel gli è stata conferita la medaglia d'oro di
benemerenza civica dal Comune di Milano. Pensiero Nel pensiero di Veca
sono individuabili tre fasi distinte. La prima fase della sua ricerca
scientifica è stata dedicata a questioni di teoria della conoscenza o di
epistemologia. Nel 1969 Veca ha pubblicato il volume Fondazione e modalità in
Kant e numerosi articoli su problemi di filosofia della logica, della
matematica e della fisica nel pensiero di Alfred North Whitehead, Gottlob
Frege, Ernst Cassirer e Willard Van Orman Quine. Il centro di interesse
scientifico di Veca si sposta sulle teorie di Karl Marx in rapporto alle
scienze economiche, sociali e politiche, delineando una seconda fase di ricerca
i cui esiti sono formulati nel volume, Marx e la critica dell'economia politica
e, soprattutto, nel Saggio sul programma scientifico di Marx. Si impegna
in un programma di ricerca nell'ambito della filosofia politica influenzato
dalla prospettiva della teoria normativa della politica. Dopo il libro, Le
mosse della ragione, introduce nella cultura filosofica italiana la discussione
sulle teorie della giustizia con il volume, La società giusta ed elabora e
sviluppa la sua prospettiva teorica in Questioni di giustizia e Una filosofia
pubblica. Nel 1988 Veca dedica un volume divulgativo agli esiti di questa fase
della sua ricerca, L'altruismo e la morale, scritto con Francesco Alberoni.
Gli sviluppi successivi della sua ricerca, orientata al problema dei rapporti
fra teoria normativa e teoria descrittiva della politica e incentrata sulla
questione del pluralismo come fatto e come valore per la teoria democratica,
sono rinvenibili nel saggio Libertà e eguaglianza. Una prospettiva filosofica
in Progetto Ottantanove, scritto con Alberto Martinelli e Michele Salvati, nel
libro Etica e politica e, in particolare, nei libri Cittadinanza. Riflessioni
filosofiche sull'idea di emancipazione e Questioni di giustizia. Corso di
filosofia politica. Dal 1991 al 1996 Veca lavora alla stesura di tre
meditazioni filosofiche intorno a questioni di verità, giustizia e identità, in
cui estende la gamma dei suoi interessi teorici rispetto ai lavori degli anni
Ottanta. Sviluppando una serie di idee originariamente presentate in Questioni
di vita e conversazioni filosofiche, gli esiti di questa ricerca sono contenuti
nel libro Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche. Pubblica, con
Sebastiano Maffettone, l'antologia L'idea di giustizia da Platone a Rawls. Nel
1998 pubblica una raccolta di saggi di filosofia sociale e politica, Della
lealtà civile. Saggi e messaggi nella bottiglia e un libro dedicato alla
interpretazione e alla ricostruzione della teoria politica normativa di fine
secolo, intitolato La filosofia politica. Nel 2001 pubblica La penultima
parola e altri enigmi. Questioni di filosofia, in cui sono approfonditi alcuni
esiti di Dell'incertezza ed è affrontata, nella prima parte, la questione metateorica
della relazione fra l'attività filosofica e la sua storia nel tempo. Nel 2002
pubblica La bellezza e gli oppressi. Dieci lezioni sull'idea di giustizia, in
cui sono presentate alcune idee di base per una teoria della giustizia globale.
Nel 2004 presenta la sua prospettiva filosofica in un libro divulgativo di
dialoghi con sua nipote Camilla, Il giardino delle idee. Quattro passi nel
mondo della filosofia. Nel 2005 pubblica La priorità del male e l'offerta
filosofica, in cui sviluppa e approfondisce le questioni di una teoria della
giustizia globale e mette a fuoco, fra l'altro, le connessioni fra l'offerta di
filosofia politica e le circostanze e i soggetti di politica. Pubblica Le
cose della vita. Congetture, conversazioni e lezioni personali, in cui estende
l'esame delle questioni di vita, inteso come tentativo di autoritratto, e lo
connette al problema dell'eredità intellettuale, nel senso della dimensione
storica del sapere filosofico. Nel 2009 pubblica Dizionario minimo. Per
la convivenza democratica, in cui esamina e discute alcuni temi fondamentali
per l'interpretazione e la valutazione della forma di vita democratica, sulla
base di una tesi sulla natura della libertà democratica. Pubblica inoltre Etica
e verità, in cui sono raccolti cinque saggi brevi incentrati sui rapporti fra
la crescita dell'impresa scientifica e i nostri criteri di giudizio etico, e
Quattro lezioni sull'idea di incompletezza, in cui presenta i primi risultati
di una ricerca filosofica sull'idea di incompletezza, messa a fuoco in distinti
domini di applicazione, quali quello della interpretazione, della
giustificazione e della dimostrazione. Nel pubblica L'idea di incompletezza. Quattro
lezioni, in cui espone gli esiti più maturi delle sue ricerche filosofiche sul
paradigma dell'incompletezza, cercando di esplicitarne la coerenza e la
connessione con il paradigma dell'incertezza. Nel pubblica L'immaginazione filosofica e altri
saggi, in cui sviluppa il tema dell'immaginazione filosofica a partire dalle
tesi conclusive del contributo all'idea di incompletezza e sullo sfondo di una
definizione delle principali linee della propria ricerca filosofica.
Nel pubblica Un'idea di laicità, in cui
propone un argomento a favore della laicità delle istituzioni e delle scelte
sociali basato su un'interpretazione della natura della libertà democratica e
del fatto del pluralismo. Nel
pubblica il pamphlet intitolato Non c'è alternativa. Falso!, in cui
mette a fuoco, in una prospettiva filosofica, alcuni aspetti rilevanti della
crisi economica strutturale e dei rapporti fra capitalismo e democrazia
rappresentativa. Nel pubblica La
gran città del genere umano. Dieci conversazioni filosofiche, una raccolta di
saggi su temi differenti accomunati dalla prospettiva globale “degli occhi del
resto d'umanità”. Nel pubblica La barca
di Neurath. Sette saggi brevi, in cui affronta questioni epistemologiche,
normative e metafilosofiche sullo sfondo del paradigma dell'incertezza e
dell'incompletezza. Nel è curatore
del volume degli Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Laboratorio
Expo. The Many Faces of Sustanaibility, che raccoglie gli esiti più
significativi della ricerca di Laboratorio Expo. Del è Il senso della possibilità, dove Veca,
raccogliendo intuizioni sviluppate in quegli anni nelle lezioni presso la
Scuola Superiore IUSS di Pavia, espone il suo maturato interesse per la
l'interpretazione filosofica delle modalità. In particolare, per Veca le
questioni metafisiche delle modalità (specie il confronto tra mondo attuale e
mondi possibili, esaminando le differenti posizioni di Kripke, Lewis,
Armstrong) costituirebbero la chiave di volta filosofica a cui si riconducono
le questioni normative ed ontologiche relative all'epistemologia, all'etica e
alla politica esposte ne L'idea di incompletezza e Dell'incertezza. In
particolare, la distinzione tra mondi possibili e realtà modale, che fornirebbe
una fondazione analitica alla compatibilità tra costruttivismo e realismo
filosofico, proposta in chiusura del volume, può considerarsi l'apertura di una
nuova fase del pensiero di Veca, stavolta di stampo prettamente metafisico, e
che si ricollega peraltro all'interesse per le modalità centrale nella sua
opera prima. Opere Fondazione e modalità in Kant. Milano, Il
Saggiatore, Marx e le critiche dell'economia. Milano, Il Saggiatore, Saggio sul
programma scientifico di Marx. Milano, Il Saggiatore, Le mosse della ragione.
Milano, Il Saggiatore, 1980; La società giusta. Argomenti per il
contrattualismo. Milano, Il Saggiatore, Crisi della democrazia e neocontrattualismo
(con Norberto Bobbio e Giuliano Pontara). Roma, Riuniti, 1984; Questioni di giustizia.
Parma, Pratiche, Cooperare e competere. Milano, Feltrinelli, Una filosofia
pubblica. Milano, Feltrinelli, L'Altruismo e la morale (con Francesco Alberoni).
Milano, Garzanti, Etica e politica.
Milano, Garzanti, Progetto Ottantanove (con Alberto Martinelli e Michele
Salvati). Milano, Il Saggiatore,Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull'idea
di emancipazione. Milano, Feltrinelli, Questioni di vita e conversazioni
filosofiche. Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, Questioni di
giustizia. Corso di filosofia politica. Torino, Einaudi, Europa Universitas. Tre saggi sull'impresa
scientifica europea, (con Giulio Giorello e Tullio Regge). Milano, Feltrinelli,
Filosofia, politica, società. Annali di etica pubblica, (con Sebastiano Maffettone).
Roma, Donzelli, L'Idea di giustizia da
Platone a Rawls, (con Sebastiano Maffettone). Roma-Bari, Laterza, Dell'incertezza.
Tre meditazioni filosofiche. Milano, Feltrinelli, La politica e l'amicizia (con
Enrico Berti). Milano, Edizioni lavoro, Della lealtà civile. Saggi e messaggi
nella bottiglia. Milano, Feltrinelli, La penultima parola e altri enigmi.
Roma-Bari, Laterza, La filosofia politica. Roma-Bari, Laterza, La bellezza e
gli oppressi. Dieci lezioni sull'idea di giustizia. Milano, Feltrinelli, Il giardino delle idee. Quattro passi nel
mondo della filosofia. Milano, Frassinelli, collana "I libri di Arnoldo
Mosca Mondadori", La priorità del
male e l'offerta filosofica. Milano, Feltrinelli, Le cose della vita. Congetture, conversazioni
e lezioni personali. Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, Dizionario
minimo. Le parole della filosofia per una convivenza democratica. Milano,
Frassinelli, Quattro lezioni sull'idea di incompletezza. Milano, La Scuola di
Pitagora, Etica e verità. Saggi brevi. Milano, Giampiero Casagrande editore,
collana "Attualità e studi", L'idea di incompletezza. Quattro
lezioni. Milano, Feltrinelli, Sarabanda.
Oratorio in tre tempi per voce sola. Milano, Feltrinelli, Kant. Milano, Book Time, Tolleranza. Le virtù civili. Milano,
ASMEPA, L'immaginazione filosofica e
altri saggi. Milano, Feltrinelli, Un'idea di laicità. Bologna, il Mulino, Ragione, giustizia, filosofia, scritti scelti
di Salvatore Veca, Antonella Besussi e Anna E. Galeotti. Milano, Feltrinelli, Omnia
Mutantur. La scoperta filosofica del pluralismo culturale (con Richard J.
Bernstein e Mario Ricciardi). Milano, Marsilio, . Non c'è alternativa. Falso!
Roma-Bari, Laterza, . La gran città del genere umano. Dieci conversazioni
filosofiche. Milano, Mursia, . La barca di Neurath. Sette saggi brevi. Pisa,
Scuola Normale Superiore, . Laboratorio Expo. The Many Faces of Sustanaibility.
Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, . Il giardino di Camilla. Milano,
Mursia, . Responsabilità-Uguaglianza-Sostenibilità. Tre parole-chiave per
interpretare il futuro (con Elena Pulcini e Enrico Giovannini). Bologna,
Edizioni Dehoniane, . Il senso della possibilità. Sei lezioni. Milano, Feltrinelli,
. Le virtù cardinali. Prudenza, temperanza, fortezza, giustizia(con Giulio
Giorello e Remo Bodei). Roma, Laterza, . A proposito di Karl Marx. Milano,
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, . Quasi un diario. Socrate al caffè. Milano,
Casagrande, . Qualcosa di sinistra. Idee per una politica progressista. Milano,
Feltrinelli, . Libertà. Roma, Treccani, . Introduzioni ad opere di altri autori
Salvatore Veca ha curato, introdotto o suggerito l'edizione in lingua italiana
delle opere dei seguenti autori: John Rawls, filosofo statunitense Robert
Nozick, filosofo statunitense Robert Alan Dahl, politologo statunitense David
Easton, politologo canadese Thomas Nagel, filosofo statunitense Bernard
Williams, filosofo britannico Derek Parfit, filosofo britannico Hilary Putnam,
filosofo statunitense Michael Walzer, filosofo statunitense Isaiah Berlin,
filosofo britannico Amartya Sen, economista indiano Nelson Goodman, filosofo
statunitense Kenneth Arrow, economista statunitense Tom Regan, filosofo
statunitense Jon Elster, sociologo norvegese John Passmore, filosofo
australiano Giuliano Pontara, filosofo italiano John Dunn, politologo
britannico Charles Larmore, filosofo statunitense Alasdair MacIntyre, filosofo
scozzese John Harsanyi, economista ungherese Carl Gustav Hempel, matematico
tedesco Bruno De Finetti, matematico italiano James Meade, economista
britannico Ronald Dworkin, filosofo statunitense Robert Axelrod, politologo
statunitense Barrington Moore, sociologo statunitense Stuart Hampshire,
filosofo britannico Philip Pettit, filosofo statunitense Jonathan Spence,
scrittore britannico Scuola di Milano
Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Salvatore Veca Salvatore Veca, su Treccani.itEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Salvatore Veca, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Salvatore Veca, . Modifica iu Wikidata Socrate al Caffè, su
socrate.apnetwork.it. Salvatore Veca. Biografia. Pavia. Centro di filosofia
sociale Salvatore Veca. Scritti Pavia. Centro di filosofia sociale Salvatore
Veca: la teoria della giustizia RAI
Filosofia Presentazione del volume Ragione, Giustizia, Filosofia. Scritti in onore
di Veca.
vecchio: essential
Italian philosopher. Giorgio Del Vecchio
Nato1878 Bologna , Italia Morto1970 Genova , Italia EraLa filosofia del
20 ° secolo Regionefilosofia occidentale interessi principali Etica , filosofia
del diritto , filosofia politica influenzato Norberto Bobbio. Giorgio Del
Vecchio, eminente italiana filosofo del diritto del 20esimo secolo. Tra gli
altri ha influenzato le teorie di Norberto Bobbio . Egli è famoso per il suo
libro giustizia. Figlio di Giulio Salvatore, Giorgio Del Vecchio è stato
professore di filosofia del diritto presso l'Ferrara, Sassari,, Messina, Bologna
e Roma . E 'diventato Rettore dell'Università degli Studi di Roma. Ha
inizialmente aderito al fascismo, come molti filosofi del diritto in Italia
(anche se lui stesso rimosso dal l'ideologia fascista nella fase iniziale). Ha
perso la sua cattedra per due volte e per ragioni opposte: per mano dei
fascisti perché era un Ebreo per mano di antifascisti perché era accusato di
simpatizzare con il fascismo all'inizio della sua carriera. Reintegrato
nell'insegnamento durante la seconda guerra mondiale, ha lavorato con il Secolo
d'Italia e la rivista Pages libero (pubblicazione regia di Vito Panucci).
Insieme a Nino Tripodi, Gioacchino Volpe , Alberto Asquini, Roberto Cantalupo,
Ernesto De Marzio e Emilio Betti, ha fatto parte del comitato organizzatore di
INSPE, un Istituto di ricerca che negli anni Cinquanta e Sessanta si era
opposto alla cultura marxista, la promozione di conferenze internazionali e
pubblicazioni. E 'stato fondatore e direttore del giornale internazionale di
Filosofia del Diritto . E 'considerato
tra i maggiori interpreti di italiano neo-kantismo. Giorgio Del Vecchio, come i
suoi colleghi tedeschi, ha criticato il positivismo filosofico, affermando che
il concetto di diritto non può essere derivata dall'osservazione dei fenomeni
giuridici. A questo proposito, le sue
convinzioni concordarono con una vertenza che si stava svolgendo in Germania
tra Filosofia, Sociologia e legale Teoria generale che sembrava di ridefinire
il "filosofia del diritto" a cui Del Vecchio ha attribuito questi tre
compiti: compito logica : costruire il
concetto di legge; compito fenomenologica : che consiste nello studio del
diritto come fenomeno sociale; compito ontologica : che esamina la natura di
giustizia o "l'essenza del diritto come dovrebbe essere." I libri di
Del Vecchio sono usati come libri di riferimento e di testo in molte scuole e
università. Lavori Senso giuridico, La
filosofico Presupposti del concetto di legge, Il concetto di legge, Il concetto
di natura e il principio di diritto, Sui principi generali della legge,
Giurisprudenza, Lezioni Filosofia del
diritto, La crisi della scienza del diritto, Storia della Filosofia del
diritto, Mutevolezza ed Eternità della legge, Gli studi sul diritto. Del
Vecchio, Giorgiotreccani.it "Principi generali del diritto.” Vechio:
essential Italian philosopher. Grice: “Note that it is DelVecchio.”
vedovelli: Essentail
Italian philosopher. Massimo Vedovelli (Roma), filosofo. È stato Rettore
dell'Università per stranieri di Siena; dal
al è stato assessore alla cultura
del Comune di Siena. Laureato in filosofia del linguaggio presso l'Università
La Sapienza di Roma è Professore di Linguistica educativa e di Semiotica presso
la Facoltà di Lingua e cultura italiana dell'Università per stranieri di Siena,
dove ha assunto la carica di Rettore. Precedentemente ha svolto attività di
ricerca e di docenza presso l'Heidelberg, l'Università della Calabria,
l'Università La Sapienza di Roma, l'Università degli studi di Pavia. I suoi settori di ricerca si muovono
nell'ambito della glottodidattica, della semiotica, della sociolinguistica e
della linguistica acquisizionale. Ha introdotto in Italia il concetto di lingua
immigrata. In generale, le sue ricerche si concentrano sull'insegnamento e
apprendimento delle lingue in contesto migratorio. È autore di un commento al Quadro comune
europeo di riferimento per l'insegnamento delle lingue e coautore della ricerca
Italiano, indagine motivazionale sui pubblici dell'italiano all'estero,
realizzata sotto la guida di Tullio De
Mauro. È stato il fondatore e primo direttore della CILSCertificazione di
Italiano come Lingua Straniera, e del Centro di Eccellenza della Ricerca
Osservatorio linguistico dell'italiano diffuso fra stranieri e delle lingue
immigrate in Italia, istituiti presso l'Università per stranieri di Siena. Opere principali: LIP. Lessico di frequenza
dell'italiano parlato, con Tullio De Mauro, Miriam Voghera, Federico Mancini,
Milano, IBMEtas, Italiano, I pubblici e
le motivazioni dell'italiano diffuso tra stranieri, con Tullio De Mauro, Monica
Barni e Lorenzo Miraglia, Roma, Bulzoni, Guida all'italiano per stranieri. La
prospettiva del Quadro comune europeo per le lingue, Roma, Carocci, L'italiano degli stranieri, Roma, Carocci, Lingua
in giallo. Analfabeti, criminali, sordomuti, certificazioni di lingua straniera,
Perugia, Guerra, Storia linguistica dell'emigrazione italiana nel mondo,
(curatela), Roma, Carocci, . Università
per stranieri di Siena Certificazione CILS Linguistica educativa
Glottodidattica Semiotica Registrazioni
di Massimo Vedovelli, su RadioRadicale.it, Radio Radicale. Massimo Vedovelli.
vegetti: essential
Italian philosopher. Mario Vegetti (Milano ) filosofo. Professore di Storia
della filosofia antica a Pavia. Si laureò con una tesi sulla storiografia di Tucidide
a Pavia, quale alunno del Collegio Ghislieri. Libero docente e successivamente
professore incaricato in Storia della filosofia antica, fu Professore di questa
disciplina a Pavia dove ricoprì più volte il ruolo di direttore nel
Dipartimento di Filosofia della stessa università. Fu docente presso la Scuola Superiore IUSS di
Pavia e la Scuola Europea di Studi Avanzati dell'Università degli Studi Suor
Orsola Benincasa di Napoli. Fu membro
del Collegium Politicum internazionale e socio dell'Accademia di Scienze Morali
e Politiche di Napoli, e dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e
Lettere. Vegetti condivise per molti
anni il lavoro intellettuale e l'impegno sociale con la moglie Silvia
Finzi, laureata in pedagogia e
specializzata in psicologia clinica, psicoterapeuta per i problemi
dell'infanzia, della famiglia e della scuola.
Morì nella sua casa milanese l'11 marzo , a soli quattro giorni di
distanza dalla morte dell'amico e collega Diego Lanza. Pensiero Mario Vegetti si dedicò alla storia
del pensiero scientifico greco mettendo in evidenza le relazioni della scienza
antica con la filosofia secondo l'insegnamento del suo maestro Ludovico
Geymonat. In particolare pubblicò studi sulla medicina e sulla biologia da
Ippocrate a Galeno. Fu il primo in
Italia a impartire un corso di storia della filosofia antica che prendesse in
considerazione i riferimenti alla storia della scienza antica, particolarmente
in ambito greco. Nella ricerca di tale profonda connessione storica fra scienze
e filosofia, seguì la metodologia del suo Maestro Geymonat. Il campo d'indagine approfondito da Vegetti
consistette essenzialmente nello studio degli aspetti etici e politici della
filosofia antica, in particolare del pensiero platonico, aristotelico e stoico,
in rapporto con l'ambito sociale ed ideologico della cultura greco-romana. Relativamente all'etica antica, che
assimilava l'ordine stabilito dalla legge morale e politica con l'ordine
naturale insito nel kósmos, l'universo ordinato, Vegetti ritenne che si
configurasse per la prima volta nell'Iliade omerica proseguendo poi nella
riflessione orfica-pitagorica sull'anima.
Opere Apprezzato in ambito internazionale per i suoi studi su Platone,
Aristotele, Ippocrate, Galeno e
sull'etica antica ha pubblicato le seguenti opere: Il coltello e lo stilo, Il Saggiatore, Milano,
Tra Edipo e Euclide, Il Saggiatore, Milano, 1983. L'etica degli antichi,
Laterza, Roma-Bari, La medicina in Platone, Il Cardo, Venezia, La Repubblica, di Platone; traduzione e
commento Mario Vegetti, Napoli, Bibliopolis, Quindici lezioni su Platone, ed.
Einaudi, Platone. Repubblica. Libro 11°. Lettera XIV. Socrate incontra Marx. Lo
Straniero di Treviri, ed. Guida, 2004. Guida alla lettura della Repubblica di
Platone, Laterza, Roma-Bari, Un paradigma in cielo. Platone politico da
Aristotele al Novecento, ed. Carocci. Ha collaborato nelle seguenti opere: Marxismo e società antica, Feltrinelli,
Milano. Oralità, scrittura, spettacolo, Boringhieri, Torino, Il sapere degli antichi, Boringhieri, Torino, L'esperienza
religiosa antica, Boringhieri, Torino (con Gabriele Giannantoni) La scienza
ellenistica, Bibliopolis, Napoli, 1984. (con P. Manuli) Le opere psicologiche
di Galeno, Bibliopolis, Napoli, 1988. Nuove antichità, "Aut Aut",
184-5, 1981. "Dialoghi con gli antichi", Sankt Augustio. Ha
tradotto Ippocrate, Opere, M. Vegetti, UTET,
Torino, II edizione, Aristotele, Opere biologiche, D. Lanza e M. Vegetti, UTET,
Torino, II edizione, Galeno, Opere, I. Garofalo e M. Vegetti, UTET, Torino, Platone,
Repubblica, M. Vegetti, Libri I-III, Dipartimento di Filosofia dell'Pavia, 2
voll. "Platone, Repubblica", M.Vegetti, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli,
Milano, 2007. Ha scritto vari saggi tra cui:
Nell'ombra di Theuth. Dinamiche della scrittura in Platone, in Sapere e
scrittura in Grecia, M. Detienne, Laterza, Roma- Bari, Tra il sapere e la
pratica: la medicina ellenistica in Storia del sapere medico occidentale M. Grmek,
Laterza, Roma-Bari. L' idea del bene
nella Repubblica di Platone, in "Discipline filosofiche", I, 1993.
Passioni antiche: l'io collerico, in Storia delle passioni S. Vegetti Finzi,
Laterza, Roma- Bari, 1995. Con Franco Alessio, Fulvio Papi e Renato Fabietti,
ha curato inoltre, per Zanichelli, il manuale di filosofia Filosofie e società,
destinato ai licei. Biografia su
Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai.it. Mario Vegetti, Silvia Vegetti Finzi, Anna Lia
Celli, Fare società, ed. Einaudi
Entrambi collaboratori della rivista Iride delle edizioni del Mulino.
Biografia su Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su
emsf.rai.it. 6 maggio 5 marzo
2007). Morto Mario Vegetti, filosofo
studioso di Platone, su corriere.it. G.
Curci, Intervista alla prof.ssa Gastaldi, in ricordo del maestro Vegetti, su
necrologie.laprovinciapavese.gelocal.it. Enciclopedia Treccani alla voce
"Galeno" Intervista Antonio Carioti, "Critico il Platone di
Reale, il marxismo non c'entra", intervista di Mario Vegetti, Corriere
della Sera, Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Mario Vegetti,
. Pubblicazioni su Persée, Ministère de
l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Registrazioni su RadioRadicale.it, Radio
Radicale. L'etica e la filosofia antica, su emsf.rai.it. La retorica e la
persuasione, su emsf.rai.it. La medicina greca. Aristotele. I pitagorici.
Socrate., su emsf.rai.it. L'etica in Platone e Aristotele, su emsf.rai.it. Mario
Vegetti: il primato del filosofo per Aristotele, sul RAI filosofia, su filosofia.rai.it.
venanzio: Essentail
Italian philosopher. Girolamo
Venanzio, filosofo. Luigi Carrer. Pietose esequie per lui si celebrarono nella
Basilica di San Marco, e il dolore apparve su tutti i volti, qual era in tutti
i cuori, solenne e profondo; ed il Municipio di Venezia gli decretò sepoltura
propria ed iscrizione monumentale nel comunale cimiterio. Così quella feconda
vita innanzi tempo si spense e la gloria dell'estinto ormai più non dura che
nella memoria delle sue virtù e nella splendida bellezza delle sue opere.
Sventura acerbissima! che privò la patria di un cospicuo decoro e tolse alla
italiana letteratura di cogliere il pieno frutto dei nobili studj di un tanto
scrittore, ed a questo di godere più a lungo, dopo i sofferti infortunj, il
meritato riposo e e ben conseguite ricompense. (dal Comentario della vita e
delle opere di Luigi Carrer, in Luigi Carrer, Poesie, Le Monnier, Firenze,
1854) Indice 1Sulla eccellenza dei
prosatori del secolo XVII 1.1Incipit 1.2 Citazioni 2 Sulla eccellenza dei
prosatori del secolo XVII Incipit Chhiunque alle prime origini ed alle rarie
vicende della italiana letteratura volga la mente, scorgerà dì leggieri, che
ogni epoca di essa è renduta dalle altre singolare da pregi non solo segnalati
in se stessi, ma eziandio ai progressi della letteratura medesima in partìcolar
modo accomodati; cosicché, mentre le altre nazioni la maggior loro gloria in un
solo secolo ripongono, la nostra può a giusto diritto di molti egualmente
vantarsi. Amore ardentissimo di patria, zelo di libertà e quel senso squisito
del bello che alla prima aurora della civiltà corse a risvegliare gli animi per
lungo sonno inoperosi, mossero i nostri padri del trecento a fondare la lingua
e la letteratura italiana; e tanta fu la fiamma allora accesa nei petti
sdegnosi dell'antica barbarie, che sursero ad un tratto quei miracoli di sapere
e d'ingegno, Dante, Petrarca, e Boccaccio ; ai quali tenne dietro la onorata
comitiva dei Villani, dei Cavalca, dei Passavanti, dei Compagni, e di parecchi
illustri Volgarizzatori, dalle cui scritture la purissima vena discorre
dell'italiano favellare. Citazioni E
nella eccelsa carriera, dappertutto, ed alla testa di tutti si mostra il
Galileo; spirito che più che a decoro della sua patria e del suo secolo parve
nato a lume ed a stupore dell'universo. Ch'egli pensò e previdde come Bacone,
ma con alacrità inoltrossi pel sentiero che quegli aveva soltanto additato;
dubitò come Cartesio, ma alle opinioni rivocate in dubbio non sostituì come
quello vane chimere e sognate ipotesi; osservò e scoprì come Newton ; ma la
progressione dei tempi riservò al filosofo inglese il vanto di dare il suo nome
al grande sistema per cui l'italiano aveva in gran parte approntato i
materiali. Imperciocchè dopo avere in terra stabilite le leggi della caduta dei
gravi, delle velocità, delle resistenze, delle percosse, e dopo aver per così
dire valutati i corpi in numero, peso e misura, colla pupilla armata del
telescopio da lui forse inventato e certamente perfezionato speculò arditamente
nel cielo, ed ivi con invitta forza stabilì l'impero del sole ed il nostro
mondo gli rese soggetto, vide valli e monti nella luna, vide di nuove stelle
risplendere il firmamento, e Giove che prima per solitaria via moveva deserto
fornì d'astri seguaci, ed il vaghissimo volto di Venere a seconda dei tempi e
delle vicende fece che in vari aspetti ai cupid'occhi si mostrasse: felice! chè
le opere ed i trovati mostrarono quanto in lui vi fosse di divino, le sole
sventure quanto di mortale. Il Dizionario della Crusca è il solo da cui e
precettori e discepoli trar possano norme e soccorsi, serbiamo con ogni cura
intatta la fede e la dignità di questo libro reverendo; e non feriamone
l'autorità coll'arme del ridicolo. Gli alti pensieri, lo stile acconcio e
severo e le scelte ed accresciute parole costituiscono le qualità distintive
delle prose dei buoni scrittori del seicento; per le quali la lingua italiana
giunse in quel secolo ad un vigore e ad un nerbo, che fra le splendide pompe e
le floride eleganze del secolo antecedente non aveva forse saputo acquistare.
(p. 349) A niuno inferiore e superiore a molti è Francesco Redi, e sia che il
proprio animo manifesti nella epistolare corrispondenza, sia che della inferma
salute de' suoi ammalati discorra, sia ch'espenga le sue gravissime
osservazioni alla istoria naturale pertinenti, sia che si applichi ad illustrare
la patria favella ed a risolverne le più sottili questioni, dagli altri di
lunga mano si distingue per la spontanea leggiadria con cui le scritture
condisce senza renderle affettate o leziose, per le grazie ingenue e festive di
cui le sparge, pel patrimonio prezioso di schiette e adequate parole di cui le
arricchisce, esoprattutto per certi ritorcimenti e per certe giudiziose
piegature con cui nuovi significati e vaghezza nuova alle voci radicali sa
dare. Girolamo Venanzio, Sulla
eccellenza dei prosatori del secolo XVII, in Memorie scientifiche e letterarie
dell'Ateneo di Treviso, Tipografia Francesco Andreola, Treviso
Venezia: Grice: “It’s
here we should place Paolo Veneto after all we place Ockham in Ockham, and
Veneto is more than Venezia, ‘oggi.’”
ventura: Essential Italian
philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura, and
there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.” Gioacchino Ventura, (dei baroni) di Raulica (Palermo),
filosofo. Noto per il suo sostegno alla
causa della Rivoluzione siciliana. Figlio di Paolo Ventura, barone di Raulica, avvocato
e consigliere della Suprema Corte di Giustizia del Regno di Sicilia e di
Caterina Platinelli, Gioacchino Ventura fu avviato agli studi presso il
Collegio Massimo dei Gesuiti di Palermo, sua città natale. Dopo l'iniziale
adesione alla Compagnia di Gesù nel 1808, quando l'organizzazione gesuita fu
soppressa in Sicilia nel 1817, Ventura aderì ai teatini. Ordinato sacerdote, si
distinse come apologeta, scrittore e predicatore, soprattutto grazie alla sua
"Orazione funebre di Pio VII. La sua carriera da filosofo iniziò come
esponente della corrente controrivoluzionaria resa nota da autori come Félicité
de Lamennais, Joseph de Maistre e Louis de Bonald. Monumento memoriale a Gioacchino Ventura,
Basilica di Sant'Andrea della Valle, Roma. Da Papa Leone XII fu nominato
docente di diritto canonico all'Università "La Sapienza", e nel 1830
fu eletto Superiore Generale dei Teatini. Dopo questo incarico, Ventura
intraprese l'attività di predicatore a Roma. La sua eloquenza, sebbene a volte
esagerata e prolissa, era veemente e diretta ed ottenne grande fama. A Parigi,
nonostante una conoscenza non perfetta della lingua francese, Ventura riuscì
quasi a rivaleggiare con il celebre predicatore domenicano Jean-Baptiste Henri
Lacordaire. Con l'elezione di Papa Pio
IX al soglio pontificio, Gioacchino Ventura acquisì un ruolo politicamente
prominente. Nel 1848, anno dei grandi moti europei, egli sostenne la legittimità
storica e giuridica della rivoluzione siciliana, auspicando la rifondazione del
Regno di Sicilia indipendente all'interno di una confederazione italiana di
Stati sovrani, e viene nominato ministro plenipotenziario e rappresentante del
governo siciliano a Roma. Nel frattempo
la sua posizione a Roma divenne delicata per via della proclamazione della
Repubblica Romana (1849) e dell'esilio di Pio IX. Ventura rifiutò l'offerta di
un seggio all'Assemblea Costituente, maoltre ad invocare la separazione tra potere
temporale e spiritualericonobbe la Repubblica Romana a nome del governo
rivoluzionario di Palermo. Dopo la resa della Repubblica, si trasferì in
Francia, dove morì a Versailles. Opere: La scuola de' miracoli: ovvero, Omilie
sopra le principali opere della potenza e della grazia di Gesù Cristo,
figliuolo di Dio e Salvatore del mondo Il tesoro nascosto: ovvero, Omilie sopra
la passione del Nostro Signor Gesù Cristo La Madre di Dio, madre degli uomini:
ovvero, Spiegazione del mistero della SS. Vergine a piè della croce Le bellezze
della fede ne' misteri dell' Epifania: ovvero, La felicità di credere in Gesù
Cristo e di appartenere alla vera chiesa I disegni della divina misericordia
sopra le Americhe: panegirico in onore del beato Martino de Porres, terziario
professo dell'ordine de' predicatori Il
potere politico cristiano: discorsi pronunciati lnella cappella imperiale delle
Tuileries Saggio sul potere pubblico, o Esposizione delle leggi naturali
dell'ordine sociale Dello spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla
terminare La ragione filosofica e la ragione cattolica: ragionamenti predicati
a Parigi nell'anno. La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il
semi-razionalismo svelato Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento della
certezza Della vera e della falsa filosofia Nuove omelie sulle donne del
Vangelo Corso di filosofia cristiana: ossia, Restaurazione cristiana della
filosofia Sopra una Camera di Pari nello stato pontificio: opinione La
Questione Sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell'Italia
Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente
Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del
gabinetto di Napoli nella Questione Sicula Discorso funebre pei morti di Vienna
la religione e la libertà Raccolta di elogi funebri e lettere necrologiche Gioacchino Ventura e il pensiero politico
d'ispirazione cristiana dell'Ottocento. Atti del seminario internazionale,
Erice, E. Guccione, Firenze. Andreu F.Gioacchino Ventura: Saggio Biografico,
"Regnum Dei", Bergamaschi G., Padre Gioacchino Ventura: fra
tradizionalismo e neotomismo, Milano, Cremona Casoli G., Un illustre siciliano:
il padre Gioacchino Ventura da Raulica, in "Rassegna Storica del
Risorgimento", Cultrera P., Della vita e delle opere del Rev. P.Gioacchino
Ventura: ex generale dell'ordine dei Teatini, Palermo, 1877 Giurintano C.,
Aspetti del pensiero politico di Gioacchino Ventura nel "De jure publico
ecclesiastico" in : Studi in
memoria di Gaetano Falzone, a cura del Comitato di Palermo dell'Istituto per la
Storia del Risorgimento Italiano, Palermo, Guccione E., Cattolici e democrazia.
Ventura, Murri, Sturzo e le critiche di Gobetti, Palermo-Sao-Paulo, Ila-Palma, Guccione
E., Gioacchino Ventura alle radici della democrazia cristiana, Palermo, Guccione
E., The Concept of "Revolution" in the Thought of Gioacchino Ventura,
in Selected Papers, Consortium on
Revolutionary Europe 1750-1850, Florida State University, Guccione E., Un
omaggio clandestino di Ventura a Lamennais, in
"Nuova Antologia", luglio-settembre, Pastori P., Gioacchino
Ventura da Raulica e la rivoluzione napoletana in "Rassegna Siciliana di
Storia e Cultura", Sergio Romano, La vita e il pensiero politico di padre
Gioacchino Ventura, in Revue belge de philologie et d'histoire, Treccani.itEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Gioacchino Ventura, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di Gioacchino Ventura, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere di Gioacchino Ventura, . Gioacchino Ventura, in Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company.
Biografia sul sito della Regione Siciliana. Martinucci P., Padre
Gioacchino Ventura di Raulica, Istituto
Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale. Paolo Martinucci,
Gioacchino Ventura di Raulica in Cristianità
vera: Essentail Italian philosopher. Senatore
del Regno d'Italia LegislatureXIII Dati generali Professionefilosofo Augusto Vera
(Amelia) filosofo. Fu senatore del Regno d'Italia nella XIII legislatura. Compì
i suoi studi alla Sapienza di Roma, terminandoli alla Sorbona di Parigi. Mostrò
subito un immenso talento per l'insegnamento, caratterizzato da lucidità di
esposizione e genuino spirito filosofico, reggendo dal 1839 al 1850 svariate cattedre
in città importanti della Francia e della Svizzera. Il colpo di Stato di
Napoleone III lo costrinse nel 1851 a rifugiarsi in Inghilterra a causa delle
sue idee eterodosse. Qui intraprese la stesura in francese dell'Introduzione
alla filosofia di Hegel. Tornò in Italia nel 1859, riuscendo a diventare
il più geniale e originale comunicatore del pensiero hegeliano. insegnando
storia della filosofia dapprima all'Accademia scientifico-letteraria di Milano,
e poi dal 1861, su invito di Francesco De Sanctis, all'Napoli. In Italia
continuò a intrattenere scambi fecondi con la Società Filosofica di Berlino e
con gli ambienti hegeliani tedeschi e francesi. Dal 1883 divenne socio
nazionale dell'Accademia dei Lincei. Fu suo fedelissimo allievo Raffaele
Mariano. Pensiero Fu durante i suoi studi con Victor Cousin a Parigi che
Vera arrivò a conoscere la filosofia, risentendo fortemente dell'hegelismo
allora in voga, di cui diventerà in Italia promotore indiscusso. Si deve
infatti ad Augusto Vera il risveglio in Italia dell'interesse per la filosofia
idealista tedesca ed hegeliana in particolare, anche se egli godette di maggior
fortuna all'estero, mentre ebbe un influsso molto minore in patria rispetto a
quello esercitato ad esempio dai lavori di Bertrando Spaventa. A differenza di
quest'ultimo, infatti, che reinterpretò il pensiero di Hegel in chiave critica,
Vera si mantenne sostanzialmente fedele al dettato ortodosso della dottrina
hegeliana. Nelle sue opere, che esaltano la capacità di Hegel nel collegare
ogni aspetto della realtà in un sistema organico, prevale l'attenzione per il
problema religioso: Vera interpreta l'Idea logica hegeliana in senso
trascendente, come il Dio della tradizione cattolica, venendo per questo
accostato in certa misura alla Destra Hegeliana in Germania, sebbene una tale
lettura possa apparire una forzatura. Centrale è il primato dell'Idea,
che si articola nella storia come organismo spirituale, e per attingere la
quale occorre trascendere la natura. L'Idea esiste bensì anche nelle piante e
negli animali, ma in maniera incosciente; solo nell'essere umano essa giunge a
pensarsi come idea, divenendo in tal modo storia, e rendendo possibile anche il
progresso delle entità collettive di individui che sussistono come
nazione. «Finché una nazione vive nella sfera del suo essere sensibile e
animale, essa non si muove; essa ripete ogni giorno la stessa vita e gli stessi
eventi; essa prova sempre gli stessi bisogni. Che se non fosse possibile
trascendere questa sfera, la storia stessa non sarebbe possibile. Queste poche
considerazioni ci spingono adunque a riconoscere con più pieno convincimento
che solo l'Idea o l'Assoluto è il motore delle nazioni e dell'umanità, ovvero
il principio determinante della storia.» (Augusto Vera, da Introduzione
alla filosofia della storia, cap. VII, pag. 325, Le Monnier, Firenze, 1869 ) In
Francia, la sua Introduzione alla filosofia di Hegel ha influenzato, in
particolare, Gustave Flaubert nella stesura di Bouvard e Pécuchet. In
Italia invece è stato determinante per aver stimolato, insieme a Bertrando
Spaventa, la nascita dell'idealismo italiano di Benedetto Croce e Giovanni
Gentile. Opere La sua opera filosofica più famosa in italiano è Il
problema dell'Assoluto. Si dedicò anche a tematiche giuridiche e politiche su
Cavour con Libera Chiesa in libero Stato, in cui attribuiva il ritardo del
processo di rinnovamento liberale in Italia alla mancanza, durante il suo
Rinascimento, di una Riforma luterana come quella d'oltralpe. Tesi in
latino Platonis, Aristotelis et Hegelii: de medio termino doctrina. Quaestio
philosophica, Parigi 1845 Opere in francese Problème de la certitude, tesi
presentata alla Faculté des Lettres, Parigi 1845 Introduction a la philosophie
de Hegel, Parigi-Londra, L'hégélianisme et la philosophie, Parigi 1861 Mélanges
philosophiques, Parigi Essais de philosophie hégélienne: La peine de mort.
Amour et philosophie. Introduction à la philosophie de l'histoire, Parigi, Éd.
Germer Baillière, coll. «Bibliothèque de philosophie contemporaine», 1864 Introduction
a la philosophie de Hegel, Parigi 1864 Cavour et l'Église libre dans l'État
libre, Napoli-Parigi. Traduzioni in francese Georg Wilhelm Friedrich Hegel,
Logique, Parigi, Hegel, Philosophie de la Nature, Parigi, Hegel, Philosophie de
l'Esprit, Parigi 1869 David Friedrich Strauß, L'ancienne et la nouvelle foi,
Napoli, Hegel, Philosophie de la religion, Parigi. Opere in italiano: Amore e
filosofia: orazione inaugurale detta dal professore Augusto Vera nel solenne
riaprimento dell'Accademia, Milano. La pena di morte, Parigi-Napoli, Prolusioni
alla storia della filosofia e alla filosofia della storia, Parigi-Napoli, Ricerche
sulla scienza speculativa e sperimentale a proposito delle dottrine del
Calderwood e del prof. Ferrier, Parigi-Napoli 1864 Introduzione alla filosofia
della storia: lezioni, Firenze 1869 Il Cavour e libera Chiesa in libero Stato,
Napoli 1871 Problema dell'assoluto, Napoli 1872 Platone e l'immortalità
dell'anima, Napoli. Saggi filosofici,
Napoli. Opere in inglese An inquiry into speculative and experimental science,
with special reference to mr. Calderwood, Londra, Introduction to Speculative
Logic and Philosophy, St Louis. Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e
Lazzaronastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio
e Lazzaro Note Delio Cantimori, Augusto
Vera su Enciclopedia Italiana. Vera, su treccani.it. La Civiltà cattolica, Firenze, libraio Luigi
Manuelli, 1881. L'hegeliano tedesco
Teodoro Sträter osservò in proposito che Augusto Vera «sembra la degna
riproduzione italo-francese di quel tipo a cui in Germania usiamo dare il nome
di vecchi hegeliani o anche di ortodossi di stretta osservanza» (cit. in
Giuseppe Tortora, Le filosofie italiane dell'Ottocento, cap. 7 de "Le
filosofie contemporanee", Università degli Studi Federico II di
Napoli). La rinascita hegeliana a
Napoli, su eleaml.altervista.org.
Lezioni di A. Vera, raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore
da Raffaele Mariano, cLe Monnier, Firenze, 1869. Revue Flaubert, n° 7, 2007. L'escatologia pitagorica nella tradizione
occidentale, su ritosimbolico.net.
Girolamo Cotroneo, Filosofia e storiografia, pag. 409, Rubbettino
Editore, Karl Rosenkranz, Hegel's
Naturphilosophie und die Bearbeitung derselben durch den italienischen Philosophen
Augusto Vera, Berlino 1868 Raffaele Mariano, Introduzione alla filosofia della
storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore
da Raffaele Mariano, Firenze, Le Monnier, 1869 Giovanni Gentile, Augusto Vera e
l'ortodossismo hegeliano, in Le origini della filosofia contemporanea in Italia, Messina, Delio Cantimori, «VERA, Augusto», in
Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, 1937
Armando Plebe, Spaventa e Vera, Torino, Edizioni di Filosofia, Guido Oldrini,
Gli hegeliani di Napoli. Augusto Vera e la corrente ortodossa, Milano,
Feltrinelli, 1964 Teresa Cricelli, Augusto Vera e la filosofia hegeliana,
IlTesto, Augusto Vera, su
Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vera, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Vera,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere diVera /Vera (altra versione), . Vera,
su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
Vita e opere di Augusto Vera, su paolomalerba.it. Introduzione alla
filosofia della storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con
l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano, Firenze Le Monnier in Google Libri
vercellone: essentail Italian philosopher, Federico
Vercellone (Torino), filosofo. La ricerca filosofica di Vercellone si svolge
inizialmente intorno ai temi dell'ermeneutica dell'antico nel primo
Romanticismo tedesco, dell'ermeneutica filologica e dell'idea del classico[non
chiaro] nella cultura romantica tedesca. Negli anni successivi, Vercellone
orienta i propri studi sulle tematiche dell'ermeneutica otto-novecentesca e del
nichilismo (del 1992 è la sua Introduzione al nichilismo, edito da Laterza e
tradotto in tedesco da Fink). Continuando a muoversi intorno al rapporto tra
estetica ed ermeneutica, il suo percorso filosofico verterà in seguito su
ambiti decisivi della riflessione contemporanea: il rapporto tra temporalità storica e
coscienza estetica, la questione della "morte dell'arte" e della
dispersione dell'estetico; il problema della Bellezza nel XX secolo (oggetto
del volume Oltre la bellezza, Premio Castiglioncello 2009); l'eredità della
morfologia filosofica e le teorie dell'immagine. Soprattutto quest'ultima linea
occupa le sue ricerche più recenti, orientate sull'idea di un possibile
radicamento estetico del nostro tempo.
Vercellone è Professore di Estetica presso l'Torino dal 2008 e direttore
del CIM | Centro Interuniversitario di Ricerca sulla Morfologia (dal 2005
al CIRM | Centro Interdipartimentale di
Ricerca sulla Morfologia dell'Udine) dal .
È stato Presidente dell’AISE (Associazione Italiana degli Studiosi di
Estetica) a partire dal 2008 sino al e
Vice-Presidente della SIE (Società Italiana di Estetica) fino al . Collabora
con La Stampa. Saggi Identità
dell'antico: l'idea del classico nella cultura tedesca del primo Ottocento,
Torino, Rosenberg & Sellier, Apparenza e interpretazione, Milano, Guerini e
Associati 1989. Pervasività dell’arte. Ermeneutica ed estetizzazione del mondo
della vita, Milano, Guerini e Associati, Introduzione al nichilismo (1992), Roma-Bari,
Laterza, Trad. tedesca: Einführung zum Nihilismus, München, Fink, Nature del
tempo. Novalis e la forma poetica del romanticismo tedesco, Milano, Guerini e
Associati, Estetica dell’Ottocento, Bologna, Il Mulino, Trad. portoghese: A
estética do século XIX, Lisboa, Editorial Estampa, Trad. spagnola: Estetica del
siglo XIX, Madrid, Machado, Storia dell’estetica moderna e contemporanea, con
A. Bertinetto e G. Garelli, Bologna, Il Mulino, Morfologie del Moderno, Genova,
Il Melangolo 2006. Lineamenti di storia dell’estetica. La filosofia dell’arte
da Kant al XXI secolo, con A. Bertinetto e G. Garelli, Bologna, Il Mulino 2008.
Oltre la bellezza, Bologna, Il Mulino, trad. spagnola: Más allá de la belleza,
Madrid, Biblioteca Nueva . Trad. inglese: Beyond Beauty, New York, SUNY Press .
Pensare per immagini. Tra scienza e arte, con O. Breidbach, Milano, Bruno
Mondadori, Nuova ed. tedesca: Anschauung Denken. Zum Ansatz einer Morphologie
des Unmittelbaren, München, Fink . Trad. inglese: Thinking and Imagination:
Between Science and Art, Aurora, Davies Group . Le ragioni della forma,
Milano-Udine, Mimesis . Dopo la morte dell'arte, Bologna, Il Mulino . Il futuro
dell'immagine, Bologna, Il Mulino . Simboli della fine, Bologna, Il Mulino
. A. Bertinetto, G. Garelli , Morte
dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Federico Vercellone,
Roma, Aracne . Note M. Perniola, Estetica
italiana contemporanea, Bompiani 16; P. D’Angelo, L’estetica italiana del
Novecento. Dal neoidealismo a oggi, Laterza, E. Franzini, Immagini del moderno,
in A. Bertinetto, G. Garelli , Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi
in onore di Federico Vercellone, Roma, Aracne .
G. Vattimo, L'arte è morta, anzi no: è "dopo", Repubblica, G.W.
Bertram, Why does the end of art matter in general?, in A. Bertinetto, G.
Garelli , Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Federico
Vercellone. M. Belpoliti, Tra bello e
brutto non c'è più differenza, La Stampa, R. Bodei, Là dove rinasce il Bello,
Il Sole 24 Ore, R. Bodei, Salto nel vuoto dell'immagine, Il Sole 24 Ore, I.
Mattazzi, Aprire lo sguardo. Stili della visione in grado di agire sul reale,
Il Manifesto, 08/03/; M. Vallora, Nelle torri di Kiefer per trovare un senso in
mezzo alle rovine, La Stampa, VERCELLONE Federico, Università degli Studi di
Torino.
verdiglione: Essential
Italian philosopher. Armando
Verdiglione (Caulonia), filosofo. Vincitore di una borsa di studio nel
Collegio Augustinianum, ha studiato nell'Università Cattolica del Sacro Cuore
di Milano, dove si è laureato in Lettere con una tesi su I giganti della
montagna di Pirandello. Psicoanalista formatosi con Jacques Lacan, traduttore e
scrittore di saggi, pubblica in Italia con le case editrici Marsilio, Rizzoli,
Feltrinelli e Sugarco, con cui collabora. Per quest'ultima dirige la collana
"Bordi". Nel 1977 traduce la raccolta di testi Scilicet di Lacan per
Feltrinelli e il Seminario XXII. Con la sua casa editrice, Spirali, pubblica testi
come la traduzione del Malleus Maleficarum, Il martello delle streghe, il
manuale dell'Inquisizione per la caccia alle streghe, e in seguito, sempre per
le edizioni Spirali, pubblica alcuni testi di Giordano Bruno, come Le ombre
delle idee e Cabala del cavallo pegaseo. Traduce per Feltrinelli libri
che in Francia animano il dibattito in ambito culturale, come il saggio di Luce
Irigaray Speculum. L'altra donna edito da Feltrinelli nel 1977 nella traduzione
di Luisa Muraro, il libro di Maud Mannoni Educazione impossibile. Conosce in
Francia e introduce in Italia la nota studiosa di psicanalisi e linguaggio
Julia Kristeva; incontra anche Jean Oury, fondatore assieme a Félix Guattari
della clinica La borde, di cui pubblica i libri Creazione e schizofrenia,
Psicosi e logica istituzionale. “Il collettivo”, Babele e la Pentecoste. La
Borde e la scrittura della psicosi, La psicosi e il tempo. Traduce sempre per
Feltrinelli l'edizione del libro di Jean-Joseph Goux, Freud, Marx: economia e
simbolico. Negli anni Settanta fonda il Movimento Freudiano Internazionale e
l'attività editoriale che si chiamerà Spirali Edizioni. Con la casa editrice
Spirali, Verdiglione pubblica in Italia autori come Jean Daniel, Bernard-Henri
Lévy, André Glucksmann, Marek Halter, Fernando Arrabal, Alain Robbe-Grillet.
Esce in edicola il primo numero del mensile Spirali. Giornale internazionale di
cultura, a cui segue l'edizione francese Spirales nel 1981 e, nel 1991, Il
Secondo Rinascimento. Nel 1975 Armando Verdiglione e il Collettivo “Semiotica e
psicanalisi” organizzano a Milano, in cinque sedi differenti, il Congresso
internazionale "Sessualità e politica" seguito dai media italiani e
internazionali. Partecipano molte persone, tra cui filosofi, psicanalisti,
medici, psichiatri, semiotici, letterati, scrittori, esponenti politici di vari
paesi. Nel 1976, sempre con il Collettivo “Semiotica e psicanalisi”, organizza
il congresso “La follia”, che si svolge in più sedi, tra cui il Palazzo dei
Congressi e il Museo della scienza e della tecnica. Il congresso è seguito
dalla stampa di vari paesi. Intanto, inventa la cifrematica, la cosiddetta
scienza della parola. Nell'Enciclopedia Rizzoli Larousse, edizione del 1990,
viene così definita la cifrematica: «Scienza della parola intesa come cifra.
Teoria elaborata da Armando Verdiglione e utilizzata all'interno di esperienze
di conversazione, lettura, ecc. Secondo la cifrematica ogni parola può essere
analizzata secondo la sua 'logica' (idiomatica) o la sua qualità o 'cifrema'
(cifratica). Cinque sono le 'logiche' (delle relazioni, stigmatica, delle
funzioni, delle operazioni, delle dimensioni) e tre le 'strutture' (sintattica,
frastica e pragmatica) secondo cui ogni parola può essere 'decifrata'»
Nel 1985 sono a Milano, su invito di Armando Verdiglione, prima Eugène Ionesco
e in seguito Jorge Luis Borges. Nel dicembre dello stesso anno, a un'assemblea
di intellettuali e lettori, Borges partecipa a un convegno organizzato da
Verdiglione, portando la testimonianza della sua vita e della sua attività di
poeta, documentata nel libro Una vita di poesia. La sua Università
internazionale del Secondo Rinascimento acquista dalla famiglia Borromeo la
Villa di Senago e il parco, lasciati in uno stato di abbandono per oltre
vent'anni. I nuovi proprietari decidono pertanto di avviare un primo importante
restauro che mira alla salvaguardia stessa del bene. Il restauro si è protratto
nel tempo, fedele a criteri conservativi, con la collaborazione di ingegneri,
esperti, architetti, tecnici, storici e filologi che hanno lavorato, insieme,
sotto la direzione della Soprintendenza ai beni Ambientali ed Architettonici di
Milano. Gli anni Novanta e 2000 L'attività editoriale negli anni novanta
e 2000, proseguendo quanto già avviato negli anni ottanta, si indirizza
soprattutto sulla dissidenza, in particolare dissidenti e romanzieri russi.
Pubblica libri di Vladimir Bukovskij, Aleksandr Zinovev, Jurij Naghibin,
Vladimir Maksimov e molti altri. L'interesse per la Russia lo porta a
pubblicare saggisti come Viktor Suvorov, gli ambasciatori russi in Italia
Anatoly Adamishin, Karlov Jurij, il teorico della perestrojka Aleksandr
Jakovlev, e l'ex ministro per l'energia e leader dell'opposizione di destra
Boris Nemtsov. Oltre agli autori russi, pubblica dissidenti provenienti da
tutto il pianeta, da Cuba alla Cina. In questa direzione sono stati organizzati
i convegni internazionali Festival della modernità a partire dalla metà
degli anni 2000 che propongono, in ciascuna edizione, diverse tematiche
(scrittura, libertà, politica...). In questi anni prosegue il lungo
processo di restauro della Villa San Carlo Borromeo di Senago, restituendo
all'edificio la sua originaria bellezza e trasformandolo in un Palazzo del
turismo culturale e artistico, nella sede dell'Università internazionale del
Secondo Rinascimento e della casa editrice Spirali. In questi anni, la Villa è
sede di congressi, di corsi, di seminari, di riunioni di enti pubblici e
privati, italiani e stranieri, di un museo permanente e di un museo per grandi
mostre. Vicende giudiziarie Verdiglione ha totalizzato 10 anni e 6 mesi
di carcere per reati vari. È stato condannato a quattro anni e due mesi
nel 1986 per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace. Nel 1992
dopo un patteggiamento è stato condannato a un anno e quattro mesi. Nel è stato di nuovo condannato in primo grado a
nove anni (e la moglie a sette) per associazione a delinquere, frode fiscale,
truffa alle banche e allo Stato; in seguito la pena è stata ridotta a cinque
anni. In tale occasione ha causato sofferenze bancarie per 73,4 milioni: 18,3
sono in capo a Intesa Sanpaolo, altri 25,9 milioni a Banca Etruria.[25] Truffa,
tentata estorsione e circonvenzione di incapace Nel 1985 Armando Verdiglione è
al centro di una serie di vicende giudiziarie ("Affaire Verdiglione")
relative all'attività sua, della sua "Fondazione" e dei suoi
collaboratori. Nel 1986 viene condannato a quattro anni e due mesi di
reclusione per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace,
condanna che passa in giudicato nel marzo del 1989[26]. Intellettuali di
vari paesi (tra cui Bernard-Henri Lévy, Eugène Ionesco, Fernando Arrabal, Marek
Halter, Georges-Marc Benamou, Jacques Henric, Vladimir Bukovskij, Moustapha
Safouan, Iannis Xenakis, Alexadre Zinovev, Georges Mathé, Claude Lanzmann),
acquistano una pagina del quotidiano francese Le Monde di domenica 11 e lunedì
12 gennaio del 1987 in cui pubblicano e sottoscrivono un appello rivolto al
Presidente della Repubblica italiana e ai giudici milanesi, col quale
denunciano un presunto clima di "caccia alle streghe". Il caso
Verdiglione secondo i firmatari mette in discussione le nozioni di diritto,
giustizia e libertà di parola in Italia[27]. Jean Daniel, direttore del Nouvel
Observateur, lo stesso giorno, pubblica su la Repubblica una lettera,
intitolata "Difendo Verdiglione", rivolta al direttore del
quotidiano[28]. In Italia il Partito Radicale organizza un incontro
internazionale in piazza Montecitorio sul tema Armando Verdiglione, a cui
partecipano anche importanti esponenti del "Comitato Internazionale per
Armando Verdiglione", promosso dallo scrittore e giornalista Alberto
Moravia, e intellettuali stranieri tra cui Eugène Ionesco, Emmanuel Lévinas,
Fernando Arrabal, Vladimir Bukovskij, Bernard-Henri Lévy, Marek Halter. La
Repubblica scrive che "dopo quello di Enzo Tortora ci sarà la
sponsorizzazione da parte del PR del caso giudiziario di Armando
Verdiglione"[30]. Dal 1987 al 1988 il programma satirico Drive In lo
fa conoscere anche al grande pubblico, attraverso la parodia del "Dottor Vermilione,
psicanalista santone" impersonato da Ezio Greggio. Il caso Verdiglione è
anche citato in relazione al disegno di legge per l'abolizione del reato di
circonvenzione d'incapace (articolo 643 del codice penale).Secondo processo.Dopo
la condanna in Cassazione del 1989, la vicenda giudiziaria apertasi nel 1985 si
conclude con il rinvio a giudizio per i capi di imputazione stralciati in
occasione del primo procedimento giudiziario[32] e con il definitivo
patteggiamento nel 1992 a una pena di un anno e 4 mesi e indennizzi di oltre 3
miliardi di lire a ex allievi. Evasione fiscale () Nel giugno si concludono le indagini della Guardia di
Finanza coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano: Verdiglione viene
indagato per evasione fiscale in relazione all'emissione di fatture false, e
appropriazione indebita. A seguito della richiesta avanzata dalla Procura di
Milano, due dimore storiche riconducibili al professore (tra cui la sopracitata
Villa San Carlo Borromeo di Senago) per ordinanza del Gip vengono poste sotto
sequestro preventivo, pur mantenendone la disponibilità[36]. A meno di
tre settimane di distanza il Tribunale del Riesame di Milano annulla i decreti
di sequestro concessi dal GIP Cristina Mannocci al PM Bruna Albertini, e
restituisce gli immobili alle proprietà, in quanto non sussiste l'accusa di
evasione fiscale. Si tratterebbe invece di neutralità fiscale, in quanto l'IVA
dovuta sarebbe sempre stata pari a zero[37] (in base alle conclusioni del
giudice, sarebbero state emesse fatturazioni fittiziema regolarmente pagatetra
società facenti capo a Verdiglione, allo scopo di ottenere crediti presso gli
istituti finanziari, potendo esibire bilanci dai quali risultano entrate
ingenti, in realtà fasulle). La giudice Laura Marchiondelli rinvia a
giudizio Armando Verdiglione per associazione a delinquere finalizzata a frode
fiscale e truffa allo Stato. Nel dicembre
viene condannato a nove anni per i reati di associazione a delinquere
finalizzata a frode fiscale, truffa alle banche e truffa allo Stato. Nel
medesimo processo vengono emesse condanne anche a carico della moglie Cristina
Frua De Angeli e di due sue società, intanto fallite. Viene altresì disposta la
confisca, fino ad un valore equivalente rispettivamente di 100 milioni e 10
milioni di euro, di beni come la storica dimora trecentesca Villa San Carlo
Borromeo a Senago con 10 ettari di parco[39]. Nel maggio , la sentenza di
secondo grado conferma la prima, nonostante che Procuratore generale, nella sua
requisitoria, abbia chiesto "l'annullamento della sentenza di primo grado
per assoluta indeterminatezza e intrinseca contradditorietà delle
accuse". Nel la condanna a
cinque anni di reclusione diventa esecutiva. Controversie sul pensiero di
Verdiglione e sulla cifrematica Negli anni ottanta, nel pieno delle inchieste
giudiziarie, l'associazione da lui fondata viene definita setta[41] dallo
psicoterapeuta infantile Claudio Foti. Analoga affermazione fu fatta nel 2006
da Patrizia Calefato, professoressa associata di sociolinguistica, che così si
espresse in un'intervista per un quotidiano locale in occasione dell'incontro
con Armando Verdiglione organizzato all'Bari da Augusto Ponzio, Professore di
filosofia del linguaggio, intitolato "La cifra del
Levante"[42]. Cesare Musatti, considerato il fondatore della
psicanalisi italiana, provava una profonda avversione per Verdiglione[43] che
etichettò come "“il magliaro di Caulonia”[44] e come
"cialtrone".[45] Armando Verdiglione ha ospitato come relatori,
nell'ambito di alcuni congressi organizzati alla Villa San Carlo Borromeo,
autori come Peter Duesberg (virologo statunitense, scopritore dei retrovirus) e
Dave Rasnick (biologo statunitense) che negano l'esistenza dell'AIDS,
sostenendo che gli ammalati di tale morbo morissero in realtà sia a causa dell'assunzione
di droghe sintetiche fortemente immunosoppressive sia a causa delle cure che
erano loro imposte nella prima fase sperimentale, dove si ricorreva
all'utilizzo di farmaci come l'AZT, originariamente sintetizzato a scopo
antineoplastico e poi abbandonato per l'elevata tossicità.[46] Libri
pubblicati in Italia Voce da controllare Questa voce o sezione sull'argomento
filosofi è ritenuta da controllare. Motivo: lungo elenco di testi, non
essendo una raccolta indifferenziata
vanno selezionati i testi rilevanti Partecipa alla discussione e/o correggi la
voce. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Il carcere. La
questione della parola, Associazione Amici di Spirali, Urkommunismus. La paura della parola,
Associazione Amici di Spirali, La
grammatica dello spirito europeo. L'androgino trinitario e la bilancia
dell'orrore, Associazione Amici di Spirali,
I padroni del nulla, Associazione Amici di Spirali, L'Operazione guru, Associazione Amici di
Spirali, La rivoluzione
dell'imprenditore, Associazione Amici di Spirali, Il bilancio di guerra, Associazione Amici di
Spirali, In nome del nulla. L'accusa di
blasfemia, Associazione Amici di Spirali,
Il bilancio intellettuale dell'impresa (con Marco Maiocchi),
Associazione Amici di Spirali, Parola
mia, Spirali, La realtà intellettuale,
Spirali, L'Affaire fiscale ovvero il
dispensario del tempo, Spirali,
Scrittori, artisti, Spirali, 2009 La libertà della parola, Spirali, 2009
La politica e la sua lingua, Spirali, 2009 La nostra salute, Spirali, Il capitale
della vita, Spirali, Master dell'art
ambassador, Spirali, Master del brainworker, Spirali, Master del cifrematico,
Spirali, L'interlocutore, Spirali, Il
Manifesto di cifrematica, Spirali, La rivoluzione cifrematica, Spirali, 2004
Artisti, Spirali, 2003 Il brainworking. La direzione intellettuale. La
formazione dell'imprenditore. La ristrutturazione delle aziende, Spirali, 2003
Edipo e Cristo. La nostra saga, Spirali, 2002 La famiglia, l'impresa, la
finanza, il capitalismo intellettuale, Spirali, Venere e Maria. La fiaba
originaria (con Maria Grazia Amati e Alessandro Taglioni), Spirali, Niccolò
Machiavelli, Spirali/Vel, Leonardo da Vinci, Spirali/Vel, 1993 La congiura
degli idioti, Spirali/Vel, 1992 L'albero di San Vittore, Spirali, 1989 Lettera
all'eccellentissima corte di appello, Spirali, 1987 Quale accusa?, Spirali,
1987 Processo alla parola, Spirali, 1986 Il giardino dell'automa, Spirali,
Manifesto del secondo rinascimento, Rizzoli, Spirali, La mia industria, Rizzoli
1983, Spirali, Dio, Spirali, La peste,
Spirali, La psicanalisi questa mia avventura, Marsilio 1978, Spirali, 1997 La
dissidenza freudiana, Feltrinelli 1978, Spirali, 1997 Pubblicazioni in altre
lingue La dissidence freudienne, Grasset, La psychanalyse. Cette aventure qui est la
mienne, UGE 10/18, 1979 La peste. Fondations de la psychanalyse. 0., Galilée,
1981 Dieu. Fondations de la psychanalyse. 1., Grasset, La liberté que je
prends, Gallimard, Manifeste de la deuxième renaissance, "Spirales", Le
jardins d'automne. Fondations de la psychanalyse. 2., Carrère, La conjuration des idiots, Grasset, 1992 La
peste, Monte Avila Editores, Caracas, Psychanalyse et sémiotique. Actes du colloque
de Milan (1974), UGE, Parigi, 1974 Matière et pulsion de mort, UGE, Parigi,
1975 Sexualité et politique. Documents du congrès de Milan, UGE, Parigi, La
jouissance et la loi, UGE, Parigi, Dissidence de l'inconscient et pouvoirs,
UGE, Parigi, La folie, I. Actes du colloque de Milan, UGE, Parigi La folie, II.
actes du colloque de Milan, UGE, Parigi, 1976 La violence, I. Actes du colloque
de Milan, UGE, Parigi, 1977 La violence, II. Actes du colloque de Milan, UGE,
Parigi, 1977 La sexualité dans les institutions, Payot, Parigi, 1978 Drogue et
langage, Payot, Parigi, Sexualité et
pouvoir (Milan), Payot, Parigi, La folie dans la psychanalyse. Actes du
colloque La folie (Milan), Payot, Parigi, La sexualité. D'où vient l'Orient? Où
va l'Occident? Document du congrès de Tokyo, La deuxième renaissance, 1984,
Belfond, Parigi, Antipsychiatrie und Wunschökonomie (Materialen des
Kongresses), Merve Verlag, Berlin Psychoanalyse und Politik in Mailand, Merve Verlag, Berlin Psicoanálisis y
semiótica, Gedisa, Barcellona Locura y sociedad segregativa, Editorial
Anagrama, Barcellona Sexualidade e poder, Edicoes Settanta, Lisbona Note Élisabeth Roudinesco, Histoire de la
psychanalyse en France, 2, Paris: Le
Seuil (réédition Fayard 1994) dal sito web italiano per la filosofia
Archiviato il 10 giugno 2006 in .
//ildomenicale.it/arretrati/n.28%20-%%20luglio%07.pdf intervista a Verdiglione
per il Domenicale
//mieilibri.it/Scienze-umane/Sociologia-e-comunicazione/Sollers-scrittore-La-dissidenza-della-scrittura_3644.html[collegamento
interrotto] Jacques Lacan e altri,
Scilicet : rivista dell'école freudienne de Paris, traduzione di Armando
Verdiglione, Feltrinelli, Milano, Jacques Lacan, trad. it. di A. Verdiglione,
Il seminario XXII. R.S.I. (1974-1975), in «Ornicar?», nn. 2-5, Venezia
1978[collegamento interrotto] Heinrich
Institor (Krämer), Jakob Sprenger, Armando Verdiglione, Il martello delle
streghe. La sessualità femminile nel "transfert" degli inquisitori,
Spirali, Milano, 1984, 2° ed. Giordano Bruno, Antonio Caiazza, Le ombre delle
idee, Spirali, Milano, 1988[collegamento interrotto] Giordano Bruno, Carlo Sini, Cabala del
cavallo pegaseo, Spirali, Milano, 1998[collegamento interrotto] Maud Mannoni, Educazione impossibile,
Feltrinelli, Milano, 1974 Spirali
pubblicherà le opere La rivoluzione del linguaggio poetico. L'avanguardia
nell'ultimo scorcio del XIX secolo: Lautrémont e Mallarmé e Poteri dell'orrore.
Saggio sull'abiezione Félix Guattari
//spirali.com/books-of-Jean+Oury.php[collegamento interrotto] Jean-Joseph Goux, Freud, Marx : economia e
simbolico, introduzione e cura di Armando Verdiglione, Milano, Feltrinelli,
1976 atti del Convegno Sessualità e
politica edito da Feltrinelli[collegamento interrotto] " 2000 partecipanti al Congresso di
Psicanalisi con tema "Sessualità e Politica", svoltosi a
Milano" Gilles Anquetil, "A
Milan, le sage congrès de la folie", Les Nouvelles Littéraires, Roger
Dadoun, "A Milan F comme Folie", La Quinzaine littéraire, 16–31
dicembre 1976 Christian Descamps,
"A Milan au congrès de psychanalyse on a débattu (vivement) de “Sexe et
politique”", La Quinzaine littéraire, Congres v Milanu, “Razprave
problemi”, dicembre 1976 Robert
Maggiori, "La 'Jet Society' psychanalytique reunie a Milan",
Liberation, 9 dicembre 1976
Italianistica Online » 2004 » Cifrematica: di che cosa parliamo? Enciclopedia Universale Rizzoli Larousse,
Rizzoli, Milano, Luigi Mascheroni, il
Giornale, Nicola Borzi, Etruria perde 26 milioni nel crack Verdiglione, in Il
Sole 24 ORE, 29 dicembre . 27 maggio .
ARMANDO VERDIGLIONE AFFIDATO AI SERVIZI SOCIALIla Repubblica.it, in
Archiviola Repubblica.it. 27 maggio .
"Pour Armando Verdiglione", Le Monde, 11 gennaio 1987 "Difendo Verdiglione", di Jean
Daniel, direttore di Le Nouvel Observateur pubblicato da la Repubblica, 1Caso
verdiglione: martedi' 8 agosto, all'hotel nazionale in piazza montecitorio, a
partire dalle ore 11.45, incontro internazionale sul tema: "il caso
verdiglione". marco pann..., su radioradicale.it.I RADICALI BOCCIANO
PANNELLAla Repubblica.it, in Archiviola Repubblica.it. 27 maggio .
//legislature.camera.it/_dati/leg10/lavori/stampati MILANO, 18 RINVII A
GIUDIZIO PER LA VICENDA ' VERDIGLIONE'Repubblica.it » Ricerca NON PROFIT, VERDIGLIONE FA LO SPONSOR E LE
ASSOCIAZIONI DANNO FORFAITla Repubblica.it, in Archiviola Repubblica.it. 27
maggio . Gianfrancesco Turano,
Verdiglione spa, in Corriere Economia, Verdiglione, ovvero come sposare lo
sponsor e viver felici Corriere della
Sera, su milano.corriere.it. Archivio
Corriere della Sera, su archiviostorico.corriere.it. Corriere della Sera, su
archiviostorico.corriere.it. Frode
fiscale, 9 anni a Verdiglione confiscati beni per 110 milioni, in Corriere
della Sera. 27 maggio . Lo psicanalista
Verdiglione dai fasti degli anni ‘80 al ritorno in carcere, su
milano.corriere.it. sito dell'associazione
diretta da Claudio Foti, 'Verdiglione fuori dall'Ateneo'la Repubblica.it, in
Archiviola Repubblica.it. IL CHIACCHIERATO VERDIGLIONEla Repubblica.it, in
Archiviola Repubblica.it. cesare musattiAnalisi laica, su Analisi laica. ITALIAN
GURUla Repubblica.it, in Archiviola Repubblica.it. 27 maggio . Thomas Szaz, La battaglia della salute ,
Spirali, 2000, 8877705620. 30
maggio (archiviato dall'url originale
l'8 gennaio ). «L'Aids non è contagioso in nessun modo, non si trasmette
né attraverso rapporti eterosessuali né attraverso rapporti omosessuali e
neanche senza rapporti, non si trasmette in nessun modo; l'Hiv è un retrovirus
che, secondo Dusberg, è innocuo." "Muoiono per via della cura. È la
cura, che li ammazza."». Dizionario
di cifrematica, su dizionariodicifrematica.it. 9 giugno 2009 24 maggio 2009).
Sito ufficiale, su armandoverdiglione.com. TgCom: Recenti Vicende, su
tgcom.mediaset.it.
vernia: Essential Italian
philosopher. Nicoletto Vernia, conosciuto anche come Nicolò o Paolo Nicola
Vernia (Chieti), filosofo. Allievo a Padova del filosofi averroisti Paolo da
Pergola e Gaetano da Thiene e successore di quest'ultimo come docente di
filosofia, ebbe come collega Pietro Pomponazzi e tra i suoi allievi Nifo e Pico. Seguace dell'averroismo allora imperante
nello Studio Padovano, curò un'edizione delle opere di Aristotele con il
commento di Averroè (1483). Sostenne
l'unicità dell'intelletto (dottrina poi abbandonata a causa di una condanna
inflittagli dal vescovo di Padova), l'autonomia della fisica rispetto alla
metafisica e la superiorità della scienza della natura sulle scienze
dell'uomo. Ormai anziano si laureò in
medicina nel 1496. Le sue ceneri
riposano nella chiesa dell'Ospedale Civile di Vicenza. Opere Contra perversam Averrois opinionem de
unitate intellectus et de animae felicitate De unitate intellectus et de animae
felicitate Expositio in Posteriorum capitulum secundum in fine Expositio in
Posteriorum librum priorem Quaestio de gravibus et levibus Quaestio de
rationibus seminalibus Quaestio de unitate intellectus Quaestio in De anima Ennio De Bellis, Nicoletto Vernia. Studi
sull'aristotelismo del XV secolo, Firenze, Leo S. Olschki editore, Nicoletto
Vernia, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Nicoletto Vernia, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nicoletto Vernia,
su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State University. Opere.
veronelli: Essential
Italian philosopher. Luigi Veronelli (n. Milano), filosofo. Viene ricordato come
una delle figure centrali nella valorizzazione e nella diffusione del
patrimonio enogastronomico italiano. Antesignano di espressioni e punti di
vista che poi sono entrati nell'uso comune e protagonista di caparbie battaglie
per la preservazione delle diversità nel campo della produzione agricola e alimentare,
attraverso la creazione delle De.Co. (Denominazioni Comunali), le battaglie a
fianco delle amministrazioni locali, l'appoggio ai produttori al
dettaglio. Luigi Veronelli (al centro) assieme ad alcuni sommelier
F.I.S.A.R. Era originario del quartiere Isola di Milano. In gioventù, dopo il
R. Liceo Ginnasio Giuseppe Parini, compie studi di Filosofia all'Università
degli Studi di Milano, diventando assistente del suo maestro Giovanni Emanuele
Bariè alla cattedra di Filosofia teoretica, e si dà all'attività politica. Si
professerà per tutta la vita di fede anarchica, rifacendosi anche alle ultime
lezioni tenute da Benedetto Croce a Milano. Nel 1956 inizia l'esperienza di
editore, pubblicando tre riviste: I problemi del socialismo Il pensiero
Il gastronomo. Sempre come editore, nel 1957 pubblica La questione sociale di
Proudhon e Historiettes, contes et fabliaux di De Sade; per quest'ultima viene
condannato, insieme ad Alberto Manfredi (autore dei disegni, poi assolto), a
tre mesi di reclusione per il reato di pornografia (l'opera di De Sade sarà poi
messa al rogo nel 1958, nel cortile della procura di Varese). Negli anni
ottanta subisce anche una condanna di sei mesi di detenzione per aver istigato
i contadini piemontesi alla rivolta, con l'occupazione della stazione di Asti e
dell'autostrada, per protestare contro l'indifferenza della politica per i
problemi dei contadini e dei piccoli produttori. Nel 1962 diventa (e lo rimarrà
per ventun'anni) collaboratore de Il Giorno. L'attività giornalistica lo
impegnerà per tutta la vita, e i suoi articoli, di stile aulico e provocatorio,
ricchi di neologismi e arcaismi, faranno scuola nel giornalismo enogastronomico
e no. Tra le testate cui ha collaborato vanno ricordate, oltre a Il Giorno:
Corriere della Sera, Class, Il Sommelier, Veronelli EV, Carta, Panorama, Epoca,
Amica, Capital, Week End, L'Espresso, Sorrisi e Canzoni TV, A Rivista
Anarchica, Travel e Wine Spectator, Decanter, Gran Riserva ed Enciclopedia del
Vino, The European. L'apparizione televisiva ne aumenta notevolmente la fama;
in particolare A tavola alle 7, in cui conduce il programma prima a fianco di
Delia Scala e di Umberto Orsini, poi di Ave Ninchi, e il Viaggio Sentimentale
nell'Italia dei Vini, dove realizza l'aggiornamento, provocatorio e di denuncia,
della viticoltura italiana, con inchieste, interviste, proposte che hanno
scosso quel mondo. L'opera La sua attività di ricerca e di
approfondimento nel campo enogastronomico lo porta alla pubblicazione di alcune
opere fondamentali, anche di carattere divulgativo. Da segnalare: I Vignaioli
Storici, Cataloghi dei Vini d'Italia, dei Vini del Mondo, degli Spumanti e
degli Champagne, delle Acquaviti e degli Oli extra-vergine, Alla ricerca dei
cibi perduti, Il vino giusto, e la collana Guide Veronelli all'Italia
piacevole. Fondamentale anche la collaborazione con Luigi Carnacina, maître e
gastronomo celeberrimo e Aldo Luigi Guazzoni maître e sommelier internazionale.
Ne nascono, ad esempio, La cucina italiana e Il Carnacina. Fonda la
seconda Veronelli Editore "col puntuale obiettivo di approfondire la
classificazione dell'immenso patrimonio gastronomico nazionale e contribuire ad
accrescere la conoscenza delle attrattive turistiche del paese più bello del
mondo". La casa editrice ha cessato l'attività a fine . Collabora con
Derive\Approdi scrivendo le prefazioni ad alcuni libri di carattere storico,
politico e gastronomico. L'intenso rapporto epistolare sulle pagine di
Carta con Pablo Echaurren costituisce un forte stimolo di riflessione sulle
questioni legate alla Terra e alla qualità della vita materiale per il
movimento contro la globalizzazione. Negli ultimi anni dà vita insieme ad
alcuni centri sociali, tra cui La Chimica di Verona e il Leoncavallo di Milano,
al movimento Terra e libertà/Critical wine. Sempre di questi anni le battaglie
per le Denominazioni Comunali (De.Co.), una salvaguardia dell'origine di un
prodotto; per il prezzo-sorgente, cioè l'identificazione del prezzo di un
prodotto alimentare all'origine, per rendere evidenti eccessivi ricarichi nei
passaggi dal produttore al consumatore; per l'olio extra vergine d'oliva,
contro le prepotenze e il monopolio delle multinazionali e le ingiustizie della
legislazione per i piccoli olivicoltori. Il pensiero politico Luigi
Veronelli, di idee anarchiche, si è anche interessato di questioni filosofiche
e politiche, pubblicando anche articoli su A/Rivista Anarchica e saggi.
«Le pubblicazioni hanno subito il segno dei suoi interessi libertari,
libertini, enogastronomici: Racconti, novelle e novelline di de Sade (che gli
procurerà una denuncia e la condanna al rogo dei libri, tra gli ultimi roghi di
libri avvenuti in Italia), le poesie di Pagliarani, la rivista Il
gastronomo e quella di filosofia Il pensiero, poiinteressanteper qualche anno fu
l'editore della rivista Problemi del socialismo, diretta da Lelio Basso.»
() In seguito mise un po' in disparte le questioni politico-filosofiche per
concentrarsi su quelle più propriamente enogastronomiche e agricole. In
A-Rivista Anarchica si definisce Veronelli l'"anarchenologo"
ritenendo che l'attività di Veronelli vada inquadrata in un ambito libertario e
contro l'attività delle multinazionali agricole. Gli anarchici della
Cellula Veronelli, con l'intento di mostrare l'aspetto più propriamente
politico di Luigi Veronelli, hanno organizzato un incontro intitolato
"Veronelli politico", a cui hanno preso parte personalità del calibro
di Gianni Mura, giornalista di La Repubblica, Andrea Ferrari della Federazione
Anarchica Reggiana (promotrice dell'evento biennale, ideato nella sua prima
edizione insieme allo stesso Veronelli, Le cucine del popolo) e Marc Tibaldi.
Dagli anarchici Veronelli è sempre stato considerato un "compagno";
Umanità Nova, giornale anarchico, in occasione dell'anniversario della sua morte,
scrive: «Come Fabrizio De André, Léo Ferré, George Brassens anche Luigi
Veronelli era un libertario, un uomo colto, senza dogmi, senza ipocrisie, in
perenne lotta contro le armate schiaviste delle multinazionali.» (Angelo
Pagliaro, Umanità Nova, Premi e riconoscimenti Nel 2003 la città di Milano gli
attribuisce l'Ambrogino d'oro. Note
Rassegna stampa. Articolo di Veronelli pubblicato su A-Rivista, Lettera
i giovani estremi Ha scritto un testo su
Proudhon: La questione socialePROUDHON, Veronelli, Veronelli politico «L'ultimo dei vini artigianali sarà sempre
migliore del primo dei vini industriali, perché avrà un'anima» (Luigi Veronelli
in Il canto della Terra). Il nostro
anarchenologo Un incontro inatteso Cellula Veronelli. eronelli politico. Circolo
Cucine del Popolo, su cucinedelpopolo.org. 6 anni fa l'addio a Luigi Veronelli Archiviato
il 16 giugno in . Bosana Salsa suprema.
verecchia: essential
Italian philosopher. Anacleto Verrecchia (Vallerotonda ) filosofoo. Si trasferì
molto giovane a Torino, dove studiò, laureandosi in germanistica. Nei primi
anni cinquanta trascorse un certo periodo nel parco nazionale del Gran
Paradiso, considerato come il più formativo della sua vita. Lì poté contemplare
in modo disinteressato i fenomeni della natura. "Ho fatto tre
universitàera solito dire -: quella vera e propria, che non mi ha dato nulla o
quasi; la collaborazione alle pagine dei quotidiani come elzevirista, che mi ha
costretto a leggere libri che altrimenti non avrei mai letto; e infine
l'università più utile in assoluto, vale a dire il soggiorno nel Gran Paradiso
a contatto con la natura". Frutto di quel soggiorno è il libro che
contiene la sua filosofia, potentemente aforistica. I manoscritti riaffiorati
molto più tardi spiegano la tardività della sua pubblicazione, avvenuta solo
nel 1997 presso Fògolasi tratta del Diario del Gran Paradiso. Verrecchia visse poi in Germania (soprattutto
a Berlino) e fu per lunghi anni addetto culturale all'Ambasciata d'Italia a Vienna;
collaborò alle pagine culturali di giornali italiani, tra cui Il Resto del
Carlino, La Stampa, Il Giornale. Grazie alla sua padronanza del tedesco,
collaborò stranieri (Die Presse, Die Welt). Non parlava volentieri della sua
vita privata perché, diceva,"di un filosofo o di uno scrittore ciò che
interessa sono gli scritti e non le vicissitudini personali". Traduttore
di Georg Christoph Lichtenberg, appassionato studioso di Giordano Bruno e
Friedrich Nietzsche, nel suo orizzonte culturale, però, la figura che risalta
di più è senz'altro quella di Arthur Schopenhauer, da lui considerato a tutti
gli effetti un maestro da tradurre e continuare. Elementi caratteristici dei suoi scritti sono
l'irriducibile vena polemica e una sacra bilis, ma la sua prosa spicca anche
per chiarezza ed energia. Lavorò sempre al confine tra letteratura e filosofia:
difatti, i suoi libri sono ora di carattere prettamente filosofico, ora
letterario. La sua prosainsieme a quella di Guido Ceronetti, Manlio Sgalambro e
Sossio Giamettaè stata giudicata "la migliore prosa filosofica scritta
oggi in Italia". Testi Georg
Christoph Lichtenberg: l'eretico dello spirito tedesco (Firenze: La Nuova
Italia. La catastrofe di Nietzsche a Torino (Torino: Einaudi), poi:
Zarathustras Ende: die Katastrophe Nietzsches in Turin (Wien: Bohlaus, poi: La
tragedia di Nietzsche a Torino: la catastrofe del filosofo che sognava un
superuomo al di là del bene e del male (Milano: Bompiani, poi: La catastrofe di
Nietzsche a Torino (prefazione di Vittorio Sgarbi; Milano: Bompiani). Incontri
viennesi (Genova: Marietti, poi: Torino: UTET, Cieli d'Italia (prefazione di
Vittorio Mathieu; Milano: Spirali/Vel, Giuseppe Prezzolini: l'eretico dello
spirito italiano (Torino: Fogola). Diario del Gran Paradiso (Torino: Fogola, e ristampa
, Giordano Bruno: Nachtfalter des
Geistes (Wien: Bohlau, poi: Giordano Bruno: la falena dello spirito (Roma:
Donzelli, Rapsodia viennese: luoghi e personaggi celebri della capitale
danubiana (Roma: Donzelli. Schopenhauer e la Vispa Teresa: l'Italia, le donne,
le avventure (Roma: Donzelli. Vagabondaggi culturali (Torino: Fogola, La stufa
dell'Anticristo. Altri vagabondaggi culturali (Torino: Fogola, ). Batracomachia di Bayeruth. Nietzschiani contro
wagneriani (nota di Diego Fusaro; Padova: il prato, Lettere Mercuriali
(prefazione di Gianmario Ricchezza; Torino: Fògola, ). Il cantore filosofo.
Scritti su Wagner (introduzione, note e notizia biobibliografica di Marco
Lanterna; Firenze: Clinamen. Il mastino del Parnaso. Elzeviri e polemiche
(scelta, introduzione, note e notizia biobibliografica di Marco Lanterna;
Firenze: Clinamen. Saggi introduttivi, traduzioni e cure Viaggio in Italia di Theodor Mommsen (Torino: Fogola). Libretto
di consolazione di Georg Christoph Lichtenberg (Milano: Rizzoli. Le civiltà precolombiane di Hans Dietrich Disselhoff
(Milano: Bompiani,). Colloqui di Arthur Schopenhauer (Milano: Rizzoli), poi:
Colloqui: il filosofo che ride (Milano: Rizzoli, Metafisica dell'amore sessuale: l'amore
inganno della natura di Arthur Schopenhauer (Milano: Rizzoli, Sulla filosofia da Arthur Schopenhauer (Milano:
TEA. Aforismi per una vita saggia di Arthur Schopenhauer (Milano: Fabbri, poi:
Milano: Rizzoli, O si pensa o si crede: scritti sulla religione di Arthur
Schopenhauer (Milano: Rizzoli. Lo scandaglio dell'anima: aforismi e lettere di
Georg Christoph Lichtenberg (Milano: Rizzoli, Breviario spirituale di Piero
Martinetti (Torino: UTET, Articoli A Bogotà c'è un erede di Montaigne.
Tuttolibri de La Stampa, Allora bastava un rospo per finire al rogo. Tuttolibri
de La Stampa, Vittorio Mathieu, Tre giorni in giallo. Tuttolibri de La Stampa,
28 agosto , 5. Note Risvolto di
copertina della Rapsodia viennese.
Anacleto Verrecchia, su digilander.libero.it. 28 gennaio . Marco Lanterna, Anacleto Verrecchia,
venerando e terribile, Pulp Libri, (ora in Marco Lanterna, Il caleidoscopio
infelice. Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen, critica Marco
Lanterna, Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro,
Clinamen, . Ugo Dotti, I vagabondaggi culturali di Anacleto Verrecchia, in
rivista (The New York Review of Books). Le
case illustri, di Lisa Elena [collegamento interrotto], su
archivio.lastampa.it. 2 settembre . Addio al filosofo Anacleto Verrecchia, di
Luigia Sorrentino, su poesia.blog.rainews.it. L'Anticristo goloso, di M.Rota,
su piemontemese.it.
verri: essential Italian philosopher. Like
Grice, he wrote on ‘happiness.’ Like Grice, he wrote on ‘pleasure.’ Like Grice,
he was a very clubbable man. Pietro Verri-Visconti Pietro Verri ritratto
tagliato.jpg Barone di Rho Stemma In carica. Predecessore Gabriele Verri
Trattamento Sua Eccellenza Heraldic Crown of Spanish Count.svg Nascita
Cinisello, 12 dicembre 1728 Morte Lambrate, 28 giugno 1797 Dinastia Verri
Visconti Padre Gabriele Verri Madre Barbara Dati della Somaglia Consorte
Marietta Castiglioni Vincenza Melzi d'Eril Figli Teresa, Alessandro (da
Marietta Castiglioni) Religione cattolicesimo. Il conte Pietro Verri (n.
Milano) filosofo. Considerato tra i massimi esponenti dell'illuminismo
italiano, è altresì ritenuto il fondatore della scuola illuministica
milanese. Pietro Verri nacque a Milano (allora appartenente all'impero
asburgico) dal conte Gabriele, magistrato e politico conservatore e da Barbara
Dati della Somaglia, membri della nobiltà milanese. Ha tre fratelli:
Alessandro, Carlo e Giovanni. Avviati gli studi nel Collegio dei gesuiti
di Brera, frequenta negli anni '50 l'Accademia dei Trasformati, dove conosce
tra gli altri Giuseppe Parini. Si arruola nell'esercito imperiale e prende
parte brevemente alla Guerra dei Sette Anni. Fermatosi a Vienna, intraprende la
redazione delle Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano, pubblicate
poi nel 1763, che gli varranno il primo incarico di funzionario governativo; lo
stesso anno pubblica anche le Meditazioni sulla felicità. Rientrato
frattanto a Milano, vi fonda, insieme al fratello Alessandro Verri e agli amici
Cesare Beccaria, Alfonso Longo, Pietro Secchi, Giambattista Biffi e Luigi Porro
Lambertenghi, la cosiddetta Accademia dei Pugni, iniziale nucleo redazionale
del foglio periodico Il Caffè, destinato a diventare il punto di riferimento
del riformismo illuministico italiano. Il Caffè inizia le sue pubblicazioni nel
giugno 1764 ed esce ogni dieci giorni, fino al maggio 1766, quando viene
raccolto in due volumi. Tra gli articoli più importanti di Pietro Verri per Il
Caffè vanno ricordati almeno gli Elementi del commercio (volume I, foglio 3),
La commedia (I, 4-5), La medicina (I, 18), Su i parolai (II, 6). Gli
illuministi milanesi, e tra loro Verri, hanno rapporti epistolari anche con gli
enciclopedisti francesi, tra cui Diderot, Voltaire e d'Holbach, mentre
d'Alembert verrà anche a Milano per incontrare il circolo del Caffè.
Parallelamente all'impresa editoriale, Verri intraprende, con alcuni dei suoi
sodali, la scalata politico-amministrativa del governo viennese di Milano, allo
scopo di mettere in opera le riforme propugnate nella rivista. Nel gennaio 1764
è fatto membro della Giunta per la revisione della "ferma" (appalto
delle imposte ai privati) e nel 1765 del Supremo Consiglio dell'Economia.
Quest'ultimo, presieduto da Gian Rinaldo Carli, altro collaboratore del Caffè,
assegna a Cesare Beccaria la cattedra di Economia pubblica e ad Alfonso Longo
quella di Diritto pubblico ecclesiastico nelle Scuole Palatine. Verri,
Beccaria, Frisi e Secchi danno luogo alla Società patriottica milanese.
Sull'indole del piacere e del dolore, 1781 Risalgono a questi anni le
Meditazioni sull'economia politica, il Discorso sull'indole del piacere e del
dolore, che affronta temi che avranno grande importanza per Giacomo Leopardi, i
Ricordi a mia figlia e le Osservazioni sulla tortura. Il suo è uno stile
asciutto e libero, pieno di trattenuto vigore. Il monumento a
Pietro Verri nel Cortile del Palazzo di Brera a Milano Con la successione di
Giuseppe II al trono d'Austria (1780), gli spazi per i riformisti milanesi si
riducono, e a partire dal 1786 Verri lascia ogni incarico pubblico, assumendo
un atteggiamento sempre più critico nei confronti del figlio di Maria Teresa.
Pubblica frattanto la Storia di Milano, All'arrivo di Napoleone, Verri
sessantottenne prende parte, con Alfonso Longo e Luigi Lambertenghi, alla
fondazione della Repubblica Cisalpina, culla del tricolore italiano. Muore
durante una seduta notturna della Municipalità milanese, della quale era membro
assieme a personalità come Giuseppe Parini. Le sue spoglie sono conservate
nella cappella di famiglia, visibile al pubblico, che si trova a latere del
Santuario della Beata Vergine del Lazzaretto, nel comune di Ornago (MB).
Il fratello minore Giovanni, secondo alcuni sarebbe il padre naturale di
Alessandro Manzoni, figlio di Giulia Beccaria e nipote di Cesare. Meriti
e pensiero filosofico ed economico di Pietro Verri Medaglione col
ritratto di Pietro Verri sulla casa di Cesare Beccaria a Milano. Grazie alla
sua opera come autore e come organizzatore Milano divenne il più importante
centro dell'Illuminismo italiano. L'ipotesi di civiltà che scaturiva dalla
figura intellettuale di Pietro Verri era forse troppo avanzata per poter essere
adeguatamente raccolta dalla nostra cultura; e comunque lo colloca a pieno
titolo tra le espressioni più alte dell'Illuminismo italiano. Il grande
merito storico di Verri consiste nel fatto di aver creato in Lombardia un
grande centro di aggregazione illuminista, la rivista Il Caffè. Ciò che desta
curiosità rimane il titolo con cui Pietro Verri scelse di intitolare la sua
testata, dovuta al rilevante fenomeno della diffusione di caffè (bar), come
luoghi dove poter intraprendere un libero e attuale dibattito culturale,
politico e sociale. Con i suoi scritti sul dolore e il piacere, Verri
sottoscrisse le teorie di Helvétius, nonché il sensismo di Condillac, fondando
sulla ricerca della felicità e del piacere l'attività dell'uomo. L'uomo, per
Verri, tendeva a sé stesso, al piacere, quindi secondo Verri l'uomo è pervaso
dall'idea del dolore, e il suo piacere non è altro che una momentanea
interruzione di questo dolore; questa tesi è riscontrabile anche in
Schopenhauer e in Leopardi e quest'ultimo potrebbe averla derivata da quella
del Verri, essendo ispirato spesso dalla filosofia sensistica settecentesca.
Per Verri quindi, la vera felicità dell'uomo non è quella personale, ma è
quella a cui partecipa il collettivo, quasi fosse eutimia o atarassia. Anche
Kant e Nietzsche apprezzeranno questa tesi. Antonio Perego, L'Accademia dei
Pugni. Da sinistra a destra: Alfonso Longo (di spalle), Alessandro Verri,
Giambattista Biffi, Cesare Beccaria, Luigi Lambertenghi, Pietro Verri, Giuseppe
Visconti di Saliceto Per quanto riguarda la politica e l'economia, il pensiero
di Pietro Verri è controverso. Per quanto riguarda l'ambito economico, negli
Elementi del Commercio e nella sua più grande opera economica Meditazioni
sull'economia politica, enunciò (anche, per primo, in forma matematica) le
leggi di domanda e offerta, spiegò il ruolo della moneta come "merce
universale", appoggiò il libero scambio e sostenne che l'equilibrio nella
bilancia dei pagamenti è assicurato da aggiustamenti del prodotto interno lordo
(quantità) e non del tasso di cambio (prezzo). Di conseguenza, può essere visto
come precursore di Adam Smith, del marginalismo e persino di John Maynard
Keynes; altri però notano come assuma atteggiamenti di difesa del concetto di
proprietà privata e del mercantilismo. Egli ritiene che solo la libera
concorrenza tra eguali possa distribuire la proprietà privata: tuttavia pare
favorevole principalmente alla piccola proprietà, per evitare il risorgere
delle disuguaglianze. Verri con le Osservazioni sulla tortura esprime la
sua contrarietà all'uso della tortura, definendo ingiusto e antistorico un
modello così efferato di giurisprudenza e auspicando l'abolizione di questi
metodi. Verri cominciò la stesura dell'opuscolo già nel 1760, ma non lo
pubblicò per non inimicarsi, con le pesanti critiche alla magistratura in esso
contenute, il senato di Milano (tribunale) presso cui si stava decidendo
dell'eredità del padre. La grande opera del collega Beccaria Dei delitti
e delle pene, terminata nel 1764, prende in gran parte le mosse proprio dalle
bozze delle Osservazioni sulla tortura, oltre che dagli articoli de Il Caffè.
Sarà proprio a causa di questo furto di idee che i due scrittori e amici
arriveranno al più acceso scontro. Ritratto del Verri Nella versione
definitiva e aggiornata delle Osservazioni, che sono in conclusione un invito
ai magistrati a seguire le idee illuministe invece di irrigidirsi sulle
posizioni conservatrici, la dialettica di Verri è cruda e basilare: la tortura
è una crudeltà, perché se la vittima è innocente, subisce sofferenze non
necessarie, mentre se colpisce un colpevole presumibile rischia di martoriare
il corpo di un possibile innocente. Inoltre gli accusati rinunciano nella
tortura alla loro difesa naturale istintiva, e ciò viola la legge di
natura. Verri apre la sua opera con la ricostruzione del processo agli
"untori" del 1630, presentandolo sia come documento dell'ignoranza di
un secolo non guidato dai "Lumi", sia come emblema del modo in cui
leggi sbagliate portano a evidenti ingiustizie. Questa ricostruzione fornirà la
base per la Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni, che però la
presenterà come testimonianza di ciò che accade quando uomini ingiusti
detengono un grande potere, come all'epoca era quello del senato milanese.
L'opera di Verri non arriverà mai ad avere il successo che invece ebbe Dei
delitti e delle pene, vuoi perché la maggior parte delle osservazioni in essa
sviluppate erano già contenute nell'opera di Beccaria, vuoi per via dello stile
di Verri, dotto e di difficile comprensione, che rendeva di per sé ardua la
diffusione del testo, che pure conteneva molti ulteriori spunti rispetto
all'opera del collega. Opere, scritti e discorsi. Le principali opere di
Verri sono, in ordine cronologico: La Borlanda impasticciata con la concia, e
trappola de sorci composta per estro, e dedicata per bizzaria alla nobile
curiosita di teste salate dall'incognito d'Eritrea Pedsol riconosciuto,
Festosamente raccolta, e fatta dare in luce dall'abitatore disabitato
accademico bontempista, Adorna di varj poetici encomj, ed accresciuta di
opportune annotazioni per opera di varj suoi coaccademici amici. Il Gran
Zoroastro ossia Astrologiche Predizioni per l'Anno 1758, Il Mal di Milza,
Diario military, Elementi del commercio, Sul tributo del sale nello Stato di
Milano, Sulla grandezza e decadenza del commercio di Milano, Dialogo tra
Fronimo e Simplicio (detto anche Dialogo sul disordine delle monete nello Stato
di Milano, Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano, Orazione panegirica
sula giurisprudenza Milanese, Meditazioni sulla felicitàcf. Grice, Notes on
happiness -- Bilancio del commercio dello stato di Milano, Il Caffè,
Sull’innesto del vajuolo, Memorie storiche sulla economia pubblica dello Stato
di Milano, Riflessioni sulle leggi vincolanti il commercio dei grani,
Meditazioni sulla economia politica con annotazioni, Consulta su la riforma
delle monete dello Stato di Milano, Osservazioni sulla tortura, Ricordi a mia
figlia, Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano Sull'indole del
piacere e del dolore, Manoscritto da leggersi dalla mia cara figlia Teresa
Verri per cui sola lo scrissi, Storia di Milano, Piano di organizzazione del
Consiglio governativo ed istruzioni per il medesimo, Precetti di Caligola e
Claudio, Memoria cronologica dei cambiamenti pubblici dello Stato di Milano,
Delle nozioni tendenti alla pubblica felicità, Pensieri di un buon vecchio che
non è letterato, Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri. L'Edizione
Nazionale, Ministero per i beni e le attività culturali ha deciso di avallare
un'Edizione nazionale delle opere di Pietro Verri. Attualmente il comitato,
finanziato pubblicamente, dalla Fondazione Cariplo e da Banca Intesa Sanpaolo,
è presieduto da Carlo Capra e composto da una ventina di studiosi e si basa,
per la stesura delle opere, sull'Archivio Verri, donato dalla Contessa Luisa
Sormani Andreani Verri alla "Fondazione Raffaele Mattioli per la storia
del pensiero economico.” Note: Angolani Bartolo, Gli Scritti di argomento
familiare e autobiografico di Pietro Verri, Rivista di storia della filosofia.
Fascicolo 3 (Firenze : [poi] Milano : La Nuova Italia ; Franco Angeli).
Carteggio di Pietro e Alessandro Verri
Cfr. Ricuperati, Giuseppe, Pietro Verri e il genere della biografia,
Società e storia. Fascicolo 10, 2002 (Milano : Franco Angeli, Pietro Verri,
"Il Caffè", Introduzione, I, 1
Giordanetti, Piero, a cura di, Sul piacere e sul dolore. Immanuel Kant
discute Pietro Verri, Milano, Unicopli, 1998; Giordanetti, Piero: Kant, Verri e
le arti belle. Sulla fortuna di Verri in Germania, in Pietro Verri e il suo
tempo, C. Capra, Bologna, Cisalpino, Meld Shell, Susan. Kant's 'true economy of
human nature': Rousseau, Count Verri, and the problem of happiness, Essays on
Kant's anthropology, Cambridge University Press, Pezzei, Ivana, Kant, Verri,
Nietzsche e la questione del piacere e del dolore, in Annali di Ca'
Foscari Parisi, D., Pre-classical
economic thought: profitable commerce and formal constraints in the economic
studies of the young Pietro Verri, Rivista internazionale di scienze sociali, Porta,
Pier Luigi; Scazzieri, Roberto, Pietro Verri's political economy: commercial
society, civil society, and the science of the legislator, History of political
economy, Renzo Villata, Maria Gigliola,
Il processo agli untori di manzioniana memoria e la testimonianza (ovvero...
due volti dell'umana giustizia), Acta Histriae Storia di Milano ::: Cronologia
della vita di Pietro Verri, su storiadimilano.it. Vèrri, Pietro
nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. Ricordi a mia figlia, su classicitaliani.it.
CatalogoSellerio, su Sellerio. SALERNO EDITRICE. Scheda del libro: VERRI
PIETRODELLE NOZIONI TENDENTI ALLA PUBBLICA FELICITÀ, su salernoeditrice.it. Pietro
Verri Pensieri di un buon vecchio che non è letterato, su classicitaliani.it. Carlo
Capra, L'Edizione Nazionale delle Opere di Pietro Verri. Risultati e
prospettive, in Rivista di storia della filosofia, Edizione nazionale delle opere.
Scritti di economia, finanza e amministrazione, Giuseppe Bognetti, Angelo
Moioli, Pierluigi Porta, Giovanna Tonelli, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, Scritti di economia, finanza e amministrazione, Giuseppe Bognetti,
Angelo Moioli, Pierluigi Porta, Giovanna Tonelli, Roma, Edizioni di storia e
letteratura, I Discorsi e altri scritti degli anni Settanta, Giorgio Panizza,
con la collaborazione di Silvia Contarini, Gianni Francioni, Sara Rosini, Roma,
Edizioni di storia e letteratura, Storia di Milano, Renato Pasta, Roma,
Edizioni di storia e letteratura, Scritti di argomento familiare e
autobiografico, Gennaro Barbarisi, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Scritti
politici della maturità, Carlo Capra, Roma, Edizioni di storia e letteratura, ,Carteggio
di Pietro e Alessandro Verri. Gigliola Di Renzo Villata, Roma, Edizioni di
storia e letteratura, ,Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Sara Rosini,
Roma, Edizioni di storia e letteratura, Carteggio di Pietro e Alessandro Verri.
Sara Rosini, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Pietro Verri, Caffè. 1, In
Venezia, Pietro Pizzolato, Pietro Verri, Caffè. 2, In Venezia, Pietro
Pizzolato, Pietro Verri, Meditazioni sulla economia politica con annotazioni,
Venezia, Giovanni Battista Pasquali, Meditazioni sulla economia politica,
Livorno, Stamperia dell'Enciclopedia Livorno, Pietro Verri, Sull'indole del
piacere e del dolore, In Milano, Giuseppe Marelli, Pietro Verri, Storia di
Milano. 1, Milano, Società tipografica de' classici italiani, Pietro Verri,
Storia di Milano. 2, Milano, Società tipografica de' classici italiani,Riedizioni
Pietro Verri, Alessandro Verri, Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri, F.
Novati, A. Giulini, E. Greppi, G. Seregni, Milano, L. F. Cogliati, Milesi &
figli, Giuffrè. Pietro Verri, Alessandro Verri, Viaggio a Parigi e Londra. Carteggio
di Pietro ed Alessandro Verri, Gianmarco Gaspari, Milano, Adelphi, Pietro Verri, Appunti di diritto bellico,
Paolo Benvenuti, riedizione aggiornata, Roma, Arnaldo Di Benedetto, Pietro
Verri repubblicano: gli ultimi articoli, Tra Sette e Ottocento. Poesia,
letteratura e politica, Alessandria, Edizioni dell'Orso, Adriano Cavanna, Da
Maria Teresa a Bonaparte: il lungo viaggio di Pietro Verri, Carlo Capra, I
progressi della ragione: vita di Pietro Verri, Bologna, Il Mulino, 2002. Pietro
Verri, Meditazioni sulla felicità, Pavia-Como, Ibis. Pietro Verri, Discorso
sull'indole del piacere e del dolore, Gianfranco Spada, Londra, Traettiana, .
Pietro Verri, Diario Militar, Milano, M&B Publishing, Verri (famiglia)
Alessandro Verri Carlo Verri Giovanni Verri. Treccani.itEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Pietro Verri, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Pietro Verri, in Dizionario di
storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Pietro Verri, su Enciclopedia
Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Opere di Pietro Verri, su Liber Liber.
Opere di Pietro Verri, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Pietro Verri, .Opere di Pietro Verri, su Progetto Gutenberg. Pietro Verri, in
Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
Pietro Verri. Biografia e pensiero Diego Fusaro e Nicoletta Cieri, sito
Filosofico.net. Cronologia della vita di Pietro Verri, Maria Castiglioni e
Teresa Verri di Paolo Colussi, sito Storia di Milano. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Verri," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Viano: essential Italian philosopher.
Carlo Augusto Viano (Aosta ) filosofo, storico della filosofia e accademico
italiano. Laureatosi in Filosofia all'Torino con Abbagnano, in seguito ha
insegnato nelle Milano e Cagliari. Ha fatto infine ritorno, in qualità di
ordinario fuori ruolo di Storia della filosofia, all'ateneo torinese, di cui è
stato nominato professore emerito a seguito del pensionamento. Ha fatto parte
del Comitato Nazionale per la Bioetica, ed è stato membro del direttivo della
Rivista di filosofia socio nazionale
dell'Accademia delle Scienze di Torino. Izgu insignito del premio
Feltrinelli per la Storia dela Filosofia. Pensiero Di formazione
neoilluminista, si è occupato principalmente di storia della filosofia antica e
moderna e di etica. Nel campo della filosofia è autore di importanti studi su
Aristotele (La logica di Aristotele, Torino) e Locke (John Locke, Dal
razionalismo all'Illuminismo, Torino, Il pensiero politico di Locke, Roma/Bari),
oltre a varie opere di storia della filosofia curate in collaborazione con
Pietro Rossi. Nel campo dell'etica, oltre a studi storici (L'etica, Milano, Teorie
etiche contemporanee, Torino), si è dedicato a promuovere la costruzione di una
bioetica laica e, soprattutto negli ultimi anni, a denunciare la timidezza dei
laici di fronte alle ingerenze della Chiesa cattolica in ambito scientifico e
morale. Da Enrico Mistretta, direttore editoriale della Laterza, gli fu
affidata, insieme con Pietro Rossi, la direzione di una fondamentale Storia
della filosofia. Opere principali La logica di Aristotele, Torino, Ed. Taylor,John
Locke, Dal razionalismo all'Illuminismo, Torino, Einaudi, L'etica, Mondadori,
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, La selva delle somiglianze. Il filosofo e il
medico, Torino, Einaudi, Va' pensiero: il carattere della filosofia italiana
contemporanea, Torino, Einaudi (con Pietro Rossi) Filosofia italiana e
filosofie straniere nel dopoguerra, Bologna, Il Mulino (curatore) Teorie etiche
contemporanee, Torino, Bollati Boringhieri (con Pietro Rossi) Storia della
filosofia, Roma/Bari, Laterza, Il
pensiero politico di Locke, Roma/Bari, Laterza, Etica pubblica, Roma/Bari,
Laterza (con Pietro Rossi) Le città filosofiche. Per una geografia della
cultura filosofica italiana, Bologna, Il Mulino, Le imposture degli antichi e i
miracoli dei moderni, Torino, Einaudi, Laici in ginocchio, Roma/Bari, Laterza, Stagioni
filosofiche. La filosofia del Novecento fra Torino e l'Italia, Bologna, Il
Mulino, La scintilla di Caino. Storia della coscienza e dei suoi usi, Torino,
Bollati Boringhieri. Profilo biografico su accademiadellescienze.it. Maurizio
Mori , L'Torino ricorda il Prof. Carlo Augusto Viano, su Torino. Cerimonia
inaugurale dell'Anno Accademico dell'Accademia Nazionale dei Lincei, su
Presidenza della Repubblica, Roma. Treccani.itEnciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Carlo Augusto Viano, in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Carlo Augusto Viano, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere
su Goodreads. Registrazioni su
RadioRadicale.it, Radio Radicale.
Biografia e testi sull'Enciclopedia multimediale RAI delle scienze
filosofiche Rassegna stampa sul Sito Web Italiano per la Filosofia Recensione
di "Le città filosofiche" su Recensioni Filosofiche.
viazzi: essential Italian
philosopher. Deputato del Regno d'Italia Durata mandato Legislature Gruppo
parlamentare PRI CollegioGrosseto Sito istituzionale Dati generali Partito
politicoPartito Repubblicano Italiano Titolo di studiolaurea Professioneavvocato,
docente. Pio Viazzi (Gavi), filosofo. Apprezzato teorico e studioso di diritto,
fu eletto per i repubblicani alla Camera dei deputati per il collegio di
Grosseto, subentrando ad Ettore Socci e battendo il candidato dei radicali
Angelo Banti. Viazzi rimase in Parlamento per due legislature e fu succeduto
dal socialista Giovanni Merloni. Pio Viazzi, su storia.camera.it, Camera dei
deputati
vico: Essential itealian
philosopher. Grice: “The Italians revere him so much that his emblem is on one
of their stamps!”“It would be as having Ryle on one of ours!” vico: He is so beloved by the Italians
“that they made a stamp of him.”Grice. cited by H. P. Grice, “Vico and the
origin of language.” Philosopher who founded modern philosophy of history,
philosophy of culture, and philosophy of mythology. He was born and lived all
his life in or near Naples, where he taught eloquence. The Inquisition was a
force in Naples throughout Vico’s lifetime. A turning point in his career was
his loss of the concourse for a chair of civil law. Although a disappointment
and an injustice, it enabled him to produce his major philosophical work. He
was appointed royal historiographer by Charles of Bourbon. Vico’s major work is
“La scienza nuova” completely revised in
a second, definitive version. He published three connected works on
jurisprudence, under the title Universal Law; one contains a sketch of his
conception of a “new science” of the historical life of nations. Vico’s
principal works preceding this are On the Study Methods of Our Time, comparing
the ancients with the moderns regarding human education, and On the Most
Ancient Wisdom of the Italians, attacking the Cartesian conception of
metaphysics. His Autobiography inaugurates the conception of modern
intellectual autobiography. Basic to Vico’s philosophy is his principle that
“the true is the made” “verum ipsum factum”, that what is true is convertible
with what is made. This principle is central in his conception of “science”
scientia, scienza. A science is possible only for those subjects in which such
a conversion is possible. There can be a science of mathematics, since
mathematical truths are such because we make them. Analogously, there can be a
science of the civil world of the historical life of nations. Since we make the
things of the civil world, it is possible for us to have a science of them. As
the makers of our own world, like God as the maker who makes by knowing and
knows by making, we can have knowledge per caussas through causes, from within.
In the natural sciences we can have only conscientia a kind of “consciousness”,
not scientia, because things in nature are not made by the knower. Vico’s “new
science” is a science of the principles whereby “men make history”; it is also
a demonstration of “what providence has wrought in history.” All nations rise
and fall in cycles within history corsi e ricorsi in a pattern governed by
providence. The world of nations or, in the Augustinian phrase Vico uses, “the
great city of the human race,” exhibits a pattern of three ages of “ideal
eternal history” storia ideale eterna. Every nation passes through an age of
gods when people think in terms of gods, an age of heroes when all virtues and
institutions are formed through the personalities of heroes, and an age of
humans when all sense of the divine is lost, life becomes luxurious and false,
and thought becomes abstract and ineffective; then the cycle must begin again.
In the first two ages all life and thought are governed by the primordial power
of “imagination” fantasia and the world is ordered through the power of humans
to form experience in terms of “imaginative universals” universali fantastici.
These two ages are governed by “poetic wisdom” sapienza poetica. At the basis
of Vico’s conception of history, society, and knowledge is a conception of
mythical thought as the origin of the human world. Fantasia is the original
power of the human mind through which the true and the made are converted to
create the myths and gods that are at the basis of any cycle of history.
Michelet was the primary supporter of Vico’s ideas in the nineteenth century;
he made them the basis of his own philosophy of history. Coleridge is the
principal disseminator of Vico’s views in England. James Joyce used the New
Science as a substructure for Finnegans Wake, making plays on Vico’s name,
beginning with one in Latin in the first sentence: “by a commodius vicus of
recirculation.” Croce revives Vico’s philosophical thought, wishing to conceive
Vico as the Hegel. Vico’s ideas have
been the subject of analysis by such prominent philosophical thinkers as
Horkheimer and Berlin, by anthropologists such as Edmund Leach, and by literary
critics such as René Wellek and Herbert Read. Refs.: S. N. Hampshire, “Vico,”
in The New Yorker. Luigi Speranza, “Vico alla Villa Grice.” H. P. Grice, “Vico
and language.” vico -- Danesi,
Marcel. Vico, Metaphor, and the
Origin of Language. Bloomington: Indiana. Serious scholars of Vico as well as
glottogeneticists will find much of value in this excellent monograph. Vico
Studies. A provocative, well-researched argument which might find reapplication
in philosophy." —Theological Book Review. Danesi returns to Vico to
create a persuasive, original account of the evolution and development of
language, one of the deep mysteries of human existence. The Vico’s
reconstruction of the origin of language is described at length, then evaluated
in light of Grice’s philosophical conversational pragmatics. Glottogenesis
Vico’s Reconstruction. The New Science Basic Notions. Language and the
Imagination: Vito’s Glottogenetic Scenario Vico’s Approach Reconstructing the
Primal Scene After the Primal Scence. The Dawn of Communication: Iconicity and
Mimesis Hypotheses The Nature of Iconicity. Imagery, Iconicity, and Gesture.
Iconic Representation. Osmosis Hypothesis Ontogenesis From Percepts to Concepts
The Metaphoricity Metaphor Metaphor and Concept-Formation Mentation,
Narrativity, and Myth The Sociobiological-Computationist
Viewpoint:A Vichian Critique The Vichian Scenario Revisited Revisting the
Genetic Perspective computationism.
Refs.: Luigi Speranza, “Vico e Grice,” Villa Grice.
VISUM:
Grice: “One has to be careful, because ‘visum’ can be ‘what is seen,’ but also
‘what is divided,’ divisum – different roots, though.” VIDERE -- how to divide
the indivisible. Grice, “How to divide the indivisible.” dis-
"apart" (see dis-) + -videre "to separate," which,
according to de Vaan, is from PIE *(d)uid- "to separate, distinguish"
(source also of Sanskrit avidhat "allotted," Old Avestan vida-
"to devote oneself to"). He writes: "The original PIE verb ...
(which became thematic in Latin) meant 'to divide in two, separate'. It lost
initial *d- through dissimilation in front of the next dental stop, and was
reinforced by dis- in Latin ...." Also compare devise. dividuum-individuum
distinction, the: individuum: versus the dividuumor divisum. Cicero’s attempt to
translate ‘a-tomon.’ In metaphysics, a process whereby a universal, e.g., cat,
becomes instantiated in an individualalso called a particular e.g., Minina; (2)
in epistemology, a process whereby a knower discerns an individual, e.g.,
someone discerns Minina. The double understanding of individuation raises two
distinct problems: identifying the causes of metaphysical individuation, and of
epistemological individuation. In both cases the causes are referred to as the
principle of individuation. Attempts to settle the metaphysical and
epistemological problems of individuation presuppose an understanding of the
nature of individuality. Individuality has been variously interpreted as
involving one or more of the following: indivisibility, difference, division
within a species, identity through time, impredicability, and
non-instantiability. In general, theories of individuation try to account
variously for one or more of these. Individuation may apply to both substances
(e.g., Minina) and their features (e.g., Minina’s fur color), generating two
different sorts of theories. The theories of the metaphysical individuation of
substances most often proposed identify six types of principles: a bundle of
features (Russell); space and/or time (Boethius); matter (Aristotle); form
(Averroes); a decharacterized, sui generis component called bare particular (Bergmann)
or haecceity (Duns Scotus); and existence (Avicenna). Sometimes several
principles are combined. For example, for Aquinas the principle of
individuation is matter under dimensions (materia signata). Two sorts of
objections are often brought against these views of the metaphysical
individuation of substances. One points out that some of these theories violate
the principle of acquaintance,since they identify as individuators entities for
which there is no empirical evidence. The second argues that some of these
theories explain the individuation of substances in terms of accidents, thus
contradicting the ontological precedence of substance over accident. The two
most common theories of the epistemological individuation of substances
identify spatiotemporal location and/or the features of substances as their
individuators; we know a thing as an individual by its location in space and
time or by its features. The objections that are brought to bear against these
theories are generally based on the ineffectiveness of those principles in all
situations to account for the discernment of all types of individuals. The
theories of the metaphysical individuation of the features of substances fall
into two groups. Some identify the substance itself as the principle of
individuation; others identify some feature(s) of the substance as
individuator(s). Most accounts of the epistemological individuation of the
features of substances are similar to these views. The most common objections
to the metaphysical theories of the individuation of features attempt to show
that these theories are either incomplete or circular. It is argued, e.g., that
an account of the individuation of features in terms of substance is incomplete
because the individuation of the substance must also be accounted for: How
would one know what tree one sees, apart from its features? However, if the
substance is individuated by its features, one falls into a vicious circle.
Similar points are made with respect to the epistemological theories of the individuation
of features. Apart from the views mentioned, some philosophers hold that
individuals are individual essentially (per se), and therefore that they do not
undergo individuation. Under those conditions either there is no need for a
metaphysical principle of individuation (Ockham), or else the principle of
individuation is identified as the individual entity itself.
Vieri: Essentail Italian philosopher. Francesco
de' Vieri, detto Verino secondo (Firenze), filosofo. Di famiglia nobile, era
nipote di Francesco de' Vieri detto Verino primo. Allo Studio di Pisa fu
professore di filosofia. Come l'avo fu molto attivo nell'Accademia fiorentina.
Era contestato dai colleghi per il suo vagheggiare una nuova accademia
platonica improntata su Pico. Suo principale avversario era Borri. Opere: Liber in quo a calumnijs detractorum
philosophia defenditur, & eius praestantia demonstratur, Romae, Giovanni
Angelo Ruffinelli, Giacomo Ruffinelli. Jill Kraye, Cambridge Translations of
Renaissance Philosophical Texts: Moral and Political Philosophy, Cambridge, Francesco
de' Vieri, detto il Verino secondo, IMSS Jill Kraye, Cambridge Translations of
Renaissance Philosophical Texts: Moral and Political Philosophy, Cambridge University
Press, Francesco de' Vieri, su accademicidellacrusca.org, Accademia della
Crusca. F
vigna: essential Italian philosopher. Carmelo Vigna (Rosolini), filosofo. Carmelo Vigna
ha studiato Filosofia all'Università Cattolica di Milano, legandosi in special
modo all'insegnamento di Gustavo Bontadini e di Emanuele Severino. Con Severino
si laurea nel 1963, discutendo una tesi sulla logica dell'astratto e la logica
del concreto di Giovanni Gentile. Dal 1981 è Professore di Filosofia morale
presso l'Università Ca’ Foscari di Venezia, ma ha insegnato anche presso
l'Università Cattolica di Milano. Nel
l'Venezia lo ha nominato professore emerito. È stato, inoltre, il
presidente della Società Italiana di Filosofia Morale (S.I.F.M.).
Pensiero Si è occupato inizialmente di neoidealismo italiano, di marxismo, e
del pensiero di Aristotele. Successivamente si è concentrato in maniera
speciale sull'ontologia e sulla metafisica, proponendo una nuova
semantizzazione dell'essere capace di risolvere le aporie del parmenidismo di
Severino, che in qualche modo gravavano anche sulla speculazione di Bontadini.
Questa nuova semantizzazione permette di leggere nel divenire non
l'annullamento dell'essere, ma piuttosto quello dell'ente. La differenza
ontologica fondamentale è proprio quella che passa tra l'essere assoluto che
non diviene e l'ente finito che comincia e cessa di essere. Questa impostazione
ha consentito di raffinare ulteriormente il tema della mediazione metafisica
che sfrutta e compone la posizione necessaria della totalità dell'essere con la
posizione della totalità molteplice e mutabile dell'esperienza. Insieme
alle analisi di metafisica si sono svolte quelle di etica fondamentale e di
etica applicata (bioetica, etica pubblica, etica dell'ambiente, etica della
differenza sessuale). L'etica è intesa fondamentalmente come un'etica del
desiderio umano, il quale, a sua volta, è fondamentalmente desiderio di un
altro desiderio, cioè poi di un altro essere umano che ci desideri e ci
riconosca. L'etica viene così ricondotta alle dinamiche delle relazioni
intersoggettive, che si possono descrivere secondo tre modelli basilari. Il
primo modello è quello regolativo per l'etica: quello in cui le soggettività si
riconoscono reciprocamente come delle soggettività, e cioè come delle persone o
degli esseri che pensano e desiderano in senso trascendentale. Il secondo
modello è quello trasgressivo: quello in cui le soggettività confliggono e
cercano di dominare il soggetto che hanno di fronte, trattandolo come un
oggetto o una cosa manipolabile a loro piacimento. Il terzo modello, che si
colloca a mezza strada fra i due precedenti, è quello che Vigna definisce
oblativo, in cui mentre una delle due soggettività riconosce l'altra e si
dispone a trattare l'altra secondo la cura e il rispetto che le convengono,
l'altra soggettività non offre nessun riconoscimento e cerca di imporsi sulla
soggettività riconoscente come soggettività dominante. Questa
impostazione ontoetica si caratterizza per il tentativo di fondare la
regolatività etica del primo modello su argomentazioni che partono dal rilievo
irrefutabile della trascendentalità umana, la quale si trova invece
contraddetta in tutte le situazioni di rapporto intersoggettivo riconducibili
agli altri due modelli. Le indagini di antropologia trascendentale
completano e chiudono questo percorso, ponendosi come il termine medio che
stringe e salda l'ontologia metafisica all'etica. Il concetto di persona viene
inteso come sinergia del concetto di sostanza e di quello di relazione.
Sostanza è classicamente quello che permane e sta in sé. Relazione, invece, è
qui il rapporto intenzionale ad altro da sé. L'essere umano è una sinergia di
sostanza e relazione perché è sia rapporto a se stesso sia rapporto all'altro
da sé, in quanto è essenzialmente una intenzionalità trascendentale, ovverosia
un orizzonte consistente di relazione all'altro da sé, secondo il corso
illimitato del desiderio che lo abita. Scritti principali La dialettica
gentiliana, in “Giornale critico della filosofia italiana”, Religione e
filosofia nel pensiero di Giovanni Gentile, in “Giornale critico della
filosofia italiana”, Gentile interprete di Marx, in Enciclopedia. Il pensiero di Giovanni
Gentile, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Ragione e religione,
CELUC, Milano Filosofia e marxismo, CELUC, Milano, Le origini del marxismo
teorico in Italia. Il dibattito tra Labriola, Croce, Gentile e Sorel sui
rapporti tra marxismo e filosofia, Città Nuova, Roma, Antonio Gramsci. Il
pensiero teorico e politico. La "questione leninista", Città Nuova,
Roma (con V. Melchiorre e G. de Rosa). Invito al pensiero di Aristotele,
Mursia, Milano, Sostanza e relazione. Una aporetica della persona, in L'idea di
persona, V. Melchiorre, Vita e Pensiero, Milano, L'enigma del desiderio,
Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (con L. Ancona e P.A. Sequeri). La
politica e la speranza, Edizioni Lavoro, Roma (con V. Melchiorre). Il frammento e l'Intero.
Indagini sul senso dell'essere e sulla stabilità del sapere,Orthotes,
Napoli-Salerno, Sul trascendentale come intersoggettività originaria, in Le avventure
del trascendentale, A. Rigobello, Rosenberg & Sellier, Torino, Sulla verità
e sul bene, Petite Plaisance, Pistoia (con L. Grecchi). Etica del desiderio
come etica del riconoscimento, Orthotes, Napoli-Salerno . Sostanza e relazione.
Indagini di struttura sull'umano che ci è comune, 2 volumi, Orthotes,
Napoli-Salerno . Studi gentiliani, Orthotes, Napoli-Salerno . Studi marxiani, Orthotes,
Napoli-Salerno . Studi aristotelici, 2 volumi, Orthotes, Napoli-Salerno .
Curatele La ragione e la dialettica. Studi su Marx e della Volpe, Marsilio,
Venezia, Teorie della felicità. II, Francisci, Abano Terme. La qualità
dell'uomo. Filosofi e psicologi a confronto, Franco Angeli, Milano (curato
insieme a G. Trentini). Dio e la ragione, Marietti, Genova. L'etica e il suo
altro, Franco Angeli, Milano, Strutture del sapere filosofico, Il Cardo,
Venezia (con E. Berti, A. Masullo, L.
Ruggiu, E. Severino). La libertà del bene, Vita e Pensiero, Milano, Essere
giusti con l'altro, Rosenberg & Sellier, Torino. Introduzione all'etica,
Vita e Pensiero, Milano, Etica
trascendentale e intersoggettività, Vita e Pensiero, Milano, Multiculturalismo
e identità, Vita e Pensiero, Milano (cura insieme a S. Zamagni). La persona e i
nomi dell'essere. Scritti di filosofia in onore di V. Melchiorre, Vita e
Pensiero, Milano (curato con F. Botturi e F. Totaro). Libertà, giustizia e bene
in una società plurale, Vita e Pensiero, Milano. Etiche e politiche della
post-modernità, Milano, Vita e Pensiero. Etica del plurale. Giustizia,
riconoscimento, responsabilità, Vita e Pensiero, Milano (curato con E. Bonan).
Affetti e legami, Vita e Pensiero, Milano (curato con F. Botturi). La regola
d'oro come etica universale, Vita e Pensiero, Milano (curato con S. Zanardo).
Bontadini e la metafisica, Vita e Pensiero, Milano, Metafisica e violenza, Vita
e Pensiero, Milano (curato con P. Bettineschi). Etica di frontiera. Nuove forme
del bene e del male, Vita e Pensiero, Milano (curato con S. Zanardo). Di un
altro genere: etica al femminile, Vita e Pensiero, Milano (curato con P. Ricci Sindoni). Giorgio La
Pira. Un san Francesco nel Novecento, AVE, Roma (curato con E. Zambruno).
Multiculturalismo e interculturalità. L'etica in questione, Vita e Pensiero,
Milano (curato con E. Bonan). Life and
the Sacred, Olms, Hildesheim-Zuerich-New York
(curato con R. Alvira). La vita spettacolare. Questioni di etica,
Orthotes, Napoli (curato con R.
Fanciullacci). Etica dell'economia. Idee per una critica del riduzionismo
economico, Orthotes, Napoli-Salerno
(curato con A. Biasini). Differenza di genere e differenza sessuale. Un
problema di etica di frontiera, Orthotes, Napoli-Salerno . Il dovere
dell'ospitalità, Orthotes, Napoli-Salerno. Dell'interpretazione di Gentile
offerta da Vigna discutono, fra gli altri, M. Berlanda, Gentile e l'ipoteca
kantiana. Linee di formazione del primo attualismo, Vita e Pensiero, Milano e
P. Bettineschi, Critica della prassi assoluta. Analisi dell'idealismo
gentiliano, Orthotes, Napoli . Ora si vedano anche Studi gentiliani, 2 volumi,
Orthotes, Napoli-Salerno . Cfr. gli
scritti raccolti in C. Vigna, Studi marxiani, rthotes, Napoli-Salerno . Cfr. gli scritti raccolti in C. Vigna, Studi
aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno. F. Saccardi, Semantizzazione
dell'essere e inferenza metempirica, in P. Pagani , Debili postille. Lettere a
Carmelo Vigna, Orthotes, Napoli, Cfr. anche L. Messinese, L'apparire del mondo.
Dialogo con Emanuele Severino sulla "struttura originaria" del sapere,
Mimesis, Milano-Udine, "Carmelo Vigna, invece, che pur si è formato alla
scuola di Bontadini e di Severino, non segue più i suoi maestri, perché ormai
egli ritiene che, se si accetta la semantizzazione parmenidea dell'essere, non
si può evitare di estendere gli attributi dell'essere assoluto agli enti, come
precisamente è avvenuto nello svolgimento del pensiero di Severino. L'errore,
però, prosegue Vigna, sta proprio in questo "aver trattato la questione
dell'essere come una questione di essenza". L'errore viene eliminato
convincendosi che la semantizzazione dell'essere coincide con la 'relazione di
essenza ed esistenza': questo è il 'tratto comune' tra tutti gli
enti". Cfr. C. Vigna, Il frammento
e l'Intero, Sulla semantizzazione
dell'essere. L'eredità speculativa di Gustavo Bontadini, in Bontadini e la
metafisica. Si veda inoltre G.P. Solliani, Dell'essere come essenza. Per una
rivisitazione del problema a partire da Tommaso d'Aquino, in Debili postille, Il
frammento e l'Intero, Cfr. anche P. Pagani, Una rivisitazione della via del
divenire e A. Peratoner, Intorno alla conoscibilità di Dio, la ragione, la
fede, in Debili postille, Si veda poi A. Barzaghi, Percorsi di
rigorizzazione della teologia naturale nella filosofia neoclassica milanese, in
Rivista di filosofia neo-scolastica. Cfr. Vigna, Etica del desiderio umano (in
nuce), in Introduzione all'etica, Aporetica dei rapporti intersoggettivi e sua
risoluzione, in Etica trascendentale e intersoggettività, Si veda anche il saggio di R. Fanciullacci,
Dell'intersoggettività e del riconoscimento. in Debili postille, Cfr. C. Vigna,
Sul trascendentale come intersoggettività originaria. Inoltre: G. Venuti, Sulla
Cura d'Altri come Regola d'Oro. Lettera a perta a Carmelo Vigna, e S. Zanardo,
Sul dono della differenza, in Debili postille, Per una discussione complessiva
del pensiero di Vigna si vedano i saggi contenuti in P. Pagani Debili postille. Lettere a Carmelo Vigna, Orthotes,
Napoli . Sostanza e relazione. Una aporetica della persona. Si può vedere anche
P. Bettineschi, Finità e infinità della soggettività. Lettera aperta a Carmelo
Vigna, in P. Bettineschi, Intenzionalità e riconoscimento. Scritti di etica e
antropologia trascendentale, Orthotes, Napoli ,
29-40. Bergamofestival:
l'intuizione, su youtube.com. Malato o persona?, su youtube.com. L'etica, su
youtube.com. Treccani. Intervista a Carmelo Vigna: la filosofia morale, su
youtube.com. Claudio Tugnoli, Carmelo Vigna: il desiderio come orizzonte
trascendentale, su mondodomani.org. Profilo di Carmelo Vigna sul sito
dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, su unive.it Bollettino della Società
filosofica italiana su sfi.it. Centro di
Etica Generale e Applicata, su centrodietica.it. Centro Interuniversitario per
gli Studi sull’Etica, su venus.unive.it. Società Italiana di Filosofia Morale,
su sifm.it. Intervento su La Pira, su avvenire.it. Attualismo, problematicismo,
metafisica , su filosofia.it. La politica e il sacro, su inschibboleth.org.
Vignoli: essential Italian philosopher. Tito
Vignoli (n. Rosignano Marittimo), filosofo. Sii trasferì a Milano, dove svolse
la sua attività scientifica. Docente di antropologia presso la Reale Accademia
di Scienze e Lettere, divenne direttore del Museo civico di storia
naturale. I suoi scritti apparvero su Il
Politecnico e sulla Rivista di filosofia scientifica. Due sue opere ebbero
risonanza europea: Della legge fondamentale dell'intelligenza nel mondo animale
e Mito e scienza -- quest'ultima, tradotta in lingua tedesca influenzò Aby
Warburg, in inglese ("Myth and Science", New York, Appleton Publication,
Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di
scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della
Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto licenza Creative Commons
CC-BY-3.0 Elena Canadelli, In Search of Animal Intelligence: The Case of the
Italian Psychologist Vignoli in The
European Yearbook of the History of Psychology. Opere di Tito Vignoli, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere su Progetto Gutenberg. E. Canadelli, Tito Vignoli. Da professore di
antropologia a direttore del Museo civico d storia natural nel sito "Milano Città delle
Scienze". Elena Canadelli, La biblioteca di antropologia e biologia di
Vignoli nel sito "Milano Città delle Scienze". «Tito Vignoli» in
Biblioteche dei filosofi, Scuola Normale Superiore di PisaUniversità degli
studi di Cagliari
VISVM
-- Grice: “The Grecian root ‘id-,’ as in Plato’s infamous ideas, is cognate
with Latin, ‘visum,’ -- ideatum.
Quite used by Grice. Cf. Conceptum. Sub-perceptual. Cognate with ‘eidos,’ that
Grice translates as ‘forma.’ Why is an ‘eidos’ an ‘idea’ and in what sense is
an idea a ‘form’? These are deep questions! idem: a
key philosophical notion that encompasses linguistic, logic, and metaphysical
issues, and also epistemology. Possibly the central question in philosophy.
Vide the principle of ‘identity.’ amicus est tamquam alter idem,” a second self, Identicum. Grecian ‘tautotes.’ late L. identitās (Martianus
Capella, c425), peculiarly formed from ident(i)-, for L. idem ‘same’ + -tās,
-tātem: see -ty. Various suggestions have been offered as to the
formation. Need was evidently felt of a noun of condition or quality from
idem to express the notion of ‘sameness’, side by side with those of ‘likeness’
and ‘oneness’ expressed by similitās and ūnitās: hence the form of the
suffix. But idem had no combining stem. Some have thought that
ident(i)- was taken from the L. adv. "identidem" ‘over and over
again, repeatedly’, connexion with which appears to be suggested by Du Cange's
explanation of identitās as ‘quævis actio repetita’. Meyer-Lübke suggests
that in the formation there was present some association between idem and id
ens ‘that being’, whence "identitās" like "entitās." But
assimilation to "entitās" may have been merely to avoid the solecism
of *idemitās or *idemtās. sameness. However originated,
"ident(i)-" (either from adverb "identidem" or an
assimilation of "id ens," "id ens," that being, "id
entitas" "that entity") became the combining stem of idem, and
the series ūnitās, ūnicus, ūnificus, ūnificāre, was paralleled by identitās,
identicus, identificus, identificāre: see identic, identific, identify above.]
to OED 3rd: identity, n. Pronunciation: Brit./ʌɪˈdɛntᵻti/ , U.S.
/aɪˈdɛn(t)ədi/ Forms: 15 idemptitie, 15 ydemptyte, 15–16 identitie, 15–
identity, 16 idemptity. Etymology: < Middle French identité, ydemtité,
ydemptité, ydentité (French identité) quality or condition of being the same
(a1310; 1756 in sense ‘individuality, personality’, 1801 in sense ‘distinct
impression of a single person or thing presented to or perceived by others’)
and its etymon post-classical Latin identitat-, identitas quality of
being the same (4th cent.), condition or fact that a person or thing is itself
and not something else (8th cent. in a British source), fact of being the same
(from 12th cent. in British sources), continual sameness, lack of variety,
monotony (from 12th cent. in British sources; 14th cent. in a continental
source) < classical Latin idem same (see idem n.) + -tās (see -ty
suffix1) [sameness], after post-classical Latin essentitas ‘being’ (4th
cent.).The Latin word was formed to provide a translation equivalent for
ancient Greek ταὐτότης (tautotes) identity. identity: identity was a key
concept for Grice. Under identity, he views both identity simpliciter and
personal identity. Grice advocates psychological or soul criterianism.
Psychological or soul criterianism has been advocated, in one form or another,
by philosophers such as Locke, Butler, Duncan-Jones, Berkeley, Gallie, Grice,
Flew, Haugeland, Jones, Perry, Shoemaker and Parfit, and Quinton. What all
of these theories have in common is the idea that, even if it is the case that
some kind of physical states are necessary for being a person, it is the unity
of consciousness which is of decisive importance for personal identity over
time. In this sense, person is a term which picks out a psychological, or
mental, "thing". In claiming this, all Psychological Criterianists
entail the view that personal identity consists in the continuity of psychological
features. It is interesting that Flew has an earlier "Selves,"
earlier than his essay on Locke on personal identity. The first, for Mind,
criticising Jones, "The self in sensory cognition"; the second for
Philosophy. Surely under the tutelage of Grice. Cf. Jones, Selves: A reply to
Flew, Philosophy. The stronger thesis asserts that there is no
conceivable situation in which bodily identity would be necessary, some other
conditions being always both necessary and sufficient. Grice takes it that
Locke’s theory (II, 27) is an example of this latter type. To say
"Grice remembers that he heard a noise", without irony or
inverted commas, is to imply that Grice did hear a noise. In this respect
remember is like, know, a factive. It does not follow from this, nor is it
true, that each claim to remember, any more than each claim to know, is alethic
or veridical; or, not everything one seems to remember is something one really
remembers. So much is obvious, although Locke -- although admittedly
referring only to the memory of actions, section 13 -- is forced to invoke
the providence of God to deny the latter. These points have been emphasised by
Flew in his discussion of Locke’s views on personal identity. In formulating
Locke’ thesis, however, Flew makes a mistake; for he offers Lockes thesis in
the form if Grice can remember Hardies doing such-and-such, Grice and Hardie
are the same person. But this obviously will not do, even for Locke, for we
constantly say things like I remember my brother Derek joining the army without
implying that I and my brother are the same person. So if we are to formulate
such a criterion, it looks as though we have to say something like the
following. If Derek Grice remembers joining my, he is the person who did that
thing. But since remembers doing means remembers himself doing, this is
trivially tautologous, and moreover lends colour to Butlers famous objection
that memory, so far from constituting personal identity, presupposes
it. As Butler puts it, one should really think it self-evident that
consciousness of personal identity presupposes, and therefore cannot
constitute, personal identity; any more than knowledge, in any other case, can
constitute truth, which it presupposes. Butler then asserts that Locke’s
misstep stems from his methodology. This wonderful mistake may possibly have
arisen from hence; that to be endued with consciousness is inseparable from the
idea of a person, or intelligent being. For this might be expressed
inaccurately thus, that consciousness makes personality: and from hence it
might be concluded to make personal identity. One of the points that Locke
emphasizes—that persistence conditions are determined via defining kind
terms—is what, according to Butler, leads Locke astray. Butler
additionally makes the point that memory is not required for personal
persistence. But though present consciousness of what we at present do and feel
is necessary to our being the persons we now are; yet present consciousness of
past actions or feelings is not necessary to our being the same persons who
performed those actions, or had those feelings. This is a point that others
develop when they assert that Lockes view results in contradiction. Hence
the criterion should rather run as follows. If Derek Grice claims to remember joining
the army. We must then ask how such a criterion might be
used. Grices example is: I remember I smelled a smell. He needs two
experiences to use same. I heard a noise and I smelled a smell.The singular
defines the hearing of a noise is the object of some consciousness. The pair
defines, "The hearing of a noise and the smelling of a smell are objects
of the same -- cognate with self as in I hurt me self, -- consciousness. The
standard form of an identity question is Is this x the same x as that x which E
and in the simpler situation we are at least presented with just the materials
for constructing such a question; but in the more complicated situation we are
baffled even in asking the question, since both the transformed persons are
equally good candidates for being its Subjects, and the question Are these two
xs the same (x?) as the x which E is not a recognizable form of identity
question. Thus, it might be argued, the fact that we could not speak of
identity in the latter situation is no kind of proof that we could not do so in
the former. Certainly it is not a proof, as Strawson points out to Grice. This
is not to say that they are identical at all. The only case in which identity
and exact similarity could be distinguished, as we have just seen, is that of
the body, same body and exactly similar body really do mark a difference. Thus
one may claim that the omission of the body takes away all content from the
idea of personal identity, as Pears pointed out to Grice. Leaving aside
memory, which only partially applies to the case, character and attainments are
quite clearly general things. Joness character is, in a sense, a particular;
just because Jones’s character refers to the instantiation of certain
properties by a particular (and bodily) man, as Strawson points out to Grice
(Particular and general). If in ‘Negation and privation,’ Grice tackles
Aristotle, he now tackles Locke. Indeed, seeing that Grice went years later to
the topic as motivated by, of all people, Haugeland, rather than perhaps the more
academic milieu that Perry offers, Grice became obsessed with Hume’s sceptical
doubts! Hume writes in the Appendix that when he turns his reflection on
himself, Hume never can perceive this self without some one or more
perceptions. Nor can Hume ever perceive any thing but the perceptions. It
is the composition of these, therefore, which forms the self, Hume thinks.
Hume grants that one can conceive a thinking being to have either many or few
perceptions. Suppose, says Hume, the mind to be reduced even below the life of
an oyster. Suppose the oyster to have only one perception, as of thirst or
hunger. Consider the oyster in that situation. Does the oyster conceive any
thing but merely that perception? Has the oyster any notion of, to use Gallies
pretentious Aristotelian jargon, self or substance? If not, the addition of
this or other perception can never give the oyster that notion. The
annihilation, which this or that philosopher, including Grices first post-war
tutee, Flew, supposes to follow upon death, and which entirely
destroys the oysters self, is nothing but an
extinction of all particular perceptions; love and
hatred, pain and pleasure, thought and sensation. These therefore
must be the same with self; since the one cannot survive the other. Is
self the same with substance? If it be, how can that question have
place, concerning the subsistence of self, under a change of
substance? If they be distinct, what is the difference betwixt them? For his
part, Hume claims, he has a notion of neither, when conceived distinct
from this or that particular perception. However extraordinary Hume’s
conclusion may seem, it need not surprise us. Most
philosophers, such as Locke, seems inclined to think, that personal
identity arises from consciousness. But consciousness is nothing but
a reflected thought or perception, Hume suggests. This is Grices quandary about
personal identity and its implicatura. Some philosophers have taken Grice as
trying to provide an exegesis of Locke. However, their approaches surely
differ. What works for Grice may not work for Locke. For Grice it is
analytically true that it is not the case that Person1 and
Person may have the same experience. Grice explicitly states that he
thinks that his logical-construction theory is a modification of Locke’s
theory. Grice does not seem terribly interested to find why it may not, even if
the York-based Locke Society might! Rather than introjecting into Lockes shoes,
Grices strategy seems to dismiss Locke, shoes and all. Specifically, it not clear
to Grice what Lockes answer in the Essay would be to Grices question about this
or that I utterance that he sets his analysis with. Admittedly, Grice does
quote, albeit briefly, directly from Lockes Essay. As far as any intelligent
being can repeat the idea of any past action with the same consciousness it had
of it at first, and with the same consciousness it has of any present action,
Locke claims, so far the being is the same personal self. Grice tackles Lockes
claim with four objections. These are important to consider since Grice sees as
improving on Locke. A first objection concerns icircularity, with which Grice
easily disposes by following Hume and appealing to the experience of memory or
introspection. A second objection is Reid’s alleged counterexample about the
long-term memory of the admiral who cannot remember that he was flogged as a
boy. Grice dismisses this as involving too long-term of a memory. A third
objection concerns Locke’s vagueness about the aboutness of consciousness,
a point made by Hume in the Appendix. A fourth objection concerns again
circularity, this time in Locke’s use of same in the definiens ‒ cf. Wiggins,
Sameness and substance. It’s extraordinary that Wiggins is philosophising on
anything Griceian. Grice is concerned with the implicaturum involved in the use
of the first person singular. I will be fighting soon. Grice means in body and
soul. The utterance also indicates that this is Grices pre-war days at Oxford.
No wonder his choice of an example. What else could he have in his soul? The
topic of personal identity, which label Hume and Austin found pretentious, and
preferred to talk about the illocutionary force of I, has a special Oxonian
pedigree, perhaps as motivated by Humes challenge, that Grice has occasion to
study and explore for his M. A. Lit. Hum. with Locke’s Essay as mandatory
reading. Locke, a philosopher with whom Oxford identifies most, infamously
defends this memory-based account of I. Up in Scotland, Reid reads it and
concocts this alleged counter-example. Hume, or Home, if you must, enjoys it.
In fact, while in the Mind essay he is not too specific about Hume, Grice will,
due mainly to his joint investigations with Haugeland, approach, introjecting
into the shoes of Hume ‒ who is idolised in The New World ‒ in ways he does not
introject into Lockes. But Grices quandary is Hume’s quandary, too. In his own
approach to I, the Cartesian ego, made transcendental and apperceptive by Kant,
Grice updates the time-honoured empiricist mnemonic analysis by Locke. The
first update is in style. Grice embraces, as he does with negation, a logical
construction, alla Russell, via Broad, of this or that “I” (first-person) utterance,
ending up with an analysis of a “someone,” third-person, less informative,
utterance. Grices immediate source is Gallie’s essay on self and substance in
Mind. Mind is still a review of psychology and philosophy, so poor Grice has
not much choice. In fact, Grice is being heterodoxical or heretic enough to use
Broad’s taxonomy, straight from the other place of I utterances. The
logical-construction theory is a third proposal, next to the Bradleyian
idealist pure-ego theory and the misleading covert-description theory.
Grice deals with the Reids alleged counterexample of the brave
officer. Suppose, Reid says, and Grice quotes verbatim, a brave officer to
have been flogged when a boy at school, for robbing an orchard, to have taken a
standard from the enemy in his first campaign, and to have been made a general
in advanced life. Suppose also, which must be admitted to be possible, that
when he2 took the standard, he2 was conscious
of his having been flogged at school, and that, when made a general, he3 was
conscious of his2 taking the standard, but had absolutely lost
the consciousness of his1 flogging. These things being supposed, it follows,
from Lockes doctrine, that he1 who is flogged at school is the same person as
him2 who later takes the standard, and that he2 who
later takes the standard is the same person as him3 who is
still later made a general. When it follows, if there be any truth in logic,
that the general is the same person with him1 who is flogged at
school. But the general’s consciousness does emphatically not reach so far back
as his1 flogging. Therefore, according to Locke’s doctrine, he3 is
emphatically not the same person as him1 who is flogged. Therefore, we can say
about the general that he3 is, and at the same time, that he3 is
not the same person as him1 who was flogged at
school. Grice, wholl later add a temporal suffix to =t yielding, by
transitivity. The flogged boy =t1 the brave officer. And the
brave officer =t2 the admiral. But the admiral ≠t3 the
flogged boy. In Mind, Grice tackles the basic analysans, and comes up with a
rather elaborate analysans for a simple I or Someone statement. Grice just
turns to a generic affirmative variant of the utterance he had used in
Negation. It is now someone, viz. I, who hears that the bell tolls. It is the
affirmative counterpart of the focus of his earlier essay on negation, I do not
hear that the bell tolls. Grice dismisses what, in the other place, was
referred to as privileged-access, and the indexicality of I, an approach that
will be made popular by Perry, who however reprints Grices essay in his
influential collection for the University of California Press. By allowing for
someone, viz. I, Grice seems to be relying on a piece of reasoning which hell
later, in his first Locke lecture, refer to as too good. I hear that the bell
tolls; therefore, someone hears that the bell tolls. Grice attempts to reduce
this or that I utterance (Someone, viz. I, hears that the bell tolls) is in
terms of a chain or sequence of mnemonic states. It poses a few quandaries
itself. While quoting from this or that recent philosopher such as Gallie and
Broad, it is a good thing that Grice has occasion to go back to, or revisit,
Locke and contest this or that infamous and alleged counterexample presented by
Reid and Hume. Grice adds a methodological note to his proposed
logical-construction theory of personal identity. There is some intricacy of
his reductive analysis, indeed logical construction, for an apparently simple
and harmless utterance (cf. his earlier essay on I do not hear that the bell
tolls). But this intricacy does not prove the analysis wrong. Only that Grice
is too subtle. If the reductive analysis of not is in terms of each state which
I am experiencing is incompatible with phi), that should not be a minus, or
drawback, but a plus, and an advantage in terms of philosophical progress. The
same holds here in terms of the concept of a temporary state. Much later,
Grice reconsiders, or revisits, indeed, Broads remark and re-titles his
approach as the (or a) logical-construction theory of personal identity. And,
with Haugeland, Grice re-considers Humes own vagaries, or quandary, with
personal identity. Unlike the more conservative Locke that Grice favours in the
pages of Mind, eliminationist Hume sees ‘I’ as a conceptual muddle, indeed a
metaphysical chimæra. Hume presses the point for an empiricist verificationist
account of I. For, as Russell would rhetorically ask, ‘What can be more direct
that the experience of myself?’ The Hume Society should take notice of Grices
simplification of Hume’s implicaturum on I, if The Locke Society won’t. As a
matter of fact, Grice calls one of his metaphysical construction routines the
Humeian projection, so it is not too adventurous to think that Grice considers
I as an intuitive concept that needs to be metaphysically re-constructed
and be given a legitimate Fregeian sense. Why that label for a construction
routine? Grice calls this metaphysical construction routine Humeian projection,
since the mind (or soul) as it were, spreads over its objects. But, by mind,
Hume does not necessarily mean the I. Cf. The minds I. Grice is especially
concerned with the poverty and weaknesses of Humes criticism to Lockes account
of personal identity. Grice opts to revisit the Lockeian memory-based of this
or that someone, viz. I utterance that Hume rather regards as vague, and
confusing. Unlike Humes, neither Lockes nor Grices reductive analysis of
personal identity is reductionist and eliminationist. The
reductive-reductionist distinction Grice draws in Retrospective epilogue as he
responds to Rountree-Jack on this or that alleged wrong on meaning that. It is
only natural that Grice would be sympathetic to Locke. Grice explores these
issues with Haugeland mainly at seminars. One may wonder why Grice spends so
much time in a philosopher such as Hume, with whom he agreed almost on nothing!
The answer is Humes influence in the Third World that forced Grice to focus on
this or that philosopher. Surely Locke is less popular in the New World than Hume
is. One supposes Grice is trying to save Hume at the implicaturum level, at
least. The phrase or term of art, logical construction is Russells and Broads,
but Grice loved it. Rational reconstruction is not too dissimilar. Grice
prefers Russells and Broads more conservative label. This is more than a
terminological point. If Hume is right and there is NO intuitive concept behind
I, one cannot strictly re-construct it, only construct it. Ultimately, Grice
shows that, if only at the implicaturum level, we are able to provide an
analysandum for this or that someone, viz. I utterance without using I, by
implicating only this or that mnemonic concept, which belongs, naturally, as
his theory of negation does, in a theory of philosophical psychology, and again
a lower branch of it, dealing with memory. The topic of personal identity
unites various interests of Grice. The first is identity “=” simpliciter.
Instead of talking of the meaning of I, as, say, Anscombe would, Grice sticks
to the traditional category, or keyword, for this, i. e. the theory-laden,
personal identity, or even personal sameness. Personal identity is a type of
identity, but personal adds something to it. Surely Hume was stretching person
a bit when using the example of a soul with a life lower than an oyster. Since
Grice follows Aristotles De Anima, he enjoys Hume’s choice, though. It may be
argued that personal adds Locke’s consciousness, and rational agency. Grice
plays with the body-soul distinction. I, viz someone or somebody, fell from the
stairs, perhaps differs from I will be fighting soon. This or that someone,
viz. I utterance may be purely bodily. Grice would think that the idea that his
soul fell from the stairs sounds, as it would to Berkeley, harsh. But then
theres this or that one may be mixed utterance. Someone, viz. I, plays cricket,
where surely your bodily mechanisms require some sort of control by the soul.
Finally, this or that may be purely souly ‒ the one Grice ends up analysing,
Someone, viz. I, hear that the bell tolls. At the time of his Mind essay, Grice
may have been unaware of the complications that the concept of a person may
bring as attached in adjective form to identity. Ayer did, and Strawson and
Wiggins will, and Grice learns much from Strawson. Since Parfit, this has
become a common-place topic for analysis at Oxford. A person as a complexum of
a body-soul spatio-temporal continuant substance. Ultimately, Grice finds a
theoretical counterpart here. A P may become a human, which Grice understands
physiologically. That is not enough. A P must aspire, via meteousis, to become
a person. Thus, person becomes a technical term in Grices grand metaphysical
scheme of things. Someone, viz. I, hear that the bell is tolls is analysed
as ≡df, or if and only if, a hearing that the bell tolls is a
part of a total temporary tn souly state S1 which is
one in a s. such that any state Sn, given this or that
condition, contains as a part a memory Mn of the
experience of hearing that the bell tolls, which is a component in some
pre-sequent t1n item, or contains an experience of hearing
that the bell tolls a memory M of which would, given this or that
condition, occur as a component in some sub-sequent t2>tn item,
there being no sub-set of items which is independent of the rest. Grice simplifies
the reductive analysans. Someone, viz. I, hears that the bell tolls iff a
hearing that the bell tolls is a component in an item of an interlocking s.
with emphasis on lock, s. of this or that memorable and memorative total
temporary tn state S1. Is Grice’s Personal identity
ever referred to in the Oxonian philosophical literature? Indeeed. Parfit
mentions, which makes it especially memorable and memorative. P. Edwards
includes a reference to Grices Mind essay in the entry for Personal identity, as
a reference to Grice et al on Met. , is referenced in Edwardss encyclopædia
entry for metaphysics. Grice does not attribute privileged access or
incorrigibility to I or the first person. He always hastens to add that I can
always be substituted, salva veritate (if baffling your addressee A) by someone
or other, if not some-body or other, a colloquialism Grice especially detested.
Grices agency-based approach requires that. I am rational provided thou art,
too. If, by explicitly saying he is a Lockeian, Grice surely does not wish us
to see him as trying to be original, or the first to consider this or that
problem about I; i.e. someone. Still, Grice is the philosopher who explores
most deeply the reductive analysis of I, i.e. someone. Grice needs the reductive
analysis because human agency (philosophically, rather than psychologically
interpreted) is key for his approach to things. By uttering The bell tolls, U
means that someone, viz. himself, hears that the bell tolls, or even, by
uttering I, hear, viz. someone hears, that the bell tolls, U means that the
experience of a hearing that the bell tolls is a component in a total
temporary state which is a member of a s. such that each member would,
given certain conditions, contain as an component one memory of an
experience which is a component in a pre-sequent member, or contains as a
component some experience a memory of which would, given
certain conditions, occur as a component in a post-sequent member; there
being no sub-set of members which is independent of the rest. Thanks, the
addressee might reply. I didnt know that! The reductive bit to Grices analysis
needs to be emphasised. For Grice, a person, and consequently, a someone, viz.
I utterance, is, simpliciter, a logical construction out of this or that Humeian
experience. Whereas in Russell, as Broad notes, a logical construction of
this or that philosophical concept, in this case personal identity, or cf.
Grices earlier reductive analysis of not, is thought of as an improved,
rationally reconstructed conception. Neither Russell nor Broad need maintain
that the logical construction preserves the original meaning of the analysandum
someone, viz. I, hears that the bell tolls, or I do not hear that the bell
tolls ‒ hence their paradox of reductionist analysis. This change of Subjects
does not apply to Grice. Grice emphatically intends to be make explicit,
if rationally reconstructed (if that is not an improvement) through reductive
(if not reductionist) analysis, the concept Grice already claims to have. One particular
development to consider is within Grices play group, that of Quinton. Grice and
Quinton seem to have been the only two philosophers in Austins play group who
showed any interest on someone, viz. I. Or not. The fact that Quinton entitles
his thing “The soul” did not help. Note that Woozley was at the time editing
Reid on “Identity,” Cf. Duncan-Jones on mans mortality. Note that Quintons
immediate trigger is Shoemaker. Grice writes that he is not “merely a series of
perceptions,” for he is “conscious of a permanent self, an I who experiences
these perceptions and who is now identical with the I who experienced
perceptions yesterday.” So, leaving aside that he is using I with the third
person verb, but surely this is no use-mention fallacy, it is this puzzle that
provoked his thoughts on temporal-relative “=” later on. As Grice notes, Butler
argued that consciousness of experience can contribute to identity but not
define it. Grice will use Butler in his elaboration of conversational
benevolence versus conversational self-interest. Better than Quinton, it is
better to consider Flew in Philosophy, 96, on Locke and the problem of personal
identity, obviously suggested as a term paper by Grice! Wiggins cites Flew.
Flew actually notes that Berkeley saw Lockes problem earlier than Reid, which
concerns the transitiveness of =. Recall that Wigginss tutor at Oxford was a
tutee by Grice, Ackrill. identity,
the relation each thing bears just to itself. Formally, a % b Q EF(Fa P Fb);
informally, the identity of a and b implies and is implied by their sharing of
all their properties. Read from left to right, this biconditional asserts the
indiscernibility of identicals; from right to left, the identity of
indiscernibles. The indiscernibility of identicals is not to be confused with a
metalinguistic principle to the effect that if a and b are names of the same
object, then each may be substituted for the other in a sentence without change
of truth-value: that may be false, depending on the semantics of the language under
discussion. Similarly, the identity of indiscernibles is not the claim that if
a and b can be exchanged in all sentential contexts without affecting
truth-value, then they name the same object. For such intersubstitutability may
arise when the language in question simply lacks predicates that could
discriminate between the referents of a and b. In short, the identity of things
is not a relation among names. Identity proper is numerical identity, to be
distinguished from exact similarity (qualitative identity). Intuitively, two
exactly similar objects are “copies” of each other; still they are two, hence
not identical. One way to express this is via the notions of extrinsic and
intrinsic properties: exactly similar objects differ in respect of the former only.
But we can best explain ‘instrinsic property’ by saying that a thing’s
intrinsic properties are those it shares with its copies. These notions appear
virtually interdefinable. (Note that the concept of an extrinsic property must
be relativized to a class or kind of things. Not being in San Francisco is an
extrinsic property of persons but arguably an intrinsic property of cities.)
While qualitative identity is a familiar notion, its theoretical utility is
unclear. The absolute notion of qualitative identity should, however, be
distinguished from an unproblematic relative notion: if some list of salient
properties is fixed in a given context (say, in mechanics or normative ethics),
then the exactly similar things, relative to that context, are those that agree
on the properties listed. Both the identity of indiscernibles and (less
frequently) the indiscernibility of identicals are sometimes called Leibniz’s
law. Neither attribution is apt. Although Leibniz would have accepted the
former principle, his distinctive claim was the impossibility of exactly
similar objects: numerically distinct individuals cannot even share all
intrinsic properties. Moreover, this was not, for him, simply a law of identity
but rather an application of his principle of sufficient reason. And the
indiscernibility of identicals is part of a universal understanding of
identity. What distinguishes Leibniz is the prominence of identity statements
in his metaphysics and logical theory. Although identity remains a clear and
basic logical notion, identity questions about problematic kinds of objects
raise difficulties. One example is the identification of properties,
particularly in contexts involving reduction. Although we know what identity
is, the notion of a property is unclear enough to pose systematic obstacles to
the evaluation of theoretically significant identity statements involving
properties. Other difficulties involve personal identity or the possible
identification of numbers and sets in the foundations of mathematics. In these
cases, the identity questions simply inheritand provide vivid ways of
formulatingthe difficulties pertaining to such concepts as person, property, or
number; no rethinking of the identity concept itself is indicated. But puzzles
about the relation of an ordinary material body to its constituent matter may
suggest that the logician’s analysis of identity does not cleanly capture our
everyday notion(s). Consider a bronze statue. Although the statue may seem to
be nothing besides its matter, reflection on change over time suggests a
distinction. The statue may be melted down, hence destroyed, while the bronze
persists, perhaps simply as a mass or perhaps as a new statue formed from the
same bronze. Alternatively, the statue may persist even as some of its bronze
is dissolved in acid. So the statue seems to be one thing and the bronze
another. Yet what is the bronze besides a statue? Surely we do not have two
statues (or statuelike objects) in one place? Some authors feel that variants
of the identity relation may permit a perspicuous description of the relation
of statue and bronze: (1) tensed identity: Assume a class of timebound
propertiesroughly, properties an object can have at a time regardless of what
properties it has at other times. (E.g., a statue’s shape, location, or
elegance.) Then a % t b provided a and b share all timebound properties at time
t. Thus, the statue and the bronze may be identical at time t 1 but not at t 2.
(2) relative identity: a and b may be identical relative to one concept (or predicate)
but not to another. Thus, the statue may be held to be the same lump of matter
as the bronze but not the same object of art. identity identity 415 4065h-l.qxd
08/02/1999 7:39 AM Page 415 In each case, only detailed study will show whether
the variant notion can at once offer a natural description of change and
qualify as a viable identity concept. (Strong doubts arise about (2).) But it
seems likely that our everyday talk of identity has a richness and ambiguity
that escapes formal characterization.
identity, ‘is’ of. See IS. identity, psychophysical. See PHYSICALISM.
identity, theoretical. See PHILOSOPHY OF MIND. identity of indiscernibles, any
of a family of principles, important members of which include the following:
(1) If objects a and b have all properties in common, then a and b are
identical. (2) If objects a and b have all their qualitative properties in
common, then a and b are identical. (3) If objects a and b have all their
non-relational qualitative properties in common, then a and b are identical.
Two questions regarding these principles are raised: Which, if any, are true?
If any are true, are they necessarily true? Discussions of the identity of
indiscernibles typically restrict the scope of the principle to concrete
objects. Although the notions of qualitative and non-relational properties play
a prominent role in these discussions, they are notoriously difficult to
define. Intuitively, a qualitative property is one that can be instantiated by
more than one object and does not involve being related to another particular
object. It does not follow that all qualitative properties are non-relational,
since some relational properties, such as being on top of a brown desk, do not
involve being related to some particular object. (1) is generally regarded as
necessarily true but trivial, since if a and b have all properties in common
then a has the property of being identical with b and b has the property of
being identical with a. Hence, most discussions focus on (2) and (3). (3) is
generally regarded as, at best, a contingent truth since it appears possible to
conceive of two distinct red balls of the same size, shade of color, and
composition. Some have argued that elementary scientific particles, such as
electrons, are counterexamples to even the contingent truth of (3). (2) appears
defensible as a contingent truth since, in the actual world, objects such as
the red balls and the electrons differ in their relational qualitative
properties. It has been argued, however, that (2) is not a necessary truth
since it is possible to conceive of a world consisting of only the two red
balls. In such a world, any qualitative relational property possessed by one
ball is also possessed by the other. Defenders of the necessary truth of (2)
have argued that a careful examination of such counterexamples reveals hidden
qualitative properties that differentiate the objects. Grice learned about
idem, ipsum and simile via his High Church maternal grandfather. “What an iota
can do!”Under visum we should have: ideo-motor
actionthe idea of ‘ideo-‘ is cognate with Latin ‘visum’”Grice. a theory of the will according to which
“every representation of a movement awakens in some degree the actual movement
which is its object” (William James). Proposed by physiologist W. B. Carpenter,
and taught by Lotze and Renouvier, ideo-motor action was developed by James. He
rejected the regnant analysis of voluntary behavior, which held that will
operates by reinstating “feelings of innervation” (Wundt) in the efferent
nerves. Deploying introspection and physiology, James showed that feelings of
innervation do not exist. James advanced ideo-motor action as the psychological
basis of volition: actions tend to occur automatically when thought, unless
inhibited by a contrary idea. Will consists in fixing attention on a desired
idea until it dominates consciousness, the execution of movement following
automatically. James also rejected Bain’s associationist thesis that pleasure
or pain is the necessary spring of action, since according to ideo-motor theory
thought of an action by itself produces it. James’s analysis became dogma, but
was effectively attacked by psychologist E. L. Thorndike (1874– 1949), who
proposed in its place the behavioristic doctrine that ideas have no power to
cause behavior, and argued that belief in ideo-motor action amounted to belief
in sympathetic magic. Thus did will leave the vocabulary of psychology. Refs.: The main references covering identity simpliciter are
in “Vacuous Names,” and his joint work on metaphysics with G. Myro. The main
references relating to the second group, of personal identity, are his “Mind”
essay, an essay on ‘the logical-construction theory of personal identity,’ and
a second set of essays on Hume’s quandary, The H. P. Grice Papers, BANC.
valitum: Oddly Vitters has a couple of lectures on ‘value,’
that Grice ‘ignored.’ Valitum should be contrasted from‘validum.’ ‘Valid,’
which is cognate with ‘value,’ a noun Grice loved, is used by logicians. In
Grice’s generalised alethic-cum-deontic logic, ‘valid’ applies, too. ‘Valid’ is
contrasted to the ‘satisfactoriness’ value that attaches directly to the
utterance. ‘Valid’ applies to the reasoning, i.e. the sequence of psychological
states from the premise to the conclusion. How common and insidious was the
talk of a realm of ‘values’ at Oxford in the early 1930s to have Barnes attack
it, and Grice defend it? ‘The realm of values’ sounds like an ordinary man’s
expression, and surely Oxford never had a Wilson Chair of Metaphysical
Axiology. validum is the correct form
out of Roman ‘valeor.’ Grice finds the need for the English equivalent, and
plays with constructing the ‘concept’ “to be of value”! There’s also the
axiologicum. The root for ‘value’ as ‘axis’ is found in Grice’s favourite book
of the Republic, the First! Grice sometimes enjoys sounding pretentious and
uses the definite article ‘the’ indiscriminately, just to tease Flew, his
tutee, who said that talking of ‘the self’ is just ‘rubbish’. It is different
with Grice’s ‘the good’ (to agathon), ‘the rational,’ (to logikon), ‘the
valuable’ (valitum), and ‘the axiological’. Of course, whilesticking with
‘value,’ Grice plays with Grecian “τιμή.” Lewis and
Short have ‘vălor,’ f. ‘valeo,’ which
they render as ‘value,’ adding that it is supposed to translate in Gloss. Lab,
Grecian ‘τιμή.’
‘valor, τιμή, Gloss. Lab.’ ‘Valere,’ which of course algo gives English
‘valid,’ that Grice overuses, is said by Lewis and Short to be cognate with
“vis,” “robur,” “fortissimus,” cf. debilis” and they render as “to be strong.”
So one has to be careful here. “Axiology” is a German thing, and not used at
Clifton or Oxford, where they stick with ‘virtus’ or ‘arete.’ This or that
Graeco-Roman philosopher may have explored a generic approach to ‘value.’ Grice
somewhat dismisses Hare who in Language of Morals very clearly distinguishes
between deontic ‘ought’ and teleological, value-judgemental ‘good.’ For ‘good’
may have an aesthetic use: ‘that painting is good,’ the food is good). The
sexist ‘virtus’ of the Romans perhaps did a disservice to Grecian ‘arete,’ but
Grice hardly uses ‘arete,’ himself. It is etymologically unrelated to
‘agathon,’ yet rumour has it that ‘arete,’ qua ‘excellence,’ is ‘aristos,’ the
superlative of ‘agathon.’ Since Aristotle is into the ‘mesotes,’ Grice worries
not. Liddell and Scott have “ἀρετή” and render it simpliciter as “goodness,
excellence, of any kind,” adding that “in Hom. esp. of manly qualities”: “ποδῶν
ἀρετὴν ἀναφαίνων;” “ἀμείνων παντοίας ἀρετὰς ἠμὲν πόδας ἠδὲ μάχεσθαι καὶ νόον;”
so of the gods, “τῶν περ καὶ μείζων ἀ. τιμή τε βίη τε;” also of women, “ἀ.
εἵνεκα for valour,” “ἀ. ἀπεδείκνυντο,” “displayed brave deeds.” But when Liddell and Scott give the
philosophical references (Plathegel and Ariskant), they do render “ἀρετή,” as
‘value,’ generally, excellence, “ἡ ἀ.
τελείωσίς τις” Arist. Met. 1021b20, cf. EN1106a15, etc.; of persons, “ἄνδρα πὺξ
ἀρετὰν εὑρόντα,” “τὸ φρονεῖν ἀ. μεγίστη,” “forms of excellence, “μυρίαι ἀνδρῶν
ἀ.;” “δικαστοῦ αὕτη ἀ.;” esp. moral virtue, o “κακία,” good nature, kindness,
etc. We should not be so concerned about this, were not for the fact that Grice
explored Foot, not just on meta-ethics as a ‘suppositional’ imperratives,
but on ‘virtue’ and ‘vice,’ by Foot, who
had edited a reader in meta-ethics for the series of Grice’s friend, Warnock.
Grice knows that when he hears the phrases value system, or belief system, he
is conversing with a relativist. So he plays jocular here. If a value is not a
concept, a value system at least is not what Davidson calls a conceptual
scheme. However, in “The conception of value” (henceforth, “Conception”) Grice
does argue that value IS a concept, and thus part of the conceptual scheme by
Quine. Hilary Putnam congratulates Grice on this in “Fact and value,” crediting
Bakeri. e. Judyinto the bargain. While utilitarianism, as exemplified by
Bentham, denies that a moral intuition need be taken literally, Bentham assumes
the axiological conceptual scheme of hedonistic eudaemonism, with eudaemonia as
the maximal value (summum bonum) understood as hedone. The idea of a system of values (cf. system of ends) is meant to
unify the goals of the agent in terms of the pursuit of eudæmonia. Grice wants
to disgress from naturalism, and the distinction
between a description and anything else. Consider the use of ‘rational’ as
applied to ‘value.’ A naturalist holds that ‘rational’ can be legitimately
apply to the ‘doxastic’ realm, not to the ‘buletic’ realm. A desire (or a
‘value’) a naturalist would say is not something of which ‘rational’ is
predicable. Suppose, Grice says, I meet a philosopher who is in the habit of
pushing pins into other philosophers. Grice asks the philosopher why he does
this. The philosopher says that it gives him pleasure. Grice asks him whether
it is the fact that he causes pain that gives him pleasure. The philosopher
replies that he does not mind whether he causes pain. What gives him pleasure
is the physical sensation of driving a pin into a philosopher’s body. Grice
asks him whether he is aware that his actions cause pain. The philosopher says
that he is. Grice asks him whether he would not feel pain if others did this to
him. The philosopher agrees that he would. I ask him whether he would allow
this to happen. He says that he guesses he would seek to prevent it. Grice asks
him whether he does not think that others must feel pain when he drives pins
into them, and whether he should not do to others what he would try to prevent
them from doing to him. The philosopher says that pins driven into him cause
him pain and he wishes to prevent this. Pins driven by him into others do not
cause him pain, but pleasure, and he therefore wishes to do it. Grice asks him
whether the fact that he causes pain to other philosophers does not seem to him
to be relevant to the issue of whether it is rationally undesirable to drive
pins into people. He says that he does not see what possible difference can
pain caused to others, or the absence of it, make to the desirability of
deriving pleasure in the way that he does. Grice asks him what it is that
gives him pleasure in this particular activity. The philosopher replies that he
likes driving pins into a philosopher’s resilient body. Grice asks whether he
would derive equal pleasure from driving pins into a tennis ball. The
philosopher says that he would derive equal pleasure, that into what he drives
his pins, a philosopher or a tennis ball, makes no difference to himthe
pleasure is similar, and he is quite prepared to have a tennis ball
substituted, but what possible difference can it make whether his pins
perforate living men or tennis balls? At this point, Grice begins to suspect
that the philosopher is evil. Grice does not feel like agreeing with a
naturalist, who reasons that the pin-pushing philosopher is a philosopher with
a very different scale of moral values from Grice, that a value not being
susceptible to argument, Grice may disagree but not reason with the pin-pushing
philosopher. Grice rather sees the pin-pushing philosopher beyond the reach of
communication from the world occupied by him. Communication is as unattainable
as it is with a philosopher who that he is a doorknob, as in the story by
Hoffman. A value enters into the essence of what constitutes a person. The
pursuit of a rational end is part of the essence of a person. Grice does not
claim any originality for his position (which much to Ariskant), only validity.
The implicaturum by Grice is that rationalism and axiology are incompatible,
and he wants to cancel that. So the keyword here is rationalistic axiology, in
the neo-Kantian continental vein, with a vengeance. Grice arrives at value
(validitum, optimum, deeming) via Peirce on meaning. And then there is the
truth “value,” a German loan-translation (as value judgment, Werturteil). The
sorry story of deontic logic, Grice says, faces Jørgensens
dilemma. The dilemma by Jørgensens is best seen as a trilemma, Grice says;
viz. Reasoning requires that premise and conclusion have what Boole, Peirce,
and Frege call a “truth” value. An imperative dos not have a “truth” value. There
may be a reasoning with an imperative as premise or conclusion. A philosopher
can reject the first horn and provide an inference mechanism on elementsthe
input of the premise and the output of the conclusion -- which are not
presupposed to have a “truth” value. A philosopher can reject the second horn
and restrict ‘satisfactory’ value to a doxastic embedding a buletic (“He judges
he wills…”). A philosopher can reject the third horn, and refuse to explore the
desideratum. Grice generalizes over value as the mode-neutral ‘satisfactory.’
Both ‘p’ and “!p” may be satisfactory. ‘.p’ has doxastic value (0/1); ‘!p’ has
buletic value (0/1). The mode marker of
the utterance guides the addresse you as to how to read ‘satisfactory.’ Grice’s
‘satisfactory’ is a variation on a theme by Hofstadter and McKinsey, who
elaborate a syntax for the imperative mode, using satisfaction. They refer to
what they call the ‘satisfaction-function’ of a fiat. A fiat is ‘satisfied’ (as
The door is closed may also be said to be satisfied iff the door is closed) iff
what is commanded is the case. The fiat ‘Let the door be closed’ is satisfied
if the door is closed. An unary or dyadic operator becomes a
satisfaction-functor. As Grice puts it,
an inferential rule, which flat rationality is the capacity to apply,
is not arbitrary. The inferential rule picks out a transition of
acceptance in which transmission of ‘satisfactory’ is guaranteed or
expected. As Grice notes, since mode marker indicate the species ‘satisfactory’
does. He imports into the object-language ‘It is satisfactory-d/p that’ just
in case psi-d/b-p is satisfactory. Alla Tarski, Grice introduces ‘It is
acceptable that’: It is acceptable that psi-d/b-p is satisfactory-b/d just in
case ‘psi-d/b-p is satisfactory-d/b’ is satisfactory-b/d. Grice goes
on to provide a generic value-assignment for satisfactoriness-functors. For
coordinators: “φ Λ ψ” is 1-b/d just in case φ is 1-b/d and
ψ is 1-b/d. “φ ν ψ” is 1-b/d
just in case one of the pair, φ and ψ, is 1-b/d. For subordinator: “φ⊃ψ” is
1-b/d just in case either φ is 0-b/d or ψ is 0-b/d. There are,
however, a number of points to be made. It is not fully clear to Grice just how
strong the motivation is for assigning a value to a mode-neutral, generic
functor. Also he is assuming symmetry, leaving room for a functor is introduced
if a restriction is imposed. Consider a bi-modal utterance. “The beast is
filthy and do not touch it” and “The beast is filthy and I shall not touch it”
seem all right. The commutated “Do not touch the beast and it is filthy” is
dubious. “Touch the beast and it will bite you,” while idiomatic is hardly an
imperative, since ‘and’ is hardly a conjunction. “Smith is taking a bath or
leave the bath-room door open” is intelligible. The commutated “Leave the
bath-room door open or Smith is taking a bath” is less so. In a bi-modal
utterance, Grice makes a case for the buletic to be dominant over the doxastic.
The crunch comes, however, with one of the four possible unary
satisfactoriness-functors, especially with regard to the equivalence of “~psi-b/d-p” and “psi-b/d-~p). Consider “Let
it be that I now put my hand on my head” or
“Let it be that my bicycle faces north” in which neither seems to be
either satisfactory or unsatisfactory. And it is a trick to assign a
satisfactory value to “~psi-b/d-p” and “~psi-b/d~p.” Do we proscribe this or
that form altogether, for every cases? But that would seem to be a pity, since
~!~p seems to be quite promising as a representation for you may (permissive)
do alpha that satisfies p; i.e., the utterer explicitly conveys his refusal to
prohibit his addressee A doing alpha. Do we disallow embedding of (or
iterating) this or that form? But that (again if we use ~!p and ~!~p to
represent may) seems too restrictive. Again, if !p is neither buletically
satisfactory nor buletically unsatisfactory (U could care less) do we assign a
value other than 1 or 0 to !p (desideratively neuter, 0.5). Or do we say,
echoing Quine, that we have a buletically satisfactoriness value gap? These and
other such problems would require careful consideration. Yet Grice cannot see
that those problems would prove insoluble, any more than this or that analogous
problem connected with Strawsons presupposition (Dont arrest the intruder!) are
insoluble. In Strawsons case, the difficulty is not so much to find a solution
as to select the best solution from those which present themselves. Grice takes
up the topic of a calculus in connection with the introduction rule and the
elimination rule of a modal such as must. We might hope to find, for each
member of a certain family of modalities, an introduction rule and an
elimination rule which would be analogous to the rules available for classical
logical constants. Suggestions are not hard to come by. Let us suppose that we
are seeking to provide such a pair of rules for the particular modality of
necessity □. For (□,+) Grice considers the following (Grice thinks equivalent)
forms: if φ is demonstrable, □φ is
demonstrable. Provided φ is dependent on no assumptions, derive φ from □φ. For (□,-), Grice considers From □φ derive φ. It is to be understood, of course, that the
values of the syntactical variable φ would contain either a buletic or a
doxastic mode markers. Both !p and .p would be proper substitutes for φ but p
would not. Grice wonders: [W]hat should be said of Takeuti’s conjecture
(roughly) that the nature of the introduction rule determines the character of
the elimination rule? There seems to be no particular problem about
allowing an introduction rule which tells us that, if it is established in P’s
personalised system that φ, it is necessary, with respect to P, that φ is
doxastically satisfactory/establishable. The accompanying elimination rule is,
however, slightly less promising. If we suppose such a rule to tell us that, if
one is committed to the idea that it is necessary, with respect to P, that φ,
one is also committed to whatever is expressed by φ, we shall be in trouble.
For such a rule is not acceptable. φ will be a buletic expression such as Let
it be that Smith eats his hat. And my commitment to the idea that Smiths system
requires him to eat his hat does not ipso facto involve me in accepting
volitively Let Smith eat his hat. But if we take the elimination rule rather as
telling us that, if it is necessary, with respect to X, that let X eat his hat,
then let X eat his hat possesses satisfactoriness-with-respect-to-X, the
situation is easier. For this person-relativised version of the rule seems
inoffensive, even for Takeuti, we hope. Grice, following Mackie, uses absolutism,
as opposed to relativism,
which denies the rational basis to attitude ascriptions (but cf. Hare on
Subjectsivism). Grice is concerned with the absence of a thorough discussion of
value by English philosophers, other than Hare (and he is only responding to
Mackie!). Continental philosophers, by comparison, have a special discipline,
axiology, for it! Similarly, a continental-oriented tradition Grice finds
in The New World in philosophers of a pragmatist bent, such as
Carus. Grice wants to say that rationality is a value, because it is a
faculty that a creature (human) displays to adapt and survive to his changing
environments. The implicaturum of the title is that values have been considered
in the English philosophical tradition, almost alla Nietzsche, to belong to the
realm irrational. Grice grants that axiological implicaturum rests on a
PRE-rational propension. While Grice could
play with “the good” in the New World, as a Lit. Hum. he knew he had to be
slightly more serious. The good is one of the values, but what is valuing?
Would the New Worlders understand valuing unattached to the pragmatism that
defines them? Grice starts by invoking Hume on his bright side: the concept of
value, versus the conception of value. Or rather, how the concept of value
derives from the conception of value. A distinction that would even please
Aquinas (conceptum/conceptio), and the Humeian routine. Some background for his
third Carus lecture. He tries to find out what Mackie means when he says that a
value is ultimately Subjectsive. What about inter-Subjectsive, and
constructively objective? Grice constructs absolute value out of relative
value. But once a rational pirot P (henceforth, PGrice liked how it sounded
like Locke’s parrot) constructs value, the P assigns absolute status to
rationality qua value. The P cannot then choose not to be rational at the risk
of ceasing to exist (qua person, or essentially rationally human agent). A
human, as opposed to a person, assigns relative value to his rationality. A
human is accidentally rational. A person is necessarily so. A distinction
seldom made by Aristotle and some of his dumbest followers obsessed with the
modal-free adage, Homo rationale animal. Short and Lewis have “hūmānus”
(old form: hemona humana et hemonem hominem dicebant, Paul. ex Fest. p. 100
Müll.; cf. homo I.init.), adj., f. “homo,” and which they render as “of or
belonging to man, human.” Grice also considers the etymology of ‘person.’ Lewis
and Short have ‘persōna,’ according to
Gabius Bassus ap. Gell. 5, 7, 1 sq., f. ‘persŏno,’ “to sound through, with the
second syllable lengthened.’ Falsa est (finitio), si dicas, Equus est animal
rationale: nam est equus animal, sed irrationale, Quint.7,3,24:homo est animal
rationale; “nec si mutis finis voluptas, rationalibus quoque: quin immo ex
contrario, quia mutis, ideo non rationalibus;” “a rationali ad rationale;” “τὸ
λογικόν ζῷον,” ChrysiStoic.3.95; ἀρεταὶ λ., = διανοητικαί, oἠθικαί, Arist.
EN1108b9; “λογικός, ή, όν, (λόγος), ζῶον λόγον ἔχον NE, 1098a3-5. λόγον δὲ μόνον
ἄνθρωπος ἔχει τῶν ζῴων, man alone of all animals possesses speech, from the
Politics. Grice takes the stratification of values by Hartmann much more
seriously than Barnes. Grice plays with rational motivation. He means it
seriously. The motivation is the psychological bite, but since it is qualified
by rational, it corresponds to the higher more powerful bit of the soul, the
rational soul. There are, for Grice, the Grecians, Kantotle and Plathegel,
three souls: the vegetal, the animal, and the rational. As a matter of history,
Grice reaches value (in its guises of optimum and deeming) via his analysis of
meaning by Peirce. Many notions are value-paradeigmatic. The most
important of all philosophical notions that of rationality, presupposes objective
value as one of its motivations. For Grice, ratio can be understood
cognoscendi but also essendi, indeed volendi and fiendi, too. Rational
motivation involves a ratio cognoscendi and a ratio volendi; objective,
“objectum,” and “objectus,” ūs, m. f. “obicio,” rendered as “a casting before,
a putting against, in the way, or opposite, an opposing; or, neutr., a lying
before or opposite (mostly poet. and in postAug. prose): dare objectum parmaï,
the opposing of the shield” “vestis;” “insula portum efficit objectu laterum,”
“by the opposition,” “cum terga flumine, latera objectu paludis tegerentur;”
“molis;” “regiones, quæ Tauri montis objectu separantur;” “solem interventu
lunæ occultari, lunamque terræ objectu, the interposition,” “eademque terra
objectu suo umbram noctemque efficiat;” “al. objecta soli: hi molium objectus
(i. e. moles objectas) scandere, the projection,” transf., that which presents
itself to the sight, an object, appearance, sight, spectacle;” al.
objecto; and if not categoric. This is
analogous to the overuse by Grice of psychoLOGICAL when he just means
souly. It is perhaps his use of psychological for souly that leads to take
any souly concept as a theoretical concept within a folksy psychoLOGICAL
theory. Grice considered the stratification of values, alla Hartmann,
unlike Barnes, who dismissed him in five minutes. “Some like Philippa Foot, but
Hare is MY man,” Grice would say. “Virtue” ethics was becoming all the fashion,
especially around Somerville. Hare was getting irritated by the worse offender,
his Anglo-Welsh tutee, originally with a degree from the other place, Williams.
Enough for Grice to want to lecture on value, and using Carus as an excuse!
Mackie was what Oxonians called a colonial, and a clever one! In fact, Grice
quotes from Hares contribution to a volume on Mackie. Hares and Mackies
backgrounds could not be more different. Like Grice, Hare was a Lit. Hum., and
like Grice, Hare loves the Grundlegung. But unlike Grice and Barnes, Hare would
have nothing to say about Stevenson. Philosophers in the play group of Grice
never took the critique by Ayer of emotivism seriously. Stevenson is the thing.
V. Urmson on the emotive theory of ethics, tracing it to English philosphers
like Ogden, Barnes, and Duncan-Jones. Barnes was opposing both Prichard (who
was the Whites professor of moral philosophyand more of an interest than Moore
is, seeing that Prichard is Barness tutor at Corpus) and Hartmann. Ryle would
have nothing to do with Hartmann, but these were the days before Ryle took over
Oxford, and forbade any reference to a continental philosopher, even worse if a
“Hun.” Grice reaches the notion of value through that of meaning. If Peirce is
simplistic, Grice is not. But his ultra-sophisticated analysis ends up being
deemed to hold in this or that utterer. And deeming is valuing, as is optimum.
While Grice rarely used axiology, he should! A set of three lectures,
which are individually identified below. I love Carus! Grice was undecided
as to what his Carus lectures were be on. Grice explores meaning under its
value optimality guise in Meaning revisited. Grice thinks that a
value-paradeigmatic notion allows him to respond in a more apt way to what some
critics were raising as a possible vicious circle in his approach to semantic
and psychological notions. The Carus lectures are then dedicated to the
construction, alla Hume, of a value-paradeigmatic notion in general, and value
itself. Grice starts by quoting Austin, Hare, and Mackie, of
Oxford. The lectures are intended to a general audience, provided it is a
philosophical general audience. Most of the second lecture is a subtle
exploration by Grice of the categorical imperative of Kant, with which he had
struggled in the last Locke lecture in “Aspects,” notably the reduction of the
categorical imperative to this or that counsel of prudence with an implicated
protasis to the effect that the agent is aiming at eudæmonia. The Carus
Lectures are three: on objectivity and value, on relative and absolute value,
and on metaphysics and value. The first lecture, on objectivity and value,
is a review Inventing right and wrong by Mackie, quoting Hare’s
antipathy for a value being ‘objective’. The second lecture, on relative and
absolute value, is an exploration on the categorical imperative, and its
connection with a prior hypothetical or suppositional imperative. The
third lecture, on metaphycis and value, is an eschatological defence of
absolute value. The collective citation should be identified by each lecture
separately. This is a metaphysical defence by Grice of absolute value. The
topic fascinates Grice, and he invents a few routines to cope with it.
Humeian projection rationally reconstructs the intuitive concept being of
value. Category shift allows to put a value such as the disinterestedness
by Smith in grammatical subject position, thus avoiding to answer that the
disinterestedness of Smith is in the next room, since it is not the
spatio-temporal continuan prote ousia that Smith is. But the
most important routine is that of trans-substantatio, or metousiosis. A
human reconstructs as a rational personal being, and alla Kantotle,
whatever he judges is therefore of absolute value. The issue involves for
Grice the introduction of a telos qua aition, causa finalis (final cause),
role, or métier. The final cause of a tiger is to tigerise, the
final cause of a reasoner is to reason, the final cause of a person is to
personise. And this entails absolute value, now metaphysically defended. The
justification involves the ideas of end-setting, unweighed rationality,
autonomy, and freedom. In something like a shopping list that Grice
provides for issues on free. Attention to freedom calls for formidably
difficult undertakings including the search for a justification for the
adoption or abandonment of an ultimate end. The point is to secure that freedom
does not dissolve into compulsion or chance. Grice proposes four items for this
shopping list. A first point is that full action calls for strong freedom. Here
one has to be careful that since Grice abides by what he calls the Modified
Occams Razor in the third James lecture on Some remarks about logic and
conversation, he would not like to think of this two (strong freedom and weak
freedom) as being different senses of free. Again, his calls for is best
understood as presupposes. It may connect with, say, Kanes full-blown examples
of decisions in practical settings that call for or presuppose
libertarianism. A second point is that the buletic-doxastic justification
of action has to accomodate for the fact that we need freedom which is strong.
Strong or serious autonomy or freedom ensures that this or that action is
represented as directed to this or that end E which are is not merely the
agents, but which is also freely or autonomously adopted or pursued by the
agent. Grice discusses the case of the gym instructor commanding, Raise your
left arm! The serious point then involves this free adoption or free pursuit.
Note Grices use of this or that personal-identity pronoun: not merely mine,
i.e. not merely the agents, but in privileged-access position. This connects
with what Aristotle says of action as being up to me, and Kant’s idea of the
transcendental ego. An end is the agents in that the agent adopts it with
liberum arbitrium. This or that ground-level desire may be circumstantial. A
weak autonomy or freedom satisfactorily accounts for this or that action as
directed to an end which is mine. However, a strong autonomy or freedom, and a
strong autonomy or freedom only, accounts for this or that action as directed
to an end which is mine, but, unlike, say, some ground-level circumstantial
desire which may have sprung out of some circumstantial adaptability to a given
scenario, is, first, autonomously or freely adopted by the agent, and, second,
autonomously or freely pursued by the agent. The use of the disjunctive
particle or in the above is of some interest. An agent may autonomously or
freely adopt an end, yet not care to pursue it autonomously or freely, even in
this strong connotation that autonomous or free sometimes has. A further point
relates to causal indeterminacy. Any attempt to remedy this situation by
resorting to causal indeterminacy or chance will only infuriate the scientist
without aiding the philosopher. This remark by Grice has to be understood
casually. For, as it can be shown, this or that scientist may well have
resorted to precisely that introduction and in any case have not
self-infuriated. The professional tag that is connoted by philosopher should
also be seen as best implicated than entailed. A scientist who does resort to
the introduction of causal indeterminacy may be eo ipso be putting forward a
serious consideration regarding ethics or meta-ethics. In other words, a
cursory examination of the views of a scientist like Eddington, beloved by Grice,
or this or that moral philosopher like Kane should be born in mind when
considering this third point by Grice. The reference by Grice to chance,
random, and causal indeterminacy, should best be understood vis-à-vis
Aristotles emphasis on tykhe, fatum, to the effect that this or that event may
just happen just by accident, which may well open a can of worms for the naive
Griceian, but surely not the sophisticated one (cf. his remarks on
accidentally, in Prolegomena). A further item in Grices shopping list involves
the idea of autonomous or free as a value, or optimum. The specific character
of what Grice has as strong autonomy or freedom may well turn out to
consist, Grice hopes, in the idea of this or that action as the outcome of a
certain kind of strong valuation ‒ where this would include the
rational selection, as per e.g. rational-decision theory, of this or that
ultimate end. What Grice elsewhere calls out-weighed or extrinsically weighed
rationality, where rational includes the buletic, of the end and not the means
to it. This or that full human action calls for the presence of this or that
reason, which require that this or that full human action for which this or
that reason accounts should be the outcome of a strong rational valuation. Like
a more constructivist approach, this line suggests that this or that action may
require, besides strong autonomy or freedom, now also strong valuation. Grice
sets to consider how to adapt the buletic-doxastic soul progression to reach
these goals. In the case of this or that ultimate end E, justification should
be thought of as lying, directly, at least, in this or that outcome, not on the
actual phenomenal fulfilment of this or that end, but rather of the, perhaps
noumenal, presence qua end. Grice relates to Kants views on the benevolentia or
goodwill and malevolentia, or evil will, or illwill. Considers Smiths action of
giving Jones a job. Smith may be deemed to have given Jones a job, whether or
not Jones actually gets the job. It is Smiths benevolentia, or goodwill, not
his beneficentia, that matters. Hence in Short and Lewis, we have
“bĕnĕfĭcentĭa,” f. “beneficus,” like “magnificentia” f. magnificus, and
“munificentia” f. munificus; Cicero, Off. 1, 7, 20, and which they thus render
as “the quality of beneficus, kindness, beneficence, an honorable and kind
treatment of others” (omaleficentia, Lact. Ira Dei, 1, 1; several times in the
philos. writings of Cicero. Elsewhere rare: quid praestantius bonitate et
beneficentiā?” “beneficentia, quam eandem vel benignitatem vel liberalitatem
appellari licet,” “comitas ac beneficentia,” “uti beneficentiā adversus
supplices,”“beneficentia augebat ornabatque subjectsos.” In a more general
fashion then, it is the mere presence of an end qua end of a given action that
provides the justification of the end, and not its phenomenal satisfaction or
fulfilment. Furthermore, the agents having such and such an end, E1, or
such and such a combination of ends, E1 and E2, would be justified by showing
that the agents having this end exhibits some desirable feature, such as this
or that combo being harmonious. For how can one combine ones desire to smoke
with ones desire to lead a healthy life? Harmony is one of the six requirements
by Grice for an application of happy to the life of Smith. The buletic-doxastic
souly ascription is back in business at a higher level. The suggestion would
involve an appeal, in the justification of this or that end, to this or that
higher-order end which would be realised by having this or that lower, or first-order
end of a certain sort. Such valuation of this or that lower-order end lies
within reach of a buletic-doxastic souly ascription. Grice has an important
caveat at this point. This or that higher-order end involved in the defense
would itself stand in need of justification, and the regress might well turn
out to be vicious. One is reminded of Watson’s requirement for a thing like
freedom or personal identity to overcome this or that alleged counterexample to
freewill provided by H. Frankfurt. It is after the laying of a shopping
list, as it were, and considerations such as those above that Grice concludes
his reflection with a defense of a noumenon, complete with the inner conflict
that it brings. Attention to the idea of autonomous and free leads the philosopher
to the need to resolve if not dissolve the most important unsolved problem of
philosophy, viz. how an agent can be, at the same time, a member of both the
phenomenal world and the noumenal world, or, to settle the internal conflict
between one part of our rational nature, the doxastic, even scientific, part
which seems to call for the universal reign of a deterministic law and the
other buletic part which insists that not merely moral responsibility but every
variety of rational belief demands exemption from just such a reign. In this
lecture, Grice explores freedom and value from a privileged-access incorrigible
perspective rather than the creature construction genitorial justification.
Axiologyv. axiological. Valitum -- Fact-value distinction, the apparently
fundamental difference between how things are and how they should be. That
people obey the law or act honestly or desire money is one thing; that they
should is quite another. The first is a matter of fact, the second a matter of
value. Hume is usually credited with drawing the distinction when he noticed
that one cannot uncontroversially infer an ‘ought’ from an ‘is’ the isought
gap. From the fact, say, that an action would maximize overall happiness, we
cannot legitimately infer that it ought to be done without the introduction of some so far
suppressed evaluative premise. We could secure the inference by assuming that
one ought always to do what maximizes overall happiness. But that assumption is
evidently evaluative. And any other premise that might link the non-evaluative
premises to an evaluative conclusion would look equally evaluative. No matter
how detailed and extensive the non-evaluative premises, it seems no evaluative
conclusion follows directly and as a matter of logic. Some have replied that at
least a few non-evaluative claims do entail evaluative ones. To take one
popular example, from the fact that some promise was made, we might it appears
legitimately infer that it ought to be kept, other things equal and this without the introduction of an
evaluative premise. Yet many argue that the inference fails, or that the
premise is actually evaluative, or that the conclusion is not. Hume himself was
both bold and brief about the gap’s significance, claiming simply that paying
attention to it “wou’d subvert all the vulgar systems of morality, and let us
see, that the distinction of vice and virtue is not founded merely on the
relations of objects, nor is perceiv’d by reason” Treatise of Human Nature.
Others have been more expansive. Moore, for instance, in effect relied upon the
gap to establish via the open question argument that any attempt to define
evaluative terms using non-evaluative ones would commit the naturalistic
fallacy. Moore’s main target was the suggestion that ‘good’ means “pleasant”
and the fallacy, in this context, is supposed to be misidentifying an
evaluative property, being good, with a natural property, being pleasant.
Assuming that evaluative terms have meaning, Moore held that some could be
defined using others he thought, e.g., that ‘right’ could be defined as
“productive of the greatest possible good” and that the rest, though
meaningful, must be indefinable terms denoting simple, non-natural, properties.
Accepting Moore’s use of the open question argument but rejecting both his
non-naturalism and his assumption that evaluative terms must have descriptive
meaning, emotivists and prescriptivists e.g. Ayer, C. L. Stevenson, and Hare
argued that evaluative terms have a role in language other than to denote
properties. According to them, the primary role of evaluative language is not
to describe, but to prescribe. The logical gap between ‘is’ and ‘ought’, they
argue, establishes both the difference between fact and value and the
difference between describing how things are and recommending how they might
be. Some naturalists, though, acknowledge the gap and yet maintain that the
evaluative claims nonetheless do refer to natural properties. In the process
they deny the ontological force of the open question argument and 302 F 302 treat evaluative claims as describing a
special class of facts. Refs.: The main
source is The construction of value, the Carus lectures, Clarendon. But there
are scattered essays on value and valuing in the Grice Papers. H. P. Grice,
“Objectivity and value,” s. V, c. 8-f. 18, “The rational motivation for
objective value,” s. V, c. 8-f. 19, “Value,” s. V, c. 9-f. 20; “Value,
metaphysics, and teleology,” s. V, c. 9-f. 23, “Values, morals, absolutes, and
the metaphysical,” s. V., c. 9-f. 24;
“Value sub-systems and the Kantian problem,” s. V. c. 9-ff. 25-27; “Values and
rationalism,” s. V, c. 9-f. 28; while the Carus are in the second series, in
five folders, s. II, c-2, ff. 12-16, the H. P. Grice Papers, BANC. value, the
worth of something. Philosophers have discerned these main forms: intrinsic,
instrumental, inherent, and relational value. Intrinsic value may be taken as
basic and many of the others defined in terms of it. Among the many attempts to
explicate the concept of intrinsic value, some deal primarily with the source
of value, while others employ the concept of the “fittingness” or
“appropriateness” to it of certain kinds of emotions and desires. The first is
favored by Moore and the second by Brentano. Proponents of the first view hold
that the intrinsic value of X is the value that X has solely in virtue of its
intrinsic nature. Thus, the state of affairs, Smith’s experiencing pleasure,
has intrinsic value provided it has value solely in virtue of its intrinsic
nature. Followers of the second approach explicate intrinsic value in terms of
the sorts of emotions and desires appropriate to a thing “in and for itself” or
“for its own sake”. Thus, one might say X has intrinsic value or is
intrinsically good if and only if X is worthy of desire in and for itself, or,
alternatively, it is fitting or appropriate for anyone to favor X in and for
itself. Thus, the state of affairs of Smith’s experiencing pleasure is
intrinsically valuable provided that state of affairs is worthy of desire for
its own sake, or it is fitting for anyone to favor that state of affairs in and
for itself. Concerning the other forms of value, we may say that X has
instrumental value if and only if it is a means to, or causally contributes to,
something that is intrinsically valuable. If Smith’s experiencing pleasure is
intrinsically valuable and his taking a warm bath is a means to, or Valentinus
value 948 948 causally contributes to,
his being pleased, then his taking a warm bath is instrumentally valuable or
“valuable as a means.” Similarly, if health is intrinsically valuable and
exercise is a means to health, then exercise is instrumentally valuable. X has
inherent value if and only if the experience, awareness, or contemplation of X
is intrinsically valuable. If the experience of a beautiful sunset is
intrinsically valuable, then the beautiful sunset has inherent value. X has
contributory value if and only if X contributes to the value of some whole, W,
of which it is a part. If W is a whole that consists of the facts that Smith is
pleased and Brown is pleased, then the fact that Smith is pleased contributes
to the value of W, and Smith’s being pleased has contributory value. Our
example illustrates that something can have contributory value without having
instrumental value, for the fact that Smith is pleased is not a means to W and,
strictly speaking, it does not bring about or causally contribute to W. Given
the distinction between instrumental and contributory value, we may say that
certain sorts of experiences and activities can have contributory value if they
are part of an intrinsically valuable life and contribute to its value, even
though they are not means to it. Finally, we may say that X has relational
value if and only if X has value in virtue of bearing some relation to
something else. Instrumental, inherent, and contributory value may be construed
as forms of relational value. But there are other forms of relational value one
might accept, e.g. one might hold that X is valuable for S in virtue of being
desired by S or being such that S would desire X were S “fully informed” and
“rational.” Some philosophers defend the organicity of intrinsic value. Moore,
for example, held that the intrinsic value of a whole is not necessarily equal
to the sum of the intrinsic values of its parts. According to this view, the
presence of an intrinsically good part might lower the intrinsic value of a
whole of which it is a part and the presence of an intrinsically bad part might
raise the intrinsic value of a whole to which it belongs. Defenders of
organicity sometimes point to examples of Mitfreude taking joy or pleasure in
another’s joy and Schadenfreude taking joy or pleasure in another’s suffering
to illustrate their view. Suppose Jones believes incorrectly that Smith is happy
and Brown believes incorrectly that Gray is suffering, but Jones is pleased
that Smith is happy and Brown is pleased that Gray is suffering. The former
instance of Mitfreude seems intrinsically better than the latter instance of
Schadenfreude even though they are both instances of pleasure and neither whole
has an intrinsically bad part. The value of each whole is not a “mere sum” of
the values of its parts. Valitum --
axiology: value theory, also called axiology, the branch of philosophy
concerned with the nature of value and with what kinds of things have value.
Construed very broadly, value theory is concerned with all forms of value, such
as the aesthetic values of beauty and ugliness, the ethical values of right,
wrong, obligation, virtue, and vice, and the epistemic values of justification
and lack of justification. Understood more narrowly, value theory is concerned
with what is intrinsically valuable or ultimately worthwhile and desirable for
its own sake and with the related concepts of instrumental, inherent, and
contributive value. When construed very broadly, the study of ethics may be
taken as a branch of value theory, but understood more narrowly value theory
may be taken as a branch of ethics. In its more narrow form, one of the chief
questions of the theory of value is, What is desirable for its own sake? One
traditional sort of answer is hedonism. Hedonism is roughly the view that i the
only intrinsically good experiences or states of affairs are those containing
pleasure, and the only instrinsically bad experiences or states of affairs are
those containing pain; ii all experiences or states of affairs that contain
more pleasure than pain are intrinsically good and all experiences or states of
affairs that contain more pain than pleasure are intrinsically bad; and iii any
experience or state of affairs that is intrinsically good is so in virtue of
being pleasant or containing pleasure and any experience or state of affairs
that is intrinsically bad is so in virtue of being painful or involving pain.
Hedonism has been defended by philosophers such as Epicurus, Bentham, Sidgwick,
and, with significant qualifications, J. S. Mill. Other philosophers, such as
C. I. Lewis, and, perhaps, Brand Blanshard, have held that what is
intrinsically or ultimately desirable are experiences that exhibit
“satisfactoriness,” where being pleasant is but one form of being satisfying.
Other philosophers have recognized a plurality of things other than pleasure or
satisfaction as having intrinsic value. Among the value pluralists are Moore,
Rashdall, Ross, Brentano, Hartmann, and Scheler. In addition to certain kinds
of pleasures, these thinkers count some or all of the following as
intrinsically good: consciousness and the flourishing of life, knowledge and
insight, moral virtue and virtuous actions, friendship and mutual affection,
beauty and aesthetic experience, a just distribution of goods, and
self-expression. Many, if not all, of the philosophers mentioned above
distinguish between what has value or is desirable for its own sake and what is
instrumentally valuable. Furthermore, they hold that what is desirable for its
own sake or intrinsically good has a value not dependent on anyone’s having an
interest in it. Both of these claims have been challenged by other value
theorists. Dewey, for example, criticizes any sharp distinction between what is
intrinsically good or good as an end and what is good as a means on the ground
that we adopt and abandon ends to the extent that they serve as means to the
resolution of conflicting impulses and desires. Perry denies that anything can
have value without being an object of interest. Indeed, Perry claims that ‘X is
valuable’ means ‘Interest is taken in X’ and that it is a subject’s interest in
a thing that confers value on it. Insofar as he holds that the value of a thing
is dependent upon a subject’s interest in that thing, Perry’s value theory is a
subjective theory and contrasts sharply with objective theories holding that
some things have value not dependent on a subject’s interests or attitudes.
Some philosophers, dissatisfied with the view that value depends on a subject’s
actual interests and theories, have proposed various alternatives, including
theories holding that the value of a thing depends on what a subject would desire
or have an interest in if he were fully rational or if desires were based on
full information. Such theories may be called “counterfactual” desire theories
since they take value to be dependent, not upon a subject’s actual interests,
but upon what a subject would desire if certain conditions, which do not
obtain, were to obtain. Value theory is also concerned with the nature of
value. Some philosophers have denied that sentences of the forms ‘X is good’ or
‘X is intrinsically good’ are, strictly speaking, either true or false. As with
other forms of ethical discourse, they claim that anyone who utters these
sentences is either expressing his emotional attitudes or else prescribing or
commending something. Other philosophers hold that such sentences can express
what is true or false, but disagree about the nature of value and the meaning
of value terms like ‘good’, ‘bad’, and ‘better’. Some philosophers, such as
Moore, hold that in a truth of the form ‘X is intrinsically good’, ‘good’
refers to a simple, unanalyzable, non-natural property, a property not
identical with or analyzable by any “natural” property such as being pleasant
or being desired. Moore’s view is one form of non-naturalism. Other
philosophers, such as Brentano, hold that ‘good’ is a syncategorematic
expression; as such it does not refer to a property or relation at all, though
it contributes to the meaning of the sentence. Still other philosophers have
held that ‘X is good’ and ‘X is intrinsically good’ can be analyzed in natural
or non-ethical terms. This sort of naturalism about value is illustrated by
Perry, who holds that ‘X is valuable’ means ‘X is an object of interest’. The
history of value theory is full of other attempted naturalistic analyses, some
of which identify or analyze ‘good’ in terms of pleasure or being the object of
rational desire. Many philosophers argue that naturalism is preferable on
epistemic grounds. If, e.g., ‘X is valuable’ just means ‘X is an object of
interest’, then in order to know whether something is valuable, one need only
know whether it is the object of someone’s interest. Our knowledge of value is
fundamentally no different in kind from our knowledge of any other empirical
fact. This argument, however, is not decisive against non-naturalism, since it
is not obvious that there is no synthetic a priori knowledge of the sort Moore
takes as the fundamental value cognition. Furthermore, it is not clear that one
cannot combine non-naturalism about value with a broadly empirical
epistemology, one that takes certain kinds of experience as epistemic grounds
for beliefs about value. Valitum --
valid, having the property that a well-formed formula, argument, argument form,
or rule of inference has when it is logically correct in a certain respect. A
well-formed formula is valid if it is true under every admissible
reinterpretation of its non-logical symbols. If truth-value gaps or multiple
truth-values are allowed, ‘true’ here might be replaced by ‘non-false’ or takes
a “designated” truth-value. An argument is valid if it is impossible for the
premises all to be true and, at the same time, the conclusion false. An
argument form schema is valid if every argument of that form is valid. A rule
of inference is valid if it cannot lead from all true premises to a false conclusion.
Refs.: H. P. Grice, “The conception of value,” The Paul Carus Lectures for the
American Philosophical Association, published by Oxford, at the Clarendon
Press.
variable: in semantics, a symbol interpreted so as to be
associated with a range of values, a set of entities any one of which may be
temporarily assigned as a value of the variable. Grice uses more specifically
for a variable for a ‘grice,’ a type of extinct pig that existed (‘in the
past’) in Northern England“There is a variable number of grices in the
backyard, Paul.” An occurrence of a variable in a mathematical or logical
expression is a free occurrence if assigning a value is necessary in order for
the containing expression to acquire a semantic value a denotation, truth-value, or other meaning.
Suppose a semantic value is assigned to a variable and the same value is
attached to a constant as meaning of the same kind; if an expression contains
free occurrences of just that variable, the value of the expression for that
assignment of value to the variable is standardly taken to be the same as the
value of the expression obtained by substituting the constant for all the free
occurrences of the variable. A bound occurrence of a variable is one that is
not free. Grice: “Strictly, a variable is the opposite of a constant, but a
constant variesain’t that paradoxical?” -- H. P. Grice, “The variable and the
constant;” H. P. Grice, “Variable and meta-variable,” “Order and variable.”
velia -- Velia -- Grice as Eleatic -- School, strictly, two
fifth-century B.C. Grecian philosophers, Parmenides and Zeno of Elea. The
Ionian Grecian colony of Elea or Hyele in southern Italy became Velia in Roman
times and retains that name today. A playful remark by Plato in Sophist 242d
gave rise to the notion that Xenophanes of Colophon, who was active in southern
Italy and Sicily, was Parmenides’ teacher, had anticipated Parmenides’ views,
and founded the Eleatic School. Moreover, Melissus of Samos and according to
some ancient sources even the atomist philosopher Leucippus of Abdera came to
be regarded as “Eleatics,” in the sense of sharing fundamental views with
Parmenides and Zeno. In the broad and traditional use of the term, the Eleatic
School characteristically holds that “all is one” and that change and plurality
are unreal. So stated, the School’s position is represented best by Melissus.
Grice: “Crotone and Velia are the origins of western philosophy, since Greece
is eastern!”Refs.: Luigi Speranza, “Grice a Velia,” Villa Grice.
venn diagram, a logic diagram invented by the English philosopher
J. Venn in which standard form statements the four kinds listed below are
represented by two appropriately marked overlapping circles, as follows:
Syllogisms are represented by three overlapping circles, as in the examples
below. If a few simple rules are followed, e.g. “diagram universal premises
first,” then in a valid syllogism diagramming the premises automatically gives
a diagram in which the conclusion is represented. In an invalid syllogism
diagramming the premises does not automatically give a diagram in which the
conclusion is represented, as below. Venn diagrams are less perspicuous for the
beginner than Euler diagrams. Grice: “I tried to teach Strawson some Euler
first; but English as he is, he said, ‘Stick with Venn.’”Refs.: H. P. Grice,
“From Euler to Strawson via Venn: diagramme and impicaturum.”
VERVM: verum: Grice: “Cognate with German ‘wahr’” -- there’s the
‘truth table’ and the ‘truth’ -- truth table, a tabular display of one or more
truth-functions, truth-functional operators, or representatives of
truth-functions or truth-functional operators such as well-formed formulas of
propositional logic. In the tabular display, each row displays a possible
assignment of truthvalues to the arguments of the truth-functions or
truth-functional operators. Thus, the collection of all rows in the table
displays all possible assignments of truth-values to these arguments. The
following simple truth table represents the truth-functional operators negation
and conjunction: truth, coherence theory of truth table 931 931 Because a truth table displays all
possible assignments of truth-values to the arguments of a truth-function,
truth tables are useful devices for quickly ascertaining logical properties of
propositions. If, e.g., all entries in the column of a truth table representing
a proposition are T, then the proposition is true for all possible assignments
of truth-values to its ultimate constituent propositions; in this sort of case,
the proposition is said to be logically or tautologically true: a tautology. If
all entries in the column of a truth table representing a proposition are F,
then the proposition is false for all possible assignments of truth-values to
its ultimate constituent propositions, and the proposition is said to be
logically or tautologically false: a contradiction. If a proposition is neither
a tautology nor a contradiction, then it is said to be a contingency. The truth
table above shows that both Not-P and Pand-Q are contingencies. For the same
reason that truth tables are useful devices for ascertaining the logical
qualities of single propositions, truth tables are also useful for ascertaining
whether arguments are valid or invalid. A valid argument is one such that there
is no possibility no row in the relevant truth table in which all its premises
are true and its conclusion false. Thus the above truth table shows that the
argument ‘P-and-Q; therefore, P’ is valid.
Verum -- truth-value, most narrowly, one of the values T for ‘true’ or F
for ‘false’ that a proposition may be considered to have or take on when it is
regarded as true or false, respectively. More broadly, a truth-value is any one
of a range of values that a proposition may be considered to have when taken to
have one of a range of different cognitive or epistemic statuses. For example,
some philosophers speak of the truth-value I for ‘indeterminate’ and regard a
proposition as having the value I when it is indeterminate whether the
proposition is true or false. Logical systems employing a specific number n of
truthvalues are said to be n-valued logical systems; the simplest sort of
useful logical system has two truth-values, T and F, and accordingly is said to
be two-valued. Truth-functions are functions that take truth-values as arguments
and that yield truth-values as resultant values. The truthtable method in
propositional logic exploits the idea of truth-functions by using tabular
displays. Verum -- truth-value semantics, interpretations of formal systems in
which the truth-value of a formula rests ultimately only on truth-values that
are assigned to its atomic subformulas where ‘subformula’ is suitably defined.
The label is due to Hugues Leblanc. On a truth-value interpretation for
first-order predicate logic, for example, the formula atomic ExFx is true in a
model if and only if all its instances Fm, Fn, . . . are true, where the
truth-value of these formulas is simply assigned by the model. On the standard
Tarskian or objectual interpretation, by contrast, ExFx is true in a model if
and only if every object in the domain of the model is an element of the set
that interprets F in the model. Thus a truth-value semantics for predicate
logic comprises a substitutional interpretation of the quantifiers and a
“non-denotational” interpretation of terms and predicates. If t 1, t 2, . . .
are all the terms of some first-order language, then there are objectual models
that satisfy the set {Dx-Fx, Ft1, Ft2 . . . .}, but no truth-value
interpretations that do. One can ensure that truth-value semantics delivers the
standard logic, however, by suitable modifications in the definitions of
consistency and consequence. A set G of formulas of language L is said to be
consistent, for example, if there is some G' obtained from G by relettering
terms such that G' is satisfied by some truth-value assignment, or,
alternatively, if there is some language L+ obtained by adding terms to L such
that G is satisfied by some truth-value assignment to the atoms of L+.
Truth-value semantics is of both technical and philosophical interest.
Technically, it allows the completeness of first-order predicate logic and a
variety of other formal systems to be obtained in a natural way from that of
propositional logic. Philosophically, it dramatizes the fact that the formulas
in one’s theories about the world do not, in themselves, determine one’s
ontological commitments. It is at least possible to interpret first-order
formulas without reference to special truth-table method truth-value semantics
932 932 domains of objects, and
higher-order formulas without reference to special domains of relations and
properties. The idea of truth-value semantics dates at least to the writings of
E. W. Beth on first-order predicate logic in 9 and of K. Schütte on simple type
theory in 0. In more recent years similar semantics have been suggested for
secondorder logics, modal and tense logics, intuitionistic logic, and set
theory. Truth, the quality of those propositions that accord with reality,
specifying what is in fact the case. Whereas the aim of a science is to
discover which of the propositions in its domain are true i.e., which
propositions possess the property of Trinity truth 929 929 truth
the central philosophical concern with truth is to discover the nature
of that property. Thus the philosophical question is not What is true? but
rather, What is truth? What is one
saying about a proposition in saying that it is true? The importance of this
question stems from the variety and depth of the principles in which the
concept of truth is deployed. We are tempted to think, e.g., that truth is the
proper aim and natural result of scientific inquiry, that true beliefs are
useful, that the meaning of a sentence is given by the conditions that would
render it true, and that valid reasoning preserves truth. Therefore insofar as
we wish to understand, assess, and refine these epistemological, ethical,
semantic, and logical views, some account of the nature of truth would seem to
be required. Such a thing, however, has been notoriously elusive. The belief
that snow is white owes its truth to a certain feature of the external world:
the fact that snow is white. Similarly, the belief that dogs bark is true
because of the fact that dogs bark. Such trivial observations lead to what is
perhaps the most natural and widely held account of truth, the correspondence
theory, according to which a belief statement, sentence, proposition, etc. is
true provided there exists a fact corresponding to it. This Aristotelian thesis
is unexceptionable in itself. However, if it is to provide a complete theory of
truth and if it is to be more than
merely a picturesque way of asserting all instances of ‘the belief that p is
true if and only if p’ then it must be
supplemented with accounts of what facts are, and what it is for a belief to
correspond to a fact; and these are the problems on which the correspondence
theory of truth has foundered. A popular alternative to the correspondence
theory has been to identify truth with verifiability. This idea can take on
various forms. One version involves the further assumption that verification is
holistic i.e., that a belief is verified
when it is part of an entire system of beliefs that is consistent and
“harmonious.” This is known as the coherence theory of truth and was developed
by Bradley and Brand Blanchard. Another version, due to Dummett and Putnam,
involves the assumption that there is, for each proposition, some specific
procedure for finding out whether one should believe it or not. On this
account, to say that a proposition is true is to say that it would be verified
by the appropriate procedure. In mathematics this amounts to the identification
of truth with provability and is sometimes referred to as intuitionistic truth.
Such theories aim to avoid obscure metaphysical notions and explain the close
relation between knowability and truth. They appear, however, to overstate the
intimacy of that link: for we can easily imagine a statement that, though true,
is beyond our power to establish as true. A third major account of truth is
James’s pragmatic theory. As we have just seen, the verificationist selects a
prominent property of truth and considers it to be the essence of truth.
Similarly the pragmatist focuses on another important characteristic namely, that true beliefs are a good basis
for action and takes this to be the very
nature of truth. True assumptions are said to be, by definition, those that
provoke actions with desirable results. Again we have an account with a single
attractive explanatory feature. But again the central objection is that the
relationship it postulates between truth and its alleged analysans in this case, utility is implausibly close. Granted, true beliefs
tend to foster success. But often actions based on true beliefs lead to
disaster, while false assumptions, by pure chance, produce wonderful results.
One of the few fairly uncontroversial facts about truth is that the proposition
that snow is white is true if and only if snow is white, the proposition that
lying is wrong is true if and only if lying is wrong, and so on. Traditional
theories of truth acknowledge this fact but regard it as insufficient and, as
we have seen, inflate it with some further principle of the form ‘X is true if
and only if X has property P’ such as corresponding to reality, verifiability,
or being suitable as a basis for action, which is supposed to specify what
truth is. A collection of radical alternatives to the traditional theories
results from denying the need for any such further specification. For example,
one might suppose with Ramsey, Ayer, and Strawson that the basic theory of
truth contains nothing more than equivalences of the form, ‘The proposition
that p is true if and only if p’ excluding instantiation by sentences such as
‘This proposition is not true’ that generate contradiction. This so-called
deflationary theory is best presented following Quine in conjunction with an
account of the raison d’être of our notion of truth: namely, that its function
is not to describe propositions, as one might naively infer from its syntactic
form, but rather to enable us to construct a certain type of generalization.
For example, ‘What Einstein said is true’ is intuitively equivalent to the
infinite conjunction ‘If Einstein said that nothing goes faster than light,
then nothing goes faster than light; and if Einstein said truth truth 930 930 that nuclear weapons should never be
built, then nuclear weapons should never be built; . . . and so on.’ But
without a truth predicate we could not capture this statement. The deflationist
argues, moreover, that all legitimate uses of the truth predicate including those in science, logic, semantics,
and metaphysics are simply displays of
this generalizing function, and that the equivalence schema is just what is
needed to explain that function. Within the deflationary camp there are various
competing proposals. According to Frege’s socalled redundancy theory,
corresponding instances of ‘It is true that p’ and ‘p’ have exactly the same
meaning, whereas the minimalist theory assumes merely that such propositions
are necessarily equivalent. Other deflationists are skeptical about the
existence of propositions and therefore take sentences to be the basic vehicles
of truth. Thus the disquotation theory supposes that truth is captured by the
disquotation principle, ‘p’ is true if and only if p’. More ambitiously, Tarski
does not regard the disquotation principle, also known as Tarski’s T schema, as
an adequate theory in itself, but as a specification of what any adequate
definition must imply. His own account shows how to give an explicit definition
of truth for all the sentences of certain formal languages in terms of the
referents of their primitive names and predicates. This is known as the
semantic theory of truth. Grice: “From ‘verum’ we have to ‘make’ true, as the
Romans put it, ‘verificare’ -- verificatum -- verificationism, a metaphysical
theory about what determines meaning: the meaning of a statement consists in
its methods of verification. Verificationism thus differs radically from the
account that identifies meaning with truth conditions, as is implicit in
Frege’s work and explicit in Vitters’s Tractatus and throughout the writings of
Davidson. On Davidson’s theory, e.g., the crucial notions for a theory of
meaning are truth and falsity. Contemporary verificationists, under the
influence of the Oxford philosopher Michael Dummett, propose what they see as a
constraint on the concept of truth rather than a criterion of meaningfulness.
No foundational place is generally assigned in modern verificationist semantics
to corroboration by observation statements; and modern verificationism is not
reductionist. Thus, many philosophers read Quine’s “Two Dogmas of Empiricism”
as rejecting verificationism. This is because they fail to notice an important
distinction. What Quine rejects is not verificationism but “reductionism,”
namely, the theory that there is, for each statement, a corresponding range of
verifying conditions determinable a priori. Reductionism is inherently localist
with regard to verification; whereas verificationism, as such, is neutral on
whether verification is holistic. And, lastly, modern verificationism is, veil
of ignorance verificationism 953 953
whereas traditional verificationism never was, connected with revisionism in
the philosophy of logic and mathematics e.g., rejecting the principle of
bivalence. Refs.: H. P. Grice, “The taming of the true.” Porphyry called the
verum one of the four transcendental, along with unum, pulchrum and bonumGrice
agreed. Grice’s concern with the ‘verum’ is serious. If Quine is right, and
logical truth should go, so truth should go. Grice needs ‘true’ to correct a
few philosophical mistakes. It is true that Grice sees a horse as a horse, for
example. The nuances of the implicaturum are of a lesser concern for Grice than
the taming of the true. The root of
Latin ‘vero’ is cognate with an idea Grice loved: that of ‘sincerity.’ The
point is more obviously realised lexically in the negative: the fallax versus
the mendax. But ‘verum’ had to do with candidumand thus very much cognate with
the English that Grice avoided, ‘truth,’ cognate with ‘trust.’ quod non possit
ab honestate sejungi The true and simple Good which cannot be separated from
honesty, Cicero, Academica, I, 2, but also for the ontological which one can
find in Cicero’s tr. Topica, 35 of etumologia ἐτυμολογία by veriloquium. Most
contemporary hypotheses propose that verus —and the words signifying true,
vrai, vérité, G. wahr, G. Wahrheit — derive from an Indo-European root, *wer,
which would retain meanings of to please, pleasing, manifesting benevolence,
gifts, services rendered, fidelity, pact. Chantraine Dictionnaire étymologique
de la langue grecque links it to the Homeric expression êra pherein ἦϱα φέϱειν,
to please, as well as to ἐπίηϱα, ἐπίηϱος, and ἐπιήϱανος, agreeable Odyssey, 19,
343, just like the Roman verus cf. se-vere, without benevolence, the G. war, and the Russian vera, faith, or verit’
верить, to believe. Pokorny adds to this same theme the Grecian ἑοϱτή, religious
feast, cult. And from the same basis have come terms signifying guarantee,
protect: Fr. garir and later garant,
G. Gewähren, Eng. warrant, to grant.
According to Chantraine, this root *wer should be distinguished from another
root ver-, whence eirô εἴϱω in Grecian , verbum in Roman word in English, etc.,
and words from the family of vereor, revereor, to fear, to respect, verecundia
respectful fear. According to Chantraine, this root *wer should be
distinguished from another root ver-, whence eirô εἴϱω in Grecian , verbum in
Roman word in English, etc., and words from the family of vereor, revereor, to
fear, to respect, verecundia respectful fear. Alfred Ernout does not support
this separation. We should recall that plays on the words verum and verbum were
common, as Augustine mentions verbum = verum boare, proclaiming the truth,
Dialectics 1. P. Florensky, following G. Curtius, “Grundzüge der griechischen
Etymologie,” also claims a single root for the ensemble of these derivations,
including the Sanskrit vratum, sacred act, vow, promise, the Grecian bretas
βϱέτας, cult object, wooden idol Aeschylus, Eumenides, v. 258, and the Roman
“ver-bum.” The signification of verus must be considered as belonging first to
the field of religious ritual and subsequently of juridical formulas: strictly
speaking, verus means protected or grounded in the sense of that which is the
object of a taboo or consecration Pillar and Ground. Then there’s from the
juridical to the philosophical. “Verum” implies a rectification of an
adversarial allegation considered to be fraudulent, as is indicated by the
original opposition verax/fallax-mendax. It thus signifies the properly founded
in fact or in the rules of law: crimen verissimum a well-founded accusation
Cicero, In Verrem, 5, 15. In texts of grammar and rhetoric, but also in
juridical texts as well, verus and veritas signify the veracity of the rule,
inasmuch as it can be distinguished from usage. “Quid verum sit intellego; sed
alias ita loquor ut concessum est I know what is correct, but sometimes I avail
myself of the variation in usage, Cicero, De oratore, Loeb Classical Library;
Consule veritatem: reprehendet; refer ad auris: probabunt If you consult the
strict rule of analogy, it will say this practice is wrong, but if you consult
the ear, it will approve 1586. The juridical connotation of the word verus and
thus of veritas is retained and subsequently reinforced. In the glosses of the
Middle Ages, verus signifies legitimate and the Roman sense of the word, legal
and authentic or conforming to existing law. One normally finds “verum est” in
legal texts to certify that a new rule conforms to preexisting ones Digest, 8,
4, 1. It is this juridical dimension that produces the meaning of verus as
authenticated, authentic in contrast to false, imitative, deceiving and thus
real as in real cream or a genuine Rolex watch.
The juridical here provides a foundation not only for the moral Verum et
simplex bonum. The paradigm of “verum” is not easy to separate from any
epistemological dimensions, as is evident in the varied fates of the
Indo-European root *wer, from which derives, in addition to vera in Russian,
belief, the old Fr. garir, in the sense
of certifying as true, designating as true, whence the participle garant. The
evolution of these derived words inscribes G. “wahr,” and “Wahrheit” in a
semantic network from which emerge two directions, belief and salvation.
Belief. “Wahr” is often linked back, in composite words, to the idea of belief,
in the sense of true belief, to take as true. “Wahrsagen,” to predict, “wahr
haben,” to admit, agree upon, “für wahr halten,” to hold as true, to believe.
This is the term that Kant employs in the Critique of Pure Reason,
Transcendental theory of method, ch.2, 3 On Opinion, Science, and Belief: “das
Fürwahrhalten” is a belief, as a modality of subjectivity, that can be divided
into conviction Überzeugung or persuasion Überredung and that is capable of
three degrees: opinion Meinung, belief Glaube, and science Wissenschaft.
Safeguarding, conservation. Similarly “wahren,” “bewahren” in the sense of to
guard, to conserve is linked to “Wahrung” in the sense of defending one’s
interests or safeguarding. One might refer to Heidegger’s use of this
etymological and semantic relation in reference to Nietzsche. It remains to be
said that many common or colloquial expressions, in Fr. as well as in English, play on the semantic
slippages of vrai and real, between the ontological sense and linguistic
meanings. Thus in Fr. , c’est pas vrai! does not mean it is false, but rather
that it is not reality. In English, the opposite is the case: get real! means
come back down to earth, accept the truth. Grice’s main manoeuvre may be seen
as intended to crack the crib of reality. For he wants to say some philosophers
engaged in conceptual analysis are misled if they think an inappropriate usage
reveals a truth-condition. By coining ‘implicaturum,’ his point is to give room
for “Emissor E communicates that p,” as opposed to ‘emissum x ‘means’ ‘p.’
Therefore, Grice can claim that an utterance may very well totally baffling and
misleading YET TRUE (or otherwise ‘good’), and that in no way that reveals
anything about the emissum itself. This is due to the fact that ‘Emissor E
communicates that p’ is diaphanous. And one can conjoin what the emissor E
communicates to what he explicitly conveys and NOT HAVE the emissor
contradicting himself or uttering a falsehood. And that is what in philosophy
should count. H. P. Grice was always happy with a ‘correspondence’ theory of
truth. It was what Aristotle thought. So why change? The fact that Austin
agreed helped. The fact that Strawson applied Austin’s shining new tool of the
performatory had him fashion a new shining skid, and that helped, because, once
Grice has identified a philosophical mistake, that justifies his role as
methodologist in trying to ‘correct’ the mistake. The Old Romans did not have
an article. For them it is the unum, the verum, the bonum, and the pulchrum.
They were trying to translate the very articled Grecian ‘to alethes,’ ‘to
agathon,’ and ‘to kallon.’ Grecian Grice is able to restore the articles. He
would use ‘the alethic’ for the ‘verum,’ after von Wright. But occasionally
uses the ‘verum’ root. E. g. when his account of ‘personal identity’ was seen
to fail to distinguish between a ‘veridical’ memory and a non-veridical one. If
it had not been for Strawson’s ‘ditto’ theory to the ‘verum,’ Grice would not
have minded much. Like Austin, his inclination was for a ‘correspondence’
theory of truth alla Aristotle and Tarski, applied to the utterance, or
‘expressum.’ So, while we cannot say that an utterer is TRUE, we can say that
he is TRUTHFUL, and trustworthy (Anglo-Saxon ‘trust,’ being cognate with
‘true,’ and covering both the credibility and desirability realms. Grice
approaches the ‘verum’ in terms of predicate calculus. So we need at least an
utterance of the form, ‘the dog is shaggy.’ An utterance of ‘The dog is shaggy’
is true iff the denotatum of ‘the dog’ is a member of the class ‘shaggy.’ So,
when it comes to ‘verum,’ Grice feels like ‘solving’ a problem rather than
looking for new ones. He thought that Strawson’s controversial ‘ditto’ was
enough of a problem ‘to get rid of.’ VERUM. Along with verum, comes the falsum.
fallibilism, the doctrine, relative to some significant class of beliefs or
propositions, that they are inherently uncertain and possibly mistaken. The
most extreme form of the doctrine attributes uncertainty to every belief; more
restricted forms attribute it to all empirical beliefs or to beliefs concerning
the past, the future, other minds, or the external world. Most contemporary
philosophers reject the doctrine in its extreme form, holding that beliefs
about such things as elementary logical principles and the character of one’s
current feelings cannot possibly be mistaken. Philosophers who reject
fallibilism in some form generally insist that certain beliefs are analytically
true, self-evident, or intuitively obvious. These means of supporting the
infallibility of faculty psychology fallibilism 303 303 some beliefs are now generally
discredited. W. V. Quine has cast serious doubt on the very notion of analytic
truth, and the appeal to self-evidence or intuitive obviousness is open to the
charge that those who officially accept it do not always agree on what is thus
evident or obvious there is no objective way of identifying it, and that
beliefs said to be self-evident have sometimes been proved false, the causal
principle and the axiom of abstraction in set theory being striking examples. In
addition to emphasizing the evolution of logical and mathematical principles,
fallibilists have supported their position mainly by arguing that the existence
and nature of mind-independent objects can legitimately be ascertained only be
experimental methods and that such methods can yield conclusions that are, at
best, probable rather than certain. false consciousness, 1 lack of clear
awareness of the source and significance of one’s beliefs and attitudes
concerning society, religion, or values; 2 objectionable forms of ignorance and
false belief; 3 dishonest forms of self-deception. Marxists if not Marx use the
expression to explain and condemn illusions generated by unfair economic
relationships. Thus, workers who are unaware of their alienation, and “happy
homemakers” who only dimly sense their dependency and quiet desperation, are
molded in their attitudes by economic power relationships that make the status
quo seem natural, thereby eclipsing their long-term best interests. Again,
religion is construed as an economically driven ideology that functions as an
“opiate” blocking clear awareness of human needs. Collingwood interprets false
consciousness as self-corrupting untruthfulness in disowning one’s emotions and
ideas The Principles of Art, 8. . false
pleasure, pleasure taken in something false. If it is false that Jones is
honest, but Smith believes Jones is honest and is pleased that Jones is honest,
then Smith’s pleasure is false. If pleasure is construed as an intentional
attitude, then the truth or falsity of a pleasure is a function of whether its
intentional object obtains. On this view, S’s being pleased that p is a true
pleasure if an only if S is pleased that p and p is true. S’s being pleased
that p is a false pleasure if and only if S is pleased that p and p is false.
Alternatively, Plato uses the expression ‘false pleasure’ to refer to things
such as the cessation of pain or neutral states that are neither pleasant nor
painful that a subject confuses with genuine or true pleasures. Thus, being
released from tight shackles might mistakenly be thought pleasant when it is merely
the cessation of a pain. verisimile
-- verisimilitude -- truthlikeness, a term introduced by Karl Popper to
explicate the idea that one theory may have a better correspondence with
reality, or be closer to the truth, or have more verisimilitude, than another
theory. Truthlikeness, which combines truth with information content, has to be
distinguished from probability, which increases with lack of content. Let T and
F be the classes of all true and false sentences, respectively, and A and B
deductively closed sets of sentences. According to Popper’s qualitative
definition, A is more truthlike than B if and only if B 3 T 0 A 3 T and A 3 F 0
B 3 F, where one of these setinclusions is strict. In particular, when A and B
are non-equivalent and both true, A is more truthlike than B if and only if A
logically entails B. David Miller and Pavel Tichý proved in 4 that Popper’s
definition is not applicable to the comparison of false theories: if A is more
truthlike than B, then A must be true. Since the mid-0s, a new approach to
truthlikeness has been based upon the concept of similarity: the degree of
truthlikeness of a statement A depends on the distances from the states of
affairs allowed by A to the true state. In Graham Oddie’s Likeness to Truth 6,
this dependence is expressed by the average function; in Ilkka Niiniluoto’s
Truthlikeness 7, by the weighted average of the minimum distance and the sum of
all distances. The concept of verisimilitude is also used in the epistemic
sense to express a rational evaluation of how close to the truth a theory
appears to be on available evidence. verificatum:
Grice: “Strictly, what is ‘verified’ is therefore ‘made true,’ analytically.”
-- see ayerism. Grice would possibly NOT be interested in verificationism had
not been for Ayer ‘breaking tradition’ “and other things” with it --. Oppoiste
Christian virtuous –ism: falsificationism. Verificationism is one of the twelve
temptations Grice finds on his way to the City of Eternal Truth. (Each one has
its own entry). Oddly, Boethius was the first verificationist. He use
‘verifico’ performatively. “When I say, ‘verifico’, I verify that what I say is
true.” He didn’t mean it as a sophisma (or Griceisma, but it was
(mis-)understood as such! “When I was listing the temptations, I thought of
calling this ‘Ayerism,’ but then I changed my mind. verification theory of
meaning The theory of meaning advocated by the logical positivists and
associated with the criterion of verifiability. The latter provides a criterion
of meaningfulness for sentences, while the verification theory of meaning
specifies the nature of meaning. According to the criterion, a sentence is
cognitively meaningful if and only if it is logically possible for it to be
verified. The meaning of a sentence is its method of verification, that is, the
way in which it can be verified or falsified, particularly by experience. The
theory has been challenged because the best formulations still exclude meaningful
sentences and allow meaningless sentences. Critics also claim that the theory
is a test for meaningfulness rather than a theory of meaning proper. Further,
they claim that it fails to recognize that the interconnectedness of language
might allow a sentence that cannot itself be verified to be meaningful. “The
verification theory of meaning, which dominated the Vienna Circle, was
concerned with the meaning and meaningfulness of sentences rather than words.”
Quine, Theories and Things verificationism Philosophical method, philosophy of
science, philosophy of language A position fundamental to logical positivism,
claiming that the meaning of a statement is its method of verification.
Accordingly, apparent statements lacking a method of verification, such as
those of religion and metaphysics, are meaningless. Theoretical expressions can
be defined in terms of the experiences by means of which assertions employing
them can be verified. In the philosophy of mind, behaviorism, which tries to
reduce unobserved inner states to patterns of behavior, turns out to be a
version of verificationism. Some philosophers require conclusive verification
for a statement to be meaningful, while others allow any positive evidence to
confer meaning. There are disputes whether every statement must be verified
separately or theories can be verified as a whole even if some of their
statements cannot be individually verified. Attempts to offer a rigorous
account of verification have run into difficulties because statements that should
be excluded as meaningless nevertheless pass the test of verification and statements that should be allowed
as meaningful are excluded. “For over a hundred years, one of the dominant
tendencies in the philosophy of science has been verificationism, that is, the
doctrine that to know the meaning of a scientific proposition . . . is to know
what would be evidence for that proposition.” Putnam, Mind, Language and
Reality verisimilitude Philosophy of science [from Latin verisimilar, like the
truth] The degree of approximation or closeness to truth of a statement or a
theory. Popper defined it in terms of the difference resulting from
truth-content minus falsity-content. The truthcontent of a statement is all of
its true consequences, while the falsity-content of a statement is all of its
false consequences. The aim of science is to find better verisimilitude. One
theory has a better verisimilitude than competing theories if it can explain
the success of competing theories and can also explain cases where the other
theories fail. Popper emphasized that verisimilitude is different from
probability. Probability is the degree of logical certainty abstracted from
content, while verisimilitude is degree of likeness to truth and combines truth
and content. “This suggests that we combine here the ideas of truth and content
into onethe idea of a degree of better (or worse) correspondence to truth or of
greater (or less) likeness or similarity to truth; or to use a term already
mentioned above (in contradistinction to probability) the idea of (degrees of )
verisimilitude.” Popper, Conjectures and Refutations.Refs: Grice,
“Rationality and Trust,” Grice, “The alethic.” “P. F. Strawson and the
performatory account of ‘true’”, The Grice Papers.
villa grice: -- Kept by Luigi Speranza -- Grice kept a nice garden in
his cottage on Banbury Road, not far from St. John’s. It was more of a villa
than his town house at Harborne. While Grice loved Academia, he also loved
non-Academia. He would socialize at the Flag and Lamb, at the Bird and Baby,
and the cricket club, at the bridge club, etc. In this way, he goes back to
Plato’s idea of an ‘academy,’ established by Plato at his villa outside Athens near
the public park and gymnasium known by that name. Although it may not have maintained
a continuous tradition, the many and varied philosophers of the Academy all
considered themselves Plato’s successors, and all of them celebrated and
studied his work. The school survived in some form until A.D. 529, when it was
dissolved, along with the other pagan schools, by the Eastern Roman emperor
Justinian I. The history of the Academy is divided by some authorities into
that of the Old Academy Plato, Speusippus, Xenocrates, and their followers and
the New Academy the Skeptical Academy of the third and second centuries B.C..
Others speak of five phases in its history: Old as before, Middle Arcesilaus,
New Carneades, Fourth Philo of Larisa, and Fifth Antiochus of Ascalon. For most
of its history the Academy was devoted to elucidating doctrines associated with
Plato that were not entirely explicit in the dialogues. These “unwritten
doctrines” were apparently passed down to his immediate successors and are
known to us mainly through the work of Aristotle: there are two opposed first
principles, the One and the Indefinite Dyad Great and Small; these generate
Forms or Ideas which may be identified with numbers, from which in turn come
intermediate mathematicals and, at the lowest level, perceptible things
Aristotle, Metaphysics I.6. After Plato’s death, the Academy passed to his
nephew Speusippus, who led the school until his death. Although his written
works have perished, his views on certain main points, along with some
quotations, were recorded by surviving authors. Under the influence of late Pythagoreans,
Speusippus anticipated Plotinus by holding that the One transcends being,
goodness, and even Intellect, and that the Dyad which he identifies with matter
is the cause of all beings. To explain the gradations of beings, he posited
gradations of matter, and this gave rise to Aristotle’s charge that Speusippus
saw the universe as a series of disjointed episodes. Speusippus abandoned the
theory of Forms as ideal numbers, and gave heavier emphasis than other
Platonists to the mathematicals. Xenocrates who once went with Plato to Sicily,
succeeded Speusippus and led the Academy till his own death. Although he was a
prolific author, Xenocrates’ works have not survived, and he is known only
through the work of other authors. He was induced by Aristotle’s objections to
reject Speusippus’s views on some points, and he developed theories that were a
major influence on Middle Platonism, as well as on Stoicism. In Xenocrates’
theory the One is Intellect, and the Forms are ideas in the mind of this divine
principle; the One is not transcendent, but it resides in an intellectual space
above the heavens. While the One is good, the Dyad is evil, and the sublunary
world is identified with Hades. Having taken Forms to be mathematical entities,
he had no use for intermediate mathematicals. Forms he defined further as
paradigmatic causes of regular natural phenomena, and soul as self-moving
number. Polemon led the Academy, and was chiefly known for his fine character,
which set an example of self-control for his students. The Stoics probably
derived their concept of oikeiosis an accommodation to nature from his
teaching. After Polemon’s death, his colleague Crates led the Academy until the
accession of Arcesilaus. The New Academy arose when Arcesilaus became the
leader of the school and turned the dialectical tradition of Plato to the
Skeptical aim of suspending belief. The debate between the New Academy and
Stoicism dominated philosophical discussion for the next century and a half. On
the Academic side the most prominent spokesman was Carneades. In the early
years of the first century B.C., Philo of Larisa attempted to reconcile the Old
and the New Academy. His pupil, the former Skeptic Antiochus of Ascalon, was
enraged by this and broke away to refound the Old Academy. This was the
beginning of Middle Platonism. Antiochus’s school was eclectic in combining
elements of Platonism, Stoicism, and Aristotelian philosophy, and is known to
us mainly through Cicero’s Academica. Middle Platonism revived the main themes
of Speusippus and Xenocrates, but often used Stoic or neo-Pythagorean concepts
to explain them. The influence of the Stoic Posidonius was strongly felt on the
Academy in this period, and Platonism flourished at centers other than the
Academy in Athens, most notably in Alexandria, with Eudorus and Philo of
Alexandria. After the death of Philo, the center of interest returned to
Athens, where Plutarch of Chaeronia studied with Ammonius at the Academy,
although Plutarch spent most of his career at his home in nearby Boeotia. His
many philosophical treatises, which are rich sources for the history of
philosophy, are gathered under the title Moralia; his interest in ethics and
moral education led him to write the Parallel Lives paired biographies of
famous Romans and Athenians, for which he is best known. After this period, the
Academy ceased to be the name for a species of Platonic philosophy, although
the school remained a center for Platonism, and was especially prominent under
the leadership of the Neoplatonist Proclus.
villa
speranza: the grander sourroundings
where the Casino Grice belongsGrice used to call it ‘Villa Grice.’ Villa
Speranza counts with an excellent host in the charming A. M. G. -- . Villa
Speranza holds a grand swimming pool where Grice would keep his Loeb collection
(“Loeb is all you need”)It became known in the neighbourhood as The
Swimming-Pool Library. Anna Speranza has been a splendid host and gardener at
the Villa.
vio:
essential Italian philosopher. Grice was irritated that when ‘vio’ became a saint,
the Italians list them under ‘c’. He wrote extensively on freewill, and had a
colourful dispute with, of all people, Calvinwell represented in a painting
Grice adored. Viotomasso di vio
-- cajetan,
original name, -- H. P. Grice thinks that Shropshire borrowed his proof for the
immortality of the soul from Cajetan -- Tommaso de Vio, prelate and theologian.
Born in Gaeta from which he took his name, he entered the Dominican order in
1484 and studied philosophy and theology at Naples, Bologna, and Padua. He
became a cardinal in 1517; during the following two years he traveled to G.y,
where he engaged in a theological controversy with Luther. His major work is a
Commentary on St. Thomas’ Summa of Theology 1508, which promoted a renewal of
interest in Scholastic and Thomistic philosophy during the sixteenth century.
In agreement with Aquinas, Cajetan places the origin of human knowledge in
sense perception. In contrast with Aquinas, he denies that the immortality of
the soul and the existence of God as our creator can be proved. Cajetan’s work
in logic was based on traditional Aristotelian syllogistic logic but is
original in its discussion of the notion of analogy. Cajetan distinguishes
three types: analogy of inequality, analogy of attribution, and analogy of
proportion. Whereas he rejected the first two types as improper, he regarded
the last as the basic type of analogy and appealed to it in explaining how
humans come to know God and how analogical reasoning applied to God and God’s
creatures avoids being equivocal. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e de Vio.” The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
violence: Grice: “I would define ‘violence’ as the use of force
to cause physical harm, death, or destruction physical violence; the causing of severe mental or emotional
harm, as through humiliation, deprivation, or brainwashing, whether using force
or not psychological violence; more broadly, profaning, desecrating, defiling,
or showing disrespect for i.e., “doing violence” to something valued, sacred,
or cherished; extreme physical force in the natural world, as in tornados,
hurricanes, and earthquakes. Physical violence may be directed against persons,
animals, or property.” Grice goes on: “In the first two cases, harm, pain,
suffering, and death figure prominently; in the third, illegality or
illegitimacy the forceful destruction of property is typically considered
violence when it lacks authorization. Psychological violence applies
principally to persons. It may be understood as the violation of beings worthy
of respect. But it can apply to higher animals as well as in the damaging
mental effects of some experimentation, e.g., involving isolation and
deprivation. Environmentalists sometimes speak of violence against the
environment, implying both destruction and disrespect for the natural world.
Sometimes the concept of violence is used to characterize acts or practices of
which one morally disapproves. To this extent it has a normative force. But
this prejudges whether violence is wrong. One may, on the other hand, regard
inflicting harm or death as only prima facie wrong i.e., wrong all other things
being equal. This gives violence a normative character, establishing its prima
facie wrongness. But it leaves open the ultimate moral justifiability of its
use. Established practices of physical or psychological violence e.g., war, capital punishment constitute institutionalized violence. So do
illegal or extralegal practices like vigilantism, torture, and state terrorism
e.g., death squads. Anarchists sometimes regard the courts, prisons, and police
essential to maintaining the state as violence. Racism and sexism may be
considered institutional violence owing to their associated psychological as
well as physical violence. Refs.: H. P. Grice, “Causes and reasons.”
virno: essential Italian philosopher. Grice: “Virno, like
me, is a semiotician.” Virno (n. Napoli), filosofo. Paolo Virno (Napoli), filosofo. Di
orientamento marxista operaista, docente di filosofia del linguaggio presso il
Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell'Università Roma Tre.
Tra i principali esponenti dell'organizzazione della sinistra extraparlamentare
Potere Operaio, negli anni '60 e '70 il suo nome ricorse nelle cronache dei
cosiddetti "anni di piombo" in Italia. Accusato di appartenere ad una
formazione armata eversiva fu arrestato e detenuto in prigione per diversi anni
sino alla sua definitiva assoluzione. Nel corso della detenzione elaborò il suo
pensiero che trovò espressione nella rivista Luogo comune. «Democrazia è
il fucile in spalla agli operai», slogan attribuito a Potere Operaio «Mi sono
formato politicamente a Genova, dove la mia famiglia viveva e io facevo liceo.
Genova era esposta all’influenza di Torino, dove vi furono le prime occupazioni
nel ’67; quindi nell’estate di quell’anno si mobilitarono gli studenti medi
(più vivaci di quelli universitari, che invece erano in contatto con le
organizzazioni tradizionai dei partiti, UGI e via dicendo). Come studenti
medi fondammo dunque il Sindacato degli Studenti, che nell’autunno del ’67 fece
i primi scioperi su tematiche già sessantottesche, la lotta all’autoritarismo,
solidarietà con gli studenti greci dopo il golpe dei colonnelli e
quant’altro...nell’autunno del ’68, sempre per un trasferimento della famiglia,
sono venuto ad abitare a Roma, e di lì a non molto ho preso contatti e rapporti
con il gruppo che sarebbe diventato Potere Operaio, che allora sostanzialmente
nella capitale era il gruppo delle facoltà scientifiche... Entro in Potere
operaio dopo gli episodi cruciali della primavera ’69 a Torino.» Negli
anni tra il 1970 e il 1972 lavorò a Milano come insegnante all'Alfa Romeo di
Arese e all'Innocenti, organizzando anche azioni collettive nelle fabbriche
sino alla dissoluzione di Potere operaio nel 1973. Nel 1977 Virno
presentò la sua tesi di laurea sul concetto di lavoro e la teoria della
coscienza di Theodor Adorno e partecipò attivamente alle manifestazioni del
1977 ad opera dei lavoratori precari e di altri emarginati. Fondò assieme a
Oreste Scalzone e a Franco Piperno la rivista Metropoli organo ideologico del
movimento politico. Nel giugno del 1979, nell'ambito dell'inchiesta
giudiziaria nota come "7 aprile", la redazione della rivista viene
accusata di appartenere in blocco all'organizzazione eversiva «costituita in
più bande armate variamente denominate». «siamo arrestati io, Castellano,
Maesano e Pace (che però sfugge all’arresto, di nuovo, giuro, non per sagacia).
Noi siamo arrestati il 6 giugno ’79, poi ci fanno confluire nel 7 aprile,
ritroviamo gli altri nel cortile di Rebibbia, nel braccio speciale, stiamo un
po’ di mesi lì, poi c’è la diaspora, cioè il Ministero ordina di mandare ognuno
di questi detenuti in un carcere speciale diverso, perché ovviamente, tramite
avvocati, visite, benché ci fosse il regime di braccio speciale, quello era
diventato una specie di luogo in cui si elaboravano documenti, lettere a
giornali, si faceva campagna politica, c’erano state delle lotte interne.
Quindi, c’è la diaspora, io vado a Novara, Oreste va a Cuneo, quell’altro va a
Favignana, quell’altro ancora da un’altra parte. Comincia questo giro negli
speciali, e ci ritroviamo non tutti ma in parte nel carcere di Palmi,
inaugurato nell’autunno del ’79, carcere per soli politici o per detenuti comuni
completamente politicizzati, una specie di “Kesh”. Là dentro c’era una
situazione curiosa, anche molto spettacolare, perché si incontrano
assolutamente tutti. Infatti, per un primo periodo con i compagni delle BR o
con Alunni o quelli dei NAP, si pensò anche di approfittare di questa
situazione per avviare una discussione larga, di carattere
"costituente": però, il problema è che anche lì c’è il fatto che i
più spregiudicati di loro, come Curcio, erano d’accordo, avevano capito di aver
perso l’essenziale, cioè il cambio di paradigma del ’77, cioè il fatto che i
giovani operai erano non più riconducibili a quelli del ’69; altri invece
no.[...] Riassumendo in breve, la mia detenzione fu un anno dal ’79
all’80, poi due anni liberi in cui curai la serie continua di Metropoli
nell’81, due anni ancora di carcere, condanna a 12 anni in primo grado, un anno
di arresti domiciliari ... l’assoluzione (insieme a tanti altri imputati del 7
aprile) fu nell’87, la conferma nell’88.» La travagliata esperienza politica
e esistenziale di questi anni sarà trasfusa da Virno nella pubblicazione di
Luogo Comune una rivista dedicata all'analisi della vita nella situazione
sociale del "postfordismo". Nel 1993 Virno lasciò il lavoro di
editore della rivista per insegnare filosofia nell'Urbino -- è stato professore invitato all'Montréal e al
suo ritorno in Italia occupò la cattedra di filosofia del linguaggio, semiotica
ed etica della comunicazione nell'Università della Calabria da dove si
trasferirà all'Università Roma Tre. Pensiero Paolo Virno, convinto della
necessità di un nuovo linguaggio della politica che chiarisca le trasformazioni
economiche, sociali e culturali che da più di un decennio caratterizzano le
società occidentali, introduce nell'opera Grammatica della moltitudine, una
riflessione sul contrasto tra i termini di "popolo" e
"moltitudine" che generarono una accesa polemica teorico-filosofica
nel secolo XVII. Quando avvenne la formazione degli stati nazionali fu il
termine popolo a prevalere e Virno si domanda se non sia venuto il tempo di
restaurare l'altro concetto. I primi a discutere sulla contrapposizione
di popolo-moltitudine furono Spinoza e Hobbes. Per Spinoza, la
"multitudo" è quell'insieme di persone che nell'azione politica e in
quella economica, pur agendo collettivamente non perdono il senso della propria
individualità, resistendo sempre alla riduzione a unica massa informe com'è nel
termine di "popolo". Per Spinoza moltitudine è dunque la base delle
libertà civili. Al contrario Hobbes vede nel concetto di moltitudine,
cioè in una pluralità che non si sintetizza nell'uno, il più grave pericolo per
l'autorità dello Stato che esercita il «supremo imperio». «Dopo i secoli
del «popolo» e quindi dello Stato (Stato-nazione, Stato centralizzato ecc.), torna
infine a manifestarsi la polarità contrapposta, abrogata agli albori della
modernità. La moltitudine come ultimo grido della teoria sociale, politica e
filosofica? Forse.» Opere L'idea di mondo. Intelletto pubblico e uso
della vita, Editore: Quodlibet, Saggio
sulla negazione. Per una antropologia linguistica, Editore: Bollati
Boringhieri, E così via, all'infinito.
Logica e antropologia, Editore: Bollati Boringhieri, Motto di spirito e azione innovativa. Per una
logica del cambiamento, Editore: Bollati Boringhieri, 2005 Quando il verbo si
fa carne. Linguaggio e natura umana, Editore: Bollati Boringhieri, Scienze
sociali e «natura umana». Facoltà di linguaggio, invariante biologico, rapporti
di produzione, Editore: Rubbettino, 2003 Grammatica della moltitudine. Per una
analisi delle forme di vita contemporanee, Editore: DeriveApprodi, Esercizi di
esodo. Linguaggio e azione politica, Editore: Ombre Corte, 2002 Il ricordo del
presente. Saggio sul tempo storico, Editore: Bollati Boringhieri, Parole con
parole. Poteri e limiti del linguaggio, Editore: Donzelli, Mondanità. L'idea di
«Mondo» tra esperienza sensibile e sfera pubblica, Editore: Manifestolibri, Convenzione
e materialismo, Editore: Theoria [Ristampa Editore: DeriveApprodi, Scheda
docenteUniversità Roma Tre Intervista a
Paolo Virno21 aprile 2001 Intervista di
P. Virno a Hecceitasweb «Questo termine
è entrato nel linguaggio corrente negli anni '90 per indicare un insieme di
caratteristiche economiche, sociali e istituzionali del nostro presente, avvertite
[pessimisticamente] come profondamente diverse rispetto al nostro
recente passato» e in genere come molto negativamente mutate. (In articolo
di Maria Turchetto, Fordismo e postfordismo. Qualche dubbio su alcune
"certezze" della sinistra italiana., edito nel n° 67 di
Protagonisti) Grammatica della
moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee,
ed.DeriveApprodi, Anni di piombo Potere operaio"General intellect".
In Zanini, A.; Fadini, U. . Lessico postfordista: dizionario di idee della mutazione.
Feltinelli, 2001 (visualizzazione parziale su Google Books; Testo completo in
inglese). Virno Giovanni Copertino, sito "Filosofico.net".
Viroli: essential Italian philosopher. Actually
“Viroli-Cavalieri”? Grice, “I shall be fighting soon.” “The loyalty for one’s
country is not based on evidence.”Maurizio Viroli
(Forlì), filosofo. Durante il settennato di Carlo Azeglio Ciampi ha servito la
Presidenza della Repubblica Italiana. Attualmente è Professore alla Università
del Texas ad Austin e all'Università della Svizzera Italiana a Lugano. I suoi
campi di ricerca sono la Filosofia politica e la Storia del Pensiero politico.
I suoi autori di riferimento sono Niccolò Machiavelli, Jean-Jacques Rousseau,
Giuseppe Mazzini, Benedetto Croce, Carlo Rosselli e Nello Rosselli. La sua
ricerca si basa sul metodo contestualista di Quentin Skinner a cui ha apportato
alcune innovazioni. Il suoi riferimenti politico-ideali sono il
Repubblicanesimo e l'Azionismo (Partito d'Azione). Alle numerose pubblicazioni
scientifiche affianca l'attività di saggista e quella di editorialista.
Collabora e ha collaborato ad alcune testate giornalistiche, tra cui La Stampa,
il Sole 24 ORE e Il Fatto Quotidiano. Nel 2008 ha acquisito anche la
cittadinanza statunitense.. Maurizio Viroli ha frequentato il Liceo
scientifico statale Fulcieri Paulucci di Calboli di Forlì. Come egli stesso
racconta nel libro L'autunno della Repubblica, per mantenersi agli studi ha
lavorato fin da giovanissimo come garzone di bottega, come cameriere d'albergo
e come operaio presso lo zuccherificio della sua città. Di quegli anni
dice:" [...] quando ero bambino abitavo a Forlì con i miei genitori, in
via Archimede Mellini, in un appartamento angusto e freddissimo, riscaldato
soltanto da una stufa a gas tenuta, per la nostra povertà, sempre con la
fiammella azzurrognola al minimo." Al termine degli studi liceali si
è iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna. Nel 1976 si è
laureato magna cum laude in Filosofia con una tesi dal titolo Metodo e Sistema
in Friedrich Engels. Dal maggio 1976 al maggio 1977 ha svolto il Servizio
di leva a Casarsa della Delizia, in Friuli-Venezia Giulia. Il ritorno
alla vita civile è stato all'insegna del precariato. Percepiva un piccolo
salario organizzando convegni e lavorando come redattore alla rivista Problemi
della transizione presso Istituto Gramsci di Bologna. Nel 1982 è stato
ammesso al dottorato di ricerca presso l'Istituto Universitario Europeo di
Firenze. Nel 1985, di fronte alla commissione composta dai Professori Werner
Maihofer, Quentin Skinner, Norberto Bobbio, Maurice Cranston, Athanasios
Moulakisha, ha discusso la tesi dal titolo La théorie de la société bien
ordonnée chez Jean-Jacques Rousseau, pubblicata prima in francese poi, nel
1988, per la Cambridge University Press con il titolo di Jean Jacques Rousseau
and the 'Well-Ordered Society', e nel 1993 per Il Mulino con il titolo
Jean-Jacques Rousseau e la teoria della società bene ordinata. Ha
perfezionato la sua formazione svolgendo attività di ricerca al Clare Hall
dell'Cambridge e al Max-Planck Institut für Gesellschaftsforschung in
Köln. Posizione accademica Maurizio Viroli è Professore Emerito
all'Princeton dal . A Princeton è giunto nel 1987, dopo aver vinto un concorso
come Assistant Professor. Nel 1993 ha ottenuto tenured appointment ed è
diventato Associate Professor. Nel 1997 è diventato Full Professor . È Professore
di Government all'Università del Texas ad Austin, e di Comunicazione politica
all'Università della Svizzera italiana. Dirige il Laboratorio di Studi civili
presso l'Università della Svizzera italiana. Con Letizia Tedeschi
(Accademia di Architettura di Mendrisio), Michele Luminati (Lucerna) e
Jean-Philippe Garric (Sorbonne Université), nel
ha vinto il finanziamento del FNSNF (Fondo Nazionale Svizzero per la
Ricerca Scientifica) per gli anni -2022 con il progetto di ricerca Milan and
Ticino (1796-1848): Shaping the Spatiality of a European Capital, che prevede
l'impegno di un folto gruppo di ricercatori. I suoi interessi di studio ruotano
intorno alla Filosofia politica e alla Storia del Pensiero politico. Studia il
Repubblicanesimo nella sua accezione classica (da Machiavelli a Rousseau) e in
quella contemporanea. Si occupa e scrive di religione e politica, di retorica
classica, libertà e tirannide, di patriottismo e nazionalismo, di etica civile,
di diritti e doveri. Pone particolare attenzione ai fondamenti della convivenza
civile. I suoi periodi storici di riferimento sono il Rinascimento, il
Risorgimento e l'Antifascismo. I suoi autori di riferimento sono Niccolò
Machiavelli, Jean-Jacques Rousseau, Giuseppe Mazzini, Benedetto Croce, Carlo e
Nello Rosselli. Come impegno civile si occupa di Educazione civica e
della difesa e dell'attuazione della Costituzione della Repubblica Italiana. Ha
collaborato con la Direzione Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per le
Marche a progetti di Educazione alla Cittadinanza. Nel 2006 ha fondato e dirige
il Master in Civic Education presso l'associazione Ethica di Asti. Ha
coordinato e diretto progetti di Educazione civica per la Fondazione per la
Scuola della Compagnia di San Paolo. Con il professor Gianni Sinni dirige il
progetto Designing Civic Consciousness presso Università degli Studi della
Repubblica di San Marino. Dirige il progetto Lezioni di Casa Cervi-Scuola di
Etica civile presso Casa Cervi. Ha preso parte attivamente alle campagne
referendarie svoltesi in occasione del referendum costituzionale del 2006,
contro la riforma proposta dal centro-destra, e del referendum costituzionale
del , contro la cosiddetta riforma costituzionale Renzi-Boschi. Ha
collezionato inviti e incarichi di insegnamento presso prestigiose istituzioni
culturali internazionali come l'Institute for Advanced Study di Princeton,
Georgetown University, Yale University, Harvard University, UCLA, Università
Complutense di Madrid, Universidad Nacional de Cuyo di Mendoza, New School for
Social Research di New York, Peking University, Pontifica Universitad Catolica
del Cile, Cambridge University, University of Brisbane, Columbia University,
Queen Mary, University of London, United Arab Emirates University, Università
Nazionale Autonoma del Messico, Hebrew University di Gerusalemme, il Collège de
France In Italia ha insegnato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa,
Università degli Studi di Trento, l'Università del Molise, l'Ferrara, la Scuola
Superiore di Catania e l'Università degli Studi di Urbino "Carlo
Bo". Ha collaborato e collabora con istituzioni quali il Collegio di
Milano e la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, Scuola superiore
di polizia, Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, il Collegio
Carlo Alberto e l'Associazione Nazionale Comuni Italiani, laFondazione Alcide
Cervi presso Casa Cervi. Ideali politici Maurizio Viroli, nel libro
L'autunno della Repubblica, spiega così le sue posizioni politiche "Non
sono soltanto uno studioso del repubblicanesimo, mi sento repubblicano. Amo i
princìpi fondamentali di questa tradizione e cerco di applicarli nella vita e
nell’analisi dei fatti politici e sociali." Più oltre, in riferimento al
Presidente Carlo Azeglio Ciampi racconta: "La prima volta che lo incontrai
provai la sensazione di trovarmi di fronte ad un uomo di straordinaria energia
morale, l’esempio vero della migliore cultura del Risorgimento e
dell’azionismo. Rammento ancora le parole che mi disse dopo aver ascoltato con
attenzione le mie considerazioni sul significato del concetto di amor di
patria: «Quello che lei dice, professore, l’ho sempre sentito e vissuto nella
mia coscienza». Fu allora che realizzai che io sono prima uno studioso di
repubblicanesimo e poi un repubblicano; Ciampi è repubblicano nell’intimo della
coscienza: repubblicano e azionista; anzi, credo, repubblicano perché
azionista." Anche l'Antifascismo é rilevante nel patrimonio ideale
di Maurizio Viroli. Ne L'Autunno della Repubblica si legge: "Ho trovato
nelle pagine di Benedetto Croce, Carlo Rosselli, Ferruccio Parri, Ernesto
Rossi, Piero Calamandreiper citare soltanto i nomi più notinon solo idee e argomenti
in perfetta sintonia con il mio antifascismo assoluto e intransigente, ma anche
e soprattutto le più convincenti riflessioni sulle ragioni della fragilità
della libertà italiana." Il patriottismo di Maurizio Viroli si
oppone al nazionalismo, anzi, ne è l'antidoto. Ancora ne L'Autunno della
Repubblica si legge a proposito del libro Per amore della patria: "In
Italia abbiamo una tradizione di patriottismo di straordinario valore morale e
politico, la migliore che io conosca. Mi riferisco in primo luogo al patriottismo
di Giuseppe Mazzini, fondato sul principio che la patria non è il territorio
bensì un principio di libertà, e al patriottismo degli antifascisti di
«Giustizia e Libertà», concordi nell’affermare che la nostra patria coincide
con il mondo morale delle persone libere [...] non era poi idea tanto peregrina
sostenere [in Per amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia.
n.d.r.] che il patriottismo repubblicano potesse essere il mezzo più efficace
per combattere la marea del nazionalismo che cominciava a montare. Oggi, credo
sia troppo tardi." Infine, Maurizio Viroli ci spiega il suo
relativismo: "Sulle questioni etiche sono stato sempre un convinto
relativista, con comprensibile scandalo di molti amici e colleghi. Di fatto, se
il dovere esiste soltanto là dove la coscienza morale personale lo riconosce
come tale, segue necessariamente che ci sono persone che riconoscono quali loro
doveri determinati princìpi, altre che riconoscono quali loro doveri princìpi
diversi, se non del tutto opposti. Il pluralismo e il contrasto dei doveri sono
sotto gli occhi di tutti. Ad alcuni il dovere indica il servizio e la pratica
della carità, ad altri la pura e semplice affermazione di sé stessi, anche a
costo di usare altri esseri umani come mezzi. [...] La ragione, tante volte
invocata quale guida sicura all’agire umano, non detta i fini ma solo i mezzi.
Lo ha spiegato in modo esemplare un filosofo morale completamente dimenticato,
Erminio Juvalta: «La ragione per sé non comanda nulla; né l’egoismo, né
l’altruismo, né la giustizia. La ragione cerca, e mostra, se le riesce, i mezzi
che servono a conservar la vita a chi la vuol conservare, a distruggerla a chi
la vuol distruggere; addita ai pietosi le vie della pietà, ai giusti le vie
della giustizia, e le vie del proprio tornaconto agli uomini senza scrupoli. Ma
l’egoismo non è per sé più ‘razionale’ dell’altruismo, né il regresso più
razionale del progresso, né la conservazione dell’individuo più razionale di
quella della specie, né l’utile proprio più razionale che l’utile della
collettività. Razionali non sono i fini, ma le relazioni dei mezzi ai fini. Ed
è così ragionevole che dia la vita per un’idea chi pregia più l’idea che la
vita, come che taccia la verità per un ciondolo chi ama più i ciondoli che la
verità.»" Incarichi Istituzionali È stato consulente della
Presidenza della Repubblica Italiana per le attività culturali durante il
settennato del Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Ha collaborato con la
Presidenza della Camera dei Deputati durante la presidenza di Luciano Violante.
È stato coordinatore del Comitato Nazionale per la Valorizzazione della Cultura
della Repubblica presso il Ministero dell'Interno. È stato Presidente
nazionale dell'Associazione Mazziniana Italiana. Onorificenze Ufficiale dell'Ordine
al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaUfficiale
dell'Ordine al merito della Repubblica italiana «Di iniziativa del Presidente
della Repubblica» Pubblicazioni Questa voce è da wikificare Questa voce o
sezione sull'argomento scrittori non è ancora formattata secondo gli standard.
Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di . Segui i suggerimenti del
progetto di riferimento. Monografie (con indicazione delle rispettive
traduzioni) Nazionalisti e patrioti, Roma-Bari, Laterza
Etica del servizio e etica del comando, Napoli, Editoriale Scientifica.
The Quotable Machiavelli, Princeton, Princeton University Press.
How to choose a leader. Machiavelli’s advice to citizens, Princeton, Princeton
University Press. L’autunno della Repubblica, Roma-Bari, Laterza.
Redeeming The Prince: The Meaning of Machiavelli’s Masterpiece,
Princeton, Princeton University Press. Traduzione italiana, La redenzione
dell’Italia. Saggio sul «Principe» di Machiavelli, Roma-Bari, Laterza, .
Traduzione spagnola, La redención de El príncipe: el significado de la obra
maestra de Maquiavelo, Bogotá, Universidad de los Andes: Ediciones Uniandes,
. Il sorriso di Niccolò. Storia di Machiavelli, nuova edizione,
Roma-Bari, Laterza. Scegliere il principe. I consigli di Machiavelli al
cittadino elettore, Roma-Bari, Laterza. traduzione spagnola, La elección del
príncipe: los consejos de Maquiavelo al ciudadano elector, tradotto da Paula
Caballero Sánchez, Barcelona, Paidós, . Traduzione coreana, (Nugu reul ppobaya
haneunga), tradotto da Jaejung Gim, 안티고네, Anyang : Antigone, . In uscita la traduzione
portoghese. L’Intransigente, Roma-Bari, Laterza. Le parole
del cittadino, Roma-Bari, Laterza. La libertà dei servi, Roma-Bari,
Laterza (paperback edition: ). Traduzione inglese, The liberty of servants:
Berlusconi’s Italy, tradotto da Antony Shugaar, con una nuova prefazione
dell'autore, Princeton, Princeton University Press, . Lo scrittore di
ricami, Reggio Emilia, Diabasis. Come se Dio ci fosse. Religione e
libertà nella storia d’Italia, Torino, Einaudi. Traduzione inglese, As If God
Existed: Religion and Liberty in the History of Italy, tradotto da Alberto
Nones, Princeton, Princeton University Press, . 2008 How to read
Machiavelli, Cambridge, Granta. Traduzione italiana, Machiavelli filosofo della
libertà, tradotto da Silvia Righini, Roma, Castelvecchi, . Traduzione coreana,
How to read, . L’Italia dei doveri, Milano, Rizzoli. Il Dio di
Machiavelli e il problema morale dell’Italia, Roma-Bari, Laterza. Traduzione
inglese, Machiavelli’s God, tradotto da Antony Shugaar, Princeton, Princeton
University Press, Con Norberto Bobbio, Dialogo intorno alla repubblica,
Roma-Bari, Laterza Traduzione spagnola, Diálogo en torno a la república,
tradotto da Rosa Ruis Gatell, Barcelona, Tusquets, Traduzione portoghese,
Diálogo em Torno da República, tradotto da Daniela Beccaccia Versiani, Rio de
Janeiro, Campus Editora (paperback edition con titolo diverso: Direitos e
Deveres na República: os Grandes Temas da Política e da Cidadania, Rio de
Janeiro, Elsevier, 2007). Traduzione inglese, The Idea of the Republic,
tradotto da Allan Cameron, con una nuova introduzione dell'autore, Cambridge,
Polity, Traduzione francese, Dialogue autour de la république, tradotto da
Guillaume Lagrée, Presses Universitaires de Rennes, 2006. Traduzione (Gong he
de li nian), tradotto d Yang Li Feng) (Chang chun (Jilin Publishing Group LLC), Repubblicanesimo,
Roma-Bari, Laterza. Traduzione inglese, Republicanism, tradotto da Anthony
Shugaar, New York, Farrar Straus and Giroux, Traduzione tedesca, Die Idee der
Republikanischen Freiheit, tradotto da Friederike Hausmann, Zurich, Pendo, Traduzione
bulgara, Републиканизъм (Republikanizŭm), Sofia, Ciela, Traduzione coreana,Konghwajuŭi),
tradotto da Kyŏng-hŭi Kim and Tong-gyu Kim, Kyŏnggi-do Goyang-si, In’gan
Sarang, 2006. Traduzione catalana, Republicanisme, tradotto da Gabriel Genescà
Dueñas, Barcelona, Angle, 2007. Traduzione francese, Républicanisme, translated
by Christopher Hamel, Paris, Bord de l’eau, . Traduzione araba, al-Fikr
al-jumhūrī tradotto da ʻIzz al-Dīn ʻAnāyah, Abū Ẓaby, Hayʼat Abū Ẓaby
lil-thaqāfah wa-al-turāth (Kalimah), . Spanish translation, Republicanismo,
introduction by Manuel Suárez Cortina, Santander, Universidad de Cantabria, Machiavelli,
Oxford, Oxford University Press. Il sorriso di Niccolò. Storia di
Machiavelli, Roma-Bari, Laterza (paperback edition: pubblicato anche da Milano, Edizioni de Il
Giornale, e da Milano, Edizioni de Il Sole 24 Ore, ). traduzione inglese,
Niccolò’s Smile. A Biography of Machiavelli, tradotto da Antony Shugaar, New
York, Farrar Straus and Giroux, 2000 (paperback edition: 2002). Traduzione
spagnola, La sonrisa de Maquiavelo, tradotto da Atilio Pentimalli, Barcelona,
Tusquets, pubblicato anche da Barcelona, Folio. Traduzione tedesca, Das Lächeln
des Niccolò: Machiavelli und seine Zeit, tradotto da Friederike Hausmann,
Zurich-Munich, Pendo (pubblicato anche da Darmstadt, Wissenschaftliche
Buchgesellschaft e da Reinbek bei Hamburg, Rowohlt, Traduzione portoghese, O
sorriso de Nicolau. História de Maquiavel, tradotto da Valéria Pereira de
Silva, São Paulo (Brazil), Estação Liberdade, Traduzione olandese, De glimlach
van Niccolo: een biografie van Machiavelli, tradotto da Mieke Geuzebroek and
Pietha de Voogd, Amsterdam, Mets & Schilt, (pubblicato anche da Roeselare,
Roularta Books, Traduzione svedese, Niccolòs leende: historien om Machiavelli, tradotto
da Paul Enoksson, Paul, Stockholm, Atlantis, 2004. Traduzione polacca, Uśmiech
Machiavellego, tradotto da Krzysztof Żaboklicki, Warszawa, Wydawnictwo W.A.B., Traduzione
giapponese, (Makiaverri no shōgai : Sono bishō no nazo), tradotto da Yoshimi Takeda,
Tokyo, Hakusuisha, Traduzione cinese (Shanghai Translation Publishing House),
Shanghai, Traduzione araba, Projectemirati. For Love of Country: An Essay
on Patriotism and Nationalism, Oxford, Oxford University Press Traduzione
italiana, Per Amore della Patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia,
Roma-Bari, Laterza, 1995 (paperback edition con una nuova introduzione
dell'autore: Traduzione spagnola, Por amor a la patria: un ensayo sobre el
patriotismo y el nacionalismo, tradotto da Patrick Alfaya MacSchane, Madrid,
Acento Editorial, Traduzione turca, Vatan Aşkı: Yurtseverlik ve Milliyetçilik
Üzerine Bir Deneme, tradotto da Abdullah Yılmaz, Istanbul, Ayrıntı Yayınları,
1997. Traduzione rumena, Din dragoste de patrie: un eseu despre patriotism și naționalism,
Bucureştii, Humanitas, 2002. Traduzione giapponese (Patoriotizumu to
nashonarizumu : Jiyū o mamoru sokokuai), tradotto da Rui Satō and Makiko Satō,
Tokyo, Nihon Keizai Hyōronsha, Traduzione cinese,Guan yu ai guo: Lun ai guo zhu
yi yu min zu zhu yi), translated by Shanghai, Shang hai ren min chu ban she),
. From Politics to Reason of State. The Acquisition and Transformation of
the Language of Politics, Cambridge,
Cambridge University Press. Traduzione italiana, Dalla politica alla ragion di
stato, Roma, Donzelli, Traduzione spagnola, De la política a la razón de
estado: la adquisición y transformación del lenguaje politico, tradotto da
Sandra Chaparro Martinez, con prefazione di Sandra Chaparro Martinez and Rafael
del Águila, Madrid, Akal, Traduzione
cines 1988 La théorie de la société bien ordonnée chez Jean-Jacques
Rousseau, Berlin-New York, De Gruyter. Traduzione inglese, Jean Jacques
Rousseau and the “Well-Ordered Society”, tradotto da Derek Hanson, Cambridge,
Cambridge University Press, 1988. traduzione italiana, Jean-Jacques Rousseau e
la teoria della società bene ordinata, Bologna, Il Mulino, L’etica laica
di Erminio Juvalta, Milano, Franco Angeli. Saggi e articoli In
uscita ‘La civiltà statuale’, in Francesco Di Donato (ed.), Cultura
civica e civiltà statuale, Bologna, Il Mulino. ‘Libertà e profezia in
Machiavelli’, in Attilio Scuderi (ed.), Machiavelli e i confini del potere,
Milano, Mimesis. ‘La passione civile e la scienza politica di Giovanni
Sartori’, in Jorge Islas López (ed.), Homenaje pòstumo: la ciencia política de
Giovanni Sartori, Fondo de cultura económica, Universidad Nacional Autónoma de
México, Mexico City. ‘Civic religion, Patriotism and Prophecy in
early-Modern Italian City-Republics’, in Kurt Almqvist (ed.) Nation, state and
empire. Perspectives from the Engelsberg seminar, Stockholm, Axess Publishing
AB, 8 ‘Debunking “Machiavellian” Myths’,
review of David Johnston, Nadia Urbind Camila Vergara (eds.), Machiavelli on
Liberty and Conflict, Chicago-London, The University of Chicago Press, , in Law
and Liberty, ‘Machiavelli and Rousseau’,
in Thinking with Rousseau: From Machiavelli to Schmitt, ed. by Helena
Rosenblatt and Paul Schweigert, Cambridge University Press, ‘Postfazione’, in Roberto Bertoni,
Protagonisti sempre. Un secolo di storia visto con gli occhi dei ragazzi, with
a preface by Enrico Letta, Reggio Emilia, Imprimatur. ‘Realism and
prophecy in Machiavelli and in Italian political culture’, The Italianist, ‘The redeeming Prince’, in Timothy Fuller (ed.),
Machiavelli's Legacy. "The Prince" After Five Hundred Years,
Philadelphia, University of Pennsylvania Press, ‘Prefazione’, in Carlo
Mosca, Il prefetto e l’unità nazionale, Napoli, Editoriale Scientifica. ‘Skinner’,
‘God’ and ‘Macaulay’, in Gennaro Sasso and Giorgio Inglese (directors),
Enciclopedia machiavelliana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
‘Introduction’, new edition of the Vita di Niccolò Machiavelli by Roberto
Ridolfi, Roma, Castelvecchi. ‘Introduction’, new edition of The Prince by
Niccolò Machiavelli, Roma, Castelvecchi. ‘Preface’, in Nicolas
Maquiavelo, El Principe, Edicion Commemorativa, Mexico City, Taurus.
‘Preface’, in Leone Ginzburg, La tradizione del Risorgimento, Roma,
Castelvecchi. ‘Se è libero bisogna che creda’, in 5 variazioni sul
credere, ed. by Marco Bouchard, Torino, Edizioni Gruppo Abele.
‘L’attualità del Principe’, in Alessandro Campi (ed.), Il principe di Niccolò
Machiavelli e il suo tempo. Roma, Complesso del Vittoriano, Salone centrale, Roma,
Istituto della Enciclopedia Italiana. Review of Corrado Vivanti, ‘Niccolo
Machiavelli: An Intellectual Biography’, Renaissance Quarterly, ‘Premessa’, in
Antonio Gisondi, La moralità della Resistenza: l’esperienza del partigiano
Bosco, Benevento, Associazione Terre dei Gambacorta, ‘Prefazione’, in Fernanda
Gallo, Dalla patria allo Stato. Una biografia intellettuale di Bertrando
Spaventa, Roma-Bari, Laterza. ‘Patriotism and European Unity’, in
B. Ehrenzeller, C. GreweGomez, A. Kley, M. Kotzur, K. Odendahl, B. Schindler
& D. Thürer, (Eds.), Vom Staatsbürger zum Weltbürgerein republikanischer
Diskurs in weltbürgerlicher Absicht. Drittes Kolloquium der 'Peter
Häberle-Stiftung' an der Universität St.Gallen, Zurich/St. Gallen, Dike
Verlag. ‘La costituzione repubblicana: un manuale di educazione civica’,
in Ilario Belloni and Marcello Gisondi (eds.), Lessico civico: teorie e
pratiche della cittadinanza, Reggio Emilia, Diabasis. ‘Le origini
meridiane del repubblicanesimo’, in Federica Frediani and Fernanda Gallo (eds.),
Ethos repubblicano e pensiero meridiano, Reggio Emilia, Diabasis. ‘La
dimensione religiosa del Risorgimento’, in Alberto Melloni (ed.), Cristiani
d’Italia. Chiese, società, stato, 1861-, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. ‘La libertà politica è un bene fragile’, Lettera
internazionale. Rivista trimestrale europea, ‘Ragione e passioni nell’educazione civica’,
in Ilario Belloni and Rosario Forlenza (eds.), Questioni civiche. Forme,
simboli e confini della cittadinanza, Reggio Emilia, Diabasis. ‘Prefazione’,
in Giuseppe Fonseca, La Costituzione: il pilastro di cristallo, Napoli, La scuola
di Pitagora. Machiavelli, il carcere, Il Principe’, in Gli anni di
Firenze, Roma-Bari, . ‘The Republican Content of the Italian
Constitution’, in La Costituzione ieri e oggi. Roma, Atti dei Convegni Lincei
Roma, Bardi. ‘Etica e diritto: la forza intelligente per sconfiggere la
violenza’ in Regione Piemonte, Piano regionale per la prevenzione della
violenza contro le donne e per il sostegno alle vittime. ‘Religione e libertà
nella Democratie en Amérique’, in Dante Bolognesi e Sauro Mattarelli (eds.),
Fra libertà e democrazia: l’eredità di Tocqueville e J. S. Mill, Milano, Franco
Angeli. ‘Una nuova utopia della libertà’, Quaderni del Circolo Rosselli,
‘Machiavelli’s Realism’, Constellations, ‘Religione/2: Tutte le ragioni
del liberalismo’, with Ackerman, Amato, Bassetti, Buruma, Cacciari, Carandini,
Crowder, Eder, Parisi, Pombeni, Roman, Schlegel, Schwarzenberg, Taylor, Nadia
Urbinati, Reset, Dove Ratzinger sbaglia/Where Ratzinger is mistaken. ‘Machiavelli oratore’, in Jean-Jacques
Marchand (ed.), Machiavelli senza i Medici, scrittura del potere, potere della
scrittura. Atti del convegno di Losanna, Roma, Salerno Editrice. ‘Due
concetti di religione civile’, in Maurizio Ridolfi (ed.), Rituali civili:
storie nazionali e memorie pubbliche nell’Europa contemporanea, Roma,
Gangemi. ‘Patriottismo e rinascita civile’, Aspenia, ‘Introduction’, in Niccolò Machiavelli, The
Prince, translated by Peter Bondanella, Oxford, Oxford University Press.
‘Prefazione’, in Giuseppe Mazzini, Scritti politici, edited by Terenzio Grandi
and Augusto Comba, 2nd edition, Torino, UTET. ‘Introduzione’, in What is
a man? Collection of young thouthsChe cos’è l’uomo? Raccolta di giovani
pensieri, Senigallia, MIUR, Le Marche. ‘Repubblicanesimo’, in Norberto Bobbio, Nicola
Matteucci and Gianfranco Pasquino (directors), Dizionario di Politica, 3rd
edition, Torino, UTET, ‘Libertà democratica, libertà repubblicana e
libertà socialista’, in Thomas Casadei (ed.), Repubblicanesimo democrazia
socialismo delle libertà. “Incroci” per una rinnovata cultura politica, Milan,
Franco Angeli, ‘Il lavoro nobilita
l’uomo e l’impresa’, Impegno. Mensile di cultura sociale, ‘Els ideals del republicanisme: república,
llibertat, virtut i patriotisme’, Idees: Revista de temes contemporanis, ‘Libertad republicana y emancipación social’,
Revista de la Fundación Juan March, ‘Republic and Democracy: On Early
Modern Origins of Democratic Theory’, in Theodor K. Raab and Ezra Suleiman
(eds.), The Making and Unmaking of Democracy. Lessons From History and World
Politics, New York and London, Routledge. ‘Della lontananza’, in Alberto
Sinigaglia (ed.), La saggezza del vivere. Tracce di etica, Reggio Emilia,
Diabasis. ‘Repubblicanesimo e Costituzione della Repubblica’ in Maurizio
Ridolfi (ed.), Almanacco della Repubblica: storia d’Italia attraverso le
tradizioni, le istituzioni e le simbologie repubblicane, Milano, Bruno
Mondadori. ‘Europa contro america?’, Il pensiero mazziniano, ‘Dio nella
costituzione’, Il pensiero mazziniano, Con Norberto Bobbio, ‘Berlusconi y el
poder oculto. Diálogo con Maurizio Viroli’, Claves de razón práctica, n. 126,
2002, 50-56. ‘Sul rientro dei
savoia’, Il pensiero mazziniano, ‘Scrivere la costituziuone. L’esempio della
storia americana’, Il pensiero mazziniano, ‘Il despota e il tiranno si sono
fatti furbi’, Il pensiero mazziniano, ‘Il repubblicanesimo di Machiavelli’ and
‘Le ragioni di un dibattito’, in Simonetta Adorni Braccesi and Mario Ascheri
(eds.), Politica e cultura nelle repubbliche italiane dal Medioevo all’età
moderna: Firenze, Genova, Lucca, Siena, Venezia. Atti del convegno (Siena
1997), Roma, Istituto Storico Italiano per l’età moderna e contemporanea.
‘El sentido olvidado del patriotismo republicano’, Isegoría: Revista de filosofía
moral y política, ‘El patriotismo multicultural’, in Ramón Máiz Suárez (ed.),
Construcción de Europa, democracia y globalización, 2, Santiago de Compostela, Universidade de
Santiago de Compostela. ‘El significado de la libertad’, Revista de
libros, ‘Giù le mani da Carlo Cattaneo’, Il pensiero mazziniano, ‘Questioni
attorno al repubblicanesimo:un dialogo fra Salvatore Veca e Maurizio Viroli’,
Il pensiero mazziniano, ‘Repubblicanesimo, liberalismo e comunitarismo’,
Filosofia e questioni pubbliche, ‘Niccolò Machiavelli’, in Alberto
Andreatta and Artemio Enzo Baldini (eds.), Il pensiero politico. Idee, teorie,
dottrine. Età moderna, Torino, UTET. ‘Multicultura e individualismo’,
review of Michael Walzer, ‘Tratado sobre la tolerancia’, Revista de libros, ‘Nacionalismo
y democracia’, Revista de ciencia política, Instituto de Ciencia Política,
Pontificia Universidad Católica de Chile,
. ‘El significado histórico del patriotismo’, Revista de ciencia
política / Instituto de Ciencia Política, Pontificia Universidad Católica de
Chile, ‘La Repubblica romana’, Il
pensiero mazziniano, ‘Repubblicanesimo’, Il pensiero mazziniano, ‘Rousseau y el derecho natural’, review of
Helena Rosenblatt, ‘Rousseau and Geneva. From the First Discourse to the Social
Contract’, Revista de libros, ‘Patriotismo y nacionalismo entre el final
del siglo XVIII y los inicios del siglo XIX’, in José María Portillo Valdés and
José María Iñurritegui Rodríguez (eds.), Constitución en España: orígenes y
destinos. ‘La sinistra non scordi la Patria’, Il pensiero
mazziniano, ‘I guerrieri di Dio: chi
sono i «theoconservatori» che scendono in lotta contro aborto, eutanasia e
gay’, La Stampa, April 2. ‘L’arcipelago progressista: l’orgogliosa cultura
liberal, fra battaglie per le minoranze, ambientalismo e progetti per
riprendere il New Deal’, La Stampa, April 11. ‘Un desafío al liberalismo,
en nombre de la libertad’, review of Philip Pettit, ‘Republicanism. A Theory of
Freedom and Government’, Revista de libros, No. 11 ‘Discussione americana e
caso italiano’, in Martha Nussbaum, Gian Enrico Rusconi and Maurizio Viroli
(eds.), Piccole patrie, grande mondo, Roma, Donzelli. Review of Anthony
J. Parel, ‘The Machiavellian Cosmos’, Renaissance Quarterly, ‘Il
significato storico della nascita del concetto di Ragion di Stato’, in Enzo
Baldini (ed.), Aristotelismo politico e ragion di Stato. Atti del Convegno
internazionale di Torino, 11-13 febbraio 1993, Firenze, Olschki.
‘Patrioti o Traditori?’, L’Indice, April 1995. ‘Il ritorno della Nazione’,
I democratici, ‘L’etica politica ciceroniana e il suo significato
moderno’, Nuova Civiltà delle Macchine, 12, n. 1 (January-March 1994), 197-202. ‘La cattiva retorica
dell’autonomia della politica’, Il Mulino, ‘Politika kot državljanska
filozofija’, Časopis za kritiko znanosti, ‘Nazionalismo e patriottismo’,
Il Mulino, ‘Politics as Civil
Philosophy’, in William R. Shea and Antonio Spadafora (eds.), From the Twilight
of Probability: Ethics and Politics, Canton (MA), Science History
Publications. ‘The Revolution in the Concept of Politics’, Political
Theory, Review of Sebastian De Grazia,
‘Machiavelli in Hell’, Political Theory, ‘Una filosofia civile tra comunitari e
liberali’, Ragioni Critiche, ‘Introduction’, in Quentin Skinner, Le
origini del pensiero politico moderno, Bologna, Il Mulino. Review of
Michael Walzer, ‘The Company of Critics’, L’Indice, n. 3. ‘Machiavelli
and the classical idea of politics’, in Gisela Bock, Quentin Skinner and Maurizio
Viroli (eds.), Machiavelli and Republicanism, Cambridge, Cambridge University
Press. 1989 ‘Republic and Politics in Machiavelli and Rousseau’,
History of Political Thought, ‘Machiavelli e Rousseau: i dilemmi della
politica republicana’, Teoria Politica, ‘The concept of “order” and the
language of classical republicanism in Jean Jacques Rousseau’, in Anthony
Pagden (ed.), The Languages of Political Theory in Early-Modern Europe,
Cambridge, Cambridge University Press. ‘“Revisionisti” e “ortodossi”
nella storia delle idee politiche’, Rivista di filosofia, ‘La Théorie du Contrat Social et le concept de
“Republique” chez Jean-Jacques Rousseau’, Archiv fur Recht-und-Sozialphilosophie,‘Dovere
morale e pluralismo etico in Erminio Juvalta’, Rivista di Storia della Filosofia,
‘La “Morale dei Positivisti” e l’etica
del socialismo’, in Paolo Rossi Monti (ed.), L’età del positivismo, Bologna, Il
Mulino. ‘Il Marxismo e l’ideologia del socialismo italiano’, in Georges
Labica l’oeuvre de Marx, un siecle
apres, Paris, Presses Universitaires de France. ‘Despotismo e cittadini’,
Transizione, Erminio Juvalta e la teoria della giustizia, Rivista di filosofia,
‘Antonio Labriola “filosofo del
socialismo”’, Giornale critico della filosofia italiana, ‘Aspetti della
recezione di Engels in Italia. Tra socialismo scientifico e crisi del
marxismo’, in Franco Zannino (ed.), L’Antidühring: affermazione e deformazione
del marxismo? Annale V della Fondazione Lelio e Lisli Basso -Issoco, Milano,
Franco Angeli. ‘Il problema dell’etica razionale in Erminio Juvalta’,
Studi sulla cultura filosofica italiana tra Ottocento e Novecento, Bologna,
CLUEB. ‘Etica e marxismo. A proposito di una recente discussione’,
Problemi della Transizione, Socialismo e
cultura, 'Studi Storici’, Il dialogo fra Engels e Labriola, ‘Critica marxista’,
‘Nella crisi del positivismo: la ricerca
teorica del «Divenire Sociale» Giornale critico della filosofia italiana,
‘Filosofia e politica nel “Federico Engels” di Mondolfo’, in Antonio Santucci
(ed.), Pensiero antico e pensiero moderno in Mondolfo, Bologna, Cappelli.
Curatele Con Nerio Alessandri, Wellness.
Storia e cultura del vivere bene, Milano, Sperling & Kupfer. Traduzione
inglese , Wellness. History and culture of living well, Milano, Sperling
& Kupfer, Niccolò Machiavelli, The
Prince, tradotto da Peter Bondanella, Oxford, Oxford University Press. Libertà
politica e virtù civile. Significati e percorsi del repubblicanesimo classico,
Torino, Fondazione Giovanni Agnelli. 2Lezioni per la repubblica: la festa
è tornata in città, Reggio Emilia, Diabasis. Con Domenico Losurdo, Ascesa e declino delle
repubbliche, Urbino, Quattro Venti. Machiavelli and Republicanism,
Cambridge, Cambridge University Press. L'Autunno della Repubblica,
Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza,
L'Autunno della Repubblica, Laterza, .Per Amore della patria. Patriottismo e
nazionalismo nella storia, Laterza, L'Autunno della Repubblica, Laterza, L'Autunno
della Repubblica, Laterza, Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. Blog ufficiale, su maurizioviroli.blogspot.com. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited
srl. Registrazioni di Maurizio Viroli,
su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
issuu.com/edizioni-in-magazine/docs/forli_in_1- pagina personale a
Princeton Viroli da Emsf-Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche
della RAI Maurizio Viroli, profilo biografico da Ethica Forum Maurizio Viroli,
profilo dall'Università della Svizzera italiana Nello Ajello, Quanti servi in
giro per l'Italia, recensione a La libertà dei servi, la Repubblica, 6 La
libertà dei servi, dal sito dell'Associazione Paolo Sylos Labini La libertà dei
servi, recensione del libroBrian Lamb, Intervista su Niccolo's Smile: A
Biography of Machiavelli, Booknotes da C-SPAN (video e trascrizione)
L'intransigente, con Maurizio Viroli, da Fahrenheit del 22 febbraio , Radio
Tre.
Virtuosum: Grice: “The etymology of ‘virtue’ is fantastic: it is
strictly a bit like ‘manliness,’ only the Romans were never sure who was ‘vir’
and who wasn’t!” -- “virtue is entire”“Do not multiply virtues beyond
necessity” -- virtue ethics, also called virtue-based ethics and agent-based
ethics, conceptions or theories of morality in which virtues play a central or
independent role. Thus, it is more than simply the account of the virtues
offered by a given theory. Some take the principal claim of virtue ethics to be
about the moral subject that, in living
her life, she should focus her attention on the cultivation of her or others’
virtues. Others take the principal claim to be about the moral theorist that, in mapping the structure of our moral
thought, she should concentrate on the virtues. This latter view can be
construed weakly as holding that the moral virtues are no less basic than other
moral concepts. In this type of virtue ethics, virtues are independent of other
moral concepts in that claims about morally virtuous character or action are,
in the main, neither reducible to nor justified on the basis of underlying
claims about moral duty or rights, or about what is impersonally valuable. It
can also be construed strongly as holding that the moral virtues are more basic
than other moral concepts. In such a virtue ethics, virtues are fundamental,
i.e., claims about other moral concepts are either reducible to underlying
claims about moral virtues or justified on their basis. Forms of virtue ethics
predominated in Western philosophy before the Renaissance, most notably in
Aristotle, but also in Plato and Aquinas. Several ancient and medieval
philosophers endorsed strong versions of virtue ethics. These views focused on
character rather than on discrete behavior, identifying illicit behavior with
vicious behavior, i.e., conduct that would be seriously out of character for a
virtuous person. A virtuous person, in turn, was defined as one with
dispositions relevantly linked to human flourishing. On these views, while a
person of good character, or someone who carefully observes her, may be able to
articulate certain principles or rules by which she guides her conduct or to
which, at least, it outwardly conforms, the principles are not an ultimate
source of moral justification. On the contrary, they are justified only insofar
as the conduct they endorse would be in character for a virtuous person. For
Aristotle, the connection between flourishing and virtue seems conceptual. He
conceived moral virtues as dispositions to choose under the proper guidance of
reason, and defined a flourishing life as one lived in accordance with these
virtues. While most accounts of the virtues link them to the flourishing of the
virtuous person, there are other possibilities. In principle, the flourishing
to which virtue is tied whether causally or conceptually may be either that of
the virtuous subject herself, or that of some patient who is a recipient of her
virtuous behavior, or that of some larger affected group the agent’s community, perhaps, or all
humanity, or even sentient life in general. For the philosophers of ancient
Greece, it was human nature, usually conceived teleologically, that fixed the
content of this flourishing. Medieval Christian writers reinterpreted this,
stipulating both that the flourishing life to which the virtues lead extends
past death, and that human flourishing is not merely the fulfillment of capacities
and tendencies inherent in human nature, but is the realization of a divine
plan. In late twentieth-century versions of virtue ethics, some theorists have
suggested that it is neither to a teleology inherent in human nature nor to the
divine will that we should look in determining the content of that flourishing
to which the virtues lead. They understand flourishing more as a matter of a
person’s living a life that meets the standards of her cultural, historical
tradition. In his most general characterization, Aristotle called a thing’s
virtues those features of it that made it and its operation good. The moral
virtues were what made people live well. This use of ‘making’ is ambiguous.
Where he and other premodern thinkers thought the connection between virtues
and living well to be conceptual, moral theorists of the modernist era have
usually virtue ethics virtue ethics understood it causally. They commonly
maintain that a virtue is a character trait that disposes a person to do what
can be independently identified as morally required or to effect what is best
best for herself, according to some theories; best for others, according to
different ones. Benjamin Franklin, e.g., deemed it virtuous for a person to be
frugal, because he thought frugality was likely to result in her having a less
troubled life. On views of this sort, a lively concern for the welfare of
others has moral importance only inasmuch as it tends to motivate people
actually to perform helpful actions. In short, benevolence is a virtue because
it conduces to beneficent conduct; veracity, because it conduces to truth
telling; fidelity, because it conduces to promise keeping; and so on. Reacting
to this aspect of modernist philosophy, recent proponents of virtue ethics deny
that moral virtues derive from prior determinations of what actions are right
or of what states of affairs are best. Some, especially certain theorists of
liberalism, assign virtues to what they see as one compartment of moral thought
and duties to a separate, and only loosely connected compartment. For them, the
life and theory of virtue is autonomous. They hold that virtues and duties have
independent sources of justification, with virtues chiefly concerned with the
individual’s personal “ideals,” self-image, or conception of her life goals,
while duties and rights are thought to derive from social rules regulating
interpersonal dealings. Proponents of virtue ethics maintain that it has
certain advantages over more modern alternatives. They argue that virtue ethics
is properly concrete, because it grounds morality in facts about human nature
or about the concrete development of particular cultural traditions, in
contrast with modernist attempts to ground morality in subjective preference or
in abstract principles of reason. They also claim that virtue ethics is truer
to human psychology in concentrating on the less conscious aspects of
motivation on relatively stable
dispositions, habits, and long-term goals, for example where modern ethics focuses on decision
making directed by principles and rules. Virtue ethics, some say, offers a more
unified and comprehensive conception of moral life, one that extends beyond
actions to comprise wants, goals, likes and dislikes, and, in general, what
sort of person one is and aims to be. Proponents of virtue ethics also contend
that, without the sensitivity and appreciation of their situation and its
opportunities that only virtues consistently make available, agents cannot
properly apply the rules that modernist ethical theories offer to guide their
actions. Nor, in their view, will the agent follow those rules unless her
virtues offer her sufficient clarity of purpose and perseverance against
temptation. Several objections have been raised against virtue ethics in its
most recent forms. Critics contend that it is antiquarian, because it relies on
conceptions of human nature whose teleology renders them obsolete; circular,
because it allegedly defines right action in terms of virtues while defining
virtues in terms of right action; arbitrary and irrelevant to modern society,
since there is today no accepted standard either of what constitutes human
flourishing or of which dispositions lead to it; of no practical use, because
it offers no guidance when virtues seem to conflict; egoistic, in that it
ultimately directs the subject’s moral attention to herself rather than to
others; and fatalistic, in allowing the morality of one’s behavior to hinge
finally on luck in one’s constitution, upbringing, and opportunities. There may
be versions of virtue ethics that escape the force of all or most of the
objections, but not every form of virtue ethics can claim for itself all the
advantages mentioned above. virtue
epistemology, the subfield of epistemology that takes epistemic virtue to be
central to understanding justification or knowledge or both. An epistemic
virtue is a personal quality conducive to the discovery of truth, the avoidance
of error, or some other intellectually valuable goal. Following Aristotle, we
should distinguish these virtues from such qualities as wisdom or good
judgment, which are the intellectual basis of practical but not necessarily intellectual success. The importance, and to an extent,
the very definition, of this notion depends, however, on larger issues of
epistemology. For those who favor a naturalist conception of knowledge say, as
belief formed in a “reliable” way, there is reason to call any truth-conducive
quality or properly working cognitive mechanism an epistemic virtue. There is
no particular reason to limit the epistemic virtues to recognizable personal
qualities: a high mathematical aptitude may count as an epistemic virtue. For
those who favor a more “normative” conception of knowledge, the corresponding
notion of an epistemic virtue or vice will be narrower: it will be tied to
personal qualities like impartiality or carelessness whose exercise one would
associate with an ethics of belief. H. P. Grice, “Philosophy, like virtue, is
entire;” H. P. Grice, “Virtutes non sunt multiplicanda praeter necessitatem,”
H. P. Grice, “Aristotle’s mesoteswhere virtue lies.”
vis: When in a Latinate mood, Grice would refer to a ‘vis’
of an expression. Apparently, ‘vis’ is cognate with ‘validum,’ transf., of abstr. things, force, notion, meaning, sense, import, nature, essence (cf. significatio): “id, in quo est omnis vis amicitiae,” Cic. Lael. 4, 15: “eloquentiae vis et natura,” id. Or. 31, 112: “vis honesti (with natura),” id. Off. 1, 6, 18; cf. id. Fin. 1, 16, 50: “virtutis,” id. Fam. 9, 16, 5: “quae est alia vis legis?” id. Dom. 20, 53: “vis, natura, genera verborum et simplicium et copulatorum,” i.e. the sense, signification, id. Or. 32, 115: “vis verbi,” id. Inv. 1, 13, 17; id. Balb. 8, 21: “quae vis insit in his paucis verbis, si attendes, si attendes, intelleges,” id. Fam. 6, 2, 3: “quae vis subjecta sit vocibus,” id. Fin. 2, 2, 6: “nominis,” id. Top. 8, 35: μετωνυμία, cujus vis est, pro eo, quod dicitur,
causam, propter quam dicitur, ponere, Quint. 8, 6, 23.
vital lie: Grice: “I would define a vital life as an instance of
self-deception or lying to oneself when it fosters hope, confidence,
self-esteem, mental health, or creativity; or any false belief or unjustified
attitude that helps people cope with difficulties; or a lie to other people designed to promote
their wellbeing; e.. g.: self-deceiving optimism about one’s prospects for
success in work or personal relationships may generate hope, mobilize energy,
enrich life’s meaning, and increase chances for success. Grice considers the
optimism law as basic in folk-psychology. Ibsen dramatises “life-lies” as
essential for happiness The Wild Duck, and O’Neill portrays “pipe dreams” as
necessary crutches The Iceman Cometh. Nietzsche endorsed “pious illusions” or
“holy fictions” about the past that liberate individuals and societies from
shame and guilt On the Advantage and Disadvantage of History for Life. In
Problems of belief, Schiller praised normal degrees of vanity and self-conceit
because they support selfesteem. Refs.: H. P. Grice: “Optimism,” in “Method in
philosophical psychology: from the banal to the bizarre.”
vittielo: essential Italian
philosopher. Vincenzo Vitiello (n. Napoli), filosofo.
È stato Professore di Filosofia teoretica all'Salerno. Studioso di Vico, dell'idealismo
tedesco e del pensiero di Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger in rapporto
con la filosofia greca e la tradizione cristiana, ha elaborato una teoria
ermeneutica, la "Topologia", fondata su una reinterpretazione del
concetto di spazio come orizzonte trascendentale dell'operare umano. Gli
sviluppi recenti della topologia riguardano in particolare la genealogia del
linguaggio e del tempo. Ha affrontato più volte il tema della fede, da un punto
di vista laico, collaborando con teologi quali Bruno Forte e Piero Coda.
Ha fondato la rivista di filosofia Paradosso, di cui è stato condirettore con Massimo
Cacciari, Umberto Curi, Sergio Givone, Carlo Sini e Giacomo Marramao. Collabora
all'annuario Filosofia, edito da Laterza, e a numerose altre riviste
specialistiche del settore filosofico, tra cui aut aut. Dirige la rivista di
filosofia Il pensiero. Ha collaborato all'Annuario Filosofia, curato da Gianni
Vattimo, e all'Annuario Europeo sulla Religione, curato da Jacques Derrida e
Gianni Vattimo. Scrive su Teoria, Celan-Jahrbuch (Heidelberg), ER. Revista de
Filosofía (Barcellona), Revista de Occidente (Madrid), Sileno (Madrid),
Criterio (Buenos Aires) ed altre ancora. Ha svolto un'intensa attività
pubblicistica su quotidiani e periodici italiani. Ha tenuto cicli di
conferenze e seminari in Europa (Germania, Francia, Spagna, Croazia), negli USA
(New York, Chicago), e in America latina (Messico, Argentina). Suoi scritti
sono stati tradotti in tedesco, francese, inglese e spagnolo. Opere
Monografie Filosofia della pratica e dottrina politica in Benedetto Croce,
Napoli, Etica e liberalismo nel pensiero
di B. Croce, Napoli, Il carattere
discorsivo del conoscere, Napoli, Carlo Antoni interprete di Croce, Napoli, Storiografia
e storia nel pensiero di Benedetto Croce, Libreria Scientifica Editrice,
Napoli, Feeling e relation nella filosofia del conoscere di David Hume, Napoli,
1968 Storiografia e storia nel pensiero di Benedetto Croce, Napoli, Heidegger:
il nulla e la fondazione della storicità, Argalia, Urbino, Dialettica ed
ermeneutica: Hegel e Heidegger, Guida, Napoli, Utopia del nichilismo, Guida,
Napoli, Studi Heideggeriani, Roma, Ethos ed eros in Hegel e Kant, ESI, Napoli, Logica
e storia in Hegel (in collaborazione con R. Racinato), Napoli, Bertrando Spaventa ed il problema del cominciamento,
Guida, Napoli La palabra hendida, Barcellona, Hegel e la comprensione della
modernità, Topologia del moderno, Marietti, Genova, La voce riflessa. Logica ed
etica della contraddizione, Lanfranchi, Milano, Elogio dello spazio. Ermeneutica e topologia,
Bompiani, Milano, Cristianesimo senza redenzione, Laterza, Roma-Bari, Non dividere
il sì dal no. Tra filosofia e letteratura, Laterza, Roma-Bari, Filosofia
teoretica: le domande fondamentali: percorsi e interpretazioni, Milano, La
favola di Cadmo, Laterza, Roma-Bari Vico e la topologia, Cronopio, Napoli La
vita e il suo oltre. Dialogo sulla morte (in collaborazione con Bruno Forte),
Roma Il Dio possibile, esperienze di cristianesimo,
Città Nuova, Roma Hegel in Italia, Milano
Dire Dio in segreto, Roma Cristianesimo e nichilismo: Dostoevskij-Heidegger,
Morcelliana, Brescia Estetica e ascesi, Modena, E pose la tenda in mezzo a noi,
AlboVersorio, Il Decalogo. Ricordati di Santificare le feste (in dialogo con
Emanuele Severino), I tempi della
poesia. Ieri/oggi, Mimesis, Milano Dipingere Dio (con Bruno Forte e Serena
Nono), AlboVersorio, Vico. Storia, linguaggio, natura, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma Ripensare il cristianesimo-De
Europa, Ananke, Oblio e memoria del sacro, Moretti & Vitali, Bergamo Grammatiche
del pensiero. Dalla kenosi dell'io alla logica della seconda persona, Edizioni
ETS, Celan Heidegger (con Félix Duque), Mimesis, I comandamenti. Non dire falsa testimonianza,
Il Mulino, L'ethos della topologia. Un
itinerario di pensiero, Le Lettere, Firenze
Paolo e l'Europa. Cristianesimo e filosofia (con G. Rossé), Città Nuova,
Roma L'immagine infranta. Linguaggio e mondo da Vico a Pollock, Bompiani,
Milano Articoli (parziale) Vico: tra
storia e natura, in aut aut, Complessità
e aporie del moderno, in Filosofia politica, Dall'ermeneutica alla topologia,
in aut aut, Goethe interprete della
modernità, in aut aut, Per amicizia: Epochè e metafora, in aut aut, Sentire le
Radici, la Terra stessa, in aut aut, Andrea Zanzotto, ovvero: la poesia come
genealogia della parola in aut aut, Enrico Redaelli, Il nodo dei nodi.
L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello, Sini, Edizioni ETS, Pisa, Luoghi
del pensare. Contributi in onore di Vitiello, Mimesis Edizioni, Milano,Vitiello,
scheda personale e link ai contributi per l'EMSF-Enciclopedia multimediale
delle scienze filosofiche di RAI Educational Intervista a Vitiello di Federico
Lijoi, nel sito "Filosofia.it". l
volition – voluntas – volle -- cf. desideratum. a mental event
involved with the initiation of action. ‘To will’ is sometimes taken to be the
corresponding verb form of ‘volition’. The concept of volition is rooted in
modern philosophy; contemporary philosophers have transformed it by identifying
volitions with ordinary mental events, such as intentions, or beliefs plus
desires. Volitions, especially in contemporary guises, are often taken to be
complex mental events consisting of cognitive, affective, and conative
elements. The conative element is the impetus
the underlying motivation for the
action. A velleity is a conative element insufficient by itself to initiate
action. The will is a faculty, or set of abilities, that yields the mental
events involved in initiating action. There are three primary theories about
the role of volitions in action. The first is a reductive account in which
action is identified with the entire causal sequence of the mental event the
volition causing the bodily behavior. J. S. Mill, for example, says: “Now what
is action? Not one thing, but a series of two things: the state of mind called
a volition, followed by an effect. . . . [T]he two together constitute the
action” Logic. Mary’s raising her arm is Mary’s mental state causing her arm to
rise. Neither Mary’s volitional state nor her arm’s rising are themselves
actions; rather, the entire causal sequence the “causing” is the action. The
primary difficulty for this account is maintaining its reductive status. There
is no way to delineate volition and the resultant bodily behavior without
referring to action. There are two non-reductive accounts, one that identifies
the action with the initiating volition and another that identifies the action
with the effect of the volition. In the former, a volition is the action, and
bodily movements are mere causal consequences. Berkeley advocates this view:
“The Mind . . . is to be accounted active in . . . so far forth as volition is
included. . . . In plucking this flower I am active, because I do it by the
motion of my hand, which was consequent upon my volition” Three Dialogues. In
this century, Prichard is associated with this theory: “to act is really to
will something” Moral Obligation, 9, where willing is sui generis though at
other places Prichard equates willing with the action of mentally setting
oneself to do something. In this sense, a volition is an act of will. This
account has come under attack by Ryle Concept of Mind. Ryle argues that it
leads to a vicious regress, in that to will to do something, one must will to
will to do it, and so on. It has been countered that the regress collapses;
there is nothing beyond willing that one must do in order to will. Another
criticism of Ryle’s, which is more telling, is that ‘volition’ is an
obscurantic term of art; “[volition] is an artificial concept. We have to study
certain specialist theories in order to find out how it is to be manipulated. .
. . [It is like] ‘phlogiston’ and ‘animal spirits’ . . . [which] have now no
utility” Concept of Mind. Another approach, the causal theory of action,
identifies an action with the causal consequences of volition. Locke, e.g.,
says: “Volition or willing is an act of the mind directing its thought to the
production of any action, and thereby exerting its power to produce it. . . .
[V]olition is nothing but that particular determination of the mind, whereby .
. . the mind endeavors to give rise, continuation, or stop, to any action which
it takes to be in its power” Essay concerning Human Understanding. This is a
functional account, since an event is an action in virtue of its causal role.
Mary’s arm rising is Mary’s action of raising her arm in virtue of being caused
by her willing to raise it. If her arm’s rising had been caused by a nervous
twitch, it would not be action, even if the bodily movements were
photographically the same. In response to Ryle’s charge of obscurantism,
contemporary causal theorists tend to identify volitions with ordinary mental
events. For example, Davidson takes the cause of actions to be beliefs plus
desires and Wilfrid Sellars takes volitions to be intentions to do something
here and now. Despite its plausibility, however, the causal theory faces two
difficult problems: the first is purported counterexamples based on wayward
causal chains connecting the antecedent mental event and the bodily movements;
the second is provision of an enlightening account of these mental events, e.g.
intending, that does justice to the conative element. Refs.: H. P. Grice, “A.
J. P. Kenny on voliting.”
volpe. Essential Italian philosopher. Galvano della Volpe (Imola), filosofo. Si laurea in
filosofia con Mondolfo al Bologna, insegnando dapprima Storia e Filosofia
presso il liceo bolognese "Luigi Galvani" e il liceo "Dante
Alighieri" a Ravenna. Storia della Filosofia ed Estetica presso l'Messina.
Legato inizialmente alla tradizione gentiliana, dedica gran parte dei propri
lavori giovanili e della prima maturità a questioni strettamente teoretiche e
storico-filosofiche, attestandosi infine su posizioni fortemente
anti-idealistiche. Approda così attraverso la rivalutazione dell'empirismo a un
umanesimo positivo di ispirazione marxista, mantenendo un'impostazione
fondamentalmente dialettico-materialistica in costante confronto critico e
polemico soprattutto con la dialettica hegeliana e l'idealismo post-hegeliano,
ma anche con le correnti positivistiche contemporanee (positivismo logico e
neo-empirismo) e con l'esistenzialismo tanto laico (Heidegger, ma soprattutto
Jaspers) quanto religioso (Berdjaev e Marcel). Questa svolta filosofica,
testimoniata dal Discorso sull'ineguaglianza, lo conduce a un sempre maggiore
interesse per i problemi della filosofia politica e dell'etica, considerati
comunque in stretto rapporto con le questioni teoretiche (logiche e
gnoseologiche). Non abbandona comunque i propri interessi storico-filosofici,
rivolgendoli principalmente alle opere postume di Marx e alla storia
dell'estetica. Tra gli scritti della maturità quello che oltre ad aver avuto
più ampia diffusione rappresenta il più perspicuo esempio della capacità dell'autore
di muoversi con piena consapevolezza critica tra i piani teoretico, storico e
politico è senz'altro il saggio Rousseau e Marx. Per della Volpe il concetto di
libertà implicitamente contenuto nel pensiero marxiano è perfettamente
integrabile con quello esplicitamente formulato da Rousseau, il quale quindi
non sarebbe da considerarsi né tra i teorici della rivoluzione borghese né tra
i nostalgici di una società parcellizzata in piccolissime unità politiche
cittadine, ma tra i più attuali preconizzatori della società senza classi o
egualitaria. Un altro dei punti nodali del pensiero di della Volpe è il
tentativo di elaborare una teoria estetica rigorosamente materialistica. Egli
sottolinea il ruolo delle caratteristiche strutturali e del processo sociale di
produzione delle opere d'arte nella formazione del giudizio estetico e in forte
polemica con la dottrina crociana dell'intuizione, da lui considerata in
continuità con la tradizione romantica e misticheggiante dell'Ottocento,
elabora il concetto di gusto come principale fonte del giudizio estetico
stesso. In complesso la sua opera presenta nell'ambito del marxismo e della
cultura filosofica italiani una posizione originale e controcorrente, ripresa
negli anni sessanta dal più noto dei suoi allievi, ovvero Lucio Colletti.
Opere L'idealismo dell'atto e il problema delle categorie, Bologna, Zanichelli,
Le origini e la formazione della dialettica hegeliana, I, Hegel romantico e
mistico Firenze, Le Monnier, Il
misticismo speculativo di maestro Eckhart nei suoi rapporti storici, Bologna,
Cappelli, La filosofia dell'esperienza di David Hume, Firenze, Sansoni, Fondamenti di una filosofia
dell'espressione, Bologna, Meridiani, Il principio di contraddizione e il
concetto di sostanza prima in Aristotele. Contributo a una critica dei pensieri
logici, Bologna, Azzoguidi, Crisi dell'estetica romantica, Messina, D'Anna, Critica dei principi logici, Messina, D'Anna, Discorso
sull'ineguaglianza. Con due saggi sull'etica dell'esistenzialismo, Roma, Ciuni,
La teoria marxista dell'emancipazione umana. Saggio sulla trasmutazione
marxista dei valori, Messina, Ferrara, La libertà comunista. Saggio di una
critica della ragion “pura” pratica, Messina, Ferrara, Studi sulla dialettica mistificata, I, Marx e
lo stato moderno rappresentativo, Bologna, UPEB, Per la teoria di un umanesimo
positivo. Studi e documenti sulla dialettica materialistica, Bologna, Zuffi, Logica come scienza positiva, Messina-Firenze,
D'Anna, Eckhart o della filosofia mistica, Roma, Edizioni di storia e letteratura,
1Poetica del Cinquecento. La poetica aristotelica nei commenti essenziali degli
ultimi umanisti italiani con annotazioni e un saggio introduttivo, Bari,
Laterza,Il verosimile filmico e altri scritti di Estetica, Roma, Edizioni
Filmcritica, Roma, La nuova sinistra, Rousseau
e Marx e altri saggi di critica materialistica, Roma, Editori Riuniti,Critica
del gusto, Milano, Feltrinelli, Chiave della dialettica storica, Roma, Samonà e
Savelli, Umanesimo positivo e
emancipazione marxista, Milano, Sugar, Critica dell'ideologia contemporanea.
Saggi di teoria dialettica, Roma, Editori Riuniti, Schizzo di una storia del
gusto, Roma, Editori Riuniti, Opere, Ignazio Ambrogio, Roma, Editori Riuniti, Carlo
Violi, Galvano della Volpe: testi e studi introduzione di Nicolao Merker, La Libra,
Messina Nicolao Merker, DELLA VOLPE, Galvano, in Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Galvano della Volpe, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Galvano
della Volpe, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Galvano della Volpe, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Opere di Galvano della Volpe, . Galvano della Volpe, su Goodreads.
volpi: essential Italian philosopher. Volpi (n. Vicenza),
filoso. “Wild clarity” in Heidegger! Franco Volpi
(filosofo) Franco Volpi Franco Volpi (Vicenza), filosofo. Storico della
filosofia, fu Professore di storia della filosofia a Padova e insegnò in varie
università europee, canadesi e latinoamericane. Borsista della Fondazione
Alexander von Humboldt di Bonn, membro dell'"Institut International de
Philosophie" di Parigi, dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti e
dell'Accademia Olimpica di Vicenza, fu insignito dei premi "Montecchio"
e "Nietzsche.” Tra le sue numerose pubblicazioni: Heidegger e Brentano, La
rinascita della filosofia pratica in Germania, Heidegger e Aristotele, Il nichilismo (tradotto in varie lingue),
Guida a Heidegger, I prossimi Titani. Conversazioni
con Jünger (con Antonio Gnoli), Dizionario delle opere filosofiche, Il Dio
degli acidi. Conversazioni con Albert Hofmann (con A. Gnoli), L'ultimo
sciamano. Conversazioni heideggeriane (con A. Gnoli), Storia della filosofia
dall'antichità a oggi (con Enrico Berti). Per Adelphi curò opere di
Schopenhauer, Heidegger e Carl Schmitt. Collaborò al quotidiano "la
Repubblica" e occasionalmente alla "Frankfurter Allgemeine
Zeitung". Mentre era in sella alla sua bicicletta a San Germano dei
Berici, venne investito da un'auto e cadde in coma irreversibile. Morì il
giorno successivo. Fu commemorato dal preside Paolo Bettiolo assieme a tutto il
corpo docente dell'Padova. Le sue ceneri sono al cimitero Carpaneda di
Creazzo. Note Istituto veneto di
scienze, lettere ed arti Lorenzo
Parolin, Commozione al Bo per l'addio a Volpi Il Giornale di Vicenza, Opere
principali Heidegger e Brentano. L'aristotelismo e il problema dell'univocità
dell'essere nella formazione filosofica del giovane Martin Heidegger, Cedam,
Padova, La rinascita della filosofia pratica in Germania, Francisci,
Albano/Padova, in:Filosofia pratica e scienza politica, Francisci,
Abano/Padova, (con Carlo Natali, Laura Iseppi, Claudio Pacchiani) Heidegger e
Aristotele, Daphne, Padova, (ristampa
Bari, Laterza, ) Lexikon der philosophischen Werke, Kröner, Stuttgart, Sulla
fortuna del concetto di decadence nella cultura tedesca: Nietzsche e le sue
fonti francesi, "Filosofia politica",Il nichilismo, Biblioteca
Universale Laterza, Laterza, Roma-Bari, trad. port. O niilismo, Edicoes Loyola, Sao
Paulo, Guida a Heidegger, Laterza, Roma-Bari Hegel e i suoi critici, Per i
licei e gli istituti magistrali, Laterza, Roma-Bari, Ángel Xolocotzi, La
aventura de interpretar: los impulsos filosóficos de Franco Volpi, México D.F.,
Eón, Francisco de Lara López, Entre
fenomenología y hermenéutica: in Memoriam Franco Volpi, Madrid, Plaza y Valdés,
. Franco Volpi interprete del pensiero contemporaneo, Atti dell'incontro
internazionale di studio, Padova, Vicenza, Accademia Olimpica, Ricordando Franco Volpi filosofo: Atti
dell'Incontro internazionale, Lavarone, Comune di Lavarone, Franco Volpi: il pudore del pensiero,
Brescia, Morcelliana, Opere di Franco Volpi, Franco Volpi [Breve biografia con
elenco pubblicazioni e traduzioni], su istitutoveneto.it, Istituto veneto di
scienze, lettere ed arti. Essere, tempo, esistenza, lezione-intervista concessa
dal prof. Franco Volpi all'Associazione Asia, sul valore e la funzione della
filosofia, e sul significato e lo statuto di Essere e tempo di Heidegger.
volpicelli: essential Italian philosopher. Grice: “I read with
intereset his early “Nature and spirit.” At that time at Oxford, there was not
much of an Oxford spirit, so it spirited me.” Arnaldo
Volpicelli (Roma), filosofo. Fratello maggiore
di Luigi Volpicelli. Prese parte come sottotenente alla prima guerra mondiale.
Si laureò prima in Giurisprudenza e poi in Filosofia nel 1923. Allievo di
Giovanni Gentile, fu docente prima alle Urbino e Pisa e alla Sapienza di Roma
di Filosofia del diritto e poi di Dottrina dello Stato. Seguace del pensiero di
Santi Romano, Fu, con Ugo Spirito, un teorico del "corporativismo
integrale". Fu direttore delle riviste "Nuovi studi di diritto,
economia e politica" e, con Giuseppe Bottai, di "Archivio di studi
corporative,” Epurato dall'insegnamento alla caduta del fascismo, fu poi
reintegrato, insegnando alla Facoltà di Scienze politiche. Opere: Natura e
spirito, L'educazione politica dell'Italia, I presupposti scientifici dell'ordinamento
corporativo, Corporativismo e scienza giuridica, La certezza del diritto e la
crisi odierna,Dizionario di Filosofia
Giovanni Franchi, Arnaldo Volpicelli Per una teoria dell'autogoverno,
ESI, Napoli, Carlotta Latini, Arnaldo Volpicelli, in Il contributo italiano
alla storia del Pensiero: Diritto, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Arnaldo Volpicelli, su
Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
voltaggio: essential Italian philosopher. Grice: “I enjoyed
“What Leibniz actually saidand not just implicated.” “He also clarified Husserl
to me.” Francesco
Voltaggio, detto Franco (Palermo, 29 settembre 1934), è un filosofo, storico
della scienza e della medicina italiano. Ha studiato presso l'Roma La
Sapienza, dove ha avuto come amici e colleghi Gabriele Giannantoni, Ari
Derecin, Enzo Siciliano, Muzi Epifani e Ester Fano, per poi laurearsi con Carlo
Antoni. Ha insegnato nelle Roma (“La Sapienza”), Mogadiscio e Macerata.
Già caporedattore della rivista Sapere, ha collaborato fra gli altri con Il
manifesto, Lettera Internazionale (di cui è socio fondatore), Apeiron, Janus e
Medical. Consulente scientifico della Fondazione SigmaTau di Roma e
dell'Istituto Psiconanalitico per le Ricerche Sociali (IPRS), è membro
permanente del “Workshop internazionale di Storia, Filosofia e Antropologia
della Medicina” di Senigallia. Il figlio Stefano è un noto sceneggiatore
cinematografico e televisivo. Opere originali: Fondamenti della logica di
Husserl, Milano, Edizioni di Comunità; Fondamenti della funzione critica, Roma;
Che cosa ha veramente detto Leibniz, Roma, Ubaldini; Bernard Bolzano e la
dottrina della scienza, Milano, Edizioni di Comunità; I filosofi e la storia:
per le scuole medie superiori, Milano, Principato; L'arte della guarigione
nelle culture umane, Torino, Bollati Boringhieri; Il medico nel bosco, Roma, Di
Renzo Editore; La medicina come scienza filosofica (Collana Lezioni Italiane), Roma,
Laterza; Italia Mediterranea. I flussi migratori nelle principali città
rivierasche, Roma, Edizioni Edup; Antigone tradita. Una contraddizione della
modernità: libertà e Stato nazionale (), Roma, Editori Internazionali Riuniti.
Volumi curati Bernard Bolzano: I paradossi dell'infinito, Prefazione e
Appendice FV, Milano, Feltrinelli; Gerard Radnitzky: Epistemologia e politica
della ricerca, FV., Roma, Armando; Conrad Hal Waddington: L'evoluzione di un
evoluzionista, FV., Roma, Armando; Michael Polanyi: La conoscenza inespressa,
FV., Roma, Armando; Yves Christen: L'ora della sociobiologia, FV, Roma,
Armando; W. I. B. Beveridge: L'arte della ricerca scientifica, FV, (Roma,
Armando; David C. McClelland: Il potere: processi e strutture: un'analisi
dall'interno, FV, Roma, Armando; Gerard Radnitsky et al: Progresso e
razionalita della scienza Gerard Radnitzky, Gunnar Andersson ; prefazione di
Francesco Barone; traduzione e premessa di FV, (Armando, Roma; Donald Philip
Verene: Vico: La Scienza della fantasia; con prefazione di Vittorio Mathieu,
FV, 1984, Armando, Roma; Gerald Holton: L'intelligenza scientifica: un'indagine
sull'immaginazione creatrice dello scienziato, FV, Roma, Armando; Filosofi per
la pace / Jeremy Bentham... [et al.], Daniele Archibugi e FV, Roma, Editori
Riuniti; Galeno: Trattato sulla bile nera, FV,Torino, Nino Aragno Editore. Refs.: Luigi Speranza, “Voltaggio: what
Leibniz implicatedas explicated by Grice.” H. P. Grice, “Voltaggio,” BANC MSS
90/135 c.
voluntas -- voluntarism: -- W. James: “I will that the chair slides over the
floor toward me. It doesn’t.” cf. Grice on the volitivedesiderative -- any
philosophical view that makes our ability to control the phenomena in question
an essential part of the correct understanding of those phenomena. Thus,
ethical voluntarism is the doctrine that the standards that define right and
wrong conduct are in some sense chosen by us. Doxastic voluntarism is the
doctrine that we have extensive control over what we believe; we choose what to
believe. A special case of doxastic voluntarism is theological voluntarism,
which implies that religious belief requires a substantial element of choice;
the evidence alone cannot decide the issue. This is a view that is closely
associated with Pascal, Kierkegaard, and James. Historical voluntarism is the
doctrine that the human will is a major factor in history. Such views contrast
with Marxist views of history. Metaphysical voluntarism is the doctrine, linked
with Schopenhauer, that the fundamental organizing principle of the world is
not the incarnation of a rational or a moral order but rather the will, which
for Schopenhauer is an ultimately meaningless striving for survival, to be
found in all of nature. Refs.: H. P.
Grice, “The will”
vyse: an unfortunate example by Grice. He wants to give an
ambiguous sentence, “Strawson is caught in the grip of a vice.” Oddly, in The
New World, Webster noticed this, and favoured the spelling ‘vyse.’ “But what
Webster fails,” Grice adds, “to note, is that ‘vice’ and ‘vyse’ ARE cognate,
hence no need for double talk!” “They both can be traced to ‘violence.’” Sir
Cecil Vyse happens to be a character in Forster’s “A room with a view,” which gives
a triple ambiguity, to “Strawson was caught in the grip of a Vyse.” Vyse was
wonderfully played by Daniel Day Lewis in the film. “What is your profession,
Mister Vyse?” Vyse: “Must one have a profeesion?”Vyse’s favourite motto applies
to Grice, “Ingelese italianato, diavolo incarnate.”Grice: “Stupidly, when this
is reversed the implicature is lost.
ward: j. English philosopher and psychologist. Influenced
by Lotze, Herbart, and Brentano, Ward sharply criticized Bain’s associationism
and its allied nineteenth-century reductive naturalism. His psychology rejected
the associationists’ sensationism, which regarded mind as passive, capable only
of sensory receptivity and composed solely of cognitive presentations. Ward
emphasized the mind’s inherent activity, asserting, like Kant, the prior
existence of an inferred but necessarily existing ego or subject capable of
feeling and, most importantly, of conation, shaping both experience and
behavior by the willful exercise of attention. Ward’s psychology stresses
attention and will. In his metaphysics, Ward resisted the naturalists’
mechanistic materialism, proposing instead a teleological spiritualistic
monism. While his criticisms of associationism and naturalism were telling,
Ward was a transitional figure whose positive influence is limited, if we
except H. P. Grice who follows him to a T. Although sympathetic to scientific
psychologyhe founded scientific psychology in Britain by establishing a
psychology laboratory he, with his student Stout, represented the beginning of
armchair psychology at Oxford, which Grice adored. Through Stout he influenced
the hormic psychology of McDougall, and Grice who calls himself a Stoutian
(“until Prichard converted me”). Ward’s major work is “Psychology”
(Encyclopedia Britannica, 9th ed., 1886), reworked as Psychological Principles
(1918). “one of the most philosophical psychologists England (if not Oxford)
ever produced!”H. P. Grice -- cited by H. P. Grice. -- English philosopher.
Influenced by Lotze, Herbart, and Brentano, Ward sharply criticized Bain’s
associationism and its allied nineteenth-century reductive naturalism. His
psychology rejected the associationists’ sensationism, which regarded mind as
passive, capable only of sensory receptivity and composed solely of cognitive
presentations. Ward emphasized the mind’s inherent activity, asserting, like
Kant, the prior existence of an inferred but necessarily existing ego or
subject capable of feeling and, most importantly, of conation, shaping both
experience and behavior by the willful exercise of attention. Ward’s psychology
stresses attention and will. In his metaphysics, Ward resisted the naturalists’
mechanistic materialism, proposing instead a teleological spiritualistic monism.
While his criticisms of associationism and naturalism were telling, Ward was a
transitional figure whose positive influence is limited, if we except H. P.
Grice who follows him to a T. Although sympathetic to scientific psychology he founded scientific psychology in Britain
by establishing a psychology laboratory
he, with his student Stout, represented the beginning of armchair
psychology at Oxford, which Grice adored. Through Stout he influenced the
hormic psychology of McDougall, and Grice who calls himself a Stoutian “until
Prichard converted me”. Ward’s major work is “Psychology” Encyclopedia
Britannica, 9th ed., 6, reworked as Psychological Principles 8.
warnock: Irish
philosopher, born in the north of England (“He was so Irish, I could sing
‘Danny Boy’ to him all day longDame Mary Warnock). “One of my most intelligent
collaborators.” Unlike any other of the collaborators, Warnock had what Grice
calls “the gift for botanising.” They would spend hours on the philosophy of
perception. His other English collaborators were, in alphabetic order: Pears,
Strawson, and Thomson. And you can see the difference. Thomson was pretty
obscure. Pears was a closet Vittersian. And Strawson was ‘to the point.’ With
Warnock, Grice could ramble at ease. Warnock became the custodian of Austin’s
heritage which somehow annoyed Grice. But the Warnock that Grice enjoyed most
was the Warnock-while-the-SchoolMaster-Austin-was-around. Because they could
play. And NOT in the play group, which was “anything but.” But Grice would
philosophise on ‘perception,’ and especially ‘see’with Warnock. Their idiolects
differed. Warnock, being Irish, was more creative, and less conservative. So it
was good for Warnock to have Grice to harness him! Through Warnock, Grice got
to discuss a few things with Urmson, the co-custodian of Austin’s legacy. But
again, most of the discussions with Urmson were before Austin’s demise. Urmson
and Warnock are the co-editors of Austin’s “Philosophical Papers.” Would Austin
have accepted? Who knows. The essays were more or less easily available. Still.
warnockianism: Grice: “I told
Warnock, ‘How clever language is!” “He agreed, for we realised that language
makes all the distinctions you need, and when you feel there is one missing,
language allows you to introduce it!” --. Refs.: H. P. Grice and G. J. Warnock,
The philosophy of perceptionFolderBANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The
University of California, Berkeley.
weapon: Grice’s shining new tool. The funny thing is that his
tutee Strawson didn’t allow him to play with it ONCE! Or weapon. Grice refers
to the implicaturum as a philosopher’s tool, and that the fun comes in the
application. Strawson and Wiggins p. 522, reminds us of Austin. Austin used to
say that when a philosopher “forges a new weapon, he is also fshioning new
skids to put under his feet.” It is perhaps inappropriate that a memorial
should mention this, but here they were, the memorialists. They were suggesting
that Grice forged a shining new tool, the implicaturum, or implicaturumrather,
he proposed a rational explanation for the distinction between what an emissor
means (e. g., that p) and what anything else may be said, ‘metabolically,’ to
“mean.” Suggesting an analogy with J. L. Austin and his infelicitious notion of
infelicity, which found him fashioning a shining new skid, the memorialists
suggest the same for Gricebut of course the analogy does not apply.
well-formed
formula (Villa Grice: formula). For Grice, an otiositysurely an ill-formed
formula is an oxymoron -- a grammatically wellformed sentence or structured
predicate of an artificial language of the sort studied by logicians. A
well-formed formula is sometimes known as a wff pronounced ‘woof’ or simply a
formula. Delineating the formulas of a language involves providing it with a
syntax or grammar, composed of both a vocabulary a specification of the symbols
from which the language is to be built, sorted into grammatical categories and
formation rules a purely formal or syntactical specification of which strings
of symbols are grammatically well-formed and which are not. Formulas are
classified as either open or closed, depending on whether or not they contain
free variables variables not bound by quantifiers. Closed formulas, such as x
Fx / Gx, are sentences, the potential bearers of truth-values. Open formulas,
such as Fx / Gx, are handled in any of three ways. On some accounts, these
formulas are on a par with closed ones, the free variables being treated as
names. On others, open formulas are structured predicates, the free variables
being treated as place holders for terms. And on still other accounts, the free
variables are regarded as implicitly bound by universal quantifiers, again
making open formulas sentences.
“what-is-hinted”
-- hint hinting. Don’t expect Cicero
used this. It’s Germanic and related to ‘hunt,’ to ‘seize.’ As if you throw
something in the air, and expect your recipient will seize it. Grice spends
quite a long section in “Retrospective epilogue” to elucidate “Emissor E
communicates that p via a hint,” versus “Emissor E communicates that p via a
suggestion.” Some level of explicitness (vide candour) is necessary. If it is
too obscure it cannot be held to have been ‘communicated’ in the first place!
Cf. Holdcroft, “Some forms of indirect communication” for the Journal of
Rhetoric. Grice had to do a bit of linguistic botany for his “E implicates that
p”: To do duty for ‘imply,’ suggest, indicate, hint, mean, -- “etc.” indirectly
or implicitly convey.
what the eye
no longer sees the heart no longer grieves for. Grice. Vide sytactics. Grice played with ‘elimination
rules’ for his scope device. Once applied, Grice said: “What the eye no longer
sees the heart no longer grieves for.” “As they say,” he added.
whewell: English philosopher of science. He was a master of Trinity
, Cambridge. Francis Bacon’s early work on induction was furthered by Whewell,
J. F. W. Herschel, and J. S. Mill, who attempted to create a logic of welfare
economics Whewell, William 970 970
induction, a methodology that can both discover generalizations about
experience and prove them to be necessary. Whewell’s theory of scientific
method is based on his reading of the history of the inductive sciences. He
thought that induction began with a non-inferential act, the superimposition of
an idea on data, a “colligation,” a way of seeing facts in a “new light.”
Colligations generalize over data, and must satisfy three “tests of truth.”
First, colligations must be empirically adequate; they must account for the
given data. Any number of ideas may be adequate to explain given data, so a
more severe test is required. Second, because colligations introduce
generalizations, they must apply to events or properties of objects not yet
given: they must provide successful predictions, thereby enlarging the evidence
in favor of the colligation. Third, the best inductions are those where
evidence for various hypotheses originally thought to cover unrelated kinds of
data “jumps together,” providing a consilience of inductions. Consilience characterizes
those theories achieving large measures of simplicity, generality, unification,
and deductive strength. Furthermore, consilience is a test of the necessary
truth of theories, which implies that what many regard as merely pragmatic
virtues of theories like simplicity and unifying force have an epistemic
status. Whewell thus provides a strong argument for scientific realism.
Whewell’s examples of consilient theories are Newton’s theory of universal
gravitation, which covers phenomena as seemingly diverse as the motions of the
heavenly bodies and the motions of the tides, and the undulatory theory of
light, which explains both the polarization of light by crystals and the colors
of fringes. There is evidence that Whewell’s methodology was employed by Maxwell,
who designed the influential Cavendish Laboratories at Cambridge. Peirce and
Mach favored Whewell’s account of method over Mill’s empiricist theory of
induction. Refs.: H. P. Grice, “From induction to deduction, via abduction.”
whistle. If you can’t say it you can’t whistle it eitherBut
you can implicate it. “To say” takes a ‘that’-clause. “To implicate” takes a
‘that’-clause. Grice: “ ‘To whisle’ takes a ‘that’-clause, “By whistling, E
communicates that he intends his emissee to be there.” “Whistle and I’ll be
there”Houseman to a Shropshire farmer.
whitehead: cited by H. P. Grice, a. n., philosopher of science,
educated first at the Sherborne School in Dorsetshire and then at Trinity ,
Cambridge, Whitehead emerged as a first-class mathematician with a rich general
background. In 5 he became a fellow of Trinity
and remained there in a teaching role until 0. In the early 0s Bertrand
Russell entered Trinity as a student in
mathematics; by the beginning of the new century Russell had become not only a
student and friend but a colleague of Whitehead’s at Trinity . Each had written
a first book on algebra Whitehead’s A Treatise on Universal Algebra won him
election to the Royal Society in 3. When they discovered that their projected
second books largely overlapped, they undertook a collaboration on a volume
that they estimated would take about a year to write; in fact, it was a decade
later that the three volumes of their ground-breaking Principia Mathematica
appeared, launching symbolic logic in its modern form. In the second decade of
this century Whitehead and Russell drifted apart; their responses to World War
I differed radically, and their intellectual interests and orientations
diverged. Whitehead’s London period 024 is often viewed as the second phase of
a three-phase career. His association with the
of London involved him in practical issues affecting the character of
working-class education. For a decade Whitehead held a professorship at the
Imperial of Science and Technology and
also served as dean of the Faculty of Science in the , chair of the Academic
Council which managed educational affairs in London, and chair of the council
that managed Goldsmith’s . His book The Aims of Education 8 is a collection of
essays largely growing out of reflections on the experiences of these years.
Intellectually, Whitehead’s interests were moving toward issues in the
philosophy of science. In the years 922 he published An Enquiry Concerning the
Principles of Natural Knowledge, The Concept of Nature, and The Principle of
Relativity the third led to his later 1
election as a fellow of the British Academy. In 4, at the age of sixty-three,
Whitehead made a dramatic move, both geographically and intellectually, to
launch phase three of his career: never having formally studied philosophy in
his life, he agreed to become professor of philosophy at Harvard , a position
he held until retirement in 7. The accompanying intellectual shift was a move
from philosophy of science to metaphysics. The earlier investigations had
assumed the self-containedness of nature: “nature is closed to mind.” The
philosophy of nature examined nature at the level of abstraction entailed by
this assumption. Whitehead had come to regard philosophy as “the critic of
abstractions,” a notion introduced in Science and the Modern World 5. This book
traced the intertwined emergence of Newtonian science and its philosophical
presuppositions. It noted that with the development of the theory of relativity
in the twentieth century, scientific understanding had left behind the
Newtonian conceptuality that had generated the still-dominant philosophical
assumptions, and that those philosophical assumptions considered in themselves
had become inadequate to explicate our full concrete experience. Philosophy as
the critic of abstractions must recognize the limitations of a stance that
assumes that nature is closed to mind, and must push deeper, beyond such an
abstraction, to create a scheme of ideas more in harmony with scientific
developments and able to do justice to human beings as part of nature. Science
and the Modern World merely outlines what such a philosophy might be; in 9
Whitehead published his magnum opus, titled Process and Reality. In this
volume, subtitled “An Essay in Cosmology,” his metaphysical understanding is
given its final form. It is customary to regard this book as the central
document of what has become known as process philosophy, though Whitehead
himself frequently spoke of his system of ideas as the philosophy of organism.
Process and Reality begins with a sentence that sheds a great deal of light
upon Whitehead’s metaphysical orientation: “These lectures are based upon a
recurrence to that phase of philosophic thought which began with Descartes and
ended with Hume.” Descartes, adapting the classical notion of substance to his
own purposes, begins a “phase of philosophic thought” by assuming there are two
distinct, utterly different kinds of substance, mind and matter, each requiring
nothing but itself in order to exist. This assumption launches the reign of
epistemology within philosophy: if knowing begins with the experiencing of a
mental substance capable of existing by itself and cut off from everything
external to it, then the philosophical challenge is to try to justify the claim
to establish contact with a reality external to it. The phrase “and ended with
Hume” expresses Whitehead’s conviction that Hume and more elegantly, he notes,
Santayana showed that if one begins with Descartes’s metaphysical assumptions,
skepticism is inevitable. Contemporary philosophers have talked about the end
of philosophy. From Whitehead’s perspective such talk presupposes a far too
narrow view of the nature of philosophy. It is true that a phase of philosophy
has ended, a phase dominated by epistemology. Whitehead’s response is to offer
the dictum that all epistemological difficulties are at bottom only camouflaged
metaphysical difficulties. One must return to that moment of Cartesian
beginning and replace the substance metaphysics with an orientation that avoids
the epistemological trap, meshes harmoniously with the scientific
understandings that have displaced the much simpler physics of Descartes’s day,
and is consonant with the facts of evolution. These are the considerations that
generate Whitehead’s fundamental metaphysical category, the category of an
actual occasion. An actual occasion is not an enduring, substantial entity.
Rather, it is a process of becoming, a process of weaving together the
“prehensions” a primitive form of ‘apprehension’ meant to indicate a “taking
account of,” or “feeling,” devoid of conscious awareness of the actual
occasions that are in the immediate past. Whitehead calls this process of
weaving together the inheritances of the past “concrescence.” An actual entity
is its process of concrescence, its process of growing together into a unified
perspective on its immediate past. The seeds of Whitehead’s epistemological
realism are planted in these fundamental first moves: “The philosophy of
organism is the inversion of Kant’s philosophy. . . . For Kant, the world
emerges from the subject; for the philosophy of organism, the subject emerges
from the world.” It is customary to compare an actual occasion with a
Leibnizian monad, with the caveat that whereas a monad is windowless, an actual
occasion is “all window.” It is as though one were to take Aristotle’s system
of categories and ask what would result if the category of substance were
displaced from its position of preeminence by the category of relation the result would, mutatis mutandis, be an
understanding of being somewhat on the model of a Whiteheadian actual occasion.
In moving from Descartes’s dualism of mental substance and material substance
to his own notion of an actual entity, Whitehead has been doing philosophy conceived
of as the critique of abstractions. He holds that both mind and matter are
abstractions from the concretely real. They are important abstractions,
necessary for everyday thought and, of supreme importance, absolutely essential
in enabling the seventeenth through nineteenth centuries to accomplish their
magnificent advances in scientific thinking. Indeed, Whitehead, in his
philosophy of science phase, by proceeding as though “nature is closed to
mind,” was operating with those selfsame abstractions. He came to see that
while these abstractions were indispensable for certain kinds of
investigations, they were, at the philosophical level, as Hume had
demonstrated, a disaster. In considering mind and matter to be ontological
ultimates, Descartes had committed what Whitehead termed the fallacy of
misplaced concreteness. The category of an actual occasion designates the fully
real, the fully concrete. The challenge for such an orientation, the challenge
that Process and Reality is designed to meet, is so to describe actual
occasions that it is intelligible how collections of actual occasions, termed
“nexus” or societies, emerge, exhibiting the characteristics we find associated
with “minds” and “material structures.” Perhaps most significantly, if this
challenge is met successfully, biology will be placed, in the eyes of
philosophy, on an even footing with physics; metaphysics will do justice both
to human beings and to human beings as a part of nature; and such vexing
contemporary problem areas as animal rights and environmental ethics will
appear in a new light. Whitehead’s last two books, Adventures of Ideas 3 and
Modes of Thought 8, are less technical and more lyrical than is Process and
Reality. Adventures of Ideas is clearly the more significant of these two. It
presents a philosophical study of the notion of civilization. It holds that the
social changes in a civilization are driven by two sorts of forces: brute,
senseless agencies of compulsion on the one hand, and formulated aspirations
and articulated beliefs on the other. These two sorts of forces are epitomized
by barbarians and Christianity in the ancient Roman world and by steam and
democracy in the world of the industrial revolution. Whitehead’s focal point in
Adventures of Ideas is aspirations, beliefs, and ideals as instruments of
change. In particular, he is concerned to articulate the ideals and aspirations
appropriate to our own era. The character of such ideals and aspirations at any
moment is limited by the philosophical understandings available at that moment,
because in their struggle for release and efficacy such ideals and aspirations
can appear only in the forms permitted by the available philosophical
discourse. In the final section of Adventures of Ideas Whitehead presents a
statement of ideals and aspirations fit for our era as his own philosophy of
organism allows them to take shape and be articulated. The notions of beauty,
truth, adventure, zest, Eros, and peace are given a content drawn from the
technical understandings elaborated in Process and Reality. But in Adventures
of Ideas a less technical language is used, a language reminiscent of the
poetic imagery found in the style of Plato’s Republic, a language making the
ideas accessible to readers who have not mastered Process and Reality, but at
the same time far richer and more meaningful to those who have. Whitehead notes
in Adventures of Ideas that Plato’s later thought “circles round the
interweaving of seven main notions, namely, The Ideas, The Physical Elements,
The Psyche, The Eros, The Harmony, The Mathematical Relations, The Receptacle.
These notions are as important for us now, as they were then at the dawn of the
modern world, when civilizations of the old type were dying.” Whitehead uses
these notions in quite novel and modern ways; one who is unfamiliar with his
metaphysics can get something of what he means as he speaks of the Eros of the
Universe, but if one is familiar from Process and Reality with the notions of
the Primordial Nature of God and the Consequent Nature of God then one sees
much deeper into the meanings present in Adventures of Ideas. Whitehead was not
religious in any narrow, doctrinal, sectarian sense. He explicitly likened his
stance to that of Aristotle, dispassionately considering the requirements of his
metaphysical system as they refer to the question of the existence and nature
of God. Whitehead’s thoughts on these matters are most fully developed in
Chapter 11 of Science and the Modern World, in the final chapter of Process and
Reality, and in Religion in the Making 6. These thoughts are expressed at a
high level of generality. Perhaps because of this, a large part of the interest
generated by Whitehead’s thought has been within the community of theologians.
His ideas fairly beg for elaboration and development in the context of
particular modes of religious understanding. It is as though many modern
theologians, recalling the relation between the theology of Aquinas and the
metaphysics of Aristotle, cannot resist the temptation to play Aquinas to Whitehead’s
Aristotle. Process theology, or Neo-Classical Theology as it is referred to by
Hartshorne, one of its leading practitioners, has been the arena within which a
great deal of clarification and development of Whitehead’s ideas has occurred.
Whitehead was a gentle man, soft-spoken, never overbearing or threatening. He
constantly encouraged students to step out on their own, to develop their
creative capacities. His concern not to inhibit students made him a notoriously
easy grader; it was said that an A-minus in one of his courses was equivalent
to failure. Lucien Price’s Dialogues of Alfred North Whitehead chronicles many
evenings of discussion in the Whitehead household. He there described Whitehead
as follows: his face, serene, luminous, often smiling, the complexion pink and
white, the eyes brilliant blue, clear and candid as a child’s yet with the
depth of the sage, often laughing or twinkling with humour. And there was his
figure, slender, frail, and bent with its lifetime of a scholar’s toil. Always benign,
there was not a grain of ill will anywhere in him; for all his formidable
armament, never a wounding word. Refs.:
H. P. Grice, “Definite descriptions in Whitehead and Russell and in the
vernacular,” “Definite descriptions in Whitethead’s and Russell’s formalese and
in Strawson’s vernacular” -- BANC.
weiner kraus -- Vienna Circle
vide ayerism -- a group of philosophers and scientists who met
periodically for discussions in Vienna from 2 to 8 and who proposed a
self-consciously revolutionary conception of scientific knowledge. The Circle
was initiated by the mathematician Hans Hahn to continue a prewar forum with
the physicist Philip Frank and the social scientist Otto Neurath after the
arrival in Vienna of Moritz Schlick, a philosopher who had studied with Max
Planck. Carnap joined in 6 from 1 in Prague; other members included Herbert
Feigl from 0 in Iowa, Friedrich Waismann, Bergmann, Viktor Kraft, and Bela von
Juhos. Viennese associates of the Circle included Kurt Gödel, Karl Menger,
Felix Kaufmann, and Edgar Zilsel. Popper was not a member or associate. During
its formative period the Circle’s activities were confined to discussion
meetings many on Vitters’s Tractatus. In 9 the Circle entered its public period
with the formation of the Verein Ernst Mach, the publication of its manifesto
Wissenschaftliche Weltauffassung: Der Wiener Kreis by Carnap, Hahn, and Neurath
tr. in Neurath, Empiricism and Sociology, 3, and the first of a series of
philosophical monographs edited by Frank and Schlick. It also began
collaboration with the independent but broadly like-minded Berlin “Society of
Empirical Philosophy,” including Reichenbach, Kurt Grelling, Kurt Lewin,
Friedrich Kraus, Walter Dubislav, Hempel, and Richard von Mises: the groups
together organized their first public conferences in Prague and Königsberg,
acquired editorship of a philosophical journal renamed Erkenntnis, and later
organized the international Unity of Science congresses. The death and
dispersion of key members from 4 onward Hahn died in 4, Neurath left for
Holland in 4, Carnap left for the United States in 5, Schlick died in 6 did not
mean the extinction of Vienna Circle philosophy. Through the subsequent work of
earlier visitors Ayer, Ernest Nagel, Quine and members and collaborators who
emigrated to the United States Carnap, Feigl, Frank, Hempel, and Reichenbach,
the logical positivism of the Circle Reichenbach and Neurath independently
preferred “logical empiricism” strongly influenced the development of analytic
philosophy. The Circle’s discussions concerned the philosophy of formal and
physical science, and even though their individual publications ranged much
wider, it is the attitude toward science that defines the Circle within the
philosophical movements of central Europe at the time. The Circle rejected the
need for a specifically philosophical epistemology that bestowed justification
on knowledge claims from beyond science itself. In this, the Circle may also
have drawn on a distinct Austrian tradition a thesis of its historian Neurath:
in most of G.y, science and philosophy had parted ways during the nineteenth
century. Starting with Helmholtz, of course, there also arose a movement that
sought to distinguish the scientific respectability of the Kantian tradition
from the speculations of G. idealism, yet after 0 neo-Kantians insisted on the
autonomy of epistemology, disparaging earlier fellow travelers as “positivist.”
Yet the program of reducing the knowledge claim of science and providing
legitimations to what’s left found wide favor with the more empirical-minded
like Mach. Comprehensive description, not explanation, of natural phenomena
became the task for theorists who no longer looked to philosophy for
foundations, but found them in the utility of their preferred empirical procedures.
Along with the positivists, the Vienna Circle thought uneconomical the Kantian
answer to the question of the possibility of objectivity, the synthetic a
priori. Moreover, the Vienna Circle and its conventionalist precursors Poincaré
and Duhem saw them contradicted by the results of formal science. Riemann’s
geometries showed that questions about the geometry of physical space were open
to more than one answer: Was physical space Euclidean or non-Euclidean? It fell
to Einstein and the pre-Circle Schlick Space and Time in Contemporary Physics,
7 to argue that relativity theory showed the untenability of Kant’s conception
of space and time as forever fixed synthetic a priori forms of intuition. Yet
Frege’s anti-psychologistic critique had also shown empiricism unable to
account for knowledge of arithmetic and the conventionalists had ended the
positivist dream of a theory of experiential elements that bridged the gap
between descriptions of fact and general principles of science. How, then,
could the Vienna Circle defend the claim
under attack as just one worldview among others that science provides knowledge? The Circle
confronted the problem of constitutive conventions. As befitted their
self-image beyond Kant and Mach, they found their paradigmatic answer in the
theory of relativity: they thought that irreducible conventions of measurement
with wide-ranging implications were sharply separable from pure facts like
point coincidences. Empirical theories were viewed as logical structures of
statements freely created, yet accountable to experiential input via their
predictive consequences identifiable by observation. The Vienna Circle defended
empiricism by the reconceptualization of the relation between a priori and a
posteriori inquiries. First, in a manner sympathetic to Frege’s and Russell’s
doctrine of logicism and guided by Vitters’s notion of tautology, arithmetic
was considered a part of logic and treated as entirely analytical, without any
empirical content; its truth was held to be exhausted by what is provable from
the premises and rules of a formal symbolic system. Carnap’s Logical Syntax of
Language, 4, assimilated Gödel’s incompleteness result by claiming that not
every such proof could be demonstrated in those systems themselves which are powerful
enough to represent classical arithmetic. The synthetic a priori was not needed
for formal science because all of its results were non-synthetic. Second, the
Circle adopted verificationism: supposedly empirical concepts whose
applicability was indiscernible were excluded from science. The terms for
unobservables were to be reconstructed by logical operations from the
observational terms. Only if such reconstructions were provided did the more
theoretical parts of science retain their empirical character. Just what kind
of reduction was aimed for was not always clear and earlier radical positions
were gradually weakened; Reichenbach instead considered the relation between
observational and theoretical statements to be probabilistic. Empirical science
needed no synthetic a priori either; all of its statements were a posteriori.
Combined with the view that the analysis of the logical form of expressions
allowed for the exact determination of their combinatorial value,
verificationism was to exhibit the knowledge claims of science and eliminate
metaphysics. Whatever meaning did not survive identification with the
scientific was deemed irrelevant to knowledge claims Reichenbach did not share
this view either. Since the Circle also observed the then long-discussed ban on
issuing unconditional value statements in science, its metaethical positions
may be broadly characterized as endorsing noncognitivism. Its members were not
simply emotivists, however, holding that value judgments were mere expressions
of feeling, but sought to distinguish the factual and evaluative contents of
value judgments. Those who, like Schlick Questions of Ethics, 0, engaged in
metaethics, distinguished the expressive component x desires y of value
judgments from their implied descriptive component doing zfurthers aim y and
held that the demand inherent in moral principles possessed validity if the
implied description was true and the expressed desire was endorsed. This
analysis of normative concepts did not render them meaningless but allowed for
psychological and sociological studies of ethical systems; Menger’s formal
variant Morality, Decision and Social Organization, 4 proved influential for
decision theory. The semiotic view that knowledge required structured
representations was developed in close contact with foundational research in
mathematics and depended on the “new” logic of Frege, Russell, and Vitters, out
of which quantification theory was emerging. Major new results were quickly
integrated albeit controversially and Carnap’s works reflect the development of
the conception of logic itself. In his Logical Syntax he adopted the “Principle
of Tolerance” vis-à-vis the question of the foundation of the formal sciences:
the choice of logics and languages was conventional and constrained, apart from
the demand for consistency, only by pragmatic considerations. The proposed
language form and its difference from alternatives simply had to be stated as
exactly as possible: whether a logico-linguistic framework as a whole correctly
represented reality was a cognitively meaningless question. Yet what was the
status of the verifiability principle? Carnap’s suggestion that it represents
not a discovery but a proposal for future scientific language use deserves to
be taken seriously, for it not only characterizes his own conventionalism, but
also amplifies the Circle’s linguistic turn, according to which all philosophy
concerned ways of representing, rather than the nature of the represented. What
the Vienna Circle “discovered” was how much of science was conventional: its
verificationism was a proposal for accommodating the creativity of scientific
theorizing without accommodating idealism. Whether an empirical claim in order
to be meaningful needed to be actually verified or only potentially verifiable,
or fallible or only potentially testable, and whether so by current or only by
future means, became matters of discussion during the 0s. Equally important for
the question whether the Circle’s conventionalism avoided idealism and
metaphysics were the issues of the status of theoretical discourse about
unobservables and the nature of science’s empirical foundation. The view
suggested in Schlick’s early General Theory of Knowledge 8, 2d. ed. 5 and
Frank’s The Causal Law and its Limitations 2 and elaborated in Carnap’s
“Logical Foundations of the Unity of Science” in Foundations of the Unity of
Science I.1, 8 characterized the theoretical language as an uninterpreted
calculus that is related to the fully interpreted observational language only
by partial definitions. Did such an instrumentalism require for its empirical
anchor the sharp separation of observational from theoretical terms? Could such
a separation even be maintained? Consider the unity of science thesis.
According to the methodological version, endorsed by all members, all of
science abides by the same criteria: no basic methodological differences
separate the natural from the social or cultural sciences Geisteswissenschaften
as claimed by those who distinguish between ‘explanation’ and ‘understanding’.
According to the metalinguistic version, all objects of scientific knowledge
could in principle be comprehended by the same “universal” language.
Physicalism asserts that this is the language that speaks of physical objects.
While everybody in the Circle endorsed physicalism in this sense, the
understanding of its importance varied, as became clear in the socalled
protocol sentence debate. The nomological version of the unity thesis was only
later clearly distinguished: whether all scientific laws could be reduced to
those of physics was another matter on which Neurath came to differ.
Ostensively, this debate concerned the question of the form, content, and
epistemological status of scientific evidence statements. Schlick’s unrevisable
“affirmations” talked about phenomenal states in statements not themselves part
of the language of science “The Foundation of Knowledge,” 4, tr. in Ayer, ed.,
Logical Positivism. Carnap’s preference changed from unrevisable statements in
a primitive methodologically solipsistic protocol language that were fallibly
translatable into the physicalistic system language 1; see Unity of Science, 4,
via arbitrary revisable statements of that system language that are taken as
temporary resting points in testing 2, to revisable statements in the
scientific observation language 5; see “Testability and Meaning,” Philosophy of
Science, 637. These changes were partly prompted by Neurath, whose own
revisable “protocol statements” spoke, amongst other matters, of the relation
between observers and the observed in a “universal slang” that mixed
expressions of the physicalistically cleansed colloquial and the high
scientific languages “Protocol Statements,”
tr. in Ayer, ed., Logical Positivism. Ultimately, these proposals
answered to different projects. Since all agreed that all statements of science
were hypothetical, the questions of their “foundation” concerned rather the
very nature of Vienna Circle philosophy. For Schlick philosophy became the
activity of meaning determination inspired by Vitters; Carnap pursued it as the
rational reconstruction of knowledge claims concerned only with what
Reichenbach called the “context of justification” its logical aspects, not the
“context of discovery”; and Neurath replaced philosophy altogether with a
naturalistic, interdisciplinary, empirical inquiry into science as a
distinctive discursive practice, precluding the orthodox conception of the
unity of science. The Vienna Circle was neither a monolithic nor a necessarily
reductionist philosophical movement, and quick assimilation to the tradition of
British empiricism mistakes its struggles with the formcontent dichotomy for
foundationalism, when instead sophisticated responses to the question of the
presuppositions of their own theories of knowledge were being developed. In its
time and place, the Circle was a minority voice; the sociopolitical dimension
of its theories stressed more by some
Neurath than others Schlick as a renewal
of Enlightenment thought, ultimately against the rising tide of Blutund-Boden
metaphysics, is gaining recognition. After the celebrated “death” of
reductionist logical positivism in the 0s the historical Vienna Circle is
reemerging as a multifaceted object of the history of analytical philosophy
itself, revealing in nuce different strands of reasoning still significant for
postpositivist theory of science. Refs.: H. P. Grice, “What Freddie brought us
from Vienna.”
williams: “There are many Williams in Oxford, but only one “B.
A. O., “ as he pretentiously went by!”H. P. Grice. B. A. O. London-born Welsh
philosopher who has made major contributions to many fields but is primarily
known as a moral philosopher. His approach to ethics, set out in Ethics and the
Limits of Philosophy 5, is characterized by a wide-ranging skepticism, directed
mainly at the capacity of academic moral philosophy to further the aim of
reflectively living an ethical life. One line of skeptical argument attacks the
very idea of practical reason. Attributions of practical reasons to a
particular agent must, in Williams’s view, be attributions of states that can
potentially explain the agent’s action. Therefore such reasons must be either
within the agent’s existing set of motivations or within the revised set of
motivations that the agent would acquire upon sound reasoning. Williams argues
from these minimal assumptions that this view of reasons as internal reasons
undermines the idea of reason itself being a source of authority over practice.
Williams’s connected skepticism about the claims of moral realism is based both
on his general stance toward realism and on his view of the nature of modern
societies. In opposition to internal realism, Williams has consistently argued
that reflection on our conception of the world allows one to develop a conception
of the world maximally independent of our peculiar ways of conceptualizing
reality an absolute conception of the
world. Such absoluteness is, he argues, an inappropriate aspiration for ethical
thought. Our ethical thinking is better viewed as one way of structuring a form
of ethical life than as the ethical truth about how life is best lived. The
pervasive reflectiveness and radical pluralism of modern societies makes them
inhospitable contexts for viewing ethical concepts as making knowledge available
to groups of concept users. Modernity has produced at the level of theory a
distortion of our ethical practice, namely a conception of the morality system.
This view is reductionist, is focused centrally on obligations, and rests on
various fictions about responsibility and blame that Williams challenges in
such works as Shame and Necessity 3. Much academic moral philosophy, in his
view, is shaped by the covert influence of the morality system, and such
distinctively modern outlooks as Kantianism and utilitarianism monopolize the
terms of contemporary debate with insufficient attention to their origin in a
distorted view of the ethical. Williams’s views are not skeptical through and
through; he retains a commitment to the values of truth, truthfulness in a
life, and individualism. His most recent work, which thematizes the
long-implicit influence of Nietzsche on his ethical philosophy, explicitly
offers a vindicatory “genealogical” narrative for these ideals.
willkür, v.
Hobson’s choice. Grice: “‘will-kuer’ is a fascinating German expression,
literally will-care’.”
wilson’s
ultimate counterexample to Grice --
Grice’s counterexample“the ultimate counter-example” -- counterinstance, also
called counterexample. 1 A particular instance of an argument form that has all
true premises but a false conclusion, thereby showing that the form is not
universally valid. The argument form ‘p 7 q,p / , ~q’, for example, is shown to
be invalid by the counterinstance ‘Grass is either red or green; Grass is not
red; Therefore, grass is not green’. 2 A particular false instance of a
statement form, which demonstrates that the form is not a logical truth. A
counterinstance to the form ‘p 7 q / p’, for example, would be the statement
‘If grass is either red or green, then grass is red’. 3 A particular example
that demonstrates that a universal generalization is false. The universal
statement ‘All large cities in the United States are east of the Mississippi’
is shown to be false by the counterinstance of San Francisco, which is a large
city in the United States that is not east of the Mississippi. V.K. counterpart
theory, a theory that analyzes statements about what is possible and impossible
for individuals statements of de re modality in terms of what holds of
counterparts of those individuals in other possible worlds, a thing’s
counterparts being individuals that resemble it without being identical with
it. The name ‘counterpart theory’ was coined by David Lewis, the theory’s
principal exponent. Whereas some theories analyze ‘Mrs. Simpson might have been
queen of England’ as ‘In some possible world, Mrs. Simpson is queen of
England’, counterpart theory analyzes it as ‘In some possible world, a
counterpart of Mrs. Simpson is queen of a counterpart of England’. The chief
motivation for counterpart theory is a combination of two views: a de re
modality should be given a possible worlds analysis, and b each actual
individual exists only in the actual world, and hence cannot exist with
different properties in other possible worlds. Counterpart theory provides an
analysis that allows ‘Mrs. Simpson might have been queen’ to be true compatibly
with a and b. For Mrs. Simpson’s counterparts in other possible worlds, in
those worlds where she herself does not exist, may have regal properties that
the actual Mrs. Simpson lacks. Counterpart theory is perhaps prefigured in
Leibniz’s theory of possibility.
wilson: this is the way to
quote J. C. Wilson. Grice loved him, and thanked Farquarhson for editing his
papers. A favourite with Grice and Collingwood. In the chapter on
“Language” in “The idea of art,” Collingwood refers to the infamous, “That
building is the Bodelian.”which may repreeent two propositions: one as an
answer to what building is that? The other as an answer to Which building is
the Bodleian? Grice would consider that the distinction is impilcatural, and
that stress is merely implicaturaland only one proposition is at stakedo not
multiply propositions beyond necessity. not to be confused with wilson, author
of “Grice: The ultimate counterexample” -- Oxonian philosopher, like Grice.
Cook Wilson studied with T. H. Green before becoming Wykeham Professor of Logic
at Oxford and leading the Oxford reaction against the then entrenched absolute
idealism. More influential as a tutor than as a writer, his major oeuvre,
Statement and Inference, was posthumously reconstructed from drafts of papers,
philosophical correspondence, and an extensive set of often inconsistent
lectures for his logic courses. A staunch critic of Whitehead’s mathematical
logic, Wilson conceived of logic as the study of thinking, an activity unified
by the fact that thinking either is knowledge or depends on knowledge “What we
know we kow”. Wilson claims that knowledge involves apprehending an object that
in most cases is independent of the act of apprehension and that knowledge is
indefinable without circularity, views he defended by appealing to common
usage. Many of Wilson’s ideas are disseminated by H. W. B. Joseph, especially
in his “Logic.” Rejecting “symbolic logic,” Joseph attempts to reinvigorate
traditional logic conceived along Wilsonian lines. To do so Joseph combined a
careful exposition of Aristotle with insights drawn from idealistic logicians.
Besides Joseph, Wilson decisively influenced a generation of Oxford
philosophers including Prichard and Ross, and Grice who explores the
‘interrogative subordination’ in the account of ‘if.’ “Who killed Cock Robin”.
winchism: After P. WinchLondon-born philosopher. He quotes Grice in a Royal Philosophy talk: “Grice’s
point is that we should distinguish the truth of one’s remark form the point of
one’s remarksGrice’s example is: “Surely I have neither any doubt nor any
desire to deny that the pillar box in front of me is red, and yet I won’t
hesitate to say that it seems red to me”Surely pointless, but an incredible
truth meant to refute G. A. Paul!” Winch translated Vitters’s “little essay on
value” which Grice “did not use for [his] essay on the conception of value.”
(“Kultur und Wert.”). Grice: “Not contented with natural science, Winch wants a
social one!”
winspeare: winspeare, filosofo italiano. winspeare: essential
Italian philosopher“My Italian friends do not consider me Italian, though!”His
ancestors were from Yorkshire in a bad timeHenry VIII. “So the king’s option
was clear: either your head off or move to CapriI chose the second.” (n.
Portici), filosofo. Delle confessioni spontanee de' rei, Stamp. Simoniana,
Napoli Storia degli abusi feudali, Tip. Trani, Napoli Voti de'
napolitani, s.e., Napoli La voce di Napodano, o sia Quarta illustrazione
del patto di Capuana e Nido, Tip. Trani, Napoli I libri delle leggi di
Cicerone volgarizzati, Tip. Trani, Napoli Delle chiese ricettizie del
Regno. Dissertazione, Tip. Trani, Napoli Saggi di filosofia
intellettuale, Tip. Trani, Napoli Dissertazioni legali, G. Winspeare,
Tip. Agrelli, Napoli La colonia perpetua ed i diritti feudali aboliti,
Tip. Pesole, Napoli. Grice: “Hailing remotely from the Catholic North Riding of
Yorkshire and settling in the most beautiful coastline in the world, Winspeare
knew all you need to know about Cudworth, and what he calls ‘percezione.’ I
would call him an Oxonian.” Refs.: H. P. Grice, “Winspeare, Speranza, Napoli,
and me!”The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft.
wodeham: “If Adam of
Wodeham was called Wodeham, I should, by the same token, be called
“Harborne””H. P. Grice. Oxonian philosopher, like Grice. Adam de English
Franciscan philosopher-theologian who lectured on Peter Lombard’s Sentences at
London, Norwich, and Oxford. His published works include the Tractatus de
indivisibilibus; his Lectura secunda Norwich lectures; and an abbreviation of
his Oxford lectures by Henry Totting of Oyta, published by John Major.
Wodeham’s main work, the Oxford lectures, themselves remain unpublished. A
brilliant interpreter of Duns Scotus, whose original manuscripts he consulted,
Wodeham deemed Duns Scotus the greatest Franciscan doctor. William Ockham,
Wodeham’s teacher, was the other great influence on Wodeham’s philosophical
theology. Wodeham defended Ockham’s views against attacks mounted by Walter
Chatton; he also wrote the prologue to Ockham’s Summa logicae. Wodeham’s own
influence rivaled that of Ockham. Among the authors he strongly influenced are
Gregory of Rimini, John of Mirecourt, Nicholas of Autrecourt, Pierre d’Ailly,
Peter Ceffons, Alfonso Vargas, Peter of Candia Alexander V, Henry Totting of
Oyta, and John Major. Wodeham’s theological works were written for an audience
with a very sophisticated understanding of current issues in semantics, logic,
and medieval mathematical physics. Contrary to Duns Scotus and Ockham, Wodeham
argued that the sensitive and intellective souls were not distinct. He further
develops the theory of intuitive cognition, distinguishing intellectual intuition
of our own acts of intellect, will, and memory from sensory intuition of
external objects. Scientific knowledge based on experience can be based on
intuition, according to Wodeham. He distinguishes different grades of evidence,
and allows that sensory perceptions may be mistaken. Nonetheless, they can form
the basis for scientific knowledge, since they are reliable; mistakes can be
corrected by reason and experience. In semantic theory, Wodeham defends the
view that the immediate object of scientific knowledge is the complexe
significabile, that which the conclusion is designed to signify. Oxonian
philosopher, like Grice. Adam de (c. 1295–1358), English Franciscan
philosopher- who lectured on Peter Lombard’s Sentences at Oxford. His oeuvre
includes a “Tractatus de indivisibilibus, divisum in cinque partibus”; his
“Lectura secunda” and “Lecturae
Oxonienses” as transcribed by Henry Totting of Oyta, and published by John
Major. Wodeham’s main work, like Grice’s, the Oxford lectures, themselves
remain only partially published. A brilliant interpreter of Duns Scotus, whose
original manuscripts he consulted in his main unpublication, Wodeham deems Duns
Scotus the greatest Franciscan doctor. Occam, Wodeham’s teacher, is the other
great influence on Wodeham (“I treasure the razor he gave me for my birthday.”)
Wodeham defends his tutor Ockham’s views against attacks mounted by Walter
Chatton. Grice was familiar with Wodeham (“from Wodeham, as it happens”)
because he wrote the prologue to Ockham’s Summa logicae. Wodeham’s own
influence rivals that of Ockham. Among the authors he strongly influenced are
Gregory of Rimini, John of Mirecourt, Nicholas of Autrecourt, Pierre d’Ailly,
Peter Ceffons, Alfonso Vargas, Peter of Candia (Alexander V), Henry Totting of
Oyta, John Major, and lastly, but certainly not leastly, H. P. Grice. Wodeham’s
lectures were composed for tutees with a very sophisticated understanding of
current issues in semantics, logic, and mathematical physics. Contrary to Duns
Scotus and Occam, Wodeham arguesand this is borrowed by Grice -- that the
sensitive and intellective souls are not distinct (vide Grice, “The power
structure of the soul”). Wodeham further develops the theory of intuitive
cognition, distinguishing intellectual intuition of our own acts of intellect,
will, and memory from sensory intuition of external objects. This is developed
by Grice in his contrast of “I am not hearing a noise,” and “That is not blue.”
Thus, knowledge based on experience can be based on intuition, according to Wodeham.
Wodeham goes on to distinguishs different grades (or degrees, as Grice prefers,
which Grice symbolises as ‘d’) of evidence (for credibility and desirability)
and allows that this or that sensory perception may be mistaken (“but if all
were, we are in trouble’). Nonetheless, they can form the basis for knowledge,
since they are, caeteris paribus, reliable. “A mistake can always be corrected
by reason and experience. In semantic and pragmatic theories, Wodeham defends
the view that the immediate object of knowledge is what he calls the “complexum
significabile,” that which the conclusion is designed to signify. wodeham,
adam. Obviously born at Wodeham, or Woodham as the current spelling goes (“But
I prefer the old, vide Occam”Grice). Like Gregorio da Rimini, obsessed with the
complexe significabile, “which has obvious connections with what I call the
propositional complexus.”
wollaston: when Grice is in a humorous mood, or mode, as he
prefers, he cites Wollaston at large! Wollaston is notorious for arguing that
the immorality of this or that action lies in an utterer who describes it
implicating a false proposition. Wollaston maintains that there is harmony
between reason (or truth) and happiness. Therefore, any ction that contradict
truth through misrepresentation thereby frustrates human happiness and is thus
“plain evil.” Wollaston gives the example of Willard [Quine] who, to pay Paul
[Grice], robs Peter [Strawspm] stealing his watch. Grice comments: “In falsely epresenting
Strawson’s watch as his own, Willard makes the act wrong, even if he did it to
pay me what he owed me.” Wollaston’s views, particularly his taking morality to
consist in universal and necessary truths, were influenced by the rationalists
Ralph Cudworth and Clarke. Among his many critics the most famous is, as Grice
would expect, Hume, who contends that Wollaston’s theory implies an absurdity
(“unless you disimplicate it in the bud.”). For Hume, any action concealed from
public view (e.g., adultery) conveys (or ‘explicates’) no false proposition and
therefore is not immoral, since one can annul it, to use Grice’s jargon. Refs.:
H. P. Grice, “Wollaston and the longitudinal unity of philosophy.” cited by H.
P. Grice. English moralist notorious for arguing that the immorality of actions
lies in their implying false propositions. An assistant headmaster who later
took priestly orders, Wollaston maintains in his one published work, The
Religion of Nature Delineated 1722, that the foundations of religion and
morality are mutually dependent. God has preestablished a harmony between
reason or truth and happiness, so that actions that contradict truth through
misrepresentation thereby frustrate human happiness and are thus evil. For
instance, if a person steals another’s watch, her falsely representing the
watch as her own makes the act wrong. Wollaston’s views, particularly his
taking morality to consist in universal and necessary truths, were influenced
by the rationalists Ralph Cudworth and Clarke. Among his many critics the most
famous was Hume, who contends that Wollaston’s theory implies an absurdity: any
action concealed from public view e.g., adultery conveys no false proposition
and therefore is not immoral. Refs.: H. P. Grice, “Why bother with Wollaston?”
BANC.
wollheim: R. A. London-born philosopher of Eastern-European
ancestry, BPhil Oxon, Balliol (under D. Marcus) and All Souls. Examined by H. P. Grice. “What’s two times
two?” Wollheim treasured that examination. It was in the context of a discussion
of J. S. Mill and I. Kant, for whom addition and multiplication are
‘synthetic’a priori for Kant, a posteriori for Mill. Grice was trying to
provide a counterexample to Mill’s thesis that all comes via deduction or
induction. Refs.: I. C. Dengler and Luigi Speranza, “Wollheilm and Grice,” for
the Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
woodianism: Roy Hudd: “Not to be confused with the woodianisms of
Victoria Wood.” -- Grice loved O. P. Wood, as anyone at Oxford dideven those
who disliked Ryle! Refs.: H. P. Grice, “O. P. Wood and some remarks about the
senses,” -- O. P. Wood, “Implicatura in
Hereford,” for The Swimming-Pool Library, custodian: Luigi SperanzaVilla Grice,
Liguria, Italia.
woozleyianism: R. M. Harnish discussed H. P. Grice’s implicaturum
with A. D. Woozley. Woozley would know because he had been in contact with
Grice since for ever. Woozley had a closer contact with Austin, since, unlike
Grice, ‘being from the right side of the tracks,’ he socialized with Austin in
what Berlin pretentiously calls the ‘early beginnings of Oxford philosophy,’ as
if the Middle Ages never happened. Woozley edited Reid, that Grice read, or
reed. Since the first way to approach Grice’s philosophy is with his colleagues
at his Play Group, Woozley plays a crucial role. Grice: “While Woozley would
attend Austin’s Sat. morns., he wouldn’t say muchin fact, he seldom said much.”
Refs.: R. M. Harnish and A. D. Woozley, “Implicatura,” for The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
wyclif: “It never ceased to amaze me how Wyclif was able to
find Anglo-Saxon terms for all the “Biblia Vulgata”!”H. P. Grice. English
Griceian philosophical theologian and religious reformer. He worked for most of
his life in Oxford as a secular clerk, teaching philosophy and writing
extensively in the field. The mode of thought expressed in his surviving works
is one of extreme realism, and in this his thought fostered the split of
Bohemian, later Hussite, philosophy from that of the G. masters teaching in
Prague. His worldline philosophical summa was most influential for his teaching
on universals, but also dealt extensively with the question of determinism;
these issues underlay his later handling of the questions of the Eucharist and
of the identity of the church respectively. His influence on English philosophy
was severely curtailed by the growing hostility of the church to his ideas, the
condemnation of many of his tenets, the persecution of his followers, and the
destruction of his writings. Refs.: H. P. Grice: “The problem of universals:
from Bologna to Oxford,” Villa Grice.
x: Grice: “I use ‘x’ to mean ‘token,’ and ‘X’ to
mean ‘type.’” Grice: “The idea is to use ‘x,’ ‘y,’ and ‘z.’” “In an early
tutorial, Strawson asked me, ‘What if we need four, don?” Strawson later
reminisced: “My question stuck with Grice, and he never again used x, y, and z,
but x1, x2, x3, …, xn“That will teach you a lesson,” he said.”
x-question: Grice: “I prefer the idea of a
qu-question. It sounds like a stammeras in do-do-dodgson, but it ain’t!” --.
Xy-question. Grice: “This would be a qu-1-qu-2
question, as in “He’s meeting a woman this evening?” “Who and where?” “His
wife, in his home,”where ‘who and where?” is a qu-1 and qu-2 question.
Xyz-question. “He is meeting a woman this
evening.” “Who, who, and where?” “Smith, his wife, his home.”
X1-x2-x3-…xn-question: Grice: “Since in theory
the number of variables in a conversational remark is almost infinite“but never
infinite,” as Peano remarksI shall use numerical subscripts. “Letters are nice,
but numbers are nicer.”
Xmas:
Grice: “The implicature of the “X” is the cross where allegedly Jesus died.”
y: Grice: “I shall use ‘y’ as a second variable; and z as a
third, if need be.”
yog and zog: Grice: “This is my paradox on ‘si’‘if’All philosophers
have a paradox named after them, and I thought it was high time to name a
paradox after me.” --. “My inspiration was Carroll’s “What the tortoise said to
Achilles.” Trust me to go to the defense of the underdog, or undertortoise!”
“Achilles had enough praise by the Romans!” -- “If” (Cicero’s ‘si’) is a
problem for Grice. “Especially in it being the only subordinate particle I have
seriously explored.” According to Strawson and Wiggins, this was Grice having
forged his shining new toolthe distinction between ‘By emitting x, An emissor
coomunicates that p” and “The emissum x ‘means’ ‘p.’ Apply that to ‘if.’ In
Strawson and Wiggins’s precis, for Grice, ‘p yields q’ is part of the
conversational implicaturumfor Strawson and Wiggins it is part of the
conventional implicaturum. They agree on ‘p
horseshoe q’ being the explicit emissum or explicatum in “Emissor
explicitly conveys and communicates that p horseshoe q.” For Grice, the implicaturum,
which, being conversational is cancellable, is calculated on the assumption
that the addressee can work out that the emissor has non-truth-functional
grounds for the making of any stronger claim. For Strawson, that
non-truth-functional reason is precisely ‘p yields q,’ which leads Strawson to
think that the thing is not cancellable and conventionally implicated. If
Strawson were right that this is Grice forging a new shining tool to crack the
crib of reality and fashioning thereby a new shining skid under his
metaphysical feet, it would be almost the second use of the tool! This is an expansion by Grice on the implicaturum
of a ‘propositio conditionalis.’ Grice, feeling paradoxical, invites us
to suppose a scenario involving ‘if.’ He takes it as a proof that his
account of the conversational implicaturum of ‘if’ is, as Strawson did not
agree, correct, and that what an utterer explicitly conveys by ‘if p, q’ is ‘p
> q.’ that two chess players, Yog and
Zog, play 100 games under the following conditions. Yog is white nine of ten
times. There are no draws. And the results are: Yog, when white,
won 80 of 90 games. Yog, when black, won zero of ten games. This implies
that: 8/9 times, if Yog was white, Yog won. 1/2 of the time, if Yog lost,
Yog was black. 9/10 that either Yog
wasnt white or he won. From these statements, it might appear one could
make these deductions by contraposition and conditional disjunction: If
Yog was white, then 1/2 of the time Yog won. 9/10 times, if Yog was white, then
he won. But both propositions are untrue. They contradict the assumption.
In fact, they do not provide enough information to use Bayesian reasoning to
reach those conclusions. That might be clearer if the propositions had instead
been stated differently. When Yog was white, Yog won 8/9 times. No information
is given about when Yog was black. When Yog lost, Yog was black 1/2 the time.
No information is given about when Yog won. (9/10 times, either Yog was black
and won, Yog was black and lost, or Yog was white and won. No information is
provided on how the 9/10 is divided among those three situations. The paradox
by Grice shows that the exact meaning of statements involving conditionals and
probabilities is more complicated than may be obvious on casual examination. Refs.:
Grice’s interest with ‘if’ surely started after he carefully read the section
on ‘if’ and the horseshoe in Strawson’s Introduction to Logical Theory. He was
later to review his attack on Strawson in view of Strawson’s defense in ‘If and
the horseshoe.’ The polemic was pretty much solved as a matter of different
intuitions: what Grice sees as a conversational implicaturum, Strawson does see
as an ‘implicaturum,’ but a non-defeasible onewhat Grice would qualify as
‘conventional.’ Grice leaves room for an implicaturum to be nonconversational
and yet nonconventional, but it is not worth trying to fit Strawson’s
suggestion in this slot, since Strawson, unlike Grice, has nothing against a
convention. Grice was motivated to formulate his ‘paradox,’ seeing that
Strawson was saying that the so-called ‘paradoxes’ of ‘entailment’ and
‘implication’ are a momer. “They are not paradoxical; they are false!” Grice
has specific essays on both the paradoxes of entailment and the paradoxes of
implication-. The H. P. Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The University of
California, Berkeley.
zabarella: zabarella (n. padova),
filosofo. Grice: “Zabarella is what I would call a proto-Griceain.” In fact, at
Villa Grice, Grice was often called the English Zabarella, after philosopher
Jacopo Zabarella, of Padova. Zabarella produces extensive commentaries on
Grice’s favourite tract by Aristotle, “De Anima,” and Physica and also
discussed some Aristotelian interpreters. However, Zabarella’s most original
contribution is his work in semantics, “Opera logica.” Zabarella regards
semantics as a preliminary study that provides the tools necessary for
philosophical analysis. Two such tools are what Zabarella calls “order” (cf.
Grice, ‘be orderly’). Another tool is what Zabarella calls “ method.” Order
teaches us how to organize the content of a discipline to apprehend it more
easily. Method teaches us how to draw a syllogistic inference. Zabarella
reduces the varieties of orders and methods classified by other interpreters to
compositive order, and resolutive order, and composite method and and
resolutive method. The compositive order from a principle to this or that
corollary applies to this or that speculative, alethic or theoretical
discipline. The ‘resolutive’ order, from a desired end to the means appropriate
to its achievement applies to this or that practical discipline, such as ‘pragmatics’
understood as a manual of rules of etiquette. This much is already in
Aristotle. However, Zabarella offers an original analysis of ‘method.’ The
compositive method infers a particular consequence or corollary from a
‘generic’ principle. The ‘resolutive’ method INFERS an originating gneric
principle from this or that particular consequence, corollary, or
instantiantion, as in inductive reasoning or in reasoning from effect to cause.
Zabarella’s terminology influenced Galileo’s mechanics, and has been applied to
Grice’s inference of the principle of conversational co-operation out from the
only evidence which Grice has, which is this or that ‘dyadic’ exchange, as he
calls it. In Grice’s case, his corpus is intentionally limited to conversations
between two philosophers: A: What’s that? B: A pillar box? A: What colour is
it? B: Seems red to me. From such an exchange, Grice infers the principle of
conversational co-operation. It clashes when a cancellation (or as Grice
prefers, an annulation) is on sight: “I surely don’t mean to imply that it
MIGHT actually be red.” “Then why be so guarded? I thought you were
cooperating.”H. P. Grice. “We can regard Jacopo as an Aristotelian philosopher
who taught at the of Padua. He wrote
extensive commentaries on Aristotle’s Physics and On the Soul and also
discussed other interpreters such as Averroes. However, his most original
contribution was his work in logic, Opera logica 1578. Zabarella regards logic
as a preliminary study that provides the tools necessary for philosophical
analysis. Two such tools are order and method: order teaches us how to organize
the content of a discipline to apprehend it more easily; method teaches us how
to draw syllogistic inferences. Zabarella reduces the varieties of orders and
methods classified by other interpreters to compositive and resolutive orders
and methods. The compositive order from first principles to their consequences
applies to theoretical disciplines. The resolutive order from a desired end to
means appropriate to its achievement applies to practical disciplines. This
much was already in Aristotle. Zabarella offers an original analysis of method.
The compositive method infers particular consequences from general principles.
The resolutive method infers originating principles from particular
consequences, as in inductive reasoning or in reasoning from effect to cause.
It has been suggested that Zabarella’s terminology might have influenced
Galileo’s mechanics. Grice liked to recite Zabarella’s works by heart. Opera Logica, Venezia; De methodis; De regressu, Venezia;
Tabula logicae, Venezia; In duos Aristotelis libros Posteriores Analyticos
commentarii, Venezia; De doctrinae ordine apologia, Venezia; De naturalis
scientiae constitutione, Venezia; De rebus naturalibus, Venezia; In libros
Aristotelis Physicorum commentarii, Venezia; Opera Physica, Francoforte; De
generatione et corruptione et Meteorologica commentarii, Francoforte; In tres
libros Aristotelis De anima commentarii, Venezia. Refs.: Luigi Speranza, Notes on I Tatti’s
edition of Zabarella, “On methods,” -- H. P. Grice, “Zabarella,” Speranza, “Grice
and Zabarella,” Villa Grice.
zamboni. Grice: “Not everybody knows his zamboni.” There’s Giorgio
Zamboni.
zamboni: Essential Italian philosopher. Giovanni Zamboni (n. Verona),
filosofo. Zamboni. Herbert Spencer: commemorazione e polemica, tip. Garagnani,
Bologna, La filosofia neo-scolastica
secondo un professore positivista, Tip. vescovile G. Marchiori,Verona, Il
valore scientifico del positivismo di Roberto Ardigò e della sua “conversione”,
Verona, La dottrina morale e la psicologia del volere nel testo di etica di un
discepolo dell’Ardigò, Società Editrice Veronese, Verona, La gnoseologia
dell’atto come fondamento della filosofia dell’essere. Saggio di interpretazione
sistematica delle dottrine gnoseologiche di S. Tommaso d’Aquino, Milano, Introduzione
al corso di gnoseologia pura, Soc. Ed. Vita e Pensiero (Tip. S. Giuseppe),
Milano, L' origine delle idee: breve saggio analitico introspettivo, proposto
alla riflessione personale degli studenti... , Società editrice veronese,
Verona, Sistema di gnoseologia e di morale: basi teoretiche per esegesi e
critica dei classici della filosofia moderna ,Editrice Studium, Roma,Studi
esegetici, critici, comparativi sulla «Critica della Ragione pura», La tipografica
veronese, Verona, Metafisica e
gnoseologia, Risposta a Mons. Francesco Olgiati, La Tipografica Veronese,
Verona, Il realismo critico della gnoseologia pura. Risposta al «Caso Zamboni»
(P. A. Gemelli, Mons. F. Olgiati e P. A. Rossi), Verona, Realismo Metafisica Personalità
(Rilievi Note Discussioni), La Tipografica Veronese, Verona, 1937. La persona
umana. Soggetto autocosciente nell’esperienza integrale. Termine della
gnoseologia. Base della metafisica, Verona, Giulietti G., Vita e pensiero,
Milano, Precisazioni e complementi ai testi scolastici. 1. La Religione
naturale e l’essenza della Religione Cristiana, La tipografica veronese,
Verona. La «filosofia dell’esperienza immediata, elementare, integrale» per la
completa autoconsapevolezza dello spirito umano, La Tipografica Veronese,
Verona, Itinerario filosofico dalla propria coscienza all’esistenza di Dio, La
Tipografica Veronese, Verona (parte dell’opera fu pubblicata autonomamente).
Teodicea, Rodella A., Vita veronese, Verona, La dottrina della coscienza
immediata (struttura funzionale della psiche umana) è la scienza positiva
fondamentale, La tipografica veronese, Verona, Dizionario filosofico;
introduzione e note di Ferdinando L. Marcolungo, Vita e Pensiero, Milano, Idee
e giudizi, Marcolungo F.L., IPL ,Milano, L' io e le nozioni soprasensibili;
introdotta da Giovanni Giulietti ; curata da Giovanni Giulietti e Albarosa Vighi
Zonzini, IPL, Milano Corso di gnoseologia pura elementare. 1.1, Spazio, tempo,
percezione intellettiva; introdotta e curata da Ferdinando L. Marcolungo ;
presentazione di Giovanni Giulietti, IPL, Milano, Corso di gnoseologia pura
elementare, Idee e giudizi; Ferdinando L. Marcolungo, IPL, Milano, Corso di gnoseologia pura elementare. L' io e
le nozioni soprasensibili; introdotta da Giovanni Giulietti; curata da Giovanni
Giulietti e Albarosa Vighi Zonzini, IPL, Milano, Giuseppe Zamboni : autobiografia di una personalità
integrale, Serio De Guidi,Archivio storico Curia diocesana, Verona, Studi sulla
Critica della ragione pura; Ferdinando Luigi Marcolungo, QuiEdit,Verona, .
Sistema di gnoseologia e di morale; Ferdinando Luigi Marcolungo, QuiEdit,
Verona, . Refs.: H. P. Grice, “Gnoseologia,” The Grice Papers, BANC MSS
90/135c, Bancroft, University of California, Berkeley.
zanini: Essential Italian philosopher. Grice: “There are some
resemblances between what Zanini intelligently calls “the rhetorics, sic in
plural, of truth, and my idea of theoretical argument as a sort of deep down
practical argument.” Adelino Zanini (Legnago), filosofo. Laureato in filosofia
all'Padova con Umberto Curi, è stato borsista presso la Fondazione L. Einaudi
di Torino, ove ha studiato con Siro Lombardini. È professore di Filosofia
politica e di Etica economica presso l'Università Politecnica delle Marche. I
suoi studi sono indirizzati, in particolare, al rapporto tra pensiero politico
e scienza economica tra 1700 e secondo '900. È tra i principali interpreti
italiani del pensiero di Adam Smith e di Joseph Schumpeter. Opere principali
Filosofie del soggetto. Soggettività e costituzione, Ila Palma, Palermo, Keynes:
una provocazione metodologica, Bertani, Verona, Schumpeter impolitico, Istituto
della Enciclopedia ItalianaTreccani, Roma Il moderno come residuo. Dieci lemmi,
Pellicani, Roma 1989; Genesi imperfetta. Il governo delle passioni in Adam Smith,
Giappichelli, Torino, Modernità e nomadismo, Calusca, Padova; Adam Smith.
Economia, morale, diritto, B. Mondadori, Milano (II edizione, Liberilibri,
Macerata, ). Macchine di pensiero. Schumpeter, Keynes, Marx, Ombre corte,
Verona; oseph A. Schumpeter, B. Mondadori, Milano, Lessico postfordista, (cura
con U. Fadini), Feltrinelli, Milano Retoriche della verità. Stupore ed evento,
Mimesis Edizioni, Milano Filosofia economica. Fondamenti economici e categorie
politiche, Bollati-Boringhieri, Torino(tr. ingl., Peter Lang, Oxford); L'ordine
del discorso economico. Linguaggio delle ricchezze e pratiche di governo in
Michel Foucault, Ombre corte, Verona . Principi e forme delle scienze sociali.
Cinque studi su Schumpeter, Il Mulino, Bologna . A. Graziano, Adam Smith ou les passions de
l'homme moderne. Sur deux ouvrages de Adelino Zanini, “Critique”, A. Negri, Una
traccia per gli anni settanta, “Belfagor”, E. Garin, L'etica della simpatia,
“L'indice”, A. Salanti, L'economia politica come critica della società
(capitalistica): note sparse a Adelino Zanini, Filosofia Economia. Fondamenti
economici e categorie politiche, “Quaderni del Dipartimento di Ingegneria
gestionale”, Università degli studi di
Bergamo. S. Caruso, Alla ricerca della filosofia economica, “Storia del pensiero
economico”, Fumagalli, Sfera politica e
sfera economica: un difficile rapporto. A proposito di "Filosofia
economica" di Adelino Zanini, “Economia politica”, Opere di Adelino Zanini, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere di Adelino Zanini, .
Registrazioni di Adelino Zanini, su RadioRadicale.it, Radio
Radicale. Pagina docente nel sito
dell'Università Politecnica delle Marche, su univpm.it. Adelino Zanini in
SWIFSito web italiano per la filosofia, su swif.uniba.it. l'8 gennaio
(archiviato dall'url originale l'8 gennaio ). Intervista ad Adelino
Zanini su J.A. Schumpeter. Video Mediaset, su video.mediaset.it. Legnago.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice and Zanini: the rhetorics of truth,” The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia; H. P. Grice, “Zanini,” The
Grice Papers, BANC MSS 90/135c, University of California, Berkeley.
zanotti: zanotti (n. bologna), filosofo. Della
forza dei corpi che chiamiamo viva; Filosofia morale; De viribus centralibus,
Bononiae, Lelio dalla Volpe; Ragionamento sopra la filosofia; Paradossi;
Epistolario. Refs.: H. P. Grice, “Zanotti and me,” The Grice Papers, BANC MSS
90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley.
zimara: Essential Italian philosopher. Grice: “Zimara shows that
Aristotle was popular not just in Oxford!” -- zimara (n. Galatina), filosofo. Marcantonio
o Marco Antonio Zimara o Zimarra (San Pietro in Galatina, filosofo. Marcantonio
o Marco Antonio Zimara, si laureò in medicina e filosofia all'Padova e vi
insegnò. Sindaco di Galatina, si recò a
Napoli per difendere la città dai soprusi dei Duchi Castriota.. Insegnò
filosofia a Salerno con la stesura di una guida alle opere di Aristotele. Curò
la pubblicazione di alcune opere del grande filosofo tedesco e dottore della
Chiesa Alberto Magno e di Giovanni di Jandun Dizionario di filosofia, riferimenti
in . Vedi Delio Cantimori in
Enciclopedia Italiana, riferimenti in .
Opere : Zimara Marcantonio, Questio de primo cognito, Papie, Iacob de
Burgofranco impresse, Studi Galatinesi
illustri, Guida Biografica, TorGraf Galatina, Galatina 1998. Altri progetti
Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Marcantonio
Zimara Marcantonio Zimara, su
Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Marcantonio Zimara, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Marcantonio Zimara, . Zimara, Marco Antonio, in Dizionario di
filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “It’s amazing how much
Zimara loved Aristotle.”Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c.
zini : zini (n. Firenze), filosofo.
Proprietà individuale o proprietà collettiva?, Torino, Fratelli Bocca; Il
pentimento e la morale ascetica, Torino, Bocca; Giustizia: storia d'una idea,
Torino, F.lli Bocca -- cf. Grice, “Justice in Plato’s Republic,” “Social
justice,” The Grice Papers; La morale al bivio, Torino, Fratelli Bocca; La doppia
maschera dell'universo: filosofia del tempo e dello spazio, Torino, Fratelli
Bocca; Il congresso dei morti, Roma, Libreria editrice del Partito comunista
d'Italia, ed. con introduzione di Giancarlo Bergami e prefazione di Nerio Nesi,
Calabritto, Mattia&Fortunato; Poesia e verità, Milano, Corbaccio, I
fratelli nemici: dialoghi e miti moderni, Torino, Einaudi; La tragedia del
proletariato in Italia: diario, Prefazione di Giancarlo Bergami, Milano,
Feltrinelli; Appunti di vita torinese, Firenze, Olschki Pagine di vita
torinese: note del diario, Torino, Centro studi piemontesi. Grice enjoyed
Zini’s approach. “His essay on justice is divided into six parts. The first is
‘the real and the ideal” (‘il relae e l’ideale”); the second is “La giustizia
come idea ed emozione” (Fairness as idea and as emotion), the first is “I fruit
del lavoro e la loro distribuzione scondo giustizia” (The fruits of labour and
their distribution according to fairness”), the fourth is “Libertà od
egualiglianza,”Grice: “Note the ‘od,’ which need not be exclusive.”The fifth is
“Analisis del merito,” an analysis of merit, and the last is “La pena
riparatrice”the punishment that teaches.”Grice: “In liberty or freedom versus
equality, Zini approaches the Roman attitude, rather brusque to those
Anglo-Saxon attitudes!” -- Refs.: H. P. Grice, “Justice from Plato to Zini: the
history of an idea, alla Berlin,” Luigi Speranza, The Swimming-Pool Library,
Villa Grice, Liguria, Italia, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft
Library, The University of California, Berkeley.
zolla: Essential Italian philosopher. zolla è un filosofo italiano. Etica e estetica, Spaziani,
Torino Eclissi dell'intellettuale, Bompiani, Milano Volgarità e dolore,
Bompiani, Milano Le origini del trascendentalismo, Edizioni di Storia e Letteratura,
Roma Storia del fantasticare, Bompiani, Milano Le potenze dell'anima:
morfologia dello spirito nella storia della cultura, anatomia dell'uomo
spirituale, Bompiani, Milano I letterati e lo sciamano, Bompiani, Milano Che
cos'è la tradizione? Bompiani, Milano Le meraviglie della natura: introduzione
all'alchimia, Bompiani, Milano Archetipi, Marsilio, Venezia L'androgino:
l'umana nostalgia dell'interezza, Red, Como Incontro con l'androgino:
l'esperienza della completezza sessuale, Como Aure: i luoghi e i riti,
Marsilio, Venezia L'amante invisibile: l'erotica sciamanica nelle religioni,
nella letteratura e nella legittimazione politica, Marsilio, Venezia Il
sincretismo, Guida, Napoli Verità segrete esposte in evidenza: sincretismo e
fantasia, contemplazione e esotericità, Marsilio, Venezia Tre discorsi
metafisici, Guida, Napoli Uscite dal mondo, Adelphi, Milano La luce. La ricerca
del sacro, Tallone, Alpignano Ioan Petru Culianu, Tallone, Alpignano Lo stupore
infantile, Adelphi, Milano Le tre vie, Adelphi, Milano Un destino itinerante:
conversazioni tra Oriente e Occidente con Doriano Fasoli, Marsilio, Venezia La
nube del telaio: Ragione e irrazionalità tra Oriente e Occidente, Arnoldo
Mondadori Editore, Milano La filosofia perenne. L'incontro fra le tradizioni
d'Oriente e d'Occidente, Mondadori, Milano Catabasi e Anastasi, Tallone,
Alpignano Discesa all'Ade e resurrezione, Adelphi, Milano Minuetto all'inferno,
Einaudi, Torino Cecilia o la disattenzione, Garzanti, Milano I moralisti
moderni, Garzanti, Milano (con Alberto Moravia) Saggi, Bompiani, Milano La
psicanalisi, Garzanti, Milano Emily Dickinson, Selected Poems and Letters,
Mursia, Milano Il Marchese de Sade, Le opere. Scelte e presentate da Elémire
Zolla, Longanesi & C., Milano I mistici, Garzanti, Milano Herman Melville,
Clarel, Einaudi, Torino; nuova ed. Adelphi, Milano Nathaniel Hawthorne,
Settimio Felton o l'elisir di lunga vita, Neri Pozza, Vicenza 1966; poi
Garzanti, Milano Il superuomo e i suoi simboli nelle letterature moderne, La
Nuova Italia, Firenze Pavel Florenskij, Le porte regali. Saggio sull'icona,
Adelphi, Milano Novecento: Lucarini, Roma L'esotismo nella letteratura, La
Nuova Italia L'esotismo nelle letterature moderne, Liguori, Napoli Il dio
dell'ebbrezza: antologia dei moderni dionisiaci, Einaudi, Torino Conoscenza
religiosa, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma Gli arcani del potere:
elzeviri, Rizzoli, Milano 2009 Gli usi dell'immaginazione e il declino
dell’Occidente, A.I.R.E.Z., Montepulciano Filosofia perenne e mente naturale, Venezia
Il serpente di bronzo. Scritti antesignani di critica sociale, Venezia Civiltà
indigene, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma Archetipi. Aure. Verità
segrete. Dioniso errante. Tutto ciò che conosciamo ignorandolo, Marsilio,
Venezia (contiene Archetipi, Aure e
Verità segrete esposte in evidenza, e l'introduzione all'antologia Il dio
dell'ebbrezza) Le tre vie. Soluzioni sovrumane, Grazia Marchianò, Marsilio,
Venezia. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft
Library, The University of California, Berkeley.
zorzi:
Essential
Italian philosopher. Grice: “For some reason, in the Veneto area, they cannot
pronounce the /dg/, which becomes /z./ as everyone who is familiar with
Giorgoneas used by Quine, would know! –“ zorzi (n. ) è un filosofo. L'armonia del mondo,
S. Campanini, "Il Pensiero Occidentale", Bompiani, Milano De harmonia
mundi, pref. C. Vasoli, Lavis-Firenze, La Finestra editrice-Biblioteca
Nazionale Centrale di Firenze. L'Elegante Poema & Commento sopra il Poema,
J.-F. Maillard, ArchéEdidit, MilanoParis. S. Onda, Le vicende costruttive della
chiesa e del convento. Il progetto di Jacopo Sansovino e il «memoriale» di
Francesco Zorzi; Le teorie ermetiche di frate Zorzi, in La chiesa di San
Francesco della Vigna e il convento dei Frati Minori, Venezia (Edizione a cura
della Parrocchia di San Francesco della Vigna), Venezia; Saverio Campanini,
Zorzi's Criticism of the Vulgata: Hebraica Veritas or Mendosa Traductio? in G.
Busi (ed.), Hebrew to Latin, Latin to Hebrew. The Mirroring of Two Cultures in
the Age of Humanism, Berlin Studies in Judaism 1, N. Aragno Editore, Torino; Saverio
Campanini, Ein unbekannter Kommentar zum „Hohelied“ aus der kabbalistischen
Schule von Francesco Zorzi: Edition und Kommentar, in G. FrankA. HallackerS.
Lalla (edd.), Erzählende Vernunft, Akademie Verlag, Berlin, Saverio Campanini,
Le fonti ebraiche del De Harmonia mundi di Francesco Zorzi, in «Annali di Ca'
Foscari»; G. Busi, Francesco Zorzi. A Methodical Dreamer, in The Christian
Kabbalah. Jewish Mystical Books and their Christian Interpreters, ed. J. Dan, Harvard.
S. Campanini, Haophan betoc haophan. La struttura simbolica del De Harmonia
mundi di Francesco Zorzi, in «Materia Giudaica». Alfonso Vesentini Argento. Il
cardinale e l'architetto. Girolamo Aleandro e il rinascimento adriatico
veneziano. Apostrofo edizioni-Pieve San Giacomo-Cremona; S. Campanini, Ein
christlicher Kabbalist liest Ficino: Francesco Zorzi, in J. Eming und M.
Dallapiazza unter Mitarbeit von F. Quenstedt und T. Renz, Marsilio Ficino in
Deutschland und Italien. Renaissance-Magie zwischen Wissenschaft und Literatur,
Harrassowitz Verlag, Wiesbaden. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS
90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley.
zucca: zucca (n.
Villaurbana), filosofo. Grice: “I like his surname. Mine means ‘pig.’ His means
‘punpkin.’!” --. L'uomo e l'infinito, Imola, Tipografia
sociale; Il lamento del genio, parodia, Sassari, Gallizzi; Dopo il dolore,
canto, Chiari, Rivetti; Il grande enigma, Modena, Formiggini; Le lotte
dell'individuo, “Rivista di Filosofia”: Le lotte dell'individuo, Modena,
Formiggini; Essere e non essere, “Rivista di Filosofia”; Essere e non essere,
Roma, Formiggini; Pensieri, “Rivista sarda; Leggenda e realtà, “Rivista sarda”,
“Ardigò e il vescovo di Mantova (un'intervista nel sogno), Roma, Rivista sarda;
“Ardigò e il vescovo di Mantova (un'intervista nel sogno),’ Roma, Ferri; Un
filosofo di un filosofo, “Mediterranea”; I rapporti fra l'individuo e l'universo,
Padova, Cedam. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC, MSS The Bancroft
Library, The University of California, Berkeley.
zuccarelli: Grice: “Not really a philosopher, but someone involved in the
death of one!” “Nonostante i dubbi, la questione venne ben presto chiusa;
secondo l'incaricato Zuccarelli, era plausibile che quelli fossero parte dei
resti di Leopardi. Il medico parla esplicitamente di aver rinvenuto una parte
di rachide e una di sterno entrambe deviate.”
zubiena: Grice: “I would call him the Italian Parkinson – Like G.
W. H. Parkinson, he edited a volume on ‘semantics’, and I would also call him
the Italiaann A. G. N. Flew. Like Flew he edited a volume on “Langauge and
philosophy.”” enrico castelli gattinara di zubiena (n. Torino), filosofo. Professore
a Roma. Ha fondato l'Archivio di Filosofia e ha organizzato i "Colloqui
Castelli"—Grice: “He should have called them Zubiana”) incontri che
riuniscono filosofi per discutere temi di filosofia della religione, Vicina
all'esistenzialismo, la sua opera, partita da posizioni spiritualiste, si
caratterizza per uno stile filosofico dal tratto autobiografico. Si è
interessato di temi legati al rapporto tra ragione, arte e religione; e ha
introdotto il dibattito sulla demitizzazione. Nel suo pensiero convergono suggestioni
tratte da Agostino, Kierkegaard, Lev Isaakovič Šestov, Heidegger, in una ricerca
volta a delineare una teologia della storia sulla base della considerazione del
tema del peccato originale. Nei Colloqui, nati dall'intento di contribuire ad
una rinascita culturale dell'Europa, convennero in Italia personalità di
rilievo della scena filosofica religiosa, teologica, ontologica, fenomenologica
ed ermeneutica. Vi fecero la loro comparsa Gouhier, Breton, Brun, Bruaire,
Tilliette, Lacan, Ricœur, Lévinas, Ellul, Argan, Starobinski, Benveniste, Eco,
Scholem, Vahanian, Giannini. Ha preso il suo posto, come organizzatore dei
Colloqui e direttore dell'Archivio di Filosofia, Marco Maria Olivetti. Panikkar
fu suo grande amico e collaboratore.
Principali pubblicazioni; Il tempo esaurito, Ed. della Bussola, Roma,
1947. Existentialisme théologique, Herman & Co., Paris 1948. I presupposti
di una teologia della storia, Cedam, Padova 1952. Il demoniaco nell'arte,
Electa, Milano, 1952; rist. Bollati Borighieri, Torino 2007. Pensieri e
giornate, Cedam, Padova, 1963. Simboli e Immagini, Edizioni Rinascimento, Roma,
1966. I presupposti di una teologia della storia, Cedam, Padova 1968. Il tempo
invertebrato, Cedam, Padova 1969. I paradossi del senso comune, Cedam, Padova,
La critica della demitizzazione, Cedam, Padova, Il tempo inqualificabile,
Cedam, Padova, Diari, Cedam, Biblioteca dell'Archivio di Filosofia, Padova, sul pensiero filosofico di Castelli Marco
Maria Olivetti, Enrico Castelli in E. CORETHW.M. NEIDLG. PFLIGERDORFFER , La
filosofia cristiana nei secoli XIX e XX, Edizione italiana G. Mura e G. Penzo,
Città Nuova, Roma, Pietro Prini, L'esistenzialismo teologico di Enrico
Castelli, in Pietro Prini, La filosofia cattolica italiana del Novecento,
Laterza, Roma-Bari, Enciclopedia Treccani
SapienzaRoma, su archivio.uniroma1.it. Filosofia della religione
Esistenzialismo Teologia razionale
Istituzioni collegate, su filosofia.uniroma1.it. Archivio di filosofia,
su libraweb.net. Livio Sichirollo, «CASTELLI GATTINARA di Zubiena, Enrico» in
Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Enrico
Castelli, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di Enrico Castelli.
Refs.: Luigi Speranza: “Grice, Flew, Parkinson, and Zubiena,” The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria.
FINE
Dedicated to A. M. G. Grice loved Italian philosophy, and Oxford philosophy! Because he loved Roman philosophy. There are many keys to the classical Roman philosophical tradition, which later becomes the Italian philosophical influence (e. g. Boethius, or Boezio, as the Italians call him) in the oeuvre of H. P. Grice. Most manuals about this philosopherGrice, that is, not Boezio-- lack alas the required expertise on Roman and Italian philosophywith which Grice was so well acquainted with since his days at Clifton and later at Corpus for his Lit. Hum. The following thesaurus is meant to fill that gap. More than a dictionary this is what Roger Bacon would call an abecedarium philosophicumabecedarium griceianum, if you want. There are no proper names in this alphabetum, so you won’t find an entry for Grice, but one for Griceian. Luigi Speranza, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Dedicated to A. M. G. A: SUBJECT INDEX: ABDICATVMABSOLVTVMACTUM -- ANIMA -- A: NAME INDEX: FILOSOFO ITALIANO: ABANOABBÀ -- ABBAGNANOABBRIACCARSIACCETTOACHILLINI -- ACITOACONZIO -- ACQUASPARTA -- ACQUISTOD’ -- ACRI -- ADDIEGO-D’ADORNOAGAMBEN -- AGAZZI-Em -- AGAZZI-EvAGOSTINO -- AGOSTINO-D’AGRESTA -- AGRIGENTOAJELLO—ALBERGANO -- ALBERTIALBERTIALBERTINIALDEROTTIALEMANNOALFIERI -- ALFONSO-D’ -- ALGAROTTIALICI -- ALIGHIERI -- ALIOTTAALLEGRETTIALLIEVO -- ALLMEYER-FAZIO -- ALTAN-TullioAMADUZZIAMANTEA -- AMBROGIO -- AMBROSOLINIAMERIOAMIDEIAMUCOANCESCHIANDINA -- ANDREA-D’ANDRIAANGELIANGIULLI -- ANNUNZIO-D’ANTISERIANTONI -- ANTONINI -- AOSTAAPPOLINARE -- AQUINO ARCAIS ARANGIO ARCAISARCHIBUGIARCHIDIACONO -- ARCO-L’ -- ARDIGÒ ARE ARENA -- ARIMINO-Grego DaARMETTAARRIGHETIASSUNTOASTORINIAURELIO -- AURELIO-- AUSTINJLAZEGLIOAZULAI -- NAME INDEX: ENGLISH: -- AARON -- ACKRILL (Grice’s tutee at St. John’s)AELFRIC -- AUSTIN (collaborator with H. P. Grice) -- AYER (Anglo-Jewish) B: SUBJECT INDEX: BULETIC -- B: NAME INDEX: -- FILOSOFO ITALIANO: BACCHINBACCIBADALONIBAFFABAGLIETTOBALBOBALDINIBALDINOTTIBALDUINOBANFIBARATONOBARBABARBAROBARCELLONABARIEBARICELLIBARLAAMBARONCELLI -- BARONE-F -- BARONE-GBARSIO BARTOLI BARZAGHIBARZELLOTTIBATTAGLIABAUSOLABAZZANELLABECCARIABECCHIBEDESCHIBELLEOBEDONIBELLONIBELLUTOBENARDIBENCIVENGA -- BENE-BENEDETTOBENINCASABENVENUTOBENVENUTTIBERNARDIBERNARDO -- BERNERIBERTIBERTINARIABERTOBIANCOBOBBIOBOCCADIFERRO -- BOCCANEGRABOCCHI -- BODEIBOELLA -- BOEZIOBOLANOBONATELLIBONAVINOBONCINELLIBONIOLOBONOMIBONOMOBONTADINIBONTEMPELLIBONVECCHIObordon (scaligero) -- BORELLI-D -- BORRELI-PBORSABOTEROBOTTABOTTIROLLI BOTTONI -- BOVIO -- BOZZELLI -- BOZZETTIBRANCIFORTE -- BRANDALISEBRECCIABRESSANI -- BRUNETTO LATINIBRUNI -- BRUNOBUONAFEDE -- BUONAMICIBUONARROTIBUONASANTIBUONSANTOBURGIOBURTIGLIONEB: NAME INDEX: ENGLISHBACON-R BACON-F BOSTOCK (Grice’s tutee at St. John’s)BRADLEYBRAITHWAITEBROAD C: SUBJECT INDEX: CONCEPTVS -- C: NAME INDEX: ITALIANOCABEO -- CACCIARI -- CACCIATORECAFFARELLICAFFICAFFOCALBOLI-PaulucciDiCalboli -- CALDERONICALOGEROCALOPRESECAMBRIACAMILLACAMMARATACAMPA-RCAMPA-RCAMPAILLA -- CAMPANELLACANTONICAPITINICAPIZZICAPOCASALECAPOCCI -- CAPOGRASSICAPORALICAPPELLETTICAPRACAPUA-DiCARABELLESECARACCIOLOCARAMELLACARAMELLOCARANDOCARAVITA -- CARBONARACARBONECARBONICARCANOCARCHIACARDANOCARDIACARDONECARIFICARLECARLINICARO-DeCARRAVETTACARULLICASALE—GiovanniDaCASALEGNOCASANOVACASATICASINICASOTTI -- CASTELLI -- CASSIODOROCASTRUCCICATALFANOCATARA-LetieriCATENACATTANEO-CCATTANEO-MCATTANI-DaDiacetoCATUCCICAVALCANTICAVALIERICAVALLOCAZZANIGACECCATOCEDRONICELLUCCICENTICENTOFANTICEREBOTANICERETTICERONETTICERRONICERTANICERUTICERUTTICERVICESACESARINI-SforzaCESENA-MicheleDaCHERCHICHIAPPELLICHIAROMONTECHIAVACCI -- CHIOCCHETTICHIODICHITTI -- CICERONECILIBERTOCINATTICIONECOCOCODRONCHICOLAZZACOLECCHICOLLETTICOLLICOLLINI-CosimoCOLOMBECOLOMBO -- COLONNACOLONNELLOCOLORNICONTECONTESTABILESchinella-Conti, Antonio -- CONTI-AngeloCONTI-AugustoCONTRICORBELLINICORDESCHICORLEOCORNELIOCORRADOCORSINICORTESECORVAGLIACOSICOSMACINICOSIMO-Collini?COSMI-DeCOSSOTTINICOSTACOSTA-IICOSTANZI -- COTTRONEOCOTTACREDARO -- CREMONINICRESPICRESPO -- CROCECURCIO-CorradoCURICUSANICUTELLIC: NAME INDEX: ENGLISHCOLLINGWOOD D: SUBJECT INDEX: DEMONSTRATUM -- D: NAME INDEXITALIANDalmassoDandoloDaniele -- Annunzio/AnnunziDatiDelficoMDelfinoFedericoDeliaDelminioDeloguDemariaDemetrioDesideriDianoDionDionigiDisertoriDodaroDomaninDonàDonatelliDonatiDondiDorflesDoriaDottarelliDuniDusoD: NAME INDEX: ENGLISH: DUMMETT E: SUBJECT INDEX: EXPLICATVM -- E: NAME INDEX: ITALIAN: -- ECOENESIDEMO -- EMILIANIEMOENRIQUESENTREVESA ENZO EPICOCO -- EPITTETOERCOLE-D’ESPOSITO -- EVOLAE: NAME INDEX: ENGLISH. F: SUBJECT INDEX -- F: NAME INDEXITALIANO -- FABRIFABROFAGGINFALCIGLIA-DaSaleniGFALLARMONICA -- FALZEAFANO -- FARDELLA –-- FASSOFAZIO -- FAZZINIFELICEFERDINANDOFiorettiFERGNANIFernando (Epifanio) -- FERRABINOFERRANDO -- FERRARIFERRARIFERRARISFERRARIS-DeFERRETTIFERRI -- FICINOFIDANZAFIGLIUCCIFILANGIERI –– FILLIPIS-DeFINESCHI -- FIOREFIORMONTEFIORENTINOFIORETTIFISICHELLAFLORIDIFonnesuForneroForlìJacopoDaFormaggioFornariFracastoroFrancescoDiFranchiniFranciFrancia(ToraldodiFrancia) -- FranziniFrixioneFrontinoFrosiniFusaroFuschi -- F: NAME INDEXENGLISHMEN: FLEWG: SUBJECT INDEX: GOAL-ORIENTED BEHAVIOURGRAMMARGESTUREGUSTUMGUSTATUM -- G: NAME INDEX: FILOSOFO ITALIANO:GaetaniGagliardiGaleffiGalianiGalileiGalimbertiGalliGalloGalliGalloGalluppiGalvanoGangaleGarboDinoDelGarganiGarinGarroniEmilioGarroniStefanoGattiGelliGemmisDeGenoveseGenovesiGentile -- GentileGentileMarinoGentiliGerratanaGeymonatGhezziGhisleriGiacchéGiacomoGiacomoDiGiandomenicoDiGiamettaGiamnettiGianiNGianiRGiannantoniGiannettoGiannoneGiobertiGioiaGiorelloGiorgiGiorgiDePiierPaoloGiorgiDeRaffaeleGiovanniDeBiagioGiraldiGirardiGirgentiGirottiGiudiceGiudiceDelGiudiceLo -- Giuliano (imperatore) -- GiussaniGiussoGivoneGobettiGobboGonnellaGorettiGoriGramsciGrandiGrassiErnestoGrassiLGrataroliGraziaDe -- Gregorio-da-RiminiGregorioIlGrandeGregory -- Grice, H. P.GrifferoGrimaldiCGrimaldiDGrimaldiFGruppiGuastelaGuicciardiniGiuducciGuzziGuzzo G: NAME INDEX: ENGLISHMEN (Oxonian tutors)GARDINERGRICEH: -- PHILOSOPHICAL SUBJECT INDEX: HABITVSHERMENEUTICHOC -- H: NAME INDEXITALIANFILOSOFO ITALIANO -- DON’T EXPECT AN ITALIAN PHILOSOPHER HERE: but you’ll find one: Hoesle.- Hampshire, S. N.-- Hare, R. M. -- Hart, H. L. A. -- Hillel ben SamuelHösle -- H: NAME INDEXENGLISHMEN (Oxonian philosophy dons) male ENGLISH OXONIAN PHILOSOPHERHALESOWENHAMPSHIREHARE -- HARTI: PHILOSOPIHCAL SUBJECT INDEX: IN-, philosophical prefix. Notably in “in plicaturum.” Antonym: ex-; INTER-, philosophical prefixIUSthe basis for all philosophy of right, or philosophical jurisprudence -- I: NAME INDEXFILOSOFO ITALIANO: IaconoIlluminatiIncardonaInfantino -- IorioD’I: NAME INDEXmale ENGLISH OXONIAN PHILOSOPHERJ: PHILOSOPHICAL SUBJECT INDEXNone: because all “J” words in Italian came from “I” words in Roman, as in ius, etc. J: NAME INDEX: FILOSOFO ITALIANO: jadelli -- JajaJammelli JerocadesJervolinoJavèlliJoriJuliaJuvaltaJ: NAME INDEX: ENGLISHMEN (Oxonian tutors) male ENGLISH OXONIAN PHILOSOPHER.Other (provided cited by Grice or Speranza): Jevons, Johnson. k: PHILOSOPHICAL SUBJECT INDEXSperanza: “I cannot find any pedigreed Roman vocabulary with ‘k’ since this is barbaric!” -- K: NAME INDEX: FILOSOFO ITALIANO (none!) -- K: NAME INDEX: ENGLISHMEN (Oxonian philosophy dons)maleENGLISHOXONIANPHILOSOPHER:Kneale.Other(eithercitedbyGriceorSperanza):Kneale KNEAL L: PHILOSOPHICAL SUBJECT INDEX -- L: NAME INDEXLIGATUMLEXLECTUMLEKTONLOGOSLIBER -- FILOSOFO ITALIANOLabriolaLagallaLallaDeLamannaLamiLampronti -- Landi (Rossi-Landi)LandinoLanducci -- Lanza(vVasto) –– Latini -- LazzarelliLecaldanoLeonLeoniLeonicoLeopardiGLeopardiMLevi –Lettieri -- LetieriLiberatoreLiceti LiguoriDeLillaLiviLimentaniLimoneLodoviciLodovici -- LombardiLombardiaLombardoLonganoLosanoLosurdoLottieriLucaLucrezioLuporiniLuzzagoLuzzattoL: NAME INDEXENGLISHMEN (Oxonian philosophy dons)male ENGLISH OXONIAN PHILOSOPHER: LOCKE M: SUBJECT INDEX: MATERIAMATERIALISMUS -- MENS -- MENTATUMMENTALISMENTITUMMENTITURAMENTATURAMENTATURUMMOS -- M: NAME INDEXITALIAN: MachiavelliMaderaMaffetoneMagalottiMaggiMagiMagnaniMagniMainardini -- MaistreMalatestaMalfitanoMalipiero -- Mamiani (Rovere) -- Mamini (v. Rovere)ManciniMangioneManfrediManiconeManneliMantovaniMarassiMarcaMarcaFrancDellaMarchesiniGMarchesiniRMarchettMarchiMarchiDeMarconiMarianoMarinMarlianiMarottaMarramaoMarsiliMarsilioMarsilioPadovaMartelliMartinettiMartiniMartinoMartinoDeMarzanoMasciMasiMassarentiMastriMassoloMastrofiniMasulloMatassiMateraAlanoDa --Mathieu --– MaturiMauriziMazzantiniMazzarellaMazzeiMazziniMazzoniMedigoEliaDelMeisDeMelandriMelchiorreMelliMercurialeMerkerMessereMicaloriMiccoliMiccolisMichelstaedterMieliMiglioMiragliaMisefariModioMoisoMoleschottMondinMondolfo (his son is a brilliant architect)MontaniMonteDelMontefoschi –MontinariMonti-MontiMoramarcoMoraviaMordacciMordecaiMorelliMorettiG– Mori -- MoriggiMoscaMottaDellaAvogadroMotterliniMusattiMustè -- M: NAME INDEXENGLISHMEN (Oxonian philosophy dons) N: SUBJECT INDEX: NATURANATURALISMNOTUM -- N: NAME INDEX: ITALIAN: Nannini –– NardiNatoliNegri– NeriNesiNicolettiNifoNizolioNoce -- NolaNorciaNotoNovaro -- Nowell-SmithH. (vide under “Smith”) -- N: NAME INDEX: ENGLISHMEN (Oxonian philosophy dons)NOWELL-SMITH O: SUBJECT INDEX: OB- prefix, OB-JAECTUM. “ALS OB”“OB” cognate with “IF”“OTHER” “OR”Italian “O,” “OD” “OVVERO.” -- O: NAME INDEX: ITALIAN -- OconeOddiOffrediOlgiatiOlivettiOliviOpocherOrdineOrestanoOrioli –Ornato –OrsiD’OrtesOtrantoNicolaDiOttavianoO: NAME INDEXENGLISHMEN (Oxonian philosophy dons) P: SUBJECT INDEX: prae-, prefix (antonym: post-), pro- (antonym: retro-), prefix, post- prefix, PRAEDICATVM -- PERSONPOSSE -- PROBABILITYPROPOSITVM -- P: NAME INDEX: ITALIAN: PacePacePaciPadovaMarsilioDaPadovaniPaganiPaganiniPaganoPaggiPagliaroPalazzaniPanellaPanunzioSergioPanunzioSilvano --– Paolino -- PapiParaviaParetoPareysonParinettoParrasioParriniPascoliPasser-RadicatiDiPasser -- PasseriPasiniPasqualinoPasqualottoPassavantiPasseriPasseriniPastorePatriziPeano -- Pears, D. F.PecoraroPelacaniAntonioPelacaniBagioPellegriniPennisiPeraPeregalliPergolaPaoloDellaPerniolaPeronePersioPessinaPetrarcaPetronePezzarossaPezzellaPianaPiccolominiPicoPicoPieralisiPievaniPigliaruPigliucciPiovaniPirandelloPirroPitagora (Crotone)PizziPizzornoPlebePoggiPojeroGiusAmatoPoliPoliteoPollastriPomisPomponazziPontara -- Ponte (DaPonte)Ponzio -- PonzioPortaPorzioPorzioPortaDella –PossentiPozzaDallaPozzo --- PraDalPrepostinoPrestipinoPretiPrevePriniProdiProsperoPucciPuccinotti PunzoPurgottiP: NAME INDEX: ENGLISH: PEARS (Grice’s collaborator) Q: SUBJECT INDEX: QUIDDITAS, QV- Grice’s term for an x-question.the interrogative nature obvious in ‘quale’ and ‘quantum.’ Q: NAME INDEX: ITALIAN: -- Quarta -- Quattromani -- Quinto -- Q: NAME INDEX: ENGLISH: QUINTON (Grice’s collaborator) R: SUBJECT INDEX: radix, ratio, res. R: NAME INDEX ITALIAN: RaguseRaimondiRaioRealeReggioReghiniReginaRenierRensiRestaRestainoRicasoliRietaMosèbI -- Da RignanoRicordiRighettiRignanoRigobelloRiminiGregorioDaRinaldiniRiondatoRipaGiovanniDaRiversoRoccoRodanoRomagnosiRomanoBrunoRomanoJudahbMRomanoEgidioRoncagliaRonchiRoccoRosattiRoselliRosminiRosselliCRosselliNRossettiRossiARossiFrancescodellaMarca -- RossiMRossiP –RossoRotaRotondiRovattiRovattiRovellaRovereRucellaiRuffoloRuggieroDeRuscaRusconiRutaR: NAME INDEX: ENGLISH: RYLE S: SUBJECT INDEX: sub-, prefx. As in substance, substratum. SIGNUM, SIGNATUMSIGNATURASEMEIONSOMA-SEMASPIRITUSSPERANZASPEMESPERATUMSTRAWSONISE -- S: NAME INDEX ITALIAN: SacchiSacheliSaittaSalutatiSamuel -- SanctisSanseverinoSantilliSantorioSantucciSanzoSarloDeSarnoSarpi -- SassoSavaScalaScalfari -– ScaranoScaravelliScarpelliSciaccaGSciaccaMSchinellaScupoliSelvatico-Estense -- SemerariSemmolaSenofane -- Senone (Velia)SerraSettaraSeverino -- Sforza-CesariniSforzaSgalambroSicilianiSignaBoncompagnoSimioniSimoneSimoniSiniSiracusaAlcaldinoSirenioSoaveSolariSoleriSomenziSordiSerfainoSoriaDeSorrentinoSotione -- Sozzini -- SpadaroSpartiSpaventaSpedalieriSperanzaSperanza, UgoSperanza, AlessandroSperanza, EttoreSperanza, GianniSperanza, PaolaSperanza, Anna-MariaSperanza-GhersiSperanza -- SperoniSpinelliFSpinelliTSpiritoSpisaniSraffa -- StabileStefaniniStellaStelliniSterlichSteuco -- StrawsonF.—Strozzi -- Szecchi -- S: NAME INDEX ENGLISH: SIBLEY -- STRAWSON -- T: SUBJECT INDEX: TRANSCENDENTALETEMPUSTROPOSTOPOSTELOSTELICThomason -- T: NAME INDEX ITALIAN: TaddioTagliabueTagliagambeTaglialatelaTagliapietraTamburinoTafuriTarantinoFTarantinoGTari -- TartarottiTataranniTassoTelesioTertulliano -- TessitoreTravisTestaThaulero -- TilgherTimossiTincaniToccoToderiniTolomeiTomatisTomeo -- TomitanoTornoliaTorricelliTrabuccoTragellaTrapèTrasci -- TrevesTriaTrincheriTrissinoTroiloTrontiTulelliTurcoTuroldoTuveri -- T: NAME INDEX ENGLISH: THOMSON (Grice’s collaborator) -- TURING TOULMIN U: SUBJECT INDEX: USEUSUSUSATUM -- U: NAME INDEX ITALIAN: UBALDIUbaldiUnicorno -- Urmson, J. O.-- U: NAME INDEX ENGLISH: URMSON (Grice’s collaborator) V: PHILOSOPHICAL SUBJECT INDEX: VAGUM, VARIABILIS, V: NAME INDEX -- ITALIAN V: FILOSOFO ITALIANO: VACCAVACCARINOVACCARO -- VAILATIVALENT -- VALENTINOVALERI -- VALLAVALLAURI-LuigiLombardiVALLETTAVALOREVALPERGA-DiCaluso -- VANINIVANNI -- VANNINIVARISCO -- VARRONE -- VARZIVASAVASALLO(Nicla)VASTARINI –- VATTIMOVECA– VEDOVELLI -- VEGETTI -- VENANZIO –VENEZIA -- VENTURA -- VERAVERCELLONEVERDIGLIONEVERNIAVERONELLI -- VERRECHIA -- VERRI -- VESEY -- VIANOVIAZZI -- VICO (n.Napoli)VIERIVIGNAVIGNOLI -- VIOVIOTTO -- VIRNO -- VIROLI-Cavalieri? -- VITIELLO-Vincenzo?VOLPE-DellaVOLPIVolpicelliVoltaggio -- V: NAME INDEX ENGLISH: -- VESEYOther: Grice’s club member: VandervekenW: PHILOSOPHICAL SUBJECT INDEX: WORLDWELTWAHRWORTHWISE -- W: DON’T EXPECT AN ITALIAN PHILOSOPHER WITH THIS BARBARIC LETTER“but actually you shall find one, although he wasn’t even sure where his surname came! Winspeare!” (Grice)WarnockWinspeare -- W: NAME INDEX: ENGLISH: WARNOCK (Grice’s collaborator)WILSON -- X: SUBJECT INDEX: -- X: NAME INDEX: XENOPHANESXENOPHONXMASY: SUBJECT INDEX: YOG-AND-ZOG Z: PHILOSOPHICAL SUBJECT INDEX: ZEIGARNICK -- ZETTELZWECKRATIONALITÄTZ NAME INDEX: FILOSOFI ITALIANI: -- ZABARELLAZAMBONI-GioZAMBONI-GiuZANINI -- ZANOTTIZECCHI ZIMARA -- ZINI -- ZOLLA -- ZORZI (Giorgi)ZUCCAZUCCARELLIZUBIENA ENGLISH OTHER: ZOROASTROReferences (Following the tradition of H. P. Grice’s Playgroup, only Oxonian English-born male philosophers of Grice’s generation listed): Abano, Pietro D’ (n. d.). Filosofia. Abbà. Abbagnano, N. Dizionario di filosofia. Abbagnano, Storia della filosofia.Austin, J. L. Philosophical papers, edited by J. O. Urmson and G. J. Warnock. Oxford: Clarendon Press. Austin, J. L. Sense and sensibilia, reconstructed from manuscript notes by G. J. Warnock. Oxford: Clarendon Press.Austin, J. L. How to do things with words, ed. by J. O. Urmson. Oxford: Clarendon Press.Blackburn, S. W. Spreading the word. Oxford. Bostock, D. Logic.Croce, B. EsteticaFlew, A. G. N. Logic and language. Oxford: Blackwell.Galileo, ScienzaGentile, Storia della filosofiaGhersi, A. M. Griceiana. Grice, H. P. Studies in the Way of WordsGrice, H. P. Negation and privationGrice, H. P. The conception of value. Oxford, at the Clarendon Press.Grice, H. P. Aspects of reason, Oxford, at the Clarendon Press.Grice, H. P., D. F. Pears, and P. F. Strawson, ‘Metaphysics,’ in D. F. Pears, The nature of metaphysics. London: Macmillan. Hampshire, S. N. Thought and action. London: Chatto and Windus.Hampshire, S. N. and H. L. A. Hart, Intention, decision, and certainty. Mind. Hare, R. M. The language of morals. Oxford, at the Clarendon Press.Hart, H. L. A. ReviewofHolloway, The Philosophical Quarterly’Leonardi, FilosofiaMachiavelli, Il principeMondolfo, Storia della filosofiaNowell-SmithH. Ethics. Middlesex: PenguinPears, D. F. Philosophical psychology. London: Duckworth. Pears, D. F. Motivated irrationality.Pears, D. F. and H. P. Grice, The philosophy of action.Speranza, Minutes of H. P. Grice’s Play-GroupThe Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. StrawsonF. Introduction to Logical Theory.StrawsonF. Logico-Linguistic Papers.StrawsonF. and H. P. Grice, In defense of a dogma.StrawsonF. and H. P. Grice, CategoriesStrawsonF. and H. P. Grice, Meaning.Thomson, J. F. and H. P. Grice, The philosophy of action.Urmson, J. O. Philosophical Analysis: its development between the two wars.Vico, Scienza nuovaWarnock, G. J. The object of moralityWarnock, G. J. Language and MoralsWinspeare, Il libro delle leggi di Cicerone.Winspeare, FilosofiaPalazzo d’Acquaviva, Via Atri. Woozley, A. D. On H. P. Grice.(A. M. G. is Anna Maria GhersiGhersi instilled and keeps instillingnever ceases to instill -- in Luigi Speranza a love for philosophy), The Gricce Club. Zabarella, De regressu, I Tatti.Zabarella, De methodis, I Tatii.Zamboni, Giorgio. Grice: “Described himself as a philosopher.”Zamboni, G. Gnoseoloogia pura.Zanetti, A.Retoriche della veritàZanotti, La vita e lo vivo. Zimara, De primo cognitoCommentaria ad AristotelemZini, Giustizia: storia d’una idealiberta od …Zolla, L’androgino. Zorzi, L’armonia del mondo. Zucca, L’uomo e l’infinito.Zuccarelli, “La morte di Leopardi.”
No comments:
Post a Comment