Assunto Rosario Assunto Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search «L'uomo che contempla
il giardino vivendo il giardino [...] solleva se stesso al di sopra della
propria caducità di mero vivente.» (Rosario Assunto, Ontologia e
teleologia del giardino. p.173[1]) Rosario Assunto Rosario Assunto
(Caltanissetta, 28 marzo 1915 – Roma, 24 gennaio 1994) è stato un filosofo
italiano. Indice 1 Biografia
2 Pensiero
3 Opere
4 Note
5 Bibliografia
6 Altri
progetti 7 Collegamenti
esterni Biografia Ha compiuto i suoi studi secondari presso il Liceo Classico
di Caltanissetta nella sua città natale. Laureato in Giurisprudenza è stato
avviato alla filosofia da Pantaleo Carabellese professore di filosofia
teoretica presso l'Università di Roma[2]. È stato docente di Estetica a
Urbino dal 1956 e titolare dal 1981 della cattedra di Storia della filosofia
italiana presso la Facoltà di Magistero a Roma. «Il suo insegnamento è
anticonformista, fortemente intriso di contraddittorio. Ma forse proprio per
questo motivo, quando arriva il Sessantotto, il filosofo sceglie la via della
controrivolta: quella che passa attraverso l'élite. Rifiuta di adeguarsi al
voto politico, si oppone ai collettivi e agli insegnamenti assembleari. I suoi
allievi non si oppongono al suo rifiuto, anzi con questo comportamento Assunto
riesce ad attirarsi la stima di molti esponenti del Movimento studentesco.
Talmente rivoluzionario da divenire reazionario, Rosario Assunto dagli anni
Settanta in poi avrà un atteggiamento sempre più schivo...[3]» Un
isolamento, il suo, iniziato col Sessantotto[4], ma poi sempre più accentuato;
infine, si chiuse nei suoi studi e nelle sue speculazioni dopo la morte della
moglie, la storica dell'arte Wanda Gaeta, molto amata («Sono la fotocopia di
lei, che è stata uccisa dal mio stesso male») . A Roma fu molto amico di
Giulio Carlo Argan pur contrastando le sue idee politiche. Pensiero
Rosario Assunto, interessato ai temi estetici della filosofia da un punto di
vista storico e teoretico li ha trattati non solo come tipici della filosofia
dell'arte e del bello ma considerandoli coincidenti con la filosofia stessa
giudicata come pura estetica[5]. Egli si rifà a Baumgarten, Cartesio, Leibniz,
Kant esaminati soprattutto per la loro concezione dell'uomo e del suo rapporto
con la natura. Una visione tradizionalista della filosofia, proprio nel momento
in cui l'estetica si rivolgeva alla semiotica, che isolò Assunto soprattutto in
Italia, mentre in Germania veniva tradotto e apprezzato. Assunto ha rappresentato
una delle voci più significative all'interno del dibattito filosofico estetico
del Novecento. Vivamente interessato all'estetica dei giardini anticipa
largamente nelle sue opere alcuni rilevanti concetti per la riflessione più
recente, come per esempio quello di "estetica del paesaggio", che
hanno ispirato i temi ambientalisti sulla tutela e conservazione del
paesaggio[6][7], naturale o elaborato dall'uomo, che egli definisce «Spazio
limitato, ma aperto; presenza, e non rappresentazione, dell'infinito nel
finito»[8]. Opere Teatro, cinematografo e radio, in "Civiltà
fascista", a. VII, n. 1, gennaio 1940. Il teatro nell'estetica di Platone,
in "Rivista italiana del teatro", n. 4, 1943. Curatela di Heinrich
von Kleist, Michele Kohlhaas, Torino, Einaudi, 1946. Essere e valore nella
filosofia di C. A. Sacheli, in "Rivista di storia della filosofia",
a. II, fasc. 3-4, 1947. L'educazione estetica, Milano, Viola, 1950. Educazione
pubblica e privata, Milano, Viola, 1950. La pedagogia greca, Milano, Viola,
1952. Forma e destino, Milano, Edizioni di comunità, 1957. L'integrazione
estetica. Studi e ricerche, Milano, Edizioni di comunità, 1959. Teoremi e
problemi di estetica contemporanea. Con una premessa kantiana, Milano,
Feltrinelli, 1960. La critica d'arte nel pensiero medioevale, Milano, Il
saggiatore, 1961. Estetica dell'identità. Lettura della Filosofia dell'arte di
Schelling, Urbino, STEU, 1962. Giudizio estetico, critica e censura.
Meditazioni e indagini, Firenze, La nuova Italia, 1963. Die Theorie des Schönen
in Mittelalter, Koln, DuMont, 1963. Stagioni e ragioni nell'estetica del
Settecento, Milano, Mursia, 1967. L'automobile di Mallarmé e altri ragionamenti
intorno alla vocazione odierna delle arti, Roma, Ateneo, 1968. L'estetica di
Immanuel Kant, una antologia dagli scritti a cura di, Torino, Loescher, 1971.
Hegel nostro contemporaneo, con Raffaello Franchini e Mario Pensa, Roma, Unione
italiana per il progresso della cultura, 1971. Il paesaggio e l'estetica I,
Natura e storia, Napoli, Giannini, 1973. II, Arte, critica e filosofia, Napoli,
Giannini, 1973. L'antichità come futuro. Studio sull'estetica del
neoclassicismo europeo, Milano, Mursia, 1973. Ipotesi e postille sull'estetica
medioevale. Con alcuni rilievi su Dante teorizzatore della poesia, Milano,
Marzorati, 1975. Libertà e fondazione estetica. Quattro studi filosofici, Roma,
Bulzoni, 1975. Intervengono i personaggi (col permesso degli autori), Napoli,
Società editrice napoletana, 1977 (nuova edizione: Torino, Aragno, 2019, con
una postfazione di E. Cutinelli-Rendina). Specchio vivente del mondo. Artisti
stranieri in Roma, 1600-1800, Roma, De Luca, 1978. Alfred Hohenegger.
Esploratore del possibile, con Gustav René Hocke e Elio Mercuri, Roma, De Luca,
1979. Infinita contemplazione. Gusto e filosofia dell'Europa barocca, Napoli,
Società editrice napoletana, 1979. Filosofia del giardino e filosofia nel
giardino. Saggi di teoria e storia dell'estetica, Roma, Bulzoni, 1981. La città
di Anfione e la città di Prometeo. Idea e poetiche della città, Milano, Jaca
book, 1984. ISBN 88-16-40120-6. La parola anteriore come parola ulteriore,
Bologna, il Mulino, 1984. ISBN 88-15-00645-1. Il parterre e i ghiacciai. Tre
saggi di estetica sul paesaggio del Settecento, Palermo, Novecento, 1984. ISBN
88-373-0012-3. Verità e bellezza nelle estetiche e nelle poetiche dell'Italia
neoclassica e primoromantica, Roma, Quasar, 1984. ISBN 88-85020-48-8. Ontologia
e teleologia del giardino, Milano, Guerini, 1988. ISBN 88-7802-026-5. Leopardi
e la nuova Atlantide, Napoli, Istituto Suor Orsola Benincasa-Edizioni
scientifiche italiane, 1988. ISBN 88-7104-060-0. La natura, le arti, la storia.
Esercizi di estetica, Milano, Guerini studio, 1990. ISBN 88-7802-163-6.
Giardini e rimpatrio. Un itinerario ricco di fascino attraverso le ville di
Roma, in compagnia di Winckelmann, di Stendhal, dei Nazareni, di D'Annunzio,
Roma, Newton Compton, 1991. ISBN 88-7780-683-4. La bellezza come assoluto,
l'assoluto come bellezza. Tre conversazioni a due o più voci, Palermo,
Novecento, 1993. ISBN 88-373-0182-0. Il sentimento e il tempo, antologia a cura
di Giuseppe Brescia, Andria, Grafiche Guglielmi, 1997. Note ^ Rosario Assunto,
Ontologia e teleologia del giardino, Guerini e Associati, 1994, ISBN
978-88-7802-513-4. ^ Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su
emsf.rai.it. URL consultato il 24 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il
26 agosto 2014). ^ Paola Nicita, Assunto scandaloso esteta, La Repubblica, 13
maggio 2006 ^ Cutinelli-Rendina, Emanuele, Il Sessantotto di Rosario Assunto,
Ventunesimo secolo : rivista di studi sulle transizioni : 22, 2, 2010, Soveria
Mannelli : Rubbettino, 2010. ^ Op. cit. ibidem ^ Assunto scrisse contro il
progetto politico della realizzazione del ponte di Messina ^ Antonio
Debenedetti, Rosario Assunto, filosofo delle forme, Corriere della Sera, 25
gennaio 1994, p.27 ^ Claude Raffestin, Dalla nostalgia del territorio al
desiderio di paesaggio. Elementi per una teoria del paesaggio, Alinea Editrice,
2005 p.90 Bibliografia Marisa Sedita Migliore, Il giardino: mito estetico di
Rosario Assunto, Società Dante Alighieri, 2000. Teresa Calvano, Viaggio nel
pittoresco: il giardino inglese tra arte e natura, Donzelli Editore, 1º gennaio
1996, pp. 139–, ISBN 978-88-7989-218-6. Claudia Cassatella, Enrica Dall'Ara e Maristella
Storti, L'opportunità dell'innovazione, Firenze University Press, 2007, pp.
191–, ISBN 978-88-8453-564-1. Francesca Marzotto Caotorta, All'ombra delle
farfalle. Il giardino e le sue storie, Edizioni Mondadori, 2011, pp. 207–, ISBN
978-88-04-61114-1. Domenico Luciani, Luoghi, forma e vita di giardini e di
paesaggi: Premio internazionale Carlo Scarpa per il giardino, 1990-1999,
Fondazione Benetton Studi Ricerche, 2001. Pier Fausto Bagatti Valsecchi e
Andreas Kipar, Il giardino paesaggistico tra Settecento e Ottocento in Italia e
in Germania: Villa Vigoni e l'opera di Giuseppe Balzaretto, Guerini, 1º gennaio
1996, ISBN 978-88-7802-665-0. Emanuele Cutinelli-Rendina, Il Sessantotto di
Rosario Assunto (con un carteggio inedito), in «Ventunesimo secolo», VI (2009),
pp. 45-57. Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di
o su Rosario Assunto Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene
immagini o altri file su Rosario Assunto Collegamenti esterni (EN) Opere di
Rosario Assunto, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (EN)
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Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XX secoloNati nel 1915Morti nel
1994Nati il 28 marzoMorti il 24 gennaioNati a CaltanissettaMorti a Roma[altre]
Astorini Elia Astorini Da Wikipedia, l'enciclopedia
libera. Jump to navigationJump to search «La vivacità del suo ingegno, e il
desiderio di apprendere cose nuove, lo indusse a spogliarsi de' pregiudizi del
secolo, e a studiare attentamente gli scrittori della moderna filosofia; e
conosciuta la forza delle loro ragioni, ardì dichiararsi nemico del Peripato;
al che avendo congiunto lo studio delle lingue ebraica e siriaca, ei cadde
presso alcuni in sospetto di novatore, e per poco non si attribuì ad arte
magica ciò che era frutto del raro suo ingegno e del suo instancabile
studio.» (Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, volume
XIV, tomo VIII) Elia Astorini, (o Astorino), al secolo Tommaso Antonio Astorini
(Albidona, 5 gennaio 1651 – Terranova da Sibari, 4 aprile 1702), è stato un
religioso, medico, filosofo, matematico, giureconsulto, astronomo e letterato
italiano. Indice 1 Biografia
1.1 Il
luogo di nascita: Albidona o Cirò 1.2 Vita
e opere 2 Note
3 Bibliografia
4 Collegamenti
esterni Biografia Il luogo di nascita: Albidona o Cirò Il suo luogo di nascita
resta ancora oggi un grande interrogativo; il Napoli Signorelli nelle sue
Vicende della Coltura nelle Due Sicilie o sia storia ragionata (1786), il
Tiraboschi nella Storia della letteratura italiana (1833), il Morelli di
Gregorio e il Panvini nella Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli
(1825) e altri attestano Albidona come paese di nascita del letterato, mentre
altri considerano i paesi di Cirò o di Cerenzia. Niccola Falcone nella sua
Biblioteca storica topografica delle Calabrie (1846) ritiene deboli "gli
argomenti esposti da un ingegnoso giovane di Cirò [...] il quale [...] volle
onorare la sua patria della nascita dell'Astorino". Così afferma
anche l'abate Giacinto Gimma, suo più grande biografo, che conobbe l'Astorini a
Bari e rimase illuminato dalla sua dottrina e dal suo sapere. Lo stesso lo
ricorda nato, appunto, ad Albidona, e questa rappresenta una delle tesi che
mostrano più veridicità, considerando il fatto che fu l'unico di tutti gli
autori che ne parlarono, a conoscerlo e frequentarlo personalmente negli anni
della sua permanenza a Bari.[1] «Molti altri scrittori presero a
difendere l'autorità del romano pontefice e a sostenere la Chiesa cattolica
romana contro i nimici della medesima. Tre soli ne accennerò per amore di
brevità: Il P. Elia Astorini, carmelitano, con tanto maggior vigore si accinse
a difenderla, quanto più avea per sua sventura potuto comprendere la debolezza
dell'armi con cui essa era oppugnata. Egli era nato in Albidona nella provincia
di Cosenza nel regno di Napoli nel 1651 [...].» (Girolamo Tiraboschi,
Storia della letteratura italiana, volume XIV, tomo VIII) «Vari luoghi della
Calabria Citeriore han preteso all'onore di aver dato i natali a questo insigne
soggetto, ma noi crediamo rimuovere ogni dubbio intorno al luogo di lui natìo,
seguendo in questo punto l'opinione del Zavarrone[2] nella sua Biblioteca
Calabra, il quale afferma esser egli nato nella Città di Cirò, detta
anticamente Cremissa, luogo non ignobile del Paese de' Bruzi, dove questa
famiglia vive ancor oggi onorevolmente.» (Niccolò Morelli, Biografia
degli uomini illustri del Regno di Napoli, 1826) «Del carmelitano Elia Astorini
nato il dì 5 di gennaio del 1651 in Albidona nella Calabria citeriore, e morto
il dì 4 di aprile del 1702 in Terranova, hanno delle opere rispettive favellato
con sufficiente accuratezza [...].» (Pietro Napoli-Signorelli, Vicende
della coltura nelle due Sicilie, tomo V, 1812) «Molti scrittori di materie
ecclesiastiche rilussero in questo secolo, e fra i più celebri si annoverano:
primo, il P. Elia Astorini, carmelitano, nato in Albidona, nella provincia di
Cosenza, nell'anno 1651. [...]» (Annibale di Niscia, Storia civile e
letteraria del Regno di Napoli, volume I, 1846) Vita e opere Attestandosi ai
testi suddetti, Elia Astorini nacque nel 1651 a Albidona, dove studiò con il
padre Diego, medico in loco, la grammatica, la retorica e la lingua greca.
All'età di 16 anni si trasferì a Cosenza per completare gli studi e poi a
Napoli per apprendere gli studi di filosofia, e di teologia a Roma, dove fu
insignito dalla corte papale del compito di scrivere alcuni annali. In questo
periodo pubblicò il trattato De vitali aeconomia foetus in utero (1686) e poi
pubblicò alcune opere di matematica e geometria, come gli Elementa Euclidis ad
usum...nova methodo et compendiare olim demonstrata e un Decamerone pitagorico.
Dopo alcuni anni lasciò l'Italia per raggiungere la Svizzera e la Germania, ma
in quei territori, come la città di Groninga, riscontrò una notevole influenza
religiosa protestante e poiché "il conversar co' i teologi protestanti gli
fece conoscere chiaramente che fuor dalla Chiesa cattolica non v'era unità di
fede" (Storia della letteratura italiana, Tiraboschi, 1812), decise di
tornare in patria. Trascorse gli ultimi anni della sua vita in un convento di
Terranova, feudo del paese di Tarsia, dove morì nel 1702 all'età di 51
anni. Note ^ Giacinto Gimma, Elogi Accademici Della Società Degli
Spensierati Di Rossano, Troise, 1703. URL consultato il 7 dicembre 2018. ^ Si
tratta di Francesco Zavarrone (Montalto Uffugo, 1672 - Roma, 1740), religioso
dell'ordine dei Minimi e teologo al servizio di illustri politici, come Augusto
III re di Polonia e pontefici. Fu lettore del collegio urbano Propaganda Fide e
consultore del Tribunale dell'Inquisizione. Bibliografia Girolamo Tiraboschi,
Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, Parte I, Libro III, par. V
("Notizie e opere del p. Elia Astorini"), Firenze: Molini, Landi e
C.o, pp. 110-11, 1812 (Google libri) Pietro Napoli-Signorelli, Vicende della
Coltura nelle Due Sicilie o sia storia ragionata, 1784 ISBN 9781145973954
Niccolò Morelli di Gregorio, Pasquale Panvini (a cura di Domenico Martuscelli),
Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, ornata de loro rispettivi
ritratti, N. Gervasi, 1826 ISBN 9781145650077 Niccola Falcone, Biblioteca
storica topografica delle Calabrie (seconda edizione), 1846 ISBN 9781104076337
Collegamenti esterni Elia Astorini, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Elia
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italiani del XVII secoloNati nel 1651Morti nel 1702Nati il 5 gennaioMorti il 4
aprileNati ad AlbidonaMorti a Terranova da SibariCarmelitani[altre]
athenian
dialectic, oxonian dialectic, roman
dialeccti, Florentine dialectic, dialettica Bolognese -- Grice: “I should
perhaps, echoing Sanzio, speak of the ‘Athenian school,’ which properly in
proper Grecian, meant ‘otium’!” -- Socrates, Grecian philosopher, the exemplar
of the examined life, best known for his dictum that only such a life is worth
living. Although he wrote nothing, his thoughts and way of life had a profound
impact on many of his contemporaries, and, through Plato’s portrayal of him in his
early writings, he became a major source of inspiration and ideas for later
generations of philosophers. His daily occupation was adversarial public
conversation with anyone willing to argue with him. A man of great intellectual
brilliance, moral integrity, personal magnetism, and physical self-command, he
challenged the moral complacency of his fellow citizens, and embarrassed them
with their inability to answer such questions as What is virtue? questions that he thought we must answer, if
we are to know how best to live our lives. His ideas and personality won him a
devoted following among the young, but he was far from universally admired.
Formal charges were made against him for refusing to recognize the gods of the
city, introducing other new divinities, and corrupting the youth. Tried on a
single day before a large jury 500 was a typical size, he was found guilty by a
small margin: had thirty jurors voted differently, he would have been
acquitted. The punishment selected by the jury was death and was administered
by means of poison, probably hemlock. Why was he brought to trial and
convicted? Part of the answer lies in Plato’s Apology, which purports to be the
defense Socrates gave at his trial. Here he says that he has for many years
been falsely portrayed as someone whose scientific theories dethrone the
traditional gods and put natural forces in their place, and as someone who
charges a fee for offering private instruction on how to make a weak argument
seem strong in the courtroom. This is the picture of Socrates drawn in a play
of Aristophanes, the Clouds, first presented in 423. It is unlikely that
Aristophanes intended his play as an accurate depiction of Socrates, and the
unscrupulous buffoon found in the Clouds would never have won the devotion of
so serious a moralist as Plato. Aristophanes drew together the assorted
characteristics of various fifth-century thinkers and named this amalgam
“Socrates” because the real Socrates was one of several controversial
intellectuals of the period. Nonetheless, it is unlikely that the charges
against Socrates or Aristophanes’ caricature were entirely without foundation.
Both Xenophon’s Memorabilia and Plato’s Euthyphro say that Socrates aroused
suspicion because he thought a certain divine sign or voice appeared to him and
gave him useful instruction about how to act. By claiming a unique and private
source of divine inspiration, Socrates may have been thought to challenge the
city’s exclusive control over religious matters. His willingness to disobey the
city is admitted in Plato’s Apology, where he says that he would have to
disobey a hypothetical order to stop asking his philosophical questions, since
he regards them as serving a religious purpose. In the Euthyphro he seeks a
rational basis for making sacrifices and performing other services to the gods;
but he finds none, and implies that no one else has one. Such a challenge to
traditional religious practice could easily have aroused a suspicion of atheism
and lent credibility to the formal charges against him. Furthermore, Socrates
makes statements in Plato’s early dialogues and in Xenophon’s Memorabilia that
could easily have offended the political sensibilities of his contemporaries.
He holds that only those who have given special study to political matters
should make decisions. For politics is a kind of craft, and in all other crafts
only those who have shown their mastery are entrusted with public
responsibilities. Athens was a democracy in which each citizen had an equal
legal right to shape policy, and Socrates’ analogy between the role of an
expert in politics and in other crafts may have been seen as a threat to this
egalitarianism. Doubts about his political allegiance, though not mentioned in
the formal charges against him, could easily have swayed some jurors to vote
against him. Socrates is the subject not only of Plato’s early dialogues but
also of Xenophon’s Memorabilia, Socinus, Faustus Socrates 859 859 and in many respects their portraits are
consistent with each other. But there are also some important differences. In
the Memorabilia, Socrates teaches whatever a gentleman needs to know for civic
purposes. He is filled with platitudinous advice, and is never perplexed by the
questions he raises; e.g., he knows what the virtues are, equating them with
obedience to the law. His views are not threatening or controversial, and
always receive the assent of his interlocutors. By contrast, Plato’s Socrates
presents himself as a perplexed inquirer who knows only that he knows nothing
about moral matters. His interlocutors are sometimes annoyed by his questions
and threatened by their inability to answer them. And he is sometimes led by
force of argument to controversial conclusions. Such a Socrates could easily
have made enemies, whereas Xenophon’s Socrates is sometimes too “good” to be
true. But it is important to bear in mind that it is only the early works of
Plato that should be read as an accurate depiction of the historical Socrates.
Plato’s own theories, as presented in his middle and late dialogues, enter into
philosophical terrain that had not been explored by the historical
Socrates even though in the middle and
some of the late dialogues a figure called Socrates remains the principal
speaker. We are told by Aristotle that Socrates confined himself to ethical
questions, and that he did not postulate a separate realm of imperceptible and
eternal abstract objects called “Forms” or “Ideas.” Although the figure called
Socrates affirms the existence of these objects in such Platonic dialogues as the
Phaedo and the Republic, Aristotle takes this interlocutor to be a vehicle for
Platonic philosophy, and attributes to Socrates only those positions that we
find in Plato’s earlier writing, e.g. in the Apology, Charmides, Crito,
Euthyphro, Hippias Minor, Hippias Major, Ion, Laches, Lysis, and Protagoras.
Socrates focused on moral philosophy almost exclusively; Plato’s attention was
also devoted to the study of metaphysics, epistemology, physical theory,
mathematics, language, and political philosophy. When we distinguish the
philosophies of Socrates and Plato in this way, we find continuities in their
thought for instance, the questions
posed in the early dialogues receive answers in the Republic but there are important differences. For
Socrates, being virtuous is a purely intellectual matter: it simply involves
knowing what is good for human beings; once we master this subject, we will act
as we should. Because he equates virtue with knowledge, Socrates frequently
draws analogies between being virtuous and having mastered any ordinary
subject cooking, building, or geometry,
e.g. For mastery of these subjects does not involve a training of the emotions.
By contrast, Plato affirms the existence of powerful emotional drives that can
deflect us from our own good, if they are not disciplined by reason. He denies
Socrates’ assumption that the emotions will not resist reason, once one comes
to understand where one’s own good lies. Socrates says in Plato’s Apology that
the only knowledge he has is that he knows nothing, but it would be a mistake
to infer that he has no convictions about moral matters convictions arrived at through a difficult
process of reasoning. He holds that the unexamined life is not worth living,
that it is better to be treated unjustly than to do injustice, that
understanding of moral matters is the only unconditional good, that the virtues
are all forms of knowledge and cannot be separated from each other, that death
is not an evil, that a good person cannot be harmed, that the gods possess the
wisdom human beings lack and never act immorally, and so on. He does not accept
these propositions as articles of faith, but is prepared to defend any of them;
for he can show his interlocutors that their beliefs ought to lead them to
accept these conclusions, paradoxical though they may be. Since Socrates can
defend his beliefs and has subjected them to intellectual scrutiny, why does he
present himself as someone who has no knowledge
excepting the knowledge of his own ignorance? The answer lies in his
assumption that it is only a fully accomplished expert in any field who can
claim knowledge or wisdom of that field; someone has knowledge of navigational
matters, e.g., only if he has mastered the art of sailing, can answer all
inquiries about this subject, and can train others to do the same. Judged by
this high epistemic standard, Socrates can hardly claim to be a moral expert,
for he lacks answers to the questions he raises, and cannot teach others to be
virtuous. Though he has examined his moral beliefs and can offer reasons for
them an accomplishment that gives him an
overbearing sense of superiority to his contemporaries he takes himself to be quite distant from the
ideal of moral perfection, which would involve a thorough understanding of all
moral matters. This keen sense of the moral and intellectual deficiency of all
human beings accounts for a great deal of Socrates’ appeal, just as his
arrogant disdain for his fellow citizens no doubt contributed to his demise.
Socrates Socrates 860 860 -- Socratic intellectualism, the claim that
moral goodness or virtue consists exclusively in a kind of knowledge, with the
implication that if one knows what is good and evil, one cannot fail to be a
good person and to act in a morally upright way. The claim and the term derive
from Socrates; a corollary is another claim of Socrates: there is no moral
weakness or akrasia all wrong action is
due to the agent’s ignorance. Socrates defends this view in Plato’s dialogue Protagoras.
There are two ways to understand Socrates’ view that knowledge of the good is
sufficient for right action. 1 All desires are rational, being focused on what
is believed to be good; thus, an agent who knows what is good will have no
desire to act contrary to that knowledge. 2 There are non-rational desires, but
knowledge of the good has sufficient motivational power to overcome them.
Socratic intellectualism was abandoned by Plato and Aristotle, both of whom
held that emotional makeup is an essential part of moral character. However, they
retained the Socratic idea that there is a kind of knowledge or wisdom that
ensures right action but this knowledge
presupposes antecedent training and molding of the passions. Socratic
intellectualism was later revived and enjoyed a long life as a key doctrine of
the Stoics. -- Socratic irony, a form of
indirect communication frequently employed by Socrates in Plato’s early
dialogues, chiefly to praise insincerely the abilities of his interlocutors
while revealing their ignorance; or, to disparage his own abilities, e.g. by
denying that he has knowledge. Interpreters disagree whether Socrates’
self-disparagement is insincere. --
Socratic paradoxes, a collection of theses associated with Socrates that
contradict opinions about moral or practical matters shared by most people.
Although there is no consensus on the precise number of Socratic paradoxes,
each of the following theses has been identified as one. 1 Because no one
desires evil things, anyone who pursues evil things does so involuntarily. 2
Because virtue is knowledge, anyone who does something morally wrong does so
involuntarily. 3 It is better to be unjustly treated than to do what is unjust.
The first two theses are associated with weakness of will or akrasia. It is
sometimes claimed that the topic of the first thesis is prudential weakness,
whereas that of the second is moral weakness; the reference to “evil things” in
1 is not limited to things that are morally evil. Naturally, various competing
interpretations of these theses have been offered. Refs.: H. P. Grice, “Oxonian
dialectic; or, Athenian dialetic, revisited.” Speranza, “Iconografia della
scuola di atene.”
AD-TENVATVM attenuatum – Grice:
“Etymologically, “ad-tenuatum” -- attenuated cases of communication --
Borderline – case -- degenerate case, an expression used more or less loosely
to indicate an individual or class that falls outside of a given background
class to which it is otherwise very closely related, often in virtue of an
ordering of a more comprehensive class. A degenerate case of one class is often
a limiting case of a more comprehensive class. Rest zero velocity is a
degenerate case of motion positive velocity while being a limiting case of
velocity. The circle is a degenerate case of an equilateral and equiangular
polygon. In technical or scientific contexts, the conventional term for the
background class is often “stretched” to cover otherwise degenerate cases. A
figure composed of two intersecting lines is a degenerate case of hyperbola in
the sense of synthetic geometry, but it is a limiting case of hyperbola in the
sense of analytic geometry. The null set is a degenerate case of set in an
older sense but a limiting case of set in a modern sense. A line segment is a
degenerate case of rectangle when rectangles are ordered by ratio of length to
width, but it is not a limiting case under these conditions.
AD-TRIBVTVM -- attributum: Grice:
“Etymologially, “ad-tributum” -- attribution theory, a theory in social
psychology concerned with how and why ordinary people explain events. People
explain by attributing causal powers to certain events rather than others. The
theory attempts to describe and clarify everyday commonsense explanation, to
identify criteria of explanatory success presupposed by common sense, and to
compare and contrast commonsense explanation with scientific explanation. The
heart of attribution theory is the thesis that people tend to attribute causal
power to factors personally important to them, which they believe covary with
alleged effects. For example, a woman may designate sexual discrimination as
the cause of her not being promoted in a corporation. Being female is important
to her and she believes that promotion and failure covary with gender. Males
get promoted; females don’t. Causal attributions tend to preserve self-esteem,
reduce cognitive dissonance, and diminish the attributor’s personal
responsibility for misdeeds. When attributional styles or habits contribute to
emotional ill-being, e.g. to chronic, inappropriate feelings of depression or guilt,
attribution theory offers the following therapeutic recommendation: change
attributions so as to reduce emotional ill-being and increase well-being. Hence
if the woman blames herself for the failure, and if self-blame is part of her
depressive attributional style, she would be encouraged to look outside
herself, perhaps to sexual discrimination, for the explanation.
aurelio: Italian
philosopher – one of the most important ones – Vide his letters to his tutor
Frontino -- Marcus Aurelius, Roman emperor (from 161) and philosopher. Author
of twelve books of Meditations (Greek title, To Himself), Marcus Aurelius is
principally interesting in the history of Stoic philosophy (of which he was a
diligent student) for his ethical self-portrait. Except for the first book,
detailing his gratitude to his family, friends, and teachers, the aphorisms are
arranged in no order; many were written in camp during military campaigns. They
reflect both the Old Stoa and the more eclectic views of Posidonius, with whom
he holds that involvement in public affairs is a moral duty. Marcus, in accord
with Stoicism, considers immortality doubtful; happiness lies in patient
acceptance of the will of the panentheistic Stoic God, the material soul of a
material universe. Anger, like all emotions, is forbidden the Stoic emperor: he
exhorts himself to compassion for the weak and evil among his subjects. “Do not
be turned into ‘Caesar,’ or dyed by the purple: for that happens” (6.30). “It
is the privilege of a human being to love even those who stumble” (7.22).
Sayings like these, rather than technical arguments, give the book its place in
literary history. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice, Marc'Aurelio e Frontino,” per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Austin -- , the
other uastin. austinian: J.: discussed by Grice in his explorations on moral
versus legal right. English legal philosopher known especially for his command
theory of law. His career as a lawyer was unsuccessful but his reputation as a
scholar was such that on the founding of
, London, he was offered the chair of jurisprudence. In 1832 he
published the first ten of his lectures, compressed into six as The Province of
Jurisprudence Determined. Although he published a few papers, and his somewhat
fragmentary Lectures on Jurisprudence 1863 was published posthumously, it is on
the Province that his reputation rests. He and Bentham his friend, London
neighbor, and fellow utilitarian were the foremost English legal philosophers
of their time, and their influence on the course of legal philosophy endures.
Austin held that the first task of legal philosophy, one to which he bends most
of his energy, is to make clear what laws are, and if possible to explain why
they are what they are: their rationale. Until those matters are clear,
legislative proposals and legal arguments can never be clear, since irrelevant
considerations will inevitably creep in. The proper place for moral or
theological considerations is in discussion of what the positive law ought to
be, not of what it is. Theological considerations reduce to moral ones, since
God can be assumed to be a good utilitarian. It is positive laws, “that is to
say the laws which are simply and strictly so called, . . . which form the
appropriate matter of general and particular jurisprudence.” They must also be
distinguished from “laws metaphorical or figurative.” A law in its most general
senseis “a rule laid down for the guidance of an intelligent being by an
intelligent being having power over him.” It is a command, however phrased. It
is the commands of men to men, of political superiors, that form the body of
positive law. General or comparative jurisprudence, the source of the
rationale, if any, of particular laws, is possible because there are commands
nearly universal that may be attributed to God or Nature, but they become
positive law only when laid down by a ruler. The general model of an Austinian
analytic jurisprudence built upon a framework of definitions has been widely
followed, but cogent objections, especially by Hart, have undermined the
command theory of law.
austin: Grice: “Never to be confused with David
Austin, of rosarian infame!” -- Grice referred to him as “Austin the younger,”
in opposition to “Austin the elder” – (Austin never enjoyed the joke). j. l. H.
P. Grice, “The Austinian Code.” English philosopher, a leading exponent of
postwar “linguistic” philosophy. Educated primarily as a classicist at
Shrewsbury and Balliol , Oxford, he taught philosophy at Magdalen . During
World War II he served at a high level in military intelligence, which earned
him the O.B.E., Croix de Guerre, and Legion of Merit. In 2 he became White’s
Professor of Moral Philosophy at Oxford, and in 5 and 8 he held visiting
appointments at Harvard and Berkeley, respectively. In his relatively brief
career, Austin published only a few invited papers; his influence was exerted
mainly through discussion with his colleagues, whom he dominated more by
critical intelligence than by any preconceived view of what philosophy should
be. Unlike some others, Austin did not believe that philosophical problems all
arise out of aberrations from “ordinary language,” nor did he necessarily find
solutions there; he dwelt, rather, on the authority of the vernacular as a source
of nice and pregnant distinctions, and held that it deserves much closer
attention than it commonly receives from philosophers. It is useless, he
thought, to pontificate at large about knowledge, reality, or existence, for
example, without first examining in detail how, and when, the words ‘know’,
‘real’, and ‘exist’ are employed in daily life. In Sense and Sensibilia 2;
compiled from lecture notes, the sense-datum theory comes under withering fire
for its failings in this respect. Austin also provoked controversy with his
well-known distinction between “performative” and “constative” utterances ‘I
promise’ makes a promise, whereas ‘he promised’ merely reports one; he later
recast this as a threefold differentiation of locutionary, illocutionary, and perlocutionary
“forces” in utterance, corresponding roughly to the meaning, intention, and
consequences of saying a thing, in one context or another. Though never very
stable or fully worked out, these ideas have since found a place in the
still-evolving study of speech acts. austinian code, The: The jocular way by
Grice to refer to ‘The Master,’ whom he saw wobble on more than one occasion.
Grice has mixed feelings (“or fixed meelings, if you prefer”) about Austin. Unlike
Austin, Grice is a Midlands scholarship boy, and ends up in Corpus. One outcome
of this, as he later reminisced is that Austin never cared to invite him to the
Thursday-evenings at All Souls – “which was alright, I suppose, in that the
number was appropriately restricted to seven.” But Grice confessed that he
thought it was because “he had been born on the wrong side of the tracks.”
After the war, Grice would join what Grice, in fun, called “the Playgroup,”
which was anything BUT. Austin played the School Master, and let the
kindergarten relax in the sun! One reason Grice avoided publication was the
idea that Austin would criticise him. Austin never cared to recognise Grice’s
“Personal Identity,” or less so, “Meaning.” He never mentioned his
“Metaphysics” third programme lecture – but Austin never made it to the
programme. Grice socialized very well with who will be Austin’s custodians, in
alphabetical order, Urmson and Warnock – “two charmers.” Unlike Austin, Urmson
and Warnock were the type of person Austin would philosophise with – and he
would spend hours talking about visa with Warnock. Upon Austin’s demise, Grice
kept with the ‘play group’, which really became one! Grice makes immense
references to Austin. Austin fits Grice to a T, because of the ‘mistakes’ he
engages in. So, it is fair to say that Grice’s motivation for the coinage of implicaturum
was Austin (“He would too often ignore the distinction between what a
‘communicator’ communicates and what his expression, if anything, does.”). So
Grice attempts an intention-based account of the communicator’s message. Within
this message, there is ONE aspect that can usually be regarded as being of
‘philosophical interest.’ The ‘unnecessary implicaturum’ is bound to be taken
Austin as part of the ‘philosophical interesting’ bit when it isn’t. So Grice
is criticizing Austin for providing the wrong analysis for the wrong
analysandum. Grice refers specifically to the essays in “Philosophical Papers,”
notably “Other Minds” and “A Plea for Excuses.” But he makes a passing
reference to “Sense and Sensibilia,” whose tone Grice dislikes, and makes a
borrowing or two from the ‘illocution,’ never calling it by that name. At most,
Grice would adapt Austin’s use of ‘act.’ But his rephrase is ‘conversational
move.’ So Grice would say that by making a conversational ‘move,’ the
conversationalist may be communicating TWO things. He spent some type finding a
way to conceptualise this. He later came with the metaphor of the FIRST-FLOOR
act, the MEZZANINE act, and the SECOND-FLOOR act. This applies to Fregeianisms
like ‘aber,’ but it may well apply to Austinian-code type of utterances. austinianism:
Grice felt sorry for Nowell-Smith, whom he calls the ‘straight-man’ for the
comedy double act with Austin at the Play Groups. “I would say ‘on principle’”
– “I would say, ‘no, thanks.” “I don’t understand Donne.” “It’s perfectly clear
to me.” By using Nowell-Sith, Grice is implicating that Austin had little
manners in the ‘play group,’ “And I wasn’t surprised when Nowell-Smith left
Oxford for good, almost.” Not quite, of course. After some time in the
extremely fashionable Canterbury, Nowell-Smith returns to Oxford. Vide:
nowell-smithianism. -- speech act theory, the theory of language use, sometimes
called pragmatics, as opposed to the theory of meaning, or semantics. Based on
the meaninguse distinction, it categorizes systematically the sorts of things
that can be done with words and explicates the ways these are determined,
underdetermined, or undetermined by the meanings of the words used. Relying
further on the distinction between speaker meaning and linguistic meaning, it
aims to characterize the nature of communicative intentions and how they are
expressed and recognized. Speech acts are a species of intentional action. In
general, one and the same utterance may comprise a number of distinct though
related acts, each corresponding to a different intention on the part of the
speaker. Beyond intending to produce a certain sequence of sounds forming a
sentence in English, a person who utters the sentence ‘The door is open’, e.g.,
is likely to be intending to perform, in the terminology of J. L. Austin How to
Do Things with Words, 2, 1 the locutionary act of saying expressing the
proposition that a certain door is open, 2 the illocutionary act of making the
statement expressing the belief that it is open, and 3 the perlocutionary act
of getting his listener to believe that it is open. In so doing, he may be
performing the indirect speech act of requesting illocutionary the listener to
close the door and of getting perlocutionary the hearer to close the door. The
primary focus of speech act theory is on illocutionary acts, which may be
classified in a variety of ways. Statements, predictions, and answers exemplify
constatives; requests, commands and permissions are directives; promises,
offers, and bets are commissives; greetings, apologies, and congratulations are
acknowledgments. These are all communicative illocutionary acts, each
distinguished by the type of psychological state expressed by the speaker.
Successful communication consists in the audience’s recognition of the
speaker’s intention to be expressing a certain psychological state with a
certain content. Conventional illocutionary acts, on the other hand, effect or
officially affect institutional states of affairs. Examples of the former are
appointing, resigning, sentencing, and adjourning; examples of the latter are
assessing, acquitting, certifying, and grading. See Kent Bach and Robert M.
Harnish, Linguistic Communication and Speech Acts, 9. The type of act an
utterance exemplifies determines its illocutionary force. In the example ‘The
door is open’, the utterance has the force of both a statement and a request.
The illocutionary force potential of a sentence is the force or forces with
which it can be used literally, e.g., in the case of the sentence ‘The door is
open’, as a statement but not as a request. The felicity conditions on an
illocutionary act pertain not only to its communicative or institutional
success but also to its sincerity, appropriateness, and effectiveness. An
explicit performative utterance is an illocutionary act performed by uttering
an indicative sentence in the simple present tense with a verb naming the type
of act being performed, e.g., ‘I apologize for everything I did’ and ‘You are requested
not to smoke’. The adverb ‘hereby’ may be used before the performative verb
‘apologize’ and ‘request’ in these examples to indicate that the very utterance
being made is the vehicle of the performance of the illocutionary act in
question. A good test for distinguishing illocutionary from perlocutionary acts
is to determine whether a verb naming the act can be used performatively.
Austin exploited the phenomenon of performative utterances to expose the common
philosophical error of assuming that the primary use of language is to make
statements.
AUTO-ARKHE -- autarkia: Grecian for
‘self-sufficiency,’ from ‘auto-‘, self, and ‘arkhe,’ principium. Autarkia was
widely regarded as a mark of the human good, happiness eudaimonia. A life is
self-sufficient when it is worthy of choice and lacks nothing. What makes a
life self-sufficient and thereby
happy was a matter of controversy.
Stoics maintained that the mere possession of virtue would suffice; Aristotle
and the Peripatetics insisted that virtue must be exercised and even, perhaps,
accompanied by material goods. There was also a debate among later Grecian
thinkers over whether a self-sufficient life is solitary or whether only life
in a community can be self-sufficient.
auto-phoric: Grice preferred, on occasion, the prefix ‘auto-‘ to
what he calls the more barbaric ‘self-‘ – “But then the Romans did not really
have an equivalent to Grecian ‘auto-‘, which helps.” -- self-referential
incoherence, an internal defect of an assertion or theory, which it possesses
provided that a it establishes some requirement that must be met by assertions
or theories, b it is itself subject to this requirement, and c it fails to meet
the requirement. The most famous example is logical positivism’s meaning
criterion, which requires that all meaningful assertions be either tautological
or empirically verifiable, yet is itself neither. A possible early example is
found in Hume, whose own writings might have been consigned to the flames had
librarians followed his counsel to do so with volumes that contain neither
“abstract reasoning concerning quantity or number” nor “experimental reasoning
concerning matter of fact and existence.” Bold defiance was shown by Vitters,
who, realizing that the propositions of the Tractatus did not “picture” the
world, advised the reader to “throw away the ladder after he has climbed up
it.” An epistemological example is furnished by any foundationalist theory that
establishes criteria for rational acceptability that the theory itself cannot meet.
.
awareness: an Anglo-Saxon,
“sort of,” term Grice liked – Grice: “The a- is archaic, is ware that is
crucial.” -- for Grice, awareness means the doxastic attitude prefixed to any
other state -- consciousness, a central feature of our lives that is
notoriously difficult to characterize. You experience goings-on in the world,
and, turning inward “introspecting”, you experience your experiencing. Objects
of awareness can be external or internal. Pressing your finger on the edge of a
table, you can be aware of the table’s edge, and aware of the feeling of
pressure though perhaps not simultaneously. Philosophers from Locke to Nagel
have insisted that our experiences have distinctive qualities: there is
“something it is like” to have them. It would seem important, then, to
distinguish qualities of objects of which you are aware from qualities of your
awareness. Suppose you are aware of a round, red tomato. The tomato, but not
your awareness, is round and red. What then are the qualities of your awareness?
Here we encounter a deep puzzle that divides theorists into intransigent camps.
Some materialists, like Dennett, insist that awareness lacks qualities or lacks
qualities distinct from its objects: the qualities we attribute to experiences
are really those of experienced objects. This opens the way to a dismissal of
“phenomenal” qualities qualia, qualities that seem to have no place in the
material world. Others T. Nagel, Ned Block regard such qualities as patently
genuine, preferring to dismiss any theory unable to accommodate them. Convinced
that the qualities of awareness are ineliminable and irreducible to respectable
material properties, some philosophers, following Frank Jackson, contend they
are “epiphenomenal”: real but causally inefficacious. Still others, including
Searle, point to what they regard as a fundamental distinction between the
“intrinsically subjective” character of awareness and the “objective,” “public”
character of material objects, but deny that this yields epiphenomenalism.
axioma – Grice:
“Etymologically, possibly related to ‘axis,’ value.” -- Porphyry translated
this as ‘principium,’ but Grice was not too happy about it! Referred to by
Grice in his portrayal of the formalists in their account of an ‘ideal’
language. He is thinking Peano, Whitehead, and Russell. – the axiomatic method,
originally, a method for reorganizing the accepted propositions and concepts of
an existent science in order to increase certainty in the propositions and
clarity in the concepts. Application of this method was thought to require the
identification of 1 the “universe of discourse” domain, genus of entities
constituting the primary subject matter of the science, 2 the “primitive
concepts” that can be grasped immediately without the use of definition, 3 the
“primitive propositions” or “axioms”, whose truth is knowable immediately,
without the use of deduction, 4 an immediately acceptable “primitive
definition” in terms of primitive concepts for each non-primitive concept, and
5 a deduction constructed by chaining immediate, logically cogent inferences
ultimately from primitive propositions and definitions for each nonprimitive
accepted proposition. Prominent proponents of more or less modernized versions
of the axiomatic method, e.g. Pascal, Nicod 34, and Tarski, emphasizing the
critical and regulatory function of the axiomatic method, explicitly open the
possibility that axiomatization of an existent, preaxiomatic science may lead
to rejection or modification of propositions, concepts, and argumentations that
had previously been accepted. In many cases attempts to realize the ideal of an
axiomatic science have resulted in discovery of “smuggled premises” and other
previously unnoted presuppositions, leading in turn to recognition of the need
for new axioms. Modern axiomatizations of geometry are much richer in detail
than those produced in ancient Greece. The earliest extant axiomatic text is
based on an axiomatization of geometry due to Euclid fl. 300 B.C., which itself
was based on earlier, nolonger-extant texts. Archimedes 287212 B.C. was one of
the earliest of a succession of postEuclidean geometers, including Hilbert,
Oswald Veblen 00, and Tarski, to propose modifications of axiomatizations of
classical geometry. The traditional axiomatic method, often called the
geometric method, made several presuppositions no longer widely accepted. The
advent of non-Euclidean geometry was particularly important in this connection.
For some workers, the goal of reorganizing an existent science was joined to or
replaced by a new goal: characterizing or giving implicit definition to the
structure of the subject matter of the science. Moreover, subsequent
innovations in logic and foundations of mathematics, especially development of
syntactically precise formalized languages and effective systems of formal
deductions, have substantially increased the degree of rigor attainable. In
particular, critical axiomatic exposition of a body of scientific knowledge is
now not thought to be fully adequate, however successful it may be in realizing
the goals of the original axiomatic method, so long as it does not present the
underlying logic including language, semantics, and deduction system. For these
and other reasons the expression ‘axiomatic method’ has undergone many
“redefinitions,” some of which have only the most tenuous connection with the
original meaning. The term ‘axiom’ has
been associated to different items by philosophers. There’s the axiom of
comprehension, also called axiom of abstraction, the axiom that for every property,
there is a corresponding set of things having that property; i.e., f DA x x 1 A
È f x, where f is a property and A is a set. The axiom was used in Frege’s
formulation of set theory and is the axiom that yields Russell’s paradox,
discovered in 1. If fx is instantiated as x 2 x, then the result that A 1 A È A
2 A is easily obtained, which yields, in classical logic, the explicit
contradiction A 1 A & A 2 A. The paradox can be avoided by modifying the
comprehension axiom and using instead the separation axiom, f DA x x 1 A Èfx
& x 1 B. This yields only the result that A 1 A ÈA 2 A & A 1 B, which
is not a contradiction. The paradox can also be avoided by retaining the
comprehension axiom but restricting the symbolic language, so that ‘x 1 x’ is
not a meaningful formula. Russell’s type theory, presented in Principia Mathematica,
uses this approach. Then there’s the axiom
of consistency, an axiom stating that a given set of sentences is consistent.
Let L be a formal language, D a deductive system for L, S any set of sentences
of L, and C the statement ‘S is consistent’ i.e., ‘No contradiction is
derivable from S via D’. For certain sets S e.g., the theorems of D it is
interesting to ask: Can C be expressed in L? If so, can C be proved in D? If C
can be expressed in L but not proved in D, can C be added consistently to D as
a new axiom? Example from Gödel: Let L and D be adequate for elementary number
theory, and S be the axioms of D; then C can be expressed in L but not proved
in D, but can be added as a new axiom to form a stronger system D’. Sometimes
we can express in L an axiom of consistency in the semantic sense i.e., ‘There
is a universe in which all the sentences in S are true’. Trivial example:
suppose the only non-logical axiom in D is ‘For any two sets B and B’, there
exists the union of B and B’ ’. Then C might be ‘There is a set U such that,
for any sets B and B’ in U, there exists in U the union of B and B’ ’.
ayerianism: Grice: “One of the most memorable pieces of
Ayer’s philosophical depth is his ‘Saturday is in bed.’ It was so popular at
Oxford that Ryle, Ayer’s tutor, felt he could use it without credit!’ -- a. j.
, philosopher of Swiss ancestry, one of the most important of the Oxford
logical positivists. He continued to occupy a dominant place in analytic
philosophy as he gradually modified his adherence to central tenets of the
view. He was educated at Eton and Oxford, and, after a brief period at the of Vienna, became a lecturer in philosophy at
Christ Church in 3. After the war he returned to Oxford as fellow and dean of
Wadham . He was Grote Professor of the Philosophy of Mind and Logic at the of London 659, Wykeham Professor of Logic in
the of Oxford and a fellow of New 978, and a fellow of Wolfson , Oxford 883.
Ayer was knighted in 3 and was a Chevalier de la Légion d’Honneur. His early
work clearly and forcefully developed the implications of the positivists’
doctrines that all cognitive statements are either analytic and a priori, or
synthetic, contingent, and a posteriori, and that empirically meaningful
statements must be verifiable must admit of confirmation or disconfirmation. In
doing so he defended reductionist analyses of the self, the external world, and
other minds. Value statements that fail the empiricist’s criterion of meaning
but defy naturalistic analysis were denied truth-value and assigned emotive
meaning. Throughout his writings he maintained a foundationalist perspective in
epistemology in which sense-data later more neutrally described occupied not
only a privileged epistemic position but constituted the subject matter of the
most basic statements to be used in reductive analyses. Although in later works
he significantly modified many of his early views and abandoned much of their
strict reductionism, he remained faithful to an empiricist’s version of
foundationalism and the basic idea behind the verifiability criterion of
meaning. His books include Language, Truth and Logic; The Foundations of
Empirical Knowledge; The Problems of Knowledge; Philosophical Essays; The
Concept of a Person; The Origins of Pragmatism; Metaphysics and Common Sense;
Russell and Moore: The Analytical Heritage; The Central Questions of
Philosophy; Probability and Evidence; Philosophy in the Twentieth Century;
Russell; Hume; Freedom and Morality, Ludwig Vitters; and Voltaire. Born of
Swiss parentage in London, “Freddie” got an Oxford educated, and though he
wanted to be a judge, he read Lit. Hum (Phil.). He spent three months in
Vienna, and when he returned, Grice called him ‘enfant terrible.’ Ayer would
later cite Grice in the Aristotelian symposium on the Causal Theory of
Perception. But the type of subtlety in conversational implicaturum that Grice
is interested goes over Freddie’s head. (“That,” or he was not interested.”
Grice was glad that Oxford was ready to attack Ayer on philosophical grounds,
and he later lists Positivism as a ‘monster’ on his way to the City of Eternal
Truth. “Verificationism” was anti-Oxonian, in being mainly anti-Bradleyian, who
is recognised by every Oxonian philosopher as “one of the clearest and subtlest
prosists in English, and particularly Oxonian, philosophy.” Ayer later became
the logic professor at Oxford – which is now taught no longer at the
Sub-Faculty of Philosophy, but the Department of Mathematics!
Azeglio Azeglio – Luigi
Taparelli d’Azeglio Luigi Taparelli d'Azeglio Da Wikipedia, l'enciclopedia
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Luigi Taparelli d'Azeglio Luigi Taparelli d'Azeglio, nato Prospero
Taparelli d'Azeglio (Torino, 24 novembre 1793 – Roma, 21 settembre 1862), è
stato un gesuita, filosofo e sociologo italiano. Coniò il termine giustizia
sociale, successivamente ripreso e sviluppato da Antonio Rosmini (1848) nel
saggio La Costituzione secondo la giustizia sociale e da John Stuart Mill nel
saggio Utilitarianism. [1][2][3] Taparelli d'Azeglio è stato anche uno dei
primi teorici del principio di sussidiarietà.[4] Indice 1Biografia 2Pensiero 3Opere 4Note
5Studi 6 Voci correlate 7Collegamenti
esterni Biografia Era il quarto degli otto figli di Cesare, conte di Lagnasco e
marchese di Montanera, diplomatico della corte di Vittorio Emanuele I, e della
contessa Cristina Morozzo di Bianzè. Alla nascita gli fu imposto il nome di
Prospero che, divenuto gesuita, cambiò in Luigi. I fratelli Massimo e Roberto
furono politici e senatori del Regno.
Maturò la propria vocazione religiosa a seguito di un corso di esercizi
spirituali dettati dal venerabile Pio Brunone Lanteri (1759-1830), fondatore
della congregazione degli Oblati di Maria Vergine. Studiò nel Collegio Tolomei
di Siena e poi nell'Ateneo di Torino fino al 1809. Entrato nel seminario di
Torino, quando il padre fu inviato come diplomatico alla corte di Pio VII si
trasferì con lui a Roma e fu ammesso nel noviziato dei gesuiti di Sant'Andrea
al Quirinale. Fu ordinato sacerdote nel
1820. Iniziò a studiare negli anni 1824-29 la filosofia di San Tommaso
d'Aquino, studio che continuò a Napoli negli anni 1829-32. Nel 1833 fu
destinato al Collegio Massimo di Palermo dove insegnò lingua francese per poi assumere
la cattedra di diritto naturale. Nel
1840-1843 pubblicò con i tipi della Stamperia d'Antonio Muratori di Palermo il
suo testo più importante, il Saggio teoretico di dritto naturale appoggiato sul
fatto, considerato a quel tempo una vera enciclopedia di morale, diritto e
scienza politica. Nel 1850 ricevette da
papa Pio IX il permesso di cofondare con il padre Carlo Maria Curci La Civiltà
Cattolica, rivista della Compagnia di Gesù, ove scrisse per venti anni per poi
assumerne la direzione nell'ultimo periodo della vita. I suoi oltre duecento
articoli pubblicati sulla rivista furono tutti caratterizzati da un contenuto
tale da meritargli il titolo di «martello delle concezioni liberali»(Antonio
Messineo). Morì a Roma il 21 settembre
1862. Pensiero Era preoccupato
soprattutto dai problemi che nascevano dalla rivoluzione industriale. Il suo
insegnamento sociale influenzò papa Leone XIII nella stesura dell'enciclica
Rerum novarum sulla condizione dei lavoratori.
Proponeva di riprendere gli insegnamenti della scuola filosofica
tomista. A partire dal 1825 portò avanti questa convinzione, ritenendo che la
filosofia soggettiva di Cartesio portasse a errori drammatici nella moralità e
nella politica. Argomentava che mentre la differenza di opinioni sulle scienze
naturali non ha nessun effetto sulla natura, al contrario idee metafisicamente
poco chiare sull'umanità possono portare al caos nella società. A quel tempo la Chiesa cattolica non aveva
una visione sistematica chiara sui grandi cambiamenti sociali apparsi
all'inizio del secolo XIX in Europa, la qual cosa portava molta confusione tra
la gerarchia ecclesiastica e il laicato. In risposta a tale problema, Taparelli
applicò, in maniera coerente, i metodi del tomismo alle scienze sociali. Dalle
pagine de La Civiltà Cattolica attaccò la tendenza a separare la legge positiva
dalla morale e lo "spirito eterodosso" della libertà di coscienza
che, a suo avviso, distruggeva l'unità della società. Termini chiave della sua opera sono socialità
e sussidiarietà. Vedeva la società non come un gruppo monolitico di individui,
ma come un insieme di varie sub-società disposte in diversi livelli, ciascuna
formata da individui. Ogni livello di società ha sia diritti che doveri, ognuno
dei quali deve essere riconosciuto e valorizzato. Ogni livello di società deve
cooperare razionalmente e non fomentare competizione e conflitti. Dopo l'istituzione della Società delle
Nazioni, Taparelli d'Azeglio ne vanne considerato un precursore. Sua fu l'idea
di un'autorità universale – da lui chiamata "etnarchia" – con il
ruolo di tribunale e di arbitrio, che potesse proteggere ogni nazione dalle
minacce esterne[5]. Taparelli d'Azeglio continuò a fungere da autorevole guida
al pensiero cattolico in materia di pace e guerra ancora nel Novecento[6]. Opere L. Taparelli d’Azeglio, Saggio
teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto, 2 voll., Edizioni della
«Civiltà Cattolica», Roma 1949 [Palermo 1840]. Luigi Taparelli d'Azeglio, Della
nazionalità, Genova, Tipografia de' fratelli Ponthenier, 1847. URL consultato
il 3 ottobre 2019. La Legge fondamentale d'organizzazione nella società, in
Gabriele De Rosa, I Gesuiti in Sicilia e la rivoluzione del '48, con documenti
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Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1963, pp. 166–188. La libertà tirannia.
Saggi sul liberalesimo risorgimentale, Piacenza, Edizioni di Restaurazione
Spirituale, 1960. Raccolta di articoli pubblicati su La Civiltà Cattolica nel
1861, a cura di Carlo Emanuele Manfredi e Giovanni Cantoni; e un'ampia
antologia, in Gianfranco Legitimo, Sociologi cattolici italiani. De Maistre -
Taparelli - Toniolo, Roma, Volpe, 1963, pp. 137–253. Note ^ Diritto soggettivo,
proprietà e autorità in Luigi Taparelli d'Azeglio, di Alessanfro Biasini, sito
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condotta della Compagnia di Gesù e scritti inediti di Luigi Taparelli
d'Azeglio, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1963. A. Perego, La
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Taparelli - Toniolo, Roma, Volpe, 1963, pp. 30–51. Antonino Messineo S.J., Il
P. Luigi Taparelli d'Azeglio e il Risorgimento italiano, in La Civiltà Cattolica,
anno 99, vol. 3°, quaderno 2356, 21 agosto 1948, pp. 373–386; e quaderno 2357,
4 settembre 1948, pp. 492–502. Voci correlate Carlo Maria Curci Compagnia di
Gesù La Civiltà Cattolica Rerum novarum Collegamenti esterni Luigi Taparelli
d'Azeglio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Modifica su Wikidata Angiolo Gambaro, Luigi Taparelli d'Azeglio, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su
Wikidata (EN) Luigi Taparelli d'Azeglio, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Opere di Luigi Taparelli
d'Azeglio, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere
di Luigi Taparelli d'Azeglio, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata
Francesco Pappalardo, Luigi Taparelli d'Azeglio, in Giovanni Cantoni (a cura
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Storia e Politica, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013. (EN) Aloysius
Taparelli, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913. V · D
· M Compagnia di Gesù Controllo di autoritàVIAF (EN) 22211811 · ISNI (EN) 0000
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Filosofia Sociologia Portale Sociologia Categorie: Gesuiti italianiFilosofi
italiani del XIX secoloSociologi italianiNati nel 1793Morti nel 1862Nati il 24
novembreMorti il 21 settembreNati a TorinoMorti a Roma[altre]
Azulai
-- Chaim Joseph David Azulai Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to
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italiani è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni
di Wikipedia. Haim Yosef David Azulai Haim
Yosef David Azulai, ben Isaac Zerachia (ebraico: חיים יוסף דוד אזולאי,
comunemente noto come Hida, dall'acronimo del suo nome, חיד"א),
(Gerusalemme, 1724 – Livorno, 1806), è stato un filosofo, rabbino e teologo
italiano, noto bibliofilo e pioniere della pubblicazione delle Scritture
religiose ebraiche. Firma di
Azulai Indice 1 Shem HaGedolim 2 Bibliografia 3 Voci
correlate 4 Altri
progetti 5 Collegamenti
esterni Shem HaGedolim Prolifico saggista, i suoi scritti furono pubblicati in
quattro libri di due sezioni, col titolo Shem HaGedolim (Il Nome dei Grandi),
che contenevano i nomi di autori, e Wa'ad la-Ḥakamim (Assemblea dei Saggi), che
contenevano i titoli di opere. Questo suo lavoro ha dato ad Azulai un posto
duraturo nella letteratura ebraica. Shem HaGedolim contiene infatti dati che
altrimenti sarebbero andati perduti, e dimostra la mente critica dell'autore.
Con validi metodi scientifici Azulai indaga la questione della genuinità del
Commentario di Rashi sui Libri delle Cronache o di alcuni trattati talmudici
(s.v. "Rashi" in Shem HaGedolim). Tuttavia, egli afferma che Rashi è
proprio l'autore del commentario dei Neviìm e Ketuvim, contrariamente ad altre
opinioni. Inoltre, Azulai credeva fermamente che Hayim Vital avesse bevuto
acqua dal pozzo di Miriam, e che questo fatto lo avesse reso capace di
ricevere, in meno di due anni, l'intera Cabala dalla bocca di Isaac Luria (cfr.
s.v. "Ḥayyim Vital", in Shem HaGedolim). Azulai spesso registra nei
suoi scritti dove ha esaminato di persona le versioni di certi manoscritti
primari, dando quindi certezza di importanti fonti ebraiche. Bibliografia Una lista completa delle sue
opere viene presentata nella prefazione dell'edizione Benjacob di Shem
HaGedolim, Vilna, 1852, spesso ristampata;
Eliakim Carmoly, ed. Shem HaGedolim, Frankfurt-am-Main, 1843; Fuenn,
Keneset Yisrael, p. 342; Hazan, Hama'alot li-Shelomoh, Alessandria d'Egitto,
1894; Aaron Walden, Shem HaGedolim HeChadash, 1879; Diareio Ma'agal Tob, ed. di
Elia Benamozegh, Livorno, 1879; Heimann Joseph Michael, Or ha-chayyim, nr. 868.
(EN) Hugh Chisholm (a cura di), Enciclopedia Britannica, XI, Cambridge
University Press, 1911. (EN) Azulai, Azulay, in Jewish Encyclopedia, New York,
Funk & Wagnalls, 1901-1906. (EN) Biografia di Rabbi Azulai - A Legend of
Greatness - The Life & Time of Hacham Haim Yosef David Azoulay di Yehuda
Azoulay, su sephardiclegacy.com. URL consultato il 4 aprile 2013 (archiviato
dall'url originale il 5 aprile 2013). Voci correlate Comunità ebraica di
Livorno Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene
immagini o altri file su Chaim Joseph David Azulai Collegamenti esterni Scheda
biografica su chabad.org V · D · M Tree-of-Life Flower-of-Life Stage.svg Cabala
ebraica Tree-of-Life Flower-of-Life Stage.svg Controllo di autorità VIAF (EN)
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XVIII secoloFilosofi italiani del XIX secoloRabbini italianiTeologi
italianiNati nel 1724Morti nel 1806Nati a GerusalemmeMorti a LivornoCabalisti
italiani[altre]
babbage: discussed by
Grice in his functionalist approach to philosophical psychology. English
applied mathematician, inventor, and expert on machinery and manufacturing. His
chief interest was in developing mechanical “engines” to compute tables of
functions. Until the invention of the electronic computer, printed tables of
functions were important aids to calculation. Babbage invented the difference
engine, a machine that consisted of a series of accumulators each of which, in
turn, transmitted its contents to its successor, which added to them to its own
contents. He built only a model, but George and Edvard Scheutz built difference
engines that were actually used. Though tables of squares and cubes could be
calculated by a difference engine, the more commonly used tables of logarithms
and of trigonometric functions could not. To calculate these and other useful
functions, Babbage conceived of the analytical engine, a machine for numerical
analysis. The analytical engine was to have a store memory and a mill arithmetic
unit. The store was to hold decimal numbers on toothed wheels, and to transmit
them to the mill and back by means of wheels and toothed bars. The mill was to
carry out the arithmetic operations of addition, subtraction, multiplication,
and division mechanically, greatly extending the technology of small
calculators. The operations of the mill were to be governed by pegged drums,
derived from the music box. A desired sequence of operations would be punched
on cards, which would be strung together like the cards of a Jacquard loom and
read by the machine. The control mechanisms could branch and execute a
different sequence of cards when a designated quantity changed sign. Numbers
would be entered from punched cards and the answers punched on cards. The answers
might also be imprinted on metal sheets from which the calculated tables would
be printed, thus avoiding the errors of proofreading. Although Babbage
formulated various partial plans for the analytical engine and built a few
pieces of it, the machine was never realized. Given the limitations of
mechanical computing technology, building an analytical engine would probably
not have been an economical way to produce numerical tables. The modern
electronic computer was invented and developed completely independently of
Babbage’s pioneering work. Yet because of it, Babbage’s work has been
publicized and he has become famous.
Bacchin
Giovanni Romano Bacchin Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to
navigationJump to search Giovanni Romano Bacchin (Belluno, 27 dicembre 1929 –
Rimini, 10 gennaio 1995) è stato un filosofo italiano. Dopo aver conseguito la
laurea nel 1961, nel 1965 ottenne la libera docenza in filosofia della storia.
Dal 1966 al 1980 insegnò filosofia della storia e filosofia della scienza presso
l'Università di Perugia. Negli anni dal 1971 al 1973 occupò anche la cattedra
di filosofia della scienza presso l'Università di Lecce. Dal 1981 fu docente presso la facoltà di
lettere e filosofia dell'Università di Padova, tenendo la cattedra di filosofia
teoretica[1]. Fu membro della
"Società Filosofica Italiana". Morì il 10 gennaio 1995, sulla
spiaggia di Rimini. Pensiero Cresciuto
filosoficamente nella scuola metafisica padovana di Marino Gentile, intorno
agli anni sessanta, Bacchin presto sviluppò una propria originalità di
approccio e di ricerca filosofica, che lo rendono difficilmente assimilabile ad
una qualche corrente o "famiglia" filosofica se non quella della
libera e inesausta teoresi. A testimonianza
della specificità del suo approccio metafisico si può citare questa sua
affermazione. «V'è un senso metafisico
che può andare perduto. Né basta parlare di metafisica e considerarsi
metafisici per possederlo. La perdita del senso metafisico è anche trionfo del
condizionale e quindi dell'ipocrisia: "direi", "avanzerei la
proposta", "mi si passi l'espressione", "vorrei che il
lettore ricavasse l'impressione..'", "anche se siamo, il lettore ed
io, - certo io - immensamente piccoli", "a mio sommesso avviso"
e così via in un continuo spostare l'attenzione su di sé e in un continuo,
inutile, domandare scusa al lettore della propria - scontata - pochezza,
rivelando che non è poi così scontata da non parlarne. Nudo e indifeso alla
presenza della verità, il metafisico non lo può essere di meno di fronte agli
uomini, i quali - di certo- non sono la verità. [2]» Riferimento costante dell'incessante dialogo
filosofico di Bacchin fu senz'altro l'attualismo gentiliano. Opere Su le implicazioni teoretiche della
struttura formale, Roma, Jandi Sapi 1963 Originarietà e mediazione del discorso
metafisico, Roma, Jandi Sapi 1963 Su l'autentico nel filosofare, Roma, Jandi
Sapi 1963, L'originario come implesso esperienza-discorso, Roma, Jandi Sapi
1963 Il concetto di meditazione e la teoremi del fondamento, Roma, Jandi Sapi
1963 I fondamenti della filosofia del linguaggio, Assisi, 1965 L'immediato e la
sua negazione, Perugia, Grafica 1967 Anypotheton. Saggio di filosofia
teoretica, Roma, Bulzoni 1975 Teoresi metafisica, Padova, Nuova Vita 1984
Haploustaton, Firenze, Arnaud 1995 ISBN 88-8015-033-2 La struttura teorematica
del problema metafisico. 1996 (postumo) Classicità e originarietà della
metafisica, scritti scelti, Milano, Franco Angeli 1997 ISBN 88-464-0248-0
Articoli La metafisica agevola o impedisce l'unità culturale europea? – in ‘Il
contributo della cultura all'unità europea', a cura di Danilo Castellano,
Edizioni scientifiche italiane, Napoli 1990 L'attualismo nel pensiero di Marino
Gentile, in Annali 1991, Roma, Fondazione Ugo Spirito 1992. Note ^ Informazioni
biografiche reperibili anche in G.R. Bacchin, Haploustaton, Arnaud, Firenze
1995 ^ Giovanni Romano Bacchin in Teoresi metafisica, 1984 Bibliografia Berti,
Enrico Ricordo di Giovanni Romano Bacchin, "Bollettino della Società
Filosofica Italiana", n. s. 154, gennaio-aprile 1995, pp. 126-128
Scilironi, Carlo Tra opposte ragioni: nota in ricordo di Giovanni Romano
Bacchin a dieci anni dalla morte. in Studia patavina: Rivista di scienze
religiose, 2005 Vol. 52 N. 1 Controllo di autorità VIAF (EN) 41941222 · ISNI (EN) 0000 0000 3118 4341 · LCCN
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WorldCat Identities (EN) lccn-n79058823 Biografie Portale Biografie Filosofia
Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XX secoloNati nel 1929Morti
nel 1995Nati il 27 dicembreMorti il 10 gennaioNati a BellunoMorti a
Rimini[altre]
Bacci
Andrea Bacci Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Andrea Bacci (Sant'Elpidio a Mare, 1524 – Roma, 24 ottobre 1600[1]) è
stato un filosofo, medico e scrittore italiano. Si autodefinì Andrea Baccius
Philosophus, Medicus Elpidianus et Civis Romanus. Studiò a Matelica presso Gian
Paolo Perriberti, a Siena ed infine a Roma protetto dall'elpidiense Modestino
Cassini che era l'archiatra pontificio di papa Pio V. Laureatosi in medicina
iniziò a svolgere l'attività a Serra San Quirico. Nel 1552 torna a Roma
protetto dal cardinale Ascanio Colonna. Dopo avere scritto nel 1558 l'opera Del
Tevere, della natura..., nel 1571 pubblica il De Thermis, un libro sulle acque,
la loro storia e le qualità terapeutiche che venne accolto con entusiasmo dalla
società scientifica papalina e fu oggetto di molte ristampe. Dopo aver ottenuto
nel 1567 la cattedra di Botanica presso l'Università La Sapienza e nel 1576
l'iscrizione all'albo dei cittadini romani, nel 1586 Papa Sisto V lo nomina
Archiatra pontificio. Le opere Delle acque albule di Tivoli, Delle acque
acetose presso Roma e delle acque d'Anticoli; Delle acque della terra
bergamasca, Tabula semplicim medicamentorum, De venenis et antidotis; Della
gran bestia detta alce e delle sue proprietà e virtù, Delle dodici pietre
preziose della loro forza ed uso, L'Alicorno precedono la stampa nel 1595 del
monumentale trattato De naturali vinorum historia, un compendio in sette libri
su tutti i vini conosciuti: Libro I -
Temi relativi alla vinificazione e conservazione dei vini. Libro II - Consumo
dei vini in rapporto alle condizioni di salute. Libro III - Caratteristiche peculiari
dei vini. Libro IV - Uso dei vini nell'antichità classica. Libro V - Vini delle
varie parti d'Italia. Libro VI - Vini importati a Roma. Libro VII - Vini
stranieri. Note ^ DBI. Bibliografia Andrea Bacci la figura le opere, Atti della
giornata di studi tenutasi il 25 novembre 2000 a Sant'Elpidio a Mare. Altri
progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a
Andrea Bacci Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Andrea
Bacci Collegamenti esterni Mario Crespi, Andrea Bacci, in Dizionario biografico
degli italiani, vol. 5, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1963.
Modifica su Wikidata De Naturali Vinorum Historia De Vinis Italiae et de
Conuiuijs Antiquorum Libri Septem Andreae BacciI Traduzione del libro Quinto
nella parte dedicata ai vini delle Marche, a cura di Gianni Brandozzi,
Associazione culturale Giovane Europa, 2015 Controllo di autoritàVIAF (EN)
51803617 · ISNI (EN) 0000 0001 2101 3239 · SBN IT\ICCU\LO1V\131376 · LCCN (EN)
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Medicina Portale Medicina Categorie: Filosofi italiani del XVI secoloMedici
italianiScrittori italiani del XVI secoloNati nel 1524Morti nel 1600Morti il 24
ottobreNati a Sant'Elpidio a MareMorti a RomaEnologi italiani[altre]
baconian – “You can tell
when a contitnental philosopher knows about insular philosopher when they can
tell one bacon from the other.” – H. P. Grice. Francis: English philosopher,
essayist, and scientific methodologist. In politics Bacon rose to the position
of lord chancellor. In 1621 he retired to private life after conviction for
taking bribes in his official capacity as judge. Bacon championed the new
empiricism resulting from the achievements of early modern science. He opposed
alleged knowledge based on appeals to authority, and on the barrenness of
Scholasticism. He thought that what is needed is a new attitude and methodology
based strictly on scientific practices. The goal of acquiring knowledge is the
good of mankind: knowledge is power. The social order that should result from
applied science is portrayed in his New Atlantis1627. The method of induction
to be employed is worked out in detail in his Novum Organum 1620. This new
logic is to replace that of Aristotle’s syllogism, as well as induction by
simple enumeration of instances. Neither of these older logics can produce
knowledge of actual natural laws. Bacon thought that we must intervene in
nature, manipulating it by means of experimental control leading to the
invention of new technology. There are well-known hindrances to acquisition of
knowledge of causal laws. Such hindrances false opinions, prejudices, which
“anticipate” nature rather than explain it, Bacon calls idols idola. Idols of
the tribe idola tribus are natural mental tendencies, among which are the idle
search for purposes in nature, and the impulse to read our own desires and
needs into nature. Idols of the cave idola specus are predispositions of
particular individuals. The individual is inclined to form opinions based on
idiosyncrasies of education, social intercourse, reading, and favored
authorities. Idols of the marketplace idola fori Bacon regards as the most
potentially dangerous of all dispositions, because they arise from common uses
of language that often result in verbal disputes. Many words, though thought to
be meaningful, stand for nonexistent things; others, although they name actual
things, are poorly defined or used in confused ways. Idols of the theater idola
theatri depend upon the influence of received theories. The only authority
possessed by such theories is that they are ingenious verbal constructions. The
aim of acquiring genuine knowledge does not depend on superior skill in the use
of words, but rather on the discovery of natural laws. Once the idols are
eliminated, the mind is free to seek knowledge of natural laws based on
experimentation. Bacon held that nothing exists in nature except bodies
material objects acting in conformity with fixed laws. These laws are “forms.”
For example, Bacon thought that the form or cause of heat is the motion of the
tiny particles making up a body. This form is that on which the existence of
heat depends. What induction seeks to show is that certain laws are perfectly
general, universal in application. In every case of heat, there is a measurable
change in the motion of the particles constituting the moving body. Bacon
thought that scientific induction proceeds as follows. First, we look for those
cases where, given certain changes, certain others invariably follow. In his
example, if certain changes in the form motion of particles take place, heat
always follows. We seek to find all of the “positive instances” of the form
that give rise to the effect of that form. Next, we investigate the “negative
instances,” cases where in the absence of the form, the qualitative change does
not take place. In the operation of these methods it is important to try to
produce experimentally “prerogative instances,” particularly striking or
typical examples of the phenomenon under investigation. Finally, in cases where
the object under study is present to some greater or lesser degree, we must be
able to take into account why these changes occur. In the example, quantitative
changes in degrees of heat will be correlated to quantitative changes in the
speed of the motion of the particles. This method implies that backward
causation Bacon, Francis 68 68 in many
cases we can invent instruments to measure changes in degree. Such inventions
are of course the hoped-for outcome of scientific inquiry, because their
possession improves the lot of human beings. Bacon’s strikingly modern but not
entirely novel empiricist methodology influenced nineteenth-century figures
e.g., Sir John Herschel and J. S. Mill who generalized his results and used
them as the basis for displaying new insights into scientific methodology.
baconian: “You can tell
when a continental philosopher knows the first thing about insular philosophy
when they can tell one bacon from the other” – H. P. Grice. R., English
philosopher who earned the honorific title of Doctor Mirabilis. He was one of
the first medievals in the Latin West to lecture and comment on newly recovered
work by Aristotle in natural philosophy, physics, and metaphysics. Born in
Somerset and educated at both Oxford and
the of Paris, he became by 1273 a master
of arts at Paris, where he taught for about ten years. In 1247 he resigned his
teaching post to devote his energies to investigating and promoting topics he
considered neglected but important insofar as they would lead to knowledge of
God. The English “experimentalist” Grosseteste, the man Peter of Maricourt, who
did pioneering work on magnetism, and the author of the pseudo-Aristotelian
Secretum secretorum influenced Roger’s new perspective. By 1257, however,
partly from fatigue, Roger had put this work aside and entered the Franciscan
order in England. To his dismay, he did not receive within the order the
respect and freedom to write and teach he had expected. During the early 1260s
Roger’s views about reforming the
curriculum reached Cardinal Guy le Gos de Foulques, who, upon becoming Pope
Clement IV in 1265, demanded to see Roger’s writings. In response, Roger
produced the Opus maius 1267 an
encyclopedic work that argues, among other things, that 1 the study of Hebrew
and Grecian is indispensable for understanding the Bible, 2 the study of
mathematics encompassing geometry, astronomy, and astrology is, with
experimentation, the key to all the sciences and instrumental in theology, and
3 philosophy can serve theology by helping in the conversion of non-believers.
Roger believed that although the Bible is the basis for human knowledge, we can
use reason in the service of knowledge. It is not that rational argument can,
on his view, provide fullblown proof of anything, but rather that with the aid
of reason one can formulate hypotheses about nature that can be confirmed by
experience. According to Roger, knowledge arrived at in this way will lead to
knowledge of nature’s creator. All philosophical, scientific, and linguistic
endeavors are valuable ultimately for the service they can render to theology.
Roger summarizes and develops his views on these matters in the Opus minus and
the Opus tertium, produced within a year of the Opus maius. Roger was
altogether serious in advocating curricular change. He took every opportunity
to rail against many of his celebrated contemporaries e.g., Alexander of Hales,
Bonaventure, Albertus Magnus, and Aquinas for not being properly trained in
philosophy and for contributing to the demise of theology by lecturing on Peter
Lombard’s Sentences instead of the Bible. He also wrote both Grecian and Hebrew
grammars, did important work in optics, and argued for calendar reform on the
basis of his admittedly derivative astronomical research. One should not,
however, think that Roger was a good mathematician or natural scientist. He
apparently never produced a single theorem or proof in mathematics, he was not
always a good judge of astronomical competence he preferred al-Bitruji to
Ptolemy, and he held alchemy in high regard, believing that base metals could
be turned into silver and gold. Some have gone so far as to claim that Roger’s
renown in the history of science is vastly overrated, based in part on his
being confusedly linked with the fourteenthcentury Oxford Calculators, who do
deserve credit for paving the way for certain developments in seventeenth-century
science. Roger’s devotion to curricular reform eventually led to his
imprisonment by Jerome of Ascoli the future Pope Nicholas IV, probably between
1277 and 1279. Roger’s teachings were said to have contained “suspect
novelties.” Judging from the date of his imprisonment, these novelties may have
been any number of propositions condemned by the bishop of Paris, Étienne
Tempier, in 1277. But his imprisonment may also have had something to do with
the anger he undoubtedly provoked by constantly abusing the members of his
order regarding their approach to education, or with his controversial
Joachimite views about the apocalypse and the imminent coming of the
Antichrist. Given Roger’s interest in educational reform and his knack for
systematization, it is not unlikely that he was abreast of and had something to
say about most of the central philosophical issues of the day. If so, his
writings could be an important source of information about thirteenth-century
Scholastic philosophy generally. In this connection, recent investigations have
revealed, e.g., that he may well have played an important role in the
development of logic and philosophy of language during the thirteenth and early
fourteenth centuries. In the course of challenging the views of certain people
some of whom have been tentatively identified as Richard of Cornwall, Lambert
of Auxerre, Siger of Brabant, Henry of Ghent, Boethius of Dacia, William
Sherwood, and the Magister Abstractionum on the nature of signs and how words
function as signs, Roger develops and defends views that appear to be original.
The pertinent texts include the Sumule dialectices c.1250, the De signis part
of Part III of the Opus maius, and the Compendium studii theologiae 1292. E.g.,
in connection with the question whether Jesus could be called a man during the
three-day entombment and, thus, in connection with the related question whether
man can be said to be animal when no man exists, and with the sophism ‘This is
a dead man, therefore this is a man’, Roger was not content to distinguish
words from all other signs as had been the tradition. He distinguished between
signs originating from nature and from the soul, and between natural
signification and conventional ad placitum signification which results
expressly or tacitly from the imposition of meaning by one or more individuals.
He maintained that words signify existing and non-existing entities only
equivocally, because words conventionally signify only presently existing
things. On this view, therefore, ‘man’ is not used univocally when applied to
an existing man and to a dead man.
Badaloni Nicola Badaloni
(politico 1924) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Nicola Badaloni Badalonic.jpg Sindaco di Livorno Durata mandato1954 –
1966 PredecessoreFurio Diaz SuccessoreDino Raugi Nicola Badaloni (detto Marco)
(Livorno, 21 dicembre 1924 – Livorno, 20 gennaio 2005) è stato un politico,
filosofo e storico della filosofia italiano. Di spiccate convinzioni marxiste,
è stato uno studioso di Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Giambattista Vico,
Karl Marx, Antonio Gramsci. All'attività
di ricerca e di docenza presso l'Università di Pisa, dove è stato Preside della
Facoltà di Lettere e Filosofia e ha occupato dal 1966 e per molti lustri la
cattedra di Storia della filosofia, Badaloni ha affiancato un'imponente
attività politica nelle file del movimento operaio, ricoprendo per molti anni
la carica di sindaco di Livorno (dal 1954 al 1966), di presidente dell'Istituto
Gramsci, nonché di membro del Comitato centrale del PCI. I suoi contributi
storiografici, salutati fin dall'esordio dall'apprezzamento di Benedetto Croce
hanno messo in luce autori considerati minori e pensatori inattuali (Niccolò
Franco, Gerolamo Fracastoro, Giovanni Battista Della Porta, Herbert di
Cherbury, Antonio Conti) rinnovando radicalmente, attraverso una collocazione
nel contesto storico, grandi figure viste dalla storiografia idealistica
precedente come immerse in una «solitudine metastorica». Storicismo e filosofia Nella presentazione
dell'ultima pubblicazione di Badaloni nel 2005, Remo Bodei ha sostenuto che il
marxismo, lontano da ogni vulgata, conserva, per lo storico della filosofia
toscano, la sua capacità di strumento di comprensione del mondo, di erogatore
di energie di cambiamento, di guida per lo sviluppo di una prassi razionale,
ancora validi dopo le esperienze del cosiddetto "socialismo
realizzato". Badaloni ha incessantemente ricercato un legame, nella
storia, tra pensiero e azione sociale e sviluppato uno storicismo di impronta
marxista che raccordasse autori lontani nel tempo (come Giordano Bruno, Gian
Battista Vico, Antonio Labriola), ma accomunati dalla tensione al rinnovamento
e alla trasformazione progressiva degli assetti sociali in una data situazione
storica determinata. Così come c'è alterità profonda, ma non rottura senza
legame, tra Hegel e Marx e similmente tra Croce e Gramsci. Scritti e pubblicazioni Una documentata
bibliografia dell'intensa attività storico-filosofica di Badaloni a cura di
Gregorio De Paola può leggersi in: N. Badaloni, Inquietudini e fermenti di
libertà nel Rinascimento italiano, ETS, Pisa, 2004, pp. 481-516. Il volume è
una raccolta di saggi di filosofia moderna di Badaloni, pubblicati su varie
riviste specialistiche e scritti in più anni (dal 1958 al 2000), con
presentazioni di Remo Bodei e di Lina Bolzoni. tesi di laurea discussa con
Cesare Luporini (nei primi mesi del 1945) sul tema Retorica e storicità in
Vico. Appunti intorno alla fama del Bruno nei secoli XVII e XVIII, sta in Società
a.14 nr.3, pag.487-519, 1958 Introduzione a Giambattista Vico, Feltrinelli,
1961 Marxismo come storicismo, Feltrinelli 1962, 1975 Tommaso Campanella,
Feltrinelli, 1965, pubblicato con Ernst Germana nel 1999 dall'Istituto
Poligrafico dello Stato Antonio Conti. Un abate libero pensatore tra Newton e
Voltaire, Feltrinelli, 1968 Il marxismo italiano degli anni Sessanta, Editori
Riuniti, 1971 Labriola politico e filosofo, sta in Critica marxista, Roma,
1971, 2, pp. 16–35 Per il comunismo. Questioni di teoria, Einaudi, 1972
Fermenti di vita intellettuale a Napoli dal 1500 alla metà del 600, sta in
AA.VV., Storia di Napoli, Società Editrice Storia di Napoli, 1972 Cultura e
vita civile tra Riforma e Controriforma, con Renato Barilli e Walter Moretti,
Laterza 1973, 1982 La storia della cultura, sta in Storia d'Italia, vol.III
-(Dal primo Settecento all'Unità), Einaudi, 1973 Il marxismo di Gramsci. Dal
mito alla ricomposizione politica, Einaudi, 1975 Libertà individuale e uomo
collettivo in Gramsci, in Politica e storia in Gramsci, a cura di F. Ferri,
Vol. 1, Roma, Editori Riuniti-Istituto Gramsci 1977, pp. 9–60 Labriola, Croce e
Gentile in collaborazione con il critico letterario Carlo Muscetta, Laterza
1977, 1990 Dialettica del capitale, Editori Riuniti, 1980 Gramsci: la filosofia
della prassi, 1981, sta in Antonio Gramsci. La filosofia della prassi come
previsione, in Hobsbawm, E. H. (a cura di), Storia del marxismo, Vol. III, Tomo
2, Torino, Einaudi 1981, pp. 251–340 Teoria della società e dell'economia in A.
Labriola, I e II, in Dimensioni, a.VIII, nr.26 e 27, 1983 Forme della politica
e teorie del cambiamento. Scritti e polemiche 1962-1981, ETS,1983 Movimento
operaio e lotta politica a Livorno 1900-1926, sta nel volume Democratici e
socialisti nella Livorno dall'800 al 1966, (in collaborazione con F. Pieroni
Bortolotti), editrice Nuova Fortezza, 1987 Filosofia della praxis, sta in
Aa.Vv., Gramsci. Le sue idee nel nostro tempo, Editrice l'Unità, 1987, pp.
94–95 Antonio Labriola nella cultura europea dell'Ottocento, Lacaita, 1988 Il
problema dell'immanenza nella filosofia politica di Antonio Gramsci, Quaderni
della Fondazione Istituto Gramsci Veneto, Venezia, Arsenale Editrice 1988
Giordano Bruno. Tra cosmologia ed etica, De Donato, 1988 Laici credenti
all'alba del moderno. La linea Herbert-Vico, Le Monnier-Mondadori, 2004
Inquietudini e fermenti di libertà nel Rinascimento italiano, Edizioni ETS,
Pisa, 2005 Nicola Badaloni è inoltre coautore di due importanti manuali: Storia della pedagogia, (con D.Bertoni Jovine),
vv.3, Laterza, 1966 Il pensiero filosofico. Storia. Testi. Per le Scuole
superiori, con Ornella Pompeo Faracovi, Carlo Signorelli Editore, 1992
Collegamenti esterni Notizia della morte sul settimanale Macchianera, su
macchianera.it. Giuliano Campioni, Addio a Nicola Badaloni, uomo politico e
maestro di filosofia, Athenet, n. 12, anno 2005. URL consultato il 16 agosto
2020 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2013)., nel sito del Sistema
bibliotecario di ateneo, Università di Pisa. La lezione di Nicola Badaloni di
Giuliano Campioni, professore del Dipartimento di Filosofia dell'Università di
Pisa, 20 gennaio, 2010, in Pisanotizie.it. Nicola Badaloni, in Treccani.it –
Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. PredecessoreSindaco di LivornoSuccessoreLivorno-Stemma.svg
Furio Diazdal 1954 al 1966Dino RaugiControllo di autoritàVIAF (EN) 90637957 ·
ISNI (EN) 0000 0003 7461 9271 · SBN IT\ICCU\CFIV\004286 · LCCN (EN) n50019187 ·
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Categorie: Politici italiani del XX secoloPolitici italiani del XXI
secoloFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloNati nel
1924Morti nel 2005Nati il 21 dicembreMorti il 20 gennaioNati a LivornoMorti a
LivornoSindaci di LivornoProfessori dell'Università di PisaPolitici del Partito
Comunista Italiano[altre]
bona fides: vs. mala fides: dishonest
and blameworthy instances of self-deception; 2 inauthentic and self-deceptive
refusal to admit to ourselves and others our full freedom, thereby avoiding
anxiety in making decisions and evading responsibility for actions and
attitudes Sartre, Being and Nothingness, 3; 3 hypocrisy or dishonesty in speech
and conduct, as in making a promise without intending to keep it. One
self-deceiving strategy identified by Sartre is to embrace other people’s views
in order to avoid having to form one’s own; another is to disregard options so
that one’s life appears predetermined to move in a fixed direction.
Occasionally Sartre used a narrower, fourth sense: self-deceptive beliefs held
on the basis of insincere and unreasonable interpretations of evidence, as
contrasted with the dishonesty of “sincerely” acknowledging one truth “I am
disposed to be a thief” in order to deny a deeper truth “I am free to
change”.
bain: a., philosopher
and reformer, biographer of James Mill 2 and J. S. Mill 2 and founder of the
first psychological journal, Mind 1876, to which Grice submitted his “Personal
identity.” In the development of psychology, Bain represents in England
alongside Continental thinkers such as Taine and Lotze the final step toward
the founding of psychology as a science. His significance stems from his wish
to “unite psychology and physiology,” fulfilled in The Senses and the Intellect
1855 and The Emotions and the Will 1859, abridged in one volume, Mental and
Moral Science 1868. Neither Bain’s psychology nor his physiology were
particularly original. His psychology came from English empiricism and
associationism, his physiology from Johannes Muller’s 180158 Elements of
Physiology 1842. Muller was an early advocate of the reflex, or sensorimotor,
conception of the nervous system, holding that neurons conduct sensory information
to the brain or motor commands from the brain, the brain connecting sensation
with appropriate motor response. Like Hartley before him, Bain grounded the
laws of mental association in the laws of neural connection. In opposition to
faculty psychology, Bain rejected the existence of mental powers located in
different parts of the brain On the Study of Character, 1861. By combining
associationism with modern physiology, he virtually completed the movement of
philosophical psychology toward science. In philosophy, his most important
concept was his analysis of belief as “a preparation to act.” By thus entwining
conception and action, he laid the foundation for pragmatism, and for the focus
on adaptive behavior central to modern psychology. .
bite off more than
you can chew:
To bite is the function of the FRONT teeth (incisors and
canines); the back teeth (molars) CHEW, crush, or grind. So the relation is Russellian. 1916 G. B. Shaw Pygmalion 195 The mistake we describe metaphorically as
‘biting off more than they can chew’. a1960 J.
L. Austin Sense & Sensibilia (1962) i. 1 They [sc. doctrines] all bite off more than they can chew. While the NED would not DARE define this obviousness,
the OED does not. to undertake too
much, to be too ambitious – “irrational” simpliciter for Grice (WoW).
basilides: philosopher, he
improved on Valentinus’s doctrine of emanations, positing 365 the number of
days in a year levels of existence in the Pleroma the fullness of the Godhead,
all descending from the ineffable Father. He taught that the rival God was the
God of the Jews the God of the Old Testament, who created the material world.
Redemption consists in the coming of the first begotten of the Father, Noûs
Mind, in human form in order to release the spiritual element imprisoned within
human bodies. Like other gnostics he taught that we are saved by knowledge, not
faith. He apparently held to the idea of reincarnation before the restoration
of all things to the Pleroma.
basis: basing relation,
also called basis relation, the relation between a belief or item of knowledge
and a second belief or item of knowledge when the latter is the ground basis of
the first. It is clear that some knowledge is indirect, i.e., had or gained on
the basis of some evidence, as opposed to direct knowledge, which assuming
there is any is not so gained, or based. The same holds for justified belief.
In one broad sense of the term, the basing relation is just the one connecting
indirect knowledge or indirectly justified belief to the evidence: to give an
account of either of the latter is to give an account of the basing relation.
There is a narrower view of the basing relation, perhaps implicit in the first.
A person knows some proposition P on the basis of evidence or reasons only if her
belief that P is based on the evidence or reasons, or perhaps on the possession
of the evidence or reasons. The narrow basing relation is indicated by this
question: where a belief that P constitutes indirect knowledge or
justification, what is it for that belief to be based on the evidence or
reasons that support the knowledge or justification? The most widely favored
view is that the relevant belief is based on evidence or reasons only if the
belief is causally related to the belief or reasons. Proponents of this causal
view differ concerning what, beyond this causal relationship, is needed by an
account of the narrow basing relation.
.
bath: Grice never
referred to William of Occam as “William” (“that would be rude”). Similarlly,
his Adelard of Bath is referred to as “Bath.” (“Sometimes I wish people would
refer to me as “Harborne” but that was the day!”). “Of course, it is amusing to
refer to adelard as “Bath” since he was only there for twelve years! But surely
to call him “Oxford” would be supernumerary!”. Grice found inspiration on
Adelard’s “On the same and the different,” and he was pleased that he had been
educated not far from Bath, at Clifton! Adelard is Benedictine monk notable for
his contributions to the introduction of Arabic science in the West. After
studying at Tours, he taught at Laon, then spent seven years traveling in
Italy, possibly Spain, and Cilicia and Syria, before returning to England. In
his dialogue On the Same and the Different, he remarks, concerning universals,
that the names of individuals, species, and genera are imposed on the same
essence regarded in different respects. He also wrote Seventy-six Questions on
Nature, based on Arabic learning; works on the use of the abacus and the
astrolabe; a work on falconry; and translations of Abu Ma’shar’s Arabic active
euthanasia Adelard of Bath 9 4065A- 9
Shorter Introduction to Astronomy, al-Khwarizmi’s fl. c.830 astronomical tables,
and Euclid’s Elements.
bayle: p., Grice on
longitudinal history of philosophy. philosopher who also pioneered in
disinterested, critical history. A Calvinist forced into exile in 1681, Bayle
nevertheless rejected the prevailing use of history as an instrument of
partisan or sectarian interest. He achieved fame and notoriety with his
multivolume Dictionnaire historique et critique 1695. For each subject covered,
Bayle provided a biographical sketch and a dispassionate examination of the
historical record and interpretive controversies. He also repeatedly probed the
troubled and troubling boundary between reason and faith philosophy and
religion. In the article “David,” the seemingly illicit conduct of God’s
purported agent yielded reflections on the morals of the elect and the autonomy
of ethics. In “Pyrrho,” Bayle argued that self-evidence, the most plausible
candidate for the criterion of truth, is discredited by Christianity because
some self-evident principles contradict essential Christian truths and are
therefore false. Finally, provoking Leibniz’s Theodicy, Bayle argued, most
relentlessly in “Manichaeans” and “Paulicians,” that there is no defensible
rational solution to the problem of evil. Bayle portrayed himself as a
Christian skeptic, but others have seen instead an ironic critic of
religion a precursor of the Enlightenment. Bayle’s purely philosophical
reflections support his self-assessment, since he consistently maintains that
philosophy achieves not comprehension and contentment, but paradox and
puzzlement. In making this case he proved to be a superb critic of
philosophical systems. Some examples are “Zeno of Elea” on space, time, and motion; “Rorarius” on mind and body and animal mechanism; and
“Spinoza” on the perils of monism.
Bayle’s skepticism concerning philosophy significantly influenced Berkeley and
Hume. His other important works include Pensées diverses de la comète de 1683
1683; Commentaire philosophique sur ces paroles de Jesus Christ: contrain les
d’entrer 1686; and Réponse aux questions d’un provincial1704; and an early
learned periodical, the Nouvelles de la République des Lettres 1684 87.
beattie, j. Common-sense –
H. P. Grice, “The so-called English common-sense,” Beattie: j. philosopher and
poet who, in criticizing Hume, widened the latter’s audience. A member of the
Scottish school of common sense philosophy along with Oswald and Reid,
Beattie’s major work was An Essay on the Nature and Immutability of Truth 1771,
in which he criticizes Hume for fostering skepticism and infidelity. His
positive view was that the mind possesses a common sense, i.e., a power for perceiving
self-evident truths. Common sense is instinctive, unalterable by education;
truth is what common sense determines the mind to believe. Beattie cited Hume
and then claimed that his views led to moral and religious evils. When
Beattie’s Essay was tr. into G. 1772, Kant could read Hume’s discussions of
personal identity and causation. Since these topics were not covered in Hume’s
Inquiry Concerning Human Understanding, Beattie provided Kant access to two
issues in the Treatises of Human Nature critical to the development of
transcendental idealism.
brown, S. author of the
Dictionary of British Philosophers (“I first thought of writing a dictionary of
English philosophers, but then I thought that Russell would be out – he was
born in Wales!.”
BAGLIETTO Claudio Baglietto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump
to navigationJump to search Niente fonti! Questa voce o sezione sull'argomento
filosofi italiani non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono
insufficienti. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti
attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Claudio Baglietto
(Varazze, 1908 – Basilea, 1940) è stato un filosofo e intellettuale italiano. Di origini modeste, dopo gli studi liceali
presso il Liceo "Chiabrera"di Savona, studiò Filosofia all'Università
di Pisa e si perfezionò presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, allora
diretta da Giovanni Gentile. Baglietto fu assistente del filosofo Armando
Carlini. Negli anni pisani sviluppò idee di riforma religiosa e morale, in
contrapposizione al Cattolicesimo e al Fascismo. Insieme ad Aldo Capitini,
Baglietto organizzava riunioni serali in una camera della Normale, cui
partecipavano giovani studenti, divenuti in seguito affermati intellettuali,
come Walter Binni, Giuseppe Dessì, Carlo Ragghianti, Claudio Varese. Così Capitini ricordava l'amico nel suo
saggio Antifascismo tra i giovani (Trapani, 1966): "era una mente limpida
e forte, un carattere disciplinato, uno studioso di prima qualità, una
coscienza sobria, pronta ad impegnarsi, con una forza razionale rara, con
un'evidentissima sanità spirituale. Cominciai a scambiare con lui idee di
riforma religiosa, egli era già staccato dal cattolicesimo, né era fascista. Su
due punti convenivamo facilmente perché ci eravamo diretti ad essi già in un
lavoro personale da anni: un teismo razionale di tipo spiccatamente etico e
kantiano; il metodo Gandhiano della noncollaborazione col male. Si aggiungeva,
strettamente conseguente, la posizione di antifascismo, che Baglietto venne
concretando meglio. Non tenemmo per noi queste idee, le scrivemmo facendo
circolare i dattiloscritti, cominciando quell'uso di diffondere pagine
dattilografate con idee di etica di politica, che continuò per tutto il periodo
clandestino, spesso unendo elenchi di libri da leggere, che fossero accessibili
e implicitamente antifascisti. Invitammo gli amici più vicini a conversazioni
periodiche in una camera della stessa Normale [...]"[1]. Ottenuta nel 1932 una borsa per perfezionarsi
presso l'Università di Friburgo in Germania, dove allora insegnava Heidegger,
in coerenza con i suoi ideali di nonviolenza incompatibili col Fascismo,
Baglietto decise di non rientrare più in Italia e rinunciò alla borsa, cosa che
scandalizzò Gentile (che aveva garantito per lui presso le autorità per il
visto). Anche Delio Cantimori criticò animatamente la scelta di Baglietto, in
particolare nel suo carteggio con Aldo Capitini e con Claudio Varese, accusando
i colleghi normalisti dissidenti dal Fascismo di mancanza di senso di realismo
politico, nonché di senso dello Stato (fu poi lo stesso Cantimori ad avvisare
Gentile della morte di Baglietto nel 1940)[2].
Lasciata Friburgo, Baglietto si trasferì quindi a Basilea, dove visse da
esule, proseguendo gli studi e dando lezioni private. Morì nel 1940: è sepolto nel cimitero di
Basilea. Bibliografia Il cammino della
filosofia tedesca dell'Ottocento, “Annali della Scuola Normale di Pisa”, XIX,
1950, pp. 113–142[3] Scritti religiosi di Aldo Capitini in collaborazione con
Claudio Baglietto in A. Capitini, Antifascismo tra i giovani, Celebres,
Trapani, 1966, pp. 149–157 Caldo Baglietto e Aldo Capitini (pref.), Claudio
Baglietto nel libro "Kant e l'antifascismo" (PDF), in Claudio
Fontanari e Maria Chiara Pievatolo (a cura di), Bollettino italiano di
filosofia politica, Università di Pisa, p. 37, ISSN 1591-4305 (WC · ACNP), OCLC
7181065539 (archiviato il 5 settembre 2019). Ospitato su
archiviomarini.sp.unipi.it. (Saggio inedito di Baglietto, composto a Basilea e
da anni depositato nell'Archivio Marini dell'Università di Pisa) Note ^ A.
Capitini, L'antifascismo tra i giovani, Celebres, Trapani, 1966, p. 20. ^ P.
Chiantera Stutte, Delio Cantimori. Un intellettuale del Novecento, Carocci,
Roma, 2011, pp. 57-61, che rinvia soprattutto a P. Simoncelli, La Normale di
Pisa. Tensioni e consenso (1928-1938), Franco Angeli, Milano, 1998. ^ Scritto
del 1931, pubblicato postumo a cura di Aldo Capitini. Voci correlate Aldo
Capitini Mahatma Gandhi Nonviolenza Collegamenti esterni Claudio Baglietto e la
questione morale di Claudio Fontanari nel sito "Phenomology Lab", 2
giugno, 2011. Claudio Baglietto, Kant e l'antifascismo di Claudio Fontanari,
nel sito "Archivio Marini", 30 giugno, 2011. Biografie Portale
Biografie Filosofia Portale Filosofia Università Portale Università Categorie:
Filosofi italiani del XX secoloNati nel 1908Morti nel 1940Nati a VarazzeMorti a
BasileaNonviolenzaAntifascisti italianiStudenti dell'Università di Pisa[altre]
BALBO Felice Balbo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to
navigationJump to search Felice Balbo (Torino, 1º gennaio 1913 – Roma, 3
febbraio 1964) è stato un filosofo e docente italiano, considerato una delle
voci più significative della cultura italiana della prima metà del Novecento.
Fu un intellettuale militante cattolico e comunista, impegnato in un vasto
progetto di rifondazione della politica nell'immediato secondo dopoguerra. Nacque a Torino da Enrico Balbo di Vinadio e
da Ada Tapparo, in via Bogino 8[1], nella casa che era stata del conte Cesare
Balbo, ministro di casa Savoia nel XIX secolo. Dopo la laurea in
Giurisprudenza, partecipò alla seconda guerra mondiale prima come sottufficiale
degli Alpini, poi come membro della Resistenza. Fu amico di Natalia Ginzburg,
Giulio Einaudi, Alessandro Fè d'Ostiani, Massimo Mila, Paolo Boringhieri,
Giaime Pintor e Cesare Pavese. Come consulente della casa torinese Einaudi curò
due collane di filosofia. Fu nominato cattedratico di filosofia morale a
Roma. Dal 1951 si raccolse attorno a lui
un piccolo gruppo di cattolici comunisti e di cristiano-sociali, molti ispirati
dalle idee di Giuseppe Dossetti, per discutere sulla crisi dei valori nella
società contemporanea e sui modi di superarla mediante l'impegno sociale[2]. Il
suo impegno intellettuale trovò espressione inoltre con i contributi alle
riviste Cultura e realtà diretta da Mario Motta e Terza generazione diretta da
Ubaldo Scassellati prima e Gianni Baget Bozzo poi (i cui ideatori e
collaboratori riconobbero l'ispirazione di Balbo anche se egli vi collaborò
solo con un articolo)[3], e nell'attività politica: fu infatti vicino alle
organizzazioni della sinistra di ispirazione cattolica e al Partito
Comunista. Egli comprese come il
mutamento centrale della società sarebbe avvenuto nel rapporto tra lavoro umano
e tecnica. Il 1º marzo 1956 fu assunto all'IRI presso il Servizio problemi del
lavoro diretto da Giuseppe Glisenti, e si interessò di formazione del
personale. Nel 1960 venne nominato direttore del Centro IRI per lo studio delle
funzioni direttive aziendali[4]. Opere Felice
Balbo, L'uomo senza miti, 1945. Felice Balbo, il laboratorio dell'uomo, 1946.
Felice Balbo e altri. Studi in memoria di Gioele Solari dei discepoli, Torino,
Edizioni Ramella, 1954. Felice Balbo, La sfida storica del comunismo al
Cristianesimo e le sue conseguenze filosofico-sociali, Il Mulino, 3, pp.
151–158, 1958. Felice Balbo, Idee per una filosofia dello sviluppo umano,
Torino, Boringhieri, 1962. Felice Balbo, Opere, Torino, Boringhieri, 1963.
Scritti postumi Felice Balbo, Essere e progresso, 1966. Felice Balbo, Lezioni
di etica, a cura di Anna Giannatiempo Quinzio, introduzione di Sergio Quinzio,
Roma, Edizioni Lavoro, 1988. Felice Balbo, Natalia Ginzburg, Cesare Pavese,
Lettere a Ludovica, Archinto, 2008. Note ^ Giulia Boringhieri, Per un umanesimo
scientifico. Storia di libri, di mio padre e di noi, Torino, Einaudi, 2010, p.
26, ISBN 978-88-06-20281-1. ^ Duccio Cavalieri, Scienza economica e umanesimo
positivo. Claudio Napoleoni e la critica della ragione economica, Milano,
Franco Angeli, 2006. ^ Giovanni Tassani, La Terza Generazione. Da Dossetti a De
Gasperi. Tra Stato e Rivoluzione, Roma, Edizioni Lavoro, 1988 ^ Giovanni
Tassani, nota bio-bibliografica in: Felice Balbo, Lezioni di etica, Roma,
Edizioni Lavoro, 1988 Bibliografia Giovanni Invitto, Le idee di Felice Balbo.
Una filosofia pragmatica dello sviluppo, Il Mulino, Bologna 1979. Giovanni
Invitto, La filosofia di Felice Balbo di fronte a fenomenologia ed
esistenzialismo, in Giovanni Invitto (a cura di), Fenomenologia ed
esistenzialismo in Italia, Adriatica Salentina, Lecce 1981, pp. 209–214.
Giovanni Invitto, Il pensiero di Felice Balbo: una questione aperta,
"Italia contemporanea", fasc. 141, 1980, pp. 94–103. Voce: Balbo
Felice, Giorgio Campanini e Francesco Traniello (a cura di) Dizionario storico
del movimento cattolico in Italia, vol. II: I protagonisti, Marietti, Torino
1982, pp. 27–30. Anselmo Grotti, Saggio su Felice Balbo, Boringhieri, Torino
1984 Anselmo Grotti, “Un altro futuro è possibile. Felice Balbo a cento anni
dalla nascita” Egeria 4 (2013) Vittorio Possenti, Felice Balbo e la filosofia
dell'essere, Vita e Pensiero, Milano 1984. Giorgio Campanini e Giovanni Invitto
(a cura di), Felice Balbo tra filosofia e società, Franco Angeli, Milano 1985.
Flavia Tricomi, Felice Balbo: per una filosofia come lavoro tecnico non mitico,
in Roberto Gatti (a cura di), La filosofia tra tecnica e mito, Atti del XXIX
Congresso Nazionale Società Filosofica Italiana, S. Maria degli Angeli -
Perugia, Porziuncola, 1987. Giovanni Invitto, Felice Balbo. Il superamento
delle ideologie, Roma, Edizioni Studium, 1988. Nicola Ricci, Cattolici e
marxismo. Filosofia e politica in Augusto Del Noce, Felice Balbo e Franco
Rodano, Milano, Franco Angeli, 2008. Luciano Bazzoli, Felice Balbo. Dal
marxismo ad economia umana, Brescia, Morcelliana, 1981 Marcello Mustè, La
prassi e il valore. La filosofia dell'essere di Felice Balbo, Roma, Aracne,
2016 Collegamenti esterni Felice Balbo: il cristianesimo nella sfida della
“modernità”, di Giuseppe Turbanti, su storiaefuturo.com. Giovanni Invitto,
Felice Balbo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 34, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1988. Controllo di autoritàVIAF (EN) 115490893 ·
ISNI (EN) 0000 0000 8078 516X · SBN IT\ICCU\CFIV\087847 · LCCN (EN) n81035500 ·
GND (DE) 118848747 · BNF (FR) cb121133320 (data) · BAV (EN) 495/84147 ·
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del XX secoloInsegnanti italiani del XX secoloNati nel 1913Morti nel 1964Nati
il 1º gennaioMorti il 3 febbraioNati a TorinoMorti a Roma[altre]
BALDINI Massimo
Baldini (filosofo) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump
to search Massimo Baldini Massimo Baldini (Greve in Chianti, 18 giugno
1947 – Roma, 10 dicembre 2008) è stato un filosofo e accademico italiano, che
si è dedicato in particolare alla filosofia della scienza e alla filosofia del
linguaggio. Figlio dello storico Carlo Baldini, laureato in Pedagogia presso
l'Università degli Studi di Firenze nel 1969, nel 1970 è stato nominato
assistente incaricato di Filosofia; l'insegnamento era tenuto da Dario
Antiseri) presso la Facoltà di Magistero dell'Università degli Studi di Siena.
Nel 1975 è diventato professore incaricato di “Storia del pensiero scientifico”
presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di
Perugia. Nel 1980 ha vinto il concorso di professore di prima fascia di
“Filosofia del linguaggio” ed è stato chiamato dall'Università di Bari alla
Facoltà di Lettere e Filosofia. Ha insegnato anche presso l'Università degli
Studi di Roma “La Sapienza” nella Facoltà di Medicina. È stato direttore del
Dipartimento di Filosofia e dell'Istituto di Filosofia presso la Facoltà di
Scienze della formazione all'Università degli Studi di Perugia e direttore
della sezione di Storia della medicina del Dipartimento di Patologia presso
l'Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Nel 1999 è stato chiamato
dalla Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli di Roma
per coprire la cattedra di "Semiotica". Qui ha insegnato anche
“Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico e radiotelevisivo” (dal 2004),
“Semiotica dei linguaggi specialistici” (che avrebbe dovuto iniziare nel 2009).
Presso la LUISS ha inoltre rivestito numerosi incarichi accademici: preside
della Facoltà di Scienze Politiche (da giugno 2007); coordinatore del corso di
laurea magistrale in “Comunicazione politica, economica e istituzionale” (dal
2004), direttore della Scuola superiore di giornalismo (dal 2007) e direttore
del Master di primo livello in “Economia, gestione e marketing dei turismi e
dei beni culturali” (dal 2004). In precedenza, è stato vice preside della
Facoltà di Scienze Politiche (2000-2006), direttore del Dipartimento di Scienze
storiche e socio-politiche (2006-2007), direttore del Centro di ricerche sulla
comunicazione (2003-2007). Tre sono stati gli ambiti di ricerca che più
di altri Massimo Baldini ha coltivato: la filosofia della scienza (con una
particolare attenzione al pensiero dell'epistemologo Karl R. Popper, di cui ha
curato anche alcune opere in edizione italiana), la filosofia del linguaggio,
la semiotica della moda. A partire dagli anni Settanta, Massimo Baldini ha
dedicato numerosi lavori all'epistemologia contemporanea, cogliendone le
possibili applicazioni alla medicina, alla storia della scienza, alla pedagogia
e, infine, alla filosofia politica. Parallelamente, ha rivolto i suoi interessi
anche alla storia della scienza e, in particolare, alla storia della medicina.
Un'attenzione particolare è stata dedicata ai nessi che intercorrono tra
l'epistemologia e la filosofia della politica: sulla scorta delle riflessioni
popperiane, ha riletto il pensiero utopico sia nella sua dimensione storica che
in quella teorica. L'altro grande interesse filosofico di Massimo Baldini
è stata la filosofia del linguaggio. In particolare ha studiato le tesi dei
semanticisti generali, un movimento nato negli Stati Uniti tra le due guerre
mondiali e di cui si era occupato per primo in Italia negli anni Cinquanta
Francesco Barone. L'interesse per la filosofia del linguaggio si è declinato
anche in chiave storica: e alla storia della comunicazione Massimo Baldini ha
dedicato numerose opere. Inoltre, gli studi sulla filosofia del linguaggio si
sono incentrati sull'analisi di alcuni linguaggi specialistici: quello della
pubblicità, quello dei mistici, quello della pubblica amministrazione, quello
dei giornalisti, nonché il tema correlato del silenzio. Tutti questi linguaggi,
sono stati studiati nelle prospettive dell'oscurità e della chiarezza, e
dell'oggettività (soprattutto con riferimento al contesto
dell'informazione). La biblioteca comunale "Carlo e Massimo
Baldini" di Greve in Chianti A partire dalla fine degli anni Novanta,
infine, gli interessi di Massimo Baldini si sono incentrati sul tema della
moda, che egli ha studiato dal punto di vista storico e semiotico, e nelle
diverse componenti della moda vestimentaria e della moda capelli. Tutta
l'attività di ricerca di Massimo Baldini è confluita in numerose opere
individuali e collettive, curatele, introduzioni e prefazioni a testi italiani
e stranieri, traduzioni, nonché nella collaborazione stabile con alcune case
editrici e riviste scientifiche. In particolare, presso l'editore Armando
(Roma) ha diretto le collane Temi del nostro tempo, I maestri del liberalismo,
Moda e mode, I linguaggi della comunicazione; presso l'editore Rubbettino
(Soveria Mannelli) la collana Biblioteca austriaca (con Dario Antiseri, Lorenzo
Infantino e Sergio Ricossa). Menzione a parte merita poi il ricordare che
Baldini è stato ed è rimasto nel corso dei decenni un grande estimatore e
diffusore dell'opera del concittadino grevigiano Domenico Giuliotti, il
"poeta-mistico" o "profeta" Giuliotti, del quale il
nostro ha riedito alcune delle sue maggiori opere per lo più per conto delle
edizioni Logos di Roma, oltre a dedicare al medesimo alcune raccolte di saggi
come "Il più santo dei ribelli. Scritti su Domenico Giuliotti" (1981)
oppure "Giuliotti. Cristiano controcorrente" (ed. EMP, 1996), senza
contare i volumetti preparati per conto della preziosa casa editrice La Locusta
di Vicenza, a partire dal 1977, in consonanza agli interessi espressisi e
sviluppatisi soprattutto a partire dagli anni ottanta, quelli che afferivano ai
connotati e alle 'modalità' del linguaggio dei mistici, o alle relazioni
intercorrenti fra le dimensioni del silenzio-parola-Parola di
Dio-ascolto. È stato altresì membro del Comitato Nazionale per la Bioetica;
membro del comitato scientifico delle riviste L'Arco di Giano, 'Nuova civiltà
delle macchine, Desk. Morì a causa di un infarto mentre si trovava a cena
con alcuni colleghi universitari[1]. Nel 2012 per la casa editrice Rubbettino è
uscito il libro La responsabilità del filosofo. Studi in onore di Massimo
Baldini a cura di Dario Antiseri con saggi di amici, colleghi, collaboratori e
studenti per ricordare la figura intellettuale e morale di Massimo Baldini a
quattro anni dalla scomparsa. Partecipano all'antologia Tullio De Mauro e
Derrick de Kerckhove. Il primo maggio 2013 è stata inaugurata a Greve in
Chianti la Biblioteca comunale "Carlo e Massimo Baldini". Sulla
filosofia del linguaggio «È chiaro che devo preoccuparmi di essere inteso da tutti
perché penso che la chiarezza sia la cortesia del filosofo» (José Ortega
y Gasset, Cos'è la filosofia?) Secondo Baldini scopo del filosofo e della sua
filosofia è essere chiari: scrisse infatti «l'accusa che più frequentemente
viene rivolta alle opere dei filosofi è quella dell'illegibilità».[2] I
filosofi come dimostra nel suo Contro il filosofese e nel Elogio dell'oscurità
e della chiarezza non seguono sempre questa missione ed in alcuni casi sembra
usino volutamente un linguaggio oscuro ed incomprensibile. Tre dei filosofi più
oscuri secondo Baldini, che ricalca in questo anche il giudizio di
Schopenhauer, sono stati Fichte, Hegel e Schelling.[3] Parlando di Hegel,
Baldini riporta il giudizio di uno scritto di Alexandre Koyré che definisce la
lingua di Hegel "incomprensibile e intraducibile".[4] Citando
inoltre il giudizio di Popper scrive: «Troppo spesso, secondo Popper, i
filosofi vengono meno alla virtù della chiarezza. Con l'oscurità sovente
mascherano le tautologie e le banalità che infiorettano i loro discorsi». Henri
Bergson cita l'esempio di Cartesio, di Nicolas Malebranche e di molti altri
filosofi francesi mostrando che idee molto raffinate e profonde possono essere
espresse nel linguaggio ordinario anziché con circonlocuzioni e ridondanze e
termini che sono causa di equivoci. Baldini afferma che «l'oscurità in
filosofia è, dunque, il modo migliore per fingere di spacciare pensieri, mentre
si sta solo spacciando parole, è una maschera che cela spesso il vuoto di
pensiero o la banalità dei pensieri». Nonostante tutto secondo Baldini, non
bisogna giudicare frettolosamente un filosofo, definendolo "oscuro",
a volte può essere una carenza della nostra conoscenza che ci porta a
respingere come vuoto suono, parole che invece, hanno il loro preciso significato.
Scrivere la filosofia in maniera chiara può avere le sue difficoltà, Nietzsche
infatti afferma che «ci vuole meno tempo ad imparare a scrivere nobilmente che
chiaramente» e Ludwig Wittgenstein che celebra a più riprese la chiarezza, fa
autocritica ammettendo in una sua lettera a Russell che il suo Tractatus
logico-philosophicus «è tremendamente oscuro». Quanti celebrano la chiarezza in
filosofia, sanno bene che ogni lettore di testi filosofici deve fare proprio il
consiglio che Wittgenstein dava a Bertrand Russell, quando questi si lamentava
con lui dell'oscurità del trattato, gli scrisse: «Non credere che tutto ciò in
cui tu sei capace di capire consista di stupidaggini»[5]. Invece, un
personaggio che volutamente, secondo Baldini, tendeva a non farsi capire e a
sopraffare linguisticamente («fra gli applausi di ammirazione») i suoi
ascoltatori, è stato Armando Verdiglione. Chi si avventurava nelle sue
opere, fa rilevare il filosofo, si imbatteva in frasi tipo questa: «Sono tratto
da un demone a dire, a fare, a scrivere sempre fra oriente e occidente e fra
nord e sud. Senza luogo della parola. Questo demone è il colore del punto,
dello specchio, dello sguardo, della voce: la moneta stessa. Punto, sembiante,
oggetto scientifico, è indotto dalla pulsione, dall'instaurazione della
domanda, dove l'offerta è il pleonasmo», ed ancora: «Ecco questo primo
rinascimento. Primo in quanto procede dal secondo, ovvero dall'originario.
Secondo dunque non in senso ordinale, non in nome del nome. Non è neppure
nuovo, perché non parte dalla corruzione per arrivare all'utopia»[6].
"Oscuro superlinguaggio" e "gargarismi linguistici e
semantici" sono secondo Baldini il risultato della
"verdiglionite" ovvero di chi si muove "sui sentieri del
filosofese". Secondo Baldini quindi la difficoltà di esprimere alcuni
profondi pensieri filosofici non dovrebbe essere amplificata, è vero che ci
sono pensieri filosofici difficili da esprimere in modo semplice, ma è pur vero
che il filosofo che desidera trasmettere la propria filosofia, dovrebbe fare un
onesto sforzo affinché essa sia quanto più possibile comprensibile al proprio
uditorio. Note ^ Sociologi: è morto Massimo Baldini, semiologo e
filosofo, Adnkronos, 11 dicembre 2008 ^ Contro il filosofese - I filosofi e
l'abuso delle parole - pag. 43-49 ^ Contro il filosofese - Fichte, Schelling,
ed Hegel: i professionisti dell'oscurità - pag. 50-56 ^ Alexandre Koyré, Note
sulla lingua e la terminologia hegeliana, Interpretazioni hegeliane, La Nuova
Italia, Firenze 1980, pag.43 ^ Bertrand Russel. L'autobiografia 1914-1944,
Longanesi, Milano 1969, vol.II, pag. 208 (la lettera è datata 12 giugno 1919) ^
Armando Verdiglione, Manifesto del secondo rinascimento, Rizzoli, Milano 1983,
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progetto di riferimento. Epistemologia e storia della scienza, Ed. Città di
vita, Firenze 1974. Il linguaggio delle utopie. Utopia e ideologia: una
rilettura epistemologica, Ed. Studium, Roma 1974. Epistemologia contemporanea e
clinica medica, Ed. Città di vita, Firenze 1975. Teoria e storia della scienza,
Armando Editore, Roma 1975 ISBN 978-600-02-3900-8 I fondamenti epistemologici
dell'educazione scientifica, Armando Editore, Roma 1976. La semantica generale,
Ed. Città nuova, Roma 1976. Gli scienziati ipocriti sinceri: metodologia e
storia della scienza, Armando Editore, Roma 1978. La tirannia e il potere delle
parole: saggi sulla semantica generale, Armando Editore, Roma 1981. Congetture
sull'epistemologia e sulla storia della scienza, Armando Editore, Roma 1986.
Epistemologia e pedagogia dell'errore, Ed. La Scuola, Brescia 1986. Il
linguaggio dei mistici, Ed.Queriniana, Brescia 1986 (1989, 2ª ed. ampliata) Il
linguaggio della pubblicità. Le fantaparole, Armando Editore, Roma 1987 (2ª ed.
1990; 3ª ed. ampliata 1996; 4ª ed. 2003) Educare all'ascolto, Ed. La Scuola,
Brescia 1988 (2ª ed. 1989; 5ª ed. 1999) Parlar chiaro, parlar oscuro, Ed.
Laterza, Roma - Bari 1988 (2ª ed. 1989) Dario Antiseri, Massimo Baldini,
Lezioni di filosofia del linguaggio., Ed. Nardini, Firenze 1989. Reale, G.,
Antiseri, D., Baldini, M. (1990) Antologia filosofica, Ed. La Scuola, Brescia,
opera in tre volumi. I vol. (1ª ed. 1990; 2ª ed. 1990; 3ª ed. 1991; 4ª ed.
1992; 5ª ed. 1993; 6ª ed. 1994; 7ª ed. 1995; 8ª ed. 1996; 9ª ed. 2001; 10ª ed.
2005); II vol. (1ª ed. 1990; 2ª ed. 1990; 3ª ed. 1991; 4ª ed. 1992; 5ª ed.
2007); III vol. (1ª ed. 1990; 2ª ed. 1990; 3ª ed. 1991; 4ª ed. 1992; 5ª ed.
1996). Contro il filosofese, Ed.Laterza, Roma-Bari 1991 ISBN 978-88-420-3843-6
Storia della comunicazione, Newton & Compton, Roma 1985 (2ª ed. ampliata
2003) La storia delle utopie, Armando Editore, Roma 1996. Mille proverbi
italiani, Newton & Compton editori s.r.l., Milano 1996. Karl Popper e
Sherlock Holmes: l'epistemologo, il detective, il medico, lo storico e lo
scienziato., Armando Editore, Roma 1998 ISBN 88-7144-800-6 Massimo Baldini e
Donatella Lippi, La medicina: gli uomini e le teorie, Ed. CLUEB, Bologna
2000,(2ª ed. 2006) Il liberalismo, Dio e il mercato., Armando Editore, Roma
2001. La storia dell'amicizia, Armando Editore, Roma 2001. Introduzione a Karl
R. Popper, Armando Editore, Roma 2002. Capelli: moda, seduzione, simbologia,
Ed. Peliti, Roma 2003. Popper e Benetton: epistemologia per gli imprenditori e
gli economisti, Armando Editore, Roma 2003. Elogio dell'oscurità e della
chiarezza, LUISS University Press e Armando Editore, Roma 2004. Elogio del silenzio
e della parola: i filosofi, i mistici, i poeti, Rubettino Editore, Soveria
Mannelli 2005. I filosofi, le bionde e le rosse, Armando Editore, Roma 2005.
L'invenzione della moda: le teorie, gli stilisti, la storia. Armando Editore,
Roma 2005. L'arte della coiffure: i parrucchieri, la moda e i pittori, Armando
Editore, Roma 2006. Popper, Ottone, Scalfari, LUISS University Press, Roma
2009. Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su
Massimo Baldini Collegamenti esterni Scheda dell'Università LUISS, su
docenti.luiss.it. Controllo di autoritàVIAF (EN) 97644662 · SBN
IT\ICCU\CFIV\007895 · LCCN (EN) n79005579 · GND (DE) 17159150X · BNF (FR)
cb121474514 (data) · BNE (ES) XX904125 (data) · BAV (EN) 495/290146 · WorldCat
Identities (EN) lccn-n79005579 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale
Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI
secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani del XXI secoloNati
nel 1947Morti nel 2008Nati il 18 giugnoMorti il 10 dicembreNati a Greve in
ChiantiMorti a RomaProfessori della Libera università internazionale degli
studi sociali Guido CarliProfessori della Sapienza - Università di
RomaProfessori dell'Università degli Studi di PerugiaProfessori dell'Università
degli Studi di SienaProfessori dell'Università di BariStudenti dell'Università
degli Studi di Firenze[altre]
BALDINOTTI Cesare Baldinotti Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump
to navigationJump to search Cesare Baldinotti (Palermo, 12 luglio 1747 –
Padova, 22 novembre 1821) è stato un filosofo italiano. Monaco benedettino
olivetano, fu abate nel monastero fiorentino di S. Miniato al Monte. Nel 1774 divenne professore di logica e
metafisica nel Ginnasio di Mantova. Nel
1783 venne chiamato alla cattedra di logica e metafisica dell'Università di
Pavia. Nel 1803 passò alla cattedra di
logica dell'Università di Padova, che fu mutata nel 1805 in quella di logica ed
arte critica. Opere principali De recta
humanae mentis institutione 1787 Tentamen I. De metaphysca generali liber
unicum 1817 Bibliografia S. Gori Savellini, Cesare Baldinotti in
"Dizionario Biografico degli Italiani", Istituto dell'Enciclpopedia
Italiana, Roma. E. Troilo, Un maestro di Rosmini a Padova, Cesare Baldinotti in:
"Memorie e documenti per la storia della Università di Padova",
Padova, 1922, v. 1, pp. 427–441. Collegamenti esterni Cesare Baldinotti, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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Categorie: Filosofi italiani del XVIII secoloNati nel 1747Morti nel 1821Nati il
12 luglioMorti il 22 novembreNati a PalermoMorti a PadovaProfessori
dell'Università degli Studi di PadovaBenedettini italiani[altre]
BALDUINO Girolamo Balduino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump
to navigationJump to search Girolamo Balduino (Montesardo, ... – Napoli, XVI
secolo) è stato un filosofo italiano.
Studiò all'Università di Padova sotto Marco Antonio Passeri (detto il
Genua) e Sperone Speroni, formandosi nell'eclettismo aristotelico proprio di
quella scuola. Nell'anno 1528 insegnò sofistica in quello Studio; passò poi
all'Università di Salerno e all'Università di Napoli. Nella seconda metà del Cinquecento le sue
opere furono occasione di vivaci dibattiti. Alle sue dottrine si oppose, in
particolare, il filosofo padovano Jacopo Zabarella. Bibliografia Opere Perì hermeneias, 1549
Quaesita tum naturalia, tum logicalia, 1550 Studi Giovanni Papuli, Girolamo
Balduino: ricerche sulla logica della Scuola di Padova nel Rinascimento,
Manduria, Lacaita, 1967. Giovanni Papuli, Girolamo Balduino e la logica
scotistica, in « Acta Quarti Congressus Scotistici Internationalis », II, Roma,
1978. pp. 257-264. Giovanni Papuli, Dal Balduino allo Zabarella e al giovane
Galilei: scienza e dimostrazioni, in « Bollettino di storia e filosofia », 10,
1990-1992, pp. 333-65. Collegamenti esterni Raffaele Colapietra, recensione di
Ricerche sulla logica della scuola di Padova nel Rinascimento, Emeroteca della
Provincia di Brindisi. URL visitato il 30 giugno 2013. Biografie Portale
Biografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XVI
secoloMorti nel XVI secoloMorti a NapoliNati ad Alessano[altre]
BANFI Antonio
Banfi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search
Antonio Banfi Antonio Banfi.jpg Senatore della Repubblica Italiana Legislature I, II Gruppo
parlamentare Comunista
Circoscrizione Lombardia
Dati generali Partito politicoPartito Comunista Italiano Titolo di studioLaurea
in Lettere Università Università
Humboldt di Berlino ProfessioneDocente Antonio Banfi (Vimercate, 30 settembre
1886 – Milano, 22 luglio 1957) è stato un filosofo, storico della filosofia,
traduttore, accademico e politico italiano. Fu sostenitore di un razionalismo
aperto e antidogmatico in grado di attraversare i vari settori dell'animo
umano. A lui è intitolato il Liceo Scientifico con Sezione Classica
Aggregata del suo comune natale, Vimercate. Antonio Banfi nacque a
Vimercate, in provincia di Milano, in un ambiente familiare formatosi su
principi cattolici e liberali della borghesia colta lombarda, nella quale da
generazioni combaciavano una moderna e positiva idea del cattolicesimo e un
razionale illuminismo tecnico-scientifico. La ricca e vasta biblioteca in
possesso della famiglia diventò per il giovane grande stimolo di conoscenza nei
suoi studi, quando da Mantova, dove frequentava il Liceo Virgilio, ritornava a
Vimercate, dove assieme alla famiglia trascorreva le vacanze estive. Nel
1904 incominciò a frequentare i corsi universitari alla facoltà di lettere
della Regia Accademia scientifico-letteraria di Milano e ottenne, dopo quattro
anni, la laurea con lode, discutendo (con il relatore Francesco Novati) una
monografia su Francesco da Barberino. Incominciò a insegnare all'Istituto
Cavalli-Conti di Milano e contemporaneamente proseguì con grande determinazione
gli studi di filosofia (con Giuseppe Zuccante per la storia della filosofia e
Piero Martinetti per la teoretica); il 29 gennaio 1910 prese la seconda laurea
in filosofia, discutendo con Martinetti una tesi intitolata "Saggi critici
della filosofia della contingenza", contenente tre monografie sul pensiero
di Boutroux, Renouvier e Bergson. Con la borsa di studio attribuita
dall'Istituto Franchetti di Mantova ai laureati meritevoli, Banfi decise di
andare in Germania e iscriversi, con il suo amico Confucio Cotti, alla facoltà
di filosofia della Friedrich Wilhelms Universität di Berlino, dove strinse
amicizia con il socialista Andrea Caffi. Nella primavera del 1911 ritornò in
Italia e partecipò a vari concorsi, ottenendo una supplenza di Filosofia prima
a Lanciano, in seguito a Urbino; per molti anni assunse diversi incarichi in
varie sedi scolastiche. Banfi conobbe una ragazza, la contessa Daria
Malaguzzi Valeri, con la quale dopo poco tempo, il 4 marzo 1916, si unì in
matrimonio civile nel municipio di Bologna. Durante la guerra, già riformato al
servizio di leva, si dedicò con senso di servizio e scrupolosa diligenza
all'insegnamento e, per la penuria di insegnanti richiamati al fronte, oltre
alla sua cattedra fu costretto a ricoprire altri incarichi; solo agli inizi
dell'ultimo anno venne aggregato come soldato semplice all'ufficio annonario
della Prefettura di Alessandria. Nei primi anni del dopoguerra Banfi, pur
non militando nel movimento socialista, assunse in modo molto deciso posizioni
di sinistra e partecipò, come iscritto alla Camera del Lavoro,
all'organizzazione della cultura popolare, diventando in poco tempo una delle
personalità più in vista del mondo culturale democratico alessandrino; venne
nominato anche direttore della biblioteca di Alessandria, da cui fu in seguito
allontanato dal nascente squadrismo fascista. Nel 1925 fu tra i firmatari del
Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Nel
1931 Piero Martinetti, che era stato collocato a riposo d'autorità per aver
rifiutato di giurare fedeltà al fascismo, lo propose come suo successore per
l'insegnamento della Storia della Filosofia all'Università degli Studi di
Milano[1], dove, a partire dal 1941, fu maestro di Rossana Rossanda[2].
Diresse la rivista Studi filosofici, pubblicata dal 1940 al 1949. Nel
secondo dopoguerra, con le elezioni politiche del 1948, fu eletto per le liste
del Partito comunista,nel Senato della Repubblica.[3] Il mandato fu confermato
alle successive elezioni del 1953.[4] Il razionalismo critico Magnifying
glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Problematicismo. Antonio
Banfi può essere considerato il maestro della corrente filosofica che in Italia
si è denominata Razionalismo critico e che ha avuto anche derivazioni
significative nel campo della pedagogia teoretica con il Problematicismo. In
sostanza, usando il concetto kantiano di ragione, Banfi la considera come la
facoltà di un discernimento critico, analitico, presupposto trascendentale che
sistematizza l'esperienza, i dati empirici, non pervenendo a dogmi o a sistemi
di sapere chiusi e assoluti. Il principio razionale permette di cogliere e
comprendere la realtà nelle sue complesse determinazioni: senza questo
principio, che va assunto appunto come trascendentale, la realtà sarebbe
caotica e solo contingente ed esperienziale oppure interpretata secondo la
Metafisica o sistemi di pensiero chiusi e non problematici come richiesto dalla
scienza e in generale dalla complessa dinamica del mondo umano e naturale.
L'apertura della ragione è talmente ampia che anche le filosofie assolutizzanti
vengono poste come possibilità di verità, seppur parziali ("È bene tener
presente che il pensiero non pensa mai il falso in modo assoluto").[5] La
filosofia è lo strumento indispensabile per l'analisi critica del reale, non
deve tendere a un sapere assoluto, ma porsi il tema privilegiato della
coscienza, purché questa coscienza sia "coscienza della relatività, della
problematicità, della viva dialettica del reale"[6]. Si sfugge al
relativismo possibile seguendo le orme di Socrate: l'eticità prevale quando,
non potendo esistere se non come tendenza verità assoluta, le verità relative
sono assunte come problema, cioè come ricerca interrogante e incessante
fondante l'intero processo conoscitivo. Le conclusioni sono, come nell'ambito
scientifico (la scienza è lo strumento pragmatico della ragione, la filosofia
lo strumento teoretico) non false ma possibili, non solo provvisorie, ma reali.
Le categorie che Banfi propone per sintetizzare la sua proposta filosofica,
sono quelle di "sistematica" del sapere, fondata su un significato
antidogmatico della ragione, una "sistematica" aperta per il
rinnovamento critico di tutte le strutture razionali e di un umanesimo nuovo,
radicale, che ponga l'uomo al centro dell'indagine razionale e nella sua realtà
storico-effettuale, che forma la sua coscienza concreta nel mondo reale: dunque
critica alla metafisica ma necessità della filosofia, il sapere costruttivo
garanzia di libertà e concretezza. Il confronto che Banfi predilige è con gli
indirizzi filosofici della prima metà del Novecento, in particolare la
Fenomenologia, il neokantismo di Marburgo, il neopositivismo,
l'Esistenzialismo, ma negli ultimi anni orienta sempre più il suo interesse al
Marxismo, di cui condivide gli assunti fondamentali leggendoli alla luce del
suo razionalismo critico, come si evince dalla raccolta postuma Saggi sul
marxismo editi nel 1960. Archivio Si segnalano tre fondi archivistici del
pensatore: "Fondo Antonio Banfi" presso la Biblioteca Panizzi
di Reggio Emilia. L'archivio, insieme con la biblioteca personale di Banfi,
dopo la morte del pensatore venne donato alla provincia di Reggio Emilia
insieme con la costituzione del "Centro studi Antonio Banfi”. In seguito,
il Centro si trasformerà in "Istituto Banfi", con sede a Reggio
Emilia. Nel 2015, l’archivio e la biblioteca personale del filosofo sono stati
depositati alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, a seguito di un accordo
tra Soprintendenza Archivistica per l’Emilia-Romagna, Comune e Provincia di
Reggio Emilia. La biblioteca conserva anche l'archivio di Daria Malaguzzi
Valeri e l’archivio delle carte di Clelia Abate, segretaria del Fronte della
Cultura e allieva di Banfi. Archivio "Antonio Banfi e Daria Malaguzzi
Valeri" presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi di
Milano. Il fondo archivistico contiene diverse centinaia di documenti conservati
da Daria Malaguzzi Valeri, moglie del filosofo, e da lei usati nella stesura
del libro Umanità, pubblicato nel 1967 per le Edizioni Franco di Reggio Emilia.
I documenti del fondo coprono l'intero arco di vita di Antonio Banfi ma
risultano particolarmente ben rappresentati gli anni giovanili; da segnalare
soprattutto il ricco epistolario con la futura moglie, riferito agli anni
compresi tra il 1911 e il 1916, e la corrispondenza con Piero Martinetti,
durante la sua docenza presso la Regia Accademia Filosofico Letteraria di
Milano e poi dal suo ritiro di Spineto. "Archivio privato familiare
Antonio Banfi"[7] conservato presso l'Università degli studi
dell'Insubria. Centro Internazionale Insubrico Carlo Cattaneo e Giulio
Preti[8], riunisce migliaia di lettere, biglietti, cartoline postali, plichi e
buste, conservati in 33 raccoglitori a loro volta inseriti in 15 buste, per una
consistenza di circa 1,5 mi. Gran parte dell'archivio è costituito dal
carteggio tra Antonio Banfi e Daria Malaguzzi Valeri, sposatisi il 4 luglio
1916. Il rapporto epistolare con la moglie, infatti, non si limitò alla sfera
affettiva e familiare, ma affronta spesso tematiche filosofiche (ad esempio, la
frequentazione di G. Simmel durante il giovanile soggiorno a Berlino, nel
1909-1911, o la ricezione dell'opera e la personale conoscenza di E. Husserl) e
di attualità, nella concretezza dei riferimenti a eventi e circostanze del
presente e ai rapporti sociali coltivati da Banfi come pensatore, studioso,
organizzatore culturale e uomo politico. Opere La filosofia e la vita
spirituale, Milano, Isis, 1922. Principi di una teoria della ragione, Firenze,
la Nuova Italia, 1926. Pestalozzi, Firenze, Vallecchi, 1929. Vita di Galileo
Galilei, Lanciano, R. Carabba, 1930. Sommario di storia della pedagogia,
Milano, A. Mondadori, 1931. I classici della pedagogia: Rousseau, Pestalozzi,
Capponi, Gabelli, Gentile, Milano, Mondadori, 1932 Studi filosofici : rivista
trimestrale di filosofia contemporanea, Milano, 1940-1949 Saggio sul diritto e
sullo Stato, Roma, Rivista internazionale di filosofia del diritto, 1935. Per
un razionalismo critico, Como, Marzorati, 1943. Lezioni di estetica raccolte a
cura di Maria Antonietta Fraschini e Ida Vergani, Milano, Istit. Edit.
Cisalpino, 1945. Vita dell'arte, Milano, Minuziano, 1947. Galileo Galilei,
Milano, Ambrosiana, 1949. L'uomo copernicano, Milano, A. Mondadori, 1950. (con
M. Dal Pra - G. Preti - P. Rossi), La crisi dell'uso dogmatico della ragione,
Milano, Bocca, 1953 La filosofia del settecento, Milano, La Goliardica, 1953.
La filosofia critica di Kant, Milano, La Goliardica, 1955. La filosofia degli
ultimi cinquant'anni, Milano, La Goliardica, 1957 La ricerca della realtà. v.
1, Firenze, Sansoni, 1959 La ricerca della realtà. v. 2, Firenze, Sansoni, 1959
Saggi sul marxismo, Roma, Editori Riuniti, 1960 (postumo) Filosofia dell'arte
(a cura di Dino Formaggio, postumo) , Roma, Editori Riuniti, 1962 Note ^
"Perciò appunto non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che
fossi tu a succedermi, In questo senso ho scritto, richiesto da Castiglioni
stesso, che ora è preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la
facoltà ad accaparrarsi te per la F.[ilosofia] e Banfi per la St.[oria]
d.[ella] F.[ilosofia]"; Lettera n. 108 Piero Martinetti a Adelchi
Baratono, 21 dicembre 1931, in Piero Martinetti Lettere (1919-1942), Firenze,
2011, pp. 107-108. ^ Rossanda, Rossana, La ragazza del secolo scorso, Torino,
Einaudi, 2005, pp. 52 ss., ISBN 9788806143756. ^ Vedi scheda del Senato della
Repubblica - I Legislatura. ^ Vedi scheda del Senato della Repubblica - II
Legislatura. ^ Cit. in "Il marxismo e la libertà di pensiero",
(1954), pubblicato in "Saggi sul marxismo", Editori Riuniti, 1960,
pag.152 ^ A.Banfi, La mia prospettiva filosofica, in La ricerca della realtà
(1959), pag.713 ^ Fondo Banfi Antonio, su SIUSA Sistema Informativo Unificato
per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 3 dicembre 2018. ^
Centro Internazionale Insubrico Carlo Cattaneo e Giulio Preti per la filosofia,
l'epistemologia, le scienze cognitive e la scienza delle scienze tecniche, su
dicom.uninsubria.it. URL consultato il 3 dicembre 2018. Bibliografia G. M.
Bertin, Banfi, Padova, CEDAM, 1943 E. Garin, Cronache di filosofia italiana
(1900-1943), Bari, Laterza,1955 G. M. Bertin, L'idea di ragione e il pensiero
etico-pedagogico di Antonio Banfi, Roma, Armando, 1961. Fulvio Papi, Il
pensiero di Antonio Banfi, Parenti, Firenze 1961. F. Papi, Banfi Antonio, in
Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 5 (1963), Treccani. A. Erbetta,
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maggio 1978 , Il Saggiatore, Milano 1980. Roselina Salemi, Bibliografia
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l'estetico, Padova, Cleup, 1984 Luciano Eletti, Il problema della persona in
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Banfi e la pedagogia, Cosenza, Jonia editrice, 2005. S. Chiodo - G. Scaramuzza
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Martino, Rensi, Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Milano, B. Mondadori,
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Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2015. A. Crisanti (a cura di), Banfi a
Milano. L'università, l'editoria, il partito, Milano, Unicopli, 2015. Voci
correlate Maria Corti Antonia Pozzi Luciano Anceschi Rossana Rossanda Pietro
Bucalossi Piero Martinetti Scuola di Milano Altri progetti Collabora a
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Banfi Collegamenti esterni Antonio Banfi, in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Antonio
Banfi, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Modifica su Wikidata Antonio Banfi, su BeWeb,
Conferenza Episcopale Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Antonio Banfi, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Antonio
Banfi, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Antonio Banfi /
Antonio Banfi (altra versione), su senato.it, Senato della Repubblica. Modifica
su Wikidata La morte a Milano del sen. Antonio Banfi articolo del quotidiano La
Stampa, 23 luglio 1957, p. 7, Archivio storico. Massimo Ferrari, Piero
Martinetti e Antonio Banfi, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012. Marcello Gisondi, La
formazione intellettuale e politica di Antonio Banfi. Tesi di dottorato
discussa presso l’Università Federico II di Napoli (a.a. 2010/2011)
"Antonio Banfi a Milano", sito della mostra allestita dal 22 maggio
al 13 giugno 2014 presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi
di Milano Controllo di autoritàVIAF (EN) 12400719 · ISNI (EN) 0000 0001 2120
9813 · SBN IT\ICCU\CFIV\029074 · LCCN (EN) n79049598 · GND (DE) 11884914X · BNF
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(EN, JA) 00519776 · WorldCat Identities (EN) lccn-n79049598 Biografie Portale
Biografie Filosofia Portale Filosofia Università Portale Università Categorie:
Filosofi italiani del XX secoloStorici della filosofia italianiTraduttori
italianiNati nel 1886Morti nel 1957Nati il 30 settembreMorti il 22 luglioNati a
VimercateMorti a MilanoAccademici italiani del XX secoloDirettori di periodici
italianiPolitici italiani del XX secoloProfessori dell'Università degli Studi di
MilanoAntifascisti italianiSenatori della I legislatura della Repubblica
ItalianaSenatori della II legislatura della Repubblica ItalianaStudenti
dell'Università Humboldt di BerlinoTraduttori all'italianoTraduttori dal
franceseTraduttori dal greco all'italianoTraduttori dall'inglese
all'italianoTraduttori dal latinoTraduttori dal tedesco all'italiano[altre]
BARATONO Adelchi Baratono Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump
to navigationJump to search Adelchi Baratono AdelchiBaratono.jpg Deputato del
Regno d'Italia Legislature XXVI
Dati generali Partito politico Partito
Socialista Italiano Titolo di studio laurea
Università Università
degli Studi di Genova Adelchi Baratono (Firenze, 8 aprile 1875 – Genova, 28
settembre 1947) è stato un filosofo, politico e accademico italiano, fra i
maggiori esponenti del Partito Socialista Italiano nel periodo fra le due
guerre. Indice 1 Biografia 2 Note
3 Fonti
4 Altri
progetti 5 Collegamenti
esterni Biografia Vive sin dalla giovinezza a Genova, dove compie i suoi studi.
Si laurea in filosofia col professor Alfonso Asturaro, filosofo socialista di
orientamento positivista. È prima insegnante di liceo, in questa città e a
Savona, e poi professore universitario, oltre che a Genova, anche a Cagliari e
Milano. Baratono si iscrive al PSI
subito dopo la fondazione e nel 1910 viene eletto consigliere comunale a
Savona, aderendo all'ala intransigente in forte polemica con i riformisti.
Entra nella Direzione nazionale del partito nel gennaio del 1920. Alcune battaglie politiche lo vedono emergere
come figura di primo piano del socialismo italiano, come quella che Baratono
porta avanti con Giacinto Menotti Serrati capeggiando la frazione comunista
unitaria al Congresso di Livorno del 15 gennaio 1921. L'accettazione con
riserva dei 21 punti dell'Internazionale comunista di Mosca determina la
clamorosa scissione e l'uscita dei comunisti dal Partito Socialista. Sempre con
Serrati presenta al congresso del 15 ottobre 1921 la mozione massimalista. Lo
stesso anno diviene deputato nel 1921 per la XXVI Legislatura. Confermato per la terza volta membro della
Direzione socialista, mentre la maggioranza massimalista si orienta per la
scissione dei riformisti, Baratono al Congresso di Roma del 1922 sostiene
fortemente l'unità, anche per il timore dell'affermarsi delle forze fasciste.
Dopo il Congresso di Roma, Baratono aderisce al Partito Socialista Unitario di
Filippo Turati e Giacomo Matteotti e dal 1923 diviene un assiduo collaboratore
di Critica Sociale. Ancora attivo nel
1926, Baratono collabora alla rivista Quarto Stato di Carlo Rosselli e Pietro
Nenni. Poi, con il consolidamento del regime fascista, il suo ruolo di deputato
decade e si dedica esclusivamente all'insegnamento universitario e ai suoi
studi filosofici. Nel 1931 Piero Martinetti,
che è stato collocato a riposo d'autorità per aver rifiutato di giurare fedeltà
al Fascismo, lo propone come suo successore per l'insegnamento della Filosofia
all'Università degli Studi di Milano[1].
Baratono torna all'attività politica all'indomani della Liberazione, con
collaborazioni sull'Avanti! (diretto all'epoca dal suo ex allievo Sandro
Pertini) riprendendo i suoi studi di critica marxista. Note ^ «Perciò appunto non ho dimenticato i
tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi, In questo senso ho
scritto, richiesto da Castiglioni stesso, che ora è preside, a Castiglioni. Ho
consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi te per la F.[ilosofia] e
Banfi per la St.[oria] d.[ella] F.[ilosofia]». Lettera n. 108, Piero Martinetti
a Adelchi Baratono, 21 dicembre 1931, in Piero Martinetti Lettere (1919-1942),
Firenze, 2011, pp. 107-108. Fonti Vittorio Mathieu, «BARATONO, Adelchi» in
Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 5, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1963. Altri progetti Collabora a Wikisource
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Collegamenti esterni Adelchi Baratono, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Adelchi
Baratono, su Liber Liber. Modifica su Wikidata Opere di Adelchi Baratono, su
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Baratono, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Adelchi
Baratono, su storia.camera.it, Camera dei deputati. Modifica su Wikidata
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(EN) 30344151 · ISNI (EN) 0000 0000 6131 6800 · SBN IT\ICCU\RAVV\017890 · LCCN
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495/90344 · WorldCat Identities (EN) lccn-n2004102572 Biografie Portale
Biografie Politica Portale Politica Socialismo Portale Socialismo Categorie:
Filosofi italiani del XX secoloPolitici italiani del XX secoloAccademici
italiani del XX secoloNati nel 1875Morti nel 1947Nati l'8 aprileMorti il 28
settembreNati a FirenzeMorti a GenovaPolitici del Partito Socialista ItalianoDeputati
della XXVI legislatura del Regno d'ItaliaStudenti dell'Università degli Studi
di GenovaProfessori dell'Università degli Studi di GenovaProfessori
dell'Università degli Studi di CagliariProfessori dell'Università degli Studi
di Milano[altre]
BARBA Emanuele Barba Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to
navigationJump to search Emanuele Barba
Emanuele Barba (Gallipoli, 11 agosto 1819 – Gallipoli, 7 dicembre 1887) è stato
un docente, filosofo, medico e letterato italiano. Nato in una famiglia di umili origini
(entrambi i suoi genitori, Ernesto e Pasqualina Barba, erano sarti), condusse
gli studi primari a Gallipoli, per poi trasferirsi all'età di 10 anni a Napoli
presso gli zii, Gaetano Brundesin e Tommaso Barba (quest'ultimo presidente
della Gran Corte). Qui studiò grammatica e materie letterarie nella scuola del
grammatico e lessicografo Basilio Puoti. Grazie al suo eccellente profitto
vinse una borsa di studio che gli permise di frequentare gratuitamente la
facoltà. Conseguì quindi la laurea in
Lettere e Filosofia e successivamente in Medicina, esercitando poi a Gallipoli
la professione di docente e medico. Sempre a Napoli passò a studiare medicina
nel R. Collegio Medico-Cerusico e divenne Assistente alla cattedra di Anatomia.
Insegnò scienze e lettere al Ginnasio di Gallipoli (oggi Liceo Quinto Ennio) e
fu sovrintendente scolastico ed Assessore delegato alla Pubblica
Istruzione. Fu arrestato ed esiliato a
causa delle resistenze al governo borbonico. Morì a Gallipoli il 7 dicembre
1887 e i membri dell'Associazione Democratica posero una scritta: "Nato
dal popolo, Per il popolo si adoperò".[1] A lui fu intitolato il Museo
civico di Gallipoli. Note ^ Anxa.it -
Emanuele Barba, su anxa.it. URL consultato il 21 aprile 2013 (archiviato
dall'url originale il 13 ottobre 2015). Collegamenti esterni Scheda sul sito
del Museo Emanuele Barba Controllo di autorità SBN
IT\ICCU\NAPV\079906 Biografie Portale Biografie Letteratura Portale Letteratura
Categorie: Insegnanti italiani del XIX secoloFilosofi italiani del XIX
secoloMedici italianiNati nel 1819Morti nel 1887Nati l'11 agostoMorti il 7
dicembreNati a Gallipoli (Italia)Morti a Gallipoli (Italia)[altre]
BARBARO Daniele Barbaro Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to
navigationJump to search Daniele Barbaro patriarca della Chiesa cattolica
Portret van Daniele Barbaro Rijksmuseum SK-A-4011.jpeg Ritratto di Daniele
Barbaro, attorno al 1561-1565, opera di Paolo Veronese, presso il Rijksmuseum
di Amsterdam Template-Patriarch (Latin Rite) Interwoven with gold.svg Incarichi ricoperti Patriarca di Aquileia (1550-1570) Nato 8
febbraio 1514 a Venezia Nominato patriarca 17
dicembre 1550 da papa Giulio III Deceduto 13
aprile 1570 (56 anni) a Venezia Manuale
Daniele Matteo Alvise Barbaro (Venezia, 8 febbraio 1514 – Venezia, 13 aprile
1570) è stato un patriarca cattolico e umanista italiano, studioso di
filosofia, matematica e ottica. Daniele
Barbaro ritratto da Paolo Veronese, 1562-1570 (Firenze, Palazzo Pitti) Villa Barbaro a Maser Pratica della perspettiva, 1569 È noto
soprattutto come traduttore e commentatore del trattato De architectura di
Marco Vitruvio Pollione e per il trattato La pratica della perspettiva.[1] Importanti furono i suoi studi sulla
prospettiva e sulle applicazioni della camera oscura, dove utilizzò un
diaframma per migliorare la resa dell'immagine. Uomo colto e di ampi interessi,
fu amico di Andrea Palladio, Torquato Tasso e Pietro Bembo. Commissionò a
Palladio Villa Barbaro a Maser e a Paolo Veronese numerose opere, tra cui due
suoi ritratti. Indice 1 Biografia 2 Opere
3 Note
4 Bibliografia
5 Voci
correlate 6 Altri
progetti 7 Collegamenti
esterni Biografia Daniele Matteo Alvise Barbaro o Barbarus fu figlio di
Francesco di Daniele Barbaro ed Elena Pisani, figlia del banchiere Alvise Pisani
e Cecilia Giustinian. Suo fratello minore fu l'ambasciatore Marcantonio
Barbaro. Barbaro studiò filosofia, matematica e ottica all'Università di
Padova. Fu ambasciatore della
Serenissima presso la corte di Edoardo VI a Londra, dall'agosto 1549 al febbraio
1551[2], e come rappresentante di Venezia al Concilio di Trento. Nipote del patriarca di Aquileia Giovanni
Grimani, fu suo coauditore nella sede patriarcale di Aquileia. Il 17 dicembre
1550 venne promosso in concistoro a patriarca "eletto" di Aquileia
(coadiutore), con diritto di futura successione, ma non assunse mai la guida
del patriarcato[2] perché morì prima dello zio. All'epoca tale carica era quasi
una questione di famiglia per i Barbaro, infatti furono patriarchi di Aquileia
ben 4 Barbaro fra il 1491 e il 1622:
Ermolao Barbaro il Giovane, patriarca di Aquileia dal 1491 al 1493,
Daniele Barbaro, patriarca di Aquileia dal 1550 al 1570, Francesco Barbaro,
patriarca di Aquileia dal 1593 al 1616, Ermolao II Barbaro († 1622), patriarca
di Aquileia dal 1616. Fu forse nominato cardinale in pectore da papa Pio IV nel
concistoro del 26 febbraio 1561 e mai pubblicato[3]. Solo i Grimani, con cui erano imparentati,
occuparono più volte il patriarcato (ben sei).
Partecipò a varie sedute del Concilio di Trento a partire dal 14 gennaio
1562 fino alla sua chiusura nel 1563.
Opere Tra le sue maggiori opere:
Un'edizione dei Commentarii di Aristotele Retorica del suo prozio
Ermolao Barbaro il Giovane (Venezia, 1544); un'edizione dei Compendium
scientiae naturalis Ermolao Barbaro il Giovane (Venezia, 1545); Una traduzione
in Italiano dell'opera De architectura di Marco Vitruvio Pollione, pubblicato
col titolo Dieci libri dell'architettura di M. Vitruvio (Venezia, 1556. Di essa
pubblicò anche una versione in latino intitolata M. Vitruvii de architectura,
(Venezia, 1567. Le illustrazioni dell'opera del Barbaro furono realizzate da
Palladio. un importante trattato sulla geometria, prospettiva e scienza della
pittura, La pratica della perspettiva (Venezia, 1568-69);[1] un trattato, non
pubblicato e non finito, sulla costruzione delle meridiane De Horologiis
describendis libellus, Venice, Biblioteca Marciana, Cod. Lat. VIII, 42, 3097).
Più tardi si scoprì che il testo del Barbaro affrontava la tecnica di strumenti
come l'astrolabio, il planisfero di Juan de Rojas, il bacolo, il triquetrum, e
olometro di Abel Foullon. Cronache, probabilmente riprese da Giovanni Bembo
nella Cronaca Bemba. Aurea in quinquaginta Davidicos Psalmos doctorum graecorum
catena interpretante Daniele Barbaro electo patriarcha Aquileiensi, Venetiis,
apud Georgium de Caballis, 1569. URL consultato il 9 ottobre 2019. Note La pratica della perspettiva, 1569,
consultabile online (testo italiano + tavole originali) Giuseppe Trebbi, Barbaro Daniele, in Nuovo
Liruti: dizionario biografico dei friulani. 2: l'età veneta. A-C, Forum
editrice universitaria, Udine 2009, p. 374 ^ Eubel, Hierarchia Catholica Medii
et Recentoris Aevi, III, p. 39, che cita gli Acta camerarii 9, f. 37 e gli Acta
vicecancellarii 8, f 7 Bibliografia Louis Cellauro, Daniele Barbaro and
Vitruvius: the architectural theory of a Renaissance humanist and patron,
Papers of the British School at Rome, 72 (2004), pp. 293–329 Pio Paschini,
Daniele Barbaro letterato e prelato veneziano del Cinquecento, Rivista di
storia della chiesa in Italia, 6 (1962), pp. 73–107. Władysław Tatarkiewicz,
History of Aesthetics, vol. III: Modern Aesthetics, edited by D. Petsch,
translated from the Polish by Chester A. Kisiel and John F. Besemeres, The
Hague, Mouton, 1974. Daniele Barbaro, Pratica della perspettiva, In Venetia,
appresso Camillo, & Rutilio Borgominieri fratelli, al Segno di S. Giorgio,
1569. URL consultato il 30 maggio 2015. Robert Devreesse, La chaine sur les
psaumes de Daniele Barbaro, in Revue Biblique, vol. 33, n. 1, 1924, pp. 65-81,
JSTOR 44102732. Giovanni Mercati, Il Niceforo della Catena di Daniele Barbaro e
il suo commento del Salterio, in Biblica, vol. 26, 1945, pp. 153-81. Voci
correlate Storia della fotografia Villa Barbaro Altri progetti Collabora a Wikisource
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Collegamenti esterni Daniele Barbaro, su Treccani.it – Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Giovanni Vacca,
Daniele Barbaro, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Modifica su Wikidata (EN) Daniele Barbaro, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Giuseppe Alberigo, Daniele
Barbaro, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Daniele Barbaro, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Daniele Barbaro, su Open
Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (EN) David M. Cheney, Daniele
Barbaro, in Catholic Hierarchy. Modifica su Wikidata Daniele Barbaro, su
museogalileo.it – Museo Galileo, Firenze. URL consultato il 21 ottobre 2017.
Daniele Barbaro (1514 - 1570), su mathematica.sns.it – Edizione Nazionale
Mathematica Italiana, Pisa, Centro di Ricerca Matematica Ennio De Giorgi. URL
consultato il 21 ottobre 2017. (EN) Salvador Miranda, Barbaro, Daniele Matteo
Alvise, su fiu.edu – The Cardinals of the Holy Roman Church, Florida
International University. URL consultato il 21 ottobre 2017. Predecessore Patriarca di Aquileia Successore PatriarchNonCardinal
PioM.svg Giovanni Grimani 17
dicembre 1550 - 13 aprile 1570 Aloisio
Giustiniani
Controllo di autorità VIAF
(EN) 4959495 · ISNI (EN) 0000 0001 2118 5823 · SBN IT\ICCU\RAVV\023708 · LCCN
(EN) n83137691 · GND (DE) 119046024 · BNF (FR) cb12099680m (data) · BNE (ES)
XX1512255 (data) · ULAN (EN) 500128024 · NLA (EN) 35271368 · BAV (EN) 495/27112
· CERL cnp01231071 · WorldCat Identities (EN) lccn-n83137691 Biografie Portale
Biografie Cattolicesimo Portale Cattolicesimo Categorie: Patriarchi cattolici
italianiUmanisti italianiNati nel 1514Morti nel 1570Nati l'8 febbraioMorti il
13 aprileNati a VeneziaMorti a VeneziaBarbaroPatriarchi di AquileiaAmbasciatori
italianiTraduttori dal latinoTraduttori dal greco al latino[altre]
BARCELLONA Pietro Barcellona Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump
to navigationJump to search Pietro Barcellona Deputato della Repubblica
Italiana Legislature VIII
Gruppo parlamentare PCI
Dati generali Partito politico Partito
Comunista Italiano Titolo di studio Laurea
in giurisprudenza Professione Docente
universitario Pietro Barcellona (Catania, 12 marzo 1936 – San Giovanni la
Punta, 6 settembre 2013) è stato un docente, politico, filosofo, giurista,
saggista, giornalista, pittore italiano.
Indice 1 Biografia
2 Opere
3 Pietro
Barcellona e la pittura 4 Saggi
sull'opera di Pietro Barcellona 5 Riconoscimenti
6 Note
7 Altri
progetti 8 Collegamenti
esterni Biografia È stato docente di diritto privato e di filosofia del diritto
presso la facoltà di giurisprudenza dell'Università di Catania. È stato membro
del Consiglio superiore della magistratura.
Si laurea in Giurisprudenza nel 1959. Nel 1963 consegue la libera
docenza in Diritto Civile e insegna a Messina. Dal 1976 al 1979 è componente
del Consiglio Superiore della Magistratura. Ha diretto il Centro per la Riforma
dello Stato, fondato con Pietro Ingrao.
Nel 1979 è stato eletto deputato nelle file del Partito Comunista
Italiano ed è stato membro della commissione giustizia della Camera fino al
1983 [1]. A causa della sua formazione
teorica materialista, ha suscitato nel 2010 molto scalpore la sua conversione
raccontata nel libro Incontro con Gesù.[2]
Docente emerito di filosofia del diritto all'università di Catania, è
morto all'età di 77 anni la sera del 6 settembre 2013. Opere È autore di novantaquattro
pubblicazioni. Ne seguono alcune:
Diritto privato e processo economico, Jovene Editore, 1973. L'uso
alternativo del diritto, Laterza, 1973. P. Barcellona, G. Cotturri, Stato e
giuristi tra crisi e riforma, De Donato, Bari, 1974. Stato e mercato tra
monopolio e democrazia, De Donato, 1976. La Repubblica in trasformazione.
Problemi istituzionali del caso italiano, De Donato, 1978. Oltre lo Stato
sociale: economia e politica nella crisi dello Stato keynesiano, De Donato,
1981. I soggetti e le norme, Giuffrè, 1984. ISBN 978-88-14-06879-9
L'individualismo proprietario, Bollati Boringhieri, 1987. ISBN
978-88-339-0405-4 L'egoismo maturo e la follia del capitale, Bollati
Boringhieri, 1988. ISBN 978-88-339-0455-9 Il Capitale come puro spirito: un
fantasma si aggira per il mondo, Editori Riuniti, 1990. ISBN 978-88-3593-417-2
Il ritorno del legame sociale, Bollati Boringhieri, 1990. ISBN
978-88-339-0526-6 Lo spazio della politica. Tecnica e democrazia, Editori
Riuniti, 1993. Dallo Stato sociale allo Stato immaginario. Critica della «Ragione
funzionalista», Bollati Boringhieri, 1994. ISBN 978-88-339-0835-9 P.
Barcellona, E. Gelpi, V. Lanternari, Laicità. Una sfida per il terzo millennio,
Argo, 1995. ISBN 978-88-86211-35-2 Diritto privato società moderna, Jovene,
1996. ISBN 978-88-243-1188-5 L'individuo sociale, Costa & Nolan, 1996. ISBN
978-88-7648-217-5 Politica e passioni. Proposte per un dibattito, Bollati
Boringhieri, 1997. ISBN 978-88-339-1034-5 Il declino dello Stato. Riflessioni
di fine secolo sulla crisi del progetto moderno, Ed. Dedalo, 1998. ISBN
978-88-220-5301-5 Quale politica per il Terzo millennio?, Ed. Dedalo, 2000.
ISBN 978-88-220-5308-4 L'individuo e la comunità, Edizioni Lavoro, 2000. ISBN
978-88-7910-951-2 Le passioni negate. Globalismo e diritti umani, Città Aperta,
2001. ISBN 978-88-8137-028-3 Le istituzioni del diritto privato contemporaneo,
Jovene, 2002. ISBN 978-88-243-1444-2 Tensioni metropolitane, Città Aperta,
2002. ISBN 978-88-8137-042-9 P. Barcellona, A. Carrino, I diritti umani tra
politica, filosofia e storia, A. Guida, 2003. La strategia dell'anima, Città
Aperta, 2003. ISBN 978-88-8137-074-0 Diritto senza società. Dal disincanto
all'indifferenza, Ed. Dedalo, 2003. ISBN 978-88-220-5338-1 P. Barcellona, R. De
Giorgi, S. Natoli, Fine della storia e mondo come sistema. Tesi sulla
post-modernità, Ed. Dedalo, 2003. ISBN 978-88-220-5333-6 Il suicidio
dell'Europa. Dalla coscienza infelice all'edonismo cognitivo, Ed. Dedalo, 2005.
ISBN 978-88-220-5347-3 Critica della ragion laica, Città Aperta, 2006. ISBN
978-88-8137-234-8 Diagnosi del presente, Bonanno, 2007. ISBN 978-88-7796-367-3
La parola perduta. Tra polis greca e cyberspazio, Ed. Dedalo, 2007. ISBN
978-88-220-5367-1 L'epoca del postumano, Città Aperta, 2007. ISBN
978-88-8137-307-9 La lotta tra diritto e giustizia, Marietti, 2008. ISBN
978-88-211-6446-0 Il furto dell'anima. La narrazione post-umana, Ed. Dedalo,
2008. ISBN 978-88-220-5375-6 L'ineludibile questione di Dio, Marietti, 2009.
ISBN 978-88-211-2494-5 L'oracolo di Delfi e L'isola delle capre, Marietti,
2009. ISBN 978-88-211-2496-9 Elogio del discorso inutile. La parola gratuita,
Ed. Dedalo, 2010. ISBN 978-88-220-5384-8 Viaggio nel Bel Paese. Tra nostalgia e
speranza, Città Aperta, 2010. ISBN 978-88-8137-424-3 Incontro con Gesù,
Marietti, 2010. ISBN 978-88-211-2501-0 Declinazioni futuro/passato. Poesie,
Prova d'autore, 2010. ISBN 978-88-6282-031-8 Il sapere affettivo, Diabasis,
2011. ISBN 978-88-8103-754-4 Il desiderio impossibile, Prova d'autore, 2011.
ISBN 978-88-6282-057-8 Passaggio d'epoca. L'Italia al tempo della crisi,
Marietti, 2011. ISBN 978-88-211-2503-4 La speranza contro la paura, Marietti,
2012. ISBN 978-88-211-2509-6 L'occidente tra libertà e tecnica, Saletta
dell'Uva, 2013. ISBN 978-88-6133-068-9 Parolepotere, Castelvecchi, 2013. ISBN
978-88-7615-915-2 Sottopelle. La storia, gli affetti, Castelvecchi, 2014. ISBN
978-88-6826-235-8 La sfida della modernità, La Scuola, 2014. ISBN
978-88-350-3599-2 Pietro Barcellona e la pittura Una delle più grandi passioni
di Pietro Barcellona, è stata senza ombra di dubbio la pittura. Comincia a
dipingere all'età di 20 anni. Due sue opere si trovano in esposizione
permanente presso il "Museo dei Castelli Romani". Un suo quadro fa
parte della collezione permanente della Salerniana, Galleria Civica d'Arte Contemporanea
"Giuseppe Perricone". Vanta diverse personali: 1959 - "Mostra Città di Catania";
1997 - "Galleria Arte Club" di Catania, con testi critici di Manlio
Sgalambro e Salvo Di Stefano; 2001 - "Galleria Arte Club" di Catania.
Espone un nucleo di ventiquattro opere sul tema "La città della
donna" con testo critico di Giuseppe Frazzetto; 2002 - "Tensioni
metropolitane" presso "Fondazione Luigi Di Sarro" di Roma; 2002
- "Galleria Quadrifoglio" di Siracusa; 2002 - "Fondazione
Filiberto Menna" di Salerno; 2003 - "Mitologia del quotidiano"
presso "Galleria La Borgognona" di Roma, con testi in catalogo di
Simonetta Lux e Domenico Guzzi[3]; 2003 - "Contrasti" presso
"Galleria Tornabuoni" di Firenze, con testo in catalogo di Fabio
Fornaciai e dello stesso Barcellona[3]; 2004 - "Museo dell'Infiorata"
di Genzano; 2006 - "L'impossibile completezza" presso il "Museo
Laboratorio di Arte Contemporanea" di Roma, a cura di Patrizia Ferri e
Mario de Candia[4]; 2011 - "Il desiderio impossibile" presso "Le
Ciminiere", Sala C2, di Catania, con testo critico di Mario Grasso. Saggi
sull'opera di Pietro Barcellona AA.VV., Su Pietro Barcellona, ovvero, riverberi
del meno, Atti del Convegno di Studi su alcune opere di Pietro Barcellona, a
cura di Mario Grasso. Prova d'Autore, 2015. ISBN 978-88-6282-154-4 W. Magnoni,
Persona e società: linee di etica sociale a partire da alcune provocazioni di
Norberto Bobbio, Glossa Edizioni, Milano, 2012. ISBN 978-88-7105-301-1 M. De
Candia, P. Ferri, Pietro Barcellona raccontato dai suoi amici, Gangemi, 2006.
ISBN 978-88-492-0933-4 T. Greco, Modernità, diritto e legame sociale, in
«Materiali per una storia della cultura giuridica», XXXI (2001), n. 2, pp.
517–541. S. Pegorin, Emergenza Antropologica. Pietro Barcellona e la lotta in
difesa dell’umano Riconoscimenti Il 29 marzo 2014, il Comune di Misterbianco
(CT) gli intitola una piazza.[5] Note ^
Pietro Barcellona, su Camera.it - VIII legislatura, Parlamento italiano. ^
"Pietro Barcellona: Mi converto, dal Partito Comunista a Gesù Archiviato
il 18 maggio 2015 in Internet Archive.", Ragusa News. l'Unità, 11 maggio 2003: "Pietro
Barcellona, Il Piacere di Dipingere"
http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/golpdf/uni_2003_05.pdf/11CUL31A.PDF&query=Andrea%20carugati
Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive. ^ Corriere della Sera, 1º
febbraio 2006. Omaggio a Pietro Barcellona pittore, giurista e filosofo.
http://archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/01/Omaggio_Pietro_Barcellona_pittore_giurista_co_10_060201017.shtml
^ Inaugurata la piazza intitolata al prof. Pietro Barcellona | Misterbianco.COM
Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su
Pietro Barcellona Collegamenti esterni Napolitano: Pietro Barcellona fu un
protagonista in Italia. Messaggio del Colle ai funerali del giurista, ex
parlamentare Pci e membro laico del Csm[collegamento interrotto] articolo
pubblicato da La Sicilia, 9 settembre 2013, sito lasicilia.it. Controllo di
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31992433 · ISNI (EN) 0000 0001 2126 5735 · SBN IT\ICCU\CFIV\050017 · LCCN (EN)
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XX1090776 (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-n79021316 Biografie Portale
Biografie Politica Portale Politica Categorie: Insegnanti italiani del XX secoloInsegnanti
italiani del XXI secoloPolitici italiani del XX secoloPolitici italiani del XXI
secoloFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloNati nel
1936Morti nel 2013Nati il 12 marzoMorti il 6 settembreNati a CataniaMorti a San
Giovanni la PuntaProfessori dell'Università degli Studi di CataniaDeputati
dell'VIII legislatura della Repubblica ItalianaPolitici del Partito Comunista
Italiano[altre]
BARIE Giovanni Emanuele Barié Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Jump to navigationJump to search Giovanni Emanuele Barié (Milano, 19 ottobre
1894 – Milano, 3 dicembre 1956) è stato un filosofo e accademico italiano.
Allievo di Piero Martinetti, partendo da posizioni kantiane pervenne a una
posizione da lui stesso definita neotrascendentalismo, scuola di pensiero di
cui fu il fondatore. Indice 1 Vita e pensiero 1.1 Il periodo gnoseologico e
kantiano 1.2 Il
periodo metafisico 1.3 L'approdo
al neotrascendentalismo e Il Pensiero 2 Opere
3 Note
4 Bibliografia
5 Voci
correlate 6 Collegamenti
esterni Vita e pensiero Il periodo gnoseologico e kantiano Nato il 19 ottobre
1894, si avviò agli studi di diritto che concluse solo a seguito del primo
conflitto mondiale, che lo vide impegnato inizialmente come ufficiale di
cavalleria e poi come aviatore. Nel 1924 ottenne la laurea in filosofia. Inizialmente attestato su posizioni kantiane
(La dottrina matematica di Kant nell'interpretazione dei matematici moderni[1],
1924, e La posizione gnoseologica della matematica, 1925), nel corso del suo
progredire intellettuale Barié perviene a una posizione filosofica critica nei
confronti della dottrina kantiana. Di questo passaggio è emblematica l'opera
Oltre la Critica, del 1929, che mette in luce le difficoltà della dottrina
precedentemente sostenuta. Il periodo
metafisico Oltre la critica segna il punto di svolta dell'attività
filosofico-intellettuale di Barié, che comincia a sviluppare un interesse
metafisico, forse dovuto all'influenza di Piero Martinetti, del quale era stato
allievo. In questo senso il filosofo, nel suo primo approccio alla metafisica,
si pone su un binario che era già stato di Spinoza, salvo poi rendersi conto
del fatto che anche la posizione spinoziana è in realtà insufficiente per
tentare di risolvere il dilemma della relazione essere-pensiero. Si ha quindi
l'approdo di Barié al pensiero leibniziano, testimoniato dell'opera del 1933 La
spiritualità dell'essere e Leibniz.
L'approdo al neotrascendentalismo e Il Pensiero Libero docente dal 1929,
ottiene la cattedra universitaria nel 1933 spostandosi di conseguenza a Genova,
Roma e infine Milano, nella cui università succede al suo maestro Martinetti
nella cattedra di filosofia teoretica. Consapevole del fatto che, per quanto
superata, la lezione antidogmatica di Kant non poteva essere completamente
ignorata, Barié inizia una profonda revisione del proprio sistema teoretico che
lo porta a diminuire drasticamente le sue pubblicazioni (di questo periodo sono
il Compendio sistematico di storia della filosofia, 1937, e Descartes, 1947) e
che culmina con la pubblicazione de L'io trascendentale (1948). Nel 1950 fonda
l'istituto di filosofia dell'Università di Milano con lo scopo di renderlo
centro propulsivo di una discussione filosofico-culturale con le realtà
filosofiche del tempo che si sarebbero confrontate con la nuova visione di
Barié, adesso orientato verso una concezione di filosofia come metafisica,
ossia di metafisica quale causa della realtà sensibile e del pensiero. Con lo
stesso scopo nacque nel 1956 la rivista Il Pensiero. Muore suicida il 3 dicembre 1956. Opere La posizione gnoseologica della
matematica, Torino, Bocca, 1925[2][3]. Oltre la critica, Milano, Libreria
editrice lombarda, 1929. La spiritualità dell'essere e Leibniz, Padova, CEDAM,
1933. Compendio sistematico di storia della filosofia, Torino, Paravia, 1937.
L'io trascendentale, Milano-Messina, G. Principato, 1948. Il concetto
trascendentale, (postumo), Milano, Veronelli, 1957. Note ^ Atti del V Congresso
Internazionale di Filosofia, Napoli, 1924 ^ riproduzione fotografica (p.1-109)
da Opal - Libri antichi ^ riproduzione fotografica (p.110-202) Bibliografia
Davide Assael (a cura di), Giovanni Emanuele Bariè, Milano, CUEM, 2008. Davide
Assael, "Il neotrascendentalismo di Giovanni Emanuele Barié", in
Rivista di Storia della Filosofia, 2009; (4), pp. 731–759. Davide Assael, Alle
origini della scuola di Milano: Martinetti, Barié, Banfi, Guerini e associati,
Milano, 2009. Voci correlate Milano Accademia scientifico-letteraria di Milano
Università degli Studi di Milano Scuola di Milano Collegamenti esterni Giovanni
Emanuele Barié, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Giovanni Emanuele Barié, su
sapere.it, De Agostini. Modifica su Wikidata Giovanni Emanuele Barié, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Modifica su Wikidata Opere di Giovanni Emanuele Barié, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Modifica su Wikidata Controllo di autorità VIAF (EN) 116746524 ·
ISNI (EN) 0000 0001 2148 6220 · SBN IT\ICCU\RAVV\041184 · LCCN (EN)
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495/283709 · WorldCat Identities (EN) lccn-no2009191499 Biografie Portale
Biografie Filosofia Portale Filosofia Università Portale Università Categorie: Filosofi
italiani del XX secoloAccademici italiani del XX secoloNati nel 1894Morti nel
1956Nati il 19 ottobreMorti il 3 dicembreNati a MilanoMorti a MilanoMorti per
suicidioStudenti dell'Università degli Studi di MilanoProfessori
dell'Università degli Studi di GenovaProfessori della Sapienza - Università di
RomaProfessori dell'Università degli Studi di MilanoFondatori di riviste
italianeDirettori di periodici italiani[altre]
BARICELLI Giulio
Cesare Baricelli Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Giulio Cesare Baricelli (San Marco dei Cavoti, 1574 circa – Benevento,
1638 circa) è stato un medico e filosofo italiano. Biografia Medico, chimico e filosofo di fama
italiana ed europea, Giulio Cesare Barricelli - - nacque a San Marco dei Cavoti
nel 1574 (o 1575) e fu da molti, pure erroneamente, ritenuto originario di
Benevento o di San Marco Argentano in Calabria.
Erudito e studioso di poliedriche attitudini e capacità, studiò medicina
e si interessò di filosofia, tanto che ancora giovanissimo fu autore di
commenti alle opere di Platone, mentre nel 1614 pubblicò l'opera in quattro
libri De hydronosa natura sive de sudore umani corporis, sulla natura e la
terapia della sudorazione umana, nel 1617 scrisse l’Hortulus genialis, edito a
Colonia e Ginevra ove raccolse antidoti e sudi sulle intossicazioni, e
successivamente diede alle stampe il Thesaurus secretorum, opera in cui sono
elencate le cure ed i rimedi per svariate malattie e problematiche quotidiane. Nel 1623 pubblicò poi un trattato sull'uso
del siero del latte e del burro come medicamento, intitolato De lactis, seri,
butyri facultatibus et usu, e nello stesso anno gli fu conferita la
cittadinanza beneventana. Cultore di studi umanistici Barricelli scrisse anche
alcuni epigrammi latini e morì in Benevento tra il 1638 ed il 1640. A San Marco dei Cavoti, nel corso degli anni,
gli vennero intitolati un antico circolo ricreativo (sec.XIX-XX), la scuola
elementare (1942) ed infine la strada ove si trovava l'abitazione in cui visse,
già denominata Via Pastocchia, che ospita anche un monumento in suo onore,
opera dello scultore Giulio Calandro (1989).
A proposito dell'intitolazione della scuola, su espressa richiesta
dell'allora commissario prefettizio Mario Jelardi, l'insigne storico Alfredo
Zazo propose la seguente epigrafe che ne riassume le doti i meriti: A GIULIO CESARE BARRICELLI CHE DEL
RINASCIMENTO EBBE LO SPRITO INFORMATORE E LA VASTA ATTIVITA' PROFUSE NEL CAMPO
DELLA SCIENZA MEDICA DELLE LETTERE E DELLE SPECULAZIONI FILOSOFICHE IL COMUNE
DI SAN MARCO DEI CAVOTI A RICORDO ED INCITAMENTO PER LE GENERAZIONI CHE IN
QUESTA SCUOLA SI EDUCANO NEL FERVORE E NELLA FEDE DEI NUOVI GRANDI, AUSPICATI
DESTINI DELLA PATRIA XXVIII OTTOBRE 1942 – XX E.F. Opere De hydronosa natura sive de sudore
umani corporis Hortulus genialis Thesaurus secretorum De lactis, seri, butyri
facultatibus et usu Bibliografia Alfredo Zazo, Dizionario bio-bibliografico del
Sannio, Napoli 1973 Angelo Fuschetto, Giulio Cesare Baricelli, 1989 Andrea
Jelardi, Dizionario biografico dei Sammarchesi, Benevento 2010 Controllo di
autorità VIAF
(EN) 67401896 · ISNI (EN) 0000 0000 3924 648X · LCCN (EN) n2003076979 · CERL
cnp00478131 · WorldCat Identities (EN) lccn-n2003076979 Biografie Portale
Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie Categorie:
Medici italianiFilosofi italiani del XVII secoloNati a San Marco dei
CavotiMorti a Benevento[altre]
BARLAAM Barlaam di Seminara Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Jump to navigationJump to search Barlaam di Seminara, O.S.B.I. vescovo della
Chiesa cattolica Barlaam, Carrying a Should.jpg Template-Bishop.svg Incarichi ricoperti Vescovo di Gerace
Nato 1290
Nominato vescovo 2
ottobre 1342 da papa Clemente VI Deceduto 1º
giugno 1348 Manuale San Gregorio Palamas, uomo con il quale
Barlaam tenne un'accesa disputa teologica Barlaam di Seminara, detto anche
Barlaam Calabro (Seminara, 1290 – Avignone, 1º giugno 1348), è stato un
matematico, filosofo, vescovo cattolico, teologo e studioso della musica
bizantino. Scrisse, anche, di aritmetica, musica e acustica. Fu uno dei più
convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d'oriente e occidente. È
considerato insieme ai suoi due allievi Leonzio Pilato e Boccaccio uno dei
padri dell'Umanesimo. Indice 1 Biografia 2 Opere 3 Bibliografia
4 Altri
progetti 5 Collegamenti
esterni Biografia Barlaam studiò e fu ordinato sacerdote nel Monastero greco
ortodosso di S. Elia de Capasino (attuale Cubasina) in Galatro, Calabria, per
poi lasciare la regione alla volta di Bisanzio (approssimativamente nel 1326 o
1327), dove completò la sua istruzione.
Pare che il suo successo come filosofo (un suo trattato sull'etica
stoica è preservato) fu ragione di gelosia da parte dell'umanista bizantino
Niceforo Gregorio. Nel 1333, nell'ambito delle trattative per la riunificazione
tra le due Chiese di Oriente e di Occidente, a Barlaam venne affidata la difesa
delle ragioni greche; in tale occasione sviluppò le sue critiche verso
l'esicasmo e a sottolineare la differenza di valore tra la teologia scolastica
e la contemplazione mistica. Barlaam fu
protagonista di una violenta polemica contro i metodi ascetici e mistici di
alcuni monaci dell'Athos e del loro sostenitore Gregorio Palamas. Il dibattito
divenne sempre più acceso fino a culminare in un concilio generale nel 1341
alla fine del quale Barlaam venne costretto a sospendere ogni futuro attacco
verso l'esicasmo. Epigrafe a Gerace,
Barlaam maestro greco e latino di Petrarca e Boccaccio. Nel 1339 fu inviato
dall'imperatore Andronico III Paleologo in missione diplomatica a Napoli,
Avignone e Parigi per sollecitare le corti europee ad una crociata contro i
turchi. In quell'occasione costruì delle relazioni e una rete di amicizie su
cui poté fare conto quando, in seguito alla decisione conciliare, decise di
lasciare Bisanzio e aderire alla Chiesa d'Occidente. Nel 1342 ad Avignone
conobbe Francesco Petrarca, a cui iniziò ad insegnare il greco. Il Petrarca si
adoperò per fargli assegnare la diocesi di Gerace, così Barlaam fu nominato
vescovo di Gerace da papa Clemente VI il 2 ottobre dello stesso 1342. La bolla
relativa alla sua elezione al vescovato di Gerace riporta: "Monachus
monasteri Sancti Heliae de Capasino Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis,
in sacerdotio constitutum". Barlaam
fu maestro di greco e latino di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio che
diede un importante contributo, attraverso la riscoperta dei testi greci, anche
a tutto ciò che non molto tempo dopo svilupperà il movimento umanista. È
proprio l'umanista Giannozzo Manetti il primo a menzionare Barlaam nella sua
biografia del Petrarca. Nel 1346 Barlaam
venne inviato in missione diplomatica dal Papa in un rinnovato tentativo
ecumenico. Data la grande influenza di Palamas il tentativo, ancora una volta,
si risolse in un insuccesso. Fece
ritorno ad Avignone dove morì il 1º giugno 1348. Opere Si occupò anche di matematica
lasciandoci una Logistica in lingua greca in cui spiega le regole di calcolo
con interi, frazioni generiche e frazioni sessagesimali. L'opera fu pubblicata
a Strasburgo nel 1592 e a Parigi nel 1600, insieme ad una sua traduzione in
latino. Bibliografia Domenico Mandaglio,
Barlaam Calabro: una vocazione unionista. Claudio Nanni Editore (Maggio 2011).
Salvatore Impellizzeri, BARLAAM Calabro, Dizionario Biografico degli Italiani -
Volume 6 (1964), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Silvio Giuseppe
Mercati, BARLAAM Calabro, Enciclopedia Italiana (1930), Istituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani Altri progetti Collabora a Wikisource
Wikisource contiene una pagina dedicata a Barlaam di Seminara Collabora a
Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Barlaam di Seminara Collegamenti
esterni (EN) Barlaam di Seminara, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Barlaam di Seminara, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su
Wikidata (DE) Barlaam di Seminara, su ALCUIN, Università di Ratisbona. Modifica
su Wikidata (EN) Opere di Barlaam di Seminara, su Open Library, Internet
Archive. Modifica su Wikidata Predecessore Vescovo
di Gerace Successore BishopCoA
PioM.svg Nicola 2
ottobre 1342 - 1º giugno 1348 Simone
Atomano, O.S.B.I.
Controllo di autorità VIAF
(EN) 79416263 · ISNI (EN) 0000 0001 1072 713X · LCCN (EN) n89623070 · GND (DE)
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495/28399 · CERL cnp00404963 · WorldCat Identities (EN) lccn-n89623070
Biografie Portale Biografie Bisanzio Portale Bisanzio Cattolicesimo Portale
Cattolicesimo Medioevo Portale Medioevo Categorie: Matematici bizantiniFilosofi
bizantiniVescovi cattolici bizantiniNati nel 1290Morti nel 1348Morti il 1º
giugnoNati a SeminaraMorti ad AvignoneTeologi bizantiniMinoranza linguistica
greca d'ItaliaVescovi di GeraceMonaci basiliani[altre]
BARONCELLI Flavio Baroncelli Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump
to navigationJump to search Flavio Baroncelli (Savona, 15 gennaio 1944 –
Genova, 20 febbraio 2007) è stato un filosofo italiano. Indice 1 Biografia
2 Pensiero
e la ricerca 3 Opere
3.1 Libri
3.2 Saggi
4 Note
5 Altri
progetti 6 Collegamenti
esterni Biografia Nato e cresciuto a Savona, si laurea in filosofia
all'Università di Genova nel 1969 con relatore Romeo Crippa, di cui diventa
assistente. Dal 1974 al 1977 insegna Storia
dell'età dell'Illuminismo all'Università di Trieste. Dal 1977 al 1981 è di nuovo a Genova, dove
tiene la cattedra di Storia della filosofia moderna. Nel 1981 diventa ordinario all'Università
della Calabria. L'anno successivo ritorna a Genova dove prende la cattedra di
Filosofia morale. Nel 1988 un grave
incidente motociclistico durante una vacanza in Turchia lo allontana per
qualche periodo dall'insegnamento e dalla ricerca, attività che riprende
all'inizio degli anni novanta come visiting scholar all'Università di Madison,
nel Wisconsin. Nel frattempo collabora
con molti quotidiani e periodici, come La Voce di Indro Montanelli, Village, Il
diario della settimana, il Secolo XIX.
Tornato a Genova, diviene molto amico del filosofo Franco Manti, segretario
generale dell’Istituto Italiano di Bioetica.[1][2] Riprende la vita accademica
per allontanarsene a causa della malattia che lo porterà alla morte
sopraggiunta nel 2007. Il pensiero di
Baroncelli ripropose un'etica planetaria alla luce del mondo globalizzato,
invitando a riconsiderare i valori e le identità storiche dei gruppi umani
occidentali riorientandoli a favore di un sistema di valori e di identità
individuali e culturali di tipo mobile e pluralistico. Ha qualificato le varie
culture come sistemi aperti in grado comunicare e di essere traslati o
esportati ovunque nel mondo, nella convinzione che gli esseri umani
appartengano tutti alla stessa specie e siano tutti abitanti dello stesso
pianeta.[2] Pensiero e la ricerca
Profondamente influenzato da David Hume e dallo scetticismo inglese, si è
occupato in prevalenza di temi etico-politici come il razzismo, la tolleranza,
il liberalismo e il politically correct.
Opere Libri Un inquietante filosofo perbene - Saggio su David Hume, La
Nuova Italia, Firenze 1975 (Con Giovanni Assereto) Sulla povertà, idee leggi e
progetti nell'Europa moderna, Herodote, Genova-Ivrea 1983 Il razzismo è una
gaffe - Eccessi e virtù del "politically correct", Donzelli, Roma
1996 Viaggio al termine degli Stati Uniti - Perché gli americani votano Bush e
se ne vantano, Donzelli, Roma 2006 Mi manda Platone, Il Nuovo Melangolo, Genova
2009 Saggi "Giustizialismo" in Ragion Pratica, n°7, 1997, pp.
119-137. "Post-fazione" a Lysander Spooner, No treason, n°6, 1997.
"Etica e razionalità. Un finto divorzio?" in Materiali per una storia
della cultura giuridica, 1997, pp. 230-260; "Il riconoscimento e i suoi
sofismi" in Quaderni di Bioetica, pp. 120-147. "Come scrivere sulla
tolleranza" in Materiali per una storia della cultura giuridica, XXVIII,
1, 1988, pp. 49-68. Note ^ Franco Manti per la fondazione Pubblicità progresso,
su pubblicitaprogresso.org. URL consultato il 7 maggio 2020 (archiviato il 7
maggio 2020). (EN) Franco Manti,
Diversity, Otherness and the Politics of Recognition (PDF), in
Nordicum-Mediterraneum, vol. 14, n. 2, Università di Akureyri, 2019, p. A3,
ISSN 1670-6242 (WC · ACNP), OCLC 8539382955. URL consultato il 7 maggio 2020
(archiviato il 6 maggio 2020). Ospitato su archive.is. Citazione: To Flavio
Baroncelli, a friend I met only too late, / whose lively intellect, critical
sense, friendliness / and clever irony I just had time to appreciate. Altri
progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Flavio
Baroncelli Collegamenti esterni Info dalla pagina del Dottorato in filosofia
dell'Università di Genova. Registrazione audio[collegamento interrotto]
dell'intervento a una trasmissione di Radio 3 dall'archivio RAI Trascrizione di
un dibattito con gli studenti sulla tolleranza dal Enciclopedia Multimediale
delle Scienze Filosofiche di Rai Educational Necrologi Archiviato il 16 marzo
2007 in Internet Archive. di Giorgio Bertone, Vittorio Coletti, Salvatore Veca
e Pietro Cheli. Altri dello scrittore Bruno Morchio e dell'amico Daniele
Miggino. Sezione speciale della rivista Nordicum-Mediterraneum dedicata a
Flavio Baroncelli. Pagina di Wordpress su Flavio Baroncelli - con alcuni testi
inediti. Controllo di autorità VIAF
(EN) 51817289 · ISNI (EN) 0000 0001 1978 101X · SBN IT\ICCU\CFIV\092406 · LCCN
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Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XX secoloNati nel 1944Morti nel
2007Nati il 15 gennaioMorti il 20 febbraioNati a SavonaMorti a Genova[altre]
BARONE -- Francesco Barone Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump
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Barone Francesco Barone (Torino, 21 settembre 1923 – Viareggio, 27 dicembre
2001) è stato un filosofo italiano.
Indice 1 Biografia 2 Pensiero
3 Opere
4 Note
5 Bibliografia
6 Collegamenti
esterni Biografia Laureato in Filosofia a Torino nel 1946 come allievo di
Augusto Guzzo e Nicola Abbagnano, visse a Viareggio. Professore ordinario di
Filosofia teoretica all'Università di Pisa (1957), dove fu preside della
facoltà di Lettere e filosofia dal 1967 al 1968, fu poi docente di Filosofia
della scienza (1987) nonché direttore dell'Istituto di Filosofia nella stessa
università (1960-80). Insegnò anche Filosofia morale alla Scuola Normale
Superiore di Pisa dal 1958 al 1974. Si
dedicò soprattutto a studi di storia e filosofia della scienza, pubblicando
numerosi libri. Nel 1979 curò l'edizione italiana delle opere di Niccolò Copernico.
Socio nazionale dell'Accademia delle scienze di Torino (dal 12 febbraio 1985),
della Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti in Napoli, e dell'Accademia
Nazionale dei Lincei, a Milano fu presidente del Centro del C.N.R. di studi del
pensiero filosofico del Cinquecento e del Seicento in relazione ai problemi
della scienza. Pensiero Particolarmente
interessato alla filosofia di Nicolai Hartmann, Barone ne trasse spunto per un
confronto tra la dottrina realistica e quella neoidealista. La sua riflessione
filosofica si sarebbe poi focalizzata sui problemi epistemologici e della
filosofia della scienza. Come
pubblicista affrontò temi etico-politici sul rapporto tra individuo e società
dal punto di vista della ideologia liberale e liberista. Il tema principale delle opere di Barone
riguarda la filosofia della scienza e la storia della scienza e della tecnica.
Si deve a lui la prima pubblicazione in Italia di una monografia sulla
filosofia neopositivistica[1]. Il suo
pensiero si contraddistingue per lo stretto rapporto tra epistemologia e storiografia
della scienza, settore, questo, in cui Barone ha preso in particolare
considerazione il tema della nascita dell'astronomia moderna, da Niccolò
Copernico a Keplero e Galilei. Intorno
agli anni sessanta, inoltre, Barone si è dedicato con particolare attenzione
agli sviluppi culturali, epistemologici e filosofici della nascente
informatica. Opere L'ontologia di
Nicolai Hartmann, Edizioni di Filosofia, Torino, 1948 Rudolf Carnap, Edizioni
di Filosofia, Torino, 1953 Wittgenstein inedito, Edizioni di Filosofia, Torino,
1953 Il neopositivismo logico, Edizioni di Filosofia, Torino, 1953, 2ª ed.,
Laterza, Roma-Bari, 1977; 3ª ed. ivi, 1986 Assiologia e ontologia: etica ed
estetica nel pensiero di N. Hartmann, Torino 1954 Leibniz e la logica formale,
Edizioni di Filosofia, Torino, 1955 Nicolai Hartmann nella filosofia del
Novecento, Edizioni di Filosofia, Torino, 1957 Logica formale e logica
trascendentale, vol. I, Da Leibniz a Kant, Edizioni di Filosofia, Torino, 1957
(nuova edizione Unicopli, Milano, 1999); vol. II, L'algebra della logica,
Edizioni di Filosofia, Torino, 1965 (nuova edizione Unicopli, Milano, 2000)
Metafisica della mente e analisi del pensiero, Edizioni di Filosofia, Torino,
1958 1748: viaggio di Hume a Torino, Edizioni di Filosofia, Torino 1958 Mondo e
linguaggi , Edizioni di Filosofia, Torino 1959 Determinismo e indeterminismo
nella metodologia scientifica contemporanea, Edizioni di Filosofia, Torino,
1959 Concetti e teorie nella scienza empirica, Edizioni di Filosofia, Torino,
1962 Nicola Copernico, Opere (a cura di F. Barone), UTET, Torino, 1979 Immagini
filosofiche della scienza, Laterza, Roma-Bari, 1983 Pensieri contro, Società
Editrice Napoletana, Napoli 1983 Teoria ed osservazione nella metodologia
scientifica, Guida, Napoli, 1990 Verso un nuovo rapporto tra scienza e
filosofia, Centro Pannunzio, Torino, 1994 La fondazione dell'ontologia di
Nicolai Hartmann (a cura di F. Barone), Fabbri, Milano, 1963 G. W. Leibniz ,
Scritti di logica (a cura di F. Barone), Zanichelli, Bologna, 1968, 2ª ed.
Laterza, Roma-Bari, 1992 Note ^ Francesco Barone, Neopositivismo, in
Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani,
1979 Bibliografia Barone, Francesco, in Treccani.it – Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Collegamenti esterni Sito ufficiale, su
francescobarone.it. Modifica su Wikidata Francesco Barone, su Treccani.it –
Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata
Francesco Barone, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Modifica su Wikidata Francesco Barone, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Francesco Barone, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Francesco
Barone, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata David Hume, il
filosofo della non certezza di Francesco Barone, La Stampa, 26 agosto 1976, p.
3. Addio a Barone il filosofo che diffidava dei paradisi in terra di Dario
Antiseri, Corriere della Sera, 28 dicembre 2001, p. 31, Archivio storico.
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Biografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XX
secoloNati nel 1923Morti nel 2001Nati il 21 settembreMorti il 27 dicembreNati a
TorinoMorti a ViareggioAccademici dei LinceiMembri dell'Accademia delle Scienze
di TorinoProfessori dell'Università di Pisa[altre]
BARONE Giuseppe Barone (presbitero) Da Wikipedia, l'enciclopedia
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Giuseppe Barone Monsignore Giuseppe Barone (Alcamo, 29 aprile 1914 –
Alcamo, 22 novembre 2004) è stato un presbitero, insegnante e filosofo
italiano. Indice 1 Biografia
1.1 Opere
2 Note
3 Bibliografia
4 Voci
correlate Biografia Nacque ad Alcamo, nella Provincia di Trapani; dopo avere
finito gli studi teologici nel Seminario Vescovile di Mazara del Vallo, fu
ordinato sacerdote il 13 marzo del 1937. Frequentò, quindi, la Pontificia
Università Gregoriana di Roma dove conseguì la laurea in Filosofia il 19 giugno
1946, trattando la tesi dal titolo: L'Umanesimo filosofico di Giovanni Pico della
Mirandola.[1] Ebbe subito la nomina di
Canonico della Collegiata di Alcamo, poi dal 1949 al 1956 quella di Vicario
foraneo e Visitatore dei Monasteri; dal maggio 1951 fu nominato anche Canonico
Onorario della cattedrale di Trapani.
Nel mese di novembre 1956 fu pure nominato Cameriere Segreto
Soprannumerario di Sua Santità; fu quindi professore di lettere e filosofia del
Seminario di Mazara del Vallo e, per 16 anni, delegato Vescovile alla dirigenza
dell'Istituto Magistrale legalmente riconosciuto "Maria Santissima
Immacolata" di Alcamo.[2] Per
diversi anni, è stato anche Rettore della Chiesa della Sacra Famiglia e della
Badia Nuova; inoltre è stato membro del Consiglio Presbiteriale diocesano e
docente di Filosofia presso il Seminario Vescovile di Trapani.[2] Opere Monsignor Barone, personaggio dotato di
cultura e di pensiero critico, ha scritto diversi importanti saggi. Questo è
l'elenco delle sue opere: Il Santuario;
Alcamo, 1946-1947 La Nuova parrocchia di S.Oliva; ed. Bagolino, Alcamo, 1947
Giovanni Pico della Mirandola - profilo biografico del celebre umanista;
ed.Gastaldi, Milano-Roma, 1948 L'Umanesimo Filosofico di Giovanni Pico della
Mirandola - Studio del Pensiero Pichiano; ed.Gastaldi, Milano-Roma, 1948
Quattro saggi; ed. Accademia degli Studi "Ciullo", Alcamo, 1951 Donna
Ideale - Ideale di donna; ed. Accademia degli Studi "Ciullo", Alcamo,
1951 Didactica Magna di Comenius (traduzione italiana); ed. Principato, Milano,
1953 Scuola Libera, ed. Bagolino, Alcamo, 1955 Il Vero Maestro -Lineamenti di
educazione; ed. Bagolino, Alcamo, 1956 Verità e Vita; ed. Cartografica, Alcamo,
1958 De hominis dignitate, di Giovanni Pico della Mirandola, Firenze, 1960 La
Congregazione di Gesù Maria e Giuseppe nella chiesa della Sacra Famiglia di
Alcamo, Accademia di studi Cielo d'Alcamo, 1969. La più bella preghiera,
Alcamo, 1972 Antologia pichiana: letture filosofico-pedagogiche; ed. Virgilio,
Milano, 1973 La docta pietas, di Sebastiano Bagolino erudito alcamese del
sec.XVI; tip. Bosco, Alcamo, 1979 Maria fonte di Misericordia e Madre dei
Miracoli Patrona di Alcamo; tip. Sarograf, Alcamo, 1984 Dialogo con gli
invisibili; tip. Bosco, Alcamo, 1987 Note ^ trapaninostra.it,
http://www.trapaninostra.it/libri/salvatoremugno/Poesia_narrativa_saggistica/Poesia_narrativa_e_saggistica_in_provincia_di_Trapani_02.pdf Tommaso Papa, Memorie storiche del clero di
Alcamo, Alcamo, Accademia di studi Cielo d'Alcamo, 1968. Bibliografia Tommaso
Papa, Memorie storiche del clero di Alcamo, Alcamo, Accademia di studi Cielo
d'Alcamo, 1968. trapaninostra.it,
http://www.trapaninostra.it/libri/salvatoremugno/Poesia_narrativa_saggistica/Poesia_narrativa_e_saggistica_in_provincia_di_Trapani_02.pdf.
URL consultato il 14 giugno 2018. Voci correlate Vincenzo Regina Tommaso Papa
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· WorldCat Identities (EN) viaf-305357714 Biografie Portale Biografie
Cattolicesimo Portale Cattolicesimo Letteratura Portale Letteratura Categorie:
Presbiteri italianiInsegnanti italiani del XX secoloFilosofi italiani del XX
secoloNati nel 1914Morti nel 2004Nati il 29 aprileMorti il 22 novembreNati ad
AlcamoMorti ad Alcamo[altre]
BARSIO Vincenzo Barsio (Marsio) (Mantova, 1490 – 1529) è stato un
poeta, teologo e filosofo italiano.
Indice 1 Biografia 2 Opere
3 Note
4 Bibliografia
5 Collegamenti
esterni Biografia Noto anche come Vincenzo Mantovano, frequentò le corti del
marchese Federico II Gonzaga e di sua moglie Isabella d'Este, alla quale pare
avesse dedicato il poemetto Silvia e la corte del marchese di Castel Goffredo
Aloisio Gonzaga, al quale dedicò il poema latino Alba.[1] Entrato nell'ordine
dei Carmelitani, studiò teologia a Bologna assieme al poeta mantovano Battista
Spagnoli. Opere Silvia, poemetto in tre
libri, pubblicato nel 1519; Pamphilus; Alba, del 1518, dedicato al marchese
Aloisio Gonzaga, signore di Castel Goffredo; Labyrintus, dedicato a Federico II
Gonzaga. Note ^ Ireneo Affò, Vita di Luigi Gonzaga detto Rodomonte, 1780,
Parma., su books.google.it. URL consultato il 18 luglio 2019. Bibliografia
Gaetano Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani,
Milano, 1859., su books.google.it. Giuseppe Coniglio, I Gonzaga, Varese, 1973.,
su books.google.it. Collegamenti esterni Vincenzo Barsio, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su
Wikidata ICCU. Vincenzo Barsio., su edit16.iccu.sbn.it. Controllo di autorità VIAF
(EN) 59959788 · GND (DE) 122185897 · CERL cnp00450813 · WorldCat Identities
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Categorie: Poeti italiani del XVI secoloTeologi italianiFilosofi italiani del
XVI secoloNati nel 1490Morti nel 1529Nati a Mantova[altre]
BARTOLI – search. – gianpaolo --
BARZAGHI Giuseppe
Barzaghi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search
Giuseppe Barzaghi (Monza, 5 marzo 1958) è un religioso, filosofo e teologo
italiano, direttore della Scuola di anagogia[1][2], fondata dal cardinale
Giacomo Biffi. Discepolo del filosofo Gustavo Bontadini e frate domenicano, è
stato l'interlocutore privilegiato di Emanuele Severino sulla questione di Dio
e del cristianesimo[3][4][5]. Indice 1 Pensiero 2 Il
dibattito con Severino 3 Opere
3.1 Libri
(lista parziale) 3.2 Contributi
e articoli (lista parziale) 4 Note
5 Collegamenti
esterni Pensiero Nella sua opera Oltre Dio, Barzaghi si interroga dapprima
sull’essenza del cristianesimo per giungere ad affermare la necessità, per il
credente, di assumere alcune fondamentali posizioni filosofiche riguardo la
vera comprensione della realtà: «Se il Cristianesimo è essenzialmente la
partecipazione della vita di Dio, cioè della vita eterna, per comprenderlo
occorrerà porsi dal punto di vista di Dio, cioè dell’eterno» (p. 13). Secondo
Barzaghi, l’Essere assoluto «non può essere inteso come qualcosa accanto ad
altre cose, e conseguentemente diviene il punto di vista rigoroso per
l’ispezione del tutto» (p. 17). In questo senso, la filosofia di Emanuele
Severino, che si presenta come alternativa al teismo, offre in realtà per
Barzaghi il fianco a un nuovo percorso argomentativo in favore dell’esistenza
di Dio (un Dio però non inteso come oggetto: da qui il titolo dell’opera, che
evoca esplicitamente un’espressione di Dionigi[6]): se ogni cosa è eterna, e
tale dunque è anche il suo apparire, esso deve continuare ad apparire,
eternamente, anche quando “non appare”. «Dunque – afferma il filosofo –, se
tale apparire non permane nell’orizzonte dell’apparire che è la mia coscienza,
perché consta l’apparire-scomparire dell’ente, deve comunque continuare ad apparire
[…] in modo determinatissimo, dunque alla sola scienza di Dio cui eternamente
appaiono gli eterni. Non ammettere questa scienza di Dio, cioè Dio, significa
ammettere che l’apparire, che è pur un non-niente, sia un niente nel momento in
cui non appare più determinatamente, individualmente» (p. 24). Questa scienza –
chiamata nel linguaggio tomista scientia Dei visionis[7] – «ha la fisionomia
dell’apparire infinito di cui parla Severino nei suoi scritti» (p. 17).
Nel pensiero barzaghiano, il punto di vista sub specie aeternitatis (dal punto
di vista dell’eternità) diventa la condizione imprescindibile di tutta la
riflessione teologica e filosofica. In teologia, solo questa prospettiva riesce
a rendere metafisicamente plausibile l’affermazione rivelata dell’«Agnello
immolato nella stessa fondazione del cosmo» di cui parla il libro
dell’Apocalisse[8], così da poter parlare di una «inseità redentiva dell’atto
creatore»[9]. Nella riflessione filosofica, poi, la prospettiva sub specie
aeternitatis consente di avere uno sguardo «dialetticamente onninclusivo», per
cui ogni ente rispecchia in sé l’eternità del tutto e di ogni altro ente
secondo la nozione di exemplar. Ne Il fondamento teoretico della sintesi
tomista, Barzaghi propone appunto l’idea di exemplar come cardine speculativo,
approfondendo e oltrepassando la proposta di S. M. Ramírez, neotomista spagnolo
(1891-1967)[10] di individuare nella “dottrina dell’ordine” la struttura più
sintetica di tutto il pensiero di Tommaso d'Aquino. L’exemplar rappresenta «il
minimo di complessità per muoversi nel massimo della complessità» (p. 31). Ma
per compiere questa operazione di analisi, occorre esprimersi attraverso
l’analogia, «riflesso logico gnoseologico dell’ordine ontologico [e] mezzo
inventivo ed espressivo del conoscere» (p. 47), che acquisisce conseguentemente
una notevole importanza nel pensiero di Barzaghi. Nell’esemplare (exemplar) si
trova il centro della spiegazione causale, dal momento che in esso si presenta
in modo simultaneo tutto l’ordine che lega le cause aristoteliche: il fine,
l’agente che intende il fine, la forma implicata, e la materia che la deve
accogliere. E l’esemplare trascende la mera dimensione funzionalistica: in
quanto contiene tutto (compreso l’esemplante nel suo riferirsi all’esemplato),
è una totalità, e possiede quindi caratteristiche di liberalità e assolutezza:
è «sottratto alla dipendenza e al dominio» (p. 90). In una frase, che
sintetizza bene il punto di vista anagogico della filosofia e della teologia di
Barzaghi: «Dio, conoscendo se stesso, conosce tutte le possibili realizzazioni
similitudinarie della propria essenza, cioè tutte le essenze create e creabili»
(p. 96). Seguendo infine l’esempio specifico di Bontadini, suo maestro,
egli fa risiedere nell’atto creatore intemporale la consistenza della totalità
delle cose, cioè delle creature, giacché queste sono «nulla come aggiunta a
Dio» (p. 98). Secondo tale prospettica dell’exemplar, si può così realizzare,
senza aporie dogmatiche, la visione del Deus omnia in omnibus (Dio tutto in
tutto)[11]. Il dibattito con Severino Il primo dibattito fra Giuseppe
Barzaghi ed Emanuele Severino avvenne nel 1995 nella forma di disputa tra le
posizioni della teologia cattolica tomista e quelle della filosofia
severiniana[12]. Il dibattito trovò, al di là delle aspettative degli
organizzatori, alcuni punti di possibile convergenza, che portarono il
filosofo-teologo alla pubblicazione di Soliloqui sul divino (1997), in cui
l’autore cerca per la prima volta di rileggere le intuizioni di Severino in un
modo che egli definirà più tardi voler essere quello con cui Tommaso d'Aquino,
filosofo e teologo cristiano, leggeva e faceva tesoro dell’insegnamento
filosofico di Aristotele, filosofo pagano[12][13]. Ciò rese il rapporto fra i
due pensatori un dialogo di reciproca conoscenza e stima[14]. Il 2 novembre
1999 Severino dedicò a Barzaghi un articolo sul Corriere della sera, in cui
indicava il sacerdote monzese come il fautore del più interessante tentativo di
riportare la sua filosofia al contesto cristiano da cui si era volontariamente
staccato. In tale articolo, il filosofo ateo definiva “aperto” il dilemma sulla
possibilità o meno per il cristianesimo di porsi come casa abitabile per l’uomo
contemporaneo, a patto però di diradare, sull’esempio di Barzaghi, la nebbia
che circonda il discorso religioso attraverso una ripulitura dei concetti a
partire dal punto di vista dell’eterno[15]. Seguirono poi altri dibattiti
pubblici, come quello del 29 novembre 2001 a Milano[16] e quello del 12 giugno
2015 a Bologna[17]. Opere Libri (lista parziale) Metafisica della cultura
cristiana, Bologna, ESD, 1990/1995 (2ª ed.) L’essere, la ragione, la
persuasione, Bologna, ESD, 1994/1998 (2ª ed.) Diario di metafisica. Concetti e
digressioni sul senso dell’essere, Bologna, ESD, 1997/2016 (2ª ed.) Soliloqui
sul divino. Meditazioni sul segreto cristiano, Bologna, ESD, 1997 Philosophia.
Il piacere di pensare, Padova, Il Poligrafo, 1999 Oltre Dio, ovvero omnia in
omnibus. Pensieri su Dio, il divino, la Deità, Bologna, Barghigiani, 2000
Maestro Eckart, Cinisello Balsamo, Ed. San Paolo, 2002 Anagogia. Il
Cristianesimo sub specie aeternitatis, Modena, ETC, 2002 Lo sguardo di Dio.
Saggi di teologia anagogica, Siena, Cantagalli, 2003 Compendio di storia della
filosofia, Bologna, ESD, 2006/2014 (2ª ed.) Compendio di filosofia sistematica,
Bologna, ESD, 2006 La Fuga. Esercizi di filosofia, Bologna, ESD, 2010
L’originario. La culla del mondo, Bologna, ESD, 2015 Il fondamento teoretico
della sintesi tomista. L’Exemplar, Bologna, ESD, 2015 La maestria contagiosa.
Il segreto di Tommaso d’Aquino, Bologna, ESD, 2017 Il Riflesso, Bologna, ESD,
2018 Lezioni di dialettica, Bologna, ESD, 2019 Contributi e articoli (lista
parziale) Il bene comune secondo S.Tommaso d’Aquino, in “Communio” 157 (1998),
pp. 30-39. L’alterità tra mondo e Dio: la verità dell’essere e il divenire
(conferenza-dibattito con Emanuele Severino), in “Divus Thomas” 3 (1998), pp.
57-81. Ambientazione teologica del concetto di “gioia” severiniano, in I.
Valent (a cura di), Cura e la salvezza. Saggi dedicati a Emanuele Severino,
Bergamo, Moretti & Vitali, 2000, pp. 229-243. I fondamenti metafisici della
mistica, in M. Vannini (ed.), Mistica d’oriente e occidente oggi, Milano,
Paoline, 2001, pp. 11-31. La potenza obbedienziale dell’intelletto agente come
chiave di volta del rapporto fede-ragione, in “Angelicum” 2 (2003), pp.
271-307. Articolazione teoretica della teologia trinitaria in chiave tomistica,
in A. Petterlini, G. Brianese, G. Goggi (a cura di), Le parole dell’Essere. Per
Emanuele Severino, Milano, Bruno Mondadori, 2005, pp. 57-74. Desiderio e
abbandono. Maestro Eckhart e Tommaso d’Aquino: le due facce di un'unica
metafisica, in C. Ciancio (a cura di), Metafisica del desiderio, Milano, Vita e
Pensiero, 2003, pp. 173-201. Anagogia epistemica, in R. Serpa (a cura di),
Antropologia, metafisica, teologia. Studi in onore di Battista Mondin,
filosofo, teologo, ciclista, Bologna, ESD, 2003, pp. 33-367. L’unum argumentum
di Anselmo d’Aosta e il fulcro anagogico della metafisica. Essere logici nel
Logos, in T. Rossi (a cura di), Figurae fidei. Strategie di ricerca nel
Medioevo, Studi 2003, Roma, Angelicum University Press, 2003, pp. 99-123.
Anagogia: voce in “Enciclopedia Filosofica”, Milano, Ed. Bompiani, 2006.
L’epistemologia teologica di Tommaso d’Aquino. Analisi e approfondimento, in G.
Grandi – L. Grion (a cura di), Rivelazione e conoscenza, Soveria Mannelli,
Rubbettino, 2007, pp. 43-78. L’intero antropologico. Con Gentile oltre Gentile
verso una rifondazione metafisica dell’antropologia tomista. Ovvero le
virtualità tomistiche del discorso filosofico sull’autocoscienza e la
corporeità umana, in “Divus Thomas” 1 (2007), pp. 29-48. Il luogo poetico e
contemplativo del sapere filosofico-teologico. L’anima del giudizio
scientifico, in “Divus Thomas” 2 (2007), pp. 186-220. Mistica cristiana come
estetica assoluta, in AA.VV., Mistica forum, Bologna, Lombar Key, 2008, pp.
27-53. Fenomenologia, metafisica e anagogia, in “Divus Thomas” 2 (2008), pp.
11-21 Il bisbiglio del “Logos” e il suo riflesso nella ragione, in “Divus
Thomas” 1 (2009). Il destino sempiterno dell’Occaso. L’inseità mistica della
ragione, in A. Olmi (a cura di), L’eredità dell’occidente. Cristianesimo,
Europa, nuovi mondi, Firenze, Nerbini, 2010, pp. 12-25. La commozione come
filosofia del valore. Saper nuotare negli affetti, in I. De Gennaro (ed.),
Value. Sources and Readings on a Key Concept of the Globalized World, Leiden –
Boston, Brill, 2012, pp. 349-358. L’ambiente invisibile della vita cristiana:
il Fondamento, in V. Lagioia (a cura di), Storie di invisibili, marginali ed
esclusi, Bononia University Press, Bologna 2012, pp. 19-24. Abitare
teologicamente la natura. Lo sguardo metaforico di Tommaso d’Aquino, in I. De
Gennaro, Sergiusz Kazmierski, Ralf Lüfter (a cura di), Wirtliche Ökonomie.
Philosophische und dichterische Quellen (Erster Teilband), Nordhausen, Verlag
Traugott Bautz, 2013. Teoresi e struttura. Riflessioni e approfondimenti sulla
rigorizzazione bontadiniana, in “Divus Thomas” 2 (2014) Creazione dal nulla o relazione
fondativa, in S. Pinna – D. Riserbato (a cura di) Fenomeno & Fondamento.
Ricerca dell’Assoluto. Studi in onore di Antonio Margaritti, Città del
Vaticano, Ed. vaticana, 2016, pp. 271-286. Anagogia e teoria del fondamento, in
“Divus Thomas” 1 (2016), pp. 17-47. Metafora. La trasparenza nella
trasposizione, in M. Raveri – L. V. Tarca (ed.), I linguaggi dell’Assoluto,
Milano, Mimesis, 2018, pp. 31-44. L’eternità dell’essente in teologia, in G.
Goggi – I. Testoni (ed.), All’alba dell’eternità”. I primi 60 anni de ‘La
Struttura Originaria’, Padova, Padova University Press, 2018, pp.10-11.
Dibattito con E. Severino, in “Divus Thomas” 1 (2018), pp. 242-249; 270-278. Il
quadro anagogico e i segreti della musica di J. S. Bach. La Ciaccona e il
Contrappunto XIV de L’Arte della Fuga, in “Divus Thomas” 2 (2018), pp. 13-27.
Note ^ A. Postorino, La scienza di Dio. Il tomismo anagogico di Giuseppe
Barzaghi... ^ Data l'importanza dell'anagogia nel pensiero di Barzaghi, gli è
stata commissionata la stesura dell'omonima voce sull'Enciclopedia filosofica
(Bompiani 2006), nonché, sul versante teologico, la voce «mistica anagogica»
sul Nuovo dizionario di mistica dell’Editrice vaticana. ^ RaiCultura: Dio e il
concetto filosofico di eternità del Tutto ^ Dialogo tra Emanuele Severino e
Giuseppe Barzaghi - parte 1 e parte 2 ^ E. Severino, Nascere. E altri problemi
della coscienza religiosa, Articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 2
novembre 1999 ^ Dionigi, I nomi divini (testo critico di M. Morani – commento
di G. Barzaghi), Bologna, ESD, 2010, II, 3. ^ All'alba dell'eternità. I primi
60 anni de 'La struttura originaria' (UniPa) ^ Apocalisse 13, 8 ^ Cfr. G.
Barzaghi, Lo sguardo di Dio. Nuovi saggi di teologia anagogica, Bologna, ESD,
2012, pp. 157-270 ^ Santiago María Ramírez op, De ordine placita quaedam
thomistica, Salamanca, San Esteban, 1963. ^ G. Barzaghi, Lo sguardo di Dio.
Saggi di teologia anagogica, Siena, Cantagalli, 2003, p. 33. UniPd –
L’eternità dell’essente ^ RaiScuola: Giuseppe Barzaghi. Dio e il concetto filosofico…
^ Si veda ad esempio: E. Severino – G. Barzaghi, L’alterità tra mondo e Dio: la
verità dell’essere e il divenire, in: “Divus Thomas” 3 (1998), pp. 57-81. ^ E.
Severino, Nascere. E altri problemi della coscienza religiosa ^ Dialogo
Severino-Barzaghi a Milano ^ Giornata di studio dello Studio filosofico
domenicano di Bologna Collegamenti esterni RaiCultura. Giuseppe Barzaghi, Dio e
il concetto filosofico di eternità del Tutto su www.raicultura.it. Interviste
ai filosofi: Giuseppe Barzaghi su www.youtube.com. Controllo di autorità VIAF (EN) 64070493 ·
ISNI (EN) 0000 0001 1658 4280 · WorldCat Identities (EN) lccn-n92116474
Cattolicesimo Portale Cattolicesimo Filosofia Portale Filosofia Categorie:
Religiosi italianiFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI
secoloTeologi italianiNati nel 1958Nati il 5 marzoNati a Monza[altre]
BARZELLOTTI Giacomo Barzellotti (filosofo) Da Wikipedia, l'enciclopedia
libera. Jump to navigationJump to search Giacomo Barzellotti Giacomo
Barzellotti philisopher.gif Senatore del Regno d'Italia Durata mandato 22 giugno 1908 – 19
Settembre 1917 Dati generali Professione Docente
universitario Giacomo Barzellotti (Firenze, 7 luglio 1844 – Piancastagnaio, 19
settembre 1917) è stato un filosofo italiano. Senatore del Regno d'Italia nella
XXII legislatura. Indice 1 Biografia 2 Opere
(selezione) 3 Note
4 Bibliografia
5 Altri
progetti 6 Collegamenti
esterni Biografia Allievo di Terenzio Mamiani e di Augusto Conti, entrambi
filosofi spiritualisti, si professò poi seguace del Neokantismo. Si interessò
soprattutto alla storia della filosofia con particolare riguardo ai problemi di
psicologia artistica e religiosa. Ebbe la cattedra di Filosofia morale alle
Università di Pavia nel 1881 e di Napoli, nel 1887. Nel 1896 divenne professore
di Storia della filosofia all'Università di Roma. Fu ammesso all'Accademia
nazionale dei Lincei nel 1899. Nel 1908 fu nominato senatore del Regno
d'Italia. Fu iniziato in Massoneria
nella Loggia Concordia di Firenze, appartenente al Grande Oriente
d'Italia[1]. Opere (selezione) La morale
nella filosofia positiva, Firenze: M. Cellini, 1871 La rivoluzione e la
letteratura in Italia: avanti e dopo gli anni 1848 e 1849, Firenze: Successori
Le Monnier, 1875 La nuova scuola del Kant e la filosofia scientifica
contemporanea in Germania, Roma: Tip. Barbera, 1880 David Lazzaretti di
Arcidosso (detto il santo), Bologna: Zanichelli, 1884 (nuova ed. con il titolo:
Monte Amiata e il suo profeta, Milano: Fratelli Treves, 1909) Santi, solitari,
filosofi: saggi psicologici, 2ª ed., Bologna: Nicola Zanichelli, 1886 Studi e
ritratti, Bologna: Zanichelli, 1893 Ippolito Taine, Roma : Loescher, 1895
L'opera storica della filosofia, Palermo: R. Sandron, 1918 (postumo) Note ^
Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, 2005, p.
26. Bibliografia Virginia Cappelletti, Giacomo Barzellotti, in Dizionario
biografico degli italiani, vol. 7, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
1970. URL consultato il 20 novembre 2015. Giacomo Barzellotti, in Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930, giacomo-barzellotti.
URL consultato il 20 novembre 2015.Modifica su Wikidata Altri progetti
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Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Modifica su
Wikidata Giacomo Barzellotti, su accademicidellacrusca.org, Accademia della
Crusca. Modifica su Wikidata Opere di Giacomo Barzellotti, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Giacomo Barzellotti, su Open
Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Giacomo Barzellotti, su
Senatori d'Italia, Senato della Repubblica. Modifica su Wikidata Controllo di
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(EN) 51786732 · ISNI (EN) 0000 0001 0900 804X · SBN IT\ICCU\RAVV\065956 · GND
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Identities (EN) viaf-51786732 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale
Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XIX secoloFilosofi italiani del XX
secoloNati nel 1844Morti nel 1917Nati il 7 luglioMorti il 19 settembreNati a
FirenzeMorti a PiancastagnaioAccademici dei LinceiSenatori della XXII
legislatura del Regno d'Italia[altre]
BATTAGLIA Felice Battaglia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump
to navigationJump to search Felice Battaglia Felice Battaglia.jpg Commissario
della Alma Mater Studiorum Università di Bologna Durata mandato 21 aprile 1945 – 5 maggio
1945 Predecessore Guido
Guerrini (come prorettore) Successore Edoardo
Volterra (come prorettore) Rettore della Alma Mater Studiorum Università di
Bologna Durata mandato 20 giugno
1950 – 19 giugno 1956 Predecessore Guido
Guerrini Successore Giuseppe
Gherardo Forni Rettore della Alma Mater Studiorum Università di Bologna Durata
mandato 20 giugno 1962 – 6 maggio
1968 Predecessore Giuseppe
Gherardo Forni Successore Walter
Bigiavi (come facenti funzioni) Dati generali Università La Sapienza Professione giurista
Felice Battaglia (Palmi, 23 maggio 1902 – Bologna, 28 marzo 1977) è stato un
giurista, filosofo e accademico italiano.
Indice 1 Biografia 2 Pensiero
3 Opere
principali 3.1 Saggi
di storia, filosofia e diritto 3.2 Curatele
4 Bibliografia
5 Onorificenze
6 Note
7 Altri
progetti 8 Collegamenti
esterni Biografia In seguito al terremoto di Messina del 1908 lasciò la
Calabria, trasferendosi con tutta la famiglia a Roma, dove intraprese il suo
percorso di studi. Nel 1925 conseguì la
laurea in giurisprudenza presso La Sapienza, con una tesi su Marsilio da Padova
che, grazie ad un concorso vinto, poté pubblicare nel 1928. Ottenuta la libera
docenza di filosofia del diritto, e un contratto d'insegnamento dall'ateneo
capitolino, si trasferì all'Università di Siena, dove nel 1932 vinse la
cattedra nella medesima disciplina. Nel
1938 si spostò da Siena a Bologna, dove già teneva delle lezioni dalla fine del
1935. Nell'ateneo bolognese insegnò, contemporaneamente, filosofia morale nella
Facoltà di lettere e filosofia, di cui fu preside dal 1945 al 1950, e filosofia
del diritto nella Facoltà di giurisprudenza.
Negli anni Cinquanta e Sessanta, è stato più volte rettore dell'ateneo
di Bologna. In questa città è morto nel 1977. Pochi anni dopo il Comune di
Bologna gli ha dedicato una strada, e l'Università ha intitolato a suo nome la
biblioteca del Dipartimento di filosofia. Tra i suoi allievi si segnalano
Nicola Matteucci e Guglielmo Forni Rosa.
Pensiero È stato autore di numerosi saggi in diverse branche del diritto
e della filosofia e, in loro connessione, sulla storia del pensiero, sia antico
che moderno: tale interesse fu declinato anche in chiave pedagogica, a
testimonianza dell'intensa attenzione rivolta dallo studioso calabrese alla
storia quale concreta fonte dell'organizzazione sociale umana e del complesso e
diffidente approdo allo spiritualismo.
Con i sostenitori attualisti dell'autonomia della categoria filosofica
della politica, pensava "che occorresse lasciare alla storia tout court
quanto non fosse pensiero sistematico, preservando così la storia delle
dottrine da ogni contaminazione con le dialettica sociale e
istituzionale"[1]. Opere principali
Per una completa bibliografia degli scritti di Battaglia, si rinvia a Franco
Polato, Bibliografia degli scritti di e su Felice Battaglia, Bologna, CLUEB, 1989. Saggi di storia, filosofia e diritto L'opera
di Vincenzo Cuoco e la formazione dello spirito nazionale in Italia, Bemporad,
Firenze 1925. Marsilio da Padova e la filosofia politica del Medioevo, Felice
Le Monnier, Firenze 1928. La crisi del diritto naturale: saggio su alcune
tendenze contemporanee della filosofia del diritto in Francia, La Nuova Italia,
Firenze 1929. Diritto e filosofia della pratica: saggio su alcuni problemi
dell'idealismo contemporaneo, La Nuova Italia, Firenze 1932. Cristiano Thomasio
filosofo e giurista, Circolo giuridico della R. Università, Siena 1936. Scritti
di teoria dello stato, Giuffré, Milano 1939. Orientamenti metodologici nella
storia delle dottrine politiche, Tip. Nuova, Siena 1939. Problemi metodologici
nella storia delle dottrine politiche ed economiche, con A. Bertolino, Foro
Italiano, Roma 1939. Corso di filosofia del diritto, 3 voll., Soc. editrice
"Foro italiano", Roma 1940-1942. Il domma della personalità giuridica
dello Stato, Zanichelli, Bologna 1942. Impero Chiesa e stati particolari nel
pensiero di Dante, Zanichelli, Bologna 1944. Libertà ed uguaglianza nelle
dichiarazioni francesi dei diritti dal 1789 al 1795: testi, lavori
preparatorii, progetti parlamentari, Zanichelli, Bologna 1946. Il valore nella
storia, Upeb, Bologna 1948. Il problema morale nell'esistenzialismo, Zuffi,
Bologna 1949 (II ed.). Saggi sull'Utopia di Tommaso Moro, Zuffi, Bologna 1949.
Cenni storici intorno al concetto di lavoro, Zuffi, Bologna 1950. Filosofia del
lavoro, Zuffi, Bologna 1951. Lineamenti di storia delle dottrine politiche,
Giuffré, Milano 1952 (II ed.). Morale e storia nella prospettiva
spiritualistica, Zuffi, Bologna 1953. Nuovi scritti di teoria dello stato,
Giuffré, Milano 1955. I valori fra la metafisica e la storia, Zanichelli,
Bologna 1957. Linee sommarie di dottrina morale, Patron, Bologna 1958. I valori
della pratica e l'esperienza storica, Patron, Bologna 1959. Il valore estetico,
Morcelliana, Brescia 1963. Cinque saggi intorno alla sociologia, Istituto Luigi
Sturzo, Roma 1969. Parva Desanctisiana, Patron, Bologna 1970. Economia,
diritto, morale, Coop. libraria universitaria editoriale bolognese, Bologna
1972. Croce e i fratelli Mario e Luigi Sturzo, Longo, Ravenna 1973. Rosmini tra
l'essere e i valori, Guida, Napoli 1973. Mondo storico ed escatologia, Clueb,
Bologna 1997. Curatele Le carte dei diritti: dalla Magna Charta alla carta del
lavoro, Sansoni, Firenze 1934. Le carte dei diritti: dalla Magna Charta alla
Carta di San Francisco, Sansoni, Firenze 1936. Angelo Camillo De Meis, I
problemi dello stato moderno, Zanichelli, Bologna 1947. Francesco De Sanctis,
Lettere a Pasquale Villari, Einaudi, Torino 1955. Lettere di Angelo Camillo De
Meis a Silvio Spaventa, Azzoguidi, Bologna 1958. Il pensiero pedagogico del
Rinascimento, Sansoni, Firenze 1960. John Locke, Antologia degli scritti
politici, Il Mulino, Bologna 1962. Bibliografia AA.VV., Il pensiero di Felice
Battaglia, Atti del Seminario promosso dal Dipartimento di Filosofia di Bologna
(29-30 ottobre 1987), a cura di Nicola Matteucci e Alberto Pasquinelli,
Bologna, CLUEB, 1989, ISBN non esistente. AA.VV., Scritti su Felice Battaglia.
A cent'anni dalla nascita, Bologna, Baiesi, 2002, ISBN non esistente. AA.VV.,
Dal filosofo all'uomo, Atti del convegno di studi su Felice Battaglia (Palmi
12-13 maggio 1990), a cura di Giuseppe Chiofalo, Palmi, Arti Grafiche Edizioni,
1991, ISBN non esistente. M. Ferrari, La filosofia italiana, in «Storia della
Filosofia», vol. XI (La filosofia contemporanea. Seconda metà del Novecento),
t. I, a cura di M. Paganini, Vallardi, Milano 1998, p. 30. G. Marchello (a cura
di), Felice Battaglia, Edizioni di Filosofia, Torino 1953. Nicola Matteucci,
Felice Battaglia, filosofo della pratica, in Atti della Accademia delle Scienze
dell'Istituto di Bologna, Classe di Scienze Morali, Rendiconti, vol. LXVI,
1977-78 (LXXII), pp. 297–305 (ora rifuso in Id., Filosofi politici
contemporanei, Il Mulino, Bologna 2001, pp. 55–66, ISBN 88-15-07604-2). F.
Polato, «BATTAGLIA, Felice» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 34,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1988. A. Scerbo, Felice Battaglia:
la centralità del valore giuridico, Edizioni scientifiche italiane, Napoli
1990. A. Anzalone, Lo abstracto y lo concreto en la Teoría del Derecho de
Battaglia. Felice Battaglia y el dilema entre Croce y Gentile, Atelier,
Barcelona, 2013 (185 pp.). A. Anzalone, Felice Battaglia. Per una teoria
giuridica tra idealismo crociano e gentiliano, Euno edizioni, Leonforte, 2014
(290 pp.). A. Anzalone, Las aparentes contradicciones de la filosofía jurídica
y política de Felice Battaglia, in «Studi in onore di Augusto Sinagra», Vol. V
– Miscellanea, Aracne, Roma, 2013, pp. 101–121. A. Anzalone, El Estado, sus
fines y su relación con el derecho. La perspectiva de Felice Battaglia, in “Lex
Social (Revista jurídica de los Derechos Sociales)”, Siviglia, enero-junio
2013, vol. 3 n. 1, pp. 59–74. A. Anzalone, La integración europea como modelo
para Latinoamérica según Felice Battaglia, in «Temas de Filosofía Jurídica y
Política», Número 5, SFD, Córdoba, 2011, pp. 11–41. Girolamo Cotroneo, Felice
Battaglia e la "filosofia dei valori", in Benedetto Croce e altri
ancora, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005, pp. 173-194, ISBN 88-498-1264-7.
Onorificenze Dottore honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria Dottore
honoris causa — Universidade de São Paulo[2]. Ufficiale dell'Ordine di Leopoldo
II[2] - nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale
dell'Ordine di Leopoldo II[2] Cavaliere dell'Ordine di San Gregorio Magno
(classe civile)[2] - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine di San Gregorio Magno (classe civile)[2]
Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per
uniforme ordinaria Grande Ufficiale
Ordine al Merito della Repubblica Italiana — 2 giugno 1953[3] Cavaliere di gran
croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme
ordinaria Cavaliere
di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — 2 giugno
1959[4] Note ^ Vittor Ivo Comparato, Vent'anni di storia del pensiero politico
in Italia, Il pensiero politico, 1987, anno XX, n. 1, p. 3. Università degli Studi di Bologna, fondata
nel sec. XI. Annuario degli Anni Accademici 1950-51 - 1951-52 (JPG), Bologna,
Tipografia Compositori, 1954, p. 19. ^ Dettaglio decorato, Presidenza della
Repubblica. URL consultato il 27 giugno 2020. ^ Sito web del Quirinale:
dettaglio decorato. Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia
Commons contiene immagini o altri file su Felice Battaglia Collegamenti esterni
Felice Battaglia, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Felice
Battaglia, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Scheda
storica dell'Università di Bologna, su archiviostorico.unibo.it. Scheda
biografica del Comune di Palmi, su comune.palmi.rc.it. Controllo di autorità VIAF (EN)
41876369 · ISNI (EN) 0000 0001 0891 2125 · SBN IT\ICCU\CFIV\048654 · LCCN (EN)
n78096141 · GND (DE) 118952153 · BNF (FR) cb12142017n (data) · NLA (EN)
35935985 · BAV (EN) 495/92016 · WorldCat Identities (EN) lccn-n78096141
Biografie Portale Biografie Diritto Portale Diritto Filosofia Portale Filosofia
Letteratura Portale Letteratura Storia Portale Storia Categorie: Giuristi
italiani del XX secoloFilosofi italiani del XX secoloAccademici italiani del XX
secoloNati nel 1902Morti nel 1977Nati il 23 maggioMorti il 28 marzoNati a
PalmiMorti a BolognaScrittori italiani del XX secoloStorici italiani del XX
secoloRettori dell'Università di BolognaStudenti della Sapienza - Università di
RomaPersone legate all'Università di BolognaProfessori dell'Università di
BolognaFilosofi del diritto[altre]
BAUSOLA Adriano
Bausola Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Adriano Bausola Adriano Bausola
(Ovada, 22 dicembre 1930 – Roma, 28 aprile 2000) è stato un filosofo e
accademico italiano. Indice 1 Biografia 2 Studi 3 Opere
principali 4 Onorificenze
5 Note
6 Bibliografia
7 Altri
progetti 8 Collegamenti
esterni Biografia Adriano Bausola nasce a Ovada, in provincia di Alessandria,
il 22 dicembre 1930, da Filippo, scultore cieco di guerra ed Eugenia Bertero.
Conseguita una formazione cattolica attraverso le scuole primarie delle Madri
Pie, fondate da Paolo Gerolamo Franzoni, e dei Padri Scolopi, gli studi liceali
lo vedono a Novi Ligure al Classico Statale "Doria" dove «la materia
che veramente fu per lui una rivelazione è la filosofia»[1]. Sceglie così la facoltà all'Università
Cattolica a Milano, dopo un incontro con Padre Agostino Gemelli e Monsignor
Francesco Olgiati, vincendo anche il concorso per un posto gratuito nel
Collegio Augustinianum. Fra i suoi docenti emergono due figure che per lui sono
«maestri di vita e di pensiero[1]», esponenti di spicco del movimento
neotomista: Gustavo Bontadini e Sofia Vanni Rovighi. Diventa così libero
docente di filosofia morale nel 1962. Nel 1970 vincendo la cattedra di storia
della filosofia viene chiamato alla Cattolica, dove dal 1974 al 1979 è
ordinario di filosofia morale passando poi, nel 1980, ad ordinario di filosofia
teoretica. È preside della facoltà di lettere e filosofia dal 1974 al
1983. Nel 1982 è chiamato a far parte
del Pontificio Consiglio della Cultura istituito da Giovanni Paolo II per il
periodo 1982-1992. Nel 1983 dell'Università Cattolica del Sacro Cuore ne
diventa il Rettore, carica che mantiene fino al 1998. È stato anche direttore della Rivista di
filosofia neo-scolastica, ininterrottamente, dal 1971, e dal 1984 della rivista
Vita e Pensiero e condirettore della Rivista Internazionale dei diritti
dell'uomo. Inoltre ha diretto la sezione di filosofia moderna della collana dei
Classici della Filosofia dell'Einaudi Rusconi. Ha fatto parte del Direttivo del
Centro di metafisica istituito dalla Cattolica, e per esso ha co-diretto la collana
di pubblicazioni Metafisica e storia della metafisica. Tra gli altri incarichi e funzioni è
stato: Socio dell'Accademia Nazionale
dei Lincei nella categoria scienze filosofiche; Membro dell'Istituto Lombardo -
Accademia di Scienze e lettere; Membro del direttivo della Società Filosofica
Italiana; Vice Presidente del Comitato Scientifico e Organizzatore delle
Settimane Sociali dei Cattolici Italiani dal 1985 al 1994; Consulente della
Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica; Presidente di una delle
Commissioni del Convegno ecclesiale Evangelizzazione e promozione umana a Roma
dal 30 ottobre al 4 novembre 1976; Moderatore di uno dei cinque ambiti del
Convegno ecclesiale Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini a Loreto
dal 9 al 13 aprile 1985; Uditore al Sinodo straordinario dei Vescovi indetto
dal Papa per il 20º anniversario del Concilio Vaticano II; Studi Sul piano
teorico, le direttive di indagine di Bausola sono soprattutto quella etica
(fondazione della morale), quella antropologica (il problema della libertà; il
tema della cultura e della cultura cristiana in particolare), e quelle della
metafisica e della gnoseologia. I suoi interessi principali di studioso sono
rivolti, sul piano storico all'idealismo e al neo-idealismo, esperto a livello
internazionale di Friedrich Schelling e di Blaise Pascal[2] i suoi studi sono
rivolti anche a Franz Brentano, John Dewey e al pragmatismo, alla tematica
esistenzialista. Caratteristico delle opere di Bausola - là dove si tratti
dello studio di filosofi del passato, o del nostro tempo - è il legame tra
ricostruzione storica e ripensamento critico, secondo criteri teoretici: un
orientamento volto, attraverso il dialogo con alcune delle più importanti
prospettive della filosofia moderna e contemporanea, ad un ripensamento della
concezione classica del sapere. La sua attività pubblicistica si è svolta sul
terreno filosofico, politico-culturale, etico-religioso, e si è realizzata su
giornali e su riviste di cultura. Opere
principali 1960 - Saggi sulla filosofia di Schelling, Milano, Vita e Pensiero
1960 - L'Etica di John Dewey, Milano, Vita e Pensiero 1965 - Filosofia e storia
nel pensiero crociano, Milano, Vita e Pensiero 1965 - Metafisica e rivelazione
nella filosofia positiva di Schelling, Milano, Vita e Pensiero 1966 - Etica e
politica nel pensiero di Benedetto Croce, Milano, Vita e Pensiero 1968 - Il
pensiero di Schelling 1968 - Conoscenza e moralità in Franz Brentano, Milano,
Vita e Pensiero 1969 - Indagini di storia della filosofia. Da Leibniz a Moore,
Milano, Vita e Pensiero 1969 - Lo svolgimento del pensiero di Schelling.
Ricerche, Milano, Vita e Pensiero 1970 - Il problema del valore nella filosofia
analitica, Milano, Scuole Grafiche Opera Don Calabria 1971 - Il problema della
libertà. Introduzione a Sartre, Milano 1972 - Filosofia della rivelazione.
Federico Guglielmo Giuseppe Schelling, 2 vol., Bologna, Zanichelli 1973 -
Introduzione a Pascal, Bari, Laterza 1975 - Friedrich W. J. Schelling, Firenze,
La Nuova Italia 1976 - Filosofia Morale. Lineamenti, Milano, Vita e Pensiero
1977 - Natura e progetto dell'uomo : riflessioni sul dibattito contemporaneo,
Milano, Vita e Pensiero 1978 - Libertà e relazioni interpersonali :
introduzione alla lettura di L'essere e il nulla, Milano, Vita e Pensiero 1978 -
Pensieri, opuscoli, lettere di Blaise Pascal, con Remo Tapella, Milano, Rusconi
1980 - Libertà e responsabilità, Milano, Vita e Pensiero 1985 - La libertà,
Brescia, La Scuola 1998 - Le ragioni della libertà, le ragioni della
solidarietà, Milano, Vita e Pensiero 1998 - Fra etica e politica, Milano, Vita
e Pensiero Onorificenze Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura
e dell'arte - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia
d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte — Roma, 2 giugno
1981[3] Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino
per uniforme ordinaria Commendatore
dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — 2 giugno 1985[4] Cavaliere di
gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per
uniforme ordinaria Cavaliere
di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Roma, 2 giugno
1988[5] Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Gregorio Magno - nastrino
per uniforme ordinaria Cavaliere
di Gran Croce dell'Ordine di San Gregorio Magno Note Anna Maria Bausola Grillo, Adriano Bausola
nei ricordi della sorella, ne Atti del convegno "Studi di Storia
Ovadese", pubblicazione dedicata alla memoria di Adriano Bausola,
Accademia Urbense di Ovada, 2005 ^ Avvenire, 29 aprile 2000, su swif.uniba.it.
URL consultato il 30.08.2010 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio
2007). ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. ^ Sito web del Quirinale:
dettaglio decorato. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. Bibliografia
Emilio Costa, Un Ovadese nel mondo della cultura italiana: Adriano Bausola,
filosofo, in URBS Silva et flumen, Anno XIII n.2 giugno 2000, pp. 71-72.
Alessandro Laguzzi; Edilio Riccardini (a cura di), Atti del Convegno Studi di
Storia Ovadese, Ovada, Accademia Urbense, 2005, pp. 669-672. Altri progetti
Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file
su Adriano Bausola Collegamenti esterni Emilio Costa, Un Ovadese nel mondo
della cultura italiana: Adriano Bausola, filosofo, URBS silva et flumen,
trimestrale di storia locale dell'Accademia Urbense di Ovada, Anno XIII n.2
giugno 2000, pp. 71-72 (PDF), su archiviostorico.net. Flavio Rolla, Adriano
Bausola, filosofo. Ricordo dell'illustre ovadese a 10 anni dalla scomparsa, URBS
silva et flumen, trimestrale di storia locale dell'Accademia Urbense di Ovada,
Anno XXIII n.3-4 settembre-dicembre 2010, pp. 180-191 (PDF), su
accademiaurbense.it. Dal sito filosofico.net : Adriano Bausola a cura di Diego
Fusaro, su filosofico.net. https://blogphilosophica.wordpress.com/2017/08/31/4161/
a cura di Lorenzo Cortesi Predecessore Magnifico
Rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore Successore Stemma UCSC.png Giuseppe
Lazzati 1983
- 1998 Sergio
Zaninelli
Controllo di autorità VIAF
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italiani del XX secoloAccademici italiani del XX secoloNati nel 1930Morti nel
2000Nati il 22 dicembreMorti il 28 aprileNati a OvadaMorti a RomaBenemeriti
della scuola, della cultura e dell'arteCavalieri di gran croce OMRICommendatori
OMRIStudenti dell'Università Cattolica del Sacro CuoreRettori dell'Università
Cattolica del Sacro CuoreProfessori dell'Università Cattolica del Sacro
Cuore[altre]
BAZZANELLA Emiliano
Bazzanella Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Emiliano Bazzanella (Trieste, 6 agosto 1963) è un filosofo e artista
visivo italiano, ha partecipato a tre edizioni della Biennale di Venezia (2003,
2007, 2009) e a una edizione della Biennale di Architettura (2006).
Indice 1 Studi
2 Esibizioni
3 Pensiero
3.1 Dal
pensiero debole al pensiero orizzontale 3.2 L'echologia
3.3 La
teoria del senso 3.4 La
prospettiva immunologica 3.5 Teoria
della società e critica del tardocapitalismo 4 Note
5 Bibliografia
Studi Di formazione fenomenologica e allievo di Pier Aldo Rovatti, inizia la
sua attività saggistica con una monografia[1] dedicata al filosofo francese
Vladimir Jankélévitch, 1994), per poi approfondire il pensiero di Heidegger,
Edmund Husserl, nonché di autori francesi del secondo dopoguerra quali Jacques
Derrida, Michel Foucault (1996), Jacques Lacan (1998), Maurice Merleau-Ponty,
Gilles Deleuze e Félix Guattari. Dapprima delinea una “fenomenologia
echologica” (dal greco échein, avere) ipotizzando che l'ontologia non sia che
una “finzione” o un “dispositivo” di tipo immunologico, storicizzabile e tipico
della società occidentale; successivamente elabora questa prospettiva
inserendola nel contesto più ampio di una “fenomenologia del senso” e
applicandola a una lettura della società dello spettacolo e dei consumi.
Esibizioni Entra in contatto con Shōzō Shimamoto del Gruppo Gutai in occasione
della Biennale di Venezia del 2003[2] ed espone con lui a Udine (Italia) nel
2005 ("Size"). Il suo sviluppo della performance introduce nella
gestualità del corpo le nuove tecnologie multimediali sulla scia delle
installazioni di Tony Oursler[3]. Alla 53. Biennale di Venezia del 2009
progetta un'installazione multimediale[4] (Blue Zone) che inaugura una serie di
opere ispirate alla "morte dell'arte": in una mostra surreale, quasi
post-human, le opere degli artisti sono ricoperte da un velo, mentre in una
serie di monitor sparsi negli spazi espositivi vengono riprodotti i volti degli
artisti che cercano di descrivere a parole le loro opere invisibili. Alla 55.
Biennale di Venezia del 2013, invece, propone un'installazione (Overplay),
inserita nel contesto di un palazzo veneziano, in cui 16 iPad riproducono in
maniera casuale e differenziata delle domande generate da un software. Si tratta
di un'evoluzione del progetto "Tautology" nel quale invece il
programma riproduce in rete una serie infinita di pensieri filosofici.
Pensiero Dal pensiero debole al pensiero orizzontale Nei primi anni Novanta,
Bazzanella declina il pensiero debole nel senso di un passaggio dalla
profondità della metafisica a un'idea di superficialità di cui vede alcune
tracce presenti in Husserl, Merleau-Ponty e Heidegger. In questo passaggio il
"relativismo" non viene più interpretato come una manifestazione del
nichilismo novecentesco, bensì come il tentativo di articolare una filosofia
delle relazioni orizzontali che tende a scardinare l'impianto della logica
aristotelica. L'echologia L'echologia è un termine che Bazzanella desume
nel 1999 da Deleuze a proposito del pensiero del sociologo francese Gabriel
Tarde. Esso si basa sull'ipotesi che nella genesi delle Categorie di Aristotele
ci siano stati movimenti contrapposti, in cui soltanto in una seconda istanza
sarebbe prevalsa un'impostazione "usiologica", cioè basata sulla
centralità della "sostanza". Questo passaggio è decisivo poiché segna
il definitivo abbandono delle suggestioni del pensiero presocratico ponendo le
basi di quello che sarebbe stato l'impianto del sapere occidentale. La
lateralizzazione, dunque, dell'échein nel suo duplice significato di
"avere" e di "essere in relazione" ha comportato il
privilegio dell'"essere" e di un'ontologia che impone principi,
gerarchie, suddivisione tra "cose" ed "oggetti". Una
filosofia relazionistica deve essere pertanto echologica e decostruttiva,
evidenziando come ogni costruzione di senso, prima che ontologica e fondata su
"enti", sia articolata su relazioni o, come li definisce Bazzanella,
su essemi. La teoria del senso A partire da Fede, echologia, sapere
(2002) e attraverso una rilettura del concetto di alétheia (verità) di
Heidegger, Bazzanella sviluppa una teoria del senso secondo la quale esso non
può sussistere senza un rapporto essenziale con il non-senso. In particolare
ciò significa che le classiche leggi della logica (identità,
non-contraddizione, terzo escluso) sono costruite sopra una superficie illogica
e sono delle forme di copertura dell'àlogon. Bazzanella sostiene inoltre che
queste stesse leggi logiche dipendono "mimeticamente" da relazioni essematiche
esprimibili come preposizioni che istanziano delle relazioni senza relati:
"in", "con", "di-", "ri-". Si tratta di
un pensiero al limite della pensabilità, poiché invita a non concepire cose e
oggetti, ma quelle pure relazionalità che vengono ad esempio esperite dal
neonato: l'"in" esprime l'in-essere del feto nel grembo materno, il
"con" esprime l'essere-con la propria madre e il suo seno, il
"di-" echeggia nel dià del dia-framma rappresentato dal liquido
amniotico rispetto al mondo esterno, il "ri-" allude alla
ri-petizione e al carattere originariamente ossessivo del bambino che cerca
sicurezza ripetendo sempre i medesimi gesti e i medesimi suoni. La
prospettiva immunologica L'impostazione relazionistica che è partita da una
fenomenologia dell'orizzonte per articolarsi attraverso un'echologia e una
teoria del senso, trova il suo significato ultimo nel cosiddetto
"paradigma immunitario". Bazzanella lo desume dall'ultimo Foucault[5]
e, soprattutto, da Arnold Gehlen, Peter Sloterdijk e Roberto Esposito[6]. Se l'uomo
si trova heideggerianamente "gettato" nell'Altro sin dalla nascita,
cioè in una serie di relazioni che violano le leggi della logica e,
soprattutto, che non consentono un ancoraggio rassicurante a "cose" e
oggetti permanenti, egli deve proteggersi e difendersi. Questo processo avviene
però in analogia con il sistema immunitario del corpo umano, cioè l'Altro, il
non-senso (o anche il "reale" come lo definisce Bazzanella traendo
spunto dalla definizione di Jacques Lacan) non può essere addomesticato che
attraverso l'Altro. In questo modo, il senso non avrebbe che una funzione
difensiva e immunizzante e si baserebbe su una "mimesi" del reale
mediata dagli essemi: il senso "imita" così il non-senso, ne è una
sorta di estrusione. Questa condizione paradossale implica anche una
riconsiderazione della figura filosofica di "soggetto", soprattutto
alla luce del suo dispiegamento a partire dal cogito cartesiano. Il
"soggetto" non coincide con un'identità, un "io"
precostituito, bensì rappresenta una funzione immunologica in cui l'individuo
assoggetta cose e persone, delegando le medesime ad affrontare il reale al
proprio posto. Il soggetto è allora per Bazzanella un a-soggetto nel doppio
senso di non-essere-soggetto e di as-soggettare. Teoria della società e
critica del tardocapitalismo La communitas[7] rappresenta il paradigma di un
processo di normotipizzazione in cui una relazione essematica - il puro cum
senza relati, in questo caso - si trasforma in una difesa immunologica nei
confronti del "fuori". Bazzanella riprende così la nozione di
"dispositivo" presente in Foucault in quanto orizzonte di potere e di
sapere collettivo che funge da barriera o filtro nei confronti del reale,
nonché da sistema di controllo "endogeno", ossia "normalizzante"
e "normativo" nello stesso tempo. La normotipia da' senso a una
determinata epoca nella misura in cui riesce a bilanciare più o meno
efficacemente il senso e il non-senso. Il rischio di ogni sistema di senso,
infatti, è paradossalmente quello di un eccesso di senso: ciò implica infatti
una psicotizzazione della comunità e, quindi, una sorta di non-senso di
ritorno. Gli esempi sono ormai classici: il marxismo che declina nel
leninismo per poi degenerare nello stalinismo; il nazifascismo che dai suoi
presupposti socialisti diviene un totalitarismo spietato e annientante. Si
tratta in entrambi i casi di un eccesso di senso, di un surplus immunitario che
se inizialmente intendeva distanziare e "filtrare" il reale, comporta
alfine una sorta di "divenire-reale" del senso stesso, un'insensatezza
reattiva. È in tale prospettiva che il modello di senso tardocapitalistico
sembra svolgere una funzione autoimmunitaria: l'uomo non ha a che fare soltanto
con un processo di stretta pertinenza economica, ma con un orizzonte di senso
condiviso che permea ogni aspetto dell'esistenza degli individui. Società dello
spettacolo e società dei consumi - momenti in cui in particolare si esplica il
tardocapitalismo - non sarebbero che forme "dialettiche" di reazione
all'eccesso di senso dei grandi totalitarismi del Novecento. In particolare
secondo Bazzanella si tratta di un bilanciamento tra un'evasione
nell'immaginario (riprendendo ancora delle tematiche lacaniane) e un
"ritorno al reale" che si manifesterebbe nel momento stesso del "consumo".
Note ^ A. Fabris, La noia, il nulla, in «aut aut», n. 270, La Nuova Italia,
Firenze 1995, p. 65. ^ 2 F. Bonami (a c. di), La dittatura dello spettatore,
Catalogo generale della 50. Esposizione Internazionale d'Arte. La Biennale di
Venezia, Marsilio, Venezia 2003. ^ 3 R. Storr (a c. di), Pensa con i sensi,
senti con la mente, Catalogo generale della 52. Esposizione Internazionale
d'Arte. La biennale di Venezia, Marsilio, Venezia 2007. ^ D. Birnbaum (a c.
di), Fare Mondi, Catalogo generale della 53. Esposizione Internazionale d'Arte.
La Biennale di Venezia, Marsilio, Venezia 2009. ^ M. Foucault, Sicurezza,
territorio, popolazione. Corso al Collège de France (1977-1978), Feltrinelli,
Milano 2005. ^ R. Esposito, Immunitas. Protezione e negazione della vita,
Einaudi, Torino 2002. ^ R. Esposito, Communitas. Origine e destino della
comunità, Einaudi, Torino 1998. Bibliografia Tempo e linguaggio. Studio su
Vladimir Jankélévitch, Franco Angeli, Milano 1994; Orizzonte. Passività e
soggetto in Husserl e Merleau-Ponty, Guerini e associati, Milano 1995;
Contaminazione. L'idea di struttura in Heidegger, Franco Angeli, Milano 1995;
Spazio e potere. Heidegger, Foucault, la televisione, Mimesis, Milano 1996; Il
luogo dell'Altro. Etica e topologia in Jacques Lacan, Franco Angeli, Milano
1998; Idee per un'echologia fenomenologica, Franco Angeli, Milano 1999;
Echologia. Introduzione a una fenomenologia della proprietà e a una critica del
pensiero ontologico, Asterios Editore, Trieste 2000; Fede, echologia, sapere,
Asterios Editore, Trieste 2002; La Fabbrica, Trieste, FrancoPuzzoEditore, 2003,
ISBN 978-88-88475-08-0 Trattato di echologia, Mimesis, Milano 2004; La
fabbrica, FPE Editore, Trieste 2005; Il ritornello. La questione del senso in
Deleuze-Guattari, Mimesis, (Milano 2005). Il tardocapitalismo. Decorsi e
patologie di una rivoluzione permanente, Asterios Editore, Trieste 2006. Etica
del tardocapitalismo, Mimesis, Milano 2008. Logica e tempo, Abiblio, Trieste
2009 Autoscrittura, Asterios Editore, Trieste 2009 Religio I. Senso e fede nel
tardocapitalismo, Mimesis, Milano 2010 Religio II. La religione del soggetto,
Mimesis, Milano 2010. Indignatevi, Asterios Editore Trieste 2011. Oltre la
decrescita. Il Tapis Roulant e la società dei consumi, Asterios Editore,
Trieste 2011. Lacan. Immaginario, simbolico e reale in tre lezioni, Asterios,
Trieste 2011. Filosofie della paura. Verso la condizione post-postmoderna,
Asterios Editore, Trieste 2012. La filosofia e il suo consumo. Nuovo realismo e
postmoderno, Asterios Editore, Trieste 2012. Religio III. Logica e follia,
Mimesis, Milano 2012. Eros e Thanatos. Senso, corpo e morte nel XX Seminario di
Lacan, Asterios Editore, Trieste, 2013. Come. Linee guida per una
immuno-fenomenologia, Asterios Editore, Trieste, 2015. Il numero e il fenomeno,
Asterios Editore, Trieste 2016. Il tragico e il comico nell'epoca del grillismo
e del trumpismo, Asterios Editore, Trieste 2017. Simbolo e violenza, Asterios
Editore, Trieste 2018. Del fallimento. Simbolo e violenza II, Asterios Editore
2019. Controllo di autorità VIAF
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lccn-no96032214 Biografie Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che
trattano di biografie Categorie: Filosofi italiani del XX secoloFilosofi
italiani del XXI secoloNati nel 1963Nati il 6 agostoNati a Trieste[altre]
beccaria, one of the most
essential of Italian philosophers – Referred to by H. P. Grice in his
explorations on moral versus legal right, studied in Parma and Pavia and taught
political economy in Milan. Here, he met Pietro and Alessandro Verri and other
Milanese intellectuals attempting to promote political, economical, and
judiciary reforms. His major work, Dei delitti e delle pene “On Crimes and
Punishments,” 1764, denounces the contemporary methods in the administration of
justice and the treatment f criminals. Beccaria argues that the highest good is
the greatest happiness shared by the greatest number of people; hence, actions
against the state are the most serious crimes. Crimes against individuals and
property are less serious, and crimes endangering public harmony are the least
serious. The purposes of punishment are deterrence and the protection of
society. However, the employment of torture to obtain confessions is unjust and
useless: it results in acquittal of the strong and the ruthless and conviction
of the weak and the innocent. Beccaria also rejects the death penalty as a war
of the state against the individual. He claims that the duration and certainty
of the punishment, not its intensity, most strongly affect criminals. Beccaria
was influenced by Montesquieu, Rousseau, and Condillac. His major work was tr.
into many languages and set guidelines for revising the criminal and judicial
systems of several European countries. Se dimostrerò
non essere la pena di morte né utile, né necessaria, avrò vinto la causa
dell’umanità.» (da Dei delitti e delle pene) Cesare Beccaria Bonesana,
marchese di Gualdrasco e di Villareggio[2] (Milano, 15 marzo 1738 – Milano, 28
novembre 1794), è stato un giurista, filosofo, economista e letterato italiano
considerato tra i massimi esponenti dell'illuminismo italiano, figura di spicco
della scuola illuministica milanese. La sua opera principale, il trattato
Dei delitti e delle pene, in cui viene condotta un'analisi politica e giuridica
contro la pena di morte e la tortura sulla base del razionalismo e del
pragmatismo di stampo utilitarista, è tra i testi più influenti della storia
del diritto penale ed ispirò tra gli altri il codice penale voluto dal granduca
Pietro Leopoldo di Toscana. Nonno materno di Alessandro Manzoni, Cesare
Beccaria è considerato inoltre come uno dei padri fondatori della teoria
classica del diritto penale e della criminologia di scuola
liberale[3]. Cesare Beccaria nacque a Milano (allora appartenente
all'impero asburgico), figlio di Giovanni Saverio di Francesco e di Maria[4]
Visconti di Saliceto, il 15 marzo 1738. Fu educato a Parma dai gesuiti e si
laureò in Giurisprudenza il 13 settembre 1758 all'Università degli Studi di
Pavia. Il padre aveva sposato la Visconti in seconde nozze nel 1736, dopo
essere rimasto vedovo nel 1730 di Cecilia Baldroni. Nel 1760 Cesare sposò
Teresa Blasco contro la volontà del padre, che lo costrinse a rinunciare ai
diritti di primogenitura (mantenne però il titolo di marchese[5]); da questo
matrimonio ebbe quattro figli: Giulia (1762-1841), Maria (1766-1788), nata con
gravi problemi neurologici e morta giovane, Giovanni Annibale nato e morto nel
1767 e Margherita anch'essa nata e morta nel 1772. Il padre lo cacciò
anche da casa dopo il matrimonio, così dovette essere ospitato da Pietro Verri,
che lo mantenne anche economicamente per un periodo. Teresa morì il 14
marzo 1774, a causa della sifilide o della tubercolosi. Beccaria, dopo appena
40 giorni di vedovanza, firmò il contratto di matrimonio con Anna dei Conti
Barnaba Barbò, che sposò in seconde nozze il 4 giugno 1774, ad appena 82 giorni
dalla morte della prima moglie. Da Anna Barbò ebbe un altro figlio,
Giulio.[6] l suo avvicinamento all'Illuminismo avvenne dopo la lettura
delle Lettere persiane di Montesquieu e del “Contratto sociale” di Rousseau,
grazie ai quali si entusiasmò per i problemi filosofici e sociali ed entrò nel
cenacolo di casa Verri, dove aveva sede anche la redazione del Caffè, il più
celebre giornale politico-letterario del tempo, per il quale scrisse
sporadicamente. Dopo la pubblicazione di alcuni articoli di economia, nel
1764 diede alle stampe Dei delitti e delle pene, capolavoro ispirato dalle
discussioni in casa Verri del problema dello stato deplorevole della giustizia
penale. Inizialmente anonimo è un breve scritto contro la tortura e la pena di
morte che ebbe enorme fortuna in tutta Europa e nel mondo e in particolare in
Francia. Contro le posizioni di Beccaria uscì, nel 1765 il testo Note ed
osservazioni sul libro intitolato Dei delitti e delle pene di Ferdinando
Facchinei. Le polemiche che ne seguirono contribuirono alla decisione di
mettere il trattato di Beccaria all'Indice dei libri proibiti nel 1766, a causa
della distinzione tra peccato e reato. Nel 1766 Beccaria viaggiò poi
controvoglia fino a Parigi, e solo dietro l'insistenza dei fratelli Verri e dei
filosofi francesi desiderosi di conoscerlo. Fu accolto per breve tempo nel
circolo del barone d'Holbach. La sua giustificata gelosia per la moglie lontana
e il suo carattere ombroso e scostante, fecero sì che appena possibile tornasse
a Milano, lasciando solo il suo accompagnatore Alessandro Verri a proseguire il
viaggio verso l'Inghilterra.[6] Il carattere riservato e riluttante di
Beccaria, tanto nelle vicende private quanto nelle pubbliche, ebbe nei fratelli
Verri, e soprattutto in Pietro, un fondamentale punto di appoggio e di stimolo
soprattutto quando iniziò ad interessarsi allo studio dell'economia. Come
Rousseau, Beccaria era a tratti paranoico e aveva spesso sbalzi d'umore, la sua
personalità era abbastanza indolente e il carattere debole, poco brillante e
non portato alla vita sociale; ciò non gli impediva però di esprimere molto
bene i concetti che aveva in mente, soprattutto nei suoi scritti.[6]
Tornato a Milano nel 1768 ottenne la cattedra di Scienze Camerali (economia
politica), creata per lui nelle scuole palatine di Milano e cominciò a progettare
una grande opera sulla convivenza umana, mai completata. Antonio
Perego, L'Accademia dei Pugni. Da sinistra a destra: Alfonso Longo (di spalle),
Alessandro Verri, Giambattista Biffi, Cesare Beccaria, Luigi Lambertenghi,
Pietro Verri, Giuseppe Visconti di Saliceto Entrato nell'amministrazione
austriaca nel 1771, fu nominato membro del Supremo Consiglio dell'Economia,
carica che ricoprì per oltre vent'anni, contribuendo alle riforme asburgiche
sotto Maria Teresa e Giuseppe II. Fu criticato per questo dagli amici (tra cui
Pietro Verri), che gli rimproveravano di essere diventato un burocrate[7]. Gli
studiosi, però, considerano questi giudizi ingiusti dal momento che Cesare
Beccaria si dedicò ad importanti riforme, che richiedevano una notevole
preparazione intellettuale, non solo amministrativa. Fra queste ci fu la
riforma delle misure dello stato milanese, intrapresa prima di quella del
sistema metrico decimale francese, e a cui Beccaria, insieme al fratello
Annibale, dedicò quasi vent'anni della sua vita. (La riforma, notevolmente
complessa, coinvolse alla fine solo il braccio milanese. La successiva riforma
dei pesi non fu mai realizzata.)[8] Il suo rapporto con la figlia Giulia,
futura madre di Alessandro Manzoni, fu conflittuale per gran parte della sua vita;
ella era stata messa in collegio (nonostante Beccaria avesse spesso deprecato i
collegi religiosi) subito dopo la morte della madre e lì dimenticata per quasi
sei anni: suo padre non volle più sapere niente di lei per molto tempo e non la
considerò mai sua figlia, bensì il frutto di una relazione extraconiugale delle
numerose che la moglie aveva avuto. Beccaria non si sentiva adeguato al ruolo
di padre, inoltre negò l'eredità materna alla figlia, avendo contratto dei
debiti: ciò gli diede la fama di irriducibile avarizia.[6] Giulia uscì dal
collegio nel 1780, frequentando poi gli ambienti illuministi e libertini. Nel
1782 la diede in sposa al conte Pietro Manzoni, più vecchio di vent'anni di
lei: il nipote Alessandro nacque nel 1785, ma pare fosse in realtà il figlio di
Giovanni Verri, fratello minore di Pietro e Alessandro, e amante di Giulia.
Prima della morte del padre, Giulia abbandonò il marito, nel 1792, per andare a
vivere a Parigi insieme al conte Carlo Imbonati, rompendo i rapporti
definitivamente col padre, [6] e temporaneamente anche con il figlio.
Beccaria morì a Milano il 28 novembre 1794, a causa di un ictus, all'età di 56
anni, e trovò sepoltura nel Cimitero della Mojazza, fuori Porta Comasina, in
una sepoltura popolare (dove fu sepolto anche Giuseppe Parini) anziché nella
tomba di famiglia. Quando tutti i resti vennero traslati nel cimitero
monumentale di Milano, un secolo dopo, si perse traccia della tomba del grande
giurista. Pietro Verri, con una riflessione valida ancora oggi, deplorò nei
suoi scritti il fatto che i milanesi non avessero onorato abbastanza il nome di
Cesare Beccaria, né da vivo né da morto, che tanta gloria aveva portato alla
città. Ai funerali di Beccaria era presente anche il giovane nipote Alessandro
Manzoni (che riprenderà molte delle riflessioni del nonno e di Verri nella
Storia della colonna infame e nel suo capolavoro, I promessi sposi), nonché il
figlio superstite ed erede, Giulio.[9] Beccaria fu influenzato dalla
lettura di Locke, Helvetius, Rousseau e, come gran parte degli illuministi
milanesi, dal sensismo di Condillac. Fu influenzato anche dagli enciclopedisti,
in particolare da Voltaire e Diderot. Partendo dalla classica teoria
contrattualistica del diritto, derivata in parte dalla formulazione datane da
Rousseau, che sostanzialmente fonda la società su un contratto sociale
(nell'omonima opera) teso a salvaguardare i diritti degli individui e a
garantire in questo modo l'ordine, Beccaria definì in pratica il delitto in
maniera laica come una violazione del contratto, e non come offesa alla legge
divina, che appartiene alla coscienza della persona e non alla sfera
pubblica[10]. La società nel suo complesso godeva pertanto di un diritto di
autodifesa, da esercitare in misura proporzionata al delitto commesso (principio
del proporzionalismo della pena) e secondo il principio contrattualistico per
cui nessun uomo può disporre della vita di un altro (Rousseau non considerava
moralmente lecito nemmeno il suicidio, in quanto non l'uomo, ma la natura,
nella visione del ginevrino, aveva potere sulla propria vita, e quindi tale
diritto non poteva certamente andare allo Stato, che comunque avrebbe violato
un diritto individuale). Il punto di vista illuministico del Beccaria si
concentra in frasi come «Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono
che in alcuni eventi l'uomo cessi di essere persona e diventi cosa». Ribadisce
come è necessario neutralizzare l'«inutile prodigalità di supplizi» ampiamente
diffusi nella società del suo tempo. La tesi umanitaria, messa in risalto da
Voltaire, è parzialmente da lui accantonata, in quanto Beccaria vuole
dimostrare pragmaticamente l'inutilità della tortura e della pena di morte, più
che la loro ingiustizia. Egli è infatti consapevole che i legislatori sono
mossi più dall'utile pratico di una legge, che da principi assoluti, di ordine
religioso o filosofico[11]. Beccaria afferma infatti che «se dimostrerò non
essere la morte né utile né necessaria, avrò vinto la causa dell'umanità».
Beccaria quindi si inserisce nel filone utilitaristico: considera l'utile come
movente e metro di valutazione di ogni azione umana. Monumento a
Cesare Beccaria, Giuseppe Grandi, Milano L'ambito della sua dottrina è quello
general-preventivo, nel quale si suppone che l'uomo sia condizionabile in base alla
promessa di un premio o di un castigo e, nel contempo, si ritiene che sussista
fra ogni cittadino e le istituzioni una conflittualità più o meno latente.
Sostiene la laicità dello Stato. Adotta come metodo d'indagine quello
analitico-deduttivo (tipico della matematica) e per lui l'esperienza è da
intendersi in termini fenomenici (approccio sensista). La natura umana si
svolge in una dimensione edonistico-pulsionistica, ovvero sia i singoli, sia la
moltitudine, agiscono seguendo i loro sensi. In poche parole l'uomo è
caratterizzato dall'edonismo. Gli individui possono essere paragonati a dei
«fluidi» messi in movimento dalla costante ricerca del piacere, intesa come
fuga dal dolore. L'uomo però è una macchina intelligente capace di
razionalizzare le pulsioni, in modo da consentire la vita in società; infatti
certamente ogni uomo pretende di essere autonomo e insindacabile nelle sue
decisioni, ma si rende conto della convenienza della vita sociale. Ma la
conflittualità rimane e quindi bisogna impedire che il cittadino venga sedotto
dall'idea di infrangere la legge al fine di perseguire il proprio utile a tutti
i costi, pertanto il legislatore, da «abile architetto», deve predisporre
sanzioni e premi in funzione preventiva; è necessario tenere sotto controllo i
«fluidi», inibendo le pulsioni antisociali. Tuttavia Beccaria sostiene
che la sanzione deve essere sì idonea e sicura, a garantire la difesa sociale,
ma al contempo mitigata e rispettosa della persona umana. «Il fine delle
pene non è di tormentare ed affliggere un essere sensibile, né di disfare un
delitto già commesso. Può egli in un corpo politico, che, ben lungi di agire
per passione, è il tranquillo moderatore delle passioni particolari, può egli
albergare questa inutile crudeltà stromento del furore e del fanatismo o dei
deboli tiranni? Le strida di un infelice richiamano forse dal tempo che non
ritorna le azioni già consumate? Il fine dunque non è altro che d'impedire il
reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli altri dal farne
uguali. Quelle pene dunque e quel metodo d'infliggerle deve esser prescelto
che, serbata la proporzione, farà una impressione più efficace e più durevole
sugli animi degli uomini, e la meno tormentosa sul corpo del
reo.[12]» «Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della
pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettono uno esse
medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico
assassinio» (Dei delitti e delle pene, cap. XXVIII) Illustrazione
allegorica da Dei delitti e delle pene: la giustizia personificata respinge il
boia, con in mano una testa, e una spada. La pena di morte, “una guerra della
nazione contro un cittadino”, è inaccettabile perché il bene della vita è
indisponibile, quindi sottratto alla volontà del singolo e dello Stato. Inoltre
essa: non è un vero deterrente non è assolutamente necessaria in tempo di
pace Essa non svolge un'adeguata azione intimidatoria poiché lo stesso
criminale teme meno la morte di un ergastolo perpetuo o di una miserabile
schiavitù: si tratta di una sofferenza definitiva contro una sofferenza
ripetuta. Ai soggetti che assistono alla sua esecuzione, inoltre, essa può
apparire come uno spettacolo o suscitare compassione. Nel primo caso, essa
indurisce gli animi, rendendoli più inclini al delitto; nel secondo, non
rafforza il senso di obbligatorietà della legge e il senso di fiducia nelle
istituzioni. Questa condizione è assai più potente dell'idea della morte
e spaventa più chi la vede che chi la soffre; è quindi efficace ed
intimidatoria, benché tenue. In realtà così facendo viene sostituita alla morte
del corpo la morte dell'anima, il condannato viene annichilito interiormente.
Tuttavia non è la punizione fine a sé stessa l'obiettivo di Beccaria, ma egli
utilizza questo argomento dell'afflittività penale per convincere i governanti
e i giudici, in quanto il suo fine resta eminentemente rieducativo e
risarcitivo (il condannato non deve essere afflitto o torturato, ma deve
riparare il danno in maniera economico-politica, come previsto da una
concezione puramente utilitaristica e di giustizia anti-retributiva).[13]
Beccaria ammette che il ricorso alla pena capitale sia necessario solo quando
l'eliminazione del singolo fosse il vero ed unico freno per distogliere gli
altri dal commettere delitti, come nel caso di chi fomenta tumulti e tensioni
sociali: ma questo caso non sarebbe applicabile se non verso un individuo molto
potente e solo in caso di una guerra civile. Tale motivazione fu usata, per
chiedere la condanna di Luigi XVI, da Maximilien de Robespierre, il quale era
inizialmente avverso alla pena capitale ma in seguito diede il via ad un uso
spropositato della pena di morte e poi al Terrore; comportamenti del tutto
inammissibili nel pensiero di Beccaria, che infatti prese le distanze, come
molti illuministi moderati, dalla Rivoluzione francese dopo il 1793. La
tortura, “l'infame crociuolo della verità”, viene confutata da Beccaria con
varie argomentazioni: essa viola la presunzione di innocenza, dato che
«un uomo non può chiamarsi reo fino alla sentenza del giudice». consiste in
un'afflizione e pertanto è inaccettabile; se il delitto è certo porta alla pena
stabilita dalle leggi, se è incerto non si deve tormentare un possibile
innocente. non è operativa in quanto induce a false confessioni, poiché l'uomo,
stremato dal dolore, arriverà ad affermare falsità al fine di porre termine
alla sofferenza. è da rifiutarsi anche per motivi di umanità: l'innocente è
posto in condizioni peggiori del colpevole. non porta all'emenda del soggetto,
né lo purifica agli occhi della collettività. Beccaria ammette razionalmente
l'afflizione della tortura nel caso di testimone reticente, cioè a chi durante
il processo si ostini a non rispondere alle domande; in questo caso la tortura
trova una sua giustificazione, ma egli preferisce comunque chiederne la totale
abolizione, in quanto l'argomento utilitario viene in questo caso sopraffatto
comunque da quello razionale (il fatto che è ingiusto applicare una pena
preventiva, sproporzionata e comunque violenta). Il carcere preventivo
Beccaria mostra dubbi e raccomanda cautela nella custodia cautelare in attesa
di processo, attuata negli ordinamenti penali solitamente in casi di pericolo
di fuga, reiterazione o inquinamento delle prove, e alla sua epoca
assolutamente discrezionale e ingiusta. «Un errore non meno comune che
contrario al fine sociale, che è l'opinione della propria sicurezza, è il
lasciare arbitro il magistrato esecutore delle leggi, d'imprigionare un
cittadino, di togliere la libertà ad un nemico per frivoli pretesti, e il
lasciare impunito un amico ad onta degl'indizi più forti di reità. La prigionia
è una pena che per necessità deve, a differenza di ogni altra, precedere la
dichiarazione del delitto; ma questo carattere distintivo non le toglie l'altro
essenziale, cioè che la sola legge determini i casi, nei quali un uomo è degno
di pena. La legge dunque accennerà gli indizi di un delitto che meritano la
custodia del reo, che lo assoggettano ad un esame e ad una pena.[14]» Può
essere necessaria, ma essendo comunque una pena contro un presunto innocente,
come la tortura (concezione garantista della giustizia), non deve essere
attuata tramite arbitrio di un magistrato o di un ufficiale di polizia. La
carcerazione dopo cattura e prima del processo è ammessibile solo quando ci
sia, oltre ogni dubbio la prova della pericolosità dell'imputato: «pubblica
fama, la fuga, la stragiudiciale confessione, quella d'un compagno del delitto,
le minacce e la costante inimicizia con l'offeso, il corpo del delitto, e
simili indizi, sono prove bastanti per catturare un cittadino. Ma queste prove
devono stabilirsi dalla legge e non dai giudici, i decreti de' quali sono
sempre opposti alla libertà politica, quando non sieno proposizioni particolari
di una massima generale esistente nel pubblico codice».[14] Le prove
dovranno essere quanto più solide quanto la prigionia rischi di essere lunga o
pesante: «A misura che le pene saranno moderate, che sarà tolto lo squallore e
la fame dalle carceri, che la compassione e l'umanità penetreranno le porte
ferrate e comanderanno agli inesorabili ed induriti ministri della giustizia,
le leggi potranno contentarsi d'indizi sempre più deboli per
catturare».[14] Egli raccomanda inoltre la piena riabilitazione per la
carcerazione ingiusta: «Un uomo accusato di un delitto, carcerato ed assoluto,
non dovrebbe portar seco nota alcuna d'infamia. Quanti romani accusati di
gravissimi delitti, trovati poi innocenti, furono dal popolo riveriti e di
magistrature onorati! Ma per qual ragione è così diverso ai tempi nostri
l'esito di un innocente? perché sembra che nel presente sistema criminale,
secondo l'opinione degli uomini, prevalga l'idea della forza e della prepotenza
a quella della giustizia; si gettano confusi nella stessa caverna gli accusati
e i convinti; perché la prigione è piuttosto un supplizio, che una custodia del
reo, e perché la forza interna tutrice delle leggi è separata dalla esterna
difenditrice del trono e della nazione, quando unite dovrebbono essere».[14]
Il carattere della sanzione Frontespizio di Scritti e lettere inediti del
1910 Cesare Beccaria, incisione da Dei delitti e delle pene Beccaria
indica come la sanzione deve possedere alcuni requisiti: la prontezza
ovvero la vicinanza temporale della pena al delitto l’infallibilità ovvero vi
deve essere la certezza della risposta sanzionatoria da parte delle autorità la
proporzionalità con il reato (difficile da realizzare ma auspicabile) la
durata, che dev'essere adeguata la pubblica esemplarità, infatti la
destinataria della sanzione è la collettività, che constata la non convenienza
all'infrazione essere la «minima delle possibili nelle date circostanze»[15]
Secondo Beccaria, per ottenere un'approssimativa proporzionalità pena-delitto,
bisogna tener conto: del danno subito dalla collettività del vantaggio
che comporta la commissione di tale reato della tendenza dei cittadini a
commettere tale reato Non dev'essere comunque una violenza gratuita, ma
dev'essere dettata dalle leggi, oltre a possedere tutti i caratteri razionali
citati, e sprovvista di personalismi e sentimenti irrazionali di
vendetta. La pena è oltretutto una extrema ratio, infatti si dovrebbe
evitare di ricorrere ad essa quando si hanno efficaci strumenti di controllo
sociale (non deve inoltre colpire le intenzioni in maniera analoga al fatto
compiuto: ad esempio, l'attentato fallito non è paragonabile a uno riuscito).
Per questi motivi è importante attuare degli espedienti di “prevenzione
indiretta”, come ad esempio: un sistema ordinato della magistratura, la
diffusione dell'istruzione nella società, il diritto premiale (premiare la
virtù del cittadino, anziché punire solo la colpa), una riforma
economico-sociale che migliori le condizioni di vita delle classi sociali
disagiate. Beccaria si dichiara inoltre sospettoso verso il sistema delatorio
(cosiddetta collaborazione di giustizia), da usare solo per prevenire delitti
importanti, in quanto incoraggia il tradimento e favorisce dei criminali rei
confessi dando loro l'impunità.[16] Per quanto riguarda l'istituto
premiale nella pena già comminata, cioè le amnistie e la grazia, essi possono
essere usati ma con cautela: al condannato che si comporta in maniera esemplare
durante l'esecuzione della pena o in casi specifici, ma solo in caso di pene
pesanti, esse possono essere concesse; suggerisce però di limitare la
discrezionalità del governante e del giudice, poiché egli teme che lo strumento
della clemenza venga usato per favoritismi, come nell'Antico Regime, eliminando
anche pene lievi a persone che siano potenti o vicini politicamente o
umanamente al sovrano: «La clemenza è la virtú del legislatore e non
dell'esecutor delle leggi», scrive infatti.[17] Pertanto il fine della
sanzione non è quello di affliggere, ma quello di impedire al reo di compiere
altri delitti e di intimidire gli altri dal compierne altri, fino a parlare di
"dolcezza della pena", in contrasto alla pena violenta: «Uno
dei più gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma l'infallibilità
di esse. La certezza di un castigo, benché moderato farà sempre una maggiore
impressione che non il timore di un altro più terribile, unito con la speranza
dell'impunità; perché i mali, anche minimi, quando son certi, spaventano sempre
gli animi umani, e la speranza, dono celeste, che sovente ci tien luogo di
tutto, ne allontana sempre l'idea dei maggiori, massimamente quando l'impunità,
che l'avarizia e la debolezza spesso accordano, ne aumenti la forza. L'atrocità
stessa della pena fa sì che si ardisca tanto più per schivarla, quanto è grande
il male a cui si va incontro; fa sì che si commettano più delitti, per fuggir
la pena di uno solo. I paesi e i tempi dei più atroci supplicii furon
sempre quelli delle più sanguinose ed inumane azioni, poiché il medesimo spirito
di ferocia che guidava la mano del legislatore, reggeva quella del parricida e
del sicario. (...) Perché una pena ottenga il suo effetto basta che il male
della pena ecceda il bene che nasce dal delitto, e in questo eccesso di male
deve essere calcolata l'infallibilità della pena e la perdita del bene che il
delitto produrrebbe. Tutto il di più è dunque superfluo e perciò
tirannico.[18]» Il diritto all'autodifesa: sul porto di armi Il pensiero
di Beccaria sul porto di armi, che egli riteneva un utile strumento di
deterrenza del crimine, si riassume nelle seguenti citazioni: «Falsa idea
di utilità è quella che sacrifica mille vantaggi reali per un inconveniente o
immaginario o di troppa conseguenza, che toglierebbe agli uomini il fuoco
perché incendia e l'acqua perché annega, che non ripara ai mali che col
distruggere. Le leggi che proibiscono di portare armi sono leggi di tal natura;
esse non disarmano che i non inclinati né determinati ai delitti, mentre coloro
che hanno il coraggio di poter violare le leggi più sacre della umanità e le
più importanti del codice, come rispetteranno le minori e le puramente
arbitrarie, e delle quali tanto facili ed impuni debbon essere le
contravvenzioni, e l'esecuzione esatta delle quali toglie la libertà personale,
carissima all'uomo, carissima all'illuminato legislatore, e sottopone
gl'innocenti a tutte le vessazioni dovute ai rei? Queste peggiorano la
condizione degli assaliti, migliorando quella degli assalitori, non iscemano
gli omicidii, ma gli accrescono, perché è maggiore la confidenza nell'assalire
i disarmati che gli armati. Queste si chiamano leggi non prevenitrici ma
paurose dei delitti, che nascono dalla tumultuosa impressione di alcuni fatti
particolari, non dalla ragionata meditazione degl'inconvenienti ed avantaggi di
un decreto universale» Influenza Anche Ugo Foscolo rileverà nelle Ultime
lettere di Jacopo Ortis che "le pene crescono coi supplizi".
L'opera ed il pensiero di Beccaria, inoltre, influenzarono la codificazione del
Granducato di Toscana, concretizzata nella Riforma della legislazione criminale
toscana, promulgata da Pietro Leopoldo d'Asburgo nel 1787, meglio conosciuta
come "Codice leopoldino" col quale la Toscana divenne il primo stato
in Europa ad eliminare integralmente la pena di morte e la tortura dal proprio
sistema penale. Il filosofo utilitarista Jeremy Bentham ne riprenderà
alcune idee. Le idee del Beccaria stimolarono un dibattito (si pensi alle
critiche che Kant gli mosse nella sua Metafisica dei costumi[19]) ancora vivo e
attuale oggi. Citazioni e riferimenti Monumento a Cesare Beccaria,
Milano Nel 1837 venne realizzato un monumento a Cesare Beccaria, opera dello
scultore Pompeo Marchesi, posto sulla scalinata richiniana del palazzo di
Brera. Nel 1871 venne inaugurato un secondo monumento in marmo a Milano (oggi
piazza Beccaria); a causa del deterioramento, nel 1913 il monumento fu
sostituito da una copia in bronzo. Gli è stato dedicato un asteroide: 8935
Beccaria. Il carcere minorile di Milano è a lui intitolato. A lui è intitolato
un prestigioso Liceo Classico milanese, il Ginnasio Liceo Statale Cesare
Beccaria. A lui è dedicato uno dei 3 dipartimenti della Facoltà di
Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Milano. Opere Del disordine e de'
rimedi delle monete nello Stato di Milano nell'anno 1762 (1762) Dei delitti e
delle pene, München, 1764. Dei delitti e delle pene, Livorno, Marco Cortellini,
1765. Dei delitti e delle pene, Harlem [i.e. Parigi?], [s.n.], 1766. Dei
delitti e delle pene, Harlem, Giovanni Claudio Molini, 1780. Ricerche intorno
alla natura dello stile (1770) Elementi di economia pubblica (1804) Raccolte di
articoli Gli articoli di Beccaria per Il caffè sono in: Gianni Francioni,
Sergio Romagnoli (a cura di) «Il Caffè» dal 1764 al 1766, Collana «Pantheon»,
Bollati Boringhieri Editore, 2005 Due volumi, Genealogia Dati tratti da
genealogia settecentesca della famiglia Beccaria[20] con indicazione della
discendenza di Cesare Beccaria. Simone - «attese a negozi con prosperità
gli anni 1557». Gerolamo -
«tesoriere di vari luoghi pii, uomo di molti trafici gli anni 1596». Sposò
Isabella Busnata di Giovanni Stefano. Galeazzo - «I.C.
causidico nel civile». Francesco - «cassiere generale del Banco
Sant'Ambrogio sino a morte ed agente del luogo Pio della Carità». Sposò Anna
Cremasca.Filippo - «Successe al padre nel posto di cassiere suddetto, che
poscia rinunciò e si fece sacerdote». Anastasia - «Monaca in
Vigevano» Giovanni - «Alla morte di suo padre ebbe un'entrata
di scuti 5000 con che la trattò alla cavalleresca». Sposò Maddalena Bonesana
figlia di Francesco («rimaritata nel conte Isidoro del Careto»).
Francesco - «Fece aquisto de sudetti feudi di Gualdrasco e Villareggio
nel vicariato di Settimo per istrumento 3 marzo 1705 rogato dal notaio Benag.a.
Creato marchese nel 1711 per cesareo diploma». Sposò Francesca Paribelli di
Nicolò «da Sondrio nella Valtellina». Giovanni Saverio
(1697-1782) - Secondo marchese di Gualdrasco e di Villareggio. Ereditò il
cognome Bonesana del prozio Cesare Bonesana. Con decreto 21 dicembre 1759 entrò
a far parte del patriziato milanese.[21] Sposò (1) nel 1730 Cecilia Baldironi
(1706-1731) (2) nel 1736 Maria Visconti di Saliceto (1709-1773) (2)
Cesare - Terzo marchese di Gualdrasco e di Villareggio. Sposò (1) nel 1761
Teresa de Blasco (1745-1774) (2) nel 1774 Anna Barbò (1752-1803).
(1) Giulia (1762-1841) - Sposò nel 1782 Pietro Manzoni.
(1) Anna Maria Aloisia (1766-1788) (1) Giovanni
Annibale (1767-...) (2) Margherita Teresa (1775-...)
(2) Giulio (1775-1858) - Quarto marchese di Gualdrasco e di
Villareggio. Sposò nel 1821 Antonietta Curioni de Civati (1805-1866). Due
figlie (2) Francesca Cecilia (1739-1742) (2) Cesare Antonio (1740-1742)
(2) Maddalena (n. 1747) - Sposò (1) nel 1766 Giulio Cesare
Isimbardi (1742 -1778) (2) nel 1778 ... Tozzi. (2) Annibale
(1748-1805) - Sposò nel 1776 Marianna Vaccani (1756-1803).
(2) Francesco (1749-1856) - Sposò nel 1775 Rosa Conti (vedova
Fè). Carlo (1778-1835) - Sposò nel 1827 Rosa Tronconi
(1800-1867) Giacomo (1779-1854) Filippo
Maria - abate Carlo Teresa - monaca
Chiara - monaca Nicola Francesco[22] (1702-1765)
-Laureato in legge, membro del collegio dei giurisperiti dal 1738, fu anche
giudice a Milano e a Pavia.[23][24] Giuseppe
Marianna Ignazio Anna Maria - Sposò un Cattaneo
«fisico» Gerolamo - «Canonico ordinario del Duomo»
Angiola - Sposò Alberto Priorino nel 1619 Note ^ tendente al
deismo ^ Il nome di «marchese di Beccaria», usato talvolta nella
corrispondenza, si trova in molte fonti (tra cui l'Enciclopedia Britannica) ma
è errato: il titolo esatto era «marchese di Gualdrasco e di Villareggio» (cfr.
Maria G. Vitali, Cesare Beccaria, 1738-1794. Progresso e discorsi di economia
politica, Paris, 2005, p. 9. Philippe Audegean, Introduzione, in Lione, 2009,
p. 9. ) ^ John Hostettler, Cesare Beccaria: The Genius of 'On Crimes and
Punishments', Hampshire, Waterside Press, 2011, p. 160, ISBN 978-1-904380-63-4.
^ Indicata come "Ortensia" in Pompeo Litta, Visconti, in Famiglie
celebri italiane. ^ Renzo Zorzi, Cesare Beccaria. Dramma della Giustizia,
Milano, 1995, p. 53. Pirrotta, art. cit ^ C. e M. Sambugar, D. Ermini, G.
Salà, op, cit.. ^ Emanuele Lugli, 'Cesare Beccaria e la riduzione delle misure
lineari a Milano,' Nuova Informazione Bibliografica 3/2015, 579-602.,
DOI:10.1448/80865. URL consultato l'11 dicembre 2015. ^ Beccaria non riposa sul
Lario ^ F.Venturi, Settecento riformatore, Einaudi, Torino, 1969 ^ Sambugar,
Salà, Letteratura modulare, vol. I ^ Dei delitti e delle pene, capitolo XII ^
Cesare Beccaria, la scoperta della libertà, con Lucio Villari, Il tempo e la
storia, Rai Tre Dei delitti e delle pene, capitolo VI ^ Dei delitti e
delle pene, Capitolo XLVII ^ Dei delitti e delle pene, Capitoli 38 e seguenti ^
Dei delitti e delle pene, capitolo 46, Delle grazie ^ Dei delitti e delle pene,
capitolo 27 ^ I. Kant, La metafisica dei costumi, traduzione e note di G.
Vidari, revisione di N. Merker, 10ª ed., Roma-Bari, Laterza, 2009 [1797], pp.
168-169, ISBN 978-88-420-2261-9. «Il marchese Beccaria, per un affettato
sentimento umanitario, sostiene [...] la illegalità di ogni pena di morte: essa
infatti non potrebbe essere contenuta nel contratto civile originario, perché
allora ogni individuo del popolo avrebbe dovuto acconsentire a perdere la vita
nel caso ch'egli avesse a uccidere un altro (nel popolo); ora questo consenso
sarebbe impossibile perché nessuno può disporre della propria vita. Tutto ciò
però non è che sofisma e snaturamento del diritto». ^ Teatro genealogico delle
famiglie nobili milanesi, su Hispanic Digital Library. ^ Felice Calvi, Il
patriziato milanese, Milano, 1875, pp. 52-53. ^ Nella genealogia settecentesca
è indicato un Nicolò abbate. ^ Pietro Verri, Scritti di argomento familiare e
autobiografico, a cura di G. Barbarisi, Roma, 2003, p. 118. ^ Franco Arese, Il
Collegio dei nobili Giureconsulti di Milano, in Archivio Storico Lombardo,
1977, p. 162. Bibliografia Cesare Beccaria, Ricerche intorno alla natura dello
stile, Milano, Società tipografica de' classici italiani, 1822. Cesare
Beccaria, Scritti e lettere inediti, Milano, Hoepli, 1910. Cesare Beccaria,
Opere, I, Firenze, Sansoni, 1958. Cesare Beccaria, Opere, II, Firenze, Sansoni,
1958. Introduzione a Beccaria, Enza Biagini, Roma-Bari,Laterza, 1992
Antoine-Marie Graziani, Fortune de Beccaria, Commentaire 2009/3 (Numéro 127).
Voci correlate Dei delitti e delle pene Diritti umani Ergastolo Tortura Pena
capitale Del disordine e de' rimedi delle monete nello stato di Milano nel 1762
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Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Becchi Paolo Becchi Da Wikipedia, l'enciclopedia
libera. Jump to navigationJump to search Paolo Aureliano Becchi (Genova, 16
giugno 1955) è un filosofo, accademico e blogger italiano. Indice 1 Biografia
2 Opere
3 Note
4 Altri
progetti 5 Collegamenti
esterni Biografia Laureato in filosofia, si è poi trasferito in Germania dove
ha collaborato come assistente alla cattedra di Filosofia e Sociologia del
Diritto della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università del Saarland, e in
seguito come borsista per il Deutscher Akademischer Austauschdienst (DAAD).
Attualmente è professore ordinario di Filosofia del Diritto presso la Facoltà
di Giurisprudenza dell'Università di Genova. Inoltre fino al 2017 è stato
professore presso l'Università di Lucerna[1]. Ha prodotto circa 200
pubblicazioni su temi concernenti la filosofia del diritto, la storia della
cultura giuridica e la bioetica[2]. Nel
2013 si avvicina al Movimento 5 Stelle, venendo definito dalla stampa
l’“ideologo del movimento”[3] ma a gennaio del 2016 lo abbandona criticandolo
duramente[4][5] e scrivendo ad aprile il libro Cinquestelle & Associati. Di
recente ha focalizzato il discorso politico sulla categoria del sovranismo ed
in particolare sul concetto di sovranismo debole, detto althusiano; coniugando
così, istanze federaliste e sovraniste in linea con la Lega di Matteo
Salvini[6]. I suoi interventi di natura
politica sono raccolti nel suo blog. Fino alla metà del 2018 era noto al
pubblico del piccolo schermo per le interviste e i talk show in cui dibatteva.[7] È attualmente editorialista di Libero e de Il
Sole 24 ORE, oltre ad avere un blog sul sito de Il Fatto Quotidiano. Opere Morte cerebrale e trapianto di organi.
Una questione di etica giuridica (Morcelliana, 2008) Vergeltung und Prävention.
Italienische Aufklärung (Filangieri) und deutscher Idealismus (Kant - Hegel) im
Vergleich, in Archiv für Rechts- und Sozialphilosophie 88.4 (2002): 549-568.
Quando finisce la vita. La morale e il diritto di fronte alla morte (Aracne,
2009) Giuristi e prìncipi. Alle origini del diritto moderno (Aracne, 2010) Il
principio dignità umana (Morcelliana, 2013) Nuovi scritti corsari (Adagio
Editore, 2013) I figli delle stelle. L'Italia in moVimento (Adagio Editore,
2014) Colpo di Stato permanente (Marsilio Editori, 2014) Apocalypse Euro con
Alessandro Bianchi (Arianna Editore, 2014) Oltre l'Euro con Alessandro Bianchi
(Arianna Editore, 2015) Napolitano, re nella Repubblica. Per una messa in stato
d’accusa (Mimesis, 2015) Cinquestelle & Associati. Il MoVimento dopo Grillo
(Kaos, 2016) Referendum costituzionale. Sì o no. Le ragioni per il no e il
testo della «controriforma» (Arianna Editore, 2016) Come finisce una
democrazia. I sistemi elettorali dal dopoguerra ad oggi (Arianna Editore, 2017)
Italia sovrana (Sperling & Kupfer, 2018) (con Giuseppe Palma) Democrazia in
quarantena. Come un virus ha travolto il Paese (Historica Edizioni, 2020) Note
^ [1] ^ Biografia sul sito Università di Genova Archiviato il 19 marzo 2013 in
Internet Archive. ^ M5S, Grillo scomunica (di nuovo) Becchi: “Non ci
rappresenta”. Lui: “Tolgo il disturbo”, ilfattoquotidiano.it, 11 febbraio 2014.
URL consultato il 9 gennaio 2019. ^ Perché dico addio al Movimento 5 Stelle.
Parla Paolo Becchi, formiche.net, 5 gennaio 2016. ^ M5S, Becchi lascia il Movimento:
“È diventato partito stampella di Renzi. È finito il sogno”,
ilfattoquotidiano.it, 5 gennaio 2016. URL consultato il 9 gennaio 2019. ^ Per
un’idea ‘federativa’ di Stato nazionale, in "ParadoXa", anno XI, n.
2, aprile-giugno 2017, pp. 157-169. ^ Skytg24, Becchi: “Repubblica? Il giornale
dell’orfano”. Bellasio lascia lo studio. La redazione della tv si scusa con
Calabresi, ilfattoquotidiano.it, 7 giugno 2018. URL consultato il 9 gennaio
2019. Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su
Paolo Becchi Collegamenti esterni Blog ufficiale, su paolobecchi.wordpress.com.
Modifica su Wikidata (EN) Opere di Paolo Becchi, su Open Library, Internet
Archive. Modifica su Wikidata Registrazioni di Paolo Becchi, su
RadioRadicale.it, Radio Radicale. Modifica su Wikidata Controllo di autorità VIAF (EN) 29549223 · ISNI (EN) 0000
0001 0883 1202 · SBN IT\ICCU\CFIV\037467 · LCCN (EN) n85065675 · GND (DE)
121914208 · BNF (FR) cb120313333 (data) · BNE (ES) XX5134981 (data) · WorldCat
Identities (EN) lccn-n85065675 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale
Filosofia Politica Portale Politica Categorie: Filosofi italiani del XXI
secoloAccademici italiani del XXI secoloBlogger italianiNati nel 1955Nati il 16
giugnoNati a GenovaProfessori dell'Università di LucernaProfessori
dell'Università degli Studi di Genova[altre]
benthamian: -- semiotics --
j. Engish philosopher of ethics and political-legal theory. Born in London, he
entered Queen’s, Oxford, at age 12, and after graduation entered Lincoln’s Inn
to study law. He was admitted to the bar in 1767 but never practiced. He spent
his life writing, advocating changes along utilitarian lines maximal happiness
for everyone affected of the whole legal system, especially the criminal law.
He was a strong influence in changes of the British law of evidence; in
abolition of laws permitting imprisonment for indebtedness; in the belief,
basic Bentham, Jeremy 79 79 reform of
Parliamentary representation; in the formation of a civil service recruited by
examination; and in much else. His major work published during his lifetime was
An Introduction to the Principles of Morals and Legislation 1789. He became
head of a “radical” group including James Mill and J. S. Mill, and founded the
Westminster Review and , London where
his embalmed body still reposes in a closet. He was a friend of Catherine of
Russia and John Quincy Adams, and was made a citizen of France in 1792.
Pleasure, he said, is the only good, and pain the only evil: “else the words
good and evil have no meaning.” He gives a list of examples of what he means by
‘pleasure’: pleasures of taste, smell, or touch; of acquiring property; of
learning that one has the goodwill of others; of power; of a view of the
pleasures of those one cares about. Bentham was also a psychological hedonist:
pleasures and pains determine what we do. Take pain. Your state of mind may be
painful now at the time just prior to action because it includes the
expectation of the pain say of being burned; the present pain or the expectation
of later pain Bentham is undecided which
motivates action to prevent being burned. One of a person’s pleasures, however,
may be sympathetic enjoyment of the well-being of another. So it seems one can
be motivated by the prospect of the happiness of another. His psychology here
is not incompatible with altruistic motivation. Bentham’s critical
utilitarianism lies in his claim that any action, or measure of government,
ought to be taken if and only if it tends to augment the happiness of everyone
affected not at all a novel principle,
historically. When “thus interpreted, the words ought, and right and wrong . .
. have a meaning: when otherwise, they have none.” Bentham evidently did not
mean this statement as a purely linguistic point about the actual meaning of
moral terms. Neither can this principle be proved; it is a first principle from
which all proofs proceed. What kind of reason, then, can he offer in its
support? At one point he says that the principle of utility, at least
unconsciously, governs the judgment of “every thinking man . . . unavoidably.”
But his chief answer is his critique of a widely held principle that a person
properly calls an act wrong if when informed of the facts he disapproves of it.
Bentham cites other language as coming to the same thesis: talk of a “moral
sense,” or common sense, or the understanding, or the law of nature, or right
reason, or the “fitness of things.” He says that this is no principle at all,
since a “principle is something that points out some external consideration, as
a means of warranting and guiding the internal sentiments of approbation. . .
.” The alleged principle also allows for widespread disagreement about what is
moral. So far, Bentham’s proposal has not told us exactly how to determine
whether an action or social measure is right or wrong. Bentham suggests a
hedonic calculus: in comparing two actions under consideration, we count up the
pleasures or pains each will probably produce
how intense, how long-lasting, whether near or remote, including any
derivative later pleasures or pains that may be caused, and sum them up for all
persons who will be affected. Evidently these directions can provide at best
only approximate results. We are in no position to decide whether one pleasure
for one hour is greater than another pleasure for half an hour, even when they
are both pleasures of one person who can compare them. How much more when the
pleasures are of different persons? Still, we can make judgments important for
the theory of punishment: whether a blow in the face with no lasting damage for
one person is more or less painful than fifty lashes for his assailant! Bentham
has been much criticized because he thought that two pleasures are equal in
value, if they are equally intense, enduring, etc. As he said, “Quantity of
pleasure being equal, pushpin is as good as poetry.” It has been thought e.g.,
by J. S. Mill that some pleasures, especially intellectual ones, are higher and
deserve to count more. But it may be replied that the so-called higher pleasures
are more enduring, are less likely to be followed by satiety, and open up new
horizons of enjoyment; and when these facts are taken into account, it is not
clear that there is need to accord higher status to intellectual pleasures as
such. A major goal of Bentham’s was to apply to the criminal law his principle
of maximizing the general utility. Bentham thought there should be no
punishment of an offense if it is not injurious to someone. So how much
punishment should there be? The least amount the effect of which will result in
a greater degree of happiness, overall. The benefit of punishment is primarily
deterrence, by attaching to the thought of a given act the thought of the
painful sanction which will deter both
the past and prospective lawbreakers. The punishment, then, must be severe
enough to outweigh the benefit of the offense to the agent, making allowance,
by addition, for the uncertainty that the punishment will actually occur. There
are some harmful acts, however, that it is Bentham, Jeremy Bentham, Jeremy
80 80 not beneficial to punish. One is
an act needful to produce a greater benefit, or avoid a serious evil, for the
agent. Others are those which a penal prohibition could not deter: when the law
is unpublished or the agent is insane or an infant. In some cases society need
feel no alarm about the future actions of the agent. Thus, an act is criminal
only if intentional, and the agent is excused if he acted on the basis of
beliefs such that, were they true, the act would have caused no harm, unless
these beliefs were culpable in the sense that they would not have been held by
a person of ordinary prudence or benevolence. The propriety of punishing an act
also depends somewhat on its motive, although no motive e.g., sexual desire,
curiosity, wanting money, love of reputation
is bad in itself. Yet the propriety of punishment is affected by the
presence of some motivations that enhance public security because it is
unlikely that they e.g., sympathetic
concern or concern for reputation will
lead to bad intentional acts. When a given motive leads to a bad intention, it
is usually because of the weakness of motives like sympathy, concern for
avoiding punishment, or respect for law. In general, the sanction of moral
criticism should take lines roughly similar to those of the ideal law. But
there are some forms of behavior, e.g., imprudence or fornication, which the
law is hardly suited to punish, that can be sanctioned by morality. The
business of the moral philosopher is censorial: to say what the law, or
morality, ought to be. To say what is the law is a different matter: what it is
is the commands of the sovereign, defined as one whom the public, in general,
habitually obeys. As consisting of commands, it is imperatival. The imperatives
may be addressed to the public, as in “Let no one steal,” or to judges: “Let a
judge sentence anyone who steals to be hanged.” It may be thought that there is
a third part, an explanation, say, of what is a person’s property; but this can
be absorbed in the imperatival part, since the designations of property are
just imperatives about who is to be free to do what. Why should anyone obey the
actual laws? Bentham’s answer is that one should do so if and only if it
promises to maximize the general happiness. He eschews contract theories of
political obligation: individuals now alive never contracted, and so how are
they bound? He also opposes appeal to natural rights. If what are often
mentioned as natural rights were taken seriously, no government could survive: it
could not tax, require military service, etc. Nor does he accept appeal to
“natural law,” as if, once some law is shown to be immoral, it can be said to
be not really law. That would be absurd.
BEDESCHI Giuseppe
Bedeschi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search
Abbozzo Questa voce sull'argomento letterati italiani è solo un abbozzo.
Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Giuseppe
Bedeschi (Alfonsine, 1939) è un filosofo e accademico italiano. Biografia Docente di storia della filosofia
all'Università La Sapienza di Roma, ha insegnato all'Università di Cagliari e
all'Istituto Universitario Orientale di Napoli. Studioso di Hegel e del
marxismo, ha approfondito in seguito la storia del pensiero liberale.
Caporedattore dell'Enciclopedia del Novecento, direttore dell'Enciclopedia
delle scienze sociali e dell'Enciclopedia dei Ragazzi, è membro del comitato
scientifico della rivista "Nuova storia contemporanea" e collabora al
supplemento domenicale de Il Sole 24 ORE.
Opere principali Alienazione e feticismo nel pensiero di Marx, Bari,
Laterza, 1968 Introduzione a Lukacs, Bari, Laterza, 1970 Politica e storia in
Hegel, Roma-Bari, Laterza, 1973 Introduzione a Marx, Roma-Bari, Laterza, 1981
La parabola del marxismo in Italia: 1945-1983, Roma-Bari, Laterza, 1983
Introduzione a La scuola di Francoforte, Roma-Bari, Laterza, 1985 Storia del
pensiero liberale, Roma-Bari, Laterza, 1990 Il pensiero politico di Hegel,
Roma-Bari, Laterza, 1993 Il pensiero politico di Tocqueville, Roma-Bari,
Laterza, 1996 La fabbrica delle ideologie: il pensiero politico nell'Italia del
Novecento, Roma-Bari, Laterza, 2002 Liberalismo vero e falso, Firenze, Le
lettere, 2008 Il rifiuto della modernita: saggio su Jean-Jacques Rousseau, Firenze,
Le lettere, 2010 La prima Repubblica (1946-1993). Storia di una democrazia
difficile, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2013 Collegamenti esterni (EN) Opere
di Giuseppe Bedeschi, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata
(EN) Giuseppe Bedeschi, su Goodreads. Modifica su Wikidata Registrazioni di
Giuseppe Bedeschi, su RadioRadicale.it, Radio Radicale. Modifica su Wikidata
Profilo su RAI Educational, su emsf.rai.it. URL consultato il 16 marzo 2011
(archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2014). Giuseppe Bedeschi sul
portale RAI Filosofia, su filosofia.rai.it. Controllo di autorità VIAF
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secoloNati nel 1939Nati ad Alfonsine[altre]
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BELLONI Camillo --
BELLUTO Bonaventura
Belluto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search
Bonaventura Belluto, o Belluti (Catania, 1600-1603 – Catania, 18 maggio 1676),
è stato un filosofo, teologo e francescano italiano. Indice 1 Vita
2 Note
3 Bibliografia
4 Voci
correlate Vita Nato da distinta e facoltosa famiglia, studiò diritto civile
all'Università di Catania. Entrato nell'Ordine dei Frati Minori Conventuali nel
1621, emise la professione religiosa l'anno successivo. A Roma studiò teologia
presso il Collegio sistino di San Bonaventura dove conobbe il confratello p.
Bartolomeo Mastri di Meldola del quale divenne compagno indivisibile di studio
e di lavoro come reggente degli studi prima al convento di Cesena, quindi a
Perugia e poi a Padova (1638-1641). Durante questo periodo, entrambi operarono
per il rinnovamento della tradizione e per una nuova interpretazione della
dottrina scotista tale da soddisfare la nuova cultura religiosa
dell'epoca. Nel 1637 Bonaventura
pubblicò a Roma con la collaborazione di Bartolomeo Mastri il primo volume di
filosofia scolastica, dal titolo: Disputationes in Aristotelis libros
physicorum, quibus ab adversantibus... Scoti philosophia vindicatur che aveva
il fine di essere diffuso nelle scuole francescane per far conoscere la
filosofia di Duns Scoto difendendola dalle critiche dei tomisti e dai
travisamenti operati da altri interpreti tra i quali i gesuiti. Successivamente i due pubblicarono un piccolo
trattato di logica Institutiones logicae, quae vulgo Summulas, vel logicam
parvam nuncuparunt (Venezia, 1646) Ad
opera dei due teologi fu pubblicato un Cursus integer philosophiae ad mentem
Scoti che riuniva le Disputationes del 1637, le Disputationes in libros de
coelo et de metheoris, le Disputationes in libros de generatione et corruptione
e le Disputationes in libros de anima. Il Cursus era un'opera,con fini
esclusivamente didattici e divulgativi del pensiero scotista, dove mancava ogni
riferimento alla cultura filosofica e scientifica contemporanea. Nel 1641 alla fine della comune reggenza a
Padova i due teologi si separarono: Bonaventura tornò a Catania dove dal 1645
al 1647 fu Ministro provinciale di Sicilia e di Malta, distinguendosi per
intelligenza e saggezza di governo. [1]. In questo periodo esercitò anche la
carica di consultore e censore per l'Inquisizione. Nell'ambito del piano di rinnovamento del
pensiero di Duns Scoto oltre all'insegnamento della sua filosofia i due teologi
progettarono un corso di teologia che Mastri sviluppò con il trattato De Deo in
se mentre Belluto continuava negli ultimi anni di vita l'elaborazione
dell'opera De Deo homine della quale fu pubblicata solo la parte riguardante le
Disputationes de Incarnatione dominica ad mentem Doctoris subtilis. Tema specifico della teologia di Belluto era
quello della predestinazione di Maria: argomento questo che non apparteneva
alla dottrina di Duns Scoto ma che Belluto cercò di risolvere applicando i
principi del maestro nel senso che applicò «alla predestinazione della Vergine
Maria la dottrina scotista della predestinazione assoluta di Cristo» [2]. Note ^ F. Costa, Il p. Bonaventura Belluto,
(1603-1676). Il religioso, lo scotista, lo scrittore, Roma 1976 ^ La Sicilia e
l'Immacolata: non solo 150 anni : atti del convegno di studio, Palermo, 1-4
dicembre 2004 a cura di Diego Ciccarelli, Marisa Dora Valenza, Officina di
Studi Medievali, 2006 p.172 Bibliografia Francesco Costa, Il primato assoluto
di Cristo secondo Bonaventura Belluto, OFMConv. (+1676), in "Miscellanea
francescana", 71(1971)78-145; 339-451. Cesare Vasoli, Belluti,
Bonaventura, in: Dizionario Biografico degli Italiani, volume 8 (1966) Roberto
Osculati, Gli Opuscoli morali di Bonaventura Belluti (PDF). URL consultato il
14 ottobre 2012. Voci correlate Duns Scoto Bartolomeo Mastri V · D · M
Francescanesimo Controllo di autorità VIAF
(EN) 5804205 · ISNI (EN) 0000 0000 6679 9119 · LCCN (EN) no00029548 · CERL
cnp00447934 · WorldCat Identities (EN) viaf-289625061 Biografie Portale
Biografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XVII
secoloTeologi italianiFrancescani italianiMorti nel 1676Morti il 18 maggioNati
a CataniaMorti a Catania[altre]
BENCIVENGA Ermanno
Bencivenga Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Ermanno Bencivenga (Reggio Calabria, 1950) è un filosofo e saggista
italiano. Indice 1 Biografia 2 Opere
2.1 La
filosofia in trentadue favole 2.2 Giocare
per forza 2.3 L'etica
di Kant e la razionalità del bene 2.4 Collaborazioni
giornalistiche 3 Pubblicazioni
4 Note
5 Altri
progetti 6 Collegamenti
esterni Biografia Dopo la laurea in filosofia alla Statale di Milano,
Bencivenga ha lasciato presto l'Italia, trasferendosi prima in Canada per gli
studi di dottorato e poi negli Stati Uniti, dove ha intrapreso la sua carriera
accademica insegnando, dal 1979, all'Università della California a Irvine. I suoi interessi di studio, nel corso del
tempo, hanno riguardato la logica formale (negli anni settanta), la storia
della filosofia (negli anni ottanta), l'etica, la filosofia politica[1]. Opere Ha pubblicato numerosi testi sulla
storia della filosofia e su specifici argomenti filosofici, come logica,
estetica, filosofia del linguaggio, in forma dialogica (come in Philosophy in
Play and Freedom), saggistica (Looser Ends, My Kantian Ways, Exercises in
Constructive Imagination), trattatistica (A Theory of Language and Mind), con
scrittura aforistica (Dancing Souls) o affrontando singole figure storiche
(come in The Discipline of Subjectivity, Logic and Other Nonsense, Hegel's
Dialectical Logic, Ethics Vindicated)[1].
Ha scritto inoltre diversi testi introduttivi alla filosofia e a sue
tematiche, destinati a un pubblico più vasto, e alcuni libri di poesie. La filosofia in trentadue favole La filosofia
in trentadue favole è un saggio del 1991, ripubblicato negli Oscar Mondadori
nel 1997 (ISBN 978-88-04-48067-9). Pur potendo essere raccontato a un uditorio
di bambini, il libro si pone l'obiettivo di rivolgersi al bambino presente in
ogni essere umano, che lo rende capace di stupirsi e incantarsi di fronte alle
domande della filosofia. Il libro è stato riedito in edizioni aumentate (a
quarantadue, cinquantadue, sessantadue e ottantadue favole) nel 2007 (ISBN
978-88-04-56628-1), 2011 (ISBN 978-88-04-60499-0), 2014 e 2017. Giocare per forza Giocare per forza. Critica
della società del divertimento è dedicato all'importanza del gioco e all'esame
critico del sovvertimento di senso di cui esso è stato fatto oggetto nella
società contemporanea: trasformato in industria, il divertimento ha perduto la
sua naturale collocazione, quale manifestazione della sfera fantastica, ricerca
libera e volontaria. Trasposto in una dimensione 'industrializzata' e
organizzata, il gioco si qualifica come attività passiva e ripetitiva, espressa
all'insegna di rapporti psicologici coattivi che snaturano completamente il
senso dell’Homo Ludens di Johan Huizinga: il gioco del lotto e l'intrattenersi
con videogame o slot machine diventano forme di subire passivo, una dimensione
alla quale è precluso il manifestarsi dell'agire ludico dell'uomo attraverso
l'attività fantastica della psiche umana.
In un mondo in cui domina la dimensione organizzata del divertimento, si
apre all'uomo una prospettiva impoverita dell'esistenza, in cui si realizza la
perdita del senso profondo del gioco, una prospettiva che l'autore considera
esiziale perché, nelle sue stesse parole, «se perdiamo il gioco perdiamo la
stessa umanità». L'etica di Kant e la
razionalità del bene Nel 2010 ha pubblicato il saggio L'etica di Kant: la
razionalità del bene, una riflessione sul concetto di Etica in Kant e sul
fondamento logico-razionale del Bene.
L'Etica consiste nel negare la preminenza al nostro punto di vista,
aprendosi all'esperienza altrui, all'ascolto di tutte le altre voci e presenze
che hanno diritto a occupare un posto nella riflessione comune. Di converso, la
negazione dell'etica consiste esattamente nella negazione di questo diritto,
nell'impedire agli altri la partecipazione alla riflessione collettiva, la
possibilità di offrire all'esperienza comune il contributo particolare della
propria ragione. Questa partecipazione coinvolge ciò che si chiama l'"uso
pubblico della ragione", un'espansione della dimensione privata della
ragione, quest'ultima intesa come la sfera d'uso che ci è concessa, ad esempio,
nell'esercizio dei compiti derivanti da necessità e ruoli della nostra vita e
della nostra professione. L'Etica è come
un "fuoco immaginario", impossibile da attingere. Ma ciò che conta
veramente è il percorso attraverso cui ci si muove in direzione di questo
"fuoco", un cammino in grado di aprire l'uomo a nuove acquisizioni,
schiudendone gli orizzonti al di fuori di pregiudizi e preconcetti. Si pone poi il problema di come considerare
l'etica in un contesto dominato dalla corruzione: l'etica non lascia spazio
alla rinuncia e al cinismo, anche se spesso quest'ultimo può presentasi in
forma artefatta, dissimulato da "realismo", e per questo non
immediatamente riconoscibile. Riprendendo la celebre riflessione sulla
«banalità del male» di Hannah Arendt (per Bencivenga, la massima interprete
kantiana del XX secolo), il bene ha una logica e una ragione, un fondamento da
cui non è invece sorretto il male. Quest'ultimo, infatti, trae origine proprio
dalla rinuncia alle ragioni dell'etica, si insinua proprio nelle lacerazioni
dell'etica lasciate aperte da questa rinuncia.
Collaborazioni giornalistiche Diversi suoi contributi sono apparsi negli
anni su vari giornali italiani, come La Stampa, il Sole 24 Ore, l'Unità,
ecc.[2] Pubblicazioni Saggistica in
italiano Le logiche libere, Bollati Boringhieri 1976 Una logica nei termini
singolari, Bollati Boringhieri 1980 Il primo libro di logica, Bollati Boringhieri
1984 Tre dialoghi: un invito alla pratica filosofica. Bollati Boringhieri 1988
Giochiamo con la filosofia. Arnoldo Mondadori 1990 La filosofia in trentadue
favole. Arnoldo Mondadori, 1991 La filosofia in trentadue favole. Oscar
Mondadori 1997 La filosofia in quarantadue favole, 2007 La filosofia in
cinquantadue favole, 2011 La filosofia in sessantadue favole, 2014 La filosofia
in ottantadue favole, 2017 La libertà: un dialogo. Il Saggiatore 1991 Oltre la
tolleranza. Feltrinelli 1992 Il metodo della follia. Il Saggiatore 1994
Filosofia: istruzioni per l'uso. Arnoldo Mondadori 1995 Giocare per forza.
Critica della società del divertimento. Arnoldo Mondadori 1995 Platone amico
mio. Arnoldo Mondadori 1997 Manifesto per un mondo senza lavoro, Feltrinelli
1999 Per gioco e per passione, Di Renzo 1999 La rivoluzione copernicana di
Kant. Bollati Boringhieri 2000 Filosofia: nuove istruzioni per l'uso. Arnoldo
Mondadori 2000 I passi falsi della scienza. Garzanti 2001, Premio Nazionale
Rhegium Julii[3] Teoria del linguaggio e della mente. Bollati Boringhieri 2001
Una rivoluzione senza futuro. Garzanti 2003 Parole che contano. Da amicizia a
volontà, piccolo dizionario filosofico-politico. Arnoldo Mondadori 2004 Le due
Americhe. Perché amiamo e perché detestiamo gli Usa. Arnoldo Mondadori 2005 Dio
in gioco: logica e sovversione in Anselmo d'Aosta. Bollati Boringhieri 2006 Il
pensiero come stile. Bruno Mondadori 2008 Anime danzanti. Aragno 2008 La
dimostrazione di Dio. Come la filosofia ha cercato di capire la fede, Arnoldo
Mondadori Editore 2009 L'etica di Kant: la razionalità del bene. Bruno
Mondadori 2010 La filosofia come strumento di liberazione. Raffaello Cortina
2010 Parole in gioco. Arnoldo Mondadori 2010 La logica dialettica di Hegel.
Bruno Mondadori 2011 Il piacere. Indagine filosofica. Laterza 2012 Filosofia in
gioco. Laterza 2013 Filosofia chimica (con Alessandro Giuliani). Editori
Riuniti 2014 Il bene e il bello. Etica dell'immagine. Il Saggiatore 2015
Prendiamola con filosofia. Nel tempo del terrore: un'indagine su quanto le
parole mettono in gioco. Giunti 2017 La scomparsa del pensiero. Perché non
possiamo rinunciare a ragionare con la nostra testa. Feltrinelli 2017 Filosofo
anche tu. Siamo filosofi senza saperlo. Giunti 2018 La stupidità del male.
Storie di uomini molto cattivi. Feltrinelli 2019. L'arte della guerra per
cavarsela nella vita. Rizzoli Bur 2019. 100 idee di cui non sapevi di aver
bisogno. Rizzoli Bur 2020. Critica della ragione digitale. Feltrinelli 2020.
Nel nome del padre e del figlio. Hoepli 2020. Saggistica in inglese Kant's
Copernican Revolution. Oxford University Press 1987 Looser Ends: The Practice
of Philosophy. University of Minnesota Press 1989 The Discipline of
Subjectivity: An Essay on Montaigne. Princeton University Press 1990 Logic and
Other Nonsense: The Case of Anselm and His God. Princeton University Press 1993
Philosophy in Play. Hackett 1994 My Kantian Ways. University of California
Press 1995 A Theory of Language and Mind. University of California Press 1997
Freedom: A Dialogue. Hackett 1997 Hegel's Dialectical Logic. Oxford University
Press 2000 Exercises in Constructive Imagination. Kluwer 2001 Dancing Souls,
Lexington Books 2003 Ethics Vindicated: Kant's Transcendental Legitimation of
Moral Discourse, Oxford University Press 2007 Return from Exile: A Theory of
Possibility, Lexington Books 2013 Theories of the Logos, Springer 2017
Narrativa e teatro I delitti della logica, Arnoldo Mondadori 1998 Abramo,
tragedia in tre atti. Aragno 2014 Case. Cairo 2014 Il giorno in cui non
tornarono i conti. MdS 2015 Annibale, tragedia in tre atti. Aragno 2016 Amori.
MdS 2016 Alessandro, tragedia in tre atti. Aragno 2018 Ada. Lettera a mia
madre. Arsenio 2020. Poesia Panni sporchi. Garzanti 2000 Un amore da quattro
soldi. Aragno 2006 Polvere e pioggia. Aragno 2010 Poesia dei miei coglioni.
Galassia Arte 2014 Le parole della notte. Di Felice 2015 Amore per Milla. Di
Felice 2019 Note Profilo dal sito
dell'UCI Department of Philosophy ^ Interventi di Ermanno Bencivenga Archiviato
il 13 giugno 2012 in Internet Archive. da SWIFT - Sito web italiano per la
filosofia ^ premio Rhegium Julii, su circolorhegiumjulii.wordpress.com. URL
consultato il 3 novembre 2018. Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote
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Bencivenga, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Profilo dal
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Bene C.R. (Maruggio, 1592 – 1673) è stato un filosofo, teologo e letterato
italiano. Nato a Maruggio nel 1592 da
Lupo e da Perna Longo, entrò nell'ordine dei Teatini nel 1622 e fu professore
di teologia. Lasciò importanti opere come l'Apologia del Tancredi e la Summa
Theologica. Morì nel 1673. A Maruggio, in sua memoria è stato intitolato
l'istituto comprensivo e una via cittadina.
Opere Apologia del Tancredi Summa Theologica De officio S. inquisitionis
circa haeresim 1 De immunitate, et iurisdictione ecclesiastica 2 Theologiae
moralis Tractatus 3 Controllo di autorità VIAF
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italianiNati nel 1592Morti nel 1673Nati a Maruggio[altre]
BENEDETTO Giovanni
Benedetto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search
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Benedetto da Caravaggio (Crema, ... – ...) è stato un filosofo italiano attivo
nel XVI secolo. Insegnò filosofia presso
l'Università di Padova, di cui divenne in seguito rettore. È ritratto in un
dipinto di Giovanni Busi detto il Cariani, allievo del Giorgione. Biografie Portale Biografie Filosofia Portale
Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XVI secoloNati a Crema[altre]
BENINCASA Carmine
Benincasa Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Carmine Benincasa durante la
conferenza "Da Zurbaran ad oggi" tenuta a Ispra, Varese, 2009 Carmine
Benincasa (Eboli, 17 dicembre 1947 – Roma, 3 agosto 2020[1]) è stato un critico
d'arte, filosofo e teologo italiano.
Carmine Benincasa (sinistra) con il presidente Sandro Pertini (centro) e
Umberto Mastroianni (destra) Indice 1 Biografia
2 Pubblicazioni
3 Note
4 Altri
progetti 5 Collegamenti
esterni Biografia Carmine Benincasa studiò teologia, filosofia e giurisprudenza
a Roma. Dopo aver completato tutti i suoi studi iniziò a lavorare come
traduttore di testi letterari (tra altri, Hans Urs von Balthasar) per poi
organizzare e curare mostre d'arte. Dal
1978 al 1982 fu membro della Commissione Consultiva Arti Visive della Biennale
di Venezia[2] e consigliere del Ministro per i Beni Culturali e Ambientali[3]. Fu professore di storia dell'arte presso
l'Accademia di Belle Arti di Macerata e di Firenze e docente di storia
dell'arte presso la facoltà di Architettura dell'università La Sapienza di Roma
(dal 1977 al 1994). Scrisse testi
storico-critici su vari artisti del XX secolo.
Benincasa è morto nell'estate del 2020 a Roma, dove risiedeva. [4] Pubblicazioni Chiesa e storia del cardinale
Emmanuel Suhard e il Concilio Vaticano II – Ed. Paoline, 1967 L'interpretazione
tra futuro e utopia – Ed. Magma, Roma 1973 Poetica della negazione e della
differenza, in Valerio Miroglio - Il Giudizio Universale – Ed. Magma, Roma 1974
Sul manierismo – Come dentro uno specchio, La Nuova Foglio Editrice 1975; 2° ed
– Ed. Officina, Roma Babilonia in fiamme – Saggi sull'arte contemporanea – Ed.
Electa, Milano 1978 Architettura come dis-identità – Ed. Dedalo, Bari 1978
L'altra scena – Saggi sul pensiero antico, medioevale e controrinascimentale –
Ed. Dedalo, 1979 Anabasi – Architettura e arte 1960/1980 – Ed. Dedalo, Bari
1980 Portale - Alle soglie del sapere – Ed. del Tornese, 1980 Joan Miró – Ed.
2C, Roma 1981 Oskar Kokoschka - La mia vita – Ed. Marsilio, Venezia 1981
Oriente allo specchio – Ed. 2C, Roma 1982 Georges Braque – Opere dal 1900 al
1963 – Ed. Marsilio, Venezia 1982 Jackson Pollock : opere 1930-1956 (mostra,
Bari, Castello Svevo) Ed. Marsilio, Venezia 1983 Verso l'altrove – Fogli
eretici sull'arte contemporanea – Ed. Electa, Milano 1983 Alvar Aalto – Ed.
Leader, 1983 Umberto Mastroianni – Monumenti 1945/1946 – Ed. Electa, Milano
1986 Il colore e la luce – L'arte contemporanea – Ed. Spirali, Milano 1985
André Masson – L'universo della pittura – Ed. Mondatori, Milano 1989 con
Alessio Paternesi, Armando Verdiglione e Alessandro Masi, "Le peintre et
le temps", Spirali/Vel, 1990 con Alessandro Masi, e Pierre Restany,
"Alfio Mongelli: infinito futuro", Joyce & Company, 1992 Il tutto
in frammenti : arte del XX secolo : una nuova interpretazione storica Ed.
Giancarlo Politi, Milano 1994 Note ^ [1] "lacittadisalerno.it",
"4 agosto 2020" ^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/10/16/biennale-il-psi-fa-incetta-di-poltrone.html
1 ^
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/02/25/artisti-rasputin-nel-mondo-dei-telefoni.html
2 ^ https://www.lacittadisalerno.it/cronaca/benincasa-fece-amare-l-arte-all-italia-1.2475033#:~:text=È%20morto%20ieri%20a%20Roma,autore%20di%20importanti%20opere%20letterarie.&text=Dal%201978%20al%201982%20Benincasa,i%20Beni%20Culturali%20e%20Ambientali
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immagini o altri file su Carmine Benincasa Collegamenti esterni (EN) Opere di
Carmine Benincasa, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata
LaRepubblica_1, su ricerca.repubblica.it. Errorigiudiziari, su errorigiudiziari.com
(archiviato dall'url originale il 4 agosto 2010). Controllo di autorità VIAF (EN) 45346131 · ISNI (EN) 0000 0001 2130
7245 · LCCN (EN) n79018733 · BNF (FR) cb12848737v (data) · BAV (EN) 495/286693
· WorldCat Identities (EN) lccn-n79018733 Biografie Portale Biografie Filosofia
Portale Filosofia Categorie: Critici d'arte italianiFilosofi italiani del XX
secoloFilosofi italiani del XXI secoloTeologi italianiNati nel 1947Morti nel
2020Nati il 17 dicembreMorti il 3 agostoNati a EboliMorti a RomaStudenti della
Sapienza - Università di RomaAccademici italianiProfessori della Sapienza -
Università di RomaTraduttori dal tedesco[altre]
BENVENUTO Sergio
Benvenuto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search
Niente fonti! Questa voce o sezione sull'argomento scrittori non cita le fonti
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delle fonti. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Sergio Benvenuto Sergio Benvenuto (Napoli,
1948) è uno psicoanalista, filosofo e scrittore italiano. Già Primo Ricercatore
presso l'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) del CNR a
Roma. Professor Emeritus di Psicoanalisi presso l'Istituto Internazionale di
Psicologia del Profondo di Kiev (gemellata all'Università di Nizza). Ha fondato
(nel 1995) e diretto l'European Journal of Psychoanalysis. Indice 1 Biografia
2 Pensiero
3 Opere
principali 4 Voci
correlate 5 Collegamenti
esterni Biografia Ha compiuto gli studi universitari all'Università Paris VII -
Denis-Diderot dal 1967 al 1973, dove ha ottenuto la Maîtrise in Psicologia. Nel
frattempo, ha seguito i seminari di Roland Barthes e di Jacques Lacan. In
seguito ha preparato un dottorato in Psicoanalisi con Jean Laplanche
all'Università Parigi 7. A Milano si è formato in psicoanalisi attraverso gli
psicoanalisti della S.P.I. Elvio Fachinelli e Diego Napolitani, fondatore della
Società Gruppo-Analitica Italiana.
Trasferitosi in seguito a Roma, si divide tra la ricerca in psicologia
sociale al CNR, l'attività privata come psicoanalista, e il lavoro di
pubblicista. È stato cofondatore e caporedattore della rivista Lettera
Internazionale (fondata nel 1984) ed è tuttora assiduo collaboratore del
trimestrale Lettre Internationale di Berlino, e Magyar Lettre di Budapest. Nel
1995 ha fondato a New York il semestrale Journal of European Psychoanalysis,
divenuto poi EJPsy, European Journal of Psychoanalysis, che tuttora dirige. Dal
2011 insegna psicoanalisi all'Istituto Internazionale di Psicologia del
Profondo di Kiev e all'Istituto di Psicoanalisi Moderna di Mosca. Pensiero Benché Benvenuto si sia occupato di
campi in apparenza alquanto diversi tra loro – psicologia sociale, filosofia
del linguaggio e della politica, psicoanalisi, teoria della politica – a
partire dagli anni 90 ha articolato un progetto predominante che tocca i vari
campi: sostituire al primato della riflessione sulla Verità (tipico della
cultura occidentale) una riflessione che punti al Reale. In questo modo egli
cerca una terza via tra le due culture predominanti e in opposizione in
Occidente: l'epistemologia positivista (interessata alle condizioni di verità
degli enunciati) da una parte, la fenomenologia e l'ermeneutica dall'altra
(interessata al disvelamento di una Verità che si dipana nella storia
umana). Egli mutua il concetto di Reale
dal pensiero di Jacques Lacan, ma ne allarga il senso, includendovi tutto ciò
che resta esterno (origine e resto) a ogni assetto di senso, sia esso
scientifico, estetico, o etico-politico. Il Reale è quel fondo attorno a cui
gira ogni teoria scientifica, ogni produzione artistica, la psicoanalisi di
ciascun soggetto, ogni assetto etico, e che resta sempre in eccesso rispetto a
tutti questi “discorsi”. Così, il Reale di ogni teoria scientifica è il Caos
che si pone come limite e sfondo di ogni processo causale. Il Reale in
psicoanalisi è il fondo pulsionale, corporeo, irriducibilmente individuale, di
fronte a cui ogni interpretazione si arresta.
In Dicerie e pettegolezzi (dove articola una teoria delle leggende
metropolitane) mostra come quasi tutto il nostro sapere di fatto sia costituito
da leggende metropolitane, oltre le quali fa capolino la realtà dell'evento che
ogni discorso sociale aggira. In Un cannibale alla nostra mensa affronta la
questione del relativismo moderno, a cui oppone un “relativismo relativo”,
facendo notare come ogni impostazione relativista rimanda necessariamente a
qualcosa di assoluto che resta non tematizzato, presupposto e schivato. Accidia
è una storia della malinconia dal Medio Evo fino a oggi: il senso e la natura
che ogni epoca dà alla “depressione” rimanda a un vissuto opaco che nella
storia viene interpretato diversamente.
In “Sono uno spettro, ma non lo so” analizza la cultura degli spettri e
il nostro rapporto con i morti, notando come la morte “viva” tra noi proprio
come istanza di Reale inassimilabile a ogni progetto di vita, ma che avvolge la
costituzione di questi progetti. In particolare (ad esempio in La strategia
freudiana e in Perversioni) si è dedicato a una rilettura originale della
teoria di Freud, e della psicoanalisi in generale, come fondata su una
metafisica precisa della “carne significante”. Il tessuto interpretativo ed
esplicativo di Freud rimanda però a sua volta a qualcosa di non interpretabile
né spiegabile: la pulsione come sorgente opaca e non-significante della
soggettività. Opere principali La
strategia freudiana, Napoli, Liguori, 1984. "Traduzione / Tradizione"
in G. Mari, a cura, Moderno Postmoderno, Feltrinelli, Milano, 1988. (con Oscar
Nicolaus) La bottega dell' anima, Milano, Franco Angeli, 1990. Capire
l'America, Genova, Costa & Nolan, 1995. "Le Regard de l'aveugle:
Cézanne et le cubisme", Ligeia, n. 21-24, Oct. 1997-Juin 1998, pp. 57–67.
“Neapel”, Kursbuch Stadt. Stadtleben und Stadkultur an der Jahrtausendwende,
Redaktion Stefan Bollmann, Stuttgart, DVA, 1999, pp. 221–243. Dicerie e
pettegolezzi, Bologna, Il Mulino, 2000. Un cannibale alla nostra mensa. Gli
argomenti del relativismo nell'epoca della globalizzazione, Bari, Dedalo, 2000.
Perversioni. Sessualità, etica e psicoanalisi, Torino, Bollati Boringhieri,
2005. Mechta Lakana [in russo], "Aleteija", Sankt-Peterburg, 2006.
Accidia. La passione dell'indifferenza, Bologna, Il Mulino, 2008. con Anthony
Molino, In Freud's Tracks. Conversations from the Journal of European
psychoanalysis, Washington, USA, Aronson, 2008. Lo jettatore, Milano, Mimesis,
2011. La gelosia, Bologna, Il Mulino, 2011. “The Monsters Next Door”, American
Imago. Psychoanalysis and Human Sciences, 69, Winter 2012, n. 4, pp. 435–448.
“Does Perversion Need the Law?”, edited by Wolfgang Müller-Funk, Ingrid
Scholz-Strasser, Herman Westerink, Psychoanalysis, Monotheism and Morality. The
Sigmund Freud Museum Symposia 2009-2011, Leuven, Leuven University Press, 2013,
pp. 175–184. “Alle origini del relativismo moderno”, in Michel de Montaigne,
Dei cannibali, Mimesis, Milano 2013 pp. 23–48. Confini dell'interpretazione.
Freud Feyerabend Foucault, Milano, IPOC, 2013. Sono uno spettro, ma non lo so,
Milano, Mimesis, 2013. Wittgenstein. Lo stupore e il grido, Milano, et.al, 2013
(www.sergiobenvenuto.it./meditare (con Antonio Lucci) Lacan,oggi. Sette
conversazioni per capire Lacan,Milano,MIMESIS,2014ISBN 9788857519449 La psicoanalisi
e il reale. 'La negazione' di Freud, Orthotes, Napoli-Salerno, 2015
Perversions. Sexuality, Ethics, Psychoanalysis, London, Karnac, 2016 Godere
senza limiti. Un italiano nel maggio '68 a Parigi, Milano, Mimesis, 2018
Leggere Freud. Dall'isteria alla fine dell'analisi, Orthotes, Napoli-Salerno,
2018 Voci correlate Sigmund Freud Psicoanalisi Filosofia Lacan Collegamenti
esterni (EN) Opere di Sergio Benvenuto, su Open Library, Internet Archive.
Modifica su Wikidata (EN) Sergio Benvenuto, su Goodreads. Modifica su Wikidata
Registrazioni di Sergio Benvenuto, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
Modifica su Wikidata La gelosia, su cespig.it. URL consultato il 1º novembre
2013 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2013). On “Melancholia” by L.
von Trier, su journal-psychoanalysis.eu. Il significante, tra Saussure e Lacan,
su journal-psychoanalysis.eu. Freud and Masochism, su psychomedia.it. Il
progetto della psichiatria fenomenologica, su mondodomani.org. Controllo di
autorità VIAF
(EN) 103273667 · ISNI (EN) 0000 0003 8522 8559 · LCCN (EN) nr97016202 · ORCID
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Categorie: Psicoanalisti italianiFilosofi italiani del XXI secoloScrittori
italiani del XXI secoloNati nel 1948Nati a Napoli[altre]
BENVENUTTI Cesare
Benvenuti Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Cesare Donato Benvenuti Don
Cesare Donato Benvenuti (Montodine, 1669 – Napoli, 1746) è stato un filosofo e
teologo italiano, a partire dal 1708 ricoprì la carica di Abate Generale
Lateranense. Fece stampare un'opera sulla vita di Sant'Agostino e una
traduzione in italiano della Città di Dio
Biografia [1]Cesare Benvenuti nacque dal conte Girolamo Benvenuti e
dalla contessa Domitilla Scotti di Piacenza. La prima istruzione fu nella casa
paterna di Crema, successivamente nelle scuole tenute dai Barnabiti. All'età di
16 anni volle seguire l'esempio dei suoi due fratelli entrando nella vita
ecclesiastica prendendo l'abito della Congregazione lateranense a San Leonardo
di Verona. Dopo sette anni di studi di filosofia e teologia venne nominato lettore
e come tale risiedette in varie città. Nel 1708 a Roma venne dichiarato abate
perpetuo privilegiato con l'incarico di presiedere alla Congregazione dei casi
di coscienza e di emanare i giudizi relativi. Per questo suo incarico che
esercitò per otto anni crebbe la sua fama di teologo tanto che dal cardinale
Barberini lo volle accanto a sé come teologo ed esaminatore sinodale. Benvenuti
fu anche postulatore della cause dei santi e si adoperò in particolare per la
beatificazione del venerabile Pietro Fererio che fu beatificato da papa
Benedetto XIII. Cesare Benvenuti era
anche dotato di particolari capacità diplomatiche tanto da ricevere incarichi
in tal senso in Germania e a Vienna. Assieme a questi ufficii curiali Benvenuti
esercitò anche le pratiche caritative della sua ordinazione sacerdotale
visitando e prendendosi cura dei poveri e degli ammalati. Trasferitosi da Roma
a Napoli fu colpito da apoplessia e quivi morì nel 1746. Opere Vita del gloriosissimo padre santo
Agostino, vescovo e dottore di S.Chiesa - Stamperia Barberina 1723 Discorso
Storico-Cronologico-Critico della vita comune dei chierici de' primi sei secoli
della Chiesa - Stamperia di Antonio de Rossi 1728 La città di Dio, opera del
gran padre s. Agostino vescovo d'Ippona, tradotta nell'Idioma italiano -
Stamperia di Antonio de Rossi 1743. Note ^ Fonte: Francesco Sforza Benvenuti,
Storia di Crema, Volume 2, 1859 p.37 e sgg. Controllo di autorità VIAF
(EN) 34793581 · BNE (ES) XX1612441 (data) · BAV (EN) 495/161809 · WorldCat
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Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XVII secoloTeologi italianiNati nel
1669Morti nel 1746Nati a MontodineMorti a NapoliTraduttori dal latino[altre]
Berardi -- Franco
Berardi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Franco Berardi nel 1978 Franco
Berardi, detto Bifo (Bologna, 2 novembre 1949), è un saggista, filosofo e
agitatore culturale italiano. Indice 1 Biografia 2 Opere 2.1 Libri
su Franco Berardi 3 Filmografia
3.1 Film
3.2 Documentari
4 Note
5 Voci
correlate 6 Altri
progetti 7 Collegamenti
esterni Biografia All'età di quattordici anni si iscrive alla FGCI, ma ne viene
espulso tre anni più tardi per "frazionismo". Partecipa al movimento
del '68 nella facoltà di lettere dell'Università di Bologna, ove nel '67
conosce Toni Negri[1]. Si laurea in Estetica con Luciano Anceschi e aderisce a
Potere Operaio, gruppo della sinistra extraparlamentare di cui diviene figura
di spicco a livello nazionale. Nel 1970 pubblica il suo primo libro, Contro il
lavoro (edito da Feltrinelli). Nel 1975 fonda la rivista A/traverso[2], un
foglio che era espressione dell'ala "creativa" del movimento
bolognese del 1977; nei suoi scritti mette al centro della propria analisi il
rapporto tra movimenti sociali e tecnologie comunicative. Nel 1976 partecipa alla fondazione
dell'emittente libera Radio Alice[2] e subisce l'arresto per l'accusa di
partecipazione alle Brigate Rosse, da cui viene assolto un mese dopo. Per
richiederne la scarcerazione, Radio Alice organizza una festa in Piazza
Maggiore, a cui partecipano oltre diecimila persone. Berardi viene scarcerato
poco dopo, e diviene il leader dell'"ala creativa" della protesta
studentesca bolognese del 1977. Dopo la chiusura della radio da parte della
polizia, contro Berardi viene spiccato un mandato per "istigazione di odio
di classe a mezzo radio", per sottrarsi all'arresto fugge da Bologna. Si
rifugia a Parigi dove frequenta Félix Guattari e Michel Foucault e pubblica il
libro Le Ciel est enfin tombé sur la terre (Éditions du Seuil). Negli anni ottanta rientra brevemente in
Italia e poi si trasferisce a New York dove collabora alle riviste
Semiotext(e), Almanacco musica e Musica 80. Viaggia a lungo in Messico, India,
Cina e Nepal. In quel periodo inizia ad occuparsi della crescita delle reti
telematiche e preconizza la futura esplosione della rete quale vasto fenomeno
sociale e culturale[senza fonte]. Alla fine degli anni ottanta si trasferisce
in California dove pubblica alcuni saggi sul cyberpunk. Ritorna a Bologna e, in
veste di protagonista, partecipa al documentario Il trasloco di Renato De
Maria, prodotto dalla RAI nel 1991, incentrato sulla storia del suo
appartamento. Collabora poi con varie riviste culturali fra cui Virus mutations,
Cyberzone, Millepiani e varie case editrici fra cui la Castelvecchi e
DeriveApprodi. Collabora, inoltre, alla stesura di testi per MediaMente, la
trasmissione televisiva prodotta da RAI Educational e condotta da Carlo
Massarini dedicata al mondo di Internet e delle nuove tecnologie di
comunicazione[3]. Dal 1992 al 2004
collabora alla rivista DeriveApprodi insieme a Sergio Bianchi e altri. Dal 2000
al 2009 cura con Matteo Pasquinelli l'ambiente di rete Rekombinant. Nel 2002
fonda Orfeo Tv, la prima televisione di strada italiana. Nel 2005 un suo
pamphlet che si scaglia contro le politiche sociali del nuovo sindaco di
Bologna Sergio Cofferati viene ripreso con enfasi dalle testate giornalistiche
nazionali. Lavora come insegnante presso l'istituto tecnico industriale Aldini
Valeriani di Bologna[4]. Pubblica regolarmente sul quotidiano Liberazione,
sulla rivista alfabeta2[5] e sul sito Through Europe. Collabora alla rivista
canadese Adbusters. Dal 2000 al 2009 ha animato la mailing-list Rekombinant con
Matteo Pasquinelli[6]. Opere Contro il
lavoro. 1970. Scrittura e movimento. Marsilio, 1974. Teoria del valore e
rimozione del soggetto: critica dei fondamenti teorici del riformismo. Verona,
Bertani, 1977 (curatore). Primavera '77. Roma, Stampa Alternativa, 1977. Chi ha
ucciso Majakovskij. Milano, Squi/libri, 1977. (con Pierre Rival, Alain
Guillerme), L'ideologia francese: contro i "nouveaux philosophes".
Milano, Squi/libri, 1977. Finalmente il cielo è caduto sulla terra. Milano,
Squi/libri, 1978. La barca dell'amore s'è spezzata. Milano, SugarCo, 1978
Dell'innocenza: interpretazione del '77. Bologna, Agalev, 1987. (con Franco
Bolelli) Presagi. L'arte e l'immaginazione visionaria negli anni ottanta.
Bologna, Agalev, 1988. Terzo dopo guerra. Bologna, A/traverso, 1989. La pantera
e il rizoma. Bologna, A/traverso, 1990. con Francesca Alfano Miglietti; Franco
Bolelli; Valentina Agostinis; Matteo Guarnaccia; Cesare Monti; Andrea
Zanobetti. Una poetica Ariosa. Milano, ProgettoArio, 1990. con Marco Jacquemet;
Robert Wright; Jaron Lanier; Félix Guattari; Valmerz, Più cyber che punk.
Bologna, A/traverso, 1990. Politiche della mutazione. Milano-Bologna, Synergon,
1991. con Franco Bolelli, 60/90 dalla psichedelia alla telepatica.
Milano-Bologna, Synergon, 1992. (curatore) Hip Hop rap graph gangs sullo sfondo
di Los Angeles che brucia. Milano-Bologna, Synergon, 1992. Cancel & Più
cyber che punk. Milano-Bologna, Synergon, 1992. Come si cura il nazi.
Castelvecchi, 1993. ISBN 978-88-86232-00-5. con Franco Bolelli; Matteo Guarnaccia;
Francesco Morace; Andrea Zingoni; Daniele Bolelli; Tiziana Corbella. Mitologie
Felici. Milano, Mudima, 1994. ISBN 88-86072-02-3. Mutazione e cyberpunk.
Immaginario e tecnologia negli scenari di fine millennio. Costa & Nolan,
1994. ISBN 978-88-7648-160-4. Lavoro zero. Castelvecchi, 1994. Neuromagma.
Lavoro cognitivo e infoproduzione. Castelvecchi, 1995. ISBN 978-88-86232-49-4.
Ciberfilosofia. 1995. Dell'innocenza. 1977: l'anno della premonizione. Verona,
Ombre Corte, 1997. ISBN 978-88-87009-03-3. Exit. il nostro contributo
all'estinzione della civiltà. Costa & Nolan, 1997. ISBN 978-88-7648-288-5.
La nefasta utopia di Potere operaio. Castelvecchi, 1998. ISBN 88-8210-057-X.
(curatore, con E. "Gomma" Guarneri). Alice è il diavolo. storia di
una radio sovversiva, 2002. (+ CD con le registrazioni originali del 1976 e
1977), Shake edizioni. La fabbrica dell'infelicità: new economy e movimento del
cognitariato. Roma, DeriveApprodi, 2001. ISBN 978-88-87423-51-8. Felix.
Narrazione del mio incontro con il pensiero di Guattari, cartografia visionaria
del tempo che viene. Luca Sossella Editore, 2001. ISBN 978-88-87995-16-9.
(curatore, con Veronica Bridi), 1977, l'anno in cui il futuro incominciò.
Fandango Libri, 2002. ISBN 978-88-87517-26-2. Un'estate all'inferno. Luca Sossella
Editore, 2002. ISBN 978-88-87995-35-0. Telestreet. Macchina immaginativa non
omologata. Baldini Castoldi Dalai, 2003. ISBN 978-88-8490-467-6. (con Marco
Jacquemet; Giancarlo Vitali), Il sapiente, il mercante, il guerriero. Dal
rifiuto del lavoro all'emergere del cognitariato. Roma, DeriveApprodi, 2004.
ISBN 978-88-88738-32-1. Da Bologna (serie A) a Bologna (serie B).
DeriveApprodi, 2005. Skizomedia. Trent'anni di mediattivismo. Roma,
DeriveApprodi, 2006. ISBN 978-88-89969-00-7. Nel 2010 ha collaborato al volume
collettivo Europa 2.0 Prospettive ed evoluzioni del sogno europeo, edito da
ombre corte, a cura di Nicola Vallinoto e Simone Vannuccini con un saggio
intitolato Un'utopia senile per l'Europa. Run. Forma, vita, ricombinazione,
Mimesis, 2008 L'eclissi. Dialogo precario sulla crisi della civiltà
capitalistica, Manni Editori, 2011 ISBN 978-88-62663-68-7 (con Carlo Formenti),
La Sollevazione. Collasso europeo e prospettive del movimento. Manni Editori,
2011. ISBN 978-88-6266-401-1 The soul at work Semiotext(e) Los Angeles 2009,
versione italiana L'anima al lavoro, DeriveApprodi, 2016 After the future
AKPress, Oakland, 2011 The Uprising Semiotext(e) Los Angeles, 2012 Dopo il
futuro. Dal futurismo al cyberpunk. L'esaurimento della modernità, DeriveApprodi,
2013 La nonna di Schäuble. Come il colonialismo finanziario ha distrutto il
progetto europeo, Ombre corte, 2015 Heroes - Suicidio e omicidi di massa,
Baldini & Castoldi, 2015 Asma, C&P Adver Effigi, 2017 Quarant’anni
contro il lavoro, DeriveApprodi, 2017 Il secondo avvento. Astrazione apocalisse
comunismo, DeriveApprodi, 2018 Futurabilità, Produzioni Nero, 2019. ISBN
9788880560357 Respirare. Caos e poesia, Sossella, 2019 Libri su Franco Berardi
Nicholas Ciuferri, Franco "Bifo" Berardi in movimento.[7] Filmografia
Film Paz! (2002), regia di Renato De Maria Documentari Il trasloco (1991),
regia di Renato De Maria Io non sono un moderato (2007), regia di Andrea Nobile
Note ^ Filmato audio Alexandra Weitz, Andreas Pichler, L'eterna rivolta, su
YouTube, 2006, a 0 min 47 s. URL consultato il 6 agosto 2011. Cronologia di Radio Alice, radiomarconi.com.
URL consultato il 6 agosto 2011. ^ E-text s.r.l. (http://www.e-text.it/),
MediaMente: Franco Berardi, su www.mediamente.rai.it. URL consultato il 24
luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2018). ^ Bifo:
"Con la Gelmini non insegno" Sospeso dall'insegnamento | Bologna la
Repubblica.it ^ Cominciamo a parlare del collasso europeo, alfabeta2 n.5,
dicembre 2010, pag. 5 ^ rekombinant@liste.rekombinant.org, su
rekombinant.liste.rekombinant.narkive.com. URL consultato il 6 aprile 2020. ^
A/traverso | Casa Editrice Etichetta Discografica | AlterAlter Erebus press
& label, su Alter Erebus. URL consultato il 26 giugno 2019 (archiviato
dall'url originale il 26 giugno 2019). Voci correlate Félix Guattari Gilles
Deleuze Movimento del '77 Radio Alice Telestreet Altri progetti Collabora a
Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Franco Berardi Collabora a
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Berardi Collegamenti esterni (EN) Franco Berardi, su Internet Movie Database,
IMDb.com. Modifica su Wikidata http://th-rough.eu/ - Pagina personale di Bifo
sul portale Through Europe Interregno[collegamento interrotto] - Hacer lo imprevisible…
después del 68: Entrevista con Franco Berardi Bifo(Español) Rekombinant -
"Listblog" animato da Franco Berardi e Matteo Pasquinelli
www.radioalice.org - sito web su Radio Alice Il Trasloco (scaricabile) su New
Global Vision, su ngvision.org. www.podcast.fmlatribu.com - Podcast en
castellano - Entrevista con Bifo en FM La Tribu, Buenos Aires Articoli su arte
e sensibilità, European School of Social Imagination San Marino; scepsi.eu. URL
consultato il 13 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 27 novembre
2011). Interviste a Franco Beradi di Christian Brogi, su ltmd.it. Franco
Berardi su Bookogs Controllo di autorità VIAF
(EN) 79020252 · ISNI (EN) 0000 0001 1072 2830 · SBN IT\ICCU\CFIV\101325 · LCCN
(EN) n89602447 · GND (DE) 109418158 · BNF (FR) cb118913280 (data) · BNE (ES)
XX1659814 (data) · NDL (EN, JA) 01184448 · WorldCat Identities (EN)
lccn-n89602447 Biografie Portale Biografie Letteratura Portale Letteratura
Politica Portale Politica Categorie: Saggisti italiani del XX secoloFilosofi italiani
del XX secoloNati nel 1949Nati il 2 novembreNati a BolognaMilitanti di Potere
OperaioMovimento del '77Studenti dell'Università di BolognaFondatori di riviste
italianeAttivisti italiani[altre]
BERNARDI Antonio
Bernardi (filosofo) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump
to search Antonio Bernardi vescovo della Chiesa cattolica Ritratto di Antonio
Bernardi.jpg Template-Bishop.svg
Incarichi ricoperti Vescovo
di Caserta; Nato 1502, Mirandola Consacrato
vescovo 1553
Deceduto 3
giugno 1565, Bologna Manuale Antonio
Bernardi (Mirandola, marzo 1502 – Bologna, 3 giugno 1565) è stato un filosofo
aristotelico, nominato vescovo di Caserta.
Indice 1 Biografia
2 Opere
3 Note
4 Bibliografia
5 Voci
correlate 6 Altri
progetti 7 Collegamenti
esterni Biografia Duomo di Mirandola Il
Bernardi aveva compiuto gli studi presso l'università di Bologna avendo come
maestri Ludovico Boccadiferro e Pietro Pomponazzi. Si trasferì poi a Roma
presso la corte di Alessandro Farnese, dove frequentò Pietro Bembo, Giovanni
Della Casa e Paolo Giovio, e si conquistò una fama di filosofo aristotelico e
letterato. Il 18 ottobre 1553 fu
consacrato vescovo di Caserta. Gli ultimi anni della vita li trascorse a Parma
nel monastero di San Giovanni dei Cassinesi. Fu tumulato nel Duomo di
Mirandola, ma il suo sepolcro andò disperso nel 1789. In occasione del 5º centenario della sua
nascita, il 30 novembre 2002, il Centro Internazionale Giovanni Pico della
Mirandola gli dedicò un convegno[1]. Lo
scrittore Antonio Saltini ha utilizzato la figura di Antonio Bernardi come
personaggio del suo romanzo storico L'assedio della Mirandola. Opere Monomachia, dove si sostiene che il
duello è legittimo secondo la ragione e la filosofia morale ma illecito sotto
il punto di vista religioso.[2] Note ^ Vedi Google Libri. ^ Duello
cavalleresco. Bibliografia AA. VV., Antonio Bernardi della Mirandola
(1502-1565). Un aristotelico umanista alla corte dei Farnese. Atti del convegno
"Antonio Bernardi nel V centenario della nascita" (Mirandola, 30
novembre 2002), a cura di M. Forlivesi, Firenze, Olschki, 2009. ISBN
978-88-222-5846-5 Voci correlate Aristotelismo Altri progetti Collabora a
Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Antonio
Bernardi Collegamenti esterni Paola Zambelli, «BERNARDI, Antonio», in
Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 9, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1967. Controllo di autorità VIAF (EN) 2840319 · ISNI (EN) 0000 0001 1558 4406 · SBN
IT\ICCU\CNCV\001646 · LCCN (EN) no2009057439 · GND (DE) 10167872X · BNF (FR)
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Identities (EN) lccn-no2009057439 Biografie Portale Biografie Cattolicesimo
Portale Cattolicesimo Filosofia Portale Filosofia Categorie: Vescovi cattolici
italiani del XVI secoloFilosofi italiani del XVI secoloNati nel 1502Morti nel
1565Morti il 3 giugnoNati a MirandolaMorti a Bologna[altre]
Bernardo
-- Giuliano Di Bernardo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to
navigationJump to search Giuliano Di Bernardo (Penne, 1º marzo 1939[1]) è un
filosofo e massone italiano. Gran maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1990
al 1993, ha poi fondato la Gran Loggia Regolare d'Italia. Indice 1Biografia 2Note 3Bibliografia 4Voci
correlate 5Altri progetti 6Collegamenti esterni Biografia Diplomato in
ragioneria e poi impiegato in banca, si laureò in Sociologia presso
l'Università degli Studi di Trento. Nello stesso ateneo seguì la carriera
accademica, divenendo docente ordinario di Filosofia della scienza e di Logica[2][3],
nonché pro-rettore dal 1985 al 1987[4]. È inoltre autore di numerosi saggi e
pubblicazioni sul tema della filosofia delle scienze sociali e della logica
delle norme[4][5]. Fu iniziato alla
massoneria nella loggia bolognese "Risorgimento-VIII agosto" nel
1961, divenendo Maestro venerabile della loggia "Zamboni-De
Rolandis"[4] nel 1972[1]. Nello stesso anno chiese e ottenne di venire
inserito tra i massoni "coperti" per ragioni di riservatezza legata
alla sua professione di docente[4][6]. Stessi requisiti di riservatezza ebbe la
sua appartenenza al Capitolo Nazionale del rito scozzese antico e
accettato[4]. L'11 marzo 1990 fu eletto
Gran maestro del Grande Oriente d'Italia. Negli anni della sua maestranza tenne
posizioni di aperto contrasto con la Chiesa cattolica, dichiarò espressamente
il proprio sostegno al Partito Socialista Italiano, e dovette confrontarsi con
la cosiddetta "inchiesta Cordova" (dal nome del pubblico ministero di
Palmi Agostino Cordova)[6][7]. Al centro di polemiche anche con i vertici del
GOI, Di Bernardo decise di dimettersi dalla carica di Gran maestro il 16 aprile
1993 al termine della Gran Loggia annuale a Roma alla quale si era presentato
dopo aver redatto atto costitutivo e statuto di una nuova Obbedienza, la Gran
Loggia Regolare d'Italia[8][9]. Al vertice del GOI gli succedette il reggente
Eraldo Ghinoi. La neonata Obbedienza si
regge su uno sparuto gruppo di Logge fuoriuscite dal GOI, caratterizzandosi per
l'uso esclusivo del rito inglese Emulation. Otto anni dopo la fondazione, Di
Bernardo viene espulso dalla GLRI; gli succede alla guida dell'Obbedienza il
sociologo Fabio Venzi. Di Bernardo quindi avvia un nuovo progetto di un ordine
paramassonico, denominato Dignity Order[10], che tuttavia non è un'Obbedienza
regolare. Pur dichiarando di essere fuoriuscito dalla Massoneria, Di Bernardo
da anni si presta a rilasciare interviste e dichiarazioni sull'argomento sia a
giornalisti che ad organi inquirenti. Nel 2017 ha polemizzato con il GOI dopo
aver reso una dichiarazione alla Commissione Antimafia relativa a presunte
rivelazioni del defunto Ettore Loizzo (vedi collegamenti esterni). Nel
settembre 2017 il GOI ha annunciato l'intenzione di denunciare Di Bernardo per
diffamazione e calunnia. Il 7 aprile 2018 lo stesso Di Bernardo annuncia di
voler a sua volta querelare il Gran Maestro del GOI Stefano Bisi per
diffamazione. Il 25 novembre 2019 la querela di Di Bernardo a carico di Bisi
viene archiviata per insussistenza. Note Aldo Alessandro Mola, Gelli e la P2: fra
cronaca e storia, Bastogi Editrice Italiana, 2008, p. 358. ^ Giuliano Di
Bernardo, unitn.it. URL consultato il 28 novembre 2013. ^ Il Gran Maestro: chi
è Giuliano Di Bernardo, consultato il 12 giugno 2019. Aldo A. Mola, p. 798. ^ Pubblicazioni di
Giuliano Di Bernardo, unitn.it. URL consultato il 28 novembre 2013 (archiviato
dall'url originale il 18 novembre 2011).
1945-2005 Fra tradizione e rinnovamento: la lunga traversata del deserto
dal 1945 a oggi, GOI. URL consultato il 28 novembre 2013 (archiviato dall'url
originale il 3 dicembre 2013). ^ Aldo A. Mola, pp. 801 e ss. ^ Aldo A. Mola,
pp. 807-809. ^ Di Bernardo fonda la nuova Grande loggia, in Corriere della
Sera, 18 aprile 1993. URL consultato il 28 novembre 2013 (archiviato dall'url
originale in data pre 1/1/2016). ^ Sito ufficiale del Dignity Order,
dignityorder.com. URL consultato il 12 aprile 2017. Bibliografia Aldo
Alessandro Mola, Storia della massoneria italiana, Bompiani, 2001, ISBN
9788845248146. Voci correlate Gran loggia regolare d'Italia Massoneria in Italia
Massoneria Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di
o su Giuliano Di Bernardo Collegamenti esterni Intervista a Giuliano Di
Bernardo del 2017, su youtube.com PredecessoreGran maestro del Grande Oriente
d'ItaliaSuccessoreSquare compasses.svg Armando Corona11 marzo 1990 - 16 aprile
1993Eraldo Ghinoi (reggente)PredecessoreGran maestro della Gran Loggia Regolare
d'ItaliaSuccessoreSquare compasses.svg Carica inesistente1993 - 2001Fabio VenziBiografie
Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia Università Portale Università
Categorie: Filosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloNati
nel 1939Nati il 1º marzoNati a PenneGran maestri del Grande Oriente
d'Italia[altre]
BERNERI Camillo
Berneri Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Camillo Berneri Camillo Berneri
(Lodi, 20 maggio 1897 – Barcellona, 5 maggio 1937) è stato un filosofo,
scrittore e anarchico italiano, ucciso nel maggio 1937 insieme a Francesco
Barbieri poco dopo il loro arresto da parte dei comunisti stalinisti del PSUC
durante la battaglia intestina al fronte antifascista spagnolo delle giornate
di maggio, avvenuta a Barcellona tra comunisti e anarchici durante la guerra
civile spagnola. Indice 1 Biografia 1.1 Primi
Anni 1.2 Guerra
Civile Spagnola 2 Altri
scritti 3 Note
4 Bibliografia
5 Voci
correlate 6 Altri
progetti 7 Collegamenti
esterni Biografia Primi Anni Berneri nacque a Lodi da padre originario di
Ronco, frazione di Corteno Golgi (nella Val Camonica, in provincia di Brescia)
e da madre emiliana. Ben presto, si trasferì con la famiglia dapprima a Milano,
poi a Palermo, a Forlì - dove arrivò nel 1905 -, a Varallo Sesia (in provincia
di Vercelli) e, infine, a Reggio nell'Emilia.
Qui, da una testimonianza di Angelo Tasca risulta che Camillo Berneri
militava nella Federazione Giovanile Socialista di Reggio Emilia già dal 1912
(da "Mussolini-Psicologia di un dittatore", Camillo Berneri, a cura
di Pier Carlo Masini, Milano, 1966, pag 109). Dopo essere stato membro del Comitato
Centrale della Federazione Giovanile Socialista reggiana, e dopo aver
collaborato all'Avanguardia (organo nazionale della FGS), nel 1915 rassegna le
dimissioni dalla FGS, attraverso una lettera ai compagni, avendo maturato
convinzioni anarchiche. Sarà colpito dal gesto dei compagni che, nonostante le
dimissioni, vorranno che presieda un'ultima riunione della FGS a Reggio, e dal
gesto del mentore Camillo Prampolini, che lo convocherà per conoscere le
ragioni del suo dissenso. Berneri ricorderà sempre "i dolci ricordi del
mio catecumenato socialista"[1]. Nel 1916 si trasferisce ad Arezzo dove
frequenta il liceo. Chiamato alle armi
ed escluso dall'Accademia Militare di Modena per le sue idee, fu inviato al
fronte nel 1918; quindi, ancora in servizio, venne confinato nell'isola di
Pianosa in occasione dello sciopero generale del luglio 1919. Iniziava intanto
con lo pseudonimo Camillo da Lodi la sua copiosa attività pubblicistica
collaborando per anni a vari periodici libertari: da Umanità Nova a Pensiero e
Volontà, da L'avvenire anarchico di Pisa a La Rivolta di Firenze e a Volontà di
Ancona. Laureatosi in filosofia, insegnò
tale materia per qualche tempo a Camerino. Pronta e decisa si manifestava la
sua avversione al fascismo e, dall'Umbria in particolare, egli manteneva i
contatti con gli antifascisti fiorentini diffondendo il battagliero giornaletto
Non mollare. Molto intensa fu in quegli anni l'attività di Berneri nell'Unione
anarchica italiana. Inaspritasi la dittatura fascista, Berneri dovette espatriare
clandestinamente in Francia nel maggio 1926 e lo raggiunse poco dopo la moglie
con le figlie; sua moglie era Giovanna Caleffi anche lei militante anarchica
così come poi le figlie Marie Louise Berneri e Giliana Berneri. Guerra Civile Spagnola Scoppiata la guerra
civile spagnola, Berneri fu tra i primi ad accorrere in Catalogna, centro
dell'attività di massa libertaria esprimentesi nella Confederación Nacional del
Trabajo: qui si trovò a fianco di Carlo Rosselli con tanta parte
dell'antifascismo italiano e internazionale. Al di là della solidarietà
militante, a Carlo Rosselli lo legava anche l'atteggiamento critico, e
l'apertura mentale verso le prospettive del socialismo: in quegli anni Camillo
Berneri collaborò con l'organo clandestino del movimento socialista-liberale
"Giustizia e Libertà", argomentando con Rosselli sull'alternativa
secca tra socialismo libertario e socialismo dispotico ("Gli anarchici e
G.L.", Camillo Berneri e Carlo Rosselli, Giustizia e Libertà, 6 e 27 dicembre
1935). Furono gli ultimi mesi febbrili della sua vita: inadatto alle fatiche
del fronte, si dedicò con entusiasmo all'opera formativa, al dibattito ideale e
alle incombenze politiche pubblicando a Barcellona dal 9 ottobre 1936 un
proprio periodico dal titolo Guerra di classe che sintetizzava la sua precisa
interpretazione del conflitto in corso. In esso infatti Berneri, preoccupato
per il crescente isolamento non tanto del legittimo governo repubblicano quanto
delle più tipiche realizzazioni rivoluzionarie e libertarie conseguite in
Catalogna, Aragona e altre regioni, si batté vigorosamente per la stretta
connessione di guerra e rivoluzione ponendo agli antifascisti e ai suoi stessi
compagni anarchici il dilemma: vittoria su Franco, grazie alla guerra
rivoluzionaria, o disfatta. Tale la sostanza di numerosi suoi articoli e
discorsi come della famosa Lettera aperta alla ministra anarchica della Sanità
Federica Montseny che con altri tre anarchici era nel governo di Largo
Caballero. Molteplici, seppure
inascoltati, furono anche i suoi suggerimenti politici per colpire le basi
operative del fascismo proclamando l'indipendenza del Marocco, coordinare gli
sforzi militari, potenziare gradualmente la socializzazione. Fu dunque quella
di Berneri una funzione singolarmente impegnata che lo espose ben presto alle
feroci repressioni condotte dai comunisti ormai prevalsi dopo l'avvento del
governo di Juan Negrín: scomparvero così tragicamente, vittime dei massacri di
massa, migliaia di combattenti antifascisti non comunisti, anarchici ma anche
comunisti non stalinisti, come i miliziani del POUM. L'assassinio di Camillo
Berneri, sulle cui esatte circostanze esistono diverse versioni[2], si colloca
precisamente nella sanguinosa resa dei conti tra stalinisti e loro avversari
antifascisti conosciuta come le giornate di maggio (Barcellona, maggio 1937).
Il 5 maggio Berneri fu prelevato insieme con l'amico anarchico Francesco
Barbieri dall'appartamento che i due condividevano con le rispettive compagne.
I cadaveri dei due anarchici italiani furono ritrovati crivellati di
proiettili. La moglie di Camillo Berneri allevò i figli di Antonio Cieri, anche
lui caduto in Spagna. In morte di Camillo Berneri, il leader socialista Pietro
Nenni scrisse: "Se l'anarchico Berneri fosse caduto su una barricata di Barcellona,
combattendo contro il governo popolare, noi non avremmo niente da dire, e nella
severità del suo destino ritroveremmo la severa legge della rivoluzione. Ma
Berneri è stato assassinato, e noi dobbiamo dirlo" (Pietro Nenni, Nuovo
Avanti, Parigi, 28 giugno 1937). Altri
scritti Tra gli scritti di Berneri ricordiamo:
Lettera aperta ai giovani socialisti di un giovane anarchico, Orvieto,
1920 I problemi della produzione comunista, Firenze, 1920 Le tre città,
Firenze, 1925 Un federalista russo. Pietro Kropotkin, Roma, 1925 Mussolini
normalizzatore, Zurigo, 1927 Lo spionaggio fascista all'estero, Marsiglia,
1929[3] Le peché original, Orléans, 1931 Nozioni di chimica antifascista, s.l.,
1934 Mussolini gran actor, Valencia, 1934 L'operaiolatria, Brest, 1934 Le Juif
antisémite, Paris, 1935 El delirio racista, Buenos Aires, 1935 Mussolini a la
conquista de las Baleares, Barcelona, 1937 ll lavoro attraente, Ginevra, 1938
Guerre de classes en Espagne, Nîmes, 1938 Ed ancora: Mussolini normalizzatore La donna e la
garçonne (1926) Pensieri e battaglie Il cristianesimo e il lavoro (1932) Le
Léonard de S. Freud - Cahiers Psychologiques n°1 (anche in italiano) Note ^ da
"Mussolini-Psicologia di un dittatore", Camillo Berneri, Edizioni
Azione Comune, a cura di Pier Carlo Masini, Milano, 1966, pag 115-117) ^
Mirella Serri, I profeti disarmati. 1945-1948, la guerra fra le due sinistre,
Milano, Corbaccio, 2008. ^ Cfr. Nicola Fedel, Introduzione e criteri di
edizione in Camillo Berneri, Lo spionaggio fascista all'estero, a cura di
Nicola Fedel (prefazione di Mimmo Franzinelli), Fondazione Comandante Libero,
Milano, 2016, pp. XVII-XIX Bibliografia Aa. Vv., Enciclopedia UTET. Camillo
Berneri, Anarchia e società aperta, a cura di Pietro Adamo, M&B Publishing,
Milano 2006. Stefano D'Errico, Anarchismo e politica. Nel problemismo e nella
critica all'anarchismo del Ventesimo Secolo, il "programma minimo"
dei libertari del Terzo Millennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo
Berneri, Mimesis, Milano 2007. Roberto Gremmo, Bombe, soldi e anarchia:
l'affare Berneri e la tragedia dei libertari italiani in Spagna, Storia
Ribelle, Biella 2008. Mirella Serri, I profeti disarmati. 1945-1948. La guerra
tra le due sinistre, Milano, Corbaccio, 2008. Flavio Guidi, "Nostra patria
è il mondo intero". Camillo Berneri e "Guerra di Classe" a
Barcellona (1936-37), pubblicato dall'autore, Milano 2010. Giampietro Berti,
Giorgio Sacchetti (a cura di), Un libertario in Europa. Camillo Berneri: fra
totalitarismi e democrazia. Atti del convegno di studi storici, Arezzo, 5
maggio 2007, Archivio famiglia Berneri A. Chessa, Reggio Emilia 2010. Camillo
Berneri, Lo spionaggio fascista all'estero, a cura di Nicola Fedel (e
prefazione di Mimmo Franzinelli), Fondazione Comandante Libero, Milano, 2016, ISBN
978-88-906018-9-7 Voci correlate Antifascismo Archivio Famiglia Berneri Guerra
civile spagnola Giornate di maggio Altri progetti Collabora a Wikisource
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Collegamenti esterni Camillo Berneri, su Treccani.it – Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Camillo Berneri, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su
Wikidata Camillo Berneri, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Camillo Berneri, su Liber
Liber. Modifica su Wikidata Opere di Camillo Berneri, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Camillo Berneri, su Open
Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (EN) Camillo Berneri, su
Goodreads. Modifica su Wikidata Altri particolari sul sito dell'ANPI di Roma,
su romacivica.net. URL consultato il 6 aprile 2006 (archiviato dall'url
originale il 31 agosto 2006). Carlo De Maria - Un convegno e una nuova stagione
di studi su Camillo Berneri, su storiaefuturo.com (archiviato dall'url
originale il 26 luglio 2007). Socialismo Libertario - Profili biobibliografici
libertari, su socialismolibertario.it. Abolizione ed estinzione dello stato
(1936) Anarchismo e federalismo di Camillo Berneri, su magozine.it. V · D · M
Antifascismo (1919-1943) Controllo di autorità VIAF
(EN) 7487 · ISNI (EN) 0000 0001 2117 1122 · SBN IT\ICCU\CFIV\006055 · LCCN (EN)
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Storia Portale Storia Categorie: Filosofi italiani del XX secoloScrittori
italiani del XX secoloAnarchici italianiNati nel 1897Morti nel 1937Nati il 20 maggioMorti
il 5 maggioNati a LodiMorti a BarcellonaAntifascisti italianiAssassinati con
arma da fuocoVittime di dittature comuniste[altre]
BERTI Enrico Berti
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Enrico
Berti (Valeggio sul Mincio, 3 novembre 1935) è un filosofo italiano, professore
emerito di storia della filosofia, presidente onorario dell'Istituto
internazionale di filosofia. Indice 1 Biografia 2 Pensiero
3 Opere
principali 3.1 Traduzioni
4 Onorificenze
e riconoscimenti 5 Note
6 Voci
correlate 7 Collegamenti
esterni Biografia Laureatosi in filosofia all'Università di Padova nel 1957, è
stato allievo di Marino Gentile. Dal
1961 al 1964 è assistente presso l'Università di Padova. Nel 1965 diventa
professore di storia della filosofia antica all'Università di Perugia e nel
1969 di storia della filosofia nella stessa Università. Nel 1971 si trasferisce all'Università di
Padova, dove insegna storia della filosofia. È poi docente anche nelle
Università di Ginevra, di Bruxelles, di Santa Fé (Argentina) e alla Facoltà di
Teologia di Lugano. Dal 1983 al 1986
presiede la Società Filosofica Italiana.
Nel 1987 vince il premio dell'Associazione internazionale "Federico
Nietzsche" per la filosofia, nel 2005 il premio Iannone per la filosofia
antica, nel 2007 il premio Santa Marinella e il premio Castiglioncello per la
filosofia, nel 2009 il premio "Athene Noctua" e nel 2012 il premio
giornalistico Lucio Colletti. Nel 2013 è
nominato "doctor honoris causa" dell'Università nazionale capodistriana
di Atene e nel 2014 Honorary Fellow dell'"Interdisciplinary Centre for
Aristotle Studies" dell'Università di Salonicco. Pensiero Interessato particolarmente alla
filosofia di Aristotele, Enrico Berti ne ha intravisto le tracce nella
metafisica, nell'etica e nella politica contemporanea in particolar modo per il
problema della contraddizione e della dialettica.[1] Berti si è poi inserito nella dibattuta
questione del rapporto tra filosofia e scienza, cercando di definire la
specificità della filosofia, che si fonda su una razionalità non rapportabile a
quella scientifica, ma piuttosto alla dialettica e alla retorica. Su un piano
più propriamente teoretico si è interessato alla possibilità di riproporre oggi
una filosofia di tipo metafisico, formulando una concezione «umile« o «povera»
della metafisica come consapevolezza della problematicità, e quindi
dell'insufficienza, del mondo dell'esperienza, considerato nella sua totalità
(comprendente scienza, storia, individuo e società).[2] Opere principali L'interpretazione
neoumanistica della filosofia presocratica, 1959. La filosofia del primo
Aristotele, Padova, Cedam, 1962; 2ª ed., Milano, Vita e Pensiero, 1997. Il
"De republica" di Cicerone e il pensiero politico classico, 1963.
L'unità del sapere in Aristotele, 1965. La contraddizione, 1967. Studi sulla
struttura logica del discorso scientifico, 1968. Studi aristotelici, 1975
(nuova edizione 2012). Aristotele. Dalla dialettica alla filosofia prima,
Padova, Cedam, 1977. Ragione scientifica e ragione filosofica nel pensiero
moderno, Roma, La Goliardica, 1977. Profilo di Aristotele, Roma, Studium, 1979.
Il bene, Brescia, La Scuola, 1983. Le vie della ragione, Bologna, Il Mulino,
1987. Contraddizione e dialettica negli antichi e nei moderni, Palermo, L'Epos,
1987. Le ragioni di Aristotele, Roma-Bari, Laterza, 1989. (in collaborazione
con Franco Volpi) Storia della filosofia. Dall'antichità a oggi, Roma-Bari,
Laterza, 1991. Aristotele nel Novecento, Roma-Bari, Laterza, 1992. Introduzione
alla metafisica, Torino, UTET, 1993. Il pensiero politico di Aristotele,
Roma-Bari, Laterza, 1997. (curatore, con Cristina Rossitto) Aristotele e altri
autori, Divisioni, con testo greco a fronte, coll. Il pensiero occidentale,
2005 In principio era la meraviglia. Le grandi questioni della filosofia
antica, Laterza, Roma-Bari 2007 Dialectique, physique et métaphysique. Études
sur Aristote, Peeters, 2008. con Cristina Rossitto, Il libro primo della
«Metafisica» (traduzione di Antonio Russo), Laterza, Roma-Bari 2008 Sumphilosophein.
La vita nell'Accademia di Platone, Roma-Bari, Laterza, 2010. Nuovi studi
aristotelici, 4 voll., Morcelliana, 2004-2010. Invito alla filosofia, Brescia,
La Scuola, 2011. La ricerca della verità in filosofia, Roma, Studium, 2014. Nel
2004 Enrico Berti ha scritto un dialogo satirico, un "falso d'autore"
attribuito ad Aristotele, Eubulo o della ricchezza: dialogo perduto contro i
governanti ricchi. Traduzioni
Aristotele, Metafisica, traduzione, introduzione e note di E. Berti, Collana
Biblioteca Filosofica, Roma-Bari, Laterza, 2017, ISBN 978-88-5812-455-0.
Onorificenze e riconoscimenti Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della
Repubblica Italiana È membro delle
seguenti accademie e istituzioni scientifiche:
Accademia nazionale dei Lincei Institut international de philosophie
Istituto veneto di scienze, lettere ed arti Société européenne de culture
Fédération internationale des sociétés de philosophie Pontificia accademia
delle scienze Pontificia accademia di San Tommaso d'Aquino Accademia galileiana
di scienze, lettere ed arti Società filosofica italiana[3] Note ^
festivalfilosofia, su festivalfilosofia.it (archiviato dall'url originale il 15
novembre 2008). ^ Enciclopedia multimediale delle Scienze filosofiche, su
emsf.rai.it. URL consultato il 10 settembre 2012 (archiviato dall'url originale
il 27 settembre 2013). ^ Biografia Enrico Berti (PDF) [collegamento
interrotto], su comune.ancona.it. Voci correlate Aristotele Collegamenti
esterni Opere di Enrico Berti, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su
Wikidata (EN) Opere di Enrico Berti, su Open Library, Internet Archive.
Modifica su Wikidata Registrazioni di Enrico Berti, su RadioRadicale.it, Radio
Radicale. Modifica su Wikidata Intervista a Enrico Berti (2011) Enrico Berti
scheda nel sito dell'Università di Padova (con l'elenco delle pubblicazioni)
Controllo di autorità VIAF (EN)
276860205 · ISNI (EN) 0000 0003 8463 5582 · SBN IT\ICCU\NAPV\078430 · LCCN (EN)
n79095600 · GND (DE) 122166086 · BNF (FR) cb13163085x (data) · BNE (ES)
XX855945 (data) · BAV (EN) 495/74172 · WorldCat Identities (EN) lccn-n79095600
Biografie Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi
italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloNati nel 1935Nati il 3
novembreNati a Valeggio sul MincioProfessori dell'Università degli Studi di
PadovaStudenti dell'Università degli Studi di PadovaProfessori dell'Università
degli Studi di PerugiaAccademici dei LinceiStorici della filosofia
italiani[altre]
BERTINARIA Francesco
Bertinaria Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Francesco Bertinaria (1816 – Genova, 1892) è stato un filosofo, saggista
e docente italiano. Studiò
all'Università di Pisa, si trasferì a Torino per collaborare con l'editoria
Pomba. Ha curato la traduzione Abriss der Geschichte der Philosophie di
Kennegieszer, professore dell'Università di Breslavia. Si occupò anche di
filosofia orientale e di filosofia italiana. Nel 1860 Bertinaria ottenne la
cattedra di Filosofia della Storia all'Università di Torino. Nel 1865 fu
chiamato all'Università di Genova. Morì a Genova nel 1892.[1] Indice 1 Opere
1.1 Scritti
2 Note
3 Bibliografia
4 Altri
progetti 5 Collegamenti
esterni Opere 1843 - La filosofia italiana moderna, Pomba, Torino. 1843 - C. L.
Kannegierzer, Compendio di storia della filosofia. Tradotto dal tedesco e
ampliato da F. Bertinaria, Pomba, Torino 1843, XIX-331 pp.; con note di F.
Prudenzano, Pedone, Napoli 1854, XXIII-283 pp.; con discorso e note di F.
Prudenzano e con giunte dello stesso intorno alla moderna filosofia scozzese e
francese, Boutteaux e Aubry, Napoli 1858, XXXI-307 pp. 1846 - Discorso
sull'indole e le vicende della filosofia italiana, Pomba, Torino 1846, 107 pp.;
nuova ed.: Sull'indole e le vicende della filosofia italiana. Discorso, Pomba,
Torino 1866, 105 pp. 1846 - Concetto della filosofia e delle scienze inchiuse
nel dominio di essa, «Antologia italiana», 1846, vol. I, pp. 332-359. Estr.:
Pomba, Torino 1846. 1847 - Rec. di F. P. Bozzelli, Disegno di una storia delle
scienze filosofiche in Italia dal Risorgimento delle lettere sin oggi, Napoli
1847, «Antologia italiana», 1847, vol. II, pp. 754-767. 1849 - Concetto
scientifico della storia, Stamp. sociale degli artisti tipografi, Torino, 24
pp. 1852 - Alcuni saggi filosofici, Tip. Fory e Dalmazza, Torino, 89 pp. 1857 -
Prospetto dell'insegnamento della filosofia della storia, Stamperia dell'unione
tipografico editrice, Torino, 15 pp. 1857 - Della teoria poetica e dell'epopea
latina, Torino. 1864 - Dell'importanza della filosofia della storia e sue relazioni
con le altre scienze.Prolusione, Torino. 1865 - L'antica e la nuova filosofia
del diritto. Prolusione, Tip. Cavour, Torino, 46 pp. 1865 - Principi di
biologia e di sociologia, Negro, Torino. 1866 - La storia della filosofia e la
filosofia della storia. Prolusione, «Riv. cont.», 1866, vol. XLIV, pp. 24-37.
Estr.: Baglione, Torino 1866, 16 pp. 1866- Sulla formola esprimente il nuovo
principio dell'enciclopedia. Lettera alla signora Emilia De Laurenti Sabelli,
«Riv. cont.», 1866, vol. XLVII, pp. 3-7. 1866 - Il positivismo e la metafisica.
Discorso, «Riv. cont.», 1866, vol. XLVII, pp. 161-84. Estr.: A. F. Negro,
Torino 1866, 28 pp. 1867 - Scienza, Arte e Religione, «Gerdil», 1867, vol. I,
pp. 335-343, 353-362, 434-439, 455-460, 491-497, 622-626, 682-690, 791-796,
810-828. Estr.: Tip. Torinese, Torino 1867, 77 pp. 1868 - Dell'origine,
progresso e condizione presente della filosofia civile, «Riv. bol.», II, 1868,
pp. 827-839. 1874 - Saggio sulla funzione ontologica della rappresentazione
ideale, FSI, V, 1874, vol. X, pp. 319-343. 1875 - Concetto del mondo civile
universale, FSI, VI, 1875, vol. XI, pp. 191-205. 1876 - La dottrina
dell'evoluzione e la filosofia trascendentale. Discorso, Tip. Ferrando, Genova,
38 pp. 1877 - Ricerca se la separazione della Chiesa dallo Stato sia dialettica
ovvero sofistica, FSI, VIII, 1877, vol. XV, pp. 51-68, 153-170. Estr.: Tip.
dell'Opinione, Roma 1877, 38 pp. 1877 - Il problema dell'incivilimento, ossia
come possano essere conciliate fra loro le dottrine della civiltà nativa di
Vico e della civiltà nativa di Romagnosi, FSI, VIII, 1877, vol. XVI, pp.
335-359. 1877 - J. M. Hoene Wronski, La psicologia fisica ed iperfisica,
commentata da F. Bertinaria, Unione tipografico-editrice, Torino, 128 pp. 1878
- Ricerca se l'odierna società civile progredisca ovvero retroceda, FSI, IX,
1878, vol. XVIII, pp. 319-338. 1879 - L'odierno antagonismo sociale. Discorso
inaugurale nella Università di Genova, Tip. P. Martini, Genova, 35 pp. 1880 -
Il problema critico esaminato dalla filosofia trascendente, FSI, XI, 1880, vol.
XXII, pp. 241-270. 1882 - Discorso per l'inaugurazione dei corsi filosofici e
letterari nella R. Università di Genova, Tip. P. Martini, Genova, 22 pp. 1886 -
Idee introduttive alla storia della filosofia, RIF, I, 1886, vol. II, pp.
213-235. Estr.: Tip. della R. Accademia dei Lincei, Roma 1886. 1887 -
Determinazione dell'assoluto. Saggio di filosofia esoterica, «Giornale della
Società di letture e conversazioni scientifiche di Genova», X, 1887, II sem.,
pp. 301-322. Estr.: Tip. A. Ciminago, Genova 1887, 24 pp. 1889 - Il problema
capitale della scolastica risoluto dalla filosofia trascendente. Nota
storico-critica, RIF, IV, 1889, vol. II, pp. 3-23. Estr.: Tip. alle Terme
Diocleziane di Giovanni Balbi, Roma 1889, 23 pp. Scritti Bulgarini, G. B.,
Recensione dell'articolo del prof. F. Bertinaria apparso sulla «Rivista
Italiana»: Idee introduttive alla storia della filosofia, «Rosmini», 1887, vol.
I, pp. 295-299. Cecchi, P. L., F. Bertinaria. Studio biografico, «Annuario
della R. Università di Genova», 1892-1893, pp. 153-176. Estr.: P. Martini,
Genova 1893. Cecchi, P. L., Francesco Bertinaria. Commemorazione, Martini,
Genova 1893, 28 pp. D'Ercole, P., Notizie biografiche del prof. F. Bertinaria,
«Annuario della R. Università degli studi di Torino», 1892-1893. Estr.: Torino
1892, 9 pp. Mamiani, T., Rec. di F. Bertinaria, La dottrina della evoluzione e
la filosofia trascendente.Discorso, Genova 1876, FSI, VII, 1876, vol. XIII, pp.
134-137. Mamiani T., Intorno alla sintesi ultima del sapere e dell'essere.
Lettere al professore Bertinaria, FSI, XII, 1881, vol. XXIII, pp. 3-28,
231-249; XIII, 1882, vol. XXVI, pp. 84-95. Estr.: Roma 1882. Tolomio, pp.
249-266. Note ^ Bertinaria, su dif.unige.it. Bibliografia Piero Di Giovanni (a
cura di), Un secolo di filosofia italiana attraverso le riviste 1870-1960,
FrancoAngeli, pp. 304, ISBN 978-88-56-86938-5. Altri progetti Collabora a
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Collegamenti esterni Opere di Francesco Bertinaria, su openMLOL, Horizons
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italiani del XIX secoloInsegnanti italiani del XIX secoloNati nel 1816Morti nel
1892Morti a Genova[altre]
BERTO – Francesco
Berto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search
Francesco Berto (Venezia, 10 luglio 1973) è un filosofo, logico e accademico
italiano. Indice 1 Attività 2 Opere
in italiano 3 Opere
in inglese 4 Interventi
su riviste 5 Note
6 Collegamenti
esterni Attività Laureatosi a Venezia con una tesi su Emanuele Severino, ha
conseguito il dottorato presso la stessa università con una tesi sulla
dialettica hegeliana. Dopo aver conseguito un post-doc in Filosofia teoretica
all'Università degli Studi di Padova è stato Chaire d'Excellence Fellow al CNRS
di Parigi, dove ha insegnato Ontologia all'École Normale Supérieure ed è stato
membro dell'Istituto di Filosofia della Scienza e della Tecnica della Sorbona.
È stato Research Fellow all'Institute for Advanced Study della University of
Notre Dame (Indiana, USA). Ha insegnato Logica anche all'Università Ca' Foscari
di Venezia e all'Università Vita-Salute San Raffaele. È stato Structural Chair
of Metaphysics alla Universiteit van Amsterdam e membro del Northern Institute
of Philosophy di Crispin Wright alla University of Aberdeen. Attualmente tiene
la Chair of Logic and Metaphysics al dipartimento di Filosofia dell'University
of St Andrews ed è Research Chair all'Institute for Logic, Language and
Computation alla Universiteit van Amsterdam.
Nel 2007 ha vinto il Premio Filosofico Castiglioncello, nella sezione
giovani, con il libro Teorie dell'assurdo. I rivali del Principio di
Non-Contraddizione.[1] Nel 2010
l'Università Ca' Foscari di Venezia gli ha assegnato il Premio Ca'Foscari alla
Ricerca di 10.000 euro per giovani ricercatori.[2] Nel 2013 ha ottenuto dall'AHRC - Research
Council di Gran Bretagna un finanziamento di 240.000 sterline per il progetto
"The Metaphysical Basis of Logic".[3]
Nel 2016 ha ottenuto dall'European Research Council un finanziamento di
2.000.000 di euro per il progetto "The Logic of
Conceivability".[4] Opere in
italiano Logica con i social network, Roma, Carocci, 2019 (con M. Plebani). Che
cos'è una contraddizione, Roma, Carocci, 2015 (con L. Bottai). L'esistenza non
è logica. Dal quadrato rotondo ai mondi impossibili, Roma-Bari, Laterza, 2010.
Tutti pazzi per Gödel. La guida completa al Teorema di Incompletezza,
Roma-Bari, Laterza, 2008. Logica da Zero a Gödel, Roma-Bari, Laterza, 2007.
Teorie dell'Assurdo. I rivali del Principio di Non-Contraddizione, Roma,
Carocci, 2006. Che cos'è la dialettica hegeliana? Un'interpretazione analitica
del metodo, Padova, Il Poligrafo, 2005. La Dialettica della struttura
originaria, Padova, Il Poligrafo, 2003. Opere in inglese Impossible Worlds,
Oxford, Oxford University Press, 2019 (con Mark Jago). Ontology and
Metaontology. A Contemporary Guide, London, Bloomsbury, 2015 (con Matteo
Plebani). Existence as a Real Property, Dordrecht, Synthèse Library, Springer,
2012. There's Something About Gödel. The Complete Guide to the Incompleteness
Theorem, Oxford, Wiley-Blackwell, 2009. How to Sell a Contradiction. The Logic
and Metaphysics of inconsistency, London, King's College Publications, 2007.
Interventi su riviste Ha pubblicato saggi su varie riviste[5],[6]: Review of
Symbolic Logic, Philosophical Studies, The Philosophical Quarterly, Mind,
Proceedings of the Aristotelian Society, Journal of Philosophical Logic,
Philosophia Mathematica, Minds and Machines, Synthèse, Erkenntnis, Dialectica,
Logique et Analyse, American Philosophical Quarterly, Australasian Journal of
Logic, Australasian Journal of Philosophy, European Journal of Philosophy,
Metaphysica, The Logica Yearbook, New Waves in Philosophical Logic, The
Stanford Encyclopedia of Philosophy, Epistemologia, Teoria, Il Pensiero,
Sistemi intelligenti, Iride, Rivista di estetica, Dedalus, Divus Thomas, il
Giornale di metafisica. Note ^ Comune
Rosignano - Livorno, su comune.rosignano.livorno.it. URL consultato il 3
febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2014). ^ Università
Ca'Foscari di Venezia, su unive.it. URL consultato il 23 aprile 2012
(archiviato dall'url originale il 20 luglio 2014). ^ Università di Aberdeen ^
Università di Amsterdam Archiviato il 12 febbraio 2016 in Internet Archive. ^
Università di Aberdeen Archiviato il 9 settembre 2013 in Internet Archive. ^
PhilPapers.org Collegamenti esterni Stanford Encyclopedia of Philosophy:
Dialetheism, su plato.stanford.edu. Stanford Encyclopedia of Philosophy:
Impossible Worlds, su plato.stanford.edu. Stanford Encyclopedia of Philosophy:
Cellular Automata, su plato.stanford.edu. URL consultato il 23 aprile 2012
(archiviato dall'url originale il 23 aprile 2013). Controllo di autorità VIAF (EN) 7638508 · ISNI (EN) 0000
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Categorie: Filosofi italiani del XXI secoloLogici italianiAccademici italiani
del XXI secoloNati nel 1973Nati il 10 luglioNati a VeneziaProfessori
dell'Università Ca' FoscariProfessori dell'Università di AmsterdamStudenti
dell'Università Ca' Foscari Venezia[altre]
berlin: “If Berlin and I have
something in common is a tutor!” – H. P. Grice. Berlin: I. Russian-born philosopher
and historian of ideas. He is widely acclaimed for his doctrine of radical
objective pluralism; his writings on liberty; his modification, refinement, and
defense of traditional liberalism against the totalitarian doctrines of the
twentieth century not least Marxism-Leninism; and his brilliant and
illuminating studies in the history of ideas from Machiavelli and Vico to Marx
and Sorel. A founding father with Austin, Ayer, and others of Oxford philosophy
in the 0s, he published several influential papers in its general spirit, but,
without abandoning its empirical approach, he came increasingly to dissent from
what seemed to him its unduly barren, doctrinaire, and truthdenying tendencies.
From the 0s onward he broke away to devote himself principally to social and
political philosophy and to the study of general ideas. His two most important
contributions in social and political theory, brought together with two other
valuable essays in Four Essays on Liberty 9, are “Historical Inevitability” 4
and his 8 inaugural lecture as Chichele Professor of Social and Political
Theory at Oxford, “Two Concepts of Liberty.” The first is a bold and decisive
attack on historical determinism and moral relativism and subjectivism and a
ringing endorsement of the role of free will and responsibility in human
history. The second contains Berlin’s enormously influential attempt to
distinguish clearly between “negative” and “positive” liberty. Negative
liberty, foreshadowed by such thinkers as J. S. Mill, Constant, and above all
Herzen, consists in making minimal assumptions about the ultimate nature and
needs of the subject, in ensuring a minimum of external interference by
authority of any provenance, and in leaving open as large a field for free
individual choice as is consonant with a minimum of social organization and
order. Positive liberty, associated with monist and voluntarist thinkers of all
kinds, not least Hegel, the G. Idealists, and their historical progeny, begins
with the notion of self-mastery and proceeds to make dogmatic and far-reaching
metaphysical assumptions about the essence of the subject. It then deduces from
these the proper paths to freedom, and, finally, seeks to drive flesh-and-blood
individuals down these preordained paths, whether they wish it or not, within
the framework of a tight-knit centralized state under the irrefragable rule of
rational experts, thus perverting what begins as a legitimate human ideal, i.e.
positive self-direction and self-mastery, into a tyranny. “Two Concepts of
Liberty” also sets out to disentangle liberty in either of these senses from
other ends, such as the craving for recognition, the need to belong, or human
solidarity, fraternity, or equality. Berlin’s work in the history of ideas is
of a piece with his other writings. Vico and Herder 6 presents the emergence of
that historicism and pluralism which shook the two-thousand-yearold monist
rationalist faith in a unified body of truth regarding all questions of fact
and principle in all fields of human knowledge. From this profound intellectual
overturn Berlin traces in subsequent volumes of essays, such as Against the
Current 9, The Crooked Timber of Humanity 0, and The Sense of Reality 6, the
growth of some of the principal intellectual movements that mark our era, among
them nationalism, fascism, relativism, subjectivism, nihilism, voluntarism, and
existentialism. He also presents with persuasiveness and clarity that peculiar
objective pluralism which he identified and made his own. There is an
irreducible plurality of objective human values, many of which are incompatible
with one another; hence the ineluctable need for absolute choices by
individuals and groups, a need that confers supreme value upon, and forms one
of the major justifications of, his conception of negative liberty; Berlin,
Isaiah Berlin, Isaiah 85 85 hence, too,
his insistence that utopia, namely a world where all valid human ends and
objective values are simultaneously realized in an ultimate synthesis, is a
conceptual impossibility. While not himself founder of any definable school or
movement, Berlin’s influence as a philosopher and as a human being has been
immense, not least on a variety of distinguished thinkers such as Stuart Hampshire,
Charles Taylor, Bernard Williams, Richard Wollheim, Gerry Cohen, Steven Lukes,
David Pears, and many others. His general intellectual and moral impact on the
life of the twentieth century as writer, diplomat, patron of music and the
arts, international academic elder statesman, loved and trusted friend to the
great and the humble, and dazzling lecturer, conversationalist, and animateur
des idées, will furnish inexhaustible material to future historians.
bi-conditional: As Grice notes,
‘if’ is the only non-commutative operator; so trust Mill to make it
commutative, “if p, q, then if q, p.” Cited by Strawson after ‘if,’ but
dismissed by Grice in his list of
‘formal devices’ as ‘too obvious.’ --
the logical operator, usually written with a triple-bar sign S or a
doubleheaded arrow Q, used to indicate that two propositions have the same
truth-value: that either both are true or else both are false. The term also
designates a proposition having this sign, or a natural language expression of
it, as its main connective; e.g., P if and only if Q. The truth table for the
biconditional is The biconditional is so called because its application is
logically equivalent to the conjunction
‘P-conditional-Q-and-Q-conditional-P’.
According to Pears, and rightly, too, ‘if’ conversationally implicates
‘iff.’
black box – used by Grice in
his method in philosophical psychology -- a hypothetical unit specified only by
functional role, in order to explain some effect or behavior. The term may
refer to a single entity with an unknown structure, or unknown internal
organization, which realizes some known function, or to any one of a system of
such entities, whose organization and functions are inferred from the behavior
of an organism or entity of which they are constituents. Within behaviorism and
classical learning theory, the basic functions were taken to be generalized
mechanisms governing the relationship of stimulus to response, including
reinforcement, inhibition, extinction, and arousal. The organism was treated as
a black box realizing these functions. Within cybernetics, though there are no
simple inputoutput rules describing the organism, there is an emphasis on
functional organization and feedback in controlling behavior. The components
within a cybernetic system are treated as black boxes. In both cases, the
details of underlying structure, mechanism, and dynamics are either unknown or
regarded as unimportant.
blackburn’s skull. Blackburn's
"one-off predicament" of communicating without a shared language
illustrates how Grice's theory can be applied to iconic signals such as the
drawing of a skull to wam of danger. See his Spreading the Word. III. 112.
blindsight: studied by Grice
and Warnock, “Visa.” -- a residual visual capacity resulting from lesions in
certain areas of the brain the striate cortex, area 17. Under routine clinical
testing, persons suffering such lesions appear to be densely blind in
particular regions of the visual field. Researchers have long recognized that,
in primates, comparable lesions do not result in similar deficits. It has
seemed unlikely that this disparity could be due to differences in brain
function, however. And, indeed, when human subjects are tested in the way
non-human subjects are tested, the disparity vanishes. Although subjects report
that they can detect nothing in the blind field, when required to “guess” at
properties of items situated there, they perform remarkably well. They seem to
“know” the contents of the blind field while remaining unaware that they know,
often expressing astonishment on being told the results of testing in the blind
field.
Bianco Carlo Bianco Da
Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Carlo Bianco
(Cervinara, 25 luglio 1911 – Cervinara, 9 aprile 2010) è stato un avvocato,
filosofo e letterato italiano. Ha vissuto per tutta la vita nella città natale,
in provincia di Avellino. La sua intensa e appassionata vita di uomo di cultura
lo ha portato in giro per tutto il mondo.
Indice 1 Biografia
2 Opere
3 Note
4 Bibliografia
5 Collegamenti
esterni Biografia Laureato in lettere, filosofia e scienze, docente di
filosofia morale all'Università di Trento,[1] fu un seguace del pensiero di
Platone e Marcuse. Fondatore della corrente del concretismo, dottrina
filosofica che propugna il rispetto di ogni fede religiosa, il credo
nell'aldilà e nella vita dopo la morte, ottenne nel 2004[1] la candidatura al
premio Nobel per la letteratura dalle Accademie italiane. Nel corso della sua carriera ricevette per
tre volte il premio della Presidenza del Consiglio dei ministri: nel 1953, nel
1975 e, infine, nel 1995. Accademico di Francia, membro della Columbia Academy,
nella sua lunga attività letteraria conseguì diversi diplomi e riconoscimenti.
Nel 2003 vinse il premio "Elsa Morante" che gli venne consegnato da
Maurizio Costanzo e Dacia Maraini.[1] Il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino
gli conferì la medaglia d'oro quale miglior ambasciatore della Campania nel
mondo. Bianco, infatti, era un valente conoscitore di lingue straniere, compresi
alcuni dialetti. Conosceva molti dialetti di paesi africani, che aveva avuto
modo di apprendere nei suoi frequenti viaggi; aveva conseguito, inoltre, una
laurea in scienze coloniali.[2] L'Università Latina di Parigi gli conferì una
laurea honoris causa in lettere. Un
saggio biografico del 2001 e una raccolta di poesie curata da Alfredo Marro,
direttore del Caudino (mensile cervinarese col quale il filosofo ha a lungo
collaborato), si occupano del filosofo cervinarese. Nell'autunno 2010, Franco
Martino gli dedicò una poesia dal titolo "A Carlo Bianco" nel suo
libro Paese mio carissimo. Bianco morì
il 9 aprile 2010 a 99 anni mentre stava lavorando su un testo di Tommaso
d'Aquino[2]. Il 29 ottobre 2011 la città di Cervinara gli ha dedicato una
piazza nella natia frazione dei Salomoni.
Opere Introduzione a Kant, Edizione La nuova Italia letteraria, Bergamo,
1959. Saggio di filosofia dello spirito, Editrice La Zagara, 1960. L'Uomo sui
confini dell'ignoto, Edizioni centro ricerche Biopsichiche, Padova, 1966. La
morale come scienza della vita, Edizioni Studi e ricerche, Catania, 1968. La
morale come scienza della vita, Edizione Studi e Ricerche Catania, 1968. Tempi
di Sofistica, Edizioni studi e ricerche, Catania, 1968. Pensieri, Vincenzo
Ursini Editore, Catanzaro, 1990. L'uomo, l'inconoscibile, Edizioni Scientifiche
Internazionale, Napoli, 1996. La vita davanti a voi, Casa Editrice Fausto
Fiorentino, 1999. Note Vedi Cervinara
commemora Carlo Bianco articolo de la Repubblica, 3 settembre 2011, Sezione
Napoli, Archivio storico. Vedi È morto
Carlo Bianco avvocato e candidato al Nobel nel 2006 articolo de la Repubblica,
11 aprile 2010, Sezione Napoli, Archivio storico. Bibliografia Alfredo Marro,
Un gigante del pensiero, Edizioni Il Caudino, Cervinara 2001. Alfredo Marro,
Biografie cervinaresi, Edizioni Il Caudino, Cervinara 2004. Alfredo Marro,
Frammenti di un'anima – poesie scelte di Carlo Bianco, Edizioni Il Caudino,
Cervinara 2006. Filomena Stanzione, Carlo Bianco nella Cultura Caudina, Casa
Editrice Fausto Fiorentino, Rotondi 2000. Collegamenti esterni Carlo Bianco,
poeta della fede e del dolore biografia e bibliografia nel sito
"carlobianco.blogspot". Controllo di autorità VIAF (EN) 197994277 ·
WorldCat Identities (EN) viaf-197994277 Biografie Portale Biografie Filosofia
Portale Filosofia Categorie: Avvocati italiani del XX secoloFilosofi italiani
del XX secoloLetterati italianiNati nel 1911Morti nel 2010Nati il 25
luglioMorti il 9 aprileNati a CervinaraMorti a Cervinara[altre]
bobbio: essential Italian
philosopher, who’s written on Fregeian sense ‘senso,’ – the need for sense –
the search for sense, meaning meaning. «Il compito degli uomini
di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di
raccogliere certezze.» (Norberto Bobbio, Invito al colloquio, in Politica
e cultura, Einaudi, Torino 1955, p. 15.) Norberto Bobbio (Torino, 18 ottobre
1909 – Torino, 9 gennaio 2004) è stato un filosofo, giurista, politologo,
storico e senatore a vita italiano. Considerato «al tempo stesso il massimo
teorico del diritto e il massimo filosofo [italiano] della politica […] nella
seconda metà del Novecento», fu «sicuramente quello che ha lasciato il segno
più profondo nella cultura filosofico-giuridica e filosofico-politica e che più
generazioni di studiosi, anche di formazione assai diversa, hanno considerato
come un maestro».[5] Bobbio nacque a Torino il 18 ottobre 1909 da Luigi
(medico) e Rosa Caviglia. Una condizione familiare agiata gli permise
un'infanzia serena. Il giovane Norberto scrive versi, ama Bach e la Traviata,
ma svilupperà, per causa di una non ben determinata malattia infantile[7] «la
sensazione della fatica di vivere, di una permanente e invincibile stanchezza»
che si aggravò con l'età, traducendosi in un taedium vitae, in un sentimento malinconico,
che si rivelerà essenziale per la sua maturazione intellettuale.[7]
Studiò prima al Ginnasio e poi al Liceo classico Massimo D'Azeglio dove
conoscerà Leone Ginzburg, Vittorio Foa e Cesare Pavese, poi divenute figure di
primo piano della cultura dell'Italia repubblicana. Dal 1928, come molti
giovani dell'epoca, fu infine iscritto al Partito Nazionale Fascista. La
sua giovinezza, come da lui stesso descritto fu: "vissuta tra un convinto
fascismo patriottico in famiglia e un altrettanto fermo antifascismo appreso
nella scuola, con insegnanti noti antifascisti, come Umberto Cosmo e Zino Zini,
e compagni altrettanto intransigenti antifascisti come Leone Ginzburg e
Vittorio Foa". Allievo di Gioele Solari e Luigi Einaudi, si laureò
in Giurisprudenza l'11 luglio 1931 con una tesi intitolata Filosofia e
dogmatica del Diritto, conseguendo una votazione di 110/110 e lode con dignità
di stampa.[8] Nel 1932 seguì un corso estivo all'Università di Marburgo, in
Germania, insieme a Renato Treves e Ludovico Geymonat, ove conoscerà le teorie
di Jaspers e i valori dell'esistenzialismo. L'anno seguente, nel dicembre 1933,
conseguì la laurea in Filosofia sotto la guida di Annibale Pastore con una tesi
sulla fenomenologia di Husserl[9], riportando un voto di 110/110 e lode con
dignità di stampa[8], e nel 1934 ottenne la libera docenza in Filosofia del
diritto, che gli aprì le porte nel 1935 all'insegnamento, dapprima
all'Università di Camerino, poi all'Università di Siena e a Padova (dal 1940 al
1948). Nel 1934 pubblicò il primo libro, L'indirizzo fenomenologico nella
filosofia sociale e giuridica. Le sue frequentazioni sgradite al regime
gli valsero, il 15 maggio 1935, un primo arresto a Torino, insieme agli amici
del gruppo antifascista Giustizia e Libertà; fu quindi costretto, a seguito di
una intimazione a presentarsi davanti alla Commissione provinciale della
Prefettura per discolparsi, a inoltrare esposto a Benito Mussolini. La chiara
reputazione fascista di cui godeva la famiglia gli permise però una piena
riabilitazione, tanto che, pochi mesi dopo, con il richiesto intervento di
Mussolini e di Gentile, ottenne la cattedra di filosofia del diritto a
Camerino, che era occupata da un altro ordinario ebreo, espulso a seguito delle
leggi razziali.[10] Dopo un diniego iniziale a causa dell'arresto di tre anni
prima, fu reintegrato grazie all'intervento di Emilio De Bono, amico di
famiglia, mentre era presidente di commissione il cattolico e dichiarato
antifascista Giuseppe Capograssi.[11] È in questi anni che Norberto Bobbio
delineò parte degli interessi che saranno alla base della sua ricerca e dei
suoi studi futuri: la filosofia del diritto, la filosofia contemporanea e gli
studi sociali, uno sviluppo culturale che Bobbio vive contemporaneamente al
contesto politico temporale. Un anno dopo le leggi razziali, infatti,
esattamente il 3 marzo 1939, giurò fedeltà al fascismo per poter ottenere la
cattedra all'Università di Siena. E rinnovò il giuramento nel 1940, a guerra
dichiarata, per prendere il posto del professor Giuseppe Capograssi, a sua
volta insediatosi nel 1938 nella cattedra del professor Adolfo Ravà estromesso
dall'Università di Padova perché ebreo[12]. Questo episodio della sua vita -
spesso riportato come se Bobbio avesse preso direttamente il posto di Ravà[13] -
fu poi oggetto di svariate polemiche. Nel '42, un giovane Bobbio affermò
davanti alla Società Italiana di Filosofia del Diritto che Capograssi crebbe in
«quel rinascimento idealistico del XX secolo, nel nostro campo di studi
iniziato, stimolato, e, quel ch'è di più, criticamente fondato da Giorgio Del
Vecchio».[14] Nel 1942 partecipò al movimento liberalsocialista fondato da
Guido Calogero e Aldo Capitini e, nell'ottobre dello stesso anno, aderì al
Partito d'Azione clandestino. Nei primi mesi del 1943 respinse
l'"invito" del ministro Biggini (che poco dopo redasse, su impulso di
Mussolini, la costituzione della Repubblica di Salò) a partecipare a una
cerimonia presso l'Università di Padova durante la quale si sarebbe dedicata
una lampada votiva da collocare al sacrario dei caduti della rivoluzione
fascista nel cimitero della città[15]. Nel 1943 sposò Valeria Cova: dalla
loro unione nacquero i figli Luigi, Andrea e Marco. Il 6 dicembre del 1943 fu
arrestato a Padova per attività clandestina e rimase in carcere per tre mesi.
Nel 1944 venne pubblicato il saggio La filosofia del decadentismo, nel quale
criticò l'esistenzialismo e le correnti irrazionalistiche, rivendicando al
contempo le esigenze della ragione illuministica.[16] Dopo la liberazione
collaborò regolarmente con Giustizia e Libertà, quotidiano torinese del Partito
d'azione, diretto da Franco Venturi. Collaborò all'attività del Centro di studi
metodologici con lo scopo di favorire l'incontro tra cultura scientifica e
cultura umanistica, e poi con la Società Europea di Cultura. Nel 1945
pubblicò un'antologia di scritti di Carlo Cattaneo, col titolo Stati uniti
d'Italia, premettendovi uno studio, scritto tra la primavera del 1944 e quella
del 1945 dove sosteneva che il federalismo come unione di stati diversi era da
considerarsi superato dopo l'avvenuta unificazione nazionale. Il
federalismo a cui pensava Bobbio era quello inteso come "teorica della
libertà" con una pluralità di centri di partecipazione che potessero
esprimersi in forme di moderna democrazia diretta.[17] Nel 1948
lasciò l'incarico a Padova e venne chiamato alla cattedra di filosofia del
diritto dell'Università di Torino, annoverando corsi di notevole importanza
come Teoria della scienza giuridica (1950), Teoria della norma giuridica
(1958), Teoria dell'ordinamento giuridico (1960) e Il positivismo giuridico
(1961). Dal 1962 assunse l'incarico di insegnare scienza politica, che
ricoprirà sino al 1971; fu tra i fondatori della odierna facoltà di Scienze
politiche all'Università di Torino insieme con Alessandro Passerin d'Entrèves,
al quale subentrò nella cattedra di filosofia politica nel 1972 mantenendola
fino al 1979 anche per l'insegnamento di Filosofia del diritto e Scienza
politica. Dal 1973 al 1976 divenne preside della facoltà ritenendo che mentre
gli incarichi accademici fossero «onerosi e senza onori» era l'insegnamento
l'attività principale della sua vita: «un abito e non solo una
professione». La politica, del resto, divenne via via un tema
fondamentale nel suo percorso intellettuale e accademico, e parallelamente alla
pubblicazioni di carattere giuridico, aveva avviato un dibattito con gli
intellettuali del tempo; nel 1955 aveva scritto Politica e cultura, considerato
una delle sue pietre miliari, mentre nel 1969 era uscito il libro Saggi sulla
scienza politica in Italia. Nei venticinque anni accademici all'ombra
della Mole Antonelliana, Bobbio svolse anche diversi tra corsi su Kant, Locke,
lavori su Hobbes e Marx, Hans Kelsen, Carlo Cattaneo, Hegel, Vilfredo Pareto, Gaetano
Mosca, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, e contribuì con una pluralità di saggi,
scritti, articoli e interventi di grande rilievo che lo portarono, in seguito a
diventare socio dell'Accademia dei Lincei e della British Academy. Divenuto
condirettore con Nicola Abbagnano della Rivista di filosofia a partire dal
'53[21], fu come questi socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, della
quale entrò a far parte il 9 marzo dello stesso anno per essere confermato
socio nazionale e residente dal 26 aprile 1960[22]. Significativa la
collaborazione, sul tema pacifista, col filosofo e amico antifascista Aldo
Capitini, le cui riflessioni comuni sfoceranno nell'opera I problemi della
guerra e le vie della pace (1979). Nel 1953 partecipò alla lotta condotta dal
movimento di Unità Popolare contro la legge elettorale maggioritaria e nel 1967
alla Costituente del Partito Socialista Unificato. Nel tempo delle
contestazioni giovanili, Torino fu la prima città a farsi carico della
protesta, e Bobbio, fautore del dialogo, non si sottrasse a un difficile
confronto con gli studenti, tra i quali il suo stesso primogenito Luigi che
militava all'epoca in Lotta Continua. Nel contempo, venne anche incaricato dal
Ministero per la Pubblica Istruzione quale membro della Commissione tecnica per
la creazione della facoltà di sociologia di Trento. Guido Calogero
e Norberto Bobbio alla Rencontres internationales de Genève (settembre
1953).[23] Nel 1971 Bobbio fu tra i firmatari della lettera aperta pubblicata
sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli. Nel 1998 Norberto Bobbio in una
lettera indirizzata ad Adriano Sofri pubblicata su La Repubblica ripudiò il
tono del linguaggio utilizzato nell'appello ma senza ritrattarne l'adesione al
contenuto di critica sui fatti legati a Piazza Fontana.[24] Il 14
febbraio 1972 scrivendo a Guido Fassò intorno al problema democratico, Bobbio
si sfogava sostenendo che «questa nostra democrazia è divenuta sempre più un
guscio vuoto, o meglio un paravento dietro cui si nasconde un potere sempre più
corrotto, sempre più incontrollato, sempre più esorbitante [...] Democrazia di
fuori, nella facciata. Ma dietro la tradizionale prepotenza dei potenti che non
sono disposti a rinunciare nemmeno a un'oncia del loro potere, e lo mantengono
con tutti i mezzi, prima di tutto con la corruzione [...] La democrazia non è
soltanto metodo, ma è anche un ideale: è l'ideale egualitario. Dove questo
ideale non ispira i governanti di un regime che si proclama democratico, la
democrazia è un nome vano. Io non posso separare la democrazia formale da
quella sostanziale. Ho il presentimento che dove c'è soltanto la prima un
regime democratico non è destinato a durare [...] Sono molto amaro, amico mio.
Ma vedo questo nostro sistema politico sfasciarsi a poco a poco [...] a causa
delle sue interne, profonde, forse inarrestabili degenerazioni».[25] A
metà degli anni settanta, nel solco di un sempre più vivace impegno civile, e
alle soglie di uno dei periodi più drammatici in Italia (culminato col
rapimento e l'omicidio di Aldo Moro), provocò un vivace dibattito sia negando
l'esistenza di una cultura fascista sia trattando estensivamente sui rapporti
tra democrazia e socialismo. L'8 maggio 1981, alla vigilia dei referendum
sull'aborto, rilascia un'intervista al Corriere della Sera nella quale afferma
la sua contrarietà all'interruzione della gravidanza [26] Successivamente
la sua attenzione si concentrò a favore di una "politica per la
pace", con motivati distinguo a sostegno del diritto internazionale in
occasione della Guerra del Golfo del 1991. Delle venticinque lettere
inedite che fanno parte della corrispondenza epistolare che Bobbio tenne con
Danilo Zolo e che ora sono state rese pubbliche nel volume L'alito della
libertà, a cura dello stesso Zolo, interessante quella del 25 febbraio 1991
riguardante la "Guerra del Golfo" che vide protagonisti nel gennaio
del 1991 gli Stati Uniti di George Bush senior, le forze dell'ONU e vari paesi
arabi alleati contro l'Iraq di Saddam Hussein che aveva invaso il Kuwait.
Bobbio definì "giusta" questa guerra non rendendosi conto che quella
parola «... poteva essere interpretata in modo diverso da come l'avevo intesa
io... come guerra "giustificata" in quanto rispondente a
un'aggressione.» Bobbio quindi si lamentò delle polemiche nate al riguardo da
parte di "pacifisti da strapazzo". Il fatto che l'ONU, scrisse
Bobbio, avesse autorizzato l'intervento in guerra contro l'Iraq, la rendeva
"legale", in questo senso, "giusta". Bobbio però
riconobbe che l'ONU fosse stato successivamente, nel corso della guerra, messo
da parte e gli "spietati bombardamenti" su Baghdad hanno fatto sì che
si possa temere che «...se la pace sarà instaurata con la stessa mancanza di
saggezza con cui è stata condotta la guerra, anche questa guerra sarà stata,
come tante altre inutile.» Nel 1979 fu nominato professore emerito
dell'Università di Torino e nel 1984, ai sensi del secondo comma dell'articolo
59 della Costituzione italiana, avendo «illustrato la Patria per altissimi
meriti» in campo sociale e scientifico, fu nominato senatore a vita dal
Presidente della Repubblica Sandro Pertini. In quanto membro del Senato si
iscrisse prima come indipendente nel gruppo socialista, poi dal 1991 al gruppo
misto ed infine dal 1996 al gruppo parlamentare del Partito Democratico della
Sinistra, poi divenuto dei Democratici di Sinistra.[27] Norberto
Bobbio e Natalia Ginzburg a Barolo per festeggiare gli ottant'anni di Vittorio
Foa (4 ottobre 1990).[28] Nel 1994, dopo la stagione di mani pulite, e la
cosiddetta fine della Prima Repubblica, venne pubblicato il saggio Destra e
sinistra, i cui contenuti provocarono un notevole dibattito culturale, agitando
non poco l'humus della politica italiana. Il libro toccò le cinquecentomila
copie vendute in pochi mesi e venne ripubblicato l'anno successivo, riveduto e
ampliato, con risposte ai critici. A riconoscimento di un'intera vita
lucidamente dedicata alle scienze del diritto, della politica, della filosofia
e della società, tra dubbio e metodo, tra ethos e laicità, Bobbio ricevette
lauree honoris causa da molte università, tra le quali quelle di Parigi
(Nanterre), Buenos Aires, Madrid (tre, in particolare alla Complutense) e
Bologna,[29] e vinse il Premio europeo Charles Veillon per la saggistica nel
1981, il Premio Balzan del 1994,[30] ed il Premio Agnelli nel 1995. Nel
1997 pubblicò la sua autobiografia. Nel 1999 uscì una terza edizione aggiornata
del suo best seller, ormai tradotto in una ventina di lingue. Nel 2001 morì la
moglie Valeria, e Bobbio iniziò un graduale ritiro dalla vita pubblica, pur rimanendo
in attività e curando ulteriori pubblicazioni. Fecero rumore le sue
osservazioni critiche sia nei confronti di Silvio Berlusconi sia della
partitopenia (ossia mancanza di partiti)[31], e le riflessioni sulla crisi
della sinistra e della socialdemocrazia europea. Il 18 ottobre 2003, ricevette
il "Sigillo Civico" della sua Torino "per l'impegno politico e
il contributo alla riflessione storica e culturale". Dopo avervi
trascorso la maggior parte della vita, Norberto Bobbio morì a Torino il 9
gennaio 2004. Secondo le sue volontà, alcuni giorni dopo la morte, la salma
venne tumulata, con una cerimonia civile strettamente privata nel cimitero di
Rivalta Bormida, comune piemontese in provincia di Alessandria.[32][33] Il
pensiero di Norberto Bobbio si forma nei primi decenni del Novecento in una
temperie filosofica dominata dell'idealismo. Tuttavia, come molti studiosi
torinesi, non abbraccia mai questa visione del mondo: dopo un primo
accostamento alla fenomenologia, significativamente attestato dalle sue opere
sulla filosofia di Husserl, si avvicina al filone neorazionalista e
neoempirista fiorito in Europa, specialmente oltralpe in Germania ed attorno al
Circolo di Vienna. Negli anni quaranta e cinquanta Bobbio entra in
contatto con la filosofia analitica di tradizione anglosassone. Compie studi di
analisi del linguaggio, tracciando le prime linee di ricerca della scuola
analitica italiana di filosofia del diritto, di cui è ancora oggi riconosciuto
figura eminente di riferimento. Al riguardo vanno menzionati perlomeno i due
saggi: Scienza del diritto e analisi del linguaggio del 1950[34] e Essere e
dover essere nella scienza giuridica del 1967[35]. Dedica studi specifici
a Hobbes, a Pareto e a molti filosofi e teorici della politica di cui già s'è
detto. Vede nell'Illuminismo un modello di rigore e di rifiuto del dogmatismo
di cui riprende l'ideale razionalistico, traducendolo anche nell'analisi del
sistema democratico e parlamentare. Sino dagli anni cinquanta si occupa di temi
quali la guerra e la legittimità del potere, dividendo la sua produzione tra la
filosofia giuridica, la storia della filosofia e i temi di attualità
politica. Durante gli ultimi anni del fascismo, Bobbio matura la
convinzione della necessità di uno Stato democratico, che sgombri il campo dal
pericolo della politica ideologizzata e delle ideologie totalitarie sia di
destra che di sinistra; auspica una gestione laica della politica e un
approccio filosofico-culturale ad essa, che aiuti a superare la
contrapposizione fra capitalismo e comunismo e a promuovere la libertà e la
giustizia. Nel saggio Quale socialismo? (1976), Bobbio critica sia la
dialettica marxista sia gli obiettivi dei movimenti rivoluzionari, sostenendo
che le conquiste borghesi dovevano estendersi anche alla classe dei proletari.
Bobbio ritiene fallimentare solo l'esperienza marxista-leninista, mentre
prevede che le istanze di giustizia rivendicate dai marxisti possano, in
futuro, riaffiorare nel panorama politico. Il pensiero di Bobbio diviene
così, soprattutto tra gli intellettuali dell'area socialista, un modello
esemplare, grazie al suo 'sapere impegnato', certamente «più preoccupato di
seminare dubbi che di raccogliere consensi». Egli stesso riprenderà la
riflessione su un tema a lui caro, quello del rapporto tra politica e cultura,
proponendo, tra le pagine di Mondoperaio, una «autonomia relativa della cultura
rispetto alla politica» secondo la quale «la cultura non può né deve essere
ridotta integralmente alla sfera del politico». Nel 1994 esce l'opera Destra
e sinistra, nella quale Bobbio focalizza le differenze fra le due ideologie e i
due indirizzi politico-sociali; la destra, secondo l'autore, è caratterizzata
dalle tendenze alla disuguaglianza, al conservatorismo ed è ispirata da
interessi, mentre la sinistra persegue l'uguaglianza, la trasformazione, ed è
sospinta da ideali. In quest'opera, Bobbio si esprime anche in favore dei
diritti animali[36]. Nell'opera L'età dei diritti (1990), Bobbio
individua i diritti fondamentali che consentono lo sviluppo di una democrazia
reale e di una pace giusta e duratura. Una partecipazione collettiva e non
coercitiva alle decisioni comunitarie, una contrattazione delle parti,
l'allargamento del modello democratico a tutto il mondo, la fratellanza fra gli
uomini, il rispetto degli avversari, l'alternanza senza l'ausilio della
violenza, una serie di condizioni liberali, vengono indicati da Bobbio come
capisaldi di una democrazia, che seppur cattiva, è preferibile ad una
dittatura. Per tutta la vita scrittore di numerosissimi articoli, anche
tramite interviste, Norberto Bobbio incarna l'ideale della filosofia critica e
militante che lo vede protagonista anche del Centro di studi metodologici di
Torino e tra i fondatori del Centro studi Piero Gobetti di Torino che conserva
la sua biblioteca e il suo archivio, «Mi ritengo un uomo del dubbio e del
dialogo. Del dubbio, perché ogni mio ragionamento su una delle grandi domande
termina quasi sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte, o ponendo
ancora un'altra grande domanda. Del dialogo, perché non presumo di sapere
quello che non so, e quello che so metto alla prova continuamente con coloro
che presumo ne sappiano più di me.» (Norberto Bobbio, Elogio della
mitezza, Linea d'ombra edizioni, Milano 1994, p. 8.) Contrario alla figura
dell'intellettuale «Profeta»[37], preferendo il ruolo del «Mediatore» impegnato
«nella difficile arte del dialogo» (e ciò è anche testimoniato dal colloquio
intrattenuto con i marxisti per un riesame critico del loro «dogmatismo e
settarismo» che coinvolse anche Togliatti)[38][39][40], il suo atteggiamento
teoretico fu segnato da una positiva «ambivalenza» fra una posizione realista e
una idealista che non rifuggiva le complessità del discorso, ricorrendo sovente
al paradosso. Ciò gli valse, in virtù dell'amore per il dibattito che consideri
«il pro e il contro» di ogni questione[41], la qualifica di filosofo «de la
indecisión» (Rafael de Asís Roig)[41][42], giacché ogni suo «ragionamento su
una delle grandi domande [si concludeva] quasi sempre, o esponendo la gamma
delle possibili risposte, o ponendo ancora un'altra grande
domanda».[43] Nell'ultimo libro che raccoglie saggi, scritti e
testimonianze su maestri, amici ed allievi, Bobbio comincia ricordando i tre
maestri Francesco Ruffini, Piero Martinetti e Tommaso Fiore. L'elenco degli
amici è lungo e annovera compagni di studio come Antonino Repaci[44][45] come
Renato Treves e Ludovico Geymonat e colleghi come Nicola Abbagnano, Bruno
Leoni, Alessandro Passerin d'Entrèves e Giovanni Tarello. Bobbio ricorda poi
gli allievi Paolo Farneti, Morris Lorenzo Ghezzi, Amedeo Giovanni Conte, Uberto
Scarpelli che, come Bobbio stesso scrive, nel 1972 fu naturaliter suo
successore a Torino sulla cattedra di Filosofia del diritto. Traggono
ispirazione dal pensiero di Bobbio le "lezioni Bobbio", svoltesi nel
2004, e la manifestazione "Biennale Democrazia" di
Torino. Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e
dell'arte - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della
scuola della cultura e dell'arte — Roma, 2 giugno 1966.[46] Gran Croce del
Merito Civile - nastrino per uniforme ordinaria Gran
Croce del Merito Civile — Roma, 10 febbraio 1984.[2] Laurea honoris causa in
Scienze Politiche - nastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in
Scienze Politiche — Università degli Studi di Sassari, 5 maggio 1994.[2]
Onorificenza dell'Ordine Messicano Aquila Azteca - nastrino per uniforme
ordinaria Onorificenza dell'Ordine Messicano Aquila Azteca — Torino, 21
novembre 1994.[2] Intitolazioni A Norberto Bobbio è stata intitolata la
biblioteca dell'Università di Torino, sita in Lungo Dora Siena, 100 A.
Gli è stato inoltre intitolato un istituto di istruzione superiore a Carignano,
nella provincia di Torino, denominato appunto "I.I.S Norberto
Bobbio". A lui è intitolata la biblioteca civica di Rivalta Bormida,
paese natale della madre Rosa Caviglia.[47] Opere Per una più completa
bibliografia, si rinvia a Carlo Violi, Bibliografia degli scritti di Norberto
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978-88-04-63388-4. Note ^ Premio "Artigiano della Pace" –
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originale il 12 settembre 2011). ^ Fondazione Internazionale Balzan – Premiati:
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il 4 luglio 2019. ^ N. Bobbio, seconda tavola fuori testo. Scrive Bobbio:
«[Fui] esonerato, per mia vergogna, dalle ore di ginnastica per una malattia
infantile restata, almeno per me, misteriosa». (Norberto Bobbio, De senectute,
Einaudi, Torino 1996, pp. 27, 31 e passim) Fondo Norberto Bobbio –
L'Inventario: Stanza studio Bobbio (SB) – www.centrogobetti.it (PDF), su
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Torino, Treccani, 2016. URL consultato il 28 aprile 2019. ^ A puro titolo d'esempio
si veda Diego Gabutti, Norberto Bobbio non esitò a occupare la cattedra del
professore ebreo Adolfo Ravà, cacciato dall'università per motivi razziali, in
ItaliaOggi, 31 maggio 2018, p. 13. URL consultato il 28 aprile 2019. ^
Francesco Gentile, Società italiana di filosofia del diritto (atti del XXV
Congresso), La via della guerra e il problema della pace, a cura di Vincenzo
Ferrari, Filosofia giuridica della guerra e della pace, Milano, Courmayeur,
Franco Angeli, 21-23 settembre 2006, p. 545, ISBN 978-88-464-9578-5, OCLC
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"Laicità e immanentismo nel pensiero di Norberto Bobbio", di Alfonso
Di Giovine, in Democrazia e diritto, n. 4, 2015, p. 54. ^ Nicola Abbagnano,
Storia della filosofia, volume 9. Il pensiero contemporaneo: il dibattito
attuale, UTET, Torino 1998, p. 361. ^ Norberto Bobbio, Tra due repubbliche:
alle origini della democrazia italiana, Donzelli Editore, 1996 pag.149 ISBN
88-7989-211-8 ^ A ottobre del 1955 Fortini si reca in Cina in visita ufficiale
nella Repubblica Popolare Cinese con la prima delegazione italiana formata, tra
gli altri, da Piero Calamandrei, Norberto Bobbio, Enrico Treccani e Cesare
Musatti. Il viaggio durerà un mese e il diario della visita verrà pubblicato
l'anno seguente in Asia Maggiore. ^ Così Fortini chiama scherzosamente Bobbio
assimilandolo a Cartesio (Descartes) e al suo razionalismo ^ Franco Fortini,
Asia Maggiore, Einaudi, Torino 1956, pp. 121-123. ^ Ricordo di Norberto bobio,
in Rivista di Filosofia, vol. XCV, n. 1, Bologna, Società Editrice Il Mulino,
Aprile 2004. URL consultato il 13 marzo 2019 (archiviato l'8 giugno 2004). ^
Proiflo biografico di Norberto Bobbio, su accademiadellescienze.it, 2005. URL
consultato il 13 marzo 2019 (archiviato il 13 marzo 2019). ^ N. Bobbio, decima
tavola fuori testo. ^ "Non dobbiamo chiedere scusa per Piazza
Fontana" ^ Guido Fassò, La democrazia in Grecia, Giuffrè Editore, Milano
1999, p. XI. ^ «con l'aborto si dispone di una vita altrui». Affermava la
necessità di evitare il concepimento non voluto e non gradito; e concludeva,
rispondendo a Nascimbeni: «Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel
fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo
categorico, il "non uccidere". E mi stupisco a mia volta che i laici
lascino ai credenti il privilegio e l'onore di affermare che non si deve
uccidere».(in Intervista a Bobbio) ^ Senato della Repubblica, su senato.it. ^
N. Bobbio, ventesima tavola fuori testo. ^ Centenario Norberto Bobbio, su
centenariobobbio.it (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2009). ^ Premio
Balzan [collegamento interrotto], su balzan.com. ^ I timori di Bobbio
Democrazia senza partiti - La Repubblica ^ Ha lasciato scritto Norberto Bobbio:
«Ho compiuto 90 anni il 18 ottobre. La morte dovrebbe essere vicina a dire il
vero, l'ho sentita vicina tutta la vita. Non ho mai neppure lontanamente
pensato di vivere così a lungo. Mi sento molto stanco, nonostante le affettuose
cure di cui sono circondato, di mia moglie e dei miei figli. Mi accade spesso
nella conversazione e nelle lettere di usare l'espressione 'stanchezza
mortale'. L'unico rimedio alla stanchezza 'mortale' è il riposo della morte.
Decido funerali civili in comune accordo con mia moglie e i miei figli. In un
appunto del 10 maggio 1968 (più di trent'anni fa) trovo scritto: vorrei
funerali civili. Credo di non essermi mai allontanato dalla religione dei
padri, ma dalla Chiesa sì. Me ne sono allontanato ormai da troppo tempo per
tornarvi di soppiatto all'ultima ora. Non mi considero né ateo né agnostico.
Come uomo di ragione e non di fede, so di essere immerso nel mistero che la
ragione non riesce a penetrare fino in fondo, e le varie religioni interpretano
in vari modi. Alla morte si addice il raccoglimento, la commozione intima di
coloro che sono più vicini, il silenzio. Breve cerimonia in casa, o, se sarà il
caso, in ospedale. Nessun discorso. Non c'è nulla di più retorico e fastidioso
dei discorsi funebri». (Ne La Repubblica del 10 gennaio 2004 la cronaca del
funerale di Bobbio.) ^ Né ateo né agnostico ma lontano dalla Chiesa, in «La
Repubblica», 10 gennaio 2004. ^ Norberto Bobbio, Scienza del diritto e analisi
del linguaggio (PDF), in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, n.
2, giugno 1950, pp. 342-367. URL consultato il 5 luglio 2019. ^ Norberto
Bobbio, Essere e dover essere nella scienza giuridica (PDF), in Rivista di
filosofia, n. 3, luglio-settembre 1967, pp. 235-262. URL consultato il 5 luglio
2019. ^ «Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre
fonti principali di disuguaglianza: la classe, la razza ed il sesso. La
graduale parificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società
familiare e poi nella più grande società civile e politica è uno dei segni più
certi dell'inarrestabile cammino del genere umano verso l'eguaglianza. E che
dire del nuovo atteggiamento verso gli animali? Dibattiti sempre più frequenti
ed estesi, riguardanti la liceità della caccia, i limiti della vivisezione, la
protezione di specie animali diventate sempre più rare, il vegetarianesimo, che
cosa rappresentano se non avvisaglie di una possibile estensione del principio
di eguaglianza al di là addirittura dei confini del genere umano, un'estensione
fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini, per lo
meno nella capacità di soffrire? Si capisce che per cogliere il senso di questo
grandioso movimento storico occorre alzare la testa dalle schermaglie
quotidiane e guardare più in alto e più lontano». (da Destra e sinistra,
Donzelli, Roma 1994) ^ N. Bobbio, p. LIV, nota 11: «È significativo che nella
sua ultima lezione accademica tenuta come titolare della cattedra di Filosofia
della politica a Torino il 16 maggio 1979, ‘presente’ come egli stesso
ricorderà ‘il collega cui mi sentivo intellettualmente e politicamente più
vicino, Alessandro Passerin d'Entrèves’, Bobbio abbia citato ‘con forza la
celebre frase che subito dopo la Prima guerra mondiale, di fronte agli allievi,
che pretendevano dal celebre professore un orientamento politico, Max Weber
pronunciò: «La cattedra non è né per i demagoghi né per i profeti»’. (N.
Bobbio, Il mestiere di vivere, il mestiere di insegnare, il mestiere di
scrivere, colloquio con Pietro Polito, in “Nuova Antologia”, a. CXXXIV, vol.
583, fasc. 2211, luglio-settembre 1999, pp. 5-47)». ^ N. Abbagnano, Storia
della filosofia, vol. IX, UTET per Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Torino
2006, pp. 459-460, ove è detto: «Bobbio, dai primi anni Cinquanta in poi, ha
ricorrentemente tallonato la sinistra marxista, provocandola con intenti
costruttivi e spingendola ad un esame critico del suo persistente dogmatismo e
settarismo. Il documento più importante di tali provocazioni, nel decennio in
esame, è la raccolta di saggi Politica e cultura del 1955. Alcuni di questi
saggi appaiono in origine sulla rivista ‘Nuovi argomenti' che [...] costituisce
in quegli anni uno dei più significativi luoghi d'incontro tra area laica e
quella marxista. Lì appare, nel 1954, uno dei saggi più provocatori, in senso
costruttivo, [...] rivolti a quest'area (dalla quale si risponderà con gli
interventi di Della Volpe e di Togliatti): quello dal titolo molto
significativo Democrazia e dittatura». ^ Scrive Bobbio: «Pur non essendo mai
stato comunista [...] [e] avendo dedicato la maggior parte degli scritti di
critica politica a discutere coi comunisti su temi fondamentali come la libertà
e la democrazia [...], [ho] sempre considerato i comunisti, o per lo meno i
comunisti italiani, non come nemici da combattere ma come interlocutori di un
dialogo sulle ragioni della sinistra». (N. Bobbio, Teoria generale della
politica, Einaudi, Torino 2009, p. 618) ^ Sul pensiero di Bobbio circa il
comunismo, si veda anche l'intervista a cura di Giancarlo Bosetti, «No, non c'è
mai stato il comunismo giusto» (PDF), in l'Unità, 3 aprile 1998. Segue alla
pagina successiva Archiviato il 26 agosto 2016 in Internet Archive.. N.
Bobbio, p. 203. ^ N. Bobbio, p. XVII. ^ N. Bobbio, Elogio della mitezza, Linea
d'ombra edizioni, Milano 1994, p. 8. ^ Antonino Repaci, magistrato e uomo della
Resistenza, nipote di Leonida Repaci ^ Istituto storico della Resistenza e
della società contemporanea in provincia di Cuneo, su
beniculturali.ilc.cnr.it:8080. URL consultato il 19 febbraio 2020 (archiviato dall'url
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978-88-359-5937-3 Pier Paolo Portinaro, Introduzione a Bobbio, Roma-Bari,
Laterza, 2008, ISBN 978-88-420-8632-1. Voce "Norberto Bobbio" in AA.
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Roma 1976, pp. 749–750 Enrico Lanfranchi, Un filosofo militante. Politica e
cultura nel pensiero di Norberto Bobbio, Bollati Boringhieri, Torino 1989;
Nunzio Dell'Erba, Norberto Bobbio l'accento sulla democrazia, in "Storia e
problemi contemporanei", luglio-dicembre 1990, a. III, n. 6, pp. 33–41.
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ragione, "Ideologia e Scienze sociali", 26, Lacaita Editore,
Bari-Roma 1995 Giuseppe Gangemi, Meridione, Nordest, Federalismo. Da Salvemini
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Norberto Bobbio, dal sito dell'ANPI - Associazione Nazionale Partigiani
d'Italia (ultimo accesso del 15 ottobre 2009) I presupposti filosofici
nell'opera di Norberto Bobbio di Franco Manni V · D · M Antifascismo
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Storia Categorie: Senatori della IX legislatura della Repubblica ItalianaSenatori
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degli Studi di TrentoLaureati Honoris Causa dell'Università di BolognaFilosofi
del dirittoFilosofi della politica[altre]. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Bobbio," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
BOCCADIFERRO Ludovico
Boccadiferro Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Bologna: la tomba di Boccadiferro
nella basilica di San Francesco Ludovico Boccadiferro (Bologna, 1482 – Bologna,
3 maggio 1545) è stato un filosofo e umanista italiano. Il suo nome latino è
'Ludovicus Buccaferrea, Indice 1 Biografia 2 Opere
3 Note
4 Bibliografia
5 Voci
correlate 6 Altri
progetti 7 Collegamenti
esterni Biografia Nato a Bologna nel 1482 da una illustre famiglia cittadina,
dopo aver seguito le lezioni dei filosofi Alessandro Achillini dal quale derivò
il suo orientamento averroistico,[1] e forse Pietro Pomponazzi, presso lo
Studio di Bologna, Ludovico Boccadiferro insegnò a sua volta filosofia nella
medesima università.[2] Nel 1525 si trasferì alla Sapienza di Roma ove ebbe
modo di farsi apprezzare anche da papa Clemente VII.[2] Alla Sapienza rimase
sino al 1527 quando, a seguito del rovinoso sacco di Roma dei lanzichenecchi,
tornò a Bologna per riprendere l'insegnamento che mantenne fino sua alla morte,
avvenuta nella città natale a circa sessantatré anni nel 1545.[2] È sepolto in
una tomba monumentale all'interno della basilica di San Francesco a
Bologna.[2] Scrisse diverse opere, in
buona parte edite postume o mai pubblicate, sulla filosofia
aristotelica.[1] Opere Explanatio libri
I. Physicorum Aristotelis. Ex Ludouici Buccaferreae, ..., Venezia, in Academia
Veneta, 1558. Noua explanatio Topicorum Aristotelis, Venezia, in Academia
Veneta, 1559. Ludouici Buccaferrei Bononiensis, ... Lectiones, in quartum
Meteororum Aristotelis librum, Venetiis, ex officina Francisci Senensis, 1563.
Ludouici Buccaferrei Bononiensis philosophi praeclarissimi Lectiones super
primum librum meteorologicorum Aristotelis, nunc recens in lucem editae. Additi
etiam sunt duo indices, tum rerum, tum quaestionum copiosissimi, Venetiis, apud
Ioannem Baptistam Somascum Papiensem, 1564. Domini Ludouici Buccaferrei ...
Lectiones super tres libros De anima Arist. Nunc recens in lucem aeditae, cum
copiosissimo indice tam rerum notabilium quam quaestionum quae in uniuerso
opere continentur, Venetiis, apud Ioan. Baptistam Somascum, & fratres, 1566.
Explanatio libri primi Physicorum Aristotelis. Ex Ludouici Buccaferrei, ...
lectionibus excerpta. Recenti hac nostra editione quam potuit diligentissime
expolita, atque elaborata, Venetiis, apud Hieronymum Scotum, 1570. Ludouici
Buccaferrei Bononiensis ... Lectiones in Aristotelis Stagiritae libros, quos
vocant Parua naturalia, Venetiis, apud Hieronymum Scotum, 1570. Ludouici
Buccaferrei Bononiensis, ... Lectiones, in secundum, ac tertium meteororum
Aristotelis libros, Venetiis, apud Hieronymum Scotum, 1570. Ludouici
Buccaferrei Bononiensis ... In duos libros Aristotelis De generatione et
corruptione doctissima commentaria. A Ioanne Carolo Saraceno nunc primùm
castigata, atque diligentissimè repurgata. Necnon copiosissimo atque
locupletissimo indice ab eodem nunc primùm amplificata atque illustrata,
Venetiis, apud Franciscum de Franciscis Senensem, 1571. Ludouici Buccaferrei
... Lectiones super primum librum Meteorologicorum Aristotelis, duo additi
etiam sunt indices, nempe rerum ac quæstiorum copiosissimi, Venetiis, apud
hæredem Hieronymi Scoti, 1590. Note Vedi
Treccani.it L'Enciclopedia Italiana, riferimenti in Collegamenti esterni. Fonte Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti
in Bibliografia. Bibliografia Antonio Rotondò, «BOCCADIFERRO, Ludovico», in
Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 11, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1969. Charles H. Lohr, «The Aristotle commentaries
of Ludovicus Buccaferrea», Nouvelles de la république des lettres, 1984, pp .
107-18. Voci correlate Alessandro Achillini Averroè Aristotelismo Altri
progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o
altri file su Ludovico Boccadiferro Collegamenti esterni Ludovico Boccadiferro,
su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Modifica su Wikidata Ludovico Boccadiferro, in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Opere di
Ludovico Boccadiferro, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata
(EN) Opere di Ludovico Boccadiferro, su Open Library, Internet Archive.
Modifica su Wikidata Ritratto di Ludovico Boccadiferro Quadreria
dell'Università di Bologna, Archivio storico. URL visitato il 24 marzo 2013.
Averroismo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
2009. Controllo di autorità VIAF
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Categorie: Filosofi italiani del XVI secoloNati nel 1482Morti nel 1545Morti il
3 maggioNati a BolognaMorti a BolognaUmanisti italiani[altre]
BOCCANEGRA Alberto
Boccanegra Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
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di riferimento. Alberto Boccanegra (Venezia, 19 ottobre 1920 – San Domenico di
Fiesole, 11 luglio 2010) è stato un filosofo e teologo italiano. Indice 1 Biografia
1.1 Formazione
1.2 Attività
filosofica, teologica e critica 2 Saggi
e pubblicazioni 3 Note
4 Bibliografia
Biografia Osvaldo[1] Boccanegra nacque a Venezia, figlio primogenito di Antonio
e Ida Camerin. Partecipò alla seconda guerra mondiale come sottotenente del Regio
esercito, richiamato alle armi nel 1941. Nei giorni successivi all'armistizio
di Cassibile riuscì a sottrarsi alle rappresaglie naziste e si ricongiunse
all'esercito italiano a Catanzaro, dove spesso prestò servizio presso la Croce
rossa.[2] Formazione Durante gli anni
della leva trovò il tempo per dedicarsi allo studio dell'intero Organon di
Aristotele. Nel 1948 ottenne il dottorato in filosofia presso l'Università
Cattolica di Milano con una tesi dal titolo I primi principi in Duns Scoto.
Presupposti e corollari.[3] Nell'ateneo milanese, dove Boccanegra frequentava
la cerchia dei neo-tomisti radunatisi attorno a Gustavo Bontadini, gli venne
offerta la cattedra di filosofia teoretica che lui, tuttavia, rifiutò.[2] In
quegli anni scrisse e divulgò le sue idee alternative sulla rivista filosofica
Vita e Pensiero. Entrò a far parte dell'Ordine Domenicano a San Domenico di
Fiesole il 10 ottobre 1948 con il nome religioso di frà Alberto, che lo
accompagnò di lì in poi anche in occasione della pubblicazione delle sue
opere.[2] Il 14 ottobre 1949 entrò al
Pontificio Ateneo Angelicum di Roma per lo studio delle materie filosofiche e
teologiche dove nel 1953 discusse la sua tesi dottorale in filosofia (De
dynamismo entis) e nel 1954 ottenne il lettorato in teologia grazie al suo
Fundamenta metaphisica, tractatus de Deo secundum S. Thomam. Ordinato sacerdote
a San Marco di Firenze il 25 luglio 1953 non abbandonò più il convento di San
Domenico di Fiesole. Attività filosofica,
teologica e critica Boccanegra lasciò per sempre incompiuto il suo trattato
dottorale in teologia, ma nel 1969 pubblicò comunque una esauriente sintesi del
suo pensiero su vari numeri della rivista filosofica “Sapienza”.[4] Fu per anni
vice direttore della Commissione per la traduzione della Somma Teologica di
Tommaso d'Aquino in Italiano presieduta da Tito Centi. Gli imponenti schemi
riassuntivi sono consultabili nei 35 volumi editi dalle ESD di Bologna. Degne
di nota furono le sue corpose introduzioni alla Summa di d'Aquino pubblicate in
più edizioni a partire dal 1959.[5]
Neotomista, è considerato da alcuni filosofo metafisico[6] per altro tra
i più rilevanti,[7] mentre altri lo ricordano tra i teologi cattolici di
spicco.[8] La sua attività preferita tuttavia, fu l'insegnamento e la divulgazione.
Negli anni settanta del XX secolo è professore di filosofia al Pontificio
Ateneo Angelicum di Roma. Di tale corso ci restano le dispense dal titolo:
Frammenti di metafisica iniziale. Per più di vent'anni ha insegnato filosofia e
teologia nello Studio Teologico Accademico Bolognese e nello Studio Teologico
Fiorentino. Migliaia di pagine
manoscritte sono conservate dopo la sua morte nell'archivio conventuale di San
Domenico di Fiesole.[2] Fu autore di pubblicazioni ed articoli filosofici
comparsi o recensiti su riviste italiane ed internazionali. Fu confessore ricercato soprattutto dai
giovani. Nonostante una malattia che lo ha accompagnato e provato per quasi
tutta la vita costringendolo a cure costanti, riusciva quotidianamente a fare
escursioni per diversi chilometri. Quando negli ultimi anni le sue forze non
gli permisero di continuare la ricerca, si dedicò alla preghiera costante, sia
di giorno che di notte.[2] Saggi e
pubblicazioni La beatitudine Gli atti umani (I-II, qq. 1-21), Edizioni Studio
Domenicano, 1985 La prova radicale dell'esistenza di Dio e i suoi rapporti con
l'antropologia, 1969 Osservazioni sul fondamento della moralità, 1975
Pluralismo teologico di «tolleranza» o di «diritto»?, 1966 Circa la relazione
di G. Bontadini, 1973 La persona umana centro della metafisica tomistica, 1969
Note ^ Nome di battesimo. Angelo
Belloni, Biografia di Alberto Boccanegra, Ordine dei frati predicatori
Domenicani, Provincia Romana di S. Caterina da Siena, luglio 2010 ^ Relatore
Amato Masnovo. ^ Alberto Boccanegra, L'uomo in quanto persona centro della
metafisica tomista, su “Sapienza”, numero 3-4, XXII (1969), pp. 410-513 ^
Alberto Boccanegra, “La Somma teologica”, vol. VIII, La Beatitudine; Gli Atti
umani (I-II, qq.1-21)” (Prima edizione 1959, seconda 1984) ^ (EN) Giuseppe Del
Re, The cosmic dance: science discovers the mysterious harmony of the universe,
Templeton Foundation Press, 2000, ISBN 1890151254. p. 62 ^ Giuseppe Barzaghi,
Diario di metafisica. Concetti e digressioni sul senso dell'essere, Volume 3,
Studio Domenicano, 1997, ISBN 8870942708, p. 70. ^ Giovanni Cavalcoli, Enrico
Maria Radaelli, La questione dell'eresia in Rahner. Archiviato il 30 dicembre
2009 in Internet Archive., articolo uscito su «Divinitas», anno LI, n. 3, III
quadrimestre 2008. Bibliografia Alberto Boccanegra, L'uomo in quanto persona
centro della metafisica tomista, su "Sapienza", nn. 3-4, XXII, 1969,
pp. 410-513 Alberto Boccanegra, Il rinnovamento metodologico nell'insegnamento
della filosofia, "Revue internationale de philosophie", Edizioni
87-90, 1969 L'homme et la morale - Origine et sources de la morale thomiste -
Élaboration de la théologie comme science dans l'œuvre de saint Thomas,
"Revue thomiste", recensione, Volume 62, Saint-Maximin (France), École
de théologie pour les missions, p. 176. "Revista nacional de
cultura", recensione, Edizioni 173-178, Ministerio de Educación, Instituto
Nacional de Cultura y Bellas Artes, 1966, p. 53. Controllo di autorità VIAF
(EN) 311595467 · WorldCat Identities (EN) viaf-311595467 Biografie Portale
Biografie Cattolicesimo Portale Cattolicesimo Categorie: Filosofi italiani del
XX secoloTeologi italianiNati nel 1920Morti nel 2010Nati il 19 ottobreMorti
l'11 luglioNati a VeneziaMorti a FiesoleDomenicani italiani[altre]
BOCCHI – Gianluca
Bocchi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search
«La nostra età non ha soltanto vissuto l'esperienza della relatività da ogni
punto di vista. Ha fatto soprattutto l'esperienza dell'incompiutezza di ogni
punto di vista. La contingenza, la singolarità e l'irripetibilità di ogni punto
di vista sono condizioni indispensabili per avere accesso al mondo, per
dialogare con gli altri punti di vista, per creare nuovi mondi[1]» «Per noi, raccogliere la sfida della
complessità significa considerare la scienza una via importante per riannodare
i legami con le altre tradizioni, per riscoprire con interesse i loro
significati profondi, per esplorare la varietà delle esperienze cognitive,
emotive, estetiche, spirituali della specie umana[2]» «Il nostro continente è sempre stato sede di
migrazioni, di interazioni, di contrasti e di conflitti fra popoli e stirpi
differenti, e questa diversità di radici è un elemento integrante dei suoi
sviluppi passati e presenti.[3]» Niente
fonti! Questa voce o sezione sull'argomento filosofi italiani non cita le fonti
necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Puoi migliorare questa voce
aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso
delle fonti. Gianluca Bocchi (Milano, 19 dicembre 1954) è un filosofo
italiano. Gianluca Bocchi È un filosofo
della scienza e della storia, esperto di scienze biologiche ed evolutive, di
storia globale, di storia urbana, di geopolitica, di storia delle idee, delle
culture, delle lingue. Ha fra l'altro introdotto in Italia, con Mauro Ceruti,
le tematiche concernenti le scienze dei sistemi complessi e la connessa
epistemologia della complessità, contribuendo altresì alla loro diffusione a
livello internazionale. Pubblicazioni
Disordine e costruzione. Un'interpretazione epistemologica dell'opera di Jean
Piaget (con Mauro Ceruti), Milano, Feltrinelli, 1981. Modi di pensare
postdarwiniani. Saggio sul pluralismo evolutivo (con Mauro Ceruti), Bari,
Dedalo, 1984. La sfida della complessità (con Mauro Ceruti), Milano,
Feltrinelli, 1985, (nuova edizione con nuova introduzione, Milano, Bruno
Mondadori, 2007). Un nouveau commencement (con Edgar Morin e Mauro Ceruti),
Seuil, Paris, 1991. L'Europa nell'era planetaria (con Edgar Morin e Mauro
Ceruti), Milano, Sperling and Kupfer, 1991. Origini di storie (con Mauro
Ceruti), Milano, Feltrinelli, 1993, ISBN 88-07-10295-1. (tr. inglese The
Narrative Universe, NJ, Hampton Press; tr. spagnola El sentido de la historia,
Editorial Débate, Madrid; tr. portoghese Origens e Historias, Instituto Piaget,
Lisbona). La formazione come costruzione di nuovi mondi, Roma, Formez-Censis,
1993. Solidarietà o barbarie. L'Europa delle diversità contro la pulizia etnica
(a cura di, con Mauro Ceruti), Milano, Raffaello Cortina, 1994. Le radici prime
dell'Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici (a cura di, con Mauro
Ceruti), Milano, Bruno Mondadori, 2001. Origini della scrittura. Genealogie di
un'invenzione (a cura di, con Mauro Ceruti), Milano, Bruno Mondadori, 2002.
Educazione e globalizzazione (con Mauro Ceruti), Milano, Raffaello Cortina,
2004, ISBN 88-7078-865-2. Una e molteplice. Ripensare l'Europa (con Mauro
Ceruti), Milano, Tropea, 2009. Le città di Berlino (con Laura Peters), Bologna,
Bononia University Press, 2009. Le vie della formazione. Creatività,
innovazione, complessità (con Francesco Varanini), Milano, Guerini, 2013.
L'Europa globale. Epistemologie delle identità, Roma, Studium, 2014, ISBN
978-88-382-4323-3. Borderscaping: Imaginations and Practices of Border Making
(a cura di, con Chiara Brambilla, Jussi Laine, James W. Scott), Farnham
(Surrey, UK), Ashgate, 2015. Note ^ Gianluca Bocchi, Mauro Ceruti, Origini di
storie, Prefazione, Milano, Feltrinelli, 1993, p. 12, ISBN 88-07-10295-1 ^
Gianluca Bocchi, Mauro Ceruti, La sfida della complessità, Introduzione alla
nuova edizione, Milano, Bruno Mondadori, 2007, p.XXII. ^ Gianluca Bocchi,
L'Europa globale. Epistemologie delle identità, Mille anni d'Europa, fra
globale e locale, Roma, Studium, 2014, p. 26. ISBN 978-88-382-4323-3.
Collegamenti esterni Sito ufficiale, su gianlucabocchi.it. URL consultato il 10
aprile 2020 (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2018). CE.R.CO, su
cercounibg.it. URL consultato il 2 giugno 2019 (archiviato dall'url originale
il 14 maggio 2018). Controllo di autorità VIAF
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Filosofi italiani del XXI secoloNati nel 1954Nati il 19 dicembreNati a
Milano[altre]
bodei: essential Italian philosopher. Remo Bodei (Cagliari, 3 agosto 1938 – Pisa, 7 novembre
2019[1]) è stato un filosofo e accademico italiano. Indice 1 Biografia
2 Pensiero 3 Citazioni
4 Opere 5 Onorificenze 6 Note 7 Altri progetti 8 Collegamenti esterni Biografia Laureato
all'Università di Pisa, perfezionò la sua preparazione teoretica e
storico-filosofica a Tubinga e Friburgo, frequentando le lezioni di Ernst Bloch
ed Eugen Fink; a Heidelberg, con Karl Löwith e Dieter Henrich; poi
all'Università di Bochum. Conseguì inoltre il diploma di licenza e il diploma
di perfezionamento della Scuola Normale Superiore. Fu visiting professor
presso le Università di Cambridge, Ottawa, New York, Toronto, Girona, Città del
Messico, UCLA (Los Angeles) e tenne conferenze in molte università europee,
americane e australiane. Dal 1981 al 1983 fu nel comitato redazionale
della rivista Laboratorio politico. Dal 1995 collaborava con Massimo
Cacciari, Massimo Donà, Giuseppe Barzaghi, Salvatore Natoli e Stefano Zamagni
nell’iniziativa La filosofia nei luoghi del silenzio[2], un tentativo di
coniugare filosofia e contemplazione nella forma del ritiro comunitario.
Dal 2006 fu docente di ruolo in Filosofia alla UCLA di Los Angeles, dopo aver a
lungo insegnato Storia della filosofia ed Estetica alla Scuola Normale
Superiore e all'Università di Pisa, dove continuò a tenere, sia pur
saltuariamente, qualche corso. Era anche membro dell'Advisory Board
internazionale dello IED - Istituto Europeo di Design. Dal 13 novembre
2015 Remo Bodei fu socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei, per la
classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche. Remo Bodei è morto il 7
novembre 2019, a 81 anni. Era marito della storica Gabriella Giglioni. I
suoi libri sono stati tradotti in molte lingue. Pensiero Si interessò a
fondo della filosofia classica tedesca e dell'Idealismo, esordendo con la
fondamentale monografia Sistema ed epoca in Hegel, dopo aver già tradotto in
italiano l'importante Hegels Leben (Vita di Hegel) di Johann Karl Friedrich
Rosenkranz. Appassionato cultore della poesia hölderliniana, all'autore
dell'Hyperion dedicò saggi di notevole interesse. Con il volume Geometria delle
passioni estese la sua meditazione anche a protagonisti della filosofia moderna
come Cartesio, Hobbes e soprattutto Spinoza. Studioso del pensiero utopistico
del Novecento, in particolare del marxismo eterodosso di Ernst Bloch e di
autori 'francofortesi' come Theodor Adorno e Walter Benjamin, intervenne nella
discussione sulla filosofia politica italiana, confrontandosi e dialogando in
particolare con Norberto Bobbio, Michelangelo Bovero, Salvatore Veca e Nicola
Badaloni. Nei suoi studi sull'estetica curò l'edizione dell'Estetica del brutto
di Johann Karl Friedrich Rosenkranz e analizzò in particolare concetti centrali
come le categorie del bello e del tragico. Costante la sua attenzione per
Sigmund Freud e gli sviluppi della psicoanalisi, per le logiche del delirio e
per fenomeni in apparenza quotidiani ma sconvolgenti come l'esperienza del déjà
vu. Filosofo di una ragione laica, sulla scia di Ernst Bloch, autore di Ateismo
nel cristianesimo, cercò di distillare anche nel teorico del compelle intrare,
Agostino d'Ippona, le possibili linee di un "ordo amoris" capace di
assicurarci quell'identità in cui, come vuole il Padre della Chiesa, saremmo
noi stessi pienamente: dies septimus, nos ipsi erimus ("il settimo giorno
saremo noi stessi"). Nel 1992 vinse il Premio Nazionale Letterario
Pisa Sezione Saggistica.[3] Bodei inoltre curò la traduzione e l'edizione
italiana di testi di Hegel, Karl Rosenkranz, Franz Rosenzweig, Ernst Bloch,
Theodor Adorno, Siegfried Kracauer, Michel Foucault. Molti suoi lavori
hanno per oggetto lo spessore e la storia delle domande che riguardano la
ricerca della felicità da parte del singolo, le indeterminate attese collettive
di una vita migliore, i limiti che imprigionano l'esistenza e il sapere entro
vincoli politici, domestici e ideali. Già in Scomposizioni (1987), affrontò
alcuni temi della genealogia dell'uomo contemporaneo e propose la metafora
della geometria variabile per indagare le strutture concettuali ed espositive
che, contraendosi o espandendosi sino a noi, orientano la percezione e la
formulazione di problemi. La sua analisi dell'interazione di queste
configurazioni mobili proseguì in Geometria delle passioni (1991) e in Destini
personali (2002) che hanno avuto rilevante successo di pubblico. Alla
divulgazione dell'amore per la filosofia dedicò alcune conferenze e un libro
(Una scintilla di fuoco, 2005). Negli ultimi tempi stava lavorando sulla
storia e sulle teorie della memoria. Citazioni «Ciascuno di noi vive
nell'immaginazione altre vite, alimentate dai testi letterari e dai media. Per
loro tramite tenta di porre rimedio alla limitatezza della propria esistenza.
(citato in Corriere della sera, 16 gennaio 2009)» «Malgrado i ripetuti
annunci è certo che la filosofia, al pari dell'arte, non è affatto 'morta'.
Essa rivive anzi a ogni stagione perché corrisponde a bisogni di senso che
vengono continuamente - e spesso inconsapevolmente - riformulati. A tali
domande, mute o esplicite, la filosofia cerca risposte, misurando ed esplorando
la deriva, la conformazione e le faglie di quei continenti simbolici su cui
poggia il nostro comune pensare e sentire» (Remo Bodei, La filosofia nel
Novecento, Roma, Donzelli, 1997, p. 188) «Nel passato il progresso delle
civiltà umane era relativo, sottoposto a cicli naturali di distruzioni e di rinascite,
che ne spezzavano periodicamente il consolidamento e la crescita» (Remo
Bodei, Limite, Il Mulino, 2016, p. 66) Opere Sistema ed epoca in Hegel,
Bologna, Il Mulino, 1975. Riedizione ampliata con il titolo: La civetta e la
talpa. Sistema ed epoca in Hegel, Bologna, Il Mulino, 2014. Hegel e Weber.
Egemonia e legittimazione, (con Franco Cassano), Bari, De Donato, 1977
Multiversum. Tempo e storia in Ernst Bloch, Napoli, Bibliopolis, 1979 (Seconda
edizione ampliata, 1983). Scomposizioni. Forme dell'individuo moderno, Torino,
Einaudi, 1987. Riedizione ampliata, Bologna, Il Mulino, 2016. Hölderlin: la
filosofia y lo trágico, Madrid, Visor, 1990. Ordo amoris. Conflitti terreni e
felicità celeste, Bologna, Il Mulino, 1991 (Terza edizione ampliata, 2005). Geometria
delle passioni. Paura, speranza e felicità: filosofia e uso politico, Milano,
Feltrinelli, 1991 (Settima edizione ampliata, 2003). Le prix de la liberté,
Paris, Éditions du Cerf, 1995. Le forme del bello, Bologna, Il Mulino, 1995.
Seconda edizione riveduta e ampliata Bologna, Il Mulino, 2017. La filosofia nel
Novecento, Roma, Donzelli, 1997. Se la storia ha un senso, Bergamo, Moretti
& Vitali, 1997. La politica e la felicità (con Luigi Franco Pizzolato),
Roma, Edizioni Lavoro, 1997. Il noi diviso. Ethos e idee dell'Italia
repubblicana, Torino, Einaudi, 1998. Le logiche del delirio. Ragione, affetti,
follia, Roma-Bari, Laterza, 2000. I senza Dio. Figure e momenti dell'ateismo,
Brescia, Morcelliana, 2001. Il dottor Freud e i nervi dell'anima. Filosofia e
società a un secolo dalla nascita della psicoanalisi, Roma, Donzelli, 2001.
Destini personali. L'età della colonizzazione delle coscienze, Milano,
Feltrinelli, 2002. Delirio e conoscenza, Remo Bodei, in Il Vaso di Pandora,
Dialoghi in psichiatria e scienze umane, Vol. X, N. 3, 2002. Una scintilla di
fuoco. Invito alla filosofia, Bologna, Zanichelli, 2005. Piramidi di tempo.
Storie e teoria del déjà vu, Bologna, Il Mulino, 2006. Paesaggi sublimi. Gli
uomini davanti alla natura selvaggia, Milano, Bompiani, 2008. Il sapere della
follia, Modena, Fondazione Collegio San Carlo per FestivalFilosofia, 2008. Il
dire la verità nella genealogia del soggetto occidentale in A.A. V.V., Foucault
oggi, Milano, Feltrinelli, 2008. La vita delle cose, Roma-Bari, Laterza, 2009.
Ira. La passione furente, Bologna, Il Mulino, 2011. Beati i miti, perché
avranno in eredità la terra (con Sergio Givone), Torino, Lindau, 2013.
Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri, Milano, Feltrinelli, 2013.
Limite, Bologna, Il Mulino, 2016. Le virtù Cardinali (con Giulio Giorello,
Michela Marzano e Salvatore Veca), Roma-Bari, Laterza, 2017. Dominio e
sottomissione. Schiavi, animali, macchine, Intelligenza Artificiale, Bologna,
Il Mulino, 2019. Onorificenze Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della
Repubblica Italiana. - nastrino per uniforme ordinaria Grand'Ufficiale
dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana. — 1º giugno 2001. Di
iniziativa del Presidente della Repubblica.[4] Cavaliere dell'Ordine delle
Palme Accademiche - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine delle
Palme Accademiche immagine del nastrino non ancora presente Cittadino onorario
di Siracusa, Modena, Carrara e Roccella Jonica. Note ^ È morto il filosofo Remo
Bodei, aveva 81 anni, su fanpage.it, 7 novembre 2019. ^ Repubblica 18/08/2015 ^
Albo d'oro, su premionazionaleletterariopisa.onweb.it. URL consultato il 7
novembre 2019. ^ «Bodei Prof. Remo: Grande Ufficiale Ordine al Merito della
Repubblica Italiana», sito della presidenza della repubblica. Altri progetti
Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Remo Bodei Collabora
a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Remo
Bodei Collegamenti esterni Remo Bodei, su Treccani.it – Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Remo Bodei,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Remo
Bodei, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (FR)
Pubblicazioni di Remo Bodei, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur,
de la Recherche et de l'Innovation. Modifica su Wikidata Registrazioni di Remo
Bodei, su RadioRadicale.it, Radio Radicale. Modifica su Wikidata Remo Bodei:
Spinoza, un filosofo maledetto, sul portale RAI Filosofia, su filosofia.rai.it.
Scheda del professor Bodei nel sito del Dipartimento di filosofia
dell'Università di Pisa, su fls.unipi.it. V · D · M Vincitori del Premio Dessì
Controllo di autorità VIAF (EN) 93378846 ·
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Biografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XX secoloFilosofi
italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani del
XXI secoloNati nel 1938Morti nel 2019Nati il 3 agostoMorti il 7 novembreNati a
CagliariMorti a PisaAccademici dei LinceiAccademici italiani negli Stati Uniti
d'AmericaProfessori della Scuola Normale SuperioreProfessori dell'Università
della California, Los AngelesProfessori dell'Università di PisaStudenti
dell'Università di Pisa[altre]. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Bodei," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
boezio:
Possibly
the most important Italian philosopher of all time. Grice loved Boethius – “He made Aristotle intelligible at
Clifton!” -- Anicius Manlius Severinus, Roman philosopher and Aristotelian
translator and commentator. He was born into a wealthy patrician family in Rome
and had a distinguished political career under the Ostrogothic king Theodoric
before being arrested and executed on charges of treason. His logic and
philosophical theology contain important contributions to the philosophy of the
late classical and early medieval periods, and his translations of and
commentaries on Aristotle profoundly influenced the history of philosophy,
particularly in the medieval Latin West. His most famous work, The Consolation
of Philosophy, composed during his imprisonment, is a moving reflection on the
nature of human happiness and the problem of evil and contains classic
discussions of providence, fate, chance, and the apparent incompatibility of
divine foreknowledge and human free choice. He was known during his own
lifetime, however, as a brilliant scholar whose knowledge of the Grecian
language and ancient Grecian philosophy set him apart from his Latin
contemporaries. He conceived his scholarly career as devoted to preserving and
making accessible to the Latin West the great philosophical achievement of
ancient Greece. To this end he announced an ambitious plan to translate into
Latin and write commenbodily continuity Boethius, Anicius Manlius Severinus 91 91 taries on all of Plato and Aristotle, but
it seems that he achieved this goal only for Aristotle’s Organon. His extant
translations include Porphyry’s Isagoge an introduction to Aristotle’s
Categories and Aristotle’s Categories, On Interpretation, Prior Analytics,
Topics, and Sophistical Refutations. He wrote two commentaries on the Isagoge
and On Interpretation and one on the Categories, and we have what appear to be
his notes for a commentary on the Prior Analytics. His translation of the
Posterior Analytics and his commentary on the Topics are lost. He also
commented on Cicero’s Topica and wrote his own treatises on logic, including De
syllogismis hypotheticis, De syllogismis categoricis, Introductio in
categoricos syllogismos, De divisione, and De topicis differentiis, in which he
elaborates and supplements Aristotelian logic. Boethius shared the common
Neoplatonist view that the Platonist and Aristotelian systems could be
harmonized by following Aristotle in logic and natural philosophy and Plato in
metaphysics and theology. This plan for harmonization rests on a distinction
between two kinds of forms: 1 forms that are conjoined with matter to
constitute bodies these, which he calls
“images” imagines, correspond to the forms in Aristotle’s hylomorphic account
of corporeal substances; and 2 forms that are pure and entirely separate from
matter, corresponding to Plato’s ontologically separate Forms. He calls these
“true forms” and “the forms themselves.” He holds that the former, “enmattered”
forms depend for their being on the latter, pure forms. Boethius takes these
three sorts of entities bodies,
enmattered forms, and separate forms to
be the respective objects of three different cognitive activities, which
constitute the three branches of speculative philosophy. Natural philosophy is
concerned with enmattered forms as enmattered, mathematics with enmattered
forms considered apart from their matter though they cannot be separated from
matter in actuality, and theology with the pure and separate forms. He thinks
that the mental abstraction characteristic of mathematics is important for
understanding the Peripatetic account of universals: the enmattered, particular
forms found in sensible things can be considered as universal when they are
considered apart from the matter in which they inhere though they cannot
actually exist apart from matter. But he stops short of endorsing this
moderately realist Aristotelian account of universals. His commitment to an
ontology that includes not just Aristotelian natural forms but also Platonist
Forms existing apart from matter implies a strong realist view of universals.
With the exception of De fide catholica, which is a straightforward credal
statement, Boethius’s theological treatises De Trinitate, Utrum Pater et Filius,
Quomodo substantiae, and Contra Euthychen et Nestorium show his commitment to
using logic and metaphysics, particularly the Aristotelian doctrines of the
categories and predicables, to clarify and resolve issues in Christian
theology. De Trinitate, e.g., includes a historically influential discussion of
the Aristotelian categories and the applicability of various kinds of
predicates to God. Running through these treatises is his view that predicates
in the category of relation are unique by virtue of not always requiring for
their applicability an ontological ground in the subjects to which they apply,
a doctrine that gave rise to the common medieval distinction between so-called
real and non-real relations. Regardless of the intrinsic significance of Boethius’s
philosophical ideas, he stands as a monumental figure in the history of
medieval philosophy rivaled in importance only by Aristotle and Augustine.
Until the recovery of the works of Aristotle in the mid-twelfth century,
medieval philosophers depended almost entirely on Boethius’s translations and
commentaries for their knowledge of pagan ancient philosophy, and his treatises
on logic continued to be influential throughout the Middle Ages. The
preoccupation of early medieval philosophers with logic and with the problem of
universals in particular is due largely to their having been tutored by
Boethius and Boethius’s Aristotle. The theological treatises also received wide
attention in the Middle Ages, giving rise to a commentary tradition extending from
the ninth century through the Renaissance and shaping discussion of central
theological doctrines such as the Trinity and Incarnation. Refs.: Boethiius, in
Stanford Encyclopaedia. Luigi Speranza,
"Grice e Boezio," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Bollettino della Società filosofica italiana.
bollettino della società filosofica
italiana: the name is telling, this is a
Bulletin of the Italian Philosophical Society. Oddly, there is no English
Philosophical Society. Grice belonged to the OXFORD philosophical society.
While there is Società filosofica at Bologna, the world’s oldest varsity,
Bologna was never too strong in philosophy – when Italian philosophers
preferred to teach directly to Parisians!
bolzano: b., an
intentionalist philosopher considered by most as a pre-Griceian, philosopher.
He studied philosophy, mathematics, physics, and theology in Prague; received
the Ph.D.; was ordained a priest 1805; was appointed to a chair in religion at
Charles in 1806; and, owing to his
criticism of the Austrian constitution, was dismissed in 1819. He composed his
two main works from 1823 through 1841: the Wissenschaftslehre 4 vols., 1837 and
the posthumous Grössenlehre. His ontology and logical semantics influenced
Husserl and, indirectly, Lukasiewicz, Tarski, and others of the Warsaw School.
His conception of ethics and social philosophy affected both the cultural life
of Bohemia and the Austrian system of education. Bolzano recognized a profound
distinction between the actual thoughts and judgments Urteile of human beings,
their linguistic expressions, and the abstract propositions Sätze an sich and
their parts which exist independently of those thoughts, judgments, and
expressions. A proposition in Bolzano’s sense is a preexistent sequence of
ideas-as-such Vorstellungen an sich. Only propositions containing finite
ideas-as-such are accessible to the mind. Real things existing concretely in
space and time have subsistence Dasein whereas abstract objects such as
propositions have only logical existence. Adherences, i.e., forces, applied to
certain concrete substances give rise to subjective ideas, thoughts, or
judgments. A subjective idea is a part of a judgment that is not itself a
judgment. The set of judgments is ordered by a causal relation. Bolzano’s
abstract world is constituted of sets, ideas-as-such, certain properties
Beschaffenheiten, and objects constructed from these. Thus, sentence shapes are
a kind of ideas-as-such, and certain complexes of ideas-as-such constitute
propositions. Ideas-as-such can be generated from expressions of a language by
postulates for the relation of being an object of something. Analogously,
properties can be generated by postulates for the relation of something being
applied to an object. Bolzano’s notion of religion is based on his distinction
between propositions and judgments. His Lehrbuch der Religionswissenschaft 4
vols., 1834 distinguishes between religion in the objective and subjective
senses. The former is a set of religious propositions, whereas the latter is
the set of religious views of a single person. Hence, a subjective religion can
contain an objective one. By defining a religious proposition as being moral
and imperatives the rules of utilitarianism, Bolzano integrated his notion of
religion within his ontology. In the Grössenlehre Bolzano intended to give a
detailed, well-founded exposition of contemporary mathematics and also to
inaugurate new domains of research. Natural numbers are defined, half a century
before Frege, as properties of “bijective” sets the members of which can be put
in one-to-one correspondence, and real numbers are conceived as properties of
sets of certain infinite sequences of rational numbers. The analysis of
infinite sets brought him to reject the Euclidean doctrine that the whole is
always greater than any of its parts and, hence, to the insight that a set is
infinite if and only if it is bijective to a proper subset of itself. This
anticipates Peirce and Dedekind. Bolzano’s extension of the linear continuum of
finite numbers by infinitesimals implies a relatively constructive approach to
nonstandard analysis. In the development of standard analysis the most
remarkable result of the Grössenlehre is the anticipation of Weirstrass’s discovery
that there exist nowhere differentiable continuous functions. The
Wissenschaftslehre was intended to lay the logical and epistemological
foundations of Bolzano’s mathematics. A theory of science in Bolzano’s sense is
a collection of rules for delimiting the set of scientific textbooks. Whether a
Bolzano, Bernard Bolzano, Bernard 93 93
class of true propositions is a worthwhile object of representation in a
scientific textbook is an ethical question decidable on utilitarian principles.
Bolzano proceeded from an expanded and standardized ordinary language through
which he could describe propositions and their parts. He defined the semantic
notion of truth and introduced the function corresponding to a “replacement”
operation on propositions. One of his major achievements was his definition of
logical derivability logische Ableitbarkeit between sets of propositions: B is
logically derivable from A if and only if all elements of the sum of A and B
are simultaneously true for some replacement of their non-logical ideas-as-such
and if all elements of B are true for any such replacement that makes all
elements of A true. In addition to this notion, which is similar to Tarski’s
concept of consequence of 6, Bolzano introduced a notion corresponding to
Gentzen’s concept of consequence. A proposition is universally valid
allgemeingültig if it is derivable from the null class. In his proof theory
Bolzano formulated counterparts to Gentzen’s cut rule. Bolzano introduced a
notion of inductive probability as a generalization of derivability in a
limited domain. This notion has the formal properties of conditional
probability. These features and Bolzano’s characterization of probability
density by the technique of variation are reminiscent of Vitters’s inductive
logic and Carnap’s theory of regular confirmation functions. The replacement of
conceptual complexes in propositions would, if applied to a formalized
language, correspond closely to a substitutionsemantic conception of
quantification. His own philosophical language was based on a kind of free
logic. In essence, Bolzano characterized a substitution-semantic notion of
consequence with a finite number of antecedents. His quantification over
individual and general concepts amounts to the introduction of a non-elementary
logic of lowest order containing a quantification theory of predicate variables
but no set-theoretical principles such as choice axioms. His conception of
universal validity and of the semantic superstructure of logic leads to a
semantically adequate extension of the predicate-logical version of Lewis’s
system S5 of modal logic without paradoxes. It is also possible to simulate
Bolzano’s theory of probability in a substitution-semantically constructed
theory of probability functions. Hence, by means of an ontologically
parsimonious superstructure without possible-worlds metaphysics, Bolzano was
able to delimit essentially the realms of classical logical truth and additive
probability spaces. In geometry Bolzano created a new foundation from a
topological point of view. He defined the notion of an isolated point of a set
in a way reminiscent of the notion of a point at which a set is
well-dimensional in the sense of Urysohn and Menger. On this basis he
introduced his topological notion of a continuum and formulated a recursive
definition of the dimensionality of non-empty subsets of the Euclidean 3-space,
which is closely related to the inductive dimension concept of Urysohn and
Menger. In a remarkable paragraph of an unfinished late manuscript on geometry
he stated the celebrated curve theorem of Jordan.
bonaria – a church on an
Italian island – Grice sailed there during his Grand Tour to Italy and Greece.
He loved it! And he loved reading the Latin inscriptions and practicing the
Latin he had learned at Clifton. H. P.
Grice was going to visit the River Plate with Noel Coward, but he got sick -- –
or South American philosophy – “Bonaria” was settled by Italians after the
matron saint of sailors, “Bonaria,” – itself settled by Ligurians, the first
Italians to settle in Buenos Aires and the Argentine area of the River Plate --
the philosophy of South America, which is European in origin and constitutes a
chapter in the history of Western philosophy (rather than say, Japanese – there was a strong emigration
of Japanese to Buenos Aires, but they remained mainly in the dry laundry
business). Pre-Columbian (“Indian”) indigenous cultures had developed ideas
about the world that have been interpreted by some scholars as philosophical,
but there is no evidence that any of those ideas were incorporated into the
philosophy later practiced in Latin America. It is difficult to characterize
Latin American philosophy in a way applicable to all of its 500-year history.
The most one can say is that, in contrast with European and Anglo-American
philosophy, it has maintained a strong human and social interest, has been
consistently affected by Scholastic and Catholic thought, and has significantly
affected the social and political institutions in the region. South American philosophers
(especially if NOT from Buenos Aires) tend to be active in the educational,
political, and social lives of their countries and deeply concerned with their
own cultural identity (except if they are from Buenos Aires, who have their
identity well settled in Europe, as European exiles or expatriates that that
they are) The history of philosophy in Latin America can be divided into four
periods: colonial, independentist, positivist, and contemporary. Colonial
period (c.1550–c.1750). This period was dominated by the type of Scholasticism
officially practiced in the Iberian peninsula. The texts studied were those of
medieval Scholastics, primarily Aquinas and Duns Scotus, and of their Iberian
commentators, Vitoria, Soto, Fonseca, and, above all, Suárez. The university
curriculum was modeled on that of major Iberian universities (Salamanca,
Alcalá, Coimbra), and instructors produced both systematic treatises and
commentaries on classical, medieval, and contemporary texts. The philosophical
concerns in the colonies were those prevalent in Spain and Portugal and
centered on logical and metaphysical issues inherited from the Middle Ages and
on political and legal questions raised by the discovery and colonization of
America. Among the former were issues involving the logic of terms and
propositions and the problems of universals and individuation; among the latter
were questions concerning the rights of Indians and the relations of the
natives with the conquerors. The main philosophical center during the early colonial
period was Mexico; Peru became important in the seventeenth century. Between
1700 and 1750 other centers developed, but by that time Scholasticism had begun
to decline. The founding of the Royal and Pontifical University of Mexico in
1553 inaugurated Scholastic instruction in the New World. The first teacher of
philosophy at the university was Alonso de la Vera Cruz (c.1504–84), an
Augustinian and disciple of Soto. He composed several didactic treatises on La
Peyrère, Isaac Latin American philosophy 483 4065h-l.qxd 08/02/1999 7:40 AM
Page 483 logic, metaphysics, and science, including Recognitio summularum
(“Introductory Logic,” 1554), Dialectica resolutio (“Advanced Logic,” 1554),
and Physica speculatio (“Physics,” 1557). He also wrote a theologico-legal
work, the Speculum conjugiorum (“On Marriage,” 1572), concerned with the status
of precolonial Indian marriages. Alonso’s works are eclectic and didactic and
show the influence of Aristotle, Peter of Spain, and Vitoria in particular.
Another important Scholastic figure in Mexico was the Dominican Tomás de
Mercado (c.1530–75). He produced commentaries on the logical works of Peter of
Spain and Aristotle and a treatise on international commerce, Summa de tratos y
contratos (“On Contracts,” 1569). His other sources are Porphyry and Aquinas.
Perhaps the most important figure of the period was Antonio Rubio (1548–1615),
author of the most celebrated Scholastic book written in the New World, Logica
mexicana (“Mexican Logic,” 1605). It underwent seven editions in Europe and
became a logic textbook in Alcalá. Rubio’s sources are Aristotle, Porphyry, and
Aquinas, but he presents original treatments of several logical topics. Rubio
also commented on several of Aristotle’s other works. In Peru, two authors merit
mention. Juan Pérez Menacho (1565–1626) was a prolific writer, but only a moral
treatise, Theologia et moralis tractatus (“Treatise on Theology and Morals”),
and a commentary on Aquinas’s Summa theologiae remain. The Chilean-born
Franciscan, Alfonso Briceño (c.1587–1669), worked in Nicaragua and Venezuela,
but the center of his activities was Lima. In contrast with the
Aristotelian-Thomistic flavor of the philosophy of most of his contemporaries,
Briceño was a Scotistic Augustinian. This is evident in Celebriores
controversias in primum sententiarum Scoti (“On Scotus’s First Book of the
Sentences,” 1638) and Apologia de vita et doctrina Joannis Scotti (“Apology for
John Scotus,” 1642). Although Scholasticism dominated the intellectual life of
colonial Latin America, some authors were also influenced by humanism. Among
the most important in Mexico were Juan de Zumárraga (c.1468–1548); the
celebrated defender of the Indians, Bartolomé de Las Casas (1474–1566); Carlos
Sigüenza y Góngora (1645–1700); and Sor Juana Inés de La Cruz (1651–95). The
last one is a famous poet, now considered a precursor of the feminist movement.
In Peru, Nicolás de Olea (1635–1705) stands out. Most of these authors were
trained in Scholasticism but incorporated the concerns and ideas of humanists
into their work. Independentist period (c.1750–c.1850). Just before and
immediately after independence, leading Latin American intellectuals lost
interest in Scholastic issues and became interested in social and political
questions, although they did not completely abandon Scholastic sources. Indeed,
the theories of natural law they inherited from Vitoria and Suárez played a
significant role in forming their ideas. But they also absorbed non-Scholastic
European authors. The rationalism of Descartes and other Continental
philosophers, together with the empiricism of Locke, the social ideas of
Rousseau, the ethical views of Bentham, the skepticism of Voltaire and other
Encyclopedists, the political views of Condorcet and Montesquieu, the eclecticism
of Cousin, and the ideology of Destutt de Tracy, all contributed to the
development of liberal ideas that were a background to the independentist
movement. Most of the intellectual leaders of this movement were men of action
who used ideas for practical ends, and their views have limited theoretical
value. They made reason a measure of legitimacy in social and governmental
matters, and found the justification for revolutionary ideas in natural law.
Moreover, they criticized authority; some, regarding religion as superstitious,
opposed ecclesiastical power. These ideas paved the way for the later
development of positivism. The period begins with the weakening hold of
Scholasticism on Latin American intellectuals and the growing influence of
early modern philosophy, particularly Descartes. Among the first authors to
turn to modern philosophy was Juan Benito Díaz de Gamarra y Dávalos (1745–83)
in Mexico who wrote Errores del entendimiento humano (“Errors of Human
Understanding,” 1781) and Academias filosóficas (“Philosophical Academies,”
1774). Also in Mexico was Francisco Javier Clavijero (1731–87), author of a
book on physics and a general history of Mexico. In Brazil the turn away from
Scholasticism took longer. One of the first authors to show the influence of
modern philosophy was Francisco de Mont’Alverne (1784– 1858) in Compêndio de
filosofia (1883). These first departures from Scholasticism were followed by
the more consistent efforts of those directly involved in the independentist
movement. Among these were Simón Bolívar (1783–1830), leader of the rebellion
against Spain in the Andean countries of South America, and the Mexicans Miguel
Hidalgo y Costilla (1753– 1811), José María Morelos y Paván (1765– 1815), and
José Joaquín Fernández de Lizardi Latin American philosophy Latin American
philosophy 484 4065h-l.qxd 08/02/1999 7:40 AM Page 484 (1776–1827). In
Argentina, Mariano Moreno (1778–1811), Juan Crisóstomo Lafimur (d. 1823), and
Diego Alcorta (d. 1808), among others, spread the liberal ideas that served as
a background for independence. Positivist period (c.1850–c.1910). During this
time, positivism became not only the most popular philosophy in Latin America
but also the official philosophy of some countries. After 1910, however,
positivism declined drastically. Latin American positivism was eclectic,
influenced by a variety of thinkers, including Comte, Spencer, and Haeckel.
Positivists emphasized the explicative value of empirical science while
rejecting metaphysics. According to them, all knowledge is based on experience
rather than theoretical speculation, and its value lies in its practical
applications. Their motto, preserved on the Brazilian flag, was “Order and
Progress.” This positivism left little room for freedom and values; the
universe moved inexorably according to mechanistic laws. Positivism was a
natural extension of the ideas of the independentists. It was, in part, a
response to the needs of the newly liberated countries of Latin America. After
independence, the concerns of Latin American intellectuals shifted from
political liberation to order, justice, and progress. The beginning of
positivism can be traced to the time when Latin America, responding to these
concerns, turned to the views of French socialists such as Saint-Simon and Fourier.
The Argentinians Esteban Echevarría (1805–51) and Juan Bautista Alberdi
(1812–84) were influenced by them. Echevarría’s Dogma socialista (“Socialist
Dogma,” 1846) combines socialist ideas with eighteenth-century rationalism and
literary Romanticism, and Alberdi follows suit, although he eventually turned
toward Comte. Alberdi is, moreover, the first Latin American philosopher to
worry about developing a philosophy adequate to the needs of Latin America. In
Ideas (1842), he stated that philosophy in Latin America should be compatible
with the economic, political, and social requirements of the region. Another
transitional thinker, influenced by both Scottish philosophy and British
empiricism, was the Venezuelan Andrés Bello (1781–1865). A prolific writer, he
is the most important Latin American philosopher of the nineteenth century. His
Filosofía del entendimiento (“Philosophy of Understanding,” 1881) reduces
metaphysics to psychology. Bello also developed original ideas about language
and history. After 1829, he worked in Chile, where his influence was strongly
felt. The generation of Latin American philosophers after Alberdi and Bello was
mostly positivistic. Positivism’s heyday was the second half of the nineteenth
century, but two of its most distinguished advocates, the Argentinian José
Ingenieros (1877–1925) and the Cuban Enrique José Varona (1849–1933), worked
well into the twentieth century. Both modified positivism in important ways.
Ingenieros left room for metaphysics, which, according to him, deals in the
realm of the “yet-to-be-experienced.” Among his most important books are Hacia
una moral sin dogmas (“Toward a Morality without Dogmas,” 1917), where the
influence of Emerson is evident, Principios de psicologia (“Principles of
Psychology,” 1911), where he adopts a reductionist approach to psychology, and
El hombre mediocre (“The Mediocre Man,” 1913), an inspirational book popular
among Latin American youths. In Conferencias filosóficas (“Philosophical
Lectures,” 1880–88), Varona went beyond the mechanistic explanations of
behavior common among positivists. In Mexico the first and leading positivist
was Gabino Barreda (1818–81), who reorganized Mexican education under President
Juárez. An ardent follower of Comte, Barreda made positivism the basis of his
educational reforms. He was followed by Justo Sierra (1848–1912), who turned
toward Spencer and Darwin and away from Comte, criticizing Barreda’s dogmatism.
Positivism was introduced in Brazil by Tobias Barreto (1839–89) and Silvio
Romero (1851– 1914) in Pernambuco, around 1869. In 1875 Benjamin Constant
(1836–91) founded the Positivist Society in Rio de Janeiro. The two most
influential exponents of positivism in the country were Miguel Lemos
(1854–1916) and Raimundo Teixeira Mendes (1855–1927), both orthodox followers
of Comte. Positivism was more than a technical philosophy in Brazil. Its ideas
spread widely, as is evident from the inclusion of positivist ideas in the
first republican constitution. The most prominent Chilean positivists were José
Victorino Lastarria (1817–88) and Valentín Letelier (1852–1919). More dogmatic
adherents to the movement were the Lagarrigue brothers, Jorge (d. 1894), Juan
Enrique (d. 1927), and Luis (d. 1953), who promoted positivism in Chile well
after it had died everywhere else in Latin America. Contemporary period
(c.1910–present). Contemporary Latin American philosophy began Latin American
philosophy Latin American philosophy 485 4065h-l.qxd 08/02/1999 7:40 AM Page
485 with the demise of positivism. The first part of the period was dominated
by thinkers who rebelled against positivism. The principal figures, called the
Founders by Francisco Romero, were Alejandro Korn (1860–1936) in Argentina,
Alejandro Octavio Deústua (1849–1945) in Peru, José Vasconcelos (1882–1959) and
Antonio Caso (1883–1946) in Mexico, Enrique Molina (1871– 1964) in Chile,
Carlos Vaz Ferreira (1872–1958) in Uruguay, and Raimundo de Farias Brito
(1862–1917) in Brazil. In spite of little evidence of interaction among these
philosophers, their aims and concerns were similar. Trained as positivists,
they became dissatisfied with positivism’s dogmatic intransigence, mechanistic
determinism, and emphasis on pragmatic values. Deústua mounted a detailed
criticism of positivistic determinism in Las ideas de orden y de libertad en la
historia del pensamiento humano (“The Ideas of Order and Freedom in the History
of Human Thought,” 1917–19). About the same time, Caso presented his view of
man as a spiritual reality that surpasses nature in La existencia como economía,
como desinterés y como caridad (“Existence as Economy, Disinterestedness, and
Charity,” 1916). Following in Caso’s footsteps and inspired by Pythagoras and
the Neoplatonists, Vasconcelos developed a metaphysical system with aesthetic
roots in El monismo estético (“Aesthetic Monism,” 1918). An even earlier
criticism of positivism is found in Vaz Ferreira’s Lógica viva (“Living Logic,”
1910), which contrasts the abstract, scientific logic favored by positivists
with a logic of life based on experience, which captures reality’s dynamic
character. The earliest attempt at developing an alternative to positivism,
however, is found in Farias Brito. Between 1895 and 1905 he published a
trilogy, Finalidade do mundo (“The World’s Goal”), in which he conceived the
world as an intellectual activity which he identified with God’s thought, and
thus as essentially spiritual. The intellect unites and reflects reality but
the will divides it. Positivism was superseded by the Founders with the help of
ideas imported first from France and later from Germany. The process began with
the influence of Étienne Boutroux (1845–1921) and Bergson and of French
vitalism and intuitionism, but it was cemented when Ortega y Gasset introduced
into Latin America the thought of Scheler, Nicolai Hartmann, and other German
philosophers during his visit to Argentina in 1916. The influence of Bergson
was present in most of the founders, particularly Molina, who in 1916 wrote La
filosofía de Bergson (“The Philosophy of Bergson”). Korn was exceptional in
turning to Kant in his search for an alternative to positivism. In La libertad
creadora (“Creative Freedom,” 1920–22), he defends a creative concept of
freedom. In Axiología (“Axiology,” 1930), his most important work, he defends a
subjectivist position. The impact of German philosophy, including Hegel, Marx,
Schopenhauer, Nietzsche, and the neo-Kantians, and of Ortega’s philosophical
perspectivism and historicism, were strongly felt in the generation after the
founders. The Mexican Samuel Ramos (1897–1959), the Argentinians Francisco
Romero (1891–1962) and Carlos Astrada (1894–1970), the Brazilian Alceu Amoroso
Lima (1893–1982), the Peruvian José Carlos Mariátegui (1895–1930), and others
followed the Founders’ course, attacking positivism and favoring, in many
instances, a philosophical style that contrasted with its scientistic emphasis.
The most important of these figures was Romero, whose Theory of Man (1952)
developed a systematic philosophical anthropology in the context of a
metaphysics of transcendence. Reality is arranged according to degrees of
transcendence, the lowest of which is the physical and the highest the
spiritual. The bases of Ramos’s thought are found in Ortega as well as in
Scheler and N. Hartmann. Ramos appropriated Ortega’s perspectivism and set out
to characterize the Mexican situation in Profile of Man and Culture in Mexico
(1962). Some precedent existed for the interest in the culturally idiosyncratic
in Vasconcelos’s Raza cósmica (“Cosmic Race,” 1925), but Ramos opened the doors
to a philosophical awareness of Latin American culture that has been popular
ever since. Ramos’s most traditional work, Hacia un nuevo humanismo (“Toward a
New Humanism,” 1940), presents a philosophical anthropology of Orteguean
inspiration. Astrada studied in Germany and adopted existential and
phenomenological ideas in El juego existential (“The Existential Game,” 1933),
while criticizing Scheler’s axiology. Later, he turned toward Hegel and Marx in
Existencialismo y crisis de la filosofía (“Existentialism and the Crisis of
Philosophy,” 1963). Amoroso Lima worked in the Catholic tradition and his
writings show the influence of Maritain. His O espírito e o mundo (“Spirit and
World,” 1936) and Idade, sexo e tempo (“Age, Sex, and Time,” 1938) present a
spiritual view of human beings, which he contrasted with Marxist and
existentialist views. Mariátegui is the most distinguished representative of
MarxLatin American phiism in Latin America. His Siete ensayos de interpretación
de la realidad peruana (“Seven Essays on the Interpretation of Peruvian
Reality,” 1928) contains an important statement of social philosophy, in which
he uses Marxist ideas freely to analyze the Peruvian sociopolitical situation.
In the late 1930s and 1940s, as a consequence of the political upheaval created
by the Spanish Civil War, a substantial group of peninsular philosophers
settled in Latin America. Among the most influential were Joaquín Xirau (1895–
1946), Eduardo Nicol (b.1907), Luis Recaséns Siches (b.1903), Juan D. García
Bacca (b.1901), and, perhaps most of all, José Gaos (1900–69). Gaos, like Caso,
was a consummate teacher, inspiring many students. Apart from the European
ideas they brought, these immigrants introduced methodologically more
sophisticated ways of doing philosophy, including the practice of studying
philosophical sources in the original languages. Moreover, they helped to
promote Pan-American communication. The conception of hispanidad they had
inherited from Unamuno and Ortega helped the process. Their influence was felt
particularly by the generation born around 1910. With this generation, Latin
American philosophy established itself as a professional and reputable
discipline, and philosophical organizations, research centers, and journals
sprang up. The core of this generation worked in the German tradition. Risieri
Frondizi (Argentina, 1910–83), Eduardo García Máynez (Mexico, b.1908), Juan
Llambías de Azevedo (Uruguay, 1907–72), and Miguel Reale (Brazil, b.1910) were
all influenced by Scheler and N. Hartmann and concerned themselves with
axiology and philosophical anthropology. Frondizi, who was also influenced by
empiricist philosophy, defended a functional view of the self in Substancia y
función en el problema del yo (“The Nature of the Self,” 1952) and of value as
a Gestalt quality in Qué son los valores? (“What is Value?” 1958). Apart from
these thinkers, there were representatives of other traditions in this
generation. Following Ramos, Leopoldo Zea (Mexico, b.1912) stimulated the study
of the history of ideas in Mexico and initiated a controversy that still rages
concerning the identity and possibility of a truly Latin American philosophy.
Representing existentialism was Vicente Ferreira da Silva (Brazil, b.1916), who
did not write much but presented a vigorous criticism of what he regarded as
Hegelian and Marxist subjectivism in Ensaios filosóficos (“Philosophical
Essays,” 1948). Before he became interested in existentialism, he had been
interested in logic, publishing the first textbook of mathematical logic
written in South America – Elementos de lógica matemática (“Elements of
Mathematical Logic,” 1940). A philosopher whose interest in mathematical logic
moved him away from phenomenology is Francisco Miró Quesada (Peru, b.1918). He
explored rationality and eventually the perspective of analytic philosophy.
Owing to the influence of Maritain, several members of this generation adopted
a NeoThomistic or Scholastic approach. The main figures to do so were Oswaldo
Robles (b.1904) in Mexico, Octavio Nicolás Derisi (b.1907) in Argentina,
Alberto Wagner de Reyna (b.1915) in Peru, and Clarence Finlayson (1913–54) in
Chile and Colombia. Even those authors who worked in this tradition addressed
issues of axiology and philosophical anthropology. There was, therefore,
considerable thematic unity in South American philosophy. The overall
orientation was not drastically different from the preceding period. The
Founders vitalism against positivism, and the following generation, with
Ortega’s help, took over the process, incorporating spiritualism and the new
ideas introduced by phenomenology and existentialism to continue in a similar
direction. As a result, the phenomenology amd existentialism dominated
philosophy in South America. To this must be added the renewed impetus of
neoScholasticism. Few philosophers worked outside these philosophical currents,
and those who did had no institutional power. Among these were sympathizers of
philosophical analysis, and those who contributed to the continuing development
of Marxism. This situation has begun to change substantially as a result of a
renewed interest in Marxism, the progressive influence of Oxford analytic
philosophy (with a number of philosophers from Buenos Aires studying usually
under British-Council scholarships, under P. F. Strawson, D. F. Pears, H. L. A.
Hart, and others – these later founded the Buenos-Aires-based Argentine Society
for Philosophical Analysis --. In Buenos Aires, English philosophy and culture
in general is rated higher than others, due to the influence of the British
emigration to the River-Plate area – The pragmatics of H. P. Grice is
particularly influential in that it brings a breath of fresh area to the more
ritualistic approach as favoured by his nemesis, J. L. Austin --. American
philosophers are uually read provided they, too, had the proper Oxonian
education or background -- and the development of a new philosophical current
called the philosophy of liberation. Moreover, the question raised by Zea
concerning the identity and possibility of a South American philosophy remains
a focus of attention and controversy. And, more recently, there has been
interest in postmodernism, the theory of communicative action,
deconstructionism, neopragmatism, and feminism. Socialist thought is not new to
South America. In this century, Emilio Frugoni (1880–1969) in Uruguay and
Mariátegui in Peru, among others, adopted a Marxist perspective, although a
heterodox one. But only in the last three decades has Marxism been taken
seriously in Latin American academic circles. Indeed, until recently Marxism
was a marginal philosophical movement in Latin America. The popularity of the
Marxist perspective has made possible its increasing institutionalization.
Among its most important thinkers are Adolfo Sánchez Vázquez (Spain, b.1915),
Vicente Lombardo Toledano (b.1894) and Eli de Gortari (b.1918) in Mexico, and
Caio Prado Júnior (1909–86) in Brazil. In contrast to Marxism, philosophical
analysis arrived late in Latin America and, owing to its technical and academic
character, has not yet influenced more than a relatively small number of
philosophers – and also because in the milieu of Buenos Aires, the influence of
French culture is considered to have much more prestige in mainstream culture
than the more parochial empiricist brand coming from the British Isles – unless
it’s among the Friends of the Argentine Centre for English Culture. German
philosophy is considered rough in contrast to the pleasing to the ear sounds of
French philosophy, and Buenos Aires locals find the very sound of the long
German philosophical terms a source of amusement and mirth. Since Buenos Aires
habitants are Italians, it is logical that they do not have much affinity for
Italian philosophy, which they think it’s too local and less extravagant than
the French. There was a strong immigration of German philosophers to Buenos
Aires after the end of the Second World War, too. Colonials from New Zealand,
Australia, Canada, or the former colonies in North America are never as
welcomed in Buenos Aires as those from the very Old World. The reason is
obvious: as being New-Worlders, if they are going to be educated, it is by
Older-Worlders – Nobody in Buenos Aires would follow a New-World philosopher or
a colonial philosopher – but at most a school which originated in the Continent
of Europe. The British are regarded as by nature unphilosophical and to follow
a British philosopher in Buenos Aires is considered an English joke!
Nonetheless, and thanks in part to its high theoretical caliber, analysis has become
one of the most forceful philosophical currents in the region. The publication
of journals with an analytic bent such as Crítica in Mexico, Análisis
Filosófico in Argentina, and Manuscrito in Brazil, the foundation of The
Sociedad Argentina de Análisis Filosófico (SADAF) in Argentina and the Sociedad
Filosófica Iberoamericana (SOFIA) in Mexico, and the growth of analytic
publications in high-profile journals of neutral philosophical orientation,
such as Revista Latinoamericana de Filosofía, indicate that philosophical
analysis is well established in at least the most European bit of the
continent: the river Plate area of Buenos Aires. The main centers of analytic
activity are Buenos Aires, on the River Plate, and far afterwards, the much
less British-influenced centers like Mexico City, or the provincial varsity of
Campinas and São Paulo in Brazil. The interests of South American philosophical
analysts center on questions of pragmatics, rather than semantics, -- and are
generally sympathetic to Griceian developments -- ethical and legal philosophy,
the philosophy of science, and more recently cognitive science. Among its most
important proponents are Genaro R. Carrio (b.1922), Gregorio Klimovsky
(b.1922), and Tomas Moro Simpson (b.1929), E. A. Rabossi (b. Buenos Aires), O.
N. Guariglia (b. Buenos Aires), in Argentina – Strawson was a frequent lecturer
at the Argentine Society for Philosopohical Analysis, and many other Oxonian
philosophers on sabbatical leave. The Argentine Society for Philosophical Analysis,
usually in conjunction with the Belgravia-based Anglo-Argentine Society
organize seminars and symposia – when an Argentine philosopher emigrates he
ceases to be considered an Argentine philosopher – students who earn their
maximal degrees overseas are not counted either as Argentine philosophers by
Argentine (or specifically Buenos Aires) philosophers (They called them
braindrained, brainwashed!) Luis Villoro (Spain, b. 1922) in Mexico; Francisco
Miró Quesada in Peru; Roberto Torretti (Chile, b.1930) in Puerto Rico; Mario
Bunge (Argentina, b.1919), who emigrated to Canada; and Héctor-Neri Castañeda
(Guatemala, 1924–91). The philosophy of liberation is an autochthonous Latin
American movement that mixes an emphasis on Latin American intellectual independence
with Catholic and Marxist ideas. The historicist perspective of Leopoldo Zea,
the movement known as the theology of liberation, and some elements from the
national-popular Peronist ideology prepared the ground for it. The movement
started in the early 1970s with a group of Argentinian philosophers, who, owing
to the military repression of 1976–83 in Argentina, went into exile in various
countries of Latin America. This early diaspora created permanent splits in the
movement and spread its ideas throughout the region. Although proponents of
this viewpoint do not always agree on their goals, they share the notion of
liberation as a fundamental concept: the liberation from the slavery imposed on
Latin America by imported ideologies and the development of a genuinely
autochthonous thought resulting from reflection on the South American reality.
As such, their views are an extension of the thought of Ramos and others who
earlier in the century initiated the discussion of the cultural identity of
South America.
bonum: One of the four
transcendentals, along with ‘unum,’ ‘pulchrum,’ and ‘verum’. Grice makes fun of
Hare n “Language of Morals.” To what extent is Hare saying that to say ‘x is
good’ means ‘I approve of x’? (Strictly: “To say that something is good is to
recommend it”). To say " I approve of x "
is in part to do the same thing as when we say " x is good " a
statement of the form " X is good" strictly designates " I approve of X "
and suggests " Do so as well". It should be in Part II to
“Language of Morals”. Old Romans did not have an article, so for them it is
unum, bonum, verum, and pulchrum. They were trying to translate the very
articled Grecian things, ‘to agathon,’ ‘to alethes,’ and ‘to kallon.’ The three
references given by Liddell and Scott are good ones. τὸ ἀ., the good,
Epich.171.5, cf. Pl.R.506b, 508e, Arist.Metaph.1091a31, etc. The Grecian Grice
is able to return to the ‘article’. Grice has an early essay on ‘the good,’ and
he uses the same expression at Oxford for the Locke lectures when looking for a
‘desiderative’ equivalent to ‘the true.’ Hare had dedicated the full part of
his “Language of Morals” to ‘good,’ so Grice is well aware of the centrality of
the topic. He was irritated by what he called a performatory approach to the
good, where ‘x is good’ =df. ‘I approve of x.’ Surely that’s a conversational implicaturum.
However, in his analysis of reasoning (the demonstratum – since he uses the
adverb ‘demonstrably’ as a marker of pretty much like ‘concusively,’ as applied
to both credibility and desirability, we may focus on what Grice sees as
‘bonum’ as one of the ‘absolutes,’ the absolute in the desirability realm, as
much as the ‘verum’ is the absolute in the credibility realm. Grice has an
excellent argument regarding ‘good.’ His example is ‘cabbage,’ but also
‘sentence.’ Grice’s argument is to turn the disimpicatum into an explicitum. To
know what a ‘cabbage,’ or a formula is, you need to know first what a ‘good’
cabbage is or a ‘well-formed formula,’ is. An ill-formed sentence is not deemed
by Grice a sentence. This means that we define ‘x’ as ‘optimum x.’ This is not
so strange, seeing that ‘optimum’ is actually the superlative of ‘bonum’ (via
the comparative). It does not require very
sharp eyes, but only the willingness to use the eyes one has, to see that our
speech and thought are permeated with the notion of purpose; to say what a
certain kind of thing is is only too frequently partly to say what it is for.
This feature applies to our talk and thought of, for example, ships, shoes, sealing
wax, and kings; and, possibly and perhaps most excitingly, it extends even to
cabbages.“There is a range of cases in which, so far from its being the
case that, typically, one first learns what it is to be a F and then, at the
next stage, learns what criteria distinguish a good F from a F which is less
good, or not good at all, one needs first to learn what it is to be a good F,
and then subsequently to learn what degree of approximation to being a good F
will qualify an item as a F; if the gap between some item x and good Fs is
sufficently horrendous, x is debarred from counting as a F at all, even as a
bad F.”“In the John Locke Lectures, I called a concept which exhibits this
feature as a ‘value-paradeigmatic’ concept. One example of a value-paradeigmatic
concept is the concept of reasoning; another, I now suggest, is that of
sentence. It may well be that the existence of value-oriented concepts (¢b ¢ 2
. • • . ¢n) depends on the prior existence of pre-rational concepts ( ¢~, ¢~ .
. . . ¢~), such that an item x qualifies for the application of the concept ¢ 2
if and only if x satisfies a rationally-approved form or version of the
corresponding pre-rational concept ¢'. We have a (primary) example of a step in
reasoning only if we have a transition of a certain rationally approved kind
from one thought or utterance to another. --- bonum commune -- common good, a
normative standard in Thomistic and Neo-Thomistic ethics for evaluating the
justice of social, legal, and political arrangements, referring to those
arrangements that promote the full flourishing of everyone in the community.
Every good can be regarded as both a goal to be sought and, when achieved, a
source of human fulfillment. A common good is any good sought by and/or enjoyed
by two or more persons as friendship is a good common to the friends; the
common good is the good of a “perfect” i.e., complete and politically organized
human community a good that is the
common goal of all who promote the justice of that community, as well as the
common source of fulfillment of all who share in those just arrangements.
‘Common’ is an analogical term referring to kinds and degrees of sharing
ranging from mere similarity to a deep ontological communion. Thus, any good
that is a genuine perfection of our common human nature is a common good, as
opposed to merely idiosyncratic or illusory goods. But goods are common in a
deeper sense when the degree of sharing is more than merely coincidental: two
children engaged in parallel play enjoy a good in common, but they realize a
common good more fully by engaging each other in one game; similarly, if each
in a group watches the same good movie alone at home, they have enjoyed a good
in common but they realize this good at a deeper level when they watch the
movie together in a theater and discuss it afterward. In short, common good
includes aggregates of private, individual goods but transcends these
aggregates by the unique fulfillment afforded by mutuality, shared activity,
and communion of persons. As to the sources in Thomistic ethics for this
emphasis on what is deeply shared over what merely coincides, the first is
Aristotle’s understanding of us as social and political animals: many aspects
of human perfection, on this view, can be achieved only through shared activities
in communities, especially the political community. The second is Christian
Trinitarian theology, in which the single Godhead involves the mysterious
communion of three divine “persons,” the very exemplar of a common good; human
personhood, by analogy, is similarly perfected only in a relationship of social
communion. The achievement of such intimately shared goods requires very
complex and delicate arrangements of coordination to prevent the exploitation
and injustice that plague shared endeavors. The establishment and maintenance
of these social, legal, and political arrangements is “the” common good of a
political society, because the enjoyment of all goods is so dependent upon the
quality and the justice of those arrangements. The common good of the political
community includes, but is not limited to, public goods: goods characterized by
non-rivalry and non-excludability and which, therefore, must generally be
provided by public institutions. By the principle of subsidiarity, the common
good is best promoted by, in addition to the state, many lower-level non-public
societies, associations, and individuals. Thus, religiously affiliated schools
educating non-religious minority chilcommission common good 161 161 dren might promote the common good
without being public goods.
bonum: good-making
characteristic, a characteristic that makes whatever is intrinsically or
inherently good, good. Hedonists hold that pleasure and conducing to pleasure
are the sole good-making characteristics. Pluralists hold that those
characteristics are only some among many other goodmaking characteristics,
which include, for instance, knowledge, friendship, beauty, and acting from a
sense of duty. Refs.: H. P. Grice, “E. F. Carritt on an alleged ambiguity of
‘good.’” This was called a ‘transcendental,’ and it was a favourite topic of
Achillini.
booleian: algebra: Peirce
was irritated by the spelling “Boolean” “Surely it is Booleian.” 1 an ordered
triple B,†,3, where B is a set containing at least two elements and † and 3 are
unary and binary operations in B such that i a 3 b % b 3 a, ii a 3 b 3 c % a 3
b 3 c, iii a 3 † a % b 3 † b, and iv a 3 b = a if and only if a 3 † b % a 3 †
a; 2 the theboo-hurrah theory Boolean algebra 95 95 ory of such algebras. Such structures are
modern descendants of algebras published by the mathematician G. Boole in 1847
and representing the first successful algebraic treatment of logic.
Interpreting † and 3 as negation and conjunction, respectively, makes Boolean
algebra a calculus of propositions. Likewise, if B % {T,F} and † and 3 are the
truth-functions for negation and conjunction, then B,†,3 the truth table for those two
connectives forms a two-element Boolean
algebra. Picturing a Boolean algebra is simple. B,†,3 is a full subset algebra
if B is the set of all subsets of a given set and † and 3 are set
complementation and intersection, respectively. Then every finite Boolean
algebra is isomorphic to a full subset algebra, while every infinite Boolean
algebra is isomorphic to a subalgebra of such an algebra. It is for this reason
that Boolean algebra is often characterized as the calculus of classes.
bootstrap: Grice certainly
didn’t have a problem with meta-langauge paradoxes. Two of his maxims are self
refuting and ‘sic’-ed: “be perspicuous [sic]” and “be brief (avoid unnecessary
prolixity) [sic].” The principle introduced by Grice in “Prejudices and
predilections; which become, the life and opinions of H. P. Grice,” to limit
the power of the meta-language. The weaker your metalanguage the easier you’ll
be able to pull yourself by your own bootstraps. He uses bootlaces in
“Metaphysics, Philosophical Eschatology, and Plato’s Republic.”
border-line: case, in the
logical sense, a case that falls within the “gray area” or “twilight zone”
associated with a vague concept; in the pragmatic sense, a doubtful, disputed,
or arguable case. These two senses are not mutually exclusive, of course. A
moment of time near sunrise or sunset may be a borderline case of daytime or
nighttime in the logical sense, but not in the pragmatic sense. A sufficiently
freshly fertilized ovum may be a borderline case of a person in both senses.
Fermat’s hypothesis, or any of a large number of other disputed mathematical
propositions, may be a borderline case in the pragmatic sense but not in the
logical sense. A borderline case per se in either sense need not be a limiting
case or a degenerate case.
bosanquet: Cited by H. P.
Grice. Very English philosopher (almost like Austin or Grice), the most
systematic Oxford absolute idealist and, with F. H. Bradley, the leading Oxford
defender of absolute idealism. Although he derived his last name from Huguenot
ancestors, Bosanquet was thoroughly English. Born at Altwick and educated at
Harrow and Balliol, Oxford, he was for eleven years a fellow of University College, Oxford. The death of his
father in 0 and the resulting inheritance enabled Bosanquet to leave Oxford for
London and a career as a writer and social activist. While writing, he taught
courses for the London Ethical Society’s Center for Extension and donated time to the Charity
Organization Society. In 5 he married his coworker in the Charity Organization
Society, Helen Dendy, who was also the translator of Christoph Sigwart’s Logic.
Bosanquet was professor of moral philosophy at St. Andrews from 3 to 8. He gave
the Gifford Lectures in 1 and 2. Otherwise he lived in London until his death.
Bosanquet’s most comprehensive work, his two-volume Gifford Lectures, The
Principle of Individuality and Value and The Value and Destiny of the
Individual, covers most aspects of his philosophy. In The Principle of
Individuality and Value he argues that the search for truth proceeds by
eliminating contradictions in experience. For Bosanquet a contradiction arises
when there are incompatible interpretations of the same fact. This involves
making distinctions that harmonize the incompatible interpretations in a larger
body of knowledge. Bosanquet thought there was no way to arrest this process
short of recognizing that all human experience forms a comprehensive whole
which is reality. Bosanquet called this totality “the Absolute.” Just as
conflicting interpretations of the same fact find harmonious places in the
Absolute, so conflicting desires are also included. The Absolute thus satisfies
all desires and provides Bosanquet’s standard for evaluating other objects.
This is because in his view the value of an object is determined by its ability
to satisfy desires. From this Bosanquet concluded that human beings, as
fragments of the Absolute, acquire greater value as they realize themselves by
partaking more fully in the Absolute. In The Value and Destiny of the
Individual Bosanquet explained how human beings could do this. As finite, human
beings face obstacles they cannot overcome; yet they desire the good i.e., the
Absolute which for Bosanquet overcomes all obstacles and satisfies all desires.
Humans can best realize a desire for the good, Bosanquet thinks, by
surrendering their private desires for the sake of the good. This attitude of
surrender, which Bosanquet calls the religious consciousness, relates human
beings to what is permanently valuable in reality and increases their own value
and satisfaction accordingly. Bosanquet’s defense of this metaphysical vision
rests heavily on his first major work, Logic or the Morphology of Knowledge 8;
2d ed., 1. As the subtitle indicates, Bosanquet took the subject matter of
Logic to be the structure of knowledge. Like Hegel, who was in many ways his
inspiration, Bosanquet thought that the nature of knowledge was defined by
structures repeated in different parts of knowledge. He called these structures
forms of judgment and tried to show that simple judgments are dependent on
increasingly complex ones and finally on an all-inclusive judgment that defines
reality. For example, the simplest element of knowledge is a demonstrative
judgment like “This is hot.” But making such a judgment presupposes
understanding the contrast between ‘this’ and ‘that’. Demonstrative judgments
thus depend on comparative judgments like “This is hotter than that.” Since
these judgments are less dependent on other judgments, they more fully embody
human knowledge. Bosanquet claimed that the series of increasingly complex
judgments are not arranged in a simple linear order but develop along different
branches finally uniting in disjunctive judgments that attribute to reality an
exhaustive set of mutually exclusive alternatives which are themselves
judgments. When one contained judgment is asserted on the basis of another, a judgment
containing both is an inference. For Bosanquet inferences are mediated
judgments that assert their conclusions based on grounds. When these grounds
are made fully explicit in a judgment containing them, that judgment embodies
the nature of inference: that one must accept the conclusion or reject the
whole of knowledge. Since for Bosanquet the difference between any judgment and
the reality it represents is that a judgment is composed of ideas that abstract
from reality, a fully comprehensive judgment includes all aspects of reality.
It is thus identical to reality. By locating all judgments within this one,
Bosanquet claimed to have described the morphology of knowledge as well as to
have shown that thought is identical to reality. Bosanquet removed an objection
to this identification in History of Aesthetics 2, where he traces the
development of the philosophy of the beautiful from its inception through
absolute idealism. According to Plato and Aristotle beauty is found in
imitations of reality, while in objective idealism it is reality in sensuous
form. Drawing heavily on Kant, Bosanquet saw this process as an overcoming of
the opposition between sense and reason by showing how a pleasurable feeling
can partake of reason. He thought that absolute idealism explained this by
showing that we experience objects as beautiful because their sensible
qualities exhibit the unifying activity of reason. Bosanquet treated the
political implications of absolute idealism in his Philosophical Theory of the
State 8; 3d ed., 0, where he argues that humans achieve their ends only in
communities. According to Bosanquet, all humans rationally will their own ends.
Because their ends differ from moment to moment, the ends they rationally will
are those that harmonize their desires at particular moments. Similarly,
because the ends of different individuals overlap and conflict, what they
rationally will are ends that harmonize their desires, which are the ends of
humans in communities. They are willed by the general will, the realization of
which is self-rule or liberty. This provides the rational ground of political
obligation, since the most comprehensive system of modern life is the state,
the end of which is the realization of the best life for its citizens. Refs.:
H. P. Grice, “Bosanquet’s implicaturum.”
boyle: r.: Grice was a
closet corpularianist. a major figure in seventeenthcentury natural philosophy.
To his contemporaries he was “the restorer” in England of the mechanical
philosophy. His program was to replace the vacuous explanations characteristic
of Peripateticism the “quality of whiteness” in snow explains why it dazzles
the eyes by explanations employing the “two grand and most catholic principles
of bodies, matter and motion,” matter being composed of corpuscles, with motion
“the grand agent of all that happens in nature.” Boyle wrote influentially on
scientific methodology, emphasizing experimentation a Baconian influence,
experimental precision, and the importance of devising “good and excellent”
hypotheses. The dispute with Spinoza on the validation of explanatory
hypotheses contrasted Boyle’s experimental way with Spinoza’s way of rational
analysis. The 1670s dispute with Henry More on the ontological grounds of
corporeal activity confronted More’s “Spirit of Nature” with the “essential
modifications” motion and the “seminal principle” of activity with which Boyle
claimed God had directly endowed matter. As a champion of the corpuscularian
philosophy, Boyle was an important link in the development before Locke of the
distinction between primary and secondary qualities. A leading advocate of
natural theology, he provided in his will for the establishment of the Boyle
Lectures to defend Protestant Christianity against atheism and materialism.
BOLANO Lorenzo Bolano
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Lorenzo Bolano Lorenzo Bolano (Catania, 1540
circa – Catania, 1613 circa) è stato un filosofo, medico e archeologo italiano. Indice 1 Vita
e opere 2 Note
3 Bibliografia
4 Voci
correlate 5 Collegamenti
esterni Vita e opere Assai scarse sono le notizie sulla vita di questo
personaggio. Quel poco che sappiamo viene riassunto nell'opera del
Mongitore[1]: insegnò a Catania medicina per più di 20 anni[2] a partire dal
1572, quindi nel periodo tra il 1578 e il 1590 intraprese l'insegnamento anche
di filosofia alternando i due insegnamenti per tutta la carriera. Non si hanno
più notizie certe su di lui dopo il 1593 anche se c'è la presenza del suo nome
nei rotuli dell'Università di Catania fino al 1613[3], anno probabile della sua
morte. Nel XVI secolo fu uno dei più
eminenti esponenti dell'ateneo catanese: chiamato dallo storico seicentesco
concittadino Giovambattista De Grossi « medicinae, anatomes ac matheseos
peritissimus »[4], acquisìo grande fama di professore e di medico. Dal 1603 per
un breve periodo lo troviamo presso il Collegio dei gesuiti di Palermo come
lettore di fisica e anatomia con il "favoloso stipendio di ottocento onze
annue"[5]; nel 1607 torna ad insegnare a Catania. Fu un seguace della tradizione aristotelica
rinascimentale ed un tipico esempio di medico umanista, unendo all'interesse
per le indagini mediche e naturali quello per gli studi letterari, filosofici e
antiquari. Nel 1596 stampava a Messina
un Opus logicum[6], compendio di filosofia aristotelica e frutto del suo
insegnamento logico, scrisse anche di retorica e fisica[7] ed abbiamo notizie
di un'opera naturalistica sull'Etna, il Discorso di Mongibello[8] ma l'opera
cui maggiormente è legato è un Chronicon urbis Catinae[9], andato perduto dopo
il 1693, in cui ci lascia preziose notizie e descrizioni su Catania e le sue
vestigia storiche prima della catastrofica eruzione dell'Etna del 1669[10] che
profondamente ne cambiò paesaggio, fisionomia ed urbanistica. Il Chronicon rappresenta un raro esempio
cinquecentesco di indagine archeologica diretta su Catania[11] e rimarrà uno
dei pochi lavori utili e seri sulle antichità della città etnea per tutto il
Seicento. Riguarda, tra l'altro, la fondazione di Catania, l'anfiteatro romano,
l'acquedotto romano, gli Archi, il tempio di Cerere, la Naumachia, l'Ippodromo.
Per questi ultimi due edifici è la prima ed unica fonte a noi rimasta[12].
Pietro Carrera e Gian Battista De Grossi attinsero direttamente dal
manoscritto, traendone spunto per le loro opere[13][14] e pubblicando i pochi
frammenti a noi rimasti[10]. Eppure
Bolano subì una grave umiliazione: nell'anno in cui si perdono le sue tracce,
il 1613, presentatosi a chiedere l'incarico di filosofia nell'Università dove con
onore insegnava da oltre quattri decenni, i filosofi ecclesiastici lo
contrastarono preferendo il secolare Francesco Riccioli. Il venerando
medico-archeologo riottenne l'insegnamento solo per « grazia » del viceré
Pietro Giron de Osuna[15], una nomina, sottolinea Matteo Gaudioso, « peggiore
di una sconfitta, forse la prima e ultima umiliazione del Bolano, scomparso
successivamente dalla scena. Fu il suo ultimo anno di insegnamento e forse di
vita »[16]. Note ^ Antonino Mongitore,
Bibliotheca sicula, sive de scriptoribus siculis, qui tum vetera, tum
recentiora saecula illustrarunt, pag. 5, D. Bua, 1708 ^ Storia della filosofia
in Sicilia da'tempi antichi al sec. XIX, libri quattro, pag. 137, Vincenzo Di
Giovanni, Lauriel, 1873 ^ Archivio storico per la Sicilia orientale, pag. 293,
La società, 1934 ^ G.B. De Grossi, Catanense Decachordon..., Catanae, 1642, p.
150. ^ S. Correnti, La Sicilia del Cinquecento: il nazionalismo isolano, Roma,
Mursia, 1980, p.172. ^ Storia della filosofia in Sicilia da' tempi antichi al
sec. XIX, libri quattro, pag. 138 ^ Rivista internazionale di filosofia del
diritto, Volume 38, pag. 313, Giorgio Del Vecchio, Società anonima poligrafica
italiana, 1961 ^ Bibliotheca sicula, sive de scriptoribus siculis, qui tum
vetera, tum recentiora saecula illustrarunt ^ Osservazioni sopra la storia di
Catania cavate dalla storia generale di Sicilia, Volume 3, pag. 214, Vincenzo
Cordaro Clarenza Riggio, 1833 Sopra uno
rudere scoperto in Catania cenni critici dell'arch. Mario Musumeci, pag. XXX, Mario
Musumeci, dalla tipografia della regia Università, 1819 ^ Guido Libertini,
L’indagine archeologica a Catania nel secolo XVI e l’opera di Lorenzo Bolano,
in Archivio Storico per la Sicilia Orientale, XVIII, 1922, pp. pp. 105–138,
ISSN non esistente. ^ Edilizia pubblica e privata nelle città romane, pag. 94,
Lorenzo Quilici, Stefania Quilici Gigli, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2008 ^ P.
Carrera, Delle Memorie historiche della città di Catania, I, Catania 1639, pp.
22, 37, 80, 112 ^ G. B. De Grossi, Catanense Decachordon..., cit., I, pp. 7 s.
^ Archivio di Stato di Palermo, Tribunale del R. Patrimonio, Memoriali, vol.
533, f. 283. Cit. in Corrado Dollo, Modelli scientifici e filosofici nella
Sicilia spagnola, Napoli, Guida, 1984, p. 70. ^ Matteo Gaudioso, L'Università
di Catania nel secolo XVII, in Aa.Vv., Storia della Università di Catania dalle
origini ai nostri giorni, Catania, Zuccarello e Izzi, 1934, p. 182.
Bibliografia Pietro Carrera, Delle Memorie historiche della città di Catania,
I, Catania, 1639. Gian Battista De Grossi, Catanense Decachordon..., Catinae,
1642. Antonino Mongitore, Bibliotheca sicula, sive de scriptoribus siculis, qui
tum vetera, tum recentiora saecula illustrarunt, D. Bua, 1708. Mario Musumeci,
Sopra uno rudere scoperto in Catania cenni critici dell'arch. Mario Musumeci,
dalla tipografia della regia Università, 1819. Vincenzo Di Giovanni, Storia
della filosofia in Sicilia da'tempi antichi al sec. XIX, libri quattro, pag.
137, Lauriel, 1873. Guido Libertini, L'indagine archeologica a Catania nel
secolo XVI e l'opera di Lorenzo Bolano in Archivio Storico per la Sicilia
Orientale, n. XVIII, 1922. Giorgio Stabile, Dizionario Biografico degli
Italiani, Volume 11, 1969. Lorenzo Quilici, Stefania Quilici Gigli, Edilizia
pubblica e privata nelle città romane, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2008. Voci
correlate Storia di Catania Eruzione dell'Etna del 1669 Collegamenti esterni
Lorenzo Bolano, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Archeologia Portale
Archeologia Biografie Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia Medicina
Portale Medicina Categorie: Filosofi italiani del XVI secoloMedici
italianiArcheologi italianiNati nel 1540Nati a CataniaMorti a CataniaProfessori
dell'Università degli Studi di Catania[altre]
BONATELLI Francesco Bonatelli Da
Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Niente
fonti! Questa voce o sezione sull'argomento filosofi italiani non cita le fonti
necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Puoi migliorare questa voce
aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso
delle fonti. Francesco Bonatelli (Iseo, 25 aprile 1830 – Padova, 13
maggio 1911) è stato un filosofo italiano. Indice 1 Biografia 2 Pensiero
3 Opere
4 Note
5 Bibliografia
6 Altri
progetti 7 Collegamenti
esterni Biografia Francesco Bonatelli nacque il 25 aprile 1830 ad Iseo (BS), da
Filippo (n. 1789 – m. 1844), commissario distrettuale al servizio del governo
austriaco, e da Elisabetta Bocchi. Nel 1842, all'età di 12 anni, si
trasferì a Chiari per compiere gli studi ginnasiali presso uno zio materno: il
canonico Annibale Bocchi. In questo periodo studiò con Carlo Varisco,
che, in seguito, diverrà suo cognato. Il Varisco, infatti, sposò Giulia, sorella
del Bobatelli e, dopo la morte di questa, convolò a seconde nozze con un'altra
sorella del Bonatelli: Laura. Dall'unione fra Carlo e Giulia nacque
Bernardino Varisco, insigne filosofo anch'egli, e senatore del Regno
d'Italia. Terminato il ginnasio, proseguì gli studi a Brescia,
frequentando il locale liceo, ed iniziando precocemente l'attività didattica
presso il Liceo Classico Arnaldo. Nel frattempo si rese protagonista del
grande fermento politico della sua epoca. Troviamo conferma del suo
fervente patriottismo in ciò che ne scrisse Michele Rosi nel “Dizionario del
Risorgimento nazionale” del 1937: «Venuti i tempi nuovi, ebbe incarico di
istruire gli ufficiali della guardia nazionale; continuando nello stesso tempo
nel proprio insegnamento, cercò di suscitare nell'animo dei giovani i più
fervidi sentimenti patriottici. Per questo cadde in sospetto della polizia
austriaca, alla quale sfuggì (…) in Svizzera». Rientrato in patria, nel
1849, ottenne l'abilitazione all'insegnamento della filosofia, della matematica
e della fisica, che alternò tra Milano, presso l'istituto ginnasiale “Sorre”, e
Chiari. La sua prima pubblicazione, di interesse psicologico, risale al
1852, ed ha titolo “Sulla sensazione”. Nel 1853 si unì in matrimonio con
Laura Formenti. Nel medesimo anno, venne privato del posto di lavoro per
motivi politici. Per riottenere l'ammissione all'insegnamento, dovette
avvalersi dell'intercessione della nobildonna e benefattrice clarense, Ottavia
Bettolini, col maresciallo Josef Radetzky- In cambio di questa
concessione, avvenuta soltanto nel 1855, il governo austriaco gli impose di
seguire un corso di studi superiori a Vienna, che abbandonò forzatamente
soltanto qualche mese dopo, essendosi ammalato di tifo. Fu durante questa
breve esperienza che il Bonatelli venne in contatto coi maggiori esponenti
della filosofia tedesca, da cui rimase profondamente influenzato. Resta
incerto se, nella capitale austriaca, conseguì o meno la laurea, come
ipotizzato da alcuni autori (Giulio Alliney, “BONATELLI”, Brescia, La Scuola,
1947). Nel 1858 insegnò presso il liceo di Mantova, dove rimase fino al
Giugno '59, dopo lo scoppio della Seconda Guerra d'Indipendenza, quando quella
città fu messa in stato d'assedio. Le imprese guerresche del sovrano
sabaudo, supportato da francesi e volontari garibaldini, vennero celebrate dal
B. con la composizione di un carme: “Il servaggio e la liberazione”, scritto a
Chiari il 13 agosto 1859, con dedica a Vittorio Emanuele II.
Successivamente, l'attività didattica del B. proseguì al liceo di Brescia
(1859-60) ed al Carmine di Torino sino al 1861, anno in cui si trasferì a
Bologna per insegnare filosofia teoretica, nonostante avesse appena vinto un
concorso presso l'università di Genova che gli avrebbe permesso di ricoprire la
stessa cattedra. Nell'ateneo felsineo, il B. ebbe modo di conoscere
Giosuè Carducci, che vi era professore di Letteratura Italiana. Lo
stretto legame fra i due cattedratici è testimoniato da una ventina di
lettere, scritte fra il 1862 ed il 1881, conservate nell'archivio della Casa
Carducci di Bologna. Gli anni trascorsi a Bologna furono particolarmente
proficui per l'elaborazione del pensiero filosofico del Bonatelli: nacque
allora una delle sue opere principali, “Pensiero e conoscenza”, pubblicata nel
1864. Nel dicembre 1867, il B. passò alla cattedra di filosofia teoretica
dell'università di Padova; impiego che manterrà fino alla morte.
Nell'ateneo lombardo ebbe diversi incarichi, fra cui quello di insegnare
filosofia della storia (dal 1878 al 1910) e di tenere per qualche anno i corsi
di antropologia, pedagogia e storia della filosofia. Divenne anche preside
della facoltà di lettere e filosofia. A Padova scrisse la sua opera
maggiore: “La coscienza e il meccanesimo interiore”, nel 1872. La fama del
B. iniziò negli anni '70, specialmente negli ambienti del “platonismo” legati a
Terenzio Mamiani, ottenendo anche ruoli di alto prestigio al di fuori della
propria attività didattica. Fu membro del comitato di redazione del
periodico “La filosofia delle scuole italiane”, fondato dal Mamiani nel ‘69;
posizione che mantenne fino al 1874, quando rassegnò le proprie dimissioni in
seguito alla pubblicazione di alcuni articoli del filosofo Giovanni Maria
Bertini che, contenendo aspre critiche al cattolicesimo, urtavano con le sue
solide convinzioni religiose. Nonostante ciò, il B. proseguì la propria
collaborazione con la rivista, curandone la rubrica “Conversazioni filosofiche”
dal 1870 al 1872. Il 18 aprile 1880 fu nominato socio corrispondente nazionale
dell'Accademia dei Lincei per la classe di Scienze morali, storiche e
filologiche; mentre, il 5 febbraio 1882 divenne socio corrispondente della
Reale Accademia delle Scienze di Torino, nella sezione di Scienze
filosofiche. Nell'ultimo decennio del secolo XIX pubblicò un altro saggio
importante: “Percezione e pensiero”. Bonatelli fu anche un brillante
verseggiatore ed autore di alcune pregevoli opere letterarie, fra cui: il carme
“In morte di Tommaso Grossi” (Milano, 1853), il poemetto “Alfredo” (Lodi, 1856),
il carme precedentemente menzionato “Il servaggio e la liberazione” (Brescia,
1860) e numerose composizioni in lingua dialettale. Il filosofo Giovanni
Gentile ne lodò le doti letterarie, apprezzando la forma netta e quasi sempre
precisa della sua espressione ed il linguaggio vivo ed immaginoso; affermando
addirittura che gli scritti del Bonatelli potranno essere sempre cercati e
letti con profitto. (G. Gentile, “La filosofia in Italia dopo il 1850”, su “La
Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce” n. 5,
p. 33, 1907). Inoltre, non esitò ad esporre il proprio pensiero su
tematiche politiche d'attualità. Ricordiamo, a proposito, due saggi sulla
possibilità di allargamento del diritto di voto: “Intorno al fondamento
naturale del diritto di voto” (Padova; Tip. Rendi, 1882) ed “Intorno al diritto
elettorale” (Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti;
1897). Le sue pubblicazioni, comprese quelle di carattere filosofico,
ammontano ad oltre 170 opere. Con l'avanzare dell'età, si manifestò
inevitabilmente qualche acciacco fisico, che egli accolse stoicamente,
confortato da una fede sincera e tenace. È significativo quanto scrisse
al nipote Bernardino Varisco, in una lettera datata 25 Gen. 1906. «Carissimo
Dino, l'aver io tardato a congratularmi teco della riuscita non deriva
certo dall'essermene io poco rallegrato, bensì dal cumulo di noie, di pensieri,
di tribolazioni che ora più che mai m'è piombato addosso e che quasi mi
schiaccia. Non entro nei particolari, perché a cosa servirebbe? […]
Basta, [sia] quello che Dio vuole!». (Massimo Ferrari, “Lettere a Bernardino
Varisco (1867 - 1931)”, p. 77, La Nuova Italia, Firenze, 1982). Malgrado
ciò, il filoso d'Iseo proseguì l'attività di docente ed accademico anche nei
primi anni del '900, senza affatto abbandonare l'indagine speculativa, grazie
ad una lucidità mentale che mai lo abbandonò, dedicando i suoi ultimi sforzi
alla traduzione del primo volume dell'opera “Microcosmo” di Hermann Lotze, che
sarà pubblicato postumo. Morì il 13 maggio 1911, a Padova, all'età di 81
anni. Aveva insegnato fino a due giorni precedenti alla morte. Le sue
spoglie mortali riposano nel piccolo cimitero di Longiano (FC), dove furono
traslate da Padova, negli anni '80 del secolo scorso, per volontà del nipote
Gualtiero. Pensiero Filosofo spiritualista, Pose al centro della sua
speculazione l'uomo e ne difese la spiritualità contro il positivismo
materialista. Sulla scia di Hermann Lotze[1] valorizzò il sentimento e pose in
esso la principale rivelazione dell'essere per mezzo del giudizio di
valore. Opere Fra le sue opere ricordiamo: Pensiero e conoscenza,
Bologna, G. Monti, 1864. La coscienza e il meccanismo interiore. Studi
psicologici, Padova, Minerva, 1872. Discussioni gnoseologiche e note critiche,
Venezia, Antonelli, 1885. Elementi di psicologia e logica, ad uso dei licei,
Padova, Tip. F. Sacchetto, 1892. Percezione e pensiero, 3 voll., Venezia, Tip.
Ferrari, 1892-1895. Comprende: 1. Percezione e pensiero, 1892; 2. La percezione
interna, 1894; 3. Il pensiero, 1895. Intorno alla conoscibilità dell'io,
Venezia, Officine grafiche di C. Ferrari, 1902. Studi d'epistemologia, Venezia,
C. Ferrari, 1905. Sentire e conoscere, Prato, Tip. Collini, 1909. Note ^ G.
Calogero, Enciclopedia Italiana, riferimenti in Collegamenti esterni.
Bibliografia Francesco De Sarlo, Francesco Bonatelli, Firenze, Ufficio della
«Rassegna Nazionale» 1900. Erminio Troilo, Il pensiero filosofico di Francesco
Bonatelli, estratto dagli «Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere
ed Arti» LXXXIX (1929-30), Venezia, Ferrari 1930. Davide Poggi, La coscienza e
il meccanesimo interiore. Francesco Bonatelli, Roberto Ardigò e Giuseppe
Zamboni, Padova, Poligrafo 2007. ISBN 978-88-7115-568-5. Altri progetti
Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Francesco
Bonatelli Collegamenti esterni Guido Calogero, «BONATELLI, Francesco», in
Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930. AA.
VV., «BONATELLI, Francesco», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume
11, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969. Controllo di autorità VIAF
(EN) 9970282 · ISNI (EN) 0000 0000 6122 5757 · SBN IT\ICCU\VEAV\005819 · LCCN
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495/78868 · CERL cnp00574665 · WorldCat Identities (EN) lccn-n83182347
Biografie Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi
italiani del XIX secoloFilosofi italiani del XX secoloNati nel 1830Morti nel
1911Nati il 25 aprileMorti il 13 maggioNati a IseoMorti a PadovaMembri
dell'Accademia delle Scienze di Torino[altre]
BONAVINO Cristoforo Bonavino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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Cristoforo Bonavino Cristoforo Bonavino, noto anche con lo pseudonimo di
Ausonio Franchi (Pegli, 27 febbraio 1821 – Genova, 12 settembre 1895), è stato
un presbitero, scrittore, teologo e filosofo italiano. Indice 1 Biografia
1.1 La
fase razionalista 1.2 Il
ritorno al cattolicesimo 2 Targhe
commemorative 3 Voci
correlate 4 Altri
progetti 5 Collegamenti
esterni Biografia Nacque a Pegli, in una casa che sorgeva sulla via Aurelia,
successivamente demolita per la costruzione del lungomare. Nel 1838 entrò in
seminario. Nel 1840, a Bobbio, entrò nella congregazione degli Oblati di
Sant'Alfonso Maria de' Liguori, fondata, in quella stessa città, nel 1838 dal
vescovo Antonio Maria Gianelli. La fase
razionalista Il suddiacono venne accolto nella diocesi di Bobbio dal vescovo
Antonio Maria Gianelli il quale lo riteneva persona dotata di ottime qualità.
Venne ordinato sacerdote nel 1840, in tre feste consecutive, dallo stesso
Gianelli il quale lo accolse tra i suoi Oblati, da poco fondati in Bobbio,
nella sede del Santuario della Madonna dell'Aiuto. Il vescovo lo costituì poco
dopo, sebbene giovanissimo, vicesuperiore.
Cornelius Jansen, padre del giansenismo
Vincenzo Gioberti In tale posizione Bonavino indusse il vescovo ad
irrigidire molto la regola che aveva loro data. Egli usava con i colleghi,
tutti più maturi di lui, un rigore che essi reputarono intollerabile, tanto che
molti ne rimasero disgustati e parecchi se ne andarono. Qualche suo compagno
notò in lui uno spirito di superbia inoltre, in una disputa teologica, Bonavino
mostrò una dottrina diametralmente opposta a quella di Sant'Alfonso Maria de'
Liguori, tanto che il vescovo Gianelli dovette intervenire per richiamarlo,
dicendogli: "se continuate in questa guisa, voi non potrete recare che
gravi dispiaceri alla Chiesa e voglia Iddio che non diventiate apostata".
Egli dapprima rispose positivamente al richiamo, ma poi nuovamente ritornò
sulle sue posizioni. Aveva attinto dallo
spirito giansenista, tenacemente combattuto dal Gianelli e non ancora assopito,
sia leggendo opere spregiudicate sia discorrendo con qualche prete ancora
seguace di quella dottrina. Il vescovo lo chiamò nuovamente a sé e gli chiese
paternamente se fosse vero quanto gli veniva riferito, ed egli audacemente gli
rispose di sì e disse che avrebbe persistito nel suo sentimento e che non vi
era alcuna speranza che si potesse ricredere. Le sue parole furono: " ...
no, neppure se mi trovassi innanzi alla bocca di un cannone e mi si minacciasse
di darmi fuoco!". Allora il vescovo dovette cacciarlo dalla diocesi di
Bobbio, dubitando della buona riuscita del nuovo Istituto. Subì, anche,
l'influenza del positivismo francese e del criticismo tedesco. Poco dopo venne
espulso dalla congregazione per le sue dottrine che si allontanavano dal
probabilismo alfonsiano. A Genova aprì
una scuola. Partecipò nelle lotte contro i gesuiti, collaborando alla redazione
de Il gesuita moderno, e con due pubblicazioni: I Gesuiti e Autentiche prove
contro i Gesuiti (1846). Visse in prima persona la rivoluzione del 1848,
condividendo gli ideali risorgimentali, e stando in contatto, al punto di
arrivare alle polemiche, con le figure più rappresentative di esso: Mazzini,
Ferrari, Pisacane, Macchi, La Farina, Orsini e Crispi. Nel 1849 venne sospeso a divinis per la
difesa degli "errori" del suo Corso di religione alle Figlie di S.
Bernardo, e lasciò il ministero sacerdotale. Da questo anno (e fino al 1889)
usò lo pseudonimo di Ausonio Franchi, cioè "italiano libero". Su consiglio del Gioberti, verso il quale era
orientato politicamente, si dedicò agli studi filosofici. In questo periodo
scrisse: La filosofia delle scuole
italiane (1852) Appendice alla filosofia delle scuole italiane (1853): ove
giustificò la propria apostasia La religione del secolo XIX (1853) Studi
religiosi e filosofici: Del sentimento (1854) Il razionalismo del popolo (1856)
Trasferitosi a Torino, divenne mazziniano. Nel 1854 fondò Ragione, un
bimestrale di critica religiosa, politica e sociale. Nel 1859 si trasferì a Milano dove diresse La
gente latina. Nel 1856 ottenne la cattedra di storia della filosofia dell'Università
di Pavia. Nel 1863 venne trasferito all'Accademia di Scienze e Lettere di
Milano. Massone, fu membro della Loggia
"Insubria" di Rito simbolico italiano, che con altre, di numero
minore rispetto alle prevalenti di Rito scozzese antico e accettato, si
strinsero intorno alla Loggia madre torinese "Ausonia" e si
organizzarono all'obbedienza di un "Gran Consiglio Simbolico", sorto
da un'assemblea tenuta a Milano il 1-5 luglio 1864. Fu inoltre membro onorario
della Loggia "Azione e Fede", di Pisa. Il "Gran Consiglio Simbolico" ebbe
sede prima a Torino e poi a Milano e con la presidenza di Ausonio Franchi,
finché nel 1868 si unì al "Grande Oriente Italiano" con un atto
firmato per il Gran Consiglio tra gli altri dallo stesso Ausonio Franchi, che fu
strenuo e auterevole propugnatore della fusione nel nuovo Grande Oriente. In questo periodo scrisse: Letture della storia della filosofia moderna
(1863) Lettere a N. Mameli su la teoria del giudizio (1871) Saggi di critica e
polemica (1871-1872) Il ritorno al cattolicesimo Iniziò poi un periodo in cui
rimise in discussione la propria attività filosofica. Ciò lo portò a scrivere
L'ultima critica (1889-1893). Nei tre volumi che compongono l'opera, disse di
voler essere la «confutazione di tutti i paralogismi, che mi avevano condotto
al razionalismo, ed esposizione degli argomenti che mi hanno ricondotto prima
alla filosofia tomistica e poi alla fede cristiana». Visse l'esperienza della
conversione filosofica nel 1879 e quindi religiosa nel 1889; iniziò facendo
visita al Santuario di Virgo Potens in Sestri Ponente, dove è collocata una
lapide in ricordo dell'evento: «TRA
QUESTE SACRE MURA LA VERGINE POTENTE CON UN PRODIGIO DI MATERNA PIETÀ IL FIERO
NEMICO D'OGNI CRISTIANA RIVELAZIONE AUSONIO FRANCHI TRAMUTAVA NELL'ANTICO PIO
SACERDOTE CRISTOFORO BONAVINO RIDONANDO ALLA VERA SCIENZA E ALLA CHIESA UNO TRA
I PIÙ PROFONDI PENSATORI DELLA NOSTRA ETÀ DAL VORTICE DELLA RIVOLUZIONE
MISERAMENTE TRAVOLTO PERCHÉ IL RICORDO DI SÌ BEL TRIONFO DELLA POTENZA DI MARIA
SI PERPETUASSE A CONFORTO E A SPERANZA DELLE FUTURE GENERAZIONI IL COMITATO
LIGURE DEI CONGRESSI CATTOLICI a. M.P. MDCCCXCVI» L'ultima critica venne da lui annunciata nel
1889 all'arcivescovo Salvatore Magnasco. Manifestò, inoltre, l'intenzione di
ritirarsi nel santuario di Rho per confessarsi e riconciliarsi con la Chiesa.
Il libro fu terminato nel convento carmelitano di Sant'Anna, a Genova, dove si
trasferì nel 1892. Aveva un buon rapporto con i frati, anche se conduceva vita
molto ritirata. Dopo il ritorno alla fede egli confidò che, anche negli anni in
cui sembrava più lontano dalla Chiesa cattolica e più imbevuto di positivismo,
non aveva mai abbandonato la pratica quotidiana di recitare tre Ave Maria e non
era mai venuto meno al celibato sacerdotale.
Infine, nel 1893, tornò al ministero sacerdotale e riprese a celebrare
la Messa. Targhe commemorative Sulla
casa natale di Pegli era apposta questa lapide, trasferita dopo la demolizione
nella piazzetta della Giuggiola (attuale Vico Condino), cuore del centro
storico di Pegli: Cristoforo Bonavino
nato in Pegli il 27 febbraio 1821 apostata col nome di Ausonio Franchi seppe
ritrovare le vie del vero e dalla tenebra dell'errore assurgere all'eterno
splendore del pensiero cristiano nel centenario della sua nascita i cittadini
q.m.p. La lapide del Bonavino nel
cimitero di Pegli La lapide del cimitero di Pegli: Cristoforo di Giovan Battista Bonavino
sacerdote filosofo tra i primi dell'età nostra aveva col pseudonimo di Ausonio
Franchi professato il razionalismo più aperto ma nell'opera dell'ultima critica
confutò gli errori suoi riparando splendidamente il dolore inflitto alla Chiesa
di Gesù. Ritiratosi in Genova presso i Padri Carmelitani di S. Anna morì
santamente a 75 anni il 12 settembre 1895 benedetto dal S. P. Leone XIII e in
questa sua terra natale deposto per cura della famiglia che Dio ringrazia
d'averlo richiamato alla luce del vero. Voci correlate Giansenismo Antonio
Maria Gianelli Pegli Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene
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Bonavino, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Modifica su Wikidata Cristoforo Bonavino, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Cristoforo Bonavino,
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Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Modifica su Wikidata Cristoforo
Bonavino "Ausonio Franchi" biografia nel sito "Pegli ieri e
oggi" Simbolici famosi: Cristoforo poi Giuseppe Bonavino, detto Ausonio
Franchi biografia dal punto di vista massonico nel sito
"ritosimbolico.net". Controllo di autorità VIAF (EN) 88351518 ·
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Cattolicesimo Filosofia Portale Filosofia Letteratura Portale Letteratura
Risorgimento Portale Risorgimento Categorie: Presbiteri italianiScrittori
italiani del XIX secoloTeologi italianiNati nel 1821Morti nel 1895Nati il 27
febbraioMorti il 12 settembreNati a PegliMorti a GenovaFilosofi italiani del
XIX secoloFilosofi cattoliciMassoni[altre]
BONCINELLI Edoardo Boncinelli Da
Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search
Edoardo Boncinelli Edoardo Boncinelli (Rodi, 18 maggio 1941) è un genetista,
filosofo e accademico italiano che, insieme ad alcuni collaboratori, ha
scoperto una famiglia di geni che controllano il corretto sviluppo corporeo
nell'uomo[1]. Indice 1 Biografia
2 Opere
3 Video
4 Note
5 Voci
correlate 6 Altri
progetti 7 Collegamenti
esterni Biografia Nato da genitori fiorentini[2], ha studiato e vissuto a
Firenze, laureandosi in Fisica presso l'Università degli Studi di Firenze con
una tesi sperimentale di elettronica quantistica, con relatore Giuliano Toraldo
di Francia. Dal 1968 al 1992 svolge continuativamente, per più di 20 anni,
attività di ricerca nel campo della genetica presso l'Istituto di genetica e
biofisica del CNR di Napoli, prima come borsista e poi, dal 1971, come ricercatore.
Durante il lungo periodo napoletano alterna l'attività di ricerca con quella
didattica, tenendo diversi corsi universitari presso la Facoltà di Scienze e la
prima Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Napoli
Federico II (oggi Facoltà di Medicina della SUN). Nel 1985, proprio al CNR di
Napoli, scopre, insieme con Antonio Simeone, alcuni geni omeotici nell'uomo,
architetti che progettano lo sviluppo dell'organismo. È stato direttore
del laboratorio di biologia molecolare dello sviluppo presso l'Istituto
scientifico universitario San Raffaele e direttore di ricerca presso il Centro
per lo studio della farmacologia cellulare e molecolare del CNR di Milano. È
stato direttore della SISSA (Scuola internazionale superiore di studi avanzati
di Trieste). Ha insegnato Fondamenti biologici della conoscenza presso la
Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Il 29
gennaio 2016 ha ricevuto la laurea magistrale honoris causa in Scienze
filosofiche presso l'Università degli Studi di Palermo.[3] Nel 2006
vince, con il libro L'anima della tecnica, nella sezione saggi, il quarto
Premio letterario Merck Serono, premio dedicato a saggi e romanzi, pubblicati
in italiano, che sviluppino un confronto ed un intreccio tra scienza e
letteratura, con l'obiettivo di stimolare un interesse per la cultura
scientifica, rendendola accessibile anche ai meno esperti. Appassionato
grecista, Boncinelli ha pubblicato nel 2008 una raccolta di lirici greci
classici: da Mimnermo ad Alcmane, da Archiloco a Saffo, per un totale di 365
liriche, una per ogni giorno dell'anno. Nel 2011 il Corriere della Sera, in
occasione del 150º anniversario dell'Unità d'Italia, ha incluso le scoperte di
Edoardo Boncinelli tra le 10, prodotte dal genio degli scienziati italiani, da
ricordare nella storia d'Italia.[4] Nell'opera La farfalla e la crisalide, del
2018, si mostra scettico verso la filosofia, il ruolo che essa può possedere
nel mondo moderno e la sua tanto elogiata utilità nel passato.[5] Opere A
caccia di geni, Roma, Di Renzo, 1986. ISBN 88-86044-50-X; 2001. ISBN
88-86044-50-X I nostri geni. La natura biologica dell'uomo e le frontiere della
ricerca, Torino, Einaudi, 1998. ISBN 88-06-13735-2 Il cervello, la mente e
l'anima. Le straordinarie scoperte sull'intelligenza umana, Milano, Mondadori,
1999. ISBN 88-04-45841-0 Le forme della vita, Torino, Einaudi, 2000. ISBN
88-06-15195-9 La serva padrona. Fascino e potere della matematica, con Umberto
Bottazzini, Milano, Raffaello Cortina, 2000. ISBN 88-7078-651-X Pensare
l'invisibile. Dal DNA all'inconscio, con Aldo Carotenuto, Milano, Bompiani,
2000. ISBN 88-452-4663-9 Prima lezione di biologia, Roma, Laterza, 2001. ISBN
88-420-6435-1 Edoardo Boncinelli, La mente che studia se stessa, prefazione in
Joseph LeDoux, Il sé sinaptico. Come il nostro cervello ci fa diventare quelli
che siamo, Milano, Raffaello Cortina, 2002. ISBN 88-7078-795-8 Io sono, tu sei.
L'identità e la differenza negli uomini e in natura, Milano, Mondadori, 2002.
ISBN 88-04-50437-4 Tempo delle cose, tempo della vita, tempo dell'anima, Roma,
Laterza, 2003. ISBN 88-420-7144-7 Il posto della scienza. Realtà, miti,
fantasmi, Milano, Mondadori, 2004. ISBN 88-04-52452-9 Verso l'immortalità? La
scienza e il sogno di vincere il tempo, con Galeazzo Sciarretta, Milano,
Raffaello Cortina, 2005. ISBN 88-7078-941-1 Sani per scelta. La scienza che ci
cambia la vita, colloquio con Giangiacolo Schiavi, Milano, Corriere della Sera,
2005. L'anima della tecnica, Milano, Rizzoli, 2006. ISBN 88-17-00902-4 La magia
della scienza, Milano, Archinto, 2006. ISBN 88-7768-455-0 Idee per diventare
genetista. Geni, genomi ed evoluzione, Bologna, Zanichelli, 2006. ISBN
978-88-08-16802-3 Edoardo Boncinelli, Il cervello e la mente in: Rosario
Conforti (a cura di), La psicoanalisi tra scienze umane e neuroscienze. Storia,
alleanze, conflitti, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006. ISBN 88-498-1431-3 Le
forme della vita. L'evoluzione e l'origine dell'uomo (nuova edizione), Torino,
Einaudi, 2006. ISBN 88-06-18290-0 Il male. Storia naturale e sociale della
sofferenza, Milano, Mondadori, 2007. ISBN 978-88-04-51244-8 Edoardo Boncinelli,
Chi prende le mie decisioni?, prefazione in Benjamin Libet, Mind Time. Il
fattore temporale nella coscienza, Milano, Raffaello Cortina, 2007. ISBN 978-88-6030-085-0
Dal moscerino all'uomo: una stretta parentela, con Chiara Tonelli, Milano,
Sperling e Kupfer. 2007. ISBN 978-88-6061-071-3 L'etica della vita. Siamo
uomini o embrioni?, Milano, Rizzoli, 2008. ISBN 978-88-17-02005-3 L'universo e
il senso della vita. Un ateo e un credente: due uomini di scienza a confronto,
con George Coyne, Cinisello balsamo, San Paolo, 2008. ISBN 978-88-215-6381-2
Edoardo Boncinelli, Il fiume e le sue propaggini, introduzione in Richard
Dawkins, Il fiume della vita. Che cosa è l'evoluzione, Milano, Rizzoli, 2008.
ISBN 978-88-17-02060-2 Edoardo Boncinelli, Forzare il destino, prefazione in
Maurizio Fea, Riparatori di destini. Dipendenze, etica e biologia, Milano,
FrancoAngeli, 2008. ISBN 978-88-464-9139-8 Come nascono le idee, Roma-Bari,
Laterza, 2008. ISBN 978-88-420-8661-1 Dialogo su Etica e Scienza, con Emanuele
Severino, Milano, Editrice San Raffaele, 2008. ISBN 978-88-86270-57-1 I miei
lirici greci. 365 giorni di poesie, Milano, Editrice San Raffaele, 2008. ISBN
978-88-86270-73-1 Che cos'è il tempo? (con cd audio), Roma, Luca Sossella
Editore, 2007. ISBN 978-88-89829-31-8 Lo scimmione intelligente. Dio, natura e
libertà, con Giulio Giorello, Milano, Rizzoli, 2009. ISBN 978-88-17-01721-3
Perché non possiamo non dirci darwinisti, Milano, Rizzoli, 2009. ISBN
978-88-17-03425-8 Mi ritorno in mente. Il corpo, le emozioni, la coscienza,
Milano, Longanesi, 2010. ISBN 978-88-304-2312-1 Lettera a un bambino che vivrà
100 anni. Come la scienza ci renderà (quasi) immortali, Milano, Rizzoli, 2010.
ISBN 978-88-17-04304-5 Michele Di Francesco ed Edoardo Boncinelli (a cura di),
Che fine ha fatto l'io?, Milano, Editrice San Raffaele, 2010. ISBN
978-88-96603-02-4 Prefazione in Marcello Orazio Florita, L'intreccio.
Neuroscienze, clinica e teoria dei sistemi dinamici complessi, Milano,
FrancoAngeli, 2011. ISBN 978-88-568-3582-3 La vita della nostra mente,
Roma-Bari, Laterza, 2011. ISBN 978-88-420-9712-9 La scienza non ha bisogno di
Dio, Milano, Rizzoli, 2012. ISBN 978-88-17-03432-6 Quel che resta dell'anima,
Rizzoli, 2012. ISBN 978-88-17-06086-8 Una sola vita non basta: storia di un
incapace di genio, Milano, Rizzoli, 2014. ISBN 978-88-17-06749-2 Alla ricerca
delle leggi di Dio, Rizzoli, 2014. ISBN 978-88-17-07481-0 Homo faber, (con
Galeazzo Sciarretta), Baldini & Castoldi, 2015, ISBN 978-88-6852-753-2 I
sette ingredienti della scienza, Indiana, 2015, ISBN 978-88-97404-47-7 Contro
il sacro. Perché le fedi ci rendono stupidi, Rizzoli, 2016 L'infinito in breve,
Rizzoli, 2016, ISBN 978-88-17-09123-7 L'incanto e il disinganno, con Giulio
Giorello, Guanda 2016, ISBN 978-88-23-51406-5 La farfalla e la crisalide,
editore Raffaello Cortina 2018, ISBN 9788832850468 Video Edoardo Boncinelli
racconta Charles Darwin. L'Uomo evoluzione di un progetto?, Gruppo Editoriale
L'Espresso, 2010. Note ^ Edoardo Boncinelli, in Treccani.it – Enciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. ^ Suo bisnonno era il medico e poeta
Francesco Boncinelli cfr. Edoardo Boncinelli, Rigore e sensibilità, in Marco
Pinzani e Federica Giorgi (a cura di), Il lascito Boncinelli, Firenze, Comune
di Firenze, 2005, p. 11. ^ Laurea honoris causa in “Scienze Filosofiche” a
Edoardo Boncinelli, unipa.it. ^ Sandro Modeo, La playlist: SCIENZA/INVENZIONI.
Dieci proposte che hanno alimentato l’immaginario e il prestigio tricolore. Il
meglio del genio creativo in opere, spettacoli, scoperte indimenticabili anche
all’estero, in Corriere della Sera, 16 marzo 2011. URL consultato il 16 marzo
2011. ^ Cosa resta alla filosofia della scienza? Breve storia di un
fraintendimento, su MicroMega. Voci correlate Francesco Boncinelli Altri
progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Edoardo
Boncinelli Collegamenti esterni Sito ufficiale, su boncinelliedoardo.com.
Modifica su Wikidata Opere di Edoardo Boncinelli, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Edoardo Boncinelli, su Open
Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata asia.it Intervista sulla sua
carriera e sulle neuroscienze Sito ufficiale dell'IGB Istituto Internazionale
di Genetica e Biofisica Controllo di autorità VIAF
(EN) 6160210 · ISNI (EN) 0000 0000 6157 5992 · SBN IT\ICCU\BVEV\016762 · LCCN
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Identities (EN) lccn-n00006429 Areligiosità Portale Areligiosità Biografie
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e tecnica Portale Scienza e tecnica Università Portale Università Categorie:
Genetisti italianiFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI
secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani del XXI secoloNati
nel 1941Nati il 18 maggioNati a RodiFilosofi della scienzaProfessori
dell'Università degli Studi di Napoli Federico IIScienziati e saggisti ateiStudenti
dell'Università degli Studi di Firenze[altre]
BONIOLO Giovanni Boniolo Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Abbozzo cestisti
italiani Questa voce sull'argomento cestisti italiani è solo un abbozzo.
Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i
suggerimenti del progetto di riferimento. Giovanni Boniolo Nazionalità Italia Italia
Pallacanestro Basketball pictogram.svg Carriera Squadre di club 1971-1980 Petrarca Petrarca Il simbolo
→ indica un trasferimento in prestito. Modifica dati su Wikidata ·
Manuale Giovanni Boniolo (Padova, 8 agosto 1956) è un filosofo, accademico e
cestista italiano. Indice 1 Carriera
sportiva 2 Carriera
accademica 3 Opere
edite [3] 4 Opere
curate [3] 5 Note
6 Collegamenti
esterni Carriera sportiva Cresciuto nel Petrarca Basket, a 16 anni debutta in
prima squadra (1971), diventando in quell'anno il più giovane giocatore di
Serie A. Giocò con il Petrarca Basket fino all'età di 24 anni (1980). Dal 2010
al 2012 ne è anche stato presidente.[1] Carriera accademica Laureato in
Fisica (1981) e Filosofia (1985) all'Università di Padova, insegna fino al 1992
"Matematica e Fisica" negli istituti superiori di Padova, pur avendo
avuto contratti di insegnamento presso la LUISS di Roma e l'Università di
Padova. Professore associato (1992 - 2001) e quindi ordinario (2001 - 2008) di
Logica e Filosofia della scienza all'Università di Padova, si trasferisce poi
(2008 - 2015) all'Università di Milano, dove realizza e dirige fino al 2015 un
dottorato internazionale sui fondamenti filosofici della biomedicina e sulle
loro implicazioni etiche, in collaborazione con diversi istituti e fondazioni
mediche milanesi. Attualmente ha le cattedre di Filosofia della scienza e
Medical Humanities in un dipartimento medico dell'Università di
Ferrara.[2] Svolge ricerca in ambito filosofico, in particolare sulla
filosofia della ricerca biomedica e della pratica clinica, nonché di etica
pubblica e individuale. Si è occupato anche di filosofia della scienza e,
all'inizio della carriera, di filosofia della fisica, di storia della filosofia
e della fisica contemporanee. Il suo lavoro scientifico è documentato da circa
15 libri scritti e 15 curati, oltre che da circa 230 saggi pubblicati su
riviste internazionali.[3] Ha svolto e svolge numerosi incarichi
scientifici ed editoriali a livello nazionale ed europeo.[4] Fra i vari ruoli,
è Honorary Ambassador della Technische Universität München (TUM). Dal 1999 è
membro dell'Accademia dei Concordi di Rovigo, di cui è attualmente
Presidente.[5] Opere edite [3] Mach e Einstein. Spazio e massa
gravitante, Armando Editore, 1988. Linguaggio, realtà, esperimento, Piovan
Editore, 1991. Metodo e rappresentazioni del mondo. Per un'altra filosofia
della scienza, Bruno Mondadori, 1999. Filosofia della scienza, con Paolo
Vidali, Bruno Mondadori, 1999. Questioni di filosofia e di metodologia delle
scienze sociali , Borla, 2000. Introduzione alla filosofia della scienza, con
Paolo Vidali, Bruno Mondadori, 2003. Il limite e il ribelle. Etica,
naturalismo, darwinismo, Cortina, 2003. Argomentare, con Paolo Vidali, Bruno
Mondadori, 2004. Individuo e persona. Tre saggi su chi siamo, con Gabriele De
Anna e Umberto Vincenti Bompiani, 2007. On Scientific Representation. From Kant
to a New Philosophy of Science, Palgrave Macmillan, 2007. Strumenti per
ragionare. Logica e teoria dell'argomentazione, con Paolo Vidali, Bruno
Mondadori, 2011. Il pulpito e la piazza. Democrazia, deliberazione e scienze
della vita, Cortina, 2011. The Art of Deliberating: Democracy, Deliberation and
the Life Sciences Between History and Theory, Springer, 2012. Le regole e il
sudore. Divagazioni su sport e filosofia, Raffaello Cortina, 2013. Strumenti
per ragionare. Edizione mylab. Con eText. Con aggiornamento online, con Paolo
Vidali, Pearson Italia spa, 2017. Conoscere per vivere. Istruzioni per
sopravvivere all'ignoranza. Meltemi, 2018. Opere curate [3] Filosofia della
fisica, Bruno Mondadori, 1997. J. von Neumann, I fondamenti matematici della
meccanica quantistica, Il Poligrafo, 1998. Storia e filosofia della scienza. Un
possibile scenario italiano, con Enrico Bellone, Le Scienze, 1998. La legge di
natura. Analisi storico-critica di un concetto, con Mauro Dorato, McGraw Hill,
2001. The Role of Mathematics in Physical Sciences. Interdisciplinary and
Philosophical Aspects, con Paolo Budinich e Majda Trobok, Springer, 2005.
Laicità. Una geografia delle nostre radici, Einaudi, 2006. Evolutionary Ethics
and Contemporary Biology, con Gabriele De Anna, Cambridge University Press,
2006. Filosofia e scienze della vita. Un'analisi dei fondamenti della biologia
e della medicina, con Stefano Giaimo, Bruno Mondadori, 2008. Passaggi. Storia
ed evoluzione del concetto di morte cerebrale, con Ignazio R. Marino e Howard
R. Doyle, Il Pensiero Scientifico Editore, 2012. Etica alle frontiere della
biomedicina. Per una cittadinanza consapevole, con Paolo Maugeri, Mondadori,
2014. Philosophy of Molecular Medicine. Foundational Issues in Research and
Practice, con Marco J. Nathan, Routledge, 2016. Ethical Counselling and Medical
Decision-Making in the Era of Personalised Medicine. A Practice-Oriented Guide,
con Virginia Sanchini, Springer, 2016. Consulenza etica e decision-making
clinico. Per comprendere e agire in epoca di medicina personalizzata, con
Virginia Sanchini, Pearson Italia spa, 2017. H. J. Poincaré, Opere
epistemologiche. Vol. 1, Mimesis, 2017. H. J. Poincaré, Opere epistemologiche.
Vol. 2, Mimesis, 2017. Etica alle frontiere della biomedicina. Per una
cittadinanza consapevole, Seconda Edizione, Mondadori Università, 2019. Note ^
Giovanni Boniolo sul Mattino di Padova del 6 gennaio 2014, su
mattinopadova.gelocal.it. URL consultato il 22 giugno 2020. ^ Giovanni Boniolo,
su docente.unife.it. URL consultato il 22 giugno 2020. Pubblicazioni di
Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. URL consultato il 22 giugno 2020. ^ (EN)
CV di Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. URL consultato il 22 giugno 2020.
^ Accademia dei Concordi, su concordi.it. URL consultato il 23 giugno 2020.
Collegamenti esterni Giovanni Boniolo sul Mattino di Padova del 6 gennaio 2014,
su mattinopadova.gelocal.it. URL consultato il 22 giugno 2020. (EN) CV di
Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. URL consultato il 22 giugno 2020.
Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. URL consultato il 22 giugno 2020.
unifueu.academia.edu, https://unifueu.academia.edu/GiovanniBoniolo. URL
consultato il 12 luglio 2020. Controllo di autorità VIAF (EN) 32022850 ·
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Pallacanestro Portale Pallacanestro Categorie: Cestisti del Basket
PataviumFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI
secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani del XXI
secoloCestisti italianiNati nel 1956Nati l'8 agostoNati a Padova[altre]
BONOMI Andrea
Bonomi (filosofo) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump
to search Andrea Bonomi (Roma, 1940) è un filosofo e accademico italiano. Indice
1 Biografia 2 Opere
2.1 Libri
3 Bibliografia
4 Voci
correlate 5 Collegamenti
esterni Biografia Andrea Bonomi è stato professore di Filosofia del linguaggio
fino all'ottobre 2010 e direttore del Dipartimento di Filosofia (1991-1994;
1997-2000) dell'Università degli Studi di Milano. Ha insegnato Semantica dei linguaggi naturali
all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano (2010-2012). Nei primi lavori di filosofia del linguaggio
(Le vie del riferimento, 1975; Universi di discorso, 1979) Bonomi ha
concentrato il proprio interesse verso il ruolo che l'apparato concettuale
svolge nella determinazione dei contenuti semantici grazie ai quali ci
riferiamo a oggetti ed eventi del mondo circostante. Il suo scritto teoreticamente più impegnativo
(Eventi mentali, 1983) tratta invece delle modalità logiche che sono alla base
delle procedure con cui, nel linguaggio, rappresentiamo i contenuti cognitivi
di altri soggetti. Bonomi si è poi
occupato della struttura semantica degli universi narrativi, concentrandosi in
particolare sul ruolo che hanno le cosiddette espressioni indicali nel
determinare la struttura spazio-temporale di un testo letterario (Lo spirito
della narrazione, 1994). Un ultimo
lavoro di semantica formale è dedicato alla struttura degli enunciati temporali
(Tempo e linguaggio. Introduzione alla semantica del tempo e dell'aspetto
verbale, in collaborazione con Alessandro Zucchi, 2001). A metà strada fra realtà autobiografica e
immaginazione si colloca invece la sua prima opera narrativa (Io e Mr Parky,
2016), nella quale si descrivono i mutamenti che intervengono nella vita di una
persona che scopre di essere affetta da una patologia neurodegenerativa. Opere Libri Andrea Bonomi, Esistenza e
struttura, saggio su Merleau-Ponty, il Saggiatore, Milano, 1967. Andrea Bonomi
e Gabriele Usberti, Sintassi e semantica nella grammatica trasformazionale,
Milano, Il Saggiatore, 1971. Andrea Bonomi, Le vie del riferimento, Milano,
Bompiani, 1975. Andrea Bonomi, Universi di discorso, Milano, Feltrinelli, 1979.
Andrea Bonomi, Eventi mentali, Milano, Il Saggiatore, 1983. Andrea Bonomi, Le
immagini dei nomi, Milano, Garzanti, 1987. Andrea Bonomi, Lo spirito della
narrazione, Bompiani, 1994, pp. 206, ISBN 9788845222528. Andrea Bonomi e
Alessandro Zucchi, Tempo e linguaggio. Introduzione alla semantica del tempo e
dell'aspetto verbale, Bruno Mondadori, 2001, ISBN 9788842494836. Andrea Bonomi,
Io e Mr Parky, Bompiani, 2016, ISBN 9788845282270. Bibliografia Franca
D'Agostini, Gli analitici lo fanno meglio. Le ragioni di un successo crescente
anche tra i filosofi europei e italiani cresciuti nella tradizione
continentale, in La Stampa, 12 settembre 2012. Voci correlate Scuola di Milano
Collegamenti esterni Pagina personale di Andrea Bonomi Controllo di autorità VIAF (EN) 100338374 · ISNI (EN) 0000 0001
0928 9291 · LCCN (EN) n79071405 · GND (DE) 1103468278 · BNF (FR) cb120372489
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lccn-n79071405 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia
Categorie: Filosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI
secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani del XXI secoloNati
nel 1940Nati a RomaProfessori dell'Università degli Studi di Milano[altre]
BONOMO Gabriele
Bonomo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Gabriele Bonomo Frate Gabriele
Bonomo o Bonhomo[1] (Nicosia, 13 aprile 1694 – Palermo, 24 agosto 1760) è stato
un teologo, matematico e filosofo italiano appartenente all'Ordine dei Minimi.
Scrisse opere sulla trigonometria e inventò un orologio automatico. Indice 1 Biografia
2 Note
3 Altri
progetti 4 Collegamenti
esterni Biografia Entrò come frate nell'Ordine dei Minimi con il nome di
Gabriello e fu assegnato al convento di Santa Oliva di Palermo[2]. Note ^ Pietro Riccardi, Bibliotheca
mathematica italiana dalla origine della stampa ai primi anni del secolo XIX,
Editore Soliani, 1871, p. 153. ^ Antonio Muccioli, Le strade di Palermo,
Editore Newton & Compton, 1998, p. 127. Altri progetti Collabora a
Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Gabriele Bonomo
Collegamenti esterni Gabriele Bonomo, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Controllo di autorità VIAF (EN) 89092338 · BAV
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Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie Categorie:
Teologi italianiMatematici italiani del XVIII secoloFilosofi italiani del XVIII
secoloNati nel 1694Morti nel 1760Nati il 13 aprileMorti il 24 agostoNati a
Nicosia (Italia)Morti a PalermoMinimi[altre]
BONTADINI Gustavo Bontadini Da
Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search «Se Dio non
ci fosse, il mondo sarebbe contraddittorio» (G. Bontadini, Saggio di una
metafisica dell'esperienza) Gustavo Bontadini Gustavo Bontadini (Milano,
27 marzo 1903 – Milano, 11 aprile 1990) è stato un filosofo e accademico
italiano, esponente di spicco del movimento neotomista, che ebbe presso l'Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano uno dei suoi più importanti punti di
riferimento e diffusione. Fu maestro, tra gli altri, di Angelo Scola, Emanuele
Severino, Giovanni Reale, Evandro Agazzi, Virgilio Melchiorre, Luigi Negri,
Luisa Muraro, Carmelo Vigna, Giuseppe Barzaghi, Alessandro Cortese, Paolo Aldo
Rossi, Giorgio Buccellati. Indice 1 Biografia
2 Pensiero
2.1 Un
ritorno a Parmenide 2.2 Il
sapere 2.3 L'unità
dell'esperienza 2.4 La
soluzione in Dio creatore 2.5 La
polemica con Emanuele Severino 3 Opere
principali 4 Note
5 Bibliografia
6 Altri
progetti 7 Collegamenti
esterni Biografia Iscrittosi presso l'Università Cattolica di Milano quando
essa aveva iniziato le sue attività, ma non era ancora riconosciuta dal governo
italiano, egli fu nel 1925 il terzo laureato assoluto dell'ateneo, presso il
quale fu poi professore di filosofia teoretica dal 1951 al 1973. Ha
insegnato anche presso l'Università di Urbino (1940-1950), la Statale di Milano
(1944-1946), e l'Università di Pavia (1947-1951). Pensiero Un ritorno a
Parmenide Pur rifacendosi alla metafisica classica, quella aristotelica e
tomistica, Bontadini si dichiara "neoclassico" intendendo evidenziare
il nuovo ruolo che quell'antica metafisica può svolgere nella filosofia
contemporanea. Egli infatti definisce se stesso come «un metafisico
radicato nel cuore del pensiero moderno». Rifacendosi alla filosofia
idealistica ne apprezza soprattutto la «verità metodologica» che ha evidenziato
il ruolo della coscienza, del cogito cartesiano, nel cogliere il significato
dell'essere pur considerandolo come altro, diverso dalla soggettività della
coscienza stessa, realizzando cioè una identità tra il soggetto e l'oggetto,
tra l'intelletto e la sensibilità che riporta in luce l'antica teoria
parmenidea dell'identità di Essere e Pensiero. Un Parmenide, quello di
Bontadini, che non esclude «la constatazione del divenire, da un lato, e la
denuncia della sua contraddittorietà, dall'altro. Due protocolli che fanno capo
rispettivamente ai due piloni del fondamento: l'esperienza e il principio di
non contraddizione (primo principio). I due protocolli sono tra loro in
contraddizione, e tuttavia godono entrambi del titolo di verità [...] sono
verità, però, che in quanto prese nell'antinomia (antinomia dell'esperienza e
del logo) si trovano a dover lottare contro un'imputazione di falsità. Giacché
l'esperienza oppugna la verità del logo e il logo quella
dell'esperienza»[1]. Il sapere Una nuova concezione del sapere è alla
base del pensiero di Bontadini che ne ribadisce l'origine nell'esperienza che
però va intesa non più come risultato delle operazioni della ragione
(razionalismo) o come ricezione passiva dei dati empirici (empirismo), ma come
"presenza": mentre la gnoseologia contemporanea continua a concepirla
nell'ambito di un dualismo dell'essere e del conoscere, correlando così il
problema metafisico a quello del conoscere e facendo nascere la questione, di
difficile soluzione, di quale correlazione possa esserci tra il pensiero e la
realtà. Ma ogni qual volta si considera ciò che si ritiene sia "al
di là" del pensiero, questo inevitabilmente è nel pensiero, appartiene al
pensiero stesso. Quindi ogni esperienza come "presenza" è
assoluta, perché non costruita, ed è totale, poiché ogni singolo fatto empirico
fa parte di essa. L'unità dell'esperienza Si arriva quindi alla
concezione di "unità dell'esperienza" dove tra l'esperienza e il
pensiero si sviluppa quel rapporto di circolarità che costituisce il
sapere. Ma secondo l'insegnamento di Parmenide l'essenza dell'esperienza
è il divenire che si presenta come contraddittorio nella sua realtà di essere e
di esistere inteso come opposto al non essere. Come può il sapere allora
basarsi su una struttura contraddittoria di essere e divenire? «Il
divenire si presenta cioè contraddittorio; anzi come la stessa incarnazione
della contraddittorietà (l'identificarsi del positivo e del negativo), come la
smentita alla suprema e immediata identità: l'essere è»[2]. La soluzione
in Dio creatore «L'ente, che è temporale in quanto empirico, è eterno in quanto
divino»[3]. La contraddizione insita nel divenire cioè può essere
superata nell'esistenza di Dio creatore: «La contraddizione del divenire è
superata con la dottrina della creazione, in quanto quella identificazione dell'essere
e del non essere, che riscontriamo nell'esperienza, è ora vista come il
risultato dell'azione dell'Essere»[4], di Colui che crea dal non essere
l'essere. Ma l'essere poi non ricade, divenendo, nel nulla? Non si
può, risponde Bontadini, pensare assurdamente che l'essere sia distrutto dal
nulla ma il mondo creato da Dio è diverso da Lui ma insieme coincide nella sua
creazione non alterando la sua essenziale immutabilità. La polemica con
Emanuele Severino Emanuele Severino[5], traendo le conclusioni dalla concezione
del suo maestro Bontadini nel 1964 in un saggio pubblicato su la Rivista di
filosofia neo-scolastica (fasc. II) dal titolo Ritornare a Parmenide, eliminò
ogni differenza tra l'immutabilità di Dio e quella del mondo soggetto al
divenire per cui ogni cosa è eterna come è eterno Dio.[6] Rispose con
toni duramente ironici Bontadini in un articolo dal titolo in greco antico
Sozein ta fainomena (Salvare i fenomeni): «... io mi chiesi [...] con quale
barba si trovi, nel mondo dell'essere, il mio alter ego immutabile. Giacché, da
quando ero matricola venendo fino ad oggi, di barbe io ne ho cambiate molte
centinaia. Ora, se poniamo che tutte sono immutabili, mi pare che non troverei
abbastanza superficie sul mio corpo – quello fissato per l'eternità – per fare
posto a tutte»[7]. Bontadini ribadì quindi la sua concezione del
"principio di creazione" che permette di superare la
contraddittorietà del divenire tramite l'azione creatrice di Dio: «in quanto
quella identificazione dell'essere e del non-essere, che riscontriamo
nell'esperienza, è ora vista come il risultato dell'azione dell'Essere (azione
indiveniente dell'Essere indiveniente)»[8]. Opere principali Saggio di
una metafisica dell'esperienza, Milano, Vita e pensiero, 1938. Studi
sull'idealismo. Serie prima (1923-1935), Urbino, A. Argalia, 1942.
Dall'attualismo al problematicismo. Studii sulla filosofia italiana
contemporanea, Brescia, La scuola, 1945. Studi sulla filosofia dell'età
cartesiana, Brescia, La scuola, stampa 1947. Dal problematicismo alla
metafisica. Nuovi studi sulla filosofia italiana contemporanea, Milano,
Marzorati, 1952. Indagini di struttura sul gnoseologismo moderno. I. Berkeley,
Leibniz, Hume, Kant, Brescia, La scuola, 1952. Il compito della metafisica,
Bontadini e altri, Milano, Fratelli Bocca, 1952. Studi di filosofia moderna,
Brescia, La scuola, 1966. Conversazioni di metafisica, 2 voll., Milano, Vita e
pensiero, 1971. Metafisica e deellenizzazione, Milano, Vita e pensiero, 1975.
Appunti di filosofia, Milano, Vita e pensiero, 1996. ISBN 88-343-3680-1 Note ^
G. Bontadini, Metafisica e de-ellenizzazione ^ G. Bontadini, Sull'aspetto
dialettico della dimostrazione dell'esistenza di Dio in Conversazioni di
metafisica, Milano, 1971, pag. 189. ^ G. Bontadini, Metafisica e deellenizzazione,
pag.26 ^ G. Bontadini, Saggio di una metafisica dell'esperienza ^ Espulso per
le sue posizioni filosofiche dalla Cattolica di Milano, nel 1969. ^ Sembra qui
tornare il Deus sive Natura di Spinoza ^ G, Bontadini, Sozein ta fainomena pag.
444 ^ Ibidem, pag. 448 Bibliografia Giulio Goggi, Dal diveniente
all'immutabile. Studio sul pensiero di Gustavo Bontadini, prefazione di
Emanuele Severino, Venezia : Cafoscarina, 2003. ISBN 88-7543-007-1 Carmelo
Vigna (a cura di), Bontadini e la metafisica, Vita e Pensiero, Milano 2008.
Paolo Pagani, L'Essere è Persona. Riflessioni su ontologia e antropologia
filosofica in Gustavo Bontadini, Orthotes, Napoli-Salerno 2016. Francesco
Saccardi, Metafisica e parmenidismo. Il contributo della filosofia neoclassica,
Orthotes, Napoli-Salerno 2016. BONTADINI, Gustavo, in Enciclopedia Italiana,
vol. 3, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961. BONTADINI, Gustavo, in
Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Altri
progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Gustavo
Bontadini Collegamenti esterni Gustavo Bontadini, in Il pensiero
filosofico-religioso italiano del Novecento, Associazione Italiana di Filosofia
della Religione. Gustavo Bontadini, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.
Modifica su Wikidata Controllo di autorità VIAF
(EN) 9860692 · ISNI (EN) 0000 0001 1037 6659 · SBN IT\ICCU\CFIV\017250 · LCCN
(EN) n79099223 · GND (DE) 130518093 · BNF (FR) cb120246087 (data) · BAV (EN)
495/98586 · WorldCat Identities (EN) lccn-n79099223 Biografie Portale Biografie
Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XX
secoloAccademici italiani del XX secoloNati nel 1903Morti nel 1990Nati il 27
marzoMorti l'11 aprileNati a MilanoMorti a MilanoProfessori dell'Università
degli Studi di MilanoProfessori dell'Università degli Studi di PaviaProfessori
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore[altre]
BONTEMPELLI -- Massimo Bontempelli (storico)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Massimo
Bontempelli (Pisa, 26 gennaio 1946 – Pisa, 31 luglio 2011) è stato uno storico,
filosofo, saggista e insegnante italiano. Indice 1 Biografia 2 Opere
3 Manuali
scolastici 4 Saggi
e monografie 5 Saggi
in opere collettanee 6 Note
7 Bibliografia
8 Voci
correlate 9 Altri
progetti 10 Collegamenti
esterni Biografia Nato a Pisa nel 1946[1], dopo il conseguimento della laurea
in filosofia del diritto, si dedica all'insegnamento negli istituti
superiori, alla realizzazione di manuali scolastici di storia e filosofia e
alla stesura di saggi di argomento storico, filosofico e politico. Storico di
impostazione marxiana, e originale pensatore filosofico di orientamento
neoidealista, realizza i suoi più importanti contributi imperniando lo studio
dei processi storici attorno alla categoria di "modo di produzione".
Tematizza con attenzione le strutture sociali entro i modi di produzione
neolitico, nomade-pastorale, prativo-campestre, antico-orientale, asiatico,
africano, mesoamericano, schiavistico, colonico, feudale[2] e capitalistico, elaborando
su queste basi una ricostruzione della genesi sociale dei fenomeni politici,
filosofici e culturali. Rilevante è la sua interpretazione della figura storica
di Gesù, ricostruita entro una totalità sociale a partire dalla analisi
dell'economia pianificata del modo di produzione antico-orientale palestinese,
sulla scorta di una prospettiva metodologica storico-scientifica nei confronti
dei vangeli[3]. Come storico della filosofia ha studiato in particolare il
pensiero platonico, neoplatonico e la dialettica hegeliana. Come pensatore
filosofico originale viene collocato da Costanzo Preve all'interno della
corrente del neoidealismo italiano, essendo il suo pensiero fortemente
influenzato dalla Scienza della Logica hegeliana. Bontempelli muove dalle profonde
critiche al nichilismo contemporaneo e al relativismo antimetafisico per
approdare ad un tentativo di rifondazione onto-assiologica degli orizzonti di
senso dell'esistenza umana sulla scorta di una indagine della natura
trascendentale dell'uomo, alla luce di un superamento della polarità dualistica
empiria/trascendenza. Negli ultimi anni di vita si dedica alla critica serrata
della sinistra politica e allo sviluppo del tema della decrescita. Opere
Manuali scolastici Storia: Il senso della storia antica. Itinerari e
ipotesi di studio. (2 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1978.
Antiche strutture sociali mediterranee. (2 voll.), con Ettore Bruni, Milano,
Trevisini, 1979. Storia e coscienza storica (3 voll.), con Ettore Bruni,
Milano, Trevisini, 1983. Storia (3 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini,
1984. [Per il triennio] Civiltà e strutture sociali dall'antichità al medioevo
(2 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1984. Antiche civiltà e loro
documenti (3 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1993. Civiltà
storiche e loro documenti (3 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1994
Storia e coscienza storica. (nuova edizione, 3 voll.), con Ettore Bruni,
Milano, Trevisini, 1998. [Per il triennio] Filosofia: Il senso dell'essere
nelle culture occidentali (3 voll.), con Fabio Bentivoglio, Milano, Trevisini,
1992. Il tempo della filosofia (3 voll.), con Fabio Bentivoglio, Napoli,
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici PRESS, 2011. [riedito nel 2016 in
versione aggiornata dalle edizioni Accademia Vivarium Novum] Saggi e monografie
Eraclito e noi, Milazzo, Spes, 1989. Percorsi di verità della dialettica
antica, con Fabio Bentivoglio, Milazzo, Spes, 1996. Nichilismo, verità, storia,
con Costanzo Preve, Pistoia, CRT, 1997. Gesù. Uomo nella storia, Dio nel
pensiero, con Costanzo Preve, Pistoia, CRT, 1997. La conoscenza del bene e del
male, Pistoia, CRT, 1998. La disgregazione futura del capitalismo
mondializzato, Pistoia, CRT, 1998. Tempo e memoria, Pistoia, CRT, 1999. Filosofia
e realtà. Saggio sul concetto di realtà in Hegel e sul nichilismo
contemporaneo, con prefazione di Costanzo Preve, Pistoia, CRT, 2000. L'agonia
della scuola italiana, Pistoia, CRT, 2000. Per conoscere Hegel. Un sentiero
attraverso la foresta del pensiero hegeliano, Pistoia, CRT, 2000. Eraclito e
noi. La modernità attraverso il prisma interpretativo eracliteo, CRT, 2000.
Diciamoci la verità, "Koiné" n.6, Pistoia, CRT, 2000. Le sinistre nel
capitalismo globalizzato, Pistoia, CRT, 2001. Un nuovo asse culturale per la
scuola italiana, CRT, Pistoia 2001. L'arbitrarismo della circolazione
autoveicolare, Pistoia, CRT, 2001. Il sintomo e la malattia. Una riflessione
sull'ambiente di Bin Laden e su quello di Bush, con Carmine Fiorillo, Pistoia,
CRT, 2001 [ristampato nel 2017 dalla casa editrice Petite Plaisance] Diciamoci
la verità, CRT, Pistoia 2001. Il respiro del Novecento. Percorso di storia del
XX secolo. 1914-1945, Pistoia, CRT, 2002. Il mistero della sinistra, con Marino
Badiale, Genova, Graphos, 2005. La Resistenza Italiana. Dall'8 settembre al 25
aprile. Storia della guerra di liberazione, Cagliari, CUEC, 2006. La sinistra
rivelata, con Marino Badiale, Bolsena, Massari, 2007. Il Sessantotto. Un anno
ancora da scoprire, Cagliari, CUEC, 2008. [ristampato nel 2018] Civiltà
occidentale, con Marino Badiale, prefazione di Franco Cardini, Genova, Il
Canneto, 2010. Marx e la decrescita, con Marino Badiale, Trieste, Abiblio,
2011. Platone e i preplatonici. Morale e paideia in Grecia, con Fabio
Bentivoglio, introduzione di Antonio Gargano, Napoli, Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici PRESS, 2011. Un pensiero presente. 1999-2010: scritti di
Massimo Bontempelli su Indipendenza, Roma, Indipendenza - Editore Francesco
Labonia, 2014. Capitalismo globalizzato e scuola, con Fabio Bentivoglio, Roma,
Indipendenza - Editore Francesco Labonia, 2014. La sfida politica della
decrescita, con Marino Badiale, prefazione di Serge Latouche, Roma, Aracne,
2014. Gesù di Nazareth, con prefazione di Marco Vannini, Pistoia, Petite Plaisance,
2017. Saggi in opere collettanee (A cura di) Il respiro del Novecento,
"Koiné" n.6, Pistoia, CRT, 1999 (A cura di) Metamorfosi della scuola
italiana, "Koiné" n.4, Pistoia, CRT, 2000 (A cura di) Visioni di
scuola. Buoni e cattivi maestri, "Koiné" n.5, Pistoia, CRT, 2000 (A
cura di) Scienza, cultura, filosofia, "Koiné" n.8, con Lucio Russo e
Marino Badiale, Pistoia, CRT, 2002. I cattivi maestri, in I Forchettoni Rossi,
a cura di Roberto Massari, Bolsena, Massari, 2007. Note ^ [1] Addio al professor
Massimo Bontempelli, Il Tirreno. ^ Bontempelli individua, in diverse epoche, un
feudalesimo ario, cinese, indiano, iranico del regno dei Parti, del Vicino
Oriente islamico, del Ghana e infine il feudalesimo occidentale. ^ [2] Gesù
uomo nella storia, Dio nel pensiero (uaar.it) Bibliografia Costanzo Preve,
Ideologia italiana. Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia, Milano,
Vangelista, 1993 (p. 201 sgg.) Voci correlate Marxismo modo di produzione
Costanzo Preve Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene
citazioni di o su Massimo Bontempelli Collegamenti esterni (EN) Opere di
Massimo Bontempelli, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata
Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero (uaar.it), su uaar.it. Ricordo
filosofico di Massimo Bontempelli, di Luca Grecchi (Petiteplaisance.it) (PDF),
su petiteplaisance.it. Per Massimo Bontempelli (alfabeta2.it), su alfabeta2.it.
Un ricordo di Massimo Bontempelli, di Roberto Massari (Arianna Editrice), su
ariannaeditrice.it. Un profilo di Massimo Bontempelli, di Costanzo Preve
(YouTube), su youtube.com. Massimo Bontempelli, una vita semplice, una mente
scintillante, di Fabio Bentivoglio, su ariannaeditrice.it. Le idee forti di
Massimo Bontempelli, di Giulietto Chiesa (alternativa-politica.it), su
alternativa-politica.it. URL consultato il 20 luglio 2017 (archiviato dall'url
originale il 21 gennaio 2019). Il bene come processo possibile concreto: natura
umana e ontologia sociale, di Claudio Lucchini (Università degli studi di
Milano-Bicocca), su boa.unimib.it. Controllo di autorità VIAF (EN) 4987628 · ISNI (EN) 0000 0000 7831
481X · SBN IT\ICCU\CFIV\196437 · LCCN (EN) no97032399 · BNF (FR) cb122508272
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italiani del XX secoloStorici italiani del XXI secoloFilosofi italiani del XX
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BONVECCHIO Claudio
Bonvecchio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to
search Claudio Bonvecchio (Pavia, 20 gennaio 1947) è un filosofo italiano. Indice 1 Cenni
biografici 2 Opere
3 Scritti
in onore 4 Note
5 Collegamenti
esterni Cenni biografici Laureatosi in Filosofia Teoretica presso l'Università
di Pavia inizia la sua carriera accademica come borsista, contrattista e
ricercatore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della stessa
Università[1]. Dal 1987 insegna
"Filosofia della Politica" nella Facoltà di Lettere e Filosofia
dell'Università degli Studi di Palermo. Nello stesso ambito dottrinale insegna
nel 1990 nell'Università degli Studi di Trieste sino al 2001. Da questo stesso
anno è Professore Ordinario di Filosofia delle Scienze Sociali nel Corso di
Laurea di Scienze della Comunicazione della Facoltà di Scienze MM. FF. NN.
dell'Università degli Studi dell'Insubria dove dal 2003 diviene vicedirettore
del Dipartimento di Informatica e Comunicazione. Claudio Bonvecchio è stato iniziato alla
Massoneria presso la loggia del Grande Oriente d'Italia Cardano di Pavia nel
1992, dove ha ricoperto varie cariche. Dal 6 aprile 2014 è Grande Oratore del
Grande Oriente d'Italia in seno alla Giunta guidata dal Gran Maestro Stefano
Bisi[2], nel 2019 è stato eletto Gran Maestro aggiunto [3]. Dal 5 dicembre 2018 è componente del Cda
della Fondazione Luigi Einaudi Onlus.
Opere Particolarmente dedito agli studi sulla simbologia e sulla
mitologia politica ha pubblicato numerose opere su questo argomento: Immagine del politico. Saggi su simbolo e
mito politico, Cedam, Padova, 1995; Imago imperii imago mundi, Cedam, Padova,
1997; L'ombra del potere. Il lato oscuro della società: elogio del
politicamente scorretto (con C. Risi), Red, Como, 1998; Il nuovo volto di Ares
o il simbolico nella guerra post moderna, Cedam, Padova, 1999; La spada e la
corona - Studi di Simbolica politica, Barbarossa, Milano, 1999; Gli Arconti di
questo mondo. Gnosi: politica e diritto, Edizioni Università di Trieste,
Trieste, 2000; Il pensiero forte, Settimo Sigillo, Roma, 2000; Apologia dei
doveri dell'uomo, Terziaria, Milano, 2002; La maschera e l'uomo, Franco Angeli,
Milano, 2002, Il coraggio di essere (con Boris Luban-Plozza), Dadò, Lugano,
2002; Europa degli Eroi Europa dei mercanti. Itinerari di ribellione, Settimo
Sigillo, Roma, 2004; Inquietudine e verità, Giappichelli, Torino, 2004. Dove va
l'idea di Tradizione, Settimo Sigillo, Roma, 2005; Il sacro e la cavalleria,
Mimesis Edizioni, Milano, 2005; Esoterismo e Massoneria, Mimesis Edizioni,
Milano, 2007; I Viaggi dei Filosofi, Mimesis Edizioni, Milano, 2008; La
Filosofia del Signore degli Anelli, Mimesis Edizioni, Milano, 2008; Ripensare
l'identità. Per una geopolitica dell'anima europea, Settimo Sigillo, Roma,
2009; Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. Un percorso nella post-modernità,
ScriptaWeb, Napoli, 2010; La Magia e il Sacro – Saggi Inattuali, Mimesis
Edizioni, 2010. Eros come simbolo, AlboVersorio, Milano, 2011. L'orologio
dell'Apocalisse. La fine del mondo e la filosofia, curatela con Erasmo Silvio
Storace, AlboVersorio, Milano, 2012. Scritti in onore Simboli, politica e
potere. Scritti in onore di Claudio Bonvecchio, a cura di Paolo Bellini,
Fabrizio Sciacca ed Erasmo S. Storace, AlboVersorio, Milano 2018, pp. 548. ISBN
9788899029586 Note ^ Università
dell'Insubria[collegamento interrotto] ^ Grande Oriente d'Italia ^ Convegno a
Matera: Europa, Libera muratoria, cultura Collegamenti esterni Claudio
Bonvecchio scheda nel sito dell'Università degli Studi dell'Insubria. Controllo
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secoloNati nel 1947Nati il 20 gennaioNati a PaviaMassoni[altre]
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