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Monday, September 21, 2020

IN PLICATVRVM IV/XX

 

bianco: Carlo Bianco  Carlo Bianco (Cervinara, 25 luglio 1911Cervinara, 9 aprile ) avvocato, filosofo e letterato italiano. Ha vissuto per tutta la vita nella città natale, in provincia di Avellino. La sua intensa e appassionata vita di uomo di cultura lo ha portato in giro per tutto il mondo.   Laureato in lettere, filosofia e scienze, docente di filosofia morale all'Trento, fu un seguace del pensiero di Platone e Marcuse. Fondatore della corrente del concretismo, dottrina filosofica che propugna il rispetto di ogni fede religiosa, il credo nell'aldilà e nella vita dopo la morte, ottenne nel 2004 la candidatura al premio Nobel per la letteratura dalle Accademie italiane.  Nel corso della sua carriera ricevette per tre volte il premio della Presidenza del Consiglio dei ministri: nel 1953, nel 1975 e, infine, nel 1995. Accademico di Francia, membro della Columbia Academy, nella sua lunga attività letteraria conseguì diversi diplomi e riconoscimenti. Nel 2003 vinse il premio "Elsa Morante" che gli venne consegnato da Maurizio Costanzo e Dacia Maraini. Il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino gli conferì la medaglia d'oro quale miglior ambasciatore della Campania nel mondo. Bianco, infatti, era un valente conoscitore di lingue straniere, compresi alcuni dialetti. Conosceva molti dialetti di paesi africani, che aveva avuto modo di apprendere nei suoi frequenti viaggi; aveva conseguito, inoltre, una laurea in scienze coloniali. L'Università Latina di Parigi gli conferì una laurea honoris causa in lettere.  Un saggio biografico del 2001 e una raccolta di poesie curata da Alfredo Marro, direttore del Caudino (mensile cervinarese col quale il filosofo ha a lungo collaborato), si occupano del filosofo cervinarese. Nell'autunno , Franco Martino gli dedicò una poesia dal titolo "A Carlo Bianco" nel suo libro Paese mio carissimo.  Bianco morì il 9 aprile  a 99 anni mentre stava lavorando su un testo di Tommaso d'Aquino. Il 29 ottobre  la città di Cervinara gli ha dedicato una piazza nella natia frazione dei Salomoni.  Opere Introduzione a Kant, Edizione La nuova Italia letteraria, Bergamo, 1959. Saggio di filosofia dello spirito, Editrice La Zagara, 1960. L'Uomo sui confini dell'ignoto, Edizioni centro ricerche Biopsichiche, Padova, 1966. La morale come scienza della vita, Edizioni Studi e ricerche, Catania, 1968. La morale come scienza della vita, Edizione Studi e Ricerche Catania, 1968. Tempi di Sofistica, Edizioni studi e ricerche, Catania, 1968. Pensieri, Vincenzo Ursini Editore, Catanzaro, 1990. L'uomo, l'inconoscibile, Edizioni Scientifiche Internazionale, Napoli, 1996. La vita davanti a voi, Casa Editrice Fausto Fiorentino, 1999. Note  Vedi Cervinara commemora Carlo Bianco articolo de la Repubblica, 3 settembre , Sezione Napoli, Archivio storico.  Vedi È morto Carlo Bianco avvocato e candidato al Nobel nel 2006 articolo de la Repubblica, 11 aprile , Sezione Napoli, Archivio storico.  Alfredo Marro, Un gigante del pensiero, Edizioni Il Caudino, Cervinara 2001. Alfredo Marro, Biografie cervinaresi, Edizioni Il Caudino, Cervinara 2004. Alfredo Marro, Frammenti di un'animapoesie scelte di Carlo Bianco, Edizioni Il Caudino, Cervinara 2006. Filomena Stanzione, Carlo Bianco nella Cultura Caudina, Casa Editrice Fausto Fiorentino, Rotondi 2000.  Carlo Bianco, poeta della fede e del dolore biografia e  nel sito "carlobianco.blogspot". Filosofia Categorie: Avvocati italiani del XX secoloFilosofi italiani del XX secoloLetterati italiani 1911  25 luglio 9 aprile Cervinara Cervinara

 

bobbio: essential Italian philosopher, who’s written on Fregeian sense ‘senso,’the need for sensethe search for sense, meaning meaning.  «Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze.»  (Norberto Bobbio, Invito al colloquio, in Politica e cultura, Einaudi, Torino 195515.) Norberto Bobbio (Torino, 18 ottobre 1909Torino, 9 gennaio 2004) filosofo, giurista, politologo, storico e senatore a vita italiano.  Considerato «al tempo stesso il massimo teorico del diritto e il massimo filosofo [italiano] della politica […] nella seconda metà del Novecento», fu «sicuramente quello che ha lasciato il segno più profondo nella cultura filosofico-giuridica e filosofico-politica e che più generazioni di studiosi, anche di formazione assai diversa, hanno considerato come un maestro». Bobbio nacque a Torino il 18 ottobre 1909 da Luigi (medico) e Rosa Caviglia.  Una condizione familiare agiata gli permise un'infanzia serena. Il giovane Norberto scrive versi, ama Bach e la Traviata, ma svilupperà, per causa di una non ben determinata malattia infantile «la sensazione della fatica di vivere, di una permanente e invincibile stanchezza» che si aggravò con l'età, traducendosi in un taedium vitae, in un sentimento malinconico, che si rivelerà essenziale per la sua maturazione intellettuale.  Studiò prima al Ginnasio e poi al Liceo classico Massimo D'Azeglio dove conoscerà Leone Ginzburg, Vittorio Foa e Cesare Pavese, poi divenute figure di primo piano della cultura dell'Italia repubblicana. Dal 1928, come molti giovani dell'epoca, fu infine iscritto al Partito Nazionale Fascista.  La sua giovinezza, come da lui stesso descritto fu: "vissuta tra un convinto fascismo patriottico in famiglia e un altrettanto fermo antifascismo appreso nella scuola, con insegnanti noti antifascisti, come Umberto Cosmo e Zino Zini, e compagni altrettanto intransigenti antifascisti come Leone Ginzburg e Vittorio Foa".  Allievo di Gioele Solari e Luigi Einaudi, si laureò in Giurisprudenza l'11 luglio 1931 con una tesi intitolata Filosofia e dogmatica del Diritto, conseguendo una votazione di 110/110 e lode con dignità di stampa. Nel 1932 seguì un corso estivo all'Marburgo, in Germania, insieme a Renato Treves e Ludovico Geymonat, ove conoscerà le teorie di Jaspers e i valori dell'esistenzialismo. L'anno seguente, nel dicembre 1933, conseguì la laurea in Filosofia sotto la guida di Annibale Pastore con una tesi sulla fenomenologia di Husserl, riportando un voto di 110/110 e lode con dignità di stampa, e nel 1934 ottenne la libera docenza in Filosofia del diritto, che gli aprì le porte nel 1935 all'insegnamento, dapprima all'Camerino, poi all'Siena e a Padova (dal 1940 al 1948). Nel 1934 pubblicò il primo libro, L'indirizzo fenomenologico nella filosofia sociale e giuridica. Le sue frequentazioni sgradite al regime gli valsero, il 15 maggio 1935, un primo arresto a Torino, insieme agli amici del gruppo antifascista Giustizia e Libertà; fu quindi costretto, a seguito di una intimazione a presentarsi davanti alla Commissione provinciale della Prefettura per discolparsi, a inoltrare esposto a Benito Mussolini. La chiara reputazione fascista di cui godeva la famiglia gli permise però una piena riabilitazione, tanto che, pochi mesi dopo, con il richiesto intervento di Mussolini e di Gentile, ottenne la cattedra di filosofia del diritto a Camerino, che era occupata da un altro ordinario ebreo, espulso a seguito delle leggi razziali. Dopo un diniego iniziale a causa dell'arresto di tre anni prima, fu reintegrato grazie all'intervento di Emilio De Bono, amico di famiglia, mentre era presidente di commissione il cattolico e dichiarato antifascista Giuseppe Capograssi.  È in questi anni che Norberto Bobbio delineò parte degli interessi che saranno alla base della sua ricerca e dei suoi studi futuri: la filosofia del diritto, la filosofia contemporanea e gli studi sociali, uno sviluppo culturale che Bobbio vive contemporaneamente al contesto politico temporale. Un anno dopo le leggi razziali, infatti, esattamente il 3 marzo 1939, giurò fedeltà al fascismo per poter ottenere la cattedra all'Siena. E rinnovò il giuramento nel 1940, a guerra dichiarata, per prendere il posto del professor Giuseppe Capograssi, a sua volta insediatosi nel 1938 nella cattedra del professor Adolfo Ravà estromesso dall'Padova perché ebreo. Questo episodio della sua vitaspesso riportato come se Bobbio avesse preso direttamente il posto di Ravàfu poi oggetto di svariate polemiche.  Nel '42, un giovane Bobbio affermò davanti alla Società Italiana di Filosofia del Diritto che Capograssi crebbe in «quel rinascimento idealistico del XX secolo, nel nostro campo di studi iniziato, stimolato, e, quel ch'è di più, criticamente fondato da Giorgio Del Vecchio». Nel 1942 partecipò al movimento liberalsocialista fondato da Guido Calogero e Aldo Capitini e, nell'ottobre dello stesso anno, aderì al Partito d'Azione clandestino.  Nei primi mesi del 1943 respinse l'"invito" del ministro Biggini (che poco dopo redasse, su impulso di Mussolini, la costituzione della Repubblica di Salò) a partecipare a una cerimonia presso l'Padova durante la quale si sarebbe dedicata una lampada votiva da collocare al sacrario dei caduti della rivoluzione fascista nel cimitero della città.  Nel 1943 sposò Valeria Cova: dalla loro unione nacquero i figli Luigi, Andrea e Marco. Il 6 dicembre del 1943 fu arrestato a Padova per attività clandestina e rimase in carcere per tre mesi. Nel 1944 venne pubblicato il saggio La filosofia del decadentismo, nel quale criticò l'esistenzialismo e le correnti irrazionalistiche, rivendicando al contempo le esigenze della ragione illuministica.  Dopo la liberazione collaborò regolarmente con Giustizia e Libertà, quotidiano torinese del Partito d'azione, diretto da Franco Venturi. Collaborò all'attività del Centro di studi metodologici con lo scopo di favorire l'incontro tra cultura scientifica e cultura umanistica, e poi con la Società Europea di Cultura.  Nel 1945 pubblicò un'antologia di scritti di Carlo Cattaneo, col titolo Stati uniti d'Italia, premettendovi uno studio, scritto tra la primavera del 1944 e quella del 1945 dove sosteneva che il federalismo come unione di stati diversi era da considerarsi superato dopo l'avvenuta unificazione nazionale.  Il federalismo a cui pensava Bobbio era quello inteso come "teorica della libertà" con una pluralità di centri di partecipazione che potessero esprimersi in forme di moderna democrazia diretta.  Nel 1948 lasciò l'incarico a Padova e venne chiamato alla cattedra di filosofia del diritto dell'Torino, annoverando corsi di notevole importanza come Teoria della scienza giuridica (1950), Teoria della norma giuridica (1958), Teoria dell'ordinamento giuridico (1960) e Il positivismo giuridico (1961).  Dal 1962 assunse l'incarico di insegnare scienza politica, che ricoprirà sino al 1971; fu tra i fondatori della odierna facoltà di Scienze politiche all'Torino insieme con Alessandro Passerin d'Entrèves, al quale subentrò nella cattedra di filosofia politica nel 1972 mantenendola fino al 1979 anche per l'insegnamento di Filosofia del diritto e Scienza politica. Dal 1973 al 1976 divenne preside della facoltà ritenendo che mentre gli incarichi accademici fossero «onerosi e senza onori» era l'insegnamento l'attività principale della sua vita: «un abito e non solo una professione».  La politica, del resto, divenne via via un tema fondamentale nel suo percorso intellettuale e accademico, e parallelamente alla pubblicazioni di carattere giuridico, aveva avviato un dibattito con gli intellettuali del tempo; nel 1955 aveva scritto Politica e cultura, considerato una delle sue pietre miliari, mentre nel 1969 era uscito il libro Saggi sulla scienza politica in Italia.  Nei venticinque anni accademici all'ombra della Mole Antonelliana, Bobbio svolse anche diversi tra corsi su Kant, Locke, lavori su Hobbes e Marx, Hans Kelsen, Carlo Cattaneo, Hegel, Vilfredo Pareto, Gaetano Mosca, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, e contribuì con una pluralità di saggi, scritti, articoli e interventi di grande rilievo che lo portarono, in seguito a diventare socio dell'Accademia dei Lincei e della British Academy. Divenuto condirettore con Nicola Abbagnano della Rivista di filosofia a partire dal '53, fu come questi socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, della quale entrò a far parte il 9 marzo dello stesso anno per essere confermato socio nazionale e residente dal 26 aprile 1960.  Significativa la collaborazione, sul tema pacifista, col filosofo e amico antifascista Aldo Capitini, le cui riflessioni comuni sfoceranno nell'opera I problemi della guerra e le vie della pace (1979). Nel 1953 partecipò alla lotta condotta dal movimento di Unità Popolare contro la legge elettorale maggioritaria e nel 1967 alla Costituente del Partito Socialista Unificato. Nel tempo delle contestazioni giovanili, Torino fu la prima città a farsi carico della protesta, e Bobbio, fautore del dialogo, non si sottrasse a un difficile confronto con gli studenti, tra i quali il suo stesso primogenito Luigi che militava all'epoca in Lotta Continua. Nel contempo, venne anche incaricato dal Ministero per la Pubblica Istruzione quale membro della Commissione tecnica per la creazione della facoltà di sociologia di Trento.   Guido Calogero e Norberto Bobbio alla Rencontres internationales de Genève (settembre 1953). Nel 1971 Bobbio fu tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli. Nel 1998 Norberto Bobbio in una lettera indirizzata ad Adriano Sofri pubblicata su La Repubblica ripudiò il tono del linguaggio utilizzato nell'appello ma senza ritrattarne l'adesione al contenuto di critica sui fatti legati a Piazza Fontana.  Il 14 febbraio 1972 scrivendo a Guido Fassò intorno al problema democratico, Bobbio si sfogava sostenendo che «questa nostra democrazia è divenuta sempre più un guscio vuoto, o meglio un paravento dietro cui si nasconde un potere sempre più corrotto, sempre più incontrollato, sempre più esorbitante [...] Democrazia di fuori, nella facciata. Ma dietro la tradizionale prepotenza dei potenti che non sono disposti a rinunciare nemmeno a un'oncia del loro potere, e lo mantengono con tutti i mezzi, prima di tutto con la corruzione [...] La democrazia non è soltanto metodo, ma è anche un ideale: è l'ideale egualitario. Dove questo ideale non ispira i governanti di un regime che si proclama democratico, la democrazia è un nome vano. Io non posso separare la democrazia formale da quella sostanziale. Ho il presentimento che dove c'è soltanto la prima un regime democratico non è destinato a durare [...] Sono molto amaro, amico mio. Ma vedo questo nostro sistema politico sfasciarsi a poco a poco [...] a causa delle sue interne, profonde, forse inarrestabili degenerazioni».[25]  A metà degli anni settanta, nel solco di un sempre più vivace impegno civile, e alle soglie di uno dei periodi più drammatici in Italia (culminato col rapimento e l'omicidio di Aldo Moro), provocò un vivace dibattito sia negando l'esistenza di una cultura fascista sia trattando estensivamente sui rapporti tra democrazia e socialismo.  L'8 maggio 1981, alla vigilia dei referendum sull'aborto, rilascia un'intervista al Corriere della Sera nella quale afferma la sua contrarietà all'interruzione della gravidanza [26]  Successivamente la sua attenzione si concentrò a favore di una "politica per la pace", con motivati distinguo a sostegno del diritto internazionale in occasione della Guerra del Golfo del 1991.  Delle venticinque lettere inedite che fanno parte della corrispondenza epistolare che Bobbio tenne con Danilo Zolo e che ora sono state rese pubbliche nel volume L'alito della libertà, a cura dello stesso Zolo, interessante quella del 25 febbraio 1991 riguardante la "Guerra del Golfo" che vide protagonisti nel gennaio del 1991 gli Stati Uniti di George Bush senior, le forze dell'ONU e vari paesi arabi alleati contro l'Iraq di Saddam Hussein che aveva invaso il Kuwait. Bobbio definì "giusta" questa guerra non rendendosi conto che quella parola «... poteva essere interpretata in modo diverso da come l'avevo intesa io... come guerra "giustificata" in quanto rispondente a un'aggressione.» Bobbio quindi si lamentò delle polemiche nate al riguardo da parte di "pacifisti da strapazzo". Il fatto che l'ONU, scrisse Bobbio, avesse autorizzato l'intervento in guerra contro l'Iraq, la rendeva "legale", in questo senso, "giusta".  Bobbio però riconobbe che l'ONU fosse stato successivamente, nel corso della guerra, messo da parte e gli "spietati bombardamenti" su Baghdad hanno fatto sì che si possa temere che «...se la pace sarà instaurata con la stessa mancanza di saggezza con cui è stata condotta la guerra, anche questa guerra sarà stata, come tante altre inutile.» Nel 1979 fu nominato professore emerito dell'Torino e nel 1984, ai sensi del secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione italiana, avendo «illustrato la Patria per altissimi meriti» in campo sociale e scientifico, fu nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. In quanto membro del Senato si iscrisse prima come indipendente nel gruppo socialista, poi dal 1991 al gruppo misto ed infine dal 1996 al gruppo parlamentare del Partito Democratico della Sinistra, poi divenuto dei Democratici di Sinistra.[27]   Norberto Bobbio e Natalia Ginzburg a Barolo per festeggiare gli ottant'anni di Vittorio Foa (4 ottobre 1990).[28] Nel 1994, dopo la stagione di mani pulite, e la cosiddetta fine della Prima Repubblica, venne pubblicato il saggio Destra e sinistra, i cui contenuti provocarono un notevole dibattito culturale, agitando non poco l'humus della politica italiana. Il libro toccò le cinquecentomila copie vendute in pochi mesi e venne ripubblicato l'anno successivo, riveduto e ampliato, con risposte ai critici.  A riconoscimento di un'intera vita lucidamente dedicata alle scienze del diritto, della politica, della filosofia e della società, tra dubbio e metodo, tra ethos e laicità, Bobbio ricevette lauree honoris causa da molte università, tra le quali quelle di Parigi (Nanterre), Buenos Aires, Madrid (tre, in particolare alla Complutense) e Bologna,[29] e vinse il Premio europeo Charles Veillon per la saggistica nel 1981, il Premio Balzan del 1994,[30] ed il Premio Agnelli nel 1995.  Nel 1997 pubblicò la sua autobiografia. Nel 1999 uscì una terza edizione aggiornata del suo best seller, ormai tradotto in una ventina di lingue. Nel 2001 morì la moglie Valeria, e Bobbio iniziò un graduale ritiro dalla vita pubblica, pur rimanendo in attività e curando ulteriori pubblicazioni. Fecero rumore le sue osservazioni critiche sia nei confronti di Silvio Berlusconi sia della partitopenia (ossia mancanza di partiti)[31], e le riflessioni sulla crisi della sinistra e della socialdemocrazia europea. Il 18 ottobre 2003, ricevette il "Sigillo Civico" della sua Torino "per l'impegno politico e il contributo alla riflessione storica e culturale".  Dopo avervi trascorso la maggior parte della vita, Norberto Bobbio morì a Torino il 9 gennaio 2004. Secondo le sue volontà, alcuni giorni dopo la morte, la salma venne tumulata, con una cerimonia civile strettamente privata nel cimitero di Rivalta Bormida, comune piemontese in provincia di Alessandria.[32][33] Il pensiero di Norberto Bobbio si forma nei primi decenni del Novecento in una temperie filosofica dominata dell'idealismo. Tuttavia, come molti studiosi torinesi, non abbraccia mai questa visione del mondo: dopo un primo accostamento alla fenomenologia, significativamente attestato dalle sue opere sulla filosofia di Husserl, si avvicina al filone neorazionalista e neoempirista fiorito in Europa, specialmente oltralpe in Germania ed attorno al Circolo di Vienna.  Negli anni quaranta e cinquanta Bobbio entra in contatto con la filosofia analitica di tradizione anglosassone. Compie studi di analisi del linguaggio, tracciando le prime linee di ricerca della scuola analitica italiana di filosofia del diritto, di cui è ancora oggi riconosciuto figura eminente di riferimento. Al riguardo vanno menzionati perlomeno i due saggi: Scienza del diritto e analisi del linguaggio del 1950[34] e Essere e dover essere nella scienza giuridica del 1967[35].  Dedica studi specifici a Hobbes, a Pareto e a molti filosofi e teorici della politica di cui già s'è detto. Vede nell'Illuminismo un modello di rigore e di rifiuto del dogmatismo di cui riprende l'ideale razionalistico, traducendolo anche nell'analisi del sistema democratico e parlamentare. Sino dagli anni cinquanta si occupa di temi quali la guerra e la legittimità del potere, dividendo la sua produzione tra la filosofia giuridica, la storia della filosofia e i temi di attualità politica.  Durante gli ultimi anni del fascismo, Bobbio matura la convinzione della necessità di uno Stato democratico, che sgombri il campo dal pericolo della politica ideologizzata e delle ideologie totalitarie sia di destra che di sinistra; auspica una gestione laica della politica e un approccio filosofico-culturale ad essa, che aiuti a superare la contrapposizione fra capitalismo e comunismo e a promuovere la libertà e la giustizia.  Nel saggio Quale socialismo? (1976), Bobbio critica sia la dialettica marxista sia gli obiettivi dei movimenti rivoluzionari, sostenendo che le conquiste borghesi dovevano estendersi anche alla classe dei proletari. Bobbio ritiene fallimentare solo l'esperienza marxista-leninista, mentre prevede che le istanze di giustizia rivendicate dai marxisti possano, in futuro, riaffiorare nel panorama politico.  Il pensiero di Bobbio diviene così, soprattutto tra gli intellettuali dell'area socialista, un modello esemplare, grazie al suo 'sapere impegnato', certamente «più preoccupato di seminare dubbi che di raccogliere consensi». Egli stesso riprenderà la riflessione su un tema a lui caro, quello del rapporto tra politica e cultura, proponendo, tra le pagine di Mondoperaio, una «autonomia relativa della cultura rispetto alla politica» secondo la quale «la cultura non può né deve essere ridotta integralmente alla sfera del politico».  Nel 1994 esce l'opera Destra e sinistra, nella quale Bobbio focalizza le differenze fra le due ideologie e i due indirizzi politico-sociali; la destra, secondo l'autore, è caratterizzata dalle tendenze alla disuguaglianza, al conservatorismo ed è ispirata da interessi, mentre la sinistra persegue l'uguaglianza, la trasformazione, ed è sospinta da ideali. In quest'opera, Bobbio si esprime anche in favore dei diritti animali[36].  Nell'opera L'età dei diritti (1990), Bobbio individua i diritti fondamentali che consentono lo sviluppo di una democrazia reale e di una pace giusta e duratura. Una partecipazione collettiva e non coercitiva alle decisioni comunitarie, una contrattazione delle parti, l'allargamento del modello democratico a tutto il mondo, la fratellanza fra gli uomini, il rispetto degli avversari, l'alternanza senza l'ausilio della violenza, una serie di condizioni liberali, vengono indicati da Bobbio come capisaldi di una democrazia, che seppur cattiva, è preferibile ad una dittatura.  Per tutta la vita scrittore di numerosissimi articoli, anche tramite interviste, Norberto Bobbio incarna l'ideale della filosofia critica e militante che lo vede protagonista anche del Centro di studi metodologici di Torino e tra i fondatori del Centro studi Piero Gobetti di Torino che conserva la sua biblioteca e il suo archivio, «Mi ritengo un uomo del dubbio e del dialogo. Del dubbio, perché ogni mio ragionamento su una delle grandi domande termina quasi sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte, o ponendo ancora un'altra grande domanda. Del dialogo, perché non presumo di sapere quello che non so, e quello che so metto alla prova continuamente con coloro che presumo ne sappiano più di me.»  (Norberto Bobbio, Elogio della mitezza, Linea d'ombra edizioni, Milano 19948.) Contrario alla figura dell'intellettuale «Profeta»[37], preferendo il ruolo del «Mediatore» impegnato «nella difficile arte del dialogo» (e ciò è anche testimoniato dal colloquio intrattenuto con i marxisti per un riesame critico del loro «dogmatismo e settarismo» che coinvolse anche Togliatti)[38][39][40], il suo atteggiamento teoretico fu segnato da una positiva «ambivalenza» fra una posizione realista e una idealista che non rifuggiva le complessità del discorso, ricorrendo sovente al paradosso. Ciò gli valse, in virtù dell'amore per il dibattito che consideri «il pro e il contro» di ogni questione[41], la qualifica di filosofo «de la indecisión» (Rafael de Asís Roig)[41][42], giacché ogni suo «ragionamento su una delle grandi domande [si concludeva] quasi sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte, o ponendo ancora un'altra grande domanda».[43] Nell'ultimo libro che raccoglie saggi, scritti e testimonianze su maestri, amici ed allievi, Bobbio comincia ricordando i tre maestri Francesco Ruffini, Piero Martinetti e Tommaso Fiore. L'elenco degli amici è lungo e annovera compagni di studio come Antonino Repaci[44][45] come Renato Treves e Ludovico Geymonat e colleghi come Nicola Abbagnano, Bruno Leoni, Alessandro Passerin d'Entrèves e Giovanni Tarello. Bobbio ricorda poi gli allievi Paolo Farneti, Morris Lorenzo Ghezzi, Amedeo Giovanni Conte, Uberto Scarpelli che, come Bobbio stesso scrive, nel 1972 fu naturaliter suo successore a Torino sulla cattedra di Filosofia del diritto.  Traggono ispirazione dal pensiero di Bobbio le "lezioni Bobbio", svoltesi nel 2004, e la manifestazione "Biennale Democrazia" di Torino. Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte — Roma, 2 giugno 1966.[46] Gran Croce del Merito Civilenastrino per uniforme ordinariaGran Croce del Merito Civile — Roma, 10 febbraio 1984. Laurea honoris causa in Scienze Politichenastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Scienze Politiche — Università degli Studi di Sassari, 5 maggio 1994. Onorificenza dell'Ordine Messicano Aquila Aztecanastrino per uniforme ordinaria Onorificenza dell'Ordine Messicano Aquila Azteca — Torino, 21 novembre 1994. Intitolazioni A Norberto Bobbio è stata intitolata la biblioteca dell'Torino, sita in Lungo Dora Siena, 100 A.  Gli è stato inoltre intitolato un istituto di istruzione superiore a Carignano, nella provincia di Torino, denominato appunto "I.I.S Norberto Bobbio".  A lui è intitolata la biblioteca civica di Rivalta Bormida, paese natale della madre Rosa Caviglia.[47]  Opere Per una più completa , si rinvia a Carlo Violi,  degli scritti di Norberto Bobbio 1934-1993, Roma-Bari, Laterza, 1995,  978-88-420-4778-0.  Norberto Bobbio, L'indirizzo fenomenologico nella filosofia sociale e giuridicaDi Lucia, Torino, Giappichelli,  [1934],  978-88-921-0936-0. Norberto Bobbio, Scienza e tecnica del diritto, Torino, Istituto giuridico della Regia Università, 1934,  . Norberto Bobbio, L'analogia nella logica del dirittoDi Lucia, Milano, Giuffrè, 2006 [1938],  978-88-14-13218-6. Norberto Bobbio, La consuetudine come fatto normativo, introduzione di P. Grossi, Torino, Giappichelli,  [1942],  978-88-348-1745-2. Norberto Bobbio, La filosofia del decadentismo, Torino, Chiantore, 1944,  . Carlo Cattaneo e Norberto Bobbio, Stati Uniti d'Italia. Scritti sul federalismo democratico, prefazione di N. Urbinati, Roma, Donzelli,  [1945],  978-88-6036-505-7. Norberto Bobbio, Teoria della scienza giuridica, Torino, Giappichelli, 1950,  . Norberto Bobbio, Politica e cultura, introduzione e cura di F. Sbarberi, Torino, Einaudi, 2005 [1955],  978-88-06-17292-3. Norberto Bobbio, Studi sulla teoria generale del diritto, Torino, Giappichelli, 1955,  . Norberto Bobbio, Teoria della norma giuridica, Torino, Giappichelli, 1958,  . Norberto Bobbio, Teoria dell'ordinamento giuridico, Torino, Giappichelli, 1960,  . I corsi di lezione sulla norma e sull'ordinamento giuridico sono stati rifusi in Norberto Bobbio, Teoria generale del diritto, Torino, Giappichelli, 1993,  88-348-3071-7. Norberto Bobbio, Il positivismo giuridico, Lezioni di Filosofia del diritto raccolte dal dott. Nello Morra, Torino, Giappichelli, 1996 [1961],  88-348-6167-1. Norberto Bobbio, Locke e il diritto naturale, introduzione di Gaetano Pecora, Torino,  [1963],  978-88-921-0945-2. Norberto Bobbio, Da Hobbes a Marx. Saggi di storia della filosofia, 2ª ed., Napoli, Morano, 1971 [1964],  . Norberto Bobbio, Italia civile. Ritratti e testimonianze, 2ª ed., Firenze, Passigli, 1986 [1964],  978-88-368-0315-6. Norberto Bobbio, Giusnaturalismo e positivismo giuridico, prefazione di L. Ferrajoli, 4ª ed., Roma-Bari, Laterza,  [1965],  978-88-420-8668-0. Norberto Bobbio, Profilo ideologico del Novecento italiano, in Storia della letteratura italiana, 9 voll., direttori E. Cecchi e N. Sapegno,  9 (Il Novecento), Milano, Garzanti, 1965-69,  105-200,  . Ristampato come opera a sé stante, per Einaudi, nel 1986 ( 88-06-59313-7), quindi, nuovamente per Garzanti, nel 1990 ( 88-11-67410-7). Norberto Bobbio, Saggi sulla scienza politica in Italia, 2ª ed., Roma-Bari, Laterza, 2005 [1969],  978-88-420-6387-2. Norberto Bobbio, Diritto e Stato nel pensiero di Emanuele Kant, lezioni raccolte dallo studente Gianni Sciorati, 2ª ed., Torino, Giappichelli, 1969 [1957],  . Norberto Bobbio, Una filosofia militante. Studi su Carlo Cattaneo, Torino, Einaudi, 1971,  . Norberto Bobbio, La teoria delle forme di governo nella storia del pensiero politico, anno accademico 1975-76, Torino, Giappichelli, 1976,  978-88-348-0525-1. Norberto Bobbio, Quale socialismo? Discussione di un'alternativa, 5ª ed., Torino, Einaudi, 1977,  . Norberto Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, 4ª ed., Bologna, Il Mulino, 2009 [1979],  978-88-15-13300-7. Norberto Bobbio, Studi hegeliani. Diritto, società civile, Stato, Torino, Einaudi, 1981,  . Norberto Bobbio, Le ideologie e il potere in crisi. 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Revelli, Mondadori,  [2009],  978-88-04-63388-4. Note  Premio "Artigiano della Pace"giovanipace.sermig.org, su giovanipace.sermig.org. 3 dicembre  (archiviato dall'url originale l'8 dicembre ).  Premi e riconoscimenti a Norberto Bobbiocentenariobobbio.it, su centenariobobbio.it. 3 dicembre  12 settembre ).  Fondazione Internazionale BalzanPremiati: Norberto Bobbiobalzan.org  Hegel-Preis der Landeshauptstadt StuttgartStadt Stuttgart: Bisherige Preisträgerstuttgart.de  Luigi Ferrajoli, L'itinerario di Norberto Bobbio: dalla teoria generale del diritto alla teoria della democrazia , in Teoria politica, n. 3, 2004127. 4 luglio .  N. Bobbio, seconda tavola fuori testo.  Scrive Bobbio: «[Fui] esonerato, per mia vergogna, dalle ore di ginnastica per una malattia infantile restata, almeno per me, misteriosa». (Norberto Bobbio, De senectute, Einaudi, Torino 1996,  27, 31 e passim)  Fondo Norberto BobbioL'Inventario: Stanza studio Bobbio (SB)centrogobetti.it , su centrogobetti.it, 213-214. 4 dicembre .  N. Bobbio18.  Cesare Maffi, Massimo Bontempelli: punito da fascisti e antifascisti, in ItaliaOggi, n. 206, 1º settembre 11.  Nello Ajello, Una vita per la democrazia nel secolo delle dittature, su ricerca.repubblica.it, 10 gennaio 2004. 10 luglio  (archiviato il 10 luglio ).  Anna Pintore, RAVÀ, Adolfo Marco, in Dizionario biografico degli italiani,  86, Torino, Treccani, . 28 aprile .  A puro titolo d'esempio si veda Diego Gabutti, Norberto Bobbio non esitò a occupare la cattedra del professore ebreo Adolfo Ravà, cacciato dall'università per motivi razziali, in ItaliaOggi, 31 maggio 13. 28 aprile .  Francesco Gentile, Società italiana di filosofia del diritto (atti del XXV Congresso), La via della guerra e il problema della pace, Vincenzo Ferrari, Filosofia giuridica della guerra e della pace, Milano, Courmayeur, Franco Angeli, 21-23 settembre 2006545,  978-88-464-9578-5,  230711533. 10 luglio  (archiviato il 10 luglio ).  "Laicità e immanentismo nel pensiero di Norberto Bobbio", di Alfonso Di Giovine, in Democrazia e diritto, n. 4, 54.  Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, volume 9. Il pensiero contemporaneo: il dibattito attuale, UTET, Torino 1998361.  Norberto Bobbio, Tra due repubbliche: alle origini della democrazia italiana, Donzelli Editore, 1996 pag.149  88-7989-211-8  A ottobre del 1955 Fortini si reca in Cina in visita ufficiale nella Repubblica Popolare Cinese con la prima delegazione italiana formata, tra gli altri, da Piero Calamandrei, Norberto Bobbio, Enrico Treccani e Cesare Musatti. Il viaggio durerà un mese e il diario della visita verrà pubblicato l'anno seguente in Asia Maggiore.  Così Fortini chiama scherzosamente Bobbio assimilandolo a Cartesio (Descartes) e al suo razionalismo  Franco Fortini, Asia Maggiore, Einaudi, Torino 1956,  121-123.  Ricordo di Norberto bobio, in Rivista di Filosofia,  XCV, n. 1, Bologna, Società Editrice Il Mulino, Aprile 2004. 13 marzo  (archiviato l'8 giugno 2004).  Proiflo biografico di Norberto Bobbio, su accademiadellescienze.it, 2005. 13 marzo  (archiviato il 13 marzo ).  N. Bobbio, decima tavola fuori testo.  "Non dobbiamo chiedere scusa per Piazza Fontana"  Guido Fassò, La democrazia in Grecia, Giuffrè Editore, Milano 1999XI.  «con l'aborto si dispone di una vita altrui». Affermava la necessità di evitare il concepimento non voluto e non gradito; e concludeva, rispondendo a Nascimbeni: «Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il "non uccidere". E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l'onore di affermare che non si deve uccidere».(in Intervista a Bobbio)  Senato della Repubblica, su senato.it.  N. Bobbio, ventesima tavola fuori testo.  Centenario Norberto Bobbio, su centenariobobbio.it 5 aprile 2009).  Premio Balzan [collegamento interrotto], su balzan.com.  I timori di Bobbio Democrazia senza partitiLa Repubblica  Ha lasciato scritto Norberto Bobbio: «Ho compiuto 90 anni il 18 ottobre. La morte dovrebbe essere vicina a dire il vero, l'ho sentita vicina tutta la vita. Non ho mai neppure lontanamente pensato di vivere così a lungo. Mi sento molto stanco, nonostante le affettuose cure di cui sono circondato, di mia moglie e dei miei figli. Mi accade spesso nella conversazione e nelle lettere di usare l'espressione 'stanchezza mortale'. L'unico rimedio alla stanchezza 'mortale' è il riposo della morte. Decido funerali civili in comune accordo con mia moglie e i miei figli. In un appunto del 10 maggio 1968 (più di trent'anni fa) trovo scritto: vorrei funerali civili. Credo di non essermi mai allontanato dalla religione dei padri, ma dalla Chiesa sì. Me ne sono allontanato ormai da troppo tempo per tornarvi di soppiatto all'ultima ora. Non mi considero né ateo né agnostico. Come uomo di ragione e non di fede, so di essere immerso nel mistero che la ragione non riesce a penetrare fino in fondo, e le varie religioni interpretano in vari modi. Alla morte si addice il raccoglimento, la commozione intima di coloro che sono più vicini, il silenzio. Breve cerimonia in casa, o, se sarà il caso, in ospedale. Nessun discorso. Non c'è nulla di più retorico e fastidioso dei discorsi funebri». (Ne La Repubblica del 10 gennaio 2004 la cronaca del funerale di Bobbio.)  Né ateo né agnostico ma lontano dalla Chiesa, in «La Repubblica», 10 gennaio 2004.  Norberto Bobbio, Scienza del diritto e analisi del linguaggio , in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, n. 2, giugno 1950,  342-367. 5 luglio .  Norberto Bobbio, Essere e dover essere nella scienza giuridica , in Rivista di filosofia, n. 3, luglio-settembre 1967,  235-262. 5 luglio .  «Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di disuguaglianza: la classe, la razza ed il sesso. La graduale parificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società familiare e poi nella più grande società civile e politica è uno dei segni più certi dell'inarrestabile cammino del genere umano verso l'eguaglianza. E che dire del nuovo atteggiamento verso gli animali? Dibattiti sempre più frequenti ed estesi, riguardanti la liceità della caccia, i limiti della vivisezione, la protezione di specie animali diventate sempre più rare, il vegetarianesimo, che cosa rappresentano se non avvisaglie di una possibile estensione del principio di eguaglianza al di là addirittura dei confini del genere umano, un'estensione fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini, per lo meno nella capacità di soffrire? Si capisce che per cogliere il senso di questo grandioso movimento storico occorre alzare la testa dalle schermaglie quotidiane e guardare più in alto e più lontano». (da Destra e sinistra, Donzelli, Roma 1994)  N. BobbioLIV, nota 11: «È significativo che nella sua ultima lezione accademica tenuta come titolare della cattedra di Filosofia della politica a Torino il 16 maggio 1979, ‘presente’ come egli stesso ricorderà ‘il collega cui mi sentivo intellettualmente e politicamente più vicino, Alessandro Passerin d'Entrèves’, Bobbio abbia citato ‘con forza la celebre frase che subito dopo la Prima guerra mondiale, di fronte agli allievi, che pretendevano dal celebre professore un orientamento politico, Max Weber pronunciò: «La cattedra non è né per i demagoghi né per i profeti»’. (N. Bobbio, Il mestiere di vivere, il mestiere di insegnare, il mestiere di scrivere, colloquio con Pietro Polito, in “Nuova Antologia”, a. CXXXIV,  583, fasc. 2211, luglio-settembre 1999,  5-47)».  N. Abbagnano, Storia della filosofia,  IX, UTET per Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Torino 2006,  459-460, ove è detto: «Bobbio, dai primi anni Cinquanta in poi, ha ricorrentemente tallonato la sinistra marxista, provocandola con intenti costruttivi e spingendola ad un esame critico del suo persistente dogmatismo e settarismo. Il documento più importante di tali provocazioni, nel decennio in esame, è la raccolta di saggi Politica e cultura del 1955. Alcuni di questi saggi appaiono in origine sulla rivista ‘Nuovi argomenti' che [...] costituisce in quegli anni uno dei più significativi luoghi d'incontro tra area laica e quella marxista. Lì appare, nel 1954, uno dei saggi più provocatori, in senso costruttivo, [...] rivolti a quest'area (dalla quale si risponderà con gli interventi di Della Volpe e di Togliatti): quello dal titolo molto significativo Democrazia e dittatura».  Scrive Bobbio: «Pur non essendo mai stato comunista [...] [e] avendo dedicato la maggior parte degli scritti di critica politica a discutere coi comunisti su temi fondamentali come la libertà e la democrazia [...], [ho] sempre considerato i comunisti, o per lo meno i comunisti italiani, non come nemici da combattere ma come interlocutori di un dialogo sulle ragioni della sinistra». (N. Bobbio, Teoria generale della politica, Einaudi, Torino 2009618)  Sul pensiero di Bobbio circa il comunismo, si veda anche l'intervista Giancarlo Bosetti, «No, non c'è mai stato il comunismo giusto» , in l'Unità, 3 aprile 1998. Segue alla pagina successiva Archiviato il 26 agosto  in ..  N. Bobbio203.  N. BobbioXVII.  N. Bobbio, Elogio della mitezza, Linea d'ombra edizioni, Milano 19948.  Antonino Repaci, magistrato e uomo della Resistenza, nipote di Leonida Repaci  Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo, su beniculturali.ilc.cnr.it:8080. 19 febbraio  26 aprile ).  Sito della Presidenza della Repubblica, quirinale.it  Comune di Rivalta Bormida | La Biblioteca, su comune.rivalta.al.it. 14 luglio .   Norberto Bobbio, Giuseppe Tamburrano, Carteggio su marxismo, liberalismo, socialismo, Roma, Editori Riuniti,  978-88-359-5937-3 Pier Paolo Portinaro, Introduzione a Bobbio, Roma-Bari, Laterza, 2008,  978-88-420-8632-1. Voce "Norberto Bobbio" in , Biografie e bibliografie degli Accademici Lincei, Accademia dei Lincei, Roma 1976,  749–750 Enrico Lanfranchi, Un filosofo militante. Politica e cultura nel pensiero di Norberto Bobbio, Bollati Boringhieri, Torino 1989; Nunzio Dell'Erba, Norberto Bobbio l'accento sulla democrazia, in "Storia e problemi contemporanei", luglio-dicembre 1990, a. III, n. 6,  33–41. Angelo Mancarella, Norberto Bobbio e la politica della cultura. Le sfide della ragione, "Ideologia e Scienze sociali", 26, Lacaita Editore, Bari-Roma 1995 Giuseppe Gangemi, Meridione, Nordest, Federalismo. Da Salvemini alla Lega Nord, Rubbettino, Soveria Mannelli 1996 Girolamo Cotroneo, Tra filosofia e politica. Un dialogo con Norberto Bobbio, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998,  978-88-7284-629-2. Silvio Paolini Merlo, Consuntivo storico e filosofico sul "Centro di Studi Metodologici" di Torino (1940-1979), Pantograf (CNR), Genova 1998 Morris Lorenzo Ghezzi, La distinción entre hechos y valores en el pensamento de Norberto Bobbio, Editorial U. Externado de Colombia, Bogotá 2007,  9789587109818 Tommaso Greco, Norberto Bobbio. Un itinerario intellettuale tra filosofia e politica, Donzelli, Roma 2000 Costanzo Preve, Le contraddizioni di Norberto Bobbio. Per una critica del bobbianesimo cerimoniale, CRT, Pistoia 2004 Gustavo Zagrebelsky, Massimo L. Salvadori, Riccardo Guastini, Norberto Bobbio tra diritto e politica, Laterza, Roma-Bari 2005 Marco Revelli , Norberto Bobbio maestro di democrazia e di libertà, Cittadella Editrice, Assisi 2005 Valentina Pazé , L'opera di Norberto Bobbio. Itinerari di lettura, Milano, Franco Angeli, 2005.  88-464-7037-0. Roberto Giannetti, Tra liberaldemocrazia e socialismo. Saggi sul pensiero politico di Norberto Bobbio, Plus, Pisa 2006 Antonio Punzi , Omaggio a Norberto Bobbio (1909-2004). Metodo, linguaggio, Scienza del diritto, Giuffrè, Milano 2007 Paola Agosti, Marco Revelli , Bobbio e il suo mondo. Storie di impegno e di amicizia nel '900, Aragno, Torino 2009 Enrico Peyretti, Dialoghi con Norberto Bobbio su politica, fede, nonviolenza , Claudiana, Torino () Nunzio Dell'Erba, Norberto Bobbio, in Id., Intellettuali laici nel '900 italiano", Vincenzo Grasso editore, Padova ,  235–254 Pier Paolo Portinaro, «Bobbio, Norberto» in Il contributo italiano alla storia del PensieroDiritto, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Ruiz Miguel Alonso, Politica, historia y derecho en Norberto Bobbio [Fontamara ed.], . Mario G. Losano, Norberto Bobbio. Una biografia culturale, Carocci, Roma , 510   978-88-430-9269-7 Tommaso Greco, Norberto Bobbio e la storia della filosofia del diritto, in Diacronìa. Rivista di storia della filosofia del diritto, n. 2, ,  77-105,  978-88-333-9347-6. 25 marzo . Norberto Bobbio; Franco Pierandrei, Introduzione alla costituzione, Roma, Laterza, 1982,  896184660. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Norberto Bobbio Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Norberto Bobbio  Sito ufficiale, su centenariobobbio.it (archiviato dall'url originale).  Norberto Bobbio, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Norberto Bobbio / Norberto Bobbio (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Norberto Bobbio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Norberto Bobbio, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Norberto Bobbio, su Find a Grave.  Opere di Norberto Bobbio, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Norberto Bobbio / Norberto Bobbio (altra versione), . Norberto Bobbio, su Goodreads.  Norberto Bobbio / Norberto Bobbio (altra versione) / Norberto Bobbio (altra versione) / Norberto Bobbio (altra versione) / Norberto Bobbio (altra versione) / Norberto Bobbio (altra versione), su senato.it, Senato della Repubblica.  Registrazioni di Norberto Bobbio, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Le opere di Norberto Bobbio (Biblioteca e Archivio "Norberto Bobbio" del Centro Studi "Piero Gobetti" di Torino), su erasmo.it. Commemorazione di Norberto Bobbio, su giornaledifilosofia.net. Epistolario Norberto BobbioDanilo Zolo Norberto Bobbio, dal sito dell'ANPIAssociazione Nazionale Partigiani d'Italia (ultimo accesso del 15 ottobre 2009) I presupposti filosofici nell'opera di Norberto Bobbio di Franco Manni V D M Antifascismo (1919-1943) V D M Senatori a vita di nomina presidenziale Filosofia Politica  Politica Storia  Storia Categorie: Senatori della IX legislatura della Repubblica ItalianaSenatori della X legislatura della Repubblica ItalianaSenatori dell'XI legislatura della Repubblica ItalianaSenatori della XII legislatura della Repubblica ItalianaSenatori della XIII legislatura della Repubblica ItalianaSenatori della XIV legislatura della Repubblica ItalianaFilosofi italiani del XX secoloGiuristi italiani del XX secoloPolitologi italiani 1909 2004 18 ottobre 9 gennaio Torino TorinoSenatori a vita italianiReligione e politicaAntifascisti italianiPolitici del Partito d'AzioneBrigate Giustizia e LibertàPersone legate alla Resistenza italianaResistenza padovanaVincitori del premio BalzanTeorici dei diritti animaliPersonalità dell'agnosticismoOppositori della pena di morteProfessori dell'Università degli Studi di CamerinoProfessori dell'Università degli Studi di TorinoMembri dell'Accademia delle Scienze di TorinoRettori dell'Università degli Studi di TrentoLaureati Honoris Causa dell'BolognaFilosofi del dirittoFilosofi della politica. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Bobbio," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

BOCCADIFERRO Ludovico Boccadiferro   Bologna: la tomba di Boccadiferro nella basilica di San Francesco Ludovico Boccadiferro (Bologna) filosofo e umanista italiano. Il suo nome latino è 'Ludovicus Buccaferrea,  Nato a Bologna nel 1482 da una illustre famiglia cittadina, dopo aver seguito le lezioni dei filosofi Alessandro Achillini dal quale derivò il suo orientamento averroistico, e forse Pietro Pomponazzi, presso lo Studio di Bologna, Ludovico Boccadiferro insegnò a sua volta filosofia nella medesima università. Nel 1525 si trasferì alla Sapienza di Roma ove ebbe modo di farsi apprezzare anche da papa Clemente VII. Alla Sapienza rimase sino al 1527 quando, a seguito del rovinoso sacco di Roma dei lanzichenecchi, tornò a Bologna per riprendere l'insegnamento che mantenne fino sua alla morte, avvenuta nella città natale a circa sessantatré anni nel 1545. È sepolto in una tomba monumentale all'interno della basilica di San Francesco a Bologna.  Scrisse diverse opere, in buona parte edite postume o mai pubblicate, sulla filosofia aristotelica.  Opere Explanatio libri I. Physicorum Aristotelis. Ex Ludouici Buccaferreae, ..., Venezia, in Academia Veneta, 1558. Noua explanatio Topicorum Aristotelis, Venezia, in Academia Veneta, 1559. Ludouici Buccaferrei Bononiensis, ... Lectiones, in quartum Meteororum Aristotelis librum, Venetiis, ex officina Francisci Senensis, 1563. Ludouici Buccaferrei Bononiensis philosophi praeclarissimi Lectiones super primum librum meteorologicorum Aristotelis, nunc recens in lucem editae. Additi etiam sunt duo indices, tum rerum, tum quaestionum copiosissimi, Venetiis, apud Ioannem Baptistam Somascum Papiensem, 1564. Domini Ludouici Buccaferrei ... Lectiones super tres libros De anima Arist. Nunc recens in lucem aeditae, cum copiosissimo indice tam rerum notabilium quam quaestionum quae in uniuerso opere continentur, Venetiis, apud Ioan. Baptistam Somascum, & fratres, 1566. Explanatio libri primi Physicorum Aristotelis. Ex Ludouici Buccaferrei, ... lectionibus excerpta. Recenti hac nostra editione quam potuit diligentissime expolita, atque elaborata, Venetiis, apud Hieronymum Scotum, 1570. Ludouici Buccaferrei Bononiensis ... Lectiones in Aristotelis Stagiritae libros, quos vocant Parua naturalia, Venetiis, apud Hieronymum Scotum, 1570. Ludouici Buccaferrei Bononiensis, ... Lectiones, in secundum, ac tertium meteororum Aristotelis libros, Venetiis, apud Hieronymum Scotum, 1570. Ludouici Buccaferrei Bononiensis ... In duos libros Aristotelis De generatione et corruptione doctissima commentaria. A Ioanne Carolo Saraceno nunc primùm castigata, atque diligentissimè repurgata. Necnon copiosissimo atque locupletissimo indice ab eodem nunc primùm amplificata atque illustrata, Venetiis, apud Franciscum de Franciscis Senensem, 1571. Ludouici Buccaferrei ... Lectiones super primum librum Meteorologicorum Aristotelis, duo additi etiam sunt indices, nempe rerum ac quæstiorum copiosissimi, Venetiis, apud hæredem Hieronymi Scoti, 1590. Note  Vedi Treccani.it L'Enciclopedia Italiana, riferimenti in .  Fonte Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in .  Antonio Rotondò, «BOCCADIFERRO, Ludovico», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 11, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969. Charles H. Lohr, «The Aristotle commentaries of Ludovicus Buccaferrea», Nouvelles de la république des lettres, 1984, pp . 107-18.  Alessandro Achillini Averroè Aristotelismo Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ludovico Boccadiferro  Ludovico Boccadiferro, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Ludovico Boccadiferro, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Ludovico Boccadiferro, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Ludovico Boccadiferro, .  Ritratto di Ludovico Boccadiferro Quadreria dell'Bologna, Archivio storico. il 24 marzo . Averroismo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Filosofia Filosofo Professore1482 1545 3 maggio Bologna BolognaUmanisti italiani

 

BOCCANEGRA Alberto Boccanegra   (n. Venezia),  filosofo.  Osvaldo Boccanegra nacque a Venezia, figlio primogenito di Antonio e Ida Camerin. Partecipò alla seconda guerra mondiale come sottotenente del Regio esercito, richiamato alle armi nel 1941. Nei giorni successivi all'armistizio di Cassibile riuscì a sottrarsi alle rappresaglie naziste e si ricongiunse all'esercito italiano a Catanzaro, dove spesso prestò servizio presso la Croce rossa.  Formazione Durante gli anni della leva trovò il tempo per dedicarsi allo studio dell'intero Organon di Aristotele. Nel 1948 ottenne il dottorato in filosofia presso l'Università Cattolica di Milano con una tesi dal titolo I primi principi in Duns Scoto. Presupposti e corollari. Nell'ateneo milanese, dove Boccanegra frequentava la cerchia dei neo-tomisti radunatisi attorno a Gustavo Bontadini, gli venne offerta la cattedra di filosofia teoretica che lui, tuttavia, rifiutò. In quegli anni scrisse e divulgò le sue idee alternative sulla rivista filosofica Vita e Pensiero. Entrò a far parte dell'Ordine Domenicano a San Domenico di Fiesole il 10 ottobre 1948 con il nome religioso di frà Alberto, che lo accompagnò di lì in poi anche in occasione della pubblicazione delle sue opere.  Il 14 ottobre 1949 entrò al Pontificio Ateneo Angelicum di Roma per lo studio delle materie filosofiche e teologiche dove nel 1953 discusse la sua tesi dottorale in filosofia (De dynamismo entis) e nel 1954 ottenne il lettorato in teologia grazie al suo Fundamenta metaphisica, tractatus de Deo secundum S. Thomam. Ordinato sacerdote a San Marco di Firenze il 25 luglio 1953 non abbandonò più il convento di San Domenico di Fiesole.  Attività filosofica, teologica e critica Boccanegra lasciò per sempre incompiuto il suo trattato dottorale in teologia, ma nel 1969 pubblicò comunque una esauriente sintesi del suo pensiero su vari numeri della rivista filosofica “Sapienza”. Fu per anni vice direttore della Commissione per la traduzione della Somma Teologica di Tommaso d'Aquino in Italiano presieduta da Tito Centi. Gli imponenti schemi riassuntivi sono consultabili nei 35 volumi editi dalle ESD di Bologna. Degne di nota furono le sue corpose introduzioni alla Summa di d'Aquino pubblicate in più edizioni a partire dal 1959.  Neotomista, è considerato da alcuni filosofo metafisico per altro tra i più rilevanti, mentre altri lo ricordano tra i teologi cattolici di spicco. La sua attività preferita tuttavia, fu l'insegnamento e la divulgazione. Negli anni settanta Professoreè professore di filosofia al Pontificio Ateneo Angelicum di Roma. Di tale corso ci restano le dispense dal titolo: Frammenti di metafisica iniziale. Per più di vent'anni ha insegnato filosofia e teologia nello Studio Teologico Accademico Bolognese e nello Studio Teologico Fiorentino.  Migliaia di pagine manoscritte sono conservate dopo la sua morte nell'archivio conventuale di San Domenico di Fiesole. Fu autore di pubblicazioni ed articoli filosofici comparsi o recensiti su riviste italiane ed internazionali.  Fu confessore ricercato soprattutto dai giovani. Nonostante una malattia che lo ha accompagnato e provato per quasi tutta la vita costringendolo a cure costanti, riusciva quotidianamente a fare escursioni per diversi chilometri. Quando negli ultimi anni le sue forze non gli permisero di continuare la ricerca, si dedicò alla preghiera costante, sia di giorno che di notte.  Saggi e pubblicazioni La beatitudine Gli atti umani (I-II, qq. 1-21), Edizioni Studio Domenicano, 1985 La prova radicale dell'esistenza di Dio e i suoi rapporti con l'antropologia, 1969 Osservazioni sul fondamento della moralità, 1975 Pluralismo teologico di «tolleranza» o di «diritto»?, 1966 Circa la relazione di G. Bontadini, 1973 La persona umana centro della metafisica tomistica, 1969 Note  Nome di battesimo.  Angelo Belloni, Biografia di Alberto Boccanegra, Ordine dei frati predicatori Domenicani, Provincia Romana di S. Caterina da Siena, luglio   Relatore Amato Masnovo.  Alberto Boccanegra, L'uomo in quanto persona centro della metafisica tomista, su “Sapienza”, numero 3-4, XXII (1969),  410-513  Alberto Boccanegra, “La Somma teologica”,  VIII, La Beatitudine; Gli Atti umani (I-II, qq.1-21)” (Prima edizione 1959, seconda 1984) Giuseppe Del Re, The cosmic dance: science discovers the mysterious harmony of the universe, Templeton Foundation Press, 2000,  1890151254. p. 62  Giuseppe Barzaghi, Diario di metafisica. Concetti e digressioni sul senso dell'essere, Volume 3, Studio Domenicano, 1997,  887094270870.  Giovanni Cavalcoli, Enrico Maria Radaelli, La questione dell'eresia in Rahner. Archiviato il 30 dicembre 2009 in ., articolo uscito su «Divinitas», anno LI, n. 3, III quadrimestre 2008.  Alberto Boccanegra, L'uomo in quanto persona centro della metafisica tomista, su "Sapienza", nn. 3-4, XXII, 1969,  410-513 Alberto Boccanegra, Il rinnovamento metodologico nell'insegnamento della filosofia, "Revue internationale de philosophie", Edizioni 87-90, 1969 L'homme et la moraleOrigine et sources de la morale thomisteÉlaboration de la théologie comme science dans l'œuvre de saint Thomas, "Revue thomiste", recensione, Volume 62, Saint-Maximin (France), École de théologie pour les missions176. "Revista nacional de cultura", recensione, Edizioni 173-178, Ministerio de Educación, Instituto Nacional de Cultura y Bellas Artes, 196653.311595467  Identities-311595467 Biografie  Biografie Cattolicesimo  Cattolicesimo Filosofo del XX secoloTeologi italiani 1920  19 ottobreMorti l'11 luglio Venezia FiesoleDomenicani italiani

 

BOCCHI: Gianluca Bocchi  «La nostra età non ha soltanto vissuto l'esperienza della relatività da ogni punto di vista. Ha fatto soprattutto l'esperienza dell'incompiutezza di ogni punto di vista. La contingenza, la singolarità e l'irripetibilità di ogni punto di vista sono condizioni indispensabili per avere accesso al mondo, per dialogare con gli altri punti di vista, per creare nuovi mondi»  «Per noi, raccogliere la sfida della complessità significa considerare la scienza una via importante per riannodare i legami con le altre tradizioni, per riscoprire con interesse i loro significati profondi, per esplorare la varietà delle esperienze cognitive, emotive, estetiche, spirituali della specie umana»  «Il nostro continente è sempre stato sede di migrazioni, di interazioni, di contrasti e di conflitti fra popoli e stirpi differenti, e questa diversità di radici è un elemento integrante dei suoi sviluppi passati e presenti.»  Niente fonti! Questa voce o sezione sull'argomento filosofi italiani non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Gianluca Bocchi (Milano, 19 dicembre 1954) è un filosofo italiano.   Gianluca Bocchi È un filosofo della scienza e della storia, esperto di scienze biologiche ed evolutive, di storia globale, di storia urbana, di geopolitica, di storia delle idee, delle culture, delle lingue. Ha fra l'altro introdotto in Italia, con Mauro Ceruti, le tematiche concernenti le scienze dei sistemi complessi e la connessa epistemologia della complessità, contribuendo altresì alla loro diffusione a livello internazionale.  Pubblicazioni Disordine e costruzione. Un'interpretazione epistemologica dell'opera di Jean Piaget (con Mauro Ceruti), Milano, Feltrinelli, 1981. Modi di pensare postdarwiniani. Saggio sul pluralismo evolutivo (con Mauro Ceruti), Bari, Dedalo, 1984. La sfida della complessità (con Mauro Ceruti), Milano, Feltrinelli, 1985, (nuova edizione con nuova introduzione, Milano, Bruno Mondadori, 2007). Un nouveau commencement (con Edgar Morin e Mauro Ceruti), Seuil, Paris, 1991. L'Europa nell'era planetaria (con Edgar Morin e Mauro Ceruti), Milano, Sperling and Kupfer, 1991. Origini di storie (con Mauro Ceruti), Milano, Feltrinelli, 1993,  88-07-10295-1. (tr. inglese The Narrative Universe, NJ, Hampton Press; tr. spagnola El sentido de la historia, Editorial Débate, Madrid; tr. portoghese Origens e Historias, Instituto Piaget, Lisbona). La formazione come costruzione di nuovi mondi, Roma, Formez-Censis, 1993. Solidarietà o barbarie. L'Europa delle diversità contro la pulizia etnica (a cura di, con Mauro Ceruti), Milano, Raffaello Cortina, 1994. Le radici prime dell'Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici (a cura di, con Mauro Ceruti), Milano, Bruno Mondadori, 2001. Origini della scrittura. Genealogie di un'invenzione (a cura di, con Mauro Ceruti), Milano, Bruno Mondadori, 2002. Educazione e globalizzazione (con Mauro Ceruti), Milano, Raffaello Cortina, 2004,  88-7078-865-2. Una e molteplice. Ripensare l'Europa (con Mauro Ceruti), Milano, Tropea, 2009. Le città di Berlino (con Laura Peters), Bologna, Bononia University Press, 2009. Le vie della formazione. Creatività, innovazione, complessità (con Francesco Varanini), Milano, Guerini, . L'Europa globale. Epistemologie delle identità, Roma, Studium, ,  978-88-382-4323-3. Borderscaping: Imaginations and Practices of Border Making (a cura di, con Chiara Brambilla, Jussi Laine, James W. Scott), Farnham (Surrey, UK), Ashgate, . Note  Gianluca Bocchi, Mauro Ceruti, Origini di storie, Prefazione, Milano, Feltrinelli, 199312,  88-07-10295-1  Gianluca Bocchi, Mauro Ceruti, La sfida della complessità, Introduzione alla nuova edizione, Milano, Bruno Mondadori, 2007, p.XXII.  Gianluca Bocchi, L'Europa globale. Epistemologie delle identità, Mille anni d'Europa, fra globale e locale, Roma, Studium, 26.  978-88-382-4323-3.  Sito ufficiale, su gianlucabocchi.it. 10 aprile  (archiviato dall'url originale l'8 settembre ). CE.R.CO, su cercounibg.it. 2 giugno  14 maggio ). Filosofia Filosofo Professore1954 19 dicembre Milano

 

bodei: essential Italian philosopher. Remo Bodei (Cagliari, 3 agosto 1938Pisa, 7 novembre ) filosofo e accademico italiano. Laureato all'Pisa, perfezionò la sua preparazione teoretica e storico-filosofica a Tubinga e Friburgo, frequentando le lezioni di Ernst Bloch ed Eugen Fink; a Heidelberg, con Karl Löwith e Dieter Henrich; poi all'Bochum. Conseguì inoltre il diploma di licenza e il diploma di perfezionamento della Scuola Normale Superiore.  Fu visiting professor presso le Cambridge, Ottawa, New York, Toronto, Girona, Città del Messico, UCLA (Los Angeles) e tenne conferenze in molte università europee, americane e australiane.  Dal 1981 al 1983 fu nel comitato redazionale della rivista Laboratorio politico.  Dal 1995 collaborava con Massimo Cacciari, Massimo Donà, Giuseppe Barzaghi, Salvatore Natoli e Stefano Zamagni nell’iniziativa La filosofia nei luoghi del silenzio, un tentativo di coniugare filosofia e contemplazione nella forma del ritiro comunitario.  Dal 2006 fu docente di ruolo in Filosofia alla UCLA di Los Angeles, dopo aver a lungo insegnato Storia della filosofia ed Estetica alla Scuola Normale Superiore e all'Pisa, dove continuò a tenere, sia pur saltuariamente, qualche corso.  Era anche membro dell'Advisory Board internazionale dello IEDIstituto Europeo di Design.  Dal 13 novembre  Remo Bodei fu socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche.  Remo Bodei è morto il 7 novembre , a 81 anni. Era marito della storica Gabriella Giglioni.  I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue.  Pensiero Si interessò a fondo della filosofia classica tedesca e dell'Idealismo, esordendo con la fondamentale monografia Sistema ed epoca in Hegel, dopo aver già tradotto in italiano l'importante Hegels Leben (Vita di Hegel) di Johann Karl Friedrich Rosenkranz. Appassionato cultore della poesia hölderliniana, all'autore dell'Hyperion dedicò saggi di notevole interesse. Con il volume Geometria delle passioni estese la sua meditazione anche a protagonisti della filosofia moderna come Cartesio, Hobbes e soprattutto Spinoza. Studioso del pensiero utopistico del Novecento, in particolare del marxismo eterodosso di Ernst Bloch e di autori 'francofortesi' come Theodor Adorno e Walter Benjamin, intervenne nella discussione sulla filosofia politica italiana, confrontandosi e dialogando in particolare con Norberto Bobbio, Michelangelo Bovero, Salvatore Veca e Nicola Badaloni. Nei suoi studi sull'estetica curò l'edizione dell'Estetica del brutto di Johann Karl Friedrich Rosenkranz e analizzò in particolare concetti centrali come le categorie del bello e del tragico. Costante la sua attenzione per Sigmund Freud e gli sviluppi della psicoanalisi, per le logiche del delirio e per fenomeni in apparenza quotidiani ma sconvolgenti come l'esperienza del déjà vu. Filosofo di una ragione laica, sulla scia di Ernst Bloch, autore di Ateismo nel cristianesimo, cercò di distillare anche nel teorico del compelle intrare, Agostino d'Ippona, le possibili linee di un "ordo amoris" capace di assicurarci quell'identità in cui, come vuole il Padre della Chiesa, saremmo noi stessi pienamente: dies septimus, nos ipsi erimus ("il settimo giorno saremo noi stessi").  Nel 1992 vinse il Premio Nazionale Letterario Pisa Sezione Saggistica.  Bodei inoltre curò la traduzione e l'edizione italiana di testi di Hegel, Karl Rosenkranz, Franz Rosenzweig, Ernst Bloch, Theodor Adorno, Siegfried Kracauer, Michel Foucault.  Molti suoi lavori hanno per oggetto lo spessore e la storia delle domande che riguardano la ricerca della felicità da parte del singolo, le indeterminate attese collettive di una vita migliore, i limiti che imprigionano l'esistenza e il sapere entro vincoli politici, domestici e ideali. Già in Scomposizioni (1987), affrontò alcuni temi della genealogia dell'uomo contemporaneo e propose la metafora della geometria variabile per indagare le strutture concettuali ed espositive che, contraendosi o espandendosi sino a noi, orientano la percezione e la formulazione di problemi. La sua analisi dell'interazione di queste configurazioni mobili proseguì in Geometria delle passioni (1991) e in Destini personali (2002) che hanno avuto rilevante successo di pubblico.  Alla divulgazione dell'amore per la filosofia dedicò alcune conferenze e un libro (Una scintilla di fuoco, 2005).  Negli ultimi tempi stava lavorando sulla storia e sulle teorie della memoria.  Citazioni «Ciascuno di noi vive nell'immaginazione altre vite, alimentate dai testi letterari e dai media. Per loro tramite tenta di porre rimedio alla limitatezza della propria esistenza. (citato in Corriere della sera, 16 gennaio 2009)»  «Malgrado i ripetuti annunci è certo che la filosofia, al pari dell'arte, non è affatto 'morta'. Essa rivive anzi a ogni stagione perché corrisponde a bisogni di senso che vengono continuamentee spesso inconsapevolmenteriformulati. A tali domande, mute o esplicite, la filosofia cerca risposte, misurando ed esplorando la deriva, la conformazione e le faglie di quei continenti simbolici su cui poggia il nostro comune pensare e sentire»  (Remo Bodei, La filosofia nel Novecento, Roma, Donzelli, 1997188) «Nel passato il progresso delle civiltà umane era relativo, sottoposto a cicli naturali di distruzioni e di rinascite, che ne spezzavano periodicamente il consolidamento e la crescita»  (Remo Bodei, Limite, Il Mulino, 66) Opere Sistema ed epoca in Hegel, Bologna, Il Mulino, 1975. Riedizione ampliata con il titolo: La civetta e la talpa. Sistema ed epoca in Hegel, Bologna, Il Mulino, . Hegel e Weber. Egemonia e legittimazione, (con Franco Cassano), Bari, De Donato, 1977 Multiversum. Tempo e storia in Ernst Bloch, Napoli, Bibliopolis, 1979 (Seconda edizione ampliata, 1983). Scomposizioni. Forme dell'individuo moderno, Torino, Einaudi, 1987. Riedizione ampliata, Bologna, Il Mulino, . Hölderlin: la filosofia y lo trágico, Madrid, Visor, 1990. Ordo amoris. Conflitti terreni e felicità celeste, Bologna, Il Mulino, 1991 (Terza edizione ampliata, 2005). Geometria delle passioni. Paura, speranza e felicità: filosofia e uso politico, Milano, Feltrinelli, 1991 (Settima edizione ampliata, 2003). Le prix de la liberté, Paris, Éditions du Cerf, 1995. Le forme del bello, Bologna, Il Mulino, 1995. Seconda edizione riveduta e ampliata Bologna, Il Mulino, . La filosofia nel Novecento, Roma, Donzelli, 1997. Se la storia ha un senso, Bergamo, Moretti & Vitali, 1997. La politica e la felicità (con Luigi Franco Pizzolato), Roma, Edizioni Lavoro, 1997. Il noi diviso. Ethos e idee dell'Italia repubblicana, Torino, Einaudi, 1998. Le logiche del delirio. Ragione, affetti, follia, Roma-Bari, Laterza, 2000. I senza Dio. Figure e momenti dell'ateismo, Brescia, Morcelliana, 2001. Il dottor Freud e i nervi dell'anima. Filosofia e società a un secolo dalla nascita della psicoanalisi, Roma, Donzelli, 2001. Destini personali. L'età della colonizzazione delle coscienze, Milano, Feltrinelli, 2002. Delirio e conoscenza, Remo Bodei, in Il Vaso di Pandora, Dialoghi in psichiatria e scienze umane,  X, N. 3, 2002. Una scintilla di fuoco. Invito alla filosofia, Bologna, Zanichelli, 2005. Piramidi di tempo. Storie e teoria del déjà vu, Bologna, Il Mulino, 2006. Paesaggi sublimi. Gli uomini davanti alla natura selvaggia, Milano, Bompiani, 2008. Il sapere della follia, Modena, Fondazione Collegio San Carlo per FestivalFilosofia, 2008. Il dire la verità nella genealogia del soggetto occidentale in A.A. V.V., Foucault oggi, Milano, Feltrinelli, 2008. La vita delle cose, Roma-Bari, Laterza, 2009. Ira. La passione furente, Bologna, Il Mulino, . Beati i miti, perché avranno in eredità la terra (con Sergio Givone), Torino, Lindau, . Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri, Milano, Feltrinelli, . Limite, Bologna, Il Mulino, . Le virtù Cardinali (con Giulio Giorello, Michela Marzano e Salvatore Veca), Roma-Bari, Laterza, . Dominio e sottomissione. Schiavi, animali, macchine, Intelligenza Artificiale, Bologna, Il Mulino, . Onorificenze Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.nastrino per uniforme ordinaria Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana. — 1º giugno 2001. Di iniziativa del Presidente della Repubblica. Cavaliere dell'Ordine delle Palme Accademichenastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine delle Palme Accademiche immagine del nastrino non ancora presente Cittadino onorario di Siracusa, Modena, Carrara e Roccella Jonica. Note  È morto il filosofo Remo Bodei, aveva 81 anni, su fanpage.it, 7 novembre .  Repubblica 18/08/  Albo d'oro, su premionazionaleletterariopisa.onweb.it. 7 novembre .  «Bodei Prof. Remo: Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana», sito della presidenza della repubblica. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Remo Bodei Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Remo Bodei  Remo Bodei, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Remo Bodei, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Remo Bodei, .   Pubblicazioni di Remo Bodei, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Registrazioni di Remo Bodei, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Remo Bodei: Spinoza, un filosofo maledetto, sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai.it. Scheda del professor Bodei nel sito del Dipartimento di filosofia dell'Pisa, su fls.unipi.it. V D M Vincitori del Premio Dessì  Filosofia Filosofo del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1938  3 agosto 7 novembre Cagliari PisaAccademici dei LinceiAccademici italiani negli Stati Uniti d'AmericaProfessori della Scuola Normale SuperioreProfessori dell'Università della California, Los AngelesProfessori dell'PisaStudenti dell'Pisa. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Bodei," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

boezio: Possibly the most important Italian philosopher of all time. Grice loved Boethius“He made Aristotle intelligible at Clifton!” -- Anicius Manlius Severinus, Roman philosopher and Aristotelian translator and commentator. He was born into a wealthy patrician family in Rome and had a distinguished political career under the Ostrogothic king Theodoric before being arrested and executed on charges of treason. His logic and philosophical theology contain important contributions to the philosophy of the late classical and early medieval periods, and his translations of and commentaries on Aristotle profoundly influenced the history of philosophy, particularly in the medieval Latin West. His most famous work, The Consolation of Philosophy, composed during his imprisonment, is a moving reflection on the nature of human happiness and the problem of evil and contains classic discussions of providence, fate, chance, and the apparent incompatibility of divine foreknowledge and human free choice. He was known during his own lifetime, however, as a brilliant scholar whose knowledge of the Grecian language and ancient Grecian philosophy set him apart from his Latin contemporaries. He conceived his scholarly career as devoted to preserving and making accessible to the Latin West the great philosophical achievement of ancient Greece. To this end he announced an ambitious plan to translate into Latin and write commenbodily continuity Boethius, Anicius Manlius Severinus 91   91 taries on all of Plato and Aristotle, but it seems that he achieved this goal only for Aristotle’s Organon. His extant translations include Porphyry’s Isagoge an introduction to Aristotle’s Categories and Aristotle’s Categories, On Interpretation, Prior Analytics, Topics, and Sophistical Refutations. He wrote two commentaries on the Isagoge and On Interpretation and one on the Categories, and we have what appear to be his notes for a commentary on the Prior Analytics. His translation of the Posterior Analytics and his commentary on the Topics are lost. He also commented on Cicero’s Topica and wrote his own treatises on logic, including De syllogismis hypotheticis, De syllogismis categoricis, Introductio in categoricos syllogismos, De divisione, and De topicis differentiis, in which he elaborates and supplements Aristotelian logic. Boethius shared the common Neoplatonist view that the Platonist and Aristotelian systems could be harmonized by following Aristotle in logic and natural philosophy and Plato in metaphysics and theology. This plan for harmonization rests on a distinction between two kinds of forms: 1 forms that are conjoined with matter to constitute bodies  these, which he calls “images” imagines, correspond to the forms in Aristotle’s hylomorphic account of corporeal substances; and 2 forms that are pure and entirely separate from matter, corresponding to Plato’s ontologically separate Forms. He calls these “true forms” and “the forms themselves.” He holds that the former, “enmattered” forms depend for their being on the latter, pure forms. Boethius takes these three sorts of entities  bodies, enmattered forms, and separate forms  to be the respective objects of three different cognitive activities, which constitute the three branches of speculative philosophy. Natural philosophy is concerned with enmattered forms as enmattered, mathematics with enmattered forms considered apart from their matter though they cannot be separated from matter in actuality, and theology with the pure and separate forms. He thinks that the mental abstraction characteristic of mathematics is important for understanding the Peripatetic account of universals: the enmattered, particular forms found in sensible things can be considered as universal when they are considered apart from the matter in which they inhere though they cannot actually exist apart from matter. But he stops short of endorsing this moderately realist Aristotelian account of universals. His commitment to an ontology that includes not just Aristotelian natural forms but also Platonist Forms existing apart from matter implies a strong realist view of universals. With the exception of De fide catholica, which is a straightforward credal statement, Boethius’s theological treatises De Trinitate, Utrum Pater et Filius, Quomodo substantiae, and Contra Euthychen et Nestorium show his commitment to using logic and metaphysics, particularly the Aristotelian doctrines of the categories and predicables, to clarify and resolve issues in Christian theology. De Trinitate, e.g., includes a historically influential discussion of the Aristotelian categories and the applicability of various kinds of predicates to God. Running through these treatises is his view that predicates in the category of relation are unique by virtue of not always requiring for their applicability an ontological ground in the subjects to which they apply, a doctrine that gave rise to the common medieval distinction between so-called real and non-real relations. Regardless of the intrinsic significance of Boethius’s philosophical ideas, he stands as a monumental figure in the history of medieval philosophy rivaled in importance only by Aristotle and Augustine. Until the recovery of the works of Aristotle in the mid-twelfth century, medieval philosophers depended almost entirely on Boethius’s translations and commentaries for their knowledge of pagan ancient philosophy, and his treatises on logic continued to be influential throughout the Middle Ages. The preoccupation of early medieval philosophers with logic and with the problem of universals in particular is due largely to their having been tutored by Boethius and Boethius’s Aristotle. The theological treatises also received wide attention in the Middle Ages, giving rise to a commentary tradition extending from the ninth century through the Renaissance and shaping discussion of central theological doctrines such as the Trinity and Incarnation. Refs.: Boethiius, in Stanford Encyclopaedia. Luigi Speranza, "Grice e Boezio," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Bollettino della Società filosofica italiana.

 

bollettino della società filosofica italiana: the name is telling, this is a Bulletin of the Italian Philosophical Society. Oddly, there is no English Philosophical Society. Grice belonged to the OXFORD philosophical society. While there is Società filosofica at Bologna, the world’s oldest varsity, Bologna was never too strong in philosophywhen Italian philosophers preferred to teach directly to Parisians!

 

bolzano: b., an intentionalist philosopher considered by most as a pre-Griceian, philosopher. He studied philosophy, mathematics, physics, and theology in Prague; received the Ph.D.; was ordained a priest 1805; was appointed to a chair in religion at Charles  in 1806; and, owing to his criticism of the Austrian constitution, was dismissed in 1819. He composed his two main works from 1823 through 1841: the Wissenschaftslehre 4 vols., 1837 and the posthumous Grössenlehre. His ontology and logical semantics influenced Husserl and, indirectly, Lukasiewicz, Tarski, and others of the Warsaw School. His conception of ethics and social philosophy affected both the cultural life of Bohemia and the Austrian system of education. Bolzano recognized a profound distinction between the actual thoughts and judgments Urteile of human beings, their linguistic expressions, and the abstract propositions Sätze an sich and their parts which exist independently of those thoughts, judgments, and expressions. A proposition in Bolzano’s sense is a preexistent sequence of ideas-as-such Vorstellungen an sich. Only propositions containing finite ideas-as-such are accessible to the mind. Real things existing concretely in space and time have subsistence Dasein whereas abstract objects such as propositions have only logical existence. Adherences, i.e., forces, applied to certain concrete substances give rise to subjective ideas, thoughts, or judgments. A subjective idea is a part of a judgment that is not itself a judgment. The set of judgments is ordered by a causal relation. Bolzano’s abstract world is constituted of sets, ideas-as-such, certain properties Beschaffenheiten, and objects constructed from these. Thus, sentence shapes are a kind of ideas-as-such, and certain complexes of ideas-as-such constitute propositions. Ideas-as-such can be generated from expressions of a language by postulates for the relation of being an object of something. Analogously, properties can be generated by postulates for the relation of something being applied to an object. Bolzano’s notion of religion is based on his distinction between propositions and judgments. His Lehrbuch der Religionswissenschaft 4 vols., 1834 distinguishes between religion in the objective and subjective senses. The former is a set of religious propositions, whereas the latter is the set of religious views of a single person. Hence, a subjective religion can contain an objective one. By defining a religious proposition as being moral and imperatives the rules of utilitarianism, Bolzano integrated his notion of religion within his ontology. In the Grössenlehre Bolzano intended to give a detailed, well-founded exposition of contemporary mathematics and also to inaugurate new domains of research. Natural numbers are defined, half a century before Frege, as properties of “bijective” sets the members of which can be put in one-to-one correspondence, and real numbers are conceived as properties of sets of certain infinite sequences of rational numbers. The analysis of infinite sets brought him to reject the Euclidean doctrine that the whole is always greater than any of its parts and, hence, to the insight that a set is infinite if and only if it is bijective to a proper subset of itself. This anticipates Peirce and Dedekind. Bolzano’s extension of the linear continuum of finite numbers by infinitesimals implies a relatively constructive approach to nonstandard analysis. In the development of standard analysis the most remarkable result of the Grössenlehre is the anticipation of Weirstrass’s discovery that there exist nowhere differentiable continuous functions. The Wissenschaftslehre was intended to lay the logical and epistemological foundations of Bolzano’s mathematics. A theory of science in Bolzano’s sense is a collection of rules for delimiting the set of scientific textbooks. Whether a Bolzano, Bernard Bolzano, Bernard 93   93 class of true propositions is a worthwhile object of representation in a scientific textbook is an ethical question decidable on utilitarian principles. Bolzano proceeded from an expanded and standardized ordinary language through which he could describe propositions and their parts. He defined the semantic notion of truth and introduced the function corresponding to a “replacement” operation on propositions. One of his major achievements was his definition of logical derivability logische Ableitbarkeit between sets of propositions: B is logically derivable from A if and only if all elements of the sum of A and B are simultaneously true for some replacement of their non-logical ideas-as-such and if all elements of B are true for any such replacement that makes all elements of A true. In addition to this notion, which is similar to Tarski’s concept of consequence of 6, Bolzano introduced a notion corresponding to Gentzen’s concept of consequence. A proposition is universally valid allgemeingültig if it is derivable from the null class. In his proof theory Bolzano formulated counterparts to Gentzen’s cut rule. Bolzano introduced a notion of inductive probability as a generalization of derivability in a limited domain. This notion has the formal properties of conditional probability. These features and Bolzano’s characterization of probability density by the technique of variation are reminiscent of Vitters’s inductive logic and Carnap’s theory of regular confirmation functions. The replacement of conceptual complexes in propositions would, if applied to a formalized language, correspond closely to a substitutionsemantic conception of quantification. His own philosophical language was based on a kind of free logic. In essence, Bolzano characterized a substitution-semantic notion of consequence with a finite number of antecedents. His quantification over individual and general concepts amounts to the introduction of a non-elementary logic of lowest order containing a quantification theory of predicate variables but no set-theoretical principles such as choice axioms. His conception of universal validity and of the semantic superstructure of logic leads to a semantically adequate extension of the predicate-logical version of Lewis’s system S5 of modal logic without paradoxes. It is also possible to simulate Bolzano’s theory of probability in a substitution-semantically constructed theory of probability functions. Hence, by means of an ontologically parsimonious superstructure without possible-worlds metaphysics, Bolzano was able to delimit essentially the realms of classical logical truth and additive probability spaces. In geometry Bolzano created a new foundation from a topological point of view. He defined the notion of an isolated point of a set in a way reminiscent of the notion of a point at which a set is well-dimensional in the sense of Urysohn and Menger. On this basis he introduced his topological notion of a continuum and formulated a recursive definition of the dimensionality of non-empty subsets of the Euclidean 3-space, which is closely related to the inductive dimension concept of Urysohn and Menger. In a remarkable paragraph of an unfinished late manuscript on geometry he stated the celebrated curve theorem of Jordan. 

 

bonariaa church on an Italian islandGrice sailed there during his Grand Tour to Italy and Greece. He loved it! And he loved reading the Latin inscriptions and practicing the Latin he had learned at Clifton.  H. P. Grice was going to visit the River Plate with Noel Coward, but he got sick --or South American philosophy“Bonaria” was settled by Italians after the matron saint of sailors, “Bonaria,”itself settled by Ligurians, the first Italians to settle in Buenos Aires and the Argentine area of the River Plate -- the philosophy of South America, which is European in origin and constitutes a chapter in the history of Western philosophy (rather than  say, Japanesethere was a strong emigration of Japanese to Buenos Aires, but they remained mainly in the dry laundry business). Pre-Columbian (“Indian”) indigenous cultures had developed ideas about the world that have been interpreted by some scholars as philosophical, but there is no evidence that any of those ideas were incorporated into the philosophy later practiced in Latin America. It is difficult to characterize Latin American philosophy in a way applicable to all of its 500-year history. The most one can say is that, in contrast with European and Anglo-American philosophy, it has maintained a strong human and social interest, has been consistently affected by Scholastic and Catholic thought, and has significantly affected the social and political institutions in the region. South American philosophers (especially if NOT from Buenos Aires) tend to be active in the educational, political, and social lives of their countries and deeply concerned with their own cultural identity (except if they are from Buenos Aires, who have their identity well settled in Europe, as European exiles or expatriates that that they are) The history of philosophy in Latin America can be divided into four periods: colonial, independentist, positivist, and contemporary. Colonial period (c.1550–c.1750). This period was dominated by the type of Scholasticism officially practiced in the Iberian peninsula. The texts studied were those of medieval Scholastics, primarily Aquinas and Duns Scotus, and of their Iberian commentators, Vitoria, Soto, Fonseca, and, above all, Suárez. The university curriculum was modeled on that of major Iberian universities (Salamanca, Alcalá, Coimbra), and instructors produced both systematic treatises and commentaries on classical, medieval, and contemporary texts. The philosophical concerns in the colonies were those prevalent in Spain and Portugal and centered on logical and metaphysical issues inherited from the Middle Ages and on political and legal questions raised by the discovery and colonization of America. Among the former were issues involving the logic of terms and propositions and the problems of universals and individuation; among the latter were questions concerning the rights of Indians and the relations of the natives with the conquerors. The main philosophical center during the early colonial period was Mexico; Peru became important in the seventeenth century. Between 1700 and 1750 other centers developed, but by that time Scholasticism had begun to decline. The founding of the Royal and Pontifical University of Mexico in 1553 inaugurated Scholastic instruction in the New World. The first teacher of philosophy at the university was Alonso de la Vera Cruz (c.1504–84), an Augustinian and disciple of Soto. He composed several didactic treatises on La Peyrère, Isaac Latin American philosophy 483 4065h-l.qxd 08/02/1999 7:40 AM Page 483 logic, metaphysics, and science, including Recognitio summularum (“Introductory Logic,” 1554), Dialectica resolutio (“Advanced Logic,” 1554), and Physica speculatio (“Physics,” 1557). He also wrote a theologico-legal work, the Speculum conjugiorum (“On Marriage,” 1572), concerned with the status of precolonial Indian marriages. Alonso’s works are eclectic and didactic and show the influence of Aristotle, Peter of Spain, and Vitoria in particular. Another important Scholastic figure in Mexico was the Dominican Tomás de Mercado (c.1530–75). He produced commentaries on the logical works of Peter of Spain and Aristotle and a treatise on international commerce, Summa de tratos y contratos (“On Contracts,” 1569). His other sources are Porphyry and Aquinas. Perhaps the most important figure of the period was Antonio Rubio (1548–1615), author of the most celebrated Scholastic book written in the New World, Logica mexicana (“Mexican Logic,” 1605). It underwent seven editions in Europe and became a logic textbook in Alcalá. Rubio’s sources are Aristotle, Porphyry, and Aquinas, but he presents original treatments of several logical topics. Rubio also commented on several of Aristotle’s other works. In Peru, two authors merit mention. Juan Pérez Menacho (1565–1626) was a prolific writer, but only a moral treatise, Theologia et moralis tractatus (“Treatise on Theology and Morals”), and a commentary on Aquinas’s Summa theologiae remain. The Chilean-born Franciscan, Alfonso Briceño (c.1587–1669), worked in Nicaragua and Venezuela, but the center of his activities was Lima. In contrast with the Aristotelian-Thomistic flavor of the philosophy of most of his contemporaries, Briceño was a Scotistic Augustinian. This is evident in Celebriores controversias in primum sententiarum Scoti (“On Scotus’s First Book of the Sentences,” 1638) and Apologia de vita et doctrina Joannis Scotti (“Apology for John Scotus,” 1642). Although Scholasticism dominated the intellectual life of colonial Latin America, some authors were also influenced by humanism. Among the most important in Mexico were Juan de Zumárraga (c.1468–1548); the celebrated defender of the Indians, Bartolomé de Las Casas (1474–1566); Carlos Sigüenza y Góngora (1645–1700); and Sor Juana Inés de La Cruz (1651–95). The last one is a famous poet, now considered a precursor of the feminist movement. In Peru, Nicolás de Olea (1635–1705) stands out. Most of these authors were trained in Scholasticism but incorporated the concerns and ideas of humanists into their work. Independentist period (c.1750–c.1850). Just before and immediately after independence, leading Latin American intellectuals lost interest in Scholastic issues and became interested in social and political questions, although they did not completely abandon Scholastic sources. Indeed, the theories of natural law they inherited from Vitoria and Suárez played a significant role in forming their ideas. But they also absorbed non-Scholastic European authors. The rationalism of Descartes and other Continental philosophers, together with the empiricism of Locke, the social ideas of Rousseau, the ethical views of Bentham, the skepticism of Voltaire and other Encyclopedists, the political views of Condorcet and Montesquieu, the eclecticism of Cousin, and the ideology of Destutt de Tracy, all contributed to the development of liberal ideas that were a background to the independentist movement. Most of the intellectual leaders of this movement were men of action who used ideas for practical ends, and their views have limited theoretical value. They made reason a measure of legitimacy in social and governmental matters, and found the justification for revolutionary ideas in natural law. Moreover, they criticized authority; some, regarding religion as superstitious, opposed ecclesiastical power. These ideas paved the way for the later development of positivism. The period begins with the weakening hold of Scholasticism on Latin American intellectuals and the growing influence of early modern philosophy, particularly Descartes. Among the first authors to turn to modern philosophy was Juan Benito Díaz de Gamarra y Dávalos (1745–83) in Mexico who wrote Errores del entendimiento humano (“Errors of Human Understanding,” 1781) and Academias filosóficas (“Philosophical Academies,” 1774). Also in Mexico was Francisco Javier Clavijero (1731–87), author of a book on physics and a general history of Mexico. In Brazil the turn away from Scholasticism took longer. One of the first authors to show the influence of modern philosophy was Francisco de Mont’Alverne (1784– 1858) in Compêndio de filosofia (1883). These first departures from Scholasticism were followed by the more consistent efforts of those directly involved in the independentist movement. Among these were Simón Bolívar (1783–1830), leader of the rebellion against Spain in the Andean countries of South America, and the Mexicans Miguel Hidalgo y Costilla (1753– 1811), José María Morelos y Paván (1765– 1815), and José Joaquín Fernández de Lizardi Latin American philosophy Latin American philosophy 484 4065h-l.qxd 08/02/1999 7:40 AM Page 484 (1776–1827). In Argentina, Mariano Moreno (1778–1811), Juan Crisóstomo Lafimur (d. 1823), and Diego Alcorta (d. 1808), among others, spread the liberal ideas that served as a background for independence. Positivist period (c.1850–c.1910). During this time, positivism became not only the most popular philosophy in Latin America but also the official philosophy of some countries. After 1910, however, positivism declined drastically. Latin American positivism was eclectic, influenced by a variety of thinkers, including Comte, Spencer, and Haeckel. Positivists emphasized the explicative value of empirical science while rejecting metaphysics. According to them, all knowledge is based on experience rather than theoretical speculation, and its value lies in its practical applications. Their motto, preserved on the Brazilian flag, was “Order and Progress.” This positivism left little room for freedom and values; the universe moved inexorably according to mechanistic laws. Positivism was a natural extension of the ideas of the independentists. It was, in part, a response to the needs of the newly liberated countries of Latin America. After independence, the concerns of Latin American intellectuals shifted from political liberation to order, justice, and progress. The beginning of positivism can be traced to the time when Latin America, responding to these concerns, turned to the views of French socialists such as Saint-Simon and Fourier. The Argentinians Esteban Echevarría (1805–51) and Juan Bautista Alberdi (1812–84) were influenced by them. Echevarría’s Dogma socialista (“Socialist Dogma,” 1846) combines socialist ideas with eighteenth-century rationalism and literary Romanticism, and Alberdi follows suit, although he eventually turned toward Comte. Alberdi is, moreover, the first Latin American philosopher to worry about developing a philosophy adequate to the needs of Latin America. In Ideas (1842), he stated that philosophy in Latin America should be compatible with the economic, political, and social requirements of the region. Another transitional thinker, influenced by both Scottish philosophy and British empiricism, was the Venezuelan Andrés Bello (1781–1865). A prolific writer, he is the most important Latin American philosopher of the nineteenth century. His Filosofía del entendimiento (“Philosophy of Understanding,” 1881) reduces metaphysics to psychology. Bello also developed original ideas about language and history. After 1829, he worked in Chile, where his influence was strongly felt. The generation of Latin American philosophers after Alberdi and Bello was mostly positivistic. Positivism’s heyday was the second half of the nineteenth century, but two of its most distinguished advocates, the Argentinian José Ingenieros (1877–1925) and the Cuban Enrique José Varona (1849–1933), worked well into the twentieth century. Both modified positivism in important ways. Ingenieros left room for metaphysics, which, according to him, deals in the realm of the “yet-to-be-experienced.” Among his most important books are Hacia una moral sin dogmas (“Toward a Morality without Dogmas,” 1917), where the influence of Emerson is evident, Principios de psicologia (“Principles of Psychology,” 1911), where he adopts a reductionist approach to psychology, and El hombre mediocre (“The Mediocre Man,” 1913), an inspirational book popular among Latin American youths. In Conferencias filosóficas (“Philosophical Lectures,” 1880–88), Varona went beyond the mechanistic explanations of behavior common among positivists. In Mexico the first and leading positivist was Gabino Barreda (1818–81), who reorganized Mexican education under President Juárez. An ardent follower of Comte, Barreda made positivism the basis of his educational reforms. He was followed by Justo Sierra (1848–1912), who turned toward Spencer and Darwin and away from Comte, criticizing Barreda’s dogmatism. Positivism was introduced in Brazil by Tobias Barreto (1839–89) and Silvio Romero (1851– 1914) in Pernambuco, around 1869. In 1875 Benjamin Constant (1836–91) founded the Positivist Society in Rio de Janeiro. The two most influential exponents of positivism in the country were Miguel Lemos (1854–1916) and Raimundo Teixeira Mendes (1855–1927), both orthodox followers of Comte. Positivism was more than a technical philosophy in Brazil. Its ideas spread widely, as is evident from the inclusion of positivist ideas in the first republican constitution. The most prominent Chilean positivists were José Victorino Lastarria (1817–88) and Valentín Letelier (1852–1919). More dogmatic adherents to the movement were the Lagarrigue brothers, Jorge (d. 1894), Juan Enrique (d. 1927), and Luis (d. 1953), who promoted positivism in Chile well after it had died everywhere else in Latin America. Contemporary period (c.1910–present). Contemporary Latin American philosophy began Latin American philosophy Latin American philosophy 485 4065h-l.qxd 08/02/1999 7:40 AM Page 485 with the demise of positivism. The first part of the period was dominated by thinkers who rebelled against positivism. The principal figures, called the Founders by Francisco Romero, were Alejandro Korn (1860–1936) in Argentina, Alejandro Octavio Deústua (1849–1945) in Peru, José Vasconcelos (1882–1959) and Antonio Caso (1883–1946) in Mexico, Enrique Molina (1871– 1964) in Chile, Carlos Vaz Ferreira (1872–1958) in Uruguay, and Raimundo de Farias Brito (1862–1917) in Brazil. In spite of little evidence of interaction among these philosophers, their aims and concerns were similar. Trained as positivists, they became dissatisfied with positivism’s dogmatic intransigence, mechanistic determinism, and emphasis on pragmatic values. Deústua mounted a detailed criticism of positivistic determinism in Las ideas de orden y de libertad en la historia del pensamiento humano (“The Ideas of Order and Freedom in the History of Human Thought,” 1917–19). About the same time, Caso presented his view of man as a spiritual reality that surpasses nature in La existencia como economía, como desinterés y como caridad (“Existence as Economy, Disinterestedness, and Charity,” 1916). Following in Caso’s footsteps and inspired by Pythagoras and the Neoplatonists, Vasconcelos developed a metaphysical system with aesthetic roots in El monismo estético (“Aesthetic Monism,” 1918). An even earlier criticism of positivism is found in Vaz Ferreira’s Lógica viva (“Living Logic,” 1910), which contrasts the abstract, scientific logic favored by positivists with a logic of life based on experience, which captures reality’s dynamic character. The earliest attempt at developing an alternative to positivism, however, is found in Farias Brito. Between 1895 and 1905 he published a trilogy, Finalidade do mundo (“The World’s Goal”), in which he conceived the world as an intellectual activity which he identified with God’s thought, and thus as essentially spiritual. The intellect unites and reflects reality but the will divides it. Positivism was superseded by the Founders with the help of ideas imported first from France and later from Germany. The process began with the influence of Étienne Boutroux (1845–1921) and Bergson and of French vitalism and intuitionism, but it was cemented when Ortega y Gasset introduced into Latin America the thought of Scheler, Nicolai Hartmann, and other German philosophers during his visit to Argentina in 1916. The influence of Bergson was present in most of the founders, particularly Molina, who in 1916 wrote La filosofía de Bergson (“The Philosophy of Bergson”). Korn was exceptional in turning to Kant in his search for an alternative to positivism. In La libertad creadora (“Creative Freedom,” 1920–22), he defends a creative concept of freedom. In Axiología (“Axiology,” 1930), his most important work, he defends a subjectivist position. The impact of German philosophy, including Hegel, Marx, Schopenhauer, Nietzsche, and the neo-Kantians, and of Ortega’s philosophical perspectivism and historicism, were strongly felt in the generation after the founders. The Mexican Samuel Ramos (1897–1959), the Argentinians Francisco Romero (1891–1962) and Carlos Astrada (1894–1970), the Brazilian Alceu Amoroso Lima (1893–1982), the Peruvian José Carlos Mariátegui (1895–1930), and others followed the Founders’ course, attacking positivism and favoring, in many instances, a philosophical style that contrasted with its scientistic emphasis. The most important of these figures was Romero, whose Theory of Man (1952) developed a systematic philosophical anthropology in the context of a metaphysics of transcendence. Reality is arranged according to degrees of transcendence, the lowest of which is the physical and the highest the spiritual. The bases of Ramos’s thought are found in Ortega as well as in Scheler and N. Hartmann. Ramos appropriated Ortega’s perspectivism and set out to characterize the Mexican situation in Profile of Man and Culture in Mexico (1962). Some precedent existed for the interest in the culturally idiosyncratic in Vasconcelos’s Raza cósmica (“Cosmic Race,” 1925), but Ramos opened the doors to a philosophical awareness of Latin American culture that has been popular ever since. Ramos’s most traditional work, Hacia un nuevo humanismo (“Toward a New Humanism,” 1940), presents a philosophical anthropology of Orteguean inspiration. Astrada studied in Germany and adopted existential and phenomenological ideas in El juego existential (“The Existential Game,” 1933), while criticizing Scheler’s axiology. Later, he turned toward Hegel and Marx in Existencialismo y crisis de la filosofía (“Existentialism and the Crisis of Philosophy,” 1963). Amoroso Lima worked in the Catholic tradition and his writings show the influence of Maritain. His O espírito e o mundo (“Spirit and World,” 1936) and Idade, sexo e tempo (“Age, Sex, and Time,” 1938) present a spiritual view of human beings, which he contrasted with Marxist and existentialist views. Mariátegui is the most distinguished representative of MarxLatin American phiism in Latin America. His Siete ensayos de interpretación de la realidad peruana (“Seven Essays on the Interpretation of Peruvian Reality,” 1928) contains an important statement of social philosophy, in which he uses Marxist ideas freely to analyze the Peruvian sociopolitical situation. In the late 1930s and 1940s, as a consequence of the political upheaval created by the Spanish Civil War, a substantial group of peninsular philosophers settled in Latin America. Among the most influential were Joaquín Xirau (1895– 1946), Eduardo Nicol (b.1907), Luis Recaséns Siches (b.1903), Juan D. García Bacca (b.1901), and, perhaps most of all, José Gaos (1900–69). Gaos, like Caso, was a consummate teacher, inspiring many students. Apart from the European ideas they brought, these immigrants introduced methodologically more sophisticated ways of doing philosophy, including the practice of studying philosophical sources in the original languages. Moreover, they helped to promote Pan-American communication. The conception of hispanidad they had inherited from Unamuno and Ortega helped the process. Their influence was felt particularly by the generation born around 1910. With this generation, Latin American philosophy established itself as a professional and reputable discipline, and philosophical organizations, research centers, and journals sprang up. The core of this generation worked in the German tradition. Risieri Frondizi (Argentina, 1910–83), Eduardo García Máynez (Mexico, b.1908), Juan Llambías de Azevedo (Uruguay, 1907–72), and Miguel Reale (Brazil, b.1910) were all influenced by Scheler and N. Hartmann and concerned themselves with axiology and philosophical anthropology. Frondizi, who was also influenced by empiricist philosophy, defended a functional view of the self in Substancia y función en el problema del yo (“The Nature of the Self,” 1952) and of value as a Gestalt quality in Qué son los valores? (“What is Value?” 1958). Apart from these thinkers, there were representatives of other traditions in this generation. Following Ramos, Leopoldo Zea (Mexico, b.1912) stimulated the study of the history of ideas in Mexico and initiated a controversy that still rages concerning the identity and possibility of a truly Latin American philosophy. Representing existentialism was Vicente Ferreira da Silva (Brazil, b.1916), who did not write much but presented a vigorous criticism of what he regarded as Hegelian and Marxist subjectivism in Ensaios filosóficos (“Philosophical Essays,” 1948). Before he became interested in existentialism, he had been interested in logic, publishing the first textbook of mathematical logic written in South AmericaElementos de lógica matemática (“Elements of Mathematical Logic,” 1940). A philosopher whose interest in mathematical logic moved him away from phenomenology is Francisco Miró Quesada (Peru, b.1918). He explored rationality and eventually the perspective of analytic philosophy. Owing to the influence of Maritain, several members of this generation adopted a NeoThomistic or Scholastic approach. The main figures to do so were Oswaldo Robles (b.1904) in Mexico, Octavio Nicolás Derisi (b.1907) in Argentina, Alberto Wagner de Reyna (b.1915) in Peru, and Clarence Finlayson (1913–54) in Chile and Colombia. Even those authors who worked in this tradition addressed issues of axiology and philosophical anthropology. There was, therefore, considerable thematic unity in South American philosophy. The overall orientation was not drastically different from the preceding period. The Founders vitalism against positivism, and the following generation, with Ortega’s help, took over the process, incorporating spiritualism and the new ideas introduced by phenomenology and existentialism to continue in a similar direction. As a result, the phenomenology amd existentialism dominated philosophy in South America. To this must be added the renewed impetus of neoScholasticism. Few philosophers worked outside these philosophical currents, and those who did had no institutional power. Among these were sympathizers of philosophical analysis, and those who contributed to the continuing development of Marxism. This situation has begun to change substantially as a result of a renewed interest in Marxism, the progressive influence of Oxford analytic philosophy (with a number of philosophers from Buenos Aires studying usually under British-Council scholarships, under P. F. Strawson, D. F. Pears, H. L. A. Hart, and othersthese later founded the Buenos-Aires-based Argentine Society for Philosophical Analysis --. In Buenos Aires, English philosophy and culture in general is rated higher than others, due to the influence of the British emigration to the River-Plate areaThe pragmatics of H. P. Grice is particularly influential in that it brings a breath of fresh area to the more ritualistic approach as favoured by his nemesis, J. L. Austin --. American philosophers are uually read provided they, too, had the proper Oxonian education or background -- and the development of a new philosophical current called the philosophy of liberation. Moreover, the question raised by Zea concerning the identity and possibility of a South American philosophy remains a focus of attention and controversy. And, more recently, there has been interest in postmodernism, the theory of communicative action, deconstructionism, neopragmatism, and feminism. Socialist thought is not new to South America. In this century, Emilio Frugoni (1880–1969) in Uruguay and Mariátegui in Peru, among others, adopted a Marxist perspective, although a heterodox one. But only in the last three decades has Marxism been taken seriously in Latin American academic circles. Indeed, until recently Marxism was a marginal philosophical movement in Latin America. The popularity of the Marxist perspective has made possible its increasing institutionalization. Among its most important thinkers are Adolfo Sánchez Vázquez (Spain, b.1915), Vicente Lombardo Toledano (b.1894) and Eli de Gortari (b.1918) in Mexico, and Caio Prado Júnior (1909–86) in Brazil. In contrast to Marxism, philosophical analysis arrived late in Latin America and, owing to its technical and academic character, has not yet influenced more than a relatively small number of philosophersand also because in the milieu of Buenos Aires, the influence of French culture is considered to have much more prestige in mainstream culture than the more parochial empiricist brand coming from the British Islesunless it’s among the Friends of the Argentine Centre for English Culture. German philosophy is considered rough in contrast to the pleasing to the ear sounds of French philosophy, and Buenos Aires locals find the very sound of the long German philosophical terms a source of amusement and mirth. Since Buenos Aires habitants are Italians, it is logical that they do not have much affinity for Italian philosophy, which they think it’s too local and less extravagant than the French. There was a strong immigration of German philosophers to Buenos Aires after the end of the Second World War, too. Colonials from New Zealand, Australia, Canada, or the former colonies in North America are never as welcomed in Buenos Aires as those from the very Old World. The reason is obvious: as being New-Worlders, if they are going to be educated, it is by Older-WorldersNobody in Buenos Aires would follow a New-World philosopher or a colonial philosopherbut at most a school which originated in the Continent of Europe. The British are regarded as by nature unphilosophical and to follow a British philosopher in Buenos Aires is considered an English joke! Nonetheless, and thanks in part to its high theoretical caliber, analysis has become one of the most forceful philosophical currents in the region. The publication of journals with an analytic bent such as Crítica in Mexico, Análisis Filosófico in Argentina, and Manuscrito in Brazil, the foundation of The Sociedad Argentina de Análisis Filosófico (SADAF) in Argentina and the Sociedad Filosófica Iberoamericana (SOFIA) in Mexico, and the growth of analytic publications in high-profile journals of neutral philosophical orientation, such as Revista Latinoamericana de Filosofía, indicate that philosophical analysis is well established in at least the most European bit of the continent: the river Plate area of Buenos Aires. The main centers of analytic activity are Buenos Aires, on the River Plate, and far afterwards, the much less British-influenced centers like Mexico City, or the provincial varsity of Campinas and São Paulo in Brazil. The interests of South American philosophical analysts center on questions of pragmatics, rather than semantics, -- and are generally sympathetic to Griceian developments -- ethical and legal philosophy, the philosophy of science, and more recently cognitive science. Among its most important proponents are Genaro R. Carrio (b.1922), Gregorio Klimovsky (b.1922), and Tomas Moro Simpson (b.1929), E. A. Rabossi (b. Buenos Aires), O. N. Guariglia (b. Buenos Aires), in ArgentinaStrawson was a frequent lecturer at the Argentine Society for Philosopohical Analysis, and many other Oxonian philosophers on sabbatical leave. The Argentine Society for Philosophical Analysis, usually in conjunction with the Belgravia-based Anglo-Argentine Society organize seminars and symposiawhen an Argentine philosopher emigrates he ceases to be considered an Argentine philosopherstudents who earn their maximal degrees overseas are not counted either as Argentine philosophers by Argentine (or specifically Buenos Aires) philosophers (They called them braindrained, brainwashed!) Luis Villoro (Spain, b. 1922) in Mexico; Francisco Miró Quesada in Peru; Roberto Torretti (Chile, b.1930) in Puerto Rico; Mario Bunge (Argentina, b.1919), who emigrated to Canada; and Héctor-Neri Castañeda (Guatemala, 1924–91). The philosophy of liberation is an autochthonous Latin American movement that mixes an emphasis on Latin American intellectual independence with Catholic and Marxist ideas. The historicist perspective of Leopoldo Zea, the movement known as the theology of liberation, and some elements from the national-popular Peronist ideology prepared the ground for it. The movement started in the early 1970s with a group of Argentinian philosophers, who, owing to the military repression of 1976–83 in Argentina, went into exile in various countries of Latin America. This early diaspora created permanent splits in the movement and spread its ideas throughout the region. Although proponents of this viewpoint do not always agree on their goals, they share the notion of liberation as a fundamental concept: the liberation from the slavery imposed on Latin America by imported ideologies and the development of a genuinely autochthonous thought resulting from reflection on the South American reality. As such, their views are an extension of the thought of Ramos and others who earlier in the century initiated the discussion of the cultural identity of South America.

 

bonum: One of the four transcendentals, along with ‘unum,’ ‘pulchrum,’ and ‘verum’. Grice makes fun of Hare n “Language of Morals.” To what extent is Hare saying that to say ‘x is good’ means ‘I approve of x’? (Strictly: “To say that something is good is to recommend it”). To say " I approve of x " is in part to do the same thing as when we say " x is good " a statement of the form " X is good" strictly designates " I approve of X " and suggests " Do so as well". It should be in Part II to “Language of Morals”. Old Romans did not have an article, so for them it is unum, bonum, verum, and pulchrum. They were trying to translate the very articled Grecian things, ‘to agathon,’ ‘to alethes,’ and ‘to kallon.’ The three references given by Liddell and Scott are good ones. τὸ ἀ., the good, Epich.171.5, cf. Pl.R.506b, 508e, Arist.Metaph.1091a31, etc. The Grecian Grice is able to return to the ‘article’. Grice has an early essay on ‘the good,’ and he uses the same expression at Oxford for the Locke lectures when looking for a ‘desiderative’ equivalent to ‘the true.’ Hare had dedicated the full part of his “Language of Morals” to ‘good,’ so Grice is well aware of the centrality of the topic. He was irritated by what he called a performatory approach to the good, where ‘x is good’ =df. ‘I approve of x.’ Surely that’s a conversational implicaturum. However, in his analysis of reasoning (the demonstratumsince he uses the adverb ‘demonstrably’ as a marker of pretty much like ‘concusively,’ as applied to both credibility and desirability, we may focus on what Grice sees as ‘bonum’ as one of the ‘absolutes,’ the absolute in the desirability realm, as much as the ‘verum’ is the absolute in the credibility realm. Grice has an excellent argument regarding ‘good.’ His example is ‘cabbage,’ but also ‘sentence.’ Grice’s argument is to turn the disimpicatum into an explicitum. To know what a ‘cabbage,’ or a formula is, you need to know first what a ‘good’ cabbage is or a ‘well-formed formula,’ is. An ill-formed sentence is not deemed by Grice a sentence. This means that we define ‘x’ as ‘optimum x.’ This is not so strange, seeing that ‘optimum’ is actually the superlative of ‘bonum’ (via the comparative). It does not require very sharp eyes, but only the willingness to use the eyes one has, to see that our speech and thought are permeated with the notion of purpose; to say what a certain kind of thing is is only too frequently partly to say what it is for. This feature applies to our talk and thought of, for example, ships, shoes, sealing wax, and kings; and, possibly and perhaps most excitingly, it extends even to cabbages.“There is a range of cases in which, so far from its being the case that, typically, one first learns what it is to be a F and then, at the next stage, learns what criteria distinguish a good F from a F which is less good, or not good at all, one needs first to learn what it is to be a good F, and then subsequently to learn what degree of approximation to being a good F will qualify an item as a F; if the gap between some item x and good Fs is sufficently horrendous, x is debarred from counting as a F at all, even as a bad F.”“In the John Locke Lectures, I called a concept which exhibits this feature as a ‘value-paradeigmatic’ concept. One example of a value-paradeigmatic concept is the concept of reasoning; another, I now suggest, is that of sentence. It may well be that the existence of value-oriented concepts (¢b ¢ 2 . • • . ¢n) depends on the prior existence of pre-rational concepts ( ¢~, ¢~ . . . . ¢~), such that an item x qualifies for the application of the concept ¢ 2 if and only if x satisfies a rationally-approved form or version of the corresponding pre-rational concept ¢'. We have a (primary) example of a step in reasoning only if we have a transition of a certain rationally approved kind from one thought or utterance to another. --- bonum commune -- common good, a normative standard in Thomistic and Neo-Thomistic ethics for evaluating the justice of social, legal, and political arrangements, referring to those arrangements that promote the full flourishing of everyone in the community. Every good can be regarded as both a goal to be sought and, when achieved, a source of human fulfillment. A common good is any good sought by and/or enjoyed by two or more persons as friendship is a good common to the friends; the common good is the good of a “perfect” i.e., complete and politically organized human community  a good that is the common goal of all who promote the justice of that community, as well as the common source of fulfillment of all who share in those just arrangements. ‘Common’ is an analogical term referring to kinds and degrees of sharing ranging from mere similarity to a deep ontological communion. Thus, any good that is a genuine perfection of our common human nature is a common good, as opposed to merely idiosyncratic or illusory goods. But goods are common in a deeper sense when the degree of sharing is more than merely coincidental: two children engaged in parallel play enjoy a good in common, but they realize a common good more fully by engaging each other in one game; similarly, if each in a group watches the same good movie alone at home, they have enjoyed a good in common but they realize this good at a deeper level when they watch the movie together in a theater and discuss it afterward. In short, common good includes aggregates of private, individual goods but transcends these aggregates by the unique fulfillment afforded by mutuality, shared activity, and communion of persons. As to the sources in Thomistic ethics for this emphasis on what is deeply shared over what merely coincides, the first is Aristotle’s understanding of us as social and political animals: many aspects of human perfection, on this view, can be achieved only through shared activities in communities, especially the political community. The second is Christian Trinitarian theology, in which the single Godhead involves the mysterious communion of three divine “persons,” the very exemplar of a common good; human personhood, by analogy, is similarly perfected only in a relationship of social communion. The achievement of such intimately shared goods requires very complex and delicate arrangements of coordination to prevent the exploitation and injustice that plague shared endeavors. The establishment and maintenance of these social, legal, and political arrangements is “the” common good of a political society, because the enjoyment of all goods is so dependent upon the quality and the justice of those arrangements. The common good of the political community includes, but is not limited to, public goods: goods characterized by non-rivalry and non-excludability and which, therefore, must generally be provided by public institutions. By the principle of subsidiarity, the common good is best promoted by, in addition to the state, many lower-level non-public societies, associations, and individuals. Thus, religiously affiliated schools educating non-religious minority chilcommission common good 161   161 dren might promote the common good without being public goods. 

 

bonum: good-making characteristic, a characteristic that makes whatever is intrinsically or inherently good, good. Hedonists hold that pleasure and conducing to pleasure are the sole good-making characteristics. Pluralists hold that those characteristics are only some among many other goodmaking characteristics, which include, for instance, knowledge, friendship, beauty, and acting from a sense of duty. Refs.: H. P. Grice, “E. F. Carritt on an alleged ambiguity of ‘good.’” This was called a ‘transcendental,’ and it was a favourite topic of Achillini.

 

booleian: algebra: Peirce was irritated by the spelling “Boolean” “Surely it is Booleian.” 1 an ordered triple B,†,3, where B is a set containing at least two elements and † and 3 are unary and binary operations in B such that i a 3 b % b 3 a, ii a 3 b 3 c % a 3 b 3 c, iii a 3 † a % b 3 † b, and iv a 3 b = a if and only if a 3 † b % a 3 † a; 2 the theboo-hurrah theory Boolean algebra 95   95 ory of such algebras. Such structures are modern descendants of algebras published by the mathematician G. Boole in 1847 and representing the first successful algebraic treatment of logic. Interpreting † and 3 as negation and conjunction, respectively, makes Boolean algebra a calculus of propositions. Likewise, if B % {T,F} and † and 3 are the truth-functions for negation and conjunction, then B,†,3  the truth table for those two connectives  forms a two-element Boolean algebra. Picturing a Boolean algebra is simple. B,†,3 is a full subset algebra if B is the set of all subsets of a given set and † and 3 are set complementation and intersection, respectively. Then every finite Boolean algebra is isomorphic to a full subset algebra, while every infinite Boolean algebra is isomorphic to a subalgebra of such an algebra. It is for this reason that Boolean algebra is often characterized as the calculus of classes. 

 

bootstrap: Grice certainly didn’t have a problem with meta-langauge paradoxes. Two of his maxims are self refuting and ‘sic’-ed: “be perspicuous [sic]” and “be brief (avoid unnecessary prolixity) [sic].” The principle introduced by Grice in “Prejudices and predilections; which become, the life and opinions of H. P. Grice,” to limit the power of the meta-language. The weaker your metalanguage the easier you’ll be able to pull yourself by your own bootstraps. He uses bootlaces in “Metaphysics, Philosophical Eschatology, and Plato’s Republic.”

 

border-line: case, in the logical sense, a case that falls within the “gray area” or “twilight zone” associated with a vague concept; in the pragmatic sense, a doubtful, disputed, or arguable case. These two senses are not mutually exclusive, of course. A moment of time near sunrise or sunset may be a borderline case of daytime or nighttime in the logical sense, but not in the pragmatic sense. A sufficiently freshly fertilized ovum may be a borderline case of a person in both senses. Fermat’s hypothesis, or any of a large number of other disputed mathematical propositions, may be a borderline case in the pragmatic sense but not in the logical sense. A borderline case per se in either sense need not be a limiting case or a degenerate case.

 

bosanquet: Cited by H. P. Grice. Very English philosopher (almost like Austin or Grice), the most systematic Oxford absolute idealist and, with F. H. Bradley, the leading Oxford defender of absolute idealism. Although he derived his last name from Huguenot ancestors, Bosanquet was thoroughly English. Born at Altwick and educated at Harrow and Balliol, Oxford, he was for eleven years a fellow of  University College, Oxford. The death of his father in 0 and the resulting inheritance enabled Bosanquet to leave Oxford for London and a career as a writer and social activist. While writing, he taught courses for the London Ethical Society’s Center for  Extension and donated time to the Charity Organization Society. In 5 he married his coworker in the Charity Organization Society, Helen Dendy, who was also the translator of Christoph Sigwart’s Logic. Bosanquet was professor of moral philosophy at St. Andrews from 3 to 8. He gave the Gifford Lectures in 1 and 2. Otherwise he lived in London until his death. Bosanquet’s most comprehensive work, his two-volume Gifford Lectures, The Principle of Individuality and Value and The Value and Destiny of the Individual, covers most aspects of his philosophy. In The Principle of Individuality and Value he argues that the search for truth proceeds by eliminating contradictions in experience. For Bosanquet a contradiction arises when there are incompatible interpretations of the same fact. This involves making distinctions that harmonize the incompatible interpretations in a larger body of knowledge. Bosanquet thought there was no way to arrest this process short of recognizing that all human experience forms a comprehensive whole which is reality. Bosanquet called this totality “the Absolute.” Just as conflicting interpretations of the same fact find harmonious places in the Absolute, so conflicting desires are also included. The Absolute thus satisfies all desires and provides Bosanquet’s standard for evaluating other objects. This is because in his view the value of an object is determined by its ability to satisfy desires. From this Bosanquet concluded that human beings, as fragments of the Absolute, acquire greater value as they realize themselves by partaking more fully in the Absolute. In The Value and Destiny of the Individual Bosanquet explained how human beings could do this. As finite, human beings face obstacles they cannot overcome; yet they desire the good i.e., the Absolute which for Bosanquet overcomes all obstacles and satisfies all desires. Humans can best realize a desire for the good, Bosanquet thinks, by surrendering their private desires for the sake of the good. This attitude of surrender, which Bosanquet calls the religious consciousness, relates human beings to what is permanently valuable in reality and increases their own value and satisfaction accordingly. Bosanquet’s defense of this metaphysical vision rests heavily on his first major work, Logic or the Morphology of Knowledge 8; 2d ed., 1. As the subtitle indicates, Bosanquet took the subject matter of Logic to be the structure of knowledge. Like Hegel, who was in many ways his inspiration, Bosanquet thought that the nature of knowledge was defined by structures repeated in different parts of knowledge. He called these structures forms of judgment and tried to show that simple judgments are dependent on increasingly complex ones and finally on an all-inclusive judgment that defines reality. For example, the simplest element of knowledge is a demonstrative judgment like “This is hot.” But making such a judgment presupposes understanding the contrast between ‘this’ and ‘that’. Demonstrative judgments thus depend on comparative judgments like “This is hotter than that.” Since these judgments are less dependent on other judgments, they more fully embody human knowledge. Bosanquet claimed that the series of increasingly complex judgments are not arranged in a simple linear order but develop along different branches finally uniting in disjunctive judgments that attribute to reality an exhaustive set of mutually exclusive alternatives which are themselves judgments. When one contained judgment is asserted on the basis of another, a judgment containing both is an inference. For Bosanquet inferences are mediated judgments that assert their conclusions based on grounds. When these grounds are made fully explicit in a judgment containing them, that judgment embodies the nature of inference: that one must accept the conclusion or reject the whole of knowledge. Since for Bosanquet the difference between any judgment and the reality it represents is that a judgment is composed of ideas that abstract from reality, a fully comprehensive judgment includes all aspects of reality. It is thus identical to reality. By locating all judgments within this one, Bosanquet claimed to have described the morphology of knowledge as well as to have shown that thought is identical to reality. Bosanquet removed an objection to this identification in History of Aesthetics 2, where he traces the development of the philosophy of the beautiful from its inception through absolute idealism. According to Plato and Aristotle beauty is found in imitations of reality, while in objective idealism it is reality in sensuous form. Drawing heavily on Kant, Bosanquet saw this process as an overcoming of the opposition between sense and reason by showing how a pleasurable feeling can partake of reason. He thought that absolute idealism explained this by showing that we experience objects as beautiful because their sensible qualities exhibit the unifying activity of reason. Bosanquet treated the political implications of absolute idealism in his Philosophical Theory of the State 8; 3d ed., 0, where he argues that humans achieve their ends only in communities. According to Bosanquet, all humans rationally will their own ends. Because their ends differ from moment to moment, the ends they rationally will are those that harmonize their desires at particular moments. Similarly, because the ends of different individuals overlap and conflict, what they rationally will are ends that harmonize their desires, which are the ends of humans in communities. They are willed by the general will, the realization of which is self-rule or liberty. This provides the rational ground of political obligation, since the most comprehensive system of modern life is the state, the end of which is the realization of the best life for its citizens. Refs.: H. P. Grice, “Bosanquet’s implicaturum.”

 

boyle: r.: Grice was a closet corpularianist. a major figure in seventeenthcentury natural philosophy. To his contemporaries he was “the restorer” in England of the mechanical philosophy. His program was to replace the vacuous explanations characteristic of Peripateticism the “quality of whiteness” in snow explains why it dazzles the eyes by explanations employing the “two grand and most catholic principles of bodies, matter and motion,” matter being composed of corpuscles, with motion “the grand agent of all that happens in nature.” Boyle wrote influentially on scientific methodology, emphasizing experimentation a Baconian influence, experimental precision, and the importance of devising “good and excellent” hypotheses. The dispute with Spinoza on the validation of explanatory hypotheses contrasted Boyle’s experimental way with Spinoza’s way of rational analysis. The 1670s dispute with Henry More on the ontological grounds of corporeal activity confronted More’s “Spirit of Nature” with the “essential modifications” motion and the “seminal principle” of activity with which Boyle claimed God had directly endowed matter. As a champion of the corpuscularian philosophy, Boyle was an important link in the development before Locke of the distinction between primary and secondary qualities. A leading advocate of natural theology, he provided in his will for the establishment of the Boyle Lectures to defend Protestant Christianity against atheism and materialism.

 

BOLANO Lorenzo Bolano Lorenzo Bolano (Catania, 1540 circaCatania, 1613 circa) filosofo, medico e archeologo italiano.  Assai scarse sono le notizie sulla vita di questo personaggio. Quel poco che sappiamo viene riassunto nell'opera del Mongitore: insegnò a Catania medicina per più di 20 anni a partire dal 1572, quindi nel periodo tra il 1578 e il 1590 intraprese l'insegnamento anche di filosofia alternando i due insegnamenti per tutta la carriera. Non si hanno più notizie certe su di lui dopo il 1593 anche se c'è la presenza del suo nome nei rotuli dell'Catania fino al 1613, anno probabile della sua morte.  Nel XVI secolo fu uno dei più eminenti esponenti dell'ateneo catanese: chiamato dallo storico seicentesco concittadino Giovambattista De Grossi « medicinae, anatomes ac matheseos peritissimus », acquisìo grande fama di professore e di medico. Dal 1603 per un breve periodo lo troviamo presso il Collegio dei gesuiti di Palermo come lettore di fisica e anatomia con il "favoloso stipendio di ottocento onze annue"; nel 1607 torna ad insegnare a Catania.  Fu un seguace della tradizione aristotelica rinascimentale ed un tipico esempio di medico umanista, unendo all'interesse per le indagini mediche e naturali quello per gli studi letterari, filosofici e antiquari.  Nel 1596 stampava a Messina un Opus logicum, compendio di filosofia aristotelica e frutto del suo insegnamento logico, scrisse anche di retorica e fisica ed abbiamo notizie di un'opera naturalistica sull'Etna, il Discorso di Mongibello ma l'opera cui maggiormente è legato è un Chronicon urbis Catinae, andato perduto dopo il 1693, in cui ci lascia preziose notizie e descrizioni su Catania e le sue vestigia storiche prima della catastrofica eruzione dell'Etna del 1669 che profondamente ne cambiò paesaggio, fisionomia ed urbanistica.  Il Chronicon rappresenta un raro esempio cinquecentesco di indagine archeologica diretta su Catania e rimarrà uno dei pochi lavori utili e seri sulle antichità della città etnea per tutto il Seicento. Riguarda, tra l'altro, la fondazione di Catania, l'anfiteatro romano, l'acquedotto romano, gli Archi, il tempio di Cerere, la Naumachia, l'Ippodromo. Per questi ultimi due edifici è la prima ed unica fonte a noi rimasta. Pietro Carrera e Gian Battista De Grossi attinsero direttamente dal manoscritto, traendone spunto per le loro opere e pubblicando i pochi frammenti a noi rimasti.  Eppure Bolano subì una grave umiliazione: nell'anno in cui si perdono le sue tracce, il 1613, presentatosi a chiedere l'incarico di filosofia nell'Università dove con onore insegnava da oltre quattri decenni, i filosofi ecclesiastici lo contrastarono preferendo il secolare Francesco Riccioli. Il venerando medico-archeologo riottenne l'insegnamento solo per « grazia » del viceré Pietro Giron de Osuna, una nomina, sottolinea Matteo Gaudioso, « peggiore di una sconfitta, forse la prima e ultima umiliazione del Bolano, scomparso successivamente dalla scena. Fu il suo ultimo anno di insegnamento e forse di vita ».  Note  Antonino Mongitore, Bibliotheca sicula, sive de scriptoribus siculis, qui tum vetera, tum recentiora saecula illustrarunt, pag. 5, D. Bua, 1708  Storia della filosofia in Sicilia da'tempi antichi al sec. XIX, libri quattro, pag. 137, Vincenzo Di Giovanni, Lauriel, 1873  Archivio storico per la Sicilia orientale, pag. 293, La società, 1934  G.B. De Grossi, Catanense Decachordon..., Catanae, 1642150.  S. Correnti, La Sicilia del Cinquecento: il nazionalismo isolano, Roma, Mursia, 1980, p.172.  Storia della filosofia in Sicilia da' tempi antichi al sec. XIX, libri quattro, pag. 138  Rivista internazionale di filosofia del diritto, Volume 38, pag. 313, Giorgio Del Vecchio, Società anonima poligrafica italiana, 1961  Bibliotheca sicula, sive de scriptoribus siculis, qui tum vetera, tum recentiora saecula illustrarunt  Osservazioni sopra la storia di Catania cavate dalla storia generale di Sicilia, Volume 3, pag. 214, Vincenzo Cordaro Clarenza Riggio, 1833  Sopra uno rudere scoperto in Catania cenni critici dell'arch. Mario Musumeci, pag. XXX, Mario Musumeci, dalla tipografia della regia Università, 1819  Guido Libertini, L’indagine archeologica a Catania nel secolo XVI e l’opera di Lorenzo Bolano, in Archivio Storico per la Sicilia Orientale, XVIII, 1922,   105–138,  .  Edilizia pubblica e privata nelle città romane, pag. 94, Lorenzo Quilici, Stefania Quilici Gigli, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2008  P. Carrera, Delle Memorie historiche della città di Catania, I, Catania 1639,  22, 37, 80, 112  G. B. De Grossi, Catanense Decachordon..., cit., I,  7 s.  Archivio di Stato di Palermo, Tribunale del R. Patrimonio, Memoriali,  533, f. 283. Cit. in Corrado Dollo, Modelli scientifici e filosofici nella Sicilia spagnola, Napoli, Guida, 198470.  Matteo Gaudioso, L'Catania nel secolo XVII, in  Storia della Catania dalle origini ai nostri giorni, Catania, Zuccarello e Izzi, 1934182.  Pietro Carrera, Delle Memorie historiche della città di Catania, I, Catania, 1639. Gian Battista De Grossi, Catanense Decachordon..., Catinae, 1642. Antonino Mongitore, Bibliotheca sicula, sive de scriptoribus siculis, qui tum vetera, tum recentiora saecula illustrarunt, D. Bua, 1708. Mario Musumeci, Sopra uno rudere scoperto in Catania cenni critici dell'arch. Mario Musumeci, dalla tipografia della regia Università, 1819. Vincenzo Di Giovanni, Storia della filosofia in Sicilia da'tempi antichi al sec. XIX, libri quattro, pag. 137, Lauriel, 1873. Guido Libertini, L'indagine archeologica a Catania nel secolo XVI e l'opera di Lorenzo Bolano in Archivio Storico per la Sicilia Orientale, n. XVIII, 1922. Giorgio Stabile, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 11, 1969. Lorenzo Quilici, Stefania Quilici Gigli, Edilizia pubblica e privata nelle città romane, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2008.  Storia di Catania Eruzione dell'Etna del 1669  Lorenzo Bolano, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Filosofia Medicina  Medicina Filosofo del XVI secoloMedici italianiArcheologi italiani 1540 Catania CataniaProfessori dell'Università degli Studi di Catania

 

BONATELLI Francesco Bonatelli  Niente fonti! Questa voce o sezione sull'argomento filosofi italiani non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti.  Francesco Bonatelli (Iseo, 25 aprile 1830Padova, 13 maggio 1911) filosofo italiano.   Francesco Bonatelli nacque il 25 aprile 1830 ad Iseo (BS), da Filippo (n. 1789m. 1844), commissario distrettuale al servizio del governo austriaco, e da Elisabetta Bocchi.  Nel 1842, all'età di 12 anni, si trasferì a Chiari per compiere gli studi ginnasiali presso uno zio materno: il canonico Annibale Bocchi.  In questo periodo studiò con Carlo Varisco, che, in seguito, diverrà suo cognato. Il Varisco, infatti, sposò Giulia, sorella del Bobatelli e, dopo la morte di questa, convolò a seconde nozze con un'altra sorella del Bonatelli: Laura.  Dall'unione fra Carlo e Giulia nacque Bernardino Varisco, insigne filosofo anch'egli, e senatore del Regno d'Italia.  Terminato il ginnasio, proseguì gli studi a Brescia, frequentando il locale liceo, ed iniziando precocemente l'attività didattica presso il Liceo Classico Arnaldo.  Nel frattempo si rese protagonista del grande fermento politico della sua epoca.  Troviamo conferma del suo fervente patriottismo in ciò che ne scrisse Michele Rosi nel “Dizionario del Risorgimento nazionale” del 1937:  «Venuti i tempi nuovi, ebbe incarico di istruire gli ufficiali della guardia nazionale; continuando nello stesso tempo nel proprio insegnamento, cercò di suscitare nell'animo dei giovani i più fervidi sentimenti patriottici. Per questo cadde in sospetto della polizia austriaca, alla quale sfuggì (…) in Svizzera».  Rientrato in patria, nel 1849, ottenne l'abilitazione all'insegnamento della filosofia, della matematica e della fisica, che alternò tra Milano, presso l'istituto ginnasiale “Sorre”, e Chiari.  La sua prima pubblicazione, di interesse psicologico, risale al 1852, ed ha titolo “Sulla sensazione”.  Nel 1853 si unì in matrimonio con Laura Formenti.  Nel medesimo anno, venne privato del posto di lavoro per motivi politici. Per riottenere l'ammissione all'insegnamento, dovette avvalersi dell'intercessione della nobildonna e benefattrice clarense, Ottavia Bettolini, col maresciallo Josef Radetzky-  In cambio di questa concessione, avvenuta soltanto nel 1855, il governo austriaco gli impose di seguire un corso di studi superiori a Vienna, che abbandonò forzatamente soltanto qualche mese dopo, essendosi ammalato di tifo.  Fu durante questa breve esperienza che il Bonatelli venne in contatto coi maggiori esponenti della filosofia tedesca, da cui rimase profondamente influenzato.  Resta incerto se, nella capitale austriaca, conseguì o meno la laurea, come ipotizzato da alcuni autori (Giulio Alliney, “BONATELLI”, Brescia, La Scuola, 1947).  Nel 1858 insegnò presso il liceo di Mantova, dove rimase fino al Giugno '59, dopo lo scoppio della Seconda Guerra d'Indipendenza, quando quella città fu messa in stato d'assedio.  Le imprese guerresche del sovrano sabaudo, supportato da francesi e volontari garibaldini, vennero celebrate dal B. con la composizione di un carme: “Il servaggio e la liberazione”, scritto a Chiari il 13 agosto 1859, con dedica a Vittorio Emanuele II.  Successivamente, l'attività didattica del B. proseguì al liceo di Brescia (1859-60) ed al Carmine di Torino sino al 1861, anno in cui si trasferì a Bologna per insegnare filosofia teoretica, nonostante avesse appena vinto un concorso presso l'Genova che gli avrebbe permesso di ricoprire la stessa cattedra.  Nell'ateneo felsineo, il B. ebbe modo di conoscere Giosuè Carducci, che vi era professore di Letteratura Italiana.  Lo stretto legame fra i due cattedratici è testimoniato da una ventina di lettere, scritte fra il 1862 ed il 1881, conservate nell'archivio della Casa Carducci di Bologna.  Gli anni trascorsi a Bologna furono particolarmente proficui per l'elaborazione del pensiero filosofico del Bonatelli: nacque allora una delle sue opere principali, “Pensiero e conoscenza”, pubblicata nel 1864.  Nel dicembre 1867, il B. passò alla cattedra di filosofia teoretica dell'Padova; impiego che manterrà fino alla morte.  Nell'ateneo lombardo ebbe diversi incarichi, fra cui quello di insegnare filosofia della storia (dal 1878 al 1910) e di tenere per qualche anno i corsi di antropologia, pedagogia e storia della filosofia. Divenne anche preside della facoltà di lettere e filosofia.  A Padova scrisse la sua opera maggiore: “La coscienza e il meccanesimo interiore”, nel 1872.  La fama del B. iniziò negli anni '70, specialmente negli ambienti del “platonismo” legati a Terenzio Mamiani, ottenendo anche ruoli di alto prestigio al di fuori della propria attività didattica.  Fu membro del comitato di redazione del periodico “La filosofia delle scuole italiane”, fondato dal Mamiani nel ‘69; posizione che mantenne fino al 1874, quando rassegnò le proprie dimissioni in seguito alla pubblicazione di alcuni articoli del filosofo Giovanni Maria Bertini che, contenendo aspre critiche al cattolicesimo, urtavano con le sue solide convinzioni religiose. Nonostante ciò, il B. proseguì la propria collaborazione con la rivista, curandone la rubrica “Conversazioni filosofiche” dal 1870 al 1872.  Il 18 aprile 1880 fu nominato socio corrispondente nazionale dell'Accademia dei Lincei per la classe di Scienze morali, storiche e filologiche; mentre, il 5 febbraio 1882 divenne socio corrispondente della Reale Accademia delle Scienze di Torino, nella sezione di Scienze filosofiche.  Nell'ultimo decennio del secolo XIX pubblicò un altro saggio importante: “Percezione e pensiero”.  Bonatelli fu anche un brillante verseggiatore ed autore di alcune pregevoli opere letterarie, fra cui: il carme “In morte di Tommaso Grossi” (Milano, 1853), il poemetto “Alfredo” (Lodi, 1856), il carme precedentemente menzionato “Il servaggio e la liberazione” (Brescia, 1860) e numerose composizioni in lingua dialettale.  Il filosofo Giovanni Gentile ne lodò le doti letterarie, apprezzando la forma netta e quasi sempre precisa della sua espressione ed il linguaggio vivo ed immaginoso; affermando addirittura che gli scritti del Bonatelli potranno essere sempre cercati e letti con profitto. (G. Gentile, “La filosofia in Italia dopo il 1850”, su “La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce” n. 533, 1907).  Inoltre, non esitò ad esporre il proprio pensiero su tematiche politiche d'attualità.  Ricordiamo, a proposito, due saggi sulla possibilità di allargamento del diritto di voto: “Intorno al fondamento naturale del diritto di voto” (Padova; Tip. Rendi, 1882) ed “Intorno al diritto elettorale” (Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti; 1897).  Le sue pubblicazioni, comprese quelle di carattere filosofico, ammontano ad oltre 170 opere.  Con l'avanzare dell'età, si manifestò inevitabilmente qualche acciacco fisico, che egli accolse stoicamente, confortato da una fede sincera e tenace.  È significativo quanto scrisse al nipote Bernardino Varisco, in una lettera datata 25 Gen. 1906.  «Carissimo Dino,  l'aver io tardato a congratularmi teco della riuscita non deriva certo dall'essermene io poco rallegrato, bensì dal cumulo di noie, di pensieri, di tribolazioni che ora più che mai m'è piombato addosso e che quasi mi schiaccia. Non entro nei particolari, perché a cosa servirebbe?  […] Basta, [sia] quello che Dio vuole!». (Massimo Ferrari, “Lettere a Bernardino Varisco (18671931)”77, La Nuova Italia, Firenze, 1982).  Malgrado ciò, il filoso d'Iseo proseguì l'attività di docente ed accademico anche nei primi anni del '900, senza affatto abbandonare l'indagine speculativa, grazie ad una lucidità mentale che mai lo abbandonò, dedicando i suoi ultimi sforzi alla traduzione del primo volume dell'opera “Microcosmo” di Hermann Lotze, che sarà pubblicato postumo.  Morì il 13 maggio 1911, a Padova, all'età di 81 anni. Aveva insegnato fino a due giorni precedenti alla morte.  Le sue spoglie mortali riposano nel piccolo cimitero di Longiano (FC), dove furono traslate da Padova, negli anni '80 del secolo scorso, per volontà del nipote Gualtiero.  Pensiero Filosofo spiritualista, Pose al centro della sua speculazione l'uomo e ne difese la spiritualità contro il positivismo materialista. Sulla scia di Hermann Lotze valorizzò il sentimento e pose in esso la principale rivelazione dell'essere per mezzo del giudizio di valore.  Opere Fra le sue opere ricordiamo:  Pensiero e conoscenza, Bologna, G. Monti, 1864. La coscienza e il meccanismo interiore. Studi psicologici, Padova, Minerva, 1872. Discussioni gnoseologiche e note critiche, Venezia, Antonelli, 1885. Elementi di psicologia e logica, ad uso dei licei, Padova, Tip. F. Sacchetto, 1892. Percezione e pensiero, 3 voll., Venezia, Tip. Ferrari, 1892-1895. Comprende: 1. Percezione e pensiero, 1892; 2. La percezione interna, 1894; 3. Il pensiero, 1895. Intorno alla conoscibilità dell'io, Venezia, Officine grafiche di C. Ferrari, 1902. Studi d'epistemologia, Venezia, C. Ferrari, 1905. Sentire e conoscere, Prato, Tip. Collini, 1909. Note  G. Calogero, Enciclopedia Italiana, riferimenti in .  Francesco De Sarlo, Francesco Bonatelli, Firenze, Ufficio della «Rassegna Nazionale» 1900. Erminio Troilo, Il pensiero filosofico di Francesco Bonatelli, estratto dagli «Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti» LXXXIX (1929-30), Venezia, Ferrari 1930. Davide Poggi, La coscienza e il meccanesimo interiore. Francesco Bonatelli, Roberto Ardigò e Giuseppe Zamboni, Padova, Poligrafo 2007.  978-88-7115-568-5. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Francesco Bonatelli  Guido Calogero, «BONATELLI, Francesco», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930. , «BONATELLI, Francesco», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 11, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969. Filosofia Filosofo del XIX secoloFilosofi italiani Professore1830 1911 25 aprile 13 maggio Iseo PadovaMembri dell'Accademia delle Scienze di Torino

 

BONAVINO Cristoforo Bonavino, noto anche con lo pseudonimo di Ausonio Franchi (Pegli, 27 febbraio 1821Genova, 12 settembre 1895), presbitero, scrittore, teologo e filosofo italiano.  Nacque a Pegli, in una casa che sorgeva sulla via Aurelia, successivamente demolita per la costruzione del lungomare. Nel 1838 entrò in seminario. Nel 1840, a Bobbio, entrò nella congregazione degli Oblati di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, fondata, in quella stessa città, nel 1838 dal vescovo Antonio Maria Gianelli.  La fase razionalista Il suddiacono venne accolto nella diocesi di Bobbio dal vescovo Antonio Maria Gianelli il quale lo riteneva persona dotata di ottime qualità. Venne ordinato sacerdote nel 1840, in tre feste consecutive, dallo stesso Gianelli il quale lo accolse tra i suoi Oblati, da poco fondati in Bobbio, nella sede del Santuario della Madonna dell'Aiuto. Il vescovo lo costituì poco dopo, sebbene giovanissimo, vicesuperiore.   Cornelius Jansen, padre del giansenismo  Vincenzo Gioberti In tale posizione Bonavino indusse il vescovo ad irrigidire molto la regola che aveva loro data. Egli usava con i colleghi, tutti più maturi di lui, un rigore che essi reputarono intollerabile, tanto che molti ne rimasero disgustati e parecchi se ne andarono. Qualche suo compagno notò in lui uno spirito di superbia inoltre, in una disputa teologica, Bonavino mostrò una dottrina diametralmente opposta a quella di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, tanto che il vescovo Gianelli dovette intervenire per richiamarlo, dicendogli: "se continuate in questa guisa, voi non potrete recare che gravi dispiaceri alla Chiesa e voglia Iddio che non diventiate apostata". Egli dapprima rispose positivamente al richiamo, ma poi nuovamente ritornò sulle sue posizioni.  Aveva attinto dallo spirito giansenista, tenacemente combattuto dal Gianelli e non ancora assopito, sia leggendo opere spregiudicate sia discorrendo con qualche prete ancora seguace di quella dottrina. Il vescovo lo chiamò nuovamente a sé e gli chiese paternamente se fosse vero quanto gli veniva riferito, ed egli audacemente gli rispose di sì e disse che avrebbe persistito nel suo sentimento e che non vi era alcuna speranza che si potesse ricredere. Le sue parole furono: " ... no, neppure se mi trovassi innanzi alla bocca di un cannone e mi si minacciasse di darmi fuoco!". Allora il vescovo dovette cacciarlo dalla diocesi di Bobbio, dubitando della buona riuscita del nuovo Istituto. Subì, anche, l'influenza del positivismo francese e del criticismo tedesco. Poco dopo venne espulso dalla congregazione per le sue dottrine che si allontanavano dal probabilismo alfonsiano.  A Genova aprì una scuola. Partecipò nelle lotte contro i gesuiti, collaborando alla redazione de Il gesuita moderno, e con due pubblicazioni: I Gesuiti e Autentiche prove contro i Gesuiti (1846). Visse in prima persona la rivoluzione del 1848, condividendo gli ideali risorgimentali, e stando in contatto, al punto di arrivare alle polemiche, con le figure più rappresentative di esso: Mazzini, Ferrari, Pisacane, Macchi, La Farina, Orsini e Crispi.  Nel 1849 venne sospeso a divinis per la difesa degli "errori" del suo Corso di religione alle Figlie di S. Bernardo, e lasciò il ministero sacerdotale. Da questo anno (e fino al 1889) usò lo pseudonimo di Ausonio Franchi, cioè "italiano libero".  Su consiglio del Gioberti, verso il quale era orientato politicamente, si dedicò agli studi filosofici. In questo periodo scrisse:  La filosofia delle scuole italiane (1852) Appendice alla filosofia delle scuole italiane (1853): ove giustificò la propria apostasia La religione del secolo XIX (1853) Studi religiosi e filosofici: Del sentimento (1854) Il razionalismo del popolo (1856) Trasferitosi a Torino, divenne mazziniano. Nel 1854 fondò Ragione, un bimestrale di critica religiosa, politica e sociale.  Nel 1859 si trasferì a Milano dove diresse La gente latina. Nel 1856 ottenne la cattedra di storia della filosofia dell'Pavia. Nel 1863 venne trasferito all'Accademia di Scienze e Lettere di Milano.  Massone, fu membro della Loggia "Insubria" di Rito simbolico italiano, che con altre, di numero minore rispetto alle prevalenti di Rito scozzese antico e accettato, si strinsero intorno alla Loggia madre torinese "Ausonia" e si organizzarono all'obbedienza di un "Gran Consiglio Simbolico", sorto da un'assemblea tenuta a Milano il 1-5 luglio 1864. Fu inoltre membro onorario della Loggia "Azione e Fede", di Pisa.  Il "Gran Consiglio Simbolico" ebbe sede prima a Torino e poi a Milano e con la presidenza di Ausonio Franchi, finché nel 1868 si unì al "Grande Oriente Italiano" con un atto firmato per il Gran Consiglio tra gli altri dallo stesso Ausonio Franchi, che fu strenuo e auterevole propugnatore della fusione nel nuovo Grande Oriente.  In questo periodo scrisse:  Letture della storia della filosofia moderna (1863) Lettere a N. Mameli su la teoria del giudizio (1871) Saggi di critica e polemica (1871-1872) Il ritorno al cattolicesimo Iniziò poi un periodo in cui rimise in discussione la propria attività filosofica. Ciò lo portò a scrivere L'ultima critica (1889-1893). Nei tre volumi che compongono l'opera, disse di voler essere la «confutazione di tutti i paralogismi, che mi avevano condotto al razionalismo, ed esposizione degli argomenti che mi hanno ricondotto prima alla filosofia tomistica e poi alla fede cristiana». Visse l'esperienza della conversione filosofica nel 1879 e quindi religiosa nel 1889; iniziò facendo visita al Santuario di Virgo Potens in Sestri Ponente, dove è collocata una lapide in ricordo dell'evento:  «TRA QUESTE SACRE MURA LA VERGINE POTENTE CON UN PRODIGIO DI MATERNA PIETÀ IL FIERO NEMICO D'OGNI CRISTIANA RIVELAZIONE AUSONIO FRANCHI TRAMUTAVA NELL'ANTICO PIO SACERDOTE CRISTOFORO BONAVINO RIDONANDO ALLA VERA SCIENZA E ALLA CHIESA UNO TRA I PIÙ PROFONDI PENSATORI DELLA NOSTRA ETÀ DAL VORTICE DELLA RIVOLUZIONE MISERAMENTE TRAVOLTO PERCHÉ IL RICORDO DI SÌ BEL TRIONFO DELLA POTENZA DI MARIA SI PERPETUASSE A CONFORTO E A SPERANZA DELLE FUTURE GENERAZIONI IL COMITATO LIGURE DEI CONGRESSI CATTOLICI a. M.P. MDCCCXCVI»  L'ultima critica venne da lui annunciata nel 1889 all'arcivescovo Salvatore Magnasco. Manifestò, inoltre, l'intenzione di ritirarsi nel santuario di Rho per confessarsi e riconciliarsi con la Chiesa. Il libro fu terminato nel convento carmelitano di Sant'Anna, a Genova, dove si trasferì nel 1892. Aveva un buon rapporto con i frati, anche se conduceva vita molto ritirata. Dopo il ritorno alla fede egli confidò che, anche negli anni in cui sembrava più lontano dalla Chiesa cattolica e più imbevuto di positivismo, non aveva mai abbandonato la pratica quotidiana di recitare tre Ave Maria e non era mai venuto meno al celibato sacerdotale.  Infine, nel 1893, tornò al ministero sacerdotale e riprese a celebrare la Messa.  Targhe commemorative Sulla casa natale di Pegli era apposta questa lapide, trasferita dopo la demolizione nella piazzetta della Giuggiola (attuale Vico Condino), cuore del centro storico di Pegli:  Cristoforo Bonavino nato in Pegli il 27 febbraio 1821 apostata col nome di Ausonio Franchi seppe ritrovare le vie del vero e dalla tenebra dell'errore assurgere all'eterno splendore del pensiero cristiano nel centenario della sua nascita i cittadini q.m.p.  La lapide del Bonavino nel cimitero di Pegli La lapide del cimitero di Pegli:  Cristoforo di Giovan Battista Bonavino sacerdote filosofo tra i primi dell'età nostra aveva col pseudonimo di Ausonio Franchi professato il razionalismo più aperto ma nell'opera dell'ultima critica confutò gli errori suoi riparando splendidamente il dolore inflitto alla Chiesa di Gesù. Ritiratosi in Genova presso i Padri Carmelitani di S. Anna morì santamente a 75 anni il 12 settembre 1895 benedetto dal S. P. Leone XIII e in questa sua terra natale deposto per cura della famiglia che Dio ringrazia d'averlo richiamato alla luce del vero.  Giansenismo Antonio Maria Gianelli Pegli Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Cristoforo Bonavino Collabora a Wikiquote Citazionio su Cristoforo Bonavino  Cristoforo Bonavino, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cristoforo Bonavino, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cristoforo Bonavino, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Cristoforo Bonavino / Cristoforo Bonavino (altra versione) / Cristoforo Bonavino (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Cristoforo Bonavino, . Cristoforo Bonavino, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Cristoforo Bonavino "Ausonio Franchi" biografia nel sito "Pegli ieri e oggi" Simbolici famosi: Cristoforo poi Giuseppe Bonavino, detto Ausonio Franchi biografia dal punto di vista massonico nel sito "ritosimbolico.net". Filosofia Letteratura  Letteratura Risorgimento  Risorgimento Categorie: Presbiteri italianiScrittori italiani del XIX secoloTeologi italiani 1821 1895 27 febbraio 12 settembre Pegli GenovaFilosofi italiani del XIX secoloFilosofi cattoliciMassoni

 

BONCINELLI Edoardo Boncinelli (Rodi, 18 maggio 1941) è un genetista, filosofo e accademico italiano che, insieme ad alcuni collaboratori, ha scoperto una famiglia di geni che controllano il corretto sviluppo corporeo nell'uomo.  Nato da genitori fiorentini, ha studiato e vissuto a Firenze, laureandosi in Fisica presso l'Università degli Studi di Firenze con una tesi sperimentale di elettronica quantistica, con relatore Giuliano Toraldo di Francia. Dal 1968 al 1992 svolge continuativamente, per più di 20 anni, attività di ricerca nel campo della genetica presso l'Istituto di genetica e biofisica del CNR di Napoli, prima come borsista e poi, dal 1971, come ricercatore. Durante il lungo periodo napoletano alterna l'attività di ricerca con quella didattica, tenendo diversi corsi universitari presso la Facoltà di Scienze e la prima Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II (oggi Facoltà di Medicina della SUN). Nel 1985, proprio al CNR di Napoli, scopre, insieme con Antonio Simeone, alcuni geni omeotici nell'uomo, architetti che progettano lo sviluppo dell'organismo.  È stato direttore del laboratorio di biologia molecolare dello sviluppo presso l'Istituto scientifico universitario San Raffaele e direttore di ricerca presso il Centro per lo studio della farmacologia cellulare e molecolare del CNR di Milano. È stato direttore della SISSA (Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste). Ha insegnato Fondamenti biologici della conoscenza presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Il 29 gennaio  ha ricevuto la laurea magistrale honoris causa in Scienze filosofiche presso l'Università degli Studi di Palermo.  Nel 2006 vince, con il libro L'anima della tecnica, nella sezione saggi, il quarto Premio letterario Merck Serono, premio dedicato a saggi e romanzi, pubblicati in italiano, che sviluppino un confronto ed un intreccio tra scienza e letteratura, con l'obiettivo di stimolare un interesse per la cultura scientifica, rendendola accessibile anche ai meno esperti. Appassionato grecista, Boncinelli ha pubblicato nel 2008 una raccolta di lirici greci classici: da Mimnermo ad Alcmane, da Archiloco a Saffo, per un totale di 365 liriche, una per ogni giorno dell'anno. Nel  il Corriere della Sera, in occasione del 150º anniversario dell'Unità d'Italia, ha incluso le scoperte di Edoardo Boncinelli tra le 10, prodotte dal genio degli scienziati italiani, da ricordare nella storia d'Italia. Nell'opera La farfalla e la crisalide, del , si mostra scettico verso la filosofia, il ruolo che essa può possedere nel mondo moderno e la sua tanto elogiata utilità nel passato.  Opere A caccia di geni, Roma, Di Renzo, 1986.  88-86044-50-X; 2001.  88-86044-50-X I nostri geni. La natura biologica dell'uomo e le frontiere della ricerca, Torino, Einaudi, 1998.  88-06-13735-2 Il cervello, la mente e l'anima. Le straordinarie scoperte sull'intelligenza umana, Milano, Mondadori, 1999.  88-04-45841-0 Le forme della vita, Torino, Einaudi, 2000.  88-06-15195-9 La serva padrona. Fascino e potere della matematica, con Umberto Bottazzini, Milano, Raffaello Cortina, 2000.  88-7078-651-X Pensare l'invisibile. Dal DNA all'inconscio, con Aldo Carotenuto, Milano, Bompiani, 2000.  88-452-4663-9 Prima lezione di biologia, Roma, Laterza, 2001.  88-420-6435-1 Edoardo Boncinelli, La mente che studia se stessa, prefazione in Joseph LeDoux, Il sé sinaptico. Come il nostro cervello ci fa diventare quelli che siamo, Milano, Raffaello Cortina, 2002.  88-7078-795-8 Io sono, tu sei. L'identità e la differenza negli uomini e in natura, Milano, Mondadori, 2002.  88-04-50437-4 Tempo delle cose, tempo della vita, tempo dell'anima, Roma, Laterza, 2003.  88-420-7144-7 Il posto della scienza. Realtà, miti, fantasmi, Milano, Mondadori, 2004.  88-04-52452-9 Verso l'immortalità? La scienza e il sogno di vincere il tempo, con Galeazzo Sciarretta, Milano, Raffaello Cortina, 2005.  88-7078-941-1 Sani per scelta. La scienza che ci cambia la vita, colloquio con Giangiacolo Schiavi, Milano, Corriere della Sera, 2005. L'anima della tecnica, Milano, Rizzoli, 2006.  88-17-00902-4 La magia della scienza, Milano, Archinto, 2006.  88-7768-455-0 Idee per diventare genetista. Geni, genomi ed evoluzione, Bologna, Zanichelli, 2006.  978-88-08-16802-3 Edoardo Boncinelli, Il cervello e la mente in: Rosario Conforti , La psicoanalisi tra scienze umane e neuroscienze. Storia, alleanze, conflitti, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006.  88-498-1431-3 Le forme della vita. L'evoluzione e l'origine dell'uomo (nuova edizione), Torino, Einaudi, 2006.  88-06-18290-0 Il male. Storia naturale e sociale della sofferenza, Milano, Mondadori, 2007.  978-88-04-51244-8 Edoardo Boncinelli, Chi prende le mie decisioni?, prefazione in Benjamin Libet, Mind Time. Il fattore temporale nella coscienza, Milano, Raffaello Cortina, 2007.  978-88-6030-085-0 Dal moscerino all'uomo: una stretta parentela, con Chiara Tonelli, Milano, Sperling e Kupfer. 2007.  978-88-6061-071-3 L'etica della vita. Siamo uomini o embrioni?, Milano, Rizzoli, 2008.  978-88-17-02005-3 L'universo e il senso della vita. Un ateo e un credente: due uomini di scienza a confronto, con George Coyne, Cinisello balsamo, San Paolo, 2008.  978-88-215-6381-2 Edoardo Boncinelli, Il fiume e le sue propaggini, introduzione in Richard Dawkins, Il fiume della vita. Che cosa è l'evoluzione, Milano, Rizzoli, 2008.  978-88-17-02060-2 Edoardo Boncinelli, Forzare il destino, prefazione in Maurizio Fea, Riparatori di destini. Dipendenze, etica e biologia, Milano, FrancoAngeli, 2008.  978-88-464-9139-8 Come nascono le idee, Roma-Bari, Laterza, 2008.  978-88-420-8661-1 Dialogo su Etica e Scienza, con Emanuele Severino, Milano, Editrice San Raffaele, 2008.  978-88-86270-57-1 I miei lirici greci. 365 giorni di poesie, Milano, Editrice San Raffaele, 2008.  978-88-86270-73-1 Che cos'è il tempo? (con cd audio), Roma, Luca Sossella Editore, 2007.  978-88-89829-31-8 Lo scimmione intelligente. Dio, natura e libertà, con Giulio Giorello, Milano, Rizzoli, 2009.  978-88-17-01721-3 Perché non possiamo non dirci darwinisti, Milano, Rizzoli, 2009.  978-88-17-03425-8 Mi ritorno in mente. Il corpo, le emozioni, la coscienza, Milano, Longanesi, .  978-88-304-2312-1 Lettera a un bambino che vivrà 100 anni. Come la scienza ci renderà (quasi) immortali, Milano, Rizzoli, .  978-88-17-04304-5 Michele Di Francesco ed Edoardo Boncinelli , Che fine ha fatto l'io?, Milano, Editrice San Raffaele, .  978-88-96603-02-4 Prefazione in Marcello Orazio Florita, L'intreccio. Neuroscienze, clinica e teoria dei sistemi dinamici complessi, Milano, FrancoAngeli, .  978-88-568-3582-3 La vita della nostra mente, Roma-Bari, Laterza, .  978-88-420-9712-9 La scienza non ha bisogno di Dio, Milano, Rizzoli, .  978-88-17-03432-6 Quel che resta dell'anima, Rizzoli, .  978-88-17-06086-8 Una sola vita non basta: storia di un incapace di genio, Milano, Rizzoli, .  978-88-17-06749-2 Alla ricerca delle leggi di Dio, Rizzoli, .  978-88-17-07481-0 Homo faber, (con Galeazzo Sciarretta), Baldini & Castoldi, ,  978-88-6852-753-2 I sette ingredienti della scienza, Indiana, ,  978-88-97404-47-7 Contro il sacro. Perché le fedi ci rendono stupidi, Rizzoli,  L'infinito in breve, Rizzoli, ,  978-88-17-09123-7 L'incanto e il disinganno, con Giulio Giorello, Guanda ,  978-88-23-51406-5 La farfalla e la crisalide, editore Raffaello Cortina ,  9788832850468 Video Edoardo Boncinelli racconta Charles Darwin. L'Uomo evoluzione di un progetto?, Gruppo Editoriale L'Espresso, . Note  Edoardo Boncinelli, in Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Suo bonno era il medico e poeta Francesco Boncinelli cfr. Edoardo Boncinelli, Rigore e sensibilità, in Marco Pinzani e Federica Giorgi , Il lascito Boncinelli, Firenze, Comune di Firenze, 200511.  Laurea honoris causa in “Scienze Filosofiche” a Edoardo Boncinelli, unipa.it.  Sandro Modeo, La playlist: SCIENZA/INVENZIONI. Dieci proposte che hanno alimentato l’immaginario e il prestigio tricolore. Il meglio del genio creativo in opere, spettacoli, scoperte indimenticabili anche all’estero, in Corriere della Sera, 16 marzo . 16 marzo .  Cosa resta alla filosofia della scienza? Breve storia di un fraintendimento, su MicroMega.  Francesco Boncinelli Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Edoardo Boncinelli  Sito ufficiale, su boncinelliedoardo.com.  Opere di Edoardo Boncinelli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Edoardo Boncinelli, .  asia.it Intervista sulla sua carriera e sulle neuroscienze Sito ufficiale dell'IGB Istituto Internazionale di Genetica e Biofisica Filosofia Scienza e tecnica  Scienza e tecnica Università  Università Categorie: Genetisti italianiFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1941 18 maggio RodiFilosofi della scienzaProfessori dell'Università degli Studi di Napoli Federico IIScienziati e saggisti ateiStudenti dell'Università degli Studi di Firenze

 

BONIOLO Giovanni Boniolo. NazionalitàItalia Italia Pallacanestro Basketball pictogram.svg Carriera Squadre di club 1971-1980Petrarca Petrarca Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.   Modifica dati su Wikidata Manuale Giovanni Boniolo (Padova, 8 agosto 1956) è un filosofo, accademico e cestista italiano.   Cresciuto nel Petrarca Basket, a 16 anni debutta in prima squadra (1971), diventando in quell'anno il più giovane giocatore di Serie A. Giocò con il Petrarca Basket fino all'età di 24 anni (1980). Dal  al  ne è anche stato presidente.  Carriera accademica Laureato in Fisica (1981) e Filosofia (1985) all'Padova, insegna fino al 1992 "Matematica e Fisica" negli istituti superiori di Padova, pur avendo avuto contratti di insegnamento presso la LUISS di Roma e l'Padova. Professore associato (19922001) e quindi ordinario (20012008) di Logica e Filosofia della scienza all'Padova, si trasferisce poi (2008) all'Milano, dove realizza e dirige fino al  un dottorato internazionale sui fondamenti filosofici della biomedicina e sulle loro implicazioni etiche, in collaborazione con diversi istituti e fondazioni mediche milanesi. Attualmente ha le cattedre di Filosofia della scienza e Medical Humanities in un dipartimento medico dell'Ferrara.  Svolge ricerca in ambito filosofico, in particolare sulla filosofia della ricerca biomedica e della pratica clinica, nonché di etica pubblica e individuale. Si è occupato anche di filosofia della scienza e, all'inizio della carriera, di filosofia della fisica, di storia della filosofia e della fisica contemporanee. Il suo lavoro scientifico è documentato da circa 15 libri scritti e 15 curati, oltre che da circa 230 saggi pubblicati su riviste internazionali.  Ha svolto e svolge numerosi incarichi scientifici ed editoriali a livello nazionale ed europeo. Fra i vari ruoli, è Honorary Ambassador della Technische Universität München (TUM). Dal 1999 è membro dell'Accademia dei Concordi di Rovigo, di cui è attualmente Presidente.  Opere edite  Mach e Einstein. Spazio e massa gravitante, Armando Editore, 1988. Linguaggio, realtà, esperimento, Piovan Editore, 1991. Metodo e rappresentazioni del mondo. Per un'altra filosofia della scienza, Bruno Mondadori, 1999. Filosofia della scienza, con Paolo Vidali, Bruno Mondadori, 1999. Questioni di filosofia e di metodologia delle scienze sociali , Borla, 2000. Introduzione alla filosofia della scienza, con Paolo Vidali, Bruno Mondadori, 2003. Il limite e il ribelle. Etica, naturalismo, darwinismo, Cortina, 2003. Argomentare, con Paolo Vidali, Bruno Mondadori, 2004. Individuo e persona. Tre saggi su chi siamo, con Gabriele De Anna e Umberto Vincenti Bompiani, 2007. On Scientific Representation. From Kant to a New Philosophy of Science, Palgrave Macmillan, 2007. Strumenti per ragionare. Logica e teoria dell'argomentazione, con Paolo Vidali, Bruno Mondadori, . Il pulpito e la piazza. Democrazia, deliberazione e scienze della vita, Cortina, . The Art of Deliberating: Democracy, Deliberation and the Life Sciences Between History and Theory, Springer, . Le regole e il sudore. Divagazioni su sport e filosofia, Raffaello Cortina, . Strumenti per ragionare. Edizione mylab. Con eText. Con aggiornamento online, con Paolo Vidali, Pearson Italia spa, . Conoscere per vivere. Istruzioni per sopravvivere all'ignoranza. Meltemi, . Opere curate  Filosofia della fisica, Bruno Mondadori, 1997. J. von Neumann, I fondamenti matematici della meccanica quantistica, Il Poligrafo, 1998. Storia e filosofia della scienza. Un possibile scenario italiano, con Enrico Bellone, Le Scienze, 1998. La legge di natura. Analisi storico-critica di un concetto, con Mauro Dorato, McGraw Hill, 2001. The Role of Mathematics in Physical Sciences. Interdisciplinary and Philosophical Aspects, con Paolo Budinich e Majda Trobok, Springer, 2005. Laicità. Una geografia delle nostre radici, Einaudi, 2006. Evolutionary Ethics and Contemporary Biology, con Gabriele De Anna, Cambridge University Press, 2006. Filosofia e scienze della vita. Un'analisi dei fondamenti della biologia e della medicina, con Stefano Giaimo, Bruno Mondadori, 2008. Passaggi. Storia ed evoluzione del concetto di morte cerebrale, con Ignazio R. Marino e Howard R. Doyle, Il Pensiero Scientifico Editore, . Etica alle frontiere della biomedicina. Per una cittadinanza consapevole, con Paolo Maugeri, Mondadori, . Philosophy of Molecular Medicine. Foundational Issues in Research and Practice, con Marco J. Nathan, Routledge, . Ethical Counselling and Medical Decision-Making in the Era of Personalised Medicine. A Practice-Oriented Guide, con Virginia Sanchini, Springer, . Consulenza etica e decision-making clinico. Per comprendere e agire in epoca di medicina personalizzata, con Virginia Sanchini, Pearson Italia spa, . H. J. Poincaré, Opere epistemologiche.  1, Mimesis, . H. J. Poincaré, Opere epistemologiche.  2, Mimesis, . Etica alle frontiere della biomedicina. Per una cittadinanza consapevole, Seconda Edizione, Mondadori Università, . Note  Giovanni Boniolo sul Mattino di Padova del 6 gennaio , su mattinopadova.gelocal.it. 22 giugno .  Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. 22 giugno .  Pubblicazioni di Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. 22 giugno . CV di Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. 22 giugno .  Accademia dei Concordi, su concordi.it. 23 giugno .  Giovanni Boniolo sul Mattino di Padova del 6 gennaio , su mattinopadova.gelocal.it. 22 giugno .CV di Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. 22 giugno . Giovanni Boniolo, su docente.unife.it. 22 giugno . unifueu.academia.edu, unifueu.academia.edu/GiovanniBoniolo. 12 luglio . 32022850 I0000 0001 1440 8697 88016661  cb12087484r   Identitieslccn-n88016661 Biografie  Biografie Pallacanestro  Pallacanestro Categorie: Cestisti del Basket PataviumFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani del XXI secoloCestisti italiani 1956Nati l'8 agosto Padova

 

BONOMI Andrea Bonomi (Roma), filosofo.  Bonomi è stato professore di Filosofia del linguaggio fino all'ottobre  e direttore del Dipartimento di Filosofia (1991-1994; 1997-2000) dell'Università degli Studi di Milano.  Ha insegnato Semantica dei linguaggi naturali all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano (-).  Nei primi lavori di filosofia del linguaggio (Le vie del riferimento, 1975; Universi di discorso, 1979) Bonomi ha concentrato il proprio interesse verso il ruolo che l'apparato concettuale svolge nella determinazione dei contenuti semantici grazie ai quali ci riferiamo a oggetti ed eventi del mondo circostante.  Il suo scritto teoreticamente più impegnativo (Eventi mentali, 1983) tratta invece delle modalità logiche che sono alla base delle procedure con cui, nel linguaggio, rappresentiamo i contenuti cognitivi di altri soggetti.  Bonomi si è poi occupato della struttura semantica degli universi narrativi, concentrandosi in particolare sul ruolo che hanno le cosiddette espressioni indicali nel determinare la struttura spazio-temporale di un testo letterario (Lo spirito della narrazione, 1994).  Un ultimo lavoro di semantica formale è dedicato alla struttura degli enunciati temporali (Tempo e linguaggio. Introduzione alla semantica del tempo e dell'aspetto verbale, in collaborazione con Alessandro Zucchi, 2001).  A metà strada fra realtà autobiografica e immaginazione si colloca invece la sua prima opera narrativa (Io e Mr Parky, ), nella quale si descrivono i mutamenti che intervengono nella vita di una persona che scopre di essere affetta da una patologia neurodegenerativa.  Opere Libri Andrea Bonomi, Esistenza e struttura, saggio su Merleau-Ponty, il Saggiatore, Milano, 1967. Andrea Bonomi e Gabriele Usberti, Sintassi e semantica nella grammatica trasformazionale, Milano, Il Saggiatore, 1971. Andrea Bonomi, Le vie del riferimento, Milano, Bompiani, 1975. Andrea Bonomi, Universi di discorso, Milano, Feltrinelli, 1979. Andrea Bonomi, Eventi mentali, Milano, Il Saggiatore, 1983. Andrea Bonomi, Le immagini dei nomi, Milano, Garzanti, 1987. Andrea Bonomi, Lo spirito della narrazione, Bompiani, 1994,  206,  9788845222528. Andrea Bonomi e Alessandro Zucchi, Tempo e linguaggio. Introduzione alla semantica del tempo e dell'aspetto verbale, Bruno Mondadori, 2001,  9788842494836. Andrea Bonomi, Io e Mr Parky, Bompiani, ,  9788845282270.  Franca D'Agostini, Gli analitici lo fanno meglio. Le ragioni di un successo crescente anche tra i filosofi europei e italiani cresciuti nella tradizione continentale, in La Stampa, 12 settembre .  Scuola di Milano  Pagina personale di Andrea Bonomi Filosofia Filosofo del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1940 RomaProfessori dell'Università degli Studi di Milano

 

BONOMO: Gabriele Bonomo Frate Gabriele Bonomo o Bonhomo (Nicosia), filosofo italiano appartenente all'Ordine dei Minimi. Scrisse opere sulla trigonometria e inventò un orologio automatico.  Entrò come frate nell'Ordine dei Minimi con il nome di Gabriello e fu assegnato al convento di Santa Oliva di Palermo.  Note  Pietro Riccardi, Bibliotheca mathematica italiana dalla origine della stampa ai primi anni del secolo XIX, Editore Soliani, 1871153.  Antonio Muccioli, Le strade di Palermo, Editore Newton & Compton, 1998127. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Gabriele Bonomo  Gabriele Bonomo, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  89092338 495/98454  Identities-89092338 Biografie  Biografie:  di   biografie Categorie: Teologi italianiMatematici italiani del XVIII secoloFilosofi italiani Professore1694 1760 13 aprile 24 agosto Nicosia (Italia) PalermoMinimi

 

BONTADINI Gustavo Bontadini  «Se Dio non ci fosse, il mondo sarebbe contraddittorio»  (G. Bontadini, Saggio di una metafisica dell'esperienza)  Gustavo Bontadini Gustavo Bontadini (Milano, 27 marzo 1903Milano, 11 aprile 1990) filosofo e accademico italiano, esponente di spicco del movimento neotomista, che ebbe presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano uno dei suoi più importanti punti di riferimento e diffusione. Fu maestro, tra gli altri, di Angelo Scola, Emanuele Severino, Giovanni Reale, Evandro Agazzi, Virgilio Melchiorre, Luigi Negri, Luisa Muraro, Carmelo Vigna, Giuseppe Barzaghi, Alessandro Cortese, Paolo Aldo Rossi, Giorgio Buccellati.  Iscrittosi presso l'Università Cattolica di Milano quando essa aveva iniziato le sue attività, ma non era ancora riconosciuta dal governo italiano, egli fu nel 1925 il terzo laureato assoluto dell'ateneo, presso il quale fu poi professore di filosofia teoretica dal 1951 al 1973.  Ha insegnato anche presso l'Urbino (1940-1950), la Statale di Milano (1944-1946), e l'Pavia (1947-1951).  Pensiero Un ritorno a Parmenide Pur rifacendosi alla metafisica classica, quella aristotelica e tomistica, Bontadini si dichiara "neoclassico" intendendo evidenziare il nuovo ruolo che quell'antica metafisica può svolgere nella filosofia contemporanea.  Egli infatti definisce se stesso come «un metafisico radicato nel cuore del pensiero moderno».  Rifacendosi alla filosofia idealistica ne apprezza soprattutto la «verità metodologica» che ha evidenziato il ruolo della coscienza, del cogito cartesiano, nel cogliere il significato dell'essere pur considerandolo come altro, diverso dalla soggettività della coscienza stessa, realizzando cioè una identità tra il soggetto e l'oggetto, tra l'intelletto e la sensibilità che riporta in luce l'antica teoria parmenidea dell'identità di Essere e Pensiero.  Un Parmenide, quello di Bontadini, che non esclude «la constatazione del divenire, da un lato, e la denuncia della sua contraddittorietà, dall'altro. Due protocolli che fanno capo rispettivamente ai due piloni del fondamento: l'esperienza e il principio di non contraddizione (primo principio). I due protocolli sono tra loro in contraddizione, e tuttavia godono entrambi del titolo di verità [...] sono verità, però, che in quanto prese nell'antinomia (antinomia dell'esperienza e del logo) si trovano a dover lottare contro un'imputazione di falsità. Giacché l'esperienza oppugna la verità del logo e il logo quella dell'esperienza».  Il sapere Una nuova concezione del sapere è alla base del pensiero di Bontadini che ne ribadisce l'origine nell'esperienza che però va intesa non più come risultato delle operazioni della ragione (razionalismo) o come ricezione passiva dei dati empirici (empirismo), ma come "presenza": mentre la gnoseologia contemporanea continua a concepirla nell'ambito di un dualismo dell'essere e del conoscere, correlando così il problema metafisico a quello del conoscere e facendo nascere la questione, di difficile soluzione, di quale correlazione possa esserci tra il pensiero e la realtà.  Ma ogni qual volta si considera ciò che si ritiene sia "al di là" del pensiero, questo inevitabilmente è nel pensiero, appartiene al pensiero stesso.  Quindi ogni esperienza come "presenza" è assoluta, perché non costruita, ed è totale, poiché ogni singolo fatto empirico fa parte di essa.  L'unità dell'esperienza Si arriva quindi alla concezione di "unità dell'esperienza" dove tra l'esperienza e il pensiero si sviluppa quel rapporto di circolarità che costituisce il sapere.  Ma secondo l'insegnamento di Parmenide l'essenza dell'esperienza è il divenire che si presenta come contraddittorio nella sua realtà di essere e di esistere inteso come opposto al non essere.  Come può il sapere allora basarsi su una struttura contraddittoria di essere e divenire?  «Il divenire si presenta cioè contraddittorio; anzi come la stessa incarnazione della contraddittorietà (l'identificarsi del positivo e del negativo), come la smentita alla suprema e immediata identità: l'essere è».  La soluzione in Dio creatore «L'ente, che è temporale in quanto empirico, è eterno in quanto divino».  La contraddizione insita nel divenire cioè può essere superata nell'esistenza di Dio creatore: «La contraddizione del divenire è superata con la dottrina della creazione, in quanto quella identificazione dell'essere e del non essere, che riscontriamo nell'esperienza, è ora vista come il risultato dell'azione dell'Essere», di Colui che crea dal non essere l'essere.  Ma l'essere poi non ricade, divenendo, nel nulla?  Non si può, risponde Bontadini, pensare assurdamente che l'essere sia distrutto dal nulla ma il mondo creato da Dio è diverso da Lui ma insieme coincide nella sua creazione non alterando la sua essenziale immutabilità.  La polemica con Emanuele Severino Emanuele Severino, traendo le conclusioni dalla concezione del suo maestro Bontadini nel 1964 in un saggio pubblicato su la Rivista di filosofia neo-scolastica (fasc. II) dal titolo Ritornare a Parmenide, eliminò ogni differenza tra l'immutabilità di Dio e quella del mondo soggetto al divenire per cui ogni cosa è eterna come è eterno Dio.  Rispose con toni duramente ironici Bontadini in un articolo dal titolo in greco antico Sozein ta fainomena (Salvare i fenomeni): «... io mi chiesi [...] con quale barba si trovi, nel mondo dell'essere, il mio alter ego immutabile. Giacché, da quando ero matricola venendo fino ad oggi, di barbe io ne ho cambiate molte centinaia. Ora, se poniamo che tutte sono immutabili, mi pare che non troverei abbastanza superficie sul mio corpoquello fissato per l'eternitàper fare posto a tutte».  Bontadini ribadì quindi la sua concezione del "principio di creazione" che permette di superare la contraddittorietà del divenire tramite l'azione creatrice di Dio: «in quanto quella identificazione dell'essere e del non-essere, che riscontriamo nell'esperienza, è ora vista come il risultato dell'azione dell'Essere (azione indiveniente dell'Essere indiveniente)».  Opere principali Saggio di una metafisica dell'esperienza, Milano, Vita e pensiero, 1938. Studi sull'idealismo. Serie prima (1923-1935), Urbino, A. Argalia, 1942. Dall'attualismo al problematicismo. Studii sulla filosofia italiana contemporanea, Brescia, La scuola, 1945. Studi sulla filosofia dell'età cartesiana, Brescia, La scuola, stampa 1947. Dal problematicismo alla metafisica. Nuovi studi sulla filosofia italiana contemporanea, Milano, Marzorati, 1952. Indagini di struttura sul gnoseologismo moderno. I. Berkeley, Leibniz, Hume, Kant, Brescia, La scuola, 1952. Il compito della metafisica, Bontadini e altri, Milano, Fratelli Bocca, 1952. Studi di filosofia moderna, Brescia, La scuola, 1966. Conversazioni di metafisica, 2 voll., Milano, Vita e pensiero, 1971. Metafisica e deellenizzazione, Milano, Vita e pensiero, 1975. Appunti di filosofia, Milano, Vita e pensiero, 1996.  88-343-3680-1 Note  G. Bontadini, Metafisica e de-ellenizzazione  G. Bontadini, Sull'aspetto dialettico della dimostrazione dell'esistenza di Dio in Conversazioni di metafisica, Milano, 1971, pag. 189.  G. Bontadini, Metafisica e deellenizzazione, pag.26  G. Bontadini, Saggio di una metafisica dell'esperienza  Espulso per le sue posizioni filosofiche dalla Cattolica di Milano, nel 1969.  Sembra qui tornare il Deus sive Natura di Spinoza  G, Bontadini, Sozein ta fainomena pag. 444  Ibidem, pag. 448  Giulio Goggi, Dal diveniente all'immutabile. Studio sul pensiero di Gustavo Bontadini, prefazione di Emanuele Severino, Venezia : Cafoscarina, 2003.  88-7543-007-1 Carmelo Vigna , Bontadini e la metafisica, Vita e Pensiero, Milano 2008. Paolo Pagani, L'Essere è Persona. Riflessioni su ontologia e antropologia filosofica in Gustavo Bontadini, Orthotes, Napoli-Salerno . Francesco Saccardi, Metafisica e parmenidismo. Il contributo della filosofia neoclassica, Orthotes, Napoli-Salerno . BONTADINI, Gustavo, in Enciclopedia Italiana,  3, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961. BONTADINI, Gustavo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Gustavo Bontadini  Gustavo Bontadini, in Il pensiero filosofico-religioso italiano del Novecento, Associazione Italiana di Filosofia della Religione. Gustavo Bontadini, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Filosofia Filosofo del XX secoloAccademici italiani Professore1903 1990 27 marzoMorti l'11 aprile Milano MilanoProfessori dell'Università degli Studi di MilanoProfessori dell'Università degli Studi di PaviaProfessori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

 

BONTEMPELLI --Massimo Bontempelli (Pisa), filosofo. Nato a Pisa nel 1946, dopo il conseguimento della laurea in filosofia del diritto, si dedica all'insegnamento negli istituti superiori, alla realizzazione di manuali scolastici di storia e filosofia e alla stesura di saggi di argomento storico, filosofico e politico. Storico di impostazione marxiana, e originale pensatore filosofico di orientamento neoidealista, realizza i suoi più importanti contributi imperniando lo studio dei processi storici attorno alla categoria di "modo di produzione". Tematizza con attenzione le strutture sociali entro i modi di produzione neolitico, nomade-pastorale, prativo-campestre, antico-orientale, asiatico, africano, mesoamericano, schiavistico, colonico, feudale e capitalistico, elaborando su queste basi una ricostruzione della genesi sociale dei fenomeni politici, filosofici e culturali. Rilevante è la sua interpretazione della figura storica di Gesù, ricostruita entro una totalità sociale a partire dalla analisi dell'economia pianificata del modo di produzione antico-orientale palestinese, sulla scorta di una prospettiva metodologica storico-scientifica nei confronti dei vangeli. Come storico della filosofia ha studiato in particolare il pensiero platonico, neoplatonico e la dialettica hegeliana. Come pensatore filosofico originale viene collocato da Costanzo Preve all'interno della corrente del neoidealismo italiano, essendo il suo pensiero fortemente influenzato dalla Scienza della Logica hegeliana. Bontempelli muove dalle profonde critiche al nichilismo contemporaneo e al relativismo antimetafisico per approdare ad un tentativo di rifondazione onto-assiologica degli orizzonti di senso dell'esistenza umana sulla scorta di una indagine della natura trascendentale dell'uomo, alla luce di un superamento della polarità dualistica empiria/trascendenza. Negli ultimi anni di vita si dedica alla critica serrata della sinistra politica e allo sviluppo del tema della decrescita.  Opere Manuali scolastici Storia:  Il senso della storia antica. Itinerari e ipotesi di studio. (2 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1978. Antiche strutture sociali mediterranee. (2 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1979. Storia e coscienza storica (3 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1983. Storia (3 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1984. [Per il triennio] Civiltà e strutture sociali dall'antichità al medioevo (2 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1984. Antiche civiltà e loro documenti (3 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1993. Civiltà storiche e loro documenti (3 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1994 Storia e coscienza storica. (nuova edizione, 3 voll.), con Ettore Bruni, Milano, Trevisini, 1998. [Per il triennio] Filosofia:  Il senso dell'essere nelle culture occidentali (3 voll.), con Fabio Bentivoglio, Milano, Trevisini, 1992. Il tempo della filosofia (3 voll.), con Fabio Bentivoglio, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici PRESS, . [riedito nel  in versione aggiornata dalle edizioni Accademia Vivarium Novum] Saggi e monografie Eraclito e noi, Milazzo, Spes, 1989. Percorsi di verità della dialettica antica, con Fabio Bentivoglio, Milazzo, Spes, 1996. Nichilismo, verità, storia, con Costanzo Preve, Pistoia, CRT, 1997. Gesù. Uomo nella storia, Dio nel pensiero, con Costanzo Preve, Pistoia, CRT, 1997. La conoscenza del bene e del male, Pistoia, CRT, 1998. La disgregazione futura del capitalismo mondializzato, Pistoia, CRT, 1998. Tempo e memoria, Pistoia, CRT, 1999. Filosofia e realtà. Saggio sul concetto di realtà in Hegel e sul nichilismo contemporaneo, con prefazione di Costanzo Preve, Pistoia, CRT, 2000. L'agonia della scuola italiana, Pistoia, CRT, 2000. Per conoscere Hegel. Un sentiero attraverso la foresta del pensiero hegeliano, Pistoia, CRT, 2000. Eraclito e noi. La modernità attraverso il prisma interpretativo eracliteo, CRT, 2000. Diciamoci la verità, "Koiné" n.6, Pistoia, CRT, 2000. Le sinistre nel capitalismo globalizzato, Pistoia, CRT, 2001. Un nuovo asse culturale per la scuola italiana, CRT, Pistoia 2001. L'arbitrarismo della circolazione autoveicolare, Pistoia, CRT, 2001. Il sintomo e la malattia. Una riflessione sull'ambiente di Bin Laden e su quello di Bush, con Carmine Fiorillo, Pistoia, CRT, 2001 [ristampato nel  dalla casa editrice Petite Plaisance] Diciamoci la verità, CRT, Pistoia 2001. Il respiro del Novecento. Percorso di storia del XX secolo. 1914-1945, Pistoia, CRT, 2002. Il mistero della sinistra, con Marino Badiale, Genova, Graphos, 2005. La Resistenza Italiana. Dall'8 settembre al 25 aprile. Storia della guerra di liberazione, Cagliari, CUEC, 2006. La sinistra rivelata, con Marino Badiale, Bolsena, Massari, 2007. Il Sessantotto. Un anno ancora da scoprire, Cagliari, CUEC, 2008. [ristampato nel ] Civiltà occidentale, con Marino Badiale, prefazione di Franco Cardini, Genova, Il Canneto, . Marx e la decrescita, con Marino Badiale, Trieste, Abiblio, . Platone e i preplatonici. Morale e paideia in Grecia, con Fabio Bentivoglio, introduzione di Antonio Gargano, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici PRESS, . Un pensiero presente. 1999-: scritti di Massimo Bontempelli su Indipendenza, Roma, IndipendenzaEditore Francesco Labonia, . Capitalismo globalizzato e scuola, con Fabio Bentivoglio, Roma, IndipendenzaEditore Francesco Labonia, . La sfida politica della decrescita, con Marino Badiale, prefazione di Serge Latouche, Roma, Aracne, . Gesù di Nazareth, con prefazione di Marco Vannini, Pistoia, Petite Plaisance, . Saggi in opere collettanee  Il respiro del Novecento, "Koiné" n.6, Pistoia, CRT, 1999  Metamorfosi della scuola italiana, "Koiné" n.4, Pistoia, CRT, 2000  Visioni di scuola. Buoni e cattivi maestri, "Koiné" n.5, Pistoia, CRT, 2000  Scienza, cultura, filosofia, "Koiné" n.8, con Lucio Russo e Marino Badiale, Pistoia, CRT, 2002. I cattivi maestri, in I Forchettoni Rossi, Roberto Massari, Bolsena, Massari, 2007. Note   Addio al professor Massimo Bontempelli, Il Tirreno.  Bontempelli individua, in diverse epoche, un feudalesimo ario, cinese, indiano, iranico del regno dei Parti, del Vicino Oriente islamico, del Ghana e infine il feudalesimo occidentale.   Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero (uaar.it)  Costanzo Preve, Ideologia italiana. Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia, Milano, Vangelista, 1993 (p. 201 sgg.)  Marxismo modo di produzione Costanzo Preve Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Massimo Bontempelli Opere di Massimo Bontempelli, .  Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero (uaar.it), su uaar.it. Ricordo filosofico di Massimo Bontempelli, di Luca Grecchi (Petiteplaisance.it) , su petiteplaisance.it. Per Massimo Bontempelli (alfabeta2.it), su alfabeta2.it. Un ricordo di Massimo Bontempelli, di Roberto Massari (Arianna Editrice), su ariannaeditrice.it. Un profilo di Massimo Bontempelli, di Costanzo Preve (YouTube), su youtube.com. Massimo Bontempelli, una vita semplice, una mente scintillante, di Fabio Bentivoglio, su ariannaeditrice.it. Le idee forti di Massimo Bontempelli, di Giulietto Chiesa (alternativa-politica.it), su alternativa-politica.it. 20 luglio  21 gennaio ). Il bene come processo possibile concreto: natura umana e ontologia sociale, di Claudio Lucchini (Università degli studi di Milano-Bicocca), su boa.unimib.it. Filosofia Categorie: Storici italiani del XX secoloStorici italiani del XXI secoloFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloSaggisti italiani del XX secoloSaggisti italiani Professore1946  26 gennaio 31 luglio Pisa PisaMarxistiInsegnanti italiani del XX secoloInsegnanti italiani del XXI secolo

 

BONVECCHIO: Claudio Bonvecchio (Pavia), filosofo. Laureatosi in Filosofia Teoretica presso l'Pavia inizia la sua carriera accademica come borsista, contrattista e ricercatore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della stessa Università.  Dal 1987 insegna "Filosofia della Politica" nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Palermo. Nello stesso ambito dottrinale insegna nel 1990 nell'Università degli Studi di Trieste sino al 2001. Da questo stesso anno è Professore di Filosofia delle Scienze Sociali nel Corso di Laurea di Scienze della Comunicazione della Facoltà di Scienze MM. FF. NN. dell'Università degli Studi dell'Insubria dove dal 2003 diviene vicedirettore del Dipartimento di Informatica e Comunicazione.  Claudio Bonvecchio è stato iniziato alla Massoneria presso la loggia del Grande Oriente d'Italia Cardano di Pavia nel 1992, dove ha ricoperto varie cariche. Dal 6 aprile  è Grande Oratore del Grande Oriente d'Italia in seno alla Giunta guidata dal Gran Maestro Stefano Bisi, nel  è stato eletto Gran Maestro aggiunto .  Dal 5 dicembre  è componente del Cda della Fondazione Luigi Einaudi Onlus.  Opere Particolarmente dedito agli studi sulla simbologia e sulla mitologia politica ha pubblicato numerose opere su questo argomento:  Immagine del politico. Saggi su simbolo e mito politico, Cedam, Padova, 1995; Imago imperii imago mundi, Cedam, Padova, 1997; L'ombra del potere. Il lato oscuro della società: elogio del politicamente scorretto (con C. Risi), Red, Como, 1998; Il nuovo volto di Ares o il simbolico nella guerra post moderna, Cedam, Padova, 1999; La spada e la coronaStudi di Simbolica politica, Barbarossa, Milano, 1999; Gli Arconti di questo mondo. Gnosi: politica e diritto, Edizioni Trieste, Trieste, 2000; Il pensiero forte, Settimo Sigillo, Roma, 2000; Apologia dei doveri dell'uomo, Terziaria, Milano, 2002; La maschera e l'uomo, Franco Angeli, Milano, 2002, Il coraggio di essere (con Boris Luban-Plozza), Dadò, Lugano, 2002; Europa degli Eroi Europa dei mercanti. Itinerari di ribellione, Settimo Sigillo, Roma, 2004; Inquietudine e verità, Giappichelli, Torino, 2004. Dove va l'idea di Tradizione, Settimo Sigillo, Roma, 2005; Il sacro e la cavalleria, Mimesis Edizioni, Milano, 2005; Esoterismo e Massoneria, Mimesis Edizioni, Milano, 2007; I Viaggi dei Filosofi, Mimesis Edizioni, Milano, 2008; La Filosofia del Signore degli Anelli, Mimesis Edizioni, Milano, 2008; Ripensare l'identità. Per una geopolitica dell'anima europea, Settimo Sigillo, Roma, 2009; Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. Un percorso nella post-modernità, ScriptaWeb, Napoli, ; La Magia e il SacroSaggi Inattuali, Mimesis Edizioni, . Eros come simbolo, AlboVersorio, Milano, . L'orologio dell'Apocalisse. La fine del mondo e la filosofia, curatela con Erasmo Silvio Storace, AlboVersorio, Milano, . Scritti in onore Simboli, politica e potere. Scritti in onore di Claudio Bonvecchio, Paolo Bellini, Fabrizio Sciacca ed Erasmo S. Storace, AlboVersorio, Milano ,  548.  9788899029586  Note  Università dell'Insubria[collegamento interrotto]  Grande Oriente d'Italia  Convegno a Matera: Europa, Libera muratoria, cultura  Claudio Bonvecchio scheda nel sito dell'Università degli Studi dell'Insubria. Filosofia Filosofo del XX secoloFilosofi italiani Professore1947 20 gennaio PaviaMassoni

 

Bordon: Giulio Cesare Scaligero o della Scala, latinizzato in Julius Caesar Scaliger (Riva del Garda), filosofo. Il suo vero nome era Giulio Bordon.  Di origine italiana, trascorse in Francia parte della sua vita, e la parte più fruttuosa della sua carriera. A dispetto del suo atteggiamento arrogante e incline alla polemica, era alta la sua reputazione tra i contemporanei, che lo giudicavano così distinto nel suo sapere e talento, che, secondo Jacques Auguste de Thou, nessuno degli antichi poteva essere collocato sopra di lui, e che l'età in cui visse non presentò nessun sapiente paragonabile a lui. Nelle proprie note biografiche, Scaligero si spaccia per un discendente del casato dei Della Scala (che furono, per 150 anni, i signori di Verona) e si dice nato nell'anno 1484 a Rocca di Riva, sulle rive del Lago di Garda. Era forse figlio di Niccolò della Scala, a sua volta figlio di Guglielmo.  Quando era dodicenne, il suo protettore, l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo, lo nominò tra i suoi paggi. Rimase per diciassette anni al servizio dell'imperatore, distinguendosi prima come soldato e poi come capitano. Ma non dimenticava di coltivare né le lettere, nelle quali aveva avuto come precettori alcuni tra i più eminenti studiosi del tempo, né le arti, che aveva studiato con considerevole successo sotto la direzione di Albrecht Dürer.  Partecipa alla battaglia di Ravenna Nel 1512, nella battaglia di Ravenna, in cui padre e suo fratello maggiore rimasero uccisi, mostrò grandi doti di coraggio, e in seguito ricevette i più alti onori della cavalleria dal suo imperiale cugino[non chiaro], che gli conferì con le proprie mani l'Ordine dello Speron d'oro, aumentato con il collare e l'aquila d'oro. Questa è stata l'unica ed elevatissima decorazione da lui ottenuta.  Lasciò la corte di Massimiliano I e, dopo un breve impiego presso un altro mecenate, il duca di Ferrara, decise di abbandonare la vita militare, e nel 1514 s'iscrisse come studente all'Bologna. Decise di prendere i voti, nell'aspettativa di diventare cardinale, e forse anche papa, se fosse riuscito a strappare dai veneziani il Ducato di Verona, del quale la repubblica aveva usurpato i suoi antenati. Ma, dal momento che restò secolare, abbandonò questi progetti e rimase all'università fino al 1519.  I seguenti sei anni li passò al castello di Vico Nuovo, in Piemonte, come ospite dei Della Rovere, all'inizio dividendo il suo tempo tra spedizioni militari in estate, e lo studio, principalmente della medicina e della storia naturale, in inverno, fino a che un forte attacco di gotta reumatica portò alla fine la sua carriera militare.  Diventa medico personale del vescovo di Agen Di conseguenza, da allora la sua vita divenne totalmente devota allo studio. Nel 1525 accompagnò, nel ruolo di medico personale, Antonio della Rovere, vescovo di Agen.  Pochi anni dopo la morte dello Scaligero, i nemici del figlio cominciarono a insinuare che egli non fosse un discendente della famiglia dei Della Scala, ma il figlio di Benedetto Bordone, un illustratore e maestro di liceo da Verona; che fosse stato educato a Padova, dove avrebbe ottenuto il titolo di medico; e che la storia della sua vita e delle sue avventure prima dell'arrivo ad Agen non fosse nient'altro che una trama di favole. Certamente, molte delle sue affermazioni non sono sostenute da alcun'altra prova se non le sue proprie dichiarazioni, e alcune di queste sono in contraddizione con fatti ben accertati (si veda sotto).  Trascorse quasi tutti i restanti trentadue anni della sua vita nella città di Agen, sotto la luce dei riflettori della storia contemporanea. Furono anni senza particolari vicissitudini, quasi senza incidenti; proprio in quegli anni, d'altra parte, egli raggiunse una fama così grande che dopo la sua morte, nel 1558, godeva d'una reputazione scientifica e letteraria tra le migliori in Europa. Pochi giorni dopo il suo arrivo ad Agen s'innamorò di un'incantevole orfanella di tredici anni, Andiette de Roques Lobejac. Gli amici della ragazza s'opposero al suo matrimonio con un avventuriero sconosciuto, ma nel 1528 egli aveva ottenuto tanto successo come medico che le obiezioni della famiglia furono superate, e a quarantacinqu'anni egli sposò Andiette, che era sedicenne. Il matrimonio si dimostrò un completo successo; fu seguito da ventinove anni di felicità coniugale quasi ininterrotta, e dalla nascita di quindici figli, tra i quali il famoso Giuseppe Giusto Scaligero.  Accusa di eresia Messo sotto accusa, per sospetti di eresia nel 1538, dei quali venne prosciolto dai suoi amici giudici (uno tra questi era Arnoul Le Ferron). Nello stesso periodo pubblica i suoi principali libri, che suscitano querele e critiche. Nel 1531 stampa la sua prima invettiva contro Erasmo da Rotterdam, in difesa di Cicerone e dei Ciceronianus. È un pezzo di invettiva vigorosa, che mostra, come in tutti i suoi scritti successivi, una sorprendente padronanza del latino, e una retorica brillante, anche se carica dell'abuso del volgare, che forse non inquadrava affatto la vera essenza dei ciceroniani di Erasmo.  Fu grande l'indignazione dello scrittore quando l'unica risposta che ricevette dal grande Erasmus era stata l'essere trattato con un silenzioso disprezzo (Erasmo pensava che questa sua opera fosse il lavoro di un suo nemico personale, Meander, che Erasmo credeva si nascondesse sotto lo pseudonimo di G.C.S.), e indusse Scaligero a scrivere una seconda invettiva (pubblicata nel 1536), più violenta e abusiva, con una maggiore auto-glorificazione, ma con meriti reali davvero inferiori rispetto alla prima. Questi discorsi venivano seguiti da un prodigiosa quantità di versi latini, che apparvero in volumi successivi nel 1533, 1534, 1539, 1546 e 1547; di questi, un critico amico, Mark Pattison, si sentì obbligato ad approvare il giudizio di Pierre Daniel Huet, che disse, "par ses poésies brutes et informes Scaliger a deshonoré le Parnasse" (per le sue poesie aspre e informi ha disonorato il Parnaso); nonostante questo, le numerose edizioni stampate di questi, mostrano come questi versi fossero grati non soltanto ai contemporanei, ma anche agli studiosi successivi. Un breve trattato sui versi comici De comicis dimensionibus (Lione, 1540) e un'opera De causis linguae Latinae (Ginevra, 1580), lo resero il primo grammatico latino che seguiva principi scientifici e che seguiva un metodo scientifico, e dunque, sono questi i suoi due unici lavori puramente letterari pubblicati in vita.   Frontespizio dell'edizione lionese dei Poetices libri septem (1561). I suoi Poetices libri septem (Ginevra e Lione 1561; Leyda 1581) apparirono dopo la sua morte. Con molti paradossi, con molte critiche ad altri autori che rasentano il disprezzo, e molte esibizioni di pura animosità personale (specialmente quando si riferiva a Étienne Dolet, arrivando a scrivere glosse sulla sua morte, piene di brutale malignità), eppure contenenti acute critiche basate sulla Poetica di Aristotele, "imperator noster; omnium bonarum artium dictator perpetuus", un trattato che divenne influente nella storia della critica letteraria. Come molti della sua generazione, Scaligero considerava Virgilio superiore ad Omero. La sua lode delle tragedie di Seneca il giovane sopra quelle dei greci influenzò sia Shakespeare che Pierre Corneille.  Opere filosofiche e scientifiche Ma è piuttosto come filosofo e uomo di scienza che Scaligero voleva essere giudicato. Definiva i suoi studi classici come un gradevole rilassamento da compiti più severi. Qualsiasi siano state le sue vere faccende nei suoi primi 40 anni di vita, sicuramente queste lo resero un osservatore accurato e ravvicinato, e lo avevano reso edotto di molti fenomeni curiosi e poco noti, che aveva pienamente registrato in una tra le più tenaci memorie della storia.  Il Dialogue de plantis e le Exercitationes I suoi scritti scientifici sono tutti sotto forma di commenti, e non è stato se non sino al suo settantesimo anno (con l'eccezione di un breve trattato sul De insomniis di Ippocrate) che sentì che uno qualsiasi di questi scritti fosse sufficientemente completo per essere dato alla stampa. Nel 1556 fa stampare il suo Dialogue sulle piante De plantis attribuito ad Aristotele, e nel 1557 le sue Exercitationes basata sul lavoro di Girolamo Cardano, De subtilitate.  Pubblicazioni postume: De causis plantarum e Storia degli animali Alla sua morte rimasero incompiute altre sue opere scientifiche, tra cui i commentari su Teofrasto De causis plantarum e la Storia degli animali di Aristotele, che vennero stampati postumi. Sono tutte opere contrassegnate da un dogmatismo arrogante, violenza nel linguaggio, e una costante tendenza all'auto glorificazione, stranamente combinate con autentiche conoscenze alquanto estese, accompagnate da ragionamenti acuti, corredate da osservazioni dei fatti e dei dettagli senza paragoni tra gli altri studiosi del tempo. In effetti, lui era soltanto il maggiore naturalista del Cinquecento, con tutti i limiti dell'epoca.  Anticipa il ragionamento induttivo del metodo scientifico. Non si può mettere in discussione che non abbia anticipato in qualche maniera il ragionamento induttivo del vero metodo scientifico, anche se i suoi studi di botanica non lo condussero, (come il suo contemporaneo Konrad von Gesner), a qualche forma di idea su un sistema naturale di classificazione; rigettò, inoltre, con estrema arroganza e violenza di linguaggio le scoperte di Niccolò Copernico. Rimase ancorato ai dogmi di Aristotele nella metafisica e nella storia naturale, così come a quelli di Galeno in medicina, anche se non rimase schiavo alla lettera dei loro testi o ai dettagli di entrambi. Scaligero dominava ampiamente e profondamente i loro principi, ed era capace di accorgersi quando i suoi maestri non erano coerenti con loro stessi. In molti aspetti corregge alcune dichiarazioni di Aristotele utilizzando i principi aristotelici.  Scaligero si trova in una fase del processo di evoluzione del sapere nella quale si tenta di armonizzare gli scritti dei classici con la realtà dei fatti che si riscontrano in natura, e il risultato finale è che i suoi lavori scientifici hanno un valore puramente storico. Le sue Exercitationes basate sul libro De subtilitate di Cardano (1551) è il libro che dà a Scaligero la sua notorietà come filosofo. Le numerose edizioni testimoniano la loro popularità all'epoca, e fino alla totale caduta finale delle vedute fisiche di Aristotele continuarono ad essere un libro di testo molto usato. Le Exercitationes sono rinomate per il loro sfoggio di una grande ricchezza di conoscenze enciclopediche, il vigoroso stile dell'autore nel sostenere le proprie tesi, e l'accuratezza delle sue osservazioni; allo stesso modo, come osservò Gabriel Naudé, i suoi lavori contengono più falle rispetto a quelle che lui stesso scoprì in Cardano. Charles Nisard scrive che questo suo lavoro sembra pesantemente fazioso, perché cerca di negare tutto quello che Cardano afferma e di affermare tutto quello che Cardano nega. Nonostante questo, Leibniz e Sir William Hamilton lo riconoscono come il migliore esponente della fisica e metafisica di Aristotele.  Giulio Cesare Scaligero morì nella città di Agen nel 1558.  Edizioni Iulius Caesar Scaliger, Poetices libri septem, Genevae, apud Ioannem Crispinum, 1561. Onorificenze Cavaliere dello Speron d'oronastrino per uniforme ordinariaCavaliere dello Speron d'oro Note  Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Scaligeri di Verona, Torino, 1835.  Oratio pro Cicerone contra Erasmum (Parigi 1531), nel quale liquidava Erasmo come un parassita letterario, un mero correttore di bozze  In queste Scaligero analizza il corretto stile di Cicerone e indica 634 errori commessi da Lorenzo Valla e i suoi predecessori umanisti  "Imperatore nostro, dittatore perpetuo di ogni buona qualità nelle arti".  Questo articolo (in alcune parti) incorpora testi provenienti dalla Encyclopædia Britannica (Undicesima Edizione, del 1911) una pubblicazione che attualmente si trova nel public domain mondiale.Catholic Encyclopedia: Julius Caesar ScaligerCorrespondents of Scaliger Julius Caesar Scaliger was the father of Josephus Justus Scaliger (1540-1609), who maintained a vast correspondence with European humanists and scholars, whose names are listed here. Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Scaligeri di Verona, Torino, 1835.  Luca Gaurico Giuseppe Giusto Scaligero Nostradamus Della Scala Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giulio Cesare Scaligero Collabora a Wikiquote Citazionio su Giulio Cesare Scaligero Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giulio Cesare Scaligero  Giulio Cesare Scaligero, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giulio Cesare Scaligero, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giulio Cesare Scaligero, su sapere.it, De Agostini. Giulio Cesare Scaligero, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Giulio Cesare Scaligero, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Giulio Cesare Scaligero, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giulio Cesare Scaligero / Giulio Cesare Scaligero (altra versione), . Giulio Cesare Scaligero, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Filosofia Letteratura  Letteratura Rinascimento  Rinascimento Categorie: Umanisti italianiFilosofi italiani del XVI secoloMedici italiani 1484 1558 23 aprile 21 ottobre Riva del Gardad AgenPersone legate all'BolognaScrittori in lingua latinaItaliani emigrati in FranciaCavalieri dello Speron d'oroUomini universali

 

BORELLI-D

 

BORRELI- Giovanni Alfonso Borelli Giovanni Alfonso Borelli (Napoli, 28 gennaio 1608Roma, 31 dicembre 1679) matematico, astronomo, fisiologo e filosofo italiano.  Borelli fu studioso poliedrico, promulgatore delle dottrine galileiane ed ebbe il merito di applicare il metodo matematico ai problemi di carattere biologico. Fu socio dell'Accademia del cimento e maestro di Marcello Malpighi e di Lorenzo Bellini.  Monumento funerario di Giovanni Alfonso Borelli. Alcuni studiosi ritengono che sia nato tra il 1598 e il 1599 da donna santagatina (Motta Sant'Agata di Reggio di Calabria).  La ricostruzione della sua biografia si basa sull'epistolario che Borelli ha tenuto con Vincenzo Viviani, Alessandro Marchetti (suo discepolo all'Pisa), Antonio Magliabechi e Marcello Malpighi. Malpighi introdurrà anche delle informazioni riguardanti Borelli nella sua autobiografia. Grazie a questi riferimenti è possibile affermare che Giovanni Alfonso Borelli nacque il 28 gennaio 1608 e fu battezzato con il nome di Giovanni Francesco Antonio. Il padre di Borelli, Miguel Alonzo, secondo il contributo dei personaggi prima menzionati, era un semplice soldato di fanteria del presidio spagnolo distaccato al Castel Nuovo di Napoli, mentre la madre era una umile popolana. Circa i suoi natali è inoltre insistita una maldicenza forse priva di fondatezza che ne attribuiva la paternità a Tommaso Campanella, a quel tempo esiliato al Castel Nuovo di Napoli. Anche l'origine napoletana è stata messa in discussione, in particolare è stata ipotizzata la nascita di Borelli a Messina, che potrebbe però essere la città natale del fratello minore.  Nel 1614 il padre di Borelli, Alonzo, fu processato, forse per aver favorito la fuga del Campanella, e fu condannato alla pena capitale, che gli fu poi commutata nell'esilio a Roma. Questo ultimo sarà il luogo dove Borelli effettuerà i suoi studi diventando anche allievo di Benedetto Castelli.  Borelli insegnò matematica prima a Messina nel 1649 e poi a Pisa nel 1656 dove fondò l'Accademia degli Investigandi. Nel 1674 si ritirò a Roma dove visse sotto la protezione di Cristina di Svezia e dove fondò nel 1677 l'Accademia dell'Esperienza conosciuta anche come Accademia di Fisica-Matematica. Sempre a Roma incontra Vitale Giordano di cui diventa amico.  Roma (1614-1635) Circa la data del trasferimento a Roma di Borelli ci sono dei dubbi. Secondo Francesco Puccinotti Borelli si sarebbe trasferito non nel 1614, ma più tardi, ovvero successivamente al conseguimento della laurea in medicina. Anche su questa laurea sono stati espressi dei dubbi, ma la si deve credere quasi certa se si considera la competenza che Borelli dimostra nelle sue opere mediche; è da considerare anche che nell'ultimo periodo della sua vita divenne medico della regina Cristina di Svezia. A Roma frequentò le lezioni di idrodinamica dell'abate Benedetto Castelli. Castelli godeva di una notevole fama e fu certamente in quell'occasione che Borelli cominciò ad appassionarsi alla fisica e, in particolare, alla meccanica classica. Chiaramente questo periodo fu decisivo per il suo indirizzo culturale in quanto gli permise di elaborare quella metodologia di pensiero grazie alla quale lascerà impresso il suo nome nella storia. Borelli infatti utilizza l'applicazione della matematica della meccanica e del metodo sperimentale, proprio della scuola galileiana, per risolvere i problemi biologici.  Messina (1635-1656) Nel 1635 Borelli fu chiamato dal senato accademico dell'Messina, grazie in parte alla raccomandazione del Castelli, al fine di occupare la nuova lettura de matematiche. L'Messina lo tenne in gran conto e gli fornì i mezzi per viaggiare e mettersi in contatto con i professori delle altre università. Grazie al suo lavoro, nel 1646, Borelli pubblicò la risoluzione di alcuni problemi geometrici di Pietro Emanuele Nel 1647-1648, scoppiò una epidemia in Sicilia che diede l'occasione a Borelli di scrivere la sua prima opera da medico. L'opera intitolata cagioni delle febbri maligne in Sicilia negli anni 1647-1648 venne pubblicata/ripubblicata a Cosenza nel 1649 in omaggio all'amico Tommaso Cornelio. La precisione con la quale Borelli trattò questo problema confermano ulteriormente che egli già in precedenza aveva raggiunto notevoli conoscenze mediche.  Pisa (1656-1667) Nella primavera del 1656 Borelli lasciò Messina al fine di occupare la cattedra di matematica all'Pisa, conferitagli dal Granduca Ferdinando II. Il 19 marzo dello stesso anno tenne la sua prima lezione pisana ma con scarso successo. Non passò molto tempo però che quegli stessi allievi dovettero ricredersi sulle qualità del maestro. Tra i suoi più illustri discepoli, merita di essere citato Alessandro Marchetti. Il soggiorno pisano si rivelò di grandissima importanza al fine di plasmare l'orientamento scientifico di Borelli, che già alla scuola del Castelli si era andato rafforzando. Per sottolineare l'importanza del soggiorno pisano è giusto considerare che il territorio di Pisa ha visto passare i più illustri medici del tempo: Andrea Vesalio nel 1543, Realdo Colombo nel 1546, Andrea Cesalpino nel 1581, Galileo Galilei infine che era stato a Pisa per conseguire il titolo di dottorato, ma poi finì per insegnare matematica. Sebbene tra i medici appena nominati Galileo possa sembrare estraneo al loro campo non bisogna escluderlo del tutto. La tradizione galileiana infatti traeva nuove risorse grazie alla fondazione dell'Accademia del Cimento che ha costituito un evento di notevole importanza per l'evoluzione del progresso scientifico. Della suddetta accademia fecero parte: Vincenzo Viviani, Carlo Roberto Dati, Alessandro Segni, Francesco Redi, Evangelista Torricelli, Antonio Oliva (di Reggio Calabria), Giovanni Alfonso Borelli. Il motto di questa accademia era: provando e riprovando, ancora conosciuto ai giorni nostri. Con l'accademia del Cimento viene dato credito al metodo sperimentale galileiano in contrapposizione al principio di autorità del metodo aristotelico. Borelli diede un contributo notevole a ogni importante esperienza dell'accademia. Giovanni Targioni Tozzetti si riferisce a lui come uno dei maggiori luminari dell'accademia.  Nel 1658 Borelli pubblicò l'opera l'Euclides restitutus, di notevole importanza matematica, successivamente si dedicò alla traduzione del Dei conici di Apollonio, voluta da principe Leopoldo. Nel 1661 Pisa si presentò come il teatro di una epidemia di febbri. Borelli studiò questo nuovo morbo e ne fece una descrizione in alcune lettere che inviò a Marcello Malpighi. Nel 1664 pubblicò il De rerum usu, completando le osservazioni anatomiche del Bellini L. con delle osservazioni fisiologiche. Sempre nel 1664 si occupò anche di astronomia, in particolare della cometa che era apparsa a dicembre di quell'anno. Nel 1666 nel Theoricae medieorum planetarum ex causis phisicis deductaem si interessò del movimento dei satelliti di Giove. Borelli, parallelamente alle esperienze di matematica e fisica, si occupò di anatomia e soprattutto di fisiologia. Queste ultime esperienze gli saranno di estremo aiuto per la successiva elaborazione del De motu animalium. Sia l'anatomia che la fisiologia compiono in questi momenti dei progressi significativi, soprattutto grazie all'applicazione del metodo sperimentale alla fisiologia (William Harvey con la dimostrazione della circolazione del sangue). In questo periodo storico l'intento principale è quello di abbandonare il cieco empirismo al fine di porre le basi di quella che sarà la medicina moderna. Sotto questi auspici nasceva, grazie anche a Borelli, un nuovo movimento, la scuola iatromeccanica che agli inizi veniva anche chiamata scuola iatromatematica. Tuttavia, già nel 1665 sorgevano i primi dissidi e le primeinimicizie tra gli accademici del Cimento; Borelli era in dissidio soprattutto con Vincenzo Viviani, per cui cominciava a maturare il convincimentodi ritornare a Messina. Il 18 marzo 1667, Borelli scrive al Principe Leopoldo e manifesta l'intenzione di lasciare Pisa adducendo il pretesto della salute. La partenza di Borelli dispiacque al Principe Leopoldo, il quale tuttavia non lo privò della sua stima. Secondo Francesco Redi, Borelli si pentì di aver lasciato Pisa. Con il ritorno a Messina si chiudeva la fase più feconda di risultati nella vita di Borelli.  Messina (1667-1674) Il ritorno di Borelli a Messina fu molto gradito dai cittadini di questa città, grazie sia al ricordo che avevano conservato e sia per la fama che Borelli aveva conquistato in Toscana. Nella città sicula, Borelli riprese l'attività di docente impegnandosi sullo studio dei fenomeni riguardanti l'astronomia e la fisiologia; nel 1669 pubblicò le Osservazioni intorno alle virtù ineguali degli occhi. Sempre nel 1669, fu incaricato dalla Royal Society di Londra per studiare l'eruzione dell'Etna. Alla descrizione dell'eruzione del vulcano fatta da Borelli si interessò anche il Principe Leopoldo.  Durante il soggiorno messinese, Borelli frequentò la casa del Visconte Ruffo, luogo nel quale, a quanto sembra, si cospirava contro il regime spagnolo. Questa attività cospiratrice culminò nella congiura del 1674 la quale, oltre a non provocare nessuna alterazione nella situazione politica, ebbe conseguenze disastrose per la cultura dell'isola. Borelli, per le sue idee e per il suo operare in nome della libertà e dell'indipendenza, fu accusato di ribellione e dovette espiare la sua colpa a Roma, un territorio non dominato dalla corona spagnola.  Roma (1674-1679) Borelli, esule e povero, raggiunse Roma nel 1674. Il poco avere che era riuscito a portare con sé gli fu derubato da un servo infedele. Malgrado queste tristi condizioni, egli non abbandonò l'attività intellettuale, anzi riprese lo studio al fine di portare a termine la sua più grande opera, il De motu animalium. Fortunatamente il Borelli incontrò a Roma la regina Cristina di Svezia, la quale avrebbe poi patrocinato la pubblicazione della sua opera capitale. A causa delle condizioni economiche in cui versava, Borelli dovette accettare l'ospitalità offertagli da B. Carlo Giovanni di Gesù nella sua casa di San Pantaleo. Il De motu animalium rappresenta il suo ultimo grande contributo per la conoscenza scientifica infatti, mentre lavorava su questa opera, fu colpito dalla malattia, probabilmente polmonite, che lo avrebbe condotto alla morte il 31 dicembre 1679. Prima di morire, Borelli, raccomandò la pubblicazione del De motu animalium a B. Carlo Giovanni di Gesù. L'edizione completa del De motu animalium porta la data: Romae idibus Augusti 1680.  Studi Fisiologia Magnifying glass icon mgx2.svg De motu animalium. L'opera più conosciuta del Borelli è il trattato De Motu Animalium (1680), uscito postumo, con il quale cercò di spiegare il movimento del corpo animale basandosi su principi meccanici, tentando di estendere all'ambito biologico il metodo di analisi geometrico-matematica elaborato da Galileo in ambito meccanico e per il quale si guadagnò il titolo di padre della iatromeccanica.  Astronomia Borelli si occupò anche di astronomia, elaborando una teoria generale sul moto dei pianeti, seppure limitatamente ai satelliti di Giove. Si suppone che la decisione di limitare lo studio a tali corpi fosse stata dettata dall'opportunità di non andare in contrasto con le teorie geocentriche imposte dalla Chiesa. Nel suo studio Theoricae mediceorum planetarum, sostiene che tutti i satelliti abbiano una naturale tendenza ad avvicinarsi a Giove, mentre la loro orbita circolare intorno ad esso li spingerebbe ad allontanarsene. Le forze contrapposte si equilibrerebbero: l'attrazione verso Giove sarebbe costante mentre la spinta contraria sarebbe inversamente proporzionale alla distanza dei satelliti da Giove. Borelli giustifica il moto delle orbite e la loro forma ellittica come una combinazione di forze tra "l'attrazione dei raggi solari" e i "raggi motori" originati da Giove.  Giovanni Alfonso Borelli, continuando i tentativi di Galileo sulla misurazione della velocità della luce, eseguì un esperimento utilizzando un sistema di specchi riflettenti sulla distanza tra Firenze e Pistoia, circa 35 km. Questo metodo fu poi ripreso dal francese Armand Hippolyte Fizeau che, nel 1849, riuscì a valutare una velocità di 283.000 km/s, molto vicino alla misura esatta.  Opere  Frontespizio di Euclides restitutus di Giovanni Alfonso Borelli (Pisa, 1658) Elenco parziale:  Cagioni delle febbri maligne in Sicilia negli anni 1647-1648. Della cagioni delle febbri maligni. (Pisa 1658) Euclides restitutus, sive prisca geometriae elementa, brevius, & facilius contexta. (Pisa 1658) De Renum usu Judicium. (Strasburgo 1664) Lettera del movimento della cometa apparsa il mese di dicembre del 1664 a Pisa. (1665) Theoricae mediceorum planetarum ex causis phisicis deductae. (Pisa 1666) De Vi Percussionis, et Motionibus Naturalibus a Gravitate Pendentibus. (Bologna 1667) (Leida 1686) Osservazioni intorno alle virtù ineguali degli occhi. (Messina 1669) Meteorologia Aetnea, seu historia et methereologia incendi Aetnei anni 1669. (Reggio Calabria 1670) De motionibus naturalibus a gravitate pendentibus. (Bologna 1670) De Motu Animalium. 1ª parte (Roma 1680) ; 2ª parte (Roma, 1681) Note  Fra i quali D. Rotundo  Derenzini T.Alcune lettere di Borelli ad Alessandro Marchetti.1959, 224-243  Gaizo M.Alcune lettere di Giovanni Alfonso Borelli, dirette una a Malpighi, le altre a Magliabechi. Napoli, 1886  Capparoni P.Sulla patria di Giovanni Alfonso Borelli. Rivista storica, scientifica, medica, 1931, 53-63.  Capparoni P.Sulla patria di Giovanni Alfonso Borelli. Rivista storica, scientifica, medica, 1931, 57-63.  Barbensi G.Borelli. Collana di vita di medici e naturalisti celebri, Trieste, 1947.  Gaizo M.L'opera scientifica di Giovanni Alfonso Borelli e la scuola di Roma nel secolo XVII.1909, 152-207.  Gaizo M.L'opera scientifica di Giovanni Alfonso Borelli e la scuola di Roma nel secolo XVII.1909, 275-307.  Barbensi G.Borelli. Collana di vita di medici e naturalisti celebri. Trieste, 1947.  Derenzini T.Alcune lettere di Borelli ad Alessandro Marchetti.  Derenzini T.Giovanni Alfonso Borelli, fisico: Celebrazione dell'Accademia del Cimento nel tricentenario della fondazione (19 giugno 1957), Pisa, 1958, 35-42.  Derenzini T.Giovanni Alfonso Borelli, fisico: Celebrazione dell'Accademia del Cimento nel tricentenario della fondazione (19 giugno 1957), Pisa, 1958, 43-45  Belloni L.Dal Borelli al Malpighi.1967.  Koyré A.La mécanique céleste de Giovanni Alfonso Borelli. Rivista Storica, Scientifica, 1952.  Pazzini A.La medicina nella storia, nell'arte, nel costume. 1970.  Derenzini T.Giovanni Alfonso Borelli, fisico: Celebrazione dell'Accademia del Cimento nel tricentenario della fondazione (19 giugno 1957), Pisa, 1958, 52-56.  Gaizo M.L'opera scientifica di Giovanni Alfonso Borelli e la scuola di Roma nel secolo XVII.1909..  Capparoni P.Sulla patria di Giovanni Alfonso Borelli. Rivista storica, scientifica, medica, 1931.  J. L. E. Dreyer, Storia dell'astronomia da Talete a Keplero, traduzione di Libero Sosio, Milano, Feltrinelli, 1977.  F. Savornian, Da Leonardo a Marconi, Milano, Hoepli119.  Bernoulli J.Opera Omnia. Lausanae, (1742). Barbensi G.Borelli. Collana di vita di medici e naturalisti celebri.(1947), Trieste. Barbensi G.Di una diversa soluzione di un problema di meccanica muscolare da parte di due medici matematici. Rivista Storica, Medica, Scientifica. (1938), Siena. Baldoni N.Introduzione a Giovanni Borelli Vico.(1961), Milano. Capparoni P.Sulla patria di Giovanni Alfonso Borelli. Rivista storica, scientifica, medica (1931). Caprariis E.Considerazioni sulle vedute neurofisiologiche di Hermann Boerhaave. Caprariis E.Spunti di neurofisiologia nel De Motu Animalium di Giovanni Alfonso Borelli (1608-1679). (1969-1970). Derenzini T.Giovanni Alfonso Borelli, fisico: Celebrazione dell'Accademia del Cimento nel tricentenario della fondazione (19 giugno 1957).(1958), Pisa. Derenzini T.Alcune lettere di Borelli ad Alessandro Marchetti. (1959). Franceschini P.L'apparato motore nello studio di Borelli e di Stenone. Rivista storica, medica, scientifica, (1951). Gaizo M. DelL'opera scientifica di Giovanni Alfonso Borelli e la Scuola di Roma nel secolo XVII. Memoria della pontificia Accademia Romana dei Nuovi Lincei, (1909). Gaizo M. DelAlcune lettere di Giovanni Alfonso Borelli, dirette una a Marcello Malpighi, le altre ad Antonio Magliabechi.(1886), Napoli. Alexandre KoyréLa mécanique céleste de Giovanni Alfonso Borelli. Rivista Storica, Scientifica, (1952). Alexandre Koyré, La rivoluzione astronomica. Copernico, Keplero, Borelli.Feltrinelli.(1966), Milano. Pazzini A.La medicina nella storia, nell'arte, nel costume. (1970). Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto licenza Creative Commons CC-BY-3.0  Iatromeccanica Micrometro di Galileo Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giovanni Alfonso Borelli Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Alfonso Borelli  Giovanni Alfonso Borelli, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Favaro, Giovanni Alfonso Borelli, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Alfonso Borelli, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Ugo Baldini, Giovanni Alfonso Borelli, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Alfonso Borelli, su MacTutor, University of St Andrews, Scotland. Giovanni Alfonso Borelli, su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State University.  Opere di Giovanni Alfonso Borelli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Alfonso Borelli, .  Stefania Montacutelli, Giovanni Alfonso Borelli, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Scienze, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .Astronomia  Astronomia Biografie  Biografie Matematica  Matematica Medicina  Medicina Categorie: Matematici italiani del XVII secoloAstronomi italianiFisiologi italiani 1608 1679 28 gennaio 31 dicembre Napoli RomaProfessori dell'Pisa

 

BORSA Matteo Borsa  Matteo Borsa (Mantova, 1751Mantova, 18 gennaio 1798) saggista, critico letterario e filosofo italiano. Matteo Borsa nacque a Mantova nel 1751, figlio di una cugina dell'abate Saverio Bettinelli, celebre studioso che costituì sempre per Borsa un importante punto di riferimento. Dopo aver studiato a Verona presso il collegio dei Gesuiti e a Reggio Emilia nel collegio dei preti secolari, intraprese studi di medicina all'Bologna. Gli interessi del Borsa, in realtà, erano di stampo prettamente letterario e filosofico, come aveva già avuto modo di dimostrare durante gli studi dell'adolescenza. La scelta del percorso universitario fu imposta dal padre, ma il giovane ottenne comunque la laurea e pubblicò anche due testi di argomento medico, I fisiologi e Gli empirici.  Anche negli anni dell'università, Borsa non trascurò la passione per le umane lettere e per la filosofia, cui si dedicò in maniera pressoché esclusiva dal 1776, quando tornò a Mantova, trascorrendovi un'esistenza ritirata e segnata da una salute cagionevole. Nominato, forse grazie all'interessamento di Bettinelli, segretario dell'Accademia mantovana, pubblicò nel 1784 Del gusto presente in letteratura italiana, saggio scritto in risposta a un quesito posto dalla medesima Accademia. Negli anni successivi il Borsa tornerà sull'opera fino a darne alla luce un'edizione ampliata e modificata con il nuovo titolo I vizi più comuni e osservabili del corrente gusto italiano in belle lettere (1795).  La dissertazione del 1784 sosteneva essersi incarnata la corruzione del gusto in tre diversi aspetti; il « neologismo straniero », il « filosofismo enciclopedico » e la « confusione dei generi ». Nel 1785 Melchiorre Cesarotti difese posizioni opposte a quelle del Borsa nel Saggio sulla filosofia del gusto e nel Saggio sopra la lingua italiana, inserendosi in un dibattito molto acceso soprattutto nell'Italia settentrionale. L'opera dell'accademico mantovano costituì un punto di riferimento importante, come afferma Dionisotti, il quale ricorda anche che « la fortuna in Italia della parola neologismo deriva dalla dissertazione di Matteo Borsa Del gusto presente in letteratura italiana, apparsa a Venezia nel 1784 ».  Ricoprì dal 1783 l'incarico di professore di logica e metafisica nel ginnasio di Mantova e mantenne sempre uno stretto rapporto con Bettinelli, di cui sposò oltretutto una nipote. Visse poi assieme alla moglie e all'abate, dopo che il padre lo aveva cacciato di casa per « scontentezze domestiche ».  Tra le opere del Borsa vanno inoltre ricordati due saggi  problemi estetici in relazione alla musica e alla danza, argomenti cui lo studioso mantovano si era interessato nel periodo universitario. Si cimentò inoltre nella composizione di una tragedia, l'Agamennone e Clitennestra, pubblicata a Venezia nel 1786.  Opere La musica imitativa, 1781 I balli pantomimi, 1783 Del gusto presente in letteratura italiana, Venezia, Palese, 1784 Agamennone e Clitennestra, Venezia, Zatta, 1786 I vizi più comuni e osservabili del corrente gusto italiano in belle lettere, 1795 Note  C. Dionisotti, Venezia e il noviziato di Foscolo, in Appunti sui moderni, Bologna, il Mulino, 198839.  Si veda, per la biografia, E. Bigi, Nota introduttiva a Matteo Borsa, in Critici e storici della poesia e delle arti nel secondo Settecento, Milano-Napoli, 1955695.  Emilio Bigi, « Nota introduttiva » a Matteo Borsa, in Critici e storici della poesia e delle arti nel secondo Settecento (in La letteratura italiana. Storia e testi,  44, tomo IV), Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, 1955,  695–705. Emilio Bigi, Tra classicismo e preromanticismo: Matteo Borsa, in Poesia e critica tra fine Settecento e primo Ottocento, Milano, Cisalpino-Goliardica, 1986,  223–238.  R. Amaturo, Borsa, Matteo, DBI, su treccani.it. 100177659 I0000 0001 1827 8439 97877333  cb10263290t  CERL cnp01304847  Identitieslccn-n97877333 Biografie  Biografie:  di   biografie Categorie: Saggisti italiani del XVIII secoloCritici letterari italianiFilosofi italiani Professore1751 1798 18 gennaio Mantova Mantova

 

BOTERO: Giovanni Botero (Bene Vagienna), filosofo. Autore del trattato Della Ragion di Stato, in dieci libri, stampato a Venezia nel 1589, e delle Relazioni universali, un trattato di geografia politica.   Della ragion di stato, 1589 Nato in una famiglia di modeste condizioni economiche, all'età di 15 anni entrò nel collegio dei Gesuiti di Palermo; fu poi in varie case dell'Italia centrale, fra cui nel Collegio Romano dove ebbe come compagno di corso Roberto Bellarmino. Pur essendo stimato quale poeta in versi in latino, forse a causa di un carattere difficile e da una tendenza alla polemica, nel 1561 dovette interrompere gli studi a Roma e fu inviato come insegnante in località periferiche (ad Amelia e a Macerata). A Roma fu al servizio del giovane cardinale Federico Borromeo, del cui cugino, san Carlo, fu stretto collaboratore a Milano nel decennio precedente, impegnato nella riforma della diocesi, una volta uscito dalla Compagnia di Gesù nel 1580.  Morì all'età di 73 anni e fu sepolto a Torino nella chiesa dei Santi Martiri, retta dai gesuiti. La città di Torino, nel 1860, gli ha dedicato una via.  L'opera di Giovanni Botero Occorre tenere presente sin dall'inizio che Giovanni Botero s'impegna nella sua nota opera dal titolo emblematico di Ragion di Statodieci agili libri di circa 300 pagine, ove rimedita le tesi esposte nel suo De Regia Sapientiain quanto ritiene essenziale combattere il machiavellismo per poter riaffermare la stretta dipendenza di ogni potere politico dalla Religione e dalla Chiesa (fu segretario di Federico Borromeo) ed approfondire gli studi sulla "Ragion di Stato", principalmente al fine di individuare un pensiero politico-guida alternativo a quello cui si riferivano le tesi dei Riformatori (quello cioè di Machiavelli e di Bodin). La controriforma, dunque, necessitava di un suo punto di riferimento in materia di scientia civilis (teoria politica), come aveva già fatto presente Monsignor Minuccio Minucci.  Il fine e, per alcuni aspetti, il metodo di Giovanni Botero può solo apparentemente e prima facie, richiamare quelli del Secretario Fiorentino [Niccolò Machiavelli]: egli infatti considera lo stato come un dominio assoluto e stabile sui popoli, e la ragion di stato secondo lui altro non è che l'insieme di tutti i metodi ("i mezi") e gli strumenti necessari e opportuni per conservare e gestire questo dominio. Ma in realtà, sia la sostanza del suo pensiero politico, che lo scopo ultimo cui esso è indirizzato, sono decisamente divergenti, tanto che egli arriva a definire "rea e falsa" la Ragion di Stato machiavelliana e giunge a sostenere che il Principe, rispettoso dei precetti religiosi, non ha bisogno di leggere né Machiavelli né Tacito.  Si comprende, allora, come la differenza principale del pensiero di Botero rispetto a quello di Machiavelli consista nell'importanza assegnata alla morale e alla religione come strumenti di governo; l'uso spregiudicato della ragion di stato (di natura machiavelliana), da parte del governante, dev'essere cioè temperato dall'applicazione di virtù, quali la moderazione e la giustizia, e dalla considerazione non solo strumentale della religione. Ciò, infatti, conferisce allo stesso quella reputazione indispensabile per ottenere obbedienza dai sudditi. Egli, peraltro, afferma che solo «...i sudditi devoti e religiosi siano sudditi ubbidienti». In questo senso Botero propone una ferma lotta alle eresie, che comportano dissidi fra i sudditi; lo stato deve essere confessionale e la ragion di stato comprende, al suo interno, la garanzia dell'ortodossia religiosa, la cui curanella divisione boteriana delle funzioni dello Statospetta alla Chiesa. Ulteriore fondamentale differenza con il pensatore fiorentino è l'importanza che Botero dà all'economia e alla demografia come parametro per la misurazione della potenza di uno Stato. Egli, invero, non fu giurista e, conseguentemente, pose l'accento sull'interesse.  Pienamente conscio dell'importanza della variabile economica, Botero prende ad esempio la Spagna, incapace di promuovere manifatture e attività commerciali, come regno dalle risorse coloniali praticamente infinite, ma destinato ad essere relegato in secondo piano da Stati più dinamici nel campo dello sviluppo e della crescita dell'agricoltura e delle attività produttive interne. Nell'ambito della polemica antieuropea, che portò, tra l'altro, a un'elaborazione del concetto di civiltà in opposizione a ciò che è barbaro o selvaggio, Botero ha tratteggiato il processo di incivilimento come passaggio dall'idolatria alla coscienza religiosa cristiana, dalla pastorizia all'agricoltura, all'attività industriale e commerciale; è un processo che richiede, inoltre, il costituirsi di governi stabili e la promulgazione di leggi certe.  Opere Della ragion di stato, Venezia, Giovanni Giolito de Ferrari, Giovanni Paolo Giolito de Ferrari, 1589. 23 giugno . Delle cause della grandezza e magnificenza delle città, 1588 Relazioni Universali, 1591-1618 (riedita con aggiunte e correzioni fino all'edizione del 1618) I Capitani, Giovan Domenico Tarino, Torino, 1607. Edizioni moderne Ragion di Stato (testo della prima edizione del 1589), Chiara Continisio, Collana Biblioteca n.23, Roma, Donzelli, 1997,  978-88-7989-315-2.Collana Virgolette n.40, Donzelli, 2009,  978-88-60-36323-7. Le Relazioni universali (voll. I-II), Alice Blythe Raviola, Torino, Nino Aragno Editore, ,  978-88-8419-722-1. Delle cause della grandezza delle città, Romain Descendre, trad. A. De Vincentiis, Collana Cliopoli.Nuova serie, Roma, Viella, ,  978-88-6728-348-4. Della Ragion di Stato (edizione definitiva del 1598 con tutte le varianti del testo del 1589), Pierre Benedittini e Romain Descendre, Collana I Millenni, Torino, Einaudi, ,  978-88-06-22594-0. Delle cause della grandezza delle città, Claudia Oreglia, con un saggio di Luigi Firpo, Collana Biblioteca, Torino, Aragno, ,  978-88-8419-779-5. Le Relazioni universali (III: Parte V), Alice Blythe Raviola, Torino, Aragno, ,  978-88-841-9924-9. I Capitani, Alice Blythe Raviola, Collana Biblioteca, Torino, Aragno, ,  978-88-841-9903-4. Note  Massimo Firpo, Le relazioni universali. Enciclopedia del mondo, in Il Sole 24 Ore-Domenica, 27 dicembre 27.  Andreatta-Baldini , Storia del pensiero politicoda Machiavelli a Kant, Torino, Utet  Federico Chabod, Storia dell'idea d'Europa  Pietro Orsi, Saggio biografico e bibliografico su Giovanni Botero, Mondovì 1882; Carlo Gioda, La vita e le opere di Giovanni Botero, Milano 1895 (il  III contiene la 5ª parte delle Relazioni universali, il cui ms. andò distrutto, nel 1904, nell'incendio della biblioteca di Torino); Ernesto Bottero, Prudenza di Stato, o maniere di governo di Giovanni Botero, Milano 1896; Alberto Breglia, A proposito di Giovanni Botero "economista", in Annali di Economia, IV, i, Milano 1928,  87-128; Friedrich Meinecke, Die Idee der Staatsräson, Berlino-Monaco 1924; Roberto Almagià, Il primo scritto italiano di Oceanografia, in Bollettino della Società geografica italiana, 1905; Alberto Magnaghi, Le Relazioni universali di Giovanni Botero, e le origini della Statistica e dell'Antropogeografia, Torino 1906; Bruno Mayer, «Botero, Giovanni», in Vittore Branca , Dizionario critica della letteratura italiana, Torino, UTET,  I,  393–403, 1973. Chiara Continisio , Della ragion di Stato. Giovanni Botero, Roma, Donzelli, 1997.  88-7989-315-7 Chiara Continisio, Giovanni Botero, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Diritto, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Cosimo Perrotta, Giovanni Botero, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Economia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Robertino Ghiringhelli, Giovanni Botero, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Romain Descendre, Giovanni Botero, in Enciclopedia machiavelliana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giovanni Botero Collabora a Wikiquote Citazionio su Giovanni Botero Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Botero  Giovanni Botero, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Botero / Giovanni Botero (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giovanni Botero, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Giovanni Botero, su sapere.it, De Agostini. Giovanni Botero, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Luigi Firpo, Giovanni Botero, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Giovanni Botero, .  Relationi vniuersali di Giouanni Botero Benese diuise in quattro parti, Vicenza, 1595. V D M Compagnia di Gesù Filosofia Letteratura  Letteratura Categorie: Presbiteri italianiScrittori italiani del XVI secoloScrittori italiani del XVII secoloFilosofi italiani del XVI secoloFilosofi italiani Professore1544 1617 23 giugno Bene Vagienna TorinoSaggisti italiani del XVI secoloSaggisti italiani del XVII secoloScrittori cattoliciScrittori in lingua italianaFilosofi della politica

 

BOTTA: Vincenzo Botta (Cavallermaggiore) politico, accademico e scrittore italiano naturalizzato statunitense.  Vincenzo Botta nacque in Piemonte a Cavallermaggiore l'11 novembre 1818. Studiò presso la Torino e vi divenne professore di filosofia. Nel 1849 fu eletto nel Parlamento sabaudo, e nel 1850, in collaborazione con un altro deputato, Luigi Parola, fu incaricato di studiare il sistema educativo in Germania. La loro relazione sulle università e le scuole tedesche fu pubblicata quello stesso anno a spese del governo .  Nel 1853 Botta incontrò a Torino la scrittrice statunitense Anne Lynch, che si trovava in viaggio in Europa. Per rimanerle accanto, Botta si fece subito trasferire a New York con l'incarico di indagare il sistema scolastico pubblico americano. Trovò New York di suo gradimento, e vi si stabilì. Botta e Lynch si sposarono nel 1855 ed egli fu naturalizzato americano. I due formarono un collaudato sodalizio culturale. La loro casa divenne un rinomato salotto culturale, frequentato da molti dei più famosi autori, pittori e musicisti d'Europa e d'America. Mentre Anne Lynch continuò la sua attività letteraria, Botta dal 1856 al 1894 insegnò filosofia e italiano alla New York University, ricoprendo per molti anni la carica di direttore del dipartimento di lingua e letteratura italiana fino alla sua morte il 5 ottobre 1894.  Opere principali Del pubblico insegnamento in Germania. Studi, coautore Luigi Parola, Torino, Tip. G. Favale, 1851 Public instruction in Sardinia: an account of the system of education, and of the institutions of science and art in the Kingdom of Sardinia, Hartford, F.L. Brownell, 1858 A discourse on the life, character, and policy of count Cavour, New York, G. P. Putnam, 1862 Dante as philosopher, patriot, and poet, with an analysis of the Divina Commedia, its plot and episodes, New York, Scribner, 1865; nuova ed. 1886 An Historical Account of Modern Philosophy in Italy in Ueberweg's History of Philosophy from Thales to the Present Time, London, Hodder and Stoughton, 1872 Note  Questa è la data riportata in Virtual American Biographies e nella voce della Enciclopedia Italiana (riferimenti in ). Maria T. Zagrebelsky Prat nel Dizionario Biografico degli Italiani (sempre in ) lo fa nascere l'11 febbraio 1818.  Luigi Parola e Vincenzo Botta, Del pubblico insegnamento in Germania: studi, Torino, Tip. G. Favale, 1851  Virtual American Biographies, su famousamericans.net. 4 ottobre  5 ottobre ).  Vincenzo Botta, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vincenzo Botta, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Vincenzo Botta, .  Vincenzo Botta, su storia.camera.it, Camera dei deputati. Virtual American Biographies 21164870 I0000 0000 8100 2825 86095818 495/109726  Identitieslccn-n86095818 Biografie  Biografie Letteratura  Letteratura Categorie: Politici italiani del XIX secoloPolitici statunitensi del XIX secoloAccademici italiani del XIX secoloAccademici statunitensiScrittori italiani del XIX secoloScrittori statunitensi Professore1818 1894Nati l'11 novembre 5 ottobre Cavallermaggiore New YorkItaliani emigrati negli Stati Uniti d'AmericaAccademici italiani negli Stati Uniti d'AmericaFilosofi italiani del XIX secoloDeputati della II legislatura del Regno di Sardegna

 

BOTTIROLLI: Giovanni Bottiroli (Novi Ligure, 24 giugno 1951) è un filosofo e professore universitario italiano.   Professore di Teoria della letteratura, da molti anni, a Bergamo. Ha insegnato Retorica e Narrazione, Teoria dell’interpretazione, Estetica, in questa Università. Inoltre, è docente all’IRPA (Istituto di Ricerca di Psicoanalisi applicata), diretto da Massimo Recalcati.  È direttore della rivista “Comparatismi" (rivista della Consulta del SSD “Critica letteraria e Letterature Comparate”). Dal  è Presidente della Consulta di questo settore.  Fa parte del Comitato Scientifico di “Enthymema” e di “Symbolon”, e della Direzione di “L’immagine Riflessa”. Collabora alla rivista “Segnocinema”.  Pensiero Una filosofia della flessibilità Giovanni Bottiroli ha elaborato una nuova prospettiva filosofica che si ispira alla nozione di “flessibilità”, e che egli ha indicato con diverse espressioni: ragione flessibile, pensiero della Metis, pensiero strategico.  Questa prospettiva viene esposta nella forma più ampia e sistematica in La ragione flessibile () e La prova non-ontologica ().  Dalla filosofia alla letteratura (come modo di pensare) In Teoria dello stile la letteratura viene intesa come modo di pensare e ad essere privilegiato è il suo legame con la filosofia. Il legamenon privo di conflittualitàtra letteratura e filosofia richiede di essere analizzato mediante il concetto di stile, inteso sia come invenzione linguistica sia come “stile di pensiero”. Esemplare, da questo punto di vista, è l’analisi della “Lettera rubata” di Poe, proposta da Lacan negli Scritti (1966).  La teoria della letteratura In Che cos'è la teoria della letteratura. Fondamenti e problemi, la teoria della letteratura viene intesa come una disciplina ibrida che deve attingere alle teorie del linguaggio, alle teorie del desiderio e alle teorie dell’interpretazione, ispirandosi principalmente a tre fonti: Saussure, Freud, Heidegger.  L'interpretazione dei testi come conflictual reading L’interpretazione del testo è intesa come un conflictual reading capace di lasciare emergere la pluralità degli stili, il problema dell’identità del soggetto e le dinamiche del desiderio. Il suo orizzonte sono le estetiche conflittuali, a cuiin prospettive assai diversehanno contribuito Nietzsche e Heidegger, Freud e Lacan, ma anche Bachtin. Le riflessioni su questo tema sono confluite in diversi articoli tra cui Il desiderio “effrayant” di Julien Sorel. Un “conflictual reading” per un romanzo di formazione in “Enthymema”, 21, .  Opere Libri 1975 Parodia Milano: Scheiwiller (con prefazione di Cesare Segre) 1980 La contraddizione e la differenza. Il materialismo dialettico e la semiotica di Julia Kristeva, Giappichelli, Torino 1987 Interpretazione e strategia, Guerini e associati, Milano 1987 Retorica della creatività. Per l'interpretazione e la produzione di testi, Paravia, Torino 1990 Figure di pensiero. La svolta retorica in filosofia, Paravia, Torino 1993 Retorica. L'intelligenza figurale nell'arte e nella filosofia, Bollati Boringhieri, Torino 1995 Il reggicalze. Come l'abbigliamento diventò seduzione, Gribaudo, Torino 1997 Teoria dello stile, La nuova Italia, Firenze 2001 Problemi del personaggio (curatela), Bergamo University Press, Bergamo 2002 Jacques Lacan. Arte linguaggio desiderio, Bergamo University Press, Bergamo 2005 Le incertezze del desiderio. Scritti brevi su strategia e seduzione, Ecig, Genova 2006 Che cos'è la teoria della letteratura. Fondamenti e problemi, Einaudi, Torino  La ragione flessibile. Modi d'essere e stili di pensiero, Bollati Boringhieri, Torino  La prova non-ontologica. Per una teoria del Nulla e del “non”, Mimesis, Milano-Udine Voci di Enciclopedia Enciclopedia Einaudi: Eros (1978), Piacere (1980), Pulsione (1980), Soma/Psiche (1981) (quest’articolo in collaborazione con Guido Ferraro). Enciclopedia Treccani: Letteratura e psicoanalisi, in Appendice 2000 Manuale di letteratura italiana. Storia per generi e problemi (diretta da Franco Brioschi e Costanzo Di Girolamo): Il pensiero filosofico e scientifico e La prosa della filosofia e della scienza,  IV, 1996 ( 21-58 e 945-974) Letteratura europea (P. Boitani e M. Fusillo): Letteratura e psicoanalisi,  5,  399-417, UTET, Torino  Articoli di filosofia e di teoria della letteratura (una selezione) 1990 Bachtin, la parodia del possibile, in "Strumenti critici", 63,  147-66 1994 Il comico inesistente. I regimi figurali nell’opera di Calvino in “Calvino e il comico” (L. Clerici e B. Falcetto), Marcos Y Marcos 1996 Sinistra come "bêtise". Il problema degli attriti nel "Dono” di Nabokov in "Strumenti critici” 80, 1996 2001 Il comico delle articolazioni, in BarbieriBottiroliPerissinotto “Il Comico: approcci semiotici”, Documenti di lavoro 303-304-305, Centro Internazionale di Semiotica e Linguistica, Urbino 2001,  27-39 2002 Introduzione a Flaubert, L’educazione sentimentale, Einaudi, Torino,  V-XXI 2003 Un sogno di Raskolnikov, in “Nel paese dei sogni” (V. Pietrantonio e F. Vittorini), Le Monnier, Firenze 2003,  70-84 2004 La logica del diviso in "William Wilson" in Fantastico Poe (R. Cagliero, Ombre Corte, Verona) 2007 Non sorvegliati e impuniti. Sulla funzione sociale dell’indisciplina, in Forme contemporaneee del totalitarismo (Massimo Recalcati), Bollati Boringhieri, Torino 2007 Metaphors and Modal Mixtures in Metaphors (di Stefano Arduini), Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2008 L’identità modale nei romanzi di Kafka. Descrizione di un progetto di ricerca in “Cultura tedesca”, 35 2009 In principio era la bêtise, in Soggettivazione e destino. Saggi intorno al ‘Flaubert’ di Sartre (G. Farina e R. Kirchmayr), Bruno Mondadori, Milano  Ibridare, problema per artisti. Alcune tesi, in “Enthymema”, n.1,  154-163  Dalle somiglianze alle differenze di famiglia, in L’immagine riflessa, n.1-2,  181-2  L’inganno del cortile centrale. Interpretazione della “Phèdre” come testo diviso, in Ermeneutica letteraria, VIII  Introduzione a “La conversazione infinita” di M. Blanchot, Einaudi, Torino  Lost in styles. Perché nel cognitivismo non c’è abbastanza intelligenza per capire l’intelligenza figurale, in “Lo sguardo”, 17 153-193  Il perturbante è l’identità divisa. Un’interpretazione di “Der Sandmann” in Enthymema, 12,  205-229  The possibility of not coinciding with oneself: a reading of Heidegger as a modal thinker, in The Italian Psychoanalytic Annual, /10,  133-149, Cortina Editore  Le parole uccidono le cose oppure altre parole? Il linguaggio come perdita e come articolazione agonistica in Per Enza Biagini (A. Brettoni, E. Pellegrini, S. Piazzesi, D. Salvadori), Firenze University Press, Firenze  Liberatore e incatenato: le aporie di Dioniso (e del dionisiaco) da Euripide a Nietzsche in Enthymema, XIV,  51-81  Return to literature. A manifesto in favour of theory and against methodologically reactionary studies (cultural studies etc.) in “Comparatismi”, 3,  1-37  What is alive and what is dead in Jakobson. From codes to styles in Roman Jakobson, linguistica e poetica (E. Esposito, S. Sini e M. Castagneto), Ledizioni, Milano ,  213-220  Il desiderio “effrayant” di Julien Sorel. Un “conflictual reading” per un romanzo di formazione in Enthymema, 21,  134-151  Shakespeare e il teatro dell’intelligenza. Dagli errori di Bruto a quelli di René Girard in Metodo,  6, n. 1,  73-98  Il desiderio e i suoi destini: dal rapporto ai modi del rapporto, in A. Badiou, Il sesso l’amore (Federico Leoni e Silvia Lippi), Mimesis, Milano-Udine,  41-52  Sade e il desiderio di essere in “aut aut” 382 To be and not to be. Hamlet’s Identity, in Enthymema 23,  250-285  Heart of Darkness e la teoria lacaniana dei registri in Anglistica pisana, XIV, 1-2 ()  The Turn of the Screw. A tale that “turns” in Enthymema 24,  43-58 Articoli di cinema (una selezione) 2007 I registi sono alleati preziosi. Un'interpretazione di Mulholland Drive di David Lynch, in Segnocinema 144  Identità come identificazione (nei film e non negli spettatori), in “Imago”, 2  Joe, o le disavventure di una ninfomane (Nymphomaniac di Lars von Trier), in “Segnocinema” 196  Non infantilizzate, vi prego, Ingmar Bergman. Desideri senza magia in “Fanny e Alexander” in Segnocinema 214  L’arte è un lusso, la fiction una necessità. Žižek e Hitchcock, qualche anno dopo in “Segnocinema” 223-224 Recensioni Niccolò Scaffai, recensione a Che cos'è la teoria della letteratura? Fondamenti e problemi, in Allegoria, n. 55, 2007 Panella Giuseppe, recensione a Che cos'è la teoria della letteratura? Fondamenti e problemi, in Ermeneutica letteraria n. 3, 2007 Franzini Elio, recensione a La ragione flessibile, in “Enthymema”, n. IX,  412-414,  Dalmasso Gianfranco, recensione a La ragione flessibile, in “Rivista di Filosofia Neo-Scolastica”, 1,  240-245,  Carmello Marco, recensione a La prova non-ontologica, in “Enthymema”, n. XXV, 703-707,  Note  Giovanni Bottiroli (database Università degli Studi di Bergamo), su www00.unibg.it.  Docenti titolari di materiaIrpa Milano, su istitutoirpa.it.  Comparatismi. Rivista della Consulta di Critica letteraria e Letterature comparate, su ledizioni.it.  Enthymema, su riviste.unimi.it.  Curriculum Vitae , su unipa.it.  Elio Franzini, La ragione flessibile di Giovanni Bottiroli, in Enthymema, n. 9.  Marco Carmello, Giovanni Bottiroli "La prova non-ontologica. Per una teoria del nulla e del 'non' ", Enthymema, n. 25.  Giuseppe Panella, A proposito di Giovanni Bottiroli, "Che cos'è la teoria della letteratura", in Ermeneutica letteraria. Rivista internazionale, n. 3.  Niccolò Scaffai, Giovanni Bottiroli"Che cos'è la teoria della letteratura. Fondamenti e problemi", in Allegoria, n. 55.  Giovanni Bottiroli, Il desiderio "effrayant" di Julien Sorel, in Enthymema, n. 21.  Letteratura e psicoanalisi, su treccani.it. giovannibottiroli.it/it///www00.unibg.it/struttura/strutturasmst.asp?rubrica=1&persona=89&nome=Giovanni&cognome=Bottiroli&titolo=Prof. 59307684 I0000 0000 8138 7227  IT\ICCU\CFIV\053603 81043256  135880033  cb144625951   XX1744209   Identitieslccn-n81043256 Biografie  Biografie Letteratura  Letteratura Psicologia  Psicologia Filosofo del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1951 24 giugno Novi Ligure

 

BOTTONI Albertino Bottoni, Noto anche come Albertinus Bottonnus o Albertinus Bottoni o Albertini Bottoni (Padova, prima metà del CinquecentoPadova, 1º dicembre 1596), medico e filosofo italiano.  È stato uno dei grandi medici italiani del Rinascimento. La sua formazione avvenne nella città natale, dove si laureò in medicina e filosofia.  Dal 1555 divenne professore nell'Padova, dove insegnò in successione logica, medicina teorica straordinaria, medicina pratica e medicina teorica ordinaria. Introdusse l'uso del mercurio nella cura della sifilide. Fu rivale del medico padovano Ercole Sassonia, di cui tentò d'impedirne l'insegnamento.  I suoi contributi scientifici più importanti riguardano le funzioni dirette alla conservazione dell'individuo e della specie, quindi nutrizione, crescita e generazione, che definì tria suprema naturae munera.  Opere principali De vita conservanda, Padova, Iacobum Bozzam, 1582. De morbis mulieribus libri tres, Venezia, Paulum Meietum, 1585, 1588. Methodi medicinales duae, Francoforte, 1595. De modo discurrendi circa morbos, eosdemque curandi tractatos, Francoforte, 1607.  Castiglioni A., Storia della Medicina, II, Mondadori, Milano, 1948. De Renzi S., Storia della Medicina in Italia, III, Napoli, 1845. Gliozzi G., «Albertino Bottoni», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 13, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1971. Pazzini A., Storia della Medicina, I, Società Editrice Libraria, Milano, 1947.  Albertino Bottoni, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  77129132 I0000 0000 1289 4217 o161435  119627167  cb10463789b   Identitieslccn-no161435 Biografie  Biografie Medicina  Medicina Categorie: Medici italianiFilosofi italiani Professore1596 1º dicembre Padova PadovaPersone legate all'Università degli Studi di Padova

 

BOVIO: Giovanni Bovio (1837-1903).jpg Deputato del Regno d'Italia LegislatureXIII, XIV, XV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XX, XXI Sito istituzionale Dati generali Partito politicorepubblicano Titolo di studioLaurea ProfessioneDocente universitario, Pubblicista/Giornalista Giovanni Bovio (Trani, 6 febbraio 1837Napoli, 15 aprile 1903) filosofo e politico italiano, sistematizzatore dell'ideologia repubblicana e deputato al Parlamento del Regno d'Italia.   La casa natale di Giovanni Bovio a Trani Giovanni Scipione Bovio nasce a Trani da Nicola Bovio di Altamura, impiegato, e Chiara Pasquini.  Autodidatta, pubblica nel 1864 Il Verbo Novello, un poema filosofico scritto con intonazione enfatica. Fra i suoi scritti si ricordano la Filosofia del diritto, il Sommario della storia del diritto in Italia, il Genio, gli Scritti filosofici e politici, la Dottrina dei partiti in Europa, i Discorsi. Sotto il Ministero Minghetti, nel 1872, ottenne il pareggiamento della cattedra di Storia del Diritto all'Napoli e, nel 1875 consegui la libera docenza in Filosofia del diritto.  Bovio fu anche deputato alla Camera: nel 1876, con il subentrare della Sinistra costituzionale alla Destra, fu eletto nel collegio di Minervino Murge. Il suo atteggiamento, diversamente da quello dei suoi compagni che condividevano l'idea repubblicana, non fu incline all'astensionismo.  Nel 1880 Bovio sposò a Napoli Bianca Nicosia dalla quale ebbe due figli, Corso Bovio, così chiamato in onore agli italiani di Corsica sottomessi al dominio francese e Libero Bovio (1883-1942), poeta ed autore dei testi di molte celebri canzoni napoletane. Libero Bovio, a sua volta, fu il nonno dell'avvocato, giornalista e docente Libero Corso Bovio (1948-2007).  Napoli fu la sua città di adozione, dove morì il 15 aprile 1903. La città gli ha dedicato una piazza, che i napoletani continuano però a chiamare con l'antico nome di Piazza Borsa. La città di Firenze gli ha dedicato una strada. La città di Piombino gli ha intitolato la piazza sul mare più grande d'Europa, Piazza Bovio. La città di Teramo gli ha intitolato un importante viale. La città di Terni gli ha intitolato un intero quartiere che comprende tutta la zona est chiamato, appunto, Borgo Bovio.  «(Napoli) In questa casa morì povero e incontaminato Giovanni Bovio che meditando con animo libero l'Infinito e consacrando le ragioni dei popoli in pagine adamantine ravvivò d'alta luce il pensiero italico e precorse veggente la nuova età.»  (Epigrafe di Mario Rapisardi) Il pensiero  Targa in memoria di Bovio nella piazza di Napoli a lui dedicata  Passo Corese: targa, con testo attribuito a Giovanni Bovio, dedicata a Garibaldi Giovanni Bovio era sostanzialmente contrario alla monarchia. Come ideologo repubblicano, Bovio ebbe il motto "definirsi o sparire": palesò insomma ai repubblicani l'esigenza urgente di un'impostazione non confusa e non settaria, di una chiara direzione che spinse poi i repubblicani a definirsi in partito di moderno tenore.  Bovio stabilì per il Partito repubblicano nessi e prospettive nazionali ed europee.  Egli considera la monarchia come l'attuale realtà italiana. Ne segue che la repubblica è utopia, e Bovio si dichiara utopista. Nel suo pensiero la monarchia cadrà, proprio quando dovrà risolvere il problema della libertà. Serve comunque un lungo periodo perché la situazione monarchica si deteriori. Colma evidentemente di determinismo, la sua filosofia si definiva come naturalismo matematico.  Differentemente dalla teoria socialista, Bovio riteneva che il nuovo Stato a venire avrebbe avuto una "forma storica", non potendo dimensionarsi unicamente sulla base di azioni economiche. Bovio introduceva dunque una concezione formale dello Stato, che si sforzò di divulgare anche presso i ceti operai.  Fu molto considerato anche a Matera dove non si dimenticava peraltro che nella locale "scuola detta regia, fondata nel 1769 da Bernardo Tanucci, libero pensatore dei tempi suoi, quando era libertà contrastare alle pretensioni papali, fu insegnante di letteratura e di diritto Francesco Bovio, il quale intese queste dottrine nella libertà e per la libertà. Quell'insegnamento fu seme fecondo, e dalla sua scuola venne fuori la nobile schiera dei martiri del 1799, i cui militi rispondono ai nomi di Giovanni Firrao, Giambattista Torricelli, Fabio Mazzei, Liborio Cufaro, Antonio Lena-Santoro, Gennaro Passarelli, Marco Malvinni-Malvezzi". Nel 1904, a circa un anno dalla sua morte, nella "giornata più adatta" come "il fatidico XX Settembre", gli intellettuali laici materani con la loro associazione "G.B. Torricelli" tennero una solenne commemorazione "per pagare un tributo di affetto e di riverenza al Grande, che ci fu Maestro e ci amò di quell'amore di cui sono capaci soltanto gli educatori come Lui" dice un oratore. E un secondo aggiunge che "la titanica figura di quell'illustre profeticamente ci addita il sole dell'avvenire", per cui il tributo di affetto al suo carattere fiero ed onesto è tanto più doveroso "in questi tempi borgiani". Un terzo oratore, rivolgendosi al sindaco Raffaele Sarra, e nel consegnargli la lapide, lo invita ad additare "quel nome a questi onesti operai per indirizzarli sulla via della dea ragione, scuotendo così il giogo dell'oscurantismo e della superstizione, che li avvince e li abbruttisce". Promessa che il sindaco Raffaele Sarra non esita a fare, ritenendo quel marmo "un severo monito all'indirizzo di tutti coloro i quali nulla fecero e tuttora nulla fanno per strappare la nostra plebe dalla miseria, dalla ignoranza, dalla superstizione, dall'abbruttimento secolare". Per la precisione, la lapide commemorativa, scoperta quel giorno sulla facciata del palazzo di giustizia, sarà tolta negli anni '30 per iniziativa della sezione fascista (e gli incauti scalpellatori si riferiranno nell'operazione).  Bovio ebbe comunque anche l'esigenza di definirsi rispetto agli anarchici. La forma repubblicana, scrisse, è a metà strada fra la monarchia e l'anarchia, vale a dire fra l'ipertrofia dello Stato e la sua totale anarchica abolizione. Non a caso, quando l'anarchico Gaetano Bresci compì l'attentato contro Umberto I, Bovio invitò tutti gli anarchici a desistere dalla violenza. In sostanza, un'esagerazione utopistica tradotta in atti sanguinari (l'opera degli anarchici) avrebbe prodotto un rafforzamento reattivo dell'autorità costituita, allontanando proprio il momento dell'avvento della repubblica. Troviamo in lui un tentativo di superare l'idealismo della metafisica idealistica e insieme con essa l'approccio empirico del positivismo. Fondamentalmente Bovio introdusse in Italia l'eco delle nuove correnti speculative nella filosofia del diritto.  «Giovanni Bovio — cittadino di spartana austerità — fra il mercimonio affannoso dei politicanti — pensatore solitario — fra lo strepito di cozzanti dottrine — artefice possente di stile — fra la pretenziosa nullaggine dei parolai — traversò impavido — le torbide correnti del secolo — e ne uscì puro a fronte alta — con l'animo illuminato — dalla fede confortevole — nell'ascensione perpetua del pensiero umano.»  (Epigrafe di Mario Rapisardi) Bovio e la massoneria Bovio fu un membro eminente della massoneria(raggiunse il 33º ed ultimo grado del Rito scozzese antico ed accettato), così come lo erano i suoi familiari (suo padre Nicola, suo zio Scipione e suo nonno Francesco Bovio). Iniziato nella Loggia Caprera di Trani nel 1863, il 17 giugno del 1865 Giovanni Bovio ne divenne oratore. Il 30 maggio 1878, su invito della massoneria milanese, tenne a Milano la commemorazione del centenario della morte di Voltaire.  Nel maggio 1882 fu nominato membro del Grande Oriente d'Italia, di cui presiedette la Costituente del 1887. Il 17 febbraio 1889 fu eletto grande oratore, e restò in carica fino alla Costituente del 1894. Il 6 giugno 1889, in Campo dei Fiori a Roma, fu l'oratore ufficiale per l'inaugurazione del monumento a Giordano Bruno, voluto dalla massoneria romana ed eseguito da Ettore Ferrari, che sarà gran maestro del Grande Oriente d'Italia. Gran Maestro della Loggia Napoletana, nel 1896 fu candidato all'elezione di Gran Maestro nazionale.  L'8 giugno 1896, in un'interpellanza rivolta al presidente del consiglio e ministro dell'interno marchese di Rudinì a proposito dei provvedimenti che aveva annunciato contro la massoneria, Bovio disse «La massoneria è un'istituzione universale quanto l'Umanità ed antica quanto la memoria. Essa ha le sue primavere periodiche, perché da una parte custodisce le tradizioni ed il rito che la legano ai secoli, dall'altra si mette all'avanguardia di ogni pensiero e cammina con la giovinezza del mondo»  Il centenario della Rivoluzione di Altamura  Celebrazioni per il primo centenario (1899) della Rivoluzione di Altamura (con Giovanni Bovio) Giovanni Bovio partecipò alle celebrazioni del centenario della Rivoluzione di Altamura (nell'anno 1899), durante il quale fu eretto un monumento sulla piazza centrale di Altamura, che ancora oggi è presente e che fu realizzato da Arnaldo Zocchi. Il padre di Giovanni Bovio, Nicola Bovio, era di Altamura, così come lo era suo nonno Francesco Bovio, il quale insegnò diritto presso l'Università degli Studi di Altamura.  Nel suo discorso, Giovanni Bovio esaltò lo spirito degli altamurani e affermò che il concetto di libertà era stato sempre vivo nei loro cuori. Anche grazie al fervore di idee dell'antica Altamura, dotti, nobili e plebei altamurani si erano uniti tutti sotto l'idea di libertà ed erano pronti a sacrificare le loro ricchezze, i loro titoli e persino la loro vita per la libertà.  Antenati e discendenti di Giovanni Bovio Francesco Maria Bovio (anni 17501830)nonno di Giovanni Bovioprofessore di diritto e lettere presso le Regie Scuole di Matera e l'antica Università degli Studi di Altamura. Fu anche "giudice interino di pace" e massone iscritto alla loggia "Oriente di Altamura". Difese inoltre la Repubblica Napoletana, prendendo parte, nel maggio 1799, alla Rivoluzione di Altamura Nicola Boviopadre di Giovanni Boviocarbonaro (iscritto alla vendita "il Pellicano" di Trani) Scipione Boviozio di Giovanni Boviocarbonaro (iscritto alla vendita "il Pellicano" di Trani) Corso Boviofiglio di Giovanni Bovio- avvocato del foro di Napoli e successivamente docente Diritto Penale Milano Libero Bovio (18831942)figlio di Giovanni Boviopoeta e musicista Giovanni Bovio (1920-1978)nipote di Giovanni Bovioavvocato del foro di Milano  Libero Corso Bovio (1948-2007)pronipote di Giovanni Bovioavvocato, giornalista e docente Note  Matera contemporaneaCultura e società, Leonardo Sacco, 1983, Basilicata editrice  Alfonso Scirocco, BOVIO, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani,  13, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971. 26 ottobre .  Gran Loggia . Massoneria e i suoi trecento anni di modernità, una mostra ricorda i massoni protagonisti del NovecentoGrande Oriente d'ItaliaSito Ufficiale, su Grande Oriente d'Italia, 4 aprile . 6 aprile  22 marzo ).  Ferdinando Cordova, Massoneria e Politica in Italia, 1892-1908, Carte Scoperte, Milano, 42.  Biografia di Giovanni Bovio (con video GOI radio), su montesion.it (archiviato il 13 gennaio 2005).  Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, 200547.  Copia archiviata, su comunedipignataro.it. 25 luglio  30 giugno ).  Morto l'avvocato Bovio, "principe" della difesa, in La Stampa, 14-03-1978.  Giovanni Bovio, Teatro morale dogmatico-istorico, dottrinale e predicabile, Roma, nella stamparia di Giorgio Placho presso a San Marco, 1731. Giovanni Bovio, Teatro morale dogmatico-istorico, dottrinale e predicabile. Tomo secondo, In Roma, per Filippo Zenobj stampatore, e intagliatore di n.s. Clemente XII, incontro il Seminario Romano, 1734.  Repubblicanesimo Partito Repubblicano Italiano Piazza Giovanni Bovio (Napoli) Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giovanni Bovio Collabora a Wikiquote Citazionio su Giovanni Bovio Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Bovio  Giovanni Bovio, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .  Opere di Giovanni Bovio, su Liber Liber.  Opere di Giovanni Bovio, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Giovanni Bovio, .  Giovanni Bovio, su storia.camera.it, Camera dei deputati.  Armando Carlini, BOVIO, Giovanni, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930, giovanni-bovio. Alfonso Scirocco, BOVIO, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani,  13, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971.Filosofia Politica  Politica Categorie: Deputati della XIII legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XIV legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XV legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XVI legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XVII legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XVIII legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XIX legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XX legislatura del Regno d'ItaliaDeputati della XXI legislatura del Regno d'ItaliaFilosofi italiani del XIX secoloPolitici italiani Professore1837 1903 6 febbraio 15 aprile Trani NapoliRepubblicanesimoMassoniMazzinianiPolitici dell'Estrema sinistra storicaPolitici del Partito Repubblicano ItalianoStudiosi di diritto penale del XIX secolo

 

BOZZELLI: Francesco Paolo Bozzelli (Manfredonia, 22 maggio 1786Napoli, 2 febbraio 1864) giurista, filosofo e politico italiano, noto per essere stato l'estensore della Costituzione del Regno delle Due Sicilie del 1848.   Dopo le scuole secondarie dagli Scolopi, Bozzelli studiò all'Napoli, dove si iscrisse nel 1806. Laureatosi in giurisprudenza, entrò nell'amministrazione statale: nel 1813 fu uditore giudiziario presso il Consiglio di Stato; e nel 1816 entrò nella sopraintendenza della Salute, dapprima come ispettore generale e poi come segretario. Nello stesso tempo Bozzelli si dedicò anche all'attività letteraria e nel 1815 pubblicò "Poesie varie" una antologia di versi scritti secondo il gusto del XVIII secolo.  L'esilio (1821-1837) Di sentimenti liberali, Bozzelli prese parte ai moti costituzionali del 1820-1821 che gli costarono dapprima la prigione e successivamente un esilio, durato oltre quindici anni, che trascorse all'estero, soprattutto in Francia. Durante l'esilio espose in numerosi saggi in lingua francese le sue concezioni politiche di liberale moderato, fautore di una monarchia costituzionale e avverso al programma democratico-radicale. Scrisse inoltre saggi filosofici di etica e di estetica.  La Costituzione del 1848 Bozzelli poté rientrare in patria solo nel 1837. La fama di grande cultura giuridica e di integrità morale acquistata durante l'esilio, garantì a Bozzelli un grande prestigio all'interno del partito liberale delle Due Sicilie. La sua popolarità divenne ancora più grande dopo un nuovo periodo di prigionia subito nel 1844 assieme a Carlo Poerio e a Mariano d'Ayala. Pertanto, dopo l'inizio dell'insurrezione siciliana (12 gennaio 1848) Bozzelli fu incaricato dal presidente Serracapriola di preparare il decreto reale, pubblicato poi il 29 gennaio 1848, che fissava i principi costituzionali. Il 30 gennaio 1848 Bozzelli fu nominato ministro degli Interni, in sostituzione di Carlo Cianciulli, con l'incarico di stendere il testo della Costituzione.  Dapprima Bozzelli era fautore, con Carlo Poerio e Mariano d'Ayala, dell'idea di ripristinare la Costituzione napoletana del 1820. Tuttavia, poco dopo si convinse della necessità di stendere carta costituzionale completamente nuova, un compito che portò a termine da solo e in soli dieci giorni (30 gennaio8 febbraio 1848). La costituzione delle Due Sicilie approntata da Bozzelli era composta di 89 articoli: ricalcava di fatto sia la Costituzione francese del 1830 (eccetto nei punti in cui si trattavano le autonomie locali) che la Costituzione belga del 1831. La Costituzione del Bozzelli venne tuttavia criticata immediatamente dai democratici perché non offriva sufficienti garanzie di libertà ai cittadini, limitava i diritti elettorali su base censuale e lasciava al Re ampi poteri discrezionali.  Epilogo Il 6 aprile 1848 Bozzelli venne escluso dal governo costituzionale di Carlo Troya per divergenze sulla politica estera (Bozzelli era contrario alla guerra contro l'Austria). Partecipò invece, come ministro degli Interni e dell'Istruzione Pubblica, al governo Spinelli costituito dopo il colpo di mano di Ferdinando II del 15 maggio 1848. Sebbene l'intento di Bozzelli fosse quello di mitigare la reazione regia e affrettare il ritorno alla legalità, venne accomunato dall'opinione pubblica nel discredito del governo delle Due Sicilie, nonostante fosse sostituito agli Interni con Giovanni Vignali per ordine dello stesso Ferdinando II (7 settembre 1848). Bozzelli si ritirò pertanto a vita privata avendo come unica fonte di reddito la pensione maturata per essere stato consigliere di Stato nel 1820. Con la conquista del Regno delle Due Sicilie (1860) il nuovo Regno d'Italia gli revocò anche questa.  Note  Supremo Magistrato e Soprintendenza Generale di Salute delle Due Sicilie, Giornale di tutti gli atti, discussioni e determinazioni della Sopraintendenza Generale e Supremo Magistrato di Sanità del Regno di Napoli. In occasione del morbo contagioso sviluppato nella città di Nola. Napoli: nella Stamperia Reale, 1816  Francesco Paolo Bozzelli, Poesie varie di Francesco Paolo Bozzelli. Napoli: da' torchi di Giovanni de Bonis, 1815; v, anche Bozzelli, F. P. (). La strega di Manfredonia. Napoli : Guida, .  Essai sur les rapports primitifs qui lient ensemble la philosophie et la morale, èar le chevalier Bozzelli, Paris: Grimbert, 1825 (on-line)  (Anonimo) Esquisse politique sur l'action des forces sociales dans les differentes espèces de gouvernement. Bruxessel, 1827  De l'influence des lois sur les moeurs et des moeurs sur les lois. Paris: Firmin Didot, 1832  De l'esprit de la comédie et de l'insuffisance du ridicule pour corriger les travers et les caractères, Paris: Firmin Didot, 1832  Della imitazione tragica presso gli antichi e presso i moderni: ricerche del cavalier Bozzelli. Lugano: Ruggia, 1837 (on-line)  Giuseppe Massari, I casi di Napoli dal 29 gennaio 1848 in poi: lettere politiche per Giuseppe Massari. Torino: Tipografia Ferrero e Franco, 1849 (on-line)  Raffaele Santoro, Comento della carta costituzionale del Regno delle Due Sicilie per l'avv. Raffaele Santoro, Napoli, 1848 (on-line)  Guido D'Agostino, Francesco Paolo Bozzelli, in Dizionario biografico degli italiani,  13, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971.  Opere di Francesco Paolo Bozzelli, .  PredecessoreMinistro dell'Interno del Regno delle Due SicilieSuccessoreCoat of arms of the Kingdom of the Two Sicilies.svg Giuseppe Parisi1848Giovanni Vignali88752804 I0000 0001 0922 8675 o179239  116384344  cb11657644b  495/8679 CERL cnp01078244  Identitieslccn-no179239 Biografie  Biografie Due Sicilie  Due Sicilie Storia  Storia Categorie: Giuristi italiani del XIX secoloFilosofi italiani del XIX secoloPolitici italiani Professore1786 1864 22 maggio 2 febbraio Manfredonia NapoliCostituzionalisti italianiMinistri dell'Interno delle Due SicilieLetterati italiani

 

BOZZETTI: Giuseppe Bozzetti (Borgoratto Alessandrino) presbitero, filosofo e docente italiano.  Fratello minore del pittore Cino Bozzetti era figlio di Romeo (uno dei Mille di Garibaldi, divenne colonnello e poi generale dell’Esercito Italiano) e da Edvige Griziotti De Gianani. I genitori erano originari dalla provincia di Cremona. Tutta la famiglia Bozzetti si spostò a Trapani, poi a Napoli, a Reggio Calabria, ad Ancona, a Genova e infine a Torino, seguendo le destinazioni del capofamiglia. Giuseppe scriveva delicate poesie, indirizzate ai suoi familiari.  Giuseppe Bozzetti, dopo la laurea in Giurisprudenza all'Torino, ottenuta nel 1900, entrò nell’ordine dei Rosminiani. Fu novizio al Convento rosminiano del Sacro Monte Calvario di Domodossola (dove una sala è oggi a lui dedicata) e ordinato sacerdote nel 1906. Si laureò anche in Filosofia nel 1908 e nel 1909 in Lettere classiche all'Roma La Sapienza, materia che insegnò al liceo "Mellerio-Rosmini" di Domodossola. Nel 1929 fu nominato Superiore Provinciale dei Collegi rosminiani e a Roma, il 25 marzo 1935, fu eletto Preposito Generale, cioè VII successore di Antonio Rosmini, carica che ricoprì fino alla morte. Fu libero docente di Filosofia all’Roma La Sapienza, dal 1942 al 1946. Autore di saggi filosofici e teologici, sostenne e spiegò le tesi di Antonio Rosmini, in particolare quelle esposte nella Filosofia del diritto.   Sacro Monte Calvario di Domodossola, Via Crucis Per Giuseppe Bozzetti la persona è soggetto di diritto, cioè cerca liberamente la verità e aderisce liberamente alla legge morale, su cui forma la propria coscienza e la consapevolezza di avere una destinazione eterna.  Gli scritti dei Giuseppe Bozzetti sono stati recentemente raccolti in: Giuseppe Bozzetti, Opere complete: saggi, scritti inediti, opere minori, recensioni, Michele Federico Sciacca, Milano, Marzorati, 2006.  Profili L'Accademia Roveretana degli Agiati ha pubblicato questo sintetico profilo di Giuseppe Bozzetti:  «Attratto dalla filosofia rosminiana che faceva della persona il diritto sussistente ed il fondamento della famiglia e dello Stato, ripropose la metafisica del filosofo roveretano quale unica speculazione che sapesse inquadrare il problema dell'essere personale in un'organicità ontologica più alta. Fu filosofo costruttivo, capace di far convergere, in una prospettiva anche pedagogica, molteplicità ed unità, frammentarismo e organicità. Sacerdote profondamente umano e colto (lasciò belle prose e brevi testi poetici di raffinata sensibilità ed eleganza), aperto al dialogo con tutti, guidò come superiore generale l'Istituto della carità secondo lo spirito del suo fondatore e in conformità alle esigenze dei tempi.»   Michele Federico Sciacca, Rosmini e noi (Linee di un programma): Lettera al p. Giuseppe Bozzetti; Risposta al prof. Sciacca, Domodossola, C. Antonioli, 1944,  IT\ICCU\VIA\0226448. Rinaldo Orecchia, Giuseppe Bozzetti, Milano, Giuffre, 1957,  IT\ICCU\TO0\0507687. Giovanni Pusineri , Ricordo di P. Giuseppe Bozzetti: testimonianze, onori funebri, scritti inediti, , Domodossola-Milano, Sodalitas, 1957,  IT\ICCU\LO1\0428859. Leandro Felici, Padre Giuseppe Bozzetti, Milano, Spes, 1981,  IT\ICCU\PAL\0120561. Centro di studi filosofici di Gallarate, Enciclopedia Filosofica, Firenze, G. C. Sansoni, 1968-1969,  IT\ICCU\RAV\0217501. Francesco Traniello, Giorgio Campanini, Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, 1860-1980, Casale Monferrato, Marietti, 1981-1984,  IT\ICCU\CFI\0014528.  Cino Bozzetti Romeo Bozzetti  Giuseppe Bozzetti, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Giuseppe Bozzetti, .Filosofia Religione  Religione Categorie: Presbiteri italianiFilosofi italiani del XIX secoloFilosofi italiani del XX secoloInsegnanti italiani del XIX secoloInsegnanti italiani Professore1878 1956 19 settembre 27 giugno RomaProfessori della SapienzaRoma

 

Branciforte: Giuseppe Giovanni Luigi Enrico Lanza di Trabia-Branciforte. trabia: Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (n. San Vito dei Normanni), filosofo. Esponente della nobile famiglia siciliana dei Lanza di Trabia. Il suo vero nome è infatti Giuseppe Giovanni Luigi Enrico Lanza di Trabia-Branciforte. La sua personalità eccezionale riunisce caratteristiche disparate: filosofo con una forte vena mistica, ma anche patriarca fondatore di comunità rurali e attivista nonviolento contro la guerra d'Algeria o gli armamenti nucleari.   Trabia nacque in un piccolo paese salentino, San Vito dei Normanni, nella masseria "Specchia di Mare", da famiglia antica ed illustre: il padre, Luigi Giuseppe, nato a Ginevra il 18 novembre 1857, dottore in giurisprudenza e titolare di un'azienda agricola-vitivinicola era figlio illegittimo del principe siciliano Giuseppe III Lanza di Trabia (1833-1868) e la madre, belga, era la marchesa Anna Maria Enrichetta Nauts, nata ad Anversa il I luglio 1874. Giuseppe Giovanni aveva due fratelli: Lorenzo Ercole, e Angelo Carlo, cittadino americano nel 1939 (nel 1943 partecipò allo sbarco in Sicilia). Lanza studiò al liceo Condorcet a Parigi, poi filosofia a Firenze e Pisa, dove fu allievo di Armando Carlini.  «La guerra di Abissinia già iniziava ed il mio rifiuto a parteciparvi era la cosa più evidente. E poi questa guerra non era che l’inizio: in seguito forse sarei stato ad uccidere inglesi, tedeschi e un giorno avrei avuto dinanzi alla mia baionetta Rainer Maria Rilke. No, la mia risposta era no. “Ma che cosa è che rende la guerra inevitabile?”, mi domandavo. Benché giovane avevo capito la puerilità delle risposte ordinarie, quelle che si rifanno alla nostra cattiveria, al nostro odio e al pregiudizio. Sapevo che la guerra non aveva a che fare con tutto ciò. “Certo, una dottrina esiste per opporsi alla guerra e la vedo nel Vangelo”, dicevo, “ma com’è che i cristiani non la vedono? Manca quindi un metodo, un metodo per difendersi senza offendere. Un modo nuovo, diverso, umano di risolvere i conflitti umani”. Solo in Gandhi vedevo colui che avrebbe potuto darmi una risposta ed il metodo.»  (Pagni R., Ultimi dialoghi con Lanza del Vasto, p.50-51) Così Lanza del Vasto ricorda la sua decisione di partire per l'India, autofinanziandosi con la vendita a un'amica facoltosa del manoscritto della sua prima opera, Giuda. Lanza non partiva alla ricerca di spiritualità, tanto più che la conversione al cristianesimo gli impegnava pienamente l'animo:  «Ma mi ero, non senza pena, convertito alla mia propria religione, e avevo il mio da fare per meditare le Scritture ed applicarne i comandamenti. E se mi si chiedeva “siete cristiano?”, rispondevo: “Sarebbe ben prezioso dire di sì. Tento di esserlo".»  (L’Arca aveva una vigna per vela, p.11). In India, Lanza conobbe il Mahatma Gandhi, con il quale stette qualche mese, per poi recarsi in Himalaya. Durante il viaggio «conobbi le inquietudini sociali dell'India ed il suo metodo di liberazione, la non violenza, che era molto contraria al mio carattere (come del resto credo sia contraria al carattere di tutti). Nessuno è non violento per natura: siamo violenti e non proviamo vergogna a dirlo, anzi lo diciamo con un certo orgoglio. Ma ciò che non diciamo è che la vigliaccheria e la violenza fanno la forza delle nazioni e degli eserciti e la non violenza consiste nel superare questi due grandi motivi della storia umana». In India trova «un'umanità simile alla nostra quanto opposta: qualche cosa come un altro sesso.l ritorno in Europa  Lo scrittore e studioso in una delle sue comunità rurali (l'ultimo a destra) Tornato dall'India dopo ulteriori peregrinazioni in Terra Santa, Lanza comprende che la sua vocazione è di fondare una comunità rurale nonviolenta, sul modello del gandhiano ashram, la comunità autarchica ed egualitaria che per il Mahatma doveva essere la cellula della società. Gli ci volle del tempo prima di riuscire a concretizzarla attraverso la fondazione della comunità dell'Arca, che avvenne il 26 gennaio 1944. Tra le poche persone a cui gli riesce di esporre il suo progetto c'è Simone Weil, che incontra a Marsiglia. Nonostante il suo pacifismo, la Weil non nutriva molta fiducia nella nonviolenza gandhiana. Lanza gliene parlò e lei sembrò comprendere meglio. Poi parlarono della visione dell'Arca, che allora non si chiamava ancora così, ed era la prima volta che Lanza ne parlava con qualcuno: «Lei capì subito! “È un diamante bellissimo”, disse. “Sì,” risposi “è vero. Ha solo un minuscolo difetto: che non esiste”. E lei: “Ma esisterà, esisterà, perché Dio lo vuole"."Simone aveva ragione. L'ultima sede della comunità fu la Borie Noble, con circa centocinquanta persone che vivono nel modo più frugale e gioiosamente comunitario. Il nome venne quando si cominciò a parlare di “lanzismo”: «Si cominciava a parlare di Lanzisti e Lanzismo, cosa che mi fece rizzare il pelo. “Amici miei”, annunciai, “noi ci chiameremo l'Arca, quella di Noè beninteso. E noi gli animali dell'Arca.».  Negli anni successivi numerosissime iniziative nonviolente videro protagonista Lanza e i suoi compagni, che seppero attirare l'attenzione dell'opinione pubblica francese e non solo. La prima azione pubblica nonviolenta è del 1957, contro le torture e i massacri compiuti dai francesi in Algeria, e si svolge a Clichy in una casa dove aveva vissuto San Vincenzo de Paoli. L'azione fu guardata con relativo favore dalla stampa, e giunse la solidarietà di personalità come Mauriac o l'Abbé Pierre. Poi vennero le lotte contro il nucleare, la prima delle quali nel 1958: Lanza con i suoi compagni penetrano nel cancello di una centrale elettronucleare e vengono poi trascinati via dai poliziotti. Poi ancora la campagna contro i “campi di assegnazione per residenza”, sorta di campi di concentramento per gli algerini “sospetti”, e quella in favore degli obiettori di coscienza. Durante la Quaresima del 1963, tra due sessioni del Concilio Vaticano II Lanza fece un digiuno di quaranta giorni compiuto nell'attesa di una parola forte sulla pace da parte della Chiesa. Poco dopo il trentesimo giorno, il Segretario di Stato consegnò a Chanterelle, la moglie di Lanza, il testo dell'enciclica Pacem in Terris: «Dentro ci sono cose che non sono mai state dette, pagine che potrebbero essere firmate da suo marito!».  Opere: Le pèlerinage aux sources, Denoël, Parigi, traduzione italiana: Pellegrinaggio alle sorgenti, Jaca Book, Milano; Approches de la vie intérieure, Denoël, Parigi; traduzione italiana: Introduzione alla vita interiore, Jaca Book, Milano 1989; Technique de la non-violence, Denoël, Parigi 1965; traduzione italiana: Che cos'è la non violenza, Jaca Book, Milano 1979; Il canzoniere del peregrin d'amore, Jaca Book, Milano 1980; Vinôbâ, ou le nouveau pèlerinage, Denoël, Parigi 1954; traduzione italiana: Vinoba, o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980; L'Arche avait pour voilure une vigne, Denoël, Parigi 1978; traduzione italiana: L'Arca aveva una vigna per vela, Jaca Book, Milano 1980; Pour éviter la fin du monde, Rocher, Parigi; traduzione italiana: Per evitare la fine del mondo, Jaca Book, Milano 1991; Principes et préceptes du retour à l'évidence, Denoël, Parigi 1945; traduzione italiana: Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi, Torino 1988; Préface au Message Retrouvé de Louis Cattiaux, Denoël, Parigi 1956; traduzione italiana: Il Messaggio Ritrovato, Mediterranee, Roma 2002. Note  Pagni, cit.51  Lanza del Vasto, Pellegrinaggio alle sorgenti82  Gabriella Fiori, Lanza del Vasto e Simone Weil, Prospettiva Persona n° 86/,//prospettivapersona.it/editoriale/86/lanza_weil.pdf  Pagni, cit., p.58-59  L'Arca aveva una vigna per vela48  ivi99  Jacques Madaule, Chi è Lanza del Vasto Arnaud de Mareuil, Lanza del Vasto (Seghers, 1965) René Doumerc, Dialoghi con Lanza del Vasto (Albin Michel) Claude-Henri Roquet, Les Facettes du cristal (Conversazioni con Lanza del Vasto, Parigi 1981) Arnaud de Mareuil, Lanza del Vasto, sa vie, son oeuvre, son message (Saint-Jean-de-Braye 1998) Anne Fougère, Claude-Henri Rocquet: Lanza del Vasto. Pellegrino della nonviolenza, patriarca, poeta, (Paoline, Milano 2006) Antonino Drago, Paolo Trianni , La filosofia di Lanza del Vasto (Jaka Book, Milano 2008)  Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina in lingua francese dedicata a Lanza del Vasto Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lanza del Vasto  L'Arche de Lanza del Vasto (sito principale) , su arche-nonviolence.eu. Comunità di St Antoine , su arche-de-st-antoine.com. Comunità dell'Arca in Italia, su xoomer.virgilio.it. Provincia di Brindisi su Lanza del Vasto. Lanza del Vasto & Ramon Llull (es), su denip.webcindario.com. 2472923 I0000 0001 2275 7061  IT\ICCU\CFIV\001261 50047299  121291928  cb11911016p   XX956618  NLA35291519 NDL (EN, JA) 00446875  Identitieslccn-n50047299 Biografie  Biografie Letteratura  Letteratura Filosofo del XX secoloPoeti italiani del XX secoloScrittori italiani Professore1901 1981 29 settembre 5 gennaio San Vito dei NormanniNonviolenzaLanza. vasto: essential Italian philosopherBranciforte: Giuseppe Giovanni Luigi Enrico Lanza di Trabia-Branciforte -- Vasto: Essential Italian philosopher. Grice: “Note that he is Lanza del Vasto, but if he wants to keep the Vasto, under Vasto he goes! Even though Lanza is the aristocratic bit to it!” Lanza del Vasto   Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (San Vito dei Normanni, 29 settembre 1901Elche de la Sierra, 5 gennaio 1981) filosofo, poeta e scrittore italiano. Esponente della nobile famiglia siciliana dei Lanza di Trabia. Il suo vero nome è infatti Giuseppe Giovanni Luigi Enrico Lanza di Trabia-Branciforte. La sua personalità eccezionale riunisce caratteristiche disparate: poeta, scrittore, filosofo, pensatore religioso con una forte vena mistica, ma anche patriarca fondatore di comunità rurali sul modello di quelle gandhiane e attivista nonviolento contro la guerra d'Algeria o gli armamenti nucleari.  Nacque in un piccolo paese salentino, San Vito dei Normanni, nella masseria "Specchia di Mare", da famiglia antica ed illustre: il padre, Luigi Giuseppe, nato a Ginevra il 18 novembre 1857, dottore in giurisprudenza e titolare di un'azienda agricola-vitivinicola era figlio illegittimo del principe siciliano Giuseppe III Lanza di Trabia (1833-1868) e la madre, belga, era la marchesa Anna Maria Enrichetta Nauts, nata ad Anversa il I luglio 1874. Giuseppe Giovanni aveva due fratelli: Lorenzo Ercole, nato nel 1903, morto a Rapallo nel 1958 e Angelo Carlo, nato nel 1904, cittadino americano nel 1939 (nel 1943 partecipò allo sbarco in Sicilia). Lanza studiò al liceo Condorcet a Parigi, poi filosofia a Firenze e Pisa, dove fu allievo di Armando Carlini.  «La guerra di Abissinia già iniziava ed il mio rifiuto a parteciparvi era la cosa più evidente. E poi questa guerra non era che l’inizio: in seguito forse sarei stato ad uccidere inglesi, tedeschi e un giorno avrei avuto dinanzi alla mia baionetta Rainer Maria Rilke. No, la mia risposta era no. “Ma che cosa è che rende la guerra inevitabile?”, mi domandavo. Benché giovane avevo capito la puerilità delle risposte ordinarie, quelle che si rifanno alla nostra cattiveria, al nostro odio e al pregiudizio. Sapevo che la guerra non aveva a che fare con tutto ciò. “Certo, una dottrina esiste per opporsi alla guerra e la vedo nel Vangelo”, dicevo, “ma com’è che i cristiani non la vedono? Manca quindi un metodo, un metodo per difendersi senza offendere. Un modo nuovo, diverso, umano di risolvere i conflitti umani”. Solo in Gandhi vedevo colui che avrebbe potuto darmi una risposta ed il metodo.»  (Pagni R., Ultimi dialoghi con Lanza del Vasto, p.50-51) Così Lanza del Vasto ricorda la sua decisione di partire per l'India nell'autunno del 1936, autofinanziandosi con la vendita a un'amica facoltosa del manoscritto della sua prima opera, Giuda. Lanza non partiva alla ricerca di spiritualità, tanto più che la conversione al cristianesimo gli impegnava pienamente l'animo:  «Ma mi ero, non senza pena, convertito alla mia propria religione, e avevo il mio da fare per meditare le Scritture ed applicarne i comandamenti. E se mi si chiedeva “siete cristiano?”, rispondevo: “Sarebbe ben prezioso dire di sì. Tento di esserlo".»  (L’Arca aveva una vigna per vela, p.11) L'incontro con Gandhi In India, Lanza conobbe il Mahatma Gandhi, con il quale stette qualche mese, per poi recarsi in Himalaya. Durante il viaggio «conobbi le inquietudini sociali dell'India ed il suo metodo di liberazione, la non violenza, che era molto contraria al mio carattere (come del resto credo sia contraria al carattere di tutti). Nessuno è non violento per natura: siamo violenti e non proviamo vergogna a dirlo, anzi lo diciamo con un certo orgoglio. Ma ciò che non diciamo è che la vigliaccheria e la violenza fanno la forza delle nazioni e degli eserciti e la non violenza consiste nel superare questi due grandi motivi della storia umana». In India trova «un'umanità simile alla nostra quanto opposta: qualche cosa come un altro sesso».  Il ritorno in Europa  Lo scrittore e studioso in una delle sue comunità rurali (l'ultimo a destra) Tornato dall'India dopo ulteriori peregrinazioni in Terra Santa, Lanza comprende che la sua vocazione è di fondare una comunità rurale nonviolenta, sul modello del gandhiano ashram, la comunità autarchica ed egualitaria che per il Mahatma doveva essere la cellula della società. Gli ci volle del tempo prima di riuscire a concretizzarla attraverso la fondazione della comunità dell'Arca, che avvenne il 26 gennaio 1944. Tra le poche persone a cui gli riesce di esporre il suo progetto c'è Simone Weil, che incontra a Marsiglia, nel 1941. Nonostante il suo pacifismo, la Weil non nutriva molta fiducia nella nonviolenza gandhiana. Lanza gliene parlò e lei sembrò comprendere meglio. Poi parlarono della visione dell'Arca, che allora non si chiamava ancora così, ed era la prima volta che Lanza ne parlava con qualcuno: «Lei capì subito! “È un diamante bellissimo”, disse. “Sì,” risposi “è vero. Ha solo un minuscolo difetto: che non esiste”. E lei: “Ma esisterà, esisterà, perché Dio lo vuole”». Simone aveva ragione. L'ultima sede della comunità fu la Borie Noble, con circa centocinquanta persone che vivono nel modo più frugale e gioiosamente comunitario. Il nome venne quando si cominciò a parlare di “lanzismo”: «Si cominciava a parlare di Lanzisti e Lanzismo, cosa che mi fece rizzare il pelo. “Amici miei”, annunciai, “noi ci chiameremo l'Arca, quella di Noè beninteso. E noi gli animali dell'Arca.».  Negli anni successivi numerosissime iniziative nonviolente videro protagonista Lanza e i suoi compagni, che seppero attirare l'attenzione dell'opinione pubblica francese e non solo. La prima azione pubblica nonviolenta è del 1957, contro le torture e i massacri compiuti dai francesi in Algeria, e si svolge a Clichy in una casa dove aveva vissuto San Vincenzo de Paoli. L'azione fu guardata con relativo favore dalla stampa, e giunse la solidarietà di personalità come Mauriac o l'Abbé Pierre. Poi vennero le lotte contro il nucleare, la prima delle quali nel 1958: Lanza con i suoi compagni penetrano nel cancello di una centrale elettronucleare e vengono poi trascinati via dai poliziotti. Poi ancora la campagna contro i “campi di assegnazione per residenza”, sorta di campi di concentramento per gli algerini “sospetti”, e quella in favore degli obiettori di coscienza. Durante la Quaresima del 1963, tra due sessioni del Concilio Vaticano II Lanza fece un digiuno di quaranta giorni compiuto nell'attesa di una parola forte sulla pace da parte della Chiesa. Poco dopo il trentesimo giorno, il Segretario di Stato consegnò a Chanterelle, la moglie di Lanza, il testo dell'enciclica Pacem in Terris: «Dentro ci sono cose che non sono mai state dette, pagine che potrebbero essere firmate da suo marito!».  Opere Le pèlerinage aux sources, Denoël, Parigi 1943, traduzione italiana: Pellegrinaggio alle sorgenti, Jaca Book, Milano 1991; Approches de la vie intérieure, Denoël, Parigi 1962; traduzione italiana: Introduzione alla vita interiore, Jaca Book, Milano 1989; Technique de la non-violence, Denoël, Parigi 1965; traduzione italiana: Che cos'è la non violenza, Jaca Book, Milano 1979; Il canzoniere del peregrin d'amore, Jaca Book, Milano 1980; Vinôbâ, ou le nouveau pèlerinage, Denoël, Parigi 1954; traduzione italiana: Vinoba, o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980; L'Arche avait pour voilure une vigne, Denoël, Parigi 1978; traduzione italiana: L'Arca aveva una vigna per vela, Jaca Book, Milano 1980; Pour éviter la fin du monde, Rocher, Parigi 1971; traduzione italiana: Per evitare la fine del mondo, Jaca Book, Milano 1991; Principes et préceptes du retour à l'évidence, Denoël, Parigi 1945; traduzione italiana: Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi, Torino 1988; Préface au Message Retrouvé de Louis Cattiaux, Denoël, Parigi 1956; traduzione italiana: Il Messaggio Ritrovato, Mediterranee, Roma 2002. Note  Pagni, cit.51  Lanza del Vasto, Pellegrinaggio alle sorgenti82  Gabriella Fiori, Lanza del Vasto e Simone Weil, Prospettiva Persona n° 86/,//prospettivapersona.it/editoriale/86/lanza_weil.pdf  Pagni, cit., p.58-59  L'Arca aveva una vigna per vela48  ivi99  Jacques Madaule, Chi è Lanza del Vasto Arnaud de Mareuil, Lanza del Vasto (Seghers, 1965) René Doumerc, Dialoghi con Lanza del Vasto (Albin Michel) Claude-Henri Roquet, Les Facettes du cristal (Conversazioni con Lanza del Vasto, Parigi 1981) Arnaud de Mareuil, Lanza del Vasto, sa vie, son oeuvre, son message (Saint-Jean-de-Braye 1998) Anne Fougère, Claude-Henri Rocquet: Lanza del Vasto. Pellegrino della nonviolenza, patriarca, poeta, (Paoline, Milano 2006) Antonino Drago, Paolo Trianni , La filosofia di Lanza del Vasto (Jaka Book, Milano 2008)  Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina in lingua francese dedicata a Lanza del Vasto Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lanza del Vasto  L'Arche de Lanza del Vasto (sito principale) , su arche-nonviolence.eu. Comunità di St Antoine , su arche-de-st-antoine.com. Comunità dell'Arca in Italia, su xoomer.virgilio.it. Provincia di Brindisi su Lanza del Vasto. Lanza del Vasto & Ramon Llull (es), su denip.webcindario.com. Biografie  Biografie Letteratura  Letteratura Filosofo del XX secoloPoeti italiani del XX secoloScrittori italiani Professore1901 1981 29 settembre 5 gennaio San Vito dei NormanniNonviolenzaLanza Refs.: Luigi Speranza, "Grice e del Vasto," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Brandalise --Adone Brandalise (Pistoia, 16 giugno 1949) è un critico letterario, letterato e accademico italiano. Si è laureato nel 1972 con Vittore Branca con una tesi dal titolo L'opera e la critica. Esperimenti critici su testi narrativi italiani, in cui vengono sperimentati nuovi metodi critici su testi di Alessandro Manzoni e Carlo Emilio Gadda.  Professore di teoria della letteratura presso l'Padova, la sua attività di ricerca si caratterizza per il costante intreccio tra riflessione filosofica e psicoanalitica con l'interpretazione del testo letterario. I luoghi seminali della sua ricerca vanno individuati nello studio di Spinoza e Plotino, cui si dedica sin dalla giovinezza, di Hegel e dell'idealismo tedesco, oltre che nell'approfondimento risalente agli anni Settanta dell'opera di Jacques Lacan.  Promotore di numerose iniziative scientifiche, tra cui alcuni progetti di didattica e ricerca legati agli studi interculturali, ha collaborato a riviste quali "Lettere italiane", "Studi novecenteschi", "Immagine riflessa", "Il centauro" , "Filosofia politica" o "Trickster".  Tra i temi che segnano la sua ricerca vanno senz'altro segnalati alcuni molto ricorrenti: il problema della singolarità, il rapporto tra mistica ed evento soggettivo, quello tra pensiero filosofico e azione politica, quello tra poesia e pensiero. Attentissimo cultore della musica operistica e del cinema, tra gli autori che maggiormente animano la scena della sua riflessione, affidata soprattutto all'oralità, sono Platone, Leopardi, Melville, Nietzsche, Shakespeare, Luis de León, Max Ophüls e Orson Welles.  Operaismo Brandalise opera sin dal 1973 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Padova, dove anima e partecipa a partire dagli anni settanta alla costituzione di numerosi seminari e momenti di studio, anche in relazione con i dibattiti dell'operaismo. Oltre all'attività sindacale, in comunicazione con Guido Bianchini (Padova, 19261998), segna questa fase di sua riflessione politica il lavoro svolto "off air" nella direzione romana di "Il Centauro. Rivista di Filosofia e teoria politica" (1981-86), nel cui comitato direttivo operavano anche Nicola Auciello, Adriana Cavarero, Remo Bodei, Massimo Cacciari, Umberto Curi, Giuseppe Duso, Roberto Esposito, Giacomo Marramao, Giangiorgio Pasqualotto, Biagio De Giovanni (direttore) e Roberto Racinaro.  Il Centauro, rivista pubblicata dall'editore Guida, nasce in una fase storica segnata dal caso Moro, dal compromesso storico, dal teorema Calogero. L'idea dei redattori era di avviare un laboratorio politico in cui potessero intervenire intellettuali legati al PCI, anche se in modi spesso prossimi al dissenso. Tuttavia non compare nelle rievocazioni più recenti degli anni dell'operaismo il nome di Brandalise, certo per la relativa assenza di suoi interventi scritti, ma anche per il coagularsi del suo percorso politico negli anni Novanta intorno alla "nozione sintomatica" di politica invisibile e poi, nel decennio successivo, di decostituzionalizzazione.  Opere Oltranze. Simboli e concetti in letteratura, Padova, 2002 Categorie e figure. Metafore e scrittura nel pensiero politico, Padova, 2003. con E. Macola, Psicoanálisis y arte de ingenio: de Cervantes a María Zambrano, Malaga, Miguel Gomez, 2004 con E. Macola e P. Sanchez Otin, Bestiario lacaniano, Milano, Bruno Mondadori, 2007. L'immagine del territorio e i processi migratori, in M. BERTONCIN, A. PASE , Territorialità, Milano, Franco Angeli, 2007. In weiter Ferne so nah. In margine al sermone Beati Pauperes, in (G. Panno) Il silenzio degli angeli. Il ritrarsi di Dio nella mistica medievale e nelle riscritture moderne, Padova, Unipress, 2008,  157–163. Oltre la comparazione. Modi e posizioni del pensiero dopo l'intercultura, in (G. Pasqualotto), Per una filosofia interculturale,  59–69, Milano, Mimesis, 2008. Introduzione (con A. Barbieri), in (A. BarbieriMura, G. Panno), Le vie del racconto. Temi antropologici, nuclei mitici e rielaborazione letteraria nella narrazione medievale germanica e romanza, Padova, Unipress, 2008,  I-XXVIII. Il multilinguismo nella mediazione (con A. Celli, K. Rhazzali, E. Sartori), in (G. Mantovani) Intercultura e mediazione, Roma, Carocci, 2008. Postfazione, in C. Tenuta, Dal mio esilio non sarei mai tornato, io. Profili ebraici tra cultura e letteratura nell'Italia del Novecento, Roma, Aracne, 2009,  167–170  978-88-548-2376-1. con N. Fazioni , Cosa cambia con Lacan? Saperi, pratiche, poteri, in International Journal of Žižek Studies, Vol 6, n. 4, ,  1751-8229 (WC ACNP). Dentro il confine, Milano, Mimesis, .  978-88-575-5688-8 Metodi della singolarità, Milano, Mimesis, .  978-88-575-5735-9 La necessità dell'Altro: scritti in onore di Adone Brandalise, Milano, Mimesis, .  978-88-575-6349-7  Dario Gentili , La crisi del politico. Antologia di "Il Centauro", Guida (2007) Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Adone Brandalise  adonebrandalise.it: Sito dedicato all'opera e al pensiero di Adone Brandalise  Podcast degli interventi del Rpf Adone Brandalise    Biografie Letteratura  Letteratura Università  Università Categorie: Critici letterari italiani del XX secoloCritici letterari italiani del XXI secoloLetterati italianiAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1949 16 giugno Pistoia

 

bradley: One of the few English philosophers who saw philosophy, correctly, as a branch of literature! (Essay-writing, strictly). f. h., Cited by H. P. Grice in “Prolegomena,” now repr. in “Studies in the Way of Words.” Also in Grice, “Metaphysics,” in D. F. Pears, “The nature of metaphysics,” -- the most original and influential nineteenth-century British idealist. Born at Clapham, he was the fourth son of an evangelical minister. His younger brother A. C. Bradley was a well-known Shakespearean critic. From 1870 until his death Bradley was a fellow of Merton , Oxford. A kidney ailment, which first occurred in 1871, compelled him to lead a retiring life. This, combined with his forceful literary style, his love of irony, the dedication of three of his books to an unknown woman, and acclaim as the greatest British idealist since Berkeley, has lent an aura of mystery to his personal life. The aim of Bradley’s first important work, Ethical Studies 1876, is not to offer guidance for dealing with practical moral problems Bradley condemned this as casuistry, but rather to explain what makes morality as embodied in the consciousness of individuals and in social institutions possible. Bradley thought it was the fact that moral agents take morality as an end in itself which involves identifying their wills with an ideal provided in part by their stations in society and then transferring that ideal to reality through action. Bradley called this process “selfrealization.” He thought that moral agents could realize their good selves only by suppressing their bad selves, from which he concluded that morality could never be completely realized, since realizing a good self requires having a bad one. For this reason Bradley believed that the moral consciousness would develop into religious consciousness which, in his secularized version of Christianity, required dying to one’s natural self through faith in the actual existence of the moral ideal. In Ethical Studies Bradley admitted that a full defense of his ethics would require a metaphysical system, something he did not then have. Much of Bradley’s remaining work was an attempt to provide the outline of such a system by solving what he called “the great problem of the relation between thought and reality.” He first confronted this problem in The Principles of Logic3, which is his description of thought. He took thought to be embodied in judgments, which are distinguished from other mental activities by being true or false. This is made possible by the fact that their contents, which Bradley called ideas, represent reality. A problem arises because ideas are universals and so represent kinds of things, while the things themselves are all individuals. Bradley solves this problem by distinguishing between the logical and grammatical forms of a judgment and arguing that all judgments have the logical form of conditionals. They assert that universal connections between qualities obtain in reality. The qualities are universals, the connections between them are conditional, while reality is one individual whole that we have contact with in immediate experience. All judgments, in his view, are abstractions from a diverse but non-relational immediate experience. Since judgments are inescapably relational, they fail to represent accurately non-relational reality and so fail to reach truth, which is the goal of thought. From this Bradley concluded that, contrary to what some of his more Hegelian contemporaries were saying, thought is not identical to reality and is never more than partially true. Appearance and Reality 3 is Bradley’s description of reality: it is experience, all of it, all at once, blended in a harmonious way. Bradley defended this view by means of his criterion for reality. Reality, he proclaimed, does not contradict itself; anything that does is merely appearance. In Part I of Appearance and Reality Bradley relied on an infinite regress argument, now called Bradley’s regress, to contend that relations and all relational phenomena, including thought, are contradictory. They are appearance, not reality. In Part II he claimed that appearances are contradictory because they are abstracted by thought from the immediate experience of which they are a part. Appearances constitute the content of this whole, which in Bradley’s view is experience. In other words, reality is experience in its totality. Bradley called this unified, consistent all-inclusive reality “the Absolute.” Today Bradley is mainly remembered for his argument against the reality of relations, and as the philosopher who provoked Russell’s and Moore’s revolution in philosophy. He would be better remembered as a founder of twentiethcentury philosophy who based metaphysical conclusions on his account of the logical forms of judgments.  bradley’s thatness: :The investing of the content, which is in Bradleian language a `what', with self-existent reality or ‘that-ness'." Athenaeum 24 Dec. 1904’ If thought asserted the existence of any content which was not an actual or possible object of thought—certainly that assertion in my judgment would contradict itself. But the Other which I maintain, is not any such content, nor is it another separated “ what,” nor in any case do I suggest that it lies outside intelligence. Everything, all will and feeling, is an object for thought, and must be called intelligible. This is certain; but, if so, what becomes of the Other? If we fall back on the mere “ that,” thatness itself seems a distinction made by thought. And we have to face this difficulty: If the Other exists, it must be something; and if it is nothing, it certainly does not exist. There is only one way to get rid of contradiction, and that way is by dissolution. Instead of one subject distracted, we get a larger subject with distinctions, and so the tension is removed. We have at first A, which possesses the qualities c and b, inconsistent adjectives which collide; and we go on to produce harmony by making a distinction within this subject. That was really not mere A, but either a complex within A, or (rather here) a wider whole in which A is included. The real subject is A + D; and this subject contains the contradiction made harmless by division, since A is c and D is b. This is the general principle, and I will attempt here to apply it in particular. Let us suppose the reality to be X (abcdefg . . .), and that we are able only to get partial views of this reality. Let us first take such a view as “ X (ab) is b.” This (rightly or wrongly) we should probably call a true view. For the content b does plainly belong to the subject; and, further, the appearance also—in other words, the separation of b in the predicate—can partly be explained. For, answering to this separation, we postulate now another adjective in the subject: let us call it *. The “ thatness,” the psychical existence of the predicate, which at first was neglected, has now also itself been included in the subject. We may hence write the subject as X (ab*); and in this way we seem to avoid contradiction. Let us go further on the same line, and, having dealt with a truth, pass next to an error. Take the subject once more as X (abcde . . .), and let us now say “ X (ab) is d.” To be different from another is to have already transcended one’s own being; and all finite existence is thus incurably relative and ideal. Its quality falls, more or less, outside its particular “ thatness”; and, whether as the same or again as diverse, it is equally made what it is by community with others.

 

brentano: f., philosopher, one of the most intellectually influential and personally charismatic of his time. He is known especially for his distinction between psychological and physical phenomena on the basis of intentionality or internal object-directedness of thought, his revival of Aristotelianism and empirical methods in philosophy and psychology, and his value theory and ethics supported by the concept of correct pro- and anti-emotions or love and hate attitudes. Brentano made noted contributions to the theory of metaphysical categories, phenomenology, epistemology, syllogistic logic, and philosophy of religion. His teaching made a profound impact on his students in Würzburg and Vienna, many of whom became internationally respected thinkers in their fields, including Meinong, Husserl, Twardowski, Christian von Ehrenfels, Anton Marty, and Freud. Brentano began his study of philosophy at the Aschaffenburg Royal arian Gymnasium; in 185658 he attended the universities of Munich and Würzburg, and then enrolled at the  of Berlin, where he undertook his first investigations of Aristotle’s metaphysics under the supervision of F. A. Trendelenburg. In 1859 60, he attended the Academy in Münster, reading intensively in the medieval Aristotelians; in 1862 he received the doctorate in philosophy in absentia from the  of Tübingen. He was ordained a Catholic priest in 1864, and was later involved in a controversy over the doctrine of papal infallibility, eventually leaving the church in 1873. He taught first as Privatdozent in the Philosophical Faculty of the  of Würzburg 186674, and then accepted a professorship at the  of Vienna. In 0 he decided to marry, temporarily resigning his position to acquire Saxon citizenship, in order to avoid legal difficulties in Austria, where marriages of former priests were not officially recognized. Brentano was promised restoration of his position after his circumvention of these restrictions, but although he was later reinstated as lecturer, his appeals for reappointment as professor were answered only with delay and equivocation. He left Vienna in 5, retiring to Italy, his family’s country of origin. At last he moved to Zürich, Switzerland, shortly before Italy entered World War I. Here he remained active both in philosophy and psychology, despite his ensuing blindness, writing and revising numerous books and articles, frequently meeting with former students and colleagues, and maintaining an extensive philosophical-literary correspondence, until his death. In Psychologie vom empirischen Standpunkt “Psychology from an Empirical Standpoint,” 1874, Brentano argued that intentionality is the mark of the mental, that every psychological experience contains an intended object  also called an intentional object  which the thought is about or toward which the thought is directed. Thus, in desire, something is desired. According to the immanent intentionality thesis, this means that the desired object is literally contained within the psychological experience of desire. Brentano claims that this is uniquely true of mental as opposed to physical or non-psychological phenomena, so that the intentionality of the psychological distinguishes mental from physical states. The immanent intentionality thesis proBrentano, Franz Brentano, Franz 100   100 vides a framework in which Brentano identifies three categories of psychological phenomena: thoughts Vorstellungen, judgments, and emotive phenomena. He further maintains that every thought is also self-consciously reflected back onto itself as a secondary intended object in what he called the eigentümliche Verfleckung. From 5 through 1, with the publication in that year of Von der Klassifikation der psychischen Phänomene, Brentano gradually abandoned the immanent intentionality thesis in favor of his later philosophy of reism, according to which only individuals exist, excluding putative nonexistent irrealia, such as lacks, absences, and mere possibilities. In the meantime, his students Twardowski, Meinong, and Husserl, reacting negatively to the idealism, psychologism, and related philosophical problems apparent in the early immanent intentionality thesis, developed alternative non-immanence approaches to intentionality, leading, in the case of Twardowski and Meinong and his students in the Graz school of phenomenological psychology, to the construction of Gegenstandstheorie, the theory of transcendent existent and nonexistent intended objects, and to Husserl’s later transcendental phenomenology. The intentionality of the mental in Brentano’s revival of the medieval Aristotelian doctrine is one of his most important contributions to contemporary non-mechanistic theories of mind, meaning, and expression. Brentano’s immanent intentionality thesis was, however, rejected by philosophers who otherwise agreed with his underlying claim that thought is essentially object-directed. Brentano’s value theory Werttheorie offers a pluralistic account of value, permitting many different kinds of things to be valuable  although, in keeping with his later reism, he denies the existence of an abstract realm of values. Intrinsic value is objective rather than subjective, in the sense that he believes the pro- and anti-emotions we may have toward an act or situation are objectively correct if they present themselves to emotional preference with the same apodicity or unquestionable sense of rightness as other selfevident matters of non-ethical judgment. Among the controversial consequences of Brentano’s value theory is the conclusion that there can be no such thing as absolute evil. The implication follows from Brentano’s observation, first, that evil requires evil consciousness, and that consciousness of any kind, even the worst imaginable malice or malevolent ill will, is considered merely as consciousness intrinsically good. This means that necessarily there is always a mixture of intrinsic good even in the most malicious possible states of mind, by virtue alone of being consciously experienced, so that pure evil never obtains. Brentano’s value theory admits of no defense against those who happen not to share the same “correct” emotional attitudes toward the situations he describes. If it is objected that to another person’s emotional preferences only good consciousness is intrinsically good, while infinitely bad consciousness despite being a state of consciousness appears instead to contain no intrinsic good and is absolutely evil, there is no recourse within Brentano’s ethics except to acknowledge that this contrary emotive attitude toward infinitely bad consciousness may also be correct, even though it contradicts his evaluations. Brentano’s empirical psychology and articulation of the intentionality thesis, his moral philosophy and value theory, his investigations of Aristotle’s metaphysics at a time when Aristotelian realism was little appreciated in the prevailing climate of post-Kantian idealism, his epistemic theory of evident judgment, his suggestions for the reform of syllogistic logic, his treatment of the principle of sufficient reason and existence of God, his interpretation of a fourstage cycle of successive trends in the history of philosophy, together with his teaching and personal moral example, continue to inspire a variety of divergent philosophical traditions. 

 

broad: cited by H. P. Grice in “Personal identity” and “Prolegomena” (re: Benjamin on Broad on remembering). Charlie Dunbar 71, English epistemologist, metaphysician, moral philosopher, and philosopher of science. He was educated at Trinity , Cambridge, taught at several universities in Scotland, and then returned to Trinity, first as lecturer in moral science and eventually as Knightbridge Professor of Moral Philosophy. His philosophical views are in the broadly realist tradition of Moore and Russell, though with substantial influence also from his teachers at Cambridge, McTaggart and W. E. Johnson. Broad wrote voluminously and incisively on an extremely wide range of philosophical topics, including most prominently the nature of perception, a priori knowledge and concepts, the problem of induction, the mind Brentano’s thesis Broad, Charlie Dunbar 101   101 body problem, the free will problem, various topics in moral philosophy, the nature and philosophical significance of psychical research, the nature of philosophy itself, and various historical figures such as Leibniz, Kant, and McTaggart. Broad’s work in the philosophy of perception centers on the nature of sense-data or sensa, as he calls them and their relation to physical objects. He defends a rather cautious, tentative version of the causal theory of perception. With regard to a priori knowledge, Broad rejects the empiricist view that all such knowledge is of analytic propositions, claiming instead that reason can intuit necessary and universal connections between properties or characteristics; his view of concept acquisition is that while most concepts are abstracted from experience, some are a priori, though not necessarily innate. Broad holds that the rationality of inductive inference depends on a further general premise about the world, a more complicated version of the thesis that nature is uniform, which is difficult to state precisely and even more difficult to justify. Broad’s view of the mindbody problem is a version of dualism, though one that places primary emphasis on individual mental events, is much more uncertain about the existence and nature of the mind as a substance, and is quite sympathetic to epiphenomenalism. His main contribution to the free will problem consists in an elaborate analysis of the libertarian conception of freedom, which he holds to be both impossible to realize and at the same time quite possibly an essential precondition of the ordinary conception of obligation. Broad’s work in ethics is diverse and difficult to summarize, but much of it centers on the issue of whether ethical judgments are genuinely cognitive in character. Broad was one of the few philosophers to take psychical research seriously. He served as president of the Society for Psychical Research and was an occasional observer of experiments in this area. His philosophical writings on this subject, while not uncritical, are in the main sympathetic and are largely concerned to defend concepts like precognition against charges of incoherence and also to draw out their implications for more familiar philosophical issues. As regards the nature of philosophy, Broad distinguishes between “critical” and “speculative” philosophy. Critical philosophy is analysis of the basic concepts of ordinary life and of science, roughly in the tradition of Moore and Russell. A very high proportion of Broad’s own work consists of such analyses, often amazingly detailed and meticulous in character. But he is also sympathetic to the speculative attempt to arrive at an overall conception of the nature of the universe and the position of human beings therein, while at the same time expressing doubts that anything even remotely approaching demonstration is possible in such endeavors. The foregoing catalog of views reveals something of the range of Broad’s philosophical thought, but it fails to bring out what is most strikingly valuable about it. Broad’s positions on various issues do not form anything like a system he himself is reported to have said that there is nothing that answers to the description “Broad’s philosophy”. While his views are invariably subtle, thoughtful, and critically penetrating, they rarely have the sort of one-sided novelty that has come to be so highly valued in philosophy. What they do have is exceptional clarity, dialectical insight, and even-handedness. Broad’s skill at uncovering and displaying the precise shape of a philosophical issue, clarifying the relevant arguments and objections, and cataloging in detail the merits and demerits of the opposing positions has rarely been equaled. One who seeks a clear-cut resolution of an issue is likely to be impatient and disappointed with Broad’s careful, measured discussions, in which unusual effort is made to accord all positions and arguments their due. But one who seeks a comprehensive and balanced understanding of the issue in question is unlikely to find a more trustworthy guide. 

 

BRECCIA -- Breccia nel suo studio a Roma nel  Pier Augusto Breccia (Trento ), filosofo. La pittura di Breccia esplora l’essere umano con un approccio ermeneutico (nel senso della filosofia ermeneutica moderna di Jaspers, Heidegger, Gadamer) e si apre su un vasto orizzonte di temi filosofici. L’opera di Breccia include oli su tela, matite e pasteli su carta, 7 libri e numerosi saggi critici. Breccia ha esposto in personali in Europa e USA.  La famiglia paterna è originaria di Porano, un piccolo paese dell’Umbria, dove sua madre, Elsa Faini (di Trento), si era trasferita nel dopoguerra. I genitori di Pier Augusto lavoravano entrambi nel settore ospedaliero: infermiera la madre e chirurgo il padre Angelo. Quando Pier Augusto ha cinque anni, la famiglia si trasferisce a Roma, dove Breccia trascorrerà la maggior parte della sua vita. Il giovane Pier Augusto si iscrive al “Liceo classico statale Giulio Cesare” di Roma, dove matura un profondo interesse per gli studi umanistici che lo accompagnerà per il resto della vita. A 14 anni, scopre la Divina Commedia che studia di sua iniziativa affascinato dalle allegorie dantesche. Subito dopo, attratto dalla filosofia e dalla mitologia greca, traduce per l’editore Signorelli l’“Antigone” di Sofocle e il “Prometeo legato” di Eschilo. Ancora nella fase adolescenziale traduce i “Dialoghi” di Platone.  Completati gli studi liceali, nel 1961 si iscrive alla facoltà di medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e nel luglio del 1967 riceve, con il massimo dei voti, la laurea in medicina.  Professione medica Dopo la laurea consegue una specializzandosi in urologia, in chirurgia generale e successivamente in chirurgia cardiovascolare mentre comincia a far pratica al Policlinico Agostino Gemelli di Roma. Nel 1969, sposa Maria Antonietta Vinciguerra, nel ’70 nasce il primo figlio, Claudio e nel '71 la figlia Adriana. Nei primi anni 1970, si trasferisce a Stoccolma, dove lavora al centro di chirurgia toracica e cardiovascolarere dell'Istituto Karolinska sotto la supervisione di Viking Björk (inventore della valvola cardiaca Bjork–Shiley). Tornato all’università Cattolica di Roma e al connesso ospedale Gemelli, nel 1979 diviene professore associato. Nel corso degli anni 1970, pratica più di mille interventi a cuore aperto e pubblica circa cinquanta articoli in riviste mediche.  Il punto di svolta: dal bisturi alla matita È l’estate del 1977 quando Breccia scopre un inaspettato talento per il disegno, che nei due anni successivi diverrà il suo hobby. Soltanto nel 1979, dopo la morte di suo padre e a seguito di una profonda crisi esistenziale, il talento disegnativo trova la sua espressione creativa. La produzione artistica dei primi due anni e il pensiero filosofico da questa ispirato confluiscno nel libro "Oltreomega".  Nell’agosto del 1983, durante un periodo di produzione artistica e di mostre in Italia e all’estero (‘'Monologo corale’', ‘'Le forme concrete dell in-esistente’', ‘'La semantica del silenzio’') prende un'aspettativa dalla professione medica. Nel biennio seguente, lo stile artistico, da lui definito "ideomorfico", si delinea con maggior chiarezza, così come il pensiero filosofico, che nell’84 presenta nel libro “L’Eterno Mortale”. Nel 1985 dà le dimissioni dalla professione di chirurgo e nello stesso anno porta le sue opere a New York, presentandole in due mostre consecutive, alla Gucci Gallery e all’Arras Gallery. La strada dell’arte, si delinea rapidamente e, appena date le dimissioni, si trasferisce a New York dove trascorre la maggior parte del tempo tra il 1985 e il 1996. Durante questo periodo, espone in diverse città degli Stati Uniti (New York, Columbus, Santa Fe, Miami e Houston).  Sin dall’inizio è estremamente prolifico e l'opera dei primi dieci anni viene raccolta nel libro “Animus-Anima”, che comprende 500 immagini di sue opere. Nel 1996, torna stabilmente a Roma ed espone in diverse città italiane ed europee. Nel ‘96, pubblica "L’altro Libro", contenente opera del periodo 1991-1999 e nel 1999, scrive “Il linguaggio sospeso dell’auto-coscienza”. Nel 2002 Breccia presenta novanta opera in un’imponente personale al museo Vittoriano e nel 2004 pubblica “Introduzione alla pittura ermeneutica”, il suo manifesto artistico, al quale collabora il filosofo Elio Matassi. Negli anni seguenti, malgrado le condizioni di salute, è impegnato in numerose mostre in musei italiani ed europei.  Il 17 Novembre , due settimane dopo la chiusura della sua mostra di Trento, ha un infarto nel suo studio di Roma, viene portato al Policlinico Gemelli, e lunedì 20 novembre  muore all’età di settantaquattro anni.  Ragione e immaginazione: “lo spazio pensante” Lo spazio è l’elemento più distintivo delle opere di Breccia, che egli stesso definisce “denominatore comune della pittura ermeneutica[...] principio stesso delle nostre facoltà intellettive”.  Tuttavia, se nello spazio paradossale di Breccia la ragione si sospende e precipita di continuo, il senso di armonia ed equilibrio, che caratterizza tutta la sua opera permette all’immaginazione di entrare nello spazio senza alcun tormento.  Forme, colori e luce: dis-oggettivazione Un'altra caratteristica delle tele di Breccia è la presenza di “oggetti”, in un equilibrio generato tuttavia da forme e colori piuttosto che da una oggettiva metrica di spazio. Allo stesso tempo, tali “oggetti”, ridotti a forme/colori essenziali o addirittura trasformati in spazio stesso o “altro da sé”, sono privi di una vera oggettività e di conseguenza sono aperti ad essere letti come linguaggi, segni o, più propriamente nel senso della filosofia ermeneutica di Karl Jaspers, come “cifre”, cioè “segni” non ancora interpretati.  L’uso della luce e del chiaroscuro è parallelo a quello dello spazio e della prospettiva nella molteplicità di paradossi.  L’assenza di una fonte di luce all’interno dello spazio pittorico contribuisce a rimuovere contenuti emozionali.  In ultimo, il rapporto luce-spazio-forma crea l'ennesimo paradosso di Breccia. Se la luce è spesso associata a ciò che è comprensibile razionalmente (e.g. “luce della ragione”), nelle opere di Breccia tutto appare al contempo luminoso e misterioso.  Pittura ermeneutica Breccia ha usato il termine “pittura ermeneutica” per descrivere la sua posizione come artista nel suo Manifesto “Introduzione alla pittura ermeneutica” (2004).  Il presupposto di significabilità della cifra pittorica ermeneutica è la libertà da canoni, convenzioni, dogmi di spazio e tempo, del qui e dell’ora, che permette una verifica della significabilità dal di dentro. In tal senso, l’arte può essere un’esperienza di conoscenza, in quanto “apertura” da “un lato sull’infinita alterità dell’essere o di Dio, e dall’altro sulla personale coscienza dell’ ‘Io’ .”(Introduzione alla pittura ermeneutica, 2004).  Note  Moschini e Zitko , p.37.  Zitko , p.11.  Zitko , p.15.  Comunicare, n. 82, Università Cattolica del Sacro Cuore, .  Unomattina, RAI, Gennaio 2000.  Unomattina, Gennaio 2004.  Zitko 12.  Moschini e Zitko , p.38.  Steiner 1997.  Steiner 1991.  Moschini e Zitko , p.39.  Moschini e Zitko , p.40.  P.A. BRECCIA, Introduzione alla Pittura Ermeneutica, 2004, p.45-46  Vivaldi 1988.  Moschini Zitko, 40.  Steiner 1988.  Moschini e Zitko , 38-43.  Moschini e Zitko , 40-42.  Moschini, M. e Zitko(), "The educational path of Ideomorphism. From theory of knowledge to philosophy", Journal of Philosophy and Culture supplement, XVI-1, laNOTTOLAdiMINERVA Zitko(), "Il linguaggio della pittura ermeneutica e la Chiffer di Karl Jaspers", Dipartimento di Letteratura e Filosofia, Universita' di Pisa Steiner, R. (1988) "Profile: Pier Augusto Breccia", ART TIMES Steiner, R. (1991) "Critique: Pier Augusto Breccia at Arras Gallery, NYC", ART TIMES Steiner, R. (1997) "Pier Augusto Breccia: Another Look, NYC", ART TIMES Matassi, E. (2008) "Sur la peinture Hernéutique: Pier Augusto Breccia, “le messager d’alterité”.In: Du Nihilism à l’hermenéutique Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pier Augusto Breccia  Sito ufficiale, su pieraugustobreccia.com.  libri gratis su itunes The educational path of Ideomorphism La pittura ermeneutica, su didatticaermeneutica.it. 1º maggio  26 dicembre ). Pier Augusto Breccia: biografia, su direnzo.it. Biografie  Biografie:  di   biografie Categorie: Pittori italiani del XX secoloFilosofi italiani del XX secoloSaggisti italiani Professore1943  12 aprile 20 novembre Trento Roma

 

BRESSANI -Discorsi sopra le obbiezioni fatte dal Galileo alla dottrina di Aristotile, Gregorio Bressani (Treviso) filosofo italiano.  Biografia Si laureò all'Padova nel 1726 interessandosi a letteratura e filosofia. Fu aiutato da Francesco Algarotti, cui aveva inviato delle proprie opere.  Sostenne uno scolasticismo classico in opposizione alla scienza moderna di Galileo e Newton.  Opere Gregorio Bressani, Modo del filosofare introdotto dal Galilei, ragguagliato al saggio di Platone e di Aristotile, In Padova, nella Stamperia del Seminario, 1753. 2 luglio .a Gregorio Bressani, Discorsi sopra le obbiezioni fatte dal Galileo alla dottrina di Aristotile, In Padova, Angelo Comino, 1760. 2 luglio .  Gregorio Bressani, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Filosofia Filosofo Professore1703 1771 3 febbraio 12 gennaio Treviso

 

BRUNI --Leonardo Bruni.jpg Cancelliere di Firenze Durata mandato14101411 PredecessoreColuccio Salutati Durata mandato14279 marzo 1444 MonarcaCosimo de' Medici SuccessoreCarlo Marsuppini Dati generali Professionescrittore Leonardo Bruni, detto Leonardo Aretino (Arezzo), politico, scrittore e umanista italiano di Toscana, attivo soprattutto a Firenze, della cui Repubblica ricoprì la più alta carica di governo di Cancelliere nella prima metà del Quattrocento.  Noto anche come Leonardo Aretino, uomo di grande personalità, arguto e forbito parlatore dotato di grande eloquenza, si inserì nella disputa sulla questione della lingua, discussione apertasi con l'avvento della lingua volgare all'interno della lingua in usospecie in chiave letteraria a quell'epoca. Conobbe Francesco Filelfo ed ebbe come maestro Giovanni Malpaghini.   Leon Battista Alberti Nei suoi studi riscontrò fenomeni di corruzione della lingua latina dall'interno, rilevando ad esempio in Plauto le forme di assimilazione linguistica isse per ipse, oppure colonna per columna; teorizzò quindi che il latino si fosse evoluto dal proprio interno, sostenendo l'esistenza di una diglossia: oltre al latino classico, aulico, sarebbe esistito un livello inferiore, meno corretto, usato informalmente nei contesti quotidiani, da cui provengono le lingue romanze. Oppositore di questa teoria fu Flavio Biondo, il quale sosteneva invece che la causa della decadenza del latino fosse stata l'aggressione esterna dei popoli germanici. Gli studi moderni di linguistica hanno mostrato che le due teorie non sono effettivamente incompatibili e che il latino si è evoluto per ragioni sia interne sia esterne.  Nella prima metà Professoresi avevano pareri opposti in merito alla dignità del volgare; intellettuali come Coluccio Salutati e Lorenzo Valla disprezzavano il volgare perché non dotato di norme grammaticali; Leon Battista Alberti e Nicola Cusano, al contrario, si adoperarono molto per far riconoscere il volgare come lingua ricca di dignità nel panorama letterario. Leonardo Bruni concepì il dialogo Ad Petrum Paulum Histrum, nel quale dava la parola a due esponenti dell'umanesimo del periodo: Coluccio Salutati, appunto, e Niccolò Niccoli. Nella finzione letteraria, il primo asseriva che il volgare sarebbe stato degno solo se regolamentato da assiomi linguistici precisi, e si dispiaceva del fatto che Dante non avesse scritto la sua Commedia nel ben più nobile latino; il secondo proponeva una visione ancora più radicale, arrivando a giudicare tre fra i principali letterati italianiAlighieri, Petrarca e Boccacciopoco più che degli ignoranti. L'autore difendeva questi ultimi, riconoscendo la grandezza delle loro opere, invece di giudicarli in base alla lingua che usarono.  È celebre una sua epistola in cui delinea princìpi fondamentali dell'umanesimo.  È sepolto nella basilica fiorentina di Santa Croce in un monumento opera di Bernardo Rossellino.  Opere   Sopra, De primo bello punico (1471). Sotto, Historia florentini populi. Leonardo Bruni, Vita Ciceronis o Cicero novus, 1415 Aristotele, Ethica nicomachaea (traduzione dal greco), 1416-17 Leonardo Bruni, Oratio in hypocritas, 1417 Leonardo Bruni, De primo bello punico (in fiorentino) Pseudo-Aristotele, Libri oeconomici (traduzione dal greco), 1420-21 Leonardo Bruni, Commentarius de bello punico, 1421 (adattamento di Polibio) (versione digitalizzata) Leonardo Bruni, De militia, 1421 Leonardo Bruni, Commentarius rerum graecarum, data incerta Leonardo Bruni, De interpretatione recta, 1420 circa. Aristotele, Politica (traduzione dal greco) Leonardo Bruni, Commentarius rerum suo tempore gestarum, data incerta (prima edizione a stampa: 1475) Leonardo Bruni,De bello italico adversus Gothos, 1442 Leonardo Bruni, Historiae Florentini populi , 1415-1444 circaprima edizione a stampa: 1610 (versione digitalizzata). L'opera fu tradotta in fiorentino ad opera di Donato Acciaiuoli ed uscì a stampa già nel 1473 a Venezia. Note  Vedi alla voce "letteratura umanistica" in umanesimo  Fonte: Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in .  Carlo Dionisotti, «Bruni, Leonardo», in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970. Cesare Vasoli, «BRUNI, Leonardo, detto Leonardo Aretino», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 14, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972. James Hankins , Repertorium Brunianum, 1997. Gary Ianziti, Writing History in Renaissance Italy: Leonardo Bruni and the Uses of the Past, 0674061527, 9780674061521, Harvard University Press, .  Lingua volgare Questione della lingua Monumento funebre di Leonardo Bruni di Bernardo Rossellino, basilica di Santa Croce, Firenze (1450) Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Leonardo Bruni Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina in lingua latina dedicata a Leonardo Bruni Collabora a Wikiquote Citazionio su Leonardo Bruni Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Leonardo Bruni  Leonardo Bruni, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Leonardo Bruni, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Leonardo Bruni, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Leonardo Bruni, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.  Leonardo Bruni, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  (DE) Leonardo Bruni, su ALCUIN, Ratisbona.  Opere di Leonardo Bruni, su Liber Liber.  Opere di Leonardo Bruni / Leonardo Bruni (altra versione) / Leonardo Bruni (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Leonardo Bruni, . Audiolibri di Leonardo Bruni, su LibriVox.    su Leonardo Bruni, su Les Archives de littérature du Moyen Âge. Leonardo Bruni, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  James Hankins, Coluccio Salutati e Leonardo Bruni, su Treccani. Approfondimento (.pdf) , su classicitaliani.it. Novella di Leonardo Bruni, su google.com. Istoria fiorentina, su google.com. Vita di Cicerone, su google.com. Epistole (in latino), su google.com. V D M Dante Alighieri Filosofia Letteratura  Letteratura Categorie: Politici italiani del XV secoloScrittori italiani del XV secoloUmanisti italiani 1370 1444 1º febbraio 9 marzod Arezzo FirenzeSepolti nella basilica di Santa CroceDantisti italiani

 

bruno: g., apeculative philosopher. He was born in Naples, where he entered the Dominican order in 1565. In 1576 he was suspected of heresy and abandoned his order. He studied and taught in Geneva, but left because of difficulties with the Calvinists. Thereafter he studied and taught in Toulouse, Paris, England, various G. universities, and Prague. In 1591 he rashly returned to Venice, and was arrested by the Venetian Inquisition in 1592. In 1593 he was handed over to the Roman Inquisition, which burned him to death as a heretic. Because of his unhappy end, his support for the Copernican heliocentric hypothesis, and his pronounced anti-Aristotelianism, Bruno has been mistakenly seen as the proponent of a scientific worldview against medieval obscurantism. In fact, he should be interpreted in the context of Renaissance hermetism. Indeed, Bruno was so impressed by the hermetic corpus, a body of writings attributed to the mythical Egyptian sage Hermes Trismegistus, that he called for a return to the magical religion of the Egyptians. He was also strongly influenced by Lull, Nicholas of Cusa, Ficino, and Agrippa von Nettesheim, an early sixteenth-century author of an influential treatise on magic. Several of Bruno’s works were devoted to magic, and it plays an important role in his books on the art of memory. Techniques for improving the memory had long been a subject of discussion, but he linked them with the notion that one could so imprint images of the universe on the mind as to achieve special knowledge of divine realities and the magic powers associated with such knowledge. He emphasized the importance of the imagination as a cognitive power, since it brings us into contact with the divine. Nonetheless, he also held that human ideas are mere shadows of divine ideas, and that God is transcendent and hence incomprehensible. Bruno’s best-known works are the  dialogues he wrote while in England, including the following, all published in 1584: The Ash Wednesday Supper; On Cause, Principle and Unity; The Expulsion of the Triumphant Beast; and On the Infinite Universe and Worlds. He presents a vision of the universe as a living and infinitely extended unity containing innumerable worlds, each of which is like a great animal with a life of its own. He maintained the unity of matter with universal form or the World-Soul, thus suggesting a kind of pantheism attractive to later G. idealists, such as Schelling. However, he never identified the World-Soul with God, who remained separate from matter and form. He combined his speculative philosophy of nature with the recommendation of a new naturalistic ethics. Bruno’s support of Copernicus in The Ash Wednesday Supper was related to his belief that a living earth must move, and he specifically rejected any appeal to mere mathematics to prove cosmological hypotheses. In later work he described the monad as a living version of the Democritean atom. Despite some obvious parallels with both Spinoza and Leibniz, he seems not to have had much direct influence on seventeenth-century thinkers. Refs.: Luigi Speranza, Bruniana.

 

bundle: theory: Is Grice proposing a ‘bundle theory’ of “Personal identity”: He defines “I” as an interlinked chain of mnemonic states, a view that accepts the idea that concrete objects consist of properties but denies the need for introducing substrata to account for their diversity. By contrast, one traditional view of concrete particular objects is that they are complexes consisting of two more fundamental kinds of entities: properties that can be exemplified by many different objects and a substratum that exemplifies those properties belonging to a particular object. Properties account for the qualitative identity of such objects while substrata account for their numerical diversity. The bundle theory is usually glossed as the view that a concrete object is nothing but a bundle of properties. This gloss, however, is inadequate. For if a “bundle” of properties is, e.g., a set of properties, then bundles of properties differ in significant ways from concrete objects. For sets of properties are necessary and eternal while concrete objects are contingent and perishing. A more adequate statement of the theory holds that a concrete object is a complex of properties which all stand in a fundamental contingent relation, call it co-instantiation, to one another. On this account, complexes of properties are neither necessary nor eternal. Critics of the theory, however, maintain that such complexes have all their properties essentially and cannot change properties, whereas concrete objects have some of their properties accidentally and undergo change. This objection fails to recognize that there are two distinct problems addressed by the bundle theory: a individuation and b identity through time. The first problem arises for all objects, both momentary and enduring. The second, however, arises only for enduring objects. The bundle theory typically offers two different solutions to these problems. An enduring concrete object is analyzed as a series of momentary objects which stand in some contingent relation R. Different versions of the theory offer differing accounts of the relation. For example, Hume holds that the self is a series of co-instantiated impressions and ideas, whose members are related to one another by causation and resemblance this is his bundle theory of the self. A momentary object, however, is analyzed as a complex of properties all of which stand in the relation of co-instantiation to one another. Consequently, even if one grants that a momentary complex of properties has all of its members essentially, it does not follow that an enduring object, which contains the complex as a temporal part, has those properties essentially unless one endorses the controversial thesis that an enduring object has its temporal parts essentially. Similarly, even if one grants that a momentary complex of properties cannot change in its properties, it does not follow that an enduring object, which consists of such complexes, cannot change its properties. Critics of the bundle theory argue that its analysis of momentary objects is also problematic. For it appears possible that two different momentary objects have all properties in common, yet there cannot be two different complexes with all properties in common. There are two responses available to a proponent of the theory. The first is to distinguish between a strong and a weak version of the theory. On the strong version, the thesis that a momentary object is a complex of co-instantiated properties is a necessary truth, while on the weak version it is a contingent truth. The possibility of two momentary objects with all properties in common impugns only the strong version of the theory. The second is to challenge the basis of the claim that it is possible for two momentary objects to have all their properties in common. Although critics allege that such a state of affairs is conceivable, proponents argue that investigation into the nature of conceivability does not underwrite this claim. 

 

Bradwardine, fellow of Merton.

 

buonafede: essential Italian philosopher. Appiano Buonafede, nome religioso di Tito Benvenuto Buonafede (Comacchio), religioso e letterato italiano, procuratore e prefetto generale della Congregazione dei celestini. Abbazia di Santo Spirito al Morrone, sede del prefetto generale dei Celestini e dimora temporanea di Buonafede Nato nel 1716 in una famiglia patrizia, dopo aver frequentato le prime scuole nella natia Comacchio, rimasto orfano del padre, per poter proseguire gli studi entrò nel 1734 nella Congregazione dei celestini, mutando il nome secolare di Tito Benvenuto in quello religioso di Appiano. Dopo aver frequentato il corso di filosofia a Bologna, dal 1737 seguì quello successivo di teologia a Roma. Conclusi i tre di anni di studio romani, fu trasferito a Napoli come predicatore e insegnante di teologia.  Nella città partenopea pubblicò nel 1745 Ritratti poetici, storici e critici, opera accolta favorevolmente negli ambienti culturali napoletani frequentati da Buonafede, nella quale convivono giudizi critici su alcuni importanti esponenti del pensiero moderno (quali Machiavelli e Spinoza), con parziali accoglimenti di altri (Cartesio e Locke), in uno stile composito tra il barocco e l'arcadico.  Nel 1749 fu nominato abate di un monastero pugliese, per passare poi in uno di Bergamo e in una badia di Rimini. Nel 1754 Buonafede entrò nell'Accademia dell'Arcadia, assumendo il nome di Agatopisto Cromaziano con il quale diede alle stampe numerosi lavori. Nel 1771, anche grazie alla benevolenza con cui le gerarchie della Chiesa avevano accolto i suoi scritti, fu nominato procuratore generale della Congregazione e trasferito a Roma. Sei anni dopo, divenne prefetto generale e, per ragioni del suo ufficio, fu obbligato a risiedere nell'abbazia di Santo Spirito al Morrone, nei pressi di Sulmona. Buonafede, che a Roma aveva goduto della benevolenza di Clemente XIV e quella dei salotti letterari e arcadici, non si trovò a suo agio nell'isolamento della nuova residenza. Trascorsi i tre anni dell'incarico di prefetto, nel 1780 assunse nuovamente l'ufficio di procuratore generale che, dimessosi, lasciò nel 1782.  Nel 1785 papa Pio VI lo nominò abate perpetuo di Sant'Eusebio, incarico che, senza richiedere eccessive cure, assicurò al Buonafede quei benefici economici che gli consentirono di attendere tranquillamente ai suoi lavori letterari e filosofici e di completare l'opera, dedicata allo stesso pontefice, Della restaurazione di ogni filosofia, particolarmente critica verso il pensiero moderno che aveva voluto rendersi indipendente dall'insegnamento della Chiesa cattolica.  Morì a Roma, ormai infermo, a settantasette anni, nel 1793.  La polemica con il Baretti  Il critico letterario Giuseppe Baretti: ebbe una violenta polemica con Buonafede Nel 1754 Buonafede pubblicò il Saggio di commedie filosofiche, contenente un testo in endecasillabi I filosofi fanciulli che, in uno stile comico, criticava celebri filosofi dell'antichità riportando, fuori dal contesto, citazioni dei loro scritti. Venivano beffeggiati, tra gli altri, Socrate, Democrito e Anassagora. L'opera trovò qualche apprezzamento. Dieci anni più tardi, nel 1764, Giuseppe Baretti, scrittore e critico letterario torinese, in un numero del suo periodico la Frusta letteraria nel quale era solito firmarsi con lo pseudonimo di Aristarco Scannabue, espresse giudizi negativi sul Saggio del Buonafede trovandolo irrilevante e privo di comicità. L'abate, punto sul vivo, replicò immediatamente con il libello, dai toni assai aspri, Il bue pedagogo (1764). Gli rispose ancora Baretti con una nutrita serie di articoli, Discorsi fatti dall'autore della Frusta letteraria al reverendissimo padre don Luciano Firenzuola da Comacchio autore del Bue pedagogo, pubblicati su diversi numeri della Frusta. La polemica, una delle più aspre e celebri delle cronache letterarie italiane del Settecento, proseguì ancora: Buonafede fece pressioni verso i responsabili della Repubblica di Venezia affinché eliminassero gli articoli apparsi sulla Frusta e perché Baretti fosse poi espulso dallo Stato Pontificio quando si trasferì ad Ancona. Il critico torinese non fu lasciato tranquillo neppure quando fuggì in Inghilterra: l'irriducibile Buonafede lo accusò allora di simpatie verso il protestantesimo.  Il giudizio della critica Il giudizio di Benedetto Croce fu piuttosto negativo, scrisse che le opere del Buonafede erano il risultato di «un ingegno da predicatore e da predicatore mestierante, che ha un impegno da assolvere, un sentimento da inculcare, un nemico da abbattere» senza che possano distrarlo dal suo fine «né la ricerca della verità delle cose né l'ammirazione di quel che è bello».  Più positivo il giudizio di Giulio Natali, storico della letteratura e professore di letteratura italiana all'Catania: nella voce redatta per l'Enciclopedia Italiana, giudicò il Buonafede: «uomo d'ingegno acutissimo [...] scrittore non volgare, spesso arguto e vivace» e «dotato di dottrina assai superiore a quella del Baretti».  Opere  Delle conquiste celebri, 1763 (Milano, Fondazione Mansutti) Ritratti poetici, storici e critici di varj uomini di lettere di Appio Anneo de Faba Cromaziano, Napoli, Stamperia di Giovanni di Simone, 1745. Saggio di commedie filosofiche con ampie annotazioni di A. Agatopisto Cromaziano, Faenza, pel Benedetti impressor vescovile, e delle insigni Accademie degl'illustrissimi sigg. Remoti e Filoponi, 1754. Sermone apologetico di T.B.B. per la gioventù italiana contro le accuse contenute in un libro intitolato Della necessità e verità della religione naturale, e rivelata, Lucca, per Filippo Maria Benedini, 1756. Della malignità istorica discorsi tre di A. B. contro Pier Francesco Le Courayer nuovo interprete della Istoria del Concilio di Trento di Pietro Soave, Bologna, per Lelio dalla Volpe impr. dell'Instituto delle Scienze,1757. Dell'apparizione di alcune ombre novella letteraria di T.B.B., Lucca, appresso Jacopo Giusti nuovo stampatore alla Colonna del Palio, 1758. Istoria critica e filosofica del suicidio ragionato di Agatopisto Cromaziano, Lucca, Stamperia di Vincenzo Giuntini, a spese di Giovanni Riccomini, 1761. Il testo, edizione 1788, consultabile in Google libri. Delle conquiste celebri esaminate col naturale diritto delle genti libri due di Agatopisto Cromaziano ..., Lucca, per Giovanni Riccomini, 1763. Il bue pedagogo novelle menippee di Luciano da Fiorenzuola contro una certa Frusta pseudoepigrafa di Aristarco Scannabue, Lucca, 1764. Versi liberi di Agatopisto Cromaziano messi in luce da Timoleonte Corintio con una epistola della libertà poetica ..., Cesena , Società di Pallade per Gregorio Biasini al Palazzo Dandini, 1766. Della istoria e della indole di ogni filosofia di Agatopisto Cromaziano, 7 voll., Lucca, per Giovanni Riccomini, 1766-1781. Il genio borbonico, versi epici di Agatopisto Cromaziano nelle nozze auguste delle altezze reali di Ferdinando di Borbone, infante di Spagna ... e di Maria Amalia, arciduchessa infanta, Parma, per Filippo Carmignani, stampatore per privilegio di sua altezza reale, 1769. Della restaurazione di ogni filosofia ne' secoli XVI, XVII e XVIII di Agatopisto Cromaziano, 3 voll., Venezia, Stamperia Graziosi, 1785-1789. Il testo dell'ultimo volume consultabile in Google libri, nella edizione in quattro volumi pubblicata a Milano dalla Società Tipografica de classici italiani, 1837-38. Della letteratura comacchiese lezione parenetica in difesa della patria di Agatopisto Cromaziano giuniore, Parma, Bodoni, 1786. Opere di Agatopisto Cromaziano, 16 voll., Napoli, presso Giuseppe Maria Porcelli, 1787-1789. Epistole tusculane di un solitario ad un uomo di città, Gerapoli, 1789. Storia critica del moderno diritto di natura e delle genti di Agatopisto Cromaziano, fa parte della Biblioteca cristiano-filosofica decennio primo, consacrato alla divinità...,  10, Firenze, nella Stamperia della Carità, 1799. Note  Fonte: G. Salinari, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti e link in .  Enciclopedie on line, riimenti e link in .  Soffriva di gotta e una caduta in piazza Navona aggravò le sue condizioni. G. Salinari, op. citata.  «Natali, Giulio» la voce nella Enciclopedia Italiana, III Appendice.  Fonte: G. Natali, Enciclopedia Italiana, riferimenti e link in .  Altro pseudonimo, oltre quello prevalente di Agatopisto Cromaziano, di Buonafede.  Iniziali del suo nome secolare Tito Benvenuto Buonafede.  Giambattista Salinari, «BUONAFEDE, Appiano (al secolo, Tito Benvenuto)» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 15, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972. Gregorio Piaia: "Appiano Buonafede e le origini della storiografia filosofica cattolica”, "Vestigia philosophorum”. Il medioevo e la storiografia filosofica, Rimini, Maggioli Editore, 1983,  214-232. Fondazione Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M. Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, 92. Ilario Tolomio: “Theism and the History of Philosophy: Appiano Buonafede”, en G. PiaiaG. Santinello (eds.): Models of the History of Philosophy.  III: The Second Enlightenment and the Kantian Age, Dordrecht, Springer, ,  359-379.  Antonio Genovesi Congregazione dei celestini Giuseppe Baretti Frusta letteraria Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Appiano Buonafede Collabora a Wikiquote Citazionio su Appiano Buonafede Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Appiano Buonafede  Appiano Buonafede, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giulio Natali, Appiano Buonafede, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giambattista Salinari, Appiano Buonafede, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Appiano Buonafede, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Appiano Buonafede, .  Appiano Buonafede, in G. A. Barotti e altri, Memorie istoriche di letterati ferraresi,  III, Ferrara, 1811,  197-204. Testo consultabile in Google Libri, su books.google.it. Ritratto di Appiano Buonafede. Sito "Cultura Italiaun patrimonio da esplorare", su culturaitalia.it. 24656381 I0000 0001 2124 5662  IT\ICCU\TO0V\260943 85351689  118942743  cb12240814h   XX1432000  NLA35587054 495/10399 CERL cnp00402281  Identitieslccn-n85351689 Biografie  Biografie Letteratura  Letteratura Categorie: Religiosi italianiLetterati italiani 1716 1793 4 gennaio 17 dicembre Comacchio RomaStoria dell'assicurazione. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Buonafede," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

BUONAMICI: Francesco Buonamici (Firenze), filosofo e scrittore italiano della seconda metà del XVI secolo.  Francesco Buonamici ha studiato allo Studio di Firenze, dove ha seguito i corsi di greco con l'umanista Piero Vettori (si conservano alcune lettere scambiate tra i due).  Medico, professore di filosofia naturale, grecista e latinista, Francesco Buonamici si è ispirato molto agli antichi testi che commentava (Aristotele, Averroè, Nicomaco…).  È stato uno dei maestri di Galileo all'Pisa.  Pubblicazioni De Motu libri X, quibus generalia naturalis philosophiae principia summo studio collecta continentur, necnon universae quaestiones ad libros de physico auditu, de caelo, de ortu et interitu pertinentes explicantur, multa item Aristotelis loca explanantur et Graecorum, Averrois, aliorumque doctorum sententiae ad theses peripateticas diriguntur… (XIV kal. decemb. 1587.), apud Sermartellium, Firenze, 1591, in-fol. XX-1011 p. e indice; Discorsi poetici nella accademia fiorentina in difesa d'Aristotile. Appresso Giorgio Marescotti, Firenze, 1597, in-4, VII-156 p. ; De Alimento libri V, B. Sermartellium juniorem, 1603, Firenze, in-4 ̊, XXII-759 p. e indice, fig. Note  "Helbing 2008".  Stuart Shanker, Routledge History of Philosophy, Volume IVThe Renaissance and seventeenth century rationalism, éd. Routledge, 1993,  0-415-30876-3  Mario Otto Helbing, Mechanics and Natural Philosophy Before the Scientific RevolutionLate 16th-Century Pisa: Cesalpino and Buonamici, Humanist Masters of The Faculty of Arts, in Boston Studies in the Philosophy of Science,  254, Springer Netherlands, 2007,  1-4020-5966-3. Mario Otto Helbing La filosofia di Francesco Buonamici, professore di Galileo, Pisa 1989 Michele Cameroto, Mario Helbing: Galileo and Pisan Aristotelianism. Galileo’s De motu antiquiora and the Quaestiones de motu elementorum of the Pisan Professors, In: Early Science and Medicine 5 (2000) 319–365. Michele Camerota in Dictionary of Scientific Biography Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Francesco Buonamici  Opere di Francesco Buonamici, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Filosofia Medicina  Medicina Categorie: Medici italianiFilosofi italiani del XVI secoloScrittori italiani Professore1533 1603 29 settembre FirenzeScrittori in lingua latinaProfessori dell'Pisa

 

BUONARROTIGrice: “Some call him Michelangelo, but that’s rude!” --  See the study of Buonarroti’s Moses by Freud, “filosofia”

 

Buonsanti: Nicola Lanzillotti Buonsanti (Ferrandina) veterinario, filosofo e patriota italiano.  Biografia Esponente di spicco della storia della medicina veterinaria italiana ed europea è stato una delle figure più rappresentative della Scuola veterinaria milanese.  Diresse l'Enciclopedia medica italiana edita da Vallardi e La Clinica veterinaria (di cui fu anche fondatore).  Opere Dizionario dei termini antichi e moderni delle scienze mediche e veterinarie Manuale delle malattie delle articolazioni Trattato di tecnica e terapeutica chirurgica generale e speciale La medicina Veterinaria all'Estero, organizzazione dell'insegnamento e del servizio sanitario  Giuseppina Bock Berti, «LANZILLOTTI BUONSANTI, Nicola» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 63, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004. Vita di Nicola Lanzillotti Buonsanti[collegamento interrotto] tratto da "La Basilicata nel Mondo", sito Basilicata.cc. Profilo[collegamento interrotto] Biblioteca G. B. Ercolani, sito Unibo.it. Animali  Animali Biografie  Biografie Medicina  Medicina Categorie: Veterinari italianiFilosofi italiani del XIX secoloPatrioti italiani Professore1846 1924 16 ottobre 28 aprile Ferrandina Bergamo

 

BUONSANTO: Vito Buonsanto o Buonsanti (San Vito dei Normanni, 22 giugno 1762Napoli, 22 maggio 1850) letterato, filosofo e accademico pontaniano italiano. Nato nella cittadina salentina nell'allora via Vento (oggi via Cesare Battisti), qui compie i suoi primi studi classici . Fattosi domenicano, non ancora ventenne, entra nel convento dei Padri predicatori di San Vito dei Normanni, ove si dedica allo studio della filosofia scolastica.  Diventando educatore, si distingue per le sue idee innovatrici nei metodi didattici, diventando ben presto un vero luminare del pensiero pedagogico della cittadina.  Vito Buonsanto diventa anche un attivo sostenitore del movimento repubblicano, e insieme al notaio Domenico Oronzo Carella, porta dalla vicina Brindisi un albero di naviglio per piantarlo, in segno di libertà, nella piazza antistante il Castello. Le sue convinzioni, però, lo costringono a fuggire da San Vito ed egli ripiega prima a Ostuni e poi a Martina Franca, da cui raggiunge, da ultimo, il convento di San Domenico a Napoli, dove muore.  La città natale ha dedicato al suo nome una scuola media cittadina.  Note  Fonte: Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in . Opere Etica iconologica, 1808; Il Nuovo sistema metrico, 1812; Introduzione alla Geografia, 1816, Introduzione alla storia antica e moderna del Regno di Napoli, 1816; Antologia Latina (i tre testi del 1853 sono conservati nella Biblioteca Comunale di San Vito dei Normanni); Ragionamento di Vito Buonsanto sul suo Sistema d'istruire i giovanetti, 1826.  Camillo M. Gamba, «BUONSANTO (Buonsanti), Vito», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 15, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972.  Vito Buonsanto Archiviato il 6 marzo  in . biografia nel sito della Città di San Vito dei Normanni. ilosofia Letteratura  Letteratura Categorie: Letterati italianiFilosofi italiani del XVIII secoloFilosofi italiani Professore1762 1850 22 giugno 22 maggio San Vito dei Normanni NapoliDomenicani italiani

 

BURGIO Alberto Burgio Deputato della Repubblica Italiana LegislatureXV Legislatura Gruppo parlamentareRifondazione Comunista CoalizioneL'Unione CircoscrizioneLombardia 3 Incarichi parlamentari giunta per il regolamento; XI Commissione (Lavoro pubblico e privato); Commissione esaminatrice del premio Lucio Colletti dal 28 luglio 2006 Dati generali Partito politicoPRC Titolo di studioLaurea in lettere e filosofia Professionedocente universitario Alberto Burgio (Palermo), filosofo..  Nato a Palermo il 13 maggio 1955, dal 1993 insegna Storia della filosofia presso l'Bologna. È stato eletto deputato al Parlamento della Repubblica alle elezioni politiche del 2006 (XV legislatura).   Si è occupato prevalentemente di storia della filosofia politica e di filosofia della storia con studi su Rousseau e l'idealismo classico, la teoria della storia tra Kant e Marx e il marxismo italiano (Labriola e Gramsci), il razzismo e il nazismo.  Opere Eguaglianza, interesse, unanimità. La politica di Rousseau, Napoli, Bibliopolis, 1989.  978-88-7088-209-4. Rousseau, la politica e la storia. Tra Montesquieu e Robespierre, Milano, Guerini, 1996.  88-7802-707-3. Robespierre duecento anni dopo, con Antonio Gargano e Michel Vovelle, Napoli, La Città del Sole, 1996.  9788886521291. Studi sul razzismo italiano, a cura di, con Luciano Casali, Bologna, Clueb, 1996.  8880914308. L'invenzione delle razze. Studi su razzismo e revisionismo storico, Roma, manifestolibri, 1998.  88-7285-149-1. Nel nome della razza. Il razzismo nella storia d'Italia 1870-1945, a cura di, Bologna, Il Mulino, 1999.  88-15-07200-4 (seconda ed., 2000.  88-15-07854-1). Modernità del conflitto. Saggio sulla critica marxiana del socialismo, Roma, DeriveApprodi, 1999.  88-87423-20-2. Strutture e catastrofi. Kant Hegel Marx, Roma, Editori Riuniti, 2000.  88-359-4987-4 (Vernunft und Katastrophen: Das Problem der Geschichtsentwicklung bei Kant, Hegel und Marx, Frankfurt am Main, Peter Lang, 2003;  978-3-631-39245-4). La guerra delle razze, Roma, manifestolibri, 2001.  88-7285-205-6. Gramsci storico. Una lettura dei "Quaderni del carcere", Roma–Bari, Laterza, 2003.  88-420-6854-3. La forza e il diritto. Sul conflitto tra politica e giustizia, a cura di, Roma, DeriveApprodi, 2003.  88-88738-09-6. Guerra. Scenari della nuova "grande trasformazione", Roma, DeriveApprodi, 2004.  88-88738-34-7. Antonio Labriola nella storia e nella cultura della nuova Italia, a cura di, Macerata, Quodlibet, 2005.  88-7462-040-3. Escalation. Anatomia della guerra infinita, con Manlio Dinucci e Vladimiro Giacché, Roma, DeriveApprodi, 2005.  88-88738-65-7. Per un lessico critico del contrattualismo moderno, Napoli, La Scuola di Pitagora, 2006.  88-89579-03-X. Dialettica. Tradizioni, problemi, sviluppi, a cura di, Macerata, Quodlibet, 2007.  978-88-7462-153-8. Per Gramsci. Crisi e potenza del moderno, Roma, DeriveApprodi, 2007.  978-88-89969-33-5. Manifesto per l'università pubblica, con Gaetano Azzariti, Alberto Lucarelli e Alfio Mastropaolo, Roma, DeriveApprodi, 2008.  978-88-89969-63-2. Senza democrazia. Un'analisi della crisi, Roma, DeriveApprodi, 2009.  978-88-89969-70-0. Nonostante Auschwitz. Il "ritorno" del razzismo in Europa, Roma, DeriveApprodi, .  978-88-6548-003-8. Rousseau e gli altri. Teoria e critica della democrazia tra Sette e Novecento, Roma, DeriveApprodi, .  978-88-6548-057-1. Il razzismo, con Gianluca Gabrielli, Roma, Ediesse, .  978-88-230-1670-5. Identità del male. La costruzione della violenza perfetta, a cura di, con Adriano Zamperini, Milano, FrancoAngeli, .  9788820450359. Gramsci. Il sistema in movimento, Roma, DeriveApprodi, .  978-88-6548-091-5. Questioni tedesche, a cura di, Mucchi, Modena,  («dianoia», 20).  1125-1514. Orgoglio e genocidio. L'etica dello sterminio nella Germania nazista, con Marina Lalatta Costerbosa, Roma, DeriveApprodi, .  978-88-6548-160-8. Il sogno di una cosa. Per Marx, Roma, DeriveApprodi, .  978-88-6548-234-6. Critica della ragione razzista, Roma, DeriveApprodi, .  978-88-6548-317-6 Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Alberto Burgio  Opere di Alberto Burgio, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Alberto Burgio, su storia.camera.it, Camera dei deputati.  Alberto Burgio, su Openpolis, Associazione Openpolis.  Registrazioni di Alberto Burgio, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai.it. 15 ottobre 2008 10 ottobre 2006). Alberto Burgio. Sito web del docente Curriculum vitae e pubblicazioni, Bologna.  Filosofia Politica  Politica Filosofo del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloPolitici italiani del XX secoloPolitici italiani Professore1955 13 maggio PalermoDeputati della XV legislatura della Repubblica ItalianaPolitici del Partito della Rifondazione ComunistaSinistra EuropeaProfessori dell'Bologna

 

BURTIGLIONEsearch.

 

burlæus: burley -- born in Burley-in-Whaferdale, Yorkshire. Burleigh’s donkeyGrice preferred the spelling “Gualterus Burlaeus.” “One would hardly realise it’s Irish to the backbone!”Grice. Geach’s donkey: geach, Peter b.6, English philosopher and logician whose main work has been in logic and philosophy of language. A great admirer of McTaggart, he has published a sympathetic exposition of the latter’s work Truth, Love and Immortality, 9, and has always aimed to emulate what he sees as the clarity and rigor of the Scottish idealist’s thought. Greatly influenced by Frege and Vitters, Geach is particularly noted for his powerful use of what he calls “the Frege point,” better called “the Frege-Geach point,” that the same thought may occur as asserted or unasserted and yet retain the same truth-value. The point has been used by Geach to refute ascriptivist theories of responsibility, and can be employed against noncognitivist theories of ethics, which are said to face the Frege-Geach problem of accounting for the sense of moral ascriptions in contexts like ‘If he did wrong, he will be punished’. He is also noted for helping to bring Frege to the English-speaking world, through co-translations with Max Black 9 88. In logic he is known for proving, independently of Quine, a contradiction in Frege’s way out of Russell’s paradox Mind, 6, and for his defense of modern Fregean-Russellian logic against traditional Aristotelian-Scholastic logic. He also has a deep admiration for the Polish logicians. In metaphysics, Geach is known for his defense of relative identity, the thesis that an object a can be the same F where F is a kind-term as an object b while not being the same G, even though a and b are both G’s. His spirited defense of the thesis has been met by equally vigorous attacks, and it has not received wide acceptance. An obvious application of the thesis is to the defense of the doctrine of the Trinity e.g., the Father is the same god as the Son but not the same person, which has caught the attention of some philosophers of religion. Geach’s main works include Mental Acts 8, which attacks dispositional theories of mind, Reference and Generality 2, which contains much important work on logic, and the collection Logic Matters 2. A notable defender of Catholicism despite his animadversions against Scholastic logic, his religious views find their greatest exposure in God and the Soul 9, Providence and Evil 7, and The Virtues 7. He is married to the philosopher Elizabeth Anscombe.  burleigh: Grice: “Actually his name should be borough-leah, since this is what burley means in Yorkshire!” -- W. H. P. Grice preferred the spelling “Burleigh,” or “Burleighensis” if you mustBurlaeus -- “That’s how we called him at Oxford!” English philosopher who taught philosophy at Oxford and theology at Paris. An orthodox Aristotelian and a realist, he attacked Ockham’s logic and his interpretation of the Aristotelian categories. Burley commented on almost of all of Aristotle’s works in logic, natural philosophy, and moral philosophy. An early Oxford Calculator, Burley begins his work as a fellow of Merton  He later moved to  Paris. BurleyGrice adds“was a tutee of Thomas Wilton, if you heard of him.” he was  incepted, and later a a fellow of the Sorbonne. His commentary on Peter Lombard’s Sentences has been lost. After leaving Paris, Burley is ssociated with the household of Richard of Bury and the court of Edward III, who sent him as an envoy to the papal curia. De vita et moribus philosophorum,” an influential, popular account of the lives of the philosophers, has often been attributed to Burley, but modern scholarship suggests that the attribution is incorrect. Many of Burley’s independent works dealt with problems in natural philosophy, notably De intensione et remissione formarum “De potentiis animae, and De substantia orbis. De primo et ultimo instanti discusses which temporal processes have intrinsic, which extrinsic limits. In his Tractatus de formis Burley attacks Ockham’s theory of quantity. Similarly, Burley’s theory of motion opposed Ockham’s views. Ockham restricts the account of motion to the thing moving, and the quality, quantity, and place acquired by motion. By contrast, Burley emphasizes the process of motion and the quantitative measurement of that process. Burley attacks the view that the forms successively acquired in motion are included in the form finally acquired. He ridicules the view that contrary qualities hot and cold could simultaneously inhere in the same subject producing intermediate qualities warmth. Burley emphasized the formal character of logic in his De puritate artis logicae “On the Purity of the Art of Logic”, one of the great medieval treatises on logic. Ockham attacked a preliminary version of De puritate in his Summa logicae; Burley called Ockham a beginner in logic. In De puritate artis logicae, Burley makes syllogistics a subdivision of consequences. His treatment of negation is particularly interesting for his views on double negation and the restrictions on the rule that notnot-p implies p. Burley distinguished between analogous words and analogous concepts and natures. His theory of analogy deserves detailed discussion. These views, like the views expressed in most of Burley’s works, have seldom been carefully studied. Luigi Speranza, “Grice and the Mertonians.”

 

butlerianism: J., cited by H. P. Grice, principle of conversational benevolence. English theologian and Anglican bishop who made important contributions to moral philosophy, to the understanding of moral agency, and to the development of deontological ethics. Better known in his own time for The Analogy of Religion 1736, a defense, along broadly empiricist lines, of orthodox, “revealed” Christian doctrine against deist criticism, Butler’s main philosophical legacy was a series of highly influential arguments and theses contained in a collection of Sermons 1725 and in two “Dissertations” appended to The Analogy  one on virtue and the other on personal identity. The analytical method of these essays “everything is what it is and not another thing” provided a model for much of English-speaking moral philosophy to follow. For example, Butler is often credited with refuting psychological hedonism, the view that all motives can be reduced to the desire for pleasure or happiness. The sources of human motivation are complex and structurally various, he argued. Appetites and passions seek their own peculiar objects, and pleasure must itself be understood as involving an intrinsic positive regard for a particular object. Other philosophers had maintained, like Butler, that we can desire, e.g., the happiness of others intrinsically, and not just as a means to our own happiness. And others had argued that the person who aims singlemindedly at his own happiness is unlikely to attain it. Butler’s distinctive contribution was to demonstrate that happiness and pleasure themselves require completion by specific objects for which we have an intrinsic positive regard. Self-love, the desire for our own happiness, is a reflective desire for, roughly, the satisfaction of our other desires. But self-love is not our only reflective desire; we also have “a settled reasonable principle of benevolence.” We can consider the goods of others and come on reflection to desire their welfare more or less independently of particular emotional involvement such as compassion. In morals, Butler equally opposed attempts to reduce virtue to benevolence, even of the most universal and impartial sort. Benevolence seeks the good or happiness of others, whereas the regulative principle of virtue is conscience, the faculty of moral approval or disapproval of conduct and character. Moral agency requires, he argued, the capacities to reflect disinterestedly on action, motive, and character, to judge these in distinctively moral terms and not just in terms of their relation to the non-moral good of happiness, and to guide conduct by such judgments. Butler’s views about the centrality of conscience in the moral life were important in the development of deontological ethics as well as in the working out of an associated account of moral agency. Along the first lines, he argued in the “Dissertation” that what it is right for a person to do depends, not just on the non-morally good or bad consequences of an action, but on such other morally relevant features as the relationships the agent bears to affected others e.g., friend or beneficiary, or whether fraud, injustice, treachery, or violence is involved. Butler thus distinguished analytically between distinctively moral evaluation of action and assessing an act’s relation to such non-moral values as happiness. And he provided succeeding deontological theorists with a litany of examples where the right thing to do is apparently not what would have the best consequences. Butler believed God instills a “principle of reflection” or conscience in us through which we intrinsically disapprove of such actions as fraud and injustice. But he also believed that God, being omniscient and benevolent, fitted us with these moral attitudes because “He foresaw this constitution of our nature would produce more happiness, than forming us with a temper of mere general benevolence.” This points, however, toward a kind of anti-deontological or consequentialist view, sometimes called indirect consequentialism, which readily acknowledges that what it is right to do does not depend on which act will have the best consequences. It is entirely appropriate, according to indirect consequentialism, that conscience approve or disapprove of acts on grounds other than a calculation of consequences precisely because its doing so has the best consequences. Here we have a version of the sort of view later to be found, for example, in Mill’s defense of utilitarianism against the objection that it conflicts with justice and rights. Morality is a system of social control that demands allegiance to considerations other than utility, e.g., justice and honesty. But it is justifiable only to the extent that the system itself has utility. This sets up something of a tension. From the conscientious perspective an agent must distinguish between the question of which action would have the best consequences and the question of what he should do. And from that perspective, Butler thinks, one will necessarily regard one’s answer to the second question as authoritative for conduct. Conscience necessarily implicitly asserts its own authority, Butler famously claimed. Thus, insofar as agents come to regard their conscience as simply a method of social control with good consequences, they will come to be alienated from the inherent authority their conscience implicitly claims. A similar issue arises concerning the relation between conscience and self-love. Butler says that both self-love and conscience are “superior principles in the nature of man” in that an action will be unsuitable to a person’s nature if it is contrary to either. This makes conscience’s authority conditional on its not conflicting with self-love and vice versa. Some scholars, moreover, read other passages as implying that no agent could reasonably follow conscience unless doing so was in the agent’s interest. But again, it would seem that an agent who internalized such a view would be alienated from the authority that, if Butler is right, conscience implicitly claims. For Butler, conscience or the principle of reflection is uniquely the faculty of practical judgment. Unlike either self-love or benevolence, even when these are added to the powers of inference and empirical cognition, only conscience makes moral agency possible. Only a creature with conscience can accord with or violate his own judgment of what he ought to do, and thereby be a “law to himself.” This suggests a view that, like Kant’s, seeks to link deontology to a conception of autonomous moral agency.

 

byzantine. This is important since it displays Grice’s disrespect for stupid traditions. There is Austin trying to lecture what he derogatorily called ‘philosophical hack’ (“I expect he was being ironic”) into learning through the Little Oxford Dictionary. HARDLY Grice’s cup of tea. Austiin, or the ‘master,’ as Grice ironically calls him, could patronize less patrician play group members, but not him! In any case, Austin grew so tiresome, that Grice grabbed the Little Dictionary. Austin had gave him license to go and refute Ryle on ‘feeling’. “So, go and check with the dictionary, to see howmany things you can feel.” Grice started with the A and got as far as the last relevant item under the ‘B,” he hoped. “And then I realised it was all hopeless. A waste. Language botany, indeed!” At a later stage, he grew more affectionate, especially when seeing that this was part of his armoury (as Gellner had noted): a temperament, surely not shared by Strawson, for subtleties and nuances. How Byzantine can Grice feel? Vide ‘agitation.’ Does feeling Byzantine entail a feeling of BEING Byzantine? originally used of the style of art and architecture developed there 4c.-5c. C.E.; later in reference to the complex, devious, and intriguing character of the royal court of Constantinople (1937). Bȳzantĭum , ii, n., = Βυζάντιον,I.a city in Thraceon the Bosphorusopposite the Asiatic Chalcedon, later Constantinopolis, now Constantinople; among the Turks, Istamboul or Stamboul (i.e. εις τὴν πόλιν), Mel. 2, 2, 6Plin. 4, 11, 18, § 469, 15, 20, § 50 sq.; Nep. Paus. 2, 2Liv. 38, 16, 3 sq.Tac. A. 12, 63 sq.id. H. 2. 83; 3, 47 al.—II. Derivv.A. Bȳzantĭus , a, um, adj., of ByzantiumByzantine: “litora,” the Strait of ConstantinopleOv. Tr. 1, 10, 31: “portus,” Plin. 9, 15, 20, § 51.—Subst.Bȳ-zantĭi , ōrum, m., the inhabitants of ByzantiumCic. Prov. Cons. 3, 54, 6 sq.; Cic. Verr. 2, 2, 31, § 76Nep. Timoth. 1, 2Liv. 32, 33, 7.—B. Bȳzantĭăcus , a, um, adj., of Byzantium: “lacerti,” Stat. S. 4, 9, 13. — C. Bȳzantīnus , a, um, adj., the same (post-class.): “Lygos,” Aus. Clar. Urb. 2: “frigora,” Sid. Ep. 7, 17. Byzantine feeling -- Einfühlung G., ‘feeling into’, empathy. In contrast to sympathy, where one’s identity is preserved in feeling with or for the other, in empathy or Einfühlung one tends to lose oneself in the other. The concept of Einfühlung received its classical formulation in the work of Theodor Lipps, who characterized it as a process of involuntary, inner imitation whereby a subject identifies through feeling with the movement of another body, whether it be the real leap of a dancer or the illusory upward lift of an architectural column. Complete empathy is considered to be aesthetic, providing a non-representational access to beauty. Husserl used a phenomenologically purified concept of Einfühlung to account for the way the self directly recognizes the other. Husserl’s student Edith Stein described Einfühlung as a blind egoism Einfühlung 255   255 mode of knowledge that reaches the experience of the other without possessing it. Einfühlung is not to be equated with Verstehen or human understanding, which, as Dilthey pointed out, requires the use of all one’s mental powers, and cannot be reduced to a mere mode of feeling. To understand is not to apprehend something empathetically as the projected locus of an actual experience, but to apperceive the meaning of expressions of experience in relation to their context. Whereas understanding is reflective, empathy is prereflective. 

 

cabeo: essential Italian philosopher. Niccolò Cabeo (n. Ferrara), filosofo. Con il suo nome è stato chiamato il cratere lunare Cabeus. Nel 1602 novizio della Compagnia di Gesù, ebbe Giuseppe Biancani come insegnante di matematica nel collegio gesuitico di Parma dove compiuti i suoi studi fu docente di filosofia per molti anni e ricevette gli ordini sacerdotali nel 1622. Dopo il 1622 abbandonato l'insegnamento fu predicatore in varie città italiane mantenendo sempre stretti rapporti di familiarità con Ferdinando Gonzaga e Francesco d'Este.   Cabeo prese parte alla contesa tra Bologna e Ferrara sull'introduzione del Reno nel Po Grande avvenuta negli anni 20 del seicento, prendendo le parti dei ferraresi e opponendosi alle teorie di Benedetto Castelli  Nel 1632 si stabilì a Genova dove conobbe Giovanni Battista Baliani divenendone amico. Nel suo commento alle Meteore di Aristotele Cabeo sostenne e testimoniò la priorità della scoperta della legge di caduta dei gravi dello scienziato genovese rispetto a quella di Galilei.  Cabeo collaborò con vari fisici del suo tempo su argomenti che mettevano in discussione le ricerche di Galilei: con lo stesso Baliani a Genova, con il Renieri a Pisa, con il Riccioli, suo amico e allievo anche lui del Biancani, con il quale nel 1634 aveva condotto a Ferrara esperimenti sulla caduta dei gravi. Soggiornò a Roma nello stesso periodo in cui era presente nel 1645 e nel 1646 Marin Mersenne, il "segretario dell' Europa dotta"  che vi si trovava in occasione dell'elezione di Vincenzo Carafa a generale dei gesuiti.  Tornato a Genova per dedicarsi all'insegnamento nel collegio gesuitico, morì dopo due mesi nel 1650.  Opere Fin dal 1617 Cabeo aveva iniziato a comporre la Philosophia magnetica che stampata poi a Ferrara nel 1629 fu criticata negativamente dagli studiosi galileiani. Nell'introduzione Cabeo sosteneva l'imprescindibile necessità che ogni asserzione scientifica fosse sostenuta dall'esperienza e, sulla base degli studi di Pierre Pelerin de Maricourt, di Giovanni Battista Della Porta, e di William Gilbert, dell'opera inedita del gesuita Leonardo Garzoni, asseriva, dopo aver condotto accurati esperimenti, che la Terra possedeva una qualità magnetica che assieme alla gravità faceva sì che quella fosse stabile e immobile. Nella stessa opera definiva il fenomeno della repulsione elettrica.  Nel 1646 venivano pubblicati a Roma i quattro volumi di un commento alle Meteore di Aristotele con il titolo In quatuor libros Meteorologicorum Aristotelis commentaria,et quaestiones quatuor tomis compraehensa... poi modificato nella ristampa del 1686 in Philosophia experimentalis dove Cabeo si schierava a difesa della priorità del Baliani e, nel criticare in nome dell'osservazione e dell'esperimento la concezione metafisica aristotelica, introduceva la presentazione di questioni scientifiche attuali. L'opera era condotta in duri toni antigalileiani con un'aspra contestazione del fenomeno delle maree così com'era stato descritto da Galilei sostenendo invece che fosse dovuto «all'ebollizione, operata dalla Luna, di "spiriti sulfurei e salnitrosi" presenti sul fondo del mare.»   Cabeo sostenne la validità scientifica dell'alchimia da lui ritenuta una "philosophia chimica" che, depurata da ogni aspetto esoterico , era degna di studio e osservazione.  Note  Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani , Fondazione BEIC57.  Alfonso Ingegno, Dizionario Biografico degli Italiani,  15, (1972) alla voce corrispondente  Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani , Fondazione BEIC56.  Domenico Massaro SFI Archiviato il 13 giugno 2008 in .  A. Ingegno, Op. cit.  Claudii Berigardi Circulus Pisanus... De veteri et peripatetica philosophia in Aristotelis libros de Coelo..., Utini 1647,  82-85; Galileo Galilei, Opere (ediz. naz.), XIV,  32-34, 35-37, 61, 77, 79, 300; XV273; XVI325; XVIII,  87, 93-95, 99, 305, 310, 312; Le opere dei discepoli di Galileo Galilei, I, L'Accademia del Cimento, parte 1, Firenze 1942,  51, 374 s., 411 s.; Fulvio Testi, Lettere, Maria Luisa Doglio, III, 1638-1646, Bari 1967,  208, 236, 239, 504 s.; Opere di Evangelista Torricelli, Faenza 1919, I, 1X; III415; Lorenzo Barotti, Memorie istoriche di letterati ferraresi, II, Ferrara 1793,  262-269; Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VIII, 1, Firenze 1812,  249 s.; Timoteo Bertelli, Sopra Pietro Peregrino di Maricourt e la sua epistola "De Magnete", in Bull. di bibliogr. e di storia delle scienze mat. e fisiche pubbl. da B. Boncompagni, I (1868),  1-32, 65-99, 101-139, 319-420; Pietro Riccardi, Biblioteca matematica italiana, Modena 1870206; Raffaello Caverni, Storia del metodo sperimentale in Italia, II, Firenze 1892,  257, 265-271; IV, ibid. 1895,  237 s., 279 58-, 315 ss., 391-400, 404, 413-416, 526, 570 s.; V, ibid. 1898,  9 s., 27; Silvio Magrini, Il "De Magnete" del Gilbert e i primordi della magnotologia in Italia in rapporto alla lotta intorno ai massimi sistemi, in Archivio di storia della scienza, VIII (1927), n. 2,  17-39; Jean Daujat, Origines et formation de la théorie des phénomènes électriques et magnétiques, Paris 1945,  190-204; Lynn Thorndike, A History of magic and experimental Science, New York 1958, VII,  61, 276-79, 422 ss., 685; VIII,  204, 207, 430; Alexandre Koyré, Etudes d'histoire de la pensée scientifique, Paris 1966,  198-201, 271; Serge Moscovici, L'expérience du mouvement. Jean Baptiste Baliani disciple et critique de Galilée, Paris 1967,  49 53, 55, 58; Claudio Costantini, Baliani e i gesuiti. Annotazioni in margine alla corrispondenza del Baliani con Gio. Luigi Confalonieri e Orazio Grassi, Firenze 1969,  5, 7, 52, 103; Maria Bellucci, La filosofia naturale di Claudio Berigardo, in Rivista Critica di Storia della Filosofia,  26, n. 4, 1971389, JSTOR 44021645. Charles Coulston Gillispie, Dictionary of Scientific Biography  3. New York, Scribners, 1973. John Lewis Heilbron, Electricity in the 17th and 18th Centuries. Los Angeles: University of California Press, 1979. Cesare Maffioli, Out of Galileo, The Science of Waters 1628–1718. Rotterdam: Erasmus Publishing, 1994. Peter Dear, Discipline and Experience: The Mathematical Way in the Scientific Revolution. Chicago: University of Chicago Press, 1995. Maria Teresa Borgato, Niccolò Cabeo tra teoria ed esperimenti: le leggi del moto, in G.P. Brizzi and R. 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V D M Compagnia di Gesù V D M Galileo Galilei 67405010 I0000 0001 2027 7283 o084262  124652794  cb124596318   XX870995  CERL cnp00480040  Identitieslccn-no084262 Biografie  Biografie Cattolicesimo  Cattolicesimo Fisica  Fisica Categorie: Gesuiti italianiFilosofi italiani del XVI secoloFilosofi italiani del XVII secoloMatematici italiani del XVI secoloMatematici italiani Professore1586 1650 26 febbraio 30 giugno Ferrara GenovaNiccolò Cabeo (26 febbraio 158630 Giugno, 1650), noto anche come Nicolaus Cabeo , italiano gesuita filosofo , teologo , ingegnere e matematico .  Biografia E 'nato a Ferrara nel 1586, ed è stato istruito nel collegio dei Gesuiti a Parma inizio nel 1602. Passò i prossimi due anni a Padova e ha trascorso 1606-07 studia in Piacenza prima di completare tre anni (1607-10) di studio in filosofia a Parma. Ha trascorso altri quattro anni (1612-1616) a studiare teologia a Parma e l'apprendistato di un altro anno di a Mantova . Ha poi insegnato teologia e la matematica a Parma , poi nel 1622 è diventato un predicatore. Per un certo periodo ha ricevuto il patrocinio dei Duchi di Mantova e del Este a Ferrara. Durante questo periodo è stato coinvolto in idraulica progetti. Egli avrebbe poi tornare a insegnare la matematica ancora una volta in Genova , la città dove sarebbe morto nel 1650.  Egli è noto per i suoi contributi alla fisica esperimenti e osservazioni. Egli ha osservato gli esperimenti di Giovanni Battista Baliani per quanto riguarda la caduta di oggetti, e ha scritto su questi esperimenti osservando che due oggetti diversi cadono nello stesso lasso di tempo, indipendentemente dal mezzo. Inoltre ha effettuato esperimenti con pendoli e osservato che una carica elettricamente corpo può ottenere oggetti non elettrificato. Egli ha anche notato che due oggetti carichi respinti a vicenda.  Le sue osservazioni sono state pubblicate nelle opere, Philosophia Magnetica (1629) e in quatuor libros Aristotelis meteorologicorum Commentaria (1646). La prima di queste opere esaminato la causa della Terra magnetismo ed è stata dedicata ad uno studio del lavoro di William Gilbert . Cabeo pensato alla Terra immobile, e quindi non ha accettato il suo movimento come la causa del campo magnetico . Cabeo descritto attrazione elettrica in termini di effluvi elettrici, rilasciato sfregando alcuni materiali insieme. Questi effluvi spinto nell'aria circostante spostarlo. Quando l'aria riportato nella sua posizione originale, portava corpi leggeri con essa facendole muovere verso il materiale attraente. Entrambi Accademia del Cimento e Robert Boyle eseguiti esperimenti con vuoti a tentativi di confermare o smentire le idee di Cabeo.  Seconda pubblicazione di Cabeo era un commento di Aristotele Meteorologia . In questo lavoro, ha esaminato attentamente una serie di idee proposte da Galileo Galilei , tra cui il movimento della terra e la legge di caduta dei gravi. Cabeo si è opposto alle teorie di Galileo. Cabeo anche discusso la teoria del flusso d'acqua proposta da allievo di Galileo, Benedetto Castelli . Lui e Castelli sono stati coinvolti per una disputa nel nord Italia circa il reinstradamento del fiume Reno . La gente di Ferrara erano su un lato della controversia e Cabeo era il loro avvocato. Castelli ha favorito l'altro lato della controversia e agiva come agente del Papa, Urbano VIII . Cabeo anche discusso alcune idee su alchimia in questo libro.  Il cratere Cabeus sulla Luna porta il suo nome. Il LCROSS progetto ha scoperto la prova di acqua nel cratere Cabeus nell'ottobre 2009.  Guarda anche Storia di Geomagnetismo Elenco dei cattolici-scienziati chierici Riferimenti Heilbron, JL, energia elettrica nei secoli 17 e 18 . Los Angeles: University of California Press, 1979. Maffioli, Cesare, Out of Galileo, The Science of Waters 1628-1718 . Rotterdam: Erasmus Publishing, 1994. Sommervogel , Bibliothèque de la Compagnie de Jesus . Bruxelles: 1960. Gillispie, Charles Coulston , Dizionario della biografia scientifica  3. New York: Scribners, 1973 Borgato, Maria Teresa, Niccolò Cabeo Tra Teoria ed Esperimenti: le leggi del moto , in GP Brizzi e R. Greci , Gesuiti e Università in Europa, Bologna: Clueb, 2002, pp 361-385.. Caro Peter. Disciplina e Esperienza: Il modo matematico nella rivoluzione scientifica . Chicago: University of Chicago Press, 1995. This page is based on the copyrighted  article "Niccol%C3%B2_Cabeo" (Authors); it is used under the Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported License. You may redistribute it, verbatim or modified, providing that you comply with the terms of the CC-BY-SA. Cookie-policy. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Cabeo," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

cacciari: essential Italian philosopher. Massimo Cacciari (n. Venezia) è un filosofo, politico, accademico e opinionista italiano, ex sindaco di Venezia.  Di ascendenze emiliane per via paterna (il nonno Gino Cacciari, di Medicina, si era trasferito a Venezia per dirigere i cantieri navali della città), è figlio di Pietro, pediatra, e di una casalinga proveniente da una famiglia di artisti.  Dopo aver frequentato il Ginnasio Liceo Marco Polo di Venezia, si è laureato in Filosofia nel 1967 all'Università degli Studi di Padova, con una tesi sulla Critica del Giudizio di Immanuel Kant, con relatore Dino Formaggio. Ancora studente, fu collaboratore dei professori Carlo Diano, Sergio Bettini e Giuseppe Mazzariol.  Carriera accademica Nel 1980 diviene professore associato di Estetica presso l'Istituto di Architettura di Venezia, dove nel 1985 diventa Professore. Nel 2002 fonda la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele a Cesano Maderno, di cui è preside fino al 2005. È tra i fondatori di alcune riviste di filosofia politica, che hanno segnato il dibattito dagli anni sessanta agli anni ottanta, tra cui Angelus Novus, Contropiano, il Centauro, Laboratorio politico.  Al centro della sua riflessione filosofica si colloca la crisi della razionalità moderna, che si è rivelata incapace di cogliere il senso ultimo del reale, abbandonando la ricerca dei fondamenti del conoscere. La sua visione muove dal concetto di "pensiero negativo", ravvisato nelle filosofie di Friedrich Nietzsche, di Martin Heidegger e di Ludwig Wittgenstein, per risalire ai suoi presupposti in alcuni aspetti della tradizione religiosa e del pensiero filosofico occidentali.  Ha pubblicato numerose opere e saggi, tra i quali meritano una particolare attenzione: Krisis (del 1976); Pensiero negativo e razionalizzazione; (1977), Dallo Steinhof (1980), Icone della legge (1985), L'angelo necessario (1986), Dell'inizio (1990), Della cosa ultima (2004) vincitore del Premio Cimitile. Hamletica, Adelphi, Milano, 2009 è il suo lavoro più recente. I volumi Icone della legge e L'angelo necessario presentano, inoltre, alcune pagine dedicate alla filosofia dell'icona e agli esiti del pensiero del mistico russo Pavel Aleksandrovič Florenskij.  Tra i numerosi riconoscimenti sono da ricordare la laurea honoris causa in Architettura conferita dall'Università degli Studi di Genova nel 2003, la laurea honoris causa in Scienze politiche conferita dall'Bucarest nel 2007 e la laurea honoris causa in "filologia, letteratura e tradizione classica" conferita dall'Bologna nel .  Attualmente è Presidente della fondazione Gianni Pellicani  e insegna Pensare filosofico e metafisica presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, di cui è stato anche prorettore vicario.  Suo fratello Paolo è stato deputato di Rifondazione Comunista tra il 2006 e il 2008.  Carriera politica In Potere Operaio e nel PCI Da giovane fu un politico militante e occupò con gli operai della Montedison la stazione di Mestre. Collaborò negli anni sessanta alla rivista mensile Classe operaia e, dopo contrasti interni tra Mario Tronti, Alberto Asor Rosa e Toni Negri (il quale fu un incontro essenziale per la sua formazione), diresse insieme ad Asor Rosa la rivista, definita di "materiali marxisti", Contropiano con la quale si tentò la riunificazione del gruppo. Ma il tentativo fallì e il gruppo veneto trasformò la rivista nel giornale Potere Operaio "Giornale politico dagli operai di Porto Marghera" a cui Cacciari, deluso, non aderì. In seguito entrò nel Partito Comunista Italiano, ricoprendo cariche apparentemente lontane dai suoi interessi filosofici: responsabile della Commissione Industria del PCI Veneto negli anni settanta, fu poi eletto alla Camera dei deputati dal 1976 al 1983, e fu membro della Commissione Industria della Camera.  Sindaco di Venezia (1993-2000) Fu sindaco di Venezia dal 1993 al 2000 schierato tra i principali sostenitori de I Democratici di Romano Prodi tanto che si parlò di lui come un probabile leader dell'Ulivo. Fin dall'inizio della sua attività politica vide nel federalismo una tradizione da recuperare per i progressisti italiani laddove buona parte dei dirigenti della sinistra vedevano in questa attenzione agli ideali federalisti un freno al consenso elettorale del centro-sud. In preparazione delle elezioni regionali del 2000, era convinto che per vincere in una regione tradizionalmente moderata, la sinistra avrebbe dovuto agganciare una parte dell'elettorato in fuga dalla ex DC e per questo scopo tentò di "aprire" ad un'alleanza con la Lega Nord (poi disapprovata dal centro-sinistra italiano), e mosse in questa direzione politica alcuni significativi passi, ma non riuscì a convincere fino in fondo l'elettorato autonomista.  Nel 1997 fu sua la volontà di realizzare il progetto per edificare il ponte di Calatrava, il quale ha portato continue polemiche con la Corte dei conti nel corso degli anni.  Europarlamentare e consigliere regionale veneto Alle europee del 1999 si candida con la lista de I Democratici risultando eletto in due circoscrizioni: lui ha optato per quella nord-occidentale.  La sua sconfitta alle Regionali del 2000, quando fu candidato per la presidenza della regione Veneto, fece tramontare l'ipotesi che potesse diventare il futuro leader dell'Ulivo. Cacciari ottenne in quella tornata il 38,2% dei voti, uscendo sconfitto dal rappresentante della Casa delle Libertà Giancarlo Galan, che ricevette il 54,9% dei consensi. In quella tornata elettorale Cacciari ottenne un seggio da consigliere regionale: per questo si dimise, per incompatibilità, da europarlamentare.  Sindaco di Venezia (2005-) Nel 2005 annunciò l'intenzione di ricandidarsi per la seconda volta a sindaco di Venezia. I partiti di sinistra dell'Ulivo, avevano però, già raggiunto l'accordo per la candidatura unitaria del magistrato Felice Casson, ma Cacciari dichiarò di non voler rinunciare alla propria candidatura, anche a costo di spaccare l'unità della coalizione, come effettivamente avvenne, con Cacciari sostenuto da UDEUR Popolari e La Margherita e Casson appoggiato da tutti gli altri partiti del centrosinistra.  Al primo turno delle votazioni Casson ebbe il 37,7% dei voti, mentre Cacciari si fermò al 23,2%; sfruttando le divisioni presenti in maniera ancora più acuta nel centrodestra a Venezia, furono proprio i due rappresentanti del centro-sinistra ad andare al ballottaggio. A sorpresa Cacciari, seppur sostenuto da liste più deboli, riuscì a far leva sull'elettorato moderato e vinse la sfida con 1 341 voti di vantaggio sul suo competitore (50,5% contro 49,5%).  L'inattesa vittoria del politico-filosofo causò malumori all'interno della coalizione (Casson commentò il risultato esclamando: "Ha vinto Cacciari? Allora ha vinto la destra!") e una particolare situazione nel consiglio comunale veneziano: la Margherita, con il 13,4% di voti, ebbe diritto a ben 26 seggi, (mentre i DS, che ottennero il 21,2%, si dovettero accontentare di 6 seggi) e l'UDEUR, nonostante un modesto 1,4%, si accaparrò 2 seggi (a differenza di Rifondazione Comunista che con il 6,8% si aggiudicò un solo seggio).  Nel complesso, quindi, la coalizione Cacciari, con il 14,8% dei suffragi, ebbe diritto a 28 seggi, mentre il raggruppamento di Casson, con il 41%, risultò possessore di 9 seggi. Ciò consentì a Cacciari, iscritto alla Margherita, di cui era esponente di punta in Veneto, di poter governare la città con una solida maggioranza consiliare.  In occasione delle successive elezioni regionali del 2005, delle elezioni politiche del 2006 e delle amministrative del 2007 Cacciari mise in evidenza quella che egli chiamava la questione settentrionale.  Il 2 novembre 2009, anche deluso dall'evoluzione del Partito Democratico, annunciò l'abbandono della politica attiva dopo la conclusione del mandato di sindaco, avvenuta nell'aprile .  Abbastanza accesa la politica condotta dalla sua giunta contro gli ambulanti abusivi e molto contestate furono anche le ordinanze che, ai fini del decoro urbano, imponevano il divieto di vendere dei cibi da asporto presso la piazza San Marco, di girare a torso nudo, di sdraiarsi in terra ecc. Nel 2007 inoltre, con la creazione del festival di Roma da parte dell'allora sindaco Walter Veltroni, espresse disappunto nel caso in cui quello di Venezia ne fosse stato oscurato. Non pochi gli attriti con la Lega Nord in vista della sua intenzione di realizzare un campo Sinti, nella zona di Mestre. Celebre poi la campagna che favoriva l'uso dell'acqua pubblica in contrapposizione all'acquisto di quella in bottiglia. A lui si deve il restauro di Palazzo Grassi e di Punta della Dogana.  Il 23 luglio , a Mogliano Veneto, presentò il manifesto politico Verso Nord, un'Italia più vicina, diretto a chi non si riconosceva né nel PD, né nel PdL e voleva una politica per il Nord diversa da quella attuata dalla Lega. Il manifesto si è poi trasfuso in un partito politico chiamato appunto Verso Nord, nato ufficialmente il 12 ottobre .  Pensiero  Massimo Cacciari nel 1976 Nelle sue prime opere (Krisis, 1976, Pensiero negativo e razionalizzazione, 1977) Massimo Cacciari sviluppa la sua riflessione che, prendendo spunto da Friedrich Nietzsche, Ludwig Wittgenstein e Martin Heidegger, conferma «... la fine della razionalità classica e dialettica e l'emergere pieno, costruttivo, rifondativo e non distruttivo [...] del "pensiero negativo".»  Dall'analisi della cultura viennese e mitteleuropea, che si forma sullo sfondo dei grandi mutamenti del sistema capitalistico tra l'800 e il '900, Cacciari identifica una società reazionaria incapace di aprirsi alla modernità e improntata al nihilismo, punto d'arrivo del fallimento del pensiero dialettico della scuola hegeliano-marxista. In quest'ambito si origina il pensiero negativo (Negatives Denken) che ad iniziare da Schopenhauer sembra collegarsi all'irrazionalismo ma che in realtà è la conseguenza ultima della tradizione metafisica occidentale che pretendeva di superare ogni contraddizione e la negatività dell'esistenza stessa tramite quella libera volontà, coerentemente negata da Nietzsche e ancora presente invece nell'ascesi schopenhaueriana, come strumento per la liberazione dal dolore di vivere[25].  La crisi della metafisica occidentale è anche dimostrata dalla fiducia nella tecnica, presuntuosa esaltazione di quella ragione che invece rivela il sostanziale fallimento dei valori ultimi che dovrebbero guidare il progresso umano: « ...la tecnica realizza la direzione implicita della metafisica modernama nel realizzarla ne critica e liquida anche l'idea centrale [il fondamento originario]» che era la certezza dei valori. Da qui un'epoca caratterizzata dal nulla dei valori e dalla fine della filosofia ormai rivolta «tutta al passato, a prima della ratio»[26]  Con l'avvento del pensiero negativo finalmente ci si libera «da un ideale totalitario del sapere, per cui non si dipende più da un ordine naturale, fisso ed immutabile, di cui la ragione scopre le leggi, ma si interviene creativamente, dando ordine alle cose, in una molteplicità di saperi».[27]  Nelle sue ultime opere Cacciari intreccia la riflessione filosofica con quella teologica quasi risalendo ad una tradizione interpretativa platonica. Se ormai la filosofia si è specializzata e frantumata in una serie di campi specifici che cosa vorrà dire "pensare" al suo stesso inizio? Cacciari cerca la risposta in quella tradizione filosofico-teologica che pone il principio, l'"inizio" nella nozione di "Deus-Esse".[28]  Fin dal libro primo della sua opera filosofica, Dell’Inizio, Cacciari si colloca su un terreno complementare e diametralmente opposto a quello di Emanuele Severino: se il primo evidenzia la contingenza dell'originato, il secondo enfatizza l'unicità eterna dell'origine. Mentre per Cacciari l’originario è inizio a-logico, che conserva sempre inalterata la possibilità di non essere inizio di qualcosa che altro-da-sé, di negarsi come inizio e che quindi non esista originato alcuno, secondo Severino, invece, l’originario è la struttura logico-necessaria di significati il cui contenuto è tutto ciò che è, tale per cui non è mai potuto esistere, non è mai esistito e non potrà mai esistere alcun ente non originato da quell'unica totalità iniziale. Secondo Severino, la veracità di Dio e del Destino prevale sulla Sua onnipotenza, nel senso che è inevitabile e scontata in partenza la vittoria sul nemico, mentre è impossibile che Egli fugga davanti ad esso, finendo con il cadere nel nulla, il proprio contrario.[29]  Citazioni «Caro C., non possiamo proseguire la nostra via che attraverso lo straniero che ospitiamoe che chiamiamo 'nostro' Io. Questo è il vero volto dell'altro, del prossimo ineludibile, appiccicato a noi come un incubo! Hospes / hostis, necessariamente. 'Assicurarcelo' è impossibile.»  (Massimo Cacciari, Della cosa ultima, Adelphi, Mi, 2004, pag. 135) «Pietà afferra il poeta — pericolosissima pietà, sul limite estremo della misericordia inordinata.»  (Massimo Cacciari, "Della cosa ultima", Adelphi, Mi, 2004, pag. 251) Opere Introduzione di Massimo Cacciari a Georg Simmel, Saggi di estetica, Padova, 1970 Qualificazione e composizione di classe, in Contropiano n. 2, 1970 Ciclo chimico e lotte operaie, con S. Potenza, in Contropiano, n. 2, 1971 Dopo l'autunno caldo: ristrutturazione e analisi di classe, Marsilio, Padova, 1973 Pensiero negativo e razionalizzazione. Problemi e funzione della critica del sistema dialettico, 1973 Metropolis, Roma, Officina, 1973 Piano economico e composizione di classe, Feltrinelli, 1975 Lavoro, valorizzazione, cervello sociale, in Aut Aut, n. 145-146, Milano, 1975 Note intorno a «sull'uso capitalistico delle macchine» di Raniero Panzieri, in Aut Aut, n. 149-150, Milano, settembredicembre 1975 Oikos. Da Loos a Wittgenstein, con Francesco Amendolagine, Roma, 1975 Krisis, Saggio sulla crisi del pensiero negativo da Nietzsche a Wittgenstein, Feltrinelli, 1976 (ottava edizione nel 1983) Pensiero negativo e razionalizzazione, Marsilio, Venezia, 1977 Il dispositivo Foucault, Venezia, Cluva, 1977 Dialettica e critica del politico. Saggio su Hegel, Feltrinelli, 1978 Walter Rathenau e il suo a mbiente, De Donato, 1979 Crucialità del tempo: saggi sulla concezione nietzscheana del tempo, et al, Liguori, 1980 Dallo Steinhof, Adelphi, 1980 (nuova edizione 2005) Adolf Loos e il suo angelo, Electa, 1981 Feuerbach contro Agostino d'Ippona, Adelphi, 1982 Il potere: saggi di filosofia sociale e politica, con G. Penzo, Roma, Città Nuova, 1985 Icone della legge, Adelphi, Milano, 1985 (nuova edizione 2002) Zeit ohne Kronos, Ritter Verlag, Klagenfurt, 1986 L'Angelo necessario, Adelphi, Milano, 1986 (nuova edizione 1992) Drama y duelo, Tecnos, Madrid, 1989 Le forme del fare, con Massimo Donà e Romano Gasparotti, Liguori, 1989 Dell'Inizio, Adelphi, 1990 (nuova edizione nel 2001) Dran, Méridiens de la décision dans la pensée contemporaine, Ediotions de L'Eclat, 1992 Architecture and Nihilism, Yale University Press, 1993 Desde Nietzsche: Tiempo, Arte, Politica, Biblios, Buenos Aires, 1994 Geofilosofia dell'Europa, Adelphi, Milano, 1994 (nuova edizione 2003) Großstadt, Baukunst, Nihilismus, Ritter, Klagenfurt, 1995 Migranten, Merve, Berlino, 1995 Introduzione a F. Bacone, Nuova Atlantide, Silvio Berlusconi Editore, Milano, 1995 L'Arcipelago, Adelphi, Milano, 1997 Emilio Vedova. Arbitrii luce, Catalogo della mostra, Skira, 1998 Arte, tragedia, tecnica, con Massimo Donà, Raffaello Cortina, 2000 El Dios que baila, Paidos, Buenos Aires, 2000 Duemilauno. Politica e futuro, Feltrinelli, Milano, 2001 Wohnen. Denken. Essays über Baukunst im Zeitalter der völligen Mobilmachung, Ritter Verlag, Klagenfurt und Wien, 2002 Della cosa ultima, Adelphi, Milano, 2004 La città, Pazzini, 2004 Il dolore dell'altro. Una lettura dell'Ecuba di Euripide e del libro di Giobbe, Saletta dell'Uva, 2004 Soledad acogedora. De Leopardi a Celan, Abada Editores, Madrid, 2004 Paraíso y naufragio. Musil y El hombre sin atributos, Abada Editores, Madrid, 2005 Magis Amicus Leopardi, Saletta dell'Uva, 2005 Maschere della tolleranza, Rizzoli, Milano, 2006 Introduzione a Max Weber, La politica come professione, La scienza come professione, Mondadori, Milano, 2006 Europa o Filosofia, Machado, Madrid, 2007 Tre icone, Adelphi, Milano, 2007 Anni decisivi, Saletta dell'Uva, Caserta, 2007 M. Cacciari-Mario Tronti, Teologia e politica al crocevia della storia, Milano, AlboVersorio, 2007,  978-88-975-5337-3. The Unpolitical. Essays on the Radical Critique of the Political Thought, Yale University Press, 2009 Hamletica, Milano, Adelphi, 2009,  978-88-459-2388-3. La città, Pazzini, 2009 Il dolore dell'altro. Una lettura dell'Ecuba di Euripide e del libro di Giobbe, Caserta, Saletta dell'Uva, ,  978-88-613-3035-1. M. Cacciari-Piero Coda, I comandamenti. Io sono il Signore Dio tuo, Bologna, Il Mulino, ,  978-88-151-3776-0. Enzo Bianchi-M. Cacciari, I comandamenti. Ama il prossimo tuo, Bologna, Il Mulino, ,  978-88-152-3377-6. Doppio ritratto. San Francesco in Dante e Giotto, Milano, Adelphi, ,  978-88-459-2672-3. Il potere che frena, Milano, Adelphi, ,  978-88-459-2765-2. Labirinto filosofico, Milano, Adelphi, ,  978-88-459-2876-5. Filologia e filosofia, Bologna, Bononia University Press, ,  978-88-692-3023-3. Re Lear. Padri, figli, eredi, Caserta, Saletta dell'Uva, ,  978-88-613-3082-5. M. Cacciari-Paolo Prodi, Occidente senza utopie, Bologna, Il Mulino, ,  978-88-152-6513-5. M. Cacciari-Bruno Forte, Dio nei doppi pensieri. Attualità di Italo Mancini, Brescia, Morcelliana, . Generare Dio, Bologna, Il Mulino, ,  978-88-152-7368-0. La mente inquieta. Saggio sull'Umanesimo, Torino, Einaudi, ,  978-88-062-4085-1. Ha preparato anche i testi per l'opera Prometeo. Tragedia dell'ascolto di Luigi Nono (1984-1985).  Elogio del diritto (insieme a Natalino Irti, con un saggio di Werner Wilhelm Jaeger, Milano ) Onorificenze Grand'Ufficiale dell'Ordine pro Merito Melitensi (SMOM)nastrino per uniforme ordinariaGrand'Ufficiale dell'Ordine pro Merito Melitensi (SMOM) — Venezia, 2 febbraio 2008[30] Laurea Honoris Causa in Architettura, conferita dall'Università degli Studi di Genova nel 2003[31]nastrino per uniforme ordinariaLaurea Honoris Causa in Architettura, conferita dall'Università degli Studi di Genova nel 2003[31] Laurea Honoris Causa in Scienze politiche, conferita dall'Università degli Studi di Bucarest nel 2007nastrino per uniforme ordinariaLaurea Honoris Causa in Scienze politiche, conferita dall'Università degli Studi di Bucarest nel 2007 Laurea Honoris Causa in Filologia, Letteratura e Tradizione Classica, conferita dall'Alma Mater StudiorumBologna nel nastrino per uniforme ordinariaLaurea Honoris Causa in Filologia, Letteratura e Tradizione Classica, conferita dall'Alma Mater StudiorumBologna nel  Premi e riconoscimenti 2005Medaglia d'oro del Círculo de Bellas Artes di Madrid 2007Uomo per la pace International Chair Jacques Derrida (Torino) Note  Enciclopedia Treccani alla voce coripsondente  Barbara Romano, i panni sporchi si lavano in casa MA IL CAV., sul piano del gusto, è UNA catastrofeCONTRO VERONICA: "Se io ho qualcosa da dire a mio marito gli scrivo privatamente""Evelina MANNA è un'amica""vengo SEMPRE paparazzato dA qualche testa di cazzo", in Dagospia, Libero, 5 maggio 2009. 21 giugno .  Camillo Langone, Cari italiani vi invidio, Roma, Fazi, ,  978-88-7625-253-2.  Giorgio Dell'Arti, Biografia di Massimo Cacciari, cinquantamila.it. 6 giugno  (archiviato il 19 luglio ).  Città di VeneziaSindaco, su comune.venezia.it.  l'8 marzo  10 febbraio ).  Cacciari Massimo, Università Vita-Salute San Raffaele. 21 giugno  1º agosto ).  vedi l'intervista "La predestinazione del male"  F. Dal Bo, L'utopia dell'angelo. Note a L'angelo necessario di M. Cacciari, in G. Bertagni (a cura), Architetture utopiche, «arcipelago», n. 5, 2000,  114-121.  sito istituzionale della Fondazione Gianni Pellicani, su fondazionegiannipellicani.it (archiviato il 10 giugno ).  Corriere, 23.7.Lettera firmata da Massimo Cacciari, su corriere.it. 1º aprile  (archiviato il 17 luglio ).  Dolores Negrello, A pugno chiuso. Il Partito comunista padovano dal biennio rosso alla stagione dei movimenti, Milano, FrancoAngeli, 2000, 160 e 166-167,  88-464-2146-9. 1º maggio .  Adnkronos, su www1.adnkronos.com. 25 agosto  (archiviato il 25 agosto ).  Progetto Italia Federale, su progettoitaliafederale.it. 25 agosto  (archiviato l'8 maggio 2006).  Copia archiviata, su ilpost.it, 11-02-13. 16 aprile  (archiviato il 17 aprile ).  Cacciari: "Addio alla politica. 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La motivazione della Facoltà sottolinea il contributo dato da Cacciari alla cultura architettonica internazionale nel corso di oltre un trentennio."  F. Dal Bo, L'utopia dell'angelo. Note a L'angelo necessario di M. Cacciari, in G. Bertagni (a cura), Architetture utopiche, «arcipelago», n. 5, 2000,  114–121. L. Tussi, La confusione dialogica Intervista con Massimo Cacciari Recensione di Geofilosofia dell'Europa, su ItaliaLibri Recensione di Hamletica, Andrea Fiamma Recensione di Il potere che frena, Andrea Fiamma Traduzione francese in versione integrale e gratuita di un libro inedito in italiano: Drân. Méridiens de la décision dans la pensée contemporaine (Drân. Meridiani della decisione nel pensiero contemporaneo) I. Bertoletti, Massimo Cacciari. Filosofia come a-teismo, Edizioni ETS, Pisa, 2008. D. Borso, Il giovane Cacciari, Mille lire stampa alternativa, Milano 1995. G. Cantarano, Immagini del nulla. La filosofia italiana contemporanea, Edizioni Bruno Mondadori, Milano, 1998. G. 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Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Massimo Cacciari Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Massimo Cacciari  Massimo Cacciari, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Massimo Cacciari / Massimo Cacciari (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Massimo Cacciari, .  Massimo Cacciari, su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.  Massimo Cacciari, su storia.camera.it, Camera dei deputati.  Massimo Cacciari, su Openpolis, Associazione Openpolis.  Registrazioni di Massimo Cacciari, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.  Cacciari: la necessità della libertà, su RAI Filosofia, su filosofia.rai.it.  PredecessoreSindaco di VeneziaSuccessoreVenezia-Stemma.svg Ugo Bergamo5 dicembre 199328 febbraio 2000Paolo CostaI Paolo Costa17 aprile 20058 aprile Giorgio OrsoniII V D M Vincitori del Premio Cesare Pavese Filosofia Politica  Politica Filosofo del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloPolitici italiani del XX secoloPolitici italiani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani Professore1944 5 giugno VeneziaSindaci di VeneziaConsiglieri regionali del VenetoDeputati della VII legislatura della Repubblica ItalianaDeputati dell'VIII legislatura della Repubblica ItalianaDirettori di periodici italianiEuroparlamentari dell'Italia della V legislaturaFederalistiFondatori di riviste italianeMilitanti di Potere OperaioOpinionisti italianiPolitici de I DemocraticiPolitici della MargheritaPolitici del Partito Comunista ItalianoPolitici del Partito Democratico (Italia)Professori dell'Università IUAV di VeneziaStudenti dell'Università degli Studi di Padova. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Cacciari," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Cacciatore: Giuseppe Cacciatore (Salerno), filosofo. Laureatosi in Filosofia presso l'Università degli studi di Roma"La Sapienza" nel 1968, ha collaborato nei primi anni settanta in qualità di assistente con Fulvio Tessitore nell'Salerno, dove ha anche avviato la sua carriera accademica. Dal 1981 è Ordinario di Storia della Filosofia presso la Facoltà di Filosofia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, di cui tra il 1990 e il 1995 è stato anche Presidente del Corso di Laurea. Nel 1995, inoltre, diventa direttore del Centro di Studi Vichiani del CNR di Napoli. Dal 2001 al 2007 è stato direttore del dipartimento di filosofia "Antonio Aliotta" dell'Università federiciana. Ha tenuto numerose conferenze presso le Barcellona, Berlino, (Freie Universität Berlin e Humboldt Universität), Bochum, Brema, Brno, Bruxelles, Düsseldorf, Essen, Graz, Halle, Lipsia, Maracaibo, Monaco di iera, Parigi, Potsdam, Valencia, Varsavia, Città del Messico (UNAM e UIC). È vicepresidente del CdA e membro del comitato scientifico dell'Istituto di Studi Latinoamericani (ISLA) di Pagani, del quale è diventato direttore a partire dal 2007. Nel 2007 è stato nominato socio corrispondente dell'Accademia nazionale dei Lincei. Dal  è presidente della Società Salernitana di Storia Patria Nel  è stato insignito del premio nazionale “Frascati Filosofia”. È stato Presidente della Società Italiana degli storici della filosofia dal  al . È dal  coordinatore del dottorato di ricerca in Scienze filosofiche dell'Napoli “Federico II”. A partire dal  è stato nominato rappresentante dell'Napoli “Federico II” nel comitato tecnico-scientifico del Consorzio universitario Civiltà del Mediterraneo.   Wilhelm Dilthey e il metodo delle scienze storico-sociali, Istituto di Filosofia dell'Salerno, Salerno, 1972. Scienza e filosofia in Dilthey, Voll. I e II, Napoli, Guida, 1976. Ragione e speranza nel marxismo. L'eredità di Ernst Bloch, Bari, Dedalo, 1979. La sinistra socialista nel dopoguerra, pref. di F. De Martino, Bari, Dedalo, 1979. Vita e forme della scienza storica. Saggi sulla storiografia di Dilthey, Napoli, Morano, 1985. Storicismo problematico e metodo critico, Napoli, Guida, 1993. La lancia di Odino. Teorie e metodi della scienza storica tra Ottocento e Novecento, Milano, Guerini e associati, 1994. La Quercia di Goethe. Note di viaggio dalla Germania, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1998. L'etica dello storicismo, Lecce, Milella, 2000. Metaphysik, Poesie und Geschichte. Über die Philosophie von Giambattista Vico, Akademie Verlag, Berlino, 2002. Giordano Bruno e noi. Momenti della sua fortuna tra 700 e 900, Edizioni Marte, Salerno, 2003. Cassirer interprete di Kant e altri saggi, Siciliano Editore, Messina, 2005. Filosofia pratica e filosofia civile nel pensiero di Benedetto Croce, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ), 2005. Antonio Labriola in un altro secolo. Saggi, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ), 2006. Saperi umani e consulenza filosofica, Meltemi Editore, Roma, 2007. L'infinito nella storia. Saggi su Vico, con una postfazione di V. Vitiello, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 2009. Interculturalità, Tra etica e politica (in coll. con G. D'ANNA), Carocci, Roma, . Interculturalità. Religione e teologia politica (in coll. con R. DIANA), Guida, Napoli,  A quattro mani. Saggi di filosofia e storia della filosofia (in coll. con G. CANTILLO), M. Martirano Edizioni Marte, Salerno, . El búho y el cóndor. Ensayos en torno a la filosofía ispanoamericana, prólogo de Antonio Scocozza, epilogo edición y traducción de Maria Lida Mollo, Editorial Planeta Colombia, . La vocazione dell'arciere. Prospettive critiche sul pensiero di José Ortega y Gasset (in coll. con A. MASCOLO), Bergamo, Moretti&Vitali, . Sulla filosofia spagnola. Saggi e ricerche, Bologna, Il Mulino, . Problemi di filosofia della storia nell'età di Kant e di Hegel. Filologia, critica, storia civile, Presentazione di F. Lomonaco, Aracne, Roma, . G.Cacciatore-G. D'Anna-R. Diana , Mente, Corpo, Filosofia pratica, Interculturalità, Mimesis, Milano-Udine, , G. Cacciatore-A.Giugliano, Dimensioni filosofiche e storiche dell'interculturalità, Mimesis, Milano,  Dallo storicismo allo storicismo, Introduzione di F. Tessitore, G. Ciriello, G. D'Anna, A. Giugliano, ETS, Pisa, . In dialogo con Vico. Ricerche, note, discussioni, M. Sanna, R. Diana e A. Mascolo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, . Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Giuseppe Cacciatore  Accademia Nazionale dei Lincei, su lincei.it. Centro di Studi Vichiani, su csv.cnr.it. 30 settembre 2008 14 dicembre 2008). Istituto di Studi LatinoAmericani di Pagani, su isla.it.Filosofia Università  Università Filosofo Professore1945 2 dicembre Salerno

 

cæteris  paribus: Strawson and Wiggins: that the principle holds ceteris paribus is a necessary condition for the very existence of the activity in question. Central. Grice technically directs his attenetion to this in his “Method”. There, he tries to introduce “WILLING” as a predicate, i.e. a theoretical concept which is implicitly defined by the LAW in a THEORY that it occurs. This theory is ‘psychology,’ but understood as a ‘folk science.’ So the conditionals are ‘ceteris paribus.’ Schiffer and Cartwright were aware of this. Especially Cartwright who attended seminars on this with Grice on ‘as if.’ Schiffer was well aware of the topic via Loar and others. Griceians who were trying to come up with a theory of content without relying on semantic stuff would involve ‘caeteris paribus’ ‘laws.’ Grice in discussion with Davidson comes to the same conclusion, hence his “A T C,’ all things considered and prima facie. H. L. A. Hart, with his concept of ‘defeasibility’ relates. Vide Baker. And obviously those who regard ‘implicaturum’ as nonmonotonic. Caeteris paribus -- Levinon “generalised implicaturum as by default” default logic, a formal system for reasoning with defaults, developed by Raymond Reiter in 0. Reiter’s defaults have the form ‘P:MQ1 , . . . , MQn/R’, read ‘If P is believed and Q1 . . . Qn are consistent with one’s beliefs, then R may be believed’. Whether a proposition is consistent with one’s beliefs depends on what defaults have already been applied. Given the defaults P:MQ/Q and R:M-Q/-Q, and the facts P and R, applying the first default yields Q while applying the second default yields -Q. So applying either default blocks the other. Consequently, a default theory may have several default extensions. Normal defaults having the form P:MQ/Q, useful for representing simple cases of nonmonotonic reasoning, are inadequate for more complex cases. Reiter produces a reasonably clean proof theory for normal default theories and proves that every normal default theory has an extension. 

 

Caffarelli: Lamberto Caffarelli (Faenza), filosofo. Di ispirazione antroposofica. Figlio di Colombo Caffarelli e di Edvige Regoli, fu una figura singolare nel panorama culturale faentino della prima metà del Novecento. Dal 1891 al 1896 fu alunno del il seminario diocesano e successivamente frequentò la Scuola di musica di Faenza ed il Liceo musicale di Bologna, dove conseguì, nel 1902, il diploma di maestro in composizione.  Fu direttore della Scuola di musica dal 1921 al 1925 e autore dei poemi scenici "Galeotus" (1920) e "Kisa Gotami" (1919).  Gli anni tra la fine del secolo e lo scoppio del primo conflitto mondiale furono, per Caffarelli, un periodo di intensa e tormentata ricerca interiore, caratterizzata dall'allontanamento dalle credenze religiose tradizionali; gli esiti mistico-esoterici della sua ricerca accentuarono progressivamente il suo isolamento e la sua solitudine. In ambito locale ebbe stretti rapporti con i cattolici "autonomisti" della Lega democratica nazionale murriana e postmurriana, collaborando a diverse iniziative pubblicistiche quali l'«Azione» di Giuseppe Donati ed Eligio Cacciaguerra, la «Rivista bibliografica», «La Rivolta ideale».  A 33 anni partecipa al concorso della Casa Sonzogno di Milano per opere liriche da far rappresentare Teatro alla Scala con un lavoro dal titolo Galeotus, " poema scenico in 4 azioni per la musica", grazie al quale acquisì una discreta fama presso il panorama musicale italiano  Nel corso degli anni venti si avvicina agli ideali antroposofici di Rudolf Steiner, diventando uno dei primi e principali esponenti di questa corrente in Italia. La sua piena adesione alla dottrina steineriana trovò espressione ne "L'arte nel mondo spirituale" (1925), vero e proprio manifesto di un'estetica antroposofica. Di analoga ispirazione furono il poema musicale "Adonie" (1930) e il dramma "Ikhunaton" (1933)  Molto attento alle rinnovazioni culturali della sua epoca, collaborò con il compositore futurista Francesco Balilla Pratella, e partecipò alle attività del cosiddetto Cenacolo Baccarini dove conobbe anche Dino Campana. Attivo non solo come compositore, ma anche come organista, fra il 1900 e il 1921 fu organista presso la cattedrale di Faenza. Oltre alla sua attività musicale si segnalano anche traduzioni dal tedesco e saggi filosofici. Volle donare il suo archivio e la sua biblioteca alla Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza che li conserva tuttora.  Archivio Il Comune di Faenza acquisì il fondo nel 1963, in seguito alla morte di Caffarelli, il qualeprivo di erediin vita aveva già espresso la volontà di donare le sue carte e i suoi libri alla Biblioteca comunale. La loro acquisizione completa avvenne anche grazie alla volontà dell'avvocato Domenico Silvestrini (1898-1974), presidente dell'associazione faentina Amici dell'arte. Testimonianze coeve parlano di "una decina fra bauli e casse pieni di manoscritti che si trovano in un disordine impressionante". A tale donazione si aggiunse anche il pianoforte utilizzato da Caffarelli, tuttora conservato presso la biblioteca.  Pensiero Partendo dal pensiero musicale antroposofico proclamato da Steiner, sviluppa un personale sistema armonico collegato con alcune istanze della filosofia antroposofica, comprendente la tavolozza dei dodici suoni della scala cromatica e che egli chiama sistema dodecamorfo, secondo il quale la musica deve divenire immagine e manifestazione visibile traendo le sue fonti in una sfera spirituale. Così egli afferma nel saggio L'arte nel mondo spirituale, pubblicato nel 1925: «La musica non sarà più una esteriore costruzione di piacevoli temi, ma intrecci di suoni-forze, rapporti di suoni-forme, ricami di suoni-movimenti-archetipi. Tenderà a crear forme espansive, delle quali il nucleo germinale è suono archetipo.»  Così prosegue nel suo Saggio sull'Armonia sintetica: «In questo senso è possibile considerare il ciclo eptafonico accordale come il generatore del susseguente ciclo ultraeptafonico, precisamente come la gamma eptafonica diatonica genera il ciclo cromatico, e perché l'analogia sia piena, come la gamma diatonica di sette suoni ne genera altri cinque cromatici, così il ciclo eptafonico accordale genera altri cinque accordi ultraeptafonici e cromatici, che sono la sua completa espansione materiale. [...] L'accostamento che noi facciamo di queste profonde parole al mondo armonico non è arbitrario e fantastico, ma implicito nella natura stessa delle cose. E di nuova purissima luce illumina il mondo armonico, e svela così nuovi rapporti e nuove possibilità, che il mondo dei suoni ci appare essere un Sistema, come un Universo di Suoni, che nella generazione e nella vita rispecchia fedelmente le leggi cosmiche e le manifesta come Vita Sonora.»  Opere (selezione) Musica Messa in Mib per cori virili a tre voci ed organo (1910 ca.) Galeotus (1913–1920) Silfo: commento musicale per orchestra al poemetto in prosa di Arturo Onofri (1929) Le anime orfane: canto per violoncello e pianoforte (1930) Triodia seconda (1933) Saggi L' arte nel mondo spirituale: tre saggi come introduzione a una conoscenza spirituale-cosmica dell'arte (Montanari, Faenza, 1925; ried. Il Capitello del Sole, Bologna, , con una Introduzione di Alessandro Sbardelli e il saggio introduttivo "Lamberto Caffarelli. Una prospettiva di arte e di vita come ricerca spirituale" di Giuseppe Fagnocchi) Saggio sull'Armonia Sintetica (Doppia generazione delle armonie) (s.d.) Studi sull'Armonia. L'armonia come espressione vocale e strumentale, tra il 1910 ed il 1930 (manoscritto conservato presso la Biblioteca Manfrediana di Faenza) Disegno storico sulla evoluzione della Sonata (s.d.) Il segreto spirituale di Boito, tra il 1910 ed il 1930 (manoscritto conservato presso la Biblioteca Manfrediana di Faenza) Da Wagner a Debussy tra il 1920 ed il 1930 (manoscritto conservato presso la Biblioteca Manfrediana di Faenza) Rudolf Steiner e gli orizzonti esoterici dell'arte, (dattiloscritto conservato presso la Biblioteca Manfrediana di Faenza) Beethoven e la Gioia (in "I nostri quaderni", Carabba, Lanciano, 1927) Opere letterarie Prose e poesie inedite, Giovanni Cattani, Lega, Faenza, 1982 Note  Caffarelli Lamberto, su SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. 10 settembre .  Spada, Domenico, All'egregio maestro Lamberto Caffarelli che il giorno 19 maggio 1902 veniva laureato in musica nel Liceo Rossini di Bologna alcuni amici oo. Le armonie dell'universo / canonico prof. don Domenico Spada, Faenza, tipolitografia Montanari,, [1902].  Caffarelli, Lamberto, Galeotus : poema scenico in 4 azioni per la musica / di Lamberto Caffarelli ; ornato dalle xilografie di G. Malmerendi, Faenza, Lega, stampa 1920.  Gianfranco De Turris, Esoterismo e fascismo: storia, interpretazioni, documenti, Edizioni Mediterranee, 2006,  978-88-272-1831-0. 10 settembre .  CESNUR. Center for Studies on New Religions, su cesnur.org. 10 settembre .  Roberto Zanetti, La musica italiana nel Novecento, Bramante, 1985. 10 settembre .  Ennio Grassi, Romagna futurista, Maggioli, 1986. 10 settembre .  Silvia Fanti, «Il Fondo Caffarelli della Biblioteca Manfrediana». In: Giuseppe Fagnocchi , Lamberto Caffarelli, poeta pensatore musicista faentino, Faenza, Mobydick, .,  367 e segg.  Fondo Caffarelli Lamberto, su SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. 10 settembre .  Documento per la commemorazione dei 50 anni dalla scomparsa del Caffarelli, Giuseppe FagnocchiPro Loco Faenza   faentina. Fondi, Caffarelli Lamberto, su manfrediana.comune.faenza.ra.it.  M. Beraldo, Il movimento antroposofico italiano durante il regime fascista, in Esoterismo e Fascismo. Storia, interpretazioni, documenti, Gianfranco de Turris, Edizioni Mediterranee, Roma 2006 A. Casanova, Lamberto Caffarelli, vita, catalogo delle opere, scritti, , Stab. Grafico F.lli Lega, Faenza 1964 Giovanni Cattani, Lamberto Caffarelli e i suoi inediti, in “Torricelliana”, n.25, 1974 Giuseppe Fagnocchi , Lamberto Caffarelli, poeta pensatore musicista faentino, Mobydick, Faenza .  9788881785087 E. Golfieri, Lamberto Caffarelli. Un enigma esistenziale, in “Torricelliana”, bollettino della Società torricelliana di scienze e letteratura, n.41, Faenza 1990 E. Grassi, Romagna Futurista, Maggioli 1986 R. Savini, I faentini dello stradario, Faenza 1986  Lamberto Caffarelli, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Opere di Lamberto Caffarelli, .  (DE) Notizie su goetheanum.org , su goetheanum.org.  faentina, Fondo Lamberto Caffarelli Composizioni musicali di Lamberto Caffarelli su Scoprirete, Rete Bibliotecaria di Romagna e San Marino V D M Antroposofia 4089190 I0000 0000 3977 9278 90624900  1044269197  Identitieslccn-n90624900 Biografie  Biografie Musica  Musica Categorie: Compositori italiani del XX secoloFilosofi italiani del XX secoloPoeti italiani Professore1880 1963 6 agosto 13 marzo Faenza FaenzaAntroposofi italiani

 

Caffi: Andrea Caffi (San Pietroburgo) filosofo.  Intellettuale poliedrico e ribelle, fu sodale di figure di primo piano del panorama del Novecento europeo, quali Albert Camus, Carlo Rosselli e Nicola Chiaromonte. Nacque a San Pietroburgo, in una famiglia italiana: il padre, Giovanni Caffi, era emigrato da Belluno in Russia, dove lavorava come costumista ai Teatri Imperiali; la madre, Emilia Carlini, è una figura di cui i biografi non sono riusciti a ricostruire con precisione le origini, ma si ipotizza che fosse nata in Francia da emigrati italiani.  Già da adolescente, liceale alla scuola Internazionale di San Pietroburgo, Andrea Caffi si avvicinò alle idee socialiste e al movimento operaio. In questo periodo giovanile affiancò agli studi e al confronto dialettico l'esperienza diretta che gli fece conoscere da vicino le condizioni di sfruttamento dei lavoratori e dei contadini nella Russia zarista. Partecipò alla Rivoluzione russa del 1905, che esplose proprio nella sua città, fu arrestato e condannato a tre anni di reclusione. Uscirà di galera con un anno di anticipo, grazie all'intercessione delle autorità consolari italiane, e prenderà la via dell'esilio in Germania. Trascorsi alcuni anni a Berlino, dove svolse anche studi universitari in filosofia, si trasferì a Firenze e poi a Parigi, in un contesto internazionale che di lì a poco sarebbe stato segnato dall'esplosione della Prima guerra mondiale, vista da Caffi come uno scontro fra potenze portatrici di idee progressiste e il conservatorismo dell'area germanica. Dapprima volontario nell'esercito francese e poi arruolato in quello italiano, rimase ferito due volte, la seconda proprio sul fronte dolomitico bellunese, nella zona da cui proveniva suo padre, e infine fu assegnato al servizio di comunicazione e propaganda.  Dopo la guerra, mentre allacciava relazioni nel mondo culturale italiano, decise di tornare in Russia dove collaborò con i suoi vecchi compagni socialisti libertari dei quali condivideva anche la condanna indirizzata ai metodi bolscevichi, ritenuti autoritari e violenti. In seguito a questa attività politica critica nei riguardi della Rivoluzione d'ottobre, Caffi fu arrestato: dopo le carceri zariste conobbe dunque quelle leniniste. Uscito di prigione, rimase un altro periodo a Mosca, prima di rientrare in Italia, nel 1923, dove collaborò con alcune riviste dell'area socialista. Nel 1926 il degenerare della situazione politica, con l'imporsi della dittatura fascista, costrinse Caffi a fuggire in Francia, a Versailles e poi a Parigi dove si guadagnò umilmente da vivere prevalentemente lavorando come traduttore e redattore per alcune case editrici. In questo periodo intensificò i rapporti con l'antifascismo in esilio avvicinandosi in particolare al gruppo di Giustizia e Libertà, con il quale peraltro entrò rapidamente in conflitto contestandone la prassi politica. Caffi aveva via via consolidato una visione marcatamente pacifista e nonviolenta, professando un'idea di democrazia socialista e libertaria nella quale i mezzi non possono contrastare con i fini (da qui la condanna dell'autoritarismo sovietico e del fallimento sostanziale della democrazia occidentale). Nel 1940 si trasferì a Tolosa dove fu tra gli animatori della resistenza antinazista, in stretto collegamento con le comunità di emigrati e esiliati italiani.  Nel 1948 tornò a Parigi, dove lavorò per le edizioni Gallimard e fu come sempre una figura attiva nel dibattito politico e intellettuale dell'epoca.  Fu sepolto presso il Cimitero del Père-Lachaise a Parigi.  Pensiero Il suo attivismo ne segnò l'intera esistenza da cosmopolita, sotto forma di dialoghi conviviali, di lettere e articoli sulla stampa, di rapporti epistolari.  Si formò "non tanto sulla lettura dei classici, quanto dal contatto diretto con i problemi delle classi subalterne e dalla fascinazione giovanile esercitata dalle tendenze nichiliste di cui era permeata una certa intelligencija russa. Risultò inoltre fondamentale per la formazione del pensiero politico il sentimento di “filia” verso il genere umano, e come su questo concetto di naturale empatia che lega le esistenze umane Caffi puntasse per un definitivo superamento dello Stato e delle sue logiche gerarchiche e di dominio".  Nel suo intenso girovagare per l'Europa, nella sua attenzione all'attualità sociale e politica e nel tempo dedicato alle relazioni interpersonali risiede probabilmente la spiegazione della scarsa produzione letteraria lasciata da Caffi, il cui pensiero è più facilmente deducibile dalla mole di articoli in riviste e di corrispondenza con altri intellettuali che non da grandi opere scritte in modo strutturato.  Opere Critica della violenza, con prefazione di Nicola Chiaromonte, Bompiani, Milano, 1966 (nuova edizione con prefazione di Nicola Chiaromonte e postfazione di Alberto Castelli, Roma, Castelvecchi, ). Critica della violenza, con prefazione di Nicola Chiaromonte, e/o, Roma, 1995 Appunti su Mazzini, in A. Castelli , L'Unità d'Italia. Pro e contro il Risorgimento, edizioni e/o, Roma, 1997 (seconda edizione Roma, e/o, ) Note  Nicola Del Corno, Il socievole eremita, Mondoperaio, 10/: "aveva iniziato a scrivere di politica su riviste antifasciste, e più precisamente sul Quarto Stato di Carlo Rosselli e di Pietro Nenni, e su Volontà di Roberto Marvasi e Vincenzo Torraca. Su questa rivista pubblicò le famose Cronache di dieci giornate a proposito dell'assassinio di Matteotti".  Nicola Del Corno, Il socievole eremita, Mondoperaio, 10/47.  Gino Bianco, Scritti politici di Andrea Caffi, Firenze, La Nuova Italia, 1970 Gino Bianco, Un socialista "irregolare": Andrea Caffi intellettuale e politico d'avanguardia, Cosenza, Edistampa Lerici, 1977.  88-87280-18-5 Lamberto Borghi, Società e nonviolenza nel pensiero di Andrea Caffi, in «Linea d'ombra», n. 93, 1994 Giampiero Landi , Andrea Caffi: un socialista libertario : atti del convegno di Bologna, 7 novembre 1993 / G. Armani ... [et al.] ; introduzione di Gino Bianco, Pisa, BFS, 1996. Alberto Castelli, Andrea Caffi e la rivoluzione delle coscienze, in Eretici e dissidenti. Nuovi protagonisti del XIX e XX secolo tra politica e cultura, G. Angelini e A. Colombo, Milano, Franco Angeli, 2006. Alberto Castelli, Socievolezza e amicizia nel pensiero di Andrea Caffi, in De amicitia. Scritti dedicati a Arturo Colombo, G. Angelini e M. Tesoro, Milano, Franco Angeli, 2007,  172–181. Marco Bresciani, La rivoluzione perduta : Andrea Caffi nell'Europa del Novecento, Bologna, Il Mulino, 2009. Alberto Castelli, Andrea Caffi. Socialismo e critica della violenza, in L'altro Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, P.P. Poggio, Milano, Jaca Book, ,  393–408. Alberto Castelli , H. Arendt, A. CaffiGoodman, D. Macdonald, "politics" e il nuovo socialismo. Per una critica radicale del marxismo, Genova-Milano, Marietti 1820, . Marco Bresciani ,Cosa sperare? Il carteggio tra Andrea Caffi e Nicola Chiaromonte: un dialogo sulla rivoluzione (1932-1955), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, .  Andrea Caffi sezione biografica nel sito della rivista Una città. Fondo Andrea Caffi, Biblioteca Gino Bianco Andrea Caffi, Quaderni di appunti digitalizzati dalla Biblioteca Gino Bianco. Filosofia Politica  Politica Filosofo del XX secoloPolitici italiani del XX secoloGiornalisti italiani Professore1887 1955 1º maggio 22 luglio San Pietroburgo ParigiAntifascisti italiani

 

Caffo Leonardo Caffo (Catania), filosofo..  Si è laureato in filosofia alla Università degli Studi di Milano e ha conseguito il dottorato, sempre in Filosofia, presso l’Università degli Studi di Torino dove, sotto la guida di Maurizio Ferraris, ha poi anche lavorato al Laboratorio di Ontologia diretto da Tiziana Andina. È noto soprattutto per le sue teoria sugli Animal Studies, il postumano contemporaneo, e l’antispecismo (“debole” nella sua versione), per cui è stato anche criticato da alcuni media. Ne La vita di ogni giorno (edito da Einaudi nel ) si è invece occupato di filosofia in senso più ampio e divulgativo proponendo una "alternativa filosofia". In Fragile umanità. Il postumano contemporaneo (Einaudi, ), "si interroga su quale possa essere il nuovo paradigma di vita destinato a sostituire l'Homo Sapiens". Dal  insegna Ontologia presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino; insegna anche alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, alla Scuola Holden e al Made Program della Accademia di Belle Arti Rosario Gagliardi a Siracusa. È collaboratore de La Lettura, scrive saltuariamente anche sulle pagine culturali de La Sicilia, L'Espresso, il manifesto e il Corriere della Sera. Ha un blog su The Huffington Post. Dirige la rivista Animot: l’altra filosofia ed è opinionista di varie trasmissioni televisive, come Tagadà o Porta a Porta.  Per le sue posizioni antispeciste, interviene spesso su reti televisive e radiofoniche italiane e straniere, oltre che in festival culturali. La sua teoria dell'antispecismo debole è dibattuta nella stampa specializzata. Ha pubblicato le sue ricerche su riviste filosofiche quali The Monist, Journal of Animal Ethics, Domus, Rivista di Estetica. È stato definito da Maurizio Ferraris «il più promettente, versatile e originale tra i giovani filosofi italiani». A Milano ha co-fondato il caffè letterario Walden. Nel  è entrato a far parte, appoggiandone il progetto, nell'Advisory Panel italiano di Diem25. Nel febbraio , conduce assieme a Margherita D'Amico un programma radiofonico su Rai Radio 3, intitolato "L'umanità e altri animali". Ha partecipato come speaker alla edizione  del FestivalFilosofia di Modena con una lectio sull'antropocentrismo e le "persone non umane". È co-curatore del Public Program  della Triennale di Milano. Opere Soltanto per loro, Roma, Aracne, ,  978-88-548-4510-7. Azioni e natura umana, Rimini, Fara, ,  9788897441069. La possibilità di cambiare, Milano-Udine, Mimesis, ,  978-88-575-1108-5. Flatus Vocis, Novalogos, Aprilia, ,  978-88-9733-907-6. Adesso l'animalità, Perugia, Graphe.it, ,  978-88-97010-45-6. Il maiale non fa la rivoluzione, Casale Monferrato, Sonda, ,  978-88-7106-701-8. Margini dell’umanità, illustrazioni di Tiziana Pers, Milano-Udine, Mimesis, ,  978-88-575-2137-4. Il bosco interiore, Casale Monferrato, Sonda, ,  978-88-7106-767-4. Del destino umano. Nietzsche e i quattro errori dell'umanità, Prato, Piano B, ,  978-88-99271-80-0. La vita di ogni giorno, Torino, Einaudi, ,  978-88-06-23129-3. Fragile Umanità. Il postumano contemporaneo, Torino, Einaudi, ,  978-88-06231-11-8. "28 anni. O della filosofia giovanile", in H. D. Thoreau, La Disobbedienza Civile, Einaudi, Torino ,  97888806236861,  V-XIII. Vegan. Un manifesto filosofico, Torino, Einaudi, ,  9788806235628. Il cane e il filosofo. Lezioni di vita dal mondo animale, Milano, Mondadori, ,  9788804723226. Dopo il COVID 19. Punti per una discussione, Milano, Nottetempo, ,  9788874528394. Quattro Capanne. O della semplicità, Milano, Nottetempo, ,  9788874528066. In collaborazione con altri Leonardo Caffo e Valentina Sonzogni, Un'arte per l'altro. L'animale nella filosofia e nell'arte, Firenze, goWare, ,  9788867971244. Edizione cartacea: Graphe.it, Perugia  978-88-97010-61-6;An Art for the Other. Animals in Art and Philosophy, Lantern Books, New York  978-15-9056-489-9;  Un art pour l’autre. L’animal dans la philosophie et dans l’art, Harmattan, Parigi  978-2-336-30725-1) Leonardo Caffo e Luca Taddio , Radicalmente liberi: A partire da Marco Pannella, Milano-Udine, Mimesis, ,  978-88-5752-325-5 Leonardo Caffo e Roberto Marchesini, Così parlò il postumano, a cura di. E. Adorni, Aprilia, Novalogos, ,  978-88-97339-31-1. Leonardo Caffo e Felice Cimatti , A come Animale, Milano, Bompiani, ,  978-88-452-7857-0. Leonardo Caffo e Melanie Joy, Manifesto per gli animali, Roma-Bari, Laterza, ,  9788858133538. Leonardo Caffo e Azzurra Muzzonigro, Costruire Futuri. Migrazioni, città, immaginazioni, Milano, Bompiani, ,  978-88-45295-78-2 Leonardo Caffo e Valentina Sonzogni, A partire da Tiziano Terzani, con prefazione di Angela Terzani, Pordenone, Safarà, ,  9788897561859. Leonardo Caffo e Franco La Cecla, Intromettersi, Elèuthera, Milano, ,  9788833020747. Premi Premio Nazionale Frascati Filosofia:  (miglior esordiente) NoteLeonardo Caffo, su Laboratorio di Ontologia, Dipartimento di Filosofia dell'Università degli Studi di Torino. 7 febbraio .  Elena Tabano parla del postumano contemporaneo di Caffo sul Corriere della Sera (JPG), su waitingposthuman.files.wordpress.com.  Maurizio Crippa, I vegani non sono hooligans, sono i temibili filosofi anti-umani del futuro, in Il Foglio, 12 aprile . 7 febbraio .  La fantafilosofia di Leonardo Caffo vuole togliere all'uomo ciò che lo rende tale | il Foglio, su ilfoglio.it.  Daniela Monti, L’ecologia vale più della metafisica. Ecco il nuovo orizzonte filosofico, in Corriere della Sera, 30 agosto . 7 febbraio .  Leonardo Caffo, info, su einaudi.it.  Disperanza, in bilico tra disperazione e speranza, su treccani.it.  didattica.polito.it/pls/portal30/sviluppo.scheda_pers_swas.show?m=44213 //madeprogram.it/#about  Leonardo Caffo, The Huffington Post. 7 febbraio .  Tagadà: Puntata del 25 ottobre , 25 ottobre . 7 febbraio .  bit.ly/pasquavegan  Quante storie, su raiplay.it.  Leonardo Caffo al microfono di Andrea Fazioli, su rsi.ch.  TG5, su mediasetplay.mediaset.it.  Festival for the Earth, su festivalfortheearth.com.  Leonardo Caffo, su festivaletteratura.it.  Rassegna stampa Antispecismo debole, su gallinaeinfabula.com.  Rai Cultura Filosofia,//filosofia.rai.it/articoli/caffo-il-maiale-non-fa-la-rivoluzione/22120/default.aspx. 2 marzo .  Nasce a Milano il bistrot letterario Walden | Artribune, su artribune.com.  L'umanità e altri animali, su raiplayradio.it.  Public Program , su triennale.org.  Premio Nazionale Frascati FilosofiaAlbo d'oro, Premio Nazionale Frascati. 7 febbraio .  Antispecismo Felice Cimatti Postumanesimo Peter Singer Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Leonardo Caffo  Sito ufficiale, su leonardocaffo.org.  completa, su sites.google.com. Leonardo Caffo: superare l'antropocentrismo, su raiscuola.rai.it. Leonardo Caffo e il mondo animale, su raiplay.it. Leonardo Caffo: A come animale, su raicultura.it. Filosofia Filosofo del XXI secoloSaggisti italiani Professore1988 22 novembre CataniaAccademici italiani del XXI secoloDirettori di periodici italianiProfessori del Politecnico di TorinoSostenitori del vegetarianismoStudenti dell'Università degli Studi di MilanoStudenti dell'Università degli Studi di Torino

 

Calboli Francesco Paulucci di Calboli   Exercitatio philosophica, 1771 Francesco Giuseppe Paulucci di Calboli (...XVIII secolo) filosofo italiano.  Opere Francesco Paulucci di Calboli, Exercitatio philosophica, Romae, Giovanni Zempel, 1771. Filosofia Filosofo ProfessoreXVIII secolo

 

Calderoni: Mario Calderoni (Ferrara) filosofo. Fu un teorico del diritto italiano (pragmatismo analitico italiano).  Mario Calderoni nasce a Ferrara nel 1879. Fino alle scuole secondarie studia a Firenze e si laurea nel 1901 in Diritto, all'Pisa, con la tesi I Postulati della Scienza Positiva ed il Diritto Penale; collabora alle riviste Il Regno e Leonardo, su cui scrive una serie di articoli, in autonomia o in collaborazione col maestro Giovanni Vailati. Presenta comunicazioni in diversi Congressi internazionali: Monaco (1896), Parigi (1900) e Ginevra (1904); mantiene contatti e scambi culturali con intellettuali di notorietà mondiale: D. Halévy, Boutroux, Russell, Couturat, Brentano, Ferrari, Pikler, Mosca, Pareto, Croce, Juvalta, C.S. Peirce e molti altri. Nel 1906 scrive il volumetto Disarmonie economiche e disarmonie morali; successivamente, nel 1909, ottiene una libera docenza in Filosofia Morale all'Bologna, dove con l'anno accademico 1912/13 tiene un corso sul pragmatismo dal titolo Teoria Generale dei valori. Tra il 1909 ed il 1910 scrivein collaborazione con Giovanni Vailati- il volume Il Pragmatismo, raccolta di tre articoli introdotti nella Rivista di Psicologia applicata (Le origini e l'idea fondamentale del Pragmatismo; Il Pragmatismo ed i vari modi di non dir niente; L'arbitrario nel funzionamento della vita psichica), che uscirà nel 1918. Morto il maestro Vailati nel 1909, col 1914 Calderoni, trascorsa l'estate a Rimini a curare i sintomi d'una bruttissima depressione, ritorna a Firenze, dove inizia nuovamente il corso universitario su Teoria Generale dei valori all'Istituto di Studi Superiori, senza riuscire a terminarlo, dal momento che, a causa di un aggravamento repentino dell'esaurimento mentale, abbandona la docenza. Muore a soli 35 anni in una casa di salute ad Imola, il 14 dicembre del 1914.  Posizioni filosofiche Mario Calderoni mette sotto analisi e in correlazione senso comune e scienza attraverso lo strumento meta-discorsivo della filosofia, intendendo costruire conoscenza e scienza coi mattoni della teoria della mente, e usando come riferimenti culturali analisi brentaniana di stati mentali e teoria dinamico-funzionale della mente di James e di Pikler [articoli di riferimento sono due: è con La Previsione nella teoria della conoscenza, del 1907, che Calderoni intende analizzare condizioni di verità e condizioni di validità della conoscenza, sia discernendo enunciazioni sensate da non-sensi sia indicando un metodo di verificazione, nell'istanza verificazionista di illustrare a fondo i meccanismi della conoscenza (verificazione e verità), oltre all'obiettivocome accade anche nel Peirce- di avvicinare teoria della conoscenza e semantica dei discorsi (verità e senso); ed è col successivo articolo L'arbitrario nel funzionamento della vita psichica che Calderoni, accettata l'eredità vailatiana, intende mostrare l'esistenza di una stretta connessione tra attività conoscitive dell'uomo comune ed attività conoscitive dello scienziato, accostando tale articolo teoria della mente e teoria della scienza]. La lettura sinottica dei due testi conduce a riconoscere nel nostro autore la tendenza a costruire una teoria della mente caratterizzata da riferimenti costanti alla teoria della conoscenza e alla teoria della scienza.  Precorrendo semiotica moderna e verificazionismo schlickiano, costuisulla scia di una certa tradizione continentale e americana indicata dal maestro Vailati- riconosce nei discorsi umani un trait d'union irresistibile tra senso e verità, e ri-definisce la norma di Peirce come norma di senso e norma di verificazione [articoli di riferimento sono due: col breve Il senso dei non sensi, del 1905, Calderoni intende esaminare cosa sia senso di una enunciazione e se esista un unico criterio idoneo a differenziare enunciazioni sensate da non-sensi o a costruire un concreto metodo di verificazione, unendo all'istanza semantica di attribuire un senso ai vari modelli di mezzo comunicativo inter-individuale il sincero desiderio analitico di rinvenire rimedi sicuri contro l'indeterminatezza naturale di termini, enunciazioni e discorsi umani, ed essendo cassa di risonanza all'obiezione contestualistica vailatiana contro l'atomismo semiotico dominante; nel successivo articolo Il Pragmatismo e i vari modi di non dir nientetotalmente debitore alla Prolusione vailatiana al corso di Storia della meccanica Alcune osservazioni sulle questioni di parole nella storia della scienza e della culturail nostro autore mostra di essere abile concretizzatore dell'eredità vailatiana tentando di mettere in stretta combinazione intuizione dell'artificialità dei discorsi umani e nozione di analisi semantica come “rimedio” all'indeterminatezza dei mezzi di comunicazione. La lettura sinottica dei due testi conduce a riconoscere in Calderoni tendenze a costruire una teoria dei discorsi umani caratterizzata da riferimenti a convenzionalismo e contestualismo, a rifiutare derive “essenzialistiche” nell'uso di termini ed enunciazioni e a sottolineare la valenza farmaceutica dell'analisi semantica.  Posizioni giusfilosofiche L'etica, nella sua dimensione totale, è tematica centrale nella riflessione culturale calderoniana, introducendo costui una modalità rivoluzionaria di considerare tale materia; nel nostro autoree in altri autori d'ambiente simile come Juvalta e Limentanila tradizionale distinzione tra etica normativa ed etica descrittiva è considerata insufficiente. Calderoni si mostra sostenitore di un orientamento innovativo in merito al discorso sullo statuto dell'etica: se l'etica normativa domina l'intero corso della storia dell'etica umana, il riconoscimento della valenza descrittiva dell'etica è ricorrenza teoretica dell'intero ottocento, avendo effetto sulla cultura ottocentesca la tendenza rinascimentale a considerare l'etica come una scienza. L'Ottocento concretizza antecedenti tendenze ad estendere all'ambito dell'etica i metodi delle scienze naturali e delle scienze sociali. Questa intuizione e il riconoscimento della centralità dell'analisi conducono Calderoni ad introdurre e sostenere un nuovo modello di statuto dell'etica: etica è una scienza costituita dai tre rami della meta-etica, dell'etica descrittiva e dell'etica normativa. Più che al discorso meta-etico, la narrazione di Calderoni si orienta verso l'etica descrittiva e normativa; in merito alla meta-etica non esiste un discorso diretto dei nostri due autori, laddove invece etica descrittiva e etica normativa sono esaminate con riferimenti diretti ed attraverso articoli mirati [articoli a cui si rinviasenza tener conto della tesi di laurea I Postulati della Scienza Positiva ed il Diritto Penale dove è comunicata una visione immatura e non ancora coerente dell'etica- sono: con Du role de l'évidence en morale, del 1904, Calderoni introduce una coerente critica dell'etica normativa tradizionale mettendo sotto esame utilitarismo e kantismo etici, e con l'articolo successivo De l'utilité “marginale” dans les questions d'etìque, del 1904, introduce un tentativo di indicare un'etica descrittiva che si serva dello strumentario dell'economia; tali tentativi si concretizzano nello scritto Disarmonie economiche e disarmonie morali, contenente estesi accenni a tutti i rami della nuova scienza e mirando ad estendere in maniera definitiva all'etica lo strumentario della recente scienza economica; in L'imperativo categorico, del 1906, c'è la reazione calderoniana a neokantismo etico e ad un articolo di Croce in cui si recensiva, con molte riserve, Disarmonie; con i brevi La filosofia dei valori, del 1910, ed Il filosofo di fronte alla vita morale, del 1911, ci si limita a riassumere tematiche e discussioni antecedenti, introducendo chiarimenti ed attuando delucidazioni]. La lettura sinottica dei testi di Calderoni e Vailati mi conduce ad indicare l'esistenza di tre aree tematiche essenziali: a] un discorso sulle funzioni e sullo statuto dell'etica (meta-teoria etica), b] un dibattito sul senso di termini, enunciazioni e discorsi morali e c] una discussione su funzionamento effettivo ed ideale di un sistema morale (etica descrittiva e normativa); Calderoni si chiede cosa sia l'etica, che senso abbiano i suoi discorsi e che modello di normatività essa abbia, e si domanda come descrivere in maniera esauriente i cosiddetti mercati etici o come massimizzare l'incidenza dello scienziato della morale nella modificazione delle scelte sociali.  Più che Vailati, è Calderoni ad estrinsecare l'«atteggiamento» giuridico del Pragmatismo italiano, nella sua riflessione ius-criminalistica sulle nozioni di volizione, libertà e responsabilità. La discussione in merito alle relazioni tra volizione e diritto è fervente all'interno della cultura italiana dell'Ottocento: secondo Scuola Classica del diritto criminale volizione umana è base del momento d'attribuzione della sanzione, in connessione al “libero arbitrio”; secondo Scuola Positiva del diritto criminale è necessario sconnettere tale nozione dal concetto di “libero arbitrio”, non esistendo azioni incausate (scevre da coazione) e cadendo volizione insieme a “libero arbitrio”. Calderoni affronta il dilemma della volizione (distinzione tra atti volontari e involontari) all'interno del suo cammino di chiarimento e ridiscussione dei termini di discorso ordinario e discorsi tecnici, stimolato da alcune antecedenti intuizioni del maestro Vailati; e analizza tale dilemma in due diversi momenti della vita, nella tesi di laurea I Postulati della Scienza Positiva ed il Diritto Penale, del 1901, e sia nell'articolo leonardiano Credenza e volontà. Intorno alla distinzione fra atti volontari ed involontari, del 1905, sia in un successivo contributo su altra rivista La volontarietà degli atti e la sua importanza sociale, del 1907]. La tesi di laurea di Mario Calderoni introduce un'analisi culturale ricchissima di riferimenti al diritto e immersa nello scenario storico del conflitto ottocentesco tra determinismi ed indeterminismi. Il dibattito tra scuola classica italiana (classici) e Positivisti sulle condizioni teoretiche del diritto criminale evidenzia il tentativo «conciliazionista» calderoniano di mediare tra due diversi modi di intendere libertà, sanzione e metodo scientifico, ricorrendo ad un uso attento della ri-definizione tanto caro a Vailati e all'intera analitica novecentesca. Pescando dalla metodica analitica lo strumento della ri-definizionemutuato dal maestro Vailati e riassunto con estrema abilità nella recensione al volume I presupposti filosofici della nazione del diritto di Del Vecchio -, Calderoni avvia un tentativo di «conciliazione» tra scuola classica e Positivisti, in cui «[…] la riflessione sul libero arbitrio e il diritto di punire costituisce la premessa per affrontare con un chiaro apparato concettuale l'ulteriore questione dei metodi di studio del diritto penale», attraverso un'esaustiva ridiscussione dei binomi libertà/ causazione (momento di attribuzione del delitto), tutela/ difesa (momento di esecuzione della sanzione) e metodo astratto/ concreto (momento di determinazione del delitto); il nostro autore riconosce:  Due sono i punti teorici fondamentali nei quali la scuola positiva si pone come avversaria alla classica. L'uno è rappresentato dalla questione del libero arbitrio, l'esistenza del quale la scuola “classica” postula come fondamento della imputabilità, mentre è dall'altra scuola negata. L'altro punto è la “giustificazione” del diritto di punire, che l'una pone nella giustizia, l'altra nell'utilità, nella necessità in cui si trova la società di difendersi dai suoi nemici.  Per misurare la nozione di «responsabilità» introdotta nell'orizzonte culturale italiano d'inizio secolo scorso da Mario Calderoni, è necessario muoversi tra due contributi calderoniani scarsamente esaminati dalla dottrina moderna (I Postulati della Scienza Positiva ed il Diritto Penale del 1901 e Forme e criteri di responsabilità del 1908), senza trascurare come tale concetto mai si distacchi dalla distinzione vailatiana tra atti volontari e involontari o dal binomio libertà/ causazione, tanto cari al dibattito ottocentesco tra Positivisti e scuola classica italiana del diritto criminale. Gli accenni vailatiani e calderoniani ai temi della volizione, causazione, libertà confluisconoalla luce dell'attento ed autonomo esame dell'autore ferrarese- in un'assai moderna definizione del concetto di «responsabilità», in cui  Il “negatore del libero arbitrio” che non sia vittima di equivoci sul valore di tal negazione, sarà portato invece a vedere nella libertà e responsabilità, qualità esistenti nell'uomo, ma analoghe alle altre, atte cioè ad essere studiate nella loro genesi e nella loro evoluzione, suscettibili di gradazioni infinite, e subordinate alla presenza di certe condizioni e concomitanti, a concepire in altri termini la responsabilità piuttosto dinamicamente ed evoluzionisticamente, che staticamente.  Pur se tale concetto sottenda contaminazioni etiche d'inaudita modernità e benché in Forme e criteri di responsabilità sia delineata l'idea dell'esistenza di un confine sottile tra morale e diritto, il nostro autorenascendo come teorico del diritto- si mantiene saldo nel declinare come il termine «responsabilità» si usi all'interno dell'universo di diritto criminale e diritto civile; nella trattazione calderoniana «responsabilità» si immettecome in Hegel / Webernel contesto della vita statale o sociale e si smarcacome nel «marxismo occidentale» moderno e in Lévinasdai risvolti individualistici dell'etica antica. Calderoninell'incipit di Forme e criteri di responsabilità- scrive:  Pochi termini trovano, in ogni campo della vita sociale, così larga applicazione come il termine responsabilità. L'”andar soggetto a responsabilità” è la sorte, spiacevole o piacevole, di chiunque vive nella compagnia dei propri simili e si trovi in una data compagnia di dati suoi simili; e nulla potrebbe meglio servire a distinguere l'uomo vivente in società da un ipotetico uomo “vivente in stato di natura” che l'essere il primo avvolto in una fitta rete di responsabilità. Responsabilità se ne trovano dovunque gli uomini vengano in urto o in conflitto fra di loro […].  La riflessione calderoniana incentrata sulla strada della critica sia nei confronti del nazionalismo corradiniano sia nei confronti del socialismo rivoluzionario si innesta su un contesto storico e culturalecome l'Italia di Giolitti d'inizio novecentocaratterizzato dalla intensa dialettica civile tra nazionalismi e socialismi, e, all'interno di essa, tra visioni moderate (nazionalismo liberale e socialismo riformista) e concezioni estreme (nazionalismo estremo e socialismo rivoluzionario). «Gli interventi di Calderoni pubblicati sulla rivista di Corradiniscrive M. Toraldo di Francia- possono distinguersi dal punto di vista dei contenuti e cronologicamente in due gruppi: del primo fanno parte gli articoli polemici nei confronti del nazionalismo propagandato dalla rivista, nel secondo invece si collocano gli ultimi due scritti, di impronta nettamente antisocialista […]» . La via dell'analisi sul nazionalismo moderato (liberale e liberista)sondata nelle recensioni vailatiane a Pareto, Dumont, Trivero, Tombesi, Pierson, Einaudi, Rignano e Landryè battuta da Calderoni in maniera minuziosa alla luce dei due articoli Nazionalismo antiprotezionista? (1904) e Nazionalismo borghese e protezionista (1904), nella direzione d'una estesa accusa al nazionalismo corradiniano; moderati dall'interesse vailatiano verso il socialismo riformista, internazionalista, e non materialista di darwinismo sociale kiddiano e anti-materialismo effertziano, i moniti critici del nostro autore nei confronti del socialismo rivoluzionario si estrinsecano invece con consueta chiarezza nei due contributi La questione degli scioperi ferroviari (1904) e La necessità del capitale (1905). Dalle colonne della rivista corradiniana Il Regno, Calderonisulla scia del moderatismo del maestro Vailatitenta di maturare una concezione intermedia tra estremismi di “destra” e di “sinistra”, idonea a sacrificare valori e ideali della «borghesia» italiana alla tutela del bene comune dell'intera nazione, in nome della necessaria vitalità di un'industria e di un'economia in inarrestabile ascesa internazionale; a detta del nostro autorecontra Prezzolini- si deve sacrificare il bene comune dei ceti sociali abbienti sull'altare del bene nazionale:  Per me personalmente, che mi sento anzitutto italiano e poi borghese, mi auguro che l'Italia sappia sbarazzarsi di tutti gli elementi dannosi ed infecondi che la dissanguano e la opprimono; dovesse anche, in questo processo di eliminazione, andar sacrificata buona parte della borghesia attuale, per essere sostituita (attraverso il meccanismo democratico) da elementi più vitali e più utili che sono veramente gli interessi della Patria.   M. Calderoni, Scritti, Firenze, La Voce, 1924, voll. I e II M. Toraldo di Francia, Pragmatismo e disarmonie sociali: il pensiero di Mario Calderoni, Milano, Angeli, 1983 A. Di Giovanni , M. Calderoni- Scritti sul Pragmatismo, Roma, Bonanno Editore, 2007 I. Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni, Roma, IF Press, 2009 Fulvio Papi, CALDERONI, Mario, in Dizionario biografico degli italiani,  16, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1973.  Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Mario Calderoni Collabora a Wikiquote Citazionio su Mario Calderoni  Mario Calderoni, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Mario Calderoni, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Mario Calderoni, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Mario Calderoni, . Biografie Diritto  Diritto Filosofo del XIX secoloFilosofi italiani Professore1879 1914 30 giugno 14 dicembre Ferrara Imola

 

Caloprese: Gregorio Caloprese Gregorio Caloprese, indicato anche come Gregorio Caroprese, Caropreso, Calopreso (Scalea), filosofo.  Nacque a Scalea da Carlo e da Lucrezia Gravina, che si sposarono a Roggiano nel 1653, cade così la leggenda che Gregorio fosse nato nel 1650, quando i suoi genitori ancora non si conoscevano .  «Da onestissimi parenti, di condizione cittadina, nella terra di Scalea, posta nel paese dei Bruzii, trasse, nel 1650, i suoi natali Gregorio Caloprese, o Caroprese...Fu celebre pel suo ingegno, e per l'universale sua letteratura. Visse molto tempo in Napoli, e in Roma; finalmente tornato alla patria vi morì nel 1715 all'età di 65 anni...»»  I suoi genitori si resero presto conto dell'intelligenza del loro figliolo e lo avviarono a studiare a Napoli sotto la guida del letterato Giuseppe Porcella  Si laureò successivamente nel campo a lui più congeniale della medicina. Rimase sempre in rapporto da Scalea, dove si era ritirato, con i centri intellettuali di Napoli e Roma dove risiedeva suo cugino Gian Vincenzo Gravina e dove lo stesso Caloprese soggiornò sul finire del'600.  A Scalea fondò una scuola  che ebbe una certa rinomanza e partecipò all'attività culturale dell'Accademia di Medinaceli traendone ispirazione per i suoi interessi antiautoritari e antidogmatici scientifici e filosofici che lo fecero schierare dalla parte di coloro che subordinavano l'indagine naturalistica al metodo razionale di tipo cartesiano.  Vico, Metastasio , Giannone lo qualificano come «gran renatista» ma la sua reale posizione filosofica è piuttosto da rintracciare in chi era a lui più vicino: il suo discepolo Francesco Maria Spinelli che racconta come Caloprese, tornato da Napoli a Scalea visse dei proventi di alcune sue proprietà praticando la medicina solo per i suoi amici e i poveri e che descrive la scuola di Caloprese come fondata sullo studio letterario e scientifico e l'esercizio fisico nella convinzione del rapporto tra mente e corpo. Alla lettura dei testi di Cartesio si associava quella di Lucrezio e Bacone secondo l'ideale teorico di una sintesi di sperimentalismo e atomismo, razionalismo e mentalismo.  Opere Dell'origine degli imperi. Un'etica per la politica, versione moderna con testo a fronte e note di Enrico Esposito, introduzione di Alfonso Mirto, Milano, Salviati, 2002. Opere, Fabrizio Lomonaco e Alfonso Mirto, Napoli, Giannini, 2004. Note  Alfonso Mirto, editore delle Opere di Caloprese, avverte che il personaggio nacque nel 1654 e non nel 1650 come erroneamente indicato nell'epigrafe del busto a lui dedicato  Ove non indicato diversamente, le informazioni contenute nel paragrafo "Biografia" hanno come fonte: Amedeo Quondam, Dizionario biografico degli Italiani (2006) alla voce corrispondente  Notizie su questi aspetti della vita di Caloprese, cugino di Gianvincenzo Gravina in: Francesco Guzzolino, Gian Vincenzo Gravina, Castrovillari 1993  in Luigi Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza, dalla tip. Municipale (poi: dalla tip. della Redenzione, e poi dalla tip. Migliaccio), 1869-1877 (ristampa anastatica A. Forni, 1977)  «Meravigliosa vivezza d'ingegno ed acume d'intendimento comparvero in lui sin dai più teneri anni, e gran diletto di apprendere; per cui gli avveduti genitori, solleciti di coltivare in lui si belle doti, apparati nella patria i primi rudimenti delle lettere lo inviarono di buon'ora in Napoli per imprendervi l'usato corso degli studii. Ebbe da prima a maestro delle lettere umane Giuseppe Porcella insigne letterato a quel tempo, e non ignobil poeta. Sotto la costui disciplina molto si approfittò, congiungendo alla fertilità d'ingegno fervente non interrotta applicazione; di modo che egli fece la soddisfazione del Maestro e dei suoi genitori, e l'emulazione dei compagni.» (In L. Accattatis, op. cit.)  «Nella sua patria intanto per qualche tempo era egli stato, dove date avea le prime letterarie istituzioni al celebratissimo Giov. Vincenzo Gravina, suo cugino per madre» (In L. Accattatis, op. cit.).  «...ed ebbe il vanto d'istruire nelle materie filosofiche, in cui era versatissimo, il gran Metastasio, che seco avea per ciò condotto alla sua patria, come attesta il Metastasio medesimo in una sua lettera scritta da Vienna nel 1769» (in L. Accattatis, op. cit.).  G. Petronio, L'attività letteraria in Italia, Palumbo, Palermo 1987376: «Gregorio Caloprese, che abitava allora alla Scalea in Calabria, [...] godeva gran fama come uno dei maggiori cartesiani italiani ('gran renatista' lo dissero, fra gli altri, il Vico e il Giannone)». Studi critici Rena A. Syska-Lamparska, Letteratura e scienza. Gregorio Caloprese teorico e critico della letteratura, Napoli, Guida, 2005. Alfonso Mirto, Contributo alla biografia e alla  calopresiane, Napoli, Liguori editore,  Diego Forestieri, La civil società e il viver civile: una lettura sociologica delle Lezioni dell'Origine degli Imperij di Gregorio Caloprese, in «Rivista di Studi Politici», n. 4, Roma, Editrice Apes, . Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Gregorio Caloprese  Gregorio Caloprese, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Gregorio Caloprese, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Filosofia Filosofo del XVII secoloMedici italianiMatematici italiani Professore1654 1715 Scalea Scalea

 

Camilla: De' misterii e maravigliose cause della compositione del mondo, 1564 Giovanni Camilla (scritto anche Camilli o Camillo) (Genova), filosofo.  Opere Giovanni Camilla, De' misterii e maravigliose cause della compositione del mondo, In Vinegia, Gabriele Giolito de Ferrari, 1564. Note  Camilla, Giovanni CERL cnp Filosofia Matematica  Matematica Categorie: Medici italianiFilosofi italiani ProfessoreXVI secolo XVI secolo Genova

 

Cammarata: Angelo Ermanno Cammarata (Catania) filosofo. Fu uno dei più conosciuti rettori dell'Trieste dal 1946 al 1952, per la difesa della quale ricevette la medaglia d'oro della Cultura e dell'Arte, mentre all'Ateneo fu conferita nel 1962 la medaglia d'oro al valor civile.  Biografia Nel corso della sua carriera insegnò filosofia del diritto e altre materie giuridiche nelle Messina, Macerata, Trieste, Napoli e Roma. Allievo di Giovanni Gentile, aderì all'idealismo immanentista. Gli scritti principali di filosofia del diritto sono inseriti, in massima parte, in Formalismo e sapere giuridico, Giuffrè 1963. Buona parte degli scritti riguardanti invece la "questione di Trieste" sono pubblicati in Fra la teoria del diritto e la questione di TriesteScritti inediti e rari, Eut, Trieste 2007.  Fu anche un notevole fotografo, come documentano le due mostre (Trieste 2004 e Gorizia ) a lui dedicate.   Cammarata, Angelo Ermanno, in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. 9 luglio . Opere di Angelo Ermanno Cammarata, . Filosofia Università  Università Filosofo del XX secoloAvvocati italiani del XX secoloInsegnanti italiani Professore1899 1971 Catania RomaFilosofi del diritto

 

Campa: Grice: “Philosophy runs out of names: there are British philosophers G. R. Grice and H. P. Grice, and Itallian philosophers R. Campa, and R. Campa.” Riccardo Campa  Nota disambigua.svg DisambiguazioneSe stai cercando il sociologo, vedi Riccardo Campa (sociologo).  Riccardo Campa con il premio Nobel Eugenio Montale (1971) Riccardo Campa (Presicce), filosofo. Storico della filosofia italiano, la cui indagine teorica si è incentrata sulla relazione fra la cultura umanistica e la cultura scientifica, delineando il percorso storico della cultura occidentale, in particolare nell'ambito europeo-latinoamericano.   Negli anni sessanta e settanta ha diretto la Biblioteca delle idee, sotto la presidenza scientifica del premio Nobel Eugenio Montale e contemporaneamente è stato condirettore responsabile del periodico Nuova Antologia, nel quale ha pubblicato saggi di letteratura e filosofia sul pensiero del Novecento; vi ha inoltre tradotto e pubblicato testi di Jorge Luis Borges, George Uscătescu, Vittorio Dan Segre, André Chastel, Walter Kaufmann, Ortega y Gasset.   Riccardo Campa con Jorge Luis Borges a Roma (1983)«Riccardo Campa fue nombrado doctor honoris causa en las ciudades de Atenas y Nueva York, alfa y omega del conocimiento de lo que constituye Occidente [...] Asombra en su obra la recopilacion enciclopedica del pensamiento europeo, cimentada en la razon que la describe.» «Riccardo Campa ha ricevuto dottorati honoris causa nelle città di Atene e New York, l'alfa e l'omega della conoscenza di ciò che costituisce l'Occidente [...] Sorprende nella sua opera la raccolta enciclopedica del pensiero europeo, fondata sulla ragione che lo descrive.»  (Domingo Barbolla Camarero, Prologo, in Riccardo Campa La razon instrumental. El mesianismo nostalgico de la contemporaneidad, Madrid, Editorial Biblioteca Nueva, ) Ha partecipato, a seguito di regolare concorso a livello internazionale, al Forum Europeo di Alpbach, al Collège de France, e all'Universidad Internacional Menéndez Pelayo, e, a partire dal 1973, ha insegnato presso diverse università italiane e straniere (Bologna, Università degli Studi di Napoli Federico II, Università per stranieri di Siena, Universidad de Morón), tenendo corsi di storia delle dottrine politiche, storia della filosofia,,storia delle Americhe e diritto politico.   Riccardo Campa all'Università per Stranieri di Siena () Dal 1987 al 1991 ha diretto l'Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires e successivamente, dal 1991 al 1992, ha coordinato in Italia e nell'America Latina le attività celebrative del V Centenario dell'America , per disposizione del Ministero degli Affari Esteri.. Dal 1993 al 1997 ha svolto le funzioni di Vicepresidente della Commissione Nazionale per la promozione della cultura italiana all'estero (Legge 22.12.1990, n.401). Quale ormai consolidata personalità-ponte fra i due mondi, geograficamente separati ma culturalmente legati dalle comuni radici, dal 1994 svolge le funzioni di Direttore del Centro Studi, Documentazione e Biblioteca dell'Istituto Italo-Latino Americano di Roma. Contemporaneamente è stato Vicedirettore della Società Dante Alighieri. Dal 2002 al 2005 ha presieduto il Forum Internazionale sulla Società Contemporanea di Madeira e, alla scadenza di questo mandato, è stato eletto a Roma presidente della Federazione Internazionale di Studi sull'America Latina e i Caraibi per il biennio 2005-2007.  In questo ambito, con il suo operato, ha garantito l'interscambio delle figure intellettuali più significative fra la cultura latinoamericana e quella europea, favorendone la reciproca conoscenza.  Riceve la nomina di Director Emeritus del Giambattista Vico Chair of Italian Studies en Dowling College, Nueva York nel .  Studioso di diverse discipline: dalla linguistica teorica alla filosofia del linguaggio, dalla filologia all'analisi letteraria alla storia della lingua; dalla filosofia teoretica alla filosofia della scienza, nella gestione della complessa realtà istituzionale, dal 2005 al , ha assunto l'incarico di Direttore del Centro di Eccellenza della Ricerca dell'Siena.  Già Ordinario del S.S.D SPS/2 (Storie delle dottrine politiche) presso la Facoltà di Lingua e Cultura Italiana dell'Università per Stranieri di Siena, l'11 febbraio  gli è stato conferito il titolo di "Professore emerito".  Opere Appartengono, fra gli altri, alla produzione classica:  Il potere politico nell'America Latina, Edizioni di Comunità, Milano, 1968; Il riformismo rivoluzionario cileno, Marsilio, Padova, 1970; Appunti per una storia del pensiero politico latino-americano, Lugano, Pantarei, 1971; L'universo politico omogeneo, Istituto Editoriale Internazionale, Milano, 1974 Las nuevas herejias, Biblioteca de Estudios Criticos, Madrid, Ediciones Istmo, 1978; La visione e la prassi: profilo di Bolìvar (pref. di P. Pignatti, intr. di R. Medina Elorga, postfaz. di L. C. Camacho Leyva), Istituto Italo Latino-Americano, Roma 1983; A reta e a curvaReflexōes sobre nosso tempo (Riflessioni con Oscar Niemeyer), São Paulo, Max Limonad, 1986; El estupor de EpicuroEnsayo sobre Erwin Schrödinger, Buenos Aires-Madrid, Alianza Editorial, 1988; La emocion: la filosofia de la infidelidad (prol. di R. H. Castagnino), Editorial Sudamericana, Buenos Aires, 1988; La escritura y la etimologia del mundo (con un saggio di Roland Barthes), Buenos Aires, Editorial Sudamericana, 1989; La malinconia di EpicuroRiflessioni in penombra con Jorge Luis Borges, Buenos Aires, Editorial SudamericanaFondazione Internazionale Jorge Luis Borges, 1990; La primeva unità: saggio sulla storia, Le Monnier, Firenze, 1990; La practica del dictamen: del ius a la humanitas, Grupo Editor Latinoamericano, Buenos Aires, 1990; El sondeo de la apariencia: el libro y la imagen, Gedisa, Buenos Aires, 1991; La trama del tiempo: ensayo sobre Italo Calvino, Grupo Editor Latinoamericano, Buenos Aires, 1991; L'avventura e la nostalgia: Omaggio al Portogallo, Presidenza dei Consiglio dei Ministri, Roma 1994 La metarrealidad, Buenos Aires, Biblios, 1995; Le daimôn de la persuasion, Toulouse Cedex, Éditions Universitaires du Sud, 1996; The Renaissance and the invention of method, New York, Dowling College, 1998; La metafora dell'irrealtà: saggio su "Le avventure di Pinocchio", M. Pacini Fazzi, Lucca, 1999, L'esilio saggi di letteratura Latinoamericana, Il Mulino, Bologna, 2000; Il sortilegio e la vanità: saggio su Louis-Ferdinand Céline, Welland Ontario, Soleil, 2000; Caratterizzano la produzione più recente:  L'immediatezza e l'estemporaneità, New York, Dowling College PressBinghamton University, 2000; L'età delle ombre, New York, Binghamton University, 2001; Dismisura, Bologna, il Mulino, 2003; Le vestigia di Orfeo. Meditazioni in penombra con Jorge Luis Borges, Bologna, Il Mulino, 2003; A modernidade, Lisboa, Fim de século, 2005; Della comprensioneCompendio di mitografia contemporanea, Bologna, il Mulino, 2005; Ontem. L'elegia del Brasile, Bologna, il Mulino, 2007; Vicinanze abissali. L'approssimazione nell'epoca della scienza, Bologna, il Mulino, 2009; Langage et stratégie de communication, Paris, L'Harmattan, 2009; El Inca Garcilaso de la Vega, Madrid, Binghamton University, Ediciones ClasicasEdiciones del Orto, ; I Trattatisti spagnoli del diritto delle genti, Bologna, Il Mulino, ; La place et la pratique plébiscitaire, Paris, L'Harmattan, ; El sortilegio de la palabra, Madrid, Biblioteca Nueva, ; Elegy. Essays on the Word and the Desert, University Press Of The South, ; L'America Latina. Un profilo, Bologna, Il Mulino, ; La filosofia de la crisis. Epicureismo y Estoicismo, Editorial Sindéresis, Madrid, ; El tiempo de la inedia. El invierno de Gunter, AntropiQa 2.0, Badajoz, ; La eventualidad y la inexorabilidad. El invierno de Gunter, Editorial Sindéresis, Madrid, ; La Destreza y el engano. Ensayo sobre Don Quijote de Miguel de Cervantes Saavedra, Ediciones Clasicas, Madrid, ; L'America Latina. Un compendio, Bologna, Il Mulino, ; Octavio Paz. El desconcierto de la modernidad, Ediciones Clasicas, Madrid, ; La parola, Bologna, Il Mulino, ; Cervantes. La linea del horizonte, Valencia, Albatros, , L'elegia del Nuovo Mondo, Bologna, Il Mulino, . La mundializacion, Valencia, Albatros, . Il convivio linguisttico. Riflessioni sul ruolo dell'italiano nel mondo contemporaneo, Roma, Carocci,  Note  Anno di conseguimento del titolo di Professore.  Dal 1974 al 1987 ne ha diretto l'Istituto Storico-politico della Facoltà di Scienze Politiche.  Con decreto dell'11 febbraio  del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, vi è stato nominato Professore Emerito di Storia delle dottrine politiche.  Dopo averne curato, dal 2003 al 2005, il XII Congresso Internazionale, designato dall'Accademia delle Scienze di Russia ed eletto dall'Osaka.  Luigi Trenti , Il viaggio delle parole: scritti in onore di Riccardo Campa, Perugia, Guerra Editore, 2008.  978-88-557-0155-6 Antonio Requeni, Nueva vision de la literatura argentina, "Les Andes", 16 settembre 1984, 3° Seccion pag.1. Antonio Requeni, Presencia cultural de Italia en la Argentina, "La Prensa", 18 ottobre 1987, pag.3. Antonio Requeni, Los intelectuales del mundo: hoy, Riccardo Campa: la Argentina, en el laberinto de Borges, "La Nacion", 20 settembre 2006, 1-3. Jesus Francisco Sanchez, Crisis del neocapitalismo podria hacer renacer ideas del socialismo y la izquierda: Ricardo Campa, "El Sol de Durango", 22 ottobre 2008, 6/A Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Riccardo Campa Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Riccardo Campa Filosofia Letteratura  Letteratura Filosofo del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloStorici della filosofia italiani 1934 21 aprile PresicceProfessori dell'Università degli Studi di Napoli Federico II

 

Campa -- Riccardo Campa (Mantova), filosofo. È conosciuto soprattutto per i suoi studi nel campo dell'etica della scienza e del transumanesimo e, precisamente, per la sua difesa dell'idea di evoluzione autodiretta. Svolge ricerche sia nella veste di Professore associato di Sociologia della scienza e della tecnica all'Università Jagellonica di Cracovia, sia nella veste di Presidente dell'Associazione Italiana Transumanisti, della quale è fondatore.  Laureato in Scienze politiche nel 1990 e in Filosofia nel 1994 all'Bologna, Riccardo Campa ha conseguito il titolo di Giornalista professionista presso l'Ordine dei giornalisti di Roma nel 1995, il dottorato in Epistemologia all'Università Nicolaus Copernicus di Torun nel 1999 e l'abilitazione in Sociologia all'Università Jagellonica di Cracovia nel 2009. Nell'ambito della sociologia della scienza, è annoverato tra gli allievi di Robert K. Merton, fondatore di questa disciplina. A differenza di alcuni continuatori della scuola costruttivista, Merton ha sempre mostrato un atteggiamento positivo nei confronti delle scienze, e Campa è rimasto fedele a questa impostazione. A tal proposito, il filosofo argentino-canadese Mario Bunge ha rimarcato il fatto che «Campa è uno degli ultimi esemplari rimasti di una specie in estinzione: lo studioso pro-scienza della comunità scientifica».  Pensiero I suoi studi hanno ricevuto una certa attenzione da parte dei media, a partire dal 2005, dopo che Francis Fukuyama, all'epoca consigliere per la bioetica del presidente statunitense George W. Bush, ha definito il transumanesimo «l'idea più pericolosa del mondo». Secondo Fukuyama il transumanesimo è una nuova forma di biopolitica che, pur essendo liberale e non coercitiva, rischia di minare il concetto di uguaglianza tra gli uomini. Simili posizioni critiche hanno assunto, in Italia, Marcello Veneziani, Giuliano Ferrara, Paolo Rossi, e diversi opinionisti del quotidiano cattolico Avvenire, che hanno criticato le idee di Campa e di altri filosofi e scienziati transumanisti (tra i quali, Nick Bostrom, James Hughes, Gregory Stock, e Max More), stimolando un dibattito ad ampio raggio sulle prospettive aperte dalle nuove tecnologie. Campa ha difeso le idee transumaniste in numerose pubblicazioni, interviste e dibattiti pubblici, apparendo talvolta anche in televisione, e sostenendo che le tecnologie emergenti e convergenti GRIN (un acronimo per Genetica, Robotica, Informatica e Nanotecnologia) non rappresentano un rischio inutile, come lasciano intendere i critici, ma un'opportunità di sviluppo in linea con l'atteggiamento prometeico che caratterizza la storia della civiltà occidentale. Le sue valutazioni, sull'opportunità di allungare la vita media e potenziare le facoltà mentali e fisiche dell'uomo, sono soprattutto di ordine etico e sociale.  Opere È autore di numerosi articoli e saggi, tra i quali spiccano sette libri monografici:  Epistemological Dimensions of Robert Merton's Sociology (Copernicus University Press, 2001) Il filosofo è nudo (Marszalek, 2001) Etica della scienza pura (Sestante Edizioni, 2007) Mutare o perire. La sfida del transumanesimo (Sestante Edizioni, ) Le armi robotizzate del futuro. Il problema etico (CEMISS, ) Trattato di filosofia futurista (Avanguardia 21 Edizioni, ) La specie artificiale. Saggio di bioetica evolutiva (D Editore, ) La rivincita del paganesimo. Una teoria della modernità (D Editore, ) Creatori e Creature. Anatomia dei movimenti pro e contro gli OGM (D Editore, ) La società degli automi. Studi sulla disoccupazione tecnologica e sul reddito di cittadinanza (D Editore, ) Still Think Robots Can't Do Your Job?: Essays on Automation and Technological Unemployment (D Editore, ) Credere nel futuro: Il lato mistico del transumanesimo (Orbis Idearum Press, ) È inoltre curatore della serie "Divenire. Rassegna di studi interdisciplinari sulla tecnica e il postumano".  Note  Cerimonia di abilitazione all'Cracovia  C. Cipolla, Manuale di sociologia della salute, Franco Angeli, 200439.  R. Campa, Epistemological Dimensions of Robert K. Merton's Sociology, Copernicus University Press, 2001, quarta di copertina.  F. Fukuyama, “Transhumanism: The World's Most Dangerous Idea”, Foreign Policy, 1º settembre 2004.. La versione italiana è apparsa sul Corriere della Sera con il titolo “Biotecnologie: la fine dell'uomo”, il 10 febbraio 2005.  M. Veneziani, “Attenti l'uomo è fuori moda. La scienza prepara “l'oltreuomo”, Libero, 20 aprile 2005.  G. Ferrara, “Mettere in dubbio il dubbio”, Il Foglio, 11 ottobre 2005.  P. Rossi, Speranze, Il Mulino, Bologna 2008:  53-90.  A. Galli, “Nietzsche, profeta dell'eugenetica”, Avvenire, 21 settembre 2005.  Rassegna stampa degli articoli pro e contro il transumanesimo.  “Nascita del superuomo”, documentario di RAI 3, 15 novembre 2006. Archiviato l'11 aprile  in .; “Futuro in pillole”, puntata de Le Invasioni Barbariche condotta da Daria Bignardi, LA7, 21 gennaio .;“Musica maestro”, servizio biografico di RAI 1, 5 luglio .  Sito della rivista Divenire  Giorgia Mazzotti, Il Prof che suonava il rock, Gazzetta di Mantova, 8 gennaio 2008. Roberto Guerra, Futurismo per la nuova umanità, Armando Editore, Roma .  Il transumanismo. Cronaca di una rivoluzione annunciata, Lampi di Stampa, Milano 2008.  Riccardo Campa biografia e  nel sito "transumanisti.it".

 

Campailla:Tommaso Campailla (Modica), filosofo. Campailla, filosofo e poeta 3La cura della sifilide con le botti del Campailla Tommaso Campailla nasce a Modica, in Sicilia, il 6 aprile del 1668, nell'attuale Via Posterla, sotto la rupe del Castello dei Conti e a pochi metri dalla casa che quasi 250 anni dopo vide nascere un altro importante concittadino, Salvatore Quasimodo.   Tommaso Campailla, incisione dall'Adamo (Roma-Palermo, 1737) Mostrò le sue migliori doti d'ingegno in età matura, giacché, in gioventù, per la sua gracile costituzione, il padre preferì educarlo in campagna affinché si irrobustisse all'aria aperta, piuttosto che indirizzarlo agli studi. Nel 1684, si trasferì a Catania per studiarvi giurisprudenza, ma l'improvvisa morte del padre, che lo lasciava erede di un discreto patrimonio, lo costrinse a ritornare nella città natale, la sua cara Modica, in cui rimase fino alla morte, senza mai muoversi da essa.  Lì, poté dedicarsi interamente agli amati studi, prevalentemente da autodidatta, coltivando con passione ed abnegazione, fra le tante discipline, l'astronomia, le lettere e la filosofia. Sempre da autodidatta, studiò Aristotele e i classici, per poi dedicarsi alla fisica, forse spinto dall'onda emotiva suscitata dal terribile sisma che, nel 1693, distrusse Modica e tutto il Val di Noto.  Morì per un colpo apoplettico, il 7 febbraio del 1740. Il suo corpo fu sepolto sotto l'altare maggiore del duomo di San Giorgio in Modica, del quale una lapide, deposta alla sinistra dell'ingresso principale, lo ricorda.  Campailla, filosofo e poeta Studioso di Cartesio, che vuole conciliare con la filosofia scolastica, ne applicò i principi alle sue indagini conoscitive, fatte di osservazione ed esperimenti, divenendo, insieme col filosofo trapanese Michelangelo Fardella, uno dei principali divulgatori delle teorie cartesiane in Sicilia.  Poeta raffinato, fu accademico degli Assorditi di Urbino, dei Geniali di Palermo, e della più celebre Accademia degli Arcadi di Roma; restaurò quindi l'Accademia degli Infocati nella sua città natale. Nel 1709 diede alle stampe i primi sei canti (ispirati ai moduli letterari lucreziani) del poema filosofico, in due parti, L'Adamo, ovvero il Mondo Creato, successivamente dedicato, nella sua stesura completa (in venti canti) del 1723, a Carlo VI d'Austria, Imperatore e Re di Sicilia. Il poema, che conobbe una discreta fortuna e che è stato recentemente ristampato, rappresenta una summa delle idee teologiche, cosmologiche, fisiche e filosofiche dell'autore, alla luce del cartesianesimo.  All'inizio del Settecento, la fama del Campailla, tra l'altro in corrispondenza epistolare con importanti personalità fra i quali Ludovico Antonio Muratori (bibliotecario del Duca di Modena), si diffuse anche all'estero, toccando Lipsia, Parigi, Londra, tanto che il filosofo George Berkeley volle conoscerlo personalmente e, poiché il Campailla non si muoveva mai dalla sua città natale (come Kant), nel 1718 fu lo stesso Berkeley a recarsi in Sicilia a trovarlo, informandolo fra l'altro delle nuove teorie newtoniane, le quali verranno poi usate dal Campailla nelle sue successive opere.  Il Muratori si fece intermediario persino per una cattedra all'Padova da assegnargli, invito che venne pure da Londra, ma il suo ostinato rifiuto a viaggiare e lasciare la sua Modica (in ciò, ancora simile a Kant) lo portò a declinare tali prestigiose ed onorevoli proposte. Per lo stesso motivo, invitato ad assistere, il 24 dicembre 1713, all'incoronazione a Re di Sicilia, nella Cattedrale di Palermo, del Duca Vittorio Amedeo II di Savoia, disdisse gentilmente la visita.  Nel 1738, pubblicò, rimanendo però incompiuto, il poema sacro L'Apocalisse di San Paolo, in cui, oltre ad affrontare i temi della grazia e della virtù attiva, fornì pure una personale confutazione delle teorie di Miguel Molinos, fondatore del "Quietismo", un'eresia che aspirava all'unificazione con Dio. Infine, nello stesso periodo, iniziò a scrivere il primo volume di un'opera sistematica intitolata Opuscoli filosofici, di cui uscì solo il primo volume (in dialoghi) intitolato Considerazioni sopra la fisica del signor Isacco Newton (1738), contemporaneamente alla stesura di un trattato, in due volumi, di fisica cartesiana, pubblicato postumo, nel 1841, sotto il titolo Filosofia per principi e cavalieri.  La cura della sifilide con le botti del Campailla Pur non essendo medico di professione, Campailla riuscì tuttavia a promuovere, nella Contea di Modica, gli studi di medicina. Infatti, il suo impegno, quasi umanitario, lo portò a sperimentare, dal 1698 in poi, le sue famose "botti" (dette poi botti del Campailla) per la cura non solo della sifilide (considerata, allora, il male del secolo, e ritenuta dalla Chiesa come un castigo di Dio per i peccati degli uomini), ma anche dei reumatismi e, in genere, di qualunque forma di artrosi.  La "botte", in realtà, è una stufa mercuriale con all'interno uno sgabello, sul quale il paziente veniva fatto sedere, in attesa della cura. Questa consisteva nel versare, in un braciere che si trovava pure all'interno della stufa, la relativa dose di cinabro, da cui, per sublimazione, esalavano dei vapori di mercurio, che erano poi assorbiti dal corpo del paziente in piena sudorazione. La novità introdotta dal Campailla consistette nell'aggiunta di incenso all'interno della botte, in una dose che consentiva, ai vapori sprigionati, di essere più "respirabili" per un certo lasso di tempo, variabile dai 10 ai 20 minuti circa, a seconda dalle condizioni soggettive del paziente.  Il contributo del Campailla consentì pure di modificare la forma della botte, rispetto alle altre già esistenti in Italia ed in Europa, le quali avevano un foro in alto da cui fuoriusciva la testa del paziente che, in tal modo, non poteva respirare i vapori di mercurio medicamentosi. Tuttavia, questi vapori, così esalati, erano curativi solamente per i sifilomi che infestavano la cute, i quali regredivano sì ma senza remissione del morbo (che solo con l'avvento della penicillina, nel '900, si debellerà), con i germi patogeni che continuavano ad agire e moltiplicarsi nel sangue dei soggetti infetti.  Invece, grazie all'innovazione del Campailla, i pazienti, completamente all'interno della botte, potevano ora respirare la miscela di mercurio e incenso, la quale, agendo così in modo sottocutaneo, uccideva i germi diminuendone la carica patogena; spesso, si ottenevano delle guarigioni, a volte anche definitive, che, all'epoca, venivano considerate quasi miracolose. Infatti, un rapporto medico dell'epoca riferisce che  " [...] Dopo la cura mercuriale col metodo Campailla, si può assistere a delle rinascite complete di individui ridotti in condizioni impressionanti di cachessia o con lesioni tali da rendersi impossibile qualsiasi intervento curativo per via percutanea o ipodermica".  I risultati furono talmente soddisfacenti che Modica acquisì notorietà in tutta Europa proprio per le botti del Campailla, ancor oggi esistenti all'interno dell'antico Ospedale di S. Maria della Pietà e visitabili all'interno di un percorso museale appositamente dedicato.  Negli anni a venire, le botti del Campailla furono, ma con scarsi risultati, imitate altrove, sia in Italia che all'estero: ad esempio, nel 1891, sorse a Palermo, per volere del prof. Mannino della locale facoltà di Medicina, un Sanatorio Campailla; agli inizi del '900, fu poi costruita, a Roma, una cosiddetta Botte di Modica; a Milano, ancora negli anni '50, furono costruite botti di vetro sul modello di quelle del Campailla; mentre, a Parigi, furono fondati istituti a imitazione del Sifilocomio Campailla palermitano, per la cura delle malattie reumatiche e nevralgiche.  Teatro La rappresentazione Cygnus, atto unico scritto da Nausica Zocco, prende spunto dalla vita e dalle opere di Tommaso Campailla, ed è stato portato in scena l'8 maggio  a Modica, per la regia di Tiziana Spadaro.  Note  L'esatta data di nascita è riscontrabile, come quella di morte, negli appositi registri dell'Archivio Parrocchiale della Chiesa Madre di San Giorgio in Modica.  Taluni, sulla base di nessuna fonte storica attendibile, hanno diffuso l'infondata notizia secondo cui il Campailla stesso sia stato vittima della sifilide, contrariamente al fatto che lo studioso modicano costruì comunque le sue botti, per il trattamento di questa infezione, nel 1698, quando aveva solo 30 anni, ma morì a 72 anni, età veneranda e considerevole, per quei tempi, in cui la vita media di un individuo di sesso maschile era di 55-58 anni, per non tener conto poi del fatto che, nel Settecento (e così, fino all'avvento degli antibiotici nel Novecento), un sifilitico aveva comunque delle bassissime aspettative di vita dopo il manifestarsi della malattia, dell'ordine di pochissimi anni. Ad ogni modo, le botti del Campailla raccolsero, per molti decenni, un gran numero di pareri positivi a favore di un loro benefico influsso contro il morbo.  Tommaso Campailla, "L'Adamo" ovvero "Il mondo creato" poema filosofico , Volume unico, Messina, Michele Chiaramonte e Antonino Provenzano, 1728. //treccani.it/enciclopedia/tommaso-campailla/  Cfr. D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo, Tipografia Lorenzo Dato, Palermo, 1824,  I, Capo III.  Tratto dalla Rassegna di Clinica, Terapia e Scienze Affini, Anno XXVIII, Fascicolo IV.  Secondio Sinesio, Vita del celebre filosofo, e poeta Signor D. Tommaso Campailla, Patrizio modicano, Siracusa, 1783; ristampa Modica, 2005. Valentino Guccione , Tommaso Campailla ed il suo museo in Modica, Leggio & Diquattro, Ragusa, 1992. Carmelo Ottaviano, Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e note Domenico D'Orsi, CEDAM, Padova, 1999. Giovanni Criscione, Tommaso Campailla. Un poeta e filosofo modicano, Idealprint, Modica, 2000. Valentino Guccione, Tommaso Campailla, il suo museo, la scuola medica modicana, Comune di Modica, Modica, 2001.  Tommaso Campailla e la Scuola Medica Modicana, Ed. IngegniCulturaModica, Modica, . Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Tommaso Campailla Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tommaso Campailla  Tommaso Campailla, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Tommaso Campailla, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Tommaso Campailla, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Tommaso Campailla, .

 

Campanella -- campanella: one of the most important of the Italian philosophers.  H. P. Grice enjoyed his philosophical poems. Philosopher.  He joined the Dominican order in 1582. Most of the years between 1592 and 1634 he spent in prison for heresy and for conspiring to replace  rule in southern Italy with a utopian republic. He fled to France in 1634 and spent his last years in freedom. Some of his best poetry was written while he was chained in a dungeon; and during less rigorous confinement he managed to write over a hundred books, not all of which survive. His best-known work, The City of the Sun 1602; published 1623, describes a community governed in accordance with astrological principles, with a priest as head of state. In later political writings, Campanella attacked Machiavelli and called for either a universal  monarchy with the pope as spiritual head or a universal theocracy with the pope as both spiritual and temporal leader. His first publication was Philosophy Demonstrated by the Senses 1591, which supported the theories of Telesio and initiated his lifelong attack on Aristotelianism. He hoped to found a new Christian philosophy based on the two books of nature and Scripture, both of which are manifestations of God. While he appealed to sense experience, he was not a straightforward empiricist, for he saw the natural world as alive and sentient, and he thought of magic as a tool for utilizing natural processes. In this he was strongly influenced by Ficino. Despite his own difficulties with Rome, he wrote in support of Galileo. Tommaso Campanella, al secolo chiamato Giovan Domenico Campanella, noto anche con lo pseudonimo di Settimontano Squilla (Stilo, 5 settembre 1568Parigi, 21 maggio 1639), filosofo, teologo, poeta e frate domenicano italiano. Giovan Domenico Campanella nacque a Stilo, un piccolo borgo della Calabria Ulteriore, al tempo parte del Regno di Napoli (attualmente in provincia di Reggio Calabria), il 5 settembre del 1568, come egli stesso più volte afferma nei suoi scritti e come dichiarò il 23 novembre del 1599 nel carcere di Castel Nuovo a Napoli, al giudice Antonio Peri: «son di una terra chiamata Stilo in Calabria Ultra, mio padre si domanda Geronimo Campanella e mia madre Caterina Basile». Fino al 1806 si conservava anche l'atto di battesimo nella parrocchia di San Biagio, borgo di Stilo, così redatto: «A dì 12 settembre 1568, battezzato Giovan Domenico Campanella figlio di Geronimo e Catarinella Martello, nato il giorno 5, da me D. Terentio Romano, parroco di S. Biaggio [sic] nel Borgo». Il padre era un ciabattino povero e analfabeta che non poteva permettersi di mandare i figli a scuola e Giovan Domenico ascoltava dalla finestra le lezioni del maestro del paese, segno precoce di quella voglia di conoscenza che non l'abbandonò per tutta la vita.  Nel 1581 la famiglia si trasferì nella vicina Stignano e nella primavera del 1582 il padre pensò di mandare il figlio presso un fratello, a Napoli, perché vi studiasse diritto, ma il giovane Campanella, per il desiderio di seguire corsi regolari di studi e abbandonare un destino di miseria, più che per una reale vocazione religiosa, decise di entrare nell'Ordine domenicano. Novizio nel convento della vicina Placanica, vi fece i primi studi e pronunciò i voti a quindici anni nel convento di San Giorgio Morgeto, assumendo il nome di Tommaso (in onore di san Tommaso d'Aquino), continuando gli studi superiori a Nicastro dal 1585 al 1587 e poi, a vent'anni, a Cosenza, dove affrontò lo studio della teologia.  L'istruzione ricevuta dai domenicani non lo soddisfaceva e non gli era sufficiente: «essendo inquieto, perché mi sembrava una verità non sincera, o piuttosto falsità in luogo della verità rimanere nel Peripato, esaminai tutti i commentatori d'Aristotele, i greci, i latini e gli arabi; e cominciai a dubitare ancor più dei loro dogmi, e perciò volli indagare se le cose ch'essi dicevano fossero nella natura, che io avevo imparato dalle dottrine dei sapienti essere il vero codice di Dio. E poiché i miei maestri non potevano rispondere alle miei obiezioni contro i loro insegnamenti, decisi di leggere da me tutti i libri di Platone, di Plinio, di Galeno, degli stoici, dei seguaci di Democrito e principalmente i Telesiani, e metterli a confronto con il primo codice del mondo per sapere, attraverso l'originale e autografo, quanto le copie contenessero di vero o di falso».  Fu in particolare il De rerum natura iuxta propria principia di Bernardino Telesio una rivelazione e una liberazione insieme: scoprì che non esisteva soltanto la filosofia scolastica e che la natura poteva essere osservata per quello che è, e poteva e doveva essere indagata con i mezzi concreti posseduti dall'uomo, con i sensi e con la ragione, prima osservando e poi ragionando, senza schemi precostituiti e senza mandare a memoria quanto altri credevano di aver già scoperto e di conoscere su di essa. Era il 1588 e Telesio, che da anni era tornato a vivere nella nativa Cosenza, vi moriva ottantenne proprio in quei giorni. Il neofita frate entusiasta non poté sottrarsi a deporre sulla bara, nel duomo, versi latini di ringraziamento devoto. Quelle che dai suoi superiori furono considerate intemperanze gli costarono il trasferimento nel piccolo convento di Altomonte, dove tuttavia il Campanella non rimase inattivo: la segnalazione di alcuni amici, che gli mostrarono il libro di un certo Jacopo Antonio Marta, napoletano, scritto contro l'amato Telesio, lo spinse a replicare e nell'agosto del 1589 concluse quella che è la sua prima opera, la Philosophia sensibus demonstrata, pubblicata a Napoli due anni dopo.  In essa Campanella ribadì la sua adesione al naturalismo di Telesio, inquadrato però in una cornice neoplatonica, di derivazione ficiniana, per la quale le leggi della natura non mantengono più la loro autonomia, come in Telesio, ma sono spiegate dall'azione creatrice di Dio, dal quale deriva anche l'ordine provvidenziale che governa l'universo: «chi regola la natura è quel glorioso Iddio, sapientissimo artefice, che ha provveduto in modo da non reprimere le forze della natura, nella quale tuttavia agisce con misura».  Campanella non poteva rimanere a lungo ad Altomonte: alla fine del 1589 abbandonò il convento calabrese e se ne andò a Napoli, ospite dei marchesi del Tufo. Nella capitale del viceregno, pur non abbandonando l'abito di frate, fu tutto inteso ad approfondire i suoi interessi neoplatonici e scientifici, che allora erano connessi strettamente con gli studi alchemici e magici: «scrissi due opere, l'una del senso, l'altra della investigazione delle cose. A scrivere il libro De sensu rerum mi spinse una disputa avuta prima in pubblico, poi in privato con Giovanni Battista Della Porta, lo stesso che scrisse la Fisiognomica, il quale sosteneva che della simpatia e dell'antipatia non si può rendere ragione; disputa con lui avuta appunto quando esaminavamo insieme il suo libro già stampato. Scrissi poi il De investigatione rerum, perché mi pareva che i peripatetici ed i platonici portassero i giovani per una via larga ma non diritta alla ricerca della verità». Il De sensu rerum et magia, iniziato a scrivere in latino nel 1590, fu completato e dedicato al granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici nel 1592; sequestratogli il manoscritto a Bologna dal Sant'Uffizio, fu riscritto in italiano nel 1604, tradotto in latino nel 1609 e pubblicato finalmente nel 1620 a Francoforte. Campanella vi persegue una sintesi di naturalismo telesiano e di platonismo: a Democrito e ai materialisti rimprovera di voler far derivare l'ordine del mondo all'azione degli atomi, che non hanno sensibilità, e agli aristotelici la mancata iniziativa di Dio nella costituzione della natura. D'altra parte egli non intende nemmeno sacrificare l'autonomia delle forze che agiscono nella natura, pur se la spiegazione ultima delle cose va ricercata nella primitiva azione divina.  Secondo Campanella, i tre principi, materia, caldo e freddo, di cui è composta la natura, sono frutto della creazione divina: «Dio prima fece lo spazio, composto pure di Potenza, Sapienza e Amore [...] e dentro a quello pose la materia, che è la mole corporea [...] Nella materia poi Dio seminò due principi maschi, cioè attivi, il caldo e il freddo, perché la materia e lo spazio sono femmine, principi passivi. E questi maschi, da codesta materia divisa, combattendo, formano due elementi, cielo e terra, che combattendo tra loro, dalla loro virtù fatta languida nascono i secondi enti, avendo per guida della generazione le tre influenze, la Necessità, il Fato e l'Armonia, che portano l'Idea».  Le tre primalità (primalitates)che corrispondono alle tre nature divinecostituiscono il triplice carattere di ogni essere: Dio «ha dato a tutte le cose potenza di vivere, sapienza e amore quanto basti alla loro conservazione [...] Dunque il calore può, sente e ama essere, e così ogni cosa, e desidera eternarsi come Dio e attraverso Dio nessuna cosa muore ma si muta soltanto, anche se ogni cosa pare morta all'altra e in verità è morta, così come il fuoco pare cattivo al freddo ed è veramente cattivo per lui, ma per Dio ogni cosa è viva e buona». Se si considera ogni cosa nel tutto ci si rende conto che nulla muore veramente: «muore il pane e si fa chilo, questo muore e si fa sangue, poi il sangue muore e si fa carne, nervi, ossa, spirito, seme e patisce varie morti e vite, dolori e piaceri».  Dalla Potenza le cose sono solo perché possono essere e hanno una determinata natura; Dio attraverso questa potenza dona la Necessità alle cose, la Sapienza permette alle cose di conoscere il Fato, ossia il saper vedere la successione di causa-effetto nei processi naturali e infine l'Amore permette l'Armonia fra gli esseri, perché questi amano essere così e non diversamente: «tutti gli enti si compongono di Potenza, Sapienza e Amore e ognuno è perché può essere, sa essere e ama essere, combatte contro il non essere e, quando gli manca il potere o il sapere o l'amore dell'essere, muore e si trasmuta in chi ne ha di più».  Tutte le cose hanno sensibilità: «Tanta sciocchezza è negare il senso alle cose perché non hanno occhi, né bocca, né orecchie, quanto è negare il moto al vento perché non ha gambe, e il mangiare al fuoco perché non ha denti, e il vedere a chi sta in campagna perché non ha finestre da cui affacciarsi e all'aquila perché non ha occhiali. La medesima sciocchezza indusse altri a credere che Dio abbia certo corpo e occhi e mani».  Inoltre Campanella ci parla anche delle primalità del non-essere, presenti inevitabilmente nel mondo finito, che sono l’Impotenza, l’Insipienza e l’Odio: solo in Dio, che è infinito, le primalità dell'essere non sono contrastate dalle primalità del non-essere. A queste tre primalità si contrappongono le potenze negative, che possono variamente combinarsi alle primalità nell'ambito delle varie forme della magia, che è l'insieme delle regole che vanno osservate per intervenire nella natura. Il mago è il sapiente che scopre le relazioni esistenti tra le cose: «beato chi legge nel libro della natura, e impara quello che le cose sono, da esso e non dal proprio capriccio, e impara così l'arte e il governo divino, facendosi di conseguenza, con la magia naturale, simile e unanime a Dio».  La magia si manifesta attraverso le sensazioni, che possono essere negative o positive: sensazioni che l'uomo coglie, e che gli fanno capire di essere parte integrante di un ordine universale; tuttavia, nonostante sia parte di questo ordine, può opporsi a tale ordine, e se si oppone all'ordine universale la magia è negativa, se invece si armonizza, ovvero cerca di seguire l'ordine universale, allora la magia è positiva.  La pubblicazione della Philosophia sensibus demonstrata provocò scandalo nel convento di San Domenico: un domenicano che non frequenta il convento e che rifiuta Aristotele e San Tommaso per Telesio non può essere un buon cattolico. Anche se nessuna affermazione eretica è contenuta nel libro, in un giorno imprecisato del 1591 Campanella fu arrestato dalle guardie del nunzio apostolico con l'accusa di pratiche demoniache. Non si conoscono gli atti del processo ma è conservato il testo della sentenza, emessa in San Domenico il 28 agosto 1592, contro «frater Thomas Campanella de Stilo provinciae Calabriae» dal padre provinciale di Napoli, fra Erasmo Tizzano e da altri giudici domenicani. L'accusa di praticare con il demonio e di aver pronunciato una frase irriverente contro l'uso delle scomuniche vengono a cadere, ma resta quella di essere un telesiano, di non tener conto dell'ortodossia filosofica di Tommaso d'Aquino e di essere stato per mesi «in domibus saecolarium extra religionem»: dopo quasi un anno di carcere già scontato, è allora sufficiente che reciti dei salmi e torni, entro otto giorni, nel suo convento di Altomonte.  Campanella si guardò bene dall'ubbidire all'ordine del tribunale, che lo avrebbe costretto a rinunciare, a soli 24 anni, a un mondo di cultura nel quale egli era convinto di poter offrire un contributo fondamentale. Così, munito di una lusinghiera lettera di presentazione al granduca di Toscana, rilasciatagli dall'amico ed estimatore, il padre provinciale di Calabria fra Giovanni Battista da Polistena, il 5 settembre 1592 fra Tommaso partì da Napoli alla volta di Firenze, con il suo carico di libri e manoscritti, contando su di un posto di insegnante a Pisa o a Siena.  La prudente diffidenza di Ferdinando I, che non mancò di chiedere informazioni sul suo conto al cardinale Del Monte, ottenendo una risposta negativa, spinse il 16 ottobre Campanella a lasciare Firenze per Bologna, dove l'Inquisizione, che lo sorvegliava, per mezzo di due falsi frati gli rubò gli scritti che si portava appresso, per poterli esaminare in cerca di prove a suo danno. Ai primi del 1593 Campanella fu a Padova, ospite del convento di Sant'Agostino. Qui, tre giorni dopo il suo arrivo, il Padre generale del convento venne nottetempo sodomizzato da alcuni frati, senza che egli potesse identificarli, e perciò, fra i tanti sospettati del grave abuso, anche il Campanella fu messo sotto inchiesta. Non si sa se dall'inchiesta si passò a un processo che abbia visto imputato, tra gli altri frati, anche Campanella: in ogni caso egli ne uscì innocente.  Rimase a Padova, probabilmente con la speranza di trovarvi lavoro; vi incontrò Galileo e conobbe il medico e filosofo veneziano Andrea Chiocco. Ma il Sant'Uffizio lo teneva ormai sotto osservazione: alla fine del 1593 o all'inizio del 1594 fu nuovamente arrestato. Fu accusato di:  aver scritto l'opuscolo De tribus impostoribusMosè, Gesù e Maomettodiretto contro le tre religioni monoteiste, un libro della cui esistenza allora si favoleggiava, ma che nessuno aveva mai letto; sostenere le opinioni atee di Democrito, evidentemente un'accusa tratta dall'esame del suo scritto De sensu rerum et magia, rubatogli a Bologna; essere oppositore della dottrina e dell'istituzione della Chiesa; essere eretico; aver disputato su questioni di fede con un giudaizzante, forse condividendone le tesi, e di non averlo comunque denunciato; aver scritto un sonetto contro Cristo, il cui autore sarebbe stato però, secondo Campanella, Pietro Aretino; possedere un libro di geomanzia, che in effetti gli fu sequestrato al momento dell'arresto. A Padova, in un primo tempo gli furono contestate solo le ultime tre accuse: per estorcere le confessioni, Campanella e due imputati presunti «giudaizzanti», Ottavio Longo, originario di Barletta, e Giovanni Battista Clario, di Udine, medico dell'arciduca Carlo d'Asburgo, furono sottoposti a tortura. Nel frattempo, dall'esame del suo De sensu rerum, fatto a Roma, dovettero trarsi nuove imputazioni, che richiesero lo spostamento del processo da Padova a Roma, dove infatti Campanella fu condotto e rinchiuso nel carcere dell'Inquisizione l'11 ottobre 1594.  Per difendersi dalle nuove accuse di essere oppositore della Chiesa, Campanella scrisse già nel carcere padovano un De monarchia Christianorum, perduto, e il De regimine ecclesiae, ai quali fece seguito, nel 1595, per contestare l'accusa di intelligenza con i protestanti, il Dialogum contra haereticos nostri temporis et cuisque saeculi e, a difesa dell'ortodossia di Telesio e dei suoi seguaci, la Defensio Telesianorum ad Sanctum Officium. La tortura cui fu sottoposto nell'aprile del 1595 segnò la pratica conclusione del processo: il 16 maggio Campanella abiurava nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva e veniva confinato nel convento domenicano di Santa Sabina, sul colle Aventino. Le disavventure giudiziarie di Campanella non finirono però qui. Il 31 dicembre 1596 era stato liberato dal confino di Santa Sabina e assegnato al convento di Santa Maria sopra Minerva; intanto, a Napoli, un concittadino di Campanella, condannato a morte per reati comuni, Scipione Prestinace, prima di essere giustiziato il 17 febbraio 1597, forse per ritardare l'esecuzione, denunciava diversi suoi conterranei e il Campanella in particolare, accusandolo di essere eretico: così, il 5 marzo, Campanella fu nuovamente arrestato.[25]  Non si conoscono i precisi contenuti della deposizione del Prestinace né i dettagli del nuovo processo, che si concluse il 17 dicembre 1597: nella sentenza, Campanella fu assolto dalle imputazioni e, diffidato dallo scrivere, liberato «sub cautione iuratoria de se representando toties quoties», finché, consegnato ai suoi superiori, questi lo confinino in qualche convento «senza pericolo e scandalo».  In tutto questo periodo di tempo, il Campanella non era certamente rimasto inoperoso nemmeno sotto l'aspetto della produzione speculativa e letteraria: oltre agli scritti difensivi del De monarchia, del Dialogo contro i Luterani e del De regimine, e ai Discorsi ai prìncipi d'Italia, che è un tentativo di captatio benevolentiae all'indirizzo della Spagna, giustificato dalla difficile situazione giudiziaria, scrisse l'Epilogo magno, destinato a essere integrato nella successiva Philosophia realis, con il Prodromus philosophiae instaurandae, pubblicato nel 1617, l'Arte metrica, dedicata al compagno di sventura Giovan Battista Clario, la Poetica, dedicata al cardinale Cinzio Aldobrandini, e i perduti Consultazione della repubblica Veneta, Syntagma de rei equestris praestantia, De modo sciendi e Physiologia.  Ai primi del 1598 Campanella prese la via di Napoli, dove si fermò diversi mesi, dando lezioni di geografia, scrivendo le perdute Cosmographia e Encyclopaedia facilis e terminando l'Epilogo Magno. In luglio s'imbarcò per la Calabria: sbarcato a Piana di Sant'Eufemia, raggiunse Nicastro e di qui, il 15 agosto, Stilo, ospite del convento domenicano di Santa Maria di Gesù.  Per poco tempo il Campanella rimase tranquillo in convento, dove scrisse il piccolo trattato De predestinatione et reprobatione et auxiliis divinae gratiae, nel quale affermò la dottrina cattolica del libero arbitrio. In un abbozzo dei suoi Articuli prophetales, appare già l'attesa del nuovo secolo che gli sembra annunciato da fenomeni straordinari: inondazioni del Po e del Tevere, allagamenti e terremoti in Calabria, il passaggio di una cometa, profezie e coincidenze astrologiche. Un nuovo mondo sembra alle porte, a sostituire il vecchio che in Calabria, ma non solo, vedeva «i soprusi dei nobili, la depravazione del clero, le violenze d'ogni specie [...] la Santa Sede [...] sanciva i soprusi e proteggeva i prepotenti. Il clero minore, corrottissimo nei costumi, abusava ogni giorno più delle immunità ecclesiastiche, e profanava in ogni modo il suo ufficio. Fazioni avverse contendevano talvolta aspramente tra loro, e non poche lotte erano coronate da omicidi e delitti d'ogni specie. Gruppi di frati si davano alla campagna, e, forniti di comitive armate, agivano come banditi, senza che il governo riuscisse a colpirli [...] I nobili e le famiglie private, dilaniate da inimicizie ereditarie, tenevano agitato il paese con combattimenti incessanti tra fazioni [...] l'estrema severità delle leggi, che comminavano la pena di morte per moltissimi delitti anche minimi [...] la frequenza delle liti e delle contese, aumentavano in maniera preoccupante il numero dei banditi».[26]  In tale situazione di degrado e nell'illusione di un rivolgimento già scritto nelle stelle, Campanella progettò, senza preoccuparsi di valutare realisticamente le possibilità di realizzazione, la costituzione in Calabria di una repubblica ideale, comunistica e insieme teocratica. Era necessario per questo cacciare gli Spagnoli, ricorrendo anche all'aiuto dei Turchi: cominciò a predicare dai primi mesi del 1599 l'imminente ed epocale rivolgimento, intessendo nell'estate una fitta trama di contatti con le poche decine di congiurati che aderirono a quella fantastica impresa. Le autorità ebbero ben presto sentore del tentativo di insurrezione e in agosto truppe spagnole intervennero a rafforzare i presidi. Il 17 agosto Campanella fuggì dal convento di Stilo, nascondendosi prima a Stignano, poi nel convento di Santa Maria di Titi; infine, nascosto in casa di un amico, progettò di imbarcarsi da Roccella, ma venne tradito e consegnato il 6 settembre agli spagnoli. Incarcerato a Castelvetere, il 10 settembre firmò una confessione nella quale faceva i nomi dei principali congiurati, negando ogni sua partecipazione all'impresa. Ma le testimonianze dei suoi complici erano concordi nell'indicarlo come capo della cospirazione.  Trasferito a Napoli insieme ai suoi compagni di avventura, Campanella fu rinchiuso in Castel Nuovo. Il 23 novembre 1599 avvenne il riconoscimento formale dell'accusato, descritto come «giovane con barba nera, vestito di abiti civili, con cappello nero, casacca nera, calzoni di cuoio e mantello di lana». Il Santo Uffizio non ottenne dall'autorità spagnola che i religiosi imputatiCampanella e altri sette frati domenicanifossero trasferiti a Roma e papa Clemente VIII, l'11 gennaio 1600, nominò il nunzio a Napoli, Jacopo Aldobrandini e don Pedro de Vera, che fu fatto ecclesiastico per l'occasione, giudici nel processo che si sarebbe tenuto a Napoli. Ad essi venne aggiunto il 19 aprile il domenicano Alberto Tragagliolo, vescovo di Termoli, già consultore nel primo processo, scelto dal papa per trattare in modo favorevole Campanella, poiché Clemente VIII era, anche se prudentemente, antispagnolo.  Campanella era passato sotto la giurisdizione del Sant'Uffizio, che nessun tribunale statale poteva violare, nemmeno nei casi di lesa maestà. Ciò permise di ritardare la prevedibile condanna a morte del frate. Durante il processo presieduto dal vescovo Benedetto Mandina, Campanella, sotto tortura, riconobbe le proprie eresie e, in quanto relapso, diventò passibile della pena capitale. La sua strategia di difesa, disperata e rischiosissima, fu quella di fingersi pazzo, poiché un eretico insano di mente non poteva essere messo a morte dal Sant'Uffizio.  I giudici, dubbiosi, lo sottoposero il 18 luglio, per un'ora, al supplizio della corda per fargli confessare la simulazione, ma egli resistette, rispondendo alle domande cantando o dicendo cose senza senso. L'accettazione da parte dei giudici della pazzia avvenne il 4 e 5 giugno 1601, durante una terribile seduta di tortura denominata "la veglia", che consistette in 40 ore di corda alternata al cavalletto, con tre brevi interruzioni. La resistenza morale e fisica di Campanella gli permise di superare la prova, anche se rimase poi tra la vita e la morte per sei mesi.   Frontespizio della Metaphysica Trascorse 27 anni in prigione a Napoli. Durante la prigionia scrisse le sue opere più importanti: La Monarchia di Spagna (1600), Aforismi Politici (1601), Atheismus triumphatus (1605-1607), Quod reminiscetur (1606?), Metaphysica (1609-1623), Theologia (1613-1624), e la sua opera più famosa, La città del Sole (1602), in cui vagheggiava l'instaurazione di una felice e pacifica repubblica universale retta su principi di giustizia naturale. Egli addirittura intervenne sul cosiddetto “primo processo a Galileo Galilei” con la sua coraggiosa Apologia di Galileo (scritta nel 1616 e pubblicata nel 1622).  Fu infine scarcerato nel 1626, grazie a Maffeo Barberini, arcivescovo di Nazareth a Barletta, poi papa col nome di Urbano VIII, che personalmente intercedette presso Filippo IV di Spagna. Campanella fu portato a Roma e tenuto per qualche tempo presso il Sant'Uffizio; fu liberato definitivamente nel 1629. Visse per cinque anni a Roma, dove fu il consigliere di Urbano VIII per le questioni astrologiche, avendo con successo, secondo il Papa, impedito il verificarsi di profezie che preannunciavano la sua morte imminente in occasione di due eclissi del 1628 e 1630.  Nel 1634, però, una nuova cospirazione in Calabria, portata avanti da uno dei suoi seguaci, gli procurò nuovi problemi. Con l'aiuto del cardinale Barberini e dell'ambasciatore francese de Noailles, fuggì in Francia, dove fu benevolmente ricevuto alla corte di Luigi XIII. Protetto dal cardinale Richelieu e finanziato dal re, passò il resto dei suoi giorni al convento parigino di Saint-Honoré. Il suo ultimo lavoro fu un poema che celebrava la nascita del futuro Luigi XIV (Ecloga in portentosam Delphini nativitatem).  Gli è stato dedicato un asteroide, 4653 Tommaso.  Il pensiero di Campanella prende le mosse, in età giovanile, dalle conclusioni cui era giunto Bernardino Telesio; egli si riallaccia quindi al naturalismo telesiano, sostenendo che la natura vada conosciuta nei suoi propri principi, che sono tre: caldo, freddo e materia. Essendo tutti gli esseri formati da questi tre elementi, allora gli esseri della natura sono tutti dotati di sensibilità, in quanto la struttura della natura è comune a tutti gli enti; quindi mentre Telesio aveva affermato che anche i sassi possono conoscere, Campanella porta all'esasperazione questo naturalismo, e sostiene che anche i sassi conoscono, perché nei sassi noi ritroviamo questi tre principi, ovvero caldo, freddo e massa corporea (materia).  Il problema della conoscenza (e la rivalutazione dell'uomo) Il naturalismo di Campanella, in conseguenza di ciò, comporta una teoria della conoscenza essenzialmente sensistica: egli sosteneva infatti che tutta la conoscenza è possibile solo grazie all'azione diretta o indiretta dei sensi, e che Cristoforo Colombo aveva potuto scoprire l'America perché si era rifatto alla sensazione, non di certo alla razionalità. La razionalità deriva dalla sensazione: non esiste una conoscenza razionale intellettiva che non derivi da quella sensitiva. Tuttavia Campanella, a differenza di Telesio, cerca di rivalutare l'uomo e pertanto afferma l'esistenza di due tipi di conoscenze: una innata, una sorta di coscienza interiore, e una conoscenza esteriore, che si avvale dei sensi. La prima è definita ‘sensus inditus', che è la conoscenza di sé, la seconda ‘sensus additus' che è la conoscenza del mondo esterno. La conoscenza del mondo esterno appartiene a tutti, anche agli animali; la conoscenza di sé, invece, appartiene solo all'uomo, ed è la coscienza di essere un essere pensante. Campanella si rifà ad Agostino d'Ippona, poiché afferma che noi possiamo dubitare della conoscenza del mondo esterno, mentre non possiamo dubitare della conoscenza di sé. Questo ‘sensus inditus' sarà poi il punto essenziale della filosofia cartesiana, che si basa sul ‘cogito': io penso quindi esisto (cogito ergo sum).  La religione e la politica In base a queste premesse, Campanella si sofferma sulla religione che egli distingue in due tipologie: una religione naturale e religioni positive. La religione naturale è una religione che rispetta l'ordine universale dell'universo stesso; le religioni positive sono invece religioni che vengono imposte dallo stato. Campanella afferma però che il cristianesimo è l'unica religione positiva, poiché è imposto dallo stato, ma al contempo coincide con l'ordine naturale (cui però aggiunge il valore della rivelazione). Tuttavia anche questa teoria della religione razionale contrastava con i dogmi della Chiesa della Controriforma. Egli sostenne, del resto, la superiorità del potere temporale su quello spirituale, individuando poi il potere supremo, di volta in volta, nella Spagna e poi nella Francia, a seconda di convenienze politiche e personali.  La città del Sole Magnifying glass icon mgx2.svg La città del Sole.  Civitas Solis Campanella fu autore anche di un'importante opera di carattere utopico, ovvero La città del Sole. Nella Città del Sole egli descrive una città ideale, utopica, governata dal Metafisico, un re-sacerdote volto al culto del Dio Sole, un dio laico proprio di una religione naturale, di cui Campanella stesso è sostenitore, pur presupponendo razionalmente che coincida con la religione cristiana. Questo re-sacerdote si avvale di tre assistenti, rappresentanti le tre primalità su cui si incentra la metafisica campanelliana: Potenza, Sapienza e Amore. In questa città vige la comunione dei beni e la comunione delle donne. Nel delineare la sua concezione collettivista della società, Campanella si rifà a Platone (V secolo a.C.) e all'Utopia di Tommaso Moro (1517); fra gli antecedenti dell'utopismo campanelliano è da annoverare anche La nuova Atlantide di Francesco Bacone. L'utopismo partiva dal presupposto che, poiché non si poteva realizzare un modello di Stato che rispecchiasse la giustizia e l'uguaglianza, allora questo Stato si ipotizzava, come aveva fatto a suo tempo Platone. È però importante sottolineare che, mentre Campanella tratta una realtà utopistica, Niccolò Machiavelli rappresenta la realtà concretamente, e la sua concezione dello Stato non è affatto utopistica, ma assume una valenza di metodo di governo, finalizzato ad ottenere e mantenere stabilmente il potere.  Interpretazioni storiografiche del pensiero politico L'incertezza è già evidente nell'interpretazione della critica idealistica, che, nei limiti di una conoscenza ancora incompleta dell'opera, coglie nel pensiero campanelliano un deciso orientamento in direzione del moderno immanentismo, contaminato tuttavia da residui del passato e della tradizione cristiana e medioevale.  Per Silvio Spaventa, Campanella è il "filosofo della restaurazione cattolica", in quanto la stessa proposizione che la ragione domina il mondo, è inficiata dalla convinzione che essa risieda unicamente nel papato. Non molto dissimile la lettura di Francesco de Sanctis: "Il quadro è vecchio, ma lo spirito è nuovo. Perché Campanella è un riformatore, vuole il papa sovrano, ma vuole che il sovrano sia ragione non solo di nome ma di fatto, perché la ragione governa il mondo". È la ragione che determina e giustifica i mutamenti politici, e questi ultimi "sono vani se non hanno per base l'istruzione e la felicità delle classi più numerose". Tutto ciò conduce Campanella, secondo il pensiero idealista, alla concezione di un moderno immanentismo. Opere Aforismi politici, A. Cesaro, Guida, Napoli 1997 An monarchia Hispanorum sit in augmento, vel in statu, vel in decremento, L. Amabile, Morano, Napoli 1887 Antiveneti, L. Firpo, Olschki, Firenze 1944 Apologeticum ad Bellarminum, G. Ernst, in «Rivista di storia della filosofia», XLVII, 1992 Apologeticus ad libellum ‘De siderali fato vitando’, L. Amabile, Morano, Napoli 1887 Apologeticus in controversia de concepitone beatae Virginis, A. Langella, L'Epos, Palermo 2004 Apologia pro Galileo, Michel-Pierre Lerner. Pisa, Scuola Normale Superiore, 2006 Apologia pro Scholis Piis, L. Volpicelli, Giuntine-Sansoni, Firenze 1960 Articoli prophetales, G. Ernst, La Nuova Italia, Firenze 1977 Astrologicorum libri VII, Francofurti 1630 L'ateismo trionfato, ovvero riconoscimento filosofico della religione universale contra l'antichristianesimo macchiavellesco, G. Ernst, Edizioni della Normale, Pisa 2004  88-7642-125-4 De aulichorum technis, G. Ernst, in «Bruniana e Campanelliana», II, 1996 Avvertimento al re di Francia, al re di Spagna e al sommo pontefice, L. Amabile, Morano, Napoli 1887 Calculus nativitatis domini Philiberti Vernati, L. Firpo, in Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 74, 1938-1939 Censure sopra il libro del Padre Mostro [Niccolò Riccardi]. Proemio e Tavola delle censure, L. Amabile, Morano, Napoli 1887 Censure sopra il libro del Padre Mostro: «Ragionamenti sopra le litanie di nostra Signora», A. Terminelli, Edizioni Monfortane, Roma 1998 Chiroscopia, G. Ernst, in «Bruniana e Campanelliana», I, 1995 La città del Sole, L. Firpo, Laterza, Roma-Bari 2008  88-420-5330-9 Commentaria super poematibus Urbani VIII, codd. Barb. Lat. 1918, 2037, 2048, Biblioteca Vaticana Compendiolum physiologiae tyronibus recitandum, cod. Barb. Lat. 217, Biblioteca Vaticana Compendium de rerum natura o Prodromus philosophiae instaurandae, Francofurti 1617 Compendium veritatis catholicae de praedestinatione, L. Firpo, Olschki, Firenze 1951 Consultationes aphoristicae gerendae rei praesentis temporis cum Austriacis ac Italis, L. Firpo, Olschki, Firenze 1951 Defensio libri sui 'De sensu rerum', apud L. Boullanget, Parisiis 1636 Dialogo politico contro Luterani, Calvinisti e altri eretici, D. Ciampoli, Carabba, Lanciano 1911 Dialogo politico tra un Veneziano, Spagnolo e Francese, L. Amabile, Morano, Napoli 1887 Discorsi ai principi d'Italia, L. Firpo, Chiantore, Torino 1945 Discorsi della libertà e della felice soggezione allo Stato ecclesiastico, L. Firpo, s.e., Torino 1960 Discorsi universali del governo ecclesiastico, L. Firpo, UTET, Torino 1949 Disputatio contra murmurantes in bullas ss. Pontificum adversus iudiciarios, apud T. Dubray, Parisiis 1636 Disputatio in prologum instauratarum scientiarum, R. Amerio, SEI, Torino 1953 Documenta ad Gallorum nationem, L. Firpo, Olschki, Firenze 1951 Epilogo Magno, C. Ottaviano, R. Accademia d'Italia, Roma 1939 Expositio super cap. IX epistulae sancti Pauli ad Romanos, apud T. Dubray, Parisiis 1636 Index commentariorum Fr. T. Campanellae, L. Firpo, in «Rivista di storia della filosofia», II, 1947 Lettere 1595-1638, G. Ernst, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma 2000 Lista dell'opere di fra T. Campanella distinte in tomi nove, L. Firpo, in «Rivista di storia della filosofia», II, 1947 Medicinalium libri VII, ex officina I. Phillehotte, sumptibus I. Caffinet F. Plaignard, Lugduni 1635 Metafisica, Giovanni Di Napoli, (brani scelti del testo latino e traduzione italiana, 3 volumi), Bologna, Zanichelli 1967 Metafisica. Universalis philosophiae seu metaphysicarum rerum iuxta propria dogmata. Liber 1ºPonzio, Levante, Bari 1994 Metafisica. Universalis philosophiae seu metaphysicarum rerum iuxta propria dogmata. Liber 14º, T. Rinaldi, Levante, Bari 2000 Monarchia Messiae, L. Firpo, Bottega d'Erasmo, Torino 1960 Philosophia rationalis, apud I. Dubray, Parisiis 1638 (comprende Logicorum libri tres) Philosophia realis, ex typographia D. Houssaye, Parisiis 1637 Philosophia sensibus demonstrata, L. De Franco, Vivarium, Napoli 1992 Le poesie, F. Giancotti, Einaudi, Torino 1998 Poetica, L. Firpo, Mondatori, Milano 1954 De praecedentia, presertim religiosorum, M. Miele, in «Archivum Fratrum Praedicatorum», LII, 1982 De praedestinatione et reprobatione et auxiliis divinae gratiae cento Thomisticus, apud I. Dubray, Parisiis 1636 Quod reminiscentur et convertentur ad Dominum universi fines terrae, R. Amerio, CEDAM, Padova 1939 (L. I-II), Olschki, Firenze 1955-1960 (L. III-IV) Del senso delle cose e della magia, Rubbettino, Soveria Mannelli 2003 De libris propriis et recta ratione. Studendi syntagma, A. Brissoni, Rubbettino, Soveria Mannelli 1996 Theologia, L. I-XXX, Libro Primo, Edizione Romano Amerio, Vita e Pensiero, Milano, 1936. Scelta di alcune poesie filosoficheChoix de quelques poésies philosophiques, Edizione Marco Albertazzi, Traduzione francese di Franc Ducros, La Finestra editrice, Lavis   978-88-95925-70-7. Campanella nel cinema La città del sole, regia di Gianni Amelio (1973) Note  A. Casadei, M. Santagati, Manuale di letteratura italiana medievale e moderna, Laterza, Roma-Bari 249.  Luigi Firpo, Campanella Tommaso, «Dizionario biografico degli Italiani», Roma 1974: «Non hanno fondamento le asserzioni ricorrenti, attizzate da un patetico campanilismo, che lo vorrebbero nato nel vicino comune di Stignano». Nel Novecento nacque una disputa campanilistica tra il comune di Stilo e quello di Stignano, che rivendica di aver dato i natali al filosofo calabrese e indica nel proprio territorio la presunta casa natale di Campanella  In Luigi Firpo, I processi di Tommaso Campanella, Roma 1998117  In Opere di Tommaso Campanella, Alessandro d'Ancona, Torino 185412. Un decreto del 16 maggio 1968 ad opera del Ministero della Pubblica Istruzione Caleffi fissa la casa natale di Tommaso Campanella nell'attuale Comune di Stignano, al tempo casale del vastissimo territorio di Stilo, adducendo a prova del fatto l'archivio provinciale di Napoli. La differente indicazione del cognome della madre, Basile e Martello, fa ritenere che quest'ultimo sia un soprannome  Massimo Baldini,Nota biobibliografica, in T. Campanella, La Città del Sole, Newton Compton, Roma 1995, p.16  T. Campanella, Syntagma de libris propriis et recta ratione studendi, I  Germana Ernst, Tommaso Campanella: The Book and the Body of Nature [1 ed.], 9048131251, 9789048131259, Springer Netherlands, .  Gli amici Giovanni Francesco Branca, medico di Castrovillari, e Rogliano da Rogiano, entrambi telesiani, gli segnalarono il libro dell'aristotelico Marta, il Propugnaculum Arìstotelis adversus principia B. Telesii, Roma 1587  Philosophia sensibus demonstrata, impressum Neapoli per Horativm Salvianum 1591  Il libro è andato perduto  T. Campanella, Syntagma de libris propris14  John M. Headley, Tommaso Campanella and the Transformation of the World, 0691026793, 9780691026794, Princeton University Press, 1997.  T. Campanella, De sensu rerum et magia, II, 26  Pubblicata da Vincenzo Spampanato in Vita di Giordano Bruno, Messina 1921572  Il cardinale rispose che l'inquisitore fra Vincenzo da Montesanto gli aveva riferito che del Campanella «si rivedono molti libri pieni [...] di leggerezza e vanitade, e [...] ancora non sono chiari se vi sia cosa che appartenghi alla religione»; cfr: lettera del Del Monte a Ferdinando I del 25 settembre 1592 in Archivio di Stato di Firenze, Mediceo, f. 3759  La vicenda di questo sequestro, simulato con il furto, è esaminata da Luigi Firpo, Appunti campanelliani, in «Giornale critico della filosofia italiana», XXI, 1940  Non vi sono documenti relativi a quell'episodio, essendone unica fonte lo stesso Campanella in due sue tarde lettere, a papa Paolo V il 12 aprile 1607 e a Kaspar Schoppe il 1º giugno dello stesso anno, nelle quali Campanella sottolinea la sua innocenza senza entrare in dettagli.  Campanella, lettera a Kaspar Schoppe del 1º giugno 1607: «accusarunt me quod composuerim librum de tribus impostoribus, qui tamen invenitur typis excusis annos triginta ante ortum meum ex utero matri».  Due libri di simile contenuto furono scritti soltanto alla fine del Seicento e ai primi del Settecento.  Campanella, ivi: «quod sentirem cum Democrito, quando ego iam contra Democritum libros edideram».  Ibidem: «quod de ecclesiae republica et doctrina male sentirem».  Ibidem: «quod sim haereticus».  Campanella, lettera al papa del 12 aprile 1607: «Primo ex dicto unius judaizantis molestatus». Il giudaizzante dovrebbe essere un certo Ottavio Longo da Barletta, anch'egli arrestato a Padova e processato a Roma.  Ibidem: «secundo ob rythmum impium Aretini non meum».  «Lecta depositione Scipionis Prestinacis de Stylo, Squillacensis Diocesis, facta in Curia archiepiscopali Neapolitana, Illustrissimi et Reverendissimi Domini Cardinales generales Inquisitionis praefatae mandaverunt dictum fratrem Thomam reduci ad carceres dictae Sanctae Inquisitionis», in L. Firpo, I processi di Tommaso Campanella88  C. Dentice di Accadia, Tommaso Campanella, 1921,  43-44  Opere Tommaso Campanella, Apologia pro Galileo, Frankfurt am Main, Gottfried Tampach, 1622. Tommaso Campanella, Metaphysica,  1, Paris, 1638. Tommaso Campanella, Metaphysica,  2, Paris, 1638. Tommaso Campanella, Metaphysica,  3, Paris, 1638. Tommaso Campanella, Poesie, Bari, Laterza, 1915.  Tommaso Campanella, Medicinalium libri, Lugduni, ex officina Ioannis Pillehotte : sumptibus Ioannis Caffin, & Francisci Plaignard, 1635. Delle virtù e dei vizi in particolare, testo critico e traduzione Romano Amerio, Ed. Centro internazionale di studi umanistici, Roma, 1978 Studi Luigi Amabile, Fra Tommaso Campanella, la sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia, 3 voll., Morano, Napoli 1882 (ristampa anastatica, Franco Pancallo Editore, Locri 2009). ID., L'andata di Fra Tommaso Campanella a Roma dopo la lunga prigionia di Napoli, Memoria letta all'Accademia Reale di Scienze Morali e Politiche, Tipografia della Regia Università, Napoli 1886 (ristampa anastatica, Franco Pancallo Editore, Locri 2009). ID., Fra Tommaso Campanella ne' castelli di Napoli, in Roma ed in Parigi, 2 voll., Morano, Napoli 1887. Giuliano F. Commito, IUXTA PROPRIA PRINCIPIALibertà e giustizia nell'assolutismo moderno. Tra realismo e utopia, Aracne, Roma, 2009,  978-88-548-2831-5. 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Il filosofo immaginato, interpretato, falsato, Roma-Bari, Laterza, .  Metafisica (Tommaso Campanella) Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Tommaso Campanella Collabora a Wikiquote Citazionio su Tommaso Campanella Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tommaso Campanella  Tommaso Campanella, su Treccani.itEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Tommaso Campanella, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tommaso Campanella, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Tommaso Campanella, su The Encyclopedia of Science Fiction.  Tommaso Campanella, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Tommaso Campanella, su Liber Liber.  Opere di Tommaso Campanella, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Tommaso Campanella, . Opere di Tommaso Campanella, su Progetto Gutenberg. 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Filosofia Letteratura  Letteratura Filosofo del XVII secoloTeologi italianiPoeti italiani Professore1568 1639 5 settembre 21 maggio Stilo ParigiDomenicani italianiLetteratura utopicaAccademia cosentinaVallata dello StilaroErmetisti italianiAforisti italianiItaliani emigrati in Francia. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Campanella," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, ItaliaCampanelliana.

 

Cantoni: Remo Cantoni (Milano), filosofo. Insegnò filosofia morale in alcune università italiane.  In opposizione alla tradizione storicista, idealistica crociana si occupò di cultura e storia usando contaminazioni sociologiche e antropologiche. Per queste aperture venne considerato uno dei maggiori promotori dell'antropologia culturale in Italia. Nel solco del maestro Antonio Banfi fu uno dei maggiori esponenti della "Scuola di Milano".  Oltre ai numerosi volumi pubblicati fondò le riviste Studi filosofici e Il pensiero critico.  Fu allievo del filosofo Antonio Banfi, coetaneo e amico di Vittorio Sereni e Dino Formaggio. Nella cerchia di amicizie di Banfi conobbe la poetessa Antonia Pozzi che di lui si innamorò di amore non corrisposto. In una lettera a Sereni ella scrisse:  «[…] Non riesco nemmeno a trarre un senso da tutti questi giorni che abbiamo vissuto insieme: sono qui, in questa pausa di solitudine, come un po' d'acqua ferma per un attimo sopra un masso sporgente in mezzo alla cascata, che aspetta di precipitare ancora. Vivo come se un torrente mi attraversasse; tutto ha un senso di così immediata fine, e è sogno che sa d'esser sogno, eppure mi strappa con così violente braccia via dalla realtà. […] Sempre così smisuratamente perduta ai margini della vita reale: difficilmente la vita reale mi avrà e se mi avrà sarà la fine di tutto quello che c'è di meno banale in me. Forse davvero il mio destino sarà di scrivere dei bei libri per i bambini che non avrò avuti. Povero Manzi: senza saper niente, mi chiamava Tonia Kröger. E questi tuoi occhi che sono tutto un mondo, con già scritta la tua data di morte […] Un'ora sola in cui si guardi in silenzio è tanto più vasta di tutte le possibili vite […]»  Pensiero Antropologia e mito Cantoni definiva come "primitivo" quel pensiero sincretico che non distingueva nettamente tra mito e realtà tra affezione e razionalità. In questo senso "primitivo" in Cantoni assume una valenza psicologica più che antropologica. Il pensiero mitico, scrive Cantoni in "Pensiero dei primitivi, preludio ad un'antropologia", non è "arbitrario e caotico", ma "pervaso di una razionalità" (p. 299); una "razionalità fusa in un crogiuolo affettivo" (p. 196).  Secondo Cantoni "una delle differenze fondamentali tra il pensiero moderno e quello primitivo consiste nel fatto che il pensiero moderno ha una chiara coscienza della relazione e dell'intreccio delle varie forme culturali tra loro e può sempre transitare da una all'altra quando lo voglia; mentre noi sappiamo, ad esempio, che v'è un conflitto tra la scienza e la religione, l'arte e la morale, il sogno e la realtà, il pensiero logico e la creazione mitica, i primitivi mantengono tutte queste forme su di un piano indistinto per cui fondono e confondono ciò che noi non sempre distinguiamo, ma possiamo pur sempre distinguere. Questa mancanza di distinzioni nette è uno dei caratteri più salienti della mentalità primitiva" (p. 183)  Quindi "sogno e realtà trapassano uno nell'altro e costituiscono nella loro saldatura un continuum omogeneo" (p. 185).  Cantoni si occupò con prefazioni, traduzioni, curatele e altro di Søren Kierkegaard, Fëdor Dostoevskij, Friedrich Nietzsche, Franz Kafka, Baruch Spinoza, Johann Gottlieb Fichte, Ernest Renan, Nicolai Hartmann, Julian Huxley, Honoré de Balzac, Karl Jaspers, Antonio Banfi, Émile Durkheim, Sofocle e Robert Musil.  Opere Il pensiero dei primitivi, Milano: Garzanti, 1941; n. ed. Milano: La goliardica, 1959; Milano: Il Saggiatore, 1963, 1966, 1968, 1974 Estetica ed etica nel pensiero di Kierkegaard, Milano: Denti, 1945 Crisi dell'uomo: il pensiero di Dostoevskij, Milano: Mondadori, 1948, n. ed. Milano: Il Saggiatore, 1975 La coscienza inquieta: Soren Kierkegaard, Milano: Mondadori, 1949; n. ed. Milano: Il Saggiatore, 1976 Mito e storia, Milano: Mondadori, 1953 La vita quotidiana: ragguagli dell'epoca, Milano: Mondadori, 1955 (articoli apparsi su "Epoca" 1950-54); n. ed. Milano: Il Saggiatore, 1966, 1972 La coscienza mitica, Milano: Universitarie, 1957 (lezioni dell'anno accademico 1956-57) Umano e disumano, Milano: IEI, 1958 Il pensiero dei primitivi, Milano: La goliardica, 1959 Il tragico come problema filosofico, Milano: La goliardica, 1960 La crisi dei valori e la filosofia contemporanea: con appendice sullo storicismo, Milano: La goliardica, 1961 Filosofia del mito, Milano: La goliardica, 1962 Il problema antropologico nella filosofia contemporanea, Milano: La goliardica, 1963 Tragico e senso comune, Cremona: Mangiarotti, 1963 Società e cultura, Milano: La goliardica, 1964 Filosofie della storia e senso della vita, Milano: La goliardica, 1965 Scienze umane e antropologia filosofica, Milano: La goliardica, 1966 Illusione e pregiudizio: l'uomo etnocentrico, Milano: Il Saggiatore, 1967, 1970 Storicismo e scienze dell'uomo, Milano: La goliardica, 1967 Personalità, anomia e sistema sociale, Milano: La goliardica, 1969 (con Franco Fergnani) Che cosa ha veramente detto Kafka, Roma: Ubaldini, 1970 Il significato del tragico, Milano: La goliardica, 1970 Introduzione alle scienze umane, Milano: La goliardica, 1971 Che cosa ha detto veramente Hartmann, Roma: Ubaldini, 1972 Robert Musil e la crisi dell'uomo europeo, Milano: La goliardica, 1972; n. ed. Milano: Cuem, 2000  8860016673 Persona, cultura e società nelle scienze umane, Milano: Cisalpino-Goliardica, 1973 Antropologia quotidiana, Milano: Rizzoli, 1975 Il senso del tragico e il piacere, prefazione di Nicola Abbagnano, Milano: Editoriale nuova, 1978 Franz Kafka e il disagio dell'uomo contemporaneo, con una nota di Carlo Montaleone , Milano: Unicopli, 2000  8840005986 Note  Attiva tra 1950 ed il 1962 e edita dall'Istituto Editoriale Italiano  Lettere d'amore di Antonia Pozzi Archiviato il 12 dicembre 2008 in . il 17 dicembre 2008  Carlo Montaleone, Cultura a Milano nel dopoguerra. Filosofia e engagement in Remo Cantoni, Torino: Bollati Boringhieri, 1996  8833909689 Caterina Genna, «Il pensiero critico» di Remo Cantoni, Firenze: Le Lettere, 2008  8860871603 Massimiliano Cappuccio e Alessandro Sardi , Remo Cantoni, Milano: Cuem, 2007  9788860011381 Clementina Gily Reda, L'antropologia filosofica di Remo Cantoni. Miti come arabeschi, Fondazione Ugo Spirito, 2008  8886225091  Antonia Pozzi Antonio Banfi Scuola di Milano Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Remo Cantoni Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Remo Cantoni  sito di Antonia Pozzi, su antoniapozzi.it. Filosofia Letteratura  Letteratura Università  Università Filosofo del XX secoloAccademici italiani Professore1914 1978 14 ottobre 3 febbraio Milano MilanoStudenti dell'Università degli Studi di MilanoProfessori dell'Università degli Studi di CagliariProfessori della SapienzaRomaProfessori dell'Università degli Studi di PaviaProfessori dell'Università degli Studi di MilanoFondatori di riviste italianeDirettori di periodici italiani

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