liE ESTASI DELL'AMORE PLATONICO. li^esistenza e la negazione di qnesto amore. — Le trenta defi- nizioni dell^amore platonico e la definizione dell'autore. — Ana- lisi psicologica di questa forma dell'amore. — I grandi amori. — Gli uragani dell'amore. — Pudore ascetico. — Le visioni dell'amore platonico. — Forme comuni ad altre estasi. In tatte le lìngue dei popoli civili voi trovate scritto che vi è un amore platonico, e se si è sen- tito da tutti il bisogno del vocabolo, vorrebbe dire che la cosa esiste, o nella natura o nel pensiero degli uomini. Noi non ci fermiamo abbastanza so- pra i rapporti delle parole colle cose, e ammettiamo si>esso e volentieri che tra i molti suoi capricci l'uomo abbia anche codesto, di fabbricare parole per cose che non esistono. Eppure ciò non è vero o almeno non è vero che in parte. Se fabbrichiamo una parola per un essere immaginario, è però vero che questo essere fu immaginato da noi e quindi esìste o è esistito nel nostro cervello. Il guaio vero che si trova nello studio delle pa- role come vestito delle cose è questo, che non tutti gli uomini applicano lo stesso vocabolo alla cosa stessa, soprattutto quando si tratta dì fenomeni 206 CAPITOLO vni psicologici. Di qui confasione, anarchia; torrenti d'inchiostro e spreco infinito di fiato per spiegarci, per intenderci e pur troppo , ahimè , per creare nuove contese e nuove logomachie. Sappiamo tutti che cosa sia un coltello, una mano , un occhio e a queste cose tutti applicano la stessa parola. Andiamo pure quasi sempre d'ac- cordo nel battezzare il piacere, il dolore, l'odio, la collera e molti altri fatti del mondo psichico, che hanno per tutte le coscienze lo stesso significato e che trovano nel dizionario la loro rispettiva veste. Ma ben altro avviene, quando si tratta di feno- meni fugaci e confasi o di momenti impercettibili di un'emozione o di un intreccio di molteplici ele- menti. Allora la parola non è che un'approssima- zione grossolana o uno sbaglio completo, e noi significhiamo con uno stesso vocabolo le cose più diverse, facendo come colui che volesse per forza far entrare il proprio corpo in un vestito che non fu fatto per lui. Questo accade, per esempio, per l' aiwìre piato- meo. Tutti adoperano questa parola per ischerzo o sul serio, per ludibrio o per difesa, per ipocrisia o per convinzione, ma le idee che si rivestono con questa stessa parola son così diverse , come il sì e il no, come il vizio e la virtù, come l'ipocrisia e l'idealità. L*AMOB PLATONICO 207 Proviamoci a interrogare, facciamo un'inchiesta, muoviamo un processo alla parola, chiamando al tribunale come giurati gli uomini del volgo e i filosofi; gli uomini di buon senso e le donne one- ste; chiamiamo pure anche gli scettici e i credenti; i materialisti e gli idealisti. Che cosa è l'amore platonico? L'amore platonico è un paradosso, è un'utopia; non è mai esistita e non esisterà mai. L'amore platonico è una ipocrisia che copre ben altra merce. L'amore platonico è un lasciapassare per salvare il contrabbando. L'amore platonico è una falsa chiave o un gri- maldello per poter penetrare in casa d' altri sen- z'esser veduti. L' amore platonico è un travestimento dell' im- potenza. L' amore platonico è una maschera ad uso dei ladri e dei malfattori* . L' amore platonico è la quadratura del circolo. L'amore platonico è la centesima versione della 206 CAPITOLO vni favola della volpe, che trovava acerba l' ava che non poteva arrivare. L' amore platonico è l' amicizia fra un nomo e nna donna. L'amore platonico è amore vero e proprio, ma senza la colpa. L' amore platonico è V amore con tutte le reti- cenze imposte dalla religione, dalla morale o dalla necessità. L'amore platonico è il voglio e non posso. L'amore platonico è l'amore senza il desiderio. L'amore platonico è una fraternità delle anime, senza il possesso dei corpi. L'amore platonico è l' ammirazione senza il de- siderio. L'amore platonico è tutto l'amore, meno il pos- sesso. L'amore platonico è tutto l'amore spogliato del- l'animalità. L'amore platonico è una doppia menzogna a cui non crede nessuno dei due mentitori. L'amore platonico è il primo stadio dei grandi amori e l'ultima fase dei piccoli amori. L'amore platonico è un patto giurato da due che spergiureranno domani. L'amore platonico ò un giuramento di marinaro fatto durante la procella. ■»'^ .. L'AMOB PLATONICO 209 L'amore platonico è una concessione fatta oggi da ano dei due contendenti colla speranza o la sicnrezza di aver Taltra parte domani o posdomani. L'amore platonico può essere una finta battaglia fra due che non sanno battersi o hanno paura del sangue. L'amore platonico è un vescovato in partibus infidelium concesso a chi non si può dare una curia. L'amore platonico è la metafisica dell'amore. L'amore platonico è la più sciocca parodia della più bella, della più grande, della più ardente delie umane passioni. L'amore platonico è un leone di gesso, è una tigre di carta pesta, spauracchi da bambini o nin- noli di fanciulli. L'amore platonico è la più alta espressione del- l'amore ideale. L'amore platonico è il trionfo dell'uomo sulla bestia, è l'amore reso eterno dall'idealità delle aspirazioni. L'amore platonico è la speranza; l'amore vero è la fede. Estasi umane, 14 210 CAPITOLO Vili ♦ Sono trenta definizioni molto diverse tra di loro, alcune anzi opposte alle altre, ma rappresentano a un dipresso tutte le possibili. Lasciando da parte quelle che, definendo la cosa, la negano, mettendo in disparte le altre che sono ironie o malignità, possiam dire, che tutte hanno una parte di vero, per cui forse, mettendole insieme in un buon mortaio di agata, che la nobiltà della materia esige tanta nobiltà di strumento, e porfi- rizzando il tutto con pazienza di chimico e sen- sualità di farmacista, potremmo forse sperare di avere la quintessenza della definizione, la vera e unica e infallibile definizione dell'amor platonico. Io mi son provato in buona fede a questa ope- razione chimico-farmaceutica e confesso dì averne ottenuto un polifarmaco arabico-bizantino che mi richiamava alla mente i preparati più bizzarri del medio evo. Ho buttato via dunque il mio pa- sticcio, e facendo appello al senso comune, che anche nei più astrusi problemi della psicologia spesso li risolve meglio d'ogni altro senso, ebbi questa risposta: L*AMOE PLATONICO 211 Vamore platonico è il aentimmto che unisce un uomo e una donna, che pur desiderandosi, rinunziano volontariamente all'intreccio del corpi, maritando le anime. Fin dove arrivi quest'amore, fino a quando possa vivere, io non so. Ho scritto un libro (Le Tre Oraaie) per dimostrare la possibilità di quest'amore, ma una gentile e dotta scrittrice inglese scrisse argutamente neWAcademy che io avevo tagliato il nodo gordiano, ma non l'aveva sciolto. Consultai molti inglesi, intenditori profondi delle ipocrisie dell'amore, chiedendo loro che cosa fosse la flir- taUon, quali i confini entro i quali si muovesse questa intraducibilissima fra le intraducibili pa- role e ne ebbi così svariate risposte, le une me- tafisiche, le altre ciniche, da scoraggiarmi e da fJEurmi desistere da ogni ulteriore ricerca in pro- posito. Dunque ? Dunque io , aspettando da altri più profondi conoscitori del cuore umano, definizione più pre- cìsa, più scientifica, conservo la mia, bastandomi per ora di affermarvi che io credo fermamente nell'esistenza dell'amore platonico, che credo nella sua rarità, nella sua altissima idealità, e che lo ri- conosco per uno dei fiori più belli e più fragranti che fioriscono nel cuore umano. É capace di ra- 212 CAPITOLO Vili pimenti ineffabili, di estasi degne di vivere all'al- tezza dell'estasi religiosa e dell'affetto materno. Non ammetto amore platonico fra dae vecchi, fra due brutti, fra due creature che non possono desiderarsi. Si dice da tutti, ma falsamente, che le anime non invecchiano, ma invece le anime in- vecchiano come i corpi, e le anime che si uniscono nel santo vincolo dell'amore platonico, hanno ad essere giovani e bèlle. Questo sentimento sublime non è possibile che a rare creature elette, che sanno compiere il mi- racolo di spogliare le anime da ogni veste cor- porea, che sanno spogliare la passione da ogni desiderio della carne, e contemplandosi si ammi- rano e si amano. Anche le anime come i corpi hanno un sesso, e nell'amor platonico stanno faccia a faccia e guardandosi eternamente si rimandano senza toc- carsi, torrenti di luce e di calore. Due astri che girano nella stessa orbita, che non si toccanmai; che sorgono insieme con una stessa alba, che collo stesso tramonto svaniscono e sfumano nella grande voragine dell'infinito. • 4 ■ !■ -. il - . l'amor platonico 213 Sempre in moto, ma sempre distanti Vnn dal* l'altro, attratti allo stesso centro e respinti dagli stessi poli; in relazione tra di loro soltanto per fasci di luce e oitde di calore. L'anima dell'aomo è fatta di forza e di azione, l'anima della donna è fatta di grazia e di bontà; e queste dne natnre umane che sommate insieme formano l'uomo completo si attraggono eterna- mente, ma non si fondono insieme, arrestate dal dovere, che permette loro di amarsi, ma proibisce loro di toccarsi e di fondersi. La massima delle attrazioni diventita immobilità, la massima delle forze divenuta ammirazione, contemplazione, estasi divina. Nessun attrito, nessuna resistenza, nessuna tras- formazione di energia; nessuna cenere perchè non vi è fiamma; ma luce; nessuna stanchezza, perchè non vi è lavoro; nessuna morte perchè la vita è arrestata dal miracolo sublime che faceva arre- stare il sole nel cielo nei tempi della Bibbia. Nessun bisogno di mutamento, perchè solo la stanchezza o la noia (che non è altro che una forma di stanchezza) può dar desiderio d' inco- stanza. 214 CAPITOLO Vili * * L'amore platonico deve essere puro da ogni vo- luttà terrena; è questa la sua grandezza, è questa l'acqua lustrale che lo battezza e lo santifica. Quelle due immense forze che si attraggono senza toccarsi e senza confondersi, rimangono im- mobili e fìsse; ma se una delle due vacilla, dimi- nuisce d'un battito solo la propria energia, la più debole è subito attratta dall'altra e l'urto è irre- sistibile. Schizza una scintilla o divampa una fiamma ; ma l' amore platonico è distrutto. Più volte i due astri vengono così vicini l'uno all'altro che ne oorrusoan lampi. Son due . creature che nello spazio si son toccate appena con un fremito di ali spasimanti, ma l'ala deve fuggire con santo e rapido pudore dal contatto dell'ala. Guai a chi crede o sogna che due grandi amori possano vi- vere della vita celeste delle cose eterne, dopo una carézza o dopo un bacio. Molti, anzi i più degli amori platonici, muoiono in questa maniera, perchè le due anime innamo- rate sognano questo sogno, che si possa fermarsi a metà strada sulla china di certi pendii; ohe li' AMOS PLATONICO 215 credono o sperano che Torlo di certi precipizi possa essere pietoso. Non un bacio, non una carezza, non fosse che qaella delle ali. Anche le ali sono materia e ma- teria viva e calda. Quando due labbra si son toc- cate, ahimè, l'amor platonico è ferito e per lo più a morte. Le anime sole possono amarsi platonica- mente e la materia è sempre dotata di gravità; fosse pnre piuma d'ala, vello di cotone o massa di piombo. Il precipitare di essa sarà lento o ve- loce secondo la diversa densità della materia: i venti pietosi delle reticenze, delle difese, delle foghe faranno volare per l'aria Iqngamente il filo di seta e il fiocco di cotone, ma fatalmente, ma inesorabilmente avranno a cadere. O tutto o nulla è in amore un assioma di quasi matematica pre- cisione, e le donne, sempre più sapienti di noi in questa materia, lo sanno e lo ripetono sempre al- l'orecchio degli impazienti. Esse sono le vestali del- l'amore platonico, le custodi del pudore, e quando esse vengon meno per le prime ai giuramenti del- l'amore platonico, non v' ha quasi uomo su questa terra, che le aiuti a salire. La caduta è fatale, è irresistibile ! Al contrario di quanto si crede volgarmente, non sono i piccoli aniQri, ma i f^frandi che soli sono capaci di salire alle altezze delPestasi pla- tonica, di subire quella sublime transustanziazione, che arresta il desiderio alla soglia del tempio, che trasforma la più ardente delle passioni in una luce di luna, che illumina, ma non riscalda. I piccoli amori son pruriti animaleschi, che si soddisfano grattandoci o applicandovi dei panno- lini bagnati nelP acqua fredda. Essi non possono salire le alte cime, perchè son deboli, molto meno poi possono attraversare lo spazio, perchè sono senz'ali. Molte false virtù non sono che piccoli amori domati coi fomenti freddi e quando li vedo innalzati ai supremi onori del sagrificio e del- l'eroismo mi vien voglia di ridere. I grandi amori invece non si domano che colla morte o con un miracolo. Questo miracolo è Vamoi e platonico. II credente, pieno di fede, di speranza e soprat- tutto d'amore è venuto al tempio, per pregare ed amare. È venuto da lontano: almeno per venti, I GRANDI AHOBI 217 forse per trent'anni ha viaggiato e sudato per monti e per valli, attratto alla Mecca dall'amore. Nel lungo pellegrinaggio ha sudato e ha pianto, ha patito la fame e la sete, ma è giunto vivo alle porte del tempio. I minareti dorati scintillano al sole e dalle porte aperte escono profumi di mirra e di rose. I grandi amori sono religione o idolatria, e il pellegrino s' inginocchia e prega prima di essere ammesso all'adorazione del Dio. Ed egli lo vede, ed egli lo sente vicino. Nella luce rosea del tempio egli ha veduto il gran Dio, che dispensa la vita e la morte : ai suoi occhi lampeggianti d'impazienza e di, ardore hanno risposto altri due occhi, lam- peggianti e ardenti come i suoi. Egli ama e sarà amato; ancora una preghiera e san\ consacrato li\ in fondo al santuario del Sancta sanctorum, dove il fumo degli incensi gli nasconde la voluttuosa visione, dove un coro di angeli gli cela i sospiri, di chi come lui aspetta e desidera. Un istante ancora, ancora una preghiera, e tu avrai il premio del lungo pellegrinaggio, dei lunghi dolori patiti. Sei nato e hai vissuto venti, trent' anni per co- gliere quel fiore, che anch'esso non sbocciò che dopo altri venti o trent' anni vissuti da un' altra creatura che nacque e visse per te. Oh perchè quelli istanti non diventan secoli e quei secoli 218 CAPITOLO Vili non ardono in un istante sulUara del desiderio e dell' amore ? Una voce vi ha chiamato, vi chiama. Voi siete esauditi; voi siete ammessi nel tempio. La crea- tura sognata per tanti anni, intraveduta fra le nuvole della fantasia e le iridi del desiderio , è là, vivente, calda, giovane, davanti a voi e vi sorride. Anch' essa aveva sognato, desiderato, aspettato: se 1' asceta ha bisogno di un Dio, an- che Dio ha bisogno dell'adoratore, e voi siete la creatura sognata e aspettata da lei. Ogni vostro sguardo diventa una carezza, ogni vostra carezza un desiderio di carezze nuove, e i baci aleggiano per l'aria facendo intorno a voi un nembo di pe- tali di rose. I desiderii son divenuti benedizioni: due primavere, due vite, due amori aspettano di fondersi fra un istante in un solo paradiso di fiori, di profumi e di voluttà. Venga pure la morte; avrete vissuto abbastanza, il mare vi sommerga pure, il fuoco vi incenerisca, la terra vi ingoi; al di là dell'infinito non v' ha altro pensabile ; al di là del tutto, che cosa desiderare ancora? Amate e morite! Ma ecco che fra voi e lei un angelo o un de- monio, il fato o il dovere ha messo una spada di fuoco. Voi vi amate e vi amerete fino all' ultimo respiro, ma voi non vi toccherete. Non una ca- I GBANDI AMOBI 219 rezza, non un bacio; neppure i flati confonde- ranno i tepori delle anime. Io afiretto colla penna impaziente ciò che in natura avviene lentamente, più spesso per una serie non interrotta di uragani. Senza lotta, senza agonia, senza l'orto di Getsemani non avviene quella trasformazione che muta due desiderii in una rassegnazione, due passioni in un'estasi, due soli nell'astro della notte. * « Nulla si perde di quanto vive o si muove, non la materia, non la forza che non è altro che l'at- teggiamento della materia, e anche ì cataclismi della terra e del cielo, anche i cicloni che scon- volgon la terra e rovesciano le città sono trasfor- mazioni di forze, sono equazioni matematiche nelle quali il prima e il poi si dimostrano come quan- tità eguali. Così avviene anche negli uragani del cuore. Due amori dovevano confondersi insieme per riaccen- dere la fiaccola della vita, due baci dovevano sa- lire al cielo confusi in una sola benedizione della vita trionfatrìce. E invece, passata la procella, 220 CAPITOLO vin rasserenato il cielo, noi vediamo il pellegrino ve- nuto da lontano al t-empio d'amore ancora sulla soglia, ancora prosternato e in atto di rassegnata e serena adorazione. E^ nel tempio, là in fondo, fra le nuvole degli incensi e il coro degli angeli, immoto il Dio, che guarda il pellegrino con tene- rezza serena; e là rimarranno entrambi Dio e crea- tura, idolo e sacerdote fino all' ultimo respiro. L'amore che feconda è divenuto l'amore che am- mira; l'amore che ama è divenuto l'amore che adora; il sole che tutto colorisce e riscalda si è trasformato nella luna, che fa fantasticare e so- spirare. Se avete letto la mia Filologia del dolore, do- vete ricordare le pagine, nelle quali ho tentato di studiare la psicologia della malinconia. Fra questo caro fiore del giardino del cuore e l'amore platonico vi sono grandissimi rapporti di somi«> glianza. L'amore platonico è una grande e soave ma- linconia e chi l'ha potuto e saputo godere, non rimpiange la gioia, perchè quel sentimento ha bellezze più alte, ha misteri più delicati, segreti più riposti e sublimi. Dei vulcani, dei terremoti, degli uragani che sono vita quotidiana dell'amore nulla è rimasto : delle battaglie combattute nes- sun cadavere, nessun membro divelto; il terreno l'amob platonico 221 lacerato dalle bombe, solcato dalle artiglierie, ma- dido di sangue umano, è ritornato all'aratro; e le spighe fioriscono, dove corsero i gemiti dei mori- bondi e gli urli dei feroci. Una croce di legno piantata sull'orlo del campo vi ricorda però la storia del dolore e spande all'intorno un'aria ma- linconica. Non invano io ho invocato il tempio ad espri- mere e contenere i misteri dell'amore platonico, perchè questo ha forme mistiche e le sue estasi presentano molti caratteri del rapimento religioso. Soffocato e spento il desiderio, inutile la lotta, che cosa rimane fuorché l'adorazione? E questa adorazione che prima è consagrata all' idolo, si affina sempre più, man mano andiamo perdendo la memoria delle battaglie combattute e la figura che adoriamo perde ogni giorno più la propria personalit\ per prendere forma di mito o di sim- bolo. La donna che adoriamo d'amore platonico non è più per noi Laura o Beatrice, ma è la donna, la donna unica e sola che per noi personifica tutte le bellezze, tutte le grazie, tutti gli incanti di Venere e di Eva. 222 CAPITOLO VIU La donna amata ha occhi che ci incantano, membra che le mani accarezzano, chiome entro le quali si smarriscono i desiderii come in un la- birinto incantato. La donna amata d' amore pia* tonico non ha occhi, non membra, non chiome, e perchè le avrebbe se noi non possiamo baciarli e possederli ? Dio ha forse occhi, membra e chiome f Noi amiamo platonicamente, ma amando adoriamo; e l'adorazione è l'estetica divenuta affetto o l'af- fetto divenuto estetica, o direi meglio è un sen- timento che aleggia eternamente fra l'ammira- zione di una bellezza assoluta e un amore infinito per questa bellezza, a cui non osiamo dar forma, perchè anche questa ci sembra una profanazione. L' amore abbraccia sempre qualche cosa, colle mani o colle braccia, colle labbra o col cuore; l'amore platonico non abbraccia, perchè l'infinito non si stringe; l'amore platonico, contempla, am- mira, adora. Siamo in piena estasi e in estasi permanente: nessun carattere del rapimento gli manca, non la fissazione, non lo sprofondarsi di tutte le sensa- zioni in una sensazione sola, non la immobilità per tensione di tutti i muscoli antagonisti, non la ca- talessi, non la insensibilità per eccesso di sensa- zione. E le estasi son due: due come le creature che mutuamente si contemplano e si adorano; due ESTASI DELL' AMOB PLATONICO 223 come le forze, che campate nello spazio e sempre lontane si invocano e si attraggono e eternamente rimangono fìsse, senza avvicinarsi di nna lìnea né toccarsi mai. In cielo fra gli astri avvengono que- sti fenomeni che gli astronomi studiano; nel cuore umano avvengono gli stessi fenomeni con leggi eguali , con eguale miracolo di potenza e di bel- lezza. * * Se l'amore platonico per la sua alta idealità si avvicina ai rapimenti mistici dell'asceta, ha per altri suoi caratteri le profonde sensualità del- l'avarizia. L'avaro e l'amor platonico hanno questo di co- mune: possedere un tesoro che contemplano, che adorano, ma che non spendono. Quella donna che voi adorate, è d' altri o di nessuno in apparenza, ma nessuno l'ama come voi, per nessuno è bella quanto lo è per vói. I vostri sguardi, le vostre aspirazioni, i vostri pensieri sempre rivolti a lei la circondano d' un' aureola, che la isola dal mondo. Essa è chiusa in uno scrigno invisibile, ma non meno inviolabile; in 224 CAPITOLO Vili uno scrigno d'oro e di gemme di cui voi solo avete la chiave. E anch'essa, voi lo sapete, non ama che voi. È il possesso potenziale, è la proprietà ideale. Gosì appunto è dell'avaro: egli contempla quei fasci di biglietti miracolosi che possono a un cenno trasformarsi in gioie, in lusso, in ogni ben di Dio. E per volontà nostra quella donna è intangibile, quel denaro ' non si muove, ma quella donna è nostra, quel tesoro è nostro. * L'amore platonico, ricco com' è di rapimenti, ci presenta allucinazioni di trascendente bellezza. Nessuno più abile sarto per vestire i corpi nudi, nessuno più ardito per spogliare i corpi vestiti. Nelle visioni dell' asceta Dio appare (come ve- dremo più innanzi) in aspetti svariati, ma sempre bellissimo; e l'adorazione che crea l'immagine si raddoppia neir estasi d'ammirazione di quelle bel- lezze. E così è noli' amore platonico, in cui tutte le forze del pensiero, tutte le energie del senti- mento, concentrandosi in un punto solo, danno tali ali alla fantasia e tale energia al suo pen- nello da trasformare l'uomo in un poeta e in un ^'»..-»> PUDORE ASCETICO 225 pittore in una volta sola. Poeta che abbellisce e idealizza tutto ciò che tocca; pittore che della sua tavolozza fa una verga magica che tntto ri- veste di un'iride afiascinante. La donna adorata e non posseduta è sempre Venere per noi; Venere Afrodite quando la fan- tasia la spoglia, Venere Urania quando la fan- tasia la ravvolge nei densi veli della nostra ge- losia e del nostro rispetto. Nuda o vestita è sem- pre una Dea per noi, e noi ne siamo i sacerdoti. Anche le sante vedono Dio nudo nelle loro vi- sioni, né quella nudità è meno casta o meno pudica. L'amore platonico è tutto un pudore, perchè il pudore è la riverenza dell'amore, è la santifica- zione del desiderio. 4c Oh quante volte nei sileuzii della notte le te- nebre si illuminano per noi alla luce mistica della fantasia e dall'onda azzurra d'un mare tranquillo sorge per incanto al fremito impercettibile d'una brezza che vien dal profondo una visione di donna. E noi assistiamo al mistico nascere della Dea d'amore, assistiamo al nascer della vita. Estasi umane, 15 226 CAPITOLO vili E sorge dall' onda Spumeggiante pregna degli inebbrianti e salsi aromi del mare la visione della creatura amata, della sola donna che per noi è donna, e che nuda e casta come una statua di Fidia, lucente dell' onda che cade in mille perle su quella perla sola che è il corpo di lei, s'innalza fremente e flessuosa, come una palma umana; e sorge e s'innalza sulle sue colonne di marmo pario, inghirlandata dalle chiome fluenti, che fanno piovere una pioggia di perle sui morbidis- simi flanchi. • E intomo a lei bolle e freme l'onda, quasi ebbra dei contatti voluttuosi della Dea, e guizzano nereidi e naiadi a farle corona di bellezze minori, mentre angioletti rosei svolazzano all'intorno di lei, im- pazienti di accarezzarla colle ali convulse. E nes- suna lascivia scuote le nostre membra e nessun desiderio osa turbare Testasi di quella contem- plazione. Voi siete sempre in ginocchio, col corpo o col pensiero, davanti alla divina immagine che adorate. ESTASI DELL' AMOE PLATONICO 227; E altre volte Venere non esce dal mare, umida e calda delle sue feconde aspergini, ma in un bo- sco di allori sotto il cielo ellenico, scende dal tem- pio e passeggia sorvolando sull'erba, quasi statua che ubbidisce all'evocazione del suo creatore e ri- toma alla vita. E gli inni dei poeti e le corde d'oro delle arpe eolie cantano e suonano le loro armonie, facendo coro di ammirazione e osanna di adora- zione alla Dea della bellezza, alla madre di tutti ì viventi. E noi prostesi al suolo baciamo l'orma profumata, che il piede divino lascia sui muschi vellutati e fra l'erbe odorose. * * Ma terra e mare non bastano più a fare cor- nice alla nostra visione trascendente e noi vedia- mo la nostra Dea farsi creatura alata e spiccare il volo nelle alte regioni del cielo. Non più carni rosee o colonne di marmo parlo, ma la carne dive- 228 CAPITOLO vni nuto opale e le membra trasformate in ali. E vìa per Paria e gli spazi infiniti del vuoto, un aleggiar robusto e un ondeggiar di chiome, or dorate dai raggi del sole, or argentine al chiaror della luna, or buie come le tenebre degli abissi. E un fiam- meggiar degli astri, che anch'essi nell'eterna pace dei secoli, fremono alla vista di quella divina bel- lezza e scintillano più caldi e più splendidi, salu- tando colle ebbrezze della luce una creatura deUa terra. E noi dietro a quella visione, convertiti da crea- ture mortali in un sospiro di desiderio che vola e insegue la donna alata. La via lattea ci è guida al nostro volo audace e tra la polvere degli astri che non abbiam tempo di ammirare e fra gli abissi dell'infinito e le meteore deUo spazio cogli occhi fissi a quella creatura che è cosa nostra e di cui sentiamo nel vuoto infinito il batter del- l'ali, Siam rapiti in estasi e speriamo di confon- derci e sparire in quella donna, che non è più donna, ma angelo; che non è più angelo, ma Dio; un Dio creato dalla nostra fantasia e dal nostro amore. Sparire per sempre e con lei, come dicesi che le comete attratte dal sole si consumino in un bacio ardente come loro, ciclopico come lo spazio. Sparire e confondersi, non ritrovar più il nostro _^^ — -— - -«— • ESTASI DELL' AMOR PLATONICO 229 Io, non distinguere più qua! differenza passi tra noi e lei, fra l'amare e Tessere, fra l'uno e il due; non ricordarsi della terra, del nascere e del mo- rire, della gioia e del dolore; non pensare altro pensiero che il pensiero di lei, perdere tutta la coscienza e tutta la memoria, per sommergerle nel grande oceano di una sensazione sola, l'estasi; spogliarsi di tutte le passioni, dimenticarle tutte, per non ardere che d'una sola passione, l'amore. L'uomo e la donna disgiunti sulla terra, ricon- giunti nel cielo e per sempre con un bacio che non ha domani, con un amplesso che trasforma le anime nella carezza di quattro ali. * Le estasi dell'amore platonico non sono tutte di adorazione, ma possono presentarci le forme della devozione, del sagrifizio spinto fino al mar- tirio. Allora noi abbiamo i rapimenti già descritti nell'amore materno, nell'amor figliale e negli altri affetti minori. Inutile ripetizione sarebbe quella di ritrarre i lineamenti di questi quadri sublimi, che tanto si rassomigliano. 230 CAPITOLO vili L'ionico carattere che distingue tutte queste forme svariate è quello di essere accompagnato dall'ardore deUa più calda delle passioni, di esser tutto imbevuto di quell'amore che fu chiamato con questo nome senza aggiunta di alcun agget- tivo, quasi prototipo di tutti gli altri amori. L'amore platonico può essere potente e fecondo di estasi, anche quando non è diviso da un'altra creatura. Anche quando vibra in un solo cuore, anche quando contraddice (rarissima eccezione) il verso famoso del poeta: Amor ch'a nullo amato amar perdona, può durare tutta la vita, può essere il palpito di ogni ora, il sogno d'ogni notte, la religione mi- stica di un solo cuore. In questi casi soltanto vi ha di diverso e di caratteristico una soave ma- linconia, forse confortata da una speranza lontana che il nostro amore, pur rimanendo sempre pia* tonico, 8iia diviso da un' altr' anima.
Friday, May 20, 2022
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