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Friday, May 13, 2022

CARBONARA

 GRICE E CARBONARA 


 Iu un momento diverso dalla storica ora presente of¬  frire in veste italiana alla coltura filosofica del nostro paese  il Sistema di Dottrina morale secondo i principi della Dot¬  trina della scienza di Giovanni Amedeo Fichte (‘) sarebbe  stata opera già esaurientemente giustificata e dalla gran¬  dezza di quel genio speculativo, e dal vivo crescente inte¬  resse del nostro tempo per il suo originale sistema ideali-  stico-romantico, e dalla capitale importanza che nella strut¬  tura del sistema stesso ha la Dottrina morale, e dall’op¬  portunità, quindi, di agevolare la diretta conoscenza di  questa a quanti tra noi non fossero in grado di leggerla  e gustarla nè nella classica (nonostante i suoi difetti) edi¬  zione tedesca dovuta alla pietà filiale di Emanuele Er¬  manno Fichte ( 2 ) — divenuta oggi assai rara, ma di recente    (* *) lori. Gotto. Fichte, Das System der Sittenlehre nach <leu Prin-  zipletl (lev Wìsseuschaftslehre, Jena und Leipzig, Gabler, 1798.   (*) V. il voi. IV delle Opere complete (Sitmmtliche 1 Verke) di Giov.  Am. Fichte, edite in otto volumi e con assai utili prefazioni da Eli. Ehm.  Fichte (Berlin, Veit e C., 1845-46), dopo altri tre volumi di Opere  postume (Nachgelasseiie Werlce) apparsi per cura dello stesso editore  a Bonn fin dal 1884-35, ma aggiunti come ultimi agli otto prece¬  denti, i quali diventano perciò undici. I difetti, che sono stati rim-               V    fedelmente riprodotta (con tatti i suoi difetti) da Fritz Me-    proverati all’ edizione del Fichte figlio, consistono, tra gli altri — a  parte le critiche riguardanti 1’ordinamento generale degli scritti pa¬  terni (sulle quali v. A. Ravà, Le opere di Fichte, in Rivista di Filo¬  sofia, sett.-die. 1914) — in errori di stampa, lacune casuali o sop¬  pressioni arbitrarie di una o più parole, aggiunte o trasposizioni di  vocaboli, deposizione dei capoversi e punteggiatura non sempre quali  si avrebbe ragione di aspettarsi, ecc. ; donde non poche nè lievi diffi¬  colta per intendere bene e rendere esattamente in altra lingua il pen¬  siero dell’autore. La qual cosa ci preme far rilevare, anche perchè  non sembri esagerazione, se diciamo che fu lavoro di non poca lena,  sostenuta soltanto dall’interesse per l’opera fiehtiana, quello da noi  compiuto attorno a una traduzione che ci proponemmo eseguire con  la più 'scrupolosa fedeltà al testo originale, ma, in pari tempo, cu¬  rando il più possibile la chiarezza del contenuto e l’italianità della  forma. Al quale duplice fine ci parve opportuno di riportare tra pa¬  rentesi curve ( ) le espressioni genu ine e più caratteristiche dell’au¬  tore, quando il nostro idioma non si prestava a riprodurle se non  inadeguatamente ovvero assumendo un certo aspetto di stranezza, e  di chiudere tra parentesi quadre [ J le espressioni aggiunte dal tra¬  duttore con intento interpretativo o dilucidativo. Il lettore, in tal  modo, è sempre messo sull’avviso circa i punti in cui il linguaggio  dell’autore è meno trasparente e può giudicare se talvolta al tradut¬  tore — secondo il noto bisticcio - non sia accaduto di essere involon¬  tariamente il traditore del pensiero tichtiano. TI quale pensiero riesce  tanto più difficile a restituire nella sua forma genuina, in quanto che  esso non solo fu iu continua evoluzione e trasformazione, ma ebbe  dal Fichte, più oratore elio scrittore , le mutevoli formulazioni occa¬  sionali adatte alla predicazione, all’insegnamento e alla polemica, an¬  ziché la stabile struttura definitiva di un’opera d’arte destinata a tra¬  mandare ai posteri il documento autentico di un sistema compiuto;  e la Dottrina inorale, di cui ci occupiamo qui, risente anch’essa, nello  stile, del carattere proprio a quella gran parte delle opere del Fichte,  che sono o riproduzioni o preparazioni, ampiamente elaborate in  iscritto, di lezioni e corsi accademici. Si aggiunga a ciò che la Sit-  tenlehre (1798), e nel contenuto e uella forma, è la continuazione c  l’applicazione di quella Wissetischaflslehre (1794) che il Medicus, in  una sua monografia dedicata al Fichte, uou esita a chiamare “ il libro,  torse, più difficile che esista in tutta la letteratura filosofica (sie ist  vielleicht das schiiieriijste Rudi in der yesmnten philósophischen Luc¬  ratile) „ (cfr. Grosse Denker, editi nel 1911 a Lipsia, Verlag Quelle        VII    dicus ( 1 ) — , uè nella libera e, proprio nei punti ove H testo  è meno chiaro, monca versione inglese fattane dal Kroe-  ger ( 2 ); (in francese o in altra lingua non ci risulta sia stata  mai tradotta, il che non ha certo contribuito ad accrescerle    et Meyer, senza «lata, <la E. vou Aster, voi. 2.” p. 170) — della Dottrina  della Scienza abbiamo iu italiano la traduzione fattane da A. Tilouer  (Bari, Laterza, 1910) — j si noti, inline, che il Fichte figlio sconsi¬  gliava il Bouillier dal tradurre in altra lingua quelle, tra le opere  del padre, che non avessero un contenuto popolare e fossero scritte  in una rigorosa forma scientifico-filosofica — ecco le sue parole: “ .Te  conseille de ne pas traduire les oeuvres scientifiques proprement dites,  «:t d’ uno forme philosophique rigoureuse. 11 est à peu près impossi-  ble de les traduire «lana votre luugne; il faudrait les transformer et  eu changer l’exposition. Uue traduction littérale mirait le doublé iu-  convénient de taire violence à votre 1 angue, et de ne pas reproduire  le veritable esprit du système. „ (cfr. MéUiode pour arrivar à la tir  bica heureuse par Udite, traditit par M. Bouillier, aver, uno Introdaction  par Fichte le File, Paris, Ladrango, 1846, p. 38) — : e si sarà, spe¬  riamo, meglio disposti a giudicare con qualche indulgenza le man¬  chevolezze anche da noi sentite, ma che non riuscimmo ad evitare, so  pur erano evitabili, iu questa nostra traduzione, in cui la lettera do¬  veva più che mai venir suggerita e giustificata dallo spirito della dot-  liiua tradotta, onde ci s imponeva di continuo la necessità di ripen-  norr e, per quanto ci fu possibile, di rivivere il pensiero del Fichte.   '' 11 Jmc Gotti*. Fichte, IVerke, Auswahl in sechs Btinden (mit  nielli ci en Bildnisxen Fichtes ), edizione e introduzione di FimtzMediCUS,  Leipzig, 1908-1912. Non intendiamo detrarre nulla alle lodi giustamente!  tributate d’ ogni parte a questa nuova edizione delle principali opere  del Fichte, condotta di recente a termine e salutata nel mondo fìloso-  tico come un importante e lieto avvenimento, soprattutto per il con¬  tributo che porterà alla diffusione e alla conoscenza della dottrina  lichtiana; dobbiamo soltanto osservare che, almeno per quanto concerne  .1 System der Sittenlehre, di cui diamo qui la traduzione, la collazione  del testo nelfediz. del Medicus non presenta assolutamenta nulla di  diverso e nulla di migliorato, rispetto a quella del 1845-46 curata da  Lm. Era. Fichte ; se mai, anzi, qualche errore di stampa in più ; onde  essa non ci è stata di nessun aiuto. Tanto per la verità.   (■) The Science of Etìlica as based on thè Science of knowledge  by Ioh. Gotti. Fichte, tradnz. di A. E. Kroeoeh. edita da W. T. Har¬  ris (London, Kegau Paul, Treucli, Trubner et Co., Ltd., 1907).     — vm —    il numero dei lettovi). Dorante, poi, l’attuale immane cata¬  clisma bellico che sì inaspettatamente ha tutta Europa scon¬  volto e le nostre coscienze profondamente turbato, in questa  tragica ora chè tigne il mondo di sanguigno, perchè proprio  nella terra classica dell’idealismo filosofico, sfrenatasi l'eb¬  brezza mistica di una supposta superiorità di razza e di col¬  tura, prevalso un malinteso spirito di egemonia mondiale,  straripata la prepotenza del militarismo, scatenatisi gli  istinti e le cupidigie più basse, la civiltà sembra inabis¬  sata nel buio e la scienza si è trasformata, con scempio  di ogni leggo umana e divina, in strumento di barbarie, rin¬  negando quel carattere umano che della scienza è e deve  essere la vera, sovrana, immortale bellezza, in questa im¬  mensa mina di tutta la scala dei valori, due forti ragioni  di più — contrariamente a quanto potrebbe parere a prima  vista — c’inducono all’opera stessa: da un lato mostrare  con quale serenità, imparzialità e altezza di vedute noi ita¬  liani, che più volte nella storia fummo maestri di civiltà,  sappiamo riconoscere, pur quando gli animi nostri siano  agitati da moti sentimentali avversi, il possente contributo  di pensiero e di moralità che gli spiriti geniali, a qualun¬  que nazione appartengano, hanno recato alla coltura ; dal-  1’ altro fornire, con la divulgazione delle dottrine morali  di un filosofo tedesco come il Fichte — da cui più spe¬  cialmente con grave errore si vorrebbe derivare il panger¬  manismo — una prova di più della radicale deviazione che  le fiualità della Germania odierna, rappresentata dai Nietz¬  sche, dai Treitschke, dai Bernhardi, dai Chamberlain, dai  Woltmaun, segnano rispetto alle idealità profondamente  umane e universali rifulgenti in tutta la letteratura e in  tutta la filosofia della Germania classica, rappresentata da    IX    un Leibniz, da un Lessing, da un Herder, da un Gboethé,  da uno Schiller, da un Kant e dallo stesso Fichte (*).   Perchè anche il Fichte, al pari del suo grande predeces-   soro Emanuele Kant — il filosofo della pace a cui Con esat-   *   tozza soltanto relativa egli fu contrapposito come il filosofo  della guerra —, aspirava, pur con tutte le esagerazioni es¬  senzialmente teutoniche del suo pensiero, al regno della ra¬  gione, al Vemunftstaat, basato sul riconoscimento del va¬  lore dello spirito quale unico, vero e assoluto valore, e co¬  stituito da personalità autonome e responsabili che devono  svolgersi soltanto entro le linee di un ordinamento razio¬  nale del tutto. Che se la magnificazione e la glorificazione  della lingua e del popolo tedesco a cui il Fichte assurge,  a cominciare dai Caratteri fondamentali dell’età presente (*)    (*) V. in proposito nella Revue de Métaphysique et de Morale (nov,  1914, pubbl. nel nov. 1915) l’importante articolo di V. Basch, L’Al-  le magne classique et le pangermanisme. — V. inoltre Sante Ferra ni,  Fra la guerra e V Università (Seatri Ponente, 1915); in questo di¬  scorso inaugurale dell'anno accademico 1915-16 all’università di Ge¬  nova, l'A., dopo avere stigmatizzato con indignata parola “ la nuova  sofìstica, più audace e più operativa dell'antica, die in Germania per  decenni lavorò a eccitare gli spiriti e a iriebbriarsi nel sogno del  dominio mondiale a qualunque patto,,, “ le iniquità senza pari, cor¬  ruttrici, vigliacche, brutali, e le violazioni dei patti più solenni che  quel popolo sostituisce .... al valore degli eroi pagani, alla cavalleria  del guerriero medievale „ e u la volontà sinistra che informò i me¬  todi alla subdola preparazione dell'immane delitto „ (p. 7), invita a  distinguere in'quella nazione lo opere dei grandi avi e quelle dei ue-  poti : “ Quali e quante pagine troveremmo nei primi, atto a rintuz-  i zare, a riprovare, a distruggere le smodate ambizioni dell’ oggi ! e   quanti successori vedremmo rinnegati!,, (p. 13) e, per antitesi, si  ferma a illuminare nella loro sublime purezza le figure del Kant e a»  del Fichte.   ( 2 ) Grundziige dea gegenviirtigen Zeilullers (Sanimi!. Werke, VI).   

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