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Monday, May 23, 2022

GRICE E CALUSO: L'INIZIATO E L'ASPIRANTE

  lliam Warburton     m   irMDyCu     DISSERTAZIONE   SULLA   INIZIAZIONE A' MISTERII ELEUSINI   OVVERO   NUOVA SPIEGAZIONE DEL LIBRO VI  J>I VIRGILIO   Tratta dalla Sessione IV. della Divinici  della Mistione di Mose   01 MOSTI ATA   DA GUGLIELMO WARBURTON  Stenda Sdiva***     VENEZIA   MDCCCXX.   Tipografia di A. Curii .     Digiiizod &/ Google     s   Al NOBILE SIGNOR BARONE   GIROLAMO TREV1SAN   VICE-PRESIDENTE AL TRIBUNAL D'APPELLÒ  ìli VENEZIA     bLÌ EDITORI,     Non il paiavinó nobile sàngue j che.  nelle vene vi scorre, non l'antichità de"  vostr* avi 3 non gli onori e le cariche > eh*  tra gli altri uomini vi distinguono j furo-'  noj Egregio Signore > le cagioni che ci  spinsero a umiliarvi rispettosi la presente  dissertazione : cerchino altri sì fatte cose »  0 per vite adulazione bassissima, 0 per  mercarsi non mentati favori > o per altri  indiretti fini del generoso animo vostro  onninamente indegni } ma sì bene ci mos-  sero e i rari vostri talenti che fecervi un  giorno brillare guai lucidissima stella nel  Veneto foro, e il genio che nutrite vera-     ce per ogni sorta di letteratura* Possian  dunque dire che vi appartenga questa ope-  retta ) come a quelt esimio personaggio »  che di vera filosofia lo spirito fornito e  di fino critico gusto le bellezze ammirare-  sapete della veneranda antichità . Acco-  gliete pertanto di buon cuore quelh che  offerir vi possiamo > e siate certo che cm-  ptiratorì ognora dé" vostri pregii e delle  virtù vostre conserveremo per Voi quella  stima , venerazione e rispetto 9 con cui di  essere ci protestiamo ,   là zs. Aprile i8*q,     Diaiiizcd by Google     PREFAZIONE     DELLA PRIMA EDIZIONE.     X inalrtiente comparisce alla veduta del .dot-  to mondo il vero Virgilio : il suo Poema ve-  ste le ingenue sembianze, di cui lo adornò  il suo Autore : quello che finora hanno gli  amatori della letteratura In esso riconosciuto  di bello* ora di nuova luce rifulge; e quan-  to a' Critici è parato di riscontrarvi dì as-  surdo e sconcio , e al rigore dell' Epiche leg-  gi incoerente ad un tratto dileguasi. Cosi fe-  lici effetti ha prodotti la presente Dissertazio-  ne. Il giudizioso Inglese che l'ha scritta fa-  cendosi a contemplar di pie fermo quel filo  segreto che 1' Omero latino condusse in que-  sto Divino Poema, colpi nell'intimo sno spi-  rito, scoperse le ragioni ,di tutto ciò, che  introduce nell'Eneide Virgilio, e l'ipotesi sua  co» quella vasta erudizione che possedeva,  colle cose, costumi, e opinioni dell'antichità  raffrontando , comprese eh' ella reggeva con  mirabile armonia e alle idee dell'Autore e  alla natura dell' Epica poesia ed alla sapien-  za degli antichi Legislatori e Filosofi. Se ciò  sia vero, lo scorgerà il leggitore leggendo  1' Opera presente , e dopo letta , a rileggere      ponendosi , e studiare 'Virgilio attentamente ,  L'Autore della Disseriazione non ebbe in vi-  sta che d'illustrare il VI. Libro dell'Eneide;  ma la sua scoperta è di un uso universale  « per 1' intero Poema Virgiliano , che peV  l'intelligenza d' ogn' altro, e spezialmente di  quello d' Omero . Quindi è , che noi credu-  to abbiamo di fare cosa graia alla lelleraria  repubblica , nel dare alla luce quest' opera  dall' Inglese ne-ll-' Italici»" idioma rrcala-, e vi-  viamo colla fiducia, che i leggitori ci sajjra,n,  po grado di sì utile impresa .     PREFAZIONE     DEGLI EDITORI.   !Pcr solo bene e vantaggio della società let-  teraria ci siam noi mossi a riprodurre U  presente Dissertazione; e come sapevamo es-  ser rarissima e ricercata , abbiamo tostamen-  te procurato dì ripiegarla" e" correggerla ; di  note fornirla e d'illustrare con alcuni cenni la  vita del suo Autor valoroso , e farne così al  collo pubblico un dono , Di quanto pregb  ella sia , quanta contenga erudizione non è  a dire ; sarebbe desiderabil cosa che tutti ì  giovani delle lettere amanti , i quali Unto  vanno affaticandosi per isludiare 1' Epico la-  tino, prima attentamente leggessero questa  Dissertazione , che porge la chiave a bene,  eziandio comprenderne tutto il Poema. Non  dubitiamo pertanto, che gli eruditi non ci  «appiani grado di questa , benché leggiera ,  fatica j e il lor favore in adesso ci servirà  di sprone, onde farsi strada ad imprese mag-  giori .     "4     »   BREVI CENNI SUU.A VITA     DI   GUGLIELMO WABBUBTON.   Ha l'uomo collo ed erudito noniolo, ma piÌ au-  dio l'imperito e l'indotto un desiderio pressoché   costante, una voglia direi qnati innata di voler   investigar* n conoscere In azioni e le gesta, di  que' tra suoi simili, che sugli altri emersero t>  p er gebio peti tiratore e sagace , o per talenti  letterari] e politici , o per dignità ragguardevo-  li , o per onori non comuni , o per altra mai  dote , la quale tulio scioperato vulgo distingue-  re ne li faccia, fi da questo desiderio, è da  questa voglia che riconoscer debbe la repubblica  letteraria e scientifica quei lumi tutti, che (les-  sa per opera de' suoi membri possiede in riguar-  do alla virtù, e al merito de' più chiari eroi,  che ognora illustre la resero. È perciò eh' ab-  biamo creduto noi opportuno il dar qui in ri-  stretto (come la parvità del volume lo esige)  alcuni cenni sulla vita del chiarissimo autore  della presente Dissertazione .   Guglielmo Warburton nacque nel Dicembre  del ni Ì 11 effe ì ce n tono van torto il vigesimoqnarto  giorno a Nevarck sul fiume Trent nella gran  Brettagna, nella qual città occupava suo padre  il posto di Procuratore. Il giovanetto Warbur-  ton di perspicace acume dotato e non vulgare  talento nelle principali Università l' ordinario cor-     io degli stadi! a percorrer lì diede, e riportatane  laurea nelle teologiche discipline colla fama di  letterato ed erudito quegli sturili a ricominciar  ritiro»; , che più alla naturale sua inclinazione  si confacevano ; ben persuaso che le scuole non  additino che i mezzi, onde fare di vera sapien-  za l'acquisto. Si applicò quindi alla erudizione  sacra e profana, non che all' amena letteratura ,  e ben presto mature fratta produsse . Tardi pe-  rò agli onori ed alle dignità elevato il volle for-   long^-iaa jamfls tardi altrettanto più sublime-  mente innalzollo. Aveva egli trascorsi cinquan-  tasei anni dell'età sua, quando Giorgio II. che  allor l'Inghilterra reggeva con suo grazioso de-  creto il fece sno Cappellano., e in breve forni-  re di un canonicato in Durbatn ne lo volle .  Proseguiva frattanto le sue erudite fatiche iti  nostro Guglielmo, quando l'anno correndo niil-  Jesettecen sessanta videsi egli al decanato di Bri-  stol inopinatamente eletto, la qual dignità non  fece che servirgli di scala all' onor vescovile ,  di cui tra non molto con soddisfazione e con-  tentamento di que' tutti , che le di lui virtù,  conoscevano , fu giustamente insignito. Fugli a  sua sede destinata Gloceiter , ..che . a reggere co-  minciò con non ordinaria: moderazione e pruden-  za da meritarne de' suoi connazionali gli applau-  si . Ognor vigilante, sobrio, amico dì tutti , ve-  ro filantropo degno stato sarebbe (se altronde 1*  provvidenza non avesse rettissim amente disposto)  d'essere ortodosso, e di possedere diocesi orto-  dossa . Tra le cure però di suo vescovato tener  godeva in casa letteraria conrersazione e giocon-     ila, onde il ma affaticato spirito alquanto ri-  crearsi potesse ; e come dotato era dal Cielo di  eccellente memoria, e per meno de' suoi travi.,  gli di vasta erudizione, così sapea talmente a  lempo con istradivi aneddoti la compagnia rav.  vivaio, ch'era egli della società chiamato l'ido-  lo e la delizia. Fra tante virtù aveva tuttavia  il difetto a' suoi patrioti universalmente comu-  ne, quello cioè, di essere nell'odio terribile,  quanto nell'amicizia tenero e dolce: a sua lau-  de per altro riflettali die una legg'"^ «mpen-  aazione, una minima protesta discuta era a cai-  marlo sufficiente. Sin qui il Warburton non ci  ■i prelenta che personaggio di rare qualità , di  cariche e di onori fornito ; ma è tempo che ren-  da di pubblico diritto le immense fatiche, che  per naturale suo genio a sostenere ai accinse.   Sempre amico delle lettere, e della gloria de'  auoi cittadini volle egli darne un saggio col pre-  siedere all' impressioni! delle opere del grande  Shakespear, la quale più nitida rese per nota-  bili correzioni, ed illustrò con crìtiche note,  dove tutto it giudicio risplende , che tanto i ve-  ri dai troppo creduli critici distingue. L'amici-  zia stretta .col Pope lo indusse pure a, sopran ten-  dere alla stampa de' di lui lavori, che colla usa-  ta sua diligenza presto trasse a line. Persuaso  che allora camminarebbe meglio la società, quan-  do la religione e la politica si congi ungessero  insieme a formarne i reali vantaggi , diede alla  luce delle sode dissertazioni sulla unione appun-  to della Religione, della Morale, e della Politi-  ca , le quali poi trasportò in gallica lingua Ste-     Digitizod &/ Google     /ano di Silhouette, e in due voltimi di vite.  Per porgere, dirà coi), pascolo alla sua estcìis.  «ima erudizione scrisse auche un discorso intor-  no al terremoto, e all'eruzione ignea, che im-  pedirono all' Apostata Imperatore la restaurazio-  ne del Tempio santo , Ma tntto questo sapere  diWarburton è nn nulla in paragone della cri-  tica, del genio, della erudizione, che dispiegò  in un'opera, la quale nei fasti delle scienze  renderlo doveva immortale, e cui, come osser-   Vano -d«» JrttWMti (l) " ili maaturl delle rìcer-   che antiche leggeranno sempre con -piacere,  ed anche con frutto „ ; e vale a dire la di-  vina legazione di Masè dimostrata in quattro  volumi distribuita. II filosofo di Farne/ cerco  tosto di accreditare coli' autorità di Warbnrton  tutte le imposture, gli errori , le follie, le men-  zogne , che sacrilegamente «parie aveva nel Li-  bro dei Libri; quindi è che astenere non si po-  tò dal non tributare in larga copia all'Anglo  Prelato gli encomii li più seducenti e lusinghie-  ri . Guglielmo pero che aveva nel petto nn fon-  do di virtù bastante a far argine a coteste vi-  lissime adulazioni, e che l'empietà appieno co-  nosceva dell' autore della Pulcella d' Orleans , in  una seconda edizione a provare si fece che il  aig. di Voltaire non solo non avea l'opera inte-  sa , ma che l' avea falsamente citata , peggio in-  terpretata, e impudentemente calunniato Tanto-  re di essa. L'Oracolo della Francia allora can-     to Dóion. degli Uom. Ili, v.     gli nelle più amate invettive, nei sarcasmi più  «cuti , nelle ingiurie più maldicenti gli clogii  che aveva al Vescovo di Glocesttr prodigalizza-  to, a cu! non degnò egli rispondere mostrando  colla sua grandetta d'animo di quelle ingiurie  la insussistenza , e procacciando così alla sua  opera più durevole fama. Osservan nullameno ì  Critici che più perfetto ne sarebbe il lavora t so  ognor vi rispondesse il lucido ordine di Orazio,  « se più digerita la erudizione ne fosse. Chec-  ché peto sia, resr eterno il nome del celebre  Inglese, e dì questo n'hanno un bel saggio i  leggitori nella presente disseriazione » di' è da  quello ricavata -   Una vita sobria e morigerata fece trarre al  Warborton pacifici giorni e tranquilli da nessun  malore sturbati ; sicché carico d'anni in Gloce-  ■tcr ai siile Gingno del niillesettecensetlantanove  compi sua mortale carriera da tutti ì suoi , non  monodie dalia letteraria repubblica meritamente  compianto, lira egli di statura alta, grosso e  corpulento anzicheno , di carnagione rubicondo ,  di temperamento forte e robusto.   Questo è quanto abbiamo di lui potuto rac-  cogliere , e succintamente esporli benevolo leg-  gitore ;   Vive ; Vali : si quid navìitì reHiut istis  Candidai imperli: li »m, bit Mere memi».     Digitizcd bjr Google     DISSERTAZIONE   SULLA.   INIZIAZIONE A' MISTERII ELEUSINI.   Virgilio nel libro Yl.;"cfi*r fl "Capo 3'opera  dell'Eneide, ebbe per dileguo di deicrivere l'ini-  ziazione del suo Kroe ne' misteri i , e di mettere  lotto l'occhio de' suoi leggitori almeno ima par-  te dello Spettacolo Eleusino, in cui tutto face-  vasi per mezzo di decorazioni e macchine, e in  cui la rappresentazione della storia di Cerere da-  va occasione di far comparire tal Teatro il Cie-  lo, l'Inforno, i Campi Élisii , il Purgatorio, •  tutto ciò che ha relazione eoa lo stato avveni-  re degli uomini.   Ma acciocché il lettore non si offenda di que«  ■ta proposizione che può sembrare nti paradosso,  sarà cosa utile l'esaminare qual sia il carattere  dell' Eneide .   Tutti e due i Poemi di Omero contengono la  narrazione di un'azione semplici; ed unica, de-  tonata ad insegnare un punto di morale egual-  mente semplice, ed in questo genere ammirasi  con tutta la ragione questo Poeta . Era impos-  sibile , che in ciò Virgilio lo superasse. Il suo  vero modello era perfetto; niente mancatagli,  ii maniera che i maggiori partitami del Poeta,     Digilìzed by Google     Latino, senza eccettuarne Scalìgero', ridotti si  ■□no a (allenare, eh' era Poeta Latino , e lo Sca-  ligero stessa ha sostenuta, clic lutto il vantag-  gia di Virgilio aopra Ornerò consiste negli Epi-  sodi i j nelle descrizioni , comparazioni, nella net-  iena, e purità dello stile, è nella aggiustate*-  za dei pensieri ; ma ninno ha conosciuto a mio  credere il principal vantaggio* eli' égli ha sopra  il Poeta Greco: Egli trovò il Poetila Epico mes-  to già nel primo ordine di tutte l'opere dello  spirito umano; ni* ciò non ancora soddisfaceva  a'suoi alti disegni . Non bastavagli | clip l' istrui-  te gli uomini nella morale fosse il fine del Poe-  Ina Kpico ; neppure l'insegnare la Fisica j come  ridi col oiam ente s'immaginarono alcuni antichi.  Egli è vero, ch'ei compiaceva^' di queste due  •otta d» studii; ma voleva comporre un Poema,  che fosse un sistema di politica. In fatti ì ta-  le la ina Eneide in versi, come in prosi sono  i sistemi politici, e le Repubbliche di Platone,  e di Cicerone; e quegli insegna con l'esempio  e con le azioni di un Eroe ciò, che questi in-  segnano coi precetti . Cosi Virgilio portò il Poe-  ma Epico ad nn nuovo grado di perfezione, e  come di Menandio disse Vellejo Pater colo inve-  niebat, neque imitandum rclinquebat . Benché  possa ognun vedere facilmente t che sotto il ca-  rattere di Enea rappresentava: i Angusto; pure  siccome credevasi^ che questi ammaestramenti  politici destinati veramente per utile di tutto il  genere umano riguardassero il solo Imperadore ;  così niuno ha compresa la natura dell'Eneide.  la questa ignoranza i Poeti , che vennero dopo,     volendo imitare questo Poema, dì cai non co-  noscevano il vero genio , riuscirono ancora peg-  gio di quello,- che sarebbero riusciti, se si fos-  sero contentati di prendere per modello il sem-  plice piano di Omero. M. Pope gran Poeta de*  nostri tempi, é giudice competente in tali ma-  terie , dice nella prefazione all' Ilìade spiegando-  ne la cagione. " Gli altri Poeti Epici , dice egli,  „ banco seguito Io stesso metodo ; ( ciò* quel  di Virgilio, che unisce due Favole insieme,  n t jj- 'A una sola ) ma- in ciir st-som» tanto  „ avanzati, che hanno introdotta una inokipli-  „ cita di favole, con cui hanno interamente  „ distratta l'unità dell'azione, e l'iianprolun-  „ gata in ana maniera del lotto irragionevole ,  cosicché i lettori più non sanno dove sieno -, .  Tale fu la rivoluzione, che cagionò Virgilio in  questo nobil genere dì Poesia. Egli lo porto ad  un punto di perfezione , a cui non sarebbe mai  giunti) con tutta la sublimità del suo genio ira*  za l'assistenza del più gran Poeta . Egli non eb-  be se non il soccorso della unione dell' Iliade e  dell'Odissea, che potesse fargli eseguire il bel  progetto, che si aveva formato. Imperciocchi  pel dare un sistema di politica nella condotta  di un gran Principe bisogna fargli comparire ed  osservare tutte le situazioni, e tutte le circo-  stanze, in cui no Principe come tale può ritro-  varsi . Quindi bisogno , che rappresentasse Enea  in viaggio come Ulisse , in battaglia come Achil-  le ; ed in ciò non dubito * che questo grand*  ammirator di Virgilio di sopra citato, e che co-  si bene ha imitata la purità del suo itile si     compiaccia di vede re , clic questi è la vera iti   gìone della condotta del suo Maestro , piuttosto  che l'altra da lui rapportata. " Virgilio non  avendo un genio ooil Tiro, e cosi feconda  j, come Omero, vi supplì con la «celta di ari  „ «oggetto più esteso, e di una più lunga du.  ,, rata dì tempo, epilogando in un solo Poema  „ il disegno dei due poemi del Greco Poeta,,.  Ma se avendo scelto lo «tesso soggetto di Onc-  ia, fu obbligato a trascrivere quella semplicità  della favola, clic Aristotele, ed il Bosiù di luì  interprete trovano divina io Omero , questo stes-  so gli ha prodotti altri considerabili vantaggi  Dell' esecuzione del suo Poema ; poiché questi  ornamenti , e queste decorazioni , di cui non han  saputo i Crìtici rendere altra ragione se non di  sostenere la dignità del Poema, diventano, se.  condo il fine del Poema, punti essenziali del  suo soggetto. Cosi i Principi e gli Eroi scelti  per attori, che paiono a prima vista un sem>  plice ornamento, diventano la essenza medesima  del Poema j e i prodigi! e le interposizioni de-  gli Dei destinati solo a produr maraviglie diven-  tano con questo nuovo disegno del Poeta una  parte essenziale dell'azione. Qui vedesi lo spi-  rito medesimo degli antichi Legislatori, i quali  pensavano sopra tutto a riempire lo spìrito delle  idee della Provvidenza. Questa è dunque la ve'  ra ragione di tante maraviglie e funzioni, che  incontransi nella Eneide , per cui alcuni Critici  moderni accusano il nostro Poeta di poco giu-  dicio, imitando Omero di una maniera troppo  fervile nel suo Poema, composto nel «ecolo di     *7   Roma il più ili um'Bato e il pili polito . 11. Adis-  >0D , di cui non devesi parlare, se non con ter-  mini di estimazione , eoa) parla in proposito del  maraviglialo in Virgilio : " Se qualche paisà   dell' Eneide può criticarti per questo titolo ,   egli è il principio del terzo libro , in cui  „ rappresentasi Enea , che lacera un mirto , da  „ cui sgorga sangue. Questa circostanza sembra  ,, avere il mirabile senza il probabile; perch' è   descritta come prodotta da cagion naturala  ,, senza J' auìtóox* di, alcun» Dtilà. , a. d' alcu-   na "sovrannaturale potenza capace di produr-  „ la,, - Ma l'Autore non si è ricordato in que-  sta osservazione delle parole dette da Enea in  questa occasione ;   Nympbas -ùtntTabaT agrtsirt   Gradi-vamquc Pattern , . . . qui prieiidet Bruii  Rite steundartnt visus , omtnqut levarcnr (l) .   I presagii di questa specie ( poiché ve n' erana  di due sorta ) erano sempre considerati conte  prodotti da una . potenza sovrannaturale ■ Cosi  quando gli Storici Romani raccontano una piog-  gia di sangue, egli era un presagio simile a  quello del nostro Poeta , il quale si è certame»-  te contenuto dentro i confini del probabile , as-  serendo ciò che gii storici pia gravi riferiscono  ad ogni pagina de' loro annali . Questo prodigio  non era destinato a sorprendere il lettore. Vir^  gilio , come si è detto , Teste i caratteri di un     (0 lib. m.     J+ »- J<-     i9   ledisi atore , e vuole eoi prodigi! e cui prestigi!  persuadere il popolo che iddio s'interpone negli  affari di questo mondo; e questo era il metodo  degli Antichi . Plutarco adv. CoieC- c' insegna ,  die Licurgo co) meno di divinazioni e di pre-  «agii santificò gli Spartani, Numi i Romani,  Solone gli Ateniesi, e Deucalione tutti i Greci   10 generale , e col mezzo delta speranza e del  timore mantennero nello spirito di questi popoli   11 rispetto alla Religione. Cosi molto a proposi-  to collocò Virgilio U scena di <)m-*to accidente  tra i popoli barbari e grossolani della Tracia per  ispirare dell'orrore a'coslumi selvaggi e crudeli,  e desiderio di nno stato civile e polito .   L'ignoranza del vero fine dell'Eneide Ila fat-  to cadere i Critici in diversi errori poco onore-  voli a Virgilio , non solo intorno al piano ed al  lavoro del silo Poema, nia intorno al carattere   venerazione profonda agii Dei hanno tanto offe-  so r Ememont scrittore celebre Francese, che     b& detto " essere questo Ero    e più proprio a fon-    ,, dare una Religione , che    uoa Monarchia „ .    Ma non ha saputo , che ne    1 carattere di Enea    Ila voluto rappresentare un    perfetto legislatore .      ebbe saputo ancora    che ufficio de' legislatori era    non meno stabilire    una Religione, che fondare    uno Slato . E sott»    qaeita doppia idea Virgilio    rappresenta Enea    InferTtttjue Dras Lalla    . ... . (0    (i) Eoe"!- Uh I. veri. j>. io.     HMnd t>y Coogle     ti «ostro Critico egualmente li offende dell'  umanità di Enea, dia della tua pietà . Elift  consiile, secondo lui, in una grande facilità *  piangere, ma egli non ha intesa la Ltlk-zza <tì  questa parte del suo carattere. Per dare l'idea  ài un legislatore perfetto , bisogna rappresentarlo  penetrato da sentimenti di umanità. Era tanto  piil necessario dare un simile «empio, quanto  vediamo per isperienza, che i politici del co-  mune sono troppo spogliati .di qaciti untimi:!!-  ti . Questo punto di vista , lotto coi rappresen-  tiamo 1' Eneide serve a giustificare gli altri  caratteri, che metti! in iscena il Poeta. Il dot-  to Autor delle ricerche sulla vita» e sugli acrlr-  tì di Omero mi permetterà di avere una opinion  ne diversa dalla sua riguardo alla uniformità de*  caratteri, che regna nell'Eneide. Io la tengo  per effetto di un premeditato disegno, non già  di costume e di abito . " Virgilio, dio' egli, era  ,, avvezzo allo splendor della corte, alla magni*  H licenza di un palazzo , alla pompa di un equi-  ,, paggio reale .rizioni di que-  „ ala aorte di vita io» più magnifiche e più  „ nobili di quelle di Otm.ro. Egli osserva già   la decenza, e quelle maniere polite , che reit-  „ dono un uomo tempre eguale a se stesso , e  „ rappresenta tutti i personaggi, che si rasro*  „ migliano nella loro condotta , e nelle loro m*-  5, niere „ . Ma poiché l'Eneide è un sistema di  politica, e che la dui azione eterna di uno Sta-  to, la forma della magistratura , ed il piano del  governo erano, come lenimmo osserva questa  b i     Digitizcd by Google     |9   giudicioso «rittore, con famigliari al fotta ,  niente più conveniva al suo disegno , quanto  descrivere costumi politici. Imperciocché ufficio  di un legislatore È rendere gli uomini dolci ed  umani i e se non pub obbligarli a rinunciare in-  ^era mente a' loro selvaggi costumi , impiegarli al*  nieno a coprirli .  . Questa chiave dell' Eneide non solo serve 1  «piegare molli passi , che pajono soggetti alla  Critica, ma a discoprir la bellezza di un gran  numero d'incidenti, che nel corso del Poema  s'incontrano,   Prima di finire questo articolo mi si permet-  ta di osservare, che questa è la seconda specie  (Jet Poema Ippico. Il nostro compatriota il gran  Milton ha prodotta la terza, perchè, come Vii,  gilìo tentò di sorpassare Omero, Milton volle  sorpassar tutti e due . Egli trovò Omero in pos-  sesso della morale, e Virgilio della politica. A  (ui restava, solo la Religione . figli prese questo  •oggetto, come se avesse voluto con (oro divi-,  der* il governo dei mondo poetico, e per mei-  . zo della dignità , e della eccellenza del suo so»,  getto si mise alla testa di questo triumvirato,  prr formare il quale vi vollero tanti secoli. Ec-  co Ì tre °eneri del Poema Kpico . 11 soggetto  generalm-'te parlando è la condotta dell'uomo,  che si può considerare riguardo alla Morale , al-  la Politira, e alla Religione. Omero, Virgilio,  « Milton hanno ciascun di loro inventata la spe-  cie . eh - è sua particolare , e l'hanno portata dal  primo saggio alla perfezione, cosiceli* è irapoi.     DigiiizodDy Google     Il   libile inventare altro di nuoro nel genere EpU  co (.).   Supposto adunque, die l'Eneide rappresenti  la condotta degli antichi legislatori , non può  credersi che un maestro così perito, corno Vir-  gilio, potesse dimenticarsi un dogma, eli' era il  fondamento ed il sostegno della politica , Cioè il  dogma de' premìi e delle pene nell'altra Vita.  Quindi veggiamo , eli' egli ce he ha dato uh  completo sistema ad imitazione di quelli, ch'egli  h» presi per esemplari i come Platone: nella »U  alone di Ero, e Cicerone nel sogno di Scipio-  ne. E come il legislatore cercava di dar [teso a  questo dogma con una istituzione affatto straor-  dinaria, in cui rappresentati lo stato de' morti  in uno spettacolo pieno di pompa; cosi la de-  tenzione di tale spettacolo poteva dare molta  grazia .e bellezza al Poema. La pompa e la se  lennità di queste rappresentazioni doveva natii*  ralulente invitare il Poeta a descrìverle, trovan*  do in ciò occasione di mettere in opera tut-  ti gli ornamenti della poesia. Io dico dunque t     ( i) Senteii 1» spirilo di pitti» che pirli i un Iniiino non pu-  tirebbe al Wirburton per buone rune quello proposi noni riguirl  do al Milena ; direbbe egli quindi , col cometuo de' piti meni  fiati Critici, il rrtxo bega lil immuriate suo Taiio, che n-olio  primi del Milton prese a soggetto il vcrti Religione ; ne dlipii-  ■indo le posta rigore) intente il Poeta In^lett tra gli Epici tlii-  •ificarsi , iccorderebbegli di buon cuore il quarto luugu come a  quellu , il quale secondo che ilice Ugone Bliir " ha calcita una  „ «rida del culto nuova a straordinaria „. N. D. E.     ch'egli la ha fatto, « che la distesa di Ehm   all' Inferno non e altro , che una rappresenta-  jione enigmatica della sua iniziazione a' miste-  ri»   Eia disegno di Virgilio dare nella persona di  Enea l' idea di un legislatore perfetto , L' ini-  ziazioni' a' mUterij rendeva «acro il carattere di  un legislatore , e ne santificava le funzioni. Non  è da stupirli ebe dì proprio tuo esempio voles-  te nobilitare una istituzione, di cui egli stesso  era l' autore i e perciò sono «tati iniziati tutti  gli antichi Eroi e Legislatori.   Fintantoché i miiterìi non aveano passato an-  noia l'Egitto, dove erano nati, e che cola  andavano per essere iniziati i Greci legislatori,  è cosa naturale , che di questa cerimonia non  li parlasse, se non in termini pomposi ed alle-  gorici. A Ciò contribuiva parte la natura dei  costumi degli Egiziani, parte il carattere dei  viaggiatori j ma sopra tutto la politica de 1 legi-  slativi , i quali ritornando al paese volevano in-  fivilii e un popolo selvatico, e giudicavano per  se «tessi vantaggioso, e necessario pel popolo  parlare della loro iniziazione , in cui lo stato  de' morti era stato Joro rappresentato in Spetta-  tolo, come di una vera discesa all'Inferno. Co-  si fecero Orfeo, Bacco, ed altri. Continuò a  praticarsi questa maniera di parlare anche dap-  poiché furono introdotti in Grecia i mìsterii»  come vedesi nelle /avole di Ercole, di Tese*  discesi aiT Inferno . Ma peli' allegoria eravi sem-  pre qualche cosa, che discopriva ]a verità na-     ccsitt (otta gli emblemi . Così per esempio di.  cerati di Orfeo, che disceso era ali 1 Inferno pei  meno della sua cetra :   Tbrticta frctus cythara , fidì&utJUI Cancri s (l)   Il clie moitra ad evidenza, ch'era in qualità di  legislatore, perchè si sa che li cetra È il tirar  bolo delle leggi, per meno delle quali rese cir  lite un popolo grossolano e barbaro . Nella fa-  vola di Ercole reggiamo la storia vera unita al-  la favola nata da quella, e intendiamo ch'egli  veramente fu iniziato ne' mister» Eleusini im-  mediata Diente prima della sua undecima fatica ,  clic fu il levare Cerbero dall' inferno; e lo Sco-  liate di Omero ci espone, che il fine di questa  iniziazione era preservarlo da disgrazia in questi  impresa pericolosa. Pare, che Euripide ed Ari»  ■tofane confermino la nostra, opinione della di-  scesa all' Inferno . Euripide Bel suo Ercole Fu*  rioso rappresenta questo Eroe di ritorno dall'In-  ferno per soccorrere la sui famiglia : eslermina  il tiranno Leuco; Giunone per vendicarsi lo fi  perseguitar dalle furie, e nei suo furore egri  uccide sua moglie, ed i suoi figliuoli presili per  nemici. Ritornato in se stesso, Tese» suo ami-  co lo consola, e lo scusa cogli «empii scellera-  ti degli Dei, il che incoraggi va gli uomini a  commettere i più gravi eccessi ; e questa opi-  nioni: cercatati di abolire ne' misteri) , scopren-  do la falsità del Politeismo. Ora egli è chiaro     (■) Eoeiu. Lib. VI. vcrs.uo.   6 i     abbastanza , eh' Euripide ha rollilo farci sapere  coia egli pensasse della favolosa discesa all' In-  ferno , quando fa risponder Ercole , come un  nomo die ritorna dalla celebrazione de' misteri! ,  a cai sicnsi confidati i segreti. " Gli esempii   degli Dei , che voi mi citate , egli dice , nien-   te significano: io non saprei crederli rei delle  4> colpe, che loro vengono imputate . Non pot-   so intendere come un Dio sia sopra un altro  „ Dio. Rigettiamo adunque le favole ridicole,  „ che ci raccontano i Poeti itegli Dei „. Ari-  ■tofane nelle Rane apertamente palesa ciò, che  intendeva per la discesa degli antichi all' Infer-  no nell'equipaggio, che da a Bacco, quando lo  introduce a ricercare della strada tenuta da Er-  cole : sul qnal fatto lo Scoliaste c' insegna , che *  cel celebrarti i mister» Eleusini usavasi di far  portare dagli asini le cose bisognevoli per que-  sta cerimonia. Quindi nacqne il proverbio: dsi-  nus portat mysteria. Il poeta dunque introduce  fiacco col suo bastone seguitato da Janzio mon-  tato sul!' asino con nn fardello ; e perche non si  dubiti del suo disegno , avendo Ercole a Bacco  detto che gli abitatori dei campi Elisiì son gli  iniziati , Janzto risponde : " Io fono 1' asino , che  porta i misterii „ .   Ecco dunque come riguardo a molte favole  antiche l'espressioni sublimi e magnifiche nel  parlar de' misteri! hanno persuaso alla credula  posterità, che là dentro vi fosse un non so che  di miracoloso . Nè dee maravigliarsi , che ne' tem-  pi antichi n compiacessero d'esprimere con uno  stile il più straordinario le cose più. ordinarie;     Digiiizcd &/ Google     a5   poiché un Autor moderno, come Apukjo , 6  per imitar gli antichi , o per accomodarsi allo  itile solito de 1 misterii descrive nel fine del Li-  tro II. la sua iniziazione: decessi confittium  mortis, t> calcato Proserpina limine per omnia  veSus dementa remeavi . NoSe media vidi So~  lem candido coruscantem lamine, Dcos Inferos  é> lieos supero: , accessi corani t> adoravi de  proLìmo. Enea non avrebbe potuto descrivere  con altri termini il ino viaggio notturno dopo  che fu fatto uscire per la porta a* Avorio. È  •tato dunque obbligato Virgilio a fare iniziare  il suo Eroe," e la favolosa, antichità gli sugge-  riva di chiamare distesa all'Inferno questa ini-  ziazione . Di questo vantaggio ha saputo profit-  tale con molto giudicio , poiché questa funzione  anima tutta la sua favola, che seni» questa al-  legoria sarebbe troppo fredda per un Poi-ma Epico.   Se avessimo ancora un antico poema attribui-  to ad Orfeo, e intitolato discesa all' Inferno t  forse vedremmo clic il soggetto di esso era sem-  plicemente l'iniziazione di Orfeo, e che il (let-  to ha somministrata a Virgilio l'idea del VI.  libro della sua Eneide. Checchi; ne sia, Servio  ha ben compreso il fine di questo Poeta, osser-  vando contenti-visi molte cose prese dalla pro-  fonda scienza de' Teologi d'Egitto: Multa per  altam scientiam Theologicorum jEgyptiorum j ì  quali hanno inventati i dogmi, die insegnavan-  ■i ne' misterii . Con dire che questo era il dise-  gno principale del Poeta , io non pretendo assi-  curare , ch'egli abbia avuta altra guida, fuor  che se medesimo. Egli ha presi da Omero mot-     ti ile' suoi Episodi! , t da Piatane, «me ce-  drassi .   L' iniziato aveva un conduttore chiamato Jc-  tofanta Mistagogo , il quale uomo o donna che  fosse , gì' insegnava le ceremonie preparatorie ,  lo conduceva allo spettacolo misterioso , e glie-  ne spiegava le parti diverse. Virgilio ha data  a il Enea la Sibilla per conduttrice , e la chiama  Vatet, magna Sacerdos , edoàa carnet; e sic.  come il Mistagogo doveva viver celibe come San  Girolamo ossei va de Monogamìa ■■• Sierophanta  «pud Alkenas evitat i-irum, t> sterna debilita-  te fit costui ; cosi la Sibilla Cu man a non era  maritata .   Il primo comando, che ad Enea dà la Pro-  fetessa è di cercare il ramo d'oro:   " 1 Annui & folth, & lento vimini ramiti  Junanì ìnferne di&ut tactr . (i)   Di questa particolarità Servio non sa come ren-  dere ragione, c s'immagina che forse il poeta  alluda ad un albero , eh' era in mezzo al sacro  bosco del Tempio dì Diana in Grecia. Quando  un fuggitivo si era colà ricoverato, e poteva  svellere un ramo di quel!' albero gelosamente cu-  stodito da' Sacerdoti , egli aveva l'onore di bat-  tersi con un di loro a colpi di pugno, e le gli  riusciva di superarlo, veniva ad occupare il su*  posto . Questa spiegazione , quantunque troppo  lontana dal soggetto, fu dopo Servio ammessa     di emìa Uh «Lvm.fj7.iit.     10 mancanza d'altra migliora dall'Abate Banier   11 migliore interprete delle favole antiche. Ma  io penso che questo ramo rappresenti la corona  di mirti , di cui , secondo lo Scoliaste d' Aristo,  fané nelle Rane , ornavansi gì' iniziati nella ce*  lebraiion de' misteri!. Primieramente perchè di-  ce, che il ramo d'oro è consecrato a Proserpi»  ni, «da lei era pure consecrato il mirto. In  tutta questa favola si parla solo di Proserpina,  e niente di Cerere , e perchè si descrive V ini-  ziazione come un'attuale discesa all'Inferno, e  perchè quantunque nella celebrazione delle Cere*  uionie misteriose s'invocasse anzi Cerere, eh*  Proierpina, questa però sola presiedeva agli spet-  tacoli , ed il libro VI. dell' Eneide non contie-  ne , se non la descrizione degli spettacoli rap-  presentati ne' misterii . In secondo luogo la qua-  lità pieghevole di questo ramo d 1 oro , lento vi-  mine , rappresenta benissimo i teneri rami del  mirto. In terzo luogo sono le colombe di Ve-  nere quelle , che dirigono Enea verso 1' albero :   dum maxima] ècroi   Matctnas agnoicit avei . . (l) ■   Esse volano verso l'albero, vi si fermano corner  se fossero avvezzate. L'albero apparteneva alla  famiglia , questo era il sito , ove posavano eoa  piacere , perchè il mirto era consecrato a Venere :   Sedìbut optati s gemina mfer arbore sederti (i) .     (r) Eneid. Lib. VI. veri. (») 1. e. ver». *oj.     »!   Ma iti qtleHo passo trovasi ancor più di lellez-  ?a e di aggi urtai ez za di quello elle a prima vi-  sta apparisca . Imperciocché non solamente il  mirto era sacro a Proserpina , come insegna Por-  firio lib. IV. de abstinentia, egualmente che a  Venere; ma le colombe erano sacre ancora a  Proserpina .   Preso eh' ebbe il ramo e coronatosi di mir-  to , Enea entra nella grotta della Sibilla :  ...... Et vath portai sub nBa Syèìllé (t).   E ciò dinotava l'iniziazione a 1 piccioli ttìttèruf  poiché nella Orazione XII. insegna Dico Griso-  ■tomo, che facevasi in una . piccioli e stretta  cappella come può supporti la grotta della Si-  lilla .   . GH iniziati he' piccioli misteri! cViiamavansi  Misi ce . Poscia la Sibilla conduce linea al sito  d'onde doveva scendere all'Inferno:  Hit iBìs propen extquhuT practpta SyBilla (ij.   Ciò significa l'iniziazione he' gran misteri i , pi"  iniziati de' quali chiamavansi Epopta . Questa  iniziazione fassi di notte . Il luogo simile a quel-  lo , dove Dione dice , che celebravansi t gran  disteni, è un Duomo mistico di una grandez-  za e di una magnificenza maravigli osa :   Spttttnca alia fuìt, vasloqut immotili blatH  Scrupia, tuia iecu nigre nmorkmqtu ttntbrit (j)     DigiiizGd by Google     Ecco come descrive)! l'accoglimento fatto ai  Enea:   {Sub pedièus mugire niam , & fuga tapt* moviji  Silvarum , vistque canti ululare per umbram ,  Adottami* Dia . Procul o procul M profani ,  Conclamai Vaiti , loloquc abiliti" 'uro (l) .   Claudiano fa un» descrizione semplice t senza  artificio del principio di queste formidabili ce->  remonie , da cui apparisce, questa di Virgilio  essere un'esatta descrizione dell'aprirti U scena  de' misteri! .   E-li sul principio del Libro I. del rapimento  di Proserpina imita la sorpresa e lo stordimento  di nn iniziato, e gettasi, per eoli dire, corno  U Sibilla in mezzo alla scena:   furint aniro je imnhtit, aperto (a) .   . .... Grtssui ttmiruttt profani (j).   Egli sgrida come estatico ;   Jam furor bumanos nostro de pt8ere reiuut  Expulit •   Jam mibi ctrminiur (rtpidit delubro movirt  Sedibts, O elaram dispergere fulmina tutti*, .y  Adoemum testala Dei.- fam maga*! ab imìi  Auditur fremitus Irrris templumque remugit  Cecropidum; sanBasque faets extdlit Eleusu,  pingue, Triptotemi stridunt & squammea curva     {il Enrid. lib. VI. mi». >5i> e segg. <>) l «• »**  <(J Cluni, lib. L vets. 4.     Colla kvma.. (l)   Ecce frocul ternij Utente variata figuri?  Ex»h*r (1)     Molto lene s* accordano queste dae descrizioni  con Je relazioni degli antichi Greci autori in  tal propolito, se considerali l'idea generale da-  taci da Dione nell'orazione XII. cori queste pa-  role : " Coi) succede allorché conducesi un Gre*  ,, co od un Barbaro per essere iniziato in un   certo Duomo mistico di grandezza e di mi-  „ gnificenza mirabile, dov' egli vede varii spet-  „ tacoli mistici, e lente nello stesso tempo una  „ moltitudine di voci, dove la luce e le tene-  „ bre alternativamente appariscono ad eccitare   vajii movimenti ne' sensi di lui, c dove gli  „ si presentano dinanzi mille altre cose atraor-   Quelle parole viso* canes ululare per umbram  fono chiaramente spiegate da Platone ne' suoi  acolii sopra gli oracoli di Zoroaitro . " Questo è  „ l'uso, dic'egli, nella celebrazione de' miste-  ,, rii, di presentare dinanzi gli Iniziati de' fati -  „ tasmi sotto la figura di cani e d' altre Torme  „ e visioni mostruose „ . Le parole procul o pro-  cul este profani della Sibilla sono una ietterai  traduzione del formolafio uiitàto dal Mlstagogo  nell'apertura de'tniiterìi ;   ,'s-ti Bt'faha .     (1 ) e!«d. rie lUp. Prwnp. Hb. L Vm. J. fte.  (i) lo iteti, v. if.     DigitizGd &/ Google     L* Sibilla dice ad Enea, che «'armi di tutto  il suo coraggio per avere a muoversi a combat-  tere contro i più spaventevoli ©Igeili ;   Tuqtu invidi vtam, -uagindqu, ,rip t fammi  JVW aaìmh opus, Mm«, nunc pefore firmo (i).   E infatti troviamo ben presto l'Eroe impegnato  in un combattimento:   Carripit bic tubila inpidus fm-mìdine firmm  JEnts, tniSamque acitm wniintib** ofcn (2). .  Tale appunto ci rappresentano gli Anticlù l'ini-  ziato nel principio deJle ceremonie . " Entrando  „ net Duomo mistico, dice Témistio Oration. in.  „ Pattern, si riempie di spavento e di orrore,  „ ed il suo animo ha occupato daila inquietu-  „ dine e dal timore. Egli non può avamara  „ un sol passo, e non «a come entrare nel di-  „ ritto cammino che lo conduce al luogo, dc-i  „ ve vuol arrivare finoattantocliè il Profeta '  „ (Vaies) 0 il condottiero apra il vestibolo del  „ Tempio,,. Proclo sovra Platone PhxA. libr. III.  e XVIII. dice; " Come ne* santissimi misterii  „ prima che si apra la scena delle mistiche fun-  « lioni, l'anima déH'iniiiato I .orpreaa da spa-  „ vento } eoil ec. t j - _ ,   Poco dopo si spiega la cagione dello spaven-  to di Enea, e lo vediamo involto fra tanti ma-  li reali e immaginari» di questi vita, e di tut-  te le malattie dello spirito e del corpo e dì     (■> E«i4 Lib. VL vtrs. >*•. Ut. (», L a *n. „ 0 . «1.     tutte le terribile! visu forma de' Centauri , del*  ]e Sciite, delle Chimere, delle Gorgoni e delle  Arpie- Ecco ciò che Platone chiama nel luogo  eitato c'Mo'kot* t»'( fiopeaV e«^t«V(/«t* forme e vi-  (ioni mostruose, che vedevansi peli' i egre sjo de*  ju i steri i . Celso, come nel vero libro IV. scrive  pcntro di lui Origine , dice, che i fantasmi me-  desimi si presentavano nelle cerimonie di Bac-  co. Secondo Virgilio incontravansi nell'entrata  Vestibulum ante ìpmm , e c'insegna Temistio  che il vestibolo del Tempio era il Teatro di  fante visioni orribili vi tì?*t* Teff ««off. Interrom-  pe il Poeta la sua narrazione nel)' aprirsi di que-  sta scena , e quasi volesse fare solennemente la  propria apologia, grida;   Di, quibus imperium est animrrum umbraque siteniei  Et ebani & pbiegetbon teca noEle liltntia tate ,  Sh mibì fas nudità hquì , ih nuvnìnt vtitro  Pandcre rei alta ttrra & rsligine menai (i) .   Egli sapeva d'impiegarsi in una impresa empia ,  poiché tale credevasi la rivelazion de'misterìi.  Ciaudiano nel «ovracìlato Poema dove apertamen-  te confessa di trattare de' mister» Eleusini in  tempo, in cui più non erano in venerazione,  fegue perù l'uso antico, e cosi si scusa;   Di quib«, ìmmnm (*)   Voi mibi sacrarum penetrati* paudìte rerum ,  Et vestii secreta pali, qua lampade Dìtem   FU-     (i) Elisili. Lib. VI. v«n. :Ó4. c segg,  IO Ciani Lib. J. veri. »g,     Fitti t amor, quo duBa ftroV Prostrpina taptu  Peiltdit dolale cbaos , quantasqu* per oras  Sollicito gtrtttrì» erraverit ansia turiu ,  linde dai* papali s fruga , & glandi TtliSa  Ceutrit invintii Dodonia qusrcui ariitii (l) .  Se in Roma con tanta severità si fosse punita  la rivelazion de' misteri! , come facevaai in Gre-  cia , non avrebbe oiato Virgilio scrivere questa  portimi di Poema. Come per6 trattavasì da em-  pio , al dir di Svetonìo nella vita di Augu-  sto C. xeni., quello ebe rivelava i misterii, Vir-  gilio lo fa di nascosto e nel tempo stesso si giù-  sii Rea presso coloro che potessero penetrare il  suo disegno. Intanto l'Eroe e la guida conti-  ptiano il loro viaggio :   l lbant obscuri sala sub naBt per umbram , .  Perque demos Ditis vacuas & inania regna ;  Quale per ìnctrtam luna-m sub luce maligna  Est iier in lilvis , ubi ectlum condidìt umbra  Jupiier, & rebus nox abslulit atra colorem (2).   Questa descrizione mi fa sovvenire dì un passo  di Luciano nel suo dialogo n/pivw. e del Ti-  ranno . Andando insieme all' altro mondo una  compagnia dì persone di condizioni diverse , Mi-  cillo grida: " Ah! come qui e oscuro I Dov'à  „ il bel Nagillo! Chi distingue adesso la bel-  „ leiza di Simiche e di Prine? Tntto qui ras-  „ somigliasi: tutto è dello stesso colore, non li  „ possono fare confronti. Lo stesso mio vecchia     (>) Citai. 1, c veti. 1;. te. (s) Eneìd. lib. VI. veri.     34   „ mantello, che si Imito tra a vedere, adesso  „ è tanto bello, quarto la porpora di suaMae-  „ 'là, eh' è qui in nostra compagnia. In verità  „ 1" un e l'altra tono svaniti ai nostri occhi, e  ,, nascosi sotto lo stesso velo. Ma amico Cinico  „ dove sei? Dammi la mano. Tu che sei ini-  „ ziato ne' misterii Eleusini , dimmi un poco :  „ non rassomiglia questo al viaggio , che facesti  „ all'oscuro? Cìnico: Oh affatto affatto . Guar-  „ da una delle furie che -viene dal di lui se-  „ guito con le torcia accese in mano e col suo  „ terribile sguardo „ .   Giunto linea in sulle rive di Cocito stupisco  in vedere tante ombre erranti intorno di questo  £ume , è in atto d' impazientarsi perchè non  vengono tragittate, e intende dalla sua condut-  trice, esser quelle ombre di persone insepolte,  e perciò condannate a errar qua e là sulle spon-  de del nume per lo spazio di cent'anni prima  di poterlo passare :   H*C cmnis i guani cernili inopi inhumataqul turba m  Portitor Hit Ciana; hi, quo: tithit unda, irpulii ,  Net rlpai dal tir horrtndas , ntc rauca fiutila  Transportart prius , quam ssdibui oisa quierunt ;  Ctmsm trranr annui , volitantqui hxc litiora circitm ,  Tum demum admìiii stagna txopiata revhunt (l).   Ni crediamo, che quest'antica nozione sia sta-  ta del volgo superstizioso : ella è una delle in-  venzioni più serie defili antichi Legislatori dì     W EneiA Lib, VL vus. jjj. « ssg^.     □igifeed t>y Google     55   «ver saputo imprimere qnesta idea nello spirito  dei popolo. Ma può dubitarli, .che loro non  debba attribuirsi, poiché viene dagli Egiziani -  Questi gran maestri di sapienza pensarono , dia  mollo giovasse alla sicurezza de' loro cittadini la  pubblica e solenne sepoltura de' morti , senza di  che facilmente e impunemente si potevano rem'  mettere mille secreti omioidii . Quindi introdus-  sero il costarne de' pubblici funerali e pomposi -  C'insegnano Erodoto e Disdoro- di Sicilia, che  l'esequie si facevano presso gli Egiziani con più  ceremonie di quello che si masse da altri popo-  li . Ma per più assicurarne l'usanza con un mo-  tivo di Religione oltre quel del costume, inse-  gnavano al popolo , che i morti non potevano  giungere al luogo del loro riposo nel!' altro mon-  do prima-che in questo non fosseio. loro fatti  gli onori del funerale j la qual condizione deva  per necessità aver portati gli uomini ad osser-  vare seriamente tutte le ceremonie dei funerali.  Con che il legislatore otteneva il- ano intento,  ch'era la sicurezza del suo popolo. Questa no-  zione si sparse tanto e tanto profondamente s'im-  presse nello spirito degli uomini, che queJtoj  che di essenziale vi era in questa sop^tizione  si ^ conservato sino al presente nella maggior  parte delle genti colte . Se ben si ridette, ì) av-  vi una cosa, la quale ben dimostra di quanta  importanza credevano gli antichi che fosse ìa se-  poltura de'morti. Omero, 5ofocle ed Euripide  sono senza dubbio i più gran Poeti tra Greei .  Ora, secondo l' osservazione de'C/itici , nell'Ilia-  de, nell' Ajace, e ne' Fonici I trovasi una viaio*     36   sa crjnlinnazion della favoli, e le vien retta  I' uniti dell'azione colla celebrazione dt' funera-  li ài Patroclo , di Ajace , e di Polinice . Ma non  rifl: -l'ino questi Critici elle gli antichi risguar.  davano l'isequie. come una parte inseparabile  delia tocidì, e della morte di un uomo . Quin-  di qu'.aii gran Maestri, dell'unità e del dovere  non potevano erodere finita l'azione, prima che  non si l'ossero compiuti gli ultimi doveri verso  oVmnrti .   11 legislatore degli Egiziani trovò un altra  vantaggio in questa opinione dtl popolo sulla,  necessità de' funerali pel riposo de' morti , ed  era di dare un castigo a' debitori , che non pa-  gavano, da cui nasceva alla società un consi-  derabile vantaggio. Imperciorrhe invece di sep-  pellir vivi i debitori che non pagavano, come  generalmente si usava tra barbari, gli Egizii ,  popolo colto ed umano, fecero una legge, che  comandava di lasciare insepolti i cadaveri di  questi debitori, Si noi sappiamo dalla storia che  il terrore di questo castigo produsse l'effetto,  che bramavano. Pare elle siasi ingannato il Mar-  sliani nella sess. IV. §. III. del suo Catone Cro-  nico, supponendo che questo divieto di seppel-  lire avesse dato luogo alla opinione de' Greci, i  quali credevano ch'errassero qua e là gli spiriti  degli insepolti mila terra. Laddove la natura  stessa della cosa dimostra chiaramente la legge  essere fondata su questa opinione, ch'ebbe la  sua origine dall'Egitto, e non l'opinione sulla,  legge, essendo questa opinione la cosa sola, chej  alla legge dai- potesse qualche autorità.     DigiiizM Dy Google     Ché Se il Poeta non avesse creduta la cosa  tanto importante, egli non vi si sarebbe coti  lungo tempo fermato, non l'avrebbe di poi ri-  petuta, non l'avrebbe espressa con tanta fot**)  nè avrebbe rappresentato il suo Eroe pensoso «  sommamente attento alla medesima:   Cunstitit Aitcèisa satuj , Gf vestigi» pressi:  Multa putans , (aggiunge) sarttmquc animo miseratiti  iniquam (l) .   Il pass» è commentato da Servio: Iniqua enini  sors est puniri propter alteriut negligentiam ;  nequé enim juìs culpa sua caret sepulcto ■ Qua 1  le ingiustizia-' dice qui Mr. Bayle. Jn una rispo-  sta alle ricerche di un Provinciale toni. IV.  Gap. KXir. Era forse colpa di quelle anime ella  non fossero sotterrati i loro corpi? Ma non sa'  pendo l'origine di questa opinione, non ne ba  saputo l'uso, e perciò egli attribuisce a super-  stizione 1' effetto di una savia politica . Virgilio  colle pai-ole Sortem itllquatn intende, che in que-»  sta civile istituzione , come in molte altre, un  bene generale sovente diventa un male per un  particolare .   Alle rive di Cucilo vedevasi Carolile con la  sua barca. Sono persuasi tutti i dotti, che co-  stui era veramente un Egiziano esistente in car-  ne ed ossa. Gli Egiziani non men degli altri  popoli nelle descrizioni delle cose . dell' altro mon-  do prendevano l'idea delle eose di questo fami.     £0 Mi Lib. VI. TOt.|ii.jia.     jlìari . Nelle fero funebri ccteinonie , che pres-  so loro erano *di maggiore importanza che pres-  so le altre nazioni, come osservammo, usavano  ai trasportare i corpi dall'altra parte del Nilo  per la palude, ossia lago Acberonzio, e niette-  vansi in 'certe, volte sotterranee. Nella loro lin-  gua il barcaiuolo chiamaTaii Caronte. Ora nel-  le descrizioni dell' altro mondo , clic facevano ne'  loro miiterii, era cosa molto naturale prender  l'idea da ciò , che faceva*! nelle ceremonie fu-  nerali . Sarebbe facile il provare, quando biso-  gnane , clie gli Egiziani cambiarono in favole  queste cose reali , e non già i Gxeci , come ta-  luni hanno pensato .   Passato ch'ebbe il fiume, Enea si trova nel-  la regione de' morti : il primo incontro spaven-  toso se e il Cerbero :   .... Hit ingens latrata regna tri tauri  Personal, adversa ricuBans immani s in entro (t).   Questo veramente è \\ fantasma dei misteri! ,  che sotto il detto del sovrastato Catane appari-  va sotto la figura di un catte kWì* ; e nella fa-  vola di Ercole sceso all'Inferno, che altro non  significa, se non la tua iniziazione a' ni i steri i ,  si dice ch'egli andò all'Inferno per di là con-  durne Cerbero. La region dell'Inferno era divi-  sa in tre parti secondo Virgilio: il Purgatorio,  l'Inferno, e i Campi Eliti i . Dcifobo , ch'era  nel Purgatorio dice ;   Ditcedam, txpltèo numeram ttddaraue ìimbris (l) .     (i) Eneid lib. VI. veri. 417. 4l 8. (1) L e. T«t. j«-     Di Teseo ch'i nel fecondo si dice:   itdit alirrji<mqiit stdtbit   Infcl.x TitJtUt (l).   Nei misteri! queste regioni erano precisamente  divise nella stessa maniera. Platone nel Fedone  parla delle anime, che sono sepolte nel fango e  nelle sozzure, e che devono stare nel fan-o e  nelle tenebre fino a che si purificano per un  lungo corso di anni , come qui insegna Virgilio .  E Celso, come nel libro Vili, riferisce Orio-  ne, dice che ne' misterii inseguavasi la eternità  delle pene.   Ciò , che qui merita osservazione e che mol-  to serve al disegno presente si È che le virtù e  i vizj annoverati dal Poeta, e che popolano que-  ste tre regioni sona precisamente quelli , ch«  hanno più relazione alla società. Quindi bene  scorgesi che Virgilio aveva le stesse mire, eh' eh-  bero ne' mìsterii gli institntorì .   Il Purgatorio, eh' è la prima, divisione è po-  polato da quelli , che hanno uccisi se «essi ,  dagli stravaganti innamorati, da' viziosi guerrie-  ri, in una parola da quelli, che lasciato libero  il corso alle loro violenti passioni erano piutto-  sto infelici, che sfortunati. E notisi che tra  questi trovasi un iniziato .   . Ctrtrìqut sacrum Volybettn (i) .   Insegnavasi pubblicamente ne' misteri; , che sen-  za la virtù, l'iniziazione a nulla serviva; lad-     (t) EmiA lib. vL tot. t,j. <„ 1. e.     dove gli iniziati , che attaccatami alla pratica  delle virtù avevano nell 1 altra vita molti vantag-  gi sopra gli altri. Di tutti i disordini, che li  puniscono nel Purgatorio, niuno più pernicioso  alla società dell'omicidio di se medesimo . Quin-  di la condizione infelice di tutti questi omicidi  si nota più distesamente di tutte le altre :   Prima dande trneni matti (net, qui liii Ittbum  liticarti peperere menu, iucemqia pittisi  Projicirt animai . Quam vtllenc ctètre in alta  Nunc & paupiriem, & dumi per/erre- labore: (l) .   Prosegue esattamente il Poeta cib , che insegna-  tasi ne' mister» , dove -non solo proibì vasi il dar  la morte a «e stesso, ma spiegatasi ancora la  cagione di questa colpa . I discorsi , che ci ven-  gono fatti continuamente nelle ceremonie , e uè 1  tuisterii, dtCe Platone nel Fedone, che Iddio ci  ha messi in questa vita, come in un posto,  che senza di fui permissione non dobbiamo giam-  mai abbandonare, possono essere troppo difficili  per noi a sorpassare la nostra capacità.   Tutto va bene sin qui. Ma che diremo dei  fanciulli e degli uomini condannati ingiustamen-  te , che il Poeta mette nel Purgatorio T Non è  così facile Io spiegare, perchè colà sieno queste  due sorta dì persone, e lì commentatori taciotio  al solito su questo soggetto. Se consideriamo il  caso de' fanciulli vedremo impossibile renderne  la ragione, se non con questo sistema;     (S) Eneid. Lib. VX Tcn, 414. e «gg-     Digiiizcd by Google     il   Contìnua anditi vocei , vagilài & ingerii  Infamumque anime fieniej in limine primo ;  Quqi dulcit vile exorlis , & ali ubere rapini  Abstulh atra dies , & funere menit acerba (l).   Queste par che {onero le grida e le lamentazio-  ni che Procolo nel Litro X. della Repubblica di  Fiatone, dice che sentivansi ne' misteri! . Biso-  gna solamente indagare l'origine di una si straor-  dinaria opinione. Io credo, che questa sia un*  altra institniione elei legislatore destinata alla  conservazione de' fanciulli , come 1' insti turioni  de' funerali era destinata alla conservazione de*  padri- Niuna cosa poteva più impegnare i pa.  dii nella cura della vita de* loro figliuoli , <ju au-  to questa terribile dottrina. Né si dica , che  l'amore de'padrì è per se stesso bastevolmente  possente, e non ha bisogno di nuovi motivi,  che loro suggeriscano di conservare ì loro fi-  gliuoli. Si sa che l'uso orribile e contro natu-  ra di esporre ì figliuoli era tra gli antichi uni-  versalmente stabilito, ed aveva questo del tatto  svelti dal cuore i sentimenti di natura, e quel-  li ancora della morale. Bisognava a questo di-  sordine opporre un forte riparo ed io nino per-  suaso che i magistrati abbiano usato questo ar-  tificio di far credere nel Purgatorio i fanciulli  jnortì in tenera età per islabilire l' instiluto e  ravvivare ì naturali sentimenti, ch'erano quasi  «tìnti . In fatti niuna cosa era più degna della     (ij Eneìi Lib. VL Ven, ^t, e Kg*.     vigilanza de' t»agistr*ti ; poiché, cerne saggia-   jneuta dice Pericle della gioventù " distruggere  „ i fanciulli è lo stesso che togliere dall'anno  ,, la primavera . Qui pure scandalezzas'i Mr.  Bayle nel luogo addotto di sopra • " La prima  „ cosa, die* egli, die incontratasi nell'ingresso  „ dell'Inferno era il luogo de'fancinlli elle con-  ,, tinuaniente piangevano, e poi quello delle  ,, persone ingiustamente condannate a morte .   Clic liawi di più. irragionevole e scandaloso ,  s , quanto la pena di queste picciole creature ,  che non avevano commesso ancora peccato al-  cuno, e la pena di quelli, l'innocenza dei  „ quali era stata oppressa dalla calunnia ? Ab-  biamo spiegato ciò die risguarda i fanciulli ,  esamineremo il. restante dell'obbiezione . Ma non  è da stupirsi che il Bayle non abbia potuto di-  gerire questa dottrina intorno a' fanciulli, im-  perciocché forse il gran Platone medesimo se  n'è scandaleizato . Riferendo *gli nel X. della  Repubblica la visione di Ero di Panfili* intorno  la distribuzione de' castighi e de' prernii dell'air  tra vita, quando arriva a parlare de'Ia condir  zione de' fanciulli j s'esprime in questa maniera  ben degna da osservarsi : " Ma riguardo a quel?  ,, li, cha rouojono in tenera età, Ero diceva  cose che non meritavano d'essere ricordale,,.  Il racconto di quanto tiro vide nel]' altro mon-  do è un compendio di quanto gli Egiziani in-  segnavano in questo proposito, a non dui»'»  punto che la dottrina de' fanciulli nel Purgato-  rio fosse ciò che non meritasse essere ricordato .  Piatone se ne offese, perchè non riflettè sulla     45   •ligio*, sull'uso «ti questa dottrina, come lo  abbiamo «piegato .   Bisogna cercare un'altra soluzioni; per quelli  clic ingiustamente erano condannati, a questa k  la Maggior difficolta dall'Eneide.-   lini juxia falso damnati crimine morti i .  JW viro bit line soni d*t* , irne judiee icdts :  Quciitor Mimi uraam tnmet : Me sihntum  'Concilittmque -uoeat , vitaique & elimina discìt (l) .   Sembra queata essa una gran confusione ed una  grande ingiustizia. Quelli che sono ingiustamen-  te condannati non solo trovatisi in un luogo di  pene , ma dopo essere tutti rappreientati «otto  la medesima idea sono poscia distinti in due  classi, 1' una da' colpevoli e l'altra d'innocen-  ti. Per inviluppare questa difficoltà bisogna ri-  cordarsi la vecchia storia • riportata da Platone  nel Gorgia. " Al tempo di Saturno aravi una  „ legge intorno agli nomini , e sempre osserva-  „ ta dagli Dei, che quando un uomo fosse vis-  „ fiuto secondo le regole della giustizia e della  ,, pietà, era dopo morte trasportato nei!' isola  de' Beati, dove godeva di tutte le felicità  ,, senza una di que' mali , che tormentano gli  „ uomini : ma quegli eh' era ingiusto ed empio  era gettato in un lago di pene, prigione dcl-  ' ,, la divina giustizia chiamato il Tartaro. Ora  „ al tempo di Saturno e sul principio • del rc-  „ gno di Giove , i giudici , cui era commesso     (»J Eneid. Lib. VI. veri. 43I. < ttgg.     ,, 1' eseguir questa légge , erano semplice mente  „ uomini , che giudicavano i vivi e stabilìvan»  „ a ciascuno il luogo e il giorno , in cui do-  ,, ve vano morire. Quindi nascevano molti giu-  tt dìcii ingrusti e mal fondati: perciò Plutone,  „ e quei ch'erano alla custodia delle Isole Bea-   te andarono a trovar Giove, e gli lappresen-  „ taro no che gli uomini discendevano ali' Inlev-  „ no mal giudicati, non meno quando veniva-  „ no assolti , che condannali . Allora il padre  M degli Dei rispose : io liuiedierò a questo dì-   sordine. I falsi giurflciì nascono in parte dal  ,, corpo, onde sono involti i giudicati, perchè   ti giudicano ancor viventi. Malti di essi sot-   to una bella apparenza nascondono un cuora  „ corrotto, la lor nascita, le lor ricchezze in-  „ gannano , e quando vengono per essere giudi-   cali , trovano facilmente i falsi testimoni!   della loro vita e de' loro costumi . Questo è   ciò, che rovescia la giustizia, ed accieca i  „ giudici. Un' altra cagione di questo disordine   si è che i giudici medesimi sono imbarazzati  ,, da questa massa corporea. L' intelletto na-  „ scondesi sotto il manto degli occhi e della  I, orecchie , e sotto l'iutpenetrabil velo della   carne: ostacoli tutti , che impediscono ai giu-   dici di giudicar rettamente. In primo luogo  ,, adunque io farò , che i giudici non sappiano  H preventivamente il giorno della morte, e or-   dinerò a Prometeo di loro togliere questa pre-  „ scienza. In secondo luogo poi farò sì, che  t , quelli, i quali verranno ad essere giudicati,  „ flieno spogliali di tutto ciò che li cuopre , e     □ igitized by Google     t , in avvenire saranno giudicati Bell' altro moa-  do. fcl cnuie saranno eiii totalmente spogliati  „ è ben conveniente che tali sieno i loto gin»  „ dici , perchè all' arrivo di ogni novello abi-  „ tante, che viene libero di tutto ciò die cir-  „ condollo sulla terra , e lascia addietro tutti 1  „ suoi ornamenti, possa l'anima vedere ed ei«  sere cosi in istato di pronunciare nn giusto  „ giudicio . Quindi comecché io non aveva pre-r  t , veduto tutte queste cose, prima ohe voi ve  ne accorgeste , ho pensato di metter per gìu-  ,, dici i miei proprii figliuoli . Due di questi  „ Minoase e Radamanto sono Asiatici , Europeo  „ è il terzo Baco . Quando morranno avranno i  „ loro tribunali nell'Inferno, appunto nel mei-  „ zo del aito, che si divide in due strade,  ,, 1' una delle quali conduce all' Isole Beate ,  „ l'altra al Tartaro. Radamento giudichi gli  ,, Asiatici. ttaco gli Europei, ma a Minosse io  „ db una suprema autorità ; egli sarà giudice  di appellazione, quando gli -altri saranno dui»-  Luisi in qualche caso oscuro e difficile, affin-  „ ehè con tutta equità possa a ciascuno assegnar-  „ 9i il luogo dovuto „ . La materia comincia  cos'i a dilucidarsi. Egli e chiaro, che parlando  il Poeta dei falsamente condannati, allude *  quest' antica favola . Quindi per le parole falsa  damnati crimine mortis Virgilio non intende ,  come potrebbe immaginarsi , innocente! addirli  ob infetta* calumnias , ma homines indigne &  ■perperam adjudicali , assolti o condannati che  fieno . imperciocché pronunciando i giudici più  sovente sentenza di condanna, ebe dì assoluzio-     ne mentii per figura la maggior parte pri tut-  to . Forse Virgilio aveva scritto: Hos juxta fal-  so damnati tempore mortis ; onde segue :   tftc viro. h<e line sarte data, sìne /«die* stdes (i),  Vitaiqye & crimine discit (i).'   Accordandosi con questa spiegazione { la qual  suppone una mal data sentenza sia di assoluzio-  ne o di condanna ) la conferma nel tempo stesi  so, e tutto ciò è ben legato con una serie con-  tinuata. Resta una sola difficoltà, e,' per dire  il vero , ella nasce piuttosto ila una negligenza  di Virgilio, die di chi lo legge. Troviamo que-  ste persone mal giudicate messe di g.à con altri  colpevoli in un luogo destinato per essi , vale a  dire nel Purgatorio. Ma per inavvertenza del  Poeta sono mal collocati ; poiché vedesi dalla fa-  vola , che dovrebbero essere messi sul confine  delle tre divisioni , dove la grande strada si par-  te in duo l'una che conduce al Tartaro e l'al-  tra agli Elisir, che Virgilio descrive cosi:   Bit focus est , parti; ubi se via findir in améas ,  Desterà qua D 'ilis magni sub mania tendi! :  lìec iter Elysium nobis : et ini* mahrum  Exercet panar, & ad ìmpia Tartara mietil (j) .   Ricercando il principio e l'origine della favola  io penso così. C insegna Diodoro di Sicilia , che  usavano gli Egizii di stabilire alcuni giudici al-  la sepoltura di tutti i particolari , per esanima-     to Eneid. Lib-VI. ras. 4 ;i. (.) j. c . T er<-4!i-  (j) t c. i4 a. t «g E .     Digitned ti/ Googl     re la loro vita e condotta , -onde sì assolvessero  o co ad annaserò secóndo le favorevoli o toni ra-  ri u testimoniarne ctie. avessero. Questi giudici  erano Sacerdoti , e pretendevano che le loro sen-  tente fossero ratificate nel soggiorno delle om-  bre. La parzialità e i regali forse ottennero col  tempo ingiuste sentenze, e il favore particolare  vinse la giustizia. Di che potendosi scandalezza-  re il popolo, fu creduto a proposito dare ad in-  tendere ch'era riserbata al Tribunale dell'altro  mondo la sentenza, che doveva decidere della  sorte di ciascuno, se io non m'inganno; quin-  di ebbe origine la favola generale . Havvi però  una circostanza , di cui norr si pub rendere pie-  namente ragione , cioè " de' giudici che in que-  ,, sto mondo pronuncian sentenza, predicono il  „ giorno della morte del colpevole, dell* ordine  ,1 dato a Prometeo di abolire la loro giurisdizio-  ,> ne, e privarli di questa prescienza „ . Per la  che intendere, supponiamo ciò eh' è probabile,  che il postume riferito da Diodoro fosse nato  da un altro mo più antico, cioè, che i Sacer-  doti giudicavano i colpevoli in vita per delitti,  di cui il tribunale civile non poteva rilevare la  verità. Se cos'i è , ne nasceri che per la predi-  zione della morte del colpevole a' intenderà la  pena della morte, a cui veniva condannato; e  Prometeo che toglie loro il dono della prescien-  za vorrà dire, che il magistrato civile abolì la  loro giurisdizione. Questo nome di Prometeo  ben conviene al magistrato, il quale forma lo  spirito ed i costumi del popclo colie arti neces-  sarie alla pubblica felicità . Ecco secondo il mio     48   parete, l'orìgine della favola di Platone ; e pa-  re infanti ch'egli intendesse cosi , poiché facen-  dola/accontare da Socrate , gli (a dire : " Ascòl-  „ late un famoso racconto , clic voi forse tratte-  rrete da favola; ma per me la chiamo una  il vera storia „ • , <•■ <■.'■ •   Io spero di avere con questa spiegazione sod-  disfatto , la quale era necessaria per le osserva-  lioni fatte in tal proposito da Mr. Addisson  Voi. II. in un discorso espressamente composto  per ispiogare la discesa di Enea all'Inferno.  " Veggonsi , dice questo celebre autore, i ca-   ratterì di tre sorta di persone situate a'eon-  » «ni: ni saprei dire la cagione, perchè cosi  „ particolarmente collocate in questo aito: se  „ non fosse, perchè non pare ch'alcun di loro  „ dovesse essere collocato tra morti, non aven-  „ do ancora compiuto il corso degli anni asse-  D 8 nat 'S'> sulla terra . I primi sona le anime  ,i de' fanciulli levati dal mondo con una morte  „ immatura : i secondi sono gli uccisi ingiusta-  „ mente con una iniqua sentenza : in teno Ino-  „ go quei, che lassi dì vìvere, sì sono da se  „ medesimi uccisi ma ■ ■ . : ■ ■ •   Trovami poscia due episodii 1' nn sopra Dido-  ne, e l'altro sopra Deifobo, ad imitazione di  Omero, ne' quali non evvi alcuna cosa al mio  proposito , se non fosse l' orribile descrizione di  Deifobo, il cui fantasma rappresentato mutilato  ci dimostra, secondo la filosofia di Platone,, che  i morti non solo conservano tutte le passioni  dell' anima , ma i segni ancora e i difetti del  corpo .     Dipzcd by Google     Passata eh' ebbe Enea la prima divisione, ar»  riva si confini del Tartaro , dove gli viene di-  spiegato tutto ciò che riguarda le colpe e le  pene degli abitanti in questi luoghi terrìbili.  La sua conduttrice lo instruiice di tutto, e per  fargli intendere l'ufficio del Jerofanta» onta in-  terprete dei misteri! , co»l gli dice i   « •' Dm intlytt Ttucrmn t .   Nulli fai. casta tceltratum iati litri .limta i  Std mi , tura luci! Uicati prarfteit Avermi »  Ipsa Dtum panai datai t , perqm omnia duxìt (i) .   Osservisi che Enea vien condotto per le regioni  del Purgatorio, e dei Campi filili! , ma che il  Tartaro gli ri fa vedere da lungi, e ne dice la  cagione la sua condottrice t   Ti.m dimum borritone ,tridtntei eardine iter*   Panduntstr porte . Cernii custodia qualij   V estibulo stdeat? fatiti que Unum* itrvtt? (i)   Negli spettacoli e nelle rappresentazioni de' mi-  sterii non poteva essere difesamente . I colpe-  voli condannati alle pene eterne iono primiera-  mente coloro , che per ischi vare il castigo de' ma-  gistrati avevano peccato aegretamente :   Gnotsius htc Rhadamantui baiti durissima tigna,  Cairigatqui, aud'stqui dolci, tuéigitqui fami,  Qua; quii «pud Superai farlo Ulatui inani.  Distaili in itram commina piacula mortem (j).   Ci) Endd. lib. VI. re» jfc. c"il^ {,) 1. £ . T(n . K .   (3; L e. ma. j«. tt.   d     Appunto per quelle colpe e«e»«o i legiilatori   d'inculcare il dogma delle pene dell'altra vita;  In scendo luogo fili Atei , che prendevano a  icheruo la Religione e gli Dei :   Bit 8W **ti9**f urr*Titdnià fui" (i).  Il die era conforme alle leggi di Caronda, che  al riferir di St-bro strili. XLU. dice; Il disprez-  zo degli Dei ita una, delle colpe pili grandi.  Il Pu- ta pailicolarnirnlv insiste, su quella specie  d'empirti, perei gli uomini pretendevo.» gli  onori dovuti agli Dei t  V 'idi & erudita dansim Salmaaia panar ,  fìum Ji«mma,-Jbvii, & -tmitut imitttur Oìymfi (l) .   Sema dubbiò egli voleva censurare l'Apoteosi,  che già incorni oci ava ad introdurli in Roma ;  ed io credo che nella Ode III. del Libro!., del-  la quale il «oggetto «.Virgilio, abbia voluto  Orario rimproverare questa MB* a' mai ..citta-  dini: . - *• ■'   ' Calum ipsxm pitimus stùtiitìa Wtfw  Tir nostrum paiimur stilili   Iraconda Jbvtm ponete fulmina (j) -   In quarto luogo" i traditori, e -gli adulteri, che  duo perturbatori dell* salute pubblica e pri-  vata i   Quiqut ab kMteriltm erti, quiqut arma secati  Impia ; nec viriti àomm-runi fallire Uixsr. s ,     M tntid. lìb vi- mi. s ao. u) L c wn. jij. j«-   (riHorit.ivivttnl.ee. '     Digitizcd by Google     lucimi panarti euptclant (i) .,.,„   ■ Vendidit hic aura patri ani , daminumquC pitentem  ■ ImpOfuit, fixit legai prstio a'tque rtfixir,   Hic thtlamum invaili.,., velitojqw hymenxos.(& .  È degna di osserva/ione non dirsi solamente gli  adulteri, ma ancora gli uccisi per cagion di.  adulterio; per far intondere che dinanzi, al tri-  bunale della giustìzia divina -non bastano a punir  questa colpa i castighi umani anidra i jiiù -severi .   La ijMott*-ed uitira»-«p»cie tn-cqlpewiiii sano  •Vi intrusi ne' misteri! , e i violatori di e ni ,  rappresentati tutti e due sotto il carattere di  Teseo : , . , , . ...   1 ... . . s Sedet <eftrnUmqùl sed&iir ■ \ ' "  Infelix Thtsexi, PblttyajqHe rniterrimus orma   ' Mmonet & magna itstsiur voce per umbra: ;  Discile jitiiiiiam moniti, & non lemiere D/oe'j (;)..   Secondo la favola Teseo e Piritoo disegnarono  di rapire Proserpina dall' Inferno , ma colti sul  latto, Piritoo fu gettato a Cerbero , « T«eo  incatenato, finche da Ercole fu liberato. Con  che ci s» diedi; ad intendere , che clandestina-  mente si , erano, instrutli dei misteri i , e puniti .  A questo proposito mi sovviene una Storia rac-  contata da Livio nel Libro X.X.XI, Gli Atenie-  si impegnarono in una guerra, contra Filippo  per un motivo dì poca importanza , in tempo ,  in ,cui altro non restava loro dell' antico splen-  dore, che la. fierezza . .JSV giorni dell' iuiziazio.   (0 tfc'd. Lib. VI.' tu. <sij. ftfe M L o. ttiMM. *«• *»!•  (j» I. e. * 7 . e »fg.   d i     „ da, glor.ni MT-i*«W. > »»» «>•   L ,„.«:,., . ™» .•p<«™ k Si ?™"*   culto segreta , entrarono con 1. ™rb. nel leu,-  2 di ferm. « —ita»— »«»"•>"•   «■uri .1 Presidente de' miste,,,, e benché tale  chiaro che innocentemente , e per fello era»,  entrati nel tempio, furono '•"> m °""' ™" =  rei di un enorme delitto .   Forse per Fregi» intendono i popoli deil. Beo-.  a ì, dì cui riferisce Paosania, 1 queir perrron  tntt'i dal fulmine, dal terremoto e dalla peate.  Quindi generalmente Fregia »o» dire •£ e.pr.  3 i „crMe S M. L'officio dato qui • Te.» i.  ..orlare alla pietà, a nino megli», «M  onmeni.a nello spettacolo, de' mr.ter,,, rapp.e-  ienl.ndo egli on. persona, che fjli««« P™'«  tìii. Co.1 l'idea noitr. intorno la drsces» d.  Enea all'Inferno toglie un» difficolti non m»,  .piegai» da' Critici. Non et» .(* no officio »~  «1, e r.r«r di propello gridar conimnamen .  air orecchio de' coodaun.ti , che Imparasse™ la  pietà e la ri.ercnra »er,o gli Dei! Qoantonqu.  Lesta sentenza insegni una importanti,....» re.  A.', era peri inolile predicarla a peranno , eh.  più n»n potevano sperare il perdono. Scarrone,  che ha impiegato il suo poco «lento per me*-  fere in ridicolo il pii util'Po. ma , che ma, st»  .fato composto, non ha mancato di far. guest»  flessa obbietione :   . - Li itnlmxn i eviene e btlla ,   Ma all' Infima non Val *iU • '     Digitizcd b/ Google     Infitti , secondo T idea comune della discesa di  -Enea all'Inferno, Virgilio fa rappresentare a  Teseo un personaggio fuori di proposito. Ma  questo continuo avvertimento diviene il più ra-  gionevole ed il più utile, quando suppongasi  (come è di fatto) die Virgilio faccia nna rap-  presentazione di cià die facevasi e dicevasi nel  Celebrare gli spettacoli de' ìnisterii , poiché in  questo caso serviva d' avvertimento ad una mol-  titudine di spettatori viventi Aristide negli Bica-  imi dice, che non mai cantavanii parole più  proprie a spaventare , qnanto in questi misterii^  perchè le voci e gli spettacoli ■ insieme uniti,  dovevano fare una più profonda impressione sul-  lo spirito degli iniziati". Ma da un passo ili Pin-  daro io conchiudo, elle ne' spettacoli dei miste*  rii (donde gli uomini han prese tutte le idee  delle regioni Infernali ) nsavasì , che ogni col-  pevole rappresentato nel ano attuale castigo fa-'  cesse agli assistenti una esortazione contro la  colpa da lui commessa; " Volgendosi , son pa-  „ role di Pindaro, a. Pyth., volgendosi conti-  n nuamente sulla sua rapida-ruota , grida a' mor-  ii 'ali ) che sempre situo disposti s confessare   la loro gratitudine verso a' benefattori per le  », grazie da loro ricevute „ . La parola mortali  fa chiaramente «edere, che questo discorso fa*  «evali agli uomini di questo mondo.   II Poeta cosi finisce il catalogo de' dannati :   Ami amati immane ntfns ausoqne patiti (l) ..     «) Sncid. ta.VI. ver», fi*.   d 3     Erìit"""" "~~ a,s,i C,, :,!',"'" i   •t™/a e dell' appro^aiione degli Un. ma era un  traodo, che sono estn.lmmt, "SS"". »"»» °*   Punto il Tartaro ■ g™to • «o» 1 "" "S" l '"  tìl, Enea si purifica: - ... ,   0,, r J«« "*'». IW '««"'   Entra dopo nel soggiorno de' Beati:   Dtvvttrt Ivor «W» ^ fl "" r '''' T " Vff4  Fun'uw°r«'" nìmotvw, irdtiqac itti al :  Lvgì°* bic campo, etitr, O '«•»'»' "  T U ,purta: lOÌemqM luam , s«n Wrr-r nonno" (a) .   Cosi precisamente Temistlo, Orolion. jnPniranj  ocsc.iv. P Iniriato nel momento the i. apre »  ecena r " Essendosi purificato , scuopresi ali mi-  „ ilato una legione tutta illuminala e rtsplen-  „ dente di una ohiareaaa divina. Son dissipate  „ in un tempo le nuvole e le false tenebre , e  „ l'anima trovasi, per cosi dire, dalla piUter-  „ libile oscuriti nel piii chiaro e sereno g.or-  „ no „ . Questo passaggio dal Tartaro agli Elia*  fa dire ad Aristide negli Eleusini , die da one-  ste ceremonie nasce nel tempo stesso ed onoro  e piacer. , che sorprende . Qui Virgilio abban-   l.jlasld. Lib.V».,.n. «i>. ijsì «>' ""■ '1*' « '' IS '     Digiiizcd by Google     55   donando Omero, eseguendo la dilettevole de-  ■crÌzioDe« die nella rappresentazione rie' niisterìi  faceva»! ne'Cauìpi Elisii , schivi» un gran 'difet-  to, nel -quale era caduto il' ano mae>tro , che  Ila fatta una pittura sì poco gradevole de' to-  schi fortunati, che non faceva alcuna voglia di  vivere in quel luogo : onde ha rovinato il dise-  gno de' legislatori , che mlrvano i popoli per-  suaiì dell' tsistcniS di quel felice soggiorno.  Egli introduce il suo Eroe e favorito, e gli fa  aire ad Ulisse, eh' ei vorrebbe essere piuttosto  un semplice artigiano sulla terra, di quello che  comandare nella regione de' morti ; e tutti i suoi  Eroi sono egualmente rappresentati in uno stata  infelice. Oltre di che per togliere agli uomini  tutti gli stimoli delle grandi e belle azioni , rap-  presenta la Tama e la gloria, come cose imperi,  tinenti e ridicole r quando erano i più ponenti  motivi della virtù nel mondo Pagano, e di cui  non mai bisogna privare gli nomini interamen-  te i laddove Virgilio, che nel tuo Poema non '  avea altro 'fine, che procurare il bene della -so-  cietà, rappresenta l'amore della fama e della  gloria, come tini possente paciose ancora Dell'  altro mondo . La semplice promessa fatta dalla  Sibilla a Palinuro di eternare il suo nome , con-  sola la di lui ombra, hanclrt ti tm>HM»!W (?'  infelici: » .   Mtirnumqm lecui Pali nari nomtn èaèiéit .  ììis diciis cura tuoi», puhnsque'parump»r ■  Corde dolor iriiti : gauJtt cognomini urrà (l) .     0) Enrid. llfc. VI, va*. H» !*»• ì*)-   d 4     Queste dispiacevc-li descrizioni dell'altro auindo,  e le porie licenziose degli Dei, It une e le al-  tre tanto dannose alla società, persuasero Plato-  ne a bandire dalla Repubblica Omero.   Io queste beate regioni il Poeta, assegna, il  primo luogo a' legislatori e a quei , che trassero  gH uomini dallo stato di semplice natura , « gli  ridussero a vivere io società:   Magnanimi Hercu, natii mtliorièus annìs (i).   Capo di questi è Orfeo, il più celebre legisla-  tori- di Europa, ma più conosciuto in qualità  di Poeta . Imperciocché essendo scritte in versi  le prime leggi, onde fossero più facili a rite-  nersi a memorie, la favola ci ha .supposto Or-  .feo colla forza della sua armonìa raddolcite i  costumi selvaggi di Tracia: ;   Tbrticius lunga cum utìtr Sacndos   Oil'/^uirur nxmtrii septem discrimina veeitm (i) .   ■ Egli fu il primo, che dall'Egitto portò i mi-  steri in quella parte d' Europa. Il secondo luo-  ^o è assegnato a' buoni ■cittadini e a quei, che  •i sono sacrificati per la patria:   Hit nfanus ub patriam pugnando vulnera passi (3).   .Trovami in terzo luogo i sacerdoti pieni di vir-  tù e dì pietà;  Quiqut Sucrrdmis casti, dum vita mantbat ;  Quiaut pìi vaifs , O" fiaia digna lucuti (4>-     (1) Eneid. Lib. VL ras. (i) 1 e. veri. f*s- «4<-   (j) L c. ra. Kb. (4, J. C vers. c fri. (tu     *?   Essendo necessario il bene della società, ohe   coloro i quali presiedevano alla Religione vivi-s-  iero santamente , e non insegnassero' degli Dei ,  le non cose convenienti alta loro natura. L'ul-  timo luogo è assegnato agli inventori delle arti  liberali e. meccaniche:   Inventai aut qui viram excoluere per ariti f  Quiqut mi mimarti alio! fecere merendo (l).   In tntto questo Virgilio ha esattamente spiegata  quanto iniegnavasi nella celebrazione de' miste*  rìi, ne' quali continuamente i oca! cavasi , clic la  VÌrtil sola pub rendere gli uomini felici : le ce-  remonie , le lustrazioni, i sacrifìci] niente vale*  yano senza della virtù . Passa trinami Enea uà  gran numero di persone dalle due parti di  Stige :   Malrei atque viri defun&aque carperà vita  Magnsnimum herount, patri inuptieqai parila' (l).  Sane circum innumere gemei papali qa; valabant (j ) .   Aristide c'insegna, che negli spettacoli de' mi-  aterii apparivano agli iniziati truppe in numera,  bili d'uomini e di donne.   Per convincere interamente . il lettore della  verità drlla nostra interpretazione , Virgilio nota  una particolarità , malgrado questa conformità  perfetta tra Io spettacolo da lui rappresentato e  qurllo dV mistcrii . Questo è il famoso segreto  àv misteriì , il quale era il domata della unità     (i) E«id. LiU VI. vtrt. Étfj. («4. tu L e. ver*. jo*.  (jtJ.cvert.7c5.     (**>     fli Dio , particolarità , clie se avesse tralasciala  Virgili» bisognerebbe confessare, che quantum  quo avesse per fine di rappresentare V iniziazio-  ne a' misterri , non 1' avesse rappresentata perfet-  tamente- Ma egli era troppo eccellente pittore  per non lasciare qualche equivoco nel suo qua-  dro. Quindi copchiucie l'iniziazione del -suo Eroe  con fida'n Jogli , come solevasi , i secreti e il dogma  dell'unità. Senza di questo l'iniziato non era  arrivato ancora al grado più alto di perfezione,  -e non potevasi chiamarlo già Tf.iìhoths nel si-  gnificato tutto esteso di questa parola. Quindi  -il Poeta- introduce Museo', ch'era stato Jerofan-  t» in Atene, e che qui conduce Enea verso il  luogo, -dove apparitagli l'ombra di sno Padre,  * gii insegna' la' secreta dottrina sublime della .  perfelione con queste .sublimi espressioni:   Principiti cmlmn ac tèrra! eamposque liquentts ,   ' Lucintemque glohiim Lunr Titnnìaqtte astra' '" '   ■ Spirilui rteMrr ai'tt ; TÒtumqitr infitta p'rV àrtui '   Mtnt agitai materni & magno s: forfore miictti  Txtle bominum ptcudùmqite gtitur vititqut velatlnn ,  Et qu/e marmoreo feri mostra sub aquari pontus CO -   Segue Anchise «piegando )a natura e l'uso del  Purgatorio, il elle non era» fatto -nel passare  di Knea per quella regione. Viene poi alla dot-  Irina della Metempsicosi o trasmigrazione: do^  trina che insegnavasi ne'niistem per gimlificare  gli. attributi morali della divinità. Quest' OSS* 1 -     Uf Eatid. Ub.VI. vtts.,714. e tegg.     _' I J N:l'"J il': L.l     .... »9  (o sv^gwwce al Poeta l'episodio il più belio ci)*  immaginarsi potesse, facendogli passare 'dìnan-  ■■ , come in rassegna la sua posterità , e' cosi fi-  Bisce lo spettacolo \-' ■:""■■'('   I» questo viaggio che fa' l'Eroe per le tré  regioni de' morti, abbiamo dimostrato di uianò '  in mano con l'-atrtorift- di' qnalelfd 'autore' la  conformità de' suoi avvenimenti a quelli' degli  iniziati. Ora tinnendo in.urr putito' solò di vi-  sta le cose' qua * là disperse, diverrà cosi lu-  minosa U nostra spiegazione , elle non potrà pifi  dubitarsene; perciò rapporterò un passo consere  vatoci dallo Stobeo nel sermone CXIX. , il qua-  le contiene una descrizione degli spettacoli de'  misterii, che 'Si accorda affano cogli avvenimen-  ti di Enca> L'anima prova' nella morte' le pas-  sioni medesime, «he sente nell' iniziazione a' ini-  iterii; ed osservisi che le parole corrispondono  alle cose ; Poiché rrttu;^ significa morire , e  essere iniziato.- Nella prima scena altro  non vi è, «he errori, incertezze, viaggi fatico-  si e penosi, e spettacoli fra le tenebre folte  nella notte. Arrivati a' confini della morte, e  della iniziazione tutto appariva sotto un terribi-  le aspetto ; " tutto * Órrortf , ' timore , ' tremore 'e  spavento . Ma ' passati' questi' spaventi sopravvie-  ne una luce miracolosa e divina: vaglie piana-  re e prati smaltati di fiori sì presentano loro da  ogni parte: inni e cori di musica dilettano le  orecchie loro: sentono le stìblimi dottrine della  sacra scienza, ed hanno visioni sante e veneran-  de .. Cosi, veri ,. perfetti , iniziati, dimeni*"»  ione- più ristretti; ma coronati e trionfanti pai-     «o   reggia? per le regioni de'Beati, MmttHli con  uomini canti e virtuosi , ed a loro talento ede-   Finito il viaggio torna Enea con la condotw  trice rielle regioni superne per la porta d' avo-  rio . C* insegna esserci due porte , I 1 una di cor-  no , per cui escono le vere visioni , V altra di  avorio , per cui escono le false :  Sunigimine tornili pan* : quorum altèri fenar ite. (i)  E termina t   Froiequiiur ditti s (i) . ■■.'.« ■ •   A questo passo freddamente osserva Servio , stm-  plice grammatico, voler significare il Poeta, che  il tutto da lui detto «falso, e nenia fondamen-  to: Vu.lt autem intelligi, falsa <«c omnia qua  dixìt. Questa pure è la spiegaiione di tatti i  Critici. Il P. U Rue, che per altro è uno de'  valenti, dice quasi lo stesso; C.um igiturFirgi-  lius&nearn eburnea porta emiitit , indicai pro-  feSoj quidquid a se de ilio inferorum adita.  diSum est, in fabulis esse numerandum . Per,  significare la quale opinione si dice, che Vir-  gilio era Epicureo , e che nelle sue Georgiche  tratta da favola tutto ciò , che dicesi Jdl' Inferno !   Felix, qui potui, rerum eognueert c«u !!as , \   Atqut moi UI Bm „ fI & InnorìSift ■ fatum   Sabfidi ptdièut, urephumqu! Mehcrenth nari (;).     (0 E« c id. tib. Vi. veri. B,j. {1) I. e. veri. tft.   ti) Graie. lib.II. virilo, 491,49»,     Se li* vuol dar fede a coloro , avrà dunque il  divino Virgilio terminata la più Leila delle sue  opere in una maniera ridicola. Egli ha scritto  Don per dilettare l'orecchio, ed i fanciulli nel-  le lunghe iceie dell'Inferno con racconti simili  alle favole Milrsiaue ; ma per ì ostruire degli no-  cini e de' cittadini , c per insegnar loro r do-  veri della umanità c delta società. Dunque do-  veva essere il fine di questo VI. litro, in pri-  jno luogo d' insegnare la dotlrina di una vita  avvenire , utile in questo mondo ; e ciò ha fat-  to il Poeta, rappresentando con qnal regola to-  no distribuiti i premi! e le pene : io secondo  luogo d'impegnare gli Eroi in imprese degna  di loro. Ma le crediamo a questi Critici, dopo'  d' aver impiegate tutte le forze del sno spirito'  in questo libro per giungere a questo fine , ar-  rivato alla conclusione,' con un sol tratto dì  penna distrugge tutto, come *e avesse detto:  " Ascoltate, miei cittadini , io ho procurato d* in-  „ sinuarvi la virtù, dì allontanarvi dal vizio  „ per rendere felice tutta intera la società, e  „ procurare il bene di ognuno in particolare .  „ li par imprimale nel vnslro spirito queste  ,j verità , che voleva insegnarvi , vi ho proposto  ,, nn grand' esemplare , vi ho descritti gli av-  „ veni menti del famoso vostro antenato , del  „ fondatore del vostro impero; e per maggior  „ vostro onore l'ho rappresentato, come un Eroe  „ perfetto, gli ho fatta eseguire 1* azione più  „ ardita, ma insieme la più divina, vale a di-  „ re lo stabilimento della polizia civile : anzi  t , per rendere il suo carattere piti rispettabile!     6=   „ e date alle sue ..leggi maggior- »m*irt,- gli   „ ho, fatto intraprendere, il viaggio^ di cui . c -  , f dete la relazione .- Ma. per paura,, elle toì ne  „ riportiate qualche vantaggio, ed il mio Emo  „ qualche giuria , vi, avverto * che tutto questo  lunghissima discorso di uria vita, avvenire al-  „ tio non\ è.,, che va* Ridicola e puerile finrio-  »> ? e » < d »' personaggio rappresentato dei dd-  „ sito Eroe è un, sogno vano. In somma tutto  „ c(ò che avete inteso, dovete riputarlo, come  y scherzo, che niente significa, e da cui non  v dovete cavare conseguenza jlcunj., e» Boa  , t ch'il Poeta aveva, voglia dì ridere,, e di hur-  g larsi delle vostrr; superstizioni „ . Cosi, si fa-  rebbe parlare Virgilio, seguitando Ja interpreta-  zione de' critici antichi e- moderni» La writàui  è , che non si potrebbe iciogliere .questa terribi-  le difficoltà senza, questo, nuovo aisteina , . secon-  do il quale aititi non intende . Virgili* per.que-  ?* *-?!!?.* della discesa all' Inferno , the . Ja ini-  ziazione a' misterii . Ciò spiega, l' enigma , PJ 1 as-  solve, il Pj^taj. Jaiperciocclià,.^tslf «M» dise-  gno di descriyer.e,. qu L ^ta. iniiiazioae., ■ come è  credibile, avrà senza, dubbio scoperta con. qual-  che segno, fa, «qa, interuiono. secreta) ma dovu  poteva palesarla, meglio,. c l>e » thiudemle il  suo libro? Kgli f, a j uuque ^iv-pna bellissima  invenzione migliorato ciò, «li*» Omero, racconta  delle due.porte, quella di corno destinata alle  ■visioni vere, e. quella di avorio , alie.fali. . Per  la puma dimostra Virgilio la realità di una vi-  ta avvenire; ma in questo ciò ch'egli vide non  era all' lni eino , ( „, a , nel tempio di Cerere. O.,—     65   sta rappresent.izionc chiamasi MÙàoe, o la favo-  la per eccellenza. Questo è secondo il staso ve-  lo ^ queste parole : ■- ,   : Mitra canihali pnftBa nitet Eltphnnta ;  Sud Uba ad calum mìttum insomma mamffi.   ÌA* quantunque non avessero niente di reale i  sogni , che uscivano per questa porti ,■ So- non  dubito , di' ella ir» /atti, non vi- latte-. Questa  era la. »tasni&cai porta del tempio , onde usciva-  no gl'iniziati, quando era compita la ceremo-  uia. Questo tempio era di una numeri-- gran-*  dezia,. come lo descrive Apulejo lilr. II. Senws  duxit me protinus ad forcs adìs amplissima.  È» curiosa . la descrizione , che ne fa Vìrruvio da  antiquitate nella prefazione del lì tir. VII. Eleu-  since- Cereris , (a Praserpina celiata immani ma-  gnitudine.,. Dorico ordine, sine exterioribus co-  tumnii. ad laxamentum usui sacrificiorum per-  r.exit. Eum autem postea , cum Bememus Pha-  lera-u? Athenis rerum potiretyr , • Philon. mite  templum. in. fronte columms constilutis Prosty-  lum fecit- auéìo vestibolo, laxnmentum initian-  libus r . operisque Aummain adjecil autloritatem •  Eravi dunque- uno spazio assai lungo capace di  tutti questi ipettacoU* e, dì tutte le rappiesen-  tazioni. K. poiché ne. abbiamo tanto parlato, a  riferitene alcune varie particolarità c/na e là: di-  sperse, non sarà cosa imitile, prima di finire ,  darne in poche parole: una idea generale.     M Intii^Ub. Vt. Ì9S, Ijrd.     To credo adunque , che la celebrazioni' Jé' tnl-  sttrii consi.ieise principalmente io una specie  di rappresentazione drammatica della stona dì  Cerere , la quale dava occasione di esporre agli  occhi de*apettarori queste tre cose, che sopra  tulio inspgnavansi ne' murarli . I." , l'origine o  P istituzione drlla società : IT. la dottrina do*  pniiiii e delle pene di un'altra vita': ' fi f.' Ir  falsiti del Politeismo, e la dottrina della unità'  di Dio. Apollodoro nel Libr. I. Cap V. della  sua Biblioteca c'insegna, che come Cerere ave-  ra stabilite leggi nella Sicilia e nell'etica , e ,  ,eCondo la tradizione , aveva incivHili gli abt-'  tanti di que'due paesi, e raddolciti i loro co-  stumi selvaggi , ciò diede luogo alla rappresen-  tazione del primo degli artìcoli' sopradetti . Bio»  doro di Sicilia dice, che nel tempo della festa  di Cerere, che durava dieci giorni in Sicilia,  rappresentavano 1' antica maniera di vìvere , pri-  ma die gli uomini avessero imparato a lemìua-  re, e a servirsi delle biade. 11 secondo articolo  nasceva dalla cara , ebe Cerere si prese di an-  dare all' Inferno a cercare sua figliuola Proser-  pina, e finalmente il tino ' dal rapimento della  fgliuola .   Queste sono le osservazioni , che io ha fatte  iti questo famoso viaggio di Enea, e (se non  m' inganno) questa mia idea non solo illustra e  toglie molte difficoltà in ogni altro sistema in-  tollerabili; ma sparge copiosa grazia sopra tutto  il Poema. Imperciocché questo famoso Episodio  Conviene perfettamente bene al «oggetto genera-  la dell' Banda, eh' è lo stabilimento di onesta-  to»     Digitizod by Google     «8   lo, e di nna Religione , poiché, secondo ti co-  t'Aiv.ic degli antichi, chiunque intraprendeva un  cosi difficile disegno era obbligato nidisptnsabit-  uiente di preparatisi colla iniziazione ai mifte-  rii . Multa eximia t dice M. Tullio, divinaque  videntur Athence tua peperisse , atque in vitaru  Jiominum attutisse t tum nihilmelius illit myste-  fili, quibus ex. agresti immanique vita exculti,  ad humanitqteni istituti. & mingali sumus ;  jnitiaque, ut appeilanlur , & vera principia vi-  fa> cognop'uns . Neque salum cum Imtitia vi-  vendi rationem occepimus , at alani cum sp$  mfiiiori moriendi (i).     £] M- X. Ci.tq. dci«gi. Ubi. II. Clf.KlV-.     APPENDICE -=»   JftllM qu*lt si <t> U tptigt%ìw di Dkrìl ttìiSfznwi  — •■ ■ appwni***ti d'Miittrii Sfattoti.   I Sacerdoti primari! ne'mbterìi, che chiama-  ■vansi Hierophanta: } per conservare la castità  i' ungevano di cicuta • Un antico interprete A  Senio, alla jatif* V. -dice: Cicuta colorem i*  notti frigorit sui vi extinguit} unde Sacerdòti»  Cereri* Eleusina liquore ejtu ùngebantur, ut  concubiti* abstiner^nt. Altri vogliono che beve»  •ero la cicuta. S. Girolamo Lìbr. V. cont. Jovin.  ba coti : Bierophantct Athenìensium cicuta sor~  bilioni castrati, & pouquam in Pontificatavi  fuerìnt eleSi, viro* esse desivere.   latitati Inter mortuos honoratioret foie ere-  debantur. Scholiattes Ariitophanii in Ranis art:  ConspeBiores mnf apud inferni initiati- Dioge-  ne» Lantius in vita Diogeni* Cenici : Jpud ìn-  fero! priori loco initiati honoratUur .   (Tantaìo all'inferita.)   Né i Sacerdoti, né gli assistenti nell'antico  Egitto palesarono giammai ciò , che «veano ve-  duto nello spettacolo: né vi é esempio, eh*  qnantunque ne] fine d e ' sacrifici, le obbiezioni  fossero portate da dieciottò femmine figlinolo  de' Sacerdoti , alcun mai siasi attutato di queito  spettacolo, Orfeo Ita espressa la riterva, ali*  quale sopra quoto punto erano obbligati dalla     □igiiized by Google     ttiaoti del loogo, «aito I 1 immagine di Tantalo  in meno alle acque senza poterne bevete. ' 1  Quelli j che andarono per J' iniziazione ne'ino-  ghi sotterrane» dell'Egitto, sentirono ntl primo  ingresso vagiti di bambini. Qtlelti erano i fi.  gliuoli de' Sacerdoti , che colà vanivano partori-  ti ed educati . Orfeo a questa verità suppose  ttaa dottrina, che i bambini di latte defunti  /ussero collocati nel]' mgreiso dell'Infero*..   Ne'soUeranei luoghi dell' Egitto e.avi un luo-  go chiamato il campp delle, lagrime ìugens som-  pur. Era uno spailo largo tre giugeii , ltrng»  nove circondato da quattro strade. Ivi si casti-  gavano sopra il Sudicio di tre Sacerdoti gli er-  rori degli ufficiali di secondo ordine, con casti-  ghi proporzionati , i più umani , come per aver  mancato più volte «Haipontntlìtà de' loro ufi»  cii. Là castigavano gli uomini, facendo loro  voltare un cilindro di sasso nulla cima di oli  collina, che andava dalla parte opposta. Le don-  ne attingevano, acqua da profondi pozzi per ver-  sarla in un canale , che scorreva per questo earr£>  po di lagrime. Quindi e facile riconoscere l'ori-  gine del sasso di Sisifo, del vaso delle Danaidi  presso Orfeo. In caso di viola zion di secreto,  erano tanto i Sacerdoti, che gl'iniziati e gli  ufficiali destinali ad essere loro aperto il petto,  strappato il cuore , e dato a divorarlo agli il Cel-  li di rapina . Quindi Orfeo immagino la per»  di, Prometeo e. di Tizio. Ami dalla grandezza  del campo è tram ia grandezza gigantesca di  Tizio , che steso a terra occupa ls spazio di no.  « giugeri... . - ■     ' Eravi pure' un giardino chiamato Eliso . L(  luce del iole, che si ammirava era indebolita ,  .perchè cadeva dall'altezza di dieciotto piedi.  Ciò fece nascere ad Orfeo, il pensiero di dare  all' Elifo un iole particolare ed astri particola-  ri. Nel fondo settentrionale' dell' eliso era vi il  Tartaro , in cai face vanii le rapprese stazio ci da*  Sacerdoti e dalle Sacerdotesse. Facevar»i' vedere  in lontananza grandissima molte persone, cha  per la distanza e per la poca luce, non potcva-  no essere distinte . In fatti gli iniziati e i con-  sultanti credevano: veramente rTedefe trasportati  nel toggiòrfao dell'altra vita J e non credevano  veramente vivi, se non quelli, che gli accom»  pago a vano .   Salendo per ima scala sontuosa all'Edificio  del Teatro, vedevano a traverso de' giardini , co-  me in un vasto sotterraneo , un' canale diacqUe  spiritose e sulfuree accese , che parevano uri na-  rne di fiamme .   Un uomo, che torni alla Ida elsa, dice il  P. Bossù, la contesa di due altri nori'ha' in w  niente di grande; ma diventano azióni illustri,  quando è Ulisse , che ritorna in Itaca, Achille  ed Agamemnone, che contrastano. Vi sono del-  le azioni per se stesse importanti, come lo sta-  bilimento ( o la rovina di ano Stato, o di una  Religione; e tutt'è l'azione della Eneide. Egli  ha conosciuta la gran differenza tra i Poemi di  Omero e di Virgilio. È mirabile che da ciò non  abbia compreso di una specie differente essrre  l'Eneide dall'Odissea, e dallMliade .   Una delle ragioni ancora per cui vieppiù SÌ     Dipzed by Google     6 9   manifesta la falliti della glosa dì Servio e Jt"  moi seguaci nell' asserire, che Virgilio [scendo  uscire dall' In Temo il im Eroe per la porla di  Avorio abbia voluto sigili (icari* mere stato simi-  le a un sogna tutto il preci-dente. racconto , udì  delle ragioni , dico, è che dentro il racconto Vir-  gilio fa profetare Anchise di cose già succedu-  te, ma succedute di Catto. Dunque come poteva  far passare per falso quello» oh' «0 , verissimo Quindi le sue descI  Questo sapiente Dottor Inglese !W, .V/arburton  e quegli) clic ha preso a difendere altamente  nelle sue Dissertazioni , o Lettere filosofiche e  morali (tradotte in Francese, conte li osservo  nei cenni mila vita del Warburton premesti a  questa edizione, dal Sig. di Silhouette, e im-  presse in Londra nel 1742 colla traduzione de'  ■aggi lulla Mitica e sull'uomo, e di-IP epistole  morali entro una raccolta intitolata Melange da  Litteraiure. & de Philotophieì Pope il quale fu  acerbamente attaccato dal Sig. di Crousaz e da  molti altri scrittori, e fra questi dal Ratina , a  cui rispose addi aS Aprile 1741 il Sig. di  Kamseais, cosi pure al Sig. Montesquieu autore  delle 'lettere Fiamminghe e delle Persiane.  10 Warburton raccolse ed impresse in IX. volti-  mi tutte le varie opere del Pape, che ave va-  gliene data l'incombenza col lasciargli tatti »   Cicerone parla de' mister» Eleusini, ne' quali  pretende il Sig. di Middeleton nella sua vita ,  essersi fatto egli iniziare nel primo suo viaggio  in Atene 1' anno di Roma 67Ì, e di sua  et* XXVIII. , ne parla, dico, Tisi c. Quasi. i>3,,  e 3     ed ■ «pressa ni enti: ilice de Legìbus I. sopracit;  Initiaguc, ut appellatiti , (s vera principia uè-  Ite cognovimut : neque soliim cum Imiti» viven-  di rationem ticcepimus , sed etiam cum spe me-  liori moriendi. Questi m uteri i si celebravano in  determinate stagioni dell'anno con inoltre solen-  ni , e con una gran pompa di macchine : il che  tirava un concorso di popolo frequentissimo da  tutti i paesi. L. Crasso giunse per sorte in Ate-  ne due giorni dopo, ch'erano stati celebrali,  ed avendo invano desiderato che si replicassero,  non si volle più fermare, e partì corrucciato da  quella città ( Cicer. de Ora*. 5. io. ) . Ciò fa  Tevere quanto i magistrati Ateniesi fossero guar-  dinghi nel rendere que' misterii troppo familia-  ri , » tu ire non vollero permetterne la vista fuo-  ri di i. mpo ad uno de' primi Oratori e Senato-  ri di Roma. Stimati che nella decorazione fol-  lerò i appiè sentati il Cielo, l'Inferno, il Purga-  torio e tutto quello che -si riferiva allo «tato  futuro de' molti, a bella posta per inculcare sen-  iibilmente , ed esemplificare le iiotljine promul-  gate ayli iniziati : e siccome erano un argomen-  to accomodato alla poesia però cosi frequente-  mente vi alludono i poeti antichi. Cicerone in  una sua lettera ad Attico il prega a richiesto,  di Chilio poeta eccellente di quel secolo , che  trasmettagli una relazione de 1 riti Eleusini, che  probabilmente destinatasi per un Episodio , o  abbellimento a qualche opera di Chilio. '   I miiterìì della Dea Cerere , ossia le ceremo-  nie religiose, che facevausi in di lei onore,  chiamavano Eleutinia dalia città dell' Attica det-     DigitizGd t>y Google     ta da alcuni Elettiti ; ma da altri con più fon-  daon-nto Eleusine, oggi Leptiaa. Le ceremonio  Eleusine piano presso i Citici le feste più toJ  leoni e sacrosante , onde per eccellenza furori  dette i Misteri! senz'altro aggiunto. La città di  Eleusina era così gelosa di questo privilegio di  celebrare i misterii , che ridotta dagli Ateniesi  agli estremi, si arrese con questa sola condizio-  ne, che non le si levassero le feste Eleusine.  Contuttociò le stesse feste divennero comuni a  tutta la Grecia .   Le crremonie al dir di Arnobio , e di Late  lamio , erano una imitazione, o rappresentazio-  ne di ciò, che i Mitologi c'insegnano della Dea  Cerere . Esce duravan più giorni , ne' quali si  correva con torcie accese in mano, si sacrifica-  vano vittime a Cerere e a Giove , ai facevano  delle libazioni con due vasi, uno dei quali sì  versava air Oriente e l'altro all'Occidente. I  festeggiami si portavano in pompa alta città di  Eleusi , e sulla strada di tratto in tratto si fa-  ceva alto, e ti cantavano inni, e l'immolava-  no vìttime ; e tutto questo face va lì non solo  andando da Atene ìn Eleusi , ma nel ritorno  ancora. Del resto si era obbligato ad un invio-  labil secreto, e la legge condannava a morte  chiunque aveste ardito di pubblicare i misterii ,  Anzi la slessa pana incorrevano quelli ancora ,  che avessero data retta a' violatori del segreto .  I Candiotti erano i soli, cui si potevano sco-  prire . Le feste Eleusine nominavangi pure EVi-  xpuW cioè abscondita poste sotto chiave. Onde  ebbe a dir Sofocle aell' Edipo Coloneo , che la     Nngtia ■ de'Saeirdoti Ettmoìpidi era serrata con  chiavi d'oro. Non ostante un %\ severo decreto  Tertulliano, Teddofeto , Aruobio , Clemente Ale*,  mandrino affermano, che nelle feste Eleusine si  mostrava una parte oicena. Ma questa impart-  itone potrebbe essere mal fondata; poiché ia  tjuesti in iste ni nulla v'era di scritto, v'era la  Ifìtì grave di torte le pene per chi violava il Je-  eretó 4 n* v'ha esempio ch'alcuno l'abbia mai  ■ violato , ■   V erano due sorta di feste Elusine le grandi  e le picciole. Il detto fin ora riguarda le gran-  di . Le picciolo' erano state instìtuìte in grazia  di ErcoW. Qoesto Eroe avendo chiesto di essere  iniziato a* mi iteri i Eleusini, e gli Ateniesi non  potendo compiacerlo , perchè la legge vietava che  't'ammettesse alcnn forastiere, ne volendo con-  -tnttociò contristarlo , initituirono altre fe*te; Elea*  line, coi poteste egli assistere . Le grandi si ce-  lebravano nel radi e di Roedromìone , che corri-  (ponile al nostro Agosto, e le picciole nel me»  /Intheucrione , che corrisponde al mese di Gen-  naio secondo Scaligero, al mese di Mano secon-  do Xilaadro .   " Non veniva alcuno ammesso alla partecipazio-  ni; di questi miiterii, se non per gradi. Prima  bisognava purificarsi: dipoi si era ricevuto agli  Eleusini minori] in fine li era ammesso ed ini-  ziato ai grandi, o aia maggiori . Que' eh' erano  ascrini, a' piccioli , ehiamavanii Mysti , * que'  ch'erano iniziati ai grandi, Epopti ed Efori,  TÀeh a dire Inspmori . Ed ordinariamente dovc^  *ari sostenere una prova di cinque anni per     Digiiizod &/ Google     passare da* piccioli Eleo» ini 'a' grandi . Qualche  volta un anno bastava,' dopo il' quale- spaziò di  tempo si era immediatamente ammuso a quanta  Véra di più secreto in quelle religione ceremo*  aiti. Giovanni Menrsio ha composto un trattata  sugli Eleusini , nel quale prora la maggior par-  te de' fatti j che noi qui sopra abbiamo narrati ■   La cognizione e par coti dire , la chiara con-  templazione de" miiterii Eleusini , chiamossi Au-  lópsto. In che consistesse non ai sa. Solo si  legge negli antichi scrittori , che un Sacrificato-  re detto Midranes immolava a Giove una troja,  pregna ; : e dopo avere ite ta la di lei pelle in  terra, su quella li faceva stare chi doveva es-  sere purificato . Questa ceremonìa era accompa-  gnata da preghiere , le quali un austero digiuna  doveva aver preceduto . Di poi dopo qualche  ablazione fatta coli' acque del mare, si corona?  va l'iniziando con nn cappello di fiori . Dopo  queste prove il candidato poteva aspirare alla  qualità di Itiysta , o d' Infoiato a' misteri! .   Quanto raccontano gli antichi de' mostri e  delle terribili apparizioni, ch'avevano gì* inizia*  ti ai misterii Eleusini si può provare . con quan-   -trizio, ch'è una grotta piccìola cavata nel sasso  di una isoletta del lago d'Erma nel li Contea di  Pungali nell'Irlanda. Tutti i pellegrini ch'an-  davano a visitar il Purgatorio di S. Patrizio non'  potevano entrare , se prima non vi si erano pre-  parati con lunghe vigilie e con rigorosi digiuni j  nel qnal tempo v'era chi loro empiva la testa  di terribili racconti? La prensione, i raccon-     ti, la deboteeza, le Miche operavano in guiia   nella immaginazione di qui;' malconci pellegrini ,  ch'entrati nella; picciola caverna in meno a  quelle angusìic , ove regnava, una osciiriiiini»  notxe, credevano divedere realmente lutto quel-  lo , che avevano sentito narrarli; onde usciti  tutto ipacciavan per vero e reale , sebbene non  fosse rtato tale, che nella loro riicaldata e tur-  bata nfcntUt*;   Seneca nelle questioni naturali Lìbr. Vili.  Gap. XXXI. fa menzione di qoeito proverbio;  Eleusina servai, quod ostendai revisentibus . Sì  dice contro chi vuol dire , e inoltrare tutto ciò  che fa, od ha tenia frapponi dimora, tigli è  preso di qui, che i ebbe ni nel tempio di Cererà  vi foriero molli ornamenti sacri , su' quali cade-  va r Auptosla, pure non li inoltravano ohe, *e-  paraUmcnte, ed in diversi tempi.     Fine delle Osservotiorti .     A. Cuti. Ed. 

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