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Is Grice the greatest philosopher that ever lived?

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Monday, May 16, 2022

 carbonara Esso è non solo uno nel suo insieme e omo¬  geneo nelle sue parti, ma universale: tutte le grandi que¬  stioni intorno a Dio, all’uomo, alla natura, e ai loro rap¬  porti, rientrano nel suo quadro e vi si coordinano; vi si  potranno notare lacune, rifacimenti, mutevolezza di atteg¬  giamenti e di espressioni, indefinitezza di disegno e incom¬  piutezza di linee, ma ciò va attribuito più alle contingenze  esteriori in mezzo a cui il sistema si svolse (‘), che non  alla sua idea ispiratrice, la quale, posta l’universalità della  dottrina a cui dà vita, non poteva non esercitare un in¬  flusso auch’esso universale sulla coltura del tempo e delle  età posteriori sino a noi, assicurando così al nome dell’au¬  tore una fama imperitura nella storia dello spirito umano (* *).    (') Intorno itilo svolgimento del pensiero lichtiano et'r. \V. Kaiutz,  .S ludi<’u z. EnUoicklungsgeschichU der Fichteschen Wissemchaftslehre  (Berlin, 1902) e nnolie E. Focus, Vom Werden rlreier Denker : Fichte,  Schelling, Schleiermachcr (Tiibingen, 1904).   (*) V. la nota nella pree. p. XXVIU e cfr. anello IC. VoitLÀNDlSK,  Oeschichte der Philosophie (Leipzig, 1902, 8* edili. 1911, voi. II, pp. 28(5-  287). — Federigo Schlegel considerava la Wissenschaftslehre del Fichte  una delle “ tre maggiori tendenze del secolo (circi griissten Tetidenzen  iteti Jahrshunderts) „ accanto al Wilhelm Meister del Goethe e alla  Rivoluzione francese. E innegabile che il filosofo di Jena fu il filo¬  sofo per eccellenza della scuola romantica, le cui idee, a giudizio  concorde degli storici e in particolare dello I-Iaym, che su ciò insiste  ctm forza (cfr. Die romantische Schuie, p. 214 e segg.), sono derivate in     XXXII    Quale questa idea ispiratrice? È l’idea più alta e, pei  la coscienza comune, la più paradossale che sia sorta nella  storia della filosofìa : la sintesi, cioè, di due termini in ap¬  parenza così inconciliabili come l’io e il non-io, il cono¬  scere e l’essere, la libertà e la necessità, lo spirito e la na¬  tura, nel monismo superiore, nella “ superiore filosofia  (Jiohere Phihsophie) „ . direbbe lo Schelling, della libertà.  11 sistema del Fichte consiste, intatti, in una * filosofia  della libertà „ /e poiché il suo principio metafisico s’iden¬  tifica con l’ideale morale, giustamente fu chiamato un Idea¬  lismo elico ('). La vecchia metafisica s’intitolava scienza  dell’essere, ontologia, e nell’essere riponeva l’assoluto, il  reale, e dall’essere derivava ciò che dev’essere l’ideale. Se¬  condò il Fichte, invece^l’assoluto, il principio ultimo e su¬  premo da cui veniamo e a cui tendiamo non ù 1 essei e, ma    grandissima parte dalla Dottrina tirila scienza. E si spiega la predi-  lezione dei romantici per un sistema come il ttchtiano, il «piale tra¬  sforma il kantismo ancora esitante in un idealismo assoluto, e a  tutto uscire, sotto il rispetto metafisico, da «piella stessa genialità  dell’ lo, da cui i romantici tutto derivavano sotto il rispetto estetico.   (•) Fu detto anche Idealismo soggettivo, ma tale definizione e ei-  ronea, perchè V Io che il Fichte pone al principio di tutto il suo si¬  stema non è l’io individuale, sì bene 1 ’/o collettivo, universale, che  sta a fondamento di tutti gl’individui, l’/o,assoluto, l’originaria in¬  cognita X, dalla cui unità, ancora chiusa in sè stessa e incosciente,  dovrà uscire, in virtù di quel misterioso urto (Ansiosa), che è il t eus  er m china di tutta la metafisica Uchtiana, l’antitesi cosciente del  soggettivo e dell’oggettivo. “ Il mio lo assoluto - dice il Fichte -  non è l’individuo; soltanto cortigiani offesi e filosofi irritati contro  di me hanno cosi male interpretato la mia filosofia, per attribuirmi  l’infame dottrina dell’egoismo pratico (.... mein absolutes Teh tst mcht  das Individuili» ; so haben beleidigte Hóflinge und drgerhchc Phiìo-  sophm mich erklàrt, uni mir die sehandliche Lehre des prahtischen  Egoismus anzudichten). „ (Cfr. G. Wsioi.lt. Zar GescMchte derneue-  reti Philosophie (Hamburg, 1864, 2* ediz. 1864, p. 74).           — xxxnl —    il dovere, è un ideale che non è, ma dev'essere. L’essere  in quanto essere, in quanto quid stabile e compiuto, in  quanto cosa o materia inerte, a rigore non esiste ; la fis¬  sità, l’immobilità di ciò che chiamiamo sostanza, soStrato,   materia, non è che apparenza. Agire, tendere, volere, ecco   *   in che consiste la realtà vera. L’universo è il fenomeno  della Volontà pura, il simbolo dell’ Idea morale, che è la  vera cosa in se, il vero Assoluto. Filosofare significa com  vincersi che l'essere non è nulla, che il dovere è tutto ;  significa riflettere sul proprio io empirico, individuale,  unica ultivilà libera che tende incessantemente ad attuare  ciò che dev' essere, ossia il Dovere, il Bene, /.’ Io asso¬  luto, universale; significa acquistare la coscienza di por-  lare con sè la libertà che crea e soggioga il mondo, ap¬  punto per attuare il Dovere, il Bene, l'Ideale morale,  l' “ Io „ o la Libertà assoluta.   Il Kant aveva bene ammesso che il soggetto, ossia la  ragione e la libertà, impone una forma e una legge agli  oggetti della conoscenza: dell’ Io egli aveva fatto, si, il  legislatore del mondo, ma non era giunto a farne addirit¬  tura il creatore; poiché aveva lasciato sussistere ancora,  ili fronte al soggetto, uu oggetto, una cosa in sè, capace  d’imporre un limite al soggetto. Per il Fichte, invece, il  quale dà all’ io empirico un significato universale, questa  pretesa cosa in sè, ultimo residuo del dogmatismo, è una  chimera che bisogna esorcizzare, perchè è semplicemente  la parte dell’ Io ancora incosciente che il progresso della  conoscenza trae a poco a poco alla luce della coscienza ;  sarebbe assurda, infatti, di fronte alla Libertà assoluta, al-  V Io assoluto e universale, una materia non creata da lui  e a lui imposta dal di fuori. E poi, questa misteriosa cosa      icxxtv —    in sè. supposta al ili là di ogni conoscenza, questo essere  senza intelligenza, a che si riduce, se non a un contenuto  mentale ( Oeilankending ) e quasi a un fantasma, creato da  noi stessi a spiegarci le sensazioni e le rappresentazioni  che in noi sorgono, non per libera creazione nostra, ma  prodotte dal di fuori. Se un limite esiste all'attività del-  ]> jo , gli è perchè l ’lo stesso lo pone liberamente alla pro¬  pria attività illimitata, con lo scopo di avere il modo di sop¬  primerlo e di esentare cosi quella stessa attività propria e  di rivelare a si stesso la propria essenza, che è la libertà. 

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