Le e&Usi dell* amore di patria. — La niftscliera di Ma^^zini. — Patria, e religione^ eroi della patria e santi. — Meglio il i'Jtammiisme che rignonui^a dell'amor di iwitria, — Diverse funoe dell'escisi dell" amor di patria, — 11 ritorno in Italia dell' autore reduce dair TnfUa. — Estasi BoUtarie dei ^andi amatori della patria. — Gli eroi della storia e gli eroi aiiouijiii, — Estasi epidemiche. - — Incendii delle foreste e iiiceudii del euore namonale d'uu populu, — Eafliroiiti e ecmsiderazìoiii. k r Nel mio Mu^eo d'a^ntropologiu di Firenze, in uuo degli armadii consacrati alle grandi ìndiviilnalitì\ della apecie umana, vi ha la teista di un uomo^ che ferraa V attenzione del piii frettoloso e .superficiale^ osservatore. Quando devo far da cicerone di mala voja^lia a qualche importuno, lo aspetto a quell'ar- madìo, per consolarmi della lunga noia di ripe- tere davanti alle stosjie vetrine le sten^^e parole. K VX il visitatore sì ferma e dice; quella te«ta t) fonte qudìa di un mniof Siete un buon osservatore, quella testa è di un santo e fu formata sul cadavere. E che santo è quello? Si chiama Giuseppe MazsEiui. Si potrebbe scrivere un volume su quelFincon- scia rivelazione dei più voI*(ari osservatori , che dinanzi alla raaafìhora di Mas^^^ini, domandano so quello sìa un santo ^ [»0 CAPITOLO xn La fìsonomia a#icetìca è nna delle jiiù CJiratte- riaticlie , ma anche ana delle piìi iiidefiuiV>ìli, E il Miizriui Taveva, o morto pareva ad<Urìttiira "n santo j?iù jflorifìcato ool piiradiso cristiano. In quella domanda, che prorompe spontanea dal labbro dei visitatori del mio Museo, vi è tutta la biografia di un uomo, che amò la patria con fer- vore mistico e fece della sna polìtica una reli- gione. E^fli stesso del resto si era asse|?Dato il suo po.sto nella storia del pensiero italiano, scri- vendo sulla sua bandiera , Dio e popolo^ due par role una pih miiitica deiraltra e che messe vicino non sono che nn f^rido ilei onore lantùato neirin- finita» poetico deindealita politica. L'amor di patria è uno degli aftotti più alti, ma più indistinti e la cui analisi psicologica esi^e- rel>be nn volume. È sentimento di lasso , perchè molti nomini d' alta e di bas.^ gerarchia non lo sentono e perchè si dirige, più che ad un lembo di terra , ad un mito corai)osto di materia e di idealiti\ e che muta forma e muta confini a s^ condadeì tempi e di conto altre influenze esteriori* l sentimenti ili lusso, non hanno che raramente L'AMOR DI PATEIA 9% la intensa energia degli affetti ut^oessariij ma per la loro indeterminateaza o h\ sconfinata po.-^Mibi- lltà dei loro movimenti possono imi facilmente portarci all'estasi. Por V uomo selvaggio , sia poi tale perchè non veste il proprio corpo, o perchè uou vet^ite il pro- prio pensiero; la patria è poco più che il nido per r uccello o la tana per le fiero. È la casa iu cui è nato, è V albero sotto cui ha dormito , è il fiume iu cui sì è tuffato, il bosco dove ha cac- ciato , è la terra dove tutti gh uouiini ras.'^omi- ^liano a Ini j parlano come lui , come lui odiano l'altra geuto che sta al di là dal monte o «lai mare, L^t patria, circondata o no dal luare^ è sempre un'isola; e chi si isola divien parcnttì di tutti co- loro che stanno nella stessa carcere. La patria non h che una famiglia più grande di quella che sì chiude sotto il tetto domestico, non è che una casa più vasta di quella che alberga una stoasHi famiglia. 2Jon amare la patria ò una vilti\ del cuore ^ è un cretinismo del sentimento j quando non sia la previsione di tempi lontani e migliori , nei quali la patria dell- uomo sarà tutto il nostro pianeta, e stranieri soltanto si chiameranno gli aiutanti tlegli altri mondi coi quali di certo un giorno parleremo, e forse per farci la guerra. 62 CAPITOLO xn 4 * JJ amor di patria- è figliale e mistico in nna Tolta sola; è tenero e ascetico, l^^igliale perchè la patria è la madre universale di tutti quelli che parlano la stessa lingua, pensano lo stesso Dio e Bparf^ono insieme lo stesso sangue. Mistico , perchè la patria non si può baoiarej né abbracciarej e i suoi confini son segnati sopra una carta, che non è negli atlanti geografici, ma nel cuore amano. La patria è uno «lei circoli del paradiso dan- tesoOj dove da un piccolo cerchio irradiano aonc piti larghe, come cerchio d'acqua smossa dal ca- dere di nna pietra. Dal villagjrio adorato dove ci hanno battezzato e dove speriamo di esser sepolti^ alla provincia, al regno, all'impero, alle colonitv nostre lontane, la patria si allarga, si allarga sem- pre, portando seco le tenere oscillaaioni del no- stro cuore, dei nostri afifetti, della gloria nazionale* Quel palmo di stoffa che si chiama la nostra bandiera j che un colpo di sole, uno scroscio di pioggia pnò impallidire, quella stoffa che costa poche lire e che una vampa di fiamma può ri- durre in un pizzico di cenere^ è il simbolo di tutti iJamqr di patria 93 quelli affetti che .si condensano sotto nno stesso nome, e là dove sì pianta quella bandiera ivi è la patria^ ivi i ricordi comuni e le tiomuni svimture e le glorie eomuDi oliiamati a raccolta da im voce sola^ che le incarua e le personi&ca. Chi analizza un sentimento t^oUa segreta spe- ranza o colla malignità palese di distruggo rio, compie opera vana. Se lo fa per Bè non diatnijE^ge che ciò che non è mai esistito ; se lo fa per altri, predica nel dea erto ; dacché nessaun ragionamento ha mai fatto diminuire d' un palpito un grande amore. La doìina che tu ami è una die creatura, fa amata rfrt ceiito uomini ptlmn che tu In aìì^rnssi,,., U ohe importa f lo Vmno, Il Dio che tu adori non è mai cswUto. Moto mo- siruoso in cui V antropofagia deW uomo quaternario ti trova insieme alla industria delle simonie^ alle pag- gio Uologiche,.,^ Mmpio^ tu non sai qneìh che dwL 11 mio Dio esista ed io VaàoTù. Lo 8tes30 sarebbe tcntR^r di strappar con vani M CAPiTtìLO xn ragiimumenti a un uomo l'amor di patria^ quando ej^Iì lo senti.^ palpitare nel più caldo e nel pia profondo delle vi scerò , quando e^li ne ha fatto una religione, a cui è pronto a darò tutto quanta ha, tutto il sanane delle sue vene* L'amor di figlio, r ani or dì madre, l'amore per la donna amata fiirono In o^cni tempo «jloriosi olocausti di anime elette futti 8ul l'alta re della patria. E poi andate a dire a quei martiri che la patria è il mondo eh' easa non ha altri contini che lo spazio interijlanetarel Finche lo nazioni esiatono , fìnc^hè le lingue umano wi contano a luigUaiaj fìnehè metà del ge- nere umano non può intender Taltra mete, finché ffBt nonio e uomo vi sono maggiori differenze psichiche che fì*a un oane e nn lupo; l'amor di pntria non hi discute^ ma sì 8entt% e nn iiopolo è tanto pili grande, quanto è pia vivo e calilo e universale in lui questo sentimento. Benedetto conto volte il più folle ehmwmismej maledetto il cinismo dì chi domanda ridendo: 1} che cosa è hi patHa? La patria è la terra ^ in cui in ogni 8olco vi è ^. l'amor di patria 05 Il uà gocdola dì f^tangne o ili sudore dei padri do- stri in ogni pugno d'arena vi è della ceneri^ dei nostri avi; la patria è la terra in cai dorim» in nostra madre e dormiranno i nostri figlinoli; è la storia di tutto il passato, la storia di tanti secoli ili glorie e di sventare vissuti da coloro che ci hanno data la vita; la patria è la madre di tutti quelli clie parlano e sentono come noi ; è quo 11 a t-erra^ il cui nome solo udit(j pronunziare in terra lontana ci fa battere il cuore, ci fa baciare un giornale. È quella parola, che solleva onde di po- poli a un gritlo rli guerra, cUc fa escire da ogni capanna nn uomo armato e ad ogni finestra fa affaciìiarc una testa di donna ijiangente- La pit- tria è una parola magica che può convertire ogni uomo in un soldato e ogni donna in nna martire, che fa* piangere i fanciulli disperati di non esser ancor uomini e fa pian^^ere i vecchi perchè non posftom» più imbraudire nn fucile. La patria è tiuella santa parola, che lUstacca Toperaio dall'of- iìcintìi , il contatlino dal cami>f> , V uomo di lettere dal libro, il banchiere dallo scrigno; che strappa daltc braccia della fanciulla il giovane innamo- rato; e tutti riunisce in nn^mìca schiera e sotto uno stesso vessillo, in cui tutti guardano Assi con occliio d'eroe e amore <\i martire. Quar altro altare ha tanti adoratori? QuNUaltra 96 OAVlfOLO XII religiane ha tante idolatrie? QuaVè Tara su cui si portino altrettante vittime ^ che corrono chia- mate o non ohi amate, ma sorridii^nti e calde d^eu- tnsia^mo? QuaValtra parola ha tanta onnipotenza, q 11 al' al tra estasi può superare co deista di sentirsi in uD^ora sola (livennti trenta milioni di fratelli, che amano lo stesso amore, che sentono lo stesso otlio, che so cenano lo stesso sogno di vendetta o di sdegno? Le estasi più oomuni dell'amor di patria sono qaelle che si provano nel rivedere la terra nativa dopo mesi e anni di lontananza e le altre che si godono nelle grandi feste, che salutano un grande trionfo nazionale: solitarie lo prime j associate le seconde ; grandi entrambe e capaci di voluttà senza nome. La. nostalgia è nei trattati di patologia una mar latti a che si classifica fra le alien azioni mentali. Beati coloro che possono esser pazai in questo modo; infelici coloro che per grettezza di cuore o per esser nati venti o trenta secoli prima del loro tempo non sono capaci dei rapimenti del rivederti L'AMOK DI FATEIA 0f ]fh patrìft dopo lunghe assenze. Io che ho vissnto molti anni neir altro emisfero e che ho attraver- sato l'Oceano per otto volte ho provato quest* e- stasi in tutti ì suoi gradi e in tutte le sue forme. Mai l'ho goduta eosì intensa e così profonda come dopo il mio ultimo viagfi^o nelP India. L'amor della patria, ai rovescio degli altri amori, cresce cogli aonì^ e quando io 'ttopo alcuni mesi di assenza al mio ritorno dall' Tiidia soppi che al- l^indomani avrei riveduto l'Italia, sentii eho il cuore batteva forte forte, come dinanzi al sorriso della donna amata. Io non vedeva ancora la mia terra, ma la sen- tivo. Sentivo che essa mi aspettava come ci aspetta la nostra donna in un ritrovo d' amore limi^iimente desiderato» La mia patria, Tltalia mia non poteva esser lontana.. L'onda più azzurra, il cielo più sereno me lo dicevano ad alta voce ; me lo diceva il profumo dei fiori d'arancio che mi invia- Tano gli orti benedetti della Calabria e della Si- cilia, Ed io guardava fisso davanti a me neir o- rizzonte lontano j che la mia nave andava conqui- Esta^i umam, — li* 7 98 CAPITOLO xn stando ad ogni moto deir elice. La nebbia sfumava, Topaie diventttvii oltremare, e fra le nebliie lon- tane vedeva un mondo, nuovo e antico per me, la patria dei miei avi. La nebbia diveniva terrai e cielo; terra e cielo T Italia. — Fra poche ore avrei baciato quella terra e sul mio capo si sarebbe disteso l'azzurro ohe mi aveva veduto nascere. Non sarei più morto in terra straniera e i miei cari avrebbero potuto piangere inginocchiati so- pra la mia terra, sopra la terra che aveva gene- rato me e i miei cari. E la terra nebbiosa e oscura si disegnava in coste e in golfi , in monti e in piani ; e in qaei monti e fra quei seni apparivano poco a pooo oasuccie bianche incorniciate di pampini ver<li e riposavano fra boschi di agrumi neri come il bronzo. In quelle case dormivano uomini che par- lavano la mia lingua e quella terra mi mandava come un saluto del cuore i profumi del mio orto, i profumi della mia giovinezza e tlella mia poeaia. Là io era amato, là il mio nome non era parob ignota: qualcuno mi aspettava. Vi erano braccia aperte impazienti di stringermi al onoro, vi erano labbra di donna e di fanciulla pronte, impazienti di baciar le mie labbra. Profumi di fiori e baci ohe mi chiamavano ad alta voce, con sospiri d' amore, Come aveva potuto io per così lunghi mesi star k i7àM0^ di PATEfA lontano (la quegli alberi benedetti, da qneWe brae- cift innanioTìtte , da quella terra che ora. la mia , la terra della mia culla e della mia iom^ f Nod avevo io commosso una colpa j che avrei rerlenta fra poche ore ? Come avevo io potuto sopportare tanto dolore ? B la nave camminnva ; e la nave correva e a destra il continente d'ItalÌM, a sinistra la pììi ;^ande delle isole d' Italia si avvicinavano a me^ lontaise e vicine, come due braccia aperte all'am- plesso I — To mi smentivo abbracciato da quelle braccia gigantesche , mi sentivo inebbriato da quei profumi ; udiva il mormorio delle voci del- l'uomo, che dalla riva giungevano fino a me; voci d'uomo e voci d- Italiani. Perfino Je vele delle piccole barche che sfì lavano lungo la costa mi pa- revano pili bianche, più gaie , più snelle d' ogni altra vela di mare. S^on eran forse vele italiane ì E r Etna gigante fumava dair alto e il -calca- gno d' Italia poggiava anir onda azzurra quasi volesse spiccare il salto alla conquista del mondo. Avrei voluto gettarmi in quel] ^ onda per sen- tirmi bagnato dal mare d* Italia, avrei volato lan- ci armi per giungere più presto a toccare- quella terra santa, quella terra tlivina, madre di tre civiltà e aon ancora stanca ; quella terra d' eroi e di fljartiri, in cui tante genti avevano bevuto le -J 100 CAPITOLO STI prime fonti tìol pensiero , avevano imi>aruto i primi canti (Iella poesia. Quanto or^oglio^ quanto amore e quanta irapazienza di ridare a qnella terra il bacio di madre ehc mi «fetta va lontano; dai suoi orti fioriti, dalle 6U© città illuminate dalla gloria, dalle vette dei suoi monti pittoreschi, dai campi così fecondi dì vita. Se qnella non era un' estasi e che cosa è dunque l'estasi 1 Se quello non era un rapimento dei seasi, del cuore, dell' amore , del passato che si strìn- geva col presente; se quella non era una santa ebbrezza; e che cos'è dunque il rapimento; che cos'è r ebbrezza! — [ miei occhi eran gonfi di laf^rimCj ma sorride vauo ; il mio labbro era muto, ma sorrideva tremando, come davanti a un bacio ohe dovesse uecìdermi come uomo per trasfor- marmi in un Dio. Estasi solitarie d' amor di patria devono pro- vare quei pochij eletti che nascono per dar libertà o grandezza alla patria e sognano prima e me>li- tauo poi l'opera grande che si prefiggono a scopo della loro vita* I^AMOR D[ PATEIA 101 Gran parte ili questi amori solitarii e profondi si eouauma nell^ opera del pensiero, nelle lun^^^he lotte di prepAvazìon^ ; ma tra le ansie di olii aspetta e sperando teme ad of^i istante di per- dere il frutto di tanti sacrifici , di tanti sudori , e forse di tanti martirii ; vi devono esr^ere istanti in cui alla mente riscaldata da tanto entusiasmo appare V alba della vittoria in nn orizzonte lon- t-ano e la speranza del premio fa batter forte il cuore. Quanti^ visioni sublimi devono esser ap* parse al Mazzini, al Cavour, al Garibaldi, quando neir esilio o nelgabinetto di ministro o sul campo di battaglia sognavano di far libera , grande ed una la nostra patria e sentiviìuo «li poter essere artefici primi in quest' opera grande ; sogno di tanti secolij miraggio di tante generazioni. Le imprese degli eroi riuiangono scritte in ta- vole di bronzo o in monumenti di marmo, scritte co[ ferro e col fuoco, colle torture dell* ergastolo o le lunghe angoseie notturne del pensiero che non dorme j ma ciò che non rimane scritto è Pe- stasi che prepara quelle imprese e che le prevede in anticipazione. Ogni frutto si feiionda neir amplesso dei petali profumati e fulgenti di bellezza e ogni figlio di creatura viva nasce dall' anelito di un grande amore. Cosi le opere magnanime che salvano un 102 CAPITOLO xn popolo o che Io glorificano, clie rompono le catene dell' oppressione o allargano le frontiere della pa- tria non 80D0 mai uragani di violenti e o subitanee divinazioni del geuio ; ma si preparano lenta- mente e lentamente maturano nei sautiiiirì del cuore e del pensiero, là dove i ^ermi celati pre- parano r albero fntnro ohe darà ombra a un' in- tiera nazione. La poetala sprezzata solo dal volgo dei faccendieri, perchè non sono capaci d' inten- derla, è la madre d*ogni opera grande e non e- è grande soldato o grande uomo di Htato ehe non fosse anche e soprattutto poeta. Poeta nel so- gnare imprese che ai più apparivano come pazae utopie ; poeta uel fan taa ti e are e neir osare ; poeta uel deliziarsi nelle sante visioni dell'avvenire; poeta nelle estasi <imorose che mostra^io al eredente premio lontano di grandi vittorie. Xon invano i Greci hanno detto che il poeta è un creatore. Né le sante estasi dell' amor di patria anno con- cesse soltanto agli eroi , ai semidei della storia. Tutti coloro che hanno fortemente amato la pa- tria, tutti quelli che hanno dato ad essa il pen- L'AMOE DI PATaiA 103 siero o il sangne , che hanno cospirato jirìiua e studiato poi per darle grandezza e pot**iiaa, pouno nella loro vita aver provato rapioientì delizioM. OgDuno pia che sé stesso non può dare all' altare d' na grande affetto e nelle rivoluzioni e nelle gfaerrej come nelle grandi lotte poli ti <; he gli amanti della patria possono contarsi a legioni e la storia li dimenticfi, appunto perchè son troppi. T^a storia ha fretta e personifica iu nn tipo i martiri minori. Pellico è il martire delle cospirazioni, Mazzini è V apostolo della religione della x^atria » Garibaldi 1' eroe, la Cairoli è la martire delle niadri^ Cavour fe il pensiero in azione, e così via> Per ogni forma del sagrifìzio y per ogni opera della mente , per Ogni travaglio dei cuori, la storia segna un indi- viduo che divien statua, ìdolo e tipo, e dimentica le molte figure anonime, che si raggruppano in- torno a quei tipi e fanno loro lieta ghii'landa. Né questi negletti della storia lamentano l'in- ^ustìzia : al monumento, alle corone, all' arco di trionfo essi non hanno pensato mai. Essi hanno amato la patria e per essa hanno pianto o sono morti : la loro missione è compiuta e sono felici come lo furono PeUioo, Garibaldi e Cavour, An- ch' essi hanno provato le sante estasi della spe- ranza e della vittoria^ e la patria li ha l)enedetti e glorificati nel silenzio delle loro case , nel nido 101 CAPITOLO XII delle loro famiglia o dei loro a rio ri. La patria è grande percliè ebbe dì tali figli e attraverso le vene e i nervi clic congiunto uo le generazioni scorre V omla deir entusiasmo fe palpita la voluttà del sacrifizio. Che cosa sarebbe il Cristo aonzii gli ApostoU; che cosa avrebbe fatto GarlbaLtU »euza la coorte dei Mille, e Cavoar senza i pre- cursori del 31 ? No (lo voglio ripetere per la centesima volta), la iiatnra non è così irtginsta come appare alle esigenze dei più. Le gioie maggiori della vita non si misurano col metro del ^enio o snlla bilancia della ricchezza. Tutti, innanzi morire, possono es- sere baciati dalle labbra innamorate d'una donna; tutti posisono render quel Via ciò alle labbra d'una Agli a. Nessuno è così povero da non poter fare aagrifìzto dì se alla patria , nessuno così infelice da non provare le estasi dell- affetto e della poe- sia. Pel sole che dair alto illumina tutte le crea- ture della terra, nessuno è grande, nessuno picco- lissimo ■ e i suoi rag^ì entrano beatificando e consolando nelle ftbre d' ogni cuore, nella porta iV ogni tugurio. T/AMOR Dr PATRIA * * . I piccoli numeri di ventano grossi se som muti iDsieme. Così i piccoU affetti ponno divenire nra* gani se i cuori battono insieme. CIic! co.sa è una gocciola? Eppure i* oceano è fatto tii gocciole, Kessim affetto forse quanto Tamor di jiatria può per la isna natura moltiplicarsi con grossi numeri e allora V entusiasmo degli individui diviene onda che alla^^a le contrade e rapisce nella sua cor- rente case e villaggi, città e popoli intieri. È que- sto un punto ancora oscuro della psicologia umana e che pare dovrebbe formare una delle baai te- tragone di ciò che suol chiamarsi la fllosofla della atoria.* Come 3i sommano due affetti analoghi o eguali ? Di certo non colla regola aritmetica che 1 + 1^2, E oome si moltiplica un entusiasmo , quando si ripete cento, mille, centomila volte nello stesso tempo in cento, in mille, in centoraila cuori? An- che qui la regola matematica non serve a spie- gare r allargarsi e il diffondersi del fenomeno ri- percosso in tante coscienze umane. Vi sono epidemie per il sentimento come pei morbi popolari» e il ^ H»6 CAPITOLO Sii difibiifieriii degli entusiasmi presenta gli sttsa misteri^ gli stessi salti bizzarri^ gli stesai prodigi nome V allargarsi ^elle grandi epidemie. L' incendio dei cuori per influsso d' nna gloria nazioDale è uno degli spettacoli più grandiosi e commoventi del mondo utnauo, ed io compiangd tnttì coloro , cbe nel corso della loro vita non hanno 'potuto assistere ad una tli queste grandi feste, nelle quali tutto un popolo canta Tinno della gioia e lo accompaguauo gli squilli elettri^- zauti della vittoria e la fanfara del tumulto po- polare e l'ebbrezza di tanti cuorij che sentono tiel tempo s^tesso la stessa gioia , clie ardono deHii stessa febbre, dello stesso delirio. Kon invano io ho rassomigliato ad un inceufiio questi rapimenti nazionali: nessuna immagine po- trebbe rii|»presentare più fedelmente lo svolgerai di questo fenomeno umano. Ma non ha ad esser? incendio di pagliaio ^ che le società di assieara- zioni registrano con dolore, o fi ara me di cucina, che pompieri benemeriti spengono in un* ora colle loro pompe. Ci vuole nno di quelli incendi delle vergini foreste e della pampa ci eli* America meri- dionale^ che ho le tante volte veduto e ammirato nei nùei viaggi. ■w^ L'AMOR DI PATRIA 107 La fìatniua è venutu claU* alto o dal Im^^o , da na ftilinlue o dal focolaio d' un viaggiatore : non importa. É fiamma che non riguarda le socktà d^ mmìirazlomf né chiama a i?*è i pompieri. È fuoco Glie s'allarga a destra e a sinistra^ che sale ìii alto lim^o le scale delle liane sugli alberi alti come torri e che rade le erbe del basso come rasoio ardente. Erbe e cespuglìj alberi e arbusti, piante di mille anni e florclUai sboceiati ieri, tutto è in- vaso dalla stessa fiamma, che tutto divora e eon- sama/ Nessuno resiste a quel fuoco, non U cacto gonfio di succhi, non le foglie verdi, non i tron- chi secolari; nessuna pianta, nessuna erba, nessun insetto che viva su quelle erbe, nessun rettile che strisci , nesdun piccolo rosicante o armadillo che s'accovacoi nelle tane, ne^ssuna belva del bosco, nessun mammifero della pianarti. Dinanzi a riuel faoco tutti sono eguali e tutte lo creature hanno ad ardere fiammeggiando , scoppiettando e deto- nando* Vola la fiamma in colonne , striscia come onda, divampa come nembo, e non appena il fumo porta nel fresco del verde il segno preoarsore 108 CAPITOLO xir della distruzìane^ il famo divien calore e il calore diviea ìucendio, E riiicendio cammina; prima incerto, poi siouro; prima trotta, poi galoppa, vola; esaltandosi nel delirio d' uo' opera gigante di distrazione e di li- vellazione* I piccioli innalzano il loro fuoco nelle regioni degli alti ; e gli alti precipitano turbinando e rovesciando i tiazoni incandesoenti nel piano delle creature minori. E volano le sointiUe e ser- peggiano le fiamme, uè alcuno al mondo saprebbe dire chi dia maggior alimento a quelle vampe. mag;2fior calore in quella voragine j in quella fa- Cina gigantesca. Screpolano, adoppiano, gemono i rami succoienti e rovinano i colossi della foresta^ portando lontano lontano T inno di una grande rivoluzione^ fluchè fra cielo e terra non si distin* guono più né erbe ne arbusti^ né alberi, né animali; ma una cosa sola si vede, una cosa sola si sente, il fuoco trionfatore d'una fiamma invadente e tiranna. È la festa del fuoco, è V orgia della distruzione; è la morte di un mondo vecchio che prepara il terreno a un mondo nuovo. L'AJVrOR DI PATEIA 100 Cosi sono le feste nazionali, non imposte da decreti di prìncipi o da grida di ministri, ma sorte spontanee per Tirrompere di un sentimento caldo, elle infiamma tutti 1 cuori, che riscalda tutte le coscienze. E le anime fredde sono ravvolte dal- l' incendio comune, e gli egoisti, volenti o nolenti, si riscaldano allo stesso fuoco e i timidi non tro- van Bcami>o alla fuga. On^ni creatura che abbia in petto un e nere di uomo deve ardere p consu- marsi nella stessa fiamma. Padri e figli e ignoti si abbracciano insieme e in una volta sola, e il riso e il pianto che si confondono in un turbine solo fanno ridda e alzano al cielo un grido solo ; che è r entusiasmo ; s' inebbri ano dello stesso li- core che è r affetto di patria. Anche il marmo si riscalda, se ravvolto dalle fiamme, e anche il ghiac- cio si discioglie e si consuma fra le vampe d'un incendio. Saltano le più robuste serrature chiuse tlalla mano gelosa tleir avarizia , sì spezzano le catene più robuste saldate dair egoismo e dalla paura. Ogni "cuore umano ha ad ardere . dello stesso fuoco; e il ferro robusto e il piombo vile -^ Ilo CAPITOLO XII 8* Jianno a fondere per una volta almeno in uuo ft tesso croglaolo , formando una lega che bMì le le^^i della cliìmica e le analisi della scienza. E 1111 popolo ebbro dì gioia', che non conta pia nelle sue flohiere né poveri né ricchi, né gio vani ne vecchi; raa canta con una voce sola, somma dì tutti i vafiitì , di tntte le poesie , dì tutti gli urli umani : canta V inno della redenzione o della vittoria. Chi ha avuto la fortuna di essere già uomo nel 48 e nel 5^ rammenta questi incendi fìei onori italiani e per le membra forse già intirizzite tW freddo dolla vec<3liiaia risente ancora il caldo di quel fuoco* E rammenta ancora alcuni momenti di estasi sante, di ineffabili rapimenti^ nei quali ogni altro sentimento taceva o si eclissava davanti al divampare subitaneo e irresistibile di un unico sentimento, V amor di patria. l'amoe di patria 111 ir Coa\ come <lair incendio delle foreste ver«:iiii nello strato dì cenere clie rimane si prepara una terra feconda per nuove creature a venire ; così tietlp grandi estasi e nelle sante eìylirezze di mi poi>olo trionfante, si prepara un nuovo terreno in cui sarà scrìtta una nuova f^toria, È per questa via che lo guerre diventano ri generatrici di nn popolo stanco; e quando per due o tre i^enerazioni non di rampa uno di questi incendi rigeneratori , i fanghi, le mutfe e i bacterii invadono ogni tronco d' albero e ogni seme di pianta, e dalla lenta pu- trefazione dei cadaveri, s' innalza un miasma omi- cida, elle soffoca i bambini nella culla, .sommerge i giovani nella palude deirozìo e della noia, e uc- cide i non nati nel ventre delle madri. f"^^-
Friday, May 20, 2022
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment