Wikipedia Ricerca Liberté, Égalité, Fraternité motto della Francia Lingua Segui Modifica Ulteriori informazioni Questa voce o sezione sull'argomento società non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Liberté, Égalité, Fraternité (in italiano Libertà, Uguaglianza, Fratellanza) è un celebre motto risalente al Settecento e associato in particolare all'epoca della Rivoluzione francese, divenuto poi il motto nazionaledella Repubblica Francese. Testo esposto su un cartello che annunciava la vendita dei biens nationaux, ovvero di quei possedimenti e domini della Chiesa (edifici, oggetti, terreni e foreste) che furono confiscati dopo la Rivoluzione francese (1793). All'epoca, il motto fu talvolta mutato in Libertà, Egualità, Fraternità, o Morte: ma quest'ultima parte fu poi abbandonata perché troppo fortemente associata con il regime del Terrore Libertà Modifica Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Libertà. La prima parola del motto repubblicano francese è "Liberté", che fu all'inizio concepita secondo l'idea liberale. La Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789) la definiva così: «La libertà consiste nel potere di fare ciò che non nuoce ai diritti altrui». «Vivere liberi o morire» fu un grande motto repubblicano, adottato nello stemma originale del Club dei Giacobini. Sotto il governo giacobino-montagnardodel Comitato di salute pubblica, di cui Maximilien de Robespierre fu il leader più importante (cosiddetto regime del Terrore), divenne famoso il motto: «Nessuna libertà per i nemici di essa». Uguaglianza Modifica Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Uguaglianza sociale. Timpano di una chiesa con un'iscrizione risalente al 1905, anno della legge sulla separazione tra Chiesa e Stato Secondo termine del motto repubblicano, la parola "Égalité", significa che la legge è uguale per tutti e le differenze per nascita o condizione sociale vengono abolite (egualitarismo); ognuno ha il dovere di contribuire alle spese dello Stato in proporzione a quanto possiede. Il principio teoricamente era già presente nel concetto di Stato di diritto, ma con la Rivoluzione Francese venne praticamente messo in atto. Fratellanza Modifica Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Fraternità. Nella Dichiarazione dei diritti e doveri del cittadino, parte integrante e iniziale della Costituzione dell'anno III (1795), la parola "Fraternité", terzo elemento del motto repubblicano, è definita così: "Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi" (cosiddetta etica della reciprocità) Origini e uso Modifica I primi contenuti riferibili al motto Liberté, Égalité, Fraternité sono presenti nel saggio pubblicato nel 1774 a Londra da Jean-Paul Marat, Work wherein the clandestine and villainous attempts of princes to ruin liberty are pointed out ("Opera in cui s'illustrano i sotterranei e scellerati tentativi dei prìncipi di cancellare la libertà"), che egli pubblicherà poi in francese col titolo più noto Les chaînes de l'esclavage("Le catene della schiavitù"), dove si anticipavano i temi dell'azione politica: una violenta presa di posizione contro il dispotismo a favore della sovranità popolare e dell'uguaglianza. Successivamente, nel libro La Costituzione, o Progetto di Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1789 vengono ripresi e perfezionati gli ideali di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza che verranno progressivamente adottati a motto e simbolo. La prima formulazione del motto è attribuita a Camille Desmoulins (l'inventore anche della coccarda tricolore francese) per la Festa del 14 luglio 1790, anniversario della presa della Bastiglia.[1] Sebbene Liberté, Égalité, Fraternité sia un motto nato dalla Rivoluzione francese e usato nella Prima repubblica, occorre attendere la IIIe République (Terza Repubblica) perché venga adottato come simbolo ufficiale: prima di allora il motto subisce una battuta d'arresto, insieme ai principi fondanti della Repubblica. L'Impero e la Restaurazione trascurarono la valorizzazione legislativa del motto, che ritorna alla pubblica ribalta solo nel 1848 grazie alla penna di Pierre Leroux, all'epoca rappresentante del popolo in seno alla Assemblée Nationale (Assemblea Nazionale). Egli partecipa attivamente al percorso di riconoscimento del motto come principio costituente della Seconda Repubblica. Nell'ambito di una repubblica a cui sovente si pospone l'aggettivo "operaia", il motto acquista significati più ampi: l'adozione del suffragio universale estende a tutti la Liberté di scelta politica. La Commission du Luxembourg (Commissione del Luxembourg), nel promuovere le Associazioni Operaie (antenate delle cooperative di produzione), estende l'Égalité ai domini specifici dell'economia e della società. Infine, per mezzo di uno Stato che assegna la sovranità al popolo, la Fraternité esprime il senso della solidarietà e modera i potenziali ardori estremisti delle altre due sorelle. Mentre in passato si tendeva a privilegiare l'Égalité o la Liberté, questa fase storica vede la Francia percorrere la strada della democrazia con un maggiore equilibrio. Tuttavia, ancora una volta, la Repubblica si divide: la repressione popolare del giugno 1848 e il ritorno dell'Empire rimettono in vigore la filosofia e la portata sociale del triplice motto. È necessario che trascorrano ancora dei decenni per arrivare a vedere, nel 1880, la celebre massima incisa sui frontoni di tutti gli edifici pubblici. Poi, le Costituzioni del 1946 e 1958riconoscono autorevolmente il valore che il triplice motto ha per la storia del Paese d'oltralpe. Liberté, Égalité, Fraternité rappresentano un valore così grande da travalicare i confini della Francia, sono simboli che hanno portata e rilevanza universali. Questo motto, nato dalla fucina d'idee della rivoluzione francese, è un caposaldo irrinunciabile della moderna cultura dell'Occidente. Alcune repubbliche sorelle della Francia rivoluzionaria come la Repubblica Cisalpina napoleonica e la Repubblica Napoletana adottarono un motto simile ("Libertà Eguaglianza" e "Libertà e Uguaglianza"). Note Modifica ^ Yannick Bosc, «Sur le principe de fraternité», 19 janvier 2010. Voci correlate Modifica Emblemi della Francia Motti nazionali Altri progetti Modifica Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Liberté, Égalité, Fraternité Collegamenti esterni Modifica liberte, egalite, fraternite, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata ( EN ) Liberté, Égalité, Fraternité, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata (IT) Il motto della Repubblica francese - Il sito ufficiale della Francia ( FR ) Liberté, Égalité, Fraternité, su Les symboles de la République française, Présidence de la République - Élysée.fr. URL consultato il 9 giugno 2010 (archiviato dall' url originale il 4 aprile 2010). Portale Francia Portale Rivoluzione francese Ultima modifica 4 giorni fa di Vituzzu PAGINE CORRELATE Emblemi della Francia Révolution nationale Stemma di Haiti Wikipedia Il contenutoWikipedia Ricerca Uguaglianza sociale ordinamento per cui tutte le persone di una società godono degli stessi diritti e doveri Lingua Segui Modifica Ulteriori informazioni Questa voce sugli argomenti diritti umani e sociologia è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Ulteriori informazioni Questa voce o sezione sugli argomenti diritto e sociologia è priva o carente di note e riferimenti bibliografici puntuali. L'uguaglianza sociale - che si applica ai diritti e ai doveri della persona, considerati in termini di giustizia- è un ideale che dà ad ognuno, indipendentemente dalla sua posizione sociale e dalla sua provenienza, la possibilità di essere considerato alla pari di tutti gli altri individui in ogni contesto. Si tratta di un ideale presente, almeno come tale, in tutti i paesi civilizzati, come rivendicazione di pari dignità individuale e sociale per tutti. Luigi Taparelli d'Azeglio Mentre il concetto di giustizia sociale può essere ricondotto alla teologia di sant'Agostino e alla filosofia di Thomas Paine, il termine "giustizia sociale" iniziò ad essere esplicitamente utilizzato negli anni '80 del 1700. Al sacerdote gesuita Luigi Taparelli viene tipicamente riconosciuto l'aver coniato il termine, che si è poi diffuso durante i moti rivoluzionari del 1848attraverso le opere di Antonio Rosmini.[1][2] Storia Modifica Studi antropologici su siti archeologici indicano l'esistenza di una sostanziale uguaglianza nelle società di cacciatori-raccoglitori mentre con l'avvento dell'agricoltura si rilevano gli inizi delle disuguaglianze[3]. Concetti di base Modifica L'uguaglianza sociale è una situazione per cui tutti gli individui all'interno di società o gruppi specifici isolati debbano avere lo stesso stato di rispettabilità sociale. Come minimo, l'uguaglianza sociale comprende la parità di diritti umani e individuali secondo la legge. Esempi sono la sicurezza, il diritto di voto, la libertà di parola e di riunione, e dei diritti di proprietà. Tuttavia, essa comprende anche l'accesso all'istruzione, l'assistenza sanitaria e altri basilari diritti sociali, ed inoltre pari opportunità e obblighi. Genere sessuale, orientamento sessuale, età, origine, casta o classe, reddito e proprietà, lingua, religione, convinzioni, opinioni, salute o disabilità non devono tradursi in una disparità di trattamento. Un problema aperto è la disuguaglianza orizzontale, la disuguaglianza di due persone della stessa origine e capacità. Nel mondo contemporaneo, poi, "i confini dell’uguaglianza sociale si spostano in avanti: dopo le importanti conquiste dei diritti sociali, legate alle lotte di emancipazione dei lavoratori e alla costruzione dei moderni welfare state, si apre oggi un piano di azione per una emancipazione ulteriore, che ha caratteristiche più sottili e insieme più profonde: quelle della agibilità effettiva dei diritti sociali formalmente sanciti e del pieno dispiegamento delle capacità individuali ancora compresse o sotto-utilizzate per una larga parte della popolazione. In questi termini appare evidente la natura «universalistica» delle nuove politiche, come politiche per la promozione delle capacità e l’empowerment di tutti i cittadini. Il principio universalistico dunque è costitutivo dell’approccio di queste nuove politiche"[4]. In filosofia Modifica L'uguaglianza in termini aristotelici è l'analogia delle parti da attribuire a soggetti uguali rispetto a qualche caratteristica specifica (eguaglianza proporzionale) o la pura uguaglianza matematica. Ci sono diverse forme di uguaglianza relative alle persone e alle situazioni sociali. Per esempio, si può considerare la parità tra i sessi per quanto riguarda l'accesso al lavoro; le persone interessate sono di sesso opposto, la cui situazione sociale comune è l'accesso all'occupazione. Allo stesso modo, la parità di opportunità, in senso generale, implica l'idea che le persone dovrebbero essere nelle stesse condizioni di partenza nella vita, ovvero che tutti dovrebbero avere pari opportunità indipendentemente dalla loro nascita e successione. Peraltro, una perfetta uguaglianza sociale è una situazione ideale che, per vari motivi, non ha riscontro in alcuna società odierna. Le ragioni di ciò sono ampiamente dibattute: circostanze concrete, addotte per il perpetrarsi della disuguaglianza sociale, sono comunemente ritenute l'economia, l'immigrazione/emigrazione, la politica estera e gli altri vincoli di cui soffre la politica nazionale. Storia delle idee Modifica L'uguaglianza sociale è un obiettivo politico soprattutto dei partiti di ispirazione socialista in tutte le sue variegature storiche. Il concetto di uguaglianza anche in massoneria è estremamente importante, divenendone uno dei cardini unitamente alla tolleranzaed alla fratellanza[5]. Le battaglie in questa direzione hanno avuto un apice con l'abolizione dei privilegi della rivoluzione americana del 1791. La prima parla di Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, versione francese del 1789, comincia così: Les hommes naissent et demeurent libres e lala7 en droits (Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti). In antitesi vi è il concetto di gerarchiameritocratica tipico della destra, mentre un sincretismo può considerarsi il "comunitarismo". Un controesempio di uguaglianza sociale è stata ritenuta la disuguaglianza sociale dell'Europa medievale. Medioevo Modifica Il concetto di uguaglianza tra le persone si riscontra anche in epoca medievale. Si tratta di un concetto ereditato dall'epoca della cavalleria (che raggiunse il suo apice durante il XII secolo), dove grande importanza aveva l'ideale secondo cui la vera nobiltà sgorgava dal cuore delle persone, i quali quindi sarebbero stati al fondo tutti uguali. «...tu vedrai noi d'una massa di carne tutti la carne avere, e da uno medesimo Creatore tutte l'anime con iguali forze, con iguali potenzie, con iguali virtù create. La virtù primieramente noi, che tutti nascemmo e nasciamo iguali, ne distinse;» (Boccaccio, Decameron) Tra gli studiosi dell'epoca medievale c'è chi (si può citare Huizinga) rintraccia in quei documenti che testimoniano la diffusione di questo principio i presupposti per poter parlare dell'esistenza di un ideale egualitaristico già in epoca medievale.[6] Se così fosse, nonostante la grande diffusione nella letteratura di corte dell'epoca, andrebbe comunque sottolineato come questo primitivo concetto di uguaglianza si limiti tuttavia a una mera considerazione di natura morale, senza che sia minimamente avvertita la necessità, da parte di chi abbraccia tale ideale (nella fattispecie i membri della nobiltà), di attivarsi per operare attivamente sulla società per ridurre le disuguaglianze esistenti. Ciò si può anche spiegare in base al fatto che durante il Medioevo dominava nella cultura popolare e nobiliare una visione della società divisa in classi, regolate da rapporti gerarchici ben precisi secondo un ordine che non poteva essere messo in discussione, in quanto emanazione diretta della Divinità[7]. Rimanendo nell'ambito di questa interpretazione, l'unica nozione diffusa relativa all'uguaglianza tra le persone, al di fuori dei già nominati ideali nobiliari, è l'uguaglianza di tutti di fronte alla morte. Nella Costituzione italiana Modifica In Italia il principio è riconosciuto nell'art. 3 della Costituzione il quale afferma che: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (eguaglianza in senso formale) Quest'articolo esprime il principio di uguaglianza in base al quale non devono essere attuate discriminazioni di alcun genere tra i cittadini. Tale principio può apparire scontato ma ci sono state, anche in tempi recenti, situazioni in cui esso non era assolutamente riconosciuto. Concludendo, poi, che: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» (eguaglianza in senso sostanziale)[8] Note Modifica ^ Thomas Paine, Agrarian Justice, Printed by R. Folwell, for Benjamin Franklin Bache. ^ J. Zajda, S. Majhanovich, V. Rust, Education and Social Justice, 2006, ISBN 1-4020-4721-5 ^ Kohler,et al., Greather post-Neolithic wealth disparaties in Eurasia than in North America and Mesoamerica , Nature, 2017, 551, 619-622, in Chiara Volpato, Le radici psicologiche della disuguaglianza,Introduzione, 2019, ed.Laterza, Bari, ISBN 978-88-581-3415-3 ^ M. Paci e E. Pugliese (a cura di), Welfare e promozione delle capacità, Bologna, Il Mulino, 2011, pp. 25-26. ^ Domenico V. Ripa Montesano, Vademecum di Loggia, Roma, Edizione Gran Loggia Phoenix, 2009, ISBN 978-88-905059-0-4. ^ L'autunno del Medioevo, p. 82. ^ L'autunno del Medioevo, p. 77. ^ Tra i contributi alla stesura di questa parte della norma costituzionale si ricorda quello di Massimo Severo Giannini, offerto su richiesta del costituente Lelio Basso. Ritenendosi da parte socialista che fosse “un tradimento fermarci all'enunciazione dell'uguaglianza formale”, ma non essendo “pensabile una norma di garanzia dell'uguaglianza economica e sociale, che presupponeva un tipo di Stato allora e anche oggi inesistente”, Giannini propose due soluzioni alternative: la prima più spinta, che impegnava la Repubblica a offrire a tutti i cittadini “uguali posizioni economiche e sociali di partenza”; l'altra che corrispondeva al testo poi accolto. E senza una minima carica retorica noterà che “non avevamo intenzione di fare del nuovo, ma solo di affermare un principio di dinamica dell'azione dei pubblici poteri per una società più giusta” (Cesare Pinelli, Lavare la testa all'asino, in Mondoperaio, n. 11-12/2015, p. 36). Bibliografia Modifica Carlo Crosato, L'uguale dignità degli uomini. Per una riconsiderazione del fondamento di una politica morale, ed. Cittadella, Assisi 2013. Huizinga, L'autunno del Medioevo, Roma, Newton Compton, 2011 [1919] , p. 82. John Rawls, Una teoria della giustizia, in Sebastiano Maffettone (a cura di), Universale economica, traduzione di Ugo Santini, 5ª ed., Milano, Feltrinelli, 2019 [1971] , ISBN 9788807888045. Jean-Jacques Rousseau, Il contratto sociale, in Universale economica, traduzione di Jole Bertolazzi, introduzione di Alberto Burgio, 12ª ed., Milano, Feltrinelli, 2019 [1762] , ISBN 9788807901027. Alberto Burgio, Eguaglianza, interesse, unanimità. La politica di Rousseau, Napoli, Bibliopolis, 1989, ISBN 9788870882094. Accademia nazionale dei Lincei, Disuguaglianze e classi sociali: la ricerca in Italia e nelle democrazie avanzate, in Atti dei convegni lincei, Roma, Bardi, 2020, ISBN 9788821812026. Voci correlate Modifica Differenziazione sociale Disuguaglianza sociale Distribuzione della ricchezza#Disuguaglianza Egualitarismo Potere Stratificazione sociale Società (sociologia) Pari opportunità Femminismo Altri progetti Modifica Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni sull'uguaglianza Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'uguaglianza Collegamenti esterni Modifica Eguaglianza, su Enciclopedia Treccani, treccani.it. URL consultato il 27 maggio 2021. Controllo di autorità Thesaurus BNCF 21271 · GND ( DE ) 4021216-6 Portale Diritto Portale Politica Portale Sociologia Ultima modifica 3 mesi fa di 146.241.143.49 PAGINE CORRELATE Egualitarismo dottrina politico-sociale che propone la parità di diritti e opportunità degli individui Una teoria della giustizia Uguaglianza di genere in Azerbaigian Wikipedia Il contenutoeguaglianza Condizione per cui ogni individuo o collettività deve essere considerato alla stregua di tutti gli altri, e cioè pari, soprattutto nei diritti civili, politici, sociali ed economici. L'eguaglianza di tutti davanti alla legge è, assieme alla libertà, un diritto fondamentale dell'uomo e una delle regole-base di una convivenza democratica. In Italia l'eguaglianza è garantita dall'articolo 3 della Costituzione. Le costituzioni democratiche assicurano inoltre l'eguaglianza dei cittadini attraverso la libera partecipazione alla vita politica e mirano a garantire pari opportunità nella vita sociale, cioè a offrire a tutti le stesse possibilità di crescita e di affermazione personale e professionale. eguaglianza formale e politica ADVERTISING Di eguaglianza si parla in molti sensi: innanzitutto come eguaglianza formale e politica. La prima consiste nel fatto che tutti i membri della società sono assolutamente eguali nei diritti e nei doveri senza distinzione di sesso, origine, razza, ricchezza, convinzioni religiose o politiche, e non devono subire discriminazioni. L'eguaglianza politica, invece, sta nel fatto che ogni cittadino ha uguale diritto di voto e può a sua volta essere eletto. Questi ideali di libertà e di eguaglianza si sono venuti affermando in Europa e negli Stati Uniti alla fine del Settecento, dopo una lunga lotta contro i regimi monarchici e assolutistici (e contro la Gran Bretagna per le colonie americane) che riconoscevano, tra l'altro, privilegi e differenze di status giuridico alle classi aristocratiche. Gli ideali di eguaglianza hanno trovato espressione nelle dichiarazioni dei diritti della storia inglese (a cominciare dalla Magna charta libertatum, 1215) e soprattutto nella Dichiarazione d'indipendenza americana (1776) e nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino approvata dall'Assemblea costituente francese nel 1789, in cui l'enunciazione di tali principi gettava le basi di un nuovo ordine politico. APPROFONDIMENTO di Stefano De Luca Entrata nella cultura occidentale con lo stoicismo e soprattutto con il cristianesimo (che considera tutti gli uomini dotati della stessa dignità, in quanto figli di un medesimo Padre), l'idea che gli uomini siano eguali tra loro ha giocato un ruolo decisivo nelle vicende sociali e politiche soltanto a partire dal Seicento. I principali pensatori politici del 17° e 18° sec. (da T. Hobbes a J. Locke, da J.-J. Rousseau a I. Kant) partono dall'ipotesi che gli uomini siano liberi ed eguali e di conseguenza pongono l'origine dello Stato in un accordo volontario (il patto o contratto) stipulato dagli individui stessi. Mentre per Platone e Aristotele esisteva una gerarchia 'naturale' (fondata sull'intelligenza e sul sapere) tra chi è adatto al comando e chi è adatto all'obbedienza - gerarchia che durante il Medioevo si irrigidì nel criterio ereditario, fondato sulla nascita - per i moderni pensatori contrattualisti gli uomini dispongono di eguali diritti e di conseguenza l'ordine sociale e politico è qualcosa di 'artificiale', che gli individui costruiscono tramite accordi. Queste idee troveranno spettacolare applicazione nelle due grandi rivoluzioni moderne, quella americana e quella francese, i cui più famosi documenti si aprono con un solenne richiamo all'idea di eguaglianza. All'inizio della Dichiarazione d'indipendenza americana (1776) troviamo un elenco di 'verità' autoevidenti, la prima delle quali è "che tutti gli uomini sono creati uguali"; e nel primo articolo della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789) troviamo proclamato il principio secondo cui "gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti". 1. Diverse interpretazioni di una stessa idea Il principio dell'eguaglianza si rivelò ben presto suscettibile di varie interpretazioni: esso poteva infatti essere invocato sul piano civile, come eguaglianza di fronte alla legge e nei diritti di libertà (garanzie giudiziarie, libertà di coscienza, libertà di iniziativa economica); oppure sul piano politico, come eguale partecipazione al potere tramite il diritto di voto; oppure, sul piano sociale, come eguaglianza nel possesso di risorse economiche. La richiesta dell'eguaglianza civile ha caratterizzato, tra 18° e 19° sec., i movimenti politici di ispirazione liberale, la cui principale preoccupazione era la tutela della libertà individuale da ogni forma di potere collettivo; l'eguaglianza politica - con la connessa richiesta del suffragio universale - è stata invece, nella seconda metà del 19° sec., la ragion d'essere dei movimenti democratici, i quali consideravano la partecipazione di tutti al potere politico (cioè l'autogoverno collettivo) la forma più alta di libertà; l'eguaglianza sociale, infine, è stata la bandiera dei movimenti socialisti, che hanno teorizzato - sino alla metà del 20° sec. - la scomparsa della proprietà privata e del libero mercato, nella convinzione che la vera libertà potesse scaturire soltanto dall'eguale possesso delle risorse economiche e non dal possesso di 'diritti astratti'. Tra questi diversi tipi di eguaglianza, la differenza più grande è quella che separa l'eguaglianza formale da quella sostanziale. L'eguaglianza nei diritti civili e politici è un'eguaglianza formale, perché riguarda la sfera dei diritti e non quella dei beni; di conseguenza, è compatibile con un grado più o meno ampio di diseguaglianza sociale. Il fatto di essere eguali di fronte alla legge e nelle libertà individuali significa che ogni individuo non subisce discriminazioni e che dispone delle stesse facoltà: ma quanto ai risultati, sul piano sociale, questi dipenderanno dal suo impegno e dalla sua abilità. Anche l'eguaglianza politica non incide direttamente sulla sfera sociale, sebbene la partecipazione di tutti al voto (e quindi, indirettamente, alle decisioni legislative) possa far prevalere politiche di ridistribuzione della ricchezza. L'eguaglianza sociale, invece, è un'eguaglianza di tipo sostanziale, giacché non riguarda i diritti, ma i bisogni, e si traduce nell'eguale distribuzione dei beni: poiché si tratta di una forma radicale di eguaglianza, in questo caso si è soliti parlare di egualitarismo. 2. Diritti sociali e pari opportunità Se per gran parte del 19° sec. lo scontro è stato soprattutto tra liberali e democratici (divisi dal tema del suffragio universale), nel secolo successivo lo scontro è stato tra liberali e democratici da un lato e socialisti e comunisti dall'altro, divisi dal tema dei diritti civili, dei diritti politici e della libertà economica: dal punto di vista dei socialisti e dei comunisti, infatti, l'eguaglianza civile e politica era soltanto una maschera degli interessi economici della borghesia, i quali determinavano la più reale e oppressiva delle diseguaglianze. Nel corso del Novecento, tuttavia, sono sorte correnti di socialismo democratico o riformista, che non rifiutavano i diritti conquistati da liberali e democratici, ma pensavano piuttosto a integrarli con una serie di diritti e politiche sociali (diritti sindacali, istruzione, assistenza sanitaria e pensionistica, assegni di disoccupazione, servizi sociali), il cui scopo è correggere gli squilibri dell'economia di mercato e ridurre le diseguaglianze sociali. Per altro verso, anche nel pensiero liberale si è manifestata una maggiore sensibilità sociale, che si è concretata nel principio dell'eguaglianza delle opportunità, che mira (attraverso le borse di studio, i prestiti d'onore e altri strumenti) a dotare tutti gli individui delle stesse possibilità, cioè ad eguagliare i punti di partenza. A partire dagli anni Sessanta del Novecento, il tema dell'eguaglianza ha giocato un ruolo decisivo nella questione femminile, ossia nella lotta per eliminare le discriminazioni e le diseguaglianze tra uomini e donne sul piano dei rapporti personali e dei ruoli pubblici. Il tema delle 'pari opportunità', in questo ambito, ha avuto negli ultimi anni un grande risalto: sono sorte infatti apposite istituzioni il cui scopo è garantire, per le donne, eguali possibilità di carriera nel settore pubblico e privato e una maggiore presenza nella vita politica (a livello locale e nazionale).egualitarismo Concezione politico-sociale tendente a realizzare, accanto all’uguaglianza di diritto sancita dalle norme costituzionali o legislative, una uguaglianza di fatto, fondata sull’equa ripartizione dei beni e delle fortune tra tutti i membri di una società. L’egualitarismo affonda le sue radici nell’Illuminismo e nella Rivoluzione francese e ha ricevuto particolare impulso dai movimenti socialisti. 1. Egualitarismo salariale Tipo di politica sindacale mirante a ridurre le differenze retributive tra le diverse qualifiche nell’ambito di una categoria o nell’insieme dei lavoratori dipendenti. In Italia si è parlato di egualitarismo salariale per gli aumenti retributivi in cifra fissa previsti dai contratti collettivi di lavoro (1969-79) e per l’unicità del punto di contingenza (1975-86).
Monday, April 4, 2022
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