SCIENZA MORALE E FILOSOFIA CIVILE NEL PENSIERO DI STEFANO CUSANI “Quando gia la stagione eclettica andava verso il tramonto”1 Stefano Cusani si volgeva al metodo storico per tracciare la via sicura che consen- tisse, come scrisse nel 1842, all’idea filosofica di “elevarsi al grado di scienza che si dimostri per se stessa”2. Giacche se e vero che “la decompo- sizione (...), o l’analisi psicologica del fatto primitivo della coscienza e la condizione necessaria d’ogni riflessione, che ritorna sul proprio pensiero; il che e dire ch’e la condizione necessaria d’ogni filosofia”, ancor piu essen- ziale e comprendere che “se l’osservazione minuta, e l’analisi profonda di tutte le singole parti di quella sintesi primitiva della coscienza e il punto donde bisogna muovere, perche si possa riuscire a bene nelle speculazioni filosofiche, essa non e certo al termine; perocche dopo aver esattamente analizzato tutte quelle parti, ed osservatele da tutti i lati, egli e mestiere procedere alia cognizione de’ riferimenti che l’une hanno colle altre, perche si possa risalire a quella ricomposizione del tutto primitivo, che e lo scopo ultimo della filosofia”3. E questo il contributo essenziale che la storia forni- sce e senza il quale ogni itinerario verso la conoscenza e condannato a restare monco, e la scienza filosofica e destinata a restare preclusa. Infatti 1 F. Tessitore, Da Cuoco a De Sanctis. Studi sulla filosofia napoletana nel primo Ottocento, Napoli, 1988, p. 58. 2 Della scienza assoluta (Discorso I), in “Museo di letteratura e filosofia”, a. II, n. 8, vol. IV, 1842, p. 116. Al Discorso I non seguirono altre parti. 3 Del metodo filosofico e d'una sua storia infino agli ultimi sistemi di filosofia che sonosi veduti uscir fuori in Germania ed in Francia , in “Progresso”, XXII, 1839, p. 178. Sul pensiero filosofico del Cusani cfr. G. G, Storia della filosofia italiana , Firenze, 1969, vol. II, pp. 557-563; S. Mastellone, Victor Cousin e il Risorgimento italiano , Firenze, 1955, pp. 194-210; S. Landucci, Cultura e ideologia in Francesco De Sanctis , Milano, 1964, pp. 70-74; G. Oldrini, Gli hegeliani di Napoli , Milano, 1964, pp. 32 ss; ID., Il primo hegelismo italiano , Firenze, 1969, pp. 40-64 (della Introduzione) e pp. 125- 127; F. Ottonello, Introduzione a S. Cusani, Scritti , Genova, 1979, voll. 2; F. Tessitore, Op. cit., pp. 64-65. 2 Giuseppe Acocella “ne e a dire che la psicologia potrebbe far da se, e proseguire il suo lavoro senza punto brigarsi della storia; perciocche oltre i danni che potrebbero scaturirne e che noi piu sopra dicemmo, si eviterebbero i vantaggi che a lei verrebbero dalla storia, sarebbero infiniti”4. Proprio in relazione a questa fase del pensiero del giovane napoletano, Giovanni Gentile annota che “pel Cusani, Posservazione psicologica diven- ta la riflessione che rifa la storia dello spirito, una fenomenologia; e l’osser- vazione storica non e piu l’integrazione della psicologia, bensi la costruzio- ne stessa della filosofia”5. L’eclettismo non poteva piu, a questo punto, rispondere all’orizzonte intravisto, cosicche “il Cusani, dopo il 1840, stac- catosi dalFeclettismo si diede alio studio della filosofia hegeiiana”6. 4 Del metodo filosofico e d'una sua storia , cit., p. 183. Poche righe piu sopra Cusani aveva annotato che “dare una ripruova e un confronto all’osservazione psicologica, che sia capace di ritrarla dalFerrore, allorche per manco d’esperimento essa cada nelFincompleto, sarebbe per avventura il regalo piu sicuro, e una norma certissima del metodo per ben filosofare. E questa ripruova adunque che ci viene insegnata dal metodo storico, la cui importanza non e certo minore dell’altro, e Fesito altrettanto giusto e sicuro. (...) Certo che dall’aver dimenticato la Storia ne son proceduti due ordini di mali: il primo, perche si e rotta quella legge di continuity nel progresso de’ lavori deirintelligenza, e si e terminato donde si sarebbe dovuto comincia- re; l’altro perche lo Spirito Umano non si e potuto correggere delle sue deviazioni nello svolgimento intellettivo, mancandogli la cognizione de’ suoi passati travisamenti. Nella storia adunque e tutta quanta la filosofia , e riconoscerla nella storia e condizione non evitabile d’ogni filosofia” (pp. 182-183). 5 G. Gentile, Op. cit ., vol. I, p. 639. Lo sforzo di costruire “Fedificio eclettico della scienza” e condotto da Cusani negli scritti pubblicati tra il 1839 ed il 1840. In particola- re, oltre che nel citato Del metodo filosofico (pp. 176-215), nei saggi Del reale obbietto di ogni filosofia e del solo procedimento a poterlo raggiungere, in “Progresso”, XXIII, 1839, pp. 27-60; Della scienza fenomenologica e dello studio dey fatti di coscienza , in “Progresso”, XXIV, 1839, pp. 28-83 (I), e XXV, 1840, pp. 16-37 (II) e 187-247 (III); D' un'obbiezione dell' Hamilton intorno alia filosofia deU'Assoluto , in “Progresso”, XXVI, 1840, pp. 5-31; Della logica trascendentale , in “Progresso”, XXVI, 1840, pp. 161-187. 6 S. Mastellone, Op. cit., p. 210. Sulla cosiddetta “svolta hegeiiana”, oltre alle valu- tazioni degli autori le cui opere sono state in precedenza indicate (nella nota 2), cfr. ancora S. Mastellone, Op. cit., p. 202: “Stefano Cusani , che pure era stato un divulgato- re di Cousin, in un articolo apparso nella Rivista napolitana (1841) dal titolo Del modo da trattare la scienza degli esseri ( ontologia ), disegno di una metqfisica , alludendo ai rapporti tra Feclettismo francese e Fontologismo tedesco, ossia alia polemica tra Cousin e Schelling, poneva alcune limitazioni al suo eclettismo (...) Si prepara quel fermento spirituale che prendera forma colFhegelismo, il quale, se trasse la prima radice dal pen- siero cousiniano, si rivolgera poi contro di questo”. Infine mi permetto di rinviare a G. Acocella, Vico e la storia in Stefano Cusani , in “Bollettino del Centro di studi vichiani”, XI, 1981, pp. 214-221, in specie pp. 217-218. Scienza morale efilosofia civile nel pensiero di S. Cusani 3 Gia nel 1839, in pieno periodo “eclettico”, Cusani aveva sottolineato il ruoio unificante della filosofia, e aveva concluso che “la storia della filoso- fia, la quale disegna come in una tela tutto lo svolgimento progressive dello Spirito Umano, non e che la manifestazione di quel potentissimo bisogno che ha Cuomo di conoscere e di sapere”7. In questa direzione, dopo che lo Spirito Umano ha rivolto il primo scopo della sua investigazione nel “mondo degli obbietti”, ed una volta esaurita la “investigazione della natu- ral lo Spirito “si viene gradatamente ripiegando inverso il subbietto stesso di quelle investigazioni, e rientrando dall’esterno nell’interno, fa se stesso obbietto della sua conoscenza”. E cost “di qui nascono, come da una comu- ne radice, tutte le scienze morali”8. La conclusione “eclettica” di Cusani si arricchisce di motivi che preparano Taccoglimento della lezione hegeliana, la quale di sicuro influenzera gli scritti successivi al 1840, senza liquidare gli altri elementi che costituiscono 1’originalita del giovane pensatore. L’immenso bisogno di conoscere che tormenta e percorre la “storia naturale dell’intelligenza” anela alia ricomposizione unitaria che costituisce la scien- za: “Questi tre grandi obbietti adunque, Dio, TUniverso e LUmanita; l’asso- luto, il non me, e il me, che racchiudono tutto il campo delle speculazioni, costituiscono l’obietto di tutta la scienza umana. (...) E si potrebbe da’ ten- tativi diversi, e da’ diversi risultamenti ottenuti intorno a questo problema, cercar di fare un ordinamento compiuto di tutte le scuole filosofiche che dall’antichita insino a’ giorni nostri sonosi succedute nella Storia dello svol- gimento naturale dell’intelligenza”9. Rispetto a questo proponimento la let- tura di Hegel - del quale pur si doveva denunciare che fosse partito “da cid che ci ha di piu astratto nella ragione, e di piu indeterminato, cioe dal pen- siero dispogliato di tutte le cose, e ridotto a pensiero puro, a idea” - offriva contributi rispetto ai quali Cusani gia dichiarava il suo esplicito interesse: “Ponendo come base del suo edificio filosofico l’identita dell’idea e dell’es- sere, del pensiero e della realta, del subbiettivo e dell’ obbietti vo (...) ne pro- cede che cid che e vero del pensiero, e vero eziandio della realta, e che le leggi della logica sono le leggi ontologiche, ed essa stessa si converte in una vera ontologia”10. 7 Del reale obbietto di ogni filosofia e del solo procedimento a poterlo raggiungere , cit., p. 27. 8 Ibidem , pp. 28-29. “Giunto a quest’ altezza, lo Spirito Umano tenta d’impadronirsi quasi dell’infinito, cacciarsi nel seno stesso di Dio, e discoprire nella loro sorgente le leggi onde si regge il mondo” (p. 29). 9 Ibidem , p. 30. 10 Del metodo filosofico, cit., pp. 210-211. In queste pagine Cusani fornisce una 4 Giuseppe Acocella II principio di una idea filosofica capace di fondare le manifestazioni della vita umana, dunque una ragione “non dispogliata delle cose”, diviene per Cusani l’efficace punto di equilibrio del suo itinerario tra eclettismo ed hegelismo, in grado di assicurare gli orientamenti etici di ciascuna eta della storia. Nel 1841 Cusani, nel saggio sulle relazioni tra economia e morale, scrive significativamente che “Ora non ci ha e non puo esserci scienza morale senza un principio assoluto e necessario, perche l’assoluto e il necessario e lo scopo ultimo e il termine degli sforzi del pensiero, e 1’ideale della scienza”51. Nella stessa prospettiva spiegava, in un corposo saggio pubblicato l’anno successivo12, il valore filosofico che assumeva la ricerca dei fondamenti etici della societa, asserendo che “di fatto non si puo conce- pire una societa che non abbia un pensiero generale, cioe a dire un insieme d’idee acquistate senza ricerca e senza scopo, e che informino tutta la sua vita; perciocche bisognerebbe allora supporre che possa esserci una societa senza religione, senza istituzioni politiche, senza costumi e senza industria, non essendo altra cosa le istituzioni, la religione naturale, V industria e i costumi, che effetti naturali delle idee e delle credenze comuni”53. La filosofia di un popolo, pertanto, e il pensiero di quello stesso popolo, non nelle semplici forme nelle quali si manifesta nella religione o nelle isti- tuzioni o nelle stesse arti, o nel diritto e nei costumi, ma con quei caratteri interpretazione della filosofia tedesca, in sintonia con il tentativo di rintracciare l’unita del pensiero perseguita dall’eclettismo. E un’ interpretazione che, nata in terra di Fran- cia, trovo piu generosa fortuna neirhegelismo napoletano da B. Spaventa in avanti. Ecco la pagina del Cusani: “Dappoicche la filosofia del Fichte, che non era che la filosofia stessa del Kant, risguardata dal punto di vista subbiettivo, e quella dello Schelling, che nelle sue conseguenze non fu che il criticismo risguardato dal punto di vista obbiettivo, doveano essere entrambe porzioni di quel medesimo tutto, che Hegel abbraccio nella sua filosofia dell’idealismo assoluto. Egli parti dalia ragione, e dal pensiero, ma da cio che ci ha di piu astratto nella ragione, e di piu indeterminato, cioe dal pensiero dispogliato di tutte le cose, e ridotto a pensiero puro, a idea” (p. 210). 11 Dell' economia politico considerata nel suo principio, e nelle sue relazioni colie scienze morally in “Museo di letteratura e filosofia”, a. I, n. 1, vol. I, settembre 1841, p. 54. Cfr. G. Oldrini, ll primo hegelismo italiano , cit., pp. 48-49. In nota scrive FOldrini che “il saggio parafrasa e riadatta, per molta parte, concetti delle lezioni sull’economia smithiana di Victor Cousin” (p. 48 n. ). 12 Idea d’una storia compendiata della filosofia , in “Museo di letteratura e filoso- fia”, a, I, n. 2, vol. I, novembre 1841, pp. 113-135 (parti I-II); a I, n. 3, vol. II, gennaio- febbraio 1842, pp. 3-8 (III); a. I. n. 4, vol. II, marzo-aprile 1842, pp. 97-120 (IV, V.VI). 13 Ibidem , p. 119. “lo svolgimento adunque spontaneo e istintivo; e l’altro filosofico riflesso, che entrambi non si effettuano che sotto le leggi del pensiero umano, costitui- scono il meccanismo, se possiamo cost dire, della vita sociale dei popoli” (p. 121). Scienza morale e filo Sofia civile nel pensiero di S. Cusani 5 general! del pensiero che di quelle forme costituiscono la fonte; eppure i! “progresso” e reso possibile solo dall’incontro tra due diverse components “Allorche il movimento filosofico o riflessivo passa dalla fede alia scienza, e dalle credenze popolari alle idee della ragione, e si trova d’essere giunto a scoprire il pensiero celato dapprima sotto forma simbolica, e che si tradu- ceva nelle Istituzioni, nei costumi, nelle Arti e nelle Industrie, egli fatto quasi banditore della verita scoperta, 1’annunzia per farla conoscere alle masse, le quali non avrebbero potuto pervenire a quel segno che tardi e len- tamente”14. Il debito nei confronti di Vico appare evidente, tanto piu che - indiriz- zandosi l’interesse di Cusani verso le esperienze umane del diritto e dell’e- conomia - le influenze hegeliane si rivelano in realta filtrate dalla tradizio- ne del pensiero meridionale, da Vico a Filangieri a Pagano15. La filosofia e la scienza compongono insieme la trama che segna Litinerario travagliato e non lineare della storia verso il “vero”: “i filosofi accelerano il movimento delle masse, e da qui nasce ancora che essi stessi sono indugiati nel movi- mento che e loro proprio. Dappoicche se le masse accettano la nuova luce che loro arrecano i filosofi, sono d’altra parte lente e ritenute neH’abbando- nare le vecchie opinioni, che il tempo ha reso abituali, e bisogna innanzi tutto che esse comprendano cio che loro vien rivelato, e lo comprendano a loro modo, cioe facendo che discenda in certa guisa dalle forme astratte della scienza, alle forme pratiche del senso comune”16. Il tema del senso comune - cosi tipicamente vichiano e tanto frequente- mente richiamato in piu punti dell’ opera cusaniana - costituisce un elemen- to fondamentale delPitinerario che il pensatore napoletano svolge, rivelan- dosi capace di svelare la trama della ragione nella storia. Cosi come nella vita sociale le “branche dell’ atti vita umana” precedono la filosofia e la sto- 14 Ibidem , p. 121. 15 Cfr. G. Acocella, Op. cit ., pp. 216 e 217-218. 16 Idea d’una storia compendiata , cit., pp. 121-122. “Insomma non e che dalla com- binazione di questi due movimenti che progrediscono le idee umane, e dal progresso delle idee umane nasce la trasformazione e il miglioramento successivo delle leggi, dei costumi e delle istituzioni, che sono altrettanti elementi costitutivi della condizione umana”. Sul senso comune cfr. p. 128: “Purtuttavia, sebbene 1’uomo sia conscio nelPintimo della sua coscienza della sua liberta, e riconosca in se stesso il potere di cominciare una serie di atti, di cui egli e causa; cio nondimeno non puo non iscorgere eziandio, che la sua volonta e posta sotto il dominio e la soggezione d’una legge, che diversamente vien denominata secondo che diverse sono le occasioni, alle quali essa si applica, contrasse- gnandosi ora come legge morale, ora come ragione, ed ora come senso comune”. 6 Giuseppe Acocella ria di quelle precede la storia di questa17, cosi “Fistoria non si realizza che dopo un lungo proceder della scienza; perocche se prima non si sono osser- vate molte variability successive, non si sente il bisogno di una storia qua- lunque; ma quando non si vuol considerar altro che Fessenza stessa, o la materia di che componesi la storia della filosofia, si puo dire che essa comincia colla scienza”18. Cosl per esempio, rivolgendosi Fattenzione alle esperienze umane piu rilevanti, per quel che riguarda Feconomia politica occorre indagare le leggi oggettive dell’agire economico, giacche le azioni umane - pur tenendo conto della liberta che le genera - vanno ricondotte sempre alia ragione (o si voglia dire legge morale o senso comune). Massimamente con Fecono- mia la questione centrale di come si compongano liberta delFagire indivi- duate e conseguimento di leggi oggettive delFeconomia si pone come un nodo centrale della scienza morale, nel quale e coinvolto lo stesso tema della relazione tra natura e ragione. Infatti, “primieramente, e noto che il combattimento, che Fuomo, forza libera e intelligente, sostiene contro la natura per dominarla e trasformarla ai suoi bisogni, costituisce un ordine distinto di fenomeni e d’idee, che rientrano nel dominio dell’Economia politica”, la quale deve pur pervenire a individuare “leggi necessarie, che stanno a capo della produzione, consumazione e distribuzione delle ricchez- ze”19. L’interesse mostrato da Cusani verso Adamo Smith e motivate proprio dal legame tra la liberta umana - che si esplica nel lavoro - e le leggi neces- sarie delFeconomia, giacche il fondamento del valore Smith ha posto nel lavoro20. Ma sbaglierebbe chi si fermasse al lavoro, perche “quantunque il 17 Cfr. Ibidem , pp. 124-125: “Perciocche a quella stessa guisa che nella vita sociale dei popoli lo stato, le industrie, le arti e la religione precedono la filosofia, eziandio la storia di tutte queste branche dell’attivita umana precede quella della filosofia, ultima per avventura a prender corpo nello svolgimento intellettuale delFuomo”. 18 Ibidem , p. 124. 19 Deireconomia politica , cit. , p. 41. 20 Mentre Quesnay, con la sua scuola, “tenne che i prodotti del suolo fossero la sola fonte, e il vero principio del valore”, invece “Adamo Smith elevo il principio del valore, partendo da questo, che cio& il lavoro d’una nazione costituisce la sorgente di tutte lc sue ricchezze”, e quindi che “i bisogni delFuomo non sono considerati dallo Smith che subordinatamente al lavoro; il che e molto piu ragionevole che subordinare il lavoro ai bisogni, come e intervenuto al Say e al Tracy, i quali cio non di meno hanno comune con esso lo stesso principio del lavoro” ( Ibidem , pp. 42 e 43). NelFesaminare la formazione dela scienza economica Cusani riafferma il principio della tradizione italiana (come per la scienza della legislazione ricorda in particolare Filangieri, Pagano e Romagnosi) asserendo: “L’Economia politica nata adunque in Italia, Scienza morale e filo Sofia civile nel pensiero di S. Cusani 7 lavoro nel suo lento o accelerato esercizio sia quello che ingeneri la ric- chezza delle nazioni, e misuri in un certo modo, e sino a un certo segno, il valore delle cose in ragione delle difficolta e degli ostacoli che incontra nella sua effettuazione; purtuttavia esso non deve essere considerato, che come Feffetto della liberta umana, ultimo principio a cui devesi ricondurre la scienza”21. Attraverso questo principio Cusani ricostruisce il percorso che dal la liberta, attraverso la proprieta, giunge alia formulazione di una scienza morale la quale, proprio perche scienza, e la “cognizione deH’assoluto inva- riabile, ultima ragione delle cose”22. Se infatti Fosservazione si conferma indispensabile alia “investigazione scientifica, pure resta essenziale ribadire la ricerca di un principio morale assoluto perche si possa dare scienza in questo ambito. Le considerazioni che Cusani - partendo dall’apprezzamento del principio secondo il quale “senza un’obbligazione assoluta non era ammessa la possibility d’una scienza morale” e quindi deirimperativo cate- gorico23 - riferisce all’opera di Kant, mettono a fuoco appunto il significato della liberta per la ragione, ed i criteri per la individuazione del principio morale assoluto: “Egli e percio, che rifermossi che il fatto della liberta, che 1’osservazione ci rivela nel fondo della coscienza come distinto dalla fata- lita delle nostre passioni e delle nostre sensazioni, e che eguaglia in certez- massime per opera del Serra, non si svolse dappoi che in Francia nella celebrata setta degli Economist!, dai quali attinse gran parte delle sue idee lo Smith” (ivi, p. 41). SulFinteresse della cultura napoletana per il ruolo svolto da Serra, considerato pre- cursor dello Smith, mi permetto di rinviare a G. Acocella, La storia degli scrittori poli- tici italiani dopo la “svolta” del 1830 a Napoli , in “Archivio di storia della cultura”, a. VIII, 1990, pp. 69 ss. 21 Ibidem , p. 45. “Togliete la liberta nelFuomo, e voi avrete esaurito nella sua sor- gente ogni lavoro possibile, essendone essa sola la causa, e la causa vera, reale, e non immaginaria. Fare adunque l’anaiisi della liberta, come produttiva del valore delle cose, sarebbe veramente far la psicologia dell’Economia politica” (ivi, pp. 45-46). 22 Ibidem , p. 54: Questa verita conosciuta dagli antichi, i quali tenevano non potersi dare scienza del fenomenico variabile, perciocche il fatto non e il principio e la ragione di se stesso, e stata chiaramente riprodotta dai moderni, quando hanno sostenuto che la scienza non e che la cognizione dell’assoluto invariabile, ultima ragione delle cose. Pure, se il fatto non e la scienza, e certamente prima condizione e quasi materia della scienza, potendo solo cadere sotto Focchio dell’osservazione, e Fosservazione e la vita d’ogni investigazione scientifica. Tutto cio essendo oramai stato messo fuor di dubbio nel campo dell’intelligenza, ha fatto, si che nella scienza morale si e cercato il principio morale assoluto, ed il fatto proprio che n’e la condizione”. 23 Ibidem : “Primamente non potevasi non vedere che senza un’obbligazione assoluta non era ammessa la possibility d’una scienza morale, e che senza la ragione, che sola puo comandare con un imperativo catagorico, non poteva darsi obbligazione di sorta”. 8 Giuseppe Acocella za tutti gli altri fatti, non rimanendo punto una semplice credenza, come voleva il Kant, dovesse esser solo la condizione del principio morale, tra- sformato in legge dalla ragione”24. Poteva Cusani, in virtu di questa acquisizione, rintracciare finalmente nella liberta gli orientamenti dell’agire morale e scoprire il principio morale della stessa economia: “Di qui il principio: essere libero, conservati libero, cioe resta fedele alia natura, ch’e la liberta; fu la sorgente d’ogni obbliga- zione e d’ogni moralita; identificandosi colla massima degli stoici: sequere naturam. Questo principio della morale generale stabilito, si vede aperta- mente che una delle prime relazioni delFEconomia colla morale, sta nell’i- dentita del principio stesso, o meglio, nel fatto della liberta; solo diversifi- cando, perche l’una lo stabilisce come trasformato dalla ragione in legge, e 1’altra lo accetta come dato nelle applicazioni della vita”25. L’unita della scienza, che il “fatto” della liberta - svelatosi principio unificante dell’azione umana - realizza, e stata resa possibile dal supera- mento della “direzione scettica” nella quale Cartesio getto la filosofia moderna, rendendola incapace di fondare 1’oggettivita, partendo dal sogget- to26, e dunque la comprensione del mondo esterno. Ora, finalmente, la filo- sofia, rivelatasi scienza, verifica che “lo Spirito umano e uno, identico a se stesso in tutti i tempi, in tutti i luoghi, appo tutti gli uomini; puo esservi varieta nelle sue determinazioni, ma l’essenza resta immutabile attraverso di tutte queste apparenti mutazioni. La scienza non rappresenta che l’essen- za, ed e percio che l’idea filosofica, o lo spirito filosofico non e che uno e sempre identico a se stesso”27. Come per l’economia anche per il diritto la liberta dell’individuo si afferma per Cusani quale principio capace di fondare l’agire morale, confer- mando l’unitarieta della scienza. Dedicando nel 1842 una lunga nota in tre parti, benche incompiuta, all’opera di Giovanni Manna28, e dopo aver 24 Ibidem, “Dappoiche non potendosi dalla sensazione trar niente che avesse forza d’obbligazione, e vice versa la ragione scorgendo nel fatto della liberta una superiority di principio che procedeva dalla stessa personality umana, potette scorgervi il dovere asso- luto di mantenere la dignita della persona sulla materia, e della liberta sulla fatalita” (ivi). 25 Ibidem , p. 55. “Sicche, da questo lato risguardata, i’Economia potrebbe esser con- siderata come una derivazione della morale nelle sue piu minute conseguenze” (ivi). 26 Cfr. Della scienza assoluta (Discorso I), cit. , p. 112. 27 Ibidem , p. 116. Sul punto cfr. G. Oldrini, Gli hegeliani di Napoli , cit., pp. 58-59. 28 Del diritto amministrativo del Regno delle Due Sicilie. Saggio teoretico storico e positivo , in “Museo di letteratura e filosofia”, a. I, n. 3, vol. II, gennaio-febbraio 1842, pp. 38-45; a. I, n. 4, vol. II, marzo-aprile 1842, pp. 167-172; a. I, n. 5, vol. Ill, maggio- Scienzci morale e filosofia civile nel pensiero di S. Cusani 9 affrontato la questione della individuality nella prima parte, dichiarando il proprio interesse per le “partizioni teoriche del diritto amministrativo”, Cusani decisamente ritorna sul problema della scienza avvertendo pero che “nissun problema che tocchi la scienza sociale pud risolversi, senza aver prima risoluto l’altro della destinazione dell’individuo, che li contiene e gl’implica, abbracciandoli tutti nel suo seno”29. Cosicche si puo considerare che “se la scienza divide e perche questa e la sua condizione di esistenza, e perche l’umano intelletto ha bisogno di successiva osservazione, e di noto- mia, direi quasi, della cosa che vuol conoscere e sapere. Ma in sostanza ci ha unita fondamentale qui, come in tutto, e la scienza umana non tende che continuamente verso questa unita, che la sola ontologia pud promettersi”30. II richiamo, costante in tutta la sua opera, all’ontologia consente a Cusa- ni di riaffermare il principio assoluto e generale da cui discende coerente- mente l’ordine morale che la scienza pud infine conoscere. La visione uni- taria perseguita - che, tanto nella fase eclettica quanto in quella segnata dalla lettura di Hegel, pone in primo piano la questione dei fini razionali della storia e dell’azione umana - rivela pero con evidenza il debito comun- que contratto nei confronti, oltre che di Herder, soprattutto di Vico, rimedi- tato autonomamente e a contatto con le suggestioni presenti neU’eclettismo napoletano31. Recensendo nel 1843 la Storia della filosofia di Pasquale Gal- luppi, Cusani chiarisce in apertura che “s’egli e vero che la storia della filo- sofia, come noi abbiamo affermato in uno de’ fascicoli precedent^ non e se non l’idea stessa, e lo spirito delPumanita, non quale si rivela nelle sue isti- giugno 1842, pp. 33-37. L’ultima parte pubblicata concludeva con le parole “sara conti- nuato” (n. 5, p. 37). Non vi fu alcun seguito. Gia concludendo la prima parte, pero, Cusani, avvertiva che “per fame un’analisi compiuta” si era ripromesso “di venir discor- rendo di ciascuna parte in particolare, ma si perche V opera non e venuta fuori ancor tutta per le stampe, e si perche la parte positiva del diritto amministrativo non e in relazione coi nostri studi, cosi ci terremo contend solo ad esaminar per ora la sola quistione che risguarda la scienza della pubblica amministrazione, riserbandoci di parlare della parte storica quando l’autore ne avra fatto dono al pubblico” (n. 3, p. 45). Sul Manna e sulla sua opera cfr. F. Tessitore, Della tradizione vichiana e dello stori- cismo giuridico nelVOttocento napoletano , in Aspetti del pensiero neoguelfo napoletano dopo il Sessanta , Napoli, s. a. (1962), pp. 118 ss.; G. Rebuffa, L' opera di Giovanni Manna nella formazione del diritto amministrativo italiano, in La formazione del diritto amministrativo in Italia , Bologna, 1981, pp. 33-71. 29 Del diritto amministrativo , cit., n. 4, p. 168. 30 Ibidem , p. 169. 31 Cfr. F. Tessitore, Momenti del vichismo giuridico-politico nella cultura meridiona- le, in “Bollettino del Centro di studi vichiani”, a. VI, 1976, pp. 101 ss. Sul vichismo del Manna cfr. pp. 99-100. 10 Giuseppe Acocella tuzioni, nelle arti, nelle legislazioni, ma sibbene nell’asiio inviolabile del pensiero puro, del pensiero in se; deve esser vero eziandio che essa non e una raccolta vana di opinioni, nata per soddisfare la curiosita di alcuni uomini, ma viceversa, secondo che diceva 1’ Herder, la catena sacra della tradizione, che opera in massa, con leggi necessarie, e non a caso ne isolata- mente”32. Si pud pertanto comprendere anche la radicale nettezza con la quale nella nota sul Manna Cusani afferma che ‘Tontologia adunque e la scienza prima, che facendoci conoscere la determinata essenza degli esseri, ci con- duce a discernere il fine a cui essi sono destinati (che e pure un problema ontologico) e che diventa problema morale se trattasi della destinazione dell’uomo sopra la terra, problema religioso se trattasi di questa stessa destinazione innanzi e dopo la vita terrena; problema di filosofia di diritto , che abbraccia il diritto individual, il diritto pubblico, e il diritto internazio- nale, se trattasi della giustizia reciproca che gl’individui, lo Stato e le nazioni, debbono somministrarsi per raggiungere la loro destinazione. Que- sta e l’unita della scienza, la quale non e che un pallido riflesso dell’unita stessa della causa prima”33. Dove Vico e Herder servono al disegno hegelia- 32 Recensione a P. Galluppi, Storia della filosofia, Prefazione , in “Museo di lettera- tura e filosofia”, a. II. n. 9, vol. IV, gennaio 1843, p. 222. Su Herder e Vico cfr. Idea d’una storia compendiata della filosofia, cit., pp. 1 34- 135: “Ora questa legge che governa lo svolgimento delFumanita, e che costituisce la filosofia della storia, non poteva che cercarsi successivamente in Dio, nelFuomo, e nel mondo, essendo questi i tre obbietti che si appalesano alFintelligenza (...) Di qui nasce che il Bossuet sia stato il primo filosofo della storia, trovando nella Bibbia la soluzione del problema. A questi successe il Vico, che cerco nell’uomo il principio e la legge dello svolgimento delFumanita. E da ultimo l’Herder che voile trovarlo nel mondo fisico, e nella combinazione speciale d’influenze esterne. (...) Noi diciamo, che ognuno di essi e stato esclusivo, in quanto che F Herder non ha riconosciuta la parte che rappresenta Fuo- mo nella evoluzione storica delFumanita, ed il Vico, in quanto che non ha riconosciuto F influenza della natura esteriore; ed entrambi poi non disconoscendo la parte che rap- presenta la Provvidenza, Fhanno subordinata all’uomo e alia natura, mentre il Bossuet impadronendosi di questa, ha tutto subordinate ad essa”. 33 Del dritto amministrativo , cit., p. 169. Sul problema dello Stato cfr. p. 170: “io non so concepire, come Farte, la scienza, la morale, e la religione debbano esser fine a loro stesse, e lo Stato debba esser considerate come mezzo per la societa umana, quando il suo scopo non e che uno scopo razionale, come quello che tocca in dominio alle altre sfere dell’attivita sociale. Ne solo io dico che lo scopo e razionale ed ha gli stessi carat- teri di quelli che spettano alle altre sfere delFattivita sociale, ma che e identico con tutti nel fondo, e che se uno e il bene assoluto, o Fordine assoluto, che riferma lo scopo e la destinazione delFuomo, non si pud far dello stato un semplice mezzo ed una via per la conservazione delFumanita perfettibile”. Scienza morale efilosofia civile nel pensiero di S. Cusani 11 no della scienza delFessere. Vale, pero, sottolineare come, nel confronto con Galluppi, istituito nella nota sopra ricordata, il tema del “vero” costituisca nn interessante nodo che chiarisce il modo con il quale Cusani interpreta Vico ed il problema della storicita dell’esperienza. A1 Galluppi che affermava che “la storia della filo- sofia non puo trattarsi a priori , ma deve dedursi dall’osservazione dei fatti, perche altrimenti avremmo dovuto trovar prima i problemi relativi alia scienza del pensiero, e poi quelii relativi all’universo”, Cusani obietta “che la storia della filosofia e identica colla scienza”, e pertanto “troveremo che il primo mezzo di trattar la storia della filosofia e il metodo a priori , il quale non deve ch’esser verificato dall’esperienza”34. A Cusani, naturalmen- te, sono chiare le novita apportate dalla modernita e le conseguenze che ne sono scaturite, dal momento che la filosofia aveva nell’antichita la defini- zione di scienza dell’ universale, contrapposta a quella “ricevuta presso i moderni” della filosofia come scienza del pensiero - per cui la “definizione degli antichi si faceva per mezzo delPontologia, quella de’ moderni vicever- sa si fa per mezzo della Psicologia” - ma resta pur sempre certo che in realta “l’ontologia e la Psicologia non sono che due determinazioni, o aspet- ti diversi dell’ idea filosofica, in quanto che 1’una considera l’obbietto in se, e per se, Paltra questo obbietto che divien subbietto”35. La scienza morale che Cusani intende definire, dunque, verifica nell’e- sperienza - nelle diverse “branche di attivita” nelle quali si manifesta Pa- zione umana - il principio assoluto e invariabile che da unita e senso alia scienza modern a. Cosi “PEconomia politica non dovrebbe rappresentare che quella stessa parte, che rappresenta la Politica, quanto alia filosofia del diritto. Perciocche laddove questa ci rivela Pideale a cui possono pervenire le societa umane, e la politica determina le relazioni che passano tra Pattua- le esistenza di esse, e Pideale, poggiando sopra queste relazioni i cangia- menti che possono patire le istituzioni sociali; PEconomia, rispetto ai monopoli ed agli ostacoli che si frappongono al libero esercizio del com- mercio, deve far ragione, prima di effettuare il suo principio, di tutti gl’inte- ressi attuali della societa dove questi sistemi proibitivi sono introdotti”36. D’altro canto la natura di scienza morale dell’economia (come del diritto o della politica) risulta evidente nella concezione cusaniana di una filosofia civile moderna: “come il principio morale riferma la destinazione delPuo- mo che precede sempre dalla sua natura, e questa natura non essendo che 34 Recensione a R Galluppi, cit., p. 230. 35 Ibidem , p. 227. 36 DeWeconomia politica , cit., p. 53. 12 Giuseppe Acocella doppia, coesistendo in lui lo spirito e la materia, l’anima e il corpo, la liberta e la fatalita (sebbene la materia e il corpo non siano che l’inviluppo esterno della natura umana, stando la sua essenza tutta nella personality nella liberta e nell’anima); ne seguita che TEconomia, anche ristretta nel senso di coloro che non vogliono fame che una scienza del benessere corpo- rate e dell’agiatezza sociale, dovrebbe serbare alcuna relazione verso la morale”37. La difficile relazione tra il “fatto” ed il principio, cioe tra l’obiettivo immediato dell’azione e lo scopo razionale che ne costituisce il fondamen- to, e verificata da Cusani nello sviluppo del pensiero moderno. L’itinerario che dalla fase delle “utilita” deve condurre a quella dei “fini” viene percor- so analizzando il contratto sociale in Kant e Rousseau38, in riferimento al quale Cusani puo criticamente concludere: “Ma l’obbligazione morale e giuridica non puo mai procedere da un atto volontario, quale e quello che riferma il contratto e il consenso universale, perche nessuna cosa arbitraria e volontaria puo costituire un diritto, ed una convenzione non e che la sem- plice manifestazione della volonta mutabile degli uomini”39. Colui che ha colto piu precisamente - ad avviso di Cusani - il significa- to profondo del rapporto tra il fatto ed il fondamento razionale dell’ordina- mento e stato, a proposito della questione della propriety fondamentale per Tordine sociale, Fichte: “Piu ragionevolmente adunque il Fichte, che fu il 37 Ibidem , p. 55. “Ma e perche essa abbraccia tutto il problema della destinazione delFuomo neile conseguenze, che serba per avventura assai piu intime relazioni colla morale generate” (ivi). Scrive anzi Cusani (p. 56): “La sola relazione che passa tra il lavoro destinato per il mantenimento della vita fisica, e il riposo destinato per il compimento della vita morale, puo esser la misura de’ differenti gradi della ricchezza nazionale, la quale aumenta in proporzione che cresce il riposo per le occupazioni intellettuali. Insomma, produrre nel minor tempo possibile cio ch’e necessario per la satisfazione de’ bisogni materiali della vita, e crescere in ricchezza e moralita”. 38 Ibidem , p. 50: “Questo fatto, che Pobbligazione sia inclusa nella propriety fu ben vista da Kant, il quale stabili, che sebbene la specificazione e il lavoro fossero gli atti preparativi della propriety cio non di meno perche questa fosse riconosciuta e rispettata da tutti, bisognava una spezie di contratto sociale, con che si desse la proprieta definiti- va. Vero e che questa idea del contratto sociale, considerato come base giuridica neces- saria del diritto di proprieta, non fu da lui risguardata quale base della societa stessa, come era addivenuto appo parecchi pubblicisti, e specialmente appo il Rousseau, che l’ebbero come un precedente storico; solo voile dire ch’era necessario, accennando ad un fine razionale avvenire, per cio che egli significava col titolo di proprieta o possesso intellettuale”. 39 Ibidem , p. 50. Scienza morale e filo Sofia civile nel pensiero di S. Cusani 13 seguitore del Kant e il suo discepolo filosofico, voile rifermare, nel suo Manuale e nelle sue Lezioni di Diritto naturale , la proprieta esser costituita sulla nozione stessa di diritto. Conciossiache la sua teorica del diritto, pro- cedente dal suo sistema filosofico, nel quale stabilisce che Lattivita infinita deH’Io che si svolge come per una retta, pone, nell’urto che incontra, il mondo degli oggetti esterni, doveva contenere tutta la ragione filosofica della proprieta”40. Nel 1839, in un’opera segnatamente influenzata dall’eclettismo del Cou- sin41, aveva gia sottolineato la rilevanza dell’osservazione del mondo stori- co per la definizione del principio morale. Rispetto al sistema di Locke42, infine, la scuola scozzese del Reid aveva fatto compiere un decisivo passo avanti al “metodo della psicologica osservazione”, consentendo infine di “osservar le Societa” e di “distinguerne e sceverare la parte sostanziale dal- l’accidentale, cio che ne costituisce l’esistenza, la vita, il principio, da cio che non e che una semplice forma contingente e variabile, secondo la diver- sity de’ tempi e de’ luoghi”43. Ma la questione della legittimita, “trascurata 40 Ibidem. “Di fatto, siccome la personality umana e dotata, secondo lui, d’una liberta infinita, cosi e che il diritto non ista che nella limitazione della liberta di ciascu- no, perche possa coesistere la liberta di tutti. Posto cio il diritto deve garantire a ciascu- no il dominio particolare nel quale deve svolgere la sua liberty” (ivi). Nello stesso scritto Cusani torna sul Fichte riguardo alia relazione tra lavoro e ripo- so e sul tema della moralita resa possibile dal produrre nel minor tempo possibile cio che e necessario alia soddisfazione dei bisogni umani: “Primo tra gli scrittori moderni che rifermasse questa verita semplice per se stessa, ma troppo spesso disconosciuta, fu il Fichte, uno de’ piu nobili ingegni di Germania: e cio perche vide che la destinazione del- l'uomo non e di essere assorbito dal lavoro destinato alia vita fisica, ma sibbene di avere a restargli assai tempo per lo svolgimento della sua moralita” ( Ibidem , p. 56). 41 Del reale obbietto di ogni filosofia e del solo procedimento a poterlo raggiungere , in “Progresso”, XXIII, 1839, pp. 27-60. Ha scritto S. Mastellone, Op. cit ., p. 194: “dichiarazione di fede eclettica puo considerarsi 1’articolo di Stefano Cusani: Del reale obbietto d'ogni filosofia e del solo procedimento a poterlo raggiungere ( Progresso , 1839). La lunga dissertazione sulla necessity di porre a fondamento della filosofia la psi- cologia per poi passare all’ontologia, e la definizione dei tre obbietti della filosofia (il mondo, l’anima e Dio) e dei tre ordini di fenomeni nell’interiore della coscienza (i sensi- tive i volontari e gli intellettivi) sono tratte dall’opera di Cousin”. 42 Cfr. Del reale obbietto , cit., p. 57: “seguitando lo stesso principio in morale, i suoi seguitatori non fannosi punto a ricercar quale e la moralita nello stato attuale dell’uomo, ma invece quali sono state le prime idee di bene e di male nell’uomo ridotto alio stato selvaggio innanzi ogni civil comunanza”. 43 Ibidem , p. 59. “Cosi questa scuola modesta e timida poneva la quistione fonda- mentale di tutta la scienza psicologica; e quantunque non facesse che circoscrivere l’os- servazione, e fermarsi laddove essa cessava, purtuttavia frutto gran bene alle scienze politiche, e morali, sollevando, per cosi dire, l’umana natura in una piu pura ragione (...) 14 Giuseppe Acocella dalle scuole menzionate”, “richiedeva una terza scuola, che se ne fosse occupata specialmente, e questa venne su a Konigsberg promossa da un ingegno meraviglioso”44. Se certamente il formalismo kantiano presentava nella interpretazione cusaniana aspetti che attiravano le riserve del lettore di Cousin e di Hegel, pure esso rappresentava un termine di confronto essenziale alia definizione dell’obbligazione morale, e di conseguenza della scienza morale e delle parti in cui questa si articola. Piuttosto il limite di Kant, come si e poco prima ricordato, consisteva nell’aver posto il conti*atto a base dell’obbliga- zione sociale: “se si fosse cercata nella ragione, che ci comanda con un imperativo categorico, si avrebbe per necessita dovuto ammettere una societa a priori del genere umano, e si sarebbe conchiuso che ci ha un dirit- to, che a noi vien da natura, indipendententemente da ogni contratto e da ogni diritto positivo”45. La relazione che si istituisce tra Lideale ed il reale, tra principio ed esperienza (ed anche tra V apriori e V aposteriori) comporta finalmente la possibility di definire una scienza sociale coerente con i principi della scienza morale, giacche nell’unita della Filosofia tutte le parti vengono ricomposte: “Se lasciamo la morale generale, e ci facciamo a risguardare FEconomia nelle sue relazioni colla Filosofia del diritto, colla Legislazione, e colla Politica, siccome queste non sono che parti della Filosofia morale in generale, cosi non potremo che scorgervi le stesse relazioni”46. somigliantemente in Politica, le indagini intorno alio stato primitivo delle Societa, de’ governi, delle leggi, e la varieta de’ sistemi che se ne ingeneravano (perocche dove ha luogo la congettura nissuno ha il potere di limitarla) cessarono del tutto, e cominciossi a osservar le Societa, cosi com’esse ci si presentano dinanzi” (pp. 58-59). 44 Ibidem , p. 59. 45 Dell’economia politica , cit., p. 51: “Ne sappiamo vedere come il Kant, che aveva cosi bene stabilito l’obbligazione morale, avesse poi dovuto ripeterla, quanto alia pro- priety, da un contratto e da una convenzione. Certo e vero, che il non aver esaminato punto donde veniva Pobbligazione attaccata a quest’ atto, ha fatto si che siasi incorso in due errori, il primo di negare che la proprieta sia di diritto di natura, e l’altro di ammet- tere uno stato primitivo e selvaggio dell’uomo innanzi della societa; perciocche se si fosse cercata nella ragione, che ci comanda con un imperativo categorico, si avrebbe per necessita dovuto ammettere una societa a priori nel genere umano, e si sarebbe conchiu- so che ci ha un diritto, che a noi vien da natura, indipendentemente da ogni contratto e da ogni diritto positivo. Ne vale ammetter questo contratto come fatto nel passato, o come da farsi nell’avvenire, non procedendo da cio nessun’illazione, quando si tiene esser esso la base e il fondamento della proprieta”. 46 Sull’hegelismo italiano (ed ispecie napoletano) cfr. P. Piovani, Il pensiero ideali- stico , in AA. VV., Storia d’ltalia, vol. 5, Torino 1976, I documenti , t. II, p. 1552: “La Scienza morale e filo sofia civile nel pensiero cli S. Cusani 15 Cusani puo cosi concludere il suo tentativo - non dimentico di Fichte, ma sicuramente sensibile alia filosofia vichiana - di delineare una scienza morale rivelatrice della missione civile della filosofia: “Ma la scienza socia- le non e costituita che dalla filosofia del diritto, la quale accenna all’ideale che devesi raggiungere nelle societa umane, e dalla politica che appoggian- dosi sui precedenti storici delle societa medesime, ne osserva lo stato attua- le e giudica di quale avanzamento progressivo possono esser capaci”47. Ne sono lontani gli anni nei quali, su altri testi d’una diversa tradizione, e in cospetto d’una diversa realta socio-economica d’una diversa regione d’lta- lia, Marco Minghetti proporra la sua Economia pubblica. coloritura hegeliana o hegelianeggiante, l’ammirazione professata verso lo studiato (piu o meno studiato) filosofo tedesco individua come connotato essenziale questo idealismo, pur se, in senso tecnico, i confini effettivi delle conoscenze hegelistiche dei nostri hege- liani risultano imprecisi, elastici, quasi sempre vicini a uno Hegel letto prevalentemente in chiave fichtiana o kant-fichtiana”. 47 Ibidem , pp. 56 e 57. “E di vero, nella filosofia del diritto non si puo far astrazione dallo scopo che ha l’uomo a raggiungere, se si deve poter determinare le condizioni esterne di cui abbisogna, procedenti dalla volonta de’ suoi simili, nel cui insieme sta la scienza del diritto. Ma lo scopo o la destinazione delPuomo ingenera delle relazioni tra la morale e Peconomia; deve quindi di necessita ingenerarne eziandio tra il Diritto e PE- conomia” (p, 56).
Thursday, April 7, 2022
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