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Thursday, April 21, 2022

GRICE E CHITTI: ECONOMIA CORPORATIVA

 Per una rassegna delle interpretazioni dell’azione  economica corporativa si veggano i nostri : Lineamenti  di politica economica corporativa. Voi. L, Cap. IV. Ca¬  tania, Studio Editoriale Moderno, 1932.   Sono ivi ricordati i contributi più notevoli, teorici e  descrittivi, nel campo dell’azione economica corpora¬  tiva. Si vegga pure il nostro studio : « Homo Oeconomi-  cus » e Stato Corporativo in : Giornale degli Economisti  del gennaio 1932. Riportiamo qui la bibliografia essen¬  ziale dei contributi italiani allo studio dell’economia  corporativa, tralasciando di segnalare gli studi, nume¬  rosi, di carattere polemico e giornalistico, ma privi di  consapevolezza scientifica e, spesso, deformatori della  stessa realtà politica corporativa : Alberti M. : L’ « Ho¬  mo Ooecomoinicuis » e V Esperienza Fascista in Gior¬  nale degli economisti, gennaio 1929; Arias G. : L’Eco¬  nomia Nazionale corporativa, Roma, Libreria del Lit¬  torio, 1929, idem. idem. Economia Corporativa, Firenze,  Poligrafica Universitaria, 1932; Amoroso L. e De’ Ste¬  fani A. : Scritti cit. ; Arena C. : Scritti, cit. ; Benini R. ;  Scritti cit. : Breglia A. : Cenni di teoria della politica  economica, in « Giornale degli Economisti ». Febbraio  1934 (Classifica le varie politiche economiche. Carattere  di quella corporativa: autogoverni economici particola¬  ri, con il compito di emanare misure rispondenti, nei  rami particolari, alla politica economica generale ema¬  nante dal governo economico centrale. Le corporazioni  sarebbero gli autogoverni economici particolari). Bru-  guier G. : A proposito di interventi statali, in «Ar¬  chivio di studi corporativi », Anno IV, Fase. III,  Pisa, 1933 ; Borgatta G. : Prefazione al nostro vo¬  lume av. cit. : Lineamenti di politica economica corpo¬  rativa; Carli F. : Teoria generale della economia poli-     r >   V I            136    LELLO GANGEMI    tica nazionale, Milano, Hoepli, 1931; e dello stesso: Le  crisi economiche delV ordinamento corporativo della  produzione, in « Atti del II Convegno di studi sinda¬  cali corporativi», Ferrara, 1932; Chessa: Caratteri e  forme delT attività economica, in «Rivista di Politica  economica » del 31 gennaio 1931. (Secondo questo autore  J economia corporativa non è altro che un’ economia di  complessi economici, che dev’ essere studiata nella sua  realta concreta, prescindendo da erronee identificazioni  dell individuo con la società e di questa con lo Stato).  Dello stesso autore: Vecchio e nuovo corporativismo eco¬  nomico in «Saggi di Storia e Teoria economica, in  onore di Prato», Torino, 1931 (In questo studio V au¬  tore conclude che il corporativismo italiano pur traen¬  do alcuni suoi elementi dalle teorie enunciate dal Ge¬  novesi, dal Bastiat e dal List si differenzia da queste  in quanto che inquadra le sue idee in una concezione  piu larga, che non tiene solo conto degli interessi  dei singoli, ma anche di tutta la collettività nazionale,  che per essere sempre più aderente ai bisogni ed agli  interessi della Nazione, viene organizzata gerarchica¬  mente dallo Stato); Degli Espinosa A.: La forma e  la sostanza della economia corporativa, Firenze Poli¬  grafica Universitaria, 1932; Del Vecchio G.: Teoremi  economici deW ordinamento corporativo. Comunicazione  alla XIX riunione della «Società pel Progresso della  Scienza», riassunta in « Lo Stato » settembre-ottobre  1930; Einaudi L. : Trincee economiche e corporativi¬  smo in « La Riforma Sociale », novembre-dicembre 1933;  e dello stesso: Corporazione aperta in «La Riforma So¬  ciale » Marzo-Aprile 1934. Fanno M. scritto cit.; Fasiani  M.: Contributo alla teoria delVuomo corporativo, in  « Studi sassaresi », fase. IV. voi. X. 15 gennaio 1933; Fer¬  ri C. E.: L’ordinamento corporativo dal punto di vista  economico, Padova, CEDAM, 1933; Fovel M.: Economia  e corporativismo, Ferrara, S.A.T.E., 1929 e dello stesso:  La rendita e il Regime Fascista, Milano, Ediz. dei « Pro¬  blemi del Lavoro», 1930; Politica economica ed econo¬  mia corporativa, Ediz. «Diritto del lavoro», 1929; Ca¬  mera corporativa e redditi di gruppo, S.A.T.E. Ferrara  1930; Fossati A.: Premesse per lo studio di ima econo-                                                                            BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE    137    mia e di una pplitica economica corporativa, in : « Rivi¬  sta di Politica Economica », fase. IX.X.1933. (Ritiene  questo A. che tanto la politica economica corporativa,  quanto l’attività corporativa come condotta ipotetica de¬  gli individui dei gruppi animati di una coscienza corpo¬  rativa sono teorizzabili: il secondo per definizione, e in  tanti modi quanti significati vogliano attribuirsi alla co¬  scienza corporativa (all’autore parendo il più adatto  perchè conforme alle direttive del Regime quello che  ha a base 1 interesse della Nazione, ossia il massimo be¬  nessere individuale compatibile col benessere della Na¬  zione); ed il primo, quando le norme abbiano suffi¬  ciente chiarezza (univocità) e costanza da consentire  una costruzione logica di conseguenze possibili. Pur¬  ché non si mescolino precetti e teoremi, e peggio, non  si confondano gli uni con gli altri, è perfettamente  legittimo fare della economia corporativa una « eco¬  nomia » astratta, trovare il nocciolo razionale del con¬  creto empirico). Gobbi U. : Il procedimento sperimen¬  tale della economia corporativa, « Giornale degli eco¬  nomisti», ottobre 1930; Galli R. : Corso di economìa  politica, Firenze, Poligrafico Universitario, 1932, e dello  stesso: Corso sulle imprese industriali, Firenze, Poli¬  grafico Universitario, 1934; Jannaccone P.: La scienza  economica e Vinteresse nazionale (Discorso tenuto al¬  l’inaugurazione dell’anno accademico della R. Univer¬  sità di Torino, 5 novembre 1931), e dello stesso : Scienza,  critica e realtà economica, in « La Riforma Sociale »,  novembre-dicembre 1930; Lanzillo A.: Studi di eco¬  nomia applicata, Padova, Cedam, 1933 e dello stesso  A.: Il contenuto dell’ economia corporativa, in ««Rivi¬  sta Bancaria », novembre 1928, ed Economia corpora¬  tiva e politica economica, in « Giornale degli Econo¬  misti », ottobre 1930; Lo Stato come fattore di produ¬  zione, in « Rivista Bancaria », maggio 1934 (Lo Stato  come inserzione di volontà nell’ attività economical.  Anche Ettore Lolini, a parte la sua antipatia per la  scienza economica tradizionale e la notevole incompren¬  sione degli economisti ortodossi i quali riescono inte¬  ressanti a seguire non come simpatizzanti delle idee li-  erali o di altre tendenze, ma come scienziati del-      l’economia, riconosce che per dare un carattere di  socialità, che concili l’interesse privato con quello  sociale o nazionale, alla economia privata, non è ne¬  cessario giungere alla totale abolizione dell’economia  privata ed alla identificazione dell’ economia pubblica,  come ha fatto Spirito, il quale col porre erroneamente  al centro dell attività economica umana la produzione  e non lo scambio non ha visto che nello scambio si  ha la sintesi dell’ interesse individuale e dell’ interesse  sociale, perchè nello scambio, mentre l’interesse è in¬  dividuale, il risultato è sociale. Per eliminare del tutto,  come vorrebbe Spirito, il carattere individualistico dei  valori economici ed il movente egoistico dei fatti eco¬  nomici e identificare F iniziativa economica privata  coll’ iniziativa economica pubblica o statale, bisogne¬  rebbe trasformare la psicologia umana, abolire la perso¬  nalità economica umana e con essa tutte le diff erenze  di bisogni, di desideri e di gusti che esistono ed esiste¬  ranno sempre fra gli uomini, differenze che costituiscono  la base dello scambio e la molla del progresso economico  e che nessun sistema di economia socialista è mai riu¬  scito a sopprimere.   Il porre a fondamento dell’economia corporativa la  produzione e quindi l’organizzazione e la gestione eco¬  nomica della produzione invece dello scambio, inteso  nel senso della ripartizione del prodotto di ogni grande  ciclo produttivo fra tutti i fattori della produzione  mediante l’accordo contrattuale dei prezzi del lavoro,  del capitale, della direzione tecnica e dell’opera degli  intermediari, porta a delle conseguenze pratiche fonda-  mentali per la definizione dei fini e delle funzioni  della Corporazione. Nel primo caso, infatti, si dovrebbe  giungere alla Corporazione organo di gestione econo¬  mica col passaggio di tutta l’iniziativa economica pri¬  vata alla Corporazione e con la conseguente trasfor¬  mazione di tutta l’economia privata in economia pub¬  blica. Nel secondo caso, invece, la Corporazione non as¬  sumerà la direzione della gestione economica della pro¬  duzione, ma avrà la funzione economico-sociale di eli¬  minare il classismo o particolarismo economico, di im¬  pedire che uno o più fattori della produzione si fac-                                          BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE    139    ciano la parte del leone nei confronti con gli altri  fattori e di adeguare l’andamento dei prezzi al pro¬  duttore con quello dei prezzi al consumatore. Cfr. di  questo A. : Il problema fondamentale delTeconomia  corporativa, in « Critica Fascista », 15 dicembre 1933 ;  Masci F.: scritti cit. e: Saggi critici di teoria e metodo¬  logia economica, Catania, 1934. (Sono raccolti con lievi  modificazioni gli scritti citati ed altri saggi); Paoni C.:  A proposito di un tentativo di teoria pura del corpora¬  tivismo, in « Fiamma italica », gennaio-febbraio 1930 e  dello stesso: Strumenti teorici di corporativismo, in  «Giornale degli economisti», settembre 1930 (in questi  scritti il Pagni critica a fondo la costruzione teorica cor¬  porativa del Fovel. Contro questi si schiera anche Bru-  guier nello scritto sopra citato ed anche noi nei nostri  scritti av. cit. Contra anche Arias ed altri); Sensini G.:  L’equazione dell’equilibrio economico nei regimi corpo-  rativisti, in «Lo Stato», aprile, maggio ed ottobre 1933;  Serpieri A.: Lo Stato e Veconomia, in «Educazione Fa¬  scista », giugno-luglio 1927 e, dello stesso : Economia cor¬  porativa e agricoltura, in « Atti del II Convegno di studi  sindacali e corporativi», Ferrara, 1932; Spirito U.: La  critica dell’economia liberale, Milano, Treves, 1930, dello  stesso: I fondamenti dell’ economia corporativa, Milano,  Treves 1932, e Capitalismo e corporativismo, Firenze,  Sansoni, 1933.   L’interesse suscitato degli scritti filosofici di questo  A. sono dovuti a ragioni di carattere esclusivamente  polemico. Nulla di nuovo ha espresso il giovane filosofo.  Nella critica all’economia liberale, infatti non fa che  ripetere, con sintesi brillante, quanto è stato detto dai  seguaci della scuola storica tedesca e dagli istituziona-  listi americani contro la economia liberale. È confusa  la scienza economica con la praxis dei governi liberali  e demoliberali. Nella critica al capitalismo non fa che  ripetere, in linea essenziale, quanto il Sombart ha  espresso nella sua opera monumentale sul capitalismo  e quanto altri economisti contemporanei hanno scritto  contro il sistema capitalistico, e che l’A. si guarda bene  dal ricordare. Nè è fatta alcuna discriminazione, fra  capitalismo e capitalismo, senza, per es., ricordare che      m Italla 11 capitalismo è, appena, al suo inizio. Nei  tentativi di costruzione teorica del corporativismo fasci¬  sta tiene conto, in particolare delle dichiarazioni della  << Carta del Lavoro» che rincalzano la propria tesi per  Ja quale vede la soluzione corporativa n clini entità  assoluta tra Stato ed individuo che riecheggia il pen-  siero di Hegel e di Marx.   Nulla di nuovo nemmeno nella costruzione teorica la  quale e apparsa a sfondo social-comunista per l’ammis-  sione della corporazione come proprietaria. Propugna,  inoltre, 1 A. il partecipazionismo operaio, altro espe¬  diente vecchio e già discusso ampiamente nei tempi  passati. Ma, con buona volontà, si può Scorgere nel  sistema di Spinto anche un liberalismo assoluto per  cui dopo aver letto gli scritti di questo A. del corpo¬  rativismo si riuscirà a capire meno di prima. E non  m tenrnamo quii su altri grossolani errori espressi  dall A. nel campo delle realizzazioni pratiche corpo¬  rative, come per es. su quelle in cui consiglia per il  nostro Paese una industrializzazione ad oltranza, la  emissione di prestiti esteri, una politica commerciale  che sara forse realizzata nell’anno 2000, ecc (Tutte  queste idee sono espresse nel voi.: Capitalismo e Cor¬  porativismo, Sansoni, Firenze, 1933).   Contra a Spirito, si vegga: Arias, cit., Jannaccone,  cit., Lanzillo, cit., Moretti, appresso cit.. Vinci, ap¬  presso citato, ed i seguenti scritti: Croce B.: L’eco¬  nomia filosofata e attualizzata, in «Critica», 20 gen-  naio 1931 ; Galli R. : SulF identità delV individuo  con lo Stato in «La Vita Italiana», novembre 1933;  (jANGEMI L. : Individuo e Stato nella concezione corpo -  ratina, m «Atti del Secondo Convegno di Studi Sinda¬  cali e Corporativi », Ferrara, 5-8 maggio 1932; Bruccu-  leri A.: L economia corporativa, in «La Civiltà Cat¬  tolica», 16 dicembre 1933 e dello stesso: Crisi e capi-  talismo, nella stessa rivista del 6 gennaio 1934, etc.   Cesarini-Sforza in un lucido scritto: Individuo e  Stato nelle Corporazioni (« Archivio di Studi Corpora-   .V'iV-’i 193 - 3 ’ anno *V, f asc - IV) mostra come la formula  dell identità è chiarissima nel pensiero dei socialisti e  dei liberali. L’individualismo moltiplicando le sue forze                                                    BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE    141    non rinuncia ad essere sè stesso. Il grande significato  del Corporativismo è la disciplina economica nazionale.  Con il Corporativismo si passa dal soggettivismo all’og¬  gettivismo. Alla organizzazione professionale è affidata,  sopratutto la oggettivazione delle scelte economiche.  Il nuovo modello della realtà economica non potrà non  essere anch’eseo, naturalistico e deterministico: non c’è  scienza senza determinismo. Caratteristica delle conce¬  zioni dello Spirito è l’ottimismo. (Per es. nello Stato  Corporativo non vi saranno più disoccupati!).   La nostra divergenza ideale con l’economia de¬  gl idealisti non va assolutamente confusa con le invet¬  tive di quei messeri interessati ad un intervento che oggi  chiedono e ieri respingevano, nè con le interpretazioni  di coloro che hanno gli occhi sulla nuca!   Ricordiamo ancora: Moretti V.: I principii della  Scienza Economica e l’economia corporativa («Rivista  di Politica Economica», marzo-aprile 1934). Il M. ri¬  fiuta 1 identificazione fra Stato e Individuo. Integrando  ® correggendo le opinioni di Arias e Fovel considera  l’economia corporativa come una economia non eu¬  clidea.   Papi U. : Un principio teorico deW economia corpo -  rativa, in « Giornale degli Economisti », maggio 1930 e  più diffusamente in « Lezioni di Economia Generale e  Corporativa», voi. Ili, Gedam, Padova, 1934. (Il P.  ritiene che il sistema corporativo si possa considerare  come lo strumento capace di assicurare le imprese con¬  tro i (risdhi extra-economici (guerre, crisi, scioperi, etc.).   Rossi L. : Economia e Finanza, cit. (Chiarifica il  concetto di concorrenza e mostra i caratteri della teo¬  ria dell’equilibrio economico generale. L’ordinamento  corporativo traduce nel diritto positivo un complesso  di norme di diritto naturale, che presiedono al feno¬  meno sociale della ricchezza. Ne risulta un diritto cor¬  porativo, definizione giuridica della libertà economica  c e sottopone 1 arbitrio del singolo alla regola; e la  figura dell’uomo corporativo si risolve nell’uomo eco¬  nomico libero. L’economia corporativa importa la pe¬  netrazione nell’organismo produttivo di un sistema or¬  ganico, razionale di politica economica. L’economia      Liz ---- LELLO GANGEMI   corporativa risolve il contrasto fra l’essere e il dover  essere della vita economica. Dover essere: razionalità  (teoria economica pura), eticità (politica economica).  Le forze direttrici corporative devono fornire al dina¬  mismo economico il volano regolatore).   Vinci F. : Il corporativismo e la scienza economica  («Rivista Italiana di Statistica» etc., febbraio 1934.  Questo A., conscio delle interdipendenze fra i vari fat¬  tori di produzione e fra le varie imprese e delle con¬  dizioni di concorrenza mondiale, ha dimostrato che  la « disciplina unitaria e l’autodecisione, ove conducesse  fino ala determinazione delle produzioni e dei con¬  sumi, esorbiterebbe largamente dalle attribuzioni del¬  l’uria o dell’altra Corporazione investirebbe i rapporti  reciproci, non solo fra due o tre, ma fra tutte le Cor¬  porazioni, imponendo al Consiglio Nazionale delle Cor¬  porazioni un continuo, pericoloso compito di revisione  e di conciliazione in base a valutazioni complicatis¬  sime, a criteri di difficile determinazione oggettiva ».    APPENDICE III  Sulla Finanza Corporativa.   Si espressero anni addietro a favore del contingente :  Griziotti, Finanza di guerra e riforma tributaria, in  «La Riforma Sociale», 1916, pag. 150-174. Contro il  contingente: Einaudi, Principii di Scienza delle Fi¬  nanze, Torino, 1932, pag. 257-262. Ed oggi, a favore del  contingente (citiamo gli scritti più seri): Benini, loco  cit. ; Montemurri G. : Per una finanza corporativa, in  « Echi e Commenti », 1929, n. 12, e dello stesso : Ordi¬  namento corporativo e ordinamento tributario, in « Atti  del II Convegno di Studi Sindacali e Corporativi », Fer¬  rara, 1932, voi. II; Bonanno: L’extra-individualismo  nelle entrate del bilancio dello Stato, « Dir. e prat.  trib. », 129, 89, e dello stesso: Lo Stato corporativo e la  sua finanza, in «Diritto del Lavoro», 1929, I, 357;                                                                                FINANZA CORPORATIVA    143    Uckmar : Ordinamento Corporativo e ordinamento tri¬  butario, « Relazione al I Convegno nazionale di Studi  Corporativi», Roma, 1930, e dello stesso: Verso una  revisione corporativa della pubblica finanza, in « Diritto  del Lavoro », Roma, 1928; Riforme tributarie e Stato  corporativo, in « Diritto del Lavoro», Roma, 1929; Fi¬  nanza corporativa, in « Diritto e Pratica Tributaria ».  Roma, 1929, ed infine, sempre dello stesso: Ordina¬  mento corporativo e ordinamento tributario, in « Atti  del II Convegno di Studi Sindacali e Corporativi », Fer¬  rara, 1932, voi. I. I ra questi autori la corrente radicale  trova favorevoli Benini, Bonanno e Montemurri.  Uckmar ritiene che la finanza sia individualista e per¬  ciò la vorrebbe riformata in un senso meno individua¬  lista, ma nei suoi studi esprime delle proposte che  trova consenziente tutti coloro, fra i quali lo scrivente,  che riconoscono doversi inserire nell’ordinamento cor¬  porativo anche la finanza allo scopo di raggiungere quei  fini che gli conferiscono caratteri fascisti.   Sono contro D’Alessio, in un suo articolo: Eva¬  sione fiscale e riforma tributaria («Augustea», N. 4  del 1929), e Genco («Comunicazione al II Conve¬  gno di Studi Sindacali e Corporativi », Ferrara, 1932,  voi. II) i quali vorrebbero arrivare all’abolizione o per  lo meno alla riduzione degli organi finanziari statali  ed alla loro sostituzione con le Corporazioni! Uckmar,  contingentista moderato, riconosce che il potere impo-  sizionale tributario spetta allo Stato. Quest’autore quin¬  di può inscriversi fra i fautori di una finanza coordi¬  nata all’ordinamento corporativo, ma è lontano dalle  Improvvisate e rivoluzionarie trasformazioni. La finanza  oltre a presentare un contenuto politico, riveste un con¬  tenuto tecnico con il quale male si accorda la improv¬  visazione degli innovatori. Ai quali rimarrà la soddi-  stazione di essere considerati rivoluzionari al cento per  cento, mentre agli altri rimarrà la soddisfazione di non  avere incoraggiato i salti nel buio che in materia finan¬  ziaria si scontano amaramente dalla Nazione, e perciò  si ritengono solleciti dell’interesse nazionale e cioè non  meno rivoluzionari dei loro colleghi che manifestano  i ce piu radicali. Il tempo sarà giudice sereno fra tanto     144    LELLO GANGEMI     contendere. Ricordiamo i seguenti scritti fra i tanti che  accolgono, con moderazione, una riforma tributaria in  ™° m A a C °p 1 ^gamzzazione corporativa: Garino Ca-  Problemi di Finanza, Torino, Giappichelli  1930; Scandali: E.: Imposizione tributaria e Stato Cor-  porativo in « Echi e Commenti », 1929, N. 10 e dello   TTr- A r- ,ane r e   in «Giustizia tributaria», giugno 1929; Gangemi L-   rinanza Corporativa, in « Rivista di Politica Economi-   Stato C marZ °. 192 . 9, e dell ° stesso: La finanza nello  Stato Corporativo, in « Commercio », Roma, gennaio e   S“,° Ì 93 £ r” cernii in   «Rivista di Politica Economica», 1931, fase. VII-Vili   (e una carica a fondo contro la funzione graduale,  ransitona e limitata del contingente come è propu¬  gnata da Montemurri e dal Cardelli il quale ultimo  ha espresso la sua tesi nella Rivista «Il Commercio»  f , 7 iarzo \ a f, rlIe 1931 )i Toselli Colonna: Teoria e  problemi della- economia finanziaria corporativa, Ales¬  sandria Colombani, 1932 (è questa una diligente ras-  segna dei problemi corporativi della finanza). Infine,  si segnala 1 eccellente studio del Borgatta: Le funzioni   m7rzoT932 ** WaC “ f *’ in « Lo Stato », febbraio e   CEDAM L Tfmi {XeZ ' W ' t SCÌCnZa delle fi nanze ’ Padova,  CEDAM, 1934) non sembra opportuno affidare all’Asso-   ciazione Sindacale la ripartizione degli oneri tributari  a gin associati. Le associazioni sindacali, probabilmen¬  te « non sarebbero neppure molto disposte ad assumersi  tali compiti, ohe spesso non sarebbero neppure in grado  di svolgere efficientemente data la limitatezza e l’inade-  guatezza dei mezzi che hanno a propria disposizione,  anche a prescindere dal giusto timore dei dirigenti di  potersi creare m tal modo animosità lesive di quella  compattezza dell’Associazione Fascista, che costituisce  uno dei suoi requisiti più essenziali in relazione ai fini  propostisi dal nostro legislatore» (pag. 210-211).   Un chiarimento sulla tesi riformista del Benini. La  ritorma propugnata da questo autore (studio cit.), per  quanto riguarda l’imposizione diretta, è vasta e corag¬  giosa: due tipi di imposte dirette, proporzionali, l’una                                                                 FINANZA CORPORATIVA    —" : 145   . ' ■ *   sul reddito totale di famiglia, l’altra sul patrimonio-.   Senza dubbio, la scienza finanziaria ed il procèsso  evolutivo della legislazione fiscale degli Stati moderni  pongono in evidenza i tributi globali e personali come  il fondamento di un corretto sistema di imposizione di¬  retta in luogo delle imposte reali imperfette e causa di  sperequazioni gravi ed inevitabili. Il nostro sistema at¬  tuale è fondato appunto sui tributi reali, integrati da  una imposta personale, la complementare, che con i  procedimenti fatti approvare dal Ministro Jung pre¬  senta una struttura che le consente di assolvere agli im¬  portanti suoi compiti.   Ma, appunto perchè la riforma proposta dal Benini  muterebbe radicalmente, ab imis, il nostro sistema d’im¬  posizione diretta, sono necessari, per giungere ad essa,  lunghi e ponderati studi sulla entità, sulla composizione,  sulla distribuzione e sul raggruppamento dei redditi,  sulla organizzazione tecnica della nuova amministra¬  zione; sopra tutto occorre, per concepire ed attuare una  riforma così vasta e complessa che le condizioni del-  1 economia nazionale e della pubblica finanza entrino  in un periodo di sufficiente tranquillità e stabilità. Tutte  cose queste di cui il Benini è consapevole.   Un posto a parte tiene il Griziotti il quale fra le  due opposte opinioni che esiste una finanza corpora¬  tiva oppure il contrario che questa non esiste sostiene  una terza e differente che trova riscontro nei seguenti  scritti: La trasformazione delle finanze pubbliche nello  Stato Corporativo fascista, in « Il Diritto del Lavoro »,  fase. II, 12, 1929); Idee generali sulla trasformazione  del nostro sistema tributario, esposte al Primo Convegno  di Studi Corporativi a Roma, in « Bollettino del Consi.  glio Prov. dell’Economia di Pavia», maggio 1930; Le  finanze pubbliche e l’ordinamento corporativo, in « Eco¬  nomia », N. 6 del 1930. Il Griziotti, se non erriamo,  desidera un sistema di imposte congegnate in modo da  rispettare le esigenze della produzione. Vuole un si¬  stema tecnico e razionale che sodisfi anche i criteri della  giustizia nella ripartizione dei carichi pubblici. Rico-   Gangemi, Dottrina Fasciata ed economia.    nosce che l’opera del primo periodo della finanza fa¬  scista ha tenuto conto delle esigenze della produzione.  Queste idee evidentemente indicano nel Grìzìotti un  fautore della finanza corporativa. Dove il nostro non  ci trova consenzienti è nei dettagli (ammortamento del¬  le imposte, tassazione esclusiva delle rendite e dei so¬  praredditi, ecc.). Ma su questo sarebbe lungo il discorso.   Secondo un distinto allievo del Griziotti, il Pugliese  (La Finanza e i suoi compiti extra-fiscali negli Stati  Moderni, Padova, GEDAM, 1932, pag. 54-55) « Nello  Stato Corporativo l’economia continua a basarsi fonda¬  mentalmente sulla iniziativa privata dei capitalisti, nè  alcuno dei principi che reggono l’economia capitalista  viene apriosticamente ripudiato: ma vi si aggiunge un  elemento che è quello del controllo sociale che, sulla  iniziativa privata e sul suo svolgersi, viene attuato dallo  Stato ».   . Nello Stato corporativo anche la politica fina 1 -   ziaria deve necessariamente seguire le direttive, che non  coincidono nè con quelle del sistema liberale-capitalista  (benché ad esse siano assai più vicine) nè con quelle  del sistema collettivista.   Essendo l’imposta uno dei principali strumenti di  cui lo Stato — qualora rispetti il principio della pro¬  prietà privata — si può valere, per intervenire nel cam¬  po dell’economia, individuale, è logico che ad essa fac¬  cia più largo ricorso uno Stato, che ha per principio  l’intervento, ogni qualvolta l’interesse nazionale lo ri¬  chieda.   E essenziale rilevare che nel sistema corporativo,  mutano fondamentalmente i modi dell’azione statale:  mentre nel sistema liberale-capitalista lo Stato si pro¬  pone fini di benessere e prosperità, che vengono attuati  mediante la protezione di tutte quelle forze individuali  che si dimostrano utili a tale intento, lo Stato corpora¬  tivo, oltre a proseguire per tale via i propri fini, si fa  esso stesso agente diretto e primario per l’attuazione de¬  gli scopi suddetti, non solo proteggendo e favorendo le                                                          FINANZA CORPORATIVA - 147   forze utili' ai propri fini, ma facendosi iniziatore dei  provvedimenti atti ai dirigere le forze individuali all’ob¬  biettivo prefisso.   Non possiamo chiudere questa nota senza ricordare  il contributo che, anche in questo campo ha dato Maf¬  feo Pantaleoni col suo scritto: Finanza fascista, in  « Politica », maggio-giugno 1933, scritto che i nuova-  tori sistematici ed i creatori di schemi astratti fareb¬  bero bene a leggere ed a meditare se veramente sono,  come si ritengono, difensori dell’interesse nazionale. 

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