La determinazione suprema della voce, « la favella, cioè la pronuncia articolata della dialettica psichica » ('), è il vero fondamento dello scibile (*), perchè concreta sensibilmente lo sdoppiarsi del pensiero : è « la formula e insieme lo strumento più eminente della manifestazione spirituale » (*). Sebbene né la favella, né la facoltà di acquistarla siano necessariamente richieste per determi- nare la posizione dell'uomo nella natura (•) il sorgere del linguaggio, è, come il pudore, sintomo della spiri- tualità che nasce e si afferma. Lo studio della linguistica che sembrerebbe poter procedere sopra un terreno libero da qualsivoglia pas- (*j Introduzione alla coltura generale, pag. 141. O Op. cit., pag. 144. (') Prolegomeni I, pag. 367. (*) Introduzione alla Coltura generale, pag. 121. (*) Massime e Dialoghi ^ Fase. 86, pag. 8. (•) Prolegomeni I, pag. 368. 390 1^0 Spirito oggetiivo sione partigiana, invece cammina sotto vane bandiere teologiche, o in balla del liberalismo naturalistico o finalmente asseconda le simpatie e avversioni etniche. « Come ogni popolo crede ed ha creduto sempre di essere il primo popolo della terra, cosi crede ed ha creduto sempre di possedere la più perfetta di tutte le lingue » (') opinione che naturalmente osta ad un bi- lancio del contributo che ogni idioma portò all'educa- zione dello spirito umano. ^11 problema dell'origine delle lingue, cosi come fu posto per tanto tempo, è assurdo, giacché « presuppone prenato alla lingua il pensiero, il quale mediante essa debba riferirne Torigine. L'unica ricerca genetica che, fuori del dominio speculativo, possa condurre a utile risultato, è la determinazione di un periodo riconosci- bile nelle vicende storiche, dal quale si siano svilup- pate le attuali forme linguistiche. Considerando il rapporto tra l'idea e le primissime radici desi guati ve si capisce che detto rapporto non è idealmente definibile, perchè è meramente naturale: è una ragione psichica immediata come quella per la quale il riso è foneticamente altro dal lamento e significa di- versa condizione dell'anima. Ma l'idea progressivamente si emancipa dalle forme materiali e radicali : giacché agevolmente si capisce come una radice viva, ossia espressiva di un solo concetto de- terminato, patisca in questa determinazione un impedi- mento alla sua dialettica e storica evoluzione; anzi, la (*) Considerazioni ecc., pag. 12. Lo spirito oggettivo 391 radice e l'idea si legano reciprocamente, e così l'una e l'altra sono arrestate nel loro metamorfico svolgimento. Si può dire che il pensiero di un popolo tanto più li- beramente si svolge nella storia quanto meno sia spi- ritualmente legato dalle radici vive della propria lingua, e che reciprocamente l'inerzia dialettica conserva le ra- dici vive come l'attività le corrompe e spegne ('). Molta importanza ha lo studio delle lingue per la istruzione e l'educazione del pensiero: l'uomo è tante volte uomo quante lingue conosce, giacché tale studio concerne vari modi che rispondono ai vari gradi del pensiero (*). Infatti l'idioma accennò progressivamente a) a dare le forme sensibili, 3) le intellettive, e) le con- cettuali (*). Quanto più il pensiero si avvia all'espres- sione rigorosamente logica tanto più si libera dalle esigenze tutte formali della lingua. « Giovanetto, spe- rimentai che dalla lingua è occasionato il pensiero ; più tardi capii che la lingua è mezzo necessario alla sua formulazione; finalmente concepii che la vera forma in- trinseca del pensiero non può essere manifestata da questo mezzo estrinseco, che è la lingua » (*). Il che significa che essa, giunta che sia di fronte alla specu- lazione pura, o per dir meglio, al sistema contempla- tivOy si esautora da sé medesima, riconoscendosi insuf- ficiente a esprimerlo concretamente: anzi, «la lingua (*) Idee radicali delle discipline matematiche ed empirico- induttive. Fase. I e 2. (^) Introduzione alla coltura generale, pag. 121. (*) Prolegomeni, pag. 368. (*) Massime e Dialoghi^ Fase. 18, pag. 18. 392 Lo spirito oggettivo volgare, per Tuso pratico della vita, vuol essere stu- diata assai differentemente che la letteraria e la filosofica, perocché lo scopo delle varie forme linguistiche non è menomamente identico » C)« Anche la semplice nozione storica di un paese è assai collegata colla conoscenza del suo idioma speciale. Narrando di un viaggio fatto dall'eroe di uno de' suoi tanti romanzi, il Ceretti dice: « Il mio protagonista stu- dia vasi sopratutto di famigliarizzarsi coi singoli idiomi che erano svariatissimi e giudicava che la nozione à\ un certo paese supponesse quella del minuto popolo, epperciò una pratica dell'idioma locale » (*). E vedemmo che così si comportò nei suoi viaggi egli stesso. Quanto alla questione circa la preminenza del to- scano sugli altri dialetti nella nostra lingua letteraria, ecco le osservazioni, che noi riferiamo qui non perchè ci paiano originali, ma per dimostrare, una volta di più, quale sicurezza di sguardo avesse il Ceretti in ogni que- stione, che si affacciasse al suo intelletto: « La lingua italiana possiede, come tutte le altre, il suo proprio genio caratteristico, per il quale non può essere confusa con veruna delle lingue romaniche. I suoi dialetti, moltissimi e svariatissimi, si distinguono fra loro singolarmente per il loro specifico carattere, ma nessuno potrebbe sospettarli dialetti d'una lingua altrimenti che l' italiana: questo avviene perchè fra tante differenze essi posseggono un carattere comune (') Memorie postunte, Fase. 13, pag. 6. (') Itinerario di un inqualificabile , Fase, i, pag. 14. Lo Spirito oggettivo 393 grammaticale e lessicale; e l'unità dello spirito italiano, nonostante le sue profonde differenze, è improntata in questo generalissimo tipo comune dei dialetti. Oggidì da letterati si disputa seriamente se il solo toscano sia il tipo classico della linguai taliana, ovvero se il genio della nostra lingua, essendo sparso in vari dialetti, si debba ecletticamente approfittare di tutti. Esporrò brevemente la mia opinione. Il toscano è senza dubbio il più ricco, il più venusto e sopratutto, diremo, il più prettamente italiano dei dia- letti parlati nella penisola, e perciò esso è senza dubbio il repertorio più copioso e più italiano ; ma non si deve dimenticare che la lingua parlata in Toscana, quanto- sivoglia buona, è pur sempre un dialetto, epperciò non può essere una lingua letteraria sufficiente : nessun po- polo scrive come parla; le lingue parlate nascono e crescono nel popolo, e contengono le mere idee del popolo; la letteraria e la scientifica sviluppano il ma- teriale linguistico della parlata giusta le esigenze pro- gressive delle lettere e delle scienze. Ora questo ma- teriale della lingua parlata sarà tanto più sufficiente quanto più ampiamente sarà desunto da tutti i dialetti italiani: ognuno di essi possiede certe locuzioni così proprie all'idea, quali non sono specificamente posse- dute da verun altro. Di queste precellenze particolari la lingua delle lettere e della scienza deve liberamente approfittare e non immiserirsi nell'idioma locale d'una provincia. Seguitiamo il buon esempio del grande Ali- ghieri, che, quantunque toscano, esordì a scrivere la sua Commedia non nell' idioma toscano, ma in una lingua veramente italiana. 394 ^ Spirito oggettivo Molte forme grammaticali e lessiche sono riducibili allo spirito generale della lingua italiana, talune non lo sono: il buon criterio del letterato deve scernere quelle da queste, e, se l'idea esige neologismi, li deve creare conformemente al genio della lingua, e omoge- neamente ai materiali idiomaticamente o letterariamente prestabiliti nella lingua italiana. Coll'idioma esclusiva- mente toscano s'immiserisce non solo la lingua, ma con- seguentemente anche l'idea, la quale trascende le limi- tazioni locali e popolari » (*).
Thursday, April 28, 2022
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