La colonizzazione e la penetrazione ro- mana nell'isola furono oltremodo intense e furono facilitate da affinità di razza, per cui si può dire che lo spirito latino g-iunse nell'intimo dell'anima del popolo sardo. (I) Pinza, IMonuineiiti prUìiHivi della Sardegna in Monumenti Antichi, pubblicati per cura della Reale Accademia dei Lincei, pag. 6. Il Taramelli, nel recente lavoro sulla questione nu- ragica (Arch. Stor. Sardo, ITI 119071 p. 217), ritiene che il carattere prevalentemente guerresco della schiatta sarda, l'accanimento delle lotte interne dapprima, poi con lo straniero invasore, abbiano nuociuto allo sviluppo artistico, che in germe aveva la stessa disposizione che presso altre genti del Mediterraneo. i6 STORIA' DP:LL'ARTE in SARDEGNA Quando le legioni romane, in seguito alle fiere lotte sostenute contro i montanari Olaesi o Iliesi ebbero assoluta padronanza dell'intera isola, l'arte sarda scomparì con questa che può definirsi l'ultima ribellione dell'antica civiltà nuragica, e di essa non rimasero che vaghe re- miniscenze presso gli artefici più umili, le quali perdurarono attraverso il medio evo fino ai nostri giorni. Nel periodo glorioso dell'impero romano la fusione fra l'elemento latino ed indigeno fu così intima da potersi asserire che le nostre sono manifestazioni della civiltà derivante da Roma; le grandi opere pubbliche mostrano una regione che assurse ad alto grado di fiorimento civile ed economico; non v'è paese, né plaga nell'isola che non abbiano traccia dell'opera meravigliosa svolta dai Romani. Nelle regioni più inaccessibili, in quella stessa Barbagia che raccolse gli ultimi difensori della civiltà indigena, e che mostrossi .Statuetta preistorica 1 Museo di Casa;! i a sempre indomita e ribelle ad ogni forma di potere, sono strade, ponti, ed altri segni palesanti ima florida colonizzazione romana, tanto intensa da perdiu-are in molte manifestazioni e iiello stesso linguaggio , attraverso secoli di bar- barie e di dominazione. Oreficeria punica nel Museo di Cagliari. MONUMENTI PREISTORICI E CLASSICI 17 gran parte Nello sfasciarsi della romana potenza lo spirito conservatore delle genti sarde custodì gelosamente la bella tradizione latina. Mentre nel tempo che segnò il passaggio dall'evo antico all'evo medio, d'Italia, come scrisse il vSolmi, soggiacque a una lunga, trasformativa dominazione germanica, la Sardegna fu invece fra le scarse regioni italiane che ne restarono quasi pienamente immuni, dando così un nuovo, singolare atteggiamento alla sua storia, che fu lenta e spontanea elaborazione degli elementi indigeni e latini •'•. La furia distruggitrice della conquista vanda- lica, assai breve e poco estesa, non lasciò traccia alcuna d'arte e di vita e paralizzò quell'ascensione alle più nobili conquiste, che la Sardegna avea iniziato con la signoria di Roma. Una completa oscurità avvolge in questo fu- nesto periodo ogni azione isolana, che non siano le fasi di quelle guerre che dilaniarono l'isola. Tur- bini di barbarie la dovettero ridurre in un vasto campo funebre e quando cessarono le irruenze degli invasori, l'opera degli architetti e degli ar- tisti si svolse come se nel naufragio delle romanità questi avessero perduto la memoria d'ogni bella forma. La conquista di Belisario ed il riordinamento amministrativo di Giustiniano, assicurando la Sar- degna al dominio degli imperatori d'Oriente, con- sentirono lo spontaneo sviluppo degli elementi latini. Artehci che trassero la loro arte da Bisanzio svolsero nell'isola quell'architettura, che derivò da armonica fusione di forme orientali e di bellezze classiche, sparse quest'ultime con profusione nella terra che vide erigere l'Acropoli e scolpire la X'enere di Milo. Furono greci gli artisti che scol- Statuetta ienicia nel Museo di Cagliari. fase. (i) Arrigo Solmi, La Sardegna e gli studi storici wnW Arcìiivio Storico Sarda, voi. I, 1-2, Cagliari, Tip. G. Dessi, 1905. STORIA DPXL'ARTE IN SARDEGNA pirone bassorilievi, iscrizioni ed altre forme ornamentali, che recenti indagini hanno messo in evidenza e che sistematiche ricerche renderanno indubbiamente tanto copiose da darci modo di determinare entro limiti detiniti l'influenza artistica che Bisanzio svolse nell'isola dandole carattere e forme stilisticamente rilevanti. ■ampacla cristiana rinv Chic a di S. Giovanili tli Siiiis in territorio di Cabras nell'antica Tarros. CAPITOLO II. CHIESE PRKRO.MAMCHK — S. GIOVANNI DI SINIS — S. GIOVANNI D'ASSEMINI FRAMMENTI DECORATIVI E ISCRIZIONI BIZANTINE. L'arte romana per opera di greci artefici divenne arte bizantina, la (jLiale rappresenta non un nuovo stile, ma ima trasformazione dello spirito latino a contatto delle forme orientali. F.d in Ravenna, in Grado, in Sicilia, nelle Puglie sorsero quelli edifici, rudi e disadorni all'esterno, che inter- namente brillano di ricchi mosaici, in cui l'oro e le gemme preziose sfaccettano in mille raggi la tenue luce diffondentesi dalle arcuate finestre. Anche nella nostra isola dovettero svolgersi queste forme architet- toniche giacché dal primo trentennio del secolo VI e per non breve corso di tempo la Sardegna fu una provincia dell'impero di Bisanzio. Xè questa signoria fu solo nominale, ma tanto si compenetrò nella vita e nelle istituzioni che l'infiuenza greca nel linguaggio, nella diplo- matica, nel dritto apparisce evidente anche nel secolo XI, quando la Sardegna erasi già sottratta di nome e di fatto al dominio degli impe- ratori di Oriente e ne reggevano le sorti da più che un secolo i regoli o giudici nazionali. La nostra cattedrale conserva in una sua cappella una Madonna, STORIA DELL'ARTE IN SARDEGNA splendente d'oro e di bellezza. Intorno ad essa fiorisce una fine e pia les^genda, comune del resto a molti altri antichi simulacri d'Italia. Vuoisi che la vaga madonnina sia stata scolpita da S. Luca e da Costantinopoli trasportata a cura del Cagliaritano Eusebio, vescovo di Vercelli, alla città di Cagliari, con nave guidata da una corte di angeli e di cherubini. Il simulacro è indubbiamente opera del XIV secolo, ma la tenue leggenda può interpretarsi come un poetico simbolo del tra- Stele puniclie nel Museo di Cagliari. piantarsi dell'ellenismo nell'isola, perpetuato dal nostro popolo attraverso gli oggetti suoi pili cari. Ed infatti molti frammenti decorativi ed epigrafici nonché parecchi edifici attestano dell'inlluenza dei costruttori bizantini neh' architettura dell'alto medio evo in Sardegna. Tale è la Chiesa di S. Giovanni di Sinis, nell'agro di Cabras in vicinanza ad Oristano e presso le rovine dell'antica e fiorente città di artp: preromanica Tarros. Le origini e le vicende di questa chiesa ci sono ignote; si volle veder in essa la cattedrale di Tarros cristiana, ma ciò non è che una congettura, giacché nessun documento veramente ineccepi- bile ci dice quando la città venne abbandonata e se essa perdurò fino al- l'epoca che gli elementi costruttivi e stilistici permettono d'assegnare all'an- tico tempio. L'aver i presuli d'Oristano assunto il titolo di abate di S. Giovanni di Sinis fa presumere che a questa chiesa originariamente fosse annesso un monastero. Essa presentemente è a tre navate Testa di irrito rin\enuta in Cagliari Punica. coperta da volta a botte e comuni- cante per mezzo di arcate poggianti su massicci pilastri. Anche i due muri |jerimetrali e laterali hanno la strut- tura a pilastri ed archi, chiusi questi ultimi posteriormente. Il prospetto, sormontato da im frontone che segue l'andamento della volta a botte, non ha ornamentazione alcuna e la porta che in esso è aperta è rettangolare, semplicemente con- tornata da una fascia di marmo. La navata centrale è terminata da un'abside circolare e sopra le ul- JNIaschera rinvenuta in Tarros Punica. D. SCANO — storia dell' Ai le in Sardegna. STORIA DELL'ARTE IN SARDEGNA time quattro pilastrate si svolge il tamburo, sostenente la piccola volta a bacino, costituente la cupola. La forma di questa chiesa è basilicale e non differenzia da quelle di tante altre chiese medioevali sarde, del XI o XII secolo, se non che alcune forme costruttive come la cupola e la volta a botte indu- cono a ritenere che originariamente dovea avere tutt' altra struttura. Mancando ogni qualsiasi elemento decorativo, giacché la chiesa ha le pareti nude senza frammenti di pittura, di scultura o di semplice orna- mentazione, che di solito guidano lo studioso nei riscontri stilistici, pro- cedetti per identificare le forme primitive ad un esame tecnico delle parti architettoniche. I risultati confermarono la prima impressione, giacché potei ri- scontrare: 1°) La volta che copre la navata centrale è relativamente mo- derna; 2°) I muri della navata cen- trale e delle navatelle furono eretti posteriormente al nucleo centrale, su cui poggia il cupolino. 3") Della struttura originaria della Chiesa non resta che detto nucleo centrale e le braccia tra- sversali. Ridotte in tal modo le parti originarie ed eliminate le aggiunte posteriori è facile completare l'ico- nografia primitiva, partita in quattro braccia a modo di croce, che s'in- tersecano secondo quattro piloni sostenenti il tamburo su cui poggia la cupola per mezzo di quattro pennacchi. Di più i piloni hanno gli angoli rientranti in modo da permettere il collocamento in dette pilastrate di quattro colonne, che ora più non esistono. Questa particolarità co- struttiva è degna di nota, giacche la ritroveremo in altra chiesa, colla quale S. Giovanni di Sinis presenta molte affinità. Nei muri terminali delle braccia trasversali della croce sono aperte i nnvc-mita 111 Cai^l influenza greca). iri l'ui ARTE PREROMANICA due finestre bifore, in cui la colonnina è sostituita da un semplice pila- strino in pietra da taglio senza capitello e senza base. Abbiamo la forma iniziale di quelle bifore, che posteriormente vennero rese più eleganti e più svelte dalle colonnine col pulvino, permettente agli archi un'imposta corrispondente allo spessore della muraglia. Questa forma arcaica con- ferma l'origine preromanica di S. Giovanni di Sinis. Alle forme costruttive di questa chiesa dovettero infiuire le catacombe di S. Salvatore, le quali ne distano circa quattro chilo- metri. Queste catacombe poste presso ad alcune ro- vine romane, malgrado non siano state ancora ne stu- diate, né menzionate, sono interessantissime e costitui- scono il più pregevole ed interessante monumento isolano dei primi tempi del cristianesimo. La chiesetta sopra- suolo è relativamente mo- derna e non presenta niente d' interessante . Ai sotter- ranei s'accede mediante una gradinata svolgentesi in uno stretto passaggio coperto da un voltino a botte. In quell'andito sono aperte due porte, una di fronte all'altra, per le quali si perviene a due camere rettangolari di m. 4,30 X 3,26 ciascuna, coperte ancor esse con volte a botte. Lo stretto passaggio fa capo ad un vano circolare, coperto da volta a bacino ed illuminato dall'alto, che costituisce il nucleo centrale delle catacombe, comunicando esso con altre due camere laterali terminate da absidi e con altra circolare, che è l'ultima Busto di a rinveiiutu in Tarros Punica influenza jj;reca). 24 STORIA DELL'ARTE IN SARDEGNA dell'edificio sotterraneo. Si ha una disposizione planimetrica, che ricorda i più antichi edifici cristiani: la struttura è prettamente romana con mu- ratura di laterizi opportunamente collegata con altra di pietrame informe. ^&^ Ceramica punica nel Museo di Cai;liari. Le pareti delle diverse camere sono intonacate a stucco lucido, const'i- vante tutt'ora traccia di antiche pitture. Più che pitture sono schi/zi, Sarcofago romano nel Museo di Cagliari. figure eseguite a caso, alcune abilmente, altre con tecnica ed arte infan- tili. In ima parete di una camera absidale sono traccie di un gruppo interessantissimo rappresentante una lotta fra un leone ed un uomo dalle ARTE PREROMANICA forme erculee. Nelle altre i)areti e; nell'abside della stessa camera sono schizzate alcune nax'i, due leoni, un Eros e diverse figure di donne de- lineate con maestria dal tipo classicamente pagano. Esse vennero eseguite al di là di (iualun<[ue preoccu[)azione mistica e sono di gentile arte, piene di grazia voluttuosa e di vita. L'na di esse dalle linee formose, che rievoca la Venus (ìcnitri.w solleva con ima mano i veli che le coprono i turgidi seni e le belle forme. l'"ra ([uesti schizzi e queste figure di donne ri- corre sjx'sso il mouogramiua RI e sono intercalate frasi scritte in greco corsivo, la di cui esatta interpretazione potrà portare non lieve luce sulle origini di (|ueste forme pittoriche. Non un simbolo cristiano, non il monogramma di Cristo che attestino la fede di chi rese nelle pareti, con .Sarcofajj:o romano nel Museo di Ca.sjliari. decise linee, figure \oluttuose di belle donne. D'altra parte l'iconografia dei sotterranei segue la disposizione delle prime chiesette cristiane special- mente nelle forme absidali delle due cappelle laterali e della camera termi- nale. E vero che nelle costruzioni cimiteriali più antiche le tetre muraglie coprivansi di scene tratte dalla vita reale e molto spesso dalla mitologia pagana tanto che nelle catacombe di Pri.scilla e di Domitilla, nelle quali meglio che altrove si possono studiare le origini della pittura primitiva cristiana, cjuesta è stranamente impregnata di paganesimo; ma se la tra- dizione è pagana, nell'antica forma l'arte si penetra di spirito cristiano. Qui no, forma e spirito sono schiettamente inspirate al paganesimo più libero e più licenzioso. 26 STORIA DELL'ARTE IN SARDEGNA Statua di Bacco rinvenuta In Cagliari nel 1904. ARTE PREROMANICA 27 Queste contradizioni non permettono ora di poter dare un sicuro o^iudizio su questo interessantissimo monumento: forse l'ipotesi che più concilia ((ueste forme cozzanti tra loro è quella dell'orij^i'ine pagana dei sotterranei, costrutti ed usati come carceri e poscia serviti come rifugio nei primi tempi del cristianesimo. Con ciò si spiegherebbero la disposi- zione a celle, poste sotto il livello del suolo e gli schizzi delineati da (jualche artista, che nel tedio della prigionia volle rievocare senza una direttiva pittorica immagini impure e dar forma d'arte a sogni libertini. Oualun([ue sia l'origine di queste, che vengono chiamate catacombe. è certo che esse furono nei primi secoli, forse nel IV^ secolo, adibite al culto cristiano. Non ritengo la costruzione cimiteriale, mancando qualsiasi indizio di loculo o di pittura funeraria. Nel nucleo centrale è un pozzo, poco profondo, in cui è perenne una fresca lama d'acqua. Questo può spiegare la destinazione che dai primi cristiani venne data a questi sotterranei, qualunque sia la loro origine. A mio parere essi dovettero servire di battistero in tempi di per- secuzione. Infatti non è spiegabile con l'ordinario uso degli edifici di culto la presenza del pozzo nella parte centrale della chiesa sotterranea. 28 STORIA DELL'ARTE IN SARDEGNA Inoltre la poca profondità del fondo, la presenza ininterrotta di una fresca lama d'acqua e le traccie di alcuni fori, per cui mediante tavole potevano i convertiti scender s^nù nell'acqua, rendono attendibile questa destinazione, la quale ha molti riscontri e molte analogie colle prime forme battisteriali. Ai primi tempi del cristianesimo non aveasi altri battisteri che le rive dei fiumi e le fontane. Ancor oggi nella prigione Mamertina a Roma ARTE PREROMANICA 29 esiste il [)ozzo miracoloso, in cui, secondo un'antica tradizione, S. Pietro e S. I^iolo battezzarono i loro (guardiani. In alcuni battisteri ])riniiti\'i rac(iua era fornita da pozzi come nelle catacomlje di S. balena o da sor- benti naturali come in ([uelle di Priscilla e di Callista. I*\i solo colla cessa/ione delle persecuzioni al tempo di Costantino che si commciò a costrurre battisteri snò dio, editici s[)eciali, che non differivano dalle chiese propriamente dette se non per la loro desti- nazione. La cripta di S. .Sahatore forse in oriu-ine ebbe altra inxocazione, oiacchè era fre([uente dedicare i battisteri al precursore di Cristo. Ad Avanzi di \ille romane in Cagliari. ot^ni modo ciò che non |)U() essere messo in dul)bio si è che i sotter- ranei di S. Salvatore, per le forme costruttive, i)er le pitture e per le iscrizioni costituiscono un monumento d'arte cristiana di ^rrancle interesse e merita uno studio ampio e speciale più di (pianto io abbia fatto in questi cenni brevi e riassuntivi. L'oratorio di S. Giovanni d'Assemini fu ancor esso elevato con forme costruttive bizantine, come può desumersi da un'attenta disamina. La più antica memoria riflettente questa chiesetta si conserva in un 30 STORIA DELL'ARTP: in SARDEGNA diploma dell'archivio Capitolare della Chiesa di S. Lorenzo di Genova, con cui Trogotorio di Gunale, giudice di Cagliari, e suo figlio Costan- tino concedono nel 1108 alla Cattedrale di Genova la Chiesa di S. Gio- vanni e rinnovano la promessa annua di una libra d'oro: Ego Indice Trogotori de Giinali cinti, filio meo doninu Costantini .... fazo dista carta prò S. Ioaiinc de Arseiuin, qui dabo ad sancto Lanreìizio de lamia prò Deus et prò anima mca ecc. ecc ''•. La facciata non ha niente di notevole ed è posteriore alla fonda- zione della Chiesa. Nell'interno due navate larghe m. 2,00 disimpegnano Idinha di Atilia Pnmptilla in Cagliari. per mezzo d'arcate quattro cappelle. All'incrocio delle due strette navate formanti una croce greca a braccia eguali s'imposta sopra un tamburo a sezione quadrata una piccola volta a bacino. Anche in questa chiesa dobbiamo distinguere il nucleo originario dalle posteriori costruzioni; queste sono costituite dalle quattro cappelle, che, coperte da un rozzo tetto a vista, sono appiccicature evidenti e per la diversa struttura muraria e per non essere collegate organicamente ai muri antichi. (i) ToLA, Cod. Dipi., voi. 1, pag. 180. ARTE PREROMANICA Eliminando queste aggiunte risultano in modestissime proporzioni le stesse forme bizantine della chiesa di S. Giovanni di Sinis e di S. Sa- turnino in Cagliari. Nell'altare è murata un'iscrizione in caratteri greci, che porta imo sprazzo di luce sulla chiesetta. E contornata da una doppia fascia di perline in rilievo, che attesta come facesse parte di qualche monumento, probabilmente sepolcrale, dedicato alle persone in essa ricordate. Tra- scrivo l'interpretazione fattane dal Prof. Taramelli: Anlìteatro romano in Ca.uliari. O Signore, abbi pietà del tuo servo Torcotorio, arconte di Sardegna e della serva Gè ti '.''. Lo Spano ed il Martini ritennero — erroneamente come vedremo in appresso — trattarsi del Torcotorio, che governò il giudicato di Ca- gliari dal 1108 al II 29 e che donò la chiesa di S. Giovanni d'Assemini al Duomo di Genova. A pochi metri dell'oratorio di S. Giovanni sorge la Chiesa Parroc- chiale di S. Pietro, che contiene fra le sue mura alcuni frammenti deco- rativi bizantini e sulla soglia ha incisa la seguente inscrizione in carat- (i) A. Taramelli, Iscrizioni Bizantine della Chiesa di S. Giovanni e della Chiesa Par- rocchiale d' Assemini in Notizie degli Scavi, a. 1906, fase. 3. STORIA DELL'ARTE IN SARDEGNA teri greci, la quale ricorda probabilmente l'erezione e la dedicazione di detta chiesa, che è ancora oggi sotto l'invocazione di S. Pietro: In nome del Padre, del figlio e dello Spirito Santo, io Nispella Ochote (?) (co- strusse il tempio) in onore dei Santi corifei gli apostoli Pietro e Paolo e S. Giovanni Battista e della l^ergine martire Barbara, affinchè per le loro preghiere dia a me il Signore la, liberazione dei peccati. Anche quest' iscrizione venne dallo Spano attribuita al Torcotorio del XI se- Erma bacchica di fronte. In un mio studio sulla chiesa di S. Saturnino di Cagliari '■* trattando ac- cidentalmente di queste epigrafi, le ri- tenni anteriori al mille. Infatti le lettere, elegantemente incise, ed i pochi motivi ornamentali sono sufficienti a determinare forme stilistiche molto più antiche delle romaniche del mille e dei secoli susse- guenti. Inoltre la carica di protospatha- riìis, che si riscontra in un'altra iscrizione coeva di Villasor, indica ancora una sog- gezione alla corte di Bisanzio non con- cepibile nel Torcotorio della seconda metà del XI secolo, che nei suoi atti ed in ispecial modo nella donazione fatta ai Testa di Sileno. (i| 1). SCANO, Im Cliicsa di S. Satuvìiiuo in Ihillrltiìio /ìiò/ioorajìco Sardo, \-o\. Ili, pag. 146, Cagliari, Tip. Unione Sarda. ARTE PREROMANICA 33 monaci di Monte Cassino esercita la sua podestà come CJiudice e Re libero da ogni ingerenza anche nominale dell'impero. Un'altra consi- derazione distrugge l'attribuzione dello Spano e cioè il Torcotorio men- zionato nell'iscrizione d'Assemini avea per moglie Nispella, mentre quello del mille avea per consorte Vera, la pia donna, che indusse prima il marito e poscia il figlio suo Costantino a larghe e ricche concessioni verso gli ordini monastici ed in isj)ecial modo verso i monaci di S. Vit- tore di Marsiglia: Eoo iìidigi Trocodori de Ugnnali C(im imiliei'i mia Doìnia \ 'era et cnui filin uieiL noìiìiii Costaiitìjm '■'. Queste conclusioni vennero confermate di recente dagli studi dei Professori Solmi e Tarameli i, che pervennero a risultati interes- santissimi per la storia medioevale della Sardegna. Negli scavi eseguiti venti anni or sono dal Vivanet presso l'antica chiesa di S. Nicolò di Donori insieme ad interessanti resti di ma- teriale epigrafico d'età romana, vennero fuori frammenti decorativi ed iscrizioni greche, che furono oggetto di un recente ed interes- sante studio del Taramelli, che at- tribuì queste ultime ad iscrizioni funerarie assai eleganti, di persone elevate, probabilmente del IX o X secolo. In una casa privata di Mara sono due bassorilievi marmorei, recanti croci greche incluse in cerchi, di fattura l)izantina, e nel fianco della chiesa parrocchiale è murata una piccola scultura marmorea molto cor- rosa, rappresentante una figura d'uomo vestite; di lunga tunica manicata, figura che per quanto rovinata accenna ad epoche ed a forme bizantine. Le iscrizioni della distrutta Chiesa di S. Sofia fra Decimoputzu e Erma di Bacco \i.sta di fianco. (I) ToLA, Cud. Dipi. Sardo, voi. I, pag. 154. 34 STORIA DELL'ARTE IN SARDEGNA Villasor presentano grande analogia coi frammenti di S. Giovanni di Assemini e per la forma delle lettere e per la decorazione a perline. Faccio mie senz'altro le considerazioni esposte dal Taramelli nello studio sovradetto: « Due delle iscrizioni sono sopra una coppia di mensole « decorate da un ramoscello di fiori a voluta, alla loro estremità; l'altra « più lunga è incisa sopra due robusti listelli di marmo, decorati da una « doppia fascia di perline e nodetti, i quali come quello della iscrizione di « S. Giovanni d'Assemini potevano far parte o della decorazione della « porta o di un ambone « o d'altro monumento « eretto in quella chiesa « dalle persone ricordate « dall'iscrizione e per il « motivo decorativo co- « me per lo stile ricor- « dano il fregio dell'am- « bone del Duomo di « Torcello, riferito al se- « colo X circa, alla quale « età può convenire la '< grafia dell'epigrafe, « elegante ma alquanto « incerta » •". Trascrivo, tradotte, queste iscrizioni: O Signore, abbi pietà dei servi di Dio, Torco- torio, reale protospatario, e di Satusio, uobilissi)}ii arconti nostri, così sia. Ricordati anche o Signore del tuo servo Ozzoccorre. Signore abbi pietà del tico servo Unnspete e della consorte di Ini Soreca. È d'aggiungersi infine a questo bel nucleo di documenti epigrafici e decorativi di carattere bizantino la seguente iscrizione, conservantesi nell'altare della chiesa parrocchiale di S. Antioco: O Signore abbi pietà del tuo servo Torcotorio, protospatario e di Salusio arconte e della moglie ("ì) Ni spella. Sarcufago romano nel Museo di Cajj;liari. (i) A. Taramelli, Iscrizioni Bizantine ecc. ecc., pag. 132. ARTE PREROMANICA 35 In una parete esterna della chiesa è murato un bassorilievo, che reca una porzione di figura umana, vista di fronte, con lunsj^a tunica a maniche, con colletto ornato e con larga fascia al petto (i). Da (|uest() non indifferente materiale epigrafico rinvenuto in una ristretta porzione dell'isola il Prof. Solmi pervenne col suo fine discerni- mento di storico e di critico a congetture, che sono sprazzi di luce nel buio che avvolge l'ori- gine dei giudicati '^l, Fiondandosi nell'avvicenda- mento del nome di Torcotorio a quello di Salusio. il Solmi distingue il nome personale del giudice dal lìome pubblico o di governo. Mentre ([uesto è sem- pre identico, Torcotorio o Sa- lusio, invece, il nome personale, che talora si identifica col nome di governo, può essere qualche volta da cjuesto essenzialmente diverso. E questo avvicendamento dei due nomi , (qualunque sia quello privato che abbia il giu- dice, permette insieme al conte- nuto delle iscrizioni bizantine d'integrare la serie dei giudici, iniziandola col Torcotorio, im- periale protospatario e arconte di Sardegna, ricordato nell'iscrizione di S. Giovanni d'Assemini. A questi, che ebbe per moglie Geti e che regnò probabilmente intorno alla metà del X secolo succedette il figlio Salusio, già aggregato, come risulta dalle iscrizioni di S. Sofia al trono del padre, ed Testa di Bacco. |i) A. Taramelli, Iscrizioni nizantìne ecc. ecc., pag. 137. (2) A. Solmi, Le carte volgari dell' Arcliivio Arcivescovile di Canliari, I-'irenze, Tip. Ga lileiana, pag. 69. 36 STORIA DELL'ARTE IN SARDECxNA erede poi dei suoi titoli e del suo potere. Sulla fine del X secolo e nei primi decenni del seguente governò il giudicato di Cagliari il Torcotorio della lapide di S. Antioco, marito a Sinispella e contemporaneo di S. Giorgio di Snelli, Con Mariano Salusio, menzionato in una carta greca di S. Vittore di Marsiglia, s'inizia la serie dei giudici precedentemente ac- certati dagli storici sardi. Questi risultati confermano il lento ed amichevole distacco dalla Sardegna dalla dominazione di Oriente. L'ultimo ricordo di un'effettiva di- pendenza da Bisanzio appartiene all'anno 687 e mostra l'esarca residente in Ceuta, ancora a capo di un « Africauìis excr- citìts » e di im exercitiis de Sardinia, costituito come corpo distinto entro l'e- sarcato africano. « Caduta Cartagine e Ceuta, scrive « il Solmi, agli ultimi del VII secolo e « mancati così gli ultimi centri dell'an- « tico esarcato d'Africa, l'impero Greco « lasciò in pieno abbandono anche l'i- « sola, che n'era parte, separata ormai « da un ampio mare, che divenne il « campo pericoloso delle imprese sara- « cene; ne più la flotta greca varcò oltre « le coste della Sicilia, dove si accentrò « l'estrema punta occidentale del do- « minio bizantino. Il duca di Cagliari « restò a capo deWe.rerciins Sardiniae « sotto la signoria nominale dell'impero f. greco; si vestì forse dei pomposi titoli « delle alte magistrature bizantine, ma in realtà divenuta la soggezione « vuota apparenza, resa ereditaria la carica, ogni rapporto coll'impero « bizantino venne ad essere illanguidito e sui primi anni del secolo VIII « la Sardegna sembra restare esclusa dall'organizzazione tematica Orien- « tale e interamente libera da o^ni dominazione di Bisanzio ». Madonna detta di nel Duomo di C; ARTI': PREROMANICA 37 Onesto per i ris^r.ardi storici; dal punto di vista dell'arte i numerosi tVainnieiui l)i/antini. ai ([uali fino ad ora non si dette importanza alcuna, le Chiese di S. Ciio\anni di Sinis, di S. Giovanni d'Assemini. di S. Sofia r- w m ij',.-i. Chiesa di S. Ciiovaimi di Sinis (tìanci)!. di \'iilas()r, di S. Stefano di Maracala^-onis, di S. Antioco di Sulcis, di S. Saturnino di Cagliari, sfui^i^ite alle indai:rini de-^ii studiosi, attestano un Chiesa di S. (Giovanni di Sinis i abside). periodo architettonico bizantino, che _<^ià si presenta intenso e che lo sarà ma}j^_t(iormente, quando con indai^ini sistematiche si procederà allo studio di tante strutture ora nascoste sotto gl'intonaci e gli stucchi seicentisti •". I Altri franinienti bizantini rinvenni nel paramento della chiesa inedioevale di .S. Gemi- nano in Saniassi. D. ScANo — storia dell'Arte in Sardegna. 38 STORIA DELL'ARTE IN SARDEGNA Né poteva esser altrimenti e le conclusioni storiche che traggonsi dalle iscrizioni bizantine e le congetture che su di esse e su altre prove poterono formarsi, rendono attendibile quest'influsso e questo fiorimento d'arte bizantina nell'isola, che non poteva sottrarsi alle manifestazioni di vita dell'impero che la congiungeva al mondo latino. Queste forme greche perdurarono anche (juando venne a mancare la effettiva, se non nominale, dipendenza agli imperatori d'Oriente. Discendenti dagli arconti o patrizi della corte di Bisanzio, i giudici conservarono negli atti ufficiali colle cariche bizantine le forme diploma- tiche e la lingua greca; e come queste forme si mantennero fino al XI secolo, così anche gli allievi ed i discendenti degli artefici greci conser- varono le norme costruttive bizantine, fino a quando si dischiuse per la Sardegna una nuova fase col rinnovamento, che prorompe nel XI secolo al contatto delle fresche energie delle civiltà di Pisa e di Genova.
Monday, April 25, 2022
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