Preludio al Machiavelli * Mre a dh e im h ol Un TT “‘i 0 annunciato da Imola — dalle legioni chiavelli ‘Tri T n J | d0n ° d ‘- Una Spada COn inciso U motto di Ma ’ 1 Cum parole non si mantengono li Stati”. Ciò troncò gli ndugi e determino senz altro la scelta del tema che oggi sottopongo ? 0tre !, chi 7 an ?f l0 Commento dell’anno 1924 \l Pnncipe di Machiavelli, al libro che io vorrei cHamare Vade ZldlZtfìl U °™° dt g0 u m0 * Debbo inoltre ' P er debito di °nestà Slfia ’ a . 8glU f? e ? e cbe ? uesto mio Wo ha una scarsa biblio- ftreTdJI VCdra “3 r 8UÌt0 f H ° rilett ° attentame nte il Principe loe7olnf »Z P ? e dd 8rande S , e8r f tari °’ ma mi è mancat0 tem - po e voionta per leggere tutto ciò che si è scritto in Italia e nel Ma chiavelli.Ho voluto mettere il minor numero possi- velh ^ mt0rmedlari vecchl e nn °vi, italiani e stranieri, tra il Machia- dottrin, e’l^ non .8 uastare la di contatto diretta fra la sua dottrina e la mia vita vissuta, fra le sue e le mie osservazioni di n0mmi , e f° Se ’ ^ 3 SU f C k mia pratica di governo. Quella che mi )t0 ,\ le Z 8e ™ no « f q uind i una fredda dissertazione scolastica irta di citaziom altrui, è piuttosto un dramma, se può considerarsi come io credo, m un certo senso drammatico il tentativo di gettare NorL d te^fo: abisso deUe genera2ioni ° ^ cveuti La domanda si pone: a quattro secoli di distanza che cosa c’è an- cora di vivo nel Prmcipe? I consigli del MachiaveUi potrebbero ave- * Da “Gerarchia”, n. 4, aprile 1924, III. I ,i . •>\fruzione del regime (1922-1932) 229 i. iniit t|ualsiasi utilità anche per i reggitori degli Stati moderni? II tl.iic del sistema politico del Principe è circoscritto all’epoca in > 111 1 11 scritto il volume, quindi necessariamente limitato e in parte > I.luco, o non è invece universale e attuale? Specialmente attuale? I i inin tesi risponde a queste domande. Io affermo che la dottrina • li Machiavelli è viva oggi piu di quattro secoli fa, poiché se gli nnpctti esteriori della nostra vita sono grandemente cangiati, non si h« i(io vcrificate profonde varia^ioni nello spirito degli individui e dei itopoli. >. ln politica è l’arte di governare gli uomini, cioè di orientare, uti- li znre, educare le loro passioni, i loro egoismi, i loro interessi in < nin di scopi d’ordine generale che trascendono quasi sempre la i'iin individuale perché si proiettano nel futuro, se questa è la poli- lioi, non v’è dubbio che l’elemento fondamentale di essa arte, è l’iiomo. Di qui bisogna partire. Che cosa sono gli uomini nel siste- inn politico di Machiavelli? Che cosa pensa Machiavelli degli uomi- nl? E egli ottimista o pessimista? E dicendo “uomini” dobbiamo Inlcrpretare la parola nel senso ristretto degli uomini, cioè degli Ilnliani che Machiavelli conosceva e pesava come suoi contempora- nci o nel senso degli uomini al di là del tempo e dello spazio o pcr dirla in gergo acquisito “sotto la specie della eternità”? Mi pare ilic prima di procedere a un piu analitico esame del sistema di po- lllica machiavellica, così come ci appare condensato nel Principe, oecorra esattamente stabilire quale concetto avesse Machiavelli de- gli uomini in genere e, forse, degli italiani in particolare. Orbene, t|iicl che risulta manifesto, anche da una superficiale lettura del Vrincipe, è l’acuto pessimismo del Machiavelli nei confronti della nntura umana. Come tutti coloro che hanno avuto occasione di continuo e vasto commercio coi propri simili, Machiavelli è uno Kpregiatore degli uomini e ama presentarceli, come verrò fra poco documentando, nei loro aspetti piu negativi e mortificanti. (,li uomini, secondo Machiavelli, sono tristi, piu affezionati alle cose chc al loro stesso sangue, pronti a cambiare sentimenti e passioni. A1 capitolo XVII del Principe, Machiavelli così si esprime: IVrché delli uomini si può dire questo generalmente: che siano ingrati, volubili .imulatori, fuggitori de’ pericoli, cupidi di guadagno e mentre fai loro bene, ->uno tutti tuoi, offerenti il sangue, la roba, la vita, i figlioli, come di sopra dissi, .piando el bisogno è discosto, ma quando ti si appressa, e’ si rivoltano... E quel l>rincipe che si è tutto fondato sulle parole loro, trovandosi nudo di altre prepa- rn/ioni, rovina. Li uomini hanno meno rispetto a offendere uno che si faccia mnnre, che uno che si faccia temere, perché l’Amore è tenuto da uno vincolo di obbligo, il quale per essere li uomini tristi, da ogni occasione di propria utilità (• rotto, ma il timore è tenuto da una paura di pena che non abbandona mai. Scritti politici di Benito Mussolini Per quanto concerne gli egoismi umani, trovo fra le Carte varie quanto segue: Gli uomini si dolgono piu di un podere che sia loro tolto, che di uno fratello o padre che fosse loro morto, perché la morte si dimentica qualche volta, la roba mai. La ragione ò pronta; perche ognuno sa che per la mutazione di uno stato, uno fratello non può risuscitare, ma e’ può bene riavere il suo podere. E al capitolo terzo dei Discorsi: Come dimostrano tutti coloro che ragionano del vivere civile e come ne è prenia di esempii ogni storia, è necessario a chi dispone una Repubblica ed ordina leggi in quella, presupporre tutti gli uomini essere cattivi e che li abbiano sempre a usare la malignità dell’animo loro, qualunque volta ne abbino libera occasione... Gli uomini non operano mai nulla bene se non per necessità, ma dove la libertà abbonda e che vi può essere licenzia si riempie subito ogni cosa di confusione e di disordine. Le citazioni potrebbero continuare, ma non è necessario. I brani riportati sono sufficienti per dimostrare cbe il giudizio negativo su- gli uomini, non è incidentale, ma fondamentale nello spirito di Ma- chiavelli. È in tutte le sue opere. Rappresenta una meritata e scon- solata convinzione. Di questo punto iniziale ed essenziale bisogna tener conto, per seguire tutti i successivi sviluppi dei pensiero di Machiavelli. È anche evidente che il Machiavelli, giudicando come giudicava gli uomini, non si riferiva soltanto a quelli del suo tem- po, ai fiorentini, toscani, italiani che vissero a cavallo fra il XV e il XVI secolo, ma agli uomini senza limitazione di spazio e di tem- P 0 * pi tempo ne e passato, ma se mi fosse lecito giudicare i miei simili e contemporanei, io non potrei in alcun modo attenuare il giudizio di Machiavelli. Dovrei, forse, aggravarlo. Machiavelli non si illude e non illude il Principe. L’antitesi fra Principe e popolo, fra Stato e individuo è nel concetto di Machiavelli fatale. Quello che fu chiamato utilitarismo, pragmatismo, cinismo machiavellico scaturisce logicamente da questa posizione iniziale. La parola Prin- cipe deve intendersi come Stato. Nel concetto di Machiavelli il Prin- cipe è lo Stato. Mentre gli individui tendono, sospinti dai loro egoismi, aH’atonismo sociale, lo Stato rappresenta una organizza- zione e una limitazione. L’individuo tende a evadere continuamente. Tende a disubbidire alle leggi, a non pagare i tributi, a non fare la guerra. Pochi sono coloro — eroi o santi — che sacrificano il proprio io sull altare dello Stato. Tutti gli altri sono in istato di ri- volta potenziale contro lo Stato. Le rivoluzioni dei secoli XVII e XVIII hanno tentato di risolvere questo dissidio che è alla base di ogni organizzazione sociale statale, facendo sorgere il potere come 1 .1 nìstruzione del regirne (1922-1932) 231 hii.i enianazione della libera volontà del popolo. C’è una finzione .• tma illusione di piu. Prima di tutto il popolo non fu mai definito. I una entità meramente astratta, come entità politica. Non si sa iltivc cominci esattamente, né dove finisca. L’aggettivo di sovrano •ipplicato al popolo è una tragica burla. II popolo tutto al piu, de- lcga, ma non può certo esercitare sovranità alcuna. I sistemi rappre- M-ntativi appartengono più alla meccanica che alla morale. Anche nci paesi dove questi meccanismi sono in più alto uso da secoli e necoli, giungono ore solenni in cui non si domanda piu nulla al popolo, perché si sente che la risposta sarebbe fatale; gli si strap- pnno le corone cartacee della sovranità — buone per i tempi nor- mali — e gli si ordina senz’altro o di accettare una Rivoluzione o una pace o di marciare verso l’ignoto di una guerra. A1 popolo non rcsta che un monosillabo per affermare e obbedire. Voi vedete che la sovranità elargita graziosamente al popolo gli viene sottratta nei momenti in cui potrebbe sentirne il bisogno. Gli viene lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria ainministrazione. Vi immaginate voi una guerra proclamata per refe- rrndum ? II referendum va benissimo quando si tratta di scegliere il luogo più acconcio per collocare la fontana del villaggio, ma quan- do gli interessi supremi di un popolo sono in giuoco, anche i Go- vcrni ultrademocratici si guardano bene dal rimetterli al giudizio del popolo stesso. V’è dunque immanente, anche nei regimi quali ci sono stati confezionati dalla Enciclopedia — che peccava, attraverso Rous- seau, di un eccesso incommensurabile di ottimismo — il dissidio fra forza organizzata dello Stato e il frammentarismo dei singoli e dei gruppi. Regimi esclusivamente consensuali non sono mai esistiti, non esistono, non esisteranno probabilmente mai. Ben prima del mio oramai famoso articolo Forza e consenso, Machiavelli scriveva nel Principe , pagina 32: Di qui nacque che tutti i profeti armati vincono e li disarmati ruinarono. Perché la natura dei popoli è varia ed è facile persuadere loro una cosa, ma è difficile fermarli in quella persuasione. E però conviene essere ordinato in modo, che quando non credono piu si possa far credere loro per forza. Moise, Ciro, Teseo, Romolo non avrebbero potuto fare osservare lungamente le loro costituzioni, se fussino stati disarmati.
Wednesday, April 20, 2022
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