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Wednesday, April 6, 2022

GRICE E DIONIGI

 IL CRATILO    /    DELLA. RETTA INVENZIONE/'     DE' NO MI f , ...   (/ /M    ERMOGENE CRATILO z SOCRATE    a vuoi tu ancora, che noi communichiamo il parlar  nostro con Socrate? c*. — Se il pare a te. ehm. —  O Socrate, Cratilo dice, che ai ritrova in qualunque  degli enti per natura la retta invenzione del nome, nè  aia nome quello, onde convenendo alcuni il chia-  mavano, mentre proferiscono certa particella della sua  Toce: ma sia naturalmente certa retta invenzione di  nomi la medesima in tutti e Greci e Barbari. Sicché io  Io addimando se daddovero sia Cratilo il nome di lui,  o nò: ma egli confessa esser questo il suo nome. Or So-  crate dissi io, qual nome tiene egli? di Socrate disse:  non hanno tutti quel nome, col quale chiunque il  chiama da noi: nondimeno disse egli uon è il tuo no-  me Ermogene, nè se ancora tutti gli uomini ti chia-  massero cosi. E mentre io lo addimando, e desidero  sapere, che cosa dica, non mi dichiara affatto niente:   ma beffandomi, simula di aver nell’ animo alcuna cosa,   1    \     l   I     r    Digitized by Google™    )•*«{(   come egli intenda non so che d’intorno a questo, i!  che se volesse esprimer niartifVstnmfcnte, farebbe che  io confessassi, e dicessi lo stesse, che egli si dice. La-  onde udirci da te volentieri, se in qualche maniera tu  potessi congetturare il vaticìnio di Cratilo. Anzi udirei  molto volentieri la tua opiuione intorno alla retta in-  venzione de* nomi, se ti fosse in grado, soc. — 0 Ermo-  gene, figliuol di Jponico, è proverbio vecchio, che sia  malagevole da conoscer in qual guisa se ne stiano le  cose belle. Or la notizia de’ nomi non è picciola di-  sciplina. In vero se io avessi udito già molto tempo  da Prodico quella ostentazione di cinquanta dramme,  nella cui dottrina ancora era questo, come egli ne  rende testimonianza; niuno impedimento sarebbe, che  tu non conoscessi incontinente la verità intorno alla  retta invenzione de’ nomi.' Ma ora io non I’ . ho udita  ma si ben quella d’ una. dramma. Per la quale cosa;  non sò quello che d’ intorno a queslavi sia di vero: ma  sono prrsio ad investigar, inlteoie. con essd.tecoj.èfcon  Cratilo. In quanto poi dice, else tu non abbia' versi  mente nome ErmOgene, io sospetto, che egli motteg»  gì; perchè egli forse pensa, che tu sia -desideroso del-  lo acquisto de’ danari, e impoleule.seinjpre ad otieuer-  li: ma come ho detto poco, f», egli è difficile, «Ite ciò  si conosca. Or fa misticri, da tutte due le porli spoe-  tando iu meszo le ragioni, che si investighi se sia cosi,  come tu di o piuttosto come dice Cratilo. e»m.— E pur  o Socrate, tuttoché spesso io abbia disputato già con    /    Digitized by Google    tostai, « con altri molti* tuttavia non ancora mi pos-  so persuaderò, che altra ai.» la rotta invenzione del no-  me, phe lo assenso, e il consentimento; perciocché  a me pare, clic quel sia nome retto, il quale impone  chiunque a ciascheduno, e se di nuovo il mutasse, e  altro ne ponesse, non meno del primiero quello, che  Si trasportasse sarebbe nome retto, come siamo noi  soliti di cambiare i nomi a servi, non vi essendo per  jialura a ninna cosa il nome! ma per legge, e secon-  do la usanza di coloro, che furono soliti cosi chia-  marli. Il che se sia. altrimenti, io sono apparecchiate  .ad impararlo, o adirlo non solamente da Cratilo; ma  da qualunque altro, soc.—. O Ermogene peravvepto-  ra tu dì alcuna cosa: ma consideriamola. Quello che  porrà alcuno, con cui chiama qualunque cosa, sarà  egli, il nome di ciascuna cosa? ehm. — A me pare,   soc. — O se il privato, o la città il dicesse? uh. —  Lo assentisco. soc. — Ma che, se io chiamassi qua-  lunque degli enti, come per esempio, se quello, che  al presente chiamiamo uomo, chiamassi cavallo, e uo-  mo quel, che cavallo: pubicamente sarà egli il nome  all' uomo, privatamente cavallo; e di nuovo privata-  mente uomo, cavai lo puiilicnmenle Parli così tu? erm.  — Tosi mi pare. soc. — Or mi dì questo. Chiami tu  alcuna cosa il dir il vero, e il Tabu? erm.— In vero  sì. soc. — Non lia quella vera orazione: ma quest*  orazione falsa? erm. — Così affatto, soc.— Quei par-  lar poi, che die* le cose, che sono quali son esse ai    »    ìli   h rero: ma falso quello, che non come sono? n»,   — Cosi è. soc. — Adiviene egli questo, che col par-  lare si dicano le cose, che sono, e che non so-  no? ehm. — Si. soc. — Il parlar che è vero mi di,  se è vero tutto, non vere le parti? ehm.— Nò: ma le  parti ancora, soc. -- Dimmi, le parti grandi saranno  vere: ma le picciole nò, oppur tutte? exm. — Io mi  stimo tutte, soc* Puoi tu dire altra parte piu pic-  ciola del sermone, che il nome? erm In modo nin-   no, essendo questa la minima parte, soc.— .Ed an-  cora si dice egli peravventura il nome parte della ve-  ra orazione? erm. - Senza dubbio, soc.— Veramente  parte vera, come è, tu di. erm.— Veramente, soc.—   E la parte del falso, non è ella falsa? erm. — Lo di-  co si. soc- — Dunque è lecito dir nome vero, e no-  me falso, se si dice ancora la orazione. erm. — In  che modo nò? soc. — Dunque quel nome, che chiun-  que dirà, che in alcun si ritrovi, sarà egli il nome  di ciascheduno? erm — Si. soc.— Peravventura quanti  nomi dice alcun, che abbia chiunque, tanti saranno  essi? e allora, quando egli li dice? erm, —Per certo,   o Sncrate: io non ho alcuna retta invenzione di no-   / t   me, fuor che questa, in modo, che non sia lecito a «  me con altro nome chiamar la cosa, che con quello,  che io ho imposto, nè a te con altro, che con quello,  elle le imponesti. Cosi per certo io veggo nella città, *  che si hanno alcuni propri nomi delle medesime co-  se, e fra Greci in verso ad altri Greci, « in verso a   i   \    • Qigitized by Google     ) 5 <   Barbari, «oc. — Or rediamo o Ermogene, se pare a  te, che gli enti se ne stiano in questo modo; che ognun  di loro tenga la propria essenza, come diceva Prota-  gora, dicendo egli esser 1’ uomo misura di tutte le co-  se in modo, che quali qualunque cose mi paiono, tali  io le abbia; similmente quali tu, e tali le ti abbi; o  pensi piuttosto che siano alcune cose, le quali tenga-  no alcuna fermezza della sua essenza, eem. — Alcuna  volta, o Socrate, dubitando sono condotto a quello,  che dice Protagora: per tanto non mi persuado a ba-  stanza, che se ne stia egli cosi. soc. — Ma che? set  tu ancora alcuna volta condotto a questo, che non li  paia in modo niuno, che alcun nomo sia cattivo? erm.  — Per Giove nò; anzi spesse volte cosi sono disposto,  che io stimo, che alcuni uomini siano al tutto catti-  vi, e molti, soc. —Ma che? non ti è parso ancora,  che siano molti uomini buoni? erm. — Molto pochi,  soc. — Nondimeno pare a te vero? erm. — A me si.  soc. — In che modo poni tu questo? forse cosi, che i  molto buoni siano molto prudenti, e i rei al lutto  molto imprudenti? ebm. — In vero a me pare cosi,  soc. — Se Protagora diceva il vero, e se ò questa la  ventò, che quali qualunque cose pareranno a ciasche-  duno, tali siano; è egli possibile, che altri di noi sia-  no prudenti, altri imprudenti? ebm. —Per certo nò.  soc. — E come io penso ti pare ad ogni modo che  Protagora non possa al tutto parlar il vero, essendovi  «erta prudenza, e imprudenza, perciocché non sareb-    Digitized by Google    be veramente l’uno dell’ altro piò prudente, se le   cose, che paiono a chiunque, le tenesse ciascheduno  per vere. IBM -Cosi è. Ma nè ed Eutidemo ' assenti-  sci, come io penso, che dice, che tutti abbiamo tutte le  cose similmente, e sempre, perchè cosi' non smeldio.  no altri buoni, nitri cattivi, se sempre, e pariménte  si ritrovasse in tulli e la virtù, e la malvagità! ehm;  —Tu palli il vero, soc.— Dunque se nè tutte le rose  si ritrovano sempre in tutti, e simiglmutcìiiente; uè  qualunque cosa è propria di ciascheduno, manifesto  è, rise siano le cose quelle, che tengono in su stesse  certa essenza ferma, uè sono in quanto a noi tirate  in diverse parli, nò da noi con la imaginazione e in  suso, o in giuso: ma stabili secondo se stesse in quan-  to alla loro essenza, come sono 'ordin. ite dalla natu-  ra. uu. — Cosi ini è avviso, elio se ue stia questo.   *oc Dunque mi di, se le còse se ne stanno si per u«-.   torà, ma non nella stessa guisa lu loro azioni o eziandio  esse azioni sono una certa specie degli enti? esm. Ani  cora esse ad ogni modo. soc.— Dunque le azioni sa   tonno secondo la natura loro, non secondo la nostra  opinione, come per esempio, se noi si mettessimo a  divider alcuno degli enti, forse sarebbe qualunque co-  sa d» dividersi ila noi come vorremmo, e coti che ci a„  gradissi.? o più tosto, se volessimo partire quafuo/pio  cosa secondo la natura, con cui fa mislieri che S‘ I 1 al f  lisca, e sia partita; parimente con cui secondo l«  tura ti dee fare il partiraento; invero la dividerei»»**   •   *    Digitized by Google    ) 7 <   *io« bene, e si farebbe «la noi alcun profitto, e questo  si operetébbe bene; ma se cóntro la natura travieremmo   nè si farebbe niente «la noi? erm Così mi pare. soc.   — E se ci mettessimo ancora àd ffhbrugiiir alcuna cosa:  non fa nilstieri, chieda sì ‘ablmigi secóndo Ogni opi-  nione: ma sibbene secondo la reità opinione/ Qué-  sta è poi quella, onde qualunque cosa naturdlòientc  è atta ad abbrugiarsi,' é di abbruciare, e con cui nai  turalmente ne era atta, erm — Queste cose son vere,  soc. — Non si ritrova la stessa maniera d’intorno al-  le altre cosi? ehm La medesima sì. soc— Anco-   ra il dire non è egli forse una certa delle azioni, ehm.  -r Certo si. soc. — Or dirà bene chi così dice, co-  irne li par di dire . 5 o piuttosto dii in colai guisa di-  ce, come ricerca la natura del dire, e che si dica?  e- se eziandio dicesse con cui ricerca la natura, in  dicendo farebbe alcun profitto, altrimenti 1 . travierebbe  egli, nè farebbe nulla? ehm. —In vero io stimo co-  sì, cometa di. soc.- Dunque il nominar "è particella di  dire; perciocché nominando si fanno i‘ ragionamenti;  erm Ad ogni modo. soc. — Dunque e il nomina-   re è 'certa azione, se ancora il dire era certa azione;  d' intorno alle cose? erm.-Così è. soc.— Or le azio-  ni ci par vero di non risguardar a noi: ma di tene.-  ré certa propria lor natura. ehm. - Così è. soc —  Sicché è da nominarsi in quella guisa, onde la natu-  ra delle cose ricerca di nominate, e che si nomini,  • con cui, ma uon secondo lo arbitrio deWolcr no-     ’ ì   ) « (   atro, se ti ba a dire alcuna cosa concorde alle cosa  dette. Ed in colai guisa facessimo noi alcun guada»  gno, e nominaressimo: ma altrimenti nò? krm.— Co-  sì mi pare. soc. — Or dimmi ciò, cbe era da ta-  gliarti, diciamo noi cbe era da tagliarsi con alcuna  cosa? erm.— Con alcuna si. soc. —E ciò, cbe si  doveva tesser da tessersi con alcuna cosa? e ciò, che  era da forarsi, con alcuna cosa si dovea egli forare?  erm. — Al tutto. soc.—Sim il niente ciò, che nominar  si dovea, era da nominarsi con alcuna cosa? ibi*.—  Si- soc. —Ma che era quello, con cui f«cea mistieri,  che alcuna cosa si forasse? erm. — La trivella? soc.  — Che è quello, con cui fa mistieri, che si tessa?  erm. — La navicella, soc. — E che con cui si nomi-  ni? erm. —Il nome, soc.— Tu parli bene. Dunque  e il nome è certo stromento. ss**. — E’ si. soc. —  Dunque se io cercassi quale stromento è la navicella  • o non sarebbe d' esso quello, con cui si tesse? erm.  Così è. soc. — Or tessendo, che facciam noi? o non  separiamo la trama, e gli stami confasi? ehm.— Que-  sto stesso, soc. — Or potrai tu dir così della trivel-  la, e delle altre cose? erm. —Lo stesso, soc. —Puoi  • tu ancora dir similmente d* intorno al nome ciò, che   facciamo mentre col nome, che è stromento, nominia-  mo alcuna cosa? erm.— Nò il posso nò. soc.— For  se di compagnia insegniamo noi mente, c dividiamo  le cose, come sono? erm.— Per certo, soc. — Sicchò  il nome è certo stromento di insegnare, • divide» 1*   (   ì,    Digitized by Google    )9<t   sostanza, come !a navicella della testura erm. — 1 lassi  a dire in colai guisa, soc — La navicella è ella stru-  mento acconcio al tesserei 1 ehm, — • In che modo nò.  soc. — Per la qual cosa il tessitore si vaierà bene  della navicella, dice bene, secondo la maniera del  tessere: ma chi insegna, egli si vaierà del nome, e  bene, dico bene secondo la maniera propria dello  insegnare, ehm.— Per certo, soc.— Dell’ opra di quale  artefice si vaierà bene il tessitore, quando si vaierà  della navicella? erm.— Di quella del legnaiuolo, soc.  — E egli chiunque legnaiuolo, o piuttosto chi tiene P  arte? erm. —Chi tiene l’arte, soc. — Similmente del-  l’ opera di cui il foratore si vaierebbe bene, quando  si valesse della trivella? erm.— Del maestro del me-  tallo. soc. — E forse chiunque maestro di metallo?  o chi tiene l’arte? erm. — Chi tiene l’arte, soc. — '  Stiano le cose cosi. Dell’opera di cui il dottor si vaie-  rebbe, qualora si servisse del nome? erm.— Nè ciò pos-  so dire io. soc. —Ancora non puoi tu dir questo.  Chi ci dà i nomi, dei quali ci serviamo? erm. — Per  certo nò, i soc. - Non pare a tè peravventura, che la  legge sia quella, che ci dà i nomi? erm. — Appari-  sce. soc.— Dunque il ■> dottore si vaierà dell’ opra del  legislatore, quando del nome si vaierà, erm. - Io  penso si. soc.— Pare a te, che ognuno egualmente  sia facilor di leggi, o chi è dotato di arte, erm.—   Il dotalo delP arte. soc. — Si che o Erinngene non  è. ufficio di qualunque uomo lo imporre i nomi; ma   1 Cr.    Digitized by Google     ) *° (   di certo autor di nomi e costui è come apparisce ii  legislatore, il quale fra gli artefici si fa raro appresso  agli uomini, ehm. » Apparisce, soc.— Deh conside-  ra, ove riguardando il legislatore impone i nomi, e  * considera dalle cose antedette ove riguardando il le-  gnaiuolo fa la navicella? non ad una cosa tale, che  da natura sia al tesser acconcia? ehm. — Al tutto,  soc.— Ma che? se nell’ opera si rompesse la navicella,  mi di se fabbricherà egli un’ altra di nuovo alla somi-  glianza della rotta, o piuttosto alla specie risguarde*  rà, secondo il cui esempio avrà fatto la navicella,'  che si ruppe? erm. — Alla specie, come io stimo,  soc. — Dunque chiameressimo noi meritamente la spe-  cie la navicella? erm. — Io penso si. soc. — Se fa  mestieri alcuna volta, che si apparecchi la navicella  per fornir la veste, o qualunque altra cosa di filo,  e di lana sottile, o grossa, bisogno è, che tutte le  navicelle tengano la specie della navicella; e quale  naturalmente è a ciascheduna cosa accommodatissima,  tale si usi al fornir l’opera, come il ricerca la na-  tura, erm. — Iti vero fa mislieri. soc. — La medesi-  ma ragione è d’ intorno agli altri stromenti concios-  siachè è da ritrovarsi quale stromento si confaccia  per natura a qualunque cosa, ed è da darsi a lei,  con clii si fa ella, uon quale vuole chi fabbricai ma  quale è ella per natura. Perchè fa mistieri, come ap-  pare, che si sappia accommodar a qualunque cosa ciò,  die naturalmente acconcia al ferro, erm. — Cosi si.    Digitized by Google     «    > »• (   soc. — ‘Più- oltre nel legno la navicella confacevole  a ciascheduna. e*m. — Egli è vero. soe. — Percioc-  ché. secondo la ragione della natura altra navicella  si confà ad altra tela, e nell’ altre nella medesima  guisa, ehm* — Veramente, soc. —Fa mistieri ancora  -ottimo uomo, che il posìlor dei nomi proferisca un  nome per natura acconcio nelle voci, e nelle silla-  be a tutte le cose, e riguardando a quello stesso di  cui è nome, formi qualunque nome, e gli attribui-  sca, se daddovero dee esser positor proprio di nomi.  Che se non con le medesime sillabe qualunque po-  citor di nomi esprime il nome, fa mistieri, che noi  sappiamo, che nè tutti i fabri ciò fanno nel ferro per  la stessa ragione; qualora fabricauo il medesimo stro-  xnento: ma nondimeno in quanto gli attribuiscono la  stessa idea, in tanto se ne sta egli bene, tutto che  in altro e iu altro ferro; o qui si fabrichi egli, o fra  barbari non è egli cosi? ehm. -a. Si. soc. — Dunque  islimerai tu ancora nel medesimo modo finché il po-  sitor dei nomi, ebe è fra noi, e fra barbari concede  una specie di nome convenevole a qualunque cosa  in qualunque sillaba, che 1’ uno dell’ altro non sia  punto peggiore nell’ imporrei nomi. ehm.— In vero   si. sqc. — Chi è per conoscer se sia impresso in qua-  lunque legno una specie convenevole di navicella?  fpr&e il, legnaiuolo, che la fai o il tessitore, che se  ne dee servire? ehm. — O Socrate, gli è verisimile,  die la conosca molto piu, chi se ne dee valere, soc.     — Dunque chi si servili dell’opera del Tacitar dell*  lira? non colui Torse, che benissimo saprà esser so*  prastante alla cosa Tatta, e conoscerà Tatta che sia, se  sia Tatta bene o no? ehm. — Al tutto, soc. — Chif  hm. «■ Il citarista, soc. — Chi poi dell'Opera di co-  loro, che Tanno le navi? erm.— Il governatore, soc.   — Chi eziandio benissimo sarà soprastante all’opra  del Tacitar delle leggi, e Tornita la giudicherà e qui,  e Tra barbari? non chi se ne dee servire? ehm.—  Cosi è, soc, *- O non è egli d* esso chi sa interro*  gare? ehm. — Costui si. soc, — Il medesimo che sa-  prà risponder ancora? ehm. — Si certo, soc. — Or  chiami tu altro che dialettico chi sa interrogar, e  rispondere? ehm. Non altro; ma lui. soc. —Siche  è Tattura di lignaiuolo il Tabbricar il timone esscn*  do soprastante il governatore, se è egli per dover  esser buono, ehm,— Apparisce, soc.— Ancora come  è avviso, è opra di positor di nomi il nome, cui è  soprastante 1’ uomo dialettico, se sono per doversi  por bene i nomi. ERM.-*Que$te cose son vere. soc.   — Dunque, a Erraogene, corre rischio, che non Ha  cosa lieve, come tu stimi, il por dei nomi, nè Tat-  tura d’ uomini bassi, e vulgari. Per certo Cratilo par-  la il vero, dicendo, che i nomi per natura siano nel-  le cose; nè sia chiunque autore di nomi: ma colui  solamente che risguarda al nome, che è in ognuno  per natura, e sia possente di por la specie di lui  nelle lettere, e nelle sillabe, ehm. — O Socrate, io    I      I    Digrtized by Googlp    >« 3 (   non so in che modo sia da opporsi alle cose che  tu di: ma peravventura non è cosa agevole il per*  «cadérsi cosi allo improviso: ma mi è avviso, che io  ti sarei piuttosto per ubidire in questo modo, se di-  mostrassi quale da te si dica, esser la retta natura  del nome. soc. —In vero, o beato Ermogene, non di-  co alcuna: ma tu ti sei scordato di ciò, che io di-  ceva poco inuanzi, cioè, che io non la conosceva!  ma, che io la considererei insieme con esso teca.  Al presente poi questo solamente si è fatto chiaro  oltre alle antedette a me, e a te di compagnia in-  vestigando, che Certa retta invenzione per natura  tenga nome, nè chiunque sappia adattar bene esso  nome a qualunque cosa, non è egli così? rum. — ■   Grandemente, soc— Dunque rimane da Considerarsi  se tu desideri di conoscer quale sia la retta inven-  zione del nome, ehm. — In vero la desidero sapere,  soc. r- Dunque cobsidcra. erM.— In che modo adun-  que fa inistierì, che si consideri? soc.^O umico rot-  tissima. è la considerasione; ricercandosi questo da  coloro, che sanno con 1' offerir danari, e col il ren-  der loro grazie’ oppresso. Or d’essi sono i sofisti,  coi quali Calia tuo fratello pare, che sia riuscito sag-  gio, pagati molti danari, ma poiché non hai, che fare  nella robba patema, rimane, che tu supplichevole  preghi il fratello, che ti insegni la retta invenzione  di questétàll cose, che Protagora egli imparò, erm.  — O Socrate, quanta sconvenevole sarebbe questa    Digitized by Google     ) *4 t   dimanda, se non prestando aiuto alla verità di Pro*  tagora amassi le cose, che si dicono con tal verità,  quasi degne di alcuna considerazione, toc. — Ma se  a te non piacciono elle, si dee imparar da Omero,  e dagli altri poeti. erm. — O Socrate, e che è in  che luogo ne dice Omero dei nomi? soc. — Per tut-  to molte cose: ma grandissime e bellissime son quel-  le, onde distingue d’intorno a quei nomi, che in-  troducono gli uomini, e i Dei, o non istimi tu, che  egli d’ intorno a questi dica alcuna cosa magnifica,  e maravigliosa della retta maniera dei nomi? essen-  do manifesto, che i Dei chiamano rettamente quei,  che son nomi naturalmente, o no il pensi tu? ikm.  — In vero io so certo, se i Dei ne dicono alcuni,  che essi lr~cbiamano bene; ma quali di tu questi?  soc. — O non sai tu ciò, che si dice del fiume tro-  iano, che con vulcano combatte a singoiar battaglia,  il quale i Dei chiamano santo, gli uomini Scaman-  dro. ehm. — Il so. soc. — Che dunque? non istimi tu  certa cosa grave il conoscer in che modo sia meglio,  che si chiami quei fiume santo piuttosto, che Scarnan-  do? ma se vuoi considera questo, che il medesimo  dice dell’ uccello, che i Dei chiamano Calcidei ma  gli uomini Cimindi. Tu stimi vii disciplina il sapere  quanto sia meglio, che si chiami il medesimo uccello  Calcide, che Cimindi, o Bracia, e Mirine, e molti al-  tri tali, detti da questo poeta, e da altrui? ma le.  invenzioni di queste cose peravvenlura superano le      Digitized by Google    ) «5 (   forze nostre. Cii cbe poi signifìchioo Scamandrio, e  Astiane si può comprender, come mi pare da inge-  gno amano, e apprendersi agevolmente qual retta in-  venzione vuole Omero, che sia in questi nomi, co*  quali chiama il figliuolo di Ettore: perciocché tu cer-  tamente sai, ove si ritrovano questi versi, che io di- v   co. a**. — Ad ogni modo, soc, — Dimmi, pensi tu,  che di questi nomi stimi Omero che peravventura  pili convenisse Astianate al fanciullo, che Scamandrio?  vrm. — Io no il posso dire. soc. — Or in colai mo-  do considera, se alcuno ti addimantlasse, se tu pen-  sassi che i piò saggi ponessero i nomi meglio alle  cose, o i manco saggi, erm. —Chiaro è, che io ri-  sponderei i piò prudenti, soc.— Dimmi, se le don-  ne nelle città pare a te, che siano piò prudenti, o  gli uomini? per dir tutto il genere? erm.— Gli uo-  mini. soc. — Dunque tu sai, che dice Omero, che il  figliuolo di Ettore era chiamato da’ Troiani Astiaua.  te, dalle donne Scamandro, poiché gli uomini lo chia-  mavano Astianate. erm.— Apparisce, soc.- Dunque  eziandio stimava Omero, che gli uomini Troiani fos-  sero piò saggi, che le lor donne, erm. — Io lo sti-  mo. soc. - Dunque stimò, che egli si chiamasse, me-  glio Astianate, che Scamaudrio. ehm. - Apparisce,  soc Consideriamo qual cagione egli apporti di que-   sta denominazione, perchè dice egli, che solo difese  loro la città, e le ampie muraglie. Per la qual co-  sa, (come pare) conviene# che si chiami il figliuolo    Digitized by Google    1 » 6 (   del Salvatore, cioè di colai, che il padre di lai sai*  va va, come disse Omero, erm. ■— A me pars soc.  — Per qual cagione? perciocché o Ermogene, nè io  lo intendo ancora bene: ma lo intendi tu? erm. —  Per Giove nò. soc.— O uomo da bene ancora Ome-  ro pose ad Ettore il nome. erm. — Perchè? soc. — •  Perchè mi è avviso, che questo nome si assomigli ad  Astianate; e essi nomi si assomiglino a Greci: dimo-  strando quasi il medesimo, cioè che ambidue que-  sti nomi siano regali; perciocché di cui sarà al-  cuno re, dello stesso sia ancora possessore; essen-  do manifesto, che egli lo signoreggi, e possegga,  e abbia. O peravventura non pare a te, che io dica  niente? e m' inganna la opinione, onde mi confida-  va, come per certi vestigi, di toccare la opinione  di Omero d’ intorno la retta invenzione dei nomi?  erm. -* In modo niuno, come io penso: perchè^forse  tu tocchi alcuna cosa. soc. — Egli conviene, come  a me pare, che si chiami similmente leone il figliuol  del leone, il figliuol del cavallo cavallo; non dico, se  alcun’ altra cosa fuor che il cavallo (come mostro)  nasoesse dal cavallo: ma quel mi dico, del cui genere  secondo la natura è ciò, che nasce, se il cavallo na-  turale partorisse il figliuolo del bue vitello contro  natura, non sarebbe da chiamarsi poliedro: ma vitello,  nè eziaodio se dall'uomo altra prole si producesse,  che umana, ciò che nascesse si dovrebbe chiamar no*  aio. 11 medesimo è da giudicarsi degli alberi, e delle    1    Digitized by Google     ,) x 7<   altre cole tutte, o non pare ancora a te? erm. — A  me par si. soc. — Tu dì bene-, perciocché guardati,  che io non ti inganni in alcun modo; conciosia, che  secondo la stessa , ragione eziandio se alcuna cosa na-  scesse da re, sarebbe da chiamarsi re, non importan-  do che si significhi lo stesso in queste, e in quelle  sillabe, o se vi si aggiugni alcuna lettera, o se an-  che la vi si levi; mentre la essenza della cosa dichia-  rata nel nome signoreggi./, erm — Come dì tu cote-  sto? soc. — Io non dico oiuna cosa meravigliosa, o  nuova: ma siccome tu sai, che diciamo i nomi degli  elementi: ma non essi elementi, eccettuatine sola-  mente quattro, cioè b N E fi ma «1 rimanente, co-  sì vocali, come mutoli, tu sai che aggiugnendovi al-  tre lettere, li proferiamo formando i nomi: ma iinchè  inferiamo la forza dichiarata dell’ elemento conviene,  che quel nome si chiami ciò, che egli si dichiara, nor-  me per esempio il B, vedi i che il T aggiunte non  impedì che con lo intero nome non si dimostrasse la  natura di quello elemento, di cui volle il positor del  nome, siffattamente non li è prestato fede di aver po-  sto bene i nomi alle lettere, erm.— Tu mi pari di  parlar il vero, soc.— Dunque fla la stessa ragion ancora  d’intorno al re. Perciocché sarò alcuna volta il re dal  re, il buono dal buono, dal bello il bello, e le altre cose  tutte similmente da qualunque genere certa altra pro-  genie, e sarebbono da dirsi gli stessi nomi, se non  ci facesse mostro. Egli è lecito, che in modo si va-     I    ) 1 ® (   riino per sillabe, che sia avviso all’ nomo rosse, che  le cose, che sono le stesse siano diverse tra loro, co-  sì come le medicine dei medici variate con colori,  •ed odori spesse volte essendo le medesime, pare a  noi, che siano diverse: ma dal medico considerata la  virtii loro, sono giudicate le stesse; nè il perturbano  le cose aggiunte. Similmente peravventura chi è eru-  dito d’intorno a nomi considera la virtii loro nè si  perturba il giudició di lui, se vi è aggiunta alcuna  lettera o trasmutata o levata, o se in altre, e motte  lettere si ritrova la stessa virtii del nome. Come quei  nomi, i quali di sopra abbiamo detto Astianate, e  Ettore hanno le lettere ad ogni modo diverse, fuorché  il sol T, non pertanto significano il medesimo... Mei  medesimo modo ciò che si dice prencipe di città,  qual communicanza di lettere tiene egli con li due  antedetti? nulladimeno significa il medesimo, e molti  altri vi sono, i quali nient’ altro significano, che il  re. Oltre ciò molti sono, che significano il capitano  dell’esercito, come altri ancora, che dichiarano il  professor dell^medecina. E si possono ritrovar mol-  ti altri discordanti nelle sillabe, e nellj lettere: ma  accordatisi al tutto nella virtù, del significare, par  egli che così sia, o pur nò? zrm.— Così certo, soc.  — Or a queste cose, che si fauno secondo la natura  sono da darsi gli stessi nomi, ehm. — Adognimodo,  soc. — Ma qualora alcuni uomini si fanno contro  la natura in certa specie mostri, come quando sì    Digitized by Google    ' ) *9 <   genera l’empio dall’ uomo buono, k pio; ohi è gene*  rato non dee sortire il nome del genitore- ma di quel  genere, nel quale ei si ritrova, come diami di cent-  rilo; se il cavallo generasse la prole del bue, non sa»  rebbe da chiamarsi il figliuolo di lui cavallo: ma bue*  mm.— C osi è. soc. -Dunque all’uomo empio generato dal  pio, bassi a dare il nome del genere. ehm.— Queste cose  sono vere, soc.— Dunque non conviene, che si chiami  un figbuol tale, amico di Dio nè ricordevole di Dio, nè  alcuna cosa siffatta: ina con ' nomi il contrario signi-  ficanti se pur i nomi deono conseguire la retta in-  venzione. sbm. — Cosi al tutto o Socrate è da farsi*  soc.— Come ancora Oreste, o Ermogene, corre rischio»  che sia ben messo, o se alcuna sorte H pose il no-  me, o alcun poeta; con quel nome significando la dì  lui natura ferina, selvaggia, e montana, erm. — Cosi  apparisce, o Socrate, soc. — Àncora è avviso, che il  parere di lui tenga il nome secondo la natura, erm.  — Apparisce, soc.— la vero tale appar egli, che sin   Agamennone, quale pare che si affatica, e sopporta»  imponendo fine alle cose, le quali parvero da termi-  narsi per la virtù. Argomento poi della sua toleranza  ne diede il durar sotto Troia con tanto esercito. Dun-  que che questo uomo sia stato buono nella perseve-  ranza, il nome di Agamennone lo significa. 1$ perav-  ventura eziandio Atreo se ne sta bene, conciosia, che  la uccisione di Crisipo, e la crudeltà intoruo a Tie-  sse sono tutte le cose daouosc, e perniciose in verso'    ) 00 {   alla virtù, onde la denominazione del nome declina  un tantino, ed è gelata in modo, che non dichiari  .^chiunque la natura di questo nomo: ma cui som»  periti di nomi si mauifesta bastevolmente la signi-  ficazione di Atreo; perchè esso nome è posto bene  in- ogni luogo secondo 1* intrepido. Ancora pare che  il nome di Felope non sia dato a lui fuor di propo-  sito, significando questo nome, che sia degno di que-  sta denominazione chi vede le cose dappresso, zbm.— •  In che modo? soc. — Come si dice nella morte di  Mirtillo contra di lui, che egli non abbia possuto pro-  veder niente, nè da lunge vedere di quanta calamità  fosse ripieno il genere tutto, riguardando alle cose,  che gli erano innanzi a piedi, e solamente alle pre-  senti. Ciò poi è il veder dappresso, il che ei fece  avendosi aiTaticato con ogni sforzo di accompagnarsi  in matrimonio con Ipodamia. Appresso penserebbe  ognuno, che il nome Tantalo li sia stato posto bene,  e secondo la natura, se sono vere le cose, che si rac-  contano di lui. erm. — Quali sono coteste? soc. —  Che a lui ancora vivente moltissime cose avverse, e  gravi avvennero, il fio delle quali si era, che tutta  la patria di lui si vogliesse sossopra. Più oltre, lui mor-  to gli sta sopra la testa un sasso, per certo, durissima  sorte. Tutte queste cose adognimodo si confauno col  nome, non altrimenti, che se alcun l’avesse volato  nominar pazientissimo: ma avendo parlato alquanto  oscuramente, abbia posto Tantalo per Talantato- In    Digitized by GoogLe     ) c   vero pare, che un tal nome la fortuna di lui avversa  lì abbia dato col rumor della gente. Anzi che bene  si applicò ancora il nome a Giove padre; nondime»  no egli non è agevole da conoscersi» essendo «1 no» 1  me di Giove qual certa orazione, il quale in due par-  ti partendo, in parte si vagliamo d’nna, in parte del»  l’altra parte, chiamandola. alcuni altri, le quali per»  ti in uno poste, dimostrano la natura di Pio, il che  dee poter fare il nome massimamente; non avendo  noi, nè tutti gli altri niuna maggior cagione di viver,  che il prencipe, e re di tutti- Dunque avviene, che si  nomini bene in cotal guisa, essendo ‘Dio, per cui ca»  gioite il viver si ritrovi sempre in tutti i viventi. Es-  sendo poi uno il nome, è in dtfe parti partito, come  io dico. Questo poi essendo fìgliuol di Saturno clù  all’ improviso l'udisse penserebbe cosa insolente. M*  è ragionevole, ehesia prole Giove di certa grande in»  telligenza; perchè quello, che si dice non significa  fanciullo; ma purità, e incorruttibilità deliamente di  lui. Egli è poi, come si dice, figliuolo del cielo; con-  ciossiachè lo aspetto alle cose di sopra meritamente  sidee chiamare con questo nome, come all' alto ris-  guardi onde, o Ermogene, affermano coloro, che trat-  tano delle cose sublimi, cheavvegna una pura mente,  e a lui si ponga bene il nome del cielo. Or se io tenessi  a memoria la geneologia scritta da Esiodo: e mi ricor-  dassi quali egli introducesse i progenitori loro, in  niuu modo non cesserei di dimostrarti, che fossero     ) » (   «scritti loro i nomi bene, finché facessi la provi» di  questa sapienza, se ella faccia alcun profitto, e alcu-  na cosa fornisca e se si dubiti, o nò, la quale io  non se certo, onde poco fa mi sia venuta cosi allo  ìmproviso. za»*— In vero, o Socrate, pare a me, che  t« alia similitudine di coloro, che sono da divinità  rapiti, mandi fuori oracoli. soc.— O Ermogene, io  stimo, che. questa sapienza si cagionasse in me da Eu-  tifrone figliuolo di Panzio; poiché assiduo gli era in-  stami dal matutino, e li porgeva gli orecchi. Sicché  é manifesto, che egli pieno di Dio, non solamente  abbia ripieni di sapienza beota gli orecchi miei? ma  occupato t'animo ancora: io stimo veramente, che si  abbia a fare in cotal guisa. Che si vagliamo -oggi di  lei, e si investighi da noi il rimanente, che pertiene  a nomi: diman poi, se in ciò converremo, la man-  deremo fuori, e la mondaremo con diligenza, ricer-  cando alcun o sacerdote, ovver sofista, che sia buono  a purgar queste cose, bum.— O Socrate, io approvo  questo si, perchè molto volentieri udirei ciò, che ri-  mana d'iutorno a nomi. soc.— Al tutto si dee fare   cosi. Dunque ove giudichi tu principalmente, clic si  abbia ad incominciare; poiché abbiamo prescritta  Certa legge per conoscere, se eziandio gli stessi nomi  ci attestino, che non siano stati fatti a «uso: ma con-  tengano alcuna invenzione? i nomi dunque degli  croi* C degli uomini peravventura ci inganaereb-  bono, essendo molti di questi posti secondo le do    Digitized by Google     I    nominazioni de’ maggiori, e spesse volte non conven-  gono in modo niuno, come abbiamo detto nel prin-  cipio. Molti nomi poi pongono gli uomini quasi pel*  voto, come e altri molti Per la qual cosa io stimo,  che siffatti siano da tralasciarsi: ma è cosa verisimì-  le si, che noi ritroviamo i nomi posti bene, e natu-  rali intorno «Ile cose, che son sempre, convenendosi  mollo, che qui si abbia a cercare diligentemente la  maniera del por i nomi: ma peravventura alcuni dì  loro sono stati posti ancora da certa potenza più di-  vina, che umana. ehm.— 0 S ocrate, tn mi pari dì  parlar eccellentemente. soc.« Non è egli cosa con-  venevole lo iucominciar da Dei, considerando in qual  guisa sono stali chiamati i Dei bene con questo stes-  so nome? erm.-E verisimile. soc.-In vero cosi io so-  spetto; mi par certo, che i primi de’ Greci abbiano  pensato quei soli Dei, i quali eziandio sono stimati  in questi tempi da molti ,!«' barbari il sole, la luna,  la terra, le stelle, il cielo. Dunque quasi, che essi ve-  dessero tutte queste cose essere in un perpetuo corso,  da questa natura è avviso, che ic si abbiano nominate,*  poscia osservandone altri; le abbiano chiamate tutto  con lo stesso nome. Ciò, che io mi dico tiene egli al-  ®uua verisomigliauza, oppur nò? ««.-Appar molto,  soc — che si ha poscia ad investigare? ehm E ma-   nifesto, che si dee cercare de’ demoni, e degli eroi,»  degli uomini. $oc.- De’ demoni? o Ermogene, conside-  ra veramente se ti è avviso, che io ti dica alcuna co-'    Digitized by Google    (   sa intorno a ciò. che si vuole inferire il nome de*  demoni, ehm.— DI pure. soc. — Sai tu dunque quali  si dica Esiodo, che siano i demoni? * km— Non inten-  do. soc.— Nè eziandio, che egli dica essere stato de-  gli uomini primieramente il genere dell' oro? erm.   — Solio sì. soc.— Or dice d’intorno a lui, poiché la  sorte coprì questo genere, che altri si chiamano de-  moni puri, terrestri, ottimi fuggatori di mali, e guar-  diani di uomini mortali, erm.— Che poi? soc. — Per  certo io stimo, che egli chiami genere d’ oro, non  fatto d’ oro: ma buono ed eccellente, e di ciò ne fo  la congettura, dicendo egli, che il genere nostro sia  del ferro, ehm.— Tu narri il vero, soc.— O non pensi  tu, se al presente alcun de’ nostri fosse buono, «he  egli si stimerebbe da Esiodo del genere dell'oro? erm.   — E cosa verisimile, soc- — Or sono alcun' altra cosa i   buoni, che prudenti? erm— Prudenti. soc Sì che   come io penso chiama quelli demoni principalmen-  te; perchè erano prudenti ed intelligenti, e pervenne  questo nome dalla nostra lingua antica. Perlaqualco-  sa ed egli, e qualunque altri poeti molti parlano be-  ne, che dicono, che poiché alcun buono si parte di  vita, prende in sorte grandissima dignità e premio, e  si fa demone secondo la denominazione della pru-  denza. Così mi affermò ancora, che sia ogni uomo pru-  dente, il qual è buono, e sia egli demonio, e viven-  do, e morendo, e si chiami demone bene. erm.—  Mi pare o Socrate, che io consento d’intorno a que-    Digitized by Googl    ) *5 '   sto con esso loco, soc.— Poi, significa egli? ciò non  è molto malagevole da considerarsi, essendo poco di*  stante il nome degli eroi, dimostrando che la gene-  razione loro sia derivata dall’ amore. erm. — In che  modo dì tu questo? soc.— O non sai tu, che sono se-,  midei gli eroi? erm.— Che dunque? soc. — In vero  tutti sono generali, avendo o Dei portato amore a  donna mortale, o mortali a Dea, oltre ciò se consi-  dererai queste secondo la vecchia lingua degli Ate-  niesi il saprai maggiormente; perciocché ti dichiare-  rà che si è mutato nn tantino per causa del nome,  onde so«o fatti gli eroi, o che egli significa gli eroi,  o perchè furono savi, e retori, e facondi, e al dispu-  tare acconci, essendo bastevoli allo interrogare. Sicché  quello, che poco fa noi dicevamo, dicendosi gli eroi  nella vece attica pare, che gli eroi siano atctmr relo-  ri, e che interrogano e amano; onde il genere degli  eroi si fa genere di retori e de' sofisti: ciò poi non è  malagevole da intendersi: ma più oscuro quello, per  qual cagione Si chiamino gli uomini gf$pcTrol’ P uo *  tu dire il perchè? ersi. —Uomo dabbene dove avrei  io questo? anzi se io potessi ritrovare alcuna cosa,  uon 1’ affermerei, pensando, che tu meglio di me sa-  resti per ritrovarla, soc. — Egli mi è avviso, che tu ti  confidi nella ispirazione di Eutifrone. erm. — Senza  dubbio, soc.— E meritamente tu ti confidi; percioc-  ché troppo bellamente ini pare ora di aver pensato,  ed è pericolo (se io non mi guardassi) che no» pares-   3 Cr.    Digitized by Google     - ) 98 (   ® e °gg>> c h® io fossi divenuto piti saggio, che non  si converrebbe. Or non considera ciò, che io dico;  perciocché conviene primieramente, che si consideri  questo intorno a nomi, che spesse volte aggiugniamo  lettere, e ne leviamo, nominandole fuori della nostra  inleuziope, e mutiamo le acutezze, come quando dicia-  roo Alì <p'lAo$. Da questo nome, affine egli ci servi  per lo verbo, caviamo poscia fuori l’uno I, e per la  sillaba del mezzo acuta pronunciamo la grave, in al-  cuni altri framettendo le lettere, e altre più gravi pro-  ferendone. erm — Tu riferisci il vero. soc. -.Questo   come a me pare adivietie ancora al nome degli uo-  mini; essendosi il nome formalo dal verbo, fuori,  che uno A, e fatto grave nel fine. srm. — Come di  tu questo? soc. — Cosi. Egli significa questo nome  o’ ivoSt cioè di nomo; perchè le'altre fiere non con-  siderano, nè osservano, nè contemplano alcuna delle  cose, che veggono: ma l’uomo incontinente, che vede  (e questo significa 1’ oTTùiTTs) e vede, e contempla, e  considera ciò, che ha veduto. Quindi meritamente l’  uomo solo di tutti gli animali è chiamato, consideran-  do ciò che vide. Che da te poscia addimanderò io?  quello peravyeutura, che io udirei volentieri? erm.   — Si. soc. — Dunque mi è avviso, che incontinente   succeda alle cose antedette la considerazione dell’ a-  nirua e il corpo alcuna cosa dell’ uomo. erm. —In   che modo nò? soc. — Ora sforziamoci di distinguere  ancora questo come le antedette, pensi tu, che iunan-    Digitized by Google     ) *7 i   zi si. ql>bia a cercare dell’ Miima, come sia ella chia-  mala bene? poscia del corpo? erm.— In vero si. soci  —Dunque acciò io subitamente esprima quello,' che  ora mi si offerisce primieramente, io : stimo che Colo-i  ro, che' cosi chiamarono l’anima abbiano ciò pensato  principalmente, che questa quante Tolte è col corpo  si è-, cagione, che egli viva, dandoli la virtù del ri-  spirare, e rifrigerandolo; e come prima lo abhando-t  nera quello, che il refrigera, eglisi scioglie, e Sene  muore, onde pare, che 1’ abbiamo chiamata, quasi ri-  frigerante: rt»à se, ti aggrada fermati alquanto. Mi par  divedere alcuna cosa più di questa probabile presso  coloro, : i quali seguitano Eotifrooe; perciocché sprez-  zerebbono essi questa, come io penso, e la dimostrereb-  bono certa cosa molesta: ma vedi, se ciò ti sia per  dover piacere, erm. —Dì pure, soc.— Qual* alt+a cosa  pare a te, che contegno il corpo, e il guidi, e faccia,  che egli v;va, e vadi intorno* che 1? anima? eatu.ij-'  JNient’ altro? soc. — Ma che? non credi tu ad A nassa-'  gpra, che la natura di tutte le cose sia lo inieMetto,-  e l’anima che l’adorna e contiene?. > erm. — Così si.'  soc. — Dunque ben fia, che a quella potenza si applichi  questo nome (pvvgyjnj, cioè contenente la naturai ma  si può chiamare ancora ornatamente. ' erm. — Così è  ad ogni modo, e mi pare, che questo . sia di» quello'  più artificioso- soc.— E verameute, anzi par. certo co-  sa ridicolosa, se si nominasse, come le fan posto.: brw”  —Or, che dobbiamo dir api ciò, che segue? soc.— .   3 *    Dlgitized by Google    >18 (   Tu dì del corpo? brm.-Sì. soc. — Questo a me pa-  re in molti modi, se alcun declinasse un tantino.  Perciò, che alcuni dicono, che egli sia all’anima se-  polcro, quasi ella sia sepellita in questo tempo pre*  sente, e anco perchè 1’ anima col messo del corpo  significa qualunque cose può significare per questa ca«  gione è chiamato ancora bene. Nondimeno mi Rav-  viso, che gli settatori di Orfeo abbiano posto questo  nome principalmente a questo fine; perchè l'anima iti  questo corpo dia la pena de’ delitti, e sia chiusa iti  questa siepe, e trincea affine servi imagine di prigio«  ne. Per la qual cosa vogliono, che sia questo cosi;  come è chiamato un chiostro per custodir l’ anima  fin, che purghi qualunque debiti; nè pensano, che vi  si abbia a tralasciar pure alcuna lettera, ehm — Or, O  Socrate, mi pare, che d’j intorno a questo si sia detto  bjBstevolmetite: ma de’ nomi de* Dei potressimo forse  noi considerare, come si è fatto di Giove, secondo  qual retta invenzione fossero posti i nomi loro? soc.   Per Giove sì, o Ermogónè; se noi avessimo intellet-  to sarebbe una maniera buonissima il confessare, che  iton conosciamo niuna cosa d’ intorno a' Dei, dico  nè d’ intorno ad essi, nè a’ nomi loro, co’ quali si  chiamano; manifesto essendo, che essi si chiamino coi  veri nomi: ma la seconda maniera della retta inten-  zione si è, che così come ordina la legge, che si pre-i  ghino i Dei ne’ voli comunque aggrada loro di esser  chiamati; così ancora noi li chiamiamo, quasi da noi   ’ c    Digitized by Google     )>*9 (   non si conosca niun' altra cosa. Perchè si è deterrai.   ■nato bène, come mi pare. Per la qual cosa, se ti pia-  ce, consideriamo quasi avendo detto innanzi a Dei,  che da' noi non sia per conoscersi niuna cosa d’ in-  torno a loro? ‘non confidandosi noi di esser possenti:  ma piò tosto- d' intorno agli uomini oon che opiniti-  ne principalmente intorno a Dei disposti posero lóro   i nomi; essendo .ciò lunge da riprensione. fi erm. O '   Socrate; egli è avviso, che tu parli modestamente, c  facciasi da noi in cotal guisa. .Dunque incominciamo  .alcuqg ,co$a da Veste. secondo le legge.- bum. —Cosi  veramente conviene, spc.a-t, Q ual cosa porrebbe dir  alcuno, che considerasse chi la si chiamò Veste? erm.   -Io pon penso per Giove, «bis ciò siaagevole do ri-  provarsi. som— O firnwgene buono. In vero par bene,  che i. prinp autori , de’, nomi non siano «tati certi grò*,  solqni; ma investigatori sottili di cose Sublimi. 11»   — Perchè? sac— Perchè , mi pare cheil por de' sto-  mi sia stato di . certi uomini siffatti, *' se d leu n consi-  derasse i nomi forestieri^; non tnanbo ritroverebbe  ciò, che qualunque significasse, come eziandio in qae-  sto, il qual noi chiamiamo essenza, alcuni sono,.' che  il chiamano altri di nuovo. Primieramente secondo   l’uno di questi nomi,, ,non ^ ovviso^ che si fofamrai   forte lontano dalia ragione la essenza deilè Icosè, e  perchè noi chiamiamo ciò, che è partecipe dS essenza;  per questo si potrebbe nominar Itene; perchè parte,  che ancora noi anticamente,, chiamavamo già      Digitized by Google    ))3o(<   >?rÌ* o6(rf«fc- Appreso »e «leu* considerali* isàcrifieà,  stimerebbe, che; c^»l cqn|i derisero doloro, ( «bfc .li, &  posero;, perciocché è vcrisùniU iunanM-4-iWtt». • i-, I>«i^   che facessero i sacrifici a Veste chi denominarono la  essenza di tutte le cose.- ma quanti di;, nuovo ,la.fthia-  marono ùaiOCV, stimarono quasi di mlovo secondo E-  ratlito, che sempre scorressero tutte le cose, e Piente  •Don si fermasse. Danqoe la cagione, 'e la origine lo-  ro fosse, chi le spingesse. Sicché meritamente si chia-  mi la cagione, che spinge. D’ intorno 1 0 questi fin qui  siane detto in .colai guisa, come da coloro, Che' 'non  intendono piente. Dopo Veste con-vien, Che si Iconst-  deri di Rea e di Saturno,* tuttoché de! nome di Sa-  turno abbiamo detto di sopras-hiB forse, chef io noti  died nulla. EHM.-Perchè, o Socraté? soc.— O uomo  dabbene, ho considerato certo esime di' sapienzd.  ■erm.— -Q uale é eglit socv-Cosd'dS dirsi ridfirolosa niol-  -U>, fiondimene '«Urn®, che tenga ‘àfeuno probabil cosà.  k*m.>— Q uale n’-è dessa? soc.— Mi pàrvedere; che E-  • radilo già. molto nani chiaramente aldune cose sag-  gio, che si fecero nel tempo di Saturno e dì Rea, fe  quali eziandio si raccontavano da Omero, ehm.— ‘■Co-  me- di tu cotestoì soc. — Eradito dice, che scorrano  tuttéalacose, e, non si fermi nulla; e assomigliandogli  -.enti al flusso d’ un- fiume, dice non esser possibile,  che nei medesimo, fiume tu possa entrar due volte.  ehm.— Q uesto A vero. soc. J— O ti par egli, che colui  da praclito dissentisca, il quale pose Rea e Saturno    \    Digitized by Google    ) Si <   IVa progenitori degli altri Dei? dimmi, pensi tn, che  egli abbia posto temerariamente i nomi ad ambi lorò  delle flussioni; come ancora Omero dice, che l’Oceano  sia la generaeione de' Dei, e la madre Tele; e il me-  desimo, come pare, volle ancora Esiodo. Oltre ciò db  ce Orfeo, che l’Oceano primo abbia dato incominciai  mento alle nozzi; che corrono bene, avendosi accom-  pagnato con Tele sua sorella. Dunque considera come  si confacciano insieme queste cose, e tendano tulli al-  la opinione di Eraclito, erm — O Socrate* pare a me  che tu dica alcuna cosai ma non intendo bastevolmente  ciò, che inferir si voglia il nomedi Tele, soc.— E non-  dimeno significa quasi questo stesso, che sia un nome  ricondito di fonte; perciocché quello, che corre, e sì  spinge è un simulacro di fonte, e d’ arnbidue questi  nomi è composto il nome erm.— O Socrate,   questo è bellissimo, soc.— In che modo nò? ina che   poscia? di Giove abbiamo detto veramente, ehm.   Così è. soc.— Or diciamo de’ fratelli di lui Nettuno,  e di Plutone e dell'altro nome, col quale è chiamato'  da loro. erm. — Al tutto, soc. — Egli è avviso, che Net-  tuno da chi primieramente il nominò, sia perciò sta.  to chiamato* Troa-g/ofiàlt, perchè mentre egli cambiava,   «1 ritenne la natura del mare, uè permise, che se ue  andasse più oltre: ma se li fe quasi legame a piedi.  Sicché chiamò Dio 7T0<retc/là>lùX, il prencipe di questa   virtù, come TTOff/c/lefffiolf OVTK, cioè legame di piedi:   ma l’E vi fu trasmesso forse per ornamento, ftla per-   I    Digitized by Google    9 »M   avventura non si vuote egli inferir quatto.- ma in vé-  ce di E si diceva primieramente «on due LL come se   dicesse fa ttoAAc bÌ</IÓto<tTov$*ov, ci °è* che qua»  si sia Dio coguitore di molte cose. Peravveotnra dal  ctteu, cioè dal movere fu nominato èa-g/ar, cioè mo.  venie, cui si aggiunse poi il P e il OeilD. Or il no»  me di Plutone fu nominato secondo il compartimento  delle ricchezze, cavandosi etle dalle viscere delta ter-  ra. Il nome poi ac/|»J, pare, chela moltitudine gliele  abbia dato quasi t ò AeuAtSt c ' 0 ^ cosa invisibile, e  di questo nome avendo onore il chiami Plutone. , eia.  — Or in che modo pare a te, o Socrate? soc. — A me  pare, che gli uomini in molti modi abbiano errato  intorno alla potenza di questo Dio, e lo abbiano avu-  to sempre in orrore, non convenendosi punto, teraen •  dolo chiunque; perchè morto una fiata sta sempre qui-  vi; e ancora, perchè l'anima del corpo spogliata cola  se ne vi ella. Alla perfine tutte queste cose, e il re-  gno, e il nome di questo Dio mi pare, ebe tendano  al medesimo, enti. — In che modo? soc.— Ti dirò ciò,  che mi pare. Perchè dimmi, qual di questi due è le-  game pili forte al tenere in qualsivoglia luogo qua-  lunque animale, la necessiti forse, o il desiderio?  erm. — Di gran lunga, o Socrate, avanza il desiderio,  soc. — Pensi tu dunque, che molti non fuggirebbono  lo inferno; se egli non legasse coloro, che quivi di-  scendono con un fortissimo legame? srm.— C hiaro è.  soc.— Sì che li lega, come pare, con certo desiderio,    \    Digitized by Google    ; ) 33 (   -« non con neoesiità, se pure li annoda co* legsmh  fortissimo, erm.— Apparisce, soc.— Sicché di: n«o?0  sono molli i desideri? «a*i.— -Molti si. • soó. -Dunque   li annoda colla grandissima cupidità, se pur li dee  contenere col grandissimo legame. <rm.— Per certo,  soc.— Or vi è «gl* alcuna cupidità maggiore* che quan-  do alcun con altrui accompagnatosi, pensi di dovere  esser uomo migliore per causo di l’uJP «aat. — O So-  crate, iti ninn modo per Giove, soc. — Forte per  questa cagione hassi a dire, o Ermogene, che nien di  colà se ne voglia' ritornar qni, nè iè stesse sirene,  anzi e esse, e gli altri tutti siano addolciti; cosi  belle parole sa formar lo inferno, eéttrt apparisce, ed  è questo Dio, come testifica questo parlare Sodala per-  fetto; e a colóro apporta gran benefidi, che abitano  presso lui, e dà loro cotanti beni; siffattamente i egli  di ricchezze abbondante in qael luogo, onde ancora  di quà ebbe il nome di Piatone, o non ti pere officio  di filosofo il non volersi accostare agli nomini, che  hanno i corpii ma il riceverli allora finalmente, quan-  do l’animo loro é purgato da tutti i mali, e da de-  sideri, che sono d’ intorno al corpo? per certo pensò  questo Dio di dover tener in questa maniera gli ani-  mi, se li legasse col desiderio della virtìit ma chi so-  no infetti da stupore e da pazzia di corpo, nè il pa-  dre Saturno sarebbe possente di raffrenarli con quei  suoi legami, e di tenerli seco. efcM.-O Socrate, pa-  re, che tu parli alcuna cosa. soc. — O Ermogene, è     ' >34 (   forte lontano, che il nome sia quali imminato invisi-  bile, ansi ai cava dal conoscer tutte le cose belle.  Per la qual cosa -da ciò è questo Dio chiamato  idei facitore de’ nomi. erm. — Stiano lé cose cosi. Che  diciamo noi pili oltre del nome di Cerere, di Giuno-  ne, di ’ Apolline, e di Minerva, ’e di Vulcano, e di  Marte, e del rimanente de’ Dei? soc.— Cerere si chiama  Jt«T« -rnvc/lótr/l! rriff èj\a>if(is dal dopare gli alimenti,  crtte/loti<r<X d$ (isp, c '°* quella, che dà quasi, madrq:  ma Spx, Cioè Giunone, come gp«r*TlC>. c ‘°,è certa  amata, così come si racconta, che Giove amata l’ebbe.  Ancora risguardqqdo all’alto peravveulura chi ordini)  questo nome, denomino l’aere e parlò oscurar   mente, ponendo ci principio nel fine, il che ti si farà  manifesto, se spesso pronuncierai quel nome di Pro-  serpina, ed enroAAtav temono alcuni 'per quello di no-  minare, che è ignota: loro la retta invenzione de’ np;  mi: perciocché mutando considerano la <pgp(j-£<pótfW,  e ciò loro par cosa grave. Ciò poi dimostrai c h®  Dea sia sapienza. In vero la sapienza fìa quella, che  tocca, e palpa le cose, che scorrono, e lepuòcopse;  guire. Per la qual cosa Qepé'lTCUpX, questa Dea meri-  tamente si chiamerebbe per la sapienza, toccamente  di quello, che scorre, o alcuna tal cosa. E però lo  inferno, essendo sapiente è congiunto con lei per es-  ser. ella siffatta. Ma ora schivano questo nome, stiman-  do più la grazia del proferimento, chq la verità: in  modo, che la nominino (pepp&QXTyxi- M medesime    Digitized by Google    >3U   ancora adìviene intorno al nome dì A polline, avendo  molti in orrore questo nome, come porti seco alcuna  terrihil cosa, o no il conosci tu? ehm.— Il Conosco   *ai, e tu di il vero. soc. -Ma ciò, come mi è avviso,  è posto benissimo rispetto alla potenea di Dio. erm.   In che modo? soc. — Sforzerommi di esprimere il   mio parere, in vero non si avrebbe possuto ritrovare  un’ altro nome solo più convenevole -alle quattro po-  tenze, di Dio, di maniera, che le tenesse tutte, e in  un certo modo dichiarasse la musica, il vaticinio, la   1 I T u ' ' ,   medicina, e 1’ arte del saettare. Or di, per-   chè mi è avviso, chp,tu dica un nome strano,, soc. —  Anzi egli è conveuevolmente addattato; essendo Dio  musico; perciocché la purgagioue primieramente, e  le mondazioni, che si fanno colla medicina, e col  vaticinio; ancora le cose, che si torniscono col-  le medicine ’ de’ medici, e gli incauti degli indovi-  ni, C le purificazioni, i lavacri, egli spargimenti pos-  sono questo solo, cioè di. rendere 1’ uomo puro, e  del corpo e deU’aniina; non è egli cosi? erm. — Cosi  ad ogni modo, soc.— Dunque sarà colui il Dio, il qual  purga e lava chi libera da mali siffatti, ehm.— Senza  dubbio, soc — Per la qual cosa in quanto lava, e li-  bera come medico di tali inali; è meritamente chiama-  to liberatore. Ma secondo la indovinazione, e il vero, e  il semplice, essendo una stessa cosa il possiamo anco-  ra nominar bene secondo il costume de’ Tessali. Per   l *   certo tutti costoro chiamauo questo Dio , semplice: ma    Digitized by Google    I    ) 35 r    perehè sempre imbroca il sogno con l'arte del saettare,  sempre percuote-, si può dire perpetuo percotente. Se-  condo la musica poi, si ha a pensar di costui come  di chi si dice, che segue alcuno; e della moglie, per-  chè 1 ’ A dimostra, come in altri molti luoghi il con-  giuogimento, e qui ancora significa 1 * accompagnamen-  to delle conversazione, e intorno o cieli, i quali chia-  miamo «7 TÓAovff, « significa eziandio 1 * armonia, che  è nel canto, la qual ai chiama concordanza. Perchè  d’intorno a queste cose, come dicono i periti di mn-  •sica e di astronomia, si rivoglie egli con Certa armonia.    •Questo Dio poi è soprastante all’armonia volgendo insie-  me tutte queste cose, e appresso agli uomini, e~a'ppresso  V Dei. Dunque così come T J y o^oa/Afii/Sor, Kffì opó-  JtO<T«V, 0, °® va insieme, e chi giace nello stesso let-  to abbiamo chiamato «kuAovSov, X ai SttOITtY, ca-  blando l’ O nell’ A, così quello abbiamo chiamato  ■Apollo, il quale era o’fXOTTCÀàv, frammesso l’altro L:    perchè sarebbe stato equivoco col duro nome. Il che  ancora a questi tempi avendo sospettato alcuni • per  quello che non considerano bene la virtù del nome,  così il temono, come significasse certa corruzione. Ma  daddovero questo nome abbraccia- tutte le virtù di  questo Dio, come di sopra detto abbiamo; conciossia,  che il significa semplice, perpetuo, ‘ percotente, lava-  tore, e insieme conversante. Il nome poi delle mu-  se • della musica i cavato da quello ebe si dice .    «    Digitized by Google     ) h (   c '°® cercare i come è avviso, e co* la inve-  stigazione, e con lo studio della sapienza. Latona si  dice dall* mansnetndine dèlia Dea, perchè sia pronta;  ed esposta, e presta al dar ciò, che chiunque ricerca.  Ma peravventura, come chiamano i peregrini perchè  molti nominano il qual nome pare che lì sia   stato dato, perchè non abbia ella la mente rigida: ma,  mite, perciò si denomini qiwaì Aitò» ì$6$,   cioè costume piacevole e mite $prt[ìl(, cioè Diana  per quello che s ‘ a quasi integra, e modesta   per lo desiderio della virginità, ancora lo institutore  del nome la chiamò peravventura quasi òlfSTÌi iffTO p«tj  cioè chi conosce virtù eziandio è detta forse SpTeyttS,  quasi £; TÓV «fyoTOV TOt OtVcApài «’»7V-   I ctiKi, cioè che ella abbia avuto' quasi in odio il con-  giungimento dell’uomo colla donna essendosi ordina-  to il nome,'o per alcuna di queste 1 cose, 0 per tutte  di siffatta sorte, erm.— Ma che Airfrtfd'O? g'(pp o</IÌTt   cioè di Dioniso e Venerei soc. — O figlinolo di Iponi-  co, tu addimandi gran cose. Or è doppia la maniera  de* nomi imposti a questi Dei, 1* una seria, 1* altra  giocosa. Dunque da certi nitri ricerca fa seria: ma la  giocosa niuna cosa vieta, che non si racconti: percioc-  ché sono ancora i Dei de’ giuochi amatori, e sarò uno  Al'orvtrog i J\l<Aoùs to'» ODO», cioè Dioniso mini-  atratore divino, quasi cognominato' JU<A\jtvv<roS, nel    Digitized by Google    J38 (   giuoco. Ma ti può meritamente chiamar vino; perché  faccia, che molti, i quali beono essendo alienati di  mente, pensino di avere intelletto qh al&S^xl VOÙV   »v«<» tò» TTt*óv3fi>v roti : ttoAAoÙs,   d’onde meritamente si può chiamar obi pensa avere  intelletto. D’ intorno a Venere non è cosa degna, che  si contradica ad Esiodo: ma si conceda, che si chiami  &QfO<AiTH TSt T«V «iJ>poù 7 évetrw, ci°é per la  generazione della spama. MM.-Or, o Socrate, non  trapasserai sotto silenzio Minerva, e Vulcano, e Marte  essendo ateniese, soc.— Non conviene itKolcun mo-  do. ehm.— Per certo nò. soc. — Egli non è malagevo-  le da dirsi, perché sia posto l’uno de’ nomi di lei.  Kit».— Quale? soc.— Per certo noi là chiamiamo Palla-  de. ehm.— Si certo. sac^-Or istimando noi, che 1»  sia posto questo nome dal saltar fra le arme, lo sti-  meremo bene, come io penso, perciocché lo inalzar  se stesso, o altra cosa in alto, o da terra, o colle ma-  ni il diciamo TróAAetif, e thxAAe adii, Xfid àpX B ^*   t • • - * <. vi v   XK< c ‘°® cr °ll are » e crollarsi, e saltare, e   patire il salto, ehm.-— Così è. soc — 'Dunque in colai  guisa la chiamano Pallade. ehm.— E meritamente; ma  1’ altro suo nome, in, che modo lo di tu. soc.— Cer-  chi tu tÒ . À9NV&? ( ehm.— Questo stesso, soc.— Que-  sto è piu difficile, o amico, pare che gli antichi sti-  mino £$ come costoro, che a questi tempi sona   dotti d’intorno ad Omero. Perciocché di costoro mal-    Digitized by Google     ) 39 <    ti interpretando il poeta dicono, che òt$tlVoiV «-  TOV yovv, Kx\ JÌIXVOIXV TTSTTOIHkÌvÓCI, abbia fatto  la stessa mente e il discorso, e chi fece i nomi pare,  che abbia considerato alcuna cosa tale d* intorno a  lei: anzi ancora dall’ alto innalzandola, la introduce  come intelligenza di Dio, qnasi dica, che questa sìa  5eovÓo, cioè quella, che intende Dio, valendosi dell*  X in luogo del y secondo certo rito forestiero; levan-  done appresso lo j e il ma peravventura nè a que-    sto modo: ma come, che ella diversamente dagli altri  intenda le cose divine la chiamò ^eoto'nif, cioè inten-  dente le cose diyine. Uè fìa fuori di proposito se di.  remo, che egli 1’ abbia voluta chiamare rf$oVÓtf  quasi essa sia intelligeuza d’ intorno a costumi. Egli  dopo, o coloro ancora, che vennero poscia come era  avviso tirandola nel meglio, come credettero la de-  nominarono Atene, ehm.— Che di Yulcauo, il quale è  nominato ÌQxHnotf in che modo dì tu? soc.— Ocer-  ehi tu il generoso intelligente di lume? ehm. — Cosi  mi e avviso, soc.— Costui come può esser manifesto   a ciascuno è tpoÙffT Off, e si attribuisse lo onde è   * . t . v i   detto £ Qxi$TQS- ehm.— Apparisce se eziandio non   ti paresse pra altrimenti, soc.y- Ma acciò non mi paia  cosi addimanda di Marte. ERM.-Addimand,o. soq,  —Se li piace KfltTOt TP Xf>ps, y, cioè Alarle, si dice se-  coudo il maschio è «MpetOtfjiCioè forte. Più «lire sft    Digitized by Google     ) 4 » (   la vorrai, che egli aia stato chiamato per certa aspra  natura, dura, e invita, e immutabile, la qual si chiama  ttppXTOI, questo ad ogni modo convenirli al Dio guer-  riero. xrm. — A d ogni modo. soc. — Deh per li Dei  lasciamo oggimai i Dei, temendo io di disputar di lo-  ro: ma proponimi qualunque altre cose tu vuoi, af-  fine tu conosca quali siano i cavalli di Eutifrone.  un. — Farollo addiinandandoti ancora una cosa di  Mercurio poiché Cratilo nega, che io sia Ermogene,  sicché tentiamo di considerar ciò che significhi éppw$,  cioè il nome di Mercurio: affine conosciamo, se egli  dica alcuna cosa. soc. — E nondimeno g’pgyg, cioè Mer-  curio pare che sia intorno al sermone in quanto è  i/tfmete, Iteti sryeAof, noi) tò nhu'juKÓne, k«ì  to xTxrnXoi s’r ih * <?» x*ì tò ciipopxaTinòv,   cioè interprete e nuncio, e ha nel parlare lo ingannar  furtivamente, e versa nella piazza. Tutto questo tratta-  to versa intorno alla virth del parlare. Per certo come  abbiamo detto dianzi yò etpeil, ® usanza di parlare.*  ma spesse volte dice Omero di costui e’p scorro ,  cioè machinò egli. Dunque d’ ambidue si compone il  nome di questo Dio, si di quello, che è parlare, sì di  ciò cbe è il ntachinare e 1’ investigar le cose da do-  versi dire, così come 1’ autor del nome ci ordinasse.  O nomini, è cosa decente, che voi chiamiate quel Dio,  il quale ha machinalo il parlare: ma noi al presente  it chiamiamo gpjiìy, pensando di abbellire il nome: an-    »    Digitized by Googl     ) 4« f   zi, e ipi$ pare che sia chiamata da sip$u per quello,  che era messaggera, erm.— Per Giove pare, che Cra-  tilo abbia negato bene, che io non sia Ermogene, es-  sendo io grossolano alla invenzione del parlare, soc.  t- 0 amico, egli è ancora verisimile, che ir fax figliuol  di Mercurio. sia di due forme, erm. - In che modo?  soc.— Tu sai, che il sermone significa il tutto, e at-  tornia, e versa sempre, ed è doppio, cioè, vero e fal-  so. erm.— In vero sì. soc. — Dunque la verità di lui  è cosa piana e divina: e di sopra abita fra Dei: ma la  falsità al basso fra la turba degli uomini, ed è aspra  e tragica: perciocché qui si ritrovano molte favole e  falsità intorno la vita tragica, erm. — Così è ad ogni  modo, soc.— Meritamente adunque egli, che significa  il tutto, e sempre versa, sarà di due forme figliuolo  di Mercurio nelle parti di sopra molle, e delicato, nel-  le inferiori aspro, e caprino, ed è pane, o il Sermo-  ne, fratello di sermone, poi che è figliuolo di Mercu*  /rio. Non è poi maraviglia che il fratello sia al fratello  somigliante. Alla perfine, o beato, dipartiamoci da’ Dei,  il che io poco fa diceva, erm — -O Socrate da questi  tali sì, se il piace a te: ma quale impedimento ti tie-  ne, che non racconti di questi altri? cioè del sole,  della luna, delle stelle, della terra, del cielo, dell'ae-  re, del fuoco, dell’acqua, della stagione, e dell’anno?  soc. — Sono molte, e grandi le cose, che tu mi coman-  di; non per lauto dovendoti esser ciò grato, ti ubidirò.    ) 4 * (   ikm — Per cerio tu mi Tarai cola graia. »oc. — Che  chiedi tu prima? o vuoi tu forse, come hai detto, che  discorriamo dei soie. erm. — Invero si, soc.— Questo  è avviso, che potrebbe esser più chiaro, se alcun si  valesse del nome Dorico, chiamandolo i Dorici et\Ì0i  ed in cotal guisa è chiamato secondo xktÌ TO à\i-  £s/V e li TOCvyópoòs XìlSp ÓttoIs, C1 °è per quello, che  riduce gli uomini insieme quando nasce : ancora  Kfltl "TÙ TTepì tW «et EtAitv, per quello ched’  intorno alla terra si rivoglie sempre. Piu oltre perchè  varia col suo giro le cose, che nascono nella terra, il  variar poi, è lo stesso, erm. — Ma che si dee dire  d» <reÀÌvt)J, della luna? soc. — Pare, che questo  nome premi Anassagora, erm.— Perchè? soc.— Perchè  dimostro alcuna cosa vecchia, il che egli poco fa di»  ceva traendo la luna il lume dal sole, erm.— In che  modo? soc.— Il c-e’A CCS, P er cer to, e la luce è lo stesso*  erri.— E’ si. soc.— Questo lume perpetuamente è d’ in-  torno alla luna y£ov, hx'i BVVOf, cioè nuovo e vecchio,  se pure gli settatori di Anassagora parlano il vero,  conciossia che attorniandola di continuo la rinova: ma  vecchio è egli il lume del mese passalo? brm.— Vera-  mente. soc.— Molti chiamano la luna o-sAxtCclxt,   erm.— Per certo sì. soc Ma perchè tiene sempre il   lume nuovo, e il vecchio, meritamente si dovrebbe  chiamare <rgAA*eyveo«6t«. Ora poi spezzato il voca-    Digitized by Google     > 43 (   bolo si chiama <rgA<m tot. tMt.—O Socrate, questo  nome è ditirambico: ma come interpreti tu T< j r  Cioè il mese, e T * forpx, cioè le stetle? soc.-ll  mese si chiamerebbe bene yg/j, T0 ^ ynuoìfBxu  cioè dal sminuirsi: ma pare, che le stelle abbiano la  denominazione di òffTfflnr?S , cioè del folgore :  «TTfMnri poi, perchè a se rivoglie gli occhi si do-  vrebbe dire aTpoì’Jtì: ma ora con vocabolo più ao-  concio si chiama ònTTpentì. erm.— Onde ne cava.il  nome "jrSp, nxì TÒ ic/l&p, cioè il fuoco e l’acqua?  •oc.— Dubito veramente del fuoco, e corre rischio, o  che la musa di Eutifrone mi abbia abbandonato, ossia  questo cosa difficilissima. Dunque considera qual «na-  chinazione io introduca, d' intorno a tutte siffatte co-  se, nelle quali io dubito, erm.— Quale? soc.— Dirpl?  loti. Perchè rispondimi, potresti tu dirmi, perchè si  chiami fuoco, erm.— Per Giove nò. soc.— Considera  ciò, che io sospetti d'intorno a questo: in vero io sti-  mo, che molti Greci abbiano avuto molti nomi da'  Barbari, massimamente coloro, che sono a* Barbari  •oggetti, erm.— A che queste cose? soc. — Se alcun  cercasse secondo la voce greca la retta imposizione  di questi, non secondo quella, dalla quale ha origine  il nome, sai tu com’ egli dubiterebbe? erm.— Verisi-  1 mente si. soc — Sicché vedi che questo nome * 7 ^,   non sia alcun nome barbaro, non essendo agevole lo   4 *    ) 44 <   accommodarlo alla lingua greca, e manifesto è, che   declinando alquanto, i Frigi lo nominino incoiai guisa,   TÒ vJìtof K«ì T«£ KÓKX? KtÒ »   cioè l’acqua, ei cani, e altri molti nomi. ehm. —  Questo sì è vero, soc.- Dunque non fa raistieri, che  si usi violenza a quelle cose, poiché d’ intorno ad  esse non potrebbe alcuno dirne niente. Sicché in que-  sto modo io rifiuto quei nomi di fuoco, e d’acqua: ma  lo c('ip, cioè 1* oere è cosl dell °» 0 Errao B ene » l ,erchè   crfpsi T« «TTÒ T*S ci0è S0lleva Ci6 ’ Cbe è d ’ ia *  torno alla terra, o perché scorre sempre, o perché si  genera lo spirito col flusso di lui, conciossiachè chia-  mano » poeti tHrxs, gli «Pi» - '!'- Dunque si dice aere  peravventura, quasi *7TI(ev(iflCTÓppoi/V , «STOppov» ,  cioè corso di spirito. Ma del cci$epeC >° sospetto in  questa tal guisa, perchè sfóttei, cioè sempre scorre,  scorrendo intorno all* aria, perciò meritamente si può  chiamar fatfripo 7* <Aa cioè la terra maggiormen-  te significarebbe ciò che si vuole se alcun la nominasse  7«?«V, perchè •ysvl/VITeipflC S1 P u ° cbiamar bene »  cioè genitrice, come dice Omero. Conciossiachè ciò  che si dice yeyiwi, diss’egli 7S76V?<r3*i, c,oè l ’  esser fatto, ehm. — Si stiano le cose cosl. soc. — Che  ci rimane dopo questo? erm. — Le stagioni, e l’anno,  o Socrate, soc.— upxi, cioè le stagioni, sono da dirsi    Digitized by Google    > 45 (   colla voce vecchia, e Ateniese, se tu vuoi conoscer  quello, che è convenevole, essendo elle ore .upctt, c '°è  perchè determinano il verno, e là state, e i venti, e  i tempi, per li fruiti, che nascono dalla terra, e de-  terminando esse, meritamente ore si chiameranno.  ilici t/TOff po«* e sTO?> cioè l’anno pare che sia lo  atesso; perciocché quel che a vicenda manda in luce  qualunque cose nascono e si fanno, e le essamina ia  se stesso, e discerne è l’anno, e come di sopra di-  cemmo, che ’l nome di Giove era segato in due, e si  chiamava d’alcuni « d’altri a/# cosi ancora chia-  mano qui l’anno altri evi flfUTÒy, perchè in se stesso,   . ^ ■ f ^   altri ajoS, perchè essaraina. Ma ia ragione intera è,  che chi .esamina se stesso, si chiami ia due maniere  essendo uno dj modo che da un parlar solo si fac-  ciano dpepomi,eVl «t/TÒ», e bT-OSì cioè anno, ehm —  O Socrate, tu te ne vai luoge oggimai. soc.-In vero mi  è avviso di far progresso nella sapienza, ebm.— Ansi  si. soc. — Per avventura il concederai maggiormente,  xaw.— Hor dopo questa specie Volentieri contemplerei,  in che rpodo questi nomi eccellenti di virili siano po-  sti bene, come (ppóvn<ris, cioè la prudenza anwdcns,  la intelligenza, JitKCltOffvvì 1* giusti®!», e il rimanente  di queste sorte, soc.— O amico, tu susciti una sorte  di nomi da non dispreizarsi; tua nondimeno, poiché  mi sono vestito della pelle del Icope, noa conviene,    M<5 ( .   che io mi spaventi, anzi consideri, come è avviso, i no*  mi della prudenza, della intelligenza, della opinione,   della scienza, e delle altre cose siffatte. EnM.— -Non   dobbiamo veramente cessar innanzi in modo veruno,  soc.— Nondimeno per cane non mi è avviso di far mala  congettura d’intorno a quello, che al presente io ho  considerato, cioè che questi antichi autori di nomi,  come adivien ancora a molti de’ nostri savi, siano ca-  duti fra gli altri nella vertigine dell’intelletto per la  frequente rivoluzione nell’iuvestigar, come se ne stiano  gli enti, e poscia pari loro, che le cose vadino intorno,  c si portino da ogni modo. La cagiou poi di questa  opinione stiman essi non la passione interna, che è  presso loro: ma, che esse se ne stiano così per na*  tura, e in loro non vi sia niente di fermo, e istabi-  le; ma scorrino tutte, e siano portate, essendo ripiene  sempre d’ogni portamento, e generazione, e ciò mi  dico considerando tutti i nomi, che ora si son detti,  kbm — I n che modo di tu, o Socrate? non hai consi*  derato per avventura essersi posti i nomi pòco fa dct*  ti alle cose, che quasi si portano, e fluiscano, e si  facciano, erm. — Non li appresi bastevolmente.' soc —  Primierameute ciò che abbiamo riferito dinanzi ap-  partiene ad alcuna cosa di questa sorte, ehm. — Quale  è cotesto? soc.— E £ <ppóvw<r/J, c *°è prudenza, es-  sendo ella (popi? xotf poi? vÓltO'lt?, c *°è intelligenza di  portamento, e di flusso. Ancora si potrebbe imagina-    Digitized by Google    ) 47 <   re, che significasse o»»<m <P0fXÌ, c ‘ oè nlI1 ‘ tà d: P or '‘  lamento; nondimeno versa ella intorno alla agitazione.   Anzi se vuoi *7»a(X» cioè la opinione significa al   tutto 701»? (TX6 i4»IF KOCÌ l/àima'ir, cioè considerazio-  ne di genitura; essendo lo stesso il i/apit e <rK 0 Trei»,  cioè il considerare: ma se vuoi lo stesso g’ V0»<rU,  cioè la intelligenza è tov 160 U Ciri?, cioè de** 4 ! 0 '  rio di cosa nuova; che poi siano gli enti nuovi, si-  gnifica, che essi ai faccian sempre, e dimostra, che  ciò desideri, e prenda a far l’animo, chi pose quel no-  me f 0 Hri$ : perchè da principio non si diceva vonaif:  ma erano da proferirsi due in vece di g come quasi  Veoe <r IH, cioè appetito di cosa’ nuova: tracppotri/VU, cioè  la temperanza è salute, e conservazione di quello, che  ora abbiamo considerato, tppovtreaf, cioè della pru-  denza: gTriffTItfi», cioè 1® scienza è tratta da ciò, che  insta e segue, quasi segditi, e insti, e accompagni I'  animo le cose sole, che scorrono, nè per dimora sia  ultimo, nè primo col corpo correr innanzi. Sicché fa mi-  stieri fraroettendo 1 ’ g, si nomini eTr/ffTHfiEVDV, cioè  prudenza: (ri/VKa’/f d* nuovo cosi parerebbe esser sil-  logismo, ciò certo discorso. Ma conciossia, che si dica  < rvtìevxt si intende lo stesso: come se si dicesse  8 Tr/ffT«ff 3 (XI, perchè il dice che concorra   l’animo colle cose, aotpl'a, cioè ,a sapienza significa <    Digitized by Google    > 48 <   < popvf e<pct i rye<r9c(l, ctoi i* toccar il portatnento.  Ciò poi è egli pih oscuro e istrano: ma da’ detti de*  poeti ci abbiamo ad arricordare qualora vogliono e-  sprimere alcuno, che si avvicini, o se ne venga coti  empito, dicono ga-t/,9», cioè usci con empito, anzi fra  Lacedemoni ancora sol/?, cioè veloce era il nome di  certo uomo illustre, significando in colai guisa i La*  cedemoni 1’ empito veloce. Dunque la sapienza significa  TKUTHS T*9 cpopocs e’TTOCtpUf, cioè tatto di questo  portamento ; quasi siano portati gli enti : e pure  TO «7«3oV, cioè il bene di tutta la natura significa  Tffl ccyxtncò, c *°è *1 mirabile, perciocché scorrendo  li enti vi si ritrova in loro la prestezza e la dimo-  ra. Dunque non è ogni cosa veloce: ma di lei alcuna  cosa xyocaTOVt *1 4 ua * ^ ene s * dichiara col nome dell’   «7«<ttov, «/IntaioffW*, eTr», c '°è * a S ,ustiz * a possia-  mo fare agevolmente congettura, che sia tosto questo  nome 7-5 tou c/ltK0t'/o!/ffl/V6ff8l,.cioè nella intelligen-  za del giusto: ma è malagevole da conoscersi quel  che è giusto-, parendo fine a certo termine, che sia  ciò conceduto da molti: ma si dubiti poscia. Perchè  chiunque stima, che sia in moto il tutto sospetta, che  la maggior parte di lui sia certa cosa tale, la qual  non sia altro, che capire; e per tutto questo sia alcu-  na cosa, che scorra, con cui si facciano tutte le cose  che si fanno, e sia ella velocissima e tenuissima, per-    Digitized by Google    ) 4M   eh è non potrebbe altrimenti discorrer per tatto L’en-  te, se tenuissima non fosse, in guisa, che niente in  penetrando le possa far resistenza, e velocissima in  modo, che se ne serva delle altre cose quasi stabili.  Dunque perchè ella governa c/luoi/, cioè discorrendo  per tutte le altre cose, meritamente è addimandata  c/I/kociov framesso uno y per causa di più leggiadro  proferimento. Fin qui ciò, che dicevamo poco fa, si  confessa da molti, che sia il giusto. Or io, o Errao-  gene, ardendo di desiderio d’ imparare, ho tutte que-  ste cose investigato sccretamentc, quasi questo sia il  giusto e la cagione; essendo quella la causa, per la  quale si fa alcuna cosa, e si disse da alcuno, che in  colai guisa si debba chiamarla. Ma tutto che io abbia  udito questo, tuttavia ritorno ad addimandare. Dun-  que, o ottimo, che è il giusto, poiché se ne sta egli  cosi? a me par già di ricercar piu oltre di quello,  che si conviene, e salir fuori della fossa; perciocché  dicono che io a sufficienza ho addimandato e udito:  e in volendomi empire sì sforzano di dir chi una, e  chi un’ altra cosa, nè convengono più oltre. Altri  dice, che questo giusto si è il sole, poi che egli di-  scorrendo sopra la terra, e riscaldandola governa il  tutto. Ma quando io riferisco questo ad alcuno, quasi  io mi abbia udito cosa eccellente, incontinente egli  mi ride, e ricerca se io stimi dopo il tramontar del   sole avauzar agli uomini niente di giusto. Sicché pre-   , *    Digitized by Google    )5o(   gradolo, che di nuovo dica ciò, che sia il giusto, di*   ce, che è il fuoco: nè questo è agevole da conoscer-  si: altri poi dice non il fuoco: ma pii» tosto il calo-  re innato nel fuoco: altri di queste tutte se ne ride:  ma dice, che il giusto sia quella mente, la quale A*  nossagora introduce. Per certo, dice egli, che ella sia  imperatrice, c adorni tutte le cose; penetrando ella  per tutte, nè mescolandosi con alcuna cosa. Qui, o  amico, sono sdrucciolato in ambiguità maggiore, che  prima, mentre io procurava di saper qual fosse il  giusto. Dunque alla fine pare, che questo nome sia po-  sto per queste cagioni a quello, d’ intorno al quale  noi consideravamo. erm.-0 Socrate egli è avviso che  tu abbia udito questo da qualcheduno, nè cavatolo  rozzamente dalla tua officina, soc. — Ma che dell al-  tre? ERM.-Non molto, nò. soc. - Dunque attendi:  perchè forse io ti ingannerei d’ intorno alle altre co-  se, quasi io le riferisca, non avendole udite. Che ri-  mane dopo la giustizia? non ancora come stimo ab-  biamo raccontato eivJìplxV, c *°è f° rlezza » p erc ‘ oc *  chè la ingiustizia è lo impedimento di ciò, che dis-  corre: ma 1’ et\iJ\pix dimostra quasi, che si nomini nel  combattimento. Ma che il combattimento sia nell’ente  s’ egli scorre, non è altro, che il contrario flusso.  Per la qual cosa se alcun leverà via il J\ da questo   nome av «/lp/<«, » nome che rimane * V P lX dÌChlara  1* opera stessa. Dunque è manifesto, che non a qualun-      /    Digitized by Google    );5« c   que io», cioè flusso, il- contrario flusso èforhaxa: ma  'quel flusso Che corre oltre il dovere; perchè bon al-  trimenti sarebbe lodévole la fortezza. Or pò affli*   cioè il maschio, e S XV» f, ci ° ò l ’ uom ? lrae l ’ 0ti ‘  gine da certa cosa somigliante p j iva pó», c,oe  dal flusso di sopra. Ma <p UV », cioè la donna, mi par  che voglia esser *yoV») cioè genitura: po yxf  poi cioè Temine pare, che sia stato detto da $»AÌ£,  cioè dalla mammella. B egli poi avviso, o Ermogene,  che $n\n «« dica, perchè fa pgS«A6tr<XI, c,oè B ene ‘  rare e pullulare come quelle coie che si irrigano?  xkm.— Còsi apparisce, o Socrate, soc. — E pure p o 5otA—  Xciv cioè il germogliare mi par, che rassomigli it   * ' ; ‘ .J '   crescer de’ giovani, facendosi esso veloce, e alt im-  proviso; il che accennò colui, che formò il nome   cavò T0\i reìv, cioè di < Sorrere e «AAso-3«i, c ‘ oè  di saltare, consideri tu, che io sono portato come  fuori del corso, poiché ho ritrovato piana e agevole  la via? eziandio rimangono molle cose, le quali paio-  no pertenere al serio? ehm.— Tu di il vero. soc.   1 .....  Di cui una, si è, che vediamo ciò, che si voglia si-  gnificare cioè l’arte, erm .— Ad ogni modo.   soc. — Non si dimostra egli é^tVfOV, . l’ abito della men-  te quasi ej^ovo», cioè avente mente, se si levi il p,  e si fraraetti 1’ o fra il e il y, e f ra '* » e il *?    >**\L   ■è**»— Troppo aridamente, o Oberate, ed incivilmente. 1  •oc t-r-Q non sai tn, uomo beato, che i nomi, i quali  prim|erjqjentf furono posti, siano stati celati, da cip  tragicamente li vogliono narrare; aggiugnendo essi per  eleganza, e levandone via lettere, e parte per lun-  ghezza tempo, ® parte per desiderio di ’ ornamento  'rivoltandoli" ■ da tutte le parti , come per esempio  tV TcS Hpctfaipa, c,oi nello specchio, non parola  te disconvenevole che si siaframesso il pa? per certo  tali cose fanno, come io stimo, chi prezzano, pih *  vezzi della bocèa, che la verità, per la qual cosa fra*  mettendo molte cose a’ primi nomi, alla fine fanno,  che niun uomo intenda ciò, che si voglia il nome,   come mentre proferiscono T»y aai'y’yce, cioè certo   li i ; .-i • » f'iitij n sì . T ' *17   mostro, dovendosi pronunciare <r<t>/'yot, e "tolte altre   ' ! " V », i !.• T I, .   sose. ZBM,— ciò, o Socrate se ne sta veramente cosi,  soc.— Ma se si concedesse di nuovo ad ognuno secon-  do il suo volere di aggingnere e levare a’ borni, gran-  de in vero sarebbe la licenza: e chiunque darebbe  qualunque nome a ciascheduna cosa, za»*.— Tu narri  il vero; ma si conviene, come io penso, che da tè  presidente savio, si servi certa mediocrità e decoro.  irm.— I o il vorrei si. soc.— E ancora io, o Ermo’gene,  il desidero con esso téco: ma no il nctìncarè, ò Uòmo  félice, coi» troppo eSsata investigazione, affine non  annichili al tutto k virtù mia: perciocché io me ne  vengo alla cimjt delle cose antedette, poiché dopo 1    Digitized by Google     J-*! •-    )53X   arte avremo considerato |iSJ<^«rÌT, cioè la machinazio-<  ne, perchè P 8re ■ me. Che Sia segno f oj)   ecw7l, cioè delio aseender rooho*, perfchè' significo  flttOf, cioè lunghezza, vrpo? T<#TroXv, Cioè appresso  al molto. Dunque il nome ^l|^flCy»,.conje egli si com ; -  pone da questi due k«Ì TOÙ àtUÌI, :cìoè di   lunghezza, e ascesa. Ma come ora diceva, 4 da perve-  nirsi alla cima della cose dette, e da ceròarai ciò, che  significhino questi nomi «psT*, cioè virtù,- e netti Oli  cioè vizio: .ora V uno nou il ritrovo ancorai l’altro  par manifesto, confacendosi eoa tutte le cose ante*  dette, perciocché quasi scorrano le cose ciò che fìa  KftK£>£ iti, cioè è scorre malamente > sari nati i/ct,  cioè vizio. Ed il proceder malamente che si fa nell’  anima inverso alle cose, ritiene massimamente la de-  nominazione del vizio; ma il hxkù)$ (Si'XI, cioè il prò*  cèdere malamente ciò, che egli si sia, pare a me che  si dichiari ancora nel nome t/fgiA/oe, cioè nella timi-  dità, la qual non ancora abbiamo dichiarato; aveodo*  la noi tralasciata; facendo mistieri che la si conside-  rasse dopo la fortezza. Appresso ci è avviso di aver  tralasciato molte altre cose. Dunque it«/ls l A/«x signi-  fica il forte legame dell* animai perciocché 7 -$ Aistf  è certa forza. Si che J\ei\ix, cioè la timidità è il gran-  dissimo legame dell'anima, così come ancora j xitopix.    Digitized by Google     )>S4C   cioè il dubbio è male,, e , sommariamente qualunque  impedimento del. progresso. Questo dunque pare, che  dimostri x,Ò K*k5s ì«»*», cioè l’ andar male senza mo-  versi, e con impedimento; la proprietà quando l*. ani-  ma tiene si riempie di vizio, che $e quel nome di mal-  vagità compatisse ad alcune cose siffatte, il contrario  significherà virtlt. Primieramente significando abbon-  danza, e poscia che il flusso dell' anima buona sia  sempre sciolto. Perlaqualcosa quello- che è senza re-  tto tiono e impedimento xò CÌ<r%B T6>£ Itati ÌKfl»Aw-  /eoa, cioè che sempre scorre ha avuto, come è  avviso, questa denomufazióne. Si che stà bene, che al-  cun lo chiami À&ippé frtf, 4°*** 8em lj re fluente. Ma  peravvèntura lo può chiamar alcuno oupgx&y, quasi,  che qtiesto abito sia da elèggersi massimamente. Ora  Spezzalo il vocabolo si chiama «psT». D *rai lu forse,  che io finga: ma io mi affermo, che se pur quel nome  dì viziò, che io ho riferito è introdotto bene, che an-  cor bene si introduca questo nome di virtù, erm —   Ma che si vuole T Ó KfltRf, cioè >* raa,e i P er *° quandi  sopra hai detto molte cosef soc. — Certa cosa strana  per Giove, e malagevole da ritrovarsi. Si che ancora a  questo io apporterò quella machinazione. ehm. — Qual   macbina'zionef soc Il dire, che questo ancora sia   certa cosa barbara. ERM.-EgH è avviso, che tn parli  bene. soc. -Alla fine lasciamo oggimai questi da par-    Digitized by Google     1 55 '   te, se il ti piace: ma tentiamo d* sedere In die modo  se ne stiano bene ragionevolmente questi nomi TÒ   K*A<fr, >t«ì TO edxpoi, cioè di bello e di turpé. Or  ciò, che significa oiìc^pat m > par manifesto, per  certo egli conviene con gli antedetti: perciocché mi  è avviso, che chi ha posto i nomi biadimi ciò, che iro-  pedhce e ritiene dal corso gli enti* e ora pose il nome  ocel TW povv a ciò, che sempre impedis*.   se il flusso ocsiaryoppovt. Ma ora «pezzato il nome,  lo chiamano cthry^p 0». Che si vuole il’ kccAov,   cioè’ il bello?* soc. — Ciò è via pih malagevole da co-  noscersi, dicendosi che questo solamente per causa di  armonia, e di lunghezza sia derivato, donde sì trasse.  érm. — In che modo? soc. — Questo nome pare, che sia   certa denominazione di discorso. ' erm. Come di tu   questo? soc. — Qual cosa stirai tu, che sia stata causa  della denominazione di qualnuqne degli enti? o non   ciò, che diede i nomi? erm.— Ad ogni modo, soc   Dunque questo sarò discorso o dei Dei, o degli uomi-  ni, o di ambidue. erm.— Per certo si. soc. — Dunque  70 KKÀOV» ret Trp«7(jiflCTflf, cioè quello, che chiama  le cose, e xò k«AÒ? sono lo stesso, che discorso.  erm.— Apparisce, soc. — Dunque qualunque cose fa di  nuovo la meote, e il discorso sono degne di. lodi.- ma  quelle, che no, sono da biasimarsi. erm.— Ad ogni   modo. soc. -Dunque ciò, che è alto al medicare fa    > 56 (   le opre della medicina, ciò che è atto all’ arte del  legnaiuolo quelle, che sono proprie di lei: ma tu co-  me >1 potresti dire? ehm.— Cosi. soc. — Si, che ezian-  dìo il bello, le cose belle? ehm.— Fa certo mistieri.   soc Poscia è questo egli il discorso, come diciamo   noi? erm. — Si certo, soc. — Si che questo nome di  bello, meritamente fa la denominazione della pruden-  za operante certe cose siffatte, le quali abbracciamo,  dicendole belle, erm.— Cosi apparisce. soCi-Quale   altra cosa ..oltre al genere di lei rimane da investi-  garsi? e*m. — Quelle che riguardano al buono e al  bello, cioè quelle, che conferiscono, e sono utili e ci  giovano, e ci sono di guadagno, e le contrarie a que-  ste. soc.-Ciò, che sia quello che conferisce, tu il ri-  troverai considerandolo dalle cose antedette, parcndj»  certo germano di quel nome, che peritene alla scien-  za , non dimostrando egli niun’ altra cosa , che  7HV Ò(piX(pQp XV TUS flBfCt T6IV '7rpOC'yjiffTOV,   cioè il portamento dell' anima insieme colle cose,  e quelle che quinci provengono sono chiamale  < pjpoVTK K«( ffl jpupopX, cioè giovevoli per quello,  che sono insieme portate intorno. e»m— Apparisce.   soc.-Il K <xp</l*XeoV poi. ci° è *l ueUo che dà * l gUad8 '  gno *jrà toDksHovS, cioòdal guadagno: ma M pJ\oS  esprime ciò, che vuole, se inserisse alcuno in questo  nome il V per lo J\ nominando il buono in certo altro   modo: perchè K gppftlWT«l, cioè si mescola scorreudo    \    Digitized by Google    .) 5 7 (   in. tutte le cose li pose il nome, significando questa  sua virtù; fraroeltendo il J[ per lo y t il proferì xèpcAo£.  jsBM.-Che poi il Av<tìàeAov», cioè l’utile? soc.—  Pare, o Ermogene, che non si ragliano di questo, co.  me i mercatanti, perciò sia chiamato e «¥ X'JTCùAÌm,  - perchè schivi, e isminuisca tÓ XVxAu^X, cioè le  spese: ma perchè essendo velocissimo non lassa, che  Je cose si fermino, nè permette che il portamento ri-  cevi TSÀOJ, c '°è il fine del progresso, nè si fermi e  cessi.* ma se alcun ternane si imponesse, Io svorreb-  be sempre da lui, e il. renderebbe incessabile e im-  mortale, in colai guisa io stimo, che il buono sia   chiamato Al/fflTeAotio», perchè ha chiamato -j-q 7*15   !.. .* Il ,* - ' . ''VI < .   (popis Avo» TO T6À0S, cioè quello, che scioglie il   fine del portamento, à^eAipo» P°'i cioè *1 giovevole  è nome forestiero, di cui Omero spesse fiate si serve.  Ma questa denominazione è dello accrescere, e del fa-  re. erm. — Che si ha a dire de’ conlrarii loro? soc. — -  non fa in verun modo mistieri, che di quelli si trai-  ti che si dicono per la negazione di questi. erm   Quali sono d’essi, soc.- A<ri[Upopov *i*ì XV 6 )<p sAÓj,  ucci ÌAvafreAs$. srm— T u parli il vero. soc. —   'AAAx fiAxjÌBpoi kxi ^Kp/atc/llS, cioè >1 nocivo, e  il dannoso . erm, — Per certo . ■ soc. — Ed il  fiAxfiepov, dice sia t 0 fhAxvyov TO» poD, cioè    ) 58 (   quello che nuoce si corso, t* J\g jSAatT'yOI, TO  jSot/ÀOfievoV cnrrei», cioè quello, che vuole impedire.  e cnTTBIV Reti c/leTlf, c '°è impedire, e il legare  di nuovo significa lo stesso, e questo biasima per tutto.  Dunque ciò, che vuole ecmeil K«ì cAell’ T 0 £>6v  Aofteroi I ttntTBlV po0\ l si chiamerebbe bene fiovXonr-  TepOV, nia P er ornamento io stimo, che sia stato no-  minato /JActjSspoV. — O Socrate, vari nomi se ti   vanno nascendo di sotto via, e mi pare al presente,  che tu abbia cantato innanzi certa quasi ricercata del-  la legge di Pallade, mentre proferivi il nome jJot )-   .1   AaTTTepoJ/V. soc.-,0 Ermogene, io non sono cagio-  ne. - ma chi posero il nome, ehm,— Tu di il vero: ma  che sarà poi il £uji/£c/|ef, c '°è dannoso? soc. —  Vedi, o Ermogeue, ciò, che debba essere  e vedi quahto daddovero io parli, qualora io dico,  che aggiugnendo essi, o ^minuendo le lettere, alterano  dì gran lungo il senso de’ nomi» in modo, che cam-  biando certa picciol cosa facciano alcuna volta, che  significhino cose contrarie, il che. apparisce in questo  nome Jisovjl, cioè opportuno. Ciò poco fa in pen-  sando quello, che io sono per dire, mi e venuto in  mente. In vero noi abbiamo nuova quella voce bella,  e ci sforzò a suonare il contrario TO c/l/o» K*ì TÒ  confondendo il senso ma certo nome vecchio    Digitized by Google    f    i s 9 (   dichiara quello, che ai voglia, e i‘« no e allro  me. eem. — Come di t„ cotesto? soc—Dirolloli, tu sai  che , magg.on nostri erano aoliti di vaierai molto del  I e del A, e maggiormente le donne, le qu.fi mmn . t   tengono si la voce vecchia, ma ora in vece del , vii  aggiungono ovver I* g o 1* ma in luogo del J il o  come queste suonino alcuna cosa più magnificamente.   che modof soc.— Come per esempio gli uo -  rntm antichissimi eh, amavano T| ; y .   cioè il giorno: ma altri poscia il chiamano é^ p J t  e » presenti ^ epxr , erm.— E gli è vero. soc.-Dun-’  qne tu sai, che con quel vecchio nome si dichiara so.  la mente la mente di colui, che pose il nome; percioc-  ché eh, amarono il giorno S(lepxv> perchè da|Ic ^   bre s, faceva il lume agli «omini «*/   povìjlt , Che ,1 desideravano , e si allegravano .   IZ “, AP / arÌSCe * S0C ' ~ Ma ° ra in ”0* ninno  non intenderesti , q ue , , cbe voglia   «..tato nelle tragedie, benché stimano alcuni, che si  d,c * Wépct, perchè faccia egli qualunque cose ,u{ po(  cioè mansuete, ehm. - Così mi pare. soc. - Nè ti  * occulto, che abbiano chiamato i vecchi ^ 1070 *  cioè ,1 giogo t,yQ Vt ' erm — Per cert0( soo _ Ma ye   raraeme T0 ' tyyfo aoa dimostra niente: ma j 0V70t     ) fio (   dimostra s'neK# T»? J\oaeu$ 65 *m «7^7*»,*'   cioè il conducimento di due per causa di legare, e lo  stesso si dee giudicar di molti altri, erm. — E mani-  festo. soc. —Nel medesimo modo il to J\&ov cosi pro-  ferito dimostra il contrario di tulli i domi; che ris-   guardano si bene; perchè certo essendo il idea.   • *   del bene, pare che sia c/ÌSO'piOf, cioè legame e impe-  dimento del progresso » come certa cosa germana  TO jSÀKjSspOÙ, cioè al nocivo. erw: — Ó Socrate,  cqs'i appar si. soc. — Ma non già incoiai guisa nel no-  me vecchio, il quale è yerisinaile, che meglio sia; sta-,  to ordinato del nostro, per certo tu coovenirai coj  beni antedetti, se per lo g renderai lo / t come anti-r   ' 4   camente si diceva; non significando c/|èov : ma J\lói  quel bene, il quale è sempre lodato; dall/ inventore  dei nomi; e in siffatta maniera non discorda egli eoa  seco, anzi pare che sia lo stesso t/Isoy, KCtì (à   ftov, kx'i A.t/<r/ TeAow, it«ì nepo'ltfAsuv, K«ì uyx-  0OV, K*ì <rviUpspov, K x) BV-KOpor Tutto questo uni-  verso significa con diversi nomi alcuna cosa, che ador-  na, e penetra per tutto, e questo è lodato: ma biasi-  malo ciò, clic ritiene e lega. Anzi se in questo nome  porrai secondo la usanza dei vecchi il J\   per lo £ ti parerà egli posto giti JlovVTl TO ÌOV,  cioè a chi lega, e ferma ciò, che cantina, onde auco-    Digitized by Google    ) 6 . (   ra è do 1 nominar»! J \iynSJ\s(. «tto.-Che, o Socrate  «dèi \wnn,£'jn8vyilXI, cioè del piacere, del do-  lore, e della cupidità, e del rimanente di cotal sorte?  'soc. — O Ermogene, non mi paiono troppo oscuri; per-  ciocché a’c/lov», cioè il piacere ha questo nome, dimo-  strando quella azione, la quale tende alla ov*cr/V,  Cioè «dia 'utilità: ma il J\ aggiunto fa, che in vece di  tjuello, che è|,op» si proferisca Dc/bA.», ryv7r#, cioè il  dolort pare che si nomini da^^At/ireaff to? <r&'ft«T0W  cioè dallo scioglimento del corpo; dissòlvendosi egfi   con cosi fatta passione, e xVÌX cioè * a tristezza è quella,   ■ , , ■ /   che impedisce 7o teVXl, cioè l’andare A^ye e/l£i>v, cioè  il cruciato par nome forestièro detto da oc^yeiVOV' oJlvì/n  poi, cioè il dolore, e FaSlitione si denomina da e Vc/lu—  &BCo$ THS Al/TT»?, c! °è dall’ entrar del dolore, erm.  —Apparisce, soc.— a ‘yJtiJlÒV, cioè il dispiacere chiaro  è ad ognuno che e assomigliato il nome alla gra-  vezza del portamento, ma ^ctpx cioè l’allegrezza, e la  letizia par, che sia chiamata da J\ loc^vireus, c '°è dall*  facilità evTTOpixs cioè del movimento dell’anima. Si  cava T } p'M St cioè il diletto da Tg/>4.t?, cioè dal di-  lettevole; maT-gp^j^ydaTÒ rspJWoy da JìtXTÌS  £pr\-e&)$, cioè dalla inspirazione del diletto  aell’auinia. Sicché meritamente si chiamerebbe tpTrrovi,     ' ) (   cioè inspirante; ma dal progresso del tempo il è di-  venuto a t«/>TTV 0». Per q ual cagione si dica  cioè l’allegrezza e vigoria non è bisogno renderne con-  to, essendo manifesto a chiunque trarsi questo nome  da efò, che si dice èv TOÌS TrpxypLXXI TtV  ffvp Hpepsa<pXI, cioè perchè l’anima si porti bene con  le cose, onde si dovrebbe chiamare et/tpEfOtrufl, nom-  dimeno l’appelliamo tvtppotTOVIV. Egli non- ,è poscia • •  difficile d’assegnar ciò che si voglia i'juSvpHX, cioè  il desiderio, conciossiache questo nome dimostri la for-  za tendènte Bnr ) T jy et/fxòv, cioè all’ira; ma $^9' cnrò  TI? Bvaeus, *xì leaeas, cioè dal furore, e dall’  ardore dell’anima, ipepoS e/)è poi cioè il desiderio fu  chiamato rÒ [ia\t<rTX sAkovtj t*V oj-t/jc.»» pò, cioè  dal flusso, che tira l’anima massimamente, perchè da  quello che ìepieVOS pel, cioè incitato' corre, e desi-  dera le cose e tira in colai guisa grandemente l’anima,  J\lX TtV etri r TtS pois, P er lo empito, ovver incita-  mento del corso. Da tutta questa forza è chiamato "ipLBpoS,  Oltre ciò è chiamato -j^oBos, cioè desiderio; perchè ve.  raraenle non risguarda la soavità presente come fytg/JOl/,  ma di quella vede che altrove si trova, ed è assente,  pnjle si dice ttoSos, '* quale quando è presente ciò  che si desidera si chiama 'ipitpos, «sente votQS, sptaS,    Digitized by Google     )63 (   poi cioè l’amore: perchè eitrp$i 6%a$6V, c '°è influisce  dal di fuori nè è proprio questo pon f cioè corso di chi  il tiene: ma per gli occhi infuso. Sicché si chiamava  l’amore dagli ontichi nostri da gg-pg??, cioè dall’in-   fluire tapo$, Cl0 ^ in rt uen * a » valendosi doì dell’ o per  Ma ora si dice gpaj per lo cambiamento del o nel &  Or che ordini tu, che si consideri di poi? erm.—  J\o%X, c ' 0 ^ * a °P* n ' one > e certe altre si fatte cose,   onde hanno esse i nomi? soc.*-Si dice J\o£oc, o da  cioè dall’investigazione, con la qual ca-  mbia, e segue l’anima investigando la coudizion delle  cose, o da -j-jy TO^OU JèohìSt cioè da ^° scoccar del-  l’arco: ma quinci pare più tosto, che dipenda, | omeri J,  cioè la stimazione a ciò consona, assomigliandosi all*  entrar dell’anima in qualunque cosa, il qual dichiara  ciò che sia qualunque degli enti, cosi come e jgot/A*,  cioè lo volontà si dice da »l*Ho scoccare,   • TO £0VÀE<r8*<, cioè a volere P er ,0 sr °"° del   toccamento, significa ancora $<f>lecr$ttl, c,oè ll desi '   derare, e j?ovAst/«<rS«l, cioè 11 con8Ì 8 1,,re ’ Tulte t l ue *  «te cose seguenti la opinione pare che siano simula-  ci T«J jgoÀ»5 del ,iro ’ come '* conlrario » «jSowAi*,  cioè il scoccar a falli apparisce certo, difetto impo-  tente *1 percuoter, come non abbia tocco il segno, nè  conseguito ciò che voleva, e di cui si consigliavo, e    Dìgitized by Google     mr   desiderava. zrm;-P6fc, chè tto metti- insieme questi  nomi più frequenti, si che ornai facciasi fine favoren-  doci Dio. Oltre di questo desidero, che mi sia dichia-  rato ciò che sia oCVXV.il, e 6X0U<r(0V cioè la necessità^  e il volontario? soc. — Or to' gKOi/fftOV, cioè il vo-  lontario TO 61 K 0 V, K«ì ft« ocrf ITl/TTOt/V, Cl °è chi ced^  nè contrasta, ma ubidisce a chi camma sarà dichia-  rato con questo nome, che si fa secondo il volere. Ma  TO av«7K«tOV cioè il necessario, e il rimanente essendo  fuori della volontà verserà intorno allo errore, e alla  ignoranza, è assomigliato t5 K 0 !T ÒtTot Sc'/VH TCopstOC,  cioè al camino, che è nelle valli, perchè essendo esse  malagevoli, e aspere a passarsi, e dense (V^stTOt/ JeVflft,  ritengono dal caulinare. Quindi dunque fu peravventurà  chiamato avcc'yxcclov cioè necessario assomigliato al cam-  mino che si fa per valle. Ma fin che abbiamo possanza  non ci manchiamo sicché ne ancora tu non voler cessare:  ma interrogami. ebm. — Ora io addimando quelli, che   son grandissimi, e bellissimi tdv T6 Oi\^^BlXV, c ‘° &   >- • • > l   la verità e t 0 cioè la bugia, e to oy, c,oe   l’ente, e 0V0fi« cioè il nome di cui ora trattiamo, per-  chè tenga questo nome. soc. — Chiamami tu pcc! ecrBxt,  alcuna cosa? ebm.— In vero chiamo lo investigar^,- soc.  — Egli è avviso, che questo nome sia generato da quel  sermone, onde si dice esser oy, cioè l’ente, di cui il    Digitized by Google     ) $5 *    nome è investigaiipnfc, il che, pii»,, chìqramat^ con^-  prend erai. Per cert,o In quello che, noi; t}icjwò TOtì voj Utr    O-TOl/, cioè nominato esprimendosi qui ciò, che sia no*  •® es ‘ <x\nBelX pòi cioè la verità pare che sì eorapongi   ancora come gli altri, perciocché il 'portaménto ‘cfivi-   . a-ji' •»!*.?    no   «n,    > dell’ente par che si dica con questo nome QÒpx,   w«>; i.i ri ■ ’ r i otatf ;oq[ no«' r ft. r ql«   essendo quasi flst« Oliffflt «A», c,oe certa > div,na    in' ,n t>. et «MI    scorreria: ma il >J,sV(/|o5, c ‘°è bugia, £  al portamento. Perciooehèdi nnovo si disprèggi* quello,  che vien’ ritenuto, e costretto; a star quieto* ed è asso»    migliàio T<) f ? K*9*v^óy<rl, cioè ai * hi dòrmonoi uid  lo 4, aggiuntò occhila il senso del nome, ov pòi e 0 t/tì" ioti   cioè l’ente, e la essenza si confanno con «Aot/^st, c '°^   ó! .. ,1. 1 1 tip II .10105 5 ; ‘"Iti»   eoi vero, gettando via il / perchè significa iptfp ( C'oè   lo andante, e di nuovo' tq 6K0V il wn C*U e » come il    nominato alcuni oi/Ktov> cioè che 'non va. sart.— Q  Socrate, mi è avviso, che rimilo fortemente' tu abbi»  ventilato questi nomi: 'ma se alesili) li addiniandassè  di questi t# tOV, TO p’eOV,KO U Tft (Httl/V tosse U   retta loro interpretazione, che principalipenle 1» ris*  ponti eremo noi ? i 1 tieni tu forse? soc. — Teugolo certo.  In vero poco fa .tei sovvenire un non. so che, coir la  cui risposta pare a noi di risponder alcuna cosa, san»  — Qualej è cotesto? soc.— Che diciamo, chesia Barbarei  ciò, che non conoSeijdno,- perchè forse sono daddovc-     >«(   re io parte tali, e malagevoli da ritrovarsi i nomi pfi-  mieri per. l’antichità; perciocché «torcendosi i nomi  per tatto, non sarebbe maraviglia niuna, «e la voce an-  tica colla nostra pareggiata non fosse niente differen-  te dalla voce Barbara, erm. — Non e fuor di proposito  ciò, che tu db soc.— Dunque io apporto cose veri-  simili, non per tanto perciò pare, che la contesa am-  metta la scasa: ma sforziamoci di investigarli, e con-  sideriamo in colai guisa, se alcun sempre cercasse quei  verbi, per li quali si dice il nomò, e di nuovo pro-  curasse di saper quelli, per li quali si dicono i ver-  bi, nè ciò facendo cessasse, forse non sarebbe egli ne-,  eessario, che alla fine si stancasse il. rispondente? brm.  — À me par si. soc.— Dunque quando cesserà merita-  mente colui, il qual nega la risposta? o non quando  a quei nomi pervenirà, i quali sono quasi elementi del  rimanente, cioè de’ sermoni e de’ nomi? in vero se in  colai guisa ne stan' essi, non dee parer piò, che d’al-  tri nomi siano composti, come per esempio abbiamo  detto poco fa che to otyxS OV, cioè d bene fosse com-  posto da ecyxtTTOv, cioè del mirabile, e $ov, tì °à  del veloce 3eOV P°* cioè il veloce, diremo noi che co-  sti d’altri, e essi da altri: ma se alcuna volta a quello  perveniremo, che più oltra non si forma d’altri nomi,  meritamente diremo noi di esser pervenuti allo elemen-  to, nè piò oltre faccia mistieri, che’l riferiamo ad al-  tri nomi, bum.—' T u mi parj di parlar bene, soc.— O    Digitized by Google     )}&] {   • non sono quei nomi elementi» i quali tu ora addì-  mandi? e fa egli bisogno che altrimenti si consideri la  retta interpretazione? sbm.— Ciò è verisimile, soc. — Ve-  risimile certo, o Ermogene. Per la qual cosa tutti gli  antedetti pare, che siano a questi ascesi, e se ciò se  ne sta cosi come mi pare, or di nuovo considera con  esso meco afline per avventura non impazzisca, men-  tre tento di dichiarare la retta inlenzion dei primi no-  mi. zbm. — Di pure, perciocché io vi penserò secondo  il potere, soc.— Io stimo veramente, che in questo tu  assentisca, che una sia la retta invenzione di qualun-  que nome, e del primo, e dell’ultimo e niun di loro  in quanto nome discordi dall’altro, ehm.— Si. soc. — E  nondimeno la retta invenzione de’ nomi, i quali poco  fa riferito abbiamo, voleva esser certa tale, che dichia-  rasse, quale si fosse qualunque degli enti, ehm.— Senza  dubbio, soc.— Questo veramente non dee convenir  manco o primieri, che agli ultimi, se sono per dover  esser nomi, ebm.— Al tutto, soc. — Ma gli ultimi no-  mi, come è avviso, potevano fornir questo per li pri-  mieri. ebm. — Apparisce, soc. — Stiano le cose jcosì.  Or i primi, a quali altri ancora sottoposti non sono,  in che modo secondo ’I possibile, ci dichiareranno gli  enti, se deono esser nomi? rispondimi a questo. Se non  avessimo voce, nè lingua, e avessimo voluto dichiarar  Vicendevolmente le cose, non avremmo tentato noi co-  si, come i muli al presente, di significarle colle mani,  coll* tetta, e col rimanente del corpo? ibm.- Non al-   i ;> i iiit k ' ci : •»    Digitized by Google    !    !>«M   Ili menti, o Socrate, soc. — Ma, come io penso, se voles-  si ni o dimostrar il supremo, e il lieve inalzeremo le  •mani in. verso al cielo, la stessa natura delle cose imi-  tando: ma se le inferiori, c gravi le rivoglieremo alla  terra; pia oltre dovendo dimostrare un cavai corrente;  o alcun altro animale, tu sai, che da noi si sarebbe fin-  to i gesti de’ corpi nostri, e le figure quanto più presso  alla loro somiglianza. erm.— Ciò, che tu dì mi pare  necessario, soc. — la questo modo, com’io penso, con  lo imitar il corpo, si sarebbe con queste parti di cor-  po dimostrato quello, che chiunque avesse voluto di-  mostrare. erm. —Così certo, soc. — Ma poiché voglia-  mo dimostrar colla lingua, e colla bocca, nou si fa cosj  finalmente la dimostrazione da queste se per esse d’in-  torno a qualunque cosa si fa la imitazione? erm. — Io  penso necessario, soc. — Sicché, come apparisce, è il  nome imitazione di voce di quella cosa, la qual imi-  ta, e nomina chi imita con la voce, erm — Il mede-  simo mi pare ancora si sia detto bene, erm — Perchè?  soc.— Perchè saremmo costretti a confessare, ohe ques-  ti imitatori di pecore, e di galli, e d’altri animali no-  minassero le stesse cose, de’quali si imitano. *hm.-—  Tu pnrli il vero, soc.— Non pare a te, che stia ben  questo? erm. — A menò: ma o Socrate; qual’ imitazione  sia il nome? soc.— Non tal imitazione, qual è quella che  si fa per la masica tutto che si faccia colla voce: nè  delle stesse ancora delle quali la musica eziandio è  imitazione; non dicendo noi, conio è avviso, la imi ta-  llone per la musica. Ma così mi dico, li trova egli    Digitized by Google    iti quaizfnqtre cosavoce, *v figura, e in motte color an-  cora? twm^kd wgnf modo.'- SOC. — Dunque se alcuno  queste imitasse, intorno a queste imitazioni non si ri  Irorarebhe io facoltÒdel nominare, essendo altre d’esse  la musica, 1 altre lo dipintura; non è egftì 1 cosi? va*».  — Veramtfhte. soc, — Che a questo? non pensi ta, che  qualunque coso tenga còsi la essenza, come if Colore,  e le altre cose, che abbiamo detto dianri? o hon si  ritrova egli* ntìl colore, e nello vóce certa essenza e in  qualunque altre cose, che so n degne della denominazio-  né dell’essere? ehm.— A me parsi, soc. — Che duh"  que è se alcun fosse possente di imitar con lettere, e  con sillabe la essenza di qualonqdé còsa; non dichia*  rerebbe egli ciò, che fosse qualunque 'Cosa, o pur nò.   soc.— Qual diresti tu, che potesse far questo?  tu gii antedetti' parte chiamavi' mùsici, parte dipintori:'  ma costui, come il Chiamerai tu? "e»w\— Mi par, o So-  crate, che egli sia l’autore del nominare 1 , ’ ! il quale già  molto cerchiamo, soc. — Se questo ò vero, ò-òggimni  da cònbiderarsi d’intorno à quei nomi, che 1 ; tu ricer-  cavi pouj, c ioò del flusso, levai dell’andare, a-^e<reo£  della retenzionc, se daddovero imitino la essenza, ovver  nò colle lellere, e colle sillabe loro, ras:.— Al tutto,  sóc. — Or vediamo se questi soli sono i nomi primie-  ri, o ne siano ancora altri molti, In vero io sti-   mo degli altri, soc.— E cosa verosimile. Allo perfine,  qual maniera sia della divisione, onde incomincia ad    I    i    Digitized by Google     ) 7° C(   imitare, chi imita, non giova egli primieramente, eh*  » distinguano gli dementi; poiché si fa la imitazione  dell’essenza con lettere, e con sillabe? come chi si  maneggiano d’intorno a ritmi, distinguono primiera-  mente la virtù degli elementi, poscia le sillabe e in  colai guisa, se ne vengon essi alla considerazione de'  ritmi, e non prima, ehm. — Così è. soc. — Onon fa pri-  mieramente mistieri, che ancora noi distinguiamo le let-  tere vocali, dopo il rimanente secondo le specie, cioè  le mutole, e quelle, che non rendon suono? parlando-  ne iu colai guisa gli uomini eruditi, e di nuòvo le  non vocali: nondimeno non al tutto senza suono? e le  specie vicendevolmente differenti delle vocali: e poi-  ché avremo ben diviso tutti questi enti: di nuovo fa mi-  stieri ebe popiamo i nomi, « consideriamo se sono quelli,  ne’ quali si riferiscono tutte le cose come elementi, da'  quali eziandio lecito è, che essi si veggano e se si;  contengano in loro nel medesimo modo le specie, co-  me negli elementi. Considerale bene queste cose tutte,'  fa mestieri, che si sappia apportare qualunque di loro,  secondo la somiglianza; n se una aduna sia daappor-.  tarsi, o molte da mescolarsi, come i dipintori in va-  lendo assomigliare alcuna volta applicano il color pur-  pureo solamente, altra volta qualunque-altro. colore, al-  tra volta ne raescolauo molti, conta quando vogliono  figurare la imagine somigliantissima all’uomo, o al-  tra siffatta cosa in quanto ciascuna imagine ha bisogno  di ogni colore, non altrimenti ancora uoi accommo-    Digitized by Google     > V •(   deremo gli elementi alle cose, e l’uno all’uno, ove ps-  rosse, che facesse bisogno, fornendo Ta cioè   i segni, i quali son detti sillabe. Le quali poiché avre-  mo congiunte di compagnia, e di loro formati i nomi,  e i verbi, di nuovo fabricberemo de’ nomi e verbi cer-  ta gran cosa, e bella, e intiera. E così come si ft li  con la dipintura l'animale, così qui chiameremo orazione  fabricata, o colla perizia del nominare, o colla retlorica,  o con qualunque arte, che ciò si faccia, anzi non faremo  questo avendo noi in parlando trasgredito la misura pet*  ciocché i vecchi cosi composero, come si è ordinato.'  Ma fa a noi mistieri, che investighiamo tutti questi in  cotal gnisa, se pur siamo per considerarli artificiosaroeo-  l«, distinguendoli così, o se siano posti i primi nomi  come conviene, e gli ultimi, ovver nò: ma lo annodarli  al rimanente è da vedersi o Ermogene amico, che per  avventura, non sia errore, nè secondo il dovere, zaii -  Peravveutnra si per Giove, o Socrate, soc.- Che don-  que ti confidi tu di te stesso di poterli distinguer in  questa maniera? perchè io mi diffido potere, ehm— lo  mi diffido molto piò. soc.-— Dunque li dobbiamo lasciar  noi? o vuoi tu, che comunque siamo possenti faccia-  mo esperienza, e incominciamo se si possa da noi co-  noscer certo poco di queste cose, dicendo davanti a*  Dei così, come poco fa abbia lor detto, che noi non  conoscendo nulla di vero, congetturiamo le opinioni  degl, uomini d’intoriv, ad essi: cosi al presente anco-  ra seguitiamo, predicendo parimente a noi stessi, che     ) r*'C   •« fosse atil cosa chfe si distinguessero o d’alcun altro*  * 4 * noi, cosi sarebbe mistieri, che si dividessero: ma  .ya» come si dice, converrà, che noi trattiamo que*  sto, secondo il potere, ti par egli posi, o come di tu?  erm.— C osi forte mi pare, soc.— O Ermogene, io sti-  mo, che sarebbe per parer cosa ridicolosa, che le cose  •i facessero manifeste con la imitazione fatta per le let-  tere, e per le sillabe; nondimeno necessario è, non a-  vendo noi niente di questo miglioro, al qual riferen-  do giudicassimo d’intorno alla verità d e> noroj primieri,  se peravventura, come i tragici, qualora dubitano ri-  corrono alle machinazioni innalzando i Dei, cosi an-  cora noi non, ci . espedissinv* tosto questo dicendo; che  da’ Dei siano posti * primi nomi, perciò siano stati or-  dinati be«e. Duuqne questo parlare sarà egli ottimo  presso noi, Oiquello che gli abbiamo ricevuti da alcuni  barbari, essendo i barbari di noi .più antichi, o per  la vecchiezza non li possiamo discernere cosi come i  nomi barbari ancora. Questi sono schermi, o leggiadri  al di chiunque non vogliono render la diffinizione della  imppaiaiono retta de’ primi nomi: perciocché chiunque  non tiene la retta diffinizione de'prirui nomi, non può  conoscer i seguenti. Questi per certo sono da dichia-  rarsi da quelli,, de’ quali non è alcuno, che ne sappia  nulla. Anzi chiaro è, che chi fa professione della pe-  rizia de* seguenti, abbia compreso gli antecedenti inolio  prima, e perfeltissimamente li possa dimostrare, ma  altrimenti dee sapere, che egli sia per prender errore    Dìgitized by Google     ) 7* (    ne’ seguenti; c siimi tu in ultra guisa? ehm.— N on al-  trimenti, o Socrate, soc.— Le cose dunque, che io sento  d’intorno a' primi nomi mi è avviso, che sinno cose  ingiuriose, e ridicplose, e se vorrqi con esso teco le  conferirò: ma se tu ritroverai cosa migliore, eziaudio  tu Con esso meco la' comruunicherai. erm.— Farollo;  ma dì oggimai con fidanza; soc.— Dunque, primiera-  mente jl p pare a me, che sia come stromento del  movimento tutto: ma perchè tenga questo nome non  l’abbiamo detto: ma .phiaro è, che vuol esser (eirtS",    cioè andata; perchè non si valevamo noi, per lo- adie-  tro del jj- ma dell' 8) egli significa il principio {la it/str.    cioè t'andare, il qual è nóme forestièro; è egli' lo f e yJj :   ‘il j r r j ■ . v ' . r   cioè lo atiflarè.- Sicchè^sè 41 prifnt? nóme* di luì si ri-  trovasse iraspaptalb nella voce nostra, bene Ye-rtC si    chiamerebbe.' Ora poi chi' K/6/V nome fòre-   stiero, e dal riiutaniento del « e' dal frammettersi il   * , , ‘   y si chiama Ma faceva bi so gii oidio qi dices-   , • !•' • ' ir. t>-| ii -, j —   se k ieiveei?, ovver eitr/j, * c/|s <xrxais, c,oè *° stare   h ;•«..» . ;, v "T A'vumsori'.moi . !   vuol esser negativa di temi, cioè dell’audare: ma per   'fiiijs qfeoa •••unric yi. H   causa di oruainento si , chiama Di >080^0 il p   elémento, parve come ora diceva* opportuno stromento  del moto all'autore de’ nomi per esprimer la somiglian-  za del, portamento perla qual.cqsa'uso il p pec tutto    alia espressione del movimento.- Primieramente T £   6 Cr.      Digitized by Google     I    ) 74 (   p e 6 1 V K«ì poti, cioè ne Ho scorrere, e nel flusso imita  il portamento per la lettera p poscia nella voce •jrpoy.n  cioè tremore, e nel Ypxyjs.1, cioè nell’aspero, ancora  nelle parole di colai sorte ^poveiV >1 percuoter, Spxvsiy  il romper fpln$iy il tirare SpvTTT&lV rompere, xeji«T t?   tagliare in pezzi pspjSeiy, vacillare, tutti questi  per lo pili figura per lo p conciOssiache, io la lingua  nel proferir questa lettera non ritarda niente, anzi pili  tosto si commove. Sicché egli è avviso, che si abbia  servito del p principalmente alla espressione di que-  ste cose. Eziandio in tutte le cose tenui penetranti  massimamente per tutto si ba servito del t; laonde  imita per lo / jofapjCI, KCc'l 70 UcBx, cio « l’andare, e  il far progresso, come ancora per lo q e ^ e e £  le quali lettere sono di spirito pili veemente. Cose si  fatte ci esprime l’ autor del nome, come per esem-  pi 0 TO 1° C08a fredda yo ( 90V , la bogliente,   70 <rele<r9xi, i 1 commoversi, e al tutto <rej<r{iov, cioè  la commozione; e qualora l’ordinatore de’ nomi vuol  imitare alcuna cosa spiritosa per lo pili impone let-  tere si fatte. Oltre ciò la strettezza del </| del y, e  il tirar in dietro della lingua come attaccata, pare che  sia estimata molto opportuna alio esprimer la potenza  del legame, e dello stare, e perchè nel proferir il ^o-  KiaBxmt y.x\ia'7ct ÌVKÙ77X, sdrucciola la lingua  •1 ^ •    \    Digitized by Googl    ) 75 ( •   massimamente, perciò con questo come da certa somi-  glianza nominò TfltTfiAfi tot * e cose piacevoli, e «TOUTO  «A/<r0#/veiV lo sdrucciolare, e T0 \nrxpov «1 grasso  H«< TO KoAAà^le?, cioè quello che ha virtù di con-  glutinare, e le altre cose di sì fatta sorte. Ma perchè  il «y ritarda la lingua, che se ne scorre, imitò to   V A/o-J^.o» >1 lubrico, T0 «yA^KU *' doIce tt*ì J^Aottà-   cAbs, e il viscoso. Di nuovo avvedendosi dell’interno   *   suono del p con lui nominò to 6»dlov, K«tì TO 6VT0J,  cioè le cose interne, qnasi assomigliando le opre alle  lettere- poi diede ja fts'yotAw, cioè al grande e  t£ p*K6l, c *°è “Ha lunghezza perchè sono lettere gran-  di: ma ffTpq'y'yuA^ c *°ù rotondo, avendo egli biso-  gno dell’ o, per lo più nel nome lo mesoolò. E nella  stessa guisa 1’ autor del nome pare, che si sforzi di ac-  commodar a qualunque ente segno, e pome secondo  le lettere, e le sillabe, e da questi poscia comporre il '  rimanente delle specie secondo la somiglianza. O Er-  mogene, mi pare che questa sia la retta interpretazio-  ne de’ nomi, se non apportasse Cratilo alcun’altra co-  sa. ehm. — E pure, o Socrate, spesse volte mi trava-  glia Cratilo, come ho detto da principio, mentre af-  ferma, che vi sia alcuna retta interpretazione di no-  mi: ma nondimeno quale ella si sia non la dice chia-  ramente in guisa, che io non possa conoscere se egli  volontariamente lo faccia, o pur nò; cosi ne parla sem-   6 *     ) 7 6 (   prc d'intorno ad essi. Dunque, o Cratilo, dimmi ora  alla presenza di Socrate, se ti piace il modo, con cui  egli ne parla d’intorno a’ nomi,' o Se tu puoi dire io  altra miglior guisa, il che se puoi il dirai a line, che  o da Socrate tu impari, o ammaestri nmhidue noi. ca.  — Ma che, o Ermogeuc? ti par egli ogevol cosa rap-  prender in cosi poco tempo, c lo insegnare qualun-  que cosa noti che una cotanta; la qual d’intorno alle  grandissime è stimata certa grandissima cosa?’ ersi.—  Per Giove nò, anzi io stimo, che Esiodo abbia par-  lato bene, che utile sia l’aggiuguer il poco al poco.  Sicché se tu sei possente al fornire alcuna cosa se ben  picciola, no il ricusare: ma giova a Socrate, ed a me  appresso, dovendolo tu fare, soc.— In vero, o Crati-  lo, nè io stesso affermerei niuna di quelle cose, le  quali dianzi ho raccontato. Ma iu quel modo, che mi  parve ho ciò considerato con Ermogene. Laonde pren-  di ardir in esprimere, se hai alcuna cosa migliore, co-  me io sia per ricever volentieri ciò, che dirai: non-  dimeno nè mi meraviglierei se tu potessi dire alcuna  cosa di queste migliore, parendo a me, che tu abbia  considerato siffatte cose, e imparatele da altrui. Duo-  , que se da te si dirà alcnna cosa eccellente; mi an-  novererai fra tuoi scolari intorno alla retta investi-  gazione de' nomi, cr.— Per certo, o Socrate, questo  tu di, mi fu a cuore, e ptravvenlura ti farei scolare,  nondimeno dubito, che la cosa se ne stia incontrario  ad ogni modo, perchè mi sovvieue di dir in certa ma-    Digitized by Go     5 > 77 (   niera lo stesso in verso a te che disse Achille ne’ sa-  crifici in verso od Aiace. O Aiace, nato di Giove, fi-  gliuolo di Telamone, re di popoli, tu hai proferito  tutte le cose secondo il mio parere. Ancora tu, o So-  crate, pare che indovini secondo la mente nostra, o  essendo tu inspirato da Eulifrone, o ritrovandosi in  te alcun’ altra musa, il che ti era ceialo innanzi, soc.  — O Grati lo, uomo dabbene, ancora io ammiro già  molto la mia sapienza, nè mi confidi troppo. Sicché  . io stimo che sia da considerarsi da nuovo ciò clic  io mi dica, essendo gravissima cosa lo ingannarsi da  se stesso; perchè come non fia cosa grave, quando  non è poco lontano: ma sempre presente chi è per  ^ingannare? sicché fa mislieri, come è avviso, voglicr-  si spesso alle .cose antedette, e come dice il poeta,  tentar di guardar innanzi, e indietro parimente. Or  al presente vediamo ancora ciò che si è detto. Ab-  biamo detto retta int» rpetrazione di nome ciò, che  dimostra quale sia la cosa. Mi dì, dobbiamo dir noi,  che qitesto si sia detto bastevolmente? in vero io l 'af-  fermo. soc — Dunque si dicono i nomi percausa d’inse-  gnare? eh.— Al lutto. , soc.— Dunque dobbiamo dir noi,  che questa ancora sia arte, e mietici di le.? er.^Sì.  soc. Quali? cn— Quelli che da principio tu chiamavi  facitori di nomi. soc. — Mi di, possiamo dir noi, che  questa arte sia negli uomini parimente come le al-  tre, o altrimenti? questo è poi quello, che io voglio     I    dire. Sono egli alcuni dipintori peggiori, altri piti  eccellenti? ce. — Sono il. soc. — Non fanno gli ec-  cellenti 1’ opere loro più belle, cioè gli animali? in-  contrario gli altri? ancora i muratori fan essi pari-  mente le case parte più belle, parte più turpi? ca.  — Cosi è. soc.— Gli autori eziandio delle leggi non  fanno essi l’ opere loro parte più belle, parte più  turpi? ce. — Questo non mi par no. soc.— Dunque  non pare a te, che altre leggi siano migliori, altre  peggiori? ca. — Per certo nò. soc. — Nè anco come  apparisce stimi, che altro nome sia posto migliore,  altro peggiore, cr.— Nè questo, soc.— Dunque tutti  i nomi sono posti bene. cr. — Quanti sono nomi,  soe. — Che del nome di Ermogene che si è detto di  sopra? come dobbiamo dir noi, che a lui non sia po-  sto nome, se non, cheli compatisca spfiov'yGVEO'EflJ,  cioè, che sia della generazione di Mercurio? o che  sia posto: ma non bene? cr. — O Socrate, non mi è  avviso, che ancora gli sia stato posto: ma paia si:  ma che sia d’altrui questo nome, dì cui è la natu-  ra ancora, che significa il nome. soc.-Dimmi, non  mentisce chiunque dice, che egli non si diea Ermo-  gene non essendo da dubitarsi, che egli non si dica Er-  mogene non essendo, cr— In che modo di tu questo?  soc. — Forse perchè non è lecito al tutto il dir il  falso? e si suol significar poi questo il tuo sermone?      (    Digitized by GoOgle    > 79 (   perciocché, o amico Cratilo, sono alcnni ancora, che  il dicono al presente, e il dicevano già. ca.— Per-  ché, in che modo, o Socrate, mentre dice alcuno  ciò, che dice, dirà egli quello, che non è? o non è  egli il dire il falso,, dicendo le cose, che non sono?  ,soc.-0 amico,questo parlar è più eccellente di qnelche  ricerca la condizione, e età mia; nondimeno dimmi  se paia a te; che alena non possa parlar il falso: ma  il possa dir sì. ca. — Nè dire, soc— ■ Nè ancora dir-  lo, nè chiamarlo? come se alcuno fattosi incontro  prendendoti per la mano iosegoo di ospitalità dices-  se, Dio ti salvi, o Ospite Ateniese Ermogeoe figliuol  di Smicrione; parlerebbe egli questo, o si direbbe che  parlasse; a direbbe questo, o saluterebbe in colai gui-  sa non te:, ma Erraogene, o ninno? ca*— O Socrate,  mi pare che costui gridi, ciò in vano, soc. — Que-  sto mi basta, dimmi grida il vero chi cosi grida, o  il falso? o parte il vero, parte il falso? perciocché  basterà eziandio questo. ca. — Io direi, che questo   tale strepitasse, indarno movendo se stesso, come se  alcun battesse i rami. soc. — Considera, o Cratilo, se  in alcun modo conveniamo, non diresti tu forse; che  sia altra cosa il nome, altra quello, di cui è il no-  me? cr.— Veramente. soc. — Dunque confessi tu, che  ’1 nome sia certa imitazione della cosa? ca. — Sopra il  tutto, toc —Dunque e le dipinture in certo altro modo  dì tu, che siano imitazioni di alcune cose? ca.— Per  certo sì. soc.— Or dimmi, perciocché forse i» non    ) 80 ( .. ..   intendo, quel, che tu di.- ma tu peravventura parli  bene; polressiroo noi dispartire,, e portare ambedue  queste imitazioni, e dipinture, e quei nomi alle co-  se, di cui sono imitazioni, o nò? cr.~ Possiamo si . 1  soc.— Or. questo considera primieramente, se potesse'  alcuno attribuire la imngi.ne dell'uomo all'uomo, e alla  donna quella della donna, e le altre nel medesimo  modo? cr. —Così certo, soc. — Dunque iu contra-  rio ancora la imagine dell’uomo alla donna, e della  donna all’uomo? cu. L- E questo, soc. — Or ambe-  due questi compartimenti son forse elli, retti? ovver^  l’un di essi? cn. — L'uno dì. soc. — Quello pen-  so io, il qual dà il proprio, C simile a ciascheduno.  cb, — A me par sì. soc. — Dunque acciò tu e io es-  sendo amici, non contendiamo nelle parole, conside-  ra ciò, che io djco. Io chiamo retto ( compartimento  una cosa siffatta in ambedue le imitazioni e negli ani-  mali, e nei nomi: ma ne* marni non solo, retto: ma  vero. Ma l’altro conducimento, e portamento dal dis-  simile non retto, e appresso falso ne’ nomi. cr.—O So-  crate redi che ciò peravventura possa solamente ca-  der nelle dipinture, che alcuno compartisca male:  ma non nei nomi: ma sia necessario che sia sempre  bene. soc. — In che modo di tu? d’intorno a che è  questo da quelle differente? non è egli forse possibi-  le, che nd alcun uomo fallósi alcun incontro dica, *  questa è tua figura, e peravventura a lui dimostri la  figura di lui peravventura anche di donna. Dico es*    Digitized by Googlè    ) «» ( .   sfcr il dimostrare 1* offerire a sensi degli òcchi.' c».’  <*- Per certo. : soc. Ma che? di nuoto’ fattosi all»  stesso incontra dica, questo è il tuo nóme, essendo  il nome certa imitazione, cosi come la Figura; ma  dico in colai guisa. Forse non fia lecito a Ini di di-  re questo è il tuo nome? poscia infondergli il mede-  simo nelle orecchie, peravventura dicendo la imita-  zione di lui, che egli è uomo, e forse la imitazione  di- alcun genere umano dicendo, che è donna? non  pare a te: che ciò sia possibile, e si possa fare al-  cuna tolta? cr. — Te il voglio conceder, o Socrate,’  e così sia. soc. — O amico, tu fai bene, se ciò se  ne sta in cotal guisa, perciocché al presente non fa’  mistieri, che d’ intorno a questo si contrasti. Dunque  sequivi,si ritrova on certo tal compartimento; l’ uno  chiamiamo parlar il'vero, l’altro parlar il falso, e se  questo così se rie slà egli, ed è lecito, che non si  conipartnno i nomi bene, nè si rendano a qualunque  i propri: ma alcuna fiata quelli sì, che non sono  propri; sia lecito parimente, che si l'accia questo neU  le parole. Ma se possiamo poner i verbi e i no-  mi in cotal guisa, necessario è, che similmente si  póbgano ancora le orazioni, essendo esse, come io  penso componimento di .questi, o come di tu, o Cra-  tilo? cr. — Così parendomi, che tu dica bene. soc.  — Dunque se assomigliamo i primi nomi alle lettere  con certa imitazione, pnò avvenire d’ intorno a que-  sti come nelle dipinture, che si diano confacevolt    Digitized by Google     >8 M   tatti ì colori, e le figure: e medesimamente non li  aggiungiamo tutti; ma parte, e parte ne leviamo, a  Li dimostriamo, e più , e manco, non è egli possibil  questo? cr. — Possibile sì. soc. — Dunque chi tutte  le cose rende concordanti, rende le lettere belle, e  le imagini: ma chi ne leva,, o ne aggiugne fa egli  lettere ancora, e imagini: ma cattive, cr. — Per cer-  to. soc. — Ma che? chi imita poi la essenza delle  cose per lettere, e per sillabe, non fa egli forse la  imagine bella secondo la stessa ragione, se convene-  voli rende tutte le cose? questo poi è il nome: ma  se mancasse poco, o vi aggiugnesse alcuna volta, si  farebbe egli la imagine: ma nou bella? sicché alcu-  ni nomi saranno ordinati bene, altri in contrario? cr.  «. Peravventura. soc. -—Dunque fia questi peravven-  tura buon artefice de’ nomi, quegli cattivo? cr. — Ve-  ramente. soc. —Orerà costui facitor de’ nomi. cr.  — Veramente, soc. — Dunque per Giove, fia forse  in questo come nelle altre arti, che sia un buon fa-  citor di nomi, l’altro cattivo, se pur fra noi conve-  niamo nelle cose antedette, ca. — Questo è vero: ma  vedi tu, o Socrate, qualora diamo queste lettere 1’ x  o il fi, e qualunque elemento a’ nomi con l’arte della  grammatica, se li leviamo alcuna cosa, o li aggiu-  gniamo, o eziandio mutiamo, che da noi si scrive il  nome, nondimeno non bene: anzi egli non si scrive  affatto.- ma incontinente è cosa diversa, se li adiviene    Digitized by Google     ) 83 (   alcuna di queste cose. soc. * E da vederti, o Cratilo»  che peravventura non consideriamo bene, in cotal gai*  sa considerandolo, cn.— Iti che modo? soe.— PeraV-  ventura quantunque cose, le quali necessario è, Che  siano, o non siano da alcun numero ciò patirebbo-  no, che tu di come il dieci, o qualunque altro nu-  mero, che tu vuoit che se tu ne levassi alcuna cosa,  o la aggiugnessi, incontinente si farebbe diversa: ma  non è questa peravventura la retta maniera di alcuna  qualità, nè di tutta la imagine insieme: ma il con*  trario; nè al tutto bisogna, che la imagine tenga itt  se qaalunqne cose lien quello, di cui è imagine, sé  pure è per dover esser imagine, e considera se io di-  co alcuna cosa. Saranno forse queste due cose, cioè  Cratilo, e la imagine di lui, se alcun de’ Dei non sola*  mente esprimerà il tuo colore, e la figura, come so-  gliono i dipintori: ma farà eziandio tutti gli interiori  somiglianti a’ tuoi: la stessa tenerezza, é il calore, il  moto, 1* anima, la prudenza, e per abbracciar in po-  che parole, tali affatto farà tutte le cose, quali in tè  sodo? dimmi questa tal cosa forse sarà ella Cratilo»  è la imagine di Cratilo? o due Cratili? CB.—Due Cra-  tili, o Socrate, come io penso. soc. — Vedi tu, o  amico, che è da cercarsi altra retta maniera di ima*  gine, che di quelle cose, che abbiamo poco fa det-  te? nè si abbia a sforzare-, se alcuna cosa si aggiu-  guesse, òri levasse, che prh imagine non siti? 0 boa  ti avvedi tu quanto manchi aHe imaginì, che ‘tenga-    ) m   do te stesse cose, che ha quello, di cui sono imft*  gini? ,ca. — Veramente, soc. — O Cratilo, nvvenireb-  be da’, nomi alcuna cosa ridicolosa d’intorno a que-  ste cose, di cui sono nomi; se si rendessero loro  somiglianti al tutto, perciocché si fnrebbono doppie  tutte le cose, nè si potrebbe dir qual fosse l'una,  o l’ altra di toro, forse la cosa, o il nome* cr. —  Tu parli il vero. soc. — Dunque, o uomo generoso,  con fidanza permetti, che altro de’ nomi sia posto be-  ne, altro nò; nè voler far forza, che egli abbia tutte  le lettere,, acciò sia tale, quale è quello ancora di cui  è nome: ma permetti, che porti una lettera manco  confacevole, e se lettera, parimente è uomo nell’ora-  zione, e se nome, che si porti eziandio appresso nel  parlar sermone non confacevole alle cose, e niente  manco si nomini la cosa, e si dica finché si ritrovi  la figura di ciò, di cui è il sermone, come ne’ nomi  degli elementi, se tu li ricordi, quello che poco fa  io, e Ermogene dicevamo, ca. — la vero mi lo ri-  cordo. soc Dunque bene; perciocché quando vi   farà questo, benché non si ritrovino tutte le cose  coufacevoli; nondimeno si dirà ben la cusa quando  saranno tutte: ina inale quando poche. Sicché per?  mettiamo, o beato, che si dica, acciò come coloro,  che iu Egina vanno vagando di notte forniscono tar-  di il viaggio,, così paia, che iu questo modo noi per-  veniamo alle cose piò lardi da buon senuo del do-  vere; o ricerca alcun altra retta maniera d’ intorno    /    Digitized by Google     ) 85 (   al nome; nè confessar tu, che sia nome la dichiara-  tone della cosa fatta con lettere, c con sìllabe: per-  chè, se queste due cose dirai, tu non potrai accorda-  re, e convenir con te stessei. ex. — O Socrate, tu  pari di parlar bene, é cosi io assentisco, soc. - Poi-  ché d’intorno a questo Convenimmo si ventiti da noi  il rimanente. Se dee esser il nome posto bene, di-  ciamo far mistieri, che si ritrovino lettere a lui de-  centi. ce — Per certo, soc. — Convien poi, che let-  tere siano simili alle cose, cm —"Sì. sOc. — Dunque  quelli nomi, che sono posti bene, cosi son posti:  ina se alcuno non « posto bene, perawentura per lo  piu sarà di lettere convenienti, e somiglianti, se do-  veri esser iniagine; terrà poi ancora alcuna cosa noci  convenevole, per la quale non sarà buona, nè fatte  bene: diciamo noi in cotal guisa, ovver altrimenti!  ***■ ” ® Socrate, io penso; che non faccia mistieri,  che contendiamo, non mi piacendo, -che si dica esser  nome, nondimeno non posto beile.- soc.J- Forse non-'  piace a te, che il nome aia -dichiarazione di 'cosa!  CJt — Mi pisce sì.' suo. —Ma' pensi tu', che non W sia  detto bene. Che parte siano i nomi de’ primi compo-  sti, e parte siano i primi?' cu. — A me sì. - soc—Or  se deooo esser i primi significazioni di alcune cose,  hai tu forse più commoda maniera, onde si 'faccia  questo, che se si facessero tali, quali son quelle, coi  se, le quali vogliamo, che si dichiarino? o piultosttf  ti piace, questa maniera, la quale è detta da Erbo*     1    ) 86 (   gene, e da altri molti, cioè, che i nomi siano certi  componimenti, e dichiarino a chi composero le cose,  e le conobbero innanzi, e ne sia questa la retta ma-  niera del nome, cioè il componimento, nè imporli,  se componga alcuno cosi, come si è oro composto,   0 incontrario? cioè come l ’ o picciolo, il quale ora o  picciolo si addimanda, si nominasse o grande: ma l’& f  che al presente si dice o grande, si dicesse o pie •  ciolo? qual di queste due maniere piace a tef ca.—  Adognimodo, o Socrate, importo, che alcun dichiari  con somiglianza ciè, che vuole dimostrare: ma non  con qualsivoglia cosa, soc, — Tu parli bene. Dun-  que non è egli necessario, essendo il nome simile al-  la cosa, che gli elementi, dei quali si compongono   1 primi nomi, per lor natura siano alle cose somi-  glianti? ma così dico, o si sarebbe fatto da altri la  dipintura alcuna volta, la quale dianzi abbiamo det-  to simile ad alcuno degli enti: se i colori, di cui si  fa la iraagine non fossero per natura somiglianti a  quella cosa , la quale è imitata dallo studio del di»  pintore? « è egli impossibile? ca — Impossibile certo,  soc. ~ Nel medesimo modo non si farebbouo i nomi  somiglianti mai ad alcuna cosa, se quello, di cui  si compone i nomi non tenesse alcuna somigliànzà di  quelle cose, di cni sono i nomi imitazioni. Quello  poi, 'di cui si compongono i nomi, sono gli elemen-  ti. cr.-* Veramente, soc.— Oggimai fatti partecipe di  quei sermone, del quale ne è partecipe Ermogene pò-    Digitized by Google    >* 7 <   co fa. Or dimmi, ti è egli avviso, che noi diciamó  bene. Che il p coovehisse al portamento, al moto e  alla asprezza, o non bene? CR.-Bene sii soc. — Ma  A piano, e a! molle, e alle altre cose da noi nar-  rate? cr — V eramente. soc — Sai tu dunque che Io   P : chiama da noi   ffKÀ*pOTl£;   ma da Eretriesi <rKAty>0T«£?. CR--Corto si. *oc.—  Dimmi , se questi due p e+ paiono somiglianti allo  stesso, e dimostrano il medesimo cosi loro per la de-  terminazione del p f come a noi per lo ultimo   o non significa niente agli noi di noi? cr -Anzi il  significa agli uni e agli altri, boc — Forse in quonto  sono somiglianti il p e il o in quanto dissomigliane  ti? ca— In quanto somiglianti, soc.— Dunque ìn quan-  to sono simili in ogni luogo? CR.-Peravventura al si-  gnificare almeno il portamento, soc. 0 il \ frames-   so ancora dimostra egli il contrario dell' asperità?  CR—Peravventura, o Socrate, non è framesso bene, co-  me quelle cose, le quali tu trattavi dianzi con Ermo-  gene, mentre e levavi via, e ponevi le lettere ove  massimamente facea mislieri. E tu mi parevi dì far be-  ne, e ora hassi a por forse il p per lo soc. — Tu   parli bene: ma che? al presente quando alcuno prò-  nuncia <rKÀ»/>oif, come dicevamo, non ci intendiamo  tranci? nè sai tu ciò, che io al presente mi dica?  cr,- 0 amicissimo, per usanza lo so veramente, soc.    ) 88 (   Quando tu dì usanza, pensi tu dir cosa diversa dal  componimento? chiami tu altro usanza, che quando   10 pronunciando questo, e considerando quello, tu co-  nosci, che io considero; non dì tu questo? cr. — Que-  sto stesso, 'soc. — Dunque se tu conoscessi questo pro-  nunciandolo io, li si fa per me la dichiarazione, cr.   —Così è. soc. — Cioè dal dissimile ili quello, che io  pensando proferisco, poi che è dissimile il \ a quel-  lo, che tu chiami <rn?iHp OTUTflC, cioè asprezza, e se  ciò se ne sta così, che altro ha egli se non, che tu I   con te stesso sii convenuto? e ti si fa egli la retta  tnaniera del componimento? poiché cosile simili, co-  me le dissimili lettere li dimostrano lo stesso , con-  seguendo lat usanza , e il componimento ma se  la usanza nou fosse componimento, nou si potrebbe   , dir bene ancora, che la somiglianza fosse dichiarazio  ne: ma usanza; poiché, come pare, la dichiara colla si-  militudine, e con la dissomiglianza. Ma, o Cratilo poi-  ché noi concediamo questo ( couciossiachè, io pongo   11 tuo silenzio per concessione) è necessario, che la  usanza, e il componimento appartenga alla dichiara-  zione di quello, che considerando diciamo, percioc-  ché, se tu ottimo uomo volessi discender alla cousi-  derazione de 1 ' numeri; donde penseresti tu di poter ap-  portare nomi somiglianti a qualunque numero, se non  permettessi, che la concessione c componimento tuo  tenesse alcuna autorità intorno alla retta maniera do'    X    Digitized by Google     ) »9 <   nomi? eziandio mi piace, che i nomi in quanto è pos-  sibile, siano simigliatiti alle cose; dubito nondimeno,  che peravventura, come diceva Ermogene, sia in c^rto  snodo lubrica la usurpazione di questa somiglianza, e  siamo sforzati a valersi ancora di questa cosa trava  gliosa, cioè del componimento d’intorno alta retta ma-  niera de’norai: percbè secondo il potere peravventura  si direbbe allora bene, quando si dicesse o con tutti,  o similmente con la maggior parte, cioè con conve-  nevoli: ma sozzamente quando in contrario. Or ciò ap-  presso a questo dimmi, qual forza tengano appressa  noi i nomi o qual cosa beilo affermiamo, che si fac-  cia da noi col mezzo loro? cb.—O Socrate, pare a me,  che insegnino i nomi, e ciò sia molto semplice, cioè  che chiunque sa i nomi, eziandio sappia le cose. soc.  — O Cratilo, tu peravventura dì alcuna cosa siffatta,  che quando conoscerò alcuno quale sia il nome (essen-  do egli tale, quale ancora si ritrova la cosa ) eziandio  conoscerò la cosa, poiché è la cosa somigliante al  nome; essendo un’arte, e la stessa di tutte le cose tra  loro somiglianti* Da questa ragione indotto pare, che  tu abbia detto, che chiunque conosce i nomi, ancora  conoscerò le cose stesse, cr. — Tu parli il vero, soc.—  Or vediamo qual sia questa maniera della dottrina de-  gli enti, la quale ora tu dì, e se piu oltre ve ne sia  d’altra, nondimeno sia questa tenuta migliore; o fuor  di lei, non ve ne sia niun’altra, in qual di questi due  snodi pensi tu? ex.— Cosi io stimo, che nou ve oc   6 Cr.    Digitized by Google    ) 9 ° (   sia d’altra; ma questa sola, e ottima- soc. -Ma dimmi  se questa stessa sia la invenzione degli enti, che chi  ba ritrovato i itomi, abbia ritrovato ancora le cose, «li   cui sono i nomi? o faccia ni isti eri, che .altra maniera   ' •„ r .1! i - . • • c   si cerchi, e si ritrovi; e questa si impari?, ca. — Sopra  tutte le cose è da cercarsi questa maniera, e ritrovarsi,  soc. — Or, o Cratilo consideriamo si, se a!cun mentre  investiga la cose segue i nomi, considerando quale  dee esser ciascheduno. Consideri tu forse, che non  sia piccini il pericolo di non restar ingannato? cu. —  in che mi'do? soc.— Perché chi da principio pose i  nomi quali stimò egli, che fossero le cose, eziandio  tali nomi pose, come diciamo, non è egli cosi? ca.  — Cosi affatto, soc. — Dunque se egli non pensò bene:  ma li pose quali lisi stimò, che pensi Ju, che sia per  avvenir a noi, che lo seguitiamo? altro forse, che di re-  star ingannali? cn.— O Socrate, chi sà, che questo non  se ne stia cosi: ma sia necessario, che' quegli. sia Stato  scientifico, che pose i nomi, altrimenti come un pez-  zo fa diceva, non sarchbono nomi. Questo poi ti può  esser di evidentissimo argomento, che non traviò dalla  verità l’au(o e del nome? che se avesse avuto rea opi-  nione, in moilo niuno tutte le co e non si accorderei)-  bono in colai guisa appresso di lui o non considera-  vi ancora tu quando dicevi; che tolti i oomi tendes-  sero nello stesso? soc.— O buon Cratilo, non vai niente  questa difesa, perchè non è cosa sconvenevole, se da  .principio ingannalo ['ordinatore de* naini, tirò di uuq-    \    Digitizecf by Google     ’) s« f   ^0 » seguenti nbini con ceria fona si primo, e I*  sforzò ad accordarsi seco, come intorno alle figure, ri-  trovandosi alcuna volta la prima figura ignota e falsa,   I* • . .'X.TTi « • : . . 1 : •   le rimanenti poscia essendo molte conviene, che inste-   me Si accordino; conciossiachè ciascheduno dèe dispu-  tar molte cose' intorno al determinare il principio  di (]ualunque!tCOsa, e considerar diligenlissimainente se  il principio è supposto bene o nò, il che bastevo) men-  te esaminato, le altre cose ornai lo deono seguire. Non-  dimeno mi maraviglio, se i nomi couvegnano con loro  stessi. Perciocché considereremo da capo le cose di-  nanzi da noi narrate, come, che i pomi ci significhino  la essenza, quàsi che l'universo vada, si porli e scorra.  Stimi tu fórse, che èssi significhino in cotal guisa, o  altrimenti.!^ cr.-— Cosi sì, e il significan bene. soc. —  Sicché consideriamo se assumendo alcuna cosa da loro.  Primieramente questo nome CTIffTtlftdt, c ‘°*“ di scien-  za, come é egli ambiguo, e pare, che più tosto signi-  fichi, 0T / larniTìv etri tùìs Trptryftoctri rnv   cioè che ferma l'animo nostro nelle cose, che  sia egli portato intorno con esse, ed è meglio, che di-  ciamo il principio di lui, come ora, che gettando l’g   dir TriffTtljiltV, ma frammettiamo in vece del g il /. Pos-  cia il jSsjSa/GV, cioè il fermo; perchè è imitazione fix-  o-eas Ttvog, hoc) (TTCUreas, c»°è di certo stabilimen  to, e state, che del portamento. Più oltre g’ tO’TOpt*    Digitized by Google     ) 9» I   Significa per certo questo, che ciò, che  poti» le 1 ™* ‘l corso e TOTTWTO», c*òè quello che sf  ha a credere, significa ad ogni modo tffTXV, c *°è «l  fermare. Poscia) j xytiym, cioè la memoria dimostra certo  ad ognuno, che è nell'anima poM, c '°è fermezza: me  non agitazione: come per esempio, se alcuno rolesse  seguire i nomi 0 apiXpTix, ttfltt « ffV[I(pOpX, c * oè 1 ®  errore, e la calamiti; parerebbe di inferire lo stesso,  che si riferisce -jr» e-vvsirej sa) 6Trt<rT»ft», cioè *“  intelligenza, e la scienza, e gli altri nomi, che posti  sono alle cose serie. Ancora £ ec^x 3 ix, xaì rf XKOfiKfflX,  cioè la ignoranza, e la intemperanza paiono simili a  questi; perciocché £ xpixBtX pare, che sia 7-01/ x^ixBsu  tOVTOS TTOpelx, cioè il progresso di chi se ne va in-  sieme con Dio: ma cctLOXxrix P are •* tulto certa «KOÀov-  glg' cioè conseguenza alle cose. Ed in colai guisa  quei, che noi pensiamo nomi t^i sozzissime cose pa-  reranno somigliantissimi a quelli nomi, che sono in-  torno alle cose bellissime, eziandio stimo, che si po-  trebhono ritrovare d’altri molti, se a ciò alcun atten-  desse; onde penserebbe di nuovo, che l’autor de’ no-  mi significasse non cose correnti, e portate: ma per-  manenti. cb. — Nondimeno o Socrate tu vedi, che la  maggior parte de* nomi significavano in quel modo,  «oc.— Che è dunque questo 0 Cratilo: annovereremo    \    Digitized by Google     f    ) 93 {   forse ì nomi qual suffragi, e sassettif e consisterli ?»  questo la retta maniera, cioè quat di queste due gui-  se de' nomi paia di significar pili, e questa sia la vera*   Non convien nò. soc. — O amico in modo miuno.   ÌOr qui' lasciamoli:' ma consideriamo, se in cotal guisa  ci assentissi, •ovver nò. Dimmi non confessavamo noi  poco la, die -coloro, che ponevano i nomi nel Te città  GrCche, e Barbane fossero ■positori de* 1 nomi, é Ifarte,  che ciò poteva ftossC de' nomi postricé? cr — Al tutto  slr «oc.— Or dimmi tu, chi pose i primi nomi, "cono*  scevan essi Ié còse, 1 cui ponevano i nómi, o non le co-  noscevaSo? 10 c*>. — Io penso, '0 Socrate, che Ie^etìno 1 -  scesseroi s oc;— Per certo, o amidó Crétìlo, non essèit*  do essi ignorami; cir.— Non rtìi 2 5 sdt.-iR'itòd   niamo di nuoi-o colà, Ondò si '^ipàrtimriro. Perciò po-  sto fa dicesti-, se tu li raccordi'; èli® era tìeeessario,' che  «hi poneva' i’WóWii conOSctìsè'Ié^'cbse/'cui 'tl penevai  dimmi pare à- tu ancóra' ; cosV; hòP 'cit.4-Eziatf*   diO si; "stìd.'— ‘PeTavventura dllu'J'che chi pose i 'priì  ini nómi, cbuoscendòH 'H ponessé. '■ cA.- Conoseèndòlk  soci— .Da’ quàlì homi ' avrebbe egli'imparato, o ritrova-  to le cose,- ! sé Otti a fossero ancora 'pósti i primi no-  mi! e di nhdVo'tfibiamD nóij èhè sià’ Còsa impossibi-  le di ritrovar lé' èòSéj o impararle altrimenti, che im-  parando i nhiéi/’ ò per noi quàlì siWo 1 ritrovandola  CR.— O SOcràte,’fnf è avviso, che lÓ~dìcà alcuna cosa,  toc-— Duriqóe io che ‘modo ‘dirémo''%iòi che essi sa-  pendo abbiano posto ? ‘nomi! ossiatro dati facitari dd’     )&<   Domi insanii che si ponesse qualunque nome, e abbia!  solessi conosciate, le cote innaoti, nou potendosi) «Ile  «llmnenli imparare, che co’ oprm? c«.— In vero: io pen-  so, Soc Fate, che questa sia_ verissime ragiono, d’iniorjse  questo, che certa .potenza maggior dell utnaud sia stata  qneHa, che pn»e,^pri#»i homi ;fl!e cote, 4t maniera die  aia necessario, chiosai tfi pestiano bm»f.3,»«c.-4.Posc»a  penti tu, che Fautpr de’ nptni li* abbia ppsli contras  ri a se stesso, o se fu egli alcun dtnipoe p Dio? o  pare fi r te, che di sopra da noi nop ,^;jgi»(deUo,aicn>  te? ca. — Ma chi sa, che gli altri j nqmj; non fossero  di questi, soc. — Quali d* questi due p , ottimo uomo  e^ano. es s > forse di quelli* che, si rifulgono olio sta?  Io? o di quelli pi u,. tosto, che al mpviinputfe? [ilrciocchè  nou ancora si giudicheranno colla moltitudine seaon r  do , quello chq poco^a abbianao ^ttos ; ,^tf^CÌ0si con»-  yjenfj p ^oprate. i u ^o«i e:dV   cendo parje di essi .e^er siglili ajlfl. 1 .flfr   fermando di so sa il^ medepi 6 &P ' ’.'U ‘ <d i r   torniremo noi?, ©, a chop^vfln^d^ -pgvfthè fcerlp #4  allri nomi, da .qufstft <K»n;flSftr^rqgjq^»jjii^#r   jepdpup. d’oltrg ma ( c^iarp g 8 »,qfe4 'WW   HO fi. Cerca rp, perle, altpp c«tSf,^C.,^i 0 9hiM r W n 9 TO%-  nifeste ^enaft^qiRijop. ci ^mustrer^ngp ^^Ojit*;, de-  gli epti^cjoè qapLdt questi due, , <y*.,-n-Coj.  si . mi .parer, Mfij-gp C‘V- 0 -i9f* l lKj c .3Bfia«lé ^.coy  tf( guisa.pqssiappo,, comp pa^iip^arj^ gli enti _5.eBXf  «pmL. «h-rApjptfjjcp. sof.T^P^r- mezzo di qual t)r    Digitized by Google     /    ) 95 (   tra cola pensi tu principalihénte, che ih possami * tip*  prender cose, è forse per mezzo di alcun’ altra, che  per quella, che è convenevole, e giustissima per U  Vicendevole tomunicanza loro, Cioè se in qualche mo-  do sono insieme in parentela congiunte, e per toro  stesse msssimàtneute? perciocché quello, che è diver*  ib da lord divèrsa cosa significa ‘ non quelle. cu.*- A -  me pare, che tu dVil vero. ioc.-'-Deh d\, non abbia^  tìio noi conceduto già molte volte, che siano : i nohàiy  i quali Spn posti bene ‘similissimi a quelle‘‘Cose, d'i cup  Son nomi*, e imagini loèo? ’ Cr. -< Per certo l'abbiamo  conceduto, soc.— Dunque se lecito; è di imparar le'  Cose per li nomi,i e' per loro-stésse ancora, qual sa-'  rebbe apprensione ‘più eccellente, e più chiara: Corse'  se dell’imiigine si imparasse, esprimendone ella 'beilo'  la verità di oui è ella imagine, o più. 'tosto dalla ve^  rilà còsi ella, eome la imagine di 1 lei, se essa fosse  fatta Convenevolmente? ‘ Cri— Mi par ' necessario dalla  verità- 1 Sòc.— Egli Rppar fattura d’ingegno maggiore'  del mio e del tuo, il giudicare in che modo siano da •  comprendersi le cose, o per dottrina, o per invenaio-  ne. Basterà poi al presente, che siamo fra noi- conve».  nuti, che elle non siano da impararsi,’ ie da cercarsi/ i  da' nomi: ma per loro stesse più tosilo.;' er.-i*Cos«i «p*v  perisce, o Socrate, sóc.— Appressò- considenaino/anco- ■«  ri' questo, acciochè questi molti nomi nello stesso/ tercw!  denti ‘boa ci ingannino, avendo pensato, ehi fi posero,/  •he Mute le cose corressero scazp(é, e . socrressi.ro, ci    Digitized by Google     I    Ì9 «f   «on quella considerazione «tendali polli, parendo •   me, che essi abbiano pensato in colai guisa. Ma se a  caso, non se ne starebbe egli eoa). In vero essi quasi  sdrucciolati in certa vertigine vacillano, e ai travaglia,  no, e nello .stesso tirando noi, ci alludano. Perchè con-  sidera, o Cratilo, uomo maraviglioso, che io spesse voi*  te sogno, se è da dirsi, clic sia alcuna cosa il bello, e  il buono, e Cosi qualunque degli enti, oppur uò? ca.  — O Socrate a me par si. aoc.— Dunque consideriamo  questo, se alcun viso, o alcuna delle cose silTalte sia  bella, parendo, che scorrino tutte: ina quello, ebe di-,  ciomo bello non persevera sempre tale, qu.de è egli?,  c*.— Necessario è. soc. — Dunque è possibil forse, cha,  egli si denomini bene, se (ugge sempre, e primieramen-  te si dica ciò, che egli sia, poscia quale sia? o neces-  sario è mentre parliamo, che egli si faccia altro incon-  tinente, e si fugga, nè più sia tale? cr.— Egli è neces-  sario. soc,— In che modo sia quello alcuna cosa, ;  che non se ne sta mai nella stessa maniera? percioc-,.  cbè se alcuna volta se ne sta nello stesso mod'>, chia-  ro è, che non si muta niente in qui 1 tempo, «die «c  do sta cosi: ma se slà sempre uella stessa guisa, ed è  il medesimo, in che maniera si potrebbe mutare, o mo-  ver non diseostaudosi punto dalla sua idea? cr.— tu  modo ninno, soc.— Più oltre uè alcuno si conoscereb-  be facendosi altro e diverso incontinente, che se no ;  vico quello, che l’ idee conoscere. Sicché non si po-  trebbe conoscer più, che, < quale si sia, o come si ri-    J    Digitized by Google     trovai*®, ♦ per certo niiina c<jgoÌRÙ)taat$anosce 1* co*  sa, la quii conosce, non stendo ella;inalcuo modo»  cu.— figli è coese tei dii i socy7rMe,nè.onAOW* 0 CraltlPià  verisimiln che sùdice c©gi»iaioDe,,8e si nantanp tulle le  cose, -e «ente^sù-ffetow-iChèise la cognizione ppo ca«  desse da quello, onde è cognizione, si f cr m erebbe SCO* 1 *  pre,* e sarebbe sempre qognixione. Ma;se essa Specie anr  Cora di cognizione 'Si' dipartisse, in altea^pecie passe*  rebbe -insieme ilicognitionenè cogniaìone starebbe» che  sta' pdrileteamewtfe si 1 mutai non sia sempre cognizione»  d di ^aéSta' ragiorte,; no® 'sarài eli# nè ciò», che» & per  cò'dtfscel^i ttè fciè, éh« è r -per" dovérsi poposoere: ma se  ditèmprè'queito che conosce, >ed è qoelio ohe si co*  no sa e, «d è il bello, ed anche il buono, ed èoquàl*iB4  qnc degli enti, non mi pare che ciò che diciamo al  presente sia simile al flusso ed al portamento. Or se  questo se ne slà egli cosi, o come dicevano i settatori  di Eraclito, e altri molti non si può discerner agevol*  mente, non è ol^jtrid’qaaqèirfbf, jhp intelletto fidar  se stesso, e l’animo suo a’ nomi e raffermar sapiente  l’ootore del nome; e in colai guisa dispreggiar se stes-  so e gli enti, quasi, che niuna cosa sia vera: ma scor-  rano, e cadano tutte, conHMewfcne; e qual gli uomi-  ni malati delle distillazioni della testa giudichi, che  iimilmeule si dispongano le cose stesse in modo, che  si tengano tutte dallo scorrimento, o dal flusso. Perav-  veutura o Cratilo egli è cosi peravventura è altrimenti  ancora. Dunque egli si dee investigar questo con aui-    Mo fòrte, e heriefaron dovendoti ammetter ^erolmen-  te: perciocché ancora tu sei giovane, e ti à beetetole  la età, e se ritroverai alcuna cosa iti investigante), ezian-  dio la dei Compartire con esso meco. ca.— O Socra-  te, io vi attenderò e saprai certo, che ancor io al pre-  sente non sto senza considerazione; anzi in pensando,,  e in rivolgendomi molte cose per l’animo, pere a me,  che se ne stieno elle maggiormente in quel modo, che.  come Eraclito' diceva, soc.— Da qui innanzi o amico  poiché sarai ritornato, mi insegnerai: ma qra come sei.  apparecchiato vattene al campo; perchè ancora Ermo*  gene ti accompagnerà, ci.— -Si farà, o Socrate, come,  tu ammonisci.' ma d’intorno a quello aforzati ancora  tu di considerare. . t - ; .    • ' i. „ ..  i«45 • : .«3 .    ,<i • . ii   i» no..    . » u 'fT    I.» l’i gc i l|    • v. . ìi. o . • > i'r   * 1 : uc.i •)’ i ..s »;■! .» J .‘>   “*»• FINE DEI CRATILO *> i. ■ < m   ■' >;■ 1 ''l-.i... : ì •' ' ‘I or    t » 3 Pi    1 l 0! IJ. i    * ' v. /  -’:i* • • ! 1 Ja ;   • t *•».•'* •    I ,    r r ■' • . I . •> OR   j t   •» .t • . . , «. i-i ,,,    ■ • •’ • -* s»* o. .o .   •ri' 1 ' ,i ■.> U 1 ,. !) ,-ji '.K   •- ■ " • •' : i /Ti.-ijej ii< 1 D -j ^! 0 ') t.’Ila.ri o-t . in*. >#   i’* i*-., W,;i ; , 1 » U i I yj} •„ «'J -    1    * I    s    9^ '■ 4    ì n r \ n 0   u > >■-> <■-

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