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Wednesday, April 6, 2022

GRICE E DIACCETO

 ■4    ss    <* t "      ■fi      ir.            — * ìfm    ri   kl     DI M. FRANCESCO   cattami da   DIACCETO,   FILOSOFO ET GEWJ" 1 V HVO MO  Fiorentino > con un Tanegerico all’ more ;    t     ET CON LA VITA DEL DETTO     Autore,fatta da M. Benedetto Varchi    07 ^ V H.I V I L E G    IH VINEGIA AP PRESSO G A fi A 1 1 R  GIOLITO DE* FERRARI.    fa      IL PRIMO LIBRO   D’ A M O R E,   DI M. FRANCESCO CATTA NI  DA DIACCETO FILOSOFO.ET  GENTI L*HVOMO FIORENTINO.       mSm    O NON DVBITO  douer’ eflere molti ,  e quali dannino me  hauerein lingua uol  I gare trattato de pro-  fondi rmlteni deH’amore , oppo-  nendo il decreto de gli antichi Pira*»   v- * A ii      gorici V fecondo il qua*. dè-   cito comunicare al uulgo , come all-  etto , Je cole diuine , non ientendo  d’effe rettamente ; ilquale per non  hauere feruato Hippafo Pitagorico,  fu morto . Noi rifpondiamo cffer di  due nature nomi : altri formati nel-  l’animo da effe cofe, & interiori : al-  tri fabricati dall’artifìcio humano ,  &efteriori . Quelli effere a placi-  to , & p*erò diuerfi , appreffc diuer-  fè'nàtioni . Quelli per natura, & ap-  preffo ciafcuno e medefimi . De no-  mi interiori comporli lo eloquio in-  teriore v Delli efteriori formarli lo  efteriore . Et quella crediamo effe-  re la fententia del diuin Platone con-  lèntientifsima ad Arillotele , come  ajtroue dichiararemo . Sendo adun-  que ilfermone/fteriore imagine , &    « r    s   nota del fermone interiore : nòti  tjeggo , perche cagione fi debba (bt T  t’entrare a maggiore calunnia ^par-  lando, & fcriuendo delle cofe diuine  in lingua Tofcana , che in qualun-  que altra lingua. Crediamo piu.tp-  fto , che fia da riguardare al modo  del trattare. E però li Egitii fotto for  me di diuerfi animali nelle colonne  di Mercurio , da chi & Pittagora , de  Platone imparorno la Filofofia , &  Pitagorici fotto uelami Matemati-  ci , & li antichi Theologi fotto mo-  ftruofi figmenti occultorono le co-  fe diuine , & la natura . Noi , ben-  ché habbiamo trattato delle mede-  fimecofe fuori di uelami , & di fig-  menti, non di manco ci confidiamo  non douere efleregiuftamente dan-  nati del peccato della profanatone .  -*■ _ A nj      * ' . ti   Tu adunque leggerai quanto c'èoc-  corfo al prefente dire de mifterii del  lo amore : & penferai le cofe diuine  tanto fuperarele menti noftre , che  fpeffo ci fia neceffario altrimenti par  lare d’effe, altrimenti intendere *   lì 1 fi i'f' 1 ì * , i' J y *•*' l.f -4 ’AtrX •* ‘ ^ - f \ * f   . y \ * .? * . s .**   téli r x^rri èli bly      : ‘ • '    iiH ìpltl : ìi^ ; ;   ■v -* •   ;>a,   Hi €; - ••'■V:    •v : ? r ;    ly? >i7i    ri: t V rS r* T"?-    ’ ì * i *"»   ' » Uii    ' _svj ■. 1’ ' .-•* >, i.. -        >   Vfcr ' ;?4#?     IL PRIMO LIBRO    D A M O R E,   DI M. FRANCESCO CATTÀNT    DA DIACCETO FILOSOFO,ET   GENTI L’HVOMO FIORENTINO.     CAPITOLO P^IMO     I T"' C A NATYRA cor-   | por ale. nulla contenere   1 m fi dt aero, ma al tut-   % toeJJìreimagmaria,Q   urna , chiaramente di-  ira la perpetua uarietà s fp) m u t at io-  lacuale in ejfa appare . Imperoche U     V 8 L I *B Ti 0  uerita delle cofe fi dttermina una fermtZc  za, ffi) una permanenza . Per laquale efi  fa fimpre flando ferma in uno ejfire quel-  te medefime nel medefimo modo in nat-  ta uariate s'offerifiono,a chi le contempla ,  la natura corporale per un filo momen  tò di tempo non conferita l'ejfer filo facen -  dofi in ejja continua generatione , ff) cor -  ruttione. llche Her adito non filo attri-  huìfie a tutti i corpi , che fino fitto la Lu-  na , ma ancora al Cielo , ft) alle [Ielle : le  quali fino tanto piu perfette , che gli al-  tri corpi y quanto piu fi apropinquono alla  natura dell'anima . Onde come uicini alla .  rdiumitdyhanno meritato d’efier chiamati  corpi diurni . Et pero riguardando alcuni  fittilmente affermorono tale openione ef  fire approuata dal diurno c Platone nelTi -  meo . Quafi ejfo uoglia non fi potere at-  tribuire al corpo l'effere , ma piutofto il   M° fife    VT“1 ■    T K I M:0. p   flujjo , {fi la gener attorie . La cagione di  tal fluffi , e la mattria t della quale fino  compofti tutti e corpi co fi celefh come ter *  reni . Laquale qualche uolta ci s'apprefin *  partecipe dello flato , per *   manentia : Inquanto dalla forma , che fi  riceue m effd in un certo modo e contenti *  ta qualche uolta come del moto : inquanto  per fua natura fugge l'ejfere, {fi la cogni * /   tione, hauendo firn prefica la contrarietà $   V infi abilità , la uarietà * Il che forfè fi gnu  ficorno li antichi Theologt per la fauola di  *7 roteo : qua fi come Proteo fi mutaua in  diuerfi forme , bora in fiamma , bora in  acqua , bora in leone , bora in forma di  qualche altro animale : cefi la materia fia  atta, {fi pronta al rteeuert tutte le forme f  non fi partendo pero mai dalla fua natu*  ra . Et perogli antichi Pitagorici,confide*  rato tal propor tione. hauer la materia 4    io L 1 2J ^ 0  corpi; quale ha la dualità a numeri non  duhitorono chiamare la materia dualità .  Laquale fendo la prima diuifeone , ft)  principio d'ejja, ancora chiamorono l[ide ,  ffe Diana . 'Ter che come Diana , è fle-  rile y fecondo dice ‘Tlatone nel Thettheto ,  co(i ancora la prima dualità , fendo prin-  cipio della diuerfetà , della inequalitàydel-  la dtfsimilitudine , è priuata d'otri* anio-  ne; oue confifie la fecondità di tutte le co-  fe . Se adunque la natura corporale e par-  tecipe di tanta imperfettione y chi non ue-  de effeer neceffario [opra ejja ejfere un'altro  principio y ilquale la regga , ffe la conten-  ga: pendendo fempre l'imperfetto da quel-  lo y che e perfetto ? Et però Democrito , ffe)  glabri y che l'hanno feguitato y cioè Leu-  cippo y ffe) l Epicuro y fecondo il mio pare-  re y meritano non ejjèr uditi . E quali po-  nendo principucorporab tndiuifìbili , ma   didiuerfe >       P £ 1 AÌ 0 * 7 /   di dtuerfe figure chiamati da loro Storni,  vogliono tutte le cofe efftr compofte d'unó  fortuito concorfo d'e/si. "Dicono adunque  di quegli , che hanno figura circutare , e fi  fer compofta l'anima : de gl' altri Trian -  gulariy Quadrangulari , ft) fimilt efjtre  compofta la uarietd delle altre cofe : nfer~  uando ciaftuna cofa la Natura la po*  tentia fimile a quegli atomi , di che effe  fufsi compofta . Dicono ancora le cofe per  tanto ffatio di tempo conftruarfì in effe-  re,per quanto m luogo di quelli atomi , che  continuamente fi partono y fàcce dono altri  della medefima Telatura . ISoi al prefen-  te pretermetteremo dichiarare efftr' impo fi  ftbile il Cielo y gl' Elementi y gl' animali , le  piante , ffij tutta la ‘Natura, o uuoi fecon-  do l'effere , o uuoi fecondo la confiruationc  pendere da alcuno fortuito concorfo ; firn-  pre apparendo mamfeft amente per tutto    12 L IV Ito-  or dine y ffi ragione . Solo diremo noi uede-  re di tanto maggiore potentia, ffi) di tanto  maggiore efficacia ejfir le co fi, quanto fino  piu umte\ffi quelle effitre di mafsima poten  tia,{fi di mafiima efficacia y cbe fino mafsi  inamente unite : onde per quefto ejjd uni-  tà bauere infinita potentia y infinita ef-   ficacia: come autore , ft) principio dogni  unione . Sendo adunque la moltitudine in-  finita al tutto oppofìtaalla fimplicifiima  unità , ft) però pnuata dogni modo dat -  itone come potrà dire rettamente TDemo-  crito l'infinita moltitudine delli atomi e fi  fir principio delle co fi: determinandofi in-  finita debilità : della quale nulla y e piu  oppofito alla ISlaturXdd principio t    CAPITOLO    *    p'TOi M à. 93    ai    CAPITOLO SECONDO.   » * N \ M ' ' ' k* * * > < '      ■rama E l numero de corpi alca*  1 1 m fi muouono f er ‘Vfytura}   I j$J|^ Ì come il fuoco , Varia , taci  qua , ft) là terra ft) quegli,  che fin compofh d'efit , de quali il fuoco ,  ft) l'aria , come leggieri, fi muouono in sùi  dfioftandofi fimpre dal centro \V acquei ,■  {fi la terra fi muouono in giu cercando  fimpre il centro . ^Alcuni altri non filo fi  muouono come quelli > ma ancora utuono ;  ft) quefto per uirtù di un principio , ilqua-  le efii hanno dentro chiamato meritamene  te anima . Fra t corpi , che hanno Inulta,  alcuni fin contenti della uirtù nutritiua ,  come fino le piante, le quali non hanno bi-  fogno della potentia del fintire , come ne -  cefiaria alla loro filiate, ma fitte in terra  colle radici , quali hanno in luogo di bocca      / * L 1 *B A 0   tirano il fro nutrimento ; alcuni fino do -  * tati della potentta del fintire , per la qua-  le conofcono quello , che a fi e dilettabile ,  o tnfitfico \ (fi della facultà , perche efii  da un luogo a un'altro fi tramutano . Im-  per oche hauendo a cercare l'alimento , è  neceffario efii hauere unauirtù : per la-  quale pofimo y o fuggire , o fi giure quello ,  thè giudicono ejfire m fuo danno o falute .  Sono ancora altri poflt in mezo delle pian-  te ; (fidi quelli y che hanno il /enfi , (fi la  facultà del tramutar fi come ricchi , (fi fi-  mili chiamati Zoofiti y quafi fieno parte-  cipi della natura de gli animali , (fi delle  piantf : tquali contenti filo del [enfi del  tatto ; fendo loro fimmintflrato compe-  tente nutrimento , Hanno fempre , come  immobili y in un mede fimo luogo . Oltre a  tutti quefti e thuomo grandifiimo mira-  tolo , come dice ^Mercurio 9 animale at-  ramente    P 5 ? 1 M O . *s   r amente degno d'efèr Inonorato , ft) ado-  rato ; tlquale aogmgne alle predette potenz-  ile la fi acuità dell' intendere : per lacuale  ripieno di dtumità JpeJJò diuenta filmile 4  gli T>ij : ma , Jenoi confedereremo retta-  mente , diremo wfeeme col diuin r Platone  il Cielo , ft) le fttUe ejfeer donate della aita,  fife dell'intelletto . Quefto dtmoflra un per-  petuo tenore di fare fimpre le medefeme  cofe, ft) nelmedefemo modo , già incomin-  ciato per gr andi fimo fpatio di tempo  per durare per l'auenir e fenza errore, fen-  za impedimento , quale e nel Cielo, nelle   flette; le quali col fio diurno moto, quafe un  batto magnificentifi. di tutti e batti , a tut-  ti gli altri ammali donano la generatone,  l'ejfeentia>{t) la aita. Oltre a qucfio ancora 1  lo dimoftra la marauighofa bellezza , ft)  per fettone, laquale in efii ueggiamo affer-  mare l'huomo, ilquale ha il corpo caduco ,    J - - /   t6 L 1 ® x 0  (p) fittopofto a infinite off e fé-, batter la uU  ta y ft) lo intelletto ; e'I [telo , le (Ielle ,   onde pendono gltaltri corpi effirne pri»  uo ; e d'huomo al tutto ftohdo , mfin-  fato. Ma chi confiderà la grandezza loro ,  chiaramente cono fie e fiere impofitbile efii  potere effère mofii pertanto tempo o dal  cafi o da impeto alcuno corporale o da ca-  gione eftrmfica ft) uiolenta : anzi mouen .  do fi tanto efi/ufit amente , è necefidrto tal  moto procedere dall'anima diurni fitma .  Onde ficur amente fi può affermare il Qe-  lo , q) le [ielle efier compofie di corpo , ft)  d'anima ; ve da altri , che dall'anima il  corpo loro efier prodotto , ft) gouernatp.St  però giudicheremo efii douerfi chiamare  non filo cofe diurne 9 ma ancora T)ij.Ma  fi noi pigliamo filamente il corpo loro y fi*  parandolo dall'anima , affermeremo effe-  re statue degli Dij , fabricate da loro   di materia   **. ri, * r Jf“ "* i > . , «J. -1 .- ^ jf- * ’ ' . r* - 1 . |J ,'w . .   -, ; ..    PRIMO. n  di materia prtfìantifeima , ffe con mar a*  uigliofe artificio , legnali per effer polle in  luoghi nobilifeimi fendo bellifeime , ri-  piene di uita .debbono effere in maggiore ue  ner adone, che qualunque altra featua co-  me efquifite imagini della diuimtà. Se adun  eque il corpo animato è piu perfetto , che  quello y che non ha l'anima : perche que-  feo non urne , quello uiue , ffe) fra Riani-  mali qUello y che ha facultà di intendere è  piu preflante , che gli altri ; ffe quello, che  intende mafeimamente è prefìantisfimo :  Viuendo , ffe intendendo il Cielo , le felle,  l'huomo , faremo coferetti confejfare  efei efeer piu prefi anti , che chi non uiue ,  ftf intende . Onde fe l'umuerfe è priua -  to della uita,{t) dello intelletto ,gh ammali  uerranno ad effer piu nobili, che l'umuer-  fe ; di che nulla può effere piu aJfordoSPer  Lqual cofa come l'uniuerfe e prefìantifei-  ; 2    ‘>*8 L I S X o   mo di tutti i corpi non lafciando fuori di fi  corpo alcuno . Ma come fuoi membri con -  tenendoli tutti . Cofi è nectjjario effo haue -  re nobilifiima anima > capo , ft) guida di  tutte le anime : per beneficio dettatale fta  partecipe di prefantifima uita , q) di  prefiantisfima intelligentta . St pero li an-  tichi Teologi di Fenicia (come dice Iam-  bkco , fp) Iultano Imperadore ) afferma-  rono efjtr infufa per tutto una ‘Natura lu  cida y pura , calda % uehiculo dell'anima  diuintj?ima : per laquale dall'anima fta  concejjo allo umuerfo il pretiofo dono della  aita y onde efjo meritamente fìa appellato  uno animale^ laqual co fa ( benché o/cura-  mente ) fgnifìca Timeo Tittagorico , ft)  ' r Fiatone nelTtmeo, ft) nel decimo della  *Rtpubhca . alMa di cjuefto nella concordia  fra Platone , ftf zArifotile diffufifiima.  mente par laremoy ouc dimoieremo ch’ut -  v rumente    ^ 1 M 0. zip  rumente fecondo la mente d'oArifìotile il  primo motore non effer e Dio, ma l'anima  diutmfeima dalla quale penda il Cielo , {0  tutta la natura. ^Adunque infeeme col  diuin alatone diremo ejjere il corpo , e [fere  ancora , {0 l'anima certamente molto dif-  ferenti fra loro . L'anima hauer l'intellet-  to , il corpo nodo hauer e . L'anima , come  madonna , hauer e imperio fepra il corpo ;  quefìo , come feruo , effer fuddtto >{0 ret-  to . L'anima effer fontana della ulta, {0  del fenfey {0 di tutte l' altre affettiom ,  quali noi ueggiamo nel corpo : quefto per  flanatura effer atto a riceuere , {0 pati-  re , di che pofeiamo conchiudere l anima ,  come di gran lunga piu perfetta , hauere  grado migliore nell' uniuerfo.    • 20 L I 2 7^ o r   CAPITOLO TE\ZO.   E l’anima non fila-  mente dona la una , ma an-  cora contiene , ft) regge la  natura corporale ( come di-  fipra è dimofìrato ) e necejjario ejja batte-  re una affinità naturale col corpo , per la-  cuale naturalmente l'anima pofja dare la  uita : e'I corpo la pofja riceuere . L'anima  pofia reggere , ft) contenere . Que fi a non  . e altro 3 che una naturale ine linat ione per  lacuale noi pofitamo dire l'anima ejjirt  anima 3 ft) uer amente diftintada qua-  lunque altra cofa : Di che appare marii-  fe fi amente nell'anima eJJir due proprietà  per TJatura ; una , per laquale ejjà incli-  ni a produrre , ft) reggere i corpi ( altri-  menti non farebbe chiamata meritamente  , anima ) l'altra , per laquale effa non filo       rp % 'iM o . it   comprenda la ‘Natura , che detta effer  retta , ma ancora fi medcfima , ft) le co-  fi frperiori:quale poco auàti fuchiamata  Intelhgentia. Qutfìa intelligentia fe noi ret-  tamente confider eremo , uedremo effer nel-  l'anima non per fra natura , ft) inquan-  to anima ; ma piu tofto per benefìcio d'al-  tri. Imperoche fi l'anima, inquanto ani-  ma, ft) fecondo la natura fra haueffi l'in -  telhgentia , ogni anima intenderebbe: co-  me ogni fuoco fimpre e caldo : fendo la ca-  hdità nel fuoco per fra naturai ffjnot  ueggiamo manififìamente non ogni ani—  ma hauere facultà d'intendere . lmpe-  roche chi direbbe gl' animali bruti haue-  re intelletto , equali non per altro fono  chiamati bruti : fi non per effer priuatì  della intelligentia? molto meno e da dire  delle piante , lequali fono animate d'ani-  ma molto più im perfet ta ; che i bruti ;   ■ iti    22 L 1 2 7^0 '  ff) però come il lume è molto piu, per *  fettamente nel fole che nelle felle , fen-  do nel fòle per fua natura , nelle fi elle per  dono y ffe beneficio del Sole : co fi noi dicia-  mo la inteUigenda effer molto piu perfetta-  mente y in cui effa fio per propria natu-  ra y che nella anima , oue è per pardeipa -  tione ; di che noi concludiamo ancora quel-  la fu(l arnia effer piu prefi ante , che Pani-  ma ; fendo in e (fa la fontana dello intende-  re y principio y ft) Idea d'ogni cornicione ,  imperoche la nobilifeima oper adone proce-  de danobilifeima fubflanda , la inteL  hgentia fupera tanto Poltre oper adoni: al-  ' manco quanto il lume Poltre qualità fen-\  Jibili . Quefla fuflantidnon è altro, che la  datura Angelica , laquale meritamente  e denominata Intelletto , hauendo per pro-  pria oper adone P intendere . Et per queflo  noi concludiamo P anima effer e ordinata ,   fri retta    % / ; M 0 . 2 >   natura ^Angelica , cowie il  corpo e ordinato , rmo dall'anima .  Onde appartjce l'angelo tanto piu effer  preftante dell'anima , quanto l'anima è  piu nobile , /] corpo : ft) però l'anima   non tenere il primo grado nell'uniuerfi •  adunque diremo ejjere due nature neL  l'anima : una per laquale rappreftnta la  datura angelica > l'altra , perla quale  inclina al corpo. Onde e detta dal diuin  Alatone nel Timeo ,fu[ìantiamez&, co-  me quella , che pofta in mezo fra l'ange-  lo, ft) il còrpo partecipa dell' una, {^ del-  l'altra natura . Quefta anima merttamen  te chtamorona i ^Magi in parte lucida, in  parte oftura , come pofta in mezo di quel-  lo che è al tutto lucido , e di quello che e al  tutto ofeuro . L'Angelo è al tutto lucido ,  perche fendo la prima ejjèntia; {R iapri- ,  ma effèntta fendo ejfa firmità ,ftmpre fi-   * Hij    24 L 1 $ 7^0   mile a fi medefima e accompagnata da e fi  fa uentà , laquale e efifia luce intelligibile  fi) pero l'angela è tutto lucido . Il corpo fin -  do oppofito ficondo la fua natura allo an-  gelo , è tutto ofiuro y l'anima pofta m mez-  zo fiala natura corporale, ffil' angelo,  inquanto partecipa dello ^Angelo e uera-  mente lucida , inquanto inclina al corpo ,  fi P uo dire ofiura . Chi adunque dubite-  rà fipr a l'anima non effier l'angelo: fin-  tana di ogni luce intelligibile?   CAPITOLO QVAUTO.   Aliti allo fpìendore del-  la uerità intelligibile , quale  noi chiamiamo al prefinte  c, Angelo , for fi potremo cre^  dere hauer trouatoil padre dell untuerfi .  lmperoche quiui ogni coja è uera ; efinzet ,     • fi    P % I M 0. 2 s   ogni co fa e ulta , ogni cofa e intelletto , uerì*  ta , ft) fiientia : fendo principio dell'efjere ,  ft) della mta a qualunque altro fi dice ef  fere,ft) utuere per quefto nella natura con -  tiene l'uniuerfità di tutte le cofe fendo il lo-  ro effir e per fitti fimo * Imperoche, benché  le cofì in effa fieno di flint e , ft) non con fu*  fi , come dtmoflrala intelligentia opera *  tion fua principale , laqualt definitamen-  te comprende tutte le cofi , nondimeno han  no e fiere unitifiimo . Imperoche nulla può  effir e piu unito } che quello , in chi ciaf u-  na parte m un certo modo fia quel mede-  fimo , cheti tutto, come e nelttAngelo\do-  ue la uita , benché inquanto uita è dtfffinu  ta , nondimeno per partecipatone è tutto  lodimelo . L'intelletto ha il fuo proprio  modo d' effir e : perche è detto intelletto. Ld  uent à il fuo modo d' effir e particolare : per  lo qual# è effa uentà : parimente adirne*    26 L /2 0   ne in qualunque altra parte . FJondiman*  co quefto non fa che lo intelletto , la uerità  per fa , non Jia tutto t Angelo per par -  tecipatione : in modo che nell' Angelo non  fi può trouar parte , laquale non conferui  in fi la natura del tutto . Quejìo credo ha-  uereintefa Parmenide ; ft) Melijfo anti-  chi^ittagorici, quando ajfermorono tue -  • te le cofe effere un 'Ente : cioè , ejfere una co*  fa, una fufiantia , quale notai pr e fante  chiamiamo Angeloinella quale tutte le co*  fi habbino il fùo primo ejfere , cioè pcrfet*  tifaimo ejfere. Come adunque nelle cofe ar*  tifictate fono due ejfaeri , l'uno nella men-  te dell'artefice , manzi , chehabbia pro-  dotto fuori la cofa artificiata , l'altro in  effa cofa artificiata ? Verbigratia la /ta-  tua di ifMinerua ha il primo ejfere nella  mente di Fidia , l'altro m effe marmo : de  quali quello che è nettamente dello artefi-  ce, è ^    RIMO. 27   ce , e primo cffere\{t) p ero molto piu no*  bile ; che quello, che è nel marmo : co fi tut*  te le cofe hanno duoi ejjen : ; uno nella effen -  tta dell’angelo , ilquale , è primo , ft)  perfettifimo effere ; l’altro in effe cofe ; il-  quale , è participatione del uero ejfere . TDu  co adunque fecondo tl loro efftr primo per -  fettifimo,nonfolo confhtuire una Jufìan *  tia ; ma ancora ciafcuno d’effe efer tutta  quella umuerfità ; ft) pero meritamente fi  può dire una fu fsifl ernia ; fff) quefia e la  fintentia di Parmenide , ft) di Mehffe  della umtà dell’Ente , come io fimo . Qtie  fio Ente , o uuoi Angelo e chiamato da  Hi* lottilo mondo intelligibile : mondo , per-  che è pieno di elcgantia , hauendo tutte  le cofe in effe il feto e (fere uero ; lmperoche  mondo fi gm fica ornamento ; intelligibi-  le , perche è comprefe felamente dal-  l’intelletto , tlquale riguarda effa ucri •    28 L 1 ® ^ 0 *  tà . 7 ?^/ diuin Telatone e chiamato nel  fi fio dilla fypublica figliuolo di Dio. Ma  di quello piu diffufamente in quello , che  figue y parleremo : 6 . Nondtmanco fi noi con -  ftdereremo , che il primo principio è firn -  pltctfiimo , ft) potentifiimo : altrimenti  non farebbe /opra ogni altra cofa : chia-  ramente conofieremo quefìo mondo intel-  ligibile y o uuoi (^Angelo non potere effir pri-  mo . lmperoche nell'Angelo fendo moltitu-  dine, ancora u'e compofitione ; ffi) per que-  flo imper fedone, imperoche ogni cofa com-  pofla ha in fi una parte, comcpotentia ,  ma parte , come atto : la potentia ha fi-  co imper fettone ; Patto la per fedone . Et  peroogmcofacompofìaha mefiolatoin fi  l'imperfetto col per fitto . La potentia non  e altro , che quello , pel quale la cofa può  effir e, non fendo ancora . L'atto aggtugne  l effir al potere ; fg) pero la potentia è im-  perfetta ,    P % 1 M O. z 9  perfetta , lacuale gli antichi 'Pitagorici  chiamarono infinita , come per fìta natura  indeterminata . Inquanto adunque l'An-  gelo ha compofitione non è fimplicifitmo :  inquanto ha tmper fetione , non è potenti fi  fimo . Imperoche qualunque imperfetto  uiene alla per fetione coll'aiuto et altri :  però quello è piu potente , per beneficio di {  chi confeguita la fua per fettone . Ter la-  qual coja fèndo l'cAngelo ne (empiici fimo,  ne poterà fimo , non può efièr ancora pri-  mo >ft) pero Tarmenide Pittagorico afi  fermo il primo Ente , qual noi al prefinte *  chiamiamo Angelo , efièr filmile a una sfe- '   ra » lì) P er o hauer parte , hauendo  la sfera mezo , g) eftremi. T>i che ne fi -  gutta ejfo non patere efièr la femphci (lima  Vmtà, come diurnamente dice tMeliffò ;  laquale al tutto efclude ogni parte, (fi ogni  moltitudine,^) ogni imperfettione ;{t) però    30 LIBRO  come ueramente capo di tutte le coffe au-  tore della per fettone dell' angelo; tignale me  rit amente e chiamato uniuerfi intelligibile.    CAPITOLO QFWTO,    S s o Iddio findo principio  ff) autore d' ogni per fettione  nelle cof , che fino , non è  capace d'imper fettone alcu-  na y di (jualuncjue natura ejfa fa . Et pe-  rò noi pofitamo dire fimile proportene ba-  ttere alle cofe create ; eguale ha la fimplicif  fima unità a numeri Tutti t numeri han-  no moltitudmeybanno ancora unità . Mol-  titudine fecondo che noi diciamo il nume-  ro ternano hauere tre unità ; il quaterna-  rio hauer quattro unità , {fi eofi gli altri  numeri nel medefimo modo. Unità, per-  che il numero Ternario , è uno Ternario ,   q) una     P 1 A4 0 .   ft) una Trinità . Il quaternario è uno  quaternario , ft) una quatrinità : adun-  que tutti i numeri hanno moltitudine ,han  no ancora Vmtà . La moltitudine dice  imperfetto ne , ft) diuiftone . L'unità dice  coniandone ft) per fettone . Et pero tutti i  numeri participano della per fettone , f0  della imper fettone , Della per fettone > in-  quanto ogni numero e un numero . Del  l imperfettione y inquanto ogni numero  ha moltitudine . L'unità ancora de nu-  meri non e acutamente perfetta , cioè  quella lenita , per laquale il numero Ter-  nario è un Ternario i ft) il numero Qua-  ternario è un Quaternario . Imprima ,  perche tale unità ha conuenientia , ft) af-  finità colla fua moltitudine ; come l'unità  del Ternario ha affinità con le partidel  Ternario . altrimenti di efifa uita 3 ft)  dcde parti fik non fi farebbe un tutto ; ft)    >    3 2 L 1 *B %. 0  quefta è una frette et imper fettone . Dipoi  perche l’unità d'ogni numero è diffimta  m modo , che l’unità del numero Ternario  è dtuerfa de It unità del Quaternario, ft)  ciascuna di loro ha la fra potentia deter-  minata ; per laquale tfro produce U fro  numero . Quefta non e propriamente im-  per fedone , Jènon perche l'unità del Ter-  nano benché fecondo che e unita del Ter-  nario , fra perfetta , nondtmanco non con-  tiene la per fettone , ft) utrtù in fi delt al-  tre unita : carne la perfetti firn a lujlitia ,  benché inquanto Iujhtia non ha difetto al -  e uno ; nondimeno non contiene infila per fi  t ione della fapientia>{f) cofì la per fettone Ut  terminata ha fico in un certo modo la im -  per fettone* Adunq; lafimpliciftma unita  \n prima non ha moltitudine alcuna findo  al tutto indtuiftbile . Oltre a quefio non ha  afflìtta con alcuna moltitudine numerale  * non    P ^ / M O. ss   non potendo hauer fuo coniugio . 7/on e  ancora dif finita, ftfi particolare unità ,ma  fimphcifiima unità , eminente unità ; ft)  pero Pitt agora affermò effa contenere in fi  la potentia, (tfi i fimi di tutti i numeri.  ‘Riduciamo tl numero al proceffo delle co/i  dal primo principio , fecondo il coftume t  ‘Ptttagorico . Nelle cofi create fi truoua  potentia ; trouafi ancora atto . La poten -  tia , inquanto potentia, eimperfetta,l'au  to , inquanto atto , e per fettone , adunque  Imprima imper fettone delle cofi,nafiedaU  la potentia , della quale fono partecipila -  fee ancora imper fettone in effe per cagione  dell'atto . Imper oche l'atto fi chiama atto ,  inquanto è per fettone di potentia , ff) in  queflo modo uiene a par deipare della im-  perfetto ne congiungendofi fico . La forma  è atto della materia , però facendofi  della forma , della materia un compo -   C    34 L I 2 0   fio : la forma partecipa delle condizioni  della materia .. Uoperat tont i atto della  potentia attiua , come la cale fattone è atto  ft) per fettone della potentia calefatttua :  nondimanco ha conformità colla potentia  dipendendo da effa . Oltre a cjuefìo , fatto  dice per fedone definita, ft) terminata. La  forma del fuoco dice una per fettone termi-  nata : cioè effa natura dclfuoco^La terra  dice per fettone definita , cioè , effa natura  della terra, fp) cofìe proprio d' ogni altro  atto. Et pero t uno atto non include la per -  fittone dell'altro, adunque e [eludendo e fi  fi Iddio ogni imper fittone, efiludt f imper-  fetione , che fi troua per cagione della po-  tentia . Imper oche Iddio non ha potentia  alcuna , fendo fimplicifiimo : Efclude an-  cora f imper fettone , che e per cagion del-  l'atto . r Ver che Iddio non ha conformità ,  ft) proporftone con alcuna potentia: non   fendo    1 M 0 . 3 s   fendo per fettone di potentia attuta > nefe  potendo d'effe , ff) della, potentia confettai -  % re un compoflo . 'ISfon è ancora di per fedo-  ne definita , ffej particolare , come ctafetì -  no atto , procedendo da lui ogni atto , ff)  ogni potentia . c Adunque in ‘ Dio , e ogni  per fedone sjclufa ogni imper fettone^ pe-  ro in lui ogni cofa , è per mododtVnità  fìmplicifeima . e in lui diftinta la fa-  pientia dalla Inflitta , non è in lui diflmt a  la bontà dall'efeèntia , fjfe dalla aita. Ma  è unicamente l' e fènda , la aita, la fapien -  da : Et pero il dtuin Platone dtfee nel Par-  menide y non efeer di Dio nome , non diffi-  nidone y non fcienda , non fenfe , non opi-  nione : come quelli , che dicendo per fedone  determinata , attribuir ebbono a TDio im-  per fettone , dalla quale al tutto abborifee .  Et pero *P lodino yft)gl altri c Platonici nie-  gono Iddio ejjer ejfentia , o intelletto : ma  . ì . x v fj    t    L I B 7^0   tome molto piu prefilante , efifir contentò  delle fue ricchezze ; ricco della /ita fimplt-  ttfiima lenità . Solamente noto a fe mede -,  fimo ,filo amtratore , {fi cultore dellabtfi  fi della fiua diumitd. Quefla è quella diut -  na caligine , laquale tanto celebraDioni*  fio zAreopagtta fplendore della Cbrifha-  fia Theo logia ,alla quale non dggiugne utr -  tu alcuna rat tonale, o intellettuale . Impe-  rochcy come il rationabile non può efjer pe-  netrato dal finfi : ne lo intelligibile dalla  potentia rattonale : ne le cofe incorporee , {fi  femplict da t corpi , {fi dalle cofe compo[ìe m y  cofi quello y che eccede ogni modo d y e fiere ,  t (elude al tutto la intelligentia , o qualun-  que altra cognittone, qua fi un Profano  delle cofi fiacre . ^Ma è nelle cofi create un  Carattere , {fi una (ìmtlttudme di Dio,  fiore , {fi capo d'effe: per benefitto della -  yuale fi congtungono a Dio , quafi non fila   lecito    i    rp XI M o. r?   lecito aggiugnere al fuo creatore con parte  alcuna di fe>mapm tofto con tutto fi . On+  dell Profeta ratto daldiuin furore efe la-  ma y o Signore la tua laude , è tl felentiofi-  gmfeando ognipotentiayO uuoi r attornierò  uuoi intellettuale , douer ceffare dalla fila  operat ione,quado fi fa l'ultima unione del  le cofe create con effe Dio . Adunque molto  piu appropinqueremo a T)io procedendo  per le negazioni ; che per l'affermationiipur  chefempre mediamo effer meglio ^che quel  by che noi neghiamo di lui . Nondimanco  pofeiamo ufare ancora l'ajfcrmatioMynon  derogando alla fita diuinitàpur che intera  diamo effe hauere nfpetto , ft) compara-  tane alle cofe create . Come quando noi di-  ttamo T>io effer principio , mezo , fp) fi-  ne . Imper oche per il principio intendiamo  le Cofe da lui procedere ; per il mezo a lui  conuertirfi : per il fine effer da lui donato   C iij    38 L I 3 7^0   della ultima fùa per fettone; lacuale con-  file nella uer a unione fico. Quefto fgntf-  corono gli antichi ‘Tittagorici quando difi  fonoyla Trinità ejfer mifura di tutte le co -  fi. Quefìo panifico ancora Orfeo quando  dijfi Gioue ejfer Principio , mezj), fine,  ft) pero ( come dice Diontfio Ariopagita )  in quefto modo Iddio e fplendore a gli il-  luminati , per fedone a perfetti ; a Tteifi-  cati diumità , a /empiici fimplicità ; leni-  tà a quelli y che partecipano dell'uno ; uita  de uiuenti \ejfentia di quelle cofi y che Jd-  no'ydi tutta l'effintiaydi tutta la uita prin-  cipio y ftj caujà . Et pero . ogni copi creata,   < o uuoi eterna , o uuoi mortale , o uuoi ra r  Rionale, o uuoi Angelica, può efilamare in :  peme col \Profeta,Signore lo fjlendore del  la faccia tua , e fignato fipra noi.    \ 1 M 0. 39   CAPITOLO SESTO.   L i antichi Pitagorici chia  morono e/fo Iddio per fe uno ,  ffi) per fi bene > come auto-  re della /Implicita alle co/e  create , quanto di e/fa po/fono ejfer capa -  et : aggiungono Siriano y ft) Troclo per  quefto nome efier fignificato y non efio Id- *  dio ; ma quanto noi di Dio participia -  mo 3 quaf mi crediamo hauere efprejfi ef  fi Dio , quando noi efprimiamo Caratte-  re della diurni à y col quale noi fiamo fi-  gnati . Ter fi bene , perche non filo e (fi  non niega a ciafiuno il fio grado di per fe-  ttone ; ma ancora y perche , co.me fine , e  de fiderato da tutte le cofi: ilquale poi che  hanno configmtoficondo il modo della /ùa  natura , fi quietano . c Adunque ctoche  procede da lui fi fa partecipe della fua firn   ' C ni/     yo L 1 2 7^0  p lìcita , ft) della /ita per fettone . Ma per-  che qualunque cofa procede da altri, per  necefiità degenera dalla per fettone di co-  lui , da chi procede ; altrimenti l'effetto  non farebbe di minore per fettone , chela  cagione ; fendo effo(come dicono e Pitago-  rici, ft) Plotino) uer amente uno: quello  che procede da lui, è non uno, ft) pero ha  fico moltitudine . Onde habbiamo adire  hauere ancora imper fettone . Quella tm-  per fedone e per la dtgrefitone , ft) partita  da tffo TDio, meontrandofì fimpre nell'im-  perfetto quello , che parte , ft) fi allonta-  na dal perfetto : nondimanco ritornando  a quello , donde procedeua -, acqui fi a la  per fedone . Per laqual cofa rettamente fi  dice , ogni cofa compofia ejfir compofta di  imperfetto , ft) di perfetto » Quefto inten-  dono e Pitagorici, quado dtffono per il prò  ceffo dall'uno produrfiildua ; ilquale ri-  tornando    P 1 Ad 0\ 4.1   tornando a l’uno, donde s’era partito, con-  Jìituifee il tre prima figura : l’effentia di  cui contempliamo nel triangolo, come dice  Teone . Imperoche quello , che procede da  'Dio, partendo/! dalla infinita fua perfe -  tiene, cade nello imperfetto, quale è la na -  tura del dua; ritornando a T>io per la fua  interiore anione participa del perfetto ,  quale é la natura del tre . Imperoche come  il tre è compofìo della progreditone dell’uno 9  ft) della rtgreftone a l’uno, cofi quello 9  che procede da Dio, è compofio dell’ imper-  fetto , inquanto da lui procede, ffe del per-  fetto inquanto a lui ritorna. In fomma da  Dio procede l’Angelo : ilquale nella prima  mifura di fuo proceffo e imperfetto. ^Ma  come imperfetto ? certamente imperfetto ,  perche , fendo l’angelo il primo uiuente,  ft) il primo intelligente ; ffe ogni uiuente ,  intelligente effendo compofìo della pò-    4 2 L 1 <B T^O  tentia aitale , ft) della fùa operatone, cioè  del uiuere ; ft) della potentia intellettuale,  ft) della fua operatane, cioè dello intendere  la potentia come antecedente- alla opera -  none fu prima prodotta , la quale ha im  per fettone, fecondo che noi intendiamo efjd  ancora non operare . L'angelo adunque  nella prima mifura del fuo ejfere , fendo  una efentia con facultà di uiuere , ft) dt  intendere ; ft) non umendo , ft) non inten-  dendo , ancora fi può dire imperfetto . £t  perche la potentia attiua riguarda La fa  operattone ; altrimenti farebbe uana , fi  non operaffiy ft) operando confeguita il fuo  fine , ft) la fùa per fettone , laquale per  natura intenfamente de fiderà : è necejja-  rio nello Angelo effer naturalmente un'in-  tentifiimo defìderio di uiuere , ft) d'inten-  dere. Que fio defiderio nondimanco ante-  cede una certa fermezza , ft) una certa   conftantia    X / M 0. 4/   confi arnia , per uirtu della quale mai Van-  gelo parte dafe dalla fua natura y ma  fempre fi a quel me de fimo. Quella ferme* z  za dal dium ‘'Piatone nel Soffia e chia-  mata fiato. L'operattone y che feguita quel  defederiofe chiamata moto, di qui polia-  mo uedere quello y chefegmfec a il dium Pla-  tone nel Simpofeo y nell'oratione di Fedro ,  quando dice l y amore cjjcr del numero degli  Iddi/ antichifeimi ; affermando fecondo  V opinione de Ih antichi Teologi dopo il Cha-  os effer la terra , ft) l'amore , im per oc he il  Chaos non e altro y che la effentia dell'an-  gelo fecondo , che e confederata nella prima  mifetra del feto effer e y come imperfetta,^  come potentia y moltitudine y ft) infinito à  chi meritamente fi conuiene queflo nome  Chaos y fignificando indige filone , ff) con-  fatone . L'amore non e altro , che quella  ingenito defìderio y principio del u\uace y fp)    44 L 1 V Ilo   dello intendere . La terra fignifica la fer-  mezza 3 ft) l* fi abilità , per uirtu della  quale l'angelo non mai parte dalla fìta na-  tura . Tuttamente adunque e detto l'amo-  re ejfere antichifetmo , imperoche ejfo ante-  cede ogni operatone fendo principio d'ef-  fe s per uirtù delle quali , le cofe diurne me-  ritano d'ejfere chiamate lddij .   • ' * • '•[ V * \ V ;   CAPITOLO SETTIMO.   £/ni appetito , ft) ogni de-  fiderio fi può chiamare amo  re in un certo modo benché pi  ghandopropriamentei l'amo  re fìa felamente defiderio di bellezza > co-  me dichiareremo tn quello , che fegue. On-  de non mmeritamente ildefìderio , tlqua-  le muoue tutte le cofe al fuo fine y ff) al fuo  bene , e detto amorei ft) c Platone nel firn-        PRIMO. 4 y  pofio nell'orattone di Fedro per l'amore  non intende altro , che l'appetito , che e  nell'angelo ; per ilquale fi muoue a con -  fegtiire la fua per fettone . Si che pigliando  in quefto modo amore , diciamo ejjere in  ogni co/a creata infino ad' ultima materia,  nedaquale è ancora l'appetito alla forma  laquale è co fa diurna , fgf buona , ft) ap-  petibile , come dichiara ^rifiot eie. Adun-  que l'amore e cagione , che l'angelo 3 ilqua -  le e prodotto imperfetto , confeguiti la /ùa  perfetione ma come diciamo l'amore effir  cagione di tale per fedone ? certamente per-  che quedo ingenito appetito , quale al pre-  finte chiamiamo amore , quafi uno filmo -  lo , fpinge l'angelo a l' operatone . Impero -  che qualunque co fa fubtto , che ha l' effir e  e inclinata adoperare , ft) quanto ha piu  perfetto ejfire , tanto ha maggiore inclina -  tione ad' operare , onde perche i' angelo ha    4 6 L I <B X 0  perfettifeimo ejfere , anzi è effe ejferefendo  lo ejfere la prima cofa creata ; per quefio  ha grandtfiima incltnatione adoperare ,  quefia oper adone fi chiama tuta: fendo  la uita il primo moto interiore , ft) primo  atto , ft) per fedone dell' effe nda , come di-  ce Plotino , ft) q u ^i che l'hanno feguita-  to, cioè r Porfirio , ft) Amelio : benché Si *  riano , Proclo crediino altrimenti', tetta-   li al ùrefente dimetteremo. Sendoadun ~  que la uita la prima operatone dell'ange-  lo , è manifefto efeere il primo feto atto , ff)  la prima per fettone . L'angelo adunque  nella prima mifura delfuo procefeo e detto  tjfentia ; laquale è non uno procedendo da  Dio , che è perfatifeimamente uno :  pero ha moltitudine, anzi in ejfa ( come di  ce il dium c Platone nel r Parmenidefe efpli  tata tutta la natura de numeri, mediante  iqualt procedendo nella ulta difttngue fe   medefima -    P 1 Ai 0 . 47   ntedefima ne modi particolari ffe dell' effe  re ffe) come in piu efeentie , dando fecondo  il feto numero a ciafeuna effentia le fete prò  prietà , come y fe tu pcnfafii la Geometria  per una atione interiore dtftinguere fe me -  defema ne Tbeoremt particolari : lacuale e  una in tutti e teoremi ; perche ciafeuno è  Cjeometria:nondtmanco è ancora moltitu-  dine , fendo l'uno Theorema difemto dal  l'altro, (fe però ‘Plotino dimoftr a diurna-  mente dopo l'uno, cioè Dio,efJere l'efeentia ;  dopo l'efeentia 1 numeri , dopo i numeri , e  modi particolari dt II' efeer e, cioè le efetntie.  In fiomma l'angelo mediante il numero  come efattifeima regola per benefit io della  feuaatione interiore, quale fi chiama pri-  mo moto , (fe prima uita , diflingue, (fe  diffimjce fe me defimo in tutti 1 modi par-  ticolari dell'efeere , onde l'efeentia de II' am  gelo è come un tutto. L'efeentie particolari    4* LIV^O   fino le parti , non come il capo , o la mano  è parte di Socrate : ma come il Leone, o il  cauallo è parte dell' animale . di quefio piu  diffujamente habbiamo detto nel libro del  *T utero : ft) diremo nella concordia fra  Platone, ft) zArifiotile . Di qui chiaro ap-  parifie quello , che uuolc il diuin Platone ,  quando dice le cofe diurne produrre fi me -  defime . Imptroche non figni fica altro, che  le cofe diurne efier compofte dell'atto primo  ft) del ficondo , cioè della potentia attiua,  ft) della fila operationeilaquale pende dal «  la potentia attiua , come l'angelo , ilquale  e compofìo della potentia uttale , ft) della  fua operatone , ft) della potentia intellet-  tuale , ft) della fua operatane ; per benefi-  co dellaquale l'angelo è attualmente ui-  uente , ft) intelligente . Onde è chiamato il  primo animale , ft) il primo intelletto ; ft)  chi intende altro atto , ft) altra potentia   nelle      P X / M 0. 4$   nelle cofi diurne , non intende la fintentia  di f Piatone , ne forfè la natura di effe nel  modo del procefo loro dal primo principio .  Quelle e fentie , ffè quelli modi particolari  dell' ef tre di finiti nell'angelo dalla ulta  fino chiamati /fette, (g) Idee,lequali fino  in tanto intelligibili , in quanto hanno lo  efèere uiuo, (t) la ulta . Onde ildiuin Pla-  tone dice nelTimeo,che topefice del mondo  fece tante forme nel mondo , quante tua *  telletto uide neluiuente,fègnificando l' Idee  efèer nel primo animale . Et pero io mi  marauiglio afai , come qualcuno habbia  detto , che la forma , che effo Dio da alla  materia angelica , fino efe Idee , come fi  l'angelo , inquanto procede da Dio , fufii  potentia pafiiua , laquale diuenti ricetta-  colo delle Idee . forfè maggiore errore  fi può commettere nelle cofi diurne, che pen  fare in efe eferpotentia pafiua fìmile al -    io L 1 5 X 0 ;  la materia de corpi finfibtlt : perche cioche  procede da e fio Dìo immediate , procede  piu fimtle a lui, fg) p M perfetto, che è paf  fibtle. Onde fendo molto piu perfetta la  potentia attiua , che la paffuta , ì con-  veniente immediate procedere da lui la po  tentia attiua, ft) non pafiiua . c Adunque  noi diremo da 'Dio procedere immediate  un'atto primo : ilquale fi può chiamare  efientia prima , fendo la prima cofa , che  ha l'efiere; lacuale inquanto efientia e per  fettifiima : ma bene nelfuo primo procefio  ha fico congiunta potentia d'operare, non  operando ancora : q) fecondo, che ancora  non opera , ha fico Imperfetto : Et que-  llo e quello , che dice il diuin Platone nel  Filebo , da ‘Dioeffirt dua elementi, cioè  l'infinito , ft) il Termino della mtflione',de  quali fi confi ituifia unaTerza natura ,  cioè l'effintia .Imperoche quello , che prò-    t.      *p \ i m o. //   cede , inquanto e atto , {fi diffinito fi può  dire hauer termino : inquanto ha fico con-  giunta la potentia, {fi l'tmper fettone fi  può dire infinito : e l'uno {fi l'altro infieme  fino la Telatura della prima ejjentia ; la  per fettone y {fi atto, dellaqualee la fua  operatane interiore , {fi non Idee . Come  dal termino proceda lo Ciato , {fi la iden-  tità : da l'infinito , il moto , {fi la diuerfi-  td ; Et come tutte le cofi fitto il primo fie-  no compofie d'ejfintia,diftato,di moto. di  Identità , di dtuerlìtà altroue h abbiamo  detto , {fi diremo diffufamente nella con-  cordia fra Platone , {fi Artftotile ; oue di-  mena l'opinione di Siriano , {fi di e Proclo  dichiareremo , come ciafiuno d'efii e ele-  mento , {fi come e genere dell'Ente . zAl  prefinte fi conuiene piu tofto accennare ,  che efplicare fimilt materie .    \ .     T>    t       sz L 13 Ito  ' C APITOLO OTTAVO .   A# a d i particolari del-  l'tjjìre nell'zAngelo di [Unti  per beneficio della ulta al  yprefinte chiameremo ldee\  benché fecondo diuerfi confi derat iohi fi  pofiino chiamare per diuerfi nomi , come è  dichiarato breuemente nel primo libro del  nofiro Palerò, ffi) altrotte piu dijfufamen .  te fi dichiarerà . Onde fi foluono facilmen-  te tutte le obietioni contro a l'Jdee fatte da  ss4riflotile in diuerfi luoghi: ma principal-  mente nel primo libro dell'Etica , ft) nel  fifto delle co fi diurne , Uguale comunemen-  te fi reputa il fittimo . Quefla difìnbut io-  ne fèndo con ordine , mi fura, proporzione ,  fi già quello , che da l'ordine all' altre cofi  non è d'effe priuato , come le cofi diuine ,  le quali producono , ft) reggono , le infe-  ■ ^ . riori ,     rp X i m o„ j ì   riori, e per necefittà accompagnate da una  cenar gratta-*; da un ceno splendore ;da  un florido colore , tlquale fi può chiamare  rettamente efia bellezza* lmperoche ( co-  me diurnamente dice Plotino ) benché la  prima bellezza non fia un'altra cofa dada  ferie d'ejfi Idee , come aduentitia , q) efira*  nea ; nondimanco quella gratta , quello  fplendore , quel fine ,• che in fu la prima  giunta apparifie ad'afpettto di coloro, che  raguar ciano tutta la ferie dell'ldee , quafi  come il colore neda fuperficie , è chiamata  efia bellezza ; laquale non feguita la natu-  ra di parte alcuna 9 ma piu toflo del tutto .  Onde è manifeflo la prima bedezza prò*  cedere dada per fedone interiore dell'Ange-  lo > quale duerno efjere fioatto . Et pero  chi dice che' l bedo e diflinto dal bene come  l'eflrtnfeco dali'mtrinfico , fecondo il mio  parere dice rettamente, ft) chi lo riprende  r ^ -> D iij    34 l n x o   fer quefto, merita ejfo piu tojlo effir riprn  fi , perche fi noi compariamo il hello al be-  ne , affolutamtnte confejjiremo il bello  tjfire come fpetie ; il bene , come genere. 0  nero firfi piu rettamente , il bene ejfirt  per fi, mparticipato,e'l bello cffere una   certa partictpatione del bene, ma fi noi  non compariamo il belìo al bene affò luta -, 1   mente, ma quello, che è proprio bene a eia -  feuno , diciamo effer il bello differente dal  bene , come l'eftrinfico dall'intrinfico.Im -  per oche la Juftantia , diffinitione , è, il   proprio , primo bene di ciafiuno ; ft)  neffuno dubita la Juftantia ejfire mtrin -  fica . Il bello , findo per modo d'acciden-  te , come esirinfico feguita la fuftantia ,  e la diffinitione . Tuttamente adunque e A  dettoci bene effir fi parato dal bello , come  I mtrin fico dall'eftrinftco . Ma ( per tor-  nare onde noi partimmo ) findo la prima   bellezza   i ^ i    / M 0 : yr   bellezza una gratta , uno fplendore , uh  fiore della per fettone interiore ,lac/uale me-  ritamente chiamiamo bontà ; che mura T  digita e fe nella potentta mtelletuak del »  l'Angelo eccita un'intenfi appetito , g / 1 dd  Jìdertonon filo di fruirla , d'ejfrimer -   la, per modo di fimi , di Telatura? On*   de l'Angelo fi fa tutto bello. Que fio è l'amo  te, ff) la Venere celtfìe, celebrata nel  fimpofio, neìloratione di Paufitnia . c Per -  c/0 /0 «0» poffo non mi marauigltare di cer  ti per altro h uomini , Sgrani ft) grandi  iquali dicono , che l'amore e cagione della  per fettone della bellezza . Imperoche , fi  l'amore e appetito , fjfi defiderio ; la bellez?  za, e appetita , ft) defiderata,e necejfirio,  che la bellezza anteceda all'amore , ante -  tecedendo l'appetibile all'appetito ■. (orno  adunque dona l'amore la per fettone alla,  bellezza dicono ancora co fioro , che la bef  * ' 2 ? tiij    6 L 1 *B X. 0  lez&a e cagione materiale dell'amore y la-  qualcofa e piu marauighofaimperocbe la  bellezza muoue , come cofa amata , ff) de*  fiderata, come ancora muoue l'appetibile ,  ft) l'intelligibile , ft) fino cagione come fi  ne, non come materia . llche apertamente  afferma zAnfiotile nel undecimo libro del  le co fi diurne , ft) il diuin Platone nelfiflo  della %epublica . Tsle però fi può dire an-  cora interamente perfetto l'angelo . Im - ,  Per oche l'ultima per fedone di ciafiuno è  la pofi fione di effo Dio , fecondo che a fi  e pofiibile : Uguale da neffuno e poffeduto  con parte di fi-, ma con tutto fi . Onde Id-  dio non può effer compre fi ne per l'intellet-  to, ne per la uolontà, fendo l' tino, come l'al-  tra, par te deli' Angelo, {fi non tutto l'Ange  lo . adunque l'ultima fùa per fettone, e la  coniuntione di tutto fi con effo Dio , alla-  gale procede per necefsità uno intentai -  -u - mo    P M 0. si  mo appetito . Quefìo è l'amore tanto e fai-  tato nel Stmpo fio, nell' or aitane di Agatone;  llquale è beat if imo, fendo la cagione della  felicità ,e ottimo , congiugnedo la creatura  con Dio , che è ejfa bontà ,e gtouanijsimo di  tutti gli altri Dtj ; perche è t ultima co fi ,  che riafca nebtzAngelo . 'Ter la qual cofa  ‘Dionifio Areopagita dice , che l'amore è  un circolo fempiterno dal bene nel bene al  bene, fìgnificando tre fpetie d'appetiti, nel-  l'angelo da noi dichiarati di fopra : uno  fùbito , che l'efentia dell' (^Angelo procede  da Dio , pel quale l'Angelo produce la pri-  ma operat ione, cioè, la ulta; tintali ro, che fi  gue nell'Angelo fubtto , che è difhnto nelle  Idee,oue rifflende la prima bellezz&*£t que  fio e proprio Amore,cioè dtftdeno della bel  lezx&.Wl terzo è quello appetito , che con •  duce l'zAngclo alla comunione d'effo Dto>  della cui pofftpone acquifìa la fua felicità.     IL SECONDO LIBRO   D’ A M O R E,   DI M. FRANCESCO CATTANI  DA DIACCETO FILOSOFO,ET  CENTI L'HVOMO FIORENTINO.    O me l'Angelo proee*  de da effo Dio, co/i l'ani   feguito principalmente , cioè *7 orfino ft)  zAmeho.Qutfìa incomincia a riceuer mol  mudine y tmper oche fèndo principio del mo-  to come pruoua tldiuin Alatone nel deci-  mo libro delle leggi , fg) il moto feguitando    SS , ' . ' ' «v     LI% SECONDO. S9  l infinito , è neceffario in efjd comma a re-  gnare l'tn finito . A cjuejìo fieguita la molti*  tudme 9 come per fiua natura inde termi*  nata . Et però la prima molttplicatione di  fiuHantta , quafi fitto un medefimo pene*  re 9 incomincia a effer nell'anima. Sono  adunque le anime , che procedono dallan *  gelo molte . Conctofia che l'Angelo non fia  finon uno 9 nondimeno fino tutte compre fi  fiotto quella commune anima , le qua li fi -  no differenti luna dall'altra , fecondo ,che  piu fi appropinquano , o piu fono lontane  da quello , da chi procedono : il capo 9  guida di tutte è l'anima mondana t da chi  procede tutto quefto corpo utfìbile , che noi  chiamiamo mondo , o uuoi ùniuerfò . Sot -  to la prima anima fono dodici anime prtn  cip ah, lequah finoprepofìe a dodici parti  principali dell'uniuerfe cioè , a otto sfere ce -  kfli 9 quattro elementi 9 ft) perche eia .    60 L 1 B 7^0  y cuna anima ha due parti , come dimoflra  Platone nel Timeo ; una , per lacuale è fi-  mtle all'angelo , da chi procede ; l'altra  perche e fimile al corpo , tlquale produce ;  per queflo ha finito due nomi , per l y uno  de quali e figmfìcat a la inclmatione al pro-  durre , (fi reggere d corpo ; per l'altro , la  tnchnatione alle cofi diurne . Orfeo adun-  que (fi i fuoi figuaci chiamano l'anima  della terra, Plutone, (fi r Profirpina:l'ani  ma dell'acqua , Oceano , ffi Theti : del-  l'aria , Cjioue fulminatore , ffi Giunone:  del fuoco, Faneta, ffi Aurora : della sfe-  ra Lunare ‘Bacco Lichinto , ffi Thalia ;  del file, Bacco Sileno ffi Euterpe ; di Mer-  curio, Bacco Lifio , ffi Prato : di Venere,  Bacco Trietarico, ffi Melpomeneidi Mar  te , Bacco Bajjareo , ffi Cito : di Gtoue ,  Bacco Sabafio , ffi Tberfìcore : di Satur-  no Bacco Anfiareo , ffi Polinnia : de l'ul-  tima    SECONDO. 6i  tima sfera Bacco Pcriciomo , g) Franta:  Bacco cnbromio g) Calliope di tutto l'uni  uerfo . One , e da notare , che a ciafiuna  Mufa , è propoflo un Bacco per figmfica-  re , che la parte dell' anima, che melma al  corpo, è retta da quella, che partecipa del-  la mtelligentia , inquanto per tale partici -  pationee fatta ehria del diurno detta-  re . zAlle noue<iZMufi li antiqui Theologi  prepofono un'Apollo, lignificando le otto  anime , d'otto sfere celcfii,g) l'anima del-  lumuerfo, chiamata Calliope , ejjer mini-  fi r a della diurna mtelligentia , laquale  efii chiamorono apollo ; noi al preferite  chiamiamo Angelo . ^Non farà forfè fluo-  ri di propofito riferire una maramghofit  opinione circa il numero , g) l'ordtne del-  l anime intellettuali , la quale fi può attri-  buire a gli antichi Theologi . ( I^ot ueggia-  mo il numero duodenario batter grande    62 L r <B HO   automa nell'uniuerfb , di che facciamo  coniettura per ejjtre dodici parti principa-  li in ejfo , cioè dodici sfere . Oltre a quefto 1  ueggiamo Uno bili filma sfera effir dtfìin - j   ta m dodici figni , onde ragionevolmente  habbtamo a concludere ogni altra sfera ef  fer ordinata , ft) diftrtbuta nel mede fimo  modo, mafiime e (fendo in ogni sfera U na*  tura del tutto , come accenna Platone nel  Timeo : ma di quefto altroue piu dijf ufi-  mente parleremo , oue dimoieremo , che  tffendo l'uniucrfì compoflo , ft) retto dal-  la ragione Harmonica , e neceffirio , che  fa ordinato fecondo il numero duodenario,  radice dell'armonia di diapafon, fappiamo  ancora , che'l numero fobico dice plenitu-  dine , ff) firmità ; ft) pero quando il m-  • mero procede nel fio Cubo,eJphca tutta la   ua per fettone • Il cubo , e quando un nu-  mero multiphcato m fe medefimo di nuouo   fi multi *     % 1 M 0. 63   fimultiplica per fi . V irbigratia noi chia-  miamo il dua numero lineare , perche ha  fimilitudme con la linea . Se tu multiplichi  tl dua in fi mede fimo ,fi fa il quattro , ti  (juale ha fìmilit udine con la fuperficie . Se  tu di nuouo moltiplichi il quattro per dua  fifa otto tlquale ha fimilitudme col corpo,  piu la non ua la multtp Ite ut ione, come con-  tenta di tre termini longitudine , latitudt-  ne * {0 altitudine , ftf per ejuefio il cubo è  ultimo proce fio y per fettone de Inume-   rò. Quefi a procefiione e Pitagorici diurna-  mente accommodano alle fufiantie cofifi -  par ate y ff) eterne , come corporali , ff) ca-  duche y come altrouemofir eremo , Adun-  que il duodenario , tlquale e il primo nume  ro fecondo , compofìo di dua finarij fiqua-  le e tl primo numero perfetto 9 procedendo  nella fuperficie y ft) nel fuo cubo fa il nu-  mero osìd. T>CC. XXVlll ilqual nume    64 1 *B KO *   ro contiene tutta la plenitudine , fp firmi-  la , c/tf procede dal duodenario . Qualcu-  no adunque fondato in fu quefto> forfi po-  trà credere ejfiere dodici anime nell'umuer-  fo, quafi dodici principi) , come è detto •  Sotto ciaf una ejfir e dodici altre anime,  delle quali ciaf una habbia /otto fi dodici  legioni d'anime piu particolari . In modo  che il numero crefie fino alla fimma di  A4. D C C. XXV III. legioni , in ciafiuna  delle quali fia tanto numero d'anime ,  quante [Ielle fino nell' ultima sfera. 4 A£e  debba parere frano tanto numero d'ani-  me y quando ff) T)aniel profeta dice mi-  gliaia delle migliaia erano fìioi mini fri.  fommunque e fia , tutta la moltitudine  delle anime ha per guida , ff) capo la ani-  ma del mondo prefantifiima , diuimf   fima di tutte le altre .   ...   CAPITOLO    SECONDO. 6s   CAPITOLO SECONDO.   ’ c^nima degenerando  dall' Angelo , da chi proce-  de, inclina alla natura del  corpo y qual produce ; nondt-  manco non degenera dall'angelo tanto 9  che ejpt non rifirui delle condittoni diuine ;  ne inclina tanto al corpo , che effa al tutto  partecipi delle [òr de matertaliSPer laqual  co/a pofta in mezzo dell' una, fp) dell altra  natura y ncn dimette la cura , ffi) il minifte-  rio del corpo : q) gode le delilie del mondo  intelligibile, Onde meritamente è detta no-  do dell'uniuerfi. Et per quefto ilduttn Pia  tone nel Timeo compofi l'anima di fitte nu  meri, in modo che pofta l'unità da ciafiu-  no de iati , ne fegutti tre numeri ; cioè dal-  l'uno de lati il proce fio infino al primo cubo  de numeri pari . T> alt altro ilprocefti in -  — 4 E     Vi    *6 .OLQ/^3! X 0 5L  4/ primo cubo de numeri impari . Si  4/4 cg«/ /dta fino termini quattro , {fi  tre inter uaìli , per (lenificare nella natura  dell'anima ejjer dua propietà : l' una, per-  che effa fi congiugne fempre all'angelo,  -{fi quefìa è denotata per gli numeri im-  pari : l'altra , perche ejfa produce il corpo,  denotata per li numeri pari, {fi tana, {fi  l'altra è dif finita pel quattro. Et però noi  pofiiamo dire la quatrmità efjir uer amen-  te l'Idea della perfetione ; non filo perche  marauigliofàmente contiene il dieci; ilqua-  le fendo tutto tl numerose Ptttagorici chia-  morno Cielo , {fi umuerfi . Ilche ancora  fignificorono li antichi Theologi ofiuramen  te,quando a noue mufe prepofino un' Apoi  -lo . *ZMa ancora perche quando fi procede  nel cubo fignificato pel quattro , fi mene  ^all'ultimo termino della proctfiione;ne fi  può procedere piu oltre . Onde in ogni natu -    SECO ‘KfD'O.  rapel Cubo efignificata l'ultima perfetto-  ne di ciafi uno .‘Non e adunq; marauiglia ,  fi e Pittagor tci(come dice Teone)giuraua-  no per colute he dona all'anima noflra la  Quatrinità y fontana della natura , che e  tmperpetuo flufjo ; Imperoche quefto non è  altroché giurare y per colui, cioè per Pitta  gora ; ilquale h abbia trouata L'anima e fe-  re diffimta per la quatrinità,cioe dalla po  tenda dell' intendere, dalla ragionerai fin  fi , dalla ueget attua . Dalle quali potentie  l'anima, che fi muouefimpre : fifa perfet-  ta. L'anima adunque produce il corpo ;ma  pel mezo d'uno in frumento proprio y ilqual  chiama grande fiminario y o uuoi natura * .  o uuoi anima feconda ; laquale dall'ani-  ma prima , è fatta grauida de fimi di tut-  te le cofi y che hanno a effire prodotte nella  materia. Da quefto grande fiminario pen  de tffa materia : laquale è imperfettifiima   . , ~ È ij    6S L I 2 TfO  di tutte le cofe fendo mafimamente diflan  te da effo Dio autore d'ogm per fettone ; la-  quale , "Plotino chiama principio di tutti  i mali , co[t nell'umuerfi, come nell'anima  noflra . "Pendono ancora dal medefimo fe-  minario procefiiom de femt qua fi razzi dal  lume Squali non mai fino fèp arate dal-  la materia , anzi fino fimpre congiunte fi-  co . "Noi le chiameremo e femi delle cofe . La  prefintia de ' quali nella materia affilue  la generatone : quando accompagnati da  lo affetto dell'anima feconda , moffo dalla  prima anima h fanno termine nel compofìo  \ naturale . Imperoche il compofìo non e al-  tro , che il fime , che pende dall'anima fe-  conda f q) la materia , in modo intra fi  uniti , che defii fi faccia uno . Quefto for-  fè e à Chaos dzAnaffdgora , di finto dal-  l'affetto dell'anima feconda , ilquale pende  dalt anima prima , rat tonale f uer a pa-   drona    SECONDO. 69  drona della gener attorie. Di qui fi può  uedere il fondamento di coloro , che affer - ,  mano tutte le cofe qualche uolta tornare  quelle mede (irne. Laquale opinione benché  paia molto aliena da zA riftottle : mafiime  nel fine delfecodo libro della Generazione 9  ft) corruzione ; nondimanco noi Jperiamo  dimoftrare ejfirhconfenttentifiima. Ma  per tornare alla co fa noftrafendo nell' ani-  ma fecondo efemi delle cofe , uere cjprefìont  delle Idee, ft) per que fio fendo accompa-  gnati da una bellezza, che ìtale a fimi ,  quale e la prima bellezza alle Idee , e necef  fario s'accenda in effa uno appetito ,ff) uno  defideriodi quella bellezza ; ilquale inco-  minciando dalla cognitione, ft) non poten-  do fare la fimilitudme di que da bellezza»  di dentro a fejransferifee nella materia la  par ticipat ione delle Idee , alle quali feguita  quefea gratta , que fi a elegantia, quale noi   E lij    io Litico V.  Aleggiamo nel corpo mondano uer amento  •figliuola dell' timore . Et pero Plotino di -  ce, che tutte le co/e fino teoremi >quafì pro-  tedino dalla contemplatine, hauendo prin  tipio dalla cognttione di quella anima .  Quella bellezza, che e nell'anima feconda , *  et quello appetito , che fi accende in e/fa e lo  Amore la Zienere uulgare nel fimpofio  riferita da Paufama, laquale è detta figli-  uola di (fioue, {fi di Dione; perche pende  dall' anima prima,ffi rationale, laquale è  detta Gioue, dalla feconda , ratina-   le , laquale ha commertio con la materia i   ' C AP ITOLO TERZO.   L Cielo, o uuoi tuni-  uerfi è uno , procedendo da  una anima, ft) fendo fatto  a fimilitudme di un mondi)  intelligibile -, ilquale noi dtfipra habbiamo   chiamato     S E V P 2 \£ 27 0.   chiamato Angelo ; ffi) pero Democrito *  ft) Leuctppo non meritano d'effere uditi ,  ujuali pofono mondi infiniti . o^irtfiotik  pruoua che'l mondo è uno: perche egli è fot  to di tutta la fua materia : ffi) Alatone  proua , che'l mondo è uno fendo fatto a  fimtlitudine d'uno efemplare . W<?i hab±  btamo nella r Parafrafì noftra /opra il cie-  lo hreuemtnte dichiarato , ffi) altroue dif-  fufamente dichiareremo in che modo della  unità del mondo fia la medefìma opinione  dell'uno , ft) dell'altro filo fio fo , e il mondo  non filo uno, ma ancora ingenito , ft) incor  r unibile, fe noi crediamo ad Ariftotile . Al  diuin Platone piace il mondo fempr e effe-  re fiato, et fempre douere effiere : nondime-  no hauere cagione da cui penda , cioè dal-  l'anima diuimfitma, principio della natu-  ra corporale . Et pero habbiamo da dire  effer tre principali fu ftantie, lecitali uera-   E mj    72 L 1 <B 7^ 0 ?   mente hanno natura di principio : cioè Id-  èo, l'Angelo, l'anima diuinifiima . Iddio è  autore dell'unità in tutte le cofi , l'Angelo  della permanenza , l'anima del moto: ft)  quefia è la fintentia di Plotino, ft) di Por  fino; benché Siriano, ffi Proclo altrtmen  ti procedmo . Sono fiati ale unicorne ^lu-  tar co, ft) Seuero, iquah hanno affermato,  fecondo Platone il mondo effere incomincia  to qualche uolta , ft) qualche uolta douere  finire; ft) per quefto hanno detto filo effèr  dua prmcipij di tutte le cofi, cioè la mate -  ria , ft) Dio , non pendendo la materia da  *Dio , ne Dio dalla materia . In modo che  Iddio fia al tutto finza materia , ft) fim-  plice;la materia fia al tutto eterna, ft) fin  zci participatione di Dio , ma quefta oppi-  none (come è conueniente ) non è ammejja  dalli altri Platonici . Le parti principali  del mondo fino otto sfere celefii, ft) quat-   . tro eie-    SECO 5 SI DO. 7 ^  tro elementi . T>e!le quali le sfere celefli fi-  no nobihfiime. llche dmoflra la magnitu-  dine loro e'I / ito , l'ordine , e'I moto , il lu-  me. Plotino uuole che il Cielo Jia fuoco, ffi)  c . "Piatone nel Timeo uuole ,che il mondo Jia  compofto di quattro corpi , Fuoco , Terra t  Aere , ff) oAcqua , in modo , che da que :  fio nome fuoco fino comprefi i corpi celeftu  os4riftottle s'ingegna dimofirare , che il  Cielo non e fuoco . lmperoche il fuoco , co-  me ejjo dice , p muoue naturalmente in -  uerfi la cir cunferentia,p artendofi dal cen-  tro. &l corpo celeftenon fi muoue di moto  retto partendofi dal centro, ma di moto  anulare , ilquale moto [i fa intorno al  Centro , pero il Cielo non è fuoco, altri-   menti bifignerebbe dire y che il Cielo barn fi  fi dua moti naturali ; uno per ilquale fi  muoue intorno al centro , che e ilctr calare:  l'altro , per ilquale fi parte dal centro , ff)    74 L IV Z 0 - "  ua alla circunferentia , che è moto retto ,*  Lacuale co fa pare habbia per imponibi-  le- Quefla ragione facilmente foluono Pio-  tino , ‘Proclo . Ilche breuemente nella  no fra c Parafaf f opra il Qelo habbiamó  tocco y fé) altroue piu diffuf amente dichia-  reremo y mofìrando , che altro è muouerfi  nel proprio luogo , ft) fecondo la fua natu-  ra : altro e , fndo fuori del proprio luogo ,  ritornare ad cjfo > ff) nella fua naturaro-  no alcuni , che dubitano y fe le felle hanno  moto proprio . Platone dice nello Spinomi-  de y che le lidie fono animali ignei ; ft) nel  Timeo y che le lidie fi muouono intorno al  proprto centro . È piu de Peripatetici op-  pongono zAriflotile cjuafì uogliayche le jlel  le fieno continue col Cielo ; ma piu denje ;  ff) però non hauere altro moto , che quel-  lo della fua sfera . ^oi diciamo z^riflott-  le non hauer mai quefo affermato . ^a    S E C 0 *1 D 'O. '7f  quando duce le fteUee/Jere della medefima  ] fuftantia , di che è il Cielo ; intendere effe  effire della medefima natura , cioè ignee ;  fffi quando dice le sielle effire mfijfie nella  sfera ; non fignificare pero efftr continue ,  ma che non mutano luogo fecondo il tutto ;  ft) pero apparire effire tnfiffi ; perche fi  muouono circa il proprio centro . In fom-  ma le sfere celefh , ft) le Belle effire di na-  tura ignea , hauere proprij moti , è ma -   mfeflifiimo appreffio Platone . ‘Nelle sfere  celefh fin due moti , uno da Oriente 3 m oc-  cidente, tlquale ‘Platone chiama moto del  la fapientia , q) della identità . L'altro  da Occidente in Oriente chiamato moto  della diuerfità . Quefio , è delle sfere erra-  tiche : quello del fermamento ; ilquale in-  ulta la intclligentia dell'anima diuintfii-  ma , di chi è tmagtne . Quello, è chiama-  to deBro , e quello fimfiro. L'uno,    7 fi L I % 7^0 |   .l'altro fanno la generatone, la cor r-  ruttone;Quello del fermamente fa che firn  pre fia ejja generattone , ff) corrutione ,  come dichiara o Ariflotik . Et pero t Pitta -  gorici affermarono ff) ildeflro , ft) il fini •  fìro efier nel numero de' principi] pendere «  do dal moto del fermamente, ffi) delle sfe - ']   re erratiche tutta la generatone .   " CAPITOLO QVAtjO.   L Moto da Occiden-  te in Oriente , chiamato da  ‘ Platone moto di diuerfità  proprio delle sfere erratiche  autore della generatone , come è detto , è  diuifiin fitte, Imper oche ogni sfera ha il  fuo moto . di tutti è uelocifiimo il mote della  sfera di Saturno di tutti è tardifiimo il mo  to della Luna . Sono alcuni , uguali affer -  mono Arifiotile fintire il contrario, quale      SECONDO. 77  uogha il moto di Saturno e [fere tardiamo  determinando fi longhfimo tempo perla  fiia fpeditione . ‘Ter contrario il moto del-  la Luna effer uelocftmo deter minandofi  breuftmo tempo. Tsfoi crediamo e far fen-  tentia d'o^lr ifìotile le sfere fàpertorimo-  uerji piu uelocemente,che le inferiori . Im-  peroche la magnitudine , che debba effer  trapaffata dalla sfera di Saturno s fuper a  molto piu la magnitudine , che debba effe-  re trapaffata dalla sfera della Luna , che  il tempo , che fi dttermina Saturno per il  fuo moto , non fitpera quello , che fi deter-  mina la luna . Quello è uno de gli errori ,  che Platone imputa a greci (come è detto )  nel fettimo delle leggi , cioè credere il moto  di Saturno effer tar difimo fra i pianeti ,  fendo ueloc fimo, può fi ancora r acorre de  comentarij di ‘Porfirio J opra il Timeo e  Pittagorici affermare il moto di Saturno    7S .L IV 7^0 \   effer ueloci filmo, ff) riflotile ancora dice   nelle quefiioni meteorologiche il moto della  Luna non fare accenfìone nell'aere fendo  tardo , ft) pigro : ilche fa il moto del file  per la uelocità , ff) uicimtà . Credono i Pi-  tagorici , ff) Platone il Cielo fendo imagi*  ne dell'anima efjir e dige fio fecondo la ra-  gione armonica ; L'anima, fecondo che pia  ce a Timeo Pitagorico, pigliando le duple,  ff) le triple con le fifquialtere, g) fiper ter  ite , fuper ottaue , ff) fimitomi è digefla in  trcntafei termini. Il primo di tutti è il nu-  mero trecento ottantaquattro . La fomma  di tutto il numero , e cento quattordici mi-  gliaia , ff) fecento nouanta cinque unità.  'JSfelquat numero è contenuta tutta la ra-  gione Armonica . Sendo adunque le sfere  celefh in modo coerenti fa fesche facilmen  te paiono piu tofio continue , che contigue  tanto fono pulite , ftfi coequate ; ft) mo?   uendofi    SECO D O. 79  uendofi uelocifiimamente non dubitano af  fermare ; da loro mandarfì fiora un fuo-  no di tanta gratta , quale fta conueniente  a fi nobtl corpo y come e il Cielo , Imperoche  il fuono fi genera del moto di dua corpi,,  che uelocemente mouendofi f tocchino . Il  moto piu ueloce genera il Juono piu acuto ;  e*l moto piu tardo genera il fuono piu  grane \ ff) pero il moto del fermamepto  generati fuono acutifeimoye'lmoto della  Luna grauifeimo , ff} perche i moti delle  6 fere fino digeftt, fecondo la medefìma ra-  gione harmonica , come fino ancora i loro  interualli ; fecondo laqualcfe digefla l'ani-  ma : e neceffario , che tali fuoni proc eden?  do da moti armonici in modo confinano  fa fi , che di tutti fi confi itmfea una ar r  montagna melodia di gran lunga piu fua  ue , che quella , che noi pofeiamo compren?  dere con le orechie elementari > Et perotl    80 L 1 <B 7{0  dtuin Platone nel decimo libro della 7{epti  blica dice , che ctafc una sftra celefte ha fi-  co congiunta la fua Sirena , laquale canta  il fio tuono . Dequah fi fa una armonia .  e Pittatomi affermorno il Cielo eff re la li  ra di T>io: a quali acconfentifcono Aleffan   dro eJ "Milefìo , ft) Eratoflene .   . .   ' CAPITOLO QVIWTO. •.   * #vi v , , • • . ,r*   /r a bi l e bellezza nafcc   nel corpo modano dalla unto   ne, per laquale cofe tanto   diuer(i,ff) fi contrarie, co-   me fono nel mondo , fatte fra (e amiche,   con ftitui fono un grande animale . £ fegliè   lecito comparare le cofe grandi alle piccole,   il mondo è ftmile a l'huomo ; Il fuoco , la   terr a, l'aria , l'acqua hanno fmilitudme   con la collera y con la malinconia , col fin -   *   gue,con     SECONDO, sz  gue , conia flemma ; della retta mifttone,  de quali fi fati temperamento radice della  finità y cofi a l'huomo , come al mondo . Il  fermamento fi può chiamare il capo di que  fio grande animale , alquale un numero  * quafi innumer abile di fielle come occhi fui  genttfiimi fino grandifitmo ornamento .  £ ‘Tittagorici affermano le fielle penetra-  re col fio lume nel centro del mondo : dout  pel concorfi di tanta moltitudine di raggi  uoghono accender fi unfuoco eterno quafi  cele filale . c Al firmamento , come capo ,  obbedtfiono i pianeti : in fi a quali il Sole  ha fimilitudine del cuore , e fontana della  uita . ^Marauighofamente eccede il Sole  tutte l' altre fielle , non filo di magnitudi-  ne y ma ancora di potentia , ff) di uirtu ;  la qual cofi dtmoftra la copta del lume .  (fili antichi Theologi affcrmomo , laGiu-  fiuta , laquaky come Regina, ordmaydriz-     -82 JSlpXQ V   qi , regge l'umuerjo, per tutto procederi  dal mezo del trono del Sole. zs4riftotile at-  trtbuifie tutta la generatone al Sole , ft)  atta Luna ; lacuale , come dice Hipparco  è neramente uno Jpecchio del Sole rifletten  do a noi il lume , Uguale ejja da lui pren - •  de. (fiiambhco , {$) Giuliano Imperatore  confhtuifiano nel Sole tutti lifDij de (gen-  tili . Et ^Plotino affermagli antichi haue-  re adorato il Sole > come Iddio. Confideri  la muc chi dubita il Sole effer preftantif  fimo di tutte l 1 altre flette ; oue ancora ciò  che e di lume , e per beneficio del Sole . Gio-  ueconla fita beneficentia , peonia fua  equità raprefinta il fegato, dal quale il nu  trimenioìfommmt firato a tutto il corpo ;  onde da gliaftrologi , è chiamato la prin-  cipale dette grafie celefti ; da «J /Marte , qua-  fi amaritudine del fiele , e ridotta al tem-  peramento la dulcedtne di (filone . V mere.    'I T    SECO X D 0 . 83  ft) la Luna , fendo miniflre della genera -  tione per cagione della uirtu humida , che  regna in effe , hanno proportene col feme,  ft) con i membri genitali : chi confiderà la  deferita , ft) prontitudme di J Mercurio  forfè non dubiterà a/fomigliarlo alla lin-  gua : per tu fido dellaquale noi facciamo  note le intime noflre cogit adoni . èt pero li  antichi meritamente attribuirono a t jue -  fio Dio il patrocinio dettelo (juentta. lAt*  tribuifcono ancora a Saturno il dono del  lintelhgentia , ft) però chi ajfermaffe Sa-  turno effer e in luogo di reni, forfè non fa-  rebbe lontano daluero . lmperoche cjuefìi  fendo aridiflimi , efpurgano lo spirito di  ogni cahgmofo uapore . Onde effo , e fatto  atttfimo mflrumento della inteUtgentta :  non è dubbio ancora effere un tenuifimo ,  ft) luddismo Vehtcolo della uita , fg) del  fenfi corre /fondente alt elemento delle fiel  v . . o . f jj    u L IB \0   le : per Uguale , come per competente me-  zo y l'anima consunta al corpo elementa-  re y lo fa partecipe de doni della aita . zA  queflo è Jtmile quel fuoco dimmfitmo , il  quale e fimpre per tutto diffufi ; ripieno  della uirtìi dell'anima regia, fecondo affer-  ma Cjiambhco , ff) (giuliano Imperatore ,  ilquale da ziatone nel Fedro e chiamato  il carro alato del gran Cjioue . Aderita-  mente adunque fendo l'huomo belhfitmo  di tutte le cofe , che fino in terra : ff) effen-  do fintile al mondo y tn modo che e fio e chia  mato piccolo mondoy h abbiamo affermare  il mondo , quafi un grande huomo , effr  belhfitmo di tutte le cofi fenfibtlu *Noi hab •  biamo dichiarato fino a qui la bellezza efi  fere una gratta , un fiore , uno splendore  della bontà ; ft) l'amore non ejjere altroy  che uno intenfi de fiderio di fruire , ft) di  •fingere la bellezza . Riabbiamo ancora di-  chiarato    SECO 5S l D 0. m   chiarato eftere àua bellezze : una prima ,  ft) diurna , laquale, feguita all' Idee chia-  mata Venere celefte ; d'altra feconda , ft)  naturale , laquale e nell'anima feconda,  o uuoi grande femmario detta Venere uol-  gare , fé) commune , ft) pero eftere duoi  amori . Vno circa la bellezza celefte , ft)  diurna : detto diurno e celefte : l'altro circa  la bellezza feconda , ft) naturale , detto  amore commune yfft) uolgare.Sendo adun-  que l'amore diurno circa la diurna btttezz  za ; ft) effìngendo efta , è necejjario ejjere  in mezzo di due bellezze > una prima , ft)  impar.ticipata , laquale fendo appetibile ,  antecede all'appetito amat or io)' altra non  prima , ft) partictpata , cioè quella prole  . bella y laquale l'amore diurno effìngeneL  l'angelo per modo feminale , ft) di natu-  ra a ftmilittidine della prima bellezza s ft)  imparticipata , ft) quefta non antecede,   : ^ > f $    SS L IH 2 io  ma fegmta all'amore . L'una, {0 l'altra  chiameremo Venere celefle. Medeftma-  mente quella bellezza, che è nel gran (emi-  nario antecede all'amore uulgare . La beL  lezz& .* che e nel corpo mondano figuita ad  tfio y in modo che ancora lo amore uolga -  re yl collocato nel mezzo di dua bellezze ,  dellequaltl'unae fine dell'amore uolgare,  l'altra e prole ; {0 però ancora ciafiuna  di quelle può efier chiamata Venere uoL  gare . Oue è da notare la prima bellezza ,  che antecede all'amore ejfiere nell Angelo  per modo fpett abile ; la feconda cioè quel-  la y che è prole dell'amore efier per modo (e-  minale . TSJel grande fiminario per con-  trario , perche la bellezza 9 che antecede  all'amore uolgarey e meffo per modo di fi- .  mt:queUa y the figuita, cioè la bellezza che è  nel corpo mondano prole dell'amore , e per  modoffett abile. Onde la prima, {0 ultima   bellezza    SECONDO, st  bellezza fino in quefto fimilt,che l'una,q}  l'altra, è obietto della potentia utftuaique-  fi a della corporale ; quella incorporale , ft)  intellettuale , ft) pero non è mar auiglia, fi  dalla bellezza finfibile fiamo eccitati alla  bellezza intelligibile. E ancora da inten-  dere non filo la bellezza dell'angelo , ma  quella dell anima diuina efier lignificata  per quefio nome Venere cele fi e: parimente  l'amore ; che nafie di tale fpett acolo, nel*  1 anima diurna effer figmficato per lo amo-  re celefie . lmperocbe , fèndo nell anima la  uera participatione delle Idee , e neceffario  ancora in ejfa fia la uera participatione  della bellezza, ft) dell amor e, come ancora  in ejfa è la uera participatione della uita ,  ftj dello intelletto . adunque nell'anima  diuina fino dua amori, fjfidua bellezza*  Vna uera participatione della bellezze*  Ideale detta V mere celefie . L'altra detta    a*v*V>    ss : L 17t Jt o • V   Venere uolgare > hauendo commertio con  la materia, zsélla bellezza uolgare e inten-  to l'amore uolgare . Alia bellezza celejle ,  è intento l'amore celcfìe , ffi) fermezza  deffa alla prima , ft) uera bellezza.!} aL  la cui contemplatone s'afiende al capo,{t)  principio di tutto l'uniuerfo , la cut bellezj  za y filo per uaticinto fi può comprendere ,  trapalando tutta la f acuità del conofcere  d infinito inter uaRo.   ^Qr. ài- * . <• + . *. ' ‘ V‘ > •* » .’* i- >   C CAPÌTOLO SESTO. .   • . • V «- , . . i tftf \* % f   L D l v in ‘"Piatone dice  nel Timeo t anima noflra  effere Hata creata nel mede  fimo cratere, quale fu crea-  ta l'anima mondana delle reliquie de me -  defimi generi; uokndofigmficare l'anima  nojlra hauere proprietà , ft) potente fi-   mili     SECO 2\£ ZX 0. ^  mili alt anima mondana >{t) alt altre anu  me diurne } ma in un certo modo piu impera  fetto. Quefto uuolefegntficare che t anima  nojlra , benché habbta le medefeme uirtà;  nondimanconon opera nel medefimo mo-  do: perche intenta alla gener adone , ff)  cura del corpo caduco , dimette la contem-  platane della uera bellezza. Per contrario  intenta alla uerità intelligibile dimette la  cura della gener adone ; fp) cjueflo aduiene  ragioneuolmente . Imperoche non potendo  adempire infieme tuno , ff) l'altro uficio ,  enecefeario la efeedidone dell'uno fìaac-  • compagnata dalla dtmefeione dell'altro ,  quando e intenta alla gener adone , fi dice  difeendere , quando e intenta alla contem-  platane yfi dice afeendere ; non perche l'ani-  ma afeenda, o difeenda fecondo il cojìume  de corpi . Imperoche fendo ejfentia fepara -  bile y ft) non pardeipando dicondidone aU    ?o L I *B ^ 0   cuna corporale , fecondo che piace a tr Pla-  tone , ffe) adzAnflotiU, ma di fuori ft an-  dò , è al tutto afioluta dalla natura del  luogo , alcjuale filo è obligato il corpo ; di  cui è proprio il fetlire ff) lo feendere ; ma  diciamo afcendere > ft) difendere m que-  llo modo . Le cofe diurne y feno prefenti fe-  condo y cheefee oprano . lmperoche noi di-  ciamo la dimnità ejfere in cielo , o in terra  fecondo che efea opera in Cielo , o in terra .  £t altrimenti non puòefeere determinata^  mente in luogo alcuno . Della operatone ,  e principio l'affetto , corne e manifefeo\chi  è quello 9 che operafei in alcun modo , fe  prima non fujfe moffo da uno a : ffetto an-  tecedente? que fio affetto non e altro che un  defederio d'operare , tlquale pendendo dal’  la fognatone e principio dell'operatione.Pri  ma concepe Ftdia la forma della fica ^Mi-  nerua , dipoi defederà di produrla , o nel   marmo    S E C 0 TSfD 0. pi   marmo , o mi ramo , dipoi la produce . Se  non haueffe defiderio di produrla y non mai  la produrrebbe , ff) fi prima non conce -  pejfi la fua forma , non mai dtftdereb-  be di produrla . ^Adunque la cognttione è  principio dell'affetto , ffi) l'affetto dell* ope-  ratane ; fff pero alatone dice nel Timeo ,  che l'opefice del mondo fece tante forme  nel mondo , quante hauca uedute la men-  te nel trnente , per lignificare la produzio-  ne del mondo pendere dalla cogmtione , in  fra lequali , come fra due efiremi y e mezz  ZP tl defiderio di produrre . Sendo adun-  que l'anima no fra nel numero delle cofi  diurne , diremo effer e prefinte oue effa ope-  ra ; ft) operare , oue effa e tratta dallo af-  fetto , g •) defiderio d'operare . llquale af-  fetto pende dalla cognitione . Imperoche  glie impofiibile noi hauere defiderio d'ope-  rare quello , che al tutto c'è nafioflo . ‘Ter    92 LIBICO  lagnai co fa , quando l'anima nojlra con - *  cepe la uita ftnfibde ; ft) la gener adone 5  ft) hauendo affetto a effa la produce , ft)  efphca ; noi diciamo l'anima dcfccndere . ,  Jmperochela natura mortale oue effa ope-  ra, e V infimo dell' uniuerfò: Ada quando <•  effa concepe la tuta de gli T>ij, ft) la ulta  intelligibile lontana da ogni moleflia , ft)  ùgnytriflitia , ft) con l'affetto l'efplica, dir  ciamo afendere , fèndo gli c Dij. il fupremo  \detl' unmtrfo . ‘Rettamente adunque dice  ^Porfirio nel primo libro. DeU'aftinentia  de gl' ammali , f noi defi deri amo ritorna  rea quello , che è proprio nofìro , f) alla  ulta degli T>ij , effer di bifigno , noi al tut-  to diporre qualunque cofà habbiamo pre/o  dalla ^Natura mortale infieme con t affet-  to decimante ad effa , quafi non per altro  defeenda , 0 afenda l'anima no fra, che  per Iq affetto. ^Tiace al dtuin r 'Platone ,ft)   Plotino     SECO 2 \J D O. 93   Plotino l'anima noftra , quando uiue con  la uita intelligibile, ffe) degli Dij : conferi-  re tanto grado di degnitd , che fatta colle-  ga dell'anima mondana infieme fico reg-  ga tutto il fato , ffe) la generatone . Viue  aUhora con la uita de gli Dij , quando ri-  dotta ne peniitfeimi tefeori della feua effen-  tia , ft) di quindi nell amemfeimo Tarato  della uerità intelligibile , contempla effa lu-  Jìitia , efea bellezza , effa bontà ; Oue in-  tendendo tutta la TSjatura di quello , che  è uer amente , fp) non folo intende tutte le  cofe , che di quindi procedono , ffe) tutti e  gradi della procefeione mfeno all'ultima  materia ; ma ancora confeguentemente ope  ra fecondohe effa intende . Onde merita *  mente è detta collega dell'anima monda-  na , laquale hauendo mteUigentia^ffe) prò -  uidentta uniuerfale , e principio del Cielo ;  ffe) di tutta la generatione . Onde Telato-    . 94 L I V 7^0   rie nel Filebo dice in Cjioue cffere intelletto  ft) regia anima, fignifìcando come nettuni  ma mondana è intedigentia, ft) prouiden-  tia mtuerfale ; cofi ancora effer ulta ft)  principio uniuerfale di produrr e, ma quan-  do effa declina adageneratione, ft) al cor-  po mortale, dimettendo la intedigentia uni  verfitle , ft) però fendo oppreffa dall' obli-  vione delle cofe diurne, attende alla fabrica  di quello , che offerendo fi adì occhi noflri)  chiamato da gli ignoranti huomo , fèndo  piu tofto imagine, ft) ombra d*huomo;che  vero huomo . Queda dimeffione, ft) queda  oblivione) lignificata dal dtuin ‘Telatone,  nel decimo libro deda 'Rgpub. quando dice 9  che l' anime, che difiendono nella genera-  tone beono dell'acqua del fiume Amelita  ft) pervengono nel campo leteo. lmperoche  Amelita fignifica negligenza , ft) leteo li-  gnifica oblivione. T^ondimeno non gli è ne-     SECO ^ D 0. ti  gato la uta di patere tornare alla ulta in-  telligibile ,/e feparandoftdal {enfi eccita il  lume della ragione ,per laquale finalmente  tifando per inflr amento la bellezza corpo-  rale , e reuocata in ejja uerità . In fomma  l'anima quando muendo con la aita intel-  ligibile contempla la uerità atramente fi  può dire integra . Imperoche fatta collega  dell'anima mondana regge ilfato f {t) tut-  ta la natura corporale noftra , quando in-  tenta alla generatone s'ingegna effinge-  re nel caduco corpo la natura del mondo o  dimettendo al tutto la fpeculatione della  uerità , gt) obltgandofi afenfì , uer amente  fi può dire dimidtata . Laquale e ri/litui -  ta nella fua integrità , quando s'accende  in ejfa uno intentiamo amore , ilquale in-  cominciando dalla corporale , finalmente  la reuoca nel marauigltofo fplendorc della  bellezza intelligibile. Di qui apparifce quel r    V’1£> v   . òè    9 * L 1 X 0   lo y che e ìnclufi nel portentofifìgmentodi  Ariftofane nelSimpofio . lmperoche k da  principio ejjire thuomo di figura circola-  re , ffi) co ’ membri addoppiati ejjer fato  partito in dua >per reprenfitone del filo fa-  fio , tentando di combattere con gli T>ij ,  poiché gli e cofìdiuifi cercare della fila me -  tàydefiderando intenfàmente ritornare nel  primo flato ; Incontratolo , quafi infuria-  to , non concedere per un breue momento  di tempo mancare d'ejfio ; onde ejjer nato  l'zAmore conciliatore dell'antica forma ,  medico , ft) curatore della generatione hu-  mana ; non mole altro fignificar e , che da  principio l'anima no fir a uiuere con la ul-  ta intelligibile , la cui contemplatone ha  fico congiunta la cura della natura corpo -  tqle , ft) meritamente è detta circolare ,  fendo la contemplatone un circolo: Ran-  della generatone  dedita    do crefiendo lo ftimolo    I    5 E C.O 2\( D 0. 97   dedita al proprio opificio crede fi e fière ha*   \ fi ante , a fimilitudme dell'anima celtfle ,   effingert il mondo in e fio, perde la contem-  ) piattone , {f) fiero uer amente come inalza « -  ta dalfiafto , è diuifa . Cerca della fina me-  tà perche ejja ottimamente conojce quello,  che ha per fi per la inclinatione , affet-  to al corpo mort alerone non trotta niente di   t   verità', neiquale incontrando fi, cioè in qual  che imagine della divina bellezza, fubito co  me da un profondo (inno /vegliata, fi rtcor  da della divina bellezza ; per l'amore della  quale e (purgata dalle (ordì materiali final  mente recupera la perduta metà . Merita .  mente adunque (amore è detto medico, et  curatore dell'humanageneratione reftitu -  tndo l'anima alla vita diurna, laquale è la  fua integrità, QuefUfino forfè i uefìtgij per  che uno filerte inuefiigatore della uerità  configura il fegreto (enfi d'iAriftofane.   g    99 L 1 55 R^O  * Non hauédo in animo al prefinte inter pre-,  tare minutamente il dium Platone, a noi fa  ra a bajìanza qua/ì col dito hauere accen  nato il camino in fi profonda mtelligentia .   IL TERZO LIBRO   D’ A M O R E,   DI M. FRANCESCO CATT ANI  DA DIACCETO FILOSOFO,ET  GENTI L'HVOMO FIORENTINO.     CAPITOLO PRIMO. *   'A n i m a noftr azoi-  che e difiefia nel corpo  mortale fe ufia per iftru  mento la bellezza corpo  rale alla diurna belltZz  Z&, guidata dall' amor celefle , recupera le  perdute delizi della aita intelligibile . Ma   fi fatta      TERZO: 99   fi fatta ebbra, quafi da focali di Qrce ,  precipita nella generai ione, ingannata dal-  l'amore uolgare , diuenta ferua di tutte  quelle calamità , che ha feco congiuntela  datura corporale . Ma innanzi , che noi  dichiariamo come nafte, {fi quello , che  opera l'uno , {fi l'altro c Amore ,  fuori di propofìto dichiarare piu parti-  colarmente la fua diffinitione\ come quelli  che di qui potremo piu facilmente conofie-  re gli accidenti , di chef amo partecipe. E  adunque L’amore desiderio   DI FR V I R E, ET GENERARE LA  BELLEZZA NEL BELLO, fecondo  che il diutn Platone difnifte nel Simpofio .  ‘Ter laquale diffinitione balliamo a in-  tendere l' Amore effere l'appetito , {fi non,  filo appetito , ma di bellezza , {fi di gene-  rarla nel bello . Onde per quejìa ultima  parte , come per propria cùfferentia t l'amo-   G ij    • *    loo L l B 7^ 0  re, e difìinto da ghaltri appetiti, iejuali  non fono di bellezza . Chi adunque /apra  che cofa è appetito , ft) che cofa è bellezza ;  faprà a fufficentia , che cofa e tumore.  L'appetito q) la cogmtione non effer quel  mede fimo dimofira quello , circa ilquale è  tana , ff) l'altra potentia . La potentia  del cono fiere è circa il nero . La potentia  dell' appetire è circa il bene . Sendo adun-  que diftmto il aero dal bene , e ancora di-  fintala potentia del conofiere , dalla po-  tentia dell'appetire . Il uero e quello , che è  adequato a. fuoi principij. Come il uero  oro e quello , che per tutto corri fponde a  principij, ft) alla effèntia dell'oro, non am  mettendo in fi alcuna cofa tftranea , ft)  auentitia . PI bene e quello , che per fua  natura fa quiete, fp) uoluttà. Sendo adun-  que il uero , fecondo la fua diffinitione,di -  finto dal bene , è necejfario , che U corni-  none   •* < y . f    T E X Z 0 . ioj   tione fiadifttnta , fecondo la fua dtffini-  tione , dall' appetito. Ter laejualcofa la '  facoltà del conofiere e una potentia in ap r  prendere il aero . Lo appetito è una poten-  te in fruire il bene. Della apprenfìone del  nero, fi fra nella corninone certit odine. ^Rel  fruire del bene t fi fra nell'appetito uoluttà*  sAriflotile nel fi fio libro dell'Etica dice, il  uero , ft) il falfò ejfir nell'intelletto ; tlbe-  ne; fp) il male nelle cofi, lS[oi 3 che diciamo  la corninone effer circa il uero > affermia-  mo il uero y ft) il falfi effer nelle cofi fecon-  do notatone 9 . Uguale nel fi fio libro della  Republica dice nell intelligibile effer e la uer  rità , nell intelletto la fiientia * llcbe non  repugna ad zAriftotile , come nella noflra  concordia dichiareremo. Al uero, ft) al  falfò féguita il benc,fj} il male : imperoche  nulla può efier uero che non partecipi del bt  ne ; nulla può effer falfò , che non partecipa   q tij    ìo2 L 1 % 0   del male , ft) però alla cogmtione,che e cir-  ca il aero yfeguita i appetito , che è circa il  bene . Prima conofiiamo , di poi appetia-  mo ; ft) appetiamo quello, che noi appetia-  mo y perche crediamo ejfer buono , ft) uti-  le per noi. ^Adunque l'appetito appetifie  quello , che la potentia del cono/cere giudi-  ca ejjer buono * onde è manifefto l'appetito  figmtare la cogmtione . Sono diuerfi gradì  di uero nelle cofe : Sono ancora diuerfi gra-  di di bene , ft) pero fono diuerfi cognitiont ,  ft) diuerfi appetiti ; onde et diuerfi certitu-  dini , ft) diuerfi uoluttà . £'l primo grado  di uero è nella natura Angelica , oue tutte  le co fi fino adequate a fuot principìj y ft)  però fino partecipi uer amente della bontà.  Circa ad effe è la prima potentia di cono-  fiere 3 laquale e chiamata intelletto ; ft) il  primo appetito , ilquale è chiamato uolon -  td nell' intelletto )e la pritna cer tit udine ,ft)     TE \Z 0 . 103   nella uolontà , la prima uoluttà . Il fecon-  do grado del nero , ft) del bene e nell'ani-  ma : om il aero , benché non fia affoluta*  mente aero , come quello della natura An-  gelica ; ilqualee per fia natura uero , e  nondimeno aero , ft) bene r adottabile , cir-  ca ilquale è la feconda potentia del cogno -  fiere , qual' e chiamata ragione ,{t) il fe-  condo appetito chiamato elettione , nella  quale e la fia uoluttà , come nella ragio-  ne , e la fua certitudme y laquale e detta  propriamente fcientia i fendo la certitudme  intellettuale detta fàpienza . & l terzo gra-  do di uero , ft) di bene , è nel gran fimma -  rio y circa ilquale è la fua cogmtione , qua-  le noi chiamiamo finfò intimo , ft) à fio  appetito principio della bellezza corporale ;  la certitudme di quella cognitione ft può  dir fede , ft) quella uoluttà fi può dire  tmaginaria . Il quarto grado è nella na-   . <3 «<j    104 L 1 3 ? \ O  tura corporale , oue le cofi astutamente  fono ombra di utro,q) ombra di beneinon  dimeno fino uero>ft) bene fin fibile. Et pe-  ro la corninone, che è arca tal ucro s e una  ombra di cogmtione; noi la chiamiamo fin  fi particolare , nelquale è neceffaria certi  t udrne y ma piutofto afimilitudtne 9 come ,  dice il dtum ^Piatone nel fi fio libro della  2{epublica ft) lo appetito 9 che è circa tal  bene e un'ombra del uero appetito , nel-  quale è uolutta al tutto ombratile : difcor -1  rendo adunque per tutti i gradi dell'ap-  petito y fimpre l'appetito è circa il bene ffi)  confeguente alla cogmtione . Et però io mi  marauigho d'alcum che diuidendo l'ap-  petito dicono lo appetito diuiderfi in natu-  rale , cogmttuo , (fuafì pojfi efiere ap-   petito finza cogmtione 9 ile he al mio pare-  re e afjordo : Imperoche mjfuno può appe-  tire , quello che è al tutto incognito 9 fi   noi    TERZO. tot  noi diciamo negli elementi efftr appetito  del proprio luogo s e neceffario concedere in  tfii e (fere una cogmtione antecedente allo  appetito , lacuale è principio et appetire 4  tutte le cofe , che appetifiono .   CAPITOLO SECONDO.     Est a c va dichiarar che  cofa e bellez&a , potre-  mo intendere chiaramente ,   che cofa e amore . La belle z?   za, come e detto difoprafe una gratia y uno  fplendore della bontà , che in fu la prima  giunta apparifce all'affetto , qua fi il colo-  re nella fuper fiele* Oue è da notare due co -  fe . ‘Trimala bellezza efftr obietto della  jotentia uifuale: dtpoi ejìtre per modo d'oc  adente , ft) eftrtnfeca. Le bellezze fon  molte ; perche altra ila bellezza dell'An -    ioó L 1 S* ^ 0   gelo, quale chiamiamo bellezza intelligibi-  le , ftj diurna : altra la bellezza dell' ani.   , ma rat tonale , quale al prefènte chiamia-  mo animale ; altra la bellezza del gran-  de femmario , quale e detta feminarta;  altra la bellezza del corpo , quale è det-  ta corporale : a tutte nondimànco è com -  mune ejfer un fiore della bontà , ejjer obiet-  to della potentia uijuale , efier per modo  d'accidente * Et per piu piena wtelligen -  aia e da intendere ejjer piu potentie uifùa -  li, fecondo che fino piu obietti uijibili. La  prima è efio intelletto , ilquale ragguarda  nella uerità intelligibile , ilquale è uera-  mente un'occhio eterno, che uede ogni cojà  Signore del mondo , temperatore delle co fi  celejli, ft) terrene. La feconda potentia  uifuale , è nell'anima, effa ancorale-,  culatrice della uentà : Ma multipbce,ffi  uaria, detta potentia rationale . La terzi*   j ènei    TERZO, r io7  è nel grande fiminario intenta alla uarie -  ta de fuoi fimi. Onde nafte l'affetto ,  principio della bellezza corporale . V ulti-  ma è ia potentta , dallaqual fin uedute le  corporali , preftanttfiima di tutte le poten -  tte finfualt particolari , come dice tAru  fiorile, aera imagtne dell'intelletto . Ha -  uendo dichiarato che cofa è appetito , ff)  che cofa, ecognitione, fffi che fino tanti  modi di cognitione , ff) d'appetiti , quan-  ti fino e modi del uero , ff) del bene : ba-  ttendo ancora dichiarato , che cofa è bel-  lezza , ft) e modi di effa , ft) che cofa è  potentia ut fiale , ft) i modi di effa piena-  mente pofiamo intenderebbe cofa fia amo  re , ft) la natura d'effo . É adunque  l’amore desiderio di fr vi   RE, ET D’EFFINGERE LA BEL-   l e 2 7 / a nel bello . Sendo l'amo-  re , defiderio , ft) appetito pof tamo inten-    108 L 1 ® 2^0   dere effir circa il bene . Sendo di bellezza ,  poliamo intendere effir circa quella partir  apatione di bene , che e detta bellezza ; la-  quale è efìrinfica , ftfi per modo dacci -  dente obligata alla potentia uifuale, St pe-  ro h abbiamo ad intendere l'amore effire  m'appetito , che figuita la cognitione ui-  fuale.Onde Plotino dice rettamente l'amo  re hauere acquifìato il nome dalla uifìone .  E detto appetito non folodi fruire la bel-  lezza ma d' e f fingerla per lignificare l amo  re effir efficace . Imperoche non glie a ba-  llante fruire la bellezza, fi ancora affet*  tuofifiimamente concependola non la effri  me ; ft) in chi ? nel bello ; cioè in chi fia di -  fpofto> ft) preparato a riceuerfì tale effir e fi  fione . Laqualcofia dichiara il diuin r Pla-  tone nel Simpofìo : quando dice l'amore e fi  fiere del parto della generatone nel bello .  £ modi dell'amore fon tanti , quanti fono   e modi      1    T E % Z 0 . 109   e modi della bellezza , ùjuah fi riducono a  dua , cioè alla bellezza diurna , detta Ve-  nere celefte , ft) alla bellezza finfibile 9 det -  ta Venere uulgare , ft) commune : ft) fe-  ro diremo e modi dell'amore effir duot cele  fte,{t) uulgare. L'amore celefte è appetito  intellettuale circa la bellezza intelligibile .  L'amore uulgare e appetito ftnjuale, circa  alla bellezza finibile . L'uno , %t) l altro  fa la fua efprefiione nel bellori celefte nella  natura diurna per modo di fimi , ffi) di na-  tura , come è detto ; il uulgare nella mate-  ria per modo uifibtle, fgl d'imagine ; la-  quale per tjuefto fi dice bella , perche e pa-  ratifiima a riceuere la ejprefitone della bel  lezza fimmana , di qui fi può intendere  la fententia di Alatone, quando dice Po-  ro figliuolo di Metide ebbro di Tettare,  ft) Pema hauer generato l'amore , ne na-  tali di V mere . ^Noi perche di quefta ma-      n o L I *B 7{0   teria h abbiamo breuemtnte trattato nel  primo libro del fulcro , (g) h abbiamo in  animo trattarne altrove pia diffufamen -  te , al prefente dimetteremo piu particola-  re efpofitione contenti filo in queflo luogo  hauere aperta la uia a quelli ,c he fino fìu-  dtofi d'intendere i profondi , fg) fegrett mi -  * fterij di Platone *   > f • - * , « v* f '   CAPITOLO TE^ZO. '   /chiarata ladiffini-  tione dell'amore , fg) come  gl' amori fin dua,cwè celeftc  ft) uulgare , refterebbe a di-  chiarare m che modo nafia , fg) quello ,c he  operi in noi l'uno , fg) l'altro amore , ma  perche dell'amore cele [le a bastanza e det-  to fi nel terzo libro del *7* utero , fi ancora  nel panegirico nofiro all'amore ; per quefio  diremo filo ft) breuemente dell'amore mi   gare .     T E % Z 0. ///   gare. Al pr e finte fuporremo in effir noi uno  cor puf colo diffufi per tutto , quafì unum-  colo infra l'anima ,(g) il corpo elementari,  detto spirito y mediante tlquale dall'anima  nel corpo piu terrefìre fia trans fufa la ul-  ta. Quefio fendo generato d 1 una fot tilifi  fima efialatione di fangue , ha origine dal  cuore principio , g) fontana del fangue  piu puro, fi) al cuore prende la utrtu,per  beneficio dellaquale noi fiamo partecipi  della uita, detta uirtù uitale . Dalcerebro  procede la uirtù,mediante laquale noi fin-  tiamo , g) et mouiamo , detta uirtù unir  male , dal fegato la uirtù , per laquale fi  fa il nutrimento . £t la generatone , g)  altre operai ioni f nuli detta uirtù natura-  le . Di tutte quefle operationi e mflrumen-  to lo fpirito , ilquale ( come e detto ) ha ori  gine dal cuore . Laqual co fa confidtrando  zArifiotile, fecondo la mia opinione, diffi    ÌÌ2 L / 2 % 0  il cuore eficr principio del uiuere , del fin -  W , ft) del mouerfi } fé) pero tenere infra  gl' altri membri il principato > Come que-  fio non re pugni a Platone , ilquale affer-  ma il capo effer prtnctpalfiimo di tutti e  membri , ajjoluendofi per e fio l'intelligen -  ita, laquale, è nobil filma di tutte le nofire  operationi, altroue a bafìanza dichiare-  remo, Stndo aduncjue lo fpirito mHrumen  to del finfo , mafiime della fantafia , che  marauigliaè fi con tanta affinità natu-  rale infra loro fi congiungono , che una po-  tente alter atione dell'uno fa tran/ito nel-  l'altro ? ‘Per lacjual co fa lo fpirito poten-  temente alterato , e baflante a muouere la  fantafia a produrre l'immaginatione fil-  mile a quella alteratane . llche apparifie  in quelli , che fino ueffati da ueemente fi-  bre , oue tal moto dello fpirito fa tranfito  nella fantafia. Mede fimamtnt e fe la fan-  tafia    T E Z O. 113   tafia interi famente opera in qualche peti-  fiero: nello /finto fi fa una imprefiiom  naturale , firmle a quella operatone . La-  qual co fa dimofirano le fife tmagwationi  delle donne grauide , in cui ueggtamo non  filo dalla fantafia far fi tmpref ione nello  fpirito y ma ancora mediante lo /pirico tra  pa/farene teneri cor pi del fio tenero por +  tato . E n?ittagorici fferauano medicare  le malattie con certi modi d'armonie . Im-  peroche l'anima dell'armonia e fi erme re -  uocata nella interiore , ff) naturale per  grande predominio , che ha / opra il corpo ,  produce fimtle armonia in e/fo , in età ftà  la fita finita . Ecco adunque , che dado  [pirito nella imagmatione fi fa tranfito ,  cogitando la fantafia fecondo che efio è  affetto dall' imaginat ione . niello fptrito  parimente fi fa tranfito , fendo l'ima -  gtne , come Juperiore , Ufi ante a muoue-   a    ìi 4 Lf I *B 0   re la uirtù naturale . Oltre a quefto hab -  btamo a intendere da ogni corpo generabi-  le > ft) cor rutilale far fi una continua refi +  lattone , ft) un continuo fiuffo, come after*  mano Sinefio , ffi ‘Troclo; rituale pir cer*  to /patio di tempo , ft) a certa dt/lantia fi  conferua integro , hauendo continuatane  con quel corpo , da cui procede . E magi fi -  gliono ofteruare cjuefto fìmulacro , per.   e/Jo offendere lo fpirito , quando hanno in  animo perdere alcuno • ^Mafiimamentc  fi fatalflu/Jb per gl' occhi .quafi per piu  aperte fineftre dell'anima , ft) dello spiri-  to : ilche afferma o^riftotile, quando dice  l affetto ciana donna, che patifta il men-  firuo fpeffe uolte machiare uno Jpechio .  È ancora da Jupporre nella generazione  delle cofi ejfir neceffaria una cagione , che  produca detta cagione efficiente , ft) una,  in chi , ft) di chi fi produca detta cagione  ... necejjaria ,    TET^ZO. ns   necejfaria , ft) materia. Et pero Telato-  ne nel Timeo dice , che'l mondo e fatto di  niente y ft) di necefiità , cioè dt materia ,  ft) Arift otite chiama la materia necefiità  nonjempltce , ma per fuppofitione . Impe.  roche come (e fi dee far ma cafa , ft) una  fatua y è necejfaria tale , o tal materia y  coffe fi dee fare que fio ornamento , qua-  le noi chiamiamo mondo , è necejfaria ta -  le y ft) tale materia , di che effo fìa confiti  tato; ft) però la materia per fitppofitione f  è necejfaria * . Oltre a (juefte due è ancora  necejfaria una cagione infìrumentariayme  diante lacuale fia preparata , ft) diffofta  la materia a riceuere attamente il dono  della cagione efficiente . TSjoi pretermette-  remo come a quattro cagioni della genera-  ■tione indotta da zArifìottle , cioè efficien-  te y fine y materia , ft) forma fieno da Pla-  tonici aggiunte le cagioni eftmpìari , fg)   ^ H ij    !    n6 L I 3 ^ 0   l'organica . lmperocbe alerone s' appartie-  ne determinare di queft a materia.. Oue di  chiararemo ti nero efficiente dilla genera-  tione ejjer la parte naturale dell'anima  mondana ,chiamatada noi di {opra gran-  de Seminario. Il fole, ff le fuflantie indiai -  due effer cagioni inftrumentarie : questi co  me inftrumentt particolari,quello come in -  flrumeto uniuerfale. Al prefente ci bafli la  generatione hauerc dibifogno della cagione  efficiente, della infìrumentaria,e della ma  tena.Pofìi qucfli tre fondamenti facilmen  te pof iamo intender come nafea in noi que  fla affett ’ionc , quale e nominata amore .  Ada f imamente fe non et fiamo dimentica-  ti eh quello, che è detto poco innanzi, l'amo  ' re hauer confeguito tl nome dall'affetto .  Quando adunque per lo affetto ci s'appre-  fenta nella fantafia qualche ff et t acolo, il  quale noi appromamo , come bello ff) pieno  ,p ^ ' dtgratia    TERZO.' V/7-  di gratta; [àbito t anima eccitata nella col  gmtione della /ita bellezza interiore v defe-  derà non filo fruirla, ma e f finger la . Et .  perche tale efirefiione ha dtbifigno della  materia , ft) del fubietto, atto a quell&rk  cetttone ; per quefto de fiderà ejpt merla in  quello , che efid ha prouato , ft) da cui è  fiata eccitata a tale ejprefiione , come piu  atto a riceuere la participatione della bel-  lezza, ft) perche quella ejprefiione non fi  può far nel bello , quantunque di fra no* ’  tura atto , fi prima non e frffiaentemen*  te preparato : per quefto mtenfamente de-  fidera congiugner fi col bello ; Come quello j  che altrimenti non può efficr preparato ;  che dalla uirtìt del fime , ilquale è tnftru*  mento naturale ad efpr'tmer la bellezza fi  minarla dall'anima . *Di qui fi può uede ;  re apertamente con l*amor uulgare 3 effèr  fimpre congiunto il defiderio dell'atto Zie-   H. iij    -ni LI 3 710  nereo , fecondo Platone, Imperoche fendo  l'amore defedeno defungere la bellezza  nel bello , fj) non fi potendo effìngere , non  fendo preparato ; ne prepar andofi fe non  per quell' tnftr amento , quale ha deputato  lunatura , cioè il feme y oue fiala uirtù  gener attua, Imperoche la generatione y o  non fi ejpcdifie fenza il feme , o per il feme  piu commodamentefe necejjario fìa accom  pugnato naturalmente da quel defìdeno y  • qual noi chiamiamo Venereo , Et quefea  c una commune difpofìtione dell 1 amor mi  gare circa ogni bello. Imperoche l'anima re  focata nella bellezza interiore , giudica  ogni bello , degno ; in cui s'effinga il fimu -  lucro della bellezza . Ma quando noi ap .  prouiamo piu un bello y che un'a\tro y come  piu grato apprefjo noi , penfando del conti-  nuo adejfe affettuofamente ; fi fa nello (f i-  rito ma certa difpofìtione confeguentea    TE 2? Z 0. 4 W   quella cogitai ione . lmperoche y còme edit-  to , dall' anima fi fa tranfito nello fpiritq  come tn proprio y $) naturale infìrumen -  to. Incontrati adunque m quello , circa cui  Jiamo affetti , ff) a una certa diftantia  appropmquati riceuiamo nello fpirito per  tutto il corpo quello efirementofilquale na u  turalmente fi rifolue dal corpo dello ap-  prouato fpettacolo ; Mafiimamente fi fa  tale recettione , quando noi dtr itti gli oc*  chi nel uoltOyft) ne gli occhi dtUa co/a,  che tanto ci piace , per la marauighadi-  uentiamo fimili a gli ftupidi • Imperoche  come per gli occhi , quafi per piu paten-  ti finefire , fi fa maggiore refolutione del-  lo fpirito y coli ancora per efii è parata  piu la uia negl'intimi penetrali dello (pirt-  to . Marauigliofamente opera l' efficiente È  quantunque debile , nella ma teria ben pre-  parata fupplendo alla debilità della cagto-   H tiij    12 0 L 1 S 2^0  ne, la dtfpòjitiòne della materia, della qual  co fa e mani fefto inditio in gran copta di  materta da una pìccola fcintilla fiufiitarfi  grandi fimo incendio . Lo Jptrito dallo af-  fetto continuo della fifa cogttatione , quafi  formentato , come prima è tocco da quello  efiremento ,/uhito alterato -, quafi fimu -  tavella natura di quello : Intanto che ar -  riuando l'tnfettione al cuore, fontana del-  lo jpirito, fa che, ft) effi ancora parimen-  te patifia . Onde ft) il /angue ,che in lui  fi genera , ft) lo /finto , che è infi aurato  dalla continua efalatione del /angue, riten  gono quella medefima infettione . Di qui  'auiene , che quelli, che fino infermi dalla  graue malattia dell'amore, (intono dolore  principalmente nel cuor e. lmperoche la co-  fà amata fa uiolentta nello Jpirito', ft)  per lo //ir ito nel cuore, onde ha origine'.  Meramente alla maggior parte de malt(cò   me dice       r £ x z o. ni   me dice tldium Alatone) un certo demone  ha mefcolàta la uoluttà dolcifrima e/ca ,  l'anima inferma fi diletta dei diuin afpet - .  to del fuo bello ffett acolo ; ffr) in prima del  lume de' rifflcndenti occhi ; Màinganria-  ta dalia uoluttà 3 non finte il mortifero uè -  ne no penetrare , per li occht entro alle uu  [cere ; dalquate il grauiftmo morbo pren-  dendo nutrimento , d'hora in bora mera-  uigliofametiie crefce . c Adunque lo ffniito  tutto infetto , mouendo uiolentemente la  fdntafraja coftrmge non mai ad altro pen  fare ch'ai fuo bello spettacolo ; rituale ap-  prouando l'anima , come foto derno in cui  effa poffa ottimamente cfprimere una bel-  la prole y a fmtlitudtne della bellezza in-  teriore y eccita uno intenttfrimo dtfrder io  di fruirlo . Quefìa e la generatione dell a -  mor uulgarc per quanto i circa alla hd-  lez&aparticolare d'uno , o d'm'altro . Cjli    T22 L I 2 7{0  accidenti , che l' accompagno™ , in par-  te faranno dichiarati brevemente da noi  in quello che fiegue .   f& ' ■ al   CAPITOLO OVATTO,^    Omi l' anima èia aita del  corpo, co fi la cogitatone è la  ulta dell' anima. £1 corpo fi  dice ejftre allbora infirmo ,  quando l'anima /eco non confinte . Ondo  l'arte della medicina non è circa altro , che  in conciliare l'anima al corpo-, in che sla  la finità dell'animale . L'anima e infir -  ma , quando non confinte con la fua cogi-  tatane , ma difìratta dimenticataf , ff)   « di quello, che efia è, ffi) delfuo ufficio ; non  cura , come è conueniente , fi medefima.  L'infermità principali dell'anima fon  dua:l' una è detta ignorantia-,1' altra e det-  ta infanta     i    T E 2 0 > 123   ta infima ; le quali fin unto piu gratti *  che le malattie del corpo , quanto i anima  e piu eccellente , ft) piu nobile , Ma a che  fine tjuefto ? Certamente perche la cogita *  tione dell'amante non mai fi parte per un  filo momento di tempo dall'amato . Et pero  dimettendo il fuo uffitio naturale , non  confinte con l'anima di cui è ulta . Vani -  ma inferma , ft) affetta accompagna la  fua cogitatone : lmperoche nulla può uiuer  lontano dalla ulta . TDi cjui aduiene , che  l'amante e detto uiuer finzlamma, unteti*  do nell'amato . Queflo fa, che'l corpo non  riceue il defiato dono dell'anima : onde, f)  ejjo cerca dell' amato, q) trouatolo alcjuan  to fi quieta 9 (juafi habbta trouato ìani-  ma , ma perche ne all'anima e concejfit  la cogitatone , ne al corpo l'anima, cioè ne  all'uno , ne all'altro la fua ulta , è necefi  fàrio, che ciafiuno incorra in grauifiime    iriJf L I 2? TfO  malattie ; l'anima nell'ignorantia 3 fjf) nel-  l'infima : il corpo nella difcordia di tutte  le fie parti fra fimedefime che è il mafi  J Imo di tutti i mali . Di qui fi può uedert  quello 3 che uolfi tl dtuin Telatone nel Sim*  pofìo 3 quando diffi , l'amore ejjèr arido  efier macilento 3 effer e /quando co piedi nu-  di uolare per terra 3 finza cafi 3 finza  letto , finza coperta alcuna dormire nella  ma prejjò alle porte ; ffi) quefìo per effir  figliuolo della pouertà « Imperoche l'aridi-  tà 3 la macilenta , lo fquallore che 3 e ne  corpi degli amanti , feguita la difcordia  delle parti del corpo fi a fi) lequah non  pomo adempiere il fio officio naturale 3  non fèndo l'anima intenta aidehito reggi-  mento deleorpo . L'anima difir atta dalla  potente cogitatane 3 opera de talmente nel  corpo : onde conuertita la maggior parte  del cibo in fiper fluita 3 fi genera poco fin-   gue 9    TERZO. i2$  gue, ft) quello per la mede/ima cagione fin  do mdigefìoy e grofjo, ft) negro . El difetto  del [angue , di che fi fai alimento genera  efiiccattone , ffi) configuentemente eftenua  tione mi corpo . La grofiez&a,{tf ba negrez -  za genera affcrità , mifihiata col pallore .  È adunque lamore arido , perche e cagio-  ne y che e corpi delti amanti manchino del-  la conuemente quantità del [àngue , diche  fi nutrifiono . E macilento perche il difet-  to del nutrimento genera in efit efienuatio -  ne di tutti e membri. E [quaUido perche fi  nutrifiono di [àngue groffiy ntro y ilqua -   le genera [quallore . Tutto quefto non uuole  altro (tonificare , finon che e corpi degli  amanti principalmente fono obligati a ma  li malinconici . Et quefto inquanto a mali  del corpo . 5 S[oi h abbiamo detto quando la  cogitatone y non confinte con l'animaygene-  rarfi in ejfà Tignorantia , t infanta ;    12 6 L I *B T{ 0   ' «   onde hanno origine tutti glialtri fitoi ma-;  li . Volendo adunque ed diuin ^Platone fi*  gmficare la ulta degli amanti e fiere affati  caia dall'ignorantia , dall' infama, ff)   configuentemente da glialtri mali , che le  figuitano : diffi l'amore effer co' piedi nu-  di, per che non curando l'anima fi medefi-  vna rettamente, come aduiene adamante,  non conofie quello , che effa è, anziché e di  gran lunga peggio ) crede fi effer altrimen-  ti che effa fia . ~Di qui aduiene , che effa è  priuata della cognitione della uerttà . Et  pero in ogni fua anione procede finza ra-  gione alcuna , e uer amente co' piedi nudi .  Diffi uolare per terra , perche l'amante fi  fa firuo della bellezza corporale . Laqual  cofa nafie daefìrema tgnorantia , da  cfìrema infama , fèndo l'anima noftra nel  numero delle cofe diurne , lequah hanno a  dominare alle cofi corporee , ffi) non fimi-   re . Di    TERZO. ixà   re. TDi qui naf ce , che l'amante e fòt topo-  fio a infinite offe fi , ne mai uer amente fi.  quieta in cofa alcuna , ne ancora nella co*  fa. amata , fendo fempre agitato da uant  speranze , da uani timori , i quali fi-  no m modo potenti , che effo non ha fatui-  tà di poterli in alcun modo celare ,quafi  un fìupido , obhgato fempre alla bellezza  corporale , ma alla bellezza diurna, ap-  poggiato a [enfi , iquali fino parte dell' anu  ma noflra ; mentre e congiunta col cor -,  po mortale . 'Rittamente dunque l'amore  fi può dire finza cafa , finza letto , fin-  tai coperta , dormire all'aere nella uia ap-  presole porte. Sendo adunque l'amante  fottopoflo a tanti mali per cagione del-  l'amato , qual pena fi potrà trouare con -  ueniente , fi efio non riama ? Certamente  chi priua il corpo della ulta e h omicida :  chi rapifie le cofi diurne èfacrilego.L'ama    ì2S L 1 3 % 0  to e fi ordendo la cogitattone all'aman .  te rapifce l'anima sofà neramente diurna .  ‘Priua ancora tl corpo della aita , uiuendo  effo per la pre/entia dell'anima : Onde co-  me homictda , ft) Jacrilegofe degno di cru -  delifiima morte . <^Ma riamando l'amato  marauighofamente reHituifce l'anima al-  l'amante . Imperoche , chi riama dona la  fua cogitatone , ffi) la fu a anima, nella  quale urne l'anima dell'amante . £t pero  donando fe , refhtuifce all'amante la per-  duta anima ; ne per quefto pero abbando-  na fi mede fimo , battendo fmpre fico con-  giunta l'anima dell'amante . Oitefh ffij fi  mili fono gbaccidenti , che feguitano al-  l'amore per hauere origine dalla pouertà ,  come madre . Chi uuol conofiere efijufita-  tnente ancora quelli , che configuitano al-  l'amore pereffer figlio di Poro , cioè della  ma alla copiai legga icomcntarij foprail   Simpofio    T E X Z Ó. 129   Smfojto del Duca noftro ^Marfiho ; otte  la natura dell'amore fecondo la intenda-  ne di ‘Platone è diurnamente ejplicata .   CAPITOLO giFIT^TO.   ... \ .   Otrebbe alcuno dubi -  tare > perche cagione non fìa  mo parimente affetti circa  ogni hello. <JMa fi ne trotta  qualcuno , tlquale , henche giudichiamo  efeer hello, nondimanco non eccita in noi  quello intenfò affetto , quale chiamiamo  amore. Qualcuno altro potentfiimamen-  te ci commuoue ; anzi {che e di gran lun-  ga piu forte ) fpejfi fìamo affetti a quel-  lo, che ancora noi medefimi giudichiamo  effèr men hello in fa molti . Quella qui -  fi ione fecondo la mia fintentia , fendo difi  folle , ftj) anfia y fff) ha fi ante ad affati -      n o L I S 7{ O   care ogni buono ingegno habbtamo dedica-  ta al fine di quefta opera , della quale al  preferite breuemente tratteremo . Qualcu-  no forfè giudicherà la femilitudme , g)  la congruente , perche noi fìamo piu. af-  fetti ad un bello , che ad un'altro : hauere  origine dal padre , g) dalla madre , quafi  fia neceffariOy hauendonot di quindi l' effe-  re, hauere ancora da mede f mi tutu l' al-  tre ajfettioni ; Qualcuno altro crederà  douerfi ridurre alla natura > g) al Cielo  come autori di tutte le cofe inferiori . Tfoi  che fèguitiamo il dium Alatone, affer y  miamo la datura , g) il Cielo efeere in-  dumenti della diurna inteUigentia , g)  per queflo operare nelle cofi inferion y quaii  eoi loro ordinato di fòpra . ‘ Diremo dun-  que le cofe diurne ejjereinfra fi di flint e ,  fecondo che s'appropinquano , o fino lon-  tane da quel principio % onde procedono ,    i T B '%'Z 0. ni   fa per quefio fèndo /’ anime rattonah nelnu-   W mero delle co/e diurne, e neceffario altre efi  fa fere ne primi gradi della perfettione , al-  $ tre ne fecondi , altre ne tertij . Quefla di -  { ftributione ha origine dal primo mtellet T  tri to , ilquaìe difipra habbiamo apellato ,  tjl fff Angelo , ft) mondo intelligibile , oue  l tutte le cofè hanno il loro efiere perfiettifi  /- fimo . Sendo adunque l anime rattonali  ì difìribuite in tanti ordini , quanto è il nu-  , mero delle stelle, come dice ildiutnTla-  i tone nel Timeo , benché naturalmente  tutte fieno in fra fi confintientt , nondi-  meno infra quelle è maggior confinfi , in  chi è piu congruentta , ft) piu fìmihtudi-  ne : Onde l 1 anime di ciafiuno ordine piu  cónfintono fico medefìme , che con quelle ,  che fino di dtuerfi ordini , hauendo infra  fi maggior fimilitudme , ft) maggior a fi  finità: fór bigratta, t anime fitto l'ad-   l \ V t,;-    Vs»    i3z LIVIDO  tniniftr attorie di Gioue piu conuengono in  fra loro ; che con quelle , che fino ordinate  fitto l'amminifìr adone di «J "Marte , o di  Saturno : fendo piu fìmili , ffi piu affini.  & anime , che dt/cendono nella genera-  tione tratte dall'amore delle cofe terrene  formandofi i corpi , iquali reggono : in efii  efprimono la natura fua per qudto la ma  teria ne può effir capace . lmperochejl cor-  po none altro y che una imagine dell ani -  ma , ft) quanto i corpi fino piu perfetti *  tanto meglio rapprefintono l'anima . On-  de il corpo celefle perfettifiimo di tuttii  corpi , fèndo tanto uicmo all'anima , che  tffi quafì fianon corpo , ottimamente la  reprefenta : HPer laqual cofà t anime , che  difiendono nella generatone sformandoli  da principio un corpo di \ Natura fimileal  corpo celefle ( ilche hauere affermato Ari-  fiotde ancora confinte Temifiio ) prima in   V • * *Jfi    MI»   mi    ni  j I   tu-   w    w-    h   ri-   tti   it   li   fi   i   9   fi-   in    TER Z 0 \ 133   ejji fanno la fùa participatione sfatta-  mente , dipoi negl altri o meglio , o peggio,  fecondo che per la loro perfettione , o tm-  per fattone , fi prefi ano piu , o meno obe-  dienti . Tutti nondimanco ritengono il Ca-  rattere dell'anima Jua r fendo adunque la  bellezza corporale rnagine della bellezza  dell anima, {fi per queflo riducendofia  medefìmi ordini , quel bello filo è ajfet-  tuofamente offeruato da noi ., ilquale fi ri-  duce al nojìro ordine , {fi quello è innanzi  a tutti offeruato, {fi adorato , che proce-  de da anima nel medefimo ordine di firn-  ma preftantia , {fi di fimma degnità,{fi  per queflo fi V anima noftrà e intenta alla  generatione , fubito, che ci incontriamo  in efja , quafì attoniti giudichiamo altro -  ue piu attamente non potere ef fingere la  diurna bellezza . * Onde a nullo altro pen-  iamo, m nulla altro tt udiamo >che adem-   I *   /    tu LIBICO TERZO.   fiere l'ardente defìderio nojìro . Quefta  forfè effir la cagione, come io fimo' affer -  merebbe uno ftudiofodeldiuin ‘Tlatone ,  per laquale fiamo affetti pm ad uno , che  ad un'altro bello . Queflo fìa tifine, o buo-  no Amore del nojìro cercare , della tua di-  urna origine . Dio uolefii, che a me fufii  tanto facile trouare le parole , quanto co-  fi grandi , ft) marauighofi di te concepia-  mo . Imperoche e mi farebbe un pic-  colo inditio , che la mia te -  nebricofa mente pof  fa effire Ulu-   firata " ;   i . dalla chiarezza della tua di ; •  £v; umifitma luce .   iL FIl^E DE I T^E LI.     A'* l ' -^V    DI M. FR ANCESCO C ATT ANI   DA DIACCETO, FILOSOF OjE T  6 E NTIL’HVOMO FIORENTINO. *    % • \ t   • • • \   j. Giof'^t'HX 1 conisi, e .   PALLA B. V G E L L A I<   ’ ' • V ?• fN *> 1 . f\ I .   • . • • » >.» . % v ; j . « +4   R AVE PECCATO  è non fentire rettamen-  te de gli D.ìj , molto piu  grane detrarre alla lo-  ro maie(ìà,ft) pero ca±  r fórni amici, non uituper atelo amore,  cojà certamente diurna, acctoche nonni  auenga come a Steficoro Poeta, ilquale ef       136 PATSfEG ITTICO   fendo accecato per hauer ne' fiuoi uerft pec  tato contro a Helena,non mai recupero la  perduta uifia fi prima fatti e uerfi incon-  trario fenfe non placò la offefa deità . Ho-  mero ancora perche non uolfe confejfare  hauer peccato yUtffe cieco infin nell'ultima  vecchiezza. V n adunque non filo ui after  rete da tale uituperatione , ma celebrando  ilfacratifiimo nome dello amore,lefue mi-  rabili uirtuti infieme meco predicante y fe  non come e conuemente a tanta maieftà ,  almeno fecondo le forzz del uofiro ingegno ,  di che nulla piu uttle a uoi , nulla piu ac-  cetto a gli Uij fare pofiiamo .   6 Neffuna cofa e tanto grata quanto la  bellezza, neffuna tanto mole fi a quanto la  deformità . La bellezza rapifie e diletta  l'anima no lira, per contrario la deformi-  tà l' affligge e la difeaccia. La cagione  credo fia , che la bellezza offendo fuori alle   co fi    ' ALL 9 AMORE. 137  cofi create mofira la perfettione di drento %  onde uiene , perche la perfettione dt qua*  lunque cofa e accompagnata da una certa  gratta ejìeriore , laquale dimoftra quella  cofa non hauere di drento alcuno difetto , c  pero non e merautglta fi l'anima noftra e  prouocata e rapita dalla bellezza; impeto -  che effa naturalmente indoutna per la bel*  lezza douerfili aprire la uiaatla infinita  perfettione della diurna bontà , per laqual  cofa li antichi Theologi affermano la bel-  lezza effiere portinaia alla habitatione fi*  crettfitma della diurna bontà , quafi fia  neceffarioa qualunque cerchi ladtuinità  prima incontrar fi nella beUezza.£per que -  fio la bellezza non è altro , che uno fiore ,  una gratta , uno splendore della diurna  bontà, laquale prouoca e rapifie tutte le co-  fi che hanno facultà di cono fiere, accioche  per fuo beneficio fi faccino dteffa parte*    13 * PA^EGltTCO  dpi y ou'èla aera q) ultima perfittione di  c taf imo . Onde fi cofi che hanno potentia  di cono/cere , fino piu perfette > che quel-  le che ne fino prrnate , ffi fra quelle che  condfiono ■> chi ha miglior grado di cogni-  tione ha maggior grado ancora di per fet-  tione , la ragione è, che chi ha miglior gra *  do di cogmttone , cono fendo piu perfetta-  mente la bellezza , e intromeffo a maggior  grado della participatione della diuimtà ,  doue conftfle la perfettione . Onde la firn-  ma cognìtione fi fa participe di fimma  perfettione , conofcendo ptrfettifiimamen-  te la bellezza , Ma chi è al tutto priuato  della cognìtione yfendoli nafìofio lo fplendo  re della bellezza y è priuato ancora della ue  ra participatione della diuinitdye pero me-  ritamente fi reputa imperfettifimo fra le  cofi create . Chi negherà le cofe inanimate  effire piu imperfette che quelle ylequali han   no anima t    1    { A L V A MOltJZ . 139  no anima t ft) fa quelle , che hanno ani-  ma molto piu imperfette e (fere le piante , e  gli altri animali che Ihuomo? Le cofe ina-  nimate no battendo cogmtione alcuna nten  te guftano della bellezza , ft) pero hanno  poca per fattone , perche per ft non pojjo -  no aggiungere alla diurna bontà. Le pian-  te ( come dicono e c ~Ptttagorici ) hanno co -  gnitione, ma Hupida , ft) quaft di huomo y  ilquale fubito fùeghato finte e non difier-  ne . Gli animali irrationah fentono , e di-  feernono , e nondimeno perche lo fplendo -  re della uera bellezza troppo fupera la loro  f acuità del conofiere 9 e fi ancora hanno de  bile perfettione . Solo l'huomo fa quelli  che habitano in terra e capace della bellezz  za , efiendo in lui ampli fimo grado di co-  gnittone 9 onde efio arnua a non piccolo gr a  do di perfettione . Ma nella natura ange-  lica ft contiene el fommo grado di perfet -    OteVV ài    0    'i 40 PAVfEGlTUCO   itone , offendo da Dio principio , (fogni  lume , in e (fa fitto infufo uno lume> Ugua-  le congiunge la cognittone uerifiima con la  uerifiima bellezza , e dalìacjuale la cogni -  itone è dertuata nell* alt re creature , come  dal Sole fontana d'ogni lume uifibilefe de-  riuato ogni altro lume nelle cofi corporali .  Chi dubita la bellezza fola rapprefentare  la diurna bontà t confideri il Sole effere bel-  hftmOydi tutte le cofe che fi tncontrono alti  occhi nofìri, uer amente occhio eterno del  mondo , come dice Orfeo , ih/uale gli anti-  chi Theo logi chiamorono figliuolo utfibile  di Dio 9 anzi diciamo effo effere nel mondo  come in facratifiimo Tempio merauiglto -  fifiima ftatua di Dio . Onde apprefio gli  Sggitij ne i Tempij di Minerua fi legge ua  fermo in lettere d'oro .Io sonocio  CHE £ , C I O CHE È STATO, C/0  che faràyil uelo mio non difìoptrfi alcuno ,   il fole    ALL'AMORE. 74 1  il file futi frutto ch’io partorì di che ap-  pare il Sole bell forno , fi a le co fi uifibili  uer amente rapprefintare la diurna bontà,  come imagme di effa nel mondo.. Sfondo  adunque la bellezza qual di /opra e dime •  firato ,non è merauiglia effa prouocare im-  mo rapire a fi le nature conofienti , mafii-  mamente quelle che hanno amplfomogra  do di cognizione , c Anzi piu tofto diremo  ejjè hauere in fi mio ardentifiimo defide-  rio , per beneficio delquale non già rapite ,  ma fpontaneamente cercono e configmfio-  no la bellezza, cagione della loro per fetto-  ne. Quello defiderio non pofjede al tutto la  bellezza allaquale fi muoue , ne al tutto ne  è priuato , perche fi fufii al tutto pnua -  to della bellezza, non harebbe di effa alcu-  na cognttione , onde ne la potrebbe defide-  rare . 2 Spi figliamo defiderar do che noi  defideriamo come cofa buona f utile per    i 4 z P AT^EGl^lCO  noi , altrimenti mai defidereremmo mila .  Chi è colui che defiden il (ito male ( fi  già al tutto non è infinfitto ) , fi adunque x  noi fiamo priuatt della notiti a di co fa al-  cuna , non ci ejfindo noto , fi tal cofite t  come la pofiiamo defiderare come cofa buo  na ft) utile P er not • mn 6 dunque da du-  re che'l de fiderio della bellezza , al tutto dt  e JJa fia priuato . 7S[e ancora è da dire ta-  le defiderio pojfidere la plenitudine della  , bellezza , perche chi poffide non fi muo-  ue alla cofa quale lui pojfide , ma piu to-  fiola fruifce. Chi non conofce che la po-  tenzia delmuouerfi e data alle cofe create  per arriuare e configuire quel termino y che  tjfi non p affiggono 1 ilquale come hanno  pojfiduto fiibito ce ([ano dal mouerfu Onde  elmoto e connumerato da Filofifitra le co  fi imperfette . Ma colui che de fiderà fi  muoue in un certo modo a quello che efio   defidera ,    i    ALL* AAf07{£. i#j\   de fiderà , e pero non lo pofiiede y percbe fi.   10 poffidefii , farebbe uano ildefiderarlo 9i  godendolo finza interna filone 9 per laqual  cofa il defìderio della bellezza > è poflo in  mezo della pnmtione , e della pofiefiiont  di e[fa\ participando tutti dua lieflremi .  Quefto defiderto fi noi chiameremo amo-,  re > non faremo da h h uomini ne etiam da   11 dij meritamente riprefi , perche in ogni,  natura creata , o uuoi angelica , o uuoi ra-  tinale l'amore non e altro che uno arden- .   • » • 4 *   tifiimo defiderio di poffedere e di fruire la  bellezza > quanto a fi e pofiibde. Perla -  qual cofa, li antichi Theologi non collocaro-  no lo amore nel numero delle cofè diurne  come quelle che in fi hanno la plenitudine  della bellezza , ne ancora nel numero delle  co fi mortali , come quelle che in ueritàne  fono [fogliate , ma nel numero di quelle  che, delle mortali e delle diurne fono parti-    1    i44 ALL'AMORE.   dpi , parimente , come e la natura demo-  nica . Onde efit chiamorono lo amore non  Iddio , non mortale , ma grande demone ,  perche la natura demonica, pofta m mezg  fra gli huomini e li TDij quafì interprete ,  conduce a li Dij li prieghi e fàcrificij degli  huomtni,alh huominila uolontà e coman-  damenti de Ili Dij . Qie per altro mezo li  huomini,o melanti o dormienti fino m-  fpirati dalla diurna bontà , che per la na-  tura demonica . ‘"Parimente lo amore po-  fto in mezo della cognttione , e plenitudine  della bellezza , non filo prepara , e difio-  ne ottimamente alloinflufio della bellezc  , le cofi che ne fino priuate , atte a par-  ticiparla , ma ancora traduce della bellezr  za un lume, per ilquale effe fatte belle ,  configuirono la loro felicità , Quefìofigni-  ficorono li antichi Theologi quando difièno  lo amore efiere figliuolo di c Toro , e di Pe-  nìa gene-    ÀLVAMOXB. t+t  nia generato ne natali di Venere , e pero e fi  fere fittatore e cultore di ejfi . lmperochc  Venere figmfica la bellezza , Poro [tonifi-  ca, meato e uia , Penta lignifica indigene ta ,  e pouertà , E adunque generato lo amore  della indtgentia,come madre laquale è nel  la natura ,che ancora non ha participa-  tione di belle zia, ma ha bene una certa po-  tentia e prontitudtne adhauerla, £del  meato e uia alla bellezza, come padre, cioè  c imo influjfi ouuoirazp, ilquale proce-  de dalla bellezza , e conduce ad e (fi la na-  tura indigente . Onde l'amore uiene a par -  ticipare della tndtgentia,inquanto fi muo-  ue alla bellezza , e dello influjfi o uuoi ra -  zp , inquanto al tutto non e priuato della  cognittone di efia . Meritamente adunque  lo amore è detto fittatore , e cultore di V ?-  nere; imperoche lo amore fimpre figutta la  bellezza,* lei bellezza fimpre eccita la amo •     j ó P. A TfE G l'FJCO',  ye . Sarebbe lungo a dichiarare quello che  intendono li antichi Theologi quando du  cono effer due V mere t una figliuola del eie -  lo finzetmadre^ e però effer detta cclefte,.  laquale nacque de genitali del cielo cafra %  lo da Saturno fuo figliuolo /àbito che fu  nato. E da la fpuma del mare , oue efit  genitali caddero. L'altra figliuola di Cjio*  ue e di Dione , detta uulgaree comune. Et.  pero al pre/ente ba fiera dire fidamente co*,  me fino due Venerefiioè due bellezze* Mia  celefìe , l'altra uolgare , cofi effer dui amo -,  riyUno cele fi e fi altro uolgare. Lo amor ce  le fi e feguitare la bellezza celefte e diurna ,  e'iuolgar , la uolgare e comune . <£\da for-  fè non farà fuori di propofito , incomin-  ciando fi da uno altro principio dichiarare  m che modo fono diuerfe bellezza > e diuer-  fi amori , effendo fempre feguitata come è  detto ciafcuna bellezza, del Juo ; amore .  f ^l'ordine    rALL'AMO'RE.'H*   \ : '7S(e l' ordine delle cofi il primo e capotti  tutte e effi Dio infinita bontà, infinita firn  piletta y principio y mez.o , e fine d'ogni co-  fa y bene de bem y lume de lumi . TDopo Dio  ~ è lu natura angelica , laquale fi come è  la prima creatura che procede daTDiò ,  iCofi tiene il primo grado diperfettione tra  le cofi create . TDòpo l 'Angelo e la natura  rationale , laquale ancora è detta anima,  tanto meno perfetta dello angelo , quanto  è piu lontana dal prtmo/lSfondimanco ha  in fi tanto grado di perfezione , che ejja  pon filo intende la natura angelica , ma  ancora a fende al profondo abifio de la di  uina luce . Quefla produce e regge tutte le  cofi corporali , e con la fua prefentia dona  loro la ulta , ft) il moto . lmperocbe qua T  lunque uiue,in tanto urne, quanto dal' ani  ma riceue il pretiofi dono della ulta , dalla  quale effa e origine e fontana . Il quarto   " * " K ¥ : m    w %• J    i*8 P ATSJ E GVBJ CO   luogo tiene la natura corporale , lacuale al  tutto digenera dalle cofi diurne , perche in  ejfa nulla è di uero , nulla di certo , ma  ogni co/a imagmaria e uana fimile a l'om-  bra de cor picche apari/ce nel continuo fluf  fi dell acquaylaquale continuamente fi ge-  nera e fi corromperne mai (la ferma in  uno ejfire . L'ultima ne l'uniuerfi, è la ma  teria y nella natura della quale non e ordi-  ne o perfettione alcuna , molto piu uicina  al non ejfire y che a l'efier e. Adunque fi può  dire ejfire ne l'uniuerfi cinque gradi di co*  fiyCioe T)to y l' Angeloyl' animaci corpo , la  materia ydequah dua ettremi fino in mo-  do contrarijyche l’uno, cioè Dio è auttore,  e cagione di tutti t beni.L'altro y ctoè la ma  teria è cagione e auttore di tutti e mali . Id-  dio tanto eccede le cofi create , che e fio non  può ejfire pienaméte intefi da alcuna crea  tura . La materia ha in fi tanto difetto ,   che    ALL* AMORFE i\ i+p   che per fua natura, fi come fogge lo e (fere,  cofi ancora fogge la cognitione. Et per que-  fio ne la materia no è bellezza alcuna, an*  zi piu toflo u'e fimma deformità , perche  la bellez&a(come e detto)accompagna firn  pre la bontà, ne fi può trouar bellezza do* '*  ue non fiabontà',e noi hauiamo dichiara-  to nella materia non ejfire alcuno grado  di bene,efiendo la materia ejfo male, e prin  cipio d' ogni male . 5SS? ancora in Dio e bel-  lezza alcuna, imperoche Dio e fimma firn  plicità ,ela fimma (implicita non e capa-  ce di bellezza , ma caufit di ejfa, e fendo la  bellezza nelle cofi create . Onde in Dio e tan  ta perfettione ,che quando noi diciamo,  Dio è fapiente , Dio è uiuo , D io è gtufto  e bello , noi habbiamo a intendere in ‘Dio  non ejfire, o uita , o fapientia, ogiuflitia,  o bellezza, nel modo che uedtamo nelle co-  fi create, ma Dio ejfire cauja nelle crea-  . . > K tij    nò PAtyEGIKIdO-   ture , della fipientta , della uita,dtllagiu-  ftu ia, della bellezza, e però Dionifìo Ario-  pagitafikndore della Theo logia Ghriftta -  «rty dice nel libro de nomi diuim , tutti e  Homi che fino attribuiti a T)io , fgmfìca^  re dóni da lui nella natura angelica concefi •  fi. #(efla adunque la bellezza e fière nello  àngelo,nella anima j nella natura cor porti    k. JMa come efiafia in quefle tre nature ■-  per le fiquente fimilttudme fi potrà factU  mente ( come io 'Spero ) comprendere .   Fingi liner ua dtfiendere di Cielo in,  terra tra mortali, fingi una statua di ?ne*>  rauigliofi artifitio fatta a fimilit udtne co->  me quella di Ftdta, laquale facci la imagw  ite fid iti uno Specchio', chi uedefit quella  imagine nello Jpeccbio,non uedendo la fi a-'  tua -, di cui è effavnagme , fi merauiglia  rebbe affai della fia bellezza- Molto piu fi 1  merauigliarebbtfi ue defila Statua, ondc\.   quella      ' A LVAMOXBr ni  quella imagme d erma sterno fcmdo in efia  la merauighofa mduftrta dello artefice\  <£Ma fi uedefit gli occhi , jf) il uo!to,e l y al  tro basito del corpo di Minerua uiua.qua  fi attonito tonfeffarebbe la fìat ua e la ima  gine nello fpecchio non e fiere degna di fti\  ma alcuna , la cui bellezza , haueua poco  manzi tanto commendato . ^Nondiman -  co direbbe e (fere tanto meglio la fatua ,  che la imagine nello fpecchio y quanto e  meno lontano da Alinerua uera » 'Sfa  milmentela prima , e uera bellezza è nel-  lo angelo , laquale è mi fura ffi) origine db  tutte l' altre bellezze 'L'anima ancora pofi  fiede la bellezza , non già per (ita natura,  ma per dono dello ^Angelo , come la cera*  ha lempronte dal figlilo , ffi) pero fi può-  dir piu tofìo e (fere uera fimilit udtne di bel-  lezza , che uera bellezza , efiendo ne l'an fa  ma, non per fua natura , ma per beneficio «   K ut)    isi PA^EGITUCO  d'altri II terze grado di bellezza * ttel cor*  po , neramente non fimtktudine , ma om-  bra dt bellezza , molto piu lontana dalla  bellezza dell 9 anima, che non e l'anima dal   laidi ft abile , nulla di certo ,ma ogni cofi e  ' fluffa e mutabile, e pero la bellezza cor por a  le, figurando la natura del corpo , è Jempre  di necefità me/colata con la deformità, fio  contrario, continuamente variando fi .   Fra tutti e corpi , il mondo partteipa  amplifimo grado di bellezz&,percbe tl tut-  to è fimpre piu per fetto che le parti. Im-  peroebe il tutto contiene e non è contenuto , .  Le parti fino contenute fjft non contengo-  no , f0 nejfuno può dubitare ogni altro cor-  po ejfire parte dello untuerfi/Dopo rimon-  do fino e corpi cele ft i , da quali fi può ha -  uer mam fe fio te f limonio della bellezza de   lecofi   Ti * •    lo z, Angelo . Imperoche nella natura del cor  po ( come rettamente dece Her adito ) nuL    f ALL' AMORE, iss  le cofi dittine , Olirà quefio grande nume -  ro de corpi , e quali alprefente faranno da  noi pretermefii . Solo diremo dello , buomo  ilquale contiene tanta perfezione e tanta  bellezza > che h antichi Fdofofi non hanno  dubitato chiamarlo mondo piccolo , come  quello che in fi piccolo loco come e il corpo  humano , ha congregate tutte le utrtu del  i mondo . èjfindo adunque la bellezza nello  angelo , nell'anima , nella natura corpo*  tale , noi chiameremo la bellezza dell'an-  gelo e dell’anima, Venere celefie e diurna .  Perche non può ejfire ueduta da altro oc -  chio che dello intelletto , cofa neramente  diurna . La bellezza del corpo chiamere-  mo Venere uolgare . Efiendo conofituta  per mezo de lo occhio corporale, per laqual  cofa ,fe ogni bellezza è accompagnata dal  fuo amore , e lo amore non e altro che uno  ardente defiderto di bellezza fjnrituakdi -    )    t    m .'&rA2$E-G Wmo   remo efifireamore cele fi e e diurno , g ; )ìl  dejìdeno della bellezza corporale efiere  amore uolgare e comune» Chi adunque non  conofce quanto fi ingannano quegli il cui  amore fi dirizzi alla bellezza corporale? fi  già non lufino per inftrumento per /altre  alla diurna bellezza, mi al prefinte dimet -  teremo le incommodità di che fono parteci-  pi gli huomini , per figuire l'amore uolga-  re, come co fa molto aliena dal propofito no u  firo. Solamente dimoftr eremo il maggior  dono che fia dato a gli huomini da Uio ,  cffere quello amore che li conduce a contem  piare la diurna bellezze , ft) pero tal ama-  tore e/fire eccellentifiimo, e qua fi un mira-  colo infi a gli altrt huomini . U anima no :  ilra benché fia piena di diumità , anzi ne-  ramente figliuola di T>io , nondimanco m >  tanto è occupata dal corpo, alla cura e reg-  gimento del quale naturalmente ì propo - .   • fia , che    r AL V~AMÒ\E. V/V   fia y che rifiu • delle uoltediuenta piu fi*  imitai tenebroso carcere dout e ■ indù fa ,  che allo amore d'onde procede. Et pero  ' U antichi Theologi chiamorono il corpo fi*  fulcro de làmina y che quafi l'anima fia  piu fimile alle cofi morte che alle itine, meli  tre che fta mi corpo ,per laquàl cofi dimen  ttcata della natura fua^è della bellezza di -  urna e delufi da grande , e uano numero  di falfi fogni y' per tutto quello Jpatló di  tempo che'l cieco ft) ignorante uolgo chia >  ma uita. E' Incordar fi della diurna bel*  léz^a poiché fi amo congiunti al corpo mor-  tale , non è facile a ogniuno y ma fino po*  chifitmi in chifia rima fio qualche fintilla  di diurno Jplendore y per laquale po fimo ef  fere eccitati à fi felice ricorranone . Que~  fli quando s'incontrono in qualche tmagU  ne della diurna bellezza > laquale piu ma -  nife fi amente che in altro loco 3 appare neh    r    «. \    is6 PAT^EGIXICO  corpo inumano , e maxime nel uo Ito, quan-  do e partecipe di prettanttjsima forma  in prima fono occupati da in [olita me -  r aut glia, me folata injìeme con horror e, di  poi alquanto afiicurati , la giudicono cofa  neramente diurna e degna , a cui fi conuen -  ga fare li facnfìcij e uoti , non altrimenti  che fi foglia fare alle ftatue de li Dei im-  mortali . Ma quando piu attentamen-  te riguardando in ejfa , riceuono per li  occhi lo influfio della bellezza , [abito per  tutto alterati, fidano parimente ft) ardo-  no. lmperoche in loro fi accende uno affet-  to , ilquale mirabilmente gli eccita, e lifol-  leua . Dipoi aggrauati dal pefo della in-  fettione corporale in baffi ro umano , non  altrimenti che fuole auenire a quegli ucce-  \ $ » ec j ua k P er troppo defiderio di uolare ,   \ hanno ardire di commettere inanzi al tem  [o alle giouani ale il pefo del corpo loro ,   ma non    ALL'AMORE. in   ma non effendo le penne ancora ha fi unti  a notare fono con ftr etti precipitare in ter-  ra y perlaqualcofain un mede fimo tem-  po agitati da dua contrarijfintonograuifi  fima moleftia , lacuale fubito fi corner te  inletitiache fiecchiatt di mono nel bellifii  mo mito , riceuono drento a l'anima , il  tanto defiderato fplendore . ^Ma quando  fiparati dal diurno Jpettaculo , mancono  della loro confueta e fi a , afflitti e dolenti  fi riuolgono continuamente nella memo-  ria , la imagine dello Jplendidifitmo uolto ,  onde sforzati dallo ardentifiimo de fiderio,  fimili alti infuriati non potendo ne la not-  te dormire , ne' l giorno in alcun luoco quie-  tar fi y per tutto difiorrono cercando di uede  re quello fpettaculofinza la cut ufi a con-  fumati dal dolore perirebbono, ilquale poi  che hanno ueduto e rtprefi il defiderato nu  tnmentojibtrati dalli acuti [ìimuli egra-    ( <    rff$ j?A^sai%ico   \ue ànguHte y fi fentono m tanto filettare  ~fipra le forzé loro confate , che dimenti-  . candofì de padri , de fratelli, de patrij  honori -dequali fi filettano. gloriare Amen-  tic andò fi ancora di fi mede fimi , fem-  ore penfam in che modo pofimo fruire il  \dmmfattaculo , come quegli che reputar  (fio ogni lor ualore , m quefia uita ffi} in  •quell 'altra hauere origine , ff) incremento  da lui , come ottimo medico delie humane  infirmiti . In prima dalla- bellezza d'un  corpo non filo particulare , ma ancora ca-  duco, falgono alla bellezza de corpi celefii,  e di tutto lumuerfo , Oue oltre alla luce di  che efii fino urna fontana utile cofi finfir  bili y contemplano una.fuauifitma harmo-  via caufaa da lordine e proporzione de  tnouimenti loro , per la qualcofiiyapcrta (  Mete conofiono il cielo, ejfire la hr a di Dio ,  come dicono . gli ant ichi ^Pit t hagorici , al   fano    T:    I    ì    .XLVA'MOXE- tw   fuono ddlctcj naie tutte le cofe contenute da  lui mtr abilmente bullono , Uopo la bellez-  za de lo umuerfo truouono la bellezza rid-  i' anima . Imperoche ejjendo il corpo una.  fimilit udine de l'anima, ne ffuna partecipa  itone della diurna bontà può ejjcre in efjo +  lacuale non fia molto prima ft) in molto*  miglior modo nell'anima, ejjendo origine e  principio della natura corporale, anzi non  per altro la partictpattone della diurna bel  lezza e nel corpo , che per ilgrande domi  hio ft) imperio quale ha l'anima in affo .  Onde e Filofofi affermono quafì come coft  imponibile non ejjere eccellentijsime dote m  quegli, iquali fino dotati di piu egregia for-  ma che gli altri , come qua fi l'anima di co-  loro fia piu predante e piu diurna , la cui  forma del corpo uera fimiltt udine de l'ani  ina è piu bella , cofi di grado in grado prò •  cadendo , fubitofi difcuopre loro il prò fon»    160 ALL'AMORE.   do pelago della diurna bellezza nello fflen-  dor dellaquale nella prima giunta abagha  ti , pojjhno fico medefimi in quefta manie-  ra ragionare . Infino a qui balliamo piu  tofto una ombra ouero fimihtudine di bel-  lezza che nera bellezza - *?Maal pr e finte  o dolcifiimo amore , ilquale rtfialdi le co-  fi fredde jilluftr ile ofiure , dai uita alle  morte groppo hai filleuate l'ale delle menti  nofire , lequalt infiammafli alla chiar fil-  ma luce della diurna bellezza , e le penne  già rottegli fuptrchio amore delle cofi  mortali , non per fua natura , ma per tuo  beneficio nnnouate,hai e fp beatole noi Mo-  lando (òpra il cielo, guidati dal diurno furo  re fiamo ripieni di quelle merautghe,lequa  li mai ne occhio uide,ne orecchio udirne di -  fiefeno in cognitione di cuore alcuno. Onde  neramente pofiiamo efilamare , quefto e il  di che ha fatto il Signore , rallegriamoci   ffje/ul-    ALL* AMORE. i*r  ft) ejukiamo in effo. Quefta ì la uia retta ;  per laquale debba procedere il legittimo  amatore , ilquale quando comincia a con*  templare la diurna bellezza , fi può dire e fi  firc uicino alfine , oue ciaf una co fa creata  quietandoci acqui fi a la uera felicità, * pe-  rò qualunque riguarda la uera bellezza  con t occhio della mente , col quale filo può  ejftre ueduta,non producendo imagtne e fi  milit udine di uirtù , ma uere uirtù , fatto  a Dio amicOydimoftra chiaramente ihuo  mo efifere per beneficio dello amore ree etto-  culo della diuinnà , per laqual co fa qua-  lunque non ùede il uero amatore douere e fi  firetnfia glihuomint in grandifitmo pre-  gio , e mafitme appreffo della cofà amata %  non intende quanto le cofe diurne fino piu  eccellenti \e degne di piu ueneraimt che l y al  tre , ne alcuno impetra maggior gratti , e  riporta maggior doni da U T)ei , che la co*      U2 P/A^EGJ^taV .  fa amata, quando ardentif imamente ria*  mando èparata afitt omettere ogni per icn  lo in gratta del fuo amatore . Imperoche,  con lo amatore habitano gli T>ij, pero non  meno accettono l'offcruanttae lattenera-  ttone della cofa amata in uerfo l'amatore,  che e uotie fàcrifìcij fatti a fi. Onde in  quefta uita,{t) in quell' olir a, la ricompen -  fano di grandmimi premij . Ma quando,  la cofa amata ha in odio il fuo amatore f ;  cimenta ricetto di tanta mifiria e di tanta  infelicità ; che molto meglio li farebbe effe-,  re, o bruto animale, o tnfenfto faffi*    anzi piu tofto al tutto non efjere nata.nefi  fina cofa arreca maggiori incommodi a  gli h uomini che l'odio delle cofe diurne, dal-  le quali pende ogni bene , ogni mifura nello  untuerfo , perche efendo fondato in fu la  difimUitudme di effe , è nectffario che fa  accompagnato da tutti e mali : chi adun *   queha    XLVAMOKZ. m  que ha in odio lo amatore^ ejjendo. alieno t  rebelle dalla diurna bontà ft) amico delle  cofi contrarie , m prima fi fa firuo di  quelle per tur bacioni y lequalt arreca Jtco  l'imperio de jen fi , quando la ragione e  adormcntata , come fi a gufa delle pian-  te tenga il capo in terra , bauendo uolto e  ' piedi uerfio il cielo . Z }opo ne uiene un'alt r o  male y perche non conofiendo alcuna cofa  rettamente , pieno di falfi opinioni diuen -,  ta folto e bugiardo , non altrimenti che  auenga a quelli squali da continui fogni  beffati in mezp al fonno finfiono la lor ui-  ta.'Da quefie furie y mentre che e uiuo dor-  mendo , o ueghiando y fi gite da dire effo  mai ueghiare y rimordendolo la confeientia  imperturbato . Ma dopo la morte JubitQ  da minifiri'della diurna giuftifia menato  manzi al grande giudice ode l borendo gtUr  ditto, fi ejfire dato in potè fi à dicrudehfitmi   - * ^ ~ \    1    i*4 PANEGIRICO  demoni , dequali una parte lo affligge còl  rappreftntarli nella fantafìa ogni horribtle  fpecie dt paura . Vh' altra parte con intoL  ler abili pene corporali lo tormenta . Ma  J opra tutti e mali , dua fino grandmimi .  V uno e una certa mole fi ia interiore laqua  le procede dalla difeordia dell'anima in  fi medefima , (ìmile a quel dolore che ènei  corpo y quando per ladifiordta di tutti gli  humort pefiim amente è dftofto. L'altro  di gran lungha piu graue y effiaè diuinità  penetrante in ogni luoco , la prefintia della  quale per cagione della interiore diffenfìo-  neaneffunmodo può j apportare . Impe-  r oche yCome gli occhi cifpi perla prefintia  del lume fintono gran dolore i fimi fi   co fortano y cofi L'anima gtufta finte gaudio  e dolcezjtt,La ingiufia finte una moleftia  che ninte ogni moleftia , perla prefintia  della diuinità . Da quefti mah ancora    ALL'AMO'KE. ics  molto maggiori per uolontà diurna e afflit-  to chi ha in odio il (ito amatore , ilquale di-  uenta partecipe di altrettanti beni , fedi*  meffa ogni altra cura, filo penfi notte e  giorno efircitarfi in ogni ffecie di uirtu,ac-  cioche fatto fimile a lui, fia degno ricetto  di tanto lume. Quefte e fimih fino le laudi  o dtuinifitmo amore,che noi inuolti nelle te  nebre del cieco mondo di tepenfare e ragio •  nave pofiiamo . Alla cuigràdezga chi non  rende il debito honore,no conofie tutte le co  fi cofi diurne e celefii,come terrene, per tuo  benefìcio non filo effere create \ ma  ancora unir fi al fio creatore  in lui finalmente quie-   tarfi , piene v:.   ciafi li-  na fecondo la fia natu-  r a della grada  fc diurna «    v    { >    : «Ti      • • r •-   ló \> V ! .V    V »•   > {    ‘V.V's^S ■••••..-: •■■■'.. . . . . -v   -, •   ‘ • - V   Jfà A ••’ "■ ' *> " sù-.v;* •   '* ■ . ' i   . /. • ■ ••   v ■■   :■ ■ • . \   , f v ‘ T<T   .'v .   * «l « r < 7 * * V •   .-■ r v u '\ 2 .v uK ^»Vr?r;\ £ 3 $ ,W   ■’ ^    a    v   • , . 1 > v 4 . '    v v ,n v5v'a.-' fi   ; ■ V*£ 4 *.   * - ■ •   » - ^ *   • JV " ■ ■ ’   vj ' ;;■; • ' •• ■ > . • *?ÉM   ■‘ 1 . * / -» ; T**’„ v * ! V \        ' '• -'• * . ‘ r , -. ••* *   . V '•* .■/ [•   f * * * - * • *   ' • *•: '• •.- • ; : . *> 4 ?    ‘V.'-' : ■ . ;3» ,ÈJ&»s* ir :      A i» fc/    V *    tt r *. # •'   £ *'r k WVl £• *v - ' i.i M ’t   1 ■' • * :^; 3 ^ $f ?   • - % ' ■ ' v..-- • r r 5/* rsr*      f.    t* •    Itti     '   c    r i»    4   ì i  1 1   a   A    DI M. F R ANO E S CO   C ATT ANI DA DIACCETO. >    iS -     JLL MOLTO MUG%ìtìCO E S^O   OS SERVANO ISSIMO     BENEDETTO     uandifsimoM. Bac~  do mio ,che a colo-  ro , i quali di quella    prelente uita partati fono, fi porta fa-  re beneficio maggiore , che tenere  ùiua ? e frefca la loro memoria ; Per-       ii<*8   ciò che il cóli fare è fecóndo il pare-  re d alcuni poco meno., che rifufci-  targli , e fecondo alcuni altri di piu  perfetto giudicio , molto piu, dan-  doli loro non una uita fola , e quella  caduca , c mancheuole, ma molte, e  fempiterne,come altra uolta piu lun  gamente dichiareremo . Onde fra  tutti gli Scrittori antichi meritò per .  giudicio noftro grandilsima lode  Plutarco . E quanti crediamo noi ,  che fuflero in tutti i fecoli, e per tut-  ti i paeli huomini eccellenti fsi mi co-  li ne’ gouerni politici , come ne ma-  neggi dell’arme , e ne gli ftudii del-  le lettere , de’ quali permancamen- ■  to di Scrittori non li fi pure ,che  eglino non che altro, nafeeflerogia-  mai ?. La onde io ho fempre giu-  dicato gratiofo , e lodeuole uncio   P cr    i6 9   ì ..per coloro adoperarli , che le uite  fd icriuono di quegli huomini , iquali  pio o collazioni , o colle fcritture , o a  to. le lor Patrie , o all’altre Genti furo-  Hi no , o d’honore , o d utilità cagione,  ■ e accio , che gli Altri huomini in efsi  m rifguardando, e i loro o fatti , o detti  à imitando, pollano o la felicità huma   r na con Marta, o la beatitudine diui-  • na con Maria , o l’una e l’altra infie-  memente confeguire. A quello fine  piu, che peraltro rifpettomi poli  ( con animo di douere fe conceduto  mi fuffe comporne dell’altre ) a feri-  uere il meglio , e con piu chiarezza  c breuità , che io fapefsi , e potefsi ,  i • la uita di Mifer Francefco Cattani da  Diacceto , parendomi , che egli fof-  fe quali come uno fpecchio non lb-  lamente della uitaciuile, ma etian-    *70 - . *   dio , amzi molto piu della fpecofa^-  tiua , del quale io , fé bene il uidi nc  miei gioueriili anni piuuolte, non  Riebbi però, non che familiarità,© do  meftichezza, conofcenza nefluna ,  ima tutto quello, che io ho di lui fcrit  to,l’ho fcritto parte per relatione di  iiuomini graui, e degni di fede,iqua  4i domefticamente ^ e lungo tempo  con lui praticarono, non eiTendo,da  che egli di quefto Mondo parti , piu  che trentafette annipaffati;e parte  •mediante gli fcritti fuói , de quali  -me flato hberalifsimo M. Francefco  fuo nipote, giouane(còmefapete)  ,detà, ma di grauità,e di prudenza^  maturo, e di quella bontà, e dottri-  na , che piu opere da lui Chriftiana-  mente, come da huotno facro, eca-  nonico compofte , e di già mandate   in luce    I 7*   iti luce & aIfEccell.de! IlIuftrils.Sig*  Duca Padron noftro indritte, dimo  Arare podono^Laqual uita (qualun-  che li lia ) ho uoluto donare a Voi,£  che nel nome uoftro apparifca, non  tanto per lo eder Voi della nobilif-  Ama famiglia de Valori, iquali funu  no amati grandifsimamente, e ho-  norati daM. MarfilioFicini., econ*-  leguentemente dal Diacceto ; quan-  to perche Voi fete degno della No- '  biltà, e ne ritornate in luce il Valore  de uoftri Maggiori , daquali anco-  ra edere uerifsimo conofcereli può  quello, che da me fu detto di fopra,  pofcia, che Niccolo Auolo Voftro  huomo di tanta prudenza , e di coli  grande ftimafcride non menoco-  piofamente , che con ueritàla uita  del Magn. Lorenzo Vecchio de Me-    w 2   dici, e anco per non negare il uero ,  tenendomi io buono della fcambie-  uolebeniuolenza,euerilsima ami-  ftà noftra , m’è paruto di douerne  dare , come un teftimonio , affine ,  che li fappia,che li come Voi per uo  lira cortelia amate, e honorate me ,  coli io altreli per giufto debito amo,  & ofleruo Voi .     t     K>   lf.   IO,       ./ 72     DI M. FRANCESCO    DA DIACCETO,FIJLOSOFO,ET   CENTIL'HVOMO FIOR.ENTI.NOj - '     COMTOST^f D^£ M. BENEDETTO   VARCHI, B MANDATA A    ‘BACCIO VALORI.      fn. VITA DEL   primo , che ( disfatte per le parti guelfe,  e ghibelline ) Diacceto , hebbe in Firenze  i primi , e fòprani honor ideila Città , fi  chiamo Becco di Torre di (juidalotto , tl  quale fidette de' Tenori delt zArti , che  cofi s'appdlauano in quel tempo i Signori ,  tre uolte . La primardi mille dugento no -  nauta quattro , diece anni, dopo che cota-  le Jopremo <JMagi(ìrato per abbattere la  troppa potenza , e tener e. in fieno la infip-  portabile fuperbia de' grandi fu ordina-  to ; la feconda , nel mille dugento nou anta  otto ; la terza nel mille trecento cinque . Di  'Becco nacquero Porcello , e ^Mugnaio , o  neramente ^tignato , che cofi fatti nomi  fi poneuano anticamente nella Città di  Firenze ; tqualtamenduni furono non fi-  lo de ' Priori piu uolte , ma etiandio gon-  falonieri di giufiitta , ilquale era il piu al-  to grado, e piu {limato di quella Bfpublt-   ca y e    f     I-    )    CATTAT^IU. ita   ca , e T* or cello oltraglt altri uffici], e ma - \  giftrati , riccuette nel mille trecento tren »  ta noue per lo comune di Firenze la terra ,  defila, e ne fu primo comme [fario  c/wwé fi legge ancora nell' zArme , che egli  fecondo ilcoftume dicotalt Fattori ui la -  yc/à . JD/ indignalo nacque il primo ‘Ta*  golo. T)el primo bagolo il primo Zanó-  i?u T)el primo Zanobi il fecondo ‘Tagolo.  f>i coftui, ilquale fu per la grandezza  delle qualità fue fatto con molti priuilegij  Conte da oAlfonfb 7{e di ‘Napoli, firife la  uita latinamente Ai. ‘Bartolomeo Font io,  huomo di ottimi coflumi , e nella fita età  letterato , ffi eloquente molto . Di Pagolo  nacque il fecondo Zanobi , ilquale fu pa-  dre di Francefeo.La cui Vita intendiamo  al prefente di douere feriuere Noi, fi per al  tre cagioni honeflifiime, e fi perche fi cono-  fea ancora a beneficio comune , che la uu    n 6 VITA DEL   la contemplatiti a può in uno huomo filo  (il che non credono ) coll' attuta unitamen-  te congiugner fi, e lodeuolmente efercitarfi %  e di uero come egli non fi può negare s che  la contemplattua non fia la piu gioconda ,  e la piu degna di tutte l altre mte,cofi con -  fejjare fi dee y cbe lattina e alle città e alle  Comunanza de * popoli, come piu necefjaria  co fi etiandto piu utile . Dico dunque che di  JZanobijdi TP ugola Cattani da : Diacceto ,  e di mona Lionarda di Fracefio di Iacopo  Venturi , nacque in Firenze tra la piazzi  del grano, e* l canto agli cAlberti non lun -  ge dalla chic fa di San ‘Romeo, tanno della  (hrifhàna falute mille quattrocento fi fi  finta fii,il fedicefimo giorno di^ouem-  ' bre un figliuolo mafchio , alqualt , o per  rifare il fratello di Pagolo fio zArcauolo  paterno, ilquale s\ra morto ] enzA figliuo-  li > o per.rinouare il nome del fuo Aiuolo   materno %    C ATT A ^10,. m  materno , o piu prefto per l'una cagione, e  per l'altra uoìlero,che fi ponejfi nome Fra-  cefio.E perche egliinfino da (uoi piate*  neri anni daua prefagio di (ingoiare tnge*  gno , e di (pirito molto eleuato, uolle il pa-  dre ancora , che per fina Idiota fojje , che  egli fi dejfi non alla mercatura , cornei  pm fanno de' giouani Fiorentini , ma alle  lettere , dellccjuali tanto fidilettaua , e co-  tale profitto dentro ui faceua(che non uob  le,tjfindo rimafi ancora fanciullo finzjt  padre , e non molto agiato delle co fi c'ha-  uendo il padre gran parte difiipato delle  fue facultd) per coja , che gli fi diceffi con-  sentire mai d' abbandonarle. oyinzfi hauen  do egli,per ubbidire alla madre , deliaejua-  le fu fimpre offiruantifiimo , e Soddisfare  a parenti , non armando ancora aldicid  nouefimo anno.prefi per donna laLucre -  Ha di Cappone di "Bartolomeo Capponi , la   M      .n* VITA DEL    meno con efio fico a^Pifà, e quiui tanto  la tenne , che forniti i fuoi fludtj , e battu-  to di lei figliuoli , fi ne torno a Firenze, do -  ue in quel tempo fionua la fihcifiima Aca*  demta di Lorenzo uecchio de Atedici,nel-  la quale tnfieme con molti altri huommi  (Fogni lingua , e in tutte le faculta dottifi  fimi, fi ntruouaua ^Marfilio Ficim,   Canonico Fiorentino , tlquale oltra la fin-  ceritd de co fiumi , fu d'eccellenza d'inge-  gno , e di profondità di dottrine co fi gran-  de , che io per me non credo , che Firenze  habbia mai , e parmi dir poco, hauuto al-  cuno , defilale fi gh pofj'a non che preporre ,  agguagliare . Coflui effendo ( come ho det -  to ) Qmonico di J anta ^Maria del Fiore ,  haueua con incredibile s ìndio, e immorta-  le beneficio la Filofifia Platonica per mol  te centinaia d'anni piu lofio perduta , che  finarrita , come piu conforme alla religton  ;; _ • ; • Chrifiiana ,    C ATT A    TV IO.     Chrtfhana , che l'zArifiotelica non fola-  mente ritrovata , e rimeffa per la buona  ma , cofd uer amente piu tofìo diurna , che  humana , ma datole ancora credito , e ri-  putatone non pkciola. La onde Ad. Fran  cefo, tratto dada fama di quell'huomo fn  golarifimo(Jè pur huomo chiamare fi deb  be co fi alto , e nobile Spirito) e guidato dal-  la ‘Telatura , lacuale perche egli cjuedo fa-  cejfi, che egli fece, prodotto l'haueuajac-  coflo incontanente al Ficino , tlaualt ( co-  me gratifiimo del dono da Dio conceduto-  gli , e delle Jue proprie fatiche ) come nero  Filofofoyliberahfiimoyinfignaua , epubhca  mente , e privatamente a tutti coloro , che  d'apparare difiderauano ; e l'udì con tan-  ta ingordigia , che egli in non molto tempo  non pure Platonico , ma eccedentifiimo  T latonico divenne . Onde egli 3 fi bene m  uarij tempi, e luogi 3 diuerfi Dottori udito     iso VITA DEL  hàuea , confiejfia nondimeno tutto quello ,'  che fàpeua , hauerlo da <&iarfilto.  filo imparato , fi in molti altri luoghi , e fi  particolarmente nel proemio del libro, che  egli fece , e intitolo del H utero , cioè del  3ello, doue f duellando di lui dice quefie  parole proprie .   Dicam firn , nec unquam me pcenite^  bit , quoniam boni airi ejse duco , cui ma-  gna beneficia debeas ,eidem ipfaaccepta  referre, nosidipjum , quodfiumus,fìquid  Jumus ilio efie . Qoè in fintene . lo ne-   ramente il diro , ne mai farà , che io me  ne penta, ptrcioche iopenfo ejfiere cofa da  huomo da bene ilconfejjare da colui haue  re i benefici] grandi riceuuto , a cui tu ne  fii debitore ; *Noi tutto quello , che fiamo,  Je fiamo cofa alcuna , ejfiere da M* Mar -  fillio Ficini . / ; v   v £ dall'altro lato conofeendo M. Mar   fillio la    'M    s ■   - 1 :      V    ì    C ATT ATS[1 0. Jto  J ilio la grandezza dell ingegno y t /’ inchina-  ime dell'animo di lui alle co fi di Platone *  e ueggendo il profitto , che egli u'haucu*  dentro in picciol tempo fatto grandifiimo,  l'amaua affettuofifiimamente y e lodando v  lo eccefiiuamente y lo chtamaua non filo du  fiepolo y ma compagno , come fi può m  malti luoghi ueder e delle opere fue , doue  egli fa di lui mentione honoratifiima y e Jpe  t talmente nel Parmenide al capitolo ottan  taquattroefimo y neiquale fi leggono que-  fie parole formali .   Sed dum pulchritudinem hic diuinam  commemoro y commemorare fas eft Fransi  fium Dtacetum y dtle£itfiimum Compiuto -  ntcum noftrum y de hac ipfa pulchrit udine  quotidte multaipulcherrimaq^firibentem,  quem Jane utrum ad c Platontcam fapien -  ttam natura y geniusc £ formauijfi uidetur y  leq uali fuonano co(ì .   < c M iij    I    i82 fV ITA' DEL  4 eZMentre cheto fornendone qui della  bellezza diurna , , giufta e pia coja e , <che  io faccia mentione di Francefilo da  Diacceto no/lro diletti /?imo compagnone  gli ftudij Platonici , tlquale di qucfla ftefi  fa bellezza firiue ogni giorno molte , e bel-  Ufiime cofi,enel aero egli pare, cheda ‘Fu-  tura , e il gemo fuo formato l'hauejfono ,  pèrche egli la fàpitnzp, di Platone in-  tendejfe,e imitaffe . \   ‘ Dellcquah còfe fi pub ageuolrnente ca-  ttare , prima quanto pojfaejfere dipana-  mento a una città , anz} a tutto 9 1 mondo    un huomo filo colla prudenza , e libera-  lità Jua ; poi quanto fia necefiarioa un  buono ingegno abbatter fi ad hauere , o fa-  perfi elegger e un buono precettore ; concio -  fia co/a , che fiCofimo de <JMediculuec-  chio , e di mano in mano i /uoi /ucce/fin, e  mafiimamente Lorenzo , non hauefiono   fauorito      C A TTA ^IO. i83   fauorito le lettere , e coloro, aiutati, icjualt  d'ejjire litterati defederanno, *fMar  fello non farebbe flato Ai. Aiarfiho ,e per  confeguenza il Diacceto , per tacere di tan  ti altri , non farebbe flato il Gbiacceto , e  confeguentemente Firenze , anzi tutto il  fiondo farebbe di (i chiaro lume conno -  fero, e fuo gran danno per fempre man-  cato . c tfefi merauigà alcuno , che io feri -  ua bora Diacceto colD.fenz# f a ff tratto-  ne, e bora Cjhiacceto col G. colta forato-  ne y concio (ia che io cofi nella lingua latina  de ^Moderni, come nel uolgare Fiorentina  truoui feritto bora nell'un modo , e bora  nell'altro .feleua ancora Marfìho É  mentre y che egli ytrouandofi hoggimat oL  tra coltetà , leggeua a fuoi dfetpoh , dire 5  io me ne uo , ma fi bene mi parto , io ut  lafeio lo fiambio, intendendo di A4. Fran-  cefeo , Uguale fi chiamaua per fepr anoma   tiij      *** V IT A (D E L  il r Pagonazgo : perche , mentre era gioita-  ne , fi tùie t (atta molto , e ufaua utfiire di  quel colore, ilqual cognome gli duro firn-  prò , mentre che uifje , a differenza diun  filo cugino carnale, ilquale haueua nome  'anch'egli francefco: era del mede (imo Gu-  fato ,e di una medefìma età , e faceua la  medefìma prò festone di Filofifo , e perche  nefhua di nero , fi gli diceua per difttn -  guerlo dal ‘Tagonazgp , JUd. Francefco  ‘Nero , raro dono de Cieli , che tnunmc-  defimo tempo , in una medefìma città , e  dima medefìma famiglia fiorirono due  cofi gran Filofofi , benché il Pagonazzp ,>  come auuiene ancora ne colori, molto fojfi  di maggior pregio, ertputatione , che Ane-  to non era . Ne fu ingannato ^Mar-   filio , ne inganno egli altrui , quando difi  fi, che lafeiaualo fiambio fuo , conciofia  cofit , che ilDiacceto dopo la morte di lui  ■ o figuendo    C A TT A TSi PO. 1*S'  feguendo l'effempio , e calcando l'ormedi  cofi grande , e cortefe matjìro , e compa-  gno, oltra il fare di fi amoreuohfitma t.  mente a chtunche nel ricercala gratiofifiu  m amente copta , lefie molti anni , e molti  pubicamente nello fludw Fiorentino , con  trecento fiorini d'oro di prouifione per età-  fiuno anno , egli tiro fimpre mentre uijjè ,  non ottante , che egli negli ultimi tre anni  della Jua ulta per le cagioni , che poco ap-  pre/fi fediranno non uolejfi piu leggere. E  benché i Signori Tmetiant mofii dal grido  della fua fama lo fàcejfiro piu uolte in*  fi antemente ricercare per mezzo di À4on-  fignore l'f\Arciuefiouo di Cor fu , e del fy*  uerendifiimo Cardinale fprnaro,de' qua*  li egli era amictfiimo , che uolejfi andare 4  leggere nello ttudio di Tadoua , con gran*  difiimo /alano, egli nondimeno, che fi con •  tentaua delle Juef acuita, ancoraché mol*    J86 VITA DEL   te non fuffono,ed era lontano da ogni am-  binone, e grande amatore della quiete, non  uolle accettare mai partito nejjuno , per  . grande , e bonoreuole , che egli fojfe , e fi  < refio a uiuere tranquillamente nella fio  patria y e arrecare giouamento a Juot cit-  tadini. Quegh,cbe frequentauano la {cuo-  iame la cafi (uà , o come dtfiepoh , o come  amici , o come l'uno, e l'altro mfìeme, era-  no et ogni tempo molti y de quali non mi par.  rà fatica , ne fuori di propofito raccontar -  . ne alcuni de piu fìgnalati , iquah furono  quefti : P ter o Martelli: Giouanni forfii  fiAdouardo ( ^tacchinotti : ‘Piero Bernar *  di: riAndrca Rmuccim: Benedetto d'zAn-  . tonto (Quaker otti: Ftcino Ficini nipote di  ^Marfibo, Luca della Robbia: Ale fi  fandro.de Paz&fT ter firance fio ‘Por tino-  ri : ‘Palla Rufeellai , e Giouanni fio   fratello , che fu poi Caflellano di Caftel   fin? Agnolo    !    1    ft C ATT AT^ro. ài   m fini* Agnolo, e Cofimo lor nipote, nelquale   m ( ejfendofì egli morto ne /noi piu uer d'anni)   fc fecero la Città di Firenze , t le Mufi To-  ri ' y cane danno , e perdita me filmabile :Ftlip «   fu po Strozzi » e Lorenzo fio j rateilo : Luigi  or. ^Alamanni : Zanobi c Buondelmonte , la - ,  v. copo da Diaccetto, chiamato tl DiaccetU  m no gioitane letterati fimo , e d'alto cuore :   u c , /intorno trucioli: ^Maeflro zAleffandro   ir da “Ripa : Filippo Carenti : M. Donato  Giannotti, e M 'Fiero Vettori, iqnah ho   0 poflo nell'ultimo, non perche eglino non fof   1 /èro de' primi , e de' piu dotti , ma perche  ancora uiuono amendue . c Ne uoglio tace *  re , che egli , tutto , che fofie fi grande Fu   i lofi fo, non filo zAcademico ma ettandio   ; J ^Peripatetico , oltra l'inteDigenza della lin-   gua co fi Cjreca,come Latina, non uolle mai  conuentarfì, giudicando , per quanto io  fimo, che tl Dottorarle fpettalmente      I    '« VITA DEL   in Filofifia a coloro , iquah la loro fetenza  0 uendere,o farne la moftra non uogliono ,  fia co fa finon ridicola , almeno foperchta .  E di ttero cotali ttficij , e preminenze, come  rifpofi già Traiano Imper udore a uno,  che gli dimandaua il prtutlegio di potere  come giureconfulto auuocare , e fare de  Configli , fi debbono piu tofio dare da chi  fi finte da ciò , che riceuere . Afa quello ,  che a me pare 9 e che douerrà,s'io non m'in  ganno , parere ancora a de gli altri piu  marauigliofo , e di maggior loda degno è ,  come egli, effendo tutto occupato non fila-,  mente nel leggere , e intertenere tanti cofi  amici, come dtfiepoli : ma ancora nelle  moke, e importanti faccende, cofi pubìi-  ce , come priuate , potefie tante opere com-  porre , e cofi perfette, quanto egli fice, del-  le quali to racconterò cofi alla rwfufa tut-  te quelle, che io ho parte ueduto,e parte da   coloro    i    V    CA'TT ATSJ ro. U9  coloro fintilo dire , che uedute l'hanno , le-  ' quali fino quefte tutte latinamente firme.  Vna'Parafrafì [opra tutti e quattro  i litri del Cielo d'zArifiotilejndritta aPa  pa Lione. ’ *   Tre litri intitolati de Pulchro a Palla,  e M. Cjiouanm T^ufiellai .   • Tre labri dimore a Pindaccio da 2 li*  cafili . . ' • v v ■ A : H   : ‘Panegirico d'AmoreaCjìouami Cot  fi y ea Palla ‘Rpfiellai . , -..*•••   'Una Parafiafi fipra i quattro libri  delle eJ Meteore d'zAriflotile y ma i tre ulth  mi non fi ritruouano .   Vna Parafrafi [opra gii otto libri del-  la Fifica d'oAri/lotile , laquale o non è in  pie y o chi l'ha la tiene guardata per fi.   Vna ‘Parafrafi fipra la Politica di  ‘ Platone , ma tanto breue y che fipuo chia-  mare piu tono prefatione % thè altro • ,    jpo VITA DEL   Vna r Parafiafi f opra il Dialogo di  Alatone chiamato ilTeage , onero della  Jàptenza .   Vna Parafiafi ne gli Amatori di Pia  ione y onero della filofifia . .   Vn coment o fipra il libro di ‘Plotino  dell' efiinz& dell'anima.   Vna dichiaratone fipra quei uerfidx  Boetio ytqnali cominciano.   Tu trtplicis medium natura cuntka  mouentem , a "Bernardo 'Rufiellai ..   o Alcune prefazioni [opra diuerfi ma-  terie.   ^Alcune epijlole a dluerfi amici molto  dotte y ne Ile quali fi dichiarano afidi dubbi  di Filofifia .   L'ultima fina compofitione fu un co*  mento yilquale egli a petttume di Monfigno  re M. Giulio de medici > che fu poi Papa  Clemente, fece [opra il conuiuio di Platone ;   w    C ATT A'KflO. ipi  quali componimenti olir a latta*  rietà , e la profondità della dottrina , e  mafeimamente Platonica , e Tlotimana  pare a me , che due co fi fi pofjano , anzi fi  debbiano confederare , mofirantt ambedue  l'eccellenza , e perfettione dell'ingegno , e  gtuditio feto . La prima è, che egli usò nel  fuo comporre uno Hile,fe non Ciceroniano  del tutto , graue nondimeno , e filofoficb  molto , e tutto lontano da quelle laidezza >  e barbarie , collequali Jcrtueuano in quel  tempo y e feriuono ancora hoggidi per lo  piuì Filofofi latiniyfenza leggiadria >e gra-  tta neffema . 6 tanto è da marauigltarfi  piu y quanto ancora coloro , iquali fatua-  no profe filone di bene , ff) eloquentemen-  te fer luer e y dietro un co fi fatto mifitfo non  imitauano ( gran fatto ) nelle loro fcrit tu-  re la diuina candidezza , e purità di Cice-  rone y mao TlintOy o Valerio A4 afeimo } o    VITA DEL  altri tali non buoni c Autori della latinità ,  o almeno della uera , e finterà eloquenza  Fumana, lacuale manzi che Afonfignore  dietro 'Bembo , buomo piu toflo di -  nino , che bumano la dimofirajfi ,fi già*  ceua o fiono fciuta del tutto , o dijpregiata  in grandifiima parte p percioche colui, il-  quale piu Stortamente , e piu [curamene  te firiue cua , era e da fi Sieff , e dagli al-  tri piu facondo tenuto, e maggiormente  ammirato , come fi la principale uirtà co fi  dello firiuere,come delfauedare confi ftefie  inalerò, che nella chiarezza, o fifauel-  laffi, e finuefie da gii buomini ad altro  fine, che perejfire intefi. La ficondaè,  chi doue quafi tutti gli altri fi faceuano  beffe, o haueuano compafiione di chiunque  uolgarmente fcriueua , e haueano la lin-  gua Fiorentina per niente , egli quafi pre-  cedendo quello , che di lei mediante lime*   de fimo    I    J    C ATT ATSflO. IJ>3  defimo 'Bembo auuenire doueua , tradufje,  alcune delle fue opere y e piu fi dee credere 9  che egli tradotte n'harebbe fe piu lunga -  mente uiuuto foffe . Lequali fue opere fi  flampatcfi foffono y non ha dubbio , che la  fua fama fi farebbe y e allungatale allar-  gata molto piu , che ella forfè fatto non ha*  £d egli per configuenz et s' bar ebbe maggior  gloria , e piu chiaro grido , e in fimma piu  lunga anzi immortale uita y acquifiato.Le  quali pero fino di manierale elleno lun-  gamente Ilare nafiofi non poffono y e  Fr ance fio fuo Nipote , ilqualenon ha fi-  lamento il nome di lui , m'ha piu uolte co-  llantemente affermato y finonhauer cofa y  che piu lo prema ; e laquale egli , per fiod-  disfare alla pietà y e debito fuo , maggior-  mente difìderi y che di rinuemre fènon tut-  te y la maggior parte delle fritture dell duo  lo fuo per publicark * B allhora fi potrà    is> 4 VITA DEL   meglio cono far e dagli intendenti chente, t  quale fojjl d'ingegno, e la dottrina di cota-  U ,e cotanto lo uomo ; e Ji marauigheranno  infieme con effio meco della capacità del  fuo intelletto , e come un buomo filo potè (fi  cjfieretanto uniuerfikle , che m tutte le cofi,  nellcquah egli fi metteua , nufiijfie non di-  co raro y ma qua fi filo. Ecco : egli come che  fojfie amanttfiimo della quiete , e lungi da  ogni ambinone , e auaritia fatico nondi-  meno oltr a ogni credere non fidamente ne  gli ftudij delle buone lettere , e della fan -  tifiuna Filofifìa , come s'è ueduto,ma an-  cora nell anioni humane, e nelle bifigne fo-  colari ( come fi uedrày di maniera, che  fi può ficuramente credere , e con ue-  tita dire , che egli di rado col corpo fi ripo'*-  fiafie y ma colla mente non mai y e fi bene  egli e da naturayefua uoluntà era più mi-  to a gli fiudij , e al contemplare, che alle   faccende , '    C ATT A m o. I9S  faccende ,■ e al negotiare, tutt amagli bifi-  gnaua fare ( come fi dice ) della necefrità  uirtù yper laqupl co/a e neceffario di [ape-  re , che quando 'Pago lo fuozAuolo uenne  amorte , egli come co Iucche era flato firn*  prèy amictfrimo , e fautore della famiglia  de ^Medici , e conofceua la prudente la  potenza di Co fimo , e forfè la fortuna di  quella cafd , fece (come racconta il Fon *  no nella uita di luì)una bella diceria, nella  quale fra l' altre cofe auuertii figliuoli , e  comando loro , che amafrino fempre y eof  firuafrmo Cofrmo,e tutti i fuoi 'Difenden-  ti quanto fapeffiro , e poteffono il piu, e dal *  l'altro lato pregò fìrettifrimamente Cofi-  moycbe glidouefie piacere cfhauere loro ,  t tutti i fuoi Po fieri, per raccomandati , e  fi coment affi di pigliare la protezione lo T  ro . E di qui nacque ( penfò io ) oltra le fut  fingolarifiime qualità 9 che non filamenti ?   . X ; jf    i9(f VITA DEL  r Papa Lione, Uguale fu Jòpra tutti gli  huomini grattfiimo , e libtrahfìimo , gli  porto fempre affettione ftraordmaria,e gli  fece molti fauori,e prefìnti di mn piccio-  lo, Piima , e ualuta, ma ancora tutti gt al-  tri di quella famiglia ,e in ijfetialità tifar  dinaie, che fu poi c Tapa Clemente, colqua  le ( mentre , che egli reggeua Firenzi) pra-  ticano molto familiarmente, e conmeraui  gltofa dimefiichez&a . Quelle furono le ca-  gioni , che egli , ancora, che Fdofifo,e del-  la fitta di Platone prima entro, epoi non  fi ritiro dalle faccende ciuili, per non dir  nulla , che hauendo egli molti figliuoìi(cò-  me diremo ) e non molte / acuità , non po-  teua,ne doutua fare altramente, e di quin  ci ancora auuenne, che nel dodici per la  guerra , e ficco di Prato , quando i Me-  dici ritornarono in Firenze, egli con alcuni  altri Cittadini , de' quali come amici delle   W Palle    CATTAUI 0 > ; / 9 7  Palle s'baueua fefpetto,fu in Palazzp(do  ue era 'Piero Soderini gonfaloniere a ul-  ta ) fiftenuto . Ma non prima furono i  Siedici rimefii in Firenze, che douendofi  per co/e importantifiime creare uno c Am-  bafciadore per la Città a Mafmiano Im  peradore , fu tra tutti gli altri eletto  Francefco , benché poi per lo ejferjì affetta-  te , e accomodate le cofi i n quel modo, che  uoleuano quei , che poteuano, non facendo  piu luogo d' ambafciadore, non ui fu man-  dato ne egli, ne altri * 6 nell amo mille ctn •  queceto diciannoue, e [fendo morto a quat-  , tro di faggio Lorenzo de Medici Duca  d ye Urbmo,e douendofigh fare filenni fiime,  e magnifiche eJfiquie,ancora,che non man  co chi bucherajfi dibattere l or adone , d  Cardinale firijje a Francefco, ilquale   fi ritrouaua in uilla, che fi trasfenjfi frit-  tamente a Firenze , e cofi la fece , e recito   iij    ip t - T I T A DSL f  egliil fittimogiorno , nelqualeficelebra-  nano nella Qoiefa di S. Lorenzp con pom-  pale honoranza incredibile , e fu tenuto  tojà rara , e degna d' ammiratone, che in  meno di tre giorni fujfi fatta da lui latina  mente e recitata alla prefenz, a d'infinita  moltitudine cotale oratone. *Nel medefi-  mo anno, hauendo prima hauuto i primi  honori,e magiflrati delta città, ejfindo fta  to e di Collegio, e de Signori Otto, e de Qt- j  pitam diparte (guelfa, fu fatto (gonfalo-  niere digiufì ma per lo filo Quartiere di  Santa Croce nelmefi di gennaio , e di feb-  braio, e doue negli altri uficij s' era fatto co  no/cere per huomo non men giuflo, che pie - »  tofi , in cjuefto fi dtmoftro non men beni-  gno, chegraue,mguifa,che come l'uniuer -  fiale [e ne lodaua , cofii particolari ne dice-  uano bene , e quanto i parenti fi ne gloria*  nano, tanto gli amtct,e dtfiepoh Juoine  \ ^ prendeuano    s   *JfH  Ut*  ck I  Ì0   (mà   m   4   m   \(   1   ir   ì   è    C A T T'AÌSg 7 0 . IM   prendeuano piacere, e contento marauiglio  fi . Onde auueniua,che coloro Squali 0 per  l'inuidia , che haueuano alla fitagrandezs  za, 0 per Iodio, che portavano alle fue uir -,  tà,harebbono uoluto morder lo, nonofaua*  no di farlo , temendo di non efjere creduti  "Dopo cotale degnità trouandofieglt hoggU  mai attempato, e [oprafatto dalle cure fa-  miliari, e forfè per potere 0 comporre mo-  ne opere, 0 riuedere le già compofte,nongU  parue di douer piu leggere in publico ; ma  non per quefto manco mai i alcuna ma-  niera di cortefia a niuno di colora , iquali  gli andauano tutto il giorno a cafa, 0 per  uicitarlo come amici,o per dimandarlo co  me fcolari,anzi fi tenne, che quefìa fujfe in  gran parte la cagione della fua ^ Morte :  lmperocht,non fi fintando egli bene, e non  uolendo mancare ne a parenti ne agli ami  ci, ne a Difiepoli, cadde in una infermità,   •K %      200 V IT A D EL   per la uiolenza dellaquale in poco piu et un  me fi, ancora , ckefuffi fiato finiamo e  molto regolato nelfuo uiuere,e con tutti gli  ordinamenti , e fagr amenti della (bufa  coftantemente, e Chrifiianamente moriva  gli diece d'aprile delmille cinquecento uen-  tidue , e fu alla Q loie fa di Santa (foce nel-  la fipoltura de fuoi maggiori femplicemen-  te, e finta alcuna popa fìraor dinar ta por -  tato, Jotterrato . La firn morte difpiacque  molto fi generalmente a tutto Firenze, e fi  in ifpetie a coloro, iquali o baueuano lette-  re, o defiderauano d'bauerne, e mafiima -  mente di Filofòfia . Fu di fiatar a piu che  mezzana , non di molta carne , ma offuto  ■ forte , e nerboruto, eh pelo bruno, e Somma-  mente pelofi ; hauca la pelli biancha,e fre-  fia molto . Cjli occhi neri non troppo gran-  di, le ciglia nere,e folte. La qual co fa lodi -  mofirauaa riguardanti anzi brufeo e bùr   bero ,    «   i   *   v   t   l   l    l    C ATT AT^IO. zor  hero y che non. E niente dimeno egli fi bene •  era grane , e fiueroy batte a pero con quella  feueritàyt granita una dolce e cortefi piace  uolez&a me/colato ylaqnale lo rendena gra -  tiofiy e amabile. £ auuenga, cheegh,come  tutti gli altri huomini in qualunque o arte  o fetenza eccellentifiimiyfujje di natura ma  ninconico , e filetario 3 tutta uia, quando  coll' altre perfine fi rttrouaua, motteggia-  ua uolentieri non fittamente coglihuomtni  di lettere , ma ettandio co gli Idioti, e colle  donne medefime y tanto che non pareua piu  quel deffiy prendendofi fefla , e filazzp per  fi y e dandone altrui . Spiacemi , che ejfin-  do egli flato yper quanto ho udito dire y trat  tofiy e arguto molto, io non habbta potuto  nefiuno rmuergare de firn mottiyper farne  parte a coloro , cheque fi a ulta per alcuno  tempo leggeranno ffi mai nejjuno la legge-  rà. Era e come T* latonico , e come allieuo    *02 VITA DEL, " 5   del Fictno grandtfiimo, ma Jantifiimo ama >  dorè, e nell' opere, che egli firifie de amore , •  le quali furono molte , e molte dotte , Si ut-  de lui ejfere flato feruenttfiimo , anzi tutto  fuoco ; da queflo per auuentura piu , che v  , da altro fi può prendere nero figno,e certifi  fimo argomento della nobiltà ,e unicttà(fia >  mi lecito in una per fona nuoua e unica) for  mare un uocabolo unico , e nuouo, dell' ani- ’  mo,e intelletto J uo,conciofia,che quanto al  cuna cofa è piu degnale piu perfetta , tanto  fenza dubitatione alcuna , e s'innamora  piu tofto , ft) arde uta maggiormente . Fu  catto beo, e religiofi in tutto il tempo , che  uijfe,e da cotali huomini douerebbono im-  par are, e prendere ejfempio coloro, iquabfi  fanno a crederei di non cffère,o di non do  uere e fiere tenuti filofofifi non di (pregiano  il culto diurno, e fi beffano di chi L'ojfirua,  quafi ghaltri uer amente non conofcano    i    C ATTA^IO. 203  quello, che uogliono moflrare falfamente  difapere efii, ocome fecofa alcuna piu a  filofefo conuemjfe,che conofcere , e contem-  plare , e configuentemente ammirare, e ri -  k uerire in quel modo, che fi può la Maeftà  di Dio , e l'eternità di tutte le cofi celefti .  tìebbe M.Francefio della moglie, laquale  non fenz& fua noia , e danno fi morì l'an-  no Mille cinque cento diciotto, efiendofi prt  ma morta la madre nel mille cinquecento  quattro , tredici figliuoà , fette mafihij , e  fet femine. La prima dellequah maritò a  Daniello di farlo Canigiani , laquale do-  po molti anni nmafit uedoua rimarito a  Ruberto di Donato Acctaiuoli, huomo no -  bilifiimo , e d'ine fi imabile prudenza . La  feconda a Carlo di Meglio Pandolfini, tre  di loro fi uoltcro far ^tonache, delle qua-  li ne uiue ancora una molto uener abile ,  degna di tanto Padre ì laquale è [fino già    tot VITA DEL  molti anni ) Hadefid del ^Munifiero del  Paradtfò. L'ultima maritarono poi gli  heredi Juoi a c Pierfrantefio di Ruberto de  7{tcci. I figliuoli furono Pandolfo', Agno-  lo : Dionigi : Theodoro : Stmone : Carlo : e  Cofimo . *Pandolfo fimorìhuomo fatto  eJJèndo duimuto dietro le uefttgia pater-  ne Filo fi fio eccellentifiimo . e . Agnolo uiuen-  te il padre , tlquale come amoreuole , efa-  uio non uolle contrapporfi, ne alla uolunta  del figliuolo , ne alla fpiratione dtuina,fi  rende Frate nella Religione di San Dome  nico , nel tomento di San sbarco, ihjuale  fiate Agnolo urne ancora , prouinciale nel  medefìmo ordine de Predicatori, ‘Rekgiofi  di buona ulta , e d'ottima fama . Stmone  Carlo , e Cofimo fi morirono tutti e tre gio-  uanetti, tra gli fedici,e i diciott 9 anni,ciafiu  no, e tutti profitteuolmente , e con grande  Jperanz& fludiauano > La cofioro morte   dolfi 9   a’    C ATT ATsflO. 20 j  dolfi , come fi dee credere , ai&ii. trance-  fio lor padre, come a buomo, infinitamen-  te, e tanto piu, che effindo egli amoreuolifi  fimo uerfi gli Urani, potemo pen/àre quel-  lo . che egli fujje uerfi i figliuoli, e cotali fi-  gliuoli, ma come a Ftlofifo ,fetppiendo,che  efiendo mortale , egli hauea coja mortale  generato , tomamente ut pofi fu piede, e co-  me Cbrifiiano,non dubitandole ne una  foglia ancora fi muoua finza la uoluntà  di Dio, rtprefi ogni cofit per lo miglior e. On  de fi agli Hiftorici fuffe quello conceduto,  che a i Poeti, e a gli oratori non e difdetto,  anzi mafiimamente richiefto , largbifiimo  campo harei qui diffamarmi lungbifiimo  tempo per le file lodi . Theodor o non men  bello d'affetto , che digrandifiima affet-  tatone , morì anch'egli dopo la morte del  padre , in Francia , tale, che di fette hoggi  non è uiuo al fico lo fenon TDionigi, ilquale    206 VITA DEL  datofì dalla faagtouent udine, alla mere a -  tura y hoggi e per la fa f faenza y e lealtà faa  in quel credito y e riputatane tra i più borre  uoh, e riputati mercatanti ì che fu il padre  tra i più chiari letterati \e tra i piu perfetti  filofififioftui di Madonna Maria figlino  la di Martino di CjugUelmo Mar tini faa  dilettifiima moglie, ha undici figliuoli cin-  que fimine di due delle quali ha nipoti e fai  mafchiyiquali fono il 'Bruendo M.France  fio Qanomco di [anta Ltperata e Protono  tarioAppofìohco, della cui qualità hauemo  fauellato di jopra.Pandolfo ilquale di tuo  no Jpirito y e fludtofi delle lettere no filo Cjre  che y eLatme y ma ancora Tofane fi truoua  hoggi in Rpma. Agnolo : Cjwuàbatifla, Bu-  ierto e Carlo Squali fino no pur uiui y e fini  tutti 3 ma in buono y e profpero fiato Jequah  cofi ho uoluto non fi fi troppo largamente ,  otrvppo fiarfamente raccontare, perche le    CATTALO. 207  felicità di queflo modo di qua, qualunque  cs4riflotile nell' Scica pare , che ne dubiti ,  pojfono nondimeno fecondo t Theologi chri  fiumi a co loro, che fino nell'altra uita,gio-  uare.Onde fecondo i Flofififì può , eficodo  i Theologi fi dee credere che M. Francefio  di Zanobi Qattani da Ghiacceto cittadi-  no fiorentino, ueggendo infìno dal piu alto  cielo tanta# cofi chiara fuccefiione,figoda  infiemec olle figliuole# co figliuòli morti qui  e lafiù uiuijiwio quella feltafiima,{t) eter-  na beatitudine , che deono quegli huomini  dopo la morte goder e, tquah mentre che uif  fero cofi lodtuoh per la uita attiua come ho  nor àbili per la conteplatiua, furono non me   no ottimi chriftianiyche dotti fimi Filofofì.   IL F ì %E.   HE C 1 S, T H 0.   Jl l BCDEFGHIKLM'Hj   i   Tutti fono Quaderni •      l'jf    \     A/ 

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