■4 ss <* t " ■fi ir. — * ìfm ri kl DI M. FRANCESCO cattami da DIACCETO, FILOSOFO ET GEWJ" 1 V HVO MO Fiorentino > con un Tanegerico all’ more ; t ET CON LA VITA DEL DETTO Autore,fatta da M. Benedetto Varchi 07 ^ V H.I V I L E G IH VINEGIA AP PRESSO G A fi A 1 1 R GIOLITO DE* FERRARI. fa IL PRIMO LIBRO D’ A M O R E, DI M. FRANCESCO CATTA NI DA DIACCETO FILOSOFO.ET GENTI L*HVOMO FIORENTINO. mSm O NON DVBITO douer’ eflere molti , e quali dannino me hauerein lingua uol I gare trattato de pro- fondi rmlteni deH’amore , oppo- nendo il decreto de gli antichi Pira*» v- * A ii gorici V fecondo il qua*. dè- cito comunicare al uulgo , come all- etto , Je cole diuine , non ientendo d’effe rettamente ; ilquale per non hauere feruato Hippafo Pitagorico, fu morto . Noi rifpondiamo cffer di due nature nomi : altri formati nel- l’animo da effe cofe, & interiori : al- tri fabricati dall’artifìcio humano , &efteriori . Quelli effere a placi- to , & p*erò diuerfi , appreffc diuer- fè'nàtioni . Quelli per natura, & ap- preffo ciafcuno e medefimi . De no- mi interiori comporli lo eloquio in- teriore v Delli efteriori formarli lo efteriore . Et quella crediamo effe- re la fententia del diuin Platone con- lèntientifsima ad Arillotele , come ajtroue dichiararemo . Sendo adun- que ilfermone/fteriore imagine , & « r s nota del fermone interiore : nòti tjeggo , perche cagione fi debba (bt T t’entrare a maggiore calunnia ^par- lando, & fcriuendo delle cofe diuine in lingua Tofcana , che in qualun- que altra lingua. Crediamo piu.tp- fto , che fia da riguardare al modo del trattare. E però li Egitii fotto for me di diuerfi animali nelle colonne di Mercurio , da chi & Pittagora , de Platone imparorno la Filofofia , & Pitagorici fotto uelami Matemati- ci , & li antichi Theologi fotto mo- ftruofi figmenti occultorono le co- fe diuine , & la natura . Noi , ben- ché habbiamo trattato delle mede- fimecofe fuori di uelami , & di fig- menti, non di manco ci confidiamo non douere efleregiuftamente dan- nati del peccato della profanatone . -*■ _ A nj * ' . ti Tu adunque leggerai quanto c'èoc- corfo al prefente dire de mifterii del lo amore : & penferai le cofe diuine tanto fuperarele menti noftre , che fpeffo ci fia neceffario altrimenti par lare d’effe, altrimenti intendere * lì 1 fi i'f' 1 ì * , i' J y *•*' l.f -4 ’AtrX •* ‘ ^ - f \ * f . y \ * .? * . s .** téli r x^rri èli bly : ‘ • ' iiH ìpltl : ìi^ ; ; ■v -* • ;>a, Hi €; - ••'■V: •v : ? r ; ly? >i7i ri: t V rS r* T"?- ’ ì * i *"» ' » Uii ' _svj ■. 1’ ' .-•* >, i.. - > Vfcr ' ;?4#? IL PRIMO LIBRO D A M O R E, DI M. FRANCESCO CATTÀNT DA DIACCETO FILOSOFO,ET GENTI L’HVOMO FIORENTINO. CAPITOLO P^IMO I T"' C A NATYRA cor- | por ale. nulla contenere 1 m fi dt aero, ma al tut- % toeJJìreimagmaria,Q urna , chiaramente di- ira la perpetua uarietà s fp) m u t at io- lacuale in ejfa appare . Imperoche U V 8 L I *B Ti 0 uerita delle cofe fi dttermina una fermtZc za, ffi) una permanenza . Per laquale efi fa fimpre flando ferma in uno ejfire quel- te medefime nel medefimo modo in nat- ta uariate s'offerifiono,a chi le contempla , la natura corporale per un filo momen tò di tempo non conferita l'ejfer filo facen - dofi in ejja continua generatione , ff) cor - ruttione. llche Her adito non filo attri- huìfie a tutti i corpi , che fino fitto la Lu- na , ma ancora al Cielo , ft) alle [Ielle : le quali fino tanto piu perfette , che gli al- tri corpi y quanto piu fi apropinquono alla natura dell'anima . Onde come uicini alla . rdiumitdyhanno meritato d’efier chiamati corpi diurni . Et pero riguardando alcuni fittilmente affermorono tale openione ef fire approuata dal diurno c Platone nelTi - meo . Quafi ejfo uoglia non fi potere at- tribuire al corpo l'effere , ma piutofto il M° fife VT“1 ■ T K I M:0. p flujjo , {fi la gener attorie . La cagione di tal fluffi , e la mattria t della quale fino compofti tutti e corpi co fi celefh come ter * reni . Laquale qualche uolta ci s'apprefin * partecipe dello flato , per * manentia : Inquanto dalla forma , che fi riceue m effd in un certo modo e contenti * ta qualche uolta come del moto : inquanto per fua natura fugge l'ejfere, {fi la cogni * / tione, hauendo firn prefica la contrarietà $ V infi abilità , la uarietà * Il che forfè fi gnu ficorno li antichi Theologt per la fauola di *7 roteo : qua fi come Proteo fi mutaua in diuerfi forme , bora in fiamma , bora in acqua , bora in leone , bora in forma di qualche altro animale : cefi la materia fia atta, {fi pronta al rteeuert tutte le forme f non fi partendo pero mai dalla fua natu* ra . Et perogli antichi Pitagorici,confide* rato tal propor tione. hauer la materia 4 io L 1 2J ^ 0 corpi; quale ha la dualità a numeri non duhitorono chiamare la materia dualità . Laquale fendo la prima diuifeone , ft) principio d'ejja, ancora chiamorono l[ide , ffe Diana . 'Ter che come Diana , è fle- rile y fecondo dice ‘Tlatone nel Thettheto , co(i ancora la prima dualità , fendo prin- cipio della diuerfetà , della inequalitàydel- la dtfsimilitudine , è priuata d'otri* anio- ne; oue confifie la fecondità di tutte le co- fe . Se adunque la natura corporale e par- tecipe di tanta imperfettione y chi non ue- de effeer neceffario [opra ejja ejfere un'altro principio y ilquale la regga , ffe la conten- ga: pendendo fempre l'imperfetto da quel- lo y che e perfetto ? Et però Democrito , ffe) glabri y che l'hanno feguitato y cioè Leu- cippo y ffe) l Epicuro y fecondo il mio pare- re y meritano non ejjèr uditi . E quali po- nendo principucorporab tndiuifìbili , ma didiuerfe > P £ 1 AÌ 0 * 7 / di dtuerfe figure chiamati da loro Storni, vogliono tutte le cofe efftr compofte d'unó fortuito concorfo d'e/si. "Dicono adunque di quegli , che hanno figura circutare , e fi fer compofta l'anima : de gl' altri Trian - gulariy Quadrangulari , ft) fimilt efjtre compofta la uarietd delle altre cofe : nfer~ uando ciaftuna cofa la Natura la po* tentia fimile a quegli atomi , di che effe fufsi compofta . Dicono ancora le cofe per tanto ffatio di tempo conftruarfì in effe- re,per quanto m luogo di quelli atomi , che continuamente fi partono y fàcce dono altri della medefima Telatura . ISoi al prefen- te pretermetteremo dichiarare efftr' impo fi ftbile il Cielo y gl' Elementi y gl' animali , le piante , ffij tutta la ‘Natura, o uuoi fecon- do l'effere , o uuoi fecondo la confiruationc pendere da alcuno fortuito concorfo ; firn- pre apparendo mamfeft amente per tutto 12 L IV Ito- or dine y ffi ragione . Solo diremo noi uede- re di tanto maggiore potentia, ffi) di tanto maggiore efficacia ejfir le co fi, quanto fino piu umte\ffi quelle effitre di mafsima poten tia,{fi di mafiima efficacia y cbe fino mafsi inamente unite : onde per quefto ejjd uni- tà bauere infinita potentia y infinita ef- ficacia: come autore , ft) principio dogni unione . Sendo adunque la moltitudine in- finita al tutto oppofìtaalla fimplicifiima unità , ft) però pnuata dogni modo dat - itone come potrà dire rettamente TDemo- crito l'infinita moltitudine delli atomi e fi fir principio delle co fi: determinandofi in- finita debilità : della quale nulla y e piu oppofito alla ISlaturXdd principio t CAPITOLO * p'TOi M à. 93 ai CAPITOLO SECONDO. » * N \ M ' ' ' k* * * > < ' ■rama E l numero de corpi alca* 1 1 m fi muouono f er ‘Vfytura} I j$J|^ Ì come il fuoco , Varia , taci qua , ft) là terra ft) quegli, che fin compofh d'efit , de quali il fuoco , ft) l'aria , come leggieri, fi muouono in sùi dfioftandofi fimpre dal centro \V acquei ,■ {fi la terra fi muouono in giu cercando fimpre il centro . ^Alcuni altri non filo fi muouono come quelli > ma ancora utuono ; ft) quefto per uirtù di un principio , ilqua- le efii hanno dentro chiamato meritamene te anima . Fra t corpi , che hanno Inulta, alcuni fin contenti della uirtù nutritiua , come fino le piante, le quali non hanno bi- fogno della potentia del fintire , come ne - cefiaria alla loro filiate, ma fitte in terra colle radici , quali hanno in luogo di bocca / * L 1 *B A 0 tirano il fro nutrimento ; alcuni fino do - * tati della potentta del fintire , per la qua- le conofcono quello , che a fi e dilettabile , o tnfitfico \ (fi della facultà , perche efii da un luogo a un'altro fi tramutano . Im- per oche hauendo a cercare l'alimento , è neceffario efii hauere unauirtù : per la- quale pofimo y o fuggire , o fi giure quello , thè giudicono ejfire m fuo danno o falute . Sono ancora altri poflt in mezo delle pian- te ; (fidi quelli y che hanno il /enfi , (fi la facultà del tramutar fi come ricchi , (fi fi- mili chiamati Zoofiti y quafi fieno parte- cipi della natura de gli animali , (fi delle piantf : tquali contenti filo del [enfi del tatto ; fendo loro fimmintflrato compe- tente nutrimento , Hanno fempre , come immobili y in un mede fimo luogo . Oltre a tutti quefti e thuomo grandifiimo mira- tolo , come dice ^Mercurio 9 animale at- ramente P 5 ? 1 M O . *s r amente degno d'efèr Inonorato , ft) ado- rato ; tlquale aogmgne alle predette potenz- ile la fi acuità dell' intendere : per lacuale ripieno di dtumità JpeJJò diuenta filmile 4 gli T>ij : ma , Jenoi confedereremo retta- mente , diremo wfeeme col diuin r Platone il Cielo , ft) le fttUe ejfeer donate della aita, fife dell'intelletto . Quefto dtmoflra un per- petuo tenore di fare fimpre le medefeme cofe, ft) nelmedefemo modo , già incomin- ciato per gr andi fimo fpatio di tempo per durare per l'auenir e fenza errore, fen- za impedimento , quale e nel Cielo, nelle flette; le quali col fio diurno moto, quafe un batto magnificentifi. di tutti e batti , a tut- ti gli altri ammali donano la generatone, l'ejfeentia>{t) la aita. Oltre a qucfio ancora 1 lo dimoftra la marauighofa bellezza , ft) per fettone, laquale in efii ueggiamo affer- mare l'huomo, ilquale ha il corpo caduco , J - - / t6 L 1 ® x 0 (p) fittopofto a infinite off e fé-, batter la uU ta y ft) lo intelletto ; e'I [telo , le (Ielle , onde pendono gltaltri corpi effirne pri» uo ; e d'huomo al tutto ftohdo , mfin- fato. Ma chi confiderà la grandezza loro , chiaramente cono fie e fiere impofitbile efii potere effère mofii pertanto tempo o dal cafi o da impeto alcuno corporale o da ca- gione eftrmfica ft) uiolenta : anzi mouen . do fi tanto efi/ufit amente , è necefidrto tal moto procedere dall'anima diurni fitma . Onde ficur amente fi può affermare il Qe- lo , q) le [ielle efier compofie di corpo , ft) d'anima ; ve da altri , che dall'anima il corpo loro efier prodotto , ft) gouernatp.St però giudicheremo efii douerfi chiamare non filo cofe diurne 9 ma ancora T)ij.Ma fi noi pigliamo filamente il corpo loro y fi* parandolo dall'anima , affermeremo effe- re statue degli Dij , fabricate da loro di materia **. ri, * r Jf“ "* i > . , «J. -1 .- ^ jf- * ’ ' . r* - 1 . |J ,'w . . -, ; .. PRIMO. n di materia prtfìantifeima , ffe con mar a* uigliofe artificio , legnali per effer polle in luoghi nobilifeimi fendo bellifeime , ri- piene di uita .debbono effere in maggiore ue ner adone, che qualunque altra featua co- me efquifite imagini della diuimtà. Se adun eque il corpo animato è piu perfetto , che quello y che non ha l'anima : perche que- feo non urne , quello uiue , ffe) fra Riani- mali qUello y che ha facultà di intendere è piu preflante , che gli altri ; ffe quello, che intende mafeimamente è prefìantisfimo : Viuendo , ffe intendendo il Cielo , le felle, l'huomo , faremo coferetti confejfare efei efeer piu prefi anti , che chi non uiue , ftf intende . Onde fe l'umuerfe è priua - to della uita,{t) dello intelletto ,gh ammali uerranno ad effer piu nobili, che l'umuer- fe ; di che nulla può effere piu aJfordoSPer Lqual cofa come l'uniuerfe e prefìantifei- ; 2 ‘>*8 L I S X o mo di tutti i corpi non lafciando fuori di fi corpo alcuno . Ma come fuoi membri con - tenendoli tutti . Cofi è nectjjario effo haue - re nobilifiima anima > capo , ft) guida di tutte le anime : per beneficio dettatale fta partecipe di prefantifima uita , q) di prefiantisfima intelligentta . St pero li an- tichi Teologi di Fenicia (come dice Iam- bkco , fp) Iultano Imperadore ) afferma- rono efjtr infufa per tutto una ‘Natura lu cida y pura , calda % uehiculo dell'anima diuintj?ima : per laquale dall'anima fta concejjo allo umuerfo il pretiofo dono della aita y onde efjo meritamente fìa appellato uno animale^ laqual co fa ( benché o/cura- mente ) fgnifìca Timeo Tittagorico , ft) ' r Fiatone nelTtmeo, ft) nel decimo della *Rtpubhca . alMa di cjuefto nella concordia fra Platone , ftf zArifotile diffufifiima. mente par laremoy ouc dimoieremo ch’ut - v rumente ^ 1 M 0. zip rumente fecondo la mente d'oArifìotile il primo motore non effer e Dio, ma l'anima diutmfeima dalla quale penda il Cielo , {0 tutta la natura. ^Adunque infeeme col diuin alatone diremo ejjere il corpo , e [fere ancora , {0 l'anima certamente molto dif- ferenti fra loro . L'anima hauer l'intellet- to , il corpo nodo hauer e . L'anima , come madonna , hauer e imperio fepra il corpo ; quefìo , come feruo , effer fuddtto >{0 ret- to . L'anima effer fontana della ulta, {0 del fenfey {0 di tutte l' altre affettiom , quali noi ueggiamo nel corpo : quefto per flanatura effer atto a riceuere , {0 pati- re , di che pofeiamo conchiudere l anima , come di gran lunga piu perfetta , hauere grado migliore nell' uniuerfo. • 20 L I 2 7^ o r CAPITOLO TE\ZO. E l’anima non fila- mente dona la una , ma an- cora contiene , ft) regge la natura corporale ( come di- fipra è dimofìrato ) e necejjario ejja batte- re una affinità naturale col corpo , per la- cuale naturalmente l'anima pofja dare la uita : e'I corpo la pofja riceuere . L'anima pofia reggere , ft) contenere . Que fi a non . e altro 3 che una naturale ine linat ione per lacuale noi pofitamo dire l'anima ejjirt anima 3 ft) uer amente diftintada qua- lunque altra cofa : Di che appare marii- fe fi amente nell'anima eJJir due proprietà per TJatura ; una , per laquale ejjà incli- ni a produrre , ft) reggere i corpi ( altri- menti non farebbe chiamata meritamente , anima ) l'altra , per laquale effa non filo rp % 'iM o . it comprenda la ‘Natura , che detta effer retta , ma ancora fi medcfima , ft) le co- fi frperiori:quale poco auàti fuchiamata Intelhgentia. Qutfìa intelligentia fe noi ret- tamente confider eremo , uedremo effer nel- l'anima non per fra natura , ft) inquan- to anima ; ma piu tofto per benefìcio d'al- tri. Imperoche fi l'anima, inquanto ani- ma, ft) fecondo la natura fra haueffi l'in - telhgentia , ogni anima intenderebbe: co- me ogni fuoco fimpre e caldo : fendo la ca- hdità nel fuoco per fra naturai ffjnot ueggiamo manififìamente non ogni ani— ma hauere facultà d'intendere . lmpe- roche chi direbbe gl' animali bruti haue- re intelletto , equali non per altro fono chiamati bruti : fi non per effer priuatì della intelligentia? molto meno e da dire delle piante , lequali fono animate d'ani- ma molto più im perfet ta ; che i bruti ; ■ iti 22 L 1 2 7^0 ' ff) però come il lume è molto piu, per * fettamente nel fole che nelle felle , fen- do nel fòle per fua natura , nelle fi elle per dono y ffe beneficio del Sole : co fi noi dicia- mo la inteUigenda effer molto piu perfetta- mente y in cui effa fio per propria natu- ra y che nella anima , oue è per pardeipa - tione ; di che noi concludiamo ancora quel- la fu(l arnia effer piu prefi ante , che Pani- ma ; fendo in e (fa la fontana dello intende- re y principio y ft) Idea d'ogni cornicione , imperoche la nobilifeima oper adone proce- de danobilifeima fubflanda , la inteL hgentia fupera tanto Poltre oper adoni: al- ' manco quanto il lume Poltre qualità fen-\ Jibili . Quefla fuflantidnon è altro, che la datura Angelica , laquale meritamente e denominata Intelletto , hauendo per pro- pria oper adone P intendere . Et per queflo noi concludiamo P anima effer e ordinata , fri retta % / ; M 0 . 2 > natura ^Angelica , cowie il corpo e ordinato , rmo dall'anima . Onde appartjce l'angelo tanto piu effer preftante dell'anima , quanto l'anima è piu nobile , /] corpo : ft) però l'anima non tenere il primo grado nell'uniuerfi • adunque diremo ejjere due nature neL l'anima : una per laquale rappreftnta la datura angelica > l'altra , perla quale inclina al corpo. Onde e detta dal diuin Alatone nel Timeo ,fu[ìantiamez&, co- me quella , che pofta in mezo fra l'ange- lo, ft) il còrpo partecipa dell' una, {^ del- l'altra natura . Quefta anima merttamen te chtamorona i ^Magi in parte lucida, in parte oftura , come pofta in mezo di quel- lo che è al tutto lucido , e di quello che e al tutto ofeuro . L'Angelo è al tutto lucido , perche fendo la prima ejjèntia; {R iapri- , ma effèntta fendo ejfa firmità ,ftmpre fi- * Hij 24 L 1 $ 7^0 mile a fi medefima e accompagnata da e fi fa uentà , laquale e efifia luce intelligibile fi) pero l'angela è tutto lucido . Il corpo fin - do oppofito ficondo la fua natura allo an- gelo , è tutto ofiuro y l'anima pofta m mez- zo fiala natura corporale, ffil' angelo, inquanto partecipa dello ^Angelo e uera- mente lucida , inquanto inclina al corpo , fi P uo dire ofiura . Chi adunque dubite- rà fipr a l'anima non effier l'angelo: fin- tana di ogni luce intelligibile? CAPITOLO QVAUTO. Aliti allo fpìendore del- la uerità intelligibile , quale noi chiamiamo al prefinte c, Angelo , for fi potremo cre^ dere hauer trouatoil padre dell untuerfi . lmperoche quiui ogni coja è uera ; efinzet , • fi P % I M 0. 2 s ogni co fa e ulta , ogni cofa e intelletto , uerì* ta , ft) fiientia : fendo principio dell'efjere , ft) della mta a qualunque altro fi dice ef fere,ft) utuere per quefto nella natura con - tiene l'uniuerfità di tutte le cofe fendo il lo- ro effir e per fitti fimo * Imperoche, benché le cofì in effa fieno di flint e , ft) non con fu* fi , come dtmoflrala intelligentia opera * tion fua principale , laqualt definitamen- te comprende tutte le cofi , nondimeno han no e fiere unitifiimo . Imperoche nulla può effir e piu unito } che quello , in chi ciaf u- na parte m un certo modo fia quel mede- fimo , cheti tutto, come e nelttAngelo\do- ue la uita , benché inquanto uita è dtfffinu ta , nondimeno per partecipatone è tutto lodimelo . L'intelletto ha il fuo proprio modo d' effir e : perche è detto intelletto. Ld uent à il fuo modo d' effir e particolare : per lo qual# è effa uentà : parimente adirne* 26 L /2 0 ne in qualunque altra parte . FJondiman* co quefto non fa che lo intelletto , la uerità per fa , non Jia tutto t Angelo per par - tecipatione : in modo che nell' Angelo non fi può trouar parte , laquale non conferui in fi la natura del tutto . Quejìo credo ha- uereintefa Parmenide ; ft) Melijfo anti- chi^ittagorici, quando ajfermorono tue - • te le cofe effere un 'Ente : cioè , ejfere una co* fa, una fufiantia , quale notai pr e fante chiamiamo Angeloinella quale tutte le co* fi habbino il fùo primo ejfere , cioè pcrfet* tifaimo ejfere. Come adunque nelle cofe ar* tifictate fono due ejfaeri , l'uno nella men- te dell'artefice , manzi , chehabbia pro- dotto fuori la cofa artificiata , l'altro in effa cofa artificiata ? Verbigratia la /ta- tua di ifMinerua ha il primo ejfere nella mente di Fidia , l'altro m effe marmo : de quali quello che è nettamente dello artefi- ce, è ^ RIMO. 27 ce , e primo cffere\{t) p ero molto piu no* bile ; che quello, che è nel marmo : co fi tut* te le cofe hanno duoi ejjen : ; uno nella effen - tta dell’angelo , ilquale , è primo , ft) perfettifimo effere ; l’altro in effe cofe ; il- quale , è participatione del uero ejfere . TDu co adunque fecondo tl loro efftr primo per - fettifimo,nonfolo confhtuire una Jufìan * tia ; ma ancora ciafcuno d’effe efer tutta quella umuerfità ; ft) pero meritamente fi può dire una fu fsifl ernia ; fff) quefia e la fintentia di Parmenide , ft) di Mehffe della umtà dell’Ente , come io fimo . Qtie fio Ente , o uuoi Angelo e chiamato da Hi* lottilo mondo intelligibile : mondo , per- che è pieno di elcgantia , hauendo tutte le cofe in effe il feto e (fere uero ; lmperoche mondo fi gm fica ornamento ; intelligibi- le , perche è comprefe felamente dal- l’intelletto , tlquale riguarda effa ucri • 28 L 1 ® ^ 0 * tà . 7 ?^/ diuin Telatone e chiamato nel fi fio dilla fypublica figliuolo di Dio. Ma di quello piu diffufamente in quello , che figue y parleremo : 6 . Nondtmanco fi noi con - ftdereremo , che il primo principio è firn - pltctfiimo , ft) potentifiimo : altrimenti non farebbe /opra ogni altra cofa : chia- ramente conofieremo quefìo mondo intel- ligibile y o uuoi (^Angelo non potere effir pri- mo . lmperoche nell'Angelo fendo moltitu- dine, ancora u'e compofitione ; ffi) per que- flo imper fedone, imperoche ogni cofa com- pofla ha in fi una parte, comcpotentia , ma parte , come atto : la potentia ha fi- co imper fettone ; Patto la per fedone . Et peroogmcofacompofìaha mefiolatoin fi l'imperfetto col per fitto . La potentia non e altro , che quello , pel quale la cofa può effir e, non fendo ancora . L'atto aggtugne l effir al potere ; fg) pero la potentia è im- perfetta , P % 1 M O. z 9 perfetta , lacuale gli antichi 'Pitagorici chiamarono infinita , come per fìta natura indeterminata . Inquanto adunque l'An- gelo ha compofitione non è fimplicifitmo : inquanto ha tmper fetione , non è potenti fi fimo . Imperoche qualunque imperfetto uiene alla per fetione coll'aiuto et altri : però quello è piu potente , per beneficio di { chi confeguita la fua per fettone . Ter la- qual coja fèndo l'cAngelo ne (empiici fimo, ne poterà fimo , non può efièr ancora pri- mo >ft) pero Tarmenide Pittagorico afi fermo il primo Ente , qual noi al prefinte * chiamiamo Angelo , efièr filmile a una sfe- ' ra » lì) P er o hauer parte , hauendo la sfera mezo , g) eftremi. T>i che ne fi - gutta ejfo non patere efièr la femphci (lima Vmtà, come diurnamente dice tMeliffò ; laquale al tutto efclude ogni parte, (fi ogni moltitudine,^) ogni imperfettione ;{t) però 30 LIBRO come ueramente capo di tutte le coffe au- tore della per fettone dell' angelo; tignale me rit amente e chiamato uniuerfi intelligibile. CAPITOLO QFWTO, S s o Iddio findo principio ff) autore d' ogni per fettione nelle cof , che fino , non è capace d'imper fettone alcu- na y di (jualuncjue natura ejfa fa . Et pe- rò noi pofitamo dire fimile proportene ba- ttere alle cofe create ; eguale ha la fimplicif fima unità a numeri Tutti t numeri han- no moltitudmeybanno ancora unità . Mol- titudine fecondo che noi diciamo il nume- ro ternano hauere tre unità ; il quaterna- rio hauer quattro unità , {fi eofi gli altri numeri nel medefimo modo. Unità, per- che il numero Ternario , è uno Ternario , q) una P 1 A4 0 . ft) una Trinità . Il quaternario è uno quaternario , ft) una quatrinità : adun- que tutti i numeri hanno moltitudine ,han no ancora Vmtà . La moltitudine dice imperfetto ne , ft) diuiftone . L'unità dice coniandone ft) per fettone . Et pero tutti i numeri participano della per fettone , f0 della imper fettone , Della per fettone > in- quanto ogni numero e un numero . Del l imperfettione y inquanto ogni numero ha moltitudine . L'unità ancora de nu- meri non e acutamente perfetta , cioè quella lenita , per laquale il numero Ter- nario è un Ternario i ft) il numero Qua- ternario è un Quaternario . Imprima , perche tale unità ha conuenientia , ft) af- finità colla fua moltitudine ; come l'unità del Ternario ha affinità con le partidel Ternario . altrimenti di efifa uita 3 ft) dcde parti fik non fi farebbe un tutto ; ft) > 3 2 L 1 *B %. 0 quefta è una frette et imper fettone . Dipoi perche l’unità d'ogni numero è diffimta m modo , che l’unità del numero Ternario è dtuerfa de It unità del Quaternario, ft) ciascuna di loro ha la fra potentia deter- minata ; per laquale tfro produce U fro numero . Quefta non e propriamente im- per fedone , Jènon perche l'unità del Ter- nano benché fecondo che e unita del Ter- nario , fra perfetta , nondtmanco non con- tiene la per fettone , ft) utrtù in fi delt al- tre unita : carne la perfetti firn a lujlitia , benché inquanto Iujhtia non ha difetto al - e uno ; nondimeno non contiene infila per fi t ione della fapientia>{f) cofì la per fettone Ut terminata ha fico in un certo modo la im - per fettone* Adunq; lafimpliciftma unita \n prima non ha moltitudine alcuna findo al tutto indtuiftbile . Oltre a quefio non ha afflìtta con alcuna moltitudine numerale * non P ^ / M O. ss non potendo hauer fuo coniugio . 7/on e ancora dif finita, ftfi particolare unità ,ma fimphcifiima unità , eminente unità ; ft) pero Pitt agora affermò effa contenere in fi la potentia, (tfi i fimi di tutti i numeri. ‘Riduciamo tl numero al proceffo delle co/i dal primo principio , fecondo il coftume t ‘Ptttagorico . Nelle cofi create fi truoua potentia ; trouafi ancora atto . La poten - tia , inquanto potentia, eimperfetta,l'au to , inquanto atto , e per fettone , adunque Imprima imper fettone delle cofi,nafiedaU la potentia , della quale fono partecipila - fee ancora imper fettone in effe per cagione dell'atto . Imper oche l'atto fi chiama atto , inquanto è per fettone di potentia , ff) in queflo modo uiene a par deipare della im- perfetto ne congiungendofi fico . La forma è atto della materia , però facendofi della forma , della materia un compo - C 34 L I 2 0 fio : la forma partecipa delle condizioni della materia .. Uoperat tont i atto della potentia attiua , come la cale fattone è atto ft) per fettone della potentia calefatttua : nondimanco ha conformità colla potentia dipendendo da effa . Oltre a cjuefìo , fatto dice per fedone definita, ft) terminata. La forma del fuoco dice una per fettone termi- nata : cioè effa natura dclfuoco^La terra dice per fettone definita , cioè , effa natura della terra, fp) cofìe proprio d' ogni altro atto. Et pero t uno atto non include la per - fittone dell'altro, adunque e [eludendo e fi fi Iddio ogni imper fittone, efiludt f imper- fetione , che fi troua per cagione della po- tentia . Imper oche Iddio non ha potentia alcuna , fendo fimplicifiimo : Efclude an- cora f imper fettone , che e per cagion del- l'atto . r Ver che Iddio non ha conformità , ft) proporftone con alcuna potentia: non fendo 1 M 0 . 3 s fendo per fettone di potentia attuta > nefe potendo d'effe , ff) della, potentia confettai - % re un compoflo . 'ISfon è ancora di per fedo- ne definita , ffej particolare , come ctafetì - no atto , procedendo da lui ogni atto , ff) ogni potentia . c Adunque in ‘ Dio , e ogni per fedone sjclufa ogni imper fettone^ pe- ro in lui ogni cofa , è per mododtVnità fìmplicifeima . e in lui diftinta la fa- pientia dalla Inflitta , non è in lui diflmt a la bontà dall'efeèntia , fjfe dalla aita. Ma è unicamente l' e fènda , la aita, la fapien - da : Et pero il dtuin Platone dtfee nel Par- menide y non efeer di Dio nome , non diffi- nidone y non fcienda , non fenfe , non opi- nione : come quelli , che dicendo per fedone determinata , attribuir ebbono a TDio im- per fettone , dalla quale al tutto abborifee . Et pero *P lodino yft)gl altri c Platonici nie- gono Iddio ejjer ejfentia , o intelletto : ma . ì . x v fj t L I B 7^0 tome molto piu prefilante , efifir contentò delle fue ricchezze ; ricco della /ita fimplt- ttfiima lenità . Solamente noto a fe mede -, fimo ,filo amtratore , {fi cultore dellabtfi fi della fiua diumitd. Quefla è quella diut - na caligine , laquale tanto celebraDioni* fio zAreopagtta fplendore della Cbrifha- fia Theo logia ,alla quale non dggiugne utr - tu alcuna rat tonale, o intellettuale . Impe- rochcy come il rationabile non può efjer pe- netrato dal finfi : ne lo intelligibile dalla potentia rattonale : ne le cofe incorporee , {fi femplict da t corpi , {fi dalle cofe compo[ìe m y cofi quello y che eccede ogni modo d y e fiere , t (elude al tutto la intelligentia , o qualun- que altra cognittone, qua fi un Profano delle cofi fiacre . ^Ma è nelle cofi create un Carattere , {fi una (ìmtlttudme di Dio, fiore , {fi capo d'effe: per benefitto della - yuale fi congtungono a Dio , quafi non fila lecito i rp XI M o. r? lecito aggiugnere al fuo creatore con parte alcuna di fe>mapm tofto con tutto fi . On+ dell Profeta ratto daldiuin furore efe la- ma y o Signore la tua laude , è tl felentiofi- gmfeando ognipotentiayO uuoi r attornierò uuoi intellettuale , douer ceffare dalla fila operat ione,quado fi fa l'ultima unione del le cofe create con effe Dio . Adunque molto piu appropinqueremo a T)io procedendo per le negazioni ; che per l'affermationiipur chefempre mediamo effer meglio ^che quel by che noi neghiamo di lui . Nondimanco pofeiamo ufare ancora l'ajfcrmatioMynon derogando alla fita diuinitàpur che intera diamo effe hauere nfpetto , ft) compara- tane alle cofe create . Come quando noi di- ttamo T>io effer principio , mezo , fp) fi- ne . Imper oche per il principio intendiamo le Cofe da lui procedere ; per il mezo a lui conuertirfi : per il fine effer da lui donato C iij 38 L I 3 7^0 della ultima fùa per fettone; lacuale con- file nella uer a unione fico. Quefto fgntf- corono gli antichi ‘Tittagorici quando difi fonoyla Trinità ejfer mifura di tutte le co - fi. Quefìo panifico ancora Orfeo quando dijfi Gioue ejfer Principio , mezj), fine, ft) pero ( come dice Diontfio Ariopagita ) in quefto modo Iddio e fplendore a gli il- luminati , per fedone a perfetti ; a Tteifi- cati diumità , a /empiici fimplicità ; leni- tà a quelli y che partecipano dell'uno ; uita de uiuenti \ejfentia di quelle cofi y che Jd- no'ydi tutta l'effintiaydi tutta la uita prin- cipio y ftj caujà . Et pero . ogni copi creata, < o uuoi eterna , o uuoi mortale , o uuoi ra r Rionale, o uuoi Angelica, può efilamare in : peme col \Profeta,Signore lo fjlendore del la faccia tua , e fignato fipra noi. \ 1 M 0. 39 CAPITOLO SESTO. L i antichi Pitagorici chia morono e/fo Iddio per fe uno , ffi) per fi bene > come auto- re della /Implicita alle co/e create , quanto di e/fa po/fono ejfer capa - et : aggiungono Siriano y ft) Troclo per quefto nome efier fignificato y non efio Id- * dio ; ma quanto noi di Dio participia - mo 3 quaf mi crediamo hauere efprejfi ef fi Dio , quando noi efprimiamo Caratte- re della diurni à y col quale noi fiamo fi- gnati . Ter fi bene , perche non filo e (fi non niega a ciafiuno il fio grado di per fe- ttone ; ma ancora y perche , co.me fine , e de fiderato da tutte le cofi: ilquale poi che hanno configmtoficondo il modo della /ùa natura , fi quietano . c Adunque ctoche procede da lui fi fa partecipe della fua firn ' C ni/ yo L 1 2 7^0 p lìcita , ft) della /ita per fettone . Ma per- che qualunque cofa procede da altri, per necefiità degenera dalla per fettone di co- lui , da chi procede ; altrimenti l'effetto non farebbe di minore per fettone , chela cagione ; fendo effo(come dicono e Pitago- rici, ft) Plotino) uer amente uno: quello che procede da lui, è non uno, ft) pero ha fico moltitudine . Onde habbiamo adire hauere ancora imper fettone . Quella tm- per fedone e per la dtgrefitone , ft) partita da tffo TDio, meontrandofì fimpre nell'im- perfetto quello , che parte , ft) fi allonta- na dal perfetto : nondimanco ritornando a quello , donde procedeua -, acqui fi a la per fedone . Per laqual cofa rettamente fi dice , ogni cofa compofia ejfir compofta di imperfetto , ft) di perfetto » Quefto inten- dono e Pitagorici, quado dtffono per il prò ceffo dall'uno produrfiildua ; ilquale ri- tornando P 1 Ad 0\ 4.1 tornando a l’uno, donde s’era partito, con- Jìituifee il tre prima figura : l’effentia di cui contempliamo nel triangolo, come dice Teone . Imperoche quello , che procede da 'Dio, partendo/! dalla infinita fua perfe - tiene, cade nello imperfetto, quale è la na - tura del dua; ritornando a T>io per la fua interiore anione participa del perfetto , quale é la natura del tre . Imperoche come il tre è compofìo della progreditone dell’uno 9 ft) della rtgreftone a l’uno, cofi quello 9 che procede da Dio, è compofio dell’ imper- fetto , inquanto da lui procede, ffe del per- fetto inquanto a lui ritorna. In fomma da Dio procede l’Angelo : ilquale nella prima mifura di fuo proceffo e imperfetto. ^Ma come imperfetto ? certamente imperfetto , perche , fendo l’angelo il primo uiuente, ft) il primo intelligente ; ffe ogni uiuente , intelligente effendo compofìo della pò- 4 2 L 1 <B T^O tentia aitale , ft) della fùa operatone, cioè del uiuere ; ft) della potentia intellettuale, ft) della fua operatane, cioè dello intendere la potentia come antecedente- alla opera - none fu prima prodotta , la quale ha im per fettone, fecondo che noi intendiamo efjd ancora non operare . L'angelo adunque nella prima mifura del fuo ejfere , fendo una efentia con facultà di uiuere , ft) dt intendere ; ft) non umendo , ft) non inten- dendo , ancora fi può dire imperfetto . £t perche la potentia attiua riguarda La fa operattone ; altrimenti farebbe uana , fi non operaffiy ft) operando confeguita il fuo fine , ft) la fùa per fettone , laquale per natura intenfamente de fiderà : è necejja- rio nello Angelo effer naturalmente un'in- tentifiimo defìderio di uiuere , ft) d'inten- dere. Que fio defiderio nondimanco ante- cede una certa fermezza , ft) una certa conftantia X / M 0. 4/ confi arnia , per uirtu della quale mai Van- gelo parte dafe dalla fua natura y ma fempre fi a quel me de fimo. Quella ferme* z za dal dium ‘'Piatone nel Soffia e chia- mata fiato. L'operattone y che feguita quel defederiofe chiamata moto, di qui polia- mo uedere quello y chefegmfec a il dium Pla- tone nel Simpofeo y nell'oratione di Fedro , quando dice l y amore cjjcr del numero degli Iddi/ antichifeimi ; affermando fecondo V opinione de Ih antichi Teologi dopo il Cha- os effer la terra , ft) l'amore , im per oc he il Chaos non e altro y che la effentia dell'an- gelo fecondo , che e confederata nella prima mifetra del feto effer e y come imperfetta,^ come potentia y moltitudine y ft) infinito à chi meritamente fi conuiene queflo nome Chaos y fignificando indige filone , ff) con- fatone . L'amore non e altro , che quella ingenito defìderio y principio del u\uace y fp) 44 L 1 V Ilo dello intendere . La terra fignifica la fer- mezza 3 ft) l* fi abilità , per uirtu della quale l'angelo non mai parte dalla fìta na- tura . Tuttamente adunque e detto l'amo- re ejfere antichifetmo , imperoche ejfo ante- cede ogni operatone fendo principio d'ef- fe s per uirtù delle quali , le cofe diurne me- ritano d'ejfere chiamate lddij . • ' * • '•[ V * \ V ; CAPITOLO SETTIMO. £/ni appetito , ft) ogni de- fiderio fi può chiamare amo re in un certo modo benché pi ghandopropriamentei l'amo re fìa felamente defiderio di bellezza > co- me dichiareremo tn quello , che fegue. On- de non mmeritamente ildefìderio , tlqua- le muoue tutte le cofe al fuo fine y ff) al fuo bene , e detto amorei ft) c Platone nel firn- PRIMO. 4 y pofio nell'orattone di Fedro per l'amore non intende altro , che l'appetito , che e nell'angelo ; per ilquale fi muoue a con - fegtiire la fua per fettone . Si che pigliando in quefto modo amore , diciamo ejjere in ogni co/a creata infino ad' ultima materia, nedaquale è ancora l'appetito alla forma laquale è co fa diurna , fgf buona , ft) ap- petibile , come dichiara ^rifiot eie. Adun- que l'amore e cagione , che l'angelo 3 ilqua - le e prodotto imperfetto , confeguiti la /ùa perfetione ma come diciamo l'amore effir cagione di tale per fedone ? certamente per- che quedo ingenito appetito , quale al pre- finte chiamiamo amore , quafi uno filmo - lo , fpinge l'angelo a l' operatone . Impero - che qualunque co fa fubtto , che ha l' effir e e inclinata adoperare , ft) quanto ha piu perfetto ejfire , tanto ha maggiore inclina - tione ad' operare , onde perche i' angelo ha 4 6 L I <B X 0 perfettifeimo ejfere , anzi è effe ejferefendo lo ejfere la prima cofa creata ; per quefio ha grandtfiima incltnatione adoperare , quefia oper adone fi chiama tuta: fendo la uita il primo moto interiore , ft) primo atto , ft) per fedone dell' effe nda , come di- ce Plotino , ft) q u ^i che l'hanno feguita- to, cioè r Porfirio , ft) Amelio : benché Si * riano , Proclo crediino altrimenti', tetta- li al ùrefente dimetteremo. Sendoadun ~ que la uita la prima operatone dell'ange- lo , è manifefto efeere il primo feto atto , ff) la prima per fettone . L'angelo adunque nella prima mifura delfuo procefeo e detto tjfentia ; laquale è non uno procedendo da Dio , che è perfatifeimamente uno : pero ha moltitudine, anzi in ejfa ( come di ce il dium c Platone nel r Parmenidefe efpli tata tutta la natura de numeri, mediante iqualt procedendo nella ulta difttngue fe medefima - P 1 Ai 0 . 47 ntedefima ne modi particolari ffe dell' effe re ffe) come in piu efeentie , dando fecondo il feto numero a ciafeuna effentia le fete prò prietà , come y fe tu pcnfafii la Geometria per una atione interiore dtftinguere fe me - defema ne Tbeoremt particolari : lacuale e una in tutti e teoremi ; perche ciafeuno è Cjeometria:nondtmanco è ancora moltitu- dine , fendo l'uno Theorema difemto dal l'altro, (fe però ‘Plotino dimoftr a diurna- mente dopo l'uno, cioè Dio,efJere l'efeentia ; dopo l'efeentia 1 numeri , dopo i numeri , e modi particolari dt II' efeer e, cioè le efetntie. In fiomma l'angelo mediante il numero come efattifeima regola per benefit io della feuaatione interiore, quale fi chiama pri- mo moto , (fe prima uita , diflingue, (fe diffimjce fe me defimo in tutti 1 modi par- ticolari dell'efeere , onde l'efeentia de II' am gelo è come un tutto. L'efeentie particolari 4* LIV^O fino le parti , non come il capo , o la mano è parte di Socrate : ma come il Leone, o il cauallo è parte dell' animale . di quefio piu diffujamente habbiamo detto nel libro del *T utero : ft) diremo nella concordia fra Platone, ft) zArifiotile . Di qui chiaro ap- parifie quello , che uuolc il diuin Platone , quando dice le cofe diurne produrre fi me - defime . Imptroche non figni fica altro, che le cofe diurne efier compofte dell'atto primo ft) del ficondo , cioè della potentia attiua, ft) della fila operationeilaquale pende dal « la potentia attiua , come l'angelo , ilquale e compofìo della potentia uttale , ft) della fua operatone , ft) della potentia intellet- tuale , ft) della fua operatane ; per benefi- co dellaquale l'angelo è attualmente ui- uente , ft) intelligente . Onde è chiamato il primo animale , ft) il primo intelletto ; ft) chi intende altro atto , ft) altra potentia nelle P X / M 0. 4$ nelle cofi diurne , non intende la fintentia di f Piatone , ne forfè la natura di effe nel modo del procefo loro dal primo principio . Quelle e fentie , ffè quelli modi particolari dell' ef tre di finiti nell'angelo dalla ulta fino chiamati /fette, (g) Idee,lequali fino in tanto intelligibili , in quanto hanno lo efèere uiuo, (t) la ulta . Onde ildiuin Pla- tone dice nelTimeo,che topefice del mondo fece tante forme nel mondo , quante tua * telletto uide neluiuente,fègnificando l' Idee efèer nel primo animale . Et pero io mi marauiglio afai , come qualcuno habbia detto , che la forma , che effo Dio da alla materia angelica , fino efe Idee , come fi l'angelo , inquanto procede da Dio , fufii potentia pafiiua , laquale diuenti ricetta- colo delle Idee . forfè maggiore errore fi può commettere nelle cofi diurne, che pen fare in efe eferpotentia pafiua fìmile al - io L 1 5 X 0 ; la materia de corpi finfibtlt : perche cioche procede da e fio Dìo immediate , procede piu fimtle a lui, fg) p M perfetto, che è paf fibtle. Onde fendo molto piu perfetta la potentia attiua , che la paffuta , ì con- veniente immediate procedere da lui la po tentia attiua, ft) non pafiiua . c Adunque noi diremo da 'Dio procedere immediate un'atto primo : ilquale fi può chiamare efientia prima , fendo la prima cofa , che ha l'efiere; lacuale inquanto efientia e per fettifiima : ma bene nelfuo primo procefio ha fico congiunta potentia d'operare, non operando ancora : q) fecondo, che ancora non opera , ha fico Imperfetto : Et que- llo e quello , che dice il diuin Platone nel Filebo , da ‘Dioeffirt dua elementi, cioè l'infinito , ft) il Termino della mtflione',de quali fi confi ituifia unaTerza natura , cioè l'effintia .Imperoche quello , che prò- t. *p \ i m o. // cede , inquanto e atto , {fi diffinito fi può dire hauer termino : inquanto ha fico con- giunta la potentia, {fi l'tmper fettone fi può dire infinito : e l'uno {fi l'altro infieme fino la Telatura della prima ejjentia ; la per fettone y {fi atto, dellaqualee la fua operatane interiore , {fi non Idee . Come dal termino proceda lo Ciato , {fi la iden- tità : da l'infinito , il moto , {fi la diuerfi- td ; Et come tutte le cofi fitto il primo fie- no compofie d'ejfintia,diftato,di moto. di Identità , di dtuerlìtà altroue h abbiamo detto , {fi diremo diffufamente nella con- cordia fra Platone , {fi Artftotile ; oue di- mena l'opinione di Siriano , {fi di e Proclo dichiareremo , come ciafiuno d'efii e ele- mento , {fi come e genere dell'Ente . zAl prefinte fi conuiene piu tofto accennare , che efplicare fimilt materie . \ . T> t sz L 13 Ito ' C APITOLO OTTAVO . A# a d i particolari del- l'tjjìre nell'zAngelo di [Unti per beneficio della ulta al yprefinte chiameremo ldee\ benché fecondo diuerfi confi derat iohi fi pofiino chiamare per diuerfi nomi , come è dichiarato breuemente nel primo libro del nofiro Palerò, ffi) altrotte piu dijfufamen . te fi dichiarerà . Onde fi foluono facilmen- te tutte le obietioni contro a l'Jdee fatte da ss4riflotile in diuerfi luoghi: ma principal- mente nel primo libro dell'Etica , ft) nel fifto delle co fi diurne , Uguale comunemen- te fi reputa il fittimo . Quefla difìnbut io- ne fèndo con ordine , mi fura, proporzione , fi già quello , che da l'ordine all' altre cofi non è d'effe priuato , come le cofi diuine , le quali producono , ft) reggono , le infe- ■ ^ . riori , rp X i m o„ j ì riori, e per necefittà accompagnate da una cenar gratta-*; da un ceno splendore ;da un florido colore , tlquale fi può chiamare rettamente efia bellezza* lmperoche ( co- me diurnamente dice Plotino ) benché la prima bellezza non fia un'altra cofa dada ferie d'ejfi Idee , come aduentitia , q) efira* nea ; nondimanco quella gratta , quello fplendore , quel fine ,• che in fu la prima giunta apparifie ad'afpettto di coloro, che raguar ciano tutta la ferie dell'ldee , quafi come il colore neda fuperficie , è chiamata efia bellezza ; laquale non feguita la natu- ra di parte alcuna 9 ma piu toflo del tutto . Onde è manifeflo la prima bedezza prò* cedere dada per fedone interiore dell'Ange- lo > quale duerno efjere fioatto . Et pero chi dice che' l bedo e diflinto dal bene come l'eflrtnfeco dali'mtrinfico , fecondo il mio parere dice rettamente, ft) chi lo riprende r ^ -> D iij 34 l n x o fer quefto, merita ejfo piu tojlo effir riprn fi , perche fi noi compariamo il hello al be- ne , affolutamtnte confejjiremo il bello tjfire come fpetie ; il bene , come genere. 0 nero firfi piu rettamente , il bene ejfirt per fi, mparticipato,e'l bello cffere una certa partictpatione del bene, ma fi noi non compariamo il belìo al bene affò luta -, 1 mente, ma quello, che è proprio bene a eia - feuno , diciamo effer il bello differente dal bene , come l'eftrinfico dall'intrinfico.Im - per oche la Juftantia , diffinitione , è, il proprio , primo bene di ciafiuno ; ft) neffuno dubita la Juftantia ejfire mtrin - fica . Il bello , findo per modo d'acciden- te , come esirinfico feguita la fuftantia , e la diffinitione . Tuttamente adunque e A dettoci bene effir fi parato dal bello , come I mtrin fico dall'eftrinftco . Ma ( per tor- nare onde noi partimmo ) findo la prima bellezza i ^ i / M 0 : yr bellezza una gratta , uno fplendore , uh fiore della per fettone interiore ,lac/uale me- ritamente chiamiamo bontà ; che mura T digita e fe nella potentta mtelletuak del » l'Angelo eccita un'intenfi appetito , g / 1 dd Jìdertonon filo di fruirla , d'ejfrimer - la, per modo di fimi , di Telatura? On* de l'Angelo fi fa tutto bello. Que fio è l'amo te, ff) la Venere celtfìe, celebrata nel fimpofio, neìloratione di Paufitnia . c Per - c/0 /0 «0» poffo non mi marauigltare di cer ti per altro h uomini , Sgrani ft) grandi iquali dicono , che l'amore e cagione della per fettone della bellezza . Imperoche , fi l'amore e appetito , fjfi defiderio ; la bellez? za, e appetita , ft) defiderata,e necejfirio, che la bellezza anteceda all'amore , ante - tecedendo l'appetibile all'appetito ■. (orno adunque dona l'amore la per fettone alla, bellezza dicono ancora co fioro , che la bef * ' 2 ? tiij 6 L 1 *B X. 0 lez&a e cagione materiale dell'amore y la- qualcofa e piu marauighofaimperocbe la bellezza muoue , come cofa amata , ff) de* fiderata, come ancora muoue l'appetibile , ft) l'intelligibile , ft) fino cagione come fi ne, non come materia . llche apertamente afferma zAnfiotile nel undecimo libro del le co fi diurne , ft) il diuin Platone nelfiflo della %epublica . Tsle però fi può dire an- cora interamente perfetto l'angelo . Im - , Per oche l'ultima per fedone di ciafiuno è la pofi fione di effo Dio , fecondo che a fi e pofiibile : Uguale da neffuno e poffeduto con parte di fi-, ma con tutto fi . Onde Id- dio non può effer compre fi ne per l'intellet- to, ne per la uolontà, fendo l' tino, come l'al- tra, par te deli' Angelo, {fi non tutto l'Ange lo . adunque l'ultima fùa per fettone, e la coniuntione di tutto fi con effo Dio , alla- gale procede per necefsità uno intentai - -u - mo P M 0. si mo appetito . Quefìo è l'amore tanto e fai- tato nel Stmpo fio, nell' or aitane di Agatone; llquale è beat if imo, fendo la cagione della felicità ,e ottimo , congiugnedo la creatura con Dio , che è ejfa bontà ,e gtouanijsimo di tutti gli altri Dtj ; perche è t ultima co fi , che riafca nebtzAngelo . 'Ter la qual cofa ‘Dionifio Areopagita dice , che l'amore è un circolo fempiterno dal bene nel bene al bene, fìgnificando tre fpetie d'appetiti, nel- l'angelo da noi dichiarati di fopra : uno fùbito , che l'efentia dell' (^Angelo procede da Dio , pel quale l'Angelo produce la pri- ma operat ione, cioè, la ulta; tintali ro, che fi gue nell'Angelo fubtto , che è difhnto nelle Idee,oue rifflende la prima bellezz&*£t que fio e proprio Amore,cioè dtftdeno della bel lezx&.Wl terzo è quello appetito , che con • duce l'zAngclo alla comunione d'effo Dto> della cui pofftpone acquifìa la fua felicità. IL SECONDO LIBRO D’ A M O R E, DI M. FRANCESCO CATTANI DA DIACCETO FILOSOFO,ET CENTI L'HVOMO FIORENTINO. O me l'Angelo proee* de da effo Dio, co/i l'ani feguito principalmente , cioè *7 orfino ft) zAmeho.Qutfìa incomincia a riceuer mol mudine y tmper oche fèndo principio del mo- to come pruoua tldiuin Alatone nel deci- mo libro delle leggi , fg) il moto feguitando SS , ' . ' ' «v LI% SECONDO. S9 l infinito , è neceffario in efjd comma a re- gnare l'tn finito . A cjuejìo fieguita la molti* tudme 9 come per fiua natura inde termi* nata . Et però la prima molttplicatione di fiuHantta , quafi fitto un medefimo pene* re 9 incomincia a effer nell'anima. Sono adunque le anime , che procedono dallan * gelo molte . Conctofia che l'Angelo non fia finon uno 9 nondimeno fino tutte compre fi fiotto quella commune anima , le qua li fi - no differenti luna dall'altra , fecondo ,che piu fi appropinquano , o piu fono lontane da quello , da chi procedono : il capo 9 guida di tutte è l'anima mondana t da chi procede tutto quefto corpo utfìbile , che noi chiamiamo mondo , o uuoi ùniuerfò . Sot - to la prima anima fono dodici anime prtn cip ah, lequah finoprepofìe a dodici parti principali dell'uniuerfe cioè , a otto sfere ce - kfli 9 quattro elementi 9 ft) perche eia . 60 L 1 B 7^0 y cuna anima ha due parti , come dimoflra Platone nel Timeo ; una , per lacuale è fi- mtle all'angelo , da chi procede ; l'altra perche e fimile al corpo , tlquale produce ; per queflo ha finito due nomi , per l y uno de quali e figmfìcat a la inclmatione al pro- durre , (fi reggere d corpo ; per l'altro , la tnchnatione alle cofi diurne . Orfeo adun- que (fi i fuoi figuaci chiamano l'anima della terra, Plutone, (fi r Profirpina:l'ani ma dell'acqua , Oceano , ffi Theti : del- l'aria , Cjioue fulminatore , ffi Giunone: del fuoco, Faneta, ffi Aurora : della sfe- ra Lunare ‘Bacco Lichinto , ffi Thalia ; del file, Bacco Sileno ffi Euterpe ; di Mer- curio, Bacco Lifio , ffi Prato : di Venere, Bacco Trietarico, ffi Melpomeneidi Mar te , Bacco Bajjareo , ffi Cito : di Gtoue , Bacco Sabafio , ffi Tberfìcore : di Satur- no Bacco Anfiareo , ffi Polinnia : de l'ul- tima SECONDO. 6i tima sfera Bacco Pcriciomo , g) Franta: Bacco cnbromio g) Calliope di tutto l'uni uerfo . One , e da notare , che a ciafiuna Mufa , è propoflo un Bacco per figmfica- re , che la parte dell' anima, che melma al corpo, è retta da quella, che partecipa del- la mtelligentia , inquanto per tale partici - pationee fatta ehria del diurno detta- re . zAlle noue<iZMufi li antiqui Theologi prepofono un'Apollo, lignificando le otto anime , d'otto sfere celcfii,g) l'anima del- lumuerfo, chiamata Calliope , ejjer mini- fi r a della diurna mtelligentia , laquale efii chiamorono apollo ; noi al preferite chiamiamo Angelo . ^Non farà forfè fluo- ri di propofito riferire una maramghofit opinione circa il numero , g) l'ordtne del- l anime intellettuali , la quale fi può attri- buire a gli antichi Theologi . ( I^ot ueggia- mo il numero duodenario batter grande 62 L r <B HO automa nell'uniuerfb , di che facciamo coniettura per ejjtre dodici parti principa- li in ejfo , cioè dodici sfere . Oltre a quefto 1 ueggiamo Uno bili filma sfera effir dtfìin - j ta m dodici figni , onde ragionevolmente habbtamo a concludere ogni altra sfera ef fer ordinata , ft) diftrtbuta nel mede fimo modo, mafiime e (fendo in ogni sfera U na* tura del tutto , come accenna Platone nel Timeo : ma di quefto altroue piu dijf ufi- mente parleremo , oue dimoieremo , che tffendo l'uniucrfì compoflo , ft) retto dal- la ragione Harmonica , e neceffirio , che fa ordinato fecondo il numero duodenario, radice dell'armonia di diapafon, fappiamo ancora , che'l numero fobico dice plenitu- dine , ff) firmità ; ft) pero quando il m- • mero procede nel fio Cubo,eJphca tutta la ua per fettone • Il cubo , e quando un nu- mero multiphcato m fe medefimo di nuouo fi multi * % 1 M 0. 63 fimultiplica per fi . V irbigratia noi chia- miamo il dua numero lineare , perche ha fimilitudme con la linea . Se tu multiplichi tl dua in fi mede fimo ,fi fa il quattro , ti (juale ha fìmilit udine con la fuperficie . Se tu di nuouo moltiplichi il quattro per dua fifa otto tlquale ha fimilitudme col corpo, piu la non ua la multtp Ite ut ione, come con- tenta di tre termini longitudine , latitudt- ne * {0 altitudine , ftf per ejuefio il cubo è ultimo proce fio y per fettone de Inume- rò. Quefi a procefiione e Pitagorici diurna- mente accommodano alle fufiantie cofifi - par ate y ff) eterne , come corporali , ff) ca- duche y come altrouemofir eremo , Adun- que il duodenario , tlquale e il primo nume ro fecondo , compofìo di dua finarij fiqua- le e tl primo numero perfetto 9 procedendo nella fuperficie y ft) nel fuo cubo fa il nu- mero osìd. T>CC. XXVlll ilqual nume 64 1 *B KO * ro contiene tutta la plenitudine , fp firmi- la , c/tf procede dal duodenario . Qualcu- no adunque fondato in fu quefto> forfi po- trà credere ejfiere dodici anime nell'umuer- fo, quafi dodici principi) , come è detto • Sotto ciaf una ejfir e dodici altre anime, delle quali ciaf una habbia /otto fi dodici legioni d'anime piu particolari . In modo che il numero crefie fino alla fimma di A4. D C C. XXV III. legioni , in ciafiuna delle quali fia tanto numero d'anime , quante [Ielle fino nell' ultima sfera. 4 A£e debba parere frano tanto numero d'ani- me y quando ff) T)aniel profeta dice mi- gliaia delle migliaia erano fìioi mini fri. fommunque e fia , tutta la moltitudine delle anime ha per guida , ff) capo la ani- ma del mondo prefantifiima , diuimf fima di tutte le altre . ... CAPITOLO SECONDO. 6s CAPITOLO SECONDO. ’ c^nima degenerando dall' Angelo , da chi proce- de, inclina alla natura del corpo y qual produce ; nondt- manco non degenera dall'angelo tanto 9 che ejpt non rifirui delle condittoni diuine ; ne inclina tanto al corpo , che effa al tutto partecipi delle [òr de matertaliSPer laqual co/a pofta in mezzo dell' una, fp) dell altra natura y ncn dimette la cura , ffi) il minifte- rio del corpo : q) gode le delilie del mondo intelligibile, Onde meritamente è detta no- do dell'uniuerfi. Et per quefto ilduttn Pia tone nel Timeo compofi l'anima di fitte nu meri, in modo che pofta l'unità da ciafiu- no de iati , ne fegutti tre numeri ; cioè dal- l'uno de lati il proce fio infino al primo cubo de numeri pari . T> alt altro ilprocefti in - — 4 E Vi *6 .OLQ/^3! X 0 5L 4/ primo cubo de numeri impari . Si 4/4 cg«/ /dta fino termini quattro , {fi tre inter uaìli , per (lenificare nella natura dell'anima ejjer dua propietà : l' una, per- che effa fi congiugne fempre all'angelo, -{fi quefìa è denotata per gli numeri im- pari : l'altra , perche ejfa produce il corpo, denotata per li numeri pari, {fi tana, {fi l'altra è dif finita pel quattro. Et però noi pofiiamo dire la quatrmità efjir uer amen- te l'Idea della perfetione ; non filo perche marauigliofàmente contiene il dieci; ilqua- le fendo tutto tl numerose Ptttagorici chia- morno Cielo , {fi umuerfi . Ilche ancora fignificorono li antichi Theologi ofiuramen te,quando a noue mufe prepofino un' Apoi -lo . *ZMa ancora perche quando fi procede nel cubo fignificato pel quattro , fi mene ^all'ultimo termino della proctfiione;ne fi può procedere piu oltre . Onde in ogni natu - SECO ‘KfD'O. rapel Cubo efignificata l'ultima perfetto- ne di ciafi uno .‘Non e adunq; marauiglia , fi e Pittagor tci(come dice Teone)giuraua- no per colute he dona all'anima noflra la Quatrinità y fontana della natura , che e tmperpetuo flufjo ; Imperoche quefto non è altroché giurare y per colui, cioè per Pitta gora ; ilquale h abbia trouata L'anima e fe- re diffimta per la quatrinità,cioe dalla po tenda dell' intendere, dalla ragionerai fin fi , dalla ueget attua . Dalle quali potentie l'anima, che fi muouefimpre : fifa perfet- ta. L'anima adunque produce il corpo ;ma pel mezo d'uno in frumento proprio y ilqual chiama grande fiminario y o uuoi natura * . o uuoi anima feconda ; laquale dall'ani- ma prima , è fatta grauida de fimi di tut- te le cofi y che hanno a effire prodotte nella materia. Da quefto grande fiminario pen de tffa materia : laquale è imperfettifiima . , ~ È ij 6S L I 2 TfO di tutte le cofe fendo mafimamente diflan te da effo Dio autore d'ogm per fettone ; la- quale , "Plotino chiama principio di tutti i mali , co[t nell'umuerfi, come nell'anima noflra . "Pendono ancora dal medefimo fe- minario procefiiom de femt qua fi razzi dal lume Squali non mai fino fèp arate dal- la materia , anzi fino fimpre congiunte fi- co . "Noi le chiameremo e femi delle cofe . La prefintia de ' quali nella materia affilue la generatone : quando accompagnati da lo affetto dell'anima feconda , moffo dalla prima anima h fanno termine nel compofìo \ naturale . Imperoche il compofìo non e al- tro , che il fime , che pende dall'anima fe- conda f q) la materia , in modo intra fi uniti , che defii fi faccia uno . Quefto for- fè e à Chaos dzAnaffdgora , di finto dal- l'affetto dell'anima feconda , ilquale pende dalt anima prima , rat tonale f uer a pa- drona SECONDO. 69 drona della gener attorie. Di qui fi può uedere il fondamento di coloro , che affer - , mano tutte le cofe qualche uolta tornare quelle mede (irne. Laquale opinione benché paia molto aliena da zA riftottle : mafiime nel fine delfecodo libro della Generazione 9 ft) corruzione ; nondimanco noi Jperiamo dimoftrare ejfirhconfenttentifiima. Ma per tornare alla co fa noftrafendo nell' ani- ma fecondo efemi delle cofe , uere cjprefìont delle Idee, ft) per que fio fendo accompa- gnati da una bellezza, che ìtale a fimi , quale e la prima bellezza alle Idee , e necef fario s'accenda in effa uno appetito ,ff) uno defideriodi quella bellezza ; ilquale inco- minciando dalla cognitione, ft) non poten- do fare la fimilitudme di que da bellezza» di dentro a fejransferifee nella materia la par ticipat ione delle Idee , alle quali feguita quefea gratta , que fi a elegantia, quale noi E lij io Litico V. Aleggiamo nel corpo mondano uer amento •figliuola dell' timore . Et pero Plotino di - ce, che tutte le co/e fino teoremi >quafì pro- tedino dalla contemplatine, hauendo prin tipio dalla cognttione di quella anima . Quella bellezza, che e nell'anima feconda , * et quello appetito , che fi accende in e/fa e lo Amore la Zienere uulgare nel fimpofio riferita da Paufama, laquale è detta figli- uola di (fioue, {fi di Dione; perche pende dall' anima prima,ffi rationale, laquale è detta Gioue, dalla feconda , ratina- le , laquale ha commertio con la materia i ' C AP ITOLO TERZO. L Cielo, o uuoi tuni- uerfi è uno , procedendo da una anima, ft) fendo fatto a fimilitudme di un mondi) intelligibile -, ilquale noi dtfipra habbiamo chiamato S E V P 2 \£ 27 0. chiamato Angelo ; ffi) pero Democrito * ft) Leuctppo non meritano d'effere uditi , ujuali pofono mondi infiniti . o^irtfiotik pruoua che'l mondo è uno: perche egli è fot to di tutta la fua materia : ffi) Alatone proua , che'l mondo è uno fendo fatto a fimtlitudine d'uno efemplare . W<?i hab± btamo nella r Parafrafì noftra /opra il cie- lo hreuemtnte dichiarato , ffi) altroue dif- fufamente dichiareremo in che modo della unità del mondo fia la medefìma opinione dell'uno , ft) dell'altro filo fio fo , e il mondo non filo uno, ma ancora ingenito , ft) incor r unibile, fe noi crediamo ad Ariftotile . Al diuin Platone piace il mondo fempr e effe- re fiato, et fempre douere effiere : nondime- no hauere cagione da cui penda , cioè dal- l'anima diuimfitma, principio della natu- ra corporale . Et pero habbiamo da dire effer tre principali fu ftantie, lecitali uera- E mj 72 L 1 <B 7^ 0 ? mente hanno natura di principio : cioè Id- èo, l'Angelo, l'anima diuinifiima . Iddio è autore dell'unità in tutte le cofi , l'Angelo della permanenza , l'anima del moto: ft) quefia è la fintentia di Plotino, ft) di Por fino; benché Siriano, ffi Proclo altrtmen ti procedmo . Sono fiati ale unicorne ^lu- tar co, ft) Seuero, iquah hanno affermato, fecondo Platone il mondo effere incomincia to qualche uolta , ft) qualche uolta douere finire; ft) per quefto hanno detto filo effèr dua prmcipij di tutte le cofi, cioè la mate - ria , ft) Dio , non pendendo la materia da *Dio , ne Dio dalla materia . In modo che Iddio fia al tutto finza materia , ft) fim- plice;la materia fia al tutto eterna, ft) fin zci participatione di Dio , ma quefta oppi- none (come è conueniente ) non è ammejja dalli altri Platonici . Le parti principali del mondo fino otto sfere celefii, ft) quat- . tro eie- SECO 5 SI DO. 7 ^ tro elementi . T>e!le quali le sfere celefli fi- no nobihfiime. llche dmoflra la magnitu- dine loro e'I / ito , l'ordine , e'I moto , il lu- me. Plotino uuole che il Cielo Jia fuoco, ffi) c . "Piatone nel Timeo uuole ,che il mondo Jia compofto di quattro corpi , Fuoco , Terra t Aere , ff) oAcqua , in modo , che da que : fio nome fuoco fino comprefi i corpi celeftu os4riftottle s'ingegna dimofirare , che il Cielo non e fuoco . lmperoche il fuoco , co- me ejjo dice , p muoue naturalmente in - uerfi la cir cunferentia,p artendofi dal cen- tro. &l corpo celeftenon fi muoue di moto retto partendofi dal centro, ma di moto anulare , ilquale moto [i fa intorno al Centro , pero il Cielo non è fuoco, altri- menti bifignerebbe dire y che il Cielo barn fi fi dua moti naturali ; uno per ilquale fi muoue intorno al centro , che e ilctr calare: l'altro , per ilquale fi parte dal centro , ff) 74 L IV Z 0 - " ua alla circunferentia , che è moto retto ,* Lacuale co fa pare habbia per imponibi- le- Quefla ragione facilmente foluono Pio- tino , ‘Proclo . Ilche breuemente nella no fra c Parafaf f opra il Qelo habbiamó tocco y fé) altroue piu diffuf amente dichia- reremo y mofìrando , che altro è muouerfi nel proprio luogo , ft) fecondo la fua natu- ra : altro e , fndo fuori del proprio luogo , ritornare ad cjfo > ff) nella fua naturaro- no alcuni , che dubitano y fe le felle hanno moto proprio . Platone dice nello Spinomi- de y che le lidie fono animali ignei ; ft) nel Timeo y che le lidie fi muouono intorno al proprto centro . È piu de Peripatetici op- pongono zAriflotile cjuafì uogliayche le jlel le fieno continue col Cielo ; ma piu denje ; ff) però non hauere altro moto , che quel- lo della fua sfera . ^oi diciamo z^riflott- le non hauer mai quefo affermato . ^a S E C 0 *1 D 'O. '7f quando duce le fteUee/Jere della medefima ] fuftantia , di che è il Cielo ; intendere effe effire della medefima natura , cioè ignee ; fffi quando dice le sielle effire mfijfie nella sfera ; non fignificare pero efftr continue , ma che non mutano luogo fecondo il tutto ; ft) pero apparire effire tnfiffi ; perche fi muouono circa il proprio centro . In fom- ma le sfere celefh , ft) le Belle effire di na- tura ignea , hauere proprij moti , è ma - mfeflifiimo appreffio Platone . ‘Nelle sfere celefh fin due moti , uno da Oriente 3 m oc- cidente, tlquale ‘Platone chiama moto del la fapientia , q) della identità . L'altro da Occidente in Oriente chiamato moto della diuerfità . Quefio , è delle sfere erra- tiche : quello del fermamento ; ilquale in- ulta la intclligentia dell'anima diuintfii- ma , di chi è tmagtne . Quello, è chiama- to deBro , e quello fimfiro. L'uno, 7 fi L I % 7^0 | .l'altro fanno la generatone, la cor r- ruttone;Quello del fermamente fa che firn pre fia ejja generattone , ff) corrutione , come dichiara o Ariflotik . Et pero t Pitta - gorici affermarono ff) ildeflro , ft) il fini • fìro efier nel numero de' principi] pendere « do dal moto del fermamente, ffi) delle sfe - '] re erratiche tutta la generatone . " CAPITOLO QVAtjO. L Moto da Occiden- te in Oriente , chiamato da ‘ Platone moto di diuerfità proprio delle sfere erratiche autore della generatone , come è detto , è diuifiin fitte, Imper oche ogni sfera ha il fuo moto . di tutti è uelocifiimo il mote della sfera di Saturno di tutti è tardifiimo il mo to della Luna . Sono alcuni , uguali affer - mono Arifiotile fintire il contrario, quale SECONDO. 77 uogha il moto di Saturno e [fere tardiamo determinando fi longhfimo tempo perla fiia fpeditione . ‘Ter contrario il moto del- la Luna effer uelocftmo deter minandofi breuftmo tempo. Tsfoi crediamo e far fen- tentia d'o^lr ifìotile le sfere fàpertorimo- uerji piu uelocemente,che le inferiori . Im- peroche la magnitudine , che debba effer trapaffata dalla sfera di Saturno s fuper a molto piu la magnitudine , che debba effe- re trapaffata dalla sfera della Luna , che il tempo , che fi dttermina Saturno per il fuo moto , non fitpera quello , che fi deter- mina la luna . Quello è uno de gli errori , che Platone imputa a greci (come è detto ) nel fettimo delle leggi , cioè credere il moto di Saturno effer tar difimo fra i pianeti , fendo ueloc fimo, può fi ancora r acorre de comentarij di ‘Porfirio J opra il Timeo e Pittagorici affermare il moto di Saturno 7S .L IV 7^0 \ effer ueloci filmo, ff) riflotile ancora dice nelle quefiioni meteorologiche il moto della Luna non fare accenfìone nell'aere fendo tardo , ft) pigro : ilche fa il moto del file per la uelocità , ff) uicimtà . Credono i Pi- tagorici , ff) Platone il Cielo fendo imagi* ne dell'anima efjir e dige fio fecondo la ra- gione armonica ; L'anima, fecondo che pia ce a Timeo Pitagorico, pigliando le duple, ff) le triple con le fifquialtere, g) fiper ter ite , fuper ottaue , ff) fimitomi è digefla in trcntafei termini. Il primo di tutti è il nu- mero trecento ottantaquattro . La fomma di tutto il numero , e cento quattordici mi- gliaia , ff) fecento nouanta cinque unità. 'JSfelquat numero è contenuta tutta la ra- gione Armonica . Sendo adunque le sfere celefh in modo coerenti fa fesche facilmen te paiono piu tofio continue , che contigue tanto fono pulite , ftfi coequate ; ft) mo? uendofi SECO D O. 79 uendofi uelocifiimamente non dubitano af fermare ; da loro mandarfì fiora un fuo- no di tanta gratta , quale fta conueniente a fi nobtl corpo y come e il Cielo , Imperoche il fuono fi genera del moto di dua corpi,, che uelocemente mouendofi f tocchino . Il moto piu ueloce genera il Juono piu acuto ; e*l moto piu tardo genera il fuono piu grane \ ff) pero il moto del fermamepto generati fuono acutifeimoye'lmoto della Luna grauifeimo , ff} perche i moti delle 6 fere fino digeftt, fecondo la medefìma ra- gione harmonica , come fino ancora i loro interualli ; fecondo laqualcfe digefla l'ani- ma : e neceffario , che tali fuoni proc eden? do da moti armonici in modo confinano fa fi , che di tutti fi confi itmfea una ar r montagna melodia di gran lunga piu fua ue , che quella , che noi pofeiamo compren? dere con le orechie elementari > Et perotl 80 L 1 <B 7{0 dtuin Platone nel decimo libro della 7{epti blica dice , che ctafc una sftra celefte ha fi- co congiunta la fua Sirena , laquale canta il fio tuono . Dequah fi fa una armonia . e Pittatomi affermorno il Cielo eff re la li ra di T>io: a quali acconfentifcono Aleffan dro eJ "Milefìo , ft) Eratoflene . . . ' CAPITOLO QVIWTO. •. * #vi v , , • • . ,r* /r a bi l e bellezza nafcc nel corpo modano dalla unto ne, per laquale cofe tanto diuer(i,ff) fi contrarie, co- me fono nel mondo , fatte fra (e amiche, con ftitui fono un grande animale . £ fegliè lecito comparare le cofe grandi alle piccole, il mondo è ftmile a l'huomo ; Il fuoco , la terr a, l'aria , l'acqua hanno fmilitudme con la collera y con la malinconia , col fin - * gue,con SECONDO, sz gue , conia flemma ; della retta mifttone, de quali fi fati temperamento radice della finità y cofi a l'huomo , come al mondo . Il fermamento fi può chiamare il capo di que fio grande animale , alquale un numero * quafi innumer abile di fielle come occhi fui genttfiimi fino grandifitmo ornamento . £ ‘Tittagorici affermano le fielle penetra- re col fio lume nel centro del mondo : dout pel concorfi di tanta moltitudine di raggi uoghono accender fi unfuoco eterno quafi cele filale . c Al firmamento , come capo , obbedtfiono i pianeti : in fi a quali il Sole ha fimilitudine del cuore , e fontana della uita . ^Marauighofamente eccede il Sole tutte l' altre fielle , non filo di magnitudi- ne y ma ancora di potentia , ff) di uirtu ; la qual cofi dtmoftra la copta del lume . (fili antichi Theologi affcrmomo , laGiu- fiuta , laquaky come Regina, ordmaydriz- -82 JSlpXQ V qi , regge l'umuerjo, per tutto procederi dal mezo del trono del Sole. zs4riftotile at- trtbuifie tutta la generatone al Sole , ft) atta Luna ; lacuale , come dice Hipparco è neramente uno Jpecchio del Sole rifletten do a noi il lume , Uguale ejja da lui pren - • de. (fiiambhco , {$) Giuliano Imperatore confhtuifiano nel Sole tutti lifDij de (gen- tili . Et ^Plotino affermagli antichi haue- re adorato il Sole > come Iddio. Confideri la muc chi dubita il Sole effer preftantif fimo di tutte l 1 altre flette ; oue ancora ciò che e di lume , e per beneficio del Sole . Gio- ueconla fita beneficentia , peonia fua equità raprefinta il fegato, dal quale il nu trimenioìfommmt firato a tutto il corpo ; onde da gliaftrologi , è chiamato la prin- cipale dette grafie celefti ; da «J /Marte , qua- fi amaritudine del fiele , e ridotta al tem- peramento la dulcedtne di (filone . V mere. 'I T SECO X D 0 . 83 ft) la Luna , fendo miniflre della genera - tione per cagione della uirtu humida , che regna in effe , hanno proportene col feme, ft) con i membri genitali : chi confiderà la deferita , ft) prontitudme di J Mercurio forfè non dubiterà a/fomigliarlo alla lin- gua : per tu fido dellaquale noi facciamo note le intime noflre cogit adoni . èt pero li antichi meritamente attribuirono a t jue - fio Dio il patrocinio dettelo (juentta. lAt* tribuifcono ancora a Saturno il dono del lintelhgentia , ft) però chi ajfermaffe Sa- turno effer e in luogo di reni, forfè non fa- rebbe lontano daluero . lmperoche cjuefìi fendo aridiflimi , efpurgano lo spirito di ogni cahgmofo uapore . Onde effo , e fatto atttfimo mflrumento della inteUtgentta : non è dubbio ancora effere un tenuifimo , ft) luddismo Vehtcolo della uita , fg) del fenfi corre /fondente alt elemento delle fiel v . . o . f jj u L IB \0 le : per Uguale , come per competente me- zo y l'anima consunta al corpo elementa- re y lo fa partecipe de doni della aita . zA queflo è Jtmile quel fuoco dimmfitmo , il quale e fimpre per tutto diffufi ; ripieno della uirtìi dell'anima regia, fecondo affer- ma Cjiambhco , ff) (giuliano Imperatore , ilquale da ziatone nel Fedro e chiamato il carro alato del gran Cjioue . Aderita- mente adunque fendo l'huomo belhfitmo di tutte le cofe , che fino in terra : ff) effen- do fintile al mondo y tn modo che e fio e chia mato piccolo mondoy h abbiamo affermare il mondo , quafi un grande huomo , effr belhfitmo di tutte le cofi fenfibtlu *Noi hab • biamo dichiarato fino a qui la bellezza efi fere una gratta , un fiore , uno splendore della bontà ; ft) l'amore non ejjere altroy che uno intenfi de fiderio di fruire , ft) di •fingere la bellezza . Riabbiamo ancora di- chiarato SECO 5S l D 0. m chiarato eftere àua bellezze : una prima , ft) diurna , laquale, feguita all' Idee chia- mata Venere celefte ; d'altra feconda , ft) naturale , laquale e nell'anima feconda, o uuoi grande femmario detta Venere uol- gare , fé) commune , ft) pero eftere duoi amori . Vno circa la bellezza celefte , ft) diurna : detto diurno e celefte : l'altro circa la bellezza feconda , ft) naturale , detto amore commune yfft) uolgare.Sendo adun- que l'amore diurno circa la diurna btttezz za ; ft) effìngendo efta , è necejjario ejjere in mezzo di due bellezze > una prima , ft) impar.ticipata , laquale fendo appetibile , antecede all'appetito amat or io)' altra non prima , ft) partictpata , cioè quella prole . bella y laquale l'amore diurno effìngeneL l'angelo per modo feminale , ft) di natu- ra a ftmilittidine della prima bellezza s ft) imparticipata , ft) quefta non antecede, : ^ > f $ SS L IH 2 io ma fegmta all'amore . L'una, {0 l'altra chiameremo Venere celefle. Medeftma- mente quella bellezza, che è nel gran (emi- nario antecede all'amore uulgare . La beL lezz& .* che e nel corpo mondano figuita ad tfio y in modo che ancora lo amore uolga - re yl collocato nel mezzo di dua bellezze , dellequaltl'unae fine dell'amore uolgare, l'altra e prole ; {0 però ancora ciafiuna di quelle può efier chiamata Venere uoL gare . Oue è da notare la prima bellezza , che antecede all'amore ejfiere nell Angelo per modo fpett abile ; la feconda cioè quel- la y che è prole dell'amore efier per modo (e- minale . TSJel grande fiminario per con- trario , perche la bellezza 9 che antecede all'amore uolgarey e meffo per modo di fi- . mt:queUa y the figuita, cioè la bellezza che è nel corpo mondano prole dell'amore , e per modoffett abile. Onde la prima, {0 ultima bellezza SECONDO, st bellezza fino in quefto fimilt,che l'una,q} l'altra, è obietto della potentia utftuaique- fi a della corporale ; quella incorporale , ft) intellettuale , ft) pero non è mar auiglia, fi dalla bellezza finfibile fiamo eccitati alla bellezza intelligibile. E ancora da inten- dere non filo la bellezza dell'angelo , ma quella dell anima diuina efier lignificata per quefio nome Venere cele fi e: parimente l'amore ; che nafie di tale fpett acolo, nel* 1 anima diurna effer figmficato per lo amo- re celefie . lmperocbe , fèndo nell anima la uera participatione delle Idee , e neceffario ancora in ejfa fia la uera participatione della bellezza, ft) dell amor e, come ancora in ejfa è la uera participatione della uita , ftj dello intelletto . adunque nell'anima diuina fino dua amori, fjfidua bellezza* Vna uera participatione della bellezze* Ideale detta V mere celefie . L'altra detta a*v*V> ss : L 17t Jt o • V Venere uolgare > hauendo commertio con la materia, zsélla bellezza uolgare e inten- to l'amore uolgare . Alia bellezza celejle , è intento l'amore celcfìe , ffi) fermezza deffa alla prima , ft) uera bellezza.!} aL la cui contemplatone s'afiende al capo,{t) principio di tutto l'uniuerfo , la cut bellezj za y filo per uaticinto fi può comprendere , trapalando tutta la f acuità del conofcere d infinito inter uaRo. ^Qr. ài- * . <• + . *. ' ‘ V‘ > •* » .’* i- > C CAPÌTOLO SESTO. . • . • V «- , . . i tftf \* % f L D l v in ‘"Piatone dice nel Timeo t anima noflra effere Hata creata nel mede fimo cratere, quale fu crea- ta l'anima mondana delle reliquie de me - defimi generi; uokndofigmficare l'anima nojlra hauere proprietà , ft) potente fi- mili SECO 2\£ ZX 0. ^ mili alt anima mondana >{t) alt altre anu me diurne } ma in un certo modo piu impera fetto. Quefto uuolefegntficare che t anima nojlra , benché habbta le medefeme uirtà; nondimanconon opera nel medefimo mo- do: perche intenta alla gener adone , ff) cura del corpo caduco , dimette la contem- platane della uera bellezza. Per contrario intenta alla uerità intelligibile dimette la cura della gener adone ; fp) cjueflo aduiene ragioneuolmente . Imperoche non potendo adempire infieme tuno , ff) l'altro uficio , enecefeario la efeedidone dell'uno fìaac- • compagnata dalla dtmefeione dell'altro , quando e intenta alla gener adone , fi dice difeendere , quando e intenta alla contem- platane yfi dice afeendere ; non perche l'ani- ma afeenda, o difeenda fecondo il cojìume de corpi . Imperoche fendo ejfentia fepara - bile y ft) non pardeipando dicondidone aU ?o L I *B ^ 0 cuna corporale , fecondo che piace a tr Pla- tone , ffe) adzAnflotiU, ma di fuori ft an- dò , è al tutto afioluta dalla natura del luogo , alcjuale filo è obligato il corpo ; di cui è proprio il fetlire ff) lo feendere ; ma diciamo afcendere > ft) difendere m que- llo modo . Le cofe diurne y feno prefenti fe- condo y cheefee oprano . lmperoche noi di- ciamo la dimnità ejfere in cielo , o in terra fecondo che efea opera in Cielo , o in terra . £t altrimenti non puòefeere determinata^ mente in luogo alcuno . Della operatone , e principio l'affetto , corne e manifefeo\chi è quello 9 che operafei in alcun modo , fe prima non fujfe moffo da uno a : ffetto an- tecedente? que fio affetto non e altro che un defederio d'operare , tlquale pendendo dal’ la fognatone e principio dell'operatione.Pri ma concepe Ftdia la forma della fica ^Mi- nerua , dipoi defederà di produrla , o nel marmo S E C 0 TSfD 0. pi marmo , o mi ramo , dipoi la produce . Se non haueffe defiderio di produrla y non mai la produrrebbe , ff) fi prima non conce - pejfi la fua forma , non mai dtftdereb- be di produrla . ^Adunque la cognttione è principio dell'affetto , ffi) l'affetto dell* ope- ratane ; fff pero alatone dice nel Timeo , che l'opefice del mondo fece tante forme nel mondo , quante hauca uedute la men- te nel trnente , per lignificare la produzio- ne del mondo pendere dalla cogmtione , in fra lequali , come fra due efiremi y e mezz ZP tl defiderio di produrre . Sendo adun- que l'anima no fra nel numero delle cofi diurne , diremo effer e prefinte oue effa ope- ra ; ft) operare , oue effa e tratta dallo af- fetto , g •) defiderio d'operare . llquale af- fetto pende dalla cognitione . Imperoche glie impofiibile noi hauere defiderio d'ope- rare quello , che al tutto c'è nafioflo . ‘Ter 92 LIBICO lagnai co fa , quando l'anima nojlra con - * cepe la uita ftnfibde ; ft) la gener adone 5 ft) hauendo affetto a effa la produce , ft) efphca ; noi diciamo l'anima dcfccndere . , Jmperochela natura mortale oue effa ope- ra, e V infimo dell' uniuerfò: Ada quando <• effa concepe la tuta de gli T>ij, ft) la ulta intelligibile lontana da ogni moleflia , ft) ùgnytriflitia , ft) con l'affetto l'efplica, dir ciamo afendere , fèndo gli c Dij. il fupremo \detl' unmtrfo . ‘Rettamente adunque dice ^Porfirio nel primo libro. DeU'aftinentia de gl' ammali , f noi defi deri amo ritorna rea quello , che è proprio nofìro , f) alla ulta degli T>ij , effer di bifigno , noi al tut- to diporre qualunque cofà habbiamo pre/o dalla ^Natura mortale infieme con t affet- to decimante ad effa , quafi non per altro defeenda , 0 afenda l'anima no fra, che per Iq affetto. ^Tiace al dtuin r 'Platone ,ft) Plotino SECO 2 \J D O. 93 Plotino l'anima noftra , quando uiue con la uita intelligibile, ffe) degli Dij : conferi- re tanto grado di degnitd , che fatta colle- ga dell'anima mondana infieme fico reg- ga tutto il fato , ffe) la generatone . Viue aUhora con la uita de gli Dij , quando ri- dotta ne peniitfeimi tefeori della feua effen- tia , ft) di quindi nell amemfeimo Tarato della uerità intelligibile , contempla effa lu- Jìitia , efea bellezza , effa bontà ; Oue in- tendendo tutta la TSjatura di quello , che è uer amente , fp) non folo intende tutte le cofe , che di quindi procedono , ffe) tutti e gradi della procefeione mfeno all'ultima materia ; ma ancora confeguentemente ope ra fecondohe effa intende . Onde merita * mente è detta collega dell'anima monda- na , laquale hauendo mteUigentia^ffe) prò - uidentta uniuerfale , e principio del Cielo ; ffe) di tutta la generatione . Onde Telato- . 94 L I V 7^0 rie nel Filebo dice in Cjioue cffere intelletto ft) regia anima, fignifìcando come nettuni ma mondana è intedigentia, ft) prouiden- tia mtuerfale ; cofi ancora effer ulta ft) principio uniuerfale di produrr e, ma quan- do effa declina adageneratione, ft) al cor- po mortale, dimettendo la intedigentia uni verfitle , ft) però fendo oppreffa dall' obli- vione delle cofe diurne, attende alla fabrica di quello , che offerendo fi adì occhi noflri) chiamato da gli ignoranti huomo , fèndo piu tofto imagine, ft) ombra d*huomo;che vero huomo . Queda dimeffione, ft) queda oblivione) lignificata dal dtuin ‘Telatone, nel decimo libro deda 'Rgpub. quando dice 9 che l' anime, che difiendono nella genera- tone beono dell'acqua del fiume Amelita ft) pervengono nel campo leteo. lmperoche Amelita fignifica negligenza , ft) leteo li- gnifica oblivione. T^ondimeno non gli è ne- SECO ^ D 0. ti gato la uta di patere tornare alla ulta in- telligibile ,/e feparandoftdal {enfi eccita il lume della ragione ,per laquale finalmente tifando per inflr amento la bellezza corpo- rale , e reuocata in ejja uerità . In fomma l'anima quando muendo con la aita intel- ligibile contempla la uerità atramente fi può dire integra . Imperoche fatta collega dell'anima mondana regge ilfato f {t) tut- ta la natura corporale noftra , quando in- tenta alla generatone s'ingegna effinge- re nel caduco corpo la natura del mondo o dimettendo al tutto la fpeculatione della uerità , gt) obltgandofi afenfì , uer amente fi può dire dimidtata . Laquale e ri/litui - ta nella fua integrità , quando s'accende in ejfa uno intentiamo amore , ilquale in- cominciando dalla corporale , finalmente la reuoca nel marauigltofo fplendorc della bellezza intelligibile. Di qui apparifce quel r V’1£> v . òè 9 * L 1 X 0 lo y che e ìnclufi nel portentofifìgmentodi Ariftofane nelSimpofio . lmperoche k da principio ejjire thuomo di figura circola- re , ffi) co ’ membri addoppiati ejjer fato partito in dua >per reprenfitone del filo fa- fio , tentando di combattere con gli T>ij , poiché gli e cofìdiuifi cercare della fila me - tàydefiderando intenfàmente ritornare nel primo flato ; Incontratolo , quafi infuria- to , non concedere per un breue momento di tempo mancare d'ejfio ; onde ejjer nato l'zAmore conciliatore dell'antica forma , medico , ft) curatore della generatione hu- mana ; non mole altro fignificar e , che da principio l'anima no fir a uiuere con la ul- ta intelligibile , la cui contemplatone ha fico congiunta la cura della natura corpo - tqle , ft) meritamente è detta circolare , fendo la contemplatone un circolo: Ran- della generatone dedita do crefiendo lo ftimolo I 5 E C.O 2\( D 0. 97 dedita al proprio opificio crede fi e fière ha* \ fi ante , a fimilitudme dell'anima celtfle , effingert il mondo in e fio, perde la contem- ) piattone , {f) fiero uer amente come inalza « - ta dalfiafto , è diuifa . Cerca della fina me- tà perche ejja ottimamente conojce quello, che ha per fi per la inclinatione , affet- to al corpo mort alerone non trotta niente di t verità', neiquale incontrando fi, cioè in qual che imagine della divina bellezza, fubito co me da un profondo (inno /vegliata, fi rtcor da della divina bellezza ; per l'amore della quale e (purgata dalle (ordì materiali final mente recupera la perduta metà . Merita . mente adunque (amore è detto medico, et curatore dell'humanageneratione reftitu - tndo l'anima alla vita diurna, laquale è la fua integrità, QuefUfino forfè i uefìtgij per che uno filerte inuefiigatore della uerità configura il fegreto (enfi d'iAriftofane. g 99 L 1 55 R^O * Non hauédo in animo al prefinte inter pre-, tare minutamente il dium Platone, a noi fa ra a bajìanza qua/ì col dito hauere accen nato il camino in fi profonda mtelligentia . IL TERZO LIBRO D’ A M O R E, DI M. FRANCESCO CATT ANI DA DIACCETO FILOSOFO,ET GENTI L'HVOMO FIORENTINO. CAPITOLO PRIMO. * 'A n i m a noftr azoi- che e difiefia nel corpo mortale fe ufia per iftru mento la bellezza corpo rale alla diurna belltZz Z&, guidata dall' amor celefle , recupera le perdute delizi della aita intelligibile . Ma fi fatta TERZO: 99 fi fatta ebbra, quafi da focali di Qrce , precipita nella generai ione, ingannata dal- l'amore uolgare , diuenta ferua di tutte quelle calamità , che ha feco congiuntela datura corporale . Ma innanzi , che noi dichiariamo come nafte, {fi quello , che opera l'uno , {fi l'altro c Amore , fuori di propofìto dichiarare piu parti- colarmente la fua diffinitione\ come quelli che di qui potremo piu facilmente conofie- re gli accidenti , di chef amo partecipe. E adunque L’amore desiderio DI FR V I R E, ET GENERARE LA BELLEZZA NEL BELLO, fecondo che il diutn Platone difnifte nel Simpofio . ‘Ter laquale diffinitione balliamo a in- tendere l' Amore effere l'appetito , {fi non, filo appetito , ma di bellezza , {fi di gene- rarla nel bello . Onde per quejìa ultima parte , come per propria cùfferentia t l'amo- G ij • * loo L l B 7^ 0 re, e difìinto da ghaltri appetiti, iejuali non fono di bellezza . Chi adunque /apra che cofa è appetito , ft) che cofa è bellezza ; faprà a fufficentia , che cofa e tumore. L'appetito q) la cogmtione non effer quel mede fimo dimofira quello , circa ilquale è tana , ff) l'altra potentia . La potentia del cono fiere è circa il nero . La potentia dell' appetire è circa il bene . Sendo adun- que diftmto il aero dal bene , e ancora di- fintala potentia del conofiere , dalla po- tentia dell'appetire . Il uero e quello , che è adequato a. fuoi principij. Come il uero oro e quello , che per tutto corri fponde a principij, ft) alla effèntia dell'oro, non am mettendo in fi alcuna cofa tftranea , ft) auentitia . PI bene e quello , che per fua natura fa quiete, fp) uoluttà. Sendo adun- que il uero , fecondo la fua diffinitione,di - finto dal bene , è necejfario , che U corni- none •* < y . f T E X Z 0 . ioj tione fiadifttnta , fecondo la fua dtffini- tione , dall' appetito. Ter laejualcofa la ' facoltà del conofiere e una potentia in ap r prendere il aero . Lo appetito è una poten- te in fruire il bene. Della apprenfìone del nero, fi fra nella corninone certit odine. ^Rel fruire del bene t fi fra nell'appetito uoluttà* sAriflotile nel fi fio libro dell'Etica dice, il uero , ft) il falfò ejfir nell'intelletto ; tlbe- ne; fp) il male nelle cofi, lS[oi 3 che diciamo la corninone effer circa il uero > affermia- mo il uero y ft) il falfi effer nelle cofi fecon- do notatone 9 . Uguale nel fi fio libro della Republica dice nell intelligibile effer e la uer rità , nell intelletto la fiientia * llcbe non repugna ad zAriftotile , come nella noflra concordia dichiareremo. Al uero, ft) al falfò féguita il benc,fj} il male : imperoche nulla può efier uero che non partecipi del bt ne ; nulla può effer falfò , che non partecipa q tij ìo2 L 1 % 0 del male , ft) però alla cogmtione,che e cir- ca il aero yfeguita i appetito , che è circa il bene . Prima conofiiamo , di poi appetia- mo ; ft) appetiamo quello, che noi appetia- mo y perche crediamo ejfer buono , ft) uti- le per noi. ^Adunque l'appetito appetifie quello , che la potentia del cono/cere giudi- ca ejjer buono * onde è manifefto l'appetito figmtare la cogmtione . Sono diuerfi gradì di uero nelle cofe : Sono ancora diuerfi gra- di di bene , ft) pero fono diuerfi cognitiont , ft) diuerfi appetiti ; onde et diuerfi certitu- dini , ft) diuerfi uoluttà . £'l primo grado di uero è nella natura Angelica , oue tutte le co fi fino adequate a fuot principìj y ft) però fino partecipi uer amente della bontà. Circa ad effe è la prima potentia di cono- fiere 3 laquale e chiamata intelletto ; ft) il primo appetito , ilquale è chiamato uolon - td nell' intelletto )e la pritna cer tit udine ,ft) TE \Z 0 . 103 nella uolontà , la prima uoluttà . Il fecon- do grado del nero , ft) del bene e nell'ani- ma : om il aero , benché non fia affoluta* mente aero , come quello della natura An- gelica ; ilqualee per fia natura uero , e nondimeno aero , ft) bene r adottabile , cir- ca ilquale è la feconda potentia del cogno - fiere , qual' e chiamata ragione ,{t) il fe- condo appetito chiamato elettione , nella quale e la fia uoluttà , come nella ragio- ne , e la fua certitudme y laquale e detta propriamente fcientia i fendo la certitudme intellettuale detta fàpienza . & l terzo gra- do di uero , ft) di bene , è nel gran fimma - rio y circa ilquale è la fua cogmtione , qua- le noi chiamiamo finfò intimo , ft) à fio appetito principio della bellezza corporale ; la certitudme di quella cognitione ft può dir fede , ft) quella uoluttà fi può dire tmaginaria . Il quarto grado è nella na- . <3 «<j 104 L 1 3 ? \ O tura corporale , oue le cofi astutamente fono ombra di utro,q) ombra di beneinon dimeno fino uero>ft) bene fin fibile. Et pe- ro la corninone, che è arca tal ucro s e una ombra di cogmtione; noi la chiamiamo fin fi particolare , nelquale è neceffaria certi t udrne y ma piutofto afimilitudtne 9 come , dice il dtum ^Piatone nel fi fio libro della 2{epublica ft) lo appetito 9 che è circa tal bene e un'ombra del uero appetito , nel- quale è uolutta al tutto ombratile : difcor -1 rendo adunque per tutti i gradi dell'ap- petito y fimpre l'appetito è circa il bene ffi) confeguente alla cogmtione . Et però io mi marauigho d'alcum che diuidendo l'ap- petito dicono lo appetito diuiderfi in natu- rale , cogmttuo , (fuafì pojfi efiere ap- petito finza cogmtione 9 ile he al mio pare- re e afjordo : Imperoche mjfuno può appe- tire , quello che è al tutto incognito 9 fi noi TERZO. tot noi diciamo negli elementi efftr appetito del proprio luogo s e neceffario concedere in tfii e (fere una cogmtione antecedente allo appetito , lacuale è principio et appetire 4 tutte le cofe , che appetifiono . CAPITOLO SECONDO. Est a c va dichiarar che cofa e bellez&a , potre- mo intendere chiaramente , che cofa e amore . La belle z? za, come e detto difoprafe una gratia y uno fplendore della bontà , che in fu la prima giunta apparifce all'affetto , qua fi il colo- re nella fuper fiele* Oue è da notare due co - fe . ‘Trimala bellezza efftr obietto della jotentia uifuale: dtpoi ejìtre per modo d'oc adente , ft) eftrtnfeca. Le bellezze fon molte ; perche altra ila bellezza dell'An - ioó L 1 S* ^ 0 gelo, quale chiamiamo bellezza intelligibi- le , ftj diurna : altra la bellezza dell' ani. , ma rat tonale , quale al prefènte chiamia- mo animale ; altra la bellezza del gran- de femmario , quale e detta feminarta; altra la bellezza del corpo , quale è det- ta corporale : a tutte nondimànco è com - mune ejfer un fiore della bontà , ejjer obiet- to della potentia uijuale , efier per modo d'accidente * Et per piu piena wtelligen - aia e da intendere ejjer piu potentie uifùa - li, fecondo che fino piu obietti uijibili. La prima è efio intelletto , ilquale ragguarda nella uerità intelligibile , ilquale è uera- mente un'occhio eterno, che uede ogni cojà Signore del mondo , temperatore delle co fi celejli, ft) terrene. La feconda potentia uifuale , è nell'anima, effa ancorale-, culatrice della uentà : Ma multipbce,ffi uaria, detta potentia rationale . La terzi* j ènei TERZO, r io7 è nel grande fiminario intenta alla uarie - ta de fuoi fimi. Onde nafte l'affetto , principio della bellezza corporale . V ulti- ma è ia potentta , dallaqual fin uedute le corporali , preftanttfiima di tutte le poten - tte finfualt particolari , come dice tAru fiorile, aera imagtne dell'intelletto . Ha - uendo dichiarato che cofa è appetito , ff) che cofa, ecognitione, fffi che fino tanti modi di cognitione , ff) d'appetiti , quan- ti fino e modi del uero , ff) del bene : ba- ttendo ancora dichiarato , che cofa è bel- lezza , ft) e modi di effa , ft) che cofa è potentia ut fiale , ft) i modi di effa piena- mente pofiamo intenderebbe cofa fia amo re , ft) la natura d'effo . É adunque l’amore desiderio di fr vi RE, ET D’EFFINGERE LA BEL- l e 2 7 / a nel bello . Sendo l'amo- re , defiderio , ft) appetito pof tamo inten- 108 L 1 ® 2^0 dere effir circa il bene . Sendo di bellezza , poliamo intendere effir circa quella partir apatione di bene , che e detta bellezza ; la- quale è efìrinfica , ftfi per modo dacci - dente obligata alla potentia uifuale, St pe- ro h abbiamo ad intendere l'amore effire m'appetito , che figuita la cognitione ui- fuale.Onde Plotino dice rettamente l'amo re hauere acquifìato il nome dalla uifìone . E detto appetito non folodi fruire la bel- lezza ma d' e f fingerla per lignificare l amo re effir efficace . Imperoche non glie a ba- llante fruire la bellezza, fi ancora affet* tuofifiimamente concependola non la effri me ; ft) in chi ? nel bello ; cioè in chi fia di - fpofto> ft) preparato a riceuerfì tale effir e fi fione . Laqualcofia dichiara il diuin r Pla- tone nel Simpofìo : quando dice l'amore e fi fiere del parto della generatone nel bello . £ modi dell'amore fon tanti , quanti fono e modi 1 T E % Z 0 . 109 e modi della bellezza , ùjuah fi riducono a dua , cioè alla bellezza diurna , detta Ve- nere celefte , ft) alla bellezza finfibile 9 det - ta Venere uulgare , ft) commune : ft) fe- ro diremo e modi dell'amore effir duot cele fte,{t) uulgare. L'amore celefte è appetito intellettuale circa la bellezza intelligibile . L'amore uulgare e appetito ftnjuale, circa alla bellezza finibile . L'uno , %t) l altro fa la fua efprefiione nel bellori celefte nella natura diurna per modo di fimi , ffi) di na- tura , come è detto ; il uulgare nella mate- ria per modo uifibtle, fgl d'imagine ; la- quale per tjuefto fi dice bella , perche e pa- ratifiima a riceuere la ejprefitone della bel lezza fimmana , di qui fi può intendere la fententia di Alatone, quando dice Po- ro figliuolo di Metide ebbro di Tettare, ft) Pema hauer generato l'amore , ne na- tali di V mere . ^Noi perche di quefta ma- n o L I *B 7{0 teria h abbiamo breuemtnte trattato nel primo libro del fulcro , (g) h abbiamo in animo trattarne altrove pia diffufamen - te , al prefente dimetteremo piu particola- re efpofitione contenti filo in queflo luogo hauere aperta la uia a quelli ,c he fino fìu- dtofi d'intendere i profondi , fg) fegrett mi - * fterij di Platone * > f • - * , « v* f ' CAPITOLO TE^ZO. ' /chiarata ladiffini- tione dell'amore , fg) come gl' amori fin dua,cwè celeftc ft) uulgare , refterebbe a di- chiarare m che modo nafia , fg) quello ,c he operi in noi l'uno , fg) l'altro amore , ma perche dell'amore cele [le a bastanza e det- to fi nel terzo libro del *7* utero , fi ancora nel panegirico nofiro all'amore ; per quefio diremo filo ft) breuemente dell'amore mi gare . T E % Z 0. /// gare. Al pr e finte fuporremo in effir noi uno cor puf colo diffufi per tutto , quafì unum- colo infra l'anima ,(g) il corpo elementari, detto spirito y mediante tlquale dall'anima nel corpo piu terrefìre fia trans fufa la ul- ta. Quefio fendo generato d 1 una fot tilifi fima efialatione di fangue , ha origine dal cuore principio , g) fontana del fangue piu puro, fi) al cuore prende la utrtu,per beneficio dellaquale noi fiamo partecipi della uita, detta uirtù uitale . Dalcerebro procede la uirtù,mediante laquale noi fin- tiamo , g) et mouiamo , detta uirtù unir male , dal fegato la uirtù , per laquale fi fa il nutrimento . £t la generatone , g) altre operai ioni f nuli detta uirtù natura- le . Di tutte quefle operationi e mflrumen- to lo fpirito , ilquale ( come e detto ) ha ori gine dal cuore . Laqual co fa confidtrando zArifiotile, fecondo la mia opinione, diffi ÌÌ2 L / 2 % 0 il cuore eficr principio del uiuere , del fin - W , ft) del mouerfi } fé) pero tenere infra gl' altri membri il principato > Come que- fio non re pugni a Platone , ilquale affer- ma il capo effer prtnctpalfiimo di tutti e membri , ajjoluendofi per e fio l'intelligen - ita, laquale, è nobil filma di tutte le nofire operationi, altroue a bafìanza dichiare- remo, Stndo aduncjue lo fpirito mHrumen to del finfo , mafiime della fantafia , che marauigliaè fi con tanta affinità natu- rale infra loro fi congiungono , che una po- tente alter atione dell'uno fa tran/ito nel- l'altro ? ‘Per lacjual co fa lo fpirito poten- temente alterato , e baflante a muouere la fantafia a produrre l'immaginatione fil- mile a quella alteratane . llche apparifie in quelli , che fino ueffati da ueemente fi- bre , oue tal moto dello fpirito fa tranfito nella fantafia. Mede fimamtnt e fe la fan- tafia T E Z O. 113 tafia interi famente opera in qualche peti- fiero: nello /finto fi fa una imprefiiom naturale , firmle a quella operatone . La- qual co fa dimofirano le fife tmagwationi delle donne grauide , in cui ueggtamo non filo dalla fantafia far fi tmpref ione nello fpirito y ma ancora mediante lo /pirico tra pa/farene teneri cor pi del fio tenero por + tato . E n?ittagorici fferauano medicare le malattie con certi modi d'armonie . Im- peroche l'anima dell'armonia e fi erme re - uocata nella interiore , ff) naturale per grande predominio , che ha / opra il corpo , produce fimtle armonia in e/fo , in età ftà la fita finita . Ecco adunque , che dado [pirito nella imagmatione fi fa tranfito , cogitando la fantafia fecondo che efio è affetto dall' imaginat ione . niello fptrito parimente fi fa tranfito , fendo l'ima - gtne , come Juperiore , Ufi ante a muoue- a ìi 4 Lf I *B 0 re la uirtù naturale . Oltre a quefto hab - btamo a intendere da ogni corpo generabi- le > ft) cor rutilale far fi una continua refi + lattone , ft) un continuo fiuffo, come after* mano Sinefio , ffi ‘Troclo; rituale pir cer* to /patio di tempo , ft) a certa dt/lantia fi conferua integro , hauendo continuatane con quel corpo , da cui procede . E magi fi - gliono ofteruare cjuefto fìmulacro , per. e/Jo offendere lo fpirito , quando hanno in animo perdere alcuno • ^Mafiimamentc fi fatalflu/Jb per gl' occhi .quafi per piu aperte fineftre dell'anima , ft) dello spiri- to : ilche afferma o^riftotile, quando dice l affetto ciana donna, che patifta il men- firuo fpeffe uolte machiare uno Jpechio . È ancora da Jupporre nella generazione delle cofi ejfir neceffaria una cagione , che produca detta cagione efficiente , ft) una, in chi , ft) di chi fi produca detta cagione ... necejjaria , TET^ZO. ns necejfaria , ft) materia. Et pero Telato- ne nel Timeo dice , che'l mondo e fatto di niente y ft) di necefiità , cioè dt materia , ft) Arift otite chiama la materia necefiità nonjempltce , ma per fuppofitione . Impe. roche come (e fi dee far ma cafa , ft) una fatua y è necejfaria tale , o tal materia y coffe fi dee fare que fio ornamento , qua- le noi chiamiamo mondo , è necejfaria ta - le y ft) tale materia , di che effo fìa confiti tato; ft) però la materia per fitppofitione f è necejfaria * . Oltre a (juefte due è ancora necejfaria una cagione infìrumentariayme diante lacuale fia preparata , ft) diffofta la materia a riceuere attamente il dono della cagione efficiente . TSjoi pretermette- remo come a quattro cagioni della genera- ■tione indotta da zArifìottle , cioè efficien- te y fine y materia , ft) forma fieno da Pla- tonici aggiunte le cagioni eftmpìari , fg) ^ H ij ! n6 L I 3 ^ 0 l'organica . lmperocbe alerone s' appartie- ne determinare di queft a materia.. Oue di chiararemo ti nero efficiente dilla genera- tione ejjer la parte naturale dell'anima mondana ,chiamatada noi di {opra gran- de Seminario. Il fole, ff le fuflantie indiai - due effer cagioni inftrumentarie : questi co me inftrumentt particolari,quello come in - flrumeto uniuerfale. Al prefente ci bafli la generatione hauerc dibifogno della cagione efficiente, della infìrumentaria,e della ma tena.Pofìi qucfli tre fondamenti facilmen te pof iamo intender come nafea in noi que fla affett ’ionc , quale e nominata amore . Ada f imamente fe non et fiamo dimentica- ti eh quello, che è detto poco innanzi, l'amo ' re hauer confeguito tl nome dall'affetto . Quando adunque per lo affetto ci s'appre- fenta nella fantafia qualche ff et t acolo, il quale noi appromamo , come bello ff) pieno ,p ^ ' dtgratia TERZO.' V/7- di gratta; [àbito t anima eccitata nella col gmtione della /ita bellezza interiore v defe- derà non filo fruirla, ma e f finger la . Et . perche tale efirefiione ha dtbifigno della materia , ft) del fubietto, atto a quell&rk cetttone ; per quefto de fiderà ejpt merla in quello , che efid ha prouato , ft) da cui è fiata eccitata a tale ejprefiione , come piu atto a riceuere la participatione della bel- lezza, ft) perche quella ejprefiione non fi può far nel bello , quantunque di fra no* ’ tura atto , fi prima non e frffiaentemen* te preparato : per quefto mtenfamente de- fidera congiugner fi col bello ; Come quello j che altrimenti non può efficr preparato ; che dalla uirtìt del fime , ilquale è tnftru* mento naturale ad efpr'tmer la bellezza fi minarla dall'anima . *Di qui fi può uede ; re apertamente con l*amor uulgare 3 effèr fimpre congiunto il defiderio dell'atto Zie- H. iij -ni LI 3 710 nereo , fecondo Platone, Imperoche fendo l'amore defedeno defungere la bellezza nel bello , fj) non fi potendo effìngere , non fendo preparato ; ne prepar andofi fe non per quell' tnftr amento , quale ha deputato lunatura , cioè il feme y oue fiala uirtù gener attua, Imperoche la generatione y o non fi ejpcdifie fenza il feme , o per il feme piu commodamentefe necejjario fìa accom pugnato naturalmente da quel defìdeno y • qual noi chiamiamo Venereo , Et quefea c una commune difpofìtione dell 1 amor mi gare circa ogni bello. Imperoche l'anima re focata nella bellezza interiore , giudica ogni bello , degno ; in cui s'effinga il fimu - lucro della bellezza . Ma quando noi ap . prouiamo piu un bello y che un'a\tro y come piu grato apprefjo noi , penfando del conti- nuo adejfe affettuofamente ; fi fa nello (f i- rito ma certa difpofìtione confeguentea TE 2? Z 0. 4 W quella cogitai ione . lmperoche y còme edit- to , dall' anima fi fa tranfito nello fpiritq come tn proprio y $) naturale infìrumen - to. Incontrati adunque m quello , circa cui Jiamo affetti , ff) a una certa diftantia appropmquati riceuiamo nello fpirito per tutto il corpo quello efirementofilquale na u turalmente fi rifolue dal corpo dello ap- prouato fpettacolo ; Mafiimamente fi fa tale recettione , quando noi dtr itti gli oc* chi nel uoltOyft) ne gli occhi dtUa co/a, che tanto ci piace , per la marauighadi- uentiamo fimili a gli ftupidi • Imperoche come per gli occhi , quafi per piu paten- ti finefire , fi fa maggiore refolutione del- lo fpirito y coli ancora per efii è parata piu la uia negl'intimi penetrali dello (pirt- to . Marauigliofamente opera l' efficiente È quantunque debile , nella ma teria ben pre- parata fupplendo alla debilità della cagto- H tiij 12 0 L 1 S 2^0 ne, la dtfpòjitiòne della materia, della qual co fa e mani fefto inditio in gran copta di materta da una pìccola fcintilla fiufiitarfi grandi fimo incendio . Lo Jptrito dallo af- fetto continuo della fifa cogttatione , quafi formentato , come prima è tocco da quello efiremento ,/uhito alterato -, quafi fimu - tavella natura di quello : Intanto che ar - riuando l'tnfettione al cuore, fontana del- lo jpirito, fa che, ft) effi ancora parimen- te patifia . Onde ft) il /angue ,che in lui fi genera , ft) lo /finto , che è infi aurato dalla continua efalatione del /angue, riten gono quella medefima infettione . Di qui 'auiene , che quelli, che fino infermi dalla graue malattia dell'amore, (intono dolore principalmente nel cuor e. lmperoche la co- fà amata fa uiolentta nello Jpirito', ft) per lo //ir ito nel cuore, onde ha origine'. Meramente alla maggior parte de malt(cò me dice r £ x z o. ni me dice tldium Alatone) un certo demone ha mefcolàta la uoluttà dolcifrima e/ca , l'anima inferma fi diletta dei diuin afpet - . to del fuo bello ffett acolo ; ffr) in prima del lume de' rifflcndenti occhi ; Màinganria- ta dalia uoluttà 3 non finte il mortifero uè - ne no penetrare , per li occht entro alle uu [cere ; dalquate il grauiftmo morbo pren- dendo nutrimento , d'hora in bora mera- uigliofametiie crefce . c Adunque lo ffniito tutto infetto , mouendo uiolentemente la fdntafraja coftrmge non mai ad altro pen fare ch'ai fuo bello spettacolo ; rituale ap- prouando l'anima , come foto derno in cui effa poffa ottimamente cfprimere una bel- la prole y a fmtlitudtne della bellezza in- teriore y eccita uno intenttfrimo dtfrder io di fruirlo . Quefìa e la generatione dell a - mor uulgarc per quanto i circa alla hd- lez&aparticolare d'uno , o d'm'altro . Cjli T22 L I 2 7{0 accidenti , che l' accompagno™ , in par- te faranno dichiarati brevemente da noi in quello che fiegue . f& ' ■ al CAPITOLO OVATTO,^ Omi l' anima èia aita del corpo, co fi la cogitatone è la ulta dell' anima. £1 corpo fi dice ejftre allbora infirmo , quando l'anima /eco non confinte . Ondo l'arte della medicina non è circa altro , che in conciliare l'anima al corpo-, in che sla la finità dell'animale . L'anima e infir - ma , quando non confinte con la fua cogi- tatane , ma difìratta dimenticataf , ff) « di quello, che efia è, ffi) delfuo ufficio ; non cura , come è conueniente , fi medefima. L'infermità principali dell'anima fon dua:l' una è detta ignorantia-,1' altra e det- ta infanta i T E 2 0 > 123 ta infima ; le quali fin unto piu gratti * che le malattie del corpo , quanto i anima e piu eccellente , ft) piu nobile , Ma a che fine tjuefto ? Certamente perche la cogita * tione dell'amante non mai fi parte per un filo momento di tempo dall'amato . Et pero dimettendo il fuo uffitio naturale , non confinte con l'anima di cui è ulta . Vani - ma inferma , ft) affetta accompagna la fua cogitatone : lmperoche nulla può uiuer lontano dalla ulta . TDi cjui aduiene , che l'amante e detto uiuer finzlamma, unteti* do nell'amato . Queflo fa, che'l corpo non riceue il defiato dono dell'anima : onde, f) ejjo cerca dell' amato, q) trouatolo alcjuan to fi quieta 9 (juafi habbta trouato ìani- ma , ma perche ne all'anima e concejfit la cogitatone , ne al corpo l'anima, cioè ne all'uno , ne all'altro la fua ulta , è necefi fàrio, che ciafiuno incorra in grauifiime iriJf L I 2? TfO malattie ; l'anima nell'ignorantia 3 fjf) nel- l'infima : il corpo nella difcordia di tutte le fie parti fra fimedefime che è il mafi J Imo di tutti i mali . Di qui fi può uedert quello 3 che uolfi tl dtuin Telatone nel Sim* pofìo 3 quando diffi , l'amore ejjèr arido efier macilento 3 effer e /quando co piedi nu- di uolare per terra 3 finza cafi 3 finza letto , finza coperta alcuna dormire nella ma prejjò alle porte ; ffi) quefìo per effir figliuolo della pouertà « Imperoche l'aridi- tà 3 la macilenta , lo fquallore che 3 e ne corpi degli amanti , feguita la difcordia delle parti del corpo fi a fi) lequah non pomo adempiere il fio officio naturale 3 non fèndo l'anima intenta aidehito reggi- mento deleorpo . L'anima difir atta dalla potente cogitatane 3 opera de talmente nel corpo : onde conuertita la maggior parte del cibo in fiper fluita 3 fi genera poco fin- gue 9 TERZO. i2$ gue, ft) quello per la mede/ima cagione fin do mdigefìoy e grofjo, ft) negro . El difetto del [angue , di che fi fai alimento genera efiiccattone , ffi) configuentemente eftenua tione mi corpo . La grofiez&a,{tf ba negrez - za genera affcrità , mifihiata col pallore . È adunque lamore arido , perche e cagio- ne y che e corpi delti amanti manchino del- la conuemente quantità del [àngue , diche fi nutrifiono . E macilento perche il difet- to del nutrimento genera in efit efienuatio - ne di tutti e membri. E [quaUido perche fi nutrifiono di [àngue groffiy ntro y ilqua - le genera [quallore . Tutto quefto non uuole altro (tonificare , finon che e corpi degli amanti principalmente fono obligati a ma li malinconici . Et quefto inquanto a mali del corpo . 5 S[oi h abbiamo detto quando la cogitatone y non confinte con l'animaygene- rarfi in ejfà Tignorantia , t infanta ; 12 6 L I *B T{ 0 ' « onde hanno origine tutti glialtri fitoi ma-; li . Volendo adunque ed diuin ^Platone fi* gmficare la ulta degli amanti e fiere affati caia dall'ignorantia , dall' infama, ff) configuentemente da glialtri mali , che le figuitano : diffi l'amore effer co' piedi nu- di, per che non curando l'anima fi medefi- vna rettamente, come aduiene adamante, non conofie quello , che effa è, anziché e di gran lunga peggio ) crede fi effer altrimen- ti che effa fia . ~Di qui aduiene , che effa è priuata della cognitione della uerttà . Et pero in ogni fua anione procede finza ra- gione alcuna , e uer amente co' piedi nudi . Diffi uolare per terra , perche l'amante fi fa firuo della bellezza corporale . Laqual cofa nafie daefìrema tgnorantia , da cfìrema infama , fèndo l'anima noftra nel numero delle cofe diurne , lequah hanno a dominare alle cofi corporee , ffi) non fimi- re . Di TERZO. ixà re. TDi qui naf ce , che l'amante e fòt topo- fio a infinite offe fi , ne mai uer amente fi. quieta in cofa alcuna , ne ancora nella co* fa. amata , fendo fempre agitato da uant speranze , da uani timori , i quali fi- no m modo potenti , che effo non ha fatui- tà di poterli in alcun modo celare ,quafi un fìupido , obhgato fempre alla bellezza corporale , ma alla bellezza diurna, ap- poggiato a [enfi , iquali fino parte dell' anu ma noflra ; mentre e congiunta col cor -, po mortale . 'Rittamente dunque l'amore fi può dire finza cafa , finza letto , fin- tai coperta , dormire all'aere nella uia ap- presole porte. Sendo adunque l'amante fottopoflo a tanti mali per cagione del- l'amato , qual pena fi potrà trouare con - ueniente , fi efio non riama ? Certamente chi priua il corpo della ulta e h omicida : chi rapifie le cofi diurne èfacrilego.L'ama ì2S L 1 3 % 0 to e fi ordendo la cogitattone all'aman . te rapifce l'anima sofà neramente diurna . ‘Priua ancora tl corpo della aita , uiuendo effo per la pre/entia dell'anima : Onde co- me homictda , ft) Jacrilegofe degno di cru - delifiima morte . <^Ma riamando l'amato marauighofamente reHituifce l'anima al- l'amante . Imperoche , chi riama dona la fua cogitatone , ffi) la fu a anima, nella quale urne l'anima dell'amante . £t pero donando fe , refhtuifce all'amante la per- duta anima ; ne per quefto pero abbando- na fi mede fimo , battendo fmpre fico con- giunta l'anima dell'amante . Oitefh ffij fi mili fono gbaccidenti , che feguitano al- l'amore per hauere origine dalla pouertà , come madre . Chi uuol conofiere efijufita- tnente ancora quelli , che configuitano al- l'amore pereffer figlio di Poro , cioè della ma alla copiai legga icomcntarij foprail Simpofio T E X Z Ó. 129 Smfojto del Duca noftro ^Marfiho ; otte la natura dell'amore fecondo la intenda- ne di ‘Platone è diurnamente ejplicata . CAPITOLO giFIT^TO. ... \ . Otrebbe alcuno dubi - tare > perche cagione non fìa mo parimente affetti circa ogni hello. <JMa fi ne trotta qualcuno , tlquale , henche giudichiamo efeer hello, nondimanco non eccita in noi quello intenfò affetto , quale chiamiamo amore. Qualcuno altro potentfiimamen- te ci commuoue ; anzi {che e di gran lun- ga piu forte ) fpejfi fìamo affetti a quel- lo, che ancora noi medefimi giudichiamo effèr men hello in fa molti . Quella qui - fi ione fecondo la mia fintentia , fendo difi folle , ftj) anfia y fff) ha fi ante ad affati - n o L I S 7{ O care ogni buono ingegno habbtamo dedica- ta al fine di quefta opera , della quale al preferite breuemente tratteremo . Qualcu- no forfè giudicherà la femilitudme , g) la congruente , perche noi fìamo piu. af- fetti ad un bello , che ad un'altro : hauere origine dal padre , g) dalla madre , quafi fia neceffariOy hauendonot di quindi l' effe- re, hauere ancora da mede f mi tutu l' al- tre ajfettioni ; Qualcuno altro crederà douerfi ridurre alla natura > g) al Cielo come autori di tutte le cofe inferiori . Tfoi che fèguitiamo il dium Alatone, affer y miamo la datura , g) il Cielo efeere in- dumenti della diurna inteUigentia , g) per queflo operare nelle cofi inferion y quaii eoi loro ordinato di fòpra . ‘ Diremo dun- que le cofe diurne ejjereinfra fi di flint e , fecondo che s'appropinquano , o fino lon- tane da quel principio % onde procedono , i T B '%'Z 0. ni fa per quefio fèndo /’ anime rattonah nelnu- W mero delle co/e diurne, e neceffario altre efi fa fere ne primi gradi della perfettione , al- $ tre ne fecondi , altre ne tertij . Quefla di - { ftributione ha origine dal primo mtellet T tri to , ilquaìe difipra habbiamo apellato , tjl fff Angelo , ft) mondo intelligibile , oue l tutte le cofè hanno il loro efiere perfiettifi /- fimo . Sendo adunque l anime rattonali ì difìribuite in tanti ordini , quanto è il nu- , mero delle stelle, come dice ildiutnTla- i tone nel Timeo , benché naturalmente tutte fieno in fra fi confintientt , nondi- meno infra quelle è maggior confinfi , in chi è piu congruentta , ft) piu fìmihtudi- ne : Onde l 1 anime di ciafiuno ordine piu cónfintono fico medefìme , che con quelle , che fino di dtuerfi ordini , hauendo infra fi maggior fimilitudme , ft) maggior a fi finità: fór bigratta, t anime fitto l'ad- l \ V t,;- Vs» i3z LIVIDO tniniftr attorie di Gioue piu conuengono in fra loro ; che con quelle , che fino ordinate fitto l'amminifìr adone di «J "Marte , o di Saturno : fendo piu fìmili , ffi piu affini. & anime , che dt/cendono nella genera- tione tratte dall'amore delle cofe terrene formandofi i corpi , iquali reggono : in efii efprimono la natura fua per qudto la ma teria ne può effir capace . lmperochejl cor- po none altro y che una imagine dell ani - ma , ft) quanto i corpi fino piu perfetti * tanto meglio rapprefintono l'anima . On- de il corpo celefle perfettifiimo di tuttii corpi , fèndo tanto uicmo all'anima , che tffi quafì fianon corpo , ottimamente la reprefenta : HPer laqual cofà t anime , che difiendono nella generatone sformandoli da principio un corpo di \ Natura fimileal corpo celefle ( ilche hauere affermato Ari- fiotde ancora confinte Temifiio ) prima in V • * *Jfi MI» mi ni j I tu- w w- h ri- tti it li fi i 9 fi- in TER Z 0 \ 133 ejji fanno la fùa participatione sfatta- mente , dipoi negl altri o meglio , o peggio, fecondo che per la loro perfettione , o tm- per fattone , fi prefi ano piu , o meno obe- dienti . Tutti nondimanco ritengono il Ca- rattere dell'anima Jua r fendo adunque la bellezza corporale rnagine della bellezza dell anima, {fi per queflo riducendofia medefìmi ordini , quel bello filo è ajfet- tuofamente offeruato da noi ., ilquale fi ri- duce al nojìro ordine , {fi quello è innanzi a tutti offeruato, {fi adorato , che proce- de da anima nel medefimo ordine di firn- ma preftantia , {fi di fimma degnità,{fi per queflo fi V anima noftrà e intenta alla generatione , fubito, che ci incontriamo in efja , quafì attoniti giudichiamo altro - ue piu attamente non potere ef fingere la diurna bellezza . * Onde a nullo altro pen- iamo, m nulla altro tt udiamo >che adem- I * / tu LIBICO TERZO. fiere l'ardente defìderio nojìro . Quefta forfè effir la cagione, come io fimo' affer - merebbe uno ftudiofodeldiuin ‘Tlatone , per laquale fiamo affetti pm ad uno , che ad un'altro bello . Queflo fìa tifine, o buo- no Amore del nojìro cercare , della tua di- urna origine . Dio uolefii, che a me fufii tanto facile trouare le parole , quanto co- fi grandi , ft) marauighofi di te concepia- mo . Imperoche e mi farebbe un pic- colo inditio , che la mia te - nebricofa mente pof fa effire Ulu- firata " ; i . dalla chiarezza della tua di ; • £v; umifitma luce . iL FIl^E DE I T^E LI. A'* l ' -^V DI M. FR ANCESCO C ATT ANI DA DIACCETO, FILOSOF OjE T 6 E NTIL’HVOMO FIORENTINO. * % • \ t • • • \ j. Giof'^t'HX 1 conisi, e . PALLA B. V G E L L A I< ’ ' • V ?• fN *> 1 . f\ I . • . • • » >.» . % v ; j . « +4 R AVE PECCATO è non fentire rettamen- te de gli D.ìj , molto piu grane detrarre alla lo- ro maie(ìà,ft) pero ca± r fórni amici, non uituper atelo amore, cojà certamente diurna, acctoche nonni auenga come a Steficoro Poeta, ilquale ef 136 PATSfEG ITTICO fendo accecato per hauer ne' fiuoi uerft pec tato contro a Helena,non mai recupero la perduta uifia fi prima fatti e uerfi incon- trario fenfe non placò la offefa deità . Ho- mero ancora perche non uolfe confejfare hauer peccato yUtffe cieco infin nell'ultima vecchiezza. V n adunque non filo ui after rete da tale uituperatione , ma celebrando ilfacratifiimo nome dello amore,lefue mi- rabili uirtuti infieme meco predicante y fe non come e conuemente a tanta maieftà , almeno fecondo le forzz del uofiro ingegno , di che nulla piu uttle a uoi , nulla piu ac- cetto a gli Uij fare pofiiamo . 6 Neffuna cofa e tanto grata quanto la bellezza, neffuna tanto mole fi a quanto la deformità . La bellezza rapifie e diletta l'anima no lira, per contrario la deformi- tà l' affligge e la difeaccia. La cagione credo fia , che la bellezza offendo fuori alle co fi ' ALL 9 AMORE. 137 cofi create mofira la perfettione di drento % onde uiene , perche la perfettione dt qua* lunque cofa e accompagnata da una certa gratta ejìeriore , laquale dimoftra quella cofa non hauere di drento alcuno difetto , c pero non e merautglta fi l'anima noftra e prouocata e rapita dalla bellezza; impeto - che effa naturalmente indoutna per la bel* lezza douerfili aprire la uiaatla infinita perfettione della diurna bontà , per laqual cofa li antichi Theologi affermano la bel- lezza effiere portinaia alla habitatione fi* crettfitma della diurna bontà , quafi fia neceffarioa qualunque cerchi ladtuinità prima incontrar fi nella beUezza.£per que - fio la bellezza non è altro , che uno fiore , una gratta , uno splendore della diurna bontà, laquale prouoca e rapifie tutte le co- fi che hanno facultà di cono fiere, accioche per fuo beneficio fi faccino dteffa parte* 13 * PA^EGltTCO dpi y ou'èla aera q) ultima perfittione di c taf imo . Onde fi cofi che hanno potentia di cono/cere , fino piu perfette > che quel- le che ne fino prrnate , ffi fra quelle che condfiono ■> chi ha miglior grado di cogni- tione ha maggior grado ancora di per fet- tione , la ragione è, che chi ha miglior gra * do di cogmttone , cono fendo piu perfetta- mente la bellezza , e intromeffo a maggior grado della participatione della diuimtà , doue conftfle la perfettione . Onde la firn- ma cognìtione fi fa participe di fimma perfettione , conofcendo ptrfettifiimamen- te la bellezza , Ma chi è al tutto priuato della cognìtione yfendoli nafìofio lo fplendo re della bellezza y è priuato ancora della ue ra participatione della diuinitdye pero me- ritamente fi reputa imperfettifimo fra le cofi create . Chi negherà le cofe inanimate effire piu imperfette che quelle ylequali han no anima t 1 { A L V A MOltJZ . 139 no anima t ft) fa quelle , che hanno ani- ma molto piu imperfette e (fere le piante , e gli altri animali che Ihuomo? Le cofe ina- nimate no battendo cogmtione alcuna nten te guftano della bellezza , ft) pero hanno poca per fattone , perche per ft non pojjo - no aggiungere alla diurna bontà. Le pian- te ( come dicono e c ~Ptttagorici ) hanno co - gnitione, ma Hupida , ft) quaft di huomo y ilquale fubito fùeghato finte e non difier- ne . Gli animali irrationah fentono , e di- feernono , e nondimeno perche lo fplendo - re della uera bellezza troppo fupera la loro f acuità del conofiere 9 e fi ancora hanno de bile perfettione . Solo l'huomo fa quelli che habitano in terra e capace della bellezz za , efiendo in lui ampli fimo grado di co- gnittone 9 onde efio arnua a non piccolo gr a do di perfettione . Ma nella natura ange- lica ft contiene el fommo grado di perfet - OteVV ài 0 'i 40 PAVfEGlTUCO itone , offendo da Dio principio , (fogni lume , in e (fa fitto infufo uno lume> Ugua- le congiunge la cognittone uerifiima con la uerifiima bellezza , e dalìacjuale la cogni - itone è dertuata nell* alt re creature , come dal Sole fontana d'ogni lume uifibilefe de- riuato ogni altro lume nelle cofi corporali . Chi dubita la bellezza fola rapprefentare la diurna bontà t confideri il Sole effere bel- hftmOydi tutte le cofe che fi tncontrono alti occhi nofìri, uer amente occhio eterno del mondo , come dice Orfeo , ih/uale gli anti- chi Theo logi chiamorono figliuolo utfibile di Dio 9 anzi diciamo effo effere nel mondo come in facratifiimo Tempio merauiglto - fifiima ftatua di Dio . Onde apprefio gli Sggitij ne i Tempij di Minerua fi legge ua fermo in lettere d'oro .Io sonocio CHE £ , C I O CHE È STATO, C/0 che faràyil uelo mio non difìoptrfi alcuno , il fole ALL'AMORE. 74 1 il file futi frutto ch’io partorì di che ap- pare il Sole bell forno , fi a le co fi uifibili uer amente rapprefintare la diurna bontà, come imagme di effa nel mondo.. Sfondo adunque la bellezza qual di /opra e dime • firato ,non è merauiglia effa prouocare im- mo rapire a fi le nature conofienti , mafii- mamente quelle che hanno amplfomogra do di cognizione , c Anzi piu tofto diremo ejjè hauere in fi mio ardentifiimo defide- rio , per beneficio delquale non già rapite , ma fpontaneamente cercono e configmfio- no la bellezza, cagione della loro per fetto- ne. Quello defiderio non pofjede al tutto la bellezza allaquale fi muoue , ne al tutto ne è priuato , perche fi fufii al tutto pnua - to della bellezza, non harebbe di effa alcu- na cognttione , onde ne la potrebbe defide- rare . 2 Spi figliamo defiderar do che noi defideriamo come cofa buona f utile per i 4 z P AT^EGl^lCO noi , altrimenti mai defidereremmo mila . Chi è colui che defiden il (ito male ( fi già al tutto non è infinfitto ) , fi adunque x noi fiamo priuatt della notiti a di co fa al- cuna , non ci ejfindo noto , fi tal cofite t come la pofiiamo defiderare come cofa buo na ft) utile P er not • mn 6 dunque da du- re che'l de fiderio della bellezza , al tutto dt e JJa fia priuato . 7S[e ancora è da dire ta- le defiderio pojfidere la plenitudine della , bellezza , perche chi poffide non fi muo- ue alla cofa quale lui pojfide , ma piu to- fiola fruifce. Chi non conofce che la po- tenzia delmuouerfi e data alle cofe create per arriuare e configuire quel termino y che tjfi non p affiggono 1 ilquale come hanno pojfiduto fiibito ce ([ano dal mouerfu Onde elmoto e connumerato da Filofifitra le co fi imperfette . Ma colui che de fiderà fi muoue in un certo modo a quello che efio defidera , i ALL* AAf07{£. i#j\ de fiderà , e pero non lo pofiiede y percbe fi. 10 poffidefii , farebbe uano ildefiderarlo 9i godendolo finza interna filone 9 per laqual cofa il defìderio della bellezza > è poflo in mezo della pnmtione , e della pofiefiiont di e[fa\ participando tutti dua lieflremi . Quefto defiderto fi noi chiameremo amo-, re > non faremo da h h uomini ne etiam da 11 dij meritamente riprefi , perche in ogni, natura creata , o uuoi angelica , o uuoi ra- tinale l'amore non e altro che uno arden- . • » • 4 * tifiimo defiderio di poffedere e di fruire la bellezza > quanto a fi e pofiibde. Perla - qual cofa, li antichi Theologi non collocaro- no lo amore nel numero delle cofè diurne come quelle che in fi hanno la plenitudine della bellezza , ne ancora nel numero delle co fi mortali , come quelle che in ueritàne fono [fogliate , ma nel numero di quelle che, delle mortali e delle diurne fono parti- 1 i44 ALL'AMORE. dpi , parimente , come e la natura demo- nica . Onde efit chiamorono lo amore non Iddio , non mortale , ma grande demone , perche la natura demonica, pofta m mezg fra gli huomini e li TDij quafì interprete , conduce a li Dij li prieghi e fàcrificij degli huomtni,alh huominila uolontà e coman- damenti de Ili Dij . Qie per altro mezo li huomini,o melanti o dormienti fino m- fpirati dalla diurna bontà , che per la na- tura demonica . ‘"Parimente lo amore po- fto in mezo della cognttione , e plenitudine della bellezza , non filo prepara , e difio- ne ottimamente alloinflufio della bellezc , le cofi che ne fino priuate , atte a par- ticiparla , ma ancora traduce della bellezr za un lume, per ilquale effe fatte belle , configuirono la loro felicità , Quefìofigni- ficorono li antichi Theologi quando difièno lo amore efiere figliuolo di c Toro , e di Pe- nìa gene- ÀLVAMOXB. t+t nia generato ne natali di Venere , e pero e fi fere fittatore e cultore di ejfi . lmperochc Venere figmfica la bellezza , Poro [tonifi- ca, meato e uia , Penta lignifica indigene ta , e pouertà , E adunque generato lo amore della indtgentia,come madre laquale è nel la natura ,che ancora non ha participa- tione di belle zia, ma ha bene una certa po- tentia e prontitudtne adhauerla, £del meato e uia alla bellezza, come padre, cioè c imo influjfi ouuoirazp, ilquale proce- de dalla bellezza , e conduce ad e (fi la na- tura indigente . Onde l'amore uiene a par - ticipare della tndtgentia,inquanto fi muo- ue alla bellezza , e dello influjfi o uuoi ra - zp , inquanto al tutto non e priuato della cognittone di efia . Meritamente adunque lo amore è detto fittatore , e cultore di V ?- nere; imperoche lo amore fimpre figutta la bellezza,* lei bellezza fimpre eccita la amo • j ó P. A TfE G l'FJCO', ye . Sarebbe lungo a dichiarare quello che intendono li antichi Theologi quando du cono effer due V mere t una figliuola del eie - lo finzetmadre^ e però effer detta cclefte,. laquale nacque de genitali del cielo cafra % lo da Saturno fuo figliuolo /àbito che fu nato. E da la fpuma del mare , oue efit genitali caddero. L'altra figliuola di Cjio* ue e di Dione , detta uulgaree comune. Et. pero al pre/ente ba fiera dire fidamente co*, me fino due Venerefiioè due bellezze* Mia celefìe , l'altra uolgare , cofi effer dui amo -, riyUno cele fi e fi altro uolgare. Lo amor ce le fi e feguitare la bellezza celefte e diurna , e'iuolgar , la uolgare e comune . <£\da for- fè non farà fuori di propofito , incomin- ciando fi da uno altro principio dichiarare m che modo fono diuerfe bellezza > e diuer- fi amori , effendo fempre feguitata come è detto ciafcuna bellezza, del Juo ; amore . f ^l'ordine rALL'AMO'RE.'H* \ : '7S(e l' ordine delle cofi il primo e capotti tutte e effi Dio infinita bontà, infinita firn piletta y principio y mez.o , e fine d'ogni co- fa y bene de bem y lume de lumi . TDopo Dio ~ è lu natura angelica , laquale fi come è la prima creatura che procede daTDiò , iCofi tiene il primo grado diperfettione tra le cofi create . TDòpo l 'Angelo e la natura rationale , laquale ancora è detta anima, tanto meno perfetta dello angelo , quanto è piu lontana dal prtmo/lSfondimanco ha in fi tanto grado di perfezione , che ejja pon filo intende la natura angelica , ma ancora a fende al profondo abifio de la di uina luce . Quefla produce e regge tutte le cofi corporali , e con la fua prefentia dona loro la ulta , ft) il moto . lmperocbe qua T lunque uiue,in tanto urne, quanto dal' ani ma riceue il pretiofi dono della ulta , dalla quale effa e origine e fontana . Il quarto " * " K ¥ : m w %• J i*8 P ATSJ E GVBJ CO luogo tiene la natura corporale , lacuale al tutto digenera dalle cofi diurne , perche in ejfa nulla è di uero , nulla di certo , ma ogni co/a imagmaria e uana fimile a l'om- bra de cor picche apari/ce nel continuo fluf fi dell acquaylaquale continuamente fi ge- nera e fi corromperne mai (la ferma in uno ejfire . L'ultima ne l'uniuerfi, è la ma teria y nella natura della quale non e ordi- ne o perfettione alcuna , molto piu uicina al non ejfire y che a l'efier e. Adunque fi può dire ejfire ne l'uniuerfi cinque gradi di co* fiyCioe T)to y l' Angeloyl' animaci corpo , la materia ydequah dua ettremi fino in mo- do contrarijyche l’uno, cioè Dio è auttore, e cagione di tutti t beni.L'altro y ctoè la ma teria è cagione e auttore di tutti e mali . Id- dio tanto eccede le cofi create , che e fio non può ejfire pienaméte intefi da alcuna crea tura . La materia ha in fi tanto difetto , che ALL* AMORFE i\ i+p che per fua natura, fi come fogge lo e (fere, cofi ancora fogge la cognitione. Et per que- fio ne la materia no è bellezza alcuna, an* zi piu toflo u'e fimma deformità , perche la bellez&a(come e detto)accompagna firn pre la bontà, ne fi può trouar bellezza do* '* ue non fiabontà',e noi hauiamo dichiara- to nella materia non ejfire alcuno grado di bene,efiendo la materia ejfo male, e prin cipio d' ogni male . 5SS? ancora in Dio e bel- lezza alcuna, imperoche Dio e fimma firn plicità ,ela fimma (implicita non e capa- ce di bellezza , ma caufit di ejfa, e fendo la bellezza nelle cofi create . Onde in Dio e tan ta perfettione ,che quando noi diciamo, Dio è fapiente , Dio è uiuo , D io è gtufto e bello , noi habbiamo a intendere in ‘Dio non ejfire, o uita , o fapientia, ogiuflitia, o bellezza, nel modo che uedtamo nelle co- fi create, ma Dio ejfire cauja nelle crea- . . > K tij nò PAtyEGIKIdO- ture , della fipientta , della uita,dtllagiu- ftu ia, della bellezza, e però Dionifìo Ario- pagitafikndore della Theo logia Ghriftta - «rty dice nel libro de nomi diuim , tutti e Homi che fino attribuiti a T)io , fgmfìca^ re dóni da lui nella natura angelica concefi • fi. #(efla adunque la bellezza e fière nello àngelo,nella anima j nella natura cor porti k. JMa come efiafia in quefle tre nature ■- per le fiquente fimilttudme fi potrà factU mente ( come io 'Spero ) comprendere . Fingi liner ua dtfiendere di Cielo in, terra tra mortali, fingi una statua di ?ne*> rauigliofi artifitio fatta a fimilit udtne co-> me quella di Ftdta, laquale facci la imagw ite fid iti uno Specchio', chi uedefit quella imagine nello Jpeccbio,non uedendo la fi a-' tua -, di cui è effavnagme , fi merauiglia rebbe affai della fia bellezza- Molto piu fi 1 merauigliarebbtfi ue defila Statua, ondc\. quella ' A LVAMOXBr ni quella imagme d erma sterno fcmdo in efia la merauighofa mduftrta dello artefice\ <£Ma fi uedefit gli occhi , jf) il uo!to,e l y al tro basito del corpo di Minerua uiua.qua fi attonito tonfeffarebbe la fìat ua e la ima gine nello fpecchio non e fiere degna di fti\ ma alcuna , la cui bellezza , haueua poco manzi tanto commendato . ^Nondiman - co direbbe e (fere tanto meglio la fatua , che la imagine nello fpecchio y quanto e meno lontano da Alinerua uera » 'Sfa milmentela prima , e uera bellezza è nel- lo angelo , laquale è mi fura ffi) origine db tutte l' altre bellezze 'L'anima ancora pofi fiede la bellezza , non già per (ita natura, ma per dono dello ^Angelo , come la cera* ha lempronte dal figlilo , ffi) pero fi può- dir piu tofìo e (fere uera fimilit udtne di bel- lezza , che uera bellezza , efiendo ne l'an fa ma, non per fua natura , ma per beneficio « K ut) isi PA^EGITUCO d'altri II terze grado di bellezza * ttel cor* po , neramente non fimtktudine , ma om- bra dt bellezza , molto piu lontana dalla bellezza dell 9 anima, che non e l'anima dal laidi ft abile , nulla di certo ,ma ogni cofi e ' fluffa e mutabile, e pero la bellezza cor por a le, figurando la natura del corpo , è Jempre di necefità me/colata con la deformità, fio contrario, continuamente variando fi . Fra tutti e corpi , il mondo partteipa amplifimo grado di bellezz&,percbe tl tut- to è fimpre piu per fetto che le parti. Im- peroebe il tutto contiene e non è contenuto , . Le parti fino contenute fjft non contengo- no , f0 nejfuno può dubitare ogni altro cor- po ejfire parte dello untuerfi/Dopo rimon- do fino e corpi cele ft i , da quali fi può ha - uer mam fe fio te f limonio della bellezza de lecofi Ti * • lo z, Angelo . Imperoche nella natura del cor po ( come rettamente dece Her adito ) nuL f ALL' AMORE, iss le cofi dittine , Olirà quefio grande nume - ro de corpi , e quali alprefente faranno da noi pretermefii . Solo diremo dello , buomo ilquale contiene tanta perfezione e tanta bellezza > che h antichi Fdofofi non hanno dubitato chiamarlo mondo piccolo , come quello che in fi piccolo loco come e il corpo humano , ha congregate tutte le utrtu del i mondo . èjfindo adunque la bellezza nello angelo , nell'anima , nella natura corpo* tale , noi chiameremo la bellezza dell'an- gelo e dell’anima, Venere celefie e diurna . Perche non può ejfire ueduta da altro oc - chio che dello intelletto , cofa neramente diurna . La bellezza del corpo chiamere- mo Venere uolgare . Efiendo conofituta per mezo de lo occhio corporale, per laqual cofa ,fe ogni bellezza è accompagnata dal fuo amore , e lo amore non e altro che uno ardente defiderto di bellezza fjnrituakdi - ) t m .'&rA2$E-G Wmo remo efifireamore cele fi e e diurno , g ; )ìl dejìdeno della bellezza corporale efiere amore uolgare e comune» Chi adunque non conofce quanto fi ingannano quegli il cui amore fi dirizzi alla bellezza corporale? fi già non lufino per inftrumento per /altre alla diurna bellezza, mi al prefinte dimet - teremo le incommodità di che fono parteci- pi gli huomini , per figuire l'amore uolga- re, come co fa molto aliena dal propofito no u firo. Solamente dimoftr eremo il maggior dono che fia dato a gli huomini da Uio , cffere quello amore che li conduce a contem piare la diurna bellezze , ft) pero tal ama- tore e/fire eccellentifiimo, e qua fi un mira- colo infi a gli altrt huomini . U anima no : ilra benché fia piena di diumità , anzi ne- ramente figliuola di T>io , nondimanco m > tanto è occupata dal corpo, alla cura e reg- gimento del quale naturalmente ì propo - . • fia , che r AL V~AMÒ\E. V/V fia y che rifiu • delle uoltediuenta piu fi* imitai tenebroso carcere dout e ■ indù fa , che allo amore d'onde procede. Et pero ' U antichi Theologi chiamorono il corpo fi* fulcro de làmina y che quafi l'anima fia piu fimile alle cofi morte che alle itine, meli tre che fta mi corpo ,per laquàl cofi dimen ttcata della natura fua^è della bellezza di - urna e delufi da grande , e uano numero di falfi fogni y' per tutto quello Jpatló di tempo che'l cieco ft) ignorante uolgo chia > ma uita. E' Incordar fi della diurna bel* léz^a poiché fi amo congiunti al corpo mor- tale , non è facile a ogniuno y ma fino po* chifitmi in chifia rima fio qualche fintilla di diurno Jplendore y per laquale po fimo ef fere eccitati à fi felice ricorranone . Que~ fli quando s'incontrono in qualche tmagU ne della diurna bellezza > laquale piu ma - nife fi amente che in altro loco 3 appare neh r «. \ is6 PAT^EGIXICO corpo inumano , e maxime nel uo Ito, quan- do e partecipe di prettanttjsima forma in prima fono occupati da in [olita me - r aut glia, me folata injìeme con horror e, di poi alquanto afiicurati , la giudicono cofa neramente diurna e degna , a cui fi conuen - ga fare li facnfìcij e uoti , non altrimenti che fi foglia fare alle ftatue de li Dei im- mortali . Ma quando piu attentamen- te riguardando in ejfa , riceuono per li occhi lo influfio della bellezza , [abito per tutto alterati, fidano parimente ft) ardo- no. lmperoche in loro fi accende uno affet- to , ilquale mirabilmente gli eccita, e lifol- leua . Dipoi aggrauati dal pefo della in- fettione corporale in baffi ro umano , non altrimenti che fuole auenire a quegli ucce- \ $ » ec j ua k P er troppo defiderio di uolare , \ hanno ardire di commettere inanzi al tem [o alle giouani ale il pefo del corpo loro , ma non ALL'AMORE. in ma non effendo le penne ancora ha fi unti a notare fono con ftr etti precipitare in ter- ra y perlaqualcofain un mede fimo tem- po agitati da dua contrarijfintonograuifi fima moleftia , lacuale fubito fi corner te inletitiache fiecchiatt di mono nel bellifii mo mito , riceuono drento a l'anima , il tanto defiderato fplendore . ^Ma quando fiparati dal diurno Jpettaculo , mancono della loro confueta e fi a , afflitti e dolenti fi riuolgono continuamente nella memo- ria , la imagine dello Jplendidifitmo uolto , onde sforzati dallo ardentifiimo de fiderio, fimili alti infuriati non potendo ne la not- te dormire , ne' l giorno in alcun luoco quie- tar fi y per tutto difiorrono cercando di uede re quello fpettaculofinza la cut ufi a con- fumati dal dolore perirebbono, ilquale poi che hanno ueduto e rtprefi il defiderato nu tnmentojibtrati dalli acuti [ìimuli egra- ( < rff$ j?A^sai%ico \ue ànguHte y fi fentono m tanto filettare ~fipra le forzé loro confate , che dimenti- . candofì de padri , de fratelli, de patrij honori -dequali fi filettano. gloriare Amen- tic andò fi ancora di fi mede fimi , fem- ore penfam in che modo pofimo fruire il \dmmfattaculo , come quegli che reputar (fio ogni lor ualore , m quefia uita ffi} in •quell 'altra hauere origine , ff) incremento da lui , come ottimo medico delie humane infirmiti . In prima dalla- bellezza d'un corpo non filo particulare , ma ancora ca- duco, falgono alla bellezza de corpi celefii, e di tutto lumuerfo , Oue oltre alla luce di che efii fino urna fontana utile cofi finfir bili y contemplano una.fuauifitma harmo- via caufaa da lordine e proporzione de tnouimenti loro , per la qualcofiiyapcrta ( Mete conofiono il cielo, ejfire la hr a di Dio , come dicono . gli ant ichi ^Pit t hagorici , al fano T: I ì .XLVA'MOXE- tw fuono ddlctcj naie tutte le cofe contenute da lui mtr abilmente bullono , Uopo la bellez- za de lo umuerfo truouono la bellezza rid- i' anima . Imperoche ejjendo il corpo una. fimilit udine de l'anima, ne ffuna partecipa itone della diurna bontà può ejjcre in efjo + lacuale non fia molto prima ft) in molto* miglior modo nell'anima, ejjendo origine e principio della natura corporale, anzi non per altro la partictpattone della diurna bel lezza e nel corpo , che per ilgrande domi hio ft) imperio quale ha l'anima in affo . Onde e Filofofi affermono quafì come coft imponibile non ejjere eccellentijsime dote m quegli, iquali fino dotati di piu egregia for- ma che gli altri , come qua fi l'anima di co- loro fia piu predante e piu diurna , la cui forma del corpo uera fimiltt udine de l'ani ina è piu bella , cofi di grado in grado prò • cadendo , fubitofi difcuopre loro il prò fon» 160 ALL'AMORE. do pelago della diurna bellezza nello fflen- dor dellaquale nella prima giunta abagha ti , pojjhno fico medefimi in quefta manie- ra ragionare . Infino a qui balliamo piu tofto una ombra ouero fimihtudine di bel- lezza che nera bellezza - *?Maal pr e finte o dolcifiimo amore , ilquale rtfialdi le co- fi fredde jilluftr ile ofiure , dai uita alle morte groppo hai filleuate l'ale delle menti nofire , lequalt infiammafli alla chiar fil- ma luce della diurna bellezza , e le penne già rottegli fuptrchio amore delle cofi mortali , non per fua natura , ma per tuo beneficio nnnouate,hai e fp beatole noi Mo- lando (òpra il cielo, guidati dal diurno furo re fiamo ripieni di quelle merautghe,lequa li mai ne occhio uide,ne orecchio udirne di - fiefeno in cognitione di cuore alcuno. Onde neramente pofiiamo efilamare , quefto e il di che ha fatto il Signore , rallegriamoci ffje/ul- ALL* AMORE. i*r ft) ejukiamo in effo. Quefta ì la uia retta ; per laquale debba procedere il legittimo amatore , ilquale quando comincia a con* templare la diurna bellezza , fi può dire e fi firc uicino alfine , oue ciaf una co fa creata quietandoci acqui fi a la uera felicità, * pe- rò qualunque riguarda la uera bellezza con t occhio della mente , col quale filo può ejftre ueduta,non producendo imagtne e fi milit udine di uirtù , ma uere uirtù , fatto a Dio amicOydimoftra chiaramente ihuo mo efifere per beneficio dello amore ree etto- culo della diuinnà , per laqual co fa qua- lunque non ùede il uero amatore douere e fi firetnfia glihuomint in grandifitmo pre- gio , e mafitme appreffo della cofà amata % non intende quanto le cofe diurne fino piu eccellenti \e degne di piu ueneraimt che l y al tre , ne alcuno impetra maggior gratti , e riporta maggior doni da U T)ei , che la co* U2 P/A^EGJ^taV . fa amata, quando ardentif imamente ria* mando èparata afitt omettere ogni per icn lo in gratta del fuo amatore . Imperoche, con lo amatore habitano gli T>ij, pero non meno accettono l'offcruanttae lattenera- ttone della cofa amata in uerfo l'amatore, che e uotie fàcrifìcij fatti a fi. Onde in quefta uita,{t) in quell' olir a, la ricompen - fano di grandmimi premij . Ma quando, la cofa amata ha in odio il fuo amatore f ; cimenta ricetto di tanta mifiria e di tanta infelicità ; che molto meglio li farebbe effe-, re, o bruto animale, o tnfenfto faffi* anzi piu tofto al tutto non efjere nata.nefi fina cofa arreca maggiori incommodi a gli h uomini che l'odio delle cofe diurne, dal- le quali pende ogni bene , ogni mifura nello untuerfo , perche efendo fondato in fu la difimUitudme di effe , è nectffario che fa accompagnato da tutti e mali : chi adun * queha XLVAMOKZ. m que ha in odio lo amatore^ ejjendo. alieno t rebelle dalla diurna bontà ft) amico delle cofi contrarie , m prima fi fa firuo di quelle per tur bacioni y lequalt arreca Jtco l'imperio de jen fi , quando la ragione e adormcntata , come fi a gufa delle pian- te tenga il capo in terra , bauendo uolto e ' piedi uerfio il cielo . Z }opo ne uiene un'alt r o male y perche non conofiendo alcuna cofa rettamente , pieno di falfi opinioni diuen -, ta folto e bugiardo , non altrimenti che auenga a quelli squali da continui fogni beffati in mezp al fonno finfiono la lor ui- ta.'Da quefie furie y mentre che e uiuo dor- mendo , o ueghiando y fi gite da dire effo mai ueghiare y rimordendolo la confeientia imperturbato . Ma dopo la morte JubitQ da minifiri'della diurna giuftifia menato manzi al grande giudice ode l borendo gtUr ditto, fi ejfire dato in potè fi à dicrudehfitmi - * ^ ~ \ 1 i*4 PANEGIRICO demoni , dequali una parte lo affligge còl rappreftntarli nella fantafìa ogni horribtle fpecie dt paura . Vh' altra parte con intoL ler abili pene corporali lo tormenta . Ma J opra tutti e mali , dua fino grandmimi . V uno e una certa mole fi ia interiore laqua le procede dalla difeordia dell'anima in fi medefima , (ìmile a quel dolore che ènei corpo y quando per ladifiordta di tutti gli humort pefiim amente è dftofto. L'altro di gran lungha piu graue y effiaè diuinità penetrante in ogni luoco , la prefintia della quale per cagione della interiore diffenfìo- neaneffunmodo può j apportare . Impe- r oche yCome gli occhi cifpi perla prefintia del lume fintono gran dolore i fimi fi co fortano y cofi L'anima gtufta finte gaudio e dolcezjtt,La ingiufia finte una moleftia che ninte ogni moleftia , perla prefintia della diuinità . Da quefti mah ancora ALL'AMO'KE. ics molto maggiori per uolontà diurna e afflit- to chi ha in odio il (ito amatore , ilquale di- uenta partecipe di altrettanti beni , fedi* meffa ogni altra cura, filo penfi notte e giorno efircitarfi in ogni ffecie di uirtu,ac- cioche fatto fimile a lui, fia degno ricetto di tanto lume. Quefte e fimih fino le laudi o dtuinifitmo amore,che noi inuolti nelle te nebre del cieco mondo di tepenfare e ragio • nave pofiiamo . Alla cuigràdezga chi non rende il debito honore,no conofie tutte le co fi cofi diurne e celefii,come terrene, per tuo benefìcio non filo effere create \ ma ancora unir fi al fio creatore in lui finalmente quie- tarfi , piene v:. ciafi li- na fecondo la fia natu- r a della grada fc diurna « v { > : «Ti • • r •- ló \> V ! .V V »• > { ‘V.V's^S ■••••..-: •■■■'.. . . . . -v -, • ‘ • - V Jfà A ••’ "■ ' *> " sù-.v;* • '* ■ . ' i . /. • ■ •• v ■■ :■ ■ • . \ , f v ‘ T<T .'v . * «l « r < 7 * * V • .-■ r v u '\ 2 .v uK ^»Vr?r;\ £ 3 $ ,W ■’ ^ a v • , . 1 > v 4 . ' v v ,n v5v'a.-' fi ; ■ V*£ 4 *. * - ■ • » - ^ * • JV " ■ ■ ’ vj ' ;;■; • ' •• ■ > . • *?ÉM ■‘ 1 . * / -» ; T**’„ v * ! V \ ' '• -'• * . ‘ r , -. ••* * . V '•* .■/ [• f * * * - * • * ' • *•: '• •.- • ; : . *> 4 ? ‘V.'-' : ■ . ;3» ,ÈJ&»s* ir : A i» fc/ V * tt r *. # •' £ *'r k WVl £• *v - ' i.i M ’t 1 ■' • * :^; 3 ^ $f ? • - % ' ■ ' v..-- • r r 5/* rsr* f. t* • Itti ' c r i» 4 ì i 1 1 a A DI M. F R ANO E S CO C ATT ANI DA DIACCETO. > iS - JLL MOLTO MUG%ìtìCO E S^O OS SERVANO ISSIMO BENEDETTO uandifsimoM. Bac~ do mio ,che a colo- ro , i quali di quella prelente uita partati fono, fi porta fa- re beneficio maggiore , che tenere ùiua ? e frefca la loro memoria ; Per- ii<*8 ciò che il cóli fare è fecóndo il pare- re d alcuni poco meno., che rifufci- targli , e fecondo alcuni altri di piu perfetto giudicio , molto piu, dan- doli loro non una uita fola , e quella caduca , c mancheuole, ma molte, e fempiterne,come altra uolta piu lun gamente dichiareremo . Onde fra tutti gli Scrittori antichi meritò per . giudicio noftro grandilsima lode Plutarco . E quanti crediamo noi , che fuflero in tutti i fecoli, e per tut- ti i paeli huomini eccellenti fsi mi co- li ne’ gouerni politici , come ne ma- neggi dell’arme , e ne gli ftudii del- le lettere , de’ quali permancamen- ■ to di Scrittori non li fi pure ,che eglino non che altro, nafeeflerogia- mai ?. La onde io ho fempre giu- dicato gratiofo , e lodeuole uncio P cr i6 9 ì ..per coloro adoperarli , che le uite fd icriuono di quegli huomini , iquali pio o collazioni , o colle fcritture , o a to. le lor Patrie , o all’altre Genti furo- Hi no , o d’honore , o d utilità cagione, ■ e accio , che gli Altri huomini in efsi m rifguardando, e i loro o fatti , o detti à imitando, pollano o la felicità huma r na con Marta, o la beatitudine diui- • na con Maria , o l’una e l’altra infie- memente confeguire. A quello fine piu, che peraltro rifpettomi poli ( con animo di douere fe conceduto mi fuffe comporne dell’altre ) a feri- uere il meglio , e con piu chiarezza c breuità , che io fapefsi , e potefsi , i • la uita di Mifer Francefco Cattani da Diacceto , parendomi , che egli fof- fe quali come uno fpecchio non lb- lamente della uitaciuile, ma etian- *70 - . * dio , amzi molto piu della fpecofa^- tiua , del quale io , fé bene il uidi nc miei gioueriili anni piuuolte, non Riebbi però, non che familiarità,© do meftichezza, conofcenza nefluna , ima tutto quello, che io ho di lui fcrit to,l’ho fcritto parte per relatione di iiuomini graui, e degni di fede,iqua 4i domefticamente ^ e lungo tempo con lui praticarono, non eiTendo,da che egli di quefto Mondo parti , piu che trentafette annipaffati;e parte •mediante gli fcritti fuói , de quali -me flato hberalifsimo M. Francefco fuo nipote, giouane(còmefapete) ,detà, ma di grauità,e di prudenza^ maturo, e di quella bontà, e dottri- na , che piu opere da lui Chriftiana- mente, come da huotno facro, eca- nonico compofte , e di già mandate in luce I 7* iti luce & aIfEccell.de! IlIuftrils.Sig* Duca Padron noftro indritte, dimo Arare podono^Laqual uita (qualun- che li lia ) ho uoluto donare a Voi,£ che nel nome uoftro apparifca, non tanto per lo eder Voi della nobilif- Ama famiglia de Valori, iquali funu no amati grandifsimamente, e ho- norati daM. MarfilioFicini., econ*- leguentemente dal Diacceto ; quan- to perche Voi fete degno della No- ' biltà, e ne ritornate in luce il Valore de uoftri Maggiori , daquali anco- ra edere uerifsimo conofcereli può quello, che da me fu detto di fopra, pofcia, che Niccolo Auolo Voftro huomo di tanta prudenza , e di coli grande ftimafcride non menoco- piofamente , che con ueritàla uita del Magn. Lorenzo Vecchio de Me- w 2 dici, e anco per non negare il uero , tenendomi io buono della fcambie- uolebeniuolenza,euerilsima ami- ftà noftra , m’è paruto di douerne dare , come un teftimonio , affine , che li fappia,che li come Voi per uo lira cortelia amate, e honorate me , coli io altreli per giufto debito amo, & ofleruo Voi . t K> lf. IO, ./ 72 DI M. FRANCESCO DA DIACCETO,FIJLOSOFO,ET CENTIL'HVOMO FIOR.ENTI.NOj - ' COMTOST^f D^£ M. BENEDETTO VARCHI, B MANDATA A ‘BACCIO VALORI. fn. VITA DEL primo , che ( disfatte per le parti guelfe, e ghibelline ) Diacceto , hebbe in Firenze i primi , e fòprani honor ideila Città , fi chiamo Becco di Torre di (juidalotto , tl quale fidette de' Tenori delt zArti , che cofi s'appdlauano in quel tempo i Signori , tre uolte . La primardi mille dugento no - nauta quattro , diece anni, dopo che cota- le Jopremo <JMagi(ìrato per abbattere la troppa potenza , e tener e. in fieno la infip- portabile fuperbia de' grandi fu ordina- to ; la feconda , nel mille dugento nou anta otto ; la terza nel mille trecento cinque . Di 'Becco nacquero Porcello , e ^Mugnaio , o neramente ^tignato , che cofi fatti nomi fi poneuano anticamente nella Città di Firenze ; tqualtamenduni furono non fi- lo de ' Priori piu uolte , ma etiandio gon- falonieri di giufiitta , ilquale era il piu al- to grado, e piu {limato di quella Bfpublt- ca y e f I- ) CATTAT^IU. ita ca , e T* or cello oltraglt altri uffici], e ma - \ giftrati , riccuette nel mille trecento tren » ta noue per lo comune di Firenze la terra , defila, e ne fu primo comme [fario c/wwé fi legge ancora nell' zArme , che egli fecondo ilcoftume dicotalt Fattori ui la - yc/à . JD/ indignalo nacque il primo ‘Ta* golo. T)el primo bagolo il primo Zanó- i?u T)el primo Zanobi il fecondo ‘Tagolo. f>i coftui, ilquale fu per la grandezza delle qualità fue fatto con molti priuilegij Conte da oAlfonfb 7{e di ‘Napoli, firife la uita latinamente Ai. ‘Bartolomeo Font io, huomo di ottimi coflumi , e nella fita età letterato , ffi eloquente molto . Di Pagolo nacque il fecondo Zanobi , ilquale fu pa- dre di Francefeo.La cui Vita intendiamo al prefente di douere feriuere Noi, fi per al tre cagioni honeflifiime, e fi perche fi cono- fea ancora a beneficio comune , che la uu n 6 VITA DEL la contemplatiti a può in uno huomo filo (il che non credono ) coll' attuta unitamen- te congiugner fi, e lodeuolmente efercitarfi % e di uero come egli non fi può negare s che la contemplattua non fia la piu gioconda , e la piu degna di tutte l altre mte,cofi con - fejjare fi dee y cbe lattina e alle città e alle Comunanza de * popoli, come piu necefjaria co fi etiandto piu utile . Dico dunque che di JZanobijdi TP ugola Cattani da : Diacceto , e di mona Lionarda di Fracefio di Iacopo Venturi , nacque in Firenze tra la piazzi del grano, e* l canto agli cAlberti non lun - ge dalla chic fa di San ‘Romeo, tanno della (hrifhàna falute mille quattrocento fi fi finta fii,il fedicefimo giorno di^ouem- ' bre un figliuolo mafchio , alqualt , o per rifare il fratello di Pagolo fio zArcauolo paterno, ilquale s\ra morto ] enzA figliuo- li > o per.rinouare il nome del fuo Aiuolo materno % C ATT A ^10,. m materno , o piu prefto per l'una cagione, e per l'altra uoìlero,che fi ponejfi nome Fra- cefio.E perche egliinfino da (uoi piate* neri anni daua prefagio di (ingoiare tnge* gno , e di (pirito molto eleuato, uolle il pa- dre ancora , che per fina Idiota fojje , che egli fi dejfi non alla mercatura , cornei pm fanno de' giouani Fiorentini , ma alle lettere , dellccjuali tanto fidilettaua , e co- tale profitto dentro ui faceua(che non uob le,tjfindo rimafi ancora fanciullo finzjt padre , e non molto agiato delle co fi c'ha- uendo il padre gran parte difiipato delle fue facultd) per coja , che gli fi diceffi con- sentire mai d' abbandonarle. oyinzfi hauen do egli,per ubbidire alla madre , deliaejua- le fu fimpre offiruantifiimo , e Soddisfare a parenti , non armando ancora aldicid nouefimo anno.prefi per donna laLucre - Ha di Cappone di "Bartolomeo Capponi , la M .n* VITA DEL meno con efio fico a^Pifà, e quiui tanto la tenne , che forniti i fuoi fludtj , e battu- to di lei figliuoli , fi ne torno a Firenze, do - ue in quel tempo fionua la fihcifiima Aca* demta di Lorenzo uecchio de Atedici,nel- la quale tnfieme con molti altri huommi (Fogni lingua , e in tutte le faculta dottifi fimi, fi ntruouaua ^Marfilio Ficim, Canonico Fiorentino , tlquale oltra la fin- ceritd de co fiumi , fu d'eccellenza d'inge- gno , e di profondità di dottrine co fi gran- de , che io per me non credo , che Firenze habbia mai , e parmi dir poco, hauuto al- cuno , defilale fi gh pofj'a non che preporre , agguagliare . Coflui effendo ( come ho det - to ) Qmonico di J anta ^Maria del Fiore , haueua con incredibile s ìndio, e immorta- le beneficio la Filofifia Platonica per mol te centinaia d'anni piu lofio perduta , che finarrita , come piu conforme alla religton ;; _ • ; • Chrifiiana , C ATT A TV IO. Chrtfhana , che l'zArifiotelica non fola- mente ritrovata , e rimeffa per la buona ma , cofd uer amente piu tofìo diurna , che humana , ma datole ancora credito , e ri- putatone non pkciola. La onde Ad. Fran cefo, tratto dada fama di quell'huomo fn golarifimo(Jè pur huomo chiamare fi deb be co fi alto , e nobile Spirito) e guidato dal- la ‘Telatura , lacuale perche egli cjuedo fa- cejfi, che egli fece, prodotto l'haueuajac- coflo incontanente al Ficino , tlaualt ( co- me gratifiimo del dono da Dio conceduto- gli , e delle Jue proprie fatiche ) come nero Filofofoyliberahfiimoyinfignaua , epubhca mente , e privatamente a tutti coloro , che d'apparare difiderauano ; e l'udì con tan- ta ingordigia , che egli in non molto tempo non pure Platonico , ma eccedentifiimo T latonico divenne . Onde egli 3 fi bene m uarij tempi, e luogi 3 diuerfi Dottori udito iso VITA DEL hàuea , confiejfia nondimeno tutto quello ,' che fàpeua , hauerlo da <&iarfilto. filo imparato , fi in molti altri luoghi , e fi particolarmente nel proemio del libro, che egli fece , e intitolo del H utero , cioè del 3ello, doue f duellando di lui dice quefie parole proprie . Dicam firn , nec unquam me pcenite^ bit , quoniam boni airi ejse duco , cui ma- gna beneficia debeas ,eidem ipfaaccepta referre, nosidipjum , quodfiumus,fìquid Jumus ilio efie . Qoè in fintene . lo ne- ramente il diro , ne mai farà , che io me ne penta, ptrcioche iopenfo ejfiere cofa da huomo da bene ilconfejjare da colui haue re i benefici] grandi riceuuto , a cui tu ne fii debitore ; *Noi tutto quello , che fiamo, Je fiamo cofa alcuna , ejfiere da M* Mar - fillio Ficini . / ; v v £ dall'altro lato conofeendo M. Mar fillio la 'M s ■ - 1 : V ì C ATT ATS[1 0. Jto J ilio la grandezza dell ingegno y t /’ inchina- ime dell'animo di lui alle co fi di Platone * e ueggendo il profitto , che egli u'haucu* dentro in picciol tempo fatto grandifiimo, l'amaua affettuofifiimamente y e lodando v lo eccefiiuamente y lo chtamaua non filo du fiepolo y ma compagno , come fi può m malti luoghi ueder e delle opere fue , doue egli fa di lui mentione honoratifiima y e Jpe t talmente nel Parmenide al capitolo ottan taquattroefimo y neiquale fi leggono que- fie parole formali . Sed dum pulchritudinem hic diuinam commemoro y commemorare fas eft Fransi fium Dtacetum y dtle£itfiimum Compiuto - ntcum noftrum y de hac ipfa pulchrit udine quotidte multaipulcherrimaq^firibentem, quem Jane utrum ad c Platontcam fapien - ttam natura y geniusc £ formauijfi uidetur y leq uali fuonano co(ì . < c M iij I i82 fV ITA' DEL 4 eZMentre cheto fornendone qui della bellezza diurna , , giufta e pia coja e , <che io faccia mentione di Francefilo da Diacceto no/lro diletti /?imo compagnone gli ftudij Platonici , tlquale di qucfla ftefi fa bellezza firiue ogni giorno molte , e bel- Ufiime cofi,enel aero egli pare, cheda ‘Fu- tura , e il gemo fuo formato l'hauejfono , pèrche egli la fàpitnzp, di Platone in- tendejfe,e imitaffe . \ ‘ Dellcquah còfe fi pub ageuolrnente ca- ttare , prima quanto pojfaejfere dipana- mento a una città , anz} a tutto 9 1 mondo un huomo filo colla prudenza , e libera- lità Jua ; poi quanto fia necefiarioa un buono ingegno abbatter fi ad hauere , o fa- perfi elegger e un buono precettore ; concio - fia co/a , che fiCofimo de <JMediculuec- chio , e di mano in mano i /uoi /ucce/fin, e mafiimamente Lorenzo , non hauefiono fauorito C A TTA ^IO. i83 fauorito le lettere , e coloro, aiutati, icjualt d'ejjire litterati defederanno, *fMar fello non farebbe flato Ai. Aiarfiho ,e per confeguenza il Diacceto , per tacere di tan ti altri , non farebbe flato il Gbiacceto , e confeguentemente Firenze , anzi tutto il fiondo farebbe di (i chiaro lume conno - fero, e fuo gran danno per fempre man- cato . c tfefi merauigà alcuno , che io feri - ua bora Diacceto colD.fenz# f a ff tratto- ne, e bora Cjhiacceto col G. colta forato- ne y concio (ia che io cofi nella lingua latina de ^Moderni, come nel uolgare Fiorentina truoui feritto bora nell'un modo , e bora nell'altro .feleua ancora Marfìho É mentre y che egli ytrouandofi hoggimat oL tra coltetà , leggeua a fuoi dfetpoh , dire 5 io me ne uo , ma fi bene mi parto , io ut lafeio lo fiambio, intendendo di A4. Fran- cefeo , Uguale fi chiamaua per fepr anoma tiij *** V IT A (D E L il r Pagonazgo : perche , mentre era gioita- ne , fi tùie t (atta molto , e ufaua utfiire di quel colore, ilqual cognome gli duro firn- prò , mentre che uifje , a differenza diun filo cugino carnale, ilquale haueua nome 'anch'egli francefco: era del mede (imo Gu- fato ,e di una medefìma età , e faceua la medefìma prò festone di Filofifo , e perche nefhua di nero , fi gli diceua per difttn - guerlo dal ‘Tagonazgp , JUd. Francefco ‘Nero , raro dono de Cieli , che tnunmc- defimo tempo , in una medefìma città , e dima medefìma famiglia fiorirono due cofi gran Filofofi , benché il Pagonazzp ,> come auuiene ancora ne colori, molto fojfi di maggior pregio, ertputatione , che Ane- to non era . Ne fu ingannato ^Mar- filio , ne inganno egli altrui , quando difi fi, che lafeiaualo fiambio fuo , conciofia cofit , che ilDiacceto dopo la morte di lui ■ o figuendo C A TT A TSi PO. 1*S' feguendo l'effempio , e calcando l'ormedi cofi grande , e cortefe matjìro , e compa- gno, oltra il fare di fi amoreuohfitma t. mente a chtunche nel ricercala gratiofifiu m amente copta , lefie molti anni , e molti pubicamente nello fludw Fiorentino , con trecento fiorini d'oro di prouifione per età- fiuno anno , egli tiro fimpre mentre uijjè , non ottante , che egli negli ultimi tre anni della Jua ulta per le cagioni , che poco ap- pre/fi fediranno non uolejfi piu leggere. E benché i Signori Tmetiant mofii dal grido della fua fama lo fàcejfiro piu uolte in* fi antemente ricercare per mezzo di À4on- fignore l'f\Arciuefiouo di Cor fu , e del fy* uerendifiimo Cardinale fprnaro,de' qua* li egli era amictfiimo , che uolejfi andare 4 leggere nello ttudio di Tadoua , con gran* difiimo /alano, egli nondimeno, che fi con • tentaua delle Juef acuita, ancoraché mol* J86 VITA DEL te non fuffono,ed era lontano da ogni am- binone, e grande amatore della quiete, non uolle accettare mai partito nejjuno , per . grande , e bonoreuole , che egli fojfe , e fi < refio a uiuere tranquillamente nella fio patria y e arrecare giouamento a Juot cit- tadini. Quegh,cbe frequentauano la {cuo- iame la cafi (uà , o come dtfiepoh , o come amici , o come l'uno, e l'altro mfìeme, era- no et ogni tempo molti y de quali non mi par. rà fatica , ne fuori di propofito raccontar - . ne alcuni de piu fìgnalati , iquah furono quefti : P ter o Martelli: Giouanni forfii fiAdouardo ( ^tacchinotti : ‘Piero Bernar * di: riAndrca Rmuccim: Benedetto d'zAn- . tonto (Quaker otti: Ftcino Ficini nipote di ^Marfibo, Luca della Robbia: Ale fi fandro.de Paz&fT ter firance fio ‘Por tino- ri : ‘Palla Rufeellai , e Giouanni fio fratello , che fu poi Caflellano di Caftel fin? Agnolo ! 1 ft C ATT AT^ro. ài m fini* Agnolo, e Cofimo lor nipote, nelquale m ( ejfendofì egli morto ne /noi piu uer d'anni) fc fecero la Città di Firenze , t le Mufi To- ri ' y cane danno , e perdita me filmabile :Ftlip « fu po Strozzi » e Lorenzo fio j rateilo : Luigi or. ^Alamanni : Zanobi c Buondelmonte , la - , v. copo da Diaccetto, chiamato tl DiaccetU m no gioitane letterati fimo , e d'alto cuore : u c , /intorno trucioli: ^Maeflro zAleffandro ir da “Ripa : Filippo Carenti : M. Donato Giannotti, e M 'Fiero Vettori, iqnah ho 0 poflo nell'ultimo, non perche eglino non fof 1 /èro de' primi , e de' piu dotti , ma perche ancora uiuono amendue . c Ne uoglio tace * re , che egli , tutto , che fofie fi grande Fu i lofi fo, non filo zAcademico ma ettandio ; J ^Peripatetico , oltra l'inteDigenza della lin- gua co fi Cjreca,come Latina, non uolle mai conuentarfì, giudicando , per quanto io fimo, che tl Dottorarle fpettalmente I '« VITA DEL in Filofifia a coloro , iquah la loro fetenza 0 uendere,o farne la moftra non uogliono , fia co fa finon ridicola , almeno foperchta . E di ttero cotali ttficij , e preminenze, come rifpofi già Traiano Imper udore a uno, che gli dimandaua il prtutlegio di potere come giureconfulto auuocare , e fare de Configli , fi debbono piu tofio dare da chi fi finte da ciò , che riceuere . Afa quello , che a me pare 9 e che douerrà,s'io non m'in ganno , parere ancora a de gli altri piu marauigliofo , e di maggior loda degno è , come egli, effendo tutto occupato non fila-, mente nel leggere , e intertenere tanti cofi amici, come dtfiepoli : ma ancora nelle moke, e importanti faccende, cofi pubìi- ce , come priuate , potefie tante opere com- porre , e cofi perfette, quanto egli fice, del- le quali to racconterò cofi alla rwfufa tut- te quelle, che io ho parte ueduto,e parte da coloro i V CA'TT ATSJ ro. U9 coloro fintilo dire , che uedute l'hanno , le- ' quali fino quefte tutte latinamente firme. Vna'Parafrafì [opra tutti e quattro i litri del Cielo d'zArifiotilejndritta aPa pa Lione. ’ * Tre litri intitolati de Pulchro a Palla, e M. Cjiouanm T^ufiellai . • Tre labri dimore a Pindaccio da 2 li* cafili . . ' • v v ■ A : H : ‘Panegirico d'AmoreaCjìouami Cot fi y ea Palla ‘Rpfiellai . , -..*••• 'Una Parafiafi fipra i quattro libri delle eJ Meteore d'zAriflotile y ma i tre ulth mi non fi ritruouano . Vna Parafrafi [opra gii otto libri del- la Fifica d'oAri/lotile , laquale o non è in pie y o chi l'ha la tiene guardata per fi. Vna ‘Parafrafi fipra la Politica di ‘ Platone , ma tanto breue y che fipuo chia- mare piu tono prefatione % thè altro • , jpo VITA DEL Vna r Parafiafi f opra il Dialogo di Alatone chiamato ilTeage , onero della Jàptenza . Vna Parafiafi ne gli Amatori di Pia ione y onero della filofifia . . Vn coment o fipra il libro di ‘Plotino dell' efiinz& dell'anima. Vna dichiaratone fipra quei uerfidx Boetio ytqnali cominciano. Tu trtplicis medium natura cuntka mouentem , a "Bernardo 'Rufiellai .. o Alcune prefazioni [opra diuerfi ma- terie. ^Alcune epijlole a dluerfi amici molto dotte y ne Ile quali fi dichiarano afidi dubbi di Filofifia . L'ultima fina compofitione fu un co* mento yilquale egli a petttume di Monfigno re M. Giulio de medici > che fu poi Papa Clemente, fece [opra il conuiuio di Platone ; w C ATT A'KflO. ipi quali componimenti olir a latta* rietà , e la profondità della dottrina , e mafeimamente Platonica , e Tlotimana pare a me , che due co fi fi pofjano , anzi fi debbiano confederare , mofirantt ambedue l'eccellenza , e perfettione dell'ingegno , e gtuditio feto . La prima è, che egli usò nel fuo comporre uno Hile,fe non Ciceroniano del tutto , graue nondimeno , e filofoficb molto , e tutto lontano da quelle laidezza > e barbarie , collequali Jcrtueuano in quel tempo y e feriuono ancora hoggidi per lo piuì Filofofi latiniyfenza leggiadria >e gra- tta neffema . 6 tanto è da marauigltarfi piu y quanto ancora coloro , iquali fatua- no profe filone di bene , ff) eloquentemen- te fer luer e y dietro un co fi fatto mifitfo non imitauano ( gran fatto ) nelle loro fcrit tu- re la diuina candidezza , e purità di Cice- rone y mao TlintOy o Valerio A4 afeimo } o VITA DEL altri tali non buoni c Autori della latinità , o almeno della uera , e finterà eloquenza Fumana, lacuale manzi che Afonfignore dietro 'Bembo , buomo piu toflo di - nino , che bumano la dimofirajfi ,fi già* ceua o fiono fciuta del tutto , o dijpregiata in grandifiima parte p percioche colui, il- quale piu Stortamente , e piu [curamene te firiue cua , era e da fi Sieff , e dagli al- tri piu facondo tenuto, e maggiormente ammirato , come fi la principale uirtà co fi dello firiuere,come delfauedare confi ftefie inalerò, che nella chiarezza, o fifauel- laffi, e finuefie da gii buomini ad altro fine, che perejfire intefi. La ficondaè, chi doue quafi tutti gli altri fi faceuano beffe, o haueuano compafiione di chiunque uolgarmente fcriueua , e haueano la lin- gua Fiorentina per niente , egli quafi pre- cedendo quello , che di lei mediante lime* de fimo I J C ATT ATSflO. IJ>3 defimo 'Bembo auuenire doueua , tradufje, alcune delle fue opere y e piu fi dee credere 9 che egli tradotte n'harebbe fe piu lunga - mente uiuuto foffe . Lequali fue opere fi flampatcfi foffono y non ha dubbio , che la fua fama fi farebbe y e allungatale allar- gata molto piu , che ella forfè fatto non ha* £d egli per configuenz et s' bar ebbe maggior gloria , e piu chiaro grido , e in fimma piu lunga anzi immortale uita y acquifiato.Le quali pero fino di manierale elleno lun- gamente Ilare nafiofi non poffono y e Fr ance fio fuo Nipote , ilqualenon ha fi- lamento il nome di lui , m'ha piu uolte co- llantemente affermato y finonhauer cofa y che piu lo prema ; e laquale egli , per fiod- disfare alla pietà y e debito fuo , maggior- mente difìderi y che di rinuemre fènon tut- te y la maggior parte delle fritture dell duo lo fuo per publicark * B allhora fi potrà is> 4 VITA DEL meglio cono far e dagli intendenti chente, t quale fojjl d'ingegno, e la dottrina di cota- U ,e cotanto lo uomo ; e Ji marauigheranno infieme con effio meco della capacità del fuo intelletto , e come un buomo filo potè (fi cjfieretanto uniuerfikle , che m tutte le cofi, nellcquah egli fi metteua , nufiijfie non di- co raro y ma qua fi filo. Ecco : egli come che fojfie amanttfiimo della quiete , e lungi da ogni ambinone , e auaritia fatico nondi- meno oltr a ogni credere non fidamente ne gli ftudij delle buone lettere , e della fan - tifiuna Filofifìa , come s'è ueduto,ma an- cora nell anioni humane, e nelle bifigne fo- colari ( come fi uedrày di maniera, che fi può ficuramente credere , e con ue- tita dire , che egli di rado col corpo fi ripo'*- fiafie y ma colla mente non mai y e fi bene egli e da naturayefua uoluntà era più mi- to a gli fiudij , e al contemplare, che alle faccende , ' C ATT A m o. I9S faccende ,■ e al negotiare, tutt amagli bifi- gnaua fare ( come fi dice ) della necefrità uirtù yper laqupl co/a e neceffario di [ape- re , che quando 'Pago lo fuozAuolo uenne amorte , egli come co Iucche era flato firn* prèy amictfrimo , e fautore della famiglia de ^Medici , e conofceua la prudente la potenza di Co fimo , e forfè la fortuna di quella cafd , fece (come racconta il Fon * no nella uita di luì)una bella diceria, nella quale fra l' altre cofe auuertii figliuoli , e comando loro , che amafrino fempre y eof firuafrmo Cofrmo,e tutti i fuoi 'Difenden- ti quanto fapeffiro , e poteffono il piu, e dal * l'altro lato pregò fìrettifrimamente Cofi- moycbe glidouefie piacere cfhauere loro , t tutti i fuoi Po fieri, per raccomandati , e fi coment affi di pigliare la protezione lo T ro . E di qui nacque ( penfò io ) oltra le fut fingolarifiime qualità 9 che non filamenti ? . X ; jf i9(f VITA DEL r Papa Lione, Uguale fu Jòpra tutti gli huomini grattfiimo , e libtrahfìimo , gli porto fempre affettione ftraordmaria,e gli fece molti fauori,e prefìnti di mn piccio- lo, Piima , e ualuta, ma ancora tutti gt al- tri di quella famiglia ,e in ijfetialità tifar dinaie, che fu poi c Tapa Clemente, colqua le ( mentre , che egli reggeua Firenzi) pra- ticano molto familiarmente, e conmeraui gltofa dimefiichez&a . Quelle furono le ca- gioni , che egli , ancora, che Fdofifo,e del- la fitta di Platone prima entro, epoi non fi ritiro dalle faccende ciuili, per non dir nulla , che hauendo egli molti figliuoìi(cò- me diremo ) e non molte / acuità , non po- teua,ne doutua fare altramente, e di quin ci ancora auuenne, che nel dodici per la guerra , e ficco di Prato , quando i Me- dici ritornarono in Firenze, egli con alcuni altri Cittadini , de' quali come amici delle W Palle CATTAUI 0 > ; / 9 7 Palle s'baueua fefpetto,fu in Palazzp(do ue era 'Piero Soderini gonfaloniere a ul- ta ) fiftenuto . Ma non prima furono i Siedici rimefii in Firenze, che douendofi per co/e importantifiime creare uno c Am- bafciadore per la Città a Mafmiano Im peradore , fu tra tutti gli altri eletto Francefco , benché poi per lo ejferjì affetta- te , e accomodate le cofi i n quel modo, che uoleuano quei , che poteuano, non facendo piu luogo d' ambafciadore, non ui fu man- dato ne egli, ne altri * 6 nell amo mille ctn • queceto diciannoue, e [fendo morto a quat- , tro di faggio Lorenzo de Medici Duca d ye Urbmo,e douendofigh fare filenni fiime, e magnifiche eJfiquie,ancora,che non man co chi bucherajfi dibattere l or adone , d Cardinale firijje a Francefco, ilquale fi ritrouaua in uilla, che fi trasfenjfi frit- tamente a Firenze , e cofi la fece , e recito iij ip t - T I T A DSL f egliil fittimogiorno , nelqualeficelebra- nano nella Qoiefa di S. Lorenzp con pom- pale honoranza incredibile , e fu tenuto tojà rara , e degna d' ammiratone, che in meno di tre giorni fujfi fatta da lui latina mente e recitata alla prefenz, a d'infinita moltitudine cotale oratone. *Nel medefi- mo anno, hauendo prima hauuto i primi honori,e magiflrati delta città, ejfindo fta to e di Collegio, e de Signori Otto, e de Qt- j pitam diparte (guelfa, fu fatto (gonfalo- niere digiufì ma per lo filo Quartiere di Santa Croce nelmefi di gennaio , e di feb- braio, e doue negli altri uficij s' era fatto co no/cere per huomo non men giuflo, che pie - » tofi , in cjuefto fi dtmoftro non men beni- gno, chegraue,mguifa,che come l'uniuer - fiale [e ne lodaua , cofii particolari ne dice- uano bene , e quanto i parenti fi ne gloria* nano, tanto gli amtct,e dtfiepoh Juoine \ ^ prendeuano s *JfH Ut* ck I Ì0 (mà m 4 m \( 1 ir ì è C A T T'AÌSg 7 0 . IM prendeuano piacere, e contento marauiglio fi . Onde auueniua,che coloro Squali 0 per l'inuidia , che haueuano alla fitagrandezs za, 0 per Iodio, che portavano alle fue uir -, tà,harebbono uoluto morder lo, nonofaua* no di farlo , temendo di non efjere creduti "Dopo cotale degnità trouandofieglt hoggU mai attempato, e [oprafatto dalle cure fa- miliari, e forfè per potere 0 comporre mo- ne opere, 0 riuedere le già compofte,nongU parue di douer piu leggere in publico ; ma non per quefto manco mai i alcuna ma- niera di cortefia a niuno di colora , iquali gli andauano tutto il giorno a cafa, 0 per uicitarlo come amici,o per dimandarlo co me fcolari,anzi fi tenne, che quefìa fujfe in gran parte la cagione della fua ^ Morte : lmperocht,non fi fintando egli bene, e non uolendo mancare ne a parenti ne agli ami ci, ne a Difiepoli, cadde in una infermità, •K % 200 V IT A D EL per la uiolenza dellaquale in poco piu et un me fi, ancora , ckefuffi fiato finiamo e molto regolato nelfuo uiuere,e con tutti gli ordinamenti , e fagr amenti della (bufa coftantemente, e Chrifiianamente moriva gli diece d'aprile delmille cinquecento uen- tidue , e fu alla Q loie fa di Santa (foce nel- la fipoltura de fuoi maggiori femplicemen- te, e finta alcuna popa fìraor dinar ta por - tato, Jotterrato . La firn morte difpiacque molto fi generalmente a tutto Firenze, e fi in ifpetie a coloro, iquali o baueuano lette- re, o defiderauano d'bauerne, e mafiima - mente di Filofòfia . Fu di fiatar a piu che mezzana , non di molta carne , ma offuto ■ forte , e nerboruto, eh pelo bruno, e Somma- mente pelofi ; hauca la pelli biancha,e fre- fia molto . Cjli occhi neri non troppo gran- di, le ciglia nere,e folte. La qual co fa lodi - mofirauaa riguardanti anzi brufeo e bùr bero , « i * v t l l l C ATT AT^IO. zor hero y che non. E niente dimeno egli fi bene • era grane , e fiueroy batte a pero con quella feueritàyt granita una dolce e cortefi piace uolez&a me/colato ylaqnale lo rendena gra - tiofiy e amabile. £ auuenga, cheegh,come tutti gli altri huomini in qualunque o arte o fetenza eccellentifiimiyfujje di natura ma ninconico , e filetario 3 tutta uia, quando coll' altre perfine fi rttrouaua, motteggia- ua uolentieri non fittamente coglihuomtni di lettere , ma ettandio co gli Idioti, e colle donne medefime y tanto che non pareua piu quel deffiy prendendofi fefla , e filazzp per fi y e dandone altrui . Spiacemi , che ejfin- do egli flato yper quanto ho udito dire y trat tofiy e arguto molto, io non habbta potuto nefiuno rmuergare de firn mottiyper farne parte a coloro , cheque fi a ulta per alcuno tempo leggeranno ffi mai nejjuno la legge- rà. Era e come T* latonico , e come allieuo *02 VITA DEL, " 5 del Fictno grandtfiimo, ma Jantifiimo ama > dorè, e nell' opere, che egli firifie de amore , • le quali furono molte , e molte dotte , Si ut- de lui ejfere flato feruenttfiimo , anzi tutto fuoco ; da queflo per auuentura piu , che v , da altro fi può prendere nero figno,e certifi fimo argomento della nobiltà ,e unicttà(fia > mi lecito in una per fona nuoua e unica) for mare un uocabolo unico , e nuouo, dell' ani- ’ mo,e intelletto J uo,conciofia,che quanto al cuna cofa è piu degnale piu perfetta , tanto fenza dubitatione alcuna , e s'innamora piu tofto , ft) arde uta maggiormente . Fu catto beo, e religiofi in tutto il tempo , che uijfe,e da cotali huomini douerebbono im- par are, e prendere ejfempio coloro, iquabfi fanno a crederei di non cffère,o di non do uere e fiere tenuti filofofifi non di (pregiano il culto diurno, e fi beffano di chi L'ojfirua, quafi ghaltri uer amente non conofcano i C ATTA^IO. 203 quello, che uogliono moflrare falfamente difapere efii, ocome fecofa alcuna piu a filofefo conuemjfe,che conofcere , e contem- plare , e configuentemente ammirare, e ri - k uerire in quel modo, che fi può la Maeftà di Dio , e l'eternità di tutte le cofi celefti . tìebbe M.Francefio della moglie, laquale non fenz& fua noia , e danno fi morì l'an- no Mille cinque cento diciotto, efiendofi prt ma morta la madre nel mille cinquecento quattro , tredici figliuoà , fette mafihij , e fet femine. La prima dellequah maritò a Daniello di farlo Canigiani , laquale do- po molti anni nmafit uedoua rimarito a Ruberto di Donato Acctaiuoli, huomo no - bilifiimo , e d'ine fi imabile prudenza . La feconda a Carlo di Meglio Pandolfini, tre di loro fi uoltcro far ^tonache, delle qua- li ne uiue ancora una molto uener abile , degna di tanto Padre ì laquale è [fino già tot VITA DEL molti anni ) Hadefid del ^Munifiero del Paradtfò. L'ultima maritarono poi gli heredi Juoi a c Pierfrantefio di Ruberto de 7{tcci. I figliuoli furono Pandolfo', Agno- lo : Dionigi : Theodoro : Stmone : Carlo : e Cofimo . *Pandolfo fimorìhuomo fatto eJJèndo duimuto dietro le uefttgia pater- ne Filo fi fio eccellentifiimo . e . Agnolo uiuen- te il padre , tlquale come amoreuole , efa- uio non uolle contrapporfi, ne alla uolunta del figliuolo , ne alla fpiratione dtuina,fi rende Frate nella Religione di San Dome nico , nel tomento di San sbarco, ihjuale fiate Agnolo urne ancora , prouinciale nel medefìmo ordine de Predicatori, ‘Rekgiofi di buona ulta , e d'ottima fama . Stmone Carlo , e Cofimo fi morirono tutti e tre gio- uanetti, tra gli fedici,e i diciott 9 anni,ciafiu no, e tutti profitteuolmente , e con grande Jperanz& fludiauano > La cofioro morte dolfi 9 a’ C ATT ATsflO. 20 j dolfi , come fi dee credere , ai&ii. trance- fio lor padre, come a buomo, infinitamen- te, e tanto piu, che effindo egli amoreuolifi fimo uerfi gli Urani, potemo pen/àre quel- lo . che egli fujje uerfi i figliuoli, e cotali fi- gliuoli, ma come a Ftlofifo ,fetppiendo,che efiendo mortale , egli hauea coja mortale generato , tomamente ut pofi fu piede, e co- me Cbrifiiano,non dubitandole ne una foglia ancora fi muoua finza la uoluntà di Dio, rtprefi ogni cofit per lo miglior e. On de fi agli Hiftorici fuffe quello conceduto, che a i Poeti, e a gli oratori non e difdetto, anzi mafiimamente richiefto , largbifiimo campo harei qui diffamarmi lungbifiimo tempo per le file lodi . Theodor o non men bello d'affetto , che digrandifiima affet- tatone , morì anch'egli dopo la morte del padre , in Francia , tale, che di fette hoggi non è uiuo al fico lo fenon TDionigi, ilquale 206 VITA DEL datofì dalla faagtouent udine, alla mere a - tura y hoggi e per la fa f faenza y e lealtà faa in quel credito y e riputatane tra i più borre uoh, e riputati mercatanti ì che fu il padre tra i più chiari letterati \e tra i piu perfetti filofififioftui di Madonna Maria figlino la di Martino di CjugUelmo Mar tini faa dilettifiima moglie, ha undici figliuoli cin- que fimine di due delle quali ha nipoti e fai mafchiyiquali fono il 'Bruendo M.France fio Qanomco di [anta Ltperata e Protono tarioAppofìohco, della cui qualità hauemo fauellato di jopra.Pandolfo ilquale di tuo no Jpirito y e fludtofi delle lettere no filo Cjre che y eLatme y ma ancora Tofane fi truoua hoggi in Rpma. Agnolo : Cjwuàbatifla, Bu- ierto e Carlo Squali fino no pur uiui y e fini tutti 3 ma in buono y e profpero fiato Jequah cofi ho uoluto non fi fi troppo largamente , otrvppo fiarfamente raccontare, perche le CATTALO. 207 felicità di queflo modo di qua, qualunque cs4riflotile nell' Scica pare , che ne dubiti , pojfono nondimeno fecondo t Theologi chri fiumi a co loro, che fino nell'altra uita,gio- uare.Onde fecondo i Flofififì può , eficodo i Theologi fi dee credere che M. Francefio di Zanobi Qattani da Ghiacceto cittadi- no fiorentino, ueggendo infìno dal piu alto cielo tanta# cofi chiara fuccefiione,figoda infiemec olle figliuole# co figliuòli morti qui e lafiù uiuijiwio quella feltafiima,{t) eter- na beatitudine , che deono quegli huomini dopo la morte goder e, tquah mentre che uif fero cofi lodtuoh per la uita attiua come ho nor àbili per la conteplatiua, furono non me no ottimi chriftianiyche dotti fimi Filofofì. IL F ì %E. HE C 1 S, T H 0. Jl l BCDEFGHIKLM'Hj i Tutti fono Quaderni • l'jf \ A/
Wednesday, April 6, 2022
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