x V TW T rvH A •ol.T > - h ui &lW \rr V Jà. f* t: P*J *SV r ^ '*■•. j^lAì •W 4Kj / | rVj jV r^»J j . ^ ^'l, jy ■ > — vliv^vT ! yjjjS 1 / AiAìA J f jl v. 1 2wHfcv^ ,.' j». »-*• v® ■ <T Vu! V^l j W i ntkVi'f |V rf^v^M- pi f \f* / T/ t ' ^ ,{/*¥ et/ Digitized by Googl V.uf.V', 2) I S C 0 X S O DELLA RELI « > r. =• *' t j GIONE ANTICA D E R. O M A N I, ’fcSbr lnjìeme <rrn altro Difcorfo della CaUrametatione , f£) difciplma militare, % agni, & efferati] an- tichi di detti Xomani, tU *'\d « 4 •** I » i. i Comporti in Franzefc dal S.Gugliclmo Choul,GcntiJhuomo Li onde, & Bagty delle Montagne del Dclfinato, 'otti in Tofcano da M. Gabriel Simeoni Fiorentino. di Medaglie & Figure , tirare de i marmi amichi, quali fi trouano à Roma , & nella Francia. ^ IN LIONE,, APPRESSO GVGLIELMO ROVILLIO. . » ■ ‘ 'jì Htf’* ^ ^1 - *^v 9KAffly . v /# • 4 \Iaj(4 « ■ ^V '?;? ^X> ^ 7 » ir > * % •, , fc ' tf ;/ * %> . . « 7 v-* » r * > • -W7 • w . i l * 1 ' * . * . ; .«•> % * 7 4> •« Jh- f MT t > ,JS *' - * sr .W.V ;*, . ’ . *-V > 3 - •*• ^1# < » w Armoiries dudiB S.(juiUdume du Choul. hi'* BEATVS. J m I r I r "«Hi. alla christianissim a et ScreniiTìma Rcinadi Francia, Macia ma Cateri- na de Medici, Guglielmo Rouillio humi- liflìmofcruitore,(aIutc & con^ 'c'N tentezza Tempi- '■% terna. i ^4. purità & dolcetta della lingua Tofcana pare che fia di prefenre ( Chnfiianifima Rei- na) falira in tanto pregio , che doppo la (^re- ca (èj? la LatinafiTofcani medefimi Jludian - dolaci ingegnano ogni giorno di renderla più bella y i letterati firanieriì ammirano, (gj ( come hanno fatta t*Ariofio,il "Bembo, fèd il Sennaz&aro') ne iloro ferini cerca- no di imitarla , & in fomma, non fi troua natione-à cui non piaccia cjuafi ogni opera compofiapiù tofio in Tofcano,che in altra /inguada ejuale cofa conofco io tffere ogni dt più yera nel fare Jìampare {gfi mandare fuora i miei libri ,nafcendo ( co- me io credo) <juefio,che poche altre lingue fi pronunziano (tfi fcriuono di \na medefima maniera, come fanno la Latina & In Tofcana, le quali oltre di ciò hanno Vna certa conformità in- ferno per la vicinità delle ‘Provincie, che nelfignificato,nel fitto- ne , Qf nell'accento fi poffono meritamente nominare f or elle. Jtla fi come ogniTofianofe non ben letterato, non può ne par- lare, ne fcriuere bene,cofi e gran felicità disdire le parole, (gfi leggetegli ferirti di colui che Tofcano (gr letterato fi ritrova. Traitjuah ha vendo io fempre \ dito per tale filmare Jrfejftre (jabncl Symeoni da gli h ut miniì tram ente dotti, oltre à quel- li ' & I ►ig* 10 che io medefimo ne ho cogno fiuto , (gl egli da fe (leffo ha di' mojlro in più opere fue fampate in Francia & in Italia , mi fon mojfo à gregario di tradurre m Tofcano il libro della Reli- gione antica de Romani,prima compofo in Frange fe dalS. (julielmo Choul,2?agly delle montagne del T> elfinato, la quale fatica volentieri egli ha fui ito profanarne anchoragia fece del - laltromio libro della Caframetatione de Romani, pur e com- porlo dal mede fimo autore- Là onde, considerando futilità gran de che di tal libro fi può cauar e, (gl maf ime hauendolo fiam- pato nella più bella forma che io ho faputo imaginare, ho pre/i ardire di dedicarlo à ZJ.Jrf- parendomi [fe fi debbo hauer ri- guardo che il prefente habbia qualche proportione con la per- dona a cui fi prefenta ) non poter più degnamente quello mio conuenire ad altri che a ZJ.M. come lettura non meno nobile , che V rile alla Republica , potendo percofi fatti mezzi cono fie- re, che la grandezza & profferita dell’Imperio Romano non nacque ctaltroue,che dalla virtù deltarmi proprie ,dallagiu- fitia,(gl dal culto frequente (anchora chefaljo, altrettanto che 11 noffro ordinato dalla chiefa catholica , e falutifero (gl vero } della Religione dei loro falfi Z>q,i quali o come creature ( deifi - cando gli fiocchi i loro co fi buoni come cartiui lmper adori} o come inanimati numi [adorando & temendole felle, i Fia- neti,la forte, (gir gl' accidenti h umani} fe bene non haueuono poffanza d aiutarli, nondimeno fi vede che fomnipotenre &> Vero 2 )io,hauendo più riguardo alla /implicita & buono animo loro t ch e alla loro cieca credenza ,tion anchora illuminata dal Vero Mefiiaglifauoriuafempre (gl aiuraua, non altrimenti che io lo priego al prefente che al Re, à U.JM.(gl à tutta la fua regia & bella prole doni fanitàconrinoua, allegrezza fini# fineffl longa vita.Di Lione el dì }0.dùdgofio,itf8. Difcor, 'S: 5 Stata comune opcnionc d’alcuni hiftori ci antichi che lano, primo Re de Latini, forte elprimo che caificaflc tépio a Dio; Alcuni altri hanno voluto che quello fa - ccflìno in Candia Foraneo & Dionigi,& che di qui tutte le republichc, i Principi, & gl’imperato- ri di buona voluntà, fegunarterodi poi à fare templi ma gnifìchi, ornatifsimi& ricchi: tra cuttii quali i Romani principalmente oflcruorno fopta ognicofa le cerimo- nie, & culto della Religione, mettendo ogni loro sfor- fo nel fare chiefc grandi & merauigliofc,come anchora hoggi fi vede per quella piùintcra & più bclla,chc in Ra marecc fareM. Agrippa, genero d’Ortauiano Imp.da; luy chiamata Panteone, & da noi fi oggi la Ritonda* rif- . petto alla fua forma.. Quello tepio di fuoraecompo- n o di mattoni,& dentro folcua eflcre ornato di marmi di diuerfi colori, con certe cappcflettc,in ogniuna delle quali era porta laftatua et vno Diodi quel tempo: ma fopra tutte vi era venerata quella di Mtncrua*fatrada- uorio per lemanidcl celcbratiflìmo fcultorc FidiaGrc- co:5 e dart'altrapartc quella di Venerei gl orecchi della A 3 DE GL’ ANTICHI ROMANI. Imo prima inuentore it templi Tempio dt M.Agrip- JW. P tfó t Ud- ititi dtUa Perla di Cleopatra. Torma er ricchezza del P antco- ne. P dnteone dedicato i Gioite. Sacrilegio di Coftanti- no impera. DELLA RELIGIONE quale pendeua la Pcrla,chc auanzò à Cleopatra Rana d’Egitto , la quale Augufto haucua per quello effetto fatta diuiderc in due parti, non hauendo potuto trouar- nein tutto il mondo vn’altra che la fomigliaflc.Concio Ila che la compagna di quella mangiata da Cleopatra nel conuitodi Marcantonio pefaflc mezza oncia, che fono l x x x. carati, & folfc (limata cento fcllerti j , di lc- flertij che al modo nollro varrebbono cc. cinquanta mila feudi. Di quella Perla Icriuendo Plinio ncll’v ni. libro dcH’Hilloria naturale, dice che ella era di co lì ma- rauigliofa grandezza Se bellezza, che la Natura non ha- ucua mai fatto opera ne più perfetta ne più pretiofa. Ma tornando al proposto del nollro tempio , dico che egli ha le porte di bronzo di fmifurata groflezza & al- tczza,con colonne innanzi nel medelìmo modo fmifu- ratcrte quali nel principio lolcuono ellèrc x v i. ma hoggi à x n i. fono ridottc,conciolìa che due ne fumo guade dal fuoco , & la terza non fi fa ciò che ne lìa fe- guito. Le traui , architraui & cornici di querto mirabile tempio erano ùmilmente di bronzo dorato, & finalmcn te fu la fua principale dedicatone à Giowc Vincitore, ò Vendicatore, quantunque Dione fcriua che Agrippa lo facerte fare in honorc d’Augudo. Collantino terzo di- poi, Imperatore & nipote d’Hcraclio,Ieuò la copertu- radi qucdotcmpio,la quale era di piadrc d’argento , & interne con molte rtaruedi marmo & di bronzo, che feruiuonodi bellezza & d’ornamento àRoma, le fece metrere lòpra mare pcnlàndo diportarle in Codanti- nopoli,il q naie facrilegio non volendo lafciare impuni- to Iddio, fece che in Siracufa , Città di Sicilia , lì morì Codand DE GL’ A NTI CHI ROMANI. : Coftantino,& tante cofefìngulari Se rare fumo rapite dall'armata dei barbari corfali,& portatelo Egitto. Coi! fece quello Iceleratifhmo-tyrano più danno invi r. gior- nichcegli (lette in Roma, che in c c.anni non haucuor- no fatto i Corti & tante altre barbare narioni. L’archi- tettura di quello tempio (per quello che io ne hò potuto conofccre)è fopra tutte l'altre bene intefa & mirabile , lì come anchora li può vedere inRoma,& vedranno qui quelli,che non vi fono (lati, per la medaglia di detto Agrippa^riprcfcntata qui difottoal naturale. MARCO AGRTPPA. BRONZO. Vn’altro firmici quello tempio fece già fare (pacan- do per Atene) HadrianoImpcratote,il quale dedicò li- milmcnteà tutti gli Dij,.&lo cinfc di c x x. colonne di marmo Frigiano,conporrichi&loggieintorno per pai- feggiare al coperto, limili àichioftri delle nollre chiefe. Fece oltre à quello nel detto tempio vnn libreria, Se dal fuonomcvngynnafio ornato di cento colonnedi mar- T empio d‘- H adnano. Librrrié d'HadrU- no. •HMSfri.v, 8 DELLA RELIGIONE raufanU. mo che egli haucua,comc fcriuc negl’ Attici Paufiinia? fatte condurre di Libia: foggiugncndo il detto Autore che il nome d’Hadriano fi trouaua per infino nel tem- pio comune à tuttegli Dijila quale verità apparile an- chora per le medaglie Greche, quiui battute per memo- ria di cofi nobile edificio:& nelle quali fi vede il*? «fcp.,, chcè il portale della chicfii, con altre letrerc Greche, che diconoKoiNON&moTNiAs, cioè tempio com- muneà ruttigli Dij. HADRIANO GRECO. BRONZO. BRONZO. Ma.lafciando (lare i templi dedicati à tutti quelli fal- fi Dij & Demonij , pieni di fuperftitioni & di bugie, venghiamo (blamente à confiderarc la grandezza & Tempio di ma g n ificcnza di quello di Salomone, il quale di ricchcz Sélmonc. ^ ^bellezza ha pafiito tutti gl’altri ,conciofia chcncl- l’ Arca douc erano ferrate le leggi & comandamenti di Dio,fi vedeuono infinite pietre pretiofedi grandifiìmo pregio, DE GL’ ANTICHI ROMANI. pregio, & l’Arca medefima era coperta di grolle piaftre tutte d’oro.Quiui fimilmcnte era vna tauola tutta do- ro malficcio con innumcrabili vali d’oro & d’argento, di stlomo - calici , ampolle, & altre cofe, che leruiuono nell’ammi- Bf ' niftrationc & cerimonie de i facrificij. Vncandellicre S andiflimo d’oro, del quale vlciuonotre rami da ogni to con altrettante lucerne, figurate per i fette pianeti, tra le quali quella del mezzo4'o ftcnuta dal tronco , era più grande à mifura che il Sole e più bello di tutte l’al- tre ltelle. Et tutte quelle cofe furono portatcfdoppo la Tempio del prefa di Giudea) innanzi ài trionfo di Velpafiano & di Titofuo figliuolo, &pofte nel tempio della PaceàRo- ma, &di poi {colpite nell’Arco trionfale di marmo, edi- ficato in honoredi Tito Vepafiano dal Senato Roma- no, il quale Arco con molti facrificij fi vede anchora quafi tutto intero. A 5 * WS, - TTUfr", tT"i . * .vi, »* v .. fi» . . ♦ 1 <r l suo i j. •cv. U ■ .QCij •■'i ■' '.'i vi H • * ■« t . > « », X, k- . v ”* iv'. ir. . .. i t il ,* i wi.u :» y ì; ) 1 f . , ;• •..-ftn.ii'v ( 7 , V), ‘ ’i - .a . ,’,’i 9 IO Quello tempio di Pace, del quale tra l’altrccofe piu IT eccellenti della Città di Roma Plinio ha fatto mentione Minio. nc lxxxvi.librodeirHi(lorianaturalc,abbruciò nel tc- H aodUno. podi Commodo Imp.Sicomc fcriue Herodiano,fog- giugnendo ch’eglicrafopra ogn’altro ricchiflìmo &or- natiflìmo di (lame & altre cofc belle coli dentro >comc fuora,ficomc anchora fi puoconofccrc per le meda- glie de due fopradetti padre & figliuolo Imperatori. V E S DELL A RE LIGI ONE TTqvTZd R ITR u TT^i Z> f xArco Triomplfdle di Tito in Ronu. i V DE GL'ANTÌCHI ROMANI. VTspXsTa no. tTtò: BRONZO. BRON ZO. Della bontà & valore di quelli d uc Principi , che rir duflero(comecdetto)turtala Giudea fotro l’obedicnza de Romani, & della miferabile prefa &diftruttioncdcl tcjnpio di Salomone, ha Icritto affai à pieno Iofcpho nel fuo libro, che tratta della guerra de i Giudei. VESPA SIA NO. "C T I T O. ARGENTO. , BRONZO. Il DELIA RELIGIONE VESPASIANO. TITO. bronzo. argento. VESPASIANO. BRONZO. ARGENTO. AMA DE GL’ ANTICHI ROMANI. i } Jtt *A T l ST *A Z^nTTTZa, quale è nelle mani Je fautore. gradiftìmo piacere Vefpafiano fopradetto neir p ^ f edificare & ornare quello tempio di Pace, di tutte le piu J tUaltm » belIecole,ch’ei potette haucrc,come quello, che doppo ve- la prefadi Giudca,haucua mcfl'o in pace tutto il mondo: il che moftrano anchora le Medaglie battute al Tuo tem po cofidi bronzo,comed'oro,tralcqualifcne trouano alcune colfimulacrodclla pace, accompagnato da lette- re che dicono,PACi orbis ter rar vm. & in alcune altre fi vede la Pace con vn torchio accclo in mano, che abbrucia & diftrugge vn fafeio d’archi, di frcccic, di cela tc,di fcudi,& di corazze con altri inftrumenti della guer- ra^ nell'altra mano ha vn ramo d’vliuo & lettere che moftrano la pace d’Augufto, con quelle parole, pax ptee. avgvsti. VES. M DELLA RELIGIONE VÌfSPÀS I A NO. DOMINANO. BRONZO. BRONZO. Et li come Vefpalìano ha di fopra figurata la pace eoa Lvliuo &col Caduceo di Mercurio, coli Tito la difegnà poi con vn ramo di Palma. Pace nutrì- Quelle fono tutte le figure antiche della pace, tanto cc detta feti dcfidcratadaogniuno,comequelIa cheè nutrice della ctu pubti- p U bIi caV tilita,&con lafclicitàdellaquale fi conferma il mondo.La pace è quella, per la quale la Natura Huma- na va crefcendojlc richezzc fimilmcnte multiplicano,la virtù VESPASIANO. TITO. BRONZO. DE GL’ ANTICHI ROMANI. virtù c in pregio, & finalmente ella contiene in (e tutte le colcbuone,chcfipoflonodefidcrarein quello mondo. Et che ciò fia vero, ficonolce, che nel tempo di pace fiorifeono affai piu i begli ingcgni,& i principi fauorifeo no piu i letterathcomc quelli , che intrattenendo coli i virtuofi, i lettori publici, &crcfccndo il numcrodeCol legi&dcllclcuolc,conolcono pcrtal mezzo, haucreà reltare immortali,elTcndoilibri come vna tromba per- petua à gl’orccchi de noftri fucccflori : fi come lenza quelli vegliamo che non farebbe piu memoria de nomi & fatti di Filippo, ò Aleflandro Re di Macedoni a,diCe (are, ne di Pompeo, di Cyro , de Perii , ne de Greci:& la gloria &grandezzade Romani col nome di tanti huomi ni eccellenti farebbegia del tutto fpentaxhec quella co- là(Signore illuftriflìmo)Ia quale vi può portare maggio re gloria & honore,facendoammacftrarc & introdurre nelle buone lettere il figliuolo del Re, che meritamente fua MaelU haconftituito lòtto ladifciplina & cuftodia voftra:dclla quale tornando à propofito della noftra pa- ce,dico che Augnilo Cefarc prima fu quello, che fece fa re l’altare della Pace in Roma, & Agrippa Tacerebbe , fi comcanchoradimoftra Ouidio nei Tuoi Falli, doue ci dice, Ipfum no s carmen deduxit ‘Pack ad /tram, Hac erit a mtnjis jìnefecunda dies. Veggonfi le forme di quello altare perle Medaglie diTiberio,battutcin honore d’Augulto, quali limili à quelle di Nerone , doue fono lettere che dicono pace avgvsti p erpet v a, & nell’altra, ara pacis. TI >5 Lf Intere C T letterati rendono il nome de U principi im- mortale. V Altare d Pace. Ouidio. 1 6 DELLA TIBERIO. RE LIGIO ISTE N E R O N ET BRONZO. Tempio di Numa Pompilio fu il primo che infegno di pace edi Un °uJrI & ^ crm ° ^ r ^P‘° Lano,iI quale (come fcriue Pro - tL ? copio)era quadro &grandecomc vna Capella, tutto di bronzo,& tanto alto, quanto la ftatua di ramedi Iano vi potefle ilare dentro, la quale non era lunga piu di cinque piedi,& con due vifi,l’vno riuolto allenente, & all’occa fo l’altro ronde ci fu detto Gemino ,& del quale Plinio nel libro xx x v.de l'hifloria naturale ha cofì fatto men- tione. unmgcmi' Ianni geminiti a 'Numd Rege dicdttts , qui pdeii, belli que dr~ gumenro colitur. Augufto nm. • , k *7 DE CL’ANTICHI ROMANI. A V G V S T O. BRONZO. Haucua quello tcpio due porte di bronzo, Icquali in tempo di pace ftauano chiulc, & aperte in quello della gucrra,ficomc anchora lì vede in Virgilio,doucei dice, Sunt gemina belli porta. Furono quelle pone tre volte fermate al tepo de Ro- manica prima lotto Numa, la feconda fotto il Conlòlo Tito Manlio,& la terza & vltimafotto Augullo,quado piacque al Signorc&fabbricatorc del’ vniucrlo,vcro au tore& di pace & di luce, pigliare carne humana: della quale cola lafciò mcmoriail fucccflorcd’ Augullo(dop- po che ei fu deificato) facccndo battere medaglie, nelle quali lì veggono due mani llrettcinfieme,convn Cadu eco nel mezzo, & due corni d’abbondanza con parole, che dicono , p a x. Significando che dalla concordia dipende la copia di tutù quanti i beni. Caduceo inftgm pace. B li DELLA RELIGIONE avgvsto: ARGENTO. Tito Liuio lcriue,che doppofa guerra Adliaca,hauc- % do Ccfarc pacificato il mondo per mare & per terra, fer- mò il tepio di Iano. Et Nerone dipoi lenza haucrc rigar- do à la pace,mofi:rò per la Icrittura delle fuc medaglie, & la figura del tepio di Iano,d’haucrc{bFo rcnduto lapacc Umilmente per mare & per terra al Popolo Romano^, facendo fcolpire coli fatte parole ,pace popvlo ROMANO TERRA MARIQVE PARTA, I A- NVM CIVSIT. NERONE. DI BRONZO. Tro DE GL* ANTICHI ROMANI. ip Trouafi vn Marmo in Roma di colore bia co & ton- do/! quale mie parfo di riprefcntarc qui innanzi, per moftrarcla differenza delle parole che gli fono intor- no, limili nondimeno nel fenfo à quelle, che nella meda- glia di Nerone habbiamo viftequi fopra, ianvm c l v- SIT PACE pRIVS POPVtO ROMANO VBIQVE PARTA. Plinio nel libro xxm. dell’hiftoria naturale (feri- IANO uendo di Iano gemino) dice che i Romani nella pri- * min0 ‘ magucrra,chchcbbonocon i Cartagincfi,fcciono bat- tere molte medaglie di bronzo, da vn de lati delle quali era la teda di Iano con due vili, & dall’altro la poppa d'vnanauecon quella parola, Roma. Si trouano ancora medaglie di Iano,ncllc quali fi ri- prefentano nauili & trofei'Ja deferittion delle quali fi vedrà piu allongo nel libro de l’Antiquità di Roma, il quali’ Autor mcttra torto in luce. MEDAGLIA DI I A Na BRONZO. La caufa perche Iano fi depingeua con due vili, ella- ta affai benedichiarata da Plucarcho nel libro delle lue Ijjjf*** quilUoni,doucdicc chcqùcflo nacque perche Iano era B a Uno con due uijì. Ouidio. Berofo. Uno Dio- deli pace . IO DELLA RELIGIONE (lato i! primo che haucua rend u ti i collumi rozzi delle pedone piu ciuili , dando loro leggi, & inoltrando che per la commodita de mari Se de fiumi gl'huomini potc- uono hauerc Tempre abbondanza di tutte le cofc , tranf- portandolc d’vn luogo ad altro. Alcuni altri dicono che arriuando Saturnoin Italia in vna naue,& infegnando a Iano l’arte dcllagricultura, & altre cole vtili & buone, lancio prclèpcr compagno nella Monarchia, & per eterna memoria del Tuo- nome, fece battere medaglie con due vilì,& nel roueTeio la nauecon la quale Satur- no era venuto in Italia:di che anchora. pare che habbia. rcnduto teftimonio Ouidio,doueci dice, ±At bona pojleritds Unum formante in are Hofitis aduentum tejlificata Dei. Io nondimeno m’accofterci piu volentieri all’oppe- nionc di Macrobio, che dice cnc Iano Tu (colpito con due vift,percflere Rato vn Re molto Tauio , che confi- dcrado le cole pallatc,giudicaua Se prouedeua à quel- lo che doucuaaucnircjchc e certo, quella prudenza, la quale epiuneccflaria àtuttc le noftre attioni : laonde confidcrado la varictadcllc leggi Se manierede collumi de gli huominbparc che quafimcriramcntelanollravi- ta fi polla aflomigliare alla figura di Iano con due vili. ScriueBcroTo.che Iano Tu chiamatoDio di pace Se di co cordia,doppo che Romolo &Tatios’accordornoinfie mcj&che per la pacc& vnioncchc quelli due popoli ha - ucuonofatta l’vnacon l'altro, l’imagine di Iano Tu Tcol- pita con due vifi,& nel tépo pure di Romolo fatta di le- gnoTolamcte/ccondo ilcollumc de grantichi,volendo mollrare Se fignificarcchclapoucrtaè amica diDio, come DE GL’ ANTICHI ROMANI. zi come quelle che contienile in fe l’honcftà , & la pace, quello che conferma Tibullo ne Tuoi verfi > douepar- ritmilo. landò dellantichcimagini degli Dei, dice. Ne pudeatprifco Vos ejjìe e Jìipite fatto s. Sic Reterei fedes incoluijhs aui. Tunc meline renuere fdem } cttm paupere culeu S tabarin exigua ligneus adcDetts. N urna di poi fu quello, che fece fare quxfta imagine di bronzo da Mamurio Ofco ,grandi(hmo maeftro di Ju xm<t. fondere ilbronzo&iIramc,ilquaIcda Numa fu chia- mato àRomaperfondcrcfimilrnentei xn.ancili,che di poi foleuono portare nei facrificij r faccrdoti detti Salij, come noi moftraremo apprclfo piu dillcfamcntc nel difcorlo de noftrifacerdotij. Quello Iano fu chiamato anchora quadriforme, & dipinto con quattro vili, come quello che haueua fi- gnoreggiato da tutti iquattro angoli del Mondo, nella qualeforma di poi Ip riprefentò anchora Hadriano nel- le fuc Medaglie. M. A VRELIO. DIOCLETIANO. HADRI ANO. BRONZO. Etpcrchcgia dal Signore Iacopo Strada Mantova- no, grandiflìmo & diligente amatore &inueftigato delle cofe antiche, mi fu altre volte donata la figura d’ tempio di Ianoquadrifrontc, però mie parfo di fentarlo qui fotto al naturale, ocr maggiore inrell del lettore. DE GL’ ANTICHI ROMANI. ~Ò CON z 4 - DELLA RELIGIONE Hauendo à baldanza fcritto de templi della Pace &di Iano,ragionercmo al preferite di quelli della Dea Cócor dia, alla quale gli Antichi ne edificarono tati, che non ha rebbono mai fineà volerli tutti recitare.Ma purccomin- ciando da quello,che in Roma per tcftamcnro di Liuia c oneordu ^ ua ^ a< ^ re & mo g^ c d’Augufto,fece fare Tiberio impe- sto da radore, diremo, chele la concordia & la pace fono vnà Tiberio. mcdefimacola,eipotrcbbceflcreforfc quello, del quale Dionr. Dione haragionato nel libro l v i. dell’ hiftoria Roma- na, fcolpito per le medaglie di molti Imperadori, nelle quali fi vède la concordia con vna tazza in mano, in le- gno della fuadcità,& nell’altra tiene vn Corno d’abbon- danza,fignificatorc della copia di tutti i beni, quando gli huomimfonoinvnionc: vedefianchora qualche volta con due figure , che fi danno la mano I’vna all’altra : nel modo che fi vede qui difotto , potrà il lettor vedere la concordia. «— wm DE GL’ ANTICHI ROMANI. aj Et perla medaglia di Bronzo, di Caracalla, potrà ve- der il lettore la concordia tra lui & il Tuo fratello Geta, lignificata per la mano delira che fidano l’vno all’altro, accompagnati da vna vettoria che gli corona améduc. ''che mollrala vettoria d Inghilterra, douc erano Ita- ti tutti infieme. Nelle McdagliediM. Antonio Triumuiro lì troua anchorala tefta di Concordia da vn Iato , Se dall’altro duemani ftrette infieme con vn caduceo nel mezzo, & lettere che dicono, m a r c v s antonivs, caivs B L I C AE CON- .r Auicuncaltrepure del mede/ìmo hanno fcolpita la Concordia con ducfcrpichc cingono vn’altarc , fopraal quale e polla la tcftad Auguflo, lignificando la con- cordia del Triumuirato:& nelle medaglie d'Augufto li figura dei- vedcanchorala concordia, che con vna mano tiene U Contar- cornocopia,&con l’altra prclcnta de frutti àiTriumui ri,quali furono Lepido, Cclarc& Antonio, per mollra rechc dalla loro vnionc nafceua il bene della R ca,&di tutta fhumana generinone, fpecificato mili parole, salvs generis h v m a *7 DE G I/ANTICHI ROMANI. MARCO ANTONIO. ARGENTO. AVGVSTO T RI V MV IRÒ. ARGENTO. Ma volendo vedere quanto folle {limata la concor- dia àccmpiantichi &da gl'imperatori Romani, & dagli Efferati loro, riguardiamo alle altre medaglie , che fole- uono fare, in alcune delle quali fi vedeuano cofi fatte parole, concordia miei tv m , con vnavettoriache coronaua con due mani à vn tempo medefimoj due Imperatòri , lignificando d’haucre vinto per fvnionc & vir Concordi* degli folda- ti Romani, I z8 DELLA RELIGIONE & virtù de loro fo!dati:& in altre fi troua la concor- dia con due infegne militari in mano, & le medefime parole. SEVERIN A. ARGENTO. C^V I N T I L I S. ARGENTO. » - — — - B—i. 11* a* ’•/ .. »-••*•• DE GL’ ANTICHI ROMANI. 19 Hcbbono Tempre tutti i piu faur Imperatori quefta ferma Ipcranza^he nella concordia de foldati confi- ftcuono tutte le vettoric Se la falutc del popolo Roma- no, & pcròfareplicauono fpcflbcon limile medaglia. H A D R 1 A N O. BRONZO. BRONZO. Per alficurarfi poi meglio deirvnionc degli Efferati loro , gli faccuono giurare per mezzo i facrificij, non trouando colà che piu gli. faccflc temere, quanto la religione.. , A quefta concordia dcdicomo glantichi fa Cornac- C om<tcchU chia,&di qui nalce chcEliano ha Icritto che gl'anticht dcdUaual- ncl far matrimonio inuocauono quello vccello.Il Po- ^ Con<0, ’ Iitiano fcrittorc diligcntiffimo fa. nelle lue Mifccllancc mcntionediqucftoi& per mcglioprouarlo, dice haucrc veduta vna medaglia doro della minore Fauftina, figli- uola di M. Aurelio, Semoglic di L.Vcro,ncI rouefeio della quale era vna Cornacchia con lettere, che diccuo- no, concordi a. Et perche io n’ho vn altra limile nel- fc mani, però mie parfo riprcfcntarla qui difotto. Fauftina. • * * • 0 • * ìj&k Mi f j La quale colà per p UMU vo ! u 1 , ° ^ompagnarc la fopradcrra Medaglia con moglie di vn alcra d orodl Plautilla Augufta, figliuola di Plaudo, cauviu Jaqualc fiotto Scucro goucrnò tutto Tlmpcrio Roma- ** P ' fu poi moglie d' Anronino Caracalla, figliuolo di Scucro Impcratore,douc fipotravedcrcinchcmodo fi dauano la fede in fiegno di concordia due pcrfionc ma- ritate,con quelle parole, felix concordia. ’ : DELLA R ELI Gì ONE FA VSTIN A. doro. PLA VTILLA. D ORO. Vfauono DE GL’ÀNTl CHI ROMÀNI. 31 .' Vfauono limilmcntcgrimpcratori di {tendere la man drittafoprale infegne dciloro foldati , inoltrando 1 vni~ onc &concordiache doucuaclfcrcin vn Campo, & dal- lequali nalceuono quali tutte le vettoric loro, li come io ho già inoltro nel dilcorfo pallàto , che io feci del modo del campare antiquo de Romani; TRAIANO. FILIPPO. ARGENTO. BRONZO. Erano à Roma anchora moiri altri Templi , come quello della Speranza col Tuo limulacro, adorato da i Romani nel modo, che li vedcperlc mcdaglied’Hadria- no,d’Anronino Pio, di Traiano & di Plotina, con limili fcritturc, spes popvli roman \ y spes Temp i 0 a PVBLICA, SPES AVGVSTA. Spirane. HA 3i DELLA RELIGIONE HADRIANO. ANTONINO PIO. BRON-ZO. BRONZO. Per mezzo di tutte le fopralcrittc imprefe noihabbia- comegtd n mo conolciuto chiaramente come gl’antichi figura- gli Tu uono laPace ,Ia Concordia,&la Speranza, reità à mo- Ttdc. ftrare hora come da quelli era dipinta la Fede. Facccuo- no quello per mezzo di due mani diritte congiunte in- terne, nclmodoqualichclioggianchora fanno i nollri orefici in certi anelletti d’oro: ma l’accompagnauono i Romani con l’H onore, con la Verità , & con l’Amore, come a Roma li vede anchora hoggi fcolpito in vn mar- mo bianco. FICV de gl* Antichi romani. 33 F I (j Z/ It D E L L <A FEDE ritratta da yn marmo antiquo in Roma. lo non midiltcnderò piu oltre nel inoltrare candì , modi, in quanti gl’antichi dipingcuono la fedc,& malfi- mccol caduceo, & con le mani, macontenterommifo- lamenredi ripreientare come priuatamentc & publica- mcnte ella fu figurata & intrattenuta da i buoni & cat- tiui Imperatori con fuperflue Ipcfc, nella maniera che lì C P L O T I N A BRONZA VESPASIANO. DOMI TI ANO BRONZO BRONZO. 34 DELLA RELIGIONE ohi» da vede per la medaglia di Com modo Imperatore,}! qua - lTj «Unte k con larghiflimi promeflc la foleua comperare da soli ni, fuoi !bldati,nel modo che fi vede qui difotto. , -iiDBlnrfj .'ro'ur.icni.IRVW •|f.i Z incuci i nhs-7'i:-' ìbdo fosiru.rn sfj&rvr/ ac O !tiu 0 • E;n.».v ’ ' : * i ; ili i ,j& ti i rjjscjj Hadriano, 1 fclijiàojrn m H % ti'- i' h hi* ÌV DE GL* ANTICHI ROMANI. 35 HADRIANO. COMMODO. BRONZO. BRONZO. Tra tutte le medaglie che io tengo piucare,io n’ho * vna d’argcnto,donatami già dal S.TcforicroGrolicro, (iugulari flìmo amatore delle co fc antiche, nelle quale fi vede daduc lati fcolpitc le mani in legno di concor- dia,con lettere, che ncll’vno dicono , fidis e x er- oi t v v m, & nell’altro, fide s provino i a rvm. La quale cola come rara,& poco vifla da coloro, che fi dilettano delle mcdaglie,potcndo arrecare loro qualche r 1 marauiglia,pcrò fara caufa che io narrerò qui le cagio- ni, ond^ ella fu in tal modo battuta. Quello era che volendo le Prouincic, alla guardia De f critlio , delle quali erano ordinate le legioni Romane, ogn’an- Ze- no reiterare la fede & patti che haueuonoinficme, face- uono nel melò di Gennaio battere cofi fatte monete : & infogno diconcordia ne faccuono prefente l’vno all’al- tro. >rn rrv ....V;,: vi. <4 5 * DELLA RELIGIONE MEDAGLIE. D'ARGENTO. il primo che edificate mai tempio alla Fedepubliea, piddcUdfe- fu NumaPompiliOjfi come recita HalicarnalTco, quiui de fatto U facendo lacrificio alle fpefe del comune , doue i Saccr- N|WM ‘ doti detti Flamini facrificauono fenza fare fangue, vedi- ti di panni bianchi, & portati in vn carro con vna mano coperta cerimoniofamentc,pcrmoftrarechc la fede pu- blica,comc cofafagranon fi debbe violare. Ma perche io mi trouohaucre detto di foprachegrantichiftimor- hono- no l'honorc come Dio,&gli fecero vn tempio ,come à re. conferuatore della fede promefla: però àconfermatio- ne di quello dico,chc chi di ciò dubitate , vada à vedere cicerone, il fecondo libro, che Cicerone ha fatto della nkura de r. Liuto." gli Dei.Marccllo anchora(comc Icriuc Liuio) fu quello T 'd* m 1" che f ccc vn tem P‘° a ^ a v * rc,a ^ a lfl lonorc > & Mario no,*iUvir vn’altro fimilc,come fi vede nelle medaglie di Vitcllio, tù cr ho- jougfono due figurcttejl’vna delle quali mezza ignuda Tifici, tiene nella mano delira vn’hafla,& nella finillravn Cor tbonorea- noc0 pja,con il piè deliro fopra vno morrionc: l’altra detta utrta. ^ l atoraan co con vnmorrione in tcfta,ha vna halla nella DE GL’ ANTICHI ROMANI. 37 nella mano manca, & nella ritta vn fccttro,Ie gambe ar- mate, & il pie ritto fopra vna tcftugginc,con lettere che dicono, ho nos et vi rtvs. Vcggonfi Umilmen- te nelle medaglie d’Antonino Pio dipinte Iefigure del- l’honore con il tuo corno d’Abondanza, il quale tie- ne nella mano mancatchccrinfegnachc portano tutti i noftri Dei & Dee. V I T E L L I O. M. A VRELIO. UO N Z O. BRONZO. Fu anticamente collocato il tempio di virtù innanzi T . en !f ,, ' 0 & à quello dell’honorc, lignificando che all’honorc & di- gnità mondane, non fi può facilmente peruenirc lenza il mezzo di virtùràpropofito della quale materia io ho tra l’altrc vna medaglia di Gordiano , nel rouefeio della quale c vn'HercoIc ignudo , appoggiato fopra la fua jj mazza ,& fopra al braccioha la pelle del Iione,con lette coUfìgura rcinrorno che dicono, virtvti avgvs.ti. Ma per le t0 ** medaglie di Traiano, d’Hadriano, di M. Aurelio, & di Filippo fi vede che la virtù c dipinta in altri modi come qui di lotto. C 3 DE LA RELIGIONE 5 » FILIPPO. GORDIANO." ARGENTO. ARGENTO. Per la dili- gizafeuie- ne al fine deU'impre- r<- Come gfan tichi ordi- nauono le eafe [agre 4 iloro Dif. Tempio di Mercurio cr di Bac- co. Per la medaglia fopradettadi M. Aurelio & quella di Filippo, fi vede l’Imperatore vcftito della Tua corazza, vn morrionein tcfta,vn’hafta in mano,& accompagna- to da Tuoi foldati paflarc fòpravn ponte innanzi à tutti, perfornirela fuaimprefaja quale ha figurata per le pa- role che dicono, vi rtvs a vgvsti. Et per l’altra me- daglia di Filippo fi vede il padre & figliuolo correre à cauallo leggiermente, per moftrare la diligenza ,con la quale ei veniuono à capo di tutte le loro imprefc,con li- mili parole, virtvs avgvstorvm. Ma lafciando qui l’interpreratione di tutte quelle cole , farà piu à propofito tornare alla noflra religione, & moftrare, fecondo Virruuio, come &douc gl’antichi foleuono fare iTcpli ài loro Dij,comc quello di Mer- curio nel mercato-.cT A pollo & di Bacco vicino al Thea- trord’Hercolc nella Citta , douc anchora non eranoi gynnafij ne gl’anfitcatri : di Marte fuora della terra: di Venere allacampagna,&à Cerere fopra al porto fuora della Città, eleggendo femprcluoghi,doue non frequen taflino DE GL* ANTICHI ROMANI. 35 taffino molto Icpcrfone,fcgià noi riccrcauala ncceffità de facrificij , & i quali fi guardauono rcligiofamcntc & cattamente. Il medefimo Autore fcriuendo dcH'archi- tettura dcrcmpli nel fuo terzo & quarto libro dice,chc a Mmerua,à Marte, &à Hercolcfi doueua ofleruar l’or- dine Dorico:à Venere, Flora.Profcrpina , & le N ymfc de Fonti, Corintio, cioè con le colonne Toltili, dilicate, pu- lite^ ornate de fogliami perla morbidezza delle Dee: & fé Ionico, à Giunone & Diana, fi doueua nondimeno in ciò alla mediocrità haucrc riguardo: fcriuendo an- chora appretto le regioni &quarticri,verfo i quali doue- uono edere volti colifatti templi, altari, ftatuc,& altre fì- gurccelcfti, per fare loro facrificij : circa che fi conofce, che nella loro diucrfa& fuperttitiofa religione errorno grandemente i Romani,& molto piu il popolo, ncll’ha- uerc conofccza d vn folo & vero Dio, come piu oftina- to in quella imprcffionc che vna volta ha fattada cagio- ne del quale errore dichiarò affai bene Prudétio ne Tuoi verfi, quando ditte, Puerorum infanti a primo Errorem curri latte hibit,gujlauerat inter Uagìtus de ftrre mola. Madi tutti i Templi che fumo in Roma edificati , il piu celebrato fu quello di Giouc Capitolino,cofi chia- mato per cffcrc ftato fatto in Campidoglio, fi come fi vede per la medaglia d’Aurclia Qmrina, Monaca Ve - ftalc,douc cfcolpito Gioue nel mczzodcl fuo tempio a fcdere,fatto in forma quadrata con la factta in vna ma- no, & nell’altra vno feettro con lettere che dicono, iyppi- ter. o p t iu vi max. capjtolinvs. C 4 Tempio di Minerva, di Marte , CT d’HcT' cole, di ve- nere, di fio ra , c di Proftrpina. Errore de Romani nel la religio- ne. Pruduti io. Tempio di Gioue Ca- pitolino. J DELLA RELIGIONE Tempio di Giove Veti dicatore , Olympico, CT Tonile. 4Ó AVRELIA QVlRINA, VESTALE. ARGENTO. Quello tempio fu prima deftinato da TarquinoPu- fco,&dipoi edificato da Tarquino Superbo in forma quadra, & ogni faccia di CC. piedi con rrc ordini di co- lonne, fi come lì troua nelle medaglie di Traiano, nel- le quali lìveggono fopra al detto tempio molti trofei, carri trionfali, vetrorie, & altre cofc belle. Vna altra mc- daglialìmilmente lì troua di Gioue Vincitore, ò Ven- dicatore, la quale fece battere Alelìàndro Scuero, figli- uolo di Mammear&r altre di Gioue Olympico & To- nante, fatte da Augufio, comepiu àlungo lì vedrà nel mio libro delle Antichità di Roma. Traiano r* fe, DE GL’ ANTICHI ROMANI. TRAIANO. ALESS. SEVERO. BRONZO. 4 » BRONZO. A V G v h O, AVGVST 67 argento. MEDA. DE P ET I H V S. A n G P N T O. « N 5 DE GL* ANTICHI ROMANI, 4 + '(co- pura tito- lano tcile pio, che : de yit k TEMPIO Z> I Cj 1 0 V E, ritratto dalli Antico. 44 Spefa fatta nel tempia di Gioue. Cofe ftngu- l ari nelté- pio di Gio- ue Capito- lino* h aUcmdf feo. Tlinio . DELLA RELIGIONE Dicono gl Hiftoriciche Tarquinofuperbo (pcfc nel- la fondanone di quello tempio x L.mila libre d’argento, nel quale oltre all’altre cole lingolari fi vedeua vna ftatua d’oro aita dieci piedi, vi. Tazze di fmeraldo, vi. vali mur rini, che Pompeo portò d’ Alia, truffando di quella pro- uincia,&vnmatello,o velie di Porpora tanto bella, che melìa àparagonc con l altre d‘ Aureliano Imperatore, le faceua parere di colore di cenere pi u tolto che di fcarlac- tordella quale velie dicono che era già fiato fatto vn pre fcntc (come di cofa rara) dal Rcd’IndiaàqucIlodcPcr- fiani,&chc quello dipoi l’haucua donata al detto Im- pcratorc.Era fimilmcntc in quello tempio vna calìa di marmo, guardata da x.huomini,ch’ci chiamauono Dc- ccmuiri, nella quale erano i libri Sibillini , contrccap- pellcttc legrctc d’vna medefima maniera, douenon era lecito à neffuno d'entrarc(comc fcriue HaIicarnalTeo)fi: non à ifaccrdotidelmcdcfimotépio.NcH'vnadi quelle Cappelle, cioè quclladcl mezzo, era lartatuadiGioue, nell’altra ama diritta Mincrua, Stalla finiftra Giunone: douc afferma Plinio hauerc veduto vn cane di bronzo, che c5 arte marauigliofa fabbricato fi Icccaua vna ferita. Io nonlafcicrò di fcriucrecomcrAquilafutragral- tri vccelli dedicata à Gioue,non volédo gli antichi ligni- ficare altra cofa , fc non che come l’Aquila è Reina de gli vccelli, coli Gioue c Signore di tutti gli altri Dij,fi co- me hanno mofiro non folamcntci Romani, mai Gre- ci anchorancllc loro medaglie. Àlefian « DEGL’ ANTICHI ROMANI. 43 ALESSAND. RE DI GLI EPIROTI." ARGENTO. Non voglio mancare d’aucrtire il Icttorecomc Gio- ue,Giunone,&Mincruafurno figurati da gli antichi per tre animalirquali furono , per la ductta Minerua, per Giunone il Pagonc, & per Gioue l’Aquila, fi come fi vede in vna medaglia d Antonino Pio. ANTONINO PIO. V arieti deli Aqui- la falla tef- ta di Cio- Vcdefianchora in dì molte medaglie, tanto di Con- foli, comcd’Impcratori,che l’Aquila c poftafopra la fa- cttadi Giouc,altroucchcella porta il Tuo fimulacro ò fi- gura filila tcfta , & in altri luoghi lctcftedi Giouc &di Giunone fopra le due alle. 4 <? DELLA RELIGIONE Per la figura d’vna Pila antica che fi vede qui di fiotto, Giouc c accompagnato della fina Aquila, &Giunonc dal fuo Pagone,doue c Nettuno col fuo tridente, &pre- fientc al fiicrificio inficme con Mercurio, col fiuo cadu- ceo, & col Cappello chiamato Galero da i Latini. V Z>’ V N ? 1 ÌTJl . "> fica ritratta et\n marmo di Roma. H AD 47 A V G V S T O. argento. re Den cnc Scappella di Giunone foflefeome e detto) nel tempio di Giouc, nodimeno haueua anch’ella il Tuo tempioàpartCjComefi vede nella medaglia di bronzo d’Augufto,doueè il tempio di Giunone arrichito dinan zi di quattro colonne Doriche, & nel fregio e tale inferir zione,i vn o n i.conilnomcdcmacftri di HI ROMANI. HADR. GRECO. BRONZO. BRONZO. [ 4* DELLA RELIGIÓNE AVGVSTO' n r n m i n Et come l’Aquila era di Gioue , coli il pagonc&lo bruzzolo furono cólagrati à Giu none, come fi vede nel- le medaglie di Fauftina,diGiuliaPia,&di Filippo Impe ratorc,& il Tuo carro tirato per i Tuoi pauoni, di che ha fatto mentione Ouidio, * Halili Saturnia curru Ingrediturliquidum fauonibus aera fiBis. F A V S T I N A. FILIPPO. ARGENTO. A DE GL’ ANTICHI ROMANI. G1VLIA PIA. F A VST INA. 4 » ARGENTO. BRONZO. F A V S T I N A. BRONZO. ARGENTO. — — MINER- A Mincrua(comc c detto) per eflcrc dedicata la Ci- v A - uctta , nafccua che nelle Medaglie degli Atcniefi fi ve- JJ“J dcua da vn lato la teda della Dea , & dall’altro il detto Minena. vccello con lettere Greche che diccuano ,athna, cóli nominata da loro Minerua:&come m olirà il rouefeio de la prima medaglia, la Ciuctta vola con Tali fpanfe , & tenendo vn ramo di Palma co i picdi.Pcr i! volodi la Ci- uettagli Ateniefi ftimauano il fimbolo de la vittoria. D 5 ° Giouc Vincitore. Mintruj nutrice. Lypnuco. DELLA RELIGIONE MONETA ATHENIESE. ARGENTO. MONETA ATHENIESE. ARGENTO. Ec fi come Gioue fu da Greci & Romani chiamato Vincitorc,quadolo faccuono dipingere con vna vetro- ria nella mano diritta , & nell’altra vn’hafta in luogo di fccttro,cofi fu Mincrua figurata da loro vettoriofa, ac- compagnandola con vna vcttoria,ncl modo che fi vede per le medaglie di Lyfimaco , vno de fucccflbri d’Alef- fandro Magno , doue da vn lato è la fua teda con vn i Diade u. I DE GL’ANTIC HI ROMANI. 51 Diadema, &dua corna, in fegno di grande honore , per haucrc fermato & ritenuto vn toro per le corna, il qua- le (cappato delle manidi colui , che lo menauaper fare facrificio ad Aleflandro,fi fuggiua. LISIMACO. ARGENTO. LYSIMACO. BRONZO. Erano principali tutori & auocatidella Città di Ro- ma G ioue, Mi nenia, & Giunone, &di qui nafccchePol- lioneha fcrittonel libro della fua Architettura, che il D a ' Si DELLA RELIGIONE luogo più a!to,dal quale fi poteua meglio {coprire & Icorgcrc tutto il fito di Roma, quale c il Capidoglio ,fu eletto per edificami il tempio di quelli tre dij.Ondc tor- ntdiToZ riandò alla ftolta fupcrllitione de Gentili , che non fola- nL mente adororno Giouecomc Dio omnipotéte,ne fi con tcntomo’di dedicarli l'Aquila,come Reina di tutti gl’ vc- cclI»,penlàndolo maggiore di tutti glabri Dij,ma gli con Ammone f a g rorno ancho il Montone, chiamadolo Iuppiter Am- moni mettendolo fopraquello à fcderccon lo Icettro in mano. Nacque quello vocabulo Ammon dalla rena, che i Greci chiamano «w** .ciochc Plinio (fcriuendo del Tale Ammoniaco nelxi i. libro) ha meglio dichiarato in quello modo. Ergo ^AEtbiogU fuhie&d ^AJricd^mmonUci Ucrynum Jìiìldt in drenti [un, inde etto, nomine w Ammonii oraculo iuxtd quod gignitur drhor. Quantunque Tinterpreted’ A rato Latino, ò Ballo, ó Celare che fi fbflcjfcriuachc quello fia il Montone, che anchora di poi fu meflb il primo tra i legni cclelli per ha uerc infognata a Bacco Tacquaperilfuo ElTercito,chc da lui condotto per la Libya fi moriua di fete,fi come piu à pieno potrà il lettore vedere nel mijibro di Q^Curtio, o xv 1 1. di Diodoro Siciliano, ò nel 11 1. lib. che Arriano ha Icritto de fatti d’ AlclTandro Magno. Meda. DE GL’ ANTICHI ROMANI. MED.. D’HAD. BATTVTA IN GRECIA, BRONZO. BRONZO. Fuanchoraà Gioue dedicata la Capra, per hauerlo t* c*pré nutrito del Tuo Iartc,ondc ei fu detto Egiuco,& da Greci ùtyic X t f,Ia quale capra intendcuono quella della Nymfa Amaltea^he l’haucua allcuato, A come afferma Gcrma nico Celare ncAioi vcrA d’ Arato, douc ci dice, -lUaputatur Nutrix ejje louu/i 'vere luppicer infdm Ubera Crete* muljìt fidi^ima capra, Sy dere qua clarograrum cejlaturalumnum. Il che moftrarono anchora meglio Filippo Se Valc- riano Imperatori , facendo nelle loro medaglie mettere vna volta la Capra fola con lettere che dicono , io v i conservatori a v cvsT i, & altrouc la Capra che portaua addoffo vn Gioue à modo di fanciullo con altre lettere à quello modo , iovi crescenti. Vi V 54 Gioite vit- tore. Calcidonio dittico. DELLA’ FILIPPO. ARGENTO. RELIGIONE VALERI ANO. ARGENTO. Attribuì Umilmente molti altri nomi & dignità la fu- perftitiofa antichità à quello Gioue,vna volta chiaman dolo Vcttoriofojcome quelli che péfauono che ei donaf fclcvcttoricj&cohlo fugurauonoconvna Vettoriain mano,& con vno fccttro nell’altra:& vn’altra volta face uonolaVcttoriachccoronaualuid’vnacoronad’Allo- ro,(ì come io lapoflo moftrare (colpita in vn mio Calci donio antico, poco minorcd’vna medagliada quale pie- tra anticamente fu confcgrata à Gioue Fulguratorc,per vfeirne il fuoco, onde i noftri Soldati l'adopranoancho ra hoegi all’archibufo. CAL DE GL’ ANTICHI ROMANI. CAL CIDONIO ANTICO. BRONZO. MEDA. GRECA. BRONZO. DOMITIANO. BRONZO. DELLA MARCO RELIGION AVRELIO. BRONZO. BRONZa cottegli Per le medaglie qui appreflo , fi vede Gioue mezzo * *** * *'• ignudo di Copra, & dalla cintura in giù vcftito,chc fta à ciò**. federe nel mezzo di quattro elementi , tenendo da vna mano vna hafta , & l’altra la ripofa Copra la tefta de l' A- quila,fi comclalcultturalo dimoftra peri due carri ce- ledi dclSo!c,& delaLuna:& per i due fimulachri che fono Cotto i Cuoi piedi, lignifica gl’altri due elementi, cioè , l’acqua & la terra , hauendo il Z odiaco attorno, doue Cono riprefentati i dodici Cegni ideili. Et la ca- gion perche riprefentauano cofi Gioue, era, chcgl’an- tichi nella loro miftica & occulta theolo^ia volcuono lignificare, che le cole lupcriori debbono a gli huomini efìcrc celate, & Colamcnte manifcftc à Dio. Mafuadi- uinità & tutte le Cuc potenze, ci ha moftrato Alcxan- dro figliuolo di Mammea per i Cuoi medaglioni bat- tuti in Grecia, doue fi veggono da vn lato caratteri ab- bre DE GL’ ANTICHI ROMANI. 57 breuiati, che dicono XrTOKPA'Tnp K^riAP ma'pkos atpe*aioì iebaitòs a* AEfg a n a po z , che iLatinihan no interpretato ,imperator caesar marcvs AVRELIVS AVGVSTVS ALEXANDER. Alexandr o mamme a. bronzo. I Greci chiamorono Gioue per varij nomi, malfima- mcncci Siraculànijcomc recita Tito Liuio nel quarto libro della terza Dccadctcon ciò Ila, che hebbero il tem- t empio di pio di Gioue detto Olimpio,alcrimcnti Eleo , celebrato primajpcril Tuo oracolo, & dapoi per i giochi publici che lìfaccuono in Elide , nel Campo di Pifar&di là e ve- nuto il nome di Gioue Elco,come lì potrà vedere per la medaglia Greca polla quidifotto,nelìa quale lì troua da la bandadritta il lìmolacrodi la teila di Gioue con que- Gioue Ite lettere Grechc,s e rs iAET02 > chcfignificano J ciovE ^ ELEO.EtncI rouefcio elcolpito il fuo Folgore & l’Aqui- la con tale inlcrizionc,zr paro sion: la quale cifaap- parircchela città di Siracufa portògrandiflimo honorc D s w',ltrr r*jr" *- ** •‘.‘r * 4 . -r* • .*• . v ‘. v. ‘‘ ■ m 58 DELLA RE LÌGIO NÉ a Giouc Eleo, à cui fece edificare vn cofi bcllilfimo tèni pio,& battere fimili medaglie in fua eterna memoria. MEDA. DE I SIRACVSANI. BRONZO. SttBd fot»- tiferà di Giouc. Per le medaglie d’argento che furono battute per Lucio Lentulo,& Caio Marcello Confoli,fi troua la te- tta di Giouc d'vna banda con tale inflizione, ivcio L E N T V L Oj CAIO MARCELLO C ONSVL I» b v s. &da l’altra è vn Giouc coi fuo Folgore nella man dritta,& l’Aquila nell’altra , &innanzi aìui vno piccolo altare,& dietro laftella falutifcra,laquale c polla nel fe- condo luogo tra le fteile erranti: lignificando tutte que- lle cofc vn facrificio fatto per detti Confoli à Giouc, per caula del Folgore caduto fopra il fuo tempio Capitoli- no à Roma. Meda? DE GL‘ANTICHI ROMANI. ss> MEDA. DI L. LENTVLO, ET C. MARCELLO, CONSOLI. ARGENTO. I Romani chiamorono quello Giouc Confèruato- Gioite cc%> re , fi come noi leggiamo nelle medaglie di Diocletiano { enutort ' Si di Gordiano Imp.che lo dipinlcro ritto eon due faeffe nella man delira, & nella finiftra vn’hafta, infieme col medefimo Imperatore fiotto la cuftodia fua,& lettere che dicono, io vi conservatori. Nclrouelciodcl- l’altra medaglia di Diocletiano fi troua vn’altro limile Giouc, che prclènta vna vetraria, la quale ha fiotto i pie- di vnglobo,&Gioue {aquila vicina àifiioi: fi come Li- cinio ne fece battere vn’altra,doue l'aquila hain becco vna Corona d’allòro & lettere in quella guifa, ioyi CONSERVATORI AVGVSTORVM NOSTRORVM. Domi *■ v. «* DELLA RELIGIONE DOMITI ANO ANTON. PIO. ARGENTO. ARGENTO. GORDIANO. BRONZO. ARGENTO. MASSIMIANO • LICINIO. ARGENTO. ARGENTO. Oltre ì !•; * '?*\ P M r DE GL’ ANTICHI ROMANI. 61 Oltre à Vettoriofo,Fulguratorc, ò Fulminatore, fu Dìutrfe po anchora chiamato Statore, Propugnatore, Vendicatore dl & Cuftode,Anxur, ò Auxur. Et come Marte Vincitore fu honoraro da Romani, coll ancora fu adorato da loro Gioue Vendicatore, perche da lui erano punitele cole Gl - owf v j_ malfatte. tote. GORDIANO. ARGENTO. ALESS. SEVERO. ARGENTO. GORDIANO. DIOCLETIANO. argento. ARGENTO. Del Seneca, CJ. della religione Del foprafiguratoGioueCullodc nella medagliadi Nerone, ha fatto mentionc Seneca, nel fuo fecondo li- bro delle qucflioni naturali,douecidice: Quem Iouem tnteUigunr cujlodem rettorémtjue \niuerf. Qucllo,chc parimente fi vede nelle medaglie d Ha- driano, douc Gioue c dipinto à Ledere nel fuo Trono conia filetta in mano dritta, Se lettere chcdicono, ivpi- ter cvstos. Vcfpafiano le fece battere con inferi - zion diffcrcntc,chc dice, iovis cvstos. Cicerone. NERO. ORO. VESPASIANO. ARGENTO. Ma quanto à Gioue Statore, cofi chiamato, perche, mediante lui, fi confcrua ognicofinli vede che Cicero- ne ne fece anch’egli mcntione nclloratione, cheei fece innanzi che andare in cfiglio:doue ei dille; O Gioue Sta- torc,quale i noftri antichi cofi chiamarono , come con- fèruatoredi quello Imperio,& dalle mura del cui rem- pio io tenni difcollo le violéti imprefedi Cati!ina,dop- po che Romolo l’hebbe edificato nel palagio , apprefib la vettoria hauuta de Sabini, io ti priego d’cllcrc in aiuto alla Rcpublica & Città diRoma, Stame in tutte le dif- gratie mie. yltore P'S DE GL' ANTICHI ROMANI. <r 3 Vlcorc fu chiamato, & honorato da Romani come Marce, per edere l’vno & l’altro vendicatore delle cofe mal fatte: & in Italia , maTTimamcntc nel territorio Ca- pouano detto Auxur,& figurato il Tuo lìmulacrope r vn Auxun fanciullctto lenza barba, del qualefcce mentione Vie- Virgilio. gilio nell’ viij.libro dell’ Encida, quando dille: Cyneumejue iugum^uets I uff iter ^Auxttrus aruis r Pr<efìdet. Et è ancor Giouc coli (colpito (opra vna medaglia d’argentodi Pania, da vn lato della quale fi vedeà fede- re nel fuo T rono con vna tazza nella mano mra,& nel- la manca lo fcettro,con vna corona di Quercia, o d’Vlt- uo,ilchc non ho potutotroppo bene difccrnerc,per la piccolezza della mcdagliarnondimeno Phornuto affer- machefolamcnccGiouccra coronato d’Vliuo,in fegno di perpetuitàrperchc egli è Tempre verde, & tiene qual- che poco del colore cclcltc. ME DATgTi E DI P ANSAI ARGENTO. Et Ti *4 Tempio d'Augufto in Alcjptn ària. DELLA RELIGIONE EtlicomcGiouchaucua in Roma (come e dctto)iI Tuo tempio magnifico , & era chiamato Scruatorc Se Conlcruatorc,coli in Alcflandria nera vn’altró limile conlagratofcome fcriuc Filone nel libro della Tua lega- tioncà Caio Ccfarc) à A uguftoConfcruatorc, chiama- to hauuto in vcncrationcda i nauiganti.Era quello grandillimo & altiflìmo tempio pollo innanzi al Porto,picno di Tau ole offerta, di pitture cxccllcnti,& di flacuc marauigliofamentcfabricatc,& ornate d’argento Se d’oro, con portichi Se loggic per Ilare al coperto, & palleggiare, & vna libraria accompagnata dagradilEmc làlc,portali,bofchetti,& lunghe vie, che di lontano por- geuonofpcranzadi falutc à tutti i nauiganti,che volc- uono pigliare porto in Alcflandria: benché quali per tutto il modo foflcro flati dirizati & fatti molti altri tem pii in memoria d’Augufto & per eternità del fuo nome, li come li troua nelle medaglie battute al tempo di Ti- berio, il quale cominciò vn tempio in honorc fuo che Caligula fornì poi,& Io confagro al fuo nomccon ofH- cij Se facrificij pieni di pietà Se di rcIigione,il che ei con- ferma perle fuc medagIie,doucda vn Iato è il lìmula- cro della pietà à federe con vna tazza nella man dritta, & la fianca ripofafopra vnfanciuIIctto,che moftral'of fido pio che Caligula faccuainuerfo i fuoi parenti , con quelle parole, e. caesar divi avgvsti prone- POS AVCVSTVS PONTIF EX MAXIMVS TRIBVNIT1 A POTESTATE QVARTVM PATER PATR1AE. & poi quella altra appreflo folamcntc, pietas. Dall’altro Ia- Sdtrificio to mC£ ^ a g* ia fi vede fi tempio d’Augufto flato ri- diCéU&uU. ccuuto (comeci penfauono) tra gli Dci:& nel mezzodi detto Librario b.Uifiinu d'AuguJlo. Tempio tA ugujlo (omincUto per Tibe- rio, cr for- nito per C4 ligula. - *"* DE GL’ ANTICHI ROMANI. <r 5 detto tempio vn’altare,fopra al quale c vn Buc,tcnuto da colui che n’haucua la cura, chiamato Vittimario,con vnfaccrdotc chemoftra di volere fa me facrificio, teneri do vna razza nella mano deftra,& dietro alle fpalc vn miniftro con vnvafopcrriccuercilfanguc della beftia. AVG VSTO. ORO. * DELLA" RELIGIONE MED ÀGLI ÒNI DI TIBERIO. Tempio dkugujlo reflituito per A nto~ nino. Comminciando dipoi quello tempio col tempo à rovinare, Antonino Pio lo fece inftaurarc, fi come h ve- de per le Tue medaglie d’argento, d’oro, & di bronzo, douc fono lettere che dicono .templvm divi avgVsti restitvtvm. Ne contento di qucfto, ne fece fare vn’altroad Adriano fuo predcceflbrc,comc ricordeuolc de benefici), che haucua riccuuti da lui. Anto » DE GL’ ANTICHI ROMANI. c-j ANTONINO PIO. BRONZO. Oltre à quelli templi , furono anchora fatti molti altari in honored’Augulto, per moftraremaggiormen- imiti de te, & per diuerfe vie la fua eternità con quelle parole, providentia, hauendo quei Romani quella vana opinione, chela deitàd’Augullo potcflèloro concedere tutto quello,dichehaueuonobifogno per laucnire. tu»-, -ilKrTivb'Jì / 68 DE LA RELIGIONE Et coli per tutte l’altre medaglie de gli Imperatori; che erano (lati à modo loro deificati, folcuono gl’anti- chi (colpire quelli altari in legno della loro deificatione-. Deferivo* Scriuc Apulco nel dogma di Platone , chela proui- XkJu denzanon è altroché vnafenccnza diuinachc mantie- ne femprcfelice colui,checlla piglia vna volta iti cura: & altri hanno detto che folamenteriguardaua Se pcnlà- Dtuodi uaalIecofeaucnire:ma i dannati Epicuri£al(amcntecre- zpÙHro. deuonochcDio non haueflc alcuna cura de mortali. Ond’io à propofito di quella Prouidenza mi ricordo ha- uerctra molte altre pietre intagliate, cheiofcrboin ho- nore dell’antichità, vn Diafpro, nel quale è (colpita vna vtformU* formica con tre fpighc in bocca,fignificatricc della Pro- K de Polii- uidenza-.la quale pietra fu altre volte trouata ne i fonda- de*K4. menti d’vna delle torri cheio ho fatte farcnclla mia cafa della Maddalena, che per edere cofa anttchitfìma & rà- ra,mi c parlo farla ritrarre qui Cotto al naturale. — Diafpro DE GL’ANTICHI ROMANI. Et perche Plotina ha già comporti in 4. libri della Prouidenza, inoltrando che tanto le piccole come le grancofe cranogoucrnate per il Dio di natura, io rimet- terò il lettore à quella lcttione,& ritornando al propoli - to mio, dico chegl’antichi riputorno la Prouidenza per Dea, come anchora ha inoltrato Cicerone nel libro del- la naturadegli DcijOndcpcrla Tua figurabile clafem- bianzad’vna matrona ftolata , ò velata & dritta , che in vnamano hàlolccttro,&con l’altra moftra vn globo, chcgli Ita à piedi, pare che voglia lignificare che la Pro- uidenza goucrna tutto il mondo, come vna buona ma- dre di famiglia, nel modo, che nelle loro medaglie la fi- gurorno (benché con diuerlì atti) Traiano & Pertinace Imperatori. r. ;• - fiorini. PROVI DENZA. Cietront. '■.V ' > r ! Alcuni altri Imperatori, comeTito, la fecionodipin gereconvntymone& vn globo, inoltrando come ella gouernaua il mondo. Antonino Pio la figurò per vna filetta di Giouc accompagnata da molte altre. A leda n- droScucroper vn vaio pieno di fpighe,& Probo & Fio riano per vna fcminaftolatacon vn globo in mano,vn fccttro &vn Corno d’abbondanza. rrouidtnz'* diuerfmen tc pinta da antichi. Caracal Ei mi parrebbcinuano affaticare ,fc io non auertiflì 0 « lettore della pazza fuperftitionc de gli aderbi Roma ni,i quali durante la vita de i loro Imperaton, o buoni, o catti u i,cKc ci follerò, in ogni modo non lalciauonodi fare loro templi,ttatue & altari , & doppo la morte di lànftificarli,attribuendofaIfamentc loro nomi dibuo ni Principiai fondatori di pace, & (non ottante che ha - ueflino maltrattato il Scnato,& Popolo Roman o)di re E 4 CONSE CRATIO- NB. V<tra f a . flit ione ir Romani nel fanttfi- tar loro ^ imperato^ ri. FLORI AN A HI ROMANI. 71 S S. MAMM EAT BUON Z O. 7i DELLA RELIGIONE . ftauratori della Città di Roma, fteome auenne di Lu- cio Settimio Scuero,il quale oltre aireflcrehuomobar- baro,beftiale,homicida,&che di fimplice foldàto pcr- ucnnealla dignità deilTmpcrio, ingannò & tradì Clo- dio Albino gcntilhuomo Romano per venire à capo dei fuoidifegni, &: nondimeno s’attribuì & fece dare più per paurache per volontà dal Senato Romano tùt- ti i titoli di buono Imperatore. S A R G E N T < 3*23 ‘ DF GL’ ANTICHI ROMANI. 73 Ma che diremo noi di quello Monftro di Natura co- minciato & non finito,il quale doppo la fua morte fu connumerato daRomaninelnumerodei buoni Dei,& del quale foleuadirc Nerone, che l'haueua fatto auelc- nare, che egli era ftato fatto Dio p c r mezzo del boccone d’vn fungo? clodio; ORO. Et per contrario furono i buoni Principi, di T raiano, Antonino Pio,& Marco Aurelio, che per le loro virtù &: buoni coftumi,mcritarono d’cflcre chiamati ottimi Im- c . pcratori,& canonizati,fe lecitaméte fifolfc potuto ciò fa re. Trai quali è pur degno d’clTcrc Tempre nominato& ricordato il nome d Antonino Pio , lolito dire che piu tofto volcuacolcruarc &faluare la vita d vn Cittadino, che ammazarc mille defuoinimici. Parola certamente £ Antonino piena di pietà & degna d’vn buono Imperatore, come cglicra,&:comclo chiamòil Senato, facendoli dirizarc come à Traiano, vnaColonna,& Templi nel modo che £ Antonino fi vede qui di fono. 'i .... e $ c w • . • • r 0 amo moftraco cornea! tempo anticogli ucrrdctì Inipcratorieranoconfngrati,&diuentauonoDijdoppo ^TLi ]aI . 0r ° m05tCj& comc * Romani faccuono tem pii &al- tio di ttm - rar * * n Sonore loro coni /àcnficij de vitelli ficdegl’agncl-' & Reonfegnado loro Sacerdoti & Flammini nel modS che di Celare A ugufto ha già fcrirro Prudcnrio^diccndo: Prudenti». Hunemorem V ererum docili Um aiate fejnuta ? olì eritas t men fa t atque adytit } & fiamme^ tris DELLA RELIGIONE ANTONINO PIO. BRONZO. ON. PIO. BRONZO. Uuguft 75 DE GL* ANTICHI ROMANI. \AuguJlum col nitritalo placa uù tgd agno: Strafa ad puluinar iacuit, refj>onfa popofcit. Tcjlantur tituli,prod»nt confulta Scnatus Cafareum louis ad ) fecitm Jlatuentia templum. Equanto al reità della conftgratione , chiamata da Greci & della quale ha le ritto minutamente He radiano al vij.capitolo del iii j.Iibro,mi è parlo non fola- ménrc di figurarla cjui fottoal naturale, ritratta dalle me- daglieantiche d’Antonino Pio,& dt M. Aurelio, ma tra- durla in volgare,pcr maggiore intelligenza del lettore. ANTON; Pia M- AVRELIOl ' BRONZO. BRONZ O. c Soleuono i Romani confagrarc doppo la morte lo- ro tuttiquclli Imperatori, i quali làlciauono i figliuoli heredi dell' Imperio, in quello modo penlando efTcre ri-- ceuutr nel numero de loto fallì DijrEa Citta tiftta vcftita abruno,&picna di dolore &di lamenti, folennemente fatta fàrcvnaimaginediccra limile al morto Imperato re, la poneua dentro a vn ricco letto d’auorio,lcuato in alto aU’cntrarc del palagio Imperiale. Era quello letto coperto di prctiofì panni d’oro &dcntroui quella ima- gine H erodiano. b o«».f W «HV Ccrimonù de Roma* nella mori de loro l« fe rotori. - 7 6 DELLA RELIGIONE ginc pallida àguifa quali di ammalato Imperatore/! ri- polaua,haucndo dal lato manco à ledere tutti i Senato ri vcftiti di bruno,chequiuigran parte del giorno dimo rauono.Et dal lato deliro tutte le Donne Romane, cias- cuna fecondo ladignità & grado dcloro padri,ò mariti, . fenza ornamento alcuno d’anelli, maniglie, ò catene d’oro,ma fedamente vcftircdi bianco leggicrmetc(qualì come portano in tal calo le getildonne in Francia)# tue te piene di maninconia. Durauono quelle cerimonie vij.giorni,nel qual tempo i Medici ogni giorno s’apprcf fauonóalla bara, fingendo di toccare il polfo all’amma- lato,# mollrando che gli andaua fempre peggiorando. Ma fubito che ci diccuono quello cflèrc fpirato, i primi letto i Up4 Senatori lì lcuauono il letto Tulle fpallc, portandolo nel YtZ'ZÌ? ^ av ‘ a ^ acra ^ no al Mercato vecchio, douc i Magillrati tutori Romani Toleuono fpogliarlidelladignitàdi tutti i loro. officij.Erano in quello luogo da due lati fatti certi pal- chi con ilcalc,dai’vn de quali tutti i piu nobili giouani & patritij Romani, & dall’altro le piu illullri donne canta- Himi tan- uonoHynni & Cantici Iamctcuoli# pietofi,nelmodo, tati nette po che s’vla ncllcpópe funebri. Dopo quello i Senatori di pt funebri. nuouo fa lcuauono la bara fullc Ipallc, &la portauono fuora della Città in vn luogo chiamato il capo di Mar- te,douecravn tabernacolo quadro fatto di gradirmi legni fcccjii,& ripieno di fcrméti.di paglia, & di falcine, & di fuora riccamctc adorno di cortinclauorarc d'oro, di flatucd’auorio,#altrediuerfcdipinturc.Sopraàque Ho tabernacolo n’era vn altro lìmile,ma piu piccolo,& riccamente acconcio come l'altro,cccetto che haueua le porte & le fincllre aperte, & coli di mano in mano mó- taua DE GL’ANTICHI ROMANI. H77 tauapiù alto nel mcdclimo modo fempre diminoedo. Potrebbe!! quella ftruttura ailbmigliarc à certe Torri fondate in marc,ò fopra ài Porti, chiamate da moderni, Fanali, dagl’antichi Phari,douela notte Hanno acccfi lu TJnaU mi perfarefeorta a inauiganti.Portato adunque ildet- chiamati to letto fopra al fecondo ftaggio.quiui fpargcuono gra- dequantitàdi fpcticrie,diprofùmi,difrutti,d’hcrbc, & d’vngucnti odoriferi di tutte leparri del Mondo, facen- doqualì à gara di chi più , ò meglio, porc/Tc honorare, & fare quello vltimo prefente al loro Imperatorc.Fat- to quello, lì moueuono certi Caualicri à corfa intorno al tabernacolo, facendo vn modo di Morcfcha tonda, MortfAé Pyrricada gli antichi nominata:& apprefib à quelli fa- ryntt4 ' ceuono il mcdelìmo i Cocchi, ò carrette , fopra lequali i carrettieri erano vcllitidiporpora,8cdi velluto chcrmi- lì,con mafchcrc fomiglianti à i Capitani , & principi che haueuonogià fcruito il morto Imperatore. Et con finite tutte quelle ccrimonie,colui che doueua fuccedcre all’- Imperio, pigliato vn torchio accefo in mano,mettcua il fuoco nel Tabernacolo, & il limile faccuono tuttigl'al- trhpoidi mano, in manoùl quale per la materia tato fec- ca,& le cofc vnte deprofumi, & olij profumati, leuaua { j, e fubito le fiamme in alto,pcr mezzo lequali, vfcitavn’ A- t* quila viua del minore & più alto Tabernacolo, fc n’an- « daua volando in verfo il cielo , quiui di terra portando i cieli (come crcdeua &gridauala lloltitia de Romani nql me delìmo tempo) l’anima del loro Imperatore), il quale poi coli adorauono come Dio,& gli faccuono altari & templi, come e detto di fopra. » C rwr,-* r-’ìRtn « v 7 8 ' DELLA RELIGIONE ’ M. AVRELIO. F AVSTINA 4U« tu 1 - PERTINAX. BRONZO. F AVSTINA. ARGENTO. Crédcuonoi Romani qiicfto mi fieri o non Iblam" elfere vcro,ma molti giurauono hauerc veduto vfeire del fuoco l’anima dell Imperatore , & altri pagauono huomini à polla per confermare coli fatta bugia, diccn - do che l’Axjuila di Gioue l’haucua portata in Ciclo, & coli ecco in cheniodofu anchora canonizato Seucro lottizzo* collocato nel numcrodegli Dei, inlìcmccon moltialrri Imperatori & Imperatrici ch’elPopo.Ro. fece fàlir per forza DE GL’ ANTICHI ROMANI. 7 9 COM forza alciclo nel medefimo modo che Scucro. Ma ri - tornando alla materia de noftri templi, doppo haucrc fcritto de i più trionfanti di tu tti,cioc,di quello di Giouc Capitolino , di quel d'Augufto à Roma&in Alcflan- dria,del Pantcone^ di quello della Pace, ci reftai vede- Tempio «K rcil marauigliofo di Diana Efcfiamcllà fu perba edifica ^j c pg % rione del quale concorfcro tutti i Re,Potcntati,& Repu blichc dell* Alia maggiore, contribuendo ogniuno per lafuaparrc/olamcntcmoflidalzelo di religionc,qua'n- tunquepcr Ja fuagrandezza folle a pena tornito in CC. anni,& fondato rifpetto a i tremuoti in vn Pantano, tal- mente che ci fu connumcrato per vno dei lette miracov li del Mondo, & di poifcolpito in piu medaglie di di- ucrfi Imperatori. “ CLAVDia ‘ ' A R G E N T O. stnr. *4 • Ma pcrcbeil fimulacro interodi Diana,qualc era nel Àmpio degli Efcfij,nonfi. può interamcce {cingere nel le med agliedi pi ntedi fo p ra,mi cpàrfódi farlo-hilthopa di nuouo ritrarre qui di fotto nel modo , che io ihoirt e ” due '.Ikimfc K.OII 8o DELLA RELtGIO due medaglie Grechc,l’ vna di C5modo,S: l aura a nn - tonino Pio , nell'vna delle quali e Icritto aptemhx e «• e x i a n , cioè, Diana degli Efelìj , & nell’altra quella l ola parola, e « e s i a spedendo tutte l’altrc lettere perdute. ANTOM. PIO. COMMODO. BRONZO. Dtfcrizìon del tempio di Diana. Era la lunghezza di quello tempio ccccxxv. piedi, & la larghezza e e x x. ornato di e x x v 1 1 . colóne, ogniu- naalta lx. piedi, & nondimeno fu abbruciato da quel- lo fcclcrato Eroftrato,folamentc per dire che egli hau ua fatto qualche cofa degna di mctporia:bcnche di poi fu rillaurato & rifatto anchora piu bello da Dinocratc, Celebrati!) Architettore d’Alellandro Magno. Quiui aduque lolc- cUDianf* L, ono ogn'anno, nel giorno che lì cclcbraua la fella di ~ Diana, trouarlì tutti i giouani ,& fanciulle , vergini del paefe,vcllitidibiaco,doucfpeflò lìmaritauono iUcrne? Il fimulacro ò imagine di quella Dea fu fccodo le fue dignità & qualità dipinto & figurato da gli antichi in di- uerfe manierc,lt come ella fu pariméte chiamata perdi; JSSL. uer/I nomi.ConciòlìachcquàdoIaLunaera tutta pie- na, la dilegnauono per la lua chiarezza con vno tor- chio v DE GL’ANTICHI ROMANI. 8x chioaccelo in ambedue le mani, come fi vede nelle mc- dagliedi GiuliaPia, moglie di Seuero Imperatore, con lettere chedicono, di an a lvcifera. G I V L I A PIA. argento. BRONZO. Et per inoltrare anchora meglio che Diana &la LlT- na eranoinqucl tempo vna mcdefimacofa,ioho fatto qui mettere vn'altra medaglia di brózo della mecfefima Giulia, nella quale e ferino, lvna lvcifer a,&ìI(uo carro tirato daducccruic, chcfignificauono checll'cra Dea della caccia, quantunque l’interprete d’Arato hab- bia detto che quello fignificaua la fila leggerezza. Ma quadogl’antichila figurauono poico vnolpiedcinma no,& vn ccruio apprcfio,voleuono lignificare che cac- ciando, ella pigliaua & ammazzauai ccrui pcrforza,no minadola »^óa«c, & per memoria che ella era la prima cacciatricc,fofpcndcuono le corna de cerui dinanzi al fuò tepio.DclIa quale cofahauendo affai à baftazadif- corfo nel libro , che per comandamento di fua Maefli iohò fittodella naturadc giammai! ferochpcrò rimette rò il lectorcà vederne quello, chcion’hò quiui trattato. F 8i DELLA RELIGIONE MED AGLI E D’H OSTILIO. A G R E N T O. Trouanfi anchoradelle medaglie , doue Dinnac di- pinta, òfcolpitacon Io fpiede, in legno che ella foleua ammazzarci cingùiali, diche fa chiaro rcflimoniolamc daglia di Gcta Triumuiro, nella quale da vn lato è fcol- pita la tefta di Diana , & dall’altro vn cinguialc , ferito d’vno fpiede in vna fpalla con vn cane appreffo. GETA TRIVMVIR DE GL’ ANTICHI ROMANI. 83 Quando i Romani figurauono Diana cacciatrice, ordinariamente la folcuono accópagnared’vn turchaf- fo,d’vn , arco,& di frccciccon vn cane da ghignerei fc - gugio,(cnzaraiiirode quali non fi può cacciarci come mortra la medaglia qui di lotto. med 7 ~d f C~P OS T VMO. ARGENTO. Ma nelle medaglie d’Augurto fi vede vna volta Dia- na figurata tutta ritta in habito virginale, con l'arco in vna mano , & con l’altra /opra al turcharto, facendo le- gno di cauarne vna freccia pcrtirare,&: nel mezzo lette- re, che dicono/iM pera t or DECiEs,&di fotto,sici- x.i a. & altre che dicono , im perator vNDEciEs.Et L nel rouefciod’vn altra fi vede con la velie alzata, vnar- sthukitl co in vna mano , & nell’altro vno fccttro, vn can da giu- * gnerc,& gli rtiualcrti infino à mezza gamba , colà prò- £ 1 pria per lei come cacciatrice, &i quali daPolluccfono An<lro »”- ftati Endiomidi chiamati. des ' F z «4 * • ì t ari- t m r rfi & PpSKT’ • r T v DELLA RELIGIONE A V G V S T O. Tra cucce le medaglie d oro, che fanno ìjjj.furnorro uaccàTolofa, & rraquelleche mi vennero nelle mani, io ne hò vna,nclla quale da vn lato è fimaginc di Diana, col Tuo arco & la faretra,*: dall'altro vn tempio, nel cui mezzo c vn trofeo naualc,in cima al quale è vna celata antica:& della prua della natte, c fitto vn tronco come vno Itile con due rami, vno riuclliro d’vna corazza, & da l’altro pendono due dardi & vna rotelIa:& à pie del tron co è vn Ancora da vn lato,& vn timone da J aItro,in le- gno della rotta di Sello Pompeo, quando Ccfarc Augu- ro racquiftò la Sicilia, la quale in mezzo al frontilpi- Tri gSbe, c *° ^ mc J c h mo tempio e figurata per tre gambe, con impresici lettere che dicono,i mper ator . c ae s ar,co!ì fignifi- UsùiU can do che Augullo ringratiaua Diana della vettoria hauutadc nimici Tuoi. - av 1 i DE G'E’ ANTICHI /ROMANI. *5 AVGVSTO. Et nc rouefci delle medaglie battute in honoredt Mar cello, fi vede parimente-vn facardote, chccon due mani lebrato in prclcnra al tempia di Diana vn altro trofeo di Sicilia, s *” a *- ringratiandola delI’Kauuta vittoria di Siracu(a,&dcl te- foro portatone à Roma,iI quale-fu {limato tanto, quan- to quello che i Romani cauorno di Cartagine. * MAJICELLINO,. ~ BRONZO.. *6 DELLA RELIGIONE Animali tonfatati i Diana. Solcuono gl antichi placare Diana imolando la cer- iliaci daino, il ccruio,& il toro,tutci animali confècrati lei, fi come tcftimoncranno le medaglie Latine & chc,che io ho fatto ritrarre qui di lotto. FILIPPO. BRONCO. Tempi o di Scriuc Strabonc nel x ri 1 1. libro della fua Cofmògra to“ra*ro~ & 1 che quello tempio cra fondato nclflfola d’Icaria & polon. chiamato Tstupóirtxor. Et Tito Liuio neh ni. della quinta Decade , lo chiamò parimente Tauropolum , & Tauro poli* i ficrificij,chclifaccuonoà Diana. Dionilìo nondime- no nel fuo libro de Sicu Orbis dice,chc Diana non fu chia mataTauropoU dalla regione, ma dalla quantità de tori, ehcvinalceuonofotto la fua protezione :& però detta dum Tau eguale colà appari Ice vera per la medaglia Gre ca qui di fottojdoue fono lettere, che dicono, e petp i- IÓN DAMASI AZ. MED f vi. DE Gl'ANTICHl ROMANI. 87 MED AGLIA GRECA D I DIANA. ARGENTO. Chequcfto fiavcro,& che Diana Ila (lata chiamata TaurofoloSybiTdurof oliai Tuoi facrificij dal toro che l’era confagrato,come il cane, dimoftra anchora Diodoro nel iti. libro, douc parlando della Rcina delle Amazo- nc dice, che ella faceua ogni giorno cflcrcitarc le Tue ver- gini allacaccia, acciò chcpiu facilmente tollcraflino il difagio dcllarme & della guerra , facendo le fare vn cer- to facrificio, che ella chiamò T*opej 3 fojo.,benchc gl’ Autori tanto Greci come Latini habbinoconfufi tutti quelli no mi Tdurouoliumjduropolum, & Tauropobolum, & malli me Suidane i Collcttanei, chiamando Diana Tduroholosfal Toro(quello che anchora conferma Euftathio) il quale l’era facrificato, come fi vede nella medaglia d’argento ' d’ Aulo Pofthumo, nella quale fi vede da vnlato Diana con vna luna in teda, l’arco & il turcafTo:& dall'altro il fa orifìcio del toro, nel modo, che fi vede qui di fotro. F 4 Sacrifìci» di Diati» ordinato da la regi, na deli a- mazonc. Diana chi» mata Tau- robolos . tttJICi * * : v ni' I $8 .'D É L L A Rì L 1 G f Ò M £ ' A VLO PO STHVMO. - ~ i ARGENTO. eia, & ma/firneàLettora,doue fe nc vede grandi/fim» Tùtro gì - quantità, donatimi già da Pietro GiIio,huomo dotto Se deVanuZ g ranc * c amatore delle cofc antiche, fi conofcechcifacri- ti ficij fatti anticamente da i facendoti alla madre degli Dij congrande apparecchio,crano chiamati TAuroj>olium& •>- • altre volte Taurtuolium , &non folamente à Diana Cibelc,maanchoraàMinerua, volendo maflìmamente credere àSuidas: benché di coli fatti fiicrificij io habbia, aliai diftefamete fcritto negli Epigrammi, che io hò rac-' colti di tutta la Francia. * 'a • ; ' b - •• . „ j ( . t . * e* V. ... LeBor* inpropugrutcttlo \rbis. matri devm pomp. philvmenae t*VAE PRIMA EECTORAE TAVROBOIIVM F e e r T. . tìdi°G4f!o fedeli àiichora in vna piccola chiefa di S. Tomafo giuu mezza rouinata nella medefima terra, vn’altro epitaffio in vna D E GL’ ANTICHI ROMANI. S* hi vna colonna, che regge l’altare grande, per il quale fi conolce che i Decurioni di quel tempo , cioè gouucr- torì della Tcrra,feciono il facrificiodi Tauropolium alla madre degliDij per la falutc diGordiano Imperato- re, & di Sabina Tranquillina Tua moglie. In facelle D.Thanutnunc diruto in columna i aitarli vijìrur. 1 PRO SALVTE I MP. ANTONINI GOR- < DI ANI PII FEL A V G V. TOTIVSCHE^ DOMVS DI VI N A£, PROQVE STATV C li V 1 T- LACTOR. TAVROPOLIVM FECIT ÒRDO LACT. D. N. GORDIANO II. ET POMPEIANO COS. VI. 1D. DEC. CV- " RANTIB. M. EROTIO ET FESTO CA- » NINIO SACÈRD. Di quella Sabina Tranquillina ho io veduto altre yolte yna medaglia d’argento, & vno Epitaffio fatto in quello modo, FVRIAE SABINAE TR AN QV 1 LLIN AE SANCTISSIMAE A V G. CONIVGI DOMI- NI N. M. ANTONINI GORDIANI PII FEL1CIS INVICTI A V G V STI DECVRIA- LES AEDILIVM PLEBIS C ERI ALI VM DEVOTI NVM1NI MAIESTATICHE EO- R VM. Trouafià Roma vn gran marmo antico fcolpitoin otfmzion honorc della madredegli Dei,douelì fa mentione del- * cibele Taurouohum,& quiui lì vede l’imagine della Dea co- ronata d’vna Torre con vn tamburo nella man manca appoggiato fopra alla fuacolcia,& con la ritta tiene cer- te fpighe di grano, à federe fui fuo carro tirato da due liooi,& accompagnata del fuo Atis, che tiene vna palla in mano, & cappeggiato à vn Pino, come albero con- F 5 90 DELLA RELIGIONE Carro de la madre de gli Dei , ti- rato di duo leoni. Dichiara- tionedel'in fegna de la madre de gli Dei. {agrato arale Dea, à caufa della monragnad’Ida, eh ciò Candia, òdi quella di Frigia, abondantifiime ambedue diPinij&doue cllac adorata principalmente per Dea,' & dedicatele le Pine, onde Marciale ha detto di quelle parlando, Toma fumus Cybeles. Ma quanto à i due Iioniche tirano il Tuo carro ,co-. mefcriuc Virgilio, Et iunBi rerum dominai fubiereleones. voltano i Greci lignificare, che non fi troua cofi Acrile terra,chc ben coltiuata,non diuenti fertile & buona. La torre lignifica leCitta & edifìci j de quali la terra è orna- taci tamburo la mondezza della terra, benché alcuni veglino che ciò lignifichi i venti rinchiufiui dentro, & le fpighe,ch© la terra fola è quella che nutrifee l’huomo. Figura .u ■ :• '• :•> h . ' it j . . \ 9J®.: -, 3 A trt, ,Ou u;j . . . ;ì. ‘ A .w y. LA «... uidy. . adX > m ri </ a r» fi il . ■ J . ri Vf.TOJ tOplI ini r.twyt ^ •* . u Yiai n i.ir^u cTonorl li : ;j v £ i , j.T .v vii./r , rr/tarV;ioi f! - •> J *. ■ i V • ... ... ; . • V'-vi - j *- *'y ^ 1 '-i ‘I • • DE GL' ANTICHI ROMANI. in FJG y R A~ D E LA MADRE DE I DEI R I 7 R ATTA del marmo artico, il qual fi vede in Roma ntll’ecchiefa di S.Sebafliano. M. d: M. L ET ATTINIS L. CORNELIVS SCIPIO OREITVS V. C. AVGVR TAVROBOLIVM SIVE CRIOBOLIVM , FECIT DIE IIII. KAL. MART. TVSCO ET ANNVLLINO COSS. Cibelt tOf- riU. Nell’altra medaglia pure Greca li vede da vn lato Cibelc torrira,& dall’altro il folgore di Giouc con al- tre facttc, la quale c tanto vecchia & frulla, che non lì c potuto cauare alcun fenfo delle parole Greche. Meda Vari I nomi de la madre dei Dei. Diana con- feruatrice, adorata in Sieilia. Chiamaronlagl’antichi madre degli Dei, perche in guifadi madreche nutriteci figlìuoli.la terra limilmcn- te nutrilcetuttigrhuomini & animali del Mondo, coli dice Furnuto.I «Greci & Romani le dettono più nomi & attribuirne diuerfe virtù.chiamandola Cibelc, Cere- re,^ Terra,Prolcrpina, &fecondo Lucretio, madre delle beftie. Veda, &Diana:il che li vede & conferma per due medaglie di bronzo Greche, ncll’vna delle quali c Dia- na da vn lato con quelle parole, 2 atei p a, & da l’altro il folgorc,dcdicatole cornea Velia ,& limili parole x i aeqi a r a ©ojc a e n 2, ci oc , medaglia battuta dal Agatoclc in honoredi Diana confcruatrice. Nel tempo, che io Faceuo quello 33cor|oi mi fumo mc faglie clonate alcune medaglie d’argento, di quelle, che viti- doro & inamente furono trouateà Reims, tutte quafi di Seuc- trouute°t ro,di Giuliani CaracaHa,di Geta,8t diMacrino. Et per- chcrracfleio netrouaitrc,doue livedcCibelc convnfolgorc in mano,& à federe fopra vn qucflc parole , ind mi cparfo non fuora di fotto. L’vna. GLIA GRECA. bronzo. « ■ . V «A » i 5>4 DELLA RELIGIONE if pino con- L’vna dell altre due medaglie e dì Giulia, nella quale madre dc*i ^ vc< ^ c Cibclc tortila in compagnia di due lioni & àfc- Dd. dere fopra vna Tedia con vn ramo di pino in vna mano, & nell altra lo fcctcro,chcclIa appoggia fopra il Tuo tam buro,3c lettere che dicono intorno ,mater devm. Il medefìmo rouefeio nella medaglia di Fauftina e quali del tutto foni iglianteà quello. ARGENTO. BRONZO. Figuro MED. DI C. VOLTEIO. ARGENTO.; ANTO. Pio. BRONZO. p JJ ■ ' ■'■W ■■ DE GL’ANTICHI DOMANI. Figurornoanchoragl’antichiil lìmulacro di quella Cibcìe con vn gran numero dipoppe,fignificando‘ che cllanutricaua tutto il Mondo, con vn a torrefalla tefta, due Honi Copra i bracci , & diuerfr animali incorno, produtei da lei come Dea della Natura, & di più due ccruie ài piedi, che moftrauono che Diana, & quella erano vnamedchmacolà.Ncl qual modo nonhd mot- to tempo che ella fu ricrouata in vna grotta ancichiflì- maàRomadadipinturadellaqualemi donò altra vol- ta M. Antonio Fantuflì dipintore Romano, la quale io ho polla nel miolibro de la Natura de gli dèi , per dame la villa à .gli amatori dell’antichità. Furono tutte quelle forme attribuite à Dianacondiuertì nomi di triforme, come per il tellimoniodiPaufania la chiamò Alcamc- nc:& Virgilio, dichiarandoci che in cielo lì chiamaua Luna, in terra. Diana,& nell’inferno Profcrpina , coli laf : ciò fcritto, Tergeminamque Hccaten>trU ùrginìs or a Tfidnx. Et perche la figuradi Diana, ritratta da vn marmò antico,!! vedrà meglio nelnollro primo libro dell anti- chitàdiRoma, io non nelcriùero qui altro , ma fola- mence dirò come fotto la deità & nome d’Hccate i più ricchi Romani foleuono ogni mefe far facrificio à Dia- na, mettendo fopra i canti delle llradc della Città, pane & altre cofe,chcfubito da ipoueri erano leuaje via , co- me fcriuc Ateneo, llimando che Diana, la Luna, & Pro- ferpina fodero vna mcdclima coCa. Hauendoà baftanza parlato di Diana , & defìderan- - do venire alladcfcrittionc degli altri Dij, comincieremo da ^inerita* la quale fccondoi Poeti, nacque.de l capo diGio 55 Dea di m- tura. Diana tri- forme. Paufinid. Virgilio. Sacrifìcio fattoi Dia na fotto il nome di He tate. Ateneo. MINER- VA. 96 DELLA RELIGIONE di Giouc, pcreflcrcrintcllctto collocato nella certa dell* huomo. Armaronla oltre à quello gl’antichi d’vno feu- do, nclqnalcera il capo di Mcdufa,moftradochcrhuo- mo fauiodcbbecon force animo & intrepido vifo refi- ftcrc aU’aucrficà,& à nimici.il pennachio che ella hauc* ua fopra al morrionc , fignificaua rornamenro di tutte lefciczc, &cofcaItenclccruclIo dcH‘huomo:le tre vedi differenti l’vna all’altra, che la Capienza debbe clferefc- grcta,&l'hafta che ella haucua in mano, che l’huomo fauio guarda, con fiderà, & batte di lontano & con van- drdicXt*! taggto. Mala Ciuctta le fu dedicata (come habbiamo Mintrtu. detto) per moftrarcche la Capienza cuopre con le tene- bre il fuolplcndore-.i qualitutti lignificati pare chedcf- criucffc affai bene Ouidio nel Certo libro della fua Mc- tamorfofi, quando dille, ^t fili datelypeumjat acuta cuflidis hafiam, Datgaleam capiti, defendituragide pettus, ‘PercuJìa'mejuefua fimulàt decufiide ferrarti. Edere cu mi; accia factum canentis oliua , Jrfirartque deos «perù vittoria finis. Minmu Scriuc Varronc che Mincrua fu quella , che fondò ie untoti Atcne,& per ciò fu chiamata, aohn a quafi idxraìoe rrdfOt- i- Atene. r e, che voi dire, vergine immortale, àcaufa chcfcomc fcriue Fulgentio) la ìapienza non muore mai. Di qui ha voluto Porfirio dire, che Mincrua none altro che la vir- tù del fole, mediante la quale lafapienza entra & pene- tra dentro alcuorcdcH’huomo, là onde nafcendodalla fommkàdcU’aria : però fi vede che i Poeti hanno finto che Mincrua c vfcitadelcapodiGiouc. I Filici dicono chela virtùintellccciuaècollocata nel cerucllo deliquio DE GL'ANTICHI ROMANI. *7 mo,comc denrroalia principale fortezza del redo del corpo. Chiamaronla Umilmente gl’antichi Bellona, BrBofl4 cioè Dea della guerra, lignificando chei Soldati debbo- d « * u no non fidamente edere del continouo armati Spederei- S* frr <- caci, ma proueduri di configlio: &rprima chccominciarc vn imprcfa,cdàminarc molto bene le forze del nimico: quello che confermò anchora Saludio dicendo, che ei bifogna prima configliarfi,& doppo il configlio, & la deliberationc fatta mandar predo ad effetto ìlfuo dife- gno.Lacaufà perche gl’hiftorici l’hanno fatta fondatri- ce d’Atcnc, è, che dicono che nafccndo difeordia tra lei & Nettuno, di chi douede porre nome alla Città, gli Dei fimedono in mezzo per pacificarli, &giudicorno che Ncttu- qualc di loro due produrrebbe cofa piu vtilc alla detta Vaim terra, quello le douede dare il nome, per il che pcrcoccn- do la terra, & facendo nafcerc Nettuno vn cauallo, & Minerua l’vIiuo,fu fententiato chcl’vliuo, piu che il ca- uallo fodènccedirio & vtile alla vita humana,& cofi re- do la Dea vincitrice, con attribuirle l’vliuo & cdcrechia- mata Pacifera, come fi vede nelle medaglie di M. Aure- vulimit - Iio,& di Commodo Imperatore. - 4 ut 1 q ncrua. f • *. • T V ■ * 1 t\ e k \ ■ l A ,|f I. fi , * . I .. '• •• 1 ■ • "• «f; IM ,1 - f . n L M. AVRELIO. COMMODO. BRONZO. Ttfle di mi Scriue Plinio che infino alfuo tempo duraua ancho- ra la celcbrationc della fella & giuochi di Minerua, tjuatria. chiamati Quinquatrij, quali erano, che i fanciulli facen- do vacationc dalle fcuolc & da gli ftudij porrauono la mancia ài loro maellri in honore della Dea,come quel Jache aiutaua la mcmoriarciò che Quintiliano a! 1 1 1. li- bro^ nefuoi falli Ouidio anchora meglio ha dichia- rato, quando ci dice, 'Pallata nunc putrì tener a j ornate p nella: Qui lene placarit Palla Ja,Jolhuerir. L’occafione fopradetta della difeordia di Mincrua nettv- & di Nettuno, pare che mi porgea conuencuolcmare- « n o. ria di ragionare anchora di quello Dio,il quale (come il Delfino fcriuc Higinio) fi dipingevi con vn Delfino fotto il dedicato ì piede 5 ò la "mano mancaappogiataui fopra, hauendo il nettano, tric | enrc nc lJ a r j t ta , fi come dimollrano i rouefei delle medaglie di M Agrippa. M.Agr I 1 L DE GL’ ANTICHI ROMANI, M. A G R I P P A. BRONZO. Fu Umilmente da gl’antichi dipinto Nettuno con uettunodi vn Tridente & vna Acroftolia (ornamento antico di galea) in mano , come fi vede ne rouefei di due mie te cr una medaglie d’argento, l'vnad’ A ugufi:o,& l’altra di Vefpa* fiano.douc fono lettere che dicono, neptvno redv- ci, in fegnodi ringratiare lo Dio del felice ritorno dal- le imprefe nauali. Acrojlolta dagli anti- chi. AVGVSTO. VESPASIANO. ARGENTO. G z 100 ut -inai* : DELLA RELIGIÓNE vufciiut 4t- Attribuirno parimente grantichiii Tridente a Nct- mttuno 4 tuno,,n %no dello feettro , & ancho per efl'erc vno in- perfetttro. frumento molto ncceflario à i marinai, dipingendolo vna volta pacifico>& vn’altra adirato ,come fi vede per le medaglie di Pompeo doppol’imprela fatta, & la vet- roria hanuta de Corlali, donc da vii Iato fono lettere, che dicono, MAGNVS IMPERATOR ITERVM-.& dell’altro, PRAEFECTVS CLASSIS ET O ilARITIMAE EX SENATVSCONSV MED. DI PO MP DE GL’ ANTICHI ROMANI. ioi Io ho tra molte pietre antiche, intagliate di diuerfc Ag<tu <m- forci, l’Agata di forco figu rata , nella quale è il mcdelìmo Nettunoà ledere, con vn braccio appoggiato fopra vn tmo* va Co alta maniera d'vn fiume,& doppo quella vna Cor- niolaanticadicolorcdi rubino, nella quale cvn Nettu- no fui fuo carro, tirato da due caualli, nel modo , ch’egli tumori- è anchora figurato in vna medaglia di M. Agrippa con rito dà <a - lertcrc che dicono aeqvoris me omnipotens. AGATA. CORNIOLO. M. AGRIPPA. arg e n t o. . v."“ v - -m * .... VA monete ioz N rtttmo i fiutilo. DE LA RELIGIONE La caufa perche glancichi dedicorno il causilo à Nettuno, fu,perchc ci fu il primo che trouò il modo di domarli &frenarli, come dice Virgilio nel y.dil'EncidL / ungir eejuos curru geni tot fumanti a. <jue addir Frana f'eris ì manilupjue omnes ejfundit babenat. Fanno vera teflimonanza di quello, ’ Tarcntini, nelle quali da vn lato fi vede Nettuno uallo,& dall’altro Taras fuo figliuolo fopra vn Delfino. HÌppOCTé- tid. Confutili. Nettuno in h entore di tutte del tuuigtr. A iNettunocauanere recionoiKomanjgia vn tem- pio,comc fi leggein Haficarnalco,&chiamaronogl’Ar cadi) il dì della fila fella Higgocratia , fi come gl'antichi Confualia , nel quale tempo tutti i causili > muli, & mule non erano in modo alcuno adoperati à rrauagliare,' madai garzoni di Italia condotti à moftra per tuttala Città di Roma con la teda coperta di fiori & ornata di ghirlande con ricchi fornimenti. Scriuc Diodoro che Nettuno fu il primo che trouò l’arte del nauigarc& didrizarc vna armata di marc,& che D E GL’ ANTICHI ROMANI. 103 ' che per quello ci fu fatto da Giouc Ammiraglio del ma- re^ di poi adoratocome Dio.Et per le due medaglie, & vn Niccolo, figurate qui Cotto, vollono glantichi li- gnificare che Nettuno haucua poflanza tanto in mare Ncttuno ^ quanto in terra,figurando vn caualloconla coda tor- gnordrima ta & diuifà in due partidnfegno de iduc Elementi, l’vno (quale e la terra) ripreientato dinanzi per il cauailo, & l’altro (qual’ è il marc)difcgnato dietro per la coda in forma di Delfino. ANTICO NICCOLO. Qi CREPERIO. GALLIENO. * »o4 DELLA RELIGIONE Quando i Romani volcuono moftrarc di ringratia- rcNettuno di qualche vettoriahauuta in mare, lo facc- uono Scolpire nelle loro medagliedavn lacoconil Tri- dente^ dall’altro mctteuono vnaVcttoriafulla poppai d’vnaNaucmel quale modolofcciono già fare Deme- trio, Augufto Ccfarc,Vcfpafiano , & Tito fuo figliuolo. Imp.Rom. MED. DI DEMETRIO. ARGENTO. AVGVSTO. VESPASIANO. ARGENTO. ARGENTO. Ritor - I E serv- ir API a Machione DE GL’ ANTICHI ROMANI. 105 Ritornando à gl’altri noflri Dij,& loro templi, altari & fimulachrijdiciamo chcEfculapio Dio della fa nità,fu il primo chctrouò l’vfo della Medicina, infcgnataglifor fc prima da qualche Dio flato innazi à lui. Quelli al rem po di Homero fi vcdcchcnon era anchora flato collo- cato nel numcrodegli Dei,cóciofìa che il detto Poeta fa medicare àPconcle piaghe di Marte. Ma quadoci parla diMachaonc,figliuolo d’ÈfcuIapio,ci lo chiama huomo Ma(hégj figliuolo d’EfcuIàpio Medico, chctrouò molti rimedij figliuolo ncccflarij perla fanità dcllhuomo , & lo fa tato eccellete in quella arte, che ci dice che rifufcitaua i morti .Dice Lat Stantio. tantiochc Efculapio nacque di padre & di madrc,chcn6 fumo da perfonaconofciuti,& coli lafciato in mezzo à vn campo,& trouato da certi cacciatori, fu dato i n guar- dia à Chironc Centauro,chcgl’infegnò lar te di medica- renella quale vfarono dipoi fempregl’antichi fino al tc- pod’Hippocrate,che la riduflc alla fua perfezionc.L’ha- Kippocratt birationed’EfcuIapiofugiààRaugiacittàdi Schiauonia, Umdu^a & dagli antichi chiamata Epidauro,doue ci fucòfiigra- * pnfctno to, fattogli vn tempio, & vna flarua d’oro & d’auorio per " f * le mani di Trafimcdc,cccclIcntiflìmo(comc fcriuc Pau fàniajfculcorcdi queltcpo, &natiuo dcll’IfoladiParos. ^ef^iuio Eufebio nondimeno lo vedi &dipinfenel modo, che in nedeiima- marmo bianco fi vede anchora à Roma,& in molte me daglic & pietre antiche, cioè vcflitod’vn mantello alla do Eufebio. Greca, con vn baflonc in mano, & fopra al quale(attor- cigliato d’ vna ferpe)pare che il Dio s’appoggi, nella ma- niera che io l’hò in vn’altra belliffima Corniola, &in vno Niccolo, ritratti qui di forco al naturale. G 5 .ori oia/ì Jr ioc DELLA RELIGIONE ‘CORNIOLA ANT. NICCOLO ANT. Tornato. Microbio. I a Ciuciti dedicata ì Efculapio. Significai™ la fcrpc (fecondo Fornuto) che fi come quelle fi fpogliano & mutano la icorza, cofi auiehedc Mcdccichc riducono gl’ammalaci dalla malaria alla fa- ttiti, rendendo loro vn corpo nuouo. Altri voglionoche fi come la ferpe lignifica laprudcza,cofi bifogni al buo Medico edere prudente circa alia finità d’vna perfona. Ma Plinio rede vn’altra ragione, cioè che la fcrpc fia de- dicata à Efculapio per edere buona a molte mcdicinc:& Macrobio dice che quello e, perche la ferpe ha la villa fiottile, come bifiogna che habbia il Medico nella cura d’vn infermo, &chc il battone fignifica,chcvn huomo ammalato ha bifiogno di nutrimento che Io fiollcnga, in modo,ch’ei non caggiaaffatto.EtEufebio,chcilba- ftonegl’è attribuito, come quello che ^er appoggiarli e ncccdario à vn’ammalato. Fu oltre a quello dedicata à Eficulapio la Ciuctta, lignificando che il medico debbe edere vigilante più la notte che il giorno intorno all'in- fcrmo.fi come lì vede ne rouefici delle medaghedi Nero nc,&di Vitcllio. Nerone. DE GL’ ANTICHI ROMANI. 107 NERONE. VITE L LrO. * ORO. BRONZO. Vcdc(i anchoraà Roma nel mezzo del Teuero vn’I- foletta à modo d’vna galeotta, cioè larga nel mezzo,lua- ga due ottani di miglio, appuntata da bado , & piu larga di fopra, à modo d’vna poppacL’vna naue:la quale Ifola fu già confagrata à E(culapio,ati!ina,dop- po che Romolo l’hebbe edificato nel palagio , apprefib la vettoria hauuta de Sabini, io ti priego d’cllcrc in aiuto alla Rcpublica & Città diRoma, Stame in tutte le dif- gratie mie. yltore P'S DE GL' ANTICHI ROMANI. <r 3 Vlcorc fu chiamato, & honorato da Romani come Marce, per edere l’vno & l’altro vendicatore delle cofe mal fatte: & in Italia , maTTimamcntc nel territorio Ca- pouano detto Auxur,& figurato il Tuo lìmulacrope r vn Auxun fanciullctto lenza barba, del qualefcce mentione Vie- Virgilio. gilio nell’ viij.libro dell’ Encida, quando dille: Cyneumejue iugum^uets I uff iter ^Auxttrus aruis r Pr<efìdet. Et è ancor Giouc coli (colpito (opra vna medaglia d’argentodi Pania, da vn lato della quale fi vedeà fede- re nel fuo T rono con vna tazza nella mano mra,& nel- la manca lo fcettro,con vna corona di Quercia, o d’Vlt- uo,ilchc non ho potutotroppo bene difccrnerc,per la piccolezza della mcdagliarnondimeno Phornuto affer- machefolamcnccGiouccra coronato d’Vliuo,in fegno di perpetuitàrperchc egli è Tempre verde, & tiene qual- che poco del colore cclcltc. ME DATgTi E DI P ANSAI ARGENTO. Et Ti *4 Tempio d'Augufto in Alcjptn ària. DELLA RELIGIONE EtlicomcGiouchaucua in Roma (come e dctto)iI Tuo tempio magnifico , & era chiamato Scruatorc Se Conlcruatorc,coli in Alcflandria nera vn’altró limile conlagratofcome fcriuc Filone nel libro della Tua lega- tioncà Caio Ccfarc) à A uguftoConfcruatorc, chiama- to hauuto in vcncrationcda i nauiganti.Era quello grandillimo & altiflìmo tempio pollo innanzi al Porto,picno di Tau ole offerta, di pitture cxccllcnti,& di flacuc marauigliofamentcfabricatc,& ornate d’argento Se d’oro, con portichi Se loggic per Ilare al coperto, & palleggiare, & vna libraria accompagnata dagradilEmc làlc,portali,bofchetti,& lunghe vie, che di lontano por- geuonofpcranzadi falutc à tutti i nauiganti,che volc- uono pigliare porto in Alcflandria: benché quali per tutto il modo foflcro flati dirizati & fatti molti altri tem pii in memoria d’Augufto & per eternità del fuo nome, li come li troua nelle medaglie battute al tempo di Ti- berio, il quale cominciò vn tempio in honorc fuo che Caligula fornì poi,& Io confagro al fuo nomccon ofH- cij Se facrificij pieni di pietà Se di rcIigione,il che ei con- ferma perle fuc medagIie,doucda vn Iato è il lìmula- cro della pietà à federe con vna tazza nella man dritta, & la fianca ripofafopra vnfanciuIIctto,che moftral'of fido pio che Caligula faccuainuerfo i fuoi parenti , con quelle parole, e. caesar divi avgvsti prone- POS AVCVSTVS PONTIF EX MAXIMVS TRIBVNIT1 A POTESTATE QVARTVM PATER PATR1AE. & poi quella altra appreflo folamcntc, pietas. Dall’altro Ia- Sdtrificio to mC£ ^ a g* ia fi vede fi tempio d’Augufto flato ri- diCéU&uU. ccuuto (comeci penfauono) tra gli Dci:& nel mezzodi detto Librario b.Uifiinu d'AuguJlo. Tempio tA ugujlo (omincUto per Tibe- rio, cr for- nito per C4 ligula. - *"* DE GL’ ANTICHI ROMANI. <r 5 detto tempio vn’altare,fopra al quale c vn Buc,tcnuto da colui che n’haucua la cura, chiamato Vittimario,con vnfaccrdotc chemoftra di volere fa me facrificio, teneri do vna razza nella mano deftra,& dietro alle fpalc vn miniftro con vnvafopcrriccuercilfanguc della beftia. AVG VSTO. ORO. * DELLA" RELIGIONE MED ÀGLI ÒNI DI TIBERIO. Tempio dkugujlo reflituito per A nto~ nino. Comminciando dipoi quello tempio col tempo à rovinare, Antonino Pio lo fece inftaurarc, fi come h ve- de per le Tue medaglie d’argento, d’oro, & di bronzo, douc fono lettere che dicono .templvm divi avgVsti restitvtvm. Ne contento di qucfto, ne fece fare vn’altroad Adriano fuo predcceflbrc,comc ricordeuolc de benefici), che haucua riccuuti da lui. Anto » DE GL’ ANTICHI ROMANI. c-j ANTONINO PIO. BRONZO. Oltre à quelli templi , furono anchora fatti molti altari in honored’Augulto, per moftraremaggiormen- imiti de te, & per diuerfe vie la fua eternità con quelle parole, providentia, hauendo quei Romani quella vana opinione, chela deitàd’Augullo potcflèloro concedere tutto quello,dichehaueuonobifogno per laucnire. tu»-, -ilKrTivb'Jì / 68 DE LA RELIGIONE Et coli per tutte l’altre medaglie de gli Imperatori; che erano (lati à modo loro deificati, folcuono gl’anti- chi (colpire quelli altari in legno della loro deificatione-. Deferivo* Scriuc Apulco nel dogma di Platone , chela proui- XkJu denzanon è altroché vnafenccnza diuinachc mantie- ne femprcfelice colui,checlla piglia vna volta iti cura: & altri hanno detto che folamenteriguardaua Se pcnlà- Dtuodi uaalIecofeaucnire:ma i dannati Epicuri£al(amcntecre- zpÙHro. deuonochcDio non haueflc alcuna cura de mortali. Ond’io à propofito di quella Prouidenza mi ricordo ha- uerctra molte altre pietre intagliate, cheiofcrboin ho- nore dell’antichità, vn Diafpro, nel quale è (colpita vna vtformU* formica con tre fpighc in bocca,fignificatricc della Pro- K de Polii- uidenza-.la quale pietra fu altre volte trouata ne i fonda- de*K4. menti d’vna delle torri cheio ho fatte farcnclla mia cafa della Maddalena, che per edere cofa anttchitfìma & rà- ra,mi c parlo farla ritrarre qui Cotto al naturale. — Diafpro DE GL’ANTICHI ROMANI. Et perche Plotina ha già comporti in 4. libri della Prouidenza, inoltrando che tanto le piccole come le grancofe cranogoucrnate per il Dio di natura, io rimet- terò il lettore à quella lcttione,& ritornando al propoli - to mio, dico chegl’antichi riputorno la Prouidenza per Dea, come anchora ha inoltrato Cicerone nel libro del- la naturadegli DcijOndcpcrla Tua figurabile clafem- bianzad’vna matrona ftolata , ò velata & dritta , che in vnamano hàlolccttro,&con l’altra moftra vn globo, chcgli Ita à piedi, pare che voglia lignificare che la Pro- uidenza goucrna tutto il mondo, come vna buona ma- dre di famiglia, nel modo, che nelle loro medaglie la fi- gurorno (benché con diuerlì atti) Traiano & Pertinace Imperatori. r. ;• - fiorini. PROVI DENZA. Cietront. '■.V ' > r ! Alcuni altri Imperatori, comeTito, la fecionodipin gereconvntymone& vn globo, inoltrando come ella gouernaua il mondo. Antonino Pio la figurò per vna filetta di Giouc accompagnata da molte altre. A leda n- droScucroper vn vaio pieno di fpighe,& Probo & Fio riano per vna fcminaftolatacon vn globo in mano,vn fccttro &vn Corno d’abbondanza. rrouidtnz'* diuerfmen tc pinta da antichi. Caracal Ei mi parrebbcinuano affaticare ,fc io non auertiflì 0 « lettore della pazza fuperftitionc de gli aderbi Roma ni,i quali durante la vita de i loro Imperaton, o buoni, o catti u i,cKc ci follerò, in ogni modo non lalciauonodi fare loro templi,ttatue & altari , & doppo la morte di lànftificarli,attribuendofaIfamentc loro nomi dibuo ni Principiai fondatori di pace, & (non ottante che ha - ueflino maltrattato il Scnato,& Popolo Roman o)di re E 4 CONSE CRATIO- NB. V<tra f a . flit ione ir Romani nel fanttfi- tar loro ^ imperato^ ri. FLORI AN A HI ROMANI. 71 S S. MAMM EAT BUON Z O. 7i DELLA RELIGIONE . ftauratori della Città di Roma, fteome auenne di Lu- cio Settimio Scuero,il quale oltre aireflcrehuomobar- baro,beftiale,homicida,&che di fimplice foldàto pcr- ucnnealla dignità deilTmpcrio, ingannò & tradì Clo- dio Albino gcntilhuomo Romano per venire à capo dei fuoidifegni, &: nondimeno s’attribuì & fece dare più per paurache per volontà dal Senato Romano tùt- ti i titoli di buono Imperatore. S A R G E N T < 3*23 ‘ DF GL’ ANTICHI ROMANI. 73 Ma che diremo noi di quello Monftro di Natura co- minciato & non finito,il quale doppo la fua morte fu connumerato daRomaninelnumerodei buoni Dei,& del quale foleuadirc Nerone, che l'haueua fatto auelc- nare, che egli era ftato fatto Dio p c r mezzo del boccone d’vn fungo? clodio; ORO. Et per contrario furono i buoni Principi, di T raiano, Antonino Pio,& Marco Aurelio, che per le loro virtù &: buoni coftumi,mcritarono d’cflcre chiamati ottimi Im- c . pcratori,& canonizati,fe lecitaméte fifolfc potuto ciò fa re. Trai quali è pur degno d’clTcrc Tempre nominato& ricordato il nome d Antonino Pio , lolito dire che piu tofto volcuacolcruarc &faluare la vita d vn Cittadino, che ammazarc mille defuoinimici. Parola certamente £ Antonino piena di pietà & degna d’vn buono Imperatore, come cglicra,&:comclo chiamòil Senato, facendoli dirizarc come à Traiano, vnaColonna,& Templi nel modo che £ Antonino fi vede qui di fono. 'i .... e $ c w • . • • r 0 amo moftraco cornea! tempo anticogli ucrrdctì Inipcratorieranoconfngrati,&diuentauonoDijdoppo ^TLi ]aI . 0r ° m05tCj& comc * Romani faccuono tem pii &al- tio di ttm - rar * * n Sonore loro coni /àcnficij de vitelli ficdegl’agncl-' & Reonfegnado loro Sacerdoti & Flammini nel modS che di Celare A ugufto ha già fcrirro Prudcnrio^diccndo: Prudenti». Hunemorem V ererum docili Um aiate fejnuta ? olì eritas t men fa t atque adytit } & fiamme^ tris DELLA RELIGIONE ANTONINO PIO. BRONZO. ON. PIO. BRONZO. Uuguft 75 DE GL* ANTICHI ROMANI. \AuguJlum col nitritalo placa uù tgd agno: Strafa ad puluinar iacuit, refj>onfa popofcit. Tcjlantur tituli,prod»nt confulta Scnatus Cafareum louis ad ) fecitm Jlatuentia templum. Equanto al reità della conftgratione , chiamata da Greci & della quale ha le ritto minutamente He radiano al vij.capitolo del iii j.Iibro,mi è parlo non fola- ménrc di figurarla cjui fottoal naturale, ritratta dalle me- daglieantiche d’Antonino Pio,& dt M. Aurelio, ma tra- durla in volgare,pcr maggiore intelligenza del lettore. ANTON; Pia M- AVRELIOl ' BRONZO. BRONZ O. c Soleuono i Romani confagrarc doppo la morte lo- ro tuttiquclli Imperatori, i quali làlciauono i figliuoli heredi dell' Imperio, in quello modo penlando efTcre ri-- ceuutr nel numero de loto fallì DijrEa Citta tiftta vcftita abruno,&picna di dolore &di lamenti, folennemente fatta fàrcvnaimaginediccra limile al morto Imperato re, la poneua dentro a vn ricco letto d’auorio,lcuato in alto aU’cntrarc del palagio Imperiale. Era quello letto coperto di prctiofì panni d’oro &dcntroui quella ima- gine H erodiano. b o«».f W «HV Ccrimonù de Roma* nella mori de loro l« fe rotori. - 7 6 DELLA RELIGIONE ginc pallida àguifa quali di ammalato Imperatore/! ri- polaua,haucndo dal lato manco à ledere tutti i Senato ri vcftiti di bruno,chequiuigran parte del giorno dimo rauono.Et dal lato deliro tutte le Donne Romane, cias- cuna fecondo ladignità & grado dcloro padri,ò mariti, . fenza ornamento alcuno d’anelli, maniglie, ò catene d’oro,ma fedamente vcftircdi bianco leggicrmetc(qualì come portano in tal calo le getildonne in Francia)# tue te piene di maninconia. Durauono quelle cerimonie vij.giorni,nel qual tempo i Medici ogni giorno s’apprcf fauonóalla bara, fingendo di toccare il polfo all’amma- lato,# mollrando che gli andaua fempre peggiorando. Ma fubito che ci diccuono quello cflèrc fpirato, i primi letto i Up4 Senatori lì lcuauono il letto Tulle fpallc, portandolo nel YtZ'ZÌ? ^ av ‘ a ^ acra ^ no al Mercato vecchio, douc i Magillrati tutori Romani Toleuono fpogliarlidelladignitàdi tutti i loro. officij.Erano in quello luogo da due lati fatti certi pal- chi con ilcalc,dai’vn de quali tutti i piu nobili giouani & patritij Romani, & dall’altro le piu illullri donne canta- Himi tan- uonoHynni & Cantici Iamctcuoli# pietofi,nelmodo, tati nette po che s’vla ncllcpópe funebri. Dopo quello i Senatori di pt funebri. nuouo fa lcuauono la bara fullc Ipallc, &la portauono fuora della Città in vn luogo chiamato il capo di Mar- te,douecravn tabernacolo quadro fatto di gradirmi legni fcccjii,& ripieno di fcrméti.di paglia, & di falcine, & di fuora riccamctc adorno di cortinclauorarc d'oro, di flatucd’auorio,#altrediuerfcdipinturc.Sopraàque Ho tabernacolo n’era vn altro lìmile,ma piu piccolo,& riccamente acconcio come l'altro,cccetto che haueua le porte & le fincllre aperte, & coli di mano in mano mó- taua DE GL’ANTICHI ROMANI. H77 tauapiù alto nel mcdclimo modo fempre diminoedo. Potrebbe!! quella ftruttura ailbmigliarc à certe Torri fondate in marc,ò fopra ài Porti, chiamate da moderni, Fanali, dagl’antichi Phari,douela notte Hanno acccfi lu TJnaU mi perfarefeorta a inauiganti.Portato adunque ildet- chiamati to letto fopra al fecondo ftaggio.quiui fpargcuono gra- dequantitàdi fpcticrie,diprofùmi,difrutti,d’hcrbc, & d’vngucnti odoriferi di tutte leparri del Mondo, facen- doqualì à gara di chi più , ò meglio, porc/Tc honorare, & fare quello vltimo prefente al loro Imperatorc.Fat- to quello, lì moueuono certi Caualicri à corfa intorno al tabernacolo, facendo vn modo di Morcfcha tonda, MortfAé Pyrricada gli antichi nominata:& apprefib à quelli fa- ryntt4 ' ceuono il mcdelìmo i Cocchi, ò carrette , fopra lequali i carrettieri erano vcllitidiporpora,8cdi velluto chcrmi- lì,con mafchcrc fomiglianti à i Capitani , & principi che haueuonogià fcruito il morto Imperatore. Et con finite tutte quelle ccrimonie,colui che doueua fuccedcre all’- Imperio, pigliato vn torchio accefo in mano,mettcua il fuoco nel Tabernacolo, & il limile faccuono tuttigl'al- trhpoidi mano, in manoùl quale per la materia tato fec- ca,& le cofc vnte deprofumi, & olij profumati, leuaua { j, e fubito le fiamme in alto,pcr mezzo lequali, vfcitavn’ A- t* quila viua del minore & più alto Tabernacolo, fc n’an- « daua volando in verfo il cielo , quiui di terra portando i cieli (come crcdeua &gridauala lloltitia de Romani nql me delìmo tempo) l’anima del loro Imperatore), il quale poi coli adorauono come Dio,& gli faccuono altari & templi, come e detto di fopra. » C rwr,-* r-’ìRtn « v 7 8 ' DELLA RELIGIONE ’ M. AVRELIO. F AVSTINA 4U« tu 1 - PERTINAX. BRONZO. F AVSTINA. ARGENTO. Crédcuonoi Romani qiicfto mi fieri o non Iblam" elfere vcro,ma molti giurauono hauerc veduto vfeire del fuoco l’anima dell Imperatore , & altri pagauono huomini à polla per confermare coli fatta bugia, diccn - do che l’Axjuila di Gioue l’haucua portata in Ciclo, & coli ecco in cheniodofu anchora canonizato Seucro lottizzo* collocato nel numcrodegli Dei, inlìcmccon moltialrri Imperatori & Imperatrici ch’elPopo.Ro. fece fàlir per forza DE GL’ ANTICHI ROMANI. 7 9 COM forza alciclo nel medefimo modo che Scucro. Ma ri - tornando alla materia de noftri templi, doppo haucrc fcritto de i più trionfanti di tu tti,cioc,di quello di Giouc Capitolino , di quel d'Augufto à Roma&in Alcflan- dria,del Pantcone^ di quello della Pace, ci reftai vede- Tempio «K rcil marauigliofo di Diana Efcfiamcllà fu perba edifica ^j c pg % rione del quale concorfcro tutti i Re,Potcntati,& Repu blichc dell* Alia maggiore, contribuendo ogniuno per lafuaparrc/olamcntcmoflidalzelo di religionc,qua'n- tunquepcr Ja fuagrandezza folle a pena tornito in CC. anni,& fondato rifpetto a i tremuoti in vn Pantano, tal- mente che ci fu connumcrato per vno dei lette miracov li del Mondo, & di poifcolpito in piu medaglie di di- ucrfi Imperatori. “ CLAVDia ‘ ' A R G E N T O. stnr. *4 • Ma pcrcbeil fimulacro interodi Diana,qualc era nel Àmpio degli Efcfij,nonfi. può interamcce {cingere nel le med agliedi pi ntedi fo p ra,mi cpàrfódi farlo-hilthopa di nuouo ritrarre qui di fotto nel modo , che io ihoirt e ” due '.Ikimfc K.OII 8o DELLA RELtGIO due medaglie Grechc,l’ vna di C5modo,S: l aura a nn - tonino Pio , nell'vna delle quali e Icritto aptemhx e «• e x i a n , cioè, Diana degli Efelìj , & nell’altra quella l ola parola, e « e s i a spedendo tutte l’altrc lettere perdute. ANTOM. PIO. COMMODO. BRONZO. Dtfcrizìon del tempio di Diana. Era la lunghezza di quello tempio ccccxxv. piedi, & la larghezza e e x x. ornato di e x x v 1 1 . colóne, ogniu- naalta lx. piedi, & nondimeno fu abbruciato da quel- lo fcclcrato Eroftrato,folamentc per dire che egli hau ua fatto qualche cofa degna di mctporia:bcnche di poi fu rillaurato & rifatto anchora piu bello da Dinocratc, Celebrati!) Architettore d’Alellandro Magno. Quiui aduque lolc- cUDianf* L, ono ogn'anno, nel giorno che lì cclcbraua la fella di ~ Diana, trouarlì tutti i giouani ,& fanciulle , vergini del paefe,vcllitidibiaco,doucfpeflò lìmaritauono iUcrne? Il fimulacro ò imagine di quella Dea fu fccodo le fue dignità & qualità dipinto & figurato da gli antichi in di- uerfe manierc,lt come ella fu pariméte chiamata perdi; JSSL. uer/I nomi.ConciòlìachcquàdoIaLunaera tutta pie- na, la dilegnauono per la lua chiarezza con vno tor- chio v DE GL’ANTICHI ROMANI. 8x chioaccelo in ambedue le mani, come fi vede nelle mc- dagliedi GiuliaPia, moglie di Seuero Imperatore, con lettere chedicono, di an a lvcifera. G I V L I A PIA. argento. BRONZO. Et per inoltrare anchora meglio che Diana &la LlT- na eranoinqucl tempo vna mcdefimacofa,ioho fatto qui mettere vn'altra medaglia di brózo della mecfefima Giulia, nella quale e ferino, lvna lvcifer a,&ìI(uo carro tirato daducccruic, chcfignificauono checll'cra Dea della caccia, quantunque l’interprete d’Arato hab- bia detto che quello fignificaua la fila leggerezza. Ma quadogl’antichila figurauono poico vnolpiedcinma no,& vn ccruio apprcfio,voleuono lignificare che cac- ciando, ella pigliaua & ammazzauai ccrui pcrforza,no minadola »^óa«c, & per memoria che ella era la prima cacciatricc,fofpcndcuono le corna de cerui dinanzi al fuò tepio.DclIa quale cofahauendo affai à baftazadif- corfo nel libro , che per comandamento di fua Maefli iohò fittodella naturadc giammai! ferochpcrò rimette rò il lectorcà vederne quello, chcion’hò quiui trattato. F 8i DELLA RELIGIONE MED AGLI E D’H OSTILIO. A G R E N T O. Trouanfi anchoradelle medaglie , doue Dinnac di- pinta, òfcolpitacon Io fpiede, in legno che ella foleua ammazzarci cingùiali, diche fa chiaro rcflimoniolamc daglia di Gcta Triumuiro, nella quale da vn lato è fcol- pita la tefta di Diana , & dall’altro vn cinguialc , ferito d’vno fpiede in vna fpalla con vn cane appreffo. GETA TRIVMVIR DE GL’ ANTICHI ROMANI. 83 Quando i Romani figurauono Diana cacciatrice, ordinariamente la folcuono accópagnared’vn turchaf- fo,d’vn , arco,& di frccciccon vn cane da ghignerei fc - gugio,(cnzaraiiirode quali non fi può cacciarci come mortra la medaglia qui di lotto. med 7 ~d f C~P OS T VMO. ARGENTO. Ma nelle medaglie d’Augurto fi vede vna volta Dia- na figurata tutta ritta in habito virginale, con l'arco in vna mano , & con l’altra /opra al turcharto, facendo le- gno di cauarne vna freccia pcrtirare,&: nel mezzo lette- re, che dicono/iM pera t or DECiEs,&di fotto,sici- x.i a. & altre che dicono , im perator vNDEciEs.Et L nel rouefciod’vn altra fi vede con la velie alzata, vnar- sthukitl co in vna mano , & nell’altro vno fccttro, vn can da giu- * gnerc,& gli rtiualcrti infino à mezza gamba , colà prò- £ 1 pria per lei come cacciatrice, &i quali daPolluccfono An<lro »”- ftati Endiomidi chiamati. des ' F z «4 * • ì t ari- t m r rfi & PpSKT’ • r T v DELLA RELIGIONE A V G V S T O. Tra cucce le medaglie d oro, che fanno ìjjj.furnorro uaccàTolofa, & rraquelleche mi vennero nelle mani, io ne hò vna,nclla quale da vn lato è fimaginc di Diana, col Tuo arco & la faretra,*: dall'altro vn tempio, nel cui mezzo c vn trofeo naualc,in cima al quale è vna celata antica:& della prua della natte, c fitto vn tronco come vno Itile con due rami, vno riuclliro d’vna corazza, & da l’altro pendono due dardi & vna rotelIa:& à pie del tron co è vn Ancora da vn lato,& vn timone da J aItro,in le- gno della rotta di Sello Pompeo, quando Ccfarc Augu- ro racquiftò la Sicilia, la quale in mezzo al frontilpi- Tri gSbe, c *° ^ mc J c h mo tempio e figurata per tre gambe, con impresici lettere che dicono,i mper ator . c ae s ar,co!ì fignifi- UsùiU can do che Augullo ringratiaua Diana della vettoria hauutadc nimici Tuoi. - av 1 i DE G'E’ ANTICHI /ROMANI. *5 AVGVSTO. Et nc rouefci delle medaglie battute in honoredt Mar cello, fi vede parimente-vn facardote, chccon due mani lebrato in prclcnra al tempia di Diana vn altro trofeo di Sicilia, s *” a *- ringratiandola delI’Kauuta vittoria di Siracu(a,&dcl te- foro portatone à Roma,iI quale-fu {limato tanto, quan- to quello che i Romani cauorno di Cartagine. * MAJICELLINO,. ~ BRONZO.. *6 DELLA RELIGIONE Animali tonfatati i Diana. Solcuono gl antichi placare Diana imolando la cer- iliaci daino, il ccruio,& il toro,tutci animali confècrati lei, fi come tcftimoncranno le medaglie Latine & chc,che io ho fatto ritrarre qui di lotto. FILIPPO. BRONCO. Tempi o di Scriuc Strabonc nel x ri 1 1. libro della fua Cofmògra to“ra*ro~ & 1 che quello tempio cra fondato nclflfola d’Icaria & polon. chiamato Tstupóirtxor. Et Tito Liuio neh ni. della quinta Decade , lo chiamò parimente Tauropolum , & Tauro poli* i ficrificij,chclifaccuonoà Diana. Dionilìo nondime- no nel fuo libro de Sicu Orbis dice,chc Diana non fu chia mataTauropoU dalla regione, ma dalla quantità de tori, ehcvinalceuonofotto la fua protezione :& però detta dum Tau eguale colà appari Ice vera per la medaglia Gre ca qui di fottojdoue fono lettere, che dicono, e petp i- IÓN DAMASI AZ. MED f vi. DE Gl'ANTICHl ROMANI. 87 MED AGLIA GRECA D I DIANA. ARGENTO. Chequcfto fiavcro,& che Diana Ila (lata chiamata TaurofoloSybiTdurof oliai Tuoi facrificij dal toro che l’era confagrato,come il cane, dimoftra anchora Diodoro nel iti. libro, douc parlando della Rcina delle Amazo- nc dice, che ella faceua ogni giorno cflcrcitarc le Tue ver- gini allacaccia, acciò chcpiu facilmente tollcraflino il difagio dcllarme & della guerra , facendo le fare vn cer- to facrificio, che ella chiamò T*opej 3 fojo.,benchc gl’ Autori tanto Greci come Latini habbinoconfufi tutti quelli no mi Tdurouoliumjduropolum, & Tauropobolum, & malli me Suidane i Collcttanei, chiamando Diana Tduroholosfal Toro(quello che anchora conferma Euftathio) il quale l’era facrificato, come fi vede nella medaglia d’argento ' d’ Aulo Pofthumo, nella quale fi vede da vnlato Diana con vna luna in teda, l’arco & il turcafTo:& dall'altro il fa orifìcio del toro, nel modo, che fi vede qui di fotro. F 4 Sacrifìci» di Diati» ordinato da la regi, na deli a- mazonc. Diana chi» mata Tau- robolos . tttJICi * * : v ni' I $8 .'D É L L A Rì L 1 G f Ò M £ ' A VLO PO STHVMO. - ~ i ARGENTO. eia, & ma/firneàLettora,doue fe nc vede grandi/fim» Tùtro gì - quantità, donatimi già da Pietro GiIio,huomo dotto Se deVanuZ g ranc * c amatore delle cofc antiche, fi conofcechcifacri- ti ficij fatti anticamente da i facendoti alla madre degli Dij congrande apparecchio,crano chiamati TAuroj>olium& •>- • altre volte Taurtuolium , &non folamente à Diana Cibelc,maanchoraàMinerua, volendo maflìmamente credere àSuidas: benché di coli fatti fiicrificij io habbia, aliai diftefamete fcritto negli Epigrammi, che io hò rac-' colti di tutta la Francia. * 'a • ; ' b - •• . „ j ( . t . * e* V. ... LeBor* inpropugrutcttlo \rbis. matri devm pomp. philvmenae t*VAE PRIMA EECTORAE TAVROBOIIVM F e e r T. . tìdi°G4f!o fedeli àiichora in vna piccola chiefa di S. Tomafo giuu mezza rouinata nella medefima terra, vn’altro epitaffio in vna D E GL’ ANTICHI ROMANI. S* hi vna colonna, che regge l’altare grande, per il quale fi conolce che i Decurioni di quel tempo , cioè gouucr- torì della Tcrra,feciono il facrificiodi Tauropolium alla madre degliDij per la falutc diGordiano Imperato- re, & di Sabina Tranquillina Tua moglie. In facelle D.Thanutnunc diruto in columna i aitarli vijìrur. 1 PRO SALVTE I MP. ANTONINI GOR- < DI ANI PII FEL A V G V. TOTIVSCHE^ DOMVS DI VI N A£, PROQVE STATV C li V 1 T- LACTOR. TAVROPOLIVM FECIT ÒRDO LACT. D. N. GORDIANO II. ET POMPEIANO COS. VI. 1D. DEC. CV- " RANTIB. M. EROTIO ET FESTO CA- » NINIO SACÈRD. Di quella Sabina Tranquillina ho io veduto altre yolte yna medaglia d’argento, & vno Epitaffio fatto in quello modo, FVRIAE SABINAE TR AN QV 1 LLIN AE SANCTISSIMAE A V G. CONIVGI DOMI- NI N. M. ANTONINI GORDIANI PII FEL1CIS INVICTI A V G V STI DECVRIA- LES AEDILIVM PLEBIS C ERI ALI VM DEVOTI NVM1NI MAIESTATICHE EO- R VM. Trouafià Roma vn gran marmo antico fcolpitoin otfmzion honorc della madredegli Dei,douelì fa mentione del- * cibele Taurouohum,& quiui lì vede l’imagine della Dea co- ronata d’vna Torre con vn tamburo nella man manca appoggiato fopra alla fuacolcia,& con la ritta tiene cer- te fpighe di grano, à federe fui fuo carro tirato da due liooi,& accompagnata del fuo Atis, che tiene vna palla in mano, & cappeggiato à vn Pino, come albero con- F 5 90 DELLA RELIGIONE Carro de la madre de gli Dei , ti- rato di duo leoni. Dichiara- tionedel'in fegna de la madre de gli Dei. {agrato arale Dea, à caufa della monragnad’Ida, eh ciò Candia, òdi quella di Frigia, abondantifiime ambedue diPinij&doue cllac adorata principalmente per Dea,' & dedicatele le Pine, onde Marciale ha detto di quelle parlando, Toma fumus Cybeles. Ma quanto à i due Iioniche tirano il Tuo carro ,co-. mefcriuc Virgilio, Et iunBi rerum dominai fubiereleones. voltano i Greci lignificare, che non fi troua cofi Acrile terra,chc ben coltiuata,non diuenti fertile & buona. La torre lignifica leCitta & edifìci j de quali la terra è orna- taci tamburo la mondezza della terra, benché alcuni veglino che ciò lignifichi i venti rinchiufiui dentro, & le fpighe,ch© la terra fola è quella che nutrifee l’huomo. Figura .u ■ :• '• :•> h . ' it j . . \ 9J®.: -, 3 A trt, ,Ou u;j . . . ;ì. ‘ A .w y. LA «... uidy. . adX > m ri </ a r» fi il . ■ J . ri Vf.TOJ tOplI ini r.twyt ^ •* . u Yiai n i.ir^u cTonorl li : ;j v £ i , j.T .v vii./r , rr/tarV;ioi f! - •> J *. ■ i V • ... ... ; . • V'-vi - j *- *'y ^ 1 '-i ‘I • • DE GL' ANTICHI ROMANI. in FJG y R A~ D E LA MADRE DE I DEI R I 7 R ATTA del marmo artico, il qual fi vede in Roma ntll’ecchiefa di S.Sebafliano. M. d: M. L ET ATTINIS L. CORNELIVS SCIPIO OREITVS V. C. AVGVR TAVROBOLIVM SIVE CRIOBOLIVM , FECIT DIE IIII. KAL. MART. TVSCO ET ANNVLLINO COSS. Cibelt tOf- riU. Nell’altra medaglia pure Greca li vede da vn lato Cibelc torrira,& dall’altro il folgore di Giouc con al- tre facttc, la quale c tanto vecchia & frulla, che non lì c potuto cauare alcun fenfo delle parole Greche. Meda Vari I nomi de la madre dei Dei. Diana con- feruatrice, adorata in Sieilia. Chiamaronlagl’antichi madre degli Dei, perche in guifadi madreche nutriteci figlìuoli.la terra limilmcn- te nutrilcetuttigrhuomini & animali del Mondo, coli dice Furnuto.I «Greci & Romani le dettono più nomi & attribuirne diuerfe virtù.chiamandola Cibelc, Cere- re,^ Terra,Prolcrpina, &fecondo Lucretio, madre delle beftie. Veda, &Diana:il che li vede & conferma per due medaglie di bronzo Greche, ncll’vna delle quali c Dia- na da vn lato con quelle parole, 2 atei p a, & da l’altro il folgorc,dcdicatole cornea Velia ,& limili parole x i aeqi a r a ©ojc a e n 2, ci oc , medaglia battuta dal Agatoclc in honoredi Diana confcruatrice. Nel tempo, che io Faceuo quello 33cor|oi mi fumo mc faglie clonate alcune medaglie d’argento, di quelle, che viti- doro & inamente furono trouateà Reims, tutte quafi di Seuc- trouute°t ro,di Giuliani CaracaHa,di Geta,8t diMacrino. Et per- chcrracfleio netrouaitrc,doue livedcCibelc convnfolgorc in mano,& à federe fopra vn qucflc parole , ind mi cparfo non fuora di fotto. L’vna. GLIA GRECA. bronzo. « ■ . V «A » i 5>4 DELLA RELIGIONE if pino con- L’vna dell altre due medaglie e dì Giulia, nella quale madre dc*i ^ vc< ^ c Cibclc tortila in compagnia di due lioni & àfc- Dd. dere fopra vna Tedia con vn ramo di pino in vna mano, & nell altra lo fcctcro,chcclIa appoggia fopra il Tuo tam buro,3c lettere che dicono intorno ,mater devm. Il medefìmo rouefeio nella medaglia di Fauftina e quali del tutto foni iglianteà quello. ARGENTO. BRONZO. Figuro MED. DI C. VOLTEIO. ARGENTO.; ANTO. Pio. BRONZO. p JJ ■ ' ■'■W ■■ DE GL’ANTICHI DOMANI. Figurornoanchoragl’antichiil lìmulacro di quella Cibcìe con vn gran numero dipoppe,fignificando‘ che cllanutricaua tutto il Mondo, con vn a torrefalla tefta, due Honi Copra i bracci , & diuerfr animali incorno, produtei da lei come Dea della Natura, & di più due ccruie ài piedi, che moftrauono che Diana, & quella erano vnamedchmacolà.Ncl qual modo nonhd mot- to tempo che ella fu ricrouata in vna grotta ancichiflì- maàRomadadipinturadellaqualemi donò altra vol- ta M. Antonio Fantuflì dipintore Romano, la quale io ho polla nel miolibro de la Natura de gli dèi , per dame la villa à .gli amatori dell’antichità. Furono tutte quelle forme attribuite à Dianacondiuertì nomi di triforme, come per il tellimoniodiPaufania la chiamò Alcamc- nc:& Virgilio, dichiarandoci che in cielo lì chiamaua Luna, in terra. Diana,& nell’inferno Profcrpina , coli laf : ciò fcritto, Tergeminamque Hccaten>trU ùrginìs or a Tfidnx. Et perche la figuradi Diana, ritratta da vn marmò antico,!! vedrà meglio nelnollro primo libro dell anti- chitàdiRoma, io non nelcriùero qui altro , ma fola- mence dirò come fotto la deità & nome d’Hccate i più ricchi Romani foleuono ogni mefe far facrificio à Dia- na, mettendo fopra i canti delle llradc della Città, pane & altre cofe,chcfubito da ipoueri erano leuaje via , co- me fcriuc Ateneo, llimando che Diana, la Luna, & Pro- ferpina fodero vna mcdclima coCa. Hauendoà baftanza parlato di Diana , & defìderan- - do venire alladcfcrittionc degli altri Dij, comincieremo da ^inerita* la quale fccondoi Poeti, nacque.de l capo diGio 55 Dea di m- tura. Diana tri- forme. Paufinid. Virgilio. Sacrifìcio fattoi Dia na fotto il nome di He tate. Ateneo. MINER- VA. 96 DELLA RELIGIONE di Giouc, pcreflcrcrintcllctto collocato nella certa dell* huomo. Armaronla oltre à quello gl’antichi d’vno feu- do, nclqnalcera il capo di Mcdufa,moftradochcrhuo- mo fauiodcbbecon force animo & intrepido vifo refi- ftcrc aU’aucrficà,& à nimici.il pennachio che ella hauc* ua fopra al morrionc , fignificaua rornamenro di tutte lefciczc, &cofcaItenclccruclIo dcH‘huomo:le tre vedi differenti l’vna all’altra, che la Capienza debbe clferefc- grcta,&l'hafta che ella haucua in mano, che l’huomo fauio guarda, con fiderà, & batte di lontano & con van- drdicXt*! taggto. Mala Ciuctta le fu dedicata (come habbiamo Mintrtu. detto) per moftrarcche la Capienza cuopre con le tene- bre il fuolplcndore-.i qualitutti lignificati pare chedcf- criucffc affai bene Ouidio nel Certo libro della fua Mc- tamorfofi, quando dille, ^t fili datelypeumjat acuta cuflidis hafiam, Datgaleam capiti, defendituragide pettus, ‘PercuJìa'mejuefua fimulàt decufiide ferrarti. Edere cu mi; accia factum canentis oliua , Jrfirartque deos «perù vittoria finis. Minmu Scriuc Varronc che Mincrua fu quella , che fondò ie untoti Atcne,& per ciò fu chiamata, aohn a quafi idxraìoe rrdfOt- i- Atene. r e, che voi dire, vergine immortale, àcaufa chcfcomc fcriue Fulgentio) la ìapienza non muore mai. Di qui ha voluto Porfirio dire, che Mincrua none altro che la vir- tù del fole, mediante la quale lafapienza entra & pene- tra dentro alcuorcdcH’huomo, là onde nafcendodalla fommkàdcU’aria : però fi vede che i Poeti hanno finto che Mincrua c vfcitadelcapodiGiouc. I Filici dicono chela virtùintellccciuaècollocata nel cerucllo deliquio DE GL'ANTICHI ROMANI. *7 mo,comc denrroalia principale fortezza del redo del corpo. Chiamaronla Umilmente gl’antichi Bellona, BrBofl4 cioè Dea della guerra, lignificando chei Soldati debbo- d « * u no non fidamente edere del continouo armati Spederei- S* frr <- caci, ma proueduri di configlio: &rprima chccominciarc vn imprcfa,cdàminarc molto bene le forze del nimico: quello che confermò anchora Saludio dicendo, che ei bifogna prima configliarfi,& doppo il configlio, & la deliberationc fatta mandar predo ad effetto ìlfuo dife- gno.Lacaufà perche gl’hiftorici l’hanno fatta fondatri- ce d’Atcnc, è, che dicono che nafccndo difeordia tra lei & Nettuno, di chi douede porre nome alla Città, gli Dei fimedono in mezzo per pacificarli, &giudicorno che Ncttu- qualc di loro due produrrebbe cofa piu vtilc alla detta Vaim terra, quello le douede dare il nome, per il che pcrcoccn- do la terra, & facendo nafcerc Nettuno vn cauallo, & Minerua l’vIiuo,fu fententiato chcl’vliuo, piu che il ca- uallo fodènccedirio & vtile alla vita humana,& cofi re- do la Dea vincitrice, con attribuirle l’vliuo & cdcrechia- mata Pacifera, come fi vede nelle medaglie di M. Aure- vulimit - Iio,& di Commodo Imperatore. - 4 ut 1 q ncrua. f • *. • T V ■ * 1 t\ e k \ ■ l A ,|f I. fi , * . I .. '• •• 1 ■ • "• «f; IM ,1 - f . n L M. AVRELIO. COMMODO. BRONZO. Ttfle di mi Scriue Plinio che infino alfuo tempo duraua ancho- ra la celcbrationc della fella & giuochi di Minerua, tjuatria. chiamati Quinquatrij, quali erano, che i fanciulli facen- do vacationc dalle fcuolc & da gli ftudij porrauono la mancia ài loro maellri in honore della Dea,come quel Jache aiutaua la mcmoriarciò che Quintiliano a! 1 1 1. li- bro^ nefuoi falli Ouidio anchora meglio ha dichia- rato, quando ci dice, 'Pallata nunc putrì tener a j ornate p nella: Qui lene placarit Palla Ja,Jolhuerir. L’occafione fopradetta della difeordia di Mincrua nettv- & di Nettuno, pare che mi porgea conuencuolcmare- « n o. ria di ragionare anchora di quello Dio,il quale (come il Delfino fcriuc Higinio) fi dipingevi con vn Delfino fotto il dedicato ì piede 5 ò la "mano mancaappogiataui fopra, hauendo il nettano, tric | enrc nc lJ a r j t ta , fi come dimollrano i rouefei delle medaglie di M Agrippa. M.Agr I 1 L DE GL’ ANTICHI ROMANI, M. A G R I P P A. BRONZO. Fu Umilmente da gl’antichi dipinto Nettuno con uettunodi vn Tridente & vna Acroftolia (ornamento antico di galea) in mano , come fi vede ne rouefei di due mie te cr una medaglie d’argento, l'vnad’ A ugufi:o,& l’altra di Vefpa* fiano.douc fono lettere che dicono, neptvno redv- ci, in fegnodi ringratiare lo Dio del felice ritorno dal- le imprefe nauali. Acrojlolta dagli anti- chi. AVGVSTO. VESPASIANO. ARGENTO. G z 100 ut -inai* : DELLA RELIGIÓNE vufciiut 4t- Attribuirno parimente grantichiii Tridente a Nct- mttuno 4 tuno,,n %no dello feettro , & ancho per efl'erc vno in- perfetttro. frumento molto ncceflario à i marinai, dipingendolo vna volta pacifico>& vn’altra adirato ,come fi vede per le medaglie di Pompeo doppol’imprela fatta, & la vet- roria hanuta de Corlali, donc da vii Iato fono lettere, che dicono, MAGNVS IMPERATOR ITERVM-.& dell’altro, PRAEFECTVS CLASSIS ET O ilARITIMAE EX SENATVSCONSV MED. DI PO MP DE GL’ ANTICHI ROMANI. ioi Io ho tra molte pietre antiche, intagliate di diuerfc Ag<tu <m- forci, l’Agata di forco figu rata , nella quale è il mcdelìmo Nettunoà ledere, con vn braccio appoggiato fopra vn tmo* va Co alta maniera d'vn fiume,& doppo quella vna Cor- niolaanticadicolorcdi rubino, nella quale cvn Nettu- no fui fuo carro, tirato da due caualli, nel modo , ch’egli tumori- è anchora figurato in vna medaglia di M. Agrippa con rito dà <a - lertcrc che dicono aeqvoris me omnipotens. AGATA. CORNIOLO. M. AGRIPPA. arg e n t o. . v."“ v - -m * .... VA monete ioz N rtttmo i fiutilo. DE LA RELIGIONE La caufa perche glancichi dedicorno il causilo à Nettuno, fu,perchc ci fu il primo che trouò il modo di domarli &frenarli, come dice Virgilio nel y.dil'EncidL / ungir eejuos curru geni tot fumanti a. <jue addir Frana f'eris ì manilupjue omnes ejfundit babenat. Fanno vera teflimonanza di quello, ’ Tarcntini, nelle quali da vn lato fi vede Nettuno uallo,& dall’altro Taras fuo figliuolo fopra vn Delfino. HÌppOCTé- tid. Confutili. Nettuno in h entore di tutte del tuuigtr. A iNettunocauanere recionoiKomanjgia vn tem- pio,comc fi leggein Haficarnalco,&chiamaronogl’Ar cadi) il dì della fila fella Higgocratia , fi come gl'antichi Confualia , nel quale tempo tutti i causili > muli, & mule non erano in modo alcuno adoperati à rrauagliare,' madai garzoni di Italia condotti à moftra per tuttala Città di Roma con la teda coperta di fiori & ornata di ghirlande con ricchi fornimenti. Scriuc Diodoro che Nettuno fu il primo che trouò l’arte del nauigarc& didrizarc vna armata di marc,& che D E GL’ ANTICHI ROMANI. 103 ' che per quello ci fu fatto da Giouc Ammiraglio del ma- re^ di poi adoratocome Dio.Et per le due medaglie, & vn Niccolo, figurate qui Cotto, vollono glantichi li- gnificare che Nettuno haucua poflanza tanto in mare Ncttuno ^ quanto in terra,figurando vn caualloconla coda tor- gnordrima ta & diuifà in due partidnfegno de iduc Elementi, l’vno (quale e la terra) ripreientato dinanzi per il cauailo, & l’altro (qual’ è il marc)difcgnato dietro per la coda in forma di Delfino. ANTICO NICCOLO. Qi CREPERIO. GALLIENO. * »o4 DELLA RELIGIONE Quando i Romani volcuono moftrarc di ringratia- rcNettuno di qualche vettoriahauuta in mare, lo facc- uono Scolpire nelle loro medagliedavn lacoconil Tri- dente^ dall’altro mctteuono vnaVcttoriafulla poppai d’vnaNaucmel quale modolofcciono già fare Deme- trio, Augufto Ccfarc,Vcfpafiano , & Tito fuo figliuolo. Imp.Rom. MED. DI DEMETRIO. ARGENTO. AVGVSTO. VESPASIANO. ARGENTO. ARGENTO. Ritor - I E serv- ir API a Machione DE GL’ ANTICHI ROMANI. 105 Ritornando à gl’altri noflri Dij,& loro templi, altari & fimulachrijdiciamo chcEfculapio Dio della fa nità,fu il primo chctrouò l’vfo della Medicina, infcgnataglifor fc prima da qualche Dio flato innazi à lui. Quelli al rem po di Homero fi vcdcchcnon era anchora flato collo- cato nel numcrodegli Dei,cóciofìa che il detto Poeta fa medicare àPconcle piaghe di Marte. Ma quadoci parla diMachaonc,figliuolo d’ÈfcuIapio,ci lo chiama huomo Ma(hégj figliuolo d’EfcuIàpio Medico, chctrouò molti rimedij figliuolo ncccflarij perla fanità dcllhuomo , & lo fa tato eccellete in quella arte, che ci dice che rifufcitaua i morti .Dice Lat Stantio. tantiochc Efculapio nacque di padre & di madrc,chcn6 fumo da perfonaconofciuti,& coli lafciato in mezzo à vn campo,& trouato da certi cacciatori, fu dato i n guar- dia à Chironc Centauro,chcgl’infegnò lar te di medica- renella quale vfarono dipoi fempregl’antichi fino al tc- pod’Hippocrate,che la riduflc alla fua perfezionc.L’ha- Kippocratt birationed’EfcuIapiofugiààRaugiacittàdi Schiauonia, Umdu^a & dagli antichi chiamata Epidauro,doue ci fucòfiigra- * pnfctno to, fattogli vn tempio, & vna flarua d’oro & d’auorio per " f * le mani di Trafimcdc,cccclIcntiflìmo(comc fcriuc Pau fàniajfculcorcdi queltcpo, &natiuo dcll’IfoladiParos. ^ef^iuio Eufebio nondimeno lo vedi &dipinfenel modo, che in nedeiima- marmo bianco fi vede anchora à Roma,& in molte me daglic & pietre antiche, cioè vcflitod’vn mantello alla do Eufebio. Greca, con vn baflonc in mano, & fopra al quale(attor- cigliato d’ vna ferpe)pare che il Dio s’appoggi, nella ma- niera che io l’hò in vn’altra belliffima Corniola, &in vno Niccolo, ritratti qui di forco al naturale. G 5 .ori oia/ì Jr ioc DELLA RELIGIONE ‘CORNIOLA ANT. NICCOLO ANT. Tornato. Microbio. I a Ciuciti dedicata ì Efculapio. Significai™ la fcrpc (fecondo Fornuto) che fi come quelle fi fpogliano & mutano la icorza, cofi auiehedc Mcdccichc riducono gl’ammalaci dalla malaria alla fa- ttiti, rendendo loro vn corpo nuouo. Altri voglionoche fi come la ferpe lignifica laprudcza,cofi bifogni al buo Medico edere prudente circa alia finità d’vna perfona. Ma Plinio rede vn’altra ragione, cioè che la fcrpc fia de- dicata à Efculapio per edere buona a molte mcdicinc:& Macrobio dice che quello e, perche la ferpe ha la villa fiottile, come bifiogna che habbia il Medico nella cura d’vn infermo, &chc il battone fignifica,chcvn huomo ammalato ha bifiogno di nutrimento che Io fiollcnga, in modo,ch’ei non caggiaaffatto.EtEufebio,chcilba- ftonegl’è attribuito, come quello che ^er appoggiarli e ncccdario à vn’ammalato. Fu oltre a quello dedicata à Eficulapio la Ciuctta, lignificando che il medico debbe edere vigilante più la notte che il giorno intorno all'in- fcrmo.fi come lì vede ne rouefici delle medaghedi Nero nc,&di Vitcllio. Nerone. DE GL’ ANTICHI ROMANI. 107 NERONE. VITE L LrO. * ORO. BRONZO. Vcdc(i anchoraà Roma nel mezzo del Teuero vn’I- foletta à modo d’vna galeotta, cioè larga nel mezzo,lua- ga due ottani di miglio, appuntata da bado , & piu larga di fopra, à modo d’vna poppacL’vna naue:la quale Ifola fu già confagrata à E(culapio,doppo che il fuo lìmula- cro fuilato condotto à RomafQttolafbrma d’vnalcr- pc,òpiùtoftod'vnDcmonio:in honorcdcl quale fedo* no già i Raugei battere monete con la lèrpc &: conlctre- re Greche, che diceuono epuat pio N,la. quale Città (comclcriueLiuio)fufoIàmenre nobilitata dal tempio d’Efculapiojlontanodaquellacinque miglia,douecon molte cerimonie fu adorato come Dio. MON. Simulacro d'Efculapù portato fa Roma. Moneta é i Epidauri Quelle parole Greche attorpatop o taaepia- •NOS, r A A A I E NO X , O TAAEPIA NOJ KAJXAPES.nOH dinotano altra co(à,fc nonchcVaIeriano Imp.fccc bat- tere quella medaglia con l’effigie Tua &rde due Tuoi figli- uoli Gallieno & Va!criano J & i tre tcpli nel rouelcio con tali parole Greche, tpix neokopoi nikomhaeon: lignificano chetrc guardiani de detti tcpli pregauono pcrlafanità & falute(figurataperlafcrpe)dc fopradetti tre Impcradori. iTP I C N t^KD k PvA-N Nel Vittri di ThafiU. DE GL' ANTICHI 1 ROMANI. io* Ncllhorto dcllachielàdi S.BartoIomeo,che c ncll’l- fola nominata di (opra, fi vede anchora vna nauicclladi pietra Thaflìa,chcè molto (limata per la varietà de (uoi colori, nella qualcdavnlato fi vede (colpita vna ferpe, che alcuni vogliono che fia delle reliquie del tempio già detto d’Efculapio : &quafi Tempre nelle medaglie de gli Imperatori fi trouala ferpe con la fanità,chc fiotto figura SANITA> d’ElcuI.tpiogli fa làcrificiorò veramente la ticneabbrac- ciata, lignificando che da quello Dio dipendeua la fani- tàfiola. Anton, pio. BRONZO. M. AVRELIO. ARGEN TO. M. AC ILI A. ARGENTO. ARGENTO. Sono no Medaglio- ne din. Aurelio trouato in JU ione. P ub. Vitto re. DELLA RELIGIONE Sono forfcfei mcfi,ch’eflcndomi portato vna vecchia medaglia di M. AureIio,ft:ata crociata nc fondamenti del la vecchia zecca di Lione, mi e parfo di farla ritrarre qui di fottoalnaturalc,pcrfarc meglio intendere àgl’ama- tori del l'antichità in che modo,fotro colore d’vna ferpe, gl’antichi fingeuonodi fare facrificio iEfcuIapio per le manidiMinerua,con vna tazza in mano coperta d’vno vliuo.&dinazi la Vcttoria,chc porta vn’altra tazza pie- na di frutte. MEDAGLIONI. M. AVRELIO. COMMODO. Non fi potendo lenza la finità fare bene alcuna cofa, pare che meritamente ella debbia haucre luogo tra tanti altri Dijril tempio della qualefcome fcriué Publio Vic- tore)era nclvi.quartiere della Città di Roma, quantun- que Domitiano le ne faccfTc edificare vn’altro piccolo , 1 doppo il pericolo che egli haueua portato nella venuta di ViteUioàRoma. DO. Ili CASTI- TÀ. L’habitodi quella Dea con l’imagine Tua, (colpita nelle medaglie di Giulia Pia, Donna di Scuero Impera- tore, fu limile à quello d’vna Donna vedouaaflifafopra vna Tedia con lo feettro in mano, & due colóbc appref- fo, lignificando che come la colomba c bianca & pura, ^ fo/om _ coli la caftitàdcbbe edere fenza macchiarla Donna da bt j imbolo bene fcmplicc&purafimilmentc. dictjUu. gTvlia PIA. ARGENTO. GL’ ANTICHI XOMANI. DOMITIANO. ARGENTO. DELLA RELIGIONE Quelli, che hanno dichiarata la Caftità, dicono che dtu cajli - ella c vna virtù, che cfccd’vn buon cuorc:& piu torto co- fentc di patirc,chc fare atto lontano dall’honcrto &dal- l'honore.Et le pure egli auicne che cllafia forzata, non per quello riccue alcun torto, non fi potédo corrompe- re il cuore accompagnato da vna buona indiamone & nutrimentoialla quale (come cofa fimilmente chara & li ber P ret ' 0 ^ a )g^ an fi c ^*^ cttcr0 P cr cópagna la Libcrtà,chia« T a. madola,comc l'altrc, Dea, amata & cerca da tutti i begli ingegniionde ci non farebbe polfibile di fcriucre à pieno lacontentczza di colui, che viuendo liberamente lenza ambinone, fi contenta di quello checglihà, ncconofcc perfona che per Pallidità de beni di quello mòdo (fotto- poftiaU‘inuidia& alla fortuna) gli porta comandare, & farlo pervn poco di bene incorrere ingrandirtìmima- li, quello che anchorapcr Euripide c ftato dottamente Euripide. dichiarato,douc ci dice: 'Ham hberum effe, maximum dico bonum: Quoti fi quii ejl pauper,puter fe diuirem. Et Cicerone ne Tuoi Paradofli dichiarando la Libertà fimilmente dille, che la vera libertà non era alerò chcpo Tempio di tere viucrecomc l’huom volcua.il tépiodi quella Dea uberei. cra nc j m 5 tc Aucntino, ornato di molte ftatue &r cotóne di bronzo, onde per l’orazione che Cicerone fece à i Pó- tcfici per la fuacafa, fi conofcc come Claudio l’haucua conlagrataalla Dea Libertàd’habito della qualeerad’v- naDonnacon vna Itola, òvn velo addoflb,vn’haftain vna mano, & nell altra vn capello, folitodarfi àiferui, che erano liberati da i padroni, quantunque alcuni altri habbino detto che forte vna campana.* GAL. «5 Chequcfìocappcllofairein legno della Libertà(fì co il cappella me io ho più chiaramente inoltrato nella fine del mio li bro dell’antichità di Roma)lì vede nelle medaglie battu rein honoredi Brutto libcratoredella Patri a,& di Ccfa- quidi fotto al naturale. CALIGVLA. BRONZO: DE GL' ANTICHI ROMANI. GALBA. ~ TRAIANO. BRONZO- ARGENTO. cnc delia libertà nalcc la felicità, io accompa- FELICI gneròqucltacon quella^ inoltrerò cornei Romani L- TA ‘ fcciono vn tempio & vn’alcare,dcl quale fcriuendoPli- H - iM • DELLA RELIGIONE , . nio dice che la (latua della Dea Felicità,crafl:ata fatta da rufits! ° Archcfilao Pla(les,& coftata à Luculloix.gran fcfter- tij, (limando i Romani cflcre all'hora i tempi felici , & la vera Felicità regnare per tutto, quando i loro Imperato- ri haucuono viuuto,ò regnato lungamente:quando ha- ueuonogencratibci figliuoli,&foggiagati, & vinti i lo- ro nimicijondclapaccpublica regnaua: quando fi feo- priua qualche tradimento òcogiuratione contro all lm perio,& quando egli era abbondanza di grano, ò le naui cariche di quello, & d’altre mercanzie arriuauono al portod'Oftiaàfaluamento. FAVSTIN A. BRONZO. BRONZO. CARACALLA. TACITO. ARGENTO. ARGENTO. 4 DE GL’ANTICHI ROMANI. wj ANTON. PIO. SEV.ERO. BRONZO. ARGENTO. Maqucllacla vera felicità quando la Giuftitia regna in vn Reame, laqualefa che gl'imperatori, i Rc,& le Re ^ia* 71 publichc durano Iungamente:ondegl’antichifoIeuono i Principi dire che Giouc fenza la Giuftitia non farebbe potuto fta reinciclo,nclaRepublicain piede pu re vn’h ora. E v la Giuftitia vna perpetua & ferma volontà di fare ragione adogniuno, &viuédo virtuofamente, non fare torto à perfona , rendendo àciafcuno quello che c fuo. Della Giuftitia fono nate due leggi , l’vna publica , & priuata Lfgg[ fUm l’altra. La publica c di por méte alla comunefalutc de- blica&pri gli ftati,& la priuata è quella (come anchoras’accordail uiU ‘ Iurifc5fuIto)de i particulari. Quella cóccrnc la religio- ne, le colè fagrc,i Sacerdoti & iMagiftrati:& quella è fon data fulla ragione naturale, ciuile,&: humana:della qua- le fc piace al lettore di fapcrne piu oltre, legga Plutarco, v lutano. doue,fcriucndo della dottrina de principi, moftra aflài: chiaramente quantoprctioIa,fanta , Se ncccflariacofa è la Giuftitia :lacui forza è tale, che ella regna in inferno (doue non èvirtùalcuna)quiuicflTendo cadi gate le fcc- H » rr n:i n* DELLA RELIGIONE leratczzc degli huomini fecondo i meriti & grandezze loro.Quefla a Juque volcdo (colpire, ò dipingercglan- tichija (aceuono con vna taflàin vna mano, che era la gruatMgii r ‘ tta : & nella manca le dauono lo feettro , ponendola à intubi u federe in vna Tedia nel modo, che l’hà figurata Hadria- Giujìitia, no nc jj c f uc mC( J a gIi C- quelli che non hanno co- gnitione delle cole antiche, l'hanno figurata nel modo, che fi vede hoggi, cioè con la fpada & le bilancic,che fo - no propriamente le infegne,con le quali foleua l’Equi- tà cflèrcdifcgnatadagl’antichi. TIBERIO. BRONZO. BRONZO. I DE GL’ANTICHI ROMANI. HADRI ANO- ALE X.M A M M E A. »7 ARGENTO. BRONZO. Che l’Equità folle dipinta nel modòdettodi fopra,& E ^ in luogo dilpadacon vn corno d’abbondanza, li vede ta. per le medaglie di Gordiano & di Filippo, non altriméti che fi folle in limile modo il fimulacro della Dea Mone rain quelle di Collante ,& di Diocleciano,con lettere, che diccuono, sacra moneta avgvstorvm et nontuf *- CAESARVM NOSTRORVM. fr< * GORDIANO. ARGENTO. FILIPPO. BRONZO. H 3 1 I V* -vj * *. -'f O. J i /* «MITCJb MS DELLA R E L 1 G I O N E COSTANTE. DI OC LETI A N O. BRONZO. MED. D I T. A R G E N — Volendo t»TlmpcracoriRomani dare cimorc ài talli £!$Z ficittori delle mon'ete,hlccuono in quelle (colpire le ima perfori f, inj lorojconfidciando che non e cola che piu ìmpedll- ZX. ca l'abbondanza de iviueciin vna -Città, quanto la mo- ‘ inugini nel nc rafalfa,aftcncndofi gl'huomini forcOicn di portami u lormonc ^ j oro mcrc hantic:chec pure vn peccato troppo cnor- me,chcgrhuomlnifalfificatori(portando fi gran danno all’vniuerfale per vno vtile particularcjcorrópino quek lo che -irJP» DE GL’ ANTICHI ROMANI. u* Io che l'ingiuria dei tempo, nela terra, ne il fuoco non hanno potuto ne {apuro guaftare.Et di qui nacque chei rrimuin Romani crearono tre huomini,da loro detti T riumuiri, * te mone- fopraie monete con autorità di fare battere oro, argéto & bronzo, come fi vede per le medaglie di Celare Dit- A VGVSTO BH.ONZO. L'officio di Macftri delle monete era di guardare,& fa reproua selle erano di buona lega, prima che farle fta- pare,& poi ch'elle erano battute, selle erano di pefo : on- d’io penfo che Aùgufto, volendo che quella buona vfim za fi mantcneflc Tempre conia maelHdcirimperio Ro- mano, ^erò lafirinflè a i Triumuiri delle monete quella autorità accompagnata dalla poflànzade Tribuni, co- me fi vede perle medaglie battuteda M. Saluto Otonc, CaioPlotio Ruffo, &diuerfi altri. t ■> UO della religione AVGVSTO. ' BRONZO. BRONZO. Trouanfi anchora molte altre medaglie lenza l'ima- ginc d’Augufto,per le quali fi conolcc quello edere vc- ro,chc noi habbiamo fcritto qui di fopra,&maflìmc per lcparole,chc accompagnate d’vna corona ciuica, dico- no, avgvstvs tri bvnitja pot est a t e. & dal- l’altro lato , AERE, ARGENTO, AVRÒ FLAVO FE- RVNTO. A V.GVST O. ~ BRONZO. BRONZO. Pc GL’ ANTICHI ROMANI, l'cr i quali tcftimonij chiaramente vergiamo che tale autorità di fare battere monete , pcfarlc,& e {lami- narle, apparteneua anticamente à i Tribuni , & mafiì- tnc che tra le loro leggi fi trouano fcrittc cofi fatte pa- hrggi (fr _ role, TRIBVNI SVNTO DOMI, PECVNIAM PVBLI- ttnuirali. CAM CVSTODIVNTO, &! più baffo, AES, ARGENTVM, AVRVMYE PVBLICE SIGNANTO. Erano tutti huomini da bene & virtuofi quelli, à qua • li gl’imperatori concedcuono cofi fatto Magiftrato, con pcrmifiìoncdi fare mettere nelle medaglie i nomi> loro, per piùficurtà delle monetc,& perche il popolo conofirefie quando &fotto quali huomini erano fiate battute.Pur nondimeno mancò col tempo ( come fan- no tuttel'altrc^quefta buona vfanza,& pallate le meda- gliedi Claudio & di Neronc,non fi trouò neviddepiù l’Equità dipinta con la bilancia in mano. BRONZO. NERONE. BRONZO. Soleuono tutti i buoni Principi & Imperatori Ro- mani vifitando le Prouincic fuggette alloro Imperio H 5 ua DELLA RELIGIONE fare lcrcparationi per tutto doue erano neceflàrie,& fo- pra tutto liuiHtarc Je monete , & farne battere dcllc : nuouc per le Città principali in ogni regione. Ciò che strabane, conferma Strabonc, quando ci dice, che i Principi Ro- mani lèdono battere monete d’argento & d’oro nella Luigixm- G*ttà di Lioneda quale cofa imitò Luigi mi. Impera- perutorc 4 . tore & Principe virtuofo & bellicolb, amato da tutto il Rrdì ma mondo, quantunque sfortunato fi trouafleneH’imprelà che ci fece in Vnghcria. Somigliò molto quello buon Principe Hadriano Imperatore, con ciò lìa che ei fece-* a#aiviaggi,&nominòlcterrc principali, che egli hauc-ì ua rillaurateal fuo tempo nelle fue monetc.Et ficomei buoni Principi Romani ficeuono fcolpirc le* infegne della Religione nelieloro medaglie,colì quello religio- fó Imperatore mctteua nelle fue monete da vn lato vn tempio con la figura d’vna Crocc,& parole che diccuo- no, c hristi an a re Li ciò. & dall’altro , vna Croce maggiore con qucllcaltrc parole > lvdovicvs impe- rator. MED. u .>/{ avi ■ a«.v- <■- ’ V * - . • ^ • DE GL ANTICHI ROMANI. 115 MED. DI LVIGI IMPERATORE 1 1 1 iT RE DI FRANCIA. ARGENTO. Non è molto tempo éhc vn lauoratore di terranei vafo piena paefedi Lione, trouò lauorado vnltio campo, vicino à vna tcrricciuola chiamata Anfa,vn gran vafo di terra troultoa'p- pieno di medaglie d’argéto del detto Imperatore, delle quali(haucdoncio vnaparte)mi e parfo non fuora'pro- Uour ' polito di moftrarne qui di Lotto lcflempio al Lettore. ~ MONETA DI LVÌGÌ IlÌL ' ‘ Mone li 4 DELIA RELIGIONE MONETA DEL MEDESIMO. ARGENTO. tini A' ri. c icerone. Volle quello magnanimo & virtuolo Principe (coli valorofamencc operando, & facendo officio di pio & catholico) moftrarcà i Tuoi fucceflòri in che modo fi debbe imitare la virtù, honorare la memoria de gl'anti- chi, portare riucréza alla R cligionc,tcmerc Dio, & ama re la Republica& la Patria: Quello, che anchora ci ha infegnato Cicerone dicendo, nel fuo libro della Natura Diffinitio i- degli Dei,chc leflcrc pio none altro che la riucrenza w dì vut*. c | ie no | debbiamo hauercà Dio, à i noftri maggiori, ài pitturi de parenti,à gl amici,& alla patria. Quella virtù fu dipinta da Antonino Pio in habito di Matrona, ò dona vedoua conia fua verte lunga, vnturibulo in mano, chiamalo da i Latini ^cerrafic dinanzi vnaltarc cinto d’vn fefto- nccol fuoco accefo pcrfacrificare. Antonino Wt -r.'- . JWjr . ' £ -pr • Xttrr 4. onci/ DE GL’ANTICHI ROMANI. 115 ANTONINO PIO. HADRIANO. BRONZO. ARGENTO. diariamente nel libro della Cita di Dio, dice chela vera pietà non è altrochel’adoratione d’vnfolo Dio,creato- re del ciclo & della terra, ribattendo & dannando l’op- pinioni de gl’antichi Romaniche cglihauclfino inRo- ma(comc afferma Prudcntio)tanti templi &alcari,quah indenti*. ti penlàuono edere Dij nella Naturaci che tutta volta fivcdechcnalceuada buona intentione, facendo que- llo per religione : della quale cofa ci fan fede le meda- glicdi Giulio Ccfare, di Pompeo, d’Augufto, di Vclpa- ln f egnt ^ lìano, d’Hadriano, d’Antonino Pio, & di Màico Aure- l* rtii&io- lio,pienc d’antichi inftrumenti di religione, come d’vn cappello,d’vn lituo, d’vn prcfcriculo, d’vn fimpulo,d’vn coIccllo,chiamatoiVr^//vr,di taze & validi molte fort£ dequah (come cofa aliai nota) non bilognagià fare più lunga mcntione. j - GIV. ANTONINO PIO. M. AVRELIO. argento. Argento. PtlUdioii Da l’atto pio di religione, venendo à quello che fi Tnia. debbe vfareinuerfo i padri, noi ne faremo qui fede per lemcdaghe di M.Herennio, che portò fuo padre Tulle fpalle,& per quelle di Cefare,doue fi vede Enea, che fi- milmente portò Anchife nel medcfimo modo, portan- doin manpil Palladio di Troiarondc Vergiliolcrifle, ^At t>w ^ÀeneAs. M. HE- DE GL'ANTICHI ROMANI. 12.7 M. HERENNIO. GIVLIO CESARE. ARGENTO. ARGENTO. Quello medefimo ateo pio pare che habbia concefi. Co la Natura infino à gl’animali bruti, onde veggiamo che la Cicogna fofticne & nutrifee il padre & la madre vitti di u nella loro vecchiezza: Cofa da farebene arroflìre , & c,f0 £' w * vergognare gl’ingrati, che rendono male per bene ài loro benefattori:& da fare adirare infino à Dio, al quale temendo anchora di non difpiacere i Romani, fi vede vieti di che fumo amorcuoli & grati fimilmente ne i proprij fi- «<« » nfa gliuoli,& maflìme Antonino Pio,nel rouefeio d’vna medaglia, nel quale fi vede la Pietà con due figliuoli in braccio, & due altri ài piedi:Et nelle medagliedi Domi- na, & di Sabina moglie di Traiano fi vede anchora la Pietà figurata in diuerfe maniere. Anton. i ~ ‘ AV - ÌJÌ3K fcl & * l»,° ì'r* iz* DELLA RELIGIONE ANTON. PIO. M. AVRELIO. BRONZO. DOMITI A. ARGENTO. ARGENTO. S A BINA. bronzo. ' .Tv DE G’LANTICHI ROMANI. izp Per le medaglie battute di Titofigliuolo di Vefpafia - no, fi vede la Pietà che mette inficine d’accordo i duo fratelli Dominano & Tito, dandoli la mano l’vno ali ai tro,pcr mofirare l’amore, il quale debbono duo fratelli portare I’vno all’altro. TITO. B R O N 2 0. ma. Vlinio. CLE- MENZA. Era il tempio della Dea Pietà in Roma, fatto da At- t mpio di tilio fulla piaza,douc era fiata la cala di quella figliuo- ******** la, che haueua già dato la poppa à Tuo padre in prigio- nc,conIafua fiatuachcriprcfenraua latto piccolo vlà- to da lei, & col quale(comcdice Plinio) non fi può fare comparatione alcuna.Et perche dalla pietà nafee lami*. fericordia& la clcméza,hò giudicato. non fuora di prò- poficoaccópagnarecon qucfti eflcmpli la cella di Giu- lio Celare(comc quello ched’humanicà&di clemenza pafiò tuttii Principi del mondo) ftampatain vna meda- glia di Tiberio , aggiugnendoci vna Temenza antica degna d’efierclcritta con lettere d’oro, fi come era in vn BcUifiima marmo, che diccua ,nihil est qvod magis ftntmùu I 1 130 DELLA RELIGIONE DECI AT PRINCIPEM QVAM LIBERALITAS ET ole menti a. Etnei vero,non è cofa nel mondo piu E retiofa & piùconueneuoleà vn Principe che la libera- ta & la mifcricordia. TIBERIO. BRONZO. V I T E L L I O. ARGENTO. Da quelli atti pij inuerfo la rcligione,il padre, la ma- drc,i parenti & la Patria,proccdc poi l’eternità de nomi di coloro, che fono fiati tali,fi come ci hanno dimoftra- to i Romani per ifimulacri delle loro vcttoric, perle fcftc & giuochi fccolari, penanti magnifichi & ricchi templi &cdifitij, ne i quali faccuono fcolpirc f Eternità come vna Dea in habito di matrona, con vn’hafta nella man dritta,& nell’altra vn Corno d'abbondanza, & il pie manco (opravnglobo.Alcuni altri l’hanno figura- ta con due teAe in mano, fi come fi vede in vna meda- aliad'Hadriano, ° Tito / #■ D E GL* ANTICHI ROMANI, 131 TITO VESPA. FAVST1NA. rii. Et Filippo Imperatore riprcfentò l’eternità ne i fuot giuochi Secolari fopra vno elefante^ quale fignificaua vna longa & cjuafi eterna vita. I Romani la difpinfero con duo elefanti, & alcune volte conduolioni cnetira- uono il cirro de glImperatorc> o Imperatrice eh crano> fiati deificati. W I x DE LA RELIGIONE 7 LA TER- RA. Gl' titubi ftcnficaut noi la ter- T4. : TJt GfVLIA PIA. FILIPPO. E* certo,cofa molco difficile (confìderato il numero fìgrandedcgli Dij antichi) di potere crollare Je meda- glie àpropofito di cutrùpurc fermando la mia imprefa, io m ingegnerò di ripreientarci tutte quelle, nelle quali furono figurati gli Dij.ò Dee à modo loro, che portor- noqunlche vrilcalIJuimana natura, come la terra, alla qualcfc ono vn tempio, & in luogo che a' glabri Dcifà- crificauono con l’inccnfo J & altri buoni odori, à quella face DE GL ANTICHI ROM ANI. 133 fàceuono fàcrificio de femi, eccetto che delle faue, & al- tre colè aromatiche : là onde per la medaglia che fece ftamjxtrcCómodo in honorc della tcrra,fi vede che ei la fece a giacere in terra mezza ignuda , come cola ftabilc con vn braccioappoggiato (opra vn vafo,dcl quale efee vna vite,&con Tauro ripofà fopra vn globo celefte, in- torno al quale fono un. piccole figure che le prefenra- ' no TvnadclTvuc, l’altra delle fpighccon vna corona di fiori, l altra vn vaio pieno di liquore,*: l’vltimac la Vct- toriaconvnramodi palma & lettere che dicono, te l- tvs stabilts, lignificando che tutte quelle cofechc la tetra produce/onoper lavitadelThuomo. MEDAGLIONE CO M MODO. Perhaucre affai lungamente trattato delle feite Ce- C e r e* reali nel mio libro dell’Antichità di Roma, io non nc RE * parlerò qui altrimente, contentandomi folamétc di met tcrc innanzi il rouefeio della medaglia di C. Mcmmio c nummi» Edile Curulc, nella quale fi vede Cerere che hà in vna ^naltQt mano tre fpighe,& nell'altra vn torchio accefo, &il pie rc»u. manco fopra vna ferpe, con parole che dicono , mem- I 3 ' *34 DELLA RELIGIONE MIVS. AEDILI5 C £ R. £ A L I A PR.IMVS F E C I .tJ Ma per altre medaglie tanto diVoltcio,chedi Panfa, fi vede femprc Cerere con due torchi nel fuo carro, tirato da due lerpi.Etin due altre medaglie fi trouacon la ve- de alzata, con due torchi, & à i piedi la manica di Tara- ti porto co tro,& nell’ altra ilporco,òla porca, che gli antichi le fo- enrere. * Ictiono racrificare,pcrchcguada le biade: onde Ouidio haferitro, Prima Ceres grauid* gauifaejì fanguine porca, i Ulra fuas merita cade nocentu opes. debutiti ^ comc cra p cr mcdh d’ammazare il porco, coli era fcfo fra li proibito d’immolarei buoi nellàcrificio di Cerere, per- Roawni. chelauorano Se non guadano i beni della terra, onde ouidio. Ouidio xiel 1 1 1 1. de Fadi fende anchora, kA bone fuccintti cultros remouete minijìri: %os aree, ignauamfacrijì care fuem. lAptd mgo cern ix non efl ferienda fecuri: ZJiuaCi&J in dura fape laboret humo. * « Ve. ME MED. h Óf>ì » » ùueihi Cerere e la Pace, con ciò lìache la guerra porga impedimento al lauoratore di coltiuare&lcminare i campi, eflendo conrtretto di fug- girli &faluarc dentro ài bofchj.,0 fu per i monti i Tuoi beftiami. Quello che Umilmente ha bene fcrittoOui- dio nel u n. deludi Farti, doucei dice, Pace Cerei Uta \os orate coloni . ‘Perpetuam pacem,pacifì cum <jue Z)eum. EtTibullo quel medelìmo nella x.Elegia> Intere a pax ama coldt,pax candida p) Z)uxit aratura fub tuga curila boues. Et poco piu difetto, ‘Pace bidens fornir yue Vigent-jit trijtta Stillini in tenebra occupat arma Jìtics. Quando gl’antichi dipingcuono la Pace col Cadu- ceo, vi aggiugneuonolcfpighcdigranojil corno d’ab- bondanza, lignificando che la Pace era quella,chcf ce- lia multiplicarc il grano & le frutte per la vitadcU'hua- i ■ , - \ I 4 uloitioJ - PACE. L4 guerra contraria à Cerere. Ouùlio» ’i h t%J*v Tibullo » BACCO. Il buco fi reificato , Bieco. i3<r DELLA RELIGIONE mojondc il raedelìmo Tibullo nella x.Elegiaparimen- tc dille, ^irnobispax alma y>eni,Jj>icdmejue tenero, ‘P erfluat pomis candidai ante [mot. OTTO. ARGENTO. VESPASIANO. ARGENTO. Et lì come Cerere haueua la corona di ipighe per in- fegna,& per vittima la T roia,colì al atdrc Libero, altri- mente detto Bacco, lì ponetiaintcfta Ta corona d’Ellcra, & il becco à i piedini quale gl era £acrificato,perchc gua- ita le vignc,ondc Virgilio dille, Saccho caper omnibus ari* Caditur. Et nel rouclcio della medaglia di Molò lì vede vn faccrdote col Tuo habito innanzi à vn’alrarc riucllito d’vn fellone, che con vna mano tiene il Jituo,&: con l’al- tra il lìmpulo con vn becco innanzi,tcnutoda vnmini- llro per lacrificarlo.Etio tra l’altrc mie cofc ho longua- menteferbato vna Corniola antica, nella quale c vn Sa- tiro , che conduce vn becco fuiralrarc,doue e il fuoco aCccfo per lacrifìcarlo allo Dio Bacco. Corniola DE GL* ANTICHI ROMANI. «57 CORNIOLA ANTICA. f 'Wm. ir ■ Ma perche di Bacco in diuerfe manicre,come farebbe à dire, in for- e «to'. ma d'vn fanciullo che abbraccia vn grappolo d’vue,& vn'altra volracome vngiouane co vn ramo di Pino, nel modo che fi potrà vedere nel libro, che io ho comporto in Latino delle Imagini de gli Dei antichi:però mi e par fo di ripreientare qui al naturale il piccolo Bacco di bronzo,chc ioguardo(comc cofa fi ngu la re & arti fitio* f à)tra le mie ftatuc & medaglie antiche. ■ l'iCLOLO MMOLACRO DI BACCO. d’antichi lo leuono dipingercilfimulacrò . Ciltuv. il V i 3 8 DELLA RELIGIONE 5 Vogliono gl’ancichiffigurado Bacco in quello modo) lignificare che vn'huomo troppo fuggetto al vino,diué- ta limile à vnfanciuIlo,chcnon fa quello clic fifa. Tro- uomi anchora due Niccoli antichi, i quali riprefentano quello Bacco ignudo con vnbaftoncin manometto da i Latini Tyrfo,& nell'altra vn grappolo d’vuc,& intorno kMcIto' a ^ r,lcc *° vni P e ^ c di Tigre, animale particularmentc Bièco. 0 4 confacraro à Bacco.Et quanto alle Baccanti , ò Bacchi- dc,o Mimalonidcschc cclcbrauono la fella di Bacco, io ^ ne metterò qui fotto l’eflcmpio d’vna medaglia Greca, & M , chegiàmi donò M.Giulio di Calcftan da Parma ,gran- - • • diflimo amatore delle cole antiche idoue da vn laro c Bacco incoronato d HeIIera,& lettere Greche, chedico- nó avì un, cioè libcro,& dall’altro fono le Baccanti,chc ballano, facendo vn prclcntc à Dionifio (chccofi ancho ra era chiamato Bacco)con vn fuoco, in fegno di facrifì- cio , & lettere che dicono aiowvio acpds. che vuol dire, Donod Dionifio. • ••••’. .• • » i ,* * *" , NICCOLI ANTICHI. Medaglia DE GL’ANTICHI ROMANI. m MEDAGLIA GRECA. ARGENTO. Et per glabri due medaglioni di Bacco porti qui di fiotto, dequali vno e di Nerone, & l’alerò d’Antonino Pio, fi vedrano lefefte Baccanali, &vn Bacco nel Tuo car buccmmIì. rotiraroda d ue Pantere (animali dedicati à lui) accom- pagnato de Tuoi Satiri con tutto il Tuo mifterio : & qual- che volta per due tigri, comcdice Propcrtio , parlando d'Ariadna rapita da Bacco, Lynciius in c*lnm \c&d \ArUdna. tu'u. Et per le medaglie di Filippo &di Gallieno fi vede anchora il tigre, il qual ripreienta Bacco, con lettere che dicono , LI BERO PATRI CONSERVATORI A VQV- - sti, rimettendo il lettorcal mio primo libro dell’An.- '■ 1 tichità di Roma,doucpiù lungamente io hòdifeorfo di a J querti Baccanali. , » . V , ME ' - 1 . ’» -UXjdij'V j-ci'id t ~ ■ . r.< u OtX-.èi^'ì tipi - • é a *•,. . ■; ‘.n ;h»>» -vr fc?o<t 4 - k 140 V km LIBERA- LITÀ. XAuitdeU Oberatiti. FILIPPO DELLA RELIGIONE MEDAGLIONI. NERO. ANTONINO PIO. Si come daCcrerc]& Bacco nalce l’abbondanza d’o- gni cofa,cofi dall’abbondanza dipende la liberalità, Dea delidcrata & cara acuito il mondo , la quale tira à le il cuore dcH'huomo.comc la Calamita il ferro, tanto che lìnoà quelli che habitano nelle eftreme parti del mon- do per la loro liberalità ne vengono lodati, anchora che non lì fpcri cofa alcunadaloro:!! come vituperati &in poca Rima fono quelli , che fono tutti lepolti nella loro GALLIENO. BRONZO 141 DE GL’ ANTICHI ROMANI. auaritia.Là onde fé noi porremo ben mente allo fplcn- Liberalità dorè della liberalitàdi Celare, d’Augulto, di Tito,di Vef pafiano,di Traiano,&d’Alcflandro di Mammca,trouer rcmoch’ei dura infino a hoggi, ne hard forza il tepo che fi fponga mai : della quale cola fé alcuno dubicalfc, va- da à leggere Tranquillo, & vedrà come Auguftohauc- sartorio ua per vfanzadi diltribuirc fpefl'o al popufo Romano vnagrandiffimafommadidan«iri,dai Latini chiamata Congiarium , da Tofeanila mancia, & dai Franccfi larghe zarlc quali quando fi dauonoà i foldati, fi chiamauono Donatiuojcomc fi vede in più luoghi nel libro di Taci to,douc parlando di Cefarcgiouanedice,0»^/Wr///»7^. pulo,Z)onariuHm mtlitibus iedit.'Hc mai mancòquefio li- beralifiimo Principe nel Tuo Imperio, che palio cin- quanta anni, di donare quella mancia, dilhibuendot.il volta xxx. piccoli feftcrtij per huomo , altre volte x l. & altre volte, e CL.comediceSuetonio , tantoché non crafanciullo(purccheci pallafic xi i. anni) che non ha- ueffe qualche colarla quale vlanza fu conferuata da tut- ti glabri Imperatori buoni &cattiui,chc voleuonoha- licre lagratia del populo Romano ,come fi inoltrano le Medaglie di Commodo, di Ncronc.di Tito, di Traia- no, d’Hadriano,d’ Antonino Pio,di M. Aurelio, &: dimoi ti altri, i quali tutti farebbono tropo lunghi à raccon- Congiario . Liberalità di Augufto Ce fare. tare. TI IV t/i liberatiti di il. Aure Ito . Pittiti* de U Liberati ti. TITO. TRAIANO. BRONZO. RRONZO. La maggioredillributioncnon Ci faccua croppafpcf- fò,mala minore fi benc,comchà {cricco Succoniordalla quale liberalità cofi vfacainuerfoilpopolo,nafceua che Ipefio finoà i cacciui Imperacori erano màtenuti in ilia- co &difefi da lui,& da foldaci nella pacc,& doppo hauc rcccrminaca qualche pericolofa & difficileimprefa, nel quale ccmpoquafiordinariamcnccdauono quello con- ciario, & faceuono quello donaciuo. Onde era le mie medaglie io in ho vna di M. Aurclio,doucfi vede che egli baucua vlaca quella liberalità già fecce voice, figurando nelrouefcio di detea medaglia la Liberalicà,vellita d vna velia funga,. come falere Dee > con lettere che dicono, liberalitas avgvsti s epti m a. nel modo che anchora fi vede nelle medaglie di Gordiano minore, & Tacito Imperatore con altre limili parole, cioè, li b e- RALITAS AVGVSTI T ERTI A ET QVARTA, CÌÒ che anchora fccionoin vna altra maniera Filippo il pa- dre & figliuolo, come fi vede per le lor medaglie pólle qui appreflo. M.Au DE GL’ANTIC HI ROMANI. *43 M. AVRELIO. GORDIANO. BRONZO. BRONZO. tt nella medaglia a Adriano &: d’ Alcflandro Seuero Liberatiti fi veggono ìin.figurc, onde la maggiore è quella dell’- dl 0 Had J]ff Im pcratoreà federe fopravna Tedia, con vnruotolodi [miro. * carta in vnamano,& con l'altra moftra di donare qual- che cofaà vno,chc fi prefenta innanzi àlui:la qualità & Comma della quale,parc che fia figurata per i punti, che fi veggono notati nel rialto doue ci tiene i piedi,! quali fa cilmente potrebbono cflère il numero de feftcrtij:& l’al- tro FILIPPO PADRE. FILIP. FIGLIVOLO. i44 DELLA RELIGIONE trochemoftradilalire, e colui che riceuc il donatiuo conlimaginc ritta della Liberalità da vn lato, che tiene vn Dado in mano con limili parole, liberalità* a ve v s t i ; \ Dentizio- ne di nobili tì. HADRI ANO. BRONZO. ALESS. SEVERO. BRONZO. Ugge de Macedoni/- Ugge delle Amazzoni, crdrglt Sey ti. Il Dado, portato dalla Liberalità, è tanto conofciu- to,che io non ne parlerò piu oltrc,dcliderofo di moftra- re che la liberalità nafee da nobilità di cuore: la quale co là fola ha cauGito che i nobili virtuofi fono (lati hono- rati comegiufo, onde c vfcitalapoflanza reale,& tutti gli altri principati, che mediante la Giu fona & l’Equità hanno mantenuti i loro fuggetti 3 6r quelli difelì dai loro nimici.Di qui nafee che tutti coloro , che afpirano alla lode & alia gloria, li danno volentieri all'eflcrcitio della guerra, per eflèrc tanto priuilegiati:ondeiMacedonijfo leuono condannare colui àportarcvna corda in luogo di cinturaci quale no hauefle fatto qualchccola hono- rcuolc alla guerra. Alle Amazzoni non era permclTo maritarli , fe prima non haueuono fuperato vn loro nimico. DE GL* ANTICHI ROMANI. i 45 nimico. EttragliScyti non era lecito a perfona toccare la tazza òvafovfato nei facrificij, che non hauc/Tc alla guerra meritato qualche honorc. Di tutte quelle cofc fanno fedele hiftorieRomanc,douefi leggono le qua- lità de premi) che fi dauonoà coloniche haueuono fat- toqualchc fcruitio alla Rcpubl.come erano le corone c " 0 "' ciuichc,Ie trionfali,Ic murali, & le nauali,infieme con ti- KomLi. toli,cpiteti Sellarne, che fàccuono fede della virtù loro: onde non c da marauigliarfi,fe Roma venne in coli fat- ta grandezza, poi che di grado ingrado dTaltaua & ho^ norauai Tuoi foldati, fino alla dignità dell’Imperio,& il Confido ò Imperatore riftoraua il buon foldaco con ca- tene d’oro,maniglie, corone, & ricchi fornimenti dica- ualli,fi come moltra vn’Epitaffio che fi vede in Turino, inoltratomi già dal Symeonc,il cui tenore è quello, C. G A V IO L. F. STEL. SILVANO PRIMIPILARI LEG. Vili. A VG. TRIBVNO COHOR. II. VIGILVM TRI B V NO COH. XIII. VRBAN. TRIBVNO COH. XII. PRAE TOR. DONIS DONATO A DIVO CLAVD. BELLO BRITANNICO TORQVIBVS ARM1LLIS PHALERIS CORONA AVREA PATRONO COLON. D D Et fi come dei buoni Temi nalcono anchora i buoni frutti,cofideglihuominivirtuofinafconoinobili,purc che fianoeflercitati nelle lettere cneH'armi:lequali qua- do fono accompagnate infieme, fanno chela no bilità fia K Cicerone. Dichiara- tione delti nobiliti. Tlinio. Cornelio Nipote. Tullio. luuenale. Annotile. i 4 <? DELLA RELIGIONE perfetta & duri fiempiternamentc.Stimauafi amicameli te la nobilita che nafceua dalla gcncrofità del fanguc,di- fcgnata da Cicerone nelle fue Topiche à qucflo modo, C tntile s fune, qui inter fe todem nomine funr, quia! ingenui s oriundi funr quorum maiorum nemo feruitutem feruiuit,qui capire non funr diminuti. La quale definitionc dice Tul- lio edere nata daSccuolaPontefice,&io l’hò intcrpreca- ra in quello modo, Nobili fono coloro che ha no vn me • defimo nome, che nafeono di padri & madri liberi, glan tichide quali non hanno mai fcruiro,nccambiato di (la to,conciò fia che la mtitatione faccia perdere la nobili- ta & la gctilczza , la quale gl'antichi riprefentauono per leimaginijdaloro portate nelle pompe funeralide loro maggiori, come recita Plinio nel xx x ix.librodeUHiflo' ria naturale , Se Cornelio Nipote nel libro de gli Huomi ni illuflri.il quale parlando di Portio Catone òìcc, Ima- go buius funeri* grati* producifolet. Della quale oppenione canchora M.Tullio, Se gl’antichi chiamorno tali ima- gi ni Stemmata, come fi vede in lu uenale, quando beffan doli di tale nobilita fienza l’operc nobili, dice. Stemmata quid ' fucilanti quid prodejl Pontice longo Sanguine cenferifè) pt&os o fendere vultas Jrfaiorum?& fante s in curri! us ^AemilUnosI Ariflotilc nondimeno nclv.libro della Politica dicc,che nobili fono coloro, i preccfTori de quali fono flati, ò ric- chi,ò virtuofi:effcndolc ricchezze neceffarie per foccor rere la Rcpnblica,&vfiarelalibcra!ità, la quale fenza la ricchezza non può flare.Etfc qualcuno domadafleche differenza c tra la nobilita d’AriflotileSr di Sceuola, tifi- pondo, che Ariflótile domanda la ricchezza, &Sceu ola non: DE GL’ ANTICHI ROMANI. 147 nonrattclochc la nobilita può viucrccon la pouertà: benché col tempo poi(volendofì palcerc di quello fumo di direche fono nobili) fi muoiam di fame : onde nafee che gli antichi faui hanno Icritto che la vera nobilita condite nella virtù,comc quella, alla quale non può mai mancarc:& quello è quello di che ragiona luucnale, di- cendo: Tota licet Veteres exornent indizile cera tria:nohiliras fola efyOtque Vmca v ireos. Conciò lìachcl’huomovitiofocheprcdicalafua nobi- lita, mediante i fattidefuoi antccclTori,condannafeme- delìmo,non fendo egli virtuofo,& lì può dire di lui quel locherifpofe Anacarfeà vn’altro che lo chiamaua bar- Rìjpofta baro,& nato nella Scytia,chc fu tale, la mia patria ****&& COME BARBARA MI ARRECCA QVALCHE 1 N- f AMIA, MA TV FAI D 1 S H O N OR E ALEA T V A che e' tanto nobile et c e nti l e. Circa che bifogna conchiudere che la vera nobilita c quella, g* che procede dalla virtù propria, nel modo cheproua Boetionelm. libro di Confolatione,doucei dice,^?#^ Jì quid ejl in nobilitate bonumjd arhitror effe folum,vr impo- rta noi? dii us necefuudo vide a tur, ne a maiorum V ir tute dege- nerent. il quale propofito feguita dicendo, TJmu enim rerum pater ejl, XJnus cuntta mmiBrat-. J Ile dedir Tinello radiati Dediti cornua Luna: 1 He h ornine s & ferri* Omne liumanumgenus m terris Similifurgit ah or tu. K i i 4 » DELLA RELIGIONE i Dedit fè) fiderà Calo: Hic claufit membri! animo s Celfafedepetitos. Mortale! igitur cunBos Edit nobile germen. Quid gentts féj proauos Jlrepifù ? Si primordia 'vejlra ^yiutorénujue Deum fieftes, Nullus degener exrat , Ni 'finn peiora fouens ‘Propriumdeferat ortum. Parmi d’aucrtirc qui il lettore della differenza eh ed tra nobile & generoforcon ciò fia che A riftotilc nel prin- cipio dell’Hiltoria degli animali,fcriue che nobile è quel ladifftren lo che c nato di buona razza, & colui gencrofo che non ** traligna dalla fua razzala buona , ò cattiua , allegando fccrii gt l'eflcmpiodcl lupo& dcllione. Il lupo (dice egli) farà ne ^[ 0 '. chiamato generofo, ma ignobile.Gcnerofo, perche non deihpò ©• digcncra dalla fua cattiua razza:& ignobile perche egli e ieliiooe. nato di cattiuo feme.Ma il Itone lì può dire nobile & gc- nerofo inficme.Nobilc,perchcè vfeito di buonfeme, & gencrofo, perche non digcncra dal fuo femeronde nafee che fi comclc virtù dell’animo meritano d’eflcrc lodate con parole, l’opere virtuofe richieggono d’cficrc hono- ratecon i fatti.Cocludédo chcegli è impoffibile che vn principe, fia gràde quato vuole, poffa nobilitare vn’huo- mo che vuole edere villano : laqualc nobilita ci ha aliai bene dichiarata in vna fua medaglia Antonino Gcta, figliuolo di Seuerojhaucndo fatta dipingere la nobilita inhabitod’vnaDonnada benc,conlofcetrro nella ma- no di DI GL* A NT! C HI KÓMÀtfl. i 4 > nodirirra.&nellamanca il fimulacro di Mincrua , per inoltrare chelarmc& lelcccerefonoduccofe ccccllcn- 'ti/dallcquali debbe Tempre eflcrc l'huomo nobile ac- compagnato. GETA O natura tegli huo.miiu e la no - genio» pinta conieruata&.crc(ciuta, però non fàràimpertintn- tetrattarc anchqra qualche colà dello Dio di Natura, G°iró d io chiamato dagl antichi Genio, & il quale ftimaronopa- dredegli huomini,& figliuolo diDiorpenfandoncllalo ro rèligiòncehc ciafcuno haueffe particolarmente vn ge nÌGk& vno intelletto diuerfo Se propriojcomc lì vede per la medaglia di Nerone, nella quale òlcritto, genio a v- cvsTijin quelle d’AntoninoPio, genio senatvs, in quelle di Collantino, genio pop vii rom ani^ in quelledi Claudio, genio exerci t v vMrfigù- ^ ^ ^ randolo mezzo vcllito& mezzo ignudo, con vno altare ^io. innanzi A: yiì fuocojvna tazza nella manodiritta, & nel- ,• - ;; » j l’altra vn Corno d’abbondanza, nel modo che Thà dipia . . to A m rhi ano Marcelli no nel xxv. libro che egli ha fatta 'di Giuliano Imperatore.. " K * •n ANT. PIO, BRONZO. NERONE BRONZO. COSTANTINO CLAVDIO Scriuc Ccnforinoncl libro da lui fatto De die nau- tiche (ubico che noi nasciamo, noi fiamo accompagnati da vngcnio,chcciconducc,guarda & non mai ci abbati donna. Altri hanno detto, & maflìme Fiacco nel lib.chc lares. cilafeiò à Ccfarc de lniigitdmtntìi>che Lare & Genio era b KtUde. no vnamedefima cofa.Et Euclide vuole che ogni huo- mohabbia due Lari, cioè l’vn buono & l’altro catriuo, chia DE G L’ ANTICHI ROMANI, chiamado il buono Larc,&: il cattiuo Lemure, come noi hoggi anchora diciamo buono Angelo & cattiuo;à pro- { jofito dei quali Icriuc Plutarcbo nella vita di Bruto } chc a notte mentre che ci penfaua con vna lucerna accerti alle facccdc della guerra jgl’apjjarfc vno fpirito in for- ma d’vna perfona tragica, & più grado che il naturateci quale fubito domandò Bruto (comehuomo intrepido che egli era)chi egli folle , ò quello che ci cercaflc , & che quello rilpofc,Io folio il tuocattiuo Genio, il quale tu ve drai à Filippo:di che non punto fpauctatoBrutogli dif- fe,Adunqucti vcdròioinquelluogoul che auennepot innanzi eh’ eimoriflc:& di quella mcdelima oppcnione fono flati & fonoi noftriTcologi, cioè che noi flamo Tempre accompagnati (cornee detto) da vno Angelo buono, che ci guida al bcne,& da vn cattiuo, che ci mena al male.Platone parlando di Socrate loleuadire,chein lui era vno fpirito, ò Genio particularc & diucrlo da glaltri-Nel tempo de Romani non era lccito(comelcri uc il Iurifconfulto fotto il titolo T)e \ erborarti oUigationi- bus) di giurare per i Lari, ne per il Genio del Principe, ri- putando qucfto giuramento grandiflìmo, però chefàcc- dolo& fapendofl, erano puniti graueméte, laonde rom peuonograntichi più torto il giuramento fitto fotto il nome d’ogni loro Iddio, che Torto il Genio del Principe lorojlìcomehàmoftro Tertulliano nella Apologia da lui fatta contro à i Gentili, &Ouidio parlando della cu- ra che hanno di noi i noftri Genij,quando ci dice: Et vigiUntnoJìnt frmper in \rbt Ldres. Da quelli Lari fuchiamato Larario quel luogo à par- te &fcgreto nelle cafe,doue gl’antichi adorauonoiloro K 4 >5* Lare c r L( mure- Buoni c r canini fal- liti. Genio appi rato 4 Bru- to. P Ul* Difefo di giurar per il genio de t'imperato, re trai Ro- mani. Tertullia- no. Gnidio, f$i DELLA' RELIGIÓNE / , Xf tjfmdro Dij domcftici & particulari,il che hà confermato Spar- baHfMin tiano, quando nella vita d’AlelIandro figliuolo di Mam- fui Urtino mea, dice che egli haucua nel luo Larario l’imagine di GUfuchrf- Giefu Chrifto con quelle d’altri Dij.Ne è molto tempo fio. che in Lione fui monte della croce di Colle fu trouara vna Lucerna ant cadi bronzo che mi fu donata , nella quale erano fcrittc coli fatte pa rolc, l a ri b v s sacrvm . 1 con altre più baflc,^ più piccole, che lignificandola pu blica felicità de Romani, dicono, p ve lic /e telici* tati ro m a n or v M,nel modo che lì vede qui di fottoi ' ~LV CE jTiTJl JL KT1 ' di H ronzo , trovata in Lione Canno LARI B V S SACRVM P. F. ROMAN. Stima DE GL" ANTICHI ROMANI. 5 r 153 Stimarono gl’antichichei Lari follerò figliuoli della iUri pgiil Luna & di Mercurio, come fi vedeindiuerfi Autori , la «oli di uh quale oppenione mi porge materia di parlare di Mer- curio lecondo la Teologia de gl’antichi , che volcuonò mercv- che la ftella di quello Pianeta facelle gli huomini elo- R 1 °* ìquenti &grAmbalciatori,maflìmamente quando egl( stella dì èra congiunto col Sole & con Gioue,comeper contra- rio volcuonoche ci folle dannofo cficndo accompagna to da Martc,ò da Saturno Et lacaufa perdici Poeti nan ilo attribuito à Mercurio Ambalciator de gli Dei il ca- duceo, il cappello chiamato Galero da Latini, & laiicaf capo & ài piedi, è, pcrchevolcuono lignificar, che fico- me vn’vcccllo vola leggiermcntepcr l’aria, coli la paro- Jafàcilmcnte efee della bocca d’vn’huomo eloquente. I Greci lo chiamornoe PMH2,cioé interprete , ò Tur- uermet. cimanno,&Dio della Mercatura, perche le parole fo- no quelle che fono mezzane d fare comperare, ò vende- menadi»- revnacofa. *'• a 7 r ~~" N T O. 154 DELLA RELIGIONE coprilo di Plauto nondimcmo & glabri Icmtori più antichi Mercurio hanno chiamato il cappello Pccafo, come fi vede perle ntafo. Icntture di piu marmi antichi che dicono, cvm m e r- cvrio petasato, volendo lignificare cheli co- me il cappello cuoprclatcfta,cofi le parole fcruono per coprirli & giuflificarlì contro alle falfc calunnie degli huomini maligni & inuidiolì. Altri hanno detto, che quello cappello lignificauache vn buono Ambafciado- redoueua goucrnarli nelle fuc faccédc fegrctamente:& il Caduceo che Mercurio ha in mano,Ia pace che il piu delle volte lì tratta per mezzo d hu omini eloquenti, co- me lì vede in diuerle medaglie de glantichi. V E S P A S l A N O. FOSTVMO. ARGENTO. BRONZO. • i - - - , , ylìnio Della lignificatione delle dueferpi intornoai Cadu- ceo ha Icritto Plinioallài diftefamentc,& però io (come cofa fu peritinola) rimetterò il lettore à quella lezione: . . & pcrfaperncla fauoIa,àHiginio, il qualenel Tuo libro t adirò in Agronomico ha fatto il medelìmo, confermando che f'gnadip*- J Caduceo fu concedo à Mercurio in légno della pace: ~ ‘ " " la DE G’LANTICHI ROMANI. i 5f la quale volendo dipingere gl’imperatori nelle loro monete,&moArarecncei n’erano flati autori,faceuono battere nelle monete la Dea di Felicità, con vn Caduceo peuci- invnamano,&neira!travncornod’abbondanza,figni- T A - ficandochc nella pace publica non fi (ènte careflia. G A L B A. " TITO. BRONZO. BRON ZO. Ne i Comenrari j di Celare fi troua fcritto che i Fran- ccfi adorornoMercurio/rome inucncore di tutte Farti, & guida de camini , (limando che egli hauefle gran pof- fanza per fare ricchi i mercanti, ciò chcconferma Plinio nclxxxnii. libro dellHiftoria naturale, parlando de coloflì&ftatue antiche, & doueei dice, che Scnodoro haueuanel Tuo tempo Superato in grandezza di fiatue tutti glabri fculcori,haucndo inx.anni fatto in Auuer- nia quella di Mercurio d'altezza di c c c c. piedi.Solc uonooltreàqucflograntichi attribuire il galloà Mcrcù rio,figni beando che i mercanti debbono edere vigilati ti&folliciti lamattinaàbuon’hora, volendo arricchire &farc bene le faccende loro. Tra le mie pietre antiche, io ho Mercurio dorato da franctjì. Plinio. Scnodoro fcultor ec- ctUauifii. mo. Statua di Mercurio fatta in AuMernia. ij<r DLL A' REELIGIONE io Ho vn Niccolo &dùe Corniole, ncllequalrfono le fi- gure di Mercurio. Nel Niccolo fi vede con vna boria in mano,& nell’altra il caduceo. Et nella Corniolaàfc- dcre fopravn granchio marino: con il caduceo in vna mano, & con l’altra tiene l'vno de piedi del granchio; col cappello in tefta.Per Mercurio c fignificata la paro Ja,& per il granchio, che i mercanti non fi debbono af- frettare nelle parole, ne (penderci loro danari fenzacon fidcratione. I fi s / * < /.r V DE GL’ANTICHI ROMANI. i > 7 Sono (lati alcuni altroché hanno detto che l’eloquen zà fu attribuita à Mcrcurio,pcrelfere (lato ii primo che haueua ordinate & meflè le parole inficine per ifprime- fei concetti della mente, deformare vna bella oratione, ncceflaria à gl'Auocati & Procuratori , & pero dille Vi- truuiocheil fuo tempio lì doueua edificare preflò alle piazze. Grande fu certamente la curiofità & fupcrlìitionc de gl’antichijvolendoche Gioue finalmente fignificaflè il ciclo, &Giunone l’aria, per cflerecofi vicino l’vnoallal- tro:Nettuno il mare:&Plutonela terra, 8c che la mo- gi ie di Netruno folle Salaria, & quella di Plutone Profcr- 1 >ina,fi come Giunone di Gioue, alla quale attribuirno a cura delle Donne grollèjinuocandola in quel tempo cheell’crano vicine à partorire , & poi che il figliuolo era nato (come Diodoro afferma) lalciandone la cura à Dinna,ncl modo che fi può vedere per l'hynno fatto da Callimaco in honore della Dea. Et quando le Donne Romane che non potcuonoingrauidare,voleuono ha- uere figliuoli,cllc andauono al tempiodi Giunone,chia mata Luci na,douc llaua vn facerdotc detto Lupcrcalc, che fattole fpogliare tutte ignude & dillcndcre in terra, le pcrcoteuacon vna sferza fitta di cuoio di becco,co- me fi vede per le medaglie di Lucilla : ne i rouefei delle quali fi vede Giunone à federe in habito didonna ve- douacol fuo lecttroinmano comeRcina,& nellaltra vna sferza & lettere che dicono ,ivnoni lvcinae. Lucilla Menurio Dio d’rio ' quenza. Vitruuio. GIVNO- NE. Giunone * - iutrice de le dine gr 4 uide. Diuotione de le donne Romane 4 Giunone Lucina» *J« DELLA RELIGIONE L VC I L L A~ BRONZO. BRONZO. cerimonie Quando quelli facerdoti Lupercali corrcuono per dt faccrdo- mezzo le llradc, erano tutti ignudi,eccctto le parti vcr- t« Lupcrca- g 0 g no f ejC h c erano coperte di pelli di beccbi,llati faenfi cati fu l'altare di Giunonc.Et delle coreggie che haueua- no Era pure grande quella luperllitionc chele Donne Romane pcnlalTino (clTcndo coli battute da ifacerdoti di Giunone) d’hauereàingrauidare,&chc la felicità piu grande era di hauer molti figliuoli, come fi vede perle infraferittte Medaglie. FA V S T I N A. GIVLIA M A MME A. ARfitNTO. BRONZO. I • DE GL’ ANTICHI ROMANI. 155 no in manoandauono pcrcotcdo le mani delle Donne che le norgeuono loro per ingrauidarc. Era qucfto luogo chiamato Lupcrcale nel palagio di Roma, & de- dicato allo Dio Lupino, chiamato altrimenti daiRo- maniPan Lyceo.Pcròchequiui haucuono già- poppa- tala lupa Romolo & Remo, come moftrano le piccole imagini Fatte di bronzo, che hoggi anchora fi veggono in Campidoglio , & le molte medaglie di Confoli & d’imperatori. ME DAGL ÌE Di' D io lupino ò nero, Pan Lyceo. MEDA. DI SESTO P lOmI l(Zo DE LA RELIGI ONE DOMITI ANO. HADRI ANO. Fu Romolo di poi la Tua morte conlagrato & meflo nel numero de gli Dei, come fi vede perle medaglie d’Anconino Pio, nelle quali è Romolo veftito come vn Marte,che tiene da vna mano vn’hafta & dall’altra vn trofeo fullcfpallc con quelle parole , romvlo avg. ANTO N I N G~P To. BRONZO. BRONZO. La lini plici ta degl’antichi fu tale, che non badando roma. j oro j iaue r C deificato Romolo, fcciono anchoradiuerfi templi à Roma, & la chiamorno Dea, dipingendola vna r volta DE GL’ANTIC HI ROMANI, k;i volta vcttoriofa con vna hafta in vna mano,& nell altra vna vcttoria che l’incoronaua di lauro , & altra volta con vn globo, in fegno della Monarchia,& limili paro - le* r o m ae AE T E R N AE. NERONE. ARGENTO. FILIPPO. ARGENTO. Roma eter no. Et nelle medaglie di Malfientiofitrouano Umilmen- te più templi dedicati i Roma eterna, la quale i lèdere fopra certe infegne militari,&convn morrione in tcfla, hi in vna mano lo ficctcro,& nell’altra vn globo, che ella prefenta all’Imperatore coronato d’alloro, lignificando che egli era conferuatore del Mondo, come fi vede per ni ff entio vna Prouincia foggiogata che ei tiene fiotto i piedi , il ‘onferu*- dardoche egli hi in vna mano,& dell’altra piglia ilglo bordino con la fiua corazza & mantello militare , & lettere intorno che dicono , conservatori vrbis AE T E R N AE. \C l MA SSENTIO. BRONZO. BRON ZO. Vcfpafiano fimilmcntcfccc (lampare nelle Tue meda SdTRoM gta Roma con vn celatone incapo, la veflecinta, mez- nrOr meda- za ignuda, lo feettro in mano, gli (liualetti in piedi , col glie di ve- Teuero prediche havn giunco in manovella appog- frajìin 0 . gj ata ( a f cttc co ijj ? lettere che dicono , Roma.Ec nelle medaglie d’Hadrianofi vcdeconvn ramo d'allo- ro nella mano manca,& nell altra vna Vetcoria con vn globo fotto i piedi. VESPA’ i. ICHI ROMANI. iti M. AVRELIO. BRONZO. Mentre che io fcriucuo quelle cofc,mi fu donata vna KmJi. 4 medaglia di bronzo, nella qualeda vn Iato è la teftadel Sole,& dall’altro vna Luna convn globo, & due (Ielle r opra,con lettere fottoche dicono, Roma, lignifican- te le vectorie & fatti de Romani rifplcndeuono , co- ll Sole per tutto il mondo, &erano (àliti (ino al cielo. ITALIA. 1*4 DELLA RELIGIONE MEDAGLIA DI ROMA? BRONZO. Non ballando à i Romani haucrc figurata Roma in tanti modijfcciono quel limile d’Italia, coronàdola co- me Reina del mondo à federe fopra vn globo (Iellato, & mezza ignuda con vnofcettro&vn corno d’abbódan- za,in fegno della fertilità del paefe d’Italia, come fi vede nelle medaglie d’Antonino Pio. ANTONINO PIO. B R O N Z O. BRONZO. Volendo à pieno narrare le Iodi di queda Prouincia, noi ci diuertiremo troppo dal nodro intento principale: Pur D E GUANTI CHI ROMANI. i<r 5 Pur nondimeno non lafciercmo di recitare qui quei yerfi che il Petrarca , tornando di Proucnzain Italia, Pt(Wrt , cantò arriuato falla cima del Mon Gencua,in quello modo, Saluecard T)eo tellnsfdnBifimd ftlue, Teìlus tuta honis } teUus metuenddfuperbis » Tellus nobilibus multum genero f or oris . Ne manco voglio lafciare in dietro che Collanti- no Impciatorc fece battere medaglie di bronzo in Ro- ma,nelle quali da vn lato è la lupa che lecca Romolo & Remo mentre ch’ci la poppanoj&rdall’altro la Tua te- tta. Et in Collantinopoli Umilmente dipoi fece batte- re monete d’argento & d’oro con la Tua tetta , & lettere che dicono, constantinopolis, lì come in quel Jc di Roma haueua metto, vr b s koma. Ver fi iti Vttrarcd in lode i'itn- IU. COSTANTINO. BRONZO. ARGENTO. ScriueStrabone(parlado d’Italia) che in quettaPro- uincia fitroua il temperamento dell'aria migliore che in altro luogorl’abbondanza delle fontane & de bagni ft «* falubri,per Jacommodità&fanità dell'huomo, i frutti i L 3 1 66 DELLA REELIGI ONE buonijc mine-di cuttii metalli, & marmi di diucrfi co- ìtJid gU lori, onde non fcnza ragione, è ella Hata Regina del rtgin* del mondo , producendo tutte le cofc neceflarie alla vita mondo. humana:huomini eccellenti ncllarmc, & nelle lettere, nella pittura, (cultura, architettura, & in tutte lecofe più rare&fingulari,lc quali con molti libri farebbono an- chorain piede, fe la maladctta & barbara natione de Gotti, non l’haueflc tante volte corla & moleftata.Ma perche di fopranoici trouiamo hauere aliai ragionato vetto- delle Vcttorieicolpitc per tante medaglie, non faràfuo- radi proposto (feguitando il fubietto della noftra ma- teria) di (criucrecomeanchora quella fu da gli antichi riputata vergine & Dea, & fattili più templi nella Gre- . pittura del cia,douc (comefcriucTaufaniaró^tf/Và) ella fu adora- la vetto- figuratacon l’alie,vna corona d’ Alloro in vna ma-" no,& nell’altra vna Palma, ’& lotto i piedi vn globo :an- chora che Domitiano la facelTc dipingere con vnCor- nocopia,fignificando che dalla Vettoria nafee l’abbon- danza delle cofc. DOMITIANO. BRONZO. BRONZO. r i i lw TICHI ROMANI. ic 7 tc perii rouelcio della medaglia d’argento diL.Ho- ftilioli troua la Vettoria figurata con vn Caduceo in vna delle maniche lignificala pace di Mercurio, Se ncL- l’altra vn trofeo delle fpoglie d i ninnici , modrando-chc la guerra & la Vertoria apportano la pace. JL. H O S T I L 1 O. A R G F. N T O. DOMITIANO. BRONZO. Ma Tuo Imperatore la feccfcolpire nelle fue meda- vittore del glie d’argento con vna palma & corona d’Alloro fenza 'alimonie quellochc no voleua chcella difpartiffc mai da.ìui: Se co fi la dipinfero gli Atenicfi (come dice Pau- fania nelle fue Attiche) per quella medefima ragione. '“VÈSPA SI ANO. ' TITO VESPA - . -L # ics DELLA RELIGIONE Labaro in l cm,c medaglie doro io n’ho vna d’Auguflo,’ ftSM pria- nel rouefeio della quale e vna Vetcoria Copra vn globo cipde de & l’alie aperte per volare, con vna corona d’Alloro in ri«per<- vna mano ^ nell’altra il Labaro, infegna dcll’I mpera- tore,che i Franzefi Hoggi dicono Cornetta, folita por- tarli innanzi al Principe, quando in perfona fi trouaua alla guerra, come inoltrano le lettere che intorno alla, medaglia dicono, i mperator c Nella declinatiòne dell’Imperio Romano,commin-' linoni ciorno di P oi gl’l m P cratori a fare <ii P in 8 ere l’Aquila in tT quello labaro, come fi vede nel rouefeio della medaglia di Maflcntiojdouc fi vede armato della corazza, & velie militare con il Labaro in vna mano,& nell altra vn ra- mo d’Alloro,le gambe armate , & vna Prouincia , ò ni- mico folto i piedi, & lettere che dkono, victqru 1 AVGVSTI LIBERATORI ROM ANOIVM. Bctt che dipoi folle vinto da Collantino Imperatore , in virtù d’vna Croce , ò figlilo moftrato al detto Co- , - " llantino DE GL’ ANTICHI ROMANI. i<r? {lamino in vifionc , & ancho perche fu aiutato affai i lf'g»optr da 1 medefimi Romani, & chiamato in Italia, non potè- ^n 0 ^ Un do più fopportarela tyrannide di coli crudele huomo. Haucndo coli Coflantino reftituito nella fua dignità Tlmperio, fi fece Chrifliano , & volle che tutti gl abri cojUntino adoraffino Chrilto, al quale edificò piuchiefc, & per l’innanzi portò lemprcin tutte lefucimprcle il Labaro (0 Ui tempii pcrinfegna,di fcarlatto, & d’oro con quello carattere» fesche non lignifica altro fe non il nome & la virtù di christ o, accompagnata da lettere, A. & w .cioè , che sìgnìficatio il principio & la fine di tutte le cole è Di o, & ancho per- nf<u, “ n che i Greci feriuendo il nome di Chrillo , cominciano per X.la prima lettera diqucllo.Onde molti hanno er- rato intorno à quello, dicedo che tal fegno era vna Cro- ce d’oro che Collantino haueua fatta lare partendo di Francia per andare à combattere in Italia con Malfen- tio. Vfarono poiifucccfiori di Collantino lungo tempo quella infogna, come fi vede per le monete di Collante» nelle quali èl lmpcratorc armato col mantello digucr- ra, vna Vettoriain mano, che lo vuole incoronare d’Al loro,& in vna altra tiene il labaro col fopradetto fegno di Collantino , pofando i piedi fulla prua d’vna galea» il tinjone dcllaquale tiene in mano vna Vettoria, & let - tcrecbc dicono, f elix temporvm reparatio* V, ■’ L x * 7 ° DELLA RELIGIONE MASSENTIO. ARGENTO. COSTANTE. ARGENTO. G'udUno Dccentio,Coftanzo,& altri Imperatori di poi infino àpojìata. £ j tempi di Giuliano A portata vfarono Tempre quella inlègna&figillodi Coftantino con limili parole, s a lvs DOM INO RV M NOSTRORVM AVGVSTORVM LVCET, COSTANZO. DECENTIO. BRONZO. BRONZO. s. a mbro- Chetale figillo forte il fegno diChrifto , dimoftra S. I 10 ' Ambrogio nel v. libro, & nella Epiftola xxix. che egli fcriuciTeodofioImpcratorc,&Prudétio nei Tuoi verfi àquerto modo: Chrijhts DE GL’ ANTICHI ROMANI. i 7 x Chrijlus purpureum gemmanti textiu in auro , Signabat labarum,clypeorum infignia Chrijlus £crip[erat,ardebat fummis crux addita crijlis. Era quello flcndardo fatto di fcta pagonazza chermi fina con vna frangia d’oro tutto intorno, ornata di pie- tre pretiofe,nel mezzo del quale era la Croce di Chrifto fatea di riite uo,& nel mezzo di quella ricamato il fegno ■di Coftantino,&cofi legata fullacima d’vna lancia do- rata fi portauain tutte le guerre dinazià fopradetti Im- peratori, quali nel modo che fanno hoggi gli ftcndardi, dedicati chià vn Santocchi àvn’altrod’alcu ne religio iccompagnie. Ma ritornando all’imagini delle noftrc comedipin Vettorie,dicochegrantichi ladipinferoin formad’An gclo con l’alic,& bene fpefioà federe fopra le fpogliede torio. nimici con vn trofeo dinanzi, il petto fcopcrto,con vna palma, &vno feudo &paroleche diceuono,vicTORi a a vg vs ti, nel modo che l’ha dcfcrittaClaudiano quan- cUudiano. do ci dice: Jpfa Duci [aerai ZJittoria panderetalos, Et palma viridi gaudens & amica trophaù. Cujlos imperij 'virgo qua fola mederii ZJulneribuijnullumque docesfentire dolore m. Et Plinio dille, Eaborem in vittoria nemo fentit. MED. ir t I « 1 71 DELLA RELÌG MEDAGLIONE DI M. IONE COMMODO. avremo. BRON/O. Et perche la vettoria non fi può acquetare IcnzaFati- t ° ca >f enza virtu,ne lènza forza, non farà fuora di propofi- figura codi ragionare qui d’HcrcoIe, che ne guadagnò tante in <l ucfto raodo > onclc » Romani volédo figurare la virtiUo ualauirtù leuono dipingere il fuo fimulacro appoggiato fopra al fuo ballone,& la pelle d’vn lioneauiiuppata intorno al braccio, & altre volte tenédo abbracciato Anteo, il qua- le vccifc, come dice Giuucnalc, - Ceraie il us ctquat H erettiti ^Anteum pronti a tellure tenenti*. Nel quale modo lo dipinfcroanchora nelle loro meda- glie Hadriano& Poftumio, con quelle parole, hercvli MACVSANO, HA D. DE GL’ANTIC HI ROMANI. *73 HADRIANÒ. POSTVMIO. BRONZO. BRONZO. Et fi come la mazza & in lione fono due cofc fortiflì- Pm . mc,& la virtù e fiata Tempre figurata ignuda, come quel tribuirono la che non cerca ricchczzc,ma immortalità,gloria,& ho norc,comc fi è vifto in vn marmo antico che dice, vi r- U pelle del T VS NVDO HOMINE CONTENTA EST, Cofi el’antichi volendo moftrare la virtù d’Hercole , doppo la morte lo figurorno ignudo , con la pelle del lione & con la mazza, &. la mazza & la pelle infiemc,comc fi ve- de per le medaglie qui di fiotto. PRIN. Ss. JW/ »74 DELLA RELIGIONE PRINCIPESSA DI MACEDONIA. BRONZO. BRONZO. Q^CINCINNIO III. VIR. AVGVSTO. argento. ARGENTO. mix* di Fu chiamata da Greci quella mazza psrraAc*, la quale Htrcole g lamichi fpeflè volte (dipingendo Hercolc)accompa-] Ja Greci gnorono d’vn trofeo,&Hercolecon vn ramod’Alloro Kbopalos. nc J} a ma dritta,& nella finiftra la mazza,& vna pelle di lione,chiamandolo Vincitore: & volédo per la mazza anchora lignificare la prudenza, conia quale fi gouer- naua in tutte le fucimprefe. ;; i C. AN. DE GL’ ANTICHI ROMANI. i 75 uaif f [lor llc<5 n» ifltf Vii C. A NT IO. MEDAGLIONE DI ARGENTO. COMMODO. Apulco lo nominò cercatore del mondo, domatore Epitetili de gl huomini,&dclIcbeflieferoci:&:Tcocrito,occifore di lioni & di tori, come moftrano le medaglie (lampare a puleo. in honorc fuo,ncI modo che fi vede qui di Cotto. t tonilo. MED. GRECA. C. BRONZO. POBLITIO. ARGENTO. tk ^ | iv laVttUia i/wiv»»*» » «■»»». w v< » »•»» pelle di lione & della mazza, fu, perche in quel tempo nons’vfauonoaltrearmijche le pelli dcgranimalifalua- tichi> per coprire il corpo : & i baffoni per offendere i nimici, i 7 <r DELLA RELIGIONE Arme che nimici^ vendicare l’ingiurie. Et perche Homcro con o mo ^‘ a ^ cr * P° ct * hanno fcritto.chc Hcrcolccauò Cerbe "L Suo ro cane con tre teftejdell’inferno^crò mi c parfo non HtrcoU. fuoradi propofito riprefentare qui appreso la figura d’vna pietra antica, fiatami mandata da Narbona,&ri- trouata in quel tempo che fi cauauono i fondaméti de i baftioni di quellaCittà,nel modo che fivede qui di fiotto. S1MVLACRO DI HERCOLE ET DI Cerbcro.ririrato d’vn mattilo antico di Natbona. DE G L'ANTICHI ROMANI. 177 “Interpretarono i Teologi antichi quclfo Cerbero per tutti i vitij,lfati fupcrati & vinti della virtù d’HercoIe, co me più apertamente potrà il lettore vedere nel trattato * che hà fatto Lilio Gregorio Ferrarefe della vita d’Herco rarefi leda (fatua del quale fu altrimenti dipinta con tre palle nella mano diritta, &nclla manca la mazza, volendo Lffr ; wr . perle tre palle lignificare la virtù di tre colè, cioè, lènza tudiHcrto ira,fenza auaritia,& lenza defiderij vitiofironde ancho- k ’ ra hoggi li vedeà Roma vna fua (fatua di bronzo con vna palla in mano trouata, non e lungo tepo,douc era flato il fuo grade altare fulla piaza del mercato de buoi. Fu oltra à quelfo dedicato à Hercole il Popolo albero di po o[g A fpctic di Salicio, del quale i fiacerdoti Sali; fi faceuono ferro dedica girlandc, volédo fare à Hercole làcrificio, come ha mo- t0 * Hfrf0 " ffro Virgilio, doueci dice, “ Tunc Sali) ad canta inceri fa altaria circuì n *?opuleid adfunt tuinRi tempora ramit. Soggiugncndo altroue, Copulai ^Alcida gratif ima. La quale cofa fi conferma ancora meglio per la me- daglia Greca d’HcrcoIe, nella quale da vn Iato c la fua telfa coronata di popolo con la pelle di lione intorno ai collo,& dall’altro il Zodiaco con tutti iluoi fegni , & Fe- tonte caduto del carro del fole con ini i.caualli, la fac- cia del fole, & lettere intorno che dicono, a’at'nata z h t n n, lignificando che ei cercauacofc impolfibilipcr le forze fiumane. M MED. GRECA D’HERCOLE. BRONZO. BRONZO. FuanchoradipintoqueftoHercoledagl’antichiGrc cicon la pelle della teda del lionc in capo, in cambio di celata, vn’arco,vn turcaflo,& la mazza,volendo lignifi- care che la virtù dell huomo fcrcifccdi lontano. MED. GRECA BRONZO. D’HERCOLE BRONZO. Non V . r ,.t* mi t'W. §* T* 1 ■ » • ■ b i^v flfr m m DE GL’ ANTICHI ROMANI. 17* * Non porto fare che (criucdo d'HcrcoIe, non mi ricor di&non mi ridaanchoradellabertialità di Commodo Imperatore, che vanamente afpirando aU’immorralita p * zz u del Tuo nomc,8,Tendo emulatore, ò più torto iuuidiofo £ della virtù d’Hercole,rinuntiò il cognome fuo Droprio, &della carta fua:&in luogo di Comodo figliuolo di M. Aurelio, vollceflcrc chiamato Hcrcole figliuolo di Gio- uc:& lartciando I'habito d’imperatore Romano, fi veftì d’vna pelle di lionc, portò vna mazza in mano:&mefco landò le vcfti di porpora ricamate d oro con quella altra, non fi vergognò d’vfcircin pub!ico,& mortrarfi al popo Io per tutto, come fi vede per le file medaglie d oro,d’ar- gcnto,& di brozo, nelle quali da vn lato eia fua iella ac- concia come quella d'Hercolecoil la pelle del lione, & d’allaltro l’arco, il turcaflo,le freccierà mazza, & lettere che dicono, h e r c v l 1 romano avgvsto. ■p , • . . ■ ■ MEDAGLIONE DI COMMODO. bronzo. bronzo. M z i8o DELLA RELIGIONE Dione. Colonie Commo- dma. COMMODO. BRONZO. Ne contento anchora Commodo di quello, vollc(co me ferine Dionc)eflerc chiamato Hercolc fondatore di Roma, facendo battere monete, nelle quali fi vedeua in habito d’Hercolc condurre due buoi, in fegno di nuoua colonia, Scche ci voleua mettere nuoui habitatori in Roma, la qualcchiamò Commodiana,&Cómodiani i Tuoi faldati, comefi vedepcr le lettere, chcdicono,coLo N I A LVCII ANTONINI COM MODIAN A. & altrO- UC, HERCVLES ROMANVS COND1TOR. COMMODO. DE GL’ANTICHI ROMANI. Ma quello chein quello moltrò anchora più la Tua pazia, furono i titoli,! quaIi(fcriuendo al Senato Roma- nojs'atcribuiua in quello modo, IMPERATOR CAESAR LVCIVS AELIVS AVRELIVS COMMODVS AVGVSTVS PIVS FELIX SARMATICVS GERMANICVS MA- XIMVS BRITANNICVS PACATOR ORB1S TERRARVM INVICTVS ROMANVS HER- CVLES PONTIFEX MAXIMVS TRIBVNI- TIAE POTESTATIS XVIII. IMPERATOR Vili. CONSVL VII. PATER PATRIAE CON- SVL1BVS PRAETORIBVS TRIBVNIS PLE- BIS SENATVIQ^VE C.OMMODIANO FELI- CI SALVTEM. Andando poi per paefe. lì faccua portare innanzi la mazza,& la pelle di lionc , onde mol- te ftatuegli furono fatte alla fomiglianza dell’altro Hcr cole antico.Dal quale propofìto ritornando à quello del noftro Hcrcole vcro,& lanciando in dietro tutte le fauo- lepcr accodarci alla verità deirhiiloria,diciamo che(lc- condoHalicarnalTeo)Hcrcolcfu vno eccellente Capita no, il qualcardito&fauiotrouàdofi vn efferato gagliar do,pigliauapiaccrcd’andarc per il mondo, riformando i cattiuicoflumide gl’huomini , ipegnendo i Tiranni,! ladri , & giada Alni coll Greci , come Barbari , & Latini: edificando nuouecittà:& drizzando per publica vtilità (quello che è il debito d’ogni buon Principe) i camini, & fiumi che guadarono il paefcrdella virtù del quale, qua- tuque iohaueffi deliberato nó fare coli lungo dffeorfo* nondimenoilgran numero di mcda^licchc iomitroua di lui, mi conllringono,per piacere ai letterati amatori delle cofc antiche, di leguitarc & mettere inanzi Hcrco- le,chiamato da i Franiceli Ogmionffccondo la narratio- r. ri M 3 . rou[' r8i I nomi is- tituii che fi duua Com- modo. Qual fu hcrcole fe- condo li Hi fonografi. hcrcole Gallico . l i$z DELLA RELIGIONE ne di Luciano oratore &Filofofo Greco, il fenfo della come i Fri quale fatto prima latino da Erafmo, è tale: I Francefi in « fi dipinfe loro lingua hanno chiamato Hercole Ogmion,& l’han- roucrtole. n0 formato in vn modo molto nuotio & Urano, però che ei l'hanno figurato vecchio , canuto , & decrepito, tutto caluo dinanzi, con pochi capelli , dietro "rinzuto, & cotto dal Sole come vn contadino vecchio, o marinic rc,tantocheinaItracofa non pare Hercole fenon per l’habitochc ci porta, veftito d’vna pelle di lionecon la mazza, l’arco tefo, & il turcafiòda quale cola io harciccr tamentc penfaro che folle Hata fatta da i Francefi in dc- Htrtolc rifione & difprcgio di quei Grcci,chc haueuono fcritto negno^l ^ oro Hercole haueuafeorfo come virtcitorc ilRe- f ranci*, gno di Francia, {ciò non hauclfi villo vn numero infini- to di huomini,& di donne legate per gl’orccchicon cate- • nuzzcd’oro,& d’ambra alla lingua d’HercoIe, lenza fa- re non folamcntc légno d’cllérccofi menate contro alla loro voglia, & di volere rompere i legami, ma parendo che tutti facclfinoà gara di follccitarc il palTo piu di lui, dubitando nonrcllarc indietro, anzi leccando lecatenc, comecola grata, métrcchc Hercole col vifo volto inuer fo loro gli guardaua tutti allcgramentcril quale miflcrio mentre che coli riguardato arrccaua marauiglia à Lucia no, dice che vn altro Filofofo Francclc,ma dotto in Grc- co,fc gli fece innanzi & dille. Amico io ti voglio dichia- rare la difficultà di quella dipintura: Sappi che noi altri Francefi non attribuiamo l’eloquenza à Mercurio, co- me vo i a Ic r i Greci folcre fare, ma à Hercole, come qucl- édanreolc. lo che è più robullodi Mercuriodà onde tu non «debbi marauigliarc fe tu lo vedi vecchio, con ciofiajchel’clo- quen DE GL’ ANTICHI ROMANI. 183 qucnza rade voice è ne i giouani,eflendo offufcaci dalle tenebred’ignoranza,ondc la lingua de vecchi lènza paf- jfione pronuncia più cleganrcmcnrcifuoiconcerti,cncc il lignificaco di quella pitcura, volendo inoltrare, che il parlare ornaco li eira apprcflo le perfone perlaconue- nicnza,che hàlalinguacongl’orecchi.Ncmcno ci debbi marauigliarc,ncbialimarc Hcrcolc, che egli habbia la lingua toraca,conlidcrandoche noi vfiamo nelle nollre Comedicdidire,che cucci coloro hanno bucara la lin- gua che parlono aflai,& bene, come faceua Hcrcole:che per ciò(lecondo l’opinione di noi alcri Francclì ) lì rcn- Hfrf0 / f dcua luggecce cucce lenarionij&orrcneuaciòcheglipia tot fuo fcrf ccua, mediate léfóttìliflìmc & ingegniolc ragione ch'ci {àpcuaallcgarc,&concireperfuadercleperfone,la qua- ti™* i fe leacucezza & foccigliczza d’ingegno c figuraca perle huom * freccie, per l’arco & pel curcalTo:onde voi alcri Greci lo- Iecedirechela parola c pennucacome vndardodaqua- lcinccrprecacione ci fcruiràhora Umilmente per ilcriuc redellefrecc^&dclrarcod’ApollojCon le quali am- mazzo il TerpencePitone,& per ciò daHomcrofu decco L0> ^oWu^«,cioècheiciraua lonrano:&i Greci Io figu- rornoinquello modo, come fi vede per le medaglie di Nerone, doue da vn laro c dipinco con vna corona d’al- loro, il curcaflo Tulle fpalle & la ftella di Febo, con lectcrc che dicono, a no a aon snrHP.cioc Apollo Conferua tore,lì come i Greci vfarono faquila,& ilfolgorc nel me defimoTenfo. A • , M 4 184 DELLA RELIGIONE CLAVD. NERONE. ARGENTO. MEDAGLIA GRECA. BRONZO. Apollo dio di [oiukori di lira. Quella lira fu attribuirai Apollo, perche gl'antichi penfornoche cifofle Dio de fonatori, dipingendolo an- cora con i capei lunghi fenza barbala lira, & vn ramo d alloro in mano,& vn altra volta con vna tazza & vna, velie lunga fino à i piedi, per mollrare la fua deità. AN DE GL* ANTICHI ROMANI. ì$$ I l ANTON. PIO. CARACALLA. ARGENTO. ARGENTO. - Mai Grecigh attribuirne non folamcntclalloro per vdHoroc 5 la fauoladi Dafne, ma per la virtù della pianta Tempre f*sr*to ai verde, volendo mollare l'ctcrnftà del Sole, & perche - 1 ella feruiua nella purificatone de i facrificij, & perche la è mai touo factranonla tocca,comciha fcritto Plinio:& pcrchcdi U f* u ~ quella s’ornauonoi turcaflì, le citare, &i cappelli de gli L'alloro de Imperatori, quando trionfauono con vn ramo d’alloro dic .* t0 * * in mano, onde il medefimo Plinio la chiamò Portina- ea delle cale de i Cefiiri & de Pontefici , & nuntiatrice di \ vettoria, conciò fia chela coróna d'alloro foleua ariti- 1 camente Ilare legata dinanzialpalagio de gli Imperato- ri, con quella di Quercia in mezzo, come fi vede per il tcftimoniod’Ouidio nel primo libro del Mctarriorfo- o iddio. (co douc ci dice, * JMediamtjtie tuebere ejuercum. Delle quali corone fi rrouano tutte piene le monete de gl'imperatori in quello modo, < M j v: c'n;.m r.ll.i: r.:iv i; .«•- ... otr.ooiop tic DE LA RELIGIONE A VGVSTO. BRONZO. ARGENTO. Plinio. Inodore di rdUoroftfc ttiU pejle. Dbterpcpà ture de U flatua d'Ar pollo. Probo. La virtù di qucfta pianta c tale, che fc nel tempo di peftc(comc fcriue Plinio) i’huomo (blamente l'odora Se porta fcco,ei non può hauerc malc:&: per certo fi legge che cflendo vnagranpeftein Roma, Commodo fi ritirò à Laurentojcoficonhgliacoda i medici Tuoi, per cflcrc quel luogo abbondante d’allori. Et quanto alì’imagine d'Apollojoltrc aU’arcoJefrccciej Se la lira, con la quale lo (oleuonodipingcregl’antichi, l’Imperatore Gallieno (volendo moftrarela (ua im prefa d’Oriéte) lofecefcol- pire informa di Ccntauro,con la lira in vna mano, & nell'altra vna palla con quefte parole., apollini co- miti, moftrando che egli andaua col fauorc del Sole. Ma Probo lo dipinfc Copra vn carro con piu razzi in ca- po, & con la briglia in mano di n n.caualli, chiaman- dolo luuitto con quefte parole, soli invicto. Et glabri Imperatori , come Coftantino , Aureliano Se Crifpo ftamporno nelle loro medaglie il Sole ignudo, coronato di razzi, con vna palla nella mano diritta, Se nella DE G L' ANTICHI ROMANI. 187 nella manca vnasfcrza, con limili parole, soli invi- cto coMiTi, fignificando,che con 1 aiuto d Apol- lo egli haueuono vinto &lbttomeflcdiucrfe regioni. GALLIENO. BRONZO. COSTANTINO. BRONZO- PROBO. BRONZO. A VP EL I AN O. BRONZO. , Ec perche alcuni hanno detto che il tempio del Soìè Tempio del era in forma tonda, però mi èparlbdiriprefénrarequi la SoIe ' medaglia di M.Antonio Triumuiro, nella qualeha fi- figurato il Sole in vn.tcmpio quadrato,& accompaqna- to da limili. parole, in. v ir r, p. c. cioc, trxvm- vir i38 DELLA RELIGIONE vir reipvblicae c ons tit v e n d ae, &dalf altro Ia- to, MARCVS ANTONIVS 1MPERATOR. M. ANTONIO TRIVMV IRÒ. ARGENTO. Moneta di I Rodianidipinfono nelle loro monete il Sole coni KodianL razzi j n capo, lenza barba, & con i capei lunghi da vn lato, & dall’altro (colpirnovna rolà,Hora in vn modo,& horain vnoalcrocon quelle parolcpoamN apizto- KPITOI, Se POAION, MONET ARO PI A N A. ' VVù OiT^ v iV MONE DE GL' ANTICHI ROMANI. <i8j> MONETA RODI ANA. BRONZO. ALTRA MON. RODIANA. ARGENTO. Etne roucfci delle medaglie d’oro di Traiano, Ha- Vorlpat ' driano>& Aureliano Imperatori fi troua ( fecondo l'v- u°mc2gul fanza de Greci) fcolpito I Oriente per la faccia del So- de limpt- le,con lettere che dicono , o r i e n s. Ma in quelle di ratoru Lucio Plaucio fi vede la tetta d’Apollo accompagnara dadueferpi,comcPythio, & nelroucfcio della medefi- ma medaglia vna Vettoria,che tiene per la briglia i ca- • ualli del Sole. TRA Coloffo Rodi- DELLA RELICION E T R A I A N CL A V R E L 1 A N O. ORO. ARGENTO. , ' Non erTlaTnaTaTintcntionedi fcriuerc altrimenti del * ColofTodiRodi,il quale era la flatuad Apollo, perche io ne haueua già parlato.nel fecondo mio libro dell An- tichità di Roma,maeflèndomi flato predato vn certo libro Greco antichiflìmo,& lenza Autorc/critto a ma- no da M Giorgiodi Vauzelles Caualierc di Rodi, &h- ■ onore della Torretta, quale egli haueua portatodi Grc- cia,non ho voluto mancare di communicarc a gl altri huomini DE GL’ ANTICHI ROMANI. ì*r huomini quello, che io ne ho ritratto intorno à quello, nel modo che fcguc: Tra gl’altri miracoli del mon- do (dice egli) era il Coloflo di bronzo dentro à Rodi Deferito- fatto in honorcdel Sole, da Colalìe in dodici anni,& al- todi fettanta cubiti. La bafeche lo fofteneua era trian a. golare , & ciafcuno lato (ottenuto da fettanta colon- ne di marmo. La (tatua era tutta vota dentro & fatta à (cala à vite, per la quale fi faliuafinoà la cima:&quiui erano diuerfi ftromenti, che in verfi Iambici faccuo- no vna mufica foaue. In quella (tatua, la quale era volta inuerfo Egitto , fi vedeua tutto il paefedella Si- ria, & i nauili che andauono in Egitto, mediate vno fpec- chioche ella haucua legato intorno al collo , cttcndo del retto tutta ignuda, con vnafpada nella mano diritta, & nella manca vn’hafta lunga,tanto che la (pefa cofta- ua ccc. Talenti d’oro. Aucnne di poi, che doppo cin- quanta anni, che ella era ftatafatta,ellafu metta per ter- ra da vntremuoto, che durò vii. giorni , & coli rotta in Mirrile piu parti (ì trouauono pochi huomini, che potettmo ab- trmuoto ' tracciare vnodei fuoi diti grottì,& colui che ne compe- rò i pezzi del bronzo, ne caricò 500. Camelli.Ma ritor- nando al noftro Apollo, & alla diferenzachc egli hebbe rifiorii* con Marfiafonatore,come ha fcritto Apulco,nel primo ** A P °£ 9 libr.de fuoi Floridi, dico che à cottui parcua edere coli eccellente, che accecato dalla fua infolenza , non fi ver- gognò di volere competere nella mufica cori vntanto . v Dio,allaprc(cnza delle mule, le quali, data la fentenza in fauorc d’ A pollo,fcciono che legato Marfiaad vno al- M - bcro per punirlo (come ci meritaua) della fua temerità, fiortiutt. lo (corticaflc, nel modo che ha moftrato Ouidio ne i. t: fuoi isn . ■ DELLA REE LI Gl ONE Tuoi Farti, dicendo, o uidio. ‘Prouocat & e Phcebum i < Phxbo fuperante pependin . Cafa recejprunt a cute membra fua. Et Nerone nel fuofuggello, del quale la figura cpofta qui di fotto. sy OO LL LO DI NERONE RlTR ATTO d’ t ma pietra tattica. Dipingeuono fimilmcntcgrancichi Apollo accom- dtUc°Mufe pagnato bene (peflo dalle Mule, volendo inoltrare che con Apollo, tra lui Sdoro, è vna naturale conuentione, fi comcmo- Virgilio, rtrò Vergilioall’horache della natura di quelle ragio- nando dille, In medio rejìdens compleBìtur omnia ‘Phccbut. l*. ùv/è Le quali però fumo da gl’antichi vergini figurate(co- ucrgini. mc h a fcritto Phumuto) perche il frutto delle feienze « . ' nafee DE GL’ ANTICHI ROMANI, 1*3 nafcc dal giuditio dell’ingegno, & perche la virtù occul ta fi contenta del fuo ornamento naturale: &: che l'ha- bitationc delie Mule uer i monti &; per i bofchi,non fi- gnifica altrove non cal gli huominipiù dotti & ccccl- imonti. lenti viuono,& vanno volentieri foli,& feparati dalla ignoranza della plebe, (blamente (come dille il Petrar- ca)al vii guadagno intenta, imaginandofi la (ciocca, che le lue ricchezze le habbinoà infondere ad vn tratto la fapienza,& la dottrina nel capo , perii che diuenuta infolcntillìma, & volendo riprendere quei, che fanno più dilei, rimane alla finelcorbacchiata & fcorticata, co- me vna bcllia della propria pellciilqualc propofitocoti fermò Plutarcho quando fcrilTechei templi delle Mufe non fi trouauono altrouc le non lontani alle Citta , & a i eradichi de gli huomini plebci:& Orfeo & Proclo ha- no voluto che le Mufe fodero le prime inucntrici della gionc . rc ■ rcligionc,dclla quale ritorneremo fubito a parlare, che noi haremo inoltrata la figura del Trepie,ò Tripode d'Apollojgià tanto celebrato & venerato da gl’antichi. S Apollo, Di quello adunque fi vede il difegno nelle medaglie d’argento di Vitcllio,& di Vefpafiano,& (quello che io Rimo anchora più cofa rara) in vn dialpro rollò antico che io hò meco , douc egli e figurato con vna cornac- a j chia,la lira,& vn ramo d’alloro, tutte cofe conlagrate à a pollo, lui, come qui fi vede. * N t>4 DELLA RELIGIONE DIASPRO ANTICO. VITELLI O. ARGENTO. VESPASIANO: ARGENTO. Il iimu Tf GL’ANTICHI ROMANI. 155 » Il fimulacro del Sole, che i Fenicij chiamorno nella ìtsoledrt - loro lingua HeliogabaIo,fu portato à Roma dall’Impe- latore Antonino, coli chiamato anchora lui, il quale nel (,«/„* monte Palatino gli fece fare vn tempio (come fcriuc Lampridio)& qui volle che non folamcntci Romani, r ma i Chriftiani & Giudei facchino tutti i loro facrificij, non per altra ragione, fe non perche nella fuagiouanez- rèpio dedi za egli era flato fatto fàcerdotc del Sole , honorato & ** s ®: tenuto in grande riuerenzada i Fenicij, però che gl’ha- tiero&mo» ueuono fatto vn tempio marauigliofo di pietre quadra- Antonino te, & (come fcriuc nel 5. libro Herodiano) ornato dar- gento,d’oro,& di pietre prctiofè : onde io ho tra le mie le. due medaglie d’argento del detto Imperatore, nelle quali fi vede in abito di fàcerdotc di Fenicia facrilicare al Sole con vna tazza in vna mano,& nell’altra vn ra- mo d’a!loro,&fopra l’altare, doue c il fuoco accefo,fi Vede il Sole,& lettere che dicono ncll’vna delle meda- glie, svmmvs sa cer do s, & nell’altra, invictvs sacerdos ,chc fono i medefimi epiteti del Sole. HELIOG A B A LÒ. ARGENTO. FORT V NA. t5rf DELLA RELIGIONE Io nonmidiftcnderò più oltre àfcriucre la vita fede- rata di quello Imperatore, ma bene mi dorrò del cieco & tirannico arbitrio della Fortuna, che lo meflc in quel luogo che ci non mcriraua,ficomcanchora veggiamo che ella fa di molti altri à i tempi no(lri,onde gl’antichi volendo moltrarc la fua portanza , & come ella gouer- naua tutte le cofe del mondo, la dipinfcro con vn corno pitta* de d’abbondanza in vnamano,& nell'altra con vn timone U fortund. Ji nauc fopra vna palla. TR AI AN O. BRONZO. HADRIANO. ORO. ARGENTO. ANTON. PIO. ARGENTO. DE GL* ANTICHI ROMANI. 1*7 F,u Umilmente figurata da glantichi à federe in terra col comocopia,& vn braccio appogiato fopra vnaruo- ta,per moflrarc la fua inconftanza , & limili parole, fORTVNAE red ver. Et di qui nacque che A pel le Aprile rr- cclcbratilfimo pittore Greco,domandato perche hauc- uadipinta la Fortuna à federe, rifpof? chchaucuaciò fatto per che ella non haucua mai ripofo. ANTON. GETA TRAIANO. argento. argento. Ma quella che noi habbiamo chiamata Fortun a, i Greci lachiamorno sella folle fiata buona,*«^ w, ^ ^ *»»comc fi vedrà per vno intaglio antico portato di Gre- fortuna cia,& donatomi da Frate Andrea Thcuet d’Angulcmc, nel ritorno del fuo viaggio di Ierufalem.con molte al- Caladi tre medaglie antiche, che io moftrerò ritratte, nel libro che io hò fatto dell’Antichità di Roma, accompagnan- do in quello mezzo la nollra Fortuna d’vnDiafpro , & d’vna Corniola antica,doueella c fcolpita con vn cor- no d’abbondanza, & vn ramo d’alloro, lignificando N 3 della religione DIASPRO antico, corni O- LA ANTICA. La fortuna accompa- gnava il Ut to diCefa- ri. Vlinio. Difftnition de la fortu- na. Arijlofane. Tempio fu- perbo de la Fortuna in Prenefte. Vcdcfi per l'hifìorie che vna Fortuna tutta doro acr compagnaua Tempre il Ietto de gl’imperatori , & che quando ci veniuonoà morire, in Tua prefenza eraporta- taàiloro fuccelforr.ondePlinio la chiama leggiera, in- conftante,&fallacc,come quella che fauorilcei manco degnirnon dimeno , alla verità, la Fortuna non c altro che la prouidenza di Dio , dalla quale fecondo i noftri iteriti noi riceuiamo male,ò benè.Et la caufa perche gl'antichila dipinfono anchora cieca, fu per la cagione nominata di fopra-di che ha molto bene icritto Arifto- fahe nel fuo Plutone,DiodcIleRicchezze:il quale argu • mento hà Tradotto Luciano nel fuo Mifarftropos.il det- to Ariftofanc fcriue che quando Giouc donale richczzo à i buoni, ei fi moftra zoppo, & porgedoleà icattiui,cor- re leggiermente. A‘ Prtfncftc anticamente fu il fupérbo . tempio di Fortuna cdificatoda Sylla , con la Tua ftatuà di bronzo dorata, la quale èra di tanta eccellenza cheli foleuadire perproucrbio(volendolodarc vna cofaben dorata DE G L’ANTICHI ROMANI. w> dorata) la doratura Prcneltina. Nc contento Sylla di quello, cominciò à fare il pauimento di detto tempio di Mufaico,chegl’antichi chiamorno Lytoftrates , con mirabili figure di diuerlì colorali comcPlimo (parlando dei pauimenti) fcriuc nel xxxv. capitolo del xxxvi. li- bro dcH’Hiftoria naturale. Et perche la Fortuna può molto nella guerra, però mie parfo di collocarla preffo lo Dio Marte, al quale i Romani feciono fare diucrli templi,&dandoglifacerdoti , detti Salijdo chiamorno vna volta Vincitore, all'hora cheei porrà vna Vettoria (lilla mano:vn’altra volta Propugnatore, Vendicatore, &Pacatore, quando egli haucua nella mano dritta vn ramod’vliuoj&nellaltrala fuahalla con la corazza à i piedi, & dinanzi targhe, rotelle, & il celatone,con vn pen nacchio,& lettere cnedicono , Marti pacatori, li- gnificando che quelli che vanno alla guerra, li debbono lenza paura moftrarc à inimici. M« [aito. MARTE- Epiteti di Marte. Qui ua al- la guerra non deve ha tter paura. V 1TELLI O. ANTON. PIO. zoo L’haftachc eiportauafu chiamata Qiiiris dai Sabi- ni,& Romolo Quirino,comefi vede per le infralcrittc medaglic,doue egli è dipinto tutto armato , per fignifi- care,che lui era vendicatore, nel modo che lo chiama- rono i Romani. QniriJ. Marte QH* rtno. ANTON. PIO. BRONZO. V DE GL’ANTICHI ROMANI. aoi GORDIANO. ALEX. MAMMEA. BRONZO. HADRI ANO. ARGENTO. CLAVDIO. B R O N ZO Il tempio di Marte Vendicatore fu fatto i Roma per Tépioetifì Cefare Auguftoin forma tóda,à cau fa della gucrra.chc egli haueua giurata concra Filippo, per vendicare fuopa da a ugufto dre,come fcriue Suctonio,& Ouidionci Falli, doue ei Ct f* re ’ dice Tempi d feresfè) me vittore Vocaberis Ultori ouidio. Uoueraty&fufoUtnt ab bojlereJit. Scriue Dione neliniUibrodellHiftoriaRomana, che OÌ9at » N 5 ARGENTO. r pmfr. 101 DELLA RELIGIONE Celare Augufto edificò quello tempio in Campidoglio} & vi fece portare gli ftendardi &inlcgne militari, con l’Aquila deRomanirondeil Senato dipoi volendo an- chora maggiormente honorare Ja fua memoria, vi fece condurre il carro fui quale egli haueua trionfato. A VG V STO. L. - CTN NX ARGENTO. ARGENTO. Si come gi’antichi dipinlero Marte, nelle maniere già ville di fopra, chiamandolo infieme con Giouc Vendica torc & Propugnatore, & in molti altri modi Greci & La- ùniche forebbono troppo lunghi à raccontare, coli dir pin A V G V S T O. ' , . Ci , ' * ARGENTO. DE CL’ANTICHI ROMANI. *>3 jpingendo Venere, la chiamorno Vincitrice, con la Vet- raria, Io feeeero & appogiata fopra vno grande feudo, & v e n b - altra volta con vn morrionc in luogo di Vettoria,ò con R E * vna palla, in figno che ella haucua fupcrate in bellezza tutte Falere Dee. Il fuo carro,fecondoil direde Poeti, era carro div e tratto daduocigni:Ecper tanto dice Ouidio, - JuriBif^ue per dir A cygnis 'C arpie iter. C A R A C A L L A M ACNVR B FcX nere tratto da duo ti- gni. PLAVTILLA. FA VSTINA. La Ve io4 DELLA RELIGIONE venere La Venere chei Greci chiamorno Afroditi ,i Latini 1 hanno detta Dea di bcllcza,&di gencratione,nata(fec6 do i Poeti)dclla fchiuma del marerEt Cicerone nel libro della Natura de gli Dei,parlado di i n i. Venere, dice che Tempio di l’vna fu figliuola del Cielo,& di Giouc,&haucre vifto il eMc* hi o tempio in Elide: l’altra vfeita della fchiuma del mare: la terza di Gioue& Dione moglie di Volcano:& la quar ta Siriaca di Siro nominato Allarte,chc fu quella mari-J D*r vene* tat ‘™l bello Adonc.MaPlatone nel fuo Conuiuio hàpo re fecondo fto due Venere, vna cclefteche incita gl’huominialbuo vintone. no amorc> & l’altra terrena che gli muouc al piacererdi- cendo chela prima fenza madre fu figliuola del CicIo,& venere uc- 1^ altradi Dione &diGioue:Iaquale 1 Fenicijvenerauo- ne rata Tcnicij. ta dai no afiai, per cflere (lata moglie d’ Adone, & Adone nato nel pacic loro, onde in memoria della mortedi quello lamentandoli lefaccuono facrificio:le quali fàuololc opinioni & fu perftitioni lanciando tutte in dietro, ven- ghiamoà vedere come fenfa laVcttoriala dipinfcCe- fare Dittatore nellefue medaglie. ARGENTO GIVLIO CESARE. Et ne DE GL’ ANTICHI ROMANI. io* Et ne i rouelci delle medaglie d’argento di Cefa re mi - norc,fi veggono due Cupidi condurre il carro di Vene- corrodi ut re volando, & lei che ticncabbracciato il fuofccttro con 11,. lo d 4 duo lettere che dicono, lvc n ivli lvcii filii. cupidi. Gl VL. CESARE. ARGENTO. AVGVSTO. ARGENTO. Auguftodipoi dedicò à Giulio Celare il tempio di Tempio di Venere Genitrice, coli adorata da i Romani, &alla qua- j' n ' rede ' le haucua Cefarc fatto vn bullo di perle, le quali (come A u g u ji 0 fcriue Plinio nel libro xxx vi. dell Hilloria naturategli Ctfurt, haueua portate d’Inghilterra, hauendo prima farrofa- bricarla detta figura diVenere Genitrice da Archefi- lào:& per la fretta di dedicarla,non fi fendo potuta for- nire, coll imperfetta la collocò nel mezzo del fuo Foro. nf i" AV. * 5:1 ' OU < K ri. ; • c $ -iìtfj .1 'J J 106 R E LI AVGVSTO CES ANT I- NOVS. Tempio £ fAntinoo magnifico e di fiotto da Adriano, fopra il Ni lo. Taufania in Arta£ck. Io non hareì altrimenti qui fcritto d’ Antinoo , quali tunqucHadriano Imperatore lo faccflegià deificare, fc 10 non mi forti per forte ritrouate due fue medaglie, che 11 detto Imper.fcce battere in honoredi quello, doppo chcei fu morto, accompagnando Hadriano nellafuapc regrinationc fopra al Nilo:il quale non cotento di que- llo, & doppo haucrlo pianto molti giorni, gli fece edifi- care vn tempio, &vno altare, con vna Città chiamata dal fuo nome,douc meflè faccrdoti & Flamini per farti làcrificio:&in Arcadia nella Città di Mantinea feccfir milmcntc vn’altro tempio celebratiflìmo, con ftatuc ne igynnafij,& per tutta la Città fono nome di Dionifio, come narra Paufania.EtpcriI rouefeio dvnamcdaglia ch’io mi trouoncllcmanijè riprefentato il tempio ma- gnifico eh Hadrianp fece edificare fopra il Nilo in fuo honore,& adornare & arricchire di belle ftatue& inda- gini, con talcinfcrittione,AAPiANos okoaomhìen, che voi dire, adrianvs constrvxit, frdifottoil tempio de gl’ Antichi romani. tempio è vnCrocodilo, animale particolare del fiume Nilo, nel quale mori Antinoo. MEDAGLIONE GRECO CANTI NO O. ■f k DELLA RELIGIONE MEDAGLIONE GRECO D-ANTINOO. Antmoo tu Ma nell'altra fua medaglia fi vede vn giouane di Biti toin b iti- n i a Ji marauigliofa bellezza con lettere Greche che dico nO,OZTIAlOZ MAPKEAA02 O IEPETt TOT AN * » or. & dall’altro lato, t 012 axaioxx an e ©hke , cioè , HOSTILIVS MARCELLVS SACERDOS ANTIN0I acheis dic avit , & nel rouefeio della medaglia c il eauJb fcolpito il cauallo Pcgafo,& Mercurio con i talari & il regdfo. Caduceo. DAGLIONE GRE D'ANTJNOO. Fina DE GL’ ANTICHI ROMANI. i °9 Finalmente per l'intera cognitionc de i templi anti- chi, quanto alla religione io ne ho farti ritrarre 1 1 1 i.qui di lotto, de quali pcreflère le medaglie logore, non ho potuto tirare (enfo alcuno. CL. NERONE. TITO. BRONZO. BRONZO. SEVERO. bronzo. bronzo. L’ vicini o di quelli quartro templi,fattoin forma ron VESTA - da,parequafi limile à quello di Velia tanto riuerira da r Romani, per ripofare là dentro Iaftatuadi Mi nenia, fta- ta portata, da T roia:& la quale era in tanta vencrationc O — - no Tempio di Pace abbru ciato. DELLA RELIGIONE che mai huomo non l’haucua vida.Nondimeno quado abbrucici il tempio della Pace, il fuoco s’appicò anchora à qucfto,onde le vergini Vedali prefo il Palladio, & con cdo paflandoperla via facra, lofaluornofìno al palagio dcirimpcratorcj&vcdefi il Tuo ritrattone irouefei del- le medaglie di Vcfpafiano,& di Giulia Pia, che non è al- troche vna piccola datua di PaIlas,con l’hadainvna mano, & nell’altra vno brocchiere. VESPASIANO. GIVLIA PIA. ARGENTO. ARGENTO. CLAVDIO. VESPASIANO. ARGENTO. BRONZO. Fedo DE GL'ANTICHI ROMANI. in Fccionogl’antichi quello tempio di Vefta informa Tempio di tonda,llimando che tale Dea folTe la terra, & il primo fu Numaà corniciarlo per addolcire, lòtto Ipctie direligio ne, la ferocità de Tuoi fuggetti. EVINTO ARGENTO. NERONE. ORO. VESPASIANO. ORO. ~ L’entrata dfq nello tempio era vietata à gl’liuomini, comeànoi hoggiquclla deMunilleridcIIc nollre Mo- ^ nache già (late riformate :& il numero delle Vertali fu drOcvrfia- ncl principio mi.&dipoiv i.& coli durò lungarni nte, w - O ‘ z mi DELLA RELIGIONE come mollrano le medaglie di Fauftina , & di Lucilla^ ùiu'vr/lì nc ^ c c I ua ^ fi vede il loro modo di facrificare,con i loro li. vefti menti bianchi.chia mari dai Latini Sufftul* , lun- ghetti & quadrati , tanto che le ne potcuono coprire la iella, & Maflìma tralalrrefcome farebbe tra le noftrc la BadefTa)hauere come prima il fympulo (vafo ordinato peri facrificij)in mano, & l’altra innanzi alci, chela ri- guardaci turibulo in mano Umilmente detto ^cerradi Latini, col quale(facendoalIa Dcafacrificio)dà lo incen- do alla Dea fopra all’altare, dipinto inficmc concila nel modo che fi vede. '-'FAVSTINA: medaglione di BRONZO. LV CILLA. Augmcntornocoltcmpo quelle Vertali fino al nume fiali orditi* ro di vcnth&bifognaua per edere Monache cheellefof tt al [imi- £ no natc Ji padre libero non feruo, vergini, & lènza ma fta. 1 Vt ~ cula alcuna nella loro pcrfona,& d’età di Tei anni fino à dieci, nel qual tempo era loro infegnato 1 vfo del facrifi- care,comc moflra la medaglia di Fauftina, netta quale fi vede la piccola Vellalc riceuuta dentro al Munifleroda quale DE GL* ANTICHI ROMANI. zi 3 quale à capo d’altri X. anni faceua làcrificio , & ncl- l’vltimo della fua vecchiezza inlègnaua all'altre que- fiomedefimo,con qucftaconditionc,chcinxxx. anni vajffti io. fi poceuonomaritare,quatunquc(pcrquellochc filcg- jj IHp p 0 u ge^tutte quelle che cxercitorno quella vita, furono sfor uano mari - lunate &. capitorno male. Etpcrchedi fopra habbiamo ttrc ‘ detto che la principale di Ioro,cioè la Badeffa fu da i Ro mani chiamata Maflìma : noi prouerremo quello per due Epitaffi antichi fiati ritrouati à Roma nel noftro tempo ,1’vno de i quali comincia, &fornilcc in quello modo. Epitaffio di Fiatila Manilla U e fiale. FL. MANI LI AE V V. MAXIMAE, CV1VS EGRE- * G1AM SANCTIMONIAM ET VENERABILEM MORVM D1S C1PLLNAM INDEOS Q^VOQ^. PERVIGILEM ADMINISTRATIONEM SENA- TVSLAVDANDO COMPROBAV1T AEM1LIVS FRATER ET RVFINVS FRATER ET FLAV1I SILVANVS ET H IR E N E V S S O R O R 1 S FILII A' M I LI TU S OB EXIMIAM ERGA SE l’IETA- TEM PRAESTANTIAM Q^_. Epitaffio di Claudia Elia Claudiana ZJ e fiale. CL. AE LI AE CLAVDIANAE V V. MAX. RELI- GIOS1SSIMAE BENLGN1SS1MAE Q__. CVIVS RITVS ET PLENAM SACRORVM ERGA DEOS ADMINISTRATIONEM VRBIS AE- TERNAE LA V DI B V S SS. COMPROBATA OCTAVIA HONORATA V V. D1V1NIS AD- MON1TIONIBVS SEMPER PROVECTA. O 5 i!4 DELLA RELIGIONE Erano quelle vergini Veftali hauute in grandilfima vcnerationcdal popolo Romano, come fi vede nelquin venerano - to libro della prima Deca, di Tito Liuio, douc èferitto wrfoUv* c b c rincontrandole vna volta à piede Albino huomopo fiali. polare,comadòalla moglie & a i figliuoli di Icéderedel carro, perfarui fiilircfopra levcftali: &quefto aueniua pcrlarfucrcnzachc i Romani portali ono al fuoco pcr- fuoco per - p Ctuo ,che ledette Monache tcncuono Tempre accefo,d pttU °' qualcfe per dilgratialafciauonofpegncrc, elle erano dal gran Pontefice acerbamcte caftigare,quantunquc ogni r inoiutio- annofoflTcda loro rinouato,quafi nel modo che foglia- ne del fuoco mofarenoidcl gran cero di Pafqua.Su l’altare degli He U fitto fan brei fimilmcntcftaua Tempre il lumeaccefo,fignifican- no in anno . do che le grafie di Dio Ita no Tempre per gl'huominiap- parecchiatc tanto di dì, che di notte:& nella miftica Tco logia de gl’antichi Verta non fignificaua altroché fuoco, ilquale(comedicc Furnuto) perche nel Tuo continouo mouimcnto per le medefimo non genera nulla,però era dalle vernini guardato : &i Poeti anchora (parlandodi fuoco. Vefta)l’hanno Tempre prefa & intefa in qucfto fcnlo,co- me fi vede in Ouidio,quando ci dice, ’Nectu aliud "vejlam ejuampuram intelligejlammdm, ‘Natdque de fiamma, corpora nulla. vides. Iure igìtur virgo e[,(jua [emina nulla remittìt, *tiec capirà comires virginitatis amar, dciic’vc- Anzi furono quelle Veftali in tata auroriti,chelpcf- flali. Co pacificornoinficmeil Popolo Romano nelle guerre ciuili:& ho ollèruato io che,quado entrauono la prima Lt ve fiali volta in Muniftero fi tofauono, come anchora hoggi fan togate. no ] c Monache noftre: ne era loro permelTo di lafciarfi piu DE GL’ ANTICHI ROMANI. più crefcereicapegIi,comcfi vede in Plinio , quando al xvi.Iibro dcH’Hiftorianaturale fcriue: Antiquior lothos efiejua C<t pillata dicìtur,quoniam xirginum Uejìalium ad ea capillus defertur.\\ vitto loro vfciuadal publico, & durò quella vfanza (ino al tépodiTeodalio Imp.chriftiano, al quale mandorno iGécilhuomini Romani Symmaco Patritio per ambalciacorc fìnoà Milano (doue all’hora faceua refideza il detto Impcratore^pregandolodi con- fcruarc i priuilegi alle loro Vertali, acciò che elle potelfi- no cflèguire i teliamoti &lafciati ftati loro fatti da diucr Ce pcrfone,però che i loro beni potcuono cflcrc tali, che di quello che farebbe auanzato loro, harebbono potu- to aiutare molte pouere pcrfonc,& guardare che aliai di loro nonfoflero andate mendicando per Roma, & po- tendo giouare anchora à iforerticri.Nondimcnofu tan to in quello roftinationedcH’Imperatore,che Symma- co non potette ottenere il defiderio Tuo, ne del Popolo Romano:& cofì fumo tolte alle Vertali tutte l’entrate, di che egli dolédofl nella fua oratione,dice limili parole: Honorauerat lex parentum TJejlales virgines,ac minitlros Deorum vittu modico, iu fi fijue priudegmfijtt muneris huius integriti yfque ad degentres trapelerai. Soggiugnen- do più baffo. : Sequura ejl hoc fames puhlica , & Jf>em prouinciarum omnium me fi agra decepit,. 'Non fìtnt hac "pitia terrarum , nihil imput ernia aufiu , nec rubigofe - getibus ohfuit , nec auena frugei necauit. Sacrilegio annus exaruit. Ne cefi enim fiit perire omnibus quod religioni- bus negabatur. Quid tale proauipertulerunt,cum religtonum miniftros honor publicus pafeeretì A' i quali argu menti rifpofe poi affai bene Prudentio,moftrando che innan* O 4 ir 5 Le Veftali haue ujno lor vitto dal publico. Teodofìo imp. Cbri- ftiano. Symmaco patritio am bafi. Amba f. di Symmaco nulla . Aifrojìa de Prudcntioi Symmaco- ruf DELLA RELIGIONE zi che il Palladio, ncVcfta , ne lari, ne Dei penati follerò itati portaci àRoma,ilportod’Hoftiacra picnodinaui- li carichi digrano,i granai pieni iìmilmétc,& tanta gran de abbondanza di viueri erano in Roma,chc neiTunofo reitiero che vi venifle per vederci giuochi Circciì,non morì di famc,& che fc tal volta la terra iterile non ren- derla le biade in abbondanza, naiceuaqueito,ò per cagio Trudtntio. ne dcH'aria.ò per altri accidenti naturali, il cheanchora meglio dichiara nel principio del iuo libro fecondo, do- ue dice parlando contro àSymmaco: Ultima legati defitta dolore querela ejl , ! Palladiu quod farra focu,vel quod fip'u ipfs U irgimbm } caìlifque torti alimenta negentur. h XJeJlales foluù faudenturfumptibus ignei. Doppo laqualc rifpoitadcicriucndo la vita & modi ho- nciti delle vergini Vertali, dice in quello modo: Qua nunc Oefalis fu virginità tu bone fot, 2)ifcutiam,qua lege regat decus omne pudori*. kA c primum parua teneri i capiuntur in annis, lAnte Voluntati* propria, quam libera feda Laude pudiciria feruens,(Q amore Deorum, 1 tifa maritandi condemnat vincala fexus. Captiutts pudor ingrata addicitur arit , ‘Nec contenta perir miferisfed adempta voluptas , Corporii intatti meni non intatta tene tur. ’Necrequies dar uri Ila torli , quii ut innuba cacum ZJulnuiy&' amiffat fujjnratfoemina redat. Tum,quianon totum JJ>es falua interfeit ignem, Nam refdes quandoquefaccs adolere licebir, Feda Dtfcrizio- ne della ui ■ ta delle Ve fiali. DE GL* ANTICHI ROMANI. FeJldrjue decrepiti s offendere flammea canti Tempore prafcripto, membra intemerata retjuirens , Tandem virgineam fajlidit Zdejìa feneBam, 2)um rhalamit habilis timuit Vigor, irrita nuUns Foecundauit amor materno vifcera par tu , Tdubir anta veterana [acro perfunBa labore , 2)efertisejue foca, tjuibus ejl famulata tuuentus, Transfert emerita* ad f ultra iugalia rugar, Z)ifcit &• in gelido noua nupra repefcere leBo. Intere a dum torta vagos ligat infula crine s, Fataléfjue adoler primas innupta facerdos, Fertur per mediai vt publica pompa platea t. Rilento refdens, molli scejue ore reteBo Imputar attonita virgo ffeBabilis Vrbi: Inde ad concejfum cauea pudoralmus expers Sanguina, it pietas hominum vifura cruento s Congrejfu, morte fjue,^d vulnera Vendita pajlu Spellatura facris oculisfed & illa Verendis, Vittarum infignU phalerufuiturtjue lanifis. 0 tenerum mirimene animarne onfurgit ad iBus, Et tjuoties viBorferrum iugulo inferir ,illd T)elicias ait effe fuas,peBufe]ue incentri TJirgo mode fi a iubet conuerfo pollice rampi, *He lateat pars ‘itila anima vitalibus ima girini impreffd dum palpitar enfe fecutor. Hoc illud mentum efl,tjuod continuare feruntur Excubiat, Lari] prò maiejlate palati], Quod redimane viram populi.procertimaue falutem, ‘Perfundunr quia colla comis bene, Voi bene cingane Tempora taniolrsjtf litia crinibue addane. 9 5 p ompa iti le V filali nel tempo di Pruden- ti. Di qual ma feria fabri- cauono gli antichi le imagini. p aufania in Arcadie if. \A uite è mtn fugget ta à corro- sione. U8 DELLA REELrGIONE Et quia fubterhumum lujlrales rejlibus Ombrìi In fldmmam tuguUnt pecuJes,&' murmurc mifeent. Quello c tutto quello che Prudentio fcriue della fuper (licione & pompa delle Vertali , che acconcic lafciua- mente andauono fopra i loro cocchi, o carrette à vede- re tutte le felle St giuochi cheli faceuono ne i circhi & Amfiteatri & (oltre à quello che fi conuienc all’habi- to,& l’animo pio de i religiofi)pigliauono piacere di vedere i gladiatori combattere con le beftic feroci, & ammazare le pcrfone,ondc Prudentio nella fine de ver- fi fopradetti priega l'Imperatore di tor via coli fatti fpettacoli crudeli, dicendo in quello modo, Te precor ^ Aufonij T)ux ^Auguftifìme regni, TJtum trifie ftcrttm tube *s ,yt exter a rolli. Hauendo à baftanza fcritto de templi, & nomi de gli Dei & Dee de gl’antichi Romani ,rcfta à vedere, & faperela materia della quale ei fabricauono le imagini Sellarne loro. Qucfteerano (come IcriucPaufania) dc- bano,d’arcipreflb,di cedro, di quercia, di loto,di milacc, & di boflolo , anchora che Teofrafto vi aggiunga la radice deU’vliuo per le ftatue minori, & Plinio la vitc^ quando ci dice dhauere veduto nella Città di Polo- nia il fimulacro antichiflìmo di Gioue fatto di legno di vite : la quale cofa io crederrei facilmente potere effere fiata vera , confiderato che Ce gl‘antichi eleggeuono i fopradetti legnami, come quelli che durauono aflai, la vite fenza dubbio, è quella che è men fuggetta alla cor- rozionc,ficome fi è villo per diuerfe fperienze, quan- tunque la ftatua di Mercurio in Arcadia non forte fatta d’alcuno de i fopradetti legnami , ma di quello che c chiama DE GL* ANTICHI ROMANI zip chiamato Thya,& da Homcro Troìetbes ; la fpctic del rhya. quale è limile aH’arcipreflb di rami, di foglie, d'odore & di frutto,&comcfcriueTcofrafto, tenuto in pregio per l’odore tra tutti quelli, che nafeono nella contrada di Cyrcne,foggiugnendo che della Tua radice fi faccuo- no anchora mille intagli & cofc pretiofe. Vfiirono fi Gli antichi milmcntc gl’antichi di fare ftatue di cera & di falc, onde u b aron ? di non è molto tempo che in vna grotta prefloà Volterra i magni & nefurno alcune ritrouatc, fi come anchora fi trouano molte cole antiche di vetro, tra le quali io ho vn vafo fatto in forma della teftad’vn Moro, & ripieno il fondo di certa compofitionc anticaglie fa molto di buono, il qualccon molti altri fu trouatogiànel Delfinaroin ca- la del fignore della Motta, che ne fece prefente alla buo- na memoriadi Monfignore d’Orliens. Adopcrorno ol- tre à quello gl’antichi nelle imagini loro, l’oro, l’argcto, il bronzo,il ferro, lo llagno,il piombo, l’auorio, &ìater ra grafia detta arzilla, accompagnandole permaggiorc ornamento de iloro templi, di pietre pretiolè, & final- mente fi feruirono d’ogni forte di marmi, portati dilon tani paefi. Dal quale ragionamento venendo al modo &ordinedelorofacerdoti,&facrificij,dircmo cheque- f^dlu Ili fumo diuerfi,comeil maggiore,& minore Pontefice, Romani. Flamini, &Archiflamini, che tcneuono i primi ordini fagri:gl’Auguri per gl’vccelli:i Salijper Marte, & altri preti particulari (quali come i noftri Canonici) che fur- r rr lì 1 • i i . . . . . Sacerdoti no afiegnati alla memoria de loro Imperatori, da poi che Augnati» egl'erano fiati deificati, come gl’Auguftali d’Augufto, gl’Heluiani d'Heluio,gr Antoniani d'Antonino, gl’Au - TulTiìanU rcliani d’ Aurelio, & i Fauftiniani di Faufiina , tutti oidi- f*»fiinia- na 220 DELLA RELIGIONE nati per la religione, pietà, & fàntità, la quale Cicerone interpreta per la fciéza d’adorare i loro Dei, ò più rollo demonij,& per fare facrificij, cerimonie fagre,dedicatio- n',confasrationi,(uppIicarioni,proccflìoni, voti &altre loro vane pompe diaboliche, & vane fupcrllitioni. Sicrrdotio ic i futi Amili. QUffto fi- enfi do è detto da Li tini. Ambir tuli fieri. 2) e s^t Cervo ti 1 et fz^ti Ornali elei facrificio chiamato isi mheruale . Omolofuil primo inuentorc di quello ordinc,8c dicreare il primo facerdotc per i facrificij publici intorno alle terrc,& al- le biade , acciochc elle crcfccffino in maggiore abbondanza , pigliando per infegna vna corona, ògirlanda di fpighe, legata con vn cintolo bianco, ne palfauono il numerodi xn. Quelli cofì fatti faccrdoti,&il modo del loro facrificio era tale. Il primo di quelli facerdoti accompagnato da tutti graltri,&r coronato d’vna girlandadi quercia , cantando le Iodi di Cerere con vna troia,© vna vacca pregna cir- cundaua tre voltci campi pieni di biade, & doppo ha- uerebeuto del vino,& del latte innanzi che fegarc le biade/acrificauaà Cerere la troia, ò la vacca. Et il pa- ftorcvolendoalficurarcilfuo belliame dalla rogna & da tutte altre malattie, gli fpruzaua prima 1 acqua fopra, &di poifatta vnafaccellinad’aIloro,& di fauina mefeo- lata con zolfo I’acccndeua,& tre volte circondando il Tuo belliame con certi verlì facri Io profumaua,facrifi- candoneH’vltimo vna torta di miglio, & di latte alla Dea Pale,auocata dei pallori, credendo in quello modo rende DE GL’ ANTICHI ROMANI, in rendere ficuro( come e detto) il Tuo gregge da tutti quanti i mali. ~1d E q L‘ V g V X I, ET Z> E U lor dignità. Verta fpetie di religione fu portata à Ro- cicerone ma & inlegnata da i Tolcani , la quale A»g»re. Cicerone (per eflèrc flato di quefto or- dinc^ Icriue nel libro della Natura de rate di prò gli Dei, 8i doue egli hi parlato de Diin- ^tf^aiKo natione,cllerc fiata tanto venerata da Romaniche non mani. harebbono mai fatto, ne deliberato cofa alcuna dentro o fuora di Roma,che prima non haueflìno prefo l’Au- gurio. Anzi venne quella dignità in tale riputatione, rifpetro allhonorc & vtile , che ne riceucuono quelli eh erano Auguri,che i primi Romani cercauono d’en- trare in quefto laccrdotio, come fi vede per le medaglie di Pompeo, &di Ccfarc Dittatore, che vi mcllèanchora M. Antonio & Lepido, nelle quali fi troua il lituo(bafto- m. Anio- ne torto & limile alpaftoralcdeinoftri vclcoui^ilfym- pulo,i 1 cappelloni vafo,&i pulcini , tutte infegne che moftrano la dignità &cofe necclfaric à quefto officio. IL LI DELLA RELIGIONE r* * «► IL L 1 TU 0, S USTORI B UV- gurale degli antichi Romani. GIVLIO CESARE. POMPEO. argento. a r r. f. n t o. M. AVR. DE GL' ANTICHI ROMANI. zz 5 M. AVR. ANTONINO, ET AEL. VERO. RESTI T. ARGENTO. ARGENTO. ARGENTO. M. ANTONIO. ARGENTO. ARGENTO. Erano Nuwfro de gli Auguri. Augurato- rio. jJtuoJbajlo ne Augura- le. zi 4 DELLA RELIGIONE Erano in quello Collegio degli Auguri tre nel prin- cipio diputati,àcaufia delle treTribu,&di poi quattro comeficriueHalicarnalèo. Madomandando il popolo col tempo che quello numero folle crclciuto, ve nefuro no aggiunti cinque della Plebe & mi. Patri tij, & coll continouò dipoi femprequeftavfanza di noueinterpre- ti de gli Dei fino alla fine. Il luogo, nel qualcfipiglia- uono gl’Augurijieraà modod’vn tempio, douc l’Au- guratore ftaua àlcdcrccon latclla velata, & il Lituo in mano,col quale fegnaua 1 quattro angoli del ciclo, eficn- do veftito d’vna verta doppia, & lunga,tintain Scarlat- to, &chiamata Lena, o Trabea da i Latini, come fi vede nelle medaglie di M. Antonio , con tale infcrizione, MARCVS ANTONIVS LVCII FILIVS MARCI NEPOS, AVGVR 1MPERATOR T E R T 1 V M. Et in vn’altra fi vede la terta del Sole , con tali parole abbrcuiatc,TRlVMViR REIPVBLICAE consti. TVENDAE CONSVL DESIGNATVS ITE R VM ET TERTIVM: & figurate con altre di LcntuloSpin- ter,nel modo che fi vede qui di fiotto. m. anto"n ia ARGENTO. Lcntu LENTVLO SPINTE R.. ARGENTO. ARGENTO. Ec per venire alla conclùfione di quanto io voglio vtjtidift- fcriuerc de gl’Augurij, io metterò qui dinanzi la. figura a»* ritrattadVnàmedagliad’argétod’AuguJfto, nella quale SUuU ' fi veggono ifacerdoti conlorovcfti lunghe, & il fimpu I . lo , & lituo in mano x tutti inrtrumenti accomodati alla loro religione, • -V P • H] k ■ i fi Wc ite • DELLA' RELIGIONE xXrGygt ET SACERDOTI. CHE. PORTANO L'Vfitt- gnt tltld religioni per mejlrdr U fitti. % DE GL* ANTICHI ROMANI.’ I17 Quanto all’augurio de Galletti , & del loro beccare, onde gl’Aurpici de i Romani folcuono pigiare l’augu- rio, & giudicare delle cofefuture,anchora che io ne hab- bia ragionato qui difopra,&chciociò ftimicofa ridicu la, vana & piena di fuperftitionc, io nondimeno non ho voluto mancare per fatisfatione del lettore & de gli amatori delle buone lettere di moftrarne qui Ja.prefen- te figura. P a 2*8 DELLA’ RELIGIONE FiayK^f È ITA ATT A Dt-LL c/f JUXD^GtliA D'iAM- gmtt iiJU.Lef ìit rriummrt. - • - — DE GL' ANTICHI ROMANI. I Romani hcbbcro in tale venerationc i lacerdoti drepolli allo Aufpicio, che ei fondauono tutto il loro giuditiodcllccolcaucnire & di quello che doucuono fare,(opra il beccare de polli, non cominciando alcuna imprefa che prima non hauclTìno prefo quello augu- rio,ncl quale fé vedeu ono beccarli allegra mentc,piglia * uonotalcofaperbuonfcgno,&lcalrrimentiaccadcua, ne de ro- non faccuono in quel giorno cola alcuna. L’huomo, che baueua la cura di quelli polli, li chiama ua pvll a • Rio, & la gabbia, ò Hia douc erano rinchinlì, cavea tVL l aria, fatta nella medelìma forma diqucliachclì vede di marmo nella loggia del palagio dei Cardinale Cclìsin Roma,accompagnara d’vn bcllilHmo epitaffio pollo qui di Lotto nel modo chefegue, wt I. 0 ST1U *P ZJ L L ria, ritratta <Tì>n marmo antico in Roma . * 3 o DELLA RELIGIONE ’ M. POMPEIO M. F. ANI ASPRO > LEG. XV. APOLLlNAR.> COH. III. PR. PRIMOP. LEG. III. CYREN PRAEF. CASTR. LEG. XV. VICTR. ATIMETVS LIO. PVLLAR1VS FECIT ET SIBI ET M. POMPEIO M. F. ET C1NCIAE COL. ASPRO SATVRNINAE , FILIO SVO ET VXORI SVAE ■ M. POMPEIO M. F COL. ASPRO FILIO MINGRI U.varro. 1 fdctrioti differenti fecondo le dijferentìt de gli Dij. Ornamen- to del fla- mine Dia- le. Del Flamine Diale. Sacerdoti di Giouc& di Marte fumo ora- dinari, & chiamati Flamini da Numa Pompilio: onde Varrone nel libro della Lingua Latina dicc,chcgrantichi hebbe- ro tanti Flamini j. quanti haueuono Difc come il Diale di Gioue,il Marnale di Marte, il Quiri- nale di Romolo, il Volcanale dì V òlcano, & molti altri alla differenza de noltri che noi chiamiauono Vcfcoui, Archiuefcoui, Patriarchi, Cardinali. Mail Senatodipoi ordinò anchora Flamini à ^'Imperatori diati da loro deificati-come gl’Auguftali per Augufto,& gl’ Antoni- ni per Antoninoctra quali il Diale era meglio vellico de gl'altri, & haucua la fua Tedia d’auorio, ordinata loia- mente per i Magiftfaci, &il Flamine lolo portauail cap- pello biancojfcnza.il quale non gli era lecito vfeire fuo- ra dicafa- CAP .«Sw -'-v - DE GL* A NTICH I ROMANI. z)i CAPPELLO DEL FLAMINE ritratto et i>n fregio antico di marmo eh e in /Lorna. De Sali], Ra tutti quelli faccrdoti ne fece Numa anchorax 1 1. chiamati Salij,da i Etiti Io Icnni,che ei faccuorio ne i loro facrificij. Et dipoi Tulio Hbftilro gli crebbe infì- noà x xiiil & di x x 1 1 n. alla fine flir- tanti che feciono vngran Collegio^, ne potcuono cfleredi quello ordine le non quelli, che non haueuo- no padre ne madre. Di quelli Icriué Tito Liuio, egli andauono cantando & ballando per mezzo la Ara- ba, & cantando veri! Saliarij n<*l melodi Marzo porra- uono in mano lo feudo célerte 1 chiamato , zHncilè ì in ho- norc di Marte, come lìvedeDtr le medaglie d’Àu’truAn <^efaxe,& d’Antonino nmm Poi» pii infittiti iSalif. Tutto fillio. Anale, jcu- ànrrltM* 1 »ji DELLA RELIGIONE A VG. CESARE. ARGENTO. A N T. PIO. BRONZO. totani*- L’acconciatura di quelli Salijcra vna velie honorc- turddis*- uo I Cj di calore pagonazzo, con vna celata in capo,& quando ballauono pcrcoteuono i loro feudi con vna daga,o pugnale che portauonoin mano. Uj, ■< Sdendoti tbumeti Epuloni. 2>e \ij. h uomini Epuloni. Er quanto fi è potuto conofccre, quello ordine d’Epuloni era vna fpetie di faccr- doti,trouatida i Pontefici ppr ordinare! conuicichei Romani faccuono,cclebran do le fede de i loro Dij, annuntiando il giorno nel quale fi doueua fare la cena di Gioue:doucfc per fortuna accadcua che la folcnnità non foflcintcra- mcnte oflcruata,con ledebite cerimonie, ci lo diccuono à i Pontefici, che rimediauono à tutto ; quantunque i i lutili*. GrccigHchiamaflbno piuto{ltì»^«f«, cioè,faccrdoti di buon tem po, che fare facnficio à i loro Dij. L. CAL DE GL* ANTICHI ROMANI. xjj L. CALDO SEPTEMVIR EPVLONE. ARGENTO. Vedeli la memoria di coftuianchorahoggi in Roma Vir<tm ^ e • 1 _ | \ c ' c * . . , ittica che per le paroleinragliarcin vna Guglia, o Piramide di mar fìutdcint *■ jno quadrata, che fono tali, opvs a bsolvtvm D i E _ «irto*. BVS CxXX. EX TBSTAM. C. CORNELII TRIB. pleb. septemviri epvlon v m> le quali interpreta* tc voltano dire,ch'ella fu fatta in ex xx. giorni per tc> ftamenro di Caio Cornelio,Tribuno della plebe, & del numero di quelli v 1 1. Epuloni, moftrando l’autorità & portanza che egli haucuono con limili parole, tv c ivs CALDVS SEPTEMVIR EPVtONVM. De due y cl xv. huomini. Tarquino fumo ordinati due mini per fare fieri ficiorà quali ne agg Zeftio & Licinio Tribù olì fletterò lino à temp Sylla,chc veneaggiunfcv.altri lcuan donc duciamo che in tutto furnox v.lacerdoci fulamcn M buoni- tc:l’officio de quali era d» leggere & interpretare i librila- P 3 mento il tm. — J»< tf- *34 DELLA RELIGIONE cri; oSibilIini:&rifpondcre & consigliare al popolo Ro mano tutte le cole dubbiofcjaffiftcndoiifacrificijd'A* pollo.romcmoftra il Tri podeftampato nelle medaglie di Vitcllio & di Velpafiano con lettere che dicono» qvindecim vir sacris fAc ivndis. \ ; v VITELLIO. VESPASIANOTli '*■ • ARGENTO. ARGENTO. * Del gran ‘Pontefice. Ra tutti i Pontefici creaci da Numa nc fu fatto vno più grande degl altri,il qua* lecol tempo venne in tanta riputatone chenonpoteua eflerne alcuno fenonSe t l cttione Ba^aa a natorc,& cofi m orendo glabri Pontefici drigri fon minori ncelcggeuonovn’altro.come fanno hoggi i nc *É“cZ* ftri Cardinali vn Papa. Haueua quello gran Pontefice 5 cura delle eofc Sagre, coli priuatc come publiche» delle ^ . cerimonie, prodigi], rnortorijjd’intcrpretarc le cofc diui? hp.u * nc,fegnare,{criucrc accomandarci qualialtari&r Dij fi * doucuono fare i facrificij : & Sopra tutto. por mente 8t ■ ’ prohibire a : DE G’LANTICHI ROMANI. x J5 prohibirc che nuoue vfanze non entragno in Roma perdifturbatc,o corrompere le cerimoniedclla loro pri ma religione & loro Dij : della quale autorità ha ferino non ricette- Cicerone nel Po ratio ne che fece per conto della fua prò U0 "‘ 0n ^ 0tte pria cala in quello modo» Cum multa, diuimtusfponnfi- cerimonie ces.amaiorilms no (lri« inuenta arane inftirura fune, rum mini rt ^~ , . , J v , , 1 . / _ 1 gwnr. praclanns quam quod )>o; @T religioni bui Deorum immorta- lium , (g) flemma Xeipuhlica pratjfe \>oluerunt,'vt ampi fimi clarifiimi Citte; ReipuMicabene gerendo , ‘Pontifico s reli- gione; fapienttr interpretando , Rempuilicam conferttarenr. Laonde per meglio inoltrare la lua autorità & dignità chcgl’antichi (timauono tanta, eiportaua vn cappello, fatto nel modo che lì vede per le medaglie di Celare Die tatore in compagnia del fimpulo& lettereche dicono, ^fg^UnPò CAESAR IM0ERATOR PONTIFEX MAXIMVS. All teficc. chora che in altre medaglie fi vegghino la tazza, il cappcl lo, il limpulo,&: il lituo , come proprie infegne del gran Pontefice. GIVL. CESARE. ARGENTO argento li „ *3* DELLA RELIGIONE Non ottante quello fi veggono anchora affai meglio cappella ^ quelle inlègnc della religione, & cappello del gran Potè u$xT ° ^ ce nc » fregi di marmo , che fono in Roma {colpite in quello modo. .MM CAPPELLO 2) E L ‘Pontefice. ■ • • confetta- La confccratione di quello Pontefice è tanto ridicu- tione dipo la & llrana,che ella merita d’efièrc tutta interamente di- “rldentio. mollrata nel medefimo modo che l’hà ferina Pruden- tio:il quale dice che quello Pontefice nel fuo habito P5- tificale,con la miccra in tc(la,& la velie alzata entraoain vna foflà,fopra la quale era vn pótedi legno tutto bue- cato,douc dal Victimario era condotto vn toro ornato Horr Mi tutro fi° r * > & d’oroin torno alcapo , che il detto coa- ctto,& del fangue co fi caldo che n’v • cr i bufehi del ponte,cra il detto Pon teficc cerimonie ductorctcriuanelp Mti - feiua & trapclaua p Cenativi loridi. il tordo di * litato libo. DE GL’ANTICHI ROMANI. *37 teficc tutto imbrattato con fregartene gl’occhi 3 gI’orec- chUclabia & la bocca, & coll vfeendo fu ora coli fpor- cho & brutto,& molto terribile a riguardare, era da tut- to il popolo falutato & adorato. L’altre cerimonie , fatte per i piccoliPontcfici,Flamini,Archiflamini & albera- no i conuiti magnificamente apparecchiati, de quali hi jfcritro Macrobio dicendo, che all'entrare della Cenale tifici, prime viuande prefentate erano fpinofi di mare, dipoi s P ino fì & peloridi & fpondili,fpetic di nicchi , o chiocciole mari- spo ^ c p* ne,& tordi,chc i Romani ftimorno cofi dilicato cibo, che venuti in tauolalafciauono ogni altra viuanda , & pc^trouarli mcgliori nel tempo d'Auguftogli riempie- uono dentro di più buòne cofe. Dipoi feruiuòno fpara- gi con vna gallina grafia, oingraflàta àpoda, la quale vfanza leuò via pcrleggc & bando publico Caio Annio cjjoAmifa Eannio, volendo che le galline fi mangiaflero,comc elle ramo. erano trouatc,dclmodode iquai conuiti chivuole an- chorapiù àpieno vederne lniftoria, legga Varrone & ColumcIla,doucegli infognano tutti i modi della gola. Doppo quelle colè veniuono piatti d’oftrighe, peloridi, che ci chiama , Salanos nigros ffialbos, fpondilos&gly- BaUnL comandas,fpetie di nicchi & d'altri pefei che non fi pof- fano (non fendo in vfo) altrimenti dichiarare al nortro BeccafiebU tepo, bcccafichi, colombcllc,vn’arifta di porco, cingialc, rorpórj . capretti, bcccafichi impattati, po!ipi,oporpori et murici «i [angue del (angue de quali gPantichi faccuono lo fcarlatto , & de quali fcriuédo Seneca nella prima Epiftoladel x 1 1 1 1. libro dice , marauigliandofi della gola degli huomini, O quanteforti di Conchili portati di lontani paefi palla- zfcUmatti noper loftomacodell’huqmo,chclbno ben poucri d’in * Seneca. gegno. *3» DELLA' RELIGIONE gegno,&dilgratiati poi che maggiore hanno lappemo che il ventre .El fccòdo piatto era d’vna teda di cinguia- Ic,vn piatto di pelei fritti nella padella: vn piatto di Som- sommta. mataj f atta delie poppe d'vna troia, che haucflTc figliato frclcamente,lequali erano (limate tanto migliori quan- to più erano piene di latte. Doppo quelle leruiuonoi petti dcH'anitre faluatiche,ccrucllid’animali Jeifi , lepri, vani detta molti vccelli arroftiti,con pani della Marca d’Ancona, ^Ancona. * quali fifaccuo no di farina ftcmpcrata noue giorni ncl^ latifana,oalica,&poiarroftica con zibibbo in vna pen- tlinio. toladi terra dentro alfornoja quale (come dice Plinio) non fi poteua poi altrimenti disfarete mangiare fc non meda nel lattc,o nell’acqua & nel mclIe.Et taleerail mo do del cenare & l’apparecchio delle viuandede Pontefi- ci, ripiene d’vn fi grande numero di viuande mefeokte. 2) e fi cerdoti ^ugttjldli^ di loro collegio* I berlo Celare fu quello chccrcò prima, il collegio defàccrdoti Augullalijdoppò Ihauerc edificato vn ten^io ad Augu- ro, che C,. Caligu la co nfiigrò dipoi ap- porne fi vede rUerio c» fare fondi glihngyfU predo la morte di Tiberio per la fua medaglia di bronzo.. DE GL’ANTÌCHI ROMANI. CESARE. CALIGVLA. BRONZO. BRONZO. Scriuc Strabono nell in.Iibro della Tua Geografia che Tempio à LyoncdoucilRodano&laSona fi congiungono in- * A w* ficmc ,fu fatto vn altare, &vn tempio doppo la morte ’^yoM? d’Augufto,&quiui porta vnaftatua da tutte JcProuin- cic della Francia, la quale cofa m’hà fatto penfitre che quello poteflèeflereilluogOjdoucchoggilaBadiad’Ai- colonne di né,rifpctto alle gran colonne di getto che vi fi veggono w dentro:&quiui penfcrei io che folle fiato il collegio de i faccrdoti Auguftali, come chiaramente dimoftra vna pietra antica di marmo, eh e fi vede nella chiefa delle Mo nache di S. Pietro, in Lyonc, IO VI O. M. > (VADCINNIVS VRBId FIL. MARTINVS SEQ. SACER.DOS ROM AE ET A VG. AD ARAM AD CONFLV ENTES ARA. RIS ET RHODANI FLAMEN ff. V 1 R IN CIVITATE SE QJ/AN OR VM. Ter i 4 o DELLA RELIGIONE Per il (opra (cricco epitaffio (ì conofcc , che non Co Ia- menccàRoma&àLyonc,mapcr tutto il mondodoppo la morte d'Auguflogli furono edificati templi, dcrizati a ^ CiU ' con vn collegio di Sacerdoti detti Stxtum-'vir't^iu Ut. gujlalesjin honored’Auguflo, comcanchora fi vedein vna pietra fcritta alla porta di S.Giufto in Lyone,in que- llo modo, D. M. C AL VISI AE VBRICAE ET MEMORI AE S A N C TISSI MAE P. POMPONIVS GEME LLl N VS limi. V I R A V G. LVGD. À CONIVGI CARISSIMAE ET INCOMPARABILI POS VIT. Tranquillo Quello collegio de gl’ Augurali venne col tempo in sagio gA tanto credito, che( fecondo che fcriuc Tranquillo) Scr- ba A«gW * gj 0 G a lb a innanzi che fode Imperatore, vi. volleencrare dentro, & fu riceuutotraifàcerdoti Auguflali ,de quali inficmecol Scflumuiratohaucndo àbaflanzafcritto,& maffime neh n.libr.delle mie Antichità di Roraacócro all’oppenione dclI’Alciato nelm. libro.del Codice, & moftroqual’era rautoritàdcDecurioni,&comeei dona uono&diftribuiuono quelli offici) perle Prouincic,tor nero à parlare della Cittàdi Lyone,la quale doppo ede- re data popolata daPlanco per ordine del Senato Ro- mano, paflò di grandezza, di magnificenza, & di richez- za tutte raltrcterrcdelmondo,rifpettoallefierc& traffi- chi che fempre fono flati in edà fatti , come ^iùi I Ugo io ho moflro ne detti mici libri dell’Antichità di Roma, cdcndoobligatodi pagare quello debito alla mia patria. De Aleuto. lodi della Città di Lyooe. X DE C*L ANTICHI ROMANI. m» 2) e Sacerdoti di Cy Itele Madre degli Dei. Sacerdoti di quella dea fumo detti Gal- li^ Archigalio il maggiore di loro:i qua li nel principio della primaucra (come recita Herodiano)vfauonoogn’anno fa re vnagran fella in honoredi quella, por il lìmulacro.o ftatua della, acompngnato dalle più prctiolè cole, che haueuono in cala, come vali riccamente lauorati d’oro & d’argento, elfendo permef- foà ogniuno di traucllirlì & vcltirlì in che modoglipia- ccua celebrando quella fella,la quale chiamarono Me- galejìa&ioè, maggiore di tutte lai tre. Quella fu folcnne- mcntc già fatta da Com modo Impalipoi che cghhcbbc (campato dallacongiurationedi Materno, & fattoli ta- gliare la tella, però che clTo Commodo volendo ringra- tiare la dea del pericolo paflàto,portò egli medelìmo tue tele reliquicdi quella, & il popolo fecegrandi/Tima alle- grezza & diuerlì giuochiper la falutc del Principe, chia- mandoli Seteria, cioè,facrifìcij di falutc:dcllc quali ceri- monie chi vuole più largamente fapere, legga ilxxix. libro delle Decadi di Liuio.Vedclì adunque che l’officio di tutti quelli faccrdoti non era altro che fare facrificio à i loro demonij più rollo che Dij,inlIcmecon procef- fìoni& orationi, oringratiamenti di qualche vetroria hauuta, opcr mitigare l’ira dclcielo : portando innanzi il lìmulacro di Giouc,& fu per i canti delle vie pofando- lo fopra certi altari,quafì comc noi hoggi vlìamo di fa • re per lafèlla del corpo di Chrillo,anchora che non con uenga quelle vere & lecite à quelle falfc & profane ceri- ci Calli, Sacer doli di Cy- bele. Tejla in ho nore di <jne /la Dea. MrgalcfU. Sacrificio di falutc d't to Sotcria. Tifo Limo. Qual tra l'officio d'i faccrdoti. Cofiumi de gli antichi guardati in trancio. Ordine del le procreo ni degli an- tichi. Nel I-libr. degli F ajli. 141 DELLA RELIGIONE monic aflomigliare.Et à quello propofito io mi ricordo hauere veduta vna medaglia di Dominano, nel rouclcio della quale era vna proceflìone fatta da i Romani,do- uc fi vedeuono innanzi à tutti i fanciulli chetici, & poi i fiiccrdoti più vecchi in habito, & getto dicaminarei tutti con vna girlanda in tcfta.in mano vn ramo d’allo; ro,& l’Imperatore ncll’vltimo, vettito di (carlatro:onde none dubbio alcuno che i prieghi, l'offerte, i voti,i facri- ficij,& l'orationi fono i mezzi, per i quali s’arriuaàgl’o-, recchi di Dio: quello che afiai bene haferitto Ouidio quando ei dice, Fleti itur ir ar ut 'voce rogante Deut. Sape Iouem \idi,cum fetta mietere pellet Fulmina, th ur e dato fujlinuijjemanttm. L’orationeha tanta forza,fccondo Pittagora,chc media te quella fiorirono tutte falere virtù, & ella conduce l’huomo infino al cielo, eflendo fatta con fede inuerfo Dio.il quale c quello che ci fa forti contro àtutte le pafi*. fioni&r dilgratie humane,rifufcitandoinnoi Iafpcran- za che faremo difefi da lui,&per mezzo dcH’orationcfà remo ripieni di carità con animo di correggerci de no- ftri errori, &nó tornare piùà peccare, comchabbiamo fatto per il pattato, trouàdoci tanto fortificati.che cofi fa cilmentenon potremo piùcrrarc:Sc finalmente delibe- rando di viueregiuftamentc, & accompagnarci con la temperanza con fermo propofito di vincere tutti gl’tn- fortunijchecipoccttìnoaueniredi Dio, eflendo ragionc- uole che fotte ringratiato colui,checidaua&dona tutti i beni, il che non fi può fare per altro mezzo migliore. fittene, che quello dcll’orationc:ilchc cófcrmò finalmente Pi* F de loratione fecondo Pit tagora . cone DE GL'ANTIC HI‘ ROMANI. *43 tonedicendo,chcà l’huomoera ncccflàrio d’honorarc, & riuerirc Dio,volcndolo hauerc con elfo Iui,& prolpc murre in rare in ogni atrionc:ondc fi vede che quelli che di que- ;ìfi fto non hanno curarono il più delle volte dilgratiati, ne damentode fono mai eflauditi da Dio, come per contrario fortunati o felici tutti coloro che ricorrono à Dio, come moftra Homcrodicendo, o't « èiriT<i'S»T«i, ixdtut Ti<t>u»r iu-n. Cioè, coluièeffauditodaDio,cheolIcruaifuoi precetti. colui indi Era parimente l’officio di quelli fiiccrdou di fare ogni [ 0 h ^ e ^\ annoi voti publicidoppoleCalendidi Gennaio, come fuoiprtut- fcnueTacito nelfcfto libro de fuoi Annali, & Plinio Se *«• condo nel fuo Panegirico, dicendo che i Romani vfauo atiiom* nodi nominarci voti perl’eternità. deH'Impcrio , per la rL fanità de Cittadini, & principalmente per Ja falutc de Principi, che è quello che i Latini propriamente hanno detto, Nuncupare ìord, facendo facrificij publici : onde 2T* 0 * nafccche fi trouano lettere diuerfe fcritte in quella for- ma , vota PVBLICA, QVIN QV ENNAL1A, DECEN- N ALI A, VICENN ALIA, TRICENNALIA, QVADRI* c e nn a l i a , come fi vede in più medaglie di Impera - 144 DELLA RELIGIONE severo geta: ARGENTO. ARGENTO. CRISPO. GIVLIANO. BRONZO . ARGENTO.* CONSTANTI NO. GIVLIANO. BRONZO.' BRONZO. Mallìm/a MAòSIMIANO. DIOCLETlANO. BRONZO. BRONZO. ___ DE GL’ ANTICHI ROMANI. Faccuanfi quefle cerimonie da ifaccrdoti &? Flami- ni vertici nel loro habito (accrdotalc alla pri Lenza de- Confoli, Pretori &Cenfori, che pigliauono il votopubli cp innanzi à tutto il popolo Romano. CARAC ALL A. bronzo MEDAGLIONE DI CR tSPINA. ' Tutti iM agi tirati di poifaceuonofcriuerequeftLvo ìuotiferit- ri in vn marmo>o in vna tauola di ramc.battendo meda wlicchc mollrauono gl’anni domadati per ricominciar- uolc di t *■ li,cio<ì di cinque in cinque anni, di x.di xx.di xxx. &tal Wf * O a U *4* DELLA RELIGIONE volta iniìnoàxL. come moftrano le medaglieri Maf- fentio & Dccentio,neIlcqualic ferino, votis qvin- QVENNAL1BYS MVLTiS D E C E NN A LI B VS, ornate di cappelletti guarniti nella fommitàdel laboro,& intór- no lettere che dicono, v ictorue do minouvm NOSTRORVM AVCVSTORVM ET CAESARVM. M ASSENTI O. DECENTI O. BRONZO- BRONZO. i t- i •■■■ I \ . \ -r DE /GL’ANTICHI ROMANI. *47 $CUZ> O 7)1 FORM .A oliale gratto del marmo antico . TERi Etpcr le medaglie d* Antonino Pio &. di M. Aurelio Ci veggono i voti fatti per zo.anni conejueftc parole,v ot a syscepta vicennalia,& iUàcerdotc il qual prò-, metto de render i voti. ; i- ■' ,|K3Kl L'/ * v Ó Q. 4 é MS della religione FLAVIO Gl VL IO CRISPO ” BRONZO. BRONZO.. Tra l’altrc mie medaglie ione hòdue d’argento l’vna di Valente & l’altra di Teodono Irap.ne rouefei delle, voti# jo. fi veggono i voti di xxx.&2fxxx.anni,conrimagi tir 4 m ne di Roma à federe,chc tiene vn globo io mano con la croce difopra , lignificando [imperio de principi Chri- ftiani. VALENTE. TEODOSIO. Quello elici faccrdotidomandauonoin quelli voti inliemecol popolosa lunghezza di vita per gl’impe- ratori. Ronwiù w lor uoti,<ì gli Dei. DE GL’ ANTICHI ROMANI. a*? ratori , ficurtà dell’Imperio , la grandezza della cala de cfcr donni i i.Principi,la fortezza delleflercito^a fidelità del Sena- <<4 " 4no ' to,la bontà del popolosa pace del mondo, & Iavctto- ria contro à nimici,comc li vede per le medaglie polle quidi fopra,doue habbiamo villo, vie tori a domi- NORVM NOSTROR VM AVGVSTORVM ET CAE- s a r v m, in maniera che quelli voti hanno durato infi- no àhogg’,&fubito che i Romani erano giunti al ter- mine di elfi, di nuouo ringratiauono Dio,& (come fcri- uc Plinio Secondo à Traiano)faceuono altari con facri p /&„•„ $ f _ ficij, balli, fede & conuiti, dimando opera rcligiofa & pia,quello che piu torto fi doucua profano Si empio KO manintt giudicare, poi che egli haueuono licenzadi fare ogni ma ringratù - lcicon ciò fia infino che negli Anfiteatri i carcerieri correuòno per il circo, le bertic feroci erano ammaza- noti «iu- te, i gladiatori sbranati, & gli Imperatori faliti lopra vn piut, ‘ palco ragionauono di dare la Mancia ai-popolo , che fdtrimnti gridaua ad alta voce, c<w ?~ Denofins dnnu dugedt ubi I uff iter dnnos. Latino, cr Et mentre che fi faceuono quelli voti, il Pontefice era tramo di - vcftito d’vna verta lina tutta bianca, & lunga fino ài piedijfignificando la fermezza d’vna rifplendcnte virtù: za. & de gli altriiàcerdoti chi cantaua hymni &peani,chi fonaua flauti, chi la lira, o la ceterajn tanto che il mini- ftrodcl facrificio tcneua vn bue,& vn’alcro detto vitti- roario lammazaua,comc fi potrà vedere nelle Meda- glie di Dominano, & di Geta per la cclebrarionc de i cMtuu* loro giuochi, & fcfte feculari. ™ bi 5 ri. » ■ -enfe- r*b% tljrm 4 DELLA RELIGIONE FtGVRA ritratta h t* (/^ gmochifeciLm d\yt*g*fb. iiiiiii DOMITI A N O ANT. GETA BRONZO. BRONZO. DE GL’ ANTICHI ROMANI. domiti ano: BRONZO. BRONZÒ. Facendoli quelli facrificij , tutto il popolo in Geme con l lmperatorc fi inginocchiaua.&adorauono i loro fallì Dij,come lì vede nelle mcdagliedi Dominano. DOMI DELLA RELIGIONE • Sagrauono nmilmcntc le imagini de i loro Dij > non firn* togli per amore di quelle (come dice Platone) ma perche elle fomigliauono le deità di quelli, come noi hoggi figuria- mo le no(lre,& tral’altrc cofc venerauono affai la faetta di Gioueffimaginedellaqualccra confagràta dal gran d! UtoZ Pontefice, (limando che per quella via il popolo &lc fiumi!*» biade farebbono accurati dalla tempefta del ciclo, co- 4i Romam. me fa vc dcpcr le medaglie qui di fotto. TV G V S T o! A N T. P 1 0~ A’ que DE G L’ANTICHI ROMANI, ijj A' quello mcdcfimo effetto quello che i Cetili oflci> ùauono& crcdcuono nella loro fupcrftitiofa religione, noi l’vfiamo hoggi nella conlàcrationcdcllc noftrc cam Confacra- panc, (limando che fonate caccino il mal tempo, fi co- me egli vfauono ilfalc,l’acqua&gli cflorcifmi,pcnfan • do che cacciafiìno i cattiui (piriti d intorno à i luoghi, & à le perfone:ondcio mi marauiglio grandemente che tanti begli ingegni, & valorofi faui,& prudenti huomi- ni, come fumo i Romani, penlàflino ((appendo la licen tiofa& dishonefta vita di Gioue) che egli hauefle forza La uta 4 di tonare, danneggiare, mandare laette, & beneficare le ^ iou * co le humanc,chiamandolo Ottimo, Mafiìmo & Omni potente , & perche più torto non crcdefiìnodi poi che Chrifto era già nato di molto tempo, che come illoro Efculapiojchci fcciono volare al cielo per forza, non hrrtligio. poteflè più torto Giefu Chrifto hauere rifulcitato i mor- • ti,& che ci folTc figliuolo d’vna vergine, come ei diceuo - no che vergine era Verta &madrc de gli Dei, & chcno- ftro Signore haueua alluminato vn cicco, come egli af- fermauono hauere veduto fare quello medefimo mi- racolo à Vcfpafiano in Alertandria.Ma tutta quella in- credulità nafceua dal demonio che gl’accccaua. Ha- ucndo aliai à balla nzaoflcruato & Icritto de l’ordine di quelli facerdoti,facrificij & voti , i quali erano anchora, che fecondo lefortune che egli haueuono (campate & la qualità de voti fatti, egli appicauono alle mura de haucr t /Um templi le tauole,douc erano dipinti tutti i cali, fi come pato qual - hoggi fi coftuma in Fiorenza, & in molte altre chicfe f . he ca f° * d'Italia,ondcHoratio fcriflc; Fortiuw. Me rnr qual ca gioitegli ut fichi facri * ficomo. Cerimonie del ftcrifi- ciò. Moti. Plinio nel 17. libr.de tHifioria tutur. N«n»M fa- cùfico il primo 4 Dio, fecon- do il diredi Plinio. Microbio. Virgilio. purgatione degli anti- chi con l'oc qua ffiarfa. 154 DELLA RELIGIONE Jrfe tabula facer ZJ attua paria indicai h umida Sufj>endiJJe potenti ZJefimenta maria Dee. Refla à vedere tutte le cerimonie & inftrumcnti vfad da glantichi ne i loro làcrificij,i quali fc alcuno mi do- mandali! perche erano fatti, rifponderei per tre cofc. La prima,pcr honore di Diod’altraper vtilcdel faccrdote, che impetrauafanitàper il Principc,& per il popoIo;co- mc cofa più prctiofa tra l’altre, & la terza , per doman- dare perdono à Dio dcgl’crrori commcflì, pregandolo di volere fanarc l’alma inferma. Era adunque il princi- pio di quello facrificio che il prete innanzi, che ammaz- zare la bcflia,lcmcttcua fui capo , o Culla fronte della farina, dell’orzo arroflito,& del fale tutti mcfcolati in- ficine, la quale millura gl antichi chiamorono Mola, come fi vede in Plinio, quando ei dice, che Numa fu il primo chcfacrificò à Dio col grano, & lo pregò con la mola falatarnondimeno innanzi che fàcrificareil faccr- dote fi lauaua,& quando volcua folamcntc rappacifi- care l'ira de gli Dei,o rallegrarli fi gettaua l'acqua fopra» come fcriuc Macrobio,& Vcrgilio parlando di Didone apparecchiata per fare facrificio, ^yfnnam,cara mihi nutrixfuc fi fi e fororem. Die corpus properet fluuialifargere lympha. Etaltroue quando il detto Poeta parla della fèpoltura di Mifeno,ci moftra come gl’ailìilenti al facrificio erano purgati dal facerdote con l’acqua fparfa convn ramo d’vliuo,o d’alloro nel modo chefeguev Idem ter focios pura circumtulit inda, Spar DI GL' ANTICHI ROMANI, * 55 $pdrgen$rortleHÌ,(èfr rtmoftlicìi olia*, _ \ Mai Romani di jjoì in luogo di quelli rami vfarono vn’afperge, limile a quella che fi colliima hoggi nelle nollre chicle, come li vede in più medaglie & fregi an- tichi che fono à Romaà quello modo. Quelta alperge llaua ncll’acqua,douc prima era /la- ro fpcntovn torchio accerojchchaueuaferuiro al làcri- ficiofu l’altare. Et di qui nacque l’acqua di Mercurio . predo alla porta Appia,della quale via ua il popolo Ro" « £££ manoinuocando Mercurio, & penfando coli fcanccl- s ^ rr fi i ~ Ure i peccati leggieri & fpccialmcnre la fede rotta , & le ‘ÌZ bugic.Oltrc a quello ho olléruato che gl’antichi driza- uono innanzi ài loro templi vna Pila magnifica, douc del continouo teneuonol’acqua, con la quale li tocca- uono prima che entrare nel tempio per fare fa orificio. A %}( DELLA RELIGIONE: ‘PILLjl T 1 2t sAT DEL ' marmo antico. * I !» ir Vfauonodi poi vn’altro vafctto minore & portatile. li con acqua, limile à quello che portano anchora hoggi uà nelle chicfc & fuora i noftri preti. 1 1 Fi g V a sin ir tot tf VI DE GL’ANTICHI ROMANI. 257 FigVK^l 2)' UK VASETTO portàtile a tenere l acqua [aera. Ma gl’Hebrcià l’entrare de loro templi vfauonovn Tind gran vafo fatto in forma di Tina, chiamato da i Latini altrimenti lal>rum ì del quale i facerdoti che andauono per (acrilica- re pigliando dell’acqua lì lauauono le mani,& i piedi, & il modo di volendola benedire vi gittauono dentro le cenere della f ar l ac ì u4 vittima arfa,& di quella con vn ramo d’hifopo bagna- degli h «- uonogl’alfiftenti, benché io ho ofleruatoche nella fine trfi * de loro facrifìcij, quando il fuoco era per mancare, vi gittauono fopra certe fcheggicdi cedro, hifopo , & co- rnino, & della cenere diqucfte tre cofefaceuono l’acqua facra.Douec danotarcchein tutti i facrifìcij antichi lì rrèfortidi trouauono tre forti di purgationi,cioè di pino, di zolfo, pmrgationi & d’acqua, quello che conferma Plinio nel vi. libro quando ei dice che la teda, o vero pino tra tutti gl’albc- ri, che fanno la ragia, è molto grato per il fuo fuoco nei R i5 8 DELLA RELIGIONE vrodo. facrificij. Del zolfo (come dice Proclo) vfarono i faccr- doticon 1 alphalto o bitume, & acqua di mare nelle loro purificationi,pcrchc il zolfo per l’acutezzadcf fuo odo- zoìfo. ^ re ha forza di purificare.Et Plinio /criue che il zolfo è buonoalla religione &per purgare le cafe col fuo fu- mo. Oltre a quello i fàccrdoti ftauono conrinenri & di- giunauono prima checntrarc al facrificio,ondc volen- ti»* ^.° ^ uma Pom P'^° pregare perla ricolta & facrificnre, Tompj&di s aftenne prima dal mangiare della carne, & dalle don- GiulUno nc. Et Giuliano Imperarore(fe noi vogliamo crede- spartùno. re a Spaziano) fi contentò prima che andare al facri- ficio di cenare d’hcrbe & di pere folamenteicon ciò fia (come dice Porfirio) che l'vfo della carne nuoca piùto- fto alla fanità chele gioui,confiderato che le infermità nenzf. afii ' fi N g uarifcon ° benc fpàfo per dieta. Et cofi per fobrie- ta,pcr carità, & religione debbiamo cercare di purgare, & nettare l’anima , acciochc ella viua ficura contro ì ogni pericolo che le poteflè auenirc, cacciando da noi . tutti i penfierichecipo{Tonoporrarepregiudicio,&o£ fufcarci 1 ingegno & la ragione, confiderato che I’afti- nenzaguardal huomo di peccare, la /obrietà fa finge - TauoUfu- gno fottile,&ildigiunoperl’eflèmpiodellatauoIa/agra bru'dì ri- & ^ 0 ^ r,a ^ e P‘ ta g or,c, >cifa viucrc lungamente. La legge tagorid. de i Bracmani era tale, che ella non patiua , che alcuno ugge de entraflè nelloro collegi o,chc non potelfe aftenerfi dalla diunto i carne, dal vino, & dal peccato. Et le noi porremo ben hjUncnzi. mente al x xx v. libro di Tito Liuio, noi troueremo il digiuno c ^ c il digiuno fu oflcruato per «lamichi, quando ei di- ojjWo ce, che comandando il Senato all’officio de’Dicci huo- Sf anti ' mini di riguardare i libri Sibillini,pcr intendere il /igni- DE GL’ANTICHI ROMANI, iìcato d'alca ni prodigaci rilpofono,chc bilognaua di cinque in cinque anni ordinare i digiuni in honore del- la Dea Cerere. Ma quanto alla continenza, ella c vtile all’anima &r al corpo,comc inoltrarono ilaccrdori de- gli Atenielì chiamati Hierofantes , i quali lìcallrauono h icrofdn* col bere il fugo di la cicuta.Ne balla quello (blamente, Us ‘ che ei bifogna fpogliarlì d’ogni affezione & pallìone particulare , come dice Cicerone nelle Tue queltioni cicerone • Tulculanc, chiamandole pcllifercmallattie dell’animo: ondeincambio,che gl’antichi penlauonodilauare con l’acqua i loro peccati , lauiamo noi con la penitenzai penitenza noltri euori/eguitandoin quella la Temenza di Seneca. èilueromo in Thiefte,dooc ei dice, t&fi'ì /£ Qutm poenitet peccajje,pene e/l innocens.. Iute. La quale cofa ci feruira di vero zolfo , Se vera bitume , Seneta * come Icriflc Ouidio,nel libro </r Tonto, ouidio. Sape leuant pcenas,ereptd<jue lumia* reddunt, Cùm bene peccati poenieuijje V idear. Vlauono anchora gl’antichi rElcmolìna , come ferme Spartiano nella vita d’Antonino Caracalla, dicendo, s P* rtiano ' 'Nontenaxin Urgitionem , non lentus in eleemofynam. Ec La limojìn* Homcro narra d’vn giouaneche s’adira con Anrinoo “ ^P r< \“ Proco, perche egli haucua ingiuriato vn pouero huo- m tr^gU mo, che gli domandaua la limolala innanzi aH’vfcio R- 0 '"*'"*"»- della Tua cala, inoltrandogli che Diocclclle lopunireb- *** ** be.E' certo che i laccrdotidc Gentili innanzi che fare tf*eerdo i i facrifìcio lì confeflauonod’hauereerrato,domandando (come dice Pitagora & Orfeo) ài loro Dij Tempre cofe facrip.care giulle,doppo la quale confcdionc publica il preteche u f auAno ld andaua innanzi & miniltraualecole fagre vfaua di f lr co ^ c P ,onr ‘ R a 2.60 DELLA RELIGIONE silcntio ne - mili parole, hoc age , per fare che il popolo tacef- <'ir™ ncl fc,& ftclfc intento à i facrificij, facccndo fare largo con grf . 7 vna bacchcttaùlqualcfilentioè neceffario nelle cofcfa- grc,come Icriuc Ver^ilio quando dice, Hinc fida filtntia fiacris. Non elfendo dubbio alcuno che ogni bene procede rune ft- d a l poco parlare. Et coli il prete comandaua fautrtfa- trfto. crù,ò funere linguis , che altro non è (come dice Fedo) che honafiari, le quali parole io ho vfate latine per non vfeirefuora de termini antichi circa ài facrificij, maflì- « inamente che i noftri poethvolcndo dire filentio, vfa- rono aliai quello \cxbo fiauere. Finalmente quando il -, . prete s’appreflaua all’altare per facrificare, ei lo trouaua ornato in quello modo, FigVX^i 2 ) 1 U ^ LT^XE 0 nato de fiefioni,come fi vede nel marmo antico . ' 1 . i i ( \( 1 1 ( ( li (i G 1 . t F a ! il ti It ri i t i ■<a I ♦ 3 Menandro. DE GL’ ANTICHI R OjM ANI. Et il faccrdotc era coronato d’herbe chiamate ver- verbene. bene, per edere appropriate,& (limate felici ne i facrifì- cij.Ie quali coglieuono in luoghi fagri : quantunque noi impropriamente parlando chiamiamo verbene Tallo- ro,Tvliuo,& la mortine, nondimeno Mcnandro afferma che quello era proprio la mortine vfata nelle loropurifi cationi infieme col Pcntafìlo,chc noi diciamo cinque foglie:anzi erano gTantichi d'oppinione che Tvliuo foflè proprietà albero tanto netto &puro,che fcvna meretrice, o altra ^Muo. femina impudica lo toccaua , o piantaua,non portadè frutto, & fi fcccadè.Et benché gTantichi ornaffino i lo- ro altari di quede foglie , pur nondimeno (limauono che ogni Dio haueife la fua hcrba,& albero particularc: comeGioue Te(cuIo,ch’è vna fpctiedi quercia, Apollo l’alloro, Minerua Tvliuo, Venere la mortinc,àcaufadel fuo buono odore,Pan il pino, & gli Dei infernali Tarci- preflò, per non rimettere mai quefla pianta vna volta f° tagliato tagliata, non più che vn morto non e buono à nulla: Bacco Tcllera,& Hercolcil popolo nominato di (opra. veUeraeo- Stimauonoparimentechc ogni loro Dio hauede vna- * nimale proprio, come Bacco la capra,o ilbecco, perche ogni dìo I Romani eonfatraro - no ad ogni Dio la fua berba. Varcipref- ei nuoce alle vigne. Cerere la troia, perche guadale *» biade, Diana ilceruio & il cane, Nettunodl cauallo per proprio. le ragioni allegate di fopra,Fauno,laca^l,Gioue il to- ro, Efculapio il gallo, & Ifis , Tocha. NclTimmolaré adunque, o (àcrificarc quedi animali, il Flamine, o fa'- cerdoteera veditod’vna vede di lino bianca, chiamata da Latini lignificando che la purità e grata àDio,& perche ogni colà che efee della terra , è nel fuo t fce di u principiopura & nettadaquaje vfanza c anchora hoggi terra ' m ~ R 3 “ t0 ' Zdi DELLA RELIGIONE trai noftri preti nella popa di loro faenfieij, & nel prin cipio che egli entrano all'altare : & vogliono alcuni che gl'Egittij ne fodero inuctori,vfando le dette velli ne i fa- crificij d’vn lino detto A^/flWjonde fu detta la vede Xylin* rUnio. nel modo che lo IcriuePlinionel xvi ni. libro dell’Hi- cucrone. fLoria naturale. He Cicerone dice nel libro delle Leggi, che il colore bipco e molto grato à Dio:&r che le vedi colorate non debbono fcruire le non à gl'huomini di HrfWfo de guerra:fomma, che quello habito faccrdotalecra fi lun- [kcerdoti go,ched’ogni parte dracinaua per terra, come lì vede per la prclcnte figura. SACRIFICIO TIRATO DEL MARMO ARTI, co Ài Jlom*. Veluuon DE GL' ANTICHI ROMANI.' a * 3 Veftiuonfi ancora quelli faccrdoti d’vna tonaca dr- pinta,&foprala tonaca vna falcia intorno al petto, fi comcparlandodiNuma Pompilio ha fcritto Tito Li- uio,dicendo che ei creò à Giouc vn Flamine Diale per- petuo, vcftillo d’vna bella verte , &gli donò la Iella Cu- rulc:& clic oltre à quello ordinò xii. preti Salij per fa- re lacrificio à Marte, vertendoli d’vna tonaca dipinta con vna falcia di rame intorno al petto, quali nella ma- niera che vlàno hoggi i noftri facerdori.ma di feta orna- ta d’argento, & d’oro, & di piecre pretiofe.Ornolli Umil- mente d’vn cappello di la nabiàca, chiamato Albogalc- ro,il quale perche à caufa del troppo caldo non pote- uono Iellate fopportare,fi legauono vn filo intorno al capo,non ellendo loro lecito d’andare lènza nulla in te- rta,nondimeno bifognaua che idi delle felle lo portafli- no,pcr moftrare meglio la dignità facerdotale: oltre à tutte quelle cofe bifognaua che il facerdore antico ha- uerteil caporafo/ccondoil modo degli Egitti] , come fcriuono Herodoto&Plinio,dicendo che altroue i pre- ti portauonoi capcgli,main Egitto nonronde Com- modo Antonino volendo portare (come fcriue Lam- pridio)rimagined’Anubi,bifognòchefiradefie il capo: ia quale cola gl’interpreti della Icrittura (aera , & mallì- mc S. Hieronimo hanno interpretata che la tefta rafa non vuole altro lignificare,, che la depofitionc di tutti i penficri & cofe temporali, & che la corona, ò cherica de ipreti fignificala corona del cielo. Ma ritornan- do alle cerimonie de noftri facrificij antichi , dico che quando fi veniua à facri ficare , il facerdore voltando- li dallaltarc inuerfo il popolo, fi mcttcua la mano al- R 4 Tonaca do i fateraori. Tito Lir. MÌO. A Ihogale- royucjlimtn to del fla- mine Diale* Alfacerdo- te non tra lecito an- dar con la tefta ignu- da. il facerdo- te antico baueua la tejta rafa. Commodo fi fece ra- dere il ca- po. Hieroni- mo. Cherica de freti. Segno di fi- lmilo. *?4 DELLA RELIGIONE la bocca, lignificandoli il filcntio, quali nel modo che fi sonatori volgono i preti di noftra religione : nel quale mezzo * "io. ^ auc ‘ & ^ cctcrc fonauono,i quali flauti ne i facrificij erano di boflolo : & nelle fede & giuochi fècolari d’àr- ornamento g cnto > & la vittima paffo à paflo andaua caminando 4riu uitti- verfo l’altare ornata di fiori intorno al capo, & certi pa- m ' ternoftri dorati, che le penderono dalla punta de corni, efifendo condotta da i vittimarij mezi vediti d’altre pelli ntn , JU di beftie,chc egli haueuonogia facrificate, comcmoftra Ouidio dicendo, -Induraque cornilus auro vaglio. Vittima. EtVergilio, vlinio. ^ ft atUdm ante ar4S dUrata fronte iuuencum. Quello che ha confermato Umilmente Plinio , nel xxxiii. libro deH’Hiftoria naturale, douc ci dice, che non fi penfaua nel fuo tempo ad altra colà che trouare vna gran bcftia,con le corna doratc,pcr farne honore & facrificio «à gli Dij immortali nel modo che fi vede qui difotto. FIG V DE GL ANTICHI ROMANI. is 5 • FiCjVR^ YlrTZrrfZi IdeZ marmo antico, che fi vede in Roma. Mala viteima minore cheli doneua imolareà qual- i» oUtione che Dio,era coronata d’vn ramo delle foglie dell albero dedicato arale Dio,o veramente d’vna falcia di lana, chiamata infula, dalla quale pendeuonoduc bendedette Tal viti da Greci, & Vitu & a i Latini, & fe menata all'alta- re Lenza clfcre legara(quantunquc per l’adietro ella lo fo ledè ellèrcjcome inoltra Iuuenaledicendo, Sei proctil extenfum perulans <j uatìt hojìia funem.) segni di ella faccua refiltcza d’accoltarlì , o fi fuggiua,o che per-, colla gridaua,o cadcua da vn’altro lato che quello, che lime de ro dilègnauono i Romanici pélauono quello cllere mal- mani • R 5 Virgilio . 1 Vittima ri j dowrjli- t duerno le bejUcperle vittime. Tranquil- lo. Audacia di Ceftre. Btfticpiù utili ithuo a<r<? ‘DELLA RELIGIONE' l’augurio,# illacrificio non grato à gli Dij, nondimeno non lafciauonod’ammazzarlaful luogo medcfìmo,do- ue era fopragiunta, come per contrario,pigliauonoin bcne/c pacientcmente ella afpcrtaua il colporqucllo che ha moftro Vcrgilio in quel verfo,chc dice. Et duElus cornu Jldbit fteer bircus dJ dir dm. & Hadriano Imperatore nelle fuc medaglie. MED. GRECA D’HAD~RIANO. BRONZO. _____ BRONZO Dipoi per ouuiare à quefli dubbi) , Scnondiftur- barei {acri fìcij,ordinorno gli antichi i vittimarij à po- lla, che domellicauono le beftie, & coli facilmente le conduceuonoaH‘altare:quantunque Celare del fuggire, o non fuggire della vittima(come lèriucTraquilh faceflèconto,&non IalcialTedi combattere doue rione lì prefentaua : anzi fumo gl’antichi in quelli, riolì , che prima che itnolare vna bcftia.la poneuo mentedaleapo lino ài piedi, accioche ella folle fènz "^ , ~ula,& coli pcnfauonodouerc cflerc molto piùgra- Ioro Dij.Etfurono le vittime vfatedai Romani,!* ;a,la troiani bue, &la capra,comebellicpiù man- fuece DE GL’ ANTICHI ROMANI. z6 7 fuctc& facili à condurre douc l’huomo vuole, & an- no, trono cho come beftìe più vtili alla vira dcH’huomo, con ciò lìache le pecore danno il latte & la lana, & i buoi lauora- p t u e de «- noia terra , & del jfelo delle capre gl’antichi faccuono ft roniin feltri per la pioggia, & delle pelle dccaftroni cucite in- v ^ 0 ‘* , ^ oUd ficme , i foldati mantelli perla guerra.Et coli nelprin cipio del facrificio illàcerdotc Romano veniua all’al- tare velato Scoronato d’alloro in compagnia del coro di fanciulli^ fonatori di flauti & di ccrere.che fonauo- no&cantauono,come moftralaprefcnte medaglia di Longino Triumuiro. ti Romani perla gu nr ra. LONGINO TRIVMVIRO. ARGENTO. ARGENTO. Oltre àqueflo non farebbe parfo interamente buo- no ilfacrificiOjfc illaccrdore non haueflè tenuta la ma- no fu l’altare , come ha moftro Vergilio nel 4. dell’ Ac- vtrgilio. neid.doueei dice: Talli ut orantem JiBis ardfijue tenentem ’ * ^duJtit omniporens. Volta 168 D E L L A RELIGIONE soltuono i Voltaua Umilmente il iàcerdotc il vifo all’Oriente nel g^Umt P rc g arc gli Di j, -fida mattina di buon’hora, {limando titutxr f*- gl’antichi che quello folle il tempo proprio, nel quale gli ucrfrorié- Dci lecndeuono nel tempio perricctiere & vdirc i prie* te. ghi,& voti di queflo &dic]ucllo:Ia<]uaIev{anzahabbia Forano, moritenutaanchora noi ncllanoflra Rcligione:& Por- fino ha voluto che le ftatue & entrate de templi fiano tutte volte aH’OrientCjConforme in <juc{lo(feben miri- cordo)con Vitru uio. ' FiqLm^t TlTt^T^l Z> L- la colonna di Traiano. tifine 1 DE GL' ANTICHI ROMANI. Doppo quello il facerdote pigliaua tra le corna della vittima del pelo, & lo gitrauafoprail fuoco accelo, nel modo che ha fcritto Vergilio quando dice. Et fummat carpens mediti inter comua feto*» Jgnibta imponitfacris. La quale fuffumigatione fatta con altre di frutti & biade primaticcie, chiamate dai Greci come fi vede per la prelènte figura. i Co Virgilio . Fl^VR^A T> E COLTURE, don erano polle le primicie ftj fruttijnnanzi cine facrifìcafiino. Gl’antichi penfauono quelto cflcreaugurio di futura fertilità, rendendo gratic à gli Dij d’cflcrc arriuati in vn tempo più ciuile,& più bcllo,nel quale in cambio di ghi ande & d’orzo potcuono mangiare viuande più dili- catc. I granelli di quello orzo mclcolati con Tale ( Sic mifcel a 7 o DELLA RELIGIONE Cerche mef tnifìellam inteìligunt Oraci ex hordeo, & f*le> mar eri am ) Ronuni f- fichiamauono Ole&cUle,\ quali coli magiauonagl'an- orzo con il tichi,prima che folle in vfo il macinare. Ne vi mefcola- rt ficrifi- uono *1 P cr h fertilità, eflcfndo cola (Ieri le, nc manco àj. per ringratiaregli Dij,ma perche lo Rimarono vn lega- Uftlcriprc mc £ f e£ , no d’amicitia , & di qui nafceua che innanzi à game dumi gl hofti&aglamici liprclentaua il (ale prima che tutte citu. l’altrccofè, volendo /igni ficare la fermezza dcH’amici- tia,& moltrarechecomedi più acque fijfavn corpofo- Iidò(quajc c il (ale)cofi della volontà di più perfone fi genera vna perfetta concordia & amicitia. il medefimo faccrdote d ipoi gittaua tra le corna della vittima la mo- la, & verfaua del vino,comehà moftroVergilio, douc ei dice. Simbolo di ucraamici- tu. Mola. Vrobatione -Frontone inuergit vinafacerdos. della uitti - lignificando per quello che la vittima era crcfciuta in di ma " gnitàr&ancho lo faceuonopcr prouarc fecllahaucua paura , {limando che lenza la mola il ficrificio non era . . grato à i loro Dij:&: il vino era portato in vn vafo detto l 0 . Prcfcriculo,per vnodei miniflridel lacnficio,nclmodo chcfe ne veggono à Roma invìi marmo antico. VUSO DE GL’ANTICHI ROMANI. 171 VUSO, Tinnirò DEL M^tR- mo antico-, chiamato ^ref inculo. Ma innanzi che il prete fpargefleil vinofu la tcftadel- Ia vittima, eil’aflàggiauacoì/ìmpulojchceravnaltro pie s imputo. colovafo , fatto nel modo che fi vede qui difotto,& ri- tratto da diuerfi marmi & medaglie antiche. SI MTV LI TIRATI D‘V 2ST fregio dntico cine in Roma. Ne man t 7 i DELLA RELIGIONE i Ro»Mn{ Ne manco fi faceuono quelli fiicrificij fenza fuoco, il non fucrifi- q Ua J c era dilegnc (ceche porte fu l'altarc,fi come vfiamo ““fuoco, anchora hoggi ne i noftri facrificij (non per ouuiareallc tcnebre,ma per moftrarc nell’adoratione fegno di gioia) & come fi vede per il candeliere de gl’antichi, fatto in quella forma, CERVELLI ERE, RITRUT- to del nurmo antico. M ^ Lclegnedel detto facrificiononpoteuonoc/Ièred’v- téttiu o tu- liuo,d’alIoro,ne di quercia, perche gl’antichi ftimauono *’"*• che tutti quelli alberi faceflìnocattiuoaugurio:& quan- fidccold il do il facerdote racccndcua,pigliaua vna fiaccola di pi- P in0 \ • no guardando bene di non errare fecondo l’ordine delle Cerimonie ’o , • i , i i< -t primdch oc loro cerimonie antiche ,doppo le quali il prete toccaua eiderUuit- | a k e ftj aC0 n vn coltello, dalla iella per infino allacoda, yergìlìo, come ha moftro Virgilio, douc dice» Et V DE G’L A NTICHI ROMANI. 273 (. -Et tempora ferro ' Stimma notar pecudum. Comandando dipoi al vittimano di mettere i coltelli fo pra alla bcftia,come dinuouo ha inoltrato Virgilio qua do dice, Supponunr alif cultros , Et di qui c nato che gl’antichi diceuono mattare, cioè crefccre,percotcndo la viteima con vn maglio/atto nel modochefi vede qui difotto, MAGLIO ET SCURE con quali ammazzinone le Vittime. Non era lecito à i miniftri di percuotere la vittima» ^ fé il faccrdote non Io comandaua;gI habiti de quali per i mnìjbi cflerc differenti , mi è parfo inoltrarne la figura qui di- d, ff eTtnte > (beco. S *74 DELLA RELIGIONE FICfV'R^l Z>’ l MJlslJSTXJ del facrifdo, ritratta del marmo antico. Et tutti quelli ch’andauono innanzi 1 . grand jfacrifì cijdicenro buoi, chiamati Hecntombc,ciòè trombet ti, fonatori di flauti, o dicorni, & quei chcconduccuo no le vittime , óccheporrauono i vali, Se altre cofe ne ceflaric per il ficrificio, èrano differen temerne corona ti, 6i vcftiri *ncl modo che fi vedc.qui difolto, H eeatobr. SO DE GL’ ANTICHI ROMANI. no innanzi alle vittime, Quella vittima era bene fpellbammazata di coltello, colteUochi fubico che il làcerdotc comandaua di ferirla nella gola, Sf " il quale coltello, chiamato Seeejpira, era limile à quello ritratto da i marmi & fregi antichi , che fi veggono in Roma. S a ■v DE G'L ANTICHI ROMÀNI. zf? Wf i <K1 / X r z J ! qjj ^ L 1 ammazzino le vittime. Etalcunialtri tcneuonograndillìmi bacini da loro detti difchi,per riceucre gli inteftini della beftia,Ia forma de quali Ci vede in Italia & in Francia in molti luoghi fatta à quello modo. S Tutte quelle colè non erano fatte lènza millerio, con ciò lìa,chc doppo haucre glatichi lacrificato i buoi, per Mijitrio memoria del facrificio,& in honorede loro Dij faccuo- no f u I luogo (colpire 1 bacini, &:i tcfchidc buoi, có fcfto* pojitnticni. # . c • . \ | . r , . . nnntorno.comeinpiulati li vede mgran marmi anti- chi, & maflìme fopraà gl’archi delle pone di S.Giufto in Lyonc. 2) 1 S CO, 0 2 CI Fregio DE GL’ANTICHI ROMANI, *7* FX3 q io TTYZTro Wltm marmo antico eh' è in Lyone. • Pelle detto vittima in- Alcuni alcri,lcQrticatada vittima/accuorio rtietrère la pclleconl’altreinfegne della religione, dormendo bene fpeffone i templi fopra le dette pelli, per affettare la ri- religione. fpofta de iloro Dij,come mollraVerglio, quando dice, y ‘Pellihus ine uh ut t JlratisJomnofque perirne. S 4 vìD l “ UT'' I Giu Etficomeletcftedc buoi erano quiui collocate per moftrare la pietà & la religione, & tutte le loro cerimo- nie vfate nei facrificij, colici mctteuonoanchora quelle de caftroni facrificati,fi come fi vede nel fopradetto fre- gio, onde io ho fatta ritrarre la prefente figura. a i ,/V'y, '■ ' . ^ x yfq i8o' DELIA RELIGIONE /. TESCHIO DEL' TO X q mejfo tra le infegne della religione. DE GL’ANTICHI ROMANI. ito ‘ I Giudei (come fcriue Straberne al vi. libr.)haueuo- i Giudei no anch’eglino quella vfanza di dormire ne i tcmpli,& di vegliami dentro , come faccuono i Romani , perche tomcTUo- ■ comehà detto Cicerone, gli Dei parlano (blamente à mni ' coloro che ei trouano dormendo : la quale vfiinza (co- me (criucEufebio Panfilo) fu dipoi tolta via daCoftan E “A bio tino,auertito de i maliche fotto colore di bene fi face- uono là dentro. ‘PELLE PELLAI VITTIMAI. Vltimamcnte il fiicerdotefaceuarizarc vna gran ta- uola chiamata EncUhrnjz ome i vafi , che fcruiuono per ifacrificij, fumo detti EncUbria, , fopra la quale faceua porre la vittima (parata percercarcdiligctemente gl’in- QsoUinte- teftini (quali erano il cuore,iI polmone &il fegato)con vn coltello di ferro,& cognofcerc fe gli Dei s’erano con- * tentati del facrificio & pacificatila i Greci (come' fcri- ue Paufania) appreflo hauere guardati gl’inteftini de Taufaù. glagnclli, capretti, & vitelli, folcuono predire le cofc ■;.v: - - _ S 5 jl8i della religione officio de future.EfgrArufpicioflcruauonofolamentclc fiamme t^nelfacri' delfuoco,dal q ua le era la vittima abbruciata. Hauen- ficio. do i faccrdoti coli bene effeminati gl’intcftini , faccuo- no diuiderele membra della beftia, & quelle coperte di farina,& polle in vn paniere, ne faceuono offerta à c o- lui,chehaueua fatto il fecrificio,&cofì (limauono la vit- tima pcrfetta.il coItcIlo,col quale era la vittimafquar- DoUbré tata, fu chiamato Dolabra ‘Pontifici* , fi come Tito Liuio ponfj/icu, ha nominato quello, col quale fe le tagliaua la gola , Se- ua,yel a fecando SeceJj>ir*.}Az i coltelli, coni quali s’am- mazzauonoi piccoli animali, fumo detti Cultrii come ottico nel hàmoftro Ouidio quando ci dice, il TrJff ‘ ‘PercuJJufque [augnine cultros form, lnficit. Et de gl abri coltelli che feruiuono alla caccia, detti Ve- natori) cultriy ha fatto mcntione Tranquillo nella vita di Claudio, douc ei dice , Reperti eejuejlri ordinuduoin pu- hlico cum dolane & "venatorio cultro. Solamente i Giudei Coltelli di nelle loro circuncifioni vfaronoi coltcllidi pietra. putra per * e™™"' ~SCVRE ET COLTELLA [A N TJ CH ì\ Laltro • DE GL’ANTlCHI ROMANI; Ì83 L altro coltello , col quale era fquartata la vittima, coltelli per era fatto nel modo,che fi vede qui (otto. uìttim ^ ^ LTXO CO LTE L LO ^ANTICO. Inuitami la diuerfitàdi quelli co!telIi,& per fare pia- piwr p f j ccreàgl’amatori delle cofe antichc,à riprefentare quindi de coltelli forco la figura dei coltelli antichi, che i vittimarij porta- * uono appiccati alla cintura in quello modo. COL i8 4 della religion e • COTTE L Li CHE ‘PORT^V^'HO w »*» ordinariamente i ZJittìmarij alla cintura. 4 Etfc alcuno purefteflc anchora in dubbio del mo- do di quelli facrificij, mi è parfo di riprefcntarc qui al naturale quello che fi è potuto ritrarre della colonna di Traiano à Roma. . S.JCR 1 Bh>'ob -A. ih' iup 31 l MI 51 ■1141^ ♦Ha . ; t pn jnnr. 3 KV)*j f ■ :J. ^ 'ff ’ !:Ì,W MJtll 11 * 03 1 n I : ,obomofbop ni Mina; ; sjbinoàiq ; : onta* DE GL’ÀNTICHI ROMANI. zfy s uc r i fTcTo~~u wr Tcori fxZf ttò dalla colonna diTr alano. Riguardata la vittima, & fatto preferite al facrifica- tore di pezzi migliori , il prete gli faceua abbruciare fu l'altare, quantunque benefpclfo la carne reftaflè i i fa- ccrdoti doppoil (angue fparfo fu l'alrare,come hi tno- ftro Vergilio quando ei dice, Sanguinis @r [acri patera*. Mane gran &crificij .dntida i la vittima h gittaua tutta intera dentro al fuoco , come hi dimoftroil mcdefimo Poeta dicendo, Etfolida imponunt taurorum inferra fammi s. La itt DELLA RELIGIONE La quale carne non era coli torto porta dentro a 1 fuo- frtu ì'tc- co, che il prete vifpargcua fopra delì incenfo del corto, nerliiuen- & altre cole odorifere, che ci pigliaua dentro à vna caf- fetta detta ^ cetra da i Lati n i,& de noi hoggi Turibulum , come moftrala predente figura, , t ~ . ~ ‘ d C S S E TT yA DOVE TEMEVANO ifacerdoti line enfi. W ’ : il uino in Qucfto iflccnfo,o profummo (comeio penfo) s’ab- ufo ntl fa- bruciaua per amorzarc il cattiuo odore della carne «rifido, abbruciata, doppo il quale il facerdote vcrfauadcl vino rane in mag fu l’altare , & all’hora fi ftimaua fornito il facrifici tono in ma g LU I aitare , oc auuuia u muuw lumuu n facrificio, gior pregio quantunque il più perfetto & maggiore era tenuto quel mi Curi - j Q ^ c j lc ^faccuad’vnatroiajd’vn toro,d’vn becco, &d’vn montone, & appreflo àgl’Ateniefi d’vna troia.d’vn mon- tone & d’vn toro,chiamatodai Romani Solitaurilia , & fatto da Cenfori ogni cinqueanni,pcrluftrarc,o purga- re la Città di Roma, come qui lo dimoftra la figura, "" ■'* “ ' ~ “ SjLCZi nel facrifi ào . Solitauri- lia. DE GL’ ANTICHI ROMANI. z8 7 SACRIFICIO CHIAMA TO S 0 L 1- taurihajirato dui marmo antico. ~ Qiì e ft ovoca bolo,folo,dirnoflra laqualirà delfacrU ficio, cioc che egli era perfetto & intero, conciofia che Solum in lingua T ulca lìgnificaua intero, come dimoierà . Solum - Tito liuio, chiamando gli ftrali fohferrei,cioè tutti di T i itoiiuio. ferro.Nel refto & vlrimo de làcrificij i medclìmi preti apparecchiauono la cena, alla quale era permeilo di Ctnd ^ i trouarfì à ciafcuno, che era flato prelènte aIlacrificio:& preti Ro- di quel che auanzaua,poteua il facrificarorcportarc & mnu donare ài parenti, &à gli amici,qualì come li fa nella < noftra religione hoggi del pane ,che ogni domcnicair diftri i38 DELLA RELIGIONE nijlribu- diftribuifce per Icchicfc.il modo del loro mangiare craj tionejetta nc l tempio ftauono tutti ritti con certi panetti ton- ati anti * diin mano, mentre che ficantauono d’altra parte le lo- «*>*• di di Dio , facendo cuocere la loro carne dentro à vn vafo detto Olld,&. da noi Pentola, nel modo che da i marmi antichi ella fi vede ritratta qui difotco. • PENTOLA DOVE 1 S UCÌtl El- ettori ftceuano cuocere Ucarne de li facrijìcij. Hauendo anchora olìcruato per la icultura d'vn'al- tro marmo antico, che fi vede fopra la porta della chicia di Bcauieu ixn. leghe di Lyone.comcdoppo che la vit- tima era fiata pofta morta lu l’altare, il vittimario fe la caricaua fu le (palle,& la portaua per metterla in pezzi, & farla cuocere, come fi vede pcrilgiouane vittima- rio,che porta la pentola & la mcfiola,& il facrificatorc noUfiU- il paniere douc era la mola falata , però mi è parlo di u, riprefentarne qui la figura al naturale. r • ~ ■ Eigv 4 > M Me FiqUR^l T12tUT<st' D'V'N fico eh’ è /opra la porta de la chiefa di Tcauiett in Seauiolois. 1J>0 DELIBA RELIGIONE’ . J Cerere lulus^ per le biadc,di Venere Ereriches,c ioc picn d’amore, & di Bacco, Dityramhus : benché grimbriachi h yanl de haucuono i loro hynni à parte, i quali Ariltofanc inXd- ba chiamati *ft**yÌHunct , à caufa che i Greci chiamano e». 4 >1 tremito de la tefta*p>*a'>irr, & mangiare & bere J troppo. H ora appreflo à tutte quelle cole, il prete, liccn- venilio. tiaua ogniuno,comc moftra Vcrgilio, quando dice, -Dixutjue nouifiirru vtrl> 4 . 1* il fine del ^ et: volendo mollrarccheil facrificio eraforni- fecrifieio. to,comehoggi anchora fanno i noftri preti alla fine del- la mefla, quando dicono, ItemiJJa e fi. In quelli templi tra l’altrc era vna Tedia à parte dinanzi all’altare, perii ^ Principe, o quello che tencua la giuftitia, intorno ali ai- r tare vn coro, & nel rcfto del tempio erano portichi ® Ioggie,doucil popolo lpaflcggiaua,afpcttando che lì fa- ^ celle il lacrificio. Et certamente che Te noi mettiamo ^ ogni induftria & facciamo ogni grande fpela per Tare ^ bei palagi, &: belle cafe,tanto più douerremo ingegnarci ^ di fare beile chielc, Scorationi à Dio , per intrattenere Religione co *‘ * a P‘ cta, * a religione & la mifericordia,come ci hati degli enti- noinfegnatoCefarc Augufto,Vclpafiano,Ncrua,&M. 'Jf ehi impero Aurelio, tutti buoni & diuoti Impcratori,pcr quanto li tifarne- vede nelle loro medaglie, doue fono tutte infegne della gnifiebité- antica loro religione, nel modo che fi trouano qui di- fottO; ANTON. A Pf- DE GL’ ANTICHI ROMANI. 2*1 ANTON. PIO. M. AVRELIO. ARGENTO. ARGENTO. « Ma perche gl’ Egitcij fono (lati i primi , che Icuando Religione gl’occhi in verfo ilcielo,& affifando la mente nella co- E S‘*' gnitione di Dio.trouorno molte cerimonie, & modi di religione:pcrò ho giudicato non fuora di propofito , Io fcriuere qui neH’vlfimo qualche colà di loro: & come penfando che il Sole & la Luna fodero Dij ,chiamorno quello Ofiris,& quell’altra Ifis, adorata poi infino à Ro- ^ s ' ma,come fi vede per la infraferitta mcdaglia,dclla qua- le io ho fcritto altroue adai largamente. MEDAGLIA DEL CINOCEFALO. ARGENTO. T 2 ff DELLA RELIGIONE Et Commodo Imperatore (come fcriuc Spartiano) hpiiorò molto tra gli altri facrificij, quello di quella Dea, come fi vede nelU fua medaglia , doue ella tiene vna sfera in mano, come madre di tutti Parti, & vn vaio, ovcroamfora piena di Ipighe, lignificando la fertilità d’Egitto. BRONZO. BRONZO. L’vfanza de gl’Egitij nell’adorarc i loro Dij,fu nel principio pura &femplice,fenza effuzione di fanguc, o vfare altra crudeltà, però che egli offeriuono fu l'altare quei mcdcfimi frutti, che ei magiauono, il che fecio- noanchora tal voltai Romani, come dimoftra Iaprc- fente figura: & abbruciando le radici & le foglie infic- mc,guardauonoi frutti offerti all’altare, pacificando gli Dei celefti col fumo fidamente. v pinzi fo- gli Egitti/ nelTadora- rt » loro X>ij. s^Cz/ DE GL‘ ANTICHI ROMANI. zs>} SACRIFICIO 2)1 FRVTTI TIRATO del marmo antico di Roma. Scriue Porfirio che in quel primo tempo non erano Porfirio. invfo ne rincenfo,nc Iamyrra,nc la cannellate il zol- fine il zafferano, ma l'hcrba verta, la quale moftraua » la potenza della cerra,& tale facrificio quale fi faccua propriamente delle herbe fi chiamaua da Greci 5v*t*. Di poi vennero Hipcrbio & Prometeo che trouorno il Hipfr&io modo di Eterificare le bclfic,& di conofcere selle erano intere &fane,& il facrificio grato à gli Disperò chefcil fiacri fi tato- toro rifiuta u a la farina, o le capre i ceci,chc erano pre- acif ~ (curati loro , giudicauono il facrificio ne le beftie edere buono.Dipoi offerirno myrra &: zafferano, & ndl'vlti- T 3 . Cerimonie degli Egit- ti f, i felli' tarloroDij ld mattina. Vitruuio. Itore certe per far ora tione,cr ci tare. P linio. Tacito. Macrobio, Marcelli- no, Cojlume t Orfeo à far giurare i forejiitri entrido nel la fua reli gione. L ecofebuo ne commu- nicate ima Ugni, perdo nolorripu- tatione. 1*4 DELLA RELIGIONE mofcciono vna vera beccheria dei facrificij loro. L’al- tre cerimonie de gl’Egittij erano di falutare la mattina i loro Dij,il quale modo da gl’antichi fu detto adoratio- nc,comc moftra Vitruuio nel in i. libro della Aia Ar- chitettura,doueci vuole che i templi de gli Dei fiano prdl'o alle ftrade macftrc:acciochc i paflànti gli pollino più commodamentc falutare & adorareda quale vfanza pare che habbino ritenuta i noftri preti,diccndo il mat- tutino,&terza&feda,comcgrEgirtijfaccuonoorationc la prima, feconda & terza hora, cantando hynni & altri canti, fitti in laude del loro Dci,& fcritti (come fcriuc Plinio) ne i loro libri di Rcligione,per figure & caratte- ri di beftic,d’vccelli,& d’altre cofe, che Tacito, Macro- bio & Marcellino chiamano Hycrogliphice , come an- chora fi può vedere ne i loro obclifci, o vero piramidi & guglie, delle quali ragiona Plinio al x x x v i. hb.dcl- fHiftoria naturale in quello modo,Gl’intagli, caratteri, & imagini,chc noi veggiamo, fono lettere de gl’Egittij fcnzaordine& inrclligcnza di perfona,fcnondi coloro che crono prepolli alla religione. Et Orfeo (come narra Firmico) mollrando à gli huominiforellieri,chc entra - uono nella fua religione, i lecreti & miflerij di quella, gli faceua prima folla portadel tempio giurare, che non riuclcrebbono maicofa,che egli hauellìno veduta ài profani, cioè à quellichcnon erano dell’ordine loro:& certamente non fenza ragione, conlìdcraco come le co- le buone perdono di rìputationcquando ellcfonocoftì municatc à huomini ignorami, incredulfonuidioii, per- fidi & maligni. Vlauono oltre à quello gl’Egittij, che pi- gIiauonogl’ordinifacri,di pigliare anchora prefentida ogniuno. DE GL’ ANTICHI ROMANI, a* 5 ogniuno,& poi faccuonovn conuitoà tutti quelli , che erano flati prefentialle cerimonie loro: &il gran facer- dote (come noi diremo hoggi vno de i noftri vefcoui) infegnaua poi lorc^ciò che ci doueflìno fare, dandoli vn libro, o ruotolo , come quelli che vfauono i Giudei. I Romani poi (come habbiamo detto) haueuono altri vigniti de ordini tra loro, come il maggiore & minori Pontefici, flamini,archiflamini,& protoflamini, limili alnoftro Papa, cardinali, patriarchharchinefcoui, vefcoui , abbati* priori, canonici & altri , à i quali porta uono molto ho- nore& obbediuonogl’antichigrandemcntr-.ondc Cice- rone fcriuc,che la religione fu quella che fece coli gran- urrllgim di i Romani, anchora che egli haueflino affili nationifu- periori à loro in molte cofe. Pofledcuono parimente gl’antichi benefici) con la difpenfa del maggiore Ponte- eB fìce,come fi vede in T ranquillo nella vita di Claudio, & doti Antichi in Tito Liuio, quando ci dice che il figliuolo di Fabio Maflimo haueua due bencficij,quando ci fu fatto Pon- tefice:i quali benefici) erano di fi gran valuta, che non fo- lamentc ei poteuono intrattenere le loro cafc& famiglie magnificamcnte,ma peruenire alle fbmmc dignità de i loro trionfi, nonlafciando perqueftodi tenere altri of- fici) fecolari & publichhandarc alla guerra, & fare mer- canti a, fecondo che roccafionc fi prefcntaua:& erano quefli bcneficijdiduefortid’vnaVfa fuggettaalla colla- tionedcPonteficbde la Rcpublica,& degli Imperatori, & l'ahra reftaua libera & hcreditaria di mano in mano à R 0m JT « i fucceflorijche chiamorno tali facerdotij Gentilirij,& tuamentr. quafi al modo noftro patronati:de quali hà coli parlato Cicerone, nel libro de ^Aruftìcum reftonfìs, Ei fono (dice citarne. , che hanno fattoi T 4 egli) in qucfto ordine molte perfone DELLA RELIGIONE intrjte de facrificij Gentilicij in quello iftclTotcmpio.Nc e dama- tntjiaf. rauigliarfi fc l’enrrattc di quelli benefici j antichi erano cofi grandi, confidcraro che quando i Romani veniuo- noa fondarctcpli o munillerj,ci gli jfotauono digran- dilfimi beni, cofi indanari,& penfioni,comcin tcrre& altre cole (labi li, & i Re &gl Imperatori le faccuono fi- jonluioni a quelle , che in Francia fi chiamono Fondationi rtélL Realidcntratte delle quali fi coinè fono rifeofTe & pa- gate dai Riceuitori del Dominio, cofi quelle de Roma- ni paflàuono per le mani de Queftori,o Telorieri, fi co- coUcgìdd m x c m °ft ra Tito Liuio,quando ei dice che Numa ordi- ne V rftaii no i Collegi de i Flamini & delle vergini Vcftali,&: aflc- - N ^ id4 £ n ° foro entrate & prouifionidei beni publicida quale vfanza non bifogna dubitare che non fo/Iè poi oflerua- ta & matcnuta da gl altri fondatori che vennono do- cSformiti P° lui. Concludendo che fc noi porremo ben mente,noi troucrrcmo & vedremo che gl’ordini della noflra reli- Gentili con gionefonóin moire cole limili à quelli de gl’antichi Egit k nojircin tij,&Romani,comclbno i camicide pretine ftolcde piì- netejecherichc ralc, che i Franzcfi, chiamano Corone, lo inclinare della tcfla, volgendoli all altare, il principio & la fine del facrificio, i prieghi,i voti,l’orationi , gl’fiy ti- ni, le mufichc delle voci,ifuonicomequellidegli orga- ni,^ proccfIìoni,& molte altre cofc,chc vn buono fipiri- to potrà facilmente ricorre, hauendo bcneconlidera- tc quelle cerimonie & qucIle:ecccttoche quelle de Gcn-’ df ti,icrano ^«tlupcrfiitiofe, ma lenollre fono Chri- g aitili. diane & catholichc, eflèndo fatte inhonoredi Dio Pa- dre Omnitenrc, &di Gicfu Chrillofoo figliuolo,à cui fiagloria etcrnalmente.
Monday, April 4, 2022
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