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Thursday, March 10, 2022

GRICE E JUVALTA: ECONOMIA CONVERSAZIONALE

 JVALTA, ERMINIO     JL M -jf, É..^ M...^ •     IL METODO  DELL'ECONOMIA     PLACE:     BIZZONI     DATE:     1907     COLUMBIA UNIVERSITY LIBRARIES  PRESERVATION DEPARTMENT   RTRTìOnRAPHIC MICROFORM TARGET     Master Negative #     Originai Material as Filmed - Exisling Bibliographic Record     r     .170   hi   V.2     ■ I l ■! ■ ■' I < I»     ■■ ■<■ '     » ■ " ' > t     mm'mm'^^mmt^i^n     <9 I tli i n     Juvalla, ]]r]iiiìio   Il netoilo doll'econonia pura noli 'etica. Pavia.  Dizioni, 1907. •   ?:ì p. 24 cn in ZG}: cn.   At head of title: E. Juvalta.   Estratto dalla Rivista filonofica, novcnbre-di-  cenbre 1907 •   VoluiTio of poinplilets     Restrictions on Use:     FILM SIZE: ZS^I^     TECHNICAL MICROFORM DATA     REDUCTION RATIO:     //x     IMAGE PLACEMENT: lA fllM IB IIB     DATE FILMED: J^mAj-_ INITIALS_?5_   HLMEDBY: RESEARCH f UBLiCATIONS, INC WOODBRIDGE. CT      e      Association ffor Information and Imago Management   1100 Wayne Avenue, Suite 1100  Silver Spring, Maryland 20910   301/587-8202      Centimeter   1 2 3   iiiiliiiiliiiiliiiiliiiilmilii     4 5   iliiiiliiiilii     6 7 8   iiliiiiliiiiliiiiliiiilii     10     11     12 13 14 15 mm     I I I I I I TTTTtTTTTTTTTTiTTTTi     r^TTj     Inches     1     ' ' I ' ' ' '     LO     LI     1.25     163     [ 2.8  3.2   4.0     I&     1.4     2.5     2.2     2.0     1.8     1.6      MRNUFfiCTURED TO PIIM SinNDfiRDS  BY RPPLIED IMRGE, INC.      "l^ \     r         là     E. JU YALTA     i^^j     ' \%\MA^<^^^     'A     \ -.r:        f      f     NELL' ETiea     lì       Ì\     PAVIA   PREMIATO STABILIMESTO TIPOGRAFICO SUCC. BIZZOSI  Corso Vittorio Em.inuele — Telefono 92   1907.     /     \^'     DELLO STESSO AUTORE     Ip^rolegomeni a una /Ifòoiale     f i * *     \^ I, ^%, i^     balla /Iftetatisica     Pavia - SUCCESSORI BIZZONI - L. 1. 50     Ì4-     Vi     iC^osstbilttà e i Ximtti     bella /Iftorale come Sciensa     I. —     II.  III.     La Dottrina delle due Etiche di H. Spencer e la Morale come  Scienza.   - Per una Scienza Normativa Morale.   - Il Fondamento Intrinseco del Diritto secondo il Vanni.   Un Volume in 8° - L. 3, 50     Toi-itio - I^RATELLI BOGGA — Torino   - 1907 -     É. 3uvalta     SI        I     ,%         w     NELL* ETiea       )     I   I   f      '^ >i     PAVIA   PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO SUCC. BIZZONI  Corso Vittorio Emaniu'e — Telefono 92   1907.     ')     («|W*MB*«W%i»'SSS-»»lBiS«M«»«!.<f.     IL moo OEUECfliiOMm mi. mrmu     (1)     /,'     «"iJi!     hypotheses fingo.     ;i ì     I.     L'Economia Pura assume, come è noto, l'ipotesi che  gli xwmiìii nel produrrCy consiunare, distribuirsi e far  circola-re la -ricchezza siano 7nossi esclusivameìiie dal  desiderio di coyisegiiire la maggior possibile soddisfa-  zione dei loro bisogni mediante il minore possibile sa-  crifizio individuale. Alla costi-uzione deduttiva, che se ne  ricava, dei teoremi economici, ossia delle leggi della condotta  àeW Jiomo oeconoìnicus, è indiffei-ente la questione se il  postulato edonistico esprima vei'amente una condizione di  fatto; ossia se l'ipotesi — da cui si deduce ogni verità  economica — coincida o diverga ed in quale misui-a dai  motivi che effettivamente determinano le azioni umane '^2);  come è indifferente qualsiasi valutazione che e del postulato  assunto, e della condotta óeìV uomo econo77iico, e degli ef-  fetti di questa condotta, si possa fare da un punto di vista  morale.   In effetto il giudizio sul valoi-e di giustizia o di bontà  del motivo economico e delle leggi che ne discendono, variò,   (1) Fa parte degli Atti del Congresso Filosofico di Parma, al quale do-  veva essere presentato coi titolo più generale : € Condizioni e limiti di una  trattazione scientifica dell' Etica ».   (2 Cfr. Pantaleoni. — Principii di Economia Pura. - Capo I e li.      ^■     -il     \-     f     V     l\     \-     IL METODO dell'economia PURA XELl'eTICA     come tutti sanno, da un illimitato ottimismo al pessimismo piir  radicale; e il giudizio sulla coii'ispondenza delTipotesi colla  realtà varia del pari, da quelli che riconoscono nel motivo  assunto l'unico motivo di tutta quanta l'attività umana, a  quelli che lo considerano come uno dei fattori, non l'unico,  nel campo stesso dell'economia; i quali, appunto perchè  l'economia cosi intesa studia soltanto l'azione di un fat-  toi'e, isolato per asti-azione dal complesso degli altri la cui  efficacia si esercita in realtà simultaneamente, non ricono-  scono alle sue leggi che un valore ipotetico, correlativo al  cai'attere ipotetico dell' uomo economico e dello Stato eco-  nomico.   Ma qualunque sia cosi l'uno come l'alti'O giudizio, il  carattere scientifico della costruzione deduttiva rimane in-  contestabile. Nella misura che la corrispondenza colla realtà  psicologica è inadeguata, si dovrà riconoscere l'arbitrarietà  del postulato, e della costruzione che ne dipetide, in quanto  pretenda di porsi come scienza della realtà ; e a secoruìa  che si ammette o si nega che il postulato abbia valore  morale, si ammetterà o si negherà valore morale alla di-  sciplina precettiva che se ne volesse ricavare. Ma in ogni  caso restano incontestati questi due punti: 1.* che la ri-  cerca intorno alla corrispondenza colla realtà psicologica  e storica del motivo economico e delle condizioni nelle  quali si suppone che agisca, è diversa e distinta dalla co-  struzione deduttiva dei teoremi economici ; la quale è va-  lida, 7iei limiti dell' ipotesi, sempre, qualunque sia il grado  di questa corrispondenza. 2° Che qualsiasi indagine valu-  tativa del postulato, e delle leggi, e degli effetti sia pros-  simi sia remoti che ne derivano o ne deriverebbero, è pa-  rimenti distinta, ed estranea alla costruzione scientifica     il metodo dell'economia pura nell'etica 6   <iometale; la quale rimane la medesima tanto se il motivo  economico è considerato come morale quanto se è tenuto  come immorale, o amorale, e quali che siano le ragioni  di questa valutazioue.        Supponiamo ora che il postulato edonistico sia ricono-  sciuto universalmente e accettato come postulato morale.  E chiaro che la disciplina precettiva derivata o derivabile  dall'economia pura avrebbe valore e carattere di precet-  tistica morale; sia che il valore morale del motivo econo-  mico fosse accettato per se come un dato primo e imme-  diato, sia che venisse derivato, ossia giustificato alla sua  volta, da un fine o da una esigenza ulteriore; e qualunque  fosse questa ulteriore giustificazione.   E opportuno su questo punto un breve chiarimento.  Nella supposizione ora fatta che il valoi'e morale <iel  motivo economico sia universalmente riconosciuto, non è  in alcun modo implicita l'aff'ermazione che sia riconosciuto  da tutti per la medesima, o per le medesime ragioni. Si po-  trebbe ammettei'e che esso si fondi per alcuni sulla legitti-  mità, senz'altro ammessa dell' « egoismo individuale » o del-  l' < egoismo di specie )>'come regola di condotta; da altri  sul cai-attere atti-ibuito alle leggi economiche di leggi na-  turali e necessarie e non modificabili dalla volontà del-  l'uomo; da altri sopra una interpretazione ottimistica delle  leggi stesse o degli effetti o risultati che l'osservanza piena  ed universale di esse produce o tende a produrre. E si pò-  irebbe del pari ammettere che V ordine di relazioni con-  forme al principio economico sia considerato come provvi-  denziale o divino e si riversi su di esso il prestigio e l'au-  torità di sentimenti e di credenze religiose o metafìsiche.        ^F^ ''fHli^i 'rfwff-'^ * ^" ' '''1*11:1 1 1. " *"••• " "• '' ""r"'- '     . rt5i» i n     •MM*.     .;4ih,»»>fa     ^'^^     ì     G     TI. METODO dell'economia PURA XELl'eTICA     A     Anzi si può affermare a priori che questa ulteriore giu-  stificazione o valutazione, dato che si faccia, sarà diversa  per le diverse coscienze a seconda delle opinioni religiose o  filosofiche diverse sulla «latura e sul fondamento della   moralità.   E tuttavia il valore morale della massima conforme al  motivo economico e delle norme che ne dei'ivano potrebbe,  nella disciplina precettiva supposta, essere legittimamente  assunto come un dato di fatto e trovare in questo la sua  giustificazione immediata, astrazion fatta dalla diversità  delle ulteriori valutazioni.   E in questo caso si avvererebbero le seguenti condi-  zioni :   1.0 Rimane fuori di discussione il carattere scien-  tifico della costruzione e della disciplina precettiva che se  ne ricava, il quale è dato dalla validità logica delle con-  clusioni, cioè dal rigore col quale sono dedotte dal po-  stulato.   2.° Rimane del pari fuori di discussione la elettiva va-  lidità inorale del postulato il quale è, per ipotesi, ricono-  sciuto universalmente conforme all'esigenza morale.   3.° Questa validità morale del postulato (e del sistema  di norme che ne dipende) sussiste così se il detto ricono-  scimento sia concepito indipendente, come se sia concepito  dipendente da un' ulteriore motivazione, e in questo caso,  qualunque sia il fondamento ultimo di questa valutazione   ulteriore.   E resterebbe perciò distinto dal campo della costruzione  deduttiva il campo delle indagini intorno alla natura e al  fondamento dell' esigenza morale, e intorno alle condizioni  soggettive della sua validità e della sua efficacia : ossia il  campo «Iella ricerca propriamente filosofica o metafisica e     IL METODO DELl'eCOXOMLV PURA XELl'eTICA 7   quello della ricerca propriamente psicologica e, nelle sue  applicazioni, pedagogica.   Ma, (,ui' avverandosi queste condizioni, anzi appunto per   il loro avverarsi, la costruzione scientifica in discorso non   potrebbe tuttavia sfuggii-e alle due limitazioni seguenti :   a) Non poti-ebbe dirsi la scienza della condotta morale,   ma la scienza della condotta richiesta da an ceì'to motivo   inorale (quello di cui si è ;H)stulata come un dato di fatto   la conformità all'esigenza morale). Perchè rimai'rebbe sempre   da risolvere la questione; se quel motivo esaurisca tutto   il contenuto dell'esigenza morale, o questa non comprenda   altri motivi irreducibili ìì (|uello ; e quindi se le norme   contemplino tutta la condotta morale nella sua estensione   e nella sua complessità o ne contemplino solo una parte   od un aspetto.   h) Essa non esprimerebbe le norme di una condotta  attuabile sic et simpliciter in una forma reale storicamente  data di società; m:. di una condotta la cui piena attuazione  non è possibile se non nelle condizioni astrattamente sup-  poste ; cioè la condotta delT uomo morale ipotetico in una  società morale ipotetica.     II.     Oi'a il concetto che ho sostenuto e sostengo intorno  alla possibilità, al cai-attere e ai limiti della morale come  scienza (1) coincide, nei suoi lineamenti formali, con quello  che risulta dall'ipotesi qui sopra abbozzata, lo penso che sia   (1) Mi permetto di riferirmi qui e nel seguito di questo articolo ad altri  scritti precedenti: Prolegomeni a una Morale distinta dalla Metafìsica.  Pavia, Bizzoai, 1901 ; e Su la possibilità e i limiti della morale come  Scienza. Torino. Bocca, 1907.     fm'mmme'9mmm>é'>f     A     s     IL METODO DELLPXONOMIA PURA NELL ETICA     * 7     ^-i^^7>     essenziale cosi all'esigenza pratica come all'esigenza teo-  rica (ìi una trattazione morale, il costiruii'si di una scienza  Etica, nella forma e con un procedimento analoghi a quelli  dell' economia pura (1); e colla })ieiia consapevolezza che  la validità normativa e la applicabilità della disciplina pre-  cettiva che se ne ricavi sono possibili alle condizioni e dentro  i limiti che si sono oi- ora accennati.   Ma una costruzione etica analoga a quella dell'economia  pui'a presenta una difficoltà preliminare, che non si è su-  perata, ma soltanto lasciata in disparte, supponendo, corno  si è fatto arlificiosamente, riconosciuto valore morale al  motivo economico.   CI) Se qualche critico osservasse che é fuor di proposito voler traspor-  tare neir Etica un metodo e un procedimento che neir economia stessa é  « oramai superato », o almeno r ripudiato, dalla scuola storica in nome  della realtà, e dalle varie tendenze moralistiche in nome delle esigenze etiche,  potrei accontentarmi di rispondere che dell'obbiezione si dovrà tener conto  quando i moralisti avranno fatto nel fondare una trattazione scientifica  deir Etica tanto cammino, quanto ne lece nel campo dell'economia la Scuola  Classica ; e che a mettere in canzone le ipotesi e le « Robinsonate » degli  economisti si cominciò dopo che le ipotesi avevano già reso i più importanti  servigi e perchè si era preteso di scambiare senz' altro le astrazioni con  la realtà. iMa si può anche aggiungere che il metodo e il procedimento della  scuola deduttiva, accompagnati da una chiara coscienza delle condizioni e  dei limiti della validità delle loro conclusioni, sono i)iù vivi che mai nei  cultori né pochi né oscuri dell'economia pura; e che la scuola storica, se ha  il merito di cercare e mettere in evidenza la mutabilità e la relatività delle  categorie e delle pretese leggi economiche, si muove pur sempre entro i  quadri posti dalla Scuola deduttiva (cfr. Gide, Principes d' Ec. Poi. Noi.  Gen. V) e ne presuppone le leggi determinandone le deviazioni e le limita-  zioni nelle diverse (orme storiche.   I.e scuole moralistiche poi, in quanto si rivolgono a criticare e correggere  i concetti e i precetti dell'economia classica non ne negano il valore scien-  tifico nei limiti deiripotesi, ma ne negano il preteso valore morale : negano  cioè il carattere di giustizia e di inviolat)ilità attril)UÌto arbitrariamente alle  leo-i/i economiche. Ed é facile avvertire che gli economisti di queste scuole  (con qualunque nome si chiamino) in realtà sono moralisti che cercano di     'il     IL METODO dell'economia PURA XELl'eTICA 9   La difficoltà l'iguai'da la scelta e la determinazione del  postulato; il quale deve soddisfai-e a due condizioni : Tuna  comune all'etica e all'economia, F altra esclusiva dell'etica.  La condizione comune è l'applicabilità universale del po-  stulato come principici informatore di tutta la condotta; la  condizione propria dell'etica è che il motivo, di cui si po-  stula questa universale e incontrastata efficacia, abbia va-  lore morale.   Ora, VI è un motivo, del quale si possa legittimamente  presumere che sia riconosciuto universalmente il valore  morale, e del quale sia insieme possibile Tapplicazione uni-  versale e simultanea a tutta quanta la condotta individuale  e collettiva ?   A questa domanda ho già cercato altrove di trovare  una l'isposta; esaminando prima in che consista l'esigenza  caratteristica di una norma morale ; e poi se vi sia e quale   volgere a uno scopo pratico (nella scelta del quale sono guidati da un criterio  etico) delle conoscenze fornite dalle dottrine e dalle indagini economiche : e  la forma-limite di questa tendenza é una intera ricostruzione su basi etiche  dei rapporti eeonomici. Fanno dunque quello che da un pezzo avrebbero  dovuto fare i moralisti; cioè sentono la necessità di considerare l'esigenza  etica estesa alla stessa struttura, non soltanto politica, ma anche economica  della società.   Ma ciò che più ini])orta di osservare a questo proposito é che una cri-  tica radicale — da un punto di vista etico — della realtà dei rapporti eco-  nomici porterebbe, a guardar bene, a rimproverare all'economia pura non  un eccesso ma un difetto di astrazione. E il difetto di astrazione si rivela  in ciò: che mentre l'economia pura si propone di studiare l'azione isolata  del motivo economico, e perciò suppone ridotta l'azione dello Stato ada tu-  tela dell'uguale libertà per tutti, assume nello stesso tempo — come condi-  zioni di uguale libertà ~ certe condizioni (p. es. la proprietà fondiaria, il  capitalismo e il salariato) che limitano o alterano T universalità o l'eflicacia  del motivo. Cioè o considera, per questo rispetto arbitrariamente, come ca-  tegorie necessarie^deWe categorie 5ioric/ie, o considera, pure arbitrariamente,  come eonforrni all'ipotesi delle condizioni disformi.     *-> -f     V " ■*'**i     10     IL METODO 1)P:LLE('ONOMIA FURA NKLL ETRA     IL METODO DELL'ECONOMIA Pl'RA XELL'eTICA     11     poss.'i essere il fine che abbia il carattei'e <ìi uiìivei'sale e  pi'einiiif'iite desiderabilità richiesto a «^nustificai'e il valore  normativo del motivo corrispondente. La conclusione di  questa analisi era la seguente^ :   — La desidei'al)ilità di un ordine di effetti, che si as-  suma come fine non viene tanto dalla desiderabilità che  gli si l'iconosca come bene, cioè come oggetto diretto e  immediato di godimento, quanto dalla desidei-abilità degli  effetti, lei (juali esso apjiarisca la condizione necessaria.  E perciò, inenti-e è vano andar cercando quale sia il fine  ultimo, il quale non si trov.a mai, o si risolve in una  pura espressione verbale, il fine che può valei'e come su  premo si deve cercai'e non nelT uno o nell'altro de: fini  a cui si riconosca valore per sé, ma in un ordiiM^ di  effetti, in un sistema di condizioni, dato che sia assegna-  bih*, nel quale si possa l'iconoscere questo carattere ap-  [)unt() di condizione necessaria non di alcuni, ma di tutti  quei beni, ai quali si attril)uisce valore per se. E quimii  il fine che può avei'e universalmente una desiderabilità  superioi'e a ogni altro, non juiò consistere se non m  un ordine genei'ale e, si potrebbe dire, preliminare di  condizioni, la cui attuazione apparisca necessaria perchè  sia possiì)ile universalmente la ricerca ulteriore <li ([uei  beni. Non può essei'e cioè supremo nel senso di una gerar-  chia, della quale segni il culmine, nò nel senso di una  grandezza o quantità, di cui sia il massimo, ma nel senso  (iella precedenza necessaria o della indispensabilità; per  la (juale venga a l'accogliersi su di esso come in un unico  foco la luce e il calore di desidei-abilità che irraggia dai  fini ai quali apre universalmente la via.   E perciò, ammesso che qualsivoglia fìne lancino abbia,  come ha in l'ealtà, per condizione la convivenza e la coo-     perazione sociale, il fine che può avere questo valore di  precedenza necessaria sugli altri deve essere di necessità  il raggiungimento o il mantenimento di certe condizioni  di convivenza e di cooperazione sociale, cioè di una qualche  forma di società. Ma perchè a.] una forma di società possa  essere riconosciuto questo carattere universalmente, occorre  che le condizioni della sua esistenza abbiano per tutti un  valore potenzialmente uguale; ossia che nessuno dei fini  dei quali quella forma di cooperazione pone la possibilità  e dai quali attinge il suo valore, sia, per dato e fatto delle  esigenze di essa forma, precluso o impedito a nessuno dei  componenti la società. in altri termini che tutti i .socn  trovino nelle condizioni di esistenza della società la mede-  sima equivalente possibilità esteriore d\ rivolgere la loro  attività alla ricerca di qualsivoglia dei fini, dei quali la  convivenza e cooperazione sociale è condizione — (Su la  possibilità ecc. L Gap. VII, 8).   Ora se si riconosce come esigenza della giustizia, questa  esigenza alla quale deve soddisfare una forma sociale perchè  abbia universalmente valore di fine prossimamente supremo,  determinare questo fine equivale a determinare un tipo di  società nel quale siano attuate le condizioni richieste d^lla  giustizia cosi intesa, ossia un tipo ideale - conforme a questa  esigenza - di homo iustus e di socielas insta. E ciò equivale  a cercare quale sistema di relazioni risulterebbe effettuato  neU: ipotesi che gli uomini, sia come collettività sia in-  dividualmente, ossia in qualunque forma di azione o  di in/Iuenza che si eserciti cosi dalla società come da  ciascuno dei singoli, subordinassero universabne^ite e  costantemente qualsiasi altro motivo o desiderio al de-  siderio della giustizia.   E se supponiamo che con un procedimento analogo a     Ou     \ i     m   ,_.J. IH     (     Afa     12     IL METODO r)?:LlV ECONOMIA PURA NELL ETICA     r  ■ ■■'■'     J     quello tenuto dall'ecoiioinia pura (1) il .sistema Hi l'elazioni  che iji avverei'ebbe nell'ipotesi, fosse già detet-niinato, noi  avremmo una Scienza pura della Giustizia, una « Diceo-  logia » piD'a, alla quale sarebbei-o totalmente applicabili  le considerazioni fatte sopra (v. pag. 6-7) circa i cai'atteri  e le limitazioni che pi'esenta una costi'uzione siffatta.     Ili,     Posto, adunque, che fosse costruita (questa Scienza pura  della giustizia, si poti'ebbero muovere ad essa, fondandole  sulle limitazioni notate, tre obbiezioni capitali : di essere  una costruzione aì'bitraria, oziosa, e, in ogni cas(ì, monca.   Di queste obbiezioni occoi're chiaiMre la portata.   1. — L'aid)itrarietà della costruzione supposta pU(') es-  sei'e intesa in due sensi : nel senso che la validità delle  norme che se ne ricavano è relativa alla validità del postu-  lato, il cui valore è bensì assunto come un dato di fatto,  ma senza una ragione perentoria che obblighi ad accettarlo;  oppure nel senso che è difjbrrne dalla realtà e insussistente  r ipotesi di una condotta subordinata universalmente e co-  stantemente all'esigenza della giustizia.   a) Se si intende 1' arbitrarietà nel primo senso, qua-  lunque dottrina etica è aidjitraria ; perchè il valore del  postulato fondamentale (ossia del motivo, o del tine, o del   (1) L'economia dà al postulato edonistico un contenuto materiale deter-  minato considerando come « soddisfazioni » le soddisfazioni di certi biso<'-ni.  e come « sacrifìci » certe privazioni e certe pene; mentre al postulato della  giustizia il contenuto materiale, al quale se ne deve fare l'applicazione, é  dato (la tutte le specie d'attivuà o da tutte le categorie di fini (esclusi sol-  tanto quelli la cui ricerca o proseguimento importano la negazione del prin-  cipio regolatort^ supposto) che in una società data sono possibili.     ili     IL METODO dell'economia PURA NELL'etICA 13   criterio di valutazione) quale si sia, è sempre ammesso  assunto, ossia si suppone o si ammette che sia ricono-  scinto come tale; e nessuna dottrina etica può compiere il  miracolo di obbligare a.l accettarlo. Perchè, la ragione pe-  rentoria - se è una ragione, - non può consistei-e che nel  ricondurre il valore del postulato a quello di un altro fine  o di un'altra esigenza ulteriore, della quale si ammette o  SI suppone ancora che la validità sia riconosciuta. E se si  dice che è prop.-io del fine o dell'esigenza morale il pre-  sentarsi alla coscienza come un valore che non si può di-  sconoscere, si auìmette che questo carattere è già dato nel  fatto stesso che l'esigenza è i-iconosciuta come morale;  anzi che il motivo vale assolutamente, appunto perchè vale  come morale; il che vuol dire che impone il proprio va-  lore solamente in quanto la coscienza lo accetta, e che è  sempre in ultima analisi il valore morale dell'esigenza  che é preso come un dato primo o come un postulato. Se  si intende dunque in questo senso, qualsivoglia dottrina  etica è, perchè etica, arbitraria.   Se poi si pone come caratteristica del valore morale la  possibile validità universale della 7nassima corrispondente,  nessuna esigenza è piti radicalmente universale di quella  che esprime la condizione stessa di questa possibilità.   h) Che all'esigenza assunta sia o no riconosciuto in  effetto valore morale, ossia che il postulato corrisponda  o non corrisponda e più o meno adeguatamente a un dato  della realtà psicologica rivelato dall'analisi della coscienza  moi-ale, è una questione diversa. E se l'arbitrarietà s'in-  tende in questo secondo senso, come difetto totale o par-  ziale di questa corrispondenza, essa consiste, nel caso nostro,  non nel considerare come morale l'esigenza della giustizia,  ma neir assumere questo motivo come il motivo morale.     fi     JH^ffriaililfffiìliilì" l'^Srftt'^i'-        !£?     |^iftU>&t-M»'^**'*>'*^'*WlWiiw3».W'.ifc^ 4     14     IL METODO DELI/FXONOMrA PURA NELL ETICA     IL METODO dell'economia PUKA XELl'eTICA     15     menti'e la realtà empirica ne pi*esenta anche altri ; e nel  considerai'lo isolato da questi, mentre nella realtà sono  più o meno strettamente connessi e coopei'anti o contra-  stanti con q ìlei lo.   Non ho nessuna ditlicoltà a riconoscere che la costru-  zione supposta è, anche per questo ris[)etto, arbitraria ; al  modo stesso che è sempre pili o meno arhiti'ario qualunque  sistema di deduzioni ricavate da un' ipotesi. Ma un' arbi-  trarietà di questo genere non implica nessuna fallacia finché  non si pretende che essa espi'ima la i*ealtà del mondo mt)-  l'ale dato ; e la costruzione si dà per quel che è, cioè per  una scienza che sai-ebbe la « vei'a scienza » della morale  com' è , se le condizioni dell' ipotesi rispecchiassero la  realtà — Intendo quel che si può dire: — Perchè supporre  che il motivo egemonico sia la giustizia, e non un alti'(\  poniamo il motivo altruistico? 0, meglio, perchè non as-  sumere come motivi morali, o l'ispondenti all'esigenza mo-  rale, tutti i motivi che la realtà psicologica l'ivela valere  in effetto come tali? La l'isposta all'una e all'altra domanda  non è diffìcile.   L'assumere come rispondenti all'esigenza morale i cri-  tei'i molte[)lici che si i-ivelano nelle norme empiricamente  date come morali costi'ingerebbe in ultimo ad assumere  l'esigenza stessa moi'ale come in sé contraddittoria e a co-  sti'uire non una scienza, ma una veste da Arlecchino. Perchè  la morale empii'icamente data rivela criteri non di rado  opposti, e del medesimo ci'iterio le applicazioni più artifi-  ciose e vai-iabili (1). Ora, che l'esigenza morale possa   U) Tralasciando pure di insistere, come lio già osservato altrove, perchè  è cosa troppo nota, sull'antitesi fondamentale esistente tra le norme di con-  dotta che valgono come morali rispettivamente nelle condizioni di pace e di  guerra, e sui contrasti, tragici talvolta, tra i « doveri » famigliari e i « do-     co„,poru,.e criter, ,ì,ver.i e anche opposti ,fi val,„az,one  senza cessare di essere morale, s, potrà aocl.e ammettere  (purché s, s.a disposti ad accettarne le conseguenze;; ma  che si possa, assumendo criteri contraddittori!, costruire una  <iotti'ina coerente, non si può sostenere.   Bisogna dunque scegliere; e la scelta ,iel motivo della  giustizia, se è arbitraria hi quanto e seella ,U uno fra più  "on e arbitraria in guanto mandnno le ragioni della  scelt.. Poiché è facile rilevare che il motivo delia giustizia  e 'I solo al quale si possa supporre che risponda in effetto  universalmente e costantemente tutta la condotta senza  che l osservanza da parte degli uni richieda o presup.  ponga l inosservanza da parte degli altri. L'altruismo  come fu già notato, non potrebbe essere oss.Tvato univer'  salmente, se non a patto che fosse subordinato alla sua voka  a mia norma di giustizia. Infatti, affinché sia possibile  I abnegazione e la rinuncia incondizionata di sé agli altri,   veri ,, sociali, bisogna osservare che le „or,„e date e accettate come morali  o.o,.o contemplare e contemplano realn.ente, almeno ,„ parte, de„e rela-   wL ; T ' ,•'" ' ^^■■»'°"» — P-"^i" "> S-iadi relazioni   pr.ma,,e e fondan.entah, che le „orn,e non contemplano e che sono la ne-  gazione del crueno applicato in qne.le norme. Mi sia lecito spiegarmi e „   ruiieTau: r"'T, '"^' t"'- '- ^ ^"""""^ ^'- "- ■-- - -'-   I iano i In ""'.T""" '""" ''"""■^"••^ '"■• '"" "-^-'^ cercare ,,uale   a qu le concila la minima fatica del primo col minimo disagio del secondo  crueno seguito qu, é un criterio d, equità; si riconosce ciocche non sa-   omodi;T'"'.° ""'°"° ° "'"^ '" ■-^^""° "«' "-■ " P--''-e tutte le  comodità per se senza tenere in conto le comodità dell'altro. .Ma se questo  crueno (seguito nello stabilire la condotta migliore, Jata ,,uella conLol  <i.ve,.a de, due, fosse applicato a determinare la rela.one t,-a i due p,Jl   Z^JT'"" '■'■^''-'™-"- P~« e portato, questa .:J^::Z  TorT "T"" '»™"'--'>^^ colle p,.opr,e gambe. Ossia la norma   nor. le regola nel caso supposto un rapporto che non esis,e,.ebbe, o sai-ebbe  tutto d,verso, se essa fosse applicata al sorgere di quel .-apporto     NH     itì'i^tli^'^'iiÉi'Tiiii^i «ì.»lA:.m.iLlMiì-. Hif     ^••s«ì»?T<P7**     *3«iaw*»*jsf^wsw«/     tì-^      Ifi     IL METODO dell'economia PURA NELl'eTICA           / fttTi--'     bisogna chf^ gli nni si .saci'ifichii)0 e gli altri o qualche  alti-o accattino il sacnfi/io ; cioè bisogna che gli uni os^or-  vino la massima (lell'altruismo, e gli altri o qualche altro  quella dell'egoismo. Se poi si ammette che nessuno debba  poter saci'ifìcarsi più di un altro qualsiasi (lasciando di  osservare che in tal caso praticamente i sacrifici si eli<le-  rebber.)) fiisogna che la condottta altruistica di ciascuno  non impedisca una pari condotta altruistica degli altri ;  cioè bisogna che fattività altruistica alla sua \olta sia  governata da una norma di giustizia.   Ciò viene a dire che la famosa formula Kantiana, se  si considera nella possibilità della sua applicazione simultanea  per tutti a tutta la coìidotia e.sterna non è suscettiva d'altra  inter[)retazi()ne che di massima univeisale di giustizia nel  senso sopra chiarito (1).   (1) In un Saggio originale e sucrgestivo, che vale bene più di qualche  grosso volume inconcludente, Mario Calderoni illustrò recentemente una  concezione economica della morale (che non tocca in nulla, benché a prima  vista sembri antitetica, il concetto qui esposto) nella quale egli osserva giu-  stamente come la maggior parte delle azioni « virtuose » non siano considerate  come tali se non perchè «sono prodotte in quantità inferiore alla domanda»;  e son per noi un « dovere » appunto perché gli altri uomini non le lanno,'  e rimangono tali a condizione che non siano troppi gli uomini capaci e vo-  lonterosi di imitarle. E trae da questa considerazione la conseguenza che la  formula di Kant è del tutto inapplicabile.   Ora è certo che il Kant intendeva di parlare di validità universale del  motivo a cui si informa Ta/ione. che può essere quindi variabile secondo le  circostanze, pur rimanendo il medesimo il motivo che la detta; e che non  può richiedere uniformità di condotta esterna se non nel caso che si tratti  della medesima attività esercitata nelle medesime condizioni esterne.   Ma (juando m supponga avverato questo caso, si troverà che T unico mo-  tivo, il quale comporti uniformità universale di condotta è il motivo della  giustizia; e che intesa così, la formula di Kant resisterebbe alla critica  anche dal punto di vista del Calderoni. {Disarmonie Economiche e Disar-  monie morali - Firenze, Lumachi. 1906. V.» Cap. Ili: La marginalità nella  Morale).     tt-"K        ^tkiìAtmm l i aiAl iì i ilfiW i r^Mftm i r m     \^^A>m»mtm\ì^iMu\,ìiimàai>im.'^ÌM<-ii^uéM'n^'^     ■■ -r I irr-* uriii^iiii     H. METODO dell'economia PURA XELl'etICA     17        2 - Assumetelo dunque, se cosi vi piace, codesto vostro  postulato, e costru.tevi la vostra . Scenza pura della  giustizia ». Cile ne farete poi? —   A che c<,sa propriamente potrebbe servire costruita  elle fosse, non si può con esattezza determinare ,n prece-  'lenza. Si potrà vedere, nel caso, quando sia fatta o pi ut-  "«to, a mano a mano elle si venga facendo. Troppe ricerche  . el resto non si farebbero se si aspettasse di averne diino-  strato 1 utilità; e ,li troppe altre , risultati portarono frutti  <lel tutto remoti da ogni previsione. E dato pure che riu-  scisse inconcludente, nessuno tiirà che «ia „é la prima „ó  u'iica ,n questo genere, specialmente nel campo della  morale. E t,.a le molte curiosità, perchè non dovrebbe  trovar posto anche questa : ,ii sapere come andrebbero le  faccende di questo mondo se gli uomini si decidessero ad  essere tutti e sempre e in ogni contingenza della vita so-  liratutto e prima di tutto giusti?   M.-i è pur naturale d'altra parte che debba intravederne  almeno qualche possibilità ,li applicazione eh, la propone  e che ne debba dire qualche cosa.   Le applicazioni possono essere principalmente due: come  mezzo di interpretazione o di sistemazione scientifica della  realta morale ,lata; e come fondamento di una disciplina  precettiva, ossia di un'Etica applicata della giustizia.   a) Se 1 osservazione psicologica dimostra che è arbi-  traria, nel senso che s'è detto, l'assunzione del motivo della  giustizia come unico motivo morale, dimostra pure <die  quel valore gli è però realmente riconosciuto: e che se  non ., riconduce ad esso effettivamente ogni valutazione     18     IL METODO dell'economia PURA XELl'eTICA     ^nica, esso entra però come elemento o fattore di valuta-  zione in qualunque giudizio morale. Può essere dunque  opportuno, a uno scopo di sistemazione coerente delle norme  effettivamente vigenti, conoscere quali sarebbero se questa  esigenza operasse isolatamente, cioè se tutte si ispirassero  unicamente ad essa; e considerai-e, con un artifizio di cui  tutte le scienze offrono innumerevoli esempi, come devia-  zioni limitazioni risultanti dalla presenza di alti'i motivi,  le norme che non coincidono con quelle astrattamente  dedotce.   Sarebbero, per un vei'so, da considerare come tali le  norme della condotta politica interna ed esterna ispii-ate  dall'interesse dello Stato, o del maggioi- numero, o di una  classe, in quanto al rispetto di queste esigenze sia atti-ibuito  valoi'e morale (1).   E sarebbe, pei- un altro vei'so, possibile interpi'etare le  norme della beneficenza come espressioni della stessa esi-  genza della giustizia, in quanto si considerano rivolte a  sanare o a lenire gli effetti che ne accompagnano 1' inos-  sei'vanza, e le deviazioni o le limitazioni.   h) Ma l'applicazione più rilevante riguarderebbe l'Etica  propriamente intesa come disciplina normativa.   La < scienza pui'a della Giustizia » appunto perchè  considera già raggiunte e attuate tutte le condizioni richieste  dalla esigenza che essa postula, ossia, in termini equivalenti,  fa astrazione da ogni circostanza interna od esterna che  ne impedisca o ne limiti 1' efìTicacia, configura un sistema  di relazioni sociali e un tipo di condotta, cioè formula   fi) Sarebbe possibile per questa via togliere — dico nella trattazione teo-  rica — certe contraddizioni o antinomie davanti alle quali si arrestano  solitamente i filosofi del diritto quando ne determinano le « esigenze razio-  nali ».     ••■<        IL METODO DELl'kCOXOSIIA PURA NELl'eTICA     19     •delle leggi, le quali possono valere come tali soltanto nelle  condizioni contemplate dall' ipotesi ,- vale a Hn^e non sono  suscettive ,li applicazione, sic et simpliciler, a condizioni  iliverse. Ma se si ammette che T onime di relazioni ipote-  ticamente costruito abbia valore di fine, cioè se si ammette  come normativa l'esigenza della giustizia, vi sarà luo-^o a  cercare e a .leterminare (bencbè questa determinazlne  debba riuscire, come è facile prevedere, assai difficile e  complicata) quale sia in condizioni reali storicamente date  la condotta, die nei limiti imposti da queste, è ini, atta a  favorirne la trasformazione nella direzione segnala dalle  condizioni ideali contemplate nell'ipotesi.   Ossia si potrà ricavarne un'Etica applicata della Giu-  stizia, alla quale la realtà storica fornirà la conoscenza  delle condizioni tra le quali si deve spiegare e dei mezzi  ai quali deve ad.-guarsi, per essere praticamente efficace  la condotta rivolta a quel fi ne ; cosi come darà la conoscenza  'Ielle varie specie di attività che l'esigenza .iella giustizia  e chiamata a regolare; cioè darà, volta a volta, alla forma  <lella giustizia il contenuto materiale.   E le norme, cosi ricavate da questa applicazione a una  realtà data delle leggi .Idia Giustizia pura, saranno valide,  se SI accetta come fine morale prossimamente supremo, cioè  precedente a ogni altro fine generale e speciale, l'attuazione  del sistema di relazioni contemplato da quella, e come mo-  rale la condotta corrispomlente.     IV.     3. Cosi questa Etica applicata, come la Scienza Pura  dalla quale essa si ricava, è indipendente da qualsiasi dot-  trina metafisica, ma non pretende di sostituirla. Ignora i     jl     '4i*f ••ti«3g-#^Bt 'mws--**smmm»pmmmmmmm.<mK^^''mm-Mmà     20     IL METODO DELl'fXONOMIA PURA NKIJ/ ETICA     problemi metafìsici ; ma nel senso che non no richiede e  non ne assume una certa soluzione piuttosto che un'alti*a;  non nel senso che ne neghi l'esistenza o ne escluda la trat-  tazione. Ilimane di fronte ad ossa iinpi'ogiudicata, e da essa  distinta, ogni questione sulla natura e sul fondamento ukinìo  delTesigenza stessa morale; così come rimane impi'egiudicato  il pi'oblema pratico, o pi'opriamente psicologico e pedagogico,  intorno al valoi-e e all' efficacia delle credenze religiose o  metafìsiche come condizioni o fattori sof^^-jcttivi dolla moralità.   Ma, ciò nonostante, o forse appunto pei'ciò, è verisimile  che sia giudicata, specialmente alla stregua delle tendenze  più apei'tamente dominanti nel p(insiei*o contcmpoi'aneo,  doppiamente monca ; monca considerata come dotti'ina ;  monca considerata rispetto alla efficacia pratica.   a) Cei'tamente può parere strana se non ingenua Tnlea  di segnai'e una divisione di competetjza tra T indagine scien-  tifìca e rin(iagine proprianifMite filosofìca e metafìsica, men-  ti'e pai'e di assistere a una specie di «atto di coiitrizion<' »  delle stesse scienze speciali già formate ; le quali, dopo es-  sersi staccate e aver pi'oclamato la loro indipendenza dalla  filosofìa, sentono il bisogno di ritornare ad essa e di rin-  tracciare in lei le origini della loi'o vita e la ragione del  loro valore. Tuttavia una considerazione un po' più attenta  può mosti-are die il contrasto è soltanto a})parente e che  la tendenza delle scienze speciali all' inter|)retazione e alla  integrazione filosofìca dei loro presupposti e dei loro risultati  non esclude, ma piuttosto include, la legittimità di una di-  stinzione anche nel campo delia morale. Perche essa })re-  suppone appunto che le scienze abbiano i ÌOt'O postulati ,  i loro metodi i Ioì'O risultati, e che i sistemi speciali di  dottrine cosi edifìcati sussistano ed abbiano una validità  propria, sia pure limitata e provvisoria, all'infuori dell'in-     i,*~'     ;«*\ltj     IL METODO dell'economia PURA XELl'eTICA 21   terpretazione e della valutazione che ne debba o ne possa  ■ fare la metafìsica. In questa specie di Conferenza perma-  nente dell' Aia (sia detto senza intenzioni maligne) che è  la mutua collaborazione delle diverse discipline alla critica  e alla integrazione del sapere e del valere umano, sono  gli Stati che hanno territorio e giurisdizione propria che  possono far sentire la loro voce. I delegati della Corea  sono esclusi.   Intendo quello che si può dire: - La morale è essa  stessa la metafisica, e pone essa le esigenze alle quali è  subordinata la valutazione di tutte le altre discipline dei  loro principii e delle loro conclusioni. - Fosse pure, o, piut-  tosto, dovesse pure essere cosi. Quali sono queste esigenze  della morale ? Come si determinano ? Qual' è, fra i molti  sistemi diversi opposti e anche contraddittorii, quello auto-  rizzato a rappresentare « la morale *, e a far valere le  sue esigenze come esigenze ideila morale *ì E se si può  distinguere una esigenza immediala e caratteristica, dato  che SI trovi, della valutazione morale, dalle esigenze ulte-  non, argomentale o poste da questo o da quel sistema per  interpretarla o giustificarla, allora è nello stesso tempo data  la distinzione tra esigenza propriamente morale ed esigenze  avanzate ,ia una interpretazione o integrazione metafìsica  della esigenza morale; e si delinea insieme una separazione  legittima tra V indagine che cerca di risalire dall'esigenza  morale ai postulati metafisici, e l'indagine che ricava dal-  l'esigenza morale le applicazioni che logicamente ne discen-  dono.   - Ma, nella realtà viva e vissuta della coscienza,  valutazione morale e valutazione metafisica formano un  tutto unico; e separando l'esigenza etica dalla fede me-  tafisica colla quale è fusa e della quale si alimenta, s,     \ \     è     22     IL METODO dell'economia TURA XELl'eTICA     IL METODO dell'economia PURA NELL'eTICA     23     spezza r unità della coscienza , si oscura o si cancella  il signitìcato e il valore interiore della moralità, e si pre-  senta come vita morale lo scheletro o, meglio, lo stampo  esterno e quasi l'impronta fossile dell'atto morale. —   Sarà verissimo; ma nessuna costi-uzione dotti-inaU può  sfuggire a questa obbiezione. Tutto ciò che la logica tocca e  che è fatto oggetto di conoscenza riflessa e i-agionata diventa  perciò stesso un tipo, uno stampo, un fossile; anzi stampo  è la parola, stampo ò la stessa rappresentazione artistica  se non è vivificata e i-isvegliata da chi la deve intendere  e gustare; anzi sono diventate ormai stereotipe, per colmo  di evidenza probativa, perfino le fi*asi e le immagini usate  a mostrare la « i-icchezza e la varietà inesauribile» della  coscienza e delle sue ci'eazioni.   E quanto al sepai«are nella teoria ciò che nella realtà  è unito, bisogna pur rassegnarvisi. Pei'chè ogni nctM'ca è  prima di tutto distinzione, sepai-azione, asti'azione; il fatto  stesso, ogni fatto (diceva già un chimico, il Chevreul,) è  un' astrazione. Ciò che importa veramente è di non dimen-  ticare che l'astrazione non è tutta la realtà.   Ora, sceverando dal complesso degli elementi, onde la  vita etica nella coscienza personale iMsiilta o può risultare,  quello che è suscettivo della più universale applicazione, e  costruendo il tipo di vita che ne risulterebbe, non si pre-  tende di esaurire il contenuto della coscienza, ma soltanto  di distinguere le norme di condotta a giustificare le quali  basta uu certo postulato, dalle norme e dalle forme di vita  morale che si fondano sopra altre esigenze ossia l'ichie-  dono altri postulati.   E chi crede che la chiarezza dei concetti e il l'igoi-e  del procedimento si debbano poi'iare, fin dove è possibile,  anche nella speculazione etica, ammettei-à che può essei-e           que-     utile allo scopo, se non anche necessario, il seguir(  sta via (].).   — Rimangono altri problemi. - E chi lo nega? Ma  prima condizione per cercar di risolverli con frutto è di non  confonderli tra di loro.   h) E nasce da una confusione di problemi diversi  l'obbiezione, che si potrebbe dire pragmatistica, del difetto  di efficacia pratica, o più esattamente parenetica o pedago-  gica, di una dottrina morale che faccia astrazione da ogni  valutazione metafìsica, e presenti un sistema di norme che  ha di necessità soltanto un valore ipotetico, cioè, nel caso  nostro, condizionato al valore che può avere nella co-  scienza il motivo impersonale della giustizia.   (lì Le espressioni di più d' un antiintellettualista indurrebbero 4uasi ad  ammettere che la morale sia una specie di grande imbroglio, nel quale a  voler vederci chiaro, si finisce per non credere più. Ora, altro è riconoscere  Cile ogni valutazione é in ultimo data alla intelligenza e non dalla intelli-  genza, e che nessuna conoscenza e nessun ragionamento può far volere un  fine che non sia già voluto, o per sé, o come condizione a un altro fine- altro  è credere ed aOermare che T intelligenza o la ragione sia « in contrasto »  colla moralità.   Come potrebbe essere ? Non certamente in quanto si rivolge a determinare  1 mezzi necessari e convenienti a un fine. Nel qual caso non è nemica, ma  ancella della volontà in generale, e, se la volontà é « buona ». della volontà  morale. Non potrebbe essere, dunque, se non in quanto toglie o muta la va-  lutazione del fine (cioè delP oggetto o contenuto materiale del motivo mo-  rale) mostrandone \^ connessione, prima ignorata o trascurata, con qualche  cosa d' altro, che sia oggetto di una valutazione diversa; diciamo, per co-  modità, negativa o repulsiva. E allora, poiché la valutazione di questo  qualcosa d'altro non può venire dall' intelligenza (la quale, come si sa. chia-  risce rapporti, non dà valori), manifestamente non si possono dare che due  casi :   ha origine nel motivo stesso morale; e la conoscenza non avrà fatto  che mettere in chiaro come quel fine che gli si riteneva in tutto conforme, sia  in realtà più o meno disforme in forza della connessione notata. Ma ciò non     ^'Ìitffl^-Él TBrti^tea^. JjW smÈj^i^ K     *"«Sf|i|s^->»^.f«^Pf«W'-;j»-t»f,     ■imN»iiiAi 4 ii ' ip » iii w - i WWM     m^SMÀJà^-'4i^^.&MÌ&     ^aJS^^lSM^SSLàZ.-^        yùtimLà      24     IL METODO DELL ECONOMIA PURA XELl'eTICA     ffi.     Poiché è uggioso a se e agli alti-i l'ipetere cose già  dette, e su questo punto ho insistito a lungo altrove, mi  restringo qui a riafTermare la legittimità, anzi la necessità  logica e la convenienza morale, di tenei- separata netta-  mente ogni ricerca che si volge a detei-minare quali siano  le norme di condotta richieste da un certo fine, dalla ri-  cerca delle condizioni e dei fattori dai quali dipende o può  dipendere Fosservanza delle norme (1). La legittimità delle  deduzioni, dato che ci sia, e la validità dei precetti rispetto  al fine sussistono indipendentemente dalla presenza o dalla  assenza dei motivi che ne persuadono o ne impongono l'os-  servanza, e dalla natura di questi motivi. Come il conte-  nuto e la giustificazione delle prescrizioni d'un medico non  dipendono dalla disohbedienza o dall' obbedienza dell' am-  malato nò dalle ragioni di questa obbedienza.   tocca in nulla il valore e l'efficacia del motivo morale. Ammettere il contra-  rio sarebbe come dire che cessa di amare la giustizia chi cessa di difendere  una causa che ha riconosciuto ingiusta.   ha origine in un motivo non morale (poniamo in un interesse egoistico);  e anche qui l' intelligenza non farebbe che rivelare una condizione di fatto :  la presenza e Tefficacia di motivi non morali nella valutazione dei fini e :lella  condotta. La conoscenza dunque, anche in questo caso, non altera il valore  del motivo morale; può eventualmente mostrare che il valore e T efficacia  sua non è esclusiva, o incontrastata come si supj)oneva. Ma correggere un  errore di giudizio non é cambiare uno stato di fatto.   Potrebbe dunque, tutt' al più, togliere un' illusione. Ma è nell' illudersi  d'esser morali che consiste la moralità?   (1) Questo conformarsi o non conformarsi si suole a torto, per abuso di  linguaggio, attribuire a una pretesa « efiicacia pratica » delle norme; men-  tre le norme - perse - hanno, a promuovere l'azione corrispondente, una  efficacia non maggiore di quella che abbiano i fanali di una strada a muo-  vere le gambe dei nottambuli. E un simile abuso di linguaggio, che nasce  da un difetto d'analisi, ha alimentato la confusione tra esigenza giustifica-  tiva e esigenza esecutiva, tra l'obbligo e la giustificazione dell'obbligo, e la  pretesa illusoria che una norma possa o debba avere in sé forza obbligativa.  Cfr. Prolegomeni ecc. , e. I: (L'esigenza esecutiva) ; e Studi su la possibilità  I, Gap. III. (La pregiudiziale dell'imperativo categorico).        ^é^^l^ f à'K^m^,^ i^^'^tliÈ '^f^i     IL METODO dell'economia PURA XELL'eTICA     26     La reale presenza ed efficacia di motivi «ufficienii a  determinare T osservanza è in ogni caso si>,pposta , non  . posla da qualnnque costi-uzione precettiva; e il «„ppori-e  operativo d motivo della giustizia non esclude, ma piut- i  tosto include, una ulteriore valutazione del motivo stesso '  ogniqualvolta nella realtà esso derivi in tutto o in parte  la sua forza da questa sopravalutazioiie.   Ma anche in questo caso non bisogna dimenticare che  una tale efficacia .sarebbe sempre essa stessa posMata  come un dato di fatto, non comunicata o la,-g,la da una  fon.ìazione qualsivoglia. Perchè anche una fondazione re-  ligiosa o metafisica non pone essa le credenze, ma le sup.  pone già viventi e .operanti. Il suo valore come motiva-  zione morale dipende dal valore reale che esse hanno  nella coscienza, dalla loro forza operativa. Essa fa appello  a questa forza, ma non dà, essa, la forza; ossia vale ,,el-  i ipolesi che valga in effetto nella coscienza la fede nei  dati assunti da lei. E se questa fede mancasse, una fon-  <iaz,one metafisica o religiosa, qualunque fosse, avrebbe sulla  condotta una efficacia non diversa né maggiore di qualsi-  voglia costruzione arbitraria.   Senonchè si potrebbe, su basi pragmatistiche, osservare  che SI ,ie^e appunto volere quella fede dalla quale si può  aspettarsi l'incremento del motivo morale, e che, poiché  SI tratta di « optare», conviene dal punto di vista' pratico  optare per una fede moralizzatrice. E compito del moralista  «ara perciò di affermare e suggerire quella fede come  presidio e cnforro, utile se non necessario, della moia-  l'tà, e presentare la dottrina morale connessa e incorpo-  rata con quella fede.   Su un discorso di questo genere ci sarebbero da .lire  molte' cose; notiamone poche.   E prima di tulio convien pur ripetere che un tal compilo.     t^ 1         2i') IL METODO dell'economia PIRA NELl'eTICA     fc m     (lato che spetti al inoi-alista, ^Hi spetta in quanto è o pre-  tende (li essere educatore o apostolo, non in quanto si  propone di cercare quali concernenze ini[)liclii V accetta-  zione di un cei-t() postulato e si contenti di atierniare che  chi accetta il postulato deve accettai-e le hoimikì che ne  discendoiHi. I due uffici non si identificano ; chi ha slo//(i  di ricercatore può non avere stoft";i di a[)()stolo o di avvo-  cato ; e potrehhe in og"ni caso invocare aiiche qui il prin-  cipio delhi divisione del lavoro.   Ma dal [)unto di vista stesso pedagogico la tesi è tut-  t' altro che incontestahile. Suggerire e infondere una fede!  E presto detto. Ma in che modo o per (jual via? Partendo  dall'esigenza pratica per arrivare alla credenza, cioè pre-  sentando la fede a[)punto come sostegno e guarentigia della  ni orai ita ?   Lasciamo pui'e di indagare se con ciò non si nega in  effetto, neir atto stesso che si afferma, il valore assoluto  dei postulati religiosi o metatisici, dal inoinetito che essi  sono affermati o posti come condizioni o fattori nella pro-  <luzione di certi effetti, cioè sono valutati utilitariamente;  e se non si offende il sentimento religioso, considerandolo  unicamente come un motivo sussidiano invocato a sup-  plii'e alla fiacchezza del uiotivo morale. Un pragmatist.a  conseguente potrehhe non avere (ii «juesti scru[)oli.   Ma lo scopo stesso a cui mira il pragmatista vieti meno  in realtà dacché, per tal via, si suppone dato ciò che si  vuol produire; ossia si pone a sostegno del motivo morale  un sentimento che vien fondato sopra esso, e vale in forza  di esso. Con un risultato non dissimile da quello che hanno  di solito le discussioni ; dove le rai'ioni usate a sostenei'e  un'opinione persuadono soltanto chi è già persuaso; cioè  hanno in effetto tanto maggior [)eso quanto più è superfluo  servirsene.     ''^P^«^«f^^i^pS?R,fwpp«*f^9f?i^!wp|^r^^     IL METODO DELl'eCOXOML\ PIRA NELl' ETICA     27     Se si tiene invece una via diversa, e si intende di edi-  ficare la credenza su una educazione propriamente dog-  matico-religiosa, dov'è più la ^ opzione^, la affermazione  libera e spontanea della coscienza?   E come può il moralista educatore presentare o im-  porre come unica e definitiva una iede, o una credenza  religiosa o filosotìca^che egli sappia essere personale e « vo-  lontaria » ?     La vei-ità è che mentre nel valore morale (posto che  sia riconosciuto) del postulato che si assume a fonda-  mento della costruzione scientifica, è necessariamente im-  plicito il valore morale delle norme che ne esprimono  l'applicazione, non è necessariamente implicita l'accetta-  zione di certi piuttosto che di cert' altri postulati metafi-  sici. Mentre, accettato un postulato di cui sia possibile  r applicazione alla condotta umana, la coerenza logica basta  a dare la legittimità delle norme che se ne deducono, la  coerenza logica n07i basta a porre come necessariamente  richiesta da quel postulato una determinata fede religiosa  filosofica ad esclusione di qualsiasi altra. La salita al  cielo dei postulati metafisici non si fa colle scale della lo-  gica. (Il che, come tutti sanno, ha il suo riscontro nel fatto  che possono trovarsi concordi nelT accettare e nell' osser-  vare la medesima esigenza morale uomini di opinioni i-e-  ligiose e filosofiche diverse; come, inversamente, può la  stessa fede religiosa e filosofica presentarsi, nella realtà  storica e psicologica, connessa con norme morali discordanti).  E la « libertà dì coscienza > sarebbe una frase vuota  di senso o piena di immoralità^ se il voler la giustizia e  Tesser giusti richiedesse o l'esclusione di ogni fede o  l'accettazione della medesima fede.   E. JUVALTA.     \      ài ^     *l     fondata dal Prof. Sen. C;     Estratto dalla Rivista Filosofica     VRLO Cantoni (Novembre-Dicembre 1907)              17/      }     •t     !     « M      '■««*Sfe     ' ***        ■h '-     ^W.     r     ;'i-        "^■rt^'     7         ^     i Ja*»'*'.*'"'     •j»^».     .ii     ^     vy»     '^M      \     I     ^     \     V * 

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