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Thursday, March 24, 2022

GRICE E GELLI

 Io non credo, magnifico signor Consolo,prudentissimi Consi glieri, e voi altri virtuosissimi Accademici e maggiori miei ono randi, ? che con voi, i quali sapete i nostri ordini, e come più per imparare esercitandomi,che per insegnare ad altri,io sia salito oggi in questo luogo,sia di bisogno che io ne faccia seusaalcuna.Ma perchèforsequalcundiquest'altriuditoripo trebbeingiustamente incolparmidipresunzione,essendoioil primo che dopo due si dottissimi e famosissimi uomini, mes ser Francesco Verini filosofo eccellentissimo, e Andrea Dazi tanto nella greca e latina lingua celebrato, sia salito sopra que sta onorata cattedra, non vi sarà grave comportare che in escusazione e scarico mio io dica loro alquante parole. Nobilissimi uditori, iquali tirati dalla fama dei valenti uomini che insino a questo giorno hanno letto in questa nostra Acca demia siate venuti qui,se ilritrovarci in cambio di quegli oggi m e , il q u a l e s a r e i m o l t o p i ù a t t o a t a c e r e c h e a p a r l a r e , v i a r recherà maraviglia,non dovete perciò incolparmi di presunzione. Imperò che avendo ordinato questi miei maggiori Accademici, che per esercizio nostro,per esaltazione di questa nostra lin gua nativa,e per imparare a esprimere in quella inostri con cetti, ciascuno di noi legga una volta quello che più gli piace, ha voluto la sorte che io sia ilprimo a dar principio a così lode devole,eseionon me neinganno,utilissimoesercizio.Nè debbe · Le parole e maggiori miei onorandi mancano nella 2^ T.  La 1a T., ingiustamente potrebbe. 3 La fa T., auditori.   certamente esser preso questo se non per buono e felicissimo augurio di questa nostra Accademia.Perciò che se le cose che fa la natura sono più ferme e più stabili che quelle della fortuna, per procedere quella con ordine e questa senza,ed essendo l'or. dine della natura 'andare sempre dallo imperfetto al perfetto (si come noi manifestamente veggiamo verbigrazia ? nella creazione d e l l ' u o m o, d o v e e l l a f a p r i m i e r a m e n t e u n p e z z o d i c a r n e , il q u a l e è solamente animato d'anima vegetativa come le piante,da im e dici chiamato embrione, e secondariamente infondendovi l'anima sensitiva*lo fa animale,e finalmente gli dà l'anima razionale,la quale è l'ultima perfezione sua),dovrà senza dubbio questa nostra impresa aver anch'ella felice successo,da che io,che sono il più insufficiente di sì bel numero, sono il primo a darle principio. Se dunque voi non,udirete oggi da me cosa degna de'passi spesi da voi a venire in questo luogo,non mancherete però di venire a udire quest'altriche dopo me leggeranno ; da i quali, per esser queglio e per natura e per professione di gran lunga più sufficienti che non sono io, caverete tal frutto, che di que. stie di quelli vi ristorerà largamente.La lezione nostra sarà unluogodiDantenelXXVI capitolodelParadiso;ilquale, per trattare alcune cose del parlare, mi è parso molto al pro posito nostro,essendo questa nostra Accademia stata principal mente ordinata per utilità di questa lingua,o per dir meglio, usando le parole stesse del nostro Boccaccio nella quarta gior nata,di questo nostro fiorentino,volgare. Presterretemi adun que grata udienza come avete cominciato, se non per altro, almeno per dare animo a coloro che dopo me leggeranno; da i qualisenzacomparazionecaveretemaggiore dilettoSemaggior frutto.Ma vegnamo alla nostra lezione. 6  616 LETTURA DUODECIMA La 1a T.,di quella. ? verbigrazia è della 2a T. 3 La 1a T., solamente è. 4 Nella 2a T. manca sensitiva. s La 1a T., l'ultima sua perfezione. quegli è della 2a T. 7 La 1a T.,che io non sono. 8 La 11 T., caverete e diletto maggiore ecc.   LEZIONE UNICA 017 conosciuti,dico,iviziiepurgatosi”da essi,asceseper contem plazione sopra i cieli alla gloria de'beati. Intra i quali trovato il primo nostro padre A d a m o, 4 come desideroso di sapere, lo . dimandò di alcune cose ; fra le quali fu questa,che io oggi ho preso per materia del nostro ragionamento, cioè qual fusse lo idioma o vero il linguaggio nel quale, quando ei fu fatto da Dio,egliprimieramente parlò.Allaqualedimanda rispose Adamo in questa maniera: La lingua ch'io parlai fu tutta spenta Innanzi che all'opra 5 inconsumabile  Libero, sano e dritto 3 è tuo arbitrio, Fosse la gente di Nembrot intenta.6 Che nullo effetto ? mai razionabile Per lo piacer uman,che rinnovella, Seguendo il cielo, fu sempre & durabile. Avendo il divino nostro poeta Dante, poeticamente parlando, nel suo discendere allo Inferno conosciuto tutti i vizii e i p e c cati, che cosi per malizia e per matta bestialità come per umana incontinenza e fragilità si possono commettere,ed essendosene nel passare del Purgatorio in cotal modo purgato, ch'egli era tornato1in quello stato della innocenza nel quale fu creata da Iddio l'umana natura ; là dove la parte nostra inferiore, irra . zionale e mortale, alla superiore, razionale e immortale, stava obbediente, nè punto ardiva la sensitiva e carnale, dalla origi nale giustizia regolata,levarsi e combattere contro allo spirito; tal che dal suo precettore gli fu detto: fallo fora non fare a suo senno; | La 1a T.,che tornato era. 2Cr.Libero,dritto,sano. •La 1aT.,purgato. * La 1a T., Adam . 5Cr.oora. 8Cr.lagentediNembrotteattenta. • Cr, affetto. 8Cr.semprefu.   Opera di natura è ch'uom favella;' Poi fare a voi,secondo che viabbella. Pria ch'io scendessi all'infernale ambascia, Donde s vien la letizia che mi fascia. Elle*sichiamò poi,eciòconviene; Però che l'uso umano 5 è come fronda In ramo,che sen va,ed altra viene. Da queste parole di Adamo caviamo noi oggi tre principali conclusioni.La prima è,come la sua linguasispenseemancò tutta, innanzi che Nembrot cominciasse a edificar la torre ; cosa molto contraria alla volgare oppenione.La seconda,la ragione perchè si mutino i parlari. La terza, la risposta a una obie zione che se gli potrebbe fare,dove egli adduce alcuni esem pli in confermazione di quanto egli ha detto,come largamente si vedrà nel nostro ragionamento.Cominciamo ora adunque a esaminare la prima,con l'aiuto di Colui dal quale depende ogni nostra sufficienzia. Avendo l'onnipotenteIddio,nellaproduzione delmondo,creato tutte le cose insieme con l'uomo,non perchè elle fossero in lor medesimesolamente,maperchèellefosseroancor principiodel l'altre, ciascheduna di quelle della sua specie, non tanto nel generarle, quanto nell'instruirle e governarle,bisognò ch'egli le .creasse nel loro perfetto essere.Dalla quale ragione mossi dis sero alcuni dottori ebrei che il mondo fu creato di settembre; perciò che allora pare che tutti gli alberi,insieme con l'erbe, abbianocondottoaperfezioneifruttiloro.Fu adunque(lasciando stare l'altre cose) creato l'uomo da Dio nel suo stato più per fetto, e in quanto al corpo e in quanto all'anima. In quanto al corpo,sano,bene complessionato,e di età di trenta o tren +Cr.Operanaturaleèch'uom favella. 2Cr.El. öCr.Onde.  618 LETTURA DUODECIMA M a , cosi o cosi, natura lascia Un : s'appellava in terra il sommo bene, Cr. El. 5 Cr. Chè l'uso de'mortali. ancor è della 2a T. 1 6   LEZIONE UNICA 619 tacinque anni, secondo la maggior parte dei dottori, acciò che ei fusse atto alla generazione.E in quanto all'anima, ripieno di tutte quelle scienze, alla cognizione delle quali si può na turalmente pervenire, acciò chè ei potesse insegnare a quegli che nascessero di lui tutte quelle cose che sono necessarie alla vita e al bene esser nostro. Con questa cognizione pose Adamo inomi convenientiatuttelecose,secondolaloronatura;eformò uno idioma,o vogliam dire uno parlare,con ilquale ei po tettemanifestareaidescendentiisuoiconcetti.Ma qualfusse questa lingua, non si sa già manifestamente per alcuno scrit tore. Gli Ebrei, come si legge ne’loro dottori sopra lo XI del Genesi, ove il testo dice che alla edificazione della torre di N e m brot si parlava in terra d'una sola lingua, dicono questa essere stata la loro, ed essersi così dal principio del mondo miraco losamente conservata intera e incorrotta (la qual cosa a nes sun'altra è avvenuta giammai "), per avere parlato Iddio sem p r e -m a i a M o i s è e a g l i a l t r i s u o i p r o f e t i i n q u e l l a ; e q u e s t o è ancora confermato da loro'con l'autorità dei loro Cabalisti,la quale può molto appresso di loro.Il che nasce dalla opinione ch'egli hanno, che quando Iddio dette la legge a Moisè sopra ilmonte Sinai,egli:glidesseancoralainterpretazionediquella, e gli manifestasse molti altri profondi misterii, contenuti e n a scosi sotto la lettera di quella, si come scrive Esdra nel suo primolibro.Ma dicano ch'egliglicomandòsch'einonscri vesse altro che la Legge,e l'altre cose dicesse a bocca a quelli che reggevano ilpopolo.Per laqual cosa,disceso dal monte, solamente le rivelò a losuè;e Iosuè dipoi a i settantadue più vecchi del popolo;e quelli dipoi per ordine successivo le re velaronoailorodiscendenti.E questadicanoesserelascienza Cabala,che non vuol dire altro che ricevuta a bocca per suc cessione. Questa oppenione ebrea ha molte difficultà. Primiera  1 giammai è della 2a T. · La 18 T., e questo ancora confermano. 3 La ja T., esso. * Cioè, dicono ; cosi, appresso , scrivano per scrivono, e simili. 5La14T.,eglicomando.   mente,sicomescrivanoiloroTalmudisti,'e'non parech'eisia vero che questa lingua ch'egli usano,e nella quale è scritta? la Legge, sia la lor prima e antica lingua.Imperò che Esdra, loro sommo sacerdote, nella restaurazione del tempio dopo la servitù Babilonica,5 temendo che se gli avveniva loro un'altra avversità simile, la Legge totalmente non si perdesse, ragunò tutti i savi loro; e fece scrivere quella, e ciò ch'ei sapevano appartenente a quella, in settantadue volumi. Ne'quali si legge che, per essere stati tanto tempo in quella servitù, mutarono molto il modo dello scrivere e dell'antica favella loro, e tro varono nuovi caratteri e nuovi punti, i quali sono quelli ch'egliusano oggi;equesto ancorapare,chesentaS.Girolamo nel prologo sopra i Libri dei Re. La ragione, per la quale ei dicano che Iddio parlo in quella, non è d'alcuno valore; i m però chè quasi tutti i loro scrittori, o la maggior parte, sopra iProfetidicanoIddiononaverparlatomai aquellivocalmente, ma quando egli ha voluto manifestare qualcosa o a Moisé a aglialtri,avere loro formato nella mente uno concetto,per il quale egli hanno inteso pienamente la volontà sua.'L'autorità Cabalistica,dalla servitù Babilonica in qua,non ha avuta molta fede; imperò che allora molti di loro, e per la servitù, e per la loro natura ch'è molto superstiziosa,come scrive Apuleio nel primo libro de'Floridi, scrissero di molte cose (dicendo di averle avute da iloro Cabalisti),che sono manifestamente contro alla lorleggeecontro alla ragione naturale;come sileggenelloro TalmutBabilonico,ilqualenonèaltrocheunoraccoltodi sen tenzie dei loro sapienti di quel tempo.Aggiugnesi ultimamente a questo, che secondo essi medesimi la loro lingua, con loro insieme, ebbe così nome da Eber figliuolo di Sem ,figliuolo di N o è , a l q u a l e n e l l a d i v i s i o n e d e l l a t e r r a t o c c ò l a G i u d e a ; il c h e ·La 1aT.,pererrortipografico,ha Tamuldisti;diquilosconciodella2a, che ha Tamulisti. 2 La 18 T., hanno scritto. i La 1a T., la Babilonica servitù. mai è della 2a T. La 1a T., la sua volontà. delle.  620 LETTURA DUODECIMA 6 La 1a T.,   LEZIONE UNICA 621 I Caldei,o vero Assirii,dall'altra parte dicono similmente che la lor lingua fu la prima che si parlasse mai ; e certamente ellaètantosimileallaebrea,come diceSanGirolamo?nelpro logo di sopra allegato,ch'ei si potrebbe fare coniettura ch'elle fussero già stateo una medesima.E in confermazione di questo adducanoquesteragioni,conl'autoritàdiBerosoCaldeo,'ediMna seae Damasceno, e d'Ieronimo Egizio.Primieramente e'dicano che non si truovano scritture innanzi al diluvio,se non nella lingua loro;e queste esser certe cose di astronomia, insieme con la pre dizione del diluvio scritta da Enoc,figliuolo di Iared,bene cin quecento anni innanzi a quello,in certi pezzi di terra cotta, ac ciò che leacque non l'offendessero.E similmente dicano essere nel MonteGordeo’inArmenia,incertisassi,dovedopo quellosifermò l'arca, scritte in quel luogo da Noè in memoria di tanto caso alcune cose;"e illuogo ancor nella loro lingua chiamarsi Mirmi Noa, che tanto vale uscita di Noè. Aggiungano a questo,che Abramo,ilquale fu primo a dare principio al popolo ebreo, fu da Dio primamente cavato di Caldea.Plinio pare che fusse ancor egli di questa oppenione, scrivendo che le lettere assirie 3 Male le stampe Masea ; e la 12 T., con errore più grave, facendo di due scrittori uno solo,Masea Damasceno.Anche nel Giambullari,Origine della lingua fiorentina (Fir.,1549,p.19),trovasi quasi l'errore stesso, cioè Mnassea Damasceno. Mnasea,geografodellafinedel3°sec.avantia Cristo, e Niccola di Damasco o Damasceno, storico dei tempi di Augusto, sono citati,insieme con Beroso Caldeo e con Girolamo Egiziano,da Giu seppe Flavio nel primo libro delle sue Antichità Giudaiche, là dove ei parla del Diluvio.  fu'circa trecento anni dopo ildiluvio.Si che ei pare più ra gionevole, ch'ella avesse principio allora quando ella ebbe il nome,ch'ellasifusseparlataprimatantotempo.E così,come voi vedete, questa loro oppenione è molto dubbiosa. 1 il che fu non si legge nelle 1a T. La 1a T., S. Ieronimo. 3 La 1a T., che ella fusse già stata. 4 Caldeo manca nella 2a T. 6 cotta manca nella 2a T. ? Giuseppe Flavio, loc. cit., lo chiama Monte de'Cordiei. 8 alcune cose manca nella 1a T.   sono eterne:la quale non di manco non è senza molte diffi cultà. Imperò che molti istoriografi degni di fede, e particular mente Iustino nel secondo della sua Istoria,tengono che la prima terra che fusse abitata sia la Scizia,e conseguentemente la lor lingua parimente sia stata o la prima. Il nostro Dante,parendogli che ciascuna di queste oppenioni fusse dubbiosa e incerta,sicome per il testo si vede,fu d'un altro parere diverso ; e a ciò lo indusse la esperienzia, maestra delle cose.Imperò che vedendo egli per lescritture le lingue d i t e m p o i n t e m p o v a r i a r s i, i n m o d o t a l e c h e c o m e e g l i s c r i v e nel suo Convito) se quei che morirono cinquecento anni sono, risuscitatitornasseroallelorocittadi,eicrederebbonoche quell fosserodastranegentioccupate,perlalinguadaloro discor dante.E non potendo però per questo persuadersi che dal prin cipiodelmondo allaedificazionedellatorre diNembrot,dove corsero circa due mila . anni, sempre si conservasse un m e d e simo modo di parlare, induce Adamo a rispondere che quella lingua,la quale eiprimieramente parlò,sispense e mancò tutta, innanzi che le genti di Nembrot cominciassero a edificare la torre. Per la quale risposta si può chiaramente vedere che il libro Della volgare eloquenza,tanto da alcuni Lombardi lodato,e tra dotto (per dire come loro) in lingua italiana, non è di Dante, ma da qualcuno altro stato cosi composto,e col nome di esso Dante mandato fuora.Con ciò sia cosa che quivi sidicas che la prima lingua,che parlasse Adamo,fuquella che usano oggi gli Ebrei, e che ella durò insino alla edificazione della torre di Nembrot ; dove qui dice Dante il contrario. Oltr'a di  5 La 1a T., 022 LETTURA DUODECIMA que sto, quivi si biasima il parlare fiorentino, il quale Dante nel suo Convito loda massimamente. Le quali contradizioni non credo iomai che Dante non avesse vedute, o vedutole, accon 1 La 1a T. ha soltanto stata . ? Le stampe hanno dalloro ;ma parrebbe qui meglio convenire dalla loro. i della torre, manca nella 2a T. *La 1aT.,dumilia. dice .   LEZIONE UNICA 623 sentite e scritte.E questo basti per intelligenza della nostra prima conclusione.Or vegniamo alla seconda: Che nullo effetto 1 mai razionabile, Per lo piacere uman,che rinnovella Seguendo il cielo, fu sempre ? durabile. Rende la ragione Adamo perchè si mutino e variino i par lari; e comincia da questa dizione che, dicendo che nullo effetto razionabile,cioè nessuna cosa fatta dall'uomo, il quale si chiama animal razionale,per lo piacere umano,cioè per il desiderio e per loappetitoumano:questovocabolopiacerehanellanostra lingua duoi significati; primieramente e'si piglia per ogni sorte di diletto; e appresso, perchè a tutte quelle cose che noi de sideriamo, ottenute che noi le abbiamo, ne seguita la diletta zione e il piacere, ei si piglia ancora per il desiderio e per loappetitochenoiabbiamodiunacosa;sicome noiveggiamo usarlo dal Boccaccio in molti luoghi,e particularmente nella novella di Rustico e di Alibec,dove ei dice:cheper disporla a ' s u o i p i a c e r i, c i o è a l l e s u e v o g l i e : e d i n q u e s t o s i g n i f i c a t o l ' u s a qui Dante, dicendo:per lopiacere umano,cioè per ildesiderio umano,che sirinnova esimuta,seguendo ilmoto del cielo, fu sempre durabile.E qui con grandissima arte egli aggiunse sempre; imperò che ei si truovano molti effetti dell'uomo, si come sono le scritture,le statue e la fama, Che trae l'uom del sepolcro e'n vita il serba, come disseilnostroPetrarca,lequaliduranotantotempo,che gli uomini,per non vedere ilfineloro,l'hanno chiamate eterne; ma non però sono durabili sempre.La qual cosa mirabilmente espresse Dante medesimo in un altro luogo, dicendo: Tutte le vostre cose hanno la morte 3 Come che voi;* ma celasi in alcuna Che vive 5 molto, e le vite son corte.  1 Cr.affetto. 2Cr.semprefu. ö Cr.Le vostre cose tutte hanno lor morte. i Cr. Siccome voi. 5 Cr. Che dura.   E cosiharendutolaragioneperchèiparlarisimutino.Ma per maggiore intelligenza di questa sua ragione, è di necessità vedere per quello che l'uomo si chiami razionabile,e in che modo le sue voglie, seguendo i moti del cielo, si mutino. D e vetedunque saperecheilCreatorediquestouniverso,perfarlo più bello ch'ei poteva, fece in quello di ogni sorte creature ; e quelle dispose tra loro con tanto ordine,cominciandosi dalla prima materia che riceve lo essere di tutte le cose,e salendo d i g r a d o i n g r a d o i n s i n o a l l ' u l t i m a f o r m a , c h ' è I d d i o , il q u a l e 1 dà l'essere a tutte,che ifilosofi l'assimigliarono a i numeri;i quali sono tra loro disposti con tanto ordine, ch'ei non si può tra loro inframettere unità alcuna senza variargli. Intra queste cose,  624 LETTURA DUODECIMA alcune o furono da lui fatte perfette, e alcune imperfette. Perfette si chiamono : quelle che furono da lui create incor ruttibili,e in certo modo eterne, ed ebbero tutte le perfe zioni che si convengono alla loro natura insieme con lo essere, sì come sono, infra i corpi, i cieli, e infra gl'intelletti, quello dell'angelo.Imperfette poi si chiamono quell'altre,che furono da luicreate corruttibili e mortali,e che non ebbero da prin cipiotuttalaloroperfezione,ma sel'hannoacquistataconil moto e con il tempo,e oltr'a questo sono sottoposte a tutte le alterazioni che arrecano seco imoti celesti; si come sono, tra i corpi, le piante e gli animali, e tra gl'intelletti, quello del l'uomo,per essere col suo corpo mirabilmente unito.E questo fece il sommo Fattore, perchè a questo universo non mancasse alcuna sorte di creature, acciò che le perfette con la loro bel lezza e perfezione di natura ci tirassino alla contemplazione di esso Iddio sommo,e le imperfette, poste a lato a quelle,ci ren dessino la loro bellezza più maravigliosa e più desiderabile. L a qual cosa veggiamo noi che usano ancora 6 nei loro canti i m u . sici,mescolandovi delle consonanze imperfette, perchè quelle r e n dino poi le perfette più dolci e più grate a gli orecchi de gli iLa 1aT.,che. 2 2a T., alcune ne furono. 3 La 1a T., chiamo io. * La 1a T., Imperfette chiamo io ecc. 5 La 1a T., che ancor fanno.   LEZIONE UNICA 625 ascoltanti.Ma perchè questo sommo benefattore e padre volle che ogni cosa potesse acquistare la perfezione sua, dette a cia scuna un valore e una virtù per la quale ad essa si conducessi, e una voglia e un desiderio ardentissimo che a quella le ti rassi; si come agli elementi uno valore che gli spigne a quei luoghi dove ei sono sempre perfetti, come alla terra lo andare alcentro,ealfuocoalconcavodellaluna,làdoveegliève ramente fuoco; (imperò che,come noi abbiamo da Aristotile nel primo delle Meteore, questo che noi veggiamo non è fuoco, m a è una soprabbondanza di calore,sicome è ilghiaccio nell'acqua una soprabbondanza di freddo); e alle piante uno principio in trinseco,' per il quale elle si nutrissero ed aumentassero e po tessero generare dell'altre simili a loro;? e agli animali uno principio di moto intrinseco, per il quale ei potessero fuggire quelle cose che fossero nocive e disconvenienti alla natura loro, e seguir quelle che fosser loro salutifere e convenienti, insieme con un desiderio innato che gli spingesse a cercarle. Questo principio nelle piante e negli animali è stato chiamato dai filo sofi natura, che altro non vuol dire, che quella potenza onde ha origine e principio quel moto,per il quale egli acquistano le loro perfezioni.E desiderando similmente ancor che l'intel letto dell'uomo acquistasse la sua perfezione, gli diede una po tenza o vero facultà, con la quale ei potesse similmente acqui starla,chiamata dai filosofi discorso o vero ragione.Imperò che l'intelletto dell'uomo non ha da natura altra cognizione che quella dei primi principii,insieme con ildesiderio dello inten dere,ch'è lasua perfezione:iquali,sìcome noi abbiamo da Ari stotile nel quarto della sua Prima filosofia,' sono le conclusioni che sono parimente chiare e note a tutti gl'intelletti, subito ch'egli hanno inteso itermini loro,come sarebbe questa:egliè impossi bile che in un medesimo tempo una cosa medesima sia e non sia; perchè ciascuno intelletto,subito ch'eisa che cosa è essere,e che 1La 1aT.,uno intrinsecoprincipio. ? La 1a T., dell'altre a loro simili. 3 La 1a T., valore. 4 La 2a T., della sua Filosofia.  40. Vol.II.   626 LETTURA DUODECIMA cosa è non essere,sa che questa conclusione è vera per proprio lume intellettuale, e non l'impara per esperienza o per eserci z i o a l c u n o . O n d e b e n d i s s e il n o s t r o D a n t e n e l s u o P u r g a t o r i o : Da questa cognizione intellettuale de iprimi principii,come da cosa nota,partendosi l'intelletto dell'uomo,con una potenzia ch'egli ha va discorrendo e raziocinando (se così dir si puote) all'intelligenzia delle cose ch'ei non intendeva,ed empiesi di intelligibili,doveprimaeracome una tavola rasa;ecosìviene ad acquistare la sua perfezione. Questa potenzia nella nostra lingua si chiama ragione; e da lei è l'uomo poi chiamato ra zionale, così come quell'altre cose, che io prima vi dissi, per acquistare la loro perfezione con la natura, son chiamate n a turali. Questo nome razionale ? non si può dare all'Angelo, a n cora ch'egli abbia lo intelletto,per essere quello • d'una natura pura intellettuale; la quale fu creata da Dio con tutte le sue perfezioni, cioè piena di tutte le specie intelligibili (onde non sel'haacquistare conalcunasuaoperazione,comel'uomo);e che oltra di questo è 8 di tanta virtù,che quando Iddio gli a p presentasse qualche nuovo intelligibile, ei lo intenderebbe s u bito per semplice lume dell'intelletto,nel modo che intendiamo noi iprimi principii,e senza alcun discorso,e tutto perfetta menteinunoinstanteeinuno tempo indivisibile;enonprima una parte e poi l'altra, si come fa l'intellettonostro ne l’in tender suo,o per non essere di tanta perfezione; m a farebbe in quel modo che fa uno lume,quando egli è portato in una stanza buia,che la illumina tutta in uno istante, e non prima una parte e di poi un'altra.E per questo dicano alcuni teologi che gli A n g e l i c h e p e c c a r o n o n o n si s o n o m a i p o t u t i p e n t i r e ; i m p e r ò c h e ne l'intender suo, non è nella 1a T.  Però là onde nasca 1 l'intelletto Delle prime notizie,uomo non sape. 1Gr. vegnd . ? La 1a T. manca di questa parola. 3La1aT.ha:perchèegliè. ·La18T.,enonsel'haavuteacquistare. 5La1aT.hasolo:Oltraadiquestoeglièecc.   LEZIONE UNICA 627 intendendo quegli ciò ch'egl'intendano per semplice 'apprensione d'intelletto, lo intendano immutabilmente, e senza mai potere variareemutare illoro intendimento;sicome ancora noi non possiamo mutarci di quelle cose che noi intendiamo per sem plicelume d'intelletto,come sonoiprimiprincipii;ilchenon avviene di poi di quelle che noi intendiamo per discorso di ra gione.E peròsichiamal'Angelocreaturaintellettuale,el'uomo creatura razionale e discorsiva.E perchè,in quanto al corpo, l'uomo è composto di questa materia elementare della quale sono composte tutte le altre cose sotto la luna, la quale m a teria è obligata e sottoposta alle alterazioni che inducano i moti celesti in lei,egli è da quegli insieme con l'altre cose di versamente disposto.Onde cosi come la terra altra disposizione riceve dai cieli il verno, quando ella ha a corrompere i semi e generare le cose, e altra la primavera, quando ella si ha a vestire di erbe e di fiori, così la complessione nostra altrimenti è disposta in uno tempo,e altrimenti in un altro;onde l'anima nostra razionale,in quanto ellaè fondata in su questa nostra complessione corporale,altre voglie ha in un tempo,e altre in un altro. Imperò ch'ella è tanto mirabilmente unita con quello,che l'operazioni che ancor totalmente dependono da lei mentre ch'ella è in esso corpo, si attribuiscano al tutto; onde dice il Filosofo nel primo Dell'anima, che chi dicesse : l'anima mia odia,o l'anima mia ama, sarebbe come dire:l'anima mia fila,ol'animamiatesse.E seciònonfusse,cioèchel'anima seguisse la disposizione del corpo,egli ne avverrebbe,sicome apertamente pruova Galeno in una operetta ch'ei fa di questa materia, che l'operazioni degli uomini sarebbero tutte a un modo medesimo;3di che manifestamente si vede ilcontrario. Imperò che le anime nostre nella loro sustanzia,e,come dicono questi teologi, in puris naturalibus, sono tutte in un medesimo modo e d'una medesima virtù;ma pigliano poi diversi costumi, secondo la complessione de'corpi ne'quali elle sono incluse,  1La1aT.,perunasemplice. 4 La 1a T.,con manifesto errore,mutabilmente. 3La1aT.,aunmodo.   e hanno diverse voglie, secondo che quegli si variano per i moti celesti.E questo basti per la seconda parte del nostro ra gionamento. Or vegniamo alla terza e ultima. Risponde dottissimamente in questa ultima parte Adamo a una tacita obiezione, che se gli sarebbe potuto fare; la quale Ma,cosiocosi,naturalascia Poi fare a voi secondo che v'abbella. Per le quali parole voi avete a considerare che l'uomo è c o m posto di due nature,o vogliam dire di due parti;con l'una delle quali,laqualeèl'animaincorporea,immortale,razionalee li bera,egliè simile alleIntelligenzie celesti;econ l'altra,laquale è ilcorpomortaleeirrazionale,èsimileaglianimalibruti.E ciò fu dalla natura fatto con mirabile artificio; imperò che avendo ella fatto in questo universo delle creature irrazionali,corporee e m o r t a l i , e d e l l e r a z i o n a l i, i n c o r p o r e e e d i m m o r t a l i , e n o n v o lendo che siandasse da l'uno estremo all'altro senza mezzo,le fu necessario fare l'uomo, che con una parte communicasse con  628 LETTURA DUODECIMA 1 Opera di natura3 è ch'uom favella; può,non leggesi nella 2a T. ? naturale, manca nella 2^ T. 3 Cr. Opera naturale. è questa. Potrebbe dire alcuno:A me non pare che questa tua ragione, Adamo,conchiuda e sia bastante;imperò che tudi'che iltuo parlare mancò per essere effetto dell'uomo,e gli effetti dell'uomo col tempo mancano tutti,per esser esso uomo ,ch'è la loro causa , caducoemortale;enessunoeffettopuò esseredimaggiorperfe zione che la sua causa. Questo è ben vero, che gli effetti che procedano semplicemente dall'uomo non sono sempre durabili; m a il p a r l a r e n o n è d i q u e s t i . I m p e r ò c h e n o n è s u o e f f e t t o t o talmente, ma è sua propietà naturale;' le quali così fatte pro pietànon siseparano mai dallaspecie loro,sìcome lacalidità dal fuoco, e la frigidità dall'acqua. Dunque come di'tu ch'ei mancasse per esser suo effetto ? Alle quali parole così risponde Adamo :   LEZIONE UNICA 629 q u e s t e , e c o n u n ' a l t r a c o n q u e l l e . E p e r ò il p a r l a r s u o , i n s i e m e con l'altre sue operazioni, si può similmente considerare in due modi.Primieramentesipuò considerarecomesuaproprietàna turale; e questo è il parlare istesso in genere,non si ristrignendo piùaunomodocheaunoaltro;'einquestomodoeglinon mancherà mai all'uomo,ma sempre che saranno uomini,sempre parleranno;e di questo non parla qui Adamo.Secondariamente si può considerare come cosa dependente dalla parte libera e r a zionale dell'uomo ;e questo è il modo del parlare (e non il par lare),come sarebbegreco,latino,o toscano;e in questo modo è egli effetto dell'uomo, e variasi e mutasi secondo che pare a gli uomini.E però disse il Filosofo che i nomi sono stati posti alle cose,secondo ch'è piaciuto a gli uomini.E questo è quello chedicequiAdamo,chemancòemutossi.Onde diceneltesto: Opera di natura è ch'uom favella, cioè : egli è cosa naturale all'u o m o il parlare ; m a così o così, m a più in questo modo che in quello,natura lascia poi fare a voi, secondo che vi abbella, cioè secondo che vi piace;chè cosi si gnifica questo verbo.Il quale è verbo provenzale,che a quei tempi era in uso ; e dal medesimo Poeta ancora fu usato,? nella medesima significazione, nel Purgatorio in persona di Arnaldo di Provenza, che fu nei tempi suoi compositore molto famoso, sì come noi veggiamo per le parole del Petrarca ne'suoi Trionfi. E così è soluta questa obiezione.Ma per maggiore dichiara zione di questo testo, voglio che noi veggiamo per quello che il parlare sia stato dato dalla natura solamente all'uomo, e non ad alcun'altracreatura,ese egliènecessarioono;imperò che la natura, così com'ella non manca mai nelle cose necessarie, non abbonda ancora mais nelle soverchie. ' La 1a T., non si ristrignendo più a questo modo che a quello. 1La 1aT.hasolo:ancorausato.  Avendo la naturà fatto l'uomo, in quanto al corpo, il più imperfetto e debole di alcun altro animale (il che forse le fu 3 ancora mai, non è nella 1a T.   forza, per volerlo fare più prudente che alcun altro,donde gli bisognò farlo di più temperata complessione),ne avviene che ogni minima cosa l'offende; il che non fa così agli altri animali.Oltr'a di questo,avendogli dato lo intelletto in certo modo imperfetto e ilminimo tra le intelligenze,come noi abbiamo dal Filosofo nel libro Dell'anima,e desiderando ch'ei potesse conseguire la perfezione e dell'uno e dell'altro,le fu necessario concedergli il parlare, con il quale ei potesse chiedere i bisogni del corpo, e apparare le cose necessarie alla perfezione dell'anima. Voi vedete,inquantoalcorpo,ch'einasceignudo,ehassia ve stire della pelle degli altri animali, a procacciarsi il cibo, e a fabricare le case,dov'ei possa difendersi da quegli incommodi che arrecano'seco le varie stagioni de'tempi.Vedete ancora di poi,in quanto all'anima,che gli bisogna apparare molte cose,se non necessarie allo essere,almanco al bene essere della sua vita, senzalequaliellasarebbemiseraeinfelice.Ilchenon avviene a gli altri animali;' perciò che ei sono vestiti dalla natura, e per tutto truovano i cibi convenienti alla lor vita ; e senza alcuno maestro, ma solamente da naturale instinto guidati, si sanno fare le case, e ciò che fa loro di mestieri a conservarsi. Vedete la rondine, che quando viene il tempo di fare i suoi figliuoli, sa per natura fare il nido ; e di poi, veggendogli nati ciechi,vaacercare lacelidoniaperguarirgli.Eleformiche similmente sono da lei spinte,quando ifrumenti sono sparsi su per l'aie, a pigliarne e riporgli nelle lor buche. Che bisogno adunque avevano glianimali di parlare? Chè,seeisono d'una specie medesima,hanno bisogno di sìpoche cose, e tutti a un modo,e son spinti dalla natura a cercarle:e se ei sono di varie specie,non convengonoinsieme.Ma all'uomoèeglicertamente stato necessario ;imperò che egli ha bisogno di tante cose,e quanto al corpo e quanto all'anima,che nessuno se le può procacciare per sè solo; e però è stato bisogno che si accozzino insieme molti, e che l'uno sovvenga al bisogno dell'altro. Il che non 4 La 1a T., Il che a gli altri animali non avviene. 2 La 1a T., è dalla natura spinta a cercare. 3 La 1a T., hanno di sì poche cose bisogno.  630 LETTURA DUODECIMA   LEZIONE UNICA 631 si saria potuto fare senza questo mezzo del parlare,con ilquale l'uno possa manifestare all'altro i suoi bisogni ; e per questo la natura l'ha dato solamente all'uomo,come quella che non manca mai'nellecosenecessarie.E peròèquichiamatodalPoetail parlare operazione naturale dell'uomo, cioè necessaria alla n a tura sua.E se alcuno mi opponesse,dicendo che ci sono an cora de gli animali che parlano,si come gli stornegli, le gazze, i papagalli,e non solamente l'uomo,si risponde che il loro non èparlare,ma èunaimitazionedivoce;imperòcheeinonin tendono ciò che ei dicano,e dicano sempre quelle parole che egli hanno nell'udire imparate,o a proposito o no ch'elle si sieno. E se alcun altro dicesse : C o m e di'tu che il parlare è solamente dell'uomo ?non abbiamo noi nelle sacre lettere,in molti luoghi, ch'e'parlanoancoragliangeli?dicocheilparlarenon s'appar tiene all'angelo,come angelo.Imperò che gli angeli sono spiriti, e sono loro manifesti iconcetti l'uno dell'altro; ma se eglino alcuna volta hanno parlato, ei l'hanno fatto per manifestarsi a noi e per bisogno nostro, e hanno preso corpi, dal ripercoti mento de i quali hanno formate le voci o vero suoni,e con la lor virtù le hanno poi terminate e fatte significative; si come ei fecero nell'asina di Balaam, la quale coi suoi strumenti natu rali faceva la voce,e l'angelo la terminava e faceva significativa. A v e t e d u n q u e v e d u t o c o m e il p a r l a r e è s o l a m e n t e d e l l ' u o m o , e com'ei sia sua operazione e proprietà naturale.Della qual conclusioneioprobabilmentecavo una particularlodedellano stra lingua;equesta siè,ch'ellasiapiùpropria all'uomo,che alcun'altrachesiparli.E chequestosiailvero,lopruovocosì. Tanto quanto una operazione è all'uomo più propria e secondo lasuanatura,tantoglièancopiùfacileemen faticosa;ilpar lare nostro gli è men faticoso e più facile che alcun altro; adunqueglièpiùproprio,epiùsecondolanaturasua.E che •La1aT.ha:imperòcheeinonintendonociòcheeidicano,cheèil propriodelparlare.E cheeisiailvero,avvertitechee'diconosempre quelle parole ecc.  i La fa T.,che mai non manca. ? La 1a T., gli storni.   questosiailvero,ponetementechenessunalinguaèpiù fa cile a imparare,che la nostra.Pigliate uno che non sappia altra lingua che lasua,emenateloinTurchia,nellaMagna,fraSpa gnuoli,Francesi o Schiavoni,o tra quale altra gente sivoglia; e poi lo menate tra noi. Voi vedrete (e questo ne dimostra la esperienzia) ch'ei non imparerà di qual si voglia lingua tanto in uno anno, quanto ei farà della nostra in uno mese. Il che non avviene per altro, che per la facilità d'essa, e per la pro prietà ch'ella ha con la natura umana.Un'altra cagione si po trebbe forse ancor dire che fusse quella, per la quale questa nostra lingua s'impara così facilmente.E questa siè,per avere tutte le sue parole che finiscono in lettere vocali ; le quali per essere, come scrive Macrobio, quasi che naturali all'uomo, si mandon più facilmente alla memoria che l'altre,e ancora più lungamente si ritengono.Donde nasce forse ancora quella m a ravigliosa bellezzach'ellaha,scrivendoQuintiliano,chequante più lettere vocali ha una parola, tanto è più dolce e più grato il suo suono. Seguita Adamo ilparlar suo;e per confermazione delle cose ch'egli ha dette adduce per esemplo,che innanzi ch'ei morisse, gliuominimutaronoilnomeaDio;edoveprimalochiama vano Uno,gli posero nome El.Nelle quali parole ei fa quella bellaargomentazione cheilogicichiamanoamaiori;laquale io credo che noi potremo ? chiamare dalla parte più importante. Fa dunque Adamo questa argomentazione, per volere provare che la sua lingua mancò, dicendo: Se Iddio, il quale è sola mente stabile e immutabile in tutto questo universo, a mio tempo mutò nome, che credete voi che facessero l'altre cose, le quali sono in sempiterno moto e continuamente si variano ? Di poi dice che noi non ci debbiamo maravigliare diquesto; con ciò sia cosa che l'uso umano continuamente si muti e si varii in ciascuna operazione nostra. E assomigliandolo alle frondi, fa una comparazione tanto dotta e tanto bella, che io  632 LETTURA DUODECIMA 1La1aT.,eifaunaargomentazione. 2 Così le stampe; ma forse la lezione vera ha da essere potremmo. 3La 1aT.hasolo:conciòsiachel'usoumanocontinovamentesimuta.   LEZIONE UNICA 633 Pria ? ch'io scendessi all'infernale ambascia, cioè: prima ch'io morissi e discendessi nel Purgatorio,o vero nel Limbo,dove andavano tutte l'anime di coloro che crede vano l'avvenimento di Cristo.Ambascia è quella infermità che iGreci e iLatini chiamano asma,e ancora da noi toscanamente si chiama asima;la quale è una difficultà di alitare, che, se condo Aezio nell'ottavo, nasce dall'avere ristretti i meati del polmone (cioè quei luoghi dove passa lo spirito a rinfrescamento del cuore),e ripieni di materie grosse eviscose;'o veramente nasce da debolezza di virtù naturale. Galeno nel quarto libro De'luoghiinfettidicech'ellapuòancorprocedereda infiamma zione di cuore;e dà lo esemplo di coloro che hanno la feb bre,e di coloro che si sono affaticati nel correre, i quali, per avere acceso ilcalore nel cuore ed eccitatolo,'patiscono que sta difficultà di respirare. E perchè ancora coloro che sono rinchiusi in luoghi che non abbino esito,o son ripieni di vapori grossi, patiscano questa difficultà, si dice per similitudine che gli hanno l'ambascia. Ora perchè ilLimbo,come voi avete da Dante medesimo, è un luogo appiccato con l'Inferno nel ventre della Terra; e ne'luoghi che sono sotterra,per esser ripieni di vapori,che il sole continuamente tira da quella, si respira con difficultà, dice qui Adamo: Pria ch'io scendessi all'infernale ambascia, cioè,al Limbo tra gli altri santi padri.Questo luogo ancora nelle s a c r e l e t t e r e è c h i a m a t o il s e n o d i A b r a m o ; e l a c a g i o n e è , p e r chè Abramo fu il primo,che lasciati gl'Idoli venissi al cultos  perme nonsapreichealtralodedarmele,senondirech'ella' è di Dante ; perciò che io non ho mai visto ancora autore al cuno che in questo l'avanzi.Dice adunque il testo: 1 La 18 T., che dire ella ecc. ?Malela2aT.,Prima. 3 La 1a T.,di materia grossa e viscosa. · La 1a T., escitatolo. 5 La 1a T., venne al vero culto.   di Dio;onde gli fu promesso che del seme suo uscirebbe la redenzione del mondo.E però coloro che morivano,andando in questo luogo, si diceva che gli andavano a riposarsi nel seno di A b r a m o, cioè nella promissione che fu data da Dio ad A b r a m o . Dice adunque Adamo:pria ch'io scendessi a questo luogo,il sommo bene, cioè Iddio, Donde vien la letizia che mi fascia, cioè, da cui viene la mia beatitudine (imperò che, come noi a b biamoinSanGiovannialXVIIcapitolo,altrononèvitaeterna chevedereIddio),erachiamato dagliuominiUno.Ilqualenome glifupostodaqueglipersimilitudine,eper alcune proprietadi cheha l'unità con Dio,sìcome è,essere semplice,indivisibile, non essere numero, ma principio di tutti,e mantenere tutte le coseinessere;perchè,come voi avete da Boezio,tantoèuna cosa,quantoellaèuna;lequalituttecosesonoinDio.Im però che egli è semplice e indivisibile; non è alcuna di queste cose che noi veggiamo,ma principio di tutte,e mantienle in essere continuamente ; e molte altre proprietà simili al l'unità , comesileggenelladottrinapitagorica.E perògliposerogli uominiquestonomeUno;perchènonpotendoporglinomi che significassero la sua sustanzia (perchè nessuno conosce il Padre , se non ilFigliuolo,come noi abbiamo in San Matteo allo XI ), gli ponevano di quegli che significano ? qualche sua proprietà. Dipoi,lasciandoquestonome Uno,lochiamaronoEl,cioèDio; il quale nome gli fu ancora posto per una proprietà sua. I m però che considerando gli uomini la maravigliosa potenza de le opere sue, lo assimigliarono a l'ardere del fuoco, non si ritro vando infra l'operazioni delle cose naturali potenzia alcuna che superiquelladelfuoco.Onde diceiltesto:Ellesichiamdpoi. Avvertite che tuttiitesticheiohovistidicano:Eli sichiamo poi; ilche non può stare;imperò che Eli vuol dire Iddio mio; 1 La 28 T., ha ;ma la lezione è mal sicura,poiché il passo nella stampa è guasto, e potrebbe non essere stato emendato interamente nelle correzioni a detta edizione. In quella del Doni, le parole a l'unità mancano.  634 LETTURA DUODECIMA •La faT.,significavano.   LEZIONE UNICA 635 donde la sentenza non quadrerebbe a dire:ei si chiamò poi Iddio mio.Anzi sichiamò El, che vuol dire Iddio.E per fare il verso intero disse Elle,e non El,come ei devea;e usò qui lo Elle in quel modo ch'egli usò nel XXIII canto del Pur gatorio lo m , dicendo : Ben avria quivi conosciuto l'emme. Questo nome El fu ancora posto a Dio per una sua proprietà; perchè tanto è adireEl,quanto potenteeconservatore.E per questa cagione una gran parte degli angeli,per essere stati da Dio ordinati e deputati a governare e mantenere questo uni verso,hanno incluso nel nome loro questo nome diIddio El; nè senza quello si possono nella ebraica lingua proferire, si come è Gabriel,che vuol dire grazia o vero virtù di Dio, Raf fael,medicina di Dio,e così va discorrendo de gli altri.La qual cosa non è senza gran misterio,come potrà ben vedere chi vorrà diligentemente esaminarla nel santissimo Reuclino e nell'uni versalissimo'Agrippa.Di poiseguitailtesto:eciòconviene,e questa è cosa conveniente;però che l'uso umano Dottissimamente e con grande artificio assomiglia il Poeta i c o stumi dei mortali alle fronde.Imperò che,come voisapete,le fronde si generano e cascano da gli alberi per la disposizione che fa il sole con l'altre stelle, appressandosi o discostandosi da quegli; e così le nostre voglie, sì come noi abbiamo a suf ficenzia di sopra dichiarato, si mutano e si variano secondo la disposizionecheilcieloinduceneinostricorpi.E questobasti per dichiarazione di questo testo. Se altra volta ne fia data occasione,noi c'ingegneremo di sodisfarvi maggiormente per la grata audienza che voi ne avete prestata; della quale somma mente vi ringraziamo. 1 La 1a T., e universalissimo.

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