PULITEZZA SPECIALE, . . •tifi' m • l ARTICOLO PRIMO CONVEBSAZIOm. • CAPO PRIMO. , ■ ■ ' r Or^ne delle eatwersmUmi e specie. M AUorohè, dopo il IX -secdb, ff mase sciolto quasi ogni vincolo governativo in Europa, ciascun uomo, secondo le sue forz6% procurò di rapire o distrug* gerot £Dibbmar fortezze per difendersi^ o adonar prmi per assalire. Tra gli oggetti rapiti prìpieggiavano le donne ragguardevoli per bellèzzà. I cavalieri^ o sia gli uomini a cavallOy che più de* fanti erano anticamente pregiati alla guèrra , spinti da avidità e da amore, da vanità e da gloria» ^i assunsero il carico di difendere il bel sesso » come vedremo nèlF articolo seguente. Digitized by Google ■ V 304 . UfiBO XEAZO > , ' Quindi 8i uoiiODD in croecbi talora ne' ciiBSteUi de' feudatari, talora nelle corti de' principi i cava- lieri per fare pompa delle loro lAiprese, le .doniM/ per onorare i loro difensori e trarne vanto, i poeti pec cantare il valore degli uni e la bellezza delle altrer ^ «Le donne, i cavalier, ràrme, gli aniiori. , » Ile cortesie, le audaci imprese io canto ». • Siccome le dame e le principesse « l'oggetto e- » rano della ^ poesia, così ne* furono le sovrane in ' M giudizio e prò tribunali. Imperocché tenevano » nelle lor Corti e castella corte W amore o par" » lamentoi oyè trattai^nsi i problemi^ le cause, le » liti amorose e cavalleresche; concorrendovi gen- » iiluomini e dame dappresso e da lungi, e sopra- » tutto poeti e cantori, quasi avvocati e giurispru* » denti primarii a quel foro. Che se contenti non » erano { litiganti. (kyUa sentenza de' {>ai:lamenti » » allora sorgevano le Tenzoni o sfide poetiche, eolle j> quali r un contra T altro scrivevano i trobadori » a difesa dìJoi^ eauÉT'e di lor belle» onde erano » sempre in giro messagi e proposte e risposte, e ^ * lamenti e disQde novelle d'^inore e di poesia ^ Cresciuti in fom i Governi ne* suasegnenti se* coli, e cessati i pericoli delle belle, non fu più necessario,, per ^ere ammesso in queste conver- sazioni, Taver rotto- più lancia in onore d-ona prin* eipessa o d' una ^lama, ma bastò Q^ie vi scendesse ^1) BeUifiellf. « ■ j ^ oj by Google vmmztA: sfigxale 30& « > Per lungo \ )> pi magoanimi lombi ordine il sangue » Purissimo celeste »; per appriezz^re meglio i sentiBientì del poeta e sa-^ lire air origine degli usi, il lettore può consultare la nota (I). . * , (4) Xe ài Londra del 28 maggio 4820 dicono: Le péU^ni presentate .alla carte dei rUelami nella circo» stanza dell'incofonazione delFattufide.re d* InghQterra), cofi^ tengono pretensioni singolarissime, e che ricordano usi antl- . chissimi. il conte d'Abergaf enny, come signore della cascina ' di Sculton, riclama l'uffizio di capo deUe dispense^ cl:àedetìàa . . di farne il servizio sia personalmente, sia .col mezzo del sup deputato, e riclama per suo emolumento tutti gli avanzi deUe pietanze e delle carni dt^o il pranzo. Due petizioni furono presentale dal duca di Norfolck. Colla prima, nella sua qualità di conte maresciallo ereditario, egli chiede di compiere personalmente o col mezzo d'un deputato gli idficii di primo boUiqUm'e d'Inghilterra, e di ricevere perciò la migitor coppa. d'oro con «Q[M$relìio, tp rimarranno sotto, il inezzule, e tutti gii orciuoll e coppe, ec- cetto quelli d'oro e d'argento che resteranno nel celliere dopo il pranzo. Colla seconda petizione li nobile duca dimanda , come signore della cascina di Workoop , di presentare al r^ un guaoto di mano destra, f»'di soistoiieife il destro- liran^lo dei re nel menti» ch'e^ tiene lo scettro reale. n duca di Montrose, grande scui^ere; dimanda di fare il servizio di sargente di lavatoio dell'argenteria, e di ricevere tutti i piatti e tondi d'argento serviti sulla mensa del re il giorno dell'incoronazione, e cogli emolumenti che ne dipen- dono, ^e di portare eziandio gli speroni del re dinanzi S..M. n 8lg^ CampbeU , come signore della cascina fi Lyston , reclama il diritto di fiir d^e cialde pel re , e d' imbandirle jsulla mensa reale al banchetto dell'incoronazione. Digitized by Google 308 f LIBUO TEUZO » ' Rimasero quindi a poco a poco e dovettero ri- manere esclusi i poeti; giacché, se nello stato pri- mitivo delle conversazioni, mentre il poeta si mo- strava ricco d'idee, vantavano i cavalieri destrezza^ e le donne pericoli^ nel seguente stato il poeta ^ solo sarebbe rimaso oggetto degli astanti, quindi ne avrebbe sofferto la vanità degli altri. Muniti di privilegi reali ed onoriQci che dalle altre classi li separavano, facendo, principalmente in Francia, professione d'ignoranza, i nobili chiusero ad esse la loro conversazione, e avrebbero creduto di degradarsi, se alla loro confidenza avessero am- messo chi soltanto di talenti o d'altre abilità per- • sonali si fosse potuto dar vanto (1). Appena comparvero leprime scintille delle scienze, i pochi spiriti gentili che non rimanevano impa- niati nelle sensazioni materiali del volgo, provarono il bisogno di unirsi, per fare acquisto delle altrui cognizioni e dare in cambio le proprie. Questo bisogno era tanto più forte, quanto che prima della stampa altissimo era il prezzo de' libri, come tutti sanno; nacquero cosi le conversazioni letterarie od accademie, le quali da principi illustri vennero pro- li) Esistono scritture del XVH secolo, sulle quali persone d*alto rango fecero la croce perchè non sapevano scrivere. Nello stesso secolo parecchi parenti del celebre Cartesio si sforzavano di cancellarlo dalla loro memoria, i)ersuasi che la filosofia, di cui egli era il corifeo, fosse macchia alla loro schiatta ( V. Thomas, Eloge de Décartes ). Digitized by GoogI PUL1tBZZ4 SPB€ULE 307 tette, giacché i principi illustri non temono le sciepze è sanno che degli Stati il principale pregio son MSe e lo splendore. Per consimili motivi sors^ eonvecsi^ioni di pit» tori, di musìei, e con maggiore coneorrenza, giae* €bè la capacità d' apprezzare le bellezze di questo, «ti egregie è men rara di qa$Ua che per appres* 2are le scienze richiedesi* III. Lo spirito di commercio svegliatosi dopo I." un* decimo secolo in Itatta^ pisogfessivattiente 4)reseii|U> ne' susseguenti, fu larga fonte di ricchezze. Si vide allora che si poteva essere ricco e con- siderato senza essere nobile o possessore di fondi. Il desiderio di far pompa di ricchezze, unito al bisogno di conoscersi peraccrescere le relazioni com- merciali, formò le adunanze de' commercianti. La ricchezza de' mercanti cozzò colla ricchezza de*possidenti, e nette città libere ottenne quegli o* maggi che altrove si era riservati la nobiltà. IV. La classe direttrice de' lavori nieccanlci si diviso in altrettante masse quante sono le specie di essi. L'analogia de'lavorit il desiderio d'imporre legge ai lavoranti , la necessità di conoscersi per ripar-^ tire le imposte che i principi esigevano dall' indu- stria, rkniirono i direttoli delle varie arti, o sia i fabbricatori, in altrettante compagnie o cow/rafer- nite che ebbero te loro regole^ e tennwo le loro Mssioni in gicrni determinati» Digitized by 308 UBEO X£BZO V. Le'ricebezze perdute ddia iiobiUàyer ie ragimif ehe diremo , furono raccolte da persone' intelligenti e attive, che, senza appartenere al ceto de'commer- cianti o de'fabbrieatori, sepp ero farle. vafere. I<on contente delle nuòve ricchezz e, aspimono tfUa siderazione, e -giunsero ad otxeaerla colf affluenza de'commengali: si fòrmaronò così de'nuovi erocebi composti d'ogni specie di per wne; vi si vide il fit- taittolo che viene sovente alla città per ta vendita de' prodotti agrarii; il sensale i ^he propone de'oon- tratti prontamente lucrosi ; il basso impiegato, il eol^ zelo è neoesBarìo al itadronc ) nelle sue relazioni col Governo; il nobile decaduto » cke ha semjj^re ' « 4 \ ' ' . prontf : 1^ E sali e frizzi e lepijdi racconti il militare che più d' ogni altro, abbisogna, di pia- ceri rumorosi; il parassito che « • il naso » Air odor dell'arrosto arri ccia in alto » e ia cambio, dell' arrosto vende le novelle della ^ittà ai commensali, e del padre ne « Le signorili stupidezze in dora ». La plebe che eseguisce i lavori materiali, non rsi cedeva per r addietro fuorché . « pubblici spet- tacoli sulle piazze, o per bisogni momentanei alle «osterie, o p^r pratiche religiose nt. Ue chiese.^ Oc* c cupata più a gozzovigliare che a di. «correre, si tro- ìsava inoltre separata dalle altre clas: li pel sucidume uii<cui era involta.. I > PtlI»lX£ZZA vSP£CIAL£ 309 VI. cause per cui aprjiréao eotmiaicaìiioDi tra . le varie adunanize sociali, e dalPana aU^altta Horo- membri trasaugrai'ono, sono le segueati: li La passione del gioooa , Jartìssima io tutti i ^ tempi e per faddietro di più, come vedremo nel- . r articolo aegueote, rappe la barriera ciie separava la nobiltà dal eomtnereio : alenai n(*ili noli' ere- . d^ero ài avvitire i loro stemmi awicinandosi ai commercianti col non troppo nobile desiderio d'ot- tener parte del loro denaro giuncando. \ Molte famiglie nobili^ rimaste rovinate dalle carte dai, dadiy sen tirono pèr csperieuza ebe tati i di* filomi gentilizi non bastavano per comprare un . "Jbraceio di panno o una libbra di caroe^ La plebe :Che ne era stata insultata, cessò dì rispellartedacehè^ •'BOQ le vide più in carrozza; quindi divenne popo- lare proverbio i^e nobiità sema ricf^M&ia è fimo ■^enza arrosto, II. Il celiiba'oo cui erano condannati per l' addic: tro i AobiH cadetti, mentre le nobili, fanciiille sì- •senti .vano tutte chiamate al chiostro^ gli spinse non -di r jado ìft traccia di beUezse plebee. Usciti dal • p»'iazzo pàtrizio , non isdegnarona^ d* ei^ar nella» 1? asaccia del calzolaio, del falegname, del parruc- ' chiare, ecc., e talora . ^< airaer bruno , . . * Seguir fanciulle che espugnò U digiuno fn questa caccia la nobiltà contrasse un poMi fango, e, quel che è peggio, si lasciò rapire molto sostanze; quindi per doppia ragione scemò di credilo. u .1^ -o Google 310 ' c UBaO TEMO III. I principU a eui Jiegli scorsi seeoli a?éa fatta paura la nobiltà potente, colsero tutte le occasioui di dìmìnùinie i privilegi^ fonte di copiose riccbezze e maggtadri angherìe; qtuiidì il coectiio chiB«ra ti- rato da otto cavalli, non ne ebbe che quattro, poi due, e talvolta rimase polveroso nella rimessa; audà per óonseguensa diradandosi la nebbia ehe eòprìva gli alberi genealogi e li rendeva, grandi agii occhi del volgo. / ' ' !V« I^a filosofia, i cui delitti som precisamente misurati dalle perdite subite dal feudalismo e dalla superstbUone , vantando i diritti dei meiito» personale, non volle riconoscere alcun valore nelle vecchie pergameqe, e disse ehe nao zoppo «ansava 4' essere eoppo perohe sao nóniio aveva avuto le gambe diritte, e che quiodi doveva essere |RÙ Stimato -m artista che con indmtria mmhit» accresceva il suo peculio, di quello che uni nobile .che co^suoi vizi daya fondo al suo patrimonio. La poesia , più coraggiosa della fttosefia « arA supporre, ridendo, che le nobili matrone non erano siale tutte Luccesie, e che talvolta la moglie £^ eompaefréde'figli men patriasii M attrito; iati soumi» la purità del sangue soggiacque a molti dubbi an- che neU'opteione dei volgo* il quale dà sempre ragione a chi riesce e farlo ridere fP^. l pometti dell' inimitabile Parini) (1). , ( I ) la onta di tutto ciò vi sono tuttora pAreeehie petsone ebe appresEiaiD gli stemmi geiitittzii ed «scludono dalla lem eon^ yersazione clii non n' è fornito , per la stessa ideutica ragione per cui i pacftUtici apprezzano le stampelle. Digitized by *FUI.mftM SCftCIÀIii^ .311 'V. L'aumento de'teatrì dimiouì il concorso alle eonversaziODi particolari; quindi restando istesso il bisogno di conversare, fu forza essere meno ritrosi fieir ammettere nuovi membri: dapprima Tetichetta voleva un diploma, posdà sì eratenlò un abito di seta. VL Le invenzioni teoriche e pratiche mis^D in contatto f dotti « gii artisti; «iaseanaf di queste elassi * seuA il bisogno di consultare Faltra; la prima per «onoscere de'£atti, la seconda per averne la spie- gazione: il dotto imparò a rispettar Tartista; Tar* tista s' accorse che i consigli del dQtto gli potevano essere utili* ' ^ VII. Crescendo i punti di comunicazione ed i contatti sociali, crebbero i bisogni del lusso e si estesero; quindi ì lavoranti ottennero meqo scarsa mercede che negli scorsi secoli; disparve così a poco a poco « almeno in parte «il sucidume dalla plebe, ed ella potè conseguire un abitof ebe sebbene inferiore nella ùiìQZZà a quello del ricco, ne imitò l'apparenza. Vili. In questo stalo di cose, dissipato il fumo géntìlizio, si vide qtioli persane concorrevano al^ fMienda sociale^ e quaU na; ciascuno ottenne un valor d'opinione corrispondente alla ricchezza (ca- raitto reale), o air abilità (caratto pemnale) di cui era fornito. Quindi fu concesso un grado di stima alla bassa plebe, fu tolto un grado .di stinia alla nobiltà^ fu diviso il restante con proporzione graduale. Lo aprezzo rimase a quelli che volevano vivere a apese aitnri, questumuUh ' i; ^J9ibami^ a quatti dtie, volevo vivere a spese altra« TiAa^do* ' "tkmf^^ lAi pubblica beneficenza s'interessò per quelli €he erano impotenti al lavoro 9 cioè noa eiano caratìtisti per 'maacanga di volontà» ma (fi potere. L'idea che tutti i carattisti coDCorrevano all'a- mada iMeiale^ e ohe ciaseuso a?^ bisogno degli altri, fece allargare le porte delle conversazioiii con miituO' vantaggio de' concorreati , come , v^^mo i|iel seguente gitolo. ^ : } > v CAPO SECONDO. ^ UtUità e nemtìtài delle coiwersaziQni* • Le conversazioni, questo mezzo di felipità sociale, sì pronto, sì innocente, sì facile a tatti gli uomini, sì convenevole a tutte le condizioni, sì necessario a ttttte le etsu la conversazk^ni non "potevano sfug- gire al morso della censura; giacché, essendo «w- scettive di varii aspetti^ offeivano campo ai poeti di farne delle caricatore; esseialo /cm^i di piaceri^ dovevano essere scopo alle declamazioni de'.mora- listi pedanti. Gli uni e gli aitiri imitarono le due donne ddia favola, Tuna delle quali, un pp^ vec- chia, strappa al marito i capelli neri, V altra, un po'^ome^ gli strappa i bianchi, tantoché il po- ver'uomo finisce per restar calvo. Infatti^ siccome chi non esagera, non djesta che lie^e impressione, perciò ai difettnedi reali, ddla conv^aziòni.ne fu- rono aggiunti de' fittizi!, e, secondo il solito, si bearono degli spetri a spavento de' fanciulli e Digilizeci by Google . ' ' 'pulitezza speciale- 313 •< delle irnmaginazioni deboli : con eguale logica si 'screditerebbe il sonuo , perchè talvolta i sogni ci conturbano. ' ^ * § 1. Influenza delle convérsaziàni . ' sulla felicità sociale.:'^ ^l, - V.^J^ ?o^l miseri mortali a cui sì spesso / Il tesoro del tempo è incarco e noia », trovano nelle conversazioni un mezzo d'innocuo e piacevole trattenimento. Qualunque in fatti sia l'origine del bisogno di sentire, egli esiste. Questo bisogno ^> - , Ot '^vs.' . > i • ^ , i*; , 1. È forte in tutti gli uomini dopo il lavoro, lO; studio, gli affari; yi^^ . * . .p t * * vr.rf 2. È più forte ne* ricchi sciolti dall' obbligo del lavoro, dello studio, degli affari; ' • ' - . ^ ^ 3. È fortissimo nelle donne, sì perchè dotate di maggiore sensibilità, sì perchè a maggiore mono- tonìa di vita condannate (1). ' -y. ^ . . -7^ : 'Questo bisognò viene alimentato dall'istinto della sociabilità che induce gli uomini a raccogliersi in- sieme per comunicarsi a vicenda le loro speranze o i loro timori, le loro pene o i loro piaceri; quindi vediamo formarsi unioni sociali sì tra le orde sel- vaggie de* deserti come tra le persone più urbane delle nostre città. Questo bisogno, a guisa di ca- lamita, attrae spesso e lega insieme anche le per- sone più indifferenti, e perfino »I » , . • • .' • v^^^* VI '•••i.'.- ^ ' (I) 'Che amabile città si è mai Venezia, mi dicòva una signora ! — E che cosa vi avete voi trovato di sì seducente? Vi parlavo lutto il giorno. ^ , 18 Digitized . - » Siiiipatizzaat|r,c|oaìe g&u^ cani ». ; . f ■/ ' • -■ * ...(.. ^ Le converisaziooi considerate come m^zo^ diaria* nimsffe'lefoi^jHanguidife, od^né^^ sensasibbi plccaoti sul!' intervallo che . ì bisogni BOddisfatti disgiiioée/'da! bisogni da soddi^fàrsi^ fiume parte degfi altri trastulli, e sì liiaocenti sono in sé stesse come un passeggio in aoieap giardino. ' jL 1 piisicerf die gustiàoio mila «oUtodine^ ec- cettuato il caso di speciale affezione, illar^uidiscooo pcesto e perdono -parte delle lóro attrattale. AU'op*^ postò "Àé^ii GonAunicbiamo agli altri , sembra ebò si riofolrzjao e si estendano; s^ polli gustiaipo in loi^ ' oòqspàgnia , dnréno di «più ^ . ci; «ièà^M frià cari /e per tutto T animo si diffondono, >* Ctf ombra è piacerj^se noi condisce affetto » (I).. - ' '. . : III. In un crocichio di* p'ei'sone che si stimano e si amano, cresce il senti mento delia fór;ca phe^inijoezaa Bile vicende' sociali ci abbisogna. Ciascuno , oà^ noscendo le disposizioni coniuaì, appliea;,nella sua jAiente le foi^e altrui ai b^ogni [tfoprii«. La ooqt yersazioiléio accerta che in caso di calunnia tror .'.Vei^^^U apologisti; di rovescio, de' protettori } -iil^^^Qì^v die^oonsigUen; dWaoQK^t delle, per-r (I) Possiamo dunque t^ccUre^ di mansogna,!! nolissinHi^ misaritropo Timone: pcanzàva costui lin giorno con Apenuuito, «Itr^ ihisaotrapo, eelébnttido ii»ienie la festa delle libazioni • fttfiebri. Dopo lungo silenzio Apemarilo disse : Fa d' uopo convenire, o Timone , «he il nostro pramo è molto allegro: e questi rispose : Lo sarebbe di più senza la tua presenza. Digìtized by Google PULITEZZA SPÉCIALE "'315 . sone pronte a scemarlo partecipandovi. Questa persuasione abituale reagisce contro i vaghi timori che o nascono neir immaginazione naturahnente , 6 dalle mosse de' nemici vengònb prodotti;. Bror babilmente egli è questo il motivo per cui, he^po- poli che concedorto n^iplto tempo alla conversazione, non suole essere-"^ sovèrchia T inquietudine sul fu- turo j se ne potrebbero trovare esempi a Venezia ed a ' Parigi, ^i- 't'^^- ^'^^ S if J'Wflwnza delle conversazioni -.^u ii. V,. , \^ sull' istruzione. v; ì. Alcuor !eggoB(> (>er spacciare le loro idee nelle conversaziobi^altri per non mostrarsi digiuni delle notizia più triviali. . i / , . La lettura cominciata per vànìtà, continuata per abitudirte, talvòlta in passione si cambia, e i fri- voli gusti tìghoreggia o discaccia. • Chi léggCi o per istruirsi o innocentemente in- trattenersi, toglie sempre degli istanti alla covi^ ruzione, e talvolta le toglie de' capitali^ per la compra de' libri di cui abbisogna. " . I gabinetti di lettura sono una conseguenza dello spirito socievole dello scorso secolo; si procura a tutti un mezzo d' istruzione con pochi soldi. ' Non tutti possono leggere tutti i libri; ciascuno è costretto a ristringersi nella sua sfera; ma nella conTersazione i libri letti da uno, divengono mezzi d'istruzione per gli altri; in caso di bisogno egli vi dà in UQ quarto d'ora il frutto di dieci ore di' lettura. II. Se nelle dispute che sogliona nascere nelle conversazioni, i due contendenti restano per la più Digitized 316 . . -LIBRO TERZOv , . ' ' * / * dèi loro parere, l'influenza delle dispute sulle opi- nioai non lascia d'essere reale, giacché V i. Gli spettatori disinteressati formano il loro giudizio sulle ragioni allegate prò e contra dai di- sputanti. La voce, il gesto, il tuono di essi ren- dono, per così dire, più acuti i tratti del loro spirito e più profondamente neir altrui memoria gli imprimono; :', ilé. Quegli tra i contendenti che ha torto, e che nella disputa chiuse gli occhi alla verità, non con- serva questa ostinazione, allorché riflette poscia di sangue fredddo, e sovente s'accosta al sentimento, che aveva combattuto (1); • ^ :/:if IH. In una conversazione generale, quegli che parla, si vede cinto d'una specie d'uditorio che lo ^nima e lo sostiene : questa circostanza da allo spirito maggiore attività, alla memoria maggior . fermezza, al giudizio maggior penetrazione, alla fantasia de' limiti che' non gli permettono di diva- gare. I) bisogno di parlar con chiarezza, lo sforza a dar qualche attenzione allo stile e ad esporre con qualche ordine le sue idee; il desiderio d'es- sere ascoltato favorevolmente, gli suggerisce tutti I mezzi d'eloquenza di cui la conversazione fami- gliare é capace. Quindi la conversazione è la prima (\) Intendo qui di parlare delle persone di spirito e di buonafede; giacché gli spiriti falsi e vani, o gli uomini di parUto, pe' quali la conversazione è un' areùa óve combat- tono da gladiatori, non aspirando di giungere alla verità, ma di conseguire un' apparente vittoria, quesU non riescono nelle loro dispute che a raddoppiare il velo che ingombra il loro intelletto, e a vie più nelle loro opinioni smarrirsi. Google e la migliore scuola per gli uQmini che ^ {tarlar ia pubblico si dispongono. ; - ' Sj: f Air opposto un uomo che vìve solitario nel suo gabjìiettOr noD stimolato a farpas^re.le sue idee tìjrii'Mtrui'anittio, noin^eriteiidosr'itvymffiairii a fronte^ non avendo obbie;{.ioni da combattere, non impà- rérà. fót^ gìàmàm qiiest'acle delicata ebe ^ coa^ vincere gli spiriti senza offendere V amor proprio, ^•€0Dà bel garbo costringe l'altrui inerzia airesame «j^ttì prègiuritzie^ pungèndota con x^iche tmjU* piccante^ Altronde sempre solo con sè stesso, e ^imsM aggeUi^^L^4xm/twitoi disposto a niguardmi x^iascuna 4rfea- che gli si pcesèdtay.came^una sco»> perta ; non mai esposto a queste piccole lotte di ^cietà che danno* si prontamente a tiascufiei. la • misura delle sue forze, egli inclinerà a formarsi mt ppinione esagerata de' supL talenti e ad e- Bpone le ^nierìdee con atìsi fmpfariosa edoffenshra. Si può dire delle conversazioni ciò che Alfieri^ dice dei. vhiggi;.v • '^^•^^^■j 'r<^ ^ * ' Y| sì impara^ più assai che in su le cartCi -tH\ ^ ^'^^ ^ stimare o spregiar l'uomo^ ^^^j »;Ma a.cònoscer sè stesso e gli altri jn parte v. ^^i^ìLo studio ia£atti de'libri rie^oe ua mol^ languido é. ddN)le^ che esercitai non agita!^ non riseaMa la mente come la conversazione. S'io discorpo con CdbustO/ ragionatore, dicis Montaigne^, egli mi ein|[e e iB.Incalza da tulteie parti; lé^sa$ fdee ri^egllaiio le umi la^^osàia, la gloria, . la QQnte^ziQpe mi spin- .gena, mi riali^aho sopra di me, e non diradortni presentano nuove combinazioni ideali. • ; - Digitizeò by Google S18 ^ LWM tBBÌÙ. " 4 § 3. Influenza delle conversuA^ioni . sfil costume* U de6Àderio 4i piacere a^i atoi vaddoldsee ia pale mseefen dèir mm^i ìnra questo Aderto si svolge, ci aDiina nelle conversazioni^ e l' abitu- diM d!eq^ijmerl€t forma J'abìMdiBe di aeotirlo. Dacché le conversazioni divennero comuni, nac- q[iie ^ fiorì «/quell'eleganza di tratto. e quella non 9 80 quale gra^ìa^-d* urbanità^ quel ^Aresentorsi plà 9. disinvolto, quel più leggiadro atteggiarsi , e quei n versatili modi e politi cbe. imlla sentano V ioatr titudiiie 6 TimbaMaso; quindi quel wiàsm wtm u più dilicato, e que' mutui riguardi e qua' molti* » pliei uffieii di olviltàt johe quaai ad egiH .ubante »Ja vanità e l'amor proprio dona e riceve. Le » passioni .medesinia c)ie erano prima iutratta* ».iMtt'., Mnreggendo in pfttte la toc nafitf wtm^ i> biaoza , sonosi anch' esse , dirò così , incivilite. ^ L'oigo^iosa superbia si è maaobei^ata sotto la » spoglia d' doa finta modestia ; T invìdia siesta » sa pronunciar delle lodi, e il puntiglioso e caldo ». risentimento V obe quasi ad ogni parola aveva » li fuoco negli occhi e la mano sull'elsa, ha ».tesBiperato. queir indole sua ferqee »; si è im« parato a dissimulare un'offesa, a Dasedndelw tipatìa, a rispondere pacatamente; e benché questa re P if M lusinghiera, gradita e di realissimi vantaggi sociali /ecandq, ^jper-^^la .^[y&lio ostacolo a mali gravU- ■ i J ■ m I (f) Vedi ia prefazione, pag. 43 e 44. Digitized by GoOglc " — , ,. , — ^ ( - - -M" — - - ■-< " • » — Finalmente sogliono non pochi giudicare del me- nto 4' uoa pecfiona dalla sua maniera di caavMr* sare^' nè, si eiitano di porre al vaglio sue buone 0 cattive qualità^, ma ue^ formailo giudizio dalle i- dfie cb'ella .presenta: Bé^ordeobi sociali ; qoiadi £0^ forza entrare nelle società, giacché le abitudini del - ^eatil couversare aoit possooo in soUngo gabinetto aljgnistarsi* . ,\ , ' " v : §, 4, Influenza delle conversazioni , ^ ' sulla, morale. • ^ h AUotcfaè gli uomini s'uniscono in conversevole ecMohior^ 49orge tea di' essi un' opinione la quale condanna gli atti che riescono nocivi a tutti od a qualcuno deglj uniti: ciascuno ò costretto a nascosi* dere 1 eentiméQti criminosi che per avventura cova neiranimp. . * - \ ^ £ aiccMie. anche ci» maàqa éi virtù, vuole mo- strarne almeno l'apparenza , quindi , se qualcuno d^li uniU dà mentore di vì^i, la van^à degli altri . si uniseè to6t» pericaeeierlo dal loro imo , ae^ non corra voce «che lo tollerano o f approvano. ^ Dnn^e quanto {mù. erescé lar bc^ma di parteci» pare ai piaceri delle conversazioni, tanto più cre- sQono i. motivi per isciogli^sii dai vizii che esse ooodamiaiiD. . « 1 ref mordendo a lungo gioco, è d'uopo » Che r oprare al gridar conforme eqch^ggi )\ II; Screditando gli altrui vizii ciascuno si lusinga ^ iter provn di .contiaria virtù; quindi neUe con^ versazioni cìascuoo cbiSuna a ^indicato la riprove- • Digitized by Google 320 -r LIBRO TERZO vole condotta degli estranei od assenti: ciascuno ride delle umiliazioni cui è condannato un lecca- zampe; ciascun parla con orrore d'un tradimento; ciascuno sviluppa le circostanze che aggravano un delitto ecc. Escono dalle conversazioni de' gridi che chiamano gli sguardi del pubbblico sul ma- gistrato corrotto, sul giudice venale, sull' ammi- nistratore infedele ecc. ^ . v'. ;>;i^.\;. Allorché la condotta di qualche persona potente non è ben nota, ciascuno degli astanti comunica agli altri le sue viste ; si mettono al vaglio i fatti e le congetture, si confrontano le realtà e le ap- parenze; si richiamano le notizie anteriori e con- comitanti , e dualmente si giunge a smascherar l'impostura. • . *»; v' Viii ci/v^raKUi- L'opinione pubblica va ad attingere alle conver- sazioni i documénti che giustificano i suoi decreti di onore o d'infamia. . \ - -i. / • Le conversazioni sono come le sentinelle not- turne che ad ogni ora si comunicano il grido di sorveglianza, onde reprimere ne' pubblici pertur- batori il desiderio di far del male. • • •> • ^.Le conversazioni offrono il destro di pronte be- nefiche soscrizioni a vantaggio dei poveri. L'inte- resse che la padrona di casa sa destare neiranimo de'suoi amici a favore d'una famiglia o d'una classe sventurata , il desiderio comune di dare prova di generosità , l'altrui esempio che fa forza anche ai più renitenti, tutto concórre a far riuscire imme- diatamente un progetto generoso, che senza le con- versazioni resterebbe sventato o verrebbe troppo t^rdi ; quindi con piccolo incomodo degli astanti PULITEZZA SPECIALE 331 si raccoglie ia più orocebi una-samiQil ragguai:de* - voìfi e safficieate ^1 Jbisoguo (1). § Influenzji delle eonverisazioni sulte càrtL Le conversioni avviemando giornalmente^ uomini , e ciascuno bramando di comparire ricco e4 legaste, €i:e5C0ifo i compratori dette merci 4^.e adornaao le persone e le case ; quindi si eslesero toi^amei^te l^.arti così dette, di lusso. Il popolo firàneese , "^tmiò H quale, è massimo il bisogno" di conversare, è divenuto il dominatore della moda. JBari'addietrqi etmano scarsissime le conversazioni, e moltissimi gli obbriachi ; ti capitale che ora si spende in abiti ,. allora sj spendeva in bagordi. . Quelii cbe ftnaot rimprovero alla filpsofia d'avere esteso lo spirito di socievolezza , son^ costretti a dire cAte- un uomo ubbriaco jè preferibile ad ,un nomo legante. * - Per disgrazia dell' umanità questi Ostrogoti sitrovano talvolta alla testa degli St^i , e con ottime (4) A Verona, trovandomi unà sétat alla convetsadon'e • d^iHia signora che non soleva andare al teatro , ma univa* nella sua^eas£i vaeii amici, ella ci disse : Signori : dimani a sera no^ qi vedremo, perchè uadcò A teatro, t t:ome al teatro t ^ Si, gbusehè la serata va avaatagato ^ povecL^- . Dunque ci vedremo, risposero tulli.. fiaÉattì' la ««ra. susse- guente non solo ciascuno degli astanjti andò' ài -tealro , ma", condusse seco quattro o cinque amici ^ cosicché il palco déUa signora fu un andirivieni continuo, ed una specie di goecrà a ÌMdamà V ini4$mt0 > la ^àte si fonava neUa sua sconfitta. — Beco la ^àvOlz^adone : beaefioenònt ìuoit^ alpia^. cerei onore al bel sesso cbe la proinovei , • 1 Digitizeò by Google 322 * LIBUO TERZO ' L intenzioni li rovinano. Pio IV, declamando contro l'uso delle carrozze, indusse i cardinali a caval- care le mule ; si moltiplicarono le mule in ragione de'capitali che non erano più impiegati nelle car- rozze^ cioè le ìnule presero il posto degli artisti. Non vi par bella e sensata questa trasformazione? Andate avanti, beatissimo Padre, e, giusta le mas- sime predicate da altri moralisti (1) , induceteci a privarci del cappello , della giubba, delle calze, delle scarpe ; e così dopo d' aver fatto sparire gli artisti , se pur questi vorranno sparire senza ca- gionarvi qualche timore, venderete le vostre der- rate agli uccelli. * . r < V.:m!v:ì1|ì;*>> :\ . Torniamo al fatto : in forza delle conversazioni si sono cambiate le abitudini economiche , e Tele- ganza è sottentrata all'ubbriachezza- Quella massa di liquori che per Taddietro consumavasi da un solo con danno della salute e della ragione, ora sopra dieci innocuamente si distribuisce, cioè sopra gli artisti che fabbricano cose comode ed eleganti. Dunque nell'aumento delle conversazioni hanno guadagnato le arti e la morale. r II lettore che non fosse abbastanza persuaso de' vantaggi che ho attribuito alle conversazioni ed in generale allo spirito di socievolezza , è pregato a sospendere il suo giudizio sino all'articolo secondo, ove esaminerò gli usi e i costumi de'tempi barbari e semibarbari , ne'quali di , socievolezza non v' era quasi traccia. , (^) Accennate nel Tranató del Inerito e ^elìt KieomfitnUe, toro. II, pag. 80-87. 1 y Google PVI.IXBZZ4 SPJECIALE 32S « Gli oMPOstt Oggetti V Rende più chiaro il paragoo. Distìngua , » Meglio ciascun di noi ; .» . ic.i» : . .n NeimalehegIiattnopprm««4lb9A€ CAPO TERZO. ' - >r -''^ V \ — . • f • • ' • . ; f': . v' /: .:::>. ■ - Scelta deHe tantféfsaatcni: r .f'/.v;r li Cki .vcdesgft sfogare il coosoitia di tutti f reprobi , correrebbe pericolo di viver solo. Pupi restare ia casa nfm ioKdarti kfijoarp^t ma restando in casa ti privi d'una passeggiata utile e 4^Uzio9a« Dpnque non potendosi p^r noi crear uoniiiil perfetti , sarà sempre miglior consiglio accrescere la forza della j[M*opria virtìi5 di quello che i'irrita- ^ biKtà agli altrui vizi; ^ ^ . Dire che aoa dobbiamo essere cestii a lordarci ^ le weqMi pi^ jurooucarci una buona passeggiiitaii nm è dire che dobbiamo innoitrarci nel fango sìao agli occhi e con pericolo di spezzarci una gamba : per anpdogìa dite lo stesso delle conversazioni. Adombrati gh' estremi, dirò al giovine che nella soelta delle conversazioni , più ctie gli adulti ed^ i veoohi egli debb' essere riservato ; giacché , man- candogli la loro esperienza» può facilmente .restare tra queMaeei che essi spezzerebb^o. . Inoltre il credito degli adulti e de' vecchi è già- formato ; le loro buone qualità, sona note , un'abì- . tudine provaUi da più "risponde ad ogni dub* bia apparenza. All'opposto il giovine dee tuttora £ar nascere questa b|io)ML, opinione neir^ltrui animo^ Digitized by Google * "^à4 - \ LIBRO TERZO ^ è di hidd^oi^eail giadhao ebe gU/a^ dì noi, quando dalie persone che fréquentiamo ci giudicano ; e fa d' uopo osservare che la yafiitÀ vieta lo«o di cambiare j&KitiAièDte h ptàtàà opi- nione che di noi concepirono, vera o falsa che ella sia, Dun(]ue , beii|^è ^^iva Aacora molto istrutto , otterrà il giovine più gradi di stima se correrà voce eh' egli conversa . spes$p.^^£on parsone di me- rito e gode fa loro confidenza. Là conversazione colle ballerine, colle persóne di dubbia fede, o p^leseqiente scelleraté , macchia la riputazione di clrinncpie: i càm 'lodtì insudiciano queUi tui ft^no maggiori carezze. ' ' ' IL Tutti .consigliano ai giovani di non trovarsi nelle conversazioni bve s! tengono giuócW d'at-^ zardo; giacdiè, quaiunqué: sia la lóro risoluzione , ossi finiscokio peir teàdere e rovinarsi; Essi cedono, alte suggestioni ed all' esempio altrui, al timore d'essere dichiarati' spilorci, paurosi , vili o schiavi d^e^voiéiri patemi ; essi cedono «1 defsiderlo di ìdlve* . nire prontamente ricchi, desiderio che prontaménte SI a<^de e divamìm. aUa Tista deU'oro.^ " T ' tia passione del giuoco , principalmente sé è {giuoco d^azzardo, produce i seguenti danni : ^ •^•1- Perdita deità feliùità ifolividuale. Le^^- .òende del giuoco * quand' anche siano favorevoli, - CHceitano scosse si rapide e sì gagliarde che confi- ììano ^co) dolore; Ora queste scossè ^gliono por : "lo più essere sinistre , giacché la massima parte D'altra parte la brama dell'oro che, in vece di restare sazia, cresce colie vincite , ed è- tormentata dalie >peràite, 'la brama aìzsata'dell'oro è i|tra caiH Uigiiized by Google ' PULITEZZA SPECIALE 325 crena ciie rode l'animo del giuoeatore, è una sot- tile fiamma che lo consuma. Ommetto di parlare de' suicidi prodotti dalle perdite nel giuoco. 2. Perdita della salute. È questa una conse- ^ guenza dell'accennato stato dell'animo. Infatti sotto razione ripetuta del giuoco si sviluppa un carattere irascibile ed una viziosa energìa di sensibilità che alla macchina corporea riesce sommamente nociva ; perciò la massima parte de'giuocatori sono decre- piti a 40 anni. ' * * r -v -^^ 3. Perdita delle sostanze. Per un giuoeatore arricchito dal giuoco ne conterete cento rovinati. 4. Perdila delta fama. Cicerone, per iscreditare i giudici di Clodio , li paragona a quelli che fre- quentano le case di giuoco. — Benché tutti i gio- catori non siano persone infami , ciò non ostante la massima parte non lasciano d'essere riprensibili perchè si espongono al pericolo di divenir tali. . Nissuno dà la sua figlia per isposa ad un gioca^ tore ; nissuno lo accetta per compagno in uh' in- trapresa; nissuno lo vanta per amico ; nissuno lo vorrebbe per padrone ; ogni padre vieta a'suoi figli la di lui compagnia come la peste. 5. Perdita della sensibilità ai piaceri intellet- tuali e morali. Siccome le persone abituate all'uso del più acuto rapè divengono insensibili ai soavi effluvii del garofano e della rosa , così le persone abituate alle scosse gagliarde del giuoco rimangono insensibili ai piaceri della commedia , della trage-; dia, della pittura e delle altre arti belle; quindi 1* momenti che i giocatori non impiegano nel giuoco, sono occupati dalla noia. Il giuoco accresce il 326 LIBRO TERZO bisogno di sentire, e diminuisce il potere di sod- disfarlo. ' ' • ' -^ '^ Il giuocatore s'espone al pericolo di perdere, e perde talvolta quell'unico denaro che è necessario alla sussistenza de' figli e della moglie ; la sorte infelice di questi fa dunque minor impressione so- pra di lui che il bisogno di giuocare: in quale punto sarà sensibile il di lui animo alle loro carezze ? Un giovine dedito al giuoco sfugge la compagnia de' suoi genitori , sdegna i loro innocenti piaceri , sprezza i loro consigli , amareggia i pochi istanti della loro vita, diviene ladro domestico, e talora i disonora con azioni che gli fruttano la prigionia 0 il capestro. 6. Perdita del senso comune. Ogni giocatore sragiona cosi come sragiona il volgo , allorché dai sogni deduce ì futuri numeri del lotto. L' abitudine di prendere per norma a' suoi giu- dizi i rapporti fantastici delle cose distrugge l'abi- tudine di consultarne i rapporti reali , costanti e ragionevoli. Un giocatore non avrà vergogna d'at- tribuire la sua perdita alla sua scatola; un altro alla presenza d'un nemico ecc. ; alcuni non gio- cano che denaro tolto a prestito , quasi preserva- tivo contro la sorte ; altri destinano parte delle yincite ad opere pie, quasi pegno di vincita, ecc. !! L' idea del guadagno allorché soggiorna lungo tempo in una testa debole, ardente, soggiogata da ; vane, combinazioni, converte il dubbio in certezza, e fa riguardare come infallibile ciò che fervida- mente desidera. L'illusione è sì forte, che non è distrutta dall'esperienza delle perdite, e in onta di esse rinasce e si rinforza. ». * . . . ' Digitized by PULITEZZA SPECIALE 827 s ■ * Gli animi fórtenfienté agitati, dice Tacito, incli- nano alla superstizione , cioè la causa delle loro sventure riconoscono in cose o parole incapaci di produrle ; quindi le invocano o le maledicono, ne sperano o ne temono. La fortuna^ nome vuoto di senso, agisce sull'animo de'giocatori cóme se fosse un ente reale : a lei attribuiscono le vincite e le perdite. La fortuna è un concorso di cause ignote ove la temerità fa tutto y e la prudenza nulla. '> I selvaggi dell'America , dice il padre Lafiteau, si preparano al giuoco con austeri digiuni , quasi volendo interessare la Divinità al successo de'loro stolti e ingiusti desideri. '""'^ * ^ Dopò ^li antecedenti riflessi è quasi inutile l'os- servare che nel giuoco ogni sentimento di decenza si perde e di gentil costume ; si diviene rozzo , villano , grossiere, caustico, mordace: non si ha riguardo nè alle qualità altrui nè ai diritti ; si of- fende l'altrui amor proprio, si tradiscono ì sentì-' menti del proprio animo, ecc. III. Dopo la fama di decenti ed oneste il giovine ' preferirà quelle conversazioni ove è maggiore la libertà. Siccome il piacere è d'indole sì schizzinosa che non sempre apparisce ai cenni del desiderio'; e fugge rapidamente allorché vede un laccio, fosse anche tessuto di rose , riè di tempo serba regola nè di luogo , riè a tutti i discorsi sorride ; quindi dirò al giovine: allontanati da que'crocchi ove devi rendere ragione perchè non venisti a tal ora, per- chè ti parti pria del consueto, e t'è forza al posto assiderti che non t'aggrada , e con tale foggia d'a- bito comparire che non ti conviene, e sulle altrui maniere irremissibilmente atteggiarti e deporre sulla *» bigitized 328 - Libro TEBzo 4 soglia il tuo carattere originale per rivestirtene al- lorché n'esci. Fuggi pure, perchè il rituale esat-" tissimo delle cerimonie, i complimenti, gli inchini, i baciamani si .frappongono ai cuori che corrono a contatto , e i sentimenti ora rispinti dall' altrui • orgoglio , qui umiliati dai titoli , là repressi dal- l'aria di comando , e tra imperiosi e inetti doveri allacciati , non possono scorrere rapidamente qual elettrica scintilla e propagarsi per tutta 1' assem- blea; quindi l'allegrezza sfuma ed ilpiacere, e al loro posto va assidersi mortai tiranna la noia. " « Taccio il civile barbaro-bugiardo - . ^; V Frasario urbano d'inurbani petti, ^ t w Figlio di ratte labbra e sentir tardo. » iVs. k IV. Il giovine non fuggirà la conversazione delle donne oneste, giacché solamente in loro compagnia imparerà a rattemprare l'effervescenza dell'età, a ingentilire colla grazia le maniere, a piegare i mo- vimenti a leggiadria , la placidezza del discorso senza viltà , la modestia senza timidezza , il co- raggio senza impeto, il brio che sa rispettar la de-, cénza, l'allegrezza che non diviene smodata, quelle fine attenzioni che prevengono i desiderii senza mostrar d'occuparsene, e quel conversare libero e cordiale che non degenera in confidenza temeraria e plebea. v ^ Swift attribuisce la decadenza della conversazione in Inghilterra all' esclusione delle donne ; da ciò nacque una famigliarità grossolana che porta il ti- tolo d'allegrezza e libertà innocente, « abitudine » dannosa , egli dice , ne' nostri climi del Nord^ i) ove la poca pulitezza e decenza che abbiamo sì r Digitized by G PULITEZZA SPECIALE 329 M.è introdotta, per così dire, dì contrabbando e ^ contro la naturale inclinazione che ci spinge » continuamente verso la barbarie, ^e non si man- fi-T tiene che per artifizio. » ViiPl! ;L 4^ : ' •-' •iv'iX « CAPO QUARTO/^^:':^ '■ § !• Soggetto delle conversazioni. . 'Qualunque argomento frivolo o grave ^ basso o sublime, lepido o serio, p^rcAè piaccia agli astanti, € noìi offenda la morale^ può essere argomento di conversazione : qui più che altrove debb'essere . /. • * - é ragione e legge « Ciò che il consenso universale elegge. » ytl poeti satirici hanno voluto ristringerci in più angusti confini ; quindi 1. Pongono in ridicolo le dimande relative alla salute^ quasi che la salute non fosse l'oggetto più interessante per gli uomini, e una buona digestione non valesse cento anni d'immortalità; r 2. Non vogliono che parliamo del tempo., quasi che le vicende delle stagioni sullo stato tìsico e morale della specie umana, sui prodotti delle cam- pagne, sul corso del commercio, e non di rado sui pensieri degli uomini grandi e piccoli aon influis- sero ; c giornalmente non fossero occupati i fisici ad osservarne Tandamento progressivo, retrogrado, irregolare. ^ - -'^7' • • . - ^ - y 3. Qualche poeta ci deride quando nelle conver- sazioni parliamo d'arti e di commercio, di pace e di guerra , di governa e di politica , é vuole poi 330 LIBRO TERZO • • . x che ci occupiamo dé'satelliti di Giove é dell'anello; di Saturno. Certamente che anche Giove e Saturno possono essere ogpjetto delie nostre conversazioni, ^ ed è cosa desiderabile che Io sieno, sì perchè pa- scono l'animo di idee sublimi, sì perchè servono di guida al nocchiero che va. errando sulP immensa superficie de' mari , ecc. Ma avreste voi vietato ai Romani di parlare quando Cesare ottenne dal Se- nato il diritto sopra tutte le mogli ? Quando Ve- spasiano , che si mostrava sì tenero pel bene del popolo, pose un'imposta sulle orine ? Vi sono delle cose che ci toccano sì dappresso , che è assai dif- .ficile di non tenerne discorso, come è difficile di non gridare ahi ! quando il fuoco ci scotta. Se poi, per opposta ragione, si riflette che lo scopo prin- cipale di quelli che s'uniscono in conversevole crocchio, si è d'intrattenersi e ridere, si scorgerà che è quasi impossibile d'allontanarne gli argo- menti ridicoli, da qualunque sorgente provengano. I Romani non potevano contenere le risa allorché parlavano dell'imperatore Costanzo, perchè costui, quand' era in pubblico non osava movere il capo, né fare un gesto , né tossire , né sputare, lusin- gandosi in tale guisa di rendere più imponente la dignità imperiale. . Il retore Temistlo, il quale era stato fatto senatore da Costanzo, trasformò l'im- peratore , che non * sapeva sputare , nel più gran filosofo dell'universo ; avreste voi voluto che i Ro- mani non ridessero né dell' impeiratore né del re- tore ? / Si può parlare, senza cognizione, della pace e della guerra come delle zucche e dei ravanelli ; dunque il limite da fissarsi ai discorsi nelle con- versazioni , rispettata la mòralé, come si disse di sopra ^ non dalia qualità- dell' argomeiita 8i-d«U)e ildsomere , ma dalh'giioliàiiza.di ^ parla o dalla noia di chi ascolta, ' ' / 4. Dopo 4^ avere eseldso dalle cQiiVèi^sjùtidid^l discorsi più interessanti, si è fatto loro rimprovero perchè spasso non s'occupano che di coseJrivoJes eoitià jfoalè èènsbra si dà a divedere d^aver diinìen^ ticato che il principale oggetto delle coi>versazioni •« si' è il piacere: Se il caippo in cui il piacerò ap^ l^^cev è di già anche troppo ristretto, per quale motivo vorrete voi ristringerlo dì più?. Vi furono* de' grand' iiòinini che ridévanó di cuore alle tlSt^ tezze di Pulcinella, vorrete voi condannarli? Più lò spirito è 3tato avvolto in cose serie , più assav\* porà il contrasto delle'frfvolezze' Ne'momenti^'ózia non vergognava Esopo di giuocare alle noci , Ca* tbfifó alla pafla nel eàmpo Mairzio ; Pascal facevi delle scarpe, Malebranche cucinava delle vivande^ di Scipione e di Lelio dice Cicerone, che, ritiràti alla esfiìpagna, non isdegnavano di bamboleggiare, incredibiliter repuescere. Queste frivolezze .offrono uni trastullo necessai^io, senza che lascino neil' a» ttimo alcuna traccia da che sono svanite. ;\ ^ ' « Rispettiam dunque la follia gradita ' -.V . • - l^.QWBe balsamo dolce d«Ua vita. » ^ . > Cbesterfield dice che le frivolezze delle conver- €l^0B& tòné ti compénso delie àliiine piccole , ebé neri pensano e non amano di pensare. — Avrei ' • «fimyandatQ volontieri a questo scrittore s' 6|^i ad- dlìjMMMte per pensare^ Le frivolezze defle con- ' versazioni, simili alle immagini scucite 4el sonno, ^ .1^ -o Google 332 . i-lBBO TÈRZO . * servono a farci ridere e nulla più. Io sono stanooc a segno che non mi reggo in piedi, e voi mi'con-À sigliate di passeggiare? Che cosa direste d'un uomo che per sgombrarvi dall'animo la melanconia , vi- ponesse tra le mani le Notti di Yòung ? — Si de- vono ammirare quelli che dopo d'essersi occupati di studio 0 d' affari nel gabinetto , possono ritor-" nare agli affari o allo studio nelle conversazioni;. . hna non si possono spregiar quelli che dopo avere eseguito il loro dovere, abbisognano di riposo. Sic-, .come i pranzi non sono eccellenti se non quando possono soddisfare tutti i gusti, così non sono, eccellenti le conversazioni se una varietà di sog-^. getti corrispondenti ai bisogni di ciascuno, non pre- sentano. Generalmente parlando , i discorsi serii non pos- sono piacere alla maggior parte degli astanti, giac-^ ;chè la maggior parte vanno a ricercare nelle con^ versazioni riposo alla riflessione e pascolo alla fan- tasia. Non si può quindi approvare la condotta dì Locke, il quale, mentre tre milordi, Hallifax , An-^ glesey., Shaftesbury, jgiocavano tra di- loro , egli ' occupaVasi a scrivere ie parole che uscivano loro ' di bocca. Per quale motivo ridete voi , gli disse Ànglesey ? Perchè nou perdo nulla di quanto voi dite, rispose il filosofo, e gli mostrò la nota delle parole poco assennate che ciascun giocatore aveva detto Questa censura era fuori di proposito, giac- ché da persone die giocano , e giocano per diver- tirsi, non. si deve aspettare che argomentino in barbara o in baralipton. Quando prendiamo una medicina , dobbiamo noi osservare se è bianca o nera, leggiera o pesante, bella o brutta , graziosa Google 0 no alia visita, di qualche astante ? £Ua ci ridona la salute,, e bastai * • « Airincontro, dice Gozzi, certi Catoni vorreb- » bero che oca si uscisse mai dal malinconica e » dal ^rave, come se gli uomiiri fossero d'aeciaio » e non di carne. Questi tali ci , vorrebbero affo.- » gati nella noia. £ quando Fanioio ò kifastfdilOt » non è buono nè per sè nè per altrui. Il meglio è un bocconcello colla salsa di tempo in tempo, » e poscia un grosso boccone delle vivandé usuaK. La misura ne' passatempi è rimedio della vita ; » ed io jtanto ve^ magri sparati è disossati quelli V che non pensano ad altro che al sollazzo, quanto >» queUi che tirano continuamente quella benedetta li carretta delle fecceade. » § 3. Soggetti ge^ieralni^nte noiosi Sogliono essere soggetti noiosi ed opposti allo scopo della conversazione i seguenti : L Gli incessanti lamenti sopirà viali a cui non si può opporre rimedio.. Talvolta la conversazione in vette d'essere un tessuto di piacevoli . discorsi e ameni, è un vero piangisteo , o, per dir meglio, un miserere. Se qualcuno riesce a dìipenticare i Riali eomuni, T unó o l'ailro degli astanti glieli rammenta con circostanze nuove, e il sentimento dolorosa ne aggrava colla prospettiva «d'un avvenne peggiore. — Che cosa direste di schiavi che per . divertirsi parlassero delle loro catene .^^ . . , ' É questo up difetto de' veccM che non sànm aprir l'animo alla speranza ; degli ignoranti , inca- paci di riguardare le cose da più aspetti ; delle 19* Digitized by Google 334 LIBRO TEBZO menti deboli che ad ogni lotta succumbono. Alcuni velano questa incivile abitudine col sentimento di compassione pe'mali altrui, cioè per mostrarsi com- passionevoli verso gli assenti tormentano gli astanti. ~ Pietro è morto improvvisamente ; Paolo si è ammazzato ; il pane è troppo caro ; la tempesta ha distrutto la vendemmia ; le imposte sono ec^ cessive ; la guerra è imminente ; la peste s'av- vicina , ecc. Poco manca che non ci predicano la flne del mondo, come si usava negli scorsi secoli, idea che tuttora s' insinua ne' discorsi della plebe quando è afflitta da qualche calamità., Sarebbe pazzia il pretendere di non sentire i mali della vita , ma è pazzia maggiore il non sforzarsi di dimenticarli; sarebbe imprudenza l'andare verso il futuro colle spalle indietro , ma è imprudenza maggiore il riguardare i mali futuri come successi e non distrarne lo sguardo. La novità della cosa può qualche rara volta sciorre da inciviltà 1' an- nunzio d'una trista novella; ma richiamare conti- nuamente r idea di mali che tutti conoscono , è l'eccesso deirinurbauità, giacché questa ricordanza, oltre d' essere dolorosa per se stessa , conturba e piega a melanconia i sentimenti degli astanti. In questa situazione degli animi non osa spuntare sul labbro il sorriso ; cento detti spiritosi , pronti a ravvivare la conversazione , tornano indietro : ora rinunziare a cento piaceri per procacciarsi un do- lore è un calcolo da matto. Si può procurare agli spiriti de' momenti di di-', strazione fissandoli sopra oggetti diversi dagli a- bituali. Google PULITEZZA SJ?]B;CIALfi - 325 Sì pùo 'Yìntiizzare la sensazione 4el dolore ri- guardando le cose dal lato ridicolo (1)» CìasGuno^ può cogliere de'jnoti?! dì eoasolaaàone paragonandosi con quelli che in più tristo statoci trovano. « Chi vuol viver tranquillo i giorni sui , » Kon conti quanti son di lui più lieti , ' 1» Ma gitanti sod più miseri di lui. » Si può innalzare Tanimo aHa speranza , mei]itre il volgo s'abbandona al timore, considerando tutta Festeosione delle eventualità possiinli (2)* {\) Mentre , aeU' ulUmo assedio di Genova, i soldati ca? scanti (li fame facevano la guardia seduti , uno di essi disse: Ma^séna non voiTà arrendersi iìnchè non ci ha fatto mangiare i «udì stivali. — - Questa facezia induce gli astanti a dioie ai-^ tre, e intanto U sentimento deUa fame fa tr^;ua. Un generale francese , ferito in battaglia^ sta per far^ta-*. gliarc una ^aniba ; il suo servo piange in un angolo della stanza: Meglio per te^ <t*\idìce il paziente; non vedi tu che quando avrà una gamba di meno^ non ti resterà più da lur sitare che un solo stivale ? Quindi ritrova forza per subire r operatone. Io ammiro la notissima donna spartana, che dice al fi^io tornato zoppo dalla battaglia: Ad ogni passo rammenterai U iuo valore e la tua gloria, Gbe -bella idea, che idea in- gegoosa, si é quella obe ia tacere U senUmento spia((Kev<^ un'jmpedeilone fisica 090 un sentimento miòrale »^ desca V amor proprio, e a sublime sfera lo innalza 1^ Si clìiama leggerezza 1' abitudine di considerare le cose dal lato ridicolo : preziosa leggerezza che ci fa sorrìdere in mezzo al dolore , tratto caratteristico che distingue i' uoma dai bruti. (2) n seniimenio della speranza si cambia ki finrza lMee^, qualunque sia U modo misterioso con cui siffatta 4ra8torma- Digitized 996 LIBBO TEMO Una bella imipagmazioQe, un' iinaiagiiiazioiie ri- deate sa creare delle róse anehe ia mezzo ai de-* serti. S'ella è in parte dono della natura, si può aecresceria coirabitudine e migliorarla coirarte ( l). IL Le insipide sottigliezze. ^ ' Profondere sfarzi di spirito suHe parole , sulle cosev solfe idee senza trarne alcun vantaggio o le- pore , è eccitare nelF animo degli astanti il senti- ménto penoso della fatica, è indisporne ramon proprio coir idea della pretensione , è rendersi* ri- dicolo pel non successo. Un' uomo cbd tenta di ziODé «tkseede. emrva questo fenomeno negli stesKi ani* mali: il cavatto, statico dal viaggio, aeeorgendoiii d'essere vicino all' albergo , trova forza per accelerare il passo. il Destrier che air albergo é vicino , )» Più veloce s' affretta nel corso ; » Non l' arresta 1* angustia del morso , . » Non la voce che legge gli diu >» . ' ' (1) l'n imbecille non crede che T innesto possa costrin- gere r albero selvaggio a produrre de' fruin domestici e sa- . porlti : le anime deboli non credono che possa lo spirito in- nalzarsi sul senthnento d^I dolore e dominarlo : tanto peggio per esse. Al contrarlo lo ho conosdiito m nomo di tempra ' forte , che, detenuto per opinioni politiche , non sog^^iacciue • che un giorno alla melanconia in quattordici mesi , benché gli fosse negato il conforto de* libri. Far r elogio della melanconia , come i^ero alcuni scrit- tori detti sentimentali , è fere F elogio delle nubi che f\ tol- gonp la vista diìl lìriuaniento. In mezzo a tante forze die* tendono a dislrng^<»rci, vanteremo noi i pregi d' uu seati- ; meato che accelera la distrusdone / ; PULITEZZA SPIXIALK Itìtt saltare al di là della sua ombra, rapi^resMM Udi** fetto che ho io animo di censurare : eccone degli 1 Far contrapposti ad ogni paroluccja t » Stirar con le tanaglie 5 concettwzzi , • » Attaceonar le i^ime con Ja eer^i ' V Aé ogni aetento far éegìi eqntvociasm ; É l • **• • ♦ • • • • . « Lodsi^ le inoscbe, f grilli e il raTanello\ » Ed altre scioccherìe c'hanno corliposto ^ li Bernì, il Maiire, il Lasca ed ii Burcbiellò.» Le tante quistìoni di metafisica che si facevano per Faddietro sopra cose ehe la ragione non intese giammai, dovevano generalmente fruttar noia agli ascoltanti.se non erano interessati nella disputa pef amor proprio. Di sottili insipidezze ei. diede un esempio d'altra specie Uvezio, allorché esaminando dottamente quale è la positura naturale diell'uomo tra lo stare in piedi , «edato ^ coricate, genuflesso 0 passeggiare, dopo d'avere discusso a lungo gl'in- convenienti cai andremmo ìncdntro tenendoci con- tinuamente nell'una o nell'altra di queste posizioni, conehiude clie lo astato naturale dell'uomo si è di panenderle tutte sticces^mmente. Era forse neete-^ serio che l'erudito vescovo d'Avranches si stillasse il cérvello per provarci questa verità? Perciò ma* dama Geoffrin, parlando d'iino di questi stucclie- voli Ciceroni , diceva : « Allorché egli mi parla , » vorrei che Dìo mi facesse la grazia di rèndermi n sorda senza che questi se ne accorgesse \ egli Digitized by &88 • ' LIBBO XBB20 n sarddbe perisuasa eh' io T ,ascolUi$si , e s^reòiflio » contanti ambidUie. ». xii ^n k^-m^ ♦ ? Cresce ri motivo di censuràre le> insipide^ 6Mi«» gliezze allorché , divenute triviali affatto , da uq Iato si ripetono eoo pretensione di novità, con che si dà -segno dignopàhza, daU'aUra riescono ofhn^ sive alfuno o all'altro degli astanti. Il poeta Des- préaiix^ che iioa eika^ dotate della pazienza di ncia-^ daina €reoffriti ^ se^ténde'^un giorno Bordaloue a rìpeteìre le vaghe analogie sulla pretesa follia dei poeti^ gU dis9eH»xi( pp^€auslieanlellte : « Io so, mio » Caro padre, quanto si dice d'ingegnoso su questo » 9fg0jQsento ; se v^i y/»lete venir meco aU'o- » spedate de'matti , io son pronto a mostrarvi dieci « predicatori per i^u poeta ^ e^roi vedrete a tutte lo 4(>ggb deUdjiàaal «he dividanp il loto dteooiso^ in ti;e punti. » ■■">•_. v^.'-ì^ì-i. : \'-r[t::t,-' r^Uriaql^oedenti riiles^iiaioa condanaano Fuso dir propÌMie quistioofdligegncile^ le quali, rispondendo ciascuno a capriccio, servono di piacevole esercizio ag^fipiiNiti ^'^liti iNToiy^ e vivaci che sci^piana impftlìiéisamente y -e talvélta a lode di qualche a« 8ti^t(^ v.|ieUa mwì^m^lkm^ della duchessa del MaifMVféei^lìiB»^^ a dar risalto alle pili sfuggevoli differènze tra i diversi oggetti pro^ ||9^iM^>^^ dis$A,Ma giorno ai cardinale di p4>)igw%]^IÌnatot^difi6ie^ passa tra me e il mio oralogio? — Il vostro orologio, rispose il cardi* nia^e ^ ($tliirieor4a(^/<w:ftViJ^ ee le iate dimenticafei IIL Tutti i di^corsir^ehe escono- dal limiti della conmmens,a^ j§^S^tk^<^^ si^o alla 98. BiitArà qui aàmmi?^ il earattère degli astanti è Ufi limite ^pwa^iii^iqQfP 'ir^iacchè per quanto siano Digitized by X PULITEZZA. SPECIALE 339 generalit per es., le vostre iodi ad. toia vjrtà e le vostre censure ad un vizio, vi si attribuirà non di rado l'intenzione di far rimprovero quello degli aistanti ebe manca della prima q è allaceiato dal secondo. IV. Finalmente il saggetto della conversazione diviene noioso allorché Tidea della nostra per* sona e delle cose nostre presentiamo per lungo tempo agli altrui sguardi j . come Aireìùo nel e9« pitolo VII. « $ 3. Soggetti aggrademli^ * » Se una parte della civiltà* consiste nel dire a ciascuno ciò che gli conviene» è chiaro che, acpiò non manchi soggetto alla conversazione, devi par- lare ad ognuno delle cose che più roccupano o più gli aggradano, della sua arte o professione, de' suoi gusti o * delle sue avventore , de' figliuoli o della moglie , ecc. . « Acgomento al nocchier son le procelle « 1» I bovi airarator : le sue ferite ^ Conta il guerrier» conta il pastorale agneHe. » Chiederai dunque al giovine galante ' / a ...... . A qual cantore 9 Nel vicin verno si darà la palma *> Sopra le scene; e s'egli è ver che rieda » L'astuta Frine che ben cento folli » Milordi rimandò nudi al Tamigi ; » O se il brillante danzator IXarciso 9 Tornerà pure ad agghiacciare i petti » De' palpitsgoiti italici mariti. » 840 ' UBUO TEUZO Ai vécrthfo dfititafidefai conto degli u^i eivlii, po*' litici, religiosi clie negli anui di sua gioventù si costuinarona, onde . procurarti il piacere d! con* frontarli cogli attuali. Preparati però a sentire ec- cessive lodi dei passato ; quindi avrai Tavvertenza ^di separare i f alti dal giudizio di chi "gli e^one. Spingerai anco con bel garbo il di lui animo verso l- piaceri che più Tadescarono ». ' . ' " . « Onde misero cor, che il ben p^dtita . » Non ha più di goder speranza alcuna , , » Kesii il conforto stiinen d'aver goduto. » , Colle donne volgari Or di polii ragiona , or di bucato* » Colle donne galanti parla « Di veli e enfile e femminili arredi. » . . Colle donne gentili che uniscono ii bel costiime airistruzione, porrai sul tappeto le arti belle, e a norma del loro genio particolare proporrai quaiclie problema , acdocohè al piacere di discorrere um- scano il piacere di soddisfare la tua curiosità. Ad una giovinetta ohe. occupa vasi a dipingere, chiese un giovine, se provava più diletto nel ritrarre gli uomini o le donne ^ i giovani o i vecchi. — Sono indififerente a tutti. — Eppure? — Pre/e^ risco le fisonomie sensibili senza riguardo al sesso. — £ quali sono i segni fisionomici che caratterizzano la sensibilità? ^ Qui cominciò un discorso che durò due ore, la giovine facendo pompa, di sentimento , il giovine di metafisica. — Le letture, cui talvolta sono occupate le signore, Digitized by Google VVLÌTBmh SPÈGÌALB 84 1 Yf jfffft^mo U ctesbro di jebi«der« loro ^ii^li f^m le colpiscano di più, e quali autori in tale ò tal altro ramo di letteratura preferiscano, e se avrete l'av» mieuM proporrà loro qualche obbiezione pet dimostrare che non vi sfuggono le loro idee^ prò* curerete ad e^ il diritto di pmlan^ à lun^iit^ mmBM ^^nimm/^:èe9lL mUoMi poesn Uteek^lé d* inciviltà y poiché ciascuno ba diritto, di difen^ dflisi: e giustìicare cìòl cbe dm*- ' Della fanciulla vorrai yedere i dis!^, i ricàini, la scrittura, ecc. ' - • " Chtederstt «drifcaamom» ohe ms» w^ò ^^IpM^ che brillano neH*azzurra volta del cielo. Per quaH €ag4QiiLalciij|^i:sfiH>iB(^^ altri cambiarono. di MlOfe. D' oode . amnga che i pidi^ si < inafapo nello stesso senso da occidente in oriente. Perchà mail eaegaiscjoao i laro fioti ia,,)ioa ^iBl|a s^oa»V mentre te comete vanno errando liberamente per latte le r^ipai del cìe^o. Ove v^aono e d'onde veór gono questi astri che . spa^epteeo 11 wlgo- éoUli fatarba .e colla coda. s . . . ' « . . . . Delle erranti stelle » Segai il cammino , e le eagion disveli ^ » Degli aerei portènti ; onde Je nufci , v » Onde il tuono e la pioggia, e di qual fuoco- » Aceendesi il balen; perchè sì. lenti . . » I caldi soli estivi, e qua! ritardo : ' » Le fredde notti deirinverno^allQpghi. ». Inviterai T economista ad esporti le cagioni del- l'alto 0 basso prtìsìo de'generi , dell'abbondanza o scarsezza d'una specie di monete ; l'influsso delle imposte suiragricoitura e sai mestieri; se convengft Digitized by Google 342 ^ LIBBO TERZO ' dare la preferenza alle manifatture nazionali; ia quali casi e con quali mezzi debba il Governo pro- moverle ecc. Parlerai al filosofo di leggi, all'av- vocato di liti , al medico delle malattie dominanti ecc. Ma guardati bene di decidere tu stessQ, prin- cipalmente avanti queste persone sugli accennati ^ argomenti, giacché, non appartenendo essi alla tua professione, ti esporresti facilmente al ridicolo cui si espose un sarto , il quale avendo composto e ^presentato ad Enrico IV un libro di regolamenti .•^civili , sentì il re a dire agli ^stanti : Chiamatemi dunque il cancelliere, perchè mi prenda la misura d'un abito (1). f ^ Allorché ti trovi in una compagnia di stolti, non mostrare né la distrazione né lo spregio eh' ei meritar si potrebbero. Lascia alla fatuità libero ' Campo di far pompa delle sue scempiaggini senza farle giammai temere d'essere repressa e né anche giudicata. La Motte, persuaso del proverbio spa- . gnuolo , che non havvi stolto da cui non possa trarre qualche profitto il saggio , applicavasi a ; ricercare negli uomini sprovvisti di spirito il lato favorevole dal quale poteva, sia per propria istru- zione, sia a conforto della loro vanità^ riguardarli. Facendo cadere destramente il discorso sopra quanto avevano veduto o sapevano di meglio , procurava {{) Convengo non essere impossibile che un uomo si formi in mente idee ragionevoli anche sopra oggetti estranei alla sua professione; ma, essendo la cosa alquanto impro- babile, è necessaria in simili casi somma riservatezza e dif- idenza speciale nel proporle.' Google PULITEZZA SPECULfe . 343 tolto, senza il piacere di smérthi^ il poco bene che possedevano ; « mentre non annoiavasi con es^ vH wodeite ^mtentr 4I di 14 delle lo»^ speranze. • ' . ' * - . > - » $ 4. Sargenti di ridicolo sociale.] Tu mi dirai che ti porti alia conversazione non .p«r esenatare la pazienza^, me per andare a ^écia d( piaceri innocenti, e vorresti poterli córre 0 tra i. fiori del discorso, 0 ndie maniere delle persione^ 0 tra . ameni sentiiilenti e gentili. ; Ti ricorderò dunque la massima raccomandata di sopra , cioè avvezzati a riguardare le cose dal fatto, ridicolo : ed éecotene aicniie fonti* suceinla* mente. TI porgeranno grato spettacolo. " ù Le variazioni deile passioni pet em io jrteaso uomo passe facilmente dal giardini d' Epicuro ai portici di Zenone^ ed è a ticenda di vota, e fiv>n* dano per trimestre, e per cai non di' rad^ * ^ * Osan profoni e fetidi servacci » Di libertà mentire il nobil fuoco. » Quanti ancor ne veggiam d'animo incerto 1^ E di dottrina 5 in cui fondarsi, ignudr, ' Che quel clie sol mattino era lor Aoia, * » Chiaman perfetto al tramontar del sole ? ^. » A vicenda gli scorgi ora del véro ' . ^ : ' '» Difensori, or del falso: ora baciarti 9 In fronte amici, or affrontarti infesti, » Tanto che sotto a due stendardi e volti • • >» A due partiti un dì solo li yede. ^ m • * • ' ' . * .• • • * Digitized by :}/ Le qifMate^ ripugnanze. Più Qti gusto^ um aUbsrimfó , wi senliflliefite 'è' tsemofie , piò :AigMé alcuni dì mostrarsene^ alieni. Così adoperando , i^etnbrà loro di «tacearsì dalla massa volgare, e, collocatisi in alto , divjenire r oggetto degli altrui sguacdi.' : ' ' ^ ' ' n . • . • Essi contrasto- eternò \ * i. Fanno a ragion, per voler esser sempre \ P, Singolari dagli altri ; e picca occulta » Hanno in sè .d'esser dì buon gusto soli/ !» Jton d'altri àppresse, e veder soli il vero; ;; V I più di quQSti incaputendo avvezzi . . ' . W Son del sénno a c^rcpr , lontani ognoi^ » Dalle profane popolari turbe. ' ' ^ » Onde se ayvjen -che il popolo par caso , ' i> Dia pur nel segno, e ragiohevoi pènsi, Sc£i.nt.onan essi^ e mal pensano e a torto;. \ Perchè purificate eceèlse menti . » Non seguan mai popolaresche teste. »' ISome vi sareste voi contenuto con Euripide, il quale assicbrava di non amare le donne, dopo4'es- sersi amìtaogliato tre volte ? Seguendo i precetti sinora esposti, voi avreste dovuto, senza lasciar {scorgere dubbio sulla sua sinceritià^^avreste dovuto ^ c^tedérgli la storia di questi tre^esseri tatfto odiati, e con cui egli strinse, alie^inz^ forse, ad esercizio di sua pazienza. 3. Gli sforzi della vanità per cui ciascuno tenta d* associare V idea delia propria persona aWidéa delle cose pregiate o delle persane il* lustri. Se taluno vanta un bel libro, un letterato yi accerterà tosto che lo possiede, benché forse Digiiized by Google % ' PULITEZZA v^FECIALfi V ^ ^OdÉflii ahbia and' vodafe fiè i^die pti^iAMii r''^ si tratta d'un grand'uotno , questi vuo! essere suo parente^ e qu^i ^la ^ide a Parigi .0 a Londra ^ o viaggiò còn'lai tstXto ^ièséo meeilòV e wd tm vanto come l'asino della favola , il quale portando delle reliquie, slnun^gmava d'éèsere adorato»- Orasio si vantava d'urtare impulitamente chiunque inco»»' ' trava per if^rada^ purché potesse giungere presto .^"^M^eeniib i^irefdete l'asMKia o aia il eàttraito dieK* ^i'àinclr proprio : egli vi dà una parte della sua ri- -piitai^we^^ cieè ti concede d' essere- impulHo, af« finché Io crediate in lega col ministro' d'AiagteMU in somma quatti .ad ogni istante si scorge che ^ ttMàini iielle loro pretensioni sohcf pìù^ iirragione* voli di que'facchini che seqtendo a lodare le belle sonate d'un organista, si gloriane d'avere levato i mantici. ' ' ^ . :^ • v >^ A^'^Aeciocchè i giovani non prendano abbaglio, farò >dHervare ebe il vantarsi d'essere i'amioo di qiiid(die persona virtuosa od altrimenti stintiablle , qtiando 10 si è veramente V non è un vanto irsagtonevole èoftie gli anteeedenti -, giaeeliè le petiOfle Y«MMia^ le stimabili non concedono la loro amicizia^se non 11 persone eh' elle stimano. » >r / •*^4. / pregiudizi comuni. QuéSIft torgenté^^i ri* dicolo non ti può mancare se ti trovi in compa- gnia di donnìeeiuole; giaeehè ae pe)r ea. 'favai og- getto del discorso un male 0 l'altro, esseti spac- ^i^attno tosto de'rimedii simili a quelli del medico Quinto Sereno, il quale, per guarire tó quatìwia» ' j^neva sotto il capo del febbricitante il quarto li- %fo éeir Ilìade. Contìnua tu la storia dellegaia* « Digitized by Google S40 tlBEO X^fiZO lattier ed «fisa Mtttiiuieraiiil^ dei recale che ti farebbero ridere , fossi anche moribondof/ Mi è stato di^and^to se e come si può iotrat* teimrsi e ridere eofievj^aeecherew yeramente il problema è un po'difflcile, ma se il'tettora premelte di noa tradisuii) gli affiderò il ' ' Le pinzochere chiamano chiunque al loro con- toitton^e; e il. loro eootoi^ cresce in ragione delle persole ehé eoodamano; ^ Quando adunque mi .tcp vo in compagnia d' una di queste signore , le em^to avioti ' una ventina di peccatori per te meno , e tutti colle loro colpe sulla fronte : qui si;iegge rnode^ ik ieàtfo^ più Jungi pas^eggiy smmii "La vista di questi piaceri, a cui per motivi ri- spettabili, madama ha rinunziato , riscalda la sua bHe; quindi eceolar assisa prò tribunali, e scrivendo sentenze da Radiunante, colle mani e co'{»icdi eac* «la tìPotw* filpifi poveri profiud. -Appunto perchè so che la pinzochera è ineso-. rabitef io mi interpongo e chieggo pietà ora per Vhi^. ora per rsAtro : tento Tapologia della moda ; dimando qualche tolleranza pel teatro ; il concerto dèlie (Sfere mi serve ja difendere i ^oni , gli au« gelli vengono- in soccorso de' canti ecc. ; succede dunque una contesa tra il giudice e V oratore , e cosi {a siessioné. criminale continua^ giàcohò ie, ob* bieziofifi ragionevoli ed a proposito sohq uhq sti"- molante della conversaùow. E eieoofm lo zelo di madama è . scevro di ma- ■ llaia , quindi riscaldandosi ella facilmente , ini permette di i^ere n$l/wdo delsuo euHmofÀ^ Digitized by PULITEZZA. SPECIALE 347 ' * ravviso allora sotto tinte superstiziose quelle false idee che leggo in alcuni libri sotto tinte poetiche, ed imparo a stimarne profondamente gli autori ! Crescendo il calore di madama , io diminuisco ; l'opposizione, e le lascio assaporare il piacere d'a- vermi persuaso e vinto : in questo modo usciamo dalla conversazione soddisfattissimi entrambi, ella di me, ed io di lei. » - ìv . , 5. Gli sforzi per comparire ricchi ; del che vedi un cenno alla pag. 89 , § 4. Basterà qui il dire che il ridicolo in questi casi cresce in ragione della differenza che passa tra l'apparenza e la realtà, sicché il massimo ridicolo ci verrebbe offerto da. colóro che imitassero i comici di campagna, i quali, dopo d'avere rappresentato Cesare e Pompeo, muo- iono di fame. - • •►t^r v^ *^ 6. La saccenteria^ la quale si è di due specie:), appartengono alla prima quelle persone che , non»^ facendo mai uso del loro giudizio, spacciano le idee altrui senza discernimento e come proprie. ^ « Molti vedrai che proferir non sanno ^ \% ' » Mai sentenza da sè ; corrono in gìra'^ » Per la cittade di pareri a caccia ; , 1 * » Intendimento è in casa lor, da cantò 3» Mobile disusato e inutil ciarpa. ■ • L'opinioni più travolte e false » Succian avidamente, e a grande onore. / ^' ' » Premon la spugna ad opportuno tempo, E fan lago d'umor sorbito altrove. » La seconda specie di saccenti contiene que* cer- retani che, forniti d'un capitale scientifico come 10, fanno pompa d'un capitale come 100, e otten- Digitized V 348 -LIUBO TEKZO^-- ' . ,gono facile credenza prineipalmeate presso le don- nicciuole che pizzicano di letteratura. Non basta, dice Gozzi, l'aver buone merci V» nella bottega; ma il saperle mostrare è di grande utilità. Succede a'ietterali, quando sanno acqui- » starsi l'opinione degli uomini, quello che accade > a qualche benestante o giocatore, che se il primo » ha tremila ducati d'entrata, si dice cinquemila; » e se il secondo ne vince cinquanta, corre la voce '»^di cento. Così se l'uomo di lettere avrà buona V maniera d'insinuarsi nell'animo altrui, non vi » sarà cosa al mondo che non si creda eh' egli i^intenda. Una così fatta avvertenza fu buona in » ogni tempo. È vero che secondo i costumi del- >» l'età e delle nazioni la fu anche diversamente » posta in opera. Ma che credete che fosse quella » ruvidezza d'Antistene? Che quel mantellaccio , ». quella valigia, quel bere con le giumelle, e la casa nella botte , e le altre poltronerie di quei » malcreato di Diogene? Non altro che un saper » vendere le sue mercanzie. Perchè quando uno » f a con una certa signoria d'animo quello che gli »^altri non usano di fare, tira gli occhi di tutti a * sè , e a poco a poco la maraviglia. Aristofane V che intendeva le cose pel buon verso, e diceva " al pane pane, per aprire gli occhi agli Ateniesi, », volendo far conoscere l'artifizio di certi studianti, » li fece comparire sulla scena magri, smunti e ^ del colore della terra, che pareva che si fossero » distrutti a studiare ; poi le loro dottrine erano, • quanto spazio salta una pulci, e se la zenzala » ha la tromba nella gola, o, con riverenza vo- » stra , di sotto. Le industrie d'oggidì non istanno •Digitized by Goo PULITEZZA SPECIALE* 349 V più nelle goffaggini di Diogene, o nel colorito » della faccia che gialleggi. Non importa più che ' » i letterati siano magri o scoloriti , no ; chè ce » ne può essere d'ogni corpo e d'ogni colore ; so- » lamente è necessario un poco di baldanza per » dar cognizione di sè al mondo. È vero che per » rendersi baldanzoso bisognerà prima invaghirsi.^ » del suo fare e del suo dire; e a forza di dare » ad intendere a sè medesimo, che si sa , comin- >» fciare a crederlo finché la coscienza noi nega più, » e allora poi darlo ad intendere anche ad altrui. » Poi entrare in ogni ragionamento tanto animati, » e tanto a bandiera spiegata da far credere che quello che si dice abbia proprio la radice nel- » rintelletto, e sia studio di tutta la sua vita.' » Qualche picchiata agli autori può ancora giovare, M Verbigrazia , se un dice : Come vi piace l'opera' ' » del tale Non ho avuto pazienza di leggerla. » Dante .J* È rancido. Il Petrarca? Troppo lavorato;> » « poi malgrado gli so, perchè ha fatti tanti Pe- » trarchisti che sono una noia. L'Ariosto? Divino; » ma molte volte dà nel basso che m'uccide. Il » Tasso? Semper corda oberrat eadem. Insomma » eirè come disse il Leopardi: ^ a Vuoi tu parere un' arca di' scienza ? \ i » Biasima sempre , e vedrai la brigata » Starti d' intorno con gran riverenza. » » Un grand'uomo , un grand'uomo è costui , dirà la brigata , che conosce dove sono difettivi gli » autori. Proviamolo. Si ragiona di questo mondo » e dell'altro. Su due piedi l'uomo ha da saper » rispondere tanto del corso de' pianeti, quanto ' 20 Digitized 350 LIBRO TERZO » sentenziare deiinitivamente delio arricciare ca- » pelli ; e s'egli ha grande animo , sempre termi* » nera col dire : In un mio Trattato spero di far • vedere al mondo eh' è goffo. Le signorie loro » tra poco vedranno l'opinione ch'io tengo sopra » ciò in un libro che quasi ho terminato: per modo » che empiendo il capo de' circostanti di sentenze, » di libri e di simili abbondanze letterarie, egli è » impossibile che quando prende licenza dalla com- » pagnia non si bisbigli : Oh che uomo ! Oh che » profondo sapere ! Costui è una libreria che cam- » mina. Una stamperia che tira il fiato. » Ma se ti è permesso di ridere delle stoltezze degli uomini, come gli altri ridono delle tue , la pulitezza vuole che il tuo sorriso al loro guardo s'asconda, e che, d'ogni malizia spoglio, non sia diverso dal sentimento che eccitano in te due puU. Cini che vengono a contesa. / ■ • CAPO QUINTO. Continuazióne dello stesso argomento , giuochi di società. i § t. Classificazione dé*giuochi e vantaggi. Da un lato non è sempre possibile nelle lunghe sere iemali alimentare la conversazione con sog- getti nuovi e interessanti ; dall ' altro il discorso pende naturalmente alla satira. . Ora è meglio giocare che annoiarsi , è meglio giocare che maledire « purché regola si serbi e misura : ». Digitized by Googl Le jeu fùt de tout temps permis p9ur s'àmuser ; Oh ne peut pas t^mjours travailler^ prier , lire ; // vaut, ìnieux s'óccuper à jouer qiià médire. 1 giaoehi poksoAo esheré indotti a cpiattro-elattf: La 1.* esercita le forze corporee (per es. , il «orso, la lotta, il pigiato eec^«. )• La 2.^ esercita le forze intellettuali ( per es. gli teaochif vari! giuochi colle carte; eec}« ^ La S.* lascia Inerti le fonie corporee e intrilel» tuali (per es. i dadi e tutti i giuochi d'azzardo)^ La . 4** esercita coDtemporaoeaoieDte le forze fi» siche e tntellettualf in diversi gradi ,- e In parte anco dipende dall'azzardo ( per es. il giuoco della palla « cavallo^ del pallMe.eo'piedi ecc.). I*«r?{^ volanti divertono nel verno tutte le corti d'oriente: vi si appendono de' fuochi che seml^rano astri in mezeo al cielo. Quello del i« di Stam^ sèmpre in aria ciascuna notte , e i mandarini ne tengono alternatìvamente il cordone. In Itàlia querto diiier^ timento è rimasto ai ragazzi ne'giorni festivi d'e- state e nelle ore pomeridiane, e unisce il piacere deHa vista airesercizio delle membra (t). * L' opinione comune vuole ( ed io l'aveva se- gnita Bell0 antecedenti edizioni di questo scritto ) che Fuso delle carte da giuoco fosse ignoto pria del XV secolo , e che ne sia stato inventore Già* cornino Crtn^nneur, pittore di Parigi, verso la fine dei secolo XIV. Pare che non si possa dubitare della (!) I cervl-volanU meritavano una menidone pnrtlcoIw?c , |H9cchè la loro storia è unita a quatta deU' el^tlrieitè. Digitized 352 LIBRO TERZO falsità di questa opinione allorché si legge il mano- scritto italiano del 1295, citato dal Tiraboschi e dal Dizionario della Crusca, nel quale si parla del giuoco delle carte, come già largamente diffuso in quel- Tepoca. Forse ella è questa un'invenzione asiatica come il giuoco degli scacchi. Che che però sia della sua origine, egli è certo che le carte, ugualmente che altri piaceri innocenti , censurate caldamente da' predicatori , proscrìtte con pene rigorose dai governi, resistettero a tanti nemici potenti congiu- rati contro di esse. Dopo che l'esperienza e i pro- gressi dell'economia politica hanno insegnato ai governi a trarre un partito flscale da ciò che ave- vano inutilmente proibito , le carte da giuoco go- dono, per così dire, d'un esistenza legale, impin- guano il pubblico tesoro, occupano alcuni fabbri- catori , e il piacere deglr uni diviene sorgente di lavoro per gli altri. Le carte formano parte de' divertimenti delle quattro parti del mondo. Le prime carte differivano dalle attuali nell'ap- parenza e nel prezzo ; esse erano dorate, e le loro figure dipinte e alluminate, sicché la fabbricazione richiedeva talento e lavoro particolare; quindi ne era alto il prezzo, in conseguenza raro Tuso. L'invenzione delle carte introdusse de' cambia- menti ne'modi di divertirsi. I differenti giuochi a' quali esse aprirono il campo, costarono più tempo che dertaro ; quindi anche nel loro abuso furono meno fatali de' dadi. In generale i giuochi d'industria , ì quali appar- tengono alla seconda classe , possono essere utile e innocente esercizio allo spirito di combinazione • ed io dirò francamente alle madri: Se il vostro Digitized by Googl ligliuoio è stupido i inspirategli qualche gusto pe^ fuochi d'industria; k vanità punta ed aaiouAa ^Ue vìaende delle pmlile a deHe Tioctto risyeglìà Tattenzione e dà qualche iittività allo spirito. - Aggiungete che una persom ohe UM sa gioem^ costringe altre due o tre a rimanere oziose come eis^ in una coaversazione. :■■ : r o-: Additando i iWDtaggi det giooéo tmè paioob al bisogno d'intrattenersi, non intendo di vantarne la passioiie^ «amo ehi addita i pragl4el vino, io- lande di gkistifioare rubbriaebeeza.. : vi .v>iJE che dite dei degli scacchi? « Quello earia è mutile JiilfatteDHMBta ai kh » gegnoso (risponde il Castiglione); ma parmfebe » un sol difetto vi si trovi ; e questo è che si può » saperaé^ troppo , di modo che a cui vuol ^ssaere » eccellente nel giuoco degli scacchi, credo bisogni » consumarvi molto tempo, e mettervi tanto studio 9 quanto ii^ vatésse^iiiiparar qoaiehe wbil aefeaza, » o far qual si voglia altra cosa ben d'importauiia ; » e pu; ìd utolme^ etn tanta letica, non w altep » che un giuoco. » • - I GU^^fOiiiAi^gi^o^i qtiai eh' essi siwa^ purché noi! eseatiè 'dal liaMi . della deeema^ s$ao imta pià pregiabiUy quca^o maggiore esercizio offrono ^iifoftj%roei;iq»ipHfi^^ alU/0rze^is»tellet' tuali; quindi tra tutti i giuochi t meno pregiabiii e i più^daiinoat aooo i giuochi d'azzardo.: ^ ' ' § 2. Regote di civiltà neL giuoco. iVoti mQSif4Ue mal umore se vi. toccano cat' ièbe coorte o se perdete ; giacebè , altvimenli fa- cendo, dareste a divedere che la vostra tranquilK^^ 20* Digitized by 364 UBHO TBAZ'# : può essere turbata da un'inezia, e cte apprezzate WfmhiiaMnlle una pieeola niQneta« - . If • Nm siate troppo fento nel giocare , sia per non dar prova d'inerzia intetlettpale , sia per non ^ IIL Se il vostra compagno commette degli ^r- rorif ó&rreggetelo €on gwbo^ iberna fare schia- iNMS^ 6 dar wgM 4t troppo dispidoere R che violerebbe la prima regola ; d' altra parte dovete fiewdarvi di ^fuiatli %ìt» eonunetlete steasò, ; IV. Se giocate con persone schizzinose, difen- deté il vostro diritto seaza riscaldarvi e soprattutto «iiM paiéfo «iSniiiKe ; #^ Ae^po é'a?^ sposto }e vpstre ragiooi) cedete con beila maniera. « Io giòco per diletto e per conforto; . » chi vuol far quistion vada aila^guerr^ » ' ^» E giuochi ad ammazzare o ad essèr morto. » . ' Non moxtrMe ecee$sÌoa é^ili^rwsa fpumdo vincete , sì percbò Waii^prez» maggiore dell im- pmtattca éeila Msa t dtnot» picooiMza di apicito^ sì perchè la vostra allegrezza produce nel perdente im (dispiacere più sensibiie d^a perdita,. ed è ri- guardato cornai m prìmo''gmb d'iMuttOk Infetti nissuno ama di perd^e a nissun giuoco, non tanto per h^resse guanto «par amair propria ; giaacbè dalla perdita risultane idee umiliamli eeonlrarie aii/opinione abituale die <ci3scuno arasi formata in mente della stia destrazza e della sua fortuna. Vod* taire, benché uomo di spirito , o perchè uomo di . troppo spirito, non poteva tollerare il padre Adam, quando guasti lo vinceta agli scaccili oé al tò* ie;lìardo. Un principe assiro uccise il Aglio di ^>o- Jbyas alla i:accia, perebè quel giovine era riuscito a ferire un orso ed pn (ione, contro tsni il pnriiicipe aveva slanciate le sue freccie inutilmente. VI. Un uomo probo non si permette la minima sùperchieria nel giuoco ; egli vuole poter dire» io non ho fraudato giammai, senza che la coscienza Io smenta : egli temè che V abitudioe d' ingannare neHe cose piccole diminuisca la sua delicatezza nelle grandi. ' Ogni frode dovrebbe essere punita- còlla perdita una , due o tre partite , secondo la sua impor* tanza , ed a giudico inappellabile d^gli astanti. VII. La somma giocala deve essere tenuissìiha e sempre inferiore alle finanze del men ricco tra i giuocatori ; altrimenti alcuni non giocheranno per non resbré esposti a gravi perditè , altri gio- cheranno con grave lo^ro daqoo per non comparire spilorci : Tono e l'altro caso annuUa il piacere delibi conversazione e lo deprava. YIII. Il prodotto delle vincite debb' essere m- pSeguito 4Z vasutaggio tornirne ; questa regola dimt- i)uisce il dispiacere delle perdite^ e neutralizza l'a- vidi del guadagno. IX. Il tempo destinato al giuoco non deve su- perare i due terzi del tempo consecFato alla cw^ ireflsasione i e questa non deve succedere a ^e»e 'de' doveri e degli affari di maggiore importanza. . X» Jiton ai deve costringere con importuniià sèsamo a giocasi , come non ti deve èoatriogere . jaissuno a bere. . XL Non si devono accoppiare mi friwM >er* sos^ie nemiche o reciprocamente odiose. Egli è quf$ta un probienia teìvoita dilGcile per la padrora Digitized by 3&6 ^ iiratO TÉMÙ di casa, e a scioglierlo beae ci vuole occhio Qao e pratica di aioDdo. . « Lieto così tra ramichevol turbai » L' ore dividi delle amene sere , )* E n'abbiao parte gli eruditi detti, « £ parte ancora al genial oe dona » Breve «ommercio di piacevol gioco, » Cui mutua gioia e scarsa speme avvivi, •> Ma sete d'oro non corrompa, o il renda ' » Torbido e taciturno, e tal che dopo » Al vìnto Insieme e al vincitore incresca. » ♦ * CAPO SESTO. Doveri nella conversazione. > .4 1. Attenzione. ' ' L'attenzione ne' crocchi sociali si divide in doe rami distintisdmi* * ' Il prim^ coDuprenda quatf a^ttnsa sansibiiilà che immagina i bisogni degli astanti , li previene od asseconda; Il secondo oom|ltettde le affetftudini «steHori di- mostranti che Taitrui discorso occupa interamente il nostro anunob* L Supponiamo una signora, che, animata dal-, raoeenaata sensibilità ^ dirige ufia conversazione , 0d «serviaoMMie ^v%ibM^ La ptontezza -era mii ella risponde alle dimande, vi fa supporre che la sua attenzione sia tutta ooeupata nelle risposte ; V ingannate; ella si diiFÌd6, si moltiplica , ed è presente a tutti i pensieri degli astanti ; non vi PULlTIhZZA SB£C|ALfi S&7 sfogge uno sguardo eh' ella noi vegga ; non {or- inate- tto degiderk) ch'elici non conosca} noa pfo^ ferite una pàroia eh' ella non ascolti ; non v' ha individuo nella conversazioae eh' ella dimentichi iQ&tti ella vede là Ja un angola ehi wa paria per timidezza, 6 gh dirige con sorriso di confidenza una dimanda." Ella s'accofge^ che U discorso d ;qualcuQó eomiaeiab ad/ annoiar la > brigala , e gli . cambia cofx bel. garbo il soggetto tra le mani. Il vosl^ ^vvtirsacio vi stringe»eoa afgomenti.iQeal»Dtì a segno che siete vicino succumbere; ella viene in ip(ra soccorro, con una celia. . Vi jsf uggì di bocca dna parola a cui sh dà sinistro senso,? ella spiega la vostra intenzione e la presenta in beir aspetto. Cadeste per inavvertenza iiv uno sbaglio che può divenirvi nocive ? ella vi trae d'imbarazzo colla sua presenza di spirito Uh Voi non ardite leggere una iatteira che vi viene pre^eotida /netta ewiversaziaiie ; ella dimanda per. voi. il permesso agli astanti, pro- ^testando che ne conosce Timportan^a. Voi vorreste .partire e non osate ; elja vi & rimprovero che 4ih 1 ' (I) Ferdinando VI re di Spagna, benché di carattere buono jed amano , era alquanto severo contro- quelli che facevano uso di tabacco proy[>ito. - tJn gìomò in sua presenza un grande di Spagna trasse di tasca una scatola piena della polve proscritta. Il re slanciò sopra di lui uno sguardo mi- naccioso. L' ambasciatore di Francia ( M.r di Duras ) , ac- cortosi della faccenda, s' avvicinò alio Spaludo e gli disse: Ohi ecco la ndaia|iaocbierache V.E., per prenderai giuoco di me, mi aveva tolta. Questo felice espediente trasse d^ im- paccio il reo 6 disarmò il monarca. (NB. I membri del corpo diplomatico non erano soggelU alla legge della proibizione ). Digitized 358 *i LIBHO TERZO menrichiate i vostri affari pe'vostri amici, e v'or- dina di partire sotto pena della sua disgrazia. Vinse ella , è vero, al giuoco, ma se la destrezza del suo compagno non avesse corretto i suoi er- rori, sarebbe rimasta succumbente. Quest'oggi ella è libera dalla sua emicrania e ne furono medicina i bei motti della scorsa sera. Osservate con quale compiacenza arresta di quando in quando il suo . sguardo sopra uu astante, e pare che la sua fiso- nomia s'animi e s'abbellisca : ne volete conoscere il motivo? Questi le presentò l'occasione d'essere utile ad un infelice. Senza pretendere dominio nella conversazione, sa dirigerla con destrezza , e quasi direi fa comparire sul palco i personaggi , restando essa tra le scene. Ella sa far valere cia- scuno senz'aria di protezione, perchè sa distribuire le parti secondo V abilità , il genio e i talenti di ciascuno. Voi avete fatta una bella azione, e non ne parlate per modestia; credete voi ch'ella non la conosca ? che l'abbia dimenticata? Aspettate che la conversazione sia piena, ed ella verrà, per così dire, a prendervi per la mano e vi presenterà agli sguardi di tutti in mezzo ai raggi della vostra gloria (1). Parecchi scrittori che frequentarono i bordelli , hanno fatto la satira del bel sesso : essi avevano (f ) Nel testo ho abbozzato con lievi tinte il carattere d'una signora, la cui amara perdita lasciò profonda sensazione nel- r animo di quelli che ne ammirarono le virù : parlo della si- gnora Marianna Morigi Réina. ragione : il primo dovere d' un viaggiatore si è d' essere esatto. A. chi ha conosciuta deile dooae che il flore delia gentilezza uDivana aHe fià- ama- bili virtù, iocumbe l'obbligo d'esattew eguale. IL Mostrare che degli altrui discorsi nóu f«t» dete una parola, e che le affezioni risentite che il parlante tende ad eccitare, è dovere si evidente, che. d' ulteriori schiarimenti non abbisogna dopo quanto è stato detto nel libro primo. « Se npn mostra che il turbi o che il conforti • » Ciò che sente chi ascolta , non dirai ' f O ch'egli è sordo o che poco gt' importi ? » Con somma attenzìon dunque dovrai » Ascoltar ehi proponga o chi risponda , , n Se avrai iuteìrrogato o se il sarai* » £.se avversa al tuo genio o pur seconda - Sarà' la eosa iM^t dèi mei visito V Mostrare impressione aspra o glo<M)ndd. » / Conviene assistere ai discorso di chi parla come si assiste In teatro ad una seeua nuova ; n E però sii disposto ad ascoltarlo » Come di tutto ignorante tu fossi , » E n^suoi vari! sensi a seguitarlo. » ^ ^ « . • È quindi grave inurbanità , allón^è qualcuno parla, trastullarsi ooHentaglio, col cane, coi guanti, colla td^oduera, eoi cappello, ovvero Volgere qua ^. là il capo, e far gesti con questo e sorridere a qucHo , ioBomma mostrare un' aria di volto che , alla sensazione comune eccitata dai dkeeni. del pariante non eorri^poada. Digitized 360 . ' LIBRO TERZO . ^ ^ . . In forza di queste distrazioni, quando il discorsa è innoltrato e diviene interessante, siamo costrettJ ^ a confessare che ce ne sfuggì il filo, e con altrui . noia preghiamo chi parla a rannodarlo nella nostra mente. « Egle distratta intanto . * » Torna, disse, a ridir, ch'io nulla intesi. » L'altrui distrazione, oltre d'essere un affronto . a chi parla, giunge a turbare le di lui idee , men- • tre all'opposto l'altrui attenzione le raccoglie. ' « E se ascoltando astratto o per stanchezza « Volgi l'occhio , si ferma chi favella ; » Ma guardalo, e il discorso raccapezza. » ^ La distrazione poi è dannosa a noi stessi in tre modi nella conversazione A ,<vr riv i/, 1'. Ci fa ripetei^e le stesse dbnande ^ ^^^prova labilità di memoria, • ( Una principessa volendo dire qualche cosa gra- ziosa ad una giovine dama, le dimandò quanti figli aveva: tre, rispose la dama. Un quarto d'ora dopo , la principessa , la cui attenzione era stra- niera a questo trattenimento , dimandò di nuovo alla dama quanti figli aveva. — Siccome non ho partorito dopo la prima dimanda che aveste la bontà di farmi, replicò la dama , così i miei figli , restano tuttora tre ). .2. Ci fa commettere sbagli e contrassensi che ci rendono ridicoli. ( Un negoziante cui fu esibito da sottoscrivere • l'estratto battesimale d'uno de'suoi figliuoli, scrisse : Pietro .... 6 compagni. Egli non s'accorse della ' »' •' . . * Qigitized by ^ PULITEZZA SPECIALE 361 \ •sua stoltezza se non se dopo la risata generale che eccitò. ) 3. Ci fa si^elare i sentimenti del nostro animo contro nostra voglia. . ^ ^ . ( Una dama alla presenza di suo marito parlava 4ella destrezza, di cui si era servito un galante per introdursi nella casa d'una signora ch'egli amava, in assenza di suo marito. Ma nel mentre, disse ella, se la intendevano tra di loro, eccoti il marito che batte alla porta : Ora immaginatevi V imba- razzo in cui allora io mi trovai. — La verità sfuggita alla moglie pose il marito in altro imba- razzo maggiore. ) Sogliono essere causa di distrazione 1. La noia prodotta da discorso poco interes- sante o già notoy e il poco concetto che si ha di chi parla ; quindi dell'altrui distrazione, siamo non di rado cagione noi stessi ' - 2. V abituale irriflessione che lascia errare sbrigliatamente la fantasia senza riguardo alla realtà delle cose da cui siamo circondati ; 3. La voglia di rispondere per vanità od altro, simile sentimento. Allorché qualcuno parla, alcuni concentrano il pensiero sopra ciò che devono ri- spondere. Tutto occupati nella risposta, non resta loro alcun grado d'attenzione per ciò che ascol- tano. Temendo che sfugga loro l'idea che vogliono esporvì , il loro spirito s' occupa a conservarla , e ad impedire che altre al di lei posto sottentrino. 4. L'astratto è una testa debole che si lascia predominare dalle idee che gli vanno per la fan- tasia , 0 un uomo vano che si finge occupato in grandi pensieri. { ' vl^^ ^;_362 j \ LIBRO TERZQtìv? , \ . " « In atto -^4.^^ - ^\ / * ^^'^ Di pensator profondo , altero sembra ^ vl? * kr'Ét^ '> Quasi seder della ragion sul trono , } E il semi-chiuso ciglio abbassa appena .ijfilt- V » Sul non pensante vegetabil volgo. » ^ Pretendere di mostrarsi filosofi mostrandosi stratti e sgarbati, è pretendere di mostrar ricchezze con un tabarro rattoppato. Chi alla coltura delle scienze accoppia gentil costume, dà segno di forza d'animo come due; chi alla coltura delle scienze rozzo costume unisce, dimostra forza d'animo come uno: poiché se la rozzezza è naturale, la genti- lezza è figlia dell'educazione; dunque, rigorosa*' * mente parlando, in vece d'innalzarsi, l'astratto si degrada, giacché la sua condotta prova o può pro- vare ch'egli basta a coltivare le scienze,' non basta a coltivare le scienze e sé stesso. Si possono dun- que coltivare le scienze senza essere villano. Le scienze vogliono che dalla solitudine passiamo alla società, più amabili, perchè vogliono de' seguaci^' non degli stupidi ammiratori o de' nemici. ' È quasi straniera sulla fronte dell' uomo buono la severità, mentre non di rado comparisce sul suo labbro un dignitoso e piacevole sorriso, f.^^ L'uomo buono non s'offende d'uno sgarbo, non ' fa rumore per un'altrui svista ; dissimula le man- canze d'ossequio e di rispetto che a prava inten- ' zione non si possono attribuire. Non isdegna d'occuparsi di cose frivole, se pia- cevoli agli altri : e nelle partite di piacere più l'al- trui genio consulta che il proprio. iìlLìmaii 8PEGTALB 363 « Di contrasti ignara » Condiscendenza che alle propri voglie » Cede coàì, che delle altrui s'indonna. », ^ liwiisilegoa di prestare orecchio agli imbecilli che non gli dicono BuUa, e Ji toUwa, lofitaoissiuKi 4 i . « • • « Gli altrui detti e qualche » Sbaglio sfuggito e naturai difetto AiranouDcfo d' un vizio egli inc^inà a porlo in , ' dubbio ; e se il vizio è certo, ricorda il pentimento «^he potrà cancellarlo. Quindi egli prende spesso ta- liKesa degli assenti, e conchiude , quando può, Hi modo analogo a quello che usò Boiingroke^ ai- Jorchè intése a laccfriiré la riputsbsions éi Maftou- , Tough : Egli ayeva .tante virtù, che ho dimenticato I suo» mi. . \ , , t . Egli scusa gli altrui difetti anche a spese della P.erità allorché non ne viene danno ad altri ^1). (I) IMusladin Saadì nel suo Mosarium poUticwm riferisce «che un cèrto re condannò a morte naa de* tuoi sehiavi , e ^lie quesU} non vedendk» speranza ^ grazia, ^ede sfogo al . suo dolore con nalèdieloini e ìmpreeaslofxl d'ogni genere ' - contro il re. Questi non intendendo ciò che diceva lo schiavo, \ ne chiese la spiegazione ad uno de' suoi cortigiani : il corti- . ji^iono , il quale, per rara sorte aveva il cuor buonore desi^ ^ • derava salvare la vita al colpevolé^ riiposè: fflgilore, questo povero diavolo dfeè, che U parafo srta preparato perqueUi ( c:{]c moderano la loro collpra , e che perdonano i difetti \ ed Digitized by Google 9e4 UmOTMBZO ; , Egli è il primo a sottoscriversi ad un progetto di beDeficeneà ; non è loataiio dall' imj^rtunare per ottenere ^ un beneficio a vantaggio di 'qoalchè bisognoso. ; ' Egli ha la delicatezfsa dare ad un brae&iio l apparenza d\un obbligo , e conta pel massinno ptqioere il piacer di beD6fic9re (1). È inotile rag- iH quésto tfodo egli Implora la tostrà d^iDenza. AUora ir ' re perdond éló woìàmo, e gU aiscordà dinuovi» A sua gmìi. Cn altro cortigiano iniquo per carattere , facendo rlmpro' veri al primo, gli disse che non cpnveniva ad un uomo del ,8U0 «Ugo il mentire alla presenza: del re; quindi rivoltosi al , principe , te vi svelerò la verità , gli disse : i^ppiale che lo «eMavo fak proferito gouIbo di véf 1^ pUi; «BecraUMi/in^ " rioni , e questo signore vi vende una merizegna. • ; . M re, offeso da questa graluila e inopportuna malvagìtìu • - dò può ben essere^ replicò; Kta la menzlogna che voi gU r ^cimbroverate, eliè la vostra ^^ìk è pregevole ; giac- 1» cbè con questo mé^ egli procacciò dfc>a)vare la vitàad « un uomo , mèùtre voi tentale di togliergliela : ignorate vo^ » questa massima? La menzogna die frutta un bene, vale » più della verità che produce un danno. » (4) Turenne avendo veduto nella sua armala un olBciale imesto ma povero, fornito. di cattivo cavallo, lo invitta pranzo , e dopo pranzo gii disse in disparte con speciale bontà d'animo: io devo farvi una preghiera che forse voi troverete un poco ardila ; ma spero che non vorrete rica- li lìtillà al- vostro generale, lo sono vecchio ed anemie ma- laticcio } i cavalli Uroppo vivaci mi ca^^ianano disagio e pena; voi ne avete' uno sol quale starei còmodissimo. Se non te- messi di domandarvi un sacrifizio troppo grande , vi preghe- rei di cedermelo. L' officiale non rispose che con profonda . riverenza, andò ^ pifendero il suo .cavallo e lo condusse nella «cudfHriA di Turenne. ^ Questo generali^ gii spedì il giorno ap- presso uno de* più belli e migliori cavalli dell* acq^ta. ^ Digitizec Ly v^oogle gfO^re ch'egei si astiene dalle commi ^UHaipai a iBer di labbro^ no» aeeompagnaté èA desiéeria d'eseguire^ e che si debbono chiamai'e r « YeiMi iógafinì in mmzognere offerte, r - fissare sei^ro co' suoi simili è dtmenticare di quante qualità siamo sprovvisti , da quanti difetti funifflio lur^ervati dai solo azzardo, quanti oggetti, qpante circostanze sulle debolezze degli uomini influiscano. * ^ * ; * > - Ma per e^eré buono non siate imprudente } e ricordatevi che la bontà inclina naturalmente a giu- dicare gli uomini no^ quali som^ ma quali do* vrebbero essere; la quale illusione se riesce. pia^ cevole, perchè ci libera dalle spine della difliden^a, spesso di molti, e gravi sbagli è fonte. § 8. Modestia^. Per Qiodéscià inteiAlesi quella, virtù, die si a- stiene dal prevalersi de' proprii talenti e della prò-* pria abilità In modo spiacevole a^ j^uèlli con cui viviamo. Ella è veramente una virtù ^ gi^hè riesce a reprimere la nittùrale tendenza che spinge ciascuno ad esagerare i proprii pregi e farli sentire agli altri. ^ Io non credo ch'uom sia sotto la luna , » Ch'il suo ingegno cambi^^e con Platone, » Quantui^ue egli non skppia cosa aìcuna. Perche a ciascun par esser Salomone, , » £ ui essenza^si giudica da tanto « Che meriti ogni onor da le persone. ^ Quindi Timmodestia cresce in ragione dell'ign^^ . ranza , o per dir meglio del falso sapere ; perciò » Digitized by Google , 366 . lIBRO TERZO vi,' la Bruyère dice : // vanaglorlosOy misto di sciocco e di petulante^ sta tra questi due estremi. Un giudizio troppo favorevole di noi stessi of- fende i nostri simili , ì quali , volendo giudicare liberamente le nostre azioni , veggono con dispia- cere che si assegni a se stesso nella loro opinione un rango o delle ricompense che essi non ci as- segnarono. L'uomo modesto somiglia a que' fiori che umili steli tolgono all'altrui vista, e che solo il loro pro- fumo fa conoscere. La modestia dà ai talenti, alle virtù, alle abi- lità quell'incanto che il pudore aggiunge alla bel- lezza (1). ' « Ippolito, che sài più in là A\ tanti '"^ " *^ • . » Fra lor che sanno, e di saper dan mostra, Mentre a te ignaro de' tuoi proprii vanti - .* ^ Schietto pudor Tonesta guancfa inostra. » " "' ' « LaseianK), dice Gozzi , il commendarsi da se » medesimi a coloro i quali, temendo di sè e delle y> opere loro , tentano di sostenerle coi puntelli , » come gli edifizi vecchi e cadenti. Non sia di- » sgiunta da noi giammai queir onorata modestia » che è condimento e grazia di tutte le virtù , e ^> le rende più care e pregiate. Qual baldanza, vi (I) L* umiltà, differente dalta' modestia, è una qualità cha brama mostrarsi agli occtii altrui , perchè , mostrandosi , In vece d' offendere la loro vanità , X adesca \ ella suppone per lo più in quelli che la ostentano , un sentimento segreto d'amor proprio od anche d'orgoglio ch'ella si sforza di re- prmiere , desiderando che le si sappia grado della sua vittoria. PtiLITCZZÀ SPBCIÀLE S67^ » prego, sarebbe la nostra se volessimo privar le » genti della facoltà di dare il proprio giudizio » sopra di noi ? Perchè vorremo noi essere niae-^ » stri a tutti coloro i quali ci ascoltano, e conian- » dare ad ognuno che a nostro modo favelli ? E » se per avventura V intendessero altrimenti da » quello che andiamo noi vociferando di noi me- » desimi , che sarebbe allora ? Le nostre voci si » rimarrebbero offuscate nelP immensa furia delle » contrarie , e noi verremmo giudicati senza cer- » vello. Quanto è a me , così penso e tengo per » fermo, che farà sempre inutile opera colui il » quale a dispetto di mare e di vento vorrà essere » d'assai con la sola forza delle sue ciance. » r Giusta gli esposti principii , l'uso ha introdotto nel conversare socievole certi modi di dire che , lungi dal dare segno di confidenza eccessiva nel nostro giudizio, lasciano scorgere dubbio e difll- denzà. Franklin ci dice che conservò T abitudine di non impiegare giammai nelle quistioni contro- verse le parole certamente, sicuramente^ indubi- tatamente^ od altre simili che il dimostrassero ir- removibile nella sua opinione. Io diceva piuttosto, egli soggiunge i fo credo^ io suppongOy a me pare che la cosa sia così, per tate a tale ragione: ov- vero la cosa è così, se non m'inganno (l)'. • {\) Prima di Franklin, aveva detto Monsignor Della Casa : « Bisogna che tu ti avvezzi ad usare le parole gentili e rao* » deste , e dolci sì , che ninno amaro sapore abbiano* e in- » nanzi dirai : Io non seppi dire, che Voi non m' intendete , j» e Pensiamo un poco, se così è, come noi diciamo; pint: » tosto che dire: Voi errate, o E' non vero, o Voi non la 368 . ' «liiBRO TERZO * « a Poiché gli scopi della conversazione sono d'i- Vr^struirsi o d'istruire gli altri, di piacere o di per- » siiadere, è cosa desiderabile che gli uomini in-- » telligenti e ben intenzionati non diminuiscano n^vjl potere che hanno d'essere utili, affettando » d'esprimersi in modo positivo'^ presuntuoso che » vi|i9n lascia di spiacere a quelli che ascoltano,, e » non è proprio che ad eccitare delle opposizioni' » e prevenire gli effetti pe' quali fu concesso al- . uomo Jl.s dono della favella*/ , «tr . . r « Se volete istruire, ricordatevi che un tono af- ^, fejrmativo ^fi- dogmatico, proponendo la vostra . . -Ili ' ' ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ » sapete ; perciocché cortese é amabile usanza è lo Incolpare M altrui, eziandio in quello che tù intendi d'incolpaclo;^ anzi<^ » si dee far comune Terrore proprio dell' amico , ^ pren-; ; » derne prima una parte per sè , e poi biasimarlo e ripren- i> derlo. Noi errammo la via : e Noi non ci . ricordammo À ieri di così fare* ^ome che lo smemorato sia pur colui A solo e non tu : e quello che Restatone disse ai suoi com- » pagni non istette bene: « Foij se le vostre parole moìi men' M lono n ; perché non si deve recare ili dubbio la fede al- »> tmi: anzi, se alcuno U promise alcuna cosa/e non tela » attende, non istà bene che tu dica: Voi mi mancaste della •) vostra fede ; salvo se tu non fossi costretto da alcuna ne- »♦ cessiti , p«r salvezza del tuo onore , a così dire : ma se n egli ti avrà ingannato , dirai : Voi non vi ricordaste di così fare : e se egli non se ne ricordò, dirai piuttosto : Voi non » poteste ; o Non vi ritornò a mente ; che Voi dimenUcastc, » o Voi non vi curaste d'attenermi la promessa: perciocché » queste sì fatte parole hanno alcuna puntura e alcun ve- » neno di doglianza e di villania ; sicché coloro che costu- » mano di spesse volte dire colali motU , sono ripulaU per- » sone aspre e ruvide ; e cosi é fuggito il loro consorzio M conie si fugge di rimescolarsi Ira' pruni e tra' triboli. » , PULI11U4 AMMiftàLB S6ft » proposizione ^ è sempre causa per cui si cerca di eontraddìpvi'^ e p«r non si^ aicoltato 1» con attenzione. Da un altro Iato se, desiderando » d'essere istruito , e di profittare delle coignizteiii » «degli altri ^ toì ti esprimete eooie pensona for<- )> temente ostinata nei suo modo di pensare, gli 9 MouNAt modesti e sensibiii che nm amane la H disputa , vi lasceranno tranquillamente in pos- » sesso de' vostri errori. Seguenda un metodo or-» y> goglioso, raire volt» potete speme, di piaeefs af » vostri uditori, di conciliarvi la loro benevolenza, » e di convincer quelli cui voi eravate vago di £a9 » aggradire i vostri pensieri (1). » * La ragione non lia giammai maggiore impero che quaodo alla si presenta non come una legge che si deve seguire, ma come un'opinione che può meritare d'essere esaminata ; perciò ne' crocchi di Filadelfia pagavasi un'ammenda tutte le volte die facciasi uso d'un' espressione decisiva.e dogmatica. Gli liQmini piià intrepidi' nella loro c^rtsasa 4^rano obbligati d'impiegare le formole del dubbio, e pren- dere nel loro linguaggio l'abitudine della modestia^ la quale, quand'anclie s*|uerestasse alle sete parole, • (I) L* abate Polignae sapava presedtave le ime Idee i^a aria sì modesta e gentile, clieil Pontefice Alessandro VIU gli diceva: Voi sembrate sempre essere del mio parerei ma alla line de' conti é sempre il vostro che prevale. Luigi XIV, dopo d*avere ascoltato U suddetto abate sulla ìiegoziazkme Intrapresa à Boma per le celebri proposiztoid idei clero Oallleano, disse : R!l sono Inlratlenuto con un nomo, e glovìre uomo, U quale mi ha sempre controddetUi c mi e smifte piaciuto, / ai* Digitized by Google 390 ' uno xiMa ^ * avrebbe già il vantaggio di non offendere 1' altrui amor proj^io, ma che^ per rinfluenza delle i^aaroie MHe idee y ém fiiialMefite etftfindent 4mU6 fltetse opkìioai. .Ii6 pmone gemili sapendo die ralttni wiità soffre allorché si vede convinta, sogliono terminare la contesa con una lepidezza, a fine di mostrare che mii forepo icrtet» dall'oppoeisimd, eh0 El- lero offendere il loro antagoniata,. che non si, van- tano 4Mla vktona» . § 4. C&a^imazi(me dello stésso argomento. ■ Siccome T ombra sola della pretensione offende Faltmi amor proprio , perciò i titoli di vano, su- IUrbò, anrogantef tallita si regalane a tollo^ a torto si dichiarano offensive le giuste ragioni con cai l'Qinocenza e il nierito rivendicano i loro. diritti. Costretto non di rado Tuomo grande ad imporre silenzio air orgoglio soperchialore , £a conoscere dè di* egli è , sbalza nella tua possa e torreggia dinanzi alla mediocrità impertinente che vorrebbe avvilirlo. a Di modestia » Tempo or non è, voce d*oner n'appella. » Infatti la vera modestia è eome la vera bravura , ÌJ quale non oltraggia giammai, ma sa rispingere gli oltraggi y fuorché quelli che. li fa non sia vile à segno da non meritare che disprezzo. Chi avrebbe potuto tacciare d'arroganza Cicerone, allorché, tot- nato dall'esilio, pregiavasi d'avere salvato gli Dei del Campidoglio, il Senato dalla vendetta di Ca- tilina , il popolo dal giogo e dalla schiavitù ? Non Digiiizea by Google era egli giusto che mostrasse a'suoi nemici il suo Dome cancellato , i suoi, monumenti distrutti , la, sua casa demolita, e c6l peso della sua gloria gli opprimesse? . I^aseiando da. banda il caso assai rara di Cice*«- ronC) e consultando la giornaliera esperienza, ve- dremo che ì^Uoìtdi.. l'esternare giusto sprezzo per gUr aUH e giusta sHtim pctsé^ è gittstij^ato, ^al- r altrui insolenza (1). • . . Gbe cesa dite di quelH ohe scrivono la propria vita ? - * . Il severo Tacito non ha osato fare rimprovero a parecchi' famosi ingegni dell' antichità , che le loro gesta pubblicarono , non per ostentazione e ({) Un prelato cortigiano, il cui merito consisteva ne'suoi avi, ccedevasi disonorato vedendo in Flechier un confratello, che Dio aveva fatto eIoqu$inte, caritatevole , virtuoso, ma non gentiluomo : egli era ^sorpreso che Fléchier fosse passato dalla bottega de* snoi paventi affa ^e tescovfle , ed èMie r impertinenza di dirglielo : Con questo modo di jwmare^ ri- spose il vescovo di Nìmes , temo assai che se voi foste nolo f ai posto m cui io aono^ rum ne feski disceso far delle eandéU» Anche H «lareseiallò de la Feuììtàde , tanto più soper- cliialore con quelli che credeva inferiori a sè , quanto più era vile alla Corte, disse al sullodato Flechier , eh' egli non' era a' suoi ocelli che un meschino borgliigilino di Nimes , e SQg^nset Gmmdt» ehs vostro padre sarebbe 6m sér^ preso nei vedérvi dà che voi siete. Forse men sorpreso che non vi sembra^ rispose il prelato , giacché non il figlio di mio padre^ ma io^ fui fatto vescovo. — Il diritto di difesa giustificava questa risposta ; poiché l' alta opinione che U buon vescovo mctetiava di sè, oltre d' essere fondata sul veiO} ten« deva a reprimere un ioigjusto 8pcegio« Digitized by Google 372 ^' LIBÈO TEB20 arroganza ^ ma p«r quella tonfideasa the .la 'pvo^ ^ bità inspira. •Alfieri* che ci ha lasciato. la sua vita^ confessa candidamente che il parlare e molto più lo scrivere ^.^i se sl^esso nasce da molto amor, di se stessa. '^ìkipo questa ingenua confessione rautece giustifica * la sua condotta nel modo seguènte: '^-^ ^« Avendo ia oramai scritto naolto, e troppo pià » forse che non avrei dovuto ^ è cosa assai nàtu- * » rate che alcuni di quei pochi a chi non saranno » dispiaciute le mie Opere ( ée non tra' miei con^ , » temporanei, tra quelli almeno che vivran dopo ), » avranno qualche curiosità di sapere qlial i<^ mi » fossi. Io ben posso ciò credere , senza neppor » troppo lusingarmi , poiché di ogni altro autore 1» andie minimo quanto ad valore , ma voluofiinoso » quanto alle opere , si vede ogni giorno e seri- n ver^^e leggere^ q vendere almeno la vita. Ondo^ » quand'anche nessun' altra ragione Vf fosse ^ è )».jQ^^pur sempre che, morto io, un qualche » lyÉsJo peir càyaore alcuni più soidi da una nuova edizione delie mie opere, ci farà premettere una » qualunque mia vita» £ quella verrà verisimil<* » mente scritta da uno che non mi aveva o niente » 0 mal conosciuto, che avrà radunato le materie » di essa da fonti o dubbi o parziali; onde co* » desta vita per certo verrà ad essere , se non » altro, alquanto meno verace di quella che possa » dare io «team; E ciò tanto più, perchè lo scrit« » t<(^ a soldo dell'editore suol sempre fare uno »|,smto panegirico dell'autore che si ristampa^ sti-^ » mando amendue di dare così pià ampio snriercio » alla loro comune m^canzia.;^^ ^ i /t^.^ Digitized by PULITEZZA SPfiaALB 878 L'illustre Alfieri adunque, a ragione persuaso che il suo iiome sarebbe grande ^ucbè restasse scintilla di ;gusto sul nostro globo ^ scrisse la sua vita , acciò Aa stolta e mercantile adulazione non venisse presantata ai postai sotto falso aspato. ' Questa difesa è modesta nel tempo stesso e sa« gace. L' auto re avrebbe dovuto aggiungere « che anche lo spirit o psfrtitp s'accinge spesso a scri- vere delle vite o de'romanzi, e di censure è largo o di lodi ugualmente contrarie al vero (1). ^ Ossian, diòe Cesarotti , non ha difBcoItà di far Assentire la goista estimazione ch'ei possedeva V presso la sua nazione. L'uomo grande è sincero; » parla di se stesso come degli altri, ed è giusto 3» Ugualmente con tutti. La decenza moderna è (I) È compftrsaìn Franeia ima cosi delU SiUtoteca de- gli uomini viventi ecc. GU ignoti autori di questa misera- bile rapsodìa mettono i vivi nel sepolcro , contaoo i morti tra i vivi , di più individui ne fanno un solo , squartano un Individuo 10 tre, C8nd>iano U medica in «rrocato^ lo stam- patore in consigliere, ll^canieiioe in arlecchino: raccontano fatti che l' opinione locale smentisce , citano libri di cui non conoscono il frontispizio , alterano le date per creare odio- sità od affezione , censurano quelli che non li pagano , ven- dono le lodi a tre centesimi per jMigina, gindicano ^ af-* lui coir acume della stupidezza, parlano degH uomini come ne parlerebbe un Ourangoulangh, ecc. ecc. : speculazione li- braria che né dà, ne toglie riputazione, perchè nissuno gua- rentisce nè i fatti, né i giudizii, ma che può far ridere sin- ceramente le persóne di éenno, giacché le persone di senno hanno diritto di ridere, quando veggono lin' impòsta «icfAi credulità^ sidV invidia e tuUo $pitii0 di fmrUio ^ affezioni tanto più pronte a pagare quanto più. goffe son le menzo- .gne die lor $i vendono» 374 tTBRO TEBZO ^ , . » molto schizzinosa su questo punto: gli uomini, » non osando lodarsi in pubblico, si adulano più » liberamente in segreto, e sì credono in diritto^ » di risarcirsi della loro Onta modestia col detrarre' » alla fama degli altri. Così non abbiamo guada-* » gnato che virtù apparenti e vizi reali. » Eccettuati i casi di difesa accennati di sopra,' a me pare che il giudizio di Cesarotti dia in falso; giacché chi vanta i proprii meriti, in vece di far^ parlare gli altri a suo favore, li fa tacere; In vece di farsi degli ammiratori, si fa de'nemici ; quindi il dignitoso silenzio della modestia sarà sempre preferibile: • • - . ; .ft II merito più grande è il più modesto. » ) Se facesse d'uopo confermare questa idea popolare con autorità , sceglierei tra gli antichi Catone , il quale , a detta di Sallustio , faceva grandi cose senza menarne rumore, e avrebbe potuto dire : a Cedo a tutti in parole, a nullo in fatti. » Tra i moderni v' additerei il poeta Despréaux , il quale, eccitato da un incisore a far qualche verso pel suo ritratto : Io non sono sì malaccorto , ri- spose , da dir bene di me , nè sì stolto da dirne male. § 6. Rispetto ai pregiudizi. I giovani non conoscendo ancora per esperienza quante passioni vegliano alla conservazione degli errori , ignorando che tra gli errori v' è una for- tissima lega, e tale che scotendone uno, gli altri si risentono e CQjrrono in difesa: i giovani, dissi, Digitized by GoogL si danno a credere che ogni verità potssa essere , sRa- presenza di chiunque proclamata , e fanno le maraviglie se più ostacoli le si oppongono. Come inafi ha (iNDlnto il sensate Bandi riguardare il ri* spetto ai pregiudizi come un legame inventato dai eapriccio e dalla moda? Se qualcuno, entrato in una moschea zeppa di adoratori di Maometto, grl-> classe ad altissinia voce che Maometto era un im* postorcr credete voi. che farebbe HK>lti proseliti, e che non verreUe in pezzi dagli astanti? Ma senza anco voler calcolare i danni cui si espone ehi spaccia una verità imprudente, fa d'uopo con-f venire che, offendendo i pregiudizi contrarii, non le rende più agevole la strada^ ma più scabrosa. Ella è infatti cosa difficilissima il convincere un' uomo dopo che abbiamo offeso ilsuo an^or proprio, ' Se il -sole, dice d'Alembert, ^lene ad illuminare in un istante gli abitanti d'una caverna oscura, e dardeggia impetuosamente i suoi raggi &m loro occhi non anco disposti e preparati , e quindi gli irrita soverchiamente , renderà loro per sempre odioso lo splendore dei giorno , di cui non cono- scono ancora i vantaggi, mentre sentono il dolore che loro cagiona. Se ai contrario introducesi in questa inverna un debole raggio che per insensi- bili gradi vada crescendo, si riuscirà a dimostrare il pregio della luce , e gli abitanti stessi ne bra* nieranno l'aumento. Per la medesima ragione con- viene rattemprare la luce dei vero , ed aspettare che rintelletto a poco a poco si sciolga dalle false idee che l'ingombrano , divenga gradatamente più forte. I s' abitui e s' addomestichi cpl nuovo ospite f^he non conosceva per anco. >^ • u kj .i^co L.y Google "1 9 376 ' LIBRO TEBZO Pretendere che tutti gli intelletti ammettano tosto le stesse verità, è pretendere che tutti gli stomachi digeriscano egualmente le stesse vivande. La pulitezza vi fa dunque un dovere di cono- scere il carattere personale e la situazione sociale delle persone che al solito crocchio concorrono , acciò le vostre idee ed affezioni non vadano a dar di cozzo contro quelle degli astanti , e con reci- proco risentimento rimbalzino. § 6. F'élo alle antipatie. * • . *• Lo sprezzo che merita la vile adulazione ha in- , dotto a fare distinto elogio della franchezza , e come virtù assoluta raccomandarla. , . La massima di velare le proprie antipatie , come quella di rispettare i pregiudizi, è stata riguardata qual legame inventato dal capriccio e dalla moda da più scrittori. Si dice che dassì prova d'integrità allorché la lingua ed il cuore essendo d'accordo, le parole rappresentano i sentimenti. Ciascuno per altro s' accorge , o sente almeno confusamente, che se merita sprezzo un cortigiano che ci protesta stima, affezione, amicizia , mentre nell'interno dell' animo egli si ride di noi , merita disprezzo maggiore un cinico, che senza necessità viene a dirci: Io v'abbomino e vi detesto. . Dunque tra la menzognera adulazione e la fran- i chezza eccessiva vi debb'essere un mezzo. La necessità di questo mezzo è dimostrata da tre ragioni. f i. L'amor proprio di ciascuno , costantemente avido di farsi degli amici e degli ammiratori, age- volmente lusingasi di ritrovarne dappertutto , e PULITEZZA SPEGIÀL1B 377 sente in lui sorgere e crescere il dispiacere in ra- gione delle persone da cui si vede sprezzato. ^2. Il dispiacere risultante dallo sprezzo è copiosa fonte d'antipatie, animosità, odii , e perciò di gra- vissimi danni sociali.-^ ' ? ii • 3. Noi c'inganniamo sovente nell'opinione che concepiamo degli altri , e più volte siamo costretti a ritrattarla V senza riuscir sempre a giudicare più sanamente. • • ' ^ i^,v >wa Laonde quando alcuno, giusta l'interno suo sen- timento, dice ad un altro, Vi sprezzo, è sempre certo che gli cagiona un dolore , non è sempre^ certo se colpisce nel vero, -^y, * Ora, escluso il caso di necessità, fa d'uopo essere 0 crudele ò pazzo per cagionare ad altri un dolore' che ppò essere ingiusto, e farci un nemico che può riuscirci funesto. • ^>^^i^V'-'' '''* \i^/mìV:^^*^^^ :v Alcuni dicono: Da un lato v' è sèmpre piacére neir esprimere i sentimenti quali nascono nel no- stro animo, mentre si prova pena nel reprimerli ; dall'altro noi non abbiamo bisogno di nessuno*f^i . Di questo raziocinio la prima parte è sempre vera , ma la seconda è sempre falsa, finché re^* stiamo nella società. Voi non avete bisogno di Pietro, e forse senza danno presente o futuro po- tete dirgli : Ti disprezzo ; ma la faccenda non va così con tutti gli altri uomini. £ntrate in una conversazione con quella franchezza encomiata da alcuni scrittori, e presentandovi successivamente a ciascuno , dite a questo : Voi pretendete di piacere a tutti, e tutti si ridono di voi ; — a quello : Voi siete sì sciocco che m'eccitate compassione ; — a un terzo : Non saprei dirvi il motivo , ma sento ars ttBRO tÈBZO ^ avversiófte Contro di voi , ecc. Se voi così operate^ 'mi par certo che tutti s'alzeranno per cacciarvi' . / fuori della conversazione a ceffate ; e vi succederà lo stesso in tutte le altré. ^^'o^mii ' • ^ • ' La franchezza non consfete nell' offendere inu^ tilmente l'altrui amor proprio , ma nel difendere con coraggio i dirìtti deWinnanità contro r or- ■^goglio che li calpesta^ e nel convenire de'prqpri difetti ed emendarsene. ' •/ / . - ^ ,»iliisidu6m;2 In vece dunque di dire al giovine : Alza il vélo che copre il tuo animo e mostra a tutti Podio/ lo sprezzo, la noia, il dispiacére che in te produ- cono le loro debolezze e i loro difetti ; gli dirò piuttosto :; Jpl^; Uflf' lato sii pronto a compatire le loro debolezze, dall'altro non crederti infallibile j ne'juoi giudizi. L'uomo franco può conservare. il j suo sentimento senza offendere l'altrui amor prò =5 prio ; non si deve offendere l'altrui amor proprio se non in vista d'un vantaggio maggiore, come nònr si taglia una gamba se non per salvare la vita. Mi spiegherò meglio con un esempio: ^> . > Uno de'confratelli di Guettard lo ringraziava un giorno perchè questi gli aveva dato il suo voto 4 allorché quegli fu accettato membro dell'accadenriia delle scienze, roi non mi dovete nulla, rispose il ' Botanico : s'io non avessi creduto che era giusto it darvelo ^ non r avreste avuto ^ giacché io non v' amo. ». Questa risposta , benché lodata da Condorcet mi sembra riprensibile , perchè gratuitamente of^ fensiva. Per quale motivo cagionare un disgusto e dire, non v'amo^ a chi viene a protestarvi un sentimento di riconoscenza.^ Se Guettard. avesse , Google PULITÉZZA SPBGÌALE SW' * d(^V Nèl^ire tt 'mi§^i^ te eoasultù te giù- sUzìa e niente altro; non ringraziate ddnqiié me^. ina voi stessè, giicebè se nra avessi creduto cto lo meritaste^ ndw ?ir«fcMè »v«to ;<catìh riq^^mileaddi^ Gtiettard sarebbe stato^^ franco senza essere offea- siw é «liand. * ; - - ^ ^ ; ^ : ; • * • - ■ ' L'abAté S. ae«l (Aragofift* la indotta 4egH4t9^ mini nel mondo a quella de' ciechi in uiìà casa* vàs|sì è ^nregoiare : rj^^iH^^ I più sensati a tentone. ' > > ' * ^ ' -"^ Quelita irregolarità di condotta non succede per Tapplicarle. Non uscendo dai limiti deirargomento che jdiscitto^ dirò aduncfue, che in mezzo a tanti earattefi diversi, tr«*te-vtóc pMftéser^Ue ^pasaitini^* neK'aod^giQjnento costante de' gusti e de* pareri , tiatf 'si eMre 'pericoiè di sbaglio, «dlforicbè attenlèii- dòsi allo scopo della conversazione ^ che è il rfi* ^rtimento , si ha riguarda alla vanità di tia^ scuìw, che talvolta è- il prineifmte\08tàiiUù^ fatti, se; nelle botteglie predomina l'interesse, nelle cooversaÈtoni prevale la vanità, e I bkdgtii -deila vanità sono anteriori al bisogno di trastullarsi. ' "La vanità è più o meno maneggiaste secondo iindole delle altre qualità eiA f& trova uffitt ; Mvl^ viene dunque, tener queste presenti al pensiero per rttrovkre i bieztl onde adescai qaè)la { o dmetio iVon irritarla. • - ' ' • . ' . - - ^ 1. Vanità e ignoranza. AUorisliè la vanità è Hìnalgamatà coH'ignoranza, apre foreccbio aHé più sciocche menzogne, e delle più improbabili illu? » > 380 LIBRO TERZO r ' ^ ' ' ' ^ sioni si pasce. L'uomo vano ed ignorante, per es., gongola di piacere alle Iodi che voi date al suo eappello , alla sua giubba , al suo abito ,: mentre un uomo di spirito ne rimane offeso. .^• 2. f^anità e riflessione. In questa combinazione le lodi impudenti , anche desiderandole per altri fini, dispiacciono: i Romani non sapevano come contenersi con Tiberio , il quale non voleva la li-; berta e odiava la schiavitù. A Traiano éfie aveva Io spirito sodo , non andavano a sangue le basse maniere e servili che usava seco lui Adriano. Carlo» ^.V disse ad un adulatore: IVF accorgo che pensate a me ne' vostri sogni. , . ,3. Fanità e viisantropia. In questa combina- .'zlone la vanità è sì schizzinosa e bizzarra, che una | lode, benché veridica, e ravvolta in gentile scorzi V | la offende , amando essa meglio ^ssere contrad- idetta che encomiata. Infatti egli è un mezzo quasi infaUibile per conciliarsi l'animo del misantropo il ^ somministrargli occasioni di esercitare la sua bile contro quanto succede, e procurarsi così una specie ^di celebrità, essendo ohe nessuno maltratta il ge- nere umano se non per occupare di se stesso il genere umano. 4. Fanità e sesso debole. Benché le lodi alla bellezza non siano vere lodi , ciò non ostante suo- nano piacevolmente all'orecchio delle donne co- muni, ed anche degli uomini. Osley, famoso men- dicante a Londra, fece fortuna servendosi del se- ,guente stratagemma. Quando era permesso di men- dicare in Inghilterra , egli si appostava ove era maggiore la concorrenza delle persone di buon tuono; e allorché vedeva delle donne eleganti, cer- |r- . ^ PULITEZZA SPECIALE 38%^ cava loro la limosina. Se esse gliela ricusavano , Madama , diceva egli all' una , In nome di questi begli occhi neri ; all'altra, In nome di questa bella capellatura ; a quella, In nome di questo bel taglio incantatore ; a questa , In nome di que' labbri di rosa ; finalmente venivano le gambe divine, i piedi leggiadrt, il portamento da regina: nulla era di- menticato : ed egli andava a casa colla borsa piena., inanità combinata con qualunque sorta di carattere. La qualità più costante della vanità in qualunque combinazione di cose, o sia considerata nell'uomo in generale, si è il piacere crescente in ragione delle persone che parlano di lui senza svantaggio. Un principio d'involontaria allegrezza scorgerete sul volto di chiunque , appena gli dite che avete fatta menzione di lui in tale conversa- zione ; che Pietro ne ha parlato in tal altra, ecc. È successo un piccolo urto nell'amor proprio di due famiglie, il cui rumore non è giunto alla fine della contrada ? Gli individui di esse vi diranno che ne ha parlato tutta la città ; e se voi mostrate qualche dubbio ivyi^ si dimanderà se siete caduto dalle nubi: tanto è vero che là brama d' essere r oggetto degli altrui pensieri c' induce a credere d'esserlo realmente, e la supposta esistenza nell'ai: trui opinione è centupla dell' esistenza reale : in somma gli uomini in generale somigliano quel miserabile principe dominante sulle coste della Gui- nea , il quale seduto a' piedi d' un albero , avente per trono una grossa pietra , per guardie quattro ISegri armati di picche dì legno, diceva ad alcuni -francesi : Si parla molto di me in Francia ? — Atteso questa forza estensiva della vanità, ciascuno, Digitizei. ^2 5«rr».?tlBR0 TERZO 'W' / ' spesso di buona fede^ rappresenta la sua opinione^ privata comè opinione pubblica, di modo che nel ^progresso del discorso vengon affibbiate al pub- blico cinque o sei opinioni talvolta contraddittorie sullo stesso argomento. Conoscendo le principali combinazioni della va- ;ìiità , e i prodotti sentimentali che i^'e risultano > saprà il giovine adescarla con garbo senza com- promettere la dignità dell'uomo ; ritroverà il limite che separa la dissimulazione dalla simulazione, e idalla vile falsità si terrà lungi ugualmente che ridalla sincerità gratuitamente offensiva. - Dapprima, in vece di mostrarsi stupido e silen- zioso alla vista dell'altrui nierito,, il giovine ne sar \ pronto encomiatore , esternando gradi di sti?nu proporzionati alle qualità utili e lodevoli, asso- ciando alla stima gradi di rispetto, se di partico- lari virtù si tratti e di grandezza d'animo; in tulli i casi egli procurerà che il sentimento rappresen- tato da' suol atti e dalle sue parole s'avvicini ìi quello che gli altri vogliono ritrovare in lui , non dimenticando che quando sì tratta di riguardi; e men male peccar per eccesso che per difetto. « Sta dunque attento nel passar del guado, ^jji?, .K cerca d'evitare li due scogli, » Da cui scampano pochi, o almen di rado. » ft ben che in questo mar la nave sciogli , » Col rischio a destra ed a sinistra, ancora :^ » Salvar ti puoi, se il mio consiglio accogli. . ^ Va per la via di mezzo, e se pur fuora ^.;»vDel relto calle fantasia li mena , .» AH pilo, e non al basso tien la prora. » ' PULIIBUA MAQUIS . 383 d'avvilirsi^ isostràndosi indulgente alle umane de- ^lez29e, aUoìr«][iè nmaa dmm ne risulta^* EUa^Mftì isdegna A tendere agli altri tachè dì più di quel ,c^e hanno diritto d'esìgere, sapendo ejie nel com* smercia < deUa vita cU ai ostinàsae^ a coVmmr^ gli uonuni nel loro vero posto, correrebbe pericob di ppjRsi ia coi^esa eoja tutti. >Le aote anima ficoole^ jpqttìtfe aidle iaM pretemttoi, speaae^ sospette jti^ guardando come furto fatto a se stesse lutto ciò (^p c(NM«doiif^ figli aitai > Ungotìé goolàùiaf^^ là tfiiancia in mano per pesare a rigore ciò che 4«!^oiiq| fat^f^iiidaie o musare : é sg^s^ sotto pr^ testo di non degradarai, si im»lmiio*iiliiv^tlaeif|i .(^io^Q usfmli eà inferiori (1). ^ ^ ; (I) I Lacedemoni, che- neri peccavano per eccesso di bas- sezza , hanno lasciato un beli' esempio dell' indulgenza che si debba alla follìa de' grandi. 41e^s^"^^o ^^^^ piccolis- ^iiaio, qMlido péélèadava drenare figUo 4i Giove, e JHo egli stessè, ^ireeheper Melo rieooosotaeiDo tutti gU 8ta(l.éella Grecia : in occasione dì queste pretensioni i Lacedemoni fe- cero il «eguente decreto, veramente laconico ~ Poiché Ales- saneÉto vuol essere Dio^ che lo sia. ' . Attai meao ladolgeiito si moslflò FilosseiMr een Dioiiigi fttotteo. Questo ttasniio, peidiè era vètf laceva de*very, pre* tendeva al vanto di pòela. Ef^li prff^ò un giorno Filoss^ne a correggere una sua opera teatrale; e questi, avendola rap- pezzata e rifatta 4al primo verso air^Himp, il re lo con- dannò alla lettere, ^acciò- fi Imipamse a rispeltase ia regia pc^la. li giómò sussegnèiYte^ tra(toìòdi cacGasKe,^K>'amiiiis8 alla sua mensa, e liniio il pranzo, dopo avergli fettOfaleciDl versi , gli domandò il suo parere. Il ponila , senza rispon- 384 iV?^ LIBRO TBRZO * 1* Raccomanderò finalmente ai giovani di non imi- tare la vile e perfida condotta di coloro che lo- dano alcuni collo scopo di denigrarè altri. Ih ciascuna carriera alcuni personaggi distinti occu- pano gli sguardi del pubblico : cbe cosa fa V in- vidia per defraudarli ? Suscita loro de'rivali, colma di lode degli imbecilli che appena hanno il senso comune, e si sforza di ripeterne i nomi, acciocché il pubblico s'induca ad occuparsi di essi e dimen- ,/tichi i primii -^^Nel corso della giornata si riproducono ad ogni vistante de' casi , ne' quali alla sola azioiie d'inno- cente lode si può ricorrere per conseguire l'assenso di alcune volontà , e diminuire la resistenza di altre ; perciò ad esercizio de' giovani soggiungo i seguenti problemi, ciascuno de'quali ammette, col dere, si rivolse alle guardie e disse loro: Riconducetemi in ctarcere . • ^' ^f**^ -^u ^. •> i Un uomo ^11 «pirilo nel case di Fllossene sarebbe uscito d* impaccio con una celia. Infatti la condotta di questo poeta sarebbe ammirabile, se si fosse trattalo d'una cattiva legge od alli-a operazione daivàosa al pubblico ; ma scegliete jl carcere pcrclié un Uranno vuol essere poeta, é paizrja. ' Maggiore imprudenza commise rarchitelto Apollodoro , il quale, sapendo quanti> l' imperatore Adriano era avido dì lodi, criticò un di lui tempio in modo- un po' burlesco , os- servando cbe se gli Dei e le Dee si fossero alzale in piedi , si sarebbero rotta la testa nel soffitto. Questo scherzo gli costò lii .vita. 11 quale fatto Ù dice che i coltivatori dozzi- nali delle belle arti hanno una vanità atraordinaria, supe- riore a qualunque sentimento^ e capace di sacrificoì'c la slessa amicizia,^ . ' . i . .. - . . ' . \ Digitized by GoogI( PULITEZZA SPECIALE 385 mezzo della lode , soluzioni indefinite nelle varie circostanze sociali. ' - ^ 1. Disarmare la collera. . ... .^.( Aureliano faceva rimprovero a Zenobia , per- chè non aveva riconosciuto gli imperatori romani ; la principessa lo calmò, dicendogli : Io riconosco voi per imperatore , voi che sapete vìncere : Ga- lieno e i suoi pari non mi sembravano degni di questo nome.) (1) . , 2. Addolcire l'amarezza d'uri rifiuto. '^ ^ ( 11 gran Condè, pregato dalle dame di lasciarle uscire da Vezel ch'egli assediava , prevedendo che Ja loro uscita ritarderebbe la resa della piazza, ri- spose che non poteva acconsentire ad una dimanda che del più bel frutto del suo trionfo lo prive*, rebbe. ) . • , * . ^ 3. Accrescere pregio ad un favore. ' ( Luigi XIV nominando al vescovato di Lavaur Flechier, che predicava alla corte, gli disse: Vi ho fatto aspettare alcun poco un posto che meritavate da lungo tempo, ma non voleva privarmi così presto del piacere d'ascoltarvi. ) " ' 4. elare il lato offensivo d'una verità. ( Despréaux interrogato da Luigi XIV sopra alcuni versi da lui composti: Sire, rispose, nulla è impossibile a Vostra Maestà : ella ha voluto fare de' cattivi versi, e vi è riuscita. ) . ^ , / (I) Un soldato francese si faceva chiamare col nome d| Turenne, celebre maresciallo di Francia: quesU mostrò d'es- serne ofifèso: il soldato rispose: Generale, io sono invaso dalla gloria de*nomi: se ne avessi conosciuto uno più bello del vostro, l' avrei preso. . / . 22 1 386 ZiIBBa ISBZO * • . § 8. Continuazione dello stesso argomento. ' L'uso della lode è ragionevole finché, fondato * sul vero o verisimile , è stimolo o ricompensa ai talenti, all'industria, alla virtù. i L'uso della lode è riprensibile quando o fondasi sul falso , 0 di gran lunga oltrepassa la misura del merito encomiato, e allora dicesì adulazioìiél * Vi sono de'Iodatorì eterni, i quali non vi danno una lode fuggiasca e dilicata , ma vi inondano e opprimono d'elogi; e ciò per ogni inezia, ad ogni istante, alla presenza di qualunque persona ; • cosicché se non rispingete le loro lodi smodate , acquistate taccia di vanità ; e se le rispingete, essi ' . le replicano con usura , e per così dire non vi in- censano, ma vi danno il turibolo nel naso. ^ * Tre caratteri distinguono l'adulazione dalla lode ' ' ragionevole 0 meritata: ! I. L'adulazione cambia i vostri vizi in virtù; ^ m||||( 2. Ella vanta in voi delle qualità che non avete ; 3. Ella innalza eccessivamente quelle che avete ; « .... Nel mentire esperto, * » Maestro in adulare , egli senz' onta V Chiama faconda indotta lingua , e bella I * " » Schifosa faccia ; un sottil collo e lungo I )) Agguaglia a quello d'Ercole, che innalza I . » Di terra Anteo; magnifica. una voce ) • » Stridula e chioccia qual d'irato gallo » Che alla mogliera sua morde la cresta. • » L'adulatore adunque - I I Digitized by Google È un ipocrita che finge &entimeoti c^^ptmru a qutìlìi ohe cg^ ffi^U' animo ; ^ Z m vile - « Buffon , perpetao l^ioMM' di eaptf «, * » * die trama ai cenni del rìccOf e Ib.ecQ ai detti deUd persgy|;iefiu viziose i % wó soroccatore cl)e.)dà .menzogne per fitleoi^rj; vantaggi personali (1) ; É un ladro che toglie alla virtù r.eiicomio ehe profonde al vizio; £ un infame che » io^i^^^^i^te ali' onore » non teme il pubblico disprezzo; L infamia delPadulazione cresce in ragione della pubblieU^ ddta aUe lodi menzognere. Pera colai che sa malnati fogli « Famelfto eerifter vende sue lodi, » E d'aura popolar Talme rigonfia. » Sid labbro a lai le venenate tazze » Vota menzogna , e Favvilito incenso » Onde frodonne di virtù gli altari , » La lusinga vénal pria^nde a Itti ; » Che col prestigio d'un error che piace 19 Cangia il ?izio in virtù, traiforma in mmie » T» Ignoranza , follia , viltade, e mira » Sorger Tersità emulator d'Achille ^ » E nn Sfida infame in an Traian rivolto. » (i) Allorché Filippo di Macedonia divenne guercio, il cor- tigiano Clisofo usciva di casa con un empiastro sulF occbjo, e si traeva dietro una gamba allorché il re zoppicava per una lecita. Digitized by 388 LIBRÒ TERZO ' * Sono arcìpochissimì quelli che facciano sforzi per acquistare le qualità che loro mancano allorché vengono accertati che le posseggono ; e meno sen- tono stimolila salire ad alto grado di gloria se quelli che li circondano dicono loro ad ogni istante che sono giunti alla cima. Si può asserir anco che più personaggi potenti non divennero tiranni se non perchè fu fatto lor credere che tutto era loro dovuto , e che il loro rango scusava qualunque colpa potessero commettere. , y^- Da un lato essendo utile l'uso moderato e ragio- nevole della lode , dall' altro non essendo difficile d'essere tacciati d'adulazione , perciò ricordecò la regola dì Montaigne, il quale , nel lodare le virtù e i pregi reali de' suoi amici , compiacevasi bensì d'esagerare alcun poco, ma limitavasi a cambiare un piede in un piede e mezzo : secondo Montaigne adunque il rapporto tra il merito e la lode che possiamo tributargli, non deve oltrepassare il rap- porto di uno ad uno e mezzo. Quindi pria di profondere lodi dobbiamo esami- nare le qualità delle ji^rsone ; e se ci accade d'es- serci per bontà o generosità d'animo ingannati, non essere restii a ritrattarci. — ^ Squadra ben ben Tuom che commendi, ond'onta » De' falli altrui non ti rifletta in viso, w Diam talor nella ragna ,* e ottien l'indegno M Da noi favor; dunque la man delusa « Sottrai da chi va di sua colpa onusto. » ; GOO PULITEZZA SP£CUL£ 389 ^ § 9* Delicatezza animo. Si' dic0 delicato oa fiim aUovcbè al ooniatto ' d'aurà un po' pungente s'attrista, e al raggio me- ridiano piega ti capo suUo stelo. Pèr drantMre quanto è dUiaiad r onora dette donne, lo parago;iiaDao a terso cristallo, i, ' * « : ^ • ' ' ' ' ' ; « A debìl canna y » Ch'ogn'aur9 mchina, ogni respiro appanna Si ,ah)ai;pa animo dilicató quello che alle tnioime seai^kKÌon|,m&raUj^iK^ od a vanjia^o aly 4rui si risente. \\. pi^Q 4^n^, essere bontà d'animo senza de-. Rcatezzas ^ uoma ìytiòno vi &rà tosto il piae^ ^ebcgli domandate : un uomo dilicato farà dì più;' egli Vif risparmierà la peqa 41 domandare,, e éa^rà tenere segreto il beneficio. Vi può essere giustim Sj^nza^ delicatezza : un uomo giusto difenderà con calore i vostri diritti nel consiglio : un uomo dilicato difenderà anco le vostre convenien^ , e s' affiretterà a .spedirvi la Booi^ del felice enccesso. La delicatez^ d'animo è un misto di speciali qni^ità e'si manifesta coi caratteri di esse, ^esie .qualità sono le seguenti : ' * ' '* ' 1 • Finissima sensibilità. 1 generali Ateniesi a ' Maratona , ecc^itati dall'esempio d*ArÌ9tide , cedet- tero intero a Milziade quel comando che gionial- mmte^ed a vicenda toccava a dascuno* Milziade, acciò la vittoria che lusingavasi di conseguire non fosse cagione di rincrescimento a qualcuno de'ge- 9erali, spinse la delicatezza al segno da non dare Digitized by 390 IJnp TBKZO la faiOtagli^ che giorno ia cui gli dpparlBomirjeoinandd. «iW^^^^h-T^ % Cemdido disinteresse. Nelle cose di.seasibite vitloree boa hm^wYv^laà^fe^^^^ kk^eosa offerta e Ja cosa (zccettata. serve à misurare la' delicatez;uhi [wgìio àir^ che è t^Qto < aiaggMtr^ Jid dftlieatez» quanto è mifiore raccettazione a fronW deirofi^rta^ Neirampiezza del terreno che i Mitl- l^nesi offerserb a Pfttaco« loro cooeittadiao» la ri^' compensa'' averiò per la repubblica acquistato , non accetto egli fuorché io spazio che perocMrsa un dardo per esso lanciato. E tra ta iikunifiteàza de* doni che il console Postumio mise avanti a Marzio per ncojfj^seiaieiUo del sjao vatoré , idtro non volle il generoso romano ch0 un prigionièro col quale ebbe comune l'albergo, ed un eavallo da guerra di cui potesse natile -biittaglie ^sl^irvirsi (IV^ ... S , • i;* ■ ■' jl ' * - ' 1 , . >.'■ tZ ■ r ^ 'i ' ' • '» (I) ÀU'opposto non si vedé ombra di ^éélloiieas net ée^ guente fatto. Il sopranlcnclente delle finanze francesi BuUion , nel ^640 fece battere a Parigi i primi luigi che comparvero in JPrancia; e avendo invitato a pranzo cinque nobilissinù •signori/ fecfe postare A deueré .^6 badll' pieni di i|uesle wm, specie, e diése loro di pMnd^è quanto ne VolévatfO; Clàacun signore si gettò avidamente sopra questo nuovo fruito, ne riempì le sue tasche e fuggì colla sua preda, senza aspettar la sua carrozza, di modo che 11 soprantendente rideva di cuore dell'imbarazzo che ciascun signore mostràva eànoninando. Io vece di delioateàa qoà vedAwM^ vmssimo' interesse^ e liiffà y. IndiacSMzione, giacché ciaseano , di cosa non bisognevole , accetta quanto gli viene ofiferto e se ne carica in ragione della capacità delle sue tasche. V Ne' casi comuni V indiscrezione cr^^e a misura che è ptà '^keoìù U vafitaggiù chei'eonkBgue accettante y^ejiiù grande it danno che re$ta alt offerente» Digitized by Google 3. iVo6ite fierezza. Il tratto più hello che som- ministri la 3to];i^-)re]^tijKaiiiaate airargpmeittP^ si è il wgaeaté, se la memprìa noii m*in* gauna. Roberto, duca di Normandia, padre di Gu^ gUelmo ll^^tmgttistatore ^ trovaadasi a Xgfitif|tìDQr poli diretto per Terra Santa , erft eéldbre p# tt fiv^cità del suo spirito ^ per la sua a£fai^iUtà t, fi* WaMlÀ sd altre 'vir^^^^^ L^jQipera|M)ré ^ ^ogHo farne prova^ Io invito co' suoi nobili a pranzo nella «graiijsàla del.palazz^ iniperial^i quindi ^or^inò che tutte lè^ tavd^v é tutti gli seaniii £MSerd':bQé^patt dagli altri commensali pria deU'ajr^iì^Q de* quali prescrisse* clie nissunà A prendlésse > stero. Giunto > il duca co'suoi nobili, tutti riccar m^te vestiti,; avendo os^rvato che gli scandi erano oecopati , « die nissano rispondeva alle sue gen* . tilezze, si diresse, senza mostrare la minima sor- p^^. joè II 4iiniQiO turbamento., veysp jl'una delle estremità della sala che rimaneva vuota, si levò il mantello, lo piegò con bel garbo, lo pose sul pa- ▼imento e vi si assise sopra , nel che fa imitato dal suo seguito. Pranzò in questa posizione colle vivande cl^e gli vennero polite, dando segno d^lla . più fèrfetta soddis&zione. Finito ìi pranzo, il iw» e i suoljaobìli s' alzarono , presero congedo dalla ^mpagàrai nel moda più grasìoso ^ ed uaeiroao dalia sala colle loro giubbe , lasciando sul pavi- mento i mantelli che erano di gran valore. L'im- peratore che ^y^Va ammirato b tòro condòtta, fa sorpreso da quest^^ul)imo tratto , e spedì .upo de' suoi còrtigìani.jal sappUcare U dqcft iiA il sao. se^ guito a riprendere i loro mantelli. Andate , a dire al vostro padrone, rispose il duca, che i ]!>{ormannì « Digitized by Coogle 392 LIBRO TEBZO non usano portar via gli scanni di cui si servirono a pranzo. — "Questo rifiuto era delicato, nobile, convenevole e fiero nel tempo stesso.^ r*- vi—*--^^ "'4. Gentili sorprese. Il czar Pietro, che viag- giava in Europa per istruirsi nelle manifatture eu- . ropee , si fermò alcuni giorni a Parigi , e tra gli altri stabilimenti visitò quello della zecca. Si co- niarono molte monete alla sua presenza : una di queste essendo caduta a'suoi piedi, egli la raccolse e vi vide da un lato II suo ritratto in busto, dal- raltro una faRia appoggiata col piede sul globo, e questa leggenda : Fires acquirit eundo^ felice al- . Iasione ai viaggi ed alla gloria di Pietro il Grande. ; D( queste monete ne furono presentate a lui ed 'alla sua comitiva. Il czar non potè ritenersi dal dire : I soli francesi sono capaci di simili genti- lezze (o.*^'*;2'!!C -^..rT.'^'' Dopo d'avere^ adombrati i quattro principali elementi che caratterizzano la delicatezza dell' a- nimo, passiamo ad osservarne' qualche combina- zione. ' * \ *vV v. "v-;-* - r (I) Lo spirito vivace e la pronta sensibilità di questa na- zione rendono T uso delle sorprese gentili men raro che al- trove, anche nelle basse classi sociali. Dopo la battaglia della Marsalte, vinta da CaUnat, egli passò la notte sotto la sua tenda alla testa delle truppe» Trovavasi egli in mezzo alla gendarmerìa e dormiva inviluppato nel suo mantello. I gen- darmi, che avevan presi ai nemici 28 stendardi , immaginarono di circondarlo di quesU trofei: gli altri reggimenti portarono essi pure gli stendardi conquistali. 11 giorno comparisce : Catinai si sveglia circondato dai trofei della sua vittoria , e salutato dalie acclamazioni dell' esercito. * . r • Digitized by Google t PULttKZZA SPBGIÀLE 3d3 V%Mm Waniniù diHcata sa mggeHrìs de* vtm* sigli senza mortificare V altrui vanità y ad imitew zione di Livia , la quale gettava , per così dire , a e^w nella convèrsazione delle fdee trtlK ad Aogostò senza che egli s'accorgesse ch'ella aveva più spirito di lui. . # . Non suole offrire alta per rinfacciare penuria^ contento di mostrare la sua disposizione a chi volesse approfUtqme* Nelle poe«e d'Ossian^ men* tre Gaulo viene circondato da Svarano, Fingal s'alza ma non si dà fretta d'accorrere; egli non vude rapire a Gaulo l'onore di rimettersi e liberarsi dal nemico ; troppa sollecitudine sarebbe stata un' of- fesa alfa sua gelosa delicatézza su* questo pùnto. ' Egli sa coprire il soccorso con qualche p7 etesto plausibite^ e all'idea sì mortificante della Kmosìnà sostituisce quella d'un credito , d' un compenso, d'un' indennizzazione , d'un onorario (1). ' * (1) Eccone alcani esempi : ' ' 4, Un sigDoi»! per mr 'eampd di benefleare un aVvooatò miserabfle, ed aUonlanare dal suo animo l'idea umiliante del soccorjK), lo consultava $opra cause immagiaarie , e pagava largamente i consulti. 2. AJCcesUao visitando il suo amico Ctesibio ammalato, e vista la sua Indigenza, trovò modo di cacciargli destramente sotto II capeuftle U denarb che abbisognavagll. 5. Il signor Dubois all' epoca del terrorismo in Francia, essendo stato destituito dalia sua carica e rinchiuso in pri- ^one, il botanico (^ll^ei^t portò ciascun mese, e finché durò Uk detenzione,. alla fl^posa dell' amico detenuto^ la metà del proprio onocario , acclorcb', ella non sospettasse la desti- tuzione del marito , e non iscoigesse tutto il pericolo cui rimaneva esposto. - . • «i 394 LIBRO TEEZO . . Facendo de' benefica , egli si guarda dal ram- mentarli ^ sì perchè aspira al piacere delle belle anime , non a quello dei despoti ; sì perchè sa che la ricordanza de'beneiizi riesce gravosa al be- neficato. CiLstode deW altrui gloria y e quasi dimentico della propria y si trova infinitamente lontano dal più vile di tutti i sentimenti , F invidia , « Che d'altrui ben, quasi suo mal, si duole. » Allorché Ulisse e Diomede ritornano dal campo troiano, conducendo i cavalli di Reso e riportando le spoglie di Dolone, Ulisse, che poteva dividere col suo amico la gloria di questa spedizione, si fa un dovere di lasciargliela intera : egli racconta minutamente tutto ciò che fece Diomede, e nulla dice di se stesso. Dimenticando ch'egli ha dello spirito , sa far valere quello degli altri, ed incoraggiare il merito nascente talvolta timido, si perchè non crede che possa essere offuscata la sua gloria , sì perchè si regola coll'idea del pubblico vantaggio. Apre r animo a tutti i sentimenti che ingrana discono la natura umana , e vorrebbe pur chiu- derlo a quelli che la degradano. Egli sarebbe slato buon credente in Grecia ove si divinizzavano gli eroi , miscredente in Egitto ove si divinizzavano gli animali. Riceve con riconoscenza gli altrui avvertimenti anchè quando offendono il suo amor proprio , e ne profitta , mentre le anime piccole e grossiere ingrognano e riguardano come nemici quelli che additano loro i mezzi per divenire raigliori. Digitized by Google PULfTBZZÀ fil^EClÀLE S#S buisce a virtìt, collo scopo di ravvivarne l'imagioe e promoverne resecozione (!)• Ltmgi dal brigare sotta mano là carica del sm amico i egli è disposto a rinunziare ad una pen^ sione a vantaggio di chi la merita più di lui (2). Proporziona la riconoscenza non al beneficìoy ma air intenzione di chi V eseguì , nè crede che cessino i suoi obblighi se ìì benefattore cKvièhe sventurato. Egli è penuaso che la rottura deW amiditAa non Vautorizza a manifestare i segreti che furono affidati alla sua onoratezza, e non vuole screditare la sua causa con un tradimento, come fu detto a suo luogo. * Costretto a correggere qualcuno , egli nùn lo fa alla prssenza di estranei , e quando può ^ il fa a quattr'occhi ; sa anco condire la correzione con lodi . che animano , in vece di ricorrere a {i) Dopd Ta tn?6«n dèUa fertem di SoltneU'riainiflt, nid 4657 , ì primi soldati che entrarono nella piazza avendovi ritrovato una bellissima donna , la condussero al celebre maresciaUo di Turenne come la parie più preziosa del bol- lino. U maresciallo, fingendo di credere che essi altro scopo non s'avessero proposto che di sottrarla alla brutalità de' loro compagni, 11 colmò di lodi per si onesta condotta , fece quindi ricercare il di lei marito , e gli disse alla loro pre- senza: Voi dovete alla morigeratezza de' miei soldaU l'onore della vostra sposa. (2) Dugnay Trouin , dopo una campagna gloriosa nel 1707, ricusò una pensione che II ministro voleva dargli, ma la dimandò e V ottenne per Saint- Auban, ^uo aiutante, ciie aveva perduto una coscia nella steslsa campagna. t è Digiiizea by Google 396 jr.u.l'IBRO TERZO f4i. villanie che avviliscono. Egli procura di scemare la colpa attribuendone parte alle circostanze ; e per eccitare la voglia del ravvedimento^ ne lascia intravedere la speranza. Egli dice, per esempio : .<(. Nissuno di quelli che vi conoscono e vi stimano ') vi credeva capace di tal errore, ed io meno degli » altri. È vero che i compagni sorpresero la vo- » stra buona fede, o l'impeto della passione v'ac- » ceco, ma io sperava di più da quella perspicacia » e forza d' animo di cui ci deste tante prove , e ^> che certamente non è estinta ; in somma Y er- » rore è indegno di voi. Come mai non vi cadde » in mente che esponevate i vostri genitori alla w taccia d' avervi istillato cattive massime ? Do- » vranno essi cogliere disdoro dove speravano lode » ed onore ? I vostri amici che tentano di nascon- » dere il vostro fallo , accertano che ne sentite w profondo rammarico : Vorrete voi smentirli ? » Dovrò io accertarli che s' ingannano ? >^ ecc. Vuomo dilicato^ nelle contese co^nemici sdegna le vie segrete , le quali , essendo favorevoli alla calunnia e alla frode , sono preferite dalle anime vili (1). Non abusa della vittoria^ perchè non v'è me- rito neW abusar del potere^ e v' è viltà nell'in- sidtare i cadaveri (2). li ■■ (1) ISon frmvde ncque occuUis^ sed palam et armatum populiim romanum hostes suos vlcisci , diceva Io stesso Tiberio. (2) Achille, che fu da Omero divinizzato , insulta Ettore moribondo, e gli protesta che, in vece d onorata sepoltura , Io farà pasto de' cani. Dopo che Achille ha attaccato egli Digitized by Google i /V fl sentimento della vendetta confondendoci coi bruti, egli si sforza sempre di reprimerlo, perché, ^ .ogniqualvolta il può, vuole distinguersi da essi. Egli tenta quindi di soggiogare il nemico più ^ colla generosità che colla /orsa i' pffl '<H)f menti nobili che con atti freddamente feroci ; é . neri può reprimere il sorriso dello sprezzo alla vista di chi aspira alla gloria del carnefitcefi — r S varano nelle poesie d'Ossian è vinto da Fingal: ^ la condotta e i discorsi di questo , l' artifizio cgrtV cui s'insinua nell'animo del suo nemico, sono e-r qualmente ammirabili. « Poteva Svarano esser esa- cerbato verso di Fingal per quattro motivi : per ' » l'inimicizia nazionale degli Scozzesi e dei Da-.., ;»~'nesi; per l'inimicizia personale tra lui e fingal » per la vergogna della sua sconfitta; e per desi- derio di risarcirsi. Fingal prende a superare tutti -^^ 0» unesìi ostacoli colla nobiltà de' suoi sentimenti./ ^» Comincia dal primo, e mostra che le guerre delle loro famiglie non venivano da un odio ereditario, » ma da una gara di gloria , e che anzi esse da » principio erano amiche e congiunte. Passa indi » ad allontanargli dall'animo l'idea della vergogna, * ch'era il punto più delicato e più necessario ; e .» f^ì\iì grande elogio del valore di Svarano, |n- * • V '■■r-^ . -'^-^ slesso il cadavere d'Ellorc al suo carro, dopo die Io ha strascinalo tra i sassi e il fango, sferzando a più non posso .1 suoi cavalli^ dopo che ne ha fatto il più feroce strazio , il poeta viene a dirci' » Ch'ei non è ^lollo, nò villan, né iniquo il suo eroe 1 1 ! ; * j^v, • • • ^ 198. v -f LIBRO TEfìZO"*^ ^'"f/^ ^.)) dicando che nel suo spirito egli non ha perduto V^Al^iuUa dell'antica sua gloria. La lode non è mai \ « più lusinghiera quanto in bocca d'un nemico, i ^ f Riconfortalo l'amor proprio di Svaranp con que- •:^.filo calmante, Fingal mette in uso ì modi più *^ >> blandi. Lo chiama delicatanriente fratello d'Aga- nadeca , per destar in lui Sentimenti teneri ed amichevoli coll'imagine d una sorella amala non ij^rjf^^^no da lui che da Fingal. Mostra che sin dal ^ » tempo di quella, egli avea concepita molta pro- )) pensione per lui, e gli rammemora la prova sen- /^h sibile che glie ne diede in quella occasione. Con • > ciò égli induce Svarano a vergognarsi di con- . .^^^seryar odio e rahcore con una persona che già ;s;3i;:da gran tempo 1* avea provocato in affetto e in ..p benevolenza. Finalmente mette in opera un tratto di generosità singolare che doveva espugnare l'a- .:;t4.oimo il più indomabile. Svarano era vinto : Fin- gal era padrone della sua vita e della sua libertà. • >»^« questi si scorda della sua vittoria ? suppone ^,>) (:he Svarano sia libero come innanzi la battaglia, jfc)»/^- propone, per soddisfarlo, un nuovo cimento personale, come se il passato non dovesse deci- -jf^' dere. Svarano non è un nemico vinto , ma un ospite nobile a cui si desidera di far onore^ A ;d tanta generosità Svarano s'ingentilisce, e la sua V ferocia si va cambiando in grandezza (1). » - (I) « Svaran , disse Fìnga], nelle mie vene » Scorre il tuo sangue : le famiglie nostre , » Sitibonde d*onor , vaghe di pugne , jj w Più volle s*aCfronlàr, ma più volte anco - ♦ I • • , Digitized by Googl^ .1 CAPO SETTIMO. . ^^{ i^ ^ •^ W^iti n^^l^ cqnv.ersa:;>ioni . § 1. Cohcorrenza superiore alla capacità " . y'^^ : 'del locale, ' *JL. ' \ * ' j I • < Invitare più persone dl qiiel che possa compreu dere il locale , è invitarle ad essere soffocate dal ^ (ialore , a restare in piedi con sommo disagio , a i non i^ssere servite se h<innQ^ sete , ecc. Quest'\jsQ * .'X Festeggiarono fnsiéme , e Tona hU' altta . ' * . W " • V i • ^^"^^ ospitai cortese dono. ^^^À ^ '^l^^j^ Ti rasserena dunque , e tiel tuo voltò' - '^f » .f^-V ^' » Splenda letizia, e alla piacevol arpa-' ^ ^ ^ ^'^'^ »^ Apri rorecchio e '1 cor. Terribil fosti ^ ^ iij » Qual tempesta, o guerrier ; de' flutU tuoi ' . i> Tu sgorgasti valor; l'alta tua voce » Quella valea di mille duci e mille. • » 'Sciogli doman le biancheggianli velCj;' 'Pt^lu^'^w Fratel d* Aganadeca ; ella sovente •* ^ » Viene all'anima mia per lei dogliosà ' /J^ ' n Qual sole in* sul merìggio: io mi rammento »> Quelle lagrime lue ; vidi il tuo pianto » Nelle sale di Starno , e la mia spada ^ ^ , -òt^ » Ti rispettò mentr' io volgeala a tondo • - « Rosseggiante di sangue , e colmi avea » Gli occhi di pianto, e '1 cor ruggìa di sdegnò^J ^ »> Che se pago non sei , scegli e combatti : \x ' » Quell'aringo d'onor, che i padri tuoi ' ^ »> Diero a Tremmor, l'avrai da me : gioioso ...^ (; » Vo' che tu parta , e rinomato e chiaro " ^ . ■ Siccome Sol che al tramontar sfavilla, n 400 ' LIBRO TEBZO ^ ; ; \ regna in Inghilterra ne' così detti routs 0 grandi conversazioni. — Una signora sceglie una giornata ^ . " in cui terrà un rout. Ella spedisce de'biglietti d'in-;. , - .-^vìto a più centinaia di persone, non perchè sono suoi parenti , suoi amici , suoi conoscenti, ma per^, chè le ha vedute, e. perchè la loro presenza acqui» • • sterà credito alla sua assemblea. , . « . .un vano * » Secreto genio femminil che gode >» Di un numero maggior, non sceglie i buoni, Ma tutti accoglie, e popolando }l foco* . * •. V» D'un incomodo stuol , cresce la turba -1) Minorando li piacer ». f. Pria delle 11 ore della sera ( il clie si chiama il momento dell'alta marea )^ la casa brulica di persone d'ogni rango e d'ogni sesso. Si pongono \ i tavolini da giuoco in tutti gli angoli della casay e tanti in ciascuno quanti ifc può contenere , la- , sciando appena spazio bastante onde i giocatori possano passare o sedersi. Il caffè, il tè, la limo* nèa circolano negli appartamenti. ^ La confusione è la vera essenza d'un rout. Una dama che tiene queste assemblee non consulta la capacità delle sue sale , ma la lista delle persone .. di buon tuono. Elia invita sempre più persone di quel che possa ricevere ; ella si compiace degl'in* convenienti della stanchezza, del rumore, del ca- lore con tanta soddisfazione, con quanta un attore ' ascolta i gridi e il fracasso degli spettatori che assistono ad una scenica rappresentazione destinata a suo beneficio. Gli sbagli de' servi, la perdita di qualche gioiello, le ripetute esclamazioni buon Diot Digitized by Google PrUTEZZA SPECIALE 401 come fa caldo! sono vicino a svenire! riescono estremamente piacevoli alla padrona di casa. Non manca nulla alla sua felicità s'ella viene a sapere \ che v'ha tumulto nella strada, che I servi d'alcuni Pari si sono battuti^ che de' cocchi si sono spez- zaiì j e che qualcuno della compagnia è stato de-- rubato alla porta ecc. ; giacché tutti questi acci- / denti romoreggiando per la città porteranno il nome di madama da una estremità all'altra. Il giuoco è il solo piacere che vi si trovi : delle perdite considerabili procurano rinomanza ad un róut , e se un giovine erede vi resta rovinato , la celebrità della casa è sicura per sempre. Talvolta si .danza nei rowte , e il ballo è seguito da un^|;,^^ ^ gran cena; ma vi manca sempre ciò che fa la de^** \.' lizia della danza, la grazia e l'allegrezza. ^* , ' ; Il locale destinato ad una conversazione è semM ' pre difettoso quando i concorrenti , atteso la situa-^ . *\ 1 zione de' canapè, non possono unirsi in linea ciri ^ colare, o stare a fronte gli uni degli altri. Allorché restano seduti in linea retta da una sola banda, la ^ ' 4 conversazione si spezza, e da generale diviene pa^^ ; tìcolare., il che va soggetto a più inconvenienti^ come vede nel seguente paragrafar l^.^ § 2. Conversa&ioìie particolare sostituita v.'^T alla conversazione generale. > * * La conversazione è gehèVatè allorché ciascuno defili astantì vi contribuisce come attore o spettatore; ; La conversazione é particolare quando gli astanti * si dividono in più crocchi, stranieri^ per così dire, j gli uni agli altrii benché riuniti nella stessa stanza. / ' i I* • ti-. ■ Dìni^s^d hv Google %#» ..... : 402 : r .; \' LIBBO TERZO : " Supponiamo, a cagione d'esempio, una conver- , , sazione di dodici persone ; è facile cosa Io scor- 1 . gere che se esse restano unite in un solo crocchio ' ! ' conseguiranno maggior effetto con minore sforzo; dì quello che se in quattro si dividessero. ; . . Infatti nel caso per intrattenere dodici per-*- sone ne basta una ; nel 2.o per intrattenere dodici ■ persone se ne richieggono tre. !' Nel 1.^ caso una celia fa ridere dodici persone;* I • ^ ngl2.« s'arresta nel circolo di quattro. V /Allorché la conversazioni è generale , un'idea vera ma inesalta annunziata da un'individuo, viene 5 rettificata da un secondo, commentata da un terzo, • , ' dimostrata da un quarto, ecc. , sicché alla fine del discorso si ha per prodotto una verità lampante. / All'opposto separate in quattro crocchi questi' contribuenti , e vedrete che in vece di quella verità penduta comune a dodici teste, restano in ciascuna ' delle semi-idee, delle nozioni inconc^Iudenti , delle \ notizie qui inesatte, là false, e dalle quali nulla si può dedurre. Succede nella produzione del piacere • nelle conversazioni ciò che succede nella produ- ' . ^lone delle ricchezze neìragricoltura o nelle arti : Pietro possedè l'aratro. Paolo i buoi, Giovanni ra))llitó tì' arare ; se questi individui s'associano, ^ Taratura $\ leffetliia, non si effettua se restano di- : sgiunti. Allorché dunque qualcuno trae a se due o tra / astanti , commette una specie di furto verso gli altri, poiché li priva del piacere che produrreb- bero in essi le persone spiritose e gioviali ch'egli ' bà rapito. Egli stesso debb'essere riguardato come ^ un disertore od un contribuente moróso. ^ . ^ ^ . l y Google . PULITEZZA SPECULA 403 È un fatto dimostrato dall' esperienza , che le scosse sensibili s'accrescono comunicandosi, atteso la forza sussidiaria che loro presta l'immaginazione degli astanti ; quindi una celia che fa ridere quat- tro persone in un grado come quattro , ne fa ri- dere dodici in un grado come cinque o sei.. Inoltre, se assistono dodici persone al discorso del parlante, con maggior cura ed attenzione egli svolgerà le sue idee^ di quello che se assistessero quattro solamente.^ * i Allorché la conversazione è generale, un fatto qualunque, esposto da chi parla, va ad agitare dodici immaginazioni, nelle quali sì trovano asso- ciati altri fatti e diversi in ciascuna; dunque si deve sperare maggior movimento nelle idee che alimentano la conversazione e maggior varietà. ' Se in vece di dodici persone (numero preso per ipotesi), gli astanti fossero di più, i crocchi a parte sarebbero meno condannevoli; giacché ammettendo gli accennati vantaggi della conversazione generale, bisogna anche ammettere che in molti la voglia di parlare è vivissima : e che questa meno nella conversazione generale resta soddisfatta , che ne' , crocchi parziali. D'altra parte, quando la conVfet-^ sazione è troppo numerosa, scema in alcuni l'al- legrezza, perchè scema la confidenza. È cosa rara che la conversazione resti generale, i allorché in dodici concorrenti si trova più d' una donna; giacché ciascuna diviene centro particolare, intorno al quale parte degli astanti naturalmente si unisce. Ho detto è cosa rara , poiché non é cer- tamente impossibile che una speciale gentilezza nelle donne si sforzi di prevenire la divisione. V * \ % Z /parlare motti insieme^ ' « • V v ' ^ IMa lsto^^ idi tàiite : ^ . ' »,'Vòcr distordf e gareggianti iiisiéme - ' - • » Pur, ua senso accoppiar? Tutti ad un tén^o ; » VoglioB la boeèa aprire' é n^n^ i-^/^ ^ " » Affastelfano insieme. Quanti argomenti- • . 9 Ad ua sol puQtot AKri di cuCQe ed. «tiri «failli ragiona: Qui ài iMe;; - ''^^^^^^^^ ■ ^ » Là ^si contrasta^ e la quisti^ja si . cribra ' r-^» Con oàikktò ttpljcàre altertm ' v vf . r" ^ Di sì e dì no. Di trenta voci acutaV/f -^ '^ r »^ Stridule,, rauche , reboanti e gravi, ; '^^ * ^ V DIssoiiaQti tra ior odi lin eóiifiise : . ì ». Frastuono ingrato di parole e d'^rK , ' .1» fìi. tumulto e di «tiMa^^nde Jà T^ta * ; Concava echeggia e riinbombahdò à&sorda , » Là civile modestia ed il , buon senso i^ v / y> Lèi ift'iifi àngolo stringono le labbta , J ; » E Storditi ai tarano gli wecchl ». /^^^^^ "^^^ f^iimando ii^Iti^fBirJdiio Jnsiemip i Yh9^wf»à' d'M^ . gara per superarsi a yieè(ida, «.tpro^\irii^^^ 4'a8sor49tffe:^gli ^istanti^ > A > ? ' ^ • :ì * / . Ili alcuni SI uniscono tré _d[i|etti ' , 1 . La sfnania, di int^rrpmp^e glt alt^i^ ; . «jlk X'impazkiDza di seiitìr Hiténrétii .m stessi ; ' a. La pretensione che gli alJLrì uoa siano 4istratti> «lontre es^i li aiuioiaiiò. > > ^ : Allorebò iiHrfli parlano insieme . * ' L Si . stancano i iK>liuoni f gli iBSofi^ d0' par-! istori'}'- V. \ ^ V • - t'O'V. \- I Digitized by Google ^tiilXEZZA SP£GIÀL£ 405 &i annoiano gii astanti con un fraatiMno in*- intelligibile; 8. Si è costretti a ripetere più volte la stessa cosa; 4. Si afferrano male le idee altrui : , ■< ' 5.. Si oonsuma tempo e fasica a combattere delie eliimére. Siccome poi si parla per piacere o istruire, non j)er fajr pompa, 4i cognizioni» quindi allorché Tal- trui impazienza ci interrompe, è miglior consiglio lasciarle libero il campo, e tacere, di quello che battere inutilmente gli orecchi di chi non vuole ascoltarci CO* (1) L*imp^iua e la vivacità che domìDano mi carattere della Jiazlone francese r assoggettanó al difetU accenùaU: mi testo. Cornino^, riportaiado B Trattato di Vercelli segnato ft 40 oUobi^ 4495 tra Carlo Vili e gli Ualiani , osserva come un tratto caratteristico dello spirito francese la suania di pae- lare , per. cui molte («rsone parlando insieme ed alzando a vicenda la voce ^ nesaùna é realmen^ inte^. AH* opposto , egli aggiunge, degli Italiani nessuno parlava, 'ftioréhè il duca . Lodovico , il quale perciò diceva ai francesi : Gii I ad uno ad uno. le memorie dell* Accademia francese hanno conservato per IradlikHQé no moUirdI If^ miran, R quale ,/oireso: piò d'ogni aHeo dell'aeeennato difetto, disse un giorno seriamente a' suoi confratelli: Signori, io vi propongo di decretare che non parleranno qui più di quattro persone Insieme \ forse così riusciremo ad intenderci 1 ! * ' Un francese diceva a numel, vescovo di SaUsboiy/ oMe il fàesi eei^Uisini eea stola cosa' molto merìtosia per cjH'Imglfeaf)^ non potendo essi die difficilmente rinunziare ad un pezxo di manzo. Al che iiurnet mpo.se : Non è men. meritoria per voi altfi francesi, atteso la legge del silenzio. . , 23* « y .i^co L.y Google 406 Liftfiò Tmo § 4. Allegrezza clamorosa. Un grado moderato di sale rende lè vivande gradite a tutti'! palati : i gradi' maggiori , 1 quali non riescono piacevoli che a poeliissimi, estinguono Tappetito negli altri* L'allegrezza moderata nelle conversazioni passa facilmente d' animo In animo > ed è accolta con lieta fronte da tutti. L'allegrezza clamorosa si co- munica a pochi, e spesso muore sul labbro di chi Tolle eccitarla* Del quale fenomeno tre sono le cagioni. 1 . I caratteri freddi non essendo suscettivi d'aU legrezza clamorosa , s'armano contro di essa e le oppongono la reazione deirindifferenza. ' 2.<> allegrezza clamorosa dipendendo/ da un ino4o particolare dì vedere le cose, alquanto strano, 6 spesso* da ^ccolezza di spirito , i ^'arett^ ragio* nevoli e sensati non possono approvarla. • ' 3« L'jiUegrezza moderata più facilmente che la clamorosa si coniiunica agli ^stariti , perchè dista meno dallo stato abituale degli spiriti. Qualunque sieaa te dause deli' accennale fono* meno , egli è fuori di dtfbbio che se V allegrezza moderata fopienta ta conversazione, l'allegrezza clamorosa tènde ad estinguerla, e la cosa non può ^essere altrimenti; infatti, • . U Durairte lo scoppio dfille risa smodate ma potendosi comunicare agli animi i moti d' un aU legrezza piti mite, tutti quelli che non. parteoi|iane aHe prime , si veggono 'ditfraudaft de' secondi ; quindi mentre alcuni ridono a piena gofà, restano Digitized by Google PULITKZZI SPECIALE 407 gli altri atteggiati a sprezzo o sbadigliano ; essi pro- vano quell'ingrata sensazione che prova chi attento al dolce suono dell'arpa viene im;«rovvisainente as- sordato dal rumore delle campane. , 2. Dopo lo scoppio di risa smodate succede una serietà agghiacciata, come dopo un fuoco d'artifizio ci sembra T oscurità più profonda. Un'allegrezza clamorosa ci balza improvvisamente fuori di strada, e , per così dire , sopra un'eminenza , ove non sap- piamo d' onde siamo venuti , nè dove dobbiamo andare ; da ciò poi la serietà, il silenzio, qualche esclamazione, e la difficoltà di riprendere il filo di ameni discorsi. L' allegrezza clamorosa non comunicandosi agii altri, ed assai pochi essendo capaci di rianimarla, quegli che la eccita si trova nella necessità di farne tutta la spesa ; quindi se vuole restare sulla scena è costretto a rappresentare il personaggio del, buffone. ». . L' allegrezza moderata , figlia d' una buona co- scienza , animata da un' immaginazione ridente , trova facilmente motivi d'innocente trastullo e di- gnitoso sorriso nelle scene morali esposte dalla pag« 343 - 350. /4 L'allegrezza clamorosa, figlia talvolta dello stra- vizzo, talvolta d'un immaginazione irregolare, per lo più d'una sensibilità ottusa e piccolezza di spi- • rito, quasi sempre accompagnata dalla sgarbatezza, trova pascolo nella goffa derisione degli astanti o degli assenti, e nella rappresentazione d'atti sgua- iati , plebei , vHlanì. Google 408 UBBo leazo § 5. Loquacità eccessiva. La conversazione è come un' azienda^ commer* ciale ; ciascuno dee pèrvi il suo caratlo^ e ciascuno partecipare al prodotto. I^'uomo che tace sempre in una conversazione « è uomo che vuole essere a parte del prodotto senza essere carattista. ' L^uomo che parla sempre è* un jearattista che vuole tutti i prodotti deirazienda. In generale nelle conversazioal ciascuno ama meglio spacciare la propria mercanzia di quello che acquistare V altrui ; e , in vece di formarsi giusta idea degli altri , aspira a darla di sé stesso: Agitati dalla smania di parlare, non pochi bra- mano di comparire sempre alla tribuna , senza vo- lerne mai discendere : quindi vi tengono discorso su di tutto , d' un libro nuovo dopo la. lettura di quattro ò cinque pagine a salti , d*una nuova mac* china dopo d'averne veduto un pezzo, d*un quadro dopo d'averne ammirata là cornice ccCm e decidono e sentenziano senza interruzione, simili al giudice d'Aristofane, che, chiuso in casa dai parenti^ vuole almeno dar sentenza tra due cani (I)* (I) Il Go7.2i fa il seguente carattere dell'imperlerrito par* latore. < « SIgpor jS. N. y a penai la algaoria; vostra «ente un cct- » stailo, un luteo, o un ebfeo a oomlnclaM uara^hmar » mento, eh' ella si scaglia ìà^ e glielo rompe a mezzo col » dire : La non é così : io so l' ordine delle cose , e ve la D iUcò lo ; e dàlie dàlie dàlie, non la finite più , tornando Digitized by Google PUUXBZZà S^UU 409 Gir irteoiiTenienti a coi va incontro uu uomo che paria troppo, sono i seguenti: • molte volle da capo, con molle cosette di mezzo, clje sono » uno sfinimento, come sono, per esempio, que'vostri colori » r^ttorici : E dov' era io oca? Ah sì. E» toeno due passi « indietro: e la fu da rìdere, e verbi^eazlai ecceleira, tanto • ohe mm lasciate più tirare il fiato a* poveri drcaslanti. • Così quando avele assassinali e ammazzati ì primi a uno » a uno, eccovi a volar via di là in qualche cerchio d'amici « -o di patenti, clie cagionana de'fatU lorO| e piombate sopra » que* povereUi come un uccello di rapina, sbaragUandogliì » e facendogli andare qua e colà per paura della furia vostra. » M' ha dello un certo maestro, che qualche volta andate al » suo collegio, e che, appena entratovi, stornate i discepoli n dallo studio, e i maestri dall' insegnare , parlando di dot* • tftoe , di scienze-, d'armeggiare , di salière U cavallo, e di » tutto quelló che volete e potete , si che nessuno si può « salvare dalla furia vostra. Se un pover* uomo prende U- » cenza da voi per andare a casa sua , e voi subito volete » accompagnarlo per forza come se foste V ombra di lui , petseguitandoto fino In sali' nscìo e sulle scale, e nette » stante ancoia. Se per caso si narra qualche novella per la » citt;i , voi slète come, ma rondine , ora qua , ora colà a » dirla e ridirla a tulli quanti. Nè giova punto eh' altri vi • iaficìsL intendere che la sa: perche voi volete cominciarla » a dispetto di ttUU, aggMtigendevi anche Im proemio. Par- li late di predicatori, dlmiàinoranenli, di battaglie, del vostro » servo, e delle fmestre di casa vostra con tanfo tedio di chi » v'ascolta , che , appena avele favellato , Tuno si dimentica • tutto, Taibro sbadiglia sonniferando , e c'è chi vi pianta là » nel meo» Aet ragionamehto. Siccliò se vi trovato con uno » ch*ahliis '4a sedere .a un magistnito , a una predica, a » mensa, a una commedia, siete cagione che slede mezz'ora A dopo il bisogno alla sua faccenda. E credo che piuttosto » vi contentereste di morire, che di non superare il cicala- t' mento delle gasze, de' pi^papHii delle rondini, e di quanto Digitized by , 4Ìd IMBO TBBXO 1 . Egli affatica i suoi polmoni ; 8. É spesso costrétto a ripetere^ le stesse cose il che cagiona noia agli altri e svela i limiti del suo «pirUo ; . . 3. S'espone a dire degli spropositi vc^ndo par^ . tare di cose che non gli sono familiari^, e dimostra di non saperne alenna , giacché quelli che sisinno una cosa bene si astengono dal parlare di quelle che ignorano (1) ; ' 4. Offende quelli che vorrebbero parlare in vece di lui (2> ; ^ ^ « bestie Gidiio, schiamaizo. Oh |^ é puie un eraii peccato » a non aver (ante gole quante canne hd l'organo, da poter »» cavar fuori le parole da tutte 1 Basta cbe siete i^unto a Il tale, che non v* Imporla più che ciascheduno si fugga da » vqL cpme da un can guasto, e cbe fino i fanciulli di casa » vostra si ridano di voi : petcliè- quando la sera il sónno » comincia ad aggravarli , vi pregano a contar lo;*o qualche i) cosa per dormire più presto. • (1) Saggio e cauto ad un tempo j e spesse. voHe Timido un poco , lentanijenle sffgno . . Dà di stia decisloa uom che ben vede , E in brevi detti ognor spiegarsi agogna^ Clii ragiona a proposito , di rado , S'allarga ragioiUMiKlo > ma la folle . ^. SupecUa ) che a scloe&bezza si cong^mge Si diffonde In loquela ^ e s^gue solo , I. suoi fantasmi ^ e a sè paria e risponde. (2) « E alcuni altri tanta ingordigia hanno di parlare , che » non lascian dire altrui. E come noi veggiamo taUolki su » per r aie de* contadini X un pollo torre la spLca di becco % atf allvo; ^^osl cavano costoro i EagtonaoieiiU di bocca a . colui. che li cominciò , e dicono essi.. E sicuramente che » eglino fanno venir voglia altrui d'azzuffarsi con esso loro. Digitized by Google 5, Rende gli altri più severi nel giudicarlo ; \ 6. Impedire la diffusione di idee migliori delle sue ; ?• Svela talvolta, per procurare alimento al dì- scorso, ^11 altrui segreti ; quindi si mostra indegno e si "pfwù deirallrui confidenza; * 8. Dimentica spesso la convenienza , non ha ri- guardo al caratterie delle persone con cui i^rla , al luogo In cui si trova » alla situazione degli animi. Per concentrare in sò viémmargiormente gli altrui sguardi , balza in piedi (1) , molti gesti facendo colle mani e col capo ; e se qualcuno ardisce non di t»orre in dubbio la di lui infallibiUtà, che verar mente la sarebbe un'impertinenza senzjj pari , nia » perciocché «e tu guardi bene , ninna cosa muove Y uomo 9 piuttosto ad ira, die quando d' improvviso gli è guasta la » sua . voglia e U suo piacere , eziandio minimo ; siccome » (|umd0 i^ avrai aperto la bocca per isbadii^re, e alcuno !>' té la Cura con' mano , ò quando tu liai alzato il braccio « per trarre fa pietra, e egli l' è sùliitamente tenutò da colui , » che V è di dietro. » ' - (I) Ecco l'origine del pedanlimo: quegli è pedante che, s(M*gendo io .piedi ed alzando una voce magnale e dura » detta le sue opinioni e pronuncia l& sue sentenze eoi tuono che adopera il maestro di scuola co' suoi scolari. Pedantìfimo si dice anche rusò troppo frequente e inop- portuno delle,, cognizioni tecniche pella conversazione ordi- iiìarte , e la- presunzione ebe ravvisa in esse importanza ec- cedènte ; quindi i seni-détll Geminano ^ppertutlo H lor6 .falso sapere , allegano Platone e S. Tommteo in eosii ebe ai accertarle ba«ta Tasserzione d'un facchino. Pedantismo finalmente s'appella un' eccessiva severità ed uu^ndeféssa affettazione nella scelta delie parole e delle frasL Digitized by solo di fargli qualche obbiezione , esso gli volta gentilmente le spalle sorridendo tra sè dell'altrui dabbenaggine , o gli risponde alla maniera della Pitia^ la quale furiosa mostravasi allorché non sa- peva come sottrarsi ad una dimanda importuna. Questi eterni parlatori , per lo più teste super- ficiali, e talvolta prive dì senso comune, affettano di sapere ciò che non sanno, d'intendere ciò che è superiore alle loro cognizioni , di possedere ciò che loro realmente manca. Si tratta egli d'una notizia? essi la sapevano ; — d'una scienza? Thanno studiata ; — d'un fatto straordinario ? ne sono stati testimoni ; — d' un giuoco ? i' hanno insegnato al loro nonno , ecc. : e per voglia di comparire i- strutti , allontanano da essi l'istruzione. « Chi ha poco senno e dovrìa starsi ignoto, )• Vuol far tutte le carte in compagnia : » In simile maniera un carro vuoto ' )' Fa il fracasso più grande per la via ». ' La loquacità presuntuosa de'giovani è una con- seguenza necessaria , ' 1. Della vanità generale comune a tutti gli uo- mini ; 2. Dell'educazione particolare, supposta scienti- fica, e veramente insensata che ne'prim'annì della loro giovinezza ricevettero. Siccome ciascuno procura di mostrare ricchezza collo sfoggio degli abiti , così molti procurano di . mostrare spirito collo sfoggio delle cognizioni. Essi crederebbero d'aver perduto tempo e fatica se apris- sero la bocca senza aver detto qualche cosa spiri- t,.cT Volendo presentare tratti ingegnosi e supe« .Ce . PULITEZZA SPKCULK 413 ^ rare T altrui aspettazione^ fanno degli sforzi che tormentano gli astanti, e ad essi fruttano ridicolo. ''^ * . { ' « Presumer vanto di sagacé, arguto, . .» E senza aver punto di sale in zucca , . Imprudente mostrarsi e linguacciuto v. Rendere eunuco V intelletto e feconda V imma- ginazione ^ tale era il problema che si propóne- \ vano grinstitutori nello scorso secolo. Un sonet- , tino, una canzoncina, un po' di latino, uno sche-T* letro cronologico detto storia, un elenco dei nomi ' delie città e de'fiumi, chiamato geografìa, ecc., in • somma parole e poi parole, e non mai cose, èò*v,.^. stituivano il capitale intellettuale , l'immenso fo- gliame sen?a frutti che i giovani compravano s caro prezzo. Abituati ad accettare parole senza ' conoscerne il significato. nelle prime scuole, accet- tarono parole in filosofia senza corrispondenti idee; ; fi pronunciando^ per es., le parole mistiche di Kant, \ credetterjo di essersi innoltrati nella scienza del- <; l'uomo; e così dite di tanti altri sistemi cui la^ sola magìa delle parole e Tabitudine di ammetterle r'^ ' senza esame acquistarono rinomanza. Quindi le conversazioni brulicarono di cianciarelli , che, es- . - sendo verbosi, credevano d'essere eloquenti, e sol- ' ' leticando l'orecchio , di persuadere si lusingarono e d' istruire };*^'> ^''JtM^^::'^ ;^^^ , « Ma fatai cosa eli' è ch'ove più abbond)a • ^ » Un bel parlare , ivi la specie umana y f^iJ^ ^* p Sia seccatrice almen quaut' è faconda (I) .** (I) ti dono di parlare con facilità e prontezza è cosa ' . ; } pregevolissima , e. non può essere Irascui'alo doq da chi - \3' . Digitized by Google , 414 ' tIBBO TEBZO> >^ •* . Pìtagorà , ìper^ reprìmere ne* giovani I ' eccessrvà'^ loquacità, esigeva da' suoi discepoli un assoluto. . silenzio ne' cinque primi anni delle sue lezioni; il che era spingere le cose all' estremo opposto , e spezzare il ramo per raddrizzarlo. Più saggia Tao- tìca cavalleria diceva a' suoi seguaci : Siate semjore rultimo a parlare in mezzo agli uomini che vi, superano in età^ e il primo a battervi alla guerra. Non arrogarti dunque il diritto d'eterno parla- tore , ma « Solo i tuoi detti nel comun discorso » Ifitreccia a tempo, e in un civile e cauto » Le tue parole e il tuo silenzio alterna. >♦ Colui che- si finge dotato di cogm*zioni che non ha , perdi» ì| , diritto d' essere creduto negli affari sociali. , ; ^ ^ . : - _ . . ^•)\ ' Volendo mostrare troppo spirito, si resta caricati di tutto il peso della conversazione, e si perdé in • affetto ciò che si acquista in ammirazione ; gidoo ^ ignora che, per convìncere lò spirilo, spesso é forza sedurre le passioni che gli fan siepe: ma questo dono per se stesso ilion è sicuro indizio di profondo pensare. Parecchi buoni spiriti non riescono a svolgere le loro idee fuorché col mezzo . della meditazione; ed è stato osservato che gli scrittori di professione non sono quelli che brillano di più ne' crocchi sociali. Ne' discorsi di Rousseau neppur V ombra scorgevasi di quello stile che ne' suoi scritti si ammira. Nicole , uno de' primi scrittori del XVn secolo, stancava quelli che Tascol- tavano; perciò egli diceva del sig. Treville, U quale parlava . con facilità : Egli mi batte rulla camera : ma egli non è g^cora in fondo deHa^caìa eh* io V ho confuso, t Digitized by Google PULITSM A SPECIALE 4t&l chè, generalmente parlando, gli uomini non amanq ' quelli che li offuscano. > -^pm > ^Allorché non avete argomento interessante da . proporre, la civillà vuole che vi astenìate dal par* lare, in vece di mettere alla tortura l'altrui pa- zienza con puerili e non gradite scempiaggini. Perciò r abate S. Pierre , il quale non discorreva gran fatto nella conversazione , non per sterilità nè per disprezzo, ma per tema d'infastidire i suoi ascoltanti, diceva : Quando io scrivo, nissuno è ob- bligato a leggermi ; ma quelli ch'io vorrei costrin- gere ad ascoltarmi si darebbero la pena dì farne almeno le viste, ed io la risparmio loro per quanto, posso. Inoltre chi vuol parlare di ciò che non in- tende , al quasi certo rischio si espone di guada- gnarsi il titolo d'ignorante. Quindi l'abate Choisj', il quale non era dotto, ma lontanissimo dal volerlo comparire , scrivendo ad un suo amico sulle sue conversazioni o sul suo silenzio coi dotti missio-*. narii che nella sua ambascerìa egli aveva ritrovati a Siam , si esprime così.ii^^ Io occupo un posto » d' ascoltante nelle loro assemblee , e mi servo . » . sempre del vostro metodo : una gran modestia » e nissun prurìto di parlare. Quando la palla mi » viene naturalmente , e ch'io mi sento istrutto a fondo della cosa di cui si tratta, allora mi lascio »v forzare, e parlo piano, modesto egualmente nei D fono della voce che nelle espressioni. Questo metodo fa un effetto mirabile, e sovente, quando » non apro bocca , si crede ch'io non voglia par- li lare, mentre la vera ragione del mio silenzio si è un'ignoranza profonda ch'egli è pur bene di ». nascondere agli occhi altrui. » . . ,i , Google jUt^, Ì > ,LIBBO TEBZO tjttl^ ^ V ' Da qiiesta modesta confessione, soggiunge d^A^^. lembert , si raccoglie che l'abate Choisy non ras- somigliava certi ciarlieri, i quali, presi dalla manìa di parlare di quanto ignorano , meriterebbero la risposta che un artista greco fece nel suo labora- . . torio ai ridicoli sragionamenti d'un dilettante:,. Guardatevi dal farvi sentire da' miei scolari. *^ Infatti parlano costoro con leggerezza tale, che spesso l'uomo pulito si astiene dal far loro un'ob* i biezione per tema di vederli ammutolire. 45 ; ' * I chiacchieroni si fanno tacere col non dar . retta ai loro discorsi, come appunto un suonator di violino ferma i danzatori cessando di sonare. » ' ♦ 6. Co?itimcazione dello stesso argomento. ; La loquacità eccessiva è un difetto che i mora- . listi sogliono rimproverare al bel sesso. \ y\ ' Quindi essi dicono, che mostrare molto spirito * colle donne non è il miglior mezzo per conciliarsi, , , il loro animo. Una dama d'alto tono che si era; I ' , scelto per amico un giovine di beli' aspetto e di ' • ^ molto spirito , gli disse un giorno che poteva ri- i tirarsi, perchè ella non amava le persone che par^ lavano troppo. . vFin dal pergamo fu rimproverato alle donne ' • . - l'accennato difetto : un predicatore parlando avanti I UA consesso dì monache nel giorno di Pasqua/ I diede loro ad intendere che Cristo risuscitato coin- ' parve alle donne prima che ai discépoli , acciò la nuova della sua risurrezione più rapidamente si diffondesse. i 11 suddetto difetta potrebbe essere confermato } dall'uso delle donne negre della riviera. di Qs^m- d by CiOOglej tot. le ^uaH essendo applio^tisshne ai labori ; glioBO , a fina ^'^fitace hi maldicdiusa 0 i diseoiti inutili , empirsi la bocca d'acqua mentre lavorano.. La leqoacità dette, domiet seoondo che io ne giu« dieé, a due Ani d^lta fimportanzia* éorridi^nde. L'uno si è che, essendo é$$e. te prime educa-^ triei éé faneiiilll') detona esiereltttfe te fero .tenere^ orecchie con un cicaleccio continuo, e imprimere Ìb ^ue'édb^li cernili oiolte tracce ideali, che senza,^ questo soccorso- diffleHmente Vi «gioirebbero. ' .'1) seeogdq si, è . che , essendo esse destipate a «ìMi^iEnfel^ra aspra la vita airaomo,. dover* vano essere dotate d'una sensibilità squisita che a lotti ì di lui affetti prontamente si risentisse , e della facoltà d' insiniìàVs^ gqrbo nqf di l«i allibo , ìi|jtrattenerlo oaa sentimentale colloquio ed àHeirtariiét té pene: tton saprei ben dire se questo sia il motivo per cui generalmente le donne supe- rbie gli n^minLoella gra^^ia della voce e del canto. Giovenale , come tanti altri poeti dopo di lui v ha eensurato la loquacità deUe donne letterate ne', segufati^'veirn: « / * . . . . . SI tosto , ^ ' i> T'assidi a mensa, essa 1^ mensa in scuola^. » EcQO ti cangia ^ é dà sentenze e.-npr|Be, / » Loda il cantor d'Enea, s'intenerisce * ' ^ V Per la pQv.era Elisa ^ i due poeti ' ' » Mette al paraggio; a ima bitaneia appende , » In un, gùscio Maron , neir altro Òmero. » Orammatici , rettorìd , seolastiei «.^ . ' i> Ite a rfporvi : i convittor son muti , , ' " PiissuQ fisponde; e chi tentar latria . s ; » D'arresUrue la foga? Un avvócatd, y - . X) B'altre donne uno stuol ; tal dalla bocca < Vei^ (NTi^vio ^ parote^ e tale ^ r-'^ » Stridor mòtesto; e tintinnìo di voei^ ^ I. * » Che un picchiai di patini e cauipaneU.! ' » D'udir ti sembra i »rrà piHtrìa sot- ; .)i Senz' altra aggiunta^ di caldaie o trorobe - ' ' >> Recar ^eoisso ^ti! ii^iHuitata inaa «^t» - - . Qnestà gairrulita è condannabile n^lle.dQnàè gualmente che iiegli uoinini i. e ciò che Aiolièjre ba detto nella sua commedia cóntro le donm sac^ cenli^ ai saccenti in generale sì applica. La noia che- viene prodotta dalla loquacità noq. scema in milione della barba di chi parla, meatre air op- posto un bel detto cresce di |^regio se esce da bel labbro. - r i ' § 7. TaciturnUà. , lia storia d' Atene e di Sparta due estremi -ci piTe^nta nel modo di parlare. Gli ^Ateniesi érana talmente invasi dalla manìa ciarliera ^ cbia lunghe dissertazióni dicevano so|tfa Inezie, vi spiavano dottamente in quanti modi può eseguirsi una CA- vriola, parlavano ad alta vo((e in pub|ilic0| dispu- tavano per le' strade, si fermavano eui mereati , e ricoveravansi sotto d'un portico per risolvervi dQ* problemi nel modo più rumoroso. Plauto li de- scrive in atto di portare sotto le pieghe del loro manto pateechi libri per convincere i loro avver-» Mrii eon assiomi e sentenze decisive. Gli SpUrtUfir-^ all'opposto erano più silenziosi delle pietrcr Disapprovando la verbosità degli Alenicsì e la V taciturnità degli Spart.an?, condannerò con maggior y ragione il laconismo degli ultimi , i quali non ri- | >^'1^pondendo che con monosillabi , lasciavi^no scor- ^ '^gere un orgoglio offensivo.. Filippo re di Mace- ' donia avendo scrìtto agli Spartani che avrebbe fatto i le sue vendette se entrava nel loro territorio, que- ^ Bti aljro non risposero se non che Se. Gli stessi ' " Spartani scrivevano lettere molto laconiche, cioè H impertinenti ; ma dacché furono compiutamente. 'i. i battuti a Leutre , cominciarono ad allungar le loro * frasi. Son io , diceva Epaminopda , che ho inse- ^ guato loro questa civiltà. '' ' , ^^i^gi^, ^ } , La taccia d'inurbana data alla tacilurnilà è dun-^ 'ì' ì que molto antica , e con ragione / principalmente i quando son le persone adulte che tacciono ; giac- - \ ' chè se è necessaria la riservatezza per non esporre pensieri che poscia si vorrebbe invano rivocare , ' non fa d'uòpo spingerla al punto da rendersi muto. Una persona taciturna nella conversazione è una persona che vuole entrare in teatro senza biglietto d'ingresso ; è una persona che vuole godere senza contribuire. Una persona taciturna diviene incomoda per più . . . •ragioni: ». 1. Ella arresta la comunicazione de'sentimenti , i quali sogliono acquistar forza diffondendosi;/^^ 2. Presenta l'idea d'un censore severo che sem- r brà accusare gli astanti di frivolezza ; ^ 3. Eccita una diffldenza non favorevole alla gio- ^ * vlalità. , .\ ' V Una persona chè parla ci dà, per cosi dire, la - misura delle sue forze : le sue idee, i suoi senti- /. k k. . • ^ .byiSoOgle 420 K . LIBBO TEBZO menti , i suoi gusti , i moli della sua fisonomia , \a qualità de' suoi gesti la palesano al nostro sguardo : noi sappiamo come fa d'uopo regolarsi con essa. All'opposto una persona che tace, in- spira difUdenza, perchè si diffida di tutto ciò che non si conosce. D'altra parte non si sa che cosa 'possa piacerle o spiacerle: questa incertezza diviene un limite illegittimo alla facoltà d'agire e di par- lare , quindi è penosa. Finalmente , siccome nel i^commercio V amor proprio d' un negoziante resta offeso allorché vede rigettate 1^ sue cambiali, cosi nella conversazione spiace all' amor proprio degli astanti la vista d'una persona che non corrisponde alla loro allegrezza , e ricusa d' accomunarsi con essi ; perciò più facilmente viene perdonata la fri- volezza che la taciturnità. ' La taciturnità può essere prodotta da cinque cause : 1. Mancanza d'idee o stupidezza. In questo • caso è certamente miglior consiglio tacere qhe par- lare ; giacché parlando si procurerebbe spregio a se stesso e noia agli altri. Le persone taciturne •«he appartengono a questa classe sono tollerate "nelle conversazioni come si tollerano nella società '^1 bisognosi impotenti : la pubblica beneficenza gli alimenta. Non potendo contribuire alla conrersa- izione , esse devono rappresentare il personaggio ' dèlia scimmia , cioè atteggiarsi a norma de'seuti- : menti che si dimostrano dagli altri. 2. Diffidenza eccessiva di se stesso. Questa qua- lità si trova talvolta anche nelle persone di carat- tere amabile , e proviene da mancanza d' educa- zione e di pratica : è una debolezza che merita In- PULITEZZA. SPECIALE 421 dulgenza, almeno sul principio, benché faccia torlo alla società privandola di molte idee utili ; dico almeno sul principio , giacché un po' d'esperienza dandoci la misura delle altrui forze e delle nostre, questa diffidenza deve sparire se non é unita a stupidezza, ii» 3. Scarsa scienza è molta vanità. Alcuni non osano di contraddire perchè non soffrono d'essere contraddetti ; la loro pazienza non é che un timido orgoglio ; il loro silenzio é un mezzo di sicurezza ; essi tacciono per non esporsi alla censura. /4. Stolto orgoglio. L'amor proprio raffinato e tronfio sdegna di prendere parte alle frivolezze della conversazione , e di comunicare agli altri i suoi più che sublimi concetti. Si danno anche uditori disdegnosi che, per non accordare legger- mente la loro ammirazione, ricusano l'approva- zione più meritata. . , J. 5. Malizia. L'orgoglio va spesso unito a cattivo carattere ; quindi il silenzio é non di rado effetto della malizia. Ritornando dalla conversazione , in cui non proferirono una parola , alcuni passano a rivista tutto ciò che vi fu detto, con intenzione di censurare i discorsi più indifferenti ; osservatori malevoli , il silenzio de* quali é uno spionaggio sempre pronto ad abusare del vantaggio che le anime false e fredde sulla franchezza e la veracità agevolmente ottengono. Fu dimandato a M.r Fontanes 9 celebre matematico, che cosa faceva nelle conversazioni ove slava sovente taciturno : Sto osservando^ diss'egli, la vanità degli uomini^ per ferirla all' occasione. Bel mestiere per un (ilosofo ! ^ ^ - 24 Digitized by Google 422 ' ' LIBAO JÈBZO Alcuni finalmente non sono taciturni nelle con- versazioni, ma misteriosi : essi dicono alcune cose^ e poscia troncano il discorso con aria d'impor^^ * tanza e mistero. Questa condotta è doppiamente censurabile ; giacché da un lato eccita una curio- sità che non resta soddisfatta , dall'altro fa sup- porre che crede gli astanti inoapaci di silenzio o capaci di tradimento. $ 8. Egoismo. # r ir Se alla loquacità s' unisce V egoismo , cioè se parliamo sempre di noi ste&i , de* nostri gusti , delle cose nostre , in somma di quanto ci appar- .tiene , siamo certi d'annoiari» gli astanti oltre mi- sura. È difficile di ritrovare un viaggiatore che sia sobrio nel racconto de'suoi viaggi ; un cliente delle sue liti ; un*galante delle sue avventare» ecc., . senza aspettare che l'analogia delle idee guidi il discorso ove essi vogliono , taluni parlano della loro moglie che è un'ottima creatura, de'loro figli cJiie hanno sortita ìndole divina , de' loro maestri che sono altrettanti Socrati, de'loro affari che tutti vanno a maravigliai de' loro nemici che sono il fior de' birbanti , ecc. : u Di sé, de' suoi pernierà de' sogni suoi » Perpetuo citator, storia e giornale »• * Invasi da questa manìa si mostrano spesso i gip- vàni poeti , perchè lusipgandf^i facilmente d'avere composto sublimi versi , vogliono recitarli anche ai sordi. PUUTSZZA 69BGULV " 49S <t . « . . . . . inedtartoir acerbo » In fuga volge e ignorante è 1 dotto ; ' » Se poi ne abbranchi alcunOf il tìen, l'uccsMIe* 1» Leggendo ognor ; mignatta , che la cute » Non. lascia pria che ae rilK)cchi ii saague »«. La stoUem e la vanità giungono talvolta a segno^ che non potendo far oggetto dell' altrui attenzione te nostre heUe qualità, le presentiamo i nostri in- comodi^ lenostre . debolezze 9 la nostra pusillani- mità, e talora que'raali che, essendo comuni, non meritano speciale riflesso. « i' A che lai lezzi, » Schizzinoso mortai , e con qual dritto ' i> Pretender puoi d' esser tu solo esente )» Da la sorte comnn , come se fossi r> Il figliuolin della gallina bianca , 1» Moi vili polli e di vii uovo usciti ? » Cresee r impertinenza, se alla voglia di ptflmre sempre di sè , si unisce la pretensione di superare in tutto gli altri. A sentire qualche stolto, i suoi cavalli ilono più veloci di quelli d' Achille , i suoi jiervi più avveduti di Ulisse , il suo cuoco più sagace d'Apicio, ecc. Il sole comprimi ed ultimi raggi saluta il suo palazzo ; l'aria non è pura fuor- ché nelle sue campagne ; in nessun gianlino olez- zano sì soavemente i fiori come nel suo. Chi si move in una danza con maggior > garbo di lui? Al paragone della beHesza non potrebbe egli con- tendere il ponto alle tre Dee? ecc. Quindi ora pretende al sublime onore di passare prima degli Digitized by Google 424 LIBRO TERZO altri (I) ; ora si lagna , perchè non pieghi sino a terra la fronte chi gli fa di cappello ecc. I suoi vanti giungono sempre alla menzogna quando parla con persone che non lo conescono. !• • a E sei miglia lontan dal suo paese » Tal faceva il signor, barone o conte, » Ch'ivi guardava i porci per le spese ». f ^ Siccome gli uomini vogliono più applausi die istruzione , inclinano più a censurare che ad ap- plaudire ; perciò comparir nelle conversazioni più di sè occupali che degli altri , voler primeggiare sopra tutti , pretendere di singolarizzarsi a spese altrui, è il più sicuro mezzo per rendersi sprege- vole e ridicolo, /j/vj . La smania di rappresentare un personaggio di- stinto nella conversazione e rendersi lo scopo di tutti gli sguardi , è il difetto principale degli uo- mini di spirito ^ i quali perciò amano meglio tal- volta di conversare con persone di poca levata cui possono dar legge coloro discorsi , di quello che ritrovarsi in crocchio coloro simili , da cui temono di .riceverla ; cioè preferiscono d'essere re in una cattiva compagnia, alPessere sudditi in una buona. Ma solamente una vanità puerile può compiacersi dell'omaggio di quelli ch'ella disprezza (2). * (I) Due donne di primo rango ti movevano querela^ pre- tendendo runa suir altra il passo in una chiesa y e assorda- vano colle loro dispute i tribunali. Carlo V, per impedire le cabale .cui poteva dar luogo questa sì seria contesa , stimò a proposito di farsene arbitro , e decise che 11 diritto d' an- dare avanU apparteneva alla più stolta delle contendenti. (2) L'abate Testu , dice d'Alembeit , dominava principal- nieDte all' Hòlel-Richelieu, ovo era l'oracolo e l'amico intimo ^iqitifed by Google PULITEZZA SPECIALE 4iS t L'amore disordinato di noi stessi ténehdoci fissa avanti lo spirito V idea delle nostre qualità , V in- grandisce snrìisuratamente , come il sol eadente in- grandisce l'ombra del nostro corpo e la fa com- parir gigantesca. Può essere citato sotto questo articolo il difetto 4i coloro che la loro arte o professione innalzano ' sopra tutte , e vi mostrano i beni immensi di cui è fonte; e vi provano con cento argomjenti, che se sparissero tutte le altre, essa sola sosterrebbe la, società cadente e le darebbe lustro. Da ciò nasce una serie indefinita di sgarbi, di>spregi, di censure alle volte ingiuste, spesso false , sempre ìmpulit;e. Un buon prete a cui confessavasi Despréaux , gU dimandò Qual era la sua professione. — Io sono poeta , rispose il penitente. — Cattivo mestiere , replicò il prete : e poeta in qual genere ? — Poeta satirico. — Amora peggio ; e contro chi- fate voi delle satire ? — Contro i compositori difxommedie e di romanzC '^^Òh ! per questo ^ aggiunse il prete, alla buon' orix ; e gli diede fas- soluzione immediatamente. In conseguenza delPac- cennata impulitissima pretensione Alcibiade diede uno schiaffo ad un maestro di rettorica , perchè non aveva un esemplare delle poesie d'Omero ; ed un altro adoratore di questo poeta fece voto di . della duchessa di questó nome, ^lìceome egli non amava d'essere contraddello, ma molto di essere ammirato , perciò gli andava poco a sangue il commercio degli uomini , più conlenlo di brillare in un circolo di donne che talora col suo dir sorprendeva , talora adescava , secondo che meno o più gli piacevano. ^ ^ , t Qigitized by Google leggere Ogni giorno mille versi di esso» a ripara- zione tarli gli venivano iattL - ^ . \ . / § 9. Irritabilità e ruvidezza. Lo spirito stizMso è ii flagello deH^^Niéi^tà'i come il carattere dolc« ne è il ba)san(M), ^ ^ .»Iiiriitàbilità rende deeuplo-'il.fientìmjeiito.ctolAh supposta offesa: e spesso ha fonte neir ìntima p^sijasiooe di non meritare alcun riguardo. Quindi le* peiisMe più ^irtilei)Ui smé' per lo fiià4e? teste più piccole , più vuote, più prive di qualità reati." Gcnìvinte dqlla ..kro .BiiUftà.> iMiinam a- mdenl scopo dell'altrui spre^?o, e si confermano in questa idea ad j^oi/miaima eerknoma che per ioavverf lénaa vengà cdii «ssè traseuràta.^ Uina parole eftig« gita in un momento di calprCi- di vivacità, d'àlle^ grezza, viene da ^se esaotlnata con tutto il rigorè, non dico della logica, ma del puntiglio, staccata da quelle circostanze che se non la giostificanò pienain6iite< la^dimò^tranO' figlia pintlMto''4eH' , riflessióne che delio malizia. ' r^-r I L-esser tenera e vezzo6CKaBìci»*(it ditdiee aseai;" »:dicc monsignor della Casa, e massimamente agli M. i^omioi; iNsreiocchè l'osare con si &tta maniera «: di pet*s0Be non pme eompagnia-me servitù re » certo alcuni se ne trovano ohe sono tanta tenerr '> e fragili 4, che il viv.ere e dimorar con «asdoìfo, » ninna altra cosa è, che impacciarsi fra tanti • » sottilissimi vetri; così temono essi ogni leggier '^ercosisé, e così conviene trattargli e riguardar* »• gli : 1 qijali così si crucciano , se voi non foste 1* così pronto ^ fioUeeìto a sduladii a visitarli , a » riverirli , ed a risponder loro , come un altro*. Digilized by GoOglc - . PtlLITfeZZ A. SPECIALE 427 « farebbe d'un' ingiuria mortale; e se voi non dato » loro così ogni titolo appunto, le querele aspris- » sime e le inimicizie mortali nascono di presente. » l^oi mi diceste messere^ e non signore. E per- » chè non mi dite voi S. ? Io chiamo pur » voi il signor^ tale. Ed anco non ebbi il mio » luogo a tamia ! E ieri non vi degnaste di » venire per me a casa, come io venni a trovar i^voi Valtr* ieri. Questi non sono mòdi da tener con un mio pari. Costoro veramente recano le » persone^a tale, che non è chi, li possa patir di » vedere , perciocché troppo amano se medesimi » fuor di misura; ed in ciò occupati , poco di » spazio avanza loro di poter amare altrui; senza » che gli uomini richieggono che nelle maniere di w coloro co' quali usano , sia quel piacere che può » in cotale atto essere ; ma il dimorare con sì ì> fatte persone fastidiose , l'amicizia delle quali sì )^ leggiermente , a guisa di sottilissimo velo , si w squarcia, non è usare ma servire, e perciò non * solo norf diletta , ma ella spiace sommamente. » Altri a nissuno mai fanno buon viso; e vo-~ » lonlieri ad ogni cosa dicono di no; e hòh prèri- dono in grado nè onore nè carezze che loro sf >i faccia, a guisa di gente straniera é '^barbara ; non » sostengono d'essere visitati ed accompagnati ; e » non si rallegrano de'motti nè delle piacevolezze; » ^ tutte le proferté rifiutano. Messér tale m*im- » pose dinanzi ch'io vi salutassi per parte sua. » — Che ho io a fare dei suoi saluti ? ^ E- >l messer cotale mi dimandò come voi stavate.^ » — Fenga , e sì mi cerchi il polso » Digitized 423 - ♦ ^^>^;LIBRO TERZO ' " V - La naturale rozzezza dell' uomo , fa mancanza d^educazione , una stolta vanità , la piccolezza di spirito , talvolta dei risentimenti amari , talvolta Fimpossibilità di partecipare ai piaceri sociali , ba- stano a spiegare in generale gli accennati difetti. Una causa speciale d' irritabilità e ruvidezza si era per Taddietro uno stolto orgoglio di famiglia, per cui alcuni, persuasi d'essere vasi d'oro, e cre- dendo tutti gli altri di fango, sfuggivano ogni con- tatto con essi , si mostravano alieni da ogni con- fidenza, s'atteggiavano a sprezzo abituale come queir Omberto Aldobrandeschi a cui Dante fa dire, « L'antico sangue e l'opere leggiadre » De'miei maggior mi fèro sì arrogante, » Cbe non pensando alla comune madre , » Ogni uomo ebbi in dispetto tant*avante , ^ Cb' io ne morii » Finalmente vi è una irritabilità e una ruvidezza che è figlia di timori immaginarii. — Un asino sta mangiando il suo fieno ; voi gli passate a fianco senza pensare a lui ; egli si volge e vi mostra i denti, temendo cbe vogliate rapirgli parte del suo pasto o tulio. — In questo stalo d'allarme si tro- vano non di rado alcuni, percbè credono d'avere sempre qualche nemico a fronte ; quindi stanno continuamente sulle ditese, pronti anche ad assa- lire chi non ha giammai pensato ad essi. Uno sguardo incerto, una parola dubbia , un atto che non sanno spiegare, eccita tosto il loro mal umore; quindi succedono degli sgarbi, parecchie amicizie cessano , delle nimistà sottentrano , e l' allegrezza dalla conversazione sparisce. PULITEZZA SraCULV 429 Contro i quali difetti . vatgpna i seguenti ri- flessi. I. La società è una piazza di commercia, ove 8i dà amor per amore « .stima per stima, odio per odio, sprezzo per sprezzo. Jn.q«iesto camliia d'affetti ciascuno procura di non essere ingannato, e rieiisa é} dar più di quel ctie riQeve. L'orgoglioso vorrebbe violare queste due lef^i ; egli dà sprezzo, e vorrebbe ammirazione : egli dà poco o nulla , e vorrebbe motto ; quindi s' irrita non rfeevendo !n proporzione delle sue pretensioni ; egli è irragionevole come colui che con pochi cen- tesimi volesse eomprar delle gemme. Il tempo che perdete in lagnarvi inutilmente, in prepararvi a difese , in mulinare contro chi non pensa a voi , occupatelo a rendervi stimabile in qualche cosa, e coglierete rispetto e contentezza > mentre attualmente cogliete sprezzo e rammarico. II. É ottima cosa la sensibilità airopinione pub- blica, perchè è stimolo alla virtù e ritegno ai vizi ; ma è pazzia il far dipendere la propria felicità dairopinione eventuale di questo o di quello. « * « Brami invan d'esentarti alle punture , » Se fòf d' A pelle infin Topre Immortali » D'un ciabatti Q soggette alle censure ». Pretendere che la nostra condotta ottenga Tappro- vazione di tutti, è nretendere che a tutti piacciano le stesse vivande, i falsi giudi%i del volgo non tolgono pregio alle nostre azioni, come le nubi non tolgono pregio alla hice del sole. Digitized by 430 L1BB0 TSBZp *« Chiama in Roma più gente alla sua udlenea » L'arpa d'aoa Ucisca cantatrice^ » Che la eampafia della Sapienaa. » Laseino omai> le dispute e i litìgi » Il Portico e il Liceo, poiché' et MllM • » Più di Talete un aarto di Parigi. » *i^ì sono delle persone dalle quali essere lo4a(p sa- rebbe infamia, e lo sprezzo delle quali è segnò 4| merito. $iate dunque sensibile air opinione pub- blica^ e sordo alle yoci .p^rtioolari cbe da es^ discordano^ ricercate l'approvazione delle per- som assennata 2;iV^2^o5e,^e ridetevL4f)U§ dpgli sciocchi e de'yiziosL \ *t Uq .vi^giatore, dice Boccalini, era importunato dal rumore delle cicale ; egli yolle ucciderle, e sì allontanò dalla strada; egli doveva continuare quie- tatneate il suo viaggio, e le Qical^ sarebbero wprJje 4a se 9|M8e alla fiue di otto giomL . I • ■ f : « lE fo come il villan, che, posto in mez^ ' r i V Al romor delle stridule cicale, - " • * » Semai eurare H fimeo strido toro D Segue traa^uìUamente il suo lavoro. » III. Se avete qualche difetto fisico, siate il primo a riderne voi stesso ; in questa maniera sfuggirete airaltrui motteggio : facendo altrimenti, mostran* dovi tenera da questo lato , ognuno si procurerà il piacere di pungervi. Alfieri, costretto a portare la parrucca nella $ua gioventù, allorché trovavasi in collegio, divenne iminediataBiente lo scherno di tutti i suoi compagni. « Da prima , egli dice , io Digitized by Google PULITEZZA SF£GIÀLB 431 » m'era messo a pigliarne apertamente le parti; » ma vedendo poi ch'io non poteva a nisBua patto » salvar la parrucca mia da qaello sfrenato tor» » rente che da ogni parte assaltavala , e ch'io ao- » dava i rischio di perdere anche con essa me » stesso, tosto mutai di bandiera, e presi il partito » più disinvolto , che era di sparruccarmi da me » prima che mi venisse fatto quell'affronto, e di » palleggiare io stesso la mia infelice parrucca per D l'aria, facendone ogni titapero. E io fatti, dopo » alcuni giorni, sfogatasi Tira pubblica in tal guisa, » io rimasi poi la meno perseguitata , e dirci quasi v ìa più' risj[léttàta parroeca fira le due o tre altre » cb^ ve n'erano in quella stessa galleria. Allora » imparai che bisognava sempre parere di dare. » spontaneamente quello ebe non si potea impedire » d'esserci tolto. » ; >^ Benedetto XIV fece di più: un cattivo poeta aveva stampata una satira contro di lui: il Pontc- 0è9%^jBsaminò , la* corresse , la . rimandò air au- tore, accertandolo che cosi corretta la venderebbe iV. (%esterfi0ld aggiunge: « IVon mostìrate iriai » il più piccolo segno di risentimento se non potete i in qualche maniera soddisfarlo: ma- sorridete^ » sempre quando non potete punire. Non si po-: » trebbe viver nel mondo se non si pocesserana^ » scondere o almeno dissimulare i giusti motivi di » risentimento che incontrano ogni giorno in » un'attiva vita e affaccendata. Chi non^è padrone » di se stesso in tali occasioni, dovrebbe lasciare il mondo e ritirarsi iu qualche romitaggio o de« » serto. Mostrando m inutile e cupo risentimento^, Digitized by 4^ LIMQ^EUO , » autorizzate quello di coloro che vi possono. of«* 3» fendere, e oh/f voi olCeodigre aoa potete } porgete 1» loro quel pretesto eoa cui forse desiderano di ». Komperla cop voi e d'iugiuriarvi, mentre un op- » pqsto coQtegBO li forzerebbe a star ae'liiniti delia » decenza almeno, e sconcerterebbe o farebbe pa- » lese la loro otalfgoità V * J ^.^ ^ii^' In somnia^ sodo le deboli canne che si lasciano turbare da ogni soffio di vej^o , pentrj^ le alte gtt€pr0e réslstoiK) agli aquiioni. V ■ Finché dunque si tratta d'ingiurie lievi, la mi- glior^ risposta, si è il sorxiso del dispre^ui^o; ma Quando iti tratta d' ingiurie gravi ché offendano l'onorey chi le soffre le merita; il risentimento in 'questi casK è cosi jiusto come è giusta^lsi legge che le punisce. . . ^à^l \ i 10. Curiosità degli affari altrui. > Non può abbastanza censurarsi, perchè contraria alla confidenza e quindi. all'allegrezza, la smania di eeloro che vogliono conoscere tutti gli affari altrui^ saperne le più minute circostanze, e dei nomi chieg- gono notìzia a de' luoghi , e , per trarvi di bocca qualche cosa di più , pria fingono di non avere bea intesot poi vi dimandano schiarimento ad un dub- biti ^ orarvi piantano avanti un sospetto come in* fallibile, e, vedendo che lo respingete, mostrano di riciedersì passando al sospetto opposto, e dalla nuova vostra negativa o maraviglia fatti accorti si ripiegano aopra se stessi per ritornare airattacco ; e 0 non gran pompa «di tolleranza v' invitano ad aprir V animo , o con improvvisa ed isolata interr Digiti^ ca by Google PULITEZZA SPECIALE 433 rogazione vi sorprendono : e tenendo gli occhi fissi sopra di voi , cercano di leggervi nel volto V im- pressione che fanno i loro discorsi , la quale, pav - ragonata e unita alla vostra risposta , serve loro di via per giungere al vero. Questa curiosità conduce -i ciarlieri, i parabolani, gli invidiosi, i tristi per tutte le case , i palchi , i caffè , onde raccogliere e . raccontare i^.^^ • • • > ' it ...... ie vicende ascose : ' . w Degli instabilì amor, le cagion lievi ^^ X » Dei frequenti disgusti, i varii casi » Del dì già scorso, le gelose risse, \ ^ » Le illanguidite e le nascenti fiamme , ^ * » Le forzate costaiize e le sofferte.*' ' » Con mutua pace infedeltà segrete , • » Dolci argomenti a feraminii bisbiglio »^ . Questo prurito d' indagare le faccende altruf è tanto più attivo, quanto più si manca di idee e di sentimenti proprii; giacché il nostro animo volendo ^un continuo pascolo, se non ne trova in se stesso* . va per le altrui case a questuarne (1). v • ^ Senìbra che anco la vanità concorra a rendere il pungolo della curiosità più attivo. Si crede acqui- " — *i ' ir (I) L'Imperatore Claudio sarel)be morto di noia se noi) • si fosse occupalo ad ascoltare tutte le cause che si agitavano :nel foro, ed a conoscere tutti i segreti, gli accidcnU, le sven- ture, i piccoli odii , gli intrighi , i pelegolezzi delle famiglie. Gli avvocati, cui era nota questa sua debolezza, lo prende- vano alle volte per i piedi e lo trattenevano in tribunale al- lorché egli voleva partirne. Le dimande inopportune , le ri- sposte stolte, i riflessi ridicoli di qlieslo preteso giudice mei \ levano in tale evidenza la sua stupidezza , che un avvocato * : 434 LIBRO TERZO ♦ ,v.' -, .Starsi qualche grado di gloria nel poter dire lo^lo io l'ho veduto : infatti gli stolti e gli scioperati • amniirano queste notìzie, e credono uom d'acuto e ; perspicace ingegno colui che le spaccia; mentre tutto : il suo ingegno si riduce a prestare le sue orecchie ai discorsi degli altrui servi e nio;izi di stalla. >^ Siccome in tutte le classi sociali sta la realtà all'apparenza come la grossezza della rana alla grossezza del bue ; siccome ciascuno si sforza di coprire con color lusinghiero le proprie debolezze, quindi il curioso che vuole spingere lo sguardo /sotto al velo delle cose, offende sensibilmente l'al- trui amor proprio, e tanto più , quanto che da un lato si temono maligni commenti, dall'altro si vede minacciata pubblicità alle proprie miserie ed ai difetti, sapendosi da ciascuno che il curioso è in- discreto e ciarliero. Sarebbe desiderabile che i ^ curiosi venissero a scoprire nelle loro impulite ri- cerche ora un'azione virtuosa che la modestia vo- leva sottrarre agli altrui sguardi, ora qualche ac- cidente che offendesse il loro amor proprio, come •successe a Catone, il quale stimolando Cesare a mostrare una littera che questi ricevette in pien senato , e di cui faceva mistero , Catone , dissi , vide con sua sorpresa una lettera galante scritta i"di pugno di sua sorella. Allorché sì tratta di cose alcun poco ragguarde- voli, il curioso corre pericolo d'assicurarsi Tono- ratissimo titolo di spia (I). » (I) U Gozzi dipinge nel modo seguente la comune curio- sità de' faUi altrui e i suoi ridicoli commenti. (« Sarà uno nella sua slanza cheto , solitario ; penserà , K, . PULITEZZA SPECIALE ^35 Franklin ci dà un metodo, se non per liberarci dai curiosi , almeno per troncarne Y importunità ; 1 ^-.v. . — — • Jegc;erà , scriverà , o farà qualche altra opera onorala : » uscirà di casa, anderà un poco inlorno a ricrearsi all'aria ; » saluterà due o tre amici, perché pochi più ne avrà voluti^ » sapendo che di rado se ne trova anche uno che sia vero: » e appresso rientrerà come prima a fare i falli suoi. Che » uccellaccio è questo ? diranno alcuni : non è possihile che )» un uomo sia fallo a questo modo. Si comincia ad inter- » prelare ogni suo atto, ogni parola. Sapete voi che ha voluto • dire quando alzò le spalle ? quello che significò queir oc*, »> chìala? e quella parola tronca ch'egli ha proferito? Sicché il pover uomo, senza punto avvedersene, ha dietro il notaio » e Io strologo, e chi nota, chi indovina, chi fa commenU » alla sua lingua, e a quante membra egli ha indosso. Vo- » lete voi più? Tanti sono i sospetU del fallo suo, che egli » avrà fatto nell' opinione d' alcuni quello che non ha fatto » mai , o che non avrà sognato di fare. Le cose di questo » mondo sono come una matassa di filo ; chi non sa tro- » varne il capo , la lasci stare , perchè s' impiglierà sempre » più. A me pare che quando s' ode a raccontare qualche » cosa d'uno, si dotesse prendere questa matassa, metterla » sull'arcolaio, come fanno le femmine appunto del filo, scio- »» gliere con accortezza il primo nodo, e preso il bandolo in » mano, cominciar a dipanare con diligenza, e, secondo che » si trovano gli intrighi e i viluppi, tentare se col candore » dell'animo e con la verità si possono sciogliere. Se non si H può , buttisi via la matassa -, ma quasi sempre credo che » sì potrebbe da chi non corresse troppo in furia , per vo^ H lontà d'ingarbugliare piuttosto che di snodare. Questa u-^ r ganza è quasi comune. Benché la logica insegni in qual » forma s' abbia a fare per venir in chiaro di certe faccende » incredibili o inviluppate, pochi se ne vagliono, e menasi il n basloie alla cieca, e suo danno a cui tocca. Quando il » capo é principalmente alteralo da sospetti o dal mal volere » contro una persona, si può dire che questa sia una specie ivi- 4Sfl umm tmM e . questo n^do coo»ste nel precisare il disMMio e limitame H soggetto in nòde^ da 'Weliidero quai^- lunque eventuale dimanda. Allorché questo filosofo ni 1 0 * che doveva prenderei sapendo quanto erano curiosi ^ kiterrogatorì gli Americani, usava dire alle per- soAe cui dnrigevasi: 11 mionome è.Franklm, staoH' patore di professione ; io vengo da tale luogo , voglio andare a tal altro : quale strada devo tenere? Dichiarando impulita l'eccessiva curiosità , av-^ verto i giovani , che in molti casi la curiosità è ; vinù ; perchè Tindifferenza, la non curiinza^ Tin^ sensibilità sono la massima offesa per Tamor pro- prio x^he vuple occupare gU ititn ili S9 atpsso V é ^ conservare le apparenze della modestia. La puli- tezza v' impioiie adunque dt chiedere frequenti ap- tfeàief di mostrarvi inquieto suH' . altra! aorte ^ «d esternar piacere o dolore alle altrui foi tnne o di- sgrazie. L'infelice, come è stato detto altrove ^\ sente alleviarsi il peso de' suoi mali allorché gli 4j^e^ al suo simile; ma q^olte volte temendo d'im- v ^tf^unaito , si pasce di cordoglio in segreto , al- lora fa d'uopo che una tenera sensibilità gli faccia una dolce vio^enzaf e "versi il balsamo della eon« ^ solazione sulle piaghe del suo animo: la curiosità de' superiori o degli amici in questi casi diviene imlesto rugiada. • Parimente, «ccome II timore dV equistarsi la taccia di vani, consiglia alcuni a ve* lara le loro fortune ed onori : qòindi la pulitezza^ , _ 9 •* y d'ubbriache/za , per la cui forzii l' uomo non vede , né sa » più quello che si dica o faccia , e appena coiX)sce più sé » medesimo 4 PtiLltSitk SPECIALE 4Sr eome. attrai» ai àìm ^ vgoto^ehe éiiigtaM il di* scorso da questa banda , ma con destrezza e tale eanfeaiaQsa di parole , dm la congratulazione e l'elogio seovri é'adiilaamie si mostrino e di men^ « 20goa. V In «oMkia > Ja cnriofiità ò ripronslbile qomdo mi- naccia pubblicità alle altrui debolezze e imperfé« zioni ; è lodevole quando tende . a dare risalto al merito o porger aoeeorsò al bisogno: V CAPO OTTAVO. • . . . Burrasche delle conversazioni i o dispute. 'I glardiAf de'iilosofi d'Atene si estendevano dalla rive deirillisso sino a quelle del Cefìso. Gli Epi- curei sì erano stabiliti al centro, i discepoli di Piatone vèrso il Nord, e quelli d^Aristotite al Sud. Non si videro giammai vicini men turbolenti nè man geloìsi: un sentiero d* ulivo ^ un boscbetto di mirto, una siepe di rose separava i sistemi e ser- viva di limite al regno dell'opinione. Le conver* sazioni non «ono sempre ugualmente paciliche; la diversità delle idee apre il campo a lotte rumorose accompagnato e seguite da parecchi inconvenienti. § 1. Idea della personalità. Discutere è allegare le ragioni e gli argomenti cui due opposta opinioni si ' 0 sione degenera in disputa al momento che qualche personalità vi si frammischia. Digitizeò by Google ; 438 iriBBO TÈB2Ó Per personalità non si intèndono qui quelle pa- tenti ingiurie che la buona compagnia interdice , ma quelle che, sebbene meno gravi, non lasciana d'essere nel tempo stesso pungenti per Taltrui amor proprio, ed estranee alla cosa. . Due specie di personalità sogliono per lo più introdursi nella discussione, e le fanno degenerare in disputa. • > Colla 1.3 spede si fa rimprovero air avversario ch'egli parla per motivi particolari, d'interesse per se stesso, d'affezione pe'suoi amici o per la sua classe, d'odio contro i suoi nemici, ecc. « Voi » parlate così perchè siete militare ; e voi negate » perchè siete prete, ecc. » Ognun vede che queste non sono ragioni ; e quanto è facile di farne uso ad uno, altrettanto riesce spedito all'altro il ribatterle. Colla 2.3 specie sì dice all'avversario ch'egli non conosce la materia di cui si parla ; ch'ella suppone cognizioni superiori alle sue; eh* ella è estranea alla sua professione. Anche questo modo d'argo- mentare tende bensì a deprimere la persona del- l'avversario, ma non scioglie i dubbi eh' egli pro- ipove. Inoltre, senza essere, per es., giureconsulto, non è impossibile d'avere delle idee giuste e nuove sulla giurisprudenza. . . ■ § 2. Cause delle dispute. Si direbbe che gli uomini inciviliti amano le di- spute, come i selvaggi i combattimenti. Sono cause di dispute : I. // desiderio di conservare la propria libertà. In parità di circostanze ciascuno preferisce all'ai'*. PULfXBSZf SPBCUIB 439 litti^ Ja«ia »9§iMm^ «ppunto perahà ò sm ^ jqumdi siamo tanto più resti! ad ammettere l'opinione altri , quanto è maggiore 13aria di epmaoido con om ei viene proposta, fiiif sottopond al nostro giudizio un'idea sotto le forme del dubbio, riesce fià ,f«eibiimt0 a eonYtnemi. dr ^oello ^ ehi > senza produrre argomenti maggiori, nfH>stra di vo* ler dogmatizzare e vietarci ogni obbiazioiie* L'uoma ò ai geloso detta sua libertà intellettuale, eoitae la è. della «ua libertà civile e politica. ^ « Dopo molti acutissimi argomenti 1» E molte riflessioni pellegrine » E belle cose détte da^taienti » Sì grandi , la questione ebbe quél firó v '\l . » Che soglion tutte le quistioni avere v " ' • Cioè ^estò ci€iscun,4el, mo parere ». IL La vanUé^^eàe^ uaa apecie d'avvilimento^ tìst sommettere la propria alF altrui opinione , percKè' lo crede segno 4'iaferiorità intellettuale. Il dispia- , cere dì questa supposta infèricirità, sensibile in ttìtì^ cresce in ragione dell'alta idea che ci formiam di noi stessi , e può ( tant' è la. debolezza umana j ) . giungere al plinto da cagionare la morte , come successe ad un filosofo dell'antichità detto Dìodoro. Erano state fatte a questo sedicente filosofo alcune, obbiezioni , alle quali egli non seppe rispondere : lo sgraaiato .fu punto da sì vivo malincuore e di* spetto, perchè il suo spilli to lo aveva tradito, tìm spirò air istante. è si ver4 die* la. vanità è cavia di dispute^ che il silenzio d'uno de' disputanti che resta nella propria opinifma^ diviene offensivo ;per Taitro. Il Digitìzed by Google 440 LIBRO TERZO " * silenzio in questo caso sembra provare che si ha sì basso concetto dell'antagonista, che qualunque ragione non basterebbe per convincerlo ; quindi si risparmia la pena di parlare. Costui vede dunque che mentre egli si sfiata , il nemico sorride , e lo lascia abbaiare come i cani alla luna; e che quindi egli non ottiene lo scopo che si aveva proposto, cioè la superiorità sul suo avversario. La Mothe aveva detto male d'Omero ; il poeta Gacon pretese di vendicarlo; la Mothe non rispose]: roi non vo- - lete dunque rispondere al mio Omero vendicato'? gli disse il poeta, f'^oi temete la mia replicai Ebbene , voi non V evltet^ete ; io pubblicherò un libro che avrà per titolo : Risposta al silenzio di la Mothe. " ''^ . ' * .^r "^'^ • . III. Lo spirito di contraddizione. Alcuni par che non godano d'altro che d'essere molesti e fa- stidiosi a guisa di mosche , è fanno professione di.. contraddire dispettosamente ad ognuno senza riguardo. « Pria che tu parli , M Nega quel che vuoi dir, e se consenti . » Pur d'aver torto, Non è yero^ ei grida^^^" É vuol ch'abbi raglotii"»/-' ^ * * E siccome taluni si mostrano terribili nelle dispute per la forza e capacità de' polmoni , perciò sembra che lo spirito di contraddizione si debba primiera- mente a stolto orgoglio attribuire, o sia indistinto bisogno di dominare. Lo fomenta fors'anche una causa fisica non ben nota, chiamata temperamento, quella causa per cui il can rosso dell' abate Casti neinilustre adunanza degli animali parlanti^ . / Digitized by C PULITEZZA. SPECIALE 44Ì <c . . . . Di petto Instancabile e di voce » Ringhia ; con tutti ognor brontola e sbuffa , » Pronto con tutti ad attaccar baruffa ». IV. Le inimicìzie sogliono essere una delle pri- marie ragioni per cui si rigettano le idee altrui ; giacché all'odio sembrano vere e reali vittorie le mortificazioni alla vanità dell'odiato. Secondo che racconta il Castiglioni , trovandosi due nemici nel consiglio di Fiorenza , V uno di essi , il quale era di casa Altoviti , dormiva; l'altro che gli sedeva vicino , e che era di casa Alamanni , per ridere ; toccandolo col cubito , lo risvegliò e disse : Non odi tu ciò che il tal dice ? rispondi, chè i signori dimandano del tuo parere. Allor TAltoviti , tutto sonnacchioso, e senza pensar altro, si levò in piedi e disse : Signori, io dico tulio il contrario di quello che ha detto T Alamanni. Rispose rAlaiiianni: Oh! 10 non ho detto nulla. Subito disse rAllovitì: Di quello che tu dirai ! ! i V. V imperfezione inerente a qualunque cosa umana apre il campo a rinascenti dispute. Questa imperfezione risulta : . . • . 1. Dagli oggetti che hanno molti lati , e de'quali ciascuno considera quello che più gli piace ; 2. Dalle persone che non hanno gli stessi occhi, gli stessi interessi , gli stessi principi! , le stesse * cognizioni, gli slessi gusti (1). 1*4. ^ • (I) Petrarca parla iV un uomo , il gusto del quale era si depravato, che non poteva tollerare il dolce canto degl'usi- l^nuoli, e gongolava di piacere al crocidar delle rane. 25* Digitized by Google LIBRO ^ 3. Dalie parole che non sono abbastanza molti- plicate ne abbastanza particolari per essere sempre esatte ^ e corrispondere ali^ varie modiGcazioni de' sentìment!. Quindi tutto ciò che si dice e si scrive essendo SQfi^ettfvo. di «varietà indefiaila^ non deve recare maraviglia se a costanti opposizioni va soggetto, ^»1ra le eansa delle dìApntei e sotta questo arti* colli fa d'uopo» ace^nram- ia monto di spiegm^ i futti prima d'esserBi accertati della loro esistenza ^ e .per col si dispala con- taMd maggioi* calwes quanto che ciascuno parla y ccilne si dice , in aria , e M batte con strali di nebbia (l). . * ^ ■ (I) Nel lì>05 corse rumore elio essenilo caduU ideali ad qiì faiìciailo df sette anni nella Slesia, gUe.tté era sorlo uno d'drd al poslo d*tino de'ipollftri eadutt. HorsHus , professore di meileina mellf università ^i ffelmaMftd, sf rìsse nel ^595 la storia di questo dente , e pretese ch'egli era in parte natu- rale, in parte nìiracoloso , e. che era stato spedito da Dio a questo fanciullo^ a fine di consolare i Cristiani afflitti per le vittorie de'Turéhi. t^lguratévt quale consolazione poteva re- care al cristiani tm dente d' oro , e quale rapporto poteva unire un dente e i Turchi. Nello stesso anno, attìnchè questo dente noB-manoasse di storici, RuUandtui ne diede una nuova storia con VMOvI cijmiDelitIt SuaUnni dopo ^ IngloBlerns ^ altro, dpU^ tedesco, scdsse contrq II sistema esposto da iW- landus^ W quale rispose cpn una pix)fonda arcihelllssima re- plica, come è ben naturale di supporre. Un altro dotto d'e- guale calibro raccolse tutta ciò i^ìha era stato detto sopra questo dente maravtgliosOi e vi aggiunse i! suo parere* A tante béHe òperé aitro non mancava se non che la cosa fosse vera, doè òhe II dente fosse d'oro. Onando un orefice Tebbe esaminato , risultò che questo preleso dente d'oro era umi Digitized by Google PUtITEZZà SPBGtAI.B 44Ì . § 3. Incmvementi delle disputé/- • > 1, L'imn araltya éelle sopraece&nate peirsonalità suole inacerbire gli animi nelle discute : Ordiìia- riamente ricorre piò spesso aite personalità chi più scarseggia di ragioni, 3. Nel calore delia disputa ^li animi perdano di vista rargomento' primitivo^ 'e vanno divagando fra idee accidentali Tuno all'oriente, Taltro all' occi- dente , questi in >Icò ; quello al bassé ^ èDsicchè dopo lungo alternare di sì e di no, dopo un'ora di tempesta , dopo d'ayere perduto la voce e i pol- moni , i conteodeati più cbe pria trovansi lootàn! dalla meta* , , . . . ]^fiMii0 di 4U08|ta dUpQsizione d^ loro che la decisione della disputa temono con- traria alle lor viste ; quindi s'arrestano sopra «oa parola, contendono sopra una slhfiìfrtudine , scÌMa- inazzano sopra un'idea accessoria ecc.; il perchè .talvolta- /a cdlwosa i^ntesa sopra circoif^s^nze ac' cideìitali potrà smprirpi la dubbia, fede di lai uno da'* coniendentL foglia d'oro destramente applicata al dente ma sì cominciò «A disputale e aompprre de'libn, posd^ ^ consultò l'oreiice. foMaeeademfeo A Seeliao , me^ibro d' altre acc«deoUe , in vm giOg^Mti |MdÉb1k»ta ael 4821, j^ailmdb deUa pcovinda Lodigiana, dice che ivi si fabbrica .iV- celebre formaggio deUo parmigiano ; nel che ha ragione : ma il bello si v che ag * . SiWgB cbe questo ((nrmaggio si fabhi:ie^ col latte di asina. ' Se quaala gcariaso M^ddoM> ò oneduto , possiamo aspi^tacci uoa feoiioa di dissertazioni sui nostri formaggi ffasipati Digitized by Google 3. Dal riscaldameato contro le ragioni si passa al risealdtmeiiio Mnlro Je feraipei»; e :i disputanti dimpslrano « Negli occhi il fuoco e sulle labbra il tosco In somma dalla disputa sì pass^ alle ingiurie , gen- tilissiiue ed edificanti ragipni degli eroi di Omero. Iqfatt^ Giove non parla mal a .Giunoné .senza dirle molti improperi!, e Giunone non risponde che sullo stesso tonOì. Dopo sì npbiU esenipip figuratevi come dovevano parlare gli Dei minori (i). ' 4* In forza di questo riscaldamento, o in, mezzo a questa lotta di vanità , ciascuno a'osti^ia nel pri- (i) jF^ra i IraUi caratterisUci.degli awpcaU iligìéiil, 1 an'impudeittà. * Que* <sai^dìet. à permettoBÒ I sarcasmi 'più indecenti, le personalità più ingiuriose contro la parte avver- saria;^ essi apostcatapp A|¥rt^^ i iestimoDii nel mado più vil- lano ed .offeosivo, colio scopo di turbarne ranimo e indebo- liroe te deposizioni/ EMI per attro Urano Ulv<^ addosso delle repliche che gli espongono àlle risate deir udienza. In una causa che discutcvasi avanti il banco del re, fu prodotto un testimonio che aveva il naso estremamente rosso: l' av- vocato avversario volendo intimidirlo , gli disse, dopo che 11 testimonio ebbe préstato il fjlufaiiiento : Vediamo ciò che r avete da dirci col vostro naso di rame. — Pel giuramento che ho prestato, repricò il testimonio, io non vorrei cambiare il mio naso di rame còlla vostra fronte di broDso* .-^ Ua paesano det Berkslìire andava a ^tepoMre isT una oauM che dteutevad ^ GnMinH « Cdmo dàVMUÈ ét ^lle/ gH «disrie » V avvoi^alb ' Wallace / quanto guadagnate voi ^ giurare ? 1» — Signor avvocato onoratlssimo , rispose il paesano , se voi non guadagnaste ad abbaiare ed a mentire più di quel che ' lo a giurare, voi portereste ben prèìrtn^m abllo di^ili9;€0iiie lo porto io^ • < ! / / . , • i PULITEZZ4 SPECIALE 44& mitivo parere, benché il discorso il dimostri per- suaso del contrario (1). Gli amici delFabate Regnier gli davano il titolo di abate pertinax , perchè ''^<'*V?'Pìù*duro ed òslinato degli incudi » , » egli aveva l'abitudine dì disputare '^fehacemente ne^ crocchi, lìnché i suoi avversari!, più per stanchezza che per convincimento , fossero costretti a sotto- * mettersi al suo parere. Tra cento contendenti forse se ne trova un solo che finisca col dire , et lo parlo per dir vero , r. f ». ' •'^'* \y\ .^jil» Non per invidia altrui nè per disprezzo ». . r4^oi)>;.Mia gloria non ripongo in ostinarmi, , i <:Iì;» Nel mio pensier. lia debolezza è questa ri » Delle piccole menti , ed io mi credo oii^(ffiiGrande abbastanza per lasciarti tutto ^ iMi^P L'onpr d'avermi persuaso e vinto § 4. Regole per impedire o diminuire . gli iìiconvenienli ielle dispule. , i . ... 1 . Nelle assemblee numerose astenersi dalFindi- care col nome proprio l'individuo cui si risponde^ ' * «(4) « Quando un uomo s'è ostinato a dire: La non ha » ad essere allrtmenii , io Intendo che la cosa vada così , o )» così ; va, picchialo, spingilo, dagli d'urto, tu cozzi con una >». torre , hai a fai*e con un greppo , e non ti riesce altro se » non ché tu medesimo t' induri , e a poco a poco senza *») avved<^rtene, come chi é tocco dalla pestilenza, che dall'uno »> s' appicca air altro , tanto sei tu ostinato e duro nella tua n opinione , quanto egli nella sua, e non c'è più verso, che » né l'uno nè Taltro si creda d'avere il torto ». Digitized 446 ITBBO TBB2d' ' Nella camera de'comuni d'Inghilterra, chi discute r altrui mozione o risponde ad un argomento , in vece di 'designarne l'autore col di lui nome indivi- duale, ricorre a qualcuna delle seguenti circonlo- cuzioni : l'onorevole membro alla mia destra o si* nistra , il gentiluomo dal cordone bleu , il nobile lord, il mio dotto amico (parlando d'un avvocato)* ecc. , ovvero semplicemente il preopinante. La ragione di questa regola si che la specifi- <;azione del nome è un appello più vivo all'amor proprio che qualunque altra designazione. Col primo modo di parlare si dimentica, per così dire, la persona individuale , e non si considera che il di lei carattere politico. Si scorge Tutilità di questa regola , se si riflette che nel calore della dìsputa i contendenti durano fatica a sottomettervisi , e la passione tende a violarla. Allorché Tex^ministro Decazes montò alla tribuna della camera dei depu- tati per rispondere al notissimo segreto di Rignon, e cominciò per chiamare a nome il Bignon , mo- strò tutta l'amarezza del risentimento, e dimenticò le regole della pulitezza francese c delle assemblee numerose. ^ t.fn . ^.^^ 2. Non attribuire giammai a pravi motivi od intenzioni perverse V altrui opinione. Anehe questa regola è osservata rigorosamente ne'dibattimenti brittanici. Voi potete con tutta li- bertà rimproverare al preopinante la sua ignoranza, i suoi errori, le sue false interpretazioni d*un fatto, ma fa d'uopo che v'asteniate dall'accusare i motivi che riaducono a proporre od a rispondere. Esten- detevi sopra tutte le conseguenze nocive della mi- Sttm poopoata o doiropinioQe «h'egli- dtf&nde ; di- ìnositraie ehe saifann^ fenestè atta Sl^, ehe.-la?»^ riranno la lirannia o l'anardua; ma non fate giam*f mei siipporrèch'egH abbia iiMvediite a ¥ol«teqìieslfi conseguenze. - , f^-^^oi'^ii .vRigorasamente parlando , , V aocennata regola è fondata nella giustisia ; potùhè se è dfffidto U conoscf^re i mi e segreti motivi che agiscono sul no^tta aiilmo « è edsa taneruria il preMiém di ravvisare quelli che movono Faltrui ; e ciascuno sa. per pisoptfia «sperienra quante volte i nostri .409 spetti diano in fate» in queste ricerche. La risérta^ tMZza imposta d^UA suddetta regola è olile a tutti, perchè è scM»tegiia> aOa libertà delle opitueitì é schermo contro le ingiuste accuse. Nei dibattimenti pplitieìii com(9 HeUa^gju^rra^' ciascuna deve. asteneESì da que' mezzi che ragjionevoitnente non yorrcèbe Msati opntro di sè. » *) ? ^ 1 > -Ma sQi^rirttutto poid'Memoata^^liegek ètepiiliMr^ alla prudenza. Infatti , voi credete che il vostrb a^jta^aui^ «'apfiig^ al. torto^^ oi^. egli ummrk torse restìo ad abbracciale là vostra opinimie* sé gliela presentate nella sua nudezza scortata sold dagli argofwoti elM la dinioetiaadv Me< se eontet ciate dal rendere sospette le sue inten2ionì , voi Toffendete , voi lo provocate , voi Mn igH toseiete la calma neeessaria per ascoltafvi con atteKione. Egli diviene parte contro di voi. Il calore Sì oem munied dairun^idraltro ; i suoi amici sMotereasMit per lui; e tfiiindi nascono non di rado de'risenti- ^ associano alV opposizione politica tutta l'aqj^retua 4e;gB- od&if^iia»opti|b^'^ ' '-^^> Digitized by Google 448 LWAO IMO' * * Un uomo di carattere benevolo ^ modesto nella superiorità , generóso 4iieHa siDei for2a , * confida solo ne' suoi argomenti , e sdegnerebbe di dovere la vittoeNiv alla Intenwopi siiippioste prave del rao nemico. ' ^ • . - % 8; Gmrd(VFU- dal perdere tempo e parole nel eùnfuiar^ èùse pafpàbttmenl^ fake. ' In questi casi è meglio troncare il discorso e fkàMatA allTopiniaiie degli astantì ) giiBicehè la di- scussione recherebbe noia ad essi , senza riuscire a persuader ravver^ariou Zenone negava, l'esistenza * M NfnMo Diogene , -senza spendere parole V sì mise a passeggiare : Zenone persistette nel suo pnadoiw y ' e Dìo^e eontÌlm6 il sùo passeggio; Allorché Didone s' incontra negli Elisi con Enea , da €w «ra stata si ingiustamente e là barbaramente abbandonata, s'airesta ella per argonventare con lui e convincerlo ? Enea cerca di riacquistare il di lei aflhMt dia gK tolge spregevolmente le sptflè senza dir verbo. * * - , • ^ ? » • Badale bene elle nel -caso pratico rorgéglio potrà ingaummled ff^durvi a sopporre palpabilmente false le >altnù idee , o palpabilmente vere le vostre. La mAt 0» r^ppfovairtmi» 'che 4wdrete sut<vdlto degli sitanti, v*r servirà di norma per troncare la discus* skma o oantiomrla. 4. NoH rispondere alle ingiurie thè net co* lùT della disputa fuggono di bocca aWaivver* Battiy ma ascolta , dicf^va Temistocle ad Euri- biade « il.qsale alzava il bastone per provar la sua tesl^ Questa fermezza d'pnimo in un uomo che era tutt'altro che vile i ci dice cbe si devono lasoiat uigiii^LCi Ly Google 4^ &è sentite, e* difendere le proprie idee con tutto il sangue freddo deJla ragione. ' IitfAtti ib^ in^lalfi^l della disputa sfuggon di bocca parole che si ritrat- talo appena cessata ; dialiaitro l 'altriii (?;4iit»'*ftifi^ . giustiflcberebbe la nostMi. ' • - -^^^^ la questi casi, una risposta urbana che dimos^i. torrente di villanie. Perchè mi dite voi delle in- gmiy^ in luogo M rg^ionVf Avreste voi preso if niie ragiónt per ingftif^^iN^w ion. all'impetuoso^B^^j^^ BQiUiOW^.as: salilo da ^if^jT Menai^ev^^' ùiia dlà^wiéy '' ne raccolse un centinaio delle più villane , quindi vi. aer4s^^Mtl,Q qi^e^te {K^cha psirol^ : ìuAi^z^^i^r polito. jiv '';^''^"'^'ì'^'^'^^T''-^òJ (4) La fissa concilio degli Dei tra Gipve e Ciunone, relativamcnle alla causii de' Greci e dtMroiabi . fa assopita dalla deitrem^dl Vincano. - . , j ; ; . ^ * « Vulcano ^soM'^ . e i sereMi» ìa spirto » Retta ìnadre abbat|u(o; Oh, dfssé, ìnrvéto / » Strana fia questa e memoranda istoria^ . » Che per la dispregevole e meschina " » ^a2ià idectri v&da a soqnjaadro H clélo. ' » brande è fl perigito : 'addiovconittt e èè^^e , • Se preval la discordia; addio retema ») Gioia che ne fa Dei : sei saggia , o madre , » Né d'uopo hai tu de' miei consigli; ah cedi » (U pur dirò ) , VolgiU a Giove, e .paìià » CompiacenUi *, sòmniessa, onde dal' ciglia - » Sgombri quel cupo nuvolo cbe offusca^ ' f > Digitized by Google 40^ - nSMI'iBltM^'^ I me ii^KmMà^ cAft» ee^Hunà^ Urisùt faecia ces- \ queista me:&2;o già iicceooato di sopra. Chi ael eà<« ■ ' ^. -, • ' \à ■ • ■ * ■ ». . * . n ^éiien d^lfa leste^^ - '* ' . >. Qqanlo forte e pòsseote : e sì dicendo , . ' - v\ * Prende capace coppa , e a lei con questa, . ; * . »; Presentandosi innanzi : Ah soflri, o, .madre ^ . ' ^ n SommessameotéJ^lgllando a^unse'^ , . \ " -, ^ i $Qnrif èiiie'yoòH^^ Impiinem^EHtftlei * * * . * 9 N<m'''SI còzza 'con Giove; ab se noi tutti'* - ^ ' » » Ei vuol cacciar da' nostri seggi , il sai j - 4 Sì sei potrebbe; q 4Uor che fora (ip tf^igio): . , » pel tuo VulcaD»,sé'8i ioateoricio atioor^ ' V fio^mi dal «^n^i^ > ' * ' ' r Stramassaf Bulla teìrra ? A coUi detti » L' afflitta Dea V annuvolata faccia /• ' « Rallegrò d'un sorriso. Or che ^i tarda , i( .Gridò 'lesali già vineitor;; a* Assaggi -i là tazza della gioia : el ff alt» tefaa " ' * • ' V Neltarè afiMfWanre , e posto a fronte, . ' * »♦ Alza il nappo alla Diva. Ella lo prese . -, \ Dalle mani del figlio : e| poscia Jo giro » N'andò agli fdhi .m^sceBdoV id volto ^ agli atti,- , ; • . All' qfDr^ttar ddlModampante passo, ' . »• IJn ìIso sollazzevole si sparse " * ' « Fra la turba dei Numi, ognun applause • t Al vivace coppiere , ed ogni fronte ' 9 Basscjreoossi : fra letizili e festa ^ . <ft /Pràscorre II ^rno , ^ hon vi nùiDca i^^o* ». Cpnla dorata cetra, e non le Muse » Con rarmonìca voce e l canti alterni , ' » E tutto di gioia esulta Olimpo » ' hJre (Sella disputa scappa fuori con una celia ai»* gaia, sembra direi dlie rimo^a.alla vìltaria^^^ vi rìhuDzfa spontaneàmente , e die mfoìe iestarei amico liei tenipo stesso chejn iuìla nQ$tra vanità iir ftiigeira W nemleio. t^óeslo tirAtfa-^g^AeiféM^ sorprende piacevolmente; e quella vanità che vo- lea vineere n:0lia .dìapQta> non vuole mtate-fiirta' in generosità; quindi gli animi si acquietano. Lo spiritoso Voiture aveva punto e ìnareeiNto un cor* ^hHoi queétf vt)léva èomingerlo a 'battersi* in duello. La partita non è uguale, rispose il poeta; siete grande io soa piceola; \voi siete bravo- ed io poltrone: voi volete uccidermi? ebbene, ec- comi morto. £gU dissirmò il suo nemico facendéM Quando i contèndenti non la finiscono , e kt disputa è ' alquanto loalorom y pànM dàvèf^ degli astanti d'interromperla con suoni , cantij giuochi^ soniniinistraziani di Jiqwri o «ifn|li. V " " ■ « Al suon {piacevole .» D'arpe trèniafitr , » Mescete, o vergini, ' ' ' / » Mescete i canti ' \ ' Satira itréanà. t I. UtilHà della satira urbana. , ' * Condannando come inurbane le villanie e le ìn- giuriC) non intendo di vietar Tusa savio ed op^ pòrttino deli' ironfa o idetta a^ttn eh» flUt^ pregiU'* 452 - tifiao tElujO » volta giunge a porre sul trono il vero, )ridendo« . - Jà'amor pri^Mifo, che non ahbaadana uomini m aoQ qiiMd^ ,9m abtoodoiiwo la, vk»; iìi toi^ temere sópra ogni altro male la derìsione, e scuote Jovb dì dos89 .r uidolenza , e daUe^ i^j^ cai^ feUìe gir spoglia per non rimanere esposto ai frizzi del ridicolo^: i) che jpes^. non , ottime la piìi l^mpaoti^ Térìià 6d ligguerrìta >ragiònir./$e Aristo&iie avelie dato agli Ateniensi In una concione quegli ani* ma^brameoti. etie died^.loro .aeU^ cooiniedie, l'a- vrebbero lagnato a pezzi; laddove in teatro ride- vano smasc^llatamente e di^vaiio eh' egli, aveya vagioiie. Bèi^chè i Geniti aTesaerc^ veduto CiaerOQe assalire Tedificio dellldolatrìa con armi prestategli dalla, filosofia V. poro iiea. aapavafio lodimi .ad ab- bandonarne i tempii. Comparve in mezzo d'essi Ladano, il ^uàiQ fece la guerra al gentilesimi. doI .«lotteggio, fi se non ne distrMse gli altari , ne d^ sperse in gran parte gli adoratori. Il buon senso aveva {iròseritte. la^ mz^ia cavallefescfae in fspagna, pria che nasces^è d^rvanfes ;C mà quella nazione non riuscì a spogliarsene se non dopo ^'tgii abbe preÉcutato al ptibbli^, 11 suo ridico* Kssimo Dpn Chisciotte. Tanto è , véro ciò che dice Orazio: . ' - . « fPnoa graVf sèstenza ottieB più spesso » II desiato Cne arguta celia ». Si deve adunque riguardare la satira come una apecia d'ammenda censoria che aerve a corriere quei difetti i quali, senza cessare d'esser molesti e talora 4muk)sì alla aociatìb non triy^Qsijaei codici , PULITEZZA SPECIALE 4St inosservati dalio stesso colpevole seoza la - caule àmmo9lmùe della satira \ del an^tteg^ ; « dello scherzo. Il suo pungolo viva e leggiero, vi- brato a tempo , può divenire suppUmento alla le* < gìslazioue, più ef&eaée dei gravi sèrmoni, più acutd di qualche pena afflittiva, e il rimedio blando e specifica dei morbi lìpn ^ilcerosi fleiranljsgo, e f^ec così dire cutanei: / . . ^ V \ « Seguasi il Venosin , che ride e taglia _ . . ..^ » Chi sfugge a) Fpro. IJ satiresco uffizio - f » .Piiif die II fratesco può levarti il pelo ^ ' ». P%chè il frizzo piii scotta che il y^j^^^^^^ A. L'ironia però e la satira sono armi pericolosis- . sitne ^ di cui egli è^estMmametite foeìle di alm^ sare , sia perchè questo genere di discorso non è il più difficile (1)^ sia perchià la sottra, .presenta UM . fat^B sembi^^^ sia perche^ deprimendo gli altri, sembra airaniòr proprio d'io- nateaiÀ 80 stesso:, perciò riesce iiiiripido 11^k»gio% • e il motteggio piacevolissimo (3); ed Ennio sog-* gittiige^ ch'egli è più facile ad uà uomo di spiriló il wlbeare ««Ha bocctt* de' carboni^ àeeeal , di quello, che riteoere .un iiiottti s^tipco che gli corra {i) Un giovine gloriandosi d' avece composto una satira^ CiebiUoD^gU disse : lUcón^spele cpsnfo è JMle qiiesl^ niera di scrivere, giaccbiè ij siete riusdto aUa^^vesbrft et^u (2) Maliffnilad falsa species liberiate inesL Xacit. , Hist., I. ^. • * . ' * (5) OblrectaU<K et Uvor prouU wiuihm accifiuntuTn Idem, m ^^ r ' . Digitized by Google ' '-^fi* LIBRO TEBZO '^^- tiimo s'assoèia spesso l'invìdia, la quale stiilerf>ià mtnvte azioiii' altrui ^l»U&ee severa inquisizione, A fiiie ét iìtùywfì qualche» «aeGateBa^ e ;.coii wAì^ gni >ep]orì. adoaibrarla: - . r • ' • € Di tutti invidioso diceà malQ ■. - * . * * * * » Sénisa rispetto, e pretendi^vii ardito ' . » Piovra i costumi altrui far da fiscale Quindi suUe cose , sulle follìe ^ sui pregiudizi , sulle |ti*€itensi(^ai d^lj'aiuor proprio, ' sui vizi in ge- nerale àevc H 'jmotteggit) più spesso cadere che .non suiruomo particolare, àccioecbè alpri, vo^ndo eedtaré iH .rteOi non apra una piaga mortale mei- 4'altrui animo, e non s'esponga all^d^o delle per- SOM emeste se la /SMira dà in ialso, . ^ -, • • • ' . FqItio che< per diletto o per malignò V Animo Valtrui fama è a morder presto^ ' * . . » Ch'infin giunge a sp^ieqiar pef* corbe un cigQps ' » IQ ebt^nt'odio vìen^ eh' ogn'uoin ené^^^^ i Lo d^nna con ragion, l'abborre e fugge \VÌ»:Con9e mostrò all'umah éóusdrzio inlissto Meii voglioT^f ' ommettere d'és8èrvà?e, ehe ai rinvèi^iore di falsa maldicenza o d'ingiusta sdittra è ripr^sibiie , lo à pure quello ebe la difiba^e: lAi-'appiceando il fuoco all'altrui casa si scusasse dicendo, che ha ricevuto il fuqco da altri, non oV Mrrebbcf cotnpatimento ; per he stessà ragioné t>t-. tenerlo non debbe chi spargendo false maldicenze e ingiuste satire, dice d'averle intese da. Pietro a d9 Martino, io un caffè o in un'osteria, enones^ i^ne egli rinventore^ ' » ■ Digilized by GoOglc V SenCilor W raceontar, fti un trombe]^ * » Preso una volta da'nemici in campo / * ' r » Mentre stava sonando alla veletta: ' V \\ qiial, per ritrovar riparo o scampo/ » Dicea che solamente egli sonava, ' " » Ma eoi stio fèrro mai non tinse il campq. Gli fu rispo$to allor, ch'ei meritava • Maggior iien^ pero; poichò sonando^ > Alle stragi, al. furor gli altri irritava ». Dopo (Tavere stabilita la legge generale , fa d' uqpo aggiungere le ecceziotU, - le. qvali per lo piiij dall' e$amé delle ragi«ni w cut fondMli là 4lessa legge^ risultano. • . , . . - y url^nità jno!» coBdaQQa ne nel convenar ab* eiale nè nella repubblica letteraria i modi satìrici più. 0 .iDeoo .piccanti, ma veri, contro gìi indk^i^, dui tÈ^ seguenti casi e pe' seguenti motivi: / , 1^ Rispingere m impertinente aggressore» ^ jMtiasiiiio Oacier^ entuaiasta della àeiMza ^digb' antichi , ascoltando un giorno una dama che non ne parlava Qon troppo rispetto , e prioiHpdknj^qt* del divino Platone , le .disse con tatta la genti- lezza degli eroi d'Omero: Certdment;^ madama non degnasi di leggete dtro Sèrittere anticò che Petronio (ciascun sa che Petronio è ràutore pre- diletta de' dissoluti^; Perdojiate^, replicò ellat fò aspetto , per leggerlo \ che voi fie abbiate Jatto un santo. Chi vorrejìèe dare al {rizao di quella dama ia ttisoiii dimpulito (i)? . •" » « (i) Un principe volendo divertirsi a spese d' un suo cor- tigiano I eli' egli avm impiegido ip diversè amb^^ecie , lo 466 'OlTBRO TEBZO V . 2^ Mendicar la ragione degli attentati d* uno stolto o d'un impostore. Socrate adoprava l'ironia colle persone presuntuose , con que' pretesi dotti universali che, non sapendo nulla, davano ad in- tendere al popolo di saper tutto, e pronti mo- stravansi a rispondere sopra qualunque argomento. Luciano smascherò il celebre Peregrino, il quale profittando della dabbenaggine popolare , e fa- cendo false predizioni , aveva aperta una bottega d'impostura nella Grecia e s'era arricchito a danno del senso comune e del pubblico costume. Mendicare i diritti del giustOy delVonestóy .della patria dagli attentati de* malvagi , per falsa opinione potenti o per forza' reale. Chi avrebbe potuto condannare Cicerone, allorché met- teva in evidenza i vizi di Catilina e i suoi atr tentati cóntro la Repubblica? Il giudice che espone un delinquente alla berlina con un cartello sul . pettOj ove t\ leggono i suoi delitti, è senza dub- bio un maldicente; ma questa maldicenza perso- nale è necessaria a scorno del delitto ed a fine ;di prevenirlo- ' rassomigliava ad un barbagianni. Io non , so bene a obi mi ral^omlgli , rispose il cortigiano : tutto ciò cb'io so si é, che ho avuto l'onore di rappresentare molte volte vostra maestà. ' Anche nel «eguente madrigale il frizzo è giustilìcato dal diritto di difesa: - . - \.\ . • ... • •ov ' « D'un ponte al passo stretto^ • » Stando sopra d' un carro Tommasetto y ' • * » hicontrossl In due fraU zoccolanti ^ -, n Che disser : Villanaccio , Ur* avanU. — " • • V • * Ed egli : Aspetto che passiate voi ; •^ » Non to' mettere 11 carro innanzi t* buoi ». > - Digitized by Google a.. m f-* PULITEZZA SPECULE . 457 Il pdjdrone che, interrogato sulle qualità d'un servo licenziato , dietro la sua esperianza lo dì- chiara ladro, è senza fallo un maldicente; rna que* sta maldicenza o diffamazione è utile, giacche è meno male che resti senza padrone un ladro , di quello che vengano derubati più innocenti. • ' ChesterOeld non distinse con precisione i con* fini che la satira , la derisione , la maldicenza utile e necessaria separano dalla maldicenza inu- tile 0 ingiusta, nel. seguente paragrafo: , . a La privata maldicenza non deve giammai es- *^ sere accolta e divulgata volontariamente, perchè » sebbene la diffamazione possa al presente ap- » pagar la malignità e Torgoglio de'nostri cuori , i> pure la fredda riflessione trarrà da sì fatta in* » clinazione conseguenze sfavorevolissime per noi. » In fatto di maldicenza, come di ruberia, chi la » raccoglie è sempre creduto colpevole quanto il ladro stesso ». ' * / . Distinguete la maldicenza che svela le altrui innocue debolezze per sola voglia di denigrare, dalla maldicenza che svela i vizj veri e i delitti reali che possono essere dannosi al prossimo. La prima è ingiusta e riprensibile, la seconda utile e necessaria. L'uomo cui siete per affidare la direzione della vostra cassa , è un truffatore , xxn giocatore, un dissoluto: mi farete voi rimpro- vero se ve ne avvertisco? Qualcuno vi imputa dei vizi e dei delitti falsi: vi lagnerete voi di me, se gli strappo dal volto la maschera , e Io dimostro bugiardo ed impostore? È giunto in città un ca- valiere d'industria che co' suoi ingegnosi stratta* gemmi scrocca l'altrui denaro: vorrete voi che noR ne dia avviso a' miei amici , acciò la loro jomoaa fede, non cada in laccio? AU^ corte; sevo] - amate il gregge, darete la caccia ai lupi; e se gli uoiiiiali. accennerete loro i cani arrabbiati» , § 2- Jieyole ^er V uso^ della satira. . - ; I ■ ■ Tre sono le fegole che debonsi osservare motteggiatore , acciocché il motteggio riesca one- sto e Jegittiibo, cioè non offenda nè la giusti^à^ ijè Yumanitày nè la convenienza. Il motteggio è ingiusto in due modi: 1^ quando t>un^e (^ersóne esent! dal vizio ìniputato;' 2^ qMando cade su difetti che non possono ascri- ' versi a colpa , come le imperfezioni fisiche ^ òv- * vero le sventure accidentali. • L', umanità rimane offesa quando il motteggio ^ nialigno ò acerbo. Dà segno dì malignità chi mostrasi avido del male altrui y M si delizici^ e còn^piaep neirinsuJtare e nel nuocerer^$idà segno d'acerbità, qualora il motteggio è sproporzionato alla jcolpat .e flagella a sangue chi ^on merita che un lieve colpo di stafile (I). , * ' ; ' (\\ V itotàh' SoMÉe m rattopprata .^iHn'^Mee» delle sue maniere ^ dairameDìià abituale de'suoi sguttdi, dal tiorriso dì bonlA ^ sempre pronto a Dc^cere sui suoi labbri , di modo che 4'icoDia cessava d'essere aiuara, e diveniva, per oqsì dite , ua agro-dolce eondile dalle 'grazia. Cresceva or ' t*inK>, or riiRro di ifuéstt due efemeiilt, secondo cbe 11 difeifò Tdie Socrate voleva correggere, era amb nodfO. - ' . ' Voltaire dice, che volendo censurare Cornelio, imiterebbe ' iioid4> Il Quatoy nellA poomi^edl» del Uakiouuto pet ior^a > » • . y .i.Lo uy Google - Si Tìola la convenienza , quando i motteggi di- ' sconvengono al motteggiato o al motteggiatore éHa «iveostanza di ioogo e* di tmf^ ; qrówto sono sconci o villani, quando si scialacquano senza ' misara^ e : se ne fa professione aperta « perpetnà» L'ingiustìzia nel motteggiatore o è maliziosa o ' irriflessiva^ la prima nasce dal bisogno di umiliar PMtrttì merito ptat inoftlnorsi sulle f«^tie deli" ftb^* battuto rivale: la seconda proviene da un errore d3iiteUetto originalo de rislielftesie di idee^ siste* mi esclusivi, rigidezza dì carattere, tenacità d'opì* nìoni. Da quesi^a causa derida j^e tal,Y9|ts^ l'aicer* Utà prodotta p*^ii spesso umor eausticeié. etra- biUariqi^ JLi|i causticità è sovente figlia 4/ ^ <^uor depravato i ebbro d' orgoglio malefico , e pasciuto del fiele deirinvidia; talora una cattiva organizza-^ zione, o le persecuzioni ostinate deUa Tortutia giungòtiò e guastare aiidie unendole Me^'-e ad avvelenarne Io spìrito. ' • / r. ' Le: e^ ke peir 'sóei pìriii- dpii 0 una natura grossolana, 0 la mancanza d'e- ducazione y o una vita isolata e lontana dalla so^ eietà, 0 il pocò studio dell'uomo, o le compagnie yolgi^p^^ ioQne T abitudine; di parlare spensier^- taméirter; ■ '^t - ^' ' ' * ■ . > « ji ■ non dà giottliBat ma<> bailaalata a' Sganardio'w non previo un eoDipUmento rispeUoso, e colla protesta d'essere disperalo per essere caj[tr41o di Cario. Questo inpdo.di^ceosarareiM»ja debb' esjsere escluso dai croccili. sociaB *, se ma cb0 in vece di porre in m&no al censore uh bastone j fa d* uopo dàrgfr un fltigeRò di jNMe. ' . * Digitized by Google ^460 UlàM TEHZO , Jl}ìm^ li6)Ia ùimwènms^h satira appoggiate al falso va mordendo lievemente i costumi degli assenU , non ta 99vero cepsore aggrotterai tosto ki eiglia, uè tomi icon mano ardita qoeatò tenoe piiiBere alla mediocrità che si consola della prò-! |lrìa batwzza sfoirmndosi4i4«pcimi^V J'alte^^^ n»e- rito V ma a condiscendenza atteggiato più che ad a88.ei)8p9 .ammirerai lo spirito di ehi censura, e^ter^ modo dabbii mU'applicaaioQa. Sa *poi U piacere di satireggiale gua4dgi]ia gj[i 9Staim al puntp,,(^e 'aQi;ga qwlcha* ». ^ ;vt.-(:;-^; . ^^r^y-^M^^ ^ « Tewité et6lrti0 nrò?atord^^ f'':: ^ ^ » Motti protervi, onde a maligno riso ^^-^ V » Mover la dorma e la virtù schernire ^ ' ti sarà permesso di. troncare em jdigailà V altrui aiscorso, e assumere la difesa degli assenti; ma, per non scemar fede alle tue parole ^ non devi mostrare alterazione di spirito; giacché, altrinieriti operando , al piacere di satireggiare si assoeierà , nell'animo .del satìrico il, piacere di conturbarti, e gl} assenti verranno ad essere danneggiati dalla tua stessa apologia. L' e^peri^jdza dimostra infatti che il calare della difesa rendè , tahotta gli assa- litori più feroci , e allora la conversazione rasso» miglia i^ue'aiigrifizi sbarbarì ne' quali immola vansi ijjttime omaiie. ' Lascia dunque qualche pascerlo .alla malignità, se vuoi ch'ella ti permetta un elo- .gìo; MBt per prosare la . itiocei^ità del, 4iio ttlo,> allorché tu stesso produrrai in mezzo le azioni di qualcuno, in cui siano difetti frammisti a vir^, userai la dèstrézza di quel pittore che , dovendo ritrarre Antigono guercio, lo pins^ di profilo* Digitized by Google • ■ ' ' CAPO DECIMO. ' ■ ■ ,' •V - ^ ' Facezie. Un discorso che inaspettotanieiile e contro JTap- paranza caoibid il rimpjTovero in. lode, it male. in .tiene, il lisGMHre iO; sqi^exanza, lo spmzo iii istinni^ e talora anche ali'oppostcs si chiamai face zùa (1). La facezia si divide in due. specie; » La l> ^ un hréYé raceoitto che fa passare IV nimo tra alcune d\Tenture, e dopo d' averne ali- mentota la curiorttà , ikiisce con iin sentimento non preveduto. ^. (I) Dionigi il tiranno avendo sapulo che una sua coni-' me^Ua^ dajui spedita. 4l: concorso in Atene, era^t^ta eoro- oata^ ne injpti «r«lleg)nem. ^ CiH Ateniesi dissesn cbe^ise *av«flh aero preveduta' questa tdaf^t^jotià i vsu^hf^eio cèronatQ.Dlou^ venti anni prima. * * ' in qiieslo caso la iode copre un vero disprezzo, e mmì- testa la Viziosa compiacenza ct^e dovevano provare que' repubb|i^|AMr la moi>t€i d'un tiranno tanto abbòminato; Sorge^^fftiBrmo piaqèvolissitna sorpeesa nel vedere etie «gli Ateniesi potevano liberar Siracusa onorando Dioniiii in Atenei* Jjl. padre Le 'i'cìlier , che mentre era confessurti di Luigi XÌV,* teneva il protocollo de' beneticii ecclesiastici, diceva ad uti giovine abate : Yoi altri esitanti agli impieglil sièle oost^ amfei' finché aVeté, bisoerio di noi ; 'ma qìiéaida siete saziati^ ci dimenticate. — Ah , non temete nulla , rispose ridendo Tabate: io iK>n vi dimcoUciierò giuiumai, giaccliè solip iosa-^ In questo ciùo tt timore si cambia in speranza^ e nel - tempo slesso éi si pres^ta improvvisamenfe nùi^ upa brama I • che con somma gelosia suol tenei:sì nascosta. , i, ^ 26* Digrtized by Google Eia è un semplice detto pronto, rnaspettàtoi opportuno t un vivo ^^apidgi£ripo che vellica e' punge piaeevoimente. * Con maggiore chiarezza e precisione di ter^ Quni>- giusta il suo costume, spiega la cosa il dot- tissimo Gberardffil dksemkK^La giocondità delle lacezie par che nasca ordinariamente da un ingé^ gIMMt»' ed iroproiovlM 'aecoppiftiBentcr W d«ie idee disparatCL tra loro e disconv^jiienti (1). ' ' lì riso, semjira il prodotto 4i due sensai&ioni u- iike, sorpresa e piacere , eccitate da Jien elitra»-, stì 0 da finissime analogie. L'impressione oagionata nel nostro animo da un oggetto nuovo o inaspettato sidsiiania sorpfesia. La sorpresa è maggiore quando T oggetto .coni- 0 la' eosa * raeectea' è eonivìirìa a/ qiiai^ suole comuneipente succedere. ♦ * ' • Quindi la aorptesa. è massiin» allorché è mas- sióio il contrasto tra il fatto ^pcaditio .eJa-Hft: stifi.jaspettazione* Ciò posto: 1. v ' • v . I. jChie éel jtUo abbia: kmga la sorpresa^ è di^ mostrato dai seguenti notissimi fatti: • ' ' Ridono frtù spe&so gli ignoranti che gli o^-, mini cotti, poiché ì primi nón conosGéndo i rap- porti die uniscftpo, ie cas.e, 9, WAggiori sorprese soggiacciono^ • » 11 saggio appena sorride mentre lo sciocco • t'abbandona a^ riso sgangherato, ^acchè il sagg^ìo ^ . r -t's, ♦ • > • " . \ . • \{) EIcmonti * peesla ad uso delle scuole. Digitized by Google trava presto le idee intermedie che imi»sip>pi^jlor^ liuie' afeiluate. ddto «òse .«col fi^ k»q^«if^ì^^ successo e che sembra smentirlo. ^ r " ^^^ > a<« fy. mette* «bea fUe^ Ue9ggiOt4t^^l<^ f^eioe- co non ride; e questo accade quando il contrago' ma è immediatamente espresso » ma dietro rap-* porti pBBfiìm.ài idee s'asconde « e quaìdie mé^ noento di riflessione per essere EientUp o ricono- 4.0 '6H uomini faceti e lepidi dicono e sanno rHl^yar jOOi^e che lanno ridere gli altri, ^senza die . «et irfdeno^tesifi. Man vidptin* esa perchè veggenti* ril nodo/cUe^unisce le idee in apparenza contrastanli; ^Qao*. ridwe gli. altri. 4^rehè hfinBQ T artiiisio. di. ^asconderlo ai loro occhi. >' * r^r? II riso die ecdta .una facezia^ sentila la fush ma yoitai è'«moltn pjéore alte sead^a, e posbin diviene millo, perdiè le cose note fioii lasciano Ittoga^^liia ijorp»^. / ^ sw*. v >^ , >à>^I^* , IL Che a/ riso non basti una sorpresa q^it^*'^ limqu^f ma si riohicgga Vaggiìmla^i sensaziaue piacevole, seop^ira rieattare -dat ft^^fuenti ietti: .< ^ 1. " Noi ridiamo ricordando le nostre passate fi^lÀ^ Qv^j^m^ aUoiaOia annessa jd^a del .disi^- nore, perchè questa Vicordanxa dà risalta al sen^ limentOc:4^4.;POSti;a #Utuaj|^e .saggezza » e!, quasi « dissi, le accresce piregio; . . t , ^ evi^ rvjV/. 2. <> Noi ridiamo aH'udire le altrui goffaggini ; il,* cl\e fiorse d^riiui dairamor (HPQpriOr il qmlei gica-f, see nello scoprire in altii de'difetti de'quali egU ait crede esente. - . i n % /? ; > c^^ ^f i ^j "^' ^.^^ Koi rìdiamo alle sveMure^dei ncNMvl^nemicti. allorché non sono sì forti da interessare la nostra Digitized by 464 ' LIBRO TERZO compassione ; poiché le accennate sventure adé^ scano piacevolmente il sentimento dell' inimicizia e della vendetta. ,i^>>i -^^t^^fi r/Ji^U\p>y'4,i ^j'^Mip^i - 4.« I beffardi ridono nello scliernìre questò o quello, giacché il loro orgoglio coglie tanti gradi di piacere, quanti gradi di depressione ed avvili- mento fa subire agli altri co'suoi motteggi. • ^fi.p Noi ridiamo nello scoprire somiglianze tra oggetti che credevamo non ne serbassero alcuna, come rìdiamo in generale sentendo ingegnosi tratti di spirito; perchè il facile esercizio della no- stra intelligenza nel rapido passaggio da un' idea dtf un'altra, ì cui rapporti lontani non erano ben noti e distinti , é per se stesso piacevole , com' è piacevole un moderato passeggio, il respirare aria nuova, la comparsa d' un lume neiroscurità e si- mili; 2.0 perchè quella cognizione diviene argo- mento della sagacità nostra^ la quale ha saputo cogliere un elemento che, i:estìo all'analisi, al co- mun guardo ascondevasi* V . ^ "4(^j»* , .' .'«' «..V, . III. j4cciò la sorpresa e il piacere cagionino riso, vogliono essere prodotti da lievi contrasti 0 da finissime analogìe; ecco qualche fatto: • 1.° Alla vista, per es. d'un bel quadro, all'udire una bella musica, noi proviamo sorpresa e pia-» cere, ma non rìdiamo; dite lo stesso allorché al' vostro occhio sì presenta l'arcobaleno od altro si- mile grandioso ed innocente fenomeno. "i.^ Vi cagionerà sorpresa e piacere senza farvi ridere la vista d'un animale selvaggio non mai veduto prima, per es. la grossa scimia chiamata Qurang-outang. Ma se la scimia vi si presenta PULlTKZZil SPECIALE A 465 con berretto da cardinale in testa, voi non po- trete comprimere il riso: v'è qui un' contrasto. Osservate bene che non tutti i contrasti fanno ridere^ ma solamente i contrasti lievi, e son quelli che escludono la compassione e l'orrore. Se un uomo millantandosi di poter saltare un fosso vi cade in mezzo come un animale, voi ridete sgan- gheratamente; ma se, cadendo si rompe una gam- ba od altro, voi non ridete più; qui il riso è com- presso dalla compassione. Dire con Aristotile, che il riso è prodotto da una deformità senza dolore^ è ristringere di troppo, secondo che io ne giudico, il campo del ridicolo; poiché spesso noi ridiamo saporitamente senza che alcuna ombra di deformità al nostro spirito si appresemi. Infatti ci fa ridere la sco- perta di finissima analogìa non prima supposta (p. 471, nota i), l'unione di qualità che sogliono essere disgiunte (p. 461, nota i), la disgiunzione di qualità che vanno ordinariamente unite insieme (i). fj* ,J m .... . , . " (I) TI rasllf^'lìone raccoma come un dottore vedendo uno che per giusti/.a era frustato intorno alla piazza, e avendone compassione, perchè 'I meschino, henchè le spalle lìeramente gli sanguinassero , andava così lentamente , come se avesse passeggiato a piacere per passar tempo, gli disse : Cammina, poveretto , ed esci presto di questo affanna Allora il luion uomo , rivolto , guardandolo quasi per maraviglia , stette un poco senza parlare , poi disse : Quando sarai frustato tu, an- derai a modo tuo \ eh' io adesso voglio andar al mio. Vediamo in questo caso disgiunte due quaìilù che sogliono essere unite; cioè, sotto Fazione delle percosse, non scor- giamo né I segni del dolore , nè lo sforzo a liberarsene. Abbiamo dunque da un lato una forte sorpresa , daU' altro 466 LlikO TBEZO ' ^\ y Fonti 4ija0ezie€^^ * Le numerose fonti dà cui s^possoikl tram ìetà^ cezie, vogliono esser ridotte a cinque capi generali. L Deformità logiche; • II. Deformità morali; \ * ' • III. Deformità fisiche; IV. Opposizione artifiziale tra tó iHile e il sog- getto; V. Somigh'aoze e contrarietà lontane o latenti ed miprovvisamente svelate. ^ L Sono deformità logiche le deviazioni dal retta raziocinare; e ì gradi di esse saranno sempre maggiori, quanto più peccheranno coatra le regole del ginsto raziocinio. « L'rghpranza quindi delle 1) pili facili combinazioni, la credulità soverchia,, i> la scimunitaggine sono fonti sicurissimi dia'qiiali » emerge quella deformità logica che provoca il » riso senza eccitare nè rodjQ nèla compassione: » quindi le parole^ o prive di senso o storpiate, » le interrogazioni, le risposte fuor di proposito, M le incoerenze, la pertinacia negli errori evidenti, e quella abitudine che i goffi hanno dì dir seni*» » pre e. credere le cose a rovescio dei logici detr » tand ». un sospettò dié quel padeiité o non gòffrissC} il che fa ta- cére n denttinéoto penóso della compassioné ^ o ituscisae a deoilnare 11 dplòre ^ il che dà luogo ad anudirazione scevra d'invìdia. lo non saprei come innesLire sulle azioni e sul discorso di quest'uomo Videa della deformità^ mentre vi veggo cbia- rrsslmo un bel contrasto con qùanto succede 'comunemente; Digitized by Google PULITEZZA 3PECIALB^ ^ : 467 ]LJn esemplo di ^&r^giooaaieuto logico cagionato aà ' bijióna dó^e d'òirgotglia sì vede nel discorsa 'die l'Alfieri meite in bocca al suo conte, allorché co- stui viene a contrasto eoU'abate , futuro mae^a .de'suo] pglì^ sup'ofiiararto che gli vuol dare.. ' « Ora, venendo al sodo, ' .S. ^'" » Del salario parliamo. V do tre scudi; ^' ; » Che tutti in casa far star bene io godo. — Ma, signor, le, par egli? a me tre scudi? " S Al cocchier ne dà sei. — ^^Clie impertinenza? ^ > » Mancan forse i maestri anco a du'scudi? > Ch'è ella in somma poi vostra scienza ? '^r% Chi siete^D somma voi, che al mi' cocchiere * Veniaté a cootrastar la precedenza? ^ l ìK GU è nato in casa, e d'un mi'cameriere: i i> Mentre tu sei di padre contadino,^^, ^ E lavorano i tucti r/altrui podere^ H » Compitar, senza intenderlo, il latino; ' > Una zimarra, un mantello n tallare, ^^ i » rCn> coUaru^cia sudi-rcelestrino , > * - . » Vaglion iòrse a natura in voi cangiare r . Poche paròle: io p^go^ereibeiiissimo: C . u ' >» Se a lei npn quadra^ ella è padron d'andare ». Atteso una grata sorpresa sono parìmente ma- te)*ie di riso le imle^ intelligenze^ " come' allorché un discorso vien preso ih un senso opposto a quello che gli fu dato da chi. Jo pronunciò ; d' onde na- sce una contrarietà fra la dimanda e la risposta, ed una sensibilissima divergenza : per es., Pietro dhnanda a Paolo dove va^ Paolo ^rispofìde jparfii pesci. ' V . * ij,.i^L.o i_.y Google i 468 LIBBO TEBZO ^'Appartengono a questa ètasse té ISu'tle^^^^ contengono un certo inganno inaspettato, per cui nasce molestia ad alcuno senza dolore però e senza grave incomodo. IL Per deformità morale intendesi quella che non è consona all' usata maniera con cui conver- sano gli uomini, ma sì però che non turbi o funesti Tordine socievole, poiché allora questa de- ^formità andria congiunta con la scelleratezza, e ingenererebbe odio, non riso. Quindi fanno ridere 1. V incongruenza de'caratteri : perciò sem- brano piacevolmente assurde le millanterijs in bocca d'un vile, e le gravi sentenze sul labbro d'una me- retrice e simili; 2*» Tutti i caratteri e tutte le azioni che hanno l'aria di singolarità^ cioè che si scostano dalle ri- cevute costumanze; 3. *> La discordanza tra i mezzi e il fine prò- postosi^ 0 le pretensioni maggiori delle forze; 4. ^ Le passioni gagliarde svegliate da lievi cagioni; talvolta per es., resta annullato un pro- getto di matrimonio, di commercio, od altra as- sociazione, per contesa sui titoli de'contraenti da inserirsi nella carta di contratto; e le reciproche vanità rimbalzano come rimbalzano e retrocedono due palle elastiche che, moventisi in opposte dire- zioni, vengono ad urtarsi in mezzo al bigliardo (?)• ' (I) * Allorché il Cardinale Mazarino, miuistro francese, e dòn Luigi di HarO) nìinislro spagnuolo, convennero neirisola de' FaggianI ( in mezzo alla Bidassoa sul contine de' due regni), per concertare tra le altre cose il malrimonio d'una PULITEZZA SPECIALE 460 » S.° Gli sforzi per attribuire agli altri la col- po, de nostri sbagli (1). *r A scanso dì ripetizioni vedi la pag. 343 eseg. f HI. Deformità Jìsica si è quella che emerge dalle deformità visibili, corporee, naturali. « Va- M stissimo campo di ridicolo si è questo, poiché » iufinite sono le aberrazioni che notar si pos- » sono nel regno della natura, e nell'uom princi- w palmente, che per eccellenza fu detto re della » natura medesima. Quante mai numerar si pos- » sono deformità corporali, sia nei membri, sia* » nel portamento, tutte sono giocondissima fonte » di ridicolo, purché le deformità che prendonsi D per oggetto di scherzo non siano indecenti o » col dolore congiunte, poiché allora non riso, ma . » ecciterebbero di leggieri odio o compassione» (2). Un uomo urbano per altro non farà mai og- getto di scherzo quelle fisiche deformità che non si possono attribuire a colpa, come ho già detto più volte. ■1- Ito f ' Infante di Spagna ( Maria d' Auslda ) con Luigi XIV re di Francia , furono tante le recìproche pretensioni , sorsero si gravi difficoltà sul cerimoniale e V etichetta , che trascorsero due mesi prima clie i ministri potessero accordarsi. (I) Un ingegnere mezzo ul)briaco e barcollante prende a . misurare un terreno , e commette: ercoli tali die gli astanti ne fanno le maraviglie. 11 buon uomo in vece di rendere , giustizia a sè stesso, se la prende col suo strumento, e dice balbetttUìdo : Ehi ma il difetto é nella mia pertica: ora ella lia otto piedi , ora non ne ha (|uattrOj e la getta sul fuoco. In questo esempio primeggia la deformità logica sulla defor> niifà moràlo. i.ij », ò>\xìj ^^-^ • (2) Ceretti. .j^ xxl i^\.^r Jife àctoi^ v 27 < 1 i ^ ' _* ♦ Digitizedby Google ti. "'llr, 11 ridicolo nasce alle volte dal veder trattali con uno stile lepido e scherzevole gli argomenti gravi e severi, il che vellica piacevolmente la ma- lignità del cuore umano, il quale gode nel veder posti a livello gli oggetti eminenti coi più comu- iif, ed è questo il copioso fonte delie parodie. Talvolta all'incontro s'induce riso col ragionar di ^ oggetti bassi e plebei in un tono grandioso ed eie-, vato, dal che vengono essi a ricevere un'aria co-^^ mica e faceta, mentre sotto aspetto di lode son fatti ridicoli, e la critica riesce tanto più salsa, qiianto più è dissimulata. Senza alcuna specie di discorso si può eccitare 'ridicolo con una lode apparente smentita dal fatto. Batru, che aveva motivo di lagnarsi del duca d'E- pernon, fece un libro che aveva per titolo: Le grandi imprese del duca d'Epernon: ma tutti i fogli del libro erano bianchi. tt Debbono essere collocati sotto questo titolo » que'concetti d'ambiguo significato, onde può » trarsene una grave sentenza ed una arguta fa- ì) cezia. Così a dire d'un uomo liberale, che quello •» che ha, non è suo, può divenir salso ove si V torca a biasimo d'un ladro: e salso riesce per D non dissimil ragione quel motto citato da Tullio, . )i a proposito d' un servo infedele, lui essere il y> solo, per cui mdla vha in casa disuggellato « e di chiuso; il che a lode d'un servo leale po- » irebbe dirsi ugualmente. Se non che sì fatti >p scherzi vengono commendati più per ingegnosi .?>> che per festivi, essendo manifesto indizio d'a- •» cuto ingegno il tor le parole in altra signiUca- w zione da quella in che sogliono esser usate »• PULITEZZA SPECIALE 41Ì ^ . • " ' ^^Ordinariamente questi scherzi riescono insipidi, perchè per Io più da un lato lasciano scorgere la voglia di scherzare e l'impotenza di riuscire, dal- l'altro non producono effetto sensibile sull'animo per mancanza d'acume. - V.^' <t Tra tutte la maniere onde si perviene a movere riso, piacevoli senza fine riescono, tanto il torcere contro d'altrui quel frizzo che a farci ridicoli era stato proferito, a quel modo che Ca- tullo, interrogato da Filippo perché abbaiasse,. Perchè vedo il ladro, rispose; quanto dal conce*^ dere argutamente all'avversario ciò stesso con che ti morde, trarne appunto occasione di vituperarlo, siccome usò avvedutamente L. Celio, al quale es- sendo da taluno di bassi natali rimproverato che egli fosse indegno de* suoi maggiori: Affé, ripi- gliò, che tu se' degno de' tuoi » (i). In questi e simili casi il piacere risulta da dop-* pia fonte: l.*» dalla depressione d'un impertinente, aggressore, o sia dalla cessazione d'un dolore; il che, quando succede rapidamente nelle cose mo-.^ fall, equivale a piacere; 2.o dagli improvvisi rap- porti di somiglianza tra la proposta e la risposta. ^* ' 11 ridicolo risultante dalla scoperta improvvisa di somiglianze o contrarietà non comuni, non si " ' (() • Luigi XV disse un giorno al conte Eric di Sparre, jche fu due volle ambasciatore in Francia pel re di Svezia : ./SigfioF di Sparre, provo dispiacere vivissimo in pensando che voi non siete della mia religione; un giorno o lallro io an< derò in cielo, e non vi troverò. — Perdonatemi, Sire, rispose f ' ambasciatore : il mio padrone m' ha ordinato di seguirvi dappertutto. " . • * • 472 , f UBRO t^EZO può assolatamaote attribuis^ alia iiialigQilà|ii»Ma, come si dovrebbe, se in queste indagini si preip*' (fesse peK gttidé la ^ola teoria d' Asistoteteì il che multerà meglio dall'analisi del seguente fiattóv;; ^ Un contadino, yenuto a dolersi pon un podestà perchè gli era stato rubatali sto «ino^ dopo d'a- erare; parlato della. Sfla povertà e deiringanno fat- tégH dal ladro, per. fine pjè grave la perdita sua, disse; Messere, se voi aveste veduto il «lio asioo^ ,aiio0r,fiitt riconoscereste quanto io ho ragion di dolermi; chè quandi ^veva il suo basto a^osiSiH f iHraa :f sopriam^iM^ *ii8^^i^hevci cagiona qiipste 4i8Cor^^ non n^sce dal vedere depresso TulHo a livello delPasino, ma DèVoiedei^x^^^^ s£orz;aur dosi d'ingrandirne Videa, scappa &ori improvTl^ ^saQiente con un confronto nuovo, e si Insinga ^ t^^ré sowiigliaiwa.tra Basilio e TiilfiQ^r lù ttóte- le cose vi sono certi limiti che non si éebboào oltrepassare, certe, condizioni alle qu^lì jEa d'uopo sottomettersi; altrimenti facendo,- si va lungi, dalla meta cui si proponeva di giungere, non si consegue Io scopo che si vagheggiava. Lo ^opo cui miriamo, i mezzi che possiamo porre m <>pera, servond a farci ricondscere quelle condizioni e que'limiti. ' ' Le facèzie x) celie che teodono a rendere festiva a brigata, sì possono considerare \ \ Nella persona che le dice;. i.o Ifelia persona che m è l'oggetto; * Digitìzed by Google r3«.^ Migli «auuiti eh» , le aseetbp^i' < - ' * I. Persiona che^ celia* . 1^*0 uomo geutila nè ride nè fa ridere aUa foggin de'pazzi^ degU seioeioliii id^IL iilériichif degli inetti, de'buffoni, Fenelon non ischerza come arleccliioo: uè Xmsm 4ì §M8to eaft£<)iìde.il «mono de^G^'. dfiH' a||ia C9I fracaaso assordante ddle campane. . ' .\ » Vupmo dmiene^ bttffime, Mihrchà Mace^ altri a ridere per le sue sciùcchezzey allorché ai4eiU axgiuti smtilm$c$ de'mUi arJecJmetehif ed a misura che si fa attore in vece, «fi restare semplice narrale; perciò alquanto buffonesca, aeeottdo <die 10 Be.^iiuiieo, fa. la wnéatta iK IMo*- gene nella seguente occasione. Ne' giuochi pub- blici d'Ateoe si distribuivano uu giorno de'piemii a quelli che davano saggio di maggior destrezza neg^l esercizi dell'arco, .della Jotta e. delia €om« « Ira qnoUi v^Ae ^tiravmo Tareo,. prìmèggiaìFa 4100 per la sua gofiferìa. Diogene andò a collocarsi pre- cisamente alla meta cui mirava Tarciere; gli si di« mandò perchè sceglieva quel posto: Per non es- ser ferito, rispose il cìnico. Il motto è arguto, ma la condotta era bu£fonesèa per un filosofo; ed oltre a ciò troppo acerba p^r Tarciere (i)^. . (I) Minore taccia, perché accompagnata da minore pub- blicità , merita * la condotta di SoeriOe , «norcHè Alcibiade rKoniò da Olimpia vincitore di tre premi al cdi*8o deH^tìt Tutta la Grecia lo aveva celebrato per questa sua vittoria. Al suo arrivo tutta Atene andò a ritrovarlo. Socrate solo non Digitized by i.^ iloiiici 'ébe fiol^iioi detti argutt impirtii ad eccitare negli altri il riso, nofì^debb'igssere il priino a rideriie;,iina facezia. detta cojxsei^età riei^eepiù piccante; - ' ^ . Egii si tenderebbe ridieak) m per si fatte ^ver ti questa 0 quella brigata coi» tale o tal altra ciUa^ < 6 vJd^iJpÉltaatf ' 0MÉ i^ipateMa di- vanto; . Non conviene fare oggetto di celia mordace Gli uomini generalmente stimati^ e non taiiitave JiliisMfiMM^ al qlMpte'dól^ tanfiNBeoolt rifèane an- cora la macchia d'aver messo in deriso Socrate; ' . La peiaM» troppo atolido«' pat«hè nott v*è glo^ im'nel venire a contesa con esse; * .1 miaer» ed- ìi^ìcÌy perchè sarebbe (grude^; eÓMtMatd a ^isaÉo cbe immé^ mmaMMori; - " GU ttomini troppo sensitivii peròhè motteg*^ gio ^ alvvilifiM; - - ^ • I vendicativi, perché ci esponiamo a pagarne ii ioo lo «tesso* si diea^ degli igMraQtl«^|K)l^tf9 ai 1pllaI^^tlri strale acutis8i«M €be ai pianta nel loro animo* - • 1 comparve che il giorno appresso , e , in vece di domandare il vincitore, dimandò i vincitori, (ili schiavi non comprendendo il suo pensiero, egli ordinò loro di conduco alta stalla. Ejf^li vi étitrò col suo seguito^ ed essendosi fatto mosiràre iisavalli iIMNmati da Olimpia, si avvicinò ad essi, li salutò con rispetto, fece loro de'gran complimenti sulla loro agilità e sulla gloria che si erano acquistala. Alcuni del suo seguito recitarono loro l'oite cl^e Euripide i^veva composto in onore d'Alcibiade, Dopo questa scen^ i^oiffonesqa^ Socrate si ritirò senza doman- dar di vedere il Iripoiiilbre. Digitized by Google m , la calimi» «W» si 4^ iii^o^teggiare alj[a cìepa; It.' Persona cui è diretta la eeiia. it^ . l^aiwlla è.pegUa 4^i9r cadere, una eelia senza disposta, di quello - elie^ ifnpegnar<A hi im 4Kmi}^atUi|i^to con p^r$pua che forsp non . mirò 1^ yvWWfH; (»Hr«4|^ «l wilapfi dagU scbiarimenti che, ìoi vj^ d'^vj^icio^r^ g^lj ajoÀmU, gli allontaDano ifi QMfidla BOB Vi è pcmHHle dUsimulare, e vedete gli altri a ridere a vostre spese, ridete voi iwret e topralMiO' hm imetiste- lAsMtbneDto dispiacere, come è stato detto di sopra. Si veg-^ goao ogai giorno persooe incivili che non sanao rispondere ad-mi ìnnoceote scherso fncMrchè con > ingiurie e viHapì^ pgiKJiq pgpi, ((erflQpa prudepte cli^ qQ|i,.vi|ote {s^ii^Qin^ 8filg(;e il loro in- • contip» ^ • ' a.* Se nQg.èyfk^m^ dirìiy^ - ^ to, è penDcsso re4argi|ìre, e ripnandare la palla a chi la gettò; è que||9 |i dii^itto dal ^iit^cp^. ob^ Le facezie che piacciono al volgo, riescono il . #iii d«U« y9H&. tPWH^ (Ursone aeasat^. ! <P^(^'lwmle p9S9<wkQ sembrai^ tra gravi matrone qpelie ce|'^ cbie, proiferite in un croccilo d up- . Altronde Ya?iaipo 4»^Qto i giudizi degli no- li jnini interno 4, n^P^T^^i^ $SO)hra qnasj iip- » Dosaihile il iiSBarae 11 véro ed essenzial carata* Digitized by Google ■ 1 V, V) tère; conciossiacliè a taluno parrà lepido e gen- » tile un molto che ad altri riescirà dispiacevole e » rozzo^ Sappiamo in sfatti che a Cicerone, ricco » altronde del talento della facezia, ivano a san- 'fi'' » gue gli scherzi di Plauto, mentre Orazio li ri- » prova siccome illepidi ed inurbani Ed ecco buovi motivi per conoscere intimamente il carattere e il gusto delle persone con cui si con- versa, acciocché ì nostri detti non facciano nascere nel loro animo la noia, mentre aspiriamo ad ecci- tarvi il diletto. ^ 'ik' IV, Qualità delle celie. ^ È necessario iin"^tìsto fino e delicato per di- Stinsuere ...ì,j*»«u«u^ y-mm-^: , l.« Ciò che adesca da ciò che punge; ' ^ / 2.0 Ciò che punge da ciò'ché è insipido 3.0 Ciò che è insipido da ciò che è triviale; ^ 4.0 Basta il senso comune per discerncré ciò che è triviale da ciò che è ributtante. - • ' - Questi quattro gradi servono, a i^oèì dire, di scala per apprezzare le celie, : ' *; • * ^ i La finezza del gusto è il risultato di certa fa- cilità d'immogrnazione, volubilità di spirito, feeou- .dità di idee, rapidità di confronti, acutezza di giudizio, delicatezza di sentimento. • ' • • Colla scorta di queste facoltà si riesce a coii4- porre un misto felice di serio e di giovfale, a ve- stire di forme leggiadre le idee piò astratte, a ri- trovare una massima che corregge piacendo, uri pungolo che scuote senza irritare, una censura che nè il rispetto offende nè ramìcizia. • ^ • Digitized by Googl Allorché dunque muniti di queste fàcòltà Vac-^ cagete che gli asMatì fiono disposti ad éseoltarvì; che n soggetto vale la pena che parliate; che tutte le circostaii^e vi sono favorevolij se ^udebe idea festiva e cap^ di irallegrare una società amabile si presenta al vostro spirito, commettereste una ispeéfe d'ingiustizia se ne la privaste^ qualunque.' sia n vostro carattere^ qualunque carica occupiate nello Stato. ' •» -y:- • ' ■ ^^i'-r'-^^ti ^ Le celie fehe si possono chiamare il fiore dello sphrito, vogliono essere dilicate. D' Alembert rK . portando il deita*M padre Bourdaloué relativo à Despréaux — Se Despréaux mi mette in ridicolo netà sue satire, ìq gli rènderò ta^rigtia Mite mie prediche — D'Alembert con tutta la delica- tezza attica soggiunge: V'ha, apparenza che que- sto non sarebbe sueeesso nella predica del perdono delle ingiurie. . ♦ ' .Per non ripetere ciò che è stato detto iòtaTear pttolò antecedente, mi ristringerò ad accennare alcuni difetti che si debbono sft^ire:nel maneg- gia delle celTe.^ . v -.^ - / * : : 1.® Le celie non vogliono essere insipide. Sono , sempre insipide le celie che si risolvono in èqui* voci, iperboli esagerate, giuochi di parole, verbi a doppio senso, cui la vera significazione si toglie per sostituirle un'altra che non l'è. Ssseudo più facile il ripetere delle parole, dei suoni, delle sii- labe^ di Quello che awiéihare le qualità lontane delle cose o scoprirne le latenti; perciò le suddette , celie piacciono al volgo, mentre danno noia alle persoa# seiiHAe» I fanciulli confondono le carte nel mezzo della^ partita quando non hanno buoa Google ' 478 VT^,XIBBO TERZO giuoco : gli scìoli non potendo alimentare la con- , versazione coiramenità dei sentimenti e delle idee, • le interrompono con bischizzi (1), calembonrg^ discorsi che sembrano dire qualche cosa, mentre non dicono nulla, e sono il tormento di chiunque è dotato di qualche spirito, ij 2.0 Le celie non devono essere scurrili. Esse sono tali allorché versano sopra cose la cui im- magine offende il gusto, come la loro realtà of- fende i sensi (2). Si chiamano anche scurrili quelle \ celie che fanno arrossire il pudore. . Le celie non de vono peccare per eccessiva ' . ìiìalignità (3). 4.0 Le celie non devono peccare per eccessiva acerbità^ dovendosi bensì far uso del sale, ma . • con moderazione (4). (f) I bischizzi consistono nel mutare ^ ovvero accrescere o minuire una lettera o sillaba d' una parola ; cóme colui che disse : Tu dèi essere più xlollo nella lingua latrina cUe nelia lìngua greca» • r '* ' <^ ' * . ' - * • (2) Pecca pec bassa e villana scurrilità il seguente epitaffio che il Lasca fece ad un Grasso : . , . . • « Qui giace il Grasso ( noli ben chi legge) , . • » Che avendo il viso simile al cui molto , ' \ >» L'alma, non discernendo il cui dal volto, » Se n' uscì per la via dette coregge. » . - ' . (5) Alla consccrazione d up' abadessa, le magnifiche tap- pezzerie, i vestimenti ricamaU, i diamanti, ì profumi, Ianni- sica, i molli vescovi esecutori delle ecclesìasliche cerimonie ^ sorpresero una buona donfia in modo che ella disse : Ecco il paradiso. Qualcuno rispose malignamente : Non vi sarebbero tanti vescovi. (4) Una vecchia contessa assai ricca avendo sposato'un giovine marchese malagiato , e nel contratto di matrimonio f Digitized by GoQgJiiy ' , PULITEZZA SPECIALE '.i -479 5. » Le celie, allorché il soggetto lo comporta^ de»ono richiamare gli spiriti alla morale (1). 6. » Non si deve cambiare il mezzo in fine, cioè non conviene consecrare alle celie quel tempo che è dovuto alle cose più gravi. Da tale pas- sione pe'combaltimenti di spirito o duelli di mot-, leggi e di celie erano invasi i Normanni, che anche neir ardore d' un assedio i nemici sospendevano talvolta le ostilità per abbandonarsi ad una guerra meno dannosa, guerra di motti, di redarguziom, d^' buffonerie. Allorché qualcuno dei due partiti, era preso da questa vaghezza, si mostrava all'al- tro in abito bianco, il che era riconosciuto ed ac- cettato come una sfida di celie. La qual cosa cer- tamente non era riprensibile in tempo di guerra, giacche \ ; . ' . • ■ . '* '4 . a Non distrugge città guerra di lingue 4 * ■ . avendogli falla la donazione di luUi i suoi beni , lemelle , dopo molte infedeltà, che il marito volesse disfarsi di lei, e un giorno sentendosi male, credette e disse d'essere avvele- nata, — Avvelenata ? rispose il marchese alla presenza di più persone. E chi accusate voi di questo delilto? — Voi, replicò la dama. — Ah Signori, nulla di più falso, esclamò il marito. Sventralela subito, e toccherete con mano la calunnia..— Qui l'acerbità e la malignità vanno insieme. . • (I) Si faceva rimprovero ad una giovine perchè accon- sentiva a sposare un uomo che urtava di fronte gli usi e le mode del suo tempo, un orUjinale in una parola; ma la sin- golarità di quest'uomo non era che un vizio dello spirilo, e nissuno aveva V animo più onesto di lui. Quindi la giovine che lo conosceva, rispose con finezza : lo acconsento a spo- sarlo^ perchè spero che sarà buon marito per singolarità. Digitized by Google 4«0 . LIBRO TB«ro ed è meàe male dileggiarsi che iieoidev9Ì; ' ma 6ao^ vafìiìi di Salisbury rimprovera ai detti popoli quel- l'eccedente p^issiona aoebe ia tempo di pace. - " , § 4. Kantagqi che si possono trarre . . . dalle /ae^ie. Benché le celie sì riducano a momentanei tratti di npirito^ i^e, ^imiU^alle sciatillc, jcoin|^ariscooo -e eeìssano m un utante^ Don segue pero che dì grandi eventi non possano esser cagione. Infatti, alloiìch^ ei tvatta di coscT mòrali, gli effetti dipeo* dono dalia determinazione della volontà; ora a de-^ terminarle la volontà i più frivoli motivi bastano, sì .quando mancano motivi più gravi, sì quandi questi sj trovano in opposizione/ come una sein- pliee dramma basta per'&r traboccare la bìlaacta<t allo^hè i più gravi pesi là tengono in equilibrio.- L'aftlisi de' fatti porrà in maggior luce il mìo pensiero.^ - . . Coloro che nel calcolo degli effetti consi- derano solo le ma^se,. apparenti, inarcherapnò le ciglia se dirò loro che tma celia può in forza essere uguale ad t^ailamato; eppure bisogna ri- gorosamente ammettere questa eqtiaasione, aile^cbè si osserva che un'armata atterrita da maggior nu- mero di nemici, può. da uoa celia ricevere tanta torza coraggiosa da riuscire a vincerli, come lo* ba provato più volte r^^sperieoza (i}^.^ . ^. (I) Prima della battaglia successa a! Trasknene, I Carta- ginesi erano ì»pa\ untati dai iìuuiux^g esi^rcilu rumano ^uppi Digitized by Google PULITEZZA SPECIALE ' • 481 " m . 2.*^ È noto che l'orgoglio de' tiranni non sof- fre indugi; che le loro volontà si eseguiscono in ragione del loro potere; che, sordi alla clemenza, alla giustizia, alla ragione, mandano a morte chi fa loro rimostranze, sicché per fare equilibrio ai, loro desideri!, converrebbe avere un potere uguale al loro. Questo potere si trova in una celia: una celia può cambiare le più risolute voglie del più feroce tiranno (1). del loro. Glscon ne esternò la sua sorpresa ad Annibale: V* ha una cosa , rispose questo generale , che mi sorprende ancora di più , ed è che in questo gran numero di nemici non v' ha un solo che si chiami Giscon. La storia dice che questo' sangue freddo animò U coraggio de' Cartaginesi ; giacché non potevano essi persuadersi che il loro generale fosse disposto a scherzare in un momento sì importante, $cn/a essere sicurp di battere i nemici, come infatU li battè éJi vinse. 1^ In caso simile un altro, generale veniva sollecitato a far riconoscere i nemici che s'avanzavano in gran copia: Noi li conteremo, diss'egli, quando gli avremo disfatti. Queste pa- role bastarono per far passare i suoi soldati dal timore alla speranza, dall' avvilimento al coraggio, e renderli vincitori di quelli da' quali temevano pochi momenU avanti d'essere vinti. (I) Tutti sanno quanto era dispotico e feroce Enrico Vili re d'Inghilterra. Avendo egli de'moUvi di scontentezza contro Francesco I re di Francia, gli spedì per aipbasciatore un ve- scovo inglese eh' ci volle incaricare d'un discorso pieno di fiele, d'orgoglio e di minacele. Questo prelato scorgendo tutto il pericolo della sua missione , cercò di farsene dispensare. Non temete niente , gli disse Enrico, poiché se il re di Francia vi facesse morire, io farei abbattere la testa a molU francesi che sono in mio potere. — Va benissimo, replicò il vescovo, ma di tutte queste teste nissuna s'adatterebbe sì bene al mio 49S - ' LIBBO Tomo SiTO MnMwto dàlPidea impoiiml» Moveri dTitn mioistroi «lalla gravità de' moti?! che devono de«- ternmarlOt dai dami tnm aeea. demaail» chiamato^ atle pubbliche cariche, si dora fatica a comprenda <die una ceiia si possa j^om^ pén- queiMmpiego «fttr*^ em ^tefe mepatù pér demerito; e pure gueata posaihUità ceaUuata fili Mita tOv ^ / • % fyìsìo come quella che vi é. ^ ^^ta celia, «heloee.Bidéee. Bnlriè^ idasci a fario candMàre.'df rlsolufeimiie ; senza di etto .'forse l'Inghilterra e la Francia conlecebbero una guerra di più. IVouchirevan, re di Perula, aveva condannato a morte uno de'suoi paggi per aver ^uesU kia)i{vertéDteaiea(e:8pas8a sopra lui* della salla ^intti)dèii> a mensa i il|Mi||0Q>Mm*vadaDdo ^mmà di perdono/ 'ifMò tutto II piatto sopra tjùèll'liii||lah cabile re. Nouchlrevan, più sorpreso che sdegnalo, volle sa- peri la ragione di siffalta temerità. « Prìncipe , gli disse i( .• paggio, io desidero die te laia morte non rechi niacclìia . 1» alia «ofiiii» Hplitazioiia; com vóe^ . • de'moffiirehi, ma- voi perdereste quello bel tìtolo se là po» » slerìtfi "sapesse che per lievissima colpa condannaste a morie • ano de' vostri sudditi ; perciò ho versalo tu Ito il piatto. » Nouchirevan rientrato lo se stesso ^ vergogpò della sua. col- lera, e gli f(?ce grazia. ' . : (I) 11 Marelìesé dì Andrea tnristeva pressò Lòuvóis ministro della guerra in Francia, onde ottenere una carica^ il ministro die aveva ricevute parecchie lagnanze contro questo officiale^ gliela ricusava. S io eoiniociassi a servire^ so. ben io ciò ^he faéel, ri8|Mstf roffieii|le un po^ eómmosso; fi che fareste vd ? gli disse fl mli^stro con un tono risentila Regolerei sì bene la mia coikloUa, replicò l'officiale, che non vi trovereste nulla da ridire. — 11 ministro sorpreso plaeevol- lafDte da questa òsposia, ac<;ordò dò che aveva ne|{alo. Digitized by Googlj 4.0 Una celia può ottenere quel premio che , non ottenne la ragione^ che non attenne C im^ portunità^ talvolta più valevolé detta fazione (I). Non v'ha cosa nè più comune pè più no- iosa idè'n^lHantatork nàOB votte odirotia «si le ra- gioni <die condannano la loto condotta, e mille Tòlte toroano iii oamjio. eolie toorn celia può agevolmente ridérre' à '^ 'Hlimzio titt wiWantoioìre; giacché, in genejrale riesce più dif- ficile il rispondere ad unà: ieHai chà ad ma tuona ragione (2). \ / • ..»»• (I) Gli poeta aspettava tutu i giorni Augusto a certo pas- saggio còn un epigramma' alta mano : eglli' sperava qualche ricompensa, mai la ricompensa nòn '^Éttritic Blair Un giorno l' impilatore, per divertirsi a spese del poèta è IrastuHarlò ^cevolmcnle).gli.pi;sBsentò deVyéssi eh' egli aveva composti 10^41 Ijoi'.oiiore. Il poeia degpo4*«ieiji Mtt ti(Ui| trasse (U tasca dèi deuaiO) e lò diede ad Augusto, dicéndo^lt ch'io v*ò£fro non è degno del vostro^ merito, ma iò nórt poss^ fere di più. Augusto incantato da questa risposta nuovia« piccante, gli fece dare fOO,(HW sesterzi (circa ^ 30,000 fr.) — Ecco und ttiolui ì&àst»-^ oiprale suttor u ^elo d'una facezia. ' V (2) Iki gie«iDe a^'A vantava CU/Sapare Hutto ^ e d'aveifo imparato in poco tempo , aggiungeva ^ à-avere speso grosse somme per pagare i suoi maestri. Uno degli uditori non po- tendo più contenersi a tali iat(tanze , gii disse freddamenté : Affé , se V voi trovato cento scudi per tutto ciò ebe sapete > ef«dètefni, Mn fiidagteite>*a* pABderiL- * , . n detto era eccellente, ma pùngeva un poHroppo fUA'iM. Uno spiantato lagnavasi in un crocchio di molte perscibè •pel gK^asto che la grandine aveva fatto nel suo paese e mas- irimanento Re;siR>l pcNlerl.- tin ii|le >cl)e a fondo conosceva qitel- mQlantaiofe^ è che sapea^ qaaiilk>^ tasse povero in ràiim; non potendo più contènersi a laìl .iattanze , gii inosse soìbi^
Thursday, March 31, 2022
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