Invitato a curare una nuova edizione degli Ele- menti di Filosofia di Francesco Fiorentino, accettai volentieri l’ onorevole invito per due ragioni : una, che può parere tutta personale : che cioè questo li- bro m’ è caro , perchè è il primo libro di filosofia che io ho letto ; e i dubbii , suscitati in me da a lettura di esso, segnano nella mia vita il primo sve- aliarmi consapevole alla ricerca filosofica. a -, ohe cosi mi si prestava recessione di soddisfare im antico desiderio mio e di molti Colleglli valorosi, di rimettere in luce la prima edizione di questi Elementi, - divenuta assai rara e quasi introvabile (1) , giudi- cata da noi di gran, lunga superiore alla seconda; „ a quella cioè che è divulgata e ormai quasi sola nota , per le tante ristampe stereotipe fattene dal signor Domenico Morano et dal suo figliuolo Um- berto, fino alla 23. a edizione (ossia alla 21 a ristampa della seconda edizione) pubblicata nel 1901. Ho detto che la prima ragione può parere mera- mente personale; ma tale, in fondo, non è . gia.cc la mia esperienza m’è stata sempre indizio evidente d' un pregio intrinseco e sostanziale del libro , pur nella 2 a edizione: un prègio che agli occhi miei ha reso sempre preferibile questo del Fiorentino , con (1) Napoli , Domenico Morano ; di pp- Ut) ^ ’ divisa in 2 parti : la I di 33; la II di 25. I VI i suoi difetti, a tutti gli altri manuali scolastici di filosofia, che, prima o dopo di esso, sono stati pub- blicati in Italia, pur pregevoli quale per uno e quale per un altro rispetto. Questo m’è sembrato che fosse atto , a differenza degli altri , se studiato come va un testo di filosofia, a muovere l’intelligenza e a far sentire il bisogno di una elaborazione di concetti ulteriore, di una più salda logica, di una più chiara e più alta coscienza; che è poi il fine a cui può e deve mirare quella prima istituzione filosofica che viene impartita ne’ licei. Ci sono testi più ordinati,' più lindi , più semplici , più facili , più ricchi , e magari più moderni . Ma alla prova,— prova fatta, pur troppo da molti insegnanti subita da migliaia e migliaia di giovani, — questi testi riescono o dannosi, o, per lo meno, inutili. Parte, infatti, per la ricchezza del contenuto (povera ricchezza !) in cui hanno voluto condensare, e quasi comprimere, a forza di oscuri riassunti , quelle che sono giudicate le principali dottrine intorno a ciascuna materia, parendo ai com- pilatori che sarebbe l acuna deplorevole nella cultura liceale la mancanza di cotali notizie, sono riusciti zibaldoni indigesti e indigeribili , che nello spirito) dei giovani non hanno prodotto se non quello chel potevano produrre; nausea e disgusto, non soltanto verso quei libri e quegli autori, ma verso la stessa filosofia, di cui non si dava loro a conoscere altri* più degni rappresentanti. Parte , compilati con la preoccupazione dell’ ordine , della chiarezza , della semplicità , con la falsa convinzione che quello si ami a imparare, che non costi nessuna fatica; tra- lasciando ogni discussione , evitando ogni concetto unjpo’ alto, che sia, o paia, in contrasto col senso comune; togliendo, insomma, alla filosofia niente- meno che la sua propria natura , hanno amman- nite quello ohe potevano ammannire : una non-filo- sofia; dando cosi a studiare quello che non avrebbe fatto certo nè bene nè male; ma che perciò, forse, era inutile studiare. Altro che soave licor negli orli del vaso : nè anche goccia di succhi amari ! , L’esperimento d’un libro di questo genere ce l’ho apch’io sulla coscienza; e ne fo questa pubblica con- fessione nella speranza di sgravarmene in qualche modo. Anch’io commisi un anno,— un anno solo,— l’errore di adottare un testo di psicologia facile fa- cile , appunto perchè facile facile , chè non aveva altro pregio. E il risultato che ne ebbi fu questo : che gli alunni capirono sempre bene, senza mia fa- tica. e conferirono sempre meglio, senza loro fatica; ma, infine, con mia vergogna non piccola, mi accorsi che’ sapevano tutto, e pur non sapevano niente. Il libro di testo per l’insegnamento filosofico non è detto che debba essere facile , nè moderno , nè completo. La facilito , certo , è gran bella dote di un libro ; ma quando questo libro - si vuol leggere in viaggio , per scacciar la noia, o a letto, per pi- gliar sonno. La modern ità, è un altro pregio tutt’ al- tro che trascurabile; ma quando non ci stia a sca- pito della verità e dell’efficacia. La completezza,— che è ciò che più si desidera da taluni insegnanti nel manuale del Fiorentino,^ una preoccupazione senza fondamento : sia'perchè non ci può essere mai se non una completezza relativa; e al libro del Fio- rentino, così com’è disegnato, non manca nulla per potersi dire completo ; sia perchè, nel nostro caso, li libro è d estinato a una propedeu tica, filosofica, e dev’essere strumento di cultura, pungolo dell'ina telligenza, e quasi direi , pietra di paragone della riflessione speculativa. E in ciò la quantità delle . cognizioni da comunicare non ci ha proprio nulla I da vedere. Giacché, se si vuole che l’ insegnamene filosofico nei licei produca buoni frutti, bisogna che noi insegnanti ce lo chiaviamo bene nel sommo della testa : non importa niente che gli alunni abbiano questa o quella cognizione, e sia modernissima quan- to si voglia; sì importa, che imparino a pensare ; ma a pensare per davvero, riflettendo sul pensiero, e sforzandosi di farne un sistema logicamente coe- rente. E questo è l’effetto che li ottiene dal. libro del Fiorentino ; del quale non sfuggono neppure a me i punti non ben saldi , che non son pochi , nelle dottrine : ma che è il solo libro scolastico nostro, scritto con un unico spirit o, co n uno sfor zo costante j-) di organizzare la Serie delle dottrine , quali che siano; discutendo sempre, e lasciando intravvedere cosi una luce lontana , maggiore di quella che vi splende per entro ; il solo libro 1 , per continuare a parlare con tutta franchezza, che qbitu i a. pensai /( Meglio però vi abitua nella prima edizione,' da me ora riprodotta; segnatamente nella parte che, ìiguaida la Psicologia. Non è questo il luogo da i n- dagare i motivi che indussero il Fiorentino a rimu- tare nella seconda edizione, fatta intorno al 1880 , quasi tutti i primi undici capitoli del libro : nè di indicare a uno a uno i mutamenti dottrinali che y’in- trodusse. Certo è che per tali modificazioni il libro venne profondamente trasformato: l’idealista cedette all empirismo che saliva in auge; il kantiano stimò IX che la psicologia genetica, come allora la chiama- vano in Germania, potesse p dovesse rendere ragio- ne delT a priori ; che Darwin potesse compiere e correggere Kant. « L’a priori kantiano, — giunse a scrivere, — è una semplice fermata, che -si traduce in queste parole : in noi c'è un’ attività 'già preformata a compiere certe funzioni , senza di cui la sperienza non si farebbe . La filosofìa moderna accetta la tesi kantiana, e domanda: come si è preformata ? E cerca di trovare la risposta in due fattori: rassp cjazjpne e la ; la prima che accumula , la seconda che trasmette. Per loro mezzo, Va priori dell’ indi- viduo sarebbe ciò eh’ è a posteriori per la specie » (p. 31 n.). Proprio quello che si. dimostrava assur- do nel c&p. Ili della l. a edizione (IV della presente)! Il libro, insomma, fu, diciamolo pure, guastato dal- Tautore stesso. E non soltanto dal lato della dottrina. Perchè, tormentato in questi primi capitoli fonda- mentali, e qua e là, in tutti i punti più importanti, nello sforzo di rammodernarsi e transigere, quasi, con le più recenti dottrine, esso perdette lajr esch ez- za del primo getto, la stringatezza e solidità della primitiva costruzione, raniijaa, onde era stata origi- nariamente concepito. Rabberciato alla meglio , si arruffò, e divenne* aspro e difficile, di quella diffi- coltà che non è allettativa dell’ingegno,- ma durezza invincibile e disperante. Perchè ciò che è logica-, mente ragionato , sebbene astruso , attrae e ferma 10 spirito, e lo costringe a pensare per assaporare 11 gusto forte che dà la vittoria sulle difficoltà; ma ciò , che non fu organicamente pensato, stanca ed opprime, ed allontana da sè. Pure il manuale del Fiorentino, cosi guastato, s ; è ■-* K X V continuato a ristampare ogni anno, e a studiar© n e } licei del Mezzogiórno, pel buono che sempre conte- neva , per la serietà onde appariva scritto. Oggi che torna nelle sembianze primitive dovrebbe in- contrare miglior fortuna. La Psicologia , com’è in questa rinnovata edizione , è un' esposizione vera- mente lucida, benché elementare, dei gradi princi- pali dell’attività costruttiva dello spirito teoretico; e, quando non avesse altro merito, questo solo do- vrebbe bastare a farlo sostituire a quei compendi! di psicologia empirica e descrittiva , che ora cor- rono per le nostre scuole. Giacché, come vedranno da sé i signori Colleghi, la Psicologia del Fiorentini è ijutt’ altra cosa da, queirempirica descrizione e classificazione dei fatti di coscienza , che tiene ordinariamente il campo dell’insegnamento liceale. Quella descrizione e 'Clas- sificazione c'è pure ; ma in piccola proporzione e in seconda linea, laddove la trattazione mira alla com- prensione filosofica dell' attività dello spirito nella sua progressiva produzione del mondo teoretico, del mondo della scienza. Ora, che giovi più. richiamare l’attenzione dei giovani su quest'attività, anzi che sulla minuta e grossolanamente sistematica conoscen- za dei fenomeni psichici, non credo che alcuno, a ben rifletterci , vorrà mettere in dubbio. Siffatta cono- scenza gioverà sempre ben poco, se pur mai gioverà: e la sua utilità non potrà essere altra dall’ utilità propria di ogni speciale contenuto mentale. Invece è risaputo e convenuto,— é già s’è detto, — che fine , della cultura del liceo non è d i ri empire, m a di for - 1 ma. re il e.er-vello. Come essenz ialmente formativa ed ‘ in sommo grado educatrice è appunto la coscienza, -t—. t quale può aversi a principio, e quale con l’aiuto di questo libro può ottenersi, — della posizione dello spi- rito umano nel mondo, doye non è spettatore, ma attore e creatore — almeno del suo mondo. Questa bqscienza è elemento necessario della cultura vera; ed è gran ventura per la scuola media italiana pos- sedere questo libro atto a promuoverla. — Ma il Fiorentino non accenna questo. Ma il Fiorentino non parla di, quest’altro, che pur si ri- chiede dagli alunni della l. a classe liceale. Non si richiede, veramente, nè questo, nè que- st’altro. I programmi liceali, gli ultimi che si siano prescritti dal Ministero, non parlano se non diElementi di Psicologia, lasciando alla coscienza scientifica de- gl’insegnanti d’intendere la Psicologia secondo i pro- prii convincimenti . e di darli q uindi il conte nuto corrispettivo. D’altra parteè: proprio possibile, dato l’orario presente deH’insegnamento filosofico, fare studiare come si conviene, in un solo anno, a gio- vinetti appena giunti dal ginnasio, una trattazione di Psicologia più estesa di questa del Fiorentino (che, si badi, sorpassa nella presente edizione di 40 pa- gine quella dell’edizione precedente) ? Che, se dall’annunziata riforma della scuola media il nostro insegnamento, — com’è giustamente nei voti di parecchi insegnanti , — verrà concentrato, con orario maggiore, negli ultimi due anni del liceo (ca- ni’ era, quando questo libro fu scritto), allora 1’ e- stensione delle due parti principali , in cui il libro è diviso, risponderà puntualmente al programma dei due anni. Coteste due parti, per comodo delle scuole in cui se ne volesse adottare una sola, s’è pensato di pub- XII blicarle questa volta in due volumetti separati. Nel primo dei quali per motivi didattici ho creduto op. portuno dividere la Psicologia dalla Logica. Vero è che anche nella parte n si torna poi a trattare di Psicologia. Ma è questione di parole, ove s'in- tenda col Fiorentino per Psicologia quella parte d ella Filo sofia de llo spirit o che studiaTe forme feno- menologiche del sapere. Per gli stessi motivi didattici ho spezzato nella stampa il, discorso tutto seguito dall’autore, che, scrivendo, non prendeva mai flato : e si vantava di non esser uso a scrivere con le seste e rileggere quello che avesse una; volta scritto. E ho diviso ogni capitolo in tanti paragrafi oon speciali titoli, quanti sono i singoli argomenti speciali che vi sono toccati ; come, sempre per gli stessi motivi, ho messo in corsivo termini tecnici, definizioni ed esempii. Altre modificazioni non ho introdotte, salvo lievi mutatnenti nei titoli dei capitoli, dove, non mi sem- bravano esattamente corrispondenti al contenuto di questi ; e qua e là ho corretto alcuni pochi errori di fatto, incorsi nel libro per disavvertenza, e che l’autore, avvertito, avrebbe corretti da sè. Della forma non mi son permesso mutar altro che, in ra- rissimi casi, alcuna espressione non abbastanza chia- ra ; come ho tolto via, poiché si tratta di libro sco- lastico, q ualche arcaismo , che potesse parere affet- tato, e certe ripetizioni fastidiose di parole, a cui l'autore, quasi per vezzo, non badava. Note non ho voluto apporne se non di rado, e sem- pre tra parentesi quadre, a chiarimento di espres- sioni oscure. Ma ne ho voluto mettere sempre, bre- vissime, ai nomi dei filosofi citati dal Fiorentino, per 1 — XIII — indicarne la patria, l’epoca e le opere più celebri o più notevoli. Potrà forse parere che ciò sia troppo poco per alcuni, e troppo, e superfluo per altri. Ma la pratica della scuola e degli esami mi ha indotto a fare come ho fatto. Note lunghe non sarebbero state lette, o avrebbero distratto; oltre che sareb- bero entrate in particolari storici fuor di luogo. Questi brevissimi cenni potranno bastare a non far parere un Cameade ogni filosofo che Fautore ri- corda, e a rendere forse impossibili casi simili a quello che m'accadde nell’esame di un candidato esterno di licenza liceale-; che mi dava Kant per con- temporaneo di Aristotile. E siamo giusti: vedendo sempre appaiati Aristotile e Kant, come fare a so- spettare che l'uno era morto da venti secoli quando nacque l’altro ? Avvertirò infine che, riproducendo l’edizione del 1877 , ho creduto tuttavia di riferire dalla edi- zione posteriore il capitolo sulle Sensazioni in parti- colare, che nella prima mancava ; perchè contiene notizie elementari, che è bene non sieno ignorate. E avvertirò pure che, eccetto differenze di poco conto, notate ai loro luoghi, nella Logica e nell’E- tica, le due edizioni coincidono. Solo fu tolto nella seconda un capitolo sul Piacere e il dolore (2° della parte II), che da me, s’intende, è riprodotto.
Tuesday, March 29, 2022
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