Quella specie di deduzione con cui da una causa , che cade sotto i sensi , deduciamo un efletto , che sotto i sensi non cade , o da un elTetto , che cade sotto i sensi , de- duciamo una causa , che sotto i sensi non cade , quando la connessione fra la causa e l' elTelto non si presenta a noi come necessaria , è fondata su questa verità sperimentale, le carne simUi producono o son accompagnate da effetti simili; ed ef- fetti simili suppongono cause simili. Tutti e due questi mo- di di dedurre i fatti , che immediatamente non si sperimentano , costituiscono r argomento detto di analogia. Si argomenta dunque per analogia , quando dairosservazionc disoggetti si- mili si deducono qualità simili, e quando da cause simili si de- ducono efletti simili , o da elTetti simili si deducono cause simili. Ma r esistenze , che si deducono , sono di due maniere, alcune possono essere oggetto di esperie tua , altre non pos- sono esserlo. Sebbene quando vedo l’acqua, che non ho an- cora bevuto , e che giudico di aver essa la qualità di estin. guermì la sete, non abbia ancora sperimentato in questo ca- so particolare la qualità di cui parlo; pure è essa un ogget- to di esperienza , poiché posso di fatto sperimentarla , be- vendo l’acqua che ho presente. Sebbene prima di vedere la liquefazione della neve , io la deduco dalla vicinanza del fuo- co ; pure questa liquefazione può colpire i mici sensi, ed es- sere un oggetto di esperienza. Ma vi sono infiniti casi , in cui 1’ esistenze che si deduco- no , non possono divenire oggetto di esperienza. Domandato ad un uomo perchè egli crede un fatto, che succede in luo- ghi ove non è , per esempio , che il suo amico soggiorna alla campagna , o viaggia per la Francia , egli vi darà per ragione un altro fatto : allegherà una lettera che ha da lui ricevuto , alcune risoluzioni che gli vide prendere , alcune promesse che gli ha sentito fare. Ora in tutte queste dedu- zioni , si suppone, che alcuni dati moti dipendono dalla vo- lontà dell’ amico ; si suppone in conseguenza , che il suo . corpo sia animato da uno spirito simile al nostro. Ora lo s[iiito dell’ amico , c le modificazioni inieinc di esso, non Digitized by Googlc 58 possono giammai divenire un oggetto di esperienza : noi non possiamo giammai sortire da noi stessi , e sentire 1’ anima sua , e ciò che in essa acca(k ; noi dunque qui argomentia- mo da una esistenza , che è un oggetto sperimentale, ad un altra esistenza , che per noi non può giammai divenire un oggetto di esperienza. Quando vedo la lettera, di cui si parla io giudico , che fu l’ effetto de’ moti del corpo dell’ amico , giudico inoltre , che questi moti furono 1’ effetto della sua volontà. Ora questa volontà io non la posso sentire giammai, risalgo dunque qui da un effetto che colpisce i sensi miei ad una causa , che non può giammai divenire un oggetto di es- perienza. Similmente se vedo piangere un uomo giudico che egli è afflitto , ora T afflizione di lui non può giammai dive- nire un oggetto di esperienza per n>e; io dunque deduco qui da ciò che sperimento una causa, che non posso sperimenta- re. Ora si domanda : una tal deduzione è esM legittima ? Allora che vedo un uomo, io vedo un corpo simile al mio: se lo vedo camminare vedo questo corpo eseguire certi moti simili a quelli , che io fo quando voglio camminare , da ciò concludo , che i moti del corpo che vedo suppongono una causa simile a quella, che ho sperimentato, vale a dire uno spirito , che vuole tali moti. Pare dunque , che questo caso possa ridursi alla stessa spezie di quello di sopra , cioè alla deduzione di una causa simile da un effetto simile. Ma vi ha qui una differenza, di cui bisogna tener conto. Quando dal vedere un orologio deduco 1’ esistenza di un ar- ' tc6ce, io ho osservato non solo gli effetti simili, ma anche le cause simili , vale a diro , ho veduta molti orologi fra i quali ho trovato della similitudine, ed Ito veduto ancora molti artefici di orologi, fra i quali ho trovato ancora della simi- litudine. Ciò non accade , quando da’ moti del corpo di un uomo deduco l’ esistenza di uno spirito simile al mio, da cui questo corpo è animato. Io non ho giammai sperimentato un altro spirito , all’ infuori del mio , quindi non lio giammai sperimentato la similitudine delle cause , da cui derivano gli effelti de' quali si parla, io dunque esco qui fuori deirespc- \ Digitized by Google 59 nenia : se avessi ^erimontato piìi volte che alcuni moti di altri corpi simili al mio derivano da spiriti simili al mib , allora la mia deduzione avrebbe lo stesso fondamento dell’ ana- logia , la quale mi autorizza a dedurre da effetti che speri- mento , simili a quelli che ho sperimentato , cause simili a quelle che ho sperimentato. Ma qui siamo in un caso di- verso; io sono racchiuso nella sola osservazione di una cau- sa sola: ho sperimentato in me solo che alcuni dati moti pro- cedono da un atto di volontà. Ma non 1’ ho sp^imentato in altri , nè posso giammai sperimentarlo; or chi mi autorizza a concludere da un caso solo una legge costante, ed univer- sale della natura? Nell' argomento di analogia si conclude per un caso ciò che abbiamo sperimentato costantemente in tutti gli altri , che ci son occorsi : ho sperimentato mólte volte, che il fuoco posto in vicinanza della neve la liquefa , nè mi è occorso alcun caso, in cui non abbia ciò sperimentato: ve- dendo del fuoco posto in vicinanza della neve concludo, per questo caso particolare, ciò che ho sperimentato costante- m«ite nella moltitudine degli altri casi. Ma quando al veder muovere gli altri uomini giudico , che sono animati da uno spirito simile al mio , procedo tutto al rovescio dell’ analo- gia , poiché da un solo caso , vale a dire da ciò che speri- mento in me , giudico tutti gli altri. Questa obbiezione merita di esser esaminata, poiché l’ ana- lisi dei motivi de’ nostri giudizi è 1’ oggetto della logica. Io ho camminato un numero incalcolabile di volte , per varie direzioni, ed in vari luoghi: ho sperimentato questo fatto co- stantemente unito al mio volere: ho sperimentato fra il cammi- no di una volta e quello di un altra una similitudine, ed una similitudine fra l’ atto di volere di una volta e quello di un altra : ho dunqiK qui sperimentato, che effetti simili procedono da cause simili, vale a dire, che il camminare consiste in moti volontari ; quando dunque veggo camminare un altro uomo io concludo per questo caso particolare quello che ho sperimentato nella moltitudine de’casi particolari occorsi in me stesso; non esco dunqtic dell’aualogia, con cui si concludeda molli ad uno. Digitized by Google 60 È nondimeno incontrastabile , che l' illazione non può giam- mai divenire sperimentale, poiché 1’esistenza della volontà in un altro uomo', che io deduco dal' vederlo camminare, non può giammai divenire per me un oggetto di esperiaiza come può divenirlo questa illazione : il fuoco che vedo liquefarà la neve a cui è vicino: Ma ciò mi sembra , che non tolga al- cuna forza alla deduzione, che esaminiamo. Quando dal vedere il fuoco posto in vicinanza della neve deduco la liquefazione di questa , io giudico prima dell'es- perienza ; r essere perciò l’ illazione di natura a poter dive- nire un giudizio sperimentale , non influisce nella deduzione : r illazione è vera per me per la sua connessione colle pre- messe ; non già perchè è un giudizio , il quale può confer- marsi coll’esperienza. Sinnlmcntc l’illazione di analogia, con cui giudico che gli altri corpi umani , fuori del mio , sono animati da uno spirito simile al mio , è vera in forza della sua connessione colle premes.se , e l’ impossibilità che ha questo giudizio di divenire immediatamente sperimentale;, non toglie mica il valore della deduzione. §, 28. Ma qui conviene aggiugnere qualche cosa molto im- portante. Che i moti chiamati volontari , e che scorgo ne’ cor- pi umani , non dipendano da una causa meccanica , ma da una causa intelligente , mi sembra una verità necessaria della stessa natura delle verità necessarie , che esprimono le leggi del moto, di cui abbiamo di sopra parlato. Se io sono ric- co o potate, e deadcro d'innalzare un edifìzio , mille braccia agiscono , e la mia volontà ha il suo effetto. La mia voce non .ha fatto impressione sul corpo de’ travagliatori , se non die per mezzo dell’ aria , e no n ha prodotto nell’ atmosfera on’ agitazione suflìciente a muovere de’ corpi molto piìi pic- coli di quelli , che eseguono gli ordini miei ; la mia voce dun- que non produce 1’ elfetto come causa meccanica ; bisogna perciò che un principio diverso dall’ agitazione dell' aria , o dalla mia parola abbia prodotto questo moto ne’ corpi , e che la mia parola abbia detcrniiiiato questo princijiio a produrre i moti , che chiamiamo voloiitai l. Non si può riguardar la mia Digitized by Google 61 parola , se non che o come un molo eccitato nell’ aria , o come r espressione della mia volontà ; la mia parola non ha potuto come causa meccanica produrre i moti , de’ quali par- liamo , perchè ciò come abbiamo veduto , è contrario alla le^e del moto , che un piccolo moto ne produca uno mag- giore ; al che si aggiunga , che la mia parola non avrebbe prodotto moto alcuno nell’Ottentotto , o in un altro individuo che parla un linguaggio diverso dal mio: per la sola espres- sione della mia volontà ha dunque potuto la mia parola de- terminare ad agire il principio del moto de’ corpi die mi hanno ubbidito. Questo principio è perciò un’ intelligenza , poiché ha conosciuta la mia volontà nelle mie parole. i La proposizione dunque : vi tono alcuni moti ne’ corpi u- mani dieerti dcU mio corpo, i quali ^ hanno per cauta una cauta intelligente , mi sembra di verità necessaria. La pro- posizione poi: vi sono alcuni moti ne" corpi umani dècer si dal mio corpo i quali hanno per causa la volontà di uno spirito simile al mio , e per conseguenza tali corpi tono animati co- me il mio , è di verità contingente , e poggiata sull’analogia. Concludiamo nell’ argomento di analogia si deducono spes- so cause , (M non possono divenir giammai un oggetto di es- perienza , sebbene sieno simili ad altre cause , che si speri- mentano. 2.° Vi tono nondimeno alcune deduzioni di esistenze , che non possono divenire sperimentali, le quali deduzioni danno verità necessarie in risultamento. Questa seconda parte , della conclusione enunciata , si con- ferma da quello che abbiamo detto nell’ Ideologia circa resisten- za dell’ assoluto. Questo non può certamente divenire un og- getto di esperienza , intanto la sua esistenza è il risultamento di un raziocinio legittimo, in cui una delle premesse è una verità sperimentale. Noi diciamo ; se vi è il condizionale , et dee essere l’ assoluto. Questa proposizione esprime un giudizio analitico , e necessario : vi e il condizionale : questa secon- da proposizione esprime un giudizio sperimentale ; vi è dunque r assoluto. L’ illazione è una verità necessaria. L’ empirisnto ci riserra nel solo circolo dell’ esistenze, im- Digilized by Google 62 mediatamente sporimetitali ; nè ci permette di passare da ciò , che cade immediatamente sotto 1’ esperienza , a ciò che sotto la stessa immediatamente non cade. Io vi ho fatto ve- dere il contrario ; vi ho dunque dimostrato la falsità dell’em- pirismo. L’ argomento di analogia è fondato sul rapporto d’ iden- tità ; ma T identità può fra due cose essere ma^^iore o mi- nore. L’ identità fra il mio corpo ed il corpo di un altro individuo , che io chiamo uomo , è maggiore di quella che passa tra il mio corpo ed il corpo di un cavallo. Ora si do- manda : tino a qual grado d idetUilà V analogìa è un argo~ mento valevole , cioè «n argomento certo ì È questo un pro- blema di difllcile soluzione : l’ esamineremo in altro capitolo. §. 29. U analogia ci rivela dunque 1' esistenza degli altri q)ìriti simili al nostro. L’ esperienza c’ ins^a , che alcuni moti volontari in noi nascono , o sono accompagnati da al- cune affezioni interne del nostro spirito ; vedendo in conse- guenza moti siniili in altri corpi umani , attribuiamo agli spi- riti animatori di tali corpi affezioni simili a quelle che ab- biamo sperimentato in noi. Allora che sono affetto dal sen- timento della sete , corro a bevere ad una fontana , che a me si presenta. Se dunque vedo un altro nomo camminare verso una fontana , e bevere , giudico , appoggiato su l’ana- logia , che egli sia modificato dal sentimento della sete , e che voglia bevere. In queste deduzioni analogiche dovete osservare ciò che vi ho detto nel §. 16 circa 1' aspettazione del futuro simile al passato, i^li bisogna distinguere il sentimento della deduzio- ne meditativa. La dottrina generale che ivi vi ho spigato , può applicarsi all’ oggetto che ci occupava. Noi supponiamo ne’ nostri simili delle anime alla nostra simile : noi facciamo tali sup^izioni in forza della I^gc della nostra immagina- zione , non già in forza de’ raziocini , che abbiamo sviluppato. Io suppongo r incontro di due uomini , privi sino a questo momento di ogni commercio , ancora cògli animali ; ridotti per conseguenza al circolo stretto de’ propri sentimenti, e delle Digilized by Google 63 proprie operazioni : ciascuno di essi vede nell’ altro un essere che gli rassomiglia in tutte le cose , che presenta le stesse forme , possiede gli stessi organi , ne fa un simile uso ; egli crede dunque il corpo che lo colpisce, animato da uno spirito. Or ecco, secondo la mia dottrina, come si opera questo fatto intellettuale. Io suppongo, che un di questi uomini vegga I' altro camminare , questa percezione risveglia i fantasmi simili del proprio corpo camminante in varie volte , e perciò anche i fantasmi del ])roprio me affetto in tali circostanze da tali e tali modificazioni: queste riproduzioni si fanno con somma ra- pidità in modo che non posson essere fissate dall' attenzione, esse sono perciò obbliate l' istante appresso, in cui si s«n avu- te, intanto la percezione del corpo simile al proprio detemù- na r attenzione non solamente ad essa sola , m’ ancora alla percezione simultanea del proprio me , e lascia fu^ire le per- cezioni successive simili del proprio corpo camminante in varie volte ; la piercezione del me riprodotta si lega perciò a quella del corpo presente del mio simile , invece di legarsi a quella riprodotta del proprio corpo camminante , che si è obbliata, e questo legame costituisce il sentimento interno di questa specie di credenza. L' obblio delle percezioni riprodotte del proprio corpo camminante in varie volte, neH’atto che rimane quella riprodotta del proprio me , fa si, che questa ultima si associi a quella presente del corpo simile. La .percezione ri- prodotta del proprio me rimane, perchè la percezione del cor- po camminante e quella del proprio me son legati naturalmente in una comune attenzione; essendo associate dalla natura stessa; qnella riprodotta del corpo camminante si ccclissa, perchè quel- la del corpo simile camminante richiama l’ attenzione. Lo spi- rito trasporta dunque fuor di lui col pcnsiere l’ idea del proprio me , che egli immagina , e che stabilisce nel seno di quelle forme, che colpiscono i suoi sguardi, ed a traverso delle quali il suo sentimento immediato non può penetrare. Egli presta dunque il suo me al suo simile , 1’ anima della vita che re- spira in se stesso, e concepisce 1’ esistenza di un altro uomo. Tale mi sembra la spiegazione del sentimento della credenza. Digitized by Google C4 che esaminiamo. Risulta dalla stessa, che noi concependo ciò che |>ensano gli altri uomini, non usciamo mica da noi stessi. Nel' le nostre proprie idee noi vediamo le loro maniere di essere, la loro stessa esistenza. Da ciò avviene, che 1’ uomo misura dal proprio spirito quello degli altri, dal che nascono molti orrori , come a suo luogo diremo. Noi non possiamo accuratamente determinare lo stato dei fanciulli ; e conoscere perciò 1’ epoca in cui hanno luògo le loro abitudini intellettuali. Ma egli mi sembra incontrastabile, che queste abitudini si formano in loro mediante la rapiditll di talune associazioni. I fanciulli percepiscono negli altri nomi- ni de’ corpi simili al proprio: &si sperimentano alcuni moti spontanei del loro corpo ed altri simili ne percepiscono nei corpi degli altri nomini ; queste similitudini , ed altre , che si manifestano piìi tardi , determinano le associazioni di cui ho parlato. Legete il capitolo degli abiti nella Psicolgia. Ma non solamente i moti volontari che osserviamo negli altri , ci menano a supporre nel loro spirito alcune medin- cazioni ; ma ancora certi moti e cambiamenti necessari, che son gli stessi elTetti meccanici i quali accompagnano i senti- menti interni dell' anima , come il tremore e la pallidezza nello spavento , le grida , e le lagrime nel dolore , il riso , e il tripudio nella allegrezza. Questi si manifestano incontanen- te da se medesimi , anche ne’ fanciulli appena nati , princi- palmente i gridi ed il lamento, che accompagnano il dolóre. Concludiamo : noi poniamo per mezzo di alcuni cambiamen- ti , che osserviamo ne' corpi altrui pervenire a conoscere ciò che accade nel loro spirilo. Questa eonoscenza può essere mec- canica o sia il risultamenlo del sentimento prodotto da alcune rapide associazioni, e può essere ancora V illazione di un ra- ziocinio legittimo di analogìa. Possiamo dir la stessa cosa in modo breve; questa conoscenza può essere o istintiva o ragionata. Da ciò si vede, che non è necessaria una prima convenzione fra gli uomini acciò s’ incomincino a intendere fra loro. La natura ha reso gli uomini tali , che conversando insieme essi s’iiit elidono naturalmente anche senza l’istituzione del linguaggio. Digilized by Coogle «5 §. 30. Seguiamo la supposizione de’ due'solitari. Sebbene 1' uno abbia compreso ciò che accade nello spirito dell’ altro, non tì è ancora un lii^uaggio propriamente detto ; perchè non si parla , se non quando si cerca di farsi intendere ,ese 1’ uno de’ due individui ha penetrato il pensiero dell’ altro ciò è accaduto senza che questi cercasse a farglielo conoscere.! due individui di cui parliamo, osservano, eh’ eglino sono stati compresi , ed allora cercano di farsi comprendere , e nascerà cosi il primo linguaggio. Sviluppiamo questa dottrina. Abbiamo veduto, che il corpo degli altri uomini ci presenta alcuni avvenimenti, la percezione de’ quali ci fa conoscere ciò che accade nel loro spirito. Ciò la cui idea eccita l’ idea di un’ altra cosa chiamasi segno. Nel corpo di un altro nomo vi sono dunque de’ segni delle interne modificazioni dello spirito animatore di questo corpo. Siccome tali segni son tali per la costituzione della nostra natura , cosi si chiamano segni nor turali. Vi sono , in conseguenza , de’ segni naturali de’ pen- sieri o modi di essere delio spirito degli altri uomini. Ma non solamente vi sono di questi segni naturali de’ pen- sieri altrui ; ma 1’ uomo può conoscere , che vi sono , cioè può conoscere , che con alcuni dati mezzi si può manifestare altrui ciò che si sperimenta internamente nello spirito proprio. Supponiamo, che uno de’ due nomini supposti pianga, gridi, si lamenti, senza avere l’ intenzione dì manifestare all’ altro il dolore, che egli sente; intanto 1’ altro sapendo, che questi gridi, e questi lamenti sono soliti ad accompagnare il dolore, conoscerà da questi segni il dolor dell’ altro , ed accorrerà al soccorso di lui, questi perciò comprenderà da tutto questo, che egli è stato compreso ; e se avviene altra volta , che si trovi affetto dal dolore , ed in bisogno del soccorso dell’ al- tro, piangerà e griderà coll’ intenzione di manifestare all’al- tro il proprio dolore. Così gli uomini incominciano dal com- prendersi scambievolmente ; in seguito conoscono , che sono stati compresi, e finalmente si determinano a farsi compren- dere. Cosi si osserva in tutt’i fanciulli comunemente. A prin- cipio essi gridano , e si lamentano costretti unicamente dalla Gall. Vol. II. 8 Digitized by Coogle C6 forza del dolore , senz’ aver l’ intenzione di manifestarlo con questi segni agli altri , anzi senza sapere neppure , che cosa alcuna si possa esprimere col pianto, e colle grida; ma ap> presso avendo imparato , che con tali s(^i si ottiene 1’ altrui soccorso, cominciano a valersene avvertitamente per manife- stare il loro dolore, e ricevere il soccorso che bramano. Ciò di cui gli uomini si servono, per manifestare agli altri i pro- pri pensieri , chiamasi ugno artificiale. 1 segni naturali di- vengono dunque naturalmente s^ni artiGciali. Qui ha termine T educazione della natura per le nostre scam- bievoli comunicazicmi., La natura ha insegnato all’ uomo, che egli può farsi intendere ; e l’ uomo può non solamente ser- virsi de’ mezzi, che la natura gli ha mostrato per la comu- nicazione de’ propri pensieri ; ma può ancora ritrovarne de- gli altri simili. Il primo e più semplice mezzo di comunica- zione che si offre allo spirito, si è quello di ripetere con ri- flessione ciò eh’ egli fece dapprincipio, senza prevederne le con- seguenze, cioè di riprodurre quelle azioni, per mezzo delle qua- li ^li si è fatto comprendere. Così si formerà un primo lin- guaggio, che può chiamarsi linguaggio della natura, poiché esso non si compone se non che de’ s^i naturali, vale a dire di quei s^ni di cui la natura aveva già senza di noi ri- vestito i nostri pensieri spreti, per renderli sensibili agli altri* §. 31. Il lingua^io della natura è insnlHc^te per mani- festare agli altri tutt’i nostri pensieri. Noi abbiamo al pre- sente il linguaggio de’suoni articolari : i filosofi disputano su l’ origiiK di esso : la quistione si versa su l’ esistenza, e su la possibilità, cioè si cerca ; gli uomini hanno esH da se stes- si istituito il linguaggio 1 Questa ricerca suppone quest’ altra-* gli uomini abbandonati a u stusi potevano istituire il linguag- gio’l \ nostri sacri libri c’ insegnano, che Adamo, ed Èva fu- rono creati da Dio in uno stato adulto con delle conoscenze in istato di riflettere, e di comunicarsi i loro pensieri. Iddio ù maqiiestò all’ uomo innocente ne’ primi istanti della crea- zione. Iddio è dunque l’ autore primitivo del lingm^io. Ma io suppongo', dice Condillac, che qualche tempo dopo il di- Digitized by Google 67 luvio due bambini dell’ uno, e dell’ altro sesso siensi trariati ne’ deserti, avanti che conoscessero 1’ aso de’ vocaboli. A fare questa supposizione, egli dice, io sono spinto dal fatto del giovane di Chartres rapportato nelle memorie dell’ accademia delle scienze, anno 1703. Era questi dell’età di 23 a 24 anni sordo c muto di nascita : cominciò con gran sorpresa di tutta la città tutto ad un colpo a parlare. Si seppe da lui; che tre o quattro mesi prima egli aveva udito il suono delle campane, ed era stato estremamente sorpreso da questa sen- sazione novella ed incognita. In seguito gli era sortita una spe- cie di acqua dell’ orecchia sinistra, cd aveva acquistato l’udi- to in tutte e due le orecchie. Egli impiegò tre o quattro mesi ad ascoltare senza nulla dire, assuefacendosi a ripetere sotto voce le parole, ch’ali udiva, ed esercitandosi nella pronun- ciazione, e nelle idee legate a’ vocaboli. Io non so come questo fatto possa autorizzare il filosofa francese, a fare la supposizione di cui parla, se non perché ciò mena a poter supporre , che due giovani di sesso diverso sordi c muti di nascita, possono traviarsi ne’ deserti o ne’ bo- schi, indi incontrarsi, e dopo l’ incontro ricever tutti e due r udito. Questa supposizione non ha niente di assurdo ; ed è perciò lecito al filosofo di cercare , se in una tale supposi- zione questi due giovani possano istituire una società, ed un linguaggio. A ciò si può aggiungere, che si rapporta, esser- si in vari tempi vari fanciulli trovati ne’ boschi ; uno ne fu sorpreso nell’ Asia l’ anno 1334 in compagnia de’ lupi, un al- tro dell’età di circa 12 anni in Weteravia, un altro di 16 fu scontrato fra una torma di pecore selvatiche nell’ Irlanda , verso alla metà del passato secolo, un altro di nove fra gli orsi nelle selve della Lituania nel 1662 : in questo secolo me- desimo uno ne fu scoperto presso ad Hamelen nella Sasso- nia, una fanciulla presso a Lwlla nella provincia di Utrecht, ed un’altra fu arrotata presso Chalons nel 1731. Io per al- tro non comprendo, come questi fanciulli abbiano potuto vi- vere, se sono stati abbandonati, o perduti prima di potersi alimentar da se stessi, ed m conseguenza prima di avere una Digitized by Google 68 lingua. Si potrebbe supporre, che avevano principiato a par* lare, quando si smarrirono ; ma che poi nella solitudine ave* vano interamente obliato quanto avevano imparato. Or si domanda : se due di questi di sesso diverso, si fos- sero per avventura incontrati nella stessa foresta , che sareb- be egli avvenuto ? E per limitarci all’ ometto delle nostre ricerche , domandasi : avrebbero essi istituito una lingua 7 Tralitsciando dunque , su l’origine del linguaggio, la quistio* ne di fatto , è egli lecito di esaminare quella della possibili- tà , o di cercare se gli nomini abbandonati a loro stessi avreb- bero potuto istituire una lingua ? L’ esame di una tal qui- stione è molto utile, per ben conoscere, e misurare le for- ze dello spirito umano, e queste ricerche ipotetiche ci menano ancora a risultamenti , che hanno luogo nel fatto reale. Io aggiungo dippiìi , che alcuni autori anche su l’autorità de’ nostri libri divini , hanno creduto , che le lingue attuali sieno state istituite dagli uomini coll’uso delle loro forze na- turali : ecco come può essere accaduta la cosa. Nel famoso avvenimento della costruzione della torre di Babele, per for- za miracolosa, fu cancellata dalla mente degli uomini la me- moria intera del primitivo linguaggio: in seguito di un tale miracolo , gli uomini si divisero a torme secondo i rapporti di parentela e di amicizia , e si stabilirono hi diverse parti della -terra : furono dunque abbandonati a se stessi, per isti- tuirsi un linguaggio ; e così perduto interamente il linguag. gio primitivo , dì cui era* stato autore Iddio stesso , le nuo- ve lingue , che nacquero su la terra , furono un prodotto dello spirito umano. In questo modo si spiega come gli uo- mini perduto, per forza del miracolo, il primitivo linguag- gio , non si sieno più scambievolmente intesi ne’ linguaggi •rispettivi. Questa opinione ammette un solo miracolo, quale è quello della memoria perduta del linguaggio primitivo , lad- dove nell’opinione contraria bisogna supporre una gran mol- titudine di miracoli, l’uno in forza del quale gli uomini ab- biano perduto la memoria del lingua^io primitivo, e gli al- tri con cui Iddio abbia istituito i diversi linguaggi , che eb- DigiliZL by Google 69 bero luogo dopo dell’ avvenimento ; ora si potrebbe dire , non e^r verisimile , che Iddio moltiplicasse inutilmente i miracoli. Checché ne sia di tale opinione , noi esamineremo qui la quistione della possibilifb. 11 rispetto che il filosofo . debbe alla religione divina , che c’ illumina , mi ha condotto a que- sta digressione. §. 32. Per esaminar la quistione proposta continuiamo la supposizione di sopra , e partiamo dal punto ove siam ri- masti. Abbiamo veduto l.°che gli uomini per natura si com- prendono scambievolmente , 2.° che conoscono di essere stati compresi ; 3.° che con ciò si fanno naturalmente un linguag- gio artificiale , che è il linguaggio della natura. Vale a dire che fanno uso de’ segni naturali , per manifestare agli altri i propri pensieri. .Ma il bisogno non potrebbe spingere gli uomini , a migliorare , cioè ad acrescere questo linguaggio della natura , ritrovando de’ segni analoghi ? n pianto ed i gemiti manifestano agli altri il dolore da cui un individuo è affetto ; ma non manifestano lyica la causa del dolore. Ora gli uomini hanno spesso bisogno , per essere soccorsi , dì manifestare agli altri la causa del loro dolore : per tale oggetto alcune volte bastano le circostanze : uno de’ due suppposti solitari cade in una fos.«a : egli non può senza l’al- trui soccorso cavarsene fuora : egli grida -- 1’ altro accorre , e si avvede della causa del dolore del suo simile. Parimente se uno de’ due è inseguito da una bestia feroce , e grida : l’ altro conosce dalla circostanza la causa del dolore del com- pagno. Spesso nondimeno la causa del dolore non apparisce dalle circostanze. Tutti generalmente acquistiamo l’abito , al- lorché ci sentiamo in alcuna parte addolorati, di recare colà la mano. Se dunque uno de’ due supposti solitari sentirà do- lore in qualche parte ; egli griderà , c la mano correrà na- turalmente alla parte addolorata : l'altro accorrendo alle grida , e spingendo per avventura lo sguardo là , dove è corsa la mano dell’ altro conoscerà il luogo del dolore c se la causa del dolore fosse una ferita , o una contusione , o qualche al- Digitized by Google 70 tra cosa visibile ; allora conoscerà chiaramente questa causa. Qualora l’ uno vorrà porgere all’ altro alcuna cosa, amendue stenderanno la mano T uno per darla , e l’ altro per prenderla . Questi moti della mano potranno da s^i naturali divenire segni artificiali , così si potrà indicare la causa del dolore re- cando la mano su la parte addolorata ; e si potrà da uno de’ due individui volendo dire all’ altro che non è vicino qual- che cosa ; e non volendo o non potendo muoversi , stendere la mano con entro la cosa che gli vuol porgere. L’altro si^ milmente se cosa alcuna bramerà aver dal compagno , por- gerà la mano vòta per prendere ciò che desidera. Fin qui non si esce ancora dal linguaggio della natura; ma già siamo al termine di un altro linguaggio, a cui il primo ci mena.. Vi sono due specie di cose, di cui gli nomini han- no bisogno di eccitare le idee negli altri: alcune possono nel momento stesso colpire i sensi tanto di colui che vuol par* lare , quanto di colui a cui si vuol parlare; altre sono lon- tane o almeno invisibili , e non esistono nel momento, se non che nello spirito di colui che vuol farsi comprendere: riguar- do alle prime basta , che colui che vuol parlare, cioè che vuol farsi comprendere ecciti T attenzione del suo compa- gno , e la diriga su 1’ oggetto che gli vuol mostrare. Ab- biamo veduto , che il gesto può esser naturale e divenire un segno artificiale ; ma alcune volte non è cosi : supponiamo , che uno de’ due solitari voglia mostrare all’ altro un ogget- to lontano ma che può esser veduto ; egli avvertirà il suo compagno per un grido , ed allora che questi volgerà a lui gli sguardi , il primo dirigerà Io sguardo su l' oggetto , che vuole mostrare all’altro , e farà uso del 'dito , per meglio mostrargli la direzione , che prende Io sguardo suo : l’ altro r imiterà, e la sua curiosità lo porterà ad osservare ciò che occupa il suo compagno. Questi gridi, questi gesti , formano una prima spezie di segni istituiti, che si possono chiamare ugni indicatori. Osservate , che i segni , di cui parlo , non sono segni naturali, perchè il grido è naturale nel dolore e nel piacere: esso diviene da naturale artificiale per denota- Digitized by Coogle 71 re il dolore , o il piacere. Ma l’ uno de’ due solitari aven- do osservato , che 1’ altro , quando egli manda fuori il grido , diriga a lui il proprio sguardo , fa uso del grido per obbligare il compagno a fissare su di lui lo sgiiardo: cos) il grido si estende a denotare ciò che denota ({uesta proposizione : volgiti a me: inoltre lo stendere il dita verso 1’ oggetto che si vuol mostrare non è un segno naturale, ma un segno analogico, poiché vi ha Una similitudine fra il mo- to che fa il dito , ed il moto che far dovrebbe il proprio corpo per ginngerc all’ oggetto , che si vuol mostrare; que- sti due moti avendo la stessa direzione, o pure , la direzio- ne del dito è - identica colla direzione, che prende lo sguardo. Per tal ragione io credo , che il gesto , di cui parlo , do- vrebbe riguardarsi piuttosto come un segno mitalko, poiché il moto del dito imita nella direzione il moto che far dovreb- be il proprio corpo per giungere pel cammino più corto al- 1’ oggetto , che si vuol mostrare , o pure imita la direzione dello sguardo ; ma servendo tal gesto ad indicare un (^et- to, che può nello stesso momento colpire i sensi de' due so- litari, gli si pùò dare il nome di segno indicatore. Questi due segni indicatori , di cui parliamo, equivalgono; a queste diK proposizioni : volgiti a me e guarda là. Vi ha inoltre de' segni imitativi , i quali servono a deno- tare alcune cose future, od altre cose che nel momento non possono colpire i sensi di tutti e due i solitari. Supponiamo, che uno di questi sia in A , 1' altro sia icmtano ma a vista del primo in B, che 1’ oggetto lontano ma a vista di tutti e due sia in C ; inoltre cl» il primo non potendo muoversi per andare io C voglia manifestare all’ altro che vada in C, e che prendendo I’ oggetto bramato ivi posto, lo rechi a lui in A ; ecco come io immagino , che la cosa potrà farsi : il primo con un grido ecciterà 1' attenzione del compagno: indi stenderà il dito nella direzione della linea fra A e B: poi la muoverà nella direzione di una linea parallela a quella 'fra B e C: con questo moto egH dirà al compagno che vada da B in C, c questo moto sarà un sogno imitativo del moto che Digitized by Google 72 il compagno dee fare , per secondare il desiderio dell’ altro ' io A : questo moto, che H compagno dee fare , è una cosa futura, che non pnò nel momento colpire i sensi de’ due so- litari : ecco dunque come con de’ segni imitativi si possono denotare gli oggetti assenti. Supponiamo inoltre, che l' indi- viduo posto in B si conduca in C: l’ altro che si trova in A stenderà il suo braccio da A verso C in posizione orizzonta- le, indi farà un moto col braccio, imitativo di quello che dee fare il compagno per prendere T oggetto posto in C : dopo di ciò ritornando a mettere il braccio nella stessa posizione orizzontale, lo ritrarrà a se con un moto contrario a qfuello, con cui r ha steso , e che sarà imitativo di quello , che dee. fare il compagno per venire da C in A. Con i s^ni imitati- vi dunque si pò^no denotare le cose invisibili nel momen- to. Questi s^i imitativi si possono eseguire in vari modi : così per denotare una serpe si può su l’arena designare la sua forma, o il suo moto tortuoso. §. 33. Abbiamo veduto, che vi sono de’ s^i naturali delle nostre interne modificazioni , e che questi segni possono di- venire artificiali , e così costituire un primo linguaggio, che abbiamo chimato linguaggio della natura. Abbiamo detto inol- tre nel §. antecedente , che 1’ uomo può con altri s^ni ac- crescere questo linguaggio della natura; ed abbiamo chiamato i s^i, che accrescono il linguaggio della natura, segni in- dicatori , e segni imitativi. Ora qual principio può guidare r uomo a ritrovare le ultiqie specie di segni ? Nella logica pura vi ho detto , che lo spirito è naenato nel passare analiticamente da una proposizione ad un’ altra, ad una certa similitudine che passa fra 1’ una e 1’ altra; il prin- cìpio della similitudine è dunque un principio d’ invenzione, e questo principio ha condotto gli uomini , partendo dal lin- guaggio della natura, a ritrovare i segni indicatori, ed i se- gni imitativi, queste due specie di segni possono perciò chia- marsi segni analogici. Difatto fra il moto del miodito , con cui mostro l’ oggetto lontano, ed il moto che dovrei fare col mio corpo , per arrivare , pel cammino più breve , all’ og- Digitized by Google 73 getto, vi si osserva una similitudine: una certa similitudine si os- serva eziandio trai segni imitativi e ciò di cui sono l'imitazione. X>e interne modìGcazioni dello spirito possono manifestarsi per mezzo de’ moti del corpo. Il desiderio , il rifiuto, l’ av- versione, il disostosi esprimono per mezzo de’moti del braccio,- della testa, e per mezzo di quelli del corpo intero, moti piò o meno vivi, secondo la vivacità, con cui ci portiamo verso di un (^getto, o ce ne allontaniamo. Tutti i sentimenti del- 1’ anima possono esser espressi dalle posizioni del corpo. Esse dipingono di una maniera sensibile l’ indifferenza, l’ incertezza, r attenzione , e le altre affezioni interne. Ora se ripetendo queste azioni, e posizioni del corpo, si denota insieme, che esse non si riferiscono ad affezioni presenti , allora denoteranno le modificazioni , da cui siamo stati affetti. L’ analògia acquista spesso una grande estensione. Cosi , per esempio , quando voglio attendere ad un oggetto , die colpisce i miei occhi, dirigo lo sguardo verso di esso: questa direzione è segno dell’ attenzione dello spirito ; ma io posso ancora rivolgere la mia attenzione ad oggetti invisibili : se dunque per denotare questa ultima attenzione, mi servo della - direzione dello sguardo ; questo segno si estende al di là di ciò, che naturalmente denota. Allora che io peso un corpo, lo paragono ad un altro ; pesare è dunque paragonare ; ma paragonare non è sempre pesare; perciò quando per esprimere l’azione intellettuale che paragona, io prendo nelle due mani de’ corpi , come fo quando viglio pesarli , questa azione è trasportata a denotare più di quello che denotava in origine. Questa terza specie di segni, che l’analogìa somministra agli nomini , si possono chiamare segni figurali. L’ unione de< segni indicatori , imitativi , o figurati costi- tuisce il linguaggio analogico. Cosi i segni naturali , divenendo artificiali , costitoiscono il linguaggio della natura : gli uomini guidati dal principio della similitudine, partendo dal principio della natura , inventano il linguaggio analogico. §. 34. Ma fa d’uopo considerare l’ultimo linguaggio, di cui abbìam parlato , in colui che per parlarlo lo trova: ed Digilized by Google 74 in colui che l’intende. Nel primo, il principio della simili- tudine guida la meditazione a produrre nuove idee ; nel se- condo il principio della similitudine riproduce alcune idee si- mili a quelle , che modiBcano attualmente lo spirito. Quando . colui che vuol parlare fa uso il primo di alcuni gesti , per denotare alcuni dati pensieri, ^li, guidato dall’analogia, in- venta questi segni , e qu^ti s^ni , e questa invenzione è un prodotto della meditazione ; ma colui che ascolta intende questi . s^ni in forza del principio meccanico deH’associazione dellé idee. Fra i principi particolari compresi sotto questo principio generale, si contiene come abbiamo detto nella Psicologia, il principio della similitudine : in forza di questo principio il moto del dito riproduce l' idea del moto simile del corpo in- tero , e questa riproduce quella delle modificazioni interne dello spirito legate col moto del corpo intero. Colui che istituisce il linguaggio per farsi intendere è attivo : quegli che intende il linguaggio btituito è passivo. I gesti , i moti del vbo, ed i suoni inarticolati costitubeono il linguaggio chia- mato da CondxUac linguaggio di aziona. Su di esso debba fare ancora due osservazioni. 1..° un tal linguaggio esiste ancora*. esso accompagna quello de’ suoni articolati ; un oratore parla eziandio coi gesti , colla posizione del corpo , co’ moti del vbo , e principalmente co’ moti degli occhi. Ciò che si chbma mimica consiste appunto nell’ arte di far concordare il lin- guaggio di azione con quello de’ suoni articolati : 2.° col solo linguaggio di azione , anche dopo T istituzione di quello de’ suoni articolati, alcune nazioni incivilite esprimevano de’ lunghi discorsi. Presso i Romani i pantomimi rappresentavano de’ pezzi interi, senza proferire una parola, ^li bisognava dunque , che i pan- tomimi , partendo dal linguaggio della natura prendessero l’ analogb per guida , e così poterono pervenire a farsi in- tendere. La scrittura santa ci somministra ne’ profeti molti esempi di questo linguaggio analogico di azione. Così , per darne un esempio , ad (^getto di denotare che la Giudea ch’era imita con Dio , sarebbe poi stata da Dio rigettata c dispersa per la sua superbia ed idolatria , il profeta Geremia *, per ■0:- Digitized by Google 73 ordine di Dio , si cinge con una cintura di lino i lombi , indi si toglie questa cintura , e presso T Eufrate in un forame di una pietra la nasconde : dopo molti giorni ritorna a prendere la nascosta cintura , e la trova infracidita in modo , cf)’ era inutile per qualunque uso. Nella profezia di Geremia si possotm trovare molti esempi di questo linguaggio analogico di azione. §. 35. Se i moti del nostro corpo da segni naturali diven* gono segni artificiali , e se questo linguaggio può essere ac- cresciuto dall’analogia, quello de’ suoni che da naturali sono ancora divenuti s^ni artificiali, non potrà similmente essere accrescinto dall’ analogia stessa 7 Se il selvaggio , per deno- tare il moto che dee fare , secondo il suo desiderio , il suo compagno , può servirsi del moto simile del suo dito , per- chè per denotare il muggito del bove , il belare delle peco- re , il rumore del tuono , non potrà egli adoperare un suo- no simile 7 L' analogia che 1’ ha menato all’ invenzione dei primi segni , dee menarlo ancora all’ invenzione de’ secondi. Il bisogno di denotare questi suoni degli oggetti sonori, me- na il sdvaggio a produrre fuori de’ suoni imitativi , e così nascono le -prime voci radicali del linguaggio de’ suoni arti- colati. Questi suoni non poterono essere dapprincipio se non che monosillabi , come lo prova l’ esempio de’ fanciulli. Ma l’analogia non fu il solo principio del linguaggio de’ suoni alticolati, poiché non sempre si debbono denotare suoni, o cose sonore. Per denotare dunque le cose che non mandano suono , l' analogia fece però conoscere agli uomini , che po- tevano servirà de’ suoni articolati , per farà comprendere. Ciò posto se il selvaggio si trovò nel bisogno di farsi com- prendere , se non trovò altro mezzo per ottenere il suo fi- ne , se non quello dei suoni , perchè non potè egli produr- re un suono arbitrario , il quale poi compreso dall’altro di- venne un segno comune 7 Per rendere sensibile ciò che dico , supponiamo , che ì due solitari immaginati siensi perduti di f bta , e che l’ uno voglia ritrovar 1’ altro , egli conoscerà certamente , che non potrà far comprendere all’ altro questa sua volontà , se non Digitized by Coogle 76 che per mezzo di un suono. Egli manderà dunque fuori un grido ; questo grido da principio non sarà , come ognun ve- de, se non che un puro effetto naturale. Se il dolore è na- tiiralinente sonito da un suono inarticolato , dal pianto e dal gemito ; perchè il bisogno di spiegarsi , e di mandar fuori un suono , non potrà esser seguito da un suono quale che siasi ? Noi non poliamo determinar la ragione , per cui il, selvaggio manda fuori un tal suono piuttosto che un altro , come volendo camminare non possiamo conoscere la ragione , perchè abbiamo mosso il piede diritto anzi che il sinistro , o questo anzi che quello. Questa ragione può consistere , almeno in parte , nella varia posizióne meccr- nica del nostro cervello , e generalmente di tutto il no- stro corpo. Ma saniamo lo sviluppa della nostih ipotesi. L’ altro selvaggio sentendo il grido , di cui si parla , ac- corre a ritrovare il suo compagno, e come amendue avran- no osservato, che un tal grido ha la forza di fs^r che l’uno ritorni all’ altro , i due solitari se ne serviranno appostata- mente. lu tal caso la voce di cui parliamo ha lo stesso si- gnificato del verbo vieni. Può dunque 1' uomo ritrovare dei suoni articolati non imitativi , per denotare agli altri le sue interne modificazioni. Egli può trovarsi nel bisr^no di farsi comprendere dal suo simile con un suono : da un tal biso- gno nasce la volontà di mandar fuori un suono: questa vo- lontà avrà il suo effetto , ed un suono sarà da lui mandato fuori; questo suono sarà tale e non altro, perchè tale e non ^Itro è lo stato fisico del corpo , che produce il suono , e lo stato morale ancora dello spirito animatore di questo cor- * po. Ecco spigata la nascita de’ suoni arbitrari. Ciò che ho detto è provato coll’ esempio de’ fanciulli: eglino innanzi che abbiano appreso a parlare, quando bramano alcuna cosa ar- dentemente, nell’atto che si sforzano di acceimarla co’gesti , e co’ movimenti del corpo , per lo più proferiscono insieme una qualche voce ; poiché lo spirito quando, si trova in qual- che grave bisogno mette ad un tempo tutte le sue facoltà in azione. Questo è comune alle bestie ancora. Anzi i sordi muti Digilized by Google 77 medesimi, benché nemmeno sappiano di aver voce, ciò non ostante per non so qnal movimento meccanico, mentre s'im- pegnano di spiegarsi co’lorogesti, principalmràtc quando si trat- ta di cose , che molto l’ interessano , e che non possono fa- cilmente farsi comprendere , mandano anch’essi quando una, e quando un’ altra voce. §. 36. Gli uomini possono dunque istituire de’ suoni arti- colati analogici, e possono istituire ancora de’ suoni articola- ti arbitrari. Io li chiamo arbitrari, non già perchè son pro- dotti senza una ragion sufficiente; ma perchè non sono imi- tativi, o analogici. Qiìal similitudine, per esempio, può mai trovarsi fra questo suono Cielo, ed il complesso delle sensa- zioni visuali , che ci desta in una notte tranquilla il firma- mento 7 £ perchè la costituzione fisica e morale , in cui si son trovati gl’ inventori delle lingue , allora che furono ndl bisogno, di denotare con un suono uno stesso oggetto, è sta- ta varia non solamente per la natura , e per gli abiti con- tratti , ma eziandio per i climi, ed i siti ; perciò in diversi luoghi di questo globo terraqueo nacquero diversi suoni pri- mitivi , come è provato per le radici di tutte le lingue co- gnite. V . §. 37. n fatto de’ fanciulli prova senza replica , che gli uomini possono arrivare a comprendere il linguaggio arbitra- rio. E meditando attentamente su di questo fatto st può in- tendere come ciò possa avvenire. Supponiamo che un fanciul- lo' abbia appreso il significato del vocabolo gallina , il che può accadere unendosi da alcuno alla prouunciazionc del vo- cabolo gallina l’ indicazione del volatile dal vocabolo deno- tato : supponiamo inoltre, che il fanciullo abbia veduto una gallina morta e che il giorno seguente ascolti da uno della famiglia questa proposizione: la gallina jeri morì, si accor- gerà che si vuole denotare 1’ avvenimento, del la morte della gallina , accaduto, il giorno innanzi. Supponiamo ancora che la proposizione: la gallina jeri mori siasi udita più volte dal fanciullo in modo che egli 1' abbia impressa nella sua me- moria ; « che avendo veduto ima cagna partorita il giorno Digitized by Coogle 78 avanti , c sapendo il signifìcato del vocabolo tagm , ascolti la seguente proposizione : la cagna jeri partorì', ecco la se- rie de’ fatti intellettuali che in tal caso avranno luogo nello spirito del fanciullo: l.° egli intenderà che colla proposizone, la cagna jeri partorì, si denota il parto della cagna da lui il giorno antecedente osservato: 2.* la pronunciazione del vo- cabolo jeri, per la le^ dell’associazione delle idee, riprodur- rà nel suo spirito l’altra proposizione , la gallina jeri mor\\ 3.° volendo intendere il significato di ciascun vocabolo delle due proposizioni, il fanciullo dirigerà la meditazione su le stes- 'se; 4.” paragonando le due proposizioni fra di esse , e coi fatti dalle stesse denotate, non meno che i fatti stessi fra di loro , il fanciullo vede che le due proposizioni sono identi- che nel vocabolo jeri] e che i due fatti significati sono iden- tici nella circostanza del tempo in cui sono accaduti; essen- do tutti e due accaduti nel giorno precedente a quello in cui si parla: 5.° con questi paragoni il lànciullo intenderà il significa- to del vocabolo jeri isolatamente considerato, 6.° dopo di ciò comprenderà eziandio il significato isolato de’ vocaboli mori « partorì ; poiché avendo compreso il significato in confuso delle due proposizioni, ed indi il significato distinto del vo- cabolo jeri, e sapendo dall’ altra parte il significato distinto de’ vocaboli^ gallina, e cagna, conoscerà , che i vocaboli mo- ri e partorì sono destinati a denotare i due avvenimenti, e ne apprenderà perciò il loro distinto significato. Questo esempio fa vedere che i fanciulli meditano prima di apprendere il linguaggio più di quello che comunemente si crede ; e che le nozioni soggettive d’ identità , e dì diversità sono antecedenti alla conoscenza della propria lìngua, e ser- vono ai fanciulli per farla loro apprendere. §. 38. Nell’ Ideologia vi ho detto , che i vocaboli o de- notano gli oggetti.de’ nostri pensieri , o l’ azione dello spirito su di questi oggetti : Pietro è con Paolo , i vocaboli Pietro e Paolo denotano gli oggetti de' nostri pensieri ; i vocaboli ^ , con denotano I’ azione dello spirito su dì questi (ggetti. Ma ciò richiede ancora una ma^iore spiegazione. Il vocabolo 4 Digitized by Google 79 significa r azione dello spirito , che attribuisce a Paolo il rap- porto di compagnia con Pietro. Ma acciocché lo spirito avesse la nozione soggettiva di tal rapporto , è necessaria la com- parazione di Pietro con Paolo' riguardo alla loro esistenza in un certo tempo , ed in un certo spazio ; questa comparazione aggiunge all' idea assoluta di Paolo il rapporto di compagnia con Pietro : la voce con esprime un tal rapporto , e per questa ragione un tal vocabolo può riguardarsi eziandio come segno dell’ azione dello spirito che compara. Pur tuttavia essendo il rapporto uq prodotto della* comparazione preliminare all’ atto del giudizio , pare che sia ma^ior esattezza il di^nguere i vocaboli , che denotano 1’ azione dello ^irito , in vocaboli di giudizio ed in vocaboli di rapporto. £ questa distinzione si trova in un opuscolo di Mariano Gigli, ìatÀUAato-Metafùica del linguaggio. Secondo questa osservazione i vocaboli si distinguono in vocabbli di cosa, in vocaboli di giudizio ed in vocaboli di rapporto. Così nella proposizione: Pietro è con Paolo , i vo- caboli Pietro, c Paolo son vocaboli di cosa, il vocabolo i, espri- mendo l’atto del giudizio, è vocabolo di giudizio, ed il vo- cabolo con è vocabolo di rapporto : esso denota insime l’azione comparativa, ed il rapporto di questa azione. Secondo la grammatica generale e ragionata di Portoreale, ■ ■ vocaboli si distii^cno in due classi, alcuni significano gli oggetti de’ nostri pensieri , altri significano la forma , e la maniera de’ nostri pensieri di cui la principale è il giudizio. Questa distinzione mi sembra giusta , cd in seguito di ciò che abbiamo detto è chiara. I vocaboli materialmoite considerati sono o radicali , o de~ rioati , 0 toHituiti. Radicali , o primitivi son quelli , che non nasc<mo da altra voce conosciuta ed usata nella medesima lin- gua , come tote , dolce , fuggire ec. Derivati son quelli, che provengono da voci conosciute , ed usate , nella medesima lin- gua , come talare, dolcezza, fuggitivo ee. Sostituiti son quelli, che per maggiore chiarezza , e per brevità si pongono in luo- go di altre voci conosciute , ed usate nella medesima lingua, come mio pensante ec. per di me, che pensa ec. Digitized by Google 80 È facile a eomprendei si , che ritrovati i vocaboli radicali r analogia ha menato gli uomini a ritrovare i vocal>oti deri- vati, e sostituiti, e cosi ad accrescere notabilmente il linguaggio. Difatti quanti nomi sostantivi non si possono trarre dagli aggettivi, quanti aggettivi da' sostantivi, quanti nomi da'verbi, quanti verbi da' nomi ? I sostantivi nerezza , bianchezza , lunghezza ec. tutti vengono da nero, bianco, lungo; gli ag- gettivi celeste, terrestre, marmo ec. derivano da cielo, terra, mare; i nomi speranza , amore , dolore, volontà ec. derivano dai verbi sperare, amare, dolere* volere. 1 wirbi velare, ve- stire ec. nascono da velo, veste. Inoltre quante parole formar non si possono dall’ unione di due o più altre? I latini unen- » do il verbo esse a varie proposizioni, ne facevano adesse, ab- esse , obesse ,* inesse , processe , prodesse , subesse; superesse, interesse. Dall’ unione poi di un nome e di un verbo, quanti altri composti facessero i greci e gli ebrei, e quanti ne faccia- no i cinesi, e tutti gli orientali, è abbastanza noto agli eru- diti. Tutte le lingue originali, che diconsi lingue madri, han- no pochissime radici primitive , per mezzo delle varie com- binazioni di queste compongono un gran numero di vocaboli. §. 39. Gli uomini dunque , per manifestare agli altri i propri pensieri, hanno potuto istituire il linguaggio dei suo- ni articolati. Questa invenzione è la causa principale, che ha condotto il geqere umano a quel grado di coltura e di per- fezione , in cui oggi lo vediamo. Nell' Ideologia vi ho fatto conoscere come il lir^uaggio faccia 1' analisi del pensiere , e come sia un valevole soccorso per la meditazione. Ma indi- pendentemente dalla influenza che ha pel progresso delle nò- stre conoscenze, considerato riguardo all’ individuo che se ne serve, ne ha una notabilissima considerato riguardo alla so- cietà , e relativamente all’ individuo, che ascolta e riceve le altrui conoscenze. Il linguaggio può essere considerato come un mezzo , che fa progredire lo spirito nella propria medi- tazione ; ed ancora come un mezzo di comunicazione scam- bievole de’ pensieri degli uomini: nel primo caso serve d’ is- trumento all’ azione meditativa , per ritrovare la verità; nel Digilized by Google 81 secondo presenta allo spirito de’ nuovi materiali per le sue conoscenze. Nell’ Ideologia 1’ abbiamo considerato sotto il pri- mo aspetto; qui fa d’ uopo considerarlo sotto il secondo. Gli uomini non potendo esistere in tutti i luoghi > nè in tutti i tempi ; segue che non tutti possono osservare tutti i fatti ; un Uomo può perciò aver osservato de’ fatti , che un altro non ha osservato. Se dunque il primo comunica al se- condo le sue osservazioni, questi conoscerà de’ fatti che non ha osservato ; e questa conoscenza avrà per motivo 1’ altrui testimonianza, e costituisce ciò che si chiama certezza morale^ Domandate, per esempio, ad un napolitano, il quale non sia mai uscito di questa città , perche egli creda l’ esistenza di tante altre città , di Roma , di Milano, di Parigi, di Madrid di Londra ec.; vi addurrà per motivo la testimonianza di al- tri uomini, che hanno veduto le città nominate, ed egli sa- rà tanto certo dell’ esistenza di queste, quanto lo sarebbe, se le vedes» co’ propri occhi. Non basta, che un uomo conosca un fatto, che un altro ignora, è necessario che abbia la volontà di narrare il vero, afllnchè l’altro non fosse dalla testimonianza del primo in- gannato. Per disgrazia dell’ umanità la volontà d’ ingannare i propri simili si trova non poche volte negli uomini ; e non poche volte ancora accade, che gli uomini ingannino non già perchè vogliono ingannare; ma perchè o non hanno conosciuta esattamente il vero, o sono stati da altri ingannati. Da. ciò lo scetticismo ha preso il motivo di combattere la certezza mo- rale. Ma dicano quello che vogliono gli scettici, l’esperien- za ci manifesta queste due verità, l,°un uomo può aver co- nosciuto de’ fatti, che un altro, o non ha potuto conoscere, o non ha conosciuto; 2.° vi sono alcuni fatti di tal natura, su de’ quali non si trova giammai concordemente fallace la te- stimonianza di coloro, che gli hanno osservati. Non si è tro- vata giammai fallace la testimonianza di coloro che sono stati in Napoli , nello assicurarmi dell’ esistenza di questa città ; r esperienza stessa me ne ha assicurato , poiché essendo io stato in Napoli, ho ammirato io stesso co’ miei occhi questa Call. Vob, IL 6 Digilized by Google 82 magnifica città , ed ho così trovata verace l’ altrui testimo- nianza: la stessa esperienza ho ripetuto circa molti altrifat- ti. È dunque una verità di esperienza quella che stabilisce , essere la concorde testimonianza di altri nomini, circa alcu- ni fatti , un motivo leggittimo dei nostri giudizi Vi sono , è vero , degli uomini che narrano de' fatti , de’ quali non sono stati testimoni oculari, e su de’ quali sono stati da altri ingannati ; e vi sono ancora di quelli , che volontaria- mente mentiscono. Ma vi sono eziandìo de’ testimoni non so- lamente oculari di alcuni fatti ; ma testimoni tali che non somministrano alcun motivo di dubitare della loro veracità. È questa una verità che la propria giornaliera esperienza ci manifesta. Chiunque non ha veduto Napoleone Bonaparte,è sicuro nulla dì meno , per la testimonianza di altri , che vi sia stato un uomo così chiamato , il quale ha esercitato il som- mo potere nella Francia , ha perduto poi il trono , ed è morto prigioniero nell’ Isola di S. Siena. A suo luogo parleremo de’ limiti della certezza morale : qui mi son ristretto a stabi- lire la sua esistenza : per istabilirla ho stimato di salire a’suoi pri- mi princìpi. Ho fatto vedere , che un uomo , può intendere un altro , che l’ nomo può voler essere inteso ; e che da ciò nasce il primo linguaggio chiamato linguaggio della natura ; che r analogia può accrescere un tale linguaggio , e far na- scere ancora alcuni vocaboli radicali analogici ; che il biso- gno può menare poi gli uomini a stabilire altri vocaboli ra- dicali arbitrari ; e che così ha potuto nascere il linguaggio , de’ suoni articolati. L’esperioiza m’insegna , che vi sono delle cose circa le quali altri non s’ ingannano , nè si propongono d’ ingannarmi. Da ciò concludo, che l’altrui testimonianza , cioè il linguaggio volontario degli altri nomini , può in molti casi, circa ì fatti , essere un motivo legittimo de’ nostri giu- dizi. Io non posso coesistere a tutte le generazioni , ed a tutti i luoghi. La mia durata è breve : il mio luogo è quasi un punto nello spazio. Intanto vi sono moltissime cose , die m’ importa di conoscere , e che sono accadute prima della mìa nascita , o che accadono in luoghi più o meno lontani da quello Digitized by Coogle 83 ove io mi trovo. La testimonianza altrui mi è dunque neces* saria per 1’ acquisto di tali conoscenze. §. M. Il linguaggio de’ suoni è un linguaggio passeggierò e limitato ad alcuni luoghi. Un uomo , che per mezzo delle parole comunica agli altri i suoi pensieri , non può farlo , se non che nel tempo in cui egli parla , e ne’ luoghi ne’ quali può estendersi il suono delle sue parole. Un gran problema presentai al genere umano : il problema consiste a trovare il mezzo di estendere a tutti i tempi , ed a tutti i luoghi , il lingua^io limitato della parola. Voi già comprendete l' im- portanza del problema enunciato , e che la soluzione di esso dee formare la seconda epoca, del progresso delle umane co- noscenze ponendo la prima nella nascita del linguaggio parlato. I fatti ovvi e ripetuti incessantemente sogliono destar poco r attenzione del volgo degli uomini , e perciò non gli recano sorpresa . Vi ho fatto sopra osservare quale studio fanno i fanciulli per apprendere , sin da’ loro primi anni , il linguag- gio della parola ; intanto si crede forse , che essi non me- ditino affatto ; appunto perchè comunemente iiiuno cerca di conoscere come i fanciulli apprendano tal- linguaggio. Vi ho detto nel secondo capitolo della logica pura , essere un errore il credere , che le cose sieno state in tutti i tempi , come sono in un certo tempo; e qui è il luogo di fare uso di questa importante osservazione. La nostra educazione letteraria incomincia , dal fare ap- prendere a’ fanciulli le lettere dell’ alfabeto; ma v’ingannereste credendo , che la scrittura , vale a dire , l’arte di dipingere la parola e di parlare agli occhi , sia stata conosciuta nella prima fanciullezza del genere umano : ^no scorsi de’ secoli prima che siensi trovate le lettere dell' alfabeto : la scrittura non è stata conosciuta che molto tardi. Siccome questa ci somministra un motivo molto fecondo di conoscenze , cosi è necessario , dopo di aver cercato l’origine del linguaggio parlato , di cercar quella del linguaggio scritto. §. 41. Qual mezzo si può< presentare agli uomini , per perpotuafc la memoria de’ fatti accaduti ? In primo luogo si Digitized by Google 81 può osservare un tal mezzo nello stesso linguaggio parlato. La propagazione del genere umano si fa in modo, che gl’indi' vidui di una età vivono insieme per qualche tempo coi loro antenati , e coi loro discendenti. Un uomo può dunque nar- rare alla sua fìgliuolanza tanto quello che egli stesso ha ve- duto , quanto quello che c^Ii ha udito da suo padre, da suo avo, e da tutti coloro, che sono stati testimoni oculari de’fatti accaduti prima della sua nascita, e del tempo in cui egli aves.se potuto osservarli*, questo uomo essendo il primo testimone di udito, costituisce il secondo anello della testimonianza; gli altri che ascoltano il fatto da lui narrato ne costituiscono il terzo, il quarto ec. Così si forma una serie non interrotta di testimoni oculari, e costituisce ciò che chiamasi tradizione orale. La maniera più generalmente adoprata ne’ primi tempi , per osservare la tradizione orale , era quella di comporre una specie di ode o di cantico. Cotesta sorte di poesia racchiudeva le principali circostanze degli avvenimenti , che volevano alla posterità tramandarsi. Vedasi questo uso stabilito ne’ secoli più remoti appo tutte le nazioni, tanto dell’ antico, che del nuovo continente. Dopo la sommersione dell’ esercito di Faraone nel mare rosso, Moisè, e gli Istraditi composero un cantico di lode, e di ringraziamento al Signore, nel quale cantico era espres- so questo memorabile avvenimento, come si legge -nel capo XV. dell’ esodo. Al mezzo della tradizione orale , per conservare la memo- ria degli avvenimenti passati , si è aggiunto quello di alcuni grossolani monumenti. L’ uso dei primi secoli era di piantare un bosco , d’ innalzare im altare , o un monte di pietre , di stabilue delle feste , e di comporre de’ cantici in occasione di avvenimenti riguardevoli. Quasi sempre davasi a’ luoghi ove erano accaduti de’ fatti memorabili , un nome relativo ai fatti ed alle circostanze. L’ istoria di tutte le nazioni somministra molte prove , ed esempi di queste antiche costumanze. Si vedono i patriarchi innalzare un altare nei luoghi , ove era loro apparso il Signore , piantare de’ boschi , fare dei monti Digitized by Google 85 di pietra in memoria de’ principali ancnimenti della loro vita c dare a’ luoghi , ove erano accaduti de’ nomi che ne ri- chiamassero la memoria. Se si consultano gli scrittori pro- fani , questi attestano lo stesso. Ne’ contorni di Cadice vede- vansi in altri tempi delle pietre ammassate, le quali si dicevano essere i monumenti delia spedizione di Ercole nella Spagna. Tutte queste diiTerenti pratiche hanno servito a rinfrescare la memoria de’ fatti memorabili , e a perpetuare le scoperte importanti. La tradizione suppliva allora alla mancanza della scrittura ; i padri spiegavano a’ loro figliuoli l’ origine di que- sti monumenti , e gl’ istruivano de’ fatti , i quali ne erano stati la cagione. Io chiamo tradizione tanto la tradizione orale , quanto 1’ unione della tradizione orale coi monumenti. §. 42. Fra lo spezie de! monumenti composti dagli uomini, ad oggetto di perpetuare la memoria de’- fatti passati , untt. delle principali, che siasi presentata al loro spirito, è stata la rappresentazione degli oggetti corporali. I primi uomini pen- sarono naturalmente, d’ impiegar questo mezzo, per rendere i loro pensieri sensibili alla vista, e cominciarono dal presen- tare agli occhi il ritratto degli oggetti , dei quali volevano parlare. Per fare conoscere , per cagione di-esempio, che un uomo aveva ucciso un altro , eglino disegnavano una figura umana stesa per terra, ed. una altra in faccia di quella dritta con un’ arma alla mano. Per fare intendere, che alcuno era abbordato per mare in un paese, rappresentavano un uomo assiso sopra una barca , e così del resto. Da quello , che degli antichi monumenti è rimasto , puà assicurarsi, che in prima origine I’ arte dello scrivere consi-r steva ili una rappresentazione informe e grossolana degli og- getti. corporali. L’ uomo di sua natura imita facilmente, ed in ogni nazione vedesi la gente portata a ricopiare gli oggetti che le si presen- tano. Le nazioni più selvagge, o quello le quali hanno minor relazione e commercio con i popoli colti, possiedono con tutto ciò una certa idea dell’ arto del disegnare, vale a dire di rap- presentare, beiichò rozzamente, gli oggetti della natura. L’ onir Digitized by Google 8« bra che produce ogni corpo sopra una superficie che gli sia opposta, quando il corpo si oppone al passaggio della Ince, ha somministrate le prime idee del disegno. Tirando su i li- miti dell’ ombra alcune linee , allora che 1’ ombra sparisce, la figura descritta con queste linee sarà simile alla figura del corpo che getta I’ mnbra. Dopo le prime esperienze i primi popoli avranno tentato di rappresentare, e di copiare gli oggetti senza I’ ajuto della loro ombra. Avranno a poco a poco av- vezzata la mano a lasciarsi guidare dall’ occhi o, ed a seguire le proporzioni suggeritele dalla vista. Il disegno nella sua ori- gine consisteva solamente nella circoscrizione del contorno es- teriore degli oggetti. Si tentò dopo di esprimere le parti in- teriori , che T ombra non disegnava , come per cagione di esempio una testa , gli occhi , il naso ec. Il carbone, la creta ec. avranno potuto somministrare a’ pri- mi uomini la maniera di disegnare sopra il legno, sopra la pie- tra ec. come ancora si saranno eglino esercitati in ciò su la sabbia, su la terra molle ec. Avranno in seguito con l’ ajuto dei sassi, e di altri strumenti taglienti procurato d’ imprimere de’s^i sopra le materie solide. La forma che prendono i corpi molli insinuati ne’ corpi duri, e l’ impronta che lasciano i corpi duri applicati a’ corpi molli , avranno su^rito a’ primi uomini I’ arte del model- lare. Questa avrà a poco a poco prodotta quella dell’ intagliare nel 1(^0. nella pietra , e nel marmo. In questa maniera il dis^o, la scoltura, l’intaglio avranno avuto la loro origine; questo arti, a mio credere, hanno preceduto la pittura. Hanno queste rappresentazioni degli oggetti corporali servito per molto tempo invece della scrittura propriamente detta. Io chiamo la rappresentazione degli oggetti corporali , della quale ho parlato , scrittura figurativa. Questa maniera di scrivere richiedeva molto tempo; si pensò perciò di renderla più semplice , ed invece di dis^nare per intero a cagion d’ esempio, un uomo, un albero, un cavallo, si disegnavano le parti principali che li facevano conoscere; come per esempio la testa, la mano ec. D^itized by Google 87 §. 43. Ma questa scrittura fìgurativa non poteva essere suf> fìcieute per esprimere tutti i pensieri degli uomini. Vi sono molte cose, che non si possono dipingere, come sono lo spirito, le sue facoltà, le sue modificazioni. È impossibile di |>arlare delle cose materiali, senza unirvi delle idee die non sono capa- ci d’ immagini ; come per esempio , descrivere l’ immagine dell’ affermazione, e della negazione? Fa d’ uopo dunque in- ventare i segni di queste idee intellettuali e 1’ analogia guidò gli uomini a trovarli. Si concepì una certa similitudine fra alcune qualità, che si osservano negli uomini, e quelle che si osservano negli animali, e per esprimere, che un uomo è in queste qualità simile ad un certo animale, si disse più brevemente, che il tale uomo è un tale animale ; cosi per dire di un uomo , che ^li è prudente, che ^li è astuto, che è fiero e crudele , si dice , che è un serpente, una volpe, una tigre; disegnando dunque l’immagine di questi tali animali si disegnano mediatamente le im- magini delle qualità spirituali, di cui si tratta. Una tale rap- presentazione costituisce ciò che chiamasi geroglifico. I Cinesi per cagion di esempio , per denotare che FoAt , primo fondatore del loro impero, era dotato di prudenza, e di sagace ingegno, lo disegnano col capo umano unito ad un corpo di serpente. Il successore di FoA» di nome Xino , ad oggetto di denotare, che egli si applicò all’ agricoltura , ed in- cominciò a porre i bovi sotto il giogo , lo disegnano col capo di bove unito al corpo umano. Gli antichi denotarono la giustizia, dipingendo una vergine cogli occhi bendati , tenendo in una delle mani una bilancia, ed in un' altra una spada. La vergine figura la giustizia ; la bilancia denota che la giustizia consiste a dare a ciascuno il suo dritto, la spada significa, che la giustizia dee infligger la paia do- vuta a’delinguenti, gli occhi bendati finalmente denotano, che la giustizia non dee avere alcun riguardo alle persone, ma deve agire conformemente alla legge, senza esser mossa da motivi estrinseci. Si vede qui che la similitudine concepita fra alcuni modi de’ corpi , e le qualità dello spirito, dettò questo geroglifico. La giusti- Digitized by Google 88 lia è una nozione astratta , e le nozioni astratte sussistono sole nello spirito ; passa perciò nna certa similitudine fra T as-' trazione eia personiGcazione, una vergine non è macchiata da alcuna impurità corporale , e ia giustizia dee esser monda da qualunque difetto. Quando per dare ad un altro una quan- tità di merce , questa si pesa , ciò si fa per dargli ciò che gli appartiene. Le similitudini fra alcune modificazioni del cor- po , e quelle dell’ animo si deducono da ciò , che le prime sono i segni naturali delle seconde. Denotando le prime si denotano mediatamente le seconde ; e siccome le prime son capaci d’ immagini corporali; così lo sono mediatamente anche le seconde ; e questa rappresentazione mediata costituisce il geroglifico. Da ciò si vede, che la scrittura geroglifica si è unita alle volte alla scrittura figurativa, come si vede ne’ due esempi di Fohi , e di Xino. Alle volte è stata impiegata solq come nell’ esempio recato della giustizia. Si vede inoltre, come questo modo di scrivere fa le veci delle proposizioni verbali. Cosi, per cagion di esempio, i ge- roglifici rapportati valgono pel significato quanto queste pro- posizioni verbali : F(M fu dotalo di sagacità. Xino pronwtse ¥ agricoltura , e pose « bovi sotto il giogo , fa giustizia dà a ciascuno U tuo dritto, infligge la pena dovuta a'delinguenti, né si lascia muovere da molivi estrinseci. Osservate , che ne’ geroglifici enunciati si trovano i segni relativi al soletto , al predicato , ed al verbo delle propo- sizioni rapportate. Così il capo di forma umajia nel primo geroglifico donata il soggetto delia proposizione cioè Fohi , i{ corpo serpentino denota il predicato, cioè la segacità, e l’ unio- ne del capo umano al corpo serpentino denota l’ unione del predicato al soggetto significato dal verbo fà. Nel secondo ge- roglifico , il corpo di figura umana denota il soggetto della proposizione cioè Xino , il capo bovino denota il predicato cioè l’aver promosso l’agricoltura, e l’aver posto i bovi sotto il gio- go; l’unione poi del capo bovino alla forma umana denota l’u- nione del predicato al soggetto, espressa dal verbo promosse. Nel terzo geroglifico , il soggetto della proposizione è sw Digitized by Google 89 gnificato dalla vergine ; la bilancia , la spada, la benda de> notano i predicati della proposizione , e T anione di queste cose al corpo della vergine denota T unione de^ predicati al soggetto. Da ciò segue, che un geroglifico può esprimere diverse pro> posizioni, 0 sia una proposizione composta. Ciò si vede chia- ramente nel geroglifico recato della giustizia. Wolfio riferisce che un certo Comenio , volendo formare il geroglifico del- r anima , dispose de' punti in modo da formare una figura simile a quella , che presenta 1’ ombra , prodotta dal corpo umano su di un piano perpendicolare all' orizzonte, ed opposto direttamente al corpo umano, ed al lume. I punti, secondo i geometri, essendo privi di estensione, denotano la semplicità dell’ anima. La figura del corpo umano costruendosi, per mez- zo de' soli punti, senza l' intervento di alcuna linea, denota la sostanzialità dell’ anima umana, la quale sussiste indipen- dentemente dal corpo. I punti, essendo disposti in modo, che necessariamente formano la figura del corpo umano, denotano l’ unione dell' anima col corpo, la quale unione si forma dal- r autore della natura , indipendentemente dalla volontà del- r anima. Finalmente questi punti , essendo dispersi in tutta la figura del corpo umano , denotano la dottrina degli sco- lastici, cioè che r anima è tutta in tutto il corpo e tutta in ciascuna parte. ir geroglifico comcniano equivale perciò alle scienti pro- posizioni : l.° l’anima è semplice: 2.° l’anima è una so- stanza: S.** 1’ anima, indipendentemente dalla sua volontà, è unita al corpo : 4.” 1' anima esiste tutta in tutto il corpo, e tutta in ciascuna parte. §. 44. Dopo r invenzione della scrittura geroglifica por- tata al più alto grado di perfezione, di cui era capace, restava . ancora àgli uomini di farp 1’ ultimo sforzo per ritrovare i caratteri alfabetici, che sono i segni del suono non già d(^li oggetti. Vi sono stati in ogni tempo degli spiriti sublimi , i quali colle loro invenzioni hanno ampliato notabilmente la sfe- ra delle umane cognizioni, ed hanno spinto velocemente il Digitized by Google 90 genere umano verso quel grado di coltura , in cui (^gi te vediamo. Un vocabolo è un suono o composto, o semplice: per ren- dere durevole questo segno basta dunque stabilire de’ segni permanenti de’ suoni semplici , che compongono i vocaboli ; e per tale oggetto basta stabilire per segni de’ suoni semplici alcune Ggnre , e la scrittura alfabetica è trovata. Ma (pianto tempo è egli trascorso, priachè una verità cotanto semplice si presentasse allo spirito de’ padri nostrii Si voleva render permanente il lingua^io passaggiero della parola ; e non si pensò di decomporre i suoni articolari, e di stabilire de’ segni permanenti de’ suoni semplici che compongono i vo- caboli. Lo spirito intraprese de’ cammini lunghi e tortuosi , per tramandare alla posterità la somma delle sue conoscenze. La scrittura fu prima figurativa perfetta indi figurativa im- perfetta. poiché si designarono prima gli oggetti interi , indi le loro parti principali : in seguito divenne geroglifica , indi tiUabica , e finalmente alfabetica, lo dico prima sillabica , e ' poi alfabetica , poiché penso coll’ illustre Goguel autore del- r opera su 1’ origine delle leggi, delle arti, e delle scienze, che dopo la scrittura geroglifica furono trovati i segni de’ suo- ni delle sillabe de’ vocaboli , prima che si trovassero i segni de’ suoni semplici che compongono i suoni delle sillabe. In questa maniera di scrivere , la quale chiamasi scrittura sU- labica non s’ impiega se non che un solo carattere per iscri- vere ciascuna sillaba, di cui vien composta una parola. Non si esprimono allora né vacaboli, né consonanti. Noi, per esem. pio, per iscrivere la voce pane impieghiamo quattro lettere; nella scrittura sillabica non vi bisognano se non che due caratteri. Ora supponiamo che la pronuuciazione del vocabolo pane risvegli r idea del suono cane, e questo quella del suono sa- ne , e che lo spirito mediti , e paragoni fra di essi questi suoni : egli li decompone in sillabe , e trova , che la silla- ba ne è la stessa in tutti e tre questi suoni , il che gli vie- ne ancora insegnato dalla stessa scrittura sillabica , poiché Digilized by Google 91 Io stesso carattere indica il suono della sillaba ne in tutti e tre i vocaboli enunciati. Questa identità conosciuta mena lo spirito a notare la diversità de’ suoni pa, ea, sa, che sono le prime sillabe di questi vocaboli ; ma in questa diversità lo spirito trova ancora una identità nella desinenza : tutte e tre queste sillabe cadono nel suono a : ciò conduce lo spi- rito a separare nelle sillabe pa, ca, sa, il suono a dagli al- tri suoni che vi si uniscono; e siccome egli ha trovato i ca- ratteri de’ suoni pa, ea, sa, così troverà il carattere del suo- no a, e quelli de’ suoni p, c, s, e la scrittura alfabetica è già trovata. Ecco dunque i passi , che ha dovuto fare lo spirito per ritrovare la scrittura alfabetica , l.° egli ha conosciuto che la maggior parte de' vocaboli erano de’ suoni composti, e che potevano perciò decomporsi in altri snoni ; 2.° egli ha co- nosciuto, che poteva stabilire segni di segni, e segni perma- nenti di segni passaggieri; 3.° egli ha stabilito de' caratteri, che fossero segni permanenti del suono delle diverse sillabe, e così nacque la scrittura sillabica : 4.° ^li ha conosciuto che la maggior parte delle sillabe erano de’ suoni composti ancora, e siccome ha trovato de’ caratteri, che fossero segni delle sillabe, ha trovato ugualmente de' caratteri, che fossero segni de’ suoni semplici; c così è nata la scrittura alfabetica. Alcuni eruditi, frai quali il citato Goguet, pretendono che i caratteri alfabetici sieno derivati da' segni geroglìGci, e che questi ultimi abbiano a poco a poco introdotto il metodo brè- ve delle lettere alfabetiche. Questa opinione è falsa sotto un certo riguardo, sebbene possa esser vera sotto di un altro. Per presentacela quistione sotto un aspetto filosofico, può cercarsi: l.°: Lo spirito umano poteva, senza passare per la scrittu- ra figurativa, e geroglifica, passare immediatamente dal lin- guaggio della parola al linguaggio permanente della scrittu- ■ ra alfabetica ? È certo, che poteva , poiché fra i passi , che egli doveva fare, partendo dalla considerazione della parola, per giungere alla scrittura alfabetica, e che abbiamo di so- pra sviluppato , non vi sono certamente quelli della scrittu- Digitized by Google 92 ra figurativa e geroglifica. Si può cercare S.'': La scrittura figurativa e geroglifica doveva condurre naturalmente lo spi- rito alla serittura alfabeticaì La scrittura figurativa e ge.ro- glifica non hanno relazione alcuna con le lettere dell’ alfabeto, e per tal ragione non hanno potuto condurre lo spirito a ri- trovare la scrittura alfabetica. Ma hanno sotto un altro ri- guardo potuto influire a questa invenzione; queste due scrit- ture , come or ora vedremo , sono imperfette assai, e com- plicate; lo spirito accorgendosi della loro imperfezione e dif- ficoltà, ha potato da ciò rivolgere la meditazione a rendere più semplice, c facile il sistema de’ segni permanenti. Si può cercare 3.° La figura de’ segni geroglifici Jta potuto servir allo spirilo, per concepir la figura de' primi caratteri alfa- beticil Le ragioni addotte da Goguet provano, che lo ha po- tuto. Paragonando , egli dice , con attenzione quello, che a noi rimane dei caratteri ^iziani , con le figure geroglifiche intagliate sopra gli obelischi, e gli altri monumenti, si rica- va che le lettere egiziane tirano da’ geroglifici la loro origi- ne. Nell’ alfabeto degli etiopi , e nelle lettere majus cole de- gli armeni si trovano i vestigi assai chiari della scrittura an- tica geroglifica. A queste ragioni se ne può aggiungere un’altra. Col pro- gresso del tempo il rapporto di similitudine tra il geroglifico e la idea da esso significata , non si è piu ravvisato. Ciò è accaduto per^due ragioni l.° alcuni rapporti di similitudine erano troppo lontani ; si esprimeva , per esempio , l’ impu- denza per una mosca , la scienza per una formica : 2.° al- lorché furono moltiplicati i volumi, si cercò il modo di ab- breviare , e perciò invece del geroglifico primitivo si fece uso di un altro carattere, che noi possiamo chiamare la scrittu- ra corrente de’ geroglifici : esso rassomigliava a’ caratteri ci- nesi ; dopo d’essere stato da principio formato dal solo con- torno della figura , divenne in stanilo una sorta di nota, hi questo stato il geroglifico poteva riguardarsi come il segno del vocabolo. Tosto che si ebbero da’segni permanenti de’vo- caboli , poteva pensarsi di dare de’ segni permanenti alle sil- Digitized by Coogli 93 )àb« , ed indi a’ suoni semplici di cui è composto il snono delle sillabe. §. 45. L’ essenza de’caratteri alfabetici si è l’ essere iso- latamente considerati , segni solamente di suoni , non già di idee : i caratteri , per esempio ,a,e,i,o, u,b,c, ec. , isolatamente considerati nuli’ altro significano , se non che alcuni suoni. I caratteri poi della scrittura fìgurativa, e geroglifica , non denotano suoni ma idee, l’ immagine di un serpente denota l’idea del serpente, quella della prudenza ec. Le nostre cifre arabe ,1,2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 0 , sono ugualmente segni d’ idee, non di suoni: essi si leg- gono diversamente presso le diverse nazioni, sebbene sieno ì segni delle stesse idee. Questa differenza è della massima importanza. Colla divci^ sa combinazione di un piccol numero di caratteri, si possono scrivere tutti i vocaboli di una lingua parlata. Ma quando i segni della scrittura sono segni d’ idee non già di suoni , il ^ numero di questi segni dee corrispondere al numero de’ vo- caboli ; il che rende il numero de’ caratteri molto grande , e perciò esige uno studio lungo , e difficile, per apprendere a l^gere , e scrivere , come è provato per l’esempio de’Ci- nesi. È questo un grande ostacolo al progresso della cono- scenza : ,Ia gente di studio è obbligata a sottrarre il tempo necessario , per apprendere le scienze , ed impiegarlo a sa. per leggere e scrivere. L’ arte di leggere e scrivere essendo di molto poche persone , il resto della nazione dee restare nella ignoranza. Dello stesso inconveniente partecipa anche in parte la scrittura sillabica , poiché il numero de’ caratte- ri , per signiGcare ciascuna sillaba è di gran lunga maggio- re di quello , che è necessario per denotare i suoni sempli- ci, di cui il suono di ciascuna sillaba è composto. Così , per cagion di esempio con questi tre caratteri alfabetici, a, b , c , si possono scrivere le seguenti sìllabe , ab , ba , ac, ca, bac, cab. In questo esempio il numero dei caratteri sil- labaci è doppio del numero de’ caratteri alfabetici. Se sup- ' ponete quattro caratteri ahabetici , a , b , c , e , il nume- Digilized by Google 94 ro ddle combinazioni di questi caratteri, presi due a due, è maggiore del doppio, cosi avremo, ab, ba, ac,ca, ae,eb,be, ec. Uno de’ vantaggi dunque della scrittura alfabetica su le al- tre scritture si è il piccol numero de’ segni , di cui ha bi- sogno la prima scrittura. È vero , che le nostre cifre arabe sono per tale oggetto perfettissime , mentre con dieci caratteri possono scriversi tutti i numeri possibili , ma un tal vantaggio lo debbono alla formazione delle idee da queste cifre designate ; poiché que- ste idee si formano tutte colla ripetizione della stessa idea che è quella dell’ unità. Un altro inconveniente della scrittura geroglifica si è l’ inr certezza del significato. Uno stesso geroglifico può denotare co- se molto diverse fra di esse. Cosi la immagine del serpente dinota questo animale, la prudenza , e ^’universo: l’imma- gine del lepre dinota questo animale, il candore, e la timidità. §. 46. L’ invenzione del linguaggio della parola , e l’ in- venzione della scrittura alfabetica , che rende permanente il primo linguaggio di sua natura passeggierò , fanno che l’ uo- mo possa gettare il suo sguardo in tutf i luoghi , ed in tut- ti i tempi. L’ esperienza c’ ins^a , che gli uomini possono , per mezzo della scrittura trasmetterci dei fatti che son veri e che la concorde testimonianza degli scrittori circa alcuni fatti non si è giammai trovata fallace. Tutte le gazzette del- r Europa all’ epoca , in cui Napoleone Bonaparte scese al trono della Francia annunciarono questo avvenimento. Tutte le gazzette ugualmente hanno annunciato la morte del som- mo Pontefice Pio VII. L’ esperienza dei propri occhi avreb- bo potuto assicurare colui , che avesse dubitato , della veri- tà di tali fatti. I fatti consegnati negli scritti possono colla conservazione degli scritti, che li contengono, trasmettersi alle future ge- nerazioni. È questa eziandio una verità di esperienza. Vi so- no dunque de’ fatti accaduti in tempi lontani, de’ quali fatti noi possiamo conoscere la verità. Il linguaggio passaggiero della parola ; quello permanente della scrittura alfabetica , e. Digilized by Google 95 quello dei monumenti , possono dunque circa alcuni fatti , essere motivi legittimi dei nostri giudizi. Tutti questi motivi concorrono a stabilire la certezza morale. Credo utile di addurvi un altro esempio , in conferma di ciò che vi ho detto. Nel giorno cinque di Febbraro 1783 un terribile tremuoto , poi seguito da altri , cagionò dei danni notabili alle Calabrie, ed ancora alla città di Messina. Gliabitan- ti dei paesi danneggiati furon obbligati di uscire fuori dalle loro abitazioni , e dì costruirsi delle baracche per abitarvi ; alcuni le hanno costruite in lontananza dei paesi diruti ^ ■ quali rimasero perciò deserti. Cosi accadde , per esempio , a Briatico , che fu costruito di nuovo vicino al mare , e Briatico antico presenta allo spettatore i segni delle sue mi- ne: altri hanno costruite le nuove abitazioni in un suolo con- tiguo all' antico abitato. Cosi accadde a Tropea, le cui nuore abitazioni furono costruite lungo ed all' intorno della strada detta dell’ Annunciata. Molti , che sono stati testimoni oculari dell’ avvenimento , vivono ancora •* molti altri appartengono alle seguenti generazioni : i primi narrano ai secondi l’orì- gine delle mine che colpiscono i loro occhi , non meno che l’orìgine delle nuove abitazioni, ciascuno testimone oculare è istruito dalla esperienza, che tantoegli,che gli altri testimoni ocu- lari narrano il vero,eche coloro i qualinarrano il fatto ad altri, per averlo eglino inteso narrare da’ testimoni oculari , nar- rano il vero. L' esperienza dunque c’ insegna , die vi sono dei testimoni di udito, la di cui testimonianza è verace, e che la tradizione orale unita ai monumenti può trasmettere alle generazioni future i &tti accaduti ne’ tempi da queste gene- razioni lontani. La memoria di questa tremuoto si trova depositata in una moltitudine di scritti , i quali ancora rimangono , ed i cui autori più non sono. La propria esperienza istruisce dunque cisscun testimone oculare di questa importante verità: che per mezzo de’ mo- numenti , della tradizione orale e della scrittura alfabetica , si può conservare la conoscenza di alcuni fatti passati.
Friday, March 25, 2022
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