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Wednesday, March 30, 2022

GRICE E FIORAMONTI: ECONOMIA FILOSOFICA

  PARTITO NAZIONALE FASCISTA   TESTI PER I CORSI Dl  PREPARAZIONE POLÍTICA   L’ECONOMIA  FASCISTA     Mod. 347    LA LIBRERIA DELLO STATO  AN NO XIV E. F.                        CONTENUTO    I. Concetti fondamentali * ♦ ♦ * * Pag* 7   II* Política economica e monetaria * * » 23   IIL V agricoltura italiana e la política   rurale dei Regime ****** 81   IV* Industria e artigianato * * ♦ * » 101   V* La política dei lavori pubblici * * » 1x9                        CONCETTI FONDAMENTALI                         I L PROFONDO, sostanziale contrasto che separa il Fascismo  dal liberalismo si riflette in forma vigorosa e tipica nel  campo economico.   In economia difatti lo Stato fascista si oppone nettamente  alio Stato liberale, perchè mentre questo non interviene nella  vita economica e si limita generalmente alia funzione di difesa  e di istruzione («Stato carabiniere » e «pedagogo »), quello  considera suo compito preciso il regolare e determinare lo  sviluppo materiale e spirituale delia collettività, negando che  dal libero e incomposto cozzo delle forze individuali possa  prendere origine la forma piú perfetta e piú alta di vita civile.  Lo Stato fascista non crede alie armonie economiche realiz-  zantisi con il totale assenteismo di uno Stato abúlico che si  limita a prendere atto dei risultati raggiunti dai singoli indi-  vidui; lo Stato fascista è Stato etico appunto perchè ha una sua  consapevolezza e una sua volontà da realizzare. È Stato che non  si estrania dai problemi deH’economia, ma li studia, li incita,  li guida, li frena, perchè non concepisce il divorzio fra politica  ed economia ma considera che questa discenda da quella.   Gli economisti e i politici che affermarono in maniera recisa  e perentória che lo Stato è specialmente utile quando si astiene  da qualsiasi intervento nel campo economico, — e furono  numerosissimi nel secolo scorso — oggi vanno scomparendo.  In tutti i paesi lo Stato giganteggia. Soltanto esso può risolvere  le drammatiche contraddizioni dei capitalismo; soltanto esso  può awiare verso una soluzione quel complesso di fenomeni  materiali e spirituali che si chiamano crisi e che possono essere  superati e vinti entro lo Stato.   Questo particolarissimo stato d'animo di fronte al libera¬  lismo disfatto fu definito dal Duce con la seguente domanda:  « Che cosa direbbe dinanzi ai continui, sollecitati, inevitabili  interventi dello Stato nelle vicende economiche, 1 ’inglese    9            Bentham, secondo il quale T industria avrebbe dovuto chiedere  alio Stato soltanto di essere lasciata in pace, o il tedesco  Humboldt, secondo il quale lo Stato ocioso doveva essere  considerato il migliore? »♦   Ma se anche la seconda ondata degli economisti liberali  fu meno estremista delia prima, perchè apriva già la porta agli  interventi dello Stato neireconomia, rimane pur sempre un  incolmabile abisso tra Stato liberale, anche, diremo cosí,  corretto, meno intransigente di quello concepito un tempo,  e lo Stato fascista*   Bisogna ricordare che chi dice liberalismo dice pur sempre  indivíduo; chi dice Fascismo dice Stato*   Con questo però lo Stato fascista non intende di solito  ingerirsi direttamente nel fatto economico, ma sopraintendervi,  affinchè esso si svolga secondo gli interessi delia collettività*  È da questa concecione política dello Stato che deriva la  concezione economica delia corporacione*   Lo Stato fascista che in política non è reacionário ma rivo-  lucionario, in quanto anticipa le solucioni di problemi comuni  a tutti i popoli, in economia dimostra in maniera inequivo-  cabile il suo carattere morale e storico perchè è proprio nella  disciplina dei fatti economici che si rivela la maturità di una  collettività organiccata e si dimostra la capacità creativa di  una nuova dottrina, che, come quella dei Fascismo, è pensiero  ed acione*   II Duce, il 16 ottobre deiranno X, innanci a migliaia di  gerarchi convenuti a Roma per la celebracione dei decennale  si domandò: « Questa crisi che ci attenaglia da quattro anni  è una crisi dei sistema o nel sistema?»* II 14 novembre XII,  data che segna Tinicio delia fase risolutiva delia politxca corpo¬  rativa dei Fascismo, il Capo rispose a quella grave domanda    10    con un fondamentale discorso al Consiglio Nazionale delle  Corporazioni, nel quale sono precisati i caratteri particolari  deli' Economia corporativa.   Egli in quella storica assemblea affermò in maniera recisa  che la crisi è penetrata cosi profondamente nel sistema da  diventare una crisi dei sistema . Non è piú un trauma, e una  malattia costituzionale, Egli disse.   Se meditiamo intorno aH'affermazione dei Capo per com-  prendere i motivi storici che 1'hanno determinata, riconosciamo  súbito che una profonda rivoluzione si è operata tanto nel  sistema di produzione quanto nelle organizzazioni politi-  che che hanno retto sino a pochi anni or sono i diversi  paesi civili.   Egli ha definito il capitalismo e ne ha tracciato la storia che  ha vissuto nel secolo scorso: la nascita, il culmine, il declino.   L/analisi che il Duce ne fece in quello storico discorso è cosi  perfetta che se ne trascrivono qui di seguito concetti e parole,  sostanza e forma.   «Giunto alia sua piü perfetta espressione — ha detto il  Duce — ü capitalismo è un modo di produzione di massa per un  consumo di massa, finanziato in massa attraverso Temissione  dei capitale anonimo nazionale e internazionale. II capitalismo  è quindi industriale e non ha avuto nel campo agricolo manife-  stazioni di grande portata ».   Nella storia dei capitalismo tre periodi si distinguono: il  periodo dell’ascesa; il periodo delia massima potenza; il per iodo  delia decadenza.   II primo periodo è quello che va dal 1830 al 1870. Coincide  con la introduzione dei telaio meccanico e con 1'apparire delia  locomotiva. Sorge la fabbrica. La fabbrica è la tipica manife-  stazione dei capitalismo industriale. È 1'epoca dei grandi mar-  gini e quindi la legge delia libera concorrenza e la lotta di tutti    ir      contro tutti può giuocare in pieno. È il período in cui un grande  fervore di attività pratica awince i popoli e in cui la scienza  che aveva saputo carpire alia natura i suoi gelosi segreti offre  aU'uomo mezzi formidabili di conquista e di dominio. In  Inghilterra, in Francia, in America, si disfrenano concorrenze  acerbe e si tentano imprese ardite.   In questi 40 anni vi sono dei caduti e dei morti, ma in  questo periodo le crisi sono crisi cicliche che si ripetono ad  intervalli di tempo, non sono nè lunghe nè universali.   II capitalismo è nel periodo migliore delia sua vita.   Ha ancora tale vitalità e tale forza di recupero che può  superare brillantemente e rapidamente le awersità delia con-  giuntura economica.   L'attività imprenditrice trova facilmente le condizioni favo-  revoli per il suo sviluppo, poichè grandi sono le possibilità dei  mercati di consumo mentre limitate sono ancora le capacità  delia produzione.   È 1'epoca in cui Turbanesimo si sviluppa e si inizia 1'esodo  rurale. Le città che divengono centro delia produzione capi-  talistica si accrescono vertiginosamente.   In questo primo periodo dei capitalismo — awerte il  Duce — la selezione è veramente operante. Ci sono anche  delle guerre, ma sono guerre brevi che non possono essere  paragonate alia guerra mondiale. Esse eccitano anzi, in un certo  senso, 1 ’economia delia Nazione.   In America comincia la faticosa e dura conquista delle  sterminate campagne dell'ovest, che ha avuto i suoi rischi ed i  suoi caduti come ogni grande conquista. Mentre si vengono  organizzando le formidabili aziende agricole degli Stati dei  sud, le città deli’Atlântico raggiungono un enorme sviluppo.   II ricordato periodo dei capitalismo che dura 40 anni e  potrebbe essere compreso tra 1'apparire delia macchina a    xa     vapore e il taglio deiristmo di Suez, è certamente tra i piü  dinamici che la storia ricordi* Esso è caratterizzato daSassenza  dello Stato nella vita economica*   II Duce ha detto che durante questi 40 anni lo Stato si limita  ad osservare* Esso è assente, e i teorici dei liberalismo dicono:  ((voi, Stato, avete un solo dovere, di far si che la vostra esi-  stenza non sia nemmeno awertita nel settore deireconomia*  Meglio governerete, quanto meno vi occuperete dei problemi  di ordine economico »♦   Con il 1870 ha inizio il secondo período* II Duce ha dimo-  strato che da quel momento si awertono i primi sintomi delia  stanchez^a e delia deviazione dei mondo capitalistico* La fer¬  vida e sana lotta per la vita, la libera concorrenza, la selezione  dei piú forte, non si esplicano piü col primitivo vigore, con  quella energia e anche con queirentusiasmo che si è riscontrato  nel período precedente*   Lo documentano i numerosi cartelli, sindacati, consorzh  Si inizia Tèra dei trust.   Si può dire che ormai non ci sia settore delia vita economica  dei paesi di Europa e di America dove queste forze che carat-  terizsano il capitalismo non si siano formate*   La conseguenza di questo stato di cose, che gli economisti  liberali, ossequienti ai dogmi fondamentali dei classici, non  awertirono, fu di una importanza grandíssima: la fine delia  libera concorrenza * Essa rimase una parola morta*   La capacità di assorbimento dei mercato non corre paralle-  lamente alia crescente capacità produttiva; il saggio desinte¬  resse e dei profitto, cioè il rapporto tra il guadagno ricavato e  la quantità di capitale impiegato neirimpresa, si riduce forte¬  mente* Essendosi ristretti i margini, Timpresa capitalistica  trova che anzichè lottare è piú conveniente accordarsi, fon-  dersi, dividersi i mercati ripartendo i profitti*    13           La stessa legge delia domanda e deirofferta sulla quale è  stata costruita la teoria economica dalla quale dipende il  sistema scientifico elaborato dai classici deireconomia, non può  piü agire con libertà nella nuova realtà economica che si è  venuta formando* Attraverso i cartelli e i trusts si può agire  sulla domanda di merci e specialmente suirofferta che di  queste può essere fatta in un determinato mercato*   Questa economia capitalistica coalizzata, trustizzata, sempre  meno idônea a vivere di vita própria, cerca di agire sullo Stato  onde ottenere favori leciti o illeciti* Essa chiede anzitutto la  protezione doganale*   II liberalismo viene colpito a morte, ma gli economisti non  se ne accorgono: continuano imperterriti la loro costruzione  astratta, avulsa dalla realtà economica, come se il mondo eco-  nomico da cui avevano pur tratto gli elementi delia loro costru¬  zione scientifica non li riguardasse piü* La dottrina economica  che aveva esaltata la libertà in ogni forma di attività e Tassen-  teismo dello Stato, viene ad essere colpita proprio da quelle  forze che erano cresciute nel periodo dei trionfo*   Gli Stati Uniti d'America, fra i primi, elevarono delle barriere  doganali quasi insormontabili; essi si giustificarono con 1'afferma-  zione che le loro industrie erano giovani e avevano bisogno di pro-  tezione e di difesa per poter crescere e prosperare* Come TAme-  rica, altri paesi hanno via via elevato barriere sempre piü estese  e piü alte: oggi la stessa Inghilterra, che per tanto tempo aveva  predicato e sostenuto il liberalismo economico, perchè tornava  tanto utile alia sua organizzazione economica, e agli interessi dei-  T Impero britannico, ha abbandonato il liberalismo, rinnegando  tutto ciò che ormai sembrava tradizionale nella sua vita polí¬  tica, economica, sociale, rinnegando una dottrina scientifica delia  quale si era fatta banditrice e tutrice* Ad Ottava fu varata la costi-  tuzione di un'economia chiusa fra la Madre Patria e i dominions*    14      i    Í 1 período che il Duce ha definito período statico e che  inizia col 1870, finisce con la guerra*   Dopo la guerra, e in conseguenza delia guerra, Fimpresa  capitalistica si inflaziona* Incomincia la decadenza* « L/ordine  di grandezza delFimpresa — ha detto il Duce — passa dal  milione al miliardo* Le cosidette costruzioni verticali, a vederle  da lontano, danno Fidea dei mostruoso e dei babelico* Le stesse  dimensioni delFimpresa superano la possibilità delFuomo.  Prima era lo spirito che ave va domina to la matéria, ora è la  matéria che piega e soggioga lo spirito* Quello che era fisio¬  logia diventa patologia, tutto diventa abnorme »*   II capitalismo giunto al parossismo, non sapendo piú come  giustificare la sua esistenza e trovare i mezzi di vita indispen-  sabili alFazione, non volendo riconoscere la nuova realtà delle  cose, crea una utopia: Futopia dei consumi illimitati* II Capo  ci ha detto che Fideale dei supercapitalismo sarebbe la stan-  dardizzazione dei genere umano dalla culla alia bara*  Questa esigenza è la lógica conseguenza delle cose, perchè sol-  tanto con la standardizzazione dei gusti il supercapitalismo pensa  di poter fare i suoi piani* L f impresa capitalistica cessa di essere  -*un fatto meramente economico per divenire un fatto sociale*  È questo il momento preciso nel quale F impresa capitalistica,  quando si trova in difficoltà, si getta nelle braccia dello Stato*  È questo il momento storico in cui nasce e si rende sempre  piú necessário Fintervento dello Stato*   Lo Stato ha il dovere di intervenire appunto perchè Fim¬  presa capitalistica di cui si discorre non è soltanto un # impresa  economica: essa interessa direttamente la collettività* Lo Stato  ha il diritto di intervenire per evitare che le sane energie delia  Nazione si disperdano e che la sacra forza dei lavoro dei popolo  si prodighi in forme che possono essere nocive alia stessa  vita e potenza delia Nazione*    15          Ormai il maggior numero di imprese economiche si vale  degli aiuti dello Stato; coloro che ignoravano il suo intervento  lo cercano affannosamente* II Duce ha detto che oggi siamo al  punto in cui se in tutte le Na^ioni di Europa lo Stato si addor-  mentasse per 24 ore, basterebbe tale parentesi per determinar e  un disastro.   « Questa è la crisi dei sistema capitalistico preso nel suo  significato universale »♦   Quanto alia Nasione italiana, che fonda la própria economia  prevalentemente sulFagricoltura e sulFartigianato, sulla piccola  e media industria, la vicenda capitalistica non ha avuto che  aspetti e conseguenze limitatu   II supercapitalismo degenerato e pernicioso da noi non esiste  e laddove esso è nato, già è moribondo: esiste invece una nume¬  rosíssima schiera di piccoli e medi produttori che vivono dei  quotidiano lavoro, che ignorano le awenture dei sedicenti  industriali e dei pseudo banchieri; i quali, sorti in numero  impressionante durante e dopo la conflagra^ione europea,  avrebbero preteso di continuare a pescare nel torbido che essi  avevano provocato e che poi tendevano a mantenere* Questi  awenturieri, che ebbero assicurati dalFinfla^ione e dalFau-  mento dei pressi elevati profitti, non furono, almeno nel nostro  Paese, che una sparuta minoran^a, la quale è stata duramente  punita dalle stesse vicende delFeconomia.   L/Italia non è una Nazione capitalistica nel senso or ora  ricordato* L/essenza delFeconomia italiana è stata precisamente  definita dal Duce nei termini seguenti: Fltalia deve rimanere  una Nazione ad economia mista, con una forte agricoltura  che è la base di tutto, una piccola o media industria sana, una  banca che non faceia delle speculasioni, un commercio che  adempia al suo insostituibile compito che è quello di portare  rapidamente e razionalmente le merci al consumatore*   16          Esaminato lo svolgimento attraverso il quale si è compiuto  il ciclo di vita dei liberalismo economico e dei supercapita-  lismo, sepolto ufficialmente il 14 novembre 1933, con lo storico  discorso dei Duce per lo Stato corporativo; dimostrata fallace  la creden^a neiruniversalità dei liberalismo a torto giudicato  e ritenuto método storico ed universale, è opportuno soffer-  marsi sulle profonde antitesi che differen^iano Fascismo e  socialismo*   La dottrina fascista nega quel materialismo storico sul quale  si imperniano la conce^ione política e quella economica dei  socialismo*   Secondo la dottrina marxiana le vicende delia società umana  si spiegano soltanto con la lotta d'interessi fra i diversi gruppi  sociali* Sono soltanto i fatti economici che hanno importan^a  nella vita delbuorno; soltanto essi sono capaci di promuovere  nuove forme di vita civile, di determinare aspetti e configura-  zioni diversi nella società* Nessun peso hanno invece i motivi  ideali, nessuna importanza la tradi^ione, il culto delia Patria  e degli Eroi, il desiderio di portare sempre piú in alto i destini  delia Na^ione*   In questo senso liberalismo e socialismo tradiscono una  comune origine dottrinale* Tanto che non è per mero caso  — come ha rilevato il Duce — che il tramonto delFuno  coincida col tramonto delFaltro*   Non è certo il Fascismo, che ha instaurato nella vita política  e sociale un senso virile delia realtà, che possa negare Timpor-  tanza delheconomia, come fattore delia vita dei popoli* Ma  il Fascismo crede ancora e sempre nella santità e nelheroismo,  cioè in atti nei quali nessun motivo economico lontano o vicino  agisce*   La lotta degli interessi è stata ed è un agente principale delle  trasformazioni sociali, ma non può essere concepita come    3-4    17         movente esclusivo delbevoluzione delia società. La fallacia dei  materialismo storico e dei determinismo economico sta appunto  in questa concezione, per cui gli uomini non sarebbero che com-  parse nella storia, incapaci di dirigerla o crearla, quasi fantocci  in balia dei flutti, mentre nel profondo si agitano e lavorano  le vere forze direttrici, che sarebbero le forze dell’economia.   Accettare una simile concezione delia vita significa annullare  qualsiasi forza morale e riconoscere 1'incapacità dell’uomo a  creare la sua storia.   II socialismo che si basa sul materialismo storico e sul con-  cetto delia lotta di classe e che mira attraverso questa a creare  forme di convivenza sociale nelle quali siano alleviate le sof-  ferenze degli umili, dimostra una singolare ingenuità dottri-  nale e una paurosa sterilità politica.   Esso voleva raggiungere un ideale, materialistico, massimo  benessere per tutti i componenti la collettività, credendo che  in siffatta maniera si sarebbe ottenuta la felicità. E la mèta  era da conquistare attraverso la socializzazione di tutti i mezzi  di produzione, l'annullamento dei diritto di proprietà, la  spersonalizzazione di ogni attività economica, il sacrifício delia  iniziativa individuale, la negazione di una funzione produttiva  al capitale. II difficile compito delia produzione dei beni eco-  nomici sarebbe stato lasciato ad un mastodontico Stato mate¬  rialistico, le cui delicate funzioni sarebbero esercitate da un  esercito di burocrati. A questo Stato socialista, accentratore e  déspota, padrone di ogni bene economico, si sarebbe dovuti  giungere, secondo la profezia di Cario Marx profezia  mancata — attraverso un processo di graduale e continuo  accentramento delia produzione industriale e dei capitale in  mano di pochi, a cui sarebbe stato assai facile il toglierlo per  trasferirlo in seno alio Stato e creare cosi, con 1’usurpazione,  la nuova realtà economica dei socialismo.    18    Le previsioni di Cario Marx non si sono verificate:  fra tutte la caduta dei saggio di interesse e dei profitto,  rappresenta il punto cruciale delia dottrina socialista* II saggio  d'interesse, che costituisce la retribuzione che si deve al capi-  tale, cioè il prezzo che si paga per Fuso dei medesimo, è un  dato di fatto che non si può smentire; le recenti esperienze  di economia socialista dimostrano che laddove ufficialmente il  saggio d'interesse si nega, si uccide anzitutto ogni stimolo  al risparmio e poi nella realtà delia vita economica esso risorge  per infinite vie diverse, e con estrema frequenza assume la  vecchia forma delFusura*   II socialismo come sistema economico e anche come sistema  politico-sociale ha quindi peccato di ingenuità per non dire  di viltà: esso non ha saputo guardare con occhio sereno e pene¬  trante nella realtà dei fatti economici per distinguere ciò che  era contingente e relativo a determinate situazioni di tempo  e d'ambiente, da ciò che è eterno e connaturato con lo spirito  deiruomo*   Al contrario il Fascismo, che ignora le snervanti logomachie  e gli oziosi e raffinati ragionamenti intessuti su premesse  metafisiche, e che invece ama Tosservazione delia realtà per  costruire su solide basi non solo la dottrina ma le opere  e gli istituti, ha da tempo affermata la sua fede nella inizia-  tiva privata, come fattore insopprimibile delia produzione  economica*    Ma questa iniziativa privata non è libera di svolgersi nelle  maniere piú diverse per dominare il campo economico; si  tratta di una iniziativa privata la quale deve essere regolata,  controllata, disciplinata dallo Stato che la ospita e la difende,  la tutela e Tincoraggia, non perchè essa formi solo la fortuna  personale di colui che la esercita, ma in quanto lo scopo  raggiunto coincida con le necessità e le finalità dello Stato*             La dottrina economica dei Fascismo riconosce inoltre una  funzione al capitale, il quale costituisce il frutto dei lavoro  deiruomo, risparmiato e impiegato nei nuovi processi produt-  tivi. In tal modo essa esalta la virtú dei risparmio, come mezzo  per aumentare la potenza economica delia Nazione e quindi  per dare vigore e sostanza all’azione política.   Riconosce la fondamentale funzione delia proprietà privata,  la quale non è piú intesa nel senso liberale, di diritto di godere  e disporre delle cose nella maniera piú assoluta, ma e intesa  come dovere sociale. II suo esercizio e quindi limitato da leggi  le quali subordinano 1'interesse deli’indivíduo a quello dello  Stato. In ogni caso però lo Stato fascista, pur giungendo anche  alia espropriazione, fa si che non si creino sperequa£ÍonÍ a  danno dí particolarí individui, poiche in esso il senso romano  dei diritto e delia equità è sempre vigile e operante,   Dovere sociale è anche Fesercizio delFimpresa, cioè 1 espli-  ca^ione delFini^iativa privata, II Fascismo, pero, se pur rifugge  dal concetto esclusivo di impresa statale, proprio dei socialismo,  non ripudia, come fa il liberalismo, la possibilita, anzi ammette  la necessita, che certe imprese che eserciscono pubblici servizi o  che rivestono generalissimi interessi, sieno esercitate dallo Stato,  Nel campo dei lavoro, poi, il Fascismo è Stato rivoluzionario  in maniera veramente superba, Esso, che ha sempre intesa  la storia, cioè il passato, come base dei presente dal quale si  diparte Fawenire, non ha mai sacrificato con leggetezzz e  superficialità, per amore di novità, quello che era il frutto delia  tradizione e la conquista delle passate generaçioni, II Fascismo  ha inserito sul tronco delia storia italiana le sue audaci inno-  vazioni rivolusionarie, Tra queste, principalissime quelle nel  campo dei lavoro.   Durante tutto Í 1 secolo XIX la posicione dei lavoratore  rispetto alF impresa, era in condizioni di soggezione, II lavoratore    20      era alia mercê deirimprenditore, il quale, avendo una netta  superiorità economica, poteva imporre le condizioni e gover-  nare il cosidetto mercato dei lavoro*   II Fascismo, superando il concetto delia lotta di classe,  dimostrando fallaci le dottrine che ad essa si ispirano, ha  anche posto in evidenza che il connubio tra il liberalismo e il  socialismo, proprio dei periodo storico in cui vi era il libero  sindacato degli operai che cocava contro il libero sindacato  dei datori di lavoro, poteva causare perdite gravissime per la  Nazione, la quale non otteneva da questa forma di libera con-  correnza tra sindacati quel massimo di utilità che le dottrine  dei classici delheconomia pronosticavano*   Inserendo il sindacato nello Stato, non ha attuato una forma  di socialismo di Stato, come era preconizzato dagli osservatori  superficiali e dai nemici irriducibili delia nuova Idea, ma ha  realizzato in maniera giuridica le vere e giuste aspirazioni dei  popolo senza sacrificare Timpresa, superando la lotta di classe,  sostituendo al diritto di sciopero e di serrata, il dovere nazionale  dei lavoratori e degli imprenditori*   Ha raggiunto un nuovo sistema di equilibrio senza cadere  in grossolane contraddizioni e senza fare una dolorosa espe-  rienza piena di inenarrabili sacrifici per le classi operaie,  quale hanno fatto coloro che vollero applicati gli schemi  marxisti*   II lavoro non è piú considerato una merce che si vende sul  mercato e il salario non è piú un prezso che si forma nel con¬  trasto fra merce offerta e merce domandata*   II lavoro è un diritto e non una concessione*   II Duce, infatti, ci ha detto che in tutte le società nazionali  c'è la miséria inevitabile; però quella che deve angustiare il  nostro spirito è la miséria degli uomini sani e validi che cer-  cano affannosamente e invano il lavoro*    21             Per questo il Fascismo considera il lavoro come un diritto.  E il Regime ha creato a questo scopo, come vedremo, Istituti  nuovi, non per dare forma ai suoi schemi dottrinali ma per  dare risultati positivi, concreti, tangibili alia sua azione: per  far si che il diritto al lavoro dei popolo italiano non rimanga  una mera affermazione dogmatica, ma possa estrinsecarsi nella  nuova realtà economica dei nostro Paese.     política economica e monetaria                            LA POLÍTICA DEL LAVORO   L A política dei lavoro ha le sue tavole fondamentali nella  Carta dei Lavoro*   Questa costituisce una dichiarasione política di basilare  importanza; insorge contro la concezione liberale che considera  il lavoro come merce, e afferma che «il lavoro sotto tutte le  sue forme, organizzative ed esecutive, intellettuali, tecniche,  manuali, è un dovere sociale »♦   Lo strumento creato dal Fascismo per regolare le condidoni  di lavoro è il contratto collettivo, nel quale trova la sua espres-  sione concreta la solidarietà dei vari fattori delia produ zione,  mediante la conciliasáone degli opposti interessi dei datori  di lavoro e dei lavoratori e la loro subordinazione agli interessi  superiori delia produzione*   La solidarietà fra tutti i fattori delia produzione, e non  soltanto tra imprenditori e lavoratori delia stessa categoria, è  proclamata nella dichiarasione 4 a , la quale assegna al contratto  collettivo di lavoro la delicata e difficile funzione di concretarla*  La Carta dei Lavoro (dichiarazione 3 a ) afferma che la orga-  nizzasione professionale e sindacale è unica* II solo Sindacato  legalmente riconosciuto e sottoposto al controllo dello Stato  ha il diritto di rappresentare legalmente tutta la categoria di  datori di lavoro e di lavoratori per cui è costituito, di tutelarne  di fronte alio Stato o alie altre associazioni professionali gli  interessi, di stipulare contratti collettivi di lavoro obbligatori  per tutti gli appartenenti alia categoria, di imporre loro contri-  buti ed esercitare rispetto ad essi funsioni delegate d'interesse  pubblico*   II Sindacato ha il compito di tutelare gli interessi delle  categorie, ma nello stesso tempo ha Fobbligo di promuovere    25             in tutti i modi Taumento e il perfezionamento delia produ-  zione e la riduzione dei costi; esso deve anche adoperarsi per  il conseguimento dei íini morali deirordinamento corporativo*   Nella Carta dei Lavoro come si reagisce alia concesione dei  lavoro come merce, si introduce il concetto di salario giusto ed  equo, che sarebbe il salario corporativo, in quanto esso deve  uniformarsi « alie esigenze normali di vita, alie possibilità delia  produzione e al rendimento dei lavoro»*   Aggettivi e condizioni, quelli e queste, che equivalgono ad  eresie per gli economisti classici, pei quali non esiste altra  giustizia in economia se non quella stabilita dal ptezzo di equi¬  líbrio, determinato dairincontro delhoíferta e delia domanda  di lavoro* Poichè — essi hanno sentenziato — il fatto econo-  mico è un fatto naturale, meccanico e perciò non può essere  nè giusto nè ingiusto, come una reazione chimica o la caduta  di un grave*   La Carta dei Lavoro risolve felicemente il problema delia  determinazione dei salario giusto, cioè di un salario che garan-  tisca al lavoratore un minimo di tenore di vita sen2;a che esso  incida sul giusto profitto delhimprenditore* E siccome questa  determinazione non è suscettibile di una solucione di carat-  tere generale, essa lascia un grado sufficiente di elasticità, che  permette al salario di essere il risultato di un accordo contrat-  tuale convenuto fra sindacati* Le ragioni economiche sono  perciò mirabilmente armoni^ate con quelle sociali e politiche;  il senso di alta umanità, cui si ispira il fondamentale docu¬  mento politico in matéria di lavoro, viene confermato nella  dichiara^ione 18 a , la quale assicura al lavoratore la continuità  dei salario anche in seguito al verificarsi di determinate  evenien2;e*   «Nelhimpresa a lavoro continuo, il trapasso delhazienda  non risolve il contratto di lavoro e il personale ad essa addetto    36     conserva i suoi diritti nei confronti dei nuovo titolare. Egual-  mente la malattia dei lavoratore, che non ecceda una deter-  minata durata, non risolve il contratto di lavoro. II richiamo  alie armi o il servizio delia M. V. S. N. non è causa di licen¬  ciamento ».   Ispirata alia stessa preoccupazione di tutelare il lavoratore è  la dichiaracione 14 a , la quale stabilisce che la retribucione deve  essere corrisposta nella forma piú consentânea alie esigence  dei lavoratore e dell'impresa.   Quando la retribucione sia stabilita a cottimo, e la liquida-  zione di cottimo sia fatta a periodi superiori alia quindicina,  sono dovuti adeguati acconti quindicinali o settimanali. II  lavoro notturno, non compreso in regolari turni periodici,  viene retribuito con una percentuale in piü rispetto al lavoro  diurno.   Ma la parte fondamentale relativa alia determinacione dei  salario, merita qualche consideracione.   Ancitutto va osservato che le condicioni di vita, a cui deve  uniformarsi il salario, non sono qualche cosa di astratto e di  costante, ma, essendo in stretta relacione con le condicioni  dell’economia nacionale, subiscono continue variacioni col  progresso generale di questa. Per esse non bisogna intendere  il minimo necessário per la vita fisica dell'individuo, ma un  livello sufficiente a consentire 1'elevacione dei lavoratore.   Questa concecione morale delia vita persegue anche finalità  di carattere economico. Le cattive condicioni dei lavoratori  non solo riducono la capacità di consumo dei mercato interno,  per il quale gran parte degli imprenditori producono, ma  ne menomano anche il rendimento, ostacolando il progresso  economico e civile.   II secondo elemento che bisogna tener presente nella deter-  minacione dei salario è dato dalle possibilità delia producione.    27              í   Si è detto che la Carta dei Lavoro ha sempre presente il rag-  giungimento di una finalità di carattere superiore e cioè quella  di aumentare la potenza política ed economica delia Nazione.  Si comprende, quindi, come sia stata sua preoccupazione  costante quella di far si che il salario venga stabilito in maniera  tale da non causare 1'annullamento dei giusto profitto che deve  percepire 1'imprenditore, perchè in tal caso si annullerebbe lo  spirito d'intrapresa, lo stimolo al risparmio e quindi si inaridi-  rebbero le fonti delia ricchezza, che sono le fonti dei lavoro.  Tale disposizíone non deve essere perciò interpretata soltanto  come difesa delPimpresa, perchè con 1’aumento delia potenza  economica si creano nuove fonti di lavoro.   È anche per questo motivo che la Carta dei Lavoro affida la  concreta determinazione dei salario ai liberi accordi contrattuali;  essa ha perfettamente inteso che questa matéria deve essere  disciplinata seguendo con grande accortezza le contingenze  economiche. Qualora non fosse consentita la indispensabile  elasticità, le ricordate disposizioni si risolverebbero in un danno  altrettanto grave per i lavoratori quanto per gli imprenditori.   I ricordati criteri non devono essere mai dimenticati nè dalle  associazioni sindacali nè dalla Magistratura dei Lavoro.   L’ultimo elemento fissato dalla Carta dei Lavoro per proce-  dere alia determinazione dei salario è il rendimento dei lavoro.  Con questa disposizione la Carta dei Lavoro ha voluto ricono-  scere in maniera esplicita che anche tra i lavoratori il concetto  di differenziamento, in relazione alie singole capacità, deve  essere tenuto presente onde evitare di agguagliare i singoli ed  eliminare le naturali diversità nelle attitudini e nella capacità  di lavoro. Ciò costituisce anche un vantaggio sociale che non  poteva essere trascurato dal Fascismo il quale cerca sopratutto  di ottenere che i singoli elevino loro stessi servendo la causa  dei Paese.    28      II salario non deve quindi essere necessariamente eguale per  tutti gli operai, nè per tutti i generi di lavoro* Esso varia inoltre  in relacione al luogo e al tempo*   II comune, piü generale e forse piü antico sistema di retri-  buzione è quello dei salario a tempo, corrisposto in base al  numero di ore o di giorni di lavoro prestato: forma che pre-  scinde dal rendimento perchè fa astrazione dalla quantità di  lavoro compiuto* Accanto a questo vecchio sistema, che alio  svantaggio di richiedere una assidua sorveglianza unisce quello  di mancare di sufficiente stimolo, si sono venute affermando  forme di retribuzione che vanno sotto il nome di salario a  incentivo * Questo va esente dai ricordati inconvenienti, ma anzi  stimola Tattività delboperaio e quindi la produttività dei lavoro*  Questi indiscutibili vantaggi possono però essere accompa-  gnati da svantaggi considerevoli, specie se considerati dal  punto di vista nazionale* E consistono appunto nella qualità  piú corrente o ordinaria delia produzione e specialmente nel  periodo di uno sforzo eccessivo dei lavoratore che, se lunga-  mente protratto, può essere nocivo per la salute deiroperaio.   I vantaggi che con questo sistema si conseguono sono però  tanto importanti da renderlo preferibile ogni qual volta sia  opportunamente regolato* Come fa la Carta dei Lavoro quando  si preoccupa delle conseguenze dei sistema a cottimo nei  riguardi dei lavoratori meno capaci, che non arrivano ad otte-  nere un reddito corrispondente alia paga base* Per la loro  tutela la Carta dei Lavoro dichiara che « quando il lavoro sia  retribuito a cottimo le tariffe di cottimo devono essere deter-  minate in modo che alPoperaio laborioso, di normale capacità  produttiva, sia consentito di conseguire un guadagno minimo  oltre la paga base»*   Lo scopo dei legislatore fascista, regolando questa matéria  dei salario a cottimo nel modo indicato, è stato quello di sti-                  molare attraverso di esso, nel lavoratore, la convenienza ad  incrementare la produzione, legandolo alia rnedesima, assi-  curando altresi un trattamento che non determini grandi  disparità di retribuzione tra i singoli lavoratori e nello stesso  tempo non sia motivo di logorio fisico delPoperaio.   Obbligando il lavoratore a una fatica superiore alie sue medie  possibilità, si crea un sistema di lavoro privo dei requisiti fon-  damentali dei lavoro fascista, che deve essere gioia creatrice  e non grigia fatica che stanca e non piace. Per questo il Fasci¬  smo non è mai stato molto entusiasta dei sistemi di paga  che hanno avuto tanto furore e cosi estesa applicazione nei  Paesi dei supercapitalismo e specialmente negli Stati Uniti  d’America. I sistemi basati sulla cosidetta organizzazione  scientifica dei lavoro e che fanno capo al taylorismo, spesso  fiaccano la fibra delPoperaio costringendolo ad un lavoro mec-  canico monotono e sempre eguale senza varietà e diversioni  capaci di sollevare lo spirito dei lavoratore.   I vari sistemi — Rowan, Halsey e Bedeaux — si ispi-  rano tutti in sostanza al concetto di fissare la paga in  relazione al rendimento dei singolo e indipendentemente o  quasi da certi minimi, che diremmo di carattere umanitario.  Lo Stato corporativo, pur stimolando la nobile e generosa  gara dei lavoratore non vuole che questo si trasformi in  una parte di macchina; questi razionalissimi sistemi, frutto  esclusivo delia ragione e dei calcolo, che fanno astrazione  da qualsiasi caratteristica individuale, trasformano invece il  lavoratore in una parte delia macchina di cui egli. diventa  il servo.   II problema non va quindi impostato da un punto di vista  meramente e prettamente economico e materiale, ma va con-  siderato anche da un punto di vista etico, sociale e político,  come lo ha considerato lo Stato corporativo che non opera    30     guardando solo il presente, ma con gli occhi e 1’anima tesi  sopratutto verso 1'awenire.   La determinazione dei salario rappresenta la parte piú  importante e delicata dei contratti di lavoro e va affrontata  con animo mondo da qualsiasi preoccupazione partigiana e  demagógica; va affrontata, cioè, con spirito fascista, con spirito  che armonizza in una perfetta unità i due maggiori fattori delia  produzione: il lavoro e il capitale.    LA CORPORAZIONE   L'idea centrale e fondamentale che caratterizza nel terreno  economico e sociale la Rivoluzione delle Camicie Nere, è la  Corporazione . II Corporativismo è espressione essenziale dei  Fascismo,   Che cosa siano le Corporazioni lo ha definito il Duce nello  storico discorso dei novembre XII, al Consiglio Nazionale  delle Corporazioni.   Le Corporazioni, secondo la definizione datane dal Duce,  sono «lo strumento che, sotto 1 'egida dello Stato, attua la  disciplina integrale, organica e unitaria delle forze produttive,  in vista dello sviluppo delia ricchezza, delia potenza política  e dei benessere dei popolo italiano». II corporativismo — ha  ancora affermato il Duce — «è Teconomia disciplinata, e  quindi anche controllata, perchè non si può pensare ad una  disciplina che non abbia un controllo: il corporativismo supera  il socialismo e supera il liberalismo, crea una nuova sintesi».  È cioè la sintesi dei contrastanti interessi di categoria e di gruppo  nel supremo interesse delia società nazionale.   II corporativismo implica quindi anzitutto una perfetta e  completa conoscenza dei vari settori deireconomia nazionale;    31                delia loro portata economica assoluta e relativa. Implica un  indirizzo di política economica conforme a certe finalità sociali  che lo Stato ritiene piú vantaggiose per la collettività nazionale.   Diciamo portata assoluta e relativa delle diverse attività  economiche delia Nazione, perchè non tutte hanno la stessa  importanza per gli interessi che rappresentano o per i fini che  lo Stato fascista persegue. Non mancano, nel campo agricolo  come in quello industriale, modeste attività in confronto di  larghi generali interessi economici. II liberalismo può atten-  dere dal cozzo la soluzione che pel solo suo trionfo ritiene  socialmente piú vantaggiosa; il corporativismo no. Deve appro-  fondire 1'importanza relativa di ogni branca dell'attività  economica e con una visione nazionale, organica quindi e inte-  grale, evítare che limitati interessi, anche se potenti, deprimano  interessi ben piú larghi anche se meno agguerriti o protetti.   Discende da ciò che lo Stato corporativo non può difendere  egualmente ogni settore economico, grande e piccolo. Vi sono  settori, attività, branche che ai fini nazionali vanno tutelati  e difesi, in confronto di altri che non meritano eguale tutela.  Una política economica corporativa non può non fare questa  cernita di interessi in armonia ai fini sociali che intende  raggiungere.   Questa è Tessenza dell'economia corporativa.   Vediamoun po' il suo sviluppo storico.   II Duce sin dall’anno I, parlando il 2 giugno ai lavoratori  dei Polesine, affermò il concetto fondamentale delia collabora-  zione: « La lotta di classe — Egli disse — può essere un epi¬  sódio nella vita di un popolo; non può essere sistema quoti¬  diano, perchè significherebbe la distruzione delia ricchezza  e quindi la miséria universale».   « Collaborazione, fra chi lavora e chi dà lavoro, fra chi dà  le braccia e chi dà il cervello — tutti gli elementi delia    32    produzione hanno le loro gerarchie inevitabili e necessarie_*   attraverso a questo prpgramma voi arriverete al benessere, la  Nâsione arriverà alia prosperità e alia grandeza».   E il 32 maggio deiranno II, al Consiglio Nazionale dei  bmdacati fasdsti, il Duce rivolgeva alFassemblea il seguente  richiamo: « La collaborazione di classe deve essere praticata  m due; 1 datori di lavoro non deVono approfittare dello stato  attuale restaurato dal Fascismo, che ha dato un senso di  disciplina alia Nazione, per soddisfare i loro egoismi; essi  devono considerare gli operai come elementi essenziali delia  produzione; devono fare il loro interesse in quanto coin¬  cida con quello delia Nazione e non invece il contrario.  Solo in questo modo si potrà avere una massa realmente   disciplinata, laboriosa, fiera di contribuire alie fortune delia  Patria »*   Nello stesso anno, mviando un messaggio al Congresso delle  Corporazioni Smdacali Fasciste, rilevava che in molte zone la  mtelligente collaborazione di classe era stata realizzata e la  pace era mantenuta. Ciò dimostrava che quando le due parti  sanno mettersi sul concreto terreno delia produzione, la colla-  bora2;ione di classe è possibile*   Nd maggio dell'anno III il Duce, pubblicando in Gerarchia  un articolo su «Fascismo e Sindacalismo» ricordava che sin  al dicembre dei 1921 il programma dei Partito affermava  clie le Corporazioni vanno promosse secondo due obiettivi  rondamentali: e cioè come espressione delia solidarietà nazio-  nale e come mezzo di sviluppo delia produzione.   Le Corporazioni non debbono tendere ad annegare l'indi-  yiduo nella collettività, e a livellare arbitrariamente la capacità e  le torze dei singoli, ma debbono anzi valorizzarle e svilupparle.   In questa schematica dichiarazione vi sono i fondamenti  delia nuova dottrina corporativa*           II Fascismo, conquistato il potere, si dedico con rara energia  a consolidare le istituzioni, a risolvere gli impellenti problemi  posti dalla vita economica dei Paese, senza però dimenticàre  lo sviluppo orgânico delia legislazione corporativa che doveva  portare alia legge fondamentale dei 5 febbraio 1934.   Da un punto di vista dottrinale, e se si vuole anche storico,  lo sviluppo delia Corporazione è contrassegnato da tre fasi o  momenti di importanza fondamentale: la legge dei 3 aprile  1926, sulla disciplina giuridica dei rapporti collettivi di la-  voro; la legge 20 marzo 1930 sul Consiglio Nazionale delle  Corporazioni; la legge 5 febbraio 1934 sulla costituzione e sulle  funzioni delle Corporazioni.   II legislatore fascista già nella legge dei 1926 forni i primi  elementi giuridici dei nuovo istituto delia Corporazione, e si  può anzi affermare che tutte le disposizioni di quel documento  fossero ispirate a questo concetto fondamentale.   Era 1’idea nuoVa che animava e giustificava Tordinamento  instaurato dalla legge.   Secondo la legge ricordata, 1 * Istituto delia Corporazione  aveva anzitutto lo scopo di attuare la completa collaborazione  tra le categorie, collegando le rappresentanze sindacali dei  lavoratori e dei datori di laVoro dei ramo di produzioni per  cui la corporazione è costituita; di rappresentare in maniera  unitaria gli interessi economici dei proprio settore produttivo  di fronte alie altre categorie.   La delicatissima funzione dei collegamento era esercitata  dallo Stato.   La legge dei 1926 prevedeva, accanto alia organizzazione  sindacale a carattere verticale, una organizzazione corporativa  a carattere orizzontale: la prima serviva per tutelare gli interessi  dei singoli elementi delia produzione, la seconda per la difesa  degli interessi comuni a ogni singolo ramo delia produzione.       Già in questa legge agli organi corporativi fu attribuita la  facoltà di emanare norme generali sulle condizioni di lavor o,  di conciliare le controversie collettive tra le associazioni colle-  gate,di promuovere, incoraggiare e sussidiare tutte le inizia-  tive intese a coordinare e meglio organizzare la produzione,  di istituire uffici di collocamento, di regolare il tirocínio e Í1  garzonato con norme obbligatorie.   II secondo passo di carattere fondamentale sulla via che  doveva condurre alia Corporazione fu fatto con la legge  20 tnarzo 1930, sul Consigho Nazionale délle Corporazioni , la  quale non solo forniva un nuovo strumento giuridico per disci-  plmare i rapporti economici collettivi, ma attribuiva nuovi  compiti e funzioni alie associazioni sindacali. Queste estesero  il loro campo di attività dalla disciplina dei rapporti di lavoro,  al regolamento collettivo dei rapporti economici tra le diverse  categorie delia produzione.   Ma è con la legge dei 5 febbraio 1934 che si dovevano realiz-  sare in maniera definitiva le Corporazioni.   Sin dal 22 aprile delFanno VIII il Capo aveva detto: «il  sindacalismo non può essere fine a se stesso: o si esaurisce nel  socialismo político, o nella corporazione fascista. È solo nella  corporazione che si realizza 1 idea economica nei suoi diversi  elementi: capitale, lavoro, técnica; è solo attraverso la corpo¬  razione, cioe attraverso la collaborazione di tutte le forze conver-  genti ad un solo fine, che la vitalità dei sindacalismo è assi-  curata. È solo, cioe, con un aumento delia produzione e quindi  delia ricchezza, che il contratto collettivo può garantire condi-  zioni sempre migliori alie categorie lavorative. In altri termini,  sindacalismo e corporazione sono indipendenti e si condizio-  nano a vicenda; senza sindacalismo non è pensabile la corpora¬  zione; ma senza corporazione il sindacalismo stesso viene, dopo  le prime fasi, a esaurirsi in un*azione di dettaglio, estranea al    35             processo produttivo; spettatrice non attrice; statica e non  dinamica».   Parlando al popolo di Bari il Duce disse come 1 'obiettivo dei  Regime nel campo economico fosse la realizzazione di una piú  alta giustizia sociale per tutto il popolo italiano. La quale  cosa significa lavoro garantito, salario equo, casa decorosa:  significa la possibilità di evolversi e di migliorarsi incessante¬  mente: significa che gli operai, i lavoratori debbono entrare  sempre piú intimamente a conoscere il processo produttivo  e a partecipare alia sua necessária disciplina.   La fusione di tutte le energie economiche e spirituali  delia Patria doveva awenire in maniera definitiva con la  promulgazione delia legge dei 5 febbraio 1934, che crea su di  un piano orgânico le Corporazioni.   Insediando i Consigli delle Corporazioni, il Capo ne poneva  in rilievo il carattere rivoluzionano, perchè il suo compito  è quello di determinare negli istituti, nelle leggi e nei costumi,  le trasformazioni politiche e sociali che sono necessarie alia  vita di un popolo.   In quell’occasione il Capo si domandava: « occorre ripetere  ancora una volta che le Corporazioni non sono fine a se stesse  ma strumenti di determinati scopi? Ormai questo è un dato  comune.   « Quali sono gli scopi?   « Airinterno una organizzazione che raccorci con gradua-  lità ed inflessibilità le distanze tra le possibilità massime e  quelle minime o nulle delia vita. È ciò che io chiamo una piú  alta giustizia sociale. In questo secolo non si può ammettere  la inevitabilità delia miséria materiale, si può accettare sol-  tanto la triste fatalità di quella fisiológica. Non può durare  l’assurdo delle carestie artificiosamente provocate. Esse denun-  ciano la clamorosa deficienza dei sistema. II secolo scorso    36         proclamo Tuguaglian^a dei cittadini davanti alia legge — e fu  conquista di portata formidabile — il secolo fascista mantiene,  an2;i consolida, questo principio, ma ve ne aggiunge un altro,  non meno fondamentale: Teguaglianza degli uomini dinan^i  al lavoro, inteso come dovere e come diritto, come gioia crea-  trice che deve dilatare e nobilitare Tesisten^a, non mortificaria  o deprimerla.   « Di fronte alhesterno la corpora^ione ha lo scopo di aumen-  tare senza sosta la poten^a globale delia na^ione per i fini  delia sua espansione nel mondo »♦   Col io novembre delbanno XII la grande macchina creata  dal genio dei Duce doveva mettersi in moto. II Capo ammoniva  che non bisogna attendersi immediati miracolL Anzi i miracoli  non bisogna attenderli affatto, perchè il miracolo non appar-  tiene alPeconomia.   La legge attribuisce alie Corporadoni funzioni normative  in matéria economica. Inoltre esse sono chiamate a dar pareri  (compito consultivo) su tutte le questioni che interessano il  ramo di attività per cui sono costituite, tutte le volte sia richie-  sto da organi competenti, nonchè a esercitare la concilia^ione  delle controversie collettive di lavoro.   L'attività delle Corpora^ioni è incominciata neiranno XIII  e molte di esse hanno già lavorato con successo.   Le ventidue corporazioni istituite dal Capo dei Governo  sono elencate qui di seguito e per ciascuna riportiamo la compo-  sizione numérica delle categorie economiche.   Si ricorda che nelle Corporazioni vi è sempre rappresen-  tato il Partito, il quale porta in seno a questo nuovo organismo  la continuità dello spirito rivolu^ionario e la voce delia massa  dei consumatori.    37           PRIMO GRUPPO Dl CORPORAZIONI   (Istituite con decreto dei Capo dei Governo dei 29 maggio 1934-XII)   1* - CORPORAZIONE DEI CEREALI i>   Produzione dei cereali ♦ * * ♦ * ♦ 7 datori di lavoro e 7 lavoratori   Industria delia trebbiatura ♦ ♦ . * 1 » » » 1 »   Industria molitoria, risiera, dolciaria  e delle paste » » » 3 »   Panificazione ♦ ♦ ..* 1 » » » 1 »   Commercio dei cereali e degli altri  prodotti sopra indica ti ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ 3 » » » 3 »   Cooperative di consumo ♦ * • * « 1 rappresentante   Tecnici agricoli ..♦ 1 »   Artigianato * ♦.♦ ♦ ♦ ♦ 1 »   2. - CORPORAZIONE  DELLA ORTO-FLORO-FRUTTICOLTURA   Orto-floro-frutticoltura ♦♦♦♦♦♦ 6 datori di lavoro e 6 lavoratori   Industria delle conserve aümentari  vegetali ♦*♦.♦♦♦♦♦♦♦ 2 » » » 2 »   Industria dei derivati agrumari e  delle essenze . ♦ * * ♦ ♦ * ♦ ♦ 2 » » » 2 »   Commercio dei prodotti orto-floro-  frutticoli e loro derivati ♦ ♦ ♦ ♦ * 3 » » » 3 »   Tecnici agricoli 1 rappresentante   Chimici ♦ ♦ * ♦ ♦.♦ i »   Cooperative di esportatori orto-floro-  frutticoli * ^ ♦ ♦♦♦*♦♦. ♦ i »   3. - CORPORAZIONE VITIVINICOLA   Viticoltura ♦ * ♦ ♦..♦♦♦♦ * 6 datori di lavoro e 6 lavoratori   Industrie enologiche (vini, aceto,  liquori) ♦ ♦♦♦♦♦♦.♦♦♦ 2 » » » 2 »   1) Ogni Corporazione ha tre rappresentanti dei Partito.    38        Industrie delia birra ed affrni ♦ * ♦ 3 datori di lavoro e 3 lavoratori   Produzione delPalcool di seconda   categoria » » » 1 »   Commercio dei prodotti sopra eien-   cati ♦ ♦.. * ♦ ♦ ♦ 3 » » » 3 »   Tecniciagricoli ♦ ♦♦♦♦♦♦♦♦ 1 rappresentante   Chimici ....i »   Cantine sociali ♦ ♦♦♦*♦♦♦♦ 1 . »   4- - CORPORAZIONE OLEARIA   Coltura delPolivo e di altre piante da  olio ♦.♦♦♦♦♦♦♦**♦♦ 5 datori di lavoro e 5 lavoratori   Industria delia spremitura e delia  rafíinazione delPolio di oliva ♦ ♦ 2 » » » 2 »   Industria delia spremitura e delia  raffinasione delPolio di semi ♦ ♦ 1 » » » 1 »   Industria delPolio al solfuro ♦ ♦ ♦ 1 » » » 1 »   Commercio dei prodotti oleari ♦ ♦ ♦ 1 » » » 1 »   Tecnici agricoli ♦ ♦♦♦♦♦♦♦♦ 1 rappresentante   Chimici ♦ ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦ i »   5. - CORPORAZIONE DELLE BIETOLE  E DELLO ZUCCHERO   Bieticoltura ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦ 2 datori di lavoro e 2 lavoratori   Industria dello zucchero.1 » » » 1 »   Industria delPalcool di prima cate¬  goria ♦ » » )> i »   Commercio dei prodotti sopra indi-   cati » » » i »   Tecnici agricoli ♦ ♦♦♦♦*♦♦♦ 1 rappresentante   Chimici ♦ ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦ i »    39                 6 * - CORPORAZIONE DELLA ZOOTECNIA  E DELLA PESCA    Praticoltura e allevamento dei be-  stiame e delia selvaggina . * * ♦  Industria delia pesca marittima e di  acque interne e delia lavorazione  dei pesce * * ♦ * * * * * * * *  Industria dei latte per consumo  diretto **♦♦**♦*♦***  Industria dei derivati dei latte * * ♦  Industria delle carni insaccate e delle  conserve aümentari animali * ♦ *  Commercio dei bestiame * * ♦ ♦  Commercio dei latte e dei derivati *  Tecnici agricoli ***♦♦.*.*  Mediei veterinari *♦♦♦♦*♦*   Latterie sociali.* * ♦   Cooperative di pescatori* *****    8 datori di lavoro e 8 lavoratori    2    2 »    1 » » »   2 » » »    1   2    2 » » » 2   1 » » » I   2 » » » 2   i rappresentante   i )>   i »   i »    »   D    ))    7 * - CORPORAZIONE DEL LEGNO    Produzione dei legno, industria fore-  stale e prima lavorazione dei legno    Fabbricazione dei mobiíio e di oggetti  vari di arredamento domestico * ♦  Produzione degli infissi e dei pavi-  menti ♦******♦**.♦  Produzione dei sughero *****  Lavorazioni varie ********  Commercio dei prodotti sopraelen-  cati *************  Tecnici agricoli e forestali * * * *  Artisti *************  Artigianato * * * *.    2 datori di lavoro agricolo e 2  lavoratori agricoli  2 datori di lavoro industriale e  2 lavoratori industriali   2 datori di lavoro e 2 lavoratori   i )> » » i »   1 » » » i »   2 » » » 2 »   3 » » » 3 »   i rappresentante   i »   i »    40      8 * - CORPORAZIONE DEI PRODOTTI TESSILI    Industria dei cotone ******* 3 datori di lavoro e 3 lavoratori   Produzione delia lana ****** 1 » » » 1 »   Industria delia lana* .*♦♦*♦♦* 2 » » » 2 »   Industria dei seme-bachi ***** 1 » » » 1 »   Gelsi-bachicoltura *♦*.***♦ 1 » » » 1 »   Industria delia trattura e delia torci-  tura delia seta ********* 1 datore di lavoro e 1 lavoratore   Industria dei rayon ♦*♦♦♦♦* 2 » » » 2 »   Industria delia tessitura delia seta e  dei rayon **♦*♦♦♦♦♦♦* 2 » » » 2 »   Coltivazione dei lino e delia canapa 2 » » » 2 »   Industria dei lino e delia canapa * * 1 » » » 1 »   Industria delia juta * ******* 1 » » »' 1 »   Industria delia tintoria e delia stampa   dei tessuti. ***** 2 » » » 2 »   Industrie tessili varie * * * * * * * 2 » » » 2 »   Commercio dei cotone, delia lana,  delia seta, dei rayon e degli altri  prodotti tessili; commercio al   dettaglio dei prodotti stessi * * * 3 » » » 3 »   Tecnici agricoli ♦♦*♦*.*** 1 rappresentante   Chimici ♦♦**♦♦*♦**** i »   Periti industriali ********* 1 »   Artisti *♦♦*♦***♦♦♦** i »   Artigiani *♦♦♦***.**** 1 »   Essiccatoi cooperativi ******* 1 »    41    ir           SECONDO GRUPPO Dl CORPORAZIONI   (Istituite con Decreto dei Capo dei Governo dei 9 giugno 1934-XII)   9. - CORPORAZIONE DELLA METALLURGIA  E DELLA MECCANICA   Industria siderúrgica ♦ ♦♦♦♦♦* 3 datori di lavoro e 3 lavoratori   Altre industrie metallurgiche ♦ ♦ * 2 » » » 2 »   Industria delia costruzione di mezzi  di trasporto (automobili, moto-  cicli, aeroplani, materiale ferro-   tranviario, costruzioni navali) ♦ . 5 » » » 5 »   Industria delia costruzione delle  macchine ed apparecchi per la  radio e per la generazione, tra-  sformazione e utilizzazione dell f e-   nergia elet trica ♦ 2 » » » 2 »   Industria delia costruzione di mac¬  chine ed apparecchi per uso indu-   striale e agricolo ♦♦♦.♦♦♦* 3 » » » 3 »   Industria delle costruzioni e lavo-  razioni metal liche, fonderie e   impianti » » » 4 »   Industria delia costruzione di stru-  menti ottici e di misura e delia   meccanica di precisione e di armi 2 » » » 2 »   Industria dei prodotti di gomma per   uso industriale ♦ ♦ * * ♦ * * ♦ 1 » » » 1 »   Industria dei cavi e cordoni isolanti 1 » » » 1 »   Oraíi e argentieri » » » 1 »   Commercio dei prodotti sopra indi-   cati ♦♦♦♦*♦♦,♦**.♦5 » » » 5 »   Ingegneri ♦ ♦♦*♦♦♦♦♦♦♦♦ 1 rappresentante   Artigianato ♦ ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦ 1 »   Consorzi agrari cooperativi * ♦ ♦ ♦ 1 »    42     lo* - CORPORAZIONE DELLA CHIMICA    Industrie degli acidi inorganici,  degli alcali, dei cloro, dei gas  compressi e degli altri prodotti   chimici inorganici ♦ ♦♦♦♦♦♦ 3 datori di lavoro e 3 lavoratori   Industria dei prodotti chimici per  Tagricoltura * ♦ * * * ♦ * * * * 3 » » » 3 »   Industria degli acidi organici e dei  prodotti chimici organici ♦ ♦ ♦ * 3 » » » 3 »   Industria degli esplosivi ♦ ♦ 1 » - » » 1 »   Industria dei fosforo e dei fiammiferi 1 » » » 1 »   Industria dei materiali plastici ♦ **!»»» 1 »   Industria dei coloranti sintetici e dei  prodotti sensibili per fotografie * 2 » » » 2 »   Industrie dei colori mineraH, delle  vernici, delle creme e dei lucidi   per calzature e pellami ♦ * * * * 2 » » » 2 »   Industria saponiera e dei detersivi  in genere, industria stearica e delia   glicerina ♦**♦♦♦♦ ♦ * * ♦ 2 » » » 2 »   Industria degli estratti concianti * 1 » » » x »   Industria conciaria 1 » » » 1 »   Industria degli olii essenziali e sinte¬  tici e delle profumerie . * ♦ * ♦ 2 » » » 2 »   Industria degli olii minerali *.4*2» » » 2 »   Industria delia distillazione dei car-  bone e dei catrame; industria delle   emulsioni bituminose ♦ ♦ ♦ * ♦ * 1 » » » 1 »   Industrie farmaceutiche ♦ ♦ * ♦ ♦ 2 » » » 2 »   Commercio dei prodotti delle indu¬  strie sopra indicate * ♦ ♦ * * ♦ ♦ 4 » » » 4 »   Chimici * ♦ * * * • ♦ ♦ ♦ ♦ * * i rappresentante  Farmacisti *♦♦***♦♦♦♦♦ 1 »   Consorzi agrari cooperativi * ♦ ♦ ♦ 1 »    43             ii. - CORPORAZIONE DELL'ABBXGLIAMENTO    Industria deirabbigliamento (con-  fezioni d*abiti, biancheria, ecc.) *  Industria delia pellicceria * * * *  Industria dei cappello ******  Industria delle calzature e di altri  oggetti di pelle per uso personale*  Industria dei guanti *******  Produzione di oggetti vari di gomma  per uso di abbigliamento . * * *  Magliíici e calzifici ********  Produzione di pizzi, ricami, nastri,  tessuti elastici e passamanerie * *  Industria dei bottoni *******  Produsioni varie per Tabbigliamento  Ombrellifici ***********  Commercio dei prodotti delle indu¬  strie sopra indicate *******   Artigianato *. *****   Artisti *************    3 datori di lavoro e 3 lavoratori   1 » » » i »   2 » » » 2 , »    2 » » »   I » )) ))    2 »   I »    1 » » )>   2 » » »    1 »   2 »    2 » )) ))   I » » »   I » » ))   I » » »    2 »   I »   I »   I »    4 » » » 4 »   i rappresentante   i »    12* - CORPORAZIONE DELLA CARTA E DELLA STAMPA    Industria delia carta *******  Cartotecnica **********  Industrie poligrafiche ed affini * * *   Industrie editoriali.* *   Industrie editoriali giornalistiche .   Commercio dei prodotti delle indu¬  strie sopra elencate ******  Artisti (autori e scrittori, musicisti,  belle arti, giornalisti) ******  Artigianato ***********    2 datori di lavoro e 2 lavoratori   1 » » » i »   2 » » )> 2 »   2 » » » 2 »   2 » » » 2 »   di cui uno giornalista    2 » » » 2 »   4 rappresentanti   i »    44                 13* - CORPORAZIONE DELLE COSTRUZIONI EDILI    Industrie delle costruzioni (costru¬  zioni edilizie e opere pubbliche) ♦  Industria dei laterizi ♦.♦♦♦♦♦  Industria dei manufatti di cemento*  Industria dei cementi, delia calce e  dei gesso ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦.  Industria dei materiali refrattari ♦  Commercio dei materiali da costru-  zione ************  Proprietà edilizia ♦ ♦♦♦♦.♦♦  Ingegneri ♦   Architetti ♦ ♦♦♦♦♦♦ .   Geometri ♦♦*♦♦♦♦♦♦♦♦♦  Periti industriali edili ♦ *.♦♦♦  Artigianato ♦   Cooperative edili ♦♦♦♦♦♦♦.„    4   datori di lavoro   e 4   lavoratori   i   » )> »   ■i   »   i   )> » »   i   »   i   » » »   i   »   i   » » »   i   »   2   » » ))   2   »   I   » M »   i   y>   I   rappresentante     I   »     I      I   »     I   »     I   »      14* - CORPORAZIONE DELL'ACQUA, DEL GAS  E DELLA ELETTRICITÀ    Industria degli acquedotti * * * * 3 datori di lavoro, dei quali un   rappresentante delle aziende mu-  nicipali e 3 lavoratori, dei quali  un rappresentante dei dipendenti  delle aziende municipalú   Industria dei gas ♦♦♦♦♦♦•♦ 3 datori di lavoro, dei quali un   rappresentante delle aziende mu-  nicipali, e 3 lavoratori dei quali  un rappresentante dei dipendenti  delle aziende municipalú   Industrie elettriche.4 datori di lavoro, dei quali un rap¬   presentante delle aziende munici-  palizzate e 4 lavoratori dei quali  un rappresentante dei dipendenti  delle aziende municipalizzate»  Ingegneri 1 rappresentante   Consorzi e cooperative ♦*♦♦♦♦! »         45                15 * - CORPORAZIONE DELLE INDUSTRIE ESTRATTIVE    Industria dei mínerali metaílici * . 2 datori di lavoro e 2 lavoratori   Industria dello zolfo e delle piriti * 2 » » » 2 »   Industria dei combustibili fossili * * 1 » » » 1 »   Industria delle cave (marmo, granito,  pietre ed affini) *♦♦♦♦♦♦♦ 2 » » » 2 »   Lavora^ione dei marmo e delia pietra 1 » » » 1 »   Commercio dei prodotti delle indu¬  strie sopraelencate * 2 » » » 2 »   Ingegneri minerari ♦♦♦♦♦♦♦♦ 1 rappresentante   Periti industriali minerari . ♦ * * 1 »   Artigianato 1 »   16* - CORPORAZIONE DEL VETRO E DELLA CERAMICA   Industrie delle ceramiche artistiche,  porcellane, terraglie forti, semi-   forti, e dolci, grès, abrasivi . • ♦ 4 datori di lavoro e 4 lavoratori   Industrie delle bottiglie * * * . * * 1 » » » 1 »   Industria dei vetro bianco * ♦ * , 1 » » » 1 »   Industria delle lastre ♦*,■*..* 1 » » » 1 »   Industria degli specchi e cristalli ♦ * 1 » » » 1 »   Industria dei vetro scientifico (com-  preso quello di ottica) * ♦ * «. * * 1 » » » 1 »   Industria dei vetro artistico e con-  terie ♦ ♦♦♦♦♦♦♦♦***♦ 1 » » » 1 »   Industria delle lampade elettriche ♦ 1 » » » 1 »   Commercio dei prodotti delle indu¬  strie elencate ♦♦*♦♦♦*,, 2 » » » 2 »   Artigianato ♦ 2 rappresentanti   Cooperative 1 »   Artisti ♦ i »    46        TERZO GRUPPO Dl CORPORAZIONI   (Istituite con Decreto dei Capo dei Governo dei 23 giugno 1934-XII)   17. - CORPORAZIONE  DELLE PROFESSIONI E DELLE ARTI   Sezione dei Professionisti legali:   Awocati e Procuratori ****** 3 rappresentanti (due per gli   awocati e uno per i procuratori)  Dottori in economia ******* 1 rappresentante   Notai ************* i »   Patrocinatori legali ******** 1 »   Periti commerciali ♦ ♦***♦♦* 1 »   Ragionieri ***** .* 1 »   Sezione delle professioni sanitarie:   Mediei ************* 3 rappresentanti   Farmacisti *********** 1 »   Veterinari *********** 1 »   Xnfermiere diplomate ******* 1 »   Levatrici ************ 1 »   Sezione delle professioni tecniche:   Ingegneri ************ 2 rappresentanti   Architetti ************ 2 »   Tecnici agricoli ********* 3 » (uno per i dot¬   tori in agraria e uno per i periti  agrari)   Geometri * * * *.* * * 1 rappresentante   Periti industriali ********* 1 »   Chimici ************ i »   Sezione delle arti:    Autori e scrittori ********* 2 rappresentanti   Belle arti * . *.* * 2 »   Architetti *.♦*•♦****♦♦ 1 »    47                    Giornalisti ♦♦♦♦♦*♦♦♦♦*   Musicisti..   Istituti privati di educazione e istru-  Zione ♦♦♦44»* + *****   Insegnanti privati * ..   Attività industriali ed artigiane di  arte applicata 4444***44   Commercio delParte antica e mo¬  derna ..    i rappresentante   i »   i »   i »   i datore di lavoro e 1 lavoratore  delPindustria; 2 artigiani   i datore di lavoro e 1 lavoratore    i8* - CORPORAZIONE  DELLA PREVIDENZA E DEL CREDITO   Sezione delle Banche:   II Governatore delia Banca dTtalia*   II Presidente delPAssociazione tra le Società Italiane per azioni*  II Presidente dellTstituto di ricostruzione industriale*   II Presidente dellTstituto mobiüare italiano*    Istituti di credito ordinário ♦ ♦ * ♦ 2 rappresentanti   Banche di provincia .. 1 »   Istituti finanziari ♦ *. 1 »   Banchieri privati ♦ * ♦ ♦ * * ♦ , * 1 »   Agenti di cambio 44*4444*1 »   Ditte commissionarie di borsa e   cambiavalute 4444.44** 1 »   Dirigenti di aziende bancarie * * * 1 »   Dipendenti delle aziende bancarie * 7 »   Dipendenti da agenti di cambio * * 1 »    Sezione degli Istituti di diritto pubblico:   I membri di diritto delia Sezione delle Banche  Casse di Risparmio ordinarie» * ♦ * 4 rappresentanti   Istituti di credito di diritto pubblico  soggetti alia vigilanza dei Ministero  delle Finanze ♦ ♦ ♦ ♦ * * ♦ ♦ ♦ 2 »    48            Istituti speciali di credito agrario * i rappresentante   Monti di Pietà ♦ ♦.♦♦♦♦♦♦ 2 rappresentanti dei quali uno   per i Monti di Pietà di I a cat* ed  uno per quelli di 2 a cat*   Istituti di credito di diritto pubblico 3 rappresentanti  Banche popolari cooperative ♦ ♦ * ♦ 1 rappresentante   Casse rurali ♦ 1 »   Dipendenti da Banche popolari e da   Casse rurali *♦.♦♦♦♦♦♦♦ 2 rappresentanti   Sezione deile assicurazioni:   II Presidente deiristituto Nazionale delle Assicurazioni,   II Presidente dellTstituto Nazionale Fascista delle Assicurazioni contro  gli Infortuni*   II Presidente deiristituto Nazionale Fascista delia Previdenza Sociale,  Imprese private autorizzate alPeser-  cizio delle assicurazioni ♦ * ♦ ♦ * 2 rappresentanti   Dirigenti delle imprese di assicura-   210116 ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦ X )>   Dipendenti delle imprese di assicu-   razione * ♦ ♦ * *.3 »   Agenzie di assicurazione ♦ ♦♦,♦! »   Dipendenti da agenzie di assicura¬  zione *** + *•»*. + + , + + i )>   Dipendenti da istituti di assicura-  zione di diritto pubblico ♦ ♦ ♦ ♦ x »   Mutue di assicurazione ♦ »    19, - CORPORAZIONE  DELLE COMUNICAZIONI INTERNE   Sezione delle ferrovie, delle tramvie e delia navigazione interna:   Ferrovie e tramvie extra-urbane * 3 datori di lavoro e 3 lavoratori   Tramvie urbane.. ♦ ♦ ♦ 1 » » » 1 »   Funivie, funicolari, ascensori e íilovie 2 » » » 2 »   Navigazione interna 2 » » » 2 »    4 ~ 4    49          Sezione dei trasporti automobilistici;    Autoservizi di linea ♦ ♦♦♦*♦*   2 datori di lavoro e 2   lavoratori   Servizi di noleggio .♦♦♦♦*♦♦   i » » » i   »   Servizio taxistico ♦ ♦♦♦♦♦♦♦   i » » » i   »   Servizio camionistico ♦.   i » » » i   »   Sezione degli ausiliari dei traffico:     Spedizionieri ♦   2 datori di lavoro e 2   lavoratori   Attività portuali ♦ ♦♦.♦♦♦♦♦   i » » » i   »   Trasporti ippici ♦ ♦.♦♦♦♦♦♦  Attività complementari dei traffico   i » » » i   )>   su rotaia e su strada *♦♦♦*♦   2 » » » 2   »   Sezione delle comunicazioni telefoniche, radiotelefoniche   e cablo-   grafiche:     Comunicazioni telefoniche, radiote-    lavoratori   lefoniche e cablografiche ♦ ♦ ♦ ♦   2 datori di lavoro e 2   20. - CORPORAZIONE DEL MARE E DELL’ARIA   Marina da passeggeri ♦   4 datori di lavoro e 4   lavoratori   Marina da carico ♦ ♦.♦♦♦♦♦♦   3 » » » 3   »   Marina velica   i » » » i   »   Trasporti aerei   2 , » » » 2   »   Cooperative ♦   i rappresentante     2 i. - CORPORAZIONE DELLO SPETTACOLO   Imprese di gestione dei teatri e dei   cinematografi . ♦.. . 2 datori di lavoro e 2 lavoratori   Teatri gestiti da enti pubblici, im¬  prese liriche (artisti di canto, artisti  di prosa, concertisti, orchestrali,  registi e scenotecnici) e di operette,  enti di concerti, capocomici, radio-   trasmissioni 5 * yy )} 5 »    50            Industrie affini (scenografia, case di  costumi e di attr ezzi teatrali, edi-   zioni fotomeccaniche).i datore di lavoro e i lavoratore   Imprese di produzione cinemato¬  gráfica *♦♦•♦♦*♦**** I )) )) » J) X »   Case di noleggio, di films . .... i » » » » j »   Imprese di spettacoli sportivi * * * i » » » » x »   Editori ♦ .♦♦♦*♦♦♦**** 2 rappresentanti   Musicisti ♦ * * * * * *. 3 »   Autori dei teatro drammatico e dei  cinematógrafo ♦ ♦♦.♦♦ ♦ ♦ ♦ 2 rappresentanti   II Presidente delia Società Italiana Autori ed Editori ♦  lí Presidente delPIstituto Nasionale L* U, C. E.   II Presidente delPO* N. D«    22. - CORPORAZIONE   Alberghi e pensioni ♦ * * * * * . „   Uffici ed agensie di viaggi.   Esercizi pubblici in genere (risto-  ranti, caffè, bar) ♦ * * * * * * *  Attività artigiane connesse con 1 'ospi-  talità *♦♦♦*,****.,„  Stabilimenti idroclimatici e termali  Case private di cura *******  Mediei ♦♦♦♦♦*****,,,    DELL/OSPITAUTÀ  2 datori di lavoro e 2 lavoratori   1 » » » i »   2 » » » 2 »   I » » » I »   I » » » I »   I » » » X »   i rappresentante               II vigente ordinamento strutturale delle organizzazioni sinda-  cali è il frutto di una graduale evoluzione. Recentemente è stato  rivedutoispirandosiacriteri dimaggiore semplicità. Anche le de-  nominazioni sono State cambiate con una piü precisa indica-  Zione degli esercenti 1'attività che l’organizzazione rappresenta.   La struttura organizzativa delle associazioni di vario grado si  presenta nel seguente modo:     Associazioni nazionali  giuridicamente riconosciute    Confed.   Federaz.   Sindac. |   Totale   i - Confederazione Fascista agricoltori   I   4   —   5   2 - Confederazione Fascista industriali   I   45   —   46   3 - Confederazione Fascista commer-  cianti •   I   37   -   s?   4 - Confederazione Fascista delle aziende  dei credito e deirassicurazione * * 4   I   13   —   14    4   99   —   103   i - Confederazione Fascista dei lavoratori  deiragricoltura ♦ ♦♦♦♦♦♦♦•♦   i   4   —   5   2 - Confederazione Fascista dei lavoratori  deirindustria * * ♦ ♦ ♦ ♦ * * ♦ * ♦   i   20   9   30   3 - Confederazione Fascista dei lavoratori  dei commercio ♦♦♦♦♦♦•*♦♦   i   5   —   6   4 - Confederazione Fascista dei lavoratori  dei credito e deirassicurazione ♦ * *   i   4   —   5    4   33   9   46   Confederazione Fascista deiprofessionisti  e artisti ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦*   X   22   1028   1051    53    política finanziaria e monetaria    U Italia, uscita stremata da una guerra costosissima, entrò  in una grave crisi economica e sociale, che ne esauri ancor piü  le sue capacità economiche e quindi ridusse enormemente le  entrate di bilancio, mentre le spese subivano un continuo  aumento*   Ma in pochissimi anni il Governo fascista riedificava su  nuove salde basi la finança, eliminando ogni disavanzo*   II piano delia restaura^ione concepito e voluto fermamente  dal Duce si basa sopra queste colonne fondamentali che costi-  tuiscono il saldo edifício delia finança fascista:   X o Pareggio dei bilancio;   2 o Risanamento delia circolazione monetaria;   3 o Regola^ione dei debiti di guerra;   4 o Sistema^ione dei debito interno;   5 o Sistemasione delFasienda ferroviária;   6 o Abolidone dei corso formoso e ritorno alhoro*   L'esercizio finan^iario 1921-22, ultimo delFantico regime,  segnava un disavanso di circa 16 miliardi di lire; il successivo   10 riduceva a soli 3 miliardi e Feserci^io finansiario seguente,   11 primo interamente gestito dal Fascismo (1923-24), vedeva  scendere il disavamjo a solo 418 milioni di lire* Praticamente  era il pareggio*   Con Fanno finan^iario 1924-25 comincia la magnifica  serie degli anni con bilanci attivi che termina soltanto nel  3:930-31 a causa delia contrazione delle entrate, dovuta alia  crisi e alia nuova situa^ione che si Veniva creando nella econo¬  mia mondiale*   A dare, in breve sintesi, un quadro abbastansja completo dei  bilancio dei nostro Paese dopo il 1913-14, possono giovare i  dati raccolti nella tabella sottoriportata:    53             ENTRATE E SPESE EFFETTIVE RISULTANTI  DAI RENDICONTI CONSUNTIVI     (in milioni di lire correnti)    Esercizio finanziario   Entrate effettive   Spcse effettive   Avanzi 0 disavanzi   I913-I4   2.524   2.688   _   164   1914-15   2.560   5-395   —   2.835   1915-16   3-734   10.625   —   6.891   I916-I7   5-345   17-595   —   12.250   1917-18   7-533   25-299   —   17.766   1918-19   9.676   32.452   —   22.776   I919-3O   15-207   23.093   —   7.886   1930-21   I8.83O   36.229   —   17.409   1921-22   19.701   35.461   —   15.760   1922-23   i 8.803   21.832   —   3.029   1923-24   20.582   21.000   —   418   1924-25   2O.44O   20.023   +   417   1925-26   21.043   20.575   +   468   1926-27   2I.45O   21.014   +   436   1927-28   20.072   19-575   +   497   1928-29   30.201   19.646   +   555   1929-30   19.838   19.668   4-   170   193O-3I   20.387   20.891   —   503   1931-32   19.324   23.191   —   3.867   1932 33   i8.2I7   21.766   —   3-549    Ciò che colpisce è il fatto che appena il Regime fascista ha  preso le redini dello Stato le cose sono mutate profonda-  mente.    54          L/ordine neiramministraçione, la giustizia degli accerta-  menti, il rígido controllo delle spese, la lotta sistemática contro  il triste costume dell'evasione tributaria, hanno compiuto il  prodígio. II primo atino di avanço si ha nel 1924-25, di  417 milioni.   Soltanto successivamente, quando la crisi mondiale sconVolse  definitivamente 1'organismo economico di tutti i paesi civili,  apparve il disavanço, che il Governo fascista ha afffontato con  severe misure di economia.   Ma per meglio comprendere la struttura finançiaria dei nostro  bilancio, e per dare una nozione intorno all'ammontare delle  principali voei di entrata, è bene riportare per 1'undicennio  1922-33, i dati relativi alie imposte dirette, alie imposte  sullo scambio delia riccheçça e sui consumi, ai monopoli  di Stato e al lotto: tali dati consentono di cogliere le varia-  çioni subite da queste singole Voei di entrata, nel periodo delia  ricostruçione e delia depressione economica mondiale.    LE IMPOSTE  (in milioni di lire)    Anni   Imposte   dirette   Imposte  sullo scambio  delia ricchezza   Imposte  indiretfe  sui consumi   Monopoli   di   Stato   Lotto   1922-23   4.604   2.289   3.965   2.II2   372   1923-24   5.616   2.8o8   3.976   2.312   402   1924-25   5-569   3-239   4.485   2.276   429   X 925-26   5-956   3.718   5.340   2.351   475   1926-27   6.186   3-792   5.263   2.581   481   1927-28   5-595   3.152   5.082   2.740   527   1928-29 1   5.308   3.321   5.781 í   2.797   525   1929-30   5.192   3.I68   5-321   2.939   554   1930-31   5.004   3.674   5-593   3.088   526   193I-32   4.897   3.726   5.074   3.023   515   1932-33   4.644   i   3.582   4.644   2.989   483    \    55          Sempre neH'ordine delia política financiaria il Regime ha  proweduto ad unificare gli istituti di emissione.   In omaggio al fondamentale principio delia unità storica e  política dei Paese, contrario ad ogni residuo regionale, il  Governo concentrò la facoltà di emissione nella sola Banca  d'Italia, togliendola al Banco di Napoli e al Banco di Sicilia,  che insieme alia prima ancora godevano di questo particolare  privilegio.   A questa disposicione legislativa segui 1 'altra che attribuiva  alia Banca d’Italia le funcioni di vigilanca su tutte le aciende  bancarie che raccolgono depositi, In tal modo anche l’esercicio  dei credito veniva direttamente sorvegliato.   È poi noto che le banche di deposito si sono dedicate anche  al financiamento di imprese industriali, compromettendo la  loro liquidità e legando strettamente le loro vicende economiche  a quelle delle aciende financiarie.   La crisi economica e il cataclisma financiario dei 1931, con  la caduta delia sterlina, aVevano aggravata la delicata situacione  di quegli Istituti.   II Governo fascista diede loro Tantica liquidità acquistando  in blocco il portafoglio titoli: cioè tutte le acioni delle aciende  dagli stessi financiate.   Queste banche, che si diedero a volte anche ad una ingiusti-  ficabile speculacione, furono salvate dallo Stato, il quale prov-  vide ad istituire due grandi istituti financiari, prowisti di  adeguati mecci e specialiccati nelle operacioni a medio e a  lungo termine: 1 'Istituto Mobiliare Italiano (I.M. I.) e 1 'Isti-  tuto per la Ricostrucione Industriale (I. R. L).   Questi due enti di diritto pubblico hanno facoltà di  emettere obbligacioni, ammesse di diritto alie quotacioni di  borsa. In matéria fiscale i due istituti godono di trattamento  di favore.    56     La portata di questi prowedimenti, emanati alio scopo di  stimolare e sorreggere Tattività economica, può però essere  valutata nella sua vera ampiecca soltanto quando essa venga  considerata in armonia a tutte le altre prowidence che il  Governo fascista ha adottato nel campo delia política crediticia,  in relacione specialmente al poderoso programma di financia¬  mento e di credito per le opere di pubblica utilità e per quelle  specifiche di miglioramento fondiario e agrario*   Un settore nel quale Tacione dello Stato si esplica in pieno è  quello monetário*   Ovunque la moneta è emessa direttamente dallo Stato  oppure da istituti bancari ai quali lo Stato ha concesso tale  facoltà* Quindi lo Stato in sostanca è arbitro quasi assoluto nel  campo monetário; da esso dipende Femissione, che deve esser  contenuta entro i limiti implicitamente stabiliti dalle necessità  economiche e financiarie di ciascun paese*   Strettamente congiunta con la política monetaria è, per owie  ragioni, quella dei credito*   Basta pensare al fatto che lo Stato in maniera diretta o  indiretta determina le variacioni dei saggio dello sconto, per  comprendere quale enorme importanca abbia il suo intervento  sia nello stimolare gli affári, sia nel frenarli*   Estremamente delicata è Tacione dello Stato in questa diffi-  cile matéria; essa non influisce soltanto sulla attività produt-  tiva, ma può provocare sperequacioni nel campo distributivo  e quindi favorire alcune categorie sociali col sacrifício di altre*  II Governo fascista anche in questo settore delFeconomia,  come nel piü complesso quadro delia vita economica nacio-  nale, ha armoniccato e coordinato i particolari interessi con  una política ispirata ai generali interessi dei Paese* Per questo  la sua política monetaria ha mirato a resistere in ogni istante    57             alie pressioni delia speculazione per proteggere, difendere,  tutelare il grande esercito dei risparmiatori, che costituisce  il presidio sicuro delia potensa economica delia Nasione*   La recente storia monetaria dei Fascismo sta a documentare  la tenacia dei propositi e delle direttive seguite*   Quando il Fascismo conquisto il potere la situasione mone¬  taria dei nostro Paese era assai difficile* La nostra lira negli  anni delia guerra e deirimmediato dopoguerra aveva súbito  una forte svalutasione come dimostra il corso delPoro espresso  in lire correnti:    Valore delia lira carta in lire (oro) attuali = gr. 0,07919113 di oro fino   Rapporto tra lira prebellica e lira attuale 3,6661135   Anni   Corso delToro   Anni   Corso delToro   1909-1914   100, 9   1925   484,2   1915   120, 5   1926   496,3   1916   127,4   1927   380,3   1917   148, 2   1928   366, 9   1918   143,9   1929   368, 4   1919   192,3   1930   368,3   1930   400,0   1931   370, i   1921   454,5   1932   378,7   1922   408,2   1933   371,2   1923   416,7   1934   378, i   1924   434,8      Negli anni 1921 e 1922 la lira italiana era in balia delia spe-  culazione, che la faceva oscillare nella maniera piü disordinata;  Tinstabilità dei cambio si manifestava anche sul potere di  acquisto delia moneta; i prezai delle merci subivano continue  variazioni e il costo delia vita ne risentiva le conseguense*    58         Dopo rawento dei Governo fascista le forti oscillasioni  monetarie dei período precedente erano quasi scomparse anche  per effetto delia immediata distensione psicológica e delia  mano possente che reggeva il timone dello Stato, come dimo-  strano i dati seguenti:   Andamento dei corso dei dollaro:   4° trimestre 1932 = 22   I o » 1923 = 20,6   2° » 1923 = 20,9   3 o » 1923 = 23   4 o » 1923 = 22,8   I o » 1924 = 23,2   2 o » 1924 = 22,7   3 o » 1924 = 22,9   4 o » 1924 = 23,1   II Governo aveva iniziato, súbito dopo il 1922, un'energica  política di risanamento finansàario: pareggio dei bilancio e rifor-  ma tributaria che eliminava il caleidoscopio dei dopoguerra per  riportare le fonti principali delia finança ai tributi fondamentali*   Ciononostante nel primo semestre dei 1925 la speculazione  internazionale prese di mira la lira italiana e iniziò durante Testate  quella grande offensiva — a sfondo antifascista — che durò fino  alia estate delPanno successivo: fu nelPestate dei 1926 che la quo-  ta^ione dei dollaro sali a 31,60 e quella delia sterlina a 153,68.   II Duce, compresa la grande importanza política ed econó¬  mica che pote va avere Tulteriore svaluta^ione, pronuncio a  Pesaro il 18 agosto delPanno IV un memorabile discorso nel  quale affermò in maniera solenne e decisiva la strenua volontà  dei Governo fascista di difendere la lira: fu il discorso dei Duce  che stroncò in maniera definitiva la speculazione al ribasso che  era stata organissata dal capitalismo interna^ionale.    59          L/effetto psicologico fu immenso* Quello político ed econo-  mico fu ancora maggiore: alia fine dello stesso anno, deiranno  1936, il dollaro scese a 22 lire e la sterlina a 108: un anno  dopo il discorso di Pesaro il dollaro era quotato poco piú di  18 lire e la sterlina 88*   II Governo fascista aveva vinto* Anche in questo campo,  nel quale le forse interna^ionali si erano scatenate nella  maniera piú insidiosa, P acione decisiva e ferma dei Duce aveva  avuto il soprawento*   II Capo aveva detto: « Non infliggerò mai a questo popolo  meraviglioso d'Italia, che da quattro anni lavora come un eroe  e soffre come un santo, Ponta morale e la catástrofe economica  dei fallimento delia lira* II Regime fascista resisterà con tutte  le sue for^e ai tentativi di jugulazione delle forse finan^iarie  awerse, deciso a stroncarle quando siano individuate alPin-  terno* II Regime fascista è disposto dal suo Capo alPultimo  suo gregário, ad imporsi tutti i sacrifici necessari; ma la nostra  lira che rappresenta il simbolo delia Na^ione, il segno delia  nostra ricche^a, il frutto delle nostre fatiche, dei nostri sfor^i,  dei nostri sacrifici, dei nostro sangue, va difesa e sarà difesa »*  E cosi come aveva promesso fu*   Nel secondo semestre delPanno 1927 la situazione monetaria  risulta completamente cambiata e il Governo fascista si prepara  a compiere la profonda riforma monetaria, effettuata alia fine  dei 1927, con la stabiliz^a^ione delia lira al valore di cambio  che essa aveva raggiunto dopo la strenua lotta combattuta* La  lira venne cosi stabilh;2;ata alia cosidetta « quota novanta »♦  Fedele al suo programma il Governo affrontò i rischi e i  sacrifici che imponeVa la stabiliz^a^ione a quota 90, pur di  recare vantaggio ai risparmiatori, ai portatori di titoli di Stato  e alia grande massa dei lavoratori che almeno in un primo  tempo si sarebbe certamente aWantaggiata dal minor costo     60      delia vita. Rifiutò la stabilizzazione a quota 120; questa si presen-  tava piü facile e comoda, sia per il tesoro, sia per radattamento  al nuovo metro monetário deireconomia dei Paese, ma avrebbe  colpito duramente i risparmiatori e i laVoratori: cioè la Nazione.   La stabilizzazione fu quindi decisa sulla base di 19 lire per  dollaro che equivalevano a circa 90 per la sterlina, con una  rivalutazione, rispetto alia media dei 1924, che raggiungeva  quasi il 20 % dei valore. E fu mantenuta con tenacia impensata ed  impensabile. Tanto è vero che cadde la sterlina — awenimento  di portata economica enorme — trascinando in breve volgere di  tempo la moneta di tutti i Paesi finanziariamente vassalli dellTn-  ghilterra; cadde il dollaro: non cadde la lira italiana nonostante i  furiosi attacchi delia speculazione d’oltre Alpe e d'oltre oceano.   È Veramente unico nella storia monetaria dei Paesi civili  questo fatto: mentre in tutto il mondo aweniva il tracollo  monetário, lTtalia fascista, in grazia delia sua economia solida  e armonica e delia sua meravigliosa unità politica, sapeva  resistere contro ogni assalto.   II 2 ottobre 1931, súbito dopo la caduta delia sterlina, il  Gran Consiglio dei Fascismo fece una solenne dichiarazione  nella quale, mentre prendeva atto delia continuità delia poli¬  tica monetaria dei Governo e delle direttive date per mantenerla  immutata anche nella eccezionale situazione internazionale,  riaffermava che la stabilità delia valuta era necessária e conforme  ai reali interessi economici delia Nazione.   II Gran Consiglio ricordava che la stabilità delia valuta,  basata sulhequilibrio delia bilancia dei pagamenti e garantita  dalla awenuta deflazione delia circolazione, dalle precosti-  tuite riserve e dalhadeguamento dei prezzi delle merci e dei  servizi al livello delia nostra moneta, evitava nuovi dannosi  perturbamenti nei rapporti di distribuzione che avrebbero  gravato sul popolo italiano laVoratore e risparmiatore.    61           Al nuovo valore monetário furono adeguati salari e prezzi,  attraverso un f a^ione oculata, decisa e precisa che ha costituito  — in periodo di cosi awersa congiuntura economica — il  superbo vaglio delia for^a unitaria dei Regime e delia salde^a  ed efficacia delle organi^a^ioni sindacali e corporative*   In questo campo Topera svolta dal Partito fascista è stata  meravigliosa, ineguagliabile: il popolo italiano si è comportato  in maniera magnifica, sacrificando — secondo le norme dei  vivere fascista — particolari interessi di categoria per raggiun-  gere i piú alti fini na^ionalh La política economica dei Regime  è riuscita a contemperare vantaggi e danni con un cosi alto  senso di giusti^ia, che soltanto un periodo di alta tensione  ideale con una massa permeata dalla cosciensa corporativa  poteva consentire di raggiungere*   POLÍTICA commerciale   Gli economisti liberali hanno esaltato la funcione dei commer-  cio interna^ionale come una delle maggiori conquiste civilh  Nessuno può disconoscere che le grandi correnti di traffico  hanno distribuito su tutta la superfície dei globo i prodotti dei  Paesi piú diversi contribuendo ad elevare il tenore di vita dei  popoli e portando a quelli quasi primitivi il frutto delia civiltà,  Ma nelPesaltasione non è mancata la solita costru^ione  astratta e dogmatica che il tempo va inesorabilmente dissol¬  vendo con le dure lezioni delia realtà.   Per dare una precisa idea delhimportan^a dei commercio  internasionale e delia funcione che- esso esercita nelFeconomia  dei nostro Paese è opportuno esaminare il complessivo valore  delle importa^ioni e delle esportasioni, formanti la cosidetta  bilancia dei commercio interna^ionale (bilancia commerciale) ♦      A nn i   Valore (in migliaia di lire)   Importazione   Esportazione   Differenza   1913   3.645.639   2.511.639   I.I34.OOO   1914   2.923-348   2.210.404   712.944   1926   25.878.857   18.664.520   7 . 214-337   1927   20.374.800   15.633.986   4.740.814   1928   22 . 313 .II 3   14.998.982   7.314.I3I   1929   2i.664.760   15 . 235.977   6.428.783   1930   17.346.624   12.119.l8l   5 . 227.443   I93I   n.643.059   IO.209.503   1.433.556   1932   8.267.562   6.811.913   1.455.649   1933   7.431.792   5.99O.553   1.441.239    I dati sopra ricordati dimostrano che il volume delle impor-  ta^ioni e delle esportasioni si è anda to notevolmente contraendo  dopo il 1926*   La differen^a tra il valore delle merci importate e quello delle  merci esportate supera i 7 miliardi di lire, tanto nelhanno 1926  quanto nel 1928* Dopo il 1930 e precisamente nel triennio 1931-33  esso si stabili^sa intorno a un miliardo e 400 milioni di lire»   La passività delia bilancia commerciale non avrebbe una  grande importan^a qualora la cosidetta bilancia dei pagamenti,  chiamata anche bilancia dei dare e delPavere internazionale,  potesse ancora contare sulle cospicue rimesse degli emigranti,  sulForo dei forestieri e sui noli marittimi» Purtroppo però,  date le continue restri^ioni che si sono avute nei rapporti  internazionali, e dato che quelle partite non hanno carattere  di stabilità, il debito commerciale va attentamente osservato,  poichè altrimenti per colmarlo, in difetto di quelle partite  compensative alie quali accennavamo (rimesse degli emigranti,  noli, ecc»), non esiste che il trasferimento di oro»   Per dare un quadro preciso dei nostro commercio con Pestero,  riportiamo una serie di dati riguardanti Timporta^ione e 1'espor-  tazione per le principali categorie di beni oggetto di scambio  internazionale»    63               STATISTICA DEL COMMERCIO  Dl IMPORTAZIONE ED ESPORTAZIONE   Esporiazione     Valore (Lire)   Catcgoric   1930 |   1931   1932   1933 |   1934    Milioni |   Milioni |   Milioni   Milioni |   Milioni   Animali vivi - carni, brodi, mi-  nestre e uova - latte e pro-  dotti dei caseificio - prodotti  delia pesca *   662   766   402   394   253   Coloniali e loro succedanei, zuc-  cheri e prodotti zuccherati *   78   65   57   41   32   Cereali, legumi, tuberi e loro de-  rivati alimentari   505   376   376   408   281   Ortaggi e frutta ♦   1563   1313   IO91   IOO7   879   Bevande ♦ *♦♦♦♦♦•♦♦♦*   234   225   127   138   156   Sali e tabacchi.   70   70   50   52   50   Semi e frutti oleosi e loro residui  - olii e grassi animali e vege-  tali e cere - olii mineral i, di  resina e di catrame, gomme e  resine - saponi e candele * . ♦   536   385   252   178   12©   Canapa, lino, juta e altri vegetali  íilamentosi, compreso il co-  tone - lana, crino e peli -  seta e fibre artificiali - vesti¬  menta, biancheria e altri og-  getti cuciti   4805   3559   2282   1984   1760   Minerali metallici, ceneri e sco-  rie - ghisa, ferro e acciaio -  rame e sue leghe - altri me-  talli comuni e loro leghe -  lavori diversi di metalli co¬  muni ♦ ..   241   679   152   190   210    64               ÈÊmÊMÈÊÈÈmm     Valore (Lire)   Categorie   1930 | 1931 | 1932   1933 1 1934    Milioni J Milioni | Milioni   Milioni | Milioni    Macchine e apparecchi - uten-  sili e strumenti per arti e me-  stieri e per 1'agricoltura -  strumenti scientifici e orologi  - strumenti musicali * * * *  Armi e munizioni ♦ *♦..♦   Veicoli * * ♦ ♦ ..   Pietre, terre e minerali non me-  tallici - laterizi e materiale ce-  mentizio - prodotti delle indu¬  strie ceramiche- vetri e cristalli  Amianto, grafite e mica * ♦ ♦ ♦  Legni e sughero ~ carta, cartoni  e prodotti delle arti grafiche ♦  Paglia ed altre materie da intrec-  cio - materie da intaglio e da   intarsio ♦ ... * ♦   Pelli e pellicce ♦ ♦*♦♦♦♦♦  Prodotti chimici inorganici, orga-  nici e concimi - generi medici-  nali e prodotti farmaceutici -  generi per tinta e per concia -  gomma elas* e guttaperca  Pietre preziose, argento, platino  e lavori di metalli preziosi -  oro e monete d'oro e d'argento  Oggetti di moda, calzature ed  effetti d'uso personale non  compresi in altre categorie -  mercerie, balocchi e spazsole  Materie vegetali non comprese in   altre categorie.* *   Materie animali non comprese in   altre categorie.   Prodotti diversi *******    362 328 210   44 12 29   567 280 281    386 313 251   14 5 5   185 135 124    45 33 29   305 166 157    444 323 277   222 79 125   365 256 190   100 64 58   765  80 40 31     5-4    65                          Importazione      Valore (Lire)    Categorie   1930   1931   1932   1933   1934    Milioni   Milioni   Milioni   Milioni   Milioni   Animali vivi - carni, brodi, mi-  nestre e uova - latte e prodotti  dei caseificio - prodotti delia  pesca* ******♦♦♦.   1364   1026   656   466   486   Coloniali e loro succedanei, zuc- j  cheri e prodotti zuccherati * * '   433   316   249   230   202   Cereali, legumi, tuberi e loro de-  rivati alimentari ******   2093   X264   848   3II   324   Ortaggi e frutta ********   58   69   57   46   55   Bevande * * * *. . ♦   27   24   12   16   13   Sali e tabacchi ********   IOI   49   75   44   43   Semi e frutti oleosi e loro residui  - olíi e grassi animali e vege-  tali e cere - olii minerali, di  resina e di catrame, gomme e  resine - saponi e candele * ♦   1736   1466   925   785   764   Canapa, lino, juta e altri yege-  tali filamentosi, compreso il co~  tone - lana, crino e peli - seta  e fibre artificiali, vestimenta,  biancheria e altri oggetti cu-  citi *.♦..♦ .   3337   1971   1672   1771   1667   Minerali metallici, ceneri e sco-  rie - ghisa, ferro e acciaio -  rame e sue leghe - altri me-  talii comuni e loro leghe -  lavori diversi di metalli co-  muni * . .* ♦   1498   897   586   627   678   Macchine e apparecchi - utensili  e strumenti per arti e mestieri  e per ragricoltura - strumenti  scientifici e orologi - stru¬  menti musicali *******   1236   802   1   557   532   556    66            Valore (Lire)   Categorie   1930   1931   | 1932   | 1933   | 1934    Milioni   | Milioni   J Milioni   | Milioni   j Milioni   Armi e munisioni.* *   16   17   13   3   6   Veicoli , * * * *.-   190   82   84   84   86   Pietre, terre e minerali non me-  tallici - laterisi e materiale ce-  mentizio - prodotti delle indu¬  strie ceramiche - vetri e cristalli   1713   1336   891   911   1085   Amianto, grafite e mica * * . *   33   28   l8   15   22   Legni e sughero - carta, cartoni  e prodotti delle arti grafiche .   1134   789   541   519   543   Pagíia ed altre materie da intrec-  cio - materie da intaglio e da  intarsio ********,,   69   45   26   25   29   Pelli e pellicce.* * *   646   436   297   326   319   Prodotti chimici inorganici, orga-  nici e concimi - generi medici-  nali e prodotti farmaceutici -  generi per tinta e per concia -  gomma elast* e guttaperca   791   491   362   379   415   Pietre preziose, argento, platino  e lavori di metalli preziosi -  oro e monete d'oro e d # argento   568   608   225   1479   215   Oggetti di moda, calzature ed ef-  fetti d'uso personale non com-  presi in altre categorie - mer-  cerie, balocchi e spazsole* . ♦   127   9 i   84   73   61   Materie vegetali non comprese  in altre categorie ******   145   107   121   81   98   Materie animali non comprese in  altre categorie *******   21   14   12   9   n   Prodotti diversi ********   97 1   1   63   1   37   44   57           È opportuno esaminare con attenzione le voei piü impor-  tanti deir importazione e delFesportazione di merci*   Un primo rilievo di fondamentale importanza riguarda il   frumento*   Mentre nel decennio prebellico 1 importazione era di 13 mi-  lioni di quintali circa, dal 1919 al 1927 ha oscillato dai 21  ai 27 milioni di quintali* II prodigioso risultato delia battaglia  dei grano si è manifestato in pieno nel 1934, quando l'impor-  tazione netta di grano raggiunge un milione e mezzo circa  di quintali*   Pressochè costante si è mantenuta invece la importazione  dei granturco, la quale nelPultimo sessennio, se si fa astra-  2;ione dal 1 1933, ha oscillato da 6 a 8 milioni di quintali annui*  Le importazioni di carbon fossile, di ferro e di legno, hanno  segnato specialmente nel periodo 1925-30 un grande^ incre¬  mento, nei confronti dei periodo prebellico* NelTultimo  biennio sono diminuite notevolmente*   II migliorato tenore di vita delia popolazione italiana e il  conseguente aumento dei consumo delle carni, ha determinato  un incremento nella importazione dei bestiame vivo e delia  carne, rispetto al periodo prebellico*   h* importazione di cotone è ferma sulle posizioni prebelliche*  II grande sviluppo che ha avuto 1* industria automobilistica e  Timpiego sempre crescente dei motore a scoppio nell industria  e nei trasporti è stata la causa dei decuplicarsi deli importa¬  zione di benzina*   Anche la importazione di lana ha segnato fortissimi aumenti*  Cosi pure quella dei semi oleosi*   Questi sono i caratteri fondamentali che presenta il com-  mercio di importazione nel nostro Paese*   La nostra esportazione si può caratterizzare distinguendo i  prodotti secondo la forma di attività che li produce* Forti    68    contrazioni segnano le nostre esportazioni di latticini e di  canapa* Alte si mantengono le nostre esportazioni ortofrut-  ticole*   L'esportazione dei tessuti di cotone si può considerare  stazionaria* Forte incremento segna invece Tesportazione di  tessuti e filati di lana e dei manufatti di seta e di rayon*   II Fascismo, per sottrarre il Paese dalla dipendenza estera,  specie per certi consumi fondamentali, per tener viva ed effi-  ciente la corrente esportatrice e anche per conquistare nuovi  mercati onde poter trovare sbocchi adeguati alia crescente  produzione agricola e industriale, ha svolto una complessa  attività economica e politica, ha durato uno sforzo tenace nono-  stante i mille ostacoli non sempre giustificati che si ponevano  sul suo cammino*   E ciò è veramente meraviglioso quando si pensi che tali  posizioni sono State mantenute, malgrado Fimperversare di una  crisi che ha sconvolto la economia di tutti i Paesi civiln  Per avere una nozione precisa intorno alia natura ed alia  direzione delle nostre correnti commerciali con Festero biso-  gna esaminare la provenienza delle nostre importazioni e la  destinazione delle esportazioni, Sopratutto — nella crescente  anemia dei traffici, causata dalle misure di autarchia economica  che hanno instaurato tutti i Paesi, dai contingenti ai divieti ed  alie limitazioni valutarie — è necessário guardare ai singoli  saldi delia bilancia commerciale, per agire adeguatamente  nel sistema delle compensazioni o degli scambi bilanciati, che  il Governo fascista ha effettuato,   La nostra bilancia commerciale è notevolmente passiva con  la Jugoslávia e la Romania nel Bacino Danubiano, con la Ger-  mania nelF Europa Centrale, con gli Stati Uniti nelle Americhe,  con Tlndia Britannica in Asia* Ma anche la Rússia, il Brasile,  il Canadá, la Tunisia, il Belgio, il Lussemburgo e F África    69         ■    Meridionale britannica hanno una bilancia commerciale per  noi sfavorevole*   Le nostre esportazioni hanno superato le importazioni nel  commercio con l'Egitto, con la Grécia, la Turchia, la Polonia  e la Cecoslovacchia; a noi molto favorevole è stata la bilancia  commerciale con la Svizzera, con la Francia e nel 1933 con  1 'Argentina*   L' Italia importa bovini dalla Jugoslávia, dairUngheria e  dalla Romania; carni fresche e congelate dali'África Meridio¬  nale britannica, dali'Argentina, dal Brasile e dalFUruguay*  Pollame specialmente dalla Jugoslávia, uova dalla Jugoslávia,  Polonia e Turchia*   II frumento viene specialmente dagli Stati Uniti, dall'Au-  stralia, dalla Rússia, dall'Argentina e dal Canadá; il granturco  dalla Romania e dalPArgentina*   II cotone è acquistato specialmente dagli Stati Uniti e in  secondo luogo dali'índia Britannica e dall'Egitto* II ferro  proviene dalla Francia e dalFUnione Belga-Lussemburghese;  il carbone dalla Gran Bretagna e dalla Germania, dalla  Polonia e dalla Rússia; la benzina dalla Rússia, dalla Pérsia,  dalla Romania e dagli Stati Uniti*   La lana dall'Australia, dall'Argentina e dalPAfrica Meri¬  dionale Britannica*   II legno dalla Jugoslávia, dall'Australia, dalla Rússia e dagli  Stati Uniti*   L'osserVazione dei fatti dimostra che con V Impero britannico  nel suo complesso abbiamo una bilancia nettamente sfavo-  revole* D'altro lato la politica doganale iniziata dal detto  impero — dopo la conferenza di Ottava — tende a contenere  1 'importazione straniera ad un limite minimo* Cosi pure  awiene per molti altri Paesi con i quali abbiamo relazioni  commerciali* Cosi dicasi per gli Stati Uniti che hanno chiuso    70       le porte alia nostra emigrazione ed hanno innalzato barriere  doganali elevatissime.   La stessa osservazione delia realtà pone spontaneamente le  seguenti domande: è proprio indispensabile acquistare le  merci di cui noi abbiamo bisogno dai Paesi che si chiudono  ermeticamente airesportazione dei nostri prodotti? Per miglio-  rare la nostra bilancia commerciale non è possibile agire sopra  queste correnti dei traffico onde renderle a noi piú favorevoli?   Anche in questo campo, e specialmente in questo campo,  il tramonto dei liberismo economico si è già manifestato sotto  forme e aspetti inequivocabili. Le lezioni che ci ha dato la  storia economica di questi ultimi anni, sono al riguardo sug-  gestive e definitive. La fine dei liberismo economico interno  è seguita inesorabilmente da quello estero.   Pochi Paesi, forse nessun Paese, può rinchiudersi in un piú  o meno beato isolamento e svolgere tutte le sue attività nello  âmbito dei propri confini. L' Italia poi che non è stata certa¬  mente favorita dalla natura come lo sono stati altri Paesi,  può forse meno di quelli chiudersi in un’autarchia economica.  Necessita quindi esportare prodotti agricoli e industriali propri  per potere prowedere specialmente le materie indispensabili  di cui il nostro suolo manca.   Da ciò la política delle compensazioni, la quale si armonizza  perfettamente coi postulati dello Stato corporativo. Uno Stato  nel quale la produzione è disciplinata e controllata, nel quale  1 ’iniziativa privata non è libera di svolgersi come vuole e dove  vuole, deve anche regolare le correnti dei traffico, discipli¬  nando anche il commercio internazionale.   II Capo, infatti, ha piú volte affermato che la politica eco¬  nomica estera non può ancora svolgersi sulla falsariga di  sistemi piú o meno liberistici, eredttati da un mondo superato.  Un'economia corporativa in fatto di scambi internazionali non    7i        può rimanere schiava delia clausola delia Nazione piú favorita,  ultimo feticcio liberale, riaffermata in teoria in ogni consesso  economico internazionale, per essere súbito dopo negata in  pratica, attraverso una serie di limitazioni che la svuotano  di ogni contenuto reale o Tannullano addirittura.   Questa figlia legittima dei liberismo non tutti i Paesi Thanno  applicata nella sua forma piú liberale (illimitata, incondizio-  nata, reciproca). Ha avuto i colpi maggiori non tanto dalPinnal-  zarsi delle barriere doganali, quanto dai divieti di importa-  zione e dai contingentamenti. Le intese preferenziali, come  quella di Ottava, le limitazioni al commercio delle divise,  gli accordi di compensazione, le hanno recato durissimi colpi*  I Paesi che Vennero meno per primi al libero scambio sono  stati proprio quelli che ne avevano meno la ragione, perche  favoriti dalla natura, ricchi di materie prime e di capitali:  quelli stessi che Pavevano allevato e Pavevano teorizzato, anche  perchè si adattava egregiamente ai loro particolari interessi*  D'altra parte, a proposito delia concezione liberistica nella  organiz^azione degli scambi internazionali, deve essere ben  tenuto presente che lo sviluppo industriale va profondamente  mutando le tradizionali correnti di traffico*   La distinzione tra Paesi agricoli e industriali va perdendo  gran parte dei motivi sostanziali che la giustificano* Ogni Paese  tende a rendersi piú indipendente anche per ragioni di sicu-  rezza* La scoperta scientifica ed il progresso técnico spostano  continuamente i termini dei complesso problema: materie  prime ritenute un tempo insostituibili, oggi si sostituiscono;  monopoli naturali per certi prodotti, cadono di fronte ad  impensate produzioni sintetiche* La scienza, col suo inces¬  sante progresso, ha contribuito a rendere economicamente  possibili processi produttivi in Paesi in cui pochi anni or sono  era follia sperarlh    72      Si assiste veramente ad una profonda rivoluzione técnica,  economica e sociale.   Dato il tradizionale attaccamento alia clausola delia Nazione  piú favorita, il sistema degli scambi bilanciati o scambi con-  trattati o scambi compensati, come si dice oggi, non ha trovato  in principio favore. È stato osservato che questo sistema non  si poteva attuare, perchè il commercio con 1'estero non può  chiudersi con un pareggio aritmético, in quanto nei traffici  internazionali non si possono sopprimere le compensazioni  indirette; è stato ripetuto che esso avrebbe complicato 1 organiz-  zazione dei traffici e resa necessária una mastodontica burocrazia;  che in certi casi sarebbe stato inapplicabile.   Tali critiche erano specialmente il frutto di una profonda  incomprensione degli scopi e delle finalità cui mirava il sistema  degli scambi bilanciati; nessuno aveva mai pensato che questo  potesse essere un sistema eterno; nè che mirasse al pareggio  aritmético: si trattava soltanto di un accorgimento di politica  economica di carattere contingente, che però poteva recare  notevoli benefici al nostro Paese, data la situazione economica  specifica in cui si trova.   È evidente che il sistema delle compensazioni non supera  il problema dei prezzi: questo rimane, cosi come il Duce   10 ha posto e nei limiti dei negoziati fra Paesi che abbiano   11 reciproco bisogno di esportare.   Si può quindi concludere che, specialmente nelbattuale  momento economico, la cui durata è di difficile previsione,  acquistano grande importanza le compensazioni degli scambi,  le quali, basandosi sulla nostra posizione di acquirenti di  materie prime, consentano il maggior possibile collocamento  ai nostri prodotti.    73         IL COMMERCIO    Nel passato esistevano soltanto dei commercianti: oggi  esiste il commercio italiano, perchè il Regime, attraverso la  organi£2;a2;ione, ha dato una personalità unitaria ed organica  anche a questa forma insostituibile di attività economica*   II Duce ha detto che la funcione dei commercio è quella di  portare rapidamente e rasionalmente le merci al consumatore:  questo è il suo compito essensiale*   II commercio al minuto costituisce gran parte delia vita  dei centri urbani* II commercio alhingrosso, che comprende  anche il commercio di esportasione, dà lavoro a migliaia di per-  sone e costituisce una delle espressioni piú alte delia vita civile*  È stato osservato che nel commercio la técnica diventa  vita* In tal senso il commercio è lotta: lotta che comincia nella  piccola bottega familiare e si estende al grande magassino,  che si esplica nella borsa, nella banca e può dare le armi per  formidabili conquiste* Se Tagricoltura e T industria si risolvono  nella produzione di nuovi beni economici e cioè nella trasfor-  mazione delia matéria, il commercio opera trasformazioni che  awengono nello spazio, perchè le merci sono recate dai centri  di produ^ione ai centri di consumo*   L/Italia fascista che non ignora nessun settore deirattività  economica, che fa tesoro delle grandi tradizioni patrie, che ha  il culto dei titoli di nobiltà conquistati dal nostro popolo  nelle guerre e nelle ar ti, neir industria e nel commercio, che  non dimentica la gloria di Venezia e quella di Gênova, come  di Pisa e di Amalíi, non poteva non dedicare anche a questa  forma di attività tutte le cure, contemperandole con le prowi-  denze portate alie altre branche di attività economica dei regime*  L/Italia ha bisogno di espandersi, e quindi deve conqui-  stare anche attraverso i pacifici commerci le grandi vie dei    74      #?/ ^7\sA   continenti e degli oceani; cosi i commercianti possono espliça^ o 1   una magnifica opera di penetracione che porti con le mèrçc^' /  scambiate il nome e la potenca d'Italia nei piú lontani Paesap^ oÇ Vy  Le force commerciali d' Italia si sono già addimostrate alPal- ^  tec£a dei compito, anche perchè il Governo fascista ha saputo  liberare il commercio da quei preconcetti ostili che tanto lo  hanno demoraliczato e awilito* Risanare, dare nuova vita  alie correnti mercantili, ridare nuova consideracione alia fun¬  cione dei commerciante che non è egoistica ed esosa ma è,  come quella degli altri produttori, elemento indispensabile  delia organiczacione economica*   Di solito quando si discorre di commercio alhingrosso ci si  riferisce alie correnti internacionali* Lo dimostra il fatto che  le statistiche ufficiali di quasi tutti i Paesi comprendono sotto  il titolo ricordato le cifre relative alhesportacione e alhim-  portacione* Quei dati dimenticano completamente le importan-  tissime correnti che si muovono alh interno dei singoli Paesi  per alimentarne i mercati*   II Duce, parlando ai commercianti il 26 ottobre delhanno X,  a Milano, affermò che la funcione dei commercio è insosti-  tuibile, rappresentando essa un fattore storico* Questa affer-  macione vale tanto per il commercio alhingrosso come per  quello al minuto* II grossista è infatti un efficace collaboratore  e un precioso consigliere dei produttore* Esso è in grado di  valutare la capacità di consumo dei singoli mercati rispetto  alie diverse merci; esso meglio di ogni altro può stabilire le  attrecsature che occorrono per distribuire le merci al piccolo  consumo* In questo senso la sana attività economica svolta  dal grande commerciante è quanto mai benefica, sia perchè  esso possiede una competenca specifica ed integrale dei mer-  cato di quella data merce in un dato luogo, sia perchè esso    75       adempie alia insopprimibile funcione di intermediário ed è  quindi elemento fondamentale delbeconomia nacionale.   Nei riguardi delFeconomia corporativa il commercio alio  ingrosso può facilitare il raggiungimento rápido ed economico  di particolari forme di disciplina delia producione. II funcio¬  namento dei magaccini ai fini delia conservacione dei prodotti,  specie di quelli di facile deperibilità, l'organiccacione dei proce-  dimenti tecnici per il rápido riassorbimento delle giacence  invendute o invendibili e per il racionale rinnovamento delle  partite di scorta, possono essere affrontati con successo dai  commercianti all' ingrosso organiccati corporativamente.   In tal modo il grande commercio adempie perfettamente ad  un'alta funcione corporativa.   Ma il sistema attraverso il quale si effettua la distribucione  delle merci comprende centinaia di migliaia di piccole aciende.  È per opera dei bottegai che i prodotti deiragricoltura e delia  industria giungono sino alie piu remote valli montane, ai piü  discosti casolari.   L' importanca e T influenca che il commercio al minuto può  esercitare sulla vita sociale giustifica la vigilanca a cui esso è sog-  getto, i controlli che su di esso si esercitano e la disciplina che ad  esso si impone; appunto per questa sua funcione di vivificare  ogni piu remota contrada, di consentire che ogni prodotto sia  accessibile in ogni luogo al piú modesto consumatore, il com¬  mercio al minuto appare meritevole di particolare consideracione.   Le aciende di commercio al minuto ammontano a circa  550.000 con 1.500.000 persone addette, delle quali il 60 %  è formato da proprietari, dirigenti e dai loro famigliari, e il  40 % da veri e propri dipendenti.   La maggioranca quindi è formata da imprese a carattere  famigliare, neiresercicio delle quali le donne partecipano in  proporcioni noteVolissime.    76      Una nozione piú precisa intorno alia natura degli esercúi  commerciali e alia loro importanza si può avere dalla tabella  sotto riportata:   ESERCIZI COMMERCIALI SECONDO IL NUMERO  DEGLI ADDETTI    (cifre per ioo esercizi di ogni categoria)    Cat ego fie   i   addetto   Da 3 a 5  addetti   Da 6 a 10   addetti   Okre  ii addetti   Commercio in grosso:    1     Animali vivi ♦'.   6l, 4   33,5   3 , 1   2, 0   Generi alimentari ♦ . * .   49,2   42,0   5,4   3,4   Filati, tessuti, ecc.   18, 6   47 , 0   18,3   16, i   Commercio al minuto :       Metalli, macchine, ecc* * *   43,8   47 , i   5,6   3,5   Generi alimentari . * * *   60,5   38,8   o,6   0, i   Filati, tessuti, ecc.   59.4   38,2   1,8   0, 6   Mobili, vetreríe, ecc* * * *   52.9   42,0   3,6   1, 6   Oggetti d f arte.   57.5   39,4   2,2   o, 9   Prodotti chimici .   58,8   38,3   1,9   1,0   Misto * . . *.   64, i   33,6   i ,3   1, 0    Nel nostro Paese il numero dei negozi al minuto non sembra  proporzionato ai bisogni delia distribuzione dei prodottn II  rapporto fra la popolazione servita e il numero dei negozi  è leggermente inferiore a quello che si riscontra in altri Paesi*  Mentre in Italia il numero dei negozi è di uno ogni 75 abitanti,  nella Svizzera 11 rapporto sale ad 80, nell* Inghilterra risulta  di 77, negli Stati Uniti d'America di 79, nella Germania di 78*  Attraverso questa rete di distribuzione al consumatore,  nella quale troVano la loro fonte di attività e quindi i loro mezzi  di vita quasi 4 milioni di abitanti, passa il consumo nazionale  e grandissima parte dei denaro necessário alia produzione*    77         Se è incontestabile la utilíssima funcione esercitata da questi  piccoli commercianti è da ritenere che il loro numero sia supe-  nore a quello che tecnicamente sarebbe necessário ed economi¬  camente utile per la distribuzione dei prodotti* In molti medi  e piccoli centri urbani si sono andati moltiplicando in maniera  eccessiva questi piccoli esercizi; Timprenditore pretende di  trarre i mtzzi di vita per Tintera famiglia con un modestíssimo  capitale e servendo uno sparuto numero di clienti* Questo orien-  tamento che si è accentuato in maniera particolare nel periodo  postbellico e durante V inflasione, favorito anche dall'esodo  rurale che allora awenne in maniera intensa, è stato stigmatis-  Zito dal Governo fascista \ il quale intende ridurre al necessário  il costo di ogni servisio e sopprimere gli organismi superflui*  Con lo scopo di ridurre il costo delia distribusione dei beni  dalla produ^ione al consumo e di adattare il piú sollecitamente  possibile i prezzi al dettaglio al livello di quelli alhingrosso — evi¬  tando le conseguenze delia cosidetta vischiosità, cara agli adora-  tori dei «laisse* faire, laisse* passer » — Tordinamento cor¬  porativo dello Stato fascista ha agito e agisce incessantemente*  Come pure compito importantíssimo dell'a£ione corpora¬  tiva in fatto di moralizsa^ione dei commercio e di tutela dei  consumatore è la difesa dalle adulterazioni e dalle frodi*  L'economialiberale può anche attendere che il consumatore o il  tempo facciano da loro giusti^ia dei prodotti non genuini: 1'eco-  nomia corporativa no* Non solo, ma nella lotta economica fra pro¬  dotti genuini e surrogati, fra produ^ioni genuine e sofistica^ioni,  fedele al suo principio deve ispirare Ta^ione all* interesse pre-  valente col quale coincide quello delia collettività nasjionale*   Nel discorso pronunciato dal Duce in Campidoglio, il  33 marso XIV, alhAssemblea delle Corpora^ioni, sono stati  tracciati gli sviluppi delFeconomia fascista*      I    «L/assedio economico — Egli ha detto — ha sollevato  una serie numerosa di problemi, che tutti si riassumono in  questa proposi^ione: r autonomia política, cioè la possibilità  di una política estera indipendente, non si può piü concepire  sen^a una correlativa capacità di autonomia economica* Ecco  la lecione che nessuno di noi dimenticherà!   « Coloro i quali pensano che finito Fassedio si ritornerà alia  situasione dei 17 novembre, shngannano* II 18 novembre 1935  è ormai una data che segna V inicio di una nuova fase delia  storia italiana* II 18 novembre reca in sè qualche cosa di defi¬  nitivo, vorrei dire di irreparabile* La nuova fase delia storia  italiana sarà dominata da questo postulato: realÍ2£are nel  piú breve termine possibile il massimo possibile di autonomia  nella vita economica delia Na^ione »♦   E passando alFanalisi il Capo ha dato il panorama futuro  delFeconomia italiana, che poggerà sopra questi caposaldi*  Nessuna innova^ione sostansiale nelFeconomia agrícola,  che rimane a base privata, disciplinata e aiutata dallo Stato  e armoni%2:ata, attraverso le Corpora^ioni, colle altre attività  economiche nacionali*   Nei riguardi dei commercio estero ha ribadito la sua fisio¬  nomia di funcione diretta o indiretta dello Stato con carattere  duraturo e non contingente; mentre il commercio interno  rimane affidato alFiniziativa individuale o di associa^ioni, come  pure la media e la piccola industria*   II credito è già porta to, con recenti prowedimenti, sotto il  controllo dello Stato* E cosi pure, sen^a precipita^ioni ma con  decisione fascista, lo sarà la grande industria, la quale assu-  merà un carattere speciale, nelForbita dello Stato, con gestione  diretta, o indiretta, ovvero con un efficiente controllo*    79                         ÍIL   VAGRICOLTura italianà  E LA POLÍTICA RURALE DEL REGIME    6-4                    CARATTERI DELL'AGRICOLTURA ITALIANA   L ITALIA ha una superfície territoriale di 310.107 kmq.,  costituita per 4 / 3 da montagna e collina e sol tanto per 1 j s  da pianura,   Su questa limitata superfície, in data 21 aprile 1931-XI,  viveva una popolazione di oltre 41 milioni di abitanti, con una  densità media di 133 persone per ktnq.; oggi siamo oltre 43  milioni (140 per kmq,).   La popolazione dedita all'agricoltura si aggira sui 20 mi¬  lioni di individui raccolti in 4 milioni di famiglie rurali circa,  aventi una media di 5 componenti.   È noto che le condizioni di fertilità dei suolo italiano non  sono le piú felici. Si è ricordato come esso sia prevalentemente  montuoso e collinoso: la pianura si estende soltanto a 6.446.238  ettari. Ma parte di questa pianura è formata da terreni che si  trovano in difficili condizioni per la produzione agrícola, data  la péssima distribuzione delle piogge che li rende eccessiva-  mente aridi per potervi esercitare una ricca agricoltura: ricor-  diamo in particolare il Tavoliere di Puglia e i Campidani di  Cagliari e di Oristano in Sardegna.   Spessissimo poi la pianura era malarica per il disordine  idraulico conseguente al regime torrentizio dei fiumi e al  disboscamento montano.   Nonostante queste infelici condizioni naturali il popolo ita¬  liano è stato costretto ad adibire alie coltivazioni quasi tutta la  superfície, per la forte densità delia popolazione su un terri¬  tório naturalmente povero, a limitato e localizzato sviluppo  industriale, in assenza di colonie redditizie. Tanto che solo  1’8 % delia superfície territoriale è improduttiva: il resto è  a coltura e la massima percentuale di utilizzazione si ha nei  terreni di collina.    83         Anche laddove ammiriamo un'agricoltura particolarmente  intensiva, come nella pianura padana, questa è il risultato di  ingenti opere di miglioramento compiute attraverso i secoli,  che con 1’acqua o contro Tacqua, mediante 1’irrigazione, il  prosciugamento o la colmata, hanno formato una nuova  natura.   Altrettanto dicasi delia meravigliosa sistemazione colunai e  deiritalia centrale, meridionale e insulare, che costituisce una  costruzione dei lavoro dei contadino italiano, che spesso ha  portato a spalle la terra che doveva accogliere nel suo grembo  e alimentare la pianta.   Ma per meglio comprendere la natura e la portata dei pro-  blemi di politica agraria affrontati dal Governo fascista è  opportuno approfondire ulteriormente le condizioni di am¬  biente nelle quali essa si esplica.    RIPARTIZIONE AGRARIA DEL TERRITÓRIO    Ripartizioni geografiche   Seminativi   Coliure   I e g no s e  specializzate   Terreni  saldi I)   Superfície   improduttiva   Superfície   territoriale   Italia settentrionale   4-577   421   6.310   1.563   12.871   Italia centrale * .   2.834   229   2-443   325   5.831   Italia meridionale ♦   3.260   1.068   2.619   382   7.329   Italia insulare ♦ *   2.164   514   2.080   222   4.980   Regno* • .   12.835   2.232   13.452   2.492   31.OII    x) Prati e pascoli permanenti, boschi e castagneti, incolti produttivi.    84         La superfície agraria forestale misura 28*519*000 ettari  dei quali oltre 15 milioni sono costituiti dai terreni agrari  propriamente detti* Di questi, 12*835*000 sono rappresentati  da seminativi semplici e arborati e 2*232*000 da culture  legnose specializzate*   I prati e i pascoli permanenti figurano soltanto con circa 6  milioni di ettari* I boschi compresi i castagneti, si estendono  per 5*561*000 ettari* Gli incolti produttivi, frequenti special-  mente nella dorsale appenninica, raggiungono 1*700*000 ettari*   Nel complesso quindi i seminativi dominano le altre qualità  di coltura con il 45 % delia superfície agraria e forestale*   Ad essi seguono i prati e i pascoli permanenti con il 21/7 %,  i boschi con il 7,8 %♦   In questo ambiente si allevano 7 milioni di bovini, 10 milioni  di ovini, 3*300*000 suini, 1*900*000 caprini* I cavalli raggiun¬  gono quasi il milione, gli asini, i muli e i bardotti raggiungono  circa 1*400*000* Si allevano anche circa 15*000 bufali*   II popolo italiano è un popolo in mareia* Un secolo fa  entro gli stessi confini dei Regno vivevano circa 21 milioni  di abitanti; oggi abbiamo superato i 43* Nelhultimo de-  cennio la popolarione ha avuto un incremento di circa tre  milioni e me^o* Lo Stato fascista, consapevole dei problemi  che una cosi alta densità delia popolarione viene a determi-  nare, si è decisamente orientato verso una política rurale*  E ciò perchè la popolarione rurale possiede nel piú alto grado  la virtü dei risparmio e la tenacia nei propositi, la probità  di vita e il senso delia continuità, Tamore per la terra e per il  lavoro: qualità che invece si attenuano sempre piú nelle popo-  larioni delle grandi città, dove si cerca di vivere la vita « co-  moda », dove si disfrenano gli egoismi piú acerbi, dove il  senso delia solidarietà umana sostanriale e non solo apparente,  ha súbito i colpi piú duri*    85             w-    Bisogna ruralizzare 1 'Italia anche se occorrono railiardi e  mezzo secolo, ha affermato il Capo. Poichè la ruralità non  solo assicura lo sviluppo demográfico, che costituisce una  delle maggiori espressioni delia potenza di un popolo (i rurali  sono i piú prolifici), ma assicura anche la sanità fisica e  morale delia razza, custodisce i grandi ideali delia vita, si  compendia nella famiglia, sente tutta la bellezza dei lavoro  creativo, stimola la virtú dei risparmio. Perchè la mèta agognata  da ogni lavoratore è quella di raggiungere il possesso terriero,  trasformandosi da bracciante in colono, da colono in piccolo  affittuario o in piccolo proprietário/per attaccarsi alia sua terra  che ama e che ha desiderata come aspirazione massima.   Perciò il Regime nella sua política di ruralizzazione tende  a fissare il contadino alia terra, combattendo il bracciantato  anonimo e quasi nômade e stimolando la diffusione delle  forme di colonia e di compartecipazione, nonchè incitando,  come vedremo, 1'estendersi delia piccola proprietà.   «L/anima delia nostra razza, che ha storicamente vissuto  il passaggio dalla vita agreste a quella dell'urbe e che ha tratto  mirabili espressioni di arte, di vita sociale e religiosa, ben sa  come sull'agricoltura sia costruito 1'intero edifício delia pro-  sperità sociale ».   Cosi il Duce si esprimeva in un discorso pronunciato alia  7 a assemblea dell’Istituto internazionale di agricoltura il  2 maggio 1924. II Capo awertiva che altre attività produttive  possono essere piú impressionanti nella grandiosità localiz-  zata delle loro manifestazioni, piú facili apportatrici di gua-  dagno, ma nessuna altrettanto augusta ed essenziale. Poichè,  infine, tutto potrebbe immaginarsi ritolto albumanità delle  sue superbe espressioni di forza e di conquista, ma non mai,  finchè la razza umana esista, non mai 1’arte di trarre dalla  terra madre quanto è necessário a sostenere la vita.     86       È pensando alie virtü rurali dei popolo italiano che il Duce,  al primo congresso di agricoltura coloniale di Tripoli, affer-  mava che in Italia sta sorgendo una nuova generaçione, la  generaçione modellata dal Fascismo: poche parole e molti  fatti* La tenacia, la perseverança, il método, tutte le virtü  alie quali Pitaliano sembrava negato dovranno diventare  domani, e sono già in parte, virtü fondamentali dei carattere  italiano*   Per questi motivi fondamentali il Fascismo ha dedicato le  sue piú solerti cure alio sviluppo delPagricoltura*   II Capo in moltissime occasioni ebbe ad esprimere in  maniera inequivocabile la sua fede negli sviluppi delPagri-  coltura italiana, base delia economia, baluardo contro Tur-  banesimo*   Paralleíamente alia politica agrícola, il Fascismo ha svilup-  pato la politica forestale e montana, di quelle montagne « che  salvaguardano la nostra piú grande pianura e costituiscono  la spina dorsale delia Penisola: la politica dei Regime è diretta  a sostenere la popolaçione delia montagna ai fini pacifici e a  quelli militari »♦   « Tra il mare e le montagne, si stendono valli e piani:  la terra nostra, bellissima, ma angusta, trenta milioni di ettari  per 42 milioni di uomini* Un imperativo assoluto si pone:  bisogna dare la massima fecondità ad ogni çolla di terreno*  II Fascismo rivendica in pieno il suo carattere contadino* Di  qui la politica rurale dei Regime nei suoi diversi aspetti:  il credito agrario, la bonifica integrale, la elevaçione politica  e morale delle genti dei campi e dei villaggi* Solo con il  Fascismo i contadini sono entrati di pieno diritto nella storia  delia Patria* Volgete gli occhi sulPAgro Romano e avrete la  testimoniança delia profonda trasformaçione agraria in via di  esecuçione »♦    87         Con questo inimitabile stile il Duce definiva, airAssemblea  Quinquennale dei Regime, il io marzo deiranno VII, i motivi  fondamentali che spiegano perchè il Regime attui una polí¬  tica rurale*   La nuova política agraria inizia in pieno la sua attività  neiranno 1925.   II Duce, negli anni precedenti diede la sua prodigiosa atti¬  vità a un lavoro di ordinamento, di revisione e di sistema-  zione, perchè Egli, anzichè precipitarsi sulla macchina statale  per frantumarla come ha fatto la rivolmâone russa, ha voluto  « armoniszare il vecchio col nuovo; cio che di sacro e di forte  sta nel passato, cio che di sacro e di forte ci reca, nel suo  inesauribile grembo, 1'awenire »♦   In tutta Tazione política dei Regime, ma in particolare in  quella rurale, giganteggia il nome di Arnaldo Mussolini,  grande anima e grande mente, strappata alia Nazione da una  tragédia che solo possono comprendere appieno coloro — come  ha scritto il Duce — che sono « continuati »♦   La ricostru^ione forestale d'Italia fu un suo preciso fine;  fondò e presiedette il Comitato forestale italiano, organo pro-  pulsore delia rinascita silvana*   Due grandi cimenti contraddistinguono la parte centrale  delia política rurale dei Regime:  la battaglia dei grano,  la bonifica integrale*   Entrambe pensate, volute, guidate dal Duce*   Çominciamo dalla prima*    88           LA BATTAGLIA DEL GRANO    latino, non è soltanto Capo e con    II Duce, puríssimo genio  dottiero, ma anche Poeta:   Amate il pane  cuore delia casa  profumo delia mensa  gioia dei focolari   Rispettate il pane  sudore delia fronte  orgoglio dei lavoro  poema di sacrifício    Onorate il pane  gloria dei campi  fragranza delia terra  festa delia vita   Non sciupate il pane  ricchezza delia Patria  il piú soave dono di Dio  il piú santo prêmio  alia fatica umana.    Rileggendo queste parole di saggez^a e di amore, nelle quali  si trasfonde con un religioso senso delia vita il rispetto per le  cose eterne donateci da Dio, non si può non provare una  profonda commozione,   Esse esprimono Panima con la quale fu dichiarata la bat-  taglia dei grano; non si tratta di raggiungere finalità soltanto  economiche, ma di appagare un bisogno pátrio che supera  il fatto economico per divenire integrale fatto político,   II Capo a Palato Chigi, il 4 luglio delPanno III, inse-  diando il Comitato permanente dei grano, affermava che  Pannuncio delia battaglia dei grano aveva avuto una ripercus-  sione profonda in tutto il Paese, Segno certo che rispondeva  ad una necessità universalmente sentita, Egli ricordava le  conseguenze finanziarie dello scarso raccolto delPanno 1924,  le quali ammonivano severamente a fare tutto il possibile  per conquistare Pindipendenza per il fondamentale alimento  dei popolo italiano*    89          II Capo stesso fissava le direttive delfasione:   I o non è strettamente necessário aumentare la super¬  fície coltivata a grano in Italia* Non bisogna togliere il terreno  alie altre colture che possono essere piú redditizie e che co-  munque sono necessarie al complesso deireconomia nazionale*  È da evitare quindi ogni aumento delia superfície coltivata a  grano* A parere unanime la cifra di ettari raggiunta con le  semine dei 1924 può bastare;   2 o è necessário invece aumentare il rendimento annuo  di grano per ettaro* L/aumento medio anche modesto dà  risultati globali notevolissimi*   Posti questi capisaldi, il Comitato permanente doveva  affrontare:   a) il problema selettivo dei semi;   b) il problema dei concimi e in genere dei perfezionamenti  tecnici;   c) il problema dei prezai*   Per reali2£are tutte le possibilita di miglioramento delle  nostre colture granarie bisognava arrivare alie grandi masse  rurali, veramente silen^iose e operanti, al grosso cioè delfeser-  cito disseminato nelle campagne italiane*   II popolo italiano era perfettamente convinto delia san-  tità di questa battaglia e delia possibilità di vincerla; Egli  sentiva che si lottava per la vera libertà cioè per la libe-  razione delia Nasione dalla maggiore servitü economica  straniera*   Ventisei giorni dopo il Duce parlando ai capi delle orga-  niç2;a2;ioni agricole, pronunciava parole fatidiche che oggi  sono scolpite nel cuore di ogni agricoltore d'Italia: « Battaglia  dei grano significa liberare il popolo italiano dalla schiavitü  dei pane straniero* La battaglia delia palude significa libe¬  rare la salute di milioni d^taliani dalle insidie letali delia     malaria e delia miséria* II Governo fascista ha ridato al  popolo italiano le essenziali libertà che erano compromesse  o perdute: quella di lavorare, quella di possedere, quella di  circolare, quella di onorare pubblicamente Dio, quella di  esaltare la vittoria e i sacrifici che ha imposto, quella di aver  la coscien^a di se stessi e dei proprio destino, quella di sentirsi  un popolo forte non già un semplice satellite delia cupidigia  e delia demagogia altrui*   «Voi, agricoltori d'Italia, che sapete per la dura espe-  riensa dei vostro lavoro come le leggí delbuniverso siano  inflessibili, voi siete i piú indicati ad intendere questo mio  discorso*   « Recate a tutti i piú lontani casolari, a tutti i vostri camerati  disseminati per i campi delia nostra terra adorabile, il mio  saluto e dite loro che, se la mia tenace volontà sarà sorretta  dalla loro collaborazione, Tagricoltura italiana verrà incontro  ad un'epoca di grande splendore »♦   E cosi, infatti, è stato*   La battaglia dei grano è stata Tindice piú eloquente delbin-  dirÍ2;2;o delia politica agraria dei Regime*   Con la battaglia dei grano si è voluto poten^iare tutta 1 'agri-  coltura italiana, sospingerla a reali^are il massimo delia produ-  zione ottenibile in tutti i settori* Sia nel campo viticolo come  in quello ortofrutticolo, nelbolivicoltura come nel campo delle  colture industriali, sono State prese una serie di prowidenze  intese ad ottenere il miglioramento delle coltivazioni ed il  collocamento dei prodotti*   Attraverso Topera vigile e continua delblstituto Na2;ionale  per TEsportazione nuovi sbocchi sono stati aperti al commercio  estero delia frutta, degli agrumi, degli ortaggi; sono stati  attentamente studiati i centri esteri di consumo; è stato disci-  plinato Tafflusso dei prodotti ortofrutticoli; sono State imposte   9x         agli esportatori norme rigide per garantire la qualità dei pro-  dotti venduti.   Nè Topera di difesa deiragricoltura poteva estraniarsi dalla  tutela dei rurale di fronte airinsidia delia speculazione.   Uorgãnizzazione degli ammassi granari, intesi a sottrarre  Tagricoltore alia vendita formata dei frumento nel periodo  dei raccolto, ha disciplinato il mercato, costituito una riserva,  evitato che ai contadini, come frutto deíla loro fatica, fosse  riservato il piú basso prezzo raggiunto súbito dopo la trebbia-  tura. II favore sempre crescente che tale istitusione ha incon-  trato presso gli agricoltori sta a dimostrare la sua efficacia  e la radicata fiducia che essi hanno in questa come in tutte le  altre prowidensje dei Regime.   Se nel vasto quadro delia politica economica fascista la  battaglia dei grano costituisce un episodio, esso è però tal¬  mente grandioso e suggestivo, acquista tanta importanza spiri-  tuale ed economica, da prestarsi magnificamente per dare  unhdea dei clima nel quale il popolo italiano ha lavorato in  questi ultimi anni*   Nel quadriennio 1931-1924, prima cioè che il Duce chia-  masse gli agricoltori a raccolta per ini^iare la battaglia, la  produzione granaria oscillava intorno ai 50 milioni di quintali  con un rendimento per ettaro di qL 10,9, cioè poco superiore  alia media di qh 10,5 segnata nel quinquennio prebellico  1909-13.   II raccolto na^ionale era assolutamente inadeguato al con¬  sumo. Questo era fortemente aumentato per la migliorata  alimentasàone dei popolo italiano, il quale aveva sostituito  il frumento al granturco, alie castagne ed agli altri alimenti  che, specie nelle zone di montagna, erano usati largamente.  Si doveva quindi ricorrere in misura crescente ai grani stra-  nieri: Timportazione media che nel decennio 1905-1914 era    92         di 13 milioni, era salita alia cifra di 26 milioni di quintali nel  quadriennio 1921 -1924*   Considera2;ioni meramente economiche si univano a quelle  di carattere spirituale*   E i risultati non si fecero attendere*   Mentre la media produzione dei quadriennio bellico fu di  qL 9,99 per ettaro, eguale a quella dei quadriennio prebellico,  la media produ^ione dei primo quinquennio delia battaglia  dei grano fu di qL 12,5 cioè di 2 quintali superiore a quella  bellica e di 2,5 superiore a quella dei primo quadriennio  postbellico*   Sono oltre 10 inilioni di quintali di aumento assicurati alia  produ^ione frumentaria nasionale, pur con anni, come il  1927 e il 1930, le cui condizioni climatiche furono assai  sfavorevolL   La media produzione dei secondo quinquennio delia bat¬  taglia fu di qL 14,65 per ettàro*   II progresso si è verificato in ogni parte dei Paese: nelLItalia  settentrionale come in quella meridionale e insulare; nelle  zone di collina come in quelle di pianura*   Se dalle cifre medie passiamo a considerare le punte piú  elevate, colpiscono le produ^ioni altissime che si sono rag-  giunte, non in ristrette particelle di pochi metri quadrati,  ma su ettari di terreno in pieno campo; produzioni che una  volta sembrava follia sperare, e che sono State ottenute per  virtú di una técnica moderna che solo la battaglia dei grano  poteva stimolare*   Le punte di qL 40 che un tempo sembravano insupera-  bili sono salite a qL 74 nel 1932, a 82 per ettaro nel 1933*  I metodi tecnici di coltivazione si diffondono: la schiera dei  concorrenti alia vittoria dei grano è passata da poche centi-  naia a migliaia*    93           Le produ^ioni medie hanno segnato un continuo aumento  come dimostrano i dati seguenti in quintali per ettaro di super¬  fície coltivata a grano:    Anno   Quintali   Anno   Quintali   1915   9,2   1926   12, 2   I916   IO, 2   1927   10, 7   1917   8,9   1928   12, 5   1918   II, 4   1929   14, 8   1919   10,8   I93O   11,9   I92O   8, 4   1931   13,8   1921   11, 0   1932   15,3   1922   9 , 5   1933   16, 0   1923   13 , i   1934   12, 8   1924   IO, I   1935   15,3   1925   13,9      Le medie di ql* 15,3 nel 1932, di ql* 16,0 nel 1933 e di 15,3  nel 1935, sono di un'eloquen£a suggestiva*   Si hanno fondatissimi motivi per ritenere che Tattuale  media nazionale di 14-15 quintali per ettaro possa essere supe-  rata nel prossimo awenire, anche se i capricci dei clima  potranno provocare qualche regresso occasionale*   Oggi Tltalia è in grado di poter produrre tutto il pane che  occorre per i suoi figli: nel 1933 il raccolto è stato di 8r milioni  di quintali, nel 1934, annata particolarmente awersa per fat-  tori climatici eccedonali, la produzione è riuscita a mante-  nersi al livello di 63 milioni di quintali con una media di 12,8  ad ettaro* II raccolto dei 1935, di 77 milioni di quintali,  dimostra che la produ^ione si è ormai stabili^ata intorno a  cifre le quali possono oscillare solo nel campo di varia^ione  segnato dalle influente insopprimibili delle vicende stágionalú    94          r    A n n o   Produzione totale  in milíoni di quintali   1931 ******************   66, 52   1932 .* ♦.   75,37   1933 * * * . .* .   81, IO   1934 . *****   63, 43   1935 .*.   77 , 14    La battaglia dei grano, prima che un insieme di prowe-  dimenti economici e tecnici per Tincremento delia produzione  granaria, è stata un grido di fede e un segno di volontà*  Quando il Duce con il suo intuito infallibile, la proclamò,  compi anche in questa contingenza un grande atto rivoluzio-  nario, técnico ed economico*   Técnico, perchè reagi contro un # opinione diffusissima, che  cioè lTtalia non avrebbe mai potuto produrre tutto il grano  occorrente alia sua popolazione* Economico, perchè reagi  contro la passiva rassegnazione di una nostra immodificabile  insufficienza granaria e distrusse quel mito liberista per cui  si riteneva preferibile che lTtalia tendesse alia produzione di  frutta ed ortaggi da scambiare col frumento, anzichè si per¬  desse dietro allTllusione deli'indipendenza granaria*   11 successo si deve anzitutto a quella grande forza che si  chiama volontà umana, che ha armato la técnica e che il Duce  ha trasfuso nello spirito di tutti gli italiani e nelFazione alacre  dei popolo rurale*    95                     LA BONIFICA INTEGRALE    II Capo, il 28 ottobre delhanno VI, inviando un messaggio  alie Camicie Nere di tutta Italia, ricordava: «in quest'ora di  esultanza e di propositi, tre fondamentali avvemmenti: la  riforma monetaria, la legge sul Gran Consiglio, la bonifica  integrale. Sono tre date fondamentali nella storia dei Regime  che rendono particolarmente significativo 1 ’anno VI.   « La riforma monetaria ha coronato la strenua difesa delia  lira, la quale presidiata dalForo non teme manovre o sorprese.  La legge dei Gran Consiglio stabilisce la stabilità e la durata  dello Stato fascista. La bonifica integrale darà terra e pane   ai milioni di italiani che verranno ». .   II Capo ha voluto che Tagricoltura andasse al primo piano  deireconomia italiana perchè i popoli che abbandonano a  terra sono condannati alia decadenza; ed è mutile, Egli am-  moniva, quando la terra è stata abbandonata, dire che bisogna  ritornarvi. La terra è una madre che respinge inesorabilmente  i figli che 1'hanno abbandonata.   Bonifica integrale significa graduale trasformazione de a  terra a forme di vita agricola piü intense e civili; significa  processo di adattamento delia terra, che si attua attraverso  1'immobilizzazione di grandi capitali e con 1'esecuzione 1  grandi lavori. ’   In un primo tempo per bonifica si intese semplicemente  il prosciugamento di paludi, per difendere le popolaziom  dalla malaria. L’esiguità dei risultati ottenuti con la semphce  eliminazione delle acque sovrabbondanti, non seguita od mte-  grata dalla trasformazione delhordinamento delia produzione  agricola, convinse gli organi responsabih circa l’insufficienza  delia sola sistemazione idraulica delle terre. S impose qum 1  1’integrazione delle opere idrauliche con altre opere volte a    96      dotare di viabilità, di fabbricati e di piantagioni legnose, le  Zone redente, affinchè la popola^ione che ivi già risiedeva o  che vi sarebbe immigrata potesse trovare adeguate condi^ioni  di vita* Tale indirh&o fu anche dovuto al fatto che Tespe-  rien^a insegnava come la malaria fosse non soltanto dovuta  alia palude ma anche alia mancan^a di coltiva^ione* Fu  messa cosi in chiara eviden^a Fimportan^a enorme che ha  la intensificadone delle colture, per higiene dei territori  prosciugati*   Troppo spesso prima dei Fascismo era accaduto che le  costose opere di prosciugamento e di canalÍ££a2;ione compiute  dallo Stato non fossero seguite dal necessário completamento  e dalla valori^^a^ione delle terre da parte dei privati* L/ini~  Cativa di questi rimaneva torpida e si estraniava quasi da  quella statale mancando il necessário collegamento; il quale,  se deve essere provocato da una saggia legislasione, deve  essere pure frutto di una cosciente volontà capace di imporre,  occorrendo, la trasformasione agraria*   Questa conce2;ione però non potè affermarsi in maniera  decisa e sicura se non dopo Favvento dei Fascismo che pose  il problema delia bonifica integrale tra quelli fondamentali  dello Stato, riconoscendone Timportan^a política e sociale*   II continuo incremento delia popola^ione che impone il  piü alto grado di intensità produttiva e le differen^e di densità  demográfica che si notano fra regione e regione, richiede-  vano una política rurale che potenziasse la produzione ed  attenuasse i piu stridenti squilibri demografici*   II concetto di bonifica integrale non si esaurisce quindi in  un solo fatto técnico ed economico, ma ha anche un valore  demográfico altissimo; la bonifica va congiunta con una polí¬  tica mirante a portare la vita nella terra redenta e a radicarvi  huomo rendendolo partecipe alia produsione*    7-4    97           Solo cosí si compie una grande rivoluzione terriera e si  attua una grande conquista sociale.   II Fascismo quindi non considera la bonifica una semplice  opera di prosciugamento di terre palustri, o anche un’opera  atta a trasformare terre mal coltivate o incolte, ma consi¬  dera la bonifica una iniziativa assai piú complessa e lungi-  mirante, intesa a creare nuove fonti di lavoro e di ricchezza,  nuovi aggregati civili, a restituire alia vita rurale il suo fascino  e la sua sanità, a porre un argine al dilegante urbanesimo.   Nel quadro delia bonifica integrale rientra, perciò, il pro¬  blema importantíssimo delia casa rurale, che il Duce per primo  ha visto e súbito imposta to.   II Capo in occasione delia premiazione dei concorso nazio-  nale dei grano, il 14 ottobre delbanno VI, affermava che la  bonifica integrale dei território nazionale è un'iniziativa il  cui compimento basterà da solo a rendere gloriosa, nei secoli,  la Rivoluzione delle Camicie Nere.   Questa iniziativa è 1 ’indice di un orientamento dei Regime  fascista che il Duce ha espresso in questa forma: il tempo  delia política prevalentemente urbana è passato: ora è il tempo  di dedicare i miliardi alie campagne, se si vogliono evitare  quei fenomeni di crisi economica e di decadenza demográfica  che già angosciano paurosamente altri popoli.   Per raggiungere queste finalità il Governo fascista ha prov-  veduto a riordinare, perfezionare, completare, la legislazione  sulla bonifica.   Sono stati distinti i terreni compresi nei comprensori di  bonifica propriamente detti, nei quali bisogna procedere ad  una radicale trasformazione delbordinamento delia produ-  zione agraria, dai terreni che richiedono soltanto migliora-  menti fondiari, onde perfezionare 1 'attuale ordinamento. Mentre  per Tesecuzione dei miglioramenti fondiari da compiersi sui    98           terreni che non sono compresi nei comprensori di bonifica, lo  Stato concede contributi per stimolare 1 'iniziativa; nei com¬  prensori di bonifica lo Stato esercita pienamente la sua attività  pubblica.   È esso che fissa i caratteri fondamentali dei nuovo ordina-  mento produttivo da instaurare nei terreni bonificati: è esso che  sostiene interamente o in gran parte la spesa per Tesecuzione  di quelle opere di carattere pubblico, che sono indispensabili  per creare le condizioni ambientali adatte ad accogliere le  nuove forme di agricoltura che si vogliono introdurre.   In questi terreni di bonifica i proprietari sono tenuti, per  espressa norma di legge, ad eseguire tutte quelle opere di  carattere privato atte a far si che la bonifica compiuta si  svolga nel senso che lo Stato ha stabilito. I privati possono  giovarsi dell’aiuto finanziario statale, sia richiedendo contri¬  buti per 1'esecuzione delle opere o concorsi governativi per  il pagamento degli interessi sui mutui contratti per compierle.   La legge fondamentale delia bonifica è la legge Mussolini  dei 1928. L'applicazione di essa ha esteso i territori di  bonifica ad oltre 4 milioni di ettari, cosi distribuiti per  compartimento:    SUPERFÍCIE DEI COMPRENSORI DI BONIFICA    Piemonte . ♦   ♦ . ha. 73.476   Lazio ♦ . . . .   ha. 219.338   Liguria . ♦   . ♦ » 60.300   Abruszo e Molise   »   51.188   Lombardia ♦   ♦ . » 206.539   Campania ♦ . ♦   »   331.490   Tre Venezie   . ♦ » 808.053   Puglia ♦ . . . .   »   778.208   Emilia... . ♦   . . » 889.741   Lucania * ♦ ♦ .   »   1 23 -573   Toscana ♦ ♦   • ♦ » 457.660   Calabria ....   »   329.417   Marche . .   . ♦ » 217.431   Sicilia.   »   129.653   Umbria ♦ ♦   . ♦ » I.IIO   Sardegna ....   »   166.815    Regno ha. 4.736.983    99          Anche V irriga^ione è entrata nel domínio delia bonifica*  Essa costituisce un formidabile tntzzo per aumentare la capa-  cità produttiva dei terreni che, specie nel nostro Paese, soffrono  per Peccessiva siccità*   Le piü grandi reali^azioni dei Regime nel campo delia  bonifica sono segnate dalla redensione delPAgro Pontino* Dove  una volta regnava lo spettro delia perniciosa oggi sorridono  al sole laziale tre gemme: Littoria, Sabaudia e Pontinia*  Altre seguiranno ad attestare la mareia trionfale delPEra  fascista in cui «si rinnovano gli Istituti, si redime la terra,  si fondano le città »♦   A fianco delle prowiden^e per la battaglia dei grano e per  la bonifica integrale, numerosissime sono le altre prese per  tutte le svariate branche agricole in tredici anni di Regime*  Particolari provvedimenti negli anni di awersa congiun-  tura e per stimolare Popera miglioratrice, furono presi in  matéria di credito agrario e per sowensioni agli agricoltori  dissestati*    ioo             IV.    INDUSTRIA E ARTIGIANATO                  L' INDUSTRIA    L UTALIA sino al 1860 è stata un Paese quasi esclusiva-  f mente rurale*   Anche nella Valle Padana, nella prima metà dei secolo scorso,  le industrie raramente presero largo sviluppo e mai riuscirono  a superare per importanza Tagricoltura che assunse invece,  specie nella zona irrigua, un carattere spiccatamente industriale*  Soltanto alia fine dei secolo scorso, specie nelFAlta Lom-  bardia, le industrie acquistarono notevole importanza; tale  sviluppo si intensifico nel primo decennio di questo secolo*  L* industria tessile si affermò per prima battendo progres¬  sivamente Tartigianato e i numerosi telai domestici* Tra il  1880 e il 1890, sorsero i primi grandi stabilimenti di filatura;  quindi le prime installazioni di alti forni a cok e di forni Martin  per V industria siderúrgica, cui seguirono le industrie meccaniche*  NelPultimo decennio dei secolo scorso si svilupparono anche  numerose medie industrie che costituiscono la parte piú solida  delia industria italiana: fabbriche di vetri, di ceramiche, con-  cerie, fabbriche per la carta e per produzioni alimentari*  Nello stesso tempo hanno vita le prime industrie delia gomma,  si diffondono nuove fabbriche per la tessitura dei lino, delia  seta e delia canapa*   AlPalba dei secolo XX comincia lo sviluppo delh industria  idroelettrica, che doveva raggiungere un alto grado di potenza  nel periodo fascista, e cominciano ad affermarsi cospicue  industrie chimiche* II decennio che precede la conflagrazione  europea vede sorgere i primi grandi zuccherifici e vede molti-  plicarsi le fabbriche di cemento per adeguarsi al crescente  bisogno delhedilizia* Nello stesso periodo la industria che si  era localiz^ata nelle provinde settentrionali, comincia ad  estendersi anche nelh Italia centrale e meridionale*    103        Nel trentennio anteriore alia guerra, perciò, Y Italia si tra-  sforma da Paese quasi esclusivamente agricolo, in Paese nel  quale, pur restando Tagricoltura la base economica, esiste già  un complesso di attività industriali che soddisfano in gran parte  ai bisogni interni e si accingono alhesportazione*   Durante il periodo bellico Tattività industriale si è molti-  plicata, per sostenere lo sforzo immane a cui era soggetto il  Paese; però Y industria crebbe in maniera disordinata, accen-  tuando i vizi di disarmonia che già esistevano*   L' immediato dopoguerra che va dal 1919 al 1922, caratte-  ri^ato da un periodo di crescente disintegradone delia com-  pagine economica dei Paese, non poteva certamente migliorare  la situazione* Anche P industria italiana — come ogni altra attività  — ha largamente beneficiato dei nuovo clima político, nonchè  dei nuovi ordinamenti creati dal Fascismo* In questa nuova  atmosfera psicológica, política ed economica, Tindustria italiana  si lanciò con fede ed audacia verso nuove conquiste*   L/autorità dello Stato non solo dava le garan^ie indispensabili,  ma prowedeva a creare quel complesso di condi^ioni favorevoli  per la ripresa economica, che da tempo mancavano e che sono  necessarie per aiutare, coordinare e completare Fattività privata*  Neir industria, importan^a capitale ha avuto il nuovo ordine  sindacale corporativo, con la creazione di organi adatti a risol-  Vere in sede di collabora^ione i contrasti inevitabili tra capi¬  tale e lavoro*   Numerosi sono i prowedimenti presi dal Governo fascista  per difendere ed aiutare lo sviluppo industriale*   I prowedimenti investono tanti settori delPattività indu¬  striale italiana*   Citiamo ad esempio le prowiden^e per Y industria ^olfifera  duramente colpita dalla concorrenza americana; quelle per  T industria marmifera, che ha pure larghi riflessi sociali*    104            Con particolare riguardo airagricoltura e alie necessità bel-  liche, di speciali prowidenze hanno goduto le industrie dei  prodotti atotati, fondate sulle superbe inventioni dei nostri  tecnici, che hanno consentito di produrre in Paese, utilit-  £ando Patoto delParia, i nitrati necessari airagricoltura e alie  industrie di guerra, liberandoci dalla servitü straniera*   IP industria delia seta naturale un giorno fiorentissima,  nonostante la crescente concorrenza delia fibra artificiale, è  stata ripetutamente sorretta, direttamente e indirettamente  attraverso i premi alia bachicoltura*   Di speciali previdente dei Governo fascista ha anche goduto  la giovane industria cinematográfica*   II tracollo dei prezei che continuo con un crescendo pauroso  e che mise moltissime industrie in condizioni di estrema diffi-  coltà, consigliò il Governo ad applicare una disciplina siste¬  mática nella produzione, capace di ridurre la disordinata con¬  correnza che recava anche pregiudizio al complesso delia  economia nazionale* Con disposizioni legislative dei dicembre  1931 il Ministro delle Corporazioni fu autorizcato a costituire  consorzi obbligatori fra gli esercenti V industria siderúrgica*  Successivamente con legge dei giugno 1932, furono stabilite  le norme generali per la costituzione ed il funcionamento dei  consorzi tra esercenti uno stesso ramo di attività, e con la legge  dei gennaio 1933 si diede al Governo il potere eccezionale di  sottoporre ad autoriz^azione i nuovi impianti industriali e gli  ampliamenti di impianti preesistenti*   In tal modo la nuova realtà corporativa cominciava ad  esplicare in pieno la sua delicata funcione anche nel campo  deir industria* Cosicchè non soltanto fu evitato il pericolo di  lasciare costituire nelP interno dei Paese formidabili monopoli  di carattere supercapitalistico, ma venne indiriz^ata la produ-  tione industriale verso queirarmonica costituzione a carattere    105       nazicnale che sollanto lo Stato può veramente effettuare. II  concetto privato di azierda industriale, viene permeato da un  concetto nuovo, il corporativo, nel quale Pelemento pubblidsta,  se non acquista prevalenza assoluta, costituisce certamente la  finalità.   Larga applicazione ha avuto la ancidetta legge dei 1933:  il Ministero delle Corporacioni esamina periodicamente le  domande presentate e prowede o meno alia loro approvazione  compiendo un lavoro salutare per Tequilibrio delP industria  nadonale.   Nel campo delia navigadone Topera dei Governo, in armonia  alio spirito legislativo or ora ricordato, è stata intesa a promuo-  vere e ad agevolare concentracioni e fusioni, evitando cosi  Taggravarsi di alcune situadoni di disagio che si erano venute  determinando con la crisi dei noli.   Le società Citra e Florio sono State fuse nella Tirrenia;  La S* Marco, P Anônima Industrie Marittime, la Puglia, la  Costiera, la Zaratina e Nautica, si sono fuse nelPAdriatica.  Questa, con il suo blocco di 48.000 tonnellate, esercita il  traffico nelhAdriatico e nelPEgeo, mentre la Tirrenia, con le  sue 128.000 tonnellate, effettua i suoi servici nel Tirreno e  per le Colonie.   La Marittima e la Sitmar si sono fuse nel Lloyd Triestino  costituendo un blocco di 210.000 tonnellate destinato ai servici  dei Mediterrâneo Orientale, dei Mar Nero, delP índia e dello  Estremo Oriente.   II Lloyd Sabaudo e la Navigadone Generale Italiana si sono  fuse nelPItalia, che è la piú potente adenda marittima italiana,  formata da un blocco di 360.000 tonnellate adibita ai servici  delle Americhe, delP África e delPAustralia.   Già discorrendo delia politica financiaria avemmo occasione  di ricordare lTstituto per la Ricostrucione Industriale (I. R. L)    106          creato dal Governo fascista nel gennaio dei 1932, dopo avere  dato vi ta, nel novembre dei 1931, airistituto Mobiliare Italiano  (I. M* L)* Entrambi questi Istituti hanno avuto una influenza  notevolissima suir industria italiana»   L* I* M* I* ha lo scopo di accordare prestiti ad imprese pri-  vate italiane e di assumere eventualmente partecipazioni azio-  nali* Gli impegni non possono in ogni caso estendersi ad un  período superiore ai 10 anni*   L* L R* L comprende una sezione che si occupa delle sov-  venzioni e dei crediti alP industria, e una seconda che ha il  compito di liquidare alcune imprese in passato gestite dalPIsti-  tuto di liquidazione*   II Governo fascista con la sua política industriale ha dato  ancora una volta la dimostrazione dei suo equilíbrio, delia sua  saggezza e di una grande tempestività ed energia» Esso non  solo non è caduto nel consueto errore di paralizzare Tinizia-  tiva privata, ma ne ha potenziato invece e favorito lo sviluppo  in armonia con quella disciplina e con quello spirito di mutua  comprensione e di collaborazione che sanciscono i basilari  principii delia Carta dei Lavoro»   Una visione sintética e nello stesso tempo precisa delia  struttura industriale di cui è dotato il nostro Paese si può  avere dal censimento industriale e commerciale compiuto il  15 ottobre 1927*   Da esso appare chiaramente che in Italia predominano le  piccole aziende con un modesto numero di addetti; su 732*109  aziende ben 692*313 hanno meno di n addetti* In queste  piccole aziende trovano occupazione 1*510*304 persone, cioè  piü di un terzo di tutti gli addetti alie industrie censite, che  ammontano a 4*005*790* L/esame analítico fatto in base alie  classi di industrie, dimostra che il numero maggiore di addetti    107       è impiegato nelle industrie tessili le quali, nel nostro Paese,  si sono sviluppate in maniera imponente e sono raggruppate  in un numero relativamente piccolo di stabilimenti.   In ordine d' importansa, secondo il numero delle persone  impiegate, segue V industria dei trasporti e delle comunica-  sioni, cui attendono poco piü di mezzo milione di persone  (518,983).   Le industrie meccaniche e quelle dei vestiário raggruppano  un numero di addetti pressochè uguale: rispettivamente 478.896  e 491.793. Esse differiscono per il numero degli esercizi che  risulta di 80.705 per le industrie meccaniche e di 108.470 per  quelle dei vestiário.   Le industrie alimentari ed affini assorbono il lavoro di circa  340,000 addetti; un numero di poco minore ne occupa Tindu-  stria delle costru^ioni; 286.115 persone, distribuite in 103.015  adende, si dedicano alh industria dei legno.   È opportuno rilevare che le a^iende con un numero di addetti  superiore al migliaio sono frequenti specialmente nel gruppo  delle industrie tessili (71) e meccaniche (46), seguono quelle  siderurgiche e metallurgiche (24) e, infine, quelle dei trasporti  e delle comunica^ioni (23),    108            ...-i    In complesso   Sino a   10 addetti    Esercizi   Addetti   Esercizi   Addetti .   Industrie connesse con Ta-  gricoltura ♦ ♦♦♦♦♦♦   IO.419   45.842   9.699   - \   20.219   Pesca   13.578   43.051   13.2H   35.907   Miniere e cave ♦ ♦ ♦ ♦ ♦   5-124   98.778   3.842   12.606   Industria dei legno ed affinL   103.015   286.II5   100.367   2I2.2 o 8   Industrie alimentari ed afíini   81.973   343.081   78.835   201.6l6   Industria delle pelli, cuoi,  ecc. .♦♦♦♦♦♦♦♦   7-950   53*373   7.142   16.020   Industria delia carta ♦ . .   2.267   45.749   1-539   5-525   Industrie polígrafiche • ♦   8.002   57.508   6.894   19.701   Industrie siderurgiche e me-  tallurgiche   2.102   122.519   1-259   5.097   Industrie meccaniche * * ♦   80.705   478.896   76.560   I7O.746   Lavorazione dei minerali,  esclusi i metalli ♦ ♦ ♦ *   17.401   171.922   14.452   44.824   Industria delle costrusioni.   38.537   332.562   32.925   88.648   Industrie tessili ♦ ♦ ♦ *   10.408   642.887   6.24O   16.824   Industria dei vestiário, ecc*   191.274   491.973   m   00   t>   00   M   352.978   Servizi igienici, sanitari,ecc*   38.286   95-497   37.804   75-839   Industrie chimiche * ♦ . ♦   5.154   99-475   3 927   12.971   Distribusione di forza mo-  trice, luce, ecc* * * * *   5.910   60.463   4-923   I4.27O   Trasporti e comunicazioni*   108.470   518.983   IO3.477   2OO.854   Combinadoni di industrie  di diverse classi ♦ ♦ ♦ ♦   | 1-534   17.116   1.363   3-451   Totale ♦ * ♦   732.109   4.005.790   692.313   i.510.304                     L'industria mineraria, esplicantesi specialmente nel settore  dei ferro, dei piombo e dello zinco, delia pirite e dei combusti-  bili fossili, ha segnato un forte incremento nel periodo che  corre dal 1925 airinisio delia crisi economica mondiale*  Mentre nel 1921 e anche nel biennio 1923-24 la produ-  sione di minerali di ferro oscillò intorno a 300*000 tonnellate,  negli anni seguenti ebbe forti incrementi tanto che nel 1930  supero nettamente le 700*000* Anche i minerali di piombo  e zinco, che nel 1922 erano prodotti in una quantità di poco  superiore a 120*000 tonnellate, nel sessennio 1925-30 raggiun-  sero una produzione media di oltre 250*000* I combustibili  fossili, nel rigoglioso periodo delheconomia fascista, supera-  rono la produ^ione di un milione di tonnellate e nel 1929  raggiunsero la cospicua cifra di 1*400*000*   La produzione di piriti di ferro, che nel periodo pre-bellico  raggiunse faticosamente le 300*000 tonnellate annue, nel  sessennio 1925-30 raggiunse una produzione media di oltre  600*000 e nel 1930 supero le 700*000*   I prodotti delhindustria metallurgica hanno segnato graduali  aumenti nel periodo fascista.   I dati sottoriportati, riferentisi alia ghisa di alto forno, al  ferro e alhacciaio, lo dimostrano chiaramente;    Anni   Ghisa cTalto forno   Ferro e acciaio 1   Anni   Ghisa d'a!to forno Ferro e acciaio    in migliaia di tonnellate   jn migliaia di tonnellate    489 1721                             È rilevante il fatto che nel biennio 1938-29 si sia superata  la produzione di oltre due milioni di tonnellate di ferro e di  acciaio e che la ghisa d'alto forno neiranno 1929 abbia raggiunto  la produzione di 670*000 tonnellate*   La produzione di piombo è salita, da circa 12*000 tonnellate  prodotte nel 1921, a una produzione media di 20*000 e nel 1932  ha raggiunto la cospicua cifra di 31*470 tonnellate* Anche la  produzione di mercúrio, che nel 1921 superava appena le 1000  tonnellate, nel triennio 1927-29 è quasi raddoppiata*   Forte incremento ha pure avuto la produzione di zolfo  grezzo, la quale mentre nel triennio precedente Tawento dei  Fascismo si era mantenuta assai inferiore alie 300*000 tonnel¬  late, nel triennio 1931-33, nonostante le difficoltà create dalla  crisi, supero la media produzione di 350*000 tonnellate, come  dimostrano i dati seguenti:    A n n i   Z 0 1 f 0    in migliaia di tonnellate   x 92 X *****************   274   1926 *****************   271   1927 *****************   306   1931 ********.* * * *   354   1932 * * *.*****   350    Speciale importanza hanno i prodotti chimici, i quali,  specie nel campo dei concimi, hanno ricevuto, per Timpulso  dato dal Fascismo airagricoltura, un insperato incremento*  Tra questi va ricordato il perfosfato che, mentre nel período  prebellico era prodotto in una misura poco superiore alie  900*000 tonnellate, nel 1925 ha superato il milione e mezzo,  di tonnellate* Importantissima è stata pure la produzione di              concimi azotati, segnatamente delia calciocianamide e dei nitrato  di soda, ottenuti con processo sintético valendosi delbazoto del-  1 'aria. In virtú di ciò 1 'agricoltura italiana si può dire oggi com¬  pletamente emancipata dalhimportazione straniera di azotati.   La produzione di solfato di rame ha pure segnato un note-  vole aumento. Nel triennio 1926-28 essa ha superato sensibil-  mente le 100.000 tonnellate, mentre nel periodo prebellico  raggiunse faticosamente le 50.000.   II Governo fascista non mancò di stimolare e aiutare 1 ’atti-  vità di quelle industrie che potevano dare matéria prima per  attivare il commercio di esportazione. A tale scopo, come già  abbiamo ricordato, esso aiutò in varie maniere 1’industria  serica, la quale riusci a raggiungere e a superare, durante i  primi otto anni dei Governo fascista, la produzione media di  oltre 5000 tonnellate di seta greggia. Mentre nel biennio 1921-  1922 essa risultò di sole 3700, nell’anno 1924 e nel 1928 la  seta greggia venne prodotta nella misura di quasi 5600, cifra  appena raggiunta nel 1909 e superata nel 1906-1907, quando  1’industria delia seta attingeva i vertici dei suo splendore.   In molti altri campi 1 'attività industriale italiana si è espli-  cata con raro vigore; cosi è avvenuto nel campo elettrico e dei  gas; ma essa ha raggiunto speciale importanza specialmente  nel campo dello zucchero e anche nella produzione delhalcool.    Anni   Zucchero J   Álcool   in migliaia di quintali   ..   3056   372   1922 . ...   2703   443   1923 . ♦♦♦*♦*♦♦   3190   444   1924 .   3822   506   1930 . ♦♦♦♦♦♦•♦♦   3877   489   1931 •♦♦♦♦♦♦*♦♦♦♦♦♦♦   3414   420    112    L                    I 2 milioni di quintali di zucchero prodotti nel 1921 sono  stati superati negli anni seguenti; la produzione di questa  importantíssima derrata ha segnato, attraverso inevitabili  oscillazioni, una netta tendenza alPaumento.   La produzione dei gas-luce è andata crescendo con ritmo  costante: dai 291 milioni di metri cubi prodotti nel 1922 si  sono quasi toccati i 2000 milioni nel 1932.   Particolare attenzione merita 1 'impulso dato dal Governo  fascista alia produzione delbenergia elettrica, di cui già si  tenne discorso. Perfezionando ed ampliando i vecchi impianti,  costruendone di nuovi e creando bacini artificiali di grande  capacità, il consumo è passato da meno di 5.000 milioni di  kwh. dei 1922, a 8.450 milioni di kwh. nel 1932 e a circa  10 miliardi di kilowatt-ora nel 1933. Ovunque si cerca di sosti-  tuire il carbone di importazione con energia elettrica prodotta  in Paese: un esempio luminoso è offerto dal Governo fascista  con Tintensa elettrificazione delle ferrovie.   Fra le industrie tessili ha specialmente importanza quella dei  rayon, che si è sviluppata in modo veramente rigoglioso  specialmente negli anni delhera fascista, come attestano i  dati che seguono:    Anni   Rayon   in milioni di kg.   1924 ♦ ♦ ♦ ♦ *...   xo, 45   1928 . ♦ . ..*.   26 , 00   1929 . 44.44,4   32 , 34   1930 . 4 4 4 4 .   30 , 14   1931 4 4 4 4 4 4 4 . 4 4 4 4 4   34, 59   1932 444 .   32 , 07   1933 .   37,15    113    8-4            I cantieri navali hanno pure svolto un’ attività che è carat-  terizzata da un continuo aumento sino al 1926, anno in  cui sono State varate navi per 250.000 tonnellate di stazza  lorda. In seguito, a motivo delia crisi, si è avuta nella  produzione navale una sensibile riduzione che va anche vista  come effetto delia forte contrazione dei commercio interna-  zionale.   Nonostante gli awenimenti di carattere eccezionale ai  quali abbiamo assistito in questi ultimi anni e che hanno  sconvolta 1’ economia dei mondo, 1' industria italiana non  soltanto ha resistito validamente sulle posizioni conquistate,  ma è riuscita, specie in alcuni settori, a conseguire notevoli  progressi.   L'indice delia produzione industriale italiana, posto uguale  a xoo 1’anno 1922, preso come anno di base, in tutti gli anni  successivi non ha mai segnato le depressioni registrate per altri  Paesi, bensi un incremento sensibilíssimo anche negli anni di  crisi.   INDICI DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE                L'ARTIGIANATO    L/incateante fenomeno deirurbanesimo e la decrescente  natalità si sono manifestati in maniera piü acuta laddove piú  intensa è Torgani^azione di tipo industriale, cioè laddove le  donne sono impiegate nelle fabbriche e nelle manifatture,  dove il mondo capitalistico domina con le sue tragiche contrad-  di^ioni, che soltanto la conce^ione fascista ha saputo affron-  tare con un piano concreto ed umano*   L/artigianato, invece, ha un carattere squisitamente rurale*  L/elogio deiritalia agrícola è implicitamente Telogio delle  folie artigiane*   Per tutto ciò il Fascismo, se riconosce nelhaítività industriale  un mezzo formidabile di conquista e di poten^a, se riconosce  nella fabbrica e nelPofficina unhndispensabile elemento di vita  per una na^ione civile, spiritualmente esalta la funcione del-  Tartigianato, il quale ha risolto, nello stretto âmbito delia  sua bottega, i conflitti dei capitalismo* L/artigiano, come il  piccolo proprietário coltivatore diretto, lavora con gioia;  il suo lavoro non è mosso soltanto da egoistiche esigenze eco-  nomiche, ma anche dal desiderio di compiere un'opera delia  quale nel suo intimo sente tutta la bellezsa* Come il piccolo  proprietário agogna al possesso terriero e una volta raggiuntolo  cerca ognora di consolidarlo, prodigandosi in opere di miglio-  ramento, investendo nella terra tutti i suoi risparmi, cosi  Tartigiano, dopo che si è proweduto dei mezzi indispensabili  per il suo lavoro, impiega tutte le for ze produttive delia sua  famiglia per potenziare sempre piú la sua piccola asienda e  faria assurgere magari a piccola industria*   II carattere particolare delPartigianato, che si ripercuote  nelle caratteristiche psicologiche di coloro che lo esercitano,  ha fatto si che esso fosse guardato dal Fascismo con particolare   115           simpatia e comprensione* II nostro Paese poi, che vanta gloriose  tradizioni nel campo dell'artigianato e possiede un núcleo  formidabile di piccole e medie botteghe artigiane, sente in  maniera particolare Íl bisogno di poteriare e sviluppare  questa forma di attività economica, solidíssima fonte di sta-  bilità sociale*   Per queste ragioni il problema artigiano non è e non puo  essere un problema esclusivamente economico*   Gli obbiettivi dei Regime in matéria di política artigiana  sono volti a migliorare tecnicamente e artisticamente i prodotti  di questa benemerita categoria, per poter superare la concor¬  rera straniera e conquistare i mercati*   Dal punto di vista economico il Governo fascista, attraverso  le cooperative di mestiere e bancarie, ha anticipato denaro e  assistito nei piü diversi modi questi piccoli imprenditori* Ha  cercato inoltre di applicare una rigorosa selecione dei prodotti,  indíviduando i centri di produzione caratteristici, coltivando  attraverso le mostre la conoscera di queste attività e il tradi-  zionale buon gusto dei nostro popolo, per stimolare i singoli e  compiere una efficace opera di selesione*   Le categorie professionali rappresentate dalla Federa^ione  fascista autonoma degli artigiani d*Italia, la quale sí e prodigata  per valorirare sempre piü questa folia di piccoli produttori  sapienti e tenaci, sono numerosissime*   L'arte dei legno comprende sensa limitazione di numero  intagliatori, laccatori, scultori in legno, lucidatori, doratori e  stipettai* Qualora le imprese non impieghino piü di cinque  dipendenti anche gli ebanisti e corniciai, mobilieri e tornitori  sono raccolti nella Federazione artigiana, la quale comprende  anche carpentieri e falegnami, imballatori e sediai, quando essi  siano impiegati in attività che non occupano piü di tre dipendenti*   n6            La ricordata Federasione rappresenta anche i fornitori di  oggetti d'arte, i battiferro, i ramai e calderai, gli sbalzatori di  metalli, gli arrotini e i modellatorh   Le attività artigiane, varie e multiformi, diverse per le materie  lavorate e per i prodotti ottenuti, dominano completamente  Farte dei tessuto e dei ricamo, Tarte delTorafo, delTargentiere  e delTorologiaio* Speciale importanza hanno anche nel campo  delia ceramica artistica, la quale ha raggiunto, specialmente  in alcune zo ne dei nostro Paese, un incontestabile splendore  e vanta antichissime tradizionh Ricordiamo le industrie cera-  miche umbre, faentine e quelle pesaresi, per citare soltanto le  principaln   L'arte dei cuoio e delia cak^tura raccoglie un grande numero  di doratori e di sellai, di pirografi e bulinatori, di sbalzatori e  stampatori, calzolai ed astucciai, che nel complesso raggiungono  un numero considerevole di addetti, i quali portano il tributo  precioso di un lavoro paciente alia produzione nazionale*  Anche i valigiai e i cinghiai, guantai e pellettieri, pur trovando  di solito il loro impiego in aziende cospicue, vengono però ad  accrescere il numero di questa benemerita categoria di modesti  e solidi produttori*   L'arte delia tessitura e dei ricamo, alia quale si dedicano con  grande perimia le mogli e le figlie dei nostri salariati, sia nel  campo dei merletto e delia trina, sia in quello delia filatura  e tessitura a mano di stoffe e tappeti, raggiunge mTimportanza  che, specialmente in alcuni centri delTItalia settentrionale  e delle isole, non può essere trascurata*   Tra gli artigiani vanno contati anche gli acquafortisti,  xilografi e xenografi, nonchè i litografi e i rilegatori di librh  Nei modesti centri il carattere artigiano si può riscontrare  anche nelle piccole tipografie come nei fabbricanti di timbri  in legno e metallo e di oggetti e modelli di carta e cartone*    Affine a questa attività è quella delia fotografia che nel grandís¬  simo numero dei casi e per la quasi totalità delia produzione  è in mano di valenti artigiani.   La lavorazione dei marmo e delia pietra è specialmente opera  di artigiani. Mosaicisti, alabastrai e sbozzatori di pietre, luci-  datori di marmi e sagomatori, costituiscono un gruppo notevole  di lavoratori che, insieme agli addetti all’arte dei restauro,  formano un gruppo importante delia Federazione artigiana.   A questa categoria appartengono anche i parrucchieri, gli  addetti all’arte deil’arredamento e dei giardino, quelli impiegati  nelFarte dei giocattolo e delia pirotécnica, i vulcanizzatori e  gli ombrellai.   Particolare posizione acquista poi quel gruppo di artigiani  che si dedicano alie attività miste proprie delia vita rurale,  i quali, diffusinei piú remoti angoli delle nostre campagne,  portano con la loro genialità di costruttori e con la loro pazienza  di fini esperti riparatori, un contributo che non può essere tra-  scurato, Ricordiamo tra questi i falegnami, gli ebanisti, i mec-  canici, i fabbri, ecc. Ma sarebbe troppo lungo dare una com¬  pleta nozione delle svariate funzioni esercitate dagli artigiani,  i quali costituiscono una massa imponente, che fornisce un  lavoro sapiente e prezioso ed esercita una funzione insostitui-  bile nella nostra economia.    118        V.    LA POLÍTICA dei lavori pubblici                          GENERALITÀ    A FIANÇO dei poderoso programma di bonifica sta un piü  esteso programma di lavori pubblici, inteso a dar lavoro al-  Tesuberante mano d'opera e creare un complesso di opere civili,  di cui ritalia meridionale e insulare specialmente difettavano*  Con questo intendimento furono creati i Proweditorati  alie opere per il Mezsogiorno e le Isole e TA^ienda Autonoma  Statale delia Strada.   L'opera svolta dal Governo fascista in questi ultimi dodici  anni è stata veramente imponente* Nel primo decennio fascista  (1922-32) le amministrazioni sopra ricordate hanno presi impe-  gni di spesa per circa 37 miliardi di lire, dei quali ben 17  miliardi e mezzo sono stati effettivamente pagati.   II programma di lavori pubblici compiuti ha già avuto, e  avrà ancor piü neirawenire, una notevolissima influen^a sul  benessere dei Paese; non solo ha intensificato gli scambi, ha  favorito i traffici e ha arrecato immensi vantaggi airagricol-  tura e albindustria, ma ha anche elevato il tenore di vita e ha  contribuito a stabilissare le correnti migratorie.   Si tratta di un'enorme quantità di capitale investito nel suolo  pátrio, di immense quantità di lavoro, che an^ichè andare  disperse sono State utilmente impiegate in opere di alto Valore  civile ed economico. Per questo la política dei lavori pubblici  è stata anche un mtzzo efficacissimo per arginare e combat-  tere la dilagante disoccupasione. Nei lavori compiuti dagli  ufiici tecnici dipendenti dal Ministero dei Lavori Pubblici,  dalPAzienda Autonoma Statale delia Strada e dal Sottosegre-  tariato per la Bonifica, neiranno 1926 si sono impiegati 21,8  milioni di giornate-operaio, 26,7 milioni nel 1927, 27,3 milioni  nel 1928* L'anno 1929 porta un sensibile aumento di lavori e di  giornate operaie impiegate, le quali toccano i 33,5 milioni:    queste raggiungono 41 milioni nel 1930, 39,3 milioni nel 1931,  per superare i 42 milioni nel 1932*   Queste cifre però non danno una completa idea delia massa  di lavoro posto in atto dal Governo fascista, perchè se nei  cantieri delle imprese appaltatrici di pubbliche costrutioni  si ebbe un formidabile aumento nel numero delle maestrante  impiegate, un incremento sensibile si ebbe altresinelle cave, nelle  officine, nelle fornaci, nelle fabbriche che forniscono alie prime  materiale da costrutione e mezzi d'opera* Anche nelle imprese  di trasporti Tindice di attività segnò un fortíssimo aumento*   Da un punto di vista político va poi posto in particolare  rilievo lo sforto compiuto dal Regime per dotare le città e le  campagne dei Meridionale e delle Isole di tutti quei serviti  pubblici di cui mancavano e che, consentendo forme di vita  migliore, sono di stimolo per Televatione morale e materiale  delle popolationi*   La messa in valore di estesi territori agricoli dei Mettogiorno,  cioè di un território con particolarissime caratteristiche demo-  grafiche, richiese la regolatione delle correnti dei lavoratori  onde incitare, aiutare, assistere quel proletariato agricolo che  desiderava radicarsi alia terra e formare colonie stabili*   Per questo il Duce sin dal 1925 creò presso il Ministero dei  Lavori Pubblici il Comitato permanente per le migrationi  interne, che poi volle alia sua diretta dipendenta presso la  Presidenta dei Consiglio*    LA VIABILITÀ ORDINARIA   Con legge dei maggio 1928 è stata affidata alFAtienda Autô¬  noma Statale delia Strada la rete delle strade di grande comuni-  catione, chiamata anche rete delle strade statali*    122                II Duce ha voluto creare un organo autonomo, agile, prepa-  rato a compiere rimmensa mole di lavoro che era richiesta  per una adeguata sistemazione dei nostro patrimônio stradale*  Egli, che ha sempre avuto un concetto romano delia strada,  ha dedicato ad essa le piú sollecite cure e ha fornito capitali  ingenti per il duraturo assetto ed il miglioramento delia rete  stradale.   Le 136 arterie che formano la rete, il cui sviluppo comples-  sivo è di 20.622 chilometri, nelhestate dei 1928 si trovavano  in condizioni non certo felici: soltanto 463 chilometri di strada  erano pavimentati in maniera tale da non richiedere alcun  ulteriore lavoro per la loro sistemazione* Rimaneva cioè la  quasi totalità da rivedere e da sistemare*   Alia fine di ottobre delhanno X erano stati sistemati 8562  chilometri, dei quali 7910 con trattamenti superficiali e 652  con pavimentazioni permanenti e semi permanenti* Erano  inoltre in corso altre pavimentazioni su oltre 1000 chilometri*  II resto delia rete è stato però oggetto di opere straordinarie  e di manutenzioni talmente accurate che attualmente tutte le  strade si trovano in ottime condizioni*   II Governo fascista nel campo delia viabilità ordinaria non  si è limitato a mantenere o pavimentare le strade esistenti*  Intensa è stata pure Tattività svolta per completare la rete di  grande comunicazione e per arricchire quella delle strade pro-  vinciali e specialmente delle strade comunali, che, in alcuni  compartimenti dei nostro Paese, era inadeguata ai bisogni dei  traffico e specialmente ai crescenti bisogni delPagricoltura*  Particolare menzione va fatta delle autostrade, di cui nel  decennio che va dal 1922 al 1932 furono costruite 436 chilo¬  metri, segnando in questo modernissimo campo delle comuni-  cazioni un primato, che ancor oggi ci è invidiato dai maggiori  Stati d'Europa*    123       La rete delle strade di grande comunicazione è stata aumen-  tata di ben 525 chilometri di nuova costruzione: ricordiamo  il completamento delia grande artéria litoranea tirrenica;  la costruzione dei tronchi delia litoranea ionica situati nelle  provinde di Taranto e Matera; il completamento delia lito¬  ranea adriatica con i tre tronchi situati tra S. Salvo in província  di Chieti e Serracapriola in província di Foggia; i nuovi tronchi  costruiti nelle provincie di Salerno, Potenza e Cosenza, per  tacere di altri importanti tronchi costruiti specialmente nel  Meridionale.   Se le nuove strade statali si sono rivelate di notevole portata,  di grandíssima utilità si sono dimostrate le strade costruite  dalle Provincie e specialmente quelle volute dai Comuni.   Bisogna ricordare che nel decennio fascista sono stati  costruiti 1143 chilometri di strade provinciali e 3844 chilo¬  metri di strade comunali. Nelle Calabrie, nella Lucania, negli  Abruzzi e in Sicilia, si è dato grande impulso alia viabilità  rurale e a quella che ha servito ad allacciare i comuni isolati  alia strade di grande comunicazione.   Anche neiristria sono State compiute opere cospicue:  circa 20 milioni sono stati dedicati alie costruzioni stradali.   Non va poi dimenticata la costruzione di strade turistiche  che servono anche per la comunicazione fra importanti compar-  timenti (citiamo ad esempio la Gardesana occidentale e orientale)  e quella di importantissime autostrade quali la Roma-Ostia,  la Napoli-Pompei, la Firenze-Viareggio, la Padova-Venezia  e quelle irradiantesi da Milano per Torino, i laghi e Brescia.   Non si può terminare questa breve e incompleta rassegna  delle opere stradali compiute dal Fascismo, senza ricordare  il ponte che congiunge Venezia con la terraferma, largo 20  metri, lungo 4 chilometri, costruito in meno di due anni con  la spesa di 80 milioni.    124       LE FERROVIE    La rete ferroviária ereditata dai passati regimi, se per molti aspetti  si presentava in felici condizioni, richiedeva però una opera attiva  di integrazione e di completamento onde rendere ancor piú effi-  cace il servizio che essa poteva prestare aireconomia dei Paese*  Negli ultimi 12 anni la rete ferroviária italiana è stata miglio-  rata e potenziata: rettiíiche e raddoppi di binário; ricambi e rin-  forzi di armamento; ampliamento e ricostruzione delle stazioni,  dei magazzini e dei servizi; rinnovamento dei materiale rotabile*  L'esercizio delle ferrovie è stato poi riordinato in maniera rapida  ed energica; è stato ristabilito un alto senso di disciplina nel perso-  nale ferroviário, dei quale ne è stato aumentato anche il rendimento*  Particolare importanza ha assunto poi la elettrificazione,  estesa ad importantissimi tronchi ferroviari e che si estenderá  ulteriormente per liberare sempre piú la Nazione dal grave  onere delia importazione dei carbon fossile*   Nel campo delle nuove costruzioni ferroviarie bisogna  ricordare la direttissima Roma-Napoli, a doppio binário,  che ha rawicinato notevolmente questa città alia capitale;  la Cuneo-Ventimiglia, la Sacile-Pinzano, e specialmente la  direttissima Bologna-Firenze, a doppio binário, con una galle-  ria scavata, per oltre 18 chilometri, nelle infide argille appenni-  niche, superando difficoltà tecniche giudicate insormontabili  e nella cui costruzione perdettero la vita decine di operai*   Nel complesso sono State aperte airesercizio nuove linee ferro¬  viarie dello Stato e deirindustriaprivata per circa 3000 chilometri*  Si può affermare che con Topera di completamento dei tron¬  chi compiuta dal Regime, e con la elettrificazione delle princi-  pali linee — di cui recentissima è la Bologna-Roma-Napoli —  la rete ferroviária di cui oggi dispone Tltalia è perfettamente  adeguata ai bisogni delia sua economia*    125      LE OPERE MARITTIME    « II mare era negletto. II Regime vi ha risospinto gli ita¬  liani. La marina mercantile decadeva: il Regime 1 -ha risolle-  vata. Durante questi anni sono scesi nel mare colossi potenti.  I porti si erano impoveriti: il Regime li ha attre^ati e vi ha  creato le zone franche. II lavoro vi era discontinuo per via  degli scioperi: oggi la disciplina delle maestran^e è perfeita.  Al mare, fonte di salute e di vita, il Regime manda ogni anno  centinaia di migliaia di figli dei popolo. La passione degli  Italiani per il mare rifiorisce. Vi riconosce un elemento delia  poten^a na^ionale »♦   Cosi il Duce parlava alhassemblea quinquennale dei  Regime.   Le opere compiute documentano con quale tenacia il  Governo abbia realiz^ato le basi per un*intensa politica mari-  nara.   Nel 1922 le condizioni degli scali marittimi italiani erano  insufficienti. II Regime ha voluto prowedere rapidamente  ad ampliare e sistemare quelli piü importanti, onde favorire  e richiamare il traffico internasionale, sen^a altresi trascurare  i porti minori.   Nel decennio 1922-1932 sono stati costruiti 28 chilometri  di opere di difesa, ripartite in 82 porti; la superfície dei bacini  è stata aumentata di 680 ettari. La calate si sono accresciute  di 36 chilometri e la superfície dei terrapieni di 295 ettari.   Dalle corrosioni dei mare sono stati difesi circa 17 chilo¬  metri di coste.   II Consorcio per il porto di Gênova ha completato il bacino  Vittorio Emanuele III, ha ultimato il i° lotto dei bacino Mus-  solini, ha costruito un nuovo bacino di carenaggio largo m. 32,  lungo m. 260.      II porto di Napoli è stato arricchito di un nuovo bacino;  mentre è stato sistemato il porto vecchio* A Livorno è stato  costruito un nuovo porto interno; a Cagliari un mo lo lungo  m* 1655; a Catania le nuove opere eseguite hanno aumentate  le calate di m* 550; a Bari, in seguito alia importan^a che hanno  assunto i traffici con TOriente europeo, fu proweduto ad un  grandíssimo lavoro di ampliamento* Grandiosi lavori sono stati  dedicati al porto di Marghera e alio scalo delia stazione marit-  tima di Venezia* Sono State rinnovate molte opere d'arte nel  porto di Trieste*   II lavoro compiuto è immenso* Oggi il nostro Paese gode di  scali marittimi perfettamente adeguati alie necessità dei traffici  ed è anche pronto ad accogliere ogni futuro incremento nel  commercio interna^ionale*    LE ACQUE PUBBLICHE   La regolari^a^ione dei corsi d*acqua è Topera pubblica per  eccellensa che, in Italia, acquista unhmportan^a di primissimo  ordine, data la sua particolare configurasione oro-idrografica*  Durante il decennio, per i lavori di sistema^ione delia Valle  dei Po sono stati impiegati oltre 400 milioni di lire, che hanno  permesso di migliorare notevolmente la difesa idraulica di  i milione e 250 mila ettari di uno dei territori piú densamente  popolati e ricchi dei nostro Paese*   II Magistrato alie acque di Venezia si è pure prodigato in un  complesso di attività tra le quali prendono particolare evidem;a  i lavori di sistemazione dei bacino delbAdige*   Negli altri bacini dei Regno sono stati costruiti circa 4000  chilometri di argini completati da 775 chilometri di pennelli  e difese frontali*    127     Nel settore delia navigazione interna, per quanto il nostro  Paese non presenti condizioni favorevoli per la costituzione  di una vera e própria rete di vie navigabili, il Governo ha voluto  rendere piú efficace quella esistente nella valle padana e nei  grandi laghi. La via d'acqua Milano-Venezia, le ferraresi,  la litoranea veneta sono State oggetto d’importanti lavori.  Anche il canale da Pisa a Livomo e il tronco inferiore dei  Tevere sono stati notevolmente migliorati.   Nel campo delia utilizzazione delle acque pubbliche, il  Governo ha promosso energicamente la costruzione di grandi  bacini idroelettrici, da servire eventualmente anche all' irri-  gazione. In tal modo 1 'Italia ha cercato di rimediare alia  naturale povertà di carbon fossile, sovvenendo ai bisogni dei  trasporti e delle industrie.   Nel primo decennio fascista la potenza degli impianti idroe¬  lettrici è stata portata da 1,5 milioni di kw. ad oltre 4 milioni; la  produzione di energia è salita da 4 a 10 miliardi di kw-ora.   L'Italia settentrionale concorre alia produzione idroelettrica  con oltre 3 milioni di kw. di potenza installata negli impianti;  esigua è la produzione delPItalia centrale (711.000 kw.) e  Meridionale (208.000 kw.); quasi trascurabile quella delle  isole (76.000 kw.).   L'ultimo decennio ha visto moltiplicarsi nel nostro sistema  alpino e appenninico i serbatoi idraulici che oggi raggiungono  il numero di 168, con una capacità di invaso complessiva di  quasi 1300 milioni di metri cubi.   Alcuni di questi servono anche per 1 'irrigazione.   Tra il centinaio di serbatoi costruiti durante gli ultimi dodici  anmi ricordiamo quello deljMoncenisio, dei Lago di Avio-  grande (Varese), di Ceresole Reale (Aosta), di Montesluga  (Sondrio), di Suviano (Bologna), di Trepido (Cosenza), di  Santa Chiara d'Ula (Cagliari), dell’Alto Belice (Palermo).    128       ACQUEDOTTI    « Da quíndici secoli Ravenna attendeva Tacqua* Si sono  ricordati in questi giorni i nomi venerati, ma lontani, degli  imperatori romanL Passavano i secoli, si susseguivano le gene-  razioni, cambiavano i governi, le signorie, le dominazioni,  la realtà era sempre lontana dal sogno* Solo il Fascismo poteva  fare questo, poichè il Fascismo è, sopratutto al presente, il  verbo volere »♦   Cosi il Duce si pronunciava il i° agosto delEanno EX inau¬  gurando Tacquedotto di Ravenna, consacrato alia memória  dei cadutu   Anche in questo campo di civiltà, di difesa delia razza e dei  popolo, di assistensa agli umili, il Regime si è prodigato,  aiutando gli enti locali con mutui di favore e concorrendo  airesecuzione delle opere stesse con contributi direttú   Oltre airacquedotto di Ravenna, or ora ricordato, van men-  zionati: il grande acquedotto dei Monferrato che dà acqua  a 81 comuni; Tacquedotto Schievenin che serve 20 comuni  delFalto agro trevigiano; Tacquedotto Istriano che approwi-  giona tutta la província; Tacquedotto Franciosetti per la città  di Torino; quello per la Vai d'Orcia e la Vai di Chiana, di cui  beneficiano 11 comuni; quello di Grosseto; gli acquedotti  delia Lucania, ecc*   Sviluppo notevolissimo ha avuto, nelEultimo decennio,  1'acquedotto pugliese*   II Fascismo afffontò decisamente il proseguimento di quel  colossale acquedotto con la costruzione dei grande sifone lec-  cese, delle diramazioni dei foggiano e di altri 1000 chilometri  di condotte esterne e interne agli abitati: fu cosi fornita  Tacqua ad una popola^ione complessiva di circa un milione  di abitanti*    9-4    129     La metà delia spesa totale sostenuta dallo Stato italiano per  compiere questa opera, che documenta il grado di civiltà di  un popolo, è stata erogata dal Governo fascista.   Al complesso di opere ricordate, miranti a dare acqua pura  alie popolazioni delle città italiane e dei comuni rurali, va  aggiunta anche la costruzione di numerose fognature in oltre  300 centri urbani dei Paese*   La breve rassegna che abbiamo fatto sarebbe assai incom¬  pleta se non venissero ricordate altre numerose opere civili ed  igieniche compiute dal regime: ospedali, tubercolosari, cimiteri,  lavatoi, costruiti a centinaia, specialmente nell Italia Meri-  dionale e nelle Isole, dove maggiormente difettavano* La  Sardegna, che era stata particolarmente trascurata dai goverm  precedenti, è stata oggetto di un f intensa attività in questo  campo di opere che riguardano il soddisfacimento dei bisogni  fondamentali delia vita*    U EDILIZIA   II Governo fascista, accanto alie nuove opere pubbliche  miranti a dare nuovo impulso alia vita economica dei Paese, ha  promosso una serie di opere per risanare, ampliare, abbellire,  le grandi città seguendo i dettami delia moderna urbanistica*  In moltissime città italiane sono stati sVentrati vecchi quar-  tieri, creati nuovi rioni, migliorato il rifornimento idrico e lo  smaltimento dei rifiuti* I macelli sono stati moderni^ti, cen-  tinaia di mercati pubblici sono stati rinnovati o costruiti di  nuovo* I servizi di illuminazione sono stati migliorati; lo svi-  luppo dei servizio telefônico costituisce un'altra fondamentale  conquista* Parchi e giardini, viali alberati e ville, sono stati  aperti al popolo che lavora*     Anche in questo campo per motivi di giustizia distributiva  1 'Italia Meridionale ha avuto le maggiori prowidenze.   Ma è stato specialmente nella Capitale che la sistemazione  urbanística ha assunto uno sviluppo dawero imponente. La  costruzione delle vie deli' Impero e dei Trionfi, la sistemazione  delle adiacenze dei Campidoglio e dei Fori Imperiali, ed il  compimento delle numerose opere per dare nuovo assetto  alia viabilità cittadina e per fornire al popolo stadi e giardini,  sono opere veramente degne delia Roma Imperiale.   A queste Va aggiunta la costruzione dei nuovi palazzi dei  Ministero dei Lavor i Pubblici, delia Giustizia, delFEducazione  Nazionale, delia Marina e delle Corporazioni, delia città universi¬  tária e di numerosi altri edifici pubblici necessari per la vita delia  Capitale, centro propulsore di tutte le attività delia Nazione.   Anche nelle varie provincie 1 'edilizia dello Stato ha avuto  singolare sviluppo: ricordiamo i 69 nuovi edifici costruiti per  i corpi armati delia Polizia e delia R. Guardia di Finanza, i  24 nuovi palazzi delle Poste e Telegrafi, i 15 edifici carcerari,  i 7 grandiosi gruppi di costruzioni universitarie e altri ancora.  Nel complesso si tratta di costruzioni per un volume di oltre  7 milioni di mc.   Un particolare posto spetta alia edilizia scolastica.   Nel 1922 il nostro Paese aveva un numero di scuole insuffi-  ciente; inoltre parte di queste si trovavano in condizioni sta-  tiche e di manutenzione dei tutto inadeguate alie esigenze piú  elementari delia popolazione scolastica. È quindi naturale che  il Re gim e, che ha sempre avuto a cuore 1’awenire delia razza  e la preparazione spirituale e fisica delia gioventú, abbia cer-  cato con tutti i mezzi a sua disposizione di dare il piú grande  impulso a questo genere di edilizia.   II Ministero dei Lavori Pubblici, la cui competenza oggi  si estende a tutti gli edifici scolastici d’Italia, ha costruito oltre   131    ii*ooo aule* I Comuni si sono pure prodigati in questa opera  che soddisfa ad uno dei primordiali bisogni delia vita civile,  sistemando vecchi edifici e prowedendo al risanamento ed  alia ricostruzione di quelli che erano igienicamente inabitabiln   L # Italia Meridionale anche in questo campo ha goduto di  particolari benefici*   Nel settore delle case popolari il Regime ha stanziato ioo  milioni a favore di quei comuni e di quegli istituti autonomi  che prendono Tiniziativa per la loro costruzione* II Regime ha  pure proweduto a creare Tlstituto Nazionale per le case degli  Impiegati dello Stato (L N* C* L S*), a emanare particolari  prowidenze per la costruzione di alloggi da destinare ai muti-  lati e agli invalidi di guerra* Col concorso finanziario dello  Stato sono stati edificati, a cura dei comuni, di istituti speciali  e di cooperative, oltre seimila edifici con cinquantamila appar-  tamenti, dei quali 28*000 di tipo economico e 22*000 di tipo  popolare*   II Governo dando grande impulso alie nuove costruzioni  non ha dimenticato la ricostruzione dei paesi devastati dalla  guerra e dai terremoti*   Oggi si può dire che ogni traccia delle devastazioni compiute  durante la conflagrazione europea sia scomparsa; il Regime ha  assolto in tal modo il debito di riconoscenza e di affetto contratto  verso quei compartimenti che furono teatro dei tremendo conflitto,  al quale segui la vittoria che il Fascismo solo ha saputo valorizzare*   La Calabria e la Sicilia, che purtroppo sono annoverate fra  i paesi piú colpiti dal terremoto, si sono giovate in modo par-  ticolare delle sollecite cure dei Governo, il quale autorizzò la  spesa di oltre 500 milioni per la costruzione di case di abita-  zione nei paesi distrutti dal terremoto dei 1908* Nella sola città  di Messina vennero edificati circa 1000 alloggi di tipo popola-  rissimo e numerose case economiche popolari con circa 4600    132      appartamenti* Nella città di Reggio Calabria circa iooo alloggi;  nella província oltre 5000*   Gradatamente sorsero interi rioni di nuove case economiche  e popolari: furono preparati rationali piani regolatori; si edifi-  carono chiese, si initiò Fedilitia pubblica»   Dopo il 1925, dopo cioè il trionfale viaggio che il Capo dei  Governo compi in Sicilia, Topera di ricostrutione fu notevol-  mente intensificata; oggi Messina e Reggio si possono con-  siderare tra le piü moderne città dei nostro Paese*   Anche i territori delia Marsica, che si distendono nei din-  torni di Avettano, colpiti duramente dal terremoto dei 1915,  furono oggetto di sforzi tecnici e finantiari cospicui da parte  dei Governo fascista*   Infatti quando il Fascismo raggiunse il potere, la situatione  delia Marsica era quanto mai desolante; oggi Avetzano è com¬  pletamente ricostruita e i centri colpiti hanno ormai rimarginate  le loro dolorose ferite*   La fermetta dei Governo Fascista e la rationalità dei suoi  sistemi di ricostrutione dei paesi terremotati si dimostrò in  occasione dei disastro dei Vulture ed anche in quello delle  Marche» Nelle tristi contingente che colpirono queste belle  provincie d'Italia, il Governo forni un^ssistenta pronta, ade-  guata, ispirata ad alto senso di umanità» Esso, però, antichè  cedere alie invocationi chiedenti il rápido apprestamento di  baracche, che avrebbe portato a ripetere gli errori tecnici e  finantiari in cui si cadde in tempi passati, prowide con rara  energia a dirigere Topera di assistenta ai disastrati, mentre  squadre di operai cominciavano ad innaltare le case in mura-  tura per i sentatetto»   Anche in questo settore delia vita nationale Topera dei Regime  è stata intensissima e tra le piü proficue: il Duce ha dato anche  a questo aspetto delia vita italiana un nuovo Volto alia Patria.

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