Taddio (Udine). Filosofo. Si occupa
in particolare di fenomenologia della percezione, ontologia e teoria della
conoscenza a cavallo tra estetica e metafisica. È direttore editoriale, con
Pierre dalla Vigna, della casa editrice Mimesis Edizioni. Luca Taddio
nasce a Udine nel 1974. Dopo i primi studi artistici si laurea in Filosofia a
Trieste, successivamente, trascorre un periodo di studio presso il dipartimento
di Filosofia dell'Edimburgo: completa la sua formazione all'Trieste conseguendo
il titolo di dottore di ricerca. È stato allievo dello psicologo sperimentale
Paolo Bozzi e del filosofo Giorgio Derossi. Il primo libro, Spazi
immaginali (Prefazione di Maurizio Ferraris), è un testo di narrativa
filosofica che si inserisce all'interno della tradizione del realismo magico:
l'esistenza viene espressa da una sequenza di istantanee emergenti dallo spazio
immaginale. Tutti gli scritti dell'autore sono di matrice realista:
Fenomenologia eretica è un libro incentrato sull'analisi di un unico esempio
considerato dall'autore paradigmatico per l'intera tradizione fenomenologica,
la percezione di un cubo. L'analisi critica dell'esperienza è sviluppata, da un
lato, in rapporto alla fenomenologia sperimentale di Paolo Bozzi e, dall'altro,
in risposta alle critiche che Emanuele Severino rivolge alla
fenomenologia. A partire dall'opera pittorica di René Magritte, ne I due
misteri viene applicata la teoria della percezione diretta, elaborata
in Fenomenologia eretica, al problema della raffigurazione pittorica. IMagritte
viene discusso alla fine del volume in un dialogo con Massimo Donà.
L'insegnamento di estetica alla facoltà di Architettura lo porta a realizzare,
con Damiano Cantone, il testo: L'affermazione dell'architettura. La relazione
filosofia-architettura sta al centro di altri due libri da lui curati:
Costruire abitare pensare e Città metropoli territorio; il concetto di
affermazione sarà nuovamente preso in esame in un numero di aut aut dedicato a
Derrida e l'architettura. In Verso un nuovo realismo si delinea un'ontologia
della metastabilità, il libro si conclude con un dialogo con Maurizio Ferraris
sul Nuovo realismo. Sul tema del Nuovo realismo avvia un articolato confronto
con Maurizio Ferraris ed Emanuele Severino. Le riflessioni sul Nuovo
realismo si sono sviluppate in diversi direzioni: politica, architettura,
cinema, ontologia ed epistemologia (Si veda: Alfabeta2; “aut aut”;
“Cinema&Cie”; “Teoria & Modelli”; “La Filosofia Futura”; “Philosophical
Readings”). Fonda “Mimesis”. La società è detentrice dei marchi editoriali
di Mimesis in Italia e all'estero. Costituisce lo studio grafico Mimesis
Communication. Progetta e realizza la rivista di approfondimento culturale
Scenari diretta da Damiano Cantone e nello stesso anno crea e dirige il
Festival MimesisTerritori delle idee. A partire da una prima formazione
politica di stampo liberal-socialista lavora in direzione di un rilancio della
cultura cosmopolita in rapporto alle nuove forme di partecipazione
democratica (interventi: Festival Vicino Lontano, Pop Sophia, Radio
Radicale). Nel viene nominato dal
Ministro Dario Franceschini nel Cda di Palazzo Reale a Genova. Dall'anno
accademico -19 è professore associato di estetica presso l'Università degli
studi di Udine. Opere: “Spazi immaginali” (Campanotto Editore); “
Fenomenologia erotica: saggio sull'esperienza immediata della cosa” (Mimesis);
“L'affermazione dell'architettura: una riflessione introduttiva” (Mimesis);
Global Revolution, Mimesis); “I due misteri: da Magritte alla natura delle
rappresentazioni pittoriche” (Mimesis); “Verso un nuovo realismo. Osservazioni
sulla stabilità tra estetica e metafisica, Jouvence, Curatele Paolo Bozzi, Un mondo sotto
osservazione, Mimesis, La guerra e il mortale. A lezione da Emanuele Severino,
Mimesis); “Costruire Abitare Pensare” (Mimesis); “Quale filosofia per il partito
democratico e la sinistra” (Mimesis); “La Terra e il Sacro. A lezione da Donà”
(Mimesis); “Città Metropoli Territorio” (Mimesis); “Cronenberg. Un metodo
pericoloso” (Mimesis); “Manifesto per una sinistra cosmopolita” (Mimesis); “Radicalmente
liberi. A partire da Marco Pannella, con L. Caffo, Mimesis In dialogo con Maurizio Ferraris,
Mimesis Note Curriculum Luca Taddio , su lucataddio.com 1º
giugno ). Massimo DonàL'apparire della
CosaLa Fenomenologia Eretica Di Luca Taddio, su youtube.com. Uno scandalo per il pensiero, su ilsole24ore.com. “aut aut”. Ma il realismo non è tutto nuovo,
su corriere. È il crepuscolo delle
tradizioni, su corriere. Sinistra e
Nuovo Realismo, su alfabeta2. Vuoti di
sapere, su autaut.ilsaggiatore.com. The
Geopolitics of Cinema and the Study of Film, su cinemaetcie.net 24 settembre
). Teorie & Modelli, su pitagoragroup
7 maggio ). La Filosofia Futura, su
lafilosofiafutura. PHILOSOPHICAL
READINGSSpecial Issue on: REALISM AND ANTI-REALISM: NEW PERSPECTIVES , su
philosophicalreadings.files.wordpress.com.
Passione politica e democrazia. Con U. Curi, M. Pacini, M. Panarari e
L.Taddio, su youtube.com.
"Marionette al potere" Curi, Marramao, Taddio, su
youtube.com. Oratore: Luca Taddio, su
radioradicale. CDA Palazzo Reale Genova
, su beniculturali. Sito ufficiale, su
lucataddio. Registrazioni di Luca
Taddio, su RadioRadicale, Radio Radicale.
Intervista a E. Severino Artribune: intervista di Davide Dal. Taddio.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Taddio” – The Swimming-Pool Library.
Tagliabue (Milano), filosofo. Nato da padre ignoto e
da giovane Giovanna Tagliabue, poi moglie del maturo avvocato, assessore e
filantropo Gerolamo Morpurgo, si formò a Milano, laureandosi in Filosofia. Dopo
diverse collaborazioni a riviste come critico letterario e teatrale, si occupò
lui stesso di filosofia a partire da due saggi del dopoguerra, Le strutture del
trascendentale e Il concetto dello stile, che gli fecero avere il posto di
professore di Estetica a Milano, poi quello di Filosofia teoretica a Trieste. Collabora
alla rivista Il Convegno, ma scrisse anche su La Lettura e La Rassegna
d'Italia, e più di recente su Rivista critica di storia della filosofia,
Rivista di filosofia, Belfagor, Giornale critico della filosofia italiana,
Rivista di estetica, Il pensiero, Aretusa, Lingua e stile, Studi di estetica,
Studi tedeschi, aut aut ecc. Si occupò
di germanistica, gnoseologia, semantica, estetica e poetica, attraverso
numerosi saggi di taglio fenomenologico.
Come per Adelchi Baratono e Antonio Banfi, la sua analisi dell'estetica
e delle scelte poetiche e stilistiche degli artisti si distacca
dall'impostazione di Benedetto Croce e poi di Guido Calogero per orientarsi
verso l'aspetto pratico (influenzato anche dall'esistenzialismo positivo di Abbagnano)
del fare arte, che non può ridursi alla sola conoscenza, ed è fortemente legato
alla tecnica, intesa anche come gesto manuale e meccanico, e allo stile, inteso
come rapporto tra gli elementi formali e quelli contenutistici dell'opera
(sede, inoltre, dell'unità nel rapporto tra percezione e immaginazione). I suoi saggi sono ripresi e sistemati in
L'esthétique contemporaine, pubblicato in francese e tradotto in diverse
lingue. Qui organizza le teorie d'artista e le dottrine estetiche non tanto in
senso cronologico, ma per tipi: estetiche vitalistiche, psicologistiche,
formalistiche, fenomenologiche ecc. In “Linguistica
e stilistica di Aristotele” e “Demetrio, dello stile” si occupa di retorica e stilistica antiche.
Aristotelismo e Barocco e Il Barocco e noi (poi riuniti in Anatomia del
Barocco, indagano sul Barocco (artistico e letterario). Si occupa anche di
estetica, del pre-criticismo di Kant, della polemica Nietzsche-Wagner, di Goethe,
Musil, Roth, Kafka ecc. Critico con la
contestazione studentesca, eppure non evitò il confronto con il movimento. Una
grave malattia gli levò l'uso della voce, ma continuò a tenere lezione con
l'aiuto di un sintetizzatore vocale. A suo ricordo la sorella Ernesta ha aperto
una fondazione e un premio per gli studi di filosofia a Trieste. Altre opere: “I
processi di Galileo e l'epistemologia” (Milano: Bocca); Milano: Ed. di
Comunità, Roma: Armando, “Il concetto dello stile. Saggio di una fenomenologia
dell'arte” (Milano: F.lli Bocca); “Le strutture del trascendentale: piccola
inchiesta sul pensiero critico, dialettico, esistenziale” (Milano: F.lli
Bocca); “Dai romantici a noi” (Milano: Marzorati); “Aristotelismo e barocco”
(Milano: Bocca). L'esthétique contemporaine. Une enquête, Milano: Marzorati); “Il
concetto del "gusto" nell'Italia del Settecento” (Firenze: La Nuova
Italia); “Linguistica e stilistica di
Aristotele” (Roma: Ed. dell'Ateneo); “Fenomenologia dei giudizi di valore” (Trieste:
Istituto di Filosofia); “La semantica e i suoi problemi” (Trieste: Istituto di
Filosofia); “Demetrio, dello stile” (Roma: Ed. dell'Ateneo); “La nevrosi
austriaca. Saggi sul romanzo, Casale Monferrato: Marietti); “Nietzsche contro
Wagner, Pordenone: Studio Tesi); “Geologia letteraria” (Milano: Garzanti); “Anatomia
del barocco” (Palermo: Aesthetica); “Goethe e il romanzo” (Torino: Einaudi); “Il
gusto nell'estetica del Settecento, L. Russo e Giuseppe Sertoli, Palermo:
Centro internazionale studi di estetica, 2002 Introduzioni e prefazioni Herbert
Read, Arte e alienazione. Il ruolo dell'artista nella societa, Milano:
Marzorati, Immanuel Kant, I sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica,
Milano: Rizzoli); I. Kant, Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime”
(Milano: Rizzoli); “Sul gusto” (Genova: Marietti. Crf. la pagina sul sito dell'Trieste. Numero speciale di "Esercizi
filosofici", L. Russo, Lestetica del Settecento, in "Aesthetica Pre-Print";
Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ritratto
di un genio politicamente scorretto. C. Magris, Corriere della Sera. Guido
Morpurgo-Tagliabue. Morpurgo-Tagliabue. Tagliabue. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Tagliabue” – The Swimming-Pool Library.
Tagliagambe (Legnano). Filosofo. Studia a Milano su Geymonat
con cui si è laureato con la lode attraverso una tesi sull'interpretazione della
meccanica quantistica di Reichenbach. Ha proseguito i suoi studi
specializzandosi in Fisica quantistica all'Università degli Studi Lomonosov di
Mosca sotto la direzione di Ja.P. Terleckij e poi presso l'Accademia delle
Scienze dell'URSS, Istituti di Filosofia e di Fisica dove si è perfezionato in Filosofia della fisica
con la supervisione di Fock e Terleckij. La sua attività scientifica e
didattica si è sviluppata attraverso un variegato percorso universitario che
l'ha portato ad insegnare presso diversi atenei dal 1974 al 2008 e a
collaborare con differenti centri di ricerca ed enti istituzionali come consulente
scientifico. Pensiero Il lavoro di ricerca di Tagliagambe si è
concentrato inizialmente sul rapporto tra filosofia e fisica (soprattutto
quantistica) nella cultura russa in particolare sul concetto di realtà fisica
(Bohr, Heisenberg, Born) e sui rapporti tra materialismo dialettico e sviluppi
della fisica. Rivolve l'attenzione sui temi del rapporto tra realtà osservata e
sistema osservante, le interazioni reciproche e il ruolo del linguaggio, della
comunicazione inter-soggettiva, della mediazione linguistica e della semiotica
nel pensiero scientifico. Elaborato il ruolo e il significato di interfaccia,
il rapporto tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale, in
particolare il ruolo progressivamente avuto dalle tecnologie di informazione e
comunicazione. Ha elaborato i contributi sul profondo significato del
concetto di "margine", sia esso su un essere vivente, un'interfaccia
o il rapporto tra corpo e mente, nei sistemi sociali e nella comunicazione. Ha
studiato le forti interconnessioni tra artificiale e naturale, il profondo
senso dell'interdisciplinarità, e il libro Il Sogno di Dostoevskij, attraverso
una visitazione storica dal dibattito tra lo scrittore e lo scienziato Secënov,
fino alle recenti scoperte della neurofisiologia, mettendo a fuoco il senso del
rapporto tra le mente e il corpo e il significato e la funzione
dell'inconscio. Ha ricostruito e interpretato l'intenso scambio dialogico
tra Pauli e il fondatore della psicologia analitica Jung, nel quale emerge il
profondo rapporto tra filosofia, fisica e psicanalisi. L'analisi tra visibile e
invisibile, il ruolo dell'arte e il senso epistemologico dello spazio
intermedio e del confine sono stati da lui sviluppati anche attraverso
un'esegesi del pensiero di Florenskij. Le ricadute del suo pensiero sulle
scienze sociali ed economiche trovano approfondimenti nelle opere dedicate
all'analisi dei sistemi organizzativi socio-economici. L'attività presso la
facoltà di Architettura l'ha portato a riflettere sulla'"epistemologia del
progetto", sulla relazione tra possibilità e realtà, sul rapporto tra
l'Io, lo spazio, il tempo, l'ambiente, tra urbs e civitas, sul concetto di
paesaggio, sul ruolo delle città globali e sul nesso tra globale e locale. Gli
sviluppi delle tecnologie digitali e poi della rete come fenomeno prima
tecnologico poi culturale e sociale vengono elaborati e incorporati nel suo
pensiero. La sua riflessione teorica è indirizzata anche ai temi
dell'apprendimento e dell'organizzazione della conoscenza soprattutto alla luce
delle reali esperienze della scuola, dei processi di modernizzazione e
innovazione che la coinvolgono e delle nuove esigenze che essa deve affrontare
Nel ha diretto il rifacimento del
manuale di filosofia di Ludovico Geymonat e pubblicato da Garzanti Scuola con
il titolo La realtà e il pensiero. La ricerca filosofica e scientifica in
collaborazione con Edoardo Boncinelli. Collabora dal con il CNI per il premio Scintille dedicato
all'innovazione (AD). (Pisa, Cagliari, Roma La Sapienza, Sassari: Facoltà
di Architettura di Alghero) (Vicepresidente
CRS4, Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca per la
Riforma, CIES, FIESEC, Direttore scientifico del progetto “Scuola digitale”
della Regione Sardegna). Vedi
L'interpretazione materialistica della meccanica quantistica. Fisica e
filosofia in URSS. Vedi Scienza, filosofia, politica in Unione Sovietica.Vedi
Materialismo e dialettica nella filosofia sovietica. Vedi Scienza e marxismo in
Urss. Vedi La mediazione linguistica. Il
rapporto pensiero-linguaggio da Leibniz a Hegel
Vedi Epistemologia del confine
Vedi Il Sogno di Dostoevskij
(vedi Pauli e Jung. Un confronto su materia e psiche Vedi recensione di Edoardo Boncinelli in
Corriere della Sera che cita che con quest'opera va avanti sul progetto di
esplorare una originalissima epistemologia del confine. Come leggere
Florenskij. La tecnica e il corpo. Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo
socio-economico. Individui e imprese: centralità delle relazioni. La politica
che non c'è. Idee guida per un progetto tra razionalità e valori L'albero flessibile. La cultura della progettualità Le due
vie della percezione e l'epistemologia del progetto La città possibile People and Space. New Forms of interaction in
City Project Epistemologia del cyberspazio Vedi La comunicazione nell'era di
Internet Vedi Lo spazio intermedio, che
riprende, rielabora ed estende il concetto di confine. La didattica e la rete.
Più colta e meno Gentile. Saper fare la scuola: il triangolo che non c'è. Nuovi
percorsi per l'obbligo formative. La realtà e il pensiero 1. La ricerca
filosofica e scientifica, Garzanti Scuola. Altre opere: “ L'interpretazione
materialistica della meccanica quantistica. Fisica e filosofia” (Feltrinelli,
Milano); Scienza, filosofia, politica in Unione Sovietica. Feltrinelli, Milano,
“Materialismo e dialettica” Loescher, Torino, Scienza e marxismo in Urss,
Loescher, Torino, “La mediazione
linguistica: il rapporto pensiero-linguaggio da Leibniz a Hegel” (Feltrinelli,
Milano, D.I. Mendeleev, Scritti sullo spiritismo. . Traduzione e studio storico-critico
introduttivo di S. Tagliagambe, Bollati-Boringhieri, Torino; L'impresa tra
ipotesi, miti e realtà (in collaborazione con G.Usai), ISEDI, Torino; Epistemologia
del confine, Il Saggiatore, Milano, “La politica che non c'è. Idee guida per un
progetto tra razionalità e valori” (Demos, Cagliari); Il sequestro dell'identità,
CUEC, Cagliari, La città possibile, (in collaborazione con G. Maciocco),
Dedalo, Bari, Epistemologia del cyberspazio, Demos, Cagliari, L'albero flessibile. La cultura della
progettualità, Masson, Milano, Il profilo del tempo, ‘Nuova civiltà delle
Macchine', Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo socio-economico, (in
collaborazione con G.Usai), Giuffré, Milano, La didattica e la rete, Pitagora
Editrice, Bologna, La comunicazione nell'era di Internet, (in collaborazione
con C. Crespellani Porcella e G. Usai, Collana Fondazione IBMEtas Libri,
Milano, Il destino del marxismo in Russia: dall'idolatria al rifiuto, (in
collaborazione con V. Mironov), Luiss Edizioni, Collana di studi metodologici,
Roma, La vittoria di Babele. Dalla filosofia naturale alla separazione dei
linguaggi, ‘ Civiltà delle macchine', Il sogno di Dostoevskij. Come la mente
emerge dal cervello, Raffaello Cortina Editore, Milano, Filosofia della scienza
(in collaborazione con G. Boniolo, M.L. Dalla Chiara, G. Giorello, C. Sinigaglia),
Cortina, Milano, Nuovi percorsi per
l'obbligo formativo, Edizioni PLUS. Pisa, Pisa; Il pensiero unitario di
Ludovico Geymonat, in collaborazione cn
Edizioni Nuova Cultura, Teramo; Le due vie della percezione e
l'epistemologia del progetto, Franco Angeli, Milano; Più colta e meno gentile.
Una scuola di massa e di qualità, Armando, Roma); Come leggere Florenskij,
Bompiani, Milano, La tecnica e il corpo” (Franco Angeli, Milano); Individui e
imprese: centralità delle relazioni” (Giuffrè, Milano, Saper fare la scuola: il
triangolo che non c'è” (Einaudi, Torino, Lo spazio intermedio, Università
Bocconi Editore, Milano, Storia della filosofia, XIII, Filosofi italiani” (Bompiani, Milano); Storia
della filosofia, “People and Space. New
Forms of interaction in City Project” Springer-Verlag Berlin, Heidelberg, New
York, El espacio intermedio. Red, individuo y comunidad, Fragua Editorial,
Madrid, Pauli e Jung. Un confronto su materia e psiche” (Raffaello Cortina,
Milano); “La libertà, le lettere, il potere” (Rubbettino, Soveria Mannelli); La
realtà e il pensiero. La ricerca filosofica e scientifica” (Garzanti Scuola).
Silvano Tagliagambe. Tagliagambe. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Tagliagambe” – The Swimming-Pool Library.
Taglialatela (Mondragone). Flosofo. Studia al Seminario
vescovile di Sessa. Ordinato sacerdote, insegnò teologia al Seminario vescovile
di Cava dei Tirreni. Lasciato il sacerdozio, tenta di arruolarsi nelle truppe
di Garibaldi, per poi decidere di predicare nell'Italia meridionale i nuovi
ideali del movimento unitario. Nominato professore di teologia a Napoli. A
seguito della soppressione di tale cattedra apre una scuola privata. Incomincia da questo periodo a riscoprire lo
studio e la saggistica, in particolare riprendendo e sposando le tesi di
Gioberti, che lo affascina . Su questo indirizzo filosofico è stato imperniato
il manuale Istituzioni di filosofia dche, seppur non prescelto come testo
d'insegnamento liceale, in quanto particolarmente complesso, ricevette le lodi
di Spaventa. Non manca, in seguito,
avendo aderito al protestantesimo, di compiere opere missionarie, in
particolare in Puglia e in Abruzzo. A tal riguardo è documentato il viaggio di
Pescasseroli sul quale scrisse Croce, che segnala anche come e considerato,
assieme a Mazzarella e Caporali, fra le menti più forti del movimento protestante
in Italia. Altre opere:: “Istituzioni di filosofia” (Tip. all'Insegna del Diogene,
Napoli); “Apologia delle dottrine filosofiche di Gioberti” (Tip. all'Insegna
del Diogene, Napoli); “La scienza, la vita e di Sanctis. Discorso” (Tip. all'insegna
del Diogene, Napoli); “Garibaldi. Conferenza, La Speranza, Roma); “Il Papa-re
nelle profezie e nella storia, La Speranza, Roma); “In Dio. Saggi, discorsi,
frammenti di filosofia Cristiana” (La Speranza, Roma); “Fede, speranza e
carità. Meditazioni, ed. postuma, La Speranza, Roma); “Teoria evangelica della
vita” (La Speranza, Roma; D. Ciampoli, L'opera letteraria di Taglialatela” (Tip.
Unione editrice, Roma); B. Croce, Pescasseroli, Laterza, Bari (poi in Storia
del Regno di Napoli); R. Fiore, Pietro Taglialatela, in Civiltà Aurunca», G.
Iurato, Pietro Taglialatela. Dalla filosofia del Gioberti all'evangelismo antipapale,
Claudiana, Torino, Gioberti Protestantesimo in Italia Taglialatela. Biografia, pubblicazioni e in "Dizionario biografico dei
protestanti in Italia". Sito della Società di studi valdesi. Apologia
della dottrina filosofica di V. Gioberti. Pietro Taglialatela. Taglialatela.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Taglialatela” – The Swimming-Pool
Library.
Tagliapietra (Venezia). Filosofo. Dopo la maturità
classica al Foscarini di Venezia, ha compiuto studi di medicina e di filosofia,
laureandosi in filosofia teoretica all'Università Ca' Foscari con una tesi
discussa con Emanuele Severino e Romano Madera. In quegli stessi anni
perfeziona gli studi di ermeneutica biblica sotto la guida di Carlo Enzo. Ha
insegnato Storia della filosofia moderna e contemporanea presso l'Università
degli studi di Sassari. Professore a
Milano. Fonde nelle sue ricerche un'indagine storico filosofica sul
pensiero greco, sulla tradizione apocalittica ebraica e cristiana e sul canone
del pensiero moderno, con un'attenzione a temi contemporanei legati al mondo
delle immagini e della comunicazione, allo studio del linguaggio e delle
metafore, nonché all'intreccio storico e teorico fra teatro e filosofia. In
quest'ultima prospettiva si orientano i suoi studi sull'idea di sincerità e sul
significato della bugia nel quadro di una costruzione drammaturgica
dell'individuo, sul ridere e sulla natura del personaggio comico. Cura per
Feltrinelli, Bollati Boringhieri e Bruno Mondadori edizioni importanti:
L'Apocalisse di Giovanni, raccolte di scritti sull'Illuminismo e sul tema della
"catastrofe"; opere di Platone, Gioacchino da Fiore, Kant, Benjamin
Constant, Voltaire, Jean-Jacques Rousseau, Alessandro Manzoni,
Constantin-François de Chassebœuf de Volney, Ludwig Andreas Feuerbach,
Louis-Sébastien Mercier. Dal 2007 sta curando l'edizione delle opere
complete di Italo Valent. Collabora saltuariamente a Il Gazzettino, il
quotidiano della sua città, e ha collaborato a varie testate giornalistiche
(Capital; Panorama; Il Sole 24 Ore; l'inserto culturale "Saturno" de
Il fatto quotidiano, ecc.), con interventi di carattere culturale o legati
all'attualità sociale e politica. Con La virtù crudele. Filosofia e storia della
sincerità ha vinto il Premio Viareggio
per la saggistica. Dli è stato conferito il premio di filosofia Viaggio a
Siracusa per il saggio Gioacchino da Fiore e la filosofia. È direttore
del Giornale critico di storia delle idee. È fondatore e direttore a Milano del
Centro di Ricerca Interdisciplinare di Storia delle Idee (CRISI), e di ICONE,
Centro Europeo di Ricerca di storia e teoria dell'immagine di Palazzo Arese
Borromeo. Altre opere: “La metafora dello specchio. Lineamenti per una storia
simbolica” (Feltrinelli, Milano, Bollati Boringhieri, Torino); “Il velo di
Alcesti: la filosofia e il teatro della morte” (Feltrinelli, Milano); “Filosofia
della bugia: figure della menzogna nella storia del pensiero occidentale”
(Bruno Mondadori, Milano); “La virtù crudele: filosofia e storia della sincerità”
(Einaudi, Torino); “La forza del pudore: per una filosofia dell'inconfessabile”
(Rizzoli, Milano; “Il dono del filosofo: sul gesto originario della filosofia”
(Einaudi, Torino); “Icone della fine: Immagini apocalittiche, filmografie, miti
(Il Mulino, Bologna); “Sincerità” (Raffaello Cortina, Milano); “Gioacchino da
Fiore e la filosofia, il Prato, Padova); “Non ci resta che ridere (Il Mulino,
Bologna); “Alfabeto delle proprietà: filosofia in metafore e storie” (Moretti
& Vitali Editori, Bergamo); “Esperienza: filosofia e storia di un'idea”
(Raffaello Cortina, Milano); “Filosofia dei cartoni animati. Una mitologia
contemporanea” (Bollati Boringhieri, Torino). Opere costituite da raccolte di
lezioni Cartografia intellettuale dell'Europa, “La migrazione dello spirito” (Mimesis
Edizioni, Milano-Udine); “Tempo a termine e tempo senza fine: breve storia
figurale della temporalità”, con DVD-ROM delle lezioni, Mimesis Edizioni,
Milano-Udine); “Non desiderare la donna e la roba d'altri” (Il Mulino,
Bologna); “Il senso del dolore. Testimonianza e argomenti” (Editrice San
Raffaele, Milano); “Zerologia. Sullo zero, il vuoto e il nulla” (Il Mulino,
Bologna. Edizioni scientifiche, curatele e traduzioni Apocalisse di Giovanni,
testo latino a fronte, prefazione di Andrea Tagliapietra, traduzione e
postfazione di Massimo Bontempelli, Feltrinelli, Milano, Platone, Fedone o
sull'anima, testo greco a fronte, traduzione, introduzione e cura saggio
critico di Elisa Tetamo, Feltrinelli, Milano; Gioacchino da Fiore,
Sull'Apocalisse (Feltrinelli, Milano); “Immanuel Kant-Benjamin Constant, “La
verità e la menzogna. Dialogo sulla fondazione morale della politica” (Bruno
Mondadori, Milano); “Che cos'è l'Illuminismo? I testi e la genealogia del concetto”
(Bruno Mondadori, Milano); “Rudolf Otto, Il sacro, introduzione” (Gallone
Editore, Milano); Voltaire-Rousseau-Kant, Sulla catastrofe. L'illuminismo e la
filosofia del disastro” (Bruno Mondadori, Milano); “La fine di tutte le cose” (Bollati
Boringhieri, Torino); “La storia e l'invenzione” (il Prato, Padova); “Le
rovine, ossia meditazione sulle rivoluzioni degli imperi” (Mimesis Edizioni,
Milano-Udine); “L'uomo è ciò che mangia” (Bollati Boringhieri, Torino);
“Montesquieu a Marsiglia” (Inschibboleth, Roma); “Bisogna sempre dire la
verità?” (Raffaello Cortina Editore, Milano); “Kant e l'idea della fine”, Agalma,
“Il rischio e il limite”; Magazine (dossier Energia), Pearson. “L'ultimo gesto
di Socrate”; “Il pudore e l'enigma”; Spazio Filosofico, Tipologia del riso,
Fillide, n. Kant and the Idea of the End, European Journal of Psychoanalysis, The
End. Corpo di pazienza, European Journal of Psychoanalysis, ISAP. “Esser contro”,
XÁOS. Giornale di confine, Il dono del filosofo. Il dono della filosofia, XÁOS.
Giornale di confine, Il giallo della filosofia, XÁOS. Giornale di confine, Il
volto del potere di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, La
Lotteria di Babele. Appunti filosofici su caso e fortuna nella società della
comunicazione di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, L'apocalisse
delle immagini. Esegesi del cinema di Wim Wenders a partire da "Fino alla
fine del mondo", di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, La
gola del filosofo. Il mangiare come metafora del pensare di Andrea Tagliapietra
in XÁOS. Giornale di confine Anno IV, n. 1 marzo -giugno 2005/2006. Dire la
verità. L'insistenza della critica di Andrea Tagliapietra, in Giornale critico
di storia delle idee, Interviste e video
L'uomo è un animale che esita. Intervista con Andrea Tagliapietra di Marco
Dotti, in Vita, nPresentazione. Il dono del filosofo. Sul gesto originario
della filosofia in Inschibboleth WEB TV. Presentazione. Icone della fine.
Immagini apocalittiche, filmografie, miti Del senso della fine. Dialogo con
Andrea Tagliapietra di Dotti, in Communitas, n. 4, . RAI Cultura: futuro,
progresso e possibilità Lezione magistrale al Festival di Filosofia (Modena ),
Inganni. Finzioni di verità e storia naturale dell'intelligenza. Eigentlichkeit
und Dichtung? La filosofia della sincerità di Andrea Tagliapietra, di Vincenzo
Pinto Il riso è il proprio dell'uomo.
Commento in margine a Non ci resta che ridere di Andrea Tagliapietra, di Tugnoli Se essere sinceri è una virtù crudele. Uno
studio fra storia e filosofia, di Galimberti, in "La Repubblica", Recensione
ad Andrea Tagliapietra, La virtù crudele. Filosofia e storia della sincerità,
di Claudio Tugnoli, in "Dialeghestai. Rivista telematica di
filosofia", anno VI, 2004 Premio
letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci. 9 agosto
. Home page del Giornale Critico di
Storia delle Idee Home page del Centro
di Ricerca in Storia delle IdeeCRISI
Home page di ICONE, Centro Europeo di Ricerca di storia e teoria
dell'immagine, su centro europeo palazzo borromeo. 17Ciclo di dieci lezioni
teoriche, dette "Decadi", tenuto nell'Aula Tafuri di Palazzo Badoer,
a Venezia, dall'11 novembre al 29
gennaio , nel quadro del Laboratorio di Progettazione Architettonica dello IUAV
diretto da Renato Rizzi e costituente il
I, Libro dello Studio, del progetto "Lampedusa. La cattedrale di
Solomon". Opere di Andrea Tagliapietra, .
Registrazioni di Andrea Tagliapietra, su RadioRadicale, Radio
Radicale. Pagina docente con
informazioni biografiche e bibliografiche sito dell'Università Vita-Salute San
Raffaele. Andrea Tagliapietra. Tagliapietra. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Tagliapietra” – The Swimming-Pool Library.
Tamburino (Caltanissetta). Flosofo. Figlio del
giudice Fabrizio e di Agata Adelicia Tramontana. Entrò nella compagnia di Gesù
a quindici anni, restò a Caltanissetta dopo aver ricevuto gli ordini,
successivamente fu incaricato dell'insegnamento di retorica, di filosofia e di
teologia sistematica nel locale collegio gesuitico. A trent'anni fu trasferito
nel collegio di Messina per insegnare teologia morale e a quarantacinque anni
passò in quello di Palermo. Resse i collegi gesuitici di Caltanissetta,
Monreale e Palermo. Fu esaminatore delle curie arcivescovili di Palermo e
Monreale, consigliere e qualificatore nel Sant'Uffizio della Inquisizione spagnola,
ossia di esaminatore dei reati prima della loro attribuzione alla competenza
dell'Inquisizione. Durante un soggiorno
romano, quale rappresentante della provincia gesuitica siciliana alla
undicesima congregazione generale della compagnia di Gesù, conosce Greuter, che
lavora per la casa generalizia dei gesuiti. Il teologo siciliano, apprezzandone
le doti, gli affida l'incarico di incidere le immagini della Madonna.
Realizzava finalmente il progetto, da qualche anno vagheggiato, di dare alle
stampe le notizie preparate dal confratello Ottavio Gajetano, riguardanti
appunto i luoghi del culto mariano nell'isola, facendo illustrare l'opera con
tavole riproducenti le relative icone della Madonna. Così accanto alla
sua imponente produzione filosofica, restano anche due edizioni, una in latino
ed una in volgare, di un volume con 36 incisioni del ‘600, di raro pregio per
la raffinatezza dei disegni di Greuter. Il saggio non e firmato dal gesuita. Di
queste due edizioni si trovano rari esemplari che, per le limitazioni derivanti
dall'esaurimento delle matrici, sono, per buona parte, prive delle pagine in
cui sono stampate le incisioni. Il gesuita siciliano nella conoscenza del
peccato attribuisce importanza primaria alla “cognitio singulorum,” cioè alla
capacità di valutazione dei singoli. Diverso è, infatti, il peso delle colpe a
seconda se a commettere l'infrazione è l'individuo colto oppure l'ignorante.
Nel individuo colto prevale la vis ratiocinandi, la forza della ragione.
Nell’ignorante, la vis sentiendi, la forza del sentimento. Ancora differenza
c'è tra l'”actio humana” e l'”actio hominis”. La azione umana e compiuta in
perfetta consapevolezza. Nell’azione di un uomo la coscienza è spesso
condizionata dal patire passionale, che può essere violentum – violento --,
coactum – costretto – co-azione- o necessarium – necessario -- venendo così a
mitigare la colpa. Nel trasporto passionale c'è dell'involontario, spesso
frutto di ignoranza che rende la coscienza erronea. Il tutto si traduce in una
interpretazione benignista della prudenza o epi-eìcheia, riprendendo in un certo
modo la tradizione di Aquino. A sostenere questa intensa produzione sul
probabilismo, col rientro da Palermo a Genova di Diana, rimane. I suoi saggi
hanno ampia diffusione fino al riconoscimento della validità delle tesi
probabiliste da S. Alfonso de' Liguori che con la sua Theologia Moralis mette
sostanzialmente fine al rigorismo giansenista. Il probabilismo incontra
ostilità negli ambienti religiosi più vicini al rigorismo dei giansenisti. A contrastare
le tesi del probabilismo i più influenti furono i domenicani, che spinsero Retz,
a farsi portavoce presso il papa per l'emanazione di un provvedimento di
condanna. Alessandro VII, sollecitato più volte, condenna il probabilismo. Sono
censurate solo le tesi più estreme. Un'altra condanna del probabilismo e
promulgata da Innocenzo XI. Però questa volta il gesuita siciliano non sube sanzioni
ad personam, così passa alla storia della morale, come padre della probabilità
tenue. Con esso si chiuse il periodo d'oro della esportazione della cultura
teologica siciliana. Fu sancita la completa ri-abilitazione del gesuita
siciliano con la pubblicazione di Verità Vindicata che Niceti diede alle stampe
a Roma. Altre opere: I suoi saggi sono stati riuniti nella Opera Omnia. “Methodus
Expeditae Confessionis; Opuscola Tria de Confessione”; “Comunione et Sacrificio
Missae”; “Expedita Decaloghi Explicatio. Libris decem digesta; “De Sacrificio
Missae Expedite Celebrando Libri tres”; “Della Consolazione della Filosofia di
Anicio Manlio Boezio Libri cinque. Traduzione di Tommaso Tamburino; Juris
Divini. Naturalis et Ecclesiastici Expedita Moralis Explicatio, Complectens
Tractationes tres, de Sacramentis, quae sunt de Jure Divino, de Contrattibus,
quos dirigit Jus Naturale, de Censuris et Irregularitate, quae sunt de Jure
Ecclesiastico. Tractatus de Bulla cruciata. Sanctissimae Deiparae Cultus in
Sicilia. (Nomen sublatum) Ragguagli delli Ritratti della SS. Vergine Nostra
Signora più celebri, che si riveriscono in varie Chiese nell'isola di Sicilia.
Opera postuma del R. Ottavio Cajetano della Compagnia di Gesù. Trasportato
nella lingua volgare. Germana Doctrina R.Thomae Tamburini S. J. perspicue
refellens impugnationes R.Vincentii Baronii adversus illam allatas; Tractatus in Quinque Ecclesiae Praecepta; “Tractatus
de Jubileo Manoscritto; “Additamentum continens aliquot epistolas, et levem
vindicationem contra Joannem Sinichium hybernum authorem libri Saul et Rex.
Manoscritto. Bibl.Naz.Roma. Fondo Gesuitico, Traduce “La consolazione della
Filosofia” di Boezio. Libri cinque. L'Anno dei Giorni Memorabili, scritto dal Gio.
Nadasi della Compagnia di Gesù. V. Baron, Theologia moralis adversus laxiores
probabilistas, Parigi, Piget, R. Brouillard, Dictionnaire de Théologie Catholique,
Parigi, Letouzej, S. Burgio, “Il probabilismo in Sicilia”, Catania, Soc. Storia
Patria, V. Contenson, Theologiae mentis of cordis, Tolosa, T. Deman,
Probabilisme, Colonia, C. Hebermann, Enciclopedia cattolica, R. Appelton
Company, M. Petrocchi, Il problema del lassismo nel secolo XVII, Roma, Storia e
letteratura, J. Sinnichins, Saul et Pax, Lovanio, Nempaei, Tommaso Tamburino,
su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Pietro Tacchi Venturi, Tommaso Tamburino, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company. Tomasso Tamburino. Tamburino. Keywords:
prudenza, probabilismo tenue, azione di un uomo singolare, la forza del ragionare,
la forza del sentire, il necesario, il costretto (co-actum), il violento. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Tamburino” – The Swimming-Pool Library.
Tafuri (Soleto). Filosofo. Versatile e bizzarro
ingegno, che dopo studi a Napoli e Parig si ritira nella sua natia Soleto nel
Salento dove ha un cenacolo di allievi filosofi del platonismo
esoterico. Il Socrate di Soleto e una personalità eclettica ed un
affascinante intellettuale, amante della conoscenza e studioso e di molteplici
campi del sapere: alchimia, filosofia, astronomia, astrologia, medicina,
fisiognomica, magia naturale. Al centro dei suoi interessi vi e l'interesse e
lo studio dei fenomeni della natura, l'anima del mondo, il miracolo e le
meraviglie del creato e l'unicità irripetibile di ogni essere
umano. Considerato alla stregua di un Nostradamus salentino e onorato e
temuto per le sue capacità divinatorie e fisiognomiche tanto da attribuirgli poteri
occulti e demonologici. Un suo ritratto col rosso copricapo della Sorbona
si trova nel dipinto ad opera del galatinese Lavinio Zappa della Madonna del
Rosario nella navata sinistra della Chiesa Matrice di Soleto. Sepolto dapprima
nella chiesetta di S. Lorenzo delli Tafuri adiacente alla sua abitazione e poi,
dopo la demolizione della cappella nel Monastero di San Nicola in una cassa di
legno con lo stemma della famiglia. Sull'architrave della sua casa natale
è inciso il motto, Humile so et humilta me basta dragon diventaro se alcun me
tasta. Con quest'iscrizione esprime e manifesta ai cittadini e a chiunque
passasse dalla sua dimora la sua mite natura caratteriale, mortificata dalle
ingiurie e maldicenze in conseguenza delle quali poteva trasformarsi,
ironicamente, attraverso alchimia e magia, in un dragone. Nella Soleto e
diffusa la consuetudine di incidere sulle architravi delle finestre, sui
cornicioni dei balconi o all'interno di uno stemma, delle epigrafi con la
finalità di motto. Un proverbio, una citazione, un passo letterario,
filosofico, o religioso, e un pensiero personale descrivevano la personalità e
le attitudini del padrone di casa o invitavano il passante a riflettere su un
tema o un monito saggio e profondo. Lo stemma della famiglia, presente sulla
porta della casa natia, è costituito da un albero di quercia con due fulmini
che si scagliano contro ma non lo colpiscono. Un'aquila bicipite scolpita sopra
fa pensare ad un'origine albanese della famiglia. Infatti molte famiglie
albanesi e greche di confessione cristiano-ortodossa e cattolica sono costrette
a fuggire ed alcune emigrarono nel Salento a causa dell'avanzata dei turchi che
occupano i loro territori. "Del salentin suol gloria ed onore"
lo definie Tommasi. E davvero egli e, tra i filosofi che fioreno in Puglia il
più universalmente noto. Partito da Soleto per Napoli per approfondirsi nella
matematica dopo la preparazione ricevuta a Zollino da Stiso, vi torna famoso in
tutto il mondo e pieno di gloria. Desideroso solo di pace fisica e mentale,
apre una ‘scuola’ di filosofia. Tra i suoi allievi: Cavazza, Vernaleone, Scarpa,
Corrado. Assiduo verso gli infermi, esercita con zelo e successo la professione
di medico ma mentre era di modello coi suoi saggi, di ammirazione e rispetto
coi suoi consulti fu dalla ignoranza popolana ritenuto un mago perché cultore
di scienze inusitate quali l'Astronomia e l'Astrologia. Tornando da
Padova, Parigi e Salamanca, cioè dai più grandi centri culturali del tempo,
sollevò certo le gelosie interessate di coloro che non sapevano rassegnarsi al
suo prestigio professionale. A ciò si aggiunse il vigile sospetto della Curia
Arcivescovile messa sull'avviso dal Concilio di Trento. Egli che porta
per tutto il mondo l'amore per il suolo natio col nome di Matteo da Soleto,
proprio in patria ebbe a difendersi da accuse di stregoneria come spesso
avviene a chi, uomo di scienza, si rende filantropo. Fu più volte interrogato
per le sue capacità di previsione del futuro (divinatorie) ma fu sempre
rilasciato innocente. Il Codice Vaticano. è testimonianzapressoché
l'unica superstitedell'impegno speculativo di Matteo Tafuri. Da questo
capostipite molti furono i Tafuri medici o giureconsulti che da Soleto
trasferirono poi la loro residenza a GallipoliNardò e LecceGalatone.Così
troviamo nel "Liber baptesimorum" dell'Archivio Parrocchiale di
Soleto un Clericus Phisicus Honofrius Taphurus filius eccellentissimi Doctori
Francisci che è padrino al battesimo di Carrozzini. Il pronipote di Onofrio,
Vincenzo Maria fu sindaco di Gallipoli mentre il fratello di Onofrio, dottore in
giurisprudenza, visse presso la corte di Napoli dove morì. Svariati
giureconsulti, medici e sindaci a Lecce e Galatone. Ricordiamo, non per ultimo,
fra Diego da Lequile (al secolo Diego Tafuri. Manni, La guglia di...30 Luigi
Galante, Matteo Tafuri. Nuove rivelazioni da un manoscritto, in 'Il filo di
aracne' Galatina, Manni, La guglia, l'astrologo, Bernari 42 Istoria scrittori Regno di Napoli, Bernari. Bernari,
A., Il mago di Soleto: Matteo Tafuri, Milano, De Tommasi, G.B., Matteo Tafuri
in "Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli" tomo VIII,
Napoli, del Balzo di Presenzano, A., I del Balzo ed il loro tempo, Napoli,Manni,
L., Guida di Soleto, Galatina, Manni, L., La guglia di Soleto, Galatina, Manni, L., La guglia, l'astrologo, la macàra,
Galatina, Montinari, M., Soleto, Fasano, Tafuri, G.B., Istoria degli Scrittori
del Regno di Napoli, Napoli, 1D. Bacca "Personaggi del sole
culturale", Lecce 2008 Alchimia
Galatina Giovanni Battista Della Porta Orsini Orsini Del Balzo Guglia di
Raimondello Soleto. G. B. Tafuri. Matteo Tafuri. Tafuri. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Tafuri” – The Swimming-Pool Library.
Tarantino (Gravina), filosofo. Noto per i suoi studi
sul padre e per fondare insieme la sezione dell'Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici di Napoli di cui è stato anche president. Ha saggi sulla pedagogia,
la psicologia e l'Umanesimo. Dopo la laurea, diviene insegnante per i
licei italiani; in particolare, insegna al liceo Federico II di Svevia di
Altamura dove uno dei suoi studenti e Rubini. Nominato dirigente
scolastico del Liceo classico Cagnazzi di Altamura, porta la scuola al più alto
numero di studenti mai raggiunto. In qualità di dirigente scolastico, si reca a
Tokyo per una "visita preparatoria
di incontro tra scuole". Durante la sua permanenza si verifica un violento
terremoto, che gli causò paura e notevoli disagi con un volo di ritorno pagato
4000 euro e un'assistenza a quanto pare insufficiente da parte delle autorità
consolari del posto. Dirigente scolastico del Liceo classico Luca de Samuele
Cagnazzi, Presidente di circoscrizione del Lions Club Puglia Consigliere di
Club del Lions Club Altamura Host Presidente dell'Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici (IISF) di Napoli[senza fonte] Opere Speranze e proposte
formative nel primo Novecento. La lezione di Giuseppe Tarantino, Bari, 1995.
Dietro la ruota. Infanzia pregiata, Levante, Lezioni di volo, Bari, L'inconscio e la coscienza nel pensiero di
Giuseppe Tarantino, Bari, . L'Umanesimo mediterraneo. Orizzonte
storico-culturale per la costruzione di una cittadinanza cosmopolita, , Storia
antica e moderna dell'Ordine del Tempio, Nisroch, L'Umanesimo scientifico di
Giuseppe Tarantino, Aracne Editrice). //aracneeditrice/index.php/autori.html?auth-id=407986
// teatro.liceocagnazzi.edu/storia-della-rassegna/ altamuralife/ notizie/la-testimonianza-di-un-gravinese-in-giappone-durante-il-terremoto/
lions108ab/wp-content/uploads//06/Rivista-Lions- numero-4.compressed.pdf lions/data/club.php?id=21110 Giuseppe Tarantino Liceo classico Luca de
Samuele Cagnazzi Sito web ufficiale e
blog di Filippo Tarantino. Filippo Tarantino. Tarantino. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Tarantino” – The Swimming-Pool Library.
Tarantino
(Gravina). Fosofo. Docente
a Pisa. Figlio di Filippo Tarantino, nobile locale, e Arcangela Maria Letizia
Spagnuolo. Studiò nel ginnasio della sua
città, sotto la guida dello zio materno Nicola. Compì gli studi superiori a
Pisa, dapprima come studente all'università della stessa città e
successivamente come allievo della Scuola normale superiore di Pisa. Iniziò gli
studi sotto la guida di Francesco Fiorentino. A ventidue anni conseguì la
laurea in Lettere e Filosofia e seguì a Napoli il maestro Fiorentino fino alla
sua morte. In sua memoria dedicò al suo
maestro il suo primo libro, intitolato I Saggi Filosofici e pubblicato nel
gennaio; nello stesso anno ottenne la docenza in filosofia teoretica. Inizia ad
acquisire notorietà grazie ai saggi critici che pubblica sul Giornale
Napoletano. Ottiene la cattedra di filosofia nel Liceo Antonio Genovesi di Napoli.
Per ben dieci anni, lavorò all'opera Saggio sulla Volontà. Ha anche una breve
relazione con la fiorentina Bice, anche se e sentimentalmente legato ad
un'altra donna di Gravina, conosciuta a Napoli, alla quale dedica particolare
cura. Dopo aver vinto il relativo concorso, gli e assegnata la cattedra di
filosofia teoretica a Palermo, ma per motivi sentimentali vi rinuncia. Insegna al Liceo Marciano. Ottiene la
cattedra di filosofia nel Liceo Genovesi. Per un periodo abbandona la sua
relazione sentimentale per ritornare a lavorare sulle sue opere. Agli inizi del
Novecento, vince il concorso per la cattedra di filosofia morale a Pisa.
Insegna anche alla Scuola di Pedagogia, dove tra i suoi insegnanti figura
Gentile. La sua notorietà cresce sempre più grazie ad alcuni suoi saggi critici
pubblicati sulla Rivista di Filosofia Scientifica di Morselli, il più noto dei
quali è su Locke. Tra i suoi studenti di
Pisa più noti figurano Nicola ed Accadia. Torna nella sua città natale Gravina
in Puglia, dove vive nella casa di un nipote suo omonimo che aveva studiato
sotto la sua egida a Pisa. Dona alla biblioteca Santomasi di Gravina in Puglia
una parte cospicua dei suoi libri. A lui è stato intitolato il liceo
scientifico della sua città natale Gravina in Puglia. Altre opere: “Appunti di
Filosofia ad uso dei giovani del Liceo” (Filippo Toso, Aversa); “Saggi
filosofici” (Napoli, Vincenzo Morano); “Studio storico su Giovanni Locke” in
Rivista di Filosofia, II, Milano-Torino, F.lli Dumolard); “Saggio sul
criticismo e sull'associazionismo” (Napoli, Vincenzo Morano,); In morte di
Michelangelo Calderoni, Vecchi, Trani, Saggio sulla volontà, Napoli, Tip.
editrice F. di Gennaro e A. Morano. In
morte di Antonietta Cagiati, nella necrologia per Gaetano e Antonietta Cagiati,
Napoli. “Saggio sulle idee morali e politiche di Hobbes” (Napoli, Tip. F.
Giannini & Figli); “Il problema della morale di fronte al positivismo e
alla metafisica” (Pisa, Tip. A. Valenti); “Il principio dell'etica e la crisi
morale contemporanea” (Napoli, A. Tessitore & figlio); “Il concetto dello
stato ed il principio di nazionalità” (Napoli); “Discorso preposto alle
traduzioni dal latino, dall’inglese e dal francese di G. Sottile” (Napoli); “Vinci
e la scienza della natura”, Nel centenario di L. da Vinci, La politica e la
morale. Discorso (Pisa, Tipografia editrice cav. F. Mariotti); “”Sulla riforma
universitaria, in «Rivista di filosofia». Cfr. Gabriele Turi, Giovanni Gentile: una
biografia, Firenze, Giunti, (Parzialmente consultabile in Google
Libri.) tarantino-inconscio, tarantino-inconscio-, tarantino-inconscio-, Filippo
Tarantino, L. Dibattista, Rosalba Pappalardi e Angelo Recchia-Luciani,
L’inconscio e la coscienza nel pensiero di Giuseppe Tarantino , Filippo
Tarantino, Mario Adda Editore, Filippo Tarantino, Speranze e proposte formative
nel primo Novecento. La lezione di Giuseppe Tarantino, Bari, Levante, Beniamino
D'Amato, Orazione funebre in onore di Giuseppe Tarantino . Filippo Tarantino Scheda biografica nel sito del Liceo statale
Giuseppe Tarantino di Gravina in Puglia. Giuseppe Tarantino. Tarantino.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tarantino” – The Swimming-Pool
Library.
Tari (Villa Santa Maria Maggiore). Filosofo. Di
famiglia originaria di Terelle, nel Frusinate, nacque in un palazzo seicentesco
della non distante Villa Santa Maria Maggiore, l'odierna Santa Maria Capua
Vetere, anch'essa rientrante in Terra di Lavoro, da un impiegato che si trovava
lì di passaggio . Il palazzo natìo, conosciuto come palazzo Mazzocchi, ove
aveva schiuso gli occhi anche l'archeologo Alessio Simmaco Mazzocchi , era
situato nell'allora strada della Croce, l'odierna via Mazzocchi, ed è oggi
gravemente degradato. Studiò a Montecassino, dove conobbe Silvio
Spaventa. Nel 1830 si trasferì a Napoli dove si laureò in giurisprudenza e
iniziò la professione di avvocato . Ben presto però all'avvocatura
preferì la filosofia, la letteratura e la musica, unendosi all'amico Spaventa,
a Cusano, a Francesco de Sanctis e ad altri pensatori liberali dell'epoca e
collaborando a vari giornali letterari partenopei. Eletto deputato per il
collegio di S. Germano, ma rifiutò il mandato per dedicarsi all'insegnamento.
Infatti lo stesso anno era entrato per concorso nella Regia Napoli, divenendo
il primo cattedratico di estetica in Italia, nello stesso periodo in cui vi
insegnavano anche Francesco de Sanctis, Luigi Settembrini, Silvio Spaventa e
Giovanni Bovio . Vi insegnò per oltre un ventennio, fino alla sua morte.
Si dedicò a vari rami della filosofia e delle scienze del linguaggio,
traducendo anche, per la casa editrice Detken, opere di autori stranieri all'epoca
non molto noti come Brothier, Moindron e
Noel. Il suo sistema estetico, variamente criticato, in particolare per la
scarsa originalità, si caratterizzava per una vivacità espressiva, con ricche e
talvolta variopinte esemplificazioni, che peraltro ne resero celebri e molto
frequentate le lezioni universitarie. Parte significativa dei suoi studi
filosofici fu pubblicata postuma. Il filosofo “giullare di Dio” Benedetto
Croce, nei saggi critici della Letteratura della Nuova Italia, definì Tari
«giullare di Dio», vale a dire, per riprendere le parole dello stesso Croce, il
«lieto giullare della filosofia». Il filosofo abruzzese spiega, al riguardo,
che Tari non ha mai nemici, riuscendo a farsi ben volere sia dagli amici sia
dagli avversari, che prende a braccetto, e li menava a spasso con sé,
divertendosi a contradirli e a sentirsi contradetto. Quasi ad avallare la
definizione sopra riportata, il pensatore abruzzese ha anche a rilevare che la
bizzarra genialità di Tari gli fa trovare piacere nei ravvicinamenti e
collegamenti più disparati e più comici: della frase sublime con la scherzosa,
del ricordo solenne con l'aneddoto salace, del linguaggio latino o del tedesco
col vernacolo napoletano. Parla in gergo, ma in gergo che è quintessenza di
cultura e stravagante miscuglio di elementi geniali. A proposito del suo
"Manuale di estetica", Croce disse, filosofo di professione ed uomo
di dottrina enciclopedica, nonostante tutta la sua perizia filosofica, la sua
sterminata dottrina e il suo molto acume, e soprattutto un bizzarro artista. La
sua concezione metafisica non gli concede una trattazione veramente logica dei
problemi. Ma la sua personalità, vibrante di commozione innanzi alle opere
dell'arte, riboccante di entusiasmo, dotata di bontà e di nobiltà di sentire,
gli ispira pagine che sono di una specie assai rara nella nostra letteratura. L'essenza
giocosa si mischiava, confondendosi, con un'acuta critica, che si
rivolgeva a tutti i campi in cui l'estetica si sostanzia e, in particolare, ad
una delle arti al quale era più attratto: la musica. Tra il serio e il
faceto, infatti, il filosofo, dopo aver pubblicato un interessante studio
critico su “Serietà e ludo”, compose un saggio musicale, con tanto di note, dal
titolo in tal senso emblematico di “Lezioni di estetica generale”. Questo
indirizzo lo porta ad occuparsi anche sulla celebre pastorale di Beethoven.
Altre opere: “Estetica ideale” (Tip. del Fibreno, Napoli), “Ente spirito e
reale: confessioni filosofiche” (Stamperia della Regia Università, Napoli); “Opera,
melodramma, dramma: nota critica” (Tip. della Regia Università, Napoli); “Serietà
e ludo: saggio critico” (Tip. della Regia Università, Napoli), “Saggi di
critica, con prefazione di R. Cotugno (Tip. Vecchi, Trani); “Saggi di estetica
e metafisica” B. Croce, Laterza, Bari; “Estetica esistenziale, M. Leotta,
Morano, Napoli L'estetica reale, F.
Solitario, Prometheus, Milano. A. Lauri, Dizionario dei cittadini notevoli di
Terra di Lavoro antichi e moderni, Arnaldo Forni Editore, Bologna (ed. or. Sora). A. Perconte Licatese, Alessio Simmaco
Mazzocchi, Ed. Spartaco, Santa Maria Capua Vetere, A. Perconte Licatese, Santa Maria di Capua. “Storia
e monumenti della città di Santa Maria Capua Vetere” (Tip. Stampa Sud, Curti. A.
Lauri L. Brothier, “Storia popolare della filosofia”, trad. di A. Tari, Detken,
Napoli. S. Zaborowski-Moindron, “Origine
del linguaggio,” trad. di A. Tari, Detken, Napoli. E. Noel, Voltaire e
Rousseau, trad. di A. Tari, Detken, Napoli. B. Croce, La letteratura della
Nuova Italia. Saggi critici, I, Laterza,
Bari A. Tari, Lezioni di estetica generale, C. Scamaccia-Luvara, Tocco, Napoli A.
Tari, Beethoven e la sua sinfonia pastorale. Saggio critico, Tip. della Regia
Università, Napoli Benedetto Croce, La letteratura della nuova Italia. Saggi critici, I, Laterza, Bari. Massimo Leotta, La
filosofia di Antonio Tari, Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli. Francesco
Solitario, Antonio Tari nella "Critica" di Benedetto Croce.
Contributo per un recupero, Prometheus, Milano 1998. Francesco Solitario ,
L'Estetica di Antonio Tari e la cultura filosofica meridionale del suo tempo,
Prometheus, Milano. Antonio Tari, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Antonio
Tari, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di
Antonio Tari, Antonio Tari, su storia.camera, Camera dei deputati. , «Tari, Antonio» in Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Archivi di Teatro Napoli, Foto di
Antonio Tari su cir.campania.beniculturali. Tari. Keywords: ‘origine del
linguaggio.” Refs. Luigi Speranza, “Grice e Tari” – The Swimming-Pool Library.
Tartarotti (Rovereto). Filosofo. Divenne famoso per
aver contrastato i processi contro le streghe e per aver osteggiato la
devozione per il vescovo del XII secolo Adelpreto, mettendone in discussione
santità e martirio. Figlio del giureconsulto Francesco Antonio e da
Olimpia Camilla Volani, discendente dell'antica famiglia dei Serbati.
Impersonò la figura dell'intellettuale che non si lascia limitare dal luogo nel
quale nasce, cioè nel Trentino, lontano dai grandi centri culturali del tempo.
Egli seppe anzi sfruttare le opportunità e le peculiarità della città di Rovereto,
al confine tra mondo tedesco e italiano, in un periodo storico nel quale
rifiorirono i commerci e i rapporti economici, grazie al suo trovarsi su una
delle principali vie di comunicazione in Europa. Suo merito fu la capacità di
saper tessere legami con intellettuali italiani e stranieri che risiedevano a
Venezia, Roma, Salisburgo, Torino, Brescia, Vienna, Innsbruck. Utrecht e
Parigi. Studiò inizialmente nell'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto e
poi continuò come autodidatta. Si interessò di filosofia, che seguì presso
l'Padova sino a quando difficoltà economiche familiari non lo obbligarono a
tornare nelle città natale. Al suo ritorno si interessò personalmente per
far insediare nella Città della Quercia la stamperia del tipografo veronese Pierantonio
Berno e, nel 1730, fondò la prima accademia cittadina, l'Accademia dei Dodonei.
Compì viaggi a Verona, dove conobbe Scipione Maffei e altri studiosi, poi ad
Innsbruck, dove rimase alcuni mesi come precettore, e in seguito si trasferì a
Roma, come segretario del Cardinale Domenico Silvio Passionei. Casa
dove abitò Girolamo Tartarotti, in Via Garibaldi 61, a Rovereto, prima di
trasferirsi in Via della Terra. Durante le sue permanenze roveretane, visse
nella stessa casa dove abitavano Giuseppe Valeriano Vannetti e Bianca Laura
Saibante, e dove questi iniziarono a tenere un vivace salotto letterario che
portò, probabilmente su ispirazione dello stesso Tartarotti, alla nascita
dell'Accademia degli Agiati. Il soggiorno romano fu relativamente breve, per
contrasti col Cardinale, quindi fece ritorno a Rovereto. Morì il fratello
Jacopo, e si trasferì a Venezia, come collaboratore del futuro Doge Marco
Foscarini. Ebbe discussioni anche con Foscarini e tornò ancora una volta a
Rovereto, da dove non si allontanò più. I viaggi di Girolamo Tartarotti
furono in definitiva relativamente pochi e di breve durata, e trascorse la
maggior parte della sua vita matura a Rovereto. Si dimostrò poco propenso ad
accettare l'aiuto di ricchi mecenati che lo avrebbero limitato nella sua
libertà e approfittò delle occasioni che gli venivano offerte lontano dalla sua
città per comprare libri o incontrare altri studiosi. Lo studioso Sin
dagli anni giovanili Tartarotti si dedicò agli studi letterari interessandosi
della poesia toscana e scrivendo egli stesso varie composizioni poetiche.
Approfondì tematiche della filosofia scolastica e scrisse trattati critici nei
confronti di questa. Collaborò con Angelo Calogerà per la sua Raccolta
d'opuscoli scientifici e filologici, e venne in polemica con Trento
dimostrando, in una sua pubblicazione, che la città tridentina divenne sede
episcopale solo nel IV secolo e non al tempo dei primi apostoli. Pubblica
“Congresso notturno delle Lammie”, il suo saggio più noto, nel quale dichiara
inesistente la stregoneria come la si vuole descrivere al suo tempo, e questo
sulla base della logica, della scienza e della stessa ortodossia dei
cattolici. Pubblica nei “Rerum Italicarum scriptores” le sue conclusioni relative
alla cronaca di Dandolo e correggendone le fonti nelle sue basi documentarie. Continua
nelle indagini storiche alla quali aveva dedicato gran parte della sua vita e
arrivò a dimostrare, ad esempio, che era sbagliata la venerazione dei trentini
per Adelpreto, Vescovo di Trento. La sua tesi era spiegata nella Lettera
intorno alla santità e martirio di Alberto vescovo di Trento. Uno dei suoi
ultimi lavori, sempre legato a questo tema: Notizie istorico-critiche intorno
al B.M. Adalpreto vescovo di Trento venne messa al rogo su disposizione del
principe vescovo Francesco Felice Alberti di Enno. Intanto la sua salute
peggiora, e morì il 16 maggio dello stesso anno, senza sapere del suo libro
bruciato a Trento. Fu sepolto nella chiesa arcipretale di San Marco dove una
targa a lato della porta d'ingresso lo ricorda. La biblioteca Sempre
amante dei libri, quando non gli fu possibile viaggiare per acquistarli
personalmente si affidò a contatti che col tempo divennero per lui preziosi per
procurarseli. A Verona poté contare su Ottolino Ottolini, a Brescia su
Gianmaria Mazzucchelli, a Modena su Ludovico Antonio Muratori e a Venezia su
Gian Rinaldo Carli. A Rovereto fu molto vicino a Giuseppe Valeriano Vannetti, segretario
dell'Accademia Roveretana degli Agiati, e anche da lui ebbe aiuti per procurasi
i testi dei quali aveva bisogno per i suoi studi. Al Vannetti fu legato anche
per altri motivi, essendo stato per vari anni precettore di Bianca Laura
Saibante, futura moglie di Giuseppe Valeriano, e del fratello di lei,
Francesco. Si procura libri anche grazie a donazioni, eredità e
prestiti. Al momento della sua morte, per esplicita volontà
testamentaria, la sua ricca biblioteca venne donata all'Ospedale dei Poveri
Infermi di Loreto, retta dalla Confraternita dei Santi Rocco e Sebastiano. La
Confraternita tuttavia, poco dopo, decise di metterla in vendita, offrendola
per primo al Comune di Rovereto. In quell'occasione Giuseppe Valeriano
Vannetti e Francesco Saibante si spesero affinché tale importante
acquisizione culturale per Rovereto avesse successo, e l'atto di compravendita
venne registrato. La prima biblioteca pubblica a Rovereto Tre anni dopo la
morte di Tartarotti, venne così creata la prima biblioteca aperta al pubblico a
Rovereto. Le intenzioni dello studioso non furono queste, tuttavia fu proprio
il nucleo dei suoi testi ad essere destinato a questa importante iniziativa
culturale, perché sino a quel momento esistevano in città solo biblioteche
appartenenti a privati, come ad esempio quella dei Rosmini, dei Vannetti, dei
Saibante, oppure conservate in conventi; si stava formando anche quella
dell'Accademia Roveretana degli Agiati, sicuramente molto importante, ma
nessuna di queste destinata alla consultazione di chiunque. Il totale
delle opere appartenenti a Tartarotti che confluì nella biblioteca ammontava
originariamente a 2.027 volumi e a 13 manoscritti. Per quanto riguarda i luoghi
di pubblicazione dei volumi, quasi il 30% di essi proveniva da Venezia. I
volumi raccolti durante tutta la vita da Girolamo Tartarotti costituirono così
il primo nucleo della Biblioteca Civica di Rovereto, che in seguito fu a lui
dedicata. Tartarotti e gli agiati Lo studioso, come sopra ricordato, fu
molto attivo a Rovereto e si spese per portare una maggior apertura culturale
in città facilitando l'arrivo di un tipografo, fondando l'Accademia dei
Dodonei, svolgendo il ruolo di precettore per due dei fondatori dell'Accademia
Roveretana degli Agiati, ma non divenne mai un socio di quella
istituzione. Le ragioni del suo rifiuto di far parte di quell'Accademia,
che pure rispondeva a molte delle esigenze che sentiva anche sue, furono
diverse. La principale fu la forte inimicizia con Scipione Maffei, e il fatto
che l'uomo di lettere veronese fosse entrato tra i primi come socio aggregato
dell'associazione. Questo fece sì che non partecipasse alle riunioni del
nascente sodalizio culturale roveretano. Opere Casa di Girolamo
Tartarotti, in via della Terra 15, a Rovereto Si riporta qui una piccola
selezione di alcuni lavori di Girolamo Tartarotti, da non intendersi come fonti
di questa pagina ma come approfondimento e confronto. Ragionamento
intorno alla poesia lirica Toscana, Delle disfide letterarie, o sia pubbliche
difese di conclusion, De auctoribus ab
Andrea Dandulo laudatis in Chronico Veneto, Apologia del Congresso notturno
delle Lammie, Memorie antiche di Rovereto e dei luoghi circonvicini, Apologia
delle Memorie antiche di Rovereto, Lettera seconda di un giornalista d'Italia
ad un giornalista oltramontano sopra il libro intitolato: Notizie
istorico-critiche intorno al b.m. Adalpreto Vescovo di Trento, Alcune opere
pubblicate nella Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici curata da Angelo
Calogerà: Relazione d'un manoscritto dell'Istoria manoscritta di Giovanni
Diacono veronese, Dissertazione intorno all'arte critica, Lettera al sig. N.N.
intorno alla sua tragedia intitolata il Costantino (1741) Lettera intorno alla
differenza delle voci nella lingua italiana. Altre opera: “Osservazioni sopra
la Sofonisba del Trissino con prefazione del cav. Clementino Vannetti, La conclusione
dei frati francescani riformati (postumo, Annotazioni al Dialogo delle false
esercitazioni delle scuole d'Aonio Paleario. Annotazioni Ipotesi avanzata da Gianmario Baldi,
Direttore della Biblioteca civica G. Tartarotti e membro dell'Accademia Roveretana
degli Agiati G.Baldi, Fonti M.Farina,
Mostra Tartarotti,Mostra Tartarotti, Lodovico Antonio Muratori, Rerum
Italicarum scriptores. Mediolani, ex typographia Societatis Palatinae in Regia
Curia, Tartarotti, (check). R.Trinco, Mostra Tartarotti, Mostra Tartarotti, Mostra Tartarotti, Mostra Tartarotti, Sito Biblioteca Civica G.
Tartarotti, su biblioteca civica. rovereto.tn, Comune di Rovereto. 2Gianmario
Baldi, La Biblioteca civica Girolamo Tartarotti di Rovereto: contributo per una
storia, Calliano,Trento, Manfrini, Marino Berengo, La letteratura
italianaStoria e testi" XLIVtomo I, Milano-Napoli, Ricciardi, Leonardo
Franchini, Adversum malleum maleficarum, biografia del filosofo pre-illuminista
roveretano Girolamo Tartarotti, Rovereto, Stella, Nicola Cusumano, Ebrei e
accusa di omicidio rituale nel Settecento. Il carteggio tra Girolamo Tartarotti
e Benedetto Bonelli, Milano, Unicopli, . Marcello Farina, Antonio Rosmini e
l'Accademia degli Agiati, Brescia, Morcelliana Edizioni, testi di Serena
Gagliardi, Elena Leveghi e Rinaldo Filosi, La Biblioteca di Girolamo
Tartarotti: intellettuale roveretano del Settecento : Rovereto, Palazzo
Alberti, Rovereto, Provincia autonoma, Servizio beni librari e
archivistici,Comune di Rovereto, Biblioteca civica G. Tartarotti, Renat*o
Trinco, San Marco in Rovereto : la chiesa arcipretale tra storia, arte e devozione,
Mori, La grafica, Accademia Roveretana degli Agiati Bianca Laura Saibante
Biblioteca civica G. Tartarotti Clementino Vannetti. TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Girolamo Tartarotti, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Girolamo
Tartarotti, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Girolamo Tartarotti. Tartarotti. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Tartarotti” – The Swimming-Pool Library.
Tataranni (Matera), filosofo. Lucano di origine, fu
esponente dell'Illuminismo napoletano. Figlio di Angelo Bruno e Nunzia
Pistoia. Non sappiamo a quale ceto appartenesse la sua famiglia, ma sicuramente
essa era fornita dei mezzi economici e delle relazioni sociali necessarie per
avviare il figlio verso la carriera ecclesiastica: non a caso, quando fu
battezzato nella Chiesa cattedrale di
Matera, i suoi genitori scelsero come padrini i nobili Giovan Battista Ferraù e
Giovanna Cordova. Sin da ragazzo maturò quella che doveva essere la sua
vocazione, tanto che divenne prima allievo e poi docente del seminario
diocesano materano. Sebbene avesse una posizione di un certo rilievo sia in
ambito ecclesiastico, sia in ambito educativo, il Tataranni non mostrò alcun
tentennamento nell'accettare l'invito di Michele Imperiali, principe di
Francavilla, che lo volle a Napoli per affidargli la direzione della sua
Paggeria. Grazie all'incarico conferitogli dal principe di Francavilla,
Tataranni accrebbe ancor di più la stima di cui già godeva, stringendo rapporti
amichevoli con le personalità più illustri ed autorevoli del tempo, incardinate
nella Reale Accademia delle Scienze e Belle Lettere. Il Tataranni ebbe la
possibilità di frequentare proprio tali stimolanti dibattiti, che del resto
avrebbero formato l'humus delle sue future riflessioni, in qualità prima di
Direttore della Paggeria, poi della Scuola militare del Real Collegio militare,
ufficialmente Reale Accademia Militare, fortemente voluta da re Ferdinando IV,
che mostrò di aderire al generale clima di rinnovamento e consolidamento delle
istituzioni militari del Regno. Proprio in questi anni Onofrio Tataranni ebbe
l'onore di esserne il direttore, partecipando vivamente, dunque, al graduale
svilupparsi e moltiplicarsi dell'alveo della cultura politica riformatrice,
che, negli anni Ottanta, ancora auspicava un reale cambiamento all'interno
dello stesso apparato monarchico. Così, nell'arco di un settennio, pubblicò
delle opere molto significative, in cui era evidente il suo tracciato ideale di
società. Tuttavia, in seguito agli avvenimenti, quindi dopo il Concordato
e dopo la fallita congiura di Carlo Lauberg, le sue posizioni rispetto alla
politica e allo Stato cambiarono considerevolmente. Con questa disillusione
coincide il silenzio dell'intellettuale materano, che in quegli anni si limitò,
a quanto noto, a proseguire i suoi studi come Direttore. La delusione, si può
ipotizzare, lo spinse a tacere fino alla proclamazione della Repubblica
Napoletana, quandodichiaravasicuro dell'importanza dell'istruzione del popolo e
del “nuovo cittadino”, elaborò il Catechismo Nazionale pe'l Cittadino, nel
quale incoraggiava il popolo a difendere i principi della Rivoluzione a
vantaggio dell'umanità intera. Il catechismo vinse il primo premio indetto dal
governo provvisorio e venne adottato come catechismo ufficiale della Repubblica
Napoletana, ebbe il compito di educare i sudditi a divenire cittadini. Alla
caduta della Repubblica, nel giugno, Tataranni riuscì a porsi in salvo,
rifugiandosi a Matera, nei cui tribunali, in tale periodo, venivano esaminate
le posizioni di ben 1370 «rei di Stato» lucani, 228 dei quali furono
condanll'«esportazione» e sette a morte. Comunque, a Matera il Tataranni poté
contare su solide relazioni interne al locale Capitolo cattedrale, morendovi il
27 marzo 1803. Pensiero Più volte Tataranni tiene a sottolineare
l'importanza della triade Dio-Ragione-Sentimento, in una sorta di compromesso
tra Illuminismo, sensismo e religione. Inoltre, caratteristica del suo
pensiero è una forte connotazione politica, mirando alla figura del sovrano
quale principale esempio per i sudditi, capace di governare un Regno che si
sarebbe dovuto fondare su solidi valori, legati all'importanza della famiglia,
della civiltà contadina e della piccola proprietà terriera, quest'ultima
ottenuta con un giusto ed onesto lavoro. È da evidenziare come il Tataranni
avesse maturato idee di una peculiare modernità, al punto da convincersi che il
passaggio verso una nuova stagione dell'umanità sarebbe potuto avvenire
attraverso la Costituzione di una «Dieta Universale»: egli sosteneva, infatti,
che, ad ogni rappresentante di questo nuovo organismo, essa avrebbe espresso «i
giusti diritti del suo Monarca», al fine di raggiungere la «felicità comune» e
la «pubblica sicurezza», ponendosi, negli ordini e nelle attività sociali,
sull'unica distinzione del «Merito». Notevole importanza era, poi,
assegnata al ruolo dell'educazione e dell'istruzione, poiché Tataranni
affermava l'importanza dello studio delle humanae litterae, unico mezzo, per i
giovani, per riscoprire i principali temi della letteratura e della filosofia
morale antica ed attualizzarli. Inoltre, egli si faceva anche sostenitore
dell'istruzione scientifica, dando priorità alla geometria e, ancora una volta,
seguendo il modello greco, suggeriva di avviare gli alunni sin «dall'età più
tenera» al processo educativo, seguendo le direttive di grandi pensatori. Il sacerdote-riformatore
auspicava tutto questo in un contesto socio-economico che riservasse
particolare attenzione all'attività agraria e ad una pratica religiosa
«semplice pura e brieve». Dunque, il Tataranni predicava il ritorno alla
religione delle origini, costruita sull'aiuto reciproco tra gli individui, in
modo che «gli Uomini si rassomiglino in qualche modo all'Ente Supremo
d'infinità Bontà». Pertanto, affermava che i sacerdoti dovessero essere «esenti
dalle Pubbliche Cariche» e che come gli altri uomini dovessero essere soggetti
«alla Giurisdizione dei Giudici Laici nelle loro Cause Civili». La prima,
monumentale, opera fu il S”aggio d'un filosofo politico amico dell'uomo,
(Napoli). Con la composizione di questo saggio, Tataranni si propone di delineare
il suo tracciato ideale di società, confidando nella figura del sovrano.
Infatti, già il titolo dell'opera risulta molto significativo, in quanto
l'autore si presentava come un filosofo con atteggiamento “filantropico” nei
confronti di Ferdinando IV, al fine di mostrargli la retta direzione per
guidare un giusto governo ed attuare delle riforme interne allo stesso apparato
monarchico, favorevoli alle idee democratiche. La fiducia che Tataranni
riponeva nei riguardi del monarca veniva ancora espressa nel “Ragionamento sul
carattere religioso di Carlo III umiliato a Ferdinando IV re delle Due Sicilie”
(Napoli). Si tratta di un panegirico riferito al padre del sovrano, Carlo di
Borbone, che, spentosi l'anno precedente, veniva proposto come esempio da
seguire al suo erede. In tal senso, egli si rivolgeva ancora pieno di
ammirazione nei confronti di Ferdinando IV nel “Ragionamento sulle sovrane
leggi della nascente popolazione di S. Leucio umiliata alla maestà di
Ferdinando IV re delle Due Sicilie” (Napoli). Nella “Brieve memoria
sull'educazione nazionale della nobile gioventù guerriera l'autore affrontava
il tema, a lui caro come Direttore di istituti di formazione, dell'educazione
dei giovani.” Negli anni Novanta, benché il canonico avesse raggiunto un'età avanzata,
non solo decise di aderire alla Repubblica Napoletana, ma, convinto
dell'importanza che rivestiva la formazione del popolo e del nuovo cittadino,
decise di scrivere, come detto, un Catechismo Nazionale pe'l Cittadino, che fu
dato alle stampe. Archivio Diocesano di Matera, Cattedrale, Battesimi Antonio
Lerra, Onofrio Tataranni. Catechismo nazionale pe' l cittadino. Progetto di
cultura politica e ruolo dell'antico XV.
Antonio Lerra XVII. Chiosi, Lo
spirito del secolo. Politica e religione a Napoli nell'età dell'illuminismo,
Napoli, Giannini, Patrizia Di Maggio, Nunziatella, Castellammare di Stabia,
Longobardi Editore. Antonio Lerra XXXVI.
Salvatore Bruno, Onofrio Tataranni e il suo "Catechismo nazionale
pe' il cittadino". Contributo alla storia della Repubblica Partenopea, in
"Studi Meridionali", Cronache di una rivoluzione: Napoli FrancoAngeli,
Milano, Antonio Lerra, L'albero e la croce. Istituzioni e ceti dirigenti nella
Basilicata, Napoli, ESI, Salvatore Bruno, Onofrio Tataranni e il suo
"catechismo nazionale pe' il cittadino" (noterelle di storia
napoletana), in Scritti in onore di Romualdo Trifone, Storia Meridionale, II, Sapri, Ed. del Centro Librario, Salvatore
Bruno, Onofrio Tataranni e il suo "Catechismo nazionale pe' il
cittadino". Contributo alla storia della Repubblica Partenopea, in Studi Meridionali,
Luciano Guerci, Istruire alle verità repubblicane. La letteratura politica per
il popolo nell'Italia in rivoluzione, Bologna, il Mulino, Giovanni Caserta,
Onofrio Tataranni. Teologo della rivoluzione napoletana, Napoli, Vivarium, Rosaria
Capobianco, La pedagogia dei catechismi laici nella Repubblica napoletana,
Napoli, Liguori Editore, Antonio Lerra, Onofrio Tataranni. Catechismo nazionale
pe' l cittadino. Progetto di cultura politica e ruolo dell'antico, Manduria-Roma-Bari,
Lacaita, Antonio D'Andria, Onofrio Tataranni. Un riformatore napoletano in
limine , in Sguardi sul Mezzogiorno in età moderna e contemporanea, Quaderni
eretici | Cahiers hérétiques. Studi sul dissenso politico, religioso e
letterario, fascicolo Illuminismo in
Italia Repubblica Napoletana. Storia della Basilicata Un'analisi dei
concetti politici nel Catechismo, su nuovomonitorenapoletano. L'indice
ragionato del Filosofo Politico amico dell'Uomo La Brieve memoria in edizione
integrale. Onofrio Tataranni. Tataranni. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Tataranni” – The Swimming-Pool Library.
Tasso-di-Cornello (Sorrento). Filosofo. La sua opera più
importante è la Gerusalemme liberate, in cui vengono cantati gli scontri tra
cristiani e musulmani durante la prima crociata, culminanti nella presa cristiana
di Gerusalemme. Ultimo dei tre figli di Bernardo Tasso, letterato e
cortigiano nato a Venezia, ma di antica nobiltà bergamasca, poi al servizio del
principe di Salerno Ferrante Sanseverino del regno di Napoli, compreso
nella monarchia spagnola, e di Porzia de' Rossi, nobildonna napoletana di
origini toscane, pistoiesi da parte paterna e pisane da parte materna. La
primogenita Cornelia era venuta alla luce nel 1537. Di Sorrento e della
«dolce terra natìa» il poeta conserverà sempre un magnifico ricordo,
rimpiangendo «... le piagge di Campagna amene, pompa maggior de la
natura, e i colli che vagheggia il Tirren fertili e molli.» (Gerusalemme
liberata, I, 390-92) Quando Torquato era ancora bambino, il principe di Salerno
fu bandito dal regno e Bernardo seguì il suo protettore. All'età di 6 anni si
recò in Sicilia e dalla fine del 1550 fu con la famiglia a Napoli, dove lo
seguì il precettore privato Giovanni d'Angeluzzo. Frequentò per due anni la
scuola dei Gesuiti appena istituita e conobbe Ettore Thesorieri con il quale
poi restò in corrispondenza epistolare. Ebbe un'educazione cattolica e da
giovane frequentò spesso il monastero benedettino di Cava de' Tirreni (dove si
trovava la tomba di Urbano II, il papa che aveva indetto la prima crociata), e
ricevette il sacramento dell'Eucaristia quando «non avea anco forse i
nov'anni», come scrisse egli stesso. Due anni dopo la sorella Cornelia, che nel
frattempo si era sposata con il nobile sorrentino Marzio Sersale, rischiò di
essere rapita durante un'incursione ottomana a Sorrento, e questo rimase
impresso nella sua memoria. Guidobaldo II Della Rovere. Rimase a
Napoli fino ai dieci anni, poi seguì il padre a Roma, abbandonando con grande
dolore la madre che fu costretta a rimanere nella città partenopea perché i
suoi fratelli «rifiutavano di sborsarle la dote». Nella città pontificia fu
Bernardo a educare privatamente il figlio, ed entrambi subirono un grave trauma
quando nel febbraio 1556 vennero a sapere della morte di Porzia,
probabilmente avvelenata dai fratelli per motivi d'interesse. La
situazione politica a Roma subì però uno sviluppo che preoccupò Bernardo: era
scoppiato un dissidio tra Filippo II e Paolo IV e gli spagnoli sembravano sul
punto di attaccare l'Urbe. Mandò allora Torquato a Bergamo presso Palazzo Tasso
e la Villa dei Tasso da alcuni parenti e si rifugiò presso la corte urbinate di
Guidobaldo II Della Rovere, dove fu raggiunto dal figlio pochi mesi dopo.
A Urbino Torquato studiò assieme a Francesco Maria II Della Rovere, figlio di
Guidobaldo, e aMonte, poi illustre matematico. In questo periodo ebbe maestri
di assoluto livello quali il poligrafo Girolamo Muzio, il poeta locale Antonio
Galli e il matematico Federico Commandino. Torquato passava a Urbino solo
l'estate, dal momento che la corte trascorreva l'inverno a Pesaro, dove Tasso
entrò in contatto con il poeta Bernardo Cappello e con Dionigi Atanagi, e
scrisse il primo componimento a noi noto: un sonetto in lode della
corte. Bernardo si sposta intanto a Venezia, indiscussa capitale
dell'editoria, per occuparsi della pubblicazione del suo Amadigi. Poco tempo
dopo, quindi, anche il figlio cambiò una volta di più città, stabilendosi in laguna.
Sembra che proprio a Venezia, non ancora sedicenne, abbia cominciato a mettere
mano al poema sulla prima crociata e al Rinaldo. Il Libro I del Gierusalemme
(conservato dal Codice vaticano-urbinate 413) fu scritto dietro consiglio di
Giovanni Maria Verdizzotti e Danese Cataneo, due poeti mediocri che allora
frequentava e che già avevano scorto nel Tasso un talento
straordinario. Si iscrisse per volere paterno alla facoltà di legge dello
Studio patavino, raccomandato a Sperone Speroni, la cui casa frequentò più
delle aule universitarie, affascinato dalla vastissima cultura dell'autore
della Canace. Tasso non amava la giurisprudenza, tanto che attendeva più alla
produzione poetica che allo studio del diritto. Così, dopo il primo anno
ottenne dal padre il consenso per frequentare i corsi di filosofia ed eloquenza
con illustri professori tra cui spicca il nome di Carlo Sigonio. Quest'ultimo
rimarrà un modello costante per le dissertazioni teoriche tassesche futureprime
fra tutte quelle dei Discorsi dell'arte poetica, in cui si nota anche
l'influsso dello Speronie lo avvicinò allo studio della Poetica
aristotelica. È in quest'epoca che si colloca il primo innamoramento del
ragazzo, già molto sensibile e sognatore. Il padre era stato introdotto nella
corte del cardinale Luigi d'Este, e nel settembre 1561 si era recato col figlio
a fare la conoscenza dei familiari del suo protettore. Conobbe nell'occasione
Lucrezia Bendidio, dama di Eleonora d'Este, sorella di Luigi. Lucrezia,
quindicenne, era molto bella ed eccelleva nel canto, anche se era piuttosto
frivola. Avendo notato un interessamento della fanciulla, Tasso cominciò a
dedicarle rime petrarcheggianti, ma dovette presto essere ricondotto alla
realtà, poiché nel febbraio 1562 scoprì che la ragazza era promessa sposa al
conte Baldassarre Macchiavelli. Non si arrese, continuando a cantarla in
poesia, ma dopo le nozze si lasciò andare al risentimento e alla
delusione. Intanto, l'entourage cominciava ad avvedersi del talento
del Tassino (come veniva chiamato per essere distinto dal padre), e gli furono
commissionate delle rime per alcuni funerali. Confluendo in due raccolte,
furono le prime poesie pubblicate da Torquato. Ancora più notevoli erano
gli sforzi prodigati per il Rinaldo, composto in soli dieci mesi e dedicato a
Luigi d'Este. Il poema epico cavalleresco, incentrato sulle avventure del
cugino di Orlando, fu stampato a Venezia nel 1562 e contribuì a diffondere il
nome di Tasso, che aveva ancora soltanto diciotto anni. Il padre intanto
lo aveva messo nel 1561 al servizio del nobile Annibale Di Capua, e il duca
d'Urbino gli aveva procurato una borsa di studio di cinquanta scudi annui per
permettergli di continuare i corsi universitari. Dopo due anni a Padova, Tasso
proseguì gli studi all'Bologna, ma durante il secondo anno di permanenza nella
città felsinea, nel gennaio 1564, fu accusato di essere l'autore di un testo
che attaccava pesantemente, con una satira sferzante, alcuni studenti e
professori dello Studio. Espulso e privato della borsa di studio, fu costretto
a ritornare a Padova, dove poté beneficiare dell'ospitalità di Scipione
Gonzaga, che gli fornì il necessario per continuare il percorso di
formazione. Ritrovò tra i maestri Francesco Piccolomini e seguì le
lezioni di Federico Pendasio. In casa del principe Gonzaga era appena stata
istituita l'Accademia degli Eterei, ritrovo di seguaci dello Speroni che
miravano alla perfezione della forma, non senza scadere nell'artificiosità.
Tasso vi entrò assumendo il nome di Pentito e leggendovi molti componimenti,
tra cui quelli scritti per Lucrezia Bendidio e per una donna che la critica ha
per lungo tempo identificato in Laura Peperara. Secondo questa
versione Torquato conobbe Laura nell'estate del 1563, quando aveva raggiunto a
Mantova Bernardo, nel frattempo messosi al servizio del duca Guglielmo Gonzaga.
La delicatezza nei modi della giovane fece dimenticare presto al Nostro le
ancor fresche pene amorose per Lucrezia Bendidio. Lo spirito del Petrarca
rivisse allora nelle liriche del ragazzo nuovamente innamorato. L'anno dopo,
rivedendola, fu però deluso, e pur continuando a cantarla dovette ben presto
rassegnarsi al secondo scacco. Ricerche recenti hanno tuttavia collocato
la nascita della Peperara nel 1563, rendendo quindi impossibile che fosse lei
la seconda musa del Tasso. I due canzonieri amorosi andarono in parte a
finire tra le Rime degli Accademici Eterei, stampate a Padova nel 1567, assieme
ad alcune che scriverà nel primo anno ferrarese. Si legò anche
all'Accademia degli Infiammati. A Ferrara Torquato Tasso all'eta di
22 anni ritratto da Jacopo Bassano. Giunse a Ferrara in occasione del secondo
matrimonio (quello con Barbara d'Austria) del duca Alfonso II d'Este, al
servizio del cardinale Luigi d'Este, fratello del duca, spesato di vitto e
alloggio, mentre dal 1572 sarà al servizio del duca stesso. I primi dieci
anni ferraresi furono il periodo più felice della vita di Tasso, in cui il
poeta visse apprezzato dalle dame e dai gentiluomini per le sue doti poetiche e
per l'eleganza mondana. Il cardinale lasciò al Nostro la possibilità di
attendere solamente all'attività poetica, e Tasso poté così continuare il poema
maggiore. Rapporti particolarmente intensi intercorsero con le due sorelle del
duca, Lucrezia e Leonora. La prima era uno spirito libero e incarnava ideali di
vivacità e vitalità, mentre la seconda, malata e fragile, fuggiva la vita
mondana e conduceva un'esistenza ritirata. Per quanto Tasso fosse attratto da
entrambe e per quanto si sia avallata l'ipotesi di una relazione amorosa con
Leonora, la critica tassesca ha concluso che non si andò al di là di forti
simpatie. La ricchezza culturale della corte estense costituì per lui un
importante stimolo; ebbe infatti modo di conoscere Battista Guarini, Giovan
Battista Pigna e altri intellettuali dell'epoca. In questo periodo riprese il
poema sulla prima crociata, dandogli il nome di Gottifredo. Nel 1566 i canti
erano già sei, e aumenteranno negli anni appresso. Nel 1568 diede alle
stampe le Considerazioni sopra tre canzoni diPigna, dove emerge la concezione
platonica e stilnovistica che il Tasso aveva dell'amore, con alcune note però
affatto peculiari, che lo portavano a ravvisare il divino in tutto ciò che è
bello, e a definire di matrice soprannaturale anche l'amore puramente fisico. I
concetti vennero ribaditi nelle cinquanta Conclusioni amorose pubblicate due
anni più tardi. Compose anche i quattro Discorsi dell'arte poetica e in
particolare sopra il poema eroico, anche se videro la luce solo nel 1587 a
Venezia, per i tipi di Licino. Nell'ottobre 1570 partì per la Francia al
seguito del cardinale e, temendo gli potesse accadere qualche disgrazia nel
lungo e pericoloso viaggio, volle dettare le proprie volontà all'amico Ercole
Rondinelli, richiedendo la pubblicazione dei sonetti amorosi e dei madrigali,
mentre precisava che «gli altri, o amorosi o in altra materia, c'ho fatti per
servizio di alcun amico, desidero che restino sepolti con esso meco», ad
eccezione di Or che l'aura mia dolce altrove spira. Per il Gottifredo
afferma di voler far conoscere «i sei ultimi canti, e de' due primi quelle
stanze che saranno giudicate men ree», il che prova che il numero dei canti era
salito almeno a otto. Intanto, sempre nel 1570, Lucrezia d'Este sposò
Francesco Maria II Della Rovere, compagno di studi di Torquato nel periodo
urbinate. Il soggiorno transalpino fu di sei mesi, ma, siccome Luigi
aveva messo a disposizione del poeta poco denaro, questi trascorse il periodo
francese sostanzialmente nell'ombra, con il solo onore di essere ricevuto da
Caterina de' Medici, la moglie di Enrico II. Di ritorno a Ferrara, il 12 aprile
1571 decise di lasciare il seguito del cardinale. Credeva incorrere in
miglior fortuna presso Ippolito II, e scese pertanto a Roma. Anche il cardinale
di villa d'Este però lo deluse, e Tasso decise di risalire la penisola,
facendosi ospitare qualche tempo da Lucrezia e Francesco a Urbino, prima di
entrare al servizio di Alfonso II. In questo periodo continuò ad
attendere al capolavoro, ma si diede anche al teatro, e scrisse l'Aminta,
celebre favola pastorale che rientrava nei gusti delle corti cinquecentesche.
Rappresentata con ogni probabilità all'isola di Belvedere, dov'era una delle
«delizie» estensi, ebbe un grande successo e fu richiesta anche da Lucrezia
d'Este a Urbino l'anno successivo. Nell'euforia del successo, scrive una
tragedia, Galealto re di Norvegia, ma la abbandona all'inizio del secondo atto, salvo rimettervi
mano molto più tardi trasformandola nel Re Torrismondo. Il capolavoro e
la revisione L'impegno principale rimaneva comunque il poema epico, per il
quale l'autore non aveva ancora stabilito un titolo. Nel novembre '74 l'opera
era quasi completa, visto che «io aveva comincio quest'agosto l'ultimo canto»,
ma si deve aspettare per avere l'annuncio del completamento del testo, quando
in una lettera al cardinale Giovan Girolamo Albano leggiamo: «Sappia dunque
Vostra Signoria illustrissima, che dopo una fastidiosa quartana sono ora
per la Dio grazia assai sano, e dopo lunghe vigilie ho condotto finalmente al
fine il poema di Goffredo». Completato quindi il poema maggiore, si apre il
periodo della nevrosi e del terrore di aver portato a termine un lavoro non
gradito all'Inquisizione, allora in una fase di rigidità estrema (il concilio
di Trento si era concluso da soli dodici anni). Da una lettera emerge
l'inquietudine del poeta: «Qui va pur intorno questo benedetto romore de la
proibizione d'infiniti poeti: vorrei sapere se ve n'è cosa alcuna di vero. Scipione
Gonzaga Tasso sottopose il testo al giudizio di cinque autorevoli personaggi
romanigaranzia di validi consigli concernenti l'estetica e la
moralenevroticamente insoddisfatto delle proprie scelte estetiche ma
principalmente preoccupato, come s'è visto, dalle questioni religiose. I
cinque erano il maestro ed erudito Speroni, il principe e cardinale Gonzaga, il
cardinale Antoniano, il poeta Bargeo e il grecista Nobili. Cndivise in
parte i consigli degli illustri letterati, che gli avevano rivolto critiche di
stampo moralistico, ma talvolta li respinse bruscamente. Ne nacquero missive
quasi quotidiane che mettono in luce un autore intimamente travagliato e
continuamente bisognoso di dimostrare (forse soprattutto a sé stesso) di non
trasgredire principi di poetica né tanto meno di fede. Ossessivo
nell'apportare modifiche al testo, era continuamente combattuto e incerto sul
da farsi, al punto che nell'ottobre arrivò a scrivere al Gonzaga: «Forse a
questao condotto finalmente al fine il poema di Goffredo. Completato quindi il
poema maggiore, si aprì per Tasso il periodo della nevrosi e del terrore di
aver portato a termine un lavoro non gradito all'Inquisizione, allora in una
fase di rigidità estrema (il concilio di Trento si era concluso da soli dodici
anni). Da una lettera emerge l'inquietudine del poeta. Qui va pur intorno
questo benedetto romore de la proibizione d'infiniti poeti: vorrei sapere se ve
n'è cosa alcuna di vero. Tasso sottopose il testo al giudizio di cinque
autorevoli personaggi romanigaranzia di validi consigli concernenti l'estetica
e la moralenevroticamente insoddisfatto delle proprie scelte estetiche ma
principalmente preoccupato, come s'è visto, dalle questioni religiose. I
cinque erano il maestro ed erudito Sperone Speroni, il principe e cardinale
Scipione Gonzaga, il cardinale Silvio Antoniano, il poeta Pier Angelio Bargeo e
il grecista Flaminio de' Nobili. Torquato condivise in parte i consigli
degli illustri letterati, che gli avevano rivolto critiche di stampo
moralistico, ma talvolta li respinse bruscamente. Ne nacquero missive quasi
quotidiane che mettono in luce un autore intimamente travagliato e
continuamente bisognoso di dimostrare (forse soprattutto a sé stesso) di non
trasgredire principi di poetica né tanto meno di fede. Ossessivo
nell'apportare modifiche al testo, era continuamente combattuto e incerto sul da
farsi, al punto che nell'ottobre arrivò a scrivere al Gonzaga: «Forse a
questa particolare istoria di Goffredo si conveniva altra trattazione; e
forse anco io non ho avuto tutto quel riguardo che si doveva al rigor de' tempi
presenti. E le giuro che se le condizioni del mio stato non m'astringessero a
questo, ch'io non farei stampare il mio poema né così tosto, né per alcun anno,
né forse in vita mia; tanto dubito de la sua riuscita».[26] Nemmeno
l'entusiastica ammirazione di Lucrezia d'Este cui leggeva il poema ogni giorno
«molte ore in secretis»[27], né l'essere venuto a conoscenza del grande piacere
con cui da più parti l'opera veniva letta, poterono placare le sue angosce.
Scrive “Allegoria”, con cui rivisitava tutto il poema in chiave allegorica
cercando di emanciparsi dalle possibili accuse di immoralità. Ma non bastava:
gli scrupoli di carattere religioso assunsero la forma di vere e proprie manie
di persecuzione. Per mettere alla prova la propria ortodossia nella fede
cristiana si sottopose spontaneamente al giudizio dell'Inquisizione di Ferrara,
ricevendo due sentenze di assoluzione.[29] Barbara Sanseverino
Disagi presso la corte estense e fughe Due belle signore, giunte alla corte nel
1575 e protrattesi presso il duca fino all'anno dopo, costituirono un
intermezzo piacevoleforse l'ultimoin mezzo a tante preoccupazioni. Per loro, la
contessa di Sala Barbara Sanseverino e la contessa di Scandiano Leonora
Sanvitale, cantò gioiosamente in alcune rime amorose, che, com'era accaduto per
Lucrezia e Leonora d'Este, obbediscono alle conventions de genre e non rivelano
altro che una sincera amicizia. Ma il Tasso si era stancato anche di Alfonso, e
sognava diandare a Firenze, presso la corte medicea. Non è chiaro perché
volesse abbandonare Ferrara, ma i motivi adducibili sono vari e variamente
intriganti, e tutti hanno in loro almeno una parte di verità. «Ch'io desideri
sommamente di mutar paese, e ch'io abbia intenzione di farlo, assai per se
stesso può essere manifesto, a chi considera le condizioni del mio stato»,
scrive a Gonzaga. Le «condizioni del mio stato» possono avere una valenza
materiale: Tasso riceveva dal duca solo cinquantotto lire marchesane mensili,
che sommate alle centocinquanta percepite in qualità di lettore all'Università
(carica che ricopriva per i soli giorni festivi) danno una cifra sicuramente
bassa che a un poeta ormai affermato doveva parere stretta, anche solo per una
questione di dignità, senza voler pensare a motivazioni di pretta bramosia L'espressione
tassesca può assumere però anche una connotazione morale e psicologica: si
erano in effetti verificati alcuni episodi spiacevoli presso la corte estense.
Ha una lite con il cortigiano Ercole Fucci. Provocato, aveva rifilato uno
schiaffo al Fucci, che in risposta lo colpì più volte con un bastone. Un
servo aveva inoltre rivelato al Tasso che, durante una sua assenza, un altro
cortigiano, Ascanio Giraldini, aveva fatto forzare la porta della sua camera,
nel tentativo di appropriarsi di alcuni manoscritti. Tasso sarebbe anche riuscito
a rintracciare il magnano ottenendone una confessione, come risulta da un'altra
lettera al Gonzaga, in cui si ipotizzano altre trame ordite alle sue spalle,
anche se «io non me ne posso accertare».[33] A far precipitare il
rapporto con il duca e la corte furono però gli scrupoli religiosi del poeta. Si
autoaccusò presso l'Inquisizione ferrarese (dopo l'autoaccusa presso il
tribunale bolognese avvenuta due anni prima), attaccando inoltre influenti
personaggi di corte. Si cercò allora di far desistere il poeta dall'intenzione
di confermare le sue affermazioni negli interrogatori successivi, senza
risparmiargli punizioni corporali che non riuscirono afar cambiare idea al
Tasso, che si presentò altre due volte davanti all'inquisitore.[35] Le
accuseerano rivolte in particolare contro Montecatini, il segretario ducale.
Siccome Torquato voleva recarsi a deporre presso il Tribunale capitolino,
l'inquisitore ferrarese, conscio del fatto che una simile azione poteva mettere
a repentaglio i rapporti con la Santa Sede,vitali per casa d'Esteinformò
immediatamente il duca con una missiva del 7 giugno. Alfonso mise il poeta
sotto sorveglianza, e il 17 giugno Tasso, ritenendosi spiato da un servo, gli
scagliò contro un coltello. Il Castello Estense Tasso rimase nella
prigione del Castello fino all'11 luglio, quando Alfonso lo fece liberare e lo
accolse presso la villeggiatura di Belriguardo, dove però rimase pochi giorni,
venendo rimandato a Ferrara per essere consegnato ai frati del convento di S.
Francesco.[37] Il poeta supplicò allora i cardinali dell'Inquisizione
romana affinché lo sollevassero da una situazione ormai insopportabile
trovandogli una sistemazione nell'Urbe, e nel contempo si lamentava con
Scipione Gonzaga per il trattamento ricevuto, ma pochi giorni dopo si ritrovò
nuovamente nella prigione del Castello. Tentò quindi un'altra via e chiese
invano perdono al suo signore. E indubbiamente provato dalle fatiche della
Gerusalemme, e le lettere del periodo rivelano un animo inquieto e agitato,
spesso preoccupato di smentire chi voleva vedere in lui i germi della pazzia.
Le manie di persecuzione e l'instabilità si erano impadronite di lui, ma fino a
qual punto? Fino a qual punto invece certe manifestazioni del poeta, che
mantiene nelle missive una lucidità pressoché completa, funsero da pretesto per
emarginare un personaggio divenuto pericoloso? Su questo punto i critici non
sono mai riusciti a trovare un accordo. Intanto la prigionia el Castello
si prolungava, e non restava che la fuga: nella notte tra il 26 e il 27 luglio
si travestì da contadino e fuggì nei campi. Raggiunta Bologna, proseguì fino a
Sorrento, dove, ancora sotto mentite spoglie e fisicamente distrutto, si recò
dalla sorella, annunciandole la propria morte, così da vedere la sua reazione,
e svelandole la sua vera identità solo dopo aver osservato la reazione
realmente addolorata della donna.[39] A Sorrento rimase parecchi mesi ma,
volendo riprendere parte alla vita di corte, fece inviare da Cornelia una
supplica al duca, in data 4 dicembre 1577, chiedendo di essere riammesso alle
sue dipendenze, in un testo che fu certamente dettato, almeno in parte, dal
poeta stesso: «La maggior colpa che io credo sia in lui, è la poca sicurezza,
che ha mostrata d'avere nella parola di V.A., e il molto diffidarsi della sua
benignità».[40] Così, nell'aprile 1578 ritornò a Ferrara, ma, tempo tre
mesi, era di nuovo in fuga; Mantova, Padova, Venezia. Presa la via di Pesaro,
da Cattolica mandò ad Alfonso una missiva in cui cerca di spiegare i motivi
dell'abbandono, che restano, anche nella testimonianza diretta del Tasso,
criptici: «ora me ne dono partito. per non consentire a quello, a che non dee
consentire uomo, che faccia alcuna professione d'onore, o ch'abbia nell'animo alcuno
spirito di nobiltà. Paura, instabilità? Quello che è certo è che nello
stesso mese le parole di Maffio Venierche lo aveva incontrato a Veneziasembrano
far perdere credibilità alle ipotesi di follia: «sebbene si può dire che egli
non sia di sano intelletto, scuopre tuttavia più tosto segni di afflizione che
pazzia». Anche gli scambi epistolari intrattenuti con Francesco Maria Della
Rovere paiono rivelare una personalità afflitta e agitata più che folle. Il
Leitmotiv, adesso più che mai, è il dolore. Il dolore si fa allora poiesis,
creazione. È proprio questo il periodo in cui vengono composti i versi
dell'incompiuta canzone Al Metauro, tra i più citati e famosi dell'opera
tassesca. Qui, in una rievocazione della propria vita sub specie doloris[44],
affiorano i ricordi delle proprie sofferenze e della morte dei genitori. Il
poeta è un esiliato, concretamente e metaforicamente, sin da quando bambino
dovette lasciare il luogo natìo: «In aspro esiglio e 'n dura povertà
crebbi in quei sì mesti errori; intempestivo senso ebbi a gli affanni: ch'anzi
stagion, matura l'acerbità de' casi e de' dolori in me rendé l'acerbità degli
anni» Intanto continuava a vagare. Percorse a piedi il tratto che separa
Urbino da Torino, ma non sarebbe riuscito a entrare nella cittàera stato
respinto dai doganieri perché in stato pietosose Angelo Ingegneri, amico di
Torquato da alcuni anni, non lo avesse riconosciuto e aiutato a entrare. A
Torino ricevette l'ospitalità del marchese Filippo d'Este, genero del duca di
Savoia[45], e godette di una certa tranquillità che gli permise di comporre
poesie e iniziare tre dialoghi, la Nobiltà, la Dignità e la Precedenza. In
seguito a nuovi pentimenti e nuove nostalgie della corte ferrarese, il poeta si
adoperò ancora una volta per il rientro nella città ducale, facendo leva sulle
intercessioni del cardinale Albano e di Maurizio Cataneo, e infine riguadagnò
la capitale estense tra il 21 e il 22 febbraio, proprio mentre fervevano i
preparativi per le terze nozze di Alfonso, quelle con Margherita Gonzaga,
figlia del duca di Mantova Guglielmo. Fu ospitato da Luigi d'Este, ma
nessuno badava a lui: «Ora le fo sapere, che io qui ho trovato quelle
difficoltà che m'imaginava, non superate né dal favore di monsignor
illustrissimo, né da alcuna sorte d'umanità ch'io abbia saputo usare», scrisse
a Maurizio Cataneo. In una missiva al cardinale Albano, recante la data, Tasso
chiede almeno gli si faccia riottenere lo stipendio precedente.[47] A
questo punto i fatti precipitano: «Iersera l'altra si mandò il povero Tasso a
Sant'Anna, per le insolenti pazzie ch'avea fatte intorno alle donne del Signor
Cornelio, e che era poi venuto a fare con le Dame di Sua Altezza, quali, per
quanto m'è stato rifferto, furono così brutte e disoneste, che indussero il
Signor Duca a quella risoluzione».[48] Non è chiaro quando accadesse
esattamente il fatto, si oscilla tma è certo che in quest'ultima data il poeta
fosse già stato recluso nella prigione di Sant'Anna.[ Pare sicuro anche che le
parole offensive pronunciate in preda all'ira si siano indirizzate poi in modo
esplicito allo stesso duca, ed è probabile che si trattasse di gravi accuse
(forse legate ancora una volta alla vicenda dell'Inquisizione) che, fatte in
pubblico, chiedevano una risoluzione drastica. Il duca Alfonso II
rinchiuse quindi Tasso nell'Ospedale Sant'Anna, nella celebre cella detta poi
"del Tasso", dove rimase per sette anni. Qui, alle manie di
persecuzione, si aggiunsero tendenze autopunitive.
Delacroix: Tasso all'ospedale di Sant'Anna Nell'Ospedale veniva
trattato alla stregua dei «forsennati», ricevendo poche razioni di cibo
scadente, privato di ogni comodità materiale e di ogni conforto spirituale,
visto che il cappellano, «se ben io ne l'ho pregato, non ha voluto mai o
confessarmi o comunicarmi».[50] È vero che dopo nove mesi ci fu un miglioramento
del vitto, ma dovette trattarsi di ben poca cosa, e i primi tre anni coincisero
con una sorta di isolamento. Scrisse comunque ininterrottamente a
principi, prelati, signori e intellettuali pregandoli di liberarlo e difendere
la propria persona. Le suppliche erano rivolte al solito Gonzaga, alla mai
dimenticata Lucrezia d'Este, a Francesco Panigarola (che sarebbe divenuto
vescovo di Asti), a Ercole Tasso e molti altri. I primi anni di reclusione non
impedirono a Torquato di scrivere; anzi, le tre canzoni del periodo rivelano
una poesia essenziale, magistrale nella gestione delle armonie, simbolo di
un'ormai indiscussa maturità e dimostrazione, una volta di più, di come le
facoltà mentali del poeta fossero ancora intatte. Ecco quindi A Lucrezia e
Leonora, con la celebre invocazione alle «figlie di Renata», in una nostalgico
ricordo dei tempi sereni trascorsi a corte, messo in contrasto con la durezza
del tempo presente, ecco Ad Alfonso, nuova supplica al duca che, rimasta
inascoltata, diventò un inno Alla Pietà nell'omonima canzone. Le
condizioni mutarono con gli anni: gli fu permesso di uscire qualche volta e di
ricevere visite, il vitto migliorò ulteriormente, mentre poté lasciare
Sant'Anna più volte alla settimana, «accompagnato da gentiluomini e qualche
volta fu condotto anche a corte».[52] Tuttavia il trattamento rimaneva molto
duro e, a distanza di secoli, pare spropositato se il motivo dovesse ridursi
alla pazzia o a delle offese personali. Certo, il Tasso soffriva di turbe
psichiche. A questo proposito è illuminante la lettera di aiuto che indirizzò
il 28 giugno 1583 al celebre medico forlivese Girolamo Mercuriale. Qui
troviamo un elenco e una descrizione dei mali che affliggono il poeta:
«rodimento d'intestino, con un poco di flusso di sangue; tintinni ne gli
orecchi e ne la testa, imaginazione continua di varie cose, e tutte spiacevoli:
la qual mi perturba in modo ch'io non posso applicar la mente a gli studi per
un sestodecimo d'ora», fino alla sensazione che gli oggetti inanimati si
mettano a parlare. È da notare tuttavia come tutte queste sofferenze non
l'abbiano reso «inetto al comporre. Si può poi ammettere che «il Tasso non fu
semplicemente un melanconico, ma di tratto in tratto veniva sorpreso da eccessi
di mania, da riescire pericoloso a sé ed agli altri»[54], ma, anche se questi
squilibri dovessero essersi manifestati realmente, essi non giustificano né la
tesi della pazzia né la necessità di allontanare il Tasso dalla corte per un
periodo così lungo. Con buone probabilità, quindi, la ragione principale deve
essere riallacciata ancora una volta ai tentativi tasseschi di ricorrere
all'Inquisizione romana, e l'imprigionamento era il solo modo per non
compromettere il rapporto con lo Stato Pontificio. Dopo l'edizione
veneziana "pirata" e mutila di Celio Malespini, sempre durante la
prigionia, vennero pubblicatenel tentativo di porre rimedio alla sciagurata
operazionea Parma e Casalmaggiore, ancora senza il suo consenso, due edizioni
del poema iniziato all'età di quindici anni. Il titolo di Gerusalemme liberata
fu scelto dal curatore di queste ultime versioni, Angelo Ingegneri, senza
l'avallo dell'autore. L'opera ebbe un grande successo. Siccome anche le
stampe dell'Ingegneri presentavano delle imperfezioni e la Gerusalemme era
ormai di dominio pubblico, bisognava approntare la versione migliore possibile,
ma per far questo era necessaria l'autorizzazione e la collaborazione del
Tasso. Così, seppur riluttante, il poeta diede il proprio consenso a Febo
Bonnà, che diede alla luce la Gerusalemme liberata il 24 giugno 1581 a Ferrara,
restituendola in modo ancora più preciso pochi mesi dopo. Queste traversie
editoriali addolorarono il Tasso, che avrebbe voluto mettere mano al poema in
modo da renderlo conforme alla propria volontà. All'amarezza per le pubblicazioni
seguì ben presto quella che gli fu causata dallapolemica con la neonata
Accademia della Crusca. La diatriba non fu scatenata, per la verità, né
dal poeta né dall'Accademia. La sua origine va ricercata nel dialogo Il
Carrafa, o vero della epica poesia, che il poeta capuano Camillo Pellegrino
stampò presso l'editore fiorentino Sermartelli. Nel dialogo Torquato viene
esaltato assieme alla sua opera, in quanto fautore di una poesia etica e fedele
ai dettami aristotelici, mentre l'Ariosto viene duramente condannato a causa
della leggerezza, delle fantasiose invenzioni e dell'eccessiva dispersione che
si possono riscontrare nell'Orlando Furioso. Il testo provocò la reazione
dell'Accademia, che rispose nel febbraio dell'anno seguente con la Difesa dell'Orlando
Furioso degli Accademici della Crusca, stroncando il Tasso ed esaltando invece
«il palagio perfettissimo di modello, magnificentissimo, ricchissimo, e
ornatissimo» che era il Furioso. La Difesa fu fondamentalmente opera di
Leonardo Salviati e di Bastiano de' Rossi. Tasso decise di scendere in campo
con l'Apologia in difesa della Gerusalemme Liberata, edita a Ferrara dal Licino
il 20 luglio. Rivendicando la necessità di un'invenzione che si fondi sulla
storia, il poeta si opponeva alle opinioni dei paladini del volgare fiorentino,
e respingeva le accuse di un lessico intriso di barbarismi e poco chiaro. La
polemica continuò, visto che il Salviati replicò in settembre con la Risposta
all'Apologia di Torquato Tasso (testo noto anche come Infarinato primo), cui
seguirono un nuovo opuscolo di Pellegrino e un Discorso del Nostro, dopo di
chese si esclude un ulteriore scritto del Salviati, l'Infarinato secondo per
qualche tempo le acque si calmarono, ma la querelle tra ariosteschi e tasseschi
proseguì fino al secolo successivo, e fu una delle più infiammate della storia
della letteratura italiana. Durante la reclusione Tasso scrisse
principalmente discorsi e dialoghi. Fra i primi quello Della gelosia, Dell'amor
vicendevole tra 'l padre e 'l figliuolo, Della virtù eroica e della carità, Della
virtù femminile e donnesca, “Dell'arte del dialogo”; “Il Secretario” cui si
deve aggiungere il Discorso intorno alla sedizione nata nel regno di Francia e
il Trattato della Dignità, già iniziato a Torino, come si è visto.[61]
Queste opere sviluppano tematiche morali, psicologiche o strettamente
religiose. La virtù cristiana è proclamata come superiore alla pur nobile virtù
eroica, si afferma la comune origine di amore e gelosia, si valutano i talenti
specifici della donna, il tutto arricchito dal racconto di esperienze personali
che giustificano l'opinione dell'autore. Vengono affrontate anche questioni
politiche, in special modo nel Secretario, diviso in due parti, la prima
dedicata a Cesare d'Este, la seconda ad Antonio Costantini. Qui, nella
descrizione del principe ideale, si enucleano alcune caratteristiche come la
clemenza (chiaro il riferimento alla propria condizione), l'esser filosofo, e
soprattutto «un gentiluomo a la cui fede ed al cui sapere si possono confidare
gli Stati e la vita e l'onor del principe». Più copiosa ancora fu la
composizione di dialoghi, scritti sotto il nume ideale di Platone, ma
paragonabili più obiettivamente a quelli del sedicesimo secolo. Quasi ogni
tematica morale viene sviscerata in una serie davvero lunga di opere più o meno
prolisse e più o meno felici. Tasso scrisse, nell'ordine, Il Forno, o
vero de la Nobiltà, il Gonzaga, o vero del Piacer onesto, in seguito rivisto e
stampato con il titolo Il Nifo, o vero del piacere; Il Messaggero. Qui immaginò
di interagire amichevolmente con il folletto da cui si credeva perseguitato
nella realtà. Questo dialogo ispirò la celebre operetta morale leopardiana
Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare), con una seconda lezione. Il
padre di famiglia (ispirato a un gentiluomo che lo ospitò a Borgo Sesia prima
dell'arrivo a Torino); Il cavalier amante e la gentildonna amata (con dedica a
Giulio Mosti, giovane ammiratore del poeta); Romeo o vero del giuoco, rivisto e
dato alle stampe con titolo Il Gonzaga secondo, o vero del giuoco; La
Molza, o vero de l'Amore (prende spunto dalla conoscenza che il Tasso fece
della celebre poetessa Tarquinia Molza a Modena, dedicato a Marfisa d'Este); Il
Malpiglio, o vero della corte (con riferimento al gentiluomo ferrarese Lorenzo
Malpiglio); Il Malpiglio secondo o vero del fuggir la moltitudine; Il Beltramo,
overo de la Cortesia; Il Rangone, o vero de la Pace (in risposta a uno scritto
di Fabio Albergati); Il Ghirlinzone, o vero l'Epitafio. Il Forestiero napolitano,
o vero de la Gelosia; Il Cataneo, o vero de gli Idoli, e, infine, La
Cavalletta, o vero de la poesia toscana. In tutto questo non aveva dimenticato
l'opera principe, dimostrando di avere al riguardo idee piuttosto lontane da
quella che sarà la realizzazione finale. A Lorenzo Malpiglio espose intenzioni
sostanzialmente opposte agli interventi che avrebbe apportato negli anni
successivi: parla di portare la Liberata da venti a ventiquattro canti (secondo
l'idea originaria) e di accrescere il numero delle stanze, tagliando anche dei
passaggi ma con il risultato che «la diminuzione sarà molto minor de
l'accrescimento. Qualche segnale, magari anche dettato da semplice interesse,
lasciava intravedere un astio meno severo nei confronti del Nostro. Prima della
reclusione a Comacchio era stata
rappresentata una commedia tassesca alla presenza della corte. Ora Virginia de'
Medici voleva che il testo fosse perfezionato e completato per essere
interpretato durante i festeggiamenti del suo matrimonio con Cesare d'Este.
Tasso si mise al lavoro ed esaudì la richiesta. L'opera fu poi pubblicata e
ricevette il titolo “Gli intrichi d'amor” edal Perini, uno degli attori
dell'Accademia di Caprarola, che aveva messo in scena la commedia. L'opera,
ricolma di intrecci amorosi e di agnizioni secondo il costume dell'epoca, è
sofisticata e inverosimile, ma non mancano pagine vivaci ed episodi ispirati
all'Aminta. Vi si possono inoltre vedere alcuni elementi che confluiranno nella
commedia dell'arte: il personaggio del Napoletano, parlando in dialetto e
«profondendosi in spiritosaggini sbardellate», richiama alla mente la futura
maschera di Pulcinella. La critica è stata piuttosto concorde nel ritenerla
infelice, tutta una goffaggine pedantesca e superficiale, nel giudizio di
Francesco D'Ovidio. F. Pourbus: Vincenzo Gonzaga Dopo la prigionia: le
delusioni, le sofferenze, le peregrinazioni. Finì la prigionia. Venne affidato
a Vincenzo Gonzaga, che lo volle alla sua corte di Mantova. Nelle intenzioni di
Alfonso, Tasso doveva restare presso il figlio di Guglielmo Gonzaga solo per un
breve periodo, ma di fatto il poeta non tornò più a Ferrara, e restò presso
Vincenzo, in un ambiente in cui conobbe Ascanio de' Mori da Ceno, diventandone
amico. A Mantova ritrova qualche barlume di tranquillità; riprese in mano
il Galealto re di Norvegia, la tragedia che aveva lasciato interrotta alla
seconda scena del secondo attoe che aveva frattanto avuto un'edizione nel 1582
-, e la trasformò nel Re Torrismondo, conglobando nei primi due atti quanto aveva
precedentemente scritto ma cambiando i nomi, e procedendo alla stesura dei tre
atti successivi in modo da arrivare ai cinque canonici. Quando nell'agosto si
recò a Bergamo, ritrovando amici e parenti, si mise subito in azione per dare
alle stampe la tragedia, e l'opera uscì, a cura del Licino e per i tipi del
Comin Ventura, con dedica a Vincenzo Gonzaga, nuovo duca di Mantova. Si
trattava comunque di una "libertà vigilata", e i fatti lo dimostrano
chiaramente. Dopo essere tornato a Mantova, deluso e preoccupato di una
possibile venuta di Alfonso, Tasso andò a Bologna e a Roma senza chiedere al
Gonzaga l'autorizzazione e questi, sotto la pressione del duca di Ferrara,
tentò in ogni modo di farlo tornare indietro. Antonio Costantini, sedicente
amico del poeta che metteva al primo posto l'ambizione e l'obiettivo di essere
tenuto in onore presso la corte mantovana, e Scipione Gonzaga si mobilitarono,
ma Torquato capì la situazione e rifiutò di ritornare, rendendo impossibile
qualsiasi mossa, dal momento che un intervento che lo riportasse nel ducato
mantovano con la forza non sarebbe mai stato tollerato dal Pontefice. Il fatto
che nessuno impedisse il viaggio a Bergamo mentre ci fosse una mobilitazione
generale per allontanare il poeta dall'Urbe rimane comunque un segnale che pare
ulteriormente ridimensionare il peso della presunta follia di Torquato nelle
preoccupazioni dei duchi del settentrione. Il santuario di Loreto in
un'incisione di Francisco de Hollanda (prima meta del sec. XVI) Nel corso del
tragitto Tasso passò da Loreto, raccogliendosi in preghiera nel santuario e
concependo quella canzone «a la gloriosa Vergine» che può forse richiamare il
Petrarca della Canzone alla Vergine in qualche scelta lessicale, ma, in mezzo
alla lode e alla supplica, è tanto più intessuta di travaglio e
sofferenza: «Vedi, che fra' peccati egro rimango, qual destrier, che si
volve nell'alta polve, e nel tenace fango.» Torquato fu a Roma. L'irrequietudine
era di nuovo alle stelle: le lettere registrano le sue richieste di denaro e le
lamentele per la propria condizione di salute. Il poeta è ormai disilluso, e fa
meno affidamento sulla possibilità che gli altri lo aiutino. Come scrisse alla
sorella in una lettera del 14 novembre, gli uomini «non hanno voluto sanarmi,
ma ammaliarmi. Tuttavia, il Nostro è in preda al bisogno materiale e continua
ad autoumiliarsi, scrivendo versi encomiastici per Scipione Gonzaga, divenuto
cardinale, senza ottenere alcunché. Anche la speranza di essere ricevuto dal
papa Sisto V viene delusa, nonostante le lodi che Tasso rivolge al pontefice in
varie poesie, confluite assieme ad altre del periodo in un volumetto del 1589,
stampato a Venezia. Vista l'inutilità del soggiorno romano, il peregrinante
poeta pensò trovare maggior fortuna nell'amata Napoli. Così, ritorna nella
città vesuviana fortemente intenzionato a risolvere a proprio favore le cause
contro i parenti per il recupero della dote paterna e di quella materna. Benché
potesse contare su amici e congiunti, e sulle conoscenze altolocate partenopee,
tra cui i Carafa (o Carrafa) di Nocera, i Gesualdo, i Caracciolo di Avellino, i
Manso, preferì accettare l'ospitalità di un convento di frati olivetani. Qui
conobbe l'amico più caro degli ultimi anni: Giovan Battista Manso, signore di
Bisaccia e primo entusiasta biografo dell'autore dopo la sua morte. Il
clima amichevole in cui fu accolto, la stima di amici e letterati, e il
conforto di una «bellissima città, la quale è quasi una medicina al mio dolore,
riuscirono a risollevare per un breve periodol'infelice animo tassiano. Per
ringraziare i monaci scrisse il poemetto, rimasto incompiuto, Monte Oliveto, in
riferimento al convento in cui sorgeva il complesso monastico che attualmente
ospita la caserma dei carabinieri (resta visitabile la chiesa Sant'Anna dei
Lombardi). L'operaun resoconto encomiastico delle principali tappe esistenziali
e delle principali virtù di Bernardo Tolomei, il fondatore della Congregazioneè
fortemente intessuta di spirito cristiano, in un severo richiamo ad una vita
sobria, lontana dalle vanità del mondo. Dedicata al cardinale Antonio Carafa,
si interrompe alla centoduesima ottava. Al pari del Re Torrismondo e di molta
parte dell'ultima produzione tassesca, il Monte Oliveto non ha goduto dei
favori della critica. Guido Mazzoni vi vide più una predica che un poema,
mentre Eugenio Donadoni utilizzò quasi le medesime parole che gli erano servite
per stroncare il Torrismondo (v. Re Torrismondo): questa è «l'opera non più di
un poeta, ma di un letterato, che cerca di dare forma e tono epico a una
convenzionale vita di santo».[78] Come per la tragedia nordica, la
rivalutazione è arrivata con l'analisi di Luigi Tonelli e di alcuni studiosi
più recenti. In ogni caso, anche questo periodo napoletano si rivelò
problematico per Tasso, a causa delle precarie condizioni di salute e delle
ristrettezze economiche, a cui si aggiunsero anche nuove polemiche letterarie e
religiose sulla Gerusalemme liberata. Spostatosi a Bisaccia, Tasso poté vivere
un periodo di maggiore tranquillità. Manso ricorda un episodio curioso: mentre
sedeva con l'amico davanti al fuoco, questi disse di vedere uno «Spirito, col
quale entrò in ragionamenti così grandi e meravigliosi per l'altissime cose in
essi contenute, e per un certo modo non usato di favellare, ch'io rimaso da nuovo
stupore sopra me inalzato, non ardiva interrompergli». Alla fine della visione,
Manso confessò di non aver visto nulla, ma il poeta gli si rivolse sorridendo:
«Assai più veduto hai tu, di quello che forse... E qui si tacque».[79] Viste le
rare manifestazioni allucinatorie di cui abbiamo notizia, (si ricordino quelle
che erano state descritte nel dialogo Il messaggero, in cui è descritto uno
spirito amoroso che appare a Tasso sotto la figura di un giovanetto dagli occhi
azzurri, simili a quelli che Omero alla dea d'Atene attribuisce), la risposta
del Nostro assume una valenza indubbiamente ambigua, e non può escludersi che
avesse voluto mettere alla prova il Manso per vedere se anche lui lo avrebbe
considerato un "folle". A dicembre era di nuovo a Roma, dove
giunse nella speranza di poter essere ospitato dal Papa in Vaticano, confidando
negli illusori pareri di alcuni amici.[80] Ad ospitare Tasso fu invece Scipione
Gonzaga, e il poeta si sentì di nuovo «più infelice che mai». Ricominciava la
routine: richieste d'aiuto a destra e a sinistra, con l'obiettivo di ricevere i
cento scudi che gli erano stati promessi per la stampa delle sue opere: «vorrei
in tutti i modi trovar questi cento ducati, per dar principio a la stampa,
avendo ferma opinione che di sì gran volume se ne ritrarrebbero molto più»,
scrisse ad Antonio Costantini.[82] I destinatari erano ancora una volta i più
disparati: il principe di Molfetta, il Costantini, il duca di Mantova Vincenzo
Gonzaga, gli editori. Il Nostro si umiliò per l'ennesima volta anche con
Alfonso, cui chiese nuovamente perdono, mentre al Granduca di Toscana
Ferdinando I domandò l'intercessione del cardinal Del Monte, lo stesso che
prenderà sotto la propria protezione Caravaggio. Tutte le speranze, però,
furono disattese. Al tempo stesso anche le missive ai medici si rifecero
intense. Tuttavia, in mezzo a tante delusioni e a tanto affanno non venne meno
la verve creativa: oltre ad aver raccolto le Rime in tre volumi, e avervi
scritto il commento, Tasso compose anche un poema pastorale che riprende, anche
se solo nel nome, alcuni personaggi dell'Aminta. È Il rogo di Corinna, dedicato
a Fabio Orsino. La prima pubblicazione dell'opera fu postuma. Per quanto
Grazioso Graziosi, agente del duca di Urbino, dicesse al suo signore del modo
eccellente in cui il Tasso era trattato presso il cardinale Gonzaga, egli
rilevava al contempo le infermità fisiche e mentali di Torquato, che privavano
la sua età «del maggior ingegno che abbian prodotto molte delle passate. Tuttavia,
è bene diffidare della prima quanto della seconda affermazione. Se «il povero
Signor Tasso è veramente degno di molta pietà per le infelicità della sua
fortuna»[85], come si legge in una missiva del Graziosi di due settimane dopo,
perché cacciare il poeta in malo modo, mentre Scipione Gonzaga non era
presente, e costringerlo a una nuova situazione di bisogno? In aiuto del Tasso
vennero ancora i monaci della Congregazione del Tolomei, che lo ospitarono a
Santa Maria Nuova degli Olivetani.[86] Gli ultimi anni del Tasso, però,
non conobbero pace duratura: le sofferenze psichiche si acuirono nuovamente,
certo per le nuove delusioni derivanti da richieste di denaro non esaudite,
dall'obbligo di piegarsi alla composizione di poesie a pagamento, e il poeta fu
costretto a farsi ricoverare nell'Ospedale dei Pazzarelli, adiacente alla
chiesa dei Santi Bartolomeo e Alessandro dei Bergamaschi, la cui
costruzione era appena stata ultimata. Il dolore emerge in modo chiaro in una
lettera inviata il primo dicembre 1589 ad Antonio Costantini, divenuto ormai suo
confidente. Ritornò presso Scipione Gonzaga, sempre lamentandosi per la scarsa
considerazione in cui era tenuto e sempre scrivendo della propria
infelicità.[88] Tasso premeva, come già più volte in passato, per essere
accolto a Firenze dal Granduca di Toscana, e accettò quindi con gioia l'invito
di Ferdinando de' Medici. A Firenze giunse in aprile, ospite prima dei fidati
Olivetani, poi di ricchi e illustri cittadini quali Pannucci e Gherardi. Alla
tranquillità necessaria per rivedere la Gerusalemme si aggiunsero anche
relative soddisfazioni economiche (sempre comunque in cambio di versi
encomiastici): dal Granduca ricevette centocinquanta scudi[89], da Giovanni III
di Ventimiglia, marchese di Geraci, sembrerebbe, duecento scudi.[90] Il
motivo di gioia principale era tuttavia un altro, era l'avvicinarsi dell'evento
più ambito da chi si sentiva, sopra ogni cosa, poeta: «Penso a la mia
coronazione, la qual dovrebbe esser più felice per me, che quella de' principi,
perché non chiedo altra corona per acquetarmi». Non ci fu nessuna
incoronazione. C'è chi ha asserito che questa lettera contenesse solo una
bislacca speranza del Tasso, senza alcun legame con la realtà.[92] Tuttavia, la
sicurezza con cui l'evento viene ormai dato per certo lascia pensare che le
illusioni del Nostro avessero un fondamento, e non fossero una pura
chimera. Un nuovo evento lo indusse all'ennesimo spostamento: papa Urbano
VII era succeduto a Sisto V, incoraggiando il Tasso a fare nuovamente
affidamento sugli aiuti pontifici. Tasso scese così a Roma, accolto dagli
Olivetani di Santa Maria del Popolo. Giovanni Battista Castagna morì tredici
giorni dopo l'elezione, lasciando il posto a Gregorio XIV. Anche questa volta
le lettere del poeta registrano un amaro scacco: «Ho perduto tutti gli appoggi;
m'hanno abbandonato tutti gli amici, e tutte le promesse ingannato», confidò,
sempre più afflitto, a Niccolò degli Oddi. L'autore della Gerusalemme è ogni
giorno che passa più confuso, sballottato qua e là dagli eventi come una barca
in mezzo al mare. Tutto questo riflette la condizione interiore di una persona
disincantata ma al tempo stesso ancora ingenuamente pronta a fidarsi delle
fallaci promesse che giungono dal mondo intorno, riflette un'instabilità ormai
cronica. È vero che la fede andò radicandosi sempre più in Tasso, ma il fatto
che al duca di Mantova scrivesse di volersi ritirare in un monastero e pochi
giorni dopo accettasse il suo invito a tornare a corte è l'evidente
manifestazione di un'anima senza pace.[94] Ritornato quindi sul Mincio
(marzo 1591), accolto con tutti gli onori, poté dedicarsi totalmente al lavoro
letterario, e in particolare alla revisione del capolavoro. La missiva a
Maurizio Cataneo del 4 luglio ci informa del fatto che il poeta era già a buon punto,
e illustra le linee direttrici della propria opera correttrice: «sono al fine
del penultimo libro; e ne l'ultimo mi serviranno molte di quelle stanze che si
leggono nello stampeato. Desidero che la riputazione di questo mio accresciuto
ed illustrato e quasi riformato poema toglia il credito a l'altro, datogli
dalla pazzia de gli uomini più tosto che dal mio giudicio».[95] Sono parole che
possono parere sciagurate, ma riflettono gli scrupoli religiosi sempre più
pressanti. Non si era comunque concentrato solo sul poema: aveva raccolto
le Rime in quattro volumi, e con l'editore veneziano Giolito parlava della
possibilità di stampare tutte le opere (esclusa la Gerusalemme) in sei libri. A
tutto questo va aggiunto un nuovo lavoro che aveva intrapreso, lasciandolo poi
incompiuto. La genealogia di Casa Gonzaga, con dedica a Vincenzo, si interruppe
dopo centodiciannove ottave, per essere pubblicato solo nel 1666, tra le Opere
non più stampate dell'edizione romana Dragondelli.[96] Il poemetto è
sicuramente trascurabile, fatto di una versificazione fredda, appesantita da
nozioni e nomi. Tra le fonti il ruolo principale è stato svolto da un regesto
di Cesare Campana, Arbori delle famiglie... e principalmente della Gonzaga,
uscito a Mantova l'anno prima, e dall'Historia sui temporis di Paolo Giovio,
accanto a cui va ricordata la tradizione orale legata alla battaglia del
Taro.[97] La calma, tuttavia, era ormai un ricordo di gioventù, e ogni
soggiorno diventava insopportabile dopo un certo numero di mesi. Così, ridiscese
la penisola, con l'intenzione di raggiungere nuovamente Roma. Il viaggio fu
travagliato e appesantito dal fatto che Tasso si ammalò più volte durante il
tragitto, costretto a sostare in varie località, fra cui Firenze. Giunto
nell'Urbe il 5 dicembre 1591, ricevette l'ospitalità di Maurizio Cataneo. Poche
settimane dopo era ancora in viaggio, diretto a Napoli A questo punto, inaspettatamente, ci fu spazio
per qualche luce e qualche reale soddisfazione. Il soggiorno napoletano non
tradì, né per quanto riguarda l'accoglienza ricevuta (fu ospitato dal principe
di Conca Matteo di Capua e poi da Manso con grandi onori e affetto), né sulle
questioni letterarie, né su quelle relative alla salute dell'artista. In
effetti, in virtù della «purità dell'aria, comincia a sentirsi meglio, e di
conseguenza poté dedicarsi in modo più proficuo alle proprie attività. In
questi mesi completò la Conquistata, e, sempre durante il soggiorno partenopeo,
mise mano all'ultima opera significativa, Le sette giornate del Mondo creato. Gli
ultimi tre anni di vita lo videro prevalentemente a Roma. L'elezione al soglio
pontificio di Clemente VIII lo fece venire nell'Urbe, e anche qui ebbe un
trattamento decisamente migliore rispetto alle recenti esperienze. Poté infatti
alloggiare nel palazzo dei nipoti del Papa, Pietro e CinzioAldobrandini, in
procinto di diventare cardinali. Cinzio sarà di fatto il vero mecenate
dell'ultimo periodo. La produzione letteraria ebbe nuovi sussulti,
consacrandosi ormai quasi esclusivamente agli argomenti sacri: compose i
Discorsi del poema eroico e altri Dialoghi, carmi latini e rime religiose.
Addolorato per la morte di Scipione Gonzaga, gli dedicò, nel marzo 1593, Le
lagrime di Maria Vergine e Le lagrime di Gesù Cristo.Tasso aveva intanto finito
di rivedere il poema, e sempre nel 1593 vide la luce a Roma, per i tipi di
Guglielmo Facciotti, la Gerusalemme conquistata. Esistono inoltre chiare
testimonianze del fatto che ci fosse l'intenzione di incoronare Tasso in
Campidoglio, nonostante alcuni studiosi si siano osti negarlo e a considerarla
un'invenzione del poeta. È veramente degno il Signor Torquato Tasso di esser
celebrato in questi medesimi tempi come raro per la sua poesia, ed è parimente
degno della grandezza dell'animo del Signor Cinzio Aldobrandini di erigergli
una statua laureata, con mill'altre cerimonie e specie, come dicono che tosto
si vedrà, e dargli luogo in Campidoglio fra le più degne ed antiche cerimonie
[...]», rivela Matteo Parisetti in una lettera ad Alfonso II, risalente
all'agosto del Lo stesso Tasso è esplicito al riguardo: «Qui in Roma mi voglion
coronar di lauro», scrive al Granduca di Toscana il 20 dicembre 1594, «o
d'altra foglia». Sennonché, pur essendo ancora bisognoso di soldi e continuando
a fare richiesta per ottenerli, il poeta sentiva sempre più lontane le
preoccupazioni del mondo, e sempre meno si curava della vanità e dei successi
terreni. La salute, dopo la parentesi napoletana, andava aggravandosi
nuovamente, e Torquato cominciava a capire che la fine non era lontana. Per
questo ritornò alle falde del Vesuvio, per concludere rapidamente in proprio
favore la questione legata all'eredità materna: il risultato fu soddisfacente,
acconsentendo il principe di Avellino a versargli duecento ducati all'anno, ai
quali vanno aggiunti cento ducati annui che il Papa si risolverà a dargli a
partire dal febbraio 1595. A Napoli rimase dal giugno al novembre del
1594, alloggiato al monastero benedettino di san Severino, sempre più votato
alla vita monastica e attratto ancora dalla letteratura agiografica. Fu
probabilmente nei mesi trascorsi presso i benedettini che Tasso abbozzò
l'incompiuta Vita di San Benedetto. Alla fine dell'anno ritornò a Roma.
Cambiò città per l'ultima volta: la fine era dietro l'angolo. Riconosciuta la
definitiva infermità che gli rendeva ormai impossibile scrivere e correggere,
non sentì più che un ultimo bisogno, tralasciando tutto il resto, il bisogno
della «fuga dal mondo». Entra al monastero di S. Onofrio, sul Gianicolo, senza
più nemmeno curarsi del fatto che il Mondo creato non era stato ancora rivisto.
Tutto svaniva, di fronte all'importanza di prepararsi al trapasso: «Che dirà il
mio signor Antonio, quando udirà la morte del suo Tasso? E per mio avviso non
tarderà molto la novella, perch'io mi sento al fine de la mia vita. Non è più
tempo ch'io parli de la mia ostinata fortuna, per non dire de l'ingratitudine
del mondo». Tutto perdeva importanza, a fronte della dolcezza della
«conversazione di questi divoti padri», che cominciava «la mia conversazione in
cielo. Monumento in Sant'Onofrio Il 25 aprile, all'«undecima ora». Tasso muore.
E una morte serena, ricevuta con tutti i conforti dei sacramenti.La
morte del Tasso è stata accompagnata da una particolar grazia di Dio
benedetto, perché in questi ultimi giorni le duplicate confessioni, le lagrime
e insegnamenti spirituali pieni di pietà e di giudizio, mostrarono che fosse
affatto guarito dall'umor malinconico, e che quasi uno spirito gli avesse
accostato al naso l'ampolle del suo cervello. Venne sepolto nella Chiesa di
Sant'Onofrio al Gianicolo. Presso il monastero, accanto alla strada è
ancora visibile la rampa della quercia, dove si trova il tronco nero di una
quercia secolare sostenuto da un sopporto metallico. Secondo la tradizione
locale si tratta della cosiddetta quercia del Tasso, l'albero alla cui ombra il
poeta spesso sedeva per riposarsi. Albero genealogico Reinerius de Tassis
SconosciutaOmedeo Tasso (1290)[110] SconosciutaRuggero Tasso SconosciutaBenedetto
Tasso SconosciutaPalazzo de Tassis Tonola de Magnasco, Pasimo (o Paxio) de
Tassis. SconosciutaPietro Tasso. SconosciutaGiovanni Tasso Catalina de Tassi Gabriel Tasso Porzia de
RossiBernardo Tasso Torquato Tasso Opere Un ritratto a Sorrento.
Gerusalemme Scritto quando egli aveva solo 15 anni il Gierusalemme rappresenta
il primissimo tentativo di Tasso di maneggiare il genere epico nonché il suo
primo impegno letterario di rilievo. Se ne possiedono soltanto centosedici
stanze del canto I. Oltre a condividere con la Liberata l'argomento (la prima
Crociata), si notano pure alcune somiglianze tra il proemio di questo esordio
poetico giovanile e quello del capolavoro della maturità. Rinaldo All'età
di diciotto anni Tasso riprese la materia del romanzo cavalleresco e pubblicò
il Rinaldo, poema in ottave che narra in dodici canti (circa 8000 versi) la
giovinezza del paladino della tradizione carolingia e le sue imprese di armi e
di amori. Nella prefazione al poema Tasso dichiara di voler imitare in parte
gli "antichi" (Omero e Virgilio), in parte i "moderni"
(Ariosto). Si concentra però su un unico protagonista, secondo le esigenze di
unità proposte dall'aristotelismo. Si tratta di un'opera tipicamente giovanile,
ancora priva di originalità, ma compaiono già alcuni temi e toni fondamentali
che caratterizzeranno il Tasso maturo e formato culturalmente. Rime
Torquato Tasso compose un gran numero di poesie liriche, lungo l'arco di tutta
la sua vita. Le prime furono pubblicate col titolo di Rime degli Accademici
Eterei. Uscirono Rime e prose. Tasso lavorò fino al 1593 ad un riordino
complessivo dei testi, distinguendo rime amorose e rime encomiastiche. Previde
poi una terza sezione, dedicata alle rime religiose e una quarta di rime per
musica, ma non realizzò il progetto. Nelle Rime amorose è ben riconoscibile
l'influenza della poesia petrarchesca e della vasta produzione petrarchistica
del Quattrocento e Cinquecento; contemporaneamente, però, il gusto per le
preziosità linguistiche e l'intensa sensualità rivelano l'evoluzione verso un
linguaggio nuovo che maturerà nel Seicento. L'uso frequente di forme metriche
poco usate dai poeti precedenti, come il madrigale, e la raffinata musicalità
dei versi fecero sì che molti di essi fossero musicati da grandi autori come
Claudio Monteverdi e Gesualdo da Venosa. Più solenni e
classicheggianti le Rime encomiastiche, dedicate alle figure e alle famiglie
signorili che ebbero rilievo nella vita del poeta. Per la loro creazione si
ispira a Pindaro, Orazio e al celebre Monsignor della Casa. Fra tutte, la più
famosa è la Canzone al Metauro, intessuta di elementi autobiografici. Le
Rime religiose sono caratterizzate dal tono cupo e plumbeo, forse dovuto al
fatto che le scrisse negli ultimi anni di vita. Qui il poeta manifesta il
desiderio di sconfiggere l'ansia esistenziale e il tormentoso senso del peccato
attraverso la fede e l'espiazione. Discorsi dell'arte poetica Attorno
alla metà degli Anni Sessanta scrisse i quattro libri dei Discorsi dell'arte
poetica ed in particolare sopra il poema eroico, letti all'Accademia Ferrarese
e pubblicati molto più tardi, nel 1587, dal Licino. Il testo fornisce una
chiara visione della concezione tassesca del poema eroico, piuttosto distante
da quella ariostesca, che dava la prevalenza all'invenzione e
all'intrattenimento del pubblico. Perché possa essere giudicato di buon
livello, deve basarsi su un evento storico, da rielaborare in modo inedito.
Infatti, «la novità del poema non consiste principalmente in questo, cioè che
la materia sia finta, e non più udita; ma consiste nella novità del nodo e
dello scioglimento della favola. Al verosimile deve essere unito il
meraviglioso, e Tasso trova l'unione perfetta di queste due componenti nella
religione cristiana. Intiera, l'opera deve essere una, ossia prevedere l'unità
d'azione, ma senza schemi rigidi: ci può essere largo spazio per la varietà, e
per la creazione di numerosi racconti nel racconto, e in questo senso la
Gerusalemme liberata costituisce una piena realizzazione delle idee
dell'autore. Lo stile, infine, deve adeguarsi alla materia, e variare tra il
sublime e il mediocre a seconda dei casi. Aminta Magnifying glass icon
mgx2.svg Aminta (Tasso). Le sofferenze di Aminta, dipinto di Bartolomeo
Cavarozzi «L'Aminta non è un dramma pastorale e neppure un dramma. Sotto nomi
pastorali e sotto forma drammatica è un poemetto lirico, narrazione
drammatizzata, anzi che vera rappresentazione, com'erano le tragedie e le
commedie e i così detti drammi pastorali in Italia … Essa è in fondo una
novella allargata a commedia, di quel carattere romanzesco che dominava
nell'immaginazione italiana, aggiuntavi la parte del buffone, che è il Ruffo,
la cui volgarità fa contrasto con la natura cavalleresca de' due protagonisti,
Virginia e il principe di Salerno. Gli avvenimenti più strani si accavallano
con magica rapidità, appena abbozzati, e quasi semplice occasione a monologhi e
capitoli, dove paion fuori i sentimenti dei personaggi misti alla narrazione …
L'Aminta è un'azione fuori del teatro, narrata da testimoni o da partecipi con
le impressioni e le passioni in loro suscitate. L'interesse è tutto nella
narrazione sviluppata liricamente e intramessa di cori, il cui concetto è
l'apoteosi della vita pastorale e dell'amore: "s'ei piace, ei lice".
Il motivo è lirico, sviluppo di sentimenti idillici, anzi che di caratteri e di
avvenimenti. Abbondano descrizioni vivaci, soliloqui, comparazioni, sentenze,
movimenti appassionati. Vi penetra una mollezza musicale, piena di grazia e
delicatezza, che rende voluttuosa anche la lacrima. Semplicità molta è
nell'ordito, e anche nello stile, che senza perder di eleganza guadagna di
naturalezza, con una sprezzatura che pare negligenza ed è artificio finissimo.
Ed è perciò semplicità meccanica e manifatturata, che dà un'apparenza pastorale
a un mondo tutto vezzi e tutto concetti. È un mondo raffinato, e la stessa
semplicità è un raffinamento. A' contemporanei parve un miracolo di perfezione,
e certo non ci è opera d'arte così finamente lavorata.» (De Sanctis)
L'Aminta è una favola pastorale. Presenta un prologo, 5 atti, un coro. Ogni
canto si conclude a lieto fine. Ha ispirato la composizione della favola
pastorale Flori di Maddalena Campiglia lodata dallo stesso Tasso. Sulle
ali dell'entusiasmo per il successo dell'Aminta Tasso incominciò una tragedia,
Galealto re di Norvegia, che però interruppe alla seconda scena del secondo
atto. Il poeta la riprese e la completò a Mantova, subito dopo la liberazione
dall'Ospedale di Sant'Anna cambiando però il titolo, diventato Re Torrismondo,
e il nome del protagonista. L'ambientazione è nordica: in essa sono frequenti
le immagini di distese boschive. In questo, il Tasso mostra la sua forte
curiosità per le leggende nordiche, come ad esempio mostra la lettura
dell'Historia de gentibus septentrionalibus di Olao Magno. L'editio
princeps è quella bergamasca del 1587; seguirono a ruota le edizioni di
Mantova, Ferrara, Venezia e Torino, ma poi ci fu un lungo silenzio. L'opera fu
rappresentata per la prima volta soltanto al Teatro Olimpico di Vicenza.
Trama Torrismondo è intimamente segnato dal conflitto tra amore e amicizia: il
sovrano (d'una ignota regione nordica, non di Norvegia) ama Alvida, che a causa
di un debito passato (Germondo aveva salvato la vita a Torrismondo) deve
sposarsi con l'amico Germondo, re di Svezia, regno nemico a quello di Alvida
poiché Germondo stesso era stato accusato di omicidio del fratello di Alvida.
Germondo dunque non può sposarsi con la donna amata poiché il padre di
quest'ultima lo odia. Germondo decide allora che Torrismondo per sdebitarsi
avrebbe dovuto chiedere la mano di Alvida e al momento delle nozze avrebbe
dovuto scambiare la sposa. Ottenuta da Torrismondo la mano di Alvida i due
consumano l'amore. La storia prenderà un'altra china quando Torrismondo
scoprirà che la donna amata non è altri che la sorella, la situazione culminerà
nel suicidio dei due. Il Re Torrismondo è molto importante perché anticipa le
tragedie barocche, nelle quali si riprendono alcune caratteristiche
fondamentali delle tragedie senecane: la meditatio mortis (il Memento mori) e
il gusto dell'orrido. Nel Tasso, però, ciò che compare fortemente e
caratterizza le sue tragedie è il conflitto intimo che dilania l'animo dei
personaggi: l'uomo si sente intrappolato dal fato, poiché impossibilitato
all'agire, a modificare il corso degli eventi ormai già predisposti.
Tuttavia, la critica non si è espressa positivamente in merito all'opera:
Angelo Solerti e Francesco D'Ovidio si sono mostrati ostili verso il
Torrismondo come lo erano stati nei confronti degli Intrichi d'amore, e severo
si è dimostrato anche Umberto Renda, che alla tragedia ha dedicato una
monografia. Ancora più duro il giudizio
di Eugenio Donadoni, che arrivò a parlare di «opera di un ex-poeta, non più di
un poeta, e nemmeno Giosuè Carducci, pur
apprezzando lo sforzo di unire elementi pagani e religiosi, classici ed
esotici, ha ritenuto il dramma degno dell'ingegno tassesco. Solo Tonelli fa
presente che superava pur sempre «la maggior parte delle tragedie
cinquecentesche e rivaleggiava con le migliori del tempo. Gerusalemme liberata Gerusalemme
liberata. Tasso con la sua Gerusalemme liberata La Gerusalemme liberata è
considerata il capolavoro di Tasso. Il poema tratta di un avvenimento realmente
accaduto, ossia la prima crociata. Tasso iniziò a scrivere l'opera con il
titolo di Gierusalemme durante il soggiorno a Venezia. L'opera fu pubblicata
integralmente con il titolo di Gerusalemme liberata. In seguito alla
pubblicazione del poema il poeta rimise mano all'opera e la riscrisse
eliminando tutte le scene amorose e accentuando il tono religioso ed epico
della trama. Cambiò anche il titolo in Gerusalemme conquistata. In realtà la
Conquistata fu immediatamente dimenticata e la redazione che continuò ad avere
grande successo e ad essere ristampata, in Italia e nei paesi stranieri, fu la Liberata.
Trama Goffredo di Buglione nel sesto anno di guerra raduna i crociati, viene
eletto comandante supremo e stringe d'assedio Gerusalemme. Uno dei guerrieri
musulmani decide di sfidare a duello il crociato Tancredi. Chi vince il duello
vince la guerra. Il duello però viene sospeso per il sopraggiungere della notte
e rinviato. I diavoli decidono di aiutare i musulmani a vincere la guerra. Uno
strumento di Satana è la maga Armida che con uno stratagemma riesce a
rinchiudere tutti i migliori eroi cristiani, tra cui Tancredi, in un castello
incantato. L'eroe Rinaldo per aver ucciso un altro crociato che lo aveva offeso
viene cacciato via dal campo. Il giorno del duello arriva e poiché Tancredi è
scomparso viene sostituito da un altro crociato aiutato da un angelo. I diavoli
aiutano il musulmano e trasformano il duello in battaglia generale. I crociati
sembrano perdere la guerra quando arrivano gli eroi imprigionati liberati da
Rinaldo che rovesciano la situazione e fanno vincere la battaglia ai cristiani.
Goffredo ordina ai suoi di costruire una torre per dare l'assalto a Gerusalemme
ma Argante e Clorinda (di cui Tancredi è innamorato) la incendiano di notte.
Clorinda non riesce a entrare nelle mura e viene uccisa in duello proprio da
colui che l'ama, Tancredi, che non l'aveva riconosciuta. Tancredi è addolorato
per aver ucciso la donna che amava e solo l'apparizione in sogno di Clorinda
gli impedisce di suicidarsi. Il mago Ismeno lancia un incantesimo sul bosco in
modo che i crociati non possano ricostruire la torre. L'unico in grado di
spezzare l'incantesimo è Rinaldo, prigioniero della maga Armida. Due guerrieri
vengono inviati da Goffredo per cercarlo e alla fine lo trovano e lo liberano.
Rinaldo vince gli incantesimi della selva e permette ai crociati di assalire e
conquistare Gerusalemme. I Dialoghi La stesura di prose dialogiche impegnò
Tasso fin dal 1578, anno della composizione del Forno overo de la
Nobiltà. La dialogistica tassiana è stata da sempre relegata al margine
dalla critica: De Sanctis accenna soltanto al Minturo overo della Bellezza,
limitandosi ad asserire che Tasso da giovane fu “infetto dalla peste
filosofica”. Un giudizio a dir poco sminuente se si considera che il poeta
compose venticinque dialoghi (e questa è solo la cifra canonica; non si fa
riferimento, infatti, agli abbozzi e ai rimaneggiamenti) e vi pose il suo
impegno fino alla morte. Una valutazione più precisa è fornita da
Donadoni: lo studioso dedica un intero capitolo della sua monografia ai
Dialoghi indagandone trame, fonti e suggestioni. La prima edizione moderna
del corpus dialogico tassiano è quella di Guasti, il quale, però, non riuscendo
a reperire tutti i manoscritti dei Dialoghi si basa sui testimoni a stampa,
dando vita ad un’edizione, che presenta corruttele da far rabbrividire i
moderni filologi. Un grande passo in avanti nella fortuna dei Dialoghi è
rappresentato dall’edizione critica di Ezio Raimondi pubblicata nel 1958, di
capitale importanza per gli studiosi tassiani i quali, ancora oggi, continuano
a considerarla punto di riferimento. Raimondi considerò i Dialoghi tassiani
come opere postume, scegliendo la versione più attendibile fra manoscritti e
stampe in base alla loro storia individuale. Questo criterio non è stato
accettato da Stefano Prandi e Carlo Ossola, i quali hanno proposto un’edizione
storica dei Dialoghi che tenesse conto dei testi effettivamente circolanti
all’epoca dello scrittore. L’edizione in realtà non ha mai visto la luce e si è
fermata al 1996 ad uno specimen che avrebbe dovuto anticipare una successiva
edizione completa. Negli ultimi anni gli studiosi della prosa tassiana
sono aumentati: si è posta attenzione al Tasso politico, con due edizioni
commentate della Risposta di Roma a Plutarco e al Tasso egittologo di cui si è
occupato Bruno Basile. Non mancano letture dei singoli dialoghi: Basile e
Arnaldo Di Benedetto si sono occupati del Padre di Famiglia (rispettivamente,
Fonti culturali e invenzione letteraria nel «Padre di famiglia» di Torquato
Tasso; e Torquato Tasso, «Il padre di famiglia»); Emilio Russo del Manso (Amore
e elezione nel "Manso" di Tasso), Massimo Rossi del Malpiglio Secondo
e del Rangone (Io come filosofo era stato dubbio. La retorica dei
"Dialoghi" di Tasso); Maiko Favaro, dopo la monografia di
Prandi/Ossola, ha offerto una puntuale lettura del Forno, premiata con il
premio Tasso (Le virtù del tiranno e le
passioni dell’eroe. Il “Forno overo de la Nobiltà” e la trattatistica sulla
virtù eroica); Angelo Chiarelli si è, invece, occupato del Malpiglio overo de
la corte (Una «congregazione di uomini raccolti per onore». Tentativi di
aggiornamento della teoria cortigiana nella dialogistica e nella prosa tassiana),
preceduto dal contributo di Massimo Lucarelli sullo stesso argomento (Il nuovo
«Libro del Cortegiano»: una lettura del «Malpiglio» di Tasso) e del Costante
(«Questa concordia è sempre nelle cose vere». Note per una contestualizzazione
de «Il Costante overo de la clemenza» di Tasso). L'edizione critica di
Raimondi fornisce il testo dei venticinque dialoghi tassiani, con un'appendice
che ci permette di conoscere i manoscritti superstiti e le stampe. Questo il
titolo dei vari dialoghi: Il Forno overo de la Nobiltà; Il Beltramo overo
de la cortesia; Il Forestiero Napoletano overo de la gelosia; Il N. overo de la
pietà; Il Nifo overo del piacere; Il messaggiero; Il padre di famiglia; De la
dignità; Il Gonzaga secondo overo del giuoco; Dialogo; Il Rangone overo de la
pace; Il Malpiglio overo de la corte; Il Malpiglio secondo overo del fuggir la
moltitudine; La Cavalletta overo de la poesia toscana; Il Gianluca overo de le
maschere; Il Cataneo overo de gli idoli; Il Ghirlinzone overo l'epitaffio; La
Molza overo de l'amore; Il Costante overo de la clemenza; Il Cataneo overo de
le conclusioni amorose; Il Manso overo de l'amicizia; Il Ficino overo de
l'arte; Il Minturno overo de la bellezza; Il Porzio overo de le virtù; Il Conte
overo de le imprese. Le sette giornate del mondo creato È un poema in
endecasillabi sciolti, accanto ad altre opere di contenuto religioso di
impronta chiaramente controriformistica. Il poema venne pubblicato postumo. Si
fonda sul racconto biblico della creazione ed è suddiviso in sette parti,
corrispondenti come dice il titolo ai sette giorni nei quali Dio creò il mondo,
e presenta una continua esaltazione della grandezza divina della quale la
realtà terrena è un pallido riflesso. Le lacrime di Maria Vergine e Le
lacrime di Gesù Cristo Si tratta, come nel caso de Le sette giornate del mondo
creato, di due scritti facenti parte delle cosiddette "opere devote"
del Tasso. Nello specifico, sono due poemetti in ottave che riprendono la
tradizione della "poesia delle lacrime", in voga nella seconda metà
del Cinquecento, appena qualche anno prima della morte. Influenze
culturali Statua di Tasso a Sorrento La figura del Tasso, anche per la
sua pazzia, divenne subito popolare. La lucidità delle opere scritte durante il
periodo di prigionia nell'Ospedale di Sant'Anna fece diffondere la leggenda
secondo cui il poeta non era veramente pazzo ma fu fatto passare per tale dal
duca Alfonso che voleva punirlo per aver avuto una relazione con sua sorella,
imprigionandolo (anche se, come si è visto, è assai più probabile che la vera
ragione della reclusione consistesse nell'autoaccusa del poeta di fronte al
tribunale dell'Inquisizione). Questa leggenda si diffuse rapidamente e rese
particolarmente popolare la figura del Tasso, fino a ispirare a Goethe il
dramma Torquato Tasso (1790)[129]. In età romantica il poeta divenne il
simbolo del conflitto individuo-società, del genio incompreso e perseguitato da
tutti coloro che non sono in grado di comprendere il suo talento straordinario.
In particolare Giacomo Leopardi, che quando si recò a Roma il giorno venerdì 15
febbraio del 1823 pianse sul sepolcro del Poeta in S. Onofrio (commentando in
una lettera che quella esperienza era stata per lui "il primo e l'unico
piacere che ho provato in Roma"), considerava Torquato Tasso come un
fratello spirituale, ricordandolo in numerosi passi dei propri scritti (tra cui
quello citato) e nel Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare (una
delle Operette morali). Molta parte della poesia recanatese è impregnata
di stile tassesco: i notturni di alcuni canti, come La sera del dì di festa o
Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, richiamano quelli della
Gerusalemme, mentre nella canzone Ad Angelo Mai Leopardi crea una forte empatia
con il «misero Torquato, spirito fraterno «concepito come un alter ego. I due
nomi femminili più celebri presenti nei Canti, Silvia e Nerina, furono ripresi
dall'Aminta. In generale, l'attenzione si spostò dai personaggi della
Liberata al dramma esistenziale vissuto dal suo autore. Ferretti scrisse le
parole del Torquato Tasso, melodramma in tre atti musicato da Gaetano Donizetti
e rappresentato per la prima volta al Teatro Valle. Il "mito"
conquistò anche Franz Liszt: era quando l'apostolo del Romanticismo metteva in
musica l'opera byroniana Il lamento del Tasso, dando vita al poema sinfonico
Tasso. Lamento e Trionfo. Il poeta vicentino ottocentesco Jacopo Cabianca
ha dedicato al Tasso un poema in dodici canti intitolato appunto Il Torquato
Tasso. Nei primi anni del ventesimo secolo il compositore catanese Pietro
Moro si concentrò sugli ultimi momenti di vita del poeta con Ultime ore di
Torquato Tasso, carme in un atto sulle parole di Giovanni Prati (riviste per
l'occasione da Rojobe Fogo). Torquato Tasso nel cinema Torquato Tasso,
regia di Luigi Maggi, Torquato Tasso, regia di Roberto Danesi. Adattamenti
cinematografici de La Gerusalemme liberata Il primo regista a girare un film
sull'opera fu Enrico Guazzoni. Ne farà due remake; Gerusalemme liberata,
di Enrico Guazzoni; La Gerusalemme liberata, di E. Guazzoni); La Gerusalemme
liberata, di Carlo Ludovico Bragaglia; I due crociati, parodia di Giuseppe Orlandini
con Franco e Ciccio. Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus, Laurea
poetica nastrino per uniforme ordinariaLaurea poetica (postuma) — Roma. Giovan
Pietro D'Alessandro, Vita di Torquato Tasso, ed. da C. Gigante, in «Giornale
storico della Letteratura Italiana», Giovan Battista Manso, Vita di Torquato
Tasso, B. Basile, Roma, Salerno Editrice, Pier Antonio Serassi, La vita di
Torquato Tasso, Bergamo, Stamp. Locatelli, 2 to. Angelo Solerti, Vita di
Torquato Tasso, Torino-Roma, Loescher, 1895, 3 voll. Luigi Tonelli, Tasso,
Torino, Paravia, Giulio Natali, Torquato Tasso, Roma, Tariffi, Capitoli di
storie letterarie Ettore Bonora, in Storia della letteratura italiana, dir. E.
Cecchi e N. Sapegno, Milano, Garzanti, Marziano Guglielminetti, in Storia della
civiltà letteraria italiana, dir. G. Barberi Squarotti, Torino, Utet, Guido
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Torquato Tasso rispecchiato ne' suoi scritti, Milano, Hoepli, 1895. Giuseppe
Bianchini, Il pensiero filosofico di Torquato Tasso, Verona, Drucker, A. Sainati,
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La poesia del Tasso, in Studi sulla letteratura del Rinascimento, Firenze, La
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Benedetto, Con e intorno a Torquato Tasso, Napoli, Liguori, Franco Fortini,
Dialoghi col Tasso, Torino, Bollati Boringhieri, «Nel mondo mutabile e leggiero» Torquato Tasso
e la cultura del suo tempo, Pasquale Sabbatino, Dante Della Terza, Giuseppina
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di lingua pubblicati dall'Accademia della Crusca»), Discorsi dell'arte poetica
e del poema eroico, L. Poma, Bari, Laterza («Scrittori d'Italia»), Discorso
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conquistata, L. Bonfigli, Bari, Laterza («Scrittori d'Italia»), Gerusalemme
conquistata. Ms. Vind. Lat. 72 della Biblioteca Nazionale di Napoli, C.
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di Torquato Tasso, Roma, Bulzoni, Anderson Magalhães, «Uno scrittore di cose
secrete»: la fortuna de Il Secretario di Torquato Tasso fra Italia e Francia,
in «Il Segretario è come un angelo». Trattati, raccolte epistolari, vite
paradigmatiche, ovvero come essere un buon segretario nel Rinascimento, Atti
del XIV Convegno Internazionale di Studio organizzato dal Gruppo di Studio sul
Cinquecento francese, Verona, Rosanna Gorris Camos, Fasano, Schena, Umberto
Lorenzetti, Cristina Belli Montanari, L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di
Gerusalemme. Tradizione e rinnovamento all'alba del Terzo Millennio, Fano Sulle
Rime Arnaldo Di Benedetto, Fra petrarchismo e Barocco: le «Rime» di Torquato
Tasso, «A me versato il mio dolor sia tutto», Lo sguardo di Armida (Un'icona
della «Gerusalemme liberata»), Per un anonimo in meno: l'autore del dialogo «Il
Tasso», in Tra Rinascimento e Barocco. Dal petrarchismo a Torquato Tasso,
Firenze, Società Editrice Fiorentina, Massimo Colella, «Parmi ne’ sogni di
veder Diana». Emersioni seleniche nelle Rime di Torquato Tasso, in
«Griseldaonline», 1Sull'«Aminta» Mario Fubini, L'«Aminta»: intermezzo alla
tragedia della «Liberata», in Studi sulla letteratura del Rinascimento, cMaria
Grazia Accorsi, «Aminta»: ritorno a Saturno, Soveria Mannelli, Rubbettino, Arnaldo
Di Benedetto, Il sorriso dell'«Aminta», in «Giornale storico della letteratura
italiana», Arnaldo Di Benedetto, Tasso, Haller, Ungaretti, in «Studi tassiani»,
Sui Dialoghi A. Benedetto, Torquato Tasso, «Il padre di famiglia», in
L'«incipit» e la tradizione letteraria italiana. Dal Trecento al tardo
Cinquecento, Pasquale Guaragnella e Stefania De Toma, Lecce-Brescia, Pensa
MultiMedia, Angelo Chiarelli, «Questa concordia è sempre nelle cose
vere». Note per una contestualizzazione de «Il Costante overo de la clemenza»
di Tasso, in «Filologia e Critica», Angelo Chiarelli, Una «congregazione di
uomini raccolti per onore». Tentativi di aggiornamento della teoria cortigiana
nella dialogistica e nella prosa tassiana, in «La Rassegna della letteratura italiana», Raimondi Ezio, Il Problema Filologico e
Letterario dei Dialoghi di T. Tasso, in Rinascimento Inquieto, Einaudi, Torino.
Bozzola Sergio, «Questo quasi arringo del ragionare». La Tecnica dei «Dialoghi»
Tassiani, in «Italianistica, Rivista di Letteratura Italiana», Baldassarri
Guido, L’arte del dialogo in Torquato Tasso, in «Studi Tassiani», Guido Armellini e Adriano Colombo, Torquato
TassoL'uomo, in Letteratura italianaGuida storica: Dal Duecento al Cinquecento,
Zanichelli Editore, Luperini, Cataldi, Marchiani, La scrittura e
l'interpretazione, Palumbo, L. Tonelli, Tasso, Torino); Lettere di Torquato
Tasso (Firenze, Le Monnier); L. Tonelli, G. Natali, Torquato Tasso, Roma, G.
Natali, cA. Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino. Altri pensano invece che
queste sperimentazioni risalgano al periodo patavino o addirittura a quello
bolognese. G. Natali, cit., Luperini, Cataldi, Marchiani, La scrittura e
l'interpretazione, Palumbo, G. Natali, cG. Natali, cit.20 L. Tonelli, cit.68 G. Natali, L. Tonelli, cit.60 E. Durante, A. Martellotti, «Giovinetta
Peregrina». La vera storia di Laura Peperara e Torquato Tasso, Firenze,
Olschki, W. Moretti, Torquato Tasso,
Roma-Bari Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria, Dal testo alla storia. Dalla storia
al testo, Milano: Paravia, L. Tonelli, cil
rapporto amoroso è stato ipotizzato in particolare da Angelo de Gubernatis in
T. Tasso, Roma, Tipografia popolare, L. Tonelli, c Lettere, cit., I22 L. Tonelli, cit.89 L. Tonelli, cit., 99-100
Lettere, cit., I49 Secondo Maria
Luisa Doglio la data non è casuale e si inserirebbe nella tradizione
petrarchesca. Petrarca avrebbe infatti visto per l'unica volta Laura, cfr. M.
L. Doglio, Origini e icone del mito di Torquato Tasso, Roma Lettere, c Lettere,
Lettere, cit., I114 Si tratta di un'epistola al Gonzaga del luglio
1575; Lettere, cit., L. Tonelli S.
Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario, Milano, Principato, L. Tonelli,
Lettere, Si trattava comunque di uno
stipendio oggettivamente basso, che a una persona comune avrebbe garantito a
stento la sopravvivenza; L. Tonelli, cit.172
Lettere, L. Chiappini, Gli Estensi, Milano, Dall'Oglio, A. Solerti, cA.
Solerti, cit., II, 120-121 A. Solerti, L. Tonelli, cit. G. B. Manso,
Vita del Tasso, in Opere del Tasso, Firenze, M. Vattasso, Di un gruppo
sconosciuto di preziosi codici tasseschi, Torino, M. Vattasso, cA. Solerti, L.
Tonelli, c M. L. Doglio, I. De Bernardi, F. Lanza, G. Barbero, Letteratura
Italiana, 2, SEI, Torino, 1987 Lettere, cit., I298 Lettere, cit., I299 A. Solerti, ccosì scrive al cardinale Luigi
un suo informatore L. Tonelli, Lettere, cit., II89 L. Tonelli, cit.187 A. Solerti, Lettere, Cesare Guasti, Napoli, Rondinella, A. Corradi, Delle infermità di Torquato Tasso,
Regio Instituto Lombardo548 L. Tonelli, M.
L. Doglio, cit., 41 e ss. Opere di Torquato Tasso, Firenze, Tartini e Franchi,
L. Tonelli, cInfarinato era il nome accademico assunto dal Salviati Tra parentesi sono indicate le date di pubblicazione L. Tonelli, Opere, cit., II276 Tra parentesi si indicano due date, quella di
composizione e quella di pubblicazione
Lettere, cit., II56 La prima
versione di quelli che saranno Gli intrichi d'amore non ci è pervenuta L. Tonelli, L. Tonelli, F. D'Ovidio, Saggi
critici, Napoli, Morano, Non fu più tenero il Solerti; L. Chiappini, c L.
Tonelli, cit.188 L.Tonelli, 247-248
A. Solerti, cLettere, L. Tonelli, cit.,
266-267 Lettere, c L. Tonelli, cG.
Mazzoni, Del Monte Oliveto e del Mondo creato di Torquato Tasso, in Opere
minori in versi di Torquato Tasso, Bologna, Zanichelli, E. Donadoni, Torquato Tasso, Firenze,
Battistelli, G. B. Manso, Vita di T.
Tasso, in Opere di Torquato Tasso, Firenze; Lettere, Così al Costantini; Lettere, Lettere, L. Tonelli, cit.275 Passo riportato in A. Solerti, A. Solerti, L. Tonelli, Lettere, Lettere, cit.,Lettere, cit., Lettere, A niuno
sono più obligato che a Vostra Eccellenza, ed a niuno vorrei essere
maggiormente; perché è cosa da animo grato l'esser capace de le grazie e de gli
oblighi. Laonde non ho voluto più lungamente ricusare il secondo suo dono
di cento scudi, bench'io non abbia mostrato ancora alcuna gratitudine del
primo; ma la conservo ne l'animo, e ne le scritture: e ne l'uno sarà forse
eterna, e ne l'altre durerà tanto, quanto la memoria de le mie fatiche. Niuno
de' presenti o de' posteri saprà chi mi sia, che non sappia insieme quant'io sia
debitore a la cortesia di Vostra Eccellenza, ed a la sua liberalità; con la
quale supera tutti coloro che possono superar la fortuna." Così scrive il
Tasso al marchese Giovanni Ventimiglia da Firenze nella primavera del 1590.
Soltanto nello stesso 1590, il Tasso dedicherà al marchese due composizioni
encomiastiche, non portando però a compimento il promessogli poema Tancredi
normando. Lettera a Scipione Gonzaga, Lettere.
E. Rossi, Il Tasso in Campidoglio, in Cultura, Lettere, cit., V6 L. Tonelli, cit.278 Lettere, cit., V62 L. Tonelli, cit., 278-279
C. Cipolla, Le fonti storiche della «Genealogia di Casa Gonzaga», in
Opere minori in versi di Torquato Tasso, cit.,
I L. Tonelli, G. B. Manso, L.Tonelli,
L. Tonelli, E. Rossi, c A. Solerti, cit.,
II Lettere, cit., V194 Lettere, cLettera ad Antonio Costantini, in
Lettere, Lettera di Maurizio Cataneo a Ercole Tasso, 29 aprile 1595; A.
Solerti, cit., II363 Lettera di
monsignor Quarenghi a Giovan Battista Strozzi, A. Solerti, cAlmanach du gotha, de
J.-H. de Randeck, Les plus anciennes familles du monde: répertoire
encyclopédique des 1.400 plus anciennes familles du monde, encore existantes,
originaires d'Europe, de Karl Hopf, Historisch-genealogischer Atlas:
Seit Christi Geburt bis auf unsere Zeit, de A. M. H. J. Stokvis, Manuel
d'histoire: Les états de Europe et leurs colonies, de Pierantonio Serassi, La
vita de Torquato Tasso8. de Niccolò
Morelli di Gregorio, Della vita di Torquato Tasso, de Pierantonio Serassi, La
vita di Torquato Tasso10. (DE) de Karl
Hopf, Historisch-genealogischer Atlas: Seit Christi Geburt bis auf unsere Zeit,
de Heinrich Léo Dochez, Histoire d'Italie pendant le Moyen-âge T. Tasso,
Discorsi dell'arte poetica, I, 12 in Le prose diverse di Torquato Tasso (C.
Guasti), Firenze, Le Monnier, 1875
Discorsi dell'arte poetica, cit., I, 15
A. Solerti, F. D'Ovidio, Saggi critici, Napoli, Morano, U. Renda, Il
Torrismondo di Torquato Tasso e la tecnica tragica nel Cinquecento, Teramo, E.
Donadoni, G. Carducci, Il Torrismondo, testo premesso all'ed. Solerti delle
Opere minori in versi di Torquato Tasso, L. Tonelli, cit.253 Torquato Tasso, Risposta di Roma a Plutarco,
Res, Risposta di Roma a Plutarco e marginalia | Edizioni di Storia e
Letteratura, su storiaeletteratura. Angelo Chiarelli, Una «congregazione di
uomini raccolti per onore». Tentativi di aggiornamento della teoria cortigiana
nella dialogistica e nella prosa tassiana, in «La Rassegna della letteratura
italiana», , 121, n°1, 34-43.. 12 agosto . «Questa concordia è
sempre nelle cose vere». Note per una contestualizzazione de «Il Costante overo
de la clemenza» di Tasso, in «Filologia e Critica», Sul muro esterno della
Chiesa di S. Onofrio, a Roma, una tavola con iscrizione tedesca ricorda il
soggiorno di Goethe e l'ispirazione che lo portò a scrivere il dramma, dopo
aver veduto la tomba del poeta custodita all'interno dell'edificio sacro Ad Angelo Mai, v. 124 G. Baldi, S. Giusso, M. Razetti, G. Zaccaria,
Dal testo alla storia dalla storia al testo, Milano, Paravia, S. E. Failla,
Ante Musicam Musica. Torquato Tasso nell'Ottocento musicale italiano, Acireale-Roma,
Bonanno, Emersioni seleniche nelle Rime di Torquato Tasso | Massimo Colella |
Griselda Online, su griseldaonline. 2Torquato Tasso, commedia goldoniana Tasso,
dramma di Goethe, Torquato Tasso, opera di Gaetano Donizetti Dialogo di
Torquato Tasso e del suo Genio familiare, dalle Operette morali di Giacomo
Leopardi Thurn und Taxis, ramo austriaco della famiglia Tasso di Bergamo,
fondatori delle prime poste europee Museo tassiano, museo dedicato a Torquato
Tasso Accademia dei Catenati Cella del Tasso, attuale ubicazione a Ferrara. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Torquato Tasso, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Torquato Tasso, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica,
Inc. To Tasso, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. Opere di Torquato
Tasso, su Liber Liber. Opere di Torquato
Tasso, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Torquato Tasso, . Opere
Progetto Gutenberg. LibriVox. Torquato Tasso, in Catholic Encyclopedia, Robert
Appleton Company. Spartiti o libretti di Torquato Tasso, su International Music
Score Library Project, Project Petrucci Tasso, su Internet Movie Database,
IMDb.com. Torquato Tasso Testi completi
e cronologia delle opere. Opere integrali in più volumi dalla collana
digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza Opere di Torquato Tasso,
testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Due
segregazioni: il Cantico spirituale di Giovanni della Croce e Il Re Torrismondo
di Torquato Tasso, su midesa. 2 luglio 2009 19 maggio ). Opere di Torquato
Tasso colle controversie sulla Gerusalemme poste in migliore ordine, ricorrette
sull'edizione fiorentina, ed. illustrate dal professore Gio. Rosini, Pisa,
presso Niccolò Capurro, Le lettere di Torquato Tasso disposte per ordine di
tempo e illustrate da Cesare Giusti, 5 voll., Firenze, Felice Le Monnier, I
dialoghi, Cesare Guasti, Firenze, Felice Le Monnier, Le rime di Torquato Tasso.
Edizione critica su i manoscritti e le antiche stampe Angelo Solerti, 4 voll.,
Bologna, presso Romagnoli-Dall'Acqua, Opere di Torquato Tasso. Tasso. Keywords:
l’arte del dialogo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tasso’ – The Swimming-Pool
Library.
Telesio (Cosenza). Filosofo. Pilosopher whose empiricism
influences Francis Bacon and Galileo. Telesio studies in Padova, where he completed
his doctorate, and practiced philosophy
in Naples and Cosenza without holding any academic position. His major oeuvre, “De
rerum natura iuxta propria principia,” contains an attempt to interpret nature
on the basis of its own principles, which Telesio identifies with the two
incorporeal active forces of heat and cold, and the corporeal and passive
physical substratum. As the two active forces permeate all of nature and are
endowed with sensation, Telesio argues that all of nature possesses some degree
of sensation. Human beings share with animals a material substance produced by
heat and coming into existence with the body, called spirit. They are also
given a mind by God. Telesio knew various interpretations of Aristotle.
However, Telesio broke with foreign
exegeses, criticizing Aristotle’s Physics and claiming that nature is
investigated better by the senses than by the intellect. Mentre le sue teorie naturali sono state successivamente
smentite, la sua enfasi sull'osservazione fece il "primo dei moderni"
che alla fine hanno sviluppato il metodo scientifico. Telesio è nato
da genitori nobili in Cosenza , una città in Calabria, Italia meridionale. È
stato istruito a Milano dallo zio, Antonio, lui stesso uno studioso e poeta di
eminenza, e poi a Roma e Padova . I suoi studi hanno incluso tutta la vasta
gamma di argomenti, classici , scienza e filosofia, che costituivano il curriculum
degli rinascimentali sapienti. Così equipaggiata, ha iniziato il suo attacco
sul aristotelismo medievale che poi fiorì a Padova e Bologna . Nel 1553 si
sposò e si stabilì a Cosenza, diventando il fondatore dell'Accademia Cosentina
. Per un certo periodo ha vissuto nella casa di Alfonso III Carafa , duca di
Nocera. La sua grande opera “Sulla natura delle cose secondo i loro propri
principi,” seguito da un gran numero di opere scientifiche e filosofiche di
importanza sussidiaria. Le opinioni eterodosse, che ha mantenuto suscitato
l'ira della Chiesa per conto del suo amato aristotelismo , e poco tempo dopo la
sua morte i suoi libri sono stati immessi sul Index. Steepto Teoria
della materia, calore e freddo Invece di postulare materia e forma, si basa l'esistenza
sulla materia e la forza. Questa forza ha due elementi opposti: calore, che si
espande, e fredde, che i contratti. Questi due processi rappresentano tutte le
diverse forme e tipi di esistenza, mentre la massa su cui opera la forza rimane
la stessa. L'armonia del tutto consiste nel fatto che ogni cosa separata
sviluppa in sé e per sé conformemente alla sua natura e allo stesso tempo il
suo moto avvantaggia il resto. I difetti evidenti di questa teoria, che solo i
sensi possono non comprendere materia stessa, che non è chiaro come la
molteplicità dei fenomeni potrebbe derivare da queste due forze, pensato non è
meno convincente di Aristotles caldo / freddo , secca spiegazione / umido, e
(3) che ha addotto alcuna prova per dimostrare l'esistenza di queste due forze,
sono stati sottolineato a suo tempo da suoi allievi, Patrizzi . Inoltre,
la sua teoria della terra fredda a riposo e il sole caldo in moto era destinato
a confutazione per mano di Copernico. Allo stesso tempo, la teoria era
sufficientemente coerente per fare una grande impressione sul pensiero
italiano. Va ricordato, però, che la sua obliterazione di una distinzione tra
superlunar e fisica sublunare era certamente abbastanza preveggente anche se
non riconosciuto dai suoi successori come particolarmente degno di nota. Quando
Telesio ha continuato a spiegare la relazione tra mente e materia, era ancora
più eterodossa. Forze materiali sono, per ipotesi, in grado di sentire;
questione deve anche essere stato fin dal primo dotato di coscienza. Per la
coscienza esiste, e non avrebbe potuto essere sviluppato dal nulla. Questo lo
porta a una forma di ilo-zoismo. Anche in questo caso, l'anima è influenzato
dalle condizioni materiali; di conseguenza, l'anima deve avere un esistenza
materiale. Ha inoltre dichiarato che tutta la conoscenza è sensazione (
"non-ratione sensu sed") e che l'intelligenza è, quindi, un
agglomerato di dati isolati, in sensi. Non lo fa, però, riesce a spiegare come
solo i sensi possono percepire la differenza e identità. Alla fine del
suo schema, probabilmente in ossequio alla teologiche pregiudizi, ha aggiunto
un elemento che era completamente estraneo, vale a dire, un impulso più alto,
un'anima sovrapposta da Dio, in virtù della quale ci sforziamo di là del mondo
sensibile. Questa anima divina non è affatto un concetto completamente nuovo,
se visto nel contesto di Averroestic o tommasiana teoria percettiva.
L'intero sistema di Telesio mostra lacune nella sua tesi, e l'ignoranza dei
fatti, ma allo stesso tempo è un precursore di tutte le successive
dell'empirismo , scientifico e filosofico, e segna chiaramente il periodo di
transizione da autorità e la ragione di sperimentare e individuale
responsabilità. Il ricorso a dati sensoriali Statua di Bernardino
Telesio in Piazza XV Marzo, Cosenza Telesio era il capo del grande movimento
italiano del sud, che ha protestato contro l'autorità accettata della ragione
astratta e semina i semi da cui spuntavano i metodi scientifici di Tommaso
Campanella e Giordano Bruno , di Francis Bacon e René Descartes , con i loro
risultati ampiamente divergenti. Egli, quindi, ha abbandonato la sfera
puramente intellettuale e ha proposto un'indagine sui dati forniti dai sensi,
dai quali ha ricoperto che tutta la vera conoscenza viene veramente (la sua teoria
della percezione sensoriale era essenzialmente una rielaborazione della teoria
di Aristotele dal De anima ). Telesio scrive all'inizio del Proemio del
primo libro della terza edizione del De Rerum Natura Iuxta propria principia
Libri Ix ... "che la costruzione del mondo e la grandezza dei corpi in
esso contenuti, e la natura del mondo, è da ricercare non dalla ragione, come è
stato fatto dagli antichi, ma è da intendersi per mezzo di osservazione."
( Mundi constructionem, corporumque in eo contentorum magnitudinem, naturamque
non ratione, quod antiquioribus factum est, inquirendam, sed sensu
percipiendam. ) Questa affermazione, che si trova sulla prima pagina, riassume
ciò che molti studiosi moderni hanno generalmente considerato filosofia
telesiana, e spesso sembra che molti non leggere oltre per nella pagina
successiva si imposta il suo caldo teoria / freddo della materia informata, una
teoria che non è chiaramente informato dalla nostra idea moderna di
osservazione. Per Telesio, l'osservazione ( sensu percipiendam ) è un processo
mentale molto più grande di una semplice registrazione dei dati, l'osservazione
comprende anche il pensiero analogico. Anche se Francis Bacon è
generalmente accreditato al giorno d'oggi, con la codificazione di un induttiva
metodo che sottoscrive pienamente l'osservazione come procedura primaria per
l'acquisizione di conoscenze, non era certamente il primo a suggerire che la
percezione sensoriale dovrebbe essere la fonte primaria per la conoscenza. Tra
i filosofi naturali del Rinascimento, questo onore è generalmente conferito a
Telesio. Bacone si riconosce Telesio come il primo dei moderni. De Telesio
autem bene sentimus, atque eum ut amantem veritatis, e Scientiis utilem, e
nonnullorum Placitorum emendatorem & novorum hominum primum agnoscimus.
, Da Bacon De principiis atque originibus ) per mettere l'osservazione di sopra
di tutti gli altri metodi di acquisizione delle conoscenze sul mondo naturale.
Questa frase spesso citata da Bacon, però, è fuorviante, perché semplifica
eccessivamente e travisa l'opinione di Bacone di Telesio. La maggior parte del
saggio di Bacon è un attacco a Telesio e questa frase, invariabilmente fuori
contesto, facilita un malinteso generale della filosofia naturale telesiana
dando ad essa un timbro baconiana di approvazione, che era lontano dalle
intenzioni originali di Bacon. Bacone vede in Telesio un alleato nella lotta
contro l'antica autorità, ma ha poco positivo da dire su specifiche teorie di
Telesio. Ciò che forse colpisce di più De Rerum Natura è il tentativo di
Telesio di meccanizzare il più possibile. Telesio si sforza di spiegare tutto
chiaramente in termini di materia informati dalla calda e fredda e per
mantenere i suoi argomenti il più semplice possibile. Quando i suoi colloqui si
rivolgono agli esseri umani che introduce un istinto di auto-conservazione per
spiegare le loro motivazioni. E quando discute la mente umana e la sua capacità
di ragionare in astratto su argomenti immateriali e divine, aggiunge un'anima.
Per senza anima, tutto il pensiero, dal suo ragionamento, sarebbe limitato alle
cose materiali. Ciò renderebbe Dio impensabile e chiaramente questo non era il
caso, per l'osservazione dimostra che la gente pensa di Dio. Telesii,
Bernardini, “De Rerum Natura Iuxta Propia Principii, Libri IX” (Horatium
Saluianum, Napoli). Altre opere: “De Somno”; “De la quae in aere fiunt de Mari De cometis
et Circulo Lactea respirationis De USU. Gli appunti Riferimenti Neil C. Van
Deusen, Telesio: primo dei moderni (New York). Stanford Encyclopedia of
Philosophy entry De La sua, Quae in aere Sunt, & de Terrae motibus piena
facsimile digitale a Linda Hall Library. Refs.: Luigi Speranza, “Telesio
e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, *Villa Grice,
Liguria, Italia..
Tessitore (Napoli). Filosofo. Grice: “If there’s Oxonian dialectic and
Athenian dialectic, there is, to follow Fulvio Tessitore, the ‘scuola
napoletana.’” Si è laureato in giurisprudenza (la sua tesi ricevette dignità di
stampa) presso l'Università degli Studi di Napoli, allievo di Pietro Piovani.
-- è libero docente "per meriti eccezionali" in Filosofia del
diritto; l'anno successivo diventa Professore. Ha dapprima insegnato Storia
delle dottrine politiche; quindi, in poi, Storia della filosofia. È stato preside
della Facoltà di Magistero dell'Università degli Studi di Salerno. Preside
della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Federico II di Napoli,
della quale è stato anche rettore . Socio dell'Accademia dell'Arcadia col nome
di Echione Cineriano. È inoltre socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e di
numerose altre accademie nazionali italiane e straniere. È professore emerito
della Facultad de Humanidades dell'Università Centrale del Venezuela, con sede
a Caracas, e professore onorario della Università dell'Avana (Cuba). Ha tenuto
lezioni nelle Düsseldorf, Erlangen-Nürnberg (Norimberga), Braunschweig,
Valencia, Halle-Wittenberg, Salamanca, Siviglia e molte altre. Ha diretto il
Centro di studi vichiani del CNR dal ed
oggi fa parte del Consiglio scientifico dello stesso Centro. È presidente della Fondazione Pietro Piovani
per gli studi vichiani e del Consorzio interuniversitario "Civiltà del
Mediterraneo". È presidente del Comitato Tecnico Scientifico della
Fondazione Internazionale D'Amato onlus. È socio onorario dell'Istituto per
l'Oriente “Carlo Alfonso Nallino” di Roma. È vicepresidente della Fondazione
"Guido e Roberto Cortese". Siede inoltre nel Consiglio Direttivo
dell'Istituto italiano per gli studi storici fondato da Benedetto Croce. È stato
componente del Consiglio Scientifico dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana
Treccani. È stato componente, dal 1989 al 1997, del Consiglio Universitario
Nazionale, in cui è stato presidente del Comitato di Lettere, Lingue e
Magistero (fino al 1993). È stato vice presidente della Fondazione Teatro di
San Carlo, componente del Consiglio Generale della Fondazione Banco di Napoli del
Consiglio direttivo e vice presidente della CRUI, la Conferenza permanente dei
Rettori delle Università italiane. È
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica. È stato
senatore della Repubblica italiana nella XIV legislatura (dal 30 maggio 2001 al
27 aprile 2006) nelle file dei Democratici di SinistraL'Ulivo e deputato nella
XV Legislatura nelle file del L'Ulivo. È medaglia d'oro della Scuola dell'arte
e della cultura e della Scienza e della cultura. È autore di una
vastissima di oltre 1500 titoli, tra i
quali 26 volumi, ai quali sono stati assegnati numerosi premi. Opere: “Aspetti del neo-guelfismo napoletano”
(Morano, Napoli); “Crisi e trasformazioni dello Stato: rcerche sul pensiero
gius-pubblicistico italiano” (Morano, Napoli, Giuffrè, Milano); “I fondamenti
della filosofia politica di Humboldt” (Morano, Napoli, Stampato in una nuova
edizione nel per Liguori editore, con un
saggio di Cesa e con la aggiornata dei
lavori di Tessitore su Humboldt; Meinecke storico delle idee, Le Monnier,
Firenze); “Profilo dello storicismo politico, UTET, Torino); “Introduzione allo
storicismo, Laterza, Roma-Bari); “Introduzione a Meinecke, Laterza, Roma-Bari);
“Filosofia, storia e politica in VCuoco, Marco, Lungro, Contributi alla storia
e alla teoria dello storicismo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, Nuovi
contributi alla storia e alla Teoria dello storicismo, Edizioni di Storia e
letteratura, Roma); Contributi alla storia e alla teoria dello storicismo,
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); Kritischer Historismus, Böhlau, Köln
WeimarWien, Interpretazione dello storicismo, Scuola Normale Superiore, Pisa); Contributi
alla storiografia arabo-islamica tra Otto e Novecento, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma); Ultimi contributi alla storia e alla teoria dello
storicismo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma . La mia Napoli. Frammenti
di ricordi e di pensieri, Grimaldi, Napoli); Letture quotidiane” (Editoriale
scientifica, Napoli) che raccolgono articoli di giornali quotidiani. Trittico
Anti-hegeliano da Diltehy a Weber. Contributo alla teoria dello storicismo, con
una nora introduttiva di E. Massimilla, Edizioni di Storia e Letteratura,
Roma); “Da Cuoco a Weber. Contributi alla storia dello storicismo, con una nota
introduttiva di D. Conte, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma. Fonda e
dirige il “Bollettino del Centro di Studi Vichiani”, diretto con G. Giarrizzo e
G. Cacciatore, e con G. Cacciatore, E. Nuzzo e M. Sanna. Archivio di Storia
della Cultura, diretto dal con D. Conte
e E. Massimilla. Civiltà del Mediterraneo: I serie, diretta con G. Galasso e S.
Moscati; II serie, diretta con F. Lomonaco. Una biografia , su
pontaniana.unina. 18 settembre . Curriculum su filosofia.unina. Tessitóre,
Fulvio, in Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tessitore.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tessitore” – The Swimming-Pool
Library.
Testa
(Borgonovo Val Tidone). Filosofo.
Nasce nella nobile famiglia Testa dal giudice Giuseppe e dalla madre N.D.
Vittoria Brigidini. Viene battezzato nella Chiesa della Collegiata alla presenza dei genitori e del conte Andrea
Arcelli, padrino e parente di Alfonso. Fu Sacerdote, rifiutò la cattedra
filosofica a Pisa e preferì lavorare a
Parma, divenendone presidente dell'area filosofica. Fu deputato al
Parlamento Sabaudo. Alfonso Testa. Storia di un povero pretazzuolo di
Fausto Chiesa, pubblicato dalla Lir (Libreria internazionale Romagnosi) di
Piacenza Alfonso Testa, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alfonso Testa, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Alfonso Testa, su storia.camera, Camera dei deputati. Testa. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Testa” – The Swimming-Pool Library.
Thaulero (Roma). Filosofo. Abruzzese,
figlio del barone Carlo, nobile di Chieti e patrizio teramano, e di donna Maria
Clemente. Consigue la maturità classica al Liceo Massimo di Roma. Si iscrisse
alla "Sapienza" di Roma, dove si laurea a pieni voti con una tesi in
Filosofia del Diritto, Una metodologia cristiana del diritto, relatore Vecchio
e ottenne il Diploma di perfezionamento con lode in Filosofia del Diritto nella
Scuola di Perfezionamento di Filosofia del Diritto dell'Roma, con la tesi “La
fictio juris in Bartolo da Sassoferrato” (relatore: Sforza). Assistente
volontario di Perticone, ordinario di Storia contemporanea a Scienze politiche,
usufruì di una borsa della Humboldt-Stiftung che gli consentì lunghe permanenze
di studi in Germania per approfondire i suoi studi sulla problematica dei
valori. Sturzo gli affidò insieme ad Addio la direzione del “Bollettino di
Sociologia”, poi divenuto “Sociologia”, divenendo uno dei maggiori
collaboratori dell'Istituto creato dal fondatore del Partito Popolare Italiano.
Inviato al Congresso di Sociologia di Amsterdam e fra i fondatori della Società
Italiana di Scienze Sociali. Consigue la libera docenza in Filosofia Morale
e ricopre vari incarichi presso Salerno. Vinse il concorso a cattedra per
Filosofia Morale del Magistero di Salerno. Morì in un incidente
automobilistico insieme alle figlie Maria Gabriella e Maria Elisabeth. Gli
è stata intitolata la scuola di Cologna Spiaggia (Roseto degli Abruzzi).
Opere: “Società e cultura in Scheler” (Giuffré, Milano, Seconda attesa, Neri
Pozza, Vicenza (edizione postuma); “Il mare ha voce, ha voce il vento” (Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma. Opera omnia; “Il darsi dell'Origine
nell'esperienza sociale e religiosa, R. Pezzimenti, V. Di Marco, Studium
Edizioni, Roma Saggi e articoli Il terzo
Congresso Mondiale di Sociologia (Amsterdam), in Bollettino di Sociologia
dell'Istituto Luigi Sturzo, Intorno al
concetto di sociologia generale, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi
Sturzo, A. Giuffré, Milano, Il problema del risentimento in Max Scheler, in
Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, N. 1, A. Giuffré, Milano, Scienze
sociali e Sociologia, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Sturzo, Anno A.
Giuffré, Mi-lano, La Sociologia storicista di Sturzo e alcuni riferimenti alle
teorie sociologiche moderne, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Sturzo, A.
Giuffré, Milano, “Razionalità e storia nella sociologia sturziana”, in Civitas,
L'autorità in Weber, in Sociologia, Il problema dell'autorità in Scheler, in Autorité
et Liberté, Atti del Convegno di Cultura Europea, Bolzano, Società e cultura in
Scheler, in Rivista di Sociologia, Roma Società e cultura inScheler, I, Giuffré, Milano, Conoscenza e sociologia,
in Rivista di Sociologia, Appunti per la settimana sociale dei cattolici
d'Italia, in Rivista di Sociologia, Note sulla Conferenza di sociologia
religiosa, in Rivista di Sociologia, Cristianesimo e storia, in Rivista di
Sociologia, Riflessioni su pregiudizio e religione, in Rivista di
Sociologia, Roma, “Metafisica della
scienza e sociologia”, in Rivista di Sociologia, Roma, Analisi culturale ed
ecumenismo, in Rivista di Sociologia, Roma, Religione e pregiudizio” (Cappelli,
Bologna); “Il problema di un'antropologia filosofica, in Rivista di Sociologia,
IGuida, Napoli, Corso di lezioni
ciclostilate, con la traduzione, in appendice, di un saggio di Scheler).
Religione e pregiudizio. Analisi di contenuto dei libri cattolici di
insegnamento religioso in Italia e in Spagna, Cappelli, Bologna, Nota
introduttiva a Hartmann, Etica I, Fenomenologia dei costumi, in Esperienze,
Osservazioni in margine ad una ricerca su pregiudizio e religione, in Rivista
di sociologia, Società e cultura in Scheler,
II, Giuffré, Milano, Prospettive culturali e sociologiche dell'impegno
sociale (Relazione tenuta alla Consulta dei Movimenti Effettive e Seniores
della Gioventù di Azione Cattolica). Un nuovo indirizzo storiografico nella
analisi della struttura socio-economica meridionale (Relazione tenuta in
occasione del convegno Ignazio Rozzi e l'agricoltura meridionale, Teramo, promosso
dal Centro di Studi Storici Abruzzo Teramano), in Rivista di Sociologia, Riflessione
sull'Università televisiva, in Informazione Radio TV. Studi, documenti e
notizie, Speciale Televisione e Istruzione, RAI, Sociologia ed esperienza
religiosa e politica in Luigi Sturzo, in Ricerche di Storia sociale e
religiosa. Discendente del Beato Johannes Thauler Centro studi Filippone-Thaulero Vincenzo Di Marco in occasione della
pubblicazione de "Il darsi dell'origine nell'esperienza sociale e religiosa" Il Tempo, V. Mathieu, Salerno, G. De
Rosa,Vincenzo Filippone-Thaulero in V. Filippone-Thaulero, Seconda Attesa, Vicenza,
G. De Rosa, La storia che non passa: diario politico, Soveia Mannelli, G.
Savarese, Presentazione in V. Filippone-Thaulero, Il mare ha voce, ha voce il
vento, Roma, Centro studi Filippone-Thaulero, su
centrostudifilipponethaulero.wordpress.com. Vincenzo Filippone-Thaulero.
Thaulero. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Thaulero” – The
Swimming-Pool Library.
Tilgher (Resìna). Filosofo. Nato da padre vetraio tedesco e
madre valdostana, visse a Roma dove fu amico e collaboratore di Ernesto
Buonaiuti (studioso di storia del cristianesimo ed esponente del modernismo
italiano), fino alla morte. Lavorò come bibliotecario all'Alessandrina e
collaborò ad alcuni giornali (tra gli altri, Il Mondo e il Popolo di Roma),
molti dei quali vennero poi soppressi dal regime fascista. Le sue principali
opere sono: La crisi mondiale, Estetica, e La filosofia delle morali, nella
quale delinea la sua originale visione individualistica. Collabora al giornale
satirico Il Becco giallo. Fu tra i
firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto
Croce. Da ricordare, anche, tra i suoi diversi scritti antifascisti, la
Stroncatura di Giovanni Gentile del 1925 che, soprattutto nell'ironico e
irriverente sottotitolo, esprime un dissacrante giudizio sulla propaganda con
l'eloquente frase, di ascendenza bruniana, «lo spaccio del bestione
trionfante». Operò anche come critico
letterario e teatrale: fu tra i primi a notare l'originalità del teatro
pirandelliano, nonostante i tentativi di contestazione da parte del regime
fascista . In ambito filosofico, egli
affermò che non esiste una scienza morale unica bensì una pluralità di morali
che emergono da un fondo caotico in virtù di un'iniziativa che in parte è
creatrice di valori e in parte effetto di coincidenze casuali, anche se
fortunate. In Tilgher riaffiora il dualismo manicheo di bene e di male, ribelle
a ogni composizione dialettica propria a ogni comodo, quanto illusorio e
superficiale ottimismo. Considerò mitico, utopistico, il concetto del progresso
che non considera come altrettanto reali "il regresso, la caduta e la
colpa". Nella nota “Antologia dei
Filosofi Italiani del dopoguerra”, oltre a suoi testi incluse brani tratti dai
saggi di Aliotta, Buonaiuti, Evola, Martinetti, Mignone, Nobile, Rensi. A Ercolano gli è stato intitolato l'Istituto
d'Istruzione Superiore. Opere: “Arte,
Conoscenza e Realtà” (Torino, Bocca); “Teoria del Pragmatismo trascendentale”
(Torino, Bocca); “Filosofi antichi” (Todi, Atanor); “La crisi mondiale”, “Saggi
di socialismo e marxismo” (Bologna, Zanichelli); “Voci del tempo” (Roma, Libreria
di Scienza e Lettere); “Relativisti contemporanei” (Roma, Libreria di Scienza e
Lettere); “Studi sul Teatro contemporaneo” (Roma, Libreria di Scienza e
Lettere); “Ricognizioni, Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “La scena e la
vita, Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Lo Spaccio del Bestione
trionfante: stroncatura di Gentile. Un libro per filosofi” (Torino, Gobetti); con
un saggio di Antimo Negri, La Mandragora, Prefazione di Gabriele Turi, Roma,
Storia e Letteratura); “La visione greca della vita, Roma, Libreria di Scienza
e Lettere, Giordano); “Saggi di etica e di filosofia del diritto” (Torino,
Bocca); “Homo faber, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, col titolo “Storia
del concetto di lavoro nella civiltà occidentale, Firenzelibri); “La poesia dialettale
napoletana, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Estetica, Roma, Libreria di
Scienza e Lettere, Etica di Goethe, Roma, Maglione, Filosofi e Moralisti del
Novecento, Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Studi di poetica, Roma, Libreria
di Scienza e Lettere, Cristo e Noi, Modena, Guanda); “Critica dello Storicismo,
Modena, Guanda,Antologia dei filosofi italiani del dopoguerra, Modena, Guanda, Filosofia
delle Morali, Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Moralità. Punti di vista
sulla vita e sull'uomo, Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Le orecchie
dell'aquila: studio sulle fonti dell'attualismo di Gentile” (Roma, Religio); “La
filosofia di Leopardi, Roma, Religio, Raoul Bruni, Torino, Aragno, (con l'aggiunta di altri scritti leopardiani
mai riuniti in volume), “Il casualismo
critico, Roma, Bardi); “Mistiche nuove e Mistiche antiche, Roma, Bardi); “Tempo
nostro, Roma, Bardi); “Diario politico Liliana Scalero, Roma, Atlantica Editrice);
“Marxismo socialismo borghesia, Firenzelibri, Carteggio Croce-Tilgher, A.Tarquini,
Bologna, Il Mulino, Pirandello, con
testi di Gramsci, Pisa, Scuola Normale Superiore, Einstein, S. Trappetti e F.
Secci, Dalia Edizioni, La Stampa di Torino. Redazione, Adriano Tilgher, su Liber
Liber. “Spaccio della bestia trionfante” è un saggio del filosofo Giordano
Bruno, costituita da tre dialoghi di argomento morale, pubblicata a Londra. Le
bestie trionfanti sono i segni delle costellazioni celesti, rappresentate da
animali: è necessario «spacciarle», ovvero cacciarle dal cielo in quanto
rappresentano vecchi vizi che occorre sostituire con moderne virtù. Una nota
dell'OVRA su un presunto tentativo di contestare Pirandello nella tournée in
Argentina si riferisce una grave dichiarazione confidenziale fatta dal noto
letterato anti-fascista Tilgher all'On. Bruno Cassinelli, dichiarazione che
rileva non solo l'animosità biliosa di Tilgher contro Pirandello ma anche e
soprattutto un piano prestabilito da oltre tre mesi da rinnegati contro degli
italiani che si apprestano a far conoscere ai nostri co-nazionali in Argentina,
le ultime novità letterarie degli autori italiani. Luigi Sedita, Pirandello,
l'a-politico spiato, Belfagor, che riproduce la nota, sottolinea l'enfasi
negativa con cui in essa si presenta il noto letterato antifascista
Tilgher e con cui ci si sofferma soprattutto
sul suo perdurante odioso atteggiamento di sfida e di ribellione al fascism. E
significativo, alla luce degli studi di Canali, che il tramite tra la polizia
politica e Tilgher sia stato Cassinelli. Cassinelli divenne amico di Pirandello
che ne parla con deferenza in due lettere alla Abba. Dizionario Biografico
degli Italiani G. Rensi, Frammenti d’una
filosofia dell’errore e del dolore, del male e della morte, Napoli, Orthotes, Istituto
d'Istruzione Superiore ATilgher, su adrianotilgher.edu. Gianni Grana, Tilgher
critico, in , Letteratura italiana. I critici,
V, Marzorati, Milano; R. Laz., Enciclopedia ItalianaII Appendice, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Livia Tilgher, Tilgher com'era, Napoli,
Edizioni del delfino, Ernesto Buonaiuti Modernismo teologico Manifesto degli
intellettuali antifascisti Traccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Adriano Tilgher. Tilgher.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, ‘Grice e Tilgher’ – The Swimming-Pool Library.
Timossi (Genova). Filosofo. Ha compiuto i suoi
studi presso l'Genova, dove ha conseguito la laurea in Filosofia. Ha svolto
attività di ricerca e di insegnamento seminariale presso l'Ateneo genovese. I
suoi principali interessi sono rivolti alle cosiddette "questioni di
frontiera", che riguardano la filosofia, la teologia, la storia della
scienza, l'epistemologia e la religione. In questo ambito, si propone di
dimostrare la possibilità di una nuova metafisica cognitiva e in particolare di
una rinnovata teologia naturale o filosofica che proceda dai rivoluzionari
risultati e dalle conoscenze della scienza contemporanea. È inoltre noto
per i suoi studi critici sull'ateismo. Studioso di logica, ha pubblicato uno
dei manuali introduttivi più letti in Italia ("Imparare a ragionare. Un
manuale di logica", Marietti). Dal
è Presidente del Consiglio Scientifico della Scuola Internazionale
Superiore per la Ricerca Interdisciplinare (con Presidente onorario il fisico
Ugo Amaldi) e dal membro del Comitato di
Gestione della Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino. È accademico corrispondente
della Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Oltre a numerosi articoli su
quotidiani e riviste specializzate, ha pubblicato saggi per case editrici di
rilevanza nazionale. Dio è
possibile? Il problema dell'esistenza di un'Entità superiore, Padova, Muzzio, Dio
e la scienza moderna. Il dilemma della prima mossa, Milano, A. Mondadori, Prove
logiche dell'esistenza di Dio da Anselmo d'Aosta a Kurt Gödel. Storia critica
dell'argomento ontologico, Milano, Marietti, L'illusione dell'ateismo. Perché
la scienza non nega Dio, presentazione del cardinale Angelo Bagnasco
arcivescovo metropolita di Genova e presidente della Conferenza Episcopale
Italiana, Cinisello Balsamo, San Paolo, Imparare a ragionare. Un manuale di logica,
Milano, Marietti, Decidere di credere. Ragionevolezza della fede, Cinisello
Balsamo, San Paolo, Nel segno del nulla. Critica dell'ateismo moderno, Torino,
Lindau, . Perché crediamo in Dio. Le ragioni della fede cristiana nel mondo
contemporaneo", Cinisello Balsamo, San Paolo, Credere per scommessa. La
sfida di Pascal tra matematica e fede, Bologna , Marietti 1820Centro Editoriale
Dehoniano. Timossi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Timossi” – The
Swimming-Pool Library.
Tincari (Roma). Filosofo. persio. Philosopher of
law, Bergamo. Persio Tincari. Tincari. Keywords: iustum quia iussum. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Tincari” – The Swimming-Pool Library.
Toderini (Venezia). Flosofo. Figlio di Domenico
Maria e di Anna Maria Cestari, discendeva dai conti palatini Gagliardis dalla
Volta. Letterato, pubblicò la monografia in tre tomi Letteratura
Turchesca, tradotta anche in francese, frutto di una lunga permanenza a
Costantinopoli. La vasta opera merita di essere ricordata in quanto fu la prima
trattazione occidentale di storia della letteratura turca[senza fonte]. Tra gli
altri scritti, in particolare di erudizione e di filosofia morale, si ricordano
la Filosofia frankliniana delle punte preservatrici dal fulmine,
particolarmente applicata alle polveriere, alle navi, e a Santa Barbara in mare
del 1771 e L'onesto uomo ovvero saggi di morale filosofia dai principii della
ragione del 1781. Toderini è ricordato nel libro I Dogi di Venezia nella
vita pubblica e privata di Andrea da Mosto (Giunti Martello. La Dogaressa
Pisana morì con gran dolore del Doge il 10 marzo 1769 "circa le hore
ventidue colta da una gagliarda convulsione al petto et abbattuta dalla lunga
penosa malattia sofferta". Per tutti i tre giorni di esposizione si
conservò così fresca e rubiconda nel volto che sembrava anziché morta assorta
in un dolce riposo. Fu solennemente tumulata ai S.S. Giovanni e Paolo nella
tomba comune dei Mocenigo. Il Doge la seguì il 31 dicembre 1778, dopo nove
giorni di malattia in seguito a una infezione determinata da una risipola alla
gamba sinistra. Ai solenni funerali fatti alla sua statua ai S.S. Giovanni e
Paolo venne commemorato da Pietro Berti ed a quelli fattigli dalla Scuola di
San Rocco, cui apparteneva, dall'abate Giambattista Toderini[...].»
Note Cfr. G.Toderini, Letteratura
turchesca, tt. 3, presso G. Tosti, Venezia 1787
Idem, De la litterature des Turcs, 3 voll., Poincot, Paris 1789. Cfr. Le sue opere registrate dal «Sistema
Bibliotecario Nazionale». Toderini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Toderini” – The Swimming-Pool Library.
Tocco (Catanzaro), filosofo. Studia all'Napoli con Bertrando
Spaventa e in quella di Bologna, allievo di Francesco Fiorentino. Insegnante di
antropologia a Roma, divenne professore di Storia della filosofia a Pisa e poi
a Firenze. Si pose, nelle sue Ricerche
platoniche, il problema della cronologia degli scritti platonici mentre, nella
sua monografia su Giordano Bruno, negò che il filosofo di Nola potesse essere
considerato un "martire del libero pensiero", quanto piuttosto
l'interprete dei nuovi bisogni di razionalizzazione delle teorie filosofiche,
in linea con l'impulso delle ricerche scientifiche in atto ai suoi tempi.
Contribuì alla pubblicazione delle opere latine di Bruno, individuandone tre
fasi di sviluppo: una fase neoplatonica, una fase panteistica e una atomistica. Fu sostenitore del neokantismo, rifiutando
ogni costruzione metafisica e privilegiando le esigenze della ragione
pratica. Opere Ricerche platoniche,
Catanzaro; L'eresia nel Medioevo, Firenze Le Opere latine di Giordano Bruno
esposte e confrontate con le italiane da Felice Tocco (R. Istituto di Studi
Superiori Pratici e di Perfezionamento in Firenze); Le Fonti più recenti della
filosofia del Bruno. Nota del socio Felice Tocco, 1892 in "Rendiconti
della R. Accad. dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e
filologiche", 1, fasc. 7/8. 1892;
Le opere inedite di Giordano Bruno. Memoria letta all’Accademia di scienze
morali e politiche della Società Reale di Napoli dal socio Felice ToccoStudi
francescani, Napoli; Studi kantiani, Palermo. Simonetta Bassi, «Francesco
Fiorentino e Felice Tocco » in Il contributo italiano alla storia del
PensieroFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Massimo Ferrari, I dati dell'esperienza. Il
neokantismo di Felice Tocco nella filosofia italiana tra Ottocento e Novecento,
Firenze, Leo S. Olschki, Giulio Raio , Lezioni su Kant di Felice Tocco: Studio
ed edizione, Napoli, Liguori Editore, 1Felice Tocco, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Felice Tocco, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Felice Tocco, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere di
Felice Tocco, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Felice Tocco, .
Opere di Felice Tocco, su Progetto Gutenberg.
Tocco, Felice, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Felice Tocco. Tocco. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tocco”
– The Swimming-Pool Library.
Tolomei (Pistoia),
filosofo. Appartenente alla Compagnia di Gesù. Nato a Villa Camberaia tra
Pistoia e Firenze fu di nobili origini. All'età di quindici anni fu mandato a
studiare a Firenze dove studiò legge presso l'Pisa. Entra a far parte
dell'ordine dei Gesuiti e venne ordinato a Roma. Divenne esperto di ben undici
lingue tra le quali latino, greco, ebraico, siriaco, arabo, inglese, illirico e
francese. Iniziò la sua carriera teologica esponendo le Sacre scritture
nelle letture pubbliche presso la Chiesa del Gesù a Roma. All'età di trent'anni
venne eletto alla carica di procuratore generale dell'Ordine dalla
Congregazione Generale, ufficio che tenne per cinque anni, fino a quando cioè
non ottenne la cattedra di filosofia al Collegio Romano. Le sue letture,
che ebbero sempre un vasto uditorio, vennero poi date alla stampa con il titolo
“Philosphia mentis et sensuum” nella quale, pur nel pieno rispetto
dell'aristotelismo, accolse gran parte delle scoperte naturalistiche della sua
epoca, esponendole nelle sue lezioni. Le letture vennero ristampate in Germania
dove ottenne l'encomio dell'Accademia di Lipsia e di Leibniz.
Insegnamento Successivamente ottenne la cattedra di teologia alla Pontificia
Università Gregoriana (allora ancora Collegio Romano) e rinnovò le tematiche
relative alla controversia sul concetto di dogma già iniziate dal cardinal
Bellarmino circa un secolo prima. Le letture relative a queste lezioni furono
tutte redatte in un manoscritto di ben sei volumi in folio che tuttavia non
vennero mai pubblicati dall'autore. Eletto successivamente rettore del Collegio
Romano e del Collegio Germanico, ricopre la carica di Consultore presso la
Congregazione dei Riti. La nomina a cardinale Venne con sua sorpresa
nominato cardinale da papa Clemente XI ed ottenne il titolo di Santo Stefano al
Monte Celio. Chiamato al servizio del Pontefice per giudicare gli errori in
materia di dogmatica si occupò della pronuncia di condanna dell'eresia del
teologo francese, esponente del giansenismo Pasquier Quesnel. In qualità
di cardinale fu uno degli elettori del conclave di nomina di Innocenzo XIII e
di Benedetto XIII. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Battista Tolomei, su Find a Grave. Opere
di Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. David M. Cheney, Giovanni
Battista Tolomei, in Catholic Hierarchy.
Giovanni Battista Tolomei nell'Archivio storico della Pontificia
Università Gregoriana, su unigre. Tolomèi, Giovanni Battista, in
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tolomei.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tolomei” – The Swimming-Pool Library.
Tomatis
(Carrù). Filosofo. Iinsegna
alla Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università degli Studi di Salerno come
Professore in Filosofia teoretica. Francesco Tomatis ha studiato nelle Torino,
Heidelberg, Perugia e Macerata. Laureatosi in Filosofia teoretica all'Torino
con Gianni Vattimo e Luigi Pareyson (1991), dottore di ricerca all'Perugia,
seguito da Ferretti e Riconda, di cui è stato assistente all'Torino, è stato borsista del Centro studi
filosofico-religiosi Pareyson ricercatore della Alexander von Humboldt-Stiftung
all'Freiburg im Breisgau, Professore allo Studio teologico interdiocesano di
Fossano e professore ospite in alcune Università europee e americane (Madrid,
Córdoba, Mendoza.Membro dei comitati scientifici del Centro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson di Torino, della Fondazione centro studi
Augusto Del Noce di Savigliano, dell'Accademia estetica internazionale di
Rapallo, dell'Istituto Xavier Tilliette, della Internationale Schelling-Gesellschaft.
Fonda a Cuneo il Seminario angelus novus. Fonda la rivista “Paradosso”. Scrive
sulle pagine culturali di “Avvenire”. Cura una rubrica sul mensile delle
vallate occitane d'Italia “Ousitanio Vivo”, di cui è collaboratore, e collabora
a “La Rivista del Club alpino italiano”. Garante scientifico internazionale
dell'associazione Mountain Wilderness International. Istruttore di Kung Fu
classico cinese, frequentando la Scuola Kung Fu Chang dal 1994, allievo diretto
dei maestri Ignazio Cuturello e Roberto Fassi. Pensiero Ha dedicato le
sue ricerche a Schelling, Nietzsche, Heidegger, Pareyson, Einaudi, Lao Tzu e
Yang Chengfu approfondendo in particolare il problema ontologico della libertà
e del male, del tempo e dell'escatologia, dei principi e del non-sapere. Ha poi
elaborato una filosofia esperienziale, sperimentata soprattutto in montagna,
che intende l'esistenza come esperienza personale della verticalità del limite,
e una filosofia ermeneutica del dialogo interculturale, particolarmente attenta
alla teologia cristiana trinitaria e al pensiero taoista cinese. Opere
Kenosis del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Prefazione di
Xavier Tilliette, Città Nuova Editrice, Roma,Ontologia del male. L'ermeneutica
di Pareyson, Presentazione di Piero Coda, Città Nuova Editrice, Roma, L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da
Anselmo a Schelling, 2ª ed., Roma, Città Nuova Editrice, pareysoniana, Trauben, Torino, Pareyson. Vita,
filosofia, , 2ª ed. ampliata, Morcelliana, Brescia, Escatologia della negazione, Roma, Città Nuova
Editrice, Friedrich Schelling. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo,
Filosofia della montagna, Prefazione di Armando Torno, Postfazione di Reinhold
Messner, 3ª ed., Milano, Bompiani, Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano, Dialogo
dei principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Prefazione di Piero Coda, Bompiani,
Milano, Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Prefazione di
Giovanni Reale, Bompiani, Milano, Verso la città divina. L'incantesimo della
libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova Editrice, Roma, , Corpo e preghiera. La
Via del T'ai Chi Ch'üan, con I. Cuturello, R. Fassi, D. Magni, Roma, Città
Nuova Editrice, La via della montagna, Bompiani,
Milano, Curatele Luigi Pareyson, Essere, libertà, ambiguità, Mursia, Milano, Giuseppe
Riconda, Xavier Tilliette, Del male e del bene, Città Nuova Editrice, Roma, Bruno
Forte, Vincenzo Vitiello, La vita e il suo oltre. Dialogo sulla morte, Città
Nuova Editrice, Roma, Luigi Pareyson, Iniziativa e libertà, Mursia, Milano, Mauro
Baudino, White-out, Museo Nazionale della Montagna, Torino, Friedrich
Nietzsche, Su verità e menzogna, Bompiani, Milano, Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling, Sui
principi sommi. Filosofia della rivelazione Bompiani, Milano, ,Luigi Pareyson,
Prospettive di filosofia moderna e contemporanea, Mursia, Milano , Recensioni
Kenosis del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Pref. di X.
Tilliette, Città Nuova, Roma [recensito
da: B. Forte («Avvenire», G. Baget Bozzo («Il Sole-24 Ore», A. Giordano («La
Guida»,Bogo («la masca», G. Pirola («La Civiltà Cattolica», 1 F. D'Agostini
(«La Stampa. Tuttolibri», F. Viganò («Informazione filosofica», S. Sotgiu («Diorama letterario», 1B. Forte
(«Asprenas», Tilliette («Gregorianum», E. Guglielminetti («Filosofia e teologia»,
Ontologia del male. L'ermeneutica di Pareyson, Pres. diCoda, Città Nuova, Roma [recensito da: G. Baget Bozzo («Il Sole-24
Ore», G. Ricci («Avvenire», A. Ribero
(«AdOvest», S. Sotgiu («Diorama letterario», M. Micelli («Informazione
filosofica», F. Russo («Acta philosophica», G. Garelli («La Guida»,].
L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling, Città Nuova,
Roma [recensito da: M. Schoepflin
(«Avvenire», F. Dal Bo («Con-tratto», F. Pepino («la Bisalta», pareysoniana,
Trauben, Torino [recensito da: G. Garelli («La Guida»,F. Russo («Acta
philosophica», F.P. Ciglia («Il Pensiero», Escatologia della negazione, Città
Nuova, Roma [recensito da: G. Garelli
(«La Guida», F. Pepino («la Bisalta», 26.3.1999, p.29), M. Schoepflin
(«Avvenire A. Folin («Tuttolibri»,), M.C. Di Nino («Dialegesthai»,
2003,//mondodomani.org/ dialegesthai/)]. Pareyson. Vita, filosofia, ,
Morcelliana, Brescia [recensito da: G. A[schero] («La Guida», M. Schoepflin («Il
Giornale», [N. Orengo] («La Stampa. Tuttolibri», M. Schoepflin («Avvenire», F. Pepino («Cuneo Provincia Granda», F. Russo («Acta philosophica», O argumento
ontológico. A existência de Deus de Anselmo a Schelling, tr. port. bras. di
S.J. Schirato, Paulus, Sâo Paulo Brasil, Filosofia della montagna, Bompiani,
Milano [recensito da: G. Reale
(«Corriere della sera», E. Billò («Unione Monregalese», V. Mathieu («Il
Giornale», Vasta («La Sicilia», U. Curi («Messaggero Veneto», L. Caveri
(«Peuple Valdotain»,A. Zaccuri («Letture»), D. Anghilante («Ousitanio Vivo», G.
Lingua («Cuneo Provincia Granda», G. Brunod («PMNet», oin pmnet), M. Schoepflin
(«Il Foglio» A. Rosa («TorinoSette», A. Parodi («La Stampa), G. Pulina
(«Girodivite», A. Rigobello («L'Osservatore romano», ]. Come leggere
Nietzsche, Bompiani, Milano [recensito da: M. Schoepflin («Jesus», ), M. Del
Vecchio («Diorama letterario», G. Pulina («Recensioni filosofiche», recensionifilosofiche)].
Dialogo dei principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Bompiani, Milano [recensito da: M. Iacona («Secolo d'Italia», E.
Billò («L'Unione monregalese»), G. A[schero] («La Guida»), M. Schoepflin
(«Giornale di Brescia»), M. Schoepflin («Avvenire», D. Monaco («Filosofia e teologia»,
2Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Pref. di G. Reale,
Bompiani, Milano [recensito da: G.
Giorello («Corriere della Sera. Magazine», E. Castagna («Avvenire», M. Iacona («Il
Borghese», ), A. Torno («Corriere della Sera», *)]. Verso la città
divina. L'incantesimo della libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova, Roma ,
304 [recensito da: F. Chittolina («La
Guida», [M. Schoepflin] («Il Giornale di Brescia», G. Tarantino («Secolo
d'Italia», 6.11., p.9); M. Iacona («Il Giornale d'Italia», D. Monaco («L'occhio», F. Chittolina («La Voce
del Popolo», F. Ranucci («Conquiste del lavoro», 29.12., «Jesus», gennaio ,
p.110); S. Bondi («Panorama», E. Di Nuoscio («Europa», D. Anghilante
(«Ousitanio vivo»,9); F.S. Festa, («», ,// ); G. Bartoli («Dialegesthai»,
10.7.,//mondodo mani.org/dialegesthai/; D. Monaco («Filosofia e teologia», ,
1, ];Lubrano («Il Nostro Tempo». Centro
studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson
Studio teologico interdiocesano di Fossano Accademia estetica internazionale di Rapallo Istituto
Xavier Tilliette Ousitanio VivoIl
Giornale La Rivista del Club alpino
italiano Prof. Francesco Tomatis
curriculum, pubblicazioni, biografia intellettuale. Pagina docente nel sito
dell'Università degli Studi di Salerno. Tomatis. Keywords: paradosso. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Tomatis” – The Swimming-Pool Library.
Tomitano (Padova). Filosofo. Fondatore di accademie
letterarie, autore di commenti alle opere di Aristotele e autore di scritti di
logica, alcuni dei quali ancora inediti.
Nacque a Padova da una famiglia originaria di Feltre. Frequenta il corso
di filosofia a Padova dove si laurea. Deputato dal Senato Veneto a leggere
l'Organon di Aristotele alla "Scuola di logica" di Padova. Nel
periodo in cui rimase a Padova strinse amicizia, fra gli altri, con Speroni,
Bembo, Sadoleto, Giovio, Navagero, Fracastoro eManuzio. Fece parte degl’infiammati,
il cui proposito era scrivere compiutamente in lingua veneziana. Le discussioni
degl’infiammati sono alla base dei Quattro libri della lingua toscana. Scrive
anche due brevi dissertazioni matematiche: il Moisè-Geometria, la dimostrazione
del teorema due rette possono avvicinarsi all'infinito senza mai unirsi,
intuito dal profeta ebreo per grazia divina, e “Introductio cosmographiae”, lezioni
di geometria a fondamento della cosmografia tolemaica. Accusato dal Santo
Uffizio veneto di eresia per la sua espositione letterale a parafrasi al
vangelo secondo Matteo. Dimostra che quella parafrasi non era sua, ma edita a
sua insaputa da un nobile signore N., con cui era assai famigliare. Creduto e
assolto, ma da allora in poi i suoi saggi divennero alquanto conformisti. Lascia Padova e si trasfere a Venezia. I
saggi più importanti del periodo veneziano, a parte la biografia di Baglioni,
sono il “De morbo gallico in due libri, e il carme encomiastico “Thetis” in
onore di Enrico III di Francia nominato anche re di Polonia. Altre opere: “Introductio
ad Sophisticos Elenchos Aristotelis. Eiusdem brevis methodus diluendorum
paralogismorum per divisionem, praeter illa quae Aristoteles habuit in
Elenchis. Quam methodum B. Tomitanus ex dialogis Platonis et ex Aristotele
nuper invenit, adiecta sunt Famigerata veterum Sophismatum exernpla, ad
exercitationem adolescentium” (Venezia); “Ragionamenti della lingua toscana,
dove si parla del perfetto oratore e poeta volgari, dell'eccellente flosofo Tomitano,
diuisi in tre libri. Nel primo libro si pruova la filosofia esser necessaria
allo acquistamento della retorica e della poetica. Nel secondo libro si ragiona
dei precetti dell'oratore. Nel terzo libro si ragiona delle leggi appartenenti
al poeta, e al bene parlare” (Venezia, Giovanni de Farri & fratelli, Nuova
ediz. Quattro libri della lingua tooscana, dove si prova la filosofia esser necessaria
al perfetto oratore e poeta con due libri nuouamente aggionti, de i precetti
richiesti al conversare con eloquenza” (Padova, Pasquati); “Sonetti e Canzoni,
in Rime diuerse di molti eccellentiss. autori nuouamente raccolte. Libro primo,
con nuoua additione ristampato, Venezia Gabriel Giolito De Ferrarii, Esposizione
letterale del testo di Mattheo Evangelista, Venezia, Sopra le Pistole di S.
Paolo, Venezia); “Moisè. Geometria (Mantova); Introductio Cosmographiea (Venezia);
Prediche del reuerendissimo monsignor Cornelio Musso, vescouo di Bitonto, fatte
in diuersi tempi, et in diuersi luoghi. Nelle quali si contengono molti santi
euangelici precetti, non meno utili, che necessarij alla interior fabrica dell'huomo
cristiano. Con la tavola delle cose più notabili in esse contenute” (Venezia,
Gabriel Giolito de Ferrari et fratelli); “Oratione recitata per nome de lo
Studio de le Arti padovano ne la creatione del Serenissimo Principe di Vinetia
M. Marcantonio Trivisano, Venezia,Clonicus, sive de Reginaldi Poli laudibus,
Venezia Consiglio sopra la peste di Vinetia. Al Magnifico M. Francesco Longo
del Clarissimo M. Antonio, Padova); Corydon, sive de Venetorum laudibus, et
Carmen ad Laurentium Priolum Venetorum Principem, Venezia); G. Breznicio .
Animadversiones aliquot in primum librum Posteriorum Resolutoriorum.
Contradictionum solutiones in Aristotelis et Averrois dicta, in primum librum
Posteriorum Resolutoriorum. In novero Averrois Quaesita demonstrativa
Argumenta, Venezia,Consiglio de l'eccell. m. Bernardino Tomitano sopra la peste
di Vinetia l'anno 1556, Padova, appresso Gratioso Perchacino, 1556 De morbo
gallico, in 2 voll, Venezia, Vita e fatti di Astorre Baglioni Quattro libri
della lingua thoscana, ove si prova la philosophia esser necessaria al perfetto
oratore et poeta con due libri nuovamenti aggionti dei precetti richiesti a lo
scrivere et parlar con eloquenza, Padova); Thetis. In adventu Regis Henrici III
Galliae Christianissimi et IV Poloniae Serenissimi ad felicissimam Venetiarum
urbem, Venezia, Ziletti). Aristotelis Opera omnia. Cum commentariis Averrois.
Animadversiones et solutiones B. Tomitani. Et alia plura. Venetiis, apud
Iuntas, I primi due libri sono tesi a dimostrare che la filosofia è necessaria
all'oratore e al poeta. Il terzo libro ha per argomento i precetti della
retorica necessari alla scrittura e all'oratoria. L'ultimo libro è dedicato
alla prosa d'arte ("locutione oratoria, et de' suoi ornamenti, con la
ragion de i motti, facetie et apologi").
Antonino Poppi. Ricerche sulla teologia e la scienza nella scuola padovana
del Cinque e Seicento, Soveria Mannelli, Rubbettino editore, Ricerche sulla
teologia e la scienza nella Scuola padovana del Cinque e SeicentoAntonino
Poppi. Oratione prima alli Signori de la S. Inquisitione di Venetia, Padova
1556, e Oratione seconda alli Signori medesimi, Venezia). Quest'opera è nominata
solo da Doni nella sua Prima Libraria, un repertorio dei libri italiani
stampat. .L'opera del Tomitano, pertanto, deve essere stata scritta. È una
biografia in otto libri su Astorre Baglioni, il capitano ucciso con Marcantonio
Bragadin a Famagosta. La filosofia rimase ignota ai contemporanei del Tomitano
ed è in gran parte ancora adesso inedita. Ne sono stati stampati solo alcuni
brani a metà del XIX secolo. Girolamo
Tiraboschi, Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi, della
Compagnia di Gesù, bibliotecario del serenissimo Duca di Modena, Firenze,
Molini e Landi, Marco Pecoraro, Tomitano, Bernardino, in Vittore Branca ,
Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, UTET, Bernardino
Tomitano, su sapere, De Agostini. Opere Aulo Greco, Enciclopedia dantesca,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tomitano. Keywords: i precetti della
conversazione civile. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tomitano” – The
Swimming-Pool Library.
Toritto (Napoli). Filosofo.
Grice: “I like Caravita; Locke – England’s, and Oxford’s, greatest philosopher,
had his sponsor, and so does Italy’s – not Bologna’s – Vico, and he was
Caravita!”. Appartenente a una famiglia nobile resa illustre in passato da
insigni giureconsulti. Fiscale consigliere della reale Giurisdizione. Insegna a
Napoli. Compose il trattato “Nullum ius romani pontificis in Regnum
neapolitanum” contro le pretese feudali della Santa Sede sul regno di Napoli –
“Niun diritto compete al sommo pontefice sul Regno di Napoli: dissertazione
istorico-legale illustrate con varie note” (Aletopoli, Napoli) -- messa
all'Indice. Ebbe inoltre l'incarico di raccogliere tutte le leggi del Regno in
un Codice Filippino; il Codice Filippino, era tuttavia rimasto incompiuto per
l'occupazione austriaca di Napoli. In filosofia fu seguace
dell'anti-aristotelismo di Capua. La sua abitazione divenne il centro della
diffusione della filosofia di Cartesio a Napoli. Titolo di merito di Caravita,
come peraltro del figlio Domenico, è l'essere stato amico e protettore di Vico,
a favore del quale si adopera per fargli ottenere la cattedra di retorica e
perché fosse accolto nell'Accademia Palatina.
Altre opere: “Ragioni a pro della fedelissima città e Regno di Napoli
contr'al procedimento straordinario nelle cause del Sant'Officio, divisate in
tre capi. Nel I si ragiona del grave pregiudicio della real giuridizione, Nel
II si tratta dell'ordinaria maniera di giudicio, che tener si dee nel regno , e
nel III si dimostra il pregiudicio, che fa alla real giuridizione, ed al regno
un editto in cui si stabilisce il tribunal della 'nquisizione. Napoli.
Dizionario biografico degli italiani. Ma l '
antimarinismo ebbe anche, secondo la moda del tempo , il suo salotto nel
palazzo di Nicola Caravita dei duchi di Toritto nel quartiere dei Vergini .
Quivi , più che nell ' Accademia ... Aristotle. Politics. Translated by
Jonathan Barnes.Cambridge. Armellini, Mariano. Bibliotheca
Benedictino[-]Casinensis. ... Stefano...raccolti da don Nicolò Caravita.
Naples: Giuseppe Roselli, 1696. ——, ed. Caravita was an Arcadian. Tiberius by
Filippo Anastasio, Caligula by Nicolò Caravita, and Claudius by Paolo Doria.
The second volume continues the biographical model with twenty-six essays
dedicated to individual emperors. Nicolò Caravita. Nicola Caravita dei
duchi di Toritto. Nicola Caravita. Keywords: impiegatura da salotto, diritto,
anti-popism – il laico -- , anti-aristotele, contro Aristotele, concetto
assolutista di sovereignty contro Aquino, quartiere dei Vergini – Capua. Nicola
Caravita dei duchy di Toritto. Caravita-Toritto. Toritto. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Caravita” – The Swimming-Pool Library.
Torlonia
(Roma), filosofo. Secondogenito
del duca Marino e di Anna Sforza Cesarini, figlia del VI principe di Genzano
Francesco. Appartene a una delle più facoltose famiglie nobiliari romane. Il
padre, duca di Poli e di Guadagnolo, e titolare del feudo di Bracciano e vive a
Roma nel palazzo Torlonia in via Bocca di Leone. La madre porta in dote la villa
Ludovisi a Frascati. Sposa Francesca Ruspoli, figlia di Bartolomeo e nipote del
III principe di Cerveteri Francesco. Dal loro matrimonio nacque Clemente. Nannarelli,
amico intimo e su biografo così lo descrive. I capelli castani, abbondanti e
finissimi, il pallore e la gracilità del volto. Ma se la fronte e di filosofo,
l'occhio e d'artista, o meglio, di contemplatore. Svelto nella persona, di
eccellente statura, incede frettoloso a testa alta e pensierosa. Si esprime con
eleganza in francese, inglese e tedesco e studia diligentemente il greco e il latino.
Spirito avido di conoscenze, e attratto dalla chimica e dalla botanica. Nelle
sue passeggiate nella campagna romana raccoglie e cataloga piante e fiori.
Appassionato di archeologia, colleziona monete di epoca romana e trascrive
antiche iscrizioni. Scio della Pontificia Accademia di Archeologia. Pronuncia
un discorso in occasione del natale di Roma. Religioso fervente, è introdotto
da Passaglia allo studio della patrologia e delle sacre scritture. La famiglia
lo tollera, ma lo considera visionario e innovatore pericoloso. Da Platone e da
Plotino, approde a Kant e Fichte. Gli torna in contemplazione entusiastica, gli
si face poesia. E in contatto con un gruppo di filosofi, suoi coetanei, oggi
identificati come i filosofi della Scuola romana che di sera si ritrovavno al
caffè Nuovo, a piazza San Lorenzo in Lucina (Palazzo Ruspoli). Novello
mecenate, ha raccolto intorno a sé questo gruppo di giovani spinti dal comune
ideale di ricondurre la filosofia agli antichi splendori di Roma. Tra questi,
ci sono Gnoli, Ciampi, Maccari, e Nannarelli. Vuole riuniti idealisti e
classicisti, nella fiducia che, temperata la nebulosità metafisica degli uni e
la gretta sensibilità degli altri, e prendendo il meglio d'ambedue le scuole,
puo scaturire a grado a grado una filosofia italiana, profonda e intima d'idea
e di sentimento, nitida, elegante di forma. Scrisse sulla filosofia dell’amore
platonico, sui fiori, sulla contemplazione del divino. Ama Schiller, Goethe,
Lenau, e Leopardi. Declama Aligheri e Tasso. Il suo saggio meritata le lodi di
Gregorovius. Suoi saggi apparvero nella raccolta “I fiori della campagna romana,
stampata a Firenze e nella “Strenna romana. Giovanni Costa, Trebbiatura nella
campagna Romana, A Monte Mario, nei casali Mellini, sotto l'Osservatorio Astronomico,
apre a sue spese una scuola rurale elementare. Straordinario precursore della
alfabetizzazione delle classi povere, cre una Associazione promotrice delle
scuole di campagna. A questa scuola rurale dedica un elogio in latino. Nannarelli
accorse al suo capezzale. Lo udì recitare il Salmo 41 e versi di Lenau; e
Platone, e Fichte. Raccomanda alla moglie di mandare il figlio Clemente al collegio
di marina di Genova. Nannarelli tenta di raccogliere intorno a sé i Poeti della
Scuola romana che furono decimati nel numero, per le morti precocima si
trasferì a Milano. Secondo le ferree disposizioni ricevute da Torlonia, il suo
cameriere distrusse tutte le carte dell'archivio personale. Gnoli conserva i
manoscritti di tre saggi di Torlonia, inedite. S. Negro, Seconda Roma, Vicenza,
Neri Pozza, Domenico Gnoli, op. citata in .
Ferdinand Gregorovius, Passeggiate per l’Italia. Domenico Gnoli, I Poeti
della Scuola romana, Bari, Laterza, Fabio Nannarelli, Giovanni Torlonia,
Firenze, Le Monnier, Giuseppe Cugnoni, Vita di D. Giovanni Torlonia, Velletri,
Tip. di L. Cella, Domenico Gnoli, I Poeti della Scuola romana, Bari, Laterza, Ferruccio Ulivi, I poeti della Scuola Romana
dell'Ottocento. Antologia, Bologna, Cappelli, Mariella Casini-Cortesi, Profilo
di Giovanni Torlonia, una scuola rurale a Monte Mario, in: Strenna dei Romanisti,
Fabio Nannarelli Paolo Emilio Castagnola Domenico Gnoli (poeta e storico) Poeti
della Scuola romana Ignazio Ciampi Teresa Gnoli Torlonia Elena Gnoli. Torlonia.
Keywords: la filosofia dell’amore di Platone in Fichte e Leopardi. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Torlonia” – The Swimming-Pool Library.
Torre (Forli). Grice: “I like Torre; his epitaph
reads, ‘nuovo Aristotele,’ which is what it was! There is a nice ‘via’ in Forli
after him that leads to the varsity! He was a Galen, and philosophised on both
the soul and the body!” – Filosofo. La sua fama è dovuta al commentario alla
Ars parva di Galeno. Jacopo è noto, in
particolare, per i suoi studi di embriologia. Infatti, dopo il recupero di Aristotele,
nel XIII secolo, le cui opere avevano spinto verso un rinnovato interesse per
l'osservazione diretta, si era avviato un dibattito tra i sostenitori
dell'autorevolezza degli studi antichi e i fautori dell'empiria. Questo
processo si è concluso, nel XIV secolo, secondo la studiosa Romana Martorelli
Vico, proprio con l'opera di Jacopo da Forlì, che cerca di conciliare
l'embriologia aristotelica con la fisiologia galenica, per mostrare che le
differenze esistenti sono di scarsa rilevanza nei confronti della medicina
pratica. Fu maestro, all'Padova, di
Vittorino da Feltre. La morte Morto nel
1414 secondo quanto attesta un manoscritto conservato alla Biblioteca
Malatestiana di Cesena: Explicit questio
de intensione et remissione formarum secundum famosissimum artium et medicine
doctorem magistrum Jacobum de Forlivio qui 1414 pridie ydus februarii ab hac
vita ad superiora migravit. Scripta vero per me fratrem Bellinum de Padua. Si
tratta della conclusione della celebre opera De intensione et remissione formarum
di Jacopo da Forlì. Opere De intensione
et remissione formarum Expositio in Avicennae aureum capitulum de generatione
embryi ac de extensione graduum formatione foetus in utero In Aphorismos
Hippocratis Expositio Physica I-IV Quaestiones extravagantes Super I, II, III
Tegni Galeni Note Cf. R. Martorelli
Vico, Per una storia dell'embriologia medievale del XIII e XIV secolo, Guerini
e Associati, Napoli G. Federici Vescovini,
Medicina e filosofia a Padova tra XIV e XV secolo: Jacopo da Forlì e Ugo Benzi
da Siena, in Arti e filosofia nel secolo XIV. Studi sulla tradizione
aristotelica e i "moderni", Vallecchi, Firenze R. Martorelli Vico,
Per una storia dell'embriologia medievale del XIII e XIV secolo, Guerini e
Associati, Napoli, K. M. Boughan, Giacomo da Forlì (on the Interior Senses and
the Function of the Brain, Medieval-Renaissance Conference XVIII, The
University of Virginia's College at Wise. Wise, Virginia; K. M. Boughan, A Vain
and Superstitious Position: Giacomo da Forli and Avicenna's Doctrine of the
Noble Soul, Rocky Mountain Medieval and Renaissance Association, Thirty-Sixth
Annual Conference. Durango, Colorado; Maggio. K. M. Boughan, Passions for
Healing: Giacomo da Forli's Tegni Commentary on the Power of Imagination, at
Medieval-Renaissance Conference XVII, The University of Virginia's College at
Wise. Wise, Virginia. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Super
aphorismos Iacobi Foroliuiensis in Hippocratis Aphorismos et Galeni. Torre.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Torre” – The Swimming-Pool Library.
Trabucco (Caltagirone). Filosofo. Non abbiamo
grandi notizie della sua vita, della quale sappiamo solo che esercitò con
successo la medicina a Caltagirone, soprattutto durante l'epidemia. Per il suo
contributo fu creato nobile da Fernando d'Aragona. Alcune sue opere sono
conservate nella Biblioteca Comunale di Caltagirone, città che gli ha anche
dedicato una strada. Opere "De
Morbis puerorum et mulierum"
Chaudon, L. M., Dictionnaire universel, historique, critique, et
bibliographique, v. Amico e Statella, V. M., Dizionario topografico della Sicilia,
Palermo. Libro d'oro della nobilità dell'imperial casa amoriense, Roma, s.v. Amati, A., Dizionario corografico
dell'Italia. Trabucco. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trabucco” –
The Swimming-Pool Library.
Tragella (Trezzano). Filosofo. Ordinato presbitero dall'arcivescovo Luigi
Nazari di Calabiana Deceduto8 maggio 1934, Magenta. Figlio primogenito di Giovanni, medico chirurgo,
e da Amalia Santagostino. Dopo aver frequentato il collegio di Gorla Minore,
frequentò il seminario maggiore di Milano e divenne sacerdote nel 1874, venendo
destinato come coadiutore presso la parrocchia di Santa Maria Nuova di
Abbiategrasso dopo che il padre dal 1867 era stato assunto presso le Pie Case
degli Incurabili di quella città. Successivamente divenne dottore in teologia
presso l'Accademia pontificia di Torino. Da questo momento si occupò molto di
filosofia e di letteratura cattolica avvicinandosi molto ideologicamente alle
posizioni dell'allora arcivescovo di Milano Luigi Nazari di Calabiana. Furono questi gli anni inoltre che conobbe
don Davide Albertario, proprietario e direttore de L'Osservatore Cattolico, al
quale si legò molto a livello ideologico e per il quale scrisse diversi
articoli che vennero pubblicati sul giornale.
Le grandi opere a Magenta. Venne nominato parroco a Magenta, facendo il
proprio ingresso e qui si occupò subito delle esigenze pratiche della città,
interessandosi animosamente alla vita politica del borgo. Nello stesso anno del
suo ingresso nella nuova parrocchia fondò assieme al celebre professore di
musica L.Valisi la Banda civica di Magenta che ancora oggi esiste. Prese parte
alle esequie del maresciallo francese Mac Mahon che si svolsero in Francia, in
rappresentanza della cittadinanza assieme al sindaco di Magenta. In questa
occasione venne decorato con la croce di cavaliere dell'Ordine della Legion
d'Onore. Tornato a Magenta, si prodigò per la raccolta dei fondi necessari alla
realizzazione di un monumento alla memoria del maresciallo Mac Mahon che ancora
oggi si trova nei pressi della stazione ferroviaria. Nel 1898 svolse altri incarichi ufficiali di
rappresentanza quando il governo austriaco lo incaricò di distribuire le onorificenze
coniate dall'Impero in occasione dei cinquant'anni di regno dell'Imperatore
Francesco Giuseppe d'Austria (il famoso Signum Memoriae) a quei cittadini del
magentino che avessero combattuto a suo tempo nelle armate austriache. In
quello stesso anno si preoccupò di muovere col comune una petizione popolare
per la costruzione di una pensilina alla storica stazione ferroviaria di
Magenta e riuscì a provvedere dei fondi per la costruzione di un ospizio per i
vecchi La Basilica Minore romana di San
Martino di Magenta, fatta erigere su progetto dell'architetto Alfonso
Parrocchetti, amico di don Cesare Targella Sempre, aaccogliendo le proposte dei
fedeli, decise di costruire una nuova chiesa parrocchiale (successivamente
elevata al titolo di Basilica Minore romana) che andasse a sostituire la
piccola e antica chiesa di san Martino (che venne successivamente abbattuta).
Egli stesso fu l'autore del nuovo progetto ispirato alle cattedrali
rinascimentali e si occupò in esso di serbare la memoria storica degli eventi
della battaglia di Magenta con la costruzione di una cappella espiatoria
all'interno della chiesa per accogliere le spoglie dei caduti. Quest'ultimo
progetto non ebbe l'autorizzazione della curia milanese in quanto era ritenuto
sacrilego porre delle ossa non appartenenti a santi o personalità venerate
all'interno di un luogo di culto. L'idea del Targella era indubbiamente quella
di accomunare tutti, vincitori e vinti, di fronte alla morte e ricordare nel
contempo la necessità di non creare divisioni sociali dopo l'unità italiana. Il
progetto della chiesa, ad ogni modo, venne concluso nel 1903 ed in quello
stesso anno don Tragella poté inaugurare il nuovo tempio assieme al vescovo di
Vigevano, Giacomo Merizzi e al vescovo ausiliare di Milano. Al termine di questa grande epopea venne
nominato Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e Cavaliere
dell'Ordine della Corona d'Italia e lascia Magenta per Inverigo cedendo il
posto a don Domenico Bernareggi, fratello minore dell'allora vescovo di Bergamo,
Adriano Bernareggi e poi, anche lui, divenuto Vescovo (ausiliare di Milano).
Fonda a Magenta il Forno Cooperativo Ambrosiano per combattere la cattiva
nutrizione della popolazione e consentire di avere pane di ottima qualità anche
nelle campagne, e a prezzi accessibili.
Le accuse e gli ultimi anni travagliati
Busto di don Cesare Tragella nella Basilica di San Martino di Magenta
Malgrado la munifica opera sostenuta dal Tragella negli anni della sua
direzione della parrocchia di Magenta, al termine del primo conflitto mondiale,
venne accusato di appropriazione indebita di fondi appartenenti alla parrocchia
di San Martino e di aver portato in fallimento la sua chiesa. Gli accusatori
erano alcuni fabbricieri magentini e alcune tra le personalità di maggiore
spicco nel paese come il commendatore Giovanni Giacobbe (direttore dell'Asilo e
proprietario dell'omonima villa storica) ed il sindaco Giovanni Brocca il quale
aveva avuto non pochi contrasti per le idee rivoluzionarie di don Tragella. Il
sacerdote venne pertanto condannato alla pena di due anni e quattro mesi di
prigione. Visto però il suo lodevole operato e la sua fama di filosofo e
letterato, Vittorio Emanuele III di Savoia lo graziò con la commutazione della
pena a due mesi di carcere da scontarsi nel carcere di San Vittore a Milano.
Dopo di questo, don Tragella visse per qualche tempo ospite del parroco di
Margno in Valsassina per poi fare ritorno a Magenta. Tornato nella sua ex parrocchia come
residente, gli venne impartito l'ordine di non occuparsi più della cosa
pubblica, cosa non facile per un personaggio come lui. Con il nuovo parroco
insorsero subito dei contrasti circa la gestione delle finanze della chiesa ed
a questo punto, gli giunse la sospensione ecclesiastica da parte della
curia. Ammirato dal popolo malgrado le
peripezie della sua vita, Cesare Tragella si spense a Magenta l'8 maggio del
1934. Onorificenze Onorificenze italiane
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme
ordinariaCavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavaliere
dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinariaCavaliere
dell'Ordine della Corona d'Italia Croce pro Ecclesia et Pontificenastrino per
uniforme ordinariaCroce pro Ecclesia et Pontifice Onorificenze straniere
Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) nastrino per uniforme
ordinariaCavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) Note Tunesi, Morani, Le stagioni, oViviani. Ricovero
vecchi poveri Sito Lombardia Beni Culturali.
Viviani, op. cit., p.292. Don
Tragella ridusse il prezzo del pane giallo di 10 centesimi al chilogrammo
(quello bianco era riservato solo alle classi più abbienti), cfr. Tunesi,
Morani Le stagioni, op. cit.. Cesare
Tragella, Lettera a Romolo Murri in: R. Murri, L. Bedeschi, Carteggio. II.
Lettere a Murri. 1898, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Carlo Morani,
Natalia Tunesi, Le stagioni di un prete: storia di Don Cesare Tragella, prevosto
di Magenta Giussano, Graffiti, Carlo Morani, Natalia Tunesi, G. Vian, Le stagioni
di un prete, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», Ambrogio Viviani, Dalle
ricerche la prima storia vera, Magenta, Zeisciu, 1997. Magenta (Italia) Battaglia di Magenta Centro Culturale Don Cesare Tragella di
Magenta AICAssociazione italiana centri culturali. Carlo Giardini. Domenico
Bernareggi. Tragella. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tragella” – The
Swimming-Pool Library.
Trapaninapola (Roma). Filosofo italiano. Trapaninapola. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trapaninapola” – The Swimming-Pool Library.
Trapè
(Montegiorgio). Flosofo. Uno
dei massimi studiosi del pensiero di sant'Agostino. Trapè fu ordinato
sacerdote a Roma il 15 luglio 1937. Si laureò in Teologia sistematica nel 1938,
presso l'Università Gregoriana con una tesi intitolata Il concorso divino nel
pensiero di Egidio Romano, pubblicata a Tolentino nel 1942. Trapè fu
professore presso la Pontificia Università Lateranense. Promosse la fondazione
dell'Istituto Patristico Augustinianum. Trapè ha fondato e diretto la
"Nuova Biblioteca Agostiniana" che si occupa della pubblicazione
dell'Opera Omnia di S. Agostino in edizione bilingue latino-italiano (Edita da
Città Nuova) e la serie del "Corpus Scriptorum Augustianorum", che
pubblica le opere dei filosofi scolastici agostiniani. Le sue opere sono
state tradotte in varie lingue. Opere (selezione) Il concorso divino nel
pensiero di Egidio Romano, Tolentino 1942; La doctrina de Seripando acerca de
la concupiscencia, La ciudad de Dios Traduzione italiana; Introduzione a S.
Agostino e le grandi correnti della filosofia contemporanea. Atti del congresso
Italiano di filosofia Agostiniana, Roma 20-23 ottobre 1954. Tolentino
1956, X-XVI; Varro et Augustinus
praecipui humanitatis cultores, Latinitas Augustinus et Varro, in Atti del
Congresso internazionale di studi varroniani, Rieti, Escatologia e
antiplatonismo di Sant'Agostino, Augustinianum, S. Agostino filosofo e teologo dell'uomo,
Bollettino dell’Istituto di filosofia, Macerata, anno accademico
1978-1979, 89-104; S. Agostino:
L'ineffabilità di Dio, in «La ricerca di
Dio nelle religioni», EMI, Bologna, La Aeterni Patris e la filosofia cristiana
di S. Agostino, in Atti del VIII Congresso Tomistico internazionale, Roma S.
Agostino, l'uomo, il pastore, il mistico, Fossano, 1976; Roma, Città Nuova,
2001, 440 [traduzione spagnola, Buenos
Aires, 1984; tedesca, Monaco, 1984; Polacca, Varsavia, 1984; inglese, New York,
1986; francese, Parigi, ungherese,
Budapest, 1987]; S. Agostino, in Patrologia III, Casale Monferrato, Agostino
d'Ippona, in Dizionario patristico e di antichità cristiana, Casale Monferrato,
[Introduzione e commento alla Lettera apostolica «Hipponensem episcopum», Roma,
1988; Introduzione generale a sant'Agostino, Roma, A. TRAPÉ, Il concorso divino nel pensiero di
Egidio Romano, Tolentino 1942, su agostinotrape. Agostino Trapè. L'amico, il maestro, il
pioniere, Carlo Cremona, Città Nuova, 2Agostino Trapè. L'amico, il maestro, il
pioniere, Carlo Cremona, Città Nuova. Agostino Trapèapostolo della cultura.
Sito internet dedicato all'opera. Trapè. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Trapè” – The Swimming-Pool Library.
Trasci (Bisignano). Filosofo.
“Spera in Deo” -- D'azzurro, un aratro d'argento, sostenente un
basilisco verde. Data di fondazioneXVI secolo Etniaitaliana Manuale Baffa
Trasci nacque in una famiglia di origine arbëreshë a Bisignano in Calabria nel
1590, figlio primogenito di Pietro Antonio ed Elisabetta Anna Trentacapilli,
donna pia e molto religiosa, erede di una famiglia da più secoli ascritta al
patriziato locale. Pur essendo il primogenito della famiglia e, dunque,
contravvenendo alle regole del maggiorascato, a causa della salute cagionevole
venne avviato alla carriera ecclesiastica nel locale Seminario di Bisignano,
proseguendo in seguito gli studi a Roma e Napoli. Fu nella città partenopea che
si legò particolarmente alla Compagnia di Gesù divenendo in breve tempo uno dei
confessori più vicini a Isabella della Rovere, principessa di Bisignano. L'esilio volontario a Proceno Pur giovanissimo
per non essere distolto dai propri studi filosofici si ritirò volontariamente a
vita privata, dapprima nella Tuscia e poi ospite nel Castello di Proceno,
presso Viterbo di proprietà della nobile famiglia Sforza. Ancora nei primi Professoreuna
lapide marmore posta nella rocca ne ricordava la sua permanenza. Da tale
volontario esilio uscì in pochissime occasioni, per lo più per viaggi in
Spagna, a Saragozza e Valladolid a capo di missioni diplomatiche presso
l'arcivescovo Juan Cebrían Pedro assistito dal nipote Stanislao Baffa Trasci.
Fu durante la reclusione volontaria nella Rocca di Proceno che ebbe modo di
conoscere Galileo Galilei ospite nel palazzo durante un suo viaggio verso
Roma. La morte Ormai sessantaseienne,
dopo esser stato per alcun tempo vescovo ausiliare di Umbriatico, nell'estate
del 1656 venne creato Vescovo titolare di Massimianopoli in partibus infidelium
da papa Alessandro VII. Ferruccio Baffa
Trasci morì a Roma nell'ottobre dello stesso anno di peste presso il Lazzaretto
istituito sull'Isola Tiberina, venendo sepolto in una fossa comune. Gran Parte
dei suoi scritti vennero salvati dai nipoti e riordi XIX secolo dal pronipote
Vincenzo Baffa Trasci. Il noto storico romano Giuseppe Tomassetti dedicò un
breve saggio sulla sua figura dal titolo Cenno storico sulla vita di S.E.
Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli, Opere:Traduzione
dei Pensieri o Colloqui con se stesso di Marco Aurelio Universam Aristotelis
philosophiam Summa Aristotelicha Summa Theologica Dogmatica Note BonitaBojani, I della Rovere nell'Italia
della corti, Ed. Quattroventi, Tomassetti G., Cenno storico sulla vita di S.E.
Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli Roma 1888
C. Nutarelli, Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip. FABRIZIO
Acquapendente 1932 C. Nutarelli,
Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip. FABRIZIO Acquapendente, D. Baffa Trasci
Amalfitani di Crucoli, Ferruccio Baffa Trasci-un erudito italoalbanese Professoreormai
dimenticato, Edizioni MIT Cosenza Trasci PredecessoreVescovo titolare di
MassimianopoliSuccessore ...luglio. Ferruccio Baffa-Trasci. Trasci. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trasci” – The Swimming-Pool Library.
Treves (Torino). Filosofo. Compie gli studi al Liceo M.
D'Azeglio e poi nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Torino, dove entra in
contatto, fra gli altri, con Bobbio, Foa, Luzzati, Entrèves, e simpatizza con
il gruppo di Giustizia e Libertà abbracciando i principi del socialismo
liberale. Laureatosi sotto la guida di Gioele Solari con una tesi su Henri de
Saint-Simon e conseguita la libera docenza, insegna dapprima nell'Messina, dove
viene arrestato per sospetta attività antifascista, ma subito rilasciato. Trasferito
all'Urbino viene escluso, in quanto proveniente da famiglia ebraica, dal concorso
bandito sulla sua cattedra e si trasferisce in Argentina. Qui sposa Fiammetta
Lattes da cui ha tre figli (Tullio, Aldo e Anna) e insegna filosofia del
diritto e sociologia nell'Tucumán. Rientrato in Italia e riottenuta la cattedra
nell'Parma, si trasferisce subito all'Milano dove insegna Filosofia del
diritto, Sociologia e Sociologia del diritto. Protagonista della rinascita
post-bellica della sociologia in Italia, coopera attivamente col Centro
nazionale di prevenzione e difesa sociale e col suo segretario generale Adolfo
Beria di Argentine, coordinando fra l'altro una vasta ricerca su
“L'amministrazione della giustizia e la società italiana in trasformazione” da
cui escono fra il 1967 e il 1976 dodici volumi di vari autori. Nel 1962
promuove con William M. Evan e Adam Podgórecki la costituzione del Research
Committee on Sociology of Law della International Sociological Association.
Presiede questo Comitato fino al 1974 facendosi attivo promotore, in patria e
all'estero, soprattutto in Spagna, della sociologia del diritto. Fonda la rivista italiana della disciplina, di cui
ottiene il riconoscimento accademico e che insegna a Milano sino al ritiro. -- è
tra i promotori dell'International Institute for the Sociology of Law di Oñati.
È nominato dottore honoris causa dalle Università del País Vasco, Carlos III de
Madrid e Pandios di Atene. Muore a Milano il 31 maggio 1992. Pensiero Renato Treves difende una posizione
filosofica relativista e prospettivista, influenzata da autori come Karl
Mannheim, José Ortega y Gasset, Charles Wright Mills e Hans Kelsen, del quale
ultimo introduce in Italia la Dottrina pura del diritto. Alieno dal dogmatismo
e paladino di una concezione critica della scienza, rifiuta ogni visione
metafisica del diritto in favore di una visione metodologica che sfocia nella
sociologia del diritto intesa come scienza prevalentemente empirica, non
avalutativa, ma ispirata a valori, nel suo caso quelli di libertà e giustizia
sociale. Treves è considerato insigne maestro per un'intera generazione di
filosofi e sociologi del diritto. Per Renato Treves due erano i problemi che la
sociologia del diritto doveva affrontare: da un lato la posizione, la funzione
e il fine del diritto nella società vista nel suo insieme; dall'altro la
società nel diritto, cioè quei comportamenti effettivi che possono essere
conformi e difformi rispetto alle norme, ma comunque forniscono informazioni su
come una società vive le regole che si è data. Del primo problema si sono
occupate soprattutto le dottrine sociologiche e politologiche, mentre sul
secondo si sono soffermate le dottrine giuridiche antiformalistiche. Opere principali Il diritto come relazione,
Torino, 1934 Sociología y filosofía social, Buenos Aires, Benedetto Croce,
filósofo de la libertad, Buenos Aires, Diritto e cultura, Torino, Spirito
critico e spirito dogmatico, Milano, Libertà politica e verità, Milano, Giustizia
e giudici nella società italiana, Bari, Introduzione alla sociologia del
diritto, Torino, Sociologia del diritto. Origini, ricerche, problemi, Torino, Sociologia
e socialismo. Ricordi e incontri, Milano, Dizionario biografico dei giursti italiani
(XII-XX secolo), Bologna, Il MUlino, A.
Arnaud e S. Andrini, J. Carbonnier, R.Treves et la sociologie du droit.
Archéologie d'une discipline, LGDJ, Parigi,
Norberto Bobbio, Il magistero di Renato Treves, in La Nuova Antologia, Arturo
Colombo, La lezione di Renato Treves, in La Nuova Antologia, Elías Díaz, Renato
Treves in Doxa. Cuadernos de Filosofía del Derecho, Vincenzo Ferrari, Renato
Treves sociologo del diritto, in Rivista internazionale di filosofia del diritto,Vincenzo
Ferrari, Treves, Renato, in International Encyclopedia of Law and Society,
Sage, Thousand Oaks-London-New Delhi-Singapore, Vincenzo Ferrari e Nella
Gridelli Velicogna, Philosophy and Sociology of Law in the Work of Renato
Treves, in Ratio Juris, ss. V. Ferrari,
Morris L. Ghezzi e Nella Gridelli Velicogna , Diritto, cultura e libertà. Atti
del convegno in memoria di Renato Treves (Milano, Giuffrè, Milano, Morris L.
Ghezzi, La scienza del dubbio. Volti e temi di sociologia del diritto, Mimesis,
Milano-Udine, ss. Mario G. Losano, Renato Treves, sociologo tra il vecchio e il
nuovo mondo, Unicopli, Milano, Pio Marconi, Il legato culturale di Renato
Treves, in Sociologia del diritto, Aristide Tanzi, Renato Treves, dalla
filosofia alla sociologia del diritto, ESI, Napoli, Carlo Nitsch, Renato Treves
esule in Argentina. Sociologia, filosofia sociale, storia. Con documenti
inediti e la traduzione di due scritti di Treves, Memorie dell'Accademia delle
Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Sociologia
del diritto , «Treves, Renato (propr.
Samuele Renato)» in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Renato Treves. Treves. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Treves” – The Swimming-Pool Library.
Tria (Laterza). Filosofo. Figlio di Francesco e Margherita
Geminale, completa i suoi studi di filosofia, teologia e ambe leggi a Napoli e
Roma. Uditore di diritto canonico presso il monastero benedettino di Cava de'
Tirreni rimase al servizio di questa abbazia anche quando fu trasferito a Roma,
fu nominato vicario generale di monsignor Lorenzo Gherardi, vescovo di Loreto e
Recanati, e tale rimase fino al 1714. Più tardi, con monsignor Giuseppe Firrao,
ebbe l'incarico di "nunzio straordinario" alla Corte del
Portogallo. Quando monsignor Firrao, per
questione di salute, fu trasferito in Svizzera, Tria andò con lui a Lucerna.
Durante la sua permanenza in Svizzera intraprese un'importante missione in
Svezia e Germania. Fu eletto vescovo di
Cariati e Cerenzia ed entrò in carica il 17 marzo 1720, presiedendo il sinodo
(16/18 marzo 1726). Fu trasferito poi
alla diocesi di Larino, nel Molise, il 23 febbraio 1727. Partecipò al concilio provinciale di
Benevento dal 1º al 12 maggio 1729. Nominato «consulente del Sacro Offizio» e
nel dicembre dello stesso anno fu nominato arcivescovo di Tiro. Divenne «esaminatore di Vescovi» e fu
insignito del titolo di cavaliere dell'Ordine di San Giacomo per i suoi meritori
servigi resi alla Corte di Lisbona. Morì
di apoplessia a Roma il 16 gennaio 1761.
Opere Il suo erudito lavoro include:
Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della citta e Diocesi di
Larino (edite a Roma, 1744) Note di accommodamento tra il Papato e la Corte
Reale di Napoli (edito a Roma, 1743) Vita di Papa Benedetto XIII Genealogia
episcopale Cardinale Scipione Rebiba Cardinale Giulio Antonio Santori Cardinale
Girolamo Bernerio, O.P. Arcivescovo Galeazzo Sanvitale Cardinale Ludovico
Ludovisi Cardinale Luigi Caetani Cardinale Ulderico Carpegna Cardinale Paluzzo
Paluzzi Altieri degli Albertoni Cardinale Gaspare Carpegna Cardinale Fabrizio
Paolucci Cardinale Antonio Felice Zondadari Arcivescovo Giovanni Andrea Tria
Successione apostolica Vescovo Geronimo de Laurenzi (1743) FontiCamillo Minieri
Riccio, Memorie storiche degli scrittori
regno di Napoli, Napoli, Tipografia dell'Aquila di V. Puzziello, Diocesi
di Larino Pietro Pollidori Giovan Battista Pollidori. Giovanni Andrea Tria.
Tria. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tria” – The Swimming-Pool
Library.
Trincheri (Pieve di Teco). Filosofo. Nacque da una famiglia
benestante che aveva in possesso alcuni ettari di terreno. Fu critico letterario, filosofo e saggista
appassionato agli autori romantici. Fu riconosciuto e si affermò all'interno
della cerchia dei letterati del suo tempo grazie alla brillante difesa in
favore di Alessandro Manzoni, quando quest'ultimo pubblicò la sua prima tragedia, Il Conte di Carmagnola.
Fu con il sostegno del suo maestro e amico Goethe, famoso filosofo e scrittore
romantico, che egli riuscì a far valere la proprio opinione positiva nei
confronti dell'autore dei Promessi sposi. Poche altre notizie biografiche si
conoscono a proposito della sua vita che, a causa di un incidente in cui ferì a
morte un suo amico, un certo Andrea, crollò in una situazione estremamente
travagliata. Negli ultimi anni della sua
vita si trasferì a Parigi, svolgendo incarichi di traduzione per pochi soldi, per poi morire in tristezza e solitudine.
Trincheri. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trincheri” – The
Swimming-Pool Library.
Trissino (Vicenza). TRISSINO-DAL-VELLO-D’ORO -- or ORO?
(Vicenza). Filosofo. Ritratto del 1510 di Vincenzo Catena Gian Giorgio Trissino
dal Vello d'Oro. Persona di spicco della cultura rinascimentale, notissimo al
tempo, il Trissino incarnò perfettamente il modello dell'intellettuale
universale di tradizione umanistica. Si interessò, infatti, di linguistica e di
grammatica, di architettura e di filosofia, di musica e di teatro, di filologia
e di traduzioni, di poesia e di metrica, di numismatica, di poliorcetica, e di
molte altre discipline. Nota era, anche presso i contemporanei, la sua
erudizione sterminata, specie per quel che riguarda la cultura e la lingua
greche, sull'esempio delle quali voleva rimodellare la poesia italiana.
Fu anche un grande diplomatico e oratore politico in contatto con tutti i
grandi intellettuali della sua epoca quali Niccolò Machiavelli, Luigi Alamanni,
Giovanni di Bernardo Rucellai, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Giambattista
Giraldi Cinzio, Demetrio Calcondila, Niccolò Leoniceno, Pietro Aretino, il
condottiero Cesare Trivulzio, Papa Leone X, Papa Clemente VII, Papa Paolo III,
e l'imperatore Carlo V d'Asburgo. Fu ambasciatore per conto del papato, della
Repubblica di Venezia e degli Asburgo, di cui fu un fedelissimo, come tutta la
sua famiglia da generazioni. Scoprì e protesse l'architetto Andrea Palladio,
appena adolescente, nella sua villa di Cricoli, vicino Vicenza, che venne da
lui portato nei suoi viaggi e fu da lui iniziato al culto della bellezza greca
e delle opere di Marco Vitruvio Pollione.Giovanni Giorgio Trissino nacque a
Vicenza l'8 luglio 1478 da antica e nobile famiglia. Suo nonno Giangiorgio
combatté nella prima metà Professoreil condottiero Niccolò Piccinino, che al
servizio dei Visconti di Milano invase alcuni territori vicentini, e
riconquistò la valle di Trissino, feudo avito. Suo padre Gaspare (1448-1487)
era anch'esso uomo d'armi e colonnello al servizio della Repubblica di Venezia
e nel 1468 sposò Cecilia Bevilacqua, di nobile famiglia veronese. Ebbe un
fratello, Girolamo, scomparso prematuramente, e tre sorelle: Antonia († 1516),
Maddalena († 1512), andata in sposa al padovano Antonio degli Obizzi, ed
Elisabetta, poi suor Febronia in San Pietro nel 1495 e dal 1518 rifondatrice
insieme a Domicilla Thiene di San Silvestro. Targa marmorea che
Trissino fece realizzare a ricordo del suo maestro Demetrio Calcondila in
S.Maria della Passione a Milano Trissino studiò greco a Milano sotto la guida
del dotto bizantino Demetrio Calcondila, sodale di Marsilio Ficino, e poi
filosofia a Ferrara sotto Niccolò Leoniceno. Da questi maestri imparò l'amore
per i classici e la lingua greca, che tanta parte ebbero nel suo stile di vita.
Alla morte di Calcondila nel 1511, Trissino fece murare una targa nella chiesa
di S.Maria della Passione a Milano, dove fu sepolto il suo maestro. Il 19
novembre 1494 sposò Giovanna, figlia del giudice Francesco Trissino, lontana
cugina, da cui ebbe cinque figli: Cecilia (nata nel 1495, visse 20 giorni),
Gaspare (nato nel 1497, visse 10 giorni), Francesco (1500-1514), Vincenzo e
Giulio (1504-1576). Trissino sostene l'Impero come istituzione, come d'altronde
era tradizione nella sua famiglia da generazioni, ma ciò venne interpretato in
spirito antiveneziano e, per questo, egli fu temporaneamente esiliato dalla
Serenissima. Nel 1515, durante uno dei suoi viaggi in Germania, l'Imperatore
Massimiliano I d'Asburgo lo autorizzò all'aggiunta del predicato "dal
Vello d'Oro" al proprio cognome e alla relativa modifica dello stemma
gentilizio (aurei velleris insigna quae gestare possis et valeas), che nella
parte destra riporta su fondo azzurro un albero al naturale con fusto biforcato
sul quale è posto un vello in oro, il tronco accollato da un serpente d'argento
e con un nastro d'argento tra le foglie, caricato del motto "PAN TO
ZHTOYMENON AΛΩTON" in lettere maiuscole greche nere, preso dai versi 110 e
111 dell'Edipo re di Sofocle che significa "Chi cerca trova",
privilegi trasmissibili ai propri discendenti. Stemma di
Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro come appare nel volume dedicatogli da P.F.
Castelli nel 1753. In quegli stessi anni intraprese diversi viaggi tra Venezia,
Bologna, Mantova, Milano (dove conobbe Cesare Trivulzio, comandante francese) e
Padova (dove riscoprì il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri). Poi si recò
a Firenze ed entrò nel circolo degli Orti Oricellari (i giardini di Palazzo
Rucellai) in cui si riunivano, in un clima di marca neoplatonica e di
classicismo erudito, Niccolò Machiavelli e i poeti Luigi Alamanni, Giovanni di
Bernardo Rucellai ed altri. Qui il Trissino discusse il De vulgari eloquentia e
compose la tragedia Sofonisba. Questi anni agli Orti Oricellari furono centrali,
sia per quanto il poeta ricevette intellettualmente, sia per la forte impronta
che lasciò sui suoi sodali: si vedano le tragedie di Giovanni di Bernardo
Rucellai e il poemetto le Api (in endecasillabi sciolti, concluso dalle lodi
del Trissino, cfr. il paragrafo sul Profilo religioso del Trissino) o le poesie
pindariche di Luigi Alamanni, o ancora i punti di contatto fra le tante
digressioni erudite sull'arte militare contenute nell'Italia liberata dai Goti
che rimandano all'Arte della guerra del Machiavelli, elaborata proprio in
quegli anni. Anzi, le idee linguistiche del poeta spronarono lo stesso
Machiavelli a scrivere anche lui un Dialogo sulla lingua, nel quale difende
l'uso del fiorentino moderno (cfr. il paragrafo Opere linguistiche). In
seguito si recò a Roma, dove stampò nel 1524 la Sofonisba (dedicandola papa
Leone X), la prima tragedia regolare, e la famosa Epistola de le lettere
nuovamente aggiunte ne la lingua italiana (dedicata a Clemente VII), un
arditissimo libello in cui si suggeriva l'inserimento nell'alfabeto latino di
alcune lettere greche per segnalare alcune differenze di lettura (vedi sotto).
Intanto il figlio Giulio, di salute cagionevole, venne avviato dal padre alla
carriera ecclesiastica e, dopo il suo soggiorno a Roma sempre presso papa a
Clemente VII, divenne arciprete della cattedrale di Vicenza. Sempre a
Roma, nel 1529 Trissino diede alle stampe alcuni testi fondamentali: la
versione riveduta della Epistola, la traduzione del De vulgari eloquentia, Il
castellano (dialogo sulla lingua, dedicato a Cesare Trivulzio ed ispirato a
quello dantesco), le Rime (dedicate al cardinale Niccolò Ridolfi) e le prime
quattro parti della Poetica (il primo trattato ispirato alla Poetica di
Aristotele, da poco riscoperta), con le quali il programma di riforma
letteraria classicheggiante avviato con la Sofonisba può dirsi quasi concluso.
Per i prossimi 20 anni il poeta non stamperà più nulla. Queste opere
sollevarono un grande clamore per la loro arditezza e disorientarono (o meglio:
orientarono diversamente) la nascente letteratura italiana: nessuno aveva osato
finora riformare addirittura l'alfabeto, né aveva avuto ardire di cancellare
l'intero sistema dei generi in uso fin dal Medioevo (le sacre rappresentazioni
e il poema cavalleresco, in primis) per farne sorgere dal nulla dei nuovi, cioè
poi quelli antichi (la tragedia, la commedia e il poema epico). Da questi
libelli prese avvio la secolare questione della lingua italiana. A
Bologna, nel corso dell'incoronazione di Carlo V a Re d'Italia e Sacro Romano
Imperatore, egli ebbe il privilegio di reggere il manto pontificale a Clemente
VII e nel 1532 Carlo lo nominò conte palatino e cavaliere dell'Ordine Equestre
della Milizia Aurata. Secondo quanto riportato dallo storico Castellini,
Trissino rifiutò posizioni di potere offertegli dai pontefici a seguito dei
successi riportati come diplomatico (Nunzio e Legato), ad esempio
l'arcivescovado di Napoli, il vescovado di Ferrara o la porpora cardinalizia,
in quanto desideroso di una propria discendenza ed essendo il figlio Giulio
avviato nella gerarchia ecclesiastica. Rientrato a Vicenza sposa Bianca, figlia
del giudice Nicolò Trissino e di Caterina Verlati, già vedova di Alvise di
Bartolomeo Trissino (morto a 45 anni nel 1522). Da Bianca ebbe due figli: Ciro e
Cecilia. Alla nomina di Ciro come erede universale, si scatenarono le ire di
Giulio che per lungo tempo lottò in tribunale contro il padre e il fratellastro
per poi morire in odore di eresia calvinista. Anche a seguito delle divergenze
causate dai cattivi rapporti con Giulio, la coppia si divise nel 1535 quando
Bianca si trasferì a Venezia, dove morì il 21 settembre 1540. Trissino
manifestò il proprio fervente sostegno all'Impero dedicando, qualche anno prima
della morte, a Carlo V il suo poema in 27 canti L'Italia liberata dai Goti, il
primo poema regolare, iniziato agli inizi del Cinquecento ma pubblicato nel
1547-1548, destinato, come si vede fin dal titolo, ad essere importante per la
Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Nel 1548 stampò anche la commedia I
Simillimi, anch'essa la prima commedia regolare. Villa Trissino di
Cricoli (VI) Intanto nella villa di Cricoli alle porte di Vicenza, già dei
Valmarana e dei Badoer e acquistata nel 1482 dal padre Gaspare, si radunava una
delle più prestigiose Accademie vicentine. Qui Trissino scoprì uno dei più
grandi talenti della storia dell'architettura, Andrea Palladio, di cui fu
mentore e mecenate, che portò nei suoi viaggi con sé ed educò alla cultura
greca e alle regole architettoniche di Marco Vitruvio Pollione. Morì a
Roma l'8 dicembre 1550 e fu sepolto nella Chiesa di Sant'Agata alla
Suburra. Nel 1562 vennero alla luce le ultime due parti della sua
Poetica, la quinta e la sesta (dedicate ad Antonio Perenoto, vescovo di Arras),
che erano comunque già pronte nel 1529, come si evince dalla chiusura della
quarta parte. Il progetto culturale Egli progettò e attuò una imponente
riforma della lingua e della poesia italiane sui modelli classici, cioè la
Poetica di Aristotele (da poco riscoperta), i poemi di Omero, e le teorie
linguistiche esposte da Dante Alighieri nel De vulgari eloquentia (riscoperto
dal Trissino stesso a Padova e pubblicato in traduzione nel 1529); un programma
in piena antitesi sia con la moda del petrarchismo di Pietro Bembo, sia con
quella del romanzo cavalleresco incarnato supremamente dall'Orlando furioso di
Ludovico Ariosto, che allora infuriavano. Il programma di riforma venne
esposto attraverso opere diverse, cioè un volume di ortografia e di
ortofonetica (Epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana,
del 1524, riveduta nel 1529, e dedicata a Papa Clemente VII), un volume di
teoria della lingua italiana (Il castellano, del 1529, dedicato a Cesare
Trivulzio), due manuali di grammatica (Dubbii grammaticali e la Grammatichetta,
del 1529) e un manuale di teoria dei generi letterari (Poetica, le prime 4
parti del 1529; le ultime 2 postume stampate nel 1562). Tali proposte (specie
quella di modificare l'alfabeto italiano inserendovi alcune lettere greche così
da rendere visibili le differenti pronunce di alcune vocali e di alcune
consonanti) e la riscoperta del trattato dantesco furono clamorosi e fecero
esplodere in Italia la secolare questione della lingua, idealmente chiusa da I
promessi sposi di Manzoni. Questa intensa speculazione teorica ha il suo
sbocco fattuale in quattro opere poetiche, tutte molto importanti: la Sofonisba
(1524, dedicata a Papa Leone X), la prima tragedia regolare della letteratura
moderna (regolare si definisce un'opera costruita secondo le norme derivate dai
testi classici, essenzialmente la Poetica di Aristotele e l'Ars poetica di
Orazio), L'Italia liberata dai Goti (1548-1549, dedicata a Carlo V d'Asburgo),
il primo poema epico regolare, e I simillimi (1548, dedicata al Cardinal Farnese),
la prima commedia regolare. Si aggiunga un volume di poesie d'amore e di
encomio (Rime 1529, dedicato a Niccolò Ridolfi) di gusto antipetrarchista e
ispirato ai poeti siciliani, agli Stilnovisti, a Dante e alla tradizione del
Quattrocento, tutte cassate dal Bembo. Anche queste opere sollevarono un grande
dibattito, ma saranno destinate ad avere un ruolo centrale nello sviluppo della
poesia italiana ed europea, se si considera l'importanza che la tragedia e
l'epica, ad esempio, ebbero in tutta Europa. Al Trissino si deve anche
l'invenzione dell'endecasillabo sciolto (cioè senza rima) ad imitazione
dell'esametro classico, anche questa un'invenzione destinata a fama europea.Le
opere letterarie La produzione letteraria del poeta comprende opere di diversi generi,
non solo poetiche: innanzitutto un Architettura in italiano e incompleto,
ricerche sulla numismatica, traduzioni, orazioni varie ed opere in
latino. Se ci si concentra solo sugli studi di teoria letteraria e sulle
opere poetiche, si ha a che fare con pochi testi, ma tutti rilevantissimi,
attraverso i quali il poeta struttura un coerente programma di riforma della
poesia italiana sui modelli classici e sulla lingua dantesca ispirato alla
Poetica di Aristotele, ad Omero e al De vulgari eloquentia, un sistema da
opporre sia alle Prose della volgar lingua del Bembo di qualche anno prima, che
aveva dato come modelli solo Petrarca e Boccaccio (riducendo, quindi, i generi
letterari solo alla lirica e alla novella), sia all'Orlando furioso di Ludovico
Ariosto (1532), che è un romanzo cavalleresco e non un poema epico. Attraverso
il proprio programma il poeta verrà a creare una tradizione di gusto classico
del tutto nuova in seno alla letteratura moderna, che nei secoli a venire si
affiancherà al bembismo sebbene agli inizi gli fu avversario: il sistema
trissiniano, infatti, vuole sopperire ai vuoti lasciati dal petrarchismo
bembesco e proseguire lo sperimentalismo della tradizione antica e
quattrocentesca (la cosiddetta docta varietas). Né il Trissino era l'unico
convinto di queste idee, come si dirà ancora oltre, ma era affiancato da
Sperone Speroni, Bernardo Tasso (padre di Torquato), Antonio Brocardo, Pietro
Tolomei, Antonio Colocci, Mario Equicola e altri ancora. Volendo
sintetizzare, le opere del Trissino si raccolgono intorno a tre date: Dà
alle stampe a Roma la tragedia Sofonisba (composta un decennio prima agli Orti
Oricellari) e l'Epistola sulle lettere da aggiungere all'alfabeto latino. Tutte
le opere del Trissino stampate in vita sono scritte secondo l'alfabeto da lui
congegnato e non con l'alfabeto usuale. ll 1529, vero anno campale, vengono
date alle stampe sei opere, ossia la traduzione del De vulgari eloquentia, le
prime IV parti della Poetica, il dialogo Il castellano, le Rime, i Dubbi grammaticali
e la Grammatichetta. Il 1547-8, in cui dà alla luce il poema L'Italia liberata
dai Goti, e la commedia I simillini. Passeremo in rassegna le principali opere
poetiche, tranne gli Scritti linguistici, che hanno un paragrafo apposito.
Sofonisba La Sofonisba è in assoluto la prima tragedia regolare della
letteratura europea, destinata a vasta fortuna specie in Francia. Secondo il
modello antico, Trissino compone una tragedia in endecasillabi sciolti, che
imitano i trimetri giambici (il verso a questa data fa la sua prima
apparizione), divisa in quadri da cori rimati: alcuni cori sono canzoni
petrarchesche mentre altri, invece, canzoni pindariche (che fanno anch'esse qui
la loro prima apparizione e si ritroveranno nella poesia di Luigi Alamanni e
poi ancora di Gabriello Chiabrera). L'argomento (con sensibile differenza dai
classici antichi) è storico (preso da Tito Livio), non fantastico, mitico o
biblico. L'azione, come poi sarà canonico nel teatro regolare, si svolge nello
stesso posto (unità di luogo) e nello stesso giorno (unità di tempo) e prevede
in scena un numero limitato di persone. Venne recitata durante il carnevale di
Vicenza, messa in scena dall'amico e allievo Andrea Palladio. La proposta
piacque, tutto sommato, e riscosse successo: l'endecasillabo sciolto, metro
nuovo, fu approvato anche dal Bembo (come ricorda Giraldi Cinzio) e divenne da
allora in poi il metro quasi canonico del teatro italiano, specie tragico (vedi
sotto). Anche nelle Rime (1529) il poeta si mostra uno sperimentatore e il
Petrarca, modello obbligatorio a prescindere dal Bembo, si fonde con immagini
derivanti da altre epoche e da altri autori, in special modo la poesia
occitana, quella siciliana, gli stilnovisti e Dante, i poeti quattrocenteschi.
Nel sistema del Trissino è possibile usare ancora metri come, ad esempio, i
sirventesi e le ballate (cassati dal Bembo) o anche introdurre particolari
nuovi come gli occhi neri di guaiaco della donna amata, immagine inventata dal
poeta su un referente quotidiano della cultura cinquecentesca e non in linea
con le immagini tipiche del Petrarca (occhi di stelle e simili). Il
Castellano Il Castellano (1529) è un dialogo sulla lingua dedicato a Cesare
Trivulzio, comandante francese a Milano. Si ambienta a Castel Sant'Angelo e ha
per protagonisti Giovanni di Bernardo Rucellai (il castellano, appunto) e
Filippo Strozzi, amici degli Orti Oricellari. Il Trissino espone per bocca del
Rucellai il suo ideale linguistico, preso dal De vulgari eloquentia, cioè
quello di un volgare illustre o cortigiano, mobile ed aperto, fondato in parte
sull'uso moderno e concreto della lingua, e in parte sugli autori della
tradizione letteraria. Questi autori sono soprattutto Dante e Omero poiché
dotati di enargia, cioè della capacità di rendere visibili a parole ciò di cui
stanno narrando. Le idee linguistiche del Trissino sollevarono grande clamore
(fondate com'erano su un testo la cui paternità dantesca non era ancora
assicurata) e fecero scoppiare il secolare 'dibattito sulla lingua italiana'
concluso, come detto, almeno idealmente, dal Manzoni tre secoli dopo. Fra i
molti che parteciparono al dibattito si ricordi il fiorentino Niccolò
Machiavelli al quale il Trissino aveva letto il De vulgari eloquentia sempre
agli Orti Oricellari, il Bembo, ovviamente, Sperone Speroni, Baldassarre
Castiglione. Poetica Le teorie che soggiacciono a questo vasto programma
vengono esposte nella Poetica (1529), libro fondamentale non solo per il
Trissino, essendo in assoluto il primo libro di poetica in Europa ad essere
modellato sulla Poetica di Aristotele, destinato a fama secolare in tutto il
continente . Né banale né senza rischi era, come potrebbe apparire, l'idea di
resuscitare dei generi letterari di fatto morti da millenni e lontani per gusto
e ispirazione dalla società rinascimentale. Sul piano linguistico
immagina una lingua di ispirazione dantesca e omerica, cortigiana e illustre,
che contempli l'innovazione e la tradizione, che sia aperta a una
collaborazione ideale fra varie regioni italiane e non sul predominio esclusivo
del toscano trecentesco, che ottemperi anche l'inserimento di neologismi e di
dialettismi. Nella poesia lirica si appoggia, sempre dietro Dante, alla
tradizione occitana, siciliana, stilnovista e dantesca e anche petrarchesca.
Nella metrica saccheggia ampiamente il trecentesco Antonio da Tempo che ancora
contempla ballate e sirventesi, generi cassati dal Bembo, come detto, e si
mostra vicino allo sperimentalismo della poesia quattrocentesca. Discorre,
inoltre, della possibilità di utilizzare in italiano metri di stile greco e
latino, come fatto da lui nei cori della Sofonisba, proposta che avrà grande
successo nei secoli a venire, specie nella poesia per musica e nel
melodramma. Discorre poi della tragedia, della commedia, dell'ecloga
teocritea e del poema omerico, i generi resuscitati dal mondo classico. A ogni
genere vengono date ovviamente le proprie regole tratte da Aristotele, cioè le
unità di tempo e di luogo, per la tragedia e la commedia, e le unità narrative,
per il poema epico. Vengono quindi stabilite le nette differenze fra il romanzo
cavalleresco e il poema epico. Mentre il romanzo cavalleresco narra una vicenda
fantastica costituita dall'intreccio di molte storie diverse (alcune delle
quali destinate a non chiudersi nel poema poiché non necessarie alla
conclusione generale della vicenda), nel poema epico, invece, la vicenda dovrà
essere di matrice storica e dovrà essere unitaria e conclusa: essa cioè dovrà
venire raccontata dall'inizio alla fine, e i pochi protagonisti dovranno
ruotare tutti attorno ad essa, tutti per un solo scopo, e le loro vicende
dovranno venire concluse entro l'arco del poema, non lasciando nulla in
sospeso. Il genere epico, inoltre, secondo una caratteristica che gli diventerà
propria, viene dal Trissino investito di un alto valore morale e politico,
profondamente pedagogico, ignoto al romanzo, che lo trasformano in un percorso
di formazione morale e culturale. Per questi tre generi nuovi, il poeta
propone l'endecasillabo sciolto, corrispettivo moderno dell'esametro e del trimetro
giambico classici (vedi paragrafi sottostanti). Sul piano dello stile e
dei registri il poeta rimanda alle teorie dei greci Demetrio Falereo e di
Dionigi di Alicarnasso, che ponevano come vertice dello stile poetico
l'energia, cioè la capacità di rappresentare visivamente con le parole le cose
di cui s sta narrando, prerogativa, per il Trissino, dello stile di Omero e
Dante. Sempre dietro Demetrio e Dionigi, divide la lingua italiana in quattro
registri stilistici e non tre, come voluto dalla tradizione medievale e
bembesca (la cosiddetta rota Vergilii, secondo la quale esistono 3 registri
stilistici soltanto: quello basso, esemplificato dalle Bucoliche, quello medio
dalle Georgiche, e quello alto o tragico dell'Eneide). Questo veniva a
reimpostare daccapo i rapporti ormai consolidati fra genere letterario e
registro stilistico, e fu una novità che avrebbe causato non poco l'insuccesso
di un poeta il cui punto debole fu proprio lo stile. L'Italia liberata
dai Goti Dopo venti anni di silenzio dal 1529, il Trissino tornò in scena con
L'Italia liberata da' Gotthi, un vastissimo poema di endecasillabi sciolti in
27 canti, stampato nel 1547 (primi 9 canti) e nel 1548 (restanti 18), ma
iniziato intorno ai primi del secolo, nell'età di Papa Leone X. Esso è di fatto
il primo poema epico moderno e sarà destinato, come la Sofonisba, a inaugurare
un genere del tutto nuovo, in dichiarata antitesi alla tradizione
medievale del romanzo cavalleresco che in quegli anni stava sfondando con
Ludovico Ariosto. L'idea che soggiace alla composizione dell'opera è
illustrata nella famosa Dedica a Carlo V che precede il poema, dove il Trissino
dichiara di essersi ispirato ovviamente ad Aristotele e all'Iliade di Omero.
Con la guida di Omero e di Demetrio Falereo (e non di Dante, si noti), inoltre,
reclama l'uso di un volgare illustre che contempli l'inserimento di voci
dialettali, arcaiche o anche latine e greche, come infatti nel poema avviene.
Come detto più volte, inoltre, lo scopo del poema è 'ammaestrare l'imperatore',
non solo attraverso dei modelli cavallereschi, ma anche attraverso conoscenze
tecniche di architettura, arte militare e via di seguito. Il poema è
ligio, insomma, a quanto stabilito nella Poetica: la trama è tratta da un
accadimento storico cioè la guerra gotica tra l'imperatore bizantino
Giustiniano I e gli Ostrogoti che occuparono l'Italia (per la quale il poeta
segue lo storico bizantino Procopio di Cesarea), che viene raccontata
dall'inizio alla fine, e i (relativamente) pochi protagonisti ruotano attorno
ad essa. I personaggi, a loro volta, saranno specchio di altrettanti vizi e
virtù da correggere, in questa crociata che sarebbe anche un percorso di
formazione bellica e morale del suo lettore ideale, cioè Carlo V stesso.
Il poema, atteso da vent'anni dai dotti italiani, fu uno dei più clamorosi
fiaschi della storia letteraria italiana, come noto, anche se ebbe un impatto
profondissimo. Critiche violente vennero da Giambattista Giraldi Cinzio (che ne
parla nei suoi Romanzi) e da Francesco Bolognetti, ma non solo. I quali
derisero il poema per la sua imitazione pedissequa dei valori dell'eroismo
classico (grandezza e generosità d'animo, nobiltà e gloria), per l'attenzione
estrema alla corretta applicazione delle regole aristoteliche, più che alla
fluidità della narrazione o al dare un rilievo psicologico ai personaggi,
assolutamente frontali. Inoltre, la ripresa parola per parola del modello
omerico (ma in generale di tutte le moltissime fonti tradotte dal poeta) fu
ritenuta noiosa, e la solennità dell'argomento venne a scontrarsi con la
prosaicità dello stile trissiniano, del metro senza rima costruito in maniera
formulare (come quello di Omero ovviamente) che rende il dettato fiacco e
stereotipato. I lunghi intervalli eruditi, inoltre, in cui il poeta si dilunga
nelle descrizioni degli accampamenti, dei monumenti della Roma medievale, di
città, architetture, armature, eserciti, giardini, mappe geografiche
dell'Italia, precetti morali, massime e apologhi eruditi e via di seguito,
soffocano la narrazione epica (nella prima edizione il poema è addirittura
corredato da tre cartine geografiche) e rendono il poema di difficile
lettura. Ciò non toglie, tuttavia, che l'Italia liberata abbia un posto
di rilievo nella letteratura: la visione di un mondo superiore di eroi solenni
e composti nella dignità del loro ideale e della loro missione, tipicamente
aristocratici, anticipava le preoccupazioni morali della Controriforma. Sarà proprio alla fine del secolo, infatti,
che il poema trissiniano avrà la sua fortuna, col Tasso ma non solo. “I
simillimi” sono l'ultima opera stampata dal poeta e i modelli sono indicati da
lui stesso nella dedica a Farnese: Aristofane e la Commedia antica -- Menandro
è stato riscoperto solo nel Novecento) -- sul modello della quale il Trissino
ha fornito la favola dei cori (con l'appoggio anche dell'Arte poetica di
Orazio) ma non del prologo. Dichiarata è anche l'ascendenza da Plauto
(essenzialmente i Menecmi). Il testo è costruito in versi sciolti, ovviamente,
mentre i cori sono costituiti anche da settenari e sono rimati.Le opere
linguistiche Frontespizio del Castellano di Giangiorgio Trissino, stampato
con lettere aggiunte all'alfabeto italiano da quello greco I testi
linguistici del Trissino sono essenzialmente quattro: l'Epistola, Castellano,
Dubbi, Grammatichetta, oltre, ovviamente la Poetica. Accese discussioni
suscita il suo esordio letterario, cioè la proposta di ri-formare l'alfabeto classico
italiano, di radice latina – Lazio -- contenute nell' “Ɛpistola del Trissinω”
delle lettere nuωvamente aggiunte nella lingua italiana”, dove suggerisce
l'adozione di grafia dell’abecedario di vocali e consonanti della fonologia
greca al fine di “dis-ambiguare” un segno diversi resi allora, e ancor oggi,
con il medesimo segno grafico: e e o aperte (“ε” ed “ω”) e chiuse, z sorda e “z”
sonora (“ζ”) – “Speranζa” -- nonché la distinzione dell’“i” e dell’ “u” con
valore di vocale (i, u), o di consonante (j, v). Ri-propone questa idea
(sebbene ricorrendo a segni diverse) anche l'accademico della Crusca
(cruschense) Salvini, sempre senza successo. Accolta fu nei secoli a
venire, invece, la sua proposta di utilizzare la “z” al posto della “t” nelle
vocaboli latini che finiscono in “-tione” (implicatione > “implicazione” -- oratione
> orazione) e di distinguere sistematicamente il segno “u” dal signo “v”
(uita > “vita”) I punti principali
dell'abecedario riformato sono i seguenti: carattere fonema Distinto da Pronuncia
“Ɛ”, “ε”; E aperta [ɛ] E e E chiusa [e] “Ω” “ω” O aperta [ɔ] O o O chiusa [o] V
v V con valore di consonante [v] U u U con valore di vocale [u] J j con valore
di consonante J [j] I iI con valore di vocale [i] “Ӡ” “SPERANӠA” “ç” – Sperança
-- Z sonora [dz] Z z Z sorda [ts] . Tali idee vengono confermate. Nel
Castellano, ipropone il modello di una lingua cortigiana-italiana formata dagli
elementi comuni a tutte le parlate dei letterati della Penisola, non solo nel
lessico ma anche al livello della fonetica (visibile ormai grazie al suo
abecedario ri-formato). La sua teoria si appoggia ad Omero e soprattutto alla
sua traduzione del “De vulgari eloquentia”, e vede amplificata nella “Poetica”,
in riferimento a tutti i generi letterari, ed e illustrata materialmente nella
sua Grammatichetta messa a disposizione da Trissino stesso e i Dubbi
grammaticali. Alla sua tesi si dimostrano particolarmente ostili i toscani,
ovviamente, visto che Aligheri stesso asserisce nel trattato che il toscano non
è il volgare illustre. Tra di essi spicca il Machiavelli, come accennato, che
compose un “Dialogo sulla lingua” nel quale reclama la specificità del
fiorentino in opposizione a Bembo e anche a Trissino, che nella grammatica di
base parte sempre dalla lingua letteraria, anche perché l'unica in grado di
assicurare a livelli profondi una similarità fra i vari parlari italiani. Un
esempio: se nel toscano di Poliziano è normale usare “lui” in funzione di
soggetto, Bembo invece rispolvera “egli” e lo stesso fa Trissino. Machiavelli,
invece, difende l'uso di “lui”, normale a Firenze. La riforma trissiniana dei
segni dell’abecedario italiano, applicata sistematicamente da lui in tutti i
suoi saggi (anche negli appunti!), è un prezioso documento delle differenze di
pronuncia tra il tosco toscano e la lingua cortigiana, fra la lingua letteraria
e la corretta pronounia Nordica (e vicentino) perché applica i propri criteri
nel pubblicare i suoi saggi o nell'interpretare alcuni segni del toscano. La
conseguente maggior difficoltà non favoresce la diffusione della sua filosofia
e porta diverse critiche da parte dei filosofi suoi contemporanei. Sebbene
sia noto come esegeta aristotelico, il Trissino si era formato, invece, sul
finire del Quattrocento e nei primi del Cinquecento nelle capitali culturali
italiane sature di cultura neoplatonica e mistica: non ci riferiamo solo agli
anni a Milano presso il Calcondila (amico di Marsilio Ficino) o a Ferrara
presso il Leoniceno, ma soprattutto a quelli trascorsi agli Orti Oricellari
fiorentini e nella Roma di Leone X, figlio di Lorenzo de' Medici. Importanti
sono i due ritratti che ci vengono lasciati da due contemporanei. Il primo è il
quello di Giovanni di Bernardo Rucellai, che nel poemetto in versi sciolti Le
api, dopo aver discusso dell’armonia cosmica e della dottrina
ermetico-platonica dell’Anima Mundi, specifica ai vv. 698-704: «Questo sì bello
e sì alto pensiero / tu primamente rivocasti in luce / come in cospetto degli
umani ingegni Trissino, con tua chiara e viva voce, tu primo i gran supplicii d’Acheronte
ponesti sotto i ben fondati piedi / scacciando la ignoranza dei mortali».
Insomma il Trissino viene riconosciuto come un interprete del pensiero
platonico e, si direbbe, democriteo. Il secondo, invece, riguarda le
esposizioni rilasciate al'Inquisizione, dopo la morte del poeta, da parte del
Checcozzi, il quale dichiara che il Trissino «faceva discendere le anime umane
dalle stelle ne’ corpi e diede a divedere come i passaggi di quelle di pianeta
in pianeta fossero stimate altrettante morti e dicesse essere pene infernali
non le retribuzioni della vita futura ma le passioni e i vizi» (in B. Morsolin,
Giangiorgio Trissino. Monografia di un gentiluomo letterato del secolo XVI ,
Firenze, Le Monnier). A questo si aggiungano ancora la ripetuta ammissione di
credere nella salvezza per sola Grazia (Morsolin, confermata nell'Epistola a
Marcantonio da Mula), cioè di essere a rigore un luterano, e la lunga
requisitoria contro il clero corrotto contenuta contenuta nell'Italia liberata,
requisitoria che però, come rilevato da Maurizio Vitale (in L'omerida italico:
Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi»,
Istituto Veneto di Scienze ed Arti, ), non figura in tutte le stampe del poema
ma solo in quelle indirizzate forse in Germania. Anche il Trissino,
quindi, auspicava un riordino interno della Chiesa e una sua restaurazione
morale, in linea con il generale movimento di riforma che scoppio' nel
Rinascimento, con Lutero, Erasmo etc.... senza per questo farne un luterano in
senso stretto. Il Trissino, insomma, è un tipico esponente della tradizione
religiosa pretridentina, in cui il fervido sostegno alla Chiesa romana e la
vicinanza coi papi non escludono forti iniezioni di pensiero neoplatonico e
neopitagorico, di stoicismo e di astrologia, di tradizione bizantina e
millenarismo, in cui Erasmo da Rotterdam, Martin Lutero, Agrippa von
Nettesheim, Giovanni Pico della Mirandola, Marsilio Ficino si fondono in una
forma religiosa eclettica e ancora tollerata prima dell'apertura del Concilio
di Trento. Le persecuzioni inizieranno dopo la morte del poeta, e vi verrà
coinvolto, invece, il figlio Giulio, vicino al calvinismo, che subirà
l'Inquisizione. Il poema del Trissino, una vera enciclopedia dello
scibile, è molto interessante a riguardo, e queste venature di pensiero
religioso inquiete ed eclettiche sono evidenti in maniera palese: si ricordino
i famosi angeli del poema che portano nomi di divinità pagane (Palladio,
Onerio, Venereo etc...) e che non sono altro che allegorie delle facoltà umane
o delle potenze naturali (Nettunio, angelo delle acque, ad esempio, o Vulcano
come metonimia del fuoco) come indicato nel De Daemonius di Michele Psello e
nel pensiero neoplatonico. Fu questo uno dei punti più bersagliati dai critici
contro il poeta, per primo, ancora una volta, Giambattista Giraldi
Cinzio. Il rapporto con Palladio Di Andrea Palladio, Trissino curò
soprattutto la formazione di architetto inteso come "umanista".
Questa concezione risulta alquanto insolita in quell'epoca, nella quale
all'architetto era demandato un compito preminentemente di tecnico
specializzato. Non si può capire la formazione umanistica e di tecnico
specializzato della costruzione dell'architetto Andrea della Gondola, senza
l'intuito, l'aiuto e la protezione di Giangiorgio Trissino. È lui a credere nel
giovane lapicida che lavora in modo diverso e che aspira a una innovazione
totale nel realizzare le tante opere. Trissino gli cambierà il nome in
"Palladio", come l'angelo liberatore e vittorioso presente nel suo poema
L'Italia liberata dai Goti[27]. Secondo la tradizione, l'incontro tra il
Trissino e il futuro Palladio avvenne nel cantiere della villa di Cricoli,
nella zona nord fuori della città di Vicenza, che in quegli anni sta per essere
ristrutturata secondo i canoni dell'architettura classica. La passione per
l'arte e la cultura in senso totale sono alla base di questo scambio di idee ed
esperienze che si rivelerà fondamentale per la preziosa collaborazione tra i
due "grandi". Da lì avrà inizio la grande trasformazione dell'allievo
di Girolamo Pittoni e Giacomo da Porlezza nel celebrato Andrea Palladio. Sarà
proprio Giangiorgio Trissino a condurlo a Roma nei suoi viaggi di formazione a
contatto con il mondo classico e ad avviare il futuro genio dell'architettura a
raggiungere le vette più ardite di un'innovazione a livello mondiale,
riconosciuta ed apprezzata ancora oggi. Il sistema letterario inventato dal
Trissino non fu il solo tentativo di preservare un rapporto diretto con la
cultura classica (in special modo greca), con Dante e con l'umanesimo del
Quattrocento, che il sistema bembiano escludeva. Molti altri poeti
condividevano le sue idee, infatti, come Antonio Brocardo, Bernardo Tasso,
anche loro intenti a inventare nuovi metri su imitazione dei classici.
Tuttavia, se si eccettua forse Sperone Speroni, il Trissino fu uno dei
pochi che strutturò nella sua Poetica un sistema letterario totale,
onnicomprensivo, aristotelico in senso pieno, dove ogni genere è regolato in
maniera specifica; e questo gli permetterà di essere un punto di riferimento
privilegiato nei secoli a venire. Bisognerà fare a questo punto una
distinzione essenziale fra le opere del Trissino e le sue teorie letterarie. Le
opere poetiche, forse con la sola eccezione della Sofonisba e delle Rime, sono
notoriamente brutte: lo stile è fiacco e prosaico e la narrazione dispersa in
mille meandri eruditi, ragione per cui furono conosciute da tutti, lette e
ammirate, ma non apprezzate né imitate dal punto di vista stilistico:
l'invenzione del verso sciolto, che sarà centrale nella storia letteraria
europea, infatti, non era destinata a fiorire con lui ma solo alla fine del
secolo perché venisse accettata entro un poema di genere e di stile alto come
quello epico. Le sue teorie invece, trovarono un successo secolare, non solo in
Italia ma in molti paesi europei specie nel Settecento, con la nuova moda del
classicismo. Questo specie per quel che riguarda i due generi principali del
mondo antico, la tragedia e l'epica, e con essi anche il verso sciolto.
Italia In Italia si può dire che il Trissino ebbe grande fortuna col verso
sciolto e col poema epico, ma minore col teatro tragico. La Sofonisba, quando
uscì, non era in Italia l'unica tragedia di imitazione greca, anche se era la
prima: vi erano, infatti, anche quelle di Giovanni di Bernardo Rucellai,
composte sempre agli Orti Oricellari. Ma la tragedia ispirata ai modelli greci
non trovò terreno in Italia e fu soppiantata presto, già a metà del secolo, da
quella 'alla latina', senecana (cioè piena di fantasmi, conflitti, colpi di
scena e sangue, shakespeariana insomma), riportata in auge a Ferrara dalle
Orbecche di Giambattista Giraldi Cinzio; una linea di gusto che, alla fine del
Cinquecento e nel Seicento, si sposerà in pieno col teatro gesuita, di ispirazione
anche esso stoica e senecana. Non così nell'epica e nel verso sciolto. Il
poema del Trissino è nominato infatti da tutti i principali autori epici
dell'epoca (e spesso in mala fede), da Bernardo Tasso (intento anche lui alla
realizzazione del poema Amadigi, che nella prima stesura era in versi sciolti)
e Giambattista Giraldi Cinzio (che compose contro l'Italia liberata il volume
Dei romanzi), Francesco Bolognetti e via via fino a Torquato Tasso.
Quest'ultimo parla spesso dell'Italia liberata nei Discorsi del poema eroico e,
sebbene ne rilevi i limiti, la tiene presente chiaramente come modello teorico
e anche in molti passaggi della Gerusalemme liberata (fra cui la famosa morte
di Clorinda, ripresa da quella dell'amazzone Nicandra, ad esempio). Vale la
pena specificare che il titolo di Gerusalemme liberata, infatti, non fu deciso
dal Tasso (che nei Discorsi chiama sempre il suo poema Goffredo), ma dallo
stampatore Angelo Ingegneri, che doveva aver notato la somiglianza dell'opera
tassiana col poema trissiniano. Mentre nel Rinascimento i critici
iniziavano a discutere dei rapporti fra poesia epica e romanzo cavalleresco, si
assiste a un lento processo di 'acclimatazione' del verso sciolto nei poemi
narrativi. Dapprima viene usato nei generi minori, come le ecloghe pastorali, i
poemetti georgici, gli idilli o le traduzioni, ma alla fine del secolo sarà
impiegato in opere imponenti come l'Eneide di Caro, o nel poema sacro del Mondo
creato del Tasso, o nello stile fastoso dello Stato rustico (1606) di Giovanni
Vincenzo Imperiale o quello classico di Chiabrera in pieno Barocco. Anzi, proprio il Chiabrera
(non a caso allievo di Speroni) si può dire che sia il grande erede del
Trissino, animato come lui dal desiderio di riformare la metrica e di ricreare
i generi letterari sui modelli classici. La Poetica è citata dal Chiabrera in
punti importanti, sia in difesa del verso sciolto, sia dei generi metrici non
bembeschi o nuovi, sia, implicitamente, nella ripresa del mito di Dante e di
Omero (cfr. il paragrafo apposito in Chiabrera). Il Trissino ebbe ancora
fortuna anche nel XVIII secolo, con l'edizione in due volumi Scipione Maffei di
Tutte le opere (Verona, Vallarsi, ancora oggi punto di riferimento
indispensabile), e con nove tragedie intitolate Sofonisba, una delle quali
d’Alfieri. Grande fu l'influenza anche nel melodramma: si contano ben
quattordici Sofonisba fra il 1708 e il 1843, una delle quali di Gluck e uno di Caldara.
Ma a parte la fortuna della Sofonisba, considerando che la riforma poetica dell'Accademia
dell'Arcadia si ispira dichiaratamente alla poesia e alla metrica del
Chiabrera, possiamo dire che il Trissino sia stato uno dei fondatori della
poesia arcadica e capostipite di una tradizione letteraria, anche quella del
melodramma settecentesco. Non a caso è uno degli autori più presenti nella
ragion poetica di Gravina, maestro del giovane Pietro Metastasio, la cui prima
opera sarà la tragedia Giustino, una riproposizione quasi parola per parola del
III canto dell'Italia liberata dove si narrano gli amori di Giustino e di
Sofia. PCastelli dedica la poeta una intera monografia (La vita di
Giovangiorgio Trissino oratore e poeta). Si può dire, quindi, che non solo
nell'epica il Trissino abbia avuto fortuna, ma anche nel teatro italiano, anche
se nelle forme del melodramma e non quelle della tragedia, come tipico della
tradizione italiana. Questo grazie, soprattutto, alla mediazione del Chiabrera,
che seppe rendere le forme metriche del Trissino (prima fra tutte il verso
sciolto) di insuperabile eleganza. Nell'Ottocento si ricordino l'Iliade
di Vincenzo Monti e l'Odissea di Ippolito Pindemonte, che proseguono la grande
storia del verso sciolto nella traduzione italiana, e le considerazioni di tre
grandi scrittori. Il primo è Manzoni che, meditando sul romanzo storico,
rifletté anche sui rapporti fra creazione poetica e verosimiglianza storica
date da Aristotele nello scritto Del romanzo storico e, in genere, de’
componimenti misti di storia e d’invenzione. Il secondo è il Giosuè Carducci
che stronco' il poema ne I poemi minori del Tasso (in L’Ariosto e il Tasso) e
il terzo è Bernardo Morsolin che compose la biografia del poeta (Giangiorgio
Trissino o monografia di un letterato) che ancora oggi è indispensabile.Francia
In Francia, invece, si assiste in un certo senso alla situazione opposta e le
teorie del Trissino trovarono vasta eco più nel teatro che nel poema epico,
questo anche perché in generale il teatro classico francese ha sempre
prediletto i modelli greci ai latini e il teatro, in genere, al melodramma. Nel
teatro francese l'influenza della Sofonisba sarà forte: la prima
rappresentazione documentata in francese è del 1554 nel castello di Blois,
davanti alla corte della regina, Caterina de' Medici, non a caso una
fiorentina[29]. La corte di Francia era già abituata d'altronde alla poesia
italiana di stile classico da almeno trent'anni, dopo il soggiorno presso
Francesco I di Francia di Luigi Alamanni. Da qui in poi si conteranno otto
Sofonisba fino alla fine del Settecento, una delle quali di Pierre Corneille.
Non così invece nell'epica, genere che in Francia trovò poco seguito, e nel
verso sciolto, che non si acclimatò mai nella poesia francese, poco adatta per
suo ritmo naturale a un verso senza rima. Il Voltaire, che amava l'Ariosto,
ricorda l'Italia liberata nel suo Saggio sulla poesia epica più che altro per
rilevare le pecche del poema. In Inghilterra si ricorda la fortuna del
verso sciolto (blank verse) a partire dal XVII secolo, che avrà la sua
consacrazione nel Paradiso perduto di Milton, e le lodi tributate al Trissino
da Pope nel prologo alla Sofonisba di Thomson. In Germania si ricordano tre Sofonisba.
Anche Goethe possede una copia delle Rime trissiniane Opere: “Sofonisba, tragedia
Ɛpistola del Trissino de le lettere nuωvamente aggiunte ne la lingua Italiana;
De vulgari eloquentia di Alighieri; traduzione Il castellano, dialogo: Daelli;
Poetica; Dubbi grammaticali; Grammatichetta; L'Italia liberata dai Goti, poema
epico I simillimi, commedia Galleria d'immagini Gian Giorgio
Trissinoincisione da Tutte le opere non più pubblicate di Giovan Giorgio
Trissino, Miniatura di Gian Giorgio Trissino. Gian Giorgio Trissino,
incisione da Castelli La vita di Giovangiorgio Trissino, Targa a Trissino, in
piazza Gian Giorgio Trissino. Targa posta sulla casa natale di Gian
Giorgio Trissino, in corso Fogazzaro 15 a Vicenza, opera di Bartolomeo
Bongiovanni.Medaglione posto nel salone di Palazzo Venturi Ginori, a Firenze,
raffigurante Giovan Giorgio Trissino, membro dell'Accademia Neoplatonica che lì
ebbe sede. Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un
letterato del secolo XVI, Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio
Trissino. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato
del secolo XVI,Margaret Binotto, La chiesa e il convento dei santi Filippo e
Giacomo a Vicenza, 1981, nota 49.
Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, pag
4. Bernardo Morsolin, Giangiorgio
Trissino o Monografia di un letterato. L'incisione recita: DEMETRIO CHALCONDYLÆ
ATHENIENSIIN STUDIIS LITERARUM GRÆCARUMEMINENTISSIMOQUI VIXIT ANNOS LXXVII
MENS. VET OBIIT ANNO CHRISTI MDXIJOANNES GEORGIUS TRISSINUS GASP.
FILIUSPRÆCEPTORI OPTIMO ET SANCTISSIMOPOSUIT. Pierfilippo Castelli, La Vita di
Giovan Giorgio Trissino, ernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di
un letterato; Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un
letterato del secolo XVI, Giambattista Nicolini, Vita di Giangiorgio Trissino, Nell'originale
sofocleo "τὸ δὲ ζητούμενον ἁλωτόν", letteralmente "ciò che si
cerca, si può cogliere". Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,
1878, pag 198. Pierfilippo Castelli, La
vita di Giovan Giorgio Trissino, Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan
Giorgio Trissino, 1753, pag 43. Antonio
Magrini, Reminiscenze Vicentine della Casa di Savoia, 1869, pagg 17-18. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o
Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 190. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o
Monografia di un letterato del secolo XVI, 1878, pag 196. Silvestro Castellini, Storia della città di
Vicenza...Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, nota
a pag 48 Bernardo Morsolin, Giangiorgio
Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1Come i saggi di Lucien
Faggion ricordano, per preservare il patrimonio famigliare non era inusuale
sposare cugini di altri rami della medesima famiglia. La decisione di scegliere Ciro come proprio
erede ebbe ripercussioni drammatiche per diverso tempo. Oltre al trascinarsi
della causa civile intentata da Giulio al padre e a Ciro, nacque una vera e
propria faida tra i discendenti Trissino dal Vello d'Oro e i parenti del ramo
dei Trissino più prossimo alla prima moglie, Giovanna. Le voci che fecero risalire
a Ciro la denuncia anonima alla Santa Inquisizione delle simpatie protestanti
di Giulio nel 1573, spinsero Giulio Cesare, nipote di Giovanna, a uccidere Ciro
a Cornedo nel 1576, davanti a Marcantonio, uno dei suoi figli. Quest'ultimo
decise di vendicare il padre, accoltellando a morte Giulio Cesare che usciva
dalla cattedrale di Vicenza il venerdì santo del 1583. Nel 1588 Ranuccio
Trissino, altro avversario dei Trissino dal Vello d'Oro, s'introdusse nella
casa di Pompeo, primogenito di Ciro, e ne uccise la moglie, Isabella Bissari, e
il figlioletto Marcantonio, nato da poco. Si vedano al proposito vari saggi
sull'argomento di Lucien Faggion, tra cui Les femmes, la famille et le devoir
de mémoire: les Trissino aux XVIe et XVIIe siècles. Nel 1537 il Trissino dovette affrontare una
causa civile intentatagli dai Valmarana: negli ultimi decenni ProfessoreAlvise
di Paolo Valmarana perse villa e tenuta, giocandosele col patrizio Orso Badoer,
che rivendette la proprietà a Gaspare Trissino il 25 maggio 1482. Gli eredi
Valmarana tentarono di riprendersela ipotizzando un vizio all'origine, ma il
tribunale diede ragione ai diritti del Trissino. Si veda Lucien Faggion,
Justice civile, témoins et mémoire aristocratique: les Trissino, les Valmarana
et Cricoli au XVIe siècle, . Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, voce
Trissino nel sito Treccani L'Enciclopedia Italiana. Paolo D'Achille, Trissino, Giangiorgio, in
L'Enciclopedia dell'Italiano.
"Palladio" è anche un riferimento indiretto alla mitologia
greca: Pallade Atena era la dea della sapienza, particolarmente della saggezza,
della tessitura, delle arti e, presumibilmente, degli aspetti più nobili della
guerra; Pallade, a sua volta, è un'ambigua figura mitologica, talvolta maschio
talvolta femmina che, al di fuori della sua relazione con la dea, è citata
soltanto nell'Eneide di Virgilio. Ma è stata avanzata anche l'ipotesi che il
nome possa avere un'origine numerologica che rimanda al nome di Vitruvio, vedi
Paolo Portoghesi , La mano di Palladio, Torino, Allemandi, 2 Dal volantino
della mostra (18 aprile10 maggio 2009) dedicata a Giangiorgio Trissino a
Trissino, in occasione del 600º anniversario della promulgazione dello Statuto
del Comune del 1409, organizzata dalla Provincia di Vicenza, Comune di Trissino
e Pro Loco di Trissino. Leopoldo
Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo
di Canova, Giachetti, Losanna, 1824. Sull'autore in generale si vedano almeno
tre testi fondamentali: Pierfilippo Castelli, La vita di Giovangiorgio
Trissino, oratore e poeta, ed. Giovanni Radici, Venezia, 1753. Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato del secolo XVI, Firenze,
Le Monnier, Atti del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, Vicenza); N. Pozza,
Vicenza, Neri Pozza, Sulla Sofonisba: Ettore Bonora La
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nel primo Cinquecento, Napoli, Liguori, I. Pagani, La teoria linguistica di
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la fortuna del De vulgari Eloquentia nel primo Cinquecento: Bembo e Barbieri, «Aevum»,
E. Pistoiesi: Con Dante attraverso il Cinquecento: Il De vulgari eloquentia e
la questione della lingua, «Rinascimento», Per le trafile del codice dantesco
posseduto dal Trissino, oggi alla Biblioteca Trivulziana di Milano, cfr.
l'introduzione diRàjna alla sua edizione del De Vulgari Eloquentia (Firenze, Le
Monnier) e G. Padoan, Vicende veneziane del codice Trivulziano del “De vulgari
eloquentia”, in Dante e la cultura veneta, Atti del convegno di studi della
fondazione “Giorgio Cini”, Venezia-Padova-Verona, V. Branca e G. Padoan, Firenze,
Olschki, Tutti i testi del Trissino si rileggono nei due volumi intitolati
Tutte le opere Scipione Maffei (Verona, Vallarsi, 1729), che non riproducono
però l'alfabeto inventato riformato. Alcuni testi hanno avuto delle edizioni
moderne: La Poetica si rilegge nei Trattati di poetica e di retorica del
Cinquecento B. Weinberg, Bari, Laterza, Il testo è riprodotto con l'alfabeto
inventato dal Trissino. Scritti linguistici, A. Castelvecchi, Roma, Salerno
(che contiene la Epistola delle lettere nuovamente aggiunte, Il Castellano, i
Dubbii grammaticali e la Grammatichetta). I testi sono riprodotti con
l'alfabeto inventato dal Trissino. La Sofonisba è stata curata da R. Cremante,
nel Teatro del Cinquecento, Napoli, Ricciardi, Il testo è riprodotto con
l'alfabeto inventato dal Trissino ed è dotato di un vasto commento e
introduzione. La traduzione del De vulgari eloquentia si può leggere in D.
Alighieri, Opere, F. Chiappelli, nella collana “I classici italiani”, G. Getto,
Milano, Mursia, oppure, assieme al testo latino, nel 2 tomo dell’Opera Omnia
curata da Scipione Maffei (vedi sotto). Per l'Italia liberata dai Goti e per I
Simillimi si deve ricorrere, invece, alle prime edizioni o all'edizione del
Maffei o alle ristampe sette-ottocentesche. Per l'elenco completo di tutte le
stampe, ristampe, studi ed edizioni sul Trissino vedi Alessandro Corrieri ,
Giangiorgio Trissino. , consultabile (aggiornata al 2 settembre )
presso//nuovorinascimento.org/cinquecento/trissino.pdf. Andrea Palladio Trissino (famiglia). TreccaniEnciclopedie
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Troilo (Perano). Filosofo. Insegnante di filosofia teoretica a
Palermo e a Padova. Divenne socio nazionale dei Lincei. Partito dal positivismo
del suo tutore Ardigò, pervenne a una sorta di metafisica, da lui chiamata
realismo assoluto, che richiama il panteismo di Bruno e di Spinoza. L'essere
eterno infinito, tutt'uno con lo spirito assoluto, è il presupposto e il
principio unificatore degli esseri relativi. Trascendente e indeterminato,
l'essere si immanentizza e si determina nella realtà e negli individui,
oggettivandosi di fronte ai soggetti come assolutamente altro da questi. Opere: “Il misticismo”; Idee e ideali del positivism,
La filosofia di G. Bruno”; “Il positivismo e i diritti dello spirito”; “Figure
e studi di storia della filosofia”; “Lo spirito della filosofia”; “Le ragioni
della trascendenza o del realismo assoluto”. Sito della Società Filosofica
ItalianaSezione di Sulmona, riferimenti in Garin, Cronache di filosofia
italiana 1900-1960, Laterza, Roma-BariPra F. Minazzi, Ragione e storia. Mezzo
secolo di filosofia italiana, Rusconi, Milano, Cappelli, L'orizzonte filosofico
di Erminio Troilo. Idealismo e Positivismo nella prima metà Professore Pra. Dizionario
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e nel sito della Società Filosofica ItalianaSezione
di Sulmona "Giuseppe Capograssi". Troilo. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Troilo” – The Swimming-Pool Library.
Tronti (Roma). Senatore della
Repubblica Italiana LegislatureXI e XVII Gruppo parlamentare PDS (XI), PD
(XVII) Coalizione Italia. Bene Comune (XVII) Circoscrizione Lazio (XI)
Lombardia (XVII) Incarichi parlamentari Membro della Commissione permanente
Affari esteri ed emigrazione Sito istituzionale Dati generali Partito
politicoPartito Comunista Italiano (Fino al 1991), Partito Democratico della
Sinistra (1991-1998), Democratici di Sinistra (1998-2007), Partito Democratico.
Professione Docente universitario. Filosofo. Considerato uno dei principali
fondatori ed esponenti del marxismo operaista teorico degli anni
sessanta. Docente per trent'anni presso l'Siena, vive a Roma. Militante
del Partito Comunista Italiano durante gli anni cinquanta, fu con Raniero
Panzieri tra i fondatori della rivista Quaderni Rossi, da cui si separò nel
1963 per fondare la rivista Classe operaia, della quale fu il direttore. Questo
percorso lo portò ad allontanarsi dal PCI, pur senza mai uscirne formalmente, e
ad animare l'esperienza radicale dell'operaismo. Tale esperienza, che va
considerata per molti versi la matrice della nuova sinistra degli anni
sessanta, si caratterizzava per il fatto di mettere in discussione le
tradizionali organizzazioni del movimento operaio (partito e sindacato) e di
collegarsi direttamente, senza intermediazioni, alla classe in sé e alle lotte
di fabbrica. Influenzato filosoficamente dall'opera di Volpe, che lo
aveva portato ad allontanarsi dal pensiero di Gramsci, o almeno dalla sua
versione ufficiale promossa dal PCI togliattiano, Tronti si dedicò come
studioso alla formulazione di un pensiero politico che, fondendo la teoria con
la prassi, rinnovasse il marxismo tradizionale e contribuisse a riaprire la
strada rivoluzionaria in Occidente. Di fronte all'irruzione dell'operaio-massa
sulla scena delle società occidentali, l'operaismo di Tronti seppe proporre
un'analisi moderna delle relazioni di classe e soprattutto mettere l'accento
sul fattore soggettivo, rivendicando la centralità politica della classe. Le
sue idee, debitrici anche della visione di Ernst Jünger (v.
"L'operaio"), trovarono una sistemazione nel 1966, con la
pubblicazione di Operai e capitale, un libro di forte impatto letterario (è
stato inserito tra le 2250 opere del Dizionario delle opere della Letteratura
Italiana Einaudi), che eserciterà un'influenza notevole sulla contestazione
giovanile e più in generale sull'ondata di mobilitazione che ebbe inizio negli
anni immediatamente successivi. Fu proprio la sconfitta della spontaneità
operaia e dell'ondata di mobilitazione, colta anticipatamente da Tronti e non
invece da altri operaisti come Toni Negri (di qui la rottura tra loro) a
indurlo a spostare la sua riflessione sul "problema del politico",
ovvero della direzione e della mediazione politica. Ebbe inizio da qui la
teorizzazione trontiana dell'"autonomia del politico", cioè la
ricerca di una teoria politica realista che, in un'originale commistione di
Karl Marx e Carl Schmitt, fosse capace di colmare i limiti della soggettività
sociale. Si trattò di una fase più intellettuale che politica dell'esperienza
di Tronti, il quale si dedicò prevalentemente all'insegnamento (Filosofia
morale e poi Filosofia politica) presso l'ateneo senese e all'attività
pubblicistica, fondando tra l'altro nel 1981 l'influente rivista Laboratorio
politico. Riavvicinatosi al PCI di Enrico Berlinguer, in questo periodo Tronti
fu finalmente riabilitato dal gruppo dirigente del partito, entrando a far
parte più volte del Comitato centrale. Eletto al Senato della Repubblica
(XI legislatura) nelle liste del Partito Democratico della Sinistra, fu membro
della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali. Negli anni successivi, non avendo condiviso le
trasformazioni post-comuniste del partito, e dopo aver lasciato la docenza
universitaria, la sua riflessione filosofica ha assunto toni pessimistici,
concentrandosi sulla fine della politica moderna e sulla critica della
democrazia. -- è stato presidente della
Fondazione CRS (Centro per la Riforma dello Stato)Archivio Pietro Ingrao.
Alle elezioni del è stato di nuovo
eletto al Senato (XVII legislatura) nelle liste del Partito Democratico per la
Lombardia. Il 14 gennaio è tra i
31 parlamentari, soprattutto di area cattolica, del PD a firmare un emendamento
contro l'articolo 5 del disegno di legge Cirinnà riguardante l'adozione del
configlio. Curiosità Mario Tronti è parente di Renato Zero: è infatti il
figlio di Nicola Tronti, la cui sorella Renata è la nonna del cantautore.
Opere: “Operai e capitale” (Einaudi, Torino); “Hegel politico” (Istituto
dell'Enciclopedia italiana, Roma); “Sull'autonomia del politico” (Feltrinelli,
Milano); “Soggetti, crisi, potere (A. Piazzi e A. De Martinis), Cappelli,
Bologna); “Il tempo della politica” (Editori Riuniti, Roma); “Con le spalle al
futuro: per un altro dizionario politico” (Editori Riuniti, Roma); “Berlinguer:
il principe disarmato” (Sisifo, Roma); “La politica al tramonto” (Einaudi,
Torino); Cenni di Castella, Edizioni Cadmo, Fiesole, Teologia e politica al
crocevia della storia (con Massimo Cacciari), AlboVersorio, Milano); Passaggio
Obama. L'America, l'Europa, la Sinistra, Ediesse, La democrazia dei cittadini.
Dai cittadini per l'Ulivo al Partito Democratico, Ediesse, Non si può
accettare, Ediesse, Noi operaisti,
DeriveApprodi, Dall'estremo possibile,
Ediesse, Per la critica del presente,
Ediesse, Dello spirito libero. Frammenti
di vita e di pensiero, Il Saggiatore, Il
nano e il manichino. La teologia come lingua della politica, Castelvecchi, Il demone della politica. Antologia di
scritti (1958-), Il Mulino, Contributi,
curatele Tra materialismo dialettico e filosofia della prassi. Gramsci e
Labriola, in A. Caracciolo e G. Scalia , La città futura. Saggi sulla figura e
il pensiero di Antonio Gramsci, Feltrinelli, Milano, 1959; Scritti inediti di
economia politica di Marx, Editori Riuniti); “Hobbes e Cromwell in Stato e
rivoluzione in Inghilterra, Il Saggiatore, Milano); Operaismo e centralità operaia,
Editori Riuniti, Roma (con G. Napolitano, A. Accornero e M. Cacciari) Il
politico. Antologia di testi del pensiero politico. 1: Da Machiavelli a Cromwell,
Feltrinelli, Milano, Il politico. Antologia di testi del pensiero politico. 2:
Da Hobbes a Smith, Feltrinelli, Milano, Il destino dei partiti, Ediesse (con
Giuseppe Cotturri, F. Izzo) Rileggendo "La libertà comunista", in G.
Liguori , Galvano Della Volpe. Un altro marxismo, Edizioni Fahrenheit 451, Roma;
Classe operaia. Le identità: storia e prospettiva, Angeli, Milano); Per la
critica della democrazia politica, in M. Tari , Guerra e democrazia,
ManifestoLibri, Roma; Politica e destino, Sossella editore, Roma); con
contributi di sul pensiero di Tronti);
Finis Europae. Una catastrofe teologico-politica, Bibliopolis, Napoli 2008.
Note "Ne La politica al tramonto,
Einaudi); un capitolo porta il titolo «Karl und Carl», per sottolineare, anche
qui allusivamente, la necessità di completare Marx con Schmitt", Mario
Tronti, Autobiografia filosofica, in Storia della filosofia, 14, Filosofi
italiani contemporanei, Le Grandi Opere del Corriere della Sera, Bompiani,
Milano 2008 Archiviato il 3 dicembre in
. Mario Tronti / Deputati / Camera dei
deputati storico, su storia.camera. senatoScheda di attività Legislatura, su
senato. 15 gennaio . Unioni civili: i
numeri che mettono a rischio le adozioni gay, su Termometro Politico,
plus.google.com/+ termometro politico/. Unioni civili, 30 senatori Pd contro le
adozioni. E Gay pubblica la lista: "Scrivi al malpancista". Loro:
"Squadristi", su Il Fatto Quotidiano. Le piume, le fidanzate, lo zio
comunista. I 60 anni di R. Zero, Altri Mondi
Mario Alcaro, Dellavolpismo e nuova sinistra, Dedalo, Bari, Costanzo
Preve, La teoria in pezzi. La dissoluzione del paradigma teorico operaista in
Italia (Dedalo); R. Gobbi, Com'eri bella, classe operaia. Storia fatti e
misfatti dell'operaismo italiano, Longanesi, Milano, Rita di Leo, Per una
storia di Classe Operaia, in «Bailamme», S. Mezzadra, Operaismo, in R. Esposito
e C. Galli , Enciclopedia del pensiero politico. Autori, concetti, dottrine,
Laterza, Roma-Bari; Basso C., Gozzini C. e Sguazzino D. , delle opere e degli scritti. Dipartimento di
Filosofia-Università degli Studi di Siena, Siena; Alfonso Berardinelli, Stili
dell'estremismo. Critica del pensiero essenziale, Editori Riuniti, Roma, Maria
Turchetto, De l'ouvrier masse à l'entrepreneurialité commune: la trajectoire
déconcertante de l'opéraïsme italien, in J. Bidet e E. Kouvélakis ,
Dictionnaire Marx contemporain, PUF, Paris; F. Pozzi, G. Roggero, G. Borio,
Futuro anteriore: dai Quaderni rossi ai movimenti globali. Ricchezze e limiti
dell'operaismo italiano, DeriveApprodi, Roma, Steve Wright, L’assalto al cielo.
Per una storia dell’operaismo, Edizioni
Alegre, Roma (trad. Storming Heaven. Class Composition and Struggle in Italian
Autonomist Marxism, Pluto Press, London). Cristina Corradi, Storia dei marxismi
in Italia, Manifestolibri, Roma, F. Pozzi, G.Roggero, Guido Borio, Gli operaisti,
Derive Approdi, Roma, A. Peduzzi, Lo spirito della politica e il suo destino.
L'autonomia del politico, il suo tempo, Ediesse-Crs, Roma, Giuseppe Trotta e
Fabio Milana , L'operaismo degli anni Sessanta. Da «Quaderni rossi» a «classe
operaia», cd con la raccolta completa della rivista «classe operaia» DeriveApprodi, Roma); Peduzzi, A Cartagine
poscia io venniincubi sulla teoria marxista, Arduino Sacco editore, Roma, ;
Michele Filippini, Mario Tronti e l'operaismo politico degli anni Sessanta,
EuroPhilosophie, . Franco Milanesi, Nel Novecento, Storia, teoria, politica nel
pensiero (Mimesis, Milano); Abecedario (Carlo Formenti), Derive Approdi, Operaismo
Quaderni Rossi Classe operaia (rivista) Raniero Panzieri Toni Negri Massimo
Cacciari Pietro Ingrao Centro per la Riforma dello Stato. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su senato, Senato della
Repubblica. Mario Tronti, su Openpolis,
Associazione Openpolis. Registrazioni di
Mario Tronti, su RadioRadicale, Radio Radicale. Mario Tronti, su Internet Movie
Database, IMDb.com. Centro per la
Riforma dello Stato, su centroriformastato.org. "Storia e critica del
concetto di democrazia" (intervento di Tronti,disponibile anche in file
audio, su globalproject Sito web italiano per la filosofia: su lgxserver.uniba. Conricerca-Futuro
Anteriore, su alpcub.com. Class Against Class (con testi di Tronti in inglese),
su geocities.com. "Antagonism and Insurrection in Italian
'Operaismo'" (paper di A. Toscano) , su goldsmiths.ac.uk. "Lotta
contro gli idoli" (intervento di Tronti per Rai Educational, su emsf.rai. Michele
Smargiassi, Intervista a Mario Tronti: "La lotta di classe c'è
ancora", La Repubblica, Antonio Gnoli, Mario Tronti: "Sono uno
sconfitto, non un vinto. Abbiamo perso la guerra del '900", La Repubblica.
Mario Tronti. Tronti. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tronti” – The
Swimming-Pool Library.
Tulelli (Zagarise). Filosofo. Al cavaliere Paolo
Emilio Tulelli sono ad oggi intitolate una via nel Comune di Zagarise e una nel
Comune di Catanzaro nel quartiere Sant'Elia, una sala della Biblioteca comunale
Filippo De Nobili di Catanzaro dove l'amministrazione comunale della città di
Catanzaro e la pronipote del filosofo, giurista, scrittrice e presidente
dell'associazione culturale "Universo Minori" Rita Tulelli. Targa
commemorativa in suo onore, inoltre, posto davanti alla casa comunale di
Zagarise un busto che lo raffigura realizzato dal professore, scultore e
pittore Calveri. Busto Zagarise Busto di Paolo Emilio Tulelli, creato
dallo scultore Mario Calveri, installato davanti al Comune di Zagarise. Nacque
dal marchese Gaetano e Anna Gallelli. Appartenente ad una famiglia di nobili origini,
era un marchese, studia presso il Convento del Ritiro dei Filippini a Zagarise
e poi frequenta a Catanzaro il Real Liceo-Ginnasio e il Corso Teologico presso
il Pontificio Seminario Teologico Regionale San Pio X diventando
sacerdote. Visse a Napoli dove compì studi filosofici e nel 1855 aprì
nella stessa città una scuola privata dove insegnò per oltre vent’anni
filosofia morale ed estetica. La richiesta di poter istituire una scuola
privata fu inviata in data 11 settembre 1855 alle autorità competenti, le
quali, prima di concedere le relative autorizzazioni, chiesero al vescovo di
Catanzaro dettagliate notizie in merito alla condotta religiosa, morale e
politica del richiedente, la risposta inviata loro fu: «Elemento di condotta
soda, casta e onesta» Tra gli allievi della sua scuola molti furono
appartenenti a famiglie di alto rango sociale e tra questi è possibile
annoverare i figli del re Borbone che, in segno di stima, gli fecero dono di un
orologio da camera di manifattura francese opera dei fratelli Japis. Fu molto
amico di Luigi Settembrini, il quale lo citò nella sua opera "Lezioni di
letteratura italiana", gli trasmise l’amore per la filosofia e gli ideali
patriottici, fu allievo di Puoti e di Galluppi del quale studiò e diffuse il
pensiero, evidenziando il parallelismo con il pensiero dei Kant, così come
divulgò quello di altri filosofi meridionali, tra cui Giovanni Battista
Capasso, Tommaso Rossi e G. Masci. Nel 1860 Paolo Emilio Tulelli iniziò ad
insegnare filosofia forale all’Università degli Studi di Napoli Federico II
dietro l’impulso di Sanctis, anno in cui,
secondo Croce, iniziò un ventennio di vero splendore per l’ateneo napoletano.
Nello stesso anno cadde il Regno delle Due Sicilie e Paolo Emilio Tulelli,
favorevole alla formazione di uno stato unitario, portò avanti una battaglia a
livello morale e giuridico per l’abolizione della pena di morte che fino ad
allora era in vigore in tutti gli Stati d’Europa tranne il Granducato di
Toscana, la stessa sarà poi abolita con l'adozione del codice penale del Regno
d'Italia nel 1889, il cosiddetto Codice Zanardelli. La fine della dominazione
borbonica fu colta dal Tulelli come un’occasione di rinnovamento sociale e
morale ed egli instillò nei suoi insegnamenti la consapevolezza che il
rinnovamento politico dovesse essere accompagnato a quello morale, egli riscontrava
nella popolazione un’evidente scarsità intellettuale e un sentimento religioso
che si manifestava mediante pratiche di culto sempre più lontane dall’essere
ricche di valori spirituali e una società sempre più formalista, egli cercò di
contrastare questa tendenza in affinità al pensiero di Gioberti. E un
patriota e un cattolico liberale e la sua attività di pensatore fa si che la
sua notorietà e la sua reputazione crescessero, e inoltre un oppositore degli
hegeliani napoletani, e a capo degli oppositori degli Spaventiani e fu
rappresentante del movimento filosofico del quale nella prima metà dell'ottocento
fanno parte Galluppi, Colecchi, Cusani e Grazia. Sul suo valore si sono
pronunciati, fra gli altri, anche il Croce ed il Russo. Fu Socio
Ordinario delle seguenti Accademie: Accademia di Scienze Morali e
Politiche di Napoli Accademia Reale Pontaniana In relazione all'Accademia di
Scienze Morali e Politiche di Napoli, Tulelli e il senatore Enrico Pessina,
proposero nell'anno 1867, in qualità di soci dell'accademia, di collocare
nell'atrio dell'Università degli Studi di Napoli un busto in marmo raffigurante
Galluppi, l'opera fu realizzata dallo scultore napoletano Beniamino Calì e fu
inaugurata con una cerimonia a cui presero parte il rettore Paolo Emilio Imbriani,
dei rappresentanti e diversi studenti. Della stessa accademia oltre ad esserne
socio ne fu anche tesoriere come si evince dalla Gazzetta Ufficiale del Regno
d'Italia n cui è contenuta la rielezione per quell'anno alla suddetta carica (omissis)
S.M., sulla proposta del Ministro della Pubblica Istruzione, ha, con RR.
decreti fatte le nomine e disposizioni seguenti: (omissis) Tulelli Paolo
Emilio, socio della Società Reale di Napoli, approvata la sua rielezione a
tesoriere dell'Accademia di scienze morali e politiche della predetta Società;
(omissis) ". Fu Socio Corrispondente delle seguenti Accademie: Accademia
Cosentina Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e dei
Dafnici Fu membro dell’Istituto Americano di New York e della Società Storica
di Pennsylvania. Visse a Napoli fino al giorno della sua morte e nelle sue
ultime volontà traspare chiaramente un radicato e forte legame con la sua terra
di origine, infatti i primi due punti del suo testamento furono. Volendo
lasciare una prima testimonianza di affetto alla città di Catanzaro...» e
«Col fine di promuovere e favorire nel mio nativo Comune di Zagarise
l’educazione morale e l’istruzione letteraria e scientifica. Dispose inoltre
che fosse destinata una somma in dote ad una ragazza indigente di Zagarise e
che il resto del patrimonio del filosofo fosse suddiviso tra i suoi
parenti. Il documento, tutt'ora disponibile presso l’Archivio Notarile di
Napoli, fu depositato nel capoluogo campano presso lo studio del notaio Michele
Mazzitelli sito in via S. Giovanni numero 19. Dondazione di libri alla
città di Catanzaro al fine di fondare una biblioteca pubblica Paolo Emilio
Tulelli volle donare alla città di Catanzaro alcuni libri affinché potessero
rappresentare una base di partenza per la costituzione di una biblioteca
pubblica auspicando che il suo gesto potesse rappresentare un’esortazione a
contribuire al suo ampliamento, una volta istituita, da parte di altri uomini
generosi e amanti della cultura. Il comune di Catanzaro accettò il legato che,
in caso contrario, si sarebbe dovuto destinare ad ampliare il patrimonio della
biblioteca del Real Liceo di Catanzaro o ad un erede del de cuius nel caso in
cui il anche direttivo del liceo non avesse accettato la donazione. I libri
furono trasferiti da Napoli a Catanzaro a spese del comune, così come indicato
nelle ultime volontà del filosofo, ed venne istituita la biblioteca comunale
che venne denominata Biblioteca Municipale di Catanzaro "Onestà e
lavoro", ma che oggi è conosciuta come Biblioteca comunale Filippo De
Nobili. Volendo lasciare una prima testimonianza di affetto alla città di
Catanzaro ove ebbi i primi semi del mio sapere e le prime aspirazioni alla
libertà della Patria Italiana, lego al comune della città i miei pochi libri
col fine espresso ed incondizionato di formare il primo fondo ad una biblioteca
pubblica da fondarsi in loco adatto a vantaggio della gioventù studiosa e dei
cultori della letteratura e della scienza.» (Paolo Emilio Tulelli,
Estratto del Testamento) Istituzione di una rendita per far studiare un giovane
meritevole del comune di Zagarise Per quanto concerne il comune natio,
nell’intenzione di promuovere l’educazione morale, l’istruzione letteraria e
scientifica nello stesso, Paolo Emilio Tulelli istituì una rendita annuale,
denominata “Monte o Istituto Tulelli” per far si che dei giovani meritevoli del
suddetto comune potessero studiare e conseguire la laurea. A perenne ricordo di
ciò egli dispose nelle sue ultime volontà che fosse realizzata una breve
iscrizione su una lastra di marmo e che la stessa fosse posta in un luogo
pubblico del comune di Zagarise. «Col fine di promuovere e favorire nel
mio nativo comune di Zagarise l'educazione morale e l'istruzione letteraria e
scientifica e così sospingere quei miei concittadini sulla via della civiltà,
istituisco un Monte o Istituto per l'educazione ed istruzione dei giovinetti di
detto Comune da elevarsi dal Real Governo in Ente Morale e giuridico con la
dotazione di annue lire duemila di rendita al 5 per cento iscritto al gran
libro dei Regno d'Italia. All'uopo destino due certificati di rendita a me
intestati dell'annua rendita di L. millesettecento con la data di Firenzee
l'altro dell'annua rendita di L. trecento della stessa data e sotto il N. 649. Sì
fatta annua rendita sarà unicamente ed esclusivamente impiegata per
l'educazione e istruzione nelle lettere e nella scienza di un giovinetto fatto
volta per volta per modo che si dirà qui appresso nato a Zagarise da genitori
ivi domiciliati almeno da dieci anni compiti, dell'età non minore di anni
sette, che sappia almeno leggere e scrivere e mostri in generale attitudine e
buona disposizione agli studi.» (Paolo Emilio Tulelli, Estratto del
Testamento) Opere: “Dei principi sostanziali ed informatori della scienza
dell’educazione: prolusione letta a Napoli” (Stamperia della Regia Università);
“Dei sistemi morali e della loro possibile riduzione” (Napoli, Tipografia della
Regia Università); “Della moralità della scienza e della vita: prolusione al
corso delle lezioni di filosofia morale letta a Napoli” (NapoliStamperia della
Regia Università); “Elogio di Vito Buonsanto accademico pontaniano: Recitato” (Napoli,
Tipografia Del Fibreno); “Filadelfos di Giovanni Gemelli: Recensione letta
all’accademia di scienze morali e politiche” (Napoli Stamperia della Regia
Università); “L’infallibilità della ragione umana considerata nella triplice
sfera della scienza, politica, religione: Studi critici” (Napoli, Stamperia
della Regia Università); “Intorno alla morale indipendente, Studio critico” (Napoli,
Stamperia della Regia Università); “Programma di una discussione accademica sul
tema dell’educazione religiosa popolare in Italia”; “Prolusione ad un corso di
lezioni di estetica” (Napoli, Stamperia del Vaglio); “Prolusione ad un corso di
filosofia morale, recitata nella Regia Università degli Studi di Napoli” (Napoli,
Stamperia della Regia Università); “Schema di una metafisica dell’estetica” (Napoli,
Stamperia della Regia Università); “Sopra una nuova formula metafisica del
professor Tari: Breve memoria” (Napoli, Stamperia della Regia Università); “Sunto
della seconda parte dello schema di una metafisica dell’estetica, Cenni biografici
di Settembrini” (Napoli Tipografia dell'Accademia Reale delle Scienze); “Intorno
alla dottrina e alla vita del politica di Galluppi: notizie ricavate da alcuni
suoi scritti inediti e rari. Memoria letta nell’accademia di scienze morali e
politiche di Napoli nella tornata, Napoli Stamperia della Regia Università,
Intorno alla vita e alle opere filosofiche di Papasso e Rossi. Discorsi due.
Napoli Tipografia Cutaneo, Libera Chiesa in libero StatoRagionamento letto
all'Accademia di scienze morali e politiche di Napoli nelle tornat, Napoli Stamperia
della Regia Università,Prolusione ad un corso di lezioni di estetica recitata
nel suo studio private, Napoli Stamperia del Vaglio, Intorno alla vita e alla
storia della filosofia di Giovan Battista CapassoMemoria letta all'Accademia
nella tornata, Napoli Società tipografica napoletana Tramater, La rosa di
Gerico. Raccolta di prose e versi. Napoli Tipografia); “Del poligama, Schema di
una metafisica dell'etica” (NapoliTipografia e streotipia della Regia
Università, Sopra gli scritti inediti di Galluppi Memoria seconda letta
nell'Accademia di scienze morali e politiche di Napoli. Napoli Stamperia della
Regia Università, Biografia di Galluppi. S.n.t. Dei sistemi filosofici. S.n.t.
Filosofia indiana (V. "l’equilibriio”); “Sull’abolizione della pena di
morte” In "Rendiconti dell’Accademia delle scienze morali e politiche di
Napoli". Napoli Stamperia della Regia Università, Notizie biografiche di BaldacchiniIn
“Annuario della Regia Università degli Studi di Napoli”, Elogio di Cilento. Sulla
Bella di Camarda, poema del marchese Cappelli. Napoli); “Armonia della libertà
politica e della Scienza morale: prolusione. Scambio di lettere con Milli. Poesie
Preso da immenso desiderio e ardente (Sonetto) Padre, partisti, forse desolato
(Sonetto) Aspirazione a Dio (Sonetto) Il pensiero morale di Tulelli, C. Nardi.
Società Napoletana di Storia Patria, Tulelli. Lettere a Milli, F. Adamoli.
Collana "Il Fondo Milli" il Poeta
Via Paolo Emilio Tulelli a Zagarise
Via Paolo Emilio Tulelli a Catanzaro. Associazione "Universo
Minori" Alla Biblioteca De Nobili
una targa per ricordare Paolo Emilio Tulelli
La famiglia Tulelli dona a Zagarise un'opera raffigurante il filosofo Emilio Discorso di Paolo Emilio Imbriani
all'inaugurazione del busto raffigurante Galluppi posto nell'Accademia di
Scienze Morali e Politiche di Napoli
Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Un Socio Corrispondente di
un'accademia è un socio che risiede in una città diversa da quella di
quest'ultima Zagarise e dintorni, F.
Faragò. Lira italiana Della moralità della scienza e della vita Prolusione
al corso delle lezioni di filosofia morale letta all’Università Filadelfos di
Giovanni Gemelli. Recensione.
L’infallibilità della ragione umana considerata nella triplice sfera
della scienza, politica, religione. Studi critici. Prolusione ad un corso di filosofia morale recitata
nella Regia Università degli Studi di Napoli
Sopra una nuova formula metafisica del professor Tari. Breve
memoria. Intorno alla dottrina ed alla
vita politica del barone Pasquale Galluppi notizie ricavate da alcuni suoi
scritti inediti e rari nella tornata, Prolusione ad un corso di lezioni di
estetica recitata nel suo studio private, Il primo numero della Rivista Sebezia, una rivista
periodica fondata da Fabricatore che si occupa di argomenti di natura scientifica,
letteraria ed artistica, e pubblicato e tra i vari articoli presenti vi fu
anche la Prolusione ad un corso di lezioni di estetica. Schema di una
metafisica dell'etica Sopra gli scritti
inediti diGalluppi Su l'abolizione della
pena di morte Lettere a Giannina
Milli Preso da immenso desiderio e ardente Padre, partisti, forse desolato Aspirazione a Dio Biblioteca comunale Nobili, Catanzaro
Università degli Studi di Napoli Federico II Pena di morte in Italia G. Milli, Galluppi,
Settembrini. Paolo Emilio Tulelli. Tulelli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Tulelli” – The Swimming-Pool Library.
Turco (Asola). Flosofo. Nacque da una delle più antiche e
nobili famiglie di Asola, allora fiorente cittadina della Repubblica di
Venezia, dove ricoprì importanti cariche politiche in qualità di deputato,
oratore e avvocato della Comunità. La
sua prima opera poetica, la Commedia Nova intitolata Agnella, venne
rappresentata ad Asola durante i festeggiamenti per la visita dei duchi di
Nemours e Beaulieu e altri illustri francesi al loro seguito. L'opera venne in
pubblicata in seguito prima a Treviso, poi a Venezia. Fu contemporaneo ed amico
di Paolo Manuzio che in una lettera encomia la sua Canzone in lode di Carlo V
scritta in occasione della morte di quest'ultimo: «Letta la vostra Canzone scritta in morte del
Gran Carlo V, veramente Signor Carlo onorato, non troppo benigna stella,
essendo voi dotato di si pellegrino ingegno e di tante altre lodevoli qualità,
vi condanna a scrivere dove tra molte tenebre non può risplendere la vostra
virtù, con la quale potevate illustrare voi stesso ed il secolo nostro
eccitando in altri il desiderio di assomigliarvi: laddove hora, avendo voi il
campo ristretto per esercitare le vostre più nobili parti, non veggo come
possano apparire effetti degni di voi ed alla vostra nobile industria
corrispondenti» Questa lettera fu in
seguito stampata in Venezia da Lelio Gavardo che nel 1585, sempre a Venezia,
pubblicò una tragedia in versi del Turco, intitolata Calestri, poi pubblicata
nel 1603 anche a Treviso. Altre poesie
di Carlo Turco furono stampate anche nel libro Il Sepolcro de la illustre
signora Beatrice di Dorimbergo (Brescia Fabbio, Ludovico ManginiStorie Asolane,
Lettera di Paolo Manuzio a Carlo Turchi, Lett. Volg. Venezia. Turco. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Turco” – The Swimming-Pool Library.
Turoldo (Coderno). Filosofo. È
stato, oltre che poeta, figura profetica in ambito ecclesiale e civile,
resistente sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso, di
ispirazione conciliare. È ritenuto da alcuni uno dei più rappresentativi
esponenti di un cambiamento del cattolicesimo nella seconda metà del '900, il
che gli ha valso il titolo di "coscienza inquieta della Chiesa". Nono
di dieci fratelli, Giuseppe Turoldo recepì con intensità le caratteristiche
della semplice cultura umana del suo ambiente nativo e prevalentemente
contadino. Colse e fece propria la dignità delle condizioni povere della sua
terra, che costituirono una solida radice informante tutto lo sviluppo della
sua sensibilità e della sua attività futura. A soli 13 anni fu accolto
tra i Servi di Maria nel convento di Santa Maria al Cengio a Isola Vicentina,
sede triveneta della Casa di Formazione dell'Ordine Servita: dove trascorse
l’anno di noviziato, assumendo il nome di fra David Maria; Emise la professione
religiosa; il 30 ottobre 1938 pronunciò i voti solenni a Vicenza. Incominciò
gli studi filosofici e teologici a Venezia. Il 18 agosto 1940 nel santuario
della Madonna di Monte Berico di Vicenza venne ordinato presbitero da Rodolfi, arcivescovo di Vicenza. Fu
assegnato al convento di Santa Maria dei Servi in San Carlo al Corso in Milano.
Su invito del cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo della città, per circa
un decennio tenne la predicazione domenicale nel duomo milanese. Insieme con il
suo confratello, compagno di studi durante tutto l’iter formativo nell’Ordine
dei Servi e amico Camillo de Piaz, si iscrisse al corso di laurea in Filosofia
all'Università Cattolica di Milano e conseguì la laurea con una tesi dal
titolo: La fatica della ragione: Contributo per un'ontologia dell'uomo, redatta
sotto la guida del prof. Gustavo Bontadini. Sia Bontadini sia Carlo Bo gli
offriranno il ruolo di Assistente universitario, il primo presso Filosofia
teoretica a Milano, il secondo presso la cattedra di Letteratura
all'Urbino. Presenza milanese Durante l'occupazione nazista di Milano
collabora attivamente con la resistenza antifascista, creando e diffondendo dal
suo convento il periodico clandestino l'Uomo. Il titolo testimonia la sua scelta
dell'umano contro il disumano, perché «La realizzazione della propria umanità:
questo è il solo scopo della vita».La sua militanza durò tutta la vita,
interpretando il comando evangelico "essere nel mondo senza essere del
mondo" come un "essere nel sistema senza essere del sistema".
Rifiutò sempre di schierarsi con un partito. Il suo impegno nel dialogo
senza preconcetti e nel confronto di idee talvolta anche duro, si tradusse in
particolare nel far nascere, insieme con Camillo De Piaz, il centro culturale
la Corsia dei Servi (il vecchio nome della strada che dal convento dei Servi
conduceva al duomo). Turoldo fu uno dei principali sostenitori del
progetto Nomadelfia, il villaggio nato per accogliere gli orfani di guerra “con
la fraternità come unica legge”, fondato da Saltini nell'ex campo di
concentramento di Fossoli presso Carpi, raccogliendo fondi presso la ricca
borghesia milanese. Si rende noto al grande pubblico con due raccolte di
liriche Io non ho mani (che gli valse il Premio letterario Saint Vincent) e Gli
occhi miei lo vedranno, presentato nella collana mondadoriana Lo Specchio da
Giuseppe Ungaretti. A seguito di prese di posizione assunte da politici
locali e da alcune autorità ecclesiastiche, deve lasciare Milano e soggiornare
in conventi dei Servi dell’Austria e della iera. Venne dai superiori
dell’Ordine assegnato al convento della Santissima Annunziata di Firenze, e qui
incontrò personalità affini al suo modo di sentire, quali fra Giovanni
Vannucci, padre Ernesto Balducci, il sindaco Giorgio La Pira, e molti altri che
nell’ambiente fiorentino animano un tempo in cui si accendono speranze di
rinnovamento a tutti i livelli. Ma anche da Firenze sarà costretto ad
allontanarsi e trascorrerà un periodo di peregrinazioni all’estero.
Rientrato in Italia, venne assegnato al convento di Santa Maria delle Grazie,
nella “sua” Udine. Ma con il rientro in Italia aveva portato con sé un
progetto, nato a contatto con le nuove generazioni nate all’estero dagli
emigrati friuliani: realizzare un film che raccontasse la nobiltà della povera
vita rurale del suo Friuli. Il film con il titolo Gli ultimi e ispirato al
racconto Io non ero fanciullo scritto da Turoldo in precedenza, venne concluso con
la regia di Vito Pandolfi. Presentato all’inizio del 1963 a Udine, il film
tuttavia fu ben presto rifiutato dall’opinione pubblica friulana, che lo
ritenne addirittura offensivo. Nello stesso anno 1963 Turoldo incominciò
a cercare un sito dove dare avvio a una nuova esperienza religiosa comunitaria,
allargata alla partecipazione anche di laici. Questo luogo, con le indicazioni
ricevute da amici, venne individuato da padre David nell’antico Priorato
cluniacense di Sant'Egidio in Fontanella. Ottenuto il consenso del
vescovo bergamasco Clemente Gaddi, nel 1964 vi si insediò ufficialmente il 1º
novembre. Costruì accanto allo storico edificio del Priorato una casa per
l’ospitalità, che chiamò “Casa di Emmaus”, titolo ispirato all’episodio della
cena a Emmaus, in cui Gesù risorto si manifestò ai due discepoli nello spezzare
il pane. La casa costituì un simbolico richiamo alla semplice accoglienza,
senza distinzioni di censo, di religione, o altro: aspetti che caratterizzarono
tutta la presenza e la multiforme opera di Turoldo. Costituì inoltre un punto
di riferimento per molti protagonisti della storia culturale e civile italiana
ed estera, in particolare dell’America latina; per molte personalità del mondo
ecclesiale e di altre confessioni cristiane; un solido incentivo al
rinnovamento di linguaggi e di strutture; un laboratorio di creazioni
liturgiche e celebrative, di cui continuano a essere testimoni la versione
metrica per il canto dei Salmi e migliaia di inni liturgici. Insieme con altri
frati, impegnati particolarmente in iniziative di rinnovamento spirituale e culturale,
diede avvio alla pubblicazione di una rivista, il cui titolo è ispirato
all’Ordine dei Servi di Maria: Servitium, e ad altre pubblicazioni che si
ricollegavano all’esperienza editoriale della Corsia dei Servi. La
pubblicazione della rivista continua tuttora con cadenza bimestrale, unitamente
all’edizione di altre proposte librarie edite sotto l’omonimo marchio
Servitium. Innumerevoli furono gli interventi di padre David sui media,
dalla carta stampata alle trasmissioni radio e televisive; innumerevoli i
luoghi e le circostanze in cui è stato chiamato a intervenire con la sua
avvincente parola. Da ricordare in particolare i suoi “viaggi della memoria”
nei luoghi della Shoah, tra cui spicca quello del maggio 1979 a Mauthausen. In
quell'occasione compose unapreghiera, poi recitata nella cerimonia conclusiva,
pubblicata successivamente nel libro “Ritorniamo ai giorni del rischio”. La
morte Colpito alla fine degli anni ottanta da un tumore del pancreas, visse con
lucida consapevolezza e trasparente coraggio l’ultimo periodo della vita, dando
una incoraggiante testimonianza sul cammino verso “sorella morte”. Morì nella
clinica “San Pio X” in Milano Migliaia di persone sfilarono accanto alla bara
in cui era esposto il corpo di padre David. I funerali a Milano videro la
partecipazione di una numerosa folla nella chiesa di San Carlo al Corso, dove
presiedette le esequie il cardinale Carlo Maria Martini, che, qualche mese
prima della morte, aveva consegnato a padre Turoldo il primo "Premio
Giuseppe Lazzati", affermando la propria opinione secondo la quale «la
Chiesa riconosce la profezia troppo tardi». Un secondo rito funebre venne
celebrato nel pomeriggio a Fontanella di Sotto il Monte, presente ancora una
folla che copriva tutta la collina circostante l’antico Priorato. Nel piccolo
cimitero locale riposa ora sotto una semplice croce lignea, in mezzo alla “sua
gente”. La rivista Servitium dedicò perciò alla sua figura un quaderno a
«David M. Turoldo, frate dei Servi di santa Maria»; e ugualmente fece nel
decennale. «La grande passione. A dieci
anni dalla morte di D.M. Turoldo». Opere Poesia e opere letterarie «Lungo
i fiumi..» I Salmi(con Gianfranco Ravasi)Milano, San Paolo, O sensi miei... :
(Poesie(antologia poetica con note introduttive di Andrea Zanzotto e Luciano
Erba, postfazione di Giorgio Luzzi), Milano, Rizzoli. Sul monte la morte, Servitium,
La morte ha paura, Servitium, Ultime poesie,
Milano, Garzanti_/ Teatro, Servitium, I
giorni del rischio (con Salmodia della speranza e DVD della rappresentazione in
Duomo a Milano con Moni Ovadia e Maddalena Crippa), Servitium, Salmi
e cantici. Nuova edizione riveduta della versione metrica per il canto di David
Maria Turoldo, Servitium, La passione di
San Lorenzo, Servitium, (La terra non
sarà distrutta, Servitium, (Luminoso
vuoto. Ultimi scritti, Servitium, David M. Turoldo, Loris F. Capovilla, Nel
solco di papa Giovanni, lettere inedite, Marco Roncalli e Antonio Donadio,
appendici di Gianfranco Ravasi e Bruno Forte, Servitium editrice, (Saggistica e spiritualità Lettere dalla Casa
di Emmaus, Servitium, La parabola di Giobbe, Servitium, 1996nuova edizione Santa Maria.Servitium, nuova edizione. Mia
chiesa, una terra sola, Servitium, Il
dramma è Dio: il divino la fede la poesia.Milano, Rizzoli, Come i primi trovadori,
Servitium, Colloqui con papa Giovanni, Servitium, 2000nuova edizione Profezia della povertà, Servitium, nuova
edizione Chiamati ad essere, Servitium, È
Natale, Servitium, Mio amico don Milani, Servitium, nuova edizione Pregare, Servitium, nuova edizione Anche Dio è infelice, San Paolo, .
AmareCinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, Padre del mondo, Servitium, Povero sant’Antonio, Il Messaggero, Padova,
. Narrativa Mia infanzia d’oro (allegato DVD con “Ritratto d’autore” di Damiano
Tavoliere Servitium, ...e poi la morte dell'ultimo teologoTorino, 1969,
Gribaudi. Film Gli ultimi Regia: Vito Pandolfi; soggetto: David Maria Turoldo;
sceneggiatura: Vito Pandolfi e David Maria Turoldo. Daniela Saresella, The
Dialogue between Catholics and Communists in Italy. Journal of the History of
Ideas, Tra le tante, ci fu
"un'iniziativa che fu tentata pochi giorni prima della morte di Moro e che
è stata evocata da Bettino Craxi nel corso della sua audizione nella prima
Commissione d'inchiesta. In quella circostanza, l'onorevole Craxi affermò che
fu chiamato da Turoldo, che gli chiedeva sostanzialmente di domandare alla
Nunziatura apostolica di dichiararsi disponibile come sede per far svolgere una
trattativa; Turoldo chiese due giorni di silenzio stampa e insistette molto,
con veemenza, affermando che era la sola via possibile" (XVII Legislatura,
Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro,
Resoconto stenografico, “Tra i memoriali di Mauthausen”, in David Maria
Turoldo, “Ritorniamo ai giorni del rischio. Maledetto colui che non spera”,
Milano, Corriere "E padre Turoldo nascose le armi dei partigiani" Mariangela
Maraviglia, David Maria Turoldo. La vita, la testimonianza Morcelliana .
Daniela Saresella, Camillo de Piaz e la Corsia dei Servi di Milano, Morcelliana
2008. Giuseppina Commare, Turoldo e gli «organi divini». Lettura concordanziale
di “O sensi miei...”, Olschki, Una vita con gli amiciIl mondo delle amicizie di
Turoldo, documentario Renzo Salvi, Roma, Rai-Educational, Antonio D'Elia, La
peregrinatio poietica di David Maria Turoldo, prefazione di Dante della Terza,
Firenze, Leo s. Olschki, Marco Cardinali, Il Dio Inseguito. Viaggio alla
scoperta della poesia di David Maria Turoldo, Edizioni Pro Sanctitate, Roma,
2002. Óscar Romero Ernesto Balducci
Camillo De Piaz Nazareno Fabbretti Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio
su David Maria Turoldo David Maria
Turoldo, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. David Maria
Turoldo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di David Maria
Turoldo, . Spartiti o libretti di David Maria Turoldo, su International Music
Score Library Project, Project Petrucci LLC.
Scheda ANPI estesa. Turoldo.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Turoldo” – The Swimming-Pool Library.
Tuveri
(Collinas). Deputato del Regno di Sardegna Legislature I,
II, III, IV, V Dati generali UniversitàUniversità degli Studi di Cagliari.
Filosofo. Monumento a G. B. Tuveri presso il municipio di Collinas Nato a
Forru, l'odierna Collinas, nel Medio Campidano, da un noto avvocato, nipote,
per parte di madre, di un nobile e influente notaio di Oristano, Domenico Vincenzo
Licheri. Studia retorica e filosofia nel seminario tridentino di Cagliari,
conseguendovi il diploma di Maestro delle Arti. A diciotto anni si iscrive alla
facoltà di Giurisprudenza dell'Cagliari, verso cui mostrò sempre insofferenza
per il clima rigido e chiuso che caratterizzava l'ambiente accademico
cagliaritano. Conseguito dopo due anni il baccalaureato abbandonò l'Università
e si ritirò a Collinas per dedicarsi ai suoi studi. Di idee repubblicane
cominciò l'attività di giornalista in polemica con molti intellettuali
monarchici e conservatori. Fu un esponente del cattolicesimo federalista,
e fu eletto deputato per cinque volte al Parlamento Subalpino, ove si oppose
alla fusione della Sardegna con i territori piemontesi, e fu in forte
contrapposizione con Vincenzo Gioberti per le posizioni antirepubblicane e
antimazziniane. Fonda a Cagliari la Gazzetta Popolare, collabora con
numerosi giornali e assunse la direzione del Corriere di Sardegna. Sindaco di
Forru ne propose il cambio del nome in Collinas; consigliere provinciale a
Cagliari lottò contro il centralismo del Regno di Sardegna chiedendo maggiore
autonomia, soprattutto fiscale, per i piccoli comuni. A livello
nazionale, amico di Cattaneo e di Mazzini, sollevò la cosiddetta questione
sarda, promuovendo un riscatto dell'Isola e del popolo sardo contro uno Stato
giudicato centralista e oppressivo. Scrisse numerose opere di carattere
politico, giuridico e filosofico. Assessorato della pubblica istruzione della
Regione autonoma della Sardegna ha promosso la ristampa dei suoi lavori,
editore Carlo Delfino, con una introduzione di Norberto Bobbio. Opere
Saggio sulle opinioni politiche del sig. deputato sardo Giovanni Siotto Pintor,
Torino, Tipografia G. Cassone, Specifici contro il codinismo, Cagliari, Tipografia
Arcivescovile, Del diritto dell'uomo alla distruzione dei cattivi governi.
Trattato teologico-filosofico, Cagliari, Tipografia Nazionale, Il governo e i
comuni, Cagliari, Tipografia Nazionale, Esazioni e compulsioni, Cagliari,
Tipografia A. Timon, La questione barracellare, Cagliari, Tipografia A. Timon, Della
libertà e delle caste, Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, Sofismi
politici, Napoli, R. Rinaldi e G. Sellitto, Ristampa Tutte le opere, Sassari,
C. Delfino, Comprende: Il veggente; Del dritto dell'uomo alla distruzione dei
cattivi governi, Aldo Accardo, Luciano Carta, Sebastiano Mosso; introduzione di
Norberto Bobbio, Della libertà e delle caste; Sofismi politici, Maria Corona
Corrias e Tito Orru, Opuscoli politici. Saggio delle opinioni politiche del
signor deputato sardo Giovanni Siotto Pintor; Specifici di Gio. B. Tuveri
contro il codinismo, Girolamo Sotgiu ,Il governo e i Comuni; La questione
barracellare, Lorenzo Del Piano e Gianfranco Contu, Scritti giornalistici.
Questione sarda, federalismo, politica internazionale, questione religiosa,
Lorenzo Del Piano, Gianfranco Contu e Luciano Carta, Per la vita e i tempi di
G. B. Tuveri e altre opere, Antonio Delogu,
Fonte: "Centro di studi filologi sardi" (). Scheda sul sito della Camera Indipendentismo sardo, openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere di Giovanni Battista Tuveri, . Giovanni Battista Tuveri, su storia.camera,
Camera dei deputati. Giovanni Battista
Tuveri biografia e nel sito "Centro
di studi filologi sardi". il 27 agosto . Il governo e i comuni, Cagliari,
Tipografia Nazionale, Google Libri. Della libertà e delle caste, Cagliari,
Tipografia del Corriere di Sardegna, Google Libri. Da G. B. Tuveri
all'intuizione della concorrenza istituzionale, di Adriano Bomboi. Venezia,
Switzerland Institute in Venice. Tuveri. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Tuveri” – The Swimming-Poo Library.
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