Labriola
(Cassino).
Filosofo. Grice: “Labriola is good;
he reminds me of pinko Oxford!” -- Essential Italian philosopher -- Con particolari interessi nel campo del
marxismo. Nacque da Francesco Saverio, insegnante ginnasiale di lettere, e
da Francesca Ponari. Il padre, oriundo di Brienza, era nipote diretto di Pagano.
Si iscrisse alla facoltà di filosofia di Napoli, città nella quale la famiglia
si era trasferita. Qui studia con Vera e Spaventa, il cui appoggio gli procura un
posto di applicato di pubblica sicurezza nella segreteria del
prefetto. Scrive Una risposta alla prolusione di Zeller, un'opera in cui
osteggia il neokantismo contro ogni ipotesi di un ritorno a Kant. Rivendica
l'attualità dell'hegelismo. Conseguì il diploma di abilitazione e insegnò nel
ginnasio Principe Umberto di Napoli. Il suo saggio, premiato dall'Napoli, sull'”Origine
e natura delle passioni”: una significativa presa di distanze dall'idealismo in
favore del materialismo. Scrive “La dottrina di Socrate secondo Senofonte,
Platone ed Aristotele”, premiata dalla
Reale Accademia di Scienze morali e politiche di Napoli. Consegue la libera
docenza in filosofia della storia e si mette in aspettativa in attesa di
ottenere un incarico nell'Università; scrive la dissertazione “Esposizione critica
della dottrina di G. B. Vico” e collabora con il giornale svizzero "Basler
Nachrichten", al quale invia corrispondenze politiche, al quotidiano
napoletano "Il Piccolo", fondato e diretto da Rocco De Zerbi, futuro
deputato e leader dell'Unione liberale, un gruppo politico al quale Labriola
aderisce. Entra anche nella redazione della "Gazzetta di Napoli" e,
nel febbraio 1872, in quella de L'Unità Nazionale, diretta da Ruggiero Bonghi,
al Monitore di Bologna e alla Nazione di Firenze, nella quale escono le sue dieci
Lettere napoletane. Si dichiara herbartiano in psicologia e in morale,
pubblicando a Napoli i saggi Della libertà morale, dedicata ad Arturo Graf e
Morale e religione. Trasferitosi a Roma, ove muore di difterite il figlio
Michelangelo, supera il concorso alla
cattedra di filosofia e pedagogia all'Roma. Pubblica il saggio
Dell'insegnamento della storia e l'anno dopo è direttore del Museo di
istruzione e di educazione: sono anni in cui Labriola mostra un particolare
impegno verso il miglioramento del livello professionale degli insegnanti e la
diffusione dell'istruzione di base della popolazione, inteso come primo passo
per una maggiore democrazia del paese. A questo scopo s'informa sugli
ordinamenti scolastici dei paesi europei: nel 1880 pubblica gli Appunti
sull'insegnamento secondario privato in altri Stati e nel 1881 l'Ordinamento
della scuola popolare in diversi paesi. Contemporaneamente Labriola abbandona
le convinzioni politiche di moderato liberalismo per approdare a posizioni
radicali: oltre alla lotta all'analfabetismo, auspica l'intervento dello Stato
nell'economia, una politica sociale di assistenza ai poveri, il suffragio universale
che permetta anche a candidati operai l'ingresso al Parlamento. Ottiene la
cattedra di filosofia della storia all'Roma e inizia un corso di storia del
socialismo. A seguito di notizie che danno imminente la stipula del Concordato
con il Vaticano, Labriola tiene all'Università la conferenza Della Chiesa e
dello Stato a proposito della conciliazione, considerando una minaccia per la
libertà di pensiero ogni accordo con la Chiesa, temendone l'ingerenza nella
vita pubblica italiana. Il quotidiano
romano La Tribuna pubblica una sua lettera in cui, tra l'altro, scrive di
essere «teoricamente socialista ed avversario esplicito delle dottrine cattoliche»
e nella conferenza Della scuola popolare, auspica l'abolizione dell'insegnamento
religioso. Sul giornale Il Messaggero, depreca l'uso della forza pubblica
contro le manifestazioni; tiene agli operai di Terni un discorso su Le idee
della democrazia e le presenti condizioni dell'Italia, in cui afferma di
impegnarsi personalmente in politica e dichiara di desiderare un «governo del
popolo mediante il popolo stesso» e la formazione di un grande partito
popolare. Scrive che «I parlamenti, come forma transitoria della vita
democratica d'origine borghese, spariranno col trionfo del proletario» e il 20
giugno tiene nel Circolo operaio romano di studi sociali il discorso Del
socialismo commemorando la Comune di Parigi. Nell'ottobre Labriola saluta
il congresso della socialdemocrazia tedesca a Halle scrivendo che «Il
proletariato militante procederà sicuro sulla via che mena diritto alla
socializzazione dei mezzi di produzione ed l'abolizione del presente sistema di
salariato, fidando solo nei suoi propri mezzi e nelle sue proprie forze».
Nel 1890 entra in rapporto epistolare con Engels, che conoscerà a Zurigo, e con
i maggiori dirigenti socialisti europei, Kautsky, Liebknecht, Bebel, Lafargue,
mentre rimprovera a Filippo Turati, il più prestigioso leader socialista
italiano e direttore della rivista Critica sociale, superficialità teorica e
arrendevolezza nei confronti degli avversari politici. Vuole che il Partito
socialista, che deve nascere ufficialmente con il Congresso di Genova del 14
agosto 1892, sia un partito di operai e non di intellettuali positivisti
borghesi. Vede nei Fasci siciliani un concreto esempio di socialismo popolare e
rivoluzionario e lamenta che il marxismo non riesca a essere compreso in
Italia. Fa lezione sul Manifesto di Marx ed Engels e scrive a quest'ultimo,
di star facendo un nuovo corso «su la genesi del socialismo moderno» ma di non
riuscire a risolversi a scriverne un saggio per l'ignoranza su tanti «fatti,
persone, teorie, etc, che sono tante fasi, tanti momenti né sentiti né
conosciuti in Italia», come ribadisce a Victor Adler che «il marxismo non
piglia piede in Italia». Su sollecitazione del Sorel, scrive In memoria
del Manifesto dei comunisti, il primo dei suoi saggi sulla concezione
materialistica della storia, che esce in francese sulla rivista del Sorel, Le
Devenir social; lo spedisce a Engels in luglio, ricevendone le lodi. Anche il
giovane Croceche ne promuove la stampa in Italiane è influenzato tanto da
attraversare il suo pur breve periodo di adesione al marxismo. Nei due anni
successivi Labriola scrive altri due saggi, Del materialismo storico,
dilucidazione preliminare e Discorrendo di socialismo e di filosofia. È
sepolto presso il cimitero acattolico di Roma. Schematicamente, possiamo
suddividere il percorso filosofico e politico di Labriola in tre diversi
momenti: innanzitutto fu propugnatore dell'idealismo hegeliano (influenzato da
Bertrando Spaventa, del quale fu allievo a Napoli); successivamente, possiamo
distinguere una fase contrassegnata dal rifiuto dell'idealismo in nome del
realismo herbartiano, ed infine, il momento della maturità, in cui aderisce
pienamente al marxismo. L'approccio di Labriola al marxismo è influenzato
da Hegel e Herbart, per cui è più aperto dell'approccio di marxisti ortodossi
come Karl Kautsky. Egli vide il marxismo non come una schematizzazione
ideologica ed autonoma dalla storia, ma piuttosto come una filosofia
autosufficiente per capire la struttura economica della società e le
conseguenti relazioni umane. Era necessario aderire alla realtà sociale del
proprio tempo storico se il marxismo voleva considerare la complessità dei
processi sociali e la varietà di forze operanti nella storia. Il marxismo
doveva essere inteso come una teoria ‘critica', nel senso che esso non
asserisce verità eterne ed immutabili ed è pronto ad interpretare le
contraddizioni sociali secondo le diverse fasi storiche, avendo al centro della
sua analisi il lavoro e le condizioni dei lavoratori e dunque la concreta e
materiale "prassi" umana. La sua descrizione del marxismo come
"filosofia della prassi" verrà ripresa nei Quaderni dal carcere di
Gramsci. In pedagogia Labriola avvertì l'esigenza collettiva dei tempi
nuovi, il bisogno di una scuola popolare che servisse da reale tessuto
connettivo dell'Italia post-unitaria, una lotta dunque per la civiltà, mezzo e
fine dell'evoluzione morale (e complessiva) delle classi subalterne.
Nella monografia Dell'insegnamento della storia, del 1876, dedicata alle più
importanti questioni della pedagogia generale, Labriola aveva asserito la
centralità dell'educazione alla socialità: il metodo pedagogico doveva essere
quello della ricerca critica e di dibattito e di sperimentazione, unica via
capace di condurre alla padronanza del pensiero logico-razionale e in grado di
formare personalità aperte alla ricerca e al confronto (non a caso i primi
studi di Labriola erano stati rivolti a Socrate e al metodo socratico).
Traducendo in un linguaggio pedagogico moderno, per Labriola era necessaria
un'attenzione maggiore ai prerequisiti logici piuttosto che alla struttura
interna disciplinare, che comunque va indagata attraverso quella che egli
chiama un'epigenesi analitica. Celebre fu una sua conferenza tenuta
nell'Aula Magna dell'Roma, discorso
sollecitato dalla stessa Società degli Insegnanti della capitale, che poi ne
curò la pubblicazione in opuscolo. Era necessario dare concretezza a
piani di istituzioni scolastiche entro le quali le didattiche si sviluppassero
non da una deduzione della teoria, ma come risultato di lotte politiche, di
ideali sociali, di tradizioni storiche, di condizioni ambientali. Per Labriola
proprio l'azione dell'ambiente storico sociale sugli uomini e la loro reazione ad
esso costituiscono il tema dell'educazione. Per cui « le idee non cascano dal
cielo ». Il metodo deve partire dalla prassi, dalla pratica e non dalle idee,
dai principi astratti. Il nucleo essenziale della pedagogia della «
prassi » sta nella percezione della connessione dell'opera educativa con le
condizioni dello sviluppo economico-sociale. Trockij conobbe «con
entusiasmo» l'opera di Labriola nel 1898, quand'era detenuto nel carcere di
Odessa. Egli scrive nelle sue memorie che «come pochi scrittori latini,
Labriola possedeva la dialettica materialistica, se non nella politica, dov'era
impacciato, certo nel campo della filosofia della storia. Sotto quel
dilettantismo brillante c'era vera profondità. Labriola liquida egregiamente la
teoria dei fattori molteplici che popolano l'olimpo della storia guidando di
lassù i nostri destini». Trockij aggiunge che dopo 30 anni continuava a
rimanergli in mente «il ritornello Le idee non cascano dal cielo». Opere
Una risposta alla prolusione di Zeller, Origine e natura delle passioni secondo
l’Etica di Spinoza, La dottrina di Socrate secondo Senofonte, Platone ed
Aristotele, Napoli, Stamperia della Regia Università, Della libertà morale, Napoli, Tipografia
Ferrante-Strada, Morale e religione, Napoli, Tipografia Ferrante, Dell'insegnamento
della storia. Studio pedagogico, Roma, Loescher, L'ordinamento della scuola
popolare in diversi paesi. Note, Roma, Tip. eredi Botta, I problemi della filosofia della storia.
Prelezione letta nella Roma, Roma, Loescher, 1Della scuola popolare. Conferenza
tenuta nell'aula magna della Università, Roma, Fratelli Centenari, Al comitato
per la commemorazione di G. Bruno in Pisa. Lettera, Roma, Aldina,Del
socialismo. Conferenza, Roma, Perino, Proletariato e radicali. Lettera ad
Ettore Socci a proposito del Congresso democratico, Roma, La cooperativa, Saggi intorno alla concezione materialistica
della storia I, In memoria del manifesto dei comunisti, Roma, Loescher, Del
materialismo storico. Dilucidazione preliminare, Roma, Loescher, Discorrendo di
socialismo e di filosofia. Lettere a G. Sorel, Roma, Loescher, B. Croce, Bari,
Laterza, Da un secolo all'altro.
Considerazioni retrospettive e presagi, Bologna, Cappelli, L'università e la
libertà della scienza, Napoli, Tipi Veraldi, A proposito della crisi del
marxismo, in "Rivista italiana di sociologia", Scritti varii editi e
inediti di filosofia e politica, raccolti e pubblicati da Benedetto Croce,
Bari, Laterza, Socrate, Benedetto Croce, Bari, Laterza, La concezione
materialistica della storia, con un'aggiunta di B. Croce sulla critica del
marxismo in Italia, Bari, Laterza, re prelezioni sulla storia e il materialismo
storico; In memoria del Manifesto dei comunisti, Brescia, Studio Editoriale
Vivi, Lettere a Engels, Roma, Rinascita, Democrazia e socialismo in Italia,
Milano, Cooperativa del libro popolare, Opere, Luigi Dal Pane, I, Scritti e
appunti su Zeller e su Spinoza, Milano, Feltrinelli, La dottrina di Socrate
secondo Senofonte, Platone ed Aristotele, Milano, Feltrinelli, Ricerche sul
problema della libertà e altri scritti di filosofia, Milano, Feltrinelli, Scritti
di pedagogia e di politica scolastica, Dina Bertoni Jovine, Roma, Editori
Riuniti, Saggi sul materialismo storico, Valentino Gerratana e Augusto Guerra,
Roma, Editori Riuniti, introduzione e cura di Antonio A. Santucci, Il
materialismo storico, antologia sistematica Carlo Poni, Firenze, Le Monnier, Pedagogia
e società. Antologia degli scritti educativi, scelta e introduzioni di Demiro
Marchi, Firenze, La nuova Italia,Scritti politici. Valentino Gerratana, Bari,
Laterza, Opere, Franco Sbarberi, Napoli, Rossi, Scritti filosofici e politici, Franco
Sbarberi, Torino, Einaudi, Lettere a Benedetto Croce. Napoli, Istituto italiano
per gli studi storici, Dal secolo XIX al secolo XX. Dall'era della concorrenza
al monopolio. Nascita e lotte del socialismo. IV saggio, incompiuto, della
concezione materialistica della storia, Lecce, Milella, Scritti liberali, Bari,
De Donato, Scritti pedagogici, Nicola Siciliani De Cumis, Torino, UTET, Epistolario
Roma, Editori Riuniti, Roma, Editori Riuniti, Roma, Editori Riuniti, Lettere inedite. Roma, Istituto storico
italiano per l'età moderna e contemporanea, La politica italiana Corrispondenze
alle “Basler Nachrichten”, a cura e con introduzione di Stefano Miccolis,
Napoli, Bibliopolis, Del materialismo storico e altri scritti, Milano, M&B
Publishing, Del socialismo e altri scritti politici, Milano, UNICOPLI, Giordano
Bruno. Scritti editi e inediti Napoli, Bibliopolis, Fra Dolcino, Pisa, Edizioni
della Normale, . Tutti gli scritti
filosofici e di teoria dell'educazione, Milano, Bompiani Il pensiero occidentale,
. Edizione nazionale La casa editrice Bibliopolis ha in corso di pubblicazione
l'edizione nazionale delle opere di Antonio Labriola, istituita con decreto del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Tra Hegel e Spinoza. Scritti, A.Savorelli
e A. Zanardo, Bibliopolis, I problemi della filosofia della storia e recensioni
G. Cacciatore e M. Martirano, Bibliopolis, Da un secolo all'altro. Stefano
Miccolis e Alessandro Savorelli, Bibliopolis, . Copia archiviata , su
archividifamiglia-sapienza.beniculturali. L. Trotzkij, La mia vita,Carlo
Fiorilli, Antonio Labriola. Ricordi di giovinezza, in «Nuova Antologia», Giuseppe
Berti, Per uno studio della vita e del pensiero di Antonio Labriola, Roma, Ernesto
Ragionieri, Socialdemocrazia tedesca e socialisti italiani: Milano, Luigi
Cortesi, La costituzione del Partito socialista italiano, Milano, Sergio Neri,
Antonio Labriola educatore e pedagogista, Modena, 1968. Luigi Dal Pane, Antonio
Labriola, la vita e il pensiero, Bologna, Demiro Marchi, La pedagogia di
Antonio Labriola, Firenze, Luigi Dal Pane, Antonio Labriola nella politica e
nella cultura italiana, Torino, Stefano Poggi, Antonio Labriola. Herbartismo e
scienze dello spirito alle origini del marxismo italiano, Milano, Giuseppe
Trebisacce, Marxismo e educazione in Antonio Labriola, Roma, Filippo Turati,
Socialismo e riformismo nella storia d'Italia. Scritti politici, Milano, 1979.
Nicola Siciliani de Cumis, Scritti liberali, Bari, Stefano Poggi, Introduzione
a Labriola, Roma-Bari, Beatrice Centi, Antonio Labriola. Dalla filosofia di
Herbart al materialismo storico, Bari, Franco Livorsi, Turati. Cinquant'anni di
socialismo italiano, Milano, Franco Sbarberi, Ordinamento politico e società
nel marxismo di Antonio Labriola, Milano, Antonio Areddu, Sulle lettere di
Antonio Labriola a Benedetto Croce, Firenze, Renzo Martinelli, Antonio
Labriola, Roma, Antonio Areddu, A. Labriola e B. Croce nelle vicende del
marxismo teorico italiano, in “Behemoth”,Antonio Areddu, A. Labriola e B. Croce
nelle vicende del marxismo teorico italiano, in “Behemoth”, X, Luca Michelini,
"Antonio Labriola e la scienza economica. Marxismo e marginalismo",
in "Marginalismo e socialismo nell'Italia liberale M. Guidi e L. Michelini, Annali della
Fondazione Feltrinelli, Milano, Alberto Burgio, Antonio Labriola nella storia e
nella cultura della nuova Italia, Macerata, Antonio Areddu, Il pensiero di A.
Labriola, "Il Cronista", Antonio Labriola e la sua Università. Mostra
documentaria per i Settecento anni della “Sapienza” A cento anni dalla morte di
Antonio Labriola, Nicola Siciliani de Cumis, Roma, Nicola D'Antuono, Saggio
introduttivo e commento a A. Labriola, Discorrendo di socialismo e filosofia,
Bologna, Nicola Siciliani de Cumis , Antonio Labriola e «La Sapienza». Tra
testi, contesti, pretesti, con la collaborazione di A. Sanzo e D. Scalzo, Roma,
2007. Stefano Miccolis, Antonio Labriola. Saggi per una biografia politica,
Alessandro Savorelli e Stefania Miccolis, Milano, . Nicola Siciliani de Cumis,
Labriola dopo Labriola. Tra nuove carte d'archivio, ricerche, didattica,
Postfazione di G. Mastroianni, Pisa, . Alessandro Sanzo, Studi su Antonio
Labriola e il Museo d'Istruzione e di educazione, Roma, , Alessandro Sanzo, L'opera pedagogico-museale
di Antonio Labriola. Carte d'archivio e prospettive euristiche, Roma, Pietro
Mandré. Antonio Labriola, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, . Antonio Labriola, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Antonio Labriola, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Antonio Labriola, su Liber
Liber. Opere di Antonio Labriola, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Antonio Labriola, . Opere di Antonio
Labriola, su Progetto Gutenberg. L'Archivio
Antonio Labriola, su marxists.org. Alberto Burgio, Antonio Labriola, in Il
contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, . Roma. Antonio Labriola. Labriola. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Labriola," “Grice e il Vico di Labriola” per il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria,
Italia.
Lagalla (Padula). Filosofo. Grice: “I love Lagalla: the fact that he was
an Aristotelian when everybody in Florence was a Platonist!” -- Giulio Cesare
Lagalla (Padula), filosofo. Figlio di Roberto, alto funzionario della burocrazia
vicereale, e Vittoria Rosa. Studia filosofia. Ancora bambino, perdette i
genitori e fu affidato con i fratelli alla tutela di uno zio paterno, Girolamo
Lagalla, che lo avviò agli studi di filosofia. Volle trasferirsi a Napoli per
proseguire nella sua formazione. Si iscrisse ai corsi di filosofia dello Studio
ed ebbe come maestri G. Stillabota, F.A. Vivoli e B. Longo. Affidato dal
Collegio degli archiatri a G. Provenzale e G. Caro per un periodo di tirocinio,
sembra vi si fosse condotto con una tale competenza da meritare, nel 1589, i
gradi accademici "nulla pecuniarum solutione". Nello stesso anno,
grazie a Longo, divenne l'ufficiale sanitario di una squadra navale pontificia
di stanza a Napoli, con la quale si diresse verso le coste laziali, per giungere
poi a Roma. A Roma avrebbe conseguito
una nuova laurea, in seguito alla quale entrò al servizio di Santori, per il
cui interessamento ottenne da Clemente VIII l'incarico di lettore di filosofia
presso la Sapienza romana. Cura per Facciottola stampa di un commento ad
Aristotele, “De immortalitate animae ex sententia Aristotelis libri septem”, precoce
manifestazione di un interesse verso la questione dell'anima, intorno alla
quale Lagalla si interrogò per buona parte della sua vita intellettuale e che
contribuì ad attirargli sospetti di eterodossia. Altre opera: “La circuncisione di Cristo”. Al
problema dell'anima Lagalla. dedicò corsi della lettura ordinaria di filosofia,
che tenne alla Sapienza. Queste lezioni furono raccolte in un manoscritto dal
titolo “De anima commentarii”. Allo stesso argomento è dedicato il penultimo
volume dato alle stampe dal L., il “De immortalitate animorum ex Aristotelis
sententia libri tres” (Roma). Lagalla, pur riaffermando le posizioni della
tradizione tomistica sulla questione dell'anima umana, secondo le quali l'anima
intellettiva è “forma informans” del corpo ed è molteplice, accetta quelle di
Alessandro di Afrodisia a proposito dell'animazione dei cieli, ritenendo che
non abbiano l'intelligenza come forma assistente che li muove eternamente, ma
piuttosto come “forma informante”. Morto Santori, Lagalla si fosse avvicina a Pietro
Aldobrandini, entrando al suo servizio. Conobbe Cesi, al quale fu legato da una
cordiale amicizia. Se questa non diede luogo a un'ascrizione all'Accademia dei
Lincei, malgrado una precisa richiesta da parte di Lagalla., fu solo a causa
della sua marcata professione aristotelica[. Cesi lo presentò comunque a
Galilei quando quest'ultimo si recò a Roma per sottoporre il suo telescopio e
le scoperte con esso realizzate al giudizio degli autorevoli astronomi del
Collegio romano, nonché di influenti membri della Curia pontificia e dello
stesso Paolo V. Ne derivarono alcuni incontri, durante i quali Lagalla.,
incuriosito dall' "occhialino" galileiano, lo sperimentò e fu
intrattenuto da Galilei con l'esibizione delle "pietre lucifere di
Bologna". Da ciò che vide, trasse spunto per due scritti, pubblicati in un
unico volume, il “De phoenomenis in orbe Lunae novi telescopii usu a d.
Gallileo Gallileo nunc iterum suscitatis physica disputatio… nec non de luce et
lumine altera disputatio” (Venezia).
Atteso con impazienza da Galilei, che fu costantemente informato da Cesi
dei progressi nella composizione, il libro deluse l'ambiente linceo. Nel primo dei due scritti, pur difendendo la
verità ottica di ciò che mostrava il telescopio, cerca di spiegare l'irregolare (la scabrosità
della superficie lunare) come prodotto del regolare, attraverso una sorta di
estensione di un principio di regolarità (invariabilità dei cieli e dei corpi e
fenomeni inclusi in essi), cui risponde l'intera fisica celeste aristotelica.
Le asperità lunari dovevano dunque consistere in parti più dense di
"etere", più opache alla luce, e in parti meno dense, più chiare. Nel
secondo scritto Lagala. racconta una discussione sulla natura della luce avuta
con Galilei, Cesi, G. De Misiani e G. Clementi: dopo aver ribadito che la luce
non è una sostanza, ma un accidente o una qualità reale, tratta delle
"pietre lucifere" e, contro l'interpretazione di Galilei, osserva che
la luminescenza delle pietre non è una proprietà del minerale non trattato, ma
una conseguenza del processo di calcificazione, che rende la pietra porosa e in
grado di assorbire una certa quantità di fuoco e di luce, poi lentamente rilasciata;
con ciò esclude che possa essere il prodotto della riflessione della luce
solare sulla Terra da parte della Luna.
A proposito del primo dei due scritti, Galilei meditò di fornire una
risposta pubblica, sollecitata dallo stesso Lagalla, di cui le note di lettura
al volume in questione, sembrano essere il lavoro preparatorio. Tale risposta
non arrivò, ma i rapporti tra i due divennero più stretti, forse per effetto di
un lento avvicinamento delle rispettive posizioni scientifiche. In occasione
dell'osservazione di una cometa, scrisse il Tractatus “de metheoro quod die
nona novembris anni presentisin Urbe apparuit sopra collem Pincium” e poiché
quest'opera pareva, in alcuni punti, accogliere le posizioni di Galilei, fu
attaccato di scarso aristotelismo. Si convinse così a chiedere a Galilei e a
Cesi il sostegno per una lettura a Psa. Pur non mancando l'occasione (la morte
di Papazzoni aveva reso vacante un posto), non se ne fece niente, ma anche in
questo caso i rapporti tra i tre uomini rimasero saldi. Aumenta intanto la sua insofferenza verso gli
ambienti romani che lo guardavano con crescente sospetto. La sua “De coelo
animato disputatio” e in Germania, per l'interessamento di Allacci. Non rinunciò
a coltivare la speranza di ottenere un adeguato incarico al di fuori della
capitale pontificia, tanto da valutare con attenzione la proposta di
trasferirsi alla corte di Sigismondo III. Le compromesse condizioni di salute
(soffriva di una malattia urinaria, forse una ipertrofia prostatica con
complicanze) e il timore che l'inclemente clima polacco potesse peggiorarle lo
portarono a rifiutare. Continua a praticare
la filosofia, l'astronomia, e seguì il suo protettore Aldobrandini, in diversi
viaggi in vari luoghi d'Italia. Gli è stato dedicato il cratere Lagalla sulla
Luna. Altre opere: “De phaenomenis in orbe lunae novi telescopii usu nunc
iterum suscitatis” (Venezia); “De metheoro quod die nona novembris anni
presentisin Urbe apparuit sopra collem Pincium”; “De luce et lumine altera
disputatio”; “De Immortalitate animorum ex Aristot. Sententia”(Roma). (Biblioteca apost. Vaticana, Barb. lat., 323;
cfr. Kristeller, II,444 cfr. Edizione naz. delle opere) (Firenze, Biblioteca nazionale, Galil., pFavaro,
nell'Ed. naz. delle opere di Galileo Galilei, Xindica una stampa apparentemente
irreperibile, Roma) (s.l. [ma Heidelbergae])
Bibliografia Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Giano Nicio Eritreo [Gian Vittorio Rossi], Pinacotheca imaginum
illustrium doctrinae vel ingenii laude virorum, I, Coloniae Agrippina, Leone
Allacci, Iulii Caesaris Lagallae vita, Parisiis, Tommaso Maria Alfani, Istoria
degli anni santi, Napoli; Nuovo Dizionario istorico, XV, Napoli Francesco
Colangelo, Storia dei filosofi e dei matematici napolitani, III, Napoli Stefano
Gradi, Leonis Allatii vita, in Novae patrum bibliothecae, VI, a cura di Angelo
Mai, Romae, Emil Wohlwill, Vincenzo Spampanato, Vita di Giordano Bruno,
Messina, Gennaro De Crescenzo, Dizionario storico-biografico degli illustri e
benemeriti salernitani, Salerno, Charles H. Lohr, Latin Aristotle commentaries,
II, Firenze, I maestri della Sapienza di Roma, a cura di Emanuele Conte, Roma, ad
ind.; Massimo Bucciantini, Contro Galileo, Firenze, Italo Gallo, Figure e
momenti della cultura salernitana dall'umanesimo ad oggi, Salerno, Paul Oskar Kristeller, Iter Italicum, Lettere
del Lagalla, o di altri con notizie su di lui, si trovano nell'Edizione
nazionale delle opere di Galileo Galilei, a cura di Antonio Favaro, Firenze, ad
indices (nel vol. III,309-399, è pubblicato il “De phoenomenis in orbe Lunae”
con postille di Galilei) Giuseppe Gabrieli, Carteggio linceo, Roma. Collegamenti
esterni openMLOL, Horizons Open Library, Internet Archive. Giulio Cesare
Lagalla. “Un aristotelico che dialogava con Galilei”. Lagalla. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Lagalla” – The Swimming-Pool Library.
Lalla (Trieste). FIlosofo. Grice: “I have been called a Darwinist, which
offended de Lalla!” -- Figlio
unico di Achille de Lalla e Anna
Millul. Il padre, nato a Napoli da
famiglia originaria di Tolve, aveva intrapreso la carrriera militare, giungendo
a ricoprire il grado di Tenente colonnello dell'esercito e congedandosi con il
grado di Generale dell'esercito. Prese parte alla Prima guerra mondiale nonché
alla Seconda guerra mondiale, dove rimase ferito alla spalla destra in Russia.
Fu in seguito Dirigente dell'Istituto per la Ricostruzione Industrial. Achille
de Lalla era figlio di Ludovico e di Maria Buonomo, figlia a sua volta di
Alfonso Buonomo, compositore e musicista napoletano di fama. La madre Anna Millul era nata a Roma in una
famiglia ebrea originaria di Livorno. SI
laurea, allievo dinKalinowski di cui tradusse in italiano il saggio
"Interpretazione giuridica e logica delle proposizioni
normative". Scappò a Parigi,
prendendo parte al Maggio. Tuttavia, fu tra i primi ad intuire che il Partito
Comunista francese non aveva alcuna seria intenzione politica di sostenere la
Contestazione e, in anticipo sul fallimento dell'iniziativa giovanile, lasciò
la Francia rientrando in Italia deluso. Fu studioso di Evoluzionismo e
Politologia, e sarà proprio sulle sue teorie sull'Evoluzione umana e sul
pensiero di Darwin che scrive l'opera “La selezione sessuale”. Insegna a'Siena
e Napoli. A testimonianza del grande successo che riscuotevano i suoi corsi
universitari, rimane la petizione indetta dagli studenti affinché il Senato
Accademico li prorogasse per un biennio.
Gli ultimi anni Ritiratosi a vita privata, muore a Napoli nella tarda
serata del 25 settembre d'infarto mentre
attendeva alla redazione della sua ultima opera.Est Deus in nobisContributo
alla Nuova Evangelizzazione e, nelle intenzioni dell'autore, avrebbe dovuto
costituire il completamento della trilogia iniziata con Evoluzione e proseguita
con La Comunità Democratica.Convinto assertore della superiorità del Diritto
pubblico rispetto a quello privato, si è sempre posto a tutela delle
prerogative statuali. Convinto assertore
dei rischi della dilagante esterofilia in campo politico e fondamentalmente
euroscettico negli ultimi anni di riavvicinamento al cattolicesimo, ideò un
progetto di edificazione di un nuovo partito politico che, nelle sue
teorizzazioni avrebbe assunto il nome di PARTITO CRISTIANO COMUNITARIO (DEMOCRATICO)
ITALIANO PCC(D)I. Opere: “Il concetto
legislativo di azione penale,” Ed. Jovene, Napoli, “La scelta del rito
istruttorio,” Ed. Jovene, Napoli, “Logica delle Prove penali,” Ed. Jovene
Napoli, “Saggio sulla specialità penale militare,” Ed. Jovene, Napoli, “Topografia
politica della seconda repubblica,” Edizioni Scientifiche Italiane Napoli, “Idee
per un "completamento istruttorio" del giudice nelle indagini
preliminari in "Riv. it. dir. e proc. pen." “Evoluzione,” “Darwin e
la selezione sessuale, Ed. Salerno, Roma, “ Evoluzione e selezioneTemi e
problemi del darwinismo,” Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli “La Comunità
Democratica: idee per una politica nuova, Guida Editori, Napoli, “Comunitarismo
politico, Guida Editori, Napoli
Filosofia della musica occidentale, Guida Editori, Napoli Composizioni musicali Per pianoforte Sonata
n.° 1 Suite "italiana" Sonata n.° 2 Sonata n.° 3
"napoletana" Musica da camera Sonata per violino e violoncello Sonata
per violino e pianoforte Sonata per violini, viola e violoncello Note de Lalla F., Una famiglia borghese, Ed.
Ibiskos de Lalla F., op. cit. in "Il foro penale" XXIII 1968
ilcambiamento,//ilcambiamento/articoli/evoluzione_2_darwin_de_lalla_millul.
ateneapoli,//ateneapoli/news/archivio-storico/reintegro-del-prof-de-lalla-il-consiglio-di-facolta--si-esprime-negativamente. petizioni.com/petizione_pro_prof_paolo_de_lalla.
Paolo de Lalla Millu. Paolo de Lalla. Lalla. Keywords: evolutionary, sexual
selection. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lalla” – The Swimming-Pool Library.
Lamanna (Matera). Filosofo. Grice:
“I like Lamanna – a very systematic philosopher especially interested in the
longitudinal history of philosophy – he wrote on economics during controversial
times, too!” Linceo. Figlio di Angelo Raffaele Lamanna, calzolaio, e da Maria
Bruna Pizzilli, filandaia. Fece i primi studi in seminario e poi nel Liceo
classico della sua città. Si trasferì a Firenze, laureandosi con Sarlo. Insegna
a Messina e Firenze. Pubblicò un commento alla Dottrina. Autore di un fortunato
manuale di storia della filosofia. Membro dell'Accademia nazionale dei Lincei.
Diresse la "Collana di Filosofia" delle Edizioni Morano di Napoli. Stabilito,
per Lamanna, che la religiosità sia un'esigenza naturale dello spirito umano,
egli rileva le contraddizioni percepite dalla coscienza fra l'”essere” (“is”) e
il dover essere (“ought”) -- fra l'esigenza di una realtà concepita come
razionalità e ordine, e la percezione di una realtà che appare irrazionale e
disordinata, così come fra la concezione dell'assolutezza dello spirito e la
concreta limitatezza della realtà umana. Da queste contraddizioni deduce la
necessità dell'esistenza di Dio. Analoga
antinomia gli sembra esistere tra morale e politica che a suo avviso può essere
risolta trasportando nell'attività pratica la riconosciuta razionalità
dell'ordine trascendente e divino, che è di per sé bene assoluto. In questo
modo l'operare umano si fa etico ossia, secondo Lamanna, realmente politico,
realizzandosi concretamente nell'ordinamento giuridico e, così come
nell'operare razionale si concreta la vita morale, da questa si raggiunge
l'armonia in cui consiste la bellezza. Opere: “La religione nella vita dello
spirito, Firenze, Kant, Milano, Umanesimo
e scienza politica, Milano, Storia della filosofia, Firenze, La filosofia del
Novecento, Firenze, Il bene per il bene, Firenze, Studi sul pensiero morale e
politico di Kant, Firenze, Scritti storici e pensieri sulla storia, Padova, Studi
Pietro Piovani, Sulla prospettiva filosofica di Lamanna, Torino, Pietro Piovani, ETra etica e storia, Napoli, Giuseppe Martano, L'esperienza speculative, in
«Filosofia», Giovanni Calò, Il pensiero, Napoli, Giovanni Calò, Studi e
testimonianze, D. Carbone, Matera, Dizionario biografico degli Italiani, Istituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani. Eustachio Paolo Lamanna. Lamanna.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lamanna” – The Swimming-Pool Library.
Lami (Roma). Filosofo. Grice: “I
like Lami; he has written interesting approaches to Plato and Aristotle.” Si
laurea e insegna a Roma. Opere: "La ragione degli antichi” (Giuffrè,
Roma); "La Politica di Platone” (Rubettino, Cosenza); "Tra utopia e
utopismo" (Il Cerchio, Rimini) "Qui ed ora. Per una filosofia
dell'eterno presente" (Il Cerchio, Rimini); "Il libro Manifesto Per
una nuova oggettività" (Heliopolis, Pesaro, . (Gian Franco Lami), Giovanni
Sessa, "Il pensiero di Eric Voegelin a 50 anni dalla pubblicazione di
Ordine e Storia”, Franco Angeli, Roma, Filosofia politica Filosofia della
storia Nuova Destra Note Gian Franc.Letteratura
e Tradizione//miro renzaglia.org letteratura-tradizione-il-resoconto/ Scuola Romana di Filosofia Politica//centro studilaruna
Fondazione Julius evola. Gian Franco Lami. Lami. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Lami” – The Swimming-Pool Library.
Landi (Milano). Filosofo. Grice: “I would call Landi a Griceian; but
he’d call me a Landian!” Studioso della dottrina del ‘segno,’ vis-à-vis- scienze
umane e antropologia, apportato un notevole contributo agli sviluppi alla
semantica (senso) e la pragmatica (prassi, pratica – ragione pratica) -- crt,
cercando di unificare la dialettica romana e fiorentina con quella oxoniense. Diplomato al Regio
Liceo Ginnasio Alessandro Manzoni, si
laurea a Milano. Studia a Pavia. Insegna a Padova, Lecce. Riceve, e Trieste. La sua opera si può suddividere in tre fasi.
La prima riguarda studi su la prassi
(ragione pratica), nonché l'analisi dei processi di “segno.” La seconda fase propone
una teoria della “produzione” del segno intendendola come teoria del lavoro cui
fondamento è l'omologia tra la teoria del segno e so-miscalled aeco-nomia. (cf.
Grice, P. E. R. E.). La terza fase studia l'intricato rapporto tra il segno e
la ideologia e teorizza l'”alienazione” dell’usuario del segno
(ego/alter/alien). Opere: Pratica communicativa (Bocca, Milano); “Segno” (Manni,
Lecce); “Significato, comunicazione e parlare comune,” – cfr. Grice,
“SignificARE, communicARE, impiegare, implicARE, -- ‘common’ is Landi for
Grice’s ‘ordinary’ as opposed to extra-ordinario. Marsilio, Padova. La
semiotica e “Segnare” come lavoro e mercato,
-- cf. Grice against an utilitarian and pro a Kantian account of the rational
effort – but remarks in the “Retrospective Epilogue” about his concern with
‘rationality’ as being co-operative. And Grice’s remarks about the independence
of the two thesis: semiosis as rational and semiosis as cooperatively rational.
Bompiani, Milano, Segno ed ideologia (Bompiani, Milano), “Segnare” (Bompiani,
Milano); “Ideologia” (Mondadori, Milano); “Metodica filosofica e semiotica -- scienza
dei segni, o teoria? – cf. Grice on philosophical psychology,’ folk science of
psychology – ceteris paribus – ‘law’ of the science of psychology --. The laws
of psychology – “That’s why we call them ‘psycho-logical’ concepts, or
theoretical terms, -- psychological theory --. Theory Th. (Bompiani, Milano). Cf. Grice on the
boundaries of ‘mean,’ and the idea of ‘consequence,’ y is a consequence of x, x
means y. Il corpo del testo tra riproduzione sociale ed eccedenza, Scritti su
G. Ryle e la filosofia analitica” (il Poligrafo, Padova); “Semiotica Filosofia
del linguaggio su ferrucciorossilandi.c om.
Ferruccio Rossi-Landi. Grice: “Landi takes economics seriously, as did
Aristotle – unfortunately, those researching onto Landi hardly quote from
Aristotle!” “While the Italians think that Landi is being very Original, we at
Oxford don’t! Game theory, strategy theory, and efficiency theory are all basic
to ‘oeconomica’ in most pragmatic models of efficient communication – “Information
is like money!” – Landi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Landi,” The
Swimming-Pool Library, Villa SPeranza, Luigi Speranza, “Grice e Rossi-Landi a
Oxford.” Luigi Speranza, “Grice’s principle of economy of rational effort and
Rossi-Landi’s economical semiotics.” Luigi Speranza, “Grice and Rossi-Landi:
over-informativeness and excess: the implicature” – The Swimming-Pool Library.
Landino (Firenze). Filosofo. Grice: “I love the way a philosopher can be
judged by his fellow citizens and by furriners: Landino’s “De Anima” fascinates
the Germans, for example! While his poetry fascinates the Americans, as I Tatti
testifies!” Nacque da una famiglia originaria di Pratovecchio, nel Casentino, e
compì gli studi in materie letterarie e giuridiche a Volterra. Gli venne
affidata presso lo Studio fiorentino la cattedra di oratoria e poetica che era
stata del suo maestro Marsuppini: Landino, sostenuto dai Medici, era stato avversato
da non pochi personaggi in vista, come Alamanno Rinuccini e Donato Acciaiuoli.
Tra i suoi allievi ci furono Poliziano e Ficino. In quel periodo ricoprì anche
incarichi pubblici, facendo parte della segreteria di Parte guelfa e della
prima Cancelleria. Tra i suoi viaggi, spicca quello a Roma. La sua prima
attività fu poetica, con la Xandra, una raccolta di componimenti dedicata
inizialmente ad Alberti e de' Medici. In campo filosofico scrisse tre dialoghi:
il De anima, le Disputationes Camaldulenses e il De vera nobilitate. La maggiore fama nei
secoli di Landino fu però legata alla sua attività di commentatore dei
classici. Diede alle stampe il Comento sopra la Comedia di Dante, su Orazio e
su Virgilio. Traduttore dal latino in fiorentino della Storia natural di Plinio
e la Sforziade di Giovanni Simonetta Il volgarizzamento pliniano fu un vero e
proprio evento: per la prima volta anche chi non conosceva il latino poteva
leggere la più importante e vasta enciclopedia del mondo antico (tra i suoi
lettori Pulci, Colombo e Vinci). Per i meriti acquisiti, la Signoria
fiorentina gli assegnò una torre nel Casentino e una pensione. Venne
ritratto tra illustri fiorentini a lui contemporanei da Domenico Ghirlandaio
nella Cappella Tornabuoni di Santa Maria Novella. Altre opera: “Orazione
alla Signoria fiorentina Incipit della Historia naturale tradocta di
lingua latina in fiorentina per Christophoro Landino fiorentino,; Xandra De
anima Disputationes Camaldulenses De vera nobilitate Comento sopra la Comedia
di Dante Commento a Orazio Commento a Virgilio Historia naturale di Caio Plinio
Secondo tradocta di lingua latina in fiorentina per Christophoro Landino
fiorentino al serenissimo Ferdinando re di Napoli Orazione alla Signoria
fiorentina quando presentò il suo Commento di Dante, Firenze, Niccolò di
Lorenzo, Formulario di epistole, Firenze, Bartolomeo de' Libri, Il testo si può
leggere in edizione critica: Christophori Landini Carmina omnia ex codicibus
manuscriptis primum edidit A. Perosa, Florentiae. Cristoforo Landino,
Disputationes CamaldulensesLohe, Firenze, Sansoni, CDe vera nobilitate, M. T. Liaci,
Firenze, Olschki, R. Cardini, La critica del Landino, Firenze, Sansoni, Dallo
stesso studioso è stata allestita la raccolta: C. Landino, Scritti critici e
teorici, I-II, R. Cardini, Roma, Bulzoni, Comento sopra la Comedia,
I-IVProcaccioli, Roma, Salerno editrice, Questo commento è stato solo
parzialmente edito (la sezione relativa all'Ars poetica): Cristoforo Landino,
In Quinti Horatii Flacci Artem poeticam ad Pisones interpretationes, G. Bugada,
Firenze, Sismel, R. Fubini, Quattrocento fiorentino. Politica, diplomazia,
cultura, Pisa, R. M. Comanducci, Nota sulla versione landiniana della Sforziade
di Giovanni Simonetta, «Interpres» Uno studio complessivo (sia filologico sia
storico-culturale) dell'opera in A. Antonazzo, Il volgarizzamento pliniano di
Cristoforo Landino, Messina, Centro di Studi Umanistici, . Questo testo proviene in parte dalla relativa
voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo.
Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Cristoforo Landino, In
Quinti Horatii Flacci Artem poeticam ad Pisones interpretationes. Gabriele
Bugada, Firenze, Sismel-Società internazionale per lo studio del Medioevo
latino Edizioni del Galluzzo, Carlo
Dionisotti, «Landino, Cristoforo», in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani,Dizionario Biografico degli Italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Antonino Antonazzo, Il volgarizzamento
pliniano di Cristoforo Landino, Messina, di Studi Umanistici, TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Cristoforo Landino, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Cristoforo Landino, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Simona Foà, Cristoforo
Landino, in Dizionario biografico degli italiani, 63, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Cristoforo
Landino, su Dictionary of Art Historians, Lee Sorensen. Cristoforo Landino /
Cristoforo Landino (altra versione), su ALCUIN, Ratisbona. Cristoforo Landino,
suopenMLOL, Horizons Cristoforo Landino. Grice: “I love Landino; for one he
wrote the first Italian philosophical dialogue, “Disputationes” – for another, I love the setting!” Landino. Keywords:
dialettica fiorentina – implicatura fiorentina – Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Landino” – The Swimming-Pool Library.
Landucci (Sarzana). Filosofo. Grice: “If I had in Hardie a wonderful
mentor to Aristotle, I missed Landucci’s mentoring me into Kant!” – Si laurea a
Pisa con Luporini. Insegna a Firenze. Opere principali: “Cultura e ideologia in
Sanctis” (Milano, Feltrinelli); “I filosofi e i selvaggi” (Bari, Laterza); “L’origine
della scienza sociale” (Firenze, Sansoni); “Hegel: la coscienza e la storia”
(Firenze, La nuova Italia); “La contraddizione in Hegel, Firenze, La nuova
Italia); “La teodicea nell'età cartesiana, Napoli, Bibliopolis, “La Critica
della ragion pratica” (Roma, NIS), Sull'etica di Kant, Milano, Guerini, La mente
in Cartesio, Milano, F. Angeli, I
filosofi e Dio, Roma-Bari, Laterza, La doppia verità: conflitti di ragione e
fede tra Medioevo e prima modernità, Milano, Feltrinelli, Antonio Gnoli,
Intervista, "Repubblica", Scheda biografica su Einaudi. Sergio
Landucci. Grice: “Basically, Landucci covers all the topics of my interests,
including that of the alleged ambiguity in Kant’s idea of a ‘reason’!” Landucci.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Landucci” – The Swimming-Pool
Library.
Latini (Firenze).
Filosofo. Grice: “Latini reminds me
of Hardie; he was Aligheri’s mentor; Hardie mine!” -- Grice: “People say it all
starts with Alighieri; but the real ‘filosofo’ behind Alighieri surely is
Burnetto – he has chapters on ‘Platone,’ ‘Aristotele,’ and the rest of them.” «Poi si rivolse, e parve di
coloro che corrono a Verona il drappo verde per la campagna; e parve di costoro
quelli che vince, non colui che perde» (Divina Commedia). Figlio di
Buonaccorso e nipote di Latino Latini, appartenente ad una nobile famiglia. Le
fonti storiche e una serie di documenti autografi testimoniano la sua attiva
partecipazione alla vita politica di Firenze. Come egli stesso narra nel
Tesoretto, fu inviato dai suoi concittadini alla corte di Alfonso X per
richiedere il suo aiuto in favore dei guelfi. Tuttavia, la notizia della
vittoria dei ghibellini a Montaperti lo costrinse all'esilio in Francia. I cambiamenti politici
conseguenti alla vittoria di Carlo I da Benevento sconsentirono il suo ritorno in Italia. Fu risarcito del torto
subito, con il titolo di Segretario del Consiglio della repubblica, stimato ed
onorato dai suoi concittadini. La sua influenza divenne tale che a
partire si trova a malapena nella storia di Firenze un avvenimento pubblico
importante al quale non abbia preso parte. Contribuì notevolmente alla
riconciliazione temporanea tra guelfi e ghibellini detta "pace di
Latino". PPresiedette il congresso dei sindaci in cui fu decisa la
rovina di Pisa. Fu elevato alla dignità di Priore. Questi magistrati, in numero
di dodici, erano stati previsti nella costituzione. La sua parola si fa
frequentemente sentire nei Consigli generali della repubblica. Era uno degli
arringatori, od oratori, più frequentemente designati. Nel Canto XV
dell'Inferno Dante lo incontra tra i sodomiti, violenti contro Dio nella
natura. Siamo nel terzo girone del settimo cerchio; Dante e Virgilio camminano
su un piano rialzato rispetto alla landa desolata in cui i dannati procedono.
Alighieri, che era stato allievo di Latini, è profondamente scosso, e non
nasconde verso il maestro una persistente ammirazione. Latini è il primo nella
Commedia a toccare fisicamente Alighieri, tirandolo per la veste. Altre
opera:“Il Tesoretto,” poema (incompiuto o mutilo) scritto in volgare
fiorentino, in settenari a rima baciata, narrato in prima persona. L'autore definisce l'opera Tesoro, ma il nome
Tesoretto è presente già nei manoscritti più antichi, presumibilmente per distinguerla dalle
traduzioni italiane del Tresor. Il protagonista, sconfortato dalla notizia
della disfatta di Montaperti, si perde in una "selva diversa". Nella
sua peregrinazione si imbatte nelle personificazioni della Natura e delle
Virtù, che gli illustrano la composizione del Mondo e i modelli di comportamento
cortesi. Il Tesoretto si interrompe nel momento in cui il protagonista incontra
Tolomeo, che sta per spiegargli i fondamenti dell'astronomia. Influenzato
da un lato dal romanzo cortese, dall'altro dai poemi allegorici, Latini realizza
un'opera che da una parte della critica è ritenuta tra i precursori diretti
della Commedia (Venezia, Melchiorre Sessa il Vecchio); “Li livres dou Tresor” e
la più celebre, scritta durante l'esilio in Francia, in lingua vernaculare,
perche "è la parlata più dilettevole e più comune tra tutte le lingue.” Consta
di tre libri e risulta la prima enciclopedia volgare in senso proprio. Altri
testimoni sono stati segnalati in seguito da Squillacioti, Divizia eGiola.
Il primo libro tratta dell’origine di tutto; tra gli argomenti affrontati vi
sono un'ampia storia universale, dalle vicende dell'Antico e del Nuovo
Testamento alla battaglia di Montaperti, elementi di medicina, fisica,
astronomia, geografia, e architettura, e un bestiario. Si trova, in questo primo
libro, una delle menzioni più antiche che conosciamo di una bussola e
l'indicazione della sfericità della terra. Nel secondo libro si tratta
dei vizi e delle virtù, attingendo sostanzialmente dall'Etica Nicomachea.
Il terzo libro riguarda principalmente la retorica. Latini utilizza come fonti
Platone, Aristotele, Senofane, il romano Publio Vegezio e Cicerone. Altre
opera: è inoltre autore di un altro breve poemetto, Il Favolello, di una “Rettorica”
volgarizzamento e commento del De inventione di Cicerone, nonché dei
volgarizzamenti di tre orazioni ciceroniane (Pro Ligario, Pro Marcello, Pro
rege Deiòtaro). Jauss, Alterità e modernità della letteratura medievale,
Bollati Boringhieri S. Sarteschi, Dal "Tesoretto" alla
"Commedia": considerazioni su alcune riprese dantesche dal testo di Latini,
in "Rassegna europea di letteratura italiana", B. Latini, Tresor G.
Beltrami Squillacioti Torri e S. Vatteroni, Torino, Einaudi, A. D'Agostino,
Itinerari e forme della prosa, in Storia della letteratura italiana, Roma,
Salerno Editrice, Tresor. Beltrami, Squillacioti, Torri, Plinio, Torino). Aggiunte
(e una sottrazione) al censimento dei codici delle versioni italiane del
"Tresor" di Brunetto Latini. In: Medioevo romanzo, La tradizione dei volgarizzamenti toscani del
Tresor di Brunetto Latini: con un'edizione critica della redazione alfa.
Verona. Edizione del volgarizzamento toscano. La colonna posta dove è stata riscoperta la
tomba di Latini, chiesa di Santa Maria Maggiore; “Livres dou Tresor, Stampato
in Vineggia, per Gioan Antonio & fratelli da Sabbio, ad instanza di Nicolo
Garanta & Francesco da Salo libbrari & compagni, Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 1Tesoretto. In
Gianfranco Contini , Poeti del Duecento, Ricciardi, Milano e Napoli 1970, tomo
2.A scuola con ser Brunetto. Indagini sulla ricezione di Brunetto Latini dal
Medioevo al Rinascimento. Atti del convegno internazionale di studi, Basilea,Irene
Maffia Scariati, Firenze, Edizioni del Galluzzo, D'Arco Silvio Avalle, Ai
luoghi di delizia pieni, Ricciardi, Milano e Napoli, Antonio Carrannante,
"Implicazioni dantesche: Brunetto Latini (Inf. XV)",
"L'Alighieri", Enciclopedia dantesca, ad vocem, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, Pasquale Fornari, Dante e Brunetto,
Tip. coop. varesina, Varese, Poi in: Pro Dantis virtute et honore, Tip. coop.
varesina, Varese, Ludovico Frati,
Brunetto Latini speziale, "Il giornale dantesco", Francesco Maggini,
La «Rettorica» Latini, Firenze, Galletti e Cocci,Umberto Marchesini, Due studi
biografici su Brunetto Latini. "Atti dell'Istituto Veneto", "La
posizione del Latini nel canto XV dell'Inferno dantesco"). Pietro Merlo, E
se Dante avesse collocato Brunetto Latini tra gli uomini irreligiosi e non tra
i sodomiti?, "La cultura", Poi in: Saggi glottologici e letterari,
Hoepli, Milano, Fausto Montanari, Brunetto Latini, "Cultura e
scuola", Antonio Padula, Brunetto Latini e il Pataffio, Dante Alighieri,
Milano, Roma e Napoli, Manlio Pastore Stocchi, Delusione e giustizia nel canto
XV dell'Inferno, "Lettere italiane", XX 1968, 433–455 (poi in: Letture classensi, III, Longo, Ravenna Joseph Pequigney, Sodomy
in Dante's Inferno and Purgatorio, "Representations", André Pézard,
Dante sous la pluie de feu, Librairie philosophique, Paris 1950. Rosanna
Santangelo, "Tutti cherci e litterati grandi e di gran fama": Brunetto
Latini, "Il sogno della farfalla. Rivista di psicoanalisi", Michele
Scherillo, Alcuni capitoli della biografia di Dante, Loescher, Torino Thor
Sundby, Della vita e delle opere di Brunetto Latini, Le Monnier, Firenze, Alighieri
Storia di Firenze Divina Commedia Il Favolello Il Tesoretto. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Federico Millosevich, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Liber Liber. Opere di Brunetto
Latini, su openMLOL, Horizons su Brunetto
Latinidal repertorio online Regesta Imperii, su opac.regesta-imperii.de.
Brunetto Latino Portal, su florin.ms. Giovanni Dall'Orto, Brunetto Latini.
Tommaso Giartosio, Dante e Brunetto Latini. Tratto da: Perché non possiamo non
dirci. Letteratura, omosessualità, mondo, Feltrinelli, Milano, Concordanze del
libro del Tesoretto, su classicis tranieri.com. Brunetto Latini, Li livres dou trésor, ed. par
Polycarpe Chabaille, Paris Marco Giacomelli, In difesa di ser Brunetto Latini;
in Adolph Caso , Dante in the Twentieth Century, Volume 1 di Dante studies, Branden
Books. Latini. Brunetto Latini. Keywords: rettorica. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Latini” – The Swimming-Pool Library.
Laurino
(Laurino). Filosofo. Duca di Aquara e di Laurino,
appartenente alla nobile famiglia napoletana degli Spinelli. Figlio unico
dell’ottavo duca di Laurino, e di Giovanna Caracciolo, figlia di Ottavio, terzo
Principe di Forino, ereditò i titoli paterni. Sposò in prime nozze Beatrice
Caterina Pinto y Mendoza, terza Principessa di Montacuto, figlia ed erede del
principe Gregorio. Sposò in seconde nozze Donna Ottavia Tuttavilla, figlia di
Vincenzo II, sesto duca di Calabritto. Allievo di Vico, si formò al
Collegio Clementino a Roma e poi all'Accademia di Loreto. Ritornato a Napoli,
divenne amico di vari illuministi napoletani, quali Filangieri e
FeGaliani. Fu autore di varie opere di stampo illuministico, in
particolare nei campi della storia e dell'economia. La sua opera più
importante, le “Riflessioni politiche sopra alcuni punti della scienza della
moneta,” rappresenta uno dei primi tentativi di metodo geometrico applicato
all'economia. In questo opuscolo, si oppone alle teorie monetarie di Broggia.
Il duca fece attivamente parte della massoneria napoletana, all'epoca diretta
dal principe di Sansevero, Raimondo di Sangro. Fu nominato cavalerie del
Real Ordine di San Gennaro. A Napoli, fece ristrutturare il palazzo di
famiglia, il palazzo Spinelli di Laurino, trasformandolo in una delle più
suggestive realizzazioni del Settecento napoletano. Morì a Napoli e venne
sepolto nella cappella di famiglia nella chiesa di Santa Caterina a
Formiello. Opere: “Degli Affetti umani” (Napoli, Stamperia Muziana);
“Riflessioni politiche sopra alcuni punti della scienza della moneta” (Napoli);
“Saggio di tavola cronologica de' principi e più ragguardevoli ufficiali che
anno signoreggiato, e retto le provincie, che ora compongono il regno di
Napoli” (Napoli, stamperia di Giuseppe Di Bisogni); “Della nobiltà, dalle
stampe del Porsile”; “Lettera nella quale si dimostra non esser nota di
falsità, che nel diploma di fondazione della chiesa di Bagnara si ritrovi
l'anno 1085 segnato coll'indizione sesta correndo l'ottava del computo volgare,
s.d. Troiano Spinelli, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Spinelli di
Laurino. Laurino. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Laurino” – The
Swimming-Pool Library.
Lazzarelli (San Severino Marche). Filosofo. Grice:
“I would call Lazzarelli a Pythagorean; most Italian philosophers are, as most
English philosophers are Lockean!” -- Grice: “I would call Lazzarelli what
Italians call ‘un filosofo ermetico.’ He certainly flouts all my desiderata for
conversational clarity!” Il documento più importante per ricostruire la vita di
Lazzarelli è Vita Lodovici Lazzarelli Septempedani poetae laureati per
Philippum fratrem ad Angelum Colotium scritto dal fratello Filippo subito dopo
la morte di Ludovico, e indirizzato all'umanista Angelo Colocci. Lazzarelli fu
educato e visse a Campli, in Abruzzo, dove frequenta la biblioteca del Convento
di San Bernardino da Siena, che egli cita nella sua opera i Fasti Christianae
Religionis, un poema di ispirazione cristiana. Ricevette da Sforza un premio
per un poema sulla battaglia di San Flaviano. Ebbe contatti con i più
importanti studiosi dell'epoca e fu seguace dell'ermetismo. Raccolse il
Pimander di Ficino, l'Asclepio e tre trattati sull'ermetismo realizzando una
versione che amplia il corpus testi ermetici. Fu autore di opere a carattere
ermetico come il “Crater Hermetis,” in sintonia con il sincretismo religioso
dei suoi tempi e in anticipo sulla filosofia di Pico, con la fusione di Cabala
e Cristianesimo, ma anche di poemetti a carattere allegorico come l'”Inno a
Prometeo” o didascalico-allegorici come il “Bombyx. “ “De apparatu Patavini
hastiludii (ed. a stampa Padova); “De gentilium deorum imaginibus”, dedicato
prima a Borso d'Este, poi a Federico da
Montefeltro; Fasti Christianae religionis, con mss dedicati a Sisto IV, poi a Ferdinando I d'Aragona e ia Carlo VIII
(edito M. Bertolini, Napoli); Epistola Enoch (edita M. Brini, in Testi
umanistici sull'ermetismo, Roma; la traduzione delle Diffinitiones Asclepii; De
bombyce (ed. a stampa G.F. Lancellotti, Aesii); Crater Hermetis edito in
Pimander Mercurii Trismegisti liber de sapientia et potestate Dei. Asclepius
eiusdem Mercurii liber de voluntate divina. Item Crater Hermetis a Lazarelo
Septempedano, Parisiis; Vademecum (edito M. Brini, in Testi umanistici sull'ermetismo,
Roma. Un carme per la morte della duchessa d'Atri (Biblioteca del Seminario di
Padova; Carmen bucolicum (Biblioteca universitaria di Breslavia, Milich
Collection); carmi di occasione (tra cui i versi che gli valsero
l'incoronazione) (Biblioteca nazionale di Napoli); epigrammi sullo Pseudo
Dionigi l'Areopagita. Il testo dell'opera può essere letto in M.
Meloni,"Lodovico Lazzarelli umanista settempedano e il De Gentilium deorum
imaginibus, in Studia picena..
pubblicato in appendice a C. Vasoli, Temi e fonti della tradizione
ermetica in uno scritto di Symphorien Champier, in Umanesimo e esoterismo, E. Castelli,
Padova, poi in G. Roellenbleck, Ludovico Lazzarelli Opusculum de Bombyce, anche
in edizione moderna integrale in C. Moreschini, Dall'"Asclepius" al
"Crater Hermetis". Studi sull'ermetismo latino tardo-antico e rinascimentale,
Pisa, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Filosofia
ermetica, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere, su ludovicolazzarelli.
l rivista Campli Nostra Notizie , su campli nostra notizie.. Ludovico
Lazzarelli. Lazarelli. Keyword: implicatura ermetica. Keywords: Luigi Speranza,
“Grice e Lazzarelli” – The Swimming-Pool Library.
Lecaldano (Treviso). Filosofo. Grice: “Lecaldano is interested in altruism
as the basis for morality; I’m interested in morality as the basis for
altruism; he ain’t Kantian; I am!” -- Grice: “I love Lecaldano; perhaps because
he is an Italian, he focused on Scots! His analyses of Smith and Hume on ‘sympathy’
is ‘simpatico,’ as the Italians say.” Grice: “Lecaldano engages in the kind of
linguistic botanising I do when I reflect on ‘cooperation’ versus ‘benevolence’
versus ‘empathy’ versus ‘sympathy’ versus ‘compassion.’ Unlike Lecaldano, I end
up with a rationality-based account of cooperativeness – or rather a narrowing
of ‘co-operation’ to ‘rational co-operation’ – there are others!” Si laurea a
Roma, insegna a Siena e Roma. Fonda La Società Italiana di Filosofia Analitica
(“to keep us apart from non-analytics like Plato!”). Membro della Società Filosofica
Italiana. Le riflessioni di Lecaldano spaziano dalla storia della filosofia
morale sino alle discussioni contemporanee sulla bioetica. Avvalendosi anche
del rigore concettuale della filosofia analitica, indirizza la sua ricerca alla
ricostruzione storiografica della morale anglosassone dal XVII al XIX secolo,
con particolare riferimento ai filosofi scozzesi (David Hume, Adam Smith). Ha
inoltre indagato criticamente i problemi della metaetica. In bioetica,
Lecaldano si prefigge l'obiettivo di una chiarificazione delle implicazioni
morali legate alle bio-tecnologie, che sfocia in una prospettiva laica per la
pacifica gestione del conflitto morale che le "tecnologie della vita"
hanno prodotto. Altre opera: “Le analisi del linguaggio morale.
"Buono" e "dovere" (Roma, Edizioni dell'Ateneo), “Moore,
Roma-Bari, Laterza, “L'Illuminismo”
(Torino, Loescher), “Hume” Roma-Bari, Laterza); “Etica, Torino, UTET Libreria, Bioetica.
Le scelte morali, Roma-Bari, Laterza, Saggi di storia e teoria dell'etica,
Gaeta, Bibliotheca, Dizionario di bioetica, Roma-Bari, Laterza, Un'etica senza
Dio, Roma-Bari, Laterza, Prima lezione di Filosofia Morale, Roma-Bari, Laterza,
“Simpatia” (Milano, Raffaello Cortina Editore); Senza Dio. Storie di atei e
ateismo, Bologna, Il Mulino, .”Sul senso della vita, Bologna, Il Mulino); “Bioetica
Comitato Nazionale per la Bioetica Biotecnologie La bioetica. Il punto di vista morale di E.
Lecaldano sulla nascita, la cura e la morte di Luca Corchia. Riflessioni di Lecaldano
sul Senso della Vita In Riflessioni. Eugenio Lecaldano. Keywords: simpatia,
simpatico, antipatico, compassione, compassivo, empatia, impassibile,
transpatia, patia, patico, il patico, diapatia. Psi-transmission. Grice:
“Scheler uses ‘transpathy,’ but then he would use anything!” --. Lecaldano.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lecaldano” – The Swimming-Pool
Library.
Livi (Prato). Filosofo. Grice: “Livi is one of the few Italian
philosophers who have taken Moore’s ‘common-sense’ seriously!” – Grice: “The
way Livi justifies common-sense, not unlike Moore, is via a principle of
‘coherence’” Allievo di Gilson, collabora con Fabro, Noce edAgazzi. Inizia la
scuola filosofica del senso comune, rappresentata dalla ISCA (International
Science and Common Sense Association), che ha come organo ufficiale la rivista
"Sensus communis -- Alethic Logic". Tra i suoi numerosi discepoli o
estimatori vi sono Renzi (autore di importanti saggi di Storia della
Metafisica), Bettetini, Arecchi, Spatola (psichiatra), Covino ed Arzillo.
Fondatore della casa editrice Leonardo
da Vinci, fu membro associato della Pontificia Accademia di San Tommaso, decano
e professore emerito della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università
Lateranense. Firmò con Giovanni Paolo II alcune parti dell'enciclica Fides et
ratio. «Senso comune» è il termine utilizzato da Livi in chiave
anti-cartesiana per individuare le certezze naturali e incontrovertibili
possedute da ogni uomo. Non si tratta di una facoltà o di strutture cognitive a
priori, ma di un sistema organico di certezze universali e necessarie che
derivano dall'esperienza immediata e sono la condizione di possibilità di ogni
ulteriore certezza. Ha per primo precisato quali siano queste certezze e ha
provato con il metodo della presupposizione che esse sono in effetti il
fondamento della conoscenza umana. Il senso comune comprende dunque l'evidenza
dell'esistenza del mondo come insieme di enti in movimento; l'evidenza dell'io,
come soggetto che si coglie nell'atto di conoscere il mondo; l'evidenza di
altri come propri simili; l'evidenza di una legge morale che regola i rapporti
di libertà e responsabilità tra i soggetti; l'evidenza di Dio come fondamento
razionale della realtà, prima causa e ultimo fine, conosciuto nella sua
esistenza indubitabile grazie a una inferenza immediata e spontanea, la quale
lascia però inattingibile il mistero della sua essenza, che è la Trascendenza
in senso proprio. Queste certezze sono a fondamento di un sistema di logica
aletica su base olistica. Tra gli studi recenti sul sistema della logica
aletica elaborato da Livi vanno ricordati i saggi di Agazzi, "Valori e
limiti del senso comune", Franco Angeli, Milano), Ottonello
("Livi", in "Profili", Marsilio Editori, Venezia ),
Vassallo ("La riabilitazione del senso comune", in "Memoria e
progresso", Fede & Cultura, Verona), di Arzillo, “Il fondamento del
giudizio. Una proposta teoretica a partire dalla filosofia del senso comune (Casa
Editrice Leonardo da Vinci, Roma ), di Renzi, La logica aletica e la sua funzione
critica. Analisi della proposta di Livi (Casa Editrice Leonardo da Vinci,
Roma). Hanno scritto su Livi anche Andolfo (storico della Filosofia antica),
Sacchi, Cottier, Fisichella, Galeazzi, Pangallo e Possenti. Da Gilson, Fabro ed
Agazzi ha appreso ad affrontare i problemi essenziali della speculazione
metafisica in dialogo con grandi pensatori dell'antichità (Platone, Aristotele,
gli Stoici, Agostino), del Medioevo (Anselmo, Tommaso, Duns Scoto) e dell'età
moderna (Vico, Kierkegaard, Rosmini). Convinto assertore del metodo realistico
di interpretazione dell'esperienza, ne ha difeso le ragioni utilizzando
sistematicamente gli strumenti dialettici offerti dai pensatori della scuola
analitica. Suoi critici più intransigenti sono stati, da una parte, l’idealista
Severino, e dall'altra il caposcuola del "pensiero debole", Vattimo.
Altre opera: Il cristianesimo nella filosofia (Il problema della filosofia
cristiana nei suoi sviluppi storici e nelle prospettive attuali), L'Aquila: Ed.
Japadre); “Il problema della filosofia cristiana Bologna: Pàtron); “Cristo non
è Marx, Torre del Benaco: Ed. ColibrìS); “Filosofia del senso comune (Logica
della scienza e della fede) Milano: Ed. Ares); “Il senso comune tra
razionalismo e scetticismo in Vico. Milano: Editrice Massimo); Lessico della
filosofia (Etimologia, semantica e storia dei termini filosofici) Milano:
Edizioni Ares); “Il principio di coerenza (Senso comune e logica epistemica),
Roma: Editore Armando); “Aquino: il futuro del pensiero cristiano Milano:
Mondadori); La filosofia e la sua storia,
I: La filosofia antica e medioevale;
moderna; e contemporanea
(L'Ottocento; Il Novecento) Roma: Società editrice Dante Alighieri, Dizionario
storico della filosofia, Roma: Società Editrice Dante Alighieri, La ricerca
della verità Roma: Leonardo da Vinci, Verità del pensiero (Fondamenti di logica
aletica) Roma: Lateran University Press, Razionalità della fede nella
Rivelazione (Un'analisi filosofica alla luce della logica aletica) Roma:
Leonardo da Vinci, La ricerca della verità (“Dal senso comune alla dialettica”)
Roma: Leonardo da Vinci, L'epistemologia
di Tommaso d'Aquino e le sue fonti Napoli: Editoriale comunicazioni sociali, Senso
comune e logica aletica Roma: Leonardo da Vinci, Perché interessa la filosofia
e perché se ne studia la storia Roma: Leonardo da Vinci, Storia sociale della
filosofia, I: La filosofia antica e
medioevale; moderna; contemporanea, L'Ottocento; Il Novecento)
Roma: Società Editrice Dante Alighieri, Logica della testimonianza (Quando
credere è ragionevole), Roma: Lateran University Press, Senso comune e
metafisica. Sullo statuto epistemologico della filosofia prima Roma: Leonardo
da Vinci, Nuovo Dizionario storico della filosofia Roma: Società Editrice Dante
Alighieri, (ed.) Premesse razionali della fede. Filosofi e teologi a confronto
sui praeambula fidei Roma: Lateran University Press, Etica dell'imprenditore.
Le decisioni aziendali, i criteri di valutazione e la dottirna sociale della
Chiesa Roma: Leonardo da Vinci, Dizionario critico della filosofia, Roma:
Società Editrice Dante Alighieri, Filosofia e teologia, Bologna: Edizioni Studio
Domenicano, Il senso comune al vaglio della critica, Roma: Leonardo da Vinci, .
Filosofia del senso comune. Logica della scienza e della fede, Roma: Casa
Editrice Leonardo da Vinci, . Vera e falsa teologia. Come distinguere
l'autentica "scienza della fede" da un'equivoca "filosofia
religiosa", Roma: Casa Editrice Leonardo da Vinci, . L'istanza critica,
Roma: Leonardo da Vinci, . La certezza della verità. Il sistema della logica
aletica e il procedimento della giustificazione epistemica, Roma: Leonardo da
Vinci, . Dogma e pastorale. L'ermeneutica del Magistero, dal Vaticano II al
Sinodo sulla famiglia, Roma: Leonardo da Vinci, . Le leggi del pensiero. Come
la verità viene al soggetto, Roma: Leonardo da Vinci, . Teologia e Magistero,
oggi, Roma: Leonardo da Vinci, . Vera e falsa teologia. Come distinguere
l'autentica "scienza della fede" da un'equivoca "filosofia
religiosa", su Gli equivoci della
teologia morale dopo la "Amoris laetitia'" Roma: Leonardo da Vinci, .
Saggi "Étienne Gilson: il tomismo come filosofia cristiana", in
Antonio PiolantiSan Tommaso nella storia del pensiero, Vatican City: Libreria
Editrice Vaticana, "La filosofia di
Etienne Gilson", in Antonio PiolantiEtienne Gilson, filosofo cristiano,
Vatican City: Libreria Editrice Vaticana, "L'unità dell'esperienza nella
gnoseologia tomista", in Antonio Piolanti"Noetica, critica e
metafisica in chiave tomistica", Vatican City: Libreria Ed. Vaticana,
1991. "Senso comune e unità delle scienze", in Rafael
Martinez"Unità e autonomia del sapere: il dibattito del XIII secolo",
Rome: Ed. Armando, Ester Maria Ledda, In memoriam: Mons. Antonio Livi, in
Corrispondenza Romana, 1º luglio . Sito
di Antonio Livi su antoniolivi.com. Casa
editrice Leonardo da Vinci, su editriceleonardo.com. ISCA International Science and Commonsense
Association, su isca-news.org. Fides et Ratio, su fidesetratio. Il Giudizio
Cattolico, su ilgiudiziocattolico.com. Antonio Livi. Keywords: ‘il senso
commune in Vico” – Grice develops a sceptical defence in his early “Common
sense and scepticism,” “mainly motivated by what he sees as a ‘cavalier
attitude’ to the sceptic by, of all people, Malcolm.” – Grice: “I’m not sure
Livi would agree with my idea, but I think he would – certainly Vico took the
sceptic challenge possibly most seriously than anyone and Livi is an expert on
Vico. Vico’s line of defense lies on the connection, conceptual he thinks,
between ‘common sense’ and ‘consenso’: therefore, Malcolm and I have to reach a
consensus that we are going to use ‘know’ for things like ‘I know that s is p,’
say, there is cheese on the table, there is a mermaid on the table. Etc. And
that “if I’m not dreaming” may not always be a conversationally appropriate
defeater!” – Livi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Livi” – The
Swimming-Pool Library.
Leon
Leoni. (Ancona). Filosofo. Grice: “I love Bruno Leoni; my balance
between the principle of conversational self-love and the principle of
conversational benevolence is what all his philosophy is about!” – Grice:
“Leoni has technical concepts here: his is an individualism, i. e.
subjectivisim, and he believes that the ‘scambio’ or ‘inter-subjective,’
inter-individual exchange’ is ‘spontaneous – he calls it ‘ordine spontaneo.’ He
doesn;’t see it necessarily as ethical or meta-ethical – but descriptive;
similarly I speak of conversational maxims as different from ‘moral’ maxims!” “La
situazione paradossale del nostro tempo è che siamo governati da uomini non,
come pretenderebbe la classica teoria aristotelica, perché non siamo governati
dal diritto, ma esattamente perché lo siamo. Trascorse la sua vita tra Torino, Pavia,
e la Sardegna. Per le sue idee, viene associato ad un modello liberale e
anti-statalista della società. All'interno della filosofia del diritto, si inserisce nella tradizione del liberalismo
classico. Allievo di Solari, di cui fu pure assistente volontario, e collega di
Firpo, insegna a Pavia. Nel corso del conflitto, fece parte di A Force,
un'organizzazione segreta alleata incaricata di recuperare prigionieri e
salvare soldati. Inizia la sua attività accademica, insegnando Filosofia
del diritto e ricoprendo l'incarico di preside della facoltà di Scienze Politiche.
Muore in circostanze tragiche, ucciso. Un collaboratore del suo studio legale, Quero,
di professione tipografo ma che svolgeva amministrazioni di condomini e
palazzi, aveva perpetrato truffe e sottrazioni di denaro; quando se ne accorse
e minacciò di denunciarlo, Quero lo assassinò colpendolo ripetutamente alla
testa e nascose poi il corpo in un garage, inscenando un sequestro di persona,
ma venne subito scoperto. Negli anni della ricostruzione postbellica, mentre in
tutti i paesi europei si affermavano politiche economiche di stampo statalista,
andò controcorrente sostenendo il liberalismo, che ormai quasi più nessuno era
pronto a difendere.[senza fonte] Leoni criticava la logica dell'intervento
pubblico mentre esaltava la superiore razionalità e legittimità degli ordini
che emergono dal basso, per effetto del concorso delle volontà dei singoli
individui. Fondatore nel 1950 della rivista Il Politico, Leoni svolse
ugualmente un'intensa attività pubblicistica, soprattutto scrivendo corsivi per
il quotidiano economico Il Sole 24 ORE. Membro della «Mont Pelerin Society» (di
cui fu segretario e poi presidente), lo studioso torinese fu pure molto
impegnato nel Centro di Studi Metodologici della città piemontese e, in
seguito, nel Centro di Ricerca e Documentazione “Luigi Einaudi”. Studioso
poliedrico (giurista e filosofo, ma anche appassionato cultore della scienza
politica e della teoria economica, oltre che della storia delle dottrine
politiche), nel corso degli anni cinquanta e sessanta Leoni promosse le idee
liberali all'interno della cultura italiana: proponendo temi ed autori del
liberalismo contemporaneo, ma soprattutto aprendo prospettive ad una concezione
della società centrata sulla proprietà privata e il libero mercato. Per
comprendere quanto sia stata importante la sua azione tesa a favorire una
migliore conoscenza delle tesi più innovative, è sufficiente scorrere l'indice
della rivista da lui diretta per molti anni, Il Politico, in cui diede spazio
ad autori spesso a quel tempo poco noti, ma desti segnare le scienze
economiche. Con i suoi studi, inoltre, Leoni apre la strada a molti
orientamenti: dalla Teoria della scelta pubblica all'Analisi economica del
diritto (filoni di ricerca che esaminano la politica ed il diritto con gli
strumenti dell'economia), fino all'indagine interdisciplinare di quelle
istituzionitra cui il diritto che si sviluppano non già sulla base di decisioni
imposte dall'alto, ma grazie ad un'intrinseca capacità di auto-generarsi ed evolvere
dal basso. E stato quasi dimenticato: soprattutto in Italia. La sua opera
più conosciuta (frutto di lezioni ). L’ndividualismo integrale di Leoni risulta
ben poco in sintonia con la cultura del suo tempo. Il liberalismo dell'autore
di Freedom and the Law è pervaso da quella cultura che egli assimilò in
profondità grazie all'intensa frequentazione di alcuni tra i maggiori studiosi
di quell'universo intellettuale. Inoltre, seguì sempre con il massimo
interesse i protagonisti della Scuola austriaca (Mises e Hayek, soprattutto)
cheanche se europei proprio in America hanno scritto alcuni dei loro maggiori
contributi e in quel contesto hanno trovato folte schiere di allievi. In questo senso, bisogna rilevare che il
percorso intellettuale di Leoni sarebbe stato molto differente senza la Mont
Pelerin Society, nei cui convegni egli ebbe l'opportunità di entrare in
contatto con intellettuali e scuole di pensiero estranei al clima dominante
nell'Italia di allora. Per molti decenni, in effetti, l'associazione fondata da
Hayek ha rappresentato un'occasione di scambi e approfondimenti per quanti
cercavano interlocutori radicati nella cultura del liberalismo classico.
Per alcuni decenni dimenticato o quasi in Italia, il pensiero di Leoni ha
continuato a vivere fuori dei nostri confinigrazie alle iniziative, ai libri e
agli articoli dei suoi amici e, oltre a loro, all'interesse che i suoi lavori
hanno saputo suscitare nelle nuove generazioni di studiosi liberali. A
partire dalla metà degli anni novanta, però, la situazione è cambiata sotto più
punti di vista. Grazie soprattutto alla pubblicazione de “La libertà e la
legge,” filosofi di vario orientamento sono tor riflettere sulle pagine del torinese, dando vita ad una vera e propria
"riscoperta" che sta producendo numerosi frutti e grazie alla quale
si va finalmente riconoscendo a Leoni la sua giusta posizione tra i maggiori
filosofi del XX secolo. Oggi Leoni non è più considerato semplicisticamente un
epigono di Hayek o un semplice ripetitore delle sue tesi. In questo
senso, è interessante rilevare che perfino intellettuali lontani dalle
posizioni liberali e libertarian di Leoni avvertano sempre più il carattere
innovativo del suo pensiero, che nell'ambito della filosofia del diritto ha
saputo offrire una prospettiva alternativa ai modelli kelseniani del normativismo
dominante e all'ispirazione social-democratica che ancora prevale all'interno
delle scienze sociali. In particolare, mentre nel corso degli ultimi due
secoli il diritto è stato ripetutamente identificato con la semplice volontà
degli uomini al potere, uno dei contributi maggiori di Leoni è quello di aver
indicato un altro modo di guardare alla ‘norma giuridica’, sforzandosi di
cogliere ciò che vi è oltre la volontà dei politici e ben oltre la stessa
legislazione. Per questa ragione, si guarda alla teoria di Leoni come ad una
radicale alternativa rispetto al normativismo formulato da Kelsen, più volte criticato
da Leoni. Quella di Leoni, per giunta, è ancora oggi una proposta teorica
talmente liberale da indurre più di uno studioso a parlare di “La liberta e la
legge” come di un classico della tradizione libertarian, al cui interno sono
racchiuse idee e intuizioni che restiamo ben lontani dall'aver compreso e
sviluppato in tutte le loro potenzialità. Al fine di tenere viva la
lezione dell'autore è stato fondato l'Istituto Bruno Leoni, con sedi a Torino e
a Milano (animato da Lottieri, Mingardi e Stagnaro), che si propone di
affermare, all'interno del dibattito politico-economico, i principii liberali
difesi da Leoni stesso e di promuovere la conoscenza del pensiero di Leoni e,
in generale, delle teorie liberali e libertarian. Altre opera: “La dottrina
dello Stato, raccolte da F. Boschis e G. Spagna, Pavia, Viscontea, Raffaele De
Mucci e Lorenzo Infantino: Soveria Mannelli, Rubbettino); “Filosofia del
diritto” raccolte da M. Bagni, Pavia, Viscontea,Lottieri: Soveria Mannelli,
Rubbettino). “La libertà e la legge,
InMacerata, Liberilibri); “Scienza politica e teoria del diritto” (Milano,
Giuffrè); “Le pretese e i poteri: le radici individuali del diritto e della
politica” (Milano, Società Aperta); “La sovranità del consumatore” (Roma,
Ideazione); La libertà del lavoro, Lottieri, collana IBL “Diritto, Mercato,
Libertà”, Treviglio Soveria Mannelli, Leonardo Facco Rubbettino, “Il diritto come pretesa, Antonio Masala, Macerata, Liberilibri, Il pensiero politico
moderno e contemporaneo, Antonio Masala, Bassani, Macerata, Liberilibri, Istituto Bruno Leoni, su brunoleoni. L'idea di
uno stato privo di coercizioni nella filosofia del diritto di Bruno Leoni
Bruno Leoni, un "austriaco" di adozione Articolo su l'Unità. Il Luogo dei Ricordi di
Osvaldo Quero, su inmiamemoria.com. Tra i pochissimi, in Italia, che hanno
continuato a sviluppare le ricerche di Leoni è da ricordare Stoppino. Per merito di Cubeddu, che ha anche dedicato
molti saggi e articoli alla teoria leoniana.
E necessario liberare Leoni dall'ombra di Hayek, rendendo in tal modo
possibile una più adeguata valutazione delle sue tesi e del suo originalissimo
contributo all'elaborazione di una filosofia del diritto coerente con i
principi del liberalismo classico e con i suoi stessi esiti libertari. Masala,
Il liberalismo di Leoni, Soveria Mannelli, Rubbettino: la prima monografia su
Leoni. Antonio Masala La teoria politica
di Bruno Leoni, Soveria Mannelli, Rubbettino, Lottieri, «Leoni e l'ombra di
Hayek. Libertà individuale, common law e Stato moderno», in Antonio Masala, a
cura di, La teoria politica di Bruno Leoni, Soveria Mannelli, Rubbettino, Lottieri,
Le ragioni del diritto. Libertà individuale e ordine giuridico, Soveria
Mannelli, Rubbettino, Il saggio approfondisce il tema di un
"libertarismo" non ancora compiutamente espresso in Leoni, ma già
ampiamente riconoscibile nelle sue tesi fondamentali. Favaro, Bruno Leoni.
Dell'irrazionalità della legge per la spontaneità dell'ordinamento, della
Collana “L'Ircocervo. Saggi per una storia filosofica del pensiero giuridico e
politico italiano contemporaneo”, Napoli, ESI, Adriano Gianturco Gulisano, Tra
positivismo e giusnaturalismo. Il diritto evolutivo, Foedrus. Gulisano, La
«teoria empirica» di Leoni. La centralità dell'approccio metodologico,
Biblioteca delle liberta. Riscoprire Bruno Leoni, su riscoprire.brunoleoni.com.Bruno
Leoni, Bruno Leoni. Leoni. Keywords. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Leoni” –
The Swimming-Pool Library.
Leoni (Spoleto). Filosofo. Grice: “In Italy, they like ‘renaissance
men,’ but there’s a peril in that: Leoni was a philosopher and a physician (to
Medici) – when he died, Medici did, Leoni was accused of malpractice (poisoning),
strangled to death, and thrown into a ditch. Categorie: philosophers in ditch –
Thales, Leoni.” Di famiglia aristocratica, studia a Roma. Insegna a Padova e
Pisa. Fu qui che ebbe modo di entrare in
contatto con la cerchia di filosofi che gravitavano attorno a Lorenzo de’
Medici, a Firenze. Inizia ad avere contatti e una fitta corrispondenza con
Ficino e Pico. Venne considerato dai
suoi contemporanei uno dei più valenti uomini di scienza esistenti all'epoca. I
più illustri personaggi e sovrani dell'epoca, come il duca di Calabria, il re
di Napoli, Ludovico il Moro, forse anche IInnocenzo VIII, richiesero le sue
cure, tanto che divenne il medico personale dello stesso Lorenzo de
Medici. All'indomani della morte di
Lorenzo de Medici venne ingiustamente sospettato di essere stato il
responsabile del suo avvelenamento, e venne quindi strangolato e gettato in un
pozzo il giorno seguente. Diverse fonti dell'epoca sostengono che il mandante dell'uccisione del
Pierleoni fosse stato il figlio di Lorenzo, Piero il Fatuo. F. Bacchelli, Dizionario Biografico degli
Italiani, riferimenti in . Dagli Annali
di Ser Francesco Mugnoni da Trevi, trascriz. D.Pietro Pirri (Estratto
dall'Archivio per la Storia Ecclesiastica dell'UmbriaI): "Era adpresso del
dicto Lorenzo uno excellentissimo et famosissimo medico de grandissima scientia
in loica, in filosofia, strologia, nominato magistro Pierleone de leonardo da
Spolitj, reputato el più singulare valente homo in dicte scientie che ogie dì
viva. Era quisto homo in tanto prezzo adpresso del dicto Lorenzo che, senza
quisto clarissimo doctore, non podiva stare. Fo conducto ad Pisa ad legere,
ebbe mille ducatj de provisione per anno: poj fo conducto ad Padua, ebbe mille
et ducento ducatj per anno. Ad Pisa stecte multi annj ad legere: et similemente
ad Padua." dagli Annali di Ser Francesco
Mugnoni da Trevi, trascriz. D.Pietro Pirri (Estratto dall'Archivio per la
Storia Ecclesiastica dell'Umbria. "Lorenzo se amalò, mandò per luj, et andò
ad Fiorenza. Era quisto mastro Pierleone de tanta scientia de strologia, che
predisse la morte sua essere infra quatro misi in sino ad mezo aprile 1492. Et
andò mal voluntierj ad Fiereze del mese de jenaio 1492. Tandem jonto ad
Fiorenze trovò Lorenzo stare male: erano lì clarissimj medicj et valentj et
excellentj: poj ce venne el medico del duca de Milano: et predisse mastro
Perleone la morte de Lorenzo. Ipso non prestò may et non se mestecù in alcuna
medicina ne potione sue. Il cronista forse vuol dire che il Leoni non s'ingerì
affatto in ciò che riguardava l'assistenza sanitaria dell'infermo, limitando
l'opera sua alla pura diagnosi della malattia ed a consultazioni astrologiche.
E con ciò vuol, forse, velatamente intendere che niente ebbe a che vedere
Pierleone con quelle strane pozioni a base di gemme e perle triturate
somministrate da un altro medico, il Piacentino, le quali, attese le lesioni
viscerali che tormentavano il paziente, servirono forse ad accelerarne il
tracollo) ma solo ipso in consulendo et predicendo. Tandem venendo alla morte Lorenzo,
Perino, figliolo del dicto Lorenzo, homo de poca prudentia, reputato homo
bestiale et senza prudentia, ordinò che el dicto mastro Perleone fosse morto.
Lorenzo era in villa ad uno suo casale, et lì tucto dì stava mastro Perleone. Essendo
morto Lorenzo, et lì insino alla sera stando mastro Perleone, volendo tornare
luj allu solito loco, fo menato per uno Carlo o vero Alberto martellj ad uno
suo casale, et lì fo strangulato dicto mastro Perleone, et buctato in uno pozo.
Poj fo retracto et portato in Fierenze, et retenuto el suo corpo con guardia et
veneratione assay. Et de tanto tradimento et iniusta morte se ne dolse tucta la
ciptà, perché la bona memoria de Lorenzo amava quisto omo più che homo vivesse,
et tucti li secretj soj sapiva, savio, sapientissimo et pieno de verità, bontà
et integrità." Nella sua
"Storia della Letteratura Italiana" lTiraboschi (Firenze, Molini
Landi) riporta fonti dell'epoca, fra cui Scipione Ammirato: "Cavossi voce
che egli vi si fosse gittato da se medesimo ma si rinvenne esservi gittato da
altri, secondo dice il Cambi, da due famigliari di Lorenzo". Lo stesso
testo riporta le affermazioni del Sanazzaro, il quale "non nomina l'autore
di questo misfatto. Ma è chiaro abbastanza ch'ei parla di Pietro de Medici,
figliuol di Lorenzo", e di Allegretti, storico senese contemporaneo di
Pierleoni, che riporta: "Maestro Pier Leone da Spoleto, che lo medicava
(si riferisce a Lorenzo) fu gittato in un pozzo, perché fu detto, che l'haveva
avvelenato, nientedimeno si concludeva per molti non esser vero." Dizionario Biografico degli Italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Corti M.: Sannazaro Iacobo. In.: Branca V:
Dizionario critico della letteratura italiana .UTET, Torino, Cotta I., Klien
F.: I Medici in rete. Olschki, Firenze, Dionisotti C.: Appunti sulle rime del
Sannazaro. In: Giornale storico della Letteratura italiana, Mauro A: Opere
volgari. Laterza Ed., Bari, Montevecchi A.: Storie fiorentine di Francesco
Guicciardini, Rizzoli Ed., Milano, Nibby A.: Analisi storico-topografica-antiquaria
della carta de' dintorni di Roma.Tipografia della Belle Arti, Roma, Orio H.: Le
iscrittioni poste sotto le vere imagini de gli huomini famosi il lettere. Trad.
da Paolo Giovio dal latino in volgare., Torrentino, Firenze, Pesenti T.: Professori
e promotori di medicina nello Studio di Padova, Repertorio bio-bibliografico,Radetti G.:
Un'aggiunta alla biblioteca di Pierleone Leoni da Spoleto. In.: Rinascimento:
Rivista dell'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Firenze, Ranalli F.:
Istorie Fiorentine con l'aggiunte di Scipione Ammirato il giovane, Batelli,
Firenze, Rotzoll M.: Pierleone da Spoleto: vita e opere di un medico del Rinascimento.
Olschki, Firenze. Achille Sansi: Storia del comune di Spoleto dal secolo XII al
XVII: seguita da alcune memorie dei tempi posteriori. Pierleone Leoni, Piero Leoni, Pierleone, Pier
Leone. Leone. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Leoni” – The
Swimming-Pool Library.
Leopardi (Recanati). Filosofo. Grice: “Oddly,
Leopardi’s philosophical semantics is negative; admittedly, he is wedded to the
Fido-‘Fido’ theory of meaning, so he thinks, pretty much like the first
Vitters, that language is a prison. Man has a need for ‘non-linguistic
thought,’ to think without naming – without conceptualizing! The oddest
philosophy of language for Italy’s greatest poet, one would first think!” -- Grice: “One could write a whole
dissertation on Leopardi’s implicata – not I My favourite expression would be
‘gli infiniti silenzi’” -- Grice: “While there is a philosophical griceianism,
seeing that my theories were stolen by non-philosophers, there is ‘leopardismo
filosofico,’ seeing that he wasn’t one!” -- essential Italian philosopher, and
founder of a whole movement, ‘leopardismo.’
Il conte Giacomo Leopardi, al battesimo Giacomo Taldegardo
Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi (Recanati), filosofo. È ritenuto il maggior poeta dell'Ottocento
italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, nonché
una delle principali del romanticismo letterario; la profondità della sua
riflessione sull'esistenza e sulla condizione umanadi ispirazione sensista e
materialistane fa anche un filosofo di spessore. La straordinaria qualità
lirica della sua poesia lo ha reso un protagonista centrale nel panorama letterario
e culturale europeo e internazionale, con ricadute che vanno molto oltre la sua
epoca. Leopardi, intellettuale dalla vastissima cultura, inizialmente
sostenitore del classicismo, ispirato alle opere dell'antichità greco-romana,
ammirata tramite le letture e le traduzioni di Mosco, Lucrezio, Epitteto,
Luciano ed altri, approdò al Romanticismo dopo la scoperta dei poeti romantici
europei, quali Byron, Shelley, Chateaubriand, Foscolo, divenendone un esponente
principale, pur non volendo mai definirsi romantico. Le sue posizioni
materialistederivate principalmente dall'Illuminismosi formarono invece sulla
lettura di filosofi come il barone d'Holbach, Pietro Verri e Condillac, a cui
egli unisce però il proprio pessimismo, originariamente probabile effetto di
una grave patologia che lo affliggeva ma sviluppatesi successivamente in un
compiuto sistema filosofico e poetico. Morì noco prima di compiere 39 anni, di
edema polmonare o scompenso cardiaco, durante la grande epidemia di colera di
Napoli. Il dibattito sull'opera leopardiana a partire dal Novecento,
specialmente in relazione al pensiero esistenzialista fra gli anni trenta e
cinquanta, ha portato gli esegeti ad approfondire l'analisi filosofica dei
contenuti e significati dei suoi testi. Per quanto resi specialmente nelle
opere in prosa, essi trovano precise corrispondenze a livello lirico in una
linea unitaria di atteggiamento esistenziale. Riflessione filosofica ed empito
poetico fanno sì che Leopardi, al pari di Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche
e più tardi di Kafka, possa essere visto come un esistenzialista o almeno un
precursore dell'Esistenzialismo. Giacomo Leopardi nacque nel 1798 a
Recanati, nello Stato pontificio (oggi in provincia di Macerata, nelle Marche),
da una delle più nobili famiglie del paese, primo di dieci figli. Quelli che
arrivarono all'età adulta furono, oltre a Giacomo, Carlo, Paolina, Luigi, e
Pierfrancesco. I genitori erano cugini fra di loro. Il padre, il conte Monaldo,
figlio del conte Giacomo e della marchesa Virginia Mosca di Pesaro, era uomo
amante degli studi e d'idee reazionarie; la madre, la marchesa Adelaide Antici,
era una donna energica, molto religiosa fino alla superstizione, legata alle
convenzioni sociali e ad un concetto profondo di dignità della famiglia, motivo
di sofferenza per il giovane Giacomo che non ricevette tutto l'affetto di cui
sentiva il bisogno. In conseguenza di alcune speculazioni azzardate fatte
dal marito, la marchesa prese in mano un patrimonio familiare fortemente
indebitato, riuscendo a rimetterlo in sesto solo grazie a una rigida economia
domestica. La rigidità della madre, contrastante con la tenerezza del padre, i
sacrifici economici e i pregiudizi nobiliari pesarono sul giovane
Giacomo. Fino al termine dell'infanzia Giacomo crebbe comunque allegro,
giocando volentieri con i suoi fratelli, soprattutto con Carlo e Paolina che
erano più vicini a lui d'età e che amava intrattenere con racconti ricchi di
fervida fantasia. La formazione giovanile La casa natale Ricevette
la prima educazione, come da tradizione familiare, da due precettori
ecclesiastici, il gesuita don Giuseppe Torres fino al 1808 e l'abate don Sebastiano
Sanchini che influirono sulla sua prima formazione con metodi improntati alla
scuola gesuitica. Tali metodi erano incentrati non solo sullo studio del
latino, della teologia e della filosofia, ma anche su una formazione
scientifica di buon livello contenutistico e metodologico. Nel Museo
leopardiano a Recanati è conservato, infatti, il frontespizio di un trattatello
sulla chimica, composto insieme al fratello Carlo. I momenti significativi
delle sue attività di studio, che si svolgono all'interno del nucleo familiare,
sono da rintracciare nei saggi finali, nei componimenti letterari da donare al
padre in occasione delle feste natalizie, la stesura di quaderni molto ordinati
ed accurati e qualche composizione di carattere religioso da recitare in
occasione della riunione della Congregazione dei nobili. Il ruolo avuto
dai precettori non impedì, comunque, al giovane Leopardi di intraprendere un
suo personale percorso di studi avvalendosi della biblioteca paterna molto
fornita (oltre ventimila volumi) e di altre biblioteche recanatesi, come quella
degli Antici, dei Roberti e probabilmente da quella di Giuseppe Antonio Vogel,
esule in Italia in seguito alla Rivoluzione francese e giunto a Recanati come
membro onorario della cattedrale della cittadina. Compone il sonetto intitolato
La morte di Ettore che, come lui stesso scrive nell'Indice delle produzioni di
me Giacomo Leopardi dall'anno 1809 in poi, è da considerarsi la sua prima
composizione poetica. Da questi anni ha inizio la produzione di tutti quegli scritti
chiamati "puerili". La produzione dei "puerili"
Puerili e abbozzi vari Il corpus delle opere cosiddette "puerili" dimostra
come il giovane Leopardi sapesse scrivere in latino fin dall'età di nove-dieci
anni e padroneggiare i metodi di versificazione italiana in voga nel
Settecento, come la metrica barbara di Fantoni, oltre ad avere una passione per
le burle in versi dirette al precettore e ai fratelli. Iniziò lo studio della
filosofia e due anni dopo, come sintesi della sua formazione giovanile, scrisse
le Dissertazioni filosofiche che riguardano argomenti di logica, filosofia,
morale, fisica teorica e sperimentale (astronomia, gravitazione, idrodinamica,
teoria dell'elettricità, eccetera). Tra queste è nota la Dissertazione sopra l'anima
delle bestie. Con la presentazione pubblica del suo saggio di studi che
discusse davanti ad esaminatori di vari ordini religiosi ed al vescovo, si può
far concludere il periodo della sua prima formazione che è soprattutto di tipo
sei-settecentesco ed evidenzia l'amore per l'erudizione oltre che uno spiccato
gusto arcadico. Si immerse totalmente in uno "studio matto e
disperatissimo" espressione da lui stesso coniata, che assorbì tutte le
sue energie e che recò gravi danni alla sua salute. Apprese perfettamente il
latino (sebbene si considerasse sempre "poco inclinato a tradurre" da
questa lingua in italiano) e, senza l'aiuto di maestri, il greco. Seppure in
modo più sommario apprese anche altre lingue: l'ebraico, il francese,
l'inglese, lo spagnolo e il tedesco (nello Zibaldone si trovano inoltre cenni
ad altre lingue antiche, come il sanscrito). Nel frattempo cessa la formazione
dell'abate Sanchini, il quale ritenne inutile continuare la formazione del
giovane che ne sapeva ormai più di lui. Risalgono a questi anni la Storia
dell'astronomia, il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, diversi
discorsi su scrittori classici, alcune traduzioni poetiche, alcuni versi e tre
tragedie, mai rappresentate durante la sua vita, La virtù indiana, Pompeo in
Egitto e Maria Antonietta (rimasta incompiuta). Per quanto riguarda la
compilazione della Storia dell'astronomia Leopardi si avvalse di numerose fonti:
il testo di base fu sicuramente la Storia dell’astronomia di Bailly, ridotta in
compendio dal signor Francesco Milizia, a partire dalle Histoires del celebre
astronomo francese Jean Sylvain Bailly. L'opera termina con la scoperta del
pianeta Urano da parte di Herschel. Invece il lavoro di Leopardi presenta
ulteriori aggiornamenti, come ad esempio la scoperta di Cerere, Pallade, Giunone
e della cometa. Per l'elaborazione del suo testo, Leopardi fece uso, anche,
dell’Abrégé d’astronomie di Jérôme Lalande (presente nella biblioteca di casa
Leopardi), del Dictionnaire de Physique di Aimé-Henri Paulian e delle storie di
matematica inserite nel Tacquet e nel Wolff. Inoltre Leopardi adoperò diverse
opere generali come la Storia della letteratura italiana di Girolamo
Tiraboschi, gli Scrittori d’Italia di Mazzuchelli e varie raccolte biografiche
di alcuni ordini religiosi: Wadding per i francescani, Quétif e Échard per i
domenicani e così via. L'elenco di questi testi dimostra l’erudizione raggiunta
dal giovane Leopardi. Nella Storia dell'astronomia Leopardi lasciò anche
trasparire i limiti del suo interesse per la matematica. Nulla, probabilmente
sapeva a proposito dei logaritmi (ai quali invece il Bailly-Milizia aveva
dedicato due pagine illustratrici), e sull'argomento si limitò a scrivere che
«Enrico Briggs avendo udita la invenzione de’ logaritmi fatta da Giovanni
Neper» aveva pubblicato un’opera al riguardo. Probabilmente infatti Leopardi
non studiò mai i logaritmi, così come si arrestò alla geometria cartesiana e al
calcolo differenziale. Iniziò nello
stesso periodo anche le prime pubblicazioni e lavorò alle traduzioni dal latino
e dal greco, dimostrando sempre di più il suo interesse per l'attività
filologica. Sono questi anche gli anni dedicati alle traduzioni dal latino e
dal greco, corredate di discorsi introduttivi e di note, tra i quali gli
Scherzi epigrammatici, tradotti dal greco e pubblicati in occasione delle nozze
Santacroce-Torre dalla Tipografia Frattini di Reca, la Batracomiomachia e
pubblicata su «Lo Spettatore italiano», gli idilli di Mosco, il Saggio di
traduzioni dell'Odissea, la Traduzione del libro secondo dell'Eneide, il
Moretum (un poemetto pseudo-virgiliano), e la Titanomachia di Esiodo,
pubblicata su «Lo Spettatore italiano». La conversione letteraria:
dall'erudizione al bello Tra Si avverte in Leopardi un forte cambiamento,
frutto di una profonda crisi spirituale, che lo porterà ad abbandonare
l'erudizione per dedicarsi alla poesia. Egli si rivolge, pertanto, ai classici
non più come ad arido materiale adatto a considerazioni filologiche, ma come a
modelli di poesia da studiare. Seguiranno le letture di autori moderni come
Alfieri, Parini,[40] Foscolo e Vincenzo Monti, che serviranno a maturare la sua
sensibilità romantica. Ben presto egli legge I dolori del giovane Werther di
Goethe, le opere di Chateaubriand, di Byron, di Madame de Staël. In questo modo
Leopardi inizia a liberarsi dall'educazione paterna accademica e sterile, a
rendersi conto della ristrettezza della cultura recanatese ed a porre le basi
per liberarsi dai condizionamenti familiari. Appartengono a questo periodo
alcune poesie significative come Le Rimembranze, L'Appressamento della morte e
l'Inno a Nettuno, nonché la celebre e non pubblicata Lettera ai compilatori della
Biblioteca Italiana, indirizzata ai redattori della rivista milanese, in
risposta alla lettera Sulla maniera e utilità delle traduzioni di Madame de
Staël, apparsa sul primo numero, nel gennaio dello stesso anno. Destinato dal
padre alla carriera ecclesiastica per la sua fragile salute, rifiuterà di
intraprendere questa strada. Fu colpito da alcuni seri problemi fisici di tipo
reumatico e disagi psicologici che egli attribuì almeno in partecome la
presunta scoliosiall'eccessivo studio, isolamento ed immobilità in posizioni
scomode delle lunghe giornate passate nella biblioteca di Monaldo. La malattia
esordì con affezione polmonare e febbre e in seguito gli causò la deviazione
della spina dorsale (da cui la doppia "gobba"), con dolore e
conseguenti problemi cardiaci, circolatori, gastrointestinali (forse colite
ulcerosa o malattia di Crohn) e respiratori (asma e tosse), una crescita
stentata, problemi neurologici alle gambe (debolezza, parestesia con freddo
intenso[44]), alle braccia ed alla vista, disturbi disparati e stanchezza
continua. Era convinto di essere sul punto di morire. Il marchese Filippo
Solari di Loreto scrive poco dopo a Monaldo Leopardi: «L'ho lasciato sano e
dritto, lo trovo dopo cinque anni consunto e scontorto, con avanti e dietro
qualcosa di veramente orribile.» Egli stesso si ispira a questi seri
problemi di salute, di cui parlerà anche a Pietro Giordani, per la lunga
cantica L'appressamento della morte e, anni dopo, per Le ricordanze, in cui
ripensa a questo e definisce la sua malattia come un "cieco malor",
cioè un male di non chiara origine, che gli fa pensare al suicidio assieme
all'angusto ambiente: «Mi sedetti colà su la fontana / Pensoso di cessar dentro
quell'acque la speme e il dolor mio. Poscia, per cieco malor, condotto della vita
in forse, piansi la bella giovanezza, e il fiore de' miei poveri dì, che sì per
tempo cadeva. L'ipotesi più accreditata per lungo tempo (diffusa e sostenuta da
medici di Recanati e da Pietro Citati) è che Leopardi soffrisse della malattia
di Pott (gli studiosi scartano la diagnosi dell'epoca, più volte riproposta
anche nel Novecento, di una normale scoliosi dell'età evolutiva), cioè
tubercolosi ossea o spondilite tubercolare, oppure dalla spondilite
anchilosante giovanile (secondo ErikSganzerla), una sindrome reumatica
autoimmune che porta a una progressiva ossificazione dei legamenti vertebrali
con deformazione e rigidità del rachide, uniti ad ampi disturbi infiammatori
sistemici, oculari e neurologici-compressivi in casi gravi, il tutto unitamente
a problemi nervosi. Alcune di queste sindromi hanno predisposizione genetica,
derivabile dal matrimonio tra consanguinei dei genitori. Tutti i fratelli
Leopardi furono deboli di salute, con l'eccezione di Carlo, forse però sterile,
e Paolina, la quale presentava solo una leggera asimmetria del viso. Pietro
Citati afferma che avesse anche dei disturbi urinari e di probabile impotenza,
e sarebbero stati questi, più che l'aspetto fisico (a cui poteva ovviare
essendo un nobile benestante) la causa del suo rapporto difficile con le donne
e la sessualità. Nel decennio seguente l'apparire dei disturbi, alcuni medici
fiorentini, come altri medici consultati in gioventù, a parte la deformità
fisica asserirannoprobabilmente in maniera erroneache numerosi disturbi del
Leopardi erano dovuti a neurastenia di origine psicologica (sempre in questo
periodo comincia a soffrire di crisi depressive che taluni attribuiscono
all'impatto psicologico della malattia fisica), come lui stesso a tratti
sostenne, anche contro il parere di numerosi dottori. «Ma io non aveva
appena vent’anni, quando da quella infermità di nervi e di viscere, che
privandomi della mia vita, non mi dà speranza della morte, quel mio solo bene
mi fu ridotto a meno che a mezzo; poi, due anni prima dei trenta, mi è stato
tolto del tutto, e credo oramai per sempre.» (Lettera dedicatoria dei Canti,
agli amici di Toscana) Secondo il neurologo Sganzerla, propositore della tesi
sulla spondilite al posto della tubercolosi, Leopardi non mostrava invece alcun
segno di vera depressione psicotica, sfatando il mito sostenuto da Citati e dai
lombrosiani come Patrizi e Sergi. Queste patologie comunque, se non
condizionarono il suo pensiero in maniera diretta (come ribadito spesso da
Leopardi), influenzarono comunque il suo pessimismo filosofico e lo spinsero a
indagare le cause della sofferenza umana e il significato della vita da una
prospettiva originale, divenendo, come affermato dal critico Sebastiano
Timpanaro, "un formidabile strumento conoscitivo". Dopo il
primo passo verso il distacco dall'ambiente giovanile e con la maturazione di
una nuova ideologia e sensibilità che lo portò a scoprire il bello in senso non
arcaico, ma neoclassico, si annuncia quel passaggio dalla poesia di
immaginazione degli antichi alla poesia sentimentale che il poeta definì
l'unica ricca di riflessioni e convincimenti filosofici. E per Leopardi, che
giunto alle soglie dei diciannove anni aveva avvertito, in tutta la sua
intensità, il peso dei suoi mali e della condizione infelice che ne derivava,
un anno decisivo che determinò nel suo animo profondi mutamenti. Consapevole
ormai del suo desiderio di gloria ed insofferente dell'angusto confine in cui,
fino a quel momento, era stato costretto a vivere, sentì l'urgente desiderio di
uscire, in qualche modo, dall'ambiente recanatese. Gli avvenimenti seguenti
incideranno sulla sua vita e sulla sua attività intellettuale in modo
determinante. In questo periodo è anche la prima formulazione della
"teoria del piacere", una concezione filosofica postulata da Leopardi
nel corso della sua vita. La maggior parte della teorizzazione di tale
concezione è contenuta nello Zibaldone, in cui il poeta cerca di esporre in
modo organico la sua visione delle passioni umane. Il lavoro di sviluppo del
pensiero leopardiano in questi termini avviene. Scrisve al classicista Pietro
Giordani che aveva letto la traduzione leopardiana del II libro dell'Eneide e,
avendo compreso la grandezza del giovane, lo aveva incoraggiato. Ebbero inizio
così una fitta corrispondenza ed un rapporto di amicizia che durerà nel tempo. In
una delle prime lettere scritte al nuovo amico, il giovane Leopardi sfogherà il
suo malessere non con atteggiamento remissivo, ma polemico ed aggressive. Mi
ritengono un ragazzo, e i più ci aggiungono i titoli di saccentuzzo, di
filosofo, di eremita, e che so io. Di maniera che s'io m'arrischio di
confortare chicchessia a comprare un libro, o mi risponde con una risata, o mi
si mette in sul serio e mi dice che non è più quel tempo. Unico divertimento in
Recanati è lo studio: unico divertimento è quello che mi ammazza: tutto il
resto è noia» Egli vuole uscire da quel "centro dell'inciviltà e
dell'ignoranza europea" perché sa che al di fuori c'è quella vita alla
quale egli si è preparato ad inserirsi con impegno e con studio profondo. Fissa
le prime osservazioni all'interno di un diario di pensiero che prenderà poi il
nome di Zibaldone, in dicembre si innamorerà della cugina, provando per la
prima volta il sentimento d'amore. Pietro Giordani riconosce l'abilità di
scrittura di Leopardi e lo incita a dedicarsi alla scrittura; inoltre lo
presenta all'ambiente del periodico «Biblioteca Italiana» e lo fa partecipare
al dibattito culturale tra classicisti e romantici. Leopardi difende la cultura
classica e ringrazia Dio di aver incontrato Giordani che reputa l'unica persona
che riesce a comprenderlo. Il primo amore «Oimè, se quest'è amor, com'ei
travaglia!» (Il primo amore, v.3) Geltrude Cassi Lazzari con i
figli, illustrazione di Giuseppe Chiarini per la Vita di Giacomo Leopardi. Inizia
a compilare lo Zibaldone, nel quale registrerà le sue riflessioni, le note
filologiche e gli spunti di opere. Lesse la vita di Alfieri e compilò il
sonetto "Letta la vita scritta da esso" che toccava i temi della
gloria e della fama. Un altro avvenimento lo colpì profondamente: l'incontro,
nel dicembre dello stesso anno, con Geltrude Cassi Lazzari, una cugina di
Monaldo, che fu ospite presso la famiglia per alcuni giorni e per la quale
provò un amore inespresso. Scrisse in questa occasione il "Diario del
primo amore" e l'"Elegia I" che verrà in seguito inclusa nei
"Canti" con il titolo "Il primo amore". La posizione di
Leopardi verso il Romanticismo, che stava suscitando in quegli anni forti
polemiche ed aveva ispirato la pubblicazione del Conciliatore, va maturando e
se ne possono avvertire le tracce in numerosi passi dello Zibaldone ed in due
saggi, la Lettera ai Sigg. compilatori della "Biblioteca italiana", in
risposta a quella di Madama la baronessa di Staël, ed il Discorso di un
italiano attorno alla poesia romantica, scritto in risposta alle Osservazioni
di Di Breme sul Giaurro di Byron. Le due opere mostrano l'avversione, sul piano
più strettamente concettuale, al Romanticismo. La posizione di Leopardi rimane
fondamentalmente montiana e neoclassica. Tuttavia, come si vedrà, quello che
professava sulla pagina critica si rivelerà, poi, profondamente diverso dai
risultati ottenuti nella poesia dove i temi e lo spirito saranno, invece,
perfettamente in sintonia con la mentalità romantica. Aveva, intanto, scritto
le due canzoni ispirate a motivi patriottici All'Italia e Sopra il monumento di
Dante che stanno ad attestare il suo spirito liberale e la sua adesione a quel
tipo di letteratura di impegno civile che aveva appreso dal Giordani. Il suo
materialismo ateo si pone in contrapposizione al Romanticismo cattolico
predominante, dal quale lo separavano notevolmente anche il suo rifiuto di ogni
speranza di progresso nella conquista della libertà politica e dell'unità
nazionale, la sua mancanza di interesse per una visione storicistica del
passato e per le esigenze di popolarità e di realismo nei contenuti e nella
lingua. E il naufragar m'è dolce in questo mare.» (Giacomo Leopardi,
L'infinito, v.15). Si riacutizzarono i problemi agli occhi.Tra il luglio e
l'agosto progettò la fuga e cercò di procurarsi un passaporto per il
Lombardo-Veneto, da un amico di famiglia, il conte Saverio Broglio d'Ajano, ma
il padre lo venne a sapere e il progetto di fuga fallì. Fu nei mesi di
depressione che seguirono che il Leopardi elaborò le prime basi della sua
filosofia e, riflettendo sulla vanità delle speranze e l'ineluttabilità del
dolore, scoprì la nullità delle cose e del dolore stesso. Iniziò intanto la
composizione di quei canti che verranno in seguito pubblicati con il titolo di
Idilli e scrisse L'infinito, La sera del dì di festa, Alla luna
(originariamente, i titoli di queste ultime erano La sera del giorno festivo e
La ricordanza), La vita solitaria, Il sogno, Lo spavento notturno. Sono i
cosiddetti "primi idilli" o "piccoli idilli". Qui
confluirono i rimpianti per la giovinezza perduta e la presa di coscienza
dell'impossibilità di essere felici. Ottenne dai genitori il permesso di
recarsi a Roma, dove rimase dal novembre all'aprile dell'anno successivo,
ospite dello zio materno, Carlo Antici. A Leopardi Roma apparve squallida e
modesta al confronto con l'immagine idealizzata che egli si era figurata
studiando i classici. Lo colpirono la corruzione della Curia e l'alto numero di
prostitute che gli fece abbandonare l'immagine idealizzata della donna, come
scrive in una lettera al fratello Carlo. Rimase invece entusiasta della tomba
di Torquato Tasso, al quale si sentiva accomunato dall'innata infelicità (verso
il Tasso, che renderà protagonista di una delle Operette morali, sarà debitore
a livello stilistico e nella scelta di alcuni nomi più famosi dei suoi
componimenti, come Nerina e Silvia, tratti dall'Aminta). Nell'ambiente
culturale romano Leopardi visse isolato e frequentò solamente studiosi
stranieri, tra cui i filologi Christian Bunsen (poi ministro del regno di
Prussia e fondatore dell'Istituto di Archeologia a Roma) e Barthold Niebuhr;
quest'ultimo si interessò per farlo entrare nella carriera dell'amministrazione
pontificia, ma Leopardi rifiutò. Ritorna a Recanati dopo aver constatato che il
mondo al di fuori di esso non era quello sperato. Tornato a Recanati, Leopardi
si dedicò alle canzoni di contenuto filosofico o dottrinale compose buona parte
delle Operette morali. Lontano da Recanati: Milano, Bologna, Firenze, Pisa. Il
poeta, invitato dall'editore Antonio Fortunato Stella, si recò a Milano con
l'incarico di dirigere l'edizione completa delle opere di Cicerone ed altre
edizioni di classici latini e italiani. A Milano, però, egli non rimase a lungo
perché il clima gli era dannoso alla salute e l'ambiente culturale, troppo
polarizzato intorno al Monti, gli recava noia. Ritratto di Leopardi a metà
degli anni '30, da alcuni indicato come una realistica proto-fotografia,
probabilmente una riproduzione in eliografia (o altri tipi) di un'incisione; in
alternativa realizzata con la tecnica della camera oscura da artista: tramite
bulino oppure immagine fissata secondo il metodo di Joseph Nicéphore Niépce
(sali d'argento o bitume e lunga esposizione). Recanati, casa Leopardi. Decise,
così, di trasferirsi a Bologna dove visse (al numero 33 di via Santo Stefano),
tranne una breve permanenza a Reca mantenendosi con l'assegno mensile dello
Stella e dando lezioni private. Nell'ambiente bolognese Leopardi conobbe il
conte Carlo Pepoli, patriota e letterato, al quale dedicò un'epistola in versi
intitolata Al conte Carlo Pepoli che lesse il 28 marzo 1826 nell'Accademia dei
Felsinei. Nell'autunno iniziò a compilare, per ordine di Stella, una
"Crestomazia", antologia di prosatori italiani dal Trecento al
Settecento alla quale fece seguito una "Crestomazia" poetica. A
Bologna conobbe anche la contessa Teresa Carniani Malvezzi, della quale si
innamorò senza essere corrisposto. Leopardi frequentò i Malvezzi per quasi un
anno, ma poi la donna lo allontanò spinta anche dal marito, mal tollerante del
fatto che il poeta si trattenesse con la moglie fino alla mezzanotte.Leopardi
si sfoga in una lettera ad un corrispondente, usando parole molto dure verso di
lei. Uscivano intanto presso Stella le sue Operette morali. Frequentò anche la
casa del medico Giacomo Tommasini e strinse amicizia con la moglie Antonietta,
patriota, e la figlia Adelaide (coniugata Maestri), sue ammiratrici,[84][85]
con la famiglia Brighenti e la cantante modenese Rosa Simonazzi Padovani. Leopardi
in un ritratto postumo del 1845 (olio su tavola), commissionato da Antonio
Ranieri al giovane pittore Domenico Morelli sulla base della maschera mortuaria,
del ritratto di Leopardi sul letto di morte di Angelini e delle descrizioni
fisiche fatte da Ranieri, da Paolina, sorella di quest'ultimo; Morelli vi
lavorò per molto tempo, a causa delle insistenze di Ranieri sui particolari, ma
alla fine il quadro venne ritenuto, dal Ranieri stesso e da altri testimoni,
come il più fedele e realistico dei ritratti di Leopardi, con l'aspetto che
aveva verso la fine della sua vita, soprattutto nei tratti del volto, oltre che
il vestiario e l'acconciatura che portava negli anni napoletani; i critici
hanno però argomentato che sia un ritratto comunque "idealizzato", in
quanto Morelli non vide mai Leopardi dal vivo, ma solo nella maschera mortuaria
in gesso e nei ritratti eseguiti da altri. Nel giugno dello stesso anno si
trasferì a Firenze, dove conobbe il gruppo di letterati appartenenti al circolo
Vieusseux tra i quali Gino Capponi,[89] Giovanni Battista Niccolini (amico e
corrispondente di Ugo Foscolo allora esiliato a Londra), Pietro Colletta,
Niccolò Tommaseo ed anche il Manzoni, che si trovava a Firenze per rivedere dal
punto di vista linguistico i suoi Promessi Sposi. Divenne amico particolarmente
del Colletta, ma fu in buoni rapporti anche con Capponi e Manzoni, sebbene
quest'ultimo non condividesse le idee di Leopardi. Fu invece conflittuale il
rapporto col Tommaseo, cattolico liberale, ma fortemente avverso al
razionalismo ed al materialismo, il quale giunse a provare una forte avversione
per Leopardi, attaccandolo ripetutamente su vari giornali (anche se riconosceva
l'abilità stilistica nella prosa); Tommaseo arrivò a denigrare Leopardi per il
suo aspetto fisico (cosa che farà, però solo in lettere private rivolte ad
altri, anche il Capponi stesso irritato per la Palinodia). Leopardi risponderà
nel 1836 con un epigramma diretto contro Tommaseo, oltre che nell'ottava strofa
della detta Palinodia. Al marchese Gino Capponi. Nel novembre del 1827 si recò
a Pisa, dove rimase. Qui strinse un'affettuosa amicizia con la giovane cognata
del padrone del pensionato, Teresa Lucignani, a cui dedica una breve lirica
rimasta a lungo inedita. Grazie all'inverno mite, la sua salute migliorò e
Leopardi tornò alla poesia, che taceva dal 1823 (con l'eccezione della poco
riuscita epistola in versi Al conte Carlo Pepoli e del Coro di lo studio di
Federico Ruysch contenuto nel Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie
delle Operette morali); compose la canzonetta in strofe metastasiane Il
Risorgimento e il canto A Silvia (figura forse ispirata, secondo i critici che
si basano su appunti dello Zibaldone e dichiarazioni del fratello Carlo, alla
figlia del cocchiere di Monaldo, morta giovane, Teresa Fattorini), inaugurando
il periodo creativo detto dei Canti "pisano-recanatesi", chiamati
anche "grandi idilli", in cui il poeta si cimenta nella cosiddetta
canzone libera o leopardiana, il cui primo sperimentatore era stato Alessandro
Guidi, dalla cui lettura ne era venuto a conoscenza. Vaghe stelle dell'orsa, io
non credea tornare ancor per uso a contemplarvi» (Le ricordanze) Il
periodo di benessere era finito ed il poeta, colpito nuovamente dalle
sofferenze e dall'aggravarsi del disturbo agli occhi, fu costretto a sciogliere
il contratto con Stella e già durante l'estate del '28 si recò a Firenze nella
speranza di riuscire a vivere in modo indipendente. Chiese aiuto ad alcuni
amici: Tommasini,il più bello, gli propose una cattedra di Mineralogia e
Zoologia a Milano, ma il compenso era troppo basso e la materia poco consona
alle conoscenze di Leopardi; Bunsen gli offrì la possibilità di una cattedra a
Bonn o Berlino, ma il poeta dovette subito declinare l'invito, poiché il clima
tedesco era troppo rigido e freddo per la sua salute malferma. Leopardi allora
progettò di mantenersi con un lavoro qualsiasi, ma le sue condizioni di salute
non gli permisero nemmeno questo e fu quindi costretto a ritornare a Recanati,
dove rimase. In questi «sedici mesi di notte orribile. Si dedica nuovamente
alla poesia e scrisse alcune delle sue liriche più importanti, tra cui Le
ricordanze (la cui ultima parte è dedicata ad una giovane recanatese morta poco
prima, Maria Belardinelli, da Leopardi chiamata Nerina), La quiete dopo la
tempesta, Il sabato del villaggio, Il passero solitario (forse su un abbozzo
giovanile) e il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia. Queste poesie,
a lungo denominate dai critici "grandi idilli" o anche "secondi
idilli", sono ora conosciute, insieme ad A Silvia anche come "canti
pisano-recanatesi". In questo
periodo l'insofferenza per la sua città natale, da lui definita "natio
borgo selvaggio", aumenta, proporzionalmente all'avversione per i
recanatesi (gente zotica, vil), che lo ritenevano un intellettuale superbo, tanto
che anche i ragazzini del paese, secondo testimonianze postume, cantavano in
sua presenza canzoncine denigranti del tipo: "Gobbus esto fammi un
canestro, fammelo cupo gobbo fottuto. A Firenze dal Perì l'inganno estremo,
ch'eterno io mi credei.» (A se stesso). Fanny Targioni Tozzetti Intanto, il
Colletta, al quale il poeta scriveva della sua vita infelice, gli offrì, grazie
ad una sottoscrizione degli "amici di Toscana", l'opportunità di tornare
a Firenze, dove fu eletto socio dell'Accademia della Crusca. Per mantenersi
accettò la sottoscrizione e progettò un giornale che avrebbe curato quasi da
solo, Lo spettatore fiorentino, ma che non realizzerà a causa della burocrazia
e del timore della censura. A Firenze cura un'edizione dei "Canti",
partecipò ai convegni dei liberali fiorentini e strinse infine una salda
amicizia col giovane esule napoletano Antonio Ranieri, futuro senatore del
Regno d'Italia, che durerà fino alla morte. Grazie alla fama di personalità
liberale, fu eletto deputato dell'assemblea del governo provvisorio di Bologna
(sorto dai moti), su designazione del Pubblico Consiglio di Recanati, ma non fa
in tempo ad accettare la nomina (peraltro mai richiesta) che gli austriaci
restaurano il governo pontificio. I genitori decidono infine di concedergli un
modesto assegno mensile che gli permette di sopravvivere; Leopardi accetta ma,
reputandolo umiliante, decide di non tornare mai più a Recanati. Risale sempre
a questo periodo la forte passione amorosa per Fanny Targioni Tozzetti (terzo e
ultimo amore secondo i biografi, dopo la Cassi Lazzari e la Malvezzi), moglie
del medico fiorentino Antonio Targioni Tozzetti e forse amante di Ranieri,
conclusasi in una delusione, che gli ispirò il cosiddetto "ciclo di
Aspasia", una raccolta di poesie che contiene: Il pensiero dominante,
Amore e morte, Consalvo (in cui l'amore è visto ancora positivamente), la
drammatica e scarna A se stesso e Aspasia. In questa raccolta si manifestò il
Leopardi più disilluso e disperato, orfano anche di quella tristezza nostalgica
degli Idilli, nella perdita dell'ultima illusione che gli era rimasta, quella
dell'amore (l'inganno estremo).[108] Aspasia, seppur piena di rancore e
sarcasmo contro Fanny, è considerata l'unica poesia d'amore (seppur per un
amore ormai finito) scritta per una donna che egli frequentò realmente e
intimamente, anche se solo in maniera romantica e intellettiva (per parte di
lui; lei lo descrisse sempre come un amico e dopo la morte come una persona
"disgraziata" a cui non voleva dare alcuna illusione); tuttavia nei
primi versi, contenenti la descrizione fisica e caratteriale della Targioni,
presentata come una "donna fatale", si nota anche una tensione
erotica molto rara in Leopardi, il quale ribadisce ripetutamente il fascino
esteriore esercitato dalla nobildonna. L'identificazione della donna con
l'Aspasia poetica è data, più che dalle lettere di Leopardi, dalle affermazioni
di Ranieri nei Sette anni di sodalizio e da alcune lettere tra lui e la
Targioni Tozzetti. Tuttavia, se Aspasia accenna anche a toni polemici e
misogini, in cui Leopardi si dice felice di essersi perlomeno liberato della
dipendenza affettiva verso l'amica, che descrive quasi come un servilismo
morale di cui si vergogna, un giogo ormai spezzato, in una lettera a Fanny dei
primi tempi si scorgono invece le riflessioni sull'amore e la morte del
periodo, che trovano l'esatta corrispondenza con alcuni versi di Consalvo e con
Amore e morte: «E pure certamente l'amore e la morte sono le sole cose belle
che ha il mondo, e le sole solissime degne di essere desiderate. Pensiamo, se
l'amore fa l'uomo infelice, che faranno le altre cose che non sono né belle né
degne dell'uomo. Ranieri da Bologna mi aveva chiesto più volte le vostre nuove:
gli spedii la vostra letterina subito ierlaltro. Addio, bella e graziosa Fanny.
Appena ardisco pregarvi di comandarmi, sapendo che non posso nulla. Ma se, come
si dice, il desiderio e la volontà danno valore, potete stimarmi attissimo ad
ubbidirvi. Ricordatemi alle bambine, e credetemi sempre vostro.» (Lettera
da Roma, 6 agosto 1832) «Due cose belle ha il mondo: / amore e morte. All'una
il ciel mi guida / in sul fior dell'età; nell'altro, assai / fortunato mi
tengo.» (Consalvo, vv. 102) Lo spostamento del Consalvo nei Canti molto
precedenti al ciclo, avvenuto dall'edizione napoletana, ha fatto pensare che il
personaggio di Elvira sia ispirato anche a Teresa Carniani Malvezzi e non solo
a Fanny. Per circa 4 anni frequenta molto spesso casa Targioni, cercando di
avvicinarsi alla padrona di casa procurandole moltissimi autografi di scrittori
e personaggi famosi, che lei collezionava. In questo periodo Leopardi diviene
amico anche della contessa Carlotta Lenzoni de' Medici di Ottajano, affascinata
dalla grandezza intellettuale del poeta e conosciuta nel 1827, ma poi se ne
allontanò. Secondo un'opinione minoritaria, la donna descritta negativamente
come Aspasia sarebbe stata la Lenzoni. Si reca a Roma con Ranieri per ritornare
a Firenze e nel corso di questo anno scrisse i due ultimi dialoghi delle
"Operette", Il Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un
passeggere e il Dialogo di Tristano e di un amico. Continuò a corrispondere
epistolarmente per un periodo con la Targioni Tozzetti, seppure in maniera più
fredda e distaccata. Quando Ranieri tornò a Napoli, tra i due iniziò una
fitta corrispondenza che ha fatto a taluni ritenere che tra Leopardi e Ranieri
vi fosse un rapporto amoroso. Pietro Citati però precisa che si sarebbe
trattato di un semplice e intenso affetto "platonico" assai diffuso
nel XIX secolo, senza traccia di omosessualità, come quello rivolto a suo tempo
al Giordani. In una di queste lettere il poeta scrive a Ranieri: Antonio
Ranieri, tra gli anni '40 e '60 «Ranieri mio, tu non mi abbandonerai però mai,
né ti raffredderai nell'amarmi. Io non voglio che tu ti sacrifichi per me, anzi
desidero ardentemente che tu provvegga prima d'ogni cosa al tuo benessere; ma
qualunque partito tu pigli, tu disporrai le cose in modo che noi viviamo l'uno
per l'altro, o almeno io per te, sola ed ultima mia speranza. Addio, anima mia.
Ti stringo al mio cuore, che in ogni evento possibile e non possibile, sarà
eternamente tuo. Dopo aver ottenuto il modesto assegno dalla famiglia, partì
per Napoli con Ranieri sperando che il clima mite di quella città potesse
giovare alla sua salute. Sugli anni a Napoli, Antonio Ranieri dichiarò:
«Quivi Leopardi, mentre che io, lasciatone il mio antico letto, dormiva in una
camera non mia (cosa che, nelle consuetudini del paese, massime in quei tempi,
toccava quasi lo scandalo), per dormire accanto a lui, ebbe, una notte, la
strana allucinazione, che la signora di casa avesse fatto disegno sopra una sua
cassetta, nella quale egli non riponeva mai altro che non nettissimi arnesi da
ravviare i capelli, e le cesoie. Pare infatti che la padrona di casa volesse
cacciarli, per timore che Leopardi fosse portatore di tubercolosi polmonare
infettiva e lui stesso sosteneva, invece, che la donna volesse rubargli oggetti
di sua proprietà, mentre Ranieri credeva che soffrisse di paranoie, e non ci
faceva caso. Ricevette visita da August von Platen, che nel suo diario scrisse.
«Leopardi ist klein und bucklicht, sein Gesicht bleich und leidend er den Tag
zur Nacht macht und umgekehrt führt er allerdings ein trauriges Leben. Bei
näherer Bekanntschaft verschwindet jedoch alles die Feinheit seiner klassischen
Bildung und das Gemütliche seines Wesens nehmen für ihn ein. Leopardi è piccolo
e gobbo, il viso ha pallido e sofferente fa del giorno notte e viceversa conduce
una delle più miserevoli vite che si possano immaginare. Tuttavia, conoscendolo
più da vicino la finezza della sua educazione classica e la cordialità del suo
fare dispongon l'animo in suo favore. Busto del poeta presente a Villa
Doria d'Angri Intanto le Operette morali subirono una nuova censura da parte
delle autorità borboniche, a cui seguirà la messa all'Indice dei libri proibiti
dopo la censura pontificia, a causa delle idee materialiste esposte in alcuni
"dialoghi". Leopardi così ne parlava in una lettera a Luigi De
Sinner: «La mia filosofia è dispiaciuta ai preti, i quali e qui e in tutto il
mondo, sotto un nome o sotto un altro, possono ancora e potranno eternamente
tutto». Durante gli anni trascorsi a Napoli si dedicò alla stesura dei Pensieri,
che raccolse probabilmente riprendendo molti appunti già scritti nello
Zibaldone, e riprese i Paralipomeni della Batracomiomachia che, iniziati nel
1831, aveva interrotto. A quest'ultima opera lavorò, assistito dal Ranieri,
fino agli ultimi giorni di vita. Di quest'opera incompiuta, in ottave,
ampiamente influenzata sia dallo pseudo Omero della Batracomiomachia, (che già
Leopardi aveva tradotta in gioventù, e di cui continua la trama) che dal poema
Gli animali parlanti di Giovanni Battista Casti, rimane autografo il solo primo
canto. Ranieri affermò sempre che gli altri, di sua mano, furono scritti sotto
dettatura del Leopardi. Le ultime ottave sarebbero state dettate da Leopardi
morente poco dopo aver terminato l'ultima poesia, Il tramonto della luna.
Qualche dubbio può nascere, se si pensa che Ranieri investì soldi dopo la morte
del poeta per farli pubblicare come autentici, con poco successo finanziario. Quando
a Napoli scoppiò l'epidemia di colera, Leopardi si recò con Ranieri e la
sorella di questi, Paolina, nella Villa Ferrigni a Torre del Greco, dove rimase
dall'estate di quell'anno al febbraio del 1837 e dove scrisse La ginestra o il
fiore del deserto. Paolina Ranieri assisterà, personalmente e con profondo
affetto, Leopardi nei suoi ultimi anni, all'aggravamento delle sue condizioni
fisiche. Paolina e l'unica donna che lo amò, sebbene si trattasse di un amore
fraterno. A Napoli Leopardi lavora incessantemente, nonostante la salute in
peggioramento, componendo varie liriche e satire; non segue le raccomandazioni
dei medici, e conduce una vita abbastanza sregolata per una persona dalla
salute fragile come la sua: dorme di giorno, si alza al pomeriggio e sta
sveglio la notte, mangia molti dolci (particolarmente sorbetti e gelati),
talvolta frequenta la mensa pubblica (anche durante il periodo del colera) e beve
moltissimi caffè. La morte Leopardi sul letto di morte, ritratto a matita
di Tito Angelini, anch'esso simile alla maschera mortuaria e quindi molto
realistico e verosimile In Campania egli compose gli ultimi Canti La ginestra o
il fiore del deserto (il suo testamento poetico, nel quale si coglie
l'invocazione ad una fraterna solidarietà contro l'oppressione della natura) e
Il tramonto della luna (compiuto solo poche ore prima di morire). Progettava
anche di tornare a Recanati, per vedere il padre, o partire per la Francia. Leopardi
aveva infatti intenzione di riconciliarsi umanamente col padre di persona (il
tono delle lettere a Monaldo diventa molto affettuoso negli ultimi tempi, dal
formale e nobiliare "signor padre" e al voi delle lettere giovanili
passa all'incipit "carissimo papà" e al tu). In questo periodo
cominciò ad ignorare le prescrizioni, pensando che non potesse comunque
decidere il suo destino. In una lettera al conte Leopardi, una delle ultime di
Giacomo, il poeta avverte la morte come imminente e spera che avvenga, non sopportando
più i suoi mali. Ritorna a Napoli con Ranieri e la sorella, ma le sue
condizioni si aggravarono verso maggio, anche se non in modo tale da far
sospettare ai medici o a Ranieri il reale stato di salute. Il 14 giugno
di quell'anno, Leopardi si sentì male al termine di un pranzo (che abitualmente
consumava all'inconsueto orario delle 17); quel mattino, aveva mangiato circa
un chilo e mezzo di confetti cannellini comprati da Paolina Ranieri in
occasione dell'onomastico di Antonio e bevuto una cioccolata, poi una minestra
calda e una limonata (o granita fredda) verso sera. Fu colpito da malore poco prima di partire per
Villa Carafa d'Andria Ferrigni, come era stato programmato, e nonostante
l'intervento del medico l'asma peggiorò e poche ore dopo il poeta morì. Secondo
la testimonianza di Antonio Ranieri, Leopardi si spense alle ore 21 fra le sue
braccia. Le sue ultime parole furono "Addio, Totonno, non veggo più
luce". La morte fu dichiarata all'ufficio dello stato civile il giorno
successivo da Giuseppe e Lucio Ranieri, i quali fecero registrare l'indirizzo
del decesso (vico Pero 2, nel territorio della parrocchia della SS. Annunziata
a Fonseca) e indicarono che il fatto era avvenuto "alle ore venti". Tre
giorni dopo il decesso, Antonio Ranieri pubblicò un necrologio sul giornale Il
Progresso. La morte del poeta è stata analizzata da studiosi di medicina già a
partire dall'inizio del XX secolo. Molte sono state le ipotesi, dalla più
accreditata, pericardite acuta con conseguente scompenso, oppure scompenso
cardiorespiratorio dovuto a cuore polmonare e cardiomiopatia, seguite a
problemi polmonari e reumatici cronici, a quelle più fantasiose[146], fino al
colera stesso.Nessuna delle tesi alternative, tuttavia, è riuscita a smentire
il referto ufficiale, diffuso dall'amico Antonio Ranieri: idropisia polmonare
("idropisia di cuore" o idropericardio), il che è comunque
verosimile, dati i suoi problemi respiratori, dovuti alla deformazione della
colonna vertebrale; è anche possibile che l'edema fosse una delle conseguenze
dei problemi cronici di cui soffriva, e che la causa principale fosse un
problema cardiaco, forse accelerata da una forma fulminante di colera che avrebbe
ucciso il debilitato Leopardi (che notoriamente soffriva di disturbi cronici
all'apparato gastrointestinale, i quali potevano mascherare la gastroenterite
colerosa) in poche ore. Leopardi era morto all'età di quasi 39 anni, in un
periodo in cui il colera stava colpendo la città di Napoli. Grazie ad Antonio
Ranieri, che fece interessare della questione il ministro di Polizia, le sue
spogliequesta la versione accettata dalla maggioranza dei biografinon furono
gettate in una fossa comune, come le severe norme igieniche richiedevano a
causa dell'epidemia, ma inumate nella cripta e poi, dopo una breve riesumazione
alla presenza di Ranieri che volle anche aprire la cassa, nell'atrio della
chiesa di San Vitale Martire (oggi Chiesa del Buon Pastore), sulla via di
Pozzuoli presso Fuorigrotta. La lapide, spostata poi con la tomba, fu dettata
da Pietro Giordani: «Al conte Giacomo Leopardi recanatese filologo
ammirato fuori d'Italia scrittore di filosofia e di poesie altissimo da
paragonare solamente coi greci che finì di XXXIX anni la vita per continue
malattie miserissima fece Antonio Ranieri per sette anni fino all'estrema ora
congiunto all'amico adorato MDCCCXXXVII» Il ministro avrebbe accettato la
richiesta del Ranieri solo dopo che un chirurgo, non il medico curante
Mannella, ebbe eseguita una sorta di sommaria autopsia per poter dichiarare che
la morte non fu dovuta a colera. In realtà fin dall'inizio il racconto di
Ranieri era apparso pieno di contraddizioni e molti furono i dubbi che
avvolsero quanto egli aveva dichiarato, anche perché le sue versioni furono
molte e diverse a seconda dell'interlocutore, facendo sospettare che il corpo
del poeta fosse finito nelle fosse comuni del cimitero delle Fontanelle, o in
quello dei colerosi (o nell'attiguo cimitero delle 366 Fosse), destinati in
quel periodo ai morti per colera o per altre cause, come attesta il registro
delle sepolture della chiesa della SS. Annunziata a Fonseca di Napoli
(riportante la dicitura "cimitero dei colerosi" e "sepolto
id.") o addirittura occultate nella casa di vico Pero, e che Ranieri
avesse inscenato, per un motivo recondito, un funerale a bara vuota, con la
partecipazione dei suoi fratelli, del chirurgo e di un parroco compiacente a
cui avrebbe regalato dei pesci freschi. La lapide originale,
traslata nel parco Vergiliano Comunque, Ranieri continuò ad affermare che le
ossa erano nell'atrio della chiesa di S. Vitale e che il certificato
d'inumazione fosse un falso redatto dal parroco su richiesta del ministro di
Polizia, onde aggirare la legge sulle sepolture in tempo di epidemia. Nel 1898
avvenne una prima ricognizione; secondo il senatore Mariotti, smentito da
altri, durante i lavori di restauro di alcuni anni prima, un muratore ruppe
inavvertitamente la cassa, danneggiata dalla troppa umidità, frantumando le
ossa e provocando la perdita di parte dei resti contenuti, forse gettati
nell'ossario comune o addirittura con i calcinacci, mescolando i resti con
altre ossa. La tomba di Leopardi (Parco Vergiliano a Piedigrotta o Parco
della Tomba di Virgilio, Napoli). Alla presenza dei rappresentanti regi e del
comune di Napoli, venne effettuata la ricognizione ufficiale delle spoglie del
recanatese e nella cassa (in realtà un mobile adattato allo scopo clandestino
dai fratelli Ranieri), troppo piccola per contenere lo scheletro di un uomo con
doppia gibbosità, vennero rinvenuti soltanto frammenti d'ossa (tra cui residui
delle costole, delle vertebre recanti segni di deformità, e un femore sinistro
intero, forse troppo lungo per una persona di bassa statura, e un altro femore
a pezzi), una tavola di legno (con cui gli operai avevano tentato di riparare
il danno alla cassa), una scarpa col tacco e alcuni stracci, mentre nessuna
traccia vi era del cranio e del resto dello scheletro, per cui in seguito si
arrivò anche a formulare la teoria di un suo trafugamento da parte di studiosi
lombrosiani di frenologia amici del Ranieri. Nonostante i dubbi, la questione
venne ben presto chiusa; secondo l'incaricato professor Zuccarelli, era
plausibile che quelli fossero parte dei resti di Leopardi. Il medico parla
esplicitamente di aver rinvenuto una parte di rachide e una di sterno entrambe
deviate. Alcuni, pur pensando ad un'effettiva morte per colera, credettero
comunque che Ranieri fosse riuscito davvero nell'intento di salvare il corpo
dalla fossa comune corrompendo, se non il ministro, perlomeno dei funzionari
incaricati. La scarpa ritrovata, o quello che ne rimaneva, venne poi acquistata
dal tenore Beniamino Gigli, concittadino di Leopardi, e donata alla città di
Recanati.Dopo vari tentativi di traslare i presunti resti a Recanati o a
Firenze nella basilica di Santa Croce accanto a quelli di grandi italiani del
passato, la cassa, per volontà di Benito Mussolini che esaudì una richiesta
dell'Accademia d'Italia, venne con regio decreto di Vittorio Emanuele III che
ne stabiliva l'identificazione, riesumata di nuovo e spostata al Parco
Vergiliano a Piedigrotta (altrimenti detto Parco della tomba di Virgilio) nel
quartiere Mergellinail luogo fu dichiarato monumento nazionaledove tuttora
sorge appunto il secondo sepolcro del poeta, eretto quello stesso anno; nei
pressi venne traslata anche la lapide originale, mentre parte del monumento
venne portata a Recanati. Questa versione è quella sostenuta ufficialmente dal
Centro Nazionale Studi Leopardiani. Nel 2004 venne anche chiesta (da parte
dello studioso leonardiano Silvano Vinceti, che si è occupato anche della
riesumazione e identificazione dei resti di Caravaggio, Boiardo, Pico della
Mirandola e Monna Lisa) la terza riesumazione, onde verificare se quei pochi
resti fossero davvero di Leopardi tramite l'esame del DNA e del mtDNA,
comparato con quello degli attuali eredi dei conti Leopardi (Vanni Leopardi e
la figlia Olimpia, discendenti diretti del fratello minore del poeta
Pierfrancesco) e dei marchesi Antici, ma la richiesta fu respinta, sia dalla
Soprintendenza sia dalla famiglia Leopardi (tramite la contessa Anna del
Pero-Leopardi, vedova del conte Pierfrancesco "Franco" Leopardi e
madre di Vanni). La posizione ufficiale della famiglia Leopardi (esplicitata
dal 1898 in poi) e della Fondazione Casa Leopardi da loro presieduta
(presidente fino al conte Vanni
Leopardi) è invece che i resti nel parco Vergiliano non siano comunque del
poeta e Ranieri abbia mentito, che il corpo si trovi alle Fontanelle e che
quindi la riesumazione sia inutile, occorrendo altresì rispettare la tomba-cenotafio
lì situata. Un altro membro della famiglia, chiamato anche lui Pierfrancesco,
si è invece detto disponibile. Tale esame non è stato finora
autorizzato. «Cantare il dolore fu per lui rimedio al dolore, cantare la
disperazione salvezza dalla disperazione, cantare l'infelicità fu per lui, e
non per gioco di parole, l'unica felicità. n quei canti veramente divini il
Leopardi trasformò l'angoscia in contemplativa dolcezza, il lamento in musica
soave, il rimpianto dei giorni morti in visioni di splendore.» (Giovanni
Papini, Felicità di Giacomo Leopardi) Il pensiero di Leopardi è caratterizzato,
attraverso le fasi del suo pessimismo, dall'ambivalenza tra l'aspetto
lirico-ascetico della sua poetica, che lo spinge a credere nelle «illusioni» e
lusinghe della natura, e la razionalità speculativo-teorica presente nelle sue
riflessioni filosofiche, che invece considera vane quelle illusioni, negando ad
esse qualunque contenuto ontologico. La contraddizione tra anelito alla vita e
disillusione, tra sentimento e ragione, tra filosofia del sì e filosofia del no, era del resto ben presente allo stesso
Leopardi, il quale, secondo Karl Vossler, si adoperò costantemente per
ricomporle, non rassegnandosi mai allo scetticismo, convinto che la vera
filosofia dovesse in ogni caso mantenere i legami con l'immaginazione e la
poesia. Come ha rilevato De Sanctis. Leopardi non crede al progresso, e te lo
fa desiderare; non crede alla libertà, e te la fa amare. Chiama illusioni
l'amore, la gloria, la virtù, e te ne accende in petto un desiderio inesausto. È
scettico e ti fa credente; e mentre non crede possibile un avvenire men triste
per la patria comune, ti desta in seno un vivo amore per quella e t'infiamma a
nobili fatti. Francesco De Sanctis, Schopenhauer e Leopardi,Luoghi leopardiani
A Recanati Targa della piazzuola del Sabato del Villaggio Palazzo
Leopardi: è la casa natale del poeta. Tuttora il palazzo è abitato dai
discendenti e aperto al pubblico. Esso venne ristrutturato nelle forme attuali
dall'architetto Carlo Orazio Leopardi verso la metà del XVIII secolo.
L'ambiente più suggestivo è senza dubbio la biblioteca, che custodisce oltre
20.000 volumi, tra cui incunaboli ed antichi volumi, raccolti dal padre del
poeta, Monaldo Leopardi. Piazzuola del Sabato del Villaggio: sulla quale si
affaccia Palazzo Leopardi. Ivi si trova la casa di Silvia e la chiesa di Santa
Maria in Montemorello, nel cui fonte battesimale fu battezzato Giacomo Leopardi
nel 1798. Colle dell'Infinito: è la sommità del Monte Tabor da cui si domina un
panorama vastissimo verso le montagne e che ispirò l'omonima poesia composta
dal poeta a soli 21 anni. All'interno del parco si trova il Centro Mondiale
della Poesia e della Cultura, sede di convegni, seminari, conferenze e
manifestazioni culturali. Il Colle dell'Infinito è diventato un Bene del Fai
aperto a tutti. Palazzo Antici-Mattei:
casa della madre di Leopardi, Adelaide Antici Mattei, edificio dalle linee
semplici ed eleganti con iscrizioni in latino. Torre del Passero Solitario: nel
cortile del chiostro di Sant'Agostino è visibile la torre, decapitata da un
fulmine e resa celebre dalla poesia Il passero solitario. Chiesa di San Leopardo
(XIX secolo): venne fatta edificare dalla famiglia Leopardi insieme e nei
pressi della villa affidando la progettazione all'architetto Gaetano Koch. La
cripta, a cui si accede esternamente, è la tomba gentilizia della famiglia
Leopardi. Chiesa di Santa Maria di Varano (XV secolo): costruita nel 1450 per i
Minori Osservanti insieme al Convento annesso, dal 1873, cacciati i frati e
abbattuti due lati del convento, l'orto divenne quello che ancora è il civico
cimitero di Recanati. Vi si conserva ancora il pozzo di San Giacomo della Marca
ed affreschi nelle lunette del portico. All'interno è la tomba di famiglia dei
Leopardi ove sono sepolti Monaldo e Paolina, Altrove Spoleto, Albergo della
Posta (corso Garibaldi), Palazzo Antici
Mattei (Roma, via Michelangelo Caetani), dove fu ospite.Roma, tomba del Tasso
in Sant'Onofrio al Gianicolo, "uno dei posti più belli della terra, in
mezzo agli aranci e ai lecci". Bologna ("ospitalissima"),
convento di San Francesco (piazza Malpighi), primo soggiorno bolognese. Casa dell'editore
Anton Fortunato Stella, vicino al Teatro alla Scala a Milano ("veramente
insociale") (Casa Badini, vicino al teatro del Corso (oggi via Santo
Stefano, 33) a Bologna ("tutto è bello, e niente magnifico"). Locanda
della Pace, via del Corso, a Bologna, Ravenna (qui si vive quietissimi), ospite
del marchese Antonio Cavalli. Firenze, "sporchissima e fetidissima
città", Locanda della Fonte, nei pressi del mercato del grano e di Palazzo
Vecchio Targa sull'ultimo domicilio di Leopardi a Napoli Casa delle sorelle
Busdraghi, via del Fosso (oggi via Verdi), Firenze. Palazzo Buondelmonti,
abitazione di Giovan Pietro Vieusseux, a Firenze. Pisa ("una
beatitudine"), via Fagiuoli (casa Soderini). Il Lungarno pisano
("spettacolo così ampio, così magnifico, così gaio, così ridente, che
innamora"). "Una certa strada deliziosa" da lui battezzata
"Via delle Rimembranze", dove va a passeggiare a Pisa (lettera a
Paolina Leopardi). Levane, Camucia e Perugia, di passaggio. Roma (città oziosa,
dissipata, senza metodo), via dei Condotti 81 (spendo qui un abisso), con
Antonio Ranieri, da ottobre 1831 a marzo 1832. Napoli, piazza Ferdinando; poi
Strada nuova di Santa Maria Ognibene (casa Cammarota); poi vico Pero (tre
appartamenti affittati con Ranieri e la sorella di lui Paolina). Villa
Ferrigni, detta villa delle Ginestre, a Torre del Greco, alle pendici dello
"sterminator Vesevo". Opere di Giacomo Leopardi. Copertina
della prima edizione dello Zibaldone di pensieri. Epistolario Di Giacomo
Leopardi ci sono rimaste oltre novecento lettere, composte nell'arco di una
vita e indirizzate a circa cento destinatari, tra amici e familiari
(soprattutto al padre e al fratello Carlo). L'intero corpus epistolare di
Leopardi è raccolto dall'Epistolario, che malgrado le origini si può leggere
come un'opera autonoma: questa raccolta di prose private, infatti, costituisce
un fondamentale documento non solo per seguire le vicende biografiche del
poeta, ma anche per comprendere l'evoluzione del suo pensiero, dei suoi stati
d'animo e delle sue riflessioni culturali.[176] Gli interventi nel
dibattito classico-romantico Nel 1816 il giovane Leopardi prese parte
all'acceso dibattito culturale innescato dalla pubblicazione del saggio Sulla
maniera e utilità delle traduzioni di Madame de Staël: questa polemica vide
schierarsi da una parte i difensori del classicismo, quali Pietro Giordani, e
dall'altra i sostenitori della nuova poetica romantica. Leopardi, amico
del Giordani, si allineò alle tesi classiciste, mettendo per iscritto il
proprio pensiero nella Lettera ai compositori della Biblioteca italiana e nel
Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, rimasti entrambi inediti
sino al 1906. Nella prima Leopardi, pur riconoscendo la bontà dell'intervento
dell'autrice ginevrina, assume una posizione contraria alle istanze della
lettera, nella quale si invitava il popolo italiano ad aprirsi alle nuove
letterature europee. Secondo il poeta di Recanati, infatti, si tratta di un
«vanissimo consiglio», essendo la letteratura italiana quella più vicina alle
uniche letterature universalmente valide, ovvero quella greca e quella latina.
Nel Discorso, invece, Leopardi approfondì la sua riflessione poetica in merito
al dibattito, introducendo temi che poi diverranno centrali della poesia
leopardiana, come l'opposizione tra i concetti di «natura» e civilizzazione. Zibaldone
Lo Zibaldone di pensieri è una raccolta di 4526 pagine autografe nelle quali
Leopardi depositò ragionamenti e brevi scritti sugli argomenti più vari.
Inizialmente l'opera non era dotata dell'organicità di un testo letterario,
essendo semplicemente il frutto di una scrittura immediata, di getto: Leopardi
iniziò a datare i singoli testi solo a partire dal 1820, così da orientarsi
agevolmente nel mare magnum di appunti (da lui definiti un «immenso
scartafaccio»), arrivando perfino a stilare due indici. Il Discorso sopra lo
stato presente dei costumi degl'italiani Il Discorso sopra lo stato presente
dei costumi degl'italiani, composto a Recanati tra la primavera e l’estate del
1824 e rimasto inedito fino al 1906, è un breve trattato filosofico dove
Leopardi analizza le peculiarità che contraddistinguono la società italiana, e
le compara con il carattere, la mentalità e la moralità delle altre nazioni
d'Europa. Alla fine dell'opera Leopardi giunge all'amara conclusione che
l'Italia, dilaniata da un esasperato individualismo, è troppo poco civile per
godere dei benefici del progresso (come in Francia, Germania ed Inghilterra),
ma troppo civile per godere dei benefici dello «stato di natura», come accadeva
nelle nazioni meno sviluppate, quali Portogallo, Spagna e Russia. Secondo
manoscritto autografo dell'Infinito Le Operette morali, per usare le parole
dello stesso poeta, sono un «libro di sogni poetici, d’invenzioni e di capricci
malinconici»: è ancora Leopardi a descrivere la propria opera in una lettera
del 1826 indirizzata all'editore Stella, sottolineando «quel tuono ironico che
regna in esse» e specificando che Timandro ed Eleandro sono una specie di
prefazione, ed un’apologia dell’opera contro i filosofi moderni». Le Operette,
oggi considerate la più alta espressione del pensiero leopardiano, racchiudono
l'essenza del pessimismo del poeta, trattando argomenti quali la condizione
esistenziale dell'uomo, la tristezza, la gloria, la morte e l'indifferenza
della Natura. I Canti, considerati il capolavoro di Leopardi, racchiudono
trentasei liriche composte da Leopardi. Tra i componimenti poetici inclusi nei
Canti ricordiamo Sopra il monumento di Dante, l'Ultimo canto di Saffo, Il
passero solitario, La sera del dì di festa, Alla luna, A Silvia, il Canto
notturno di un pastore errante dell'Asia, Il sabato del villaggio, La ginestra
e infine L'infinito, uno dei testi più rappresentativi della poetica
leopardiana. Le ultime opere Durante gli anni napoletani Leopardi scrisse
due opere, i Paralipomeni della Batracomiomachia e I nuovi credenti. Il primo è
un poemetto in ottave con protagonisti animali: «Paralipomeni», infatti, significa
«continuazione» mentre Batracomiomachia è battaglia dei topi e delle rane,
ovvero un'opera pseudoomerica che Leopardi aveva tradotto in gioventù. Dietro
la finzione comica Leopardi qui stigmatizza il fallimento dei moti rivoluzionari
napoletani. I topi infatti, simboleggiano i liberali, generosi ma velleitari,
mentre le rane sono i conservatori papalini, che non esitano a chiamare a sé i
granchi-austriaci, feroci e stupidi. nuovi credenti, invece, sono un capitolo
satirico in terza rima composto nel 1835 dove Leopardi esprime una spietata
satira contro gli esponenti dello spiritualismo napoletano, dei quali condanna
la religiosità di facciata e lo sciocco ottimismo. Parole d'autore A Giacomo
Leopardi si devono numerosi neologismi divenuti patrimonio diffuso (perlomeno
in un linguaggio colto e sorvegliato), come "erompere", "fratricida",
"improbo", "incombere",Al suo tempo, questa vena creativa
di Leopardi non fu apprezzata e fu oggetto degli strali di un atteggiamento
purista che opponeva resistenze all'adozione, e all'accoglimento nei lessici,
di neologismi d'uso forgiati in epoca successiva all'«aureo Trecento» In un
caso, un frutto della sua creatività, "procombere", gli guadagnò
accuse postume mossegli da Niccolò Tommaseo, coautore del Dizionario della
lingua italiana. Poesia e musica A sé stesso, romanza, versi di Giacomo Leopardi,
musica di Francesco Paolo Frontini, Milano, Edizioni Ricordi.Coro di morti,
versi di G. Leopardi (dal Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie,
Operette morali), musica di Goffredo Petrassi, per coro e strumenti. Tre
liriche di Goffredo Petrassi, per baritono e pianoforte, testi di Leopardi,
Foscolo e Montale. Epistolario di Giacomo Leopardi. Leopardi nell'immaginario
collettivo Il fatto che l'opera di Leopardi sia stata e sia ogni anno oggetto
dello studio di migliaia di studenti ha determinato (come per Dante) che molte
locuzioni delle sue opere siano divenute d'uso corrente. Fra le
principali: studio matto e disperatissimo (in: lettera a Pietro Giordani e Zibaldone di pensieri); passata è la
tempesta ... (in: La quiete dopo la tempesta, 1829); che fai tu, luna, in ciel?
dimmi, che fai ... (in: Canto notturno di un pastore errante dell'Asia,
1829-1930); natio borgo selvaggio ... (in: Le ricordanze); la donzelletta vien
dalla campagna ... (in: Il sabato del villaggio); godi, fanciullo mio; stato
soave ... (in: Il sabato del villaggio); ...e naufragar m'è dolce in questo
mare (in: L'infinito). Il pittore e scultore maceratese Valeriano Trubbiani
realizzò una serie di 12 pirografie sul tema Viaggi e transiti, dedicata ai
viaggi del poeta nelle varie città della penisola: Recanati, Macerata, Roma,
Bologna, Pisa, Firenze, Milano, Napoli. Tali opere sono esposte nel
CARTCentro permanente per la Documentazione dell'Arte Contemporanea di
Falconara Marittima, che conserva anche altre opere di Trubbiani dedicate a
Leopardi: 10 disegni originali realizzati sul tema "Leopardi
figurativo", 8 incisioni a colori, una scultura del 1990 in rame, bronzo e
argento con il Poeta pensoso in osservazione di un gregge di pecore (“Move la
greggia oltre pel campo e vede greggi”, ispirata al Canto notturno di un
pastore errante dell'Asia, un'installazione scultorea sulla Batracomiomachia
("battaglia dei topi e delle rane") ispirata ai Paralipomeni della
Batracomiomachia leopardiani. L'ispirazione prodotta in Trubbiani dall'opera
leopardiana è raccontata dall'artista nel breve documentario "Le Marche di
Leopardi", patrocinato dalla Regione Marche. Leopardi nella musica
pop italiana Leopardi è citato nella Canzone per Piero di Francesco Guccini e
in Stai bene lì di Renato Zero; i suoi versi sono citati anche nei titoli di
Canto notturno (di un pastore errante dell'aria) e Il cielo capovolto (ultimo
canto di Saffo), entrambe di Roberto Vecchioni. Giorgio Gaber, nella
canzone "Benvenuto il luogo dove", contenuto nell'album
"Gaber" del 1984, dedicata all'Italia, parla della penisola come il
luogo "dove i poeti sono nati tutti a Recanati. Opere cinematografiche su
Leopardi Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggiere, cortometraggio
di Ermanno Olmi. Pisa, donne e Leopardi (), mediometraggio di Roberto Merlino.
Leopardi è interpretato da Orazio Cioffi; Il giovane favoloso, film di Mario
Martone. Leopardi è interpretato da Elio Germano. Vari brani del film sono
presenti nel programma televisivo"Leopardi, il rivoluzionario" di
Giancarlo Mancini, puntata della rubrica "Il tempo e la storia";
"Le Marche di Leopardi", breve documentario diretto da Alessandro
Scilitani, patrocinato dalla Regione Marche. Video in rete su Leopardi
"Leopardi, il rivoluzionario" di Giancarlo Mancini, puntata della
rubrica televisiva "Il tempo e la storia" con Massimo Bernardini e lo
storico Lucio Villari; "Giacomo Leopardi e l`importanza di Recanati",
per Rai Storia, vita e opere di Giacomo Leopardi nel commento del critico
teatrale Guido Davico Bonino. L’attore Umberto Ceriani legge: L'infinito, La
sera del dì di festa, Alla luna, La vita solitaria; "Ecco il vero Colle
dell'Infinito descritto da Giacomo Leopardi"]: Francesco Guzzini del
Centro Studi Leopardiani mostra l'itinerario che il Poeta compiva per recarsi
dalla propria abitazione al punto di osservazione del paesaggio che gli ispirò
L'infinito; "Marche, le scoprirai all'infinito", spot turistico della
Regione Marche con il noto attore statunitense Dustin Hoffman che tenta di
recitare in italiano L'infinito. Regia di Giampiero Solari; "A casa di
Giacomo Leopardi", intervista di Pippo Baudo alla contessa Olimpia
Leopardi all'interno del Palazzo Leopardi di Recanati; "Un Leopardi
inedito" raccontato da Novella Bellucci e Franco D'Intino nella puntata di
"Visionari" programma televisivo condotto da Corrado Augias su Rai 3.
"L'arte di essere fragilicome Leopardi può salvarti la vita",
intervista allo scrittore Alessandro D'Avenia sul suo omonimo libro e
spettacolo teatrale. Inoltre, sono pubblicate in rete numerose
letture/interpretazioni dei principali canti leopardiani da parte dei più
importanti attori italiani. Fra questi si possono ascoltare: Vittorio
Gassman: L'infinito, A Silvia, La sera del dì di festa, Amore e Morte, La
quiete dopo la tempest, A se stesso; Carmelo Bene: L'infinito, Passero
solitario, La ginestra (o Il fiore del deserto) Alla luna, La sera del dì di festa, Il sabato del
villaggio, Le ricordanze, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia[210],
Inno ad Arimane, Amore e Morte; Arnoldo Foà: L'infinito, Passero solitario, A
Silvia[217], Il sabato del villaggio, La sera del dì di festa, Canto notturno
di un pastore errante dell'Asia, Le ricordanze, La ginestra (o Il fiore del
deserto), Il tramonto della luna, All'Italia, Alla luna; Giorgio Albertazzi:
L'infinito; Nando Gazzolo: L'infinito; Gabriele Lavia: L'infinito, Lavia dice Leopardi; Alberto Lupo: Ultimo
canto di Saffo; Elio Germano, nel film Il giovane favoloso di Mario Martone:
L'infinito], parte de La ginestra (o Il fiore del deserto) la prima parte de La
sera del dì di festa, un brano di Amore e Morte, l'ultima parte di Aspasia. Leopardi
"testimonial" della Regione Marche La Regione Marche, dopo aver più
volte utilizzato l'immagine del poeta recanatese per la promozione turistica
del proprio territorio ed anche della propria offerta enological commissionò
una discussa campagna pubblicitaria attraverso un video, per la regia di
Giampiero Solari, trasmesso sui principali canali televisivi italiani ed anche
esteri, con protagonista il noto attore statunitense Dustin Hoffman[236], già
conoscitore delle Marche per aver interpretato nel 1972 ad Ascoli Piceno il
film di Pietro Germi "Alfredo, Alfredo", assieme ad una giovane
Stefania Sandrelli. Questa la descrizione della sceneggiatura dello spot
per la promozione della stagione turistica : «Un uomo legge una delle
poesie più note della letteratura italiano, l’Infinito di Giacomo Leopardi, la
cui emozionalità è strettamente legata alle visioni, alle luci, ai colori della
terra marchigiana. L’uomo legge la poesia camminando, cerca di capire e
pronunciare bene la lingua non stando fermo, dietro una scrivania, ma
immergendosi nella terra che ha visto nascere questo capolavoro; legge,
riprova, si arrabbia, vuole assolutamente penetrare la lingua, il sentimento di
questa poesia, l’anima di questa terra e riprova e riprova. Nel sottofondo le
note sublimi del Tancredi di Rossini, che accompagnano il silenzio di questa
meditazione nuova che l’uomo cerca per sé: l’uomo cerca emozioni, vuole fare
un’esperienza nuova, e leggere l’Infinito nelle Marche che l’hanno generato è
un’esperienza nuova, formidabile, ma difficile e faticosa. Ma ne vale la pena.
Provare e alla fine sorridere, la poesia è mia, le Marche sono la mia meta
faticosamente conosciuta, capita e raggiunta.» (dal comunicato stampa
della Regione Marche) Nello spot Hoffman tenta di recitare i versi
dell'Infinito in un italiano "condito" dal suo marcato accento
californiano. Un accento tanto forte e straniante da suscitare numerose
critiche all'operato della Regione. Tra queste, quella di Mina[239], che nella
sua rubrica sulle pagine de "La Stampa", ebbe a scrivere:
«Leopardi bisogna meritarselo. Sarebbe andato benissimo anche Oliver Hardy. Al
quale, paradossalmente, in questa demoralizzante «performance», mi sembra che
assomigli. Non so come l'avrebbe fatta Ollio. Non peggio, credo... Sentire la
nostra potente, meravigliosa lingua strapazzata dal pur bravo divo americano mi
ha rigettato giù nella nostra condizione di sempiterna colonia ... il mondo
della pubblicità è un mondo di matti. A volte geniale, ma più spesso volgare e
irrispettoso. Dustin Hoffman, from Los Angeles, sarà pure un nome che tira, ma
non li avevamo noi degli attori al suo livello? E che parlano l’italiano? E che
conoscono la musica dell’andamento di un’esposizione poetica?» (Mina
Mazzini) Al contrario, l'operazione promozionale fu elogiata da Giorgio De
Rienzo, linguista e critico letterario, da Francesco Sabatini e Francesco
Erspamer, rispettivamente presidente onorario e presidente emerito
dell’Accademia della Crusca; quest'ultimo commentò lo spot con queste parole:
«Sprovincializza la lingua italiana» Comunque sia, lo scopo perseguito fu
raggiunto: anche grazie alle polemiche, la versione non definitiva del video
della Regione Marche, inserito su YouTube, totalizzò quasi 21.200
visualizzazioni in tutto il mondo solo nella prima settimana. Visto il
successo del , Dustin Hoffman fu confermato per la campagna promozionale della
stagione turistica . Niente più lettura dei versi leopardiani, ma, come
sottolineò Aldo Grasso sul "Corriere della Sera", nella nuova
edizione «il volto del testimonial diventa più importante dell’oggetto da
reclamizzare. Attraverso gli scatti di Bryan Adams, si snoda un racconto tutto
personale: i cinque sensi di Dustin Hoffman dichiarano infinito amore per le
suggestioni concrete che la regione riesce a offrire: la gastronomia, l’arte,
la musica, i vini e i paesaggi. Nella campagna promozionale del Dustin Hoffman fu sostituito dall'attore
marchigiano Neri Marcorè. Continuò comunque l'utilizzo a scopi
promozionali dell'immagine di Leopardi: sull'onda del successo del film
"Il giovane favoloso", diretto dal registra Mario Martone e
interpretato dall'attore Elio Germano, la Regione mise in campo una serie di
iniziative per promuovere la visione del film e di conseguenza del territorio
marchigiano che ne aveva ospitato le location, tra cui un
"movie-tour", consentito gratuitamente a tutti gli spettatori muniti
del biglietto del cinema. La Regione ha patrocinato la realizzazione di un
breve documentario, "Le Marche di Leopardi", diretto da Alessandro
Scilitani, nel quale l'assessore alla cultura dell'epoca tratteggiava il
riepilogo delle iniziative regionali per valorizzare la figura del poeta
recanatese. Seguono una breve biografia di Leopardi, con le immagini di
Recanati, e gli interventi di vari operatori culturali marchigiani che,
rifacendosi a veri o presunti collegamenti con la vita ed il pensiero del
Poeta, introducono ad altri importanti personaggi nati o presenti nella Regione
(Gioacchino Rossini, Antonio Canova, Terenzio Mamiani, Valeriano Trubbiani,
Osvaldo Licini), il tutto "condito" dalle musiche di musicisti
marchigiani (Giovan Battista Pergolesi, Gaspare Spontini) e da squarci paesaggistici
di varie località della regione.Opere biografiche su Leopardi Giacomo Leopardi,
Puerili e abbozzi vari, Bari, G. Laterza & f.i,Antonio Ranieri, Sette anni
di sodalizio con Leopardi, Milano-Napoli: Ricciardi, 1920; poi Milano:
Garzanti, (con una nota di Alberto Arbasino); Milano: Mursia (Raffaella
Bertazzoli); Milano: SE, Mario Picchi, Storie di casa Leopardi, Milano: Camunia;
poi Milano: Rizzoli, 1990 Renato Minore, Leopardi. L'infanzia, le città, gli
amori, Milano: Bompiani, Rolando Damiani, Album Leopardi, Milano: Mondadori «I
Meridiani», Attilio Brilli, In viaggio con Leopardi, Bologna: Il Mulino, Rolando
Damiani, All'apparir del vero. Vita di Giacomo Leopardi, Milano: Mondadori
«Oscar Saggi» Marcello D'Orta, All'apparir del vero: il mistero della
conversione e della morte di Giacomo Leopardi, Piemme, . Pietro Citati,
Leopardi, Milano, Mondadori, . Il Centro Nazionale di Studi Leopardiani nel
primo centenario della morte del poeta, fu istituito a Reca Centro Nazionale di
Studi Leopardiani. Esso ha come scopo la promozione di ricerche e studi
su Giacomo Leopardi in campo storico, biografico, critico, linguistico, filologico,
artistico, filosofico. Roberto Tanoni, L'aspetto di Giacomo Leopardi, Effettivamente
il titolo di conte con cui Leopardi veniva talvolta appellato, e che egli
stesso usava, in quanto primogenito dei conti Leopardi, era un "titolo di
cortesia", in quanto il vero titolo nobiliare era ancora in capo a
Monaldo, finché fu in vita. Uno
sconosciuto: l'ateo filantropo barone d'Holbach, su elapsus. ). Giulio Ferroni, La poesia del dolore: Giacomo
Leopardi, su emsf.rai). Forse la
malattia di Pott o la spondilite anchilosante. Erik Pietro Sganzerla,
Malattia e morte di Giacomo Leopardi. Osservazioni critiche e nuova
interpretazione diagnostica con documenti inediti, Booktime, : «Questo libretto
rende giustizia a un uomo che soffriva di numerosi problemi fisici, che ebbe
una vita non felice e una cartella clinica in cui sono posti in evidenza i
sintomi e il loro decorso temporale, l’età d’esordio della progressiva
deformità spinale e dei problemi visivi e gastrointestinali, l’influenza delle
condizioni psichiche e ambientali nell’accentuazione o remissione dei segnali. altamente
probabile la diagnosi di Spondilite Anchilopoietica Giovanile»; viene poi
sostenuto che Leopardi «affetto da una pneumopatia restrittiva con
insufficienza respiratoria cronica, aggravata da episodi infettivi
intercorrenti, sia morto per uno scompenso cardiorespiratorio terminale in
paziente affetto da cuore polmonare e possibile miocardiopatia. Questo io
conosco e sento, che degli eterni giri, Che dell'esser mio frale, qualche bene
o contento avrà fors'altri; a me la vita è male» (Giacomo Leopardi, Canto
notturno di un pastore errante dell'Asia)
Renato Minore, Leopardi. L'infanzia, le città, gli amori, Milano, Lettera
di G. Leopardi (Recanati) a Pietro Colletta (Livorno), ed atteso ancora che il
patrimonio di casa mia, benché sia de' maggiori di queste parti, è sommerso nei
debiti. Emilio Cecchi e Natalino Sapegno,
Storia della letteratura italiana. Milano L'Ottocento Zibaldone «Il Chimico italiano. Rossella Lalli, Si
spegne la contessa Leopardi, erede e custode della memoria del poeta, newnotizie,Scritti
vari inediti di Giacomo Leopardi dalle carte napoletane, Firenze, successori Le
Monnier, Maria Corti in «Giacomo Leopardi. Tutti gli scritti inediti, rari e
editi», Milano, Bompiani 1972
Citati20-25. Cecchi, Sapegno, oGiuseppe
BonghiBiografia di Giacomo Leopardi, su classicitaliani. Lettera a Pietro
Giordani a Milano, Recanati,in Epistolario di Giacomo Leopardi con le
iscrizioni greche triopee da lui tradotte e lettere di Pietro Giordani e Pietro
Colletta all'Autore, raccolto e ordinato da Prospero Viani, I, Napoli, Lettera all'Avv. Pietro Brighenti
a Bologna, Recanati, in Epistolario di Giacomo Leopardi con le iscrizioni ecc.
Il padre Monaldo lo vide parlare, con sorpresa, in questa lingua con un rabbino
di Ancona, secondo quanto riportato dallo storico Lucio Villari nella
trasmissione RAI Il tempo e la storia di Massimo Bernardini (puntata
"Leopardi, il rivoluzionario", 15 ottobre , RaiTre-RaiStoria) Sarà la lingua utilizzata nelle lettere allo
Jacopssen Il programma delle
celebrazioni leopardiane, su giornale.regione.marche. Il sanscrito nella teoria
linguistica di Giacomo Leopardi, in Leopardi e l'Oriente. Atti del Convegno
Internazionale, Recanati a c. di F.
Mignini, Macerata, Provincia di Macerata, M. T. Borgato, L. Pepe, Leopardi e le
scienze matematiche, 5-8. Aimé-Henri Paulian su data.bnf.fr. Un episodio della sua vita farà da spunto a
una delle Operette morali, Il Parini ovvero della gloria Cecchi, Sapegno, Spesso nell'epistolario
afferma di soffrire il freddo e di coprirsi le gambe con una coperta di
lana. C 33 esegg. Giuseppe Bortone, Il "morire
giovane" in Leopardi, su moscati. .: "frequenti mi occorrono febbri
maligne, catarri e sputi di sangue…" scrive nel testo Alessandro Livi, giacomo leopardi, le
malattie ed i misteri sulla morte e sepoltura, alessandrolivistudiomedico, 28 novembre
. 1º gennaio Paolo Signore, Giacomo
Leopardi: il genio di Recanati favoloso e malato, su Rotari Club Fermo, «Di contenti, d'angosce e di desio, / Morte
chiamai più volte, e lungamente / Mi sedetti colà su la fontana / Pensoso di
cessar dentro quell'acque / La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco / Malor,
condotto della vita in forse, / Piansi la bella giovanezza, e il fiore / De'
miei poveri dì, che sì per tempo / Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso / Sul
conscio letto, dolorosamente / Alla fioca lucerna poetando, / Lamentai co'
silenzi e con la notte / Il fuggitivo spirto, ed a me stesso / In sul languir
cantai funereo canto» (Le ricordanze, Il Giacomo Leopardi torrese, su
torreomnia. Giuseppe Sergi e Giovanni Pascoli furono i primi a ipotizzare la malattia,
"diagnosi" ripresa poi da Pietro Citati e altri, e considerata
probabile causa della deformità fisica e dei problemi di salute di Leopardi
anche da una ricerca scientifica condotta nel 2005 da due medici pediatri
recanatesi, Edoardo Bartolotta e Sergio Beccacece. Es. sindrome della cauda equina Alcuni propongono altre diagnosi: diabete
giovanile con retinopatia e neuropatia, tracoma oculare con sindrome di
Scheuermann alla schiena e disturbo bipolare, sindrome di Ehlers-Danlos di tipo
cifoscoliotico, rachitismo e neuropatia periferica originate da celiachia o
malassorbimento, sifilide congenita con tabe dorsale (Antonio Ranieri, negli
anni napoletani, arrivò a pensaresalvo poi smentireaffermando che Leopardi morì
vergine (cosa dibattuta), a pag. 99 di Sette anni di sodalizio con Giacomo
Leopardi che avesse contratto la sifilide o che l'avesse ereditata dal padre.
cfr. R. Di Ferdinando, L'amarezza del lauro. Storia clinica di Giacomo
Leopardi, Cappelli, Bologna, Con un'analisi postuma molto contestata poiché
basata sulle teorie pseudoscientifiche dell'antropologia criminale e della
frenologia, Cesare Lombroso e i suoi allievi Patrizi e Giuseppe Sergi
affermarono che Leopardi aveva l'epilessia, e avesse disturbi ereditari come
tutta la sua famiglia. Cfr.: M_ L_Patrizi.
Prof. M. L. Patrizi, Saggio psico-antropologico su Giacomo Leopardi e la
sua famiglia, Torino, Fratelli Bocca Editori, M_L_Patrizi. G. Chiarini, Vita di
G. Leopardi453. E. Galavotti, Letterati
italiani Lettera di Paolina Leopardi a G.P. Vieusseux, G. Leopardi, Lettera ad
Adelaide Maestri, Lettera ad Antonietta Tommasini, G. Leopardi, Zibaldone,
autografo, Scritti vari inediti di Giacomo Leopardi dalle carte napoletane, cUn'analisi
critica del Discorso, insieme a un saggio sui Paralipomeni alla
Batracomiomachia si trova in: Riccardo Bonavita, Leopardi: Descrizione di una
battaglia, Nino Aragno Ed., Torino, Aldo Giudice, Giovanni Bruni, Problemi e
scrittori della letteratura italiana, 3,
tomo 1, Paravia, Cfr. pag. 118 del ms. dello Zibaldone, con pensiero. Dove
privato dell'uso della vista, e della continua distrazione della lettura,
cominciai a sentire la mia infelicità in un modo assai più
tenebroso. Cecchi, Sapegno Lasciando da parte lo spirito e la letteratura, di
cui vi parlerò altra volta (avendo già conosciuto non pochi letterati di Roma),
mi ristringerò solamente alle donne, e alla fortuna che voi forse credete che
sia facile di far con esse nelle città grandi. V'assicuro che è propriamente
tutto il contrario. Al passeggio, in Chiesa, andando per le strade, non trovate
una befana che vi guardi. Trattando, è così difficile il fermare una donna in
Roma come a Recanati, anzi molto più, a cagione dell'eccessiva frivolezza e
dissipatezza di queste bestie femminine, che oltre di ciò non ispirano un
interesse al mondo, sono piene d'ipocrisia, non amano altro che il girare e divertirsi
non si sa come, non (omissis) (credetemi) se non con quelle infinite difficoltà
che si provano negli altri paesi. Il tutto si riduce alle donne pubbliche, le quali
trovo ora che sono molto più circospette d'una volta, e in ogni modo sono così
pericolose come sapete.» Il passo omesso dalla pubblicazione dell'epistolario
venne censurato alla prima edizione ed è stato ripristinato solo in edizioni
recenti, come quella dei Meridiani del 2006, poiché troppo esplicito ("non
la danno"); cfr. Il senso di Leopardi per la donna di città. Pierluigi
Panza, La casa di Silvia (amata da Leopardi) restaurata e aperta, in Corriere
della Sera L'eliografia, metodo di riproduzione messo a punto da Joseph
Nicéphore Niépce nel 1822, fu da questi usato per la prima fotografia (precedente
di 13 anni il dagherrotipo). Giuseppe
Bonghi, Biografia di Leopardi, su classicitaliani. La donna nelle parole di
Leopardi, su casatea.com. Paolo Ruffilli, Introduzione alle Operette morali,
Garzanti Citati226 e segg. Bortolo Martinelli , Leopardi oggi: incontri
per il bicentenario della nascita del poeta: Brescia, Salò, Orzinuovi, Vita e
Pensiero, Fotografia della maschera
(JPG), Centro Nazionale di Studi Leopardiani Recanati. 1º gennaio (archiviato il 1º gennaio ). Donatella Donati, Leopardi a Napoli, Centro
nazionale di studi leopardianiCentro mondiale della poesia e della cultura
"G.Leopardi"Recanati Città della poesia, Per lui scrisse, nel 1835,
la celebre Palinodia al marchese Gino Capponi
Niccolini era già stato l'ispiratore del personaggio di Lorenzo Alderani
delle Ultime lettere di Jacopo Ortis
«Ora bisogna che io scriva a quel maledetto gobbo, che s'è messo in capo
di coglionarmi» (Lettera di Gino Capponi a Gian Pietro Vieusseux) Una stroncatura per il Leopardi Archiviato il
26 febbraio in .; mentre fu più meditato
e indulgente il giudizio dato dal Capponi stesso, in tarda età, sulla poesia e
su Leopardi stesso. Introduzione alla
Palinodia G. Leopardi, Epigramma contro
il Tommaseo, su fregnani. Giuseppe Bonghi, Analisi di "A Silvia" , su
classicitaliani.Carlo Leopardi così ricordava, su ilgiardinodigiacomo.wordpress.com.
Cfr. lettera di G. Leopardi (Recanati) a Pietro Colletta (Livorno), in cui
dichiara di aver percepito venti scudi romani (diciannove fiorentini) al
mese. Lettera aColletta dcome citato in
Marco Moneta, L'officina delle aporie: Leopardi e la riflessione sul male negli
anni dello Zibaldone, FrancoAngeli, Milano, in CitaTO Luperini, Cataldi,
Marchiani, La scrittura e l'interpretazione, Palermo, Palumbo, Le ricordanze,
v. 30. Gente che m'odia e fugge, per invidia
non già, che non mi tiene maggior di sé, ma perché tale estima ch'io mi tenga
in cor mio, in Le ricordanze, Camillo Antona-Traversi, I genitori di Giacomo
Leopardi: scaramucce e battaglie, Recanati, A. Simboli, Cecchi, Sapegno. Giacomo
Leopardi, in Catalogo degli Accademici, Accademia della Crusca. CNote ad Aspasia, nei Canti, edizione
Garzanti Donne fatali 2: Giacomo
Leopardi e Aspasia"Io non ho mai sentito tanto di vivere quanto amando...",
su sulromanzo. "Tu vivi / bella non
solo ancor, ma bella tanto, / al parer mio, che tutte l'altre
avanzi"Aspasia, G. Sarra, Dizionario Biografico degli Italiani,
riferimenti e link in . Giovanni
Mèstica, Gli amori di G. Leopardi, in Fanfulla della domenica, (Fonte DBI). Altri ritengono che il canto
alluda piuttosto alla sola Fanny Targioni Tozzetti, tra questi, Giovanni Iorio
nel commento ai Canti, edizione Signorelli, Roma. Leopardi: dama invaghita del
poeta non fu ricambiata ma evitata, su adnkronos.com. 1M. de Rubris, Confidenze
di Massimo d'Azeglio. Dal carteggio con Teresa Targioni Tozzetti, Milano,
Arnoldo Mondadori, Paolo Abbate, La vita erotica di Giacomo Leopardi, C.I.
Edizioni, Napoli 2000 Giovanni
Dall'Orto, Sempre caro mi fu, pubblicato in "Babilonia" Robert
Aldrich e Garry Wotherspoon, Who's who in gay and lesbian history, 1, ad vocem
Leopardi gay? Vietato dirlo, su ricerca.repubblica. Simone D'Andrea,
Normalmente diverso, su Giacomo Leopardi. Epistolario, BrioschiLandi, Sansoni Antonio
Ranieri, Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, Garzanti, Milano. D'Orta12.
Cfr. anche la lettera di Stanislao Gatteschi a Monaldo Leopardi in Giacomo
Leopardi. Epistolario, BrioschiLandi, Sansoni È stravagantissimo nelle
abitudini del vivere. Si leva verso le due pomeridiane, mangia ad orari
irregolari, va a letto verso il fare del giorno. La sua vita non può esser
longeva per i complicati mali onde è gravato." e Antonio Ranieri, Sette
anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, Garzanti, 1 "Durante tutta la sua
vita, egli fece, appresso a poco, della notte giorno, e viceversa." Traduzione in Michele Scherillo, Vita di
Giacomo Leopardi, Greco Editori, Milano, Epistolario, lettera. Leopardi e le
donne una storia tormentata, su ricerca.repubblica. Maria Teresa Moro, Ranieri
Paola (Paolina), su treccani. 2D'Orta25.
Leopardi. Il poeta della sofferenza, su archiviostorico.corriere. Teorie
alternative sulla morte del conte Giacomo Leopardi sono state trattate e
documentate negli studi condotti dal Prof. Gennaro Cesaro (cfr. Sfrondando gli
allori della poesia) Lettera di Antonio
Ranieri a Fanny Targioni-Tozzetti, Napoli Confronta anche Pietro Citati,
Leopardi, Mondadori, , Milano, Secondo originale dell'atto di morte di Giacomo
Leopardi, su dl.antenati.san.beniculturali.
Il Progresso delle Scienze, delle Lettere e delle Arti, Napoli dalla Tipografia
Plautina, cfr. anche Notizia della morte
del Conte Giacomo Leopardi Angelo Fregnani Archiviato il 30 ottobre in ..
Ad esempio cibo avariato, congestione, coma diabetico o
indigestione Cenni storiciFu
un'indigestione a causare la morte di Leopardi?, su spaghettitaliani.com. Napoli
e Leopardi, su ildelsud.org. Ecco i confetti che uccisero Leopardi. Al Suor
Orsola la collezione Ruggiero, su corrieredelmezzogiorno.corriere. in Lettera
di Antonio Ranieri a Fanny Targioni-Tozzetti, Napoli, 1 idem in Lettera di A.
R. a Monaldo Leopardi, Napoli, in Opere inedite di Giacomo Leopardi, G. Cugnoni, I, Halle, Max Niemeyer Editore, Nuovi
documenti intorno alla vita e agli scritti di Giacomo Leopardi, G. Piergili,
Firenze, Le Monnier, in .;
"Idrotorace" in Lettera di A. R. a De Sinner, Napoli, idropisia di
petto" dice Paolina Leopardi in una lettera a Marianna Brighenti Biografia sulla Treccani, su treccani. are
LB, Matthay MA. Acute pulmonary edema. N Engl J Med Giovanni Bonsignore, Bellia
Vincenzo, Malattie dell'apparato respiratorio terza edizione, Milano,
McGraw-Hill, Mario Picchi, Storie di casa Leopardi, BUR, Dalla foto pubblicata
qui, su rete.comuni-italiani. Cfr. anche Effemeridi scientifiche e letterarie
per la Sicilia, Palermo, dalla tipografia di Filippo Solli, Opere di Pietro
Giordani, Scritti editi e postumi di
Pietro Giordani, VI, pubblicati da
Antonio Gussalli, Milano presso Francesco Sanvito, Riproduzione, che presenta
lieve variazione di testo, sotto forma di disegno in Opere di Giacomo Leopardi,
edizione accresciuta, ordinata e corretta secondo l'ultimo intendimento dell'autore,
da Antonio Ranieri, Firenze, Successori
Le Monnier, 1889, fuori testo Archiviato il 10 ottobre in ..
Pasquale Stanzione, Giacomo LeopardiUna tomba vuota a Fuorigrotta, su
pasqualestanzione. Foto del Registro (JPG), su pasqualestanzione. 7
maggio (archiviato il 13 maggio ).
Ingrandimento (JPG), su pasqualestanzione.Nuove scoperte su Leopardi? Occorre
cautela Archiviato il il 5 febbraio
in . da Cronache maceratesi Luciano Garofano, Giorgio Gruppioni,
Silvano VincetiDelitti e misteri del passato: Sei casi da RIS dall'agguato a
Giulio Cesare all'omicidio di Pier Paolo Pasolini, Rizzoli PIER FRANCESCO
LEOPARDI: SONO DISPONIBILE ALLA PROVA DEL DNA, MA I RECANATESI SONO
D’ACCORDO? Loretta Marcon, Un giallo a
Napoli. La seconda morte di Giacomo Leopardi, Guida, ,Ida Palisi, Leopardi,
strane ipotesi su morte e sepoltura, “Il Mattino di Napoli”, 19.8.; recensione
a: Loretta Marcon, Un giallo a Napoli. La seconda morte di Giacomo Leopardi,
Guida, Mario Picchi, Storie di casa Leopardi.
Si riporta anche il verbale ufficiale delle persone presenti. E' vuota la
tomba di Leopardi. Guerra sulla riesumazione dei resti, su ricerca.repubblica. La
Vita Leopardi, sito gestito dal
CNSL Si torna a parlare dei resti di
Leopardi, nato comitato per l'esumazione dal sacello del parco Virgiliano di
Napoli, su ilcittadinodirecanati. Il ritratto della pinacoteca di Recanati, su
cdn.studenti.stbm. In Opera Omnia, Milano, Mondadori, Cfr. in proposito anche gli studi che il
filosofo Giovanni Gentile ha dedicato a Leopardi, in particolare: Manzoni e
Leopardi: saggi critici (Milano, Treves, Poesia e filosofia di Giacomo Leopardi
(Firenze, Sansoni). Paolo Emilio
Castagnola, Osservazioni intorno ai Pensieri di Giacomo Leopardi, pag. 26, Tipografia
del Mediatore, Gino Tellini, Filologia e storiografia. Da Tasso al
Novecento, 153-154, Roma, Ed. di Storia
e Letteratura, Sebastian Neumeister, Giacomo Leopardi e la percezione estetica
del mondo Peter Lang, In Saggi critici,
L. Russo, Bari, Laterza Chiese e Santuari Comune di Recanati, su comune.recanati.mc. Per Giacomo Leopardi, su pergiacomoleopardi.altervista.org.
Tutte le indicazioni su luoghi e viaggi sono prese da Attilio Brilli, In
viaggio con Leopardi, Il Mulino, Bologna Tra virgolette le parole di Leopardi,
tratte da sue lettere. Marta Sambugar, Gabriella Sarà, Visibile parlare,
da Leopardi a Ungaretti, Milano, RCS Libri, Marta Sambugar, Gabriella Sarà,
Visibile parlare, da Leopardi a Ungaretti, Milano, RCS Libri, Operette morali,
su internetculturale. Marta Sambugar, Gabriella Sarà, Visibile parlare, da
Leopardi a Ungaretti, Milano, RCS Libri, Fabio Marri, Neologismi Enciclopedia
dell'Italiano (), Istituto dell'Enciclopedia italiana. Catalogo della mostra "Viaggi e transiti
opere leopardiane di Valeriano Trubbiani" realizzata in occasione
dell'inaugurazione del Centro culturale "Pergoli" di Falconara Marittima
Comune di Falconara Marittima, Aniballi Grafiche, Ancona, 2005 Vedi la scheda dedicata al CARTCentro
permanente per la Documentazione dell'Arte Contemporanea di Falconara Marittima
nel sito "La memoria dei luoghi" del Sistema Museale della Provincia
di Ancona: CARTCentro permanente per la documentazione dell'Arte contemporanea,
su Associazione "Sistema Museale della Provincia di Ancona".
"Le Marche di Leopardi", breve documentario diretto da Alessandro
Scilitani, patrocinato dalla Regione Marche: youtube.com /watch?v= Km1EK0MH6Sg ascolta la canzone nel sito della Fondazione
Giorgio Gaber:// Giorgio gaber/ discografia-album/ benvenuto-il-luogo-dove-testo
Archiviato il 6 settembre in . vedi il testo dell'Operetta morale in Operette
_morali /Dialogo _di_ un_ venditore_ d%27 almanacchi_ e_di_un_passeggere. Il
cortometraggio di Ermanno Olmi Dialogo di un venditore di almanacchi e di un
passeggiere: youtube. com/ watch? v=hiJOBKJZNaU
Il cortometraggio di Ermanno Olmi Dialogo di un venditore di almanacchi
e di un passeggiere è inoltre visibile all'interno del programma
"Leopardi, il rivoluzionario" di Giancarlo Mancini, puntata della
rubrica televisiva di Rai Storia "Il tempo e la storia" con Massimo
Bernardini e lo storico Lucio Villari://raistoria.rai/articoli/leopardi- il-rivoluzionario/25794/default.aspx
"Leopardi, il rivoluzionario" di Giancarlo Mancini, puntata della
rubrica "Il tempo e la storia" con Massimo Bernardini e lo storico
Lucio
Villari://raistoria.rai/articoli/leopardi-il-rivoluzionario/25794/default.aspx in
. Rai Storia, "Giacomo Leopardi e
l`importanza di
Recanati"://raiscuola.rai/articoli/giacomo-leopardi-parte-prima/3205/default.aspx
Archiviato l'8 settembre in . Nel sito web de "La Stampa",
Francesco Guzzini del Centro Studi Leopardiani mostra l'itinerario che il Poeta
compiva per recarsi dalla propria abitazione al punto di osservazione del
paesaggio che gli ispirò L'infinito://lastampa//07/16/multimedia/societa/viaggi/ecco-il-vero-colle-dellinfinito-descritto-da-giacomo-leopardi-fncjkba7fEJyVoUSrazy1H/pagina.html.
Lo spot turistico sulle Marche con Dustin Hoffman con la regia di Giampiero
Solari: youtube.com/watch?v=gEndornqlHo Archiviato il 22 agosto in . "A casa di Giacomo Leopardi",
intervista di Pippo Baudo alla contessa Olimpia Leopardi all'interno del
Palazzo Leopardi di Recanati: youtube.com/watch?v=oNlkBu0E "Un Leopardi inedito" raccontato da
Novella Bellucci e Franco D'Intino nella puntata di "Visionari" del
15 giugno , programma televisivo condotto da Corrado Augias su Rai 3:
youtube.com/watch?v=KwFnKv0TBaI
Intervista allo scrittore Alessandro D'Avenia sul suo libro e spettacolo
teatrale “L'arte di essere fragilicome Leopardi può salvarti la vita” nel sito
di RepubblicaTv (): youtube.com/watch?v=oXGh3g6lQsM Vittorio Gassman interpreta L'infinito, su
youtube.com. 15 settembre (archiviato il
23 maggio ). V. Gassman interpreta A
Silvia: youtube.com/watch?v=7hEbvxBi2ZQ Archiviato il 29 marzo in . Vittorio Gassman interpreta La sera del dì di
festa: youtube.com/watch?v=TPpCs6tws_U
Vittorio Gassman interpreta Amore e Morte: youtube Vittorio Gassman
interpreta La quiete dopo la tempesta: youtube.com/watch?v=- 8jasZDrV2U
Vittorio Gassman interpreta A se stesso: youtube.com/watch?v=F0lhF2s_5s4 Carmelo Bene interpreta L'infinito:
youtube.co Carmelo Bene interpreta
Passero solitario: youtube.com/ watch?v=IZz Qbnzpaok Carmelo Bene interpreta La ginestra (o Il
fiore del deserto): youtube.com /watch?v=ZqzVXF3Fx4Y C. Bene interpreta Alla luna:
youtube.com/watch?v=v9IriaUNWQk Carmelo
Bene interpreta La sera del dì di festa: youtube.com/ watch?v=qydGUiV1wwI Carmelo Bene interpreta Il sabato del
villaggio: youtube. com/watch?v=vI9PJfCtWw4
Carmelo Bene interpreta Le ricordanze: youtube.com/watch?v=jyB0eM9AOoM C. Bene interpreta Canto notturno di un
pastore errante dell'Asia: youtube Carmelo Bene interpreta Inno ad Arimane:
youtube.com/ watch?v=f2-QAubKbLE vedi su
Inno ad Arimane: Canti_ (superiori )# Le_ posizioni_ contro _ l.27 ottimismo _progressista
Archiviato il 15 settembre in . leggi il testo di Inno ad Arimane in
Wikisource: it.wikisource.org/wiki/Puerili_(Leopardi)/Ad_Arimane Archiviato il
15 settembre in . Carmelo Bene interpreta Amore e Morte:
youtube.com/watch?v=epYU4-n2jGw Arnoldo
Foà interpreta L'infinito: youtube Arnoldo Foà interpreta Passero solitario:
youtube.com/watch?v= nOr3Qbceuhg Arnoldo
Foà interpreta A Silvia: youtube Arnoldo Foà interpreta Il sabato del
villaggio: youtube.com/watch?v=kmk_gd-48XE
Arnoldo Foà interpreta La sera del dì di festa:
youtube.com/watch?v=aWOJfMZeCVo Arnoldo
Foà interpreta Canto notturno di un pastore errante dell'Asia: youtube Arnoldo
Foà interpreta Le ricordanze: youtube.com/watch?v=hL855FC_juA A. Foà interpreta
La ginestra (o Il fiore del deserto): youtube.com/watch?v=zBnDqu8X5fk Arnoldo Foà interpreta Il tramonto della
luna: youtube Arnoldo Foà interpreta All'Italia:
youtube.com/watch?v=iNHqhHiIqok Arnoldo
Foà interpreta Alla luna: youtube.com/watch?v=oxzCzwR05WE G. Albertazzi interpreta L'infinito:
youtube.com/watch?v=BLmhOx6IuCw Archiviato il 1º giugno in .
Nando Gazzolo interpreta L'infinito: youtube.com/watch?v=Te8tyDDsh2A Gabriele Lavia interpreta L'infinito:
youtube.com/watch?v=oSV7eBa-_Ao Gabriele
Lavia discetta sull'opera di Leopardi, prima della "dizione" delle
opere di Leopardi: youtube Alberto Lupo interpreta Ultimo canto di Saffo:
youtube Elio Germano, nel film Il
giovane favoloso di M. Martone, interpreta L'infinito: youtube.com/watch?v=jIvzQvi75rQ Elio Germano, nel film Il giovane favoloso di
Mario Martone, interpreta La ginestra (o Il fiore del deserto):
youtube.com/watch?v=U5e___IGHm4 Elio
Germano, nel film Il giovane favoloso di M.nMartone, interpreta la pri ma parte
de La sera del dì di festa: youtube.com/watch?v NgI8uekF6H4 Elio Germano, nel film Il giovane favoloso di
Mario Martone, interpreta un brano di Amore e Morte: youtube Elio Germano, nel
film Il giovane favoloso di Mario Martone, interpreta l'ultima parte di Aspasia:
youtube nito», su corriere,/turismo.marche/Portals/1/Leopardi/Leopardi%2 0nel%20mondo.pdf Il backstage dello spot promozionale della
Regione Marche con Dustin Hoffman ed il regista Giampiero Solari:
youtube.com/watch?v=zi-UJTIBatM La
stroncatura di Mina allo spot della Regione Marche: youtube.co riportato in:
"Il cittadino di Recanati", Anche Mina nella sua rubrica su "La
Stampa" affonda lo spot con L'infinito, su ilcittadinodirecanati, "Il
Resto del Carlino" Ancona, "Leopardi bisogna meritarselo" Mina
critica lo spot della Regione, su ilrestodelcarlino, "Il Resto del Carlino" Ancona, Spot
di Hoffman, su YouTube 21 mila visualizzazioni, su il resto del carlino, Dustin
Hoffman ancora sponsor delle Marche. Ma sembra lo spot di se stesso, su
blitzquotidiano. 6 settembre (archiviato
il 6 settembre ). vedi la serie di spot
"Le Marche non ti abbandonano mai" interpretati dall'attore
marchigiano Neri Marcorè, con la regia di Rovero Impiglia e Giacomo Cagnelli:
youtube Marco Minnucci, La regione Marche rispedisce Dustin Hoffman in America
e pone fine allo stupro di Leopardi, su qelsi, su Giacomo Leopardi. Edizioni delle opere
Giacomo Leopardi, [Opere. Poesia], Bari, G. Laterza, Epistolario Epistolario di
Giacomo Leopardi, Francesco Moroncini, Firenze: Le Monnier, Lettere, Sergio
Solmi e Raffaella Solmi, Milano-Napoli: Ricciardi, poi Torino: Einaudi
«Classici Ricciardi» Il Monarca delle Indie. Corrispondenza tra Giacomo e
Monaldo Leopardi, Graziella Pulce, introduzione di Giorgio Manganelli, Milano:
Adelphi «Biblioteca» Franco Brioschi e Patrizia Landi, Torino: Bollati
Boringhieri, 1998 Rolando Damiani, Milano: Arnoldo Mondadori Editore «I
Meridiani», Zibaldone Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura,
Giosuè Carducci e altri, Firenze: Le Monnier, Pensieri di varia filosofia,
Ferdinando Santoro, Lanciano: Carabba, Attraverso lo Zibaldone, Valentino
Piccoli, Torino: Utet scelto e annotato
con introduzione e indice analitico Giuseppe De Robertis, Firenze: Le Monnier, Il
testamento letterario, pensieri scelti, annotati e ordinati in sei capitoli da
«La Ronda», Roma: La Ronda, con prefazione e note di Flavio Colutta, Milano:
Sonzogno, Opere, volume III: Zibaldone scelto, Giuseppe De Robertis, Milano:
Rizzoli, Francesco Flora, Milano:
Mondadori, in Antologia leopardiana: Canti, Operette morali, Pensieri,
Zibaldone ed Epistolario, Giuseppe Morpurgo, Torino: Lattes, in Opere, Sergio
Solmi e Raffaella Solmi, Milano-Napoli: Ricciardi, poi parzialmente Torino:
Einaudi, «Classici di Ricciardi», in Tutte le opere, introduzione e cura di
Walter Binni, con la collaborazione di Enrico Ghidetti, Firenze: Sansoni); Anna
Maria Moroni, saggi introduttivi di Sergio Solmi e Giuseppe De Robertis, Milano:
Mondadori «Oscar» (con uno scritto di Giuseppe Ungaretti) e edizione fotografica
dell'autografo con gli indici e lo schedario, Emilio Peruzzi, Pisa: Scuola
normale superiore, Il testamento letterario, pensieri dello Zibaldone scelti
annotati e ordinati da Vincenzo Cardarelli, con una premessa di P. Buscaroli,
Torino: Fogoli, Pensieri anarchici scelti Francesco Biondolillo, Napoli:
Procaccini, edizione critica e annotata Giuseppe Pacella, Milano: Garzanti «I
Libri della Spiga», Rolando Damiani, Milano: Mondadori, «I Meridiani», Teoria
del piacere, scelta di pensieri con note, introduzione e postfazione di
Vincenzo Gueglio, Milano: Greco e Greco, edizione tematica stabilita sugli
indici leopardiani, Fabiana Cacciapuoti, prefazione di Antonio Prete, Roma:
Donzelli Editore, Lucio Felici, premessa di Emanuele Trevi, indici filologici
di Marco Dondero, indice tematico e analitico di Marco Dondero e Wanda Marra,
Roma: Newton Compton, «Mammut», Tutto e nulla, antologia Mario Andrea Rigoni,
Milano: Rizzoli «BUR», edizione critica Fiorenza Ceragioli e Monica Ballerini,
Bologna: Zanichelli, Canti con note per cura di Francesco Moroncini, Leopardi,
Giacomo, Canti: commentati da lui stesso, Palermo: R. Sandron, Niccolò Gallo e
Cesare Garboli, Torino: Einaudi, Poesie e prose. Poesie, Mario A. Rigoni,
Milano: Mondadori «I Meridiani», n Tutte le poesie e tutte le prose, Lucio
Felici, Roma: Newton Compton, «Mammut», Canti e poesie disperse, ed. critica
Franco Gavazzeni (con C. AnimosiItalia, M.M. Lombardi, F. Lucchesini, R. Pestarino,
S. Rosini), Firenze: Accademia della Crusca, Giacomo Leopardi, Canti, Bari, G.
Laterza e Figli, Operette Morali Leopardi, Giacomo, Operette morali; edizione
critica di Francesco Moroncini, Bologna: Cappelli, 1929 introduzione cura di
Antonio Prete, Milano: Feltrinelli «Universale economica classici», Milano:
Mursia, in Poesie e prose. Prose, Rolando Damiani, Milano: Mondadori
«Meridiani», in Tutte le poesie e tutte le prose, Emanuele Trevi, Roma: Newton
Compton, «Mammut», poi da sole nella
collana «GTE», Giacomo Leopardi, Operette morali, Bari, Laterza, Pensieri
Giacomo Leopardi, Pensieri, Bari, G. Laterza e Figli Edit. Tip., introduzione
cura di Antonio Prete, Milano: Feltrinelli «UEF classici», 1994 Crestomazia italiana
Giulio Bollati e G. Savoca, Torino: Einaudi, «Nuova Universale Einaudi», Memorie
del primo amore Cesare Galimberti, Milano: Adelphi, Epistolario di Giacomo
Leopardi Leopardi (famiglia) Opere Pensiero e poetica di Giacomo Leopardi TreccaniEnciclopedie
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Spartiti o libretti di Giacomo Leopardi, su International Music Score Library
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nazionale di studi leopardiani Recanati, su centro studileopardiani. Classici
Italiani e opere complete interbooks.eu
Lo Zibaldone , su rodoni.ch. I canti di Giacomo Leopardi dai manoscritti
autografi della Biblioteca Nazionale di Napoli, su bnnonline. Il Pessimismo in
Leopardi e Schopenhauer [collegamento interrotto], su gheminga. Opere integrali
in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia"
Laterza Opere di Giacomo Leopardi, testi con concordanze, lista delle parole e
lista di frequenza Leopardi: Dialogo di un Fisico e di un Metafisico. Arte di
prolungare la vita o arte della felicità?, su giornaledifilosofia.net.
Concordanze delle Lettere su classicistranieri.com. Autobiografia (Monaldo
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Nietzsche e Leopardi a confronto , su agenziaimpronta.net. Leopardi ottimista:
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Leopardi nella filosofia italiana," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Leopardi (Recanati). Filosofo. Grice: “We
don’t have at Oxford a ‘chip off the old block’ as they have in Recanati!” -- Importante esponente del
pensiero controrivoluzionario e padre di Leopardi. Leopardi, targa
commemorativa apposta sui portici di piazza Leopardi a Recanati Figlio
primogenito del conte Giacomo e di Virginia dei marchesi Mosca, nacque in una
delle famiglie più preminenti di Recanati. Rimasto a quattro anni orfano del
padre, crebbe con la madre (che non volle risposarsi per accudire i quattro
figli), gli zii paterni rimasti celibi e i fratelli. Educato in casa dal
precettore Giuseppe Torres, padre gesuita fuggito dalla Spagna a seguito della
cacciata dell'ordine dal regno, ricevette una formazione improntata agli ideali
cristiani, cui rimase fedele per tutto il resto della sua vita. Fu sottoposto
alla tutela di un prozio, non potendo amministrare direttamente il patrimonio
familiare per disposizione testamentaria. Ottenne tuttavia da papa Pio VI la
deroga alla disposizione paterna e, all'età di 18 anni, assunse
l'amministrazione della propria eredità. Dopo un primo progetto di nozze andato a
monte, sposò nel 1797 la marchesa Adelaide Antici, sua lontana parente. Il
matrimonio fu un matrimonio d'amore strenuamente osteggiato dalla famiglia di
Monaldo, in base ad antiche dispute tra casati e per questioni economiche
(mancanza di una dote adeguata), che per manifestare la propria contrarietà non
partecipò al matrimonio, che venne infatti celebrato nella sala detta
"galleria" di palazzo Antici a Recanati. Il patrimonio di famiglia,
dalle mani di Monaldo, passò in quelle della moglie, a causa dei debiti del
prozio che il conte non riusciva a ripianare. Frutto di questa unione tra
opposti caratteri furono numerosi figli: di questi, raggiunsero l'età adulta
Giacomo, Carlo, Paolina, Luigi, e Pierfrancesco. A causa della impossibilità di
gestirli (dovuta alla sua indole caritatevole verso i poveri, agli sperperi dei
parenti e all'invasione giacobina), l'amministrazione dei beni di famiglia
passò nelle mani della consorte, donna energica e severa; Monaldo poté così
dedicarsi totalmente alla sua passione, gli studi e le lettere. Tra i suoi
molti meriti vi è aver grandemente contribuito alla formazione del nucleo fondamentale
della biblioteca di famiglia dei Leopardi, nella quale il giovane Giacomo passò
i suoi anni di "studio matto e disperatissimo" (compresi i libri
proibiti per i quali il conte ottenne la dispensa della Santa Sede, per
metterli a disposizione dei figli) e che Monaldo donò all'intera cittadinanza
recanatese, come ricorda la lapide apposta nella cosiddetta "prima
stanza". L'impegno civico Angolo della biblioteca di palazzo
Leopardi negli anni Cinquanta, con i ritratti di Monaldo, Adelaide e
Giacomo Il medico e naturalista britannico Edward Jenner La sua opera è
rappresentativa del concetto di reazione (per es., la demolizione
dell'egualitarismo nel Catechismo sulle rivoluzioni), inoltre gli vanno
riconosciuti diversi meriti acquisiti durante lo svolgersi della sua vita politica,
indirizzata nei confronti di Recanati, città in cui visse. Monaldo fu
consigliere comunale a diciotto anni, governatore della città, amministratore
dell'annona. Fu tra coloro che si mantennero fedeli al papa Pio VI nel periodo
dell'occupazione francese. S'adopera per mantenere tranquilla la popolazione in
tumulto contro le forze dei rivoluzionari francesi e, in accordo con i suoi
principî morali e religiosi, rifiutò di assumere incarichi pubblici durante la
Repubblica Romana e il primo ed effimero Regno d'Italia. Fu gonfaloniere di
Recanati, la massima carica amministrativa, e si occupò della costruzione di
strade e di ospedali, dell'illuminazione notturna, del sostegno ai meno
abbienti, della riduzione delle tasse, del rilancio degli studi pubblici e
delle attività teatrali. Sebbene fosse preoccupato per le conseguenze
della meccanizzazione sull'occupazione, ritenne che le ferrovie e le macchine a
vapore fossero tutt'altro che inconciliabili con una società cristiana. Stimolò
inoltre il diboscamento del suolo, la messa a coltura dei prati, lo
stabilimento di case coloniche e l'applicazione di nuove colture, come il
cotone o la patata. Fu anche il primo a introdurre nello Stato Pontificio il
vaccino antivaioloso dell'inglese Edward Jenner e lo fece sperimentare sui
propri figli; poi, da gonfaloniere, rese obbligatoria la vaccinazione che
svolgeva personalmente (in ciò smentendo la raffigurazione caricaturale di
"retrogrado" che si attribuì ideologicamente alla sua figura da parte
della critica novecentesca). Sostenne anche un progetto per la fondazione di
un'università nella sua città natale, che però alla sua morte non ebbe
seguito. Infine, durante la carestia, fece erogare gratuitamente i
medicinali ai più bisognosi e creò occasioni di lavoro, sia maschile, con la
costruzione di strade, sia femminile, con la tessitura della canapa. Come
scrisse una volta, quelle attività riformatrici non erano in contrasto con le
sue idee controrivoluzionarie; infatti dichiarò: «Oggi si pretende di costruire
il mondo per una eternità e si soffoca ogni residuo e ogni speranza del bene
presente sotto il progetto mostruoso del perfezionamento universale» Morì
il celebre figlio Giacomo: nonostante tra i due i rapporti non fossero distesi,
la perdita gli causò grave dolore. Si spense nella città natale e fu sepolto
nella tomba di famiglia presso la chiesa di Santa Maria in Varano a
Recanati. Dei molti scritti religiosi, storici, letterari, eruditi e
filosofici di Leopardi, i più famosi sono i “Dialoghetti sulle materie correnti”
usciti con lo pseudonimo di "1150", MCL in cifre romane, ovvero le
iniziali di "Monaldo Conte Leopardi". Ebbero immediatamente un grande
successo, ben sei edizioni in cinque mesi, furono tradotti in più lingue e
divennero notissimi nelle corti europee. Il figlio Giacomo, da Roma, ne informa
il padre in una lettera dell'8 marzo: «I Dialoghetti, di cui la ringrazio
di cuore, continuano qui ad essere ricercatissimi. Io non ne ho più in
proprietà se non una copia, la quale però non so quando mi tornerà in
mano.» Per umiltà lasciò i molti guadagni allo stampatore, il Nobili. È
probabile che con quest'opera Monaldo volesse contrapporsi alle Operette morali
del figlio, che giudicava negativamente e riteneva contrarie alla fede
cristiana. In essi, infatti, esprimeva gli ideali della reazione (o anche
controrivoluzione). Tra le tesi sostenute, la necessità della restituzione
della città di Avignone al papato e del ducato di Parma ai Borbone, la critica
a Luigi XVIII di Francia per la concessione della costituzione (che violerebbe
il sacro principio dell'autorità dei re che "non viene dai popoli, ma
viene addirittura da Dio"), la proposta della suddivisione del territorio
francese fra Inghilterra, Spagna, Austria, Russia, Olanda, iera e Piemonte, la difesa
della dominazione turca sul popolo greco, in quegli anni impegnato nella lotta
per l'indipendenza. Risalgono alcune opere di satira politica: Monaldo
era infatti ottimo satirico e disseminava le sue opere di scherzi letterari.
Tra esse, il Viaggio di Pulcinella e le Prediche recitate al popolo liberale da
don Muso Duro, curato nel paese della Verità e nella contrada della Poca
Pazienza (versione digitalizzata). Fu inoltre autore di ricerche erudite,
ammonimenti ai fedeli cattolici e articoli su varie riviste, tra cui si
segnalano «La Voce della Verità» di Modena e «La Voce della Ragione» di Pesaro,
che Leopardi stesso diresse. La rivista ottenne un buon successo, come
dimostrano i 2000 abbonamenti sottoscritti in tutta Italia, tuttavia fu
soppressa d'autorità. Rimasero inediti, invece, i suoi Annali recanatesi
dalle origini della città ae la sua Autobiografia: in quest'ultima la prosa di
Monaldo si arricchisce di leggerezza, ironia e umorismo. Negli ultimi
anni di vita Monaldo visse appartato (non amava allontanarsi da Recanati: la
sua più lunga assenza dalla casa paterna consistette in 2 mesi a Roma), deluso
dalle caute aperture liberali del governo pontificio e degli esordi del regno
di papa Pio VI. Collaborò al periodico svizzero Il Cattolico, di Lugano, tornando
poi, negli ultimi anni, agli studi storici su Recanati, coltivati in
gioventù. Opere digitalizzate Monaldo Leopardi, La Santa Casa di Loreto.
Discussioni storiche e critiche, Lugano, presso Francesco Veladini e C. Monaldo
Leopardi, Istoria evangelica scritta in latino con le sole parole dei sacri
Evangelisti, spiegata in italiano e dilucidata con annotazioni, Pesaro, pei
tipi di A. Nobili. Monaldo Leopardi, Dialoghetti sulle materie correnti
dell'anno, Leopardi, Prediche recitate al popolo liberale da don Muso Duro,
curato nel paese della verità e nella contrada della poca pazienza. Rapporto
con il figlio ritratto di Giacomo Leopardi. Nonostante la vulgata dica il
contrario, il rapporto con il figlio illustre appare buono: senz'altro nei
primi anni Monaldo dovette essere orgoglioso della precocità del ragazzo, e
nelle opere giovanili di Giacomo, ad esempio il Saggio sopra gli errori
popolari degli antichi, si avverte ancora l'influenza delle idee del padre. Ben
presto, però, i loro spiriti presero strade diametralmente opposte: la
crescente autonomia di pensiero di Giacomo preoccupava Monaldo. La
lettura del carteggio fra i due rivela una relazione affettuosa, soprattutto
negli ultimi anni. La lettera più sincera scritta da Giacomo al padre è quella
che quest'ultimo non lesse mai: si tratta della missiva datata luglio 1819,
quando il poeta progettava la fuga, e che non fu mai spedita, perché egli
dovette rinunciare ai suoi piani. «Mio Signor Padre. Per quanto Ella
possa aver cattiva opinione di quei pochi talenti che il cielo mi ha conceduti,
Ella non potrà negar fede intieramente a quanti uomini stimabili e famosi mi
hanno conosciuto, ed hanno portato di me quel giudizio ch'Ella sa, e ch'io non
debbo ripetere. Era cosa mirabile come ognuno che avesse avuto anche momentanea
cognizione di me, immancabilmente si maravigliasse ch'io vivessi tuttavia in
questa città, e com'Ella sola fra tutti, fosse di contraria opinione, e
persistesse in quella irremovibilmente. Io so che la felicità dell'uomo
consiste nell'esser contento, e però più facilmente potrò esser felice
mendicando, che in mezzo a quanti agi corporali possa godere in questo luogo.
Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci d'ogni grande
azione, riducendoci come animali che attendono tranquillamente alla
conservazione di questa infelice vita senz'altro pensiero.» Finalmente,
Giacomo lascia Recanati, per farvi ritorno solo saltuariamente. Da lontano, il
padre assiste alla crescita della sua fama nel mondo intellettuale italiano, ma
non riesce a comprendere la grandezza del figlio: disapprova la pubblicazione
delle Operette morali, scrivendogli in una lettera (perduta) le "cose che
non andavano bene", suggerimenti che nella risposta Giacomo promette di
prendere in considerazione, ma che di fatto non sono mai accolti. La
pubblicazione dei Dialoghetti di Monaldo è causa di attrito fra padre e figlio.
Giacomo Leopardi si trovava a Firenze: nell'ambiente iniziò a circolare la voce
che fosse lui l'autore dell'opera, espressione delle tesi reazionarie, cosa che
egli fu costretto a smentire seccamente sul giornale Antologia di Giovan Pietro
Vieusseux. Si sfogò poi per lettera con l'amico Giuseppe Melchiorri: «Non
voglio più comparire con questa macchia sul viso. D'aver fatto quell'infame, infamissimo,
scelleratissimo libro. Quasi tutti lo credono mio: perché Leopardi n'è
l'autore, mio padre è sconosciutissimo, io sono conosciuto, dunque l'autore
sono io. Fino il governo m'è divenuto poco amico per causa di quei sozzi,
fanatici dialogacci. A Roma io non potevo più nominarmi o essere nominato in
nessun luogo, che non sentissi dire: ah, l'autore dei dialoghetti.» In
toni decisamente più miti ne scrive poi a Monaldo il 28: «Nell'ultimo
numero dell'Antologia... nel Diario di Roma, e forse in altri Giornali, Ella
vedrà o avrà veduto una mia dichiarazione portante ch'io non sono l'autore dei
Dialoghetti. Ella deve sapere che attesa l'identità del nome e della famiglia,
e atteso l'esser io conosciuto personalmente da molti, il sapersi che quel libro
è di Leopardi l'ha fatto assai generalmente attribuire a me. E dappertutto si
parla di questa mia che alcuni chiamano conversione, ed altri apostasia, ec.
ec. Io ho esitato 4 mesi, e infine mi son deciso a parlare, per due ragioni.
L'una, che mi è parso indegno l'usurpare in certo modo ciò ch'è dovuto ad
altri, o massimamente a Lei. Non son io l'uomo che sopporti di farsi bello
degli altrui meriti. [ L'altra, ch'io non voglio né debbo soffrire di passare
per convertito, né di essere assomigliato al Monti, ec. ec. Io non sono stato
mai né irreligioso, né rivoluzionario di fatto né di massime. Se i miei
principii non sono precisamente quelli che si professano ne' Dialoghetti, e
ch'io rispetto in Lei, ed in chiunque li professa in buona fede, non sono stati
però mai tali, ch'io dovessi né debba né voglia disapprovarli.» Nelle
ultime lettere Giacomo esprime la volontà di rivedere il padre, passando dai
toni formali a quelli affettuosi ("carissimo papà" nell'ultima
lettera). Monaldo sopravvisse 10 anni al figlio. L'incompatibilità fra i
due rimaneva però ancora evidente nel 1845, otto anni dopo la morte di
Giacomo, non accettando lui le idee areligiose del poeta; la sorella di lui,
Paolina, scriveva a Marianna Brighenti: «Di Giacomo poi, della gloria
nostra, abbiam dovuto tacere più che mai tutto quello che di lui veniva fatto
di sapere, come di quello che non combinava punto col pensiero di papà e colle
sue idee. Pertanto, non abbiamo fatto mai parola con lui delle nuove edizioni
delle sue opere, e quando le abbiamo comprate le abbiamo tenute nascoste e le
teniamo ancora, acciocché per cagion nostra non si rinnovi più acerbo il
dolore.» Su richiesta dell'ultimo amico di Leopardi, Antonio Ranieri,
pochi giorni dopo la morte del figlio, Monaldo gli spedì un Memoriale con cenni
biografici su Giacomo, con aneddoti e curiosità, in cui si avverte il dolore
per la rottura fra i due e l'incapacità del padre di capire la direzione
intrapresa dal figlio; il Memoriale si interrompe: "Tutto ciò che riguarda
il tratto successivo è più noto a Lei che a me", scrive infatti.
Nonostante ciò, Monaldo piangerà con dolore la perdita di Giacomo, al punto che
quando redigerà il proprio testamento nel 1839, alla settima volontà
scrisse: «Voglio che ogni anno in perpetuo si facciano celebrare dieci
messe nel giorno anniversario della mia morte, altre dieci il giorno 14 giugno
in cui morì il mio diletto figlio Giacomo...» Manetti, Giacomo Leopardi e la sua famiglia,
Bietti, Milano. La famiglia Leopardi è protagonista del romanzo fantastico di
Michele Mari Io venìa pien d'angoscia a rimirarti, del 1998. Monaldo Leopardi, di Sandro Petrucci Monaldo In viaggio per Leopardi, Leopardi fu
chiamato alla collaborazione a tale rivista dal suo fondatore, il Principe di
Canosa Antonio Capece Minutolo. Giacomo
Leopardi, Carissimo Signor Padre. Lettere a Monaldo, Venosa, Osanna ed., Giacomo
Leopardi, Il monarca delle Indie. Corrispondenza tra Giacomo e Monaldo
Leopardi, Graziella Pulce, introduzione di Giorgio Manganelli, Milano, Adelphi,Monaldo
Leopardi. La giustizia nei contratti e l'usura. Modena, Soliani, Monaldo
Leopardi, Autobiografia, con un saggio di Giulio Cattaneo, Roma, Dell'Altana
ed., Antonio Ranieri, Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, Mursia ed.,
(L'ultimo amico del poeta narra di un
suo incontro con Monaldo mentre era di passaggio a Recanati). Monaldo Leopardi,
Catechismo filosofico e Catechismo sulle rivoluzioni, Fede&Cultura, 2006
Monaldo Leopardi, Dialoghetti sulle materie correnti e Il viaggio di
Pulcinella, in , L'Europa giudicata da un reazionario. Un confronto sui
Dialoghetti di Monaldo Leopardi, Diabasis, 2004 Nicola Raponi, Due centenari. A
proposito dell'autobiografia di Monaldo Leopardi, Quaderni del Bicentenario.
Pubblicazione periodica per il bicentenario del trattato di Tolentino, n. 4, Tolentino, Giuseppe Manitta, Giacomo
Leopardi. Percorsi critici e bibliografici, Il Convivio, Anna Maria Trepaoli,
Gubbio, i Leopardi, Recanati: un legame da riscoprire, Perugia, Fabrizio Fabbri
editore, Pasquale Tuscano, Monaldo Leopardi. Uomo, politico, scrittore,
Lanciano, Casa Editrice Rocco Carabba, , Giacomo Leopardi Leopardi (famiglia)
Pierfrancesco Leopardi. Monaldo
Leopardi, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Giovanni Ferretti, Monaldo
Leopardi, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nicola Del Corno, Monaldo Leopardi, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Monaldo Leopardi, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere di
Monaldo Leopardi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Monaldo
Leopardi, .Dizionario del pensiero forte, IDISIstituto per la Dottrina e
l'Informazione Sociale, sito "alleanzacattoliga.org". Il conte
Monaldo Leopardi. Monaldo Leopardi, conte di San Leopardo. Cf. Il Leopardi
anti-italiano. Leopardi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Leopardi” –
The Swimming-Pool Library.
Lettieri (Messina). Filosofo. Grice: “Lettieri
rightly contrasts sensualism in the practical sphere of reason as ‘egoism’ – my
‘principle of conversational self-love’ – but focuses on benfeficence, and
solidarity – as ‘rational’ – my principle of conversational benevolence, -- or
conversational helfpfulness.” Grice: “I like Lettieri for two reasons: he uses
‘diritto razionale’ which we at Oxford don’t! – He cherishes the ‘dialogo
filosofico’ as a genre as we Aristotelians at Oxford don’t – he wrote one on
‘l’intuito’ – While he wrote on ‘sensualism,’ he also explored the idea of
‘man’ and ‘ragione,’ or ragiun, as he put it in his vernacular!” Insegna a Messina.
Presidente della Real Accademia Peloritana dei Pericolanti. Molto apprezzato da
Mamiani, Gioberti e Galluppi. Opere: “Il sensualismo” Dissertazione (Messina,
Stamp. T. Capra all'insegna di Maurolico); “La fisiologia calunniata di materialism”
(Messina, M. Nobolo); “La potenza del pensiero” (Palermo, Stamp. M. Console);
“Etica e diritto naturale” (Messina, Stamp. A. D'Amico); “L’intuito: dialogo
filosofico” (Messina, Stamperia ant. D'Amico Arena); “L'omu nun avi l'usu di la
ragiuni. Cicalata di lu professuri cav. A. Catara- Lettieri (Messina, Tip.
D'Amico); “Introduzione alla filosofia morale e al diritto razionale, -- Grice:
“I like the idea of ‘rational’ right!” -- Messina, Tip. D'Amico, “La cognizione
del dovere” Poche nozioni dirette all'operaio e ad ogni classe di cittadini,
Messina, Tip. D'Amico, Ricordi storici intorno al movimento filosofico nella
prima metà del secolo XIX in Sicilia, Messina, Tip. D'Amico, “L’uomo” Pensieri
di Antono Catara-Lettieri, Messina, presso Ignazio D'Amico, Antonio Catara
Lettieri. Via Lettieri, Messina. Lettieri basis his moral system on rationality
– solidarity, beneficence and all the conversational principles appealed by Grice
find room in Lettieri’s system – ‘dovere verso l’altri” o “il prossimo” – The
fundamental one is that of equality, as when Chomsky says that competence is an
ideal natuve speaker with another one --. Lettieri. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Lettiere: la ragione conversazionale” – The Swimming-Pool
Library.
Liberatore (Salerno). Filosofo.. Grice: “One could
write a whole dissertation – especially in Italy: their erudition has no bounds
– about Liberatore’s choice of the sign being conventional, ‘ramo d’olivo’ =
pace. It’s so obscure! Aeneas held one, against the Phyrgians – but did the
Phyrgians know? And if Mars is often represented wearing an olive wreath, one
would not think there is a ‘patto’ between Aeneas and the Phyrgian commander about
that!” Grice: “I like Liberatore – a
systematic philosopher, as I am! His logic has the expected discussion on
‘sign.’ A conventional sign he says is a branch of olive ‘signifying’ peace –
as opposed to smoke naturally meaning fire – As a footnote, one should note
that in Noah’s days, the signification of the dove was ALSO natural – although
not strictly ‘factive’ – but then not ALL smoke (e. g. dry ice smoke) signifies
fire, as every actor knows!” “Ma il
difetto molto comune degli Economisti è il mancare di giuste idee filosofiche,
e con ciò non ostante voler sovente filosofare.”Entra nel collegio dei gesuiti
di Napoli e chiese di far parte della Compagnia di Gesù. Insegna filosofia.
Fonda a Napoli “La Scienza e la Fede” con lo scopo di criticare le nuove idee
del razionalismo, dell'idealismo e del liberalismo, dalle pagine del quale
veniva sostenuta una strenua battaglia in favore del brigantaggio, interpretato
come movimento politico contrario all'unità d'Italia, ovvero: "La cagione
del brigantaggio è politica, cioè l'odio al nuovo governo". Fonda “La Civiltà”
per diffondere Aquino. Uno degli estensori dell'enciclica Rerum Novarum di
Leone XIII. Studia Aquino. Pubblica “Corso di filosofia”. Membro dell'Accademia
Romana,. Combatté il razionalismo e l'ontologismo, così come le idee del
Rosmini. Sostenne che il brigantaggio fu la legittima resistenza di un
popolo a una conquista non solo territoriale, ma soprattutto ideologica. Difensore
dei diritti della Chiesa e studioso dei problemi della vita cristiana, delle
relazioni tra Chiesa e stato, tra la morale e la vita sociale. I filosofi
della sua scuola mettono in evidenza a acutezza dei giudizi, la forza degli
argomenti, la sequenza logica del pensiero, la stretta osservazione dei fatti,
la conoscenza dell'uomo e del mondo, la semplicità ed eleganza dello
stile. All'inizio Professore era giudicato da molti nella Chiesa
cattolica il più grande filosofo dei suoi tempi. Si riteneva che vivesse
santamente, e si scorgeva in lui un profondo spirito religioso. Considerato
uno dei precursori del personalismo economico. Opere: Logica, metafisica, etica
e diritto naturale, e in particolare: “Dialoghi filosofici,” Napoli, Institutiones
logicae et metaphysicae, Napoli, Milano, “Theses ex metaphysica selectae quas
suscipit propugnandas Franciscus Pirenzio in collegio neapolitano S. J. ab. divi
Sebastiani Quinto Napoli, “Dialogo sopra l'origine delle idee, Napoli, “Il panteismo
trascendentale: dialogo, Napoli, “Il Progresso: dialogo filosofico,” Genova, “Ethicae
et juris naturae elementa, Napoli, Roma, Elementi di filosofia, Napoli, ed.
Livorno, Napoli, “Institutiones Philosophicae, Napoli, Roma,“Della Conoscenza
intellettuale, Napoli, Roma, Compendium logicae et metaphysicae, Roma “Sopra la
teoria scolastica della composizione sostanziale dei corpi, Roma Risposta ad
una lettera anonima sopra la teoria scolastica della composizione sostanziale
dei corpi, Roma Dell'uomo, Roma, La Filosofia di Alighieri. (In Omaggio
a Aligh. dei Cattolici ital.), Roma, Ethica
et Ius Naturae, Roma, Typis civilitatis catholicae La Chiesa e lo Stato,
Napoli, Real tipografia Giannini, “Della composizione sostanziale dei corpi,” Napoli,
Real tipografia Giannini, “L'autocrazia dell'ente” Napoli Degli universali.
Confutazione della filosofia Rosminiana difesa da Ferre, Roma “Principii di
Economia Politica, Roma, A. Befani, “La proposta dell'imperatore germanico di
un accordo internazionale in favore degli operai, Le associazioni operaie, Dell'intervenzione
governativa nel regolamento del lavoro, L'Enciclica Rerum Novarum del S. Padre
Leone XIII, De conditione opificium, La Civiltà Cattolica spiega nei dettagli
il clima di "difesa" in cui la Chiesa si sentiva in quel tempo. Il
ritorno ad Aquino dov’essere orientato alle sue dottrine originarie: Era convinto
che dopo di lui ben poco di nuovo aveva prodotto il pensiero umano. Brigantaggio. Legittima difesa del Sud. Gli
articoli della "Civiltà Cattolica" introduzione di Turco, Napoli, Editoriale Il
Giglio. Per l'atteggiamento arroccato in difesa della Chiesa vedi ad esempio
Sillabo # La "cupa scia" del Sillabo
Vincenzo Nardini, Manca di verità e si oppone ad Aquino la soluzione di
un alto problema metafisico abbracciata da Liberatore ..., Roma, fratelli
Pallotta tipografi a S. Ignazio, Lettere edificanti della provincia napoletana
della Compagnia di Gesù, in La Civiltà cattolica, Civiltà cattolica:, antologia
Gabriele De Rosa, I-IV, s.l. [ma San Giovanni Valdarno] ad ind.; Giuseppe
Mellinato, Carteggio inedito Liberatore Cornoldi in lotta per la filosofia
tomistica durante il secondo Ottocento, Roma, Volpe, I gesuiti nel Napoletano,
Napoli, Dezza, Alle origini del neotomismo, Milano, Devizzi, La critica di
Liberatore all'ontologismo, in Rivista di filosofia neo-scolastica, Mirabella,
Il pensiero politico di Liberatore ed il suo contributo ai rapporti tra Chiesa
e Stato, Milano, Scaduto, Il pensiero politico di Liberatore ed il contributo
ai rapporti tra la Chiesa e lo Stato, in Archivum historicum Societatis Iesu, Giuseppe
Rossini, Roma Gabriele De Rosa, Storia del movimento cattolico in Italia, Bari
ad ind.; Lombardi, La Civiltà cattolica e la stesura della "Rerum
novarum". Nuovi documenti sul contributo di Liberatore, in La Civiltà
cattolica, Dante, Storia della "Civiltà cattolica", Roma Nomenclator
literarius theologiae catholicae, Grande
antologia filosofica, Milano, Carlo Maria Curci Compagnia di Gesù La Civiltà
Cattolica Rerum Novarum TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere, presentazione del libro su La Civiltà Cattolica
e il brigantaggio. Matteo Liberatore. “Segno e cio che, conosciuto, adduce alla
conosence di un’altra cosa” – cf. Eco’s tesi su Aquino. Liberatore. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Liberatore” – The Swimming-Pool Library.
Liceti (Rapallo). Filosofo. Grice:
“Liceti is a fascinating philosopher; must say my favourite of his oeuvre is
“Geroglifici,” which as he knows it’s a coded message – the old Egyptian
priests kept this ‘figurata’ away from the plebs!” – Grice: “Alice once
wondered what the good of a piece of philosophy is without ‘illustrations;’
surely Liceti’s beats them all!” Allievo ed erede di Cremonini. Nacque
prematuro (6 mesi), venendo alla luce su una nave presa da tempesta lungo le
coste tra Recco e Rapallo. Sempre secondo la tradizione orale suo padre, un
medicoo, lo mise in una scatola di cotone dentro un forno, come si faceva per
far schiudere le uova, inventando così il prototipo della moderna incubatrice.
Dopo aver compiuto i primi studi letterari a Rapallo, venne inviato a Bologna
per compiere e approfondire gli studi legati alla filosofia. Insegna a Pisa.
Padova, e Bologna. Ascritto ai “Ricovrati” (oggi Accademia Galileiana di scienze, lettere
ed arti). Quando comparve in cielo una cometa, si riaccese una
controversia analoga a quella suscitata dalla stella nova ma questa volta le difese della teoria aristotelica
furono assunte dal Liceti ed il compito di attaccarla, partito ormai Galileo,
fu assunto dal suo successore sulla cattedra di matematica, Gloriosi, che se la
prese appunto col Liceti. Questi rispose pubblicando un suo De novis astris et
cometis, in cui, oltre a difendere Aristotele, critica i moderni scienziati,
tra i quali anche Galileo, ma con espressioni molto rispettose e lusinghiere. A
questo scritto Galileo fece rispondere dal suo amico Guiducci col Discorso
sulle comete.» Srisse numerose opere di filosofia, tra le quali “De
monstruorum causis, natura et differentiis”,
(Padova), con aggiunte di G. Blaes, nei quali riprese le soluzioni
aristoteliche sul problema delle anomalie genetiche, e “De spontaneo viventium
ortu” nei quali sostenne la generazione spontanea degli animali
inferiori. Altri testi importanti per la ricerca furono “De lucernis
antiquorum reconditis” apprezzato da Berigardus, e la “Silloge Hieroglyphica,
sive antiqua schemata gemmarum anularium>” Trattò inoltre la questione dell'anima
delle bestie nel “De feriis altricis animae nemeseticae disputationes” Le sue
opere furono chiaramente ispirate ad Aristotele, in particolare gli studi sul
problema della generazione vivente e sul cosmo, entrando talvolta in contrasto
con Galilei, specialmente per quanto riguarda la struttura dei cieli e della
Luna, che Liceti considerava una sfera perfetta e trasparente la cui luminosità
non era un riflesso della luce solare, ma veniva generata al suo interno.Al
centro di questo dissenso cosmologico, c'era, infatti, il tentativo di spiegare
il fenomeno luminescente della pietra di Bologna, che Liceti considera un
frammento di materia lunare. Alcuni scritti del Liceti rimasero inediti a causa
delle ampie discussioni riportate sulle novità astronomiche del XVII
secolo. «Nella congerie immensa dei suoi scritti e commenti va notata la
difesa della pietas d'Aristotele; quella pietas così vivacemente messa in forse
alcuni anni più tardi dal platonicissimo cappuccino Valeriano Magno, che tacciò
d'ateismo il sistema dello Stagirita. Il Liceto invece disserta «de gradu
pietatis Aristotelis erga Deum et homines», e nell'opera sua «Philosophi
sententiae plurimae, fidelium auditui durae, salubribus explicationibus
emollitae, ad pias aures accommodantur, illaeso genuino sensu Aristotelis» . E
ad epigrafe dell'opera sua si compiace del distico Vulgus Aristotelem gravat
impietate, Licetus Doctorem purgat. Numquid uterque pius?» La città di
Padova ed Spinola di Roccaforte resero omaggio al filosofo facendo erigere una
statua in marmo scolpita dallo scultore padovano Rizzi. A Rapallo, sua
città natale, vi è dedicata una via nel centro storico. Gli è stato dedicato il
cratere “Licetus” sulla Luna. Altre opera: “De centro et
circumferential”“De regulari motu minimaque parallaxi cometarum caelestium
disputationes”Vtini, Nicola Schiratti, Vicetiae, Domenico Amadio, Francesco
Bolzetta Encyclopaedia ad aram mysticam Nonarii Terrigenae, Patauii, Gaspare
Crivellari“Allegoria peripatetica de generatione, amicitia, et privatione in
aristotelicum aenigma elia lelia crispis”“Ad aram lemniam Dosiadae, poëtae
vetustissimi et obscurissimi, encyclopaedia, Parisiis : apud C. Cottard “Ad
Syringam publilianam encyclopaedia, Patauii, Pasquato, Bortolo, “Ad Epei Securim
Encyclopaedia Genuensis philosophi, ac medici, Bononiae, Monti, “De centro et
circumferentia, Vtini, Nicola Schiratti, “De luminis natura et efficientia,
Vtini, Schiratti, “Litheosphorus, siue De lapide Bononiensi lucem in se
conceptam ab ambiente claro mox in tenebris mire conservante, Vtini, Schiratti, “Ad alas amoris diuini a Simmia
Rhodio compactas, Patavii, Giulio Crivellari,“De lucidis in sublimi ingenuarum
exercitationum liber, Patauii, Crivellari “De Lunae Sub-obscura Luce prope
coniunctiones, “Hieroglyphica, Patavii, Sebastiano Sardi, “Hydrologiae
peripateticae disputationes, Vtini, Schiratti, Ad syringam a Theocrito Syracusio
compactam et inflatam Encyclopaedia, Vtini, Schiratti, Baldassarri, La pietra
di Bologna da Descartes a Spallanzani. Sviluppo di un modello scientifico tra
curiosità, metodo, analogia, esempio e prova empirica, Nel nome di Lazzaro.
Saggi di storia della scienza e delle istituzioni scientifiche, Garin, La
filosofia, Milano, Vallardi, Questo testo proviene in
parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera
del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Caspar
Bartholin, Institutiones anatomicae, Lugduni Batavorum, Jean Riolan, Opuscula
anatomica nova, in Id., Opera anatomica, Lutetiae Parisiorum, Bartholin,
Epistolarum medicinalium centuria I et II, Hafniae (5 lettere al Liceti, 4 del
Liceti); Vesling, Observationes anatomicae et epistolae medicae, Hafniae (7 lettere al Liceti); Dallari, I rotuli dei
lettori legisti e artisti dello Studio Bolognese, Bologna ad ind.; Edizione nazionale
delle opere di Galilei, Firenze ad
indices; Acta nationis Germanicae artistarum, Rossetti, Padova, ad ind.; Rossetti,
AGamba, Padova, ad ind.; Giornale della gloriosissima Accademia Ricovrata, A:
verbali delle adunanze, Gamba, Rossetti,
Trieste ad ind.; Salomoni, Urbis Patavinae inscriptions, Patavii Facciolati,
Fasti Gymnasii Patavini, Patavii, Tiraboschi, Storia della letteratura
italiana, Modena, Renan, Averroès et l'averroïsme, Paris Taruffi, “Storia della
teratologia” I, Bologna, Favaro, Amici e corrispondenti di Galilei, IX, Gloriosi, in Atti del R. Istituto veneto di
scienze, lettere ed arti, Favaro, Saggio di
dello Studio di Padova, I, Venezia, Ducceschi, L'epistolario di Severino,
in Rivista di storia delle scienze mediche e naturali, Castiglioni, Storia della medicina, Milano, Ducceschi, Un epistolario inedito di dotti
padovani della prima metà del sec. XVII, in Atti e memorie della R. Accademia
di scienze lettere ed arti in Padova, Alberti, Il dottor Liceti e la prima
incubatrice per prematuri, in Minerva medica (varia), Giuseppe Boffito,
Battaglia di marche tipografiche di Bella e l'ultima memoria scientifica dettata
da Galilei, in La Bibliofilia, Pesce, La iconografia di Liceti, in Genova.
Rivista mensile del Comune, Geymonat, Galilei, Torino, Rossetti, L'ultima opera
di Liceti in un manoscritto inedito della Biblioteca del Seminario vescovile di
Padova, in Studia Patavina, Bertolaso, Ricerche d'archivio su alcuni aspetti
dell'insegnamento medico presso l'Padova, in Acta medicae historiae Patavinae, Ongaro,
Contributi alla biografia di Alpini, Tomba, Gli originali di Galileo nelle
opere di Liceti, in Physis, Ongaro, L'opera medica di Liceti, in Atti del
Congresso di storia della medicina, Roma, Ongaro, La generazione e il
"moto" del sangue nel pensiero di Liceti, in Castalia,Rizza, Peiresc
e l'Italia, Torino A. Simili, Una dedica autografa di Galilei a Liceti e il
clima delle loro concezioni scientifiche e relazioni epistolari, in Galileo
nella storia e nella filosofia della scienza. Atti del Symposium internazionale,
Firenze-Pisa, Firenze Mirandola, Naudé a Padova. Contributo allo studio del
mito italiano, in Lettere italiane, Castellani, Le problème de la
"generatio spontanea" dans l'oeuvre de Fortunio Liceti, in Revue de
synthèse, Marangio, I problemi della scienza nel carteggio LicetiGalilei, in
Bollettino di storia della filosofia dell'Università degli studi di Lecce, Marilena
Marangio, La disputa sul centro dell'universo nel "De Terra" di Liceti,
Soppelsa, Genesi del metodo galileiano e tramonto dell'aristotelismo nella
Scuola di Padova, Padova, Agosto et al., Rapallo, Berti, Galileo e
l'aristotelismo patavino del suo tempo, in Studia Patavina, Ongaro, Atomismo e
aristotelismo nel pensiero medico-biologico di Liceti, in Scienza e cultura,
Galilei e Morgagni), Padova. Brizzolara, Per una storia degli studi antiquari
nella prima metà del Seicento: l'opera di Liceti, in Studi e memorie per la
storia dell'Bologna, nZanca, Liceti e la scienza dei mostri in Europa, in Atti
del Congresso della Società italiana di storia della medicina, Padova-Trieste,
Padova Re, "De lucernis antiquorum reconditis": il capolavoro
calcografico di Schiratti, in Ce fastu? Lohr, Latin Aristotle commentaries, Firenze,
Basso, Liceti erudito ed antiquario, con
particolare riguardo agli studi di sfragistica, in Forum Iulii, Basso,
"Fortasse licebit". La marca tipografica di Schiratti e l'impresa
accademica di Liceti, in Quaderni della F.A.C.E. (Quaderni Artisti Cattolici
Ellero), Ongaro, La scoperta del condotto pancreatico, in Scienza e cultura, Poppi,
Il "De caelesti substantia" di Ferchio fra tradizione e innovazione,
in Galileo e la cultura padovana, Santinello, Padova, Kristeller, Iter
Italicum, I-VI, ad indices. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. sapere, De Agostini. Giuseppe Ongaro, Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere di Fortunio Liceti, . di Fortunio
Liceti, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Fortunio Liceti.
Beerbohm: “Send me a letter; I live in Rapallo.” “How should I address it.”
“Beerbohm, Rapallo” “Do not worry, there is only one Rapallo.” “Vico Fortunio
Liceti, Rapallo” – “Statua a Fortunio Liceti da Rizzi, Spinelli Roccaforte,
Padova. Liceti. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Liceti” – The
Swimming-Pool Library.
Liguori (Roma). Filosofo. Grice:
“Personally, my favourite of Liguori’s metaphors is ‘the abyss of reason,’
since Speranza has elaborated on this: it’s Gide’s ‘mise-en-abyme’ no less,
which breaks my principle of ‘conversational perspicuity’ – a mise-en-abyme
text is just untextable!” -- Grice: “Liguori has studied the metamorphosis of
language in one of his philosophical noble ancestors!” “I like Liguori: he has
the gift of the gab for metaphor: ‘i baratri della ragione,” “la fucina del
filosofo,” “l’alambicco dell’anima,” “la condizione del senso” ‘il razionale
dello irrazionale” o “le ragione dell’irrazionale” “le ambiguita della
ragione,” “Trasimaco ha ragione” “Giustizia e carita” Ritratto. Frequenta il
liceo classico presso i padri gesuiti dell’Istituto Massimo di Roma. Studia
alla Sapienza. “Scherzi della memoria.” Si laurea con la tesi “Lo scetticismo
giuridico.” Insegna a Lecce ed Ostuni. Si dedica alla storia della filosofia.
Insegna a Bari, Urbino, Ferrara, Trento, Salento, Torino, Firenze, Lecce,
Cassino, Napoli, e Noceto. Con “E il vero baratro della ragione umana” – cf. H.
P. Grice, “Mise-en-abyme conversazionale” -- viene riconosciuto come uno studioso di Kant,
Graf, Leopardi, e Cartesio. Tratta Positivismo
di Sergi, Lombroso, Morselli e Vignoli;
dello scetticismo di Rensi ponendolo in critica relazione tra Leopardi e
Pirandello; ha scritto di de' Liguori e di Benedictis, detto l'Aletino.
Collabora con l'Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli. Ha tenuto
rapporti epistolari con Garin, Bobbio, Augias, Binni, Donini, Ferrarotti e
Timpanaro. Fonda ad Ostuni (BR) il Circolo Culturale “Sic et Non”, cui
aderiscono e collaborano note personalità della politica e della cultura quali
Donini, Fiore, Radice, matematico e fondatore e direttore di
“Riforma della scuola” e docenti delle Bari, Roma e Lecce. “Sic et Non” si
impegna in complesse battaglie civili come quella per un dialogo tra marxisti e
cattolici, ed altre incombenti questioni sociali come la campagna per il
divorzio. Stringe intese, oltre che con moti uomini politici e studiosi di
chiara fama, con il gruppo dei cattolici del Gallo di Genova e coi fiorentini
seguaci di Giorgio La Pira, i quali si riunivano intorno alla rivista “Testimonianze”
diretta da Balducci e Zolo, nonché con i ragazzi della Scuola di Barbiana,
diretta da Don Lorenzo Milani. Manifesto editoriale del "Sic et Non"
è la rivista Presenza, da lui diretta, che testimonia questa attività politica
allora pionieristica per una piccola provincia del Sud Italia. I sette numeri
pubblicati della rivista Presenza, e altra documentazione di tale impegno
politico, sono attualmente depositati presso la Biblioteca Comunale di Ostuni
(BR) intitolata a Francesco Trinchera e comunque ampiamente documentati
nell'unico libro autobiografico dello stesso autore. Critica e commenti
sull'opera di Girolamo de Liguori Carteggio con illustri studiosi Bobbio: Il
libro mi pare di grande interesse, per l’ampiezza e la serietà della ricerca su
un tema, se non sbaglio, mai scandagliato a fondo, eppure importante
nell'ambito più vasto della storia della filosofia positiva, della critica
letteraria e della cultura torinese (argomento a me particolarmente caro). Sono
convinto che si tratta di un lavoro di prim'ordine, che rende giustizia a uno
studioso e a uno scrittore (e poeta) che è stato sì, ricordato più volte dai
suoi discepoli, ma è stato poi dimenticato dagli storici. Credo che questo
libro sia un effettivo contributo alla migliore di quel periodo della nostra
storia che la cultura idealistica aveva disdegnato: un contributo di cui
soprattutto noi piemontesi dobbiamo essere grati». Sebastiano Timpanaro: «[…]
Mi sembra, e non lo dico per adulazione, ma con piena sincerità, un'opera di
livello davvero eccezionalmente alto, per la caratterizzazione del protagonista
e di tutto il suo ambiente, per tutto ciò che finora ignoto essa porta alla
luce. E’ venuto fuori cosi un lavoro che molto di rado accade di leggere».
Ambrogio Donini: “Mi pare, ad un primo esame, fondamentale per la conoscenza
del periodo ancora poco conosciuto. Apprezzo moltissimo tale metodo di indagine
e la serietà della documentazione. Uno studio di questo genere è certamente
costato decenni di intensa documentazione». Guido Oldrini: ho letto subito il
volume su Arturo Graf così ricco e con non poco profitto. Quando l’autore, in
un punto se la prende con gli storici della filosofia italiana che trascurano il
Arturo Graf, anzi noni menzionano affatto, mi sento in colpa; e tanto più in
quanto io, studioso della cultura napoletana, mi son lasciato sfuggire quei
nessi di Arturo Graf con Napoli che il volume di de Liguori illustra con tanta
passione». Franco Contorbia: “poche volte accade di fare i conti con un libro
così fatto, stratificato, totalizzante; ad apertura di pagina si avverte
l’impegno, il grado di coinvolgimento appassionato con cui lei ha condotto
avanti negli anni una così impegnativa ricerca peculiare, quasi il centro della
sua esistenza intellettuale, il punto di arrivo (e a un tempo di partenza) di
un confronto che è culturale ma anche morale e politico.La qualità di un tale
lavoro, mi pare, fuori dell’ordinario». Donato Valli: «L’autore ha consegnato
alla critica e alla conoscenza uno studio così complesso da poter essere
considerato un esaustivo panorama della cultura del secondo Ottocento italiano
e non solo italiano]». Recensioni di illustri studiosi Paolo Rossi, “L'autore…
ha fatto emergere un quadro ricco e articolato dove accanto alle ombre brillano
alcune luci importanti». Recensione sulla rivista «Panorama» riguardante
il di de Liguori Materialismo inquieto,
edito da Laterza . Cosmacini, «Il lavoro di de Liguori è largamente meritorio
oltreché ampiamente documentato». Recensione uscita su «Il Corriere della sera»
riguardante il di de Liguori
Materialismo inquieto, edito da Laterza. Marti: :Dalle appassionate e diuturne
indagini dell’autore su Arturo Graf e il suo tempo è venuto fuori il ponderoso,
massiccio volume, che ho ricevuto come caro e preziosissimo dono. Davvero
lusinghiera la “presentazione” di un grande Maestro come Eugenio Garin, e
accattivante e simpatica l’”Avvertenza”. Tutto il resto è da leggere».
Recensione al volume di de Liguori su Graf, uscita sul «Giornale storico della
letteratura italiana». Corrado Augias: «Quella di De Liguori è infatti una
storia meridionale che parte da una finzione narrativa di gusto classico ma
così classico da poterla ritrovare in alcuni capolavori tanto celebri che non
vale nemmeno la pena di citarli». Altre opera:“Trasimaco ha ragione” «La Rassegna
pugliese», “Giustizia e carità” “fra filosofia e vita” Ivi “Lo scetticismo
giuridico di Rensi, «Rivista
Internazionale di Filosofia del diritto», “Una moderna enciclopedia del sapere,
«La Rassegna pugliese», II“Efirov e la filosofia italiana, «Problemi», “Un
Leopardi anti-progressivo, «Dimensioni», “In tema di materialismo marxista,
Ivi, “Gioberti e la filosofia leopardiana. Momenti del conflitto tra
l’ideologia cattolico borghese e la protesta leopardiana, «Problemi»,“Un
episodio di solitudine. Rassegna di studi su Graf,” Ivi “Leopardi e i gesuiti.
Appunti per la storia della censura leopardiana, «La Rassegna della Letteratura
italiana», Quel povero “Diavolo” di Graf, «Giornale critico della Filosofia
italiana», Le «Scandalose razzie». Scienza, politica, fede in Graf Ivi, Scetticismo
e religiosità in una rivista militante: «Pietre» in, La filosofia italiana
attraverso le riviste, A. Verri, Micella, Lecce, “La condizione del senso” “Per una
riconsiderazione della lettura grafiana di Leopardi” «La Rassegna della Lett.
It.», Il mito e la storia: Le ragioni dell’irrazionale in Graf, «Problemi»,
Quella «dubitante religiosità». Graf e il modernismo, «Giornale cr. della fil.
It.», Doria tra platonismo e riformismo, «GCFI», Il sodalizio Labriola-Graf negli
anni della loro formazione «Studi Piemontesi»,
Un anti-cartesiano di Terra d’Otranto: Benedictis, in, Miscellanea di
Storia Ligure, Univ. di Genova Materialismo e positivismo. Questioni di metodo,
in, Annali della Facoltà di Filosofia di Bari, Nota su Aletino e le polemiche
anti-cartesiane a Napoli, «Rivista di
storia della filosofia», L’araba fenice: ossia la filosofia nella secondaria,
«Idee», “E il vero baratro della ragione umana” – “Graf e la cultura del
secondo Ottocento, Prefazione di E. Garin, Lacaita, Manduria, “Le ambiguità della ragione” – cf. Grice:
‘the equi-vocality of ‘reason’ Grice: “Liguori has a taste for unnecessary
plurals: the abysses – the ambiguities -- ” -- «Idee», Per la storia della
psico-fisica in Italia. Il materialismo psico-fisico e il dibattito sulle
teorie parallelistiche in Italia tra Ottocento e Novecento: Masci e Faggi
«Teorie e modelli»,Di una rinnovata attenzione al materialism «Idee», Mito e
scienza nell’antropologia e nella storiografia del positivismo italiano, in, ,
La filosofia tra tecnica e mito, Atti del Convegno della SFI, Assisi ediz.
Porziuncola, ; poi in «Dimensioni»,
Livorno, Materialismo inquieto. Vicende dello scientismo in Italia nell’età del
positivismo, Laterza Bari, Tommasi e la filosofia zoologica di Siciliani, in ,
Rileggere Siciliani, G. Invitto e N. Paparella, Capone, LecceI Presupposti epistemologici
e immagine della scienza in Morselli e Graf in , Filosofia e politica a Genova
nell’età del positivismo, Atti del Conv. dell’ “Associazione filosofica Ligure”
-- Cofrancesco, I, Compagnia dei Librai, Genova, poi in
Materialismo e scienze dell’uomo Kant e la religiosità filosofica di Martinetti,
in, A partire da Kant. L’eredità della “Critica della ragion pura”, A. Fabris e
L. Baccelli. Introduzione di Marcucci, Angeli, Milano, Materialismo e scienze
dell’uomo. Il dibattito su scienze e filosofia, Lacaita, Manduria, La fondazione
razionale della fede in Martinetti, «Dimensioni», Livorno, Darwinismo e teorie
dell’evoluzione nella prospettiva monistica di Morselli, in.
Il nucleo filosofico della scienza, Cimino, Congedo, Galatina, L’immagine della donna nel paradigma
positivistico della “degenerazione”, in. Morelli. Emancipazione e democrazia, G.
Conti Odorisio, Ed. Scientif. Ital., Napoli, La cultura filosofica nella Torino
di fine Ottocento, «Rivista di filosofia», Presupposti torinesi della singolarità
filosofica di Martinetti, «Studi Piemontesi»,
E’ possibile la storia dello scetticismo?, «Segni e comprensione», «I filosofi delle bancarelle». Per la critica
della storiografia filosofica, «Lavoro
critico», Il sentiero dei perplessi.
Scetticismo, nichilismo e critica della religione in Italia da Nietzsche a
Pirandello, La città del Sole, Napoli, La reazione a Cartesio nella Napoli del
Seicento. Giovambattista De Benedictis, «GCFI», La revisione della storiografia
sul Mezzogiorno, «Segni e comprensione», Positivismo e letteratura. Antologia
di testi, con Introd. e note, Graphis Bari, La lezione scettica di Rensi,
«Critica liberale», La psicofisica in
Italia, La psicologia in Italia, a cura
di Cimino e Dazzi, Led, Milano, Vignoli e la psicologia animale e comparata,
Ivi, Pensatori dell’area torinese tra i due secoli, «Percorsi», Quaderni del
Centro Frassati, Torino, Il ritorno di Stratone. Per la collocazione del
materialismo leopardiano nel pensiero ottocentesco, in Biscuso e Gallo,
Leopardi anti-italiano, Manifesto libri, Roma, Kant e le scienze della natura.
Notazioni in margine alle lezioni kantiane di Geografia fisica, in, Annali del
Dipartimento di Filosofia, Lecce, Lacaita Manduria,Cattaneo, Psicologia delle
menti associate, G. de L., Editori Riuniti, Roma, Antropologia, psicologia
comparata e scienze naturali in Vignoli, «Teorie e modelli», Geymonat, Treccani. Antropologia e tassonomia
in Kant. Da Blumembach a Buffon, Atti del Convegno per il Bicentenario della Geo-fisica
kantiana, Congedo Lecce, Antropologia, psicologia comparata e scienze naturali
in Vignoli, «Teorie e modelli», Cronache
di filosofia del diritto in Italia. Sforza e i suoi corrispondenti, in
«Quaderni di Storia dell’Torino», Per Mucciarelli:
positivismo psicologia e storia, «Segni e comprensione», Geymonat e il
“materialismo verso il basso”, GCFI, Il materialismo di Timpanaro, «Critica
liberale», Lettere di Timpanaro a Liguori,
in Il Ponte, Da Teofrasto a Stratone. L’itinerario filosofico di Leopardi,
«Quaderni materialisti», Labriola e Graf. Principio e fine di un sodalizio di
vita e di pensiero, in Labriola e la sua università. Mostra documentaria per
settecento anni della “Sapienza” Aracne, Roma, A. Graf, Memorie, Introduzione,
commento e cura , “Gli Arsilli”, Edizioni dell’Orso, Alessandria Un catalogo
per Labriola, «Critica Sociologica», Utilità dell’inutile. Dalla elaborazione
concettuale alla programmazione e alla costruzione di un catalogo, «Itinerari»,
I Gesuiti. Le polemiche sui riti confuciani tra l’Aletino e i missionari
domenicani, «Studi filosofici»,Le «imbrogliate bestemmie germaniche». Moleschott
e la medicina materialistica, «Physis», La fucina del filosofo. «Segni e
comprensione», Filosofia teologia e fisica di Cartesio nella Difesa della Terza
lettera apologetica dell’Aletino, «Il Cannocchiale», Liguori e la filosofia del
suo tempo: Spinoza, Bayle, Hobbes e Locke, «Rivista di Storia della Filosofia»,
“Libido Sciendi”. Immagini dell’empietà nell’apologetica cattolica tra Sei e
Settecento (da Magalotti a Valsecchi), GCFI, Scherzi della memoria. Mappa di un
itinerario non turistico tra politica e cultura in una provincia del Sud, Prefazione
di Ferrarotti; Postafazione di Cumis, Salvatore Sciascia editore, Medicina e
filosofia in Italia tra evoluzionismo e scientismo. Da Tommasi a Morse, «Il cannocchiale»,, L’ ”il lambicco dell’anima”.
Note sul Mind body problem in Italia nell’età del positivismo, in Anima, mente
e cervello. Alle origini del problema mente-corpo da Descartes all’Ottocento,
Paolo Quintili, Unicopoli, L’ateo
smascherato. Immagini dell’ateismo e del materialismo nell’apologetica
cattolica da Cartesio a Kant, Le Monnier /Università , Le sorelle Vadalà. Quattro
storie più una, Romanzo con pefazione di Corrado Augias Movimedia, Lecce, Pensatori
dell’area torinese tra i due secoli, in Quaderni Noce, Marco editore, Lungro di Cosenza, Ateismo
e filosofia. Considerazioni sull’ateismo latente nel pensiero moderno e sul
rapporto tra fede e ragione, «Il Cannocchiale», Le metamorfosi del linguaggio
nella controversistica e nella pratica missionaria di Liguori, in, Le
metamorfosi dei linguaggi nel Settecento, Borghero e Loretelli, Edizioni di Storia e letteratura,
Roma, Dannazione e redenzione dell'Eros.
Soggetti e figure dell'emarginazione: la donna come oggetto determinante nella
invenzione cattolica del peccato di lussuria in «Bollettino della Società
filosofica italiana», Le cose che non
sono, in «Critica Liberale», Prefazione di E. Garin, Manduria (TA), Bari,
Roma, Lacaita, Gemoynat Treccani, Le Carteggio privato (corrispondenza
autografa) tra Liguori e i singoli autori citati Paolo Rossi, Viaggio nel Positivismo, in
Panorama, Arnoldo Mondadori Editore, Girolamo de Liguori, Materialismo
inquieto. Vicende dello scientismo in Italia nell’età del positivism, Bari,
Roma, Laterza, Giorgio Cosmacini, Povero medico condannato al materialismo, in
Corriere della Sera, Mario Marti,
Recensione a I baratri della ragione in
Giornale storico della letteratura italiana, Le sorelle Vadalà. Quattro storie
più una, [Romanzo], Prefazione di Augias, Lecce, Movimedia. Girolamo de
Liguori. Liguori. Keyword: “Associazione Filosofica Ligure” – Keywords: ‘… is
the true abyss of human reason” – “il baratro della ragione conversazionale” –
l’anima distilata – il lambicco dell’anima” – The Swimming-Pool Library.
Lilla (Francavilla Fontana). Filosofo. Grice: “I like Lilla; for one, he
‘revindicated,’ as he puts it, the philosophy of Vico, which, in Italy, is like
at Oxford ‘revinidcare’ Locke!” Formatosi nelle scuole dei Padri Scolopi aderì
alle idee cattolico liberali divulgate dai filosofi della prima metà
dell'Ottocento: Gioberti, Minghetti, Balbo e Rosmini al quale dedicherà
molteplici studi subendone una marcata influenza. Lascia Francavilla per
l'ostentata contrarietà di tutto il clero alle sue idee patriottiche d'ispirazione
giobertiana, manifestate apertamente nel "Programma d'insegnamento
filosofico" pubblicato sul giornale il "Cittadino leccese",
decise di trasferirsi a Napoli ove ebbe modo di confrontarsi con le idee di
Sanctis, Spaventa, Settembrini, Tari e Vera. Si laurea e insegna a Napoli. Durante
questi anni videro la luce "La provvidenza e la libertà considerate nella
civiltà", "Dio e il mondo", e "La personalità originaria e
la personalità derivata" (Nappoli, Tip. Rocco), nei quali getta le
premesse degli studi filosofici e giuridici in cui si cimenterà per tutta la
vita: la storia della filosofia, la filosofia teoretica e la filosofia del
diritto; sviluppando altresì e precorrendo una moderna concezione del rapporto
tra "diritti umani e progresso scientifico" sin da “La scienza e la
vita” (Torino, Tip. G. Borgarelli) -- titolo paradigmatico del suo saggio – cf.
Grice, “Philosophical biology,” “Philosophy of Life” Insegna a Messina. Furono
quelli gli anni più fecondi della produzione scientifica volta a perfezionare
la sua concezione dello Stato, approfondire le fonti rosminiane, confrontarsi
con le teorie evoluzionistiche di Spencer e contemporaneamente intrattenere
contatti epistolari con alcuni fra i maggiori filosofi, giuristi, patrioti e
storici dell'epoca quali: Jhering,
Bluntschli, Roy, Tommaseo, Capponi e molti altri. Altre opere: “Kant e
Rosmini,”Tip. G. Borgarelli, Torino); “Aquino””Torino, Tip. G. Borgarelli,
“Filosofia del diritto,”“Critica della dottrina etico-giuridica di Mill”“Le
supreme dottrine filosofiche e giuridiche di G. B. Vico rivendicate” -- “La
pretesa persona giuridica e le funzioni personali degli enti morali” (L.
Gargiulo); “Della Riforma civile di Spedalieri” (Messina, tip. d'Amico); “Le
fonti del sistema filosofico di Rosmini” (L.F. Cogliati); “Due meravigliose
scoperte di Rosmini: l'essere possibile e l'unità della storia dei sistemi ideologici,
L.F. Cogliati, Il Canonico Annibale Maria Di Francia e la sua Pia Opera di
beneficenza, Messina, Tip. Editrice San Giuseppe, Manuale di filosofia del
diritto, Milano, Società editrice libraria, Pagine estratte. Sw Note Giorgio Martucci, Vincenzo Lilla e il suo
concetto dello stato Antonio Tarantino,
Diritti umani e progresso scientifico: Polacco, La "Filosofia del diritto
di Lilla” (G.B. Randi); “Filosofia” (Milano, Giuffré); Tarantino, “La filosofia
della giustizia sociale di Lilla, Milano” (Giuffré) – cfr. H. P. Grice, “Social
justice” in “The H. P. Grice Papers,” Bancroft, MS. In occasione del
conferimento della "Cittadinanza onoraria (di Messina) alla memoria al
prof. don Lilla su nettunopress.Tarantino, Diritti umani e progresso scientifico:
emeroteca.provincia.brindisi. Martucci, Lilla e il suo concetto dello stato ,
su emeroteca.provincia.brindisi.
Treccani, su treccani. Lettere a Jhering, Vincenzo Lilla. Lilla.
Keywords: Vico. Luigi Speranza, “Grice e Lilla: la semiotica di Vico” – The
Swimming-Pool Library. “Il Vico di Lilla” – The Swimming-Pool Library.
Limone (Atella di Napoli). Grice: “I like
Limone; like me, he has explored the idea of value in terms of catastrophe – I
didn’t. He has explored the poetics of philosophy – and he has investigated on
a concept that Strawson and I always found fascinating, that of a person!” -- “Che
cosa è, nel mondo umano, la persona?” “Tutto.” “Che cosa è, nel mondo
contemporaneo, la persona?””Nulla.” Persona e memoria, Rubbettino. La sua
ricerca filosofica si inserisce nel solco del personalismo comunitario. Si
laurea a Napoli e il Roma. Studia a Parigi
e a Châtenay-Malabry, sede dell'Association des amis d'Emmanuel Mounier, presso
la Comunità dei muri bianchi, cui appartenevano Fraisse, Ricœur, Mounier,
Domenach. Insegna a Napoli. I suoi interessi di ricerca abbracciano aspetti
epistemologici, etici, filosofico-pratici e simbolici. Al centro della sua
attenzione teoretica è “la persona”. Fondato la rivista "Persona” e
"Symbolicum" sulla simbolica. Sonda in profondità l’idea di persona.
Là dove la persona non è né la semplice nobilitazione dell’essere umano in
generale, né una singola unità seriale. Della persona si può dare idea, non “concetto”,
perché l’idea è aperta come la vita, mentre il concetto è chiuso. L’idea di
persona, però, non è l’idea di un quid ma di un “quis” perché la persona è un “chi”
non un “che” – That’s why it’s very wrong to call “the chair is red” as
third-person seeing that the chair is hardly a person!” è l’idea di un’essenza
che non può essere separata dalla concreta singola esistenza, originalissima e
dotata di dignità. In quanto idea di un “quis”, la persona si presenta come
l’altro versante del teorema d’incompletezza di Gödel. Il significato della
persona si delinea all’interno di una costellazione in cui essa: -è realtà
singolare e la sua idea; -è prospettiva ontologica sussistente e la sua verità;
-è la parte di un tutto che solo parzialmente è parte, perché per altro verso
si presenta come un tutto, in quanto è irriducibile al tutto e indivisibile in
sé; -è l’eccezione istituente una regola che riesce, e non riesce, a farsene
istituire; -è l’idea di qualcosa che resiste alla possibilità di essere
ricondotto a un’idea; -è l’idea di un appartenere che resiste all’idea di
appartenere. L’essere della persona richiama, a suo modo, il problema delle
antinomie di Russell. Un tale arcipelago di paradossi costituisce, però, una
forza virtuosa che interroga ogni sistema. La persona si configura come
invenzione teorica, paradosso logico e misura epistemologica, e rappresenta il
punto strutturale di base che istituisce la visione del gius-personalismo. Opere:
“Tempo della persona e sapienza del possibile: Valori, politica, diritto (ESI,
Napoli); “Tempo della persona e sapienza del possibile: Per una teoretica, una
critica e una metaforica del personalismo (ESI, Napoli); La catastrofe come
orizzonte del valore, Monduzzi Editoriale, Milano. Bellezza e persona, su
“Aisthema. Philosophy, Theology, Aesthetics” “La macchina delle regole, la
verità della vita. Appunti sul fondamentalismo macchinico nell’era
contemporanea, in La macchina delle regole, la verità della vita (Franco
Angeli, Milano); Che cos’è il giuspersonalismo? Il diritto di esistere come
fondamento dell’esistere del diritto, Monduzzi Editoriale, Milano. Ars boni et
aequi. Ovvero i paralipòmeni della scienza giuridica, in Ars boni et aequi. Il
diritto fra scienza, arte, equità e tecnica (Franco Angeli, Milano), Filosofia
e poesia come passioni dell’anima civile. La persona fra potere e memoria in
Persona, Artetetra edizioni, Capua. Persona e memoria. “Oltre la maschera” il
compito del pensare come diritto alla filosofia, Rubbettino, Soveria Mannelli .
Poesia Polifonia d’un vento (Salerno-Roma). Dentro il tempo del sole
(Salerno-Roma). Ore d’acqua (Salerno-Roma). Incontrando il possibile re
(Salerno-Roma). “Notte di fine millennio” (Bari). Fenicia, sogno di una stella
a nord-ovest (Roma). L'angelo sulle città, in onore del figlio (Roma ). Le
ceneri di Pasolini (Pasturana [Alessandria] ). Aforismi di un impiccato felice
(Salerno-Roma). Aforismi del passato duemila: distruzioni per l'uso (Salerno-Roma).
Ossi di limone. Aforismi di uno scostumato (Vatolla). Sierra Limone. Dai
taccuini fenici di Er Limonèro (Vatolla). NV. Melchiorre, Essere persona,
Fondazione A. e G. Boroli, Milano fondazionerobertofarina.com. 26 gennaio 27 gennaio ).
Giuseppe Limone. Limone. Keywords: la composita, la simbolica, simbolo,
composito. Strawson, “The concept of a person” – Ayer: “The concept of a
person” – Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Limone: la composita” --. Luigi Speranza, “Grice e Limone: umano e persona”
– The Swimming-Pool Library.
Lodovici (Messina). Filosofo. – Grice: “I like Emanuele Samek
Lodovici – very Italian – his metamorfosi della gnosi is good!” -- samek
lodovici -- one of the two. Emanuele Samek Lodovici Il suo pensiero d'impronta metafisica si
oppone al materialismo e al riduzionismo. Esperto della filosofia di Plotino,
Sant'Agostino e Marx, si occupa dello gnosticismo che a suo parere si trova
ripresentato in diverse filosofie e ideologie dell'età moderna e
contemporanea. Figlio del bibliotecario e bibliografo Sergio Samek
Lodovici, nativo di Carrara, che lo chiamò come suo fratello maggiore, noto
medico e politico. Rimase in Sicilia per breve tempo per poi vivere sempre a Milano.
Scampò a soli cinque anni alla tragedia di Albenga, quando dopo il naufragio di
un'imbarcazione carica di bambini era stato inserito nel gruppo delle piccole
salme, ma il tempestivo intervento di un medico lo salvò. Di formazione e
cultura cattoliche, studiò a Milano dove si laurea con «Filosofia classica e spiritualità
cristiana nel Commento di Sant'Agostino al Vangelo di San Giovanni». Insegna aTorino.
Pubblicò due monografie, una su Agostino (con il contributo del C.N.R.), e
l'altra sulla gnosi moderna, che gli valsero la cattedra di Filosofia a
Trieste. In una lettera Noce si riferiva
così. Nella prima delle sue due opere fondamentali, Dio e mondo, inizia
considerando la grave accusa rivolta da Heidegger alla metafisica, ovvero di
non aver compreso che cos'è l'«essere» e di aver reificato Dio, di averlo cioè
reso una «cosa». Questa critica può essere legittima ma non nei riguardi
della metafisica neoplatonica nella forma in cui è stata mediata da Agostino. Individua
il fulcro di tale metafisica nella dottrina della «partecipazione» delle idee
col mondo, in forza della quale il rapporto di Dio col mondo è una relazione
sostanziale e non oggettualità. In Metamorfosi della gnosi, delinea una
fenomenologia della cultura come influenzata da una mentalità inconsciamente
gnostica. Tale mentalità ha assunto in sé le tesi dello gnosticismo antico,
ovvero la sostanziale negatività del mondo, la possibilità di redenzione dalla
oscurità del mondo attraverso un sapere salvifico (gnosi) e la possibilità di
un redenzione del mondo realizzata, senza bisogno della grazia divina, dalla
sola azione dell'uomo tramite la politica e/o la scienza. Così nel
pensiero gnostico la finitezza e la creaturalità vengono disprezzate e
rifiutate, con l'ambizione di creare l'Uomo Nuovo e la Gerusalemme terrena.
Insomma, sintesi del pensiero gnostico è quella formulazione che trova il
proprio culmine nel «rifiuto di non poter essere Dio»; in tal modo nella
visione gnostica non è più Dio, ma l'uomo gnostico a identificarsi con
l'infinito, sgravato com'è da qualsiasi limite. Da ciò appaiono evidenti
gli obiettivi polemici e critici di ogni metamorfosi dello gnosticismo rappresentato
nelle forme del riduzionismo antireligioso, del prometeismo marxista,
della filosofia radical-relativista diffusa attraverso i media, della
corruzione della memoria storica attuata anche attraverso la corruzione del
linguaggio ed infine nella strategia della distruzione della famiglia, che è
stata potentemente colpita in particolare con la rivoluzione sessuale e con
alcuni tipi di femminismo. Per quanto riguarda la sua pars construens,
Safferma che proprio a partire dalla post-marxistica crisi del pensiero
secolarista gnostico si deve delineare la necessità di ritornare alla tradizione
metafisica, da lui indicata sulla linea di Platone, Plotino e soprattutto
Agostino. In sintonia con l'ermeneutica
contemporanea, e pur evitandone le derive nichilistiche, riconosce la struttura
storicamente condizionante del linguaggio nei confronti dell'esistenza e della
conoscenza, secondo una sua favorita formula per cui «chi non ha le parole non
ha le cose», e d'altra parte il filosofo riconosce anche la funzione inversa
del linguaggio per cui, oltre che elemento condizionante, esso è anche il mezzo
con cui l'uomo storico può trascendere i vincoli della storia e del linguaggio
stesso (i baconiani «idola fori» e «idola theatri») ed esprimere le verità eterne. Rievoca
la valenza dell'autocoscienza della ragione e delle sue vastissime
potenzialità, sia in bene che in male, e a partire da queste, ne ricorda i
limiti, i fallimenti storici e le costitutive incapacità che emergono
specialmente nel momento in cui essa viene elevata ad una illuministica
idolatria, concretizzandosi nella moderna vita di massa che «ha affermato la libertà politica da ogni
autorità spirituale, finendo per favorire il potere dell’uomo sull’uomo; ha
affermato la libertà dell’amore dalla morale per vanificarlo nel sesso; ha
affermato di lottare contro ogni religione in quanto superstizione, solo per
prepararne una più esiziale, quella della scienza e del successo.» Piuttosto,
una ragione accorta deve, restando autonoma, interagire con la religione, per
corroborarla e giustificarla razionalmente o per cercarvi le risposte prime ed
ultime. Tipica poi del suo pensiero è la «cultura del ricordo», intesa come
cultura non di una memoria archeologica bensì di una memoria che guardando ai
fallimenti del passato possa liberare il presente dalle menzogne ideologiche e
dai progetti utopistici che, ripetendosi nella storia, hanno generato i
totalitarismi del XX secolo, e che oggi producono la dittatura del relativismo
e del nichilismo. Così la memoria assume una funzione spirituale nel senso che «mi rende migliore di quello che sono». La
riflessione è dunque nel complesso di carattere etico-sapienzale, consapevole
che in ogni agire umano si esplica la ricerca della felicità, una ricerca che,
per essere efficace e compiuta, deve però essere immune da qualsiasi utopismo
onirico: è alla luce di questa precisazione che può affermare che «non vi è
nessuna felicità senza virtù, in altre parole non vi è nessuna felicità senza
quell'unica attività che è in grado di rendere l'uomo pienamente umano», perciò
«non si può pretendere che l'acquisto della felicità non passi attraverso lo
sforzo, la lotta, e in ultima analisi la sofferenza», ed è in tal modo che
trovano un senso il limite umano e la sofferenza. Non sfugge al filosofo la
coscienza della precarietà della felicità umana, però questa «ben lungi dallo
spingerci alla tristezza per l'insaziabilità dell'uomo, va tuttavia vistaottimisticamente,
come l'indizio che è un'altra la felicità conforme al livello spirituale degli
esseri umani», perché «ultima hominis felicitas non est in hac vita». Altre opere:
“La presenza di Plotino nel In Johannis Evangelium di Agostino, in Contributi dell'Istituto di filosofia, I,
Vita e Pensiero, Sull'interpretazione di alcuni testi della “Lettera ai Galati”
in Marcione e Tertulliano, in «Aevum», Milano, Agostino, in Questioni di storiografia filosofica, La
Scuola, Brescia Dieci anni di studi sul processo di Gesù e su Gesù e gli
zeloti, Vita e Pensiero, Marxismo o Cristianesimo, Ares, Sessualità, matrimonio
e concupiscenza in Sant'Agostino, in , Etica sessuale e matrimonio nel
cristianesimo delle origini, Pubblicazioni dell'Università Cattolica, Tra cosmologia e metafisica. Note sul concetto
di cosmo, in :Il demoniaco nella musica, Giappichelli, La felicità e la crisi della cultura
radical-illuministica, in La crisi della
coscienza politica contemporanea e il pensiero personalista, Libreria Editrice Gregoniana,
“Dio e mondo: relazione, causa e spazio” (Edizioni Studium); “Metamorfosi della
gnosi” Ares, Dominio dell'istante,
dominio della morte. Alla ricerca di uno schema gnostico, in «Archivio di
Filosofia», Istituto di studi filosofici, Roma, “La gnosi e la genesi delle
forme, in «Rivista di Biologia», Il gusto del sapere, Universitas, L'arte di non disperare. Il gusto del
sapere Estratti di L'arte di non
disperare M. Picker, Il mio professore di filosofia, Studi
Cattolici, G. Alabiso, La critica dell'attacco macrostrutturale al cristianesimo,
Catania. Giacomo Samek Lodovici, Profili. Emanuele Samek Lodovici, Studi
Cattolici,Andrea Sciffo, Le maschere della gnosi, «Avvenire», Gaspare
Barbiellini Amidei, Il filosofo che insegnò l'arte della speranza. , in «Corriere
della Sera», filosofo che insegno arte_della_co shtml Giuseppe Feyles, La
battaglia di Samek, in «Tempi», //tempi/la-battaglia-di-samek Sergio Fumagalli,
Emanuele Samek Lodovici e Augusto Del Noce: Gnosi e secolarizzazione, Pontificia
Università della Santa Croce, Roma //sergiofumagalli/files/tesi.pdf Gianluca
Taddeo, Verità e diritto, Trento Gianluca Segre, una vita per la Verità, «la
Bussola Quotidiana» /la nuovabussola quotidiana.com/it/archivioStoricoArticolo-emanuele-samek-lodoviciuna
vita-per-la-verit- Andrea Galli, Il ritorno della gnosi, in «Avvenire», Gabriele
De Anna , L'origine e la meta. Ares, Milano .
Gnosticismo Cattolicesimo Augusto Del Noce Eric Voegelin Vittorio
Mathieu su Santi, beati e testimoni, santiebeati. EIl gusto del sapere Universitas, Documentazione
interdisciplinare di scienza e fede, sito "disf.org". Gnosi moderna e
secolarizzazione nell'analisi” Sergio Fumagalli, Pontificia Università della
Santa Croce, facoltà di Filosofia, Roma, “la gnosi come vero avversario della
verità di Silvio Restelli, sito "CulturaCattolica. Emanuele Samek
Lodovici. Lodivici. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “ Grice e Lodovici” – The
Swimming-Pool Library.
Lodovici: “Giacomo samek lodovici is the author of a fascinating essay on
philosophical psychology. Figlio di Emanuele Samek Ludovici.
Lombardi (Napoli). Filosofo. Grice:
“I like Lombardi; he took seriously my idea of Philosophy’s Longitudinal
Uniity, and like Passmore or Warnock, engaged iin a study of the ‘last hundred
years of Italian philosophy. This shows that his interests on Kant, etc., are
Italian-based, mainly!” Il padre Giovanni fu avvocato e docente di diritto e
procedura penale a Napoli, già allievo prediletto di Bovio, deputato prima e
dopo il fascismo, autore di scritti vari di sociologia. La madre Rosa Pignatari
fu nipote di Ciccotti, nella cui casa
era cresciuta. Tradusse alcuni degli scritti di Karl Marx nelle Opere edite dal
Ciccotti e la Storia del movimento operaio di Edouard Dolleans. Laureato e libero docente in filosofia lavora
in filosofia. Pubblica “Il mondo degli uomini” (Firenze, Le Monnier) Insegna a
Roma. Presidente della Società Filosofica Italiana e (sin dalla fondazione)
della Società filosofica romana, diresse il "Centro di Ricerca per le
Scienze Morali e Sociali" presso l'Istituto di filosofia della Roma. Direttore
della rivista De Homine cui si è affiancato il Bollettino Bibliografico per le
Scienze morali e sociali. Membro dell’Accademia nazionale dei Lincei. Gli fu
conferito il premio nazionale "Benedetto Croce" per la filosofia.
Altre opere: “L'esperienza e l'uomo.”“Fondamenti di una filosofia umanistica” Firenze:
G.C.Sansoni Editore); “Il mondo morale;”“Feuerbach” (Firenze: La Nuova Italia);
“Feuerbach e Marx: “Kierkegaard,” Firenze: La Nuova Italia); “La libertà del
volere” Milano: Fratelli Bocca, La
filosofia critica, Roma: Tumminelli; “Il problema kantiano, “Commento alla
Critica della ragion pura” Kant vivo, Firenze: Sansoni); Nascita del mondo moderno,
Firenze: Sansoni); Concetto e problemi di Storia della filosofia, Asti: Arethusa);
“Le origini della filosofia” Asti: Arethusa, Libertà, Asti, Arethusa, Firenze:
Sansoni; Dopo lo Storicismo, Firenze: Sansoni); “Ricostruzione filosofica,
Asti: Arethusa, “La filosofia italiana” Asti: Arethusa, Il piano del nostro
sapere, Asti: Arethusa, Firenze: Sansoni, La posizione dell'uomo nell'universo,
Firenze: Sansoni, Problemi della libertà, Firenze: Sansoni, Filosofia e civiltà; Introduzione e Parte
Prima, Firenze: Sansoni, Saggi Manoscritti inediti Scritti vari di filosofia, Scritti
politici Filosofia e Società , Firenze: Sansoni, Filosofia e Società Firenze:
Sansoni, Il senso della storia e altri saggi, Firenze: Sansoni, Aforismi
inattuali sull'arte, Firenze: Sansoni, Galilei, Calvino, Rousseau: tre antesignani
del tempo moderno, Firenze: Sansoni, scritti per l'università, Firenze:
Sansoni, “Continuità e Rottura, Firenze: Sansoni, Una svolta di civiltà, n.d.:
ERI, Gaetano Calabrò, Franco Lombardi, Torino: Edizioni di Filosofia, Atti del
Congresso internazionale di Filosofia, Milano: Castellani & C Editori, Il
materialismo storico Atti del XVI Congresso internazionale di Filosofia; Roma:
Fratelli Bocca, Il problema della filosofia oggi Varie Taccuini di viaggio
Dodici canzoni napoletane, su versi di Salvatore Di Giacomo, Firenze:
Forlivesi, Franco Lombardi, Torino: Edizioni di Filosofia, "Treccani
L'Enciclopedia italiana". La filosofia di Franco Lombardi. Un contributo
significativo per la costruzione della filosofia italiana contemporanea, Accademia
dei Lincei, in Biblioteca di Filosofi, Sapienza Roma. Franco Lombardi: Opere,
saggi, biografia in Biblio Media, su bibliomedia. Franco Lombardi. Lombardi.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lombardi” – The Swimming-Pool
Library.
Longano (Ripalimosani). Filosofo. Grice: “Longano took ‘naturalness’ so
seriously that he would apply it to anything: ‘man’ (‘uomo naturale’) and
morals (‘morale naturale’).” “I like Longano; he is a systematic logician, as
I’m not – therefore he thinks that to study semantics, which logic is, starts
with studying signs – as I did in my seminars on Peirce – so Longano is the one
I was referring when I mentioned what ‘people were at when they display an
interest in natural versus conventional signs; he also has interesting things
to say about my favourite parts of speech, syncategoremata!”” Figlio di Vito
Longano e Dorotea Gentile, fu allievo di Zurlo, si trasferì a Campobasso e quindi a
Napoli dove divenne allievo di Genovesi. Fece parte della massoneria ed è
considerato un importante esponente dell'illuminismo , fu sostenitore dello
stretto rapporto tra anima e corpo e di una visione dell'uomo nella sua
interezza. Propugnò la rinascita dell'Italia, proponendo un piano di riforme e
il superamento del feudalesimo. Opere: “Piano
di un corpo di filosofia morale; ossia, Estratto d'un corso di Etica, di
economia e di politica” (Napoli,“Dell'Uomo Natural Napoli, “Saggio sul commercio”
(Napoli, presso Vincenzo Flauto, Raccolta di Saggi economici per gli abitanti
delle due Sicilie, Napoli, I, presso
Domenico Sangiacomo, II, presso Giuseppe
Campo, “Dell'uomo e della sua morale natural -- Esame fisico, e morale
dell'uomo, Napoli, Michele Morelli, Dell'uomo, e sua morale natural, Della
morale naturale, Napoli, Michele Morelli, Dell'uomo Religioso e cristiano, Dell'uomo religioso, Napoli, Michele Morelli,
“Logica” Viaggio per lo contado di Molise nell'ottobre 1786 ovvero descrizione
fisica, economica e politica del medesimo, Napoli, Viaggio per la Capitanata,
Napoli, Domenico Sangiacomo, Il Purgatorio ragionato, Francesco Lepore,
postfazione di Sebastiano Martelli, Campobasso, Palladino, “Philosophiae
rationalis elementa” “De arte logica, Neapoli, “De metaphysica, Neapoli, apud
Vincentium Orsino; De Jure humanae, Neapoli,
Biblioteca provinciale di FoggiaL'anno di Genovesi , su biblioteca provinciale.foggia.
Gaetano, su webcache.googleusercontent.com Anna Maria Rao, L'amaro della
feudalità: la devoluzione di Arnone e la questione feudale a Napoli alla fine
del '700, Guida Editori, Francesco Rizzo,
Francesco Longano e la civiltà del Purgatorio: riformismo e anticlericalismo
nella provincia molisana del XVIII secolo,
Stefano Borgna, Francesco Longano su delpt.unina Antonio Trampus,
Francesco Longano, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Longano. Longano. Luigi Speranza, “Grice
e Longano: esame fisico dell’uomo” “Grice e Longano: la semiotica” – The
Swimming-Pool Library.
Losano (Casale Monferrato). Filosofo. Grice: “I like
Lossano; his research overlap with that of H. L. A. Hart, but Losano is more
interested in the philosophy and he is obviously more continental, as he
should, given the prominence of Kelsen in the field!” Si
occupa di filosofia del diritto e informatica giuridica. Si laurea a Torino.
Insegna a Milano e Alessandria, e Torino. Si occupa di storia della filosofia
del diritto; teoria generale del diritto; circolazione mondiale delle idee
giuridiche e sociali; filosofia politica; diritti umani; geopolitica;
informatica giuridica; privacy; e-publishing; edizioni di archivi storici.
Pubblica un completo panorama sull'evoluzione della nozione di sistema nel
diritto dalla Roma antica ad oggi. Ha curato carteggi di Jhering ed opere di Jhering e di Kelsen. Curato l'edizione critica
delle corrispondenza di Roesler. Come informatico giuridico, ha pubblicato un
manualedi informatica giuridica e diritto informatico e un progetto di legge
sulla tutela della privacy; Presidente del "Centro di calcolo automatico”
a Milano. Opere:“Kelsen, La dottrina pura del diritto. Einaudi, Torino); La
teoria di Marx ed Engels sul diritto e sullo stato. Materiali per il seminario
di filosofia del diritto, Milano. Anno Accademicom Cooperativa Libraria
Università Torinese, Torino); “Gius-cibernetica” Macchine e modelli cibernetici
nel diritto, Einaudi, Torino Libia Materiali sui rapporti fra ideologia ed
economia” (Milano. Anno Accademico Cooperativa Libraria Università Torinese,
Torino, “Lo scopo nel diritto. Einaudi, Torino, Jhering, Lo scopo nel diritto.
Introduzione, Nino Aragno Editore, Torino , Corso di informatica giuridica,
Cooperativa Universitaria Editrice Milanese, Milano), Corso di informatica
giuridica; L'elaborazione dei dati non numerici, Unicopli, Milano; Il diritto
dell'informatica, Unicopli, Milano Corso di informatica giuridica; Stato e automazione. Etas Kompass, Babbage: la
macchina analitica. Un secolo di calcolo automatico, Etas Kompass, Milano Scheutz:
La macchina alle differenze. Un secolo di calcolo automatico, Etas Libri,
Milano Machines arithmétiques. Invenzioni francesi del Settecento. Testi
originali con 15 tavole dell'epoca, Bottega d'Erasmo, Torino I grandi sistemi
giuridici. Introduzione ai diritti europei ed extraeuropei, Einaudi, Torino, I
grandi sistemi giuridici. Introduzione ai diritti europei ed extraeuropei,
Einaudi, Torino, I grandi sistemi giuridici. Introduzione ai diritti europei ed
extraeuropei, Laterza, Roma Bari, L'informatica legislativa regionale.
L'esperimento del Consiglio Regionale della Lombardia, Rosenberg & Sellier,
Torino Forma e realtà in Kelsen, Comunità, Milano, Automi arabi del XIII
secolo. Dal "Libro sulla conoscenza degli ingegnosi meccanismi",
Luigi Maestri Editore, Milano); Automi d'Oriente. "Ingegnosi
meccanismi" arabi del XIII secolo, Milano Il diritto economico, Unicopli,
Milano L'ammodernamento giuridico, Unicopli, Milano, UCorso di informatica
giuridica: IInformatica per le scienze sociali, Einaudi, Torino Il diritto
privato dell'informatica, Einaudi, Torino, Scritto con la luce. Il disco
compatto e la nuova editoria elettronica, Unicopli, Milano, L'informatica e
l'analisi delle procedure giuridiche, Unicopli, Milano, Diritto e CD-ROM.
Esperienze italiane, Giuffrè, Milano, Storie di automi. Dalla Grecia classica
alla Belle Époque, Einaudi, Torino Saggio sui fondamenti tecnologici della
democrazia, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, Istituto per la
Documentazione Giuridica, Firenze, Kelsen Umberto Campagnolo, Diritto
internazionale e Stato sovrano. Mario G. Losano. Con un inedito di Hans Kelsen e
un saggio di Norberto Bobbio, Giuffrè, Milano, Un giurista tropicale. Tobias
Barreto fra Brasile reale e Germania ideale, Laterza, RomaBari Sistema e
struttura nel diritto: IDalle origini alla Scuola storica, Giuffrè, Milano, Il
Novecento, Giuffrè, Milano, Dal Novecento alla postmodernità, Giuffrè, Milano Umberto
Campagnolo, Verso una costituzione federale per l'Europa. Una proposta inedita.
Giuffrè, Milano, "Cedant arma Un giudice e due leggi. Pluralismo
normative, Giuffrè, Milano, Funzione sociale della proprietà e latifondi
occupati, Diabasis, Reggio Emilia, Kelsen, Scritti autobiografici. Traduzione e
cura di Mario G. Losano, Diabasis, Reggio Emilia Peronismo e giustizialismo:
dal Sudamerica all'Italia, e ritorno. Marzia Rosti, Diabasis, Reggio Emilia, Memoria
dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche,
Accademia delle Scienze, Torino /ccademia delle scienze editorial memorie morali
Campagnolo, Conversazioni con Kelsen. Documenti dell'esilio ginevrino Giuffrè,
Milano La geopolitica del Novecento. Dai Grandi Spazi delle dittature alla de-colonizzazione,
Bruno Mondadori, Milano, Kelsen Arnaldo Volpicelli, Parlamentarismo, democrazia
e corporativismo Introduzione, Nino
Aragno Editore, Torino, Alle origini della filosofia del diritto a Torino: PAlbini.
Con due documenti sulla collaborazione di Albini con Mittermaier, Memorie della
Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche,
Accademia delle Scienze, Torino accademia delle scienze/attivita editorial periodici-e-collane/
memorie/morali I carteggi di Albini con
Sclopis e Mittermaier. Alle origini della filosofia del diritto a Torino,
Memoria dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali,
Storiche e Filologiche, Accademia delle Scienze, Torino accademia dellescienze
attivita editoria/periodici-e-collane/memorie morali Alle origini della
filosofia del diritto in Giappone. Il corso di Alessandro Paternostro a Tokyo. In
appendice: A. Paternostro, Cours de philosophie du droit, 1889, Lexis, Torino I
La Rete e lo stato. Mimesis, Milano ,Norberto Bobbio. Una biografia culturale,
Carocci, Roma , Hans Kelsen, Due saggi
sulla democrazia in difficoltà,Aragno, Torino La libertà d’insegnamento in Brasile e
l’elezione del Presidente Bolsonaro, Mimesis, Milano Mario Giuseppe Losano. Losano.
Luigi Speranza, “Grice e Losano: storia del diritto romano – what Kelsen never
had!” – The Swimming-Pool Library.
Losurdo (Sannicandro di Bari). Filosofo. Grice:
“Losurdo has contributed to a collection on ‘fatti normativi’ which is
fascinating!” -- Grice: “I like Losurdo:
describing Nietzsche as the aristocratic rebel is genial; he also engages in
some linguistic botanising with his ‘linguaggio dell’impero’: something Romans
and Brits know well – cf. ‘Great Britaiin’ and my little England!” -- losurdo, Italian
philosopher, expert not on Grice, but Nietzsche, “Nietzsche, ribelle
aristocratico” -- essential Italian philosopher.
Si laurea a Urbino sotto la guida di Salvucci
con la tesi, “La semantica di Rodbertus”. Direttore dell'Istituto di Scienze
filosofiche e pedagogiche "Pasquale Salvucci" all'Urbino, insegnò
storia della filosofia nella stessa università presso la facoltà di Scienze
della Formazione. Inoltre fu presidente dell'hegeliana Società internazionale
Hegel-Marx per il pensiero dialettico, membro della Società di scienze di
Leibniz a Berlino (un'associazione di scienziati che si rifà alla settecentesca
Accademia Reale Prussiana delle Scienze nella tradizione di GLeibniz) e direttore
dell'associazione politico-culturale Marx XXI. Dalla militanza comunista alla
condanna dell'imperialismo statunitense, fino allo studio della questione
afroamericana e di quella dei nativi, Losurdo fu studioso anche partecipe della
politica nazionale e internazionale. Di formazione marxista, descritto sia
come un «marxista controcorrente» sia come un «marxista eterodosso» e un
«comunista militante», la sua produzione spazia dai contributi allo studio
della filosofia kantiana (la cosiddetta autocensura di Immanuel Kant e il suo
nicodemismo politico), alla rivalutazione dell'idealismo classico tedesco, specie
di Hegel, nel tentativo di riproporne l'eredità (sulla scia di György Lukács in
particolare), alla riaffermazione dell'interpretazione del marxismo tedesco e
non (Antonio Gramsci e i fratelli Bertrando e Silvio Spaventa), con incursioni
nell'ambito del pensiero nietzscheano (la lettura di un Friedrich Nietzsche
radicale aristocratico) e di quello heideggeriano (in particolare la questione
dell'adesione al nazismo di Martin Heidegger). La sua riflessione
filosofico-politica, attenta alla contestualizzazione del pensiero filosofico
nel proprio tempo storico, muove in particolare dai temi della critica radicale
del liberalismo, del capitalismo, del colonialismo e dell'imperialismo, nonché
della concezione tradizionale del totalitarismo (Hannah Arendt), nella
prospettiva di una difesa della dialettica marxista e del materialismo storico,
dedicandosi anche allo studio dell'antirevisionismo in ambito marxista-leninista.
Losurdo ha una visione molto critica della tradizione intellettuale europea del
liberalismo, in particolare della tradizione classica e delle sue origini,
sostenendo che pur pretendendo di enfatizzare l'importanza della libertà
individuale in pratica il liberalismo reale è a lungo contrassegnato dalla sua
esclusione di persone da questi diritti, con conseguente sfruttamento come
razzismo, schiavitù e genocidio. Afferma che le origini del nazismo si trovano
in quelle che considera politiche colonialiste e imperialiste del mondo
occidentale. Esaminando le posizioni intellettuali e politiche degli
intellettuali sulla modernità, Kant e Hegel furono i più grandi pensatori della
modernità mentre Nietzsche fu il suo più grande critico. I suoi lavori,
che lui stesso fa rientrare nell'ambito della storia delle idee, riguardano
inoltre l'indagine delle questioni di storia e politica contemporanee, con una
attenzione critica costante al revisionismo storico e la polemica contro le
interpretazioni di François Furet e Ernst Nolte. In particolare critica una
tendenza reazionaria tra gli storici contemporanei revisionisti riconoscibile
nel lavoro di autori come Nolte, che traccia l'impeto dietro l'Olocausto agli
eccessi della rivoluzione russa; o Furet, che collega le purghe staliniane a
una «malattia» originata dalla rivoluzione francese. Secondo Losurdo
l'intenzione di questi revisionisti è di sradicare la tradizione rivoluzionaria
in quanto le loro vere motivazioni hanno poco a che fare con la ricerca di una
maggiore comprensione del passato, ma si trovano nel clima e nei bisogni
ideologici delle classi politiche, come è più evidente nel lavoro dei
revivalisti imperiali Johnson e Ferguson. Fornisce inoltre una nuova
prospettiva su rivoluzioni come quella inglese, americana, francese, russa e
quelle contro il colonialismo e l'imperialismo. Si discosta anche dalle
posizioni elogiative che la maggior parte delle biografie prende nell'analisi
di Gandhi e la nonviolenza. Losurdo volge la sua attenzione alla storia
politica della filosofia moderna tedesca da Kant a Marx e del dibattito che su
di essa si sviluppa in Germania nella seconda metà dell'Ottocento e nel
Novecento, per poi procedere a una rilettura della tradizione del liberalismo,
in particolare partendo dalla critica e dalle accuse di ipocrisia rivolte a Locke
per la sua partecipazione finanziaria alla tratta degli schiavi. Riprendendo ciò
che afferma Arendt in Le origini del totalitarismo, per Losurdo il vero peccato
originale del Novecento è nell'impero coloniale di fine Ottocento, dove per la
prima volta si manifesta il totalitarismo e l'universo concentrazionario.
Controversia degli storici Losurdo critica il concetto di totalitarismo,
sostenendo che fosse un concetto polisemico con origini nella teologia
cristiana e che applicarlo alla sfera politica richiedeva un'operazione di
schematismo astratto che utilizza elementi isolati della realtà storica
per collocare la Germania nazista e altri regimi fascisti e l'Unione Sovietica
e l'esperienza del socialismo reale e di altri Stati socialisti nello stesso
insieme, servendo così l'anticomunismo degli intellettuali della guerra fredda
piuttosto che riflettere la ricerca intellettuale. Forte critico
dell'equiparazione tra nazismo e comunismo (in particolare quello sovietico)
fatta da studiosi come Furet e Nolte, ma anche da Arendt ePopper, nonché del concetto
di «olocausto rosso», il suo Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, sollevò
un dibattito sulla figura di Iosif Stalin, sul quale a suo avviso peserebbe una
sorta di leggenda nera costruita per screditare tutto il comunismo. Porta
l'esempio che nel lager vi era volontà omicida esplicita in quanto l'ebreo che
vi entrava era destinato a non uscire più (vi è una despecificazione
naturalistica) mentre nel gulag no (si tratta di despecificazione
politico-morale) e nel primo venivano rinchiusi quelli che il nazismo chiamava
Untermensch («sottouomini») mentre nel secondo (in cui afferma finissero solo
una parte dei dissidenti), pur essendo una pratica da condannare, erano
rinchiusi dissidenti da rieducare e non da eliminare. Losurdo afferma che «il
detenuto nel Gulag è un potenziale compagno [la guardia stessa era tenuta a
chiamarlo in questo modo] e dopo l'inizio del biennio delle grandi purghe che
seguono l'assassinio di Kirov] è comunque un cittadino». Riprendendo anche
l'opinione di Levi (internato ad Auschwitz, secondo cui il lager era moralmente
più grave del gulag) e contro Solženicyn (internato in Siberia e che affermava
l'equiparazione della volontà sterminazionistica),sostiene che pur essendo
grave che un Paese socialista nato per abolire lo sfruttamento usi sistemi
imperialisti e capitalisti, il gulag sia analogo a molti campi di
concentramento occidentali (i cui governi hanno sostenuto e sostengono di
essere paladini della libertà), che per certi versi furono anche più affini al
lager in quanto campo di sterminio e non di rieducazione, riprendendo la storia
del genocidio indiano. Egli sostiene anche che i campi di concentramento e le
colonie penali britanniche erano peggio di qualsiasi gulag, accusando anche
politici come Winston Churchill e Harry Truman di essere autori di crimini
di guerra e contro l'umanità pari (se non peggiori) di quelli che sono stati
poi attribuiti a Stalin. Losurdo ritiene inoltre che i comunisti soffrano di
autofobia, cioè paura di se stessi e della propria storia, problema patologico
che va affrontato, a differenza dell'autocritica sana. Despecificazione
politico-morale e despecificazione naturalistica La despecificazione è
l'esclusione di un individuo o di un gruppo dalla comunità dei civili. Esistono
due tipi di despecificazione: La despecificazione politico-morale (in
questo caso l'esclusione è dovuta a fattori politici o morali). La
despecificazione naturalistica (in questo caso l'esclusione è dovuta a fattori
biologici). Per Losurdo la despecificazione naturalistica è qualitativamente
peggiore rispetto a quella politico-morale. Infatti mentre quest'ultima offre
almeno una via di scampo mediante il cambio di ideologia, questo non è
possibile nel caso in cui sia in atto una despecificazione naturalistica, che è
irreversibile in quanto rimanda a fattori biologici che sono di per sé
immodificabili. A differenza di altri pensatori ritiene quindi che l'olocausto
degli ebrei non è incomparabile ed è quindi disposto ad ammettere in questo
caso una tragica peculiarità. La comparatistica che Losurdo offre a proposito
non vuole essere una relativizzazione o uno sminuire, ma semplicemente
considerare l'olocausto degli ebrei come incomparabile significa perdere la
prospettiva storica e dimenticarsi dell'olocausto nero (l'olocausto dei neri) o
dell'olocausto americano (l'olocausto dei nativi indiani d'America ottenuto
negli Stati Uniti mediante la continua deportazione sempre più a ovest e la
diffusione ad arte del vaiolo), oltre ad altri stermini di massa come il
genocidio armeno. Polemiche riguardanti Stalin Una recensione effettuata
nell'aprile del 2009 da Guido Liguori su Liberazione (organo ufficiale del
Partito della Rifondazione Comunista) di Stalin. Storia e critica di una
leggenda nera, libro in cui Losurdo critica la demonizzazione di Stalin
effettuata dalla storiografia maggioritaria e cerca di sottrarlo a quella che
definisce «la leggenda nera su di lui», è al centro di una polemica all'interno
della redazione del suddetto quotidiano. Venti redattori inviano una lettera di
protesta al direttore del giornale in cui si critica sia il tentativo di
riabilitazione di Stalin presente nel libro di Losurdo sia la recensione di Liguori
(giudicata troppo positiva nei confronti del libro), oltre che la scelta del
direttore del giornale di pubblicare tale recensione. Il libro riceve delle
recensioni critiche per le sue affermazioni e per la metodologia di lavoro
utilizzata.I critici di Losurdo lo accusano di essere un «neostalinista». Grover
Furr, autore di Krusciov mentì e descritto come un «revisionista storico», un
«revisionista in una ricerca lunga una carriera per scagionare Stalin» e un
«prezioso contributo alla scuola revisionista storica degli studi sovietici e
comunisti», elogia il lavoro di Losurdo, in particolare quello su Stalin, iniziando
un'amicizia reciproca. Nel introduce
Furr a un editore italiano che pubblica la traduzione italiana di Khruschev
mentì, per cui scrive l'introduzione. Aveva già scritto l'introduzione e il
retrocopertina del libro di Furr sull'assassinio di Sergej Mironovič Kirov che
rimane inedito. Negli estratti di un convegno organizzato per rivalutare la
figura di Stalin a cinquant'anni dalla morte critica le rivelazioni
contenute nel rapporto segreto di Nikita Sergeevič Chruščёv, l'allora
segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica. Secondo
Losurdo la cattiva fama di Stalin deriverebbe non dai crimini commessi da
quest'ultimo (paragod altri del suo tempo), ma dalle falsità presenti in quel
rapporto che Chruščёv lesse nel corso del XX Congresso del febbraio 1956. Nella
relazione al convegno dà credito a una delle accuse principali che stavano alla
base della sanguinosa repressione staliniana contro gli oppositori, ovvero
l'esistenza nell'Unione Sovietica della «realtà corposa della quinta colonna»
pronta ad allearsi col nemico. Losurdo ribadisce di non voler riabilitare
Stalin, seppur calato nella sua epoca, volendo presentare solo un'analisi dei
fatti più neutrale e attuare un revisionismo sull'esperienza generale del
socialismo reale ritenuta passata, ma utile da studiare per capire le dinamiche
future del socialismo. Losurdo apparteneva alla corrente del
marxismo-leninismo, ma ammirava anche l'interpretazione che Mao Zedong diede
della pluralità della lotta di classe, da collocare nel contesto
dell'attenzione che rivolge al processo di emancipazione femminile e dei popoli
colonizzati. Vicino prima al Partito Comunista Italiano, poi al Partito della
Rifondazione Comunista e infine al Partito dei Comunisti Italiani, confluito
nel Partito Comunista d'Italia () e nel Partito Comunista Italiano (), di cui è
stato membro, fu anche direttore dell'associazione politico-culturale Marx XXI.
Critico del liberalismo, della NATO e dell'imperialismo, in particolare quello
statunitense, Losurdo contestò l'assegnazione del Premio Nobel per la pace a Xiaobo,
considerato un sostenitore aperto del colonialismo occidentale, in particolare
per la sua idealizzazione del mondo occidentale e per aver affermato che ci
sarebbe bisogno di «300 anni di colonialismo. In 100 anni di colonialismo Hong
Kong è cambiata fino a diventare ciò che è oggi. Data la grandezza della Cina,
ovviamente ci vorrebbero 300 anni per trasformarla in quello che Hong Kong è
oggi. E ho dei dubbi che 300 anni siano abbastanza». Opere:“Auto-censura e
compromesso in Kant, Napoli, Bibliopolis, “Hegel. Questione nazionale,
restaurazione. Presupposti e sviluppi di una battaglia politica, Urbino, Università
degli Studi, “Tra Hegel e Bismarck. La rivoluzione e la crisi della cultura
tedesca”Roma, Editori Riuniti, Lukacs e
con Salvucci e Sichirollo, Urbino, Quattro venti, Marx e i suoi critici, e con
Cazzaniga e Sichirollo, Urbino, Quattro venti, La catastrofe della Germania e
l'immagine di Hegel, Milano, Guerini, Metamorfosi del moderno.Urbino, Quattro
venti, Hegel, Marx e la tradizione liberale. Libertà, uguaglianza, Stato, Roma,
Editori Riuniti,Tramonto dell'Occidente? Atti del Convegno organizzato dall'Istituto
italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica.
Cattolica, e con Gian Mario Cazzaniga e Livio Sichirollo, Urbino, Quattro
venti, Antropologia, prassi, emancipazione. Problemi del marxismo, e Urbino,
Quattro venti, Égalité-inégalité. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto
italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica,
Urbino, Quattro venti, Prassi. Come orientarsi nel mondo. Atti del convegno
organizzato dall'Istituto Italiano per gli Studi filosofici e dalla Biblioteca
Comunale di Cattolica e con Gian Mario
Cazzaniga e Livio Sichirollo, Urbino, Quattro venti, La comunità, la morte,
l'Occidente. Heidegger e l'ideologia della guerra, Torino, Bollati Boringhieri,
Massa folla individuo. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per
gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, e con Burgio e Cazzaniga, Urbino, Quattro
venti, Hegel e la libertà dei moderni, Roma, Editori Riuniti, Napoli, La scuola
di Pitagora, . Rivoluzione francese e filosofia classica tedesca, a cura di,
Urbino, Quattro venti Democrazia o bonapartismo. Trionfo e decadenza del
suffragio universale, Torino, Bollati Boringhieri, Marx e il bilancio storico
del Novecento, Gaeta, Bibliotheca, Napoli, La scuola di Pitagora, Gramsci e
l'Italia. Atti del Convegno internazionale di Urbino, Napoli, La città del
sole, La seconda Repubblica. Liberismo, federalismo, postfascismo, Torino,
Bollati BoringhieriAutore, attore, autorità, e con Alberto Burgio, Urbino,
Quattro venti, Il revisionismo storico. Problemi e miti, Roma-Bari, Laterza, Utopia
e stato d'eccezione. Sull'esperienza storica del socialismo reale, Napoli,
Laboratorio politico, Ascesa e declino delle repubbliche, e con Maurizio
Viroli, Urbino, Quattro venti, Lenin e il Novecento. Atti del Convegno
internazionale di Urbino, e con Ruggero Giacomini, Napoli, La città del sole, Metafisica.
Il mondo Nascosto, con Roma-Bari, Laterza, Gramsci dal liberalismo al
«Comunismo critico», Roma, Gamberetti, Dai fratelli Spaventa a Gramsci. Per una
storia politico-sociale della fortuna di Hegel in Italia, Napoli, La città del
sole, Hegel e la Germania. Filosofia e questione nazionale tra rivoluzione e
reazione, Milano, Guerini, Nietzsche. Per una biografia politica, Roma, Manifesto
libri, Il peccato originale del Novecento, Roma-Bari, Laterza, Dal Medio
Oriente ai Balcani. L'alba di sangue del secolo americano, Napoli, La città del
sole, Fondamentalismi. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per
gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica e con
Alberto Burgio, Urbino, Quattro venti, URSS: bilancio di un'esperienza. Atti
del Convegno italo-russo. Urbino, e con Ruggero Giacomini, Urbino, Quattro
venti, L'ebreo, il nero e l'indio nella storia dell'Occidente, Urbino, Quattro
venti, Fuga dalla storia? Il movimento comunista tra autocritica e autofobia,
Napoli, La città del sole, poi Fuga dalla storia? La rivoluzione russa e la
rivoluzione cinese oggi, La sinistra, la Cina e l'imperialismo, Napoli, La
città del sole, Universalismo e etnocentrismo nella storia dell'Occidente,
Urbino, Quattro venti, La comunità, la morte, l'Occidente. Heidegger e
l'«ideologia della guerra», Torino, Bollati Boringhieri, Nietzsche, il ribelle aristocratico. Biografia
intellettuale e bilancio critico, Torino, Bollati Boringhieri, Cinquant'anni di
storia della repubblica popolare cinese. Un incontro di culture tra Oriente e
Occidente. Atti del Convegno di Urbino, Napoli, La città del sole, Dalla teoria
della dittatura del proletariato al gulag?, iMarx e Engels, Manifesto del
partito comunista, traduzione e introduzione di Domenico Losurdo, Editori
Laterza, Bari, Controstoria del liberalismo, Roma-Bari, Laterza, La tradizione
filosofica napoletana e l'Istituto italiano per gli studi filosofici, Napoli, nella
sede dell'Istituto, Autocensura e compromesso nel pensiero politico di Kant,
Napoli, Bibliopolis, Legittimità e critica del moderno. Sul marxismo di Antonio
Gramsci, Napoli, La città del sole, Il linguaggio dell'Impero. Lessico
dell'ideologia americana, Roma-Bari, Laterza,Stalin. Storia e critica di una
leggenda nera, Roma, Carocci, Paradigmi e fatti normativi. Tra etica, diritto e
politica, con altri, Perugia, Morlacchi, La non-violenza. Una storia fuori dal
mito, Roma-Bari, Laterza, La lotta di classe. Una storia politica e filosofica,
Roma-Bari, Laterza, La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo,
guerra, Carocci, . Un mondo senza guerre. L'idea di pace dalle promesse del
passato alle tragedie del presente, Carocci . Il marxismo occidentale. Come
nacque, come morì, come può rinascere, Laterza . Note
PCI Ancona: cordoglio per la scomparsa del Compagno Losurdo , su il partito
comuista italiano, Angelo d'Orsi, Scienza e militanza. Un ricordo, MicroMega, Cordoglio
per la scomparsa di Domenico Losurdo , su Il Metauro, Verso, Il linguaggio
dell'Impero. Lessico dell'ideologia americana, Roma-Bari, Laterza. Il filosofo
marxista controcorrente. Un marxista eterodosso. Autocensura e compromesso in Kant,
Napoli, Bibliopolis, Hegel e la libertà dei moderni, Roma, Editori Riuniti, Napoli,
La scuola di Pitagora, Losurdo, Lukacs nel centenario della nascita, e con
Pasquale Salvucci e Livio Sichirollo, Urbino, Quattro venti, Domenico Losurdo,
Dai fratelli Spaventa a Gramsci. Per una storia politico-sociale della fortuna
di Hegel in Italia, Napoli, La città del sole, Nietzsche. Il ribelle
aristocratico. Domenico Losurdo, La
comunità, la morte, l'Occidente. Heidegger e l'«ideologia della guerra».Controstoria
del liberalismo, Laterza, Losurdo, Revisionismo storico. Domenico Losurdo, Peccato originale del
Novecento. Domenico Losurdo, La
non-violenza. Una storia fuori dal mito.
La non-violenza. Una storia fuori dal mito , su L'Ernesto, Associazione
Marx, Losurdo, Dalla teoria della dittatura del proletariato al gulag?, in Marx, FEngels, Manifesto del partito
comunista, traduzione e introduzione di Losurdo, Editori Laterza, Bari David
Broder. Domenico Losurdo, Jacobin. 2Stalin. Storia e critica di una leggenda
nera. a b Domenico Losurdo, URSS:
bilancio di un'esperienza. Atti del Convegno italo-russo. Urbino, con Ruggero
Giacomini, Urbino, Quattro venti, Popper falso profeta158, in: , Contro Popper,
Armando Editore, B. Lai e L. Albanese.
Domenico Losurdo, Fuga dalla storia? Il movimento comunista tra
autocritica e autofobia. Maurizio
Brignoli, Losurdo, Domenico, Il linguaggio dell'impero. Lessico dell'ideologia,
Lettere su Stalin Niccolò Pianciola,
Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, con un saggio di Luciano Canfora
, su sissco.Valerio Evangelisti, Domenico Losurdo: Stalin. Storia e critica di
una leggenda nera . Andrea Romano,
Losurdo, Canfora e lo stalinismo che non fa male [collegamento
interrotto], su andrearomano.ilcannocchiale. In Memoriam, La Città del Sole, Stalin
nella storia del Novecento, Ruggero Giacomini, Teti Editore, "Una teoria
generale del conflitto sociale" , 25 giugno . Intervento al 6º Congresso Nazionale del PdCI
. Blogger. Il Consiglio Direttivo
dell'associazione Marx Il «Nobel per la
pace» a un campione del colonialismo e della guerra, il cavallo oscuro della
letteratura»), Open Magazine, Open Magazine, Hannah Arendt Controstoria del
liberalismo Antonio Gramsci Genocidio indiano Grandi purghe Martin Heidegger
Karl Marx Friedrich Nietzsche Olocausto Josif Stalin Università degli Studi di
Urbino "Carlo Bo" Altri progetti Citazionio su Domenico
Losurdo Blog di Domenico Losurdo , su
domenicolosurdo.blogspot.com. Intervista a Domenico Losurdo sul RAI Filosofia , su filosofia.rai. Intervist RTV
Svizzera , su youtube.com. Domenico Losurdo. Losurdo. Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Losurdo, e
Nietzsche, ribelle aristocratico," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Lottieri
(Brescia).
Filosofo. Grice: “I like Lottieri;
he has quoted Hobbes and Hume and Gauthier from a game-theoretical approach to
co-operation, conversational and other – all very Griceian, if I may mayself so
say it!” Allievo di Caracciolo, studia a Genova,
Ginevra e Parigi, su la filosofia di Mosca. Insegna a Siena e Verona. Da vita
all'Istituto Bruno Leoni, un istituto che si ispira alla tradizione
intellettuale di Einaudi e Ricossa, e di cui egli è direttore del dipartimento
Teoria Politica. Cura Leoni. La filosofia di Lottieri si sviluppa all'interno
del liberalismo classico e, grazie allo studio degli autori elitisti, si
delinea quale critica del sistema di dominio iscritto nei regimi democratici
rappresentativi. Mostra l'adesione a tale prospettiva, che rapidamente evolve
grazie al contatto con il libertarianismo. Il libertarianismo di Lottieri metta
in discussione "la psicologia regolamentativa e anti-innovativa del
burocrate", avverso a ogni forma di rischio e cambiamento. Il saggio
sul libertarismo evidenzia l'adesione ai temi classici del pensiero liberale
lockiano e giusnaturalista (difesa della proprietà, del mercato, dell'auto-nomia
negoziale), ma anche il maturare di questioni che sono invece tutte interne al
realismo politico: specie nel confronto con Schmitt, Brunner e Miglio.
Mentre il testo sul rapporto tra economia di mercato e ordine sociale/comunitario
(Denaro e comunità) è una critica della sociologia, a cui è rimproverato di
avere frainteso la natura inter-personale della moneta e delle relazioni di
mercato, il saggio su Leone muove dal pensatore torinese per delineare una
filosofia libertaria anche oltre la lettera stessa dell'autore di Freedom and
the Law. In particolare, in questa fase della riflessione Leoni viene
individuato come uno studioso in grado di dare una maggiore consapevolezza
filosofico-giuridica alla teoria libertaria, fino ad ora elaborata per lo più
da economisti e teorici politici. “Denaro e comunità: relazioni di
mercato e ordinamenti giuridici nella società liberale,” Napoli, Guida Editori,
“Il pensiero libertario contemporaneo. Tesi e controversie sulla filosofia, sul
diritto e sul mercato, Macerata, Liberilibri, “Le ragioni del diritto: libertà
individuale e ordine giuridico nel pensiero di Leoni,”Treviglio Soveria
Mannelli, Facco Rubbettino Editore, “Come il federalismo fiscale può salvare il
Mezzogiorno, Soveria Mannelli, Rubbettino, “Credere nello Stato? Teologia
politica e dissimulazione da Filippo il Bello a WikiLeaks, Soveria Mannelli,
Rubbettino, “ Liberali e non: (cf. Griceiani e non.) percorsi di storia del
pensiero politico, Brescia, La Scuola,
Guglielmo Ferrero in Svizzera. Legittimità, libertà e potere, Roma,
Studium, Un'idea elvetica di libertà.
Nella crisi della modernità europea, Brescia, La Scuola, “Beni comuni, diritti individuali e ordine
evolutivo,”Torino, IBL. Nella filosofia di Lottieri sull'unificazione europea,
in particolare, è cruciale l'opposizione tra l'armonizzazione spontanea
emergente dal basso e l'unificazione coercitiva. Lottieri identifica quattro
superstizioni o quattro credenze erronee che sotto alla base dei tentativi di
creare un nuovo stato chiamato ‘Europa'. Primo, l'idea che la libertà
individuale e il poli-centrismo giuridico causino tensioni e, in definitiva,
conflitti; Secondo, che il mercato derivi dall'ordine giuridico creato dallo
Stato; Terzo, che l'esistenza di una distinta identità europea esiga la
costruzione di un singolo Stato continentale; e quarto, che un'Europa unificata
sarebbe più armoniosa e meglio in grado di sostenere lo sviluppo delle sue
componenti più povere. Individuato come uno degli esponenti di un liberalismo
particolarmente radicale e volto a proporre una sorta di fuga dallo Stato:
Dario Fertlio, "Libertari 2001: la grande fuga dallo Stato, Corriere della
Sera. Una disamina molto critica al limite dell'insulto personale di tale
liberalismo libertarian si ha nella recensione che Vitale dedica al volume su
Rothbard scritto a quattro mani da Lottieri assieme a Enrico Diciotti (basato
su un confronto assai franco tra prospettive molto diverse): una recensione
che, rivolgendosi al solo Diciotti, si chiudeva con l'invito per il futuro “ad
occuparsi di un autore più interessante con un autore più interessante”
(Ermanno Vitale, “Rothbard, un Trasimaco piccolo piccolo. E una modestissima
proposta”, Teoria politica). Piero Vernaglione, Il libertarismo. La teoria, gli
autori, le politiche, Soveria Mannelli, Rubbettino. Un riferimento garbatamente
polemico alle posizioni giusnaturaliste di Lottieri si trova in Dario Antiseri
(Laicità. Le sue radici, le sue ragioni, Rubbettino). La stessa
contrapposizione è al fondo di una discussione tra i due riguardante proprio i
contenuti di quel volume://blog.centrodietica/?p=2005. Questo libro di Lottieri rappresenta "una
presentazione completa e approfondita del pensiero libertario nelle sue diverse
varianti, mentre si evidenzia anche un approccio libertario ai problemi
ecologici. Ce sono riserve nei riguardi delle tesi libertarie e
dell'ispirazione "anarchica" della teoria del diritto di Lottieri. Nella
sua monografia su Leoni (L'ordine giuridico dei privati, Soveria Mannelli,
Rubbettino) pure Grondona sviluppa alcune critiche nei riguardi
dell'interpretazione dello studioso torinese offerta da Lottieri, mentre in
maggiore sintonia con le sue posizioni si trova Andrea Favaro (Bruno Leoni.
Dell'irrazionalità della legge per la spontaneità dell'ordinamento, Napoli,
Edizioni Scientifiche Italiane). Lottieri mostra che, contrariamente a
un'opinione diffusa, le distanze fra la concezione del diritto di Leoni e
quella di Hayek sono notevoli. In ogni caso non fu Hayek a influenzare Leoni ma
il secondo a influenzare, almeno in parte, il primo. Per un'equilibrata analisi del volume si
veda: Mauro Grondona, "Recensione a Carlo Lottieri, Le ragioni del diritto",
Nuova Giurisprudenza Ligure. Carlo Lottieri. Lottieri. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Lottieri” – The Swimming-Pool Library.
Luca (Marostica).
Filosofo. Grice: “Luca expands on Alcibiades – I have
touched the topic of Alcibiade when discussing eudaemonia, as literally having
to do with the eudaemon – and the expression occurs in connection with
Socrate/Alcibiade -- Grice: “One good thing about Luca is that if my philosophy
revolves around ‘reason,’ his does it around ‘eros’!” -- Frequenta il Liceo
Ginnasio G.B. Brocchi di Bassano del Grappa. Si laurea a Firenze, con la tesi,
“Platone e il problema del linguaggio” con relatore Adorno. È stato incentrato inizialmente sulla
tematica dell’’amore’ nella tradizione greco-romana del Convitto e Fedro. Mmantenuto
però una costante apertura al ‘mythos’ di Omero, nella convinzione che per
quanto differenti possano essere i costumi o gli statuti sociali, rimane un
elemento per così dire “originario”, intrinsecamente umano, nell’approccio con
il desiderio, l’amore, l’amicizia, la sessualità. In Labirinti dell’Eros, pur
sviluppandosi la tematica all'interno di un arco di tempo definito, l’intento
non è quello di affrontare l’argomento nella sua unita longitudinale ma di
esprimere, senza costrizioni di un “per-corso pre-figurato” una distinzione
logico concettuale, attraverso la quale conseguire, almeno, un punto fermo
nell'amatoria. Riguarda anche lo sviluppo della tradizione
pitagorico-platonica, sia nelle sue caratteristiche peculiari ed in rapporto
alla metafisica, sia nell'accezione più ampia rispetto all'esigenza di dare
conto "dei fenomeni" o sensibilia. Si orientata alla tarda produzione
platonica e al pitagorismo di seconda generazione, che vengono analizzati anche
attraverso la cosmologia. Opere: Platone, Simposio, La Nuova Italia, Firenze, Platone,
Fedro, La Nuova Italia, Firenze, Eros & Epos: il lessico d'amore nei poemi
omerici, L’amatoria, L.S. Gruppo editoriale, Quarto Inferiore (BO) Platone e la
sapienza antica. Matematica, filosofia e armonia, Marsilio Editori, Venezia, Labirinti
dell’Eros. Da Omero a Platone, con un saggio, Marsilio Editori, Venezia.
Roberto Luca. Luigi Speranza, “Grice e Luca: amatoria conversazionale: la
massima dell’amore proprio conversazionale e la massima dell’amore all’altro. Luca.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Luca” – The Swimming-Pool Library.
Lucrezio (Pompei). Filosofo. Grice: “By far the most important
concept in Lucrezio’s philosoophy is that of clinamen that Strawson translates
as the ‘swerve.’ It was saved from extinction by an Italian – as the novel
tells you!” Grice: “While Strawson reads it in Latin, I prefer the version in
the vulgar!” – Grice: “And by the vulgar I mean Marchetti!” Grice: “It’s
amazing how well Marchetti interprets Lucezio – there is a little treatise on
Epicureanism in the Lucrezio by Marchetti which is interesting. A real
continuity in Italian philosophy!” -- possibly the most important Italian
philosopher. Seguace dell'epicureismo. Della sua vita ci è ignoto quasi tutto:
egli non compare mai sulla scena politica romana, né sembra esistere negli
scritti dei contemporanei, in cui non viene mai citato, eccezion fatta per la
lettera di Cicerone ad Quintum fratrem II 9, contenuta nella sezione Ad familiares,
in cui il celebre oratore accenna all'edizione, forse postuma, del poema di
Lucrezio, che egli starebbe curando. Ma in scrittori romani successivi egli
viene spesso citato: ne parlano Seneca, Frontone, Marco Aurelio, Quintiliano,
Ovidio, Vitruvio, Plinio il Vecchio, senza tuttavia fornire nuove informazioni
sulla vita. Questo però dimostra che non si tratta di un personaggio
inventato. Un'altra fonte che lo cita è San Girolamo nel suo Chronicon o
Temporum liber, di cinque secoli dopo, in cui, ispirandosi ad alcuni dubbi
passi di Svetonio, ci dice che sarebbe nato
morto suicida. Tale dato non concorda tuttavia con quanto affermato da
Elio Donato, maestro di Girolamo stesso, secondo il quale Lucrezio sarebbe
morto quando indossò la toga virile, nell'anno in cui erano consoli per la
seconda volta Crasso e Pompeo. Questo dato ha fatto propendere a credere che
Lucrezio mori nel 55 a.C., all'età di
quarantatré anni. Queste vengono comunemente considerate le uniche notizie
biografiche tramandate direttamente dall'antichità. Ignoto risulta anche
il luogo di nascita, che tuttavia taluni hanno creduto essere Ercolano, per la
presenza di un Giardino Epicureo in quest'ultima città, in particolare,
dall'analisi di numerose epigrafi risalenti all'epoca dell'autore latino,
risulta evidente un'ingente presenza del cognome Carus nell'antico territorio
campano, secondo la critica recente la suddetta indagine prova fermamente (nei
limiti del probabile) le origini campane di Lucrezio. Neppure la sua militanza
politica sembra essere ricostruibile: il desiderio di pace accennato prima non
sembra affatto ricordare il drammatico rancore dell'aristocratico, per altro
solitamente stoico, che vede sgretolarsi la Repubblica e la libertà, ma il
desiderio dell'"amico" epicureo, che vede nella pace e nel benessere
di tutti la possibilità di fare accoliti e viver serenamente. È tuttavia
rilevante il fatto che la sua opera De rerum natura sia dedicata a Memmio, fine
letterato e appassionato di cultura greca, ma anche e soprattutto membro di
spicco degli optimates. Tale era, del resto, il suo desiderio di pace da
auspicare alla fine del proemio della sua opera una "placida pace"
per i Romani. Questo anelito così forte alla pace è peraltro riscontrabile non
solo in Lucrezio, ma anche in Catullo, Sallustio, Cicerone, Catone l'Uticense e
perfino in Cesare: esso rappresenta il desiderio di un'intera società dilaniata
da un secolo di guerre civili e lotte intestine. La scarsità delle fonti
sulla sua vita ha portato molti a interrogarsi persino sulla stessa esistenza
del filosofo, a volte considerato solo uno pseudonimo sotto il quale si celava
un anonimo filosofo per alcuni un amico epicureo di Cicerone, Tito Pomponio
Attico, che si suicidò, o persino lo stesso Cicerone. Secondo lo storico
Luciano Canfora, è possibile ricostruire una scarna biografia di Lucrezio:
nacque ad Ercolano, dove aveva una villa la famiglia nobiliare di un possibile
parente, Marco Lucrezio Frontone) appartenente quasi sicuramente all'antica
famiglia nobile dei Lucretii (qualcuno ne fa invece un liberto della stessa
famiglia). Studiò l'epicureismo proprio ad Ercolano, dove si trovava un centro
della "filosofia del giardino", diretta da Filodemo di Gadara, allora ospite nella villa
di Lucio Calpurnio Pisone, il ricco suocero di Cesare (la cosiddetta "villa
dei papiri"). Avrebbe sofferto di sbalzi d'umore, chiamati oggi
disturbo bipolare, ma non sarebbe stato pazzo, ma di questo umore alterno
risentì il suo lavoro. In disaccordo con le guerre civili, avrebbe lasciato
Roma e non sarebbe morto suicida ma avrebbe viaggiato ad Atene, nei luoghi del
maestro Epicuro, e oltre, essendo forse il suo nome conosciuto da Diogene di
Enoanda, quindi quasi in Asia minore, nelle cui famose incisioni sotto il
portico della sua casa si ricorda un certo "Caro" (nome poco
diffuso), romano, e sapiente epicureo. Non si sa se il poema fosse
diffuso nell'oriente, quindi è possibile che Lucrezio si fosse davvero recato
in Grecia. Lucrezio, spinto da una delusione d'amore, si sarebbe allontanato
lasciando incompiuto il suo poema, affidato forse a Cicerone stesso (che
difatti non parla effettivamente di suicidio ma afferma: «Lucretii poemata, ut
scribis, ita sunt: multis luminibus ingenii, multae tamen artis» ("le
poesie di Lucrezio, come tu mi scrivi, sono dotate di molti lumi di talento, e
tuttavia di molta arte"), ma, forse, senza impazzire e morire (che fosse
suicidandosi o perché assassinato), esagerazione della fonte di Girolamo o di
qualche altro avversario di Lucrezio, e sarebbe stato forse volutamente confuso
dallo stesso Girolamo con Lucullo, onde screditare l'epicureismo. Il
destinatario dell'opera, Gaio Memmio, caduto in disgrazia ed espulso dal Senato
per condotta immorale, andò ad Atene, causando una nuova delusione a Lucrezio,
che, tornato a Roma, sarebbe morto. La
notizia di un "filtro d'amore" velenoso somministratogli da una donna
di facili costumi, amante gelosa di Lucrezio, viene riportata anche da Svetonio
nei confronti di Caligola e della moglie Milonia Cesonia; in questo caso è apparsa
una semplice diceria, e, data l'ispirazione svetoniana (dal perduto De poetis)
del passo di Girolamo su Lucrezio, anche lì sembra essere una spiegazione
semplicistica, dovuta alla poca conoscenza dei disturbi psichici che si aveva
all'epoca (anche per Caligola si parlò, difatti, come per Lucrezio, di
epilessia e malattie fisiche misteriose che l'avrebbero fatto impazzire
improvvisamente, come, nel caso di studiosi moderni, l'avvelenamento da piombo,
oltre che dei detti "filtri"). Se Lucrezio soffrì di un disagio
psichico, che lo avrebbe spinto a cercare sollievo nella filosofia, non fu a
causa di un veleno, e se il suicidio ci fu (il che potrebbe spiegare
l'abbandono improvviso del poema), la causa potrebbe essere stata di natura
politica — come sarà più tardi il caso di Catone Uticense —, ovverosia la
rovina del suo protettore Memmio e della sua cerchia culturale. Virgilio, che
lo rispettava anche se era passato dall'epicureismo, abbracciato in gioventù,
alle teorie pitagoriche, parla di lui nelle Georgiche e nelle Bucoliche,
definendolo "felix" (ossia "prediletto dalla dea Fortuna") e
non "folle". Secondo Guido Della Valle, la V ecloga, che parla della
morte di un personaggio chiamato Dafni (a volte identificato con Cesare, a
volte con Flacco, il fratello di Virgilio), potrebbe riferirsi invece alla
morte dello stesso Lucrezio, definita "immatura e innaturale", cioè
avvenuta per cause traumatiche. Il movente politico e morale del gesto potrebbe
essere la causa del silenzio attorno ad esso e del fiorire di aneddoti per
giustificarlo, dato che non si poteva cancellare la grandezza filosofica di
Lucrezio, con una sorta di damnatio memoriae di solito riservata ai nemici
politici. Essi erano spesso vittime delle liste di proscrizione dei
vincitori, come quella di Marco Antonio che colpirà Cicerone, e molti si
toglievano la vita, in quanto morte onorevole per i costumi romani; Virgilio e
Orazio, estimatori di Lucrezio, facevano parte della corte di Augusto, e
dovevano quindi allinearsi alla linea culturale dettata dall'imperatore,
assertore dell'antica moralità e diffusore della leggenda di Cesare (per cui
venivano cancellate le espressioni scomode di dissenso), e dal suo amico
Mecenate, in cui l'epicureismo, se non sfumato come in Orazio appuntocosì come
ogni opera che non fosse celebrativa del princeps e della grandezza di Roma non
trovava spazio, per cui Lucrezio verrà ricordato solo come grande poeta,
tralasciandone l'aspetto filosofico. Secondo Della Valle, quindi,
Lucrezio si sarebbe tolto la vita come gesto di protesta contro la classe
politica in ascesa, o perché condannato a morte da essa. Lucrezio, per il
periodo in cui è vissuto, personaggio scomodo: gli ideali epicurei di cui era
profondamente intriso corrodevano le basi del potere di una Roma alla vigilia
della congiura di Catilina. In un'epoca di tensioni repubblicane, infatti,
isolarsi dalla realtà politica nell'hortus epicureo significa sottrarsi ai
negotia politici e uscire di conseguenza anche dalla sfera d'influenza del
potere. Le più forti correnti stoiche, ostili all'epicureismo, avevano permeato
la classe dirigente romana in quanto più conformi alla tradizione guerriera
dell'Urbe. L'epicureismo era invece presente anche attraverso il citato
Filodemo e altri in Campania, dove Virgilio avrebbe approfondito la sua
conoscenza dell'epicureismo. Orazio non lo nomina, ma è evidente che lo
conosce, e ideologicamente gli è più vicino di altri. La natura poetica del De
rerum natura fa sì che Lucrezio col suo pessimismo esistenziale avanzi profezie
apocalittiche, visioni quasi allucinate, critiche e ambigue espressioni (Grice),
che accompagnano il poema. Alcuni teologi come San Girolamo ed altri, hanno
dato di lui l'immagine di un ateo psicotico in preda alle forze del male.
Appoggiandosi alla psicoanalisi qualcuno ha sostenuto che in certi bruschi
cambiamenti di immagine e di pensiero ci fossero i sintomi di una pazzia
delirante o di problemi di ordine psichico. In realtà l'ipotizzata pazzia di
Lucrezio appare oggi più plausibilmente un tentativo di mistificazione per
screditare il poeta, così come la presunta morte per suicidio sarebbe stato
l'esito di un modo di pensare perverso, che travia chi lo segue. L'ipotesi
dell'epilessia poi, viene avanzata sulla base dell'arcaica credenza che il
poeta fosse sempre un invasato; elemento quest'ultimo da collegare alla
credenza che gli epilettici fossero sacri ad Apollo e da lui ispirati nelle
loro creazioni. Comunque altri scrittori cristiani come Arnobio e Lattanzio
affermarono che egli non fosse pazzo e che non si fosse ucciso. L'ipotesi della
follia e del suicidio attestata dal Chronicon di Girolamo si fondava su
illazioni di Svetonio, peraltro di difficile verifica. Potrebbe anche esserci
stata una confusione dovuta all'abbreviazione “Luc.,” impiegata indifferentemente
nei codici latini per indicare i nomi di Lucillius, Lucullus e Lucretius. Plutarco
scrisse infatti di un certo Licinio Lucullo, politico, generale e cultore dei
piaceri, che morì dopo essere impazzito a causa di un filtro d'amore. L'errore
di interpretazione dell'abbreviazione “Luc.” potrebbe così aver permesso lo scambio
dei due personaggi. A causa dell'impossibilità di ricostruire i momenti
salienti della sua vita, dunque, il progetto filosofico che egli volle
esprimere è ricostruibile interamente solo dalla sua opera, considerata tra le
più vigorose d'ogni età. Bisogna ora individuare le motivazioni che spinsero
Lucrezio a scrivere il De rerum natura, che fondamentalmente sono due. La prima
è una ragione etico-filosofica, in quanto Lucrezio, affascinato dalla filosofia
epicurea, desiderava invitare il lettore alla pratica di tale filosofia,
incitandolo a liberarsi dall'angoscia della morte e degli dèi. La seconda
motivazione invece è di carattere storico. Lucrezio era conscio che la
situazione politica a Roma peggiorasse di giorno in giorno: Roma era quadro
ormai di continui scontri bellici e conseguenti dissidi; giustappunto egli, con
un evidente positivismo, voleva incoraggiare il cittadino-lettore romano a non
perdere la fiducia verso un successivo miglioramento della situazione. Lucrezio
si proponeva di rivoluzionare il cammino di Roma, riportandolo all'epicureismo
che era stato declinato in favore dello stoicismo. La prima cosa da distruggere
era la convinzione provvidenzialistica stoica e più propriamente romana. Non
c'era un dovere romano di civilizzare "l'orbe terrifero e de le
acque", come farà dire Virgilio alla Sibilla Cumana in un colloquio con
Enea. Non c'è una ragione seminale universale responsabile della vita nel
cosmo, destinata a deflagrare per poi ricominciare un nuovo, identico, ciclo
esistenziale, come voleva la fisica stoica, ma un mondo che non è unico
nell'universo, peraltro infinito, essendo uno dei tanti possibili. Non c'è
quindi nessun fine provvidenziale di Roma, essa è una Grande fra le Grandi, ed
un giorno perirà nel suo tempo. La religione, considerata come Instrumentum
regni, deve essere non distrutta, ma integrata nel contesto del viver civile
come utile ma falsa. Egli afferma fin dal libro I del De rerum natura. Tanto male
poté suggerire la religione. Ma anche tu forse un giorno, vinto dai terribili
detti dei vati, forse cercherai di staccarti da noi. Davvero, infatti, quante
favole sanno inventare, tali da poter sconvolgere le norme della vita e turbare
ogni tuo benessere con vani timori! Giustamente, poiché se gli uomini vedessero
la sicura fine dei loro travagli, in qualche modo potrebbero contrastare le
superstizioni e insieme le minacce dei vati... Queste tenebre, dunque, e questo
terrore dell'animo occorre che non i raggi del sole né i dardi lucenti del
giorno disperdano, bensì la realtà naturale e la scienza... E perciò, quando
avremo veduto che nulla può nascere dal nulla, allora già più agevolmente di
qui potremo scoprire l'oggetto delle nostre ricerche, da cosa abbia vita ogni
essenza, e in qual modo ciascuna si compia senza opera alcuna di dèi. Lucrezio
colpiva direttamente la credenza negli dèi latini sostenendo che non c'è
preghiera che schiuda le fauci di una tempesta, giacché essa è regolata da
leggi fisiche e gli dèi, seppur esistenti e anche loro composti da atomi così
sottili che ne assicurano l'immortalità, non si curano del mondo né lo reggono;
ma la religione deve essere inglobata nella scoperta e nello studio della
natura, che rasserena l'animo e fa comprendere la vera natura delle cose:
infatti l'unico principio divino che regge il mondo è la Divina Voluptas,
Venere: il piacere, la vita stessa intesa come animazione regge l'universo, ed
è l'unica cosa in grado di fermare lo sfacelo che sta portando Roma alla fine:
Marte, ovvero la Guerra.[31] Proprio per questo, egli elogia Atene, creatrice
di quegli intelletti più grandi che hanno illuminato la natura e quindi l'uomo
stesso, ed in ultima istanza Epicuro, sole invitto della conoscenza
rasserenatrice. Non solo, egli stesso si sente quasi un poeta rasserenatore
delle tempeste umane e proprio per questo si sente profondamente affine ai
poeti delle origini, il cui luogo principe è in Empedocle (secondo infatti per
elogi solo a Epicuro) ma con una sola grande differenza: egli non è portatore
di una verità divina fra le umane genti, ma di una verità affatto umana,
universale e per tutti, che attecchirà ben presto per la salvezza di Roma.[31]
Epicuro è comunque, per Lucrezio, il più grande uomo mai esistito, come risulta
dai tre inni a lui dedicati (chiamati anche "trionfi" o
"elogi"): «E dunque trionfò la vivida forza del suo animo. E si
spinse lontano, oltre le mura fiammeggianti del mondo. E percorse con il cuore
e la mente l'immenso universo, da cui riporta a noi vittorioso quel che può
nascere, quel che non può, e infine per quale ragione ogni cosa ha un potere
definito e un termine profondamente connaturato. Perciò a sua volta abbattuta
sotto i piedi la religione è calpestata, mentre la vittoria ci eguaglia al
cielo. Il De rerum natura e un poema didascalico in esametri, di genere
scientifico-filosofico, suddiviso in sei libri (raccolti in diadi),
comprendente un totale di 7415 versi, che illustrano fenomeni di dimensioni
progressivamente più ampie: dagli atomi si passa al mondo umano per arrivare ai
fenomeni cosmici. Riproduce il modello prosastico e filosofico epicureo e la
struttura del poema Περὶ φύσεως di Empedocle (anche un'opera di Epicuro aveva
il medesimo titolo). Secondo i filologi vi sono corrispondenze e simmetrie
interne che corrisponderebbero ad un gusto alessandrino. L'opera infatti è
suddivisa in tre diadi, che hanno tutte un inizio solare ed una fine tragica.
Ogni diade contiene un inno ad Epicuro, mentre il secondo e il terzo libro (in
quest'ultimo è presente anche un'esposizione della sua estetica) si aprono
entrambi con un inno alla scienza. Essendo un poema didascalico, ha come
modello Esiodo e quindi anche Empedocle, che aveva preso il modello esiodeo
come massimo strumento per l'insegnamento della filosofia. Altri modelli
potrebbero essere i poeti ellenistici Arato e Nicandro di Colofone, che usavano
il poema didascalico come sfoggio di erudizione letteraria. Il destinatario e i
destinatari Il dedicatario dell'opera è la Memmi clara propago (I 42), ovvero
il rampollo della famiglia dei Memmi, che solitamente si identifica con Gaio
Memmio. Più in generale, si può dire che il destinatario che l'autore si
prefigge di conquistare è il giovane aperto ad ogni esperienza, che un giorno
prenderà il posto dei politici e attuerà quella rivoluzione propugnata con
tanto fervore da Lucrezio. Ma, almeno con Memmio, egli fallì: da adulto divenne
un dissoluto, fraintendendo il significato di piacere catastematico epicureo, e
fu allontanato dal Senato probri causa, cioè per immoralità. Riparò quindi in
Grecia, dove scrisse poesie licenziose e dove ce lo menziona anche Cicerone
(nelle Ad Familiares), intenzionato a distruggere la casa e il giardino in cui
proprio Epicuro risiedette, per costruirsi un palazzo, suscitando lo sdegno
degli epicurei che fecero istanza a Cicerone stesso di intervenire per
impedirglielo, senza che però Cicerone ci riuscisse. In un simile progetto
Lucrezio scelse di doversi rifare ad un modello di stile arcaico, che vedeva in
Livio Andronico, ma soprattutto in Ennio e in Pacuvio i modelli emuli, per
motivi fra loro quanto meno vari: l'egestas linguae (povertà della lingua), lo
vede costretto a dover arrangiare le lacune terminologiche e tecnicistiche con
l'arcaismo, ancora che proprio Lucrezio, insieme a Cicerone, sia uno dei
fondatori del lessico astratto e filosofico latino, e a colmare e ancor meglio
comprendere l'oscurità del filosofo con la mielosa luce della poesia. Discendendo
più in profondità nelle anguste gole del poema, si notano anche altri problemi
cui dovette far fronte: primo fra tutti, come tradurre parole di pregnanza
filosofica in latino, che ancora non aveva termini confacenti. Finché poté,
egli evitò la semplice translitterazione (ad es. "Atomus" per Ατομος)
e preferì invece usare altri termini presenti già nella sua lingua magari
dandogli altra accezione oppure (come mostrato anche sopra) creando neologismi.
Ed è proprio grazie all'arcaismo che Lucrezio riesce a rendere possibile tutto
questo: infatti era proprio dello stile arcaico il neologismo
"munificenza" ed anche un certo uso (convulso a detta di antichi e
moderni) delle figure di suono quali allitterazioni, consonanze, assonanze e
omoteleuti. Molto importante è anche il fatto che Lucrezio non si limitò a
trasmettere il messaggio di Epicuro con un arido scritto filosofico, ma lo fece
attraverso un poema che, a differenza del rigoroso linguaggio razionale della
filosofia, parla per squarci imaginifici. Sul piano teorico l'opera di Lucrezio
si caratterizza come una puntualizzazione di quella epicurea con alcune
esplicazioni che nel suo referente greco non erano abbastanza chiare. Il
concetto di parenklisis che Lucrezio tradurrà con clinamen mancava di
definizione chiara. Nella Lettera ad Erodoto Epicuro poneva infatti la
parenklisis ma poi parla piuttosto di una deviazione per urto. Il celebre
passaggio del libro II del De rerum natura dice: «Perciò è sempre più
necessario che i corpi deviino un poco; ma non più del minimo, affinché non ci
sembri di poter immaginare movimenti obliqui che la manifesta realtà smentisce.
Infatti è evidente, a portata della nostra vista, che i corpi gravi in se
stessi non possono spostarsi di sghembo quando precipitano dall’alto, come è
facile constatare. Ma chi può scorgere che essi non compiono affatto alcuna
deviazione dalla linea retta del loro percorso? Lucrezio precisa poi
ulteriormente le modalità del clinamen aggiungendo: «Infine, se ogni moto
è legato sempre ad altri e quello nuovo sorge dal moto precedente in ordine
certo, se i germi primordiali con l’inclinarsi non determinano un qualche
inizio di movimento che infranga le leggi del fato così che da tempo infinito
causa non sussegua a causa, donde ha origine sulla terra per i viventi questo
libero arbitrio, donde proviene, io dico, codesta volontà indipendente dai
fati, in virtù della quale procediamo dove il piacere ci guida, e deviamo il
nostro percorso non in un momento esatto, né in un punto preciso dello spazio,
ma quando lo decide la mente? Infatti senza alcun dubbio a ciascuno un proprio
volere suggerisce l’inizio di questi moti che da esso si irradiano nelle membra]»
Per quanto riguarda la sfera del vivente Lucrezio la collega direttamente agli
atomi nel loro processo creativo, scrivendo: «Così è difficile
rescindere da tutto il corpo le nature dell'animo e dell'anima, senza che tutto
si dissolva. Con particelle elementari così intrecciate tra loro fin
dall’origine, si producono insieme fornite d’una vita di eguale destino: ed è
chiaro che ognuna di per sé, senza l’energia dell’altra, le facoltà del corpo e
dell’anima separate, non potrebbero aver senso: ma con moti reciprocamente
comuni spira dall’una e dall’altra quel senso acceso in noi attraverso gli
organi. Lucrezio riprende in maniera radicale la tesi già di Epicuro. La
religione è la causa dei mali dell'uomo e della sua ignoranza. Egli ritiene che
la religione offuschi la ragione impedendo all'uomo di realizzarsi degnamente
e, soprattutto, di poter accedere alla felicità, da raggiungere attraverso la
liberazione dalla paura della morte. Il poema ha come argomenti principali la
lacerante antinomia fra ratio e religio, l'epicureismo e il progresso. La ratio
è vista da Lucrezio come quella chiarità folgorante della verità «che squarcia
le tenebre dell'oscurità», è il discorso razionale sulla natura del mondo e
dell'uomo, quindi la dottrina epicurea, mentre la religio è ottundimento
gnoseologico e cieca ignoranza, che lo stesso Lucrezio denomina spesso con il
termine "superstitio". Indica l'insieme di credenze e dunque di comportamenti
umani "superstiziosi" nei confronti degli dèi e della loro potenza.
Poiché la religio non si basa sulla ratio essa è falsa e pericolosa. Afferma
che sono evidenti le nefaste conseguenze della religione e adduce come esempio
il caso di Ifigenia, dicendo poi che il mito è una rappresentazione falsata
della realtà, come nell'Evemerismo. La religione è perciò la causa principale
dell'ignoranza e dell'infelicità degli uomini. Lucrezio riprende i temi
principali della dottrina epicurea, che sono: l'aggregazione atomistica e la
"parenklisis" (che egli ribattezza clinamen), la liberazione dalla
paura della morte, la spiegazione dei fenomeni naturali in termini meramente
fisici e biologici. Egli opera un completamento di essa in senso naturalistico
ed esistenzialistico, introducendo un elemento di pessimismo, assente in
Epicuro, probabilmente da attribuirsi a una personalità malinconica. Da un
punto di vista ontologico, secondo Lucrezio, tutte le specie viventi (animali e
vegetali) sono state "partorite" dalla Terra grazie al calore e
all'umidità originari. Ma egli avanza anche un nuovo criterio evoluzionistico:
le specie così prodotte sono infatti mutate nel corso del tempo, perché quelle
malformate si sono estinte, mentre quelle dotate degli organi necessari alla
conservazione della vita sono riuscite a riprodursi. Tale concezione atea,
materialista, antiprovvidenzialista e storica della natura sarà ereditata e
rielaborata da molti pensatori materialisti dell'età moderna, in particolare
gli illuministi Diderot, d'Holbach e La Mettrie, anch'essi atei dichiarati e a
loro volta divulgatori dell'ateismo; Lucrezio sarà inoltre seguito da Ugo
Foscolo e Giacomo Leopardi. Lucrezio nega ogni sorta di creazione, di
provvidenza e di beatitudine originaria e afferma che l'uomo si è affrancato
dalla condizione di bisogno tramite la produzione di tecniche, che sono
trasposizioni della natura. Però, il progresso non è positivo a priori, ma solo
finché libera l'uomo dall'oppressione. Se è invece fonte di degradazione morale,
lo condanna duramente. Lucrezio introduce nel III libro del De rerum natura una
chiarificazione che nel mondo latino era stata trascurata generando non poche
confusioni, circa il concetto di “animus” in rapporto a quello di “anima” «Vi
sono dunque calore e aria vitale nella sostanza stessa del corpo, che abbandona
i nostri arti morenti. Perciò, trovata quale sia la natura dell'animo e
dell'anima quasi una parte dell'uomo -, rigetta il nome di armonia, recato ai
musicisti già dall'alto Elicona, o che essi hanno forse tratto d'altrove e
trasferito a una cosa che prima non aveva un suo nome. Tu ascolta le mie
parole. Ora affermo che l'anima e l'animo sono tenuti Avvinti tra loro, e
formano tra sé una stessa natura. Ma è il capo, per così dire, è il pensiero a
dominare tutto il corpo: quello che noi denominiamo animo e mente e che ha
stabile sede nella zona centrale del petto. Qui palpitano infatti l'angoscia e
il timore, qui intorno le gioie provocano dolcezza; qui è dunque la mente,
l’animo. La restante parte dell’anima, diffusa per tutto il corpo, obbedisce e
si muove al volere e all’impulso della mente. Questa da sé sola prende
conoscenza, e da sé gioisce, quando nessuna cosa stimola l’anima e il corpo. Lucrezio
riprende il concetto ellenico di anima come "soffio vitale che vivifica ed
anima il corpo, ciò che i greci chiamavano psyché. Questo soffio pervade tutto
il corpo in ogni sua parte e lo abbandona solo “con l'ultimo respiro".
L'"animus" invece è identificabile col "noùs" ellenico,
traducibile in latino con mens. Dunque animus e mens paiono essere o la stessa
cosa o due elementi coniugati dell'unità mentale. L'indicazione della “zona
centrale del petto” come sede fa pensare al concetto di “cuore”, ricorrente
ancora oggi nel linguaggio comune per indicare la sensibilità umana, centro
dell'emozione e del sentimento. Parrebbe allora che l'animus sia insieme e
conoscenza e emozione, mentre l'anima è soffio vitale. L'angoscia esistenziale
Il De rerum natura è ricchissimo di elementi tipici dell'esistenzialismo
moderno, riscontrabile specialmente in Giacomo Leopardi, che dell'opera di
Lucrezio era un profondo conoscitore, anche se in realtà non è noto il lasso di
tempo in cui Leopardi lesse Lucrezio. Questi elementi di angoscia hanno indotto
alcuni studiosi a sottolineare il pessimismo di fondo che si opporrebbe alla
volontà di rinnovare il mondo a partire dalla filosofia epicurea; in altre
parole, in Lucrezio ci sarebbero due spinte contrapposte; l'una dominata dalla
razionalità e fiduciosa nel riscatto dell'uomo, l'altra ossessionata dalla
fragilità intrinseca degli esseri viventi e dal loro destino di dolore e morte.
Altri studiosi, però ritengono che l'insistenza di Lucrezio sugli aspetti
dolorosi della condizione umana non sia altro che una strategia di propaganda,
per fare emergere più fortemente la funzione salvifica della ratio epicurea. S'intende,
ciechi alla dottrina di Epicuro. Sul
luogo di nascita: anche se c'è chi afferma fosse nato a Roma, si ritiene quasi
all'unanimità che fosse originario della Campania: di Napoli, di Ercolano, o,
secondo recenti studi epigrafici, di Pompei, dove il nomen e il cognomen Tito e
Lucrezio sono attestati, e la gens Lucretia aveva delle ville cfr: Biografia di
Lucrezio; o perlomeno vi avesse abitato a lungo cfr. Enrico Borla, Ennio
Foppiani, Bricolage per un naufragio. Alla deriva nella notte del mondo, cfr.
anche la Lucrezio Caro, Tito su Enciclopedia Treccani Sulla data di nascita: molti optano per il 98
a.C. o secondo altri 96 a.C. Secondo
alcune fonti: Lucretius testimonia vitae Luciano Canfora, Vita di Lucrezio,
Sellerio, o secondo altri 53 a.C., cfr.
Paolo Di Sacco, M. Serio, "Odi et amoStoria e testi della letteratura
latina" 1 "L'età arcaica e la
repubblica", Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Sezione 2, Modulo. Testimonianze
su Lucrezio Canfora. Lucrezio, De rerum
natura, Lucrezio, De rerum natura, Enrico Fichera, I "templa serena"
e il pessimismo di Lucrezio: echi lucreziani nella letteratura, Roma, Bonanno
edizioni, G. Lippold, Testo per Arndt-Bruckmann, Griech. u. röm. Porträts,
Monaco. Enciclopedia dell'arte antica
Cfr. Gerlo, Benedetto Coccia, Il mondo classico nell'immaginario
contemporaneo Nel romanzo epistolare di
Tiziano Colombi, Il segreto di Cicerone, Palermo, Sellerio, Nomi romani:
glossario Canfora, Cicerone, Ep. ad
Quintum fratrem, II 9. SLucrezio Canfora, Classici: Lucrezio e il De rerum
natura Aldo Oliviero, Il suicidio di Lucrezio, su lafrontieraalta.com. Ettore
Stampini, Il suicidio di Lucrezio, Messina, Tipografia D'Amico, La risposta di
Virgilio a Lucrezio Guido Della Valle
(Napoli), pedagogista e docente universitario, autore di Tito Lucrezio Caro e
l'epicureismo campano, Napoli, Accademia Pontaniana, Lucrezio in Enciclopedia
Italiana Lucrezio: informazioni
biografiche ibidem La natura delle cose, Milano, Rizzoli, Eneide,
libro VI. La natura delle cose, cit.
supra81. Lucrezio, La natura delle cose,
La natura delle cose. Il De rerum natura
di Lucrezio Introduzione a Lucrezio accesso= Memmio su Enciclopedia
Italiana Lo stile di Lucrezio C.
Craca, Le possibilità della poesia. Lucrezio e la madre frigia in «De rerum
natura» IBari, Edipuglia, Epicuro, Opere, E. Bignone, Laterza Lucrezio, La
natura delle cose, Biagio Conte, Milano, Rizzoli, La natura delle cose, cit. supra271. De rerum natura, Diego Fusaro , Tito Lucrezio
Caro, su filosofico.net. e rerum natura, VTasso segue Lucrezio stilisticamente,
non ideologicamente: vedasi la famosa similitudine del proemio del libro IV, ripresa
nel proemio della Gerusalemme liberate, La natura delle cose, cit. supra, De rerum natura, Mario Pazzaglia, Antologia
della letteratura italiana. Lucrezio,
introduzione Edizioni De rerum natura, (Brixiae), Thoma Fer(r)ando
auctore, De rerum natura libri sex nuper emendati, Venetiis, apud Aldum, In Carum
Lucretium poetam commentarij a Joanne Baptista Pio editi, Bononiae, in
ergasterio Hieronymi Baptistae de Benedictis, De rerum natura libri sex a
Dionysio Lambino emendati atque restituti & commentariis illustrati,
Parisiis, in Gulielmi Rovillij aedibus, De rerum natura libri VI, Patavii,
excudebat Josephus Cominus, De rerum natura libri sex, Revisione del testo,
commento e studi introduttivi di Carlo Giussani, Torino, E. Loescher (importante edizione critica, tuttora
fondamentale). De rerum natura, Edizione critica con introduzione e versione
Enrico Flores, 3 Napoli, Bibliopolis, Traduzioni italiane Della natura delle
cose libri sei tradotti da Alessandro Marchetti, Londra, per G. Pickard. La
natura, libri VI tradotti da Mario Rapisardi, Milano, G. Brigola, 1880. Della
natura, Armando Fellin, Torino, UTET. Della natura, Versione, introduzione e
note di Enzio Cetrangolo, Firenze, Sansoni, La natura delle cose, Introduzione
di Gian Biagio Conte, Traduzione di Luca Canali, Testo latino e commento Ivano
Dionigi, Milano, Rizzoli, 1990. La natura, Introduzione, testo criticamente
riveduto, traduzione e commento di Francesco Giancotti, Milano, Garzanti (Per
la specifica sul De rerum natura si
rimanda a tale voce) V.E. Alfieri, Lucrezio, Firenze, Le Monnier, A.
Bartalucci, Lucrezio e la retorica, in: Studi classici in onore di Quintino
Cataudella, Catania, Edigraf, M. Bollack, La raison de Lucrece. Constitution
d'une poetique philosophique avec un essai d'interpretation de la critique
lucretienne, Parigi, Les editions de Minuit, 1978. G. Bonelli, I motivi
profondi della poesia lucreziana, Bruxelles, Latomus, Boyancé, Lucrezio e
l'epicureismo, Edizione italiana Alberto Grilli, Brescia, Paideia, D.
Camardese, Il mondo animale nella poesia lucreziana tra topos e osservazione
realistica, Bologna, Patron, . Luca Canali, Lucrezio poeta della ragione, Roma,
Editori Riuniti, Luciano Canfora, Vita di Lucrezio, Palermo, Sellerio, G. Della
Valle, Tito Lucrezio Caro e l'epicureismo campano, Seconda edizione con due
nuovi capitoli, Napoli, Accademia Pontaniana, 1935. A. Gerlo,
Pseudo-Lucretius?, in: «L'Antiquité Classique»,F. Giancotti, Lucrezio poeta
epicureo. Rettificazioni, Roma, G. Bardi, 1961. F. Giancotti, Religio, natura,
voluptas. Studi su Lucrezio con un'antologia di testi annotati e tradotti,
Bologna, Patron, 1989. G. Giardini, Lucrezio. La vita, il poema, i testi
esemplari, Milano, Accademia, 1974. S. Greenblatt, Il manoscritto. Come la
riscoperta di un libro perduto cambiò la storia della cultura europea, traduzione
di Roberta Zuppet, Milano, Rizzoli, H.
Jones, La tradizione epicurea, Genova, ECIG, R. Papa, Veterum poetarum sermo et
reliquiae quatenus Lucretiano carmine contineantur, Neapoli, A. Loffredo,
[1963]. L. Perelli, Lucrezio poeta dell'angoscia, Firenze, La Nuova Italia, L.
Perelli , Lucrezio. Letture critiche, Milano, Mursia, A. Pieri, Lucrezio in
Macrobio. Adattamenti al testo virgiliano, Messina, Casa Editrice D'Anna, V.
Prosperi, Di soavi licor gli orli del vaso. La fortuna di Lucrezio
dall'Umanesimo alla Controriforma, Torino, N. Aragno, G. Sasso, Il progresso e
la morte. Saggi su Lucrezio, Bologna, Il Mulino, R. ScarciaE. ParatoreG.
D'Anna, Ricerche di biografia lucreziana, Roma, Edizioni dell'Ateneo, O.
Tescari, Lucretiana, Torino, SEI,O. Tescari, Lucrezio, Roma, Edizioni Roma, A.
Traglia, De Lucretiano sermone ad philosophiam pertinente, Roma, Gismondi,
1947. Scritti letterari Luca Canali, Nei pleniluni sereni. Autobiografia
immaginaria di Tito Lucrezio Caro, Milano, Longanesi, E. Cetrangolo, Lucrezio.
Tragedia, Roma, Edizioni della Cometa, Tiziano Colombi, Il segreto di Cicerone,
Palermo, Sellerio, 1993. Piergiorgio Odifreddi, Come stanno le cose. Il mio
Lucrezio, la mia Venere, Milano, Rizzoli, Alieto Pieri, Non parlerò degli dèi.
Il romanzo di Lucrezio, Firenze, Le Lettere, Epicureismo Esistenzialismo ateo
Storia dell'ateismo Tito Lucrezio Caro, su TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Tito Lucrezio Caro, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Tito Lucrezio Caro Opere di Tito Lucrezio Caro, su Liber Liber. openMLOL, Horizons Audiolibri di Tito
Lucrezio Caro, su LibriVox. Goodreads. De Rerum Natura: testo con concordanze e
liste di frequenza, su intratext.com. Intervista a Luca Canali su passioni e razionalità
in Lucrezio, dall'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su
conoscenza.rai. Analisi critica del pensiero di Lucrezio, su
lucrezio.exactpages.com. V D M EpicureismoFilosofia Letteratura Letteratura Categorie: Poeti romaniFilosofi romani
15 ottobre RomaTito Lucrezio CaroAtomistiEpicureiFilosofi ateiLucretiiStoria
dell'evoluzionismoPre-esistenzialistiPersonalità dell'ateismo. Refs.: Lucretius,
in The Stanford Encyclopaedia. Tito Lucrezio Caro. Lucrezio. Luigi Speranza, "Grice, Lucrezio, e la natura
delle cose," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia. Luigi Speranza, “Grice e Lucrezio: implicatura atomica”
– “implicatura e composizionalita” – “implicatura elementare” – “implicatura
simplex” “implicatura simplice” “implicatura complessa”.
Luporini (Ferrara). Filosofo. Grice: “I like
Luporini; I lerarned from him how silly Austin is when talking of ‘material
object’ – a contradiction in terminis for Kant who uses ‘materie’ very
strictly; Luporini’s study of Leopardi is brilliant – and he has explored the
genius of Vinci, which is good!” Si recò a Friburgo, dove frequenta le lezioni
di Heidegger, e poi a Berlino, dove poté seguire le lezioni di Hartmann. Si
laurea a Firenze. Insegna a Cagliari, Pisa e Firenze. Dopo un in interesse per
l'esistenzialismo, aderì al marxismo, iscrivendosi al Partito Comunista, per il
quale fu eletto senatore nella terza legislature. Tra le altre iniziative
parlamentari, fu firmatario di un progetto di legge, "Istituzione della
scuola obbligatoria statale dai 6 ai 14 anni.” Fonda la rivista Società. Collabora ai periodici politico-culturali del
PCI, Il Contemporaneo, Rinascita, Critica marxista. Durante il dibattito che, a
seguito degli eventi, porta alla trasformazione del PCI in PDS, si schierò
decisamente contro la "svolta" di Occhetto, aderendo alla mozione
"due" di opposizione interna, in un'orgogliosa difesa e per un
rilancio della prospettiva e degli ideali comunisti. Il marxismo di Luporini si
fonda su una critica radicale allo storicismo, sul rifiuto di ogni concezione
finalistica dello sviluppo storico: il comunismo, quello marxista in
particolare, non è assimilabile con la tematica tipicamente storicista del
progresso come traccia dell'evoluzione umana. Egli rifiuta letture dogmatiche
del marxismo e le sue deteriori forme di economicismo e meccanicismo, ma, pur
apprezzando lo strutturalismo di Althusser con cui cercò di far dialogare tutto
il marxismo italiano, non ne condivideva l'anti-umanismo, in quanto il pensiero
di Marx conserva per lui un profondo umanesimo, anche negli scritti successivi
alla "rottura epistemologica" in cui le strutture, cioè i modelli
interpretativi della società, non sono astratti ma in funzione degli individui
concreti, umani. Nello stesso ambito
marxista, tra i suoi obiettivi polemici vi furono quelle posizioni che
proponevano una interpretazione di radicale discontinuità tra Marx e Hegel,
cioè quelle di Volpe e della sua scuola. Centrale è infatti per Luporini la
nozione di “contra-dizione,” la marxiana "oggettività reale", che lo
pone comunque in relazione con Hegel. Marx deve essere considerato una
concezione aperta e complessa, dove materialismo e dialettica compongono una
sintesi mai totalizzante (da qui il suo interesse per l'elaborazione di Gramsci)
e parte fondamentale di una più generale teoria dei condizionamenti umani. Fondamentale è il concetto di formazione
economico-sociale, espressione già utilizzata da Sereni, ma in senso
storicistico e cioè la possibilità per il marxismo di costituire un modello per
l'analisi degli specifici modi di produzione della società capitalista, nonché
per la previsione scientifica delle sue varie forme. La legge generale delle
formazioni economico-sociali è tratta dall’Introduzione ai Lineamenti
fondamentali di critica dell'economia politica di Marx. La struttura economica
va indagata secondo logica scientifica e bisogna stabilire un "criterio
oggettivo", il momento dominante che condiziona tutti gli altri assetti
produttivi. L'approccio storico-genetico
non è un continuum evoluzionistico come nella tradizione storicistica, è la
fase dell'osservazione e descrizione empirica del fenomeno dalla sua origine ed
è secondario rispetto all'approccio genetico-formale, cioè all'indagine che
permette di stabilire la categoria dominante di una determinata fase storica
della produzione. Il modello de Il Capitale può dunque aspirare
all'universalità, ma anche alla flessibilità di applicazione. La
formalizzazione di un “modello” attraverso il metodo genetico, individua anche
il processo per cui i rapporti di produzione si riflettono in qualcos’altro, la
coscienza dei singoli, le relazioni inters-oggettive (l’inter-azione’) e le
radici stesse della vita morale. È palese così il contrasto di Luporini ad ogni
disegno provvidenzialista e di filosofia della storia e anche in questo si
rende chiaro il rapporto dialettico-oppositivo tra Hegel e Marx. Per quanto
riguarda Leopardi, secondo Luporini, la sua poesia non è permeata solo di
pessimismo, ma ci invita anch'essa alla resistenza attiva. La formazione
filosofica di Leopardi, infatti, illuminista e materialista, permette di
leggere ad esempio, nelle "magnifiche sorti e progressive" de
"La Ginestra", una possibilità di rinnovamento politico-sociale non
in antitesi con la concezione della 'natura matrigna', un compito storico degli
esseri umani altrimenti o comunque destill'infelicità esistenziale. “Filosofia
e politica: scritti dedicati a Luporini, Firenze, La Nuova Italia, Una completa e aggiornata, L. Fonnesu, è stata
pubblicata nel numero speciale dedicato a Luporini di "Il Ponte"
(Firenze). Oltre agli studi sulla storia della filosofia e a un'elaborazione
teorica del marxismo incentrata sui temi etici, si ricordano, fra le sue opere
principali: “Situazione e libertà”
(Firenze, Le Monnier); “Filosofi vecchi e nuovi, Firenze, Sansoni, Spazio e
materia in Kant, Firenze, Sansoni, Introduzione a K. Marx-F. Engels,
L'ideologia, Riuniti, Roma, Dialettica e materialismo, Roma, Editori Riuniti, Marxismo
e soggettività, Il marxismo e la cultura italiana del Novecento, in Storia d'Italia,
I documenti, Einaudi. Un'incidenza notevolissima ebbe sugli studi leopardiani
il suo saggio Leopardi progressivo (1947).
Sulle lezioni di Heidegger e Hartmann vedi l'aneddoto in Intervista a
Sergio Landucci, "Repubblica", E. Sereni, Da Marx a Lenin: la
categoria di "formazione economico-sociale", Quaderni di Critica marxista,
Realtà e storicità: economia e dialettica nel marxismo, in Critica marxista, Per
l'interpretazione della categoria 'formazione economico-sociale', in Critica marxista,
Luporini, Le “radici” della vita morale, in
Morale e società, Ed.Riuniti, Roma); S. Lanfranchi, Dal Leopardi
ottimista della critica fascista al Leopardi progressivo della critica
marxista, Laboratoire italien, Saggi critici in Garin, Esistenza e libertà, in
Critica marxista, nGiorgio Mele, Esistenzialismo e significato della libertà,
Critica Marxista, Aldo Zanardo, Un orizzonte filosofico materialistico, in
Critica marxista, Claudio La Rocca, Esistenzialismo e nichilismo. Luporini e
Michelstaedter, «Belfagor», R. Mapelli, Luporini, Milano, ed. Punto Rosso, Il
Ponte Editore, Il Ponte,Convegni
Quarant'anni di filosofia in Italia. La ricerca di Luporini,
"Critica marxista", Il fascicolo contiene gli atti delle due
"giornate di studio" sull'opera di Luporini organizzate dalla Facoltà
di Lettere e filosofia dell'Firenze e dalla fondazione Gramsci di Roma,
Luporini, Feltrinelli,1Nella loro maggior parte i contributi riprendono gli
interventi al Convegno promosso dall'Firenze e organizzato dal Dipartimento di
Filosofia. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Senato della
Repubblica. Biblioteche dei Filosofi (SNS),
su picus.unica. L'ultima lezione di Luporini (una grande avventura
intellettuale attraverso il Novecento), su hyperpolis su Academia.edu. Cesare
Luporini. Luporini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Luporini” – The
Swimming-Pool Library.
Luzzago
(Brescia).
Filosofo. Nato da Girolamo e da
Paola Peschiera, in una delle più importanti famiglie del patriziato cittadino,
e educato alla pratica devota e all'apostolato.
Nel convento di S.Antonio dei gesuiti si impegnò in un corso di filosofia.
Dibatte in pubblico 737 argomenti filosofici! Con l'aiuto di Borromeo partecipa
a Milano ai corsi di teologia dei gesuiti di Brera. Si laurea a Padova. Desideroso
di entrare a far parte della Compagnia di Gesù, le difficoltà economiche della
famiglia, causate da alcune transazioni inopportune del padre, glielo
impedirono. Conservatore dei Monti di Pietà, e protettore della Compagnia delle Dimesse di S.
Orsola e di altri due istituti caritativi bresciani: il Soccorso e le Zitelle.
Ri-organizza e da nuovo impulse a un'altra istituzione sorta dopo il Concilio
di Trento: la Scuola della dottrina cristiana. Fonda la Congregazione di S.
Caterina da Siena. Per far sì che il suo operato continuasse, fonda la
Congregazione dello Spirito Santo, che raccolse i membri della classe dirigente
cittadina con l'obiettivo di co-operare più efficacemente e concordemente al
sostegno di tutte le buone istituzioni e mantenere un clima di Concordia.
Infatti, intercede per la conciliazione delle famiglie nobili bresciane spesso
in conflitto. La sua indole caritativa
emerse soprattutto quando venne a far parte del Consiglio di Brescia, dove sa
armonizzare le strutture governative ed organismi canonici. Nelle opere scritte
vi sono indicazioni per i cavalieri di Malta, sulla carità, ispirati al modello
della Compagnia di Gesù. Durante il suo viaggio a Roma esamina le strutture di
beneficenza per poi proporle a Brescia. Ha la possibilità di conoscere Filippo Neri.
In un'epistola a Morosini, e informato che Clemente VIII, ha preso in considerazione
il suo nome per la carica di arcivescovo di Milano. Morì e fu sepolto nella
chiesa di S. Barnaba a Brescia. Fu avviata presso la Congregazione dei riti la
causa di beatificazione. Leone XIII, riconosciute le sue virtù eroiche, gli
conferì il titolo di venerabile. Dizionario
Biografico degli Italiani, A.Cottinelli, Vita del venerabile Luzzago patrizio
bresciano: dedicata ai comitati parrocchiali, Tipografia e libreria Salesiana,
A. Cistellini, Luzzago. Il movimento cattolico a Brescia, Morcelliana. A. Fappani,
Enciclopedia bresciana, Opera San Francesco di Sales, Dizionario Biografico
degli Italiani, Volume 66, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, S.
Negruzzo, L'allievo santo: Roccio precettore di Luzzago, in «Annali di Storia
dell'Educazione e delle Istituzioni Scolastiche», S. Negruzzo, Dalla scuola
dell'ajo al collegio dei gesuiti: il caso di Luzzago, in Dalla virtù al
precetto. L'educazione del gentiluomo tra '500 e '700, Brescia, Fondazione
Civiltà Bresciana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alessandro Luzzago. Luzzago.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Luzzago” – The Swimming-Pool Library.
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