Pace (Berga). Filosofo. Grice: “I love the fact that Pace,
like me, is a Protestant, and married one! This should deduce the defeasibility
of non-monotonicity: ‘all Italians are Catholic;’ he surely wasn’t --- and
neither is Speranza, or Ghersi, two other fervent ‘protestanti’!” Grice: “I love Pace – in a way he reminds me
of myself when I was teaching Aristotle’s Categoriae at Oxford! – A good thing
about Pace is that he stopped saying that he was commenting on Aristotle – his
Casaubon edition is still very readable – and tried to compose his own
‘Institutiones logicae,’ as he did – As Kneale once told me, ‘This made Pace a
logician, and not just a commentator!” -- Italian essential philosopher. Studia
a Padova, dove fu allievo di Menochio e Panciroli. Aderì alla religione
riformata e intimorito dagli ammonimenti delle autorità religiose patavine, si
rifugiò a Ginevra, il principale centro del Calvinismo. Divenne professore.
Tradusse Aristotele – “In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum: Commentarius
analyticus.” A Ginevra sposò Isabella Venturina, protestante originaria di
Lucca. Ottenne la cattedra a Heidelberg. Pronuncia una famosa
prolusione, “De iuris civilis difficultate ac docendi method”. Fu coinvolto in
una polemica con Gentili. Gentili, non avendo ottenuto la cattedra di
Istituzioni alla quale aspirava, accusò Pace di averlo boicottato e gli rivolse
delle offese in un componimento poetico indirizzato a Colli. Offeso, lo
denunciò davanti al Senato accademico, costringendolo infine a lasciare Heidelberg
per Altdorf. Ebbe anch'egli fastidi con le autorità accademiche di Heidelberg
per le sue simpatie per il Ramismo
Insegnò a Sedan, Ginevra, Montpellier, Nîmes, Aiax, e Valence. Rese
pubblica la sua abiuria al protestantesimo; quell'anno ebbe la cattedra a Padova
e scrisse “De Dominio maris Adriatici”, un'opera a favore della Repubblica di
Venezia che gli valse anche il cavalierato. La sua edizione dell'Organon di
Aristotele, fu inclusa in un'edizione delle opere di Aristotele edita da Casaubon ed
ebbe ampia diffusione. Pubblicò a Sedan le “Institutiones logicae” e a
Francoforte il suo importante commento In Porphyrii Isagogen et Aristotelis
Organum, Commentarius Analyticus. Opere:
“De dominio maris Hadriatici” (Imp. Caes. “Iustiniani Institutionum libri IV,
Adnotationibus ac notis doctiss. scriptorum illustrati & adaucti. Quibus
adiunximus appendicis loco, leges XII tab. explicatas. Vlpiani tit. XXIX
adnotatos. Caii libros II Institut. Studio & opera Ioannis Crispini At. In
ac postrema editione accesserunt” Ginevra: apud Eustathium Vignon). Ἐναντιόφαν.
seu Legum conciliatarum centuriae III, Spirae: typis Bernardi Albini, De rebus
creditis, seu De obligationibus qua re contrahuntur, et earum accessionibus, ad
quartum librum Iustinianei Codicis, Commentarius; accesserunt tres indices,
Spirae Nemetum: apud Bernardinum Albinum, “Tractatus de contractibus et rebus
creditis, seu de obligationibus quae re contrahuntur et earum accessionibus, ad
quartum librum Iustinianei Codicis, doctissimi cuiusdam I.C. commentarius.
Accesserunt tres indices, vnus titulorum, eo quo explicantur ordine
descriptorum, alter eorundem titulorum ordine alphabetico, tertius rerum &
verborum in toto opere memorabilium, Parisiis: apud Franciscum Lepreus, Isagogica
in Institutiones imperiales, 1, Lyon,
Barthélemy Vincent, Oeconomia iuris utriusque, tam civilis quam canonici, Lyon, Barthélemy Vincent, Methodicorum ad
iustinianeum Codicem libri, 3, Lyon,
Barthélemy Vincent, Analysis Codicis, Lyon, Barthélemy Vincent, Artis Lullianae
emendatae libri IV Quibus docetur methodus, ad inueniendum sermonem de
quacumque re, Valentiae: apud Petrum Pinellum, De dominio maris Hadriatici,
Lyon, Barthélemy Vincent. Benedictis, «Gentili, Scipione». In: Dizionario Biografico
degli Italiani, Roma: Istituto della
Enciclopedia Italiana, C. Vasoli, Scienza, dimostrazione e metodo in un maestro
aristotelico dell'età di Galileo: Giulio Pace da Beriga, logico e giurista, in
Id., Profezia e ragione. Studi sulla cultura del Cinquecento e del Seicento, Napoli,
Morano Aristotelis Stagiritae peripateticorum principis Organum, Morges, Operum
Aristotelis, Ginevra, ma con la falsa indicazione: "Lyon, chez l’imprimeur
Guillaume de Laimarie" Ristampa
anastatica: Hildesheim, Georg Olms. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .
Guido Acquaviva e Tullio Scovazzi , Il dominio di Venezia sul mare Adriatico
nelle opere di Paolo Sarpi e Giulio Pace, Milano: Giuffrè (Google libri) Antonio Franceschini, Giulio
Pace da Beriga e la giurisprudenza dei suoi tempi, Venezia: Officine Grafiche
di Carlo Ferrari, Philippe Tamizey de
Larroque, Jules Pacius de Beriga: compte-rendu du mémoire de M. Ch. Revillout
avec documents inédits, Paris: V. Palmé,
Marine Bohar, « Giulio Pace da Beriga et sa De iuris civilis
difficultate ac docendi methodo oratio. Présentation et traduction », Revue
d'Histoire des Facultés de Droit. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. hls-dhs-dss.ch,
Dizionario storico della Svizzera. Opere
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere. Keywords: dialettica, Aristotele,
Porfirio, Boezio, categoria, praedicamentum. Giulio Pace. Pace. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pace” – The Swimming-Pool Library.
Paci (Monterado).
Filosofo. Grice: “Paci’s essay on
Vico by far exceeds anything that Hampshire wrote about him – magnificent
title, too, “ingens sylva.” -- “There are many things I love about Paci: first,
he adored Jabberwocky, as he states in his “Il senso delle parole.” Second, he
loved Russell’s theory of relations, as he states it in “Relazione e
significati.” Third, he agrees with me that Heidegger is the greatest
philosopher of all time, as he states in his masterpiece, “Il nulla.” Grice:
“Paci used to say, with a smile, that it was ironic that he was born in
Monterado and that he had written an essay on ‘Il nulla,’ seeing that
“Monterado is, today, well, il nulla.”” Italian essential philosopher «Avevo ben
presto compreso che il costume di Paci era quello di discutere liberamente con
chiunque di tutto, senza alcuna prevenzione o pregiudizio.» (Carlo Sini).
Tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e dell'esistenzialismo
in Italia. Nato a Monterado (provincia di Ancona), intraprese gli studi
elementari e medi a Firenze e Cuneo. Nel 1930 si iscrisse al corso di filosofia
dell'Università degli Studi di Pavia, seguendo soprattutto le lezioni di Adolfo
Levi. Nel frattempo collaborò con Anceschi alla rivista Orpheus. Si trasferì
dopo due anni all'Università degli Studi di Milano dove divenne allievo di
Antonio Banfi, con il quale si laureò nel novembre del 1934 discutendo una tesi
dal titolo Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone. Collabora
alla rivista Il Cantiere. Nel 1935 iniziò il servizio militare
nell'esercito, ma nell'ottobre del 1937 viene congedato. Richiamato nel 1943
come ufficiale allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne catturato in
Grecia dopo l'8 settembre 1943 e inviato presso il campo di prigionia di
Sandbostel. Trasferito successivamente nella struttura di Wietzendorf, qui ebbe
modo di conoscere Paul Ricœur, con il quale riuscì in quella sede a leggere
Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica di Edmund Husserl
e a costruire un rapporto di amicizia. Incominciò la sua carriera di
docente insegnando filosofia teoretica all'Pavia, mentre, a partire dall'anno
accademico 1957-1958, successe a Giovanni Emanuele Barié all'Università Statale
di Milano. Dopo aver inizialmente collaborato con la rivista Filosofia,
nel 1951 fondò la rivista aut aut, che diresse fino al 1976; il periodico
costituisce una testimonianza dei suoi variegati interessi letterari e
culturali. Il nome della rivista richiama dei testi più famosi del filosofo
danese Søren Kierkegaard, precursore dell'esistenzialismo nel suo proposito di
accogliere l'irriducibile paradossalità dell'esistenza e l'ostacolo che questa
impone al sapere. Tra i suoi allievi più famosi ricordiamo Giovanni
Piana, Carlo Sini, Salvatore Veca, Pier Aldo Rovatti, Mario Vegetti, Guido
Davide Neri. Pensiero Carlo Sini individua l'inizio dell'intera
speculazione filosofica di Paci già a partire dalla sua tesi di laurea: in
alcune frasi della breve Prefazione vediamo il filosofo marchigiano, ancora
ventitreenne, esprimere una specifica interpretazione della filosofia
dell'esistenza, dimostrando già un grado elevato di comprensione del proprio
tempo e delle proprie inclinazioni. L'esistenzialismo Paci giunge perciò
all'esistenzialismo attraverso lo studio di Platone. Base dell'esistenzialismo
di Paci è la relazione, intesa come condizione di esistenza di tutti gli
avvenimenti che costituiscono il mondo. Evento è anche l'io, che si conosce
come esistenza finita ed empirica in rapporto ad altre esistenze. Dalla pura
condizione esistenziale del fatto, attraverso la conoscenza, Paci definisce la
condizione dell'uomo come personalità morale. L'io conoscente è la chiara
forma della legge morale che fa sì che ogni io, in quanto conosciuto e
molteplice e in quanto esistenza, possa diventare soggetto singolo come
soggetto di scelta etica. Poiché in virtù del principio di irreversibilitàche,
insieme al principio di indeterminazione (impossibilità che il conoscente si
conosca a un tempo come conosciuto e come conoscente), è uno dei punti di
riferimento del sistema di Pacila forma non è mai definitiva, e al contempo
ogni questione risolta pone sempre nuovi problemi, ne deriva che il realizzarsi
dell'esistente "uomo" nella forma significa un continuo progresso che
va dal passato, il quale non si può ripetere e non è annullato dal presente,
verso il futuro. Il non realizzarsi in questa forma, non seguendo il progresso
e arrestandosi a una forma di ordine più basso, costituisce l'immoralità, il male.
Il negativo come risorsa La riflessione filosofica di Paci parte dalla
consapevolezza del negativo, della mancanza come base e nucleo iniziale
dell'esistenza umana. Un negativo che si fonda soprattutto sulla base del tempo
e della sua irreversibilità, che ci costringe a fare i conti perennemente con
un passato irreversibile, con un futuro sconosciuto e con un presente
inesistente perché continuamente in fuga. Ma il negativo si riflette anche
nella soggettività e nella limitazione del nostro punto di vista: non possiamo
avere nessuna visione della realtà che non sia filtrata dalla nostra
"singolarità", dal nostro essere un io. Tuttavia questa
"mancanza" eterna, questo limite, è nello stesso tempo una risorsa:
il tempo, quindi, non è una condanna per l'uomo, ma è ciò che permette la sua
esistenza come temporalità; d'altra parte l'alterità è risorsa proprio in
quanto altro da sé. L'io infatti si riconosce solo in quanto confrontato con un
altro, e sono quindi gli altri a dare conformazione e identità al nostro io, e
questo processo è fruttuoso, forte e orientato se il soggetto sa e si impegna a
stringere "relazioni". Da qui si possono capire le due
definizioni date alla filosofia paciana: l'una dello stesso filosofo che
definiva il suo pensiero come relazionismo, e l'altra invece di Nicola
Abbagnano, che lo definì "esistenzialismo positivo": positivo proprio
perché cerca di capovolgere l'insensatezza e la mancanza alla base
dell'esistenza in una possibilità, una risorsa di riflessione e progettualità.
La vita umana per Paci si fonda infatti su un bisogno (bisogno di senso nel
tempo, bisogno di altro); questo bisogno si traduce in un lavoro esistenziale,
che implica un consumo: di tempo, di vita, di riflessione. Questo sistema
bisogno-consumo-lavoro sta alla base di ogni vita umana. Tuttavia l'uomo ha una
possibilità, una possibilità di "salvarsi" dall'insensatezza (o di
provarci, quantomeno), e tale possibilità si trova nel lavoro. Il lavoro
esistenziale (inteso come l'impegno che si investe nel condurre la propria
vita) può infatti essere orientato dalla consapevolezza e dal continuo impegno
intellettuale di ricerca di senso anche e soprattutto mediante la relazione.
Questa ricerca di senso si traduce, alla base, nell'esercizio
dell'epoché. L'epoché Termine fondamentale della filosofia di Husserl,
filosofo che Paci ebbe come punto di riferimento per tutta la vita, l'epoché si
traduce in una ricerca di senso continua e inesausta che presuppone un
abbandono di tutte le categorie di pensiero che siamo abituati ad utilizzare.
In questo senso è emblematico l'episodio che Paci stesso racconta riguardo al
suo approccio all'epoché. Studente di filosofia, si recò nell'ufficio di
Antonio Banfi (il suo "maestro" per eccellenza) per chiedere
spiegazioni sul concetto di epoché. Banfi gli chiese di descrivere un vaso
che si trovava lì vicino a loro. Tuttavia, qualunque definizione Paci provasse
a dare (colore, forma geometrica, uso) cadeva in una categoria di giudizio
posteriore all'oggetto stesso, o comunque soggettiva (il colore dipende dalla
luce, la forma geometrica si rifà a categorie astratte che l'uomo ha inventato,
l'uso è indipendente dall'oggetto stesso). L'epoché, quindi, si
costituisce come ricerca di una visione "originaria". Compito
difficilissimo (Husserl lo definiva impossibile ed inevitabile), l'esercizio
dell'epoché non si deve tradurre in un'impossibilità di giudizio, ma nella
consapevolezza che qualunque giudizio è parziale, soggettivo. Se applicata alla
vita, all'esistenza, l'epoché si traduce in una continua ricerca
dell'originario, della verità, di una verità ulteriore che si annida nel mondo,
negli altri, negli oggetti, nei luoghi, in tutto ciò che forgia la nostra
esistenza. Una verità che l'uomo può cercare, e che si annida nel percorso
stesso di ricerca e riflessione, e soprattutto nella capacità di creare
relazioni autentiche. In Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Paci
individua nell'epoché quasi un carattere religioso, criticando la ridotta
disamina del concetto da parte di Martin Heidegger ed Emmanuel Lévinas, che lo
considerarono come se si trattasse di un metodo puramente gnoseologico.
Relazione e riflessione La relazione è per Paci qualcosa di fondamentale e
ulteriore dotato di un profondo significato esistenziale. Paci scriveva che la
relazione prescinde i due soggetti che la intrecciano: è un concetto
"nuovo", "terzo", che è tanto più significativo quanto più
i soggetti sono disposti a farsi mutare consapevolmente da essa e dal lavoro di
riflessione che ne segue. La relazione va cercata, coltivata, resa e mantenuta
continuamente autentica, anche se conflittuale. La riflessione infine, come
salvezza dall'irreversibilità del tempo, ricrea e analizza il passato per
ricercarne ancora il senso, e proiettare questa ricerca nel futuro di un progetto.
Epoché, riflessione e relazione costituiscono, riassumendo, il lavoro
esistenziale di ricerca di senso. La filosofia di Paci si traduce dunque
in una continua, consapevole e dolorosa ricerca di un senso che possa
capovolgere la situazione tragica dell'esistenza mediante il lavoro, l'impegno.
In questo Paci si distanzia da Jean-Paul Sartre e dalle conclusioni del
filosofo francese, che Paci ammirava e considerava uno stimolo continuo per la
sua riflessione. Il negativo, infine, sempre presente nell'investigazione
filosofica di Paci (ancor di più nell'ultima parte della sua vita), rimane
punto essenziale della ricerca umana, laica e faticosa di un senso, di una verità
ulteriore. Opere: “Il Parmenide di Platone” (Milano_ (cf. L. Speranza,
“Grice, Wiggins, e il Parmenide di Platone”). Principato, “Principii di una filosofia
dell'essere” (Modena, Guanda); “Pensiero, esistenza e valore” (Milano-Messina,
Principato); “L'esistenzialismo” (Padova, CEDAM); “Esistenza ed immagine” (Milano,
Tarantola); “Socialità,” Firenze, Le Monnier, “Ingens Sylva: saggio sulla
filosofia di Vico,” Milano, Mondadori, “Filosofia antica”, Torino, Paravia, “
Il nulla” Torino, Taylor, “Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, “Il
pensiero scientifico” Firenze, Sansoni, “L'esistenzialismo,” in Luigi Rognoni e
Enzo Paci , L'espressionismo e l'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio
Italiana, “Tempo e relazione” (Torino, Taylor, Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio
Italiana, “Ancora sull'esistenzialismo” Torino, Edizioni Radio Italiana, Dall'esistenzialismo
al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, Storia del pensiero presocratico,
Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, Diario
fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, Breve dizionario dei termini greci, in
Andrea Biraghi , “Dizionario di filosofia,” Milano, Edizioni di Comunità, “Tempo
e verità nella fenomenologia,” Bari, Laterza, “Funzione delle scienze e
significato dell'uomo, Milano, Il Saggiatore, “Relazioni e significati” Milano,
Lampugnani Nigri, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Enzo
Paci, Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Il senso delle parole, Pier
Aldo Rovatti, Milano, Bompiani,. Note
Sini22. Civita. Sini.
Pecora356. Storia, aut aut. 5 luglio
. Vigorelli. Paci.
Alfredo Civita, degli scritti di
Enzo Paci , Firenze, La Nuova Italia, Andrea Di Miele, La cifra nel tappeto:
note su Paci interprete di Vico, in Bollettino del Centro di studi vichiani.
Anno XXXVII, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2007. Paolo Ercolani, Enzo
Paci, il caldo romanzo di una prassi teorica, in Il manifesto, Costantino
Esposito, Esistenzialismo e fenomenologia. La crisi dell'idealismo e l'arrivo
dell'esistenzialismo in Italia, in Il contributo italiano alla storia del
Pensier oFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Tempo e verità
nella fenomenologia di Edmund Husserl, Bari, Laterza, M. Pecora, La cultura
filosofica italiana attraverso le riviste, in Rivista di storia della
filosofia, Giovanni Piana, Una ricerca ininterrotta. La lezione di Enzo Paci,
in L'Unità,Giuseppe Semerari, L'opera e il pensiero, in Rivista Critica di
Storia della Filosofia, C. Sini, Enzo Paci. Il filosofo e la vita, Milano, Feltrinelli,
C. Sini, Enciclopedia ItalianaIV Appendice,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, A. Vigorelli, L'esistenzialismo
positivo Milano, Franco Angeli, 1987. Amedeo Vigorelli, La fenomenologia husserliana
Milano, Franco Angeli, aut aut Edmund Husserl Esistenzialismo Scuola di Milano Enzo
Paci, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enzo Paci.
Paci. Keywords. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Paci: i principi metafisici di
Vico” --. Luigi Speranza, “Grice e Paci: significato e significati” – The
Swimming-Pool Library.
Biraghi, andrea – “Dizionario di
filosofia,” Milano.
Padovani (Ancona). Filosofo. Grice: “I like Padovani, especially
his focus on what he calls ‘classical metaphysics’ (‘metafisica classica’) for
what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential Italian philosopher.
Ffiglio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e di sua moglie, la ricca
possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle parole stesse di Padovani,
il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa etica dell'onore e del
dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua madre che fu colei che per
prima lo introdusse agli ambienti letterari di Padova grazie alla vicinanza dei
terreni della sua famiglia che erano posti a Bottrighe, nel Polesine, dove
tutta la famiglia si trasferiva durante il periodo invernale. La solerte
religiosità della madre, lo spinse a non frequentare la scuola elementare
pubblica (che ella riteneva troppo "laicizzata" dopo l'unità
d'Italia) ma a servirsi di un precettore, un ex abate che per primo lo instradò
alla filosofia. Si iscrisse quindi al liceo di Milano dove ebbe i suoi primi
contatti col positivismo che procureranno in lui e nel suo pensiero una
profonda crisi nel saper controbilanciare il più correttamente possibile questa
visione innovativa della vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe
voluto ingegnere, ma egli terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano
dove seguì i corsi di Martinetti, pur prendendo a frequentare Mattiussi
(convinto tomista) e Olgiati, convinto assertore della necessità di fondere
insieme la metafisica classica con il pensiero moderno. Olgiati (a sinistra)
con Gemelli (al centro) e Necchi. I primi due furono tra i principali
ispiratori. Fu su consiglio di questi due ultimi che il alla fine decise di
intraprendere la carriera filosofica, sviluppando una sua corrente di pensiero
permeata di tutti gli spunti che nel corso della sua carriera aveva saputo
trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e ispiratori, basandosi molto anche
sull'opera di Schopenhauer. Si laureò con una tesi su Spinoza eproseguendo poi
la sua carriera in ambito universitario divenendo dapprima assistente e poi
direttore della biblioteca. Divenne membro della Società italiana per gli studi
filosofici e psicologici e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore da poco
fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso di Gemelli, Padovani iniziò a
collaborare anche con la "Rivista di filosofia neoscolastica" di cui
divenne ben presto uno dei principali rappresentanti. Venne nominato professore di filosofia della
religione e anche supplente di Introduzione alla storia delle religioni. In
seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova dove divenne professore di
filosofia morale, avendo per college Olgiati col quale dimostrò una particolare
sintonia. Sempre affiancato da Gemelli,
anche durante gli anni della Seconda guerra mondiale riunì presso la propria
casa di Milano diversi intellettuali cattolici avversi al fascismo (noti col
nome di "Gruppo di Casa Padovani") come Dossetti eFanfani. Si
avvicinò durante questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli
che puntava ad un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi
del calibro di Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al
Centro di studi filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto
"Movimento di Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando
Sciacca fondò il "Giornale di metafisica" egli ne fu il primo
redattore. Venne accolto come professore
di filosofia morale e filosofia teoretica a Padova. Morì ia Gaggiano. Volle per sua espressa
volontà che la notizia della sua morte fosse resa pubblica a sepoltura avvenuta
come estremo esempio della propria esistenza di stampo ascetico, come tale era
stata la sua scelta di non sposarsi. Il
pensiero filosofico La tomba di
Elisabetta Rossati, madre di Umberto Antonio Padovani e figura ispiratrice del
suo pensiero filosofico e teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito
di Gaggiano (MI) Durante gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività
filosofica fu particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il
problema fondamentale della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari.
Saggio sul pensiero religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il
cattolicesimo” (Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera”
(Milano). In questi scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non
solo alla storia della filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da
altri panorami filosofici e religiosi. Pubblicò il testo più importante del suo
pensiero filosofico, “La filosofia della religione e il problema della vita”
(riedito “Il problema religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima
volta delineò chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione
era l'unica strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il
male, elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la
struttura originale della storiografia filosofica e della metafisica
classica. Con la pubblicazione del suo
Filosofia della storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia,
il quale s ci rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo
rispetto al mondo che lo circonda, ma non è in grado (come del resto la
filosofia) di fornire soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente
dalla teologia, magari nella sua declinazione di teologia della storia. Questo
pensiero si acuì particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli
ultimi anni, in particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli
aveva sempre avuto un forte legame.
Altre opere: – Grice: “Cf.
Hampshire’s Spinoza”) Milano, Vito Fornari; “Saggio sul pensiero in Italia,”Milano,
“La storia della filosofia con
particolare riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,” Como, “Aquino
nella storia della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto della morale”
(Como); “Filosofia e teologia della storia” (Como); “Sommario di storia della
filosofia,” Roma, P. Faggiotto,Padova A. Cova, Storia dell’Università cattolica
del Sacro Cuore, Milano A. M. Moschetti, Cercatori dell’assoluto: maestri
nell'Ateneo padovano, Santarcangelo di Romagna Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. And then there’s Pagani:
essential Italian philosopher difficult to find. Padovani. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Padovani,” The Swimming-Pool Library.
Paganini (Lucca). Filosofo. Grice: “Paganin must be the only
Italian philosopher who reads La Divina Commedia philosophically!” -- Grice: “Strawson never read Paganini’s
‘cosmological’ tract on ‘spazio’ but he should, obsessed as he was with
spatio-temporal continuity. Grice: “I’ll never forget Shropshire’s proof of the
immortality of the human soul – He told me he basically drew it from an obscure
tract by Paganini, as inspired by the death of Patroclus – Paganini’s tract
actually features one of my pet words. He speaks of the ‘domma’ of the ‘immotalita
dell’anima umana’ – Brilliant!” -- essential Italian philosopher.Lucca stava
passando dalla reggenza austriaca seguita al collasso napoleonico al diventare
capitale del borbonico Ducato di Lucca. Compì l'intero corso dei suoi studi a
Lucca, dedicandosi, fin dai tempi delle scuole secondarie, alla filosofia. Insegnò
filosofia negli istituti secondari lucchesi. Prtecipò alla prima guerra
d'indipendenza. Dopo la fine della guerra, col l'annessione del Ducato di Lucca
da parte del Granducato di Toscana fu nominato docente nell'ateneo lucchese. In
questo ufficio fu difensore della dottrina rosminiana e nonostante venisse
sorvegliato dalla polizia il governo decise poi di offrirgli una cattedra a Pisa
a seguito dei buoni uffici di Rosso. Gli ultimi anni della sua vita furono
rattristati da due avvenimenti; la espulsione dai seminari ecclesiastici di
discepoli a lui carissimi, perché rei di professare le dottrine del Rosmini e
la condanna di certe proposizioni tolte ad arbitrio e senza critica dalle molte
opere del filosofo di Rovereto. Morì a Pisa. Annuario della R. Pisa per l’anno
accademico . sba.unipi/it/risorse/archivio-fotografico/persone-in-archivio/paganini-carlo-pagano
Opere. Paganini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paganini” – The
Swimming-Pool Library.
Pagano (Brienza).
Filosofo. Essential Italian
philosopher. Fu uno dei maggiori esponenti
dell'Illuminismo ed un precursor edel positivismo, oltre ad essere considerato
da Pessina l'iniziatore della scuola storica napoletana del diritto. Personaggio
di spicco della Repubblica Partenopea, le sue arringhe contornate di citazioni
filosofiche gli valsero il soprannome di "Platone di Napoli". Nato a
Brienza, piccolo centro del Principato Citra ( in Basilicata), da una famiglia
di notai, si trasferì a Napoli dopo la
morte del padre, stabilendosi presso lo zio Nicola. Ultimò gli studi classici
sotto l'egida di Angelis, da cui apprese anche gli insegnamenti di latino,
greco, ebraico e frequentò i corsi universitari, conseguendo la laurea con il “Politicum
universae Romanorum nomothesiae examen,” dedicato a Leopoldo di Toscana ed
all'amico grecista Glinni di Acerenza. Fu, inoltre, allievo di Genovesi, il cui
insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e amico di Filangieri con
cui condivise l'iscrizione alla massoneria. Appartenne a “La Philantropia,” loggia
della quale fu maestro venerabile. Inoltre, i proventi dell'attività di
avvocato criminale gli consentirono di acquistare un terreno all'Arenella, dove
costituì una sorta di accademia, alla quale partecipava, tra gli altri, Cirillo.
Ebbe la cattedra di etica, poi quella di diritto criminale a Napoli,
distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato (di cui
diventò poi giudice) nella difesa dei congiurati anti-borbonici della Società
Patriottica Napoletana Deo, Galiani e Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne
la messa a morte. Fu incarcerato in seguito ad una denuncia presentata contro
di lui da un avvocato condannato per corruzione che lo aveva accusato di
cospirare contro la monarchia ma venne liberato per mancanza di prove.
Scarcerato riparò clandestinamente a Roma, dove venne accolto positivamente dai
membri della Repubblica Romana, dove ricevette la cattedra di Diritto nel
Collegio Romano, accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo
indispensabile per vivere. Tra i suoi seguaci e allievi, il rivoluzionario Galdi. La libertà è la
facoltà dell'Uomo di valersi di tutte le sue forze morali e fisiche come gli
piace, colla sola limitazione di non impedir agli altri di far lo stesso -- Costituzione
Napoletana. Il Giudice Speciale lo schernisce dopo avergli letto la sentenza di
morte. Ritratto di Giacomo Di Chirico. Lasciata Roma, si spostò per un breve
periodo a Milano e, dopo la fuga di Ferdinando IV a Palermo, fece ritorno a
Napoli, divenendo uno dei principali artefici della Repubblica Napoletana, quando
il generale Championnet lo nominò tra
quelli che dovevano presiedere il governo provvisorio. La vita della
repubblica fu corta e molto difficile. Mancava l'appoggio del popolo, alcune
province erano ancora estranee all'occupazione francese e le disponibilità
finanziarie erano sempre limitate a causa delle sovvenzioni alle campagne
napoleoniche. In questo breve lasso di tempo, ebbe tuttavia modo di poter
realizzare alcuni progetti. Importanti in questo periodo furono le sue proposte
sulla legge feudale, in cui si mantiene su posizioni piuttosto moderate e il
progetto di Costituzione della Repubblica Napoletana. Essa per la prima volta
stabiliva la giurisdizione esclusiva dello Stato sui diritti civili e, tra le
altre cose, prevedeva il decentramento amministrativo della città. La carta
elaborata da Pagano prevedeva inoltre l'istituzione dell'eforato, precursore
dell'odierna Corte Costituzionale. Il suo progetto rimase tuttavia inapplicato
a causa dell'imminente restaurazione borbonica. Pagano si distinse sostenendo
altre leggi di capitale importanza come quella sull'abolizione dei fedecommessi
(10 febbraio), sull'abolizione delle servitù feudali (5 marzo), del testatico, della
tortura. Con la caduta della Repubblica,
dopo aver imbracciato le armi che
difesero strenuamente gli ultimi fortilizi della città assediati dalle truppe
borboniche, venne arrestato e rinchiuso nella "fossa del
coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. Venne in
seguito trasferito nel carcere della Vicaria e ai primi di agosto nel Castel
Sant'Elmo. Giudicato con un processo sbrigativo e approssimato, venne
condannato a morte per impiccagione. A nulla era valso l'appello di clemenza da
parte dei regnanti europei, tra cui lo zar Paolo I, che scrisse al re
Ferdinando: «Io ti ho mandato i miei battaglioni, ma tu non ammazzare il fiore
della cultura europea; non ammazzare Mario Pagano, il più grande giurista dei
nostri tempi». Fu giustiziato in Piazza Mercato, assieme ad altri repubblicani
come Domenico Cirillo, Giorgio Pigliacelli e Ignazio Ciaia. Secondo Giuseppe
Poerio, Pagano, salendo sul patibolo, pronunciò la seguente frase: «Due
generazioni di vittime e di carnefici si succederanno, ma l'Italia, o signori,
si farà.» Pensiero Proclami e sanzioni della Repubblica napoletana,
aggiuntovi il progetto di Costituzione di Mario Pagano, Colletta, Il pensiero
di Pagano, giurista, filosofo, letterato, esponente fra i più rilevanti dell'Illuminismo
meridionale, merita di essere preso in esame dalla nostra prospettiva per la
visione consegnata ai Saggi politici, un'opera a carattere a un tempo
filosofico, politico, storico e di filosofia della storia, che può definirsi di
‘filosofia civile' per l'ispirazione complessiva e il disegno di fondo in cui i
diversi elementi della sua multiforme natura sono orientati verso un unico
obiettivo. E anche per la filosofia politica, che emerge in tutta la sua
peculiarità da un lavoro pur dai caratteri tecnici obbligati come il Progetto
di Costituzione della Repubblica napoletana, da lui personalmente
redatto. Opere: “FBurgentini Politicum universae Romanorum nomothesiae
examen libro singulari in treis parteis diviso comprehensum” (Neapoli, Josephus
Raymundus jure legitimeque excudebat); “Oratio ad comitem Alexium Orlow virum
immortalem victrici moschorum classi in expeditione in mediterraneum mare summo
cum imperio praefectum”; “Gli Esuli tebani. Tragedia” (Napoli); “Contro Sabato
Totaro, reo dell'omicidio di D. Giuseppe Gensani in grado di nullità aringo”
(Napoli); “Il Gerbino tragedia” e “Agamennone monodramma-lirico” (Napoli, presso
i Fratelli Raimondi); “Considerazioni sul processo criminale (Napoli, Stamperia
Raimondiana); “Ragionamento sulla libertà del commercio del pesce in Napoli.
Diretto al Regio Tribunale dell'Ammiragliato e Consolato di Mare” (Napoli); “Corradino
tragedia” (Napoli, presso Filippo Raimondi); “De' saggi politici”(Napoli, a spese
di Filippo Raimondi); “L' Emilia. Commedia” (Napoli, presso Filippo Raimondi);
“Saggi politici de' principii, progressi e decadenza della società” (Napoli); “Discorso
recitato nella Società di Agricoltura, Arti e Commercio di Roma nella pubblica
seduta del di 4 complementario anno 6° della libertà, Roma, presso il cittadino
V. Poggioli. “Considerazionisul processo criminale, Milano, nella Tipografia
Milanese di Tosi e Nobile contrada nuova); “Principj del codice penale e logica
de' probabili per servire di teoria alle pruove nei giudizj criminali”; “principj
del codice di polizia, Napoli, dalla tipografia di Raffaele Di Napoli, Le opere
teatrali non furono mai rappresentate in
pubblico, mentre sembra che l'autore soleva metterle in scena privatamente
nella sua casa dell'Arenella. Sono caratterizzate da temi prevalentemente
sentimentali mascherando i temi civili che pur in esse erano presenti, con
funzione quindi pedagogica nei confronti del popolo. Intitolazioni e
dediche Statua di Mario Pagano a Brienza (PZ) Al giurista lucano sono
state dedicate alcune opere letterarie come Catechismo repubblicano in sei
trattenimenti a forma di dialoghi di Francesco Astore e Mario Pagano, ovvero,
della immortalità di Terenzio Mamiani. Nella Corte d'Assise di Potenza fu
collocato un busto marmoreo in suo onore, opera di Antonio Busciolano. Gli venne
dedicato il Convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso, con regio decreto
firmato da Vittorio Emanuele II. Alcune logge massoniche furono intitolate a
suo nome, come quella di Lecce, nata nel 1864, e di Potenza, sorta nel 1886.
Nel Venne inaugurato un busto in marmo ai giardini del Pincio (Roma),
realizzato da Giuseppe Guastalla. Il suo personaggio apparve nel film Il resto
di niente di Antonietta De Lillo, interpretato da Mimmo Esposito. Elio Palombi,
Pagano e la scienza penalistica del secolo XIX, Giannini, Fulvio Tessitore,
Comprensione storica e cultura, Guida, Petronilla Reina Gorini, Ricordanze di
trenta illustri italiani, Minerva, N. Perrone, La Loggia della Philantropia. Un
religioso danese a Napoli prima della rivoluzione. Con la corrispondenza
massonica e altri documenti, Palermo, Sellerio, A. Pace, Annuario, Problemi
pratici della laicità agli inizi del secolo Wolters Kluwer Italia, Mario D'Addio,
Le Costituzioni italiane:Colombo, Ottorino Gurgo, Lazzari: una storia napoletana,
Guida, Saverio Cilibrizzi, I grandi Lucani nella storia della nuova Italia,
Conte, Alessandro Luzio, La massoneria e il Risorgimento italiano: saggio
storico-critico, Volume 1, Forni, Vittorio Prinzi, Tommaso Russo, La massoneria
in Basilicata, FrancoAngeli, Carlo Colletta , Proclami e sanzioni della
repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione di Mario Pagano,
Napoli, Stamperia dell'Iride, Dario Ippolito, Pagano: il pensiero giuspolitico
di un illuminista, Torino, Giappichelli Editore, Nico Perrone, La Loggia della
Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione, Palermo,
Sellerio, Franco Venturi , Illuministi italiani, tomo V, Riformatori napoletani,
Milano-Napoli, Ricciardi,Repubblica Napoletana Repubblicani napoletani
giustiziati Emanuele De Deo. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Francesco Mario Pagano, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Francesco
Mario Pagano, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Francesco Mario Pagano, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere Catholic Encyclopedia, Robert Appleton
Company. Considerazioni sul processo criminale,
su trani-ius. Progetto di Costituzione della Repubblica Napoletana, su
repubblicanapoletana. Principii del codice penale, su trani-ius. Relazione al
Convegno di Brienza su Mario Pagano, del 25-27 ottobre 1999, su trani-ius.
Francesco Maria Pagano. Pagano. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pagano” – The Swimming-Pool Library.
Paggi (Siena). Filosofo. Grice: “C. of E. folks are all over
the place – but how many of them actually KNOW Hebrew!?”” -- essential Italian
philosopher.Angelo Paggi, nato Mordecai Paggi (Siena), filosofo. Insegnò a
Lasinio, Tortoli e a Ricci. Svolse per diversi anni l'attività di mercante
nella sua città natale. Abbandonò il commercio ed aprì un istituto.. Fu
insegnante ed educatore nello stesso istituto, sviluppando un metodo logico,
facile ed ameno insieme. Cambiò nome da Mordecai ad Angelo. La Comunione israelita lo volle a Firenze, dove
Paggi si trasferì con la moglie e i cinque figli. Insegnò nelle Pie Scuole fiorentine,
mentre i figli Alessandro e Felice avviarono una casa editrice. Tra i testi
pubblicati vi furono anche le opere del padre, apparse nella collana «Biblioteca
Scolastica». Scrisse inoltre una grammatica e un lessico ebraici per i suoi
figli. Per opera della moglie Benvenuta Bemporad, sorse a Firenze un istituto,
diretto dalle figlie Olimpia ed Ottavia. G. Bedarida, Ebrei d'Italia, Livorno,
Società editrice Tirrena, Maria Jole Minicucci, Una libreria fiorentina del
Risorgimento, Firenze, Cartografica Sergio Ciulli e F.lli s.n.c., Jewish Encyclopedia. Angelo Paggi. Paggi.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paggi” – The Swimming-Pool Library.
Pagliaro (Mistretta).
Filosofo. Essential Italian philosopher.
Linceo. Fu uno dei fondatori della scuola di romana.
Fra i padri della semiologia, ha introdotto gli studi sul pensiero
linguistico. Dopo il diploma al Regio Ginnasio di Mistretta, si iscrisse
al corso di laurea a Palermo, dove ebbe, tra gli altri, come docenti Nazari,
Pitrè, Gentile e Guastella. Si trasferì poi a Firenze dove subì l'influenza di
Vitelli, Antoni e Pistelli. Partecipò volontario come sottotenente del Corpo
degli arditi, e fu insignito della medaglia d'argento al valor militare. Si
iscrisse all'Associazione Nazionalista Italiana e prese parte all'Impresa di Fiume al seguito
di D'Annunzio. Si laureò discutendo con Parodi e Pasquali la tesi Il digamma in Omero. Trascorse
un periodo di studio in Germania, seguendo corsi di linguistica latina di
Meister. Seguì i corsi di Kretschmer a Vienna. Ritornato in Italia, conseguì la
libera docenza in indoeuropeistica, quindi fu chiamato da Ceci ad insegnare,
per incarico, storia comparata delle lingue romanzi a Roma. Vinto un concorso a
cattedre, divenne ordinario di glottologia, nuova disciplina che ereditava il
corso di Storia comparata delle lingue romanzi. Insegnò anche "Storia e
dottrina del fascismo" e
"Mistica fascista.” Aderì al Partito nazionale fascista e ne fu uno degli
intellettuali di spicco, presiedendo anche alcune edizioni dei Littoriali della
cultura, che ogni anno raccoglievano i migliori universitari italiani. Fu primo
capo redattore dell'Enciclopedia Italiana, dove curò numerose voci, fin quando
non entrò in contrasto con il conterraneo Gentile, che dirigeva l'opera. Non
figura tra gli accademici d'Italia, ma fu eletto al Consiglio superiore
dell'educazione, dove rimase fino allo scioglimento. Fu voluto da
Mussolini alla guida del “Dizionario di politica” dell'Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, una ponderosa opera che raccolse le migliori
intelligenze del fascismo, ma anche qualche intellettuale "eretico".
Il suo nome compare tra i 360 docenti universitari che aderirono al Manifesto
della razza, premessa alle successive leggi razziali fasciste, anche Mauro
scrive che egli dissentì dalla politica razziale del fascismo. Con la caduta
del Regime fascista, fu sospeso ndall'insegnamento. Reintegrato nnella
cattedra, insegnò Filosofia del linguaggio a Roma. Fu presidente della
sezione "Archeologia, Filologia, Glottologia" della Società Italiana
per il Progresso delle Scienze. Fu presidente del Consiglio Superiore
della Pubblica Istruzione e prima socio corrispondente poi, socio nazionale
dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Fu anche direttore editoriale, per la
Fabbri Editori, della Enciclopedia di Scienze e Arti. Fu rieletto, con larghissimi
consensi, al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, dove rimase fino al
1969. Fu nel comitato scientifico dell'Istituto nazionale di studi
politici ed economici. Fu promotore e direttore della rivista Ricerche
linguistiche e presiedette la sezione filologica del Centro di studi filologici
e linguistici siciliani. Fu candidato alla Camera per il Partito
Monarchico Popolare nella circoscrizione Sicilia orientale e al Senato nel collegio Roma IV , ma non fu
eletto. La Rai trasse un sorprendente sceneggiato per la televisione da un suo
testo che dava una nuova interpretazione della vicenda di Alessandro Magno. Fu
membro della giuria del premio Marzotto. Lasciò anticipatamente l'insegnamento
universitario. Palermo e la città di Mistretta hanno istituito, in sua memoria,
il “Pagliaro”. Ha esplorato soprattutto l'antico e medio persiano, la
lingua della Grecia classica, quindi il latino classico e medievale, nonché
l'italiano dei tempi di Dante cui ha dedicato varie operee della scuola
siciliana. Come critico letterario e glottologo, diede nuove, originali
interpretazioni di Vico, D'Annunzio e Pirandello. In ambito linguistico,
già nel suo Sommario di linguistica ario-europea, che comprendeva oltre le
lezioni dei suoi corsi universitari anche innovative linee di ricerca e nuove
idee, delinea una nuova prospettiva di approccio e di indagine delle varie
questioni linguistiche la quale viene condotta parallelamente ad un confronto
storico-critico con l'evoluzione del pensiero filosofico dalla grecità alla
filosofia classica tedesca. Al contempo, Pagliaro abbozzava in esso prime idee
sulla natura del linguaggio inteso fondamentalmente come tecnica espressiva,
allontanandosi così dall'idealismo crociano per avvicinarsi piuttosto al
positivismo, ed analizzando in modo approfondito, ma al contempo
trasversalmente alle varie discipline, la natura e la struttura dell'atto
linguistico fra due inter-locutori basandosi sia sull'indagine semantica
(mediante un metodo che egli chiama "critica semantica") che sull'interpretazione
storico-critica, fino a considerare il linguaggio come una forma di inter-azione
semiotica condizionata storicamente da una tecnica funzionale, la lingua. Nel
simbolismo linguistico (soprattutto fonetico) poi, afferma Pagliaro ne” Il segno
vivente” riecheggiano non solo l'individualità ed il vissuto dell'inte-rlocutore
ma anche la storia dell'intera umanità a cui egli appartiene come
"soggetto storico". In estrema sintesi, si può dire che la sua
teoria linguistica è una posizione unificata tra lo strutturalismo saussuriano e
l'idealismo hegeliano. Opere: “Epica e romanzo nel Medioevo Persiano,”
G.C. Sansoni, Firenze, “Sommario di linguistica ario-europea,” Libreria di
Scienze e Lettere Dott. G. Bardi, Roma, “Il fascismo: commento alla dottrina,” Libreria
di Scienze e Lettere Dott. G. Bardi, Roma, “La lingua dei Siculi,” Tip. Enrico
Ariani, Firenze, “Il fascismo contro il comunismo,” F. Le Monnier, Firenze, “La scuola fascista,” A. Mondadori, Milano, “Dizionario
di Politica,” Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma, “Insegne e
miti: teoria dei valori politici,” F. Ciuni Editore, Palermo, “Il fascismo nel
solco della storia, Società Editrice del Libro Italiano, Roma, Le Iscrizioni
Pahlaviche della Sinagoga di Dura-Europo, Pubblicazioni della R. Accademia
d'Italia, Roma,.”Storia e Dottrina del fascismo,” Tip. R. Pioda, Roma, “Teoria
dei valori politici,” F. Ciuni Editore, Palermo, “Logica e grammatica,
Tipografia del Senato del Dott. G. Bardi, Roma, Il canto V dell'"Inferno",
C. Signorelli, Milano, “Il segno vivente,” Edizioni ERI-RAI, Torino, “Saggi di
critica semantica,” G. D'Anna, Messina-Firenze, Il contrasto di Cielo d'Alcamo
e poesia popolare, Tip. G. Mori & figli, Palermo, Linguistica della "parola", G.
D'Anna, Messina-Firenze, “Nuovi saggi di critica semantica,” G. D'Anna,
Messina-Firenze, “I primordi della lirica popolare in Sicilia,” G.C. Sansoni,
Firenze, “La Barunissa di Carini: stile e struttura, G.C. Sansoni, Firenze,
“Filosofia del linguaggio,” Edizioni dell'Ateneo, Roma, “La parola e
l'immagine,” Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Poesia giullaresca e poesia popolare, G.
Laterza & figli, Bari, “La dottrina linguistica di Vico,” Atti
dell'Accademia Nazionale dei Lincei (Memorie della Classe di Scienze morali, storiche
e filosofiche), Roma, Storia della letteratura persiana, La Nuova Italia,
Firenze, Il Canto XIX dell'Inferno, F. Le Monnier, Firenze, “Altri saggi di
critica semantica,” G. D'Anna, Messina-Firenze, Linee di storia linguistica dell'Europa,” Edizioni
dell'Ateneo, Roma, “L'unità ario-europea: corso di Glottologia,” Edizioni
dell'Ateneo, Roma, Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia, G. D'Anna, Messina-Firenze, “Forma e
Tradizione,” Flaccovio, Palermo, “La forma linguistica,” Rizzoli, Milano, Vocabolario
etimologico siciliano, Pubblicazioni del Centro di studi filologici e linguistici
siciliani, Palermo, Storia della linguistica, Novecento Editore, Palermo. Commento
incompiuto all'Inferno di Dante. Canti I-XXVI, Casa Editrice Herder, Roma,, F.
Le Monnier, Firenze, F. Le Monnier, Firenze, Romanzi Ceneri sull'olimpo, G.C.
Sansoni, Firenze,Alessandro Magno, Edizioni ERI-RAI, Torino, Ironia e verità,
Rizzoli, Milano (raccolta di elzeviri). Medaglia d'argento al valor militare nastrino
per uniforme ordinaria Medaglia d'argento al valor militare «Sottotenente di
complemento, 32º reggimento di fanteria Aiutante maggiore in 2a in un
battaglione di riserva, vista ripiegare una nostra colonna d'attacco,
riordinava i ripiegandi e li guidava al contrattacco, respingeva il nemico che
già aveva occupato un tratto della nostra linea. In un successivo attacco,
sotto un intenso bombardamento e il fuoco di mitragliatrici avversarie, dava
mirabile esempio di coraggio e di fermezza indirizzando intelligentemente i rinforzi
nei punti più minacciati e facilitando così la conquista di ben munite e
contrastate posizioni.» — Monte Asolone. Cfr. M. Palo, S. Gensini , Saussure e
la scuola linguistica romana: da Pagliaro a Mauro, Carocci Editore, Roma,
. La scuola linguistica romana. Cfr. A. Pedio,
La cultura del totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Cfr. Gabriele Turi, Sorvegliare e premiare. L'Accademia d’Italia,
Viella, Roma, Cfr. Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo
imperfetto, Unicopli, Milano, Cit. Cfr.
Riunioni Del Secolo XX Cfr. Riunioni
Accademia Nazionale dei Lincei Centro di
studi filologici e linguistici siciliani » La storia, su csfls. Cfr. Mininterno
Camera Mininterno Senato
//opar.unior/386/1/Filologia_dantesca_di_Pagliaro.pdf Cfr. D. Cesare, "Premessa", Lumina.
Rivista di Linguistica Storica e di Letteratura Comparata, Cfr. pure E. Salvaneschi, "Su Attila Fáj,
maestro di «molti paragoni»", Campi immaginabili. Rivista semestrale
di cultura, Cfr. Tullio De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Editori
Laterza, Roma-Bari, Tullio De Mauro, La fede del diavolo Istituto Nastro Azzurro Studia classica et orientalia. Oblate, Casa
Editrice Herder, Roma, Münster, M. Palo, Stefano Gensini , Saussure e la scuola
linguistica romana. Da Pagliaro a Mauro,
Carocci Editore, Roma, A. Vallone, "La „Lectura Dantis” di Antonino
Pagliaro", in Deutsches Dante-Jahrbuch, Edited by Christine Ott, Walter
Belardi: studi latini e romanzi in memoria di Antonino Pagliaro, Pubblicazioni
del Dipartimento di Studi glottoantropoligici dell'Roma La Sapienza, Roma, Aldo
Vallone, Enciclopedia Dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G.
Treccani, Roma, M. Durante, T. De Mauro, B. Marzullo, Pubblicazioni
dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, Palermo, Giuliano
Bonfante, Antonino Pagliaro, Pubblicazioni dell'Accademia Nazionale dei Lincei,
Roma, Walter Belardi, Pagliaro nel pensiero critico del Novecento, Casa
Editrice Il Calamo, Roma, D. Di Cesare , Storia della filosofia del linguaggio,
Carocci Editore, Roma, Tullio De Mauro, Lia Formigari (Eds.), Italian Studies
in Linguistic Historiography. Proceedings of the International Conference in
Honour of Pagliaro. Rome, Nodus Publikationen, Münster, A. Pedio, La cultura
del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale
fascista, prefazione di A. Lyttelton, Unicopli, Milano, A. Tarquini, Il Gentile
dei fascisti: gentiliani e antigentiliani nel regime fascista, Società editrice
il Mulino, Bologna, A. Battistini, Gli
studi vichiani di Pagliaro, Guida
Editori, Napoli, Tullio De Mauro, Dizionario biografico degli italiani, Roma, ,
su treccani. Enciclopedia Italiana
Dizionario di Politica Linguistica Semiologia Filologia TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere dLa Scuola linguistica romana, su rmcisadu.let.uniroma.
Pagliaro. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pagliaro” – The
Swimming-Pool Library.
Palazzani
essential Italian philosopher female?
Panella (Benevento).
Filosofo. Grice: “Panella’s
conceptual analysis of the sublime poses the implicatural question: “x is
‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of ‘pulcher’ which complicates things!”
Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo urbano,’ to which I’ll add “l’incubo
suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential Italian philosopher. Si laurea a
Pisa, dove è stato insegnante . Si è occupato di filosofia politica e storia
del pensiero politico, ha insegnato Estetica nella stessa università. È stato presidente della giuria del premio
letterario "Hermann Geiger" e membro della giuria del premio
letterario "ArtediParole" riservato a studenti delle scuole medie. Si
è distinto anche come poeta pubblicando otto volumi di poesia, da ricordare Il
terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a Firenze con Editore Polistampa. In
collaborazione con David Ballerini ha girato due documentari d'arte, La
leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso da Rai2 n e Il giorno
della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato. Ha vinto il Fiorino
d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio concesso annualmente
dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e artistiche
particolarmente rilevanti. Nel 2009 ha
ricevuto il premio "Sergio Leone" per la sua attività in ambito
cinematografico. Ha collaborato con
l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco Manescalchi nella
presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella con Franco
Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze Ha fatto parte del comitato
tecnico del Premio letterario Chianti, coordinato da lui stesso e composto da
Paolo Codazzi, Lorella Rotondi ed altri.
Opere” Monografie Robert Michels, Socialismo e fascismo, Milano,
Giuffré, Lettera sugli spettacoli di Rousseau, Aesthetica Edizioni, Palermo, Il
paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, Milano Saggi, Elogio della
lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica Preprints 23, Palermo.
Pubblicazioni: “Del sublime, Frosinone, DismisuraTesti, Il sublime e la prosa.
Nove proposte di analisi letteraria, Firenze, Clinamen, Zola: scrittore
sperimentale. Per la ricostruzione di una poetica della modernità, Chieti,
Solfanelli, Pier Paolo Pasolini. Il cinema come forma della letteratura,
Firenze, Clinamen, Il sosia, il doppio,
il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria, Bologna,
Elara Edizioni, I piaceri dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la
società dello spettacolo, Firenze, Pagnini, Il mantello dell'eretico. La
pratica dell'eresia come modello culturale, Piateda (Sondrio), CFR Edizioni
(Quaderno 1), “ L'incubo urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello
spettacolo in La questione dello stile. I linguaggi del pensiero, F. Bazzani,
R. Lanfredini e S. Vitale, Firenze, Clinamen,
Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella letteratura
americana del Novecento (in collaborazione con Riccardo Gramantieri), Chieti,
Solfanelli, Il secolo che verrà.
Epistemologia, letteratura, etica in Gilles Deleuze (in collaborazione con
Silverio Zanobetti), Firenze, Clinamen,
Storia del sublime. Dallo Pseudo-Longino alle poetiche della modernità,
Firenze, Clinamen, La scrittura
memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita, Grottaminarda,
Delta, Edizioni, (libro vincitore del Premio "De
SanctisL'inedito" per la critica letteraria) Alberto Arbasino e la
"vita bassa". Indagine sull'Italia degli Ottanta in cinque mosse, in
Cahiers d'études italienneLes années quatre-vingt et le cas italien, Prove di
sublime. Letteratura e cinema in prospettiva estetica, Firenze, Clinamen, Curzio Malaparte autore teatrale e regista
cinematografico, Roma, Fermenti Editore,
Introduzione al pensiero di Vittorio Vettori. Civiltà filosofica,
poetica "etrusca" e culto di Dante, Firenze, Edizioni
Polistampa, Le immagini delle parole. La
scrittura alla prova della sua rappresentazione, Firenze, Clinamen, La polifonia assoluta. Poesia, romanzo,
letteratura di viaggio di Vettori, Firenze, Edizioni della Regione Toscana, L'estetica dello choc. La scrittura di Malaparte
tra esperimenti narrativi e poesia, Firenze, Clinamen, e Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide, L’'estetica
dell'eccesso, Firenze, Clinamen, Le
maschere del doppio: tra mitologia e letteratura Editore libri di Emil, G. Panella, Diario dell'altra vita. Lo
sguardo della filosofia e la prospettiva della felicità, Firenze, Clinamen. Premio
Chianti, ecco i cinque finalisti, su premioletterariochianti. Libri. Incontro con su met.provincia.fi. Panella.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panella” – The Swimming-Pool Library.
Panunzio (Molfetta).
Filosofo. Grice: “There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio – Italian
philosophy can be a trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario,
in quanto amico intimo di Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al
suo passaggio dal neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in
seguito uno dei massimi teorici del fascismo. Nacque a Molfetta da Vito e
Giuseppina Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città:
«un ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e
politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali». Il periodo
socialista e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file
del socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo
classico locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese.
Nel dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra
"riformisti" e "rivoluzionari" — Panunzio si schierò tra i
cosiddetti sindacalisti rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i
suoi primi articoli sul settimanale «Avanguardia Socialista» di Arturo
Labriola, quando era ancora studente dell'Università degli Studi di Napoli.
Durante i suoi studi universitari il contatto con docenti come Francesco
Saverio Nitti, Napoleone Colajanni, Igino Petrone e Giuseppe Salvioli contribuì
alla formazione del suo pensiero socialista. Il suo percorso intellettuale fu
altresì influenzato da Georges Sorel e Francesco Saverio Merlino, i quali
avevano già da tempo incominciato un processo di revisione del marxismo.
Nel 1907 pubblica il suo primo studio, intitolato Il socialismo giuridico, in
cui teorizza l'opposizione alla borghesia solidarista e al sindacato riformista
da parte del sindacato operaio, il quale è destinato a trasformare radicalmente
la società. Il fulcro dell'opera era costituito dalla formulazione di un
"diritto sindacale operaio", spina dorsale di un nuovo "sistema
socialista" fondato non su una base economica, bensì su una base etica,
solidaristica: «Il socialismo giuridico non sarebbe dunque che
l'applicazione del principio di solidarietà, immanente in tutto l'universo, nel
campo del diritto e della morale: in se stesso non è una idea astratta balzata
ex abrupto dal cervello di pochi pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale
di tutta la materia sociale che vive e freme attorno a noi» (Sergio
Panunzio) Nel 1908 si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi su
L'aristocrazia sociale, ossia sul sindacalismo rivoluzionario, avendo come
relatore Giorgio Arcoleo. Nel 1911 consegue presso lo stesso ateneo la laurea
in filosofia. In questi anni di studi ed esperienze intellettuali, intensifica
altresì il proprio impegno giornalistico in favore del sindacalismo
rivoluzionario, collaborando — oltreché con «Avanguardia Socialista» — con «Il
Divenire Sociale» di Enrico Leone, con «Pagine Libere» di Angelo Oliviero
Olivetti e con «Le Mouvement Socialiste» di Hubert Lagardelle. Il
sindacato ed il diritto La concezione panunziana del sindacato quale organo e
fonte di diritto — non eusarentesi quindi in mero organismo economico o tecnico
della produzione — fu approfondita nel 1909, allorché vide la luce la sua
seconda opera, La persistenza del diritto, in cui egli «coniugava i
princìpi della sua formazione positivistica con una ispirazione filosofica
volontaristica». Panunzio prendeva quindi le mosse affrontando il problema del
rapporto tra sindacalismo e anarchismo: la differenza tra i due movimenti
risiedeva — a detta dell'autore — sul ruolo dell'autorità (fondata sul diritto)
che, negata dall'anarchismo, non era invece trascurata dal sindacalismo:
«Il sindacalismo è d'accordo con l'anarchia nella critica e nella tendenza
distruttiva dello Stato politico attuale, ma non porta alle ultime conseguenze
le sue premesse antiautoritarie, che hanno un riferimento tutto contingente
allo Stato presente. Il sindacalismo, per essere precisi, è antistatale per
definizione e consenso unanime, ma non è antiautoritario. Le premesse
antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un valore assoluto e perentorio
riferendosi esse a ogni forma di organizzazione sociale e politica. Il
sindacalismo non è dunque antiautoritario» (Sergio Panunzio) In sostanza,
Panunzio sosteneva l'importanza fondamentale del diritto (ancorché non
"statale", ma "operaio") per il sindacalismo e la futura
società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista federale sostenuto
dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una Confederazione, così da
formare quella che l'autore stesso chiama «una vera grande Repubblica sociale
del Lavoro», retta da una «sovranità politica sindacale». Nel 1910, fu
poi dato alle stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore indicava al
sindacalismo operaio il modello dei Comuni italiani medievali, esempio
paradigmatico di autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai
sindacati contemporanei. Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi
familiari ma anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, nel 1912,
grazie all'interessamento di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato,
inadeguata per mantenere la famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato
— i suoi compagni di partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso
la Regia scuola normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò
inoltre la sua importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a
frutto le sue rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte
positivistico a una concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo
Stato non più quale organo della coazione, ma quale depositario della
necessaria autorità. Il 1912 è un anno per lui importante anche perché, con la
fine della guerra libica, cominciò a prender corpo la svolta
"nazionale" del suo pensiero. Dopo aver insegnato per un anno a
Casale Monferrato e un altro a Urbino, nel 1914 passò alla Regia scuola normale
"Giosuè Carducci" di Ferrara, ove insegnò sino al 1924, conseguendo
al contempo la libera docenza presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu
trasferita nell'ateneo bolognese). È di quegli anni — poco prima dell'entrata
dell'Italia nella Grande Guerra — l'inizio di stretti rapporti politici e
intellettuali con Benito Mussolini, direttore dell'«Avanti!» e leader dell'ala
rivoluzionaria del Partito Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una
regolare e intensa collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato
dal futuro capo del fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie,
eterodosse ed "eretiche" dell'ambiente socialistico italiano. In
questo periodo Panunzio comprende il potenziale rivoluzionario che il conflitto
europeo poteva esprimere, sicché manifesterà sempre più esplicitamente il suo
appoggio all'interventismo, che era invece inviso al Partito Socialista:
«Io sono fermamente convinto che solo dalla presente guerra, e quanto più
questa sarà acuta e lunga, scatterà rivoluzionariamente il socialismo in
Europa. Altro che assentarsi, piegarsi le braccia, e contemplare i tronconi
morti delle verità astratte! (...). Alle guerre esterne dovranno succedere le
interne, le prime devono preparare le seconde, e tutte insieme la grande
luminosa giornata del socialismo, che sarà la soluzione e la purificazione ideale
di queste giornate livide e paurose, macchiate di misfatti e di infamie»
(Sergio Panunzio) Quest'articolo di Panunzio, apparso sul quotidiano ufficiale
del Partito Socialista, suscitò una grave polemica, sicché Mussolini dovette
rispondere sul numero del giorno dopo. Tuttavia la replica di Mussolini, il
quale si stava convincendo dell'opportunità dell'intervento, fu «debole,
sfocata, piattamente dottrinaria, per nulla all'altezza del miglior Mussolini
polemista». Infatti, «al momento di questa polemica, Mussolini era
psicologicamente già fuori del socialismo ufficiale ed è indubbio che le
argomentazioni di Panunzio, sia per il loro spessore teorico sia perché
provenienti da un uomo di cui egli aveva grande considerazione intellettuale,
furono probabilmente l'elemento decisivo che lo spinse a compiere il grande
passo, il «voltafaccia» dal neutralismo assoluto all'interventismo»
(Francesco Perfetti) La Grande Guerra All'entrata dell'Italia nel conflitto
mondiale, si arruolò volontario come quasi tutti gli interventisti "di
sinistra" (come Filippo Corridoni e Mussolini); tuttavia, in quanto
emofiliaco, fu immediatamente congedato, sicché dovette concentrarsi sulla
lotta propagandistica e pubblicistica, soprattutto sulle colonne del «Popolo d'Italia»
(i cui articoli erano sovente concordati con lo stesso Mussolini), in favore
della guerra italiana, ritenuta dal Panunzio una guerra non «di difesa e
conservazione, ma di acquisto e di conquista; non una guerra ma una
rivoluzione». Una guerra anche popolare, come avevano dimostrato le grandi
mobilitazioni del «maggio radioso», in contrapposizione alle posizioni
conservatrici di Antonio Salandra e della classe dirigente liberale. Anche da
un punto di vista più propriamente militante, Panunzio si impegnò nel ruolo di
membro del direttivo del neonato fascio nazionale di Ferrara (marzo 1916), il
quale diede vita altresì al giornale «Il Fascio». Oltre all'analisi
politica e all'impegno giornalistico, Panunzio lavorò anche a una
sistematizzazione filosofico-giuridica delle sue idee riguardo al conflitto,
con le opere Il concetto della guerra giusta (1917), Principio e diritto di
nazionalità (dello stesso anno ma pubblicato solo nel 1933 in Popolo, Nazione,
Stato), La Lega delle nazioni e Introduzione alla Società delle Nazioni (del
1918, ma pubblicati entrambi nel 1920). Nel primo saggio, egli sosteneva
l'utilità e la legittimità di una guerra anche offensiva, purché essa fosse il
mezzo per il conseguimento di un fine più grande, ossia la giustizia e la
creazione di nuovi equilibri più giusti ed equanimi. Nella seconda, invece,
individuava nel principio di nazionalità la nuova idea-forza della società che
sarebbe scaturita dalla guerra, una volta conclusa. Molto importante è inoltre
la terza opera (La Lega delle nazioni), poiché in essa è sviluppato per la
prima volta il concetto di «sindacalismo nazionale»: «La Nazione deve
circoscriversi, determinarsi, articolarsi, vivere nelle classi, e nelle
corporazioni distinte, e risultare «organicamente» dalle concrete organizzazioni
sociali, e non dal polverio individuale; ed essa esige, dove le nazionalità non
si siano ancora affermate, e dove esse non ancora funzionino storicamente,
solide e robuste connessioni di interessi e aggruppamenti di classi, a patto,
però, che le classi, e le corporazioni trovino, a loro volta, la loro più
compiuta esistenza, destinazione e realtà nella Nazione. Ecco la «reciprocanza»
dei due termini, Sindacato e Nazione, e la sintesi organica tra Sindacalismo e
Nazionalismo, e cioè: Sindacalismo Nazionale» (Sergio Panunzio) Dalla
fine del conflitto alla Marcia su Roma Terminata la guerra, Panunzio partecipò
attivamente al dibattito interno alla sinistra interventista, intervenendo in
particolare su «Il Rinnovamento», quindicinale recentemente creato e diretto da
Alceste De Ambris. Il suo scritto più importante, che ebbe notevoli
conseguenze, apparve il 15 marzo 1919: in questo, Panunzio sosteneva
l'organizzazione di tutta la popolazione in classi produttive, le quali
dovevano essere a loro volta distribuite in corporazioni, a cui doveva essere
demandata l'amministrazione degli interessi sociali; affermava altresì la
necessità di creare un Parlamento tecnico-economico da affiancare al Parlamento
politico. In tale testo programmatico era chiaramente abbozzato il futuro
corporativismo fascista, tanto che l'amico Mussolini, nel discorso pronunciato
a Piazza San Sepolcro (alla fondazione cioè del fascismo), riprese le tesi di
Panunzio per il programma dei Fasci Italiani di Combattimento: «L'attuale
rappresentanza politica non ci può bastare; vogliamo una rappresentanza diretta
dei singoli interessi, perché io, come cittadino, posso votare secondo le mie
idee, come professionista devo poter votare secondo le mie qualità
professionali. Si potrebbe dire contro questo programma che si ritorna verso le
corporazioni. Non importa. Si tratta di costituire dei Consigli di categoria
che integrino la rappresentanza sinceramente politica» (Benito Mussolini)
A Ferrara, Panunzio assisté alla nascita del fascismo locale (e delle squadre
d'azione), intrattenendo rapporti di amicizia con Italo Balbo (che sarebbero
durati per tutta la vita) e Dino Grandi (che era stato suo allievo), pur non
aderendo ufficialmente al movimento, a causa dei rapporti di quest'ultimo — per
lui ambigui — con gli agrari. Risale a quel periodo, infatti, la pubblicazione
delle due opere Diritto, forza e violenza e Lo Stato di diritto. Nel primo,
riprendendo la tesi delle Réflexions sur la violence di Georges Sorel, l'autore
precisava il suo discorso distinguendo una violenza "morale",
"razionale", "rivoluzionaria", la quale doveva essere il
mezzo per l'affermazione di un nuovo diritto (veicolo, dunque, di uno ius
condendum), da una violenza invece gratuita e immorale[26]. Nel secondo volume,
Panunzio criticava — da un punto di vista neokantiano — il concetto hegeliano
di Stato etico, lasciando intravedere tuttavia margini di sviluppo per una
visione totalitaria dello Stato. A seguito dell'uscita dei fascisti dalla UIL e
della conseguente creazione della Confederazione nazionale delle Corporazioni
sindacali per opera di Edmondo Rossoni, Panunzio collaborò con il settimanale
ufficiale della Confederazione, cioè «Il Lavoro d'Italia»[28], vergando un
importante articolo sul primo numero, nel quale ribadiva le sue tesi sul
sindacalismo nazionale. Dopo essersi speso invano, con l'aiuto di Balbo, per
una conciliazione tra Mussolini e Gabriele D'Annunzio[30], appoggiò la politica
pacificatrice di Mussolini, sostenne la «svolta a destra» del PNF (cioè per un
ristabilimento dell'autorità dello Stato) e caldeggiò — con la caduta del primo
Governo Facta — la costituzione di un governo di "pacificazione" che
riunisse fascisti, socialisti e popolari (prospettiva ritenuta possibile da
Mussolini stesso[31]), scrivendo un importante articolo che individuava nel
capo del fascismo l'unico in grado di stabilizzare e pacificare il Paese:
«Benito Mussolini — uno dei pochi uomini politici, checché si dica in
contrario, che abbia l'italia — ha molti nemici e anche molti adulatori. L'uomo
non è ancora bene conosciuto. Chi scrive (...) può affermare con piena
sincerità e obbiettività che la storia recentissima dell'Italia è legata al
nome di Mussolini. L'intervento dell'Italia in guerra è legato al nome di
Mussolini. La salvezza dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è legata a B.
Mussolini. Questi sono fatti. Il resto è politica che passa: dettaglio,
episodio. (...) Anche prima di Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini (è
vero o non è vero?) disse dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente,
ascoltato. La fine della lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che
delitto è sproposito grave. Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due
parti in lotta — per la salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di
necessità e di sincerità» (Sergio Panunzio[32]) Tuttavia, con il
reincarico di Facta e il seguente sciopero generale del 1º agosto indetto
dall'Alleanza del Lavoro (il cosiddetto «sciopero legalitario»), il 4 agosto
Panunzio scrisse a Mussolini mostrando la sua delusione nei confronti dei
socialisti confederali, ritenendo quindi impossibile una convergenza d'intenti
con il PSI e reputando ormai sempre più necessaria una svolta a destra:
«Anch'io pensavo unirci con i confederali che «senza sottintesi siano per lo
Stato». Dopo lo sciopero un ultimo equivoco è finito. Bisogna mirare a destra.
Diciamolo, con o senza elezioni. Confido in te e nel Fascismo, per quanto il
difficile, dal lato politico, viene proprio ora» (Sergio Panunzio[33]) Di
lì a breve, il fascismo salì al potere. L'impegno politico e culturale
durante il fascismo Una volta costituito il governo fascista, Panunzio strinse
legami sempre più stretti con il movimento mussoliniano, ottenendo la tessera
del PNF (su iniziativa dell'amico Italo Balbo) il 5 giugno 1923, e venendo
eletto deputato nel 1924. Nello stesso anno divenne membro del Direttorio
nazionale provvisorio del PNF, che lasciò dopo neanche un mese in quanto
chiamato alla carica di sottosegretario del neonato Ministero delle
Comunicazioni (diretto al tempo da Costanzo Ciano). In questo periodo,
inizia a interrogarsi — assieme ai massimi teorici fascisti — sulla vera natura
ed essenza del fascismo, per il quale coniò la definizione di «conservazione
rivoluzionaria», che sosterrà per tutta la sua vita: «Il Fascismo non è
unicamente conservazione, né unicamente rivoluzione, ma è nello stesso tempo —
beninteso sotto due aspetti differenti — una cosa e l'altra. Se mi è lecito
servirmi d'una frase che non è una frase vuota di senso, ma una concezione
dialettica, io dirò che il Fascismo è una grande «conservazione
rivoluzionaria». (...) Quel che costituisce la superba originalità della
«rivoluzione italiana», ciò che la fa grandemente superiore alla rivoluzione
francese e alla rivoluzione russa, è che, ricordandosi e approfittando degli
insegnamenti di Vico, di Burke, di Cuoco e di tutta la critica storica della
Rivoluzione dell'89, essa ha conservato il passato, realizzato il presente e
orientato tutto verso l'avvenire, nei limiti della condizionalità e
dell'attualità storiche. Per certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad
esempio, nella restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari,
giuridici, attaccati e distrutti dalla cultura enciclopedica, illuministica,
che si è trapiantata arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato,
vale a dire nel socialismo democratico, che è il più grande responsabile della
corruzione contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un
punto tale che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua
orientazione verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato
parlamentare»» (Sergio Panunzio[34]) Partecipò inoltre attivamente al
dibattito incentrato sull'edificazione dello «Stato nuovo», fornendo importanti
spunti, alcuni dei quali avranno un seguito costituzionale, come ad esempio il
"sindacato unico obbligatorio", l'attribuzione della personalità
giuridica (istituzionale, non civile) ai sindacati, o l'istituzione di una
Magistratura del Lavoro che si ponesse quale arbitro nelle controversie tra
capitale e lavoro. Fornì anche, al contempo, le basi teoriche del futuro Stato
sindacale (poi corporativo): «La nuova sintesi è l'unità dello Stato e
del Sindacato, dello Statismo e del Sindacalismo. È lo Stato il punto di
approdo e lo sbocco, superata la prima fase negativa, del Sindacalismo»
(Sergio Panunzio[35]) È di questi tempi altresì l'evoluzione del pensiero
panunziano riguardo a una concezione organicistica dello Stato, attraverso una
critica serrata dello Stato democratico-parlamentare, uno «Stato meccanico,
livellatore, astratto» (sorretto dal «principio meccanico della eguaglianza e
cioè il suffragio universale»), che doveva portare a uno «Stato organico,
gerarchico», fondato su un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi è
organizzato pesa, chi non è organizzato non pesa»[36]. In quest'ottica deve
essere considerata, infatti, la definizione panunziana del fascismo quale
«concezione totale della vita. Tutta la riflessione teorica politico-giuridica
di questo periodo fu riassunta e sistematizzata nel suo volume, pubblicato nel
1925, Lo Stato fascista, il quale accese grandi dibattiti in ambiente fascista,
tanto che l'autore ebbe modo di confrontarsi su questi temi — spesso
polemicamente — con importanti personalità intellettuali come Carlo Costamagna,
Giovanni Gentile e Carlo Curcio[38]. In virtù di queste premesse teoriche
e operative, appoggiò Mussolini durante la crisi causata dal delitto Matteotti,
al fine di incrementare il processo di riforma statuale avviato dal fascismo,
che si sarebbe di lì a poco concretizzato nelle leggi fascistissime volute da
Alfredo Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563 del 3 aprile 1926, che
istituzionalizzò i sindacati, e nella redazione della Carta del Lavoro, il
documento fondamentale della politica economica e sociale fascista.
Terminata l'esperienza di governo, si dedicò all'insegnamento: dopo aver vinto
nel 1921 il concorso per un posto da professore straordinario in filosofia del
diritto presso l'Università degli Studi di Ferrara, divenne ordinario e si
trasferì, nel 1925, all'Università degli Studi di Perugia, di cui fu Rettore
nell'anno accademico 1926-1927. L'anno seguente fu invece chiamato a insegnare
dottrina dello Stato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università
degli Studi di Roma, cattedra che detenne sino alla morte. Non appena
insediatosi nell'ateneo romano, fu incaricato dal Duce di organizzare, in
qualità di Commissario del Governo, la neonata Facoltà Fascista di Scienze
Politiche di Perugia, che doveva essere la «Oxford italiana» e «fascista. In
tale veste, chiamò a insegnare a Perugia docenti quali Paolo Orano, Robert
Michels, Angelo Oliviero Olivetti, Maurizio Maraviglia e Francesco Coppola. Fu
ancora deputato nel 1929 e nel 1934. Malgrado gli impegni accademici,
Panunzio continuò a sostenere l'edificazione dell'ordinamento sindacale
corporativo del nuovo Stato fascista attraverso i suoi articoli giornalistici,
partecipando agli intensi dibattiti degli anni trenta sulla legislazione corporativa.
Più precisamente, egli si situava in quell'ala sindacalista del fascismo che,
nella nuova struttura statuale, perorava un potenziamento dei sindacati
all'interno del sistema corporativo, affinché essi potessero intervenire più
decisamente nella direzione economica del Paese. In questo periodo, grazie a opere
teoriche fondamentali, Panunzio sistematizzò e definì organicamente il suo
pensiero. In sostanza, lo Stato fascista, che è sindacale e corporativo, si
contrappone allo «Stato atomistico ed individualistico del liberismo. Inoltre
lo Stato fascista è caratterizzato dalla sua «ecclesiasticità» (o religiosità),
intesa come «unione di anime, al contrario dello Stato liberal-parlamentare
«indifferente, ateo e agnostico»[43]. Il giurista molfettese introdusse anche
il concetto di funzione corporativa in quanto quarta funzione dello Stato (dopo
le tre canoniche: esecutiva, legislativa e giurisdizionale), proprio per
fornire il necessario fondamento giuridico ai cambiamenti costituzionali in
atto, con la creazione dello Stato corporativo[45]. Lo Stato fascista, infine,
si configura come uno Stato totalitario, «promanando direttamente e
immediatamente da una rivoluzione ed essendo formalmente uno "Stato
rivoluzionario"»[46]. Con l'istituzione delle corporazioni
(attraverso la Legge n. 164) e la creazione della Camera dei Fasci e delle
Corporazioni (Legge n. 129 del 19 gennaio 1939), Panunzio redasse la Teoria
Generale dello Stato Fascista, che rappresenta la summa del suo pensiero in
materia di ordinamento sindacale corporativo: in questo, egli sosteneva la
funzione attiva e propulsiva del sindacato, al fine di evitare un'involuzione
burocratica delle corporazioni[47]; sosteneva altresì il suo concetto di
economia mista — la quale all'intervento pubblico affiancasse una sana
iniziativa privata — «ordinata, subordinata, armonizzata, ridotta all'unità,
ossia unificata dallo Stato, in quanto il pluralismo economico e la pluralità
delle forme economiche sono un momento ed una determinazione organica del monismo
giuridico-politico dello Stato. Partecipò, con notevole peso specifico, alla
riforma del Codice di procedura civile e del Codice civile. Riguardo a
quest'ultimo, in particolare, il suo contributo fu decisivo, soprattutto per il
terzo (Della proprietà) e quinto (Del lavoro) libro: fu lui ad ottenere che un
intero libro fosse dedicato al lavoro; volle che la Carta del Lavoro fosse
posta a base del codice; definì un più circostanziato concetto di proprietà, in
cui se ne enfatizzava la "funzione sociale. Divenne consigliere nazionale
della Camera dei Fasci e delle Corporazioni[50]. Morì a Roma, in
piena guerra. L'archivio di Sergio Panunzio è stato digitalizzato ed è
attualmente disponibile alla ricerca presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo
De Felice in Roma[51] Opere: Il socialismo giuridico, Libreria Moderna,
Genova. La Persistenza del Diritto (Discutendo di Sindacalismo e di
Anarchismo), Editrice Abruzzese, Pescara Sindacalismo e Medio Evo, Partenopea,
Napoli Il diritto e l'autorità: contributo alla concezione filosofica del
diritto, UTET, Torino Il concetto della guerra giusta, Colitti, Campobasso La
lega delle nazioni, Taddei, Ferrara Introduzione alla Società delle Nazioni,
Taddei, Ferrara Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria della violenza,
con prefazione di R. Mondolfo, Cappelli, Bologna Lo stato di diritto, Taddei, Ferrara Italo Balbo, Imperia Ed., Milano Stato
nazionale e sindacati, Imperia Ed., Milano 1924. Che cos'è il fascismo, Alpes,
Milano Seconda edizione Libreria Europa . Lo Stato fascista, Cappelli, Bologna Il
sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma Il concetto della dittatura rivoluzionaria,
Forlì Stato e diritto: l'unità dello stato e la pluralità degli ordinamenti
giuridici, Società tipografica modenese, Modena Leggi costituzionali del
Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma Popolo, Nazione, Stato (esame giuridico), La
Nuova Italia, Firenze I sindacati e l'organizzazione economica dell'impero,
Istituto Poligrafico dello Stato, Roma Sulla natura giuridica dell'Impero
italiano d'Etiopia, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma L'organizzazione sindacale e l'economia
dell'Impero, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma La Camera dei fasci e delle
corporazioni, Stabilimento arti grafiche Trinacria, Roma Teoria generale dello
Stato fascista, 2ª ed. ampliata ed aggiornata, CEDAM, Padova Spagna
nazionalsindacalista, Bietti, Milano 1942. Seconda edizione Libreria Europa .
Motivi e metodo della codificazione fascista, Giuffrè, Milano. Francesco
Perfetti, La «conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con
Sergio Panunzio, in «Storia contemporanea», febbraio 1986. A. James Gregor, Sergio Panunzio: il
sindacalismo ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma, «Non c'è dubbio
che tra i molti scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del fascismo
italiano Sergio Panunzio deve essere considerato uno dei più competenti e
intellettualmente influenti». Per
Herbert Matthews era l'unico teorico fascista che potesse eguagliare il livello
e l'influenza di Giovanni Gentile: H. L. Matthews, I frutti del fascismo,
Laterza, Bari 1945. Secondo Jay Clarke, egli «fornisce con le sue teorie una
patina di legittimità rivoluzionaria alla dittatura fascista»: Jay Clarke,
Fascism and Bolshevism, in History of Modern Italy. Zeev Sternhell, Nascita
dell'ideologia fascista (1989), tr. it., Baldini e Castoldi, Milano Sergio
Panunzio [è] il teorico più importante del fascismo degli anni Venti, poi
eclissato dall'avvento di Gentile».
Perfetti, 19877. Il socialismo
giuridico, Libreria Moderna, Genova, Sindacalismo e Medio Evo, Partenopea,
Napoli. Giovanna Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica
in «Schema», Leonardo Paloscia, La
concezione sindacalista di Sergio Panunzio, Gismondi, Roma, Guerra e
socialismo, in «Avanti!», Benito Mussolini, Guerra, Rivoluzione e Socialismo.
Contro le «inversioni» del sovversivismo guerrafondaio, in «Avanti!»,
Mussolini, La guerra europea: le sue cause e i suoi fini, in Ver sacrum, Taddei, Ferrara 1915, 81-89.
Sergio Panunzio, I due partiti di oggi e di domani, in «Il Popolo
d'Italia», Perfetti, La Lega delle nazioni, Taddei, Ferrara, Un programma d'azione,
in «Il Rinnovamento», Mussolini, Diritto, forza e violenza: lineamenti di una
teoria della violenza, Cappelli, Bologna Lo Stato di diritto, Taddei, Ferrara, Il
settimanale era diretto dallo stesso Rossoni e annoverava, tra i collaboratori
più attivi e competenti, Armando Casalini.
Sergio Panunzio, Il sindacalismo nazionale, in «Il Lavoro d'Italia», Perfetti,
Renzo De Felice, Mussolini il fascista,
I: La conquista del potere, Einaudi, Torino. L'ora di Mussolini, in «La
Gazzetta delle Puglie», L'articolo fu ripreso, lo stesso giorno, sul «Popolo
d'Italia» per espressa volontà di Mussolini.
Lettera citata in Perfetti, Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano, Stato
e Sindacati, in «Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto»,
gennaio-marzo Forma e sostanza nel problema elettorale, in «Il Resto del
Carlino», 7Sergio Panunzio, Idee sul Fascismo, in «Critica fascista», Loreto Di
Nucci, La facoltà fascista di Scienze Politiche di Perugia: origini e sviluppo,
in Continuità e fratture nella storia delle università italiane dalle origini
all'età contemporanea, Dipartimento di Scienze storiche Perugia, Perugia. Loreto
Di Nucci, Nel cantiere dello Stato fascista, Carocci, Roma, Renzo De Felice, Mussolini il Duce, I: Gli anni del consenso, Einaudi, Torino, Il
sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma 1929; Il concetto della
dittatura rivoluzionaria, Forlì, Stato e diritto: l'unità dello stato e la
pluralità degli ordinamenti giuridici, Società tipografica modenese, Modena. Leggi
costituzionali del Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori,
Roma, Perfetti, XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera
dei fasci e delle corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo
Spirito e Renzo De Felice. Giovanna
Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Ferdinando
Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese,
Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al
socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in
“Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De
Felice, Mussolini, 8 voll., Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi,
Torino 1965. Emilio Gentile, Le origini dell'ideologia fascista , Il Mulino,
Bologna, Laterza, Roma-Bari). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il sindacalismo
ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma. nuova edizione ampliata,
Lulu.com, . Benito Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio Susmel, 44 voll.,
La Fenice, Firenze-Roma, Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista di
Sergio Panunzio, Gismondi, Roma, Giuseppe Parlato, La sinistra fascista: storia
di un progetto mancato, Il Mulino, Bologna. Giuseppe Parlato, Il sindacalismo
fascista, II: Dalla grande crisi alla
caduta del regime, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Il sindacalismo
fascista, I: Dalle origini alla vigilia
dello Stato corporativo, Bonacci, Roma 1988. Francesco Perfetti, La
«conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con Sergio
Panunzio, in «Storia contemporanea», Francesco Perfetti, Introduzione, in
Sergio Panunzio, Il fondamento giuridico del fascismo, Bonacci, Roma, Francesco
Perfetti, Lo Stato fascista: le basi sindacali e corporative, Le Lettere,
Firenze . Zeev Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista, tr. it., Baldini e
Castoldi, Milano 1993. Fascismo
Sindacalismo rivoluzionario Sindacalismo nazionale Sindacalismo fascista
Corporativismo Italo Balbo James Gregor Francesco Perfetti. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio
Panunzio, . Sergio Panunzio, su
storia.camera, Camera dei deputati.
Sabino Cassese, Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di
Sergio Panunzio al socialismo giuridico in Quaderni fiorentini per la storia
del pensiero giuridico moderno, 3-4, 1974-75, Giuffrè Editore Milano. Sito
dell'Università degli Studi di Firenze. Panunzio. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library.
Panunzio (Ferrara).
Filosofo. Grice: “I like his
‘contemplazione e simbolo,’ for what is a symbol for if no one is going to
contemplate it!?” -- Essential Italian philosopher. Ligato
alle correnti conservatrici e controrivoluzionarie italiane, figlio del più
noto filosofo del diritto e teorico del sindacalismo rivoluzionario Sergio
Panunzio. Laureatosi nel 1941 in Scienze Politiche, lavora
complessivamente 12 anni all'Università degli Studi di Roma "La
Sapienza", prima come Assistente Volontario presso la cattedra di Storia
delle Dottrine Politiche di Filosofia del Diritto e in seguito sia come
Assistente Incaricato di Diritto Costituzionale interno e comparato, sia come
Professore Incaricato per la Filosofia del Diritto ed Etica del Lavoro.
L’ostilità dell’ambiente universitario motivata dagli stretti legami storici e
politici della sua famiglia con il fascismo, gli impedisce di ottenere una
cattedra universitaria costringendolo a ripiegare sull'insegnamento nei
licei. Nel 1940 si arruola nella Regia Marina, partecipa ad operazioni di
guerra nel Mediterraneo e viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine
della Corona d'Italia. Nel giugno del 1944, dopo quella che definirà
"l'onta dell’8 settembre", non volendo partecipare a uno scontro
fratricida, per protesta si autocongeda con il grado di "sottotenente di
vascello". Nel 1946 rifonda insieme al fratello Vito la storica
rivista politico-culturale di Angelo Oliviero Olivetti Pagine Libere che si
avvale della collaborazione di redattori di grande livello tra i quali
spiccano: Nino Tripodi, Giuseppe Chiarelli, Gioacchino Volpe, Alberto Asquini,
Walter Prosperetti, Luigi Ventura, Eros Vicari, Eugenio Zolli, Roberto
Cantalupo, Ernesto De Marzio, Emilio Betti e molti altri. Il gruppo di Pagine
Libere diretto dai fratelli Panunzio viene a volte liquidato come neofascista,
ma in realtà esso rimase sempre sostanzialmente estraneo e indipendente
rispetto alle tradizionali destre politiche italiane del dopoguerra, compreso
il MSI, com'è noto fortemente condizionate dall'esperienza della RSI alla quale
i firmatari del manifesto di Pagine Libere non avevano mai aderito, non
condividendone le finalità politiche. Suoi scritti appaiono anche su
L'Ultima di Adolfo Oxilia e di Papini, Carattere e su riviste specializzate in
studi filosofico-giuridici. Conclusa l'esperienza dell'Ultima, i collaboratori
della rivista intraprendono strade differenti; Panunzio (come Attilio Mordini)
si muove orasecondo il teologo Sergio Quinzio«nella direzione di un simbolismo
esoterico pieno di sacrali e regali nostalgie». Dopo un decennio passato
a insegnare materie letterarie, storiche e filosofiche nei licei, viene
chiamato a Roma dal Governo in carica presieduto da Moro, con la mansione di
addetto alla Stampa Estera presso la Presidenza del Consiglio e
contemporaneamente nominato addetto stampa al Comune di Roma. Incarichi che
ricoprirà per circa un decennio. Fonda a Roma la rivista di studi
tradizionali Metapolitica, tra le più longeve nel panorama della pubblicistica
del settore, durata ben 34 anni e nello stesso torno di tempo comincia a
pubblicare i suoi libri in una collana a cui darà il nome di "Dottrina
dello Spirito" e di cui usciranno dodici volumi. A partire dal 1968, il
concetto di metapolitica è al centro del dibattito sulle radici europee da
parte degli esponenti della Nuova Destra: i seguaci dell'opera di Panunzio
sostengono una visione cristiana, in opposizione al neopaganesimo di de
Benoist. Considerato uno dei più acuti interpreti del metafisico francese
René Guénon, Silvano Panunzio, cercò di ricondurne l'orientamento tradizionale,
iniziatico, e simbolico nell'alveo del pensiero cristiano. Insieme ad Attilio
Mordini di cui fu amico e sodale, può essere considerato come uno dei massimi
esponenti italiani del tradizionalismo novecentesco. La sua imponente
biblioteca personale e paterna è stata donata alla Fondazione Ugo Spirito che
ne custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia. Collana di “Dottrina dello Spirito”
Contemplazione e Simbolo, “Summa iniziatica orientale-occidentale”, Volpe, Roma
Simmetria, Roma Metapolitica, “La Roma
eterna e la Nuova Gerusalemme”, Edizioni Babuino, Roma Cristianesimo Giovannèo,
“Luci di Ierosofia”, Volpe, I Classici
Cristiani, Cantagalli, Siena La Conservazione Rivoluzionaria. “Dal dramma
politico del Novecento alla svolta Metapolitica del Duemila”, Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia,
Simbolismo, Sapienza, nel Poema Sacro,
Ed. Metapolitica, Roma nuova
edizione ampliata Terra e Cielo, “Dal nostro Mondo ai Piani Superiori”, 99, Cantagalli, Siena Vicinissimi a Dio,
“Summa Sanctitatis” (Venti Biografie eroiche),
Cantagalli, Siena, Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis” (Venti
Biografie eroiche), Siena, Cantagalli, 2Silvano Panunzio, Metafisica del
Vangelo Eterno, Roma, Simmetria, La Coralità celeste superdivina, Ed.
Metapolitica, Roma Alleanza Trascendente
Michele Arcangelo, ATMA. Princípi. Appello. Storia ed Eségesi Breve. Precedenti
Storici e Agiografici del Cinquantenario, Roma, nuova edizione Scritti
remoti Il misticismo di S. Francesco e il francescanesimo dell’anima
italiana, Sophia, Roma, Difesa
dell’Aristocrazia: Il cristianesimo come Aristocrazia sociale, Pagine Libere,
Roma 1948, Gismondi, Roma, Ugo Foscolo tra Vico e Mazzini nel pensiero
italiano, Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico, Fratelli Bocca
Editori, Milano 1950 Tradizione, Oriente e Sacre Scritture, L’Ultima, Firenze Il
reincontro Cristianità-Islàm (due eredi dell’impero mediterraneo), Roma,
Firenze, Un pontificato simbolico e universale: dal “Defensor Civitatis” al
“Pastor Angelicus”, Conte Editore, Roma, Cattolici svegli (Tempi di
ApocalisseOriente e OccidenteEscatologia ed Ecumenismol’Ora di Giovanni),
Firenze, Verona, Cosmologia degli Antichi, Dialoghi, Roma, Ispirazione e Tradizione (Città tradizionali e
Città ispiratrici), Carattere, Verona Lo
spiritualismo storico di Luigi Sturzo (Per una rettificazione metafisica della
Sociologia), Conte, Napoli Scritti recenti Discorsi sul monachesimo e
sull’oblazione benedettina, S. Benedetto, Parma Il profetismo di Savonarola, La Pianura,
Ferrara, Prefazione alla “Beatrice di Dante” (di . Rossetti), Atanor, Roma Approfondimenti
crono-escatologici sul “Die Kirche in der Endzeit-Apocalypse” del padre
Dlustusch, Roma, Il gioannismo di Santa Caterina da Siena e il vero volto di
Giovanni, Quaderni Cateriniani, Cantagalli, SienaLe divine negazioni dell’Orso
forte (saggio critico introduttivo e traduzione del “Saint Bernard” di René
Guénon), Il Cinabro, Catania, Solo, nel mistero di Dio. “Sinossi
ascetico-mistica da tutti gli Scritti del Padre Pio” (Proemio, Compilazione, CommentiPresentazione
del Vicepostulatore, padre Gerardo Di Flùmeri), I Classici Cristiani,
Cantagalli, Siena, Il Simbolismo di Rita, Disegno inedito della mistica rosa di
Roccaporena, Thule, Palermo Le frontiere dell’aldilà nel poema di Dante e negli
aneliti di Padre Pio (Relazione al Convegno di Spiritualità di San Giovanni
Rotondo), Atti, Il mistero metafisico di Maria “vera Dea e vera Donna”, Thule,
Palermo, Laus fidei (Prefazione a “La luce del Graal”, poema di Pietro
Mirabile), Thule, Palermo, Cavalleria terrestre e celeste di S. Antonio Taumaturgo,
Cantagalli, Siena, Matilde! Vita, morte e trasfigurazione di una Sposa Cristiana,
Cantagalli, Siena, La Croce e l’Ulivo, Canti Lirici (StelleRaggi di SoleTra
Mare e CieloUltimo Quarto) Composizione artistica; Schena Editore, Fasano, Ristampe e nuove antologie Difesa
dell’Aristocrazia (Il cristianesimo come aristocrazia sociale), I Quaderni di
Metapolitica, n. 1, Roma Scritti su René
Guénon, I Quaderni di Metapolitica, Roma
Vecchie e nuove cosmologie (Avviamento alla “Scienza dei Magi”), I
Quaderni di Metapolitica, n. 3, Roma Per
una rettificazione metafisica della sociologia (Lo spiritualismo storico di
Luigi Sturzo), I Quaderni di Metapolitica, Roma
Le frontiere dell’Aldilà nel poema di Dante e negli aneliti di Padre
Pio, I Quaderni di Metapolitica, nRoma
Scritti in collaborazione Archivio Storico di “Metapolitica,
Rivista del Regno Universale, Roma “Nuovi Cieli e Nuova Terra”, Roma.
Complessivamente volumi in corso di
stampa. Pagine Libere (Storica Rivista Internazionale fondata a Lugano6), Nuova
Serie, Roma, L’Vltima (Rivista di Escatologia e di Ecumenismo), Firenze, Scritti
sulla stampa estera Bibel und Cosmologie, Kairòs, Zeitschrift für
Religionswis-senschaft und Theologie, Salzburg Christus und Indien, Jesus und
wir, Kairòs, Salzburg, Referate, Bibliographie zür Symbolik, Ikonographie und
Mythologie, Baden-Baden, Politik-Kriptopolitik-Metapolitik, Zeitschrift für
Ganzeisfor-schung (Philosophie, Gasellschaft, Wirtschaft), Wien 1981 Traditio
et Renovatio, idem, Wien. , MetapoliticaHistoria
cultural, Enciclopèdia Luso-Brasileira de Cultura, Ècriture et peinture, Contrelittérature,
Paris Sull'autore: Testimone
dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”,
(Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla
metafisica alla metapolitica: omaggio a Silvano Panunzio in occasione del
centenario della nascita, Ed. Simmetria, Roma .
Inediti: Corona di Rose (Luci d’oltrevita del fiore del Carmelo).
In corso di stampa Note Olinto Dini, Percorsi di libertà, Firenze,
Polistampa, Giambattista Scirè, La democrazia alla prova, Roma, Carocci,
200525. Silvano Panunzio fu allievo di
Eugenio Zolli, cfr. Claudio C. Belinfanti, Lo strano caso di Israel Eugenio
Zolli, . Secondo Giovanni Pallanti,
Panunzio sulle pagine de L'Ultima avrebbe proposto «un'intesa teologica e
politica tra il cattolicesimo e l'islam. Panunzio, combattente nella Seconda
guerra mondiale rimase chiaramente, un
teorico di un fascismo mistico con lo sguardo rivolto a Oriente». Giovanni
Pallanti, "L'Ultima": scrittori, artisti e teologi tra cattocomunismo
e fascismo, Firenze, Società editrice fiorentina, VIII. Francesco Carnelutti, Tempo perso, Firenze,
Sansoni, Sergio Quinzio, "L'Ultima" ovvero l'ultimo sogno dello
scrittore, in Prospettive libri, In Metapolítica y filosofía, il filosofo
argentino Alberto Buela Lamas afferma che Panunzio fosse il massimo
rappresentante della corrente metapolitica. AMetapolítica y filosofía: estudio
preliminar de H. Aguer, Buenos Aires, Ediciones Theoría, Bruno Bosteels, Badiou
and Politics, Durham, NC, Duke University Press. Per una sintesi del pensiero
di Panunzio: Sergio Sotgiu, Una vita contro il cattocomunismo, in Il Giornale, Tradizionalismo
(filosofia) Opere Excursus sul termine "Metapolitica" filosofia.org. Panunzio. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library.
Paolino (Napoli). Filosofo.
Grice: “In England, we have it easy: we have Oxford and we have Oxford. In
Italy, small a country as it is, they have Bologna, Bologna, Bologna, and Nappoli,
Venezia, Roma, etc.” Autore di quattro trattenimenti De' principj del dritto
naturale, stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di un supplemento al
Dizionario storico portatile di Ladvocat, ma è noto soprattutto per i due
volumi della sua Istoria dello studio di Napoli, uscita anch'essa dalla
stamperia di Giovanni di Simone. Si tratta della prima storia compiuta
dell'Napoli, nella quale l'autore dimostra con buoni argomenti (come ricorda Tiraboschi
nella sua Storia della letteratura italiana), che quello studio non fu
veramente fondato da Federico II di Svevia, ma, prima di lui, dai Normanni,
benché questi non le dessero veramente forma di università e non la onorassero
dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa che invece fu fatta da
Federico, che così meritò la fama di suo vero fondatore. Opere * Giangiuseppe Origlia, Istoria dello
studio di Napoli, Torino, Giovanni Di
Simone, Girolamo Tiraboschi. Paolino. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Paolino” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Papi (Trieste).
Filosofo. rice: “Papi’s ‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed word’ is,
“Apriti Sesamo” is Two words, and they charm, they are not charmed!
“Abracadabra” may be different!” -- essential Italian philosopher. Fulvio Papi
(Trieste), filosofo. Compie gli studi a Milano, a Stresa sul Lago Maggiore per poi tornare a Milano fino alla laurea. Politicamente attivo
nella corrente lombardiana del PSI, segue un percorso che lo vedrà varcare le
porte del Parlamento ed assumere la vice-direzione e poi la direzione
dell'Avanti! Sospettando un aumento del tenore affaristico nella politica così
come lui stesso dichiara in un'intervista abbandona bruscamente tutto e si dedica
all'insegnamento. È insignito nello stesso anno del titolo di Professore Emerito
a Pavia e dell'Ambrogino d'oro quale cittadino
benemerito di Milano.Fonda inoltre la rivista di filosofia Oltrecorrente, che
tuttora dirige. Con Vegetti, Alessio e Fabietti,
ha curato inoltre, per l'editore Zanichelli, il manuale di filosofia per i
licei, iFilosofie e società. Marx risponde a Veca, prende le distanze da Engels
e rende omaggio a Papi. “La parola
incantata.” Biografia e di Papi
Archiviato il 13 dicembre in . nel sito
"Fondazionecorrente.org Biografia
su dicom.uninsubria. Scuola di Milano Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere Profilo autobiografico in Rivista di filosofia Oltrecorrente. Fulvio
Papi. Papi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Papi” – The Swimming-Pool
Library.
Pareyson (Piasco). Filosofo. Linceo. Nato da
genitori entrambi originari della Valle d'Aosta, si laureò a Torino con una
tesi dal titolo “Esistenza” – su Jaspers, che poi venne pubblicata all'editore
Loffredo di Napoli. Compì spesso viaggi di studio in Francia e in Germania,
dove ebbe modo di conoscere personalmente Maritain, Jaspers eHeidegger. Si
fece notare dai più importanti filosofi del tempo, tra i quali Gentile. Allievo
di Solari e Guzzo, dopo aver seguito in
Germania i corsi di Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Camillo Benso
di Cavour di Torino e al liceo di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri
esponenti della Resistenza italiana, tra i quali Revelli e Vivanti. Fu
arrestato per alcuni giorni, in seguito agì egli stesso nella Resistenza,
insieme con Bobbio, Ferrero, Galimberti e Chiodi, continuando a pubblicare
anonimamente articoli. Nel dopoguerra insegnò al Gioberti e in vari
atenei tra cui Pavia e Torino dove, conseguito l'ordinariato. Fu accademico dei
Lincei e membro dell'Institut international de philosophie, oltre che direttore
della Rivista di estetica, succedendo a Stefanini che la fondò a Padova. Ebbe molti allievi, fra cui
Eco, Vattimo, Tomatis, Perniola, Givone,
Riconda, Marconi, Massimino, Ravera,
Perone, Ciancio, Pagano, Magris e Zanone, segretario del Partito Liberale
Italiano, ministro della Repubblica e sindaco di Torino. Considerato tra i
maggiori filosofi del XX secolo, assieme
a Abbagnano fu tra i primi a far conoscere l'esistenzialismo, facente capo
principalmente ad Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa visione (La
filosofia dell'esistenza e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo.
Si dedicò anche a dare una nuova interpretazione dell'idealismo non più in chiave hegeliana (Fichte),
individuando in Schelling un precursore a cui l'esistenzialismo doveva la
propria ascendenza, sostenendo che «gli esistenzialisti autentici, i soli
veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers e Marcel, si sono richiamati a Schelling
o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo anda ripreso in chiave
ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma come interpretazione
del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva. Chiama la propria
posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a ricerche
storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due correnti, riconducibili
rispettivamente a Kierkegaard e a Feuerbach,
e che sarebbero sfociate rispettivamente nell'esistenzialismo e nel marxismo.
Il suo percorso filosofico ha attraversato principalmente tre fasi:
una più propriamente esistenzialista, attestata cioè su un esistenzialismo
personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che riconosca come la comprensione
di sé stessi è resa possibile solo dalla propria relazione con l'Altro; una
seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi strumento di
interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione ontologica delle
condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo Heidegger si tramuta
da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che si richiama a
un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un filosofo talmente
attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui interpretazione può essere
innovata a partire da Heidegger proprio perché Heidegger ha avuto Schelling
all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre fasi del suo pensiero alla
luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella positiva di Schelling,
ossia il momento in cui la ragione, prendendo atto della propria nullità, si
apriva allo stupore dell'estasi, in una maniera non necessaria né automatica,
bensì fondata su una libertà che non esclude tuttavia la continuità. Solo
ammettendo questa libertà si può approdare da una filosofia puramente critica,
negativa, ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre che della possibilità
del male e della sofferenza. Il discorso sulla negatività non sarebbe
affatto completo se non si parlasse della sofferenza, ma dato che la sofferenza
è non solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà che capovolge il
negativo in positivo, questo fa già parte di quella tragedia cosmo-te-andrica –
cosmos, theios, aner -- che è la vicenda universale. Migliorini et al., Scheda
sul lemma "Pareyson", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri,
Per gli accenni biografici di questa sezione, si veda Vattimo, "Pareyson”
iDizionario Biografico degli Italiani, come anche labiografia presente in
centrostu di pareyson Home.html Luciano
Regolo, A Torino Gadamer ricorda Pareyson, Repubblica, Cfr. Schelling, in
«Grande antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una filosofia
della libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione del proprio
percorso filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis; “Escatologia della
negazione” (Roma, Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli, Il male – cf.
Grice, “ill-will” --. Roma, Editrice Pontificia Università Gregoriana, F. Tomatis
Opere: “La filosofia dell'esistenza e Karl Jaspers, Napoli, Loffredo Editore (nuova ed., Karl Jaspers, Casale Monferrato
(AL), Marietti, Studi sull'esistenzialismo, Firenze, G.C. Sansoni, Esistenza e
persona, Torino, Edizioni Taylor, (IV ed., Genova, Il Melangolo, L'estetica dell'idealismo, Torino, Edizioni di
«Filosofia», Fichte, Torino, Edizioni di
«Filosofia», (nuova ed., Milano, Mursia,
, Estetica. Teoria della formatività, Torino, Edizioni di «Filosofia», (nuova ed., Milano, Bompiani). Teoria
dell'arte, Milano, Marzorati, I problemi dell'estetica, Milano, Marzorati, Conversazioni
di estetica, Milano, Mursia, Il pensiero etico di Dostoevskij, Torino, Einaudi,
Verità e interpretazione, Milano, Mursia, L'esperienza artistica, Milano,
Marzorati, Schelling, in Grande
antologia filosofica, Milano, Marzorati, Dostoevskij: filosofia, romanzo ed
esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La filosofia e il problema del male, in
Annuario filosofico, Filosofia dell'interpretazione, Torino, Rosenberg &
Sellier, Kierkegaard e Pascal, Sergio Givone, Milano, Mursia Editore, Filosofia della libertà, Genova, Il Melangolo,
Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le
"Opere complete" sono pubblicate a cura del "Centro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson", Edizioni Mursia, Milano.
Interviste principali Se muore il Dio della filosofia, Ciro Sbailò, “Il
Sabato”, anno Io, filosofo della libertà, Roberto Righetto, “Avvenire” Mario
Perniola, "Un'estetica dell'eccesso: Luigi Pareyson", in Rivista di
Estetica, Alberto Rosso, Ermeneutica come ontologia della libertà. Studio sulla
teoria dell'interpretazione di Luigi Pareyson, Milano, Vita e Pensiero, Francesco
Russo, Esistenza e libertà. Il pensiero di Luigi Pareyson, Roma, A. Armando
Editore, Furnari, I sentieri della libertà. Milano, Guerini e associati, Chiara,
L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia, Ermeneutica e libertà, Roma,
Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma, Città Nuova Editrice,
Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis, pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les
Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste &
Musumeci Éditeur, Ermenegildo Conti, La verità nell'interpretazione.
L'ontologia ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni, Pareyson. Vita, filosofia, , Brescia, Editrice
Morcelliana, Musaio, Interpretare la
persona. Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una
filosofia della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Paolo
Diego Bubbio, Piero Coda , L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza
religiosa, rivelazione, Roma, Città Nuova Editrice, Gianpaolo Bartoli,
Filosofia del diritto come ontologia della libertà. Formatività giuridica e personalità
della relazione, Roma, Nuova Cultura, Santi Lo Giudice, "Verità e interpretazione,”
Atti dell'Accademia peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere
Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi "Luigi
Pareyson" Pubblicazioni e critica
Centro studi filosofico-religiosi orino. vita e pensiero Gianmario Lucini, sito
"filosofico.net". Pareyson. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pareyson” – The Swimming-Pool Library.
Parinetto
(Brescia).
Filosofo. Grice: “Parinetto
implicates, “Are witches women?” “Sono donne le streghe?” Grice: “The question
may be rhetorical but it ain’t – since Italian allows for “lo strego,” and “lo
stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua opera convergono tanto lo studio
delle filosofie orientali (fu traduttore del Tao Te Ching di Lao Tzu) che
influenze di pensatori sia classici, come (Eraclito, Nietzsche e Marx), sia
contemporanei della filosofia occidentale, quali Deleuze e Guattari. È
considerato uno degli interpreti eterodossi del marxismo. Particolarmente
importanti sono state le sue analisi sulle persecuzioni dei movimenti ereticali
e sulla stregoneria, nella cui repressione legge il tentativo di annichilimento
di qualsiasi diversità sociale da parte del potere (non solo religioso ma anche
economico e culturale). Ha contribuito, spesso, con queste sue analisi, alla
comprensione dell'emarginazione di tutte le istanze sociali e culturali
minoritarie, non solo del passato ma anche contemporanee. Altro tema centrale
dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere contrapposto alla scienza moderna e
volto alla trasformazione dell'umano anziché del sociale. Ha anche una profonda
cultura musicale, tanto da essere stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come
recensionista. Fu anche collaboratore del periodico La Verità (organo della
federazione bresciana del PCI). È in via
di costruzione, presso la biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che
raccoglie la sua vasta produzione. Opere: “Alchimia e utopia, Pellicani”
(Mimesis); “Corpo e rivoluzione in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx,
Pellicani, Mimesis, Gettare Heidegger, Mimesis, I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx:
sulla religione, La nuova Italia, “ Il ritorno del diavolo, Mimesis,” La
rivolta del diavolo: Lutero, Müntzer e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi,
La traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia
e ragione” La Nuova Italia, Marx diverso
perverso, Unicopli, Marx e Shylock, Unicopli, Né dio né capitale, Ed.
Contemporanea, “Nostra signora dialettica” Pellicani, Processo e morte di Bruno: i documenti, con un
saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le streghe?, Pellicani, Sulla
religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei
diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob Böhme, La vita sovrasensibile.
Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Giordano Bruno, La magia e le ligature,
Mimesis, Niccolò Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Emily Dickinson, Dietro la
porta, 237 liriche scelte, Rusconi, Eraclito, Fuoco non fuoco, tutti i
frammenti, Mimesis, Ludwig Feuerbach, Rime sulla morte, Mimesis, Friedrich
Hegel e Friedrich Hölderlin, Eleusis, carteggio, Mimesis, Gotthold Ephraim
Lessing, Il teatro della verità. Massoneria, Utopia, Verità, Mimesis, Angelus
Silesius, L'altro io di dio, Mimesis, Lao Tzu, La via in cammino: Tao Te Ching,
Edizioni La vita Felice, Milano, Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa
Alternativa, Vedi per esempioUna polemica sulle streghe in Italia, riferimenti
in . Vedi per esempio la recensione a I
Lumi e le streghe Vedi di Renzo
Baldo Cfr. Fondazione Luigi Micheletti Catalogo
Emeroteca , su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia
da nicolettapoidimani su
nicolettapoidimani. Biografia da mimesisedizioni, su mimesisedizioni. Biografia
da zam, su zam. Una polemica sulle streghe in Italia -- nel sito della ARFISAssociazione per Ricerca e
Insegnamento di Filosofia e Storia. Parinetto. Keywords. Refs.: “Grice e
Parinetto” – The Swimming-Pool Library.
Parmenide (Velia). Grice:
“”A = A,” Parmenides says,” “Le donne sono le donne,” “La guerra è la guerra.”
Enough to irritate an Italian neo-non-parmenideian“One of the most important
Italian philosophers, if only because Plato dedicated a dialogue to him!”Grice.
a Grecian philosopher, the most influential of the pre-socratics, active in
Elea Roman and modern Velia, an Ionian Grecian colony in southern Italy. He was
the first Grecian thinker who can properly be called an ontologist or
metaphysician. Plato refers to him as “venerable and awesome,” as “having
magnificent depth” Theaetetus 183e 184a, and presents him in the dialogue Parmenides
as a searching critic in a fictional and
dialectical transposition of Plato’s own
theory of Forms. Nearly 150 lines of a didactic poem by Parmenides have been
preserved, assembled into about twenty fragments. The first part, “Truth,”
provides the earliest specimen in Grecian intellectual history of a sustained
deductive argument. Drawing on intuitions concerning thinking, knowing, and
language, Parmenides argues that “the real” or “what-is” or “being” to eon must
be ungenerable and imperishable, indivisible, and unchanging. According to a
Plato-inspired tradition, Parmenides held that “all is one.” But the phrase
does not occur in the fragments; Parmenides does not even speak of “the One”;
and it is possible that either a holistic One or a plurality of absolute monads
might conform to Parmenides’ deduction. Nonetheless, it is difficult to resist
the impression that the argument converges on a unique entity, which may indifferently
be referred to as Being, or the All, or the One. Parmenides embraces fully the
paradoxical consequence that the world of ordinary experience fails to qualify
as “what-is.” Nonetheless, in “Opinions,” the second part of the poem, he
expounds a dualist cosmology. It is unclear whether this is intended as candid
phenomenology a doctrine of
appearances or as an ironic foil to
“Truth.” It is noteworthy that Parmenides was probably a physician by
profession. Ancient reports to this effect are borne out by fragments from
“Opinions” with embryological themes, as well as by archaeological findings at
Velia that link the memory of Parmenides with Romanperiod remains of a medical
school at that site. Parmenides’ own attitude notwithstanding, “Opinions”
recorded four major scientific breakthroughs, some of which, doubtless, were Parmenides’
own discoveries: that the earth is a sphere; that the two tropics and the
Arctic and Antarctic circles divide the earth into five zones; that the moon
gets its light from the sun; and that the morning star and the evening star are
the same planet. The term Eleatic School is misleading when it is used to
suggest a common doctrine supposedly held by Parmenides, Zeno of Elea, Melissus
of Samos, and anticipating Parmenides Xenophanes of Colophon. The fact is, many
philosophical groups and movements, from the middle of the fifth century
onward, were influenced, in different ways, by Parmenides, including the
“pluralists,” Empedocles, Anaxagoras, and Democritus. Parmenides’ deductions,
transformed by Zeno into a repertoire of full-blown paradoxes, provided the
model both for the eristic of the Sophists and for Socrates’ elenchus.
Moreover, the Parmenidean criteria for “whatis” lie unmistakably in the
background not only of Plato’s theory of Forms but also of salient features of
Aristotle’s system, notably, the priority of actuality over potentiality, the
unmoved mover, and the man-begets-man principle. Indeed, all philosophical and
scientific systems that posit principles of conservation of substance, of
matter, of matter-energy are inalienably the heirs to Parmenides’ deduction. Refs.:
H. P. Grice, “Negation and privation,” “Lectures on negation,” Wiggins, “Grice
and Parmenides”. Parmenide. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Il parmenideismo
italiano,” Luigi Speranza, "Grice e
Parmenide," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
Parisio (Figline Vegliaturo). Filosofo.: Grice:
“I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher should!” Come
molti umanisti ebbe una vita errabonda. Dopo aver fatto un viaggio di studio a
Corfù, ritornò in patria dove aprì una scuola. Si trasferì a Napoli dove
ottenne cariche e favori dal re di Napoli Ferrandino. Risiedette per qualche
tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove sposò la figlia del filosofo
Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza, Padova e Venezia, tornò a
Cosenza, dove fondò l'Accademia Cosentina. Recatosi a Roma, invitato da papa
Leone X, vi insegnò sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana che latino
nell'Archiginnasio. Rimase a Roma fino alla morte di Leone X, dopo di che ritornò definitivamente a
Cosenza. Opere:” Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis,
A. Iani Parrhasii”’ “Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae
Glareani adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano, Q. Horatii Flacci Omnia poemata cum ratione
carminum, & argumentis vbique insertis, interpretibus Acrone, Porphyrione,
Iano Parrhasio, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris
eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici
Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei
Bonfinis, &Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea
annotationes doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli
Vtinensis, atque Henrici Glareani apprime vtiles addidimus. Nicolai Perotti
Sipontini libellus de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino.
Quae omnia longe politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem
prodeunt. Index copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere
animaduersione digna visa sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli,
Claudius Claudianus, Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia
nuper impressus: in quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum
utilitatem: addita sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia:
Albertino da Lessona, Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, Ciceronis
ex epistolis excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae:
plenae frugis: & ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. A.
Ianus Parrhasius & recensuit & approbauit, Vicentiae: per Henricum
& Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii Maximi Priscorum exemplorum libri
nouem: diligenti castigatione emendati: aptissimisque figuris exculti: cum
laudatis Oliuerii ac Theophili commentariis: Hermolai Barbari: Georgii Merulae:
Mar. Antonii Sabellici: Iani Parrhasii: Raphaelis Rhegii: multorumque praeterea
nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem literarum: ad inueniendas
historias nuper excogitato: alteroque in usum grammaticorum ad uocabula
rerumque cognitionem, Impressum Venetiis: per Bartholomeum de Zanis de
Portesio, Habes in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera
nuper per Ianum Parrhasium accuratissime castigata: graeco integro adiuncto:
... Eiusdem Epitome. Carmen de Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam
Ioan. Chry. de Eucha. quandam expositionem & in eandem materiam Lau. Vall.
sermonem. habes Phi. adhorationem ad Theodo. & aduersus gentes Tertul.
Apologeticum, Venetiis: arte & impensis Ioannis Tacuini fuit impressum, Retoricae breviarium ab optimis utriusque linguae
auctoribus excerptum, Iani Parrhasii Liber de rebus per epistolam quaesitis.
Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus poetas
illustrauit libris ... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana,
Ginevra: excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri
typographus, Davide Andreotti, Storia dei cosentini, II, Napoli: Stabilimento Tipografico di
Salvatore Marchese (Google books) Ugo Lepore, «Per la biografia’ Biblion, Giuseppina
Maria Perna Mugavero, Aulo Giano Parrasio, Treviso: SIT, Francesco D'Episcopo, Fondatore dell'Accademia
Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi sui suoi natali,
in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata e diretta da
Luigi Pellegrini, Accademia Cosentina TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Italica,su italica.rai. Parisio. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Parisio” – The Swimming-Pool Library.
Parrini (Castel’Azzara). Filosofo. Grice: “Italians are supposed to be
non mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini proves they shouldn’t!” Professore
a Firenze, membro di svariate istituzioni scientifiche internazionali e del
comitato scientifico di alcune riviste filosofiche italiane e straniere e
condirettore della collana "Epistemologica" pubblicata dall'editore
Guerini e associati, fu segretario nazionale del Comitato dei dottorati di
ricerca in Filosofia, nonché Presidente della Società Italiana di Filosofia
Analitica. Fu invitato a tenere lezioni e conferenze in Italia, in vari paesi
europei, in Argentina e negli Stati Uniti d'America. Insieme a Roberta
Lanfredini organizzò un Corso di perfezionamento in Epistemologia generale e
applicata che si tiene, con cadenza biennale, a 'Firenze. Si occupò di filosofia
analitica contemporanea, dell'epistemologia di Kant e di Husserl, di vari
aspetti del pensiero scientifico e epistemologico del XIX e del XX secolo,
della filosofia italiana del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una
nuova interpretazione del positivismo logico e dei suoi rapporti con il
convenzionalismo e la filosofia kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia
conferma a livello internazionale. In campo epistemologico, i suoi maggiori
interessi vanno al tema del realismo, alla problematica della conoscenza a
priori, alla giustificazione epistemica e alla metodologia della ricerca
storico-filosofica. Nel volume Conoscenza e realtà avanzò una prospettiva
filosofica cui dette il nome di "filosofia positiva" e della quale
sviluppò le implicazioni circa i rapporti con l'ermeneutica, lo statuto
epistemologico della logica e la natura della verità. Lasciò più di un
centinaio di pubblicazioni. Opere: “Linguaggio e teoria: analisi filosofica”
(La Nuova Italia, Firenze); “Una filosofia senza dogma: materiali per un
bilancio dell'empirismo,” – Grice: “I can’t see why Parrini is afraid of a
dogma; Strawson and I loved them!” -- il Mulino, Bologna, “Empirismo logico e
convenzionalismo,”” Franco Angeli, Milano); “Conoscenza e realtà: positivism”
(Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni della filosofia. Filosofia in età antica,
Mondadori Università, Milano); “L'empirismo logico, Carocci, Roma); “Filosofia
e scienza nell'Italia del Novecento. Figure, correnti, battaglie, Guerini e
associati, Milano, Fare filosofia, oggi, Carocci, Roma, . Note "lanazione", Scheda docente presso il Dipartimento di
filosofia dell'Università degli Studi di Firenze, su philos.unifi. Paolo
Parrini in SWIFSito web italiano per la filosofia, su lgxserver.uniba. Parrini.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parrini” – The Swimming-Pool Library.
pascoli, alessandro.
Fisologia. Grice: “An excellent philosopher. He philosophised on the will, on
the soul, and on a functionalist approach.”
Pascoli (San Mauro di Romagna). Filosofo.. Considerato
il maggior filosofo decadente italiano, nonostante la sua formazione
principalmente positivistica. Dal Fanciullino, articolo programmatico
pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e
interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare
e del quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva.
D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino"
presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il
ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di
ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e
civile della poesia. Egli, pur non partecipando attivamente ad alcun
movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la
poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), manifesta nella
propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche,
tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del
positivismo. Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione
costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata dal maestro Giosuè
Carducci, e le nuove tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere
il vero significato delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e
tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso riorganizzò per
tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio
mondo poetico e artistico. Giovanni Pascoli da bambino (ultimo a destra),
con il padre Ruggero e i fratelli Giacomo e Luigi Giovanni Pascoli nacque il 31
dicembre del 1855 a San Mauro (oggi San Mauro Pascoli in suo onore) in
provincia di Forlì all'interno di una famiglia benestante, quarto dei dieci
figlidue dei quali morti molto piccolidi Ruggero Pascoli, amministratore
della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina
Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamavano affettuosamente
"Zvanì". Il 10 agosto 1867, quando Giovanni aveva undici anni, il
padre fu assassinato con una fucilata, sul proprio calesse, mentre tornava a
casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse
dovute a contrasti di lavoro, non furono mai chiarite e i responsabili rimasero
ignoti; nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia avesse forti
sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente nella poesia
La cavalla storna: il probabile mandante fu infatti un delinquente, Pietro Cacciaguerra
(al quale Pascoli fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e
Savignano), possidente ed esperto fattore da bestiame, che divenne
successivamente agente per conto del principe, coadiuvando l'amministratore
Achille Petri, subentrato a Ruggero Pascoli dopo il delitto. I due sicari, i
cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, furono Luigi Pagliarani detto
Bigéca (fervente repubblicano), e Michele Dellarocca, probabilmente
fomentati dal presunto mandante. Sempre da Pascoli venne scritta una poesia in
ricordo della notte dell'assassinio del padre, X agosto, la notte di San
Lorenzo, la stessa notte in cui morì il padre. Sull'intricatissima
vicenda del delitto Pascoli è stato pubblicato il volume di Rosita Boschetti
Omicidio Pascoli. Il complotto frutto di ricerche negli archivi locali e che,
oltre a pubblicare documentazione inedita, formula l'ipotesi di uncomplotto
perpetrato ai danni dell'amministratore Pascoli. Il trauma lasciò segni
profondi nel poeta. La famiglia cominciò a perdere gradualmente il proprio
stato economico e successivamente a subire una serie impressionante di lutti,
disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la
sorella Margherita di tifo, e la madre per un attacco cardiaco (di "crepacuore",
si disse), il fratello Luigi, colpito da
meningite, e nel 1876 il fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da recenti studi
anche il fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il
nucleo familiare a Rimini, potrebbe essere stato assassinato, forse avvelenato.
Giacomo infatti nell'anno in cui morì ricopriva la carica di assessore comunale
e pare conoscesse personalmente coloro che avevano partecipato al complotto per
uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani fratelli Pascoli (in
particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal punto alla verità sul
delitto da essere minacciati di morte. Le due sorelle Ida e Maria andarono
a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al
Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina e dove
rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e Maria chiesero aiuto
al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al liceo Duni di Matera,
chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di dovere e di colpa di
Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si era più occupato delle
sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni
Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo solidoe vivace, il cui
carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue
reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e
a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio,
sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre. Questo
desiderio di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e Pascoli si pronuncerà
sempre contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per motivi principalmente
umanitari. I primi studi Nel 1871, all'età di quindici anni e dopo la
morte del fratello Luigi avvenuta per meningite il 19 ottobre dello stesso
anno, Giovanni Pascoli dovette lasciare il collegio Raffaello dei padri
Scolopi di Urbino; si trasferì a Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio
Cesare. Giovanni giunse a Rimini assieme ai suoi cinque fratelli: Giacomo (19
anni), Raffaele , Alessandro Giuseppe, (12), Ida (8), Maria (6, chiamata
affettuosamente Mariù). «L'appartamento, già scelto da Giacomo ed arredato con
lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in uno stabile
interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del primo piano»,
scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una economia che
appena consentiva il puro necessario». Pascoli terminò infine gli studi liceali
a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed il liceo al prestigioso Liceo
Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di licenza a causa delle materie
scientifiche. L'università e l'impegno politico Giovanni Pascoli
nel 1882 Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che poi perse per aver
partecipato ad una manifestazione studentesca) Pascoli si iscrisse all'Bologna,
dove ebbe come docenti il poeta Giosuè Carducci e il latinista Giovanni
Battista Gandino, e diventò amico del poeta e critico Severino Ferrari.
Conosciuto Andrea Costa e avvicinatosi al movimento anarco-socialista,
cominciò, a tenere comizi a Forlì e a Cesena. Durante una manifestazione
socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico lucano Giovanni
Passannante ai danni del re Umberto I, il giovane poeta lesse pubblicamente un
proprio sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo
strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito,
pensando all'assassinio del padre) e di essa si conoscono solamente gli ultimi
due versi tramandati oralmente: «colla berretta d'un cuoco, faremo una
bandiera». La paternità del componimento fuoggetto di controversie: sia
la sorella Maria sia lo studioso Piero Bianconi negarono che egli avesse
scritto tale ode (Bianconi la definì «la più celebre e citata delle poesie
inesistenti della letteratura italiana»). Benché non vi sia alcuna prova
tangibile sull'esistenza dell'opera, Gian Battista Lolli, vecchio segretario
della federazione socialista di Bologna e amico del Pascoli, dichiarò di aver
assistito alla lettura e attribuì al poeta la realizzazione della lirica.
Pascoli fu arrestato il 7 settembre 1879, per aver partecipato ad una protesta
contro la condanna di alcuni anarchici, i quali erano stati a loro volta
imprigionati per i disordini generati dalla condanna di Passannante. Durante il
loro processo, il poeta urlò: «Se questi sono i malfattori, evviva i
malfattori!» Dopo poco più di cento giorni, esclusa la maggiore gravità
del reato, con sentenza del 18 novembre 1879, la Corte d'Appello rinviò gli
imputatiPascoli e Ugo Corradinidavanti al Tribunale: il processo, in cui
Pascoli era difeso dall'avvocato Barbanti, ebbe luogo, chiamato a testimone
anche il maestro Giosuè Carducci che inviò una sua dichiarazione: "Il
Pascoli non ha capacità a delinquere in relazione ai fatti denunciati".
Viene assolto ma attraversa un periodo difficile, medita il suicidio ma il
pensiero della madre defunta lo fa desistere, come dirà nella poesia La voce.
Alla fine riprende gli studi con impegno. Nonostante le simpatie verso il
movimento anarco-socialista in età giovanile, nel 1900, quando Umberto I venne
ucciso da un altro anarchico, Gaetano Bresci, Pascoli rimase amareggiato
dall'accaduto e compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona la militanza
politica, mantenendo un socialismo umanitario che incoraggiasse l'impegno verso
i deboli e la concordia universale tra gli uomini, argomento di alcune
liriche: «Pace, fratelli! e fate che le braccia / ch'ora o poi tenderete
ai più vicini, / non sappiano la lotta e la minaccia.» (I due fanciulli)
La docenza Dopo la laurea, conseguita nel 1882 con una tesi su Alceo, Pascoli
intraprese la carriera di insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di
Massa. Dopo le vicissitudini e i lutti, il poeta aveva finalmente ritrovato la
gioia di vivere e di credere nel futuro. Ecco cosa scrive all'indomani della
laurea da Argenta: "Il prossimo ottobre andrò professore, ma non so
ancora dove: forse lontano; ma che importa? Tutto il mondo è paese ed io ho
risoluto di trovar bella la vita e piacevole il mio destino". Su
richiesta delle sorelle Ida e Maria, fino al 1882 nel convento di Sogliano,
Pascoli riformulò il proprio progetto di vita, sentendosi in colpa per avere
abbandonato le sorelle negli anni universitari. Ecco a tale proposito una
lettera di Giovanni scritta da Argenta il 3 luglio 1882, il quale, ripreso
dalle sorelle per averle abbandonate, così risponde: "Povere
bambine! Sotto ogni parola di quella vostra lettera così tenera, io leggevo un
rimprovero per me, io intravedevo una lagrima!." E ancora da Matera
il poeta scrive nell'ottobre del 1882: "Amate voi me, che ero
lontano e parevo indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro. Amate
voi me, che sono accorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti
di mite contentezza, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie
e consolatrici dei vostri dolori?". Iniziato alla massoneria, presso
la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento massonico autografo del
Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un simbolo massonico), è stato
rinvenuto nel 2002. Dal 1887 al 1895 insegnò a Livorno al Ginnasio-Liceo
"Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e
appunti scritti di suo pugno. Intanto iniziò la collaborazione con la rivista
Vita nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a
rinnovarsi in cinque edizioni fino al 1900. Pascoli con le sorelle
Ida e Maria Vinse inoltre per ben tredici volte la medaglia d'oro al Concorso
di poesia latina di Amsterdam, col poemetto Veianus e coi successivi Carmina.
Nel 1894 fu chiamato a Roma per collaborare con il Ministero della pubblica
istruzione. Nella capitale fece la conoscenza di Adolfo de Bosis, che lo
invitò a collaborare alla rivista Convito (dove sarebbero infatti apparsi
alcuni tra i componimenti più tardi riuniti nel volume Poemi conviviali), e di
Gabriele D'Annunzio, il quale lo stimava, anche se il rapporto tra i due poeti fu
sempre complesso. Giuliano Di Bernardo, a capo del Grande Oriente
d'Italia dal '90 al '93, nel ha
esplicitamente dichiarato l'appartenenza di Pascoli e Carducci alla massoneria,
per un certo periodo nelle logge. Il "nido" di Castelvecchio
«La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima
sera» (Giovanni Pascoli, La mia sera, Canti di Castelvecchio) Divenuto professore
universitario e costretto dalla sua professione a lavorare in più città
(Bologna, Messina e Pisa), egli non si radicò mai in esse, preoccupandosi
sempre di garantirsi una "via di fuga" verso il proprio mondo di
origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante
appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia. Infatti si
trasferì con la sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo
di Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza
stabile quando (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso
di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni Pascoli
Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti,
matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà
in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella
Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del
marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di
poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni Pascoli Dopo
il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio
che il poeta aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito
alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni Pascoli Dopo il
matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che
il poeta aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito
alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo i dieci anni di sacrifici e
dedizione alle sorelle, a causa delle qualia causa delle quali il poeta aveva
di fatto più volte rinunciato all'amore. A tale proposito, una vinte al
Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni
Pascoli Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti,
matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà
in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella
Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del
marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo mostra dedicata agli
"Amori di Zvanì" e allestita dal Museo Casa Pascoli nel , getta luce
sulle vicende amorose inedite di Pascoli, chiarendo finalmente il suo desiderio
più volte manifestato di crearsi una propria famiglia. Molti particolari della
vita personale, emersi dalle lettere private, furono taciuti dalla celebre
biografia scritta da Maria Pascoli, poiché giudicati da lei sconvenienti o non
conosciuti. Il fidanzamento con la cugina Imelde Morri di Rimini,
all'indomani delle nozze di Ida, organizzato all'insaputa di Mariù, dimostra
infatti il reale intento del poeta. Di fronte alla disperazione di Mariù, che
non avrebbe mai accettato di sposarsi, né l'ingerenza di un'altra donna in casa
sua, Pascoli ancora una volta rinuncerà al proposito di vita coniugale.
Si può affermare che la vita moderna della città non entrò mai, neppure come
antitesi, come contrapposizione polemica, nella poesia pascoliana: egli, in un
certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì, in tutta la sua
produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di microcosmo chiuso su
sé stesso, come se il poeta avesse bisogno di difenderlo da un minacciosodisordine
esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di riferimenti e di
identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul tormentato rapporto
con le sorelleil "nido" familiare che ben presto divenne "tutto
il mondo" della poesia di Pascoliha scritto parole di estrema chiarezza il
poeta Mario Luzi: «Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e
ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle
quali Ida è connivente solo in parte. Per il Pascoli si tratta in ogni caso di
una vera e propria regressione al mondo degli affetti e dei sensi, anteriore
alla responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato violentemente e troppo
presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno, quasi paterno, che gli
suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di
investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un altro, di ben diversa
natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro con le piccole sorelle che
meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia, escludendo di fatto, talvolta
con durezza, gli altri fratelli. In pratica il Pascoli difende il nido con
sacrificio, ma anche lo oppone con voluttà a tutto il resto: non è solo il suo
ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a
strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà
non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più sicuro e
profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti della Media Valle del
Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la natura.» ([M. Luzi,
Giovanni Pascoli]) In particolare si fecero difficili i rapporti con Giuseppe,
che mise più volte in imbarazzo Giovanni a Bologna, ubriacandosi continuamente
in pubblico nelle osterie, e con il marito di Ida, il quale nel 1910, dopo aver
ricevuto in prestito dei soldi da Giovanni, partì per l'America lasciando in
Italia la moglie e le tre figlie. Gli ultimi anni Giovanni Pascoli
fotografato nella casa di campagna a Castelvecchio di Barga Le trasformazioni
politiche e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla
catastrofe bellica europea, gettarono progressivamente Pascoli, già
emotivamente provato dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di
ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza e pessimismo ancora
più marcati, che lo condussero in una fase di depressione e nel baratro
dell'alcolismo: il poeta abusava di vino e cognac, come riferisce anche nelle
lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il suo "nido di Castelvecchio",
dopo la perdita della fede trascendente, cercata e avvertita comunque nel senso
del mistero universale, in una sorta di agnosticismo mistico, come testimonia
una missiva al cappellano militare padre Giovanni Semeria. Io penso molto
all'oscuro problema che resta... oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano
della nostra sorella grande Morte! Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di
là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte,
la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno
scosse». Mentre insegnava latino e greco nelle varie università dove
aveva accettato l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisi dantesca Minerva
oscura (1898), Sotto il velame (1900) e La Mirabile Visione (1902). Nel 1906
assunse la cattedra di letteratura italiana all'Bologna succedendo
a Carducci. Qui ebbe allievi che sarebbero stati poi celebri, tra cui Aldo
Garzanti. Presenta al concorso indetto dal Comune di Roma per celebrare il
cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latino Inno a Roma in cui
riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta Pallante come
il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di corbezzolo che
con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono visti come
un'anticipazione della bandiera tricolore. Scoppiata la guerra
italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore
dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la
Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle
popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i contadini
italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo
vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche.
Il 31 dicembre 1911 compie 56 anni; sarà il suo ultimo compleanno: poco tempo
dopo le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di
lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata la
cirrosi epatica per l'abuso di alcool[26]; nellememorie della sorella viene
invece affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato. Il certificato di morte riporta come causa un
tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta
di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava
sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la
simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria. La
malattia lo porta infatti alla morte il 6 aprile 1912, un Sabato Santo vigilia
di Pasqua, nella sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2; la vera
causa del decesso fu probabilmente la cirrosi epatica. Pascoli venne sepolto
nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà
tumulata anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede universale
nel testamento, nonché curatrice delle opere postume. L'ultima
dimora di Giovanni Pascoli, dove morì, a Bologna in via dell'Osservanza n. 2:
sul cancello si può brevi parentesi politiche della sua vita. Nel
1879 venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere; l'ulteriore senso di
ingiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del maestro
Carducci e al compimento degli studi con una tesi sul poeta greco Alceo.
A margine degli studi veri e propri, egli, comunque, condusse una vasta
esplorazione del mondo letterario e anche scientifico straniero, attraverso le
riviste francesi specializzate come la Revue des deux Mondes, che lo misero in
contatto con l'avanguardia simbolista, e la lettura dei testi
scientifico-naturalistici di Jules Michelet, Jean-Henri Fabre e Maurice
Maeterlinck. Tali testi utilizzavano la descrizione naturalisticala vita degli
insetti soprattutto, per quell'attrazione per il microcosmo così caratteristica
del Romanticismo decadente di fine Ottocentoin chiave poetica; l'osservazione
era aggiornata sulle più recenti acquisizioni scientifiche dovute al
perfezionamento del microscopio e della sperimentazione di laboratorio, ma poi
veniva filtrata letterariamente attraverso uno stile lirico in cui dominava il
senso della meraviglia e della fantasia. Era un atteggiamento positivista
"romanticheggiante" che tendeva a vedere nella natura l'aspetto pre-cosciente
del mondo umano. Coerentemente con questi interessi, vi fu anche quello
per la cosiddetta "filosofia dell'inconscio" del tedesco Karl Robert
Eduard von Hartmann, l'opera che aprì quella linea di interpretazione della
psicologia in senso anti-meccanicistico che sfociò nella psicanalisi freudiana.
È evidente in queste letturecome in quella successiva dell'opera dell'inglese
James Sully sulla "psicologia dei bambini"un'attrazione di Pascoli
verso il "mondo piccolo" dei fenomeni naturali e psicologicamente elementari
che tanto fortemente caratterizzò tutta la sua poesia. E non solo la sua. Per
tutto l'Ottocento la cultura europea aveva coltivato un particolare culto per
il mondo dell'infanzia, dapprima, in un senso pedagogico e culturale più
generico, poi, verso la fine del secolo, con un più accentuato intendimento
psicologico. I Romantici, sulla scia di Giambattista Vico e di Rousseau,
avevano paragonato l'infanzia allo stato primordiale "di natura"
dell'umanità, inteso come una sorta di età dell'oro. Verso gli
anni Ottanta si cominciò, invece, ad analizzare in modo più realistico e
scientifico la psicologia dell'infanzia, portando l'attenzione sul bambino come
individuo in sé, caratterizzato da una propria realtà di riferimento. La
letteratura per l'infanzia aveva prodotto in meno di un secolo una quantità
considerevole di libri che costituirono la vera letteratura di massa fino alla
fine dell'Ottocento. Parliamo dei libri per i bambini, come le innumerevoli
raccolte di fiabe dei fratelli Grimm di
H.C. Andersen, di Ruskin, Wilde, Maurice
Maeterlinck; o come il capolavoro di Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie.
Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi di Jules
Verne, Kipling, Twain, Salgari, London. libri sull'infanzia, dall'intento
moralistico ed educativo, come Senza famiglia di Malot, Il piccolo Lord di F.H.
Burnett, Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio”
di Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la teoria
pascoliana della poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica
del Fanciullino, ai riflessi di un vasto ambiente culturale europeo che era
assolutamente maturo per accogliere la sua proposta. In questo senso non si può
parlare di una vera novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui egli
seppe cogliere un gusto diffuso e un interesse già educato, traducendoli in
quella grande poesia che all'Italia mancava dall'epoca di Leopardi. Per quanto
riguarda il linguaggio, Pascoli ricerca una sorta di musicalità evocativa,
accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo il modello dei poeti maledetti
Paul Verlaine e Stéphane Mallarmé. La poesia come "nido" che
protegge dal mondo Per Pascoli la poesia ha natura irrazionale e con essa si
può giungere alla verità di ogni cosa; il poeta deveessere un poeta-fanciullo
che arriva a questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta
quindi la ragione e, di conseguenza, rifiuta il Positivismo, che era
l'esaltazione della ragione stessa e del progresso, approdando così al
decadentismo. La poesia diventa così analogica, cioè senza apparente
connessione tra due o più realtà che vengono rappresentate; ma in realtà una
connessione, a volte anche un po' forzata, è presente tra i concetti, e il
poeta spesso e volentieri è costretto a voli vertiginosi per mettere in
comunicazione questi concetti. La poesia irrazionale o analogica è una poesia
di svelamento o di scoperta e non di invenzione. I motivi principali di questa
poesia devono essere "umili cose": cose della vita quotidiana, cose
modeste o familiari. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le
cui presenze aleggiano continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di
lutti e di dolori e inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni
vita di relazione, che viene sentita come un tradimento nei confronti dei
legami oscuri, viscerali del “nido”. Il duomo, al cui suono della
campana si fa riferimento ne L'ora di Barga Nella vita dei letterati italiani
degli ultimi due secoli ricorre pressoché costantemente la contrapposizione
problematica tra mondo cittadino e mondo agreste, intesi come portatori di
valori opposti: mentre la campagna appare sempre più come il "paradiso
perduto" dei valori morali e culturali, la città diviene simbolo di una
condizione umana maledetta e snaturata, vittima della degradazione morale
causata da un ideale di progresso puramente materiale. Questa
contrapposizione può essere interpretata sia alla luce dell'arretratezza
economica e culturale di gran parte dell'Italia rispetto all'evoluzione
industriale delle grandi nazioni europee, sia come conseguenza della divisione
politica e della mancanza di una grande metropoli unificante come erano Parigi
per la Francia e Londra per l'Inghilterra. I "luoghi" poetici della"terra",
del "borgo", dell'"umile popolo" che ricorrono fino agli
anni del primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria
lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del tutto.
Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio Pascoli, anche se
i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli altri scrittori,
ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Nel 1899 scrisse al
pittore De Witt: «C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo; ma nella
vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura, specialmente in
campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a liberarci
dall'immutabile destino». In questa contrapposizione tra l'esteriorità della
vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza familiare (e agreste)
si racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della mortedella poesia
pascoliana. Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta dai boschi della
Media Valle del Serchio, Pascoli non "uscì" più (psicologicamente
parlando) fino alla morte. Pur continuando in un intenso lavoro di
pubblicazioni poetiche e saggistiche, e accettando nel 1905 di succedere a
Carducci sulla cattedra dell'Bologna, egli ci ha lasciato del mondo una visione
univocamente ristretta attorno ad un "centro", rappresentato dal
mistero della natura e dal rapporto tra amore e morte. Fu come se,
sopraffatto da un'angoscia impossibile a dominarsi, il poeta avesse trovato
nello strumento intellettuale del componimento poetico l'unico mezzo per
costringere le paure e i fantasmi dell'esistenza in un recinto ben delimitato,
al di fuori del quale egli potesse continuare una vita di normali relazioni
umane. A questo "recinto" poetico egli lavorò con straordinario impegno
creativo, costruendo una raccolta di versi e di forme che la letteratura
italiana non vedeva, per complessità e varietà, dai tempi di Chiabrera. La
ricercatezza quasi sofisticata, e artificiosa nella sua eleganza, delle
strutture metriche scelte da Pascolimescolanza di novenari, quinari e
quaternari nello stesso componimento, e così viaè stata interpretata come un
paziente e attento lavoro di organizzazione razionale della forma poetica
attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili che premevano dall'inconscio.
Insomma, esattamente il contrario di quanto i simbolisti francesi e le altre
avanguardie artistiche del primo Novecento proclamavano nei confronti della
spontaneità espressiva. Frontespizio di un'edizione del discorso
socialista e nazionalista di Pascoli La Grande Proletaria si è mossa, in favore
della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase della produzione pascoliana è
ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni, comprendenti gli inni Ad
Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e ai suoi compagni,
Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez; Poemi italici;
Poemi del Risorgimento, postumi; nonché il celebre discorso La grande Proletaria
si è mossa, tenuto in occasione di una
manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio
che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che
comprendono le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio, nei quali il
poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia Lucca-Aulla
("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il "mondo" di
Pascoli è tutto lì: la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la
morte come ricordo dei lutti privati. «Troppa questa morte? Ma la vita, senza
il pensiero della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue
dalle bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico.
D'altra parte queste poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è
visione che più campeggi o sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o
sul biondo del grano, che quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e
non c'è suono che più si distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo
stormir delle piante, sul canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle Avemarie.
Crescano e fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane madre queste
myricae (diciamo cesti o stipe) autunnali.» (Dalla Prefazione di Pascoli
ai Canti di Castelvecchio) Il poeta e il fanciullino «Il poeta è poeta, non
oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o
demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del maestro
Giosuè Carducci, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con
pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga.
A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua
visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra
[...]» (Da Il fanciullino) Uno dei tratti salienti per i quali Pascoli è
passato alla storia della letteratura è la cosiddetta poetica del fanciullino,
da lui stesso esplicitata nello scritto omonimo apparso sulla rivista Il
Marzocco nel 1897. In tale scritto Pascoli, influenzato dal manuale di
psicologia infantile di James Sully e da La filosofia dell'inconscio di Eduard
von Hartmann, dà una definizione assolutamente compiutaalmeno secondo il suo
punto di vistadella poesia (dichiarazione poetica). Si tratta di un testo di 20
capitoli, in cui si svolge il dialogo fra il poeta e la sua anima di
fanciullino, simbolo: dei margini di purezza e candore,
che sopravvivono nell'uomo adulto; della poesia e delle potenzialità
latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano. Caratteristiche del
fanciullino: "Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e
arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di
campanella". "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai
nostri sensi ed alla nostra ragione". "Guarda tutte le cose con
stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causaeffetto, ma
intuisce". "Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose".
"Riempie ogni oggetto della propria immaginazione e dei propri ricordi
(soggettivazione), trasformandolo in simbolo". Una rondine. Gli
uccelli e la natura, con precisione del lessico zoologico e botanico ma anche
con semplicità, sono stati spesso cantati da Giovanni Pascoli Il poeta allora
mantiene una razionalità di fondo, organizzatrice della metrica poetica,
ma: Possiede una sensibilità speciale, che gli consente di caricare di
significati ulteriori e misteriosi anche gli oggetti più comuni; Comunica
verità latenti agli uomini: è "Adamo", che mette nome atutto ciò che
vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire, che tuttavia ha
portata universale). Deve saper combinare il talento della fanciullezza (saper
vedere), con quello della vecchiaia (saper dire); Percepisce l'essenza delle
cose e non la loro apparenza fenomenica. La poesia, quindi, è tale solo quando
riesce a parlarecon la voce del fanciullo ed è vista come la perenne capacità
di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione irrazionale che
permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato, almeno
cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una realtà ontologica.
Ha scarso rilievo per Pascoli la dimensionestorica (egli trova suoi
interlocutori in Omero, Virgilio, come se non vi fossero secoli e secoli di
mezzo): la poesia vive fuori dal tempo ed esiste in quanto tale. Nel fare
poesia una realtà ontologica (il poeta-microcosmo) si interroga suun'altra
realtà ontologica (il mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario
confondersi con la realtà circostante senza cheil proprio punto di vista
personale e preciso interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di
se stesso, tranne in poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua
vicenda personale. È vero che la vicenda autobiografica dell'autore
caratterizza la sua poesia, ma con connotazioni di portata universale: ad
esempio la morte del padre viene percepita come l'esempio principe della
descrizione dell'universo, di conseguenza gli elementi autenticamente
autobiografici sono scarsi, in quanto raffigura il male del mondo in generale.
Tuttavia, nel passo XI de "Il fanciullino", Pascoli dichiara che un
vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione che cerca di
trasmettere agli altri. Per cui il poeta Pascoli rifiuta: il Classicismo,
che si qualifica per la centralità ed unicità del punto di vista del poeta, che
narra la sua opera ed esprime le proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il
poeta fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia,
così definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e
il poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse
inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite
della poesia del Pascoli è costituito dall'ostentata pateticità e
dall'eccessiva ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito maggiore
attribuibile al Pascoli fu quello di essere riuscito nell'impresa di far uscire
la poesia italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo del Carducci e
del Leopardi, ma anche del suo contemporaneo D'Annunzio. In altre parole, fu in
grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia d'Oltralpe e di
respiro europeo. La lingua pascoliana è profondamente innovativa: essa perde il
proprio tradizionale supporto logico, procede per simboli e immagini, con brevi
frasi, musicali e suggestive. La poesia cosmica L'ammasso aperto delle
Pleiadi nella costellazione del Toro. Lo cita col nome dialettale di Chioccetta
ne Il gelsomino notturno. La visione dello spazio buio e stellato è uno dei
temi ricorrenti nella sua poesia Fanno parte di questa produzione pascoliana
liriche come Il bolide (Canti di Castelvecchio) e La vertigine (Nuovi
Poemetti). Il poeta scrive nei versi conclusivi de Il bolide: "E la terra
sentii nell'Universo. / Sentii, fremendo, ch'è del cielo anch'ella. / E mi vidi
quaggiù piccolo e sperso / errare, tra le stelle, in una stella". Si
tratta di componimenti permeati di spiritualismo e di panteismo ( La
Vertigine). La Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di certo; lo spazio
aperto è la vera dimora dell'uomo rapito come da un vento cosmico. Scrive il
critico Giovanni Getto: " È questo il modo nuovo, autenticamente
pascoliano, di avvertire la realtà cosmica: al geocentrismo praticamente ancora
operante nell'emozione fantastica, nonostante la chiara nozione copernicana sul
piano intellettuale, del Leopardi, il Pascoli sostituisce una visione
eliocentrica o addirittura galassiocentrica: o meglio ancora, una visione in
cui non si dà più un centro di sorta, ma soltanto sussistono voragini
misteriose di spazio, di buio e di fuoco. Di qui quel sentimento di smarrita
solitudine che nessuno ancora prima del Pascoli aveva saputo consegnare alla
poesia". La lingua pascoliana Pascoli disintegra la forma tradizionale del
linguaggio poetico: con lui la poesia italiana perde il suo tradizionale
supporto logico, procede per simboli ed immagini, con frasi brevi, musicali e
suggestive. Il linguaggio è fonosimbolico con un frequente uso di onomatopee,
metafore, sinestesie, allitterazioni, anafore, vocaboli delle lingue speciali
(gerghi). La disintegrazione della forma tradizionale comporta "il
concepire per immagini isolate (il frammentismo), il periodo di frasi brevi e a
sobbalzi (senza indicazione di passaggi intermedi, di modi di sutura),
pacatamente musicali e suggestive; la parola circondata di silenzio. Ha rotto
la frontiera tra grammaticalità e evocatività della lingua. E non solo ha
infranto la frontiera tra pregrammaticalità e semanticità, ma ha anche
annullato "il confine tra melodicità ed icasticità, cioè tra fluido
corrente, continuità del discorso, e immagini isolate autosufficienti. In
una parola egli ha rotto la frontiera fra determinato e indeterminato". Pascoli
e il mondo degli animali In un'epoca storica in cui il mondo degli animali
rappresenta un'entità assai ridotta nella vita degli uomini e dei loro
sentimenti, quasi esclusivamente relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di
supporto al lavoro, soprattutto agricolo, Pascoli riconosce la loro dignità e
squarcia un'originale apertura sull'esistenza delle specie animali e sul loro
originale mondo di relazioni. Come scrive Maria Cristina Solfanelli, «Giovanni
Pascoli si avvede assai presto che il suo amore per la natura gli permette di
vivere le esperienze più appaganti, se non fondamentali, della sua vita. Lui
vede negli animali delle creature perfette da rispettare, da amare e da
accudire al pari degli esseri umani; infatti, si relaziona con essi, ci parla
di loro e, spesso, prega affinché possano avere un'anima per poterli rivedere
un giorno». Opere: “Myricae” (Livorno, Giusti); “Lyra romana. Ad uso delle
scuole classiche” (Livorno, Giusti, -- antologia di scritti latini per la
scuola superiore – “Pensieri sull'arte poetica, ne Il Marzocco (meglio noto come Il fanciullino) Iugurtha.
Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in
certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum, Amstelodami, Apud Io.
Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno, Giusti); (antologia di autori
latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione
morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti); “Intorno alla Minerva oscura” (Napoli,
Pierro & Veraldi,); “Sull’imitare. Poesie e prose per la scuola italiana
(Milano-Palermo, Sandron). (antologia di poesie e prose per la scuola), “Sotto
il velame. Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro” (Messina,
Vincenzo Muglia); “Fior da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole
secondarie inferiori” Milano-Palermo, Sandron, (antologia di prose e poesie italiane per le
scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una storia della Divina Comedia”
(Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi
poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi conviviali, Bologna, Zanichelli, Odi e Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e
discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi poemetti, Bologna, Zanichelli, “Canzoni di
re Enzio La canzone del Carroccio, Bologna, Zanichelli, La canzone del Paradiso,
Bologna, Zanichelli, La canzone dell'Olifante, Bologna, Zanichelli, Poemi italici, Bologna, Zanichelli, La grande proletaria si è mossa. Discorso
tenuto a Barga per i nostri morti e feriti, Bologna, Zanichelli, 1 (Già pubbl.
in La tribuna) Poesie varie, Bologna, Zanichelli, Poemi del Risorgimento,
Bologna, Zanichelli; “Patria e umanità. Raccolta di scritti e discorsi”
(Bologna, Zanichelli); Carmina, Bononiae, Zanichelli, (poesie latine) Nell'anno Mille. Dramma,
Bologna, Zanichelli, (dramma incompiuto) Nell'anno Mille. Sue notizie e schemi
di altri drammi, Bologna, Zanichelli, “Antico sempre nuovo. Scritti vari di
argomento latino” (Bologna, Zanichelli); Il libro Myricae è la prima vera e
propria raccolta di poesie del Pascoli, nonché una delle più amate. Il titolo
riprende una citazione di Virgilio all'inizio della IV Bucolica in cui il poeta
latino proclama di innalzare il tono poetico poiché "non a tutti piacciono
gli arbusti e le umili tamerici" (non omnes arbusta iuvant humilesque
myricae). Pascoli invece propone "quadretti" di vita campestre in cui
vengono evidenziati particolari, colori, luci, suoni i quali hanno natura
ignota e misteriosa. Il libro crebbe per il numero delle poesie in esso
raccolte. Nel 1891, data della sua prima edizione, il libro raccoglieva
soltanto 22 poesie dedicate alle nozze di amici. La raccolta definitiva
comprendeva 156 liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo delle
stagioni, al lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili
tamerici, diventano un simbolo delle tematiche del Pascoli ed evocano
riflessioni profonde. La descrizione realistica cela un significato più
ampio così che, dal mondo contadino si arriva poi ad un significato universale.
La rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è
solo all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue
opere. In realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa
da scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delle
Myricae va quindi oltre l'apparenza. Compare la poesia Novembre, mentre nelle
successive compariranno anche altri componimenti come L'Assiuolo. Pascoli ha
dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("A Ruggero Pascoli,
mio padre"). La poesia-pensiero del profondo, in Pascoli, attinge
all'inconscio e tocca all'universale attraverso un mondo delle referenze condiviso
da tutti. La produzione latina Giovanni
Pascoli fu anche autore di poesie in lingua latina e con esse vinse per ben
tredici volte il Certamen Hoeufftianum, un prestigioso concorso di poesia
latina che annualmente si teneva ad Amsterdam. La produzione latina accompagnò
il poeta per tutta la sua vita: dai primi componimenti scritti sui banchi del
collegio degli Scolopi di Urbino, fino al poemetto Thallusa, la cui vittoria il
poeta apprese solo sul letto di morte nel 1912. In particolare, l'anno 1892 fu
insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemetto Veianus e l'anno
della stesura definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione latina, vi è
anche il carme alcaico Corda Fratres, composto nel 1898, pubblicato nel 1902,
inno ufficiale della Fédération internationale des étudiants, una confraternita
studentesca meglio nota come Corda Fratres[38]. Pascoli amava molto il latino,
che può essere considerato la sua lingua del cuore: il poeta scriveva in
latino, prendeva appunti in latino, spesso pensava in latino, trasponendo poi
espressioni latine in italiano; la sorella Maria ricorda che dal suo letto di
morte Pascoli parlò in latino, anche se la notizia è considerata dai più poco
attendibile, dal momento che la sorella non conosceva questa lingua. Per lungo
tempo la produzione latina pascoliana non ha ricevuto l'attenzione che merita,
essendo stata erroneamente considerata quale un semplice esercizio del poeta.
Il Pascoli in quegli anni non era infatti l'unico a cimentarsi nella poesia
latina (Giuseppe Giacoletti, un insegnante nel collegio degli Scolopi di Urbino
frequentato dal Pascoli, vinse l'edizione del Certamen del 1863 con un poemetto
sulle locomotive a vapore); ma lo fa in maniera nuova e con risultati, poetici
e linguistici, sorprendenti. L'attenzione verso questi componimenti si accese
con la raccolta in due volumi curata da Ermenegildo Pistelli col saggio di
Adolfo Gandiglio. Esistono delle traduzioni in lingua italiana delle poesie
latine di Pascoli quali quella curata da Manara Valgimigli o le traduzioni di
Enzo Mandruzzato. Tuttavia la produzione latina ha un significato fondamentale,
essendo coerente con la poetica del Fanciullino, la cifra del pensiero
pascoliano. In realtà, la poetica del Fanciullino è la confluenza di due
differenti poetiche: la poetica della memoria e la poetica delle cose. Gran
parte della poesia pascoliana nasce dalle memorie, dolci e tristi, della sua
infanzia. Ditelo voi , se la poesia non è solo in ciò che fu e in ciò che sarà,
in ciò che è morto e in ciò che è sogno! E dite voi, se il sogno più bello non
è sempre quello in cui rivive ciò che è morto". Pascoli dunque intende
fare rivivere ciò che è morto, attingendo non solo al proprio ricordo
personale, bensì travalica la propria esperienza, descrivendo personaggi
facenti parte anche dell'evo antico: infanzia e mondo antico sono le età nelle
quali l'uomo vive o è vissuto più vicino ad una sorta di stato di natura.
"Io sento nel cuore dolori antichissimi, pure ancor pungenti. Dove e
quando ho provato tanti martori? Sofferto tante ingiustizie? Da quanti secoli
vive al dolore l'anima mia? Ero io forse uno di quegli schiavi che
giravano la macina al buio, affamati, con la museruola?".
Contro la mortedelle lingue, degli uomini e delle epocheil poeta si appella
alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria umana contro la morte.
"L'uomo alla morte deve disputare, contrastare, ritogliere quanto
può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del latino. Qui
interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la poetica delle cose.
"Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio
anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle cose". Ma
questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica di estrema importanza,
ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la propria voce: gli esseri
della natura con l'onomatopea, i contadini col vernacolo, gli emigranti con
l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del Duecento; i Romani, naturalmente,
parleranno in latino. Dunque il bilinguismo di Pascoli in realtà è solo una
faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere conto anche di un altro elemento:
il latino del Pascoli non è la lingua che abbiamo appreso a scuola. Questo è
forse il secondo motivo per il quale la produzione latina pascoliana è stata
per anni oggetto di scarso interesse: per poter leggere i suoi poemetti latini
è necessario essere esperti non solo del latino in generale, ma anche del
latino di Pascoli. Si è già fatto menzione del fatto che nello stesso periodo,
e anche prima di lui, altri autori avevano scritto in latino; scrivere in
latino per un moderno comporta due differenti e contrapposti rischi. L'autore
che si cimenti in questa impresa potrebbe, da una parte, incappare nell'errore
di esprimere una sensibilità moderna in una lingua classica, cadendo in un
latino maccheronico; oppure potrebbe semplicemente imitare gli autori classici,
senza apportare alcuna novità alla letteratura latina. Pascoli invece
reinventa il latino, lo plasma, piega la lingua perché possa esprimere una
sensibilità moderna, perché possa essere una lingua contemporanea. Se oggi noi
parlassimo ancora latino, forse parleremmo il latino di Pascoli. (cfr. A. Traina,
Saggio sul latino del Pascoli, Pàtron). Numerosi sono i componimenti, in genere
raggruppati in diverse raccolte secondo l'edizione del Gandiglio, tra le quali:
Poemata Christiana, Liber de Poetis, Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano
essere i temi favoriti del poeta: Orazio, poeta della aurea mediocritas, che
Pascoli sentiva come suo alter ego, e le madri orbate, cioè private del loro
figlio (cfr. Thallusa, Pomponia Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo
caso il poeta sembra come ribaltare la sua esperienza personale di orfano,
privando invece le madri del loro ocellus ("occhietto", come Thallusa
chiama il bambino). I Poemata Christiana sono da considerarsi il suo capolavoro
in lingua latina. In essi Pascoli traccia, attraverso i vari poemetti, tutti in
esametri, la storia del Cristianesimo in Occidente: dal ritorno a Roma del centurione
che assistette alla morte di Cristo sul Golgota (Centurio), alla penetrazione
del Cristianesimo nella società romana, dapprima attraverso gli strati sociali
di condizione servile (Thallusa), poi attraverso la nobiltà romana (Pomponia
Graecina), fino al tramonto del paganesimo (Fanum Apollinis). Biblioteca
e archivio personali La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia
nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli frazione di Barga, sia nella
Biblioteca statale di Lucca[44]. A San Mauro Pascoli la sua casa natale,
oggi proprietà del Comune di San Mauro Pascoli, è sede di un museo dedicato
alla memoria del poeta. La casa natale di Giovanni Pascoli a San Mauro Pascoli
viene dichiarata Monumento nazionale. Nel , in occasione del centenario della
morte del poeta, gli vengono dedicate importanti iniziative in tutta la
Penisola.[47] Nel viene coniata una
moneta celebrativa da due euro con l'effige del Poeta. Il delitto Ruggero Pascoli Omicidio
Pascoli. Il complotto, (Mimesis ) F.
Biondolillo, La poesia di Giovanni Pascoli, 1956, p.5 Maria Pascoli, Autografo Memorie, Alice
Cencetti, Giovanni Pascoli: una biografia critica, Le Lettere, G. Pascoli,
L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo malfattori anche noi? Oh! no:
noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude intorno
a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e anni e
anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non abbraccerà
più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso irriconoscibile e
ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli suoi... Ma egli ha
ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto il loro padre, mai,
mai, mai! E vero: punitelo! è giusto! Ma non si potrebbe trovare il modo di
punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli commise?... Così esso assomiglia
troppo alle sue vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che
spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che
in parte s'è disviata in pro' di lui! (...) Non essere così ragionevole, o
Giustizia. Perdona più che puoi.—Più che posso?—Ella dice di non potere
affatto. Se gli uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di moralità da
sentire veramente quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare
che il delitto fosse pena a sè stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di
morte o mortificazione. Ma... Ma non vede dunque la giustizia che quest'orrore
al delitto gli uomini lo mostrano appunto già assai, quando abominano, in
palese o nel cuore, il delitto anche se è dato in pena d'altro delitto, ossia
nella forma in cui parrebbe più tollerabile?»
La storia dell'I.I.S. Raffaello. Domenico Bulferetti, L'uomo, il
maestro, il poeta, Libreria Editrice Milanese, Piero Bianconi, Pascoli, Morcelliana, Giuseppe
Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto Alfassio Grimaldi,
Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli anni giovanili del
Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il giovane Pascoli.
Attraverso le ombre della giovinezza", 2007, realizzato in occasione della
mostra omonima allestita presso il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli Per approfondire gli anni di ricostruzione
del "nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che aggiornino la
vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale il principale
desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con le sorelle,
senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita Boschetti,
Gianfranco Miro Gori, Umberto Sereni "Giovanni Pascoli. Vita immagini
ritratti", Parma, Grafiche Step .
Il rinvenimento è opera di Gian Luigi Ruggio, Conservatore di casa
Pascoli a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal Grande Oriente d'Italia
nel giugno 2006 ad un'asta di manoscritti storici della casa Bloomsbury, e la
notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne Il Corriere della
Sera, Filmato audio Sandro Ruotolo e
Giuliano Di Bernardo, Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro: "Ecco
i segreti che non ho mai rivelato a nessuno", fanpage (archiviato il 29
marzo )., al minuto 2:28. Citazione: La loggia P2 non è stata inventata da
Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran Maestro per
dare una certa riservatezza a personaggi che erano i vertici del Governo, i
militari di altissimo livello, poeti come Carducci e Pascoli. Si disse:
«evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica nelle
logge, almeno per evitare un fastidio»
Vi fu professore straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò
letteratura latina come Professore. Fu nominato professore di grammatica greca
e latina. Le date sulle docenze
universitarie sono prese da Maurizio Perugi, "Nota biografica", in G.
Pasocli, Opere, tomo I, Milano-Napoli: Ricciardi, Rosita Boschetti, Pascoli
innamorato: la vita sentimentale del poeta di San Mauro : catalogo, San Mauro
Pascoli, Comune, . Cfr. sempre Rosita
Boschetti, op. cit, pag. 28; Pascoli scrive da Matera a Raffaele la lista delle
sue spese: «65 lire al mese per mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al
casino (necessità), 15 in libri (più che necessità)». Fondazione Pascoli: la vita, Gian Luigi Ruggio, Giovanni Pascoli. Tutto il
racconto della vita tormentata di un grande poeta Vittorino Andreoli, I segreti di casa
Pascoli, recensione qui Testo
dell'"Inno a Roma" Testo di
"Al corbezzolo" Fondazione Pascoli:
la vita, Maria Pascoli, Lungo la vita di
Giovanni Pascoli Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico e il
decadentista Archiviato il 7 aprile in
. Vittorino Andreoli, op. cit Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni
Pascoli, Milano, Mondadori, Giovanni Getto, Giovanni Pascoli poeta astrale, in
"Studi per il centenario della nascita di G. Pascoli". Commissione
per i testi di lingua, Bologna, Fondazione Giovanni PascoliNuovi poemetti, A. Schiaffini, G. Pascoli disintegratore della
forma poetica tradizionale, in "Omaggio a Pascoli", G. Contini, Il linguaggio di Pascoli, in
"Studi pascoliani", Lega, Faenza, Maria Cristina Solfanelli, Gli
animali da cortile, Chieti, Tabula fati, .
Vegliante. Alberto Fraccacreta,
Le ninfe di Vegliante, su Succedeoggi. Luigi
Del Santo, Cammei Pascoliani: analisi, illustrazione, esegèsi dei carmi latini
e greci minori di Giovanni Pascoli, Giuseppe Giacoletti, De lebetis materie et
forma eiusque tutela in machinis vaporis vi agentibus carmen didascalicum,
Amstelodami: C. G. Van Der Post, 1863
Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria soror; edidit H. Pistelli ;
exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, Ioannis Pascoli Carminibus;
mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam addidit Adolphus
Gandiglio, Bononiae: sumptu Nicolai Zanichelli); Poesie latine; Manara
Valgimigli, Milano : A. Mondadori, Giovanni Pascoli, Poemi cristiani; introduzione
e commento di Alfonso Traina; traduzione di Enzo Mandruzzato, Milano: Biblioteca
universale Rizzoli, Carte pascoliane della Biblioteca Statale di Lucca,
su//pascoli.archivi.beniculturali/. 1º giugno .
Museo di Casa Pascoli, su polomusealeemiliaromagna.beniculturali. Regio
Decreto Legge, Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Guido De Franceschi,
Giovanni Pascoli : cento anni fa moriva il massimo autore latino dell'età
moderna, in Il Sole 24 ORE, 5Giuseppe Saverio Gargano, Poeti viventi italiani:
G"Vita Nuova", Gargano, Saggi di ermeneutica. Del Simbolo (Sul
"Vischio" di Giovanni Pascoli), in "Il Marzocco" Gargano,
Poesia italiana contemporanea, in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I
"Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I
"Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I
"Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", Emilio Cecchi,
La poesia di Giovanni Pascoli, Napoli, Ricciardi, Benedetto Croce, Giovanni
Pascoli. Studio critico, Bari, Laterza, Giacomo Debenedetti, Statura di poeta,
in Omaggio a Giovanni Pascoli nel
centenario della nascita, Milano, Mondadori, Walter Binni, Pascoli e il
decadentismo, in Omaggio a Giovanni
Pascoli nel centenario della nascita, Mondadori, Antonio Piromalli, La poesia
di Giovanni Pascoli, Pisa, Nistri Lischi, Gianfranco Contini, Il linguaggio di
Pascoli, in Studi pascoliani, Faenza, Lega (poi in Id., Varianti e altra linguistica,
Torino, Einaudi, Maria Pascoli, Lungo la
vita di Giovanni Pascoli, Milano, Mondadori); Giuseppe Fatini, Il D'Annunzio e
il Pascoli e altri amici, Pisa, Nistri Lischi, Ottaviano Giannangeli, Le fonti
spaziali del Pascoli, in "Dimensioni", Ottaviano Giannangeli, La
metrica pascoliana, in "Dimensioni", Luigi Baldacci,
"Introduzione", in G. Pascoli, Poesie, Milano, Garzanti); Ottaviano
Giannangeli, Pascoli e lo spazio, Bologna, Cappelli, Maura Del Serra, Giovanni
Pascoli, Firenze, La Nuova Italia ("Strumenti",Giacomo Debenedetti,
Giovanni Pascoli: la rivoluzione inconsapevole, Milano, Garzanti, 1Gianni
Oliva, I nobili spiriti. Pascoli, D'Annunzio e le riviste dell'estetismo
fiorentino, Bergamo, Minerva Italica, Fabrizio Frigerio, Un esorcismo
pascoliano. Forma e funzione dell'onomatopeia e dell'allitterazione ne
"L'uccellino del freddo", in "Bloc notes", Bellinzona, Annagiulia
Angelone Dello Vicario, La presenza di Virgilio in Carducci e Pascoli, in Il
richiamo di Virgilio nella poesia italiana, Napoli, Edizioni Scientifiche
Italiane, 1981 Edoardo Sanguineti , Giovanni Pascoli: poesia e poetica/ Atti
del Convegno di studi pascoliani/ San Mauro, 1-Comune di San Mauro Pascoli/
Comitato per le onoranze a Giovanni Pascoli, Rimini, Maggioli, 1984 Stefano
Pavarini, Pascoli e il silenzio meridiano (Dall'argine), in "Lingua e
stile", Stefano Pavarini, Pascoli tra voce e silenzio: Alba festiva, in
"Filologia e Critica", Maura Del Serra, Voce Pascoli, in Il Novecento, Milano, Vallardi, Arnaldo Di
Benedetto, Frammenti su "Digitale purpurea" nei "Primi
poemetti" di Giovanni Pascoli", in Poesia e critica del Novecento,
Napoli, Liguori, Ruggio, Pascoli: tutto il racconto della vita tormentata di un
grande poeta, Milano, Simonelli, Franco Lanza, scritti editi ed inediti,
Bologna, Boni, Marina Marcolini, Pascoli prosatore: indagini critiche su
"Pensieri e discorsi", Modena, Mucchi, Maria Santini, Candida Soror:
tutto il racconto della vita di Mariù Pascoli la più adorata sorella del poeta
della Cavalla storna, Milano, Simonelli, Le Petit Enfant trad. dall'italiano,
introd. e annotato da Bertrand Levergeois (prima edizione francese del
Fanciullino in Francia), Parigi, Michel de Maule, "L'Absolu
Singulier", Marinella Mazzanti, I
segreti del "nido". Le carte di Giovanni e Maria Pascoli a
Castelvecchio, in Raffaella Castagnola , Archivi letterari del '900, Firenze,
Franco Cesati, Mario Martelli, Pascoli, tra rima e sciolto, Firenze, Società
Editrice Fiorentina, Pietro Montorfani e
Federica Alziati , Giovanni Pascoli, Bologna, Massimiliano Boni Editore, Massimo Rossi, Giovanni Pascoli traduttore
dei poeti latini, in "Critica Letteraria", Mario Buonofiglio, Lampi e
cortocircuiti. Il linguaggio binario ne "Il lampo" di Giovanni
Pascoli, in "Il Segnale", ora
disponibile in Academia Andrea Galgano, Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli
tra memoria e nido, Roma, Aracne editrice,
Massimo Colella, "Conducendo i sogni, echi e fantasmi d'opere
canore". Pascoli, Dandolo e l'onirismo 'conviviale', in "Rivista
Pascoliana", Jean-Charles Vegliante, L'impensé la poésieChoix de poèmes, Sesto San
Giovanni, Mimésis, . Accademia
Pascoliana; Ruggero Pascoli Decadentismo Digitale purpurea Giosuè Carducci
Gabriele D'Annunzio Severino Ferrari Luigi d'Isengard Augusto Vicinelli
Socialismo utopico Thallusa. Giovanni Pascoli, su TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Giovanni Pascoli, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Giovanni Pascoli, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Giovanni Pascoli, in
Dizionario biografico degli italiani -- italiana di Giovanni Pascoli, su Catalogo
Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. nello specchio delle sue carte, su
pascoli.archivi.beniculturali. 10 marzo . Sito ufficiale della Fondazione
Giovanni Pascoli, su fondazionepascoli. Tutte le opere, disponibili nella
biblioteca online Giuseppe Bonghi Opere di Giovanni Pascoli, testi con
concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Manara Valgimigli , Poesie
latine, Mondadori, Casa Pascoli, sito
ufficiale del Museo Casa Pascoli dedicato al poeta Archivio storicoBologna, su
archiviostorico.unibo. Un percorso di lettura attraverso i "Poemi
conviviali" Giovanni Pascoli:
ritratto ed eventi sul RAI Letteratura,
su letteratura.rai. Giovanni Semeria: riferimenti bibliografici. Giovanni
Pascoli. Pascoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pascoli” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Pasini (Vicenza). Filosofo. Figlio di Pietro,
discendente di una famiglia originaria della val Sabbia, trasferitasi in un
primo momento a Schio e poi a Vicenza, dov'era ascritta al Consiglio
Nobile della città. A metà del Seicentopiù o meno all'epoca della morte di
Pacealcuni Pasini di Vicenza figurano tra i mercanti di seta e panni
grossi. Dopo i primi studi di grammatica a Vicenza, Pace continuò a
Padova applicandosi agli studi giuridici, che ben presto trascurò per
interessarsi della nuova scienzafu in contatto con Galileo Galilei e con
Giovanni Kepleroe soprattutto della filosofia, seguendo assiduamente le lezioni
di Cesare Cremonini, impegnato nel commento 'mortalista' della Fisica e del De
coelo di Aristotele e seguace dell'aristotelismo critico e razionalistico di
Pietro Pomponazzi, che metteva in discussione il principio dell'immortalità
dell'anima e alcuni dogmi cattolici. Fece parte dell'Accademia degli
Incogniti, una delle Accademie più attive e vivaci del Seicento veneziano e una
delle più libere della penisola. A tale adesione alcuni biografi settecenteschi
attribuiscono le accuse di eresia nei suoi confronti. Come invece dimostra una
serie di documenti dell'Archivio di Stato di Venezia, fu un fatto di sangue a
determinare il provvedimento giudiziario che lo condannò all'esilio: per un
futile contenzioso privato (un diritto di passaggio riconosciuto a dei vicini),
insieme con il fratello Vittelio e alcuni sicari, il 9 luglio 1623 nella villa
Pavaran, ora frazione di Campiglia dei Berici, Pace uccise l'avvocato Roberto
Malo e ne ferì gravemente il fratello. Nel marzo del 1624 fu condannato a
cinque anni di esilio a Zara, poi ridotti di circa la metà (fu assolto e
liberat. Reintegrato nella società vicentina, fu dvicario a Barbarano e a
Orgiano, dove era già stato agli inizi della carrier. La sua vita dovette
scorrere come quella di tanti nobili di provincia, tra affari privati,
responsabilità amministrative, passione letteraria e interessi culturali, sempre
presente l'ossequio al potere della Serenissima: dediche e composizioni sono
spesso dirette a podestà, capitani e dogi. Negli ultimi anni si registrano un
più stretto legame con l'Accademia degli Incogniti e una maggiore produzione
letteraria, sia sotto l'aspetto quantitativo che qualitativo. Fece parte della
corrente poetica del marinismo, che aveva in Giovan Battista Marino il proprio
modello. Pace Pasini morì a Padova. Opere””Rime varie, et gli increduli,
ouero De' rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto illustre Giacomo Godi”
(Vicenza), esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici componimenti in
metro vario tutti di tematica amorosa e un dialogo Campo Martio ouero Le
bellezze di Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino, dell'illustriss.
sig. Marco, componimento di quasi 900 versi settenari ed endecasillabi sciolti,
uscito nel a Vicenza presso Francesco Grossi e dedicato a un membro
dell'illustre famiglia Molino Rime di Pace Pasini diuise in errori, honori,
dolori, verita, & miscugli, Vicenza, 1642 Il sogno dell'illustrissimo sig.
Pietro Memo.. Dedicato all'illustrissimo signor Dominico Molino, Vicenza, di
carattere politico-encomiastico, racconta allegoricamente come il Sogno
trasporti il podestà attraverso i cieli sino alla via Lattea, dove trova gli
eroi che hanno illustrato la sua famiglia Rime Marinistiche, raccolta
complessiva delle sue Rime fu stampata a Vicenza; fanno rientrare l'autore nel
filone marinista dell'epoca. La Metafora. Il Trattato e le Rime. “Trattato de'
passaggi dall'vna metafora all'altra, et de gl'innesti dell'istesse nel quale
si discorre secondo l'opinione, e l'vso de'migliori, se senza commetter
diffetto, si possano vsare da' poeti, et da gli oratori. Dedicato
all'illustrissimo, et eccellentiss. sig. Nicola Da Ponte” (Vicenza); “Historia
del cavalier perduto” romanzo eroticocavalleresco che indirizza il proprio
interesse su vicende e situazioni feudali di provincia. La sua opera più nota,
che si inserisce nella tradizione del romanzo barocco veneto e dei narratori
Incogniti, secondo una linea che intreccia avventure cavalleresche amorose a
tematiche storico-politiche. -- è da questo romanzo che Manzoni trasse poi
spunto per la stesura de “I Promessi Sposi.” Giambattista Giarolli, Vicenza
nella sua toponomastica stradale, Vicenza. Quinto Marini, Copia archiviata, su
gianniroghi. Pace Pasini ne "Le Garzantine", Letteratura Giovanni Mantese, Il Manzoni a Vicenza. Il
Cavalier perduto del vicentino Pace Pasini e i Promessi Sposi, Firenze, Olschki
editore, Quinto Marini, Pace Pasini, in Dizionario biografico degli
italiani, 81, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Pace Pasini. Pasini. Keywords. Refs.: “Grice e Pasini” – The
Swimming-Pool Library.
Passavanti (Terni). Filosofo. Podestà della città di Terni
nonché storico locale. È stato uno dei due soli italiani ad essere decorato di
Medaglia d'Oro al Valor Militare sia nella Prima che nella Seconda guerra
mondiale. Ai suoi buoni auspici presso il governo viene fatta risalire
l'istituzione della Provincia di Terni. Partecipò volontario alla Prima guerra
mondiale come soldato semplice poi promosso sergente nel 4º reggimento Genova
cavalleria, in cui fu protagonista di incredibili atti di eroismo e ferito gravemente
due volte. Fu a Fiume per partecipare alla occupazione para-militare della
città tra i legionari di Gabriele d'Annunzio. Glii venne consegnata la
medaglia d'oro al valore militare in seguito ai suoi eroismi durante il primo
conflitto mondiale. Venne eletto deputato; in seguito si laureò in giurisprudenza,
lettere, scienze politiche e scrisse alcuni importanti volumi circa la storia
della sua città. Durante la seconda guerra mondiale fu decorato con la seconda
medaglia d'oro al valore militare, in Albania. Fedele alla monarchia prese
parte alla Guerra di liberazione arruolandosi nell'Esercito Cobelligerante
Italiano. Ottenne la nomina a consigliere della Corte dei Conti per meriti
scientifici, ricoprendo la carica. Fondò poi la Ternana Opera Educatrice,
ovvero una fondazione con lo scopo di premiare laureati meritevoli e lavoratori
distintisi nella professione. Fu a lungo presidente dell'associazione nazionale
arma di cavalleria. Al momento di morire decise di donare tutto il suo
fornitissimo archivio documentale alla biblioteca di Terni. Medaglia d'oro
al valor militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'oro al valor
militare «Da soldato, da caporale, da aiutante di battaglia, fulgido, costante
esempio, trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre volte mutilato, mai lo
strazio della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a forza allontanare dalla
lotta; sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in essa fu sempre primo
fra i primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo corpo martoriato. In
critica situazione, con generoso slancio, fece scudo del suo petto al proprio
comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si sottrasse, attaccando,
alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava il suo plotone di
arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica; impossibilitato ad
avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva con bombe a mano,
alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a ripiegare, sebbene ferito,
sostava ripetutamente per impedire eventuali contrattacchi. Avuta notizia di
una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui l’avevano ricoverato, e
raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi, riusciva a prendere parte
anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato veramente, più che di carne e di
nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di acciaio e di ottima tempra.
Hermada, sGrappa, Medaglia d'oro al valor militarenastrino per uniforme
ordinaria Medaglia d'oro al valor militare «Mutilato e superdecorato,
volontariamente nei ranghi della nuova guerra, per la maggiore grandezza della
Patria, riconfermava il suo meraviglioso passato di eroico soldato. A capo
della propaganda di una grande unità, seppe dimostrare che più che le parole
valgono i fatti e fu sempre dove maggiore era il rischio e combatté con i fanti
nelle linee più tormentate. Nella manovra conclusiva, alla testa
dell’avanguardia del Corpo d’Armata, entrò per primo in Korcia ed in Erseke,
inalberandovi i tricolori affidatigli dal Duce. Superba figura di combattente,
animato da indomito eroismo, uscì illeso da mille pericoli e fu l’idolo di
tutti i soldati del III Corpo d’Armata, che in lui videro il simbolo del valore
personale, della continuità dello spirito di sacrificio e della più pura fede
nei destini della Patria, che legano idealmente le gesta dei soldati del Carso,
del Piave, del Grappa con quelle dei combattenti dell’Italia» Medaglia
d'argento al valor militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'argento al
valor militare «Mirabile esempio di coraggio sereno, di alto spirito militare e
di profondo sentimento del dovere, rimase sul posto di combattimento,
quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più gravemente ferito, prima di
esser trasportato al luogo di medicazione, volle esser condotto dal comandante
del gruppo, per riferirgli sulla situazione. Altipiano Carsico6.» Medaglia
d'argento al valor militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'argento al
valor militare — San Giovanni di Duino, Croce al merito di guerranastrino per
uniforme ordinariaCroce al merito di guerra. Pozzuolo del Friuli, oCroce al
merito di guerranastrino per uniforme ordinariaCroce al merito di guerra, Monte
Grappa, Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca nastrino
per uniforme ordinariaMedaglia di benemerenza per i volontari della guerra
italo-austriaca Medaglia commemorativa della spedizione di Fiumenastrino per
uniforme ordinariaMedaglia commemorativa della spedizione di Fiume Grande
ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinaria Grande
ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia Grande ufficiale dell'Ordine dei
Santi Maurizio e Lazzaro nastrino per uniforme ordinaria Grande ufficiale
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavaliere dell'Ordine coloniale della
Stella d'Italianastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine coloniale
della Stella d'Italia Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica
italiananastrino per uniforme ordinariaGrande ufficiale dell'Ordine al merito
della Repubblica italiana — Decreto del Presidente della Repubblica Cavaliere
di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana nastrino per
uniforme ordinariaCavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della
Repubblica italiana, Decreto del Presidente della Repubblica. Annotazioni
Fonti Copia archiviata, su corteconti.
SIUSA Fondazione ternana opera educatrice di Terni legislature. Camera dati/leg02/
lavori/ stenografici/ Terni,, in . foto di Elia Rossi Passavanti in divisa, Santini
L., Guida di Terni e del Ternano, Luigi Romersa, Uomini della Seconda Guerra
Mondiale, Murisa, Vincenzo Pirro, Elia Rossi Passavanti nell'Italia del
Novecento, Atti del Convegno di studi (Terni). Arrone: Edizioni Thyrus, Elia Rossi Passavanti, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Elia Rossi
Passavanti, su storia.camera, Camera dei deputati. Passavanti. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza.
Passavanti, jacobo –
libro dei sogni.
Passeri (Padova). Filosofo. Grice: “He was Zabarella’s uncle –
mine worked in the railways!” -- Grice: “It’s amazing how much a little book
like Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced those Renaissance and
pre-Renaissance Italians! Surely they were concerned about the immortality or
other of the soul!” -- genua: essential Italian philosopher. Appartenente
all'Averroismo attivo nel periodo del Rinascimento. Figlio di Niccolò Passeri,
professore a Padova. Fu egli stesso professore nell'università patavina. Autore
di commentarii ad alcune opere di Aristotele, in particolare al De Anima e alla
Fisica, tentò di dimostrare la perfetta convergenza fra le idee di Averroè e di
Simplicio sulla dottrina dell'unità dell'intelletto.Fu insegnante e zio di
Zabarella. Opere: “Aristotelis De anima libri tres, cum Auerrois commentariis
et antiqua tralatione suae integritati restituta. His accessit eorundem
librorum Aristotelis noua traslatio, ad Graeci exemplaris veritatem, et
scholarum usum accomodata, Michaele Sophiano interprete. Adiecimus etiam Marci
Antonii Passeri Ianuae disputationem ex eius lectionibus excerptam, in qua cum
de' horum de Anima li brorum ordine, tum reliquorum naturalium serie
pertractatur. Venetiis: apud Iunctas); “Disputatio de intellectus humani
immortalitate, ex disertationibus Marci Antonii Genuae Patauini peripatetici
insignis, In Monte Regali: excudebat Leonardus Torrentinus); “Marcii Antonii
Passeri, cognomento Genuae, Patauini philosophi, sua tempestate facile
principis, et in Academia Patauina philosophiae publici professoris In tres
libros Aristo. de anima exactissimi commentarij Iacobi Pratellii Monteflorensis
medici, et Ioannis Caroli Saraceni diligentia recogniti, et repurgati. Necnon
locupletissimo indice, propter maiorem legentium facilitatem, vtilitatemque, ab
eodem Ioanne Carolo Saraceno amplificati. Venetijs: apud Gratiosum Perchacinum
& socios, A. Paladini, “La scienza animastica di Marco Antonio Genua”, Università
degli Studi di Lecce, Galatina, Congedo, Averroismo Aristotele Treccani.i tEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere. Antonio Passeri. Passeri.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Passini
Pasqualini difficult to
find. M. Pasqualini, C. Pasqualini.
Pasqualotto (Vicenza). Filosofo. Grice:
“I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the ‘teoria
dell’informazione’!” – Grice: “I never took ‘information’ as seriously as
Pasqualotto does – I do compare information with money, and refer to the
stupidity of ‘false’ information – “”False’ information is no information.”” –
But Pasqualotto attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria
dell’informazione,’ i. e. complete with a model that has room for the
implicaturum, i.e. any x such that by a mittente ‘sending’ a message, he may
ex-plicate such-and-such and im-plicate so-and-so.””Frequenta
il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro Faggin. Sotto la guida di Formaggio,
si laurea in filosofia aPadova, con una tesi sull'estetica tecnologica di Bense.
Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è maestro nel suo
stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora attivamente ad alcune
importanti riviste di filosofia come Angelus Novus, Contropiano, Il
Centauro. -- è professore a Venezia; a 'Padova; è stato cofondatore
dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Nel 1996 ha contribuito alla nascita
della rivista di filosofia orientale e comparata “Simplègadi”, animata da un
gruppo di giovani studenti universitari. -- è stato tra i promotori del Master
in Studi Interculturali dell'Padova, presso il quale ha insegnato Filosofia
delle Culture. È stato direttore scientifico della Scuola Superiore di
Filosofia orientale e comparativa di Rimini dal 2006 al 2009. Contributo
teorico Nel saggio Dall'estetica tecnologica all'estetica interculturale,
Pasqualotto descrive la sua avventura intellettuale e insieme l'evoluzione del
suo pensiero. In una prima fase si è formato all'estetica analitica e alla
filosofia analitica del linguaggio, ma ha rilevato il loro limitato significato
formale. In una seconda fase, si è rivolto al pensiero critico di Adorno e
della Scuola di Francoforte, e in questo caso ha valutato che la conclusione
alla quale essi giungevano, era la morte per utopia dell’estetica. In una terza
fase si è rivolto al pensiero di Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e
la fine degli anni Ottanta; Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera
Apollo e Dioniso come due istinti complementari, tanto da consentire di poter
riuscire a «vedere la scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella
della vita»’, e a dare importanza alla saggezza del corpo. Ma quello
Nietzscheano gli sembrò solo un tentativo eroico di coniugare filosofia e
vita, che alla fine si rivela solo come uno straordinario tentativo di scrittura
sulla vita. Un'insoddisfazione di fondo per gli esiti del pensiero occidentale,
e la ricerca continua di nuove possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad
approfondire lo studioiniziato già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero
esterne a quella occidentale. Il buddhismo, in particolare, ha costituito un
terreno ampio di indagine e di confronto con diversi temi o autori della
cultura europea; ma anche il pensiero taoista e l'esperienza della filosofia
indiana hanno rappresentato nel corso degli anni un importante ambito di
riflessione. Infatti, in un'ulteriore quarta fase del suo viaggio
intellettuale, Pasqualotto si è rivolto all’estetica orientale come
meditazione, ovvero come cammino comune verso un possibile superamento della scissione
tra esperienza e riflessione ( 250-259). In una quinta fase, Pasqualotto si è
avvicinato all’estetica di Emilio Garroni come uso critico del pensiero, quale
comprensione dell’esperienza in genere all’interno dell’esperienza: in un certo
senso, quindi, l’estetica andava coincidendo con la filosofia. Valutando la
riflessione di Garroni prossima a quella orientale, Pasqualotto arrivò a
considerare l'importanza della 'meditazione' e del 'vuoto mentale’, in base ai
quali, come l’assenza di pensiero non può essere pensata senza idee, così non
si possono pensare idee senza pensiero, come era stato già pensato da . Dōgen. Nella
sua sesta ed ultima fase, la riflessione di Pasqualotto ha guardato l’estetica
vista con gli occhi della filosofia come comparazione e della filosofia
interculturale, quindi come un ampliamento dell’orizzonte particolare
dell’estetica verso una riflessione generale sui problemi cruciali
dell’esistenza. Pasqualotto, infatti, è stato il primo pensatore italiano a
elaborare la valenza teoretica di una filosofia come comparazione, teorizzata
con rigore in Filosofia come comparazione, distinguendola da un mero esercizio
comparativo di pensieri appartenenti ad ambiti geo-filosofici differenti. Il
suo pensiero ha trovato echi e possibilità di dialogo con filosofi italiani,
come Giuseppe Cacciatore, Giuseppe Cognetti, Giovanni Leghissa, e stranieri
come Raul Fornet-Betancourt, Heinz Kimmerle, F. Jullien, Ram A. Mall, Ryōsuke
Ōhashi, R. Panikkar, G. Stenger, F. Wimmer. Tra la fine degli anni Novanta
e l'inizio degli anni Duemila ha contribuito all'introduzione in Italia
della Filosofia giapponese contemporanea e in particolare allo studio del
pensiero di Nishida Kitarō e della Scuola di Kyoto, a cominciare
dall'importante opera di Nishida L’io e il tu, e poi con gli altrettanto
importanti Uno studio sul bene e Problemi fondamentali della filosofia ,
accompagnati sempre da un saggio interpretativo che è rimasto sostanzialmente
invariato nel corso degli anni. Parallelamente ad altri autori, si è misurato
dai primi anni Duemila con il tentativo di delineare temi e metodi per una
filosofia interculturale che costituisce il campo di maggior impegno e
interesse della sua ricerca, congiuntamente a una riflessione estetica sulle
forme dell'arte dell'Asia orientale. Riassumendo gli elementi chiave del
pensiero di Pasqualotto, potremmo individuare due componenti fondamentali: il
concetto di Ermenuetica interminabile e quello di Dialogo interculturale Il
concetto di Ermenuetica interminabile prevede come elementi: 1. il pensiero
come 'comparazione originaria'; 2. il sapere come 'ambito problematico sempre
aperto', rispetto al quale non si dà mai una verità stabile, ma sempre
problematica, inscritta cioè in un processo inesauribile di ricerca; 3. il
concetto di 'impermanenza' (mutuata dal concetto buddhista di 'anatta') come
struttura relazionale di tutto ciò che è, in base alla quale tutto ciò che è, è
un ‘nodo’ di relazioni in continua trasformazione ed evoluzione processuale. Il
concetto di Dialogo interculturale prevede come elementi: 1. la 'meditazione'
come ‘vuoto mentale’ e ‘consapevolezza’mindfulnessdel senso critico del
pensiero radicato nel presente; 2. l'aperturaconseguente alla compresenza degli
elementi precedentidell’orizzonte di una riflessione generale sui problemi
cruciali dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia interculturale.
Pasqualotto precisa chiaramente la specifica forma di rapporto comparativo che
viene attivato nell'orizzonte della filosofia interculturale, rapporto detto 'a
tre variabili interdipendenti. L’orizzonte di una filosofia interculturale
dovrebbe invece tendere a porsi come linea immaginaria di uno spazio illimitato
pronto ad ospitare quelle specifiche pratiche interculturali che sono gli
esercizi in atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare le
conseguenze contraddittorie a cui conducono sia le prospettive multiculturali,
sia le utopie universaliste, è necessario precisare la natura e la funzione
della specifica forma di rapporto che si viene ad attivare nell’orizzonte della
filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può essere definita 'a
tre variabili interdipendenti': due sono costituite da pensieri o ambiti di
pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un soggetto (individuale
o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di questa modalità di
rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste autonomamente, prima, dopo
o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è importante evidenziare che
il soggetto risulta sempre e necessariamente implicato nella pratica della
comparazione, al punto che tale pratica lo forma e lo trasforma: il suo sguardo
è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin dall’inizio viene condizionato e
prodotto da una serievirtualmente infinitadi osservazioni comparative.>
Fra i temi affrontati più di frequente dalla riflessione di Pasqualotto,
ricordiamo: 1. il tema dell’identità, in base al quale essa non è alcunché di
rigido e identitario, ma poiché l’essente è nodo di relazioni, l’identità si dà
come intreccio di infinite relazioni, ovvero come compresa in una sua
problematica autonomia; 2. il tema del soggetto che, in quanto costitutivamente
interessato da molteplici relazioni, nel suo ricercare il senso del realtà del
mondo, non è un osservatore disincarnato e disinteressato, o imparziale, ma è
compreso nel rilevamento di quel senso nella trasformazione di sé e della
realtà; 3. il tema del corpo, in base al quale esso è la mente e, insieme, la
condizione prima della conoscibilità del mondo; in questo senso il tragitto di
Pasqualotto ha sicure relazioni al tema odierno della ‘cognizione incorporata’
e della Filosofia del corpo; 4. il tema del concetto di ‘processo’, in base al
quale la realtà è un insieme di processi: ciò che è, in quanto 'nodo'
potenzialmente infinito di relazioni, diviene processualmente, concezione che
deriva a Pasqualotto direttamente dalle filosofie orientali, in particolare dal
buddhismo; 5. il tema dell’illuminismo in base al quale i limiti della ragione
possono venir posti soltanto dalla ragione stessa, come era stato già
perfettamente considerato dalla Dialettica dell'illuminismo di Horkheimer e
Adorno ; 6. il tema delle pratiche filosofiche e della pratica artigianale; 7.
il tema dei diritti umani che non è solo un tema accessorio rispetto al suo
pensiero; su questo versante pare giocarsi una partita più grande, che, ai temi
della ‘libertà condizionata', della natura dell’individuo e del fenomeno della
globalizzazione unisce una profonda
preoccupazione per i destini dell’umanità. A tal proposito Pasqualotto pare
essere abbastanza pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice,
infatti, nella premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste
precise parole. È da osservare tuttavia che le tematiche della filosofia comparata,
della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale non hanno
avuto e continuano a non avere risonanze significative all’interno del
dibattito filosofico nazionale e internazionale. Le ragioni di questa
scarsa ricaduta sono molteplici e di varia natura. Forse vi sono alla base
difficoltà intrinseche ai modi in cui tali tematiche sono state formulate e
proposte; ma è anche da dire, a tale proposito, che finora non vi è stata
alcuna proposta critica che abbia messo in luce tali ipotetiche difficoltà. È
da ritenere, allora, che le ragioni di questa debolissima risonanza siano,
almeno in parte ma in primo luogo, da far risalire alle rigidità delle
discipline accademiche che mal sopportano non solo le contaminazioni
interdisciplinari ed interculturali, ma anche i semplici ponti che tentano di
mettere in comunicazione diverse discipline, culture e civiltà. In secondo
luogoma, dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi dovrebbero tener
presenti le ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che fare più da
vicino con germi xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi religiosi
e con rigurgiti di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e non solo
l’Europa. Ci sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali poltiglie psicologiche
e ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed arroganti. Questa
riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un frammento ancora
utile a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un orizzonte culturale
che, nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione, si fa sempre più
stretto e più cupo.> Al fondo delle intenzioni di Pasqualotto, c’è un
atteggiamento ecologico e agnostico,fino addirittura a concepire la possibilità
dell’essere ‘apolide’ -, e consapevoleuna consapevolezza nel senso di
mindfulnessnei confronti della natura della mente e della psicologia umane, al
punto che, alla disillusione per la possibilità di integrazione nella vita
psicologica occidentale delle pratiche meditative orientali, si unisce la preoccupazione
e l’impegno sociale e politico, forse considerando la marginalità
dell’intellettuale nelle grandi vicende della contemporaneità, ma insieme
sempre anche con un’apertura di orizzonte per una riflessione generale sui
problemi cruciali dell’esistenza. Principali pubblicazioni Avanguardia e
tecnologia. Walter Benjamin, Max Bense e i problemi dell'estetica tecnologica,
Roma, Officina; Teoria come utopia. Studi sulla Scuola di Francoforte (Marcuse,
Adorno, Horkheimer), Verona, Bertani, Storia e critica dell'ideologia, Padova,
CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista», Roma, Ist. dell'Enciclopedia
Italiana, Pensiero negativo e civiltà borghese, Napoli, Guida, Saggi di
critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco Angeli, Il Tao della
filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e d'Occidente, Parma,
Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente,
Venezia, Marsilio, Illuminismo e
illuminazione: la ragione occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma,
Donzelli, 1997; Yohaku: forme di ascesi nell'esperienza estetica orientale,
Padova, Esedra, East & West. Identità e dialogo interculturale, Venezia,
Marsilio, Il Buddhismo: i sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno
Mondadori, Figure di pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente,
Venezia, Marsilio); Oltre la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e
occidente, Vicenza, Colla; Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per
una filosofia interculturale , Milano, Mimesis Edizioni, Taccuino giapponese,
Udine, Forum, Tra Occidente ed Oriente: interviste sull'intercultura ed il
pensiero orientale (Davide De Pretto), Milano, Mimesis Edizioni, ; Filosofia e
globalizzazione, Milano, Mimesis Edizioni, ; Alfabeto filosofico, Venezia,
Marsilio Edizioni, . Note G. Pasqualotto, Dall’estetica tecnologica
all’estetica interculturale, in Studi di estetica, Filosofia come comparazione
in Simplègadi. Percorsi del pensiero tra Occidente e Oriente, Padova, Esedra Cfr.
Maraldo, John C., Nishida Kitarō. Cfr. Davis, Bret W.,.) Nishida Kitaro, L’io e
il tu, Renato Andolfato, trad. it. Padova, Unipress, Nishida: dialettica e Buddhismo,
Postfazione, N. Kitaro, Uno studio sul bene, Enrico Fongaro, Torino,
Boringhieri, Introduzione al pensiero di Nishida Kitarō, INishida Kitaro, Problemi fondamentali della
filosofia: conferenze per la Società filosofica di Shinano, Enrico Fongaro,
trad. it. Venezia, Marsilio e G. Pasqualotto, ivi, Buddhismo e dialettica.
Introduzione al pensiero di Nishida, Per una filosofia interculturale, Milano, Mimesis,
Tra Oriente e Occidente. Interviste sull’intercultura ed il pensiero orientale,
D. De Pretto, Milano, Mimesis, Nietzsche
o dell'ermeneutica interminabile, in , Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi
su Nietzsche, Milano, Franco Angeli, Intercultura e globalizzazione, in ,
Incontri di sguardi. Saperi e pratiche dell’intercultura, A. Miltenburg,
Padova, Unipress, Per una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, East &
West. Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, G. Pasqualotto, Estetica del vuoto. Arte e
meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della
filosofia comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East
& West, Venezia, Marsilio, East
& West, Venezia, Marsilio, Interessante può essere, sotto questo aspetto,
il confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta, trad. it.
Milano, Cortina, La riforma di pensiero,
Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio, , voce Corpo. G. Pasqualotto, Illuminismo e illuminazione,
Roma, Donzelli, G. Pasqualotto, Saggezze d'Oriente e d'Occidente (come forme di
vita), in Id., Oltre la filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere,
sotto questo aspetto, il confronto con il pensiero di R. Sennet, nel suo L’uomo
artigiano, trad. it. Milano, Feltrinelli, G. Pasqualotto, Diritti umani e valori in
Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio, , voce
Libertà. G. Pasqualotto, Filosofia e
globalizzazione, Milano, Mimesis, . G.
Pasqualotto, Il tao della filosofia, Milano, Luni, , Premessa. I termini 'ecologico' e 'agnostico' non sono
propri dei testi di Pasqualotto, ma depositati nel suo insegnamento 'orale',
nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e conseguenze
della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica del vuoto.
Arte e meditazione nelle culture d'Oriente by Giangiorgio Pasqualotto, Revue
Bibliographique de Sinologie, M. Ghilardi, E. Magno , Sentieri di mezzo tra
Occidente e Oriente. Scritti in onore dei sessant'anni di Giangiorgio
Pasqualotto, Milano-Udine, Mimesis, 2006. E. Fongaro, M. Ghilardi, Filosofia
come Pratica. A partire da Il Tao della Filosofia, in Simplegadi, Sentieri di
mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi, E. Magno, Mimesis, A. Crisma, Dao,
ossia cammino. Note in margine al percorso di riflessione di Giangiorgio
Pasqualotto, in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi,
E. Magno, Mimesis, M. Bergonzi, Comparatismi e dialogo interculturale fra
filosofia occidentale e pensiero indiano, in Comparatismi e filosofia, M.
Donzelli, Napoli, Liguori, G. Marramao, Pensare Babele. L'universale, il
multiplo, la differenza, in Iride, M. Pagano, Un contributo ermeneutico per la
filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista di filosofia, M. Ghilardi, E.
Magno , La filosofia e l'altrove: Festschrift per Giangiorgio Pasqualotto,
Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko, F. La Porta, recensione ad Alfabeto
Filosofico, "Left" Scheda, su emsf.rai. Scheda biografica sul sito di
Aracne editrice Lettura del Daodejing, Lettura della Mandukya Upanishad, di G.
Pasqualotto su youtube.com. Mimesis Festival: Che cos’è la filosofia? di G.
Pasqualotto su youtube.com. Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G.
Pasqualotto su youtube.com. Pensiero buddhista e filosofie occidentali, di G.
Pasqualotto su youtube.com. Il pensiero di Panikkar e la questione dei diritti
umani, di G. Pasqualotto su youtube.com. La compassione intelligente nella
tradizione buddhista, di G. Pasqualotto su youtube.com. Nirvana e Samsara, di
G. Pasqualotto su youtube.com. Intervista su Covid-19 e Libertà. Anteprima di Illuminismo
e Illuminazione, Anteprima di Per una filosofia interculturale, GAnteprima di
Taccuino. Anteprima di Alfabeto Filosofico, di G. Pasqualotto su books.google.
Anteprima di Dieci Lezioni sul Buddhismo, di G. Pasqualotto su books.google.
Materiali su Interculturalità e Oriente, Materiali su Interculturalità e
Oriente, Pasqualotto. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” –
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Pastore (Orbassano). Filosofo. Grice: “A proto-Griceian.” Grice:
“Pastore divides logicians by nationality, and he has a few for Italians; he
does not distinguish between Welsh Russell and English Boole, though!” Grice: “Pastore
has an excellent section on the ‘alleged’ imperfections of ordinary language,
to which I refer to in my reference to the common place in philosophical
logic.” Grice: “Pastore lists six imperfections of ordinary language, for which
he notes how confusing the allegations are.” “He ends by noting the moral of
the formalist: “not everything that is explicated is implicated, and not
everything that is implicated is explicated!” – Grice: “The Italian
philosophers he mentions make an interesting list.” Grice: “He has an earlier
paragraph on “Roman logic,” which is charming.” Laureato a Torino con Graf e D'Ercole,
fu insegnante di liceo e ottenne una cattedra a Torino. Fondò e diresse il “Laboratorio
di logica sperimentale” a Torino. Fu collaboratore della Rivista di
filosofia. I suoi manoscritti sono
conservati nell'Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria di
Firenze. La salma del filosofo riposa nel Cimitero di Bruino. Opere: “Logica
formale dedotta dalla considerazione dei modelli meccanici,” “Del nuovo spirito
della scienza e della filosofia,” “Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e
del conoscere,” “Il pensiero puro,” “Il problema della causalità, con
particolare riguardo alla teoria del metodo sperimentale,” “Il solipsismo,” “La logica del potenziamento,” “Logica
sperimentale,”” L'acrisia di Kant” “La filosofia di Lenin”; “La volontà
dell'assurdo. Storia e crisi dell'esistenzialismo” ( Logicalia, Dioniso, “Introduzione
alla metafisica della poesia,” F. Bazzani, Carte. Fondo dell'Accademia La
Colombaria, Firenze, Leo S. Olschki, M.
Castellana, “Razionalismi senza dogmi. Per una epistemologia della
fisica-matematica” Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore, R. Laz., Enciclopedia ItalianaII Appendice,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, , «Pastore, Valentino Annibale» in
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Filippo
Selvaggi, Un filosofo triste: Annibale Pastore in Scienza e metodologia. Saggi
di epistemologia, Roma, Università Gregoriana, Google Libri. Annibale Pastore.
Pastore. Refs: Luigi Speranza, “Grice e
Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.
Peano
(Spinetta
di Cuneo). Filosofo. Grice: “As I reduce “the” to “every,” I am of course
following Peano, who predates Russell!” -- important Italian philosopher. Linceo.
Peano’s postulates, also called Peano axioms, a list of assumptions from which
the integers can be defined from some initial integer, equality, and
successorship, and usually seen as defining progressions. The Peano postulates
for arithmetic were produced by G. Peano in 9. He took the set N of integers
with a first term 1 and an equality relation between them, and assumed these
nine axioms: 1 belongs to N; N has more than one member; equality is reflexive,
symmetric, and associative, and closed over N; the successor of any integer in
N also belongs to N, and is unique; and a principle of mathematical induction
applying across the members of N, in that if 1 belongs to some subset M of N
and so does the successor of any of its members, then in fact M % N. In some
ways Peano’s formulation was not clear. He had no explicit rules of inference,
nor any guarantee of the legitimacy of inductive definitions which Dedekind
established shortly before him. Further, the four properties attached to
equality were seen to belong to the underlying “logic” rather than to
arithmetic itself; they are now detached. It was realized by Peano himself that
the postulates specified progressions rather than integers e.g., 1, ½, ¼, 1 /8,
. . . , would satisfy them, with suitable interpretations of the properties.
But his work was significant in the axiomatization of arithmetic; still deeper
foundations would lead with Russell and others to a major role for general set
theory in the foundations of mathematics. In addition, with O. Veblen, T.
Skolem, and others, this insight led in the early twentieth century to
“non-standard” models of the postulates being developed in set theory and
mathematical analysis; one could go beyond the ‘. . .’ in the sequence above and
admit “further” objects, to produce valuable alternative models of the
postulates. These procedures were of great significance also to model theory,
in highlighting the property of the non-categoricity of an axiom system. A
notable case was the “non-standard analysis” of A. Robinson, where
infinitesimals were defined as arithmetical inverses of transfinite numbers
without incurring the usual perils of rigor associated with them. Fu l'ideatore del latino sine flexione, una lingua
ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione del latino
classico. Nacque in una modesta fattoria chiamata "Tetto Galant"
presso la frazione di Spinetta di Cuneo. Fu il secondogenito di Bartolomeo
Peano e Rosa Cavallo; sette anni prima era nato il fratello maggiore Michele e
successivamente nacquero Francesco, Bartolomeo e la sorella Rosa. Dopo un
inizio estremamente difficile (doveva ogni mattina fare svariati chilometri
prima di raggiungere la scuola), la famiglia si trasferì a Cuneo. Il fratello
della madre, Giuseppe Michele Cavallo, accortosi delle sue notevoli capacità
intellettive, lo invitò a raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi studi
presso il Liceo classico Cavour. Assistente di Angelo Genocchi all'Torino,
divenne professore di calcolo infinitesimale presso lo stesso ateneo a partire
dal 1890. Vittima della sua stessa eccentricità, che lo portava ad
insegnare logica in un corso di calcolo infinitesimale, fu più volte
allontanato dall'insegnamento a dispetto della sua fama internazionale, perché
"più di una volta, perduto dietro ai suoi calcoli, [..] dimenticò di
presentarsi alle sessioni di esame". Ricordi del grande matematico
(e non solo della vita familiare) sono raccontati con grazia e ammirazione nel
romanzo biografico Una giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano,
scrittrice e poetessa. Aderì alla massoneria, iniziato nella loggia Alighieri
di Torino guidata dal socialista Lerda. Morì nella sua casa di campagna a
Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella
notte. Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola di
matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Giovanni Vailati,
Filiberto Castellano, Cesare Burali-Forti, Alessandro Padoa, Giovanni Vacca,
Mario Pieri e Tommaso Boggio . Peano precisò la definizione del limite
superiore e fornì il primo esempio di una curva che riempie una superficie (la
cosiddetta "curva di Peano", uno dei primi esempi di frattale),
mettendo così in evidenza come la definizione di curva allora vigente non fosse
conforme a quanto intuitivamente si intende per curva. Da questo lavoro
partì la revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da Jordan (curva
secondo Jordan). Fu anche uno dei padri del calcolo vettoriale insieme a
Tullio Levi-Civita. Dimostrò importanti proprietà delle equazioni differenziali
ordinarie e ideò un metodo di integrazione per successive
approssimazioni. Sviluppò il Formulario mathematico, scritto dapprima in
francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiamava il suo latino
sine flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior
parte dimostrate. Come logico dette un eccezionale contributo alla logica
delle classi, elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Diede
una definizione assiomatica dei numeri naturali, i famosi "assiomi di
Peano" che vennero poi ripresi da Russell e Whitehead nei loro Principia
Mathematica per sviluppare la teoria dei tipi. I contributi di Giuseppe
Peano sulla logica furono osservati con molta attenzione da Russell, mentre i
contributi di aritmetica e di teoria dei numeri furono osservati con molta
attenzione da Giovanni Vailati, il quale sintetizzava in Italia il passaggio
tra l'esame delle questioni fondamentali e l'applicazione di metodiche di
analisi del linguaggio scientifico, tipica degli studi logici e matematici, e
anche specificava gli interessi di storia della scienza, allargando la
prospettiva anche agli studi sociali. Per questo Peano ebbe dei contatti molto
stretti con il mondo degli studiosi di logica e di filosofia del linguaggio
nonché gli studiosi di scienze sociali empiriche (Cfr. Guglielmo Rinzivillo,
Giuseppe Peano, Giovanni Vailati. Contributi invisibili in Guglielmo
Rinzivillo, Una Epistemologia senza storia, Roma Nuova Cultura. Ebbe ampi
riconoscimenti negli ambienti filosofici più aperti alle esigenze e alle
implicazioni critiche della nuova logica formale. Era affascinato
dall'ideale leibniziano della lingua universale e sviluppò il "latino sine
flexione", lingua con la quale cercò di tenere i suoi interventi ai
congressi internazionali di Londra e Toronto. Tale lingua fu concepita
per semplificazione della grammatica ed eliminazione delle forme irregolari,
applicandola a un numero di vocaboli "minimo comune denominatore" tra
quelli principalmente di origine latina e greca rimasti in uso nelle lingue
moderne. Uno dei grandi meriti dell'opera di Peano sta nella ricerca della
chiarezza e della semplicità. Contributo fondamentale che gli si riconosce è la
definizione di notazioni matematiche entrate nell'uso corrente, come, per
esempio, il simbolo di appartenenza (es: x ∈ A) o il quantificatore esistenziale
"∃".
Tutta l'opera di Peano verte sulla ricerca della semplificazione, dello
sviluppo di una notazione sintetica, base del progetto del già citato
Formulario, fino alla definizione del Latino sine flexione. La ricerca del
rigore e della semplicità portarono Peano ad acquistare una macchina per la
stampa, allo scopo di comporre e verificare di persona i tipi per la Rivista di
Matematica (da lui diretta) e per le altre pubblicazioni. Peano raccolse una
serie di note per le tipografie relative alla stampa di testi di matematica,
uno per tutti il suo consiglio di stampare le formule su righe isolate, cosa
che ora viene data per scontata, ma che non lo era ai suoi tempi. Cavaliere
dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale della Corona Commendatore della
corona L'asteroide Peano è stato
battezzato così in suo onore. Il dipartimento di Matematica di Torino è a
lui dedicato. Molti licei in Italia portano il suo nome, come ad esempio a
Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo, Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così
come la scuola di Tetto Canale, vicina alla sua città natale. Opere: “Aritmetica
generale e algebra elementare” (Torino, G.B. Paravia,); “Formulario
mathematico” (Torino, Fratelli Bocca); “Calcolo differenziale e principii di
calcolo integrale” (Torino: Fratelli Bocca); “Lezioni di analisi infinitesimal”
(G. Candeletti); “Applicazioni geometriche del calcolo infinitesimale” (Torino:
Fratelli Bocca), “I principii di geometria logicamente esposti” (Torino:
Fratelli Bocca)”; “Arithmetices principia, nova methodo exposita” (Torino,
Paravia); “Giochi di aritmetica e problemi interessanti” (Paravia, Torino). Dissero
di lui «Provai una grande ammirazione per Peano quando lo incontrai per la
prima volta al Congresso di Filosofia, che fu dominato dall'esattezza della sua
mente. Russell. D'Amico, Storia e storie della scuola italiana. Dalle origini
ai giorni nostri, Zanichelli, Bologna, Celebrazioni di Peano, E. Luciano e C.
Roero Torino,, Peanostoria di un matematico. Boringhieri. Peanostoria di un matematico. Boringhieri, Dipartimento
di Matematica "Giuseppe Peano": Home
Il Giorno, Festa e lacrime: "Addio Peano" Il Liceo chiude i
battenti, su Il Giorno.Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del
progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto
Museo di Storia della Scienza di Firenze. “Peano: storia di un matematico”
(Boringhieri); Lalla Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino, Einaudi, Racconta
episodi del rapporto con il prozio Giuseppe.
Assiomi di Peano, Glottoteta, Lingua artificiale, Matematica, Latino
sine flexion, Ugo Cassina Calcolatori ternari Maria Gramegna Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su Liber Liber. openMLOL, Horizons Unlimited srl. Progetto
Gutenberg. E Peano stregò Russell -- Piergiorgio Odifreddi, SWIFSito
Web Italiano per la Filosofia. Presentazione e Documentazione del Comune di
Cuneo. Giuseppe Peano. Peano. Refs.: Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’articolo
definito,” -- Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’operatore ‘iota’” -- H. P. Grice, “Definite descriptions in Peano
and in the vernacular,” Luigi Speranza,
"Grice e Peano: semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano,
The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Peccoraro (Salerno). Filosofo. Grice: “He must be the only
philosopher who philosophised about ecstasis!”Grice: “Many don’t
consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal degree
without (not within) Italy!” -- Dopo studi giuridici presso la Facoltà di
Scienze Politiche, Pecoraro si laurea in Filosofia presso l´Salerno con una
tesi sul pensiero del filosofo franco-romeno Emil Cioran. Dall´inizio degli
anni novanta collabora con il Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Giornale
di Napoli come cronista di nera e di giudiziaria. In questi anni si avvicina ad
alcuni artisti contemporanei che gravitano intorno all´Accademia di belle arti
di Brera organizzando due Mostre a Ravello e dedicandosi al coordinamento
editoriale dei rispettivi cataloghi. Tra i partecipanti: Domenico Paladino,
Vettor Pisani (artista), Omar Galliani, Jan Knap, Giordano Montorsi, Iler
Melioli, Xante Battaglia. Un'esperienza che sarà importante in seguito, quando
i tratti metafisici e di rivolta dell´opera d´arte contemporanea verranno
riscoperti in chiave nichilista. Lascia l´Italia e, dopo aver visitato
alcuni paesi europei, giunge a Rio de Janeiro a bordo di un mercantile. Dopo il
Master, conclude il Dottorato di Ricerca in Filosofia Contemporanea a Rio di Janeiro e il Post-Dottorato (-)
grazie ad una Borsa di Studio della CAPES/PNPD. Dal è docente effettivo a Rio di Janeiro
(UNIRIO), fondatore e direttore di "Quadranti"Rivista internazionale
di filosofia contemporanea e direttore del Laboratorio di filosofia politica e
morale, finanziato dal CNPq (il CNR brasiliano, dedicato a Gerardo Marotta,
fondatore e presidente dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di
Napoli. Il percorso intellettuale Nonostante la giovane età è possibile
dividere il percorso di studi e di pensiero di Pecoraro in due momenti distinti.
Il primo, definito "attivismo filosofico", comprende tutte le
attività e le iniziative tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito critico e
filosofico in Brasile tra la fine degli anni novanta del secolo scorso e gli
anni 10 di questo secolo: la realizzazione di varie decine di convegni e
festival filosofici in diverse città del Paese; la fondazione di 4 riviste
scientifiche (Analógos, Alter, Forum Krisis, Quadranti); la divulgazione di
temi e autori poco studiati (Analitici e Continentali, Filosofia della tecnoscienza,
Nichilismo, Filosofia del suicidio, Metafisica e Teatro, Derrida, Vattimo,
Nancy, Esposito, Zizek, Agamben); l´impegno istituzionale e editoriale; i
contatti personali o epistolari, e le sue ripercussioni nel dibattito carioca,
con alcuni dei più importanti pensatori della contemporaneità (da Vattimo a
Esposito, da Rorty a Bodei; da Givone a Volpi, da Mattei a Ferraris; da Honneth
a Larmore), ecc. Il secondo, si snoda su due assi portanti: la
transizione italo-carioca, che gira intorno a temi como nichilismo, suicidio e
filosofia negativa e il pensiero più maturo degli ultimi anni, che si muove
intorno a problemi di filosofia politica e morale. La Filosofia negativa e
l'agire dell'Io tragico-nichilista La prima fase del suo pensiero è dedicata all´elaborazione
di una filosofia disperata e negativa, assolutamente slegata da prospettive
etico-politiche (che però diventeranno centrali nella seconda fase della sua
riflessione). Si tratta di una filosofia fondata sul nichilismo di Nietzsche e
su una tradizione di autori maledetti della filosofia e della letteratura
moderna, riletti a partire dal prisma pessimista di Emil Cioran e della sua
filosofia del voyeur "esteticamente salvifica" di un datato phatos
esistenzialista, del “tutto è vano” risultato ultimo della sua analisi
filosofica del suicidio, della psicanalisi contemporanea e dei lacci
concettuali e storici tra nichilismo, nullae negazione. Il risultato è
una teoria anti-fondazionale, che poggia le sue radici in una soggettività
pessimista e malincolica, che nega qualsiasi teoria etica, sociale e politica
estremizzando così l´accusa nietzschiana-cioraniana contro l´umanità e tutte le
sue costruzioni sociali, storiche e morali. In questo orizzonte di assenza di
senso, decadenza e corruzione metafisica, l´unica, eventuale, maniera di
ribellarsi e resistere si concretizza, paradossalmente, nell´appello alla
responsabilità e all´azione di un Io "tragico-nichilista".
Filosofia del presente, critica della servitù volontaria in democrazia e lotta
per la trasformazione della sinistra Negli anni 2006-2007 è possibile
intravedere un cambiamento teorico e personale. Insoddisfatto, Pecoraro dà
inizio alla ricerca di un orizzonte di senso diverso e più profondo che lo
porta, però, alla perdita quasi totale dei suoi precedenti fili conduttori.
Interessi, letture, pubblicazioni, ricerche si frammentano e perdono in
intensità e chiarezza. È soltanto con il ritorno a Rio di Janeiro, dopo alcuni
anni trascorsi nel Nord-Est brasiliano, la regione più povera e meno sviluppata
del Paese, il rinnovato dialogo/scontro con “lo stile carioca di vivere” sia
universitario-filosofico sia sociale e in virtù degli avvenimenti del giugno
(le proteste di piazza contro il Governo), che il pensiero di Pecoraro si
arricchisce di nuove forme e di una prospettiva di ricerca più
latinoamericana. Decisive, in questa fase, sono le questioni
etico-politiche, la critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno
filosofico. In primo luogo devono essere segnalati, per l´importanza che rivestono,
i due Seminari tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di Napoli
nel (dedicato all´"Analitica del
Biopotere") e nel (su "Nietzsche
e la Biopolitica"). Nel primo, Pecoraro riformula il concetto di Biopotere
criticando la lettura di Michel Foucault usando come chiave interpretativa il
"Bios" di Roberto Esposito; nel secondo discute e mette alla prova la
sua lettura radicalmente “sistematica” dell´opera nietzschiana fondata
sull´unità di volontà di potenza, avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del
nichilismo. Oltre a questi due temi, il rigetto delle tesi relativiste/postmoderne;
lo studio delle relazioni tra massa e potere nell´era digitale; l´affermazione
di una visione essenzialista dell´essere umano nell´epoca della tecnica[30]; la
riscoperta della psicanalisi, del movimento Modernista brasiliano e lo studio
di autori come L. Zea, S. Žižek, Badiou, Spinoza, Étienne de La Boétie lo
spingono all´elaborazione di un percorso teorico che, fondandosi sulla
necessità di “pensare il presente” (e non il futuro) e di una “filosofia
dell´attualità” e sulla convinzione che le categorie filosofiche post-maggio
’68 sono obsolete e dannose per spiegare e trasformare il nostro tempo, si
concentra in due diversi ambiti di ricerca in una complessa e non risolta
tensione tra aspirazioni teoretiche universalistiche e l´impegno filosofico
nella realtà e nella cultura brasiliana e latinoamericana[32]. Il
primoetico-moralesi occupa delle condizioni di possibilità di nuove forme di
soggettività nell´epoca dei "diritti di tutte le cose del mondo" e
dell´attuale "reazione alla crisi di fondamenti" dichiarata dal
pensiero del secolo XX, delineando quindi le basi di una "filosofia del
dovere" di stampo postilluminista. Il secondopolitico-sociale–
attraverso la critica del politicamente corretto e della “retorica
democratica”, la decostruzione del concetto di democrazia attraverso la ripresa
dell´idea di La Boétie di servitù volontaria, la lotta contro il “fascismo
sociale di sinistra” (e della sinistra), tende a ripensare il concetto di
Democrazia e le pratiche "democratiche" nei sistemi di potere
contemporanei e, più specificamente, si dedica all´esame delle possibilità di
una trasformazione radicale del pensiero filosofico di sinistra (e della sinistra)
e di una concezione del “Politico” in senso non tecnicista e non "sinistroide-reazionario". Altre
opere: “La filosofia del voyeur” (Salerno-Napoli, Il Sapere, Metafisica e
poesia nel pensiero di Maria Zambrano, in Atti del Convegno Metafisica, Roma. Giacomo
Leopardi e María Zambrano, Cosa resta della Filosofia Contemporanea?, in
QuadrantiRivista Internazionale di Filosofia Contemporanea, in Ética e política contemporânea (Atti
Encontro ANPOF), ANPOF, Filosofia della
storia (latinoamericana)?, in QuadrantiRivista Internazionale di Filosofia
Contemporanea, 3, Salerno-Roma, Dr. H, in Filosofia e LiteraturaEncontros
contemporâneos, Porto Alegre, Gradiva, Caterina Coluccio , Dal sacro al
Profano, Ravello, CED, 2 ed.1996.
Caterina Coluccio , Xante Battaglia. Dall´Arcaico al Frammento, Ravello,
CED, QuadrantiRivista Internazionale di Filosofia Contemporanea, su rivistaquadranti.eu.
Tra i Membri del Comitato Scientifico della Rivista Quadranti, fin dalla sua
fondazione, ricordiamo Axel Honneth, Gianni Vattimo, Roberto Esposito, Charles
Larmore, Maurizio Ferraris, Remo Bodei, Michel Wieviorka, Arnold Davidson, Ann
Stoler, Giacomo Marramao.Un laboratorio di filosofia intitolato a Gerardo
Marotta, in La Repubblica. Intervista alla Casa Editrice Loyola/PUC in//editora.vrc.puc-rio.br/cgi/Rossano
Pecoraro, Vi spiego la "rivoluzione brasiliana", in Corriere
onlineItalian Rossano Pecoraro, Brasile:
dopo le proteste di massa il "jeitinho", in Corriere. Analitica del
Biopotere , in Seminari dell´IISF/ -.
Redazione IISF, Nietzsche e la Biopolitica, in Seminari dell´IISF.
Rossano Peccoraro. Peccoraro. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Peccoraro” – The Swimming-Pool Library.
Pelacani. Grice: “At Oxford, Strawson used to
confuse Pelacani with Pelacani!” -- Antonio
Pelacani (Parma), filosofo. Fu lettore (Grice: “reader or lecturer?”) Bologna, divenne
consigliere Visconti. In questa veste si
trovò più volte coinvolto in processi per eresia montati da Giovanni XXII per gettare nella polvere il
Visconti. Fu grande commentatore di
Avicenna e Galeno. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Pelacani. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pelacani” – The Swimming-Pool Library.
Pelacani (Costamezzana). Filosofo. “Dottore
diabolico.” Parente di Antonio Pelacani. Della sua medesima casata un altro filosofo:
Francesco Pelacani Nato a Costamezzana, a
pochi chilometri da Parma, nulla si sa della sua vita sino a quando frequenta la facoltà artium
philosophie et medicine a Pavia dove come titolare della cattedra di magister
philosophie et loyce, delegato dal vescovo, diploma in arti un certo Bossi.
Ottenne una cattedra a Bologna. Sii spostò a Padova. Fu riassunto a Pavia, ma
un processo per eresia lo costrinse a spostarsi a Padova, dove mantenne
l'insegnamento. Contestò molte regole della meccanica aristotelica e
sostenne l'applicazione di nuovi strumenti matematici per sostituire le regole
obsolete. In particolare condusse nuovi studi sull'ottica nell'opera “Quaestiones
de perspectiva.” Nel “Tractatus de ponderibus” si occupò di statica ed elaborò
nelle “Quaestiones de proportionibus” una teoria matematica del vuoto che si
contrapponeva alle tesi del continuo dei fisici aristotelici. Si occupò anche
del moto dei pianeti in “Theorica planetarum” e mise in discussione la
cosmologia di Aristotele negando che si potesse sostenere l'incorruttibilità
dei cieli e l'interpretazione teologica dell'esistenza di un primo motore
immobile, vale a dire di Dio. Negò quindi la possibilità delle dimostrazioni a
posteriori dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima
individuale. Pelacani concepisce la natura o l'universo come un ente
ANIMATO (‘animismo – cf. Grice on ‘mean’ and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire”), un
grande eterno animale in continuo movimento dove gli esseri nascono per
generazione spontanea e, quando gli influssi astrali sono favorevoli, vengono
alla luce anche le anime intellettive umane. Riguardo alla morale egli è
convinto che l'uomo debba conformarsi alla virtù per sua libera scelta e non
per fini religiosi trascendenti. Per il materialismo delle sue dottrine
Pelacani, doctor diabolicus, com'era soprannominato , fu accusato d'eresia e
condannato ma ciò non gli impedì di essere apprezzato come un grande astrologo
dai principi Carraresi di Padova e dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di
essere sepolto nel duomo di Parma. Gli si attribuiscono dei Commenti a
Witelo per una corretta interpretazione della prospettiva e a Bradwardine nell'opera Questiones super
tractatu "De proportionibus" Thome Beduerdini. G. Robolini,
Notizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie degli
scrittori e letterati Parmigiani raccolte dal Padre Ireneo Affò, Stamperia
reale, Bodoni, citato anche per la sua avarizia in Bartolomeo Veratti, De'
matematici italiani anteriori all'invenzione della stampa. Commentario
storico Rodolfo Majocchi, Codice diplomatico
dell'Pavia, Enciclopedia Garzanti di
filosofia, Filippo Camerota, Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva,
Giunti Editore, La scuola francescana di Oxford Opere Le Quaestiones de anima,
Firenze, Olschki, Questiones super tractatus logice magistri Petri Hispani,
Parigi, Vrin, Quaestiones circa tractatum proportionum magistri Thome Braduardini,
Parigi, Vrin, “Questiones super perspectiva communi,” Parigi, Vrin, “Quaestiones
de anima: alle origini del libertinismo,” V. Sorge, Napoli, Morano, Firenze,
Sismel, Edizioni del Galluzzo. Scientia de ponderibus. Tractatus de ponderibus,
Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Pelacani.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Pelacani, Grice, e Shorpshire
sull’immortalità dell’anima.” Luigi Speranza, “L’animismo di Pelacani e Grice,
‘smoke means fire, literally.’”
Pellegrini (Sonnino). Filosofo. Grice: “I like Pellegrini: he found
Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual Ethica Nichomaechaea is intended
for!” -- Fu, secondo Tiraboschi, uomo
che da' suoi meriti e dalle promesse fattegli da più pontefici pareva destinato
a' più grandi onori; ma che non giunse che ad ottenere alcuni beneficii
ecclesiastici». Tenne la cattedra di filosofia a Roma. Pubblicò il “De affectionibus animi noscendi et emendandis
commentaries” e un'edizione della traduzione in latino di Lambin dell' Etica
Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri decem -- corredandola di un
riassunto e di commenti, nei quali altera il testo di Aristotele di cui lamenta
la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele sconsigli lo studio dell'etica ai
giovani, ancora immaturi per una retta comprensione dei principi morali, al
contrario, ritiene che lo studio dell'etica debba essere impartito prima ancora
di quello della filosofia della natura, in modo che i giovani possano
affrontare gli studi scientifici con animo libero dalle passioni. Fu più
oratore che flosofo, non pensò ad inovar cosa alcuna, e seguì costantemente
insegnando i precetti del filosofo stagirita. Altre opere: “Oratio habita in
almo Urbis Gymnasio de utilitate moralis philosophiae, cum Ethicorum
Aristotelis explicationem aggederetur” (Romae); “De Christi ad coelos ascensu”
(Romae); “Oratio in obitum Torquati Tassi poetae atque philosophi clarissimi”
(Romae); G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana. C. Carella,
L'insegnamento della filosofia alla "Sapienza" di Roma nel Seicento. Renazzi,
Storia dell'università degli studj di Roma. Girolamo Tiraboschi, Storia della
letteratura italiana, Milano, Società
tipografica de' classici italiani. Renazzi, Storia dell'università degli studj
di Roma, Roma, Pagliarini rist. anast. Bologna, Forni. C. Carella,
L'insegnamento della filosofia alla "Sapienza" di Roma nel Seicento.
Le cattedre e i maestri, Firenze, Leo S. Olschki. Keywords: H. P. Grice, “Il
Tasso di Pellegrini” -- Pellegrini.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice sulla etica nicomachea,”
The Swimming-Pool Library.
Pennisi (Catania). Filosofo. Grice: “I like Pennisi’s irreverent
tone – typically Italian! – to evolution – and especially evolution of
language. By obsessing with linguistic tokens, we have lost our capacity to
mean otherwise than non-naturally!” Grice: “His metaphor of ‘the price of
lingo’ is very apt – we win, we lose!” – Grice: “Pennisi is a Griceian at heart
in that in his study of both schizo ad paranoic (both psychotic) systems of
communication, he focus on what he and I call the ‘adequazione pragmatica,’
i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky, to implicate!” Ha diretto
il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagoche e degli Studi
Culturali dell'Messina, presso cui è titolare della cattedra di filosofia del
linguaggio. I suoi interessi riguardano prevalentemente la psicopatologia del
linguaggio e, più in generale, la relazione tra linguaggio, evoluzione e cognizione
umana. Consegue la laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà di Lettere
e Filosofia a Catania con una tesi dal
titolo “I presupposti ideologici della teoria della storia linguistica di B.
Terracini,” sotto la guida di Piparo.
Vince il concorso libero per ricercatore e svolge la carica presso l'Istituto di
Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina. Diventa professore associato
di filosofia del linguaggio nella Facoltà di Magistero di Messina. Vince la
procedura di valutazione per l'ordinariato--
è direttore del Dipartimento di Scienze cognitive e della formazione
della Facoltà di Scienze della Formazione e preside presso la stessa Facoltà.
-- è coordinatore del Collegio di Dottorato in Scienze cognitive
dell'Messina. Aree di ricerca Psicopatologia del linguaggio. L'ipotesi di
base per l'analisi del linguaggio psicopatologico parte da un confronto
sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due declinazioni più
significativequella schizofrenica e quella paranoica con il linguaggio tipico
delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei soggetti normali. La
tesi di Pennisi è che i soggetti psicotici, a differenza di quelli con deficit
cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di vista
dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità
sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio
consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo
impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella
schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella
paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino
del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle
sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte
la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di
spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere
considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare,
la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato
l'adattamento a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La
cognitività linguistica del Sapiens, infatti, modificando profondamente le
regole stesse dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di
essere i dominatori naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che
beffardamente ci avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente
estinzione. In continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto
di bio-politica, in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In
particolare, propone di investigare i fenomeni sociali e politici mediante la
comprensione delle dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è,
nel sistema di idee proposto da Pennisi, l'idea di poter ingegnerizzare la
società e di poterme controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale
illusione è data dal linguaggio e dalla razionalità linguistica che
contraddistingue Homo sapiens. Accadimenti come le crisi economicheal pari di
altri fenomeni socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i
fenomeni naturali che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi
migratori e la riproduzione. Altre opere: “L'errore di Platone, Bologna,
Società editrice il Mulino. “Il prezzo del linguaggio,” Bologna, Società
editrice il Mulino, “L’isola timida: Forme di vita nella Sicilia che cambia,”
Roma, Squilibri. Le scienze cognitive del linguaggio, Bologna, Società editrice
il Mulino, Scienze cognitive e patologie
del linguaggio, Bologna, Società editrice il Mulino, Segni di luce, Soveria
Mannelli, Rubbettino Editore,. Psicopatologia del linguaggio: storia, analisi,
filosofie della mente, Roma, Carocci editore, Le lingue mutole: le patologie
del linguaggio fra teoria e storia, Roma, NIS-Nuova Italia Scientifica, //unime/it/persona/antonio-pennisi/curriculum Psicopatologia del linguaggio, Roma, Carocci,
La tecnologia del linguaggio tra passato e presente, in Blityri, Pisa, ETS, Telmo Pievani, Linguaggio, proprio tu, ci
tradirai, in Il prezzo del linguaggio, Bologna, il Mulino, L'errore di Platone.
Biopolitica, linguaggio e diritti civili in tempo di crisi, Bologna, il Mulino,
Ruggero Eugeni, Per una biopolitica a-moderna. Il pensiero del potere in S. Kubricke
oltre, in Le ragioni della natura, Messina, Corisco, Franco Lo Piparo Tullio De
Mauro Umberto Eco.Dip. Scienze cognitive, psic., ped. (unime), su unime. Pennisi.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pennisi” – The Swimming-Pool Library.
Pera (Lucca). Filosofo. Important Italian philosopher. Senatore per Forza Italia e Popolo della Libertà
e Presidente del Senato nella XIV Legislatura. Il 12 novembre è stato nominato presidente del Comitato
storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale istituito presso
la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Diplomatosi in ragioneria
all'Istituto "F. Carrara" di Lucca nel 1962, lavora prima alla Banca
Toscana e poi alla Camera di Commercio di Lucca. Quindi decide di studiare
filosofia. Si laurea a Pisa. Incoraggiato dal suo maestro Barone, inizia la
carriera accademica come incaricato di Filosofia della scienza a Pisa. In
seguito diventa professore straordinario e ordinario di Filosofia della scienza a Pisa.
Viene presentato da Colletti al direttore editoriale della casa editrice
Laterza, Mistretta, iniziando subito una intensa attività di consulenza
editoriale per la filosofia della scienza. Con questa Casa editrice pubblica
anche i suoi primi importanti libri scientifici, allontanandosi dalle posizioni
ideologiche dell'estrema sinistra per accostarsi insieme a Lucio Colletti al
dibattito culturale allora presente nel Partito Socialista Italiano.
Iniziato alla politica dallo stesso Lucio Colletti, trasmigra con lui e altri
intellettuali nel neonato partito di Forza Italia fondato da Silvio Berlusconi.
Comincia qui una nuova fase, in cui si è distinto come saggista per l'attività
a favore di un avvicinamento della politica alla religione cattolica. Convinto
che le libertà civili e politiche, lungi dall'essere fondate sulla relatività
delle nostre conoscenze, debbano ricondursi invece alla dignità intrinseca
della persona umana, che permane quale che sia la verità delle convinzioni di
ciascuno, ha più volte rilevato come sia sbagliato fare del relativismo
culturale il fondamento della società liberale. Questa, secondo Pera, ha potuto
sorgere piuttosto grazie a quel terreno fertile rappresentato dai principi
della religione cristiana. Al tempo, Pera si dichiarava ateo e non credente,
venendo pertanto annoverato tra gli atei devoti. Eletto in Parlamento tra le
file di Forza Italia, ascese alla seconda carica dello Stato, la presidenza del
Senato, che ha ricoperto fino alla fine della legislatura. Pera è stato
collaboratore dei quotidiani “Corriere della Sera”, “Il Messaggero”, “La
Stampa” e dei settimanali “L'Espresso” e “Panorama”. Studi di Filosofia
della scienza Karl Popper insieme a Melitta Mew e Marcello Pera a Kenley
(Regno Unito), nel 1986. Il filosofo Marcello Pera ha svolto un'intensa
attività di ricerca nel campo della filosofia della scienza a livello
internazionale. Il suo primo saggio filosofico di rilievo riguarda il metodo
scientifico e l'induzione. Pera ha poi concentrato i suoi studi filosofici su Popper.
Corrispondente del filosofo teorico della "società aperta", Pera è
uno dei suoi massimi studiosi. Su di lui ha scritto “La scienza su palafitte.” Prima
di scrivere il libro, pubblicò alcuni articoli divulgativi, inserendosi in un
vasto movimento critico, su "L'Espresso", dedicati ai filosofi che
avevano tentato di confutare Marx, il primo dei quali fu dedicato a Popper.
Ulteriori studi furono dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai
metodi induttivi e scientifici del Settecento: npubblicò i due saggi
"Hume, Kant e l'induzione" e "Apologia del metodo". Sviluppò
ricerche sui primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da
Galvani. Il testo fondamentale di Pera "La scienza su palafitte"contiene
un'analisi dettagliata delle posizioni di numerosi filosofi sul rapporto tra
scienza e filosofia, in particolare di Bacone, Hume, Kant, Popper, Kuhn, Lakatos
ed altri studiosi. Il significato del termine "scienza su palafitte"
è un ironico riferimento al fatto che, come le palafitte dell'uomo preistorico,
la scienza contemporanea (in particolare la teoria della relatività e la fisica
atomica) non sono fondate su basi solide come la roccia, ma sono soggette a
frequenti modifiche e revisioni, a seguito della scoperta di nuove particelle,
di nuovi fenomeni, o di nuove leggi fisiche che in parte modificano quelle
precedenti della fisica classica. Il saggio inizia con una celebre citazione di Popper
sull'evoluzione delle teorie scientifiche, secondo la quale la scienza non
poggerebbe su fondamenti immutabili, ma su principi che possono essere oggetto
di ulteriori analisi ed approfondimenti.. Come Popper, anche Pera ritiene che
le teorie scientifiche abbiano una validità limitata a un determinato contesto:
secondo questo orientamento le teorie scientifiche sono parzialmente
modificabili nel tempo. Fra le revisioni di sistemi scientifici studiate da
Pera vi è la rivoluzione scientifica, convenzionalmente iniziata con Niccolò
Copernico e conclusasi con l'opera di Isaac Newton, che ha reso obsolete la
fisica aristotelica e tolemaica. Sono poi analizzate le teorie
elettromagnetiche, a partire dalle prime formulazioni empiriche di Alessandro
Volta e Luigi Galvani fino alle teorie fisico-matematiche di James Clerk
Maxwell. Infine, nel corso del Novecento si sono avuti rinnovamenti
significativi della fisica classica, che hanno portato alla fisica moderna con
le teorie della relatività (ristretta e generale) di Einstein e la meccanica
quantistica. Pera analizza l'evoluzione di queste teorie scientifiche in
relazione a quella del metodo scientifico, basato su procedimenti razionali ed
induttivi. Metodo scientifico ed induzione Marcello Pera ha sostenuto una
posizione intermedia fra il pensiero di Karl Popper che non accetta
l'induzione, e quella di altri filosofi che convalidano il metodo scientifico
basato sull'induzione, definito da David Hume, uno dei maggiori esponenti
dell'empirismo nel settecento. Pera condivide il contributo di Popper e degli
altri esponenti del Circolo di Vienna alla filosofia della scienza del XX
secolo, pur cercando di superare certe loro posizioni che considera troppo
radicali, rivalutando così un certo ruolo dell'induzione nella ricerca
scientifica. Sulle differenze fra la posizione di Pera e di Popper riguardo al
metodo induttivo, si veda. Altri saggi sui metodi scientifici ha dedicato
numerosi articoli su riviste specializzate a temi di Filosofia della scienza e
sul Metodo scientifico, tra cui: "Induzione, scandalo
dell'empirismo", in "Introduzione a Feigl", "La scoperta scientifica: congetture
selvagge o argomentazioni induttive?", in "Medicina nei secoli",
"È scientifico il programma scientifico
di Marx?", in "Studium", "Principi a priori e canoni di
razionalità scientifica", in "Physis", "Le teorie come metafore e
l'induzione", in "Physis" in collaborazione con Grmek, Cohen,
Cimino, Sulla storia della scienza ha pubblicato: "La rana ambigua: la controversia
sull'elettricità animale tra Galvani e Volta", il Mulino, Princeton University
Press, "Scienza e retorica", Laterza). Fa parte del Partito
Socialista. A ricordo del suo periodo di vicinanza al Partito Socialista, si è recato ad Hammamet in visita alla tomba
di Bettino Craxi, che ha definito un patrimonio della Repubblica che appartiene
alla "storia della sinistra italiana". Durante la stagione di Mani
Pulite, Marcello Pera si impegnò sulla questione morale con impeto
giustizialista; espresse severe critiche alla corruzione della politica,
schierandosi senza riserve dalla parte dei magistrati di Milano. Pera si
impegnò anche nell'area laica, nel movimento referendario di Massimo Severo
Giannini con la lista Sì Referendum. Viene inoltre ingaggiato come commentatore
dal quotidiano La Stampa, per il quale tra 1992 e 1993 formula diverse critiche
alla corruzione politica in Italia e si esprime nei seguenti termini:
«Come alla caduta di altri regimi, occorre una nuova Resistenza, un nuovo
riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione. Il processo è già
cominciato e per buona parte dell'opinione pubblica già chiuso con una
condanna» (La Stampa, 19 luglio 1992) «I partiti devono retrocedere e alzare le
mani [...] subito e senza le furbizie che accompagnano i rantoli della loro
agonia. Questo sì sarebbe un golpe contro la democrazia: cercare di resistere
contro la volontà popolare. Il garantismo, come ogni ideologia preconcetta, è
pernicioso. I giudici devono andare avanti. Nessuno chiede che gli inquisiti
eccellenti abbiano un trattamento diverso dagli altri inquisiti» (5 marzo 1993)
«No e poi no, onorevole Bossi. Lei deve chiedere scusa... I giudici fanno il
loro dovere... Molti magistrati sono già stati assassinati per aver fatto
rispettare la legge... Lei mette in discussione i fondamenti stessi dello Stato
di diritto, la rivoluzione ha regole ferree e tempi stretti. Quei politici che,
come Craxi, attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non capire la
sostanza grave, epocale, del fenomeno. Firmò un appello per l'uso delle droghe
leggere. Ancora nel 1994 Pera dichiarò: "Berlusconi è a metà strada
tra un cabarettista azzimato e un venditore televisivo di stoviglie, una roba
che avrebbe ispirato e angosciato il povero Fellini". Senatore di
Forza Italia Pera. Pera cambia radicalmente schieramento e aderisce a
Forza Italia di cui diventa coordinatore nazionale della Convenzione per la
riforma liberale. Pera, in questo periodo, si allontana dalle precedenti
posizioni giustizialiste temperandole in senso garantista. Pera iniziò a
criticare gli "eccessi" del pool di Milano e Palermo, che arrivò a
definire golpisti e invitò D'Alema a «fermare i giudici», indicando nel
garantismo una posizione intermedia fra giustizialismo e corruzione, e
proponendo la separazione delle carriere e l'obbligatorietà dell'azione penale.
Pera polemizzò inoltre con i magistrati di Milano per una vicenda che vedeva
coinvolto Paolo Berlusconi nel caso Simec, la società di gestione della
discarica di Cerro Maggiore. Alle elezioni politiche italiane Pera viene
candidato al Senato per Forza Italia nella sua Lucca, ma viene sconfitto
all'uninominale dal senatore locale, Patrizio Petrucci dei DS. Viene poi
ripescato in quota proporzionale tramite il sistema dei resti ed eletto nel
gruppo Forza Italia al Senato, ed è nominato vicepresidente del Gruppo di Forza Italia al
Senato. Assieme a Marco Boato fonda la "Convenzione per la
giustizia", un movimento politico "virtuale" che consente il
finanziamento pubblico de Il Foglio di Giuliano Ferrara. In Parlamento, Pera si
occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in Italia: è stato ispiratore
della riforma costituzionale sul "giusto processo", approvata nella
XIII Legislatura, che ha modificato l'articolo 111 della Costituzione. Nelle
elezioni politiche vince nel collegio uninominale di Lucca, l'unico della Toscana
andato al centro-destra. Viene eletto al primo scrutinio Presidente del Senato
della Repubblica, seconda carica dello Stato. Nel suo "Discorso di
insediamento al Senato della Repubblica" dichiara. Questo è il nucleo
della democrazia... Non è soltanto il governo del popolo, la democrazia; non è
neppure soltanto il governo delle regole o della legge: è qualcosa di più
difficile, ma anche di più esaltante. La democrazia è quel regime di governo
che permette a chi si oppone di sostituire pacificamente chi prende le
decisioni a nome della maggioranza. Per questo la democrazia o lo strumento
della democrazia non è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il
confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e
criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e
convincere» In quegli anni è Presidente onorario della "Fondazione
Magna Carta". Senatore con Forza Italia e con il Popolo della
Libertà. Lasciata la presidenza del
Senato, alle elezioni politiche italiane del 2006 è rieletto senatore nella
lista di Forza Italia nel collegio della Emilia Romagna e vice-capogruppo di
Forza Italia al Senato. Al seguito della caduta del governo Prodi e delle
elezioni politiche italiane del 2008, è stato confermato al Senato come
capolista della circoscrizione Lazio per il Popolo della Libertà.
Politica locale in Toscana Marcello Pera ha partecipato anche ad alcuni temi di
politica locale, in particolare in Toscana e a Lucca. Inoltre ha svolto un
ruolo attivo nell'ambito della Camera di Commercio di Lucca negli anni sessanta
e settanta e poi soprattutto nelle istituzioni dell'Pisa negli anni ottanta e
novanta. Nel 2005 Marcello Pera ha espresso alcune critiche ai rapporti fra il
Comune di Lucca e la Azienda Municipalizzata del Gas; Pera viene quindi
accusato in Consiglio comunale dall'allora sindaco Pietro Fazzi (sostenuto da
una maggioranza di centrodestra) di essersi intromesso nella gestione
amministrativa del Comune. La vicenda verteva su supposte pressioni del
senatore per la cessione di quote societarie di Gesam gas, azienda
municipalizzata per la somministrazione del gas, ad Enel gas spa. La polemica
ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Lucca e alle dimissioni
del sindaco Pietro Fazzi, successivamente espulso dal suo partito. Della
vicenda si è interessata anche la Procura di Lucca, che ha archiviato il
caso. A settembre Marcello Pera
insieme a Giuliano Urbani ha fondato il Comitato "Liberi Sì" per il
Referendum . Questo comitato era molto vicino alle posizioni di Scelta Civica e
Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, e raccoglieva al suo interno alcune
personalità del centrodestra come Giuliano Urbani ed Enzo Ghigo. In
dicembre il suo nome era tra i papabili
come possibile Ministro nel nuovo Governo Gentiloni. L'avvicinamento al
mondo cattolico In passato Marcello Pera si era definito un "non
credente"; Pera si è poi avvicinato al pensiero cristiano, accogliendo
l'invito di papa Benedetto XVI a vivere "come se Dio esistesse". Dice
infatti Pera in Perché dobbiamo dirci cristiani (2008): "Io suggerisco di
accettare l'esortazione che il Papa ha fatto ai non credenti: seguire la
vecchia formula di Pascal e Kant di vivere ‘come se Dio esistesse’ (velut si
Deus daretur)". La frase citata e commentata da Pera è tratta da: Immanuel
Kant, Critica della ragion pratica, trad. it. di F. Capra, riveduta da E.
Garin, Roma-Bari, Laterza. Ritiene che sia una soluzione saggia, perché rende
tutti moralmente più responsabili: "Se Dio esiste, ci sono limiti morali
alle mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via. Vedi in
proposito il libro di Pera Perché dobbiamo dirci cristiani (2008), al capitolo
"Come se Dio esistesse", pagine 54-58, in cui Pera indica due modi di
avvicinarsi al cristianesimo: quello della persona fermamente credente e quello
della persona che ammira i valori del cristianesimo (come Kant e Pascal) e che
si avvicina al messaggio cristiano vivendolo dal punto di vista etico.
Per le posizioni su questa tematica Pera è considerato un esponente del
movimento neoconservatore italiano e risulta essere attualmente il più
autorevole esponente Teocon in Italia. Nel periodo di presidenza del Senato
nasce un legame intellettuale tra Pera e il cardinale Joseph Ratzinger, il
futuro pontefice Benedetto XVI: i due si trovano in sintonia sull'analisi dei
problemi dell'Europa e manifestano comuni preoccupazioni per una civiltà
occidentale minata al suo interno dal relativismo e dal multiculturalismo.
Dedicato diversi saggi al rapporto fra la cultura storica europea e il
cattolicesimo. In generale Marcello Pera sostiene che il denominatore culturale
comune dei diversi stati europei non deve ravvisarsi nel rinascimento o
nell'illuminismo, ma nel Cristianesimo. Pera in alcuni saggi e interviste ha
indicato l'esigenza di ricercare l'identità culturale del continente europeo
nel Vangelo e negli Atti degli Apostoli. In particolare Pera ha sostenuto che
le Lettere di S.Paolo e i racconti evangelici esprimono i concetti di
eguaglianza fra gli uomini e di solidarietà sociale, che sono oggi alla base
delle Costituzioni delle nazioni moderne e della stessa Comunità Europea.
Nel 2004 Pera è autore con l'allora cardinale Joseph Ratzinger del libro “Senza
radici”, sulla questione delle radici cristiane dell'Europa. Nel libro, che
contiene le due relazioni di Pera e Ratzinger sull'argomento e uno scambio
epistolare tra i due, denuncia il decadimento morale dell'Europa a suo dire
impoverita dal rifiuto delle sue radici cristiane e minacciata dal terrorismo
islamista. Nel libro Pera scrive: «Soffia sull'Europa un brutto vento. Si
tratta dell'idea che basta aspettare e i guai spariranno da soli, o che si può
essere accondiscendenti anche con chi ci minaccia e potremo cavarcela. È lo
stesso soffio del vento di Monaco nel 1938». In un'intervista rilasciata alla
Stampa dopo il no irlandese al trattato europeo, Pera identifica il Papa, sulla
scia di De Maistre, come unico riferimento possibile per il Vecchio
Continente. Nel saggio Perché dobbiamo dirci cristiani (2008) Pera condanna
il relativismo e l'incertezza culturale della società contemporanea e sviluppa
il tema della vera identità dell'Europa da ricercarsi nella forza etica e
sociale del cristianesimo. Secondo Pera, la religione cattolica non può essere
una convinzione privata o tradizionale: l'impegno del cattolico deve essere
presente nella coerenza del suo comportamento etico. Secondo Pera, il cristiano
si deve impegnare in tutte le sfere della vita civile e istituzionale,
prestando la sua attenzione ai problemi di tutti i cittadini e alla solidarietà
sociale. Sul piano politico e culturale, si definisce un conservatore liberale.
Più precisamente “conservatore sui valori da mantenere e liberale sulle riforme
da fare”. Secondo Pera “si tratta di una grande dottrina, una grande scuola,
una grande tradizione politica. Si basa soprattutto su due pilastri: attenzione
e difesa della nostra tradizione europea e occidentale, che è il riferimento da
mantenere (da ciò il conservatorismo); e custodia della nostra autonomia
individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da ciò il
nostro liberalismo)”. Altre opere: “Induzione
e metodo scientifico, Pisa, Editrice Tecnico Scientifica, La scienza su
palafitte, Roma-Bari, Laterza, L’induzione, Bologna, Il Mulino, Apologia del metodo,
Roma-Bari, Laterza, I modi del
progresso. Teorie e episodi della razionalita scientifica, e con Joseph Pitt,
Milano, Il Saggiatore, 1985. La rana ambigua. La controversia sull'elettricità
animale tra Galvani e Volta, Torino, Einaudi, Scienza e retorica, Roma-Bari,
Laterza, L'arte della persuasione scientifica, e con William R. Shea, Milano,
Guerini, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino, La Martinella. Soveria
Mannelli, Rubbettino, Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam,
con Joseph Ratzinger, Milano, Mondadori, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino,
Libertà e laicità, a cura di, Siena, Cantagalli, La Martinella. Soveria
Mannelli, Rubbettino, Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo,
l'Europa, l'etica, Milano, Mondadori, Alle origini del liberalismo. A proposito
di Pannunzio e Tocqueville, Torino, Centro Pannunzio, 2 Onorificenze Gran
Decorazione d'Onore in Oro con Fascia dell'Ordine al Merito della Repubblica
Austriaca (Austria)nastrino per uniforme ordinariaGran Decorazione d'Onore in
Oro con Fascia dell'Ordine al Merito della Repubblica Austriaca (Austria) Grand'Ufficiale
dell'Ordine delle Tre Stelle (Lettonia) nastrino per uniforme
ordinariaGrand'Ufficiale dell'Ordine delle Tre Stelle (Lettonia) Compagno
d'Onore Onorario dell'Ordine Nazionale al Merito (Malta)nastrino per uniforme
ordinariaCompagno d'Onore Onorario dell'Ordine Nazionale al Merito (Malta) Gran
Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica di Polonia (Polonia)nastrino per
uniforme ordinariaGran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica di Polonia
(Polonia). Gran Croce dell'Ordine dell'Infante Dom Henrique
(Portogallo)nastrino per uniforme ordinariaGran Croce dell'Ordine dell'Infante
Dom Henrique (Portogallo) Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano (Santa Sede
)nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano (Santa
Sede) — Roma, Gran Croce Classe Speciale dell'Ordine pro Merito Melitensi (SMOM
)nastrino per uniforme ordinaria Gran Croce Classe Specialed ell'Ordine pro
Merito Melitensi (SMOM) Roma. Vedi i due saggi "Senza Radici" e "Perché
dobbiamo dirci cristiani: il liberalismo, l'Europa, l'etica" Marcello Veneziani su Libero, da
MarcelloPera Visiting Fellow: Center for
Philosophy of Science, University of Pittsburgh, 1984; Visiting Fellow: The Van
Leer Foundation, Gerusalemme, Visiting Fellow: Centre for the Philosophy of
Natural and Social Sciences, London School of Economics) vedi la prefazione del saggio "Popper e la scienza su palafitte"
(Laterza) in cui Pera indica: "Sono molto grato a Sir Karl Popper per
avermi privatamente precisato alcuni punti sui quali permangono divergenze di
opinione. Per altri punti ho motivi di gratitudine verso amici e colleghi
italiani e stranieri" cfr. il
saggio La rana ambigua: la controversia sull'elettricità animale fra Galvani e
Volta, La scienza non poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura
delle sue teorie si eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio
costruito su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella
palude: ma non in una base naturale o "data"; e il fatto che
desistiamo dai nostri tentativi di conficcare le palafitte più a fondo non
significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo
quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano
abbastanza stabili da sorreggere la struttura. (Karl Popper); "Popper e la
scienza su palafitte", Introduzione "Una epistemologia di frontiera
tra positivismo logico e anarchismo metodologico",Popper e la scienza su
palafitte, Pera sulla tomba di Craxi "Un patrimonio della
Repubblica", La Repubblica, "Campioni d'Italia", di Gianni
Barbacetto, Marco Tropea editore Pera,
il ragioniere che diventò presidente Un carattere d'acciaio per il filosofo
dalle mille e mille contraddizioni, Il Tirreno, Citato in Michele De Lucia,
Siamo alla frutta, Kaos Società civile
(Principi del giusto processo legge costituzionale G.U. nLettera al
presidente del Senato Marcello Pera in occasione del convegno di Norcia senatoScheda di attività, XV Legislatura vedi la fonte giornalistica "Ha offeso
Pera": Forza Italia espelle il sindaco
La procura chiede l'archiviazione vedi il libro scritto in
collaborazione fra M. Pera e J. Ratzinger Senza radici: Europa, Relativismo,
Cristianesimo, Islam, Milano, Mondadori, e anche il successivo saggio di Pera
"Introduzione a Ratzinger", vedi in particolare il libro scritto in
collaborazione fra M. Pera ed il cardinale J. Ratzinger, Senza radici: Europa,
Relativismo, Cristianesimo, Islam, Milano, Mondadori, e il successivo libro di
M. Pera, Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Europa, l'etica,
Milano, Mondadori, "Visto? Non sta
in piedi un'Unione senza Dio"[collegamento interrotto] il rapporto di vicinanza fra i movimenti
politici liberali europei e il cattolicesimo è sviluppato da Pera nel saggio
Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Europa, l'etica, Milano,
Mondadori, Acta Apostolicae Sedis. Commentarium officiale, Città del Vaticano,Dal
sito web del Sovrano Militare Ordine di Malta. Archiviato l'8 dicembre in .
Marcello Pera viene insignito da Fra' Andrew Bertie Campioni d'Italia.
G. Barbacetto, Marco Tropea Editore, Siamo alla frutta. Ritratto di Marcello
Pera. M. De Lucia, Kaos Edizioni, "Tolleranza e radici cristiane sF.
Coniglione, in Iride. Filosofia e discussione pubblica, "La forza
dell'Occidente. Pera, Ratzinger e il relativismo della 'Vecchia Europa'”. F.
Coniglione, in Il Protagora, "Il sorriso di Crizia. Il relativismo
elitario di Pera". F. Coniglione,
in La filosofia generosa. Studi in onore di Anna Escher Di Stefano, Bonanno,
Acireale-Roma, Sito ufficiale, su marcellopera. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Senato della Repubblica. Marcello Pera, su Openpolis, Associazione
Openpolis. Registrazioni di Marcello
Pera, su RadioRadicale, Radio Radicale.
PredecessorePresidente del Senato della RepubblicaSuccessoreLogo del
Senato della Repubblica Italiana.svg Nicola Mancino. Marcello Pera. Pera.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pera," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Peregalli
(Roma).
Filosofo. I luoghi e la polvere Incipit All'inizio
della Genesi (3,4) il serpente convince Eva a mangiare con Adamo il frutto
dell'albero della conoscenza. Così "i loro occhi si apriranno" e
vedranno per la prima volta la loro nudità. Comincia in questo modo la storia
della conoscenza e del desiderio. Vedere, desiderare e infine morire. Il tempo,
il suo scorrere nelle nostre vene, diventa dominante. Lo splendore
dell'attimo, la sua rivelazione abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo
corrode la vita e la esalta. Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche
l'amore per la fragilità dell'esistenza. Le cose si rovinano. Citazioni
Se si vuole vedere, o meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i
costi, se si vuole desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto
poco la conoscenza abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve
diventare mortali. Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la
differenza. Finché non conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della
conoscenza, sarai eterno. Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio,
l'attrazione dei corpi, la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di
tempo. Siamo il tempo. È una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della
nostra vita, compresa la morte. La superficie di qualunque "cosa",
sia essa un oggetto o un luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene
corrosa, sporcata, impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua
fragilità che la fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli
anni. L'eternità è un miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa
poter assaporare il piacere di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso
e, quando vuoi, apri la porta o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo
del gesto. Il desiderio va centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è
il profumo dei colori. Il bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua
purezza, è uno dei colori più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato
in quantità massicce la sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente
solo in apparenza. In realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È
un abbaglio, un alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia,
colore, carne, vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La
si vuole cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la
"carnalità del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre
caducità. Purtroppo in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua
democratizzazione. Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce
e viceversa. Tutto diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa
sicumera che ci avvolge esiste un tempo altro che non possiamo controllare,
dirigere, comandare e che può aprire nuove prospettive, trovando sentieri
tortuosi, o spesso non tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento)
può ancora trovarsi un cammino. Il passato è stato messo in una teca,
sigillato, perché non nuoccia. Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque
non deve essere imitato. Gli antichi, invece, in ogni momento hanno sempre
guardato indietro. Da lì traevano ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo
che in quest'epoca falsamente luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare
la morte e la fragilità della vita a ogni passo, e dove colori sgargianti,
superfici nitide e sorde, luci accecanti circondano il nostro vivere, un
sentiero possibile sia quello di cercare negli interstizi delle cose prodotte
dall'uomo una crepa, una rovina che ne certifichi la fondatezza. In un mondo
che teorizza le guerre "intelligenti" e gli obiettivi
"mirati" la barbarie non è costituita dalle distruzioni, ma dalle
costruzioni. Il decadimento fa parte dell'essere. Tutto decade, crolla, si
disfa. Ma questo decadimento è un frammento di noi. Il concetto di
incontaminato è fondamentalmente falso. Tutto è contaminato dal tempo e
dall'uomo. Nell'attimo stesso in cui mettere le sue radici in un luogo lascia
un segno e l'incanto si sbriciola. Esistono nelle città, nei paesi, nelle campagne,
"rovine semplici"...Cascine abbandonate, un muro senza aperture, uno
spiazzo solitario con una fabbrica dismessa, una vecchia ciminiera diroccata,
una strada che non finisce, chiese, mausolei, tumuli lasciati al loro destino,
attraversati dal tempo. Luoghi che apparentemente non dicono nulla di più della
loro solitudine e del loro abbandono e in cui il motivo delle loro condizioni
non si legge più tra le pieghe dell'architettura. Le ferite, se mai ci sono
state, non mostrano la loro origine. Troviamo queste rovine dappertutto nel
mondo, sparse tra le nuove costruzioni, o isolate e lontane. Quello che
colpisce è la tranquillità, la pacatezza. Non servono più a nulla, non possono
essere sfruttate, manipolate. Possono solo essere cancellate da una ruspa.
Questa fragilità è la loro forza. Ci affascinano perché ci somigliano.
Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra mortalità, alla sete dei
nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è un'ansia di eternità. L'idea che tutto
debba tornare a risplendere com'era. È un'epoca, questa, in cui da una parte si
desidera l'infinito e dall'altra ci si spaventa per la fragilità delle persone
e dei luoghi. Pensare che un luogo possa cristallizzarsi in un'eternità senza
tempo è una chimera che denota, mascherato di umiltà, un senso di presunzione
infinito. La nostra vita è la nostra memoria. Attraverso il passato guardiamo
il futuro. Se lo distruggiamo e lo ricostruiamo in modo fittizio non resterà
più niente. La bellezza di un oggetto deriva in buona misura dalla sua patina.
Più che la frattura tra antico e moderno, ciò che dà consistenza alla nostra
vita e la rende accettabile è la patina del tempo. La certezza che le cose e i
luoghi deperiscono serenamente. È questa una "decrescita" estetica,
un principio che vede nella caducità la traccia della loro bellezza. Una
volta le cose erano fatte per durare ed erano caduche. Quindi veniva calcolata
la loro deperibilità per farle diventare sempre più belle. Oggi le cose si
producono per essere effimere, e al tempo stesso si proteggono con vernici e
altre sostanze, perché sembrino eterne. Una città per avere un'anima non deve
essere perfettamente pulita. Devono rimanere le tracce di quello che accade.
Così i resti della nostra vita possono affiorare, come i ricordi dagli angoli
delle strade, dai cespugli, dai muri. La materia di cui sono fatte le cose deve
plasmarsi sull'aria che si respira, deve ricevere l'ombra. La durata delle cose
nel tempo non si può comperare. Il corpo va amato per quello che è. La sua
fossilizzazione, invece, rischia di tradirne l'essenza, la cui forza è la
caducità. Il motivo per cui ci attrae, ci eccita, ci tiene con il fiato sospeso
in tutti i suoi anfratti più segreti, il suo odore, la sua superficie, il suo
colore, è la sua consistenza che muta negli anni e si adatta a noi e al mondo.
Parole come design e lifting hanno un suono sinistro. Dicono lo stesso. La
plastificazione degli oggetti e dei corpi, il loro luccicare senza vita, come i
pesci lasciati a morire sulla riva. Tracciamo un mondo che dovremmo indossare
come una muta per aderirvi perfettamente e in cui però i nostri movimenti
diventano falsi e rallentati, chiusi in un cofano che toglie il respiro. Corpi
rimodellati che abitano e usano luoghi altrettanto rimodellati. Il museo deve
introdurre la gente in un mondo speciale, in cui le opere dei morti dialogano
con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e fecondo. I musei, che
sorgono sempre più numerosi in quest'epoca, sono divenuti edifici-scultura.
Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati del momento, che
inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di sapere a cosa
serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni o le opere
presentate quanto i monumenti stessi. Gli allestimenti museali sono un
riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in cui viviamo. I vetri
antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i colori sordi e
luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni senz'anima. Via
la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui siamo fatti. Tutto
è asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo diventa eternamente
morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa, la accompagna
fedelmente nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno violenza.
L'abitare sulla terra era una convivenza armonica in cui l'uomo beneficiava
della natura, e questa traeva profitto e bellezza dalla presenza dei disegni
dell'uomo. Così nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi luoghi [i luoghi
diroccati e abbandonati] immagina il loro passato, sente attraverso la pelle
consumata dal tempo l'anima che li avvolge. La patina, come la polvere, si
deposita sulle cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un tavolo, una
sedia, un bicchiere parlano del passato, delle mani che li hanno toccati,
attraverso la pelle del tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce del
passato si leggono tra le crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e il
calore riarso del sole. Roberto
Peregalli, “I luoghi e la polvere,” Bompiani. Roberto Peregalli. Peregalli.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Peregalli” – The Swimming-Pool
Library.
Perniola
(Asti).
Filosofo. Studia
filosofia con Pareyson a Torino, dove si è laureate.. Mentre stava leggendo
filosofia a Torino, ha incontrato Vattimo ed Eco , che si è fatto tutti gli
studiosi di spicco della scuola di Pareyson; è stato collegato alla
all'avanguardia Internazionale Situazionista movimento fondato da Guy Debord
con il quale continuava a rapporti amichevoli. Divenne Professore a Salerno e
poi si è trasferito alla Roma. E 'stato
visiting professor invitato a università e centri di ricerca, come ad esempio
l' Stanford, l' Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (Parigi), Alberta
(Canada), Kyoto (Giappone), Sydney ,
Melbourne (Australia) e la National University of Singapore . Perniola ha
scritto molti libri. Ha inoltre diretto il riviste agaragar, Clinamen, Estetica
Notizie. Ha fondato Agalma. Rivista di Studi Culturali e di Estetica , una
rivista di studi ed estetica culturali, pubblicato due volte l'anno.
L'ampiezza, l'intuizione e molti-affrontato i contributi del pensiero di
Perniola gli ha fatto guadagnare la reputazione di essere una delle figure
più importanti del panorama filosofico contemporaneo. Il suo libro Miracoli e
traumi della Comunicazione. Miracoli e traumi della comunicazione ) ha
guadagnato numerosi riconoscimenti tra cui il prestigioso Premio De Sanctis. Le
sue attività ad ampio raggio coinvolti formulare teorie filosofiche innovative,
scrivere libri, l'estetica di insegnamento, e conferenze in tutto il mondo.
Dedica il resto del suo tempo ai suoi amici affini e numerosi, passando tra il
suo appartamento-studio di Roma e la sua casa di vacanza in una pittoresca
cittadina dei Colli Albani, a sud est di Roma. Il periodo iniziale della
carriera di Perniola si concentra sulla filosofia del romanzo e la teoria della
letteratura. Nella sua prima opera principale, Il metaromanzo ( Il metaromanzo,
che è la sua tesi di dottorato, Perniola sostiene che il romanzo moderno da
Henry James a Samuel Beckett ha un carattere autoreferenziale. Inoltre, si
afferma che il romanzo è soltanto su se stesso. L'obiettivo di Perniola era
quello di dimostrare la dignità filosofica di queste opere letterarie e cercare
di recuperare un grave espressione culturale. L'italiano Premio Nobel per la
letteratura Eugenio Montale lodato Perniola per questa critica originale di
romanzi. Controcultura Perniola, però, non solo hanno un'anima accademica
ma anche un anti-accademico. Quest'ultimo è esemplificato dalla sua attenzione
alle espressioni culturali alternative e trasgressive. Il suo primo lavoro
importante appartenente a questa parte anti-accademico è L'alienazione artistica
( Alienazione artistica), in cui egli attinge pensiero marxista che lo ha
ispirato in quel momento. Perniola sostiene che l'alienazione non è un
fallimento di arte, ma piuttosto una condizione dell'esistenza stessa dell'arte
come categoria distintiva dell'attività umana. Il suo secondo libro I situazionisti
( I situazionisti, ripubblicato con lo stesso titolo da Castelvecchi, Roma)
esemplificato il suo interesse per l'avanguardia e il lavoro di Guy Debord. Dà
conto della Internazionale Situazionista movimento e post-situazionista che
durò e nel quale è stato personalmente coinvolto Ha evidenzia anche le
caratteristiche contrastanti che hanno caratterizzato i membri del movimento.
La rivista agaragar continua la critica post-situazionista della società
capitalistica e della borghesia. Perniola poi pubblicato il suo libro sullo
scrittore francese George Bataille ( George Bataille e il negativo , Milano:
Feltrinelli, 1977; George Bataille e il negativo ). Il negativo qui è concepito
come il motore della storia. Steepto Post-strutturalismo. Perniola
offre alcuni dei suoi contributi più penetranti alla filosofia continentale. In
Dopo Heidegger. Filosofia e organizzazione della cultura ( dopo Heidegger.
Filosofia e organizzazioni culturali sulla base di Martin Heidegger e
Antonio Gramsci , Perniola include un discorso teorico sulla organizzazione
sociale. Egli, infatti, sostiene la possibilità di stabilire un nuovo rapporto
tra cultura e la società nella civiltà occidentale. Come l'ex interrelazioni
tra la metafisica e la chiesa, la dialettica e lo stato, la scienza e
professione sono state decostruito, la filosofia e la cultura rappresentano un
modo per superare il nichilismo e il populismo che caratterizzano la società di
oggi. Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo, è un volume composito in
inglese che contiene sezioni di due opere pubblicate, vale a dire La Società
dei simulacri e Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso ( Transiti.
Come andare dalla stessa per lo stesso). Teoria dei simulacri di Perniola si
occupa con la logica della seduzione che è stato perseguito anche da Jean
Baudrillard . Anche se la seduzione è vuoto, è comunque radicata in un contesto
storico concreto. Simulazione, tuttavia, fornisce immagini che sono valutati
come tali indipendentemente da quello che effettivamente implicano riferiscono.
“Le immagini sono simulazioni in che seducono e ancora fuori loro vuoto
hanno effetti”. Perniola poi illustra il ruolo di tali immagini in una vasta
gamma di contesti culturali, estetiche e sociali. La nozione di transito sembra
essere più adatto per catturare gli aspetti culturali della tecnologia che
hanno alterato society.Transit di oggivale a dire che vanno dallo stesso allo
stessoevita di cadere nella contrapposizione della dialettica “che avrebbe
precipitare pensare nella mistificazione della metafisica ”. Posthuman Include
nuovi territori nella sua ricerca filosofica. In Del Sentire -- l'autore indaga
nuovi modi di sentire che non hanno nulla a che vedere con i precedenti che
hanno caratterizzato l'estetica moderna dal 17 al 20 ° secolo. Perniola
sostiene che sensology ha assunto. Ciò richiede un universo emozionale
impersonale, caratterizzato dall'esperienza anonimo, in cui tutto si rende come
già sentita. L'unica alternativa è quella di tornare indietro al mondo classico
e, in particolare, alla Grecia antica. Nel volume Il sex appeal dell'inorganico,
Perniola riunisce la filosofia e la sessualità. Sensibilità contemporanea ha
trasformato i rapporti tra le cose e gli esseri umani. Sex si estende oltre
l'atto e il corpo. Un tipo organico di sessualità viene sostituita da una
sessualità neutra, inorganico e artificiale indifferente alla bellezza, età o
forma. IPerniola esplora il ruolo dell'eros, il desiderio e la sessualità in
esperienza odierna del estetica e l'impatto della tecnologia. La sua è una
linea di pensiero che apre nuove prospettive sulla nostra realtà contemporanea.
La caratteristica più sorprendente è la capacità di Perniola di coniugare una
rigorosa re-interpretazione della tradizione filosofica con una meditazione sul
“sexy”. Si rivolge aspetti perturbanti come rapporto sessuale senza orgasmo,
apice o qualsiasi rilascio di tensioni. Si occupa di orifizi e organi, e le
forme di auto-abbandoni che vanno contro un modello comune di reciprocità.
Tuttavia, attingendo alla tradizione kantiana, Perniola sostiene anche che i
coniugi sono cose, perché “in costanza di matrimonio ogni affida il suo / la
sua intera persona all'altra al fine di acquisire pieni diritti su tutta la
persona dell'altro”. In L'arte e la SUA ombra
(Art e la sua ombra), popone un'interpretazione alternativa dell'ombra
che ha avuto una lunga storia nella filosofia. Nell'analisi dell'arte
contemporanea e del cinema, Perniola esplora come l'arte continua a
sopravvivere nonostante il mondo della comunicazione di massa e la
riproduzione. Egli sostiene che il senso dell'arte è da ricercarsi in ombra
creato, che è stato lasciato fuori dallo stabilimento arte,
comunicazione di massa, mercato e mass media. La sua filosofia copre anche la
storia di estetica e teoria estetica. Ha pubblicato Enigmi. Il momento Egizio
Nella Società e nell'arte , ( Enigmi. Il momento egiziana nella società e Art),
in cui analizza le altre forme di sensibilità che si svolgono tra l'uomo e le
cose. Perniola sostiene che la nostra società sta vivendo un “momento
egiziana”, caratterizzata da un processo di reificazione. Come prodotti di alta
tecnologia assumono sempre proprietà organiche, umanità si trasforma in una
cosa, nel senso che essa si vede deliberatamente come oggetto. Il volume
L'estetica del Novecento ( Novecento Estetica) fornisce un resoconto originale
e la critica alle principali teorie estetiche che hanno caratterizzato il
secolo precedente. Egli traccia sei tendenze principali che sono l'estetica
della vita, la forma, la conoscenza, azione, sentimento e cultura. In Del
Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale ( la
sensazione di Cattolica. La forma culturale di una religione universale),
Perniola sottolinea l'identità culturale del cattolicesimo , piuttosto che il
suo uno moralitstic e dogmatico. Egli propone “Cattolicesimo senza
l'ortodossia” e “una fede senza dogma”, che consente il cattolicesimo ad essere
percepita come un senso universale di sentimento culturale. “Strategie Del
Bello”; “Quarant'anni di estetica
italiana;” “Strategie di bellezza. Quarant'anni di Estetica italiana analizza le principali teorie estetiche che
ritraggono le trasformazioni avvenute in Italia. Il volume di Perniola mette in
luce il rapporto tra i tratti storici, politici e antropologici radicati nella
società italiana e il discorso critico sorto intorno a loro. Inoltre, egli
sostiene che la conoscenza e la cultura dovrebbero continuare ad essere
concessa una posizione privilegiata nelle nostre società, e dovrebbero sfidare
l'arroganza degli stabilimenti, l'insolenza degli editori, la volgarità dei
mass media, e il roguery plutocratica. La filosofia dei media Ampia gamma
di interessi teorici di Perniola includono la filosofia dei media . In
Contro la Comunicazione ( Contro Comunicazione 2004) analizza le origini,
meccanismi, dinamiche della comunicazione mass-media e dei suoi effetti
degenerativi. Il volume Miracoli e traumi della Comunicazione ( Miracoli e
traumi della comunicazione) si occupa degli effetti inquietanti della comunicazione
dal 1960 concentrandosi su quattro “eventi generative”. Queste sono le rivolte
degli studenti nel 1968, la rivoluzione iraniana del 1979, la caduta del muro
di Berlino, World Trade Center attacco. Ognuno di questi episodi sono tutti
trattati con sullo sfondo degli effetti miracolosi e traumatici in cui la
comunicazione mass-media hanno offuscato le differenze tra il reale e
impossibile, cultura alta e cultura di massa, il declino delle professioni, il
successo del populismo, il ruolo delle dipendenze, le ripercussioni di internet
sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma non meno importante, il ruolo
della valutazione in cui porno star sembrano aver raggiunto i più alti ranghi
del chi è chi grafici. finzione Perniola è l'autore del romanzo Tiresia, che
si ispira all'antico mito greco del profeta Tiresia , che è stato trasformato
in una donna. Il suo ultimo libro di narrativa è del Terrorismo Come una delle
belle arti ( al terrorismo come una delle Belle Arti s, ) Le opere
selezionate in italiano: “Il metaromanzo,” Milano, Silva, Tiresia , Milano,
Silva, L'alienazione artistica , Milano, Mursia, Bataille e il negativo ,
Milano, Feltrinelli, Philosophia sexualis. Scritti Georges Bataille , Verona,
Ombre Corte, La Società dei simulacri , Bologna, Cappelli, DOPO Heidegger.
Filosofia e organizzazione della cultura , Milano, Feltrinelli, Transiti.
Venite si va Dallo Stesso allo Stesso , Bologna, Cappelli, Introduzione alla 2 edizione a cura dell'Autore, Presa diretta.
Estetica e politica . Venezia, Cluva, Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e
nell'arte , Genova, Costa & Nolan, Del Sentire , Torino, Einaudi, 1 Più che
sacro, Più che profano , Milano, Mimesis, Il sex appeal dell'inorganico ,
Torino, Einaudi L'estetica del Novecento , Bologna, Il Mulino, Disgusti. Nuove
Tendenze estetiche , Milano, Costa & Nolan, I situazionisti , Roma,
Castelvecchi, L'arte e la SUA ombra ,
Torino, Einaudi, Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione
universale , Bologna, Il Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses
a stupid puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication
without communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian
philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli
e traumi della Comunicazione , Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello.
Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di
estetica, Strategie Del Bello. Quarant'anni di estetica italiana, Milano,
Mimesis , Estetica contemporanea. Una visione globale , Bologna, . La
Società dei simulacri Nuova Edizione, Milano, Mimesis, Berlusconi o il '68
Realizzato , Milano, Mimesis, . Presa diretta. Estetica e politica. Nuova
Edizione , Milano, Mimesis, .Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi ,
Milano, Mimesis, .L'avventura situazionista. Storia critica dell'ultima
avanguardia Professore, Milano, Mimesis, .L'arte espansa , Torino, Einaudi, . 1
milioni . Del Terrorismo Come una delle belle arti , Milano, Mimesis, .Estetica
Italiana Contemporanea , Milano, Bompiani, , Le opere selezionate in inglese
Libri Enigmi. Il momento egiziana nella società e Arte , tradotto da
Christopher Woodall, prefazione all'edizione inglese dall'autore, Londra-New
York, Verso, Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo , prefazione di
Hugh J. Silverman, introduzione e traduzione di Massimo Verdicchio, con
l'introduzione dell'autore, Amherst (USA), l'umanità Libri, 1-Arte e la sua
ombra , prefazione di Hugh J.Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, The
Sex-appeal dell'inorganico , tradotto da Massimo Verdicchio, Londra-New York,
Continuum, 20th Century Estetica: Verso una teoria di sentimento , tradotto da
Massimo Verdicchio, London-New Delhi- NEW YORK Sydney, Bloomsbury, Di volta in
volta”, Artforum , “La differenza del
Filosofica Cultura italiana”, Laurea Facoltà di Filosofia Journal , New School
for Social Research, New York, “Logica
della Seduzione”, NMA , n 3, RIVISTA, “Mimetic Art”, Krisis , (Houston),“Stili di
post-politici”, differenziazione , “Venusiano Charme”, “decoro e abito da
sera”. G. Borradori, ed., Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana. “Tra Abbigliamento e nudità”, Zona “Al di là di postmodernità”, Differentia “La
bellezza è come un fulmine”, Walter De Maria , Stoccolma, Moderna Museet,
“Riflessioni critiche”, Artforum ,. “Enigmi di temperamento italiano”,
Differentia ,. “Primordiale Graffiti”, Differentia ,. “Urban, più di urbana”,
Topographie , Wien, ed in Strata, Helsinki, “Emozione”, Frederikborgmuseet,.
“Rituals in Mostra”, Haim Steinbach . Catalogo a cura della Galleria d'Arte del
Castello di Rivoli, Milano, Charta, “Verso visiva filosofia”, la 6a Settimana Video
International , Genève “Burri ed Estetica”, Burri , Milano, Electa “Stile, narrativa e post-storia” (con Arthur
Danto e Demetrio Paparoni), Tema celeste , “Sex appeal dell'inorganico”, Journal of
Psychoanalysis europea ,“Un estetico del Grand Style: Guy Debord”, Sostanza “Cultural
Turns all'art. Arte tra il parassitismo e l'ammirazione”, RES, James Swearingen,
Johanne Cutting-Gray, ed., Sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte . New
York-London, Continuum, “La svolta
culturale e sentimento Ritual nel cattolicesimo”, Paragrana , Berlino, Ripubblicato come “La svolta culturale nel
cattolicesimo”, il dialogo. Annuario della filosofica ermeneutica, Ragione e
Reasonabless (Riccardo Dottori ed.), Münster, Lit Verlag, Henning Laugerud
& Laura Katrine Skinnebach, eds., Strumenti di devozione. Le pratiche e gli
oggetti di Religiois Pietà dal tardo Medioevo al 20 ° secolo , Aarhhus. “Ricordando
Derrida”, sostanza , “La giustapposizione giapponese”, Rivista Europea .”, Celant,
G., & Dennison, L.,Cinquanta anni di arte, architettura, cinema,
performance, fotografia e video , Milano, Skira, “Cultural Turns in Estetica e
Anti-Estetica”, Filozofski Vestnik (ed. Aleš Erjacev), Guarda anche Estetica
Anti-art Internazionale Situazionista simulacro cyberpunk fetish abbigliamento
filosofia italiana La filosofia del sesso filosofia occidentale. Le
note //agalmaweb.org Hugh J. Silverman, “Prefazione”, La sessualità, la morte, Mondo. Questo volume
contenente “Premessa” di Hugh Silverman e il saggio di Massimo Verdicchio
“Lettura Perniola Reading” è il più
utile e punto di partenza per lo studio del pensiero di Perniola, Fondazione desanctis/index.php?option=com_content&view=article&id=80&Itemid=84
Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un introduzione". Pensare
rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Con una prefazione di Hugh J.
Silverman, New York: Humanity Books, Eugenio Montale, “Entra in scena il
metaromanzo”. Il Corriere della Sera , Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola
Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo
. Bredin "L'alienazione artistica" di Mario Perniola,Inverno Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading.
Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo . Con
una prefazione di Hugh J. Silverman, New York: Humanity Books, //notbored.org/
debord a.html I situazionisti ,
Roma, Castelvecchi, “ Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo “Pensare rituale. La sessualità, la morte”
(Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Sulla
influenza della nozione di simulacri vedere Robert Burch. “Il simulacro della Morte:
Perniola al di là di Heidegger e la metafisica?”. Sentire la differenza,
Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte . James Swearingen & Johanne
Cutting-Gray, Ed. New York-London: Continuum, Robert Lumley. Stati di
emergenza. Le colture di Rivolta in Italia. Verso, Per ulteriori
interpretazioni del concetto di transito vedere Hayden White, "la
differenza italiana e la politica della cultura", in Laurea Facoltà di
Filosofia Journal, Giovanna Borradori. Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana .
Evanston: Northwestern University Press, Catalogo Einaudi di Francoforte Fiera
del Libro Massimo Verdicchio, Thinking
Ritual. La sessualità, la morte, Mondo . Con una prefazione di Hugh J.
Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, New York: Humanity Books, Hugh
Silverman, catalogo IAPL, Siracusa. Steven Shaviro, “il sex appeal della
inorganica”, La Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/?p=440 Perniola, il
sex appeal del inorganica , Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della
teoria di Perniola in inglese vedi Steven Shaviro, “il sex appeal della
inorganica”, La Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh, Recensione
di “arte e la sua ombra” e “il sex appeal della Inorganica”, in e Critica d'arte,
Stella Sandford, “il sex appeal della inorganica: Filosofie del desiderio nel
mondo contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra), Anna Camaiti Hostert sexy cose
,//altx.com/ebr/ebr6/6cam.htm ; intervista tra Sergio Contardi e Mario
Perniola//psychomedia/jep/number3-4/contpern.htm Prefazione di Hugh
Silverman, Arte e la sua ombra. Per l'influenza di arte e la sua ombra vedere
Farris Wahbeh, Recensione di “arte e la sua ombra” e “il sex appeal della
inorganica”, The Journal of Aesthetics e Critica d'arte , Robert Sinnerbrink, “Cinema e la sua ombra:
di Mario Perniola arte e la sua ombra”, Filosofia Film , film-philosophy /sinnerbrink.pdf
Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo . Con una
prefazione di Hugh J. Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, Sulla
ricezione di Enigmi. Il momento egiziana nella società e Arte vedere Gary
Aylesworth “Retorica postmoderno ed Estetica” in “Postmodernismo", la
Stanford Encyclopedia of Philosophy, Edward N. Zalta (ed.),//plato.stanford.edu
/ voci / post modernismo Perniola, M., “La svolta culturale del
cattolicesimo”. Laugerud, Henning, Skinnebach, L. Katrine. Gli strumenti di
devozione. Le pratiche e oggetti di pietà religiosa dal tardo Medioevo al 20 °
secolo . Aarhus ulteriore lettura Giovanna Borradori , ricodifica METAFISICA.
La filosofia Nuova italiana, Robert Burch, il simulacro della Morte: Perniola
al di là di Heidegger e la metafisica? , Nel sentire la differenza, Estetica, Politica,
Morte, New York-London, Continuum, Alessandro Carrera, revisione a Disgusti ,
in Canada Rassegna di letteratura comparata , Stella Sandford, il sex appeal
della inorganica: Filosofie del desiderio nel mondo moderno , in Filosofia Radical,
Robert Lumley, stati di emergenza: Culture di rivolta in Italia, Mark Sink,
Rassegna di Enigmi. Il momento egiziana nella società e arte , nel New
Statesman & Society , Hayden White, la differenza italiana e la politica
della cultura , in Laurea Facoltà di Filosofia, n. 1. Hugh Bredin, recensione
di L'alienazione artistica di Mario Perniola, nel British Journal of Aesthetics
, Inverno 1972. Farris Wahbeh, Rassegna di Arte e la sua ombra e il sex appeal
della Inorganica , in The Journal of Aesthetics e Critica d'arte, O' Brian,
L'arte è sempre scivoloso, in Art World (USA),Paolo Bartoloni, il valore dei
valori sospensione , in Neohelicon , Christian Descamps, Mario Perniola et les
riti contemporains , in Le Monde, 4. Civiltà , Paris, La Découverte, Dell'Arti
GiorgioParrini Massimo, Catalogo dei viventi italiani Notevoli , Venezia,
Marsilio Nils Roller, simulazione in Joachin Ritter. link esterno Sito web
personale La lettera di Debord a Perniola Gary Aylesworth su Perniola Blog di Stephen
Shaviro. Recensione Il sex appeal della inorganica: una conversazione tra
Sergio Contardi e M. Perniola (//psychomedia/ jep/number3-4/contpern.htm
) Recensione di “La sessualità, la morte, World” ( web.archive.org/web/ 20051230194426/http://
sirreadalot.org/religion/ religion/ritualR.htm ) Recensione di
Sinnerbrink di “arte e la sua ombra” di (//film-philosophy.com/ ,il rilascio
n.2 Il corpo dell'immagine (//italiaoggi.com.br/not12/ ital_not20001205c.htm )
Agalma . Journal of Cultural Studies ed Estetica (//agalmaweb.org/ ) Blog su “Feeling Thing”
(in italiano) (//cosachesente.splinder.com/ ). Keywords: ‘seduzione’ ‘le
strategie del bello’ ‘altre il desiderio e il piacere’ – Mario Perniola
Perniola. Keywords. Luigi Speranza, “Grice e Perniola” – The Swimming-Pool
Library.
Perone
(Torino).
Filosofo. Grice: “While Perone can be a pessimist, I think the party is NEVER
over!” Grice: “I especially appreciate two things in the philosophy of Perone:
his emphasis on the the intersection between modality and temporality: ‘the
possible present’ – vis-à-vis memory – a theme in my “Personal identity” and
also the implicature: what is actual is also possible” – AND his idea of an
‘interruption,’ which I take it to the rational flow of conversation!”
Speranza, “The feast of conversational reason,” “The feast of reason and the
bowl of soul” -- important Italian philosopher.Perone,
già allievo di Luigi Pareyson, ha completato gli studi di filosofia a Torino
nel 1967 con una tesi su "La filosofia della libertà in Charles
Secrétan". Per il suo lavoro ha ricevuto il Premio Luisa Guzzo per la
migliore dissertazione filosofica dell'anno accademico. A questo è
seguita una borsa di ricerca quadriennale presso l'Università di Torino, e
successivamente un posto di assistente. All'Università di Torino, Ugo Perone è
stato poi nominato professore di Filosofia della religione -- Ordinario di
filosofia teoretica nell'Università Tor Vergata di Roma è stato successivamente
chiamato alla cattedra di filosofia morale nell'Università del Piemonte
Orientale, dove è stato anche Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici e delegato
del Rettore per gli affari internazionali. -- titolare presso la Humboldt
Universität di Berlino della cattedra Guardini di Filosofia della religione e
della visione del mondo cattolica. La cattedra, che faceva capo alla locale
Facoltà di Teologia, è stata trasferita dall’ottobre 2019 all’Istituto Centrale
di Teologia Cattolica dell'Università con il nome di cattedra di Filosofia
della religione e di storia delle idee teologiche. Parallelamente alla
carriera accademica, Ugo Perone è stato Assessore alla Cultura del Comune di
Torino dal 1993 al 2001 e dal 2001 al 2003 è stato Direttore dell'Istituto
Italiano di Cultura di Berlino (nomina di chiara fama). -- è stato altresì
Assessore alla cultura e al turismo della Provincia di Torino. Senior
Fellow del Collegium Budapest. -- è Presidente della Società Italiana per gli
Studi di Filosofia e Teologia e membro del comitato direttivo della rivista
Filosofia e Teologia e dell’Archivio filosofico. È anche membro del comitato
scientifico delle riviste Giornale di metafisica e Spazio Filosofico e del Centro
Studi Filosofico-religiosi Luigi Pareyson. È fondatore e direttore della Scuola
di Alta Formazione Filosofica. È infine membro di diversi comitati nazionali e
internazionali nel campo della filosofia e della teologia. Pensiero Le
opere più recenti sono dedicate ad approfondire la possibile dimensione
politica di una filosofia ermeneutica (la politica è l’invenzione di un nuovo
ordine che contempera il „per me“ e il „per tutti“); la riscoperta di una
morale creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa, verso una
normatività più inclusiva; le tematiche della filosofia della religione con una
ridiscussione del significato della secolarizzazione; la ricchezza e la
complessità della verità che non si lascia ridurre a semplice corrispondenza,
ma include anche la responsabilità per il reale. Una metafora ha ispirato
l'intero percorso di pensiero di Perone, quella della lotta di Giacobbe con
l'Angelo, raccontata nel libro della Genesi. Nella notte del deserto, uno
straniero interrompe la solitudine di Giacobbe e combatte con lui in una
battaglia che non avrà né vincitori né vinti. Solo all'alba Giacobbe scopre di
essere stato ferito dall'Angelo. Ma questa ferita significa anche la
benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con Dio e non è stato
ucciso, d'ora innanzi si chiamerà Israele. Il racconto è la cifra dell'estrema
tensione che sussiste, secondo Perone, tra il finito e l'infinito, tra il
penultimo e l'ultimo, tra i singoli significati e il senso complessivo. La
filosofia ha un'obbligazione morale di fedeltà al finito che la conduce a non
rinnegare mai le condizioni storiche del pensiero, ma anche a non rinunciare
alla sua vocazione a trascenderle con l'ascolto del non immediato, il lavoro e
la fatica. Riconosciuta la modernità come condizione, il pensiero non può
illudersi di potersi semplicemente installare nell'essere o nel senso, come se
tra finito e infinito non si fosse consumata una cesura. E tuttavia, ugualmente
inopportuno sarebbe un appiattimento sui semplici significati storici, dimentico
dell'appello dell'essere. La necessaria protezione della finitezza (protezione
del finito anche nei confronti dell'essere, che in qualche modo va sfidato,
perché è coi forti che è necessario essere forti)[7] non deve significare
l'eliminazione di nessuno dei due contendenti. Sulla soglia tra finito e infinito, tra storia e ontologia,
si realizza una mediazione, che non implica il superamento della distanza, ma
la sua conservazione. Al fine di preservare la «doppia eccedenza» del finito sull'infinito e di questo su
quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi, sia trasformandola in
identità, sia indebolendola fino a un punto d'indifferenza. Così, è vero,
per esempio, che la memoria non conserva che frammenti, né può pretendere di ricordare
direttamente l'intero; ma è altrettanto vero che questi frammenti non vanno
abbandonati a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la memoria
ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una vita, di
una storia…) a dover essere ricordato.La filosofia resta ossessionata dal
tutto, ma questo tutto «non ha l'estensione della totalità, ma l'intensità del
frammento in cui ne va dell'intero» Si comprende quindi perché i primi libri di
Perone abbiano titoli doppi: Modernità e memoria, Storia e ontologia: si tratta
di dire sempre insieme due cose, secondo una dialettica dell'et-et, dell'indugio
e dell'anticipazione.Se i libri successivi individuano invece, fin dal titolo,
un unico tema (Le passioni del finito; Nonostante il soggetto; Il presente
possibile; La verità del sentimento), questo significa che il finito, il
soggetto, il presente, il sentimento vengono analizzati come soglie, come
luoghi che non possono nemmeno essere concepiti, per non dire vissuti, senza la
memoria dell'altro. Come nel caso di Giacobbe, sono luoghi che portano la
ferita inferta loro dall'altro come una benedizione. Metodo di lavoro
Perone elabora la propria filosofia ermeneuticamente, a partire da uno studio
in profondità – spesso svolto controcorrente rispetto alle mode culturali del
momento – della storia della filosofia e di singoli autori classici e
contemporanei, come Cartesio, Schiller, Feuerbach, Secrétan, Benjamin, in
aggiunta ad altri filosofi (in particolare, Platone, Aristotele, Hegel,
Schelling, Kierkegaard, Husserl, Heidegger, Merleau-Ponty e Lévinas), i cui
nomi costellano i suoi numerosi lavori. Parte integrante della ricerca
filosofica di Perone è altresì un confronto continuo con la teologia,
soprattutto quella di Barth, Bonhoeffer, Bultmann e Guardini, che negli anni
recenti si è esteso alla considerazione della poesia (specialmente quella di
Paul Celan), della narrativa e del teatro, intesi come aree capaci di offrire
contributi filosofici cruciali. La sua capacità di essere maestro e di indirizzare
i giovani nella ricerca filosofica è indisgiungibile dal suo modo di praticare
la filosofia. Opere:”Teologia ed esperienza religiosa” Mursia, Milano, “Storia e ontologia,”
Studium, Roma “La totalità interrotta”
Mursia, Milano, “Modernità e memoria,” Sei, Torino “In lotta con
l'angelo,” SEI, Torino (in collaborazione con G. Ferretti, A. Pastore Perone,
C. Ciancio, Maurizio Pagano); “Feuerbach,” Mursia, Milano, “Le passioni del
finito,” EDB, Bologna, “Un dialogo sulla modernità,” Rosenberg & Sellier,
Torino (con C. Ciancio); “Nonostante il soggetto,” Rosenberg & Sellier,
Torino, “Il presente possibile,” Guida, Napoli, “La verità del sentimento,”
Napoli, Guida, “Filosofia e spazio pubblico,” Il Mulino, “Ripensare il
sentimento,” Cittadella Editrice, Assisi,
Le passioni del finite.” “L’essenza della religione, gdt, 376, Queriniana,
Brescia Il racconto della filosofia. Breve storia della filosofia, Queriniana,
Brescia. Un tema che è diventato predominante nella produzione più recente è la
riflessione etico-politica. Tra le sue pubblicazioni sul tema si
ricordano: Filosofia e spazio pubblico, Il Mulino, Bologna, Das
Christentum nach der Säkularisation, in Europa ohne Gott? Auf der Suche nach unserer
Identität, a cura di Simon e Hahn, Hänssler, Holzgerlingen, Lo spazio pubblico e le sue metafore, in
Identità, differenze, conflitti, a cura di L. Ruggiu e F. Mora, Mimesis, Milano
(trad. inglese Space and its Metaphors,
in “Symposium”, vLa secolarizzazione: un bilancio, in “Annuario filosofico“,
Mursia, Milano, Givone, I sentieri della filosofia, Rosenberg & Sellier,
Torino. Una cospicua parte della produzione di Perone si concentra sul tema
della finitezza e sul rapporto tra filosofia e narrazione. Tra i numerosi
articoli, vanno ricordati almeno quelli dedicati al pensiero di Benjamin:
Benjamin e il tempo della memoria, in «Annuario Filosofico», Mursia, Milano 1
Memoria, tempo e storia in Walter Benjamin, in G. Ferretti, a cura di, Il tempo
della memoria, Marietti, Genova, Walter Benjamin, in Enciclopedia Filosofica,
Centro Studi Filosofici di Gallarate, vol. II, Bompiani, Milano Il rischio del
presente: Benjamin, Bonhoeffer, Celan, in L'acuto del presente. Poesia e
poetiche a metà del Novecento, a cura di C. Sandrin, Edizioni dell'Orso,
Alessandria, Per l’Enciclopedia Filosofica, Bompiani, Milano, ha curato le
seguenti voci: Ateismo, Benjamin, Futuro, Memoria, Passato, Pensiero, Presente,
Riflessione, Secrétan, Silenzio, Tempo. Ha curato e introdotto presso
Rosenberg & Sellier l'edizione dei testi degli autori della Scuola di Alta
Formazione Filosofica: Marion, Dialogo con l'amore,; D. Henrich, Metafisica e
modernità, C. Larmore, Dare ragioni, J.
Searle, Coscienza, linguaggio, società, A. Heller, Per un'antropologia della
modernità, E. Severino, Volontà,
destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente, B. Waldenfels, Estraneo, straniero,
straordinario. Saggi di fenomenologia responsiva, Intorno a Jean-Luc Nancy, H.
Joas, Valori, società, religione. Vii fa esplicito riferimento, tra l'altro, in
Modernità e Memoria, L'Angelo – cioè l'infinito, ma più in generale l'oggetto,
il mondo – non è un «limite» che il soggetto pone a se stesso, ma «una barriera
che gli è posta» e che, dunque, «non si lascia ultimamente inglobare» dal
soggetto, per quanto potente egli sia. «Ai limiti estremi della propria
estensione e della propria potenza», il soggetto incontra la «resistenza
testarda del mondo», e misura così la propria «impotenza di infinito». Questa
lotta/scontro con la barriera lascia nel soggetto «una ferita che appartiene
per sempre all'identità della coscienza» (Nonostante il soggetto). L'Angelo può
quindi essere definito «quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito urta»
(Nonostante il soggetto). Il tema della
tensione tra cielo e terra è centrale per Perone fin dal libro su Bonhoeffer.
Come dimenticare che la teologia bonhoefferiana è forse l'unica che ha osato
vedere nella tensione tra cielo e terra non una tentazione, ma un guadagno
tanto per il cielo quanto per la terra? Storia e Ontologia). E attiva un'originalissima interpretazione del
rapporto tra senso e significati. Con significati intendo il cristallizzarsi
storico di scelte determinate, aventi in sé una ragione sufficiente. Con senso
intendo una direzione capace di unificare una molteplicità in sé dispersa di
significati, in modo da costituirli come un progetto e un'interpretazione della
realtà» (Modernità e Memoria). La
definizione della modernità come tempo della cesura risale in Perone perlomeno
alla monografia su Schiller: La totalità interrotta. Il tema è ripreso proprio
in apertura di Modernità e Memoria, dove Perone individua nella modernità
l'epoca della cesura (Modernità e Memoria,5): la modernità è dunque chiamata a
essere il tempo della memoria, perché «la memoria è sempre memoria della cesura»
(Modernità e Memoria). Eredita da Bonhoeffer l'«uso teologico della categoria
dell'illuminismo (Storia e ontologia), e tuttavia non simpatizza per quelle
letture della modernità, dimentiche della tensione, che semplicemente pongono
«l'uomo in luogo di Dio come fonte di legittimazione», puntando tutto sulla
«continuità», anziché sulla discontinuità della storia (Modernità e
memoria,47). Per un approfondimento a tutto tondo del significato dell'ateismo
contemporaneo, resta fondamentale la monografia su Feuerbach: Teologia ed
esperienza religiosa in Feuerbach.
«Contro l'Essere, ciò che è forte, è lecito essere forti, perché la
minaccia non lo vince, ma lo lascia stagliarsi in tutta la sua maestà e incommensurabile
grandezza» (Nonostante il soggetto,108).
Per una trattazione sistematica del concetto di "soglia”, che
Perone svolge con particolare riferimento a Walter Benjamin, cfr. Il presente
possibile, («Il presente come
soglia»). Nonostante il soggetto. Se la
totalità è interrotta, non possiamo ricordare se non frammenti, e quasi
"istantanee” del tempo. Tuttavia, «se la memoria afferra brandelli e
frammenti, è perché in essi vi legge il tutto, perché li pensa capaci di dar
senso e di riscattare, perché in essi vi scorge l'essenziale. Essa sa che non
tutto può essere salvato, ma osa credere che nella memoria salvata vi possa
essere un senso anche per ciò che è andato perduto» (Modernità e Memoria). La verità del sentimento, Nel rivalutare la
funzione filosofica dell'indugio, con riferimento ai racconti di Shahrazàd,
Perone osserva che perlopiù la filosofia non ha seguito la medesima strategia:
«In generale, essa non ha seguito la strada dell'indugio e del rinvio»,
puntando invece sulla «funzione anticipativa» (Nonostante il soggetto) Particolare
rilievo riveste a questo proposito la distinzione che Perone traccia tra
«spazio pubblico» e «spazio comune. Perone individua anzi come «rischio
immanente della democrazia» «il riassorbimento della sfera pubblica entro le
semplici logiche della sfera comune». Nella nostra attuale democrazia
incompiuta, «lo spazio pubblico si espone al rischio di un inglobamento nello
spazio comune» (Filosofia e spazio pubblico). E. Guglielminetti, ed.,
Interruzioni. Note sulla filosofia di Ugo Perone, il melangolo, Genovam v.
“Annuario filosofico, Mursia Milano, articoli di C. Ciancio, G. Ferretti, N.
Sclenczka, W. Gräb. https://www.theologie.hu-berlin.de/de/guardini/mitarbeiter/li,
su theologie.hu-berlin.de.vips/ugo.perone, su sdaff.
http://www.lett.unipmn/docenti/perone/, su lett.unipmn oportet idealismo su
spaziofilosofico.
http://www.spaziofilosofico/numero-05/2052/il-pudore/#more-2052, su spaziofilosofico.
Ugo Perone. Perone. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Perone," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Persio (Matera). Filosofo.
Figlio dello scultore Altobello Persio e fratello di Ascanio Persio, linguista,
Domizio e Giulio, rispettivamente pittore e scultore, compì i primi studi a
Matera dove prese gli ordini minori.
Trasferitosi a Napoli dove divenne sacerdote, conobbe Telesio di cui
diventò discepolo, e scrisse diverse opere a difesa e chiarimento del pensiero
del suo maestro. Dopo la morte dello stesso Telesio, fece pubblicare alcuni
suoi scritti minori intitolandoli Varii de rebus naturalibus libelli. Si trasferì a Venezia, e diventò parroco a
Padova e pubblicò il Trattato dell'ingegno dell'huomo, in cui riprendeva la
teoria telesiana dello spiritus, principio spirituale, movimento, vita,
intelligenza. Si trasferì a Roma. Qui
conobbe anche Tommaso Campanella e Galileo Galilei e pubblicò un trattato di
carattere medico, “Del bever caldo,” in cui riprendeva diverse idee già
trattate in precedenza riguardo allo spirito e ai consigli per la sua
conservazione. Opere: “Digestum vetus
seu Pandectarum iuris civilis: commentarijs Accursii ... praecipue autem
Antonii Persii philosophiae ... illustratus, Venezia, Franceschi, Bindoni, Bevilacqua, Zenaro, Trattato
dell'ingegno dell'huomo, Venezia, Aldo Manuzio, Liber nouarum positionum, in
Rhetoricis Dialecticis Ethicis Iure ciuili Iure pontificio Physicis, Venezia,
Iacopo Simbeni, Digestum vetus, seu Pandectarum iuris civilis tomus primus: cum
pandectis florentini, Venezia,Franceschi; Bindoni; Bevilacqua, Zenaro. Disputationes
libri novarum positionum Antonii Persii, triduo habitae Venetiis Edidit Andreas
Alethinus, Firenze, Marescotti, Del bever caldo, costumato da gli antichi
Romani , Venezia, Ciotti, B. Telesio,
Varii de naturalibus rebus libelli ab Antonio Persio editi, Venezia, Felice
Valgrisio, Varii de naturalibus rebus libelli Note "Antonius Persius vixi annis LXIX.
mensibus VIII. diebus V. Ad plures abij anno salutis XI kalendas
Februarias", Index capitum librorum Abbatis Antonii Persii lyncei De
ratione recte philosophandi et de natura ignis, et caloris, Romae, apud I.
Mascardum Scheda «Trattato dell'ingegno dell'huomo» Libraweb.net Antonio Persio, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Antonio Persio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Antonio Persio. Persio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Persio,” per
il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.
Pessina (Napoli). Filosofo. Linceo. Fu senatore del Regno d'Italia
nella XIII legislatura. Compì all'Napoli
sia studi giuridici che filosofici. Fu allievo di Galluppi, di cui curò
l'edizione della "Storia della filosofia.” Di idee liberali, fu oppositore
dei Borboni, prendendo parte ai moti.. Pubblicò il suo Manuale di diritto
costituzionale che gli procurò la persecuzione della polizia e poi il carcere.
Sposò Giulia Settembrini, figlia di Luigi Settembrini, all'epoca del matrimonio
recluso nell’Isola di Santo Stefano. Fuggì dal Regno e risiedette a Livorno, per
essere nominato professore a Bologna.
Con la caduta dei Borboni, tornò a Napoli dove fu sostituto procuratore
generale. Deputato e poi Senatore del Regno d'Italia, fu ministro dell'agricoltura,
industria e commercio nel Governo Cairoli I e ministro di grazia e giustizia e culti nel
Governo Depretis VI. Fondò la rivista giuridica Il Filangieri con Persico. Dvenne
socio dell'Accademia dei Lincei. Morì nella
sua casa in via del Museo Nazionale, strada che prese in seguito il suo nome: Anche
il palazzo dove visse e morì è da allora ricordato col suo nome. Intitolazioni Presso la sede storica
dell'Università Federico II di Napoli c'è un'aula a lui intitolata. A lui è dedicato uno dei 229 busti di
italiani illustri che ornano la passeggiata del Pincio a Roma. Opere: “Elementi di procedura penale,” Fra le
numerose sue opere, si ricordano: “ Manuale del diritto pubblico
costituzionale, Napoli: Stabilimento poligrafico, Elementi di procedura penale,
Napoli, Nicola Jovene, Il Naturalismo e le scienze giuridiche, discorso
inaugurale letto nella Regia Napol, Napoli: Tipografia dell'Accademia Reale
delle Scienze, Elementi di diritto penale,
1, Napoli, Riccardo Marghieri, Elementi di diritto penale, 2, Napoli, Riccardo Marghieri, Elementi di
diritto penale, 3, Napoli, Riccardo
Marghieri, Manuale del diritto penale italiano, Napoli: Eugenio Margheri, Manuale
del diritto pubblico costituzionale, con prefazione di Giorgio Arcoleo e
introduzione di Ignazio Tambaro, Napoli: G. Priore, La voce dell'Enciclopedia
Italiana Emilio Albertario (vedi ) i Enrico Pessina , Storia della filosofia di
Pasquale Galluppi. A cui si aggiunge l'elogio funebre, Milano : Gio. Silvestri,
Emilio Albertario, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Enrico Pessina, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. storia.camera,
Camera dei deputati. Enrico Pessina, su
Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
Biografia Luciano Malusa, in La
storiografia filosofica in Italia nell'Ottocento, sito del Dipartimento di
Filosofia dell'Genova. Scheda sul sito del Senato., su notes9.senato. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pessina” – The Swimming-Pool Library.
Petrarca (Arezzo). Filosofo. Grice: “There are a few studies on
Petrarca and ‘filosofia’: “Petrarca platonico,” etc. – but his most important
contribution is via implicatura, as when I deal with Blake or Shakespeare.” Considerato
il precursore dell'umanesimo e uno dei fondamenti della letteratura italiana,
soprattutto grazie alla sua opera più celebre, il “Canzoniere”, patrocinato
quale modello di eccellenza stilistica da Bembo. Uomo moderno, slegato ormai
dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del mondo,
Petrarca rilanciò, in ambito filosofico, l'agostinismo in contrapposizione alla
scolastica e operò una rivalutazione storico-filologica dei classici latini.
Fautore dunque di una ripresa degli studia humanitatis in senso antropocentrico
(e non più in chiave assolutamente teocentrica), Petrarca (che ottenne la
laurea poetica a Roma nel 1341) spese l'intera sua vita nella riproposta culturale
della poetica e filosofia antica e patristica attraverso l'imitazione dei
classici, offrendo un'immagine di sé quale campione di virtù e della lotta
contro i vizi. La storia medesima del Canzoniere, infatti, è più un percorso di
riscatto dall'amore travolgente per Laura che una storia d'amore, e in
quest'ottica si deve valutare anche l'opera latina del Secretum. Le
tematiche e la proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il
movimento culturale umanistico, diedero avvio al fenomeno del petrarchismo,
teso ad imitare stilemi, lessico e generi poetici propri della produzione
lirica volgare dell'aretino. Nacque da ser Petracco, notaio, ed Eletta Cangiani
(o Canigiani), entrambi fiorentini. Il padre, originario di Incisa, appartene alla
fazione dei guelfi bianchi e fu amico d’Alighieri, esiliato da Firenze per
l'arrivo di Valois, apparentemente entrato nella città toscana quale paciere di
Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per sostenere i guelfi neri contro quelli
bianchi. La sentenza emanata da Cante Gabrielli da Gubbio, podestà di Firenze,
esilia tutti i guelfi bianchi, compreso il padre di Petrarca che, oltre
all'oltraggio dell'esilio, e condannato al taglio della mano destra. A causa
dell'esilio, trascorse l'infanzia in diversi luoghi della Toscana. Prima ad
Arezzo, poi Incisa e Pisa, dove il padre era solito spostarsi per ragioni politico-economiche.
A Pisa, il padre, che non perde la speranza di rientrare in patria, si e
riunito ai guelfi bianchi e ai ghibellini per accogliere Arrigo VII. Secondo
quanto affermato dallo stesso Petrarca nella Familiares, indirizzata a
Boccaccio, a Pisa avvenne, probabilmente, il suo unico e fugace incontro con
l'amico del padre, Alighier. Tuttavia, già nel 1312 la famiglia si trasferì a
Carpentras, vicino Avignone, dove il padre ottenne incarichi presso la Corte
pontificia grazie all'intercessione del cardinale Niccolò da Prato. Nel
frattempo, il piccolo Francesco studiò a Carpentras sotto la guida del
letterato Convenevole da Prato, amico del padre che verrà ricordato dal
Petrarca con toni d'affetto nella Seniles, XVI, 1. Alla scuola di Convenevole,
presso la quale studiò dal 1312 al 1316, conobbe uno dei suoi più cari amici,
Guido Sette, arcivescovo di Genova dal 1358, al quale Petrarca indirizzò la
Seniles, X, 2[N 2]. Anonimo, Laura e il Poeta, Casa di Francesco
Petrarca, Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo pittorico
realizzato nel corso del Cinquecento mentre era proprietario Pietro Paolo
Valdezocco. Gli studi giuridici a Montpellier e a Bologna L'idillio di
Carpentras durò fino all'autunno del 1316, allorché Francesco, il fratello
Gherardo e l'amico Guido Sette furono inviati dalle rispettive famiglie a
studiare diritto a Montpellier, città della Linguadoca, ricordata anch'essa
come luogo pieno di pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al disinteresse e al
fastidio provati nei confronti della giurisprudenza[N 3], il soggiorno a
Montpellier fu funestato dal primo dei vari lutti che Petrarca dovette
affrontare nel corso della sua vita: la morte, a soli 38 anni, della madre
Eletta nel 1318 o 1319. Il figlio, ancora adolescente, compose il Breve
pangerycum defuncte matris (poi rielaborato nell'epistola metrica 1, 7), in cui
vengono sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte nella parola
latina electa. Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie, decise di
cambiare sede per gli studi dei figli inviandoli, nel 1320, nella ben più
prestigiosa Bologna, anche questa volta accompagnati da Guido Sette e da un
precettore che seguisse la vita quotidiana dei figli. In questi anni Petrarca,
sempre più insofferente verso gli studi di diritto, si legò ai circoli
letterari felsinei, divenendo studente e amico dei latinisti Giovanni del
Virgilio e Bartolino Benincasa, coltivando così i primi studi letterari e
iniziando quella bibliofilia che lo accompagnò per tutta la vita. Gli anni
bolognesi, al contrario di quelli trascorsi in Provenza, non furono tranquilli:
nel 1321 scoppiarono violenti tumulti in seno allo Studium in seguito alla
decapitazione di uno studente, fatto che spinse Francesco, Gherardo e Guido a
ritornare momentaneamente ad Avignone. I tre rientrarono a Bologna per
riprendervi gli studi dal 1322 al 1325, anno in cui Petrarca ritornò ad
Avignone per «prendere a prestito una grossa somma di denaro», vale a dire 200
lire bolognesi spese presso il libraio bolognese Bonfigliolo Zambeccari.Nel
1326 ser Petracco morì, permettendo a Petrarca di lasciare finalmente la
facoltà di diritto a Bologna e di dedicarsi agli studi classici che sempre più
lo appassionavano. Per dedicarsi a tempo pieno a quest'occupazione doveva
trovare una fonte di sostentamento che gli permettesse di ottenere un qualche
guadagno remunerativo: lo trovò quale membro del seguito prima di Giacomo
Colonna, arcivescovo di Lombez; poi del fratello di Giacomo, il cardinale
Giovanni, dal 1330. L'essere entrato a far parte della famiglia, tra le più
influenti e potenti dell'aristocrazia romana, permise a Francesco di ottenere
non soltanto quella sicurezza di cui aveva bisogno per iniziare i propri studi,
ma anche di estendere le sue conoscenze in seno all'élite culturale e politica
europea. Difatti, in veste di rappresentante degli interessi dei Colonna,
Petrarca compì, tra la primavera e l'estate del 1333, un lungo viaggio nell'Europa
del Nord, spinto dall'irrequieto e risorgente desiderio di conoscenza umana e
culturale che contrassegnò l'intera sua agitata biografia: fu a Parigi, Gand,
Liegi, Aquisgrana, Colonia, Lione. Particolarmente importante fu la
primavera/estate del 1330 allorché, nella città di Lombez, Petrarca conobbe
Angelo Tosetti e il musico e cantore fiammingo Ludwig Van Kempen, il Socrate
cui verrà dedicata la raccolta epistolare delle Familiares. Poco dopo
essere entrato a far parte del seguito del vescovo Giovanni, Petrarca prese gli
ordini sacri, divenendo canonico, col fine di ottenere i benefici connessi
all'ente ecclesiastico di cui era investito[N 4]. Nonostante la sua condizione
di religioso (è attestato che dal 1330 il Petrarca è nella condizione di chierico[25]),
ebbe comunque dei figli nati con donne ignote, figli tra cui spiccano per
importanza, nella successiva vita del poeta, Giovanni (nato nel 1337), e
Francesca (nata nel 1343)[26]. Ritratto di Laura, in un disegno
conservato presso la Biblioteca Medicea Laurenziana. L'incontro con Laura
Secondo quanto afferma nel Secretum, Petrarca incontrò per la prima volta,
nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone, il 6 aprile del 1327 (che cadde di
lunedì. Pasqua fu il 12 aprile, e il Venerdì santo il 10 aprile in quell'anno),
Laura, la donna che sarà l'amore della sua vita e che sarà immortalata nel
Canzoniere. La figura di Laura ha suscitato, da parte dei critici letterari, le
opinioni più diverse: identificata da alcuni con una Laura de Noves coniugata de
Sade[N 5] (morta nel 1348 a causa della peste, come la stessa Laura
petrarchesca), altri invece tendono a vedere in tale figura un senhal dietro
cui nascondere la figura dell'alloro poetico (pianta che, per gioco
etimologico, si associa al nome femminile), suprema ambizione del letterato
Petrarca[28]. L'attività filologica La scoperta dei classici e la
spiritualità patristica Come accennato prima, Petrarca manifestò già durante il
soggiorno bolognese una spiccata sensibilità letteraria, professando una grandissima
ammirazione per l'antichità classica. Oltre agli incontri con Giovanni del
Virgilio e Cino da Pistoia, importante per la nascita della sensibilità
letteraria del poeta fu il padre stesso, fervente ammiratore di Cicerone e
della letteratura latina. Difatti ser Petracco, come racconta Petrarca nella
Seniles, XVI, 1, donò al figlio un manoscritto contenente le opere di Virgilio
e la Rethorica di Cicerone e, nel 1325, un codice delle Etymologiae di Isidoro
di Siviglia e uno contenente le lettere di san Paolo[29]. In quello
stesso anno, dimostrando la passione sempre crescente per la Patristica, il
giovane Francesco comprò un codice del De Civitate Dei di Agostino d'Ippona e conobbe
e cominciò a frequentare l'agostiniano Dionigi di Borgo San Sepolcro, dotto
monaco agostiniano e professore di teologia alla Sorbona[31]. Dionigi regalò al
giovane Petrarca un codice tascabile delle Confessiones, lettura che aumentò
ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica agostiniana.
Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei Colonna, Petrarca si
buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici, cominciando a visionare i
codici della Biblioteca Apostolica (ove scoprì la Naturalis Historia di Plinio
il Vecchio[33]) e, nel corso del viaggio nel Nord Europa compiuto nel 1333,
Petrarca scoprì e ricopiò il codice del Pro Archia poeta di Cicerone e
dell'apocrifa Ad equites romanos, conservati nella Biblioteca Capitolare di
Liegi[34].Oltre alla dimensione di explorator, Petrarca cominciò a sviluppare,
tra gli anni Venti e Trenta, le basi per la nascita del metodo filologico
moderno, basato sul metodo della collatio, sull'analisi delle varianti (e
quindi sulla tradizione manoscritta dei classici, depurandoli dagli errori dei
monaci amanuensi con la loro emendatio oppure completando i passi mancanti per
congettura). Sulla base di queste premesse metodologiche, Petrarca lavorò alla
ricostruzione, da un lato, dell'Ab Urbe condita dello storico latino Tito
Livio; dall'altro, della composizione del grande codice contenente le opere di
Virgilio e che, per la sua attuale locazione, è chiamato Virgilio Ambrosiano. Da
Roma a Valchiusa: l'Africa e il De viris illustribus Marie Alexandre
Valentin Sellier, La farandole de Pétrarque (La farandola di Petrarca), olio su
tela, 1900. Sullo sfondo si può notare il Castello di Noves, nella località di
Valchiusa, il luogo ameno in cui Petrarca trascorse gran parte della sua vita
fino al 1351, anno in cui lasciò la Provenza per l'Italia. Mentre portava
avanti questi progetti filologici, Petrarca cominciò a intrattenere con Benedetto XII, un rapporto epistolare
(Epistolae metricae I, 2 e 5) con cui esortava il nuovo pontefice a ritornare a
Romae continuò il suo servizio presso il cardinale Giovanni Colonna, su concessione
del quale poté intraprendere un viaggio a Roma, dietro richiesta di Giacomo
Colonna che desiderava averlo con sé. Giuntovi sul finire di gennaio del
1337[37], nella Città Eterna Petrarca poté toccare con mano i monumenti e le
antiche glorie dell'antica capitale dell'Impero Romano, rimanendone estasiato. Rientrato
in Provenza, Petrarca comprò una casa a Valchiusa, appartata località sita
nella valle della Sorgue[39], nel tentativo di sfuggire all'attività frenetica
avignonese, ambiente che lentamente cominciò a detestare in quanto simbolo
della corruzione morale in cui era caduto il Papato. Valchiusa (che durante le
assenze del giovane poeta era affidata al fattore Raymond Monet di Chermont) fu
anche il luogo ove Petrarca poté concentrarsi nella sua attività letteraria e
accogliere quel piccolo cenacolo di amici eletti (a cui si aggiunse il vescovo
di Cavaillon, Philippe de Cabassolle[41]) con cui trascorrere giornate
all'insegna del dialogo colto e della spiritualità. «Più o meno in quello
stesso periodo, illustrando a Giacomo Colonna la vita condotta a Valchiusa nel
primo anno della sua dimora lì, Petrarca delinea uno di quegli autoritratti
manierati che diventeranno un luogo comune della sua corrispondenza:
passeggiate campestri, amicizie scelte, letture intense, nessuna ambizione se
non quella del quieto vivere. Fu in questo periodo appartato che Petrarca,
forte della sua esperienza filologico-letteraria, incominciò a stendere le due
opere che sarebbero dovute diventare il simbolo della rinascenza classica:
l'Africa e il De viris illustribus. La prima, opera in versi intesa a ricalcare
le orme virgiliane, narra dell'impresa militare romana della seconda guerra
punica, incentrata sulle figure di Scipione l'Africano, modello etico
insuperabile della virtù civile della Repubblica romana. La seconda, invece, è
un me Gli anni successivi all'incoronazione poetica, quelli compresi tra
il 1341 e il 1348, furono contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine
morale, dovuta sia a eventi traumatici della vita daglione di 36
vite di uomini illustri improntata sul modello liviano e quello floriano[. La
scelta di comporre un'opera in versi e un'opera in prosa, ricalcanti i modelli
sommi dell'antichità nei due rispettivi generi letterari e intesi a recuperare,
oltre alla veste stilistica, anche quella spirituale degli antichi, diffusero
presto il nome di Petrarca al di là dei confini provenzali, giungendo in
Italia. L'alloro con cui Petrarca fu incoronato rivitalizzò il mito del
poeta laureato, figura che diventerà un'istituzione pubblica in Paesi quali il
Regno Unito[43]. L'incoronazione poetica Il nome di Petrarca quale uomo
eccezionalmente colto e grande letterato fu diffuso grazie all'influenza della
famiglia Colonna e dell'agostiniano Dionigi. Se i primi avevano influenza
presso gli ambienti ecclesiastici e gli enti a essi collegati (quali le
Università europee, tra le quali spiccava la Sorbona), padre Dionigi fece
conoscere il nome dell'Aretino presso la corte del re di Napoli Roberto
d'Angiò, presso il quale fu chiamato in virtù della sua erudizione[45].
Petrarca, approfittando della rete di conoscenze e di protettori di cui
disponeva, pensò di ottenere un riconoscimento ufficiale per la sua attività
letteraria innovatrice a favore dell'antichità, patrocinando così la sua
incoronazione poetica[46]. Difatti, nella Familiares, II, 4, Petrarca confidò
al padre agostiniano la sua speranza di ricevere l'aiuto del sovrano angioino
per realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi[47]. Nel contempo,
il 1º settembre del 1340, la Sorbona fece sapere al Nostro l'offerta di una
incoronazione poetica a Parigi; proposta che, nel pomeriggio dello stesso
giorno, giunse analoga dal Senato di Roma[48]. Su consiglio di Giovanni
Colonna, Petrarca, che desiderava essere incoronato nell'antica capitale
dell'Impero romano, accettò la seconda offerta[49], accogliendo poi l'invito di
re Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di arrivare a Roma
per ottenere la sospirata incoronazione. Le fasi di preparazione per il
fatidico incontro con il sovrano angioino durarono tra l'ottobre 1340 e i primi
giorni del 1341 se il 16 febbraio Petrarca, accompagnato dal signore di Parma
Azzo da Correggio, si mise in viaggio per Napoli col fine di ottenere
l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto nella città partenopea a fine
febbraio, fu esaminato per tre giorni da re Roberto che, dopo averne constatato
la cultura e la preparazione poetica, acconsentì all'incoronazione a poeta in
Campidoglio per mano del senatore Orso dell'Anguillara[50]. Se conosciamo da un
lato sia il contenuto del discorso di Petrarca (la Collatio laureationis), sia
la certificazione dell'attestato di laurea da parte del Senato romano (il
Privilegium lauree domini Francisci Petrarche, che gli conferiva anche
l'autorità per insegnare e la cittadinanza romana)[51], la data
dell'incoronazione è incerta: tra quanto affermato da Petrarca e quanto poi
testimoniato da Boccaccio, la cerimonia d'incoronazione avvenne in un arco
temporale tra l'8 e il 17 di aprile[52]. In seguito all'incoronazione
incominciò a comporre l'Africa e il De viris illustribus. Gli anni successivi
all'incoronazione poetica, quelli compresi tra il 1341 e il 1348, furono
contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi
traumatici della vita privata, sia all'inesorabile disgusto verso la
corruzione avignonese[55]. Subito dopo l'incoronazione poetica, mentre Petrarca
sostava a Parma, seppe della prematura scomparsa dell'amico Giacomo Colonna
(avvenuta nel settembre del 1341), notizia che lo turbò profondamente[N 9]. Gli
anni successivi non recarono conforto al poeta laureato: da un lato le morti
prima di Dionigi (31 marzo 1342[57]) e, poi, di re Roberto (19 gennaio
1343[58]) ne accentuarono lo stato di sconforto; dall'altro, la scelta da parte
del fratello Gherardo di abbandonare la vita mondana per diventare monaco nella
Certosa di Montreaux, spinsero Petrarca a riflettere sulla caducità del
mondo[59]. Nell'autunno del 1342[60], mentre Petrarca soggiornava ad Avignone,
conobbe il futuro tribuno Cola di Rienzo (giunto in Provenza quale ambasciatore
del regime democratico instauratosi a Roma), col quale condivideva la necessità
di ridare a Roma l'antico status di grandezza politica che, come capitale
dell'antica Roma e sede del papato, le spettava di diritto[61]. Nel 1346
Petrarca fu nominato canonico del Capitolo della cattedrale di Parma, mentre
nel 1348 fu nominato arcidiacono.[62] La caduta politica di Cola nel 1347,
favorita specialmente dalla famiglia Colonna, sarà la spinta decisiva da parte
di Petrarca per abbandonare i suoi antichi protettori: fu infatti in quell'anno
che lasciò, ufficialmente, l'entourage del cardinale Giovanni[63]. A
fianco di queste esperienze private, il cammino dell'intellettuale Petrarca fu
invece caratterizzato da una scoperta importantissima. Nel 1345, dopo essersi
rifugiato a Verona in seguito all'assedio di Parma e la caduta in disgrazia
dell'amico Azzo da Correggio (dicembre 1344)[64], Petrarca scoprì nella
biblioteca capitolare le epistole ciceroniane ad Brutum, ad Atticum e ad
Quintum fratrem, fino ad allora sconosciute[N 10]. L'importanza della scoperta
consistette nel modello epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a
distanza con gli amici, l'uso del tu al posto del voi proprio
dell'epistolografia medievale ed, infine, lo stile fluido e ipotattico
indussero l'Aretino a comporre anch'egli delle raccolte di lettere sul modello
ciceroniano e senecano, determinando la nascita delle Familiares prima, e delle
Seniles poi[65]. A questo periodo di tempo risalgono anche i Rerum memorandarum
libri (lasciati incompiuti), l'avvio del De otio religioso e del De vita
solitaria tra il 1346 e il 1347 che furono rimaneggiati negli anni
successivi[64]. Sempre a Verona, Petrarca ebbe modo di conoscere Pietro
Alighieri, figlio di Dante, con cui intrattenne rapporti cordiali[66]. La
peste nera (1348-1349) «La vita, come suol dirsi, ci sfuggì dalle mani: le
nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Il 1348 fu l'anno che ci rese
miseri e soli.» (Delle cose familiari, prefazione, A Socrate [Ludwig van
Kempen], traduzione di G. Fracassetti, 1239) Dopo essersi slegato dai Colonna,
Petrarca cominciò a cercare nuovi patroni presso cui ottenere protezione.
Pertanto, lasciata Avignone insieme al figlio Giovanni, giunse il 25 gennaio
del 1348 a Verona, località dove si era rifugiato l'amico Azzo da Correggio
dopo essere stato scacciato dai suoi domini[67], per poi giungere a Parma nel
mese di marzo, dove strinse legami con il nuovo signore della città, il signore
di Milano Luchino Visconti[68]. Fu, però, in questo periodo che iniziò a
diffondersi per l'Europa la terribile peste nera, morbo che causò la morte di
molti amici del Petrarca: i fiorentini Sennuccio del Bene, Bruno Casini[69] e
Franceschino degli Albizzi; il cardinale Giovanni Colonna e il padre di lui,
Stefano il Vecchio[70]; e quella dell'amata Laura, di cui ebbe la notizia
(avvenuta l'8 di aprile) soltanto il 19 maggio[71]. Nonostante il
dilagare del contagio e la prostrazione psicologica in cui cadde a causa della
morte di molti suoi amici, Petrarca continuò le sue peregrinazioni, alla
perenne ricerca di un protettore. Lo trovò in Jacopo II da Carrara, suo
estimatore che nel 1349 lo nominò canonico del duomo di Padova. Il signore di Padova
intese in tal modo trattenere in città il poeta il quale, oltre alla
confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne una rendita annua di 200
ducati d'oro, ma per alcuni anni Petrarca avrebbe utilizzato questa abitazione
solo occasionalmente. Difatti, costantemente in preda al desiderio di
viaggiare, nel 1349 fu a Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove conobbe il doge
Andrea Dandolo. Nel 1350 prese la decisione di recarsi a Roma per lucrare
l'indulgenza dell'Anno giubilare. Durante il viaggio accondiscese alle
richieste dei suoi ammiratori fiorentini e decise di incontrarsi con loro.
L’occasione fu di fondamentale importanza non tanto per Petrarca, quanto per
colui che diventerà il suo principale interlocutore durante gli ultimi
vent'anni di vita, Giovanni Boccaccio. Il novelliere, sotto la sua guida,
incominciò una lenta e progressiva conversione verso una mentalità ed un
approccio più umanistico alla letteratura, collaborando spesso con il suo
venerato praeceptor in progetti culturali di ampio respiro. Tra questi
ricordiamo la riscoperta del greco antico e la scoperta di antichi codici
classici. Petrarca risiedette prevalentemente a Padova, presso Francesco I da
Carrara[74]. Qui, oltre a portare avanti i progetti letterari delle Familiares
e le opere spirituali iniziate prima del 1348, ricevette anche la visita di
Giovanni Boccaccio (marzo 1351) in veste di ambasciatore del Comune fiorentino
perché accettasse un posto di docente presso il nuovo Studium fiorentino[76].
Poco dopo, Petrarca fu spinto a rientrare ad Avignone in seguito all'incontro
con i Cardinali Eli de Talleyrand e Guy de Boulogne, latori della volontà di
papa Clemente VI che intendeva affidargli l'incarico di segretario apostolico. Nonostante
l'allettante offerta del pontefice, l'antico disprezzo verso Avignone e gli
scontri con gli ambienti della corte pontificia (i medici del pontefice[64] e,
dopo la morte di Clemente, l'antipatia del nuovo papa Innocenzo VI[78])
indussero Petrarca a lasciare Avignone per Valchiusa, dove prese la decisione
definitiva di stabilirsi in Italia. Il periodo italiano. A Milano: la
figura dell'intellettuale umanista Targa commemorativa del soggiorno
meneghino di Petrarca situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla
basilica di Sant'Ambrogio. Petrarca iniziò il viaggio verso la patria italiana,
accogliendo l'ospitale offerta di
Giovanni Visconti, arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano.
Malgrado le critiche degli amici fiorentini (tra le quali si ricorda quella
risentita del Boccaccio[N 11]), che gli rimproveravano la scelta di essersi
messo al servizio dell'acerrimo nemico di Firenze. Petrarca collaborò con
missioni e ambascerie (a Parigi e a Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo
IV a Mantova e a Praga) all'intraprendente politica viscontea[79]. Sulla
scelta di risiedere a Milano piuttosto che nella natia Firenze, bisogna
ricordare l'animo cosmopolita proprio del Petrarca[80]. Cresciuto ramingo e
lontano dalla sua patria, Petrarca non risente più dell'attaccamento medievale
verso la propria patria d'origine, ma valuta gli inviti fattigli in base alle
convenienze economiche e politiche. Meglio, infatti, avere la protezione un
signore potente e ricco come Giovanni Visconti prima e, dopo la morte di lui
nel 1354, del successore Galeazzo II[81], che si rallegrerebbero di avere a
corte un intellettuale celebre come Petrarca. Nonostante tale scelta
discutibile agli occhi degli amici fiorentini, i rapporti tra il praeceptor e i
suoi discipuli si ricucirono: la ripresa del rapporto epistolare tra Petrarca e
Boccaccio prima, e la visita di quest'ultimo a Milano nella casa di Petrarca
situata nei pressi di Sant'Ambrogio poi, sono le prove della concordia
ristabilita. Nonostante le incombenze diplomatiche, nel capoluogo
lombardo Petrarca maturò e portò a compimento quel processo di maturazione
intellettuale e spirituale iniziato pochi anni prima, passando dalla ricerca
erudita e filologica alla produzione di una letteratura filosofica fondata da
un lato sull'insoddisfazione per la cultura contemporanea, dall'altra sulla
necessità di una produzione che potesse guidare l'umanità verso i principi
etico-morali filtrati attraverso il neoplatonismo agostiniano e lo stoicismo
cristianeggiante. Con questa convinzione interiore, Petrarca portò avanti gli
scritti iniziati nel periodo della peste: il Secretum e il De otio religioso; la
composizione di opere volte a fissare presso i posteri l'immagine di un uomo
virtuoso i cui principi sono praticati anche nella vita quotidiana (le raccolte
delle Familiares e, dal 1361, l'avviamento delle Seniles)[86] le raccolte
poetiche latine (Epistolae Metricae) e quelle volgari (i Triumphi e i Rerum
Vulgarium Fragmenta, alias il Canzoniere). Durante il soggiorno meneghino
Petrarca iniziò soltanto una nuova opera, il dialogo intitolato De remediis
utriusque fortune (sui rimedi della cattiva e della buona sorte), in cui si
affrontano problematiche morali concernenti il denaro, la politica, le
relazioni sociali e tutto ciò che è legato al quotidiano. Nel giugno del 1361, per
sfuggire alla peste, Petrarca abbandonò Milano per Padova, città da cui nel 1362 fuggì per lo
stesso motivo. Nonostante la fuga da Milano, i rapporti con Galeazzo II
Visconti rimasero sempre molto buoni, tanto che trascorse l'estate del 1369 nel
castello visconteo di Pavia in occasione di trattative diplomatiche. A Pavia
seppellì il piccolo nipote di due anni, figlio della figlia Francesca, nella
chiesa di San Zeno e per lui compose un'epigrafe ancor oggi conservata nei
Musei Civici[90]. Nel 1362, quindi, Petrarca si recò a Venezia, città dove si
trovava il caro amico Donato degli Albanzani[91] e dove la Repubblica gli
concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri (sulla Riva degli Schiavoni) n
cambio della promessa di donazione, alla morte, della sua biblioteca, che era
allora certamente la più grande biblioteca privata d'Europa: si tratta della
prima testimonianza di un progetto di "bibliotheca
publica"[93]. La casa veneziana fu molto amata dal poeta, che ne
parla indirettamente nella Seniles, IV, 4 quando descrive, al destinatario
Pietro da Bologna, le sue abitudini quotidiane (la lettera è datata intorno al
1364/65)[94]. Vi risiedette stabilmente fino al 1368 (tranne alcuni periodi a
Pavia e Padova) e vi ospitò Giovanni Boccaccio e Leonzio Pilato. Durante il
soggiorno veneziano, trascorso in compagnia degli amici più intimi[95], della
figlia naturale Francesca (sposatasi nel 1361 con il milanese Francescuolo da
Brossano[96]), Petrarca decise di affidare al copista Giovanni Malpaghini la
trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere[N 14]. La
tranquillità di quegli anni fu turbata, nel 1367, dall'attacco maldestro e
violento mosso alla cultura, all'opera e alla figura sua da quattro filosofi
averroisti che lo accusarono di ignoranza. L'episodio fu l'occasione per la stesura del
trattato De sui ipsius et multorum ignorantia, in cui Petrarca difende la
propria "ignoranza" in campo aristotelico a favore della filosofia
neoplatonica-cristiana, più incentrata sui problemi della natura umana rispetto
alla prima, intesa a indagare la natura sulla base dei dogmi del filosofo di
Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani davanti alle accuse
rivoltegli, Petrarca decise di abbandonare la città lagunare e annullare così
la donazione della sua biblioteca alla Serenissima. L'epilogo padovano e
la morte. La casa di Petrarca ad Arquà
Petrarca, località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove l'ormai
anziano poeta trascorse gli ultimi anni di vita. Della dimora Petrarca parla
nella Seniles, XV, 5. Petrarca, dopo alcuni brevi viaggi, accolse l'invito
dell'amico ed estimatore Francesco I da Carrara di stabilirsi a Padova nella
primavera.. È ancora visibile, in Via Dietro Duomo 26/28 a Padova, la casa
canonicale di Francesco Petrarca, che fu assegnata al poeta in seguito al
conferimento del canonicato. Il signore di Padova donò poi, nel 1369, una casa
situata nella località di Arquà, un tranquillo paese sui colli Euganei, dove
poter vivere[98]. Lo stato della casa, però, era abbastanza dissestato e ci
vollero alcuni mesi prima che potesse avvenire il definitivo trasferimento
nella nuova dimora, avvenuta nel marzo del 1370[99]. La vita dell'anziano
Petrarca, che fu raggiunto dalla famiglia della figlia Francesca si alternò
prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa di Arquà e quella vicina
al Duomo di Padova, allietato spesso
dalle visite dei suoi vecchi amici ed estimatori, oltre a quelli nuovi
conosciuti nella città veneta, tra cui si ricorda Lombardo della Seta, che dal
1367 aveva sostituito Giovanni Malpaghini quale copista e segretario del poeta
laureato[102]. In quegli anni Petrarca si mosse dal padovano soltanto una volta
quando, nell'ottobre del 1373, fu a Venezia quale paciere per il trattato di
pace tra i veneziani e Francesco da Carrara[103]: per il resto del tempo si
dedicò alla revisione delle sue opere e, in special modo, del Canzoniere,
attività che portò avanti fino agli ultimi giorni di vita[79]. Colpito da
una sincope, morì ad Arquà nella notte fra il 18 e il 19 luglio del 1374, esattamente
alla vigilia del suo settantesimo compleanno e, secondo la leggenda, mentre
esaminava un testo di Virgilio, come auspicato in una lettera al
Boccaccio[104]. Il frate dell'Ordine degli Eremitani di sant'Agostino
Bonaventura Badoer Peraga fu scelto per tenere l'orazione funebre in occasione
dei funerali, che si svolsero il 24 luglio nella chiesa di Santa Maria Assunta
alla presenza di Francesco da Carrara e di molte altre personalità laiche ed
ecclesiastiche[105]. Per volontà testamentaria le spoglie di Petrarca
furono sepolte nella chiesa parrocchiale del paese[105], per poi essere
collocate dal genero, nel 1380, in un'arca marmorea accanto alla chiesa[106].
Le vicende dei resti del Petrarca, come quelli di Dante, non furono tranquille.
Come racconta Giovanni Canestrini in un suo volume scritto in occasione del
500º anniversario della morte del Petrarca «Nel 1630, e precisamente dopo
la mezzanotte del 27 maggio, questa tomba fu spezzata all'angolo di mezzodì
[quindi a sud, n.d.a], e vennero rapite alcune ossa del braccio destro. Autore
del furto fu un certo Tommaso Martinelli, frate da Portogruaro, il quale, a
quanto dice un'antica pergamena dell'archivio comunale di Arquà, venne spedito
in quel luogo dai fiorentini, con ordine di riportare seco qualche parte dello
scheletro del Petrarca. La veneta repubblica fece riattare l'urna, suggellando
con arpioni le fenditure del marmo, e ponendovi lo stemma di Padova e l'epoca
del misfatto.» (Canestrini2) I resti trafugati non furono mai recuperati.
Nel 1843 la tomba, che versava in stato pessimo, venne sottoposta a restauro
del quale venne incaricato lo storico patavino Pier Carlo Leoni, impietosito
dallo stato pessimo in cui il sepolcro versava. Il Leoni, però, a seguito di
complicazioni burocratiche e di conflitti di competenza e questioni anche
politiche, fu addirittura processato con l'accusa di "violata
sepoltura". Avennero resi noti i risultati dell'analisi dei resti
conservati nella tomba del poeta ad Arquà Petrarca: il teschio presente,
peraltro ridotto in frammenti, una volta ricostruito, è stato riconosciuto come
femminile e quindi non pertinente. Un frammento di pochi grammi del cranio,
inviato a Tucson in Arizona ed esaminato con il metodo del radiocarbonio, ha
inoltre consentito di accertare che il cranio femminile ritrovato nel sepolcro
risale al 1207 circa. A chi sia appartenuto e perché si trovasse nella tomba
del Petrarca è ancora un mistero, come un mistero è dove sia finito il vero
cranio del poeta. Lo scheletro è stato invece riconosciuto come autentico: esso
riporta alcune costole fratturate; Petrarca fu infatti ferito da una cavalla
con un calcio al costato. Pensiero e poetica Anonimo, Francesco Petrarca
nello studium, affresco murale, ultimo quarto del secolo XIV, Reggia Carrarese,
Sala dei Giganti, Padova. Il messaggio petrarchesco Il concetto di humanitas
Petrarca, fin dalla giovinezza, manifestò sempre un'insofferenza innata nei
confronti della cultura a lui coeva. Come già ricordato nella sezione
biografica, la sua passione per l'agostinismo da un lato, e per i classici
latini "liberati" dalle interpretazioni allegoriche medievali
dall'altro, pongono Petrarca come l'iniziatore dell'umanesimo che, nel corso
del XV secolo, si svilupperà prima in Italia, e poi nel resto d'Europa. Nel De
remediis utriusque fortune, ciò che interessa maggiormente a Petrarca è
l'humanitas, cioè l'insieme delle qualità che danno fondamento ai valori più
umani della vita, con un'ansia di meditazione e di ricerca tra erudita ed
esistenziale intesa ad indagare l'anima in tutte le sue sfaccettature. Di
conseguenza, Petrarca pone al centro della sua riflessione intellettuale
l'essere umano, spostando l'attenzione dall'assoluto teocentrismo (tipico della
cultura medievale) all'antropocentrismo moderno. Petrarca e i classici
Fondamentale, nel pensiero petrarchesco, è la riscoperta dei classici. Già
conosciuti nel Medioevo, erano stati oggetto però di una rivisitazione in
chiave cristiana, che non teneva quindi conto del contesto storico-culturale in
cui le opere erano state scritte. Per esempio, la figura di Virgilio fu vista
come quella di un mago/profeta, capace di adombrare, nell'Ecloga IV delle
Bucoliche, la nascita di Cristo, anziché quella di Asinio Gallo, figlio del
politico romano Asinio Pollione: un'ottica che Dante accolse pienamente nel
Virgilio della Commedia. Petrarca, rispetto ai suoi contemporanei, rifiuta il
travisamento dei classici operato fino a quel momento, ridando loro quella
patina di storicità e di inquadramento culturale necessaria per stabilire con
essi un colloquio costante, come fece nel libro XXIV delle Familiares. Scrivere
a Cicerone o a Seneca, celebrandone l'opera o magari deplorandone con
benevolenza mancanze e contraddizioni, era per lui un modo letterariamente
tangibile (e per noi assai significativo simbolicamente) di mostrare quanto a
loro dovesse, quanto li sentisse, appunto, idealmente suoi
contemporanei.» (Guglielmino-Grosser) Oltre alle epistole, all'Africa e
al De viris illustribus, Petrarca operò tale riscoperta attraverso il metodo
filologico da lui ideato tra il 1325 e il 1337 e la ricostruzione dell'opera
liviana e la composizione del Virgilio ambrosiano. Altro aspetto da cui
traspare questo innovativo approccio alle fonti e alle testimonianze
storico-letterarie si avverte, anche, nell'ambito della numismatica, della
quale Petrarca è ritenuto il precursore[116].Per quanto riguarda la prima
opera, Petrarca decise di riunire le varie decadi (cioè i libri di cui l'opera
è composta) allora conosciute (I, III e IV decade) in un unico codice,
l'attuale codice Harleiano 2193, conservato ora al British Museum di Londra. Il giovane Petrarca si dedicò a quest'opera di
collazione per cinque anni, dal 1325 al 1330, grazie ad un lavoro di ricerca e
di enorme pazienza. Nel 1326, Petrarca prese la terza decade (tramandata da un
manoscritto risalente al XIII secolo[119]), correggendola e integrandola ora
con un manoscritto veronese del X secolo vergato dal dotto vescovo
Raterio[119], ora con una lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della
Cattedrale di Chartres[120], il Parigino Latino 5690 acquistato dal vecchio
canonico Landolfo Colonna[121], contenente anche la quarta decade. Quest'ultima
fu poi corretta su di un codice risalente al secolo precedente e appartenuto al
preumanista padovano Lovato Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la prima
decade, Petrarca poté procedere a riunire gli sparsi lavori di recupero nel
1330[122]. Il Virgilio Ambrosiano L'impresa riguardante la costruzione
del Virgilio ambrosiano è invece molto più complessa. Iniziato già quand'era in
vita il padre Petracco, il lavoro di collazione portò alla nascita di un codice
composto di 300 fogli manoscritti che conteneva l'omnia virgiliana (Bucoliche,
Georgiche ed Eneide commentati dal grammatico Servio del VI secolo), al quale
furono aggiunte quattro Odi di Orazio e l'Achilleide di Stazio. Le vicende di
tale manoscritto sono assai travagliate. Sottrattogli nel 1326 dagli esecutori
testamentari del padre, il Virgilio ambrosiano verrà recuperato solo nel 1338,
data in cui Petrarca commissionò al celebre pittore Simone Martini una serie di
miniature che lo abbellirono esteticamente. Alla morte del Petrarca il
manoscritto finì nella biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia, nel 1388,
Gian Galeazzo Visconti conquistò Padova ed il codice fu inviato, insieme ad
altri manoscritti del Petrarca, a Pavia, nella Biblioteca Visconteo-Sforzesca
situata nel castello di Pavia. Nel 1471 Galeazzo Maria Sforza ordinò al
castellano di Pavia di prestare, per 20 giorni, il manoscritto allo zio
Alessandro signore di Pesaro, poi il Virgilio Ambrosiano tornò a Pavia. Nel
1499, Luigi XII conquistò il Ducato di Milano e la biblioteca
Visconteo-Sforzesca venne trasferita in Francia, dove ancora si conservano,
nella Bibliothèque nationale de France, circa 400 manoscritti provenienti da
Pavia. Tuttavia il Virgilio Ambrosiano fu sottratto al saccheggio francese da
un certo Antonio di Pirro. Sappiamo che a fine Cinquecento si trovava a Roma,
ed era di proprietà del cardinal Agostino Cusani, fu poi acquistato da Federico
Borromeo per l'Ambrosiana. L'umanesimo
cristiano Magnifying glass icon mgx2.svgUmanesimo cristiano. La religiosità
petrarchesca Il messaggio petrarchesco, nonostante la sua presa di posizione a
favore della natura umana, non si dislega dalla dimensione religiosa: difatti,
il legame con l'agostinismo e la tensione verso una sempre più ricercata
perfezione morale sono chiavi costanti all'interno della sua produzione
letteraria e filosofica. Rispetto, però, alla tradizione medievale, la
religiosità petrarchesca è caratterizzata da tre nuove accezioni prima mai
manifestate: la prima, il rapporto intimo tra l'anima e Dio, un rapporto basato
sull'autocoscienza personale alla luce della verità divina[127]; la seconda, la
rivalutazione della tradizione morale e filosofica classica, vista in un
rapporto di continuità con il cristianesimo e non più in chiave di contrasto o
di mera subordinazione[128]; infine, il rapporto "esclusivo" tra
Petrarca e Dio, che rifiuta la concezione collettiva propria della Commedia
dantesca[129]. Comunanza tra valori classici e cristiani La lezione
morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca: l'humanitas di
Cicerone non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi valori,
quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della
conoscenza[130]. Sul legame spirituale tra gli antichi e i cristiani è
significativo il celebre passo della morte di Magone, fratello di Annibale che,
nell'Africa ormai morente, pronuncia un
discorso sulla vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte
dalle fatiche terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero
cristiano[132], anche se tale discorso fu criticato da molti ambienti che
ritenevano una scelta infelice porre in bocca ad un pagano un pensiero così
Cristiano. Ecco un passo del lamento di Magone: Edizione
dell'Africa stampata nel 1501 a Venezia, nella stamperia di Aldo Manuzio. Nel
particolare, l'Incipit del poema. «Heu
qualis fortunae terminus alte est! / Quam laetis mens caeca bonis! furor ecce
potentum / praecipiti gaudere loco; status iste procellis / subjacet innumeris,
et finis ad alta levatis / est ruere. Heu tremulum magnorum culmen honorum,
Spesque hominum fallax, et inanis gloria fictis / illita blanditiis! Heu vita
incerta labori / dedita perpetuo, semperque heu certa, nec unquam / Stat morti
praevisa dies! Heu sortis iniquae / natus homo in terris!» «O qual è il
traguardo dell'alta sorte! / Quanto l'anima (è) cieca davanti alle fauste imprese!
Ecco la follia dei potenti, godere delle altezze vertiginose; questo stato è
esposto ad infinite tempeste, ed è destinato a cadere chi si è innalzato a
quelle vette. O tremante sommità dei grandi onori, fallace speranza degli
uomini, vana gloria adornata da finti piaceri! O vita incerta, dedita ad una
fatica incessante, come certo è il giorno di morte, né mai previsto abbastanza!
O che sorte iniqua per l'uomo nato sulla terra!» (Africa, vv. 889-898)
L'agostinismo del Secretum e dell'Ascesa al Monte Ventoso Vista del Mont
Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo carattere
fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel pensiero di
sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al sistema filosofico
tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura teologica, visto come
alieno dalla cura dell'anima umana[134]. A tal proposito, il filosofo Giovanni
Reale delinea lucidamente la posizione di Petrarca verso la cultura
contemporanea: «La diffusione dell'averroismo, col crescente interesse
che suscitava per l'indagine naturalistica, sembra a Petrarca che distragga
pericolosamente da quelle arti liberali, che sole possono dare la sapienza
necessaria per conseguire la pace spirituale in questa vita e la beatitudine
eterna nell'altra. La sapienza classica e cristiana, che Petrarca contrappone
alla scienza averroistica, è quella fondata sulla meditazione interiore
attraverso alla quale si chiarisce a sé stessa e si forma la personalità del
singolo uomo.» (Reale16) L'importanza che Agostino ebbe per l'uomo
Petrarca è evidente in due celebri testi letterari del Nostro: il Secretum da
un lato, in cui il vescovo d'Ippona interloquisce con Petrarca spingendolo ad
un'acuta quanto forte analisi interiore dei propri peccati; dall'altro, il
celebre episodio dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella Familiares, IV, 1,
inviata (seppur in modo fittizio[N 16]) a Dionigi da Borgo San Sepolcro[135].La
forte vena morale che percorre tutte le opere petrarchesche, sia latine che
volgari, tende a trasmettere un messaggio di perfezione morale: il Secretum, il
De remediis, le raccolte epistolari e lo stesso Canzoniere sono impregnati di
questa tensione etica volta a risanare le deviazioni dell'anima attraverso la
via della virtù[136]. Tale applicazione etica negli scritti (l'oratio), però,
deve corrispondere alla vita quotidiana (la vita, appunto) se l'umanista vuole
trasmettere un'etica credibile ai destinatari. Prova di questo binomio
essenziale è, per esempio, la Familiares, XXIV, 3 indirizzata a Marco Tullio
Cicerone. In essa il poeta esprime, in
un tono di amarezza e di rabbia al contempo, la scelta dell'oratore romano di
essersi allontanato dall'otium letterario di Tuscolo per addentrarsi nuovamente
nell'agone politico dopo la morte di Cesare e schierarsi a fianco del giovane
Ottaviano contro Marco Antonio, tradendo così i principi etici esposti nei suoi
trattati filosofici: «Ma qual furore a danno di Antonio ti mosse?
Risponderai per avventura l'amore alla Repubblica, che dicevi caduta in fondo.
Ma se codesta fede, se amore di libertà ti sprone (come di sì grand'uomo
stimare si converrebbe), ond'è che tanto fosti amico di Augusto? [... ] Io ti
compiango, amico, e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. [...] Oh! quanto
era meglio ad un filosofo tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu
dici, non della breve e caduca presente vita, ma della eterna, passar
tranquilla vecchiezza”. (Delle cose familiari, Cicerone, traduzione di G.
Fracassetti) L'impegno "civile" del letterato La declinazione
dell'impegno morale nella vita attiva delinea una vocazione "civile"
del letterato. Tale attributo, prima ancora di intendersi come impegno nella
vita politica del tempo, dev'essere compreso nella sua declinazione prettamente
sociale, quale impegno del letterato nell'aiutare gli uomini contemporanei a
migliorarsi costantemente attraverso il dialogo e il senso di carità nei
confronti del prossimo. Oltre ai trattati morali, scritti per questo fine, si
deve però anche registrare che cosa significasse per Petrarca, nella sua stessa
vita, l'impegno civile. Il servizio presso i potenti di turno (i Colonna, i Da
Correggio, i Visconti e poi i Da Carrara) spinse gli amici di Petrarca ad
avvertirlo della minaccia che tali regnanti avrebbero potuto costituire per la
sua indipendenza intellettuale; egli, però, nella famosa Epistola posteritati
(Epistola ai posteri), ribadì la sua proclamata indipendenza dagli intrighi di
corte: Altichiero, Ritratto di Francesco Petrarca, dal ms. ldella
Bibliotèque Nationale de France (Parigi), contenente il De viris
illustribus[138]. «I più grandi monarchi dell'età mia m'ebbero in grazia, e
fecero a gara per trarmi a loro, né so perché. Questo so che alcuni di loro
parevan piuttosto essere favoriti della mia, che non favorirmi della loro
dimestichezza: sì che dall'alto loro grado io molti vantaggi, ma nessun
fastidio giammai ebbi ritratto. Tanto peraltro in me fu forte l'amore della mia
libertà, che da chiunque di loro avesse nome di avversarla mi tenni studiosamente
lontano.» (Ai posteri, traduzione di G. Fracassetti, 1203) Nonostante
l'intento autocelebrativo proprio dell'epistola, Petrarca rimarca il fatto che
i potenti vollero averlo di fianco a sé per questioni di prestigio, facendo sì
che il poeta finisse «per non identificarsi mai fino in fondo con le loro prese
di posizioni». Il legame con le corti signorili, scelte per motivazioni
economiche e di protezione, gettò pertanto le basi per la figura
dell'intellettuale cortigiano, modello per gli uomini di cultura nei secoli
successivi[128]. Se Dante, costretto a vagare per le corti dell'Italia
centro-settentrionale, soffrì sempre per la lontananza da Firenze[139],
Petrarca fondò, con la sua scelta di vita, il modello dell'intellettuale
cosmopolita, segnando così il tramonto dell'ideologia comunale che era stata
fondamento della sensibilità dantesca prima, e che in parte fu propria del
contemporaneo Boccaccio[140]. L'otium letterario Altra caratteristica
propria dell'intellettuale petrarchesco è l'otium, vale a dire il riposo.
Parola latina indicante, in generale, il riposo dei patrizi romani dalle
attività proprie del negotium, Petrarca la riprende rivestendola però di un
significato diverso: non più riposo assoluto, ma attività intellettuale nella
tranquillità di un rifugio appartato, solitario ove potersi concentrare e
portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da questo ritiro. Questo
ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita solitaria e del De
otio religioso, è vicino, per sensibilità del Petrarca, ai ritiri
ascetico-spirituali dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come l'attività
letteraria sia, nel contempo, fortemente intrisa di carica religiosa. Petrarca,
con l'eccezione di due sole opere poetiche, i Triumphi e il Canzoniere, scrisse
esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi romani di cui voleva
riproporre la virtus nel mondo a lui contemporaneo. Egli credeva di raggiungere
il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua fama è legata alle opere
in volgare. Al contrario di Dante, che aveva voluto affidare la sua memoria ai
posteri con la Commedia, Petrarca decise di eternare il suo nome
riallacciandosi ai grandi dell'antichità: «Il Petrarca (a parte una
letterina in volgare) scrive sempre in latino quando deve comunicare, anche
privatamente, anche per le annotazioni ai margini dei libri. Questa scelta del
latino come lingua esclusiva della prosa e della normale comunicazione scritta,
inserendosi nel più ampio progetto culturale che ispira il Petrarca, si carica
di valori ideali.» (Guglielmino-Grosser182) Petrarca preferì usare il
volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle grandi opere latine.
Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno nel Canzoniere, esse
valgono quali nugae[N 19], cioè quale «elegante divertimento dello scrittore, a
cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai pensato di
affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria»[142]. Il volgare
petrarchesco, al contrario di quello dantesco, è caratterizzato però da
un'accurata selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le
sue poesie (da qui la limatio petrarchesca) per la definizione di una poesia
«aristocratica», lemento che spingerà il critico letterario Gianfranco Contini
a parlare di monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al pluristilismo
dantesco. Dante e Petrarca Magnifying glass icon mgx2.svg Influenza culturale
di Dante Alighieri § Petrarca e Boccaccio. Dalle considerazioni fatte, emerge
chiaramente la profonda differenza esistente tra Petrarca e Dante: se il primo
è un uomo che supera il teocentrismo medievale incentrato sulla Scolastica in
nome del recupero agostiniano e dei classici "depurati"
dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente appostavi dai
commentatori medievali, Dante mostra invece di essere un uomo totalmente
medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono antitetici
anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la concezione
dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul sentimento che
Petrarca nutrì per l'Alighieri è la Familiares, XXI, 15, scritta in risposta
all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui Petrarca odiasse
Dante. In tale lettera, Petrarca afferma che non può odiare qualcuno che egli
conobbe appena e che affrontò con onore e sopportazione l'esilio, ma prende le
distanze dall'ideologia dantesca, esprimendo il timore di essere
"influenzato" da un così grande esempio poetico se avesse deciso di
scrivere liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte allo
storpiamento da parte del volgo[145]. Opere Opere latine in versi
L'Africa Magnifying glass icon mgx2.svgAfrica (Petrarca). Altichiero,
Ritratto di Francesco Petrarca (in primo piano) e di Lombardo della Seta,
particolare tratto dall'affresco rappresentante l'episodio di San Giorgio
battezza re Servio di Cirene, Oratorio di San Giorgio, 1376, Padova. “Africa” è
un poema epico che tratta della seconda guerra punica e in particolare delle
gesta di Scipione. Rimasto incompiuto, è formato da nove libri, mentre avrebbe
dovuto essere composto di 12 libri, secondo il modello dell'Eneide
virgiliana[147].Il Bucolicum carmen Magnifying glass icon mgx2.svgBucolicum
carmen. Composto fra il 1346 e il 1358 e costituito da dodici egloghe, gli
argomenti spaziano fra amore, politica e morale. Anche in questo caso,
l'ascendenza virgiliana è evidente dal titolo, che richiama fortemente lo stile
e gli argomenti delle Bucoliche. Attualmente, la lezione del Bucolicum petrarchesco
è riportata dal codice Vaticano lat. Le Epistolae metricae Magnifying glass icon
mgx2.svg Epistolae metricae. Dedicate all'amico Barbato da Sulmona, sono 66
lettere in esametri, di cui alcune trattano d'amore, mentre per la maggior
parte si occupano di politica, morale o di materie letterarie[149]. I
Psalmi penitentiales Scritti nel 1347, Petrarca ne accenna nella Seniles, X, 1
a Sagremor de Pommiers. Sono una raccolta di sette preghiere basate sul modello
stilistico-linguistico dei salmi davidici della Bibbia, in cui Petrarca chiede
perdono per i suoi peccati e aspira al perdono della Misericordia
divina[150]. Opere latine in prosa Petrarca, De viris illustribus,
codice autografo custodito alla Bibliothèque Nationale de France di Parigi, classificato
come MS. De viris illustribus Magnifying glass icon mgx2.svg De viris
illustribus (Petrarca). Il De viris illustribus è una raccolta di 36 biografie
di uomini illustri in prosa latina, redatta a partire dal 1338 e dedicata a
Francesco I da Carrara signore di Padova nel 1358. Nell'intenzione originale
dell'autore l'opera doveva trattare la vita di personaggi della storia di Roma
da Romolo a Tito, ma arrivò solo fino a Nerone. In seguito Petrarca aggiunse
personaggi di tutti i tempi, cominciando da Adamo e arrivando a Ercole. L'opera
rimase incompiuta e fu continuata dall'amico e discepolo padovano di Petrarca,
Lombardo della Seta, fino alla vita di Traiano. I Rerum memorandarum libri
Magnifying glass icon mgx2.svg Rerum memorandarum libri. I Rerum memorandarum
libri (Libri delle gesta memorabili) sono una raccolta di esempi storici e
aneddoti a scopo d'educazione morale in prosa latina, basati sui Factorum et
dictorum memorabilium libri dello scrittore latino Valerio Massimo[152].
Iniziati verso il 1343 in Provenza, furono continuati allorché Petrarca scoprì
le orazioni ciceroniane a Verona, e ne fu indotto al progetto delle Familiares.
Difatti, furono lasciati incompiuti dall'autore, che ne scrisse soltanto i
primi 4 libri e alcuni frammenti del quinto libro. Il Secretum o De secreto
conflictu curarum mearum è una delle opere più celebri di Petrarca e fu
composta tra il 1347 e il 1353, anche se in seguito fu riveduta. Articolato
come un dialogo immaginario in tre libri tra il poeta stesso (che si fa
chiamare semplicemente Francesco) e sant'Agostino, alla presenza di una donna
muta che simboleggia la Verità, il Secretum consiste in una sorta di esame di
coscienza personale nel quale si affrontano temi intimi del poeta, da cui il
titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della trattazione, Francesco non
si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati (l'accidia e l'amore carnale
per Laura): al termine dell'esame egli non risulterà guarito o pentito, dando
così forma a quell'irrequietezza d'animo che contraddistinse la vita del
Petrarca[154]. Il De vita solitaria Magnifying glass icon mgx2.svg De
vita solitaria. Il De vita Solitaria ("La vita solitaria") è un
trattato di carattere religioso e morale. Fu elaborato nel 1346, ma venne
successivamente ampliato nel 1353 e nel 1366. L'autore vi esalta la solitudine,
tema caro anche all'ascetismo medioevale, ma il punto di vista con cui la
osserva non è strettamente religioso: al rigore della vita monastica Petrarca
contrappone l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito alle letture e alla
scrittura in luoghi appartati e sereni, in compagnia di amici e di altri
intellettuali. L'isolamento dello studioso in una cornice naturale che
favorisce la concentrazione è l'unica forma di solitudine e di distacco dal
mondo che Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in contrasto con i
valori spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza contenuta nei
libri, soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia con quelli.
Da questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo
cristiano" di Petrarca. Il De otio religioso è un'esaltazione della vita
monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al De vita solitaria, esalta
però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi,
definita come la migliore condizione di vita possibile. .Il De remediis
utriusque fortunae Magnifying glass icon mgx2.svgDe remediis utriusque
fortunae. Il De remediis è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa
latina, redatta all'incirca tra il 1356 e il 1366, anno in cui fu diffusa.
Basata sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano
composto nel Medioevo, l'opera è composta da 254 scambi di battute tra entità
allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il
"Dolore" e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum
memorandarum libri, questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici,
proponendosi di rafforzare l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona
che avversa. Il De remediis riporta anche una delle più esplicite condanne
della cultura trecentensca da parte del Petrarca, vista come sciocca e
superflua: «Ut ad plenum auctorum
constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque medebitur corrumpenti
omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a magnis operibus clara
ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas hec, culine
sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non
scriptores.» «Perché persista pienamente l'integrità degli scrittori
antichi, chi tra i copisti guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia,
dalla rovina e dal caos? Per il timore di ciò si indebolirono, come prevedo,
molti celebri ingegni dalle grandi opere, e quest'epoca indolentissima permette
ciò, dedita alla culinaria, ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e
non i copisti.» Invectivarum contra medicum quendam libri IV Magnifying
glass icon mgx2.sv Invectivarum contra
medicum quendam libri IV. L'occasione per la scrittura di questa serie di
accuse nei confronti dei medici fu la malattia che colpì papa Clemente VI nel
1352. Nella Familiares, V, 19, Petrarca consigliava al pontefice di non fidarsi
dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee contrastanti
fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici nei confronti
di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia dei quali fu
inviata poi al Boccaccio. De sui ipsius et multorum ignorantia Magnifying glass
icon mgx2.svg De sui ipsius et multorum ignorantia. Scuola fiorentina, Il
Trionfo della Morte tratta da I Trionfi di Petrarca, XV secolo, miniatura, ms.
Palat.192, f.22r, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze. L'opera, come
ricordato prima nella sezione biografica relativa al periodo veneziano, fu
scritta in seguito alle accuse di ignoranza che quattro giovani aristotelici
rivolsero a Petrarca, in quanto alieno dalla terminologia e dalle questioni
delle scienze naturali. In quest'apologia del pensiero umanistico, Petrarca
rispose come lui fosse interessato alle scienze che interessassero il benessere
dell'anima umana, e non alle discussioni tecniche e dogmatiche proprie del
nominalismo della tarda scolastica[88]. Invectiva contra cuiusdam anonimi
Galli calumnia Magnifying glass icon mgx2.svgInvectiva contra cuiusdam anonimi
Galli calumnia. Opera di carattere politico scritta nel 1373, l'invettiva era
rivolta ad un monaco e teologo francese, Jean de Hesdin, sostenitore della
necessità che la sede del Papato rimanesse ad Avignone. Per tutta risposta
Petrarca sostenne la necessità che il papa ritornasse a Roma, sua sede
diocesana e simbolo dell'antica gloria romana[64]. Epistolae Magnifying
glass icon mgx2.svgEpistole. Di grande importanza sono le epistole latine in
prosa, in quanto contribuiscono a costruire l'immagine autobiografica
idealizzata che il poeta stesso ha voluto offrire di sé e quindi la sua
eternizzazione. Basate sul modello ciceroniano-senecano, ricavato dalla
scoperta delle Epistulae ad Atticum compiuta da Petrarca a Verona del 1345[65],
le lettere sono disposte in ordine cronologico e raggruppate in quattro
raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus
familiaribus libri), 350 epistole in 24 libri, dedicate a Ludwig van Kempen,
sotto lo pseudonimo di Socrate; le Seniles, 126 epistole in 17 libri, e
dedicate a Francesco Nelli, sotto lo pseudonimo di Simonide; le Sine nomine
(cioè "senza nome del destinatario"), 19 epistole politiche in un
libro; e le Variae, 76 epistole, queste ultime non raggruppate dall'autore, ma
dopo la sua morte dagli amici.[158] È rimasta intenzionalmente esclusa dalle
raccolte l'epistola Posteritati (Ai posteri). Le lettere spaziano dagli anni
bolognesi sino alla fine della vita del Petrarca[159] e sono indirizzate a vari
personaggi suoi contemporanei, ma, nel caso del XXIV libro delle Familiares,
sono rivolte fittiziamente a personaggi dell'antichità. Sempre delle Familiares
è celebre l'epistola IV, 1 incentrata sull'ascesa al Monte Ventoso.Opere in
volgare Francesco Petrarca, Rime, codice membranaceo ms. I 12, c. 1r.
conservato al Museo Petrarchesco Piccolomineo, Trieste. Il particolare riporta
il primo sonetto del Canzoniere. Il Canzoniere Magnifying glass icon mgx2.svg
Canzoniere (Petrarca). «Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei
sospiri ond’io nudriva ’l core / in sul mio primo giovenile errore / quand’era
in parte altr’uom da quel ch’i’ sono...» (Petrarca, Voi ch'ascoltate in
rime sparse il suono, prima quartina della lirica d'apertura del Canzoniere) Il
Canzoniere, il cui titolo originale è Francisci Petrarchae laureati poetae
Rerum vulgarium fragmenta, è la storia poetica della vita interiore del
Petrarca vicina, per introspezione e tematiche, al Secretum. La raccolta
comprende 366 componimenti (365 più uno introduttivo: "Voi ch'ascoltate in
rime sparse il suono"): 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4
madrigali, divisi tra rime in vita e rime in morte di Madonna Laura [N 20],
celebrata quale donna superiore, senza però raggiungere il livello della donna
angelo della Beatrice dantesca. Difatti, Laura invecchia, subisce il corso del
tempo, e non è portatrice di alcun attributo divino nel senso teologico
stilnovista-dantesco. Anzi, la storia del Canzoniere, più che la celebrazione
di un amore, è il percorso di una progressiva conversione dell'anima: si passa,
infatti, dal giovanil errore (l'amore terreno per Laura) ricordato nel sonetto
introduttivo Voi ch'ascoltate in rime sparse, alla canzone Vergine bella, che
di sol vestita in cui Petrarca affida la sua anima alla protezione di Maria
perché trovi finalmente pietà e riposo[N 21]. L'opera, che richiese a
Petrarca quasi quarant'anni di continue rivisitazioni stilistiche (da qui la
cosiddetta limatio petrarchesca]), prima di trovare la forma definitiva subì,
secondo gli studi compiuti da Wilkins, ben nove fasi di redazioni, di cui la
prima risale al 1336-38, e l'ultima al 1373-74, che è quella contenuta nel codice
Vaticano Latino, I Trionfi Magnifying glass icon mgx2.svgI Trionfi. I
"Trionfi" (la titolazione originale è in latino, Triumphi) sono un
poemetto allegorico in volgare toscano, in terzine dantesche, incominciato da
Petrarca nel 1351, durante il periodo milanese, e mai portato a termine.
Il poema è ambientato in una dimensione onirica e irreale (strettissimo, per
scelta metrica e tematica, è il legame con la Comedia): Petrarca viene visitato
da Amore, che gli mostra tutti gli uomini illustri che hanno ceduto alle
passioni del cuore (Triumphus Cupidinis). Annoverato tra questi ultimi,
Petrarca verrà poi liberato da Laura, simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie),
che cadrà poi per mano della Morte (Triumphus Mortis). Petrarca scoprirà dalla
stessa Laura, apparsagli in sogno, che ella si trova nella beatitudine celeste,
e che egli stesso potrà contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la
morte lo avrà liberato dal corpo caduco in cui si ritrova. La Fama poi
sconfigge la morte (Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata
da Laura e da tutti i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il
moto rapido del sole suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della
fama terrena, cui fa seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta
appare il Tempo trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito
per la precedente visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di
confidare in Dio: gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate
immobile ed eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e
dove un giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus Eternitatis).
Fortuna e critica letteraria Ritratto di Leonardo Bruni. L'età
dell'umanesimo Magnifying glass icon mgx2.svgUmanesimo. Già quand'era in vita
Petrarca fu riconosciuto immediatamente quale maestro e guida per tutti coloro
che volevano intraprendere lo studio delle discipline umanistiche. Grazie ai
suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò il seme del suo messaggio presso i
principali centri della Penisola, in particolar modo a Firenze. Qui, oltre ad
aver conquistato alla causa dell'umanesimo Giovanni Boccaccio (autore, tra
l'altro, di un De vita et moribus domini Francisci Petracchi de Florentia),
Petrarca trasmise la sua passione a Coluccio Salutati, dal 1375 cancelliere
della Repubblica di Firenze e vero trait d'union tra la generazione petrarchesco-boccacciana
e quella attiva nella prima metà del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il
maestro di due dei principali umanisti del '400: Poggio Bracciolini, il più
grande scopritore di codici latini del secolo ed esportatore dell'umanesimo a
Roma; e Leonardo Bruni, il più notevole rappresentante dell'umanesimo civile
insieme al maestro Salutati. Fu il Bruni a consolidare la fama di Petrarca,
allorché nel 1436 redasse una Vita di Petrarca[164], seguita da quelle di
Filippo Villani, Giannozzo Manetti, Sicco Polenton e Pier Paolo
Vergerio[162]. Oltre a Firenze, i soggiorni del poeta in Lombardia e a
Venezia favorirono la nascita di movimenti culturali locali desti declinare i
princìpi umanistici a seconda delle esigenze della classe politica locale: a
Milano, dove operarono letterati del calibro di Pier Candido Decembrio e di
Francesco Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano destinato a diventare il
prototipo per tutte le corti principesche italiane[165]; a Venezia si diffuse,
invece, un umanesimo educativo destinato a formare la nuova classe dirigente
della Serenissima, grazie all'attività di Leonardo Giustinian e di Francesco
Barbaro prima, e di Ermolao il Vecchio e dell'omonimo detto il Giovane
poi[165].Pietro Bembo e il petrarchismo Magnifying glass icon mgx2.svgPietro
Bembo e Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto soprattutto come
capostipite della rinascita delle lettere antiche, grazie al letterato e
cardinale veneziano Pietro Bembo divenne anche il modello del cosiddetto
classicismo volgare, definendo una tendenza che si stava progressivamente già
delineando nella lirica italiana[N 23]. Difatti Bembo, nel dialogo Prose della
volgar lingua del 1525, sostenne la necessità di prendere come modelli
stilistici e linguistici Petrarca per la lirica, Boccaccio invece per la prosa,
scartando Dante per il suo plurilinguismo che lo rendeva difficilmente
accessibile: «Requisito necessario per la nobilitazione del volgare era dunque
un totale rifiuto della popolarità. Ecco perché Bembo non accettava integralmente
il modello della Commedia di Dante, di cui non apprezzava le discese verso il
basso nelle quali noi moderni riconosciamo un accattivante mistilinguismo. Da
questo punto di vista, il modello del Canzoniere di Petrarca non presentava
difetti, per la sua assoluta selezione linguistico-lessicale.»
(Marazzini265) Gianfranco Contini, grande estimatore di Francesco
Petrarca e suo commentatore nel XX secolo. La proposta bembiana risultò, nelle
diatribe relative alla questione della lingua, quella vincente. Già negli anni
immediatamente successivi alla pubblicazione delle Prose, si diffuse presso i
circoli poetici italiani una passione per le tematiche e lo stile della poesia
petrarchesca (stimolata anche dal commento al Canzoniere di Alessandro
Vellutello), chiamata poi petrarchismo, favorita anche dalla diffusione dei
petrarchini, cioè edizioni tascabili del Canzoniere. A fianco del petrarchismo,
però, si sviluppò anche un movimento avverso alla canonizzazione poetica
operata dal Bembo: prima nel corso del Cinquecento, allorché letterati come
Francesco Berni e Pietro Aretino svilupparono polemicamente il fenomeno
dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento, la temperie barocca, ostile
all'idea di classicismo in nome della libertà formale, declassò il valore
dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente nel corso del Settecento da
Ludovico Antonio Muratori, Petrarca ritornò pienamente in auge in seno alla
temperie romantica, quando Ugo Foscolo prima e Francesco De Sanctis poi, nelle
loro lezioni universitarie di letteratura tenute dal primo a Pavia, e dal
secondo a Napoli e a Zurigo, furono in grado di operare un'analisi complessiva
della produzione petrarchesca e ritrovarne l'originalità. Dopo gli studi
compiuti da Giosuè Carducci e dagli altri membri della Scuola storica compiuti
tra fine '800 e inizi '900, il secolo scorso vide, per l'area italiana,
Gianfranco Contini e Giuseppe Billanovich tra i maggiori studiosi del
Petrarca. Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying glass icon
mgx2.svg Diplomatica. Benché la diplomatica, ovvero la scienza che studia i
documenti prodotti da una cancelleria o da un notaio e le loro caratteristiche
estrinseche ed intrinseche, sia nata consapevolmente con Jean Mabillon nel
1681, nella storia di tale disciplina sono stati individuati dei precursori
che, inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno analizzato e
dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di studio da parte
della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti umanisti e anche il
loro precursore e fondatore, Francesco Petrarca. Nel 1361, infatti,
l'imperatore Carlo IV chiese al celebre filologo di analizzare dei documenti
imperiali in possesso di suo genero, Rodolfo IV d'Asburgo, che sarebbero stati
stilati da Giulio Cesare e da Nerone a favore dell'Austria che dichiaravano
tali terre indipendenti dall'Impero[169]. Petrarca rispose con la Seniles, XVI,
5[170] in cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e geografici e il tono
(il tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data topica e della data
cronologica propria dei diplomi), negò la validità di questo diploma.
Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme ordinario. Laurea poetica —
Roma, 8 aprile 1341 A Petrarca è intitolato il cratere Petrarca su Mercurio[171].Note
Esplicative L'epistola, scritta in
risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni Boccaccio gli chiedeva se fosse
vera l'invidia che Petrarca nutriva per Dante, contiene l'accenno all'incontro,
in età giovanile, con il più maturo poeta: «E primieramente si noti com'io mai
non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo, che solo una volta negli anni
della mia fanciullezza mi venne veduto.» (Delle cose familiari, XXI, 15,
traduzione italiana di G. Fracassetti, 4392) La critica, se l'incontro sia da attribuirsi
a Pisa o ad altre località, è divisa: Ariani23 e Ferroni82, nota 6 propendono
per la città toscana, mentre Rico-Marcozzi pensano a un incontro avvenuto a
Genova sul finire del 1311, quando la famiglia di ser Petracco si stava
dirigendo in Francia. Pacca4 opera un'interpretazione intermedia tra le due
città, benché ritenga che sia più probabile Pisa come luogo effettivo
dell'incontro. Dello stesso parere, infine, anche Dotti, 19879. Si legga il brano dell'epistola, in cui
Petrarca ricorda il loro primo incontro e il piacevolissimo periodo trascorso
nella località francese: «e noi fanciulli ancora impuberi partimmo in un cogli
altri, ma fummo con speciale destinazione per imparare grammatica mandati a
scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di piccola provincia città capitale.
Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia, quanta sicurezza, qual pace in
casa, qual libertà in pubblico, quale quiete, qual silenzio ne' campi!»
(Lettere Senili, X, 2, traduzione di G. Fracassetti, 287) Petrarca mostrò, nei confronti di tale
scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella Familiares, XX, 4,
in cui il futuro autore del Canzoniere scrive a Marco Genovese che a
Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in quegli anni fare io poteva o in
se stesso più nobile o alla natura mia meglio conveniente: né sempre nella
elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma quello che a chi lo sceglie
è più acconcio preferire si deve.» (Delle cose familiari, XX, 4,
traduzione di G. Fracassetti, 4261) Come
però ricorda Wilkins16, la scelta di Petrarca di entrare a far parte della
Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di ottenere i proventi
necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la vocazione per la cura
delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede religiosa. A sviluppare la tesi dell'identificazione di
Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza di Petrarca nella
Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a mostrarsi dubbioso
sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari, II, 9, traduzione
di G. Fracassetti). Più precisamente, nella Nota a379, Fracassetti fa
riemergere la vita della presunta amata del Petrarca: «Da Odiberto e da
Ermessenda di Noves nobile famiglia di Avignone nacque del 1307, o in su quel
torno, una fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Ai 16 gennaio del 1325 fa
fatta per man di notaio la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo
Avignonese. Due anni più tardi, a' 6 di aprile del 1327 nella chiesa di S.
Chiara di questa città, a quell'ora del giorno che chiamavano prima, il
Petrarca giovane allora di poco più che ventidue anni la vide» Si legga l'episodio di come fossero stati
dati alle fiamme dei libri di Virgilio e Cicerone, cosa che suscitò il pianto
nel giovane Petrarca. Al che il padre, vedendolo così affranto «d'una mano
porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici di Cicerone: "tieni, sorridendo
mi disse, abbiti questo per ricrearti qualche rara volta la mente, e
quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio delle leggi".»
(Lettere Senili, XVI, 1, traduzione di G. Fracassetti, 2458) Il codice, dopo la morte di Petrarca (1374),
passò nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova. Quando
questa città verrà conquistata, agli inizi del '400, da Gian Galeazzo Visconti,
anche il patrimonio bibliotecario petrarchesco passò nelle mani dei duchi
milanesi, che lo conservarono nella loro biblioteca di Pavia. Fu poi sistemato
nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie all'intervento del suo fondatore, il
cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di Milano (1595-1631). Si veda:
Cappelli, 42-43. Da questo momento in avanti, Petrarca
non esitò a chiamare Avignone la novella Babilonia di apocalittica memoria,
come testimoniato dai celebri sonetti avignonesi facenti parte del Canzoniere.
Oltre a motivazioni di carattere morale, ci fu anche la profonda delusione che
suscitò la decisione di Benedetto XII di non recarsi a prendere possesso
ufficialmente della sua sede vescovile e ristabilire così pace in Italia
(Ariani). Petrarca scrisse, riguardo alla morte del vecchio amico e protettore,
due lettere commoventi: la prima, al fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni
(Delle cose familiari, IV, 12, traduzione di G. Fracassetti, 1, 537-549); la seconda, all'amico Angelo
Tosetti, soprannominato Lelius (Delle cose familiari, traduzione di G.
Fracassetti). Nella Nota alla prima a548, Fracassetti ricorda come Petrarca,
nella Familiares, V, 7, avesse avuto, in sogno, il presagio della morte del
Vescovo di Lombez venticinque giorni prima della sua effettiva scomparsa. Cappelli55. Significativa la ricostruzione
storico-letteraria compiuta da Amaturo, ove si rievocano le figure di intellettuali
che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca capitolare veronese (Giovanni
De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo d'Alessandria, Vincenzo
Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici contenenti le lettere di
Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana che Petrarca utilizzò per
la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le orazioni ciceroniane
citate; il Liber catulliano). Boccaccio
esprimerà la sua indignatio nell'Epistola X Archiviato l'11 giugno in ., indirizzata a Francesco Petrarca, ove,
grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento e a topoi letterari, Boccaccio
si lamenta col magister di come Silvano (il nome letterario usato nella cerchia
petrarchesca per indicare il poeta laureato) avesse osato recarsi presso il
tiranno Giovanni Visconti (identificato in Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod
in auribus meis mirabile est, solivagum Silvanum nostrum, transalpino Elicone
relicto, Egonis antra subisse, et muneribus sumptis ex pastore castalio
ligustinum devenisse subulcum, et secum pariter Danem peneiam et pierias
carcerasse sorores». Inoltre, bisogna ricordare che la scelta di risiedere a
Milano era anche uno schiaffo alla proposta delle autorità fiorentine di
occupare un posto come docente nello Studium, occupazione che gli avrebbe
concesso di rientrare in possesso dei beni paterni sequestrati. L'arcivescovo
Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la politica espansionistica dei suoi
predecessori a danno delle altre potenze dell'Italia centro-settentrionale, tra
le quali spiccava Firenze. Le ostilità tra Milano e Firenze perdureranno fino a
metà '400, quando salì al potere come duca dello Stato lombardo Francesco
Sforza, che intraprese una politica di alleanza con Firenze grazie all'amicizia
personale che lo legava a Cosimo de' Medici.
Durante l'epidemia di peste milanese, morì il figlio Giovanni
(Pacca219), nato nel 1337 da una relazione extraconiugale. I rapporti con il
figlio, al contrario di quanto avvenne con la secondogenita Francesca, furono
assai burrascosi a causa della condotta ribelle di Giovanni (Dotti, 1987319
accenna all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi fossero serpenti»).
Come ricordato nella Familiares, XXII, 7 del 1359: «Nel 1357 si separò dal
figlio Giovanni, che tornò ad Avignone in seguito a non precisati dissapori
(Familiares); tre anni dopo sarebbe tornato a Milano.»
(Rico-Marcozzi) Il ravennate Giovanni
Malpaghini fu presentato, nel 1364, da Donato degli Albanzani a Petrarca che,
rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla sua pronta intelligenza,
lo prese al suo servizio quale copista. La collaborazione tra i due uomini,
durata appunto dal 1364 al 1367, si interruppe il 21 aprile di quell'anno,
quando il Malpaghini decise di lasciare l'incarico presso l'Aretino. Per
maggiori informazioni biografiche, si veda la biografia di Signorini. Petrarca, nella Seniles, XV, 5, informa il
fratello Gherardo, tra le altre cose, anche della sua nuova dimora sui colli
Euganei, dandone un quadro piacevole e ameno: «E per non dilungarmi di troppo
della mia chiesa, qui fra i colli Euganei, non più lontano che dieci miglia da
Padova mi fabbricai una piccola ma graziosa casina, cinta da un oliveto e da
una vigna che dan quanto basta a una non numerosa e modesta famiglia. E
qui, sebbene infermo del corpo, io vivo dell'animo pienamente tranquillo lungi
dai tumulti, dai rumori, dalle cure, leggendo sempre e scrivendo [...].»
(Lettere Senili, XV, 5, traduzione di G. Fracassetti, 2413) La lettera, datata 26 aprile 1335, non può
essere considerata "reale", ma piuttosto una rielaborazione voluta
dal Petrarca. Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era ancora
entrato in contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data
(corrispondente al Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca
l'immagine della Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più
"mitica" l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la
ricostruzione filologica e cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe
Billanovich, Petrarca e il Ventoso, in Italia medioevale e umanistica, 9, Roma, Antenore, Il ventiquattresimo libro delle Familiares è
composto da lettere indirizzate a vari personaggi dell'antichità classica. Per
Petrarca, infatti, gli antichi non sono lontani e irraggiungibili: la costante
lettura delle loro opere fa sì che Cicerone, Orazio, Seneca, Virgilio vivano
attraverso queste ultime, rendendo i rapporti tra Petrarca e i suoi ammirati
scrittori classici vicini per la comunanza di sentimento. L'Otium degli antichi romani non consisteva
unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani, indicati sotto il sostantivo di
negotium. Per Cicerone, l'otium non era soltanto il riposo dalle attività
forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro nella propria intimità domestica
col fine di dedicarsi alla letteratura (De officiis, III, 1). In questo caso,
il modello petrarchesco è affine a quello stoicheggiante dell'oratore romano.
Si veda il riassunto operato da Laidlaw,
42-52 che ripercorre la concezione all'interno della letteratura latina.
Per Cicerone, nello specifico si vedano le pagine Laidlaw, 44-47.
Termine di origine catulliana, Petrarca lo prende in prestito per
descrivere le liriche come "diversivo, passatempo". La questione
delle nugae volgari e, più in generale, delle opere latine, è esposta nella
Familiares, I, 1 (Delle cose familiari, I, 1, traduzione di G. Fracassetti,
1, 239-253). Guglielmino-Grosser184. I testi sono raccolti
nel codice Vaticano Latino 3195, come ricordato da Santagata, Bisogna ricordare che Il Canzoniere non
raccoglie tutti i componimenti poetici del Petrarca, ma solo quelli che il
poeta scelse con grande cura: altre rime (dette extravagantes) andarono perdute
o furono incluse in altri manoscritti (cfr. Ferroni8). L'inquietudine petrarchesca nasce, quindi,
dal contrasto tra l'attrazione verso i beni terreni (tra cui l'amore per Laura)
e l'aspirazione all'assoluto divino, propria della cultura medievale e della
religione cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser186. Petrarca mantenne, nell'ambito della lirica
volgare, quell'aristocraticismo stilistico-lessicale prima accennato, in cui si
rifiutano molti usi lemmatici presenti nella tradizione poetica italiana e che
Petrarca rifiuterà, accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come
ricorda Marazzini, 220-221: «Si delinea
una tendenza del linguaggio lirico al 'vago', inteso nel senso di una
genericità antirealistica (al contrario di quanto accade nel corposo realismo
della Commedia), testimoniato anche dalla polivalenza di certi termini, i
quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un numero molto grande di
combinazioni diverse [...] Eppure la lingua di Petrarca, selezionata e ridotta
nelle scelte lessicali, accoglie un buon numero di varianti canonizzando un
polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana, quella latineggiante,
quella siciliana o provenzale...»
Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur in forma minore, era
presente nel mondo letterario italiano del '400 anche un'ammirazione verso il
Petrarca volgare, come testimoniato dalle edizioni a stampa del Canzoniere e
dei Trionfi uscite nel 1472 dalla bottega dei padovani Bartolomeo Valdezocco e
Martino "de Septem Arboribus" (cfr. Ente Nazionale Francesco
Petrarca, Culto petrarchesco a Padova.).Riferimenti bibliografici la notte tra il 18 e il 19 luglio Casa Petrarca Arezzo, Regione Toscana, 13
dicembre . 12 febbraio . Wilkins, 5-6. Ariani21. Più specificamente
Bettarini: «Il 20 ottobre [1304], dopo essere stato accusato di aver
falsificato un istrumento notarile, fu così condannato al pagamento di 1000
lire e al taglio della mano destra».
Dotti, 19879. Bettarini e
Pacca4. Per informazioni biografiche, si
veda la voce Pasquini. Il ricordo di
Petrarca al riguardo è riportato in Lettere Senili, XVI, 1, traduzione di G.
Fracassetti, Pasquini: «Quanto al Petrarca, il magistero di C[onvenevole] si
colloca indubbiamente fra il 1312 e il '16».
La Casa del Petrarca, su arquapetrarca.com. 19 febbraio 20 febbraio ). Pacca7.
Si legga il brano della Lettere Senili, X, 2 nella traduzione di G.
Fracassetti, 286. Il brano è ricordato anche da Wilkins11. Ariani25. Wilkins11.
Rico-Marcozzi: «Nell'autunno 1320 si recò a studiare a Bologna, seguito
da un maestro privato...»; e Wilkins13, in cui si ritiene che questo maestro
avesse «l'incarico, almeno per Francesco e Gherardo, di fungere in loco
parentis». Ariani26. Ariani,
27-28. Wilkins12. Dotti
Bettarini. Cappelli Pacca Rico-Marcozzi; Ferroni4; Wilkins17. Wilkins,
Rico-Marcozzi: «Nel marzo 1330, Giacomo Colonna reclutò Petrarca per la
sua corte vescovile di Lombez, in Guascogna: ne avrebbero fatto parte il
cantore fiammingo Ludovico Santo di Beringen e l'uomo d'armi romano Lello di
Pietro Stefano dei Tosetti, che Petrarca battezzò in seguito, rispettivamente,
Socrate e Lelio.» Ferroni4. Pacca Alinari :.., su alinariarchives. 18
febbraio . La distinzione tra le due
scuole di pensiero emerge in Ferroni,
20-21. Ariani31 ricorda che il primo sostenitore del filone
allegorico-letterario fu il giovane Giovanni Boccaccio nel suo De vita et
moribus domini Francisci Petrarche.
Ariani28. Dotti, specifica che questo san Paolo fu acquistato per
procura a Roma e che il volume proveniva da Napoli. Ariani35.
Per maggiori approfondimenti biografici, si veda la biografia di
Moschella. Moschella: «Suggello ideale
dell'amicizia tra i due fu il dono, da parte di D[ionigi], di una copia
delle Confessiones di s. Agostino...»
Billanovich Billanovich, 207-208,
nota 2. Wilkins, 18-19 e Pacca142. Wilkins20.
Wilkins Rico-Marcozzi: «Nel frattempo aveva raggiunto Roma (nel gennaio
o febbraio 1337), accolto da fra Giovanni Colonna al termine di un avventuroso
viaggio, e dove nella sua prima lettera (II 14, 15 marzo), contemplando dal
Campidoglio le rovine dell’Urbe, manifestò la meraviglia per la loro grandezza
e maestosità, dando forma a quella riscoperta dell’antichità classica e al
rimpianto per la sua decadenza che divennero i cardini etici, estetici e
politici dell’Umanesimo.»
Pacca33. Dotti, 198750. Dotti, 198751. Mauro Sarnelli, Petrarca e gli uomini
illustri, Treccani. 22 febbraio 12 marzo
). Poet Laureate, The Royal Household. 22 febbraio . Ariani,
39-40: «Certo il privilegio toccava, del tutto straordinariamente, a un
poeta che ancora non aveva pubblicato molto per meritarselo: ma la protezione
dei potenti Colonna e la rete di estimatori che aveva saputo intessere per
tempo sono evidentemente bastate a valorizzare al massimo le epistole metriche,
la fama dell'Africa...e del De viris, le rime volgari già note...» Dello
stesso avviso anche Pacca74 e Santagata19.
Moschella: «Tra il 1337 e il 1338” D[ionigi] fece ritorno in Italia;
dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr. Petrarca, Familiares,
IV, 2), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per l'agostiniano
nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi per l'astrologia
giudiziaria e per i classici latini.»
Wilkins34: «La conoscenza dell'antica tradizione e delle due o tre
incoronazioni celebrate da singole città in tempi moderni, insieme
all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in Petrarca il
desiderio di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò dapprima il suo
pensiero a Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e ne venne a
conoscenza anche qualche persona che aveva legami con l'Parigi.» Si legga il brano della lettera dove inizia
la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano: «E chi dico io, e
lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa più grande di re
Roberto?» (Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G. Fracassetti,
1494) Wilkins35. Rico-Marcozzi: «Sulla base dei contraddittori
racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello stesso giorno (il 1º
settembre 1340) questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal
Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna (IV
4), decidendo di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle
ceneri degli alti poeti che ivi dimorano".» Difatti Petrarca
riteneva che l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella del poeta Stazio
(I secolo d.C) e che quindi, se vi fosse stato incoronato, sarebbe stato
direttamente un successore degli antichi poeti classici da lui tanto amati
(Pacca73). Cfr., ad esempio,
Rico-Marcozzi; Wilkins, 37-38; Ariani40 Pacca74.
Rico-Marcozzi: «L'8 e il 13 aprile sono le date fornite da Petrarca
([Familiares], IV 6, 8), e la più probabile sembra essere la seconda; tuttavia
Boccaccio situa l'evento il 17 e il documento ufficiale, il Privilegium
laureationis, almeno in parte redatto dallo stesso Petrarca, reca la data del
9.» Lacultur, biografia di
Francesco Petrarca, su lacultur.altervista.org.
Wilkins, 90-91. Dotti, 198731: «In Avignone egli vedeva
simbolicamente la corruzione della Chiesa di Cristo e l'intollerabile esilio di
Pietro.» Paravicini Bagliani. Moschella.
Petrucci. Wilkins, 48-49. Così Ariani41; Wilkins48 sostiene invece che
Cola sia giunto ad Avignone agli inizi del 1343. Wilkins48: «Cola si intrattenne parecchi mesi
e in quel periodo strinse amicizia con Petrarca. Cola era ancor giovane e poco
noto; ma i due uomini avevano in comune un grande entusiasmo per la Roma antica
e cristiana, una grande preoccupazione per lo stato presente della città e una
grande speranza per la restaurazione dell'antica potenza e dell'antico
splendore.» Il Mondo di Petrarca,
su internetculturale. 14 dicembre
(archiviato dall'url originale l'11 novembre ). Ariani,
45-46, il quale ricorda, a testimonianza della rottura coi Colonna,
Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr. Bucolicum carmen. Santagata16
ricorda inoltre come i legami tra Petrarca e il cardinale Giovanni non fossero
mai stati buoni come con il fratello di lui Giacomo: «a differenza di
Giacomo...il cardinale restò sempre il dominus.» Rico-Marcozzi.
Pacca135 e Cappelli50. Dotti, 1987, 134-135.
Wilkins93. Ariani46. Troncarelli.
Waley. Pacca118. Francesco Petrarca a Padova, su
padovanet. Rico-Marcozzi: «Giacomo II da
Carrara, signore di Padova, che a inizio 1349 gli fece ottenere un ulteriore e
ricco canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa nei pressi della cattedrale».
Ariani49. Una prospettiva generale del
rapporto tra Petrarca e Boccaccio è esposto in Rico, Branca87.
Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì ad Avignone, per scoprire
(almeno secondo quanto affermato in Familiares, XIII, 5) che gli si offriva la
segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un vescovado». Ariani50. Ferroni6. Domenico Ferraro, Petrarca a Milano. Le
ragioni di una scelta, Rinascimento : LV, 225, Firenze : L.S. Olschki, . Viscónti, Galeazzo II, su treccani. 24 febbraio
. Pacca180; Amaturo87: «Ma è fuor di
dubbio che tra il poeta e i suoi nuovi signori si istituiva come un patto di
mutuo interesse: da un lato egli si avvantaggiava della posizione di prestigio
che gli offriva l'amicizia dei Visconti; d'altro lato acconsentiva tacitamente
a essere adoperato in missioni diplomatiche, non numerose invero, né
discordanti con i suoi ideali civili.» Ariani52. Cappelli36: «La riflessione petrarchesca si
indirizza sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo concreto nella sua
circostanza concreta, si nutre di meditazione interiore, progetta un'opera
capace di delineare una parabola esemplare in cui lo scrittore propone se
stesso e la cultura di cui è portatore come modello capace di confrontarsi su
tutti i terreni.» Rico-Marcozzi:
«il Secretum...composto in tre fasi successive. Ferroni11. Ariani,
52-53. Cappelli Wilkins Vicini Retore originario di Pratovecchio,
Donato degli Albanzani fu intimo amico sia di Petrarca che di Boccaccio. Per
quanto riguarda i rapporti con il primo si ricordano, oltre le missive
indirizzategli dall'Aretino, anche alcune egloghe del Bucolicum Carmen, in cui
è chiamato con il senhal di Appenninigena. Si veda la voce biografica
Martellotti. Ugo Dotti, Petrarca civile:
alle origini dell'intellettuale moderno, Donzelli Editore, Wilkins, 220-223 espone dettagliatamente le trattative
tra Petrarca e la Serenissima, citando anche il verbale del Maggior Consiglio
con cui si procedette all'approvazione della proposta petrarchesca. Per
ulteriori informazioni, si veda Gargan,
Lettere Senili, IV, 4, traduzione di G. Fracassetti, Si ricordi la
visita dell'amico Boccaccio nell'estate del 1367, quando però Petrarca si era
recato momentaneamente a Pavia su richiesta di Galeazzo II. Nonostante
l'assenza dell'amico, Bocca ccio trovò una calorosa accoglienza da parte
di Francescuolo e di Francesca, trascorrendo giorni piacevoli nella città
lagunare (Cfr. Wilkins,
250-252). Rico-Marcozzi:
«...all'inizio del 1366 fece ritorno a Venezia dove fu raggiunto dalla figlia
Francesca maritata nel 1361 al milanese Francescuolo da Brossano.» Pacca,
Ma...bisogna dire che il vero valore del De ignorantia consiste nella
vigorosa affermazione della filosofia morale sulla scienza naturale. Ed è
questo il motivo della sua inferiorità rispetto a scrittori come Platone,
Cicerone e Seneca; perché per Petrarca la cultura "è subordinata alla vita
morale dell'uomo...» Casa del
Petrarca, Arquà. Wilkins Ariani Wilkins265. Billanovich 194767: «[Petrarca] aveva
designato con indicazioni esplicite anche per noi remoti quale loro custode un
letterato padovano, Lombardo della Seta, mediocre per ingegno e per dottrina,
ma cliente premuroso del maestro, di cui in una intima familiarità negli ultimi
anni aveva lentamente conosciuto le abitudini e filialmente soddisfatto i
desideri. Così...era promosso subito a buon segretario...»
Ariani60. Guido Baldi, Silvia
Giusso, Mario Razetti, Giuseppe Zaccaria, Dal testo alla storia, dalla storia
al testo, Paravia Wilkins La tomba del Petrarca. Canestrini5 e Dotti, 1987439. Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in
Dizionario biografico degli italiani,
64, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005. Si veda Analisi Genetica dei resti
scheletrici attribuiti a Petrarca. Si
veda inoltre Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian del 6 aprile
2004, sulla riesumazione dei resti di Petrarca.
Ricchissima la al proposito: si
ricordino i libri citati in , tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da
Petrarca a Valla; i saggi curati da Giuseppe Billanovich (tra cui l'opera sua
più importante, Billanovich, 1947, Petrarca letterato), uno dei maggiori
studiosi del Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins. Pacca189 e Cappelli, Garin. Si veda il lungo articolo di Lamendola
al riguardo, in cui si espone anche la chiave di lettura dei classici latini
nel corso dell'età medioevale. Dotti, Magdi
A. M. Nassar, Numismatica e Petrarca: una nuova idea di collezionismo, Il
collezionismo numismatico italiano. Una storica e illuminata tradizione. Un
patrimonio culturale del nostro Paese., Milano, Numismatici Italiani
Professionisti, Billanovich Per la datazione cronologica, cfr. Billanovich. Il
Petrarca formò tra i venti e i venticinque anni il Livio Harleiano»; e Ivi330:
«Le scoperte e i restauri degli Ab Urbe condita eseguiti dal Petrarca sul
palcoscenico europeo di Avignone press'a poco tra il 1325 e il 1330...»
Cappelli42. Billanovich 1953, Billanovich Un riassunto veloce è esposto
anche da Ariani63. Cappelli42 e
Ariani62. Cappelli, Albertini Ottolenghi, 35-37.
Albertini Ottolenghi37.
Significativo il titolo del settimo capitolo di Ariani. Lo scavo
introspettivo. Ferroni10. Ferroni,
Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178. Petrarca, Africa, Cappelli45 e Guglielmino-Grosser Dotti,: «I
versi vennero infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non convenirsi alla
persona cui erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di un personaggio
cristiano che di uno pagano.»
Santagata. Il gesto di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito
delle superfetazioni scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto
dell'imponente edificio logico e scientifico della filosofia Scolastica a
favore di una ricerca morale orientata, con la guida determinante
dell'agostinismo, verso il soggetto e l'interiorità della
coscienza...» Delle cose
familiari, IV, 1, traduzione di G. Fracassetti, 1, 481-492.
Guglielmino-Grosser172, confrontando Dante, il quale non ha trasmesso ai
posteri dati biografici della propria vita, e Petrarca, afferma che
quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di informazioni dettagliate sulla
sua vita quotidiana, vere o false che siano, mira a trasmettere di sé
un'immagine concreta». Dotti532, sulla
base della Familiares, I, 9, delinea il senso del messaggio umanistico lanciato
da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve: bisogna affaticarsi ad
ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di coloro con i quali
viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le nostre parole possiamo
giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum adiuvari posse non
ambigitur (Familiares, I, 9, 4). Il colloquio umano è dunque lo strumento
dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si congiungono gli
spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e l'indagine costante e
irreversibile sono la molla di un processo che non può aver fine se non con la
morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio e la cultura ne sono
il filo conduttore.» Viaggi nel TestoAutori
della letteratura Italiana, su internetculturale. 27 febbraio 24 giugno ).
Si ricordino i celebri versi di Pd XVII, 58-60, in cui l'avo Cacciaguida
gli profetizza la durezza dell'esilio: Tu proverai sì come sa di sale / lo pane
altrui, e come è duro calle / lo scendere e 'l salir per l'altrui scale Guglielmino-Grosser Guglielmino-Grosser
Marazzini Santagata34: «La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro
l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia
formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole'
duecentesche...» Luperini, Il
plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo Gianfranco
Contini. Delle cose familiari, XXI, 15, traduzione
di G. Fracassetti, Pulsoni Giuseppe Pizzimentig Opera : Altichiero , San
Giorgio battezza Servio re di Cirene, su catalogo.fondazionezeri.unibo. 29
febbraio 5 marzo ). Si veda, per maggiori informazioni,
Pacca, Per maggior informazioni, si veda
il saggio di Fenzi. Si veda il saggio di
Dotti sulle Epistolae metricae. Pacca, Pacca,
36-45. Ferroni14.
Amaturo, Cappelli Ferroni, 1Pacca,
Santagata45. Amaturo, Le
epistolae retrodatate al 1345 furono, secondo Santagata45, probabilmente
scritte ex novo perché fossero aderenti al progetto culturale-esistenziale
idealizzato dal Petrarca.
Guglielmino-Grosser185.
Ferroni19. Ariani358.
Dionisotti: «[Salutati] fu per trent'anni, dopo la morte del Petrarca e
del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano, unico erede di quei
grandi.» Dionisotti, 1970: «Dopo lungo
intervallo, Boccaccio compose in volgare una succinta vita di Alighieri cui
fece seguire un'assai più succinta vita del Petrarca e un conclusivo paragone
fra i due poeti. Cappelli, Di Benedetto Si
veda la voce enciclopedica curata da Praz e Di Benedetto Ariani Pacca, Petrarca
e Bresslau, Lettere Senili, XVI, 5, traduzione di G.
Fracassetti, M. Albertini Ottolenghi, Note sulla biblioteca dei Visconti e
degli Sforza nel Castello di Pavia, in Bollettino della Società Pavese di
Storia Patria, Raffaele Amaturo, Petrarca,
con due capitoli introduttivi al Trecento di Carlo Muscetta e Francesco Tateo, Roma-Bari,
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familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca,
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Artemida. V D M Francesco Petrarca V D M FlorenceCoA.svg Le tre corone
fiorentine della lingua italiana Italia. Francesco Petrarca. Petrarca.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Petrarca.” Luigi Speranza, “Il
dialogo filosofico – Platone, Cicerone, Petrarca e Grice.”
Petrone (Limosano). Filosofo. Grice: “I like
some phrases by Petrone: ‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’” Grice:
“Some of his philosophese is totally untranslatable to Oxonian, such as ‘la
nostra guerra’.” Veduta di Limosano. Linceo. Nato a Limosano, piccolo centro
dell'odierna provincia di Campobasso, dopo aver insegnato a Modena, fu chiamato
all'Ateneo napoletano. Cercò di conciliare l'oggettivismo aristotelico con il
soggettivismo kantiano. Socio
corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei, collaborò con la rivista
Cultura Sociale politica letteraria, fondata da Murri, influenzando con i suoi
scritti il nascente movimento democratico cristiano, e nella rivista Il
Rinnovamento si espresse criticamente sull'enciclica di Pio X Pascendi Dominici
gregis che aveva duramente condannato il modernismo. I suoi scritti provocarono
le critiche della rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica. Morì a San Giorgio a Cremano nei pressi di Napoli. Sono
intitolati al suo nome: l'Istituto Comprensivo "Igino Petrone" di
Campobasso, una via di Roma nella zona XLV Castel di Guido, (XII Municipio, ex
XVI). Nella natia Limosano viene ricordato da una via del centro storico e da
un monumento in una piazza cittadina. Altre opere: “La fase recentissima della
filosofia: analisi critica poggiata sulla teoria della conoscenza, Pisa, E.
Spoerri, “Il valore ed i limiti di una psicogenesi della morale” (Roma, Balbi);
“I limiti del determinismo,” SModena, G. T. Vincenzi e nipoti, Nuova ed. Urbino, Quattro venti, F. Nietzsche e L. Tolstoi: idee morali del
tempo. Conferenze lette alla Società "Pro Cultura", Napoli, L. Pierro,
Lo stato mercantile chiuso di G. Am.
Fichte e la premessa teorica del comunismo, Napoli, A. Tessitore & Figlio, Problemi
del mondo morale meditati da un idealista, Milano-Palermo-Napoli, Remo Sandron
Editore, Il diritto nel mondo dello spirito. Saggio filosofico, Milano, Libreria
Editrice Milanese, A proposito della guerra nostra, Napoli, R. Ricciardi, Etica”
(Palermo, Remo Sandron); Ascetica” (Palermo, Remo Sandron); F. Battaglia,
Enciclopedia Italiana, riferimenti in ."Treccani L'Enciclopedia
Italiana". Murri, La vita nova, Cecchini,
Roma, Edizioni di storia e letteratura, Al Rinnovamento, periodico di studi
religiosi di orientamento cattolico-liberale, fondato a Milano e pubblicato, collaborarono
alcune tra le voci più importanti del modernismo italiano, quali Buonaiuti e Murri,
il filosofo e studioso di storia del cristianesimo Tlgher, amico e collaboratore
di Buonaiuti, e Tyrrell. (cf. A. M. G. – “Tyrrell and Tyrrell”). Cfr. la voce
«Rinnovamento, Il» in Enciclopedie"Treccani L'Enciclopedia
Italiana". Avevamo già corretto le
stampe di questo articolo, quando ci giunse l'ultimo numero del Rinnovamento di
Milano (pieno di tutto fiele contro l'enciclica. Nella sostanza si accorda
pienamente col programma dei modernisti, ma nella violenza della forma e nella
irriverenza del linguaggio lo passa di molto; e trascende con Igino Petrone
(L'Enciclica di Pio X) a stravolgimenti indegni dello spirito e del senso
dell'enciclica» in La Civiltà Cattolica, Ed ancora sullo stesso periodico: «Ma
peggio ancora spropositò su questo punto Petrone nel Rinnovamento mostrando di
aver ben poco compreso e del modernismo e dell'enciclica che lo condanna.», Scheda
dell'Istituto Igino Petrone. Anagrafe scuole statali. Ministero
dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Fonte: SITOSistema
informativo toponomastica di Roma Capitale.
Felice Battaglia, Enciclopedia Italiana,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Jonathan Salina, Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Igino Petrone. Petrone. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Petrone” – The Swimming-Pool Library.
Pezzarossa (Mantova). Filosofo. Grice: “He wrote a LOT! Including a
study (or ‘ragionamento,’ as the Italians call it) on the spirit (spirito) of
Italian philosophy, which reminded me of Warnock, the irishman, and his search
for the soul of English philosophy!” -- Giuseppe Pezzarossa (o Pezza-Rossa –
Grice: “In which case, he is in the “R”s”). Docente di Retorica ed Eloquenza
del Seminario vescovile mantovano, fu coinvolto nella repressione austriaca che
portò al martirio di Belfiore.Nacque a Formigosa, frazione del comune di
Mantova. Orfano di entrambi i genitori, studiò presso il seminario. Insegna contemporaneamente
a Tazzoli con il quale condivide idee tendenzialmente liberali e le
preoccupazioni sulle condizioni sociali disagiate create dalla sorgente
rivoluzione industriale che pure ai loro occhi rappresentava un'occasione di
progresso. La pubblicazione dei “Saggi
di filosofia” gli procura guai con la Congregazione dell'Indice, all'epoca
guidata da Mai. Partecipa attivamente ai moti. L'autorità austriaca lo condana
al carcere. Dopo la scarcerazione e allontanato dall'insegnamento e da allora
non pubblica più. Le strade di Pezzarossa e Tazzoli si divideno quando Tazzoli
e tra i leader della cospirazione
anti-austriaca mentre Pezza-Rossa non vi adere seppure partecipò alla prima
riunione costitutiva del comitato rivoluzionario. Altre opere: Critica della
filosofia morale, Milano, Stamperia Reale; Spirito della filosofia italiana.
Ragionamento, Mantova, Elmucci; Saggi di filosofia cristiana sulle tracce de'
SS. padri e dottori della Chiesa, Mantova, Tip. Caranenti. Cipolla, elenca in
ordine alfabetico i venti partecipanti: Acerbi, Borchetta,, Borelli,
Castellazzo, Chiassi, Ferrari, Giacometti, Marchi, Mori Attilio, Pezzarossa,
Poma, Quintavalle, Rossettii, Sacchi, Siliprandi, Suzzara, Tassoni, Tazzoli
Enrico, Vettori, Zanucchi. Costantino Cipolla, BelfioreI comitati
insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a Mantova, Milano, FrancoAngeli,
Renato Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don Pezza-Rossa in una
prospettiva filosofica, in Costantino Cipolla e Stefano Siliberti , Don Enrico
Tazzoli e il cattolicesimo sociale lombardo: Studi, Milano, FrancoAngeli.
Pezzarossa. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pezzarossa” – The
Swimming-Pool Library.
Pezzella (Napoli). Grice: “I like Pezzella – His “La memoria del possibile” would
make Benjamin think twice! – and I do not mean HIS Benjamin, but mine!” Si
laurea a Pisa con una tesi sul pensiero di Benjamin. Presso la Scuola Normale
Superiore diviene ricercatore di ruolo, e lo rimane fino al , anno in cui dà le
sue dimissioni anticipate. Ha collaborato a un seminario di Derrida a Parigi.
Ha conseguito con la tutela di Marin il Doctorat a Parigi (Grice: “a reason why
which few consider him Italian!” ) e il DEA in Réalisation cinématographique
seguendo i corsi diretti dal documentarista Rouch a Nanterre. Ha insegnato
Estetica ed Estetica del cinema, con affidamenti annuali provvisori, in diverse
università.. Ha tenuto, su invito, un seminario a Parigi, in collaborazione con
Michaud. È redattore della rivista Altraparola e collabora col Centro per la
riforma dello Stato nella sede di Firenze. Il pensiero di Benjamin e quello dDebord
sono punti di riferimento costanti del suo lavoro. Inizialmente ha studiato la
persistenza delle forme del mito all’interno della modernità (e in tal senso si
è occupato di Bachofen, iintroducendo Il simbolismo funerario degli antichi,
col sostegno del Warburg Institut di Londra). L’intersezione tra mondo mitico e
modernità estrema lo porta a interessarsi della poesia e del pensiero di Hölderlin
e della Scuola di Francoforte. Vicino alla tradizione del pensiero dialettico,
apprezza soprattutto la versione esistenziale che ne viene data nella filosofia
degli anni Trenta e Quaranta, dopo i seminari di Kojève su Hegel; di Benjamin
considera soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica,
che utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e
letterarie (cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per Pezzella lo
spettacolo –nella formulazione teorica che ne ha dato Debord- è la forma di
vita dominante del capitalismo attuale, in particolare della sua industria
culturale e del cinema. Secondo la terminologia usata nel libro estetica del
cinema, distingue gli stereotipi spettacolari dalle forme critiche-espressive.
Si è interessato all’intersezione fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la
dialettica del riconoscimento, la formazione della soggettività nel capitalismo
attuale, l’incidenza dei traumi storici collettivi sulla psiche individuale
(cfr. il libro La voce minima). Ha tintrodotto in Italia il pensiero politico
di Abensour, con cui condivide la rivalutazione del pensiero utopico e la
rivalutazione del socialismo come prospettiva politica alternativa al
populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di Altro
Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della Fondazione
Micheletti di Brescia. Altre opere: “L'immagine dialettica” (ETS, Pisa); “La
concezione tragica di Hölderlin” (Il Mulino, Bologna); “Il narcisismo e la
società dello spettacolo” (manifestolibri, Roma); “Il volto di Marilyn” (manifestolibri,
Roma); “La memoria del possibile” (Jaca Book, Milano); “Estetica del cinema” Il
Mulino, Bologna. Insorgenze, Jaca Book, Milano, “Le nubi di Bor” (Zona,
Arezzo); “La voce minima. Trauma e memoria storica” (manifestolibri, Roma);
“Altrenapoli” (Rosemberg & Sellier (collana "La critica sociale"),
Torino. “-I fantasmi del moderno. Temi e figure del cinema noir” (Cattedrale, Ancona);
“Il Volto dell’Altro. Gli intellettuali ebrei e la cultura europea, numero
speciale); “L’ospite ingrato, Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere. Il
cinema di Sokurov, Jaca Book, Milano); “La
Repubblica dei beni comuni (Il Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il
tempo del possibile. Attualità della Comune di Parigi, supplemento monografico
al n. 3/ de Il Ponte (con Francesco Biagi e Massimo Cappitti) Utopia e
insorgenze. Per Abensour, volume monografico della rivista Altraparola, Edizioni
Fondazione Micheletti, Brescia, (con il
gruppo di redazione di Altraparola) Alle frontiere del capitale. Comunismo
eretico e pensiero critico, Jaca Book, Milano
(con Massimo Cappitti e Pier Paolo Poggio). Pezzella. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza: “Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin: la memoria del
possibile,” Villa Grice – The Swimming-Pool Library.
Piana
(Casale
Monferrato). Filosofo. Grice: “I
never cease to get moved when I read Piana’s notes, “Il canto del merlo”!
That’s the way to do philosophy of music – the Italianate warmth so strange to
the coldness of Scruton!” Insegna filosofia a Milano.
Si è trasferito a Pietrabianca di Sangineto in Calabria, dove ha continuato a
scrivere e pubblicare. È stato allievo diPaci, con il quale scrisse la
sua dissertazione sulle opere inedite di Husserl. La sua posizione
filosofica è caratterizzata dal concetto di fenomenologia,
("strutturalismo fenomenologico") influenzato particolarmente da
Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune indicazioni sullo strutturalismo
fenomenologico sono contenute nell'articolo online in italiano e in tedesco L'idea
di uno strutturalismo fenomenologico. Il suo pensiero è orientato verso
la filosofia della conoscenza, la filosofia della musica e i campi della
percezione e immaginazione. Allievi di Piana sono stati, in particolare, Paola
Basso, Alfredo Civita, Vincenzo Costa, E. Franzini, C. Serra, P.
Spinicci. Uno dei più acuti e originali filosofi italiani (in l'Unità), uno
dei più interessanti interpreti e prosecutori, in Italia, dell'indirizzo
fenomenologico (in Paese Sera). Tra i più lucidi, originali e fecondi
fenomenologi italiani" (in "L'idea di Europa e le responsabilità
della filosofia"). Vede l'esperienza della fenomenologia di Husserl che
costituì il centro d'interesse di un grande maestro come E. Paci. Non è il caso
qui di tracciare mappe di quelle vicende, credo però che non sarebbe sbagliato
sostenere che Piana, in quel gioco delle parti, che è sempre l'apertura di
un'esperienza plurale sul suggerimento di un filosofo autentico, si è preso
quella del fenomenologo più prossimo ai temi 'duri' di Husserl, agli obbiettivi
che stabiliscono la teoreticità della ricerca fenomenologica come tratto
distintivo ed essenziale rispetto ad altre figure di pensiero" (in L'Unità).
Considerato il più illustre filosofo della musica del nostro tempo -- in
"Il significato della musica", relazione al convegno 'Approcci
semiotico-testologici ai testi multimediali', Macerata. In un intervento letto
durante un convegno tenuto all'Macerata. Elio Franzini ha dichiarato
"Piana è a mio parere uno dei pensatori maggiori del dopoguerra italiano:
mai prono alle mode, sempre originale e innovativo, come dimostrano i suoi
essenziali contributi alla filosofia della musica. In sintesi un maestro in cui
si ritrovano sempre momenti di autentico pensiero". Il più grande maestro della fenomenologia italiana. Il suo
stile filosofico rappresentava il centro di gravità attorno al quale tendemo a
condensare gran parte di quello che di eccellente la fenomenologia italiana fa,
convinti che i suoi meriti non sono ancora adeguatamente riconosciuti. Citazioni
«La vera filosofia tende all'elementare. E dunque non ha fretta di correre
oltre, indugia in quei punti rispetto ai quali si potrebbe benissimo
soprassedere.In certo senso si fa custode del ricordo di cose che si potrebbero
facilmente dimenticare. Giovanni Piana, Numero e figura, CUEM, Milano) «La
filosofia è un’arte del ricordo. Ma vi è in ogni caso anche qualcosa di
profondamente giusto nell’idea, che si ripropone di continuo, di una scienza
che deve in qualche modo «liberarsi» dalla filosofia. È come liberarsi dai
ricordie questo è spesso necessario per procedere oltre. Numero e figura, CUEM,
Milano, filosofia.unimi,//filosofia.unimi/piana/index.php/filosofiadellesperienza/99-lidea-di-uno-strutturalismo-fenomenologico.
E.Franzini al Convegno di Macerata , su filosofia.unimi.
ilmanifesto/giovanni-piana-la-filosofia-tende-allelementare-e-non-ha-fretta/. L’importanza filosofica di arrivare ultimi.
Ripensando a Giovanni Piana, Phenomenology Lab, su phenomenologylab.eu. Libri Esistenza e storia negli inediti di
Husserl” (Lampugnani Nigri, Milano); “I problemi della fenomenologia,
Mondadori, Milano, Interpretazione del
"Tractatus" di Wittgenstein, Il Saggiatore. Elementi di una dottrina
dell'esperienza, Il Saggiatore, Milano, La notte dei lampi. Quattro saggi sulla
filosofia dell'immaginazione, Guerini e Associati, Milano, Filosofia della
musica, Guerini e Associati, Milano, Mondrian e la musica, Milano, Guerini e
Associati, Teoria del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica di
Schopenhauer, Guerini e Associati, Milano); “Numero e figura: idee per una
epistemologia della ripetizione” (Cuem, Milano); “Album per la teoria greca
della musica, . Frammenti epistemologici. I suoi saggi sono racchiuse: “Elementi
di una dottrina dell’esperienza”; “II strutturalismo fenomenologico e
psicologia della forma”; “La notte dei lampi”; “Le regole dell’immaginazione”;
“Filosofia della musica”; “Intervallo e cromatismo nella teoria della musica”;
“Alle origini della teoria della tonalità”; “Teoria del sogno e dramma
musicale”; “La metafisica della musica”; “Mondrian e la musica”; “Filosofia
della musica”; “Estetica musicale”; “Introduzione alla filosofia”; “Interpretazione
del “Mondo come volontà e rappresentazione”” Immagini per Schopenhauer, “Interpretazione
del “Tractatus” di Wittgenstein” Commenti a Wittgenstein Commenti a Hume”; “Pproblemi della fenomenologia”;
“Fenomenologia, esistenzialismo, marxismo”; “Saggi su Husserl e sulla
fenomenologia; “Stralci di vita”; “Conversazioni sulla “Crisi delle scienze
europee” di Husserl Fenomenologia delle sintesi passive; “Numero e figura”;
“Frammenti epistemologici”; “Barlumi per una filosofia della musica”; “Album
per la teoria greca della musica. Album per la teoria greca della musica”; “De
Musica , rivista fondata da lui, tuttora attiva., su riviste.unimi. Spazio
Filosofico , collana fondata da lui su spaziofilosofico.filosofia.unimi. Saggi
(selezione) "La fenomenologia come metodo filosofico", Introduzione
al volumeSpinicci, La visione e il linguaggio, Guerini e Associati, Milano, English
version: Phenomenology as philosophical method, disponibile qui.
"Immaginazione e poetica dello spazio", in: Metafora Mimesi
Morfogenesi Progetto, E. D'Alfonso e E. Franzini, Guerin e Associati, Milano "Considerazioni
inattuali su T. W. Adorno", "Musica/Realtà", "Figurazione e movimento nella
problematica musicale del continuo", in: , La percezione musicale, Guerini
e Associati, Milano, "Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni.
Riflessioni sull'arte del comporre", in: Il canto di Seikilos, Scritti per
Dino Formaggio nell'ottantesimo compleanno, Guerini e Associati, Milano I compiti di una filosofia della musica
brevemente esposti, html, De Musica, Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica,
La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica
Immagini per Schopenhauer, Il canto del
merlo, Versione PDF completa dei suoni. “Occorre riflettervi ancora”.
Considerazioni in margine a Fantasia e immagine di Edmund Husserl (). PDF
Leggere i poeti. Note in margine a Giovanni Pascoli ()articolo per De Musica
Traduzioni G. Lukács, Scritti di sociologia della letteratura (Milano) H M.
Enzensberger, Questioni di dettaglio (Milano) G. Lukács, Storia e coscienza di
classe (Milano) E. Husserl, Ricerche logiche (Milano) E. Husserl, Storia critica
delle idee (Milano) Siti che parlano del lavoro di Piana sull’estetica fenomenologica italiana, su swif.uniba. Fenomenologia, coscienza del
tempo e analisi musicale [collegamento
interrotto], su springerlink.com. Le variazioni antropologico-culturali dei
significati simbolici dei colori , su ledonline. Burnout e risorse in
Musicoterapia , su atelierdimusica. Nel suo Album per la teoria greca della
musica, Giovanni Piana va alle radici fenomenologiche del Cosmo antico di
Stefano Cardini, La disputa sui colori, di Valter Binaghi , su valterbinaghi.wordpress.com
A. Scimone, Lezioni sui Fondamenti della Matematica , su math.unipa. Saggio di St. Cardini. Giornate di studio, Milano, Sala
Crociera alta di Giurisprudenza. Milano, La scienza della felicità Una giornata
in ricordo, P. Spinicci: La fenomenologia dell’esperienza, Conferenza concerto
a Brescia. Scuola di Milano. Giovanni Piana. Piana. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Piana” – The Swimming-Pool Library.
Piccolomini
(Siena).
Filosofo. Grice: “What Piccolomini
is trying to do, but knowing, is providing what I do in from the bizarre to the
banal – a good functionalist interpretation of the rather poor functionalist
explanation by Aristotle of what the Italians call the ‘anima,’ because it
‘animates’ the body (corpore). Filomato dei Filomati. Nato dai senesi Niccolò,
dottore in diritto civile e canonico, ed Emilia Saracini, si laurea a Siena,
sviluppando un crescente interesse per la filosofia. Intraprese la carriera
accademica insegnando per tre anni all'Siena, poi a Macerata, e all'ateneo di
Perugia, Trasferitosi a Padova, gli venne assegnata la prima cattedra
straordinaria di filosofia naturale, poi ordinaria. A Padova entrò in concorrenza
con il collega Pendasio, e i due si resero partecipi di un'aspra disputa
filosofica circa l'interpretazione del terzo libro del “De anima” di Aristotele
che terminò solamente con il trasferimento di Pendasio a Bologna. Pofessore stimato e richiesto dagli studenti,
che affollavano le sue lezioni. Ha con essi sempre ottimi rapporti, spesso aiutandoli
nella stesura di saggi filosofici o scrivendo di proprio pugno testi da
pubblicare a loro nome -- è il caso dei “Peripateticarum de anima disputationum
libri septem di P. Duodo e degli “Academicarum
contemplationum libri decem” di S. Tiepolo. Tasso, che fu suo studente, ricorda
le appassionate lezioni nel dialogo “Il Costante; overo, de la clemenza. Il suo
stipendio raggiunse i 1 400 fiorini
annui, cifra di gran lunga superiore ai propri colleghi. Abbandonata la professione universitaria, rientra
a Siena e si dedica completamente alla stesura di saggi filosofici,
concentrando i propri sforzi nella formulazione di una teoria sincretica tra
aristotelismo e platonismo, atta a tentare una conciliazione tra Aristotele e
Platone in ambito etico-politico. Riceve un premio dall'Accademia dei Filomati,
di cui era membro con il nome di Unico. Sepolto nella chiesa di San Francesco.
Altre opere: “Universa philosophia de moribus” (Venezia, Franceschi); “Comes
politicus, pro recta ordinis ratione propugnator” (Venezia, tFranceschi); “Libri
ad scientiam de natura attinentes” (Venezia, Franceschi); “Librorum Aristotelis
de ortu et interitu lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi); “In tres libros
de anima lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi); “Instituzione del
principe, Compendio della scienza civile, Octavi libri naturalium auscultationum
perspicua interpretation” (Venezia, Franceschi); “In libros de coelo
lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi). Dizionario Biografico degli
Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Eugenio Garin, Storia
della filosofia italiana, Torino, Einaudi, Antonio Malmignati, Il Tasso a
Padova, Padova, Redatto in forma
manoscritta (Firenze, Biblioteca Riccardiana è stato stampato a Roma dai tipi di
Sante Pieralisi. Redatto in forma manoscritta (Firenze, Biblioteca nazionale
centrale, Conv. Soppr. (S. Maria degli Angeli è stato stampato a Roma dai tipi di Sante
Pieralisi, Francesco Piccolomini, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Ferdinando Cavalli, La scienza
politica in Italia, Venezia, Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, Torino,
Einaudi. Francesco Piccolomini. Piccolomini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Piccolomini” – The Swimming-Pool Library.
Pico (Mirandola).
Filosofo. Grice: “I liked to say: some like Pico, but Pico’s my man! Since I
always preferred his cousin to the uncle!” -- philosopher who wrote a series of
900 theses which he hoped to dispute publicly in Rome. Thirteen of these theses
are criticized by a papal commission. When Pico defends himself in his
“Apologia,” the pope condemns all 900 theses. Pico flees to France, but is
imprisoned. On his escape, he returns to Florence and devotes himself to
private study at the swimming-pool at his villa. He hoped to write a Concord of
Plato and Aristotle, but the only part he was able to complete was “On Being
and the One,”“Blame it on the Toscana!” -- in which he uses Aquinas and
Christianity to reconcile Plato’s and Aristotle’s views about God’s being and
unity. Mirandola is often described as a syncretist, but in fact he made it
clear that the truth of Christianity has priority over the prisca theologia or
ancient wisdom found in the hermetic corpus and the cabala. Though he was
interested in magic and astrology, Mirandola adopts a guarded attitude toward
them in his “Heptaplus,” which contains a mystical interpretation of Genesis;
and in his Disputations Against Astrology, he rejects them both. The treatise
is largely technical, and the question of human freedom is set aside as not
directly relevant. This fact casts some doubt on the popular thesis that Pico’s
philosophy is a celebration of man’s freedom and dignity. Great weight has been
placed on Pico’s “On the Dignity of Man.” This is a short oration intended as
an introduction to the disputation of his 900 thesesall condemned by the evil
pope --, and the title was suggested by his wife (“She actually suggested, “On
the dignity of woman,” but I found that otiose.””). Mirandola has been
interpreted as saying that man (or woman) is set apart from the rest of
creation, and is completely free to form his (or her) own nature. In fact, as
The Heptaplus shows, Pico sees man as a microcosm containing elements of the
angelic, celestial, and elemental worlds. Man (if not woman) is thus firmly
within the hierarchy of nature, and is a bond and link between the worlds. In
the oration, the emphasis on freedom is a moral one: man is free to choose
between good and evil. Grice: “This irritated Nietzsche so much that he wrote
‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P. Grice, “Goodwill and illwillmust we have
both?” Giovanni Pico della Mirandola Heraldic Crown of Spanish Count.svg Giovanni
Pico della Mirandola Pico1 Giovanni Pico della Mirandola, Galleria degli Uffizi
Conte di Mirandola e di Concordia Stemma NascitaMirandola, MorteFirenze, SepolturaConvento
di San Marco, Firenze DinastiaPico PadreGianFrancesco I, Signore di Mirandola e
Conte della Concordia MadreGiulia Boiardo, Contessa di Scandiano
Religionecattolicesimo Giovanni Pico dei conti della Mirandola e della
Concordia, noto come Pico della Mirandola (Mirandola) filosofo. È l'esponente
più conosciuto della dinastia dei Pico, signori di Mirandola. L'infanzia
di Pico della Mirandola, di Paul Delaroche, Museo delle belle arti di Nantes
(Francia) Giovanni nacque a Mirandola, presso Modena, il figlio più giovane di
Gianfrancesco I, signore di Mirandola e conte della Concordia e sua moglie Giulia, figlia di Feltrino
Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia aveva a lungo abitato il castello di
Mirandola, città che si era resa indipendente nel XIV secolo e aveva ricevuto dall'imperatore Sigismondo il feudo di
Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governarono
come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della
Mirandola erano strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e
i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara,
Bologna e Forlì. Durante la sua vita Giovanni soggiornò in molte dimore. Tra
queste, quando visse a Ferrara, quella che si trovava in via del Turco gli
permetteva di essere vicino agli Strozzi ed ai Boiardo. Epigrafe
che ricorda Pico della Mirandola in via del Turco a Ferrara Gli studi e
l'attività Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e
Firenze; mostrò grandi doti nel campo della matematica e imparò molte lingue,
tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e il
francese. Ebbe anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerose
personalità dell'epoca come Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino, Lorenzo il
Magnifico, Angelo Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo
Balbi, Yohanan Alemanno, Elia del Medigo. A Firenze in particolare entrò a far
parte della nuova Accademia Platonica. Si recò a Parigi, ospite della Sorbona,
allora centro internazionale di studi teologici, dove conobbe alcuni uomini di
cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaguin e Georges Hermonyme. Ben presto
divenne celebre in tutta Europa e si diceva che avesse una memoria talmente
fuori dal comune che conosceva l'intera Divina Commedia a memoria. Fu a
Roma dove preparò 900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per
la cui apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai
luogo. Subì infatti alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fuggì in
Francia dove venne anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a
Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione di papa
Alessandro VI, il quale vedeva di buon occhio la volontà di Pico di dimostrare
la divinità di Cristo attraverso la magia e la cabala, nonché godendo della
rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì quindi
definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di
Ficino. La morte Morì per avvelenamento da arsenico mentre Firenze veniva occupata
dalle truppe francesi di Carlo VIII durante la Guerra d'Italia. Fu sepolto nel
cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa saranno
rinvenute da padre Chiaroni accanto a
quelle di Angelo Poliziano e dell'amico Girolamo Benivieni. «Siamo
vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in futuro, non nelle scuole dei
grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma nelle accolte dei filosofi e
nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si discute sulla madre di Andromaca,
sui figli di Niobe e su fatuità del genere, ma sui principî delle cose umane e
divine.» (Pico della Mirandola) Nel novembre del , più di 500 anni dopo,
uno studio coordinato del dipartimento di Biologia dell'Pisa, del Reparto
Investigazioni Scientifiche dell'Arma dei Carabinieri di Parma e di studiosi
spagnoli, britannici e tedeschi, ha dimostrato che Pico della Mirandola fu
avvelenato con l'arsenico. Fama postuma Il volto di Giovanni Pico
ricostruito con le moderne tecniche forensi Di Pico della Mirandola è rimasta
letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria: si dice conoscesse a mente
numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura enciclopedica, e che
sapesse recitare la Divina Commedia al contrario, partendo dall'ultimo verso,
impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di
leggere. Tutt'oggi è ancora in uso attribuire l'appellativo "Pico
della Mirandola" a chiunque sia dotato di ottima memoria. Secondo
una popolare diceria, Pico della Mirandola avrebbe avuto una amante o una
concubina segreta; tuttavia, si è sostenuto che potrebbe aver avuto un rapporto
amoroso con l'umanista Girolamo Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra
cui sonetti, che quest'ultimo aveva dedicato a Pico, e di alcune allusioni poco
chiare di Savonarola. Pico era comunque un seguace dell'ideale dell'amor
socratico, privo cioè di contenuti erotici e passionali; anche la figura
femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente
filosofico. Ascendenza GenitoriNonniBonni Giovanni I PicoFrancesco II Pico
Gianfrancesco I Pico Caterina Bevilacqua Guglielmo BevilacquaTaddea Tarlati
Giovanni PicoFeltrino Boiardo Matteo BoiardoBernardina Lambertini.Giulia
BoiardoGuiduccia da Correggio Gherardo VI da CorreggioDottrina Marsilio Ficino,
Giovanni Pico della Mirandola e Agnolo Poliziano, ritratti da Cosimo Rosselli
nella Cappella del Miracolo del Sacramento a Firenze Il pensiero di Pico
della Mirandola si riallaccia al pensiero neoplatonico di Marsilio Ficino,
senza però occuparsi della polemica anti-aristotelica. Al contrario, egli cerca
di riconciliare aristotelismo e platonismo in una sintesi superiore, fondendovi
anche altri elementi culturali e religiosi, come per esempio la tradizione
misterica di Ermete Trismegisto e della cabala. All'interno del testo
delle Conclusiones Pico si scaglia duramente contro Ficino, considerando
inefficace la sua magia naturale perché carente di un legame con le forze
superiori nonché di un'adeguata conoscenza cabalistica. L'ideale di una
filosofia universale Il proposito di Pico, esplicitamente dichiarato ad esempio
nel De ente et uno, consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di una
filosofia universale, che nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti
di pensiero sorte sin dall'antichità, accomunate dall'aspirazione al divino e
alla sapienza, e culminanti nel messaggio della Rivelazione cristiana. In
questo suo ecumenismo filosofico, oltre che religioso, vengono accolti non solo
i teologi cristiani ed esoterici insieme a Platone, Aristotele, i neoplatonici
e tutto il sapere gnostico ed ermetico proprio della filosofia greca, ma anche
il pensiero islamico, quello ebraico e appunto cabbalistico, nonché dei mistici
di ogni tempo e luogo. Il congresso da lui organizzato a Roma in vista di
una tale "pace filosofica" avrebbe dovuto inserirsi proprio in questo
progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno
ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura
in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si
presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione, Pico si
accorse che il suo ideale era difficilmente perseguibile; ad esso, a poco a
poco, si sostituirà nella sua mente il proposito riformatore di Girolamo
Savonarola, rivolto al rinnovamento morale, più che culturale, della città di
Firenze. L'armonia universale da lui ricercata in ambito filosofico si
trasformerà così nell'aspirazione religiosa ad una santità e una moralità meno
generica e più attinente al suo particolare momento storico. A differenza di
Ficino, nel Pico emergono dunque nei suoi ultimi anni un maggiore senso di
irrequietezza e una visione più cupa ed esistenziale della vita. La
dignità dell'uomo Ritratto di Pico della Mirandola eseguito da un anonimo
del XVII secolo: xilografia dal libro Della celestiale fisionomia, PadovaAl
centro del suo ideale di concordia universale risalta fortemente il tema della
dignità e della libertà umana. L'uomo infatti, dice Pico, è l'unica creatura
che non ha una natura predeterminata, poiché. Già il Sommo Padre, Dio Creatore,
aveva foggiato, questa dimora del mondo
quale ci appare. Ma, ultimata l'opera, l'Artefice desiderava che ci fosse
qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la
bellezza, di ammirarne la vastità. Ma
degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei
tesori né dei posti di tutto il mondo. Tutti erano ormai pieni, tutti erano
stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi.» (Giovanni
Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate, 1486) Dunque, per Pico,
l'uomo non ha affatto una natura determinata in un qualche grado (alto o
basso), bensì: «Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui
nulla poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente
assegnato agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e,
postolo nel cuore del mondo, così gli parlò: -non ti ho dato, o Adamo, né un
posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto
secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura
limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la
determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo
arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. (Giovanni Pico della Mirandola, Oratio
de hominis dignitate) Pico della Mirandola afferma, in sostanza, che Dio ha
posto nell'uomo non una natura determinata, ma una indeterminatezza che è
dunque la sua propria natura, e che si regola in base alla volontà, cioè
all'arbitrio dell'uomo, che conduce tale indeterminatezza dove vuole.
Pico aggiunge poi. “Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né
immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e
ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose
inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle
cose superiori che sono divine.Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni
specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati,
quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. se sensibili, sarà bruto, se
razionali, diventerà anima celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si
raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio, (Giovanni
Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate) Giovanni Pico, quindi,
sostiene che è l'uomo a «forgiare il proprio destino», secondo la propria
volontà, e la sua libertà è massima, poiché non è né animale né angelo, ma può
essere l'uno o l'altro secondo la «coltivazione» di alcuni tra i «semi d'ogni
sorta» che vi sono in lui. Questa visione verrà, seppur solo in parte, ripresa
nel 1600 dallo scienziato e filosofo Blaise Pascal, che afferma che l'uomo non
è né «angelo né bestia», e che la sua propria posizione nel mondo è un punto
mediano tra questi due estremi; tale punto mediano, però, per Pico non è una
mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà (o l'arbitrio)
che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo, per Pico, è la
più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può
scegliere che creatura essere. La sapienza della Cabala
Raffigurazione della Cabala con l'albero della vita Il secondo grande interesse
di Pico è rivolto alla cabala, che viene da lui spiegata come una fonte di
sapienza a cui attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio
appare oscuro, in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l'uomo
può ricavare la massima luce da tale oscurità. «Nulla est scientia quae nos
magis certificat de divinitate Christi, quam Magia et Cabala.» «Non esiste
alcuna scienza che possa attestare meglio la divinità di Cristo che la magia e
la cabala. Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia: infatti, il mago,
per Pico, opererebbe attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta che è
oltre il visibile, e dunque, partendo dalla natura, può giungere a conoscere
tale sfera invisibile (ossia metafisica) attraverso la conoscenza della
struttura matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura
stessa. Critica dell'astrologia Se la magia è giudicata positivamente da
Pico della Mirandola, per quanto riguarda invece l'astrologia egli ebbe un atteggiamento
diverso, che lo portò a distinguere nettamente tra «astrologia matematica o
speculativa», cioè l'astronomia, e l'«astrologia giudiziale o divinatrice»;
mentre la prima ci consente di conoscere la realtà armonica dell'universo, e
dunque è giusta, la seconda crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini
alle congiunture astrali. Partendo dall'affermazione della piena dignità e
libertà dell'uomo, che può scegliere cosa essere, Pico muove una forte critica
a questo secondo tipo di credenze e di pratiche astrologiche, che
costituirebbero una negazione proprio della dignità e della libertà
umane. Secondo Pico, questa scienza astrologica attribuisce erroneamente
ai corpi celesti il potere di influire sulle vicende umane (fisiche e
spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e togliendo agli
uomini la libertà di scegliere. Egli non nega che un certo influsso vi possa
essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia di
subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza astrale).
Le vicende dell'esistenza umana sono tanto intrecciate e complesse che non se
ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà d'arbitrio
dell'uomo. Opera quae exstant omnia di Pico della Mirandola Il suo
Disputationes adversus astrologiam divinatricem (tale è il titolo dell'opera a
cui Pico si dedicò nell'ultimo periodo della sua vita) rimase incompiuto e come
tale fu pubblicato postumo, con il commento di Giovanni Manardo; tuttavia,
alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati da Girolamo Savonarola nel
suo Trattato contra li astrologi. Opere Ad Hermolaum de genere dicendi
philosophorum, (Lettera a Ermolao Barbaro sul modo di parlare dei filosofi), Commento
sopra una canzone d'amore di Benivieni, “Discorso sulla dignità dell'uomo”; “Tesi
su tutte le cose conoscibili o Novecento conclusioni filosofiche, cabalistiche
e teologiche in ogni genere di scienze”; “Apologia, Heptaplus: de septiformi
sex dierum Geneseos enarratione, (Heptaplus: della settemplice interpretazione
dei sei giorni della Genesi), Expositiones in Psalmos, “L'essere e l'uno”; “Dispute contro l'astrologia
divinatrice”. Altre opera: “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “(Le dodici
regole” “Le dodici armi della battaglia spirituale”; “Le dodici condizioni di
un amante” “Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. Secondo alcuni
studi, a Pico della Mirandola sarebbe da attribuire anche la paternità
dell’Hypnerotomachia Poliphili (Amoroso combattimento onirico di Polifilo).
Note: Sebbene egli preferisse farsi chiamare Conte della Concordia
Miroslav Marek, Genealogy.eu, su Pico family, Fu in particolare il cardinale
spagnolo Pedro Grazias, dopo essere intervenuto presso i reali di Spagna
Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato da papa Innocenzo VIII di
confutarne l'Apologia. Pico della
Mirandola "fu avvelenato", caso risolto 500 anni dopo, in Gazzetta di
Modena, G. Gallello et al. Già all'epoca della morte si vociferò che Pico fosse
stato avvelenato (cfr. Simon Critchley, Il libro dei filosofi morti, Garzanti). Recenti indagini condotte a Ravenna
dall'équipe del professor Giorgio Gruppioni dell'Bologna avrebbero riscontrato
elevati livelli di arsenico nei campioni di tessuti e di ossa prelevati dalle
spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi dell'avvelenamento per la sua
morte (cfr. Delitti e misteri del passato, L. Garofano, S. Vinceti, G.
Gruppioni, Rizzoli, Milano. Secondo lo storico dell'arte Silvano Vicenti, il
presunto avvelenamento di Pico della Mirandola, la cui morte finora si riteneva
fosse stata causata dalla sifilide, sarebbe avvenuto ad opera della stessa mano
che due mesi prima avrebbe ucciso Angelo Poliziano, legato a Pico da grande
amicizia (Rainews: Pico della Mirandola e Poliziano assassinati con l'arsenico) Risolto il giallo della morte di Pico della
Mirandola, Pisa, La Memoria Straordinaria di Pico della Mirandola, articolo su
Notizie. Enciclopedia Treccani alla voce
omonima. Girolamo Benivieni fece porre anche una lapide sulle spoglie di
Pico della Mirandola tumulate nella chiesa di San Marco a Firenze. Sul fronte
della tomba è tuttora inciso: «Qui giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno
anche il Tago e il Gange e forse perfino gli Antipodi. Girolamo Benivieni,
affinché dopo la morte la separazione di luoghi non disgiunga le ossa di coloro
i cui animi in vita congiunse Amore, dispose d'essere sepolto nella terra qui
sotto. Sul retro invece, in posizione
poco visibile, è riportato l'epitaffio: «Girolamo Benivieni per Giovanni Pico
della Mirandola e se stesso pose nell'anno Io priego Dio Girolamo che 'n pace
così in ciel sia il tuo Pico congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo
defunto corpo hor con le sacr'ossa sue qui iace. E. Garin, Giovanni Pico della
Mirandola: vita e dottrina, Le Monnier, Kurt Zeller, Pico della Mirandola e
l'aristolelismo rinascimentale, edizioni Luria, Frances Yates Giordano Bruno e
la tradizione ermetica Laterza U. Perone, C. Ciancio, Storia del pensiero
filosofico, SEI, Torino Edizione Eugenio Garin, Vallecchi, Sul richiamo di
Pascal a Pico della Mirandola, cfr. B. Pascal, Colloquio con il Signore di Saci
su Epitteto e Montagne in B. Pascal, Pensieri, Paolo Serini, Einaudi, Torino, François
Secret, I cabbalisti cristiani del Rinascimento, trad. it., Arkeios, Roma, Conclusiones
nongentae. Le novecento tesi. Albano Biondi, Studi pichiani (FIrenze Olschki "Conclusiones
Magicae numero XXVI, secundum opinione propria", Fra le tesi redatte in
vista del congresso filosofico di Roma, Pico ad esempio scriveva: «Non vi è
scienza che ci dia maggiori certezze sulla divinità del Cristo della magia e
della cabala» (cit. da F. Secret, ibidem, e in Zenit studi. Pico della Mirandola
e la cabala cristiana). Per Pico, la natura è una correlazione misteriosa di
forze occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia e controllare
tramite la magia. Pico distingue due tipi di astrologiamatematica e
divinatricee naga il valore della seconda» (G. Granata, Filosofia, Alpha Test,
Milano. Lo stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato «in
corroborazione delle refutazione astrologice del Signor conte Joan Pico della
Mirandola» (cit. in Romeo De Maio, Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento,
Guida editori, Napoli). Indizi e prove:
Giovanni Pico della Mirandola e Alberto Pio da Carpi nella genesi dell’Hypnerotomachia
Poliphili. Questo testo proviene in
parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera
del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, pubblicata
sotto licenza Creative Commone, Opere: Opere, Mazzali, Giovanni Pico della Mirandola, Opere.
1, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Giovanni Pico della Mirandola, Opere.
Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri Ioannis Pici Mirandulae,
Concordiae comitis, Exactissima expositio in orationem dominicam, Officina S.
Bernardini, Giovanni Pico della Mirandola, Apologia. L'autodifesa di Pico di
fronte al Tribunale dell'Inquisizione, Paolo Edoardo Fornaciari, SISMEL
(Società internazionale per lo studio del Medioevo latino) Edizioni del Galluzzo,
Firenze Giuseppe Barone, Antologia
Giovanni Pico della Mirandola, Virgilio Editore, Milano, Studi Dario Bellini,
La profezia di Pico della Mirandola. Oltre la cinquantesima porta, Sometti editore,
Giulio Busi, Vera relazione sulla vita e i fatti di Giovanni Pico, conte della
Mirandola, Aragno, Ernst Cassirer,
Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, trad. it., La Nuova Italia,
Firenze. Henri-Marie de Lubac, Pic de la Mirandole. Études et discussions,
Aubier Montaigne, Parigi rad. it. di Giuseppe Colombo, Pico della Mirandola.
L'alba incompiuta del Rinascimento, Jaca Book, Milano, Vincenzo Di Giovanni,
Giovanni Pico della Mirandola nella storia del Rinascimento e della filosofia
in Italia, Palermo, Boccone del Povero, Fabrizio Frigerio, "Il commento di
Pico della Mirandola alla Canzona d'Amore di Gerolamo Benivieni" ,
Conoscenza Religiosa, Firenze, Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Pico
della Mirandola, Casale Monferrato, Edizioni Piemme, Eugenio Garin, L'Umanesimo
italiano, Laterza, Bari, Thomas Gilbhard, Paralipomena pichiana: a propos einer
Pico–Bibliographie, in «Accademia. Revue de la Société Marsile Ficin», Salvatore
Puledda, Interpretazioni dell'Umanesimo, Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi,
Pichiana. delle edizioni e degli studi,
in "Studi pichiani", Olschki, Firenze, Alberto Sartori, Giovanni Pico
Della Mirandola, Filosofia, teologia, concordia, Edizioni Messaggero
Padova, Zambelli, L'apprendista
stregone. Astrologia, cabala e arte lulliana in Pico della Mirandola e seguaci,
Saggi Marsilio, Venezia Le fonti cabalistiche di PicoThe Great Parchment.
Flavius Mithridates' Latin Translation, the Hebrew Text, and an English
Version, Giulio Busi, Maria Simonetta Bondoni Pastorio, Saverio Campanini,
appartenente alla collana "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della
Mirandola", 1, Nino Aragno Editore, Torino; and an English Version,
Saverio Campanini, in "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della
Mirandola", 2, Nino Aragno Editore, Torino Giulio Busi, "Chi non
ammirerà il nostro camaleonte?" La biblioteca cabbalistica di Giovanni
Pico della Mirandola, in G. Busi, L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Nino
Aragno Editore, Torino Saverio Campanini, Guglielmo Raimondo Moncada (alias
Flavio Mitridate) traduttore di opere cabbalistiche, in Mauro Perani ,
Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano,
Officina di Studi Medievali, Palermo Flavius Mithridates' Latin Translation,
the Hebrew Text, and an English Version, Susanne Jurgan e Saverio Campanini,
con un testo di Giulio Busi, in "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico
della Mirandola", Nino Aragno Editore, Torino Saverio CampaniniFour Short
Kabbalistic Treatises, "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della
Mirandola" Fondazione Palazzo Bondoni Pastorio, Castiglione delle Stiviere
. Cabala cristiana Marsilio Ficino
Filosofia rinascimentale Mirandola Umanesimo Prisca theologia. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Giovanni Pico della Mirandola, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Pico della Mirandola, su Enciclopedia
Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Giovanni Pico della Mirandola, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Pico della Mirandola, su ALCUIN,
Ratisbona. openMLOL, Horizons Unlimited Il Centro Internazionale di Cultura Giovanni
Pico della Mirandola, su picodellamirandola. Pico della Mirandola e
l'Umanesimo, su web.tiscalinet. Pico della Mirandola e la cabala cristiana, su
vrijmetselaarsgilde.eu. Pico della Mirandola nel progetto biblioteche dei
filosofi, su picus.unica. The Pico Project, su brown.edu. progetto dell'Bologna
e della Brown University per rendere completo, accessibile e leggibile il Discorso
sulla dignità dell'uomo Pico della Mirandola, Orazione sulla dignità
dell'essere umano, prima parte, su panarchy.org. I "Carmina" e l'"Oratio de
hominis dignitate", su thelatinlibrary.com.The Kabbalistic Library of
Giovanni Pico della Mirandola, su pico-kabbalah.eu. Giovanni Pico della
Mirandola. Pico. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Pico: the dignity of man," per Il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Pico (Mirandola). Filosofo. Grice: “It is very likely that
Cartesio took the idea of the malignant daemon from Pico, who was obsessed with
him – with the daemon, I mean! “Demonio!”” Grice: “I like Pico. Ackrill
suggested that I should translate happiness as taking ‘daemon’ seriously. Pico
does: He allows Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct translation of Roman
‘daemone,’ which is Grecian in nature.”Grice: “A daemon is always ‘maschile,’
succubus, or incubus – and stregus is gender-neutral, too, as Pico was very
well aware when he allowed the burning of a few male witches at Mirandola. On
the other hand, he uses Sextus Empiricus and Phyrro against Aristotle!” Grice:
“Like Gentile, and Rosselli, two other Italian philosophers, he was murdered –
by his successor to the county!” “A very sad thing is that he was murdered
along with his son Alberto.”Grice: “The murderer, a Pico, succeeded him without
much of a revolt – That’s the Renaissance forya!” --- Important if unjustly neglected, murdered,
Italian philosopher. Giovanni Francesco Pico della Mirandola, italian nobile e
il filosofo , il nipote di Giovanni Pico della Mirandola . Il suo nome è in
genere troncato come Gianfrancesco Pico della Mirandola . Figlio di Galeotto I
Pico , signore di Mirandola , e Bianca Maria d'Este , figlia di Niccolò III
d'Este. Come lo zio, Pico, Pico si dedica principalmente alla filosofia, ma ha
reso soggetto alla Bibbia, anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae et
humanæ sapientiæ e in particolare nei sei libri intitolati examen doctrinæ vanitatis
gentium , si deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti Aristotele. Ha
scritto una biografia dettagliata di suo zio
e un altro di Savonarola , di cui era un seguace. Avendo osservato i pericoli
a cui la società è stata esposta, al momento, ha lanciato un avvertimento in
occasione del Concilio Lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense
de reformandis Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a Willibald Pirckheimer).
Morì a Mirandola, assassinato dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio più
giovane, Alessandro. L'altro figlio Giantommaso è stato ambasciatore aClemente
VII. Mentre Pico aveva spesso sostenuto che tutte le filosofie e le religioni
hanno raggiunto una parte della verità, Pico ha detto, in effetti, che tutte le
religioni e tutte le filosofie, salva la religione Cristiana, da solisono
semplici raccolte di falsità confusi e internamente incoerenti. In possesso di
un tale punto di vista, si schiera non solo con Savonarola, ma con alcuni dei
padri e con i riformatori pure. Su questo punto, era insistente. Il
cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o nulla da guadagnare
dalla filosofia, le scienze e le arti. Questa tesi centrale si diffonde
attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non lodare o
estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Opere: “De studio di
Divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is
interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from
‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De Providentia Dei,” “De rerum
praenotione,” “Quaestio de falsitate Astrologiae,” “Examen Vanitatis gentium
doctrinae, et veritatis Christianae disciplinae, “Libro Detto strega o delle
illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes
isn’t!” – “Opera Omnia,” fonti Wikisource-logo.svg Herbermann, Charles, ed. "
Giovanni Francesco Pico della Mirandola ". Enciclopedia Cattolica New
York: Robert Appleton Company. Burke, Peter.. "Stregoneria e Magia in
Italia del Rinascimento: Gianfrancesco Pico e la sua Strix, " di Sydney
Anglod, ed. The Damned Art: Saggi in letteratura di Magia, Londra. Herzig, T. "La reazione dei demoni alla sodomia:
Magia e omosessualità in Strix di Gianfrancesco Pico della Mirandola." Il
Cinquecento Journal , Kors, Alan Charles e Edward Peters. La stregoneria in Europa, Una storia
Documentario. Philadelphia: University of Pennsylvania Press (Estratti dal Pico
Strix ., Schmitt, ,CB, Pico e la sua critica di Aristotele. The Hague: Martinus
Nijhoff. Pappalardo, L.”Fede, Immaginazione e scetticismo" (Nutrix),
Turnhout: Brepols Publishers. Opere Progetto Gutenberg panoramica biografica
presso il Centro Internazionale di Cultura "Pico e le sua critica di
Aristotele | Charles B. Schmitt | Springer .Giovanni Francesco. Refs: Luigi
Speranza, “Grice e Pico”. Pico. II Pico
della Mirandola. nobile, filosofo e letterato italiano. Signore di Mirandola e
conte di Concordia in tre periodi differenti: , poi nuovamente per pochi mesi ed
infine, ma stavolta privato di Concordia, dal infine verrà assassinato dal
nipote Galeotto II Pico, suo successore definitivo. Era figlio di Galeotto I Pico e di Bianca
Maria d'Este, figlia di Niccolò III d'Este. Succedette al padre nel governo dei
feudi, ricevendo conferma dell'investitura dall'imperatore Massimiliano I
d'Asburgo. Ifratelli, non contenti, assediarono e bombardarono la Mirandola e
imprigionarono Pico, che fu rilasciato solo con la promessa di cessione dei
domini. Liberato, si ritirò a Roma. Contrastò la cultura classica a favore del
Cristianesimo. Scrisse una biografia dello zio Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume
che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta
contro l'astrologia. Seguace di Savonarola, si batté inutilmente per la sua
assoluzione, e ne scrisse dopo la morte una biografia. Sostenne da un lato la
necessità di un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e dall'altro
l'incompatibiltà della filosofia antica col cattolicesimo. Scrisse il “De
reformandis moribus,” che inviò a Papa Leone X, l'”Examen vanitatis doctrinae
gentium et veritatis christianae disciplinae,” nel quale attaccò la filosofia
arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” sulle
possessioni demoniache. L'Examen non
attacca soltanto la filosofia arcaica, ma si scaglia ugualmente contro
Aristotele ed Aquino. Dei due pensatori,
Pico contesta la fiducia nella conoscenza e nella ragione, che permetterebbero
con la forza dell'intelletto di intuire le verità ultime. Al contrario, al pari
della dottrina esposta dal Cusano nel De docta ignorantia (Pico nutre una
profonda sfiducia nelle capacità umane, riconoscendo alla ragione solo la
possibilità di giungere a conclusioni arbitrarie. Riprendendo alcune tesi
tipiche dello scetticismo di Pirrone e Sesto Empirico, Pico nega la validità
dei sillogismi e dell'induttivismo, svaluta l'idea della causalità. Nulla è
conoscibile, mentre la fede può fondarsi solo su una rivelazione.[Morì
assassinato dal nipote Galeotto II assieme all'ultimogenito Alberto. Opere; “De
imaginatione”; “De providentia Dei”; “De rerum praenotione”; “De studio divinae
et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”; “Examen vanitatis doctrinae
gentium, et ueritatis Christianae disciplinae,” Ioannis Pici Mirandulae Vita, “Strix,
sive de ludificatione daemonum,” Opera Omnia, “Quaestio de falsitate
astrologiae ,” Discendenza Gianfrancesco. Sosò Giovanna Carafa, signora di
Roddi, figlia di Giovanni Tommaso Carafa, conte di Maddaloni, e di Giulia
Sanseverino. Insieme ebbero I seguenti figli:[ Gian Tommaso Pico, signore di Roddi -- sposò Carlotta Orsini, figlia di Gian Giordano
Orsini, signore di Bracciano, e di Felice Della Rovere, figlia illegittima del
cardinale Giuliano Della Rovere (Giulio II. Ebbe discendenza: Girolamo Pico, signore di
Roddi. Sposò Francesca Malaspina, figlia di Cesare Malaspina, marchese di
Malgrate; Virginio Pico Giovanni Antonio Pico Maddalena Pico, sposò Agostino Tizzone, conte
di Desana. Beatrice Pico, sposò Paolo Torelli, conte di Montechiarugolo, ed
ebbero discendenza; Anna Pico, a Genova nelsposò Antoniotto II Adorno, doge di
Genova, signore di Ovada e Sale; Galeotto Pico, Caterina Pico, Cecilia Pico, monaca
clarissa con il nome di suor Maria Cornelia al monastero di Santa Cecilia di
Firenze;[1] Alberto Pico, assassinato insieme al padre da Galeotto II Pico; Giulia
Pico, a Mirandola sposò Sigismondo II Malatesta, co-signore di Rimini; Maria
Pico, Paolo Pico, co-signore di Roddi. Sposò in prime nozze Caterina, figlia di
Galeotto Ceva della Bosia di Garessio, signore di Bossolasco;[ poi sposò in
seconde nozze Costanza del Carretto, figlia di Ottaviano del Carretto, marchese
di Millesimo e conte di Cengio, e di Nicoletta Della Rovere, figlia di Stefano
Vigerio Della Rovere, patrizio di Savona. Ebbe i seguenti figli: dalla 1ª
moglie: Giovanna Pico nel posò Michele Antonio del Carretto di Lesegno,
marchese di Cravanzana; dalla 2ª moglie: Eleonora Pico, signora di Roddi e poi contessa di Roddi,
Sposò a Mantova in prime nozze Ascanio Andreasi, conte di Rivalta; poi sposò in
seconde nozze Enrico Biandrate di San Giorgio, conte di Foglizzo; illegittimo:
Marzio Pico sposò Caterina Trona, figlia di Antonio Trona, signore di Torrone e
Clarafond. Ebbe i seguenti figli: Tommaso Pico, co-signore di Roddi;illegittimo:
Paolo Pico, monaco benedettino all'Abbazia di Lucedio. Miroslav Marek,
Genealogy.eu, su Pico family, Pompeo Litta, Famiglie celebri di Italia. Pico
della Mirandola, Torino, J. Delumeau, Il peccato e la paura, Bologna, il
Mulino. Pompeo Litta, Famiglie celebri di Italia. Pico della Mirandola, Torino,
Pappalardo, L. "Gianfrancesco Pico della Mirandola: fede, immaginazione e
scetticismo". Turnhout: Brepols Publishers (= Nutrix:Voci correlate
Assedio della Mirandola, Assedio della Mirandola di papa Giulio II Caccia alle
streghe nella Signoria della Mirandola Sovrani di Mirandola e Concordia. Schizzo
biografico a cura de Il Centro Internazionale di Cultura Giovanni Pico della
Mirandola, «Pico della Mirandola, Giovanni Francesco II», Enciclopedie "Treccani L'Enciclopedia italiana".
«Pico della Mirandola, Giovanni Francesco II», Dizionario di filosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Gianfranco Pico della Mirandola. Pico.
Keywords. Refs: Luigi Speranza: Pico. Keywords. Refs.: “Grice, Acrkill, Pico
and Alberti, on ‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e Pico," per Il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia --
Gianfranco Pico della Mirandola.
Pieralisi (Jesi). Filosofo. Fa parte dei Minori
Riformati di Jesi. Nella sua filosofia esalta il valore della pace fra gli
uomini e fra tutte le creature. L’anima è presente non solo negli esseri umani,
ma anche negli animali, ai quali appunto l'anima conferisce come agli
uominiun'esistenza eterna al di là della morte. Per tali motivi sottolinea la
necessità etica di trattare gli animali con rispetto ed amore. De anima
belluarum: sopravvivenza? Una domanda, S. Rocco, Venezia. Della filosofia
razionale speculativa parte soggettiva ossia la logica, Tipografia della Pace,
Roma, La filosofia razionale pratica ovvero dei doveri naturali” (La Pace,
Roma). Sui vizi capitali dell'insegnamento scientifico: riflessioni, Pesar.
Pievani
(Gazzaniga).
Filosofo. Grice: “Only in Italy,
Dietelmo becomes Telmo –“ Grice: “I like Pievani – he defends Darwin when
everyone attacks him! Talk about rallying to the defense of the under-dogma!” -Dopo
la laurea in Filosofia conseguita a
Milano, ha condotto ricerchein Biologia evolutiva e Filosofia della
biologia, sotto la supervisione di Niles Eldredge e di Ian Tattersall presso
l'American Museum of Natural History di New York. Grice: “Some Italians would not consider him
an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree without (i. e.,
not within) Italy!” -- Pprofessore associato di Filosofia della scienza presso
la facoltà di Scienze dell'educazione e della formazione dell'Università degli
Studi di Milano-Bicocca. Ha ricoperto gli insegnamenti di Epistemologia e di Epistemologia
evolutiva.-- è stato vicedirettore del
Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” e
vicepresidente del corso di laurea in Scienze dell'educazione. Dal è Professore
presso il Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Padova, dove
ricopre la prima cattedra italiana di Filosofia delle scienze biologiche.
Presso lo stesso Dipartimento è anche titolare degli insegnamenti di Bioetica e
di Divulgazione naturalistica. Dal è
Delegato del Rettore per la Comunicazione Istituzionale dell’Università degli
Studi di Padova. Dal è Presidente della
SIBESocietà Italiana di Biologia Evoluzionistica. È socio effettivo
dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, per la classe di Scienze,
socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino per la classe di
Scienze, socio non residente dell’Accademia Olimpica di Vicenza, per la classe
di Scienza e Tecnica. È autore di saggi nei
campi della biologia evoluzionistica, dell'evoluzione umana, della filosofia
della biologia e della filosofia della scienza generale. Comunicazione della scienza Impegnato in
diversi progetti internazionali di comunicazione della scienza, dal fa parte del Comitato Scientifico di
BergamoScienza, è stato segretario del consiglio scientifico e coordinatore del
Festival della scienza di Genova, divenuta la più importante manifestazione
europea del settore. Insieme a Vittorio Bo, è stato direttore scientifico del
"Festival delle scienze di Roma" in Auditorium Parco della
Musica. Fa parte del comitato editoriale
di riviste scientifiche internazionali come Evolutionary Biology, Evolution:
Education and Outreach e Rendiconti Lincei per le Scienze Fisiche e Naturali.
Insieme a Niles Eldredge, è direttore scientifico del progetto enciclopedico
“Il futuro del pianeta” di UTET Grandi Opere. Inoltre insieme ancora a Niles
Eldredge ed a Ian Tattersall, è stato il curatore scientifico dell'edizione
italiana della mostra internazionale "Darwin". Insieme a Luigi Luca Cavalli-Sforza è stato
curatore del progetto espositivo internazionale “Homo sapiens": la grande
storia della diversità umana” (Roma, Palazzo delle Esposizioni, -; Trento, -,
Novara ). Telmo Pievani è direttore di
Pikaia, il italiano dell'evoluzione, ed
è stato coordinatore scientifico del Darwin Day di Milano. Fa parte del
comitato etico e del Comitato Scientifico della Fondazione Umberto Veronesi per
il progresso delle scienze. Fa parte del
Consiglio Scientifico Internazionale del Museo delle Scienze (MUSE) di
Trento. -- è stato per Padova coordinatore scientifico
dell’allestimento museale del Giardino della Biodiversità presso l'Orto
Botanico di Padova, oltre che curatore della sezione “Le piante e l’uomo”. Collabora
ai progetti scientifici e di comunicazione del Parco Natura Viva di Bussolengo.
Curatore Scientifico, insieme ai Fantini, Rufo e Pimpinelli, della mostra
internazionale "DNA. Il grande libro della vita da Mendel alla genomica”
(Palazzo delle Esposizioni, Roma). Dal punto di vista editoriale, è membro del
comitato editoriale de L'Indice dei libri. -- è componente del Comitato
Scientifico Internazionale della rivista Le Scienze, edizione italiana di
Scientific American, alla quale collabora.
Scrive regolarmente per la rivista Micromega. Dal è firma delle pagine culturali del Corriere
della Sera. Dal è direttore del magazine
di Padova, Il Bo LIVE. Due volte finalista
del Premio Galileo a Padova, nel ha
ricevuto la menzione speciale della giuria del Premio Scienza e
letteratura-Merck Serono, per il saggio La vita inaspettata. Il fascino di
un'evoluzione che non ci aveva previsto (Cortina). Premio Adriano Vitelli Laico
dell’Anno, , Torino; Premio Internazionale di Ecologia Umana (Abbazia di Spineto, Sarteano); Premio Capo
d'Orlando per la comunicazione
multimediale (Vico Equense). Insieme a
Federico Taddia e alla Banda Osiris, è autore di progetti teatrali e musicali a
tema scientifico, come “Finalmente il Finimondo!” e “Il maschio inutile” ispirato
all’omonimo libro. Opere: “Il management
dell'unicità, Guerini e associati, Milano, “Homo sapiens e altre catastrofi,”
Meltemi, Roma); Immagini del tempo nel cinema d'oggi, Meltemi, Roma, “Sotto il
velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il cappellano del diavolo, Scienza e
idee, Milano, Cortina, Ospitato su archive.is. “Introduzione alla filosofia
della biologia” (Laterza, Roma); La teoria dell'evoluzione. Attualità di una
rivoluzione scientifica, Il Mulino, Bologna,T. Pievani-E. Capanna-C.A. Redi,
Chi ha paura di Darwin?, IBIS Edizioni, Como-Pavia, Creazione senza Dio,
Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo
all'italiana” (Milano, Bompiani); “Perdere la libertà per Sante ragioni. Dal
nascere al morire: la mano della Chiesa sulla nostra vita, Milano,
Chiarelettere, T. Pievani-Vittorio Girotto-Giorgio Vallortigara, Nati per
Credere, Codice Edizioni, Torino); La vita inaspettata. Il fascino di
un'evoluzione che non ci aveva previsto, Raffaello Cortina Editore, Milano, Introduzione a Darwin (Roma, Laterza); La
fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna, Il Mulino, Homo sapiens. Il cammino dell'umanità,
Atlante dell'Istituto Geografico De Agostini,
“Anatomia di una rivoluzione: la logica della scoperta scientifica di
Darwin” (Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica, morale: Darwin
spiega proprio tutto, Torino, Einaudi,
T. Pievani-Federico Taddia, Il maschio è inutile. Un saggio quasi
filosofico, Milano, Rizzoli, Leggere l’Origine delle specie di Darwin, IBIS
Edizioni, Como-Pavia, Libertà di
migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, con Valerio Calzolaio,
Einaudi, Torino, T. Pievani-Vittorio Marchis,
Lectures , Giappichelli, Come saremo. Storie di umanità tecnologicamente
modificata, con L. De Biase, Codice, Edizioni, Torino, "Homo SapiensLe
nuove storie dell'evoluzione umana", Libreria Geografica, Homo sapiens. Le nuove storie dell'evoluzione
umana, Libreria Geografica, Imperfezione. Una storia naturale, Milano,
Raffaello Cortina, Libri per ragazzi Perché siamo parenti delle galline? E
tante altre domande sull’evoluzione, con F. Taddia, Editoriale Scienza,
Trieste, ; Sulle tracce degli antenati. L’avventurosa storia dell’umanità,
Editoriale Scienza, Trieste, . Introduzioni a opere di altri autori Telmo
Pievani ha curato l'edizione italiana di opere di Richard Dawkins, di Niles
Eldredge, di Stuart Kauffman, di Ian Tattersall, di Susan Oyama, di Kim
Sterelny, di Edward Osborne Wilson, di Sean B. Carroll, di Henri Gee e di altri
filosofi della biologia ed evoluzionisti. È inoltre il curatore dell'edizione
italiana del testamento scientifico di Stephen Jay Gould (La struttura della
teoria dell'evoluzione) e dell'ottavo volume (intitolato Storia della scienza e
della tecnologia) della Storia della Cultura Italiana diretta da Luigi Luca
Cavalli-Sforza. Curato l'edizione italiana di una parte dei Taccuini della
Trasmutazione darwiniani, pubblicati da Laterza con il titolo di: Charles
Darwin. T. Rosso, Taccuino B, Taccuino E.
Dietelmo PIEVANI, su accademiadellescienze. Filosofia si insegna a
Biologia La prima cattedra a Pievani, Il mattino di Padova. Homo Sapiens: La
grande storia della diversità umana, I vincitori del premio «Scienza e
letteratura», Corriere della Sera, 11 giugno. Scheda libraria di "Evoluti
e abbandonati", su einaudi. Evoluzione Charles Darwin Stephen Jay Gould
Darwin Day Padova Orto Botanico di Padova Sito ufficiale, su telmopievani.com. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited
srl. Pubblicazioni di Telmo Pievani, su
Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de
l'Innovation. Il web magazine
cross-mediale dell'Padova, su ilbolive.unipd. Pikaia, il italiano dell'evoluzione, su pikaia.eu. Il
sito ufficiale della mostra DARWIN su
Darwin. Dietelmo Pievani. Telmo Pievani. Pievani. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Pievani” – The Swimming-Pool Library.
Piovani
(Napoli).
Filosofo. Grice: “Like Austin, and
then again like me, Piovani could invent lingo. The whole point of
ordinary-language philosophy was an attack on ‘philosophical language,’ and
there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING unordinary philosophical
language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!” -- Si laureò a Napoli dove conobbe
il suo maestro Capograssi. Insega a Trieste, Firenze e Roma), e successivamente
occupò via via le cattedre di Storia delle dottrine politiche, Storia della
filosofia morale e di Filosofia morale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia
dell'Università degli studi di Napoli Federico II, dove rimase fino alla
propria morte, avvenuta nel 1980. Insignito di numerosi riconoscimenti accademici,
linceo. Figlio di due maestri elementari, educato al senso dell'appartenenza nazionale
e cresciuto fino ai vent'anni sotto il fascismo, Piovani si formò a Napoli,
dove, nella prima giovinezza (come invero molte altre future figure di spicco
della vita culturale e civile italiana), prese anche parte alle attività del
GUF cittadino e scrisse su alcuni fogli del regime. La sua originale ricerca
filosofica ebbe avvio all'indomani immediato della tragica conclusione della
seconda guerra mondiale e di ciò portò i segni anche nell'elaborazione della
propria caratterizzazione etico-politica, presto approdata alle ragioni del
liberalismo democratico. Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito
volontaristico dell'attualismo, la necessità di ripensare il
"modello" idealistico della "nuova Italia" lo indusse ad
un'intensa riflessione sul significato e sul valore dell'individuo nel suo
farsi persona, che lo impegnò per tutta la vita, troncata dalla malattia.
Autore di molti saggi (se ne conteranno più di venti al termine della sua
carriera di scrittore), che spaziano dalla filosofia del diritto al pensiero
filosofico italiano, soprattutto a quello meridionale, ricoprì incarichi nelle
più importanti accademie italiane; fu direttore, insieme a Eustachio Paolo
Lamanna, della "Collana di Filosofia" delle Edizioni Morano di
Napoli, e fondatore, presso il Cnr, del Centro di Studi Vichiani. Al suo
pensiero e alla sua "scuola" sono dedicati numerosi scritti. La
"FondazionePiovani per gli studi vichiani" ne custodisce la
biblioteca e gli archivi. Pensiero
filosofico Il pensiero di Pietro Piovani è stato definito da uno dei suoi più
importanti allievi, Fulvio Tessitore, «una fenomenologia dell'individuale». Per
il pensatore napoletano l'individuo non è concepito come un'entità chiusa ed
egoistica tendente all'assolutizzazione ma, al contrario, accettando egli la
sua natura di vivente limitato, afferma sé stesso nella responsabilità della
propria azione. Nella formazione del pensiero di Piovani concorrono elementi
esistenzialistici (con particolare simpatia per Jaspers), coniugati con motivi
rosminiani, a loro volta filtrati attraverso Capograssi, il quale pose Piovani
di fronte al grande tema dell’analisi dell’esperienza comune. Di ciò è
documento la prima monografia Normatività e società; che utilizza anche temi
della prima Azione blondeliana. La necessità di fondare la persona grazie a un
criterio o norma, che è la ragione dell’agire e del pensare (la logica della
vita morale), fa scoprire il tema di fondo della più matura filosofia morale
piovaniana: il soggetto è un «volente non volutosi», vale a dire che il
soggetto, per quanto approfondisca il proprio essere che è il suo esistere,
deve arrestarsi dinanzi alla constatazione di essere dato, di non essersi
voluto. L’«alternativa esistenziale» dell’accettazione della vita ne riscatta,
con la volontà di essere a fronte della possibilità contraddittoria del
suicidio, l’originaria datità. Ma questa accettazione, che è la sola possibile
fondazione della vita morale, rifiuta ogni «ostinazione singolaristica» e
comporta che la vita è vita di relazione, dove questa non è conquista ma
condizione consustanziale del soggetto che si accetta e dunque accetta l’altro,
a iniziare dalla propria alterità rispetto a se stesso. L’essenziale
«instaurazione personalitaria» consente la fondazione del diritto e della
morale: entrambe formazioni storiche, fondate dinamicamente in quanto capaci di
comprendere ogni forma in cui si sostanzi l’attivo desiderio dell’uomo di
soddisfare l’insaziabile bisogno di valori, anch'essi costruiti dalla scelta
esistenziale dei soggetti storici. In base a tale considerazione Piovani
sostiene che l'essere umano non possa fare affidamento su alcun tipo di
fondamento poiché, essendo un essere limitato e storico, è di fatto costretto a
fondare continuamente i suoi punti di riferimento. A questo proposito assumono
appunto un ruolo primario i valori, considerati non come assoluti ed eterni
bensì prodotto della specificità individuale. Del resto proprio i valori
esaltano la responsabilità dell'azione degli individui, che, altrimenti,
verrebbe mortificata nel riferimento obbligato a qualcosa di assoluto. Si può
dunque parlare, in Piovani, di un pluralismo etico che non significa
relativismo ma relatività e, dunque, rispetto. Una posizione quest'ultima che
sembra chiaramente riprendere il pensiero di Kant e, in particolare, il tema
dell'agonismo etico. Per il ricorrere di questi temi, l’originale filosofia di
Piovani può riassumersi nella formula tra «esistenzialismo ripensato e
storicismo rinnovato». Tra questi, un
numero della rivista Gerarchia, su cui scrive riferendosi alla partecipazione emotiva degli
italiani al conflitto con la Grecia: "Questo modo di sentire e di
interpretare gli eventi deve essere posto in luce perché esso indica che un
ventennio di regime fascista è riuscito a dare agli Italiani almeno quel senso
di preoccupazione della tutela e della difesa dei propri interessi, che è il
presupposto indispensabile per la formazione di una autentica e completa
coscienza imperiale":Piovani, Roma e Tirana, in Gerarchia, Piovani,
Evoluzione liberale, in Biblioteca della libertà, Piovani, Principi di una
filosofia della morale, cap. I. Piovani, Principi di una filosofia della
morale, cap. II. Piovani “Principi di una filosofia della morale,” F.
Tessitore, PIOVANI, Pietro, in Enciclopedia filosofica di Gallarate, Bompiani,
Milano. Altre opere: “Normatività e società” (Napoli, Jovene); “Il significato
del principio di effettività” (Milano, Giuffre); “Morte e trasfigurazione dell'Università” (Napoli, Guida, (II ed.
Napoli, Guida, La teodicea sociale di Rosmini, Padova, Cedam, II ed. Brescia,
Morcelliana, Linee di una filosofia del
diritto, Padova, CEDAM, “Giusnaturalismo ed etica moderna” Bari, Laterza);
“Filosofia e storia delle idee” (Bari, Laterza); “Conoscenza storica e
coscienza morale” (Napoli, Morano); “Principi di una filosofia della morale” (Napoli,
Morano); Oggettivazione etica e assenzialismo, F. Tessitore, Napoli, Morano); “La
filosofia nuova di Vico” (F. Tessitore (Napoli, Morano); “ Per una filosofia
della morale, F. Tessitore, Milano, Bompiani (Il pensiero Occidentale); F. Tessitore,
Tra esistenzialismo e storicismo: la filosofia morale (Napoli, Morano, Fulvio
Tessitore, Pietro Piovani, Napoli, Società nazionale di scienze lettere e arti,
Domenico Jervolino, Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale.
Newman, Blondel, Piovani, Napoli, Morano, Giuseppe Acocella, Idee per un'etica
sociale. Note in margine al pensiero di Pietro Piovani, Soveria Mannelli, Rubbettino,
Paolo Amodio , degli scritti su Pietro
Piovani, Napoli, Liguori, Giuseppe Lissa, Anti-ontologismo e fondazione etica
in Pietro Piovani, Napoli, Giannini, A. Nieddu, Normatività soggettività
storicità: saggio sulla filosofia della morale (Napoli, Loffredo, A. Nieddu , Incontri blondellani. Volontà, norma,
azione in Maurice Blondel e in Pietro Piovani, Cagliari, Editore, Adamo
Perrucci, L'etica della responsabilità. Saggio su Pietro Piovani, Napoli,
Liguori, G. Morrone, La scuola napoletana: lettura critica e informazione
bibliografica, Roma : Edizioni di Storia e Letteratura (Sussidi eruditi) M. Olivetti, Enciclopedia Italiana, Appendice,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, «Etica» Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Sito web del Centro di Studi
Vichiani del Cnr di Napoli. La lezione etica più che mai attuale di Pietro
Piovani, di Fulvio Tessitore, Il Messaggero, Pietro Piovani, di Fulvio
Tessitore, Napoli, 1982. Sito web della FondazionePiovani per gli studi
vichiani. Ebook dello Invito a Vico diPiovani, edizioni Ispf-Cnr, , in accesso
libero. Keywords: “i principi metafisici di Vico” – Pietro Piovani. Piovani.
Keywords: Vico, principio. Luigi Speranza, “Grice e Piovani: I principi
metafisici di Vico” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Pirandello (Girgenti). Filosofo. Grice: “Pirandello would say he is no philosopher, but then I’m a
cricketer!” --. Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la letteratura. Per
la sua produzione, le tematiche affrontate e l'innovazione del racconto
teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i
suoi lavori spiccano diverse novelle e racconti brevi (in lingua italiana e
siciliana) e circa quaranta drammi, l'ultimo dei quali incompleto. Io son
figlio del Caos. E non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in
una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in
forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del
genuino e antico vocabolo greco Kaos. Figlio di Stefano Pirandello e Caterina
Ricci Gramitto, appartenenti a famiglie di agiata condizione borghese, dalle
tradizioni risorgimentali, nacque in contrada Càvusu a Girgenti. .Nell'imminenza
del parto che dove avvenire a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che
stava colpendo la Sicilia, il padre decide di trasferire la famiglia in
un'isolata tenuta di campagna per evitare il contatto con la pestilenza. Porto
Empedocle, prima di chiamarsi così, era la Borgata Molo. Quando si decide che
la borgata diviene comune autonomo. La linea di confine fra i due comuni venne
fissata all'altezza della foce di un fiume essiccato che taglia in due la
contrada chiamata u Càvuso o u Càusu, pantalone. Questo Càvuso appartene a metà
alla Borgata Molo e l'altra metà a Girgenti. A qualche impiegato dell'ufficio anagrafe
parve che non e cosa che si scrive che qualcuno e nato in un paio di pantaloni
e cangia quel volgare càusu in caos. Il padre, partecipa alle imprese
garibaldine. Sposa Caterina, sorella di un suo commilitone, Rocco Ricci
Gramitto. Il suo nonno materno, Giovanni Battista Ricci Gramitto, e tra
gli esponenti di spicco della rivoluzione siciliana e, escluso dall'amnistia al
ritorno del Borbone, fuggito in esilio a Malta dove muore. Il bonno paterno,
Andrea Pirandello, e un armatore e ricco uomo d'affari di Pra', ora quartiere
di Genova. La famiglia vive in una situazione economica agiata, grazie al
commercio e all'estrazione dello zolfo. La sua infanzia e serena ma, come
lui stesso racconta, caratterizzata anche dalla difficoltà di comunicare con
gli adulti e in specie con i suoi genitori, in modo particolare con il padre.
Questo lo stimola ad affinare le sue capacità espressive e a studiare il modo
di comportarsi degli altri per cercare di corrispondervi al meglio. Fin
da ragazzo soffre d'insonnia e dorme abitualmente solo tre ore per notte. E molto
devoto alla Chiesa cattolica grazie all'influenza che ebbe su lui una domestica
di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, ma inculcandogli anche
credenze superstiziose fino a convincerlo della paurosa presenza degli spiriti.
La chiesa e i riti della confessione religiosa gli permettevano diaccostarsi ad
un'esperienza di misticismo, che cercherà di raggiungere in tutta la sua
esistenza. Si allontanò dalle pratiche religiose per un avvenimento
apparentemente di poco conto: un prete aveva truccato un'estrazione a sorte per
far vincere un'immagine sacra al giovane Luigi; questi rimase così deluso dal
comportamento inaspettatamente scorretto del sacerdote che non volle più avere
a che fare con la Chiesa, praticando una religiosità del tutto diversa da
quella ortodossa. Dopo l’istruzione elementare impartitagli privatamente,
fu iscritto dal padre alla regia scuola tecnica di Girgenti, ma durante
un’estate preparò, all’insaputa del padre, il passaggio agli studi classici. In
seguito a un dissesto economico, la famiglia si trasferì a Palermo, dove il
quattordicenne Luigi frequentò il regio ginnasio Vittorio Emanuele II e dove
rimase anche dopo il rientro dei suoi, a
Porto Empedocle. Qui si appassionò subito alla letteratura. A soli undici anni
scrisse la sua prima opera, "Barbaro", andata perduta. Per un breve
periodo, nel 1886, aiutò il padre nel commercio dello zolfo, e poté conoscere
direttamente il mondo degli operai nelle miniere e quello dei facchini delle
banchine del porto mercantile. Iniziò i suoi studi universitari a Palermo
per recarsi in seguito a Roma, dove continuò i suoi studi di filologia romanza
che poi, anche a causa di un insanabile conflitto con il rettore dell'ateneo
capitolino, dovette completare, su consiglio del suo maestro Ernesto Monaci, a
Bonn. A Bonn, importante centro culturale di quei tempi, Pirandello seguì i
corsi di filologia romanza ed ebbe l'opportunità di conoscere grandi maestri
come Franz Bücheler, Hermann Usener e Richard Förster. Si laureò nel 1891 con
una tesi sulla parlata agrigentina "Foni ed evoluzione fonetica del
dialetto di Girgenti" (Laute und Lautentwicklung der Mundart von
Girgenti), in cui descrisse il dialetto della sua città e quelli dell'intera
provincia, che suddivise in diverse aree linguistiche. Il tipo di studi gli fu
probabilmente di fondamentale aiuto nella stesura delle sue opere, dato il raro
grado di purezza della lingua italiana utilizzata. Nella città tedesca
alla fine di gennaio del 1890 conobbe a una festa in maschera la giovane Jenny
Schulz-Lander, della quale si innamorò e con cui andò ad abitare nella pensione
tenuta dalla madre della ragazza. A lei dedicherà i versi di Pasqua di Gea dove
la descriveva come «lucifera fanciulla, tu che il mio tutto sei e pur, forse,
sei nulla» e la ricorderà anche nei versi di Fuori di chiave: «Fuori la neve
eterna fiocca; / piano l'uscio s'apre e, un dito in bocca, / entra scalza
Jenny...» Quarant'anni dopo, Pirandello ormai famoso, durante un soggiorno a
New York ricevette un biglietto, a cui non rispose, da Jenny, che nel frattempo
era diventata scrittrice. Si trasferì a Roma, dove poté mantenersi grazie
agli assegni mensili inviati dal padre. Qui conobbe Luigi Capuana che lo aiutò
molto a farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti
intellettuali dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e
critici. A Girgenti, Pirandello sposò Maria Antonietta Portulano, figlia
di un ricco socio del padre. Questo matrimonio concordato soddisfaceva anche
gli interessi economici della famiglia di Pirandello. Nonostante ciò tra i due
coniugi nacque veramente l'amore e la passione. Grazie alla dote della moglie,
la coppia godeva di una situazione molto agiata, che permise ai due di trasferirsi
a Roma. A completare l'amore tra gli sposi, nacque il primo figlio: Stefano a
cui seguirono due anni dopo, Rosalia Caterina (Lietta) e F. Calogero. Il crollo
finanziario e la malattia della moglie. Uun allagamento e una frana nella
miniera di zolfo di Aragona di proprietà del padre, nella quale era stata
investita parte della dote di Antonietta, e da cui anche Pirandello e la sua
famiglia traevano un notevole sostentamento, li ridusse sul lastrico.
Questo avvenimento accrebbe il disagio mentale, già manifestatosi, della moglie
di Pirandello, Antonietta. Ella era sempre più spesso soggetta a crisi
isteriche, causate anche dalla gelosia, a causa delle quali o lei rientrava dai
genitori in Sicilia, o Pirandello era costretto a lasciare la casa. La malattia
prese la forma di una gelosia delirante e paranoica, che la portava a
scagliarsi contro tutte le donne che parlassero col marito, o che lei pensava
che volessero avere un qualche tipo di rapporto con lui; perfino la figlia
Lietta susciterà la sua gelosia, e a causa del comportamento della madre
tenterà il suicidio e poi se ne andrà di casa. La chiamata alle armi di Stefano
nella Grande Guerra peggiorò ulteriormente la sua situazione mentale. Solo
diversi anni dopo, egli, ormai disperato, acconsentì che Antonietta fosse
ricoverata in un ospedale psichiatrico. A. Portulano morirà in una clinica per
malattie mentali di Roma, sulla via Nomentana. La malattia della moglie portò
lo scrittore ad approfondire, portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla
psicoanalisi di Freud, lo studio dei meccanismi della mente e ad analizzare il
comportamento sociale nei confronti della malattia mentale. Spinto dalle
ristrettezze economiche e dallo scarso successo delle sue prime opere
letterarie, e avendo come unico impiego fisso la cattedra di stilistica
all'Istituto superiore di magistero femminile, lo scrittore dovette impartire
lezioni private di italiano e di tedesco, dedicandosi anche intensamente al suo
lavoro letterario. Inizia anche una collaborazione con il Corriere della
Sera. Il suo primo grande successo fu merito del romanzo Il fu Mattia
Pascal, scritto nelle notti di veglia alla moglie paralizzata alle gambe. Il
libro fu pubblicato e subito tradotto in diverse lingue. La critica non diede
subito al romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici
non seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di
altre opere di Pirandello. Perché Pirandello arrivasse al successo si
dovette aspettare a quando si dedicò totalmente al teatro. Lo scrittore
siciliano aveva rinunciato a scrivere opere teatrali, quando l'amico Nino
Martoglio gli chiese di mandare in scena nel suo Teatro Minimo presso il Teatro
Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: Lumie di Sicilia e l'Epilogo, un atto
unico scritto nel 1892. Pirandello acconsentì e la rappresentazione dei due
atti unici ebbe un discreto successo. Tramite i buoni uffici del suo amico
Martoglio anche A. Musco volle cimentarsi con il teatro pirandelliano:
Pirandello tradusse per lui in siciliano Lumie di Sicilia, rappresentato con
grande successo al Teatro Pacini di Catania. Cominciò da questa data la
collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo qualche tempo per
la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della commedia Liolà nel
novembre al teatro Argentina diRoma: «Gravi dissensi» di cui Pirandello
scriveva al figlio Stefano. La guerra fu un'esperienza dura per
Pirandello; il figlio Stefano venne infatti imprigionato dagli austriaci, e,
una volta rilasciato, ritornò in Italia gravemente malato e con i postumi di
una ferita. Durante la guerra, inoltre, le condizioni psichiche della moglie si
aggravarono al punto da rendere inevitabile il ricovero in manicomio dove
rimase, come detto, fino alla morte. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in
un lavoro frenetico, dedicandosi soprattutto al teatro. Fonda la Compagnia del
Teatro d'Arte di Roma con due grandissimi interpreti dell'arte pirandelliana:
Marta Abba e Ruggero Ruggeri. Con questa compagnia cominciò a viaggiare per il
mondo: le sue commedie vennero rappresentate anche nei teatri di
Broadway. Nel giro di un decennio arrivò ad essere il drammaturgo di
maggior fama nel mondo, come testimonia il premio Nobel per la letteratura
ricevuto per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e
teatrale. Degno di nota fu lo stretto rapporto con la giovane Abba, sua musa
ispiratrice, della quale Pirandello, secondo molti biografi e conoscenti, era
innamorato forse solamente in maniera platonica. Molte delle opere
pirandelliane cominciavano intanto ad essere trasposte al cinema: Pirandello
andava spesso ad assistere alla lavorazione dei film; andò anche negli Stati
Uniti d'America, dove famosi attori e attrici di Hollywood, come Greta Garbo,
interpretavano i suoi soggetti. Nell'ultimo di questi viaggi andò a trovare, su
invito, Albert Einstein a Princeton. In una conferenza stampa Pirandello difese
con veemenza la politica estera del fascismo, con la guerra d'Etiopia,
accusando i giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il colonialismo contro
i nativi americani. Pirandello e la politica: l'adesione al fascismo Pirandello
non aveva mai preso specifiche posizioni politiche, tranne l'ammirazione per il
patriottismo garibaldino di famiglia, unica certezza in un'epoca di crisi.
L'idea politica di fondo di Pirandello era legata principalmente a questo
patriottismo risorgimentale. Una sua lettera apparsa sul Giornale di Sicilia
testimonia gli ideali patriottici della famiglia, proprio nei primi mesi dallo
scoppio della Grande Guerra durante la quale il figlio Stefano fu fatto
prigioniero dagli austriaci e rinchiuso, per la maggior parte della prigionia,
nel campo di concentramento di Pian di Boemia, presso Mauthausen. Pirandello
non riuscì a far liberare il figlio malato neppure con l'intervento del papa
Benedetto XV. Nella sua vita condivise alcune delle idee dei giovani Fasci
siciliani e del socialismo; ne I vecchi e i giovani si nota come l'idea
politica di Pirandello era stata oscurata dalla riflessione umoristica. Per
Pirandello, i siciliani avevano subìto le peggiori ingiustizie dai vari governi
italiani: è questa l'unica idea forte che ci presenta. Nella prima guerra
mondiale, come detto, fu un interventista, anche se avrebbe preferito che il
figlio non partecipasse in prima linea alla guerra, cosa che invece Stefano
farà, arruolandosi volontario immediatamente e rimanendo ferito e prigioniero
degli austriaci, situazione che sarà estremamente angosciosa per lo scrittore. Nel
primo dopoguerra non aderì subito ai Fasci di combattimento, tuttavia pochi
anni dopo espliciterà l'adesione al fascismo, ormai istituzionalizzato. E ricevuto
da Mussolini a Palazzo Chigi. Chiese l'iscrizione al PNF inviando un telegramma
a Mussolini, pubblicato subito dall'agenzia Stefani. Eccellenza, sento che
questo è per me il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita
sempre in silenzio. Se l'E.V. mi stima degno di entrare nel partito nazionale fascista,
pregerò come massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario.
Con devozione intera. Il telegramma arriva in un momento di grande difficoltà
per il presidente del consiglio dopo il ritrovamento del corpo di Matteotti. Per
la sua adesione al fascismo e duramente attaccato da alcuni intellettuali e
politici fra cui il deputato liberale G. Amendola che in un a saggio arriva a
dargli dell'accattone che voleva a tutti i costi divenir senatore del Regno. Pur
non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, che ritiene
persone troppo rozze e volgari, oltre che poco interessati alla vera arte, non
rinnega mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una
profonda sfiducia nei regimi social-democratici, così come non si interessa mai
del marxismo, solo ne “I vecchi e i giovani” mostra un leggero interesse per il
socialismo), regimi nei quali sin da inizio Novecento si andano trasformando le
democrazie liberali, che riteneva a loro volta corrotte, portando ad esempio
gli scandali dell'età giolittiana e il trasformismo; provava inoltre un deciso
disprezzo per la classe politica del tempo, che avrebbe voluto vedere,
nichilisticamente, cancellata dalla vita del Paese, e una forte sfiducia verso
la «massa» caotica del popolo, che andava, secondo lui, istruita e guidata da
una sorta di monarca illuminato. E tra i firmatari del Manifesto degli
intellettuali fascisti, redatto da G. Gentile. L'adesione di Pirandello al
Fascismo fu per molti imprevista e sorprese anche i suoi più stretti amici;
sostanzialmente egli, per un certo conservatorismo che comunque aveva, guardava
al Duce come riorganizzatore di una società in disfacimento e ormai
completamente disordinata. Un'altra
motivazione addotta per spiegare tale scelta politica è che il fascismo lo
riconduceva a quegli ideali patriottici e risorgimentali di cui Pirandello era
convinto sostenitore, anche per le radici garibaldine del padre. Vedeva,
secondo questa tesi, nel Fascismo la prima idea originale post-risorgimentale,
che doveva rappresentare la forma nuova dell'Italia destinata a divenire
modello per l'Europa. Potrebbe apparire un punto di contatto tra Pirandello e
il fascism il sostenuto relativismo filosofico di entrambi. In realtà ben
diverso è il relativismo morale fascista fondato sull'attivismo soreliano e il relativismo esistenziale pirandelliano
che si richiama all'originario movimento scettico-razionale europeo della fine Professoree
l'inizio del XX. Sii fa interprete di un relativismo pessimistico, angosciato,
negatore di ogni certezza, del tutto incompatibile con l'ansia attivistica o
relativisticapositivadel nostro tempo. Sempre nel solco di Amendola e dei
critici antifascisti vi è anche un commento più pragmatico alla sua iscrizione
al Partito fascista, la quale avrebbe avuto origine nel suo ricercare
finanziamenti per la creazione della sua nuova compagnia teatrale, che avrebbe
così avuto il sostegno del regime e le relative sovvenzioni, anche se il
governo, perfino dopo il Nobel, gli prefiere sempre Annunzio e G. Deledda,
anche lei vincitrice del premio, come letterati ideali del regime, mentre
Pirandello ebbe molta difficoltà a reperire i fondi statali, che Mussolini
spesso non voleva concedergli. In ogni caso, come detto, non furono infrequenti
suoi scontri violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte di
apoliticità. Sono apolitico: mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come tale,
molto semplice e parco; se vuole potrei aggiungere casto...». Clamoroso fu il
gesto narrato da C. Alvaro in cui Pirandello a Roma strappò la sua tessera del
partito davanti agli occhi esterrefatti del Segretario Nazionale. Nonostante
ciò, una rottura aperta col fascismo non si onsumerà mai. Si concluse
senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro d'Arte cominciata quattro anni
prima; dopo lo scioglimento, in tacita polemica con il regime fascista che a
suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi progetti teatrali, Pirandello
si ritirò per qualche mese a Berlino insieme a Marta Abba, primadonna della
compagnia. Forse a parziale compensazione di questo mancato sostegno, e uno dei
primi 30 accademici, nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita
Reale Accademia d'Italia. In nome dei suoi ideali patriottici, partecipò
alla raccolta dell'oro per la patria donando la medaglia del premio Nobel
ricevuto l'anno prima, cosa fatta, tra gli altri, anche dall'antifascista
Benedetto Croce, che donò la medaglia da senatore. Questa scelta di
adesione al regime è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla critica,
poiché sostanzialmente l'ideologia fascista non ebbe mai parte nella vita e nell'opera
pirandelliana, abbastanza avulse della realtà politica, così che egli non fu in
grado di vedere e giudicare le violenze fasciste; tuttavia il contenuto
idealmente anarchico, corrosivo, pessimista e quasi sempre anti-sistema delle
sue opere era guardato con sospetto da molti intellettuali e uomini politici
del PNF, che non lo consideravano una vera "arte fascista". La
critica fascista difatti non sempre esaltava le opere di Pirandello, spesso
considerandole non conformi agli ideali fascisti: vi si vedeva una certa
insistenza e considerazione di quella borghesia altolocata (che pure Pirandello
non amava particolarmente) che il fascismo formalmente condannava come corrotta
e decadente. Gli arzigogoli filosofici dei personaggi dei drammi borghesi
pirandelliani erano considerati quanto di più lontano dall'attivismo fascista. Anche
dopo l'attribuzione del Nobel parecchi lavori furono accusati dalla stampa di
regime di disfattismo tanto che anche Pirandello finì tra i "controllati
speciali" dell'OVRA. Negli ultimi anni viaggerà difatti molto, andrà in
Francia e negli Stati Uniti, quasi in un volontario esilio dal clima culturale
italiano di quegli anni. Nonostante i suoi elogi al capo del governo, il Duce
farà sequestrare l'opera La favola del figlio cambiato, per alcune scene
ritenute non consone, impedendone le repliche (a Pirandello verrà imposta, per
contrasto, la regia dell'opera dannunziana La figlia di Jorio. Le volontà
testamentarie di Pirandello, infine, che negavano ogni funerale e celebrazione
dopo la morte dello scrittore, metteranno in imbarazzo i fascisti e lo stesso
Mussolini, che ordinò così alla stampa che non ci fossero troppe celebrazioni
postume sui quotidiani, ma che ne fosse data solo la notizia, come di un semplice
fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano nel Cimino ama trascorrere ampi periodi
dell'anno nella quiete di Soriano nel Cimino (VT) un'amena e bella cittadina
ricca di monumenti storici e immersa nei boschi del Monte Cimino. In
particolare Pirandello rimase affascinato dalla maestosità e dalla quiete di
uno stupendo castagneto situato nella località di "Pian della
Britta", a cui volle dedicare un'omonima poesia, che oggi è scolpita su
una lapide di marmo posta proprio in tale località. Pirandello ambientò a
Soriano nel Cimino (citando luoghi, località e personaggi realmente esistiti)
anche due tra le sue più celebri novelle Rondone e Rondinella e Tomassino ed il
filo d'erba. A Soriano nel Cimino, è rimasto vivo ancora oggi il suo ricordo a
cui sono dedicati monumenti, lapidi e strade. Luigi Pirandello frequentò
anche Arsoli per molti anni, soprattutto durante i periodi estivi, dove amava
dissetarsi con una gassosa nell'allora bar Altieri in piazza Valeria. Il suo
amore per il paese si ritrova nella definizione che egli stesso diede ad Arsoli
chiamandola La piccola Parigi. Appassionato di cinematografia, mentre assisteva
a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal suo romanzo Il fu Mattia Pascal,
si ammalò di polmonite. Pirandello ha già subito due attacchi di cuore; il suo
corpo, ormai segnato dal tempo e dagli avvenimenti della vita, non sopportò
oltre. Al medico che tentava di curarlo, disse. Non abbia tanta paura delle
parole, professore, questo si chiama morire»; dopo 15 giorni, la malattia si
aggravò e muore, lasciando incompiuto l'ultimo lavoro teatrale, I giganti della
montagna, opera a sfondo mitologico. Il terzo atto venne ideato e illustrato a Stefano
nell'ultima notte di vita, che lo scrisse poi sotto forma narrativa, tentandone
anche una ricostruzione, onde integrare la sceneggiatura del dramma che
solitamente è però rappresentato nella forma incompiuta, in due atti. Per
Pirandello il regime fascista avrebbe voluto esequie di Stato. Viene nvece
rispettate le sue volontà espresse nel testament. Carro d'infima classe, quello
dei poveri. Nudo. E nessuno m'accompagni, né parenti né amici. Il carro, il
cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. Per sua volontà il corpo, senza
alcuna cerimonia, fu cremato, per evitare postume consacrazioni cimiteriali e
monumentali. Le sue ceneri furono deposte in una preziosa anfora greca già di
sua proprietà e tumulate nel cimitero del Verano. A. Camilleri e altri quattro
studenti dettero il via a un lento e travagliato adempimento delle sue ultime
volontà (in caso non fosse stato possibile lo spargimento): far seppellire le
ceneri nel giardino della villa di contrada Caos, dove era nato. Il giurista e
politico G. Ambrosini, dopo il rifiuto di un pilota statunitense di volare da
Roma a Palermo con a bordo le ceneri di un morto, trasportò l'anfora in treno,
chiusa in una cassetta di legno. A Palermo il corteo funebre venne però
bloccato dal vescovo di Agrigento G. Peruzzo, contrario a un corteo con un
defunto cremato. Camilleri si recò dal vescovo, che rimase inamovibile; il
futuro scrittore propose allora con successo l'idea di inserire l'anfora in una
bara, che venne appositamente affittata. Il corteo, per un breve tratto a piedi
e poi a bordo di una littorina, giunse ad Agrigento. Dopo una cerimonia
religiosa, l'anfora con le ceneri venne estratta dalla bara e riposta nel Museo
Civico di Agrigento, in attesa della costruzione di un monumento nel giardino
della villa. Solo dopo parecchi anni dalla morte, realizzata una scultura
monolitica di R. Mazzacurati, artista vincitore del concorso indetto, costituita
principalmente da una grossa pietra non lavorata, le ceneri vennero portate nel
giardino e versate in un cilindro di rame inserito nel terreno, che venne
chiuso da una pietra sigillata con del cemento. Una parte rimanente delle
ceneri, trovata anni dopo attaccata ai lati interni dell'anfora, non essendo
più contenibile nel cilindro ricolmo e riaperto per l'occasione, venne
dispersa, rispettando il desiderio originario di lui stesso. Davanti agli occhi
di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema
filosofico.» (L. Pirandello, dai Foglietti) Pirandello si occupò di
questioni teoriche fin da giovane nonostante fosse convinto che qualunque
filosofia sarebbe fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando in lui
prevale la "bestia", l'aspetto animalesco e irrazionale. Si
avvicinò alle teorie dello psicologo Alfred Binet sulla pluralità dell'io.
Pubblica i saggi Arte e Scienza e L'umorismo caratterizzati da un'esposizione
di stile colloquiale, molto lontana dal consueto discorso filosofico. Le due
opere sono espressione di un'unica maturazione artistica ed esistenziale che ha
coinvolto lo scrittore siciliano all'inizio del Novecento e che vede come
centrale proprio la poetica dell'umorismo. Compone il saggio L'umorismo, dove
confluiscono idee, brani di scritti e appunti precedent. Ad esempio sue varie
chiose e annotazioni a L'indole e il riso di L. Pulci di A. Momigliano e parti
dell'articolo A. Cantoni, che era apparso già nella «Nuova Antologia» del 16
marzo 1905. Come ha osservato Daniela Marcheschi, L'umorismo di Pirandello si
inserisce «in un rigoglioso e più che secolare campo di meditazione e ricerca
sull'omonimo tema; e ai primi del Novecento rappresenta, nel nostro paese, il
momento riepilogativo probabilmente più soddisfacente, per l'epoca, di una
serie di acquisizioni teoriche che la cultura internazionale aveva chiare e
consolidate da tempo. Bisognerà infatti aspettare l'importante studio di A. Genovese,
Il Comico, l’Umore e la Fantasia o Teoria del Riso come Introduzione all’Estetica,
pubblicato presso la casa editrice Fratelli Bocca, a Torino, per avere un
saggio di ampia informazione e documentazione, di solido spessore
speculativopur nell'ispirazione idealistica d'ascendenza crociana da cui prende
le mosse: tecnicamente persuasivo, insomma, e con ben altre fondamenta
teoretiche. Peraltro, in un panorama di non rara fossilizzazione culturale come
quello dell'Italia contemporanea, va detto che l'opera di Piccoli Genovese è
stata appaiata forse soltanto dal coraggioso volume, e di molti anni
posteriore, Homo ridens. Estetica, Filologia, Psicologia, Storia del Comico,
che Paolo Santarcangeli ha dato alle stampe a Firenze, con l'editore Olsckhi. Nel
succitato saggio Pirandello distingue il comico dall'umoristico. Il primo, definito
come avvertimento del contrario, nasce dal contrasto tra l'apparenza e la
realtà. Nel saggio Pirandello ce ne fornisce un esempio. Vedo una vecchia
signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e
poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a
ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò
che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e
superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto
un "avvertimento del contrario. L'umorismo, il "sentimento del
contrario", invece nasce da una considerazione meno superficiale della
situazione: «Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce
che quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un
pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente,
s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a
trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non
posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me,
mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro:
da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo
sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e
l'umoristico» (L. Pirandello, L'umorismo, Parte seconda. Quindi, mentre
il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la
situazione evidentemente contraria a quella che dovrebbe normalmente essere,
l'umorismo nasce da una più ponderata riflessione che genera una sorta di
compassione da cui si origina un sorriso di comprensione. Nell'umorismo c'è il
senso di un comune sentimento della fragilità umana da cui nasce un
compatimento per le debolezze altrui che sono anche le proprie. L'umorismo è
meno spietato del comico che giudica in maniera immediata. «non ci
fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci faceva ridere adesso ci farà
tutt'al più sorridere.» (Luigi Pirandello) La poetica dell'Umorismo
Pirandelliana, in realtà nasce già quando pubblica le due premesse de Il fu
Mattia Pascal dove richiamandosi a Il Copernico di Leopardi nelle Operette
morali riprende l'ironia letteraria di Leopardi che attribuiva la scoperta
copernicana dell'eliocentrismo alla pigrizia del Sole stanco di girare attorno
ai pianeti. Il richiamo a Copernico si ritrova poi nel saggio su L'umorismo
dove vede una notazione umoristica nella contrapposizione di due sentimenti
opposti per i quali dopo la scoperta copernicana l'uomo scopre di essere una
parte infinitesimale dell'universo e nello stesso tempo la sua capacità di
compenetrarsene. La crisi dell'io L'analisi dell'identità condotta da
Pirandello lo portò a formulare la teoria della crisi dell'io. In un articolo
del 1900 scrisse: «Il nostro spirito consiste di frammenti, o meglio, di
elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i quali si possono
disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne risulti una nuova
personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale, ha una propria
coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in atto,
oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei casi di
vero e proprio sdoppiamento dell'io. Talché veramente può dirsi che due persone
vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo
individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre,
costruire in noi stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza,
con propria intelligenza, vivi e in atto.» Paradossalmente, il solo modo
per recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere,
come l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli, nel quale Pirandello inserisce
addirittura una ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda,
cruda e tagliente verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle
ipocrisie e delle convenzioni sociali. Questo comportamento porterà presto
all'isolamento da parte della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia.
Abbandonando le convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria
interiorità e vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e
percepisce se stesso e gli altri senza dover creare un personaggio, è
semplicemente persona. Esemplare di tale concezione è l'evoluzione di Vitangelo
Moscarda, protagonista di Uno, nessuno e centomila. La
"lanterninosofia" Ancora sulla crisi dell'identità del singolo
impotente con la sua razionalità di fronte al mistero universale che lo
circonda, Pirandello, all'inizio del XIII capitolo del romanzo Il fu Mattia
Pascal, espone metaforicamente la sua filosofia del "lanternino",
tramite il monologo che il personaggio di Anselmo Paleari rivolge al
protagonista Mattia Pascal, in cui la piccola lampada rappresenta il sentimento
umano, che non riesce ad alimentarsi se non tramite le illusioni di fede e
ideologie varie ("i lanternoni"), ma che altrimenti provoca
l'angoscia del buio che lo circonda all'uomo, l'animale che ha il triste privilegio
di "sentirsi vivere. Il lanternino che proietta tutto intorno a noi un
cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra
paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che
noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi.
Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno
fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé
dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione? (Il fu
Mattia Pascal, capitolo XIII, Il lanternino) La sua sfiducia verso la fede
religiosa tradizionale lo porta ad accentuare così il proprio vuoto spirituale,
che cercò di riempire, come il citato personaggio del Paleari, con l'interesse
personale verso l'occultismo, la teosofia e lo spiritismo, che tuttavia non gli
daranno la serenità esistenziale. Il contrasto tra vita e forma Luigi
Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità della persona nei suoi
aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione che ogni persona ha
di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri. Influenzato dalla
filosofia irrazionalistica di fine secolo, in particolare di Bergson,
Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo divenire e che la vita sia
dominata da una mobilità inesauribile e infinita. L'uomo è in balia di questo
flusso dominato dal caso, ma a differenza degli altri esseri viventi tenta,
inutilmente, di opporsi costruendo forme fisse, nelle quali potersi
riconoscere, ma che finiscono con il legarlo a maschere in cui non può mai
riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare comunque un senso
alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso continuo, il
perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non vivere, poiché è
impossibile fissare la vita in un unico punto. Questa dicotomia tra vita e
forma, accompagnerà l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la
sconfitta dell'uomo di fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire
alle convenzioni di quest'ultima se non con la follia. Solo il
"folle", che pure è una figura sofferente ed emarginata, riesce
talvolta a liberarsi dalla maschera, e in questo caso può avere un'esistenza
autentica e vera, che resta impossibile agli altri in quanto non è fattibile
denudare la maschera o le maschere, la propria identità (Maschere nude è
infatti il titolo della raccolta delle sue opere teatrali). Questa riflessione,
che si rispecchia nelle varie opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici,
è stata, ad opera soprattutto dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come
un sistema filosofico basato sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta
ha fatto esprimere alla critica un giudizio negativo delle ultime opere
precedenti al "teatro dei miti", accusate a volte di
"pirandellismo", cioè di riproporre sempre lo stesso schema di
lettura. Il relativismo psicologico o conoscitivo «La verità? è solo questa:
che io sono, sì, la figlia della signora Frola Ah! E la seconda moglie del
signor Ponza Oh! E come? Sì; e per me nessuna! nessuna! Ah, no, per sé, lei,
signora: sarà l'una o l'altra! Nossignori. Per me, io sono colei che mi si
crede. (...) Ed ecco, o signori, come parla la verità.» (Dialogo finale
di Così è (se vi pare)) Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il
relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel
rapporto interpersonale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha
con se stessa. Gli uomini nascono liberi ma il Caso interviene nella loro
vita precludendo ogni loro scelta: l'uomo nasce in una società precostituita
dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve
comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la
società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso: solo per
l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne
un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro,
come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal. L'uomo dunque non può
capire né gli altri né tanto meno se stesso, poiché ognuno vive
portandoconsapevolmente o, più spesso, inconsapevolmenteuna maschera dietro la
quale si agita una moltitudine di personalità diverse e inconoscibili.
Queste riflessioni trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel
romanzo Uno, nessuno e centomila: Uno perché ogni persona crede di essere
un individuo unico con caratteristiche particolari; Centomila perché l'uomo ha,
dietro la maschera, tante personalità quante sono le persone che ci giudicano;
Nessuno perché, paradossalmente, se l'uomo ha centomila personalità diverse,
invero, è come se non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non è
capace di fermarsi nel suo vero "io". L'incomunicabilità Il
relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa il pensiero di Pirandello
si scontra con il conseguente problema dell'incomunicabilità tra gli uomini:
poiché ogni persona ha un proprio modo di vedere la realtà, non esiste un'unica
realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono le persone che credono di
possederla e dunque ognuno ha una propria "verità".
L'incomunicabilità produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione
dalla società e persino da se stessi, poiché proprio la crisi e frammentazione
dell'io interiore crea diversi io discordanti. Il nostro spirito consiste di
frammenti che ci fanno scoprire di essere "uno, nessuno,
centomila". I personaggi dei drammi pirandelliani, come il Vitangelo
Moscarda del romanzo Uno, nessuno e centomila e i protagonisti della commedia
Sei personaggi in cerca di autore, di conseguenza avvertono un sentimento di
estraneità dalla vita che li fanno sentire «forestieri della vita»[, nonostante
la continua ricerca di un senso dell'esistenza e di un'identificazione di un
proprio ruolo, che vada oltre la maschera, o le diverse e innumerevoli
maschere, con cui si presentano al cospetto della società o delle persone più
vicine. La reazione al relativismo Reazione passiva L'uomo accetta la
maschera, che lui stesso ha messo o con cui gli altri tendono a identificarlo.
Ha provato sommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere ma,
incapace di ribellarsi o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una
nuova maschera, si rassegna. Vive nell'infelicità, con la coscienza della
frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che gli altri gli fanno
vivere per come essi lo vedono. Accetta alla fine passivamente il ruolo da
recitare che gli si attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa è la
reazione tipica delle persone più deboli come si può vedere nel romanzo Il fu
Mattia Pascal. Il soggetto non si rassegna alla sua maschera però accetta
il suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno
esempio varie opere di Pirandello come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle
parti e La patente. Il personaggio principale di quest'ultima opera, Rosario
Chiàrchiaro, è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è fatto
involontariamente la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti ed è
rimasto senza lavoro. Il presunto iettatore non accetta l'identità che gli
altri gli hanno attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché
tutti sono convinti che sia un menagramo, pretende la patente di iettatore
autorizzato. In questo modo avrà un nuovo lavoro: chi vuole evitare le disgrazie
che promanano da lui dovrà pagare per allontanarlo. La maschera rimane ma
almeno se ne ricava un vantaggio. Reazione drammatica L'uomo, accortosi
del relativismo, si renderà conto che l'immagine che aveva sempre avuto di sé
non corrisponde in realtà a quella che gli altri avevano di lui e cercherà in
ogni modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io. Vuole
togliersi la maschera che gli è stata imposta e reagisce con disperazione. Non
riesce a strapparsela e allora se è così che lo vuole il mondo, egli sarà
quello che gli altri credono di vedere in lui e non si fermerà nel mantenere
questo suo atteggiamento sino alle ultime e drammatiche conseguenze. Si
chiuderà in una solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al
suicidio. Da tale sforzo verso un obiettivo irraggiungibile nascerà la voluta
follia. La follia è infatti in Pirandello lo strumento di contestazione per
eccellenza delle forme fasulle della vita sociale, l'arma che fa esplodere
convenzioni e rituali, riducendoli all'assurdo e rivelandone
l'inconsistenza. Solo e unico modo per vivere, per trovare il proprio io,
è quello di accettare il fatto di non avere un'identità, ma solo centomila frammenti
(e quindi di non essere uno ma nessuno), accettare l'alienazione completa da se
stessi. Tuttavia la società non accetta il relativismo, e chi lo fa viene
ritenuto pazzo. Esemplari sono i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei
personaggi in cerca d'autore, o di Uno, nessuno e centomila. Teatro
Busto di Pirandello in un parco di Palermo, il "Giardino Inglese". Il
busto si trova vicino all'ingresso di via Libertà. Pirandello divenne famoso
proprio grazie al teatro che chiama teatro dello specchio, perché in esso viene
raffigurata la vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia
e delle convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come in uno
specchio così come realmente è, e diventi migliore. Dalla critica viene
definito come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scriverà moltissime
opera, alcune delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle, che vengono
divise in base alla fase di maturazione dell'autore: Prima faseIl teatro
siciliano Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza faseIl teatro nel
teatro (metateatro) Quarta faseIl teatro dei miti Generalmente si attribuisce
l'interesse di Pirandello per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni
precedenti mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione: in
gioventù, infatti, Pirandello compose alcuni lavori teatrali, andati perduti
poiché da lui stesso bruciati (tra gli altri, il copione de Gli uccelli
dell'alto). In una lettera indirizzata
alla famiglia, si legge: «Oh, il teatro drammatico! Io lo conquisterò. Io
non posso penetrarvi senza provare una viva emozione, senza provare una
sensazione strana, un eccitamento del sangue per tutte le vene. Quell'aria
pesante chi vi si respira, m'ubriaca: e sempre a metà della rappresentazione io
mi sento preso dalla febbre, e brucio. È la vecchia passione chi mi vi
trascina, e non vi entro mai solo, ma sempre accompagnato dai fantasmi della
mia mente, persone che si agitano in un centro d'azione, non ancora fermato,
uomini e donne da dramma e da commedia, viventi nel mio cervello, e che
vorrebbero d'un subito saltare sul palcoscenico. Spesso mi accade di non vedere
e di non ascoltare quello che veramente si rappresenta, ma di vedere e
ascoltare le scene che sono nella mia mente: è una strana allucinazione che
svanisce ad ogni scoppio di applausi, e che potrebbe farmi ammattire dietro uno
scoppio di fischi!» (Luigi Pirandello, da una lettera ai familiari. È in
questa dimensione che si parla di teatro mentale: lo spettacolo non è subito
passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi" che
popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca
d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua
mente per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li
cerchi). In un'altra missiva, spedita da Roma e datata 7 gennaio 1888,
Pirandello sostiene che la scena italiana gli appare decaduta: «Vado
spesso in teatro, e mi diverto e me la rido in veder la scena italiana caduta
tanto in basso, e fatta sgualdrinella isterica e noiosa» (Luigi
Pirandello, da una lettera ai familiari. La delusione per non essere riuscito a
far rappresentare i primi lavori lo distoglie inizialmente dal teatro,
facendolo concentrare sulla produzione novellistica e romanziera. Pubblica
l'importante saggio Illustratori, attori, traduttori dove esprime le sue idee,
ancora negative, sull'esecuzione del lavoro dell'attore nel lavoro teatrale:
questi è infatti visto come un mero traduttore dell'idea drammaturgica
dell'autore, il quale trova dunque un filtro al messaggio che intende
comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da Pirandello come un'arte
"impossibile", perché "patisce le condizioni del suo specifico
anfibio":: un tradimento della scrittura teatrale, che ha di contro
"il cattivo regime dei mezzi rappresentativi, appartenenti alla dimensione
adultera dell'eco. È in questo momento che Pirandello si distacca dalla
lezione positivista e, presa diretta coscienza dell'impossibilità della
rappresentazione scenica del "vero" oggettivo, ricerca nella
produzione drammaturgica di scavare l'essenza delle cose per scoprire una
verità altra (come è spiegato nel saggio L'Umorismo con il sentimento del contrario).
Fondò la compagnia del Teatro d'Arte di Roma con sede al Teatro Odescalchi con
la collaborazione di altri artisti: il figlio Stefano Pirandello, Orio Vergani,
Claudio Argentieri, A. Beltramelli, G. Cavicchioli, M. Celli, P. Cantarella, L.
Picasso, Renzo Rendi, M. Bontempelli e G. Prezzolini -- tra gli attori più
importanti della compagnia figurano Marta Abba, Lamberto Picasso, Maria Letizia
Celli, Ruggero Ruggeri. La compagnia, il cui primo allestimento risale al 2
aprile 1925 con Sagra del signore della nave dello stesso Pirandello e Gli dei
della montagna di Lord Dunsany, ebbe però vita breve: i gravosi costi degli
allestimenti, che non riuscivano ad essere coperti dagli introiti del teatro semivuoto
costrinsero il gruppo, dopo solo due mesi dalla nascita, a rinunciare alla sede
del Teatro Odescalchi. Per risparmiare sugli allestimenti la compagnia si
produsse prima in numerose tournée estere, poi fu costretta allo scioglimento
definitivo, avvenuto a Viareggio nell'agosto del 1928. Prima faseTeatro
Siciliano Nella fase del Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha
ancora molto da imparare. Anch'essa come le altre presenta varie caratteristiche
di rilievo; alcuni testi sono stati scritti interamente in lingua siciliana
perché considerata dall'autore più viva dell'italiano e capace di esprimere
maggiore aderenza alla realtà. La morsa e Lumìe di Sicilia Roma, Teatro
Metastasio, Il dovere del medico, Roma, Sala Umberto, La ragione degli altri,
Milano, Teatro Manzoni, Cecè, Roma, Teatro
Orfeo, Pensaci, Giacomino, Roma, Teatro Nazionale, Liolà, Roma, Teatro
Argentina, Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Pirandello e Marta
Abba Mano a mano che l'autore si distacca da verismo e naturalismo,
avvicinandosi al decadentismo si ha l'inizio della seconda fase con il teatro
umoristico. Pirandello presenta personaggi che incrinano le certezze del mondo
borghese: introducendo la versione relativistica della realtà, rovesciando i
modelli consueti di comportamento, intende esprimere la dimensione autentica
della vita al di là della maschera. Così è (se vi pare), Milano, Teatro
Olimpia, Il berretto a sonagli, Roma, Teatro Nazionale, La giara, Roma, Teatro
Nazionale, Il piacere dell'onestà, Torino, Teatro Carignano, La patente, Torino,
Teatro Alfieri, Ma non è una cosa seria, Livorno, Teatro Rossini, Il giuoco delle parti, Roma, Teatro Quirino, L'innesto,
Milano, Teatro Manzoni, L'uomo, la bestia e la virtù, Milano, Teatro Olimpia, Tutto
per bene, Roma, Teatro Quirino, Come prima, meglio di prima, Venezia, Teatro
Goldoni, La signora Morli, una e due, Roma, Teatro Argentina, Terza faseIl
teatro nel teatro Nella fase del teatro nel teatro le cose cambiano
radicalmente, per Pirandello il teatro deve parlare anche agli occhi non solo
alle orecchie, a tal scopo ripristinerà una tecnica teatrale di Shakespeare, il
palcoscenico multiplo, in cui vi può per esempio essere una casa divisa in cui
si vedono varie scene fatte in varie stanze contemporaneamente; inoltre il
teatro nel teatro fa sì che si assista al mondo che si trasforma sul
palcoscenico. Pirandello abolisce anche il concetto della quarta parete,
cioè la parete trasparente che sta tra attori e pubblico: in questa fase,
infatti, Pirandello tende a coinvolgere il pubblico che non è più passivo ma
che rispecchia la propria vita in quella agita dagli attori sulla scena.
In questo periodo Pirandello ebbe un decisivo incontro con un grande autore
teatrale italiano del XX secolo: Eduardo De Filippo. Conseguenza, oltre alla
nascita di un'amicizia che durò tre anni, fu che l'autore napoletano sentì,
come accadde in passato per quello siciliano, il bisogno di allontanarsi dal
"regionalismo" dell'arte verista pur conservandone però le tradizioni
e le influenze. Incontra Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Sei
personaggi in cerca d'autore, Roma, Teatro Valle, Enrico IV, Milano, Teatro
Manzoni, All'uscita, Roma, Teatro Argentina, L'imbecille, Roma, Teatro Quirino,
Vestire gli ignudi, Roma, Teatro Quirino, L'uomo dal fiore in bocca, Roma,
Teatro degli Indipendenti, La vita che ti diedi, Roma, Teatro Quirino, L'altro
figlio, Roma, Teatro Nazionale, Ciascuno a suo modo, Milano, Teatro dei Filodrammatici,
Sagra del signore della nave, Roma, Teatro Odescalchi, Diana e la Tuda, Milano,
Teatro Eden, L'amica delle mogli, Roma, Teatro Argentina, Bellavita, Milano,
Teatro Eden, O di uno o di nessuno,
Torino, Teatro di Torino, Come tu mi vuoi, Milano, Teatro dei Filodrammatici; Questa
sera si recita a soggetto, Torino, Teatro di Torino, Trovarsi, Napoli, Teatro dei
Fiorentini, Quando si è qualcuno, Buenos Aires, Teatro Odeón, La favola del
figlio cambiato, Roma, Teatro Reale dell'Opera, Non si sa come, Roma, Teatro
Argentina, Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro Nacional, Quarta faseIl teatro
dei miti A questa fase si assegnano solo tre opere della produzione
pirandelliana. La nuova colonia Lazzaro I giganti della montagna
Romanzi Copertina de Il turno, Edizioni Madella Pirandello scrisse sette
romanzi: L'esclusa, pubblicato a puntate su La Tribuna; in volume: Milano,
Fratelli Treves, Il turno, Catania, Niccolò Giannotta, Editore. l fu Mattia Pascal,
Roma, Nuova antologia. Suo marito, Firenze, Edizioni Quattrini. (poi Giustino Roncella
nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, I vecchi e i giovani, Milano,
Fratelli Treves. Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, R. Bemporad
& figlio. Uno, nessuno e centomila, Firenze, R. Bemporad & figlio.
Novelle Le novelle erano considerate le opere più durature, ma i critici
moderni hanno cambiato tale opinione ritenendo le opere teatrali più degne di
essere ricordate. Fare distinzione tra i contenuti delle novelle (o i romanzi)
e le opere teatrali è difficile, in quanto molte novelle sono state messe in
opera a teatro ad esempio: Ciascuno a suo modo deriva dalla novella Si gira...;
Liolà ha il tema preso da un capitolo de Il fu Mattia Pascal; La nuova colonia
viene già presentata in Suo marito. Analizzando le novelle possiamo
renderci conto che ciò che manca veramente è una delineazione tematica, una
cornice, infatti sono presenti un crogiolo di personaggi ed eventi. Il
tempo in cui le novelle sono ambientate non è definito, infatti alcune si
svolgono nell'epoca umbertina, poi giolittiana e del dopo-giolitti;
diversamente accade nelle novelle cosiddette siciliane, nelle quali il tempo
non è fissato, ma è un tempo antico, di una società che non vuole cambiare e
che è rimasta ferma. I paesaggi delle novelle sono vari; per quelle dette
siciliane si ha spesso il tipico paesaggio rurale[69], anche se in alcune
troviamo il tema sociale del contrasto tra le generazioni dovuto all'unità
d'Italia. Altro ambiente delle novelle pirandelliane è la Roma umbertina o
giolittiana. I protagonisti sono sempre alla presa con il male di vivere,
con il caso e con la morte. Non troviamo mai rappresentanti dell'alta
borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini della porta accanto: sarte,
balie, professori, piccoli proprietari di negozi che hanno una vita sconvolta
dalla sorte e da drammi familiari. I personaggi ci vengono presentati così come
appaiono, è difficile trovare un'approfondita analisi psicologica. Le
fisionomie sono spesso eccentriche, per il sentimento del contrario, hanno un carattere
opposto a come si presentano. I personaggi parlano e ragionano nel presentarsi
per come essi sentono di essere, ma alla fine saranno sempre preda del caso,
che li farà apparire diversi e cambiati. Novelle per un anno Pirandello è
uno dei più grandi scrittori di novelle, raccolte dapprima nell'opera Amori
senza amore. In seguito l'autore si dedicò maggiormente per tutta la sua vita,
cercando di completarla, alla raccolta Novelle per un anno, così intitolata
perché il suo intento era quello di scrivere 365 novelle, una per ogni giorno
dell'anno. Arriverà a 241 solo postume ne usciranno ancora 15. Novelle
per un anno, 15 voll., Firenze, Bemporad, 1922-1928; Milano, Mondadori); Scialle
nero, Firenze, Bemporad); La vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata,
Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad,
In silenzio, Firenze, Bemporad, VII, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, Dal naso al
cielo, Firenze, Bemporad, IX, Donna Mimma, Firenze, Bemporad); Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio,
Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad, Berecche e la guerra, Milano,
Mondadori, Una giornata, Milano, Mondadori). Si svolge la produzione letteraria
di Pirandello meno conosciuta dal grande pubblico, quella delle poesie che,
contrariamente alla composizione teatrale, non esprimono alcun tentativo di
rinnovamento sperimentale estetico, e seguono piuttosto le forme e i metri
tradizionali della lirica classica, pur non rimandando a nessuna delle correnti
letterarie presenti al tempo dello scrittore. Nell'antologia poetica Mal
giocondo, pubblicata a Palermo, ma la cui prima lirica risale quando Pirandello
aveva appena tredici anni, emerge uno dei temi dell'ultima estetica
pirandelliana del contrasto tra la serena classicità del mito e l'ipocrisia e
la immoralità sociale della contemporaneità. Sono presenti, come nota lo stesso
Pirandello, anche toni umoristici, specie quelli derivati dal suo soggiorno a
Roma. Le raccolte di poesie sono: Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale
Pedone Lauriel, Pasqua di Gea, Milano, Libreria editrice Galli (dedicata a
Jenny Schulz-Lander, di cui si innamorò a Bonn, con una chiara influenza della
poesia di Carducci). Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione
Cooperativa Editrice); (il cui modello sono le Elegie romane di Goethe); Elegie
romane, traduzione di Johann Wolfgang von Goethe, Livorno, Giusti, Zampogna,
Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Scamandro, Roma, Tipografia Roma, Fuori
di chiave, Genova, Formiggini, Pirandello nel cinema Inizialmente Pirandello
non amava molto il cinema, considerato inferiore al teatro, e questo interesse maturò
lentamente, negli anni. Il rapporto tra Pirandello e il cinema fu complesso,
ambiguo, conflittuale, a volte di totale rifiuto, altre volte di grande
curiosità. E fu certamente la curiosità per questa nuova modalità di narrazione
per immagini, che si era già strutturata come industria cinematografica, che lo
spinse a scrivere il romanzo Si gira, poi ripubblicato con il titolo Quaderni
di Serafino Gubbio operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul
cinematografo è spietato sia quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per
correre a vedere su uno schermo "larve evanescenti" prodotte in
maniera meccanica e fredda, sia quando descrive il mondo della produzione
cinematografica popolato di personaggi volgari impeg confezionare prodotti
commerciali per soddisfare il palato delle masse e gli interessi degli uomini
d'affari. Nello stesso tempo la struttura stessa del racconto letterario e
l'ipotesi, da lui stesso formulata, di trarne un film prefigurano un'idea di
linguaggio cinematografico di grande modernità: il film nel film. Momento
cruciale per la storia del cinema, nei primi decenni del suo sviluppo, fu l'avvento
del sonoro. Anche in questo caso ad un iniziale rifiuto seguì una svolta
significativa. In una lettera a Marta Abba, Pirandello scrisse:
"L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli scrittori di teatro è
adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione d'arte: il film
parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" Pirandello sul set de Il fu
Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume dell'altra casa di Ugo
Gracci. Il crollo di M. Gargiulo, Lo scaldino di A. Genina. Ma non è una cosa seria
di Augusto Camerini, La rosa di Arnaldo Frateili Il viaggio di Gennaro Righelli
Il fu Mattia Pascal di Marcel L'Herbier La canzone dell'amore di Gennaro Righelli,
primo film sonoro italiano è tratto dalla novella In silenzio. Come tu mi vuoi di
George Fitzmaurice con Greta Garbo Acciaio di Walter Ruttmann, soggetto
originale di Luigi Pirandello Il fu Mattia Pascal di Pierre Chenal , Questa è
la vita di Giorgio Pàstina, Aldo Fabrizifilm a quattro episodi, tutti tratti da
una novella: La giara, Il ventaglino, La patente e Marsina stretta. Come prima,
meglio di prima di J. Hopper Liolà di A. Blasetti Il viaggio di Vittorio De
Sica Enrico IV di Marco Bellocchio Kaos di Paolo e Vittorio Taviani
(adattamento da Novelle per un anno) Le due vite di Mattia Pascal di Monicelli
Tu ridi di Paolo e Vittorio Taviani (adattamento da Novelle per un anno) La
balia di Bellocchio (adattamento da Novelle per un anno) Pirandello nell'opera
lirica La favola del figlio cambiato di Gian Francesco Malipiero, Liolà di
Giuseppe Mulè, Six Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra
del Signore della Nave di Michele Lizzi, Sogno (ma forse no) di Luciano
Chailly. Altre opere: Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone
Lauriel); A la sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia Miliani e
Filosini, 1890. Pasqua di Gea, Milano, Libreria editrice Galli, 1891. Amori
senza amore, Roma, Bontempelli); Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma,
Unione Cooperativa Editrice, 1895. Traduzione di Johann Wolfgang von Goethe,
Elegie romane, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante
Alighieri, Beffe della morte e della vita, Firenze, Lumachi, Lontano. Novella,
in "Nuova Antologia", Quand'ero matto.... Novelle, Torino, Streglio, Il
turno, Catania, Giannotta); Beffe della morte e della vita. Seconda serie,
Firenze, Lumachi, Notizia letteraria, in "Nuova Antologia", Dante.
Poema lirico di G. A. Costanzo, in "Nuova Antologia", Bianche e nere.
Novelle, Torino, Streglio); Il fu Mattia Pascal, Roma, Nuova Antologia, 1904.
Erma bifronte. Novelle, Milano, Treves); Prefazione a Giovanni Alfredo Cesareo,
Francesca da Rimini. Tragedia, Milano, Sandron, Studio preliminare a Alberto
Cantoni, L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia, Arte e scienza. Saggi,
Roma, Modes, L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo, Lanciano, Carabba, 1908.
Scamandro, Roma, Tipografia Roma, La vita nuda. Novelle, Milano, Treves, Suo marito,
Firenze, Quattrini, Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Terzetti, Milano,
Treves, I vecchi e i giovani, Milano, Treves); Cecè. Commedia in un atto, in
"La lettura", Le due maschere,
Firenze, Quattrini, Erba del nostro orto, Milano, Studio editoriale Lombardo, La
trappola. Novelle, Milano, Treves, Se non così.... Commedia in tre atti, in
"Nuova Antologia", Si gira.... Romanzo, Milano, Treves, E domani,
lunedì.... Novelle, Milano, Treves, Liolà. Commedia campestre in tre atti,
Roma, Formiggini); Se non così. Commedia in tre atti. Con una lettera alla protagonista,
Milano, Treves); Un cavallo nella luna. Novelle, Milano, Treves, Maschere
nude, Milano, Treves, Pensaci,
Giacomino, Così è (se vi pare), Il piacere dell'onestà, Milano, Treves); Il
giuoco delle parti. In tre atti, Ma non è una cosa seria. Commedia in tre atti,
Milano, Treves, Lumie di Sicilia. Commedia in un atto, Il berretto a sonagli.
Commedia in due atti, La patente. Commedia in un atto, Milano, Treves, L'innesto.
Commedia in tre atti, La ragione degli altri (ex Se non così). Commedia in tre
atti, Milano, Treves, Berecche e la
guerra, Milano, Facchi, Il carnevale dei morti. Novelle, Firenze, Battistelli, Tu
ridi. Novelle, Milano, Treves); Pena di vivere così, Roma, Nuova libreria
nazionale, Maschere nude, 31 voll.,
Firenze, Bemporad, Milano, Mondadori, Tutto per bene. Commedia in tre atti,
Firenze, Bemporad, Come prima meglio di prima. Commedia in tre atti, Firenze,
Bemporad, Sei personaggi in cerca d'autore. Ccommedia da fare, Firenze,
Bemporad, Enrico IV. Tragedia in tre atti, Firenze, Bemporad); L'uomo, la
bestia e la virtù. Apologo in tre atti, Firenze, Bemporad, La signora Morli,
una e due. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Vestire gli ignudi.
Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, La vita che ti diedi. Tragedia in tre
atti , Firenze, Bemporad, Ciascuno a suo modo. Commedia in due o tre atti con
intermezzi corali, Firenze, Bemporad, 1924. X, Pensaci, Giacomino! Commedia in
tre atti, Firenze, Bemporad, Così è (se vi pare). Parabola in tre atti,
Firenze, Bemporad, Sagra del signore della nave, L'altro figlio, La giara.
Commedie in un atto, Firenze, Bemporad); Il piacere dell'onestà. Commedia in
tre atti, Firenze, Bemporad, Il berretto
a sonagli. commedia in due atti, Firenze, Bemporad, Il giuoco delle parti. in tre atti, Firenze,
Bemporad, Ma non è una cosa seria. commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, L'innesto.
commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, La ragione degli altri. commedia in
tre atti, Firenze, Bemporad, L'imbecille, Lumie di Sicilia, Cecè, La patente.
commedie in un atto, Firenze, Bemporad, All'uscita. Mistero profano, Il dovere
del medico. Un atto, La morsa. Epilogo in un atto, L'uomo dal fiore in bocca.
Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda. Tragedia in tre atti, Firenze,
Bemporad, L'amica delle mogli. Commedia
in tre atti, Firenze, Bemporad, La nuova colonia. Mito. Prologo e tre atti,
Firenze, Bemporad, Liolà. Commedia campestre in tre atti, Firenze, Bemporad, O
di uno o di nessuno. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Lazzaro. Mito in
tre atti, Milano-Roma, Mondadori, Questa sera si recita a soggetto,
Milano-Roma, Mondadori, Come tu mi vuoi. Tre atti, Milano-Roma, Mondadori, Trovarsi.
Tre atti, Milano-Roma, Mondadori, Quando si è qualcuno. Rappresentazione in tre
atti, Milano, Mondadori, Non si sa come. Dramma in tre atti” (Milano,
Mondadori); Novelle per un anno, Firenze, Bemporad, Milano, Mondadori, I,
Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata,
Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, V, La mosca, Firenze,
Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, 1Dal
naso al cielo, Firenze, Bemporad, Donna Mimma, Firenze, Bemporad,Il vecchio Dio,
Firenze, Bemporad, La giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora,
Firenze, Bemporad, Berecche e la guerra,
Milano, Mondadori, Una giornata, Milano,
Mondadori, Teatro dialettale siciliano, 'A vilanza, Cappiddazzu paga tuttu, con
Nino Martoglio, Catania, Giannotta, Prefazione a N. Martoglio, Centona.
Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di alcuni componimenti
inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze,
Bemporad, Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad, Prefazione a E. Levi,
Lope de Vega e l'Italia, Florencia, Sansoni, Introduzione a S.D'Amico, Storia
del teatro italiano, Milano, Bompiani); In un momento come questo, in "Nuova
Antologia",Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano,
Mondadori, Tutti i romanzi, Milano, A. Mondadori, Novelle per un anno, Milano,
A. Mondadori, Maschere nude, Milano, A. Mondadori); Lettere a Marta Abba,
Milano, A. Mondadori, 1Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori, Oltre al Nobel
ricevette diverse onorificenze: Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di
Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore
della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme
ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese —
Canicattì Intitolazioni A Luigi Pirandello è stato dedicato l'asteroide Pirandello.
Enciclopedia Italiana Treccani alla voce Girgenti. In Andrea Camilleri.
Biografia del figlio cambiato, Milano, Lettere da Palermo e da Roma, Bulzoni, Roma, nell'introduzione
Il risorgimento familiare di Luigi Pirandello. intrasformazione.com, //intrasformazione.
com/ index.php / intrasformazione/article In siti web Medicina e Insonnia. in ..
Riferimenti autobiografici a questo problema che affliggeva Pirandello si
trovano in numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia
Pascal, L'uomo solo, La trappola, La giara
G. Bonghi, Biografia di Luigi Pirandello, Edizione dei classici
italiani A. Camilleri, op.cit. In effetti, Luigi Pirandello affermava in un
lettera ai familiari da Roma. I professori di questa università, nella facoltà
mia, sono d’una ignoranza nauseante» (in Lettere giovanili da Palermo e da Roma
Bulzoni, Roma, Pirandello difese pubblicamente durante una lezione un suo
compagno rimproverato ingiustamente dal rettore. Marco Manotta, Luigi Pirandello, Pearson
Italia S.p.a., Da Album Pirandello, I
Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del figlio cambiato, BU. La
storia di Luigi e Antonietta è infatti quella di un matrimonio di una Sicilia
di fine '800, combinato per interesse, da parte di due soci nel commercio dello
zolfo. Antonietta porta la dote che assicura ai giovani sposi sbarcati da
Girgenti in continente e approdati a Roma, una vita tranquilla e permette a
Luigi di affermarsi come scrittore. Il matrimonio d'interesse è sublimato
grazie alla letteratura e diventa "un matrimonio d'amore con la moglie
ideale".» (in Anna Maria Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e Sciascia,
Avagliano Editore, Salvatore Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano,
Principato, Storia, G. Mazzacurati , Introduzione e biografia di Pirandello,
dalla Prefazione a Il fu Mattia Pascal, Einaudi tascabili Vita di Pirandello; Pirandello e la moglie
Antonietta Gaspare Giudice, Luigi
Pirandello,Unione Tipografico-Editrice Torinese, Marco Manotta, Luigi
Pirandello, Ed. Pearson Paravia Bruno Mondadori, L. Pirandello, S. Pirandello,
A. Pirandello, Il figlio prigioniero: carteggio tra L. e S. Pirandello durante
la guerra Mondadori, Motivazione del
Premio Nobel per la Letteratura 1934 Tutti i no di Mussolini a
Pirandello. L'arcifascista non piaceva al Duce; Gaetano Afeltra, "Mia cara
Marta". L'amore platonico di Pirandello
Tra Pirandello e M. Abba ottocento lettere di emozioni Einstein e l'invito a Pirandello. Lo scontro
che nessuno vide Luciano Lucignani,
Pirandello, la vita nuda, Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale. Pirandello
chiede di entrare nei Fasci, in "La Stampa", F. Sinigaglia, I volti
della violenza a teatro, Lucca, Argot edizioni In realtà Pirandello non fu l'unico importante
intellettuale italiano che si iscrisse al partito nazionale fascista nel pieno
della vicenda Matteotti. Giuseppe Ungaretti, ad esempio, si iscrisse al PNF appena
nove giorni dopo il funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti,
Università "La Sapienza" di Roma, Ufficio storico, Ungaretti
Giuseppe). Documenti:Pirandello e l'adesione al fascismo Gaspare
Giudice, Pirandello, UTET Torino); Pirandello e la politica, su atutta scuola. G.
Lagorio, Troppi idiotic. E Pirandello partì; Pirandello, nudità e fascism; Pirandello.
Gli anni del fascism; B. Mussolini, Nel solco delle grandi filosofie.
Relativismo e fascismo, in Il popolo d'Italia. Le idee di Mazzini e di Sorel
influenzarono profondamente il fascismo di Mussolini e Gentile (S. Zamponi, Lo
spettacolo del fascismo, Rubbettino Editore, «...Sorel è veramente il notre maître»
(B.Mussolini, Il Popolo in Opera Omnia); Interviste a Pirandello: parole da
dire, uomo, agli altri uomini, Rubbettino); riportato da G. Giudice nel suo saggio.
Prefazione alle Novelle per un anno, Milano, Storie dalla storia, L'oro alla
Patria Il Sole 24 ORE M. Sambugar,
Letteratura italiana per moduli, 2 Incontro con l'autore: Luigi Pirandello Robert S. Dombroski, L'esistenza ubbidiente.
Letterati italiani sotto il fascismo, Guida); L'Ovra a Cinecittà di Natalia ed
Emanuele V. Marino, Bollati Boringhieri, Il Post); I giganti della montagna,
taote. Così, in una bara in affitto,
riportammo ad Agrigento le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi
del prefetto, e infine del vescovo.» In Camilleri e lo strano caso delle ceneri
di Pirandello, su Pirandello. N. Borsellino, Il dio di Pirandello: creazione e
sperimentazione, Sellerio, R. Alajmo, Le ceneri di Pirandello, ed. Drago, in
Saggi poesie, scritti varii Mondadori, Milano). I filosofi hanno il torto di
non pensare alle bestie e davanti agli occhi di una bestia crolla come un
castello di carte qualunque sistema filosofico. D. Marcheschi, Introduzione a
Luigi Pirandello, "L'umorismo", Milano, Oscar Mondadori, X. Marcheschi rivela che Pirandello copia intere
pagine del saggio da opere precedenti di L. Dumont, A. Binet, G. Séailles, G. Negri,
G. Marchesini, nonché dalla Storia e fisiologia dell'arte di Ridere di T.
Massarani. Vedi articolo de Il Giornale, in “Caro Pirandello, ti ho beccato a
copiare. Pirandello, L'umorismo e altri
saggi, Giunti); S. Guglielmino, Hermann Grosser, Il sistema letterario Milano,
Principato, Testi, Claudia Sebastiana Nobili, Pirandello: guida al Fu Mattia
Pascal, Carocci, Scrittori sull'orlo di una scelta spiritista Sambugar, Il
pensiero pirandelliano s'inserisce in un contesto culturale in cui è presente
il concetto di "relativismo": la teoria della relatività di Einstein,
il Principio di indeterminazione di Heisenberg, la teoria quantistica di M. Planck,
la filosofia di Simmel che fonda il suo relativismo sulla convinzione che non
esistono leggi storiche obiettivamente valide (//
treccani/enciclopedia/georg- simmel (Dizionario di filosofia). E nelle arti figurative il relativismo è
ripreso dal cubismo caratterizzato da una rappresentazione dell'oggetto
considerato simultaneamente da diversi punti di vista. Salvatore Guglielmino, Hermann Grosser, Il sistema
letterario 2000, Milano, Principato, Luigi Pirandello, Maschere nude, Italo
Zorzi e Maria Argenziano, Newton Compton Editori); Elio Providenti , Luigi
Pirandello. Epistolario familiare giovanile Quaderni della Nuova Antologia, Le
Monnier, Firenze, Roberto Alonge, Pirandello, Laterza, Bari, Elio Providenti ,
Luigi Pirandello. Epistolario, Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier,
Firenze); U. Artioli, L'officina segreta di Pirandello, Laterza, RomaBari, Luigi
Pirandello, una vita da autore, repubblicaletteraria. C. Vicentini, Pirandello
il disagio del teatro, Saggi Marsilio, Venezia, La prima rappresentazione della commedia La
morsa si ebbe a Roma, al Teatro Metastasio, ad opera della Compagnia del
"Teatro minimo" diretta da Nino Martoglio che la mise in scena
assieme all'atto unico Lumie di Sicilia. Pirandello cedendo alle insistenze di
Martoglio acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia fossero rappresentate
nella stessa serata. I due atti unici ebbero diverso esito presso il pubblico,
che accolse con favore La morsa, mentre non gradì Lumie di Sicilia (in
Interviste a Pirandello: "parole da dire, uomo, agli altri uomini" di
Ivan Pupo, editore Rubettino, Legato a
ricordi della fanciullezza di Pirandello.
Da. Savio, Il carnevale dei morti. Sconciature e danze macabre nella
narrativa di Luigi Pirandello, Novara, Interlinea. l mio primo libro fu una
raccolta di versi, “Mal giocondo”, pubblicata prima della mia partenza per la
Germania. Lo noto, perché han voluto dire che il mio umorismo è provenuto dal
mio soggiorno in Germania; e non è vero; in quella prima raccolta di versi più
della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non sapevo neppure che
cosa fosse l'umorismo». (Da una sintetica autobiografia, scritta da Pirandello per
il periodico romano "Le lettere"); “Il cinema di Amedeo Fago Pirandello
NASA. Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio, Esclusa, Milano, Fratelli Treves,Luigi
Pirandello, Fu Mattia Pascal, Milano, Fratelli Treves, I Pirandello. La
famiglia e l'epoca per immagini, Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla,
Catania, la Cantinella, R. Alonge, Luigi Pirandello, Roma-Bari, Laterza, Umberto
Artioli, L'officina segreta” (Bari, Laterza); Renato Barilli, La linea Svevo-Pirandello,
Milano, Mursia, Ettore Bonora, Sulle novelle per un anno in Montale e altro
novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia, Nino Borsellino, Ritratto e immagini
di Pirandello, Roma-Bari, Laterza, N. Borsellino e Walter Pedullà (diretta da),
Storia generale della letteratura italiana, Il Novecento, La nascita del Moderno,
1, Milano, Motta, F. Michele e M. Rössner , Pirandello e l'identità europea.
Atti del Convegno internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo
Leone De Castris, Storia di Pirandello, Bari, Laterza, Arnaldo Di Benedetto,
Verga, D'Annunzio, Pirandello, Torino, Fògola); L. Lugnani, L'infanzia felice e
altri saggi su Pirandello, Napoli, Liguori, Giovanni Macchia, Pirandello o la
stanza della tortura, Milano, Mondadori, Mirella Maugeri Salerno, Pirandello e
dintorni, Catania, Maimone, Francesco Medici, Il dramma di Lazzaro. K. Gibran e
Pirandello, in «Asprenas», A. Pagliaro,
U ciclopu, dramma satiresco di Euripide ridotto in siciliano da Luigi
Pirandello, Firenze, Le Monnier, G.Podestà, Kafka e Pirandello, in "Humanitas",
Filippo Puglisi, L'arte di Luigi Pirandello, Messina-Firenze, D'Anna, F. Puglisi,
Pirandello e la sua lingua, Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, Luigi Pirandello,
Milano, Mondadori, F. Puglisi, Pirandello e la sua opera innovatrice, Catania,
Bonanno, 1970. Carlo Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano.
D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello, Milano, Feltrinelli, Antonio
Sichera, «Ecce Homo!» Nomi, cifre e figure di Pirandello (Firenze, Olschki); R.
Scrivano, La vocazione contesa. Note su Pirandello e il teatro, Roma, Bulzoni, G.
Taffon, Luigi Pirandello nel gran teatro del mondo d'oggi, in Maestri
drammaturghi nel teatro italiano del '900. Tecniche, forme, invenzioni, Roma-Bari,
Editori Laterza, Gian Franco Venè, Pirandello fascista. La coscienza borghese
tra ribellione e rivoluzione” (Venezia, Marsilio); M. Veronesi (Napoli,
Liguori); C. Vicentini, “Il disagio del teatro” (Venezia, Marsilio, Rossano
Vittori, Il trattamento cinematografico dei 'Sei personaggi', testo inedito di
Luigi Pirandello, Firenze, Liberoscambio, Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo
Zappulla , Pirandello e il teatro siciliano, Catania, Maimone, Sarah Zappulla
Muscarà , Narratori siciliani del secondo dopoguerra, Catania, Maimone. Casa di
Pirandello Diego Fabbri Lanterninosofia su pirandelloweb.com.Treccani Enciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su sapere, De Agostini. Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Luigi Pirandello, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. su BeWeb,
Conferenza Episcopale Italiana. nobelprize. Audiolibri di Luigi Pirandello, su
LibriVox. di Luigi Pirandello, su
Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. :etteratura fantastica,
Fantascienza. Movie Luigi Pirandello, su Internet Broadway Database, The
Broadway League.Luigi Pirandello, su filmportal.de. Centro Nazionale Studi Pirandelliani, su
cnsp. Istituto di studi pirandelliani, su studiodiluigipirandello. Emanuele
Licastro, Pirandello fra Spengler e Wittgenstein. Luigi Pirandello. Pirandello.
Keywords. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Pirandello” – The Swimming-Pool
Library.
Pirro
(San Severo). Filosofo. Docente a Palermo. Ancora studente
universitario, inizia ad insegnare presso l'Istituto Roosevelt di Palermo, che
vide tra l'altro nello stesso periodo la presenza di P. Puglisi. Allievo di Spirito
a Roma, si laureò con una tesi sul pensiero estetico di Allmayer, di cui fu
relatore Plebe. Professore, insegna a Perugia accanto ad Negri e nei licei,
accompagnando all'insegnamento sempre una intensa attività di ricerca. Studioso
di Gentile, comone il saggio, L'attualismo di G. Gentile e la religione”
(Sansoni). Fra i suoi saggi si ricordano anche “Filosofia e politica in Croce”
(Bulzoni). Si interessa anche alla ricerca storiografica e svolse numerosi
saggi di storia locale su Terni. Esponente di spicco della vita culturale della
città umbra, ne studia gli aspetti poco indagati di quella che fino ad allora
era una città ancorata ad una dimensione prettamente industriale. Sotto la
Giunta di G. Ciaurro, coordina il progetto per la realizzazione del nuovo museo
archeologico a Terni da realizzarsi nel convento di San Pietro, il progetto ha la
supervisione di R. Peroni. Nei suoi studi di storia contemporanea
ricostrusce prima della pubblicazione de Il sangue dei vinti di G. Pansa,
episodi della guerra civile nell'Umbria meridionale, tra cui l'assassinio del sindacalista
M. Carloni e del dirigente d'azienda A. Corradi. Fonda il "Centro
Studi Storici", un'associazione culturale di ricerca storica a cui viene collegata
la rivista “Memoria Storica” L'obiettivo di “Memoria Storica”, uscita a detta di
Pirro è quello di porre fine all'amnesia organizzata, facendo conoscere a tutti
le vicende di una città figlia non solo dell'industrializzazione. Accanto ad un
nuovo sguardo per le vicende passate la rivista inaugura una stagione di
storiografia libera da condizionamenti ideologici e basata sulle fonti.
Suscita critiche per la ricostruzione di alcuni episodi di violenza avvenuti
durante la resistenza anti0fascista, critiche che si sono particolarmente
concentrate all'indomani della sua scomparsa ad opera di storici locali, che lo
accusano di revisionismo. In realtà il suo lavoro effettuato da Pirro è sempre
stato suffragato dalla presenza della fonte documentale. Inoltre le vicende
ricostruite, come ad esempio quella dell'uccisione di Corradi o Urbani, ad opera
dei partigiani non sono mai trattate dalla storiografia ufficiale. Consigliere
dell'stituto per la Storia dell'Umbria e dell'stituto di Cultura della Storia
dell'Impresa Franco Momigliano e presidente della sezione di Terni
dell'Istituto per la Storia del Risorgimento italiano. Muore a Terni, completando
il suo ultimo studio dedicato alla storia della Facoltà di Scienze Politiche
dell'Università degli Studi di Perugia. -- è uscita l'opera postuma, intitolata
“Regnum hominis: l'umanesimo di Gentile”. Il saggio fa parte della collana della
Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma -- è stato ritrovato un suo
ulteriore saggio dedicato al Risorgimento pubblicato con la casa editrice
Morphema intitolato Scritti sul Risorgimento -- è uscito, curato da H.
Cavallera, un volume dedicato alla pedagogia di Gentile intitolato "Dopo
Gentile dove va la scuola italiana". Il Consiglio Comunale di Terni
delibera di dedicare la sala Tacito di Palazzo Carrara in Terni a Pirro. Con
l'occasione si presenta il carteggio "La vita come Ricerca, la vita come
Arte, la vita come Amore" , titolo riferito all’omonimo saggio di Spirito.
In occasione delle celebrazioni della fondazione del Liceo Tacito di Terni, gli
viene dedicate nell'atrio della scuola, una targa con una dicitura tratta da
una poesia di Gibran. Altre opere: "Italia e Germania nel Novecento",
raccolta di saggi tratti da "Nuovi
Studi Politici", una raccolta di memorie di scritti di garibaldini
intitolata "Correva l'anno 1867: Terni e l'affrancamento di Roma nelle memorie
dei garibaldini; il saggio "Filosofia e Politica e Giovanni Gentile"
curata da H. A. Cavallera ed edita dalla casa editrice Aracne. Il Comune
di Terni delibera la posa di una targa in memoria presso la dimora di Pirro. La Soprintendenza Archivistica
dell'Umbria e delle Marche, dichiara il suo archivio di notevole interesse culturale
ai sensi del T.U. dei Beni Cultural. Viene scoperta, sulla casa a Piazza Clai a
Terni dove ha vissuto una targa commemorativa. Viene pubblicato dalla casa
editrice Intermedia il volume collettaneo H. Cavallera "L'unica via è il
Pensiero: scritti in memoria". Altre opere: “Una missiva fra Spirito e Pirro,”
“L'attualismo di Gentile e la religione” (Firenze, Sansoni); “Filosofia e
politica in Croce” (Roma, Bulzoni); “Filosofia e politica in Gentile” (Firenze,
Sansoni); “La riforma Gentile e il Fascismo”, Giornale critico della filosofia
italiana, Firenze, Sansoni); Il pensiero politico nell'idealismo italiano” (Firenze,
Sansoni); “La prassi come educazione nella gentiliana interpretazione di Marx”
(Firenze, Sansoni); “Cultura e politica in B. Croce” (Firenze, Sansoni); “Filosofia
e politica: il problematicismo di Spirito” (Roma, Bulzoni); Per una storia
dell'Umbria durante la repubblica fascista,” Perugia, IRRSAE, “Terni nell'età
rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone, Thyrus, Terni e la sua Provincia durante la Repubblica
Sociale, Arrone, Thyrus, Romano Ugolini, Giuseppe Petroni, dallo Stato
Pontificio all'Italia unita, Edizioni scientifiche italiane, Napoli (V.P.)
Interamna Narthium materiali per il museo archeologico di Terni, Arrone,
Thyrus); Le acque pubbliche gli acquedotti di derivazione e le utilizzazioni
idrauliche del territorio di Terni nei sommari riguardi: tecnico, legislativo e
storico, Terni-Giada, ICSIM, Una scuola una città: il Liceo ginnasio di Terni, Arrone,
Thyrus, Terni nell'età del Risorgimento, Arrone, Thyrus, Sull'avvenire
industriale di Terni / scritti di Luigi Campofregoso; Vincenzo Pirro Perugia:
CRACE/ICSIM, Garibaldi visto da G. Gentile, Roma, Istituto per la storia del
Risorgimento Italiano, "Per
Garibaldi" (V. Pirro), Arrone, Thyrus, I Giustizieri, La Brigata Gramsci
tra Umbria e Lazio, di Marcello Marcellini, uedizioni Mursia, Vincenzo Pirro ne
scrive la prefazione. Regnum hominis, L'Umanesimo di Giovanni Gentile, Collana
Scientifica Fondazione U. Spirito e Renzo de Felice, Roma, Ed, Nuova Cultura, (Scritti sul Risorgimento (G. Furiozzi),
Terni, Morphema Dopo Gentile dove va la
scuola italiana (H. Cavallera), Firenze, Le Lettere La vita come ricercala vita come artela vita
come amore (Hervé Cavallera), Terni, Morphema
Italia GermaniaSaggi di Filosofia Politica, Amazon ed., luglio Filosofia e Politica in G. Gentile (H.
Cavallera), Aracne, Roma Maceo Carloni:
Storia e Politica (D. Pirro), Intermedia Edizioni, Orvieto, Cura di atti di convegno (parziale)
Manifesto del convegno su Giuseppe Petroni, Vincenzo PirroGiuseppe Garibaldi
nel centenario della morte, Terni Mostra documentaria e pubblicazioneIstituto
della Storia del Risorgimento Giuseppe Petroni Dallo Stato Pontificio
all'Italia unita. Convegno di Studio Terni con relatori i proff. Romano
Ugolini, Franco Della Peruta e Anna Maria Isastia Bicentenario della Rivoluzione
Francese, Terni, Gli arabi e noi: atti del convegno di studi su Il nazionalismo
arabo, Terni, Arrone: Thyrus; La nascita della Repubblica e gli anni della
ricostruzione: mostra storico-documentaria, Bibliomediateca, Terni, 7ricerca
storico documentaria Domenico Cialfi e Vincenzo Pirro; sezione locale della
mostra in collaborazione con Archivio di Stato di Terni e Biblioteca comunale
di Terni; in collaborazione con Centro per la promozione del libro, ISUC,
Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea, Arrone, Thyrus); Intorno alle
miniere di ferro e alle ferriere dell'Umbria meridionale, scritti di Auguste De
Vaux et al.; Terni: CRACE/ICSIM Vincenzo Pirro , E. Passavanti nell'Italia del
Novecento, Atti del Convegno di studi (Terni), Arrone: Edizioni Thyrus, Vincenzo
Pirro , Convegno di studi nel 4. centenario della fondazione dell'Accademia dei
Lincei (Terni), Federico Cesi e i primi Lincei in Umbria, atti del Convegno di
studi nel IV centenario della fondazione dell'Accademia dei Lincei: Terni,
Arrone: Edizioni Thyrus, Accademia Nazionale dei Lincei Vincenzo Pirro ,
Mazzini nella cultura italiana: atti del Convegno di studi, Terni, Arrone:
Thyrus); Pietro Antonio Magalott, erudito, giureconsulto, docente di Diritto,
Arrone: Thyrus); Per Garibaldi, Arrone: Thyrus); San Valentino patrono di
Terni, atti del Convegno di studi: Terni, Arrone: Thyrus, di Ugo Spirito
La vita come arte, Sansoni, Firenze, La vita come amore, Sansoni Firenze, La
riforma della scuola, Sansoni, Firenze, Il problema dell'unificazione del sapere, in
Dal mito alla scienza, Sansoni, Firenze, Storia della mia ricerca, Sansoni,
Firenze, Dall'attualismo al problematicismo, Sansoni, Firenze di Giovanni
Gentile La sala "Vincenzo Pirro" in Palazzo Carrara a
Terni. Il concetto scientifico della pedagogia, in Scuola e Filosofia, Sandron
Palermo Proemio al “Giornale critico della filosofia italiana” (Sansoni,
Firenze); “Educazione e scuola laica, Vallecchi. Firenze); “Sistema di logica’
(Laterza, Bari); “La nuova scuola media, Vallecchi, Firenze); “Che cos'è il
fascismo. Discorsi e polemiche” (Vallecchi Firenze, Saggi critici” (Vallecchi,
Firenze); Scritti pedagogici” (Treves, Milano); “Origini e dottrina del
fascismo” (Istituto Nazionale Fascista, Roma); di Benedetto Croce
Contributo alla critica di me stesso. Napoli, Conversazioni critiche, Laterza,
Bari); “La letteratura della nuova Italia” (Laterza, Bari); “Cultura e vita
morale” (Laterza, Bari); “Etica e politica” (Laterza, Bari); “Pagine sparse”
(Laterza, Bari); Una vittima della guerra civile: Maceo Carloni", in
Memoria Storica, Ed. Thyrus, Arrone Memoria Storica, A. Bitti, M. Venanzi, R.
Covino, “La storia rovesciata” (Crace, Narni). A tal proposito si legga il
saggio uscito sul Corriere dell'Umbria “ La difesa di mio padre. Lettera a F.
Giustinelli presidente ICSIM Regnum hominis.
L'umanesimo di G. Gentile” (Ed. Nuova Cultura, Roma); “L'uomo e la Storia” Ed.
Thyrus, Arrone, Comunicato stampa del
Comune, su comune.terni. Terni, una targa su umbria ON, L'Unica via è il
pensiero scritti in memoria, su fondazionespirito. Dopo Gentile dove va la scuola italiana (H. Cavallera),
su lelettere. su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per
le Soprintendenze Archivistiche. D. Pirro. Completa agg. su drive.google.com.
Il lungo percorso storico del prof. PirroTernimagazine del su ternimagazine. Sito della Fondazione Ugo Spirito, su
fondazionespirito. Comunicato stampa del sindaco di Terni in occasione della
scomparsa del prof. Pirro, su comune.terni. 2Comunicato di Terninrete in
occasione della scomparsa di Pirro, su archive.fo. Link sull'ultima
pubblicazione "Regnum hominis" [collegamento interrotto], su
nuovacultura. La recensione di "Regnum hominis" di R. Sideri della
Fondazione Ugo Spirito di Roma , su certificazionenergetica.com. Recensione di
"Regnum hominis" su Archivio storico. Presentazione di "Regnum
hominis" presso la Fondazione U.Spirito e Renzo De Felice, su igiovedi.fondazionespirito),
“Come si falsifica la storia, il caso di Alverino Urbani, L'ospite di passaggio
, la difesa di mio padre, di Danilo Sergio Pirro, testo dell'articolo del
Corriere dell'Umbria L'ultimo discorso su youtube.com. V. Pirro Sull'avvenire
industriale di Terni, scritti di Luigi Campofregoso, introduzione , su icsim. 5V.
Pirro,Rassegna storica del Risorgimento HEGEL GEORG WILHELM FRIEDRICH; MOTI -- su
risorgimento. Sito web dedicato a Maceo Carloni, su maceocarloni. Articolo del
giornale online UmbriaOn dedicato all'inaugurazione della sala "Vincenzo
Pirro" La vita come Ricerca, la vita come Arte, la Vita come Amore,
articolo di Danilo Sergio Pirro contenuto nell'omonimo volume commemorativo.
L'Archivio un bene culturale della città. Vincenzo Pirro. Pirro. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pirro” – The Swimming-Pool Library.
Pizzi
(Milano).
Filosofo. Grice: “About time an
Italian philosopher takes ‘la regola di Boezio’ seriously!” Si laurea a Milano on una tesi sui condizionali contro-fattuali.
Insegna a Calabria e Siena, “Logica della prova” a Milano. Cura Hughes e
Cresswell, che offre una panoramica completa e aggiornata della logica
intensionale. Ampliando questa linea di ricerca, compila due antologie con
lunghe introduzioni, una dedicata alla logica del tempo e una dedicata alla
logica condizionale. Comone una serie di saggi in cui viene introdotta una
logica detta dell'implicazione consequenziale, il cui scopo e riformulare le
basi della logica connessiva nel quadro della logica modale. Questa traduzione consente
di assiomatizzare un certo numero di sistemi che risultano completi e decidibili
mediante tableaux con un sviluppo verso una generalizzazione di questi
risultati. Altri temi di ricerca approfonditi nel campo della logica sono stati
il problema della definizione della necessita in termini di contingenza,
l'applicazione di quadrati e cubi aristotelici alle nozioni modali, l'approccio
alla modalita in termini di mult-imodalita, cioè mediante l'impiego di un
linguaggio base avente come primitivi un numero arbitrariamente grande di
operatori modali. Nel campo della filosofia della scienza il tema su cui lavora
in modo preminente è stato quello della teoria contro-fattuale della causa, a cui
ha dedicato saggi destinati a un pubblico interessato all'epistemologia
giudiziaria Sempre in questo settore compone un saggio sul problema della
logica dell'abduzione, un capitolo del quale è dedicato all'analisi di un caso
giudiziario controverso, il disastro di Ustica. Sul tema di Ustica compone un
saggio che contiene una discussione metodologica delle indagini ancora aperte
sul caso, in merito alle quali cura attualmente un blog. Altre opere: “Introduzione
alla logica modale” (Il Saggiatore, Milano); “La Logica del tempo”
(Boringhieri, Torino); “Leggi di natura, modalita, ipotesi” (Feltrinelli,
Milano); “Eventi e cause: na prospettiva condizionalista” (Giuffre', Milano);
“Diritto, abduzione e prova” (Giuffre', Milano); “Ripensare Ustica,
Createspace); “Implicazione logica”; “Causalità
(filosofia) “Abduzione”; “Strage di Ustica, claudiopizziit.wordpress.com. Claudio
Pizzi. Pizzi. Keywords: la regola di Boezio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pizzi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Pizzorno
(Trieste).
Filosofo. Studia a Torino. Assume la direzione del Centro di relazioni
industriali della Olivetti di Ivrea. Insegna presso Urbino, Milano e Fiesole. Oltre agli importanti studi sulla materia
sociologica conduce ricerche di sociologia economica e politica, in special
modo sulle organizzazioni sindacali e sui conflitti di classe, sulla politica
italiana e i suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed economici nelle
società industriali. Insignito della Medaglia del Presidente della Repubblica al
Premio Nazionale Letterario Pisa. Altre opere: “Le classi sociali” (Il Mulino);
“Comunità e razionalizzazione” (Einaudi); “Lotte operaie e sindacato in Italia,
“Le regole del pluralismo”; “I soggetti del pluralismo”; “Classi, partiti,
sindacati (Bologna); “Le radici della politica assoluta (Feltrinelli): “Il
potere dei giudici ("Il nocciolo", Laterza); “Il velo della
diversità: studi su razionalità e riconoscimento (Feltrinelli); “Sulla maschera
(Il Mulino). Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alessandro
Pizzorno. Pizzorno. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzorno” – The
Swimming-Pool Library.
Plantadossi (Ripatransone). Filosofo. Considerato a
volte nominalista, e in realtà un realista. Chiamato “doctor difficilis” o “doctor
super-subtilis”, e commentatore del Liber sententiarum di Lombardo. La riscoperta di è proceduta a partire
dall'edizione della sua saggistica da A. Combes. Si lo considera fra i filosofi
più originali e profondi del medioevo. Altre opere: “Conclusiones”, “Lectura
super Primum Sententiarum”, “Prologi, Questiones”; “Questio de gradu supremo”. R.
Lambertini, Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Cf. H. P. Grice, “The problem of the universals. From Ripa to me.”
Giovanni da Ripa. Giovanni da Ripatransone. Giovanni Plantadossi. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Plantadossi” – The Swimming-Pool Library.
Plebe
(Alessandria).
Filosofo. Grice: “I think I love
Plebe: he wrote a beautiful chapter on Cicero and Latin rhetoric for his ‘brief
history of ancient rhetoric,’ and like my tutee Strawson, he approached
Aristotle and modernist logic in a genial way --.” “Seguo
il verso di Orazio “Odio la massa e me ne tengo lontano”. Solo in questo sono uomo
di destra» Si è laureato a Torino in Filosofia, poi in Filologia classica
nello stesso ateneo e infine di nuovo in Filosofia all'Innsbruck. Testimone di
nozze dell'editore Vito Laterza, grazie alla sua intercessione conobbe Croce
che lo convinse a pubblicare i suoi scritti e ne sponsorizzò l'opera. Cominciò
la sua carriera universitaria: dopo aver iniziato a Perugia come professore
incaricato di Storia della Filosofia, passò all'Palermo dove è stato docente
ordinario di storia della filosofia e direttore dell'Istituto alla Facoltà di
Lettere e Filosofia. Insegnò anche all'Istituto ticinese di alti studi a
Lugano. Filosofo inizialmente marxista, nei primi anni settanta ha una
clamorosa rottura con il pensiero del filosofo tedesco (dovuta anche alla sua
contestazione del Sessantotto) e viene annoverato fra i sostenitori
dell'anticomunismo politico-culturale di quel periodo; dopo una militanza
di due anni con i socialdemocratici di Saragat, aderisce al Movimento Sociale
Italiano. Almirante lo nomina prima presidente del fronte universitario
d'azione nazionale e poi responsabile del settore cultura dell'MSI-DN.
Successivamente Plebe fu eletto senatore della Repubblica nelle file del MSI-DN
in Piemonte e rieletto nel 1976; in quell'anno il leader missino lo include
nella Rappresentanza italiana al Parlamento europeo. Rompe anche con il
MSI, aderendo al gruppo parlamentare scissionista Democrazia Nazionale ma resta
indipendente dal partito DN). Non rieletto con DN, lascia la competizione
politica attiva. Ha chiesto anche l'iscrizione al Partito Radicale, ma dopo
un'accesa votazione il partito gli negò la tessera. Terminata
l'esperienza parlamentare tornò a insegnare all'Palermo. Storico della
filosofia, in particolare del pensiero greco e di Aristotele.
Riavvicinatosi al marxismo, è editorialista
del quotidiano Libero. Pur sposato e padre di tre figli, in un'intervista
concessa a Pansa ha dichiarato d'aver avuto esperienze omosessuali. Si definiva
come un illuminista scettico sostenitore d'un anarchismo intellettuale. Fra gli
studiosi con cui collabora, riconosce come propri allievi Puglisi, Emanuele e Giovanni . Altre opere: “Hegel.
Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del comico:
da Aristotele a Plutarco” (Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” Vera,
Spaventa, Jaja, Maturi, Gentile, e con Augusto Guzzo, Torino, SEI, Spaventa e
Vera, Torino, Edizioni di filosofia; “La nascita del comico: nella vita e
nell'arte degli antichi greco-romani” (Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino,
Edizioni di filosofia); “Processo all'estetica, Firenze, La Nuova Italia); “Heidegger
e il problema kantiano” (Torino, Edizioni di filosofia); “Breve storia della
retorica, Milano, Nuova Accademia); “La dodecafonia. Documenti e pagine
critiche” (Bari, Laterza); “Introduzione alla logica formale attraverso una lettura
logistica di Aristotele” (Bari, Laterza); “Discorso semi-serio sul romanzo”
(Bari, Laterza); “Estetica” (Firenze, Sansoni); “Storia della filosofia. Per il
liceo classic” (Messina-Firenze, D'Anna, Termini della filosofia” (Roma,
Armando); “La filosofia dei greci nel suo sviluppo storico, Da Socrate ad
Aristotele, Aristotele e i Peripatetici più antichi” (Firenze, La Nuova
Italia); “Che cosa è l'Illuminismo” (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente
detto Marx (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Hegel” (Roma,
Ubaldini); “Atlante concettuale delle nuove filosofie: termini di denunzia,
categorie dell'anti-conformismo, formule di moda, vecchi concetti in nuove filosofie”
(Roma, Armando); “L'estetica italiana dopo Croce” (Padova, RADAR); “Che cosa è
l'estetica?” (Roma, Ubaldini); “Che cosa è l'espressionismo?” (Roma, Ubaldini);
“Dizionario filosofico” (Padova, RADAR); “Storia del pensiero” (Roma,
Ubaldini); “Filosofia della re-azione” (Milano, Rusconi); “Quel che non ha
capito Marx” (Milano, Rusconi); “Il libretto della destra” (Milano, Edizioni
del Borghese); “A che serve la filosofia?” (Palermo, Flaccovio); “Un laico contro
il divorzio” (Roma, INSPE); “La civiltà del postcomunismo” (Roma, CEN); “Storia
della filosofia, La filosofia greca” (Milano, Vallardi); “Il materialismo: fisica,
biologia e filosofia oltre l'ideologia” (Roma, Armando); “Semiotica ed
estetica” (Roma-Baden Baden); Il libro-Field educational Italia-Agis); “Leggere
Kant, Roma, Armando); “Logica della poesia, Palermo, Ila Palma); “Storia della
filosofia, Palermo-Sao Paulo, Ila Palma,
Comprende: Da Talete a Spinoza; Da Locke ad Adorno. Manuale di estetica” (Roma,
Armando); “Manuale di retorica, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, Storia
del pensiero occidentale, con Pietro Emanuele, Roma, Armando, Contro
l'ermeneutica, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, L'euristica. Come nasce
una filosofia, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, I filosofi e il
quotidiano, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, Dimenticare Marx?, Milano,
Rusconi); “Lezioni di politica (Milano, Rusconi); “Filosofi senza filosofia” (Roma-Bari,
Laterza); “Tornerà il comunismo?, Casale Monferrato, Piemme, Manuale
dell'intellettuale di successo” (Roma, Armando); Il quinto libro del capitale.
Marx contro i marxisti” (Milano, Biblioteca di via Senato); Il nuovo
illuminista. Obiettivo libertà, Milano, Biblioteca di via Senato); “Memorie di
sinistra e memorie di destra. Un filosofo negli anni ruggenti” (Palermo,
Qanat). biografia su cinquantamilagiorni (Corriere della Sera), Storia della
filosofia: Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano); Il filosofo
trasgressivo., cinema gay, Sesso, politica e frecciate di un bastian contrario,
La Repubblica Con Plebe la destra fece
un brutto affare, Secolo d'Italia
Senato. Scheda di attività di Armando PlebeVI Legislatura Senato. Scheda di attività di Armando
PlebeVII Legislatura Radicali cinquantamila
Patrimonio sos: in difesa dei beni culturali e ambientali, Dizionario di
filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Armando Plebe. Plebe.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Plebe” – The Swimming-Pool Library.
Poggi
(Sarzana). Flosofo. Nacque da una famiglia di piccoli
commercianti. Ancora adolescente, rimase colpito dalla violenza usata nei
confronti del popolo durante le giornate milanesi e dal temporaneo esilio che
dovettero subire alcuni socialisti amici di famiglia. Questo lo portò a
simpatizzare per quel partito che stava nascendo e al quale si iscrise. Si
laureò in Lettere a Palermo, dove si era temporaneamente trasferito dopo la
morte del padre, discutendo una tesi su Kant e il socialismo, pubblicata con il
titolo “La questione morale nel socialismo: Kant e il socialismo.” Tornato a
Sarzana si immerse nell'attività politica che lo portò ad essere eletto nel
consiglio comunale cittadino per il partito socialista. Kautsky, teorico del marxismo Si recò a Lipsia alla scuola di Wundt, fondatore
della psicologia sperimentale, dove lavorò al giornale Leipziger Volkszeitung e
dove strinse rapporti di amicizia e legami politici con i maggiori esponenti
della socialdemocrazia di quel Paese. Fra questi in primo luogo con Bebel, Kautsky e Luxemburg, personaggi che
segnarono profondamente la storia del socialismo europeo, e con i quali
mantenne rapporti epistolari. Tornato in Italia, si trasferisce a Genova
per iscriversi a quella facoltà di Giurisprudenza che gli darà una seconda
laurea e dove inizierà a collaborare a Il Lavoro di Canepa, all'Avanti!, al
Tempo di Claudio Treves, alla turatiana Critica Sociale sulla quale scriverà
per oltre cinquant'anni. Sue collaborazioni apparvero successivamente anche su La
Rivoluzione liberale di Gobetti. La polizia comincia ad interessarsi alla sua
attività politica e lo inserisce nello schedario dei sovversivi. Inizia
intanto ad insegnare nelle scuole superiori di molte città dell'Italia centro
settentrionale sempre inseguito dall'attenzione della polizia. Sposa la
sarzanese marchesina Ollandini e partecipa come delegato al Congresso
socialista di Ancona, nel corso del quale ebbe un duro scontro con il
massimalista Mussolini sul problema
della compatibilità o meno del socialismo con la massoneria. L'assemblea diede
in quell'occasione una larga maggioranza alla tesi mussoliniana
dell'incompatibilità. -- è capogruppo
socialista nel consiglio comunale di Sarzana, retto da una giunta socialista,
che nella giornata divenuta famosa dovette far fronte all'aggressione armata di
500 fascisti, capitanati da Dumini, decisi a sottomettere la città rossa. Come
è noto i fascisti furono umiliati e cacciati, lasciando una dozzina di cadaveri
sul terreno, dall'unione della forza pubblica e del popolo in armi, sotto
l'egida dell'amministrazione comunale. Dopo la marcia su Roma, Poggi, e con lui
tutti gli antifascisti messisi in evidenza, dovettero trovare rifugio
all'estero o migrare in altre città. Fu privato per un certo periodo
dell'insegnamento e quando sedeva su una cattedra di filosofia a Genova, e
denunciato al tribunale speciale per la sua attività cospirativa praticata con
altri colleghi antifascisti. Amico di Rensi e della consorte Laura
Perucchi, era solito recarsi nelle domeniche d'inverno al palazzo genovese di
via Palestro dove i Rensi animavano un vero e proprio salotto, arricchito dalla
presenza di illustri personalità quali il poeta e romanziere Pastorino, Buonaiuti, Sella o Rossi, accomunati
dall'opposizione al regime. In quell'occasione evitò una dura condanna
perché probabilmente Mussolini si ricordò di quel suo leale tenace avversario e
lo fece liberare, come attesta una registrazione esistente nel suo fascicolo
personale presso l'Archivio Centrale dello Stato, scarcerato e rilasciato in
libertà dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato per atto di clemenza di
S.E. il Capo del Governo. Non cessa però la persecuzione nei suoi confronti da
parte del fascismo ligure, soprattutto dopo la nascita della repubblica sociale
italiana per cui, impedito nell'esercizio della professione e perduto
l'insegnamento, dovette adattarsi ad insegnare in scuole private. Alla caduta
del fascismo venne eletto segretario regionale del partito socialista, ma fu
nuovamente arrestato col figlio e condannato a morte, pena poi commutata nella
deportazione a Mauthausen. In realtà, a causa delle distruzioni della guerra,
ormai separato dal figlio, fu internato a Bolzano-Gries, fino a quando riuscì a
fuggire, in coincidenza con gli ultimi bombardamenti e la fine della guerra,
ritrovando ancora vivo suo figlio. Nel dopoguerra, dopo la scissione socialista
aderì al Partito Social-democratico per poi tornare, dopo il distacco dai
comunisti, in quello socialista. E eletto con i voti dei due partiti socialisti
come membro laico della prima consigliatura del consiglio superiore della
magistratura, e successivamente, prima illuso e poi deluso per la mancata ri-unificazione
dei due tronconi socialisti lascia la politica attiva. Muore a Genova. Altre
opere: “Stato Chiesa Scuola” (Firenze, Bemporad); “Cultura e Socialismo”
(Torino, Gobetti); “Gesuiti contro lo stato liberale” (Milano, Unitas);
“Filosofia dell'azione: saggi critici” (Roma, Ed. Dante Alighieri); “Concetto
del Diritto e dello Stato: saggi critici” (Padova, Ed. Cedam); Piero Martinetti
Vicenza, Collezione del Palladio,ora Ri-edizione Cosimo Scarcella e
Introduzione di E. Mas, Milano, Marzorati, La preghiera dell'uomo” (Milano, Bocca);
G. Meneghini, Alfredo Poggi, in
Socialismo spezzino, appunti per una storia, Massa G. Meneghini, G.
Meneghini Sui luttuosi fatti del luglio v. Giuseppe Meneghini, La Caporetto del
fascism Sarzana Mursia Editore Milano,
Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova G. Meneghini, G. Meneghini,
Alfredo Poggi G. Meneghini, Alfredo
Poggi, Piero Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova, Liguria Edizioni
Sabatelli, GiuseppeMeneghini, "Alfredo Poggi" in Beghi, Socialismo
spezzino Appunti per una storia, Massa, Centro Studi Agostino Bronzi, .Antifascismo
Fatti di Sarzana Socialdemocrazia. Anti-fascista e uomo di cultura, da
Testimoni del tempo e della storia di Isa Sivori Carabelli. Sito istituzionale
della Città di Sarzana. Alfredo Poggi nel sito dell'ANPIAssociazione Nazionale
Partigiani d'Italia, su anpi. Alfredo Poggi. Poggi. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Poggi” – The Swimming-Pool Library.
Pojero
(Palermo).
Filosofo. Grice: “Like me, he held
symposia in his villa – Villa Amato-Pojero in the Giardino Ingelse a Palermo –
lots of Brits there!” Studiò a Napoli, quindi a Pisa, dove si laurea.
Impossibilitato a compiere grandi viaggi perché malato di angina pectoris, si
stabile a Palermo. La villa Amato Pojero ai Giardini Inglesi divenne così luogo
di incontro di scienziati e intellettuali. Collaboratore della Società per gli
studi filosofici di Palermo. Fonda una biblioteca filosofica che fu per circa
un trentennio punto di incontro di filosofi come Gentile, Vailati, Brentano, e Gemelli.
Alla sua morte, la biblioteca divenne parte dell'Accademia di Scienze Lettere e
Arti. Di lui restano molti quaderni di appunti, in cui si evince la sua
posizione filosofica critica verso il razionalismo, accusato di essere incapace
di comprendere adeguatamente la metafisica e la religione. Tutte le scienze, al
contrario, avrebbero dovuto contribuire alla dimostrazione dell'esistenza di
Dio e dell'immortalità dell'anima. Archivio
biografico comunale Comune di Palermo, su comune.palermo. Dizionario biografico
degli italiani, 2, su treccani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Amato Pojero. Giuseppe Pojero. Pojero.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pojero” – The Swimming-Pool Library.
Poli (Cremona).
Filosofo. Laureato a Bologna, insegna a Milano. Pubblica il saggio di
“Filosofia elementare”, un eclettico sistema di empirismo e razionalismo.
Insegna a Padova, di cui fu anche magnifico rettore. In seguito fu
nominato direttore generale dei ginnasi veneti e consigliere scolastico. Membro
dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, ne fu presidente. I suoi “Saggi
di scienza politico-legali” considerano il diritto un insieme di scienza in
quanto trattano dei principi e di arte in quanto applicazione dei principi
giuridici nella valutazione dei singoli casi. Ritiene che il diritto sia
un'espressione provvidenziale e lo distingue in naturale e in positivo. Combatte
il positivismo negli “Studii di filosofia contemporanea”, ri-vendicando la
superiorità dello spirito sulla materia. “Saggio filosofico sopra la
scuola dei moderni filosofi naturalisti -- coll'analisi dell'organologia, della
craniologia, della fisiognomia, della psicologia comparata, e con una teoria
delle idee e de' sentimenti” (Milano); “Primi elementi di filosofia” (Napoli);
“Elementi di filosofia teoretica e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano);
“La scienza politico-legale” (Milano), “Filosofia, «Istituto Lombardo.
Rendiconti»); “Studii di filosofia contemporanea, Istituto Lombardo.
Rendiconti, Cenni sull'opera di Simone Corleo: il sistema della filosofia
universale, ovvero la filosofia dell'identità, «Istituto Lombardo. Rendiconti»,
La filosofia dell'incosciente, «Istituto Lombardo. Memorie», Studi C. Cantoni,
Studio della vita e delle opere. Milano, Filosofia Istituto veneto di scienze,
lettere ed arti. Dizionario biografico austriaco. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Poli,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.
Poli. Keywords. Refs.: Baldassare Poli. Poli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Poli” – The Swimming-Pool Library.
Politeo
(Spalato,
Croazia). Filosofo. Insegnante al Liceo Santa
Caterina di Venezia. È seduto nella seconda fila dal basso con un bastone in
mano. Frequenta il locale seminario (che fungeva anche da liceo per i non
seminaristi, col nome di Ginnasio Liceo Imperiale di Spalato), ricordando in
seguito che sugli stessi banchi aveva studiato l'amato Ugo Foscolo. Proveniva
da un'antica e stimata famiglia spalatina, ma un rovescio finanziario lo
costrinse a cercare un impiego come supplente nello stesso seminario/liceo,
continuando quindi gli studi da autodidatta -- è quindi supplente di latino,
storia e geografia -- è a Vienna per partecipare all'esame a cattedre per
insegnamento letterario nei Ginnasi del Regno Lombardo-Veneto, e dalla memoria
inviata alla commissione per la valutazione conosciamo le sue ampie letture:
Tacito, Machiavelli, Vico, Guizot, Gibbon, Schlegel, Kant, Hegel, De Maistre,
Schelling, Michelet. In tale occasione, presenta un lavoro sul poema
cavalleresco: "Che cosa l'Ariosto abbiasi più specialmente proposto col
Furioso", che viene positivamente segnalato dalla commissione. Viene
quindi approvato per l'insegnamento per tutte le otto classi ginnasiali: primo
esempio, fino ad allora, nelle province italiane dell'Impero Austroungarico -- è
supplente alla cattedra di storia universale ed austriaca a Padova, ove
frequenta il salotto della contessa Cattani Borelli di Vrana: una delle
famiglie più in vista nella Dalmazia austriaca. In attesa di una prevista
nomina presso un'università austriaca, ottiene una supplenza presso il
Liceo/Convitto di Santa Caterina a Venezia, Liceo Ginnasio Marco Foscarini). Richiamato a
Vienna, inutilmente attende per quasi tre anni la promessa cattedra universitaria ed infine su
sua richiesta viene nuovamente inviato al Liceo Santa Caterina di Venezia. Indagato
per la sua adesione ai principi liberali, a Venezia subisce un processo con
l'accusa di poca ortodossia religiosa. Nonostante il parere dell'allora
Patriarca di Venezia J. Monico, secondo il quale bisogna augurare all'insegnamento
uomini di così alta coscienza come lui, questi viene per punizione destinato a
Mantova (allora ancora sotto la sovranità austriaca, a differenza del resto
della Lombardia). Qui riprende gli studi, ed in particolare un saggio di
"Storia dell'ideale umano", per il quale termina e pubblica
l'introduzione col titolo "Genesi naturale di un'idea". Il clero
mantovano lo accusa di ateismo e di panteismo, mentre di converso qualche
positivista del tempo lo accusa di misticismo. La polizia quindi continua a
vigilarlo, ma in un rapporto si legge che legato di amicizia con persone note
per la loro avversione al governo, quali Grossi, Benzoni, Dalla Rosa e alle famiglie
D'Arco e Martinelli, serba condotta politica irreprensibile ed è esemplare il suo
contegno sociale e morale. In seguito alle guerre d'indipendenza, Mantova e il
Veneto vengono annessi al Regno d'Italia ed iritorna ad insegnare a Venezia,
prima presso il Liceo Marco Polo, al Liceo Foscarini e all'istituto Paolo
Sarpi. Lavora continuamente alla sua filosofia, manifestando sempre più un
tratto di fortissima autocritica che lo porterà a distruggere più volte i testi
già completati. A causa di questo impegno rifiuta l'offerta di una candidatura
al parlamento. Su insistenza di Luzzatti partecipa al concorso per la cattedra
di filosofia morale presso Padova, ma l'amico G. Guerzoni lo mette sull'avviso.
Le prove sono già decise e faranno di tutto per metterlo in cattiva luce. Così
accade. L’esame pubblico si chiude con un battibecco e la sua candidatura viene
scartata. La sua vita da quel momento scorse senza grandi sussulti, fra
l'insegnameno e lo studio, nonché col contatto con alcuni filosofi e pensatori
del tempo, quali Symonds, E. Laveleye, e Renan. Muore a Venezia. Compone
il saggio la "Genesi naturale di un'idea”. Sua saggistica venne pubblicata
da Zanichelli. Il periodare del Politeo è caratterizzato dal rifiuto di
ogni schematismo, da frammentarietà e da continue divagazioni al limite
dell'erudizione spinta: tutto ciò ne rende assai complessa la lettura, così
come una categorizzazione. In linea generale, si può dire che il Politeo
propende verso una sorta d'irrazionalismo sentimentale, che sgorga in lui da
una sincera religiosità: in questo si può collegare con alcuni pensatori
tedeschi quali Herder, Jacobi, Hamann, pur essendo la sua scaturigine di
diversa natura. Sebbene il pensiero di Politeo sembri procedere nella
concezione della natura sulle vie dello spinozismo idealistico, pure egli si salva
da questo che considera un paradosso mostruoso mediante l'accettazione del Dio
personale del cristianesimo, nel quale egli fermamente crede. Il suo Dio, pur
restando il principio plastico dell'universo, non è più il Dio astratto di
Spinoza né quello di Schelling, che si disperde nel mondo ed esce da sé con
atto incomprensibile, per ritrovarsi attraverso il processo della natura e
della storia; ma il dio degli umili che parla al cuore con tutto il fascino
della bontà e la poesia del sacrifizio . Se nella Critica della ragione pratica
di Kant l'uomo si affranca dall'ordine naturale, perché si autodetermina come
fonte delle categorie, e avendo coscienza di sé come soggetto universale, si
sente vincolato a una legge che non tiene conto della connessione necessaria
delle cose; per Politeo, al contrario, il principio morale non è una legge di
ragione, ma un principio, che avendo solidarietà con tutti gli altri elementi
della vita, scaturisce dalle profondità del sentimento, come lo scopo
dell'essere umano; e le forze intellettive e volitive non hanno altra funzione
che d'interpretare e di attuare questo impulso interiore, questo sentimento del
bene, il cui meccanismo e la cui origine sono inaccessibili alla ragione (I.Tacconi).
Le maggiori riflessioni sulla sua filosofia sono giunte da parte di alcuni
studiosi croati. Nel tentativo di croatizzarlo, però viene presentato come
Juraj Politeo. La voce della Enciclopedia Italiana. H. Festini. Scritti
filosofici e letterari. L. Luzzatti,
Bologna, Zanichelli, G. Bordiga, Commemorazione,
Venezia, A. Faggi, Per un filosofo dalmata, Marzocco, G. Gentile, Critica, Renda,
Un pensatore dalmata in Nuovo Convito, F. Tacconi, Un filosofo dalmata in Rivista
dalmatica. I. Tacconi, Istria e Dalmazia: uomini e Tempi. Dalmazia, Udine, Del
Bianco, Trminio Troilo, Un filosofo dalmata in Bilychnis. Dalmati italiani. P.Zenoni-Politeo,
in Ateneo Veneto, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Giorgio Politeo. Politeo. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Politeo” – The Swimming-Pool Library.
Pollastri
(Firenze). Filosofo. Si laurea con una tesi sulla filosofia della
natura di Hegel. Si occupa in particolare di filosofare con le persone, campo
nel quale dsvolge la filosofia. Ha uno sportello di consulenza presso il quartiere
4 di Firenze lavora presso un Centro di Salute Mentale della ASL. Pubblica
l’editore Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente filosofico cercasi, Il
filosofo in azienda e per le edizioni Di Girolamo L’uomo è ciò che pensa. Fonda
Phronesis Associazione Italiana per la Consulenza Filosofica, ne è stato a presidente,
e continua a dirigere l’omonima rivista, edita da IPOC. Co-ordinatore della
collana “Pratiche Filosofiche” diretta da U. Galimberti per Apogeo e cura la
collana “Dialogos”, sempre per l’editore IPOC. Insegna consulenza
filosofica in numerose università italiane. Ha inoltre all’attivo ricerche in
campo tradizionalmente filosofico come l’assoluto eternamente in sé cangiante.
Interpretazione olistica del sistema hegeliano (La Città del Sole), alcuni
articoli di filosofia politica e altri di filosofia dell’improvvisazione.
Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa di commenti alla musica, in
particolare nel campo del jazz, collaborando con “Musica Jazz”, “Il Giornale
della Musica” e “All About Jazz Italia”. Ppubblicato la biografia artistica di
R. Tesi, Una vita a bottoni, uscita per l’editore Squilibri. Attivo anche
in campo teatrale, come amatore ha esperienze di attore, recitando in lavori di
E. Ionesco, A. Nicolaj, G. Feydeau, N. Simon, e regista. Direge Sorelle Materassi
di F. Storelli dal saggio di A. Palazzeschi, “La tettonica dei sentimenti” e “Siamo
momentaneamente assenti” di L. Squarzina). La sua teoria della consulenza
filosofica e tutt'uno, come in Achenbach, con una più generale concezione della
filosofia e del filosofare. È all’interno di questa idea generale, che
comprende una visione della società contemporanea, degli orizzonti attuali, dei
destini della filosofia e il ruolo che il filosofo deve svolgere, che può
essere inserita la visione della consulenza filosofica dello studioso
fiorentino. Il punto di partenza potrebbe essere posto in un’analisi della
società e nel ruolo che in essa giocano le psicoterapie e, più largamente il
linguaggio e la cultura psicoterapeutica. L’idea di Pollastri sembra essere
quella di chi vede in corso un processo di trasformazione del dolore del male
in una patologia psicologicamente rilevabile e curabile. Oggi , tanto i manuali
psico-patologici come DSM-IV, quanto la cultura diffusa, da rotocalco (sovente
però confortata da medici e psicologi che sui rotocalchi scrivono), tendono a
far credere che ogni qualvolta si stia male ipso facto si sia malato e che, di conseguenza,
sia necessario un terapeuta che ci guarisca. Ciò ovviamente porterebbe ad un
estremo impoverimento nella capacità umana di comprendere e affrontare la vita.
In un mondo in cui ogni dolore è SINTOMO e l’unica cosa che sembra avere
importanza è che esso venga eliminato, la filosofia e la consulenza filosofica
(che sembrano più essere due momenti di un'unica disciplina piuttosto che due
cose diverse) non devono presentarsi come pensiero risolutivo. Prendere
decisioni e risolvere problemi sono due modi attraverso cui si banalizza la
complessità e anche il fascino di ogni esperienza vitale umana. Se c’è qualcosa
di davvero originale e inattuale che la filosofia offre all’uomo ciò è
giustappunto una prospettiva che vada oltre l’agire tecnico finalizzato,
l’intervento manipolativo sulla realtà e, dunque, l’idea stessa di efficacia. Con
questa impostazione non stupisce dunque che veda in modo estremamente critico
la presenza del concetto di aiuto nella consulenza filosofica. Chi si concentra
sull’aiutare il consulente rischia di fare semplicemente una psico-terapia
mascherata e poco efficace. Concentrarsi sull’ausilio e la soluzione dei problemi
posti dal consultante può disperdere la realtà e originale potenzialità
della filosofia nel campo della considerazione dei problemi degli individui e
della loro vita. Può annullare la capacità di ri-orientare il pensiero e
l’agire che la ri-flessione filosofica porta con sé come sua assoluta
specificità. Può, infine, privare gli individui e la società di quella che è
forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere svincolata dallo strabordante e
acritico dominio del produrre, del finalizzare, e della tecnica. L’onnipresenza
del paradigma tera-peutico non deve fare sì che si dimentichi anche il rapporto
sano che la filosofia può mantenere con la psicologia rettamente intesa. La
psicologia cioè come ricerca di ciò che è proprio del comportamento umano che
ogni filosofo coltiva. Come studio sull’uomo, e al pari di altre scienze umane
che cercano di coglierne altre limitate ma fondamentali dimensioni (si pensi
all’antropologia o alla sociologia), la psicologia e tenuta in considerazione
dallo sguardo del consulente. La psicologia è stata nient’altro che una
conoscenza tra le molte che la filosofia doveva comprendere, criticare, porre
nel giusto posto che a essa spetta entro una comprensione filosofica del mondo.
E se il filosofo non disdegna di occuparsi anche di psicologia , perché oggi il
filosofo consulente dove temere oltremisura di fare riferimento anche a essa? Posta
in un orizzonte conoscitivo e non terapeutico, la psicologia non è evitata, al
pari di ogni altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui colloca
la sua azione e la sua riflessione implica una lettura della filosofia come del
tutto connessa con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura
tra questi e il filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore
indicativo, convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione
il centro della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra
costui e l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo. Le ragioni di questa
necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è
da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso,
aspirare alla conoscenza, essere, cioè philo-sophos, amante del sapere. Ma se
l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della filosofia
l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia ulteriormente
indagabile. La disciplina in questione così si mostra propriamente nella sua
attività più che nel suo corpus di conoscenze. Anche la filosofia pratica,
dunque, si conclude là dove produce qualcosa di pratico per diventare altro:
morale, politica, diritto. Da questa visione se ne deduce la inapplicabilità
della filosofia in generale e più specificatamente l’impossibilità di concepire
la consulenza filosofica come una sorta di filosofia applicata alla vita. Il
fatto è che la filosofia non si applica, oppure è sempre applicata: essendo
amore per il sapere, è infatti qualcosa di perennemente in movimento- è un
agire, un fare. E non c’è fare che non sia fare qualcosa. Quello della
filosofia è il filosofare, vale a dire il cercare e ri-cercare, il ri-tornare
sempre di nuovo sul problema, inappagati dall’apparente soluzione, il
ri-flettere incessantemente per mettere a prova le nostre capacità di
comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia, non può essere
applicato perché lo è già sempre , non potendo avvenire senza un argomento, un
tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso agisce, produce,
come tutte le attività , effetti pratici concreti. Altre opere:” L' assoluto
eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano, in
Studi sul pensiero di Hegel (La Città del Sole); “Il pensiero e la vita. Guida
alla consulenza e alle pratiche filosofiche (Apogeo Education); “Consulente filosofico
cercasi” (Milano, Apogeo); “L’uomo è ciò che pensa: sull’avvenire della pratica
filosofica” (Di Girolamo, Trapani); “Il filosofo in azienda: pratiche
filosofiche per le organizzazioni” (Apogeo, Milano); “Riccardo Tesi. Una vita a
bottoni, in A viva voce, Squilibri); “La consulenza filosofica. Breve storia di
una disciplina atipica, in Intersezioni, Achenbach e la fondazione della
pratica filosofica, in Maieusis, La consulenza filosofica tra saggezza e metodo,
in“Intersezioni, Razionalità del sentimento e affettività della ragione.
Appunti sulle condizioni di possibilità della consulenza filosofica, in Discipline
Filosofiche, Teoria pratica” e palle di biliardo. La consulenza filosofica come
mappatura dell’esistenza, in “La cura degli altri: la filosofia come terapia
dell’anima” (Siena); “Il consulente filosofico di quartiere, in Autaut, Analisi
di P. Rovatti, La filosofia può curare?, in Phronesis, Prospettive politiche
della pratica filosofica, in Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica
jazz e discorso filosofico, in Itinera. D. Miccione, La consulenza Filosofica,
Xenia. Associazione Italiana per la Consulenza Filosofica. Neri Pollastri.
Pollastri. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pollastri” – The
Swimming-Pool Library.
Pomponazzi
(Mantova).
Flosofo. Important Italian philosopher. Di famiglia
agiata, si iscrive a Padova, dove frequenta le lezioni di Nardò, Riccobonella e
Trapolino, laureandosi come magister atrium. Insegna filosofia a Padova. A
Padova pubblica il trattato De maximo et minimo, in polemica con le teorie di
Guglielmo Heytesbury. Passa poi a Carpi per insegnare logica alla corte di
Alberto III Pio, principe di Carpi, seguendolo nel suo esilio a Ferrara. Nel
frattempo sposa a Mantova Cornelia Dondi, dalla quale ha due figlie.
Morto Vernia, e succeduto a lui, rimane poi vedovo nel 1507 e si risposa con
Ludovica di Montagnana. Chiude lo studio di Padova nel 1509 e si trasferisce a
Ferrara dove redige un commento al De anima aristotelico. Questo avviene in
seguito all'occupazione di Padova da parte della Lega di Cambrai nella guerra
con la Repubblica veneziana. Quando Venezia rioccupa la città il mese dopo, le
lezioni universitarie vengono sospese ed egli, con altri insegnanti, lascia la
città trasferendosi, come si è visto, a Ferrara su invito di Alfonso I d'Este
per insegnare nella locale università. Chiusa anche questa si trasferisce a
Mantova e Bologna. Nuovamente vedovo, si ri-sposa con Adriana della
Scrofa. A Bologna compone i saggi maggiori, il “Tractatus de immortalitate
animae”, il “De fato” e il “De incantationibus,” oltre a commenti delle opere
di Aristotele, conservati grazie agli appunti dei suoi studenti. Il
Tractatus de immortalitate animae, del 1516, in cui sostiene che l'immortalità
dell'anima non può essere dimostrata razionalmente, fece scandalo: attaccato da
più parti, il libro è pubblicamente bruciato a Venezia. Denunciato
dall'agostiniano Ambrogio Fiandino per eresia, la difesa del cardinale Pietro
Bembo gli permette di evitare terribili conseguenze ma è condannato da papa Leone X a ritrattare le
sue tesi. Pomponazzi non ritratta ma si difende con la sua Apologia e con il
Defensorium adversus Augustinum Niphum, una risposta al De immortalitate animae
libellus di Agostino Nifo, in cui sostiene la distinzione tra verità di fede e
verità di ragione, idea ripresa da Ardigò. Queste controversie gli
impediscono di pubblicare due opere che aveva completato: il De naturalium
effectuum causis sive de incantationibus e i Libri quinque de fato, de libero
arbitrio et de praedestinatione, pubblicati postumi con alcune modifiche, a Basilea,
da Grataroli. Evita ogni problema teologico pubblicando il De nutritione et
augmentatione, il De partibus animalium e il De sensu. Malato di calcoli
renali, stende il proprio testamento e
muore l'anno dopo. Muore suicidato. Per il peripatetismo, l'anima è l'atto
(entelechia) primo di un corpo che ha la vita in potenza, è la sostanza che
realizza le funzioni vitali del corpo. Tre sono le funzioni dell'anima: la
funzione vegetativa per la quale gli esseri vegetali, animali e umani si
nutrono e si riproducono; la funzione sensitiva per la quale gli esseri animali
e umani hanno sensazioni e immagini; la funzione intellettiva, per la quale gli
esseri umani comprendono. L'intelletto è la capacità di giudicare le
immagini fornite dai sensi. L'atto dell'intendere si identifica con l'oggetto
intelligibile, cioè con la sostanza dell'oggetto, ossia con la verità.
Aristotele distingue l'intelletto potenziale o possibile o passivo, che è la
capacità umana di intendere, dall'intelletto attuale o attivo o agente, che è
la luce intellettuale. Quest'ultimo contiene in atto tutti gli intelligibili, e
agisce sull'intelletto potenziale comel'esempio è di Aristotelela luce mostra,
mette in atto i colori che al buio non sono visibili ma pure esistono e dunque
sono in potenza: l'intelletto agente mette in atto le verità che
nell'intelletto potenziale sono soltanto in potenza. L'intelletto agente è
separato, non composto, impassibile, per sua essenza atto…separato, esso è solo
quel che è realmente, e questo solo è immortale ed eterno. Che ne è
dunque dell'anima? Nella Metafisica Aristotele dice solo che "Bisogna
esaminare se la forma esista anche dopo la dissoluzione del composto; per
alcune cose nulla lo impedisce, come, ad esempio nel caso dell'anima, ma non dell'anima
nella sua interezza, bensì dell'intelletto, poiché è forse impossibile
l'esistenza separata dell'anima intera". L'aristotelismo a Padova si
era diviso in due correnti fondamentali, gli averroisti e gli alessandrini,
seguaci questi delle interpretazioni aristoteliche di Alessandro di
Afrodisia. Averroè, secondo una concezione influenzata dal platonismo,
sosteneva l'unicità e la trascendenza non solo dell'intelletto agente, ma anche
dell'intelletto potenziale, che per lui non appartiene ai singoli uomini ma è
unico e comune all'intera specie umana. La dottrina di Alessandro mantiene
l'unicità dell'intelletto agente, che egli fa coincidere con Dio, ma
attribuisce a ciascun uomo un intelletto potenziale individuale, mortale insieme
con il corpo. Infine, va ricordato che per Aquino nell'uomo è presente un'unica
anima per sua natura (simpliciter) immortale, ma per un certo aspetto (secundum
quid) mortale, in quanto anche legata alle funzioni più materiali dell'essere
umano. Il Trattato dell'immortalità dell'anima, edito a Bologna, trae
spunto da una discussione con Raguseo il quale, avendo il Pomponazzi sostenuto
che la teoria di Tommaso sull'anima non si accorda con quella aristotelica, lo
aveva pregato di provare le sue affermazioni mediante prove puramente razionali. Fecero
bene gli antichi a porre l'uomo tra le cose eterne e quelle temporali, cosicché
egli, né puramente eterno né semplicemente temporale, partecipa delle due
nature e stando a metà fra loro, può vivere quella che vuole. Così, alcuni
uomini sembrano dei perché, dominando il proprio essere vegetativo e sensitivo,
sono quasi completamente razionali. Altri, sommersi nei sensi, sembrano bestie.
Altri ancora, uomini nel vero senso della parola, vivono mediamente secondo la
virtù, senza concedersi completamente né all'intelletto e né ai piaceri del
corpo." L'uomo dunque, "è di natura non semplice ma molteplice,
non determinata ma bifronte – ancipitis -- media fra il mortale e l'immortale. Trattato
sull'immortalità dell'anima e questa medietà non è il provvisorio incontro di
due nature, una corporea e l'altra spirituale, che si divideranno con la morte,
ma è la dimostrazione della reale unità dell'uomo: "La natura procede per
gradi: i vegetali hanno un poco di anima, gli animali hanno i sensi e una certa
immaginazion alcuni animali arrivano a costruirsi case e a organizzarsi
civilmente tanto che molti uomini sembrano avere un'intelligenza molto
inferiore alla loro…vi sono animali intermedi fra la pianta e la bestia, come
la spugna…della scimmia non sai se sia uomo o bruto, analogamente l'anima
intellettiva è media fra il temporale e l'eterno. Polemizza con Averroè che ha
scisso dalla naturale unità umana il principio razionale da quello sensitivo e
conAquino, rilevando che l'anima, essendo unica, non può avere due modi di
intendere, uno dipendente e un altro indipendente dalle funzioni del corpo; la
dipendenza dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta dai sensi,
lega l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso destino di
morte. È capovolta la tesi fondamentale d’Aquino. L'anima è per sé mortale e
secundum quid, in un certo senso, immortale, e non il contrario, perché nobilissima
fra le cose materiali e al confine con le immateriali, profuma di immortalità
ma non in senso assoluto" (aliquid immortalitatis odorat, sed non
simpliciter).E ricorda che per Aristotele l'anima non è creata da Dio. Un uomo
infatti è generato da un uomo e anche dal sole". Riguardo al
problema del rapporto fra ragione e fede, per Pomponazzi solo la fede, non le
ragioni naturali, può affermare l'immortalità dell'anima e "coloro che
camminano per le vie dei credenti sono fermi e saldi", mentre per quanto
attiene i problemi etici che la mortalità dell'anima potrebbe suscitare,
afferma che per comportarsi virtuosamente non è affatto necessario credere
all'immortalità dell'anima e alle ricompense ultraterrene, perché la virtù è
premio a sé stessa e chi afferma che l'anima è mortale salva il principio della
virtù meglio di chi la considera immortale, perché la speranza di un premio e
il terrore della pena provoca comportamenti servili contrari alla virtù.
Il Tractatus provocò clamore e polemiche alle quale rispose, ribadendo le sue
tesi con l'Apologia, dove nel primo libro risponde alle critiche amichevoli del
suo allievo e futuro cardinale Gaspare Contarini e negli altri due al
domenicano A. Colzade e all'agostiniano A. Fiandino. Replica con il Defensorium
adversus Agostinum Niphum alle critiche di Nifo, professore di filosofia a Padova. La
critica dei miracoli. Il medico mantovano Ludovico Panizza avrebbe chiesto a
Pomponazzi se possono esserci cause soprannaturali di eventi naturali, in
contrasto con le affermazioni di Aristotele, e se si debba ammettere
l'esistenza di demoni, come sostiene la Chiesa, anche per spiegare molti
fenomeni che si sono verificati. Per Pomponazzi "dobbiamo spiegare
questi fenomeni con cause naturali, senza ricorrere ai demoni…è ridicolo
lasciare l'evidenza per cercare quello che non è né evidente né credibile.
D'altra parte, poiché l'intelletto percepisce dati sensibili, un puro spirito
non potrebbe esercitare un'azione qualunque su qualcosa di materiale. Gli
spiriti non possono entrare in contatto con il nostro mondo. In realtà vi sono
uomini che, pur agendo per mezzo della scienza, hanno prodotto effetti che, mal
compresi, li hanno fatti ritenere opera di santi o di maghi, com'è successo con
Abano o con Cecco d'Ascoli…altri, ritenuti santi dal volgo che pensava avessero
rapporti con gli angeli…erano magari dei mascalzoni…io credo che facessero
tutto questo per ingannare il prossimo". Ma, a parte casi di
incomprensione o di malafede, è possibile che fenomeni mirabolanti abbiano la
loro causa nell'influsso degli astri: "È assurdo che i corpi celesti, che
reggono tutto l'universo…non possano produrre effetti che di per sé sono nulla
considerando l'insieme dell'universo. Cause naturali, comunque, secondo la
scienza del tempo: il determinismo astrologico governa anche le religioni:
"al tempo degli idoli non c'era maggior vergogna della croce, nell'età
successiva non c'è nulla di più venerato...ora si curano i languori con un
segno di croce nel nome di Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non
era giunta la sua ora. Ogni religione ha i suoi miracoli quali quelli che si
leggono e si ricordano nella legge di Cristo ed è logico, perché non ci possono
essere profonde trasformazioni senza grandi miracoli. Ma non sono miracoli
perché contrari all'ordine dei corpi celesti ma perché sono inconsueti e
rarissimi". Nessun fenomeno ha dunque cause non naturali:
l'astrologo che abbia colto la natura delle forze celesti, può spiegare tanto
le cause di fenomeni che sembrano soprannaturali che realizzare opere
straordinarie che il popolino considererà miracolose solo perché incapace di
individuarne la causa. L'ignoranza del volgo è del resto sfruttata da politici
e da sacerdoti per tenerlo in soggezione, presentandosi ad esso come personaggi
straordinari o addirittura inviati da Dio stesso. Inoltre Pomponazzi
sostiene la sua tesi conducendo un discorso di questo tipo. Se Dio ha creato
l'universo ponendo su di esso leggi fisiche precise, sarebbe paradossale che
egli stesso agisse contro queste leggi utilizzando eventi sovrannaturali come i
miracoli". Per Pomponazzi appunto l'universo è controllato e determinato
dall'agire degli astri e Dio agisce indirettamente muovendo questi ultimi;
Pomponazzi sviluppa quindi una concezione dell'universo deterministica. Se
tali sono le forze che governano il mondo, se anche i fenomeni soprannaturali
hanno una spiegazione nell'esistenza di forze naturali così potenti, esiste
ancora una libertà nelle scelte individuali dell'uomo? In Dio, conoscenza e
causa delle cose coincidono e dunque egli è veramente libero; l'uomo si esprime
invece in un mondo dove tutto è già determinato. Rifiutato il contingentismo di
Alessandro di Afrodisia, che salva la libertà umana criticando gli stoici per i
quali non esiste né contingenza né libertà umana, Pomponazzi è costretto dalla
sua concezione strettamente deterministica, ove tutto è regolato da forze
naturali superiori all'uomo, a propendere per l'impossibilità del libero
arbitrio. L’argomento è per me difficilissimo. Gli stoici sfuggono facilmente
alle difficoltà facendo dipendere da Dio l'atto di volontà. Per questo
l'opinione stoica appare molto probabile. Nel cristianesimo c'è maggiore
difficoltà a risolvere il problema del libero arbitrio e della predestinazione.
Se Dio odia ab aeterno i peccatori e li condanna, è impossibile che non li odi
e non li condanni; e questi, così odiati e reietti, è impossibile che non
pecchino e non si perdano. Che rimane, allora, se non una somma crudeltà e
ingiustizia divina, e odio e bestemmia contro Dio? E questa è una posizione
molto peggiore di quella stoica. Gli stoici dicono infatti che Dio si comporta
così perché la necessità e la natura lo impongono. Secondo il cristianesimo il
fato dipende invece dalla cattiveria di Dio, che potrebbe fare diversamente ma
non vuole, mentre secondo gli stoici Dio fa così perché non può fare
altrimenti". Chiamato anche ‘peretto’ per la piccola statura,
Pomponazzi e un omicciolo molto piccolo, con un viso che nel vero ha più di
giudeo che di cristiano e veste anco ad una certa foggia che tiene più dil
rabbi che di filosofo. Anda sempre raso e toso. Parla anche in certo modo che
pare un giudeo che vuore parlar italiano. EsponeAristotele con voce dolce e
limpidissima. Il suo discorso e preciso e pacato nella trattazione, mobile e concitato
nella polemica. Quando poi giung a definire e a trarre le conclusioni, e così
grave e posato che gli studenti dai loro posti potevano annotarsi le
spiegazioni. nulla tenero con gli uomini di chiesa, isti fratres truffaldini,
domenichini, franceschini, vel diabolini riassume il suo spirito ironico e
motteggiante consigliando alla filosofia credete fin dove vi detta la ragione,
alla teologia credete quel che vogliono i teologi e i prelati con tutta la
chiesa, perché altrimenti farete la fine delle castagne ma e serio e senza
compromessi nelle sue convinzioni scrivendo nel “De fato” che Prometeo è il
filosofo che, nello sforzo di scoprire i segreti divini, è continuamente
tormentato da pensieri affannosi, non ha sete, non ha fame, non dorme, non
mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato, perseguitato dagli
inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei filosofi, questa la
loro ricompensa. Epperò un filosofo e un dio terreno, tanto lontano dagli altri
come un uomo o e dalla sua figura dipinta e lui e pronto, per amore della
verità, anche a ritrattare quel che dico. Chi dice che polemizzo per il gusto
di contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità, dev'essere
eretico. Aristotele, Metafisica, Trattato sull'immortalità dell'anima, Trattato
sull'immortalità dell'anima. Trattato sull'immortalità dell'anima, CAristotele,
Fisica, Trattato sull'immortalità dell'anima, Trattato sull'immortalità
dell'anima, Testi De naturalium effectuum causis sive de incantationibus
(Firenze, La Nuova Italia); Trattato sull'immortalità dell'anima, V. Perrone Compagni
(Firenze, Olschki); “Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione”
(Compagni, Torino, Aragno); Trattati peripatetici (Milano, Bompiani); Studi Giovanni Di Napoli,
L'immortalità dell'anima (Torino, S. E. I.); B. Nardi (Firenze, Le Monnier); N.
Badaloni, Cultura e vita civile tra Riforma e Controriforma” (Bari, Laterza);
G. Zannier, Ricerche sulla diffusione e fortuna del De Incantationibus di
Pomponazzi” (Firenze, La Nuova Italia); “Eugenio Garin, Aristotelismo veneto” “Paripatetismo
veneto” (Padova, Antenore); Paola Zambelli, L'ambigua natura della magia,
Milano, Il Saggiatore, Cuttini Elisa,
Unità e pluralità nella tradizione europea della filosofia pratica di
Aristotele. Girolamo Savonarola, e
Filippo Melantone, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, Ramberti Rita, Il problema
del libero arbitrio nel pensiero di Pietro Pomponazzi, Firenze, Olschki, Marco Sgarbi, Pietro Pomponazzi. Tra
tradizione e dissenso, Firenze, Olschki, . Pasquale Vitale,Un aristotelismo
problematico: il «De fato» di Pietro Pomponazzi, in Aristotele si dice in tanti
modi, Rivista di filosofia «Lo sguardo»,TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. PEnciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. PEnciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. PDizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Pietro Pomponazzi, Catholic Encyclopedia,
Robert Appleton Company. (latinizz. Petrus Pomponatius), in Dizionario
di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Vittoria Perrone
Compagni, Pomponazzi, Pietro, in Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .Craig Martin, in
Edward N. Zalta , Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of
Language and Information, Stanford. Pomponazzi. Keywords: peripatetismo veneto.
Pomponazzi. Keywords: paripatetismo veneto -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi
on the immortality of the soul," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Pontara
(Cles).
Filosofo. Grice: “I like Pontara: he
wrote a whole essay on Kant’s problem about the reduction of the categorical to
the the prudential imperative, “Se il filne giustifica i mezzi.””Uno dei
massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale. In seguito a forti dubbi sulla eticità del
servizio militare, alla fine del 1952 lascia l'Italia per la Svezia dove poi ha
sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre trent'anni
all'Istituto di filosofia dell'Stoccolma. Negli anni ottanta e novanta Pontara
ha anche insegnato come professore a contratto in varie università italiane tra
cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Pontara è uno dei fondatori della
International University of Peoples' Institutions for Peace (Iupip)Università
Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (Unip), con sede a
Rovereto (Tn). È membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio
Basso e in tale qualità è stato membro della giuria nelle sessioni del
Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo), sul diritto di
asilo in Europa (Berlino), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia
(sessioni di Berna, come presidente della giuria, e sessione di Barcellona.
Pubblicato saggi su una molteplicità di temi di etica pratica e teorica,
metaetica e filosofia politica. È stato uno dei primi ad introdurre in Italia
la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del pensiero
etico-politico di Gandhi. Ha pubblicato
in italiano, inglese e svedese, e alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in
spagnolo e francese. Saggi: “Etik, politik, revolution: en inledning och ett
stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: un'introduzione e una presa di
posizione), in G. Pontara , Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag,
Staffanstorp, Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna); Voci
Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in
Dizionario di politica, Utet, Torino (poi anche Tea, Milano);
Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G.
Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti,
Roma); Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano, Antigone o Creonte. Etica e
politica nell'Era Atomica (Editori Riuniti, Roma); “Etica e generazioni future”
(Laterza, Bari, La personalità nonviolenta” (Abele, Torino); “Guerre, disobbedienza
civile, nonviolenza” (Abele, Torino); “Breviario per un'etica quotidiana,
Pratiche, Milano Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Il pensiero
etico-politico di Gandhi, introduzione a Gandhi, Moandas K. Gandhi, Teoria e
pratica della nonviolenza” (Einaudi). Torino Registrazioni su RadioRadicale,
Radio Radicale. Pontara. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pontara” –
The Swimming-Pool Library.
Ponte
(Lodi).
Flosofo. D'impostazione tradizionalista, dopo gli studi classici a a Genova
vive per un lungo periodo a Pontremoli, in Lunigiana, dove insegna latino in
istituti. Storico delle idee e del diritto romano arcaico, studioso di
simbolismo, fonda nella rivista di ispirazione evoliana Arthos: cultura
tradizionale, testimonianza tradizionale.
Della rivista esistiteno tre serie: tuttora in corso, a cura di
“Ary” di Genova. Cura l'edizione critica
del saggio di Sarzano, “Tractatus de potestate summi pontifices”. Commenta la
Relatio III di Simmaco e la filosofia di Tito. La Cronologia vedica di Bal
Gangadhar Tilak (in appendice a La dimora artica dei Veda. È tra i cofondatori del movimento tradizionale
romano. Collabora attivamente con “Arya”, ispirate dall'O.I.C.L. Altre opere: “Dei
italici”; “Miti italici,” “Archetipi e forme della sacralità romano-italica” (Genova,
Ecig); “Il movimento tradizionalista romano,” Scandiano, Sear); “La religione dei
romani” (Milano, Rusconi); “Il magico Ur” (Borzano, SeaR); “I liguri: etno-genesi
di un popolo” (Ecig, Genova); “La città degli Dei”; “La tradizione di Roma e la
sua continuità” (Ecig, Genova); "Favete Linguis!" Saggi sulle
fondamenta del Sacro in Roma antica” (Arya, Genova); "Ambrosiae
pocula" (Tridente, Treviso); "Nella terra del drago" note
insolite di viaggio nel Regno del Bhutan, Il Tridente, La Spezia, . Libri
curati: Julius Evola, Il mondo alla rovescia, Edizioni Arya, Genova Q. A.
Simmaco, In difesa della Tradizione, Edizioni Arya, Genova Julius Evola, Le
sacre radici del potere, Edizioni Arya, Genova. ulius Evola, Scritti sulla
Massoneria volgare speculativa, Edizioni Arya, Genova Adriano Romualdi, Lettere
ad un amico (Arya, Genova); Tito Livio Patavino, Hic manebimus optime! (Arya,
Genova); “Etica aria” (Arya, Genova); “Aspetti del lessico pontificale: gli
indigitamenta, in Diritto @ Storia “ “I lari nel sistema spazio-temporale
romano” in Arthos, “Santità delle mura e sanzione divina,” in Diritto Storia Roma
e gl’europei arii in Arthos, "Isola d'Elba" per la Religione dei
Romani. Premio, Cinque Terre riviera ligure" per “I Liguri”. Sono i giorni
del Premio letterario Isola d'Elba Raffaello Brignetti, su elba oggi, Julius
Evola Via romana agli Dei. Raccolta di articoli su centrostudilaruna. Renato
del Ponte. Ponte. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponte” – The
Swimming-Pool Library.
Ponzio (San
Pietro Vernotico). Filosofo.Professore Emerito, ordinario di filosofia e teoria
dei linguaggi, a Bari. Ha contribuito come curatore e traduttore alla
diffusione in Italia e all'estero del pensiero di Pietro Ispano, Bachtin,
Lévinas, Marx, Rossi-Landi, Schaff e Sebeok. Nella sua ricerca sui segni
e sul linguaggio, di questi autori ha ripreso ciò che soprattutto li accomuna,
malgrado le loro differenze, vale a dire l'idea dell'imprescindibilità,
qualsiasi sia l'oggetto di studio, e per quanto specializzata ne sia l'analisi,
dalla vita dell'individuo umano nella concreta singolarità del suo coinvolgimento
senza alibi nel destino degli altri. Si laurea in Filosofia a Bari, con
una tesi in Filosofia teoretica, con relatore Semerari, sulla fenomenologia
della relazione interpersonale, con particolare riferimento a Totalité et
Infini di Lévinas. La sua tesi viene pubblicata ed è la prima monografia mondiale
su Lévinas -- è stato assistente ordinario di Filosofia morale a Bari, è Professore
di Filosofia nei licei e istituti magistrali di Brindisi, Francavilla Fontana,
Terlizzi, Bari -- è incaricato dell'insegnamento di Filosofia del linguaggio a
Bari. Scrive la prima monografia a livello mondiale su Bachtin. Dopo aver
fondato e diretto l'Istituto di Filosofia del linguaggio a Bari, è stato il
direttore del Dipartimento di Pratiche Linguistiche e Analisi dei Testi di
Bari.. Nell'Bari, ha insegnato: Filosofia teoretica e Filosofia morale;
Filosofia del linguaggio; Semiotica; Semiotica del testo; Teoria della
comunicazione; Linguistica; Teoria dei mass-media; Nel , nella medesima
Università, viene nominato Professore Emerito ed attualmente è stato nominato
“Cultore della Materia”. -- è coordinatore del corso di dottorato in
Teoria del Linguaggio e Scienze dei Segni, che fa parte della Scuola di dottorato
in Scienze umane. Dirige la collana “Teoria del linguaggio e della
letteratura” della Dedalo (Bari) e, con Ferruccio Rossi-Landi, la rivista
Scienze umane, ed è stato condirettore della rivista Lectures, fondata da Vito
Carofiglio. Dirige la collana “Segni di Segni” dell'Adriatica di Bari e la
collana “Antropologia dell'alterità” delle Edizioni dal Sud di Bari. Dirige
inoltre la serie gialla, dedicata a tematiche filosofico-linguistiche e
semiotiche della collana "Strumenti" delle edizioni Graphis di Bari.
Con Cosimo Caputo dirige la collana “Di-segno-in-segno” delle edizioni Manni di
Lecce. Fonda Athanor. Arte, Letteratura, Semiotica, Filosofia, edita da
Longo, Ravenna, di cui dirige la nuova
serie, inaugurata con l'editore Manni di Lecce e attualmente edita da Meltemi,
Roma. Fa parte del comitato scientifico della rivista Giano. Pace
ambiente problemi globali, Cuen, Napoli e del comitato scientifico di
Millepiani, Mimesis, Milano. Dirige Athanor. Semiotica, filosofia, arte,
letteratura, collana di Mimesis, Scienze dei linguaggi e linguaggi delle
scienze. Intertestualità, interferenze, mutuazioni. In Guerra (Perugia)
pubblica “Enunciazione e testo letterario nell'insegnamento dell'italiano come
lingua straniera; Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione, Da
dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione globale, A mente. Processi
cognitivi e formazione linguistica, È del gennaio il libro in collaborazione con Susan
Petrilli, Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio. Inoltre fa
parte della redazione della rivista “Cultura & comunicazione” edita della
stessa casa editrice. Tra gli altri suoi saggi: Introduzione a M. Bachtin
(Bompiani). Tra le sue traduzioni (dal francese, dal russo, dal latino
medievale dal tedesco): Il discorso amoroso. Seminario di Barthes (Mimesis) e Bachtin
e il suo circolo (Bompiani, collana “Il pensiero Occidentale” diretta da G.
Reale); Summule logicales di Pietro Ispano (Bompiani ); Manoscritti matematici
di Marx (Spirali). La filosofia come professione, come istituzione,
presuppone una filosofia propria del linguaggio, che si esprime nella tendenza
del linguaggio al plurilinguismo dialogico, alla correlazione dialogica delle
lingue e dei linguaggi di cui sono fatte, una filosofia del linguaggio, in cui
del linguaggio è da intendersi come genitivo soggettivo: un filosofare del
linguaggio, che consiste nella pluri-discorsività dialogizzata. I campi di
studio e di ricerca di Ponzio, sono la semiotica e filosofia del linguaggio.
Filosofia del linguaggio è l'espressione che meglio esprime l'orientamento dei
suoi studi e come egli affronta i problemi relativi alla semiotica dal punto di
vista della filosofia del linguaggio, alla luce degli ultimi sviluppi delle
scienze dei segni, dalla linguistica alla biosemiotica. In tal senso
il suo approccio può essere più propriamente definito come di pertinenza della
semiotica generale, anche se Ponzio si occupa di semiotica generale, in termini
di critica. La semiotica generale supera l'illusoria separazione tra le
discipline umanistiche, da una parte, e quelle logico-matematiche e le scienze
naturali, dall'altra, evidenziando invece la condizione di inter-connessione. La
sua ricerca semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un
approccio che è trasversale e interdisciplinare, o come direbbe lui stesso
"indisciplinato". Ponzio si occupa di semiotica, di linguistica
e delle altre scienze dei linguaggi e dei segni, nel senso della filosofia del
linguaggio, intendendo del linguaggio non come indicazione dell'oggetto della
filosofia, della filosofia che si occupa del linguaggio, ma come “la filosofia”
del linguaggio stesso, come la sua attitudine al filosofare. Filosofia del
linguaggio ntesa come filosofia del dialogo, apertura all'altro, disposizione
all'alterità, arte dell'ascolto, messa in crisi del monolinguismo, del
monologismo, inventiva, innovazione, creatività che nessun ordine del discorso,
nessuna delimitazione dei luoghi comuni dell'argomentare, può controllare o
impedire. Il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella le
differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto
indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui
l'identità si appella per affermare la sua appartenenza, per esempio
comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di
condizione sociale, è in opposizione a un altro genere: bianco/nero;
uomo/donna; comunitario/extra-comunitario; co-nazionale/straniero;
professore/studente. Ponzio afferma che ogni differenza-identità, ogni
differenza di genere, al suo interno, è cancellazione della differenza
singolare e ogni genere, che ogni identità presuppone, in quanto basato
sull'indifferenza e sull'opposizione, prevede il conflitto. L'unica
differenza non indifferente e non oppositiva è la differenza singolare, fuori
identità, fuori genere, come direbbe lui “sui generis”: è l'alterità. Alterità
intesa come relazione con l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui
ciascuno è insostituibile e non indifferente. Un'alterità che l'identità rimuove
e censura, relega nel privato, ma che ciascuno vive e riconosce come vera
relazione con l'altro. Altre opere: “La relazione inter-personale” (Adriatica,
Bari) Soggetto e alterità. Da Lévinas a Lévinas” (Adriatica, Bari); Soggetto e
alterità. Da Lévinas a Lévinas. Con un'intervista a Lévinas” (Adriatica, Bari);
“Linguaggio e relazioni sociali” (Adriatica, Bari); Produzione linguistica e
ideologia sociale (Donato, Bari); Produzione linguistica e ideologia sociale, Bari,
Graphis, Persona umana, linguaggio e
conoscenza in Adam Schaff, Dedalo, Bari) Filosofia del linguaggio e prassi sociale
(Milella, Lecce); Dialettica e verità. Scienza e materialismo
storico-dialettico, Edizioni Dedalo, Bari, La semiotica in Italia. Fondamenti
teorici” (Dedalo, Bari); Marxismo, scienza e problema dell'uomo. Con
un'intervista a Schaff” (Bertani,
Verona); “Scuola e pluri-linguismo (Dedalo, Bari). Michail Bachtin. Alle origini
della semiotica” (Dedalo, Bari); Segni e contraddizioni. Fra Marx e Bachtin,
Bertani, Verona, Spostamenti, Percorsi e discorsi sul segno” (Adriatica, Bari);
Lo spreco dei significanti. L'eros, la morte, la scrittura” (Adriatica, Bari); Fra
linguaggio e letteratura, Adriatica Editrice, Bari); “Per parlare dei segni”
(Adriatica, Bari); Filosofia del linguaggio, Adriatica Editrice, Bari, Interpretazione
e scrittura. Scienza dei segni ed eccedenza letteraria, Bertani, Verona, Dialogo
sui dialoghi (Longo, Ravenna); La filosofia del linguaggio (Adriatica, Bari); “Il
filosofo e la tartaruga. Scritti (Angela Biancofiore), Ravenna, Longo); “Filosofia
del linguaggio”; “Segni valori ideologie” (Adriatica, Bari); “Dialogo e narrazione”
(Milella, Lecce); “Tra semiotica e letteratura” (Bompiani, Milano); “La ricerca
semiotica (Bologna, Esculapio); Il dialogo della menzogna (con Massimo A.
Bonfantini), Roma, Stampa alternativa, Scrittura, dialogo e alterità. Tra
Bachtin e Lévinas (La Nuova Italia, Firenze); Fondamenti di filosofia del
linguaggio (Laterza, Manuali, Roma-Bari); Fondamenti di filosofia del
linguaggio” (Laterza, Manuali, Roma-Bari); Responsabilità e alterità in
Emmanuel Lévinas, Jaca Book, Milano, La differenza non indifferente.
Comunicazione, migrazione, guerra, Mimesis, Milano, La differenza non
indifferente. Comunicazione, migrazione, Guerra, Milano, Mimesis); Segni per
parlare dei segni. Signs to talk about signs, Adriatica Bari); “I segni
dell'altro: eccedenza letteraria e prossimità, Edizioni Scientifiche, Napoli); I
ricordi, la memoria, l'oblio. Foto-grafie senza soggetto (Bari, Sud); Comunicazione,
comunità, informazione. Comunicazione mondializzata e nuove tecnologie (Manni,
Lecce); I tre dialoghi della menzogna e della verità (Edizioni Scientifiche
Italiane, Napoli, La rivoluzione bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e
l'ideologia contemporanea, Levante, Bari, Metodologia della formazione
linguistica, Laterza, Manuali, Roma-Bari, Che cos'è la letteratura? Otto questioni
dialogando con Carlo Alberto Augieri, Milella, Lecce, Elogio dell'infunzionale. Critica dell'ideologia
della produttività” (Castelvecchi, Roma); “Elogio dell'infunzionale” (Milano,
Mimesis); Semiotica della musica. Introduzione al linguaggio musicale” Graphis,
Bari, La coda dell'occhio. Letture del
linguaggio letterario, Graphis, Bari); Basi. Significare, inventare, dialogare”
Lecce, Piero Manni, La comunicazione, Graphis, Bari, La comunicazione” (Bari,
Graphis); “Fuori campo: i segni del corpo tra rappresentazione ed eccedenza (Mimesis,
Milano); Il sentire nella comunicazione globale (Meltemi, Roma); Semiotica
dell'io (con Thomas A. Sebeok e Susan Petrilli) Meltemi, Roma); Enunciazione e
testo letterario nell'insegnamento dell'italiano come lingua straniera” (Guerra,
Perugia); Enunciazione e testo letterario nell'insegnamento dell'italiano come
lingua straniera, Edizioni Guerra, Perugia, I segni e la vita la semiotica
globale (Spirali, Milano, Individuo
umano, linguaggio e globalizzazione nella filosofia di Adam Schaff. Con una
intervista ad Adam Schaff, Milano, Mimesis, Il linguaggio e le lingue. Introduzione alla
linguistica generale, Bari, Graphis, Il
linguaggio e le lingue, Bari, Graphis Il
linguaggio e le lingue, Bari, Graphis, . I segni tra globalità e infinità. Per
la critica della comunicazione globale (Bari, Cacucci); “Semioetica (Roma,
Meltemi); Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione” (Perugia,
Guerra); Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione (rivista e
ampliata), Perugia, Guerra, Semiotica e
dialettica, Bari, Edizioni dal Sud, La
raffigurazione letteraria (Milano, Mimesis, 2Semiotica globale. Il corpo nel
segno (Bari, Graphis, Testo come ipertesto e traduzione letteraria, Rimini,
Guaraldi); Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il programma di ricerca
della Scuola di Bari-Lecce, (Milano, Mimesi, Dialoghi semiotici (Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane, The Dialogic Nature of Sign, Ottawa, Legas, La cifrematica e l'ascolto, Bari, Graphis, La
cifrematica e l'ascolto, Bari, Graphis, Fuori luogo. L'esorbitante nella
riproduzione dell'identico, Roma, Meltemi, A mente. Processi cognitivi e
formazione linguistica, Perugia, Guerra); Legas, Lineamenti di semiotica e di filosofia del
linguaggio (Bari, Graphis); Tre sguardi su Dupin” (Bari, Graphis); “Tra Bachtin
e Lévinas. Scrittura, dialogo, alterità” (Bari, Palomar); “Linguaggio, lavoro
e mercato globale” (Milano, Mimesis); “La dissidenza cifrematica” (Milano,
Spirali); Contexto, Da dove verso dove.
La parola altra nella comunicazione globale (Perugia, Guerra); “La visione
ottusa” (Milano, Mimesis); Freud, l'analisi, la scrittura” (Bari, Graphis); Interpretazione
e scrittura, Scienza dei testi ed eccedenza letteraria, Pensa Multimedia,
Lecce, . In altre parole, Mimesis, Milano, . La filosofia del linguaggio,
Edizioni Laterza, Bari, . Curatele Di seguito l'elenco dei libri Augusto
Ponzio, salvo dove diversamente specificato. In alcuni di questi sono presenti
introduzioni, presentazioni e/o traduzioni ad opera di Augusto Ponzio.
Adam Schaff e Lucien Sève, Marxismo e umanesimo. Per un'analisi semantica delle
"Tesi su Feuerbach" di K. Marx (Dedalo, Bari); Karl Marx, Manoscritti
matematici (Dedalo, Bari); Adam Schaff, Saggi filosofici, Edizioni Dedalo, Bari);
Marxismo e filosofia del linguaggio (Dedalo, Bari); Freudismo, Edizioni Dedalo,
Bari (introduzione). Vjaceslav Ivanov,
Julia Kristeva e altri, Michail Bachtin. Semiotica, teoria della letteratura e
marxismo (Dedalo, Bari); Cassirer e altri, Il linguaggio, Bari, Edizioni Dedalo
(introduzione). Marcellesi, Baggioni e altri, Linguaggio e classi sociali. Marrismo
e stalinismo (Dedalo, Bari); Il metodo formale e la teoria della letteratura”
(Dedalo, Bari); “L'alienazione come fenomeno sociale” (Editori Riuniti, Roma); “Il
linguaggio come pratica sociale” (Dedalo, Bari); “Polifonie, Adriatica); Bari Scienze
del linguaggio e plurilinguismo. Riflessioni teoriche e problemi didattici,
Adriatica, Bari); Scienze del linguaggio e insegnamento delle lingue e delle
letterature. Annali del convegno di studi omonimo (Adriatica, Bari) Pietro
Ispano, Tractatus. Summule logicales, Adriatica Editrice, Bari, (introduzione,
trad.e dal latino). Emmanuel Lévinas, La significanza del senso, in “Idee”, (trad. dal francese). La genesi del senso,
“Idee”; Il linguaggio questo
sconosciuto. Iniziazione alla linguistica. Con un'intervista di A.Ponzio a J.
Kristeva (Adriatica, Bari); Il linguaggio come lavoro e come mercato, Bompiani,
Milano, 1992(introduzione alla quarta edizione). Bachtin e... Averincev, Benjamin, Freud,
Greimas, Lévinas, Marx, Peirce, Valéry, Yourcenar, Welby, Laterza, Bari); “Umanesimo
ecumenico (Adriatica Bari); Reading su Ferruccio Rossi-Landi. Semiosi come
pratica sociale, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli (introduzione; con M. A. Bonfantini).
Ferruccio Rossi-Landi, Semiotica e ideologia, Milano, Bompiani (introduzione 3ª
ed.). Aristofane, Uccelli, Stampa alternativa, Bari-Roma); Adam Schaff, Il mio
ventesimo secolo, Adriatica Editrice, Bari, Sulla traccia di Lévinas, “Idee”, Emmanuel
Lévinas, Su Blanchot, Palomar, Bari); “Bachtin e le sue maschere. Il percorso
bachtiniano fino alla pubblicazione dell'opera su Dostoevskij (Dedalo, Bari); Idea
e realtà dell'Europa: Lingue, letterature, ideologie, “Annali della Facoltà di
Lingue e Letterature Straniere”, Schena, Fasano (Brindisi), Comunicazione,
comunità, informazione, Manni, Lecce); “Paul Valéry, Cimitero marino, in
“Athanor”, Il Mondo/il Mare, e in
“L'immaginazione”, Problemi dell”opera
di Dostoevskij (Edizioni dal Sud, Modugno
(Bari); Lisa Block de Behar, Al margine di Borges, Edizioni dal Sud, Modugno
Bari, (Traduzione di alcune poesie di
Borges, presentazione); Michail Bachtin, Problemi dell'opera di Dostoevskij Edizioni dal Sud, Bari); “Significato,
comunicazione e parlare comune” (Marsilio, Venezia); “La scrittura e l'umano,
Saggi, dialoghi, conversazioni” (Bari, Sud); “Per una filosofia dell'azione responsabile”
(Manni, Lecce); “Vivant, Riflessioni su Lévinas” (Bari, Edizioni dal Sud); “Marxismo
e filosofia del linguaggio” (Manni, Lecce); “Il metodo della filosofia”; “Saggi
di critica del linguaggio” (Graphis, Bari); “Disoccupazione strutturale,
“Millepiani”, “Lingua, metafora, concetto. Vico e la linguistica cognitive”
(Sud, Bari); A. Schaff, Meditazioni, trad. di Loreta de Staso (Sud, Bari);
“Dall'altro all'io” (Meltemi, Roma); Vita, Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte,
Letteratura, Meltemi, Roma); “Linguaggio e scrittura” (Meltemi, Roma); Pietro
Ispano. Trattato di logica. Summule logicales (Bompiani, Milano); “Il linguaggio
come lavoro e come mercato” (Bompiani, Milano); “Basi della semiotica”; “Nel
segno”, diretta da Ponzio (Bari, Laterza); “Mondo di guerra, volume monografico
di Athanor; “Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura” (Roma, Meltemi);
“Ideologia” (Meltemi, Roma); “Il freudismo” (Milano, Mimesis); Karl Marx
Manoscritti matematici, edizione critica con intruduzione, Spirali, Milano, Renato
Fucini, Le veglie di neri e All'aria aperta, ed. critica Leonard G. Sbrocchi,
Bari, Edizioni Dedalo); “Metodica filosofica e scienza dei segni” (Milano,
Bompiani); “Semiotica e ideologia” (Milano. Bompiani); Qohélet: versione in
idioma saletino e trad. Italiana, Cosimo Caputo, Lecce, Milella); In dialogo.
Conversazioni con V. Duvakin (Milano, Esi (introduzione). Athanor. Umano troppo disumano, Roma, Meltemi (introduzione)
Linguaggi, Scienze e pratiche formative. Quaderni del Dipartimento di Pratiche
linguistiche e analisi di testi, Lecce, Pensa Multimedia (con M. Cardona). La filosofia del linguaggio
(Bari, Laterza); S. Petrilli La
filosofia del linguaggio come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca scientifica di
Augusto Ponzio, Bari, Edizioni dal Sud, Athanor. La trappola mortale
dell'identità, Roma, Meltemi Editore, e
letture critiche, Bari, Edizioni dal Sud,Calefato e S. Petrilli Logica, dialogica, ideologica. I segni tra
funzionalità ed eccedenza, introd., Semiosi, infunzionalità, semiotica, Milano,
Mimesis); “ La filosofia del linguaggio come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca
di Ponzio” (Bari, Sud,); Lingua e letteratura, conoscenza e coscienza; Identità e alterità nella dinamica della coscienza
storica; Tutto il segnico umano è linguaggio; Per Qohélet emigrato nel Sud è la
vanità ad essere nienzi: dentr il
dialetto è straniera la parola dei re Frank Nuessel, “Virtual; Dal silenzio
primordiale al brusio della parola”; “lla ricerca della parola “vissuta”; Tutt'altro.
Infunzionalità ed eccedenza come prerogative dell'umano” (Milano, Mimesis). Semiotica
Filosofia del linguaggio. Sito ufficiale, su augustoponzio.com. Opere su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Scheda
docente con estesa . Sito dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, su
uniba. Augusto Ponzio. Ponzio. Keywords: segno, segnico, il segnico. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Ponzio” – The Swimming-Pool Library.
Porta -- there may be another!
Porta
(Roma). Filosofo. Nacque dall'attrice Antonella Della Porta,
di origine milanese, interprete di noti sceneggiati Rai (da Sheridan, a Davide
Copperfield, a Maigret) e dal baritono Arturo La Porta, di famiglia pugliese
(sul Gargano), diretto da Von Karajan e in grandi compagnie con Maria Callas,
Beniamino Gigli, Tito Gobbi, Giuseppe Di Stefano, Giulietta Simionato, Renata
Tebaldi, al cinema (La signora dalle camelie, Casa Ricordi) e in tv (Andrea
Chénier di M. Landi, La traviata di M. Lanfranchi). Laureatosi in
Filosofia negli anni settanta con il massimo dei voti, ha incominciato a
interessarsi a Giordano Bruno, curando e traducendo alcune opere del filosofo
di Nola, il De umbris idearum e il
Cantus Circaeus, riprendendo poi le tematiche con il libro Giordano Bruno. Il
nolese di ghiaccio pubblicato da Bompiani. Per anni in Rai, ha
incominciato la sua lunga carriera nel servizio pubblico, prima come programmista, poi, tra gli altri
incarichi, come conduttore, giornalista professionista, editorialista del
Radiocorriere TV, vice caporedattore del TGR Lazio, caporedattore del DSE RAI
("Dipartimento Scuola Educazione", l'attuale struttura RAI
Cultura). -- è nominato direttore di Rai 2, incarico che ha ricoperto per
un anno e mezzo ed è diventato il primo direttore di Rai Notte, la struttura
che curava il palinsesto notturno di Rai 1, Rai 2 e Rai 3, apparendo spesso
anche in video come conduttore di trasmissioni culturali. Essendone stato
ininterrottamente direttore, è stato il più longevo dirigente della storia
della televisione pubblica italiana. È stato solido il suo sodalizio
umano e professionale con Pino Gagliardi. Ha condotto, accanto allo scrittore
Giuseppe Carlotti, il programma televisivo Rai Ti presento Sophia, interamente
dedicato alla storia della filosofia. La coppia La Porta Carlotti si è riunita per
una nuova edizione del programma, sempre circondata da un numero pari di
persone. Tra gli altri libri pubblicati, La Magia, Coincidenze miracolose, Storia
della magia,e la trilogia di A come anima, A come amore e C come cuore.
-- è uscito Dizionario dell'inconscio e
della magia, pubblicato per Sperling & Kupfer. Il suo saggio, “Tu chiamale
se vuoi coincidenze” è stato pubblicato nel
da La Lepre Edizioni. Va in pensione e lascia la Rai, per passare
al circuito televisivo Cinquestelle, dove ha condotto, insieme con Egidio
Senatore, il programma Come State?, una diretta di 4 ore, che affrontava
tematiche sociali con la partecipazione, senza filtro, delle telefonate del
pubblico; in questo contesto hanno partecipato figure autorevoli come l'allora
presidente dell'INPS Antonio Mastrapasqua e l'allora presidente dell'Agcom
Corrado Calabrò. Dal 2 giugno al
dicembre è stato direttore di EcoRadio,
per la quale ha condotto, sempre insieme a Egidio Senatore, la rubrica
letteraria La Grande Madre. Ha inoltre lavorato su EcoTv. È stato ospite
fisso del format radiofonico "News of the World" su Radio Manà Manà.
Il 28 aprile è stato insignito della
cittadinanza onoraria dalla città di Boscoreale. Gesta per anni un blog su
internet. Come autore, curatore, giornalista e conduttore radiotelevisivo
si è occupato, principalmente, di tematiche culturali e sociali. Tra i suoi
programmi Rai ricordiamo: “Scuola aperta” “Tra scuola e lavoro” “Ricerca sul mito” “Sulle orme degli antenati” “Incontri nella notte, colloqui con gli scrittori
contemporanei” “Segnali: appunti sui giovani d'oggi” "Incontri della
notte" (Rai 1-DSE), "Immagini da leggere" (Rai 3), “Novecento:
storia della letteratura italiana”; “Bellitalia”.Ha curato e condotto, per Rai
2, “Casablanca”, programma di aggiornamenti editoriali che, tuttora, vanta il
massimo ascolto per una rubrica letteraria. Ha condotto lo spazio letterario
della rubrica televisiva di Rai 2 “La Rete” ha curato e condotto “Parlato
semplice” per oltre 300 puntate, e ha curato e condotto gli spazi storici della
rubrica “Filo Rosso” di Gianni Bisiach per Rai 2-DSE. Ha, inoltre,
realizzato gli speciali televisivi “Bruno”, “Poe”, “Alla ricerca di Dracula”
“Storia della Magia” ha curato e condotto gli spazi filosofici de “La stanza
del principe”, curato e conduce le 22 puntate di “Storia della cavalleria” e il “Prix Italia” . Per il palinsesto di Rai Notte, è autore e
conduttore di numerosi programmi, come “Anima Good News”, “Il mare di notte”,
“Inconscio e Magia”, “Inconscio e MagiaPsiche”, l'unico programma televisivo
RAI dedicato alla poesia, “Guarire insieme”. Spesso ospite, come opinionista,
nelle rubriche letterarie e culturali di Rai 1. Insegnamento Oltre alla
produzione culturale televisiva, fin dagli anni ‘70 si è occupato di
insegnamento, in particolare del rapporto tra la filosofia antica e psicologia
junghiana, e, inoltre, del settore editoriale, come curatore ed editorialista
di numerose riviste, come “Abstracta”, e come autore di più di 30 libri. è
stato invitato da François Châtelet a tenere corsi presso il Politecnico della
Sorbona di Parigi sulla Magia e l'Arte della Memoria. -- è stato direttore
della rivista “L'informatore Librario” per la casa editrice Lucarini; è stato
direttore, per la RaiEriPantheon, della rivista “Anima Mundi”, con la collaborazione
di James Hillman, A. Guggenbhul-Craig, F. Donfrancesco, C. Stroppa, ecc.--è
stato invitato dall'Istituto di Cultura Italiana di New York per una serie di
seminari. -- è stato docente di
filosofia antica a Siena, presso la cattedra di Cheli. Docente di Filosofia
antica e Vicedirettore della Scuola di Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi
Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona, vicedirettore della scuola di Psicanalisi
di Mestre AEPSI e docente di Filosofia per IKOSIstituto di Comunicazione Olistica
Sociale di Bari. Era vicerettore onorario dell'Università L.U.de.S. di
Lugano. Riconoscimenti Premio “Arte e Spirito” per la televisione,
conferito dalla Repubblica di San Marino nel ; Premio “Moncalieri” alla
carriera nel ; Premio “La penna d'oro”, settore spettacolo, Premio “Chianciano” per la critica
radiotelevisiva; Premio giornalistico “Magarotto”; Premio letterario
“Castiglioncello” “Cosentino” e “Cirò Marina” per il saggio su Bruno.
Partecipat a una puntata del gioco Soliti ignoti Identità nascoste di Rai 1 ove
dove essere riconosciuto tra altre 8 identità. Grande tifoso della Lazio. -- è
stato imitato e parodiato da Guzzanti. Altre opere: Introduzione e cura di
Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe, Roma, Atanor, Introduzione e
cura di Giordano Bruno, Ombre delle idee, Roma, Atanor, Itinerari magici d'Italia. Una guida
alternativa, II, Centro, Roma, Edizioni Mediterranee, I grandi del mistero, Firenze,
Salani, Storia della magia mediterranea,
Roma, Atanor, Un'avventura nel Rinascimento, Milano, Fiore d'oro); “L'essenza
dell'amore” (Roma, Atanor); Prefazione, Meyrink scrittore e iniziato, Roma,
Basaia); “Morte di un bacio” (Roma, Lucarini); “I tarocchi di Bruno. Le carte
della memoria” (Milano, Jaca Book); “Racconti di tenebra” (Roma, Newton
Compton); “Bruno: tra magia e avventure, tra lotte e sortilegi la storia
appassionante di un uomo che, ritenuto mago dai contemporanei, fu condannato
per eresie dall'Inquisizione e arso vivo sul rogo, collaborazione alle ricerche
di Anna Mirabile, Roma, Newton Compton, La battaglia della montagna bianca,
Chieti, Solfanelli, Prefazione a R. Dalby e R. Pardoe , Fantasmi. Storie e
altre storie sulle orme di M.R. James, Roma, Newton Compton, Prefazione a Poe,
Tutti i racconti del mistero, dell'incubo e del terrore” (Roma, Newton
Compton); “Misteri di pietra” (Roma, Grapperia); “Racconti per amore” (Roma, Lucarini);
“Bruno: avventure di un pericoloso maestro di filosofia” (Milano, Bompiani); “Roma
magica e misteriosa. Dalla sedia del diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla
cripta dei Cappuccini alla Porta Magica di piazza Vittorio: un viaggio
affascinante nel cuore segreto della città eterna e dei suoi dintorni” (Roma, Newton
Compton); “Tutti i racconti di Poe” (La Spezia, Melita); “Misteri. Quasi un
manifesto della letteratura del mistero e del segreto” (Milano, Camunia); Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi,
Milano, Rizzoli, Storia della magia. Grandi castelli, grandi maghi, grandi
roghi” (Milano, Bompiani); “Il ritorno della grande madre” (Milano, Il Saggiatore);
“La magia” (Roma-Venezia, RAI-ERI-Marsilio); “Coincidenze miracolose” (Roma-Rimini,
RAI-ERI-Idealibri, Donne magiche, Roma-Rimini, RAI-ERI-Idealibri, A come anima,
Milano, Pratiche, Saggio in Valerio De Filippis, La quiete del Terrifico,
Fasano, Schena, C come cuore. Pagine per lenire il mal d'amore, Milano, Pratiche, Gabriele la Porta intervista Ettore Bernabei,
Roma, Edizioni Eri, S come seduzione. Dizionario dell'eros e della sensualità,
Milano, Il Saggiatore, P come passioni. Dizionario delle emozioni e dell'estasi,
Milano, Tropea, Dizionario dell'inconscio e della magia, Milano, Sperling &
Kupfer, Prefazione a Michele lo Foco, L'armonia del dolore, Roma, Pagine, .Prefazione
a Dale Furutani, Agguato all'incrocio, Milano, Marcos y Marcos, Tu chiamale se vuoi coincidenze. Quaranta
storie realmente accadute, Roma, La lepre, Filmografia Il mistero di Dante,
regia di Louis Nero. Biografia di
Gabriele La Porta, su Cinquantamila, EcoRadioGabriele La Porta nuovo direttore
responsabile di Ecoradio: "Qui trovo libertà autentica", su ecoradio.
Morto il conduttore Rai Gabriele La PortaTv, su Agenzia ANSA, Blog ufficiale,
su gabrielelaporta.wordpress.com. Gabriele La Porta, su Internet Movie
Database, IMDb.com. La pagina facebook
di Gabriele La Porta, su facebook.com. PredecessoreDirettore di Rai 2Successore
Franco Iseppi Carlo Freccero. Gabriele La Porta. Porta. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool Library.
Porta
(Vico
Equense), filosofo. Grice: “He is the one with the funny illustrations of men
and animals! The Italian way to comment on Aristotle!” -- Terzo figlio di Nardo Antonio e di una patrizia della
famiglia Spadafora, ricevette le basi della sua formazione culturale in casa,
dove si era soliti discutere di questioni scientifiche, e dimostrò
immediatamente le sue notevoli innate capacità, che poté sviluppare attraverso
gli studi grazie alle condizioni agiate della famiglia: il padre era infatti
proprietario terriero e armatore di navi. Prima il padre e poi il fratello
maggiore Gian Vincenzo ebbero a partire dal 1541 la carica di scrivano di
mandamento. La famiglia aveva una casa a Napoli a via Toledo (il palazzo
Della Porta), una villa a Due Porte, nelle colline intorno a Napoli, e la
"villa delle Pradelle" (Vico Equense). Tra i suoi maestri vi furono
il classicista e alchimista Domenico Pizzimenti, e i filosofi e medici Donato
Antonio Altomare e Giovanni Antonio Pisano. Pubblica la prima di varie edizioni
del “Magiae Naturalis”. Pubblica un saggio di crittografia, il “De Furtivis
Literarum Notis”, nel quale descrive un esempio di sostituzione poli-grafica
cifrata con accenni al concetto di sostituzione poli-alfabetica. Per questo è
ritenuto il maggiore crittografo italiano. Quando già la sua fama e consolidata,
presenta il suo saggio sulla crittografia a Filippo II e viaggia in Italia. Ha
un saggio sull'Arte del ricordare, ripubblicato poi nell'originario latino. Fondato
intanto i segrettari, l'Academia Secretorum Naturae, Accademia dei Segreti, per
appartenere alla quale e necessario dimostrare di effettuare una scoperta.
L'accento viene tuttavia posto più sul meraviglioso che sul metodo
scientifico. Conosciute già durante il Medioevo, le raccolte di segreti costituivano
un vero e proprio genere letterario che aveva incontrato una straordinaria
fortuna con l'avvento della stampa a caratteri mobili. Per segreti si
intendevano conoscenze arcane, ma anche ricette, preparazione di farmaci e
pozioni dagli effetti straordinari, riguardanti argomenti di medicina, chimica,
metallurgia, cosmesi, agricoltura, caccia, ottica, costruzione di macchine,
ecc. Colui che insegnava a padroneggiarli era chiamato professore di segreti. L'Accademia
fu però sospettata di occuparsi di temi riguardanti la magia e l'occultismo,
sicché DPorta e indagato dall'Inquisizione e l'Accademia fu chiusa per ordine papale.
A Porta e tuttavia concesso di continuare gli studi di scienze naturali. Ospitato
a Roma e quindi a Venezia e a Ferrara da Luigi d'Este. Pubblica il saggio
“Pomarium” sulla coltivazione degli alberi da frutta e un Olivetum,
entrambi inclusi nella sua enciclopedia sull'agricoltura. Pubblica presso
l'editore J. Cacchi di Vico Equense il saggio “De humana physiognomonia” sulla
fisiognomica, dedicato al cardinale Luigi d'Este. Presso l'editore Tarquinio
Longo di Napoli pubblica la seconda edizione allargata a 6 libri con ampio
rimaneggiamento della materia. Ritiene che l'animo non è impassibile
rispetto ai moti del corpo e, così come il corpo, si corrompe per le passioni. Studia
con attenzione i segni delle mani dei criminali, convinto che tali segni non
siano frutto del caso ma importanti indizi per comprendere appieno il carattere
dell’uomino. La sua Phytognomonica evidenzia l'analogia tra piante e animali. Stimolato
dai contatti con alcuni alchimisti pubblica “Phytognomonica”, poderoso saggio
sulle proprietà dei vegetali messe in analogia con le varie parti del corpo
umano, basato sull'antica dottrina delle segnature. L'opera, corredata da
tavole illustrate, estende il concetto di “fisio-gnomica” alle piante, in greco
pyhtos, + gnome «opinione, sentenza» = fitognomica) -- elencandole a seconda
della loro localizzazione geografica. In esso ravvisa collegamenti
occulti tra la morfologia delle piante e quella dei minerali, degli uomini, e
persino, indirettamente, degli astri e dei pianeti dell'astrologia, in una
sorta di zoo-morfismo. Fu affascinato ed entusiasta per il gran Paracelso
e per i suoi dottissimi seguaci perché la spagiria produce al mondo rimedi non
mai più per l'addietro caduti negli umani intelletti. Onde da solleciti
investigatori de' secreti della natura applicati a morbi, hanno ritrovati
soblimi ed infiniti rimedi, onde la medicina, così gran tempo ristretta negli
angusti suoi termini, or, allargando fuori, ha ripieno il mondo de' suoi meravigliosi
stupori. La sua villa e frequentata da Campanella e rinnova in un nuovo
soggiorno a Venezia l'amicizia con Sarpi e conosce anche Bruno. Per ordine
dell'inquisitore veneziano doverichiedere il permesso per le sue pubblicazioni
a Roma. Si incontra a Padova con Sarpi e con Galileo. Iincontra i Cesi ed e
nvitato a Praga da Rodolfo II, al quale dedica il saggio sulla “Taumatologia”.
Scrive ancora saggi di ottica (“De refractione optices"), di agricoltura (“Villae”),
di astronomia (“Coelestis physiognomoniae”), di idraulica e matematica (“Pneumaticorum”),
di arte militare (“De munitione”), di meteorologia (“De aeris transmutationibus”)
di chimica (“De distillatione”) e sulla lettura della mano (“Chirofisonomia). È
nel campo dell'ottica che esercita notevoli contributi, indagando dal punto di
vista matematico le proprietà degli specchi concavi e convessi, conducendo un
minuzioso studio delle lenti su basi matematiche e descrivendo la costruzione
di ingenti apparecchi ottici, tra cui la camera oscura ed il telescopio. Intraprese
inoltre studi di chimica pratica che includono la fabbricazione di smalti, di
polveri da sparo e di cosmetici. Anche se la sua chimica non è originale dal
punto di vista teorico, i numerosi esperimenti che ci descrive indicano
un’attitudine che lo pone fra i principali chimici dell’epoca. I suoi studi
medici sono caratterizzati principalmente dalla ricerca di farmaci dagli
effetti eccezionali, utili ad esempio per la memoria, per produrre sogni
piacevoli o incubi, rimedi contro l’impotenza e la sterilità. E nvitato a
far parte dei Lincei. Rivendica senza
troppa convinzione una paternità sull'invenzione del telescopio, resa nota da
Galilei, anch'egli membro dell'Accademia. Fa parte anche di un circolo dedicato
alla letteratura dialettale napoletana (Schirchiate de lo Mandracchio e
'Mprovesante de lo Cerriglio), e gl’oziosi,. Raccogge esemplari rari del mondo
naturale e coltiva piante esotiche. Il suo museo e visitato dai viaggiatori e
fu uno dei primi esempi di museo di storia naturale, ispirando Kircher a
radunare una simile collezione a Roma. Anche il fratello raccolta una
collezione di saggi, marmi e statue, mentre l'altro fratello lascia una
collezione di cristalli ed esemplari geologici. Fu anche commediografo e
scrisse 14 commedie in prosa, una tragi-commedia, una tragedia e un dramma
liturgico, che divenneno fonte di numerosi saggi. Sei saggi di lui sono
presenti nella biblioteca di Sir Thomas Browne. Altre opere: “Magiae
naturalis sive de miraculis rerum naturalium”; “De humana physiognomonia, Vico
Equense, G. Cacchi, Phytognomonica, Napoli, Orazio Salviani, Pneumaticorum
libri tres, Napoli, Giovanni G. Carlino); “De distillatione” (Roma, Camerale); “Della
chirofisonomia” (Napoli, Bulifon); “Le commedie” (V. Spampanato, Scrittori
d'Italia, Bari, Laterza); “Humana Physio-gnomonia, della Fisionomia dell'uomo”;
A. Paolella, Edizione Nazionale, Napoli,
Edizioni Scientifiche Italiane, “Ars reminiscendi”, R. Sirri, Edizione
Nazionale delle opere, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane; Taumatologia, e Criptologia,
R. Sirri, Edizione Nazionale, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, “De
munitione”; R. De Vivo, Edizione Nazionale delle opere, Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane, . Giovanni Battista Della Porta, Claudii Ptolomaei
Magnae Constructionis Liber primus, R. De Vivo, Edizione Nazionale, Napoli,
Edizioni Scientifiche Italiane, Il Teatro, R. Sirri, Edizione Nazionale delle
opere, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni Battista Della Porta,
Coelestis Physiognomonia e, in appendice, Della Celeste Fisonomia, A. Paolella,
1Edizione Nazionale, Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane, De aeris transmutationibus, A. Paolella, Edizione
Nazionale delle opere, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni
Battista Della Porta, Villae libri XII, Luigia Laserra e Gianni Antonio
Palumbo, diretti da Francesco Tateo, Edizione Nazionale delle opere
di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane); “Elementorum
Curvilineorum” (V. Cavagna e C. Leone, Edizione Nazionale (Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane), “Pneumaticorum” (Oreste Trabucco, Edizione Nazionale
delle opere (Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane); “De ea naturalis physiognomoniae
parte quae ad manum lineas spectat” (O. Trabucco, Edizione Nazionale delle
opere, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane). Per questo fu accusato di
plagio da Bellaso, che era stato il primo ad aver proposto questo tipo di cifratura
dieci anni prima. U. Eco, R. Fedriga, Storia della filosofia: Dall'Umanesimo
a Hegel, Laterza Edizioni Scolastiche, William Eamon, Il professore di segreti.
Mistero, medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, A. Paci, Carocci, .M.
Fumagalli, Semplicisti e Stillatori:
l'arte degli Aromatari, Milano, SGS, .Gnome, su treccani. L. Turinese, Zoomorfismo, fisiognomica e
fitognomica: Porta antesignano della biotipologia in medicina, ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G.
Rispoli, Napoli, ed. Il Faro di Ippocrate, D. Verardi, La scienza e i segreti
della natura a Napoli nel Rinascimento: La magia naturale” (Firenze); A. Paolella,
Porta e la Spagiria, ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G. Rispoli,
Napoli, ed. Il Faro di Ippocrate, A. Paolella, La presenza nel carteggio linceo,
in "Bruniana & Campanelliana", V. Spampanato , Le commedie, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Fausto
Nicolini, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, giambattista-della-porta.
C. Brentano, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Saverio Ricci, Giovanni Battista Della Porta, in Il
contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Giovan
Battista Della Porta nell’Europa del suo tempo, Atti del Convegno di Vico
Equense, M. Torrini, Napoli), P. Piccari (Milano, Angeleli); G. Giudice, “IIl
mago dell'arcana sapienza” (Milano, Biblioteca di Via Senato); A. Paolella, “I Meteorologica
di Telesio, Porta e Cartesio tra credenza e scienza, Roma, in "Bollettino geofisico: rivista
dell'Associazione geofisica italiana, A. Paolella, L’astrologia: la Coelestis
Physiognomonia, Istituti Editoriali e Poligrafici, Pisa, in "Atti del
Convegno L’Edizione nazionale del teatro e l’opera, Salerno M. Montanile, A. Paolella,
Appunti di filologia dellaportiana, Istituto italiano per studi filosofici,
Napoli, in "Atti del convegno di studi: Giambattista della Porta in
Edizione Nazionale” R. Sirri,Alfonso Paolella , Giovan Battista della Porta nel
IV centenario della morte, Piano di Sorrento, Atti del Convegno, Roma, Scienze
e Lettere, M. Santoro, La "Mirabile" Natura. Magia e scienza (Napoli-Vico
Equense) Atti del Convegno, Pisa-Roma, Serra, R. Vivo, Tecnica e scienza in Porta,
Serra, Pisa-Roma, in "La "Mirabile" Natura. Atti del Convegno, Napoli-Vico
Equense M. Santoro, U. Eco, R. Fedriga,
Storia della filosofia. Dall'Umanesimo a
Hegel, Laterza Edizioni Scolastiche,
Antoni Malet, Della Porta, Kepler, and the changing notion of optical
Image, Serra, Pisa-Roma, "La "Mirabile" Natura. Atti del
Convegno Internazionale", Napoli-Vico Equense, Marco Santoro, Accademia
dei Segreti TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.gbdellaporta.
Ioan. Baptista Porta neapolitano autore (Neapoli, apud Ioa. Mariam Scotum, De
furtivis literarum notis, vulgò De ziferis, Io. Baptista Porta Neapolitano
auctore (Neapoli, apud Ioan. Baptistam Subtilem, De furtivis literarum notis vulgo
de ziferis, altero libro superaucti, et quamplurimis in locis locupletati. Porta,
il mago dell'arcana Sapienza. Giovanni Battista Della Porta. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool Library.
Portaria (Todi). Filosofo. Grice:
“I like Portaria, but then anyone with an interest in Anglo-Saxon ‘soul’
should! – if a philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul who God knews
where it comes from, the Romans had spiritus, and animus anima, which is
cognate with animos in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a
hylemorphic conception where the body (corpus) is what has the ‘materia’ and
the ‘breath’ is the ‘forma’ -- Italian
philosophers would ignore this – and more so now when Davidson is in vogue! –
if it were not for Aligheri who has Portaria in “Paradiso” – there is indeed a
serous philosophical confrontation between a Platonic and an Aristotelian
conception of the soul as seen in the controversy between Aquino and Portaria!
Portaria uses the same linguistic tools: ‘is spiritus’ synonym with ‘anima’? Or
must we speak of ‘homonymy.’ And add ‘medium’ into the bargan! Portaria is less
canonical than Aquino and should interest Oxonians much, oh so much, more!” –
Unfortunately, he was from Todi and donated all his manuscripts to Todi, which
many skip in their Grand tour – although it IS on the Tevere as any member of
the “Canottiere del Tevere” will know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul
Grice – Matteo’s name is Matteo Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria
-- Appartenente all'Ordine francescano. Nacque da una delle
grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna, feudatari di
Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi alla fine dell'XI secolo.
Per alcuni era fratello del cardinale Bentivegna de' Bentivegni d'Acquasparta,
Vescovo di Todi: altre ricerche mettono in dubbio il rapporto di parentela fra
i due cardinali, ma l'uso da parte di entrambi del medesimo Stemma e predicato
Nobiliare denunciano, per le ferree regole araldiche, l'appartenenza alla
stessa famiglia. Lo stemma araldico è ancora oggi visibile nella tomba di Matteo
d'Acquasparta, nel Castello di Massa Martana, e negli Annali di Todi. Entrò
giovanissimo nell'ordine francescano e ben presto si dimostrò molto dotto
soprattutto in teologia, ottenendo il compimento degli studi in due delle più
grandi Università d'Europa: Parigi e Bologna. La sua fama raggiunse Roma e
diventò dapprima lector Sacri Palatii, sostituendo John Peckham, (divenuto nel
frattempo arcivescovo di Canterbury), e poi, nel 1287, ministro generale
dell'ordine francescano. Nei conflitti sulla povertà dell'Ordine, Matteo
fu uno dei principali sostenitori della corrente maggioritaria dei Francescani
(la cosiddetta Comunità, che si opponeva ai rigoristi del movimento degli
Spirituali e difendeva un'interpretazione più blanda della Regola in materia di
povertà), e approvò il possesso di beni in comune da parte dei frati. Dante lo
nomina, biasimandolo, tramite le parole di San Bonaventura, nel Paradiso in opposizione a Ubertino da Casale: ma non fia
da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno la
fugge, e l'altro la coarta. La sua lungimiranza e sagacia politica lo portarono
ben presto a salire nella gerarchia ecclesiastica. Eletto al papato, con il
nome di Niccolò IV, il francescano Girolamo Masci di Ascoli, religioso vicino
alla grande famiglia romana dei Colonna, venne creato quasi subito cardinale
prete con il titolo di San Lorenzo in Damaso. Al suo posto, il capitolo
francescano del 1289 scelse come ministro generale Raymond de Gaufredi, uno
Spirituale di primo piano che, nonostante appartenesse alla corrente avversaria
rispetto a quella di Matteo d'Acquasparta, fu tuttavia eletto alla guida
dell'Ordine, anche per le pressioni politiche della Casa d'Angiò, con la quale
lo stesso Raymond aveva un rapporto personale molto stretto. A partire
dal suo ingresso nel collegio cardinalizio, Matteo cominciò ad accumulare
gratificazioni e incarichi. Quando venne eletto al soglio pontificio l'eremita
Pietro da Morrone, con il nome di Celestino V, Matteo continuò ad esercitare di
fatto il generalato con molta astuzia politico-ecclesiastica.
Bonifacio VIII ritratto nella basilica di San Paolo fuori le mura
Monumento funebre di Matteo in Santa Maria in Aracoeli Dopo le dimissioni
improvvise di Celestino V, divenne una pedina determinante nel conclave che
porta all'elezione di Bonifacio VIII (al secolo Catani), del quale fu uno dei
pochissimi amici fidati, e per il quale assunse incarichi di grande prestigio,
e talora molto delicati, prima come responsabile della cosiddetta crociata
contro i Colonna, poi come ambasciatore in Lombardia, Firenze e quindi in
Romagna. Il papa lo invia a Firenze come legato apostolico, nel tentativo di
pacificare le fazioni guelfe dei Cerchi e Donati, soprattutto quando giunse
all'orecchio del pontefice la notizia che i Cerchi, più numerosi, si erano
alleati con città ghibelline come Pisa e Arezzo. Il cardinale arrivò in
città a giugno, ma se ne ripartì presto perché le fazioni non gli conferirono
alcuna delega per prendere decisioni. Recatosi a Lucca, quando i Donati fecero
una congiura rientrando in Firenze alla spicciolata dall'esilio cui erano stati
condannati (come disposto in modo equanime per i capi delle due fazioni, e per
il quale esilio erano già partiti i Cerchi), marcia con un esercito di lucchesi
su Firenze, palesando la sua volontà di favorire i guelfi neri. Bloccato alle
porte del territorio fiorentino, arriva comunque in città, dove regna ormai il
malcontento da entrambe le parti sulla sua figura. Una freccia fu lanciata
verso la sua finestra nel palazzo vescovile, obbligandolo a traslocare per
timore nel Palazzo dei Mozzi. I Signori della città, dispiaciuti per
l'accaduto, gli offrirono spontaneamente un risarcimento pecuniario, ma
eglidopo qualche perplessitàlo rifiutò. La scena, con il cardinale che guarda i
soldi indeciso se prenderli o meno, è vividamente descritta da Compagni nella
sua cronica, essendo egli stesso presente in quanto deputato alla consegna. I signori,
per rimediare allo sdegno avea ricevuto, gli presentorono fiorini nuovi. E io
gliel portai in una coppa d'ariento, e dissi. Messere, non li dísdegnate perché
siano pochi, perché sanza i consigli palesi non si può dare più moneta".
Rispose gli avea cari; e molto li guardò, e non li volle.» (Subito dopo
se ne andò dalla città. Fu vescovo di Porto e Santa Rufina e sub-decano del
Sacro Collegio. Fedele fino all'ultimo a papa Caetani, morì a Roma e fu sepolto
nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, in un grandioso monumento funebre in
stile gotico, ancora oggi visibile. Memorie storiche di Todi di L. Leoni. Alighieri,
Divina Commedia, Paradiso XII, vv. 124-126, testo critico della Società
dantesca, Milano Ulrico Hoepli, Per l'importante ruolo di Matteo d'Acquasparta
durante il pontificato di Bonifacio VIII vedi Agostino Paravicini Bagliani,
Bonifacio VIII, Torino, Einaudi, RCS,
Milano, Per il sepolcro, che fu
presumibilmente commissionato dai suoi confratelli, si veda: Giulia Barone,
Matteo d'Acquasparta, Matteo D'Acquasparta in Dizionario Biografico
Treccani Agostino Paravicini Bagliani,
Bonifacio VIII, Torino, Einaudi,RCS, Milano); Ordine francescano. Matteo
d'Acquasparta Matteo d'Acquasparta, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Matteo d'Acquasparta / Matteo d'Acquasparta
(altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Matteo d'Acquasparta, su
sapere, De Agostini. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Matteo d’Acquasparta. Matteo Portaria d’Acquasparta. Portaria.
Keywords: filosofi citati d’Alighieri nella Commedia (Par. XII, 124: ma non fia
da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno la
fugge, e l'altro la coarta.). Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Portaria” – The
Swimming-Pool Library.
Porzio
(Napoli).
Filosofo. Grice: “His name was plain
“Porta,” but in Latin that was latinised as ‘portius,’ and then this vulgarized
as ‘porzio’!” – But then who wants to be called “Door”?” Dopo aver studiato a Pisa sotto la guida di
Nifo, seguì il maestro all'Napoli, guadagnandosi stima e onori da parte degli
intellettuali suoi concittadini. Scarsa in questi anni la sua produzione,
limitata ai libelli sul celibato dei preti (“De celibate”), sull'eruzione del Monte
Nuovo (De conflagratione agri puteolani) e sul miracoloso caso di digiuno di
una ragazza tedesca (De puella germanica). Lascia però Napoli, richiamato a Pisa
da parte del duca Cosimo I de' Medici che gli garante un alto stipendio e il
ruolo di sopraordinario. Compose i suoi saggi principale, fra cui il trattato
di etica “An homo bonus vel malus volens fiat” e in particolare il “De mente
humana,” nel quale sostene la mortalità dell'anima secondo un'esegesi d’Aristotele.
Proprio queste sue dottrine mortaliste, troppo facilmente accostate e
sovrapposte a quelle sostenute da Pomponazzi nel “De immortalitate animae”,
contribuirono a creare una falsa leggenda biografica affermatasi dopo la sua
morte, secondo la quale egli sarebbe stato allievo e quindi semplice epigono di
Peretto. In ogni caso, al di là di una innegabile tendenza materialista nella
sua esegesi d’Aristotele, evidente anche nel suo saggio, il “De rerum
naturalium principiis,” sua a produzione è caratterizzata anche da interessi
teologici del tutto svincolati dalla filosofia peripatetica e che sono
particolarmente evidenti nei due commenti al pater noster che probabilmente non
estranei ai fermenti evangelici della riforma italiana. Torna a Napoli dove
muore. E. Soldato in Il Contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, D. Castelli, Il De conflagratione:
la collazione delle tre edizioni, un volgarizzamento e il ms. Phill. dell´HRC
di Austin, «Rinascimento meridionale», ITra aristotelismo, naturalismo e
critica: Note in margine a Simone Porzio in Critica e ragione/Critique et
raison, Atti del convegno internazionale organizzato dall'Napoli «L'Orientale»,
in collaborazione con l'IISF (Napoli) e l'Université de Bourgogne (Dijon),
Napoli Lorenzo Bianchi e Alberto Postigliola, Napoli, Liguori , "De puella
germanica": echi italiani di un dibattito europeo, in La donna nel
Rinascimento meridionale, Atti del Convegno internazionale organizzato
dall'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale, Roma, Marco
Santoro, Pisa-Roma, F. Serra ,"De' sensi" e il "Del
sentire":: due mss. ritrovati «Giornale critico della filosofia
italiana»,L'"Epistola" sul Monte Nuovo e l'inedito volgarizzamento di
Stefano Breventano, «Archivio Storico per le Province Napoletane», Un bilancio
storiografico: il caso Simone Porzio, «Bruniana & Campanelliana», Tra
ricerca empirica e osservazione scientifica: gli studi ittiologici di Simone
Porzio, «Archives internationales d'histoire des sciences», "De puella
germanica": l’"inedia" mirabile di una fanciulla tedesca, «Studi
filosofici», «Pòrta (latinizz. Portius o Porcius, onde l'altro cognome con cui
è noto, Pòrzio) Enciclopedie on line, sito "Treccani L'Enciclopedia
italiana". Simone Porzio. Porzio. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Porzio” – The Swimming-Pool Library.
Possenti
(Roma). Filosofo. È stato professore a Venezia. Dopo aver frequentato il
liceo classico di Torino, si è laureato esercitando attività di ricerca nel
campo delle microonde, e continuando a coltivare lo studio della filosofia,
iniziato nel liceo e maturato negli anni universitari. Ha poi abbandonato
quest'attività per dedicarsi direttamente alla ricerca filosofica, in un'epoca
in cui se ne diagnosticava la fine, e l'intento di decostruirla era all'apogèo.
Dopo anni presso il Rettorato dell'Università Cattolica, è stato ordinario a Venezia.
È membro fondatore dell'Institut International Jacques Maritain; membro della
Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e dei Aquinensi, e per numerosi anni
del Comitato Nazionale di Bioetica. Ha fondato e diretto l'Annuario di
filosofia. Seconda navigazione, e presso l'Venezia il Centro
Interdipartimentale di Ricerca sui Diritti Umani. Ha tenuto molti cicli di conferenze
e seminari. Svolge
intensa attività pubblicistica in campo filosofico su quotidiani nazionali.
Negli anni della formazione liceale e universitaria è stato attratto dalla
storia delle civiltà, ispirato da Vico e Toynbee; e dall'epistemologia
della fisica e dalla logica della scienza (Einstein, Bridgman). Nutrì allora
l'idea einsteniana che le teorie filosofiche dovessero
elevarsi su una schietta base scientifica, generalizzandola, e si interessò al
conflitto tra religione e scienza imperniato sull'idea di un Assoluto personale/impersonale.
Incontra l'istanza metafisica e umanista attraverso Maritain ed Aquino,
intuendo le possibilità speculative e liberanti incluse metafisica dell'essere
e nella rivelazione cristiana. Tre sono gli ambiti primari della sua
ricerca: metafisica, pensiero teoretico e ritorno al realismo; personalismo; filosofia
politica. Studioso d’Aquino, del tomismo. Professoree della grande tradizione della
filosofia dell'essere, orienta l'attenzione critica verso Nietzsche, Heidegger,
Gentile, il neo-parmenidismo italiano, ricercando una razionalità attenta alla
storia ma non consegnata interamente alla furia del tempo: dunque il ritorno
all'eterno invece che l’eterno ritorno di Nietzsche e la ripresa del tema della
creatio ex nihilo, assente in molta filosofia moderna. L'approccio
possentiano legge metafisica e nichilismo come due nuclei che tendono ad escludersi
– i veliani -- di cui il primo è la fisiologia e il secondo la patologia.
Individua pertanto nella destituzione dei valori e nella riduzione della
ragione a volontà l'esito ultimo del nichilismo. Questo vuole liberare Italia
dalla metafisica, ritenuta distrutta dal criticismo, ma il compito della
filosofia dell'essere è preparare una ripresa della metafisica dell'esistenza,
tale che possa di nuovo tenere un posto nella storia della civiltà. Una
presentazione ampia della sua è in Storia della filosofia. Filosofi italiani
contemporanei, D. Antiseri e S. Tagliagambe, Bompiani, si veda anche nichilismo
e filosofia dell'essere, intervista, a c. di G. Mura, “Euntes docete.” La
riscoperta della metafisica esistenziale è un tentativo di mettere in luce la parzialità
di non poche posizioni che hanno proclamato la fine della metafisica
occidentale: Nietzsche, Gentile, Heidegger, Severino. Essi hanno operato come
reagente per la riconquista della metafisica e per la critica del nichilismo
europeo, di cui egli offre una determinazione diversa da quelle di Nietzsche e
di Heidegger (con applicazioni anche all'ambito del nichilismo giuridico). Il
rigetto del nichilismo e l'analisi dell'antirealismo, del logicismo, del
dialettismo e del razionalismo che affliggono notevole parte del pensiero
moderno, conducono l'autore a giudicare concluso e senza possibilità di ripresa
il ciclo della metafisica moderna nel cammino da Cartesio a Gentile. La
base prima della filosofia dell'essere sta nell'asserto ‘l'ente è'. Questo il
grande tema da cui occorre partire: dall'ente appunto e non dall'essere vuoto
dei moderni. In tal modo crollano l'identità tra Logica e Metafisica della
modernità razionalistica, l'idea di dialettica come generazione
logico-apriorica del sapere, e l'idea di divenire come entrare-uscire dal
nulla. Qui va operata un'adeguata semantizzazione dell'essere (dell'ente),
rigettando l'errore primordiale di trattare la questione dell'essere come
questione di essenza, il che presuppone la negazione della potenzialità.
Ma se questa è presente, niente in senso proprio va in nulla ma si
trasforma. Possenti si volge verso un pensiero positivo, in cui la
filosofia è capace di progresso. È andata così delineandosi la tesi che nello
svolgimento della metafisica dai Greci a noi sia emersa, dopo la "seconda
navigazione" platonica (vedi Fedone), proseguita e perfezionata da
Aristotele, una "terza navigazione" che si esprime nella
Seinsphilosophie che ha toccato un punto di apogeo in Tommaso d'Aquino e nei
grandi tomisti Professore(R. McInerny, “Some navigational hazards”, in
libroFestschrift). In tale prospettiva è possibile tracciare un'essenziale
"storia della metafisica" quale progressiva penetrazione della verità
dell'essere, culminante nella metafisica dell'actus essendi. Si tratta di una
metafisica transontica che, prendendo le mosse dall'ente, procede verso
l'essere stesso (Esse ipsum per se subsistens), e che individua la ‘struttura
originaria' nella partecipazione dell'ente all'Essere (Le posizioni speculative
di Possenti sono consegnate alla trilogia Nichilismo e Metafisica. Terza
navigazione, Il realismo e la fine della filosofia moderna, e Ritorno
all'essere. Addio alla metafisica moderna. Esse sono discusse da ca. 20 autori
in , La Navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la terza
navigazione, Armando, Roma) Cottier, Dummett, Berti, Riconda, e poi in Realismo
Metafisica Modernità. “In margine al volume di Vittorio Possenti Il realismo e
la fine della filosofia moderna”, C. Dalfino e R. Pozzo, CNR-Iliesi, Roma. La possibilità di guadagni per sempre rigetta
l'idea fallibilista (Popper et alii), secondo cui ogni sapere (riportato poi
solo a quello delle scienze) riposa su palafitte perennemente rivedibili.
La metafisica ha per oggetto non il concetto di essere, ma l'esistenza, e il
filosofo deve sempre e nuovamente ribattezzarsi nelle sue acque, fuggendo
l'oblio dell'essere e liberandosi dal sistema che intende racchiudere in sé la
totalità. Un problema centrale di Possenti è la possibilità di una conoscenza
filosofica autonoma, che non proceda solo sull'imbeccata che possano darle le
scienze ed altre forme di conoscenza, nonostante la necessità del dialogo tra
filosofia e scienze, in quanto non esiste un solo sapere. L'unità plurima
o polivalente della ragione si applica anche al nesso tra filosofia e
Rivelazione: nell'incontro tra compito della ragione e elezione del
cristianesimo si individua un criterio di apertura e stimolo per la filosofia
nella sua ricerca di senso. Il principio della persona è più fondamentale del
principio della responsabilità (Jonas) e del principio-speranza (Bloch), e a
fortiori delle filosofie dell'impersonale o intersoggetivo. Il concetto di
persona si presta efficacemente in una serie di problemi in cui le nozioni di
individuo, di soggetto, di coscienza risultano inadeguate; la persona è
originaria e primitiva, e raggiunge una profondità e permanenza che non hanno
le altre categorie appena citate o l'uso che spesso ne è stato fatto (Si veda
il dossier sul “Principio Persona” con contributi di G. Grandis, M. Ivaldo, A.
Madricardo, M. Pera, V. Possenti in “Studium”, L'idea di persona è essenziale per maneggiare
le grandi difficoltà insite nell'antropologia, in specie da quando in Occidente
si è cercato di elaborare un'etica procedurale di norme senza base
antropologica, che è il grande equivoco dei moderni e contemporanei.
Possenti fa parte del vasto movimento del personalismo, volto alla riscoperta
integra della persona. Compito del personalismo ontologico è di valorizzare ed
integrarele filosofie del ‘personalismo incompiuto' (Habermas, Rawls, Bobbio,
L. Ferry, D. Parfit), allontanandosi da quelle dell'esplicito antipersonalismo,
Nietzsche e Foucault in specie, ma pure Hegel, Heidegger, Severino nei quali
forte è l'empito antipersonalistico. Le assise della persona vanno
ricercate nell'ontologia, onde essa è una sostanzialità aperta alla relazione,
ma non riducibile a sola relazione. La persona è un nucleo radicale di vita e
realtà che non può essere dedotto da alcunché e che anzi fonda l'agire e lo
sperare dell'essere umano Essa come
totalità concreta è alla base di una filosofia che oggi deve fare i conti con
la centralità del tema antropologico, con le problematiche bioetiche (ad es.
concernenti lo statuto dell'embrione), e con le concezioni in cui il soggetto e
la natura umana non sono intesi come un presupposto ma come un prodotto della
prassi. Il personalismo quale insieme di scuole e correnti filosofiche
che assegnano speciale valore e dignità alla persona, non è in senso proprio
un'invenzione del ‘900, ma originariamente della Patristica, del Medioevo
cristiano e dell'Umanesimo: qui sono state elaborate in certo modo per sempre
le idee fondamentali sulla persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo
spazio di realtà. In ciò Possenti valorizza le intuizioni di Maritain e Ricoeur.
L'epoca dell'antropocentrismo moderno non è stata un'epoca di riscoperta della
persona. Anzi secondo A. Solgenitsin “Un antropocentrismo sicuro di sé non può
dare risposte a molte domande della vita ed è tanto più impotente, quanto più
le domande sono profonde”. Se la controversia sulla persona si accende di nuovo
in molti ambiti, è perché l'idea-realtà di persona attraversa un momento di
eclissi e richiede nuovamente la fatica del concetto. Assolutamente primario è
il nesso persona-tecnica, in cui la seconda è spesso animata da volontà di
potenza, valendo come una potenza senza etica. La presenza nel Comitato
Nazionale di Bioetica ha indotto l'autore ha dedicare attenzione ai temi
bioetici, tra cui in specie la sfida delle biotecnologie, la rivoluzione
biopolitica, l'influsso pervasivo del materialismo e del biologismo. Il
personalismo si declina poi in ambito sociale come concezione egualitaria e
comunitaria (personalismo comunitario) quale fondamento di un ordine politico
nuovo, proiettato verso la cosmopoli, la pace e il rispetto dei diritti
umani. Rilancio della filosofia politica Entro un dialogo critico con le
tradizioni del neoliberalismo e del neo-illuminismo, Possenti ha operato per
mostrare il contenuto di nozioni centrali del politico come quelle di ragion
pratica, bene comune, popolo, democrazia, legge naturale, diritti dell'uomo,
laicità, ai fini di una rinnovata filosofia pubblica in pari col suo oggetto.
Uno specifico rilievo è stato assegnato al problema teologico-politico secondo
due direttrici: la ripresa postmoderna di un ruolo pubblico per le grandi
religioni; l'idea che la loro deprivatizzazione anche in Occidente può
contribuire ad un positivo rapporto fra religione e politica, nella prospettiva
di una nuova 'piazza pubblica' non agnostica ma attenta alla matrice teologica
della società civile. Con la filosofia politica si opera il passaggio dal
‘piccolo mondo' dell'io al ‘grande mondo' della società, verso la società
aperta della famiglia umana. Sulla scia di diagnosi attive dagli anni ‘50 del
Novecento (H. Arendt, J. Maritain, L. Strauss, Y. Simon, E. Voegelin) Possenti
ritiene che la filosofia politica vada riportata al suo compito primario di
pensare la ‘buona società', lottando contro la crisi concettuale che procede
all'ingrosso da Weber e dall'attacco al diritto naturale. In particolare è
stata condotta una critica radicale a Kelsen, alla sua concezione relativistica
dei valori e della democrazia, al suo intento di dissolvere l'idea di ragion
pratica, tolta la quale l'ambito della prassi precipita nell'irrazionalismo e
tutto è affidato al volere (Cfr. il dossier Cristianesimo e liberalismo
nell'epoca postmarxista, “Humanitas”, con interventi di G. Campanini, V.
Zanone, R. Esposito, M. Ivaldo. Esso raccoglie parte del dibattito sollevato
dal volume Le società liberali al bivio, che vide interventi di O. Savona, C,
Vigna, R. Cubeddu, E. Berti, L. Pellicani, U. Scarpelli. Contro Kelsen (e
Rorty) si sostiene l'importanza della filosofia e dell'antropologia per la
democrazia, sulla base dell'idea che la costruzione del cosmo umano è compito
della ragion pratica. Insufficiente risulta una sfera pubblica moralmente
neutrale, consegnata al binomio ‘diritto positivo e morale procedurale'.
La rinascita della filosofia politica avviene riprendendo competenza sui suoi
problemi, tra cui massimo è quello della pace: la pace necessaria che non c'è e
la guerra inammissibile che c'è. Occorre disarmare la ragione armata: ciò
suggerisce che vada cercata un'organizzazione politica del mondo oltre la
sovranità degli Stati-nazione verso un'autorità politica mondiale o
‘cosmopolitica', di cui l'ONU è lontana immagine. Premi e riconoscimenti
“Premio Internazionale Salvatore Valitutti” per il libro Il nichilismo
teoretico e la 'morte della metafisica'; “Premio Capri san Michele” per il
libro Religione e vita civile. Altre opere: “Frontiere della pace” (Milano); “Filosofia
e società. Studi sui progetti etico-politici contemporanei, Massimo, Milano Giorgio
La Pira e il pensiero di san Tommaso, Studia Universitatis sancti Thomae in Urbe,
Roma); “La Pira tra storia e profezia. Con Tommaso maestro, Marietti, Genova-Milano
La buona società. Sulla ricostruzione
della filosofia politica, Vita e Pensiero, Milano); Una filosofia per la
transizione. Metafisica, persona e politica in J. Maritain” Massimo, Milano);
“La filosofia dell'essere” Vita e Pensiero, Milano); Tra secolarizzazione e
nuova cristianità” (EDB, Bologna); “Le società liberali al bivio. Lineamenti di
filosofia della società” (Marietti, Genova); “Oltre l'Illuminismo. Il messaggio
sociale” (Edizioni Paoline, Roma); “Razionalismo critico e metafisica. Quale
realismo?” (Morcelliana, Brescia); “Dio e il male, Sei, Torino); “Cattolicesimo
e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano, Ares, Milano); “Approssimazioni
all'essere. Scritti di metafisica e di morale” (Il Poligrafo, Padova); “Il
nichilismo teoretico e la morte della metafisica” (Armando, Roma); “Terza
navigazione. Nichilismo e metafisica” (Armando, Roma); “Filosofia e Rivelazione,
Città Nuova, Roma); “La filosofia dopo il nichilismo” (Rubbettino, Soveria); “Religione
e vita civile. Il cristianesimo nel postmoderno, Armando, Roma); “L'azione
umana. Morale, politica e Stato in Jacques Maritain” (Città Nuova, Roma);
“Essere e libertà” (Rubbettino, Soveria); “Radici dell'ordine civile” (Marietti,
Milano); “Il principio-persona” (Armando, Roma); “Profili del Novecento.
Bobbio, Noce, La Pira, Lazzati, Maritain, Sturzo, Effatà, Cantalupa); “Le
ragioni della laicità” (Rubbettino, Soveria); “L'uomo postmoderno. Tecnica,
religione e politica” (Marietti, Milano); “Dentro il secolo breve. Paolo VI,
Maritain, La Pira, Giovanni Paolo II, Mounier, Rubettino, Soveria Nichilismo
giuridico. L'ultima parola?, Rubbettino, Soveria . La rivoluzione biopolitica.
La fatale alleanza tra materialismo e tecnica, Lindau, Torino. Pace e guerra
tra le nazioni. Kant, Maritain, Pacem in terris, Studium, Roma . I volti
dell'amore, Marietti, Milano-Genova . Il realismo e la fine della filosofia
moderna, Armando, Roma); “Diritti umani. L'età delle pretese” (Rubbettino,
Soveria); “Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna” (Armando, Roma);
“Maritain e Marx. La critica del marxismo in Maritain, Massimo, Milano); Epistemologia e scienze umane, Massimo,
Milano, Storia e cristianesimo in Jacques Maritain, Massimo, Milano,
Contemplazione evangelica e storia, antologia di testi di J. e R. Maritain,
Gribaudi, Torino. Jacques Maritain oggi, Vita e Pensiero, Milano Jacques
Maritain e la filosofia dell'essere, Il Cardo, Venezia Nichilismo Relativismo
Verità. Un dibattito, Rubbettino, Soveria Laici o laicisti? Dibattito su
religione e democrazia, liberallibri, Firenze La questione della verità.
Filosofia, scienze, teologia, Armando, Roma); Ragione e verità. L'alleanza
socratico-mosaica, Armando, Roma); Nostalgia dell'altro. La spiritualità di Pira,
Marietti, Milano); Pace e guerra tra le nazioni, Guerini e associati, Milano); Natura
umana, evoluzione, etica, Guerini, Milano); Governance globale e diritti
dell'uomo, (insieme a M. Nordio), Diabasis, Reggio Emilia, Ritorno della
religione? Tra ragione, fede e società, Guerini, Milano, Diritti Umani e
libertà Religiosa, Rubbettino, . Metafisica, persona, cristianesimo. Scritti in
onore di Vittorio Possenti, Armando, . Perché essere realisti? Una sfida
filosofica, (insieme a A. Lavazza), Mimesis, Milano-Udine . Note Vittorio Possenti, su Pontificia Accademia
delle Scienze Sociali. A. Giuliano, Filosofi a un bivio. Ora rialziamo lo
sguardo, su avvenire, A. Lavazza, Neuroscienziati, cercate l'anima, su avvenire,
Pontificia accademia delle scienze sociali Sito personale, su vittoriopossenti.
Lezione di congedo dall'Venezia, aprile , vedi mio sito Ricerche correlate:
Berti, Ivaldo, Mura, Goisis, Del Noce, La Pira, Maritain, Tommaso Biografia
e in "Filosofia a Venezia"
Dipartimento di filosofia e teoria delle scienze. Università Ca' Foscari
Venezia Rassegna di articoli in "SWIFSito Web Italiano per la Filosofia",
su swif.uniba. Vittorio Possenti. Possenti. Keywords: il principio speranza.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Possenti” – The Swimming-Pool Library.
Pozza
(Taranto).
Filosofo. Grice: “I like Pozza; he
uses ‘pragmatic’ quite a bit, by which he means Grice, of course!” Figlio di Luigi, ufficiale della Marina, regione Veneto, e
di Cecilia Pontrelli, pugliese, durante gli studi al liceo di Taranto, Tommaso,
un insegnante di matematica di stile tradizionale gli stimola il gusto per i
problemi matematici e per l'eleganza formale delle dimostrazioni. Studia a Bari
dove si laurea con una tesi su Serra avendo come relatore Vallone. Coniuga
l'amore per i sistemi formali con l'amore per Leopardi, Carducci (maestro di
Serra) e Annunzio (e tra i classici predilisse Tasso e Vita nuova di Alighieri).
Dopo la laurea studia Linguistica teorica a Bari con Landi e in seguito a Pisa,
e quindi Metodi formali a Milano. Una svolta nella sua carriera intellettuale è
segnata dalla partecipazione agl’incontri di San Giuseppe organizzati a Torino
da Bobbio. A partire da qui sviluppa nuove idee in filosofia del diritto,
specie sul lavoro di Hans Kelsen, e sulla formalizzazione della logica deontica
con particolare attenzione all'assiomatizzazione dei principi di una Teoria
generale del diritto in collaborazione con Luigi Ferrajoli per i suoi Principia
Juris. Organizza a Taranto gli incontri Info Giure Taras, Logica
Informatica e Diritto, al quale partecipano alcune delle figure più
rappresentative del diritto, dell'informatica e della logica, tra cui Alchourron,
Martino, Ferrajoli, Conte, Busa, Comanducci, Jori, Filipponio, Elmi, Guastini e
Sartor. Insegna per diversi anni nella scuola superiore in provincia di
Taranto, mantenendosi scientificamente attivo e partecipando a conferenze di
società filosofiche italiane (specialmente la Società Italiana di Logica e
Filosofia della Scienza e la Società Italiana di filosofia Analitica, dal
convegno nazionale fino al convegno di Genova. Viene assunto a Lecce, dove
insegna la teoria del segno. Tra le principali influenze nei suoi studi di
linguistica e semiotica testuale vi sono quella di Petöfi che lo invita a filosofare con lui.
La sua scelta è però quella di restare in Italia dove continua a insegnare
anche fuori Lecce, in particolare a Verona, Padova, Bolzano e, per le sue
lezioni di logica deontica, aPetöfi e Kelsen, l'influenza maggiore sul suo
pensiero viene dalle grandi opere di Frege, Russell e Carnap, ai cui lavori dedica
uno studio continuo, con particolare attenzione alla visione filosofica di
Carnap. Pubblica un contributo di sapore neopositivista, discutendo e
formalizzando alcune argomentazioni in fisica quantistica. Un legame tra i suoi
interessi in linguistica e il suo lavoro in logica formale è dato dalla sua
teoria formale degli atti linguistici basata su una connessione originale tra
logica intuizionistica (usata per gli atti linguistici assertori) e logica
classica (usata per i contenuti proposizionali). Il primo passo di questa
teoria viene pubblicato in un lavoro scritto su Erkenntnis. Presentando la sua
teoria di una formalizzazione della “pragmatica,” define un modello
Frege-Reichenbach-Stenius per il trattamento formale delle asserzioni,
mostrando che il problema principale di questa teoria è la limitazione
introdotta da Frege (e accettata da Dummett) per cui il segno di asserzione si
può usare solo per formule elementari assertorie. Ma, come molti filosofi sostengono,
esistono atti linguistici composti; e per permettere il trattamento di atti
linguistici composti e ovviare alla limitazione del modello Frege-Reichenbach-Stenius,
Pozza introduce un insieme di connettivi “pragmatic” che permettono la
costruzione di formule assertive complesse. Il contenuto delle formule
assertive è dato dall'interpretazione classica e dai connettivi vero-funzionali.
I connettivi “pragmatic,” che connettono atti linguistici assertor, hanno invece una interpretazione
intuizionistica, non hanno cioè valori di verità ma valori di “giustificazione.”
Iinfatti un atto assertivo non è, in quanto *atto*, vero o falso, ma può essere
“giustificato” o non giustificato. In questo modo, il sistema formale distingue
l'”asseribilità” di un atto assertorio dal valore di verità della proposizione
asserita. Oltre a spiegare l'irriducibilità del segno fregeano di asserzione a
un trattamento in termini di logica classica e introdurre una fondazione
formale della teoria degli atti linguistici, Pozza dà anche una soluzione
originale del problema della compatibilità tra logica classica (Grice) e logica
non-classica (Strawson) o intuizionista. A questo saggio seguono altri sulla logica erotetica, deontica, e sub-strutturale.
La sua filosofia suscita interesse in diversi campi, dalla filosofia del
linguaggio alla filosofia della fisica alla logica e all'informatica, (specie a
partire dalla sua collaborazione con Bellin). Alla sua teoria formale della “pragmatica,”
oltre ai saggi di Anderson e Ranalter è dedicato un numero di Fondamenta
Informaticae. L'influenza di Pozza si estende così oltre che alla filosofia
della fisica e alla filosofia del linguaggio anche alla logica e
all'informatica, specie con tre convegni in suo onore organizzati a Verona. Ricordi
di personalità internazionali e di amici sono raccolti in un sito in suo
onore. Altre opere: “Un'interpretazione pragmatica della logica
proposizionale intuizionistica, in Problemi fondazionali nella teoria del
significato (Olschki, Firenze); “Una fondazione pragmatica della logica delle
domande”; “Parlare di niente: termini singolari non denotanti e atti
illocutori, in 'Idee', “Una logica pragmatica per la concezione espressiva delle
norme” in Martino, Logica delle Norme, S.E.U., Pisa); “Il problema di Gettier:
osservazioni su giustificazione, prova e probabilità” (SIFA, Genoa); “Come
distinguere scienza e non-scienza: verificabilità, falsificabilità e
confermabilità bayesiana” (Carocci, Ferrajoli); Principia juris. Teoria del diritto
e della democrazia. La sintassi del
diritto” (Bari: Laterza). Carlo Dalla Pozza. Carlo Pozza. Pozza. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozza”.
Pozzo
(Milano). Filosofo. Laureato a Milano, consegue il dottorato a Saarlandes (“a
reason why Italians don’t consider him Italian” – Grice) e la abilitazione a Trier
– Grice: “A reason why Italians don’t consider him an Italian philosopher,
since he earned his maximal degree without, and not within, Italy.” -- è andato
negli Stati Uniti per insegnare Kant e Hegel a Washington. -- è tornato in
Italia alla Cattedra di Storia della filosofia a Verona. -- è succeduto a Gregory
alla direzione dell'Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia
delle Idee CNR. Ha diretto il Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio
Culturale CNR -- è eletto membro titolare dello Institut International de
Philosophie, del quale è vicepresidente.
-- è chiamato a 'Roma. Ordine al merito della Repubblica Federale di Germania,
è stato esperto dello Horizon Programme
Committee Configuration Research Infrastructures, membro dello Scientific
Review Group for the Humanities della European Science Foundation e presidente
del comitato di programma del Congresso Mondiale di Filosofia, organizzato
dalla Fédération Internationale des Sociétés de Philosophie a Pechino nel ; è membro del comitato di programma del Congresso
Mondiale di Filosofia. Storico della filosofia e autore di monografie
sull’aristotelismo, la storia della logica (dal Rinascimento a Kant e Hegel),
la storia delle idee e la storia delle università, ha portato avanti la
creazione di infrastrutture di ricerca per una migliore comprensione dei testi
filosofici e scientifici che hanno plasmato il patrimonio culturale
dell’umanità. Caratteristica specifica del suo approccio alla lessicografia
durante il suo mandato presso l’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e
Storia delle Idee è l’uso della IT per la documentazione e l’elaborazione di
dati linguistici e testuali in italiano. Come molte altre discipline,
anche la storia della filosofia oggi sta assumendo una prospettiva globale.
Pozzo offre nuove definizioni e sperimenta pratiche incentrate sulle
interazioni culturali europeo-cinesi, prese come inizio per estendere il
modello ad altre culture. La ricerca di Pozzo riguarda l’innovazione, la
riflessione e l’inclusione. L’innovazione culturale è qualcosa di reale che
completa l’innovazione sociale e tecnologica fornendo alla società riflessiva
spazi di scambio nei quali i cittadini condividono le proprie esperienze e
fanno propri i contenuti dei beni comuni. Stiamo parlando di spazi pubblici
come università, accademie, biblioteche, musei, centri scientifici, ma anche di
qualsiasi luogo nel quale si verificano attività di co-creazione, ad es. le
infrastrutture di ricerca come DARIAH-Digital Research Infrastructure for the
Arts and the Humanities. A questo livello, l’innovazione sociale diventa
riflessiva e genera l’innovazione culturale. Innovazione sociale e
culturale Una linea di ricerca si concentra sull’introduzione della nozione di
innovazione culturale, che richiede un ripensamento dei processi di
co-creazione. Contrasta la dimensione dell’innovazione culturale con quelle di
altre forme di innovazione, compiendo un tentativo senza precedenti di
enucleare processi e prodotti dell’innovazione culturale, dimostrando al
contempo la loro operatività in alcuni casi di studio. Migrazioni e
scienze umane Pozzo riflette sulle sfide metodologiche, concettuali ed
epistemologiche della ricerca sulle migrazioni. Elabora esempi concreti per
configurare le migrazioni come un settore che accende un dialogo tra discipline
tra loro molto diverse come la sociologia, la narratologia, le scienze della
comunicazione, la IT, le scienze politiche, la psicologia sociale, gli studi
religiosi, l’economia, i diritti umani, il patrimonio culturale e la museologia
in quanto hanno accesso ai dati resi disponibili dalle infrastrutture di
ricerca, le scienze sociali computazionali e l’informatica umanistica. Le
migrazioni accompagnano l’intera storia delle civiltà, coinvolgendo relazioni e
scambi continui tra le culture e traduzioni da e per diversi contesti
linguistici, economici, politici e culturali. Le migrazioni offrono esempi
convincenti per configurare l’impatto dell’innovazione culturale poiché
richiedono trasferimenti di culture, conoscenze e competenze. Le sfide
epistemologiche hanno come obiettivo ultimo di contribuire a un cambiamento di
mentalità per quanto riguarda la riflessione e l’inclusione nei gruppi target
attivi nelle infrastrutture sociali come l’istruzione, l’apprendimento
permanente, l’assistenza sanitaria, la mobilità e la rigenerazione urbana. Monografie: “Kant y el problema de una
introducción a la lógica, transl. Javier Sánchez-Arjona Voser (Madrid: Maia,
), Adversus Ramistas: Kontroversen über
die Natur der Logik am Ende der Renaissance (Basel: Schwabe, ), Georg Friedrich Meiers Vernunftlehre: Eine
historisch-systematische Untersuchung (Stuttgart-Bad Cannstatt: Frommann-Holzboog,Kant
und das Problem einer Einleitung in die Logik: Ein Beitrag zur Rekonstruktion
der historischen Hintergründe von Kants Logik-Kolleg (Frankfurt: Lang, Hegel:
Introductio in Philosophiam: Dagli studi ginnasiali alla prima logica (Firenze:
La Nuova Italia, “Epistemological Challenges of Engaging Humanities-led
Cross-disciplinary Migration Research Issues,” in Briefs on Methodological,
Ethical and Epistemological Issues, migrationresearch.com “G. F. Meiers
rhetorisierte Logik und die freien Künste,”
Economia della cultura: Rivista trimestrale dell’Associazione per
l’Economia della Cultura “Storia storica e storia filosofica della filosofia
nel XX e XXI secolo,” Archivio di storia della cultura, Schiavitù attiva,
proprietà intellettuale e diritti umani,” Intersezioni: Rivista di storia delle
idee. Scuola di Milano Opere / Riccardo Pozzo (altra versione), su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Registrazioni su RadioRadicale, Radio
Radicale. Sito istituzionale, su lettere.uniroma2.
sul
RAI Filosofia, su filosofia.rai.
video/469/rpozzo-le-iniziative-del-cnr-e-il-progetto-nazionale-sui-bbcc
Riccardo Pozzo sul patrimonio culturale al Museo Nazionale Romano, su tv.
t/videos/interview-prof-riccardo-pozzo-rom-20-05-/ Cultural Entrepreneurship
Institute Berlin su cultural-entrepreneurship-institute.de. su fisp.org.
Institut International de Philosophie, su i-i-p.o Pozzo. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Pozzo” – The Swimming-Pool Library.
Pra (Montecchio
Maggiore). Filosofo. Laureato a Padova sotto la guida di Troilo. Ha iniziato a
sua carriera didattica a Rovigo e Vicenza), trasferendosi poi a Milano; ha ricoperto
la cattedra di Storia della filosofia, succedendo a Banfi. Pra ha partecipato
attivamente alla Resistenza, nelle file di "Giustizia e Libertà",
guadagnandosi due croci di guerra al merito partigiano, ed ha collaborato alla
ricostruzione politica e culturale del Paese, con un'opera didattica e
scientifica sempre sorretta da un'alta ispirazione morale. Medaglia d'oro
quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte, membro dell'Accademia
dei Lincei, dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, dell'Accademia
Olimpica di Vicenza, nonché membro autorevole della Società Filosofica
Italiana, della quale è stato anche Presidente nazionale per un triennio. Con
decreto del presidente della Repubblica gli è stato conferito il titolo di
professore emerito della Milano a tutti gli effetti di legge. Storico del
pensiero di prestigio internazionale (tra i suoi temi preferiti, lo scetticismo
greco, Abelardo e la logica medioevale, Hume, Condillac, la logica hegeliana,
il giovane Marx, il pragmatismo, americano e italiano, la storia della
storiografia filosofica), Dal Pra ha sempre connesso la sua attività
storiografica con l'esplicitarsi di interessi teorici che lo hanno portato ad
elaborare, negli anni cinquanta, un'originale linea di pensiero denominata
"trascendentalismo della prassi", poi evoluta in una forma di
razionalismo storicista e critico. Il suo interesse filosofico fondamentale si
è infatti sempre rivolto al chiarimento del rapporto tra teoria e prassi in una
prospettiva antimetafisica che lo ha fin dai suoi esordi posto in contrasto con
le posizioni del neoidealismo italiano, e più in generale con ogni forma di
dogmatismo teoricistico emergente nel pensiero contemporaneo, per favorire la
libera esplicazione dell'iniziativa pratico-razionale dell'uomo. Pra ha
fondato la Rivista di storia della filosofia, un riferimento costante e
prestigioso nell'ambito degli studi del pensiero occidentale, tuttora
pubblicata. Negli anni sessanta è stato autore di un fortunato Sommario
di storia della filosofia per licei, in tre volumi e più volte ristampato (La
Nuova Italia, Firenze) e poi direttore di una monumentale Storia della
filosofia (prima edizione Vallardi, Milano, Piccin, Padova, È deceduto a Milano
ed i suoi resti mortali riposano nel
Cimitero di Vicenza. Ha donato la sua biblioteca e le sue carte alla Biblioteca
di Filosofia di Milano. Nel dopoguerra e negli anni Cinquanta, Pra elabora
una posizione filosofica che viene indicata come trascendentalismo della
prassi. Successivamente, avvicinandosi alle idee di Giulio Preti, Dal Pra
propone uno storicismo critico, più attento alle strutture della ragione con
cui l'esperienza storica si struttura. Altre opere: “Il realismo e il
trascendente” (Padova, Cedam); “Amore di sapienza. Avviamento elementare allo
studio della storia della filosofia, della scienza e della pedagogia per i licei
e gli istituti magistrali” (Vicenza, Tipografia commerciale); “La didache.
Insegnamento del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli. Documento
cristiano del I secolo” (Vicenza, Tipografia commerciale); Educare, Verona, La
Scaligera, Pensiero e realtà, Verona, La Scaligera, Scoto Eriugena ed il
neoplatonismo medievale, Milano, Bocca); Condillac, Milano, Bocca, Il pensiero
di Maturi, Milano, Bocca, Necessità attuale dell'universalismo Cristiano” (Vicenza,
Collezioni del Palladio, Valori cristiani e cultura immanentistica” (Padova, Cedam,
Hume, Milano, Bocca, La storiografia filosofica antica” (Milano, Bocca, Lo
scetticismo greco, Milano, Bocca, Giovanni di Salisbury, Milano, Bocca, Amalrico
di Bène, Milano, Bocca); Autrecourt, Milano, Bocca); “Dewey, con contributi
bibliografici a cura di, Milano, Bocca, Il problema logico del linguaggio nella
filosofia medioevale. Studi storico-critici” (Milano, Bocca); Il pensiero filosofico
di Marx (Con particolare riguardo alla
filosofia della prassi). Appunti delle lezioni di Storia della filosofia a cura
di M. Reina. Milano, La Goliardica (Il pensiero filosofico di Marx, D. Borso,
Shake ed., Milano ). Il pensiero occidentale. Compendio di storia della
filosofia con larga scelta di passi dagli autori, I, La filosofia antica e
medioevale” (Firenze, La Nuova Italia); “Sommario di storia della filosofia per
i licei classici e scientifici, Firenze,
La Nuova Italia, La dialettica in Marx.
Dagli scritti giovanili all'Introduzione alla critica dell'economia politica,
Bari, Laterza, Profilo di storia della filosofia, Firenze, La Nuova Italia,
Piccola antologia filosofica, Firenze,
La Nuova Italia, La dialettica hegeliana e l'epistemologia contemporanea,
Milano, CUEM, Hume e la scienza della natura umana, Roma-Bari, Laterza, Logica
e realtà. Momenti del pensiero medievale, Roma-Bari, Laterza, Storia della
Filosofia, G. Scalabrino Borsani, La filosofia indiana, Milano, Vallardi, Paolo
Beonio-Brocchieri, La filosofia cinese e dell'Asia orientale, Milano, Vallardi,
Gabriele Giannantoni, Armando Plebe, Pierluigi Donini, La filosofia greca dal
VI al IV secolo, Milano, Vallardi, La filosofia ellenistica e la patristica Cristiana(Milano,
Vallardi,La filosofia medievale. Dal secolo VI al secolo XII, Milano, Vallardi,
La filosofia medievale. I secoli XIII e XIV, (Milano, Vallardi); La filosofia
moderna” (Milano, Vallardi, P. Casini,
N. Merker, La filosofia moderna. Il Settecento, Milano, Vallardi, La filosofia
contemporanea. L'Ottocento, Milano, Vallardi, La filosofia contemporanea. Il
Novecento, Milano, Vallardi, La
filosofia della seconda metà del Novecento, 2 tomi, Padova-Milano, Piccin Nuova
libraria-Vallardi, Logica, esperienza e prassi. Momenti del pensiero moderno e
contemporaneo, Napoli, Morano, Il problema del realismo nella storia del pensiero,
Milano, Unicopli); La storiografia filosofica e la sua storia. Testi per il
corso di storia della filosofia I. A.A. con . Santinello, E. Garin, L.
Geldsetzer e L. Braun, Padova, Antenore, David Hume. La vita e l'opera,
Roma-Bari, Laterza); A. Banfi Relazioni dall'incontro A. Banfi: le vie della
ragione, Milano, con Dino Formaggio e
Paolo Rossi, Milano, Unicopli, Studi sul pragmatismo italiano” (Napoli, Bibliopolis);
“Studi sull'empirismo critico di Preti, Napoli, Bibliopolis, Filosofi del
Novecento, Milano, Franco Angeli, I problemi di metodo nella storiografia
filosofica, in Panorami filosofici. Itinerari del pensiero, Padova, Muzzio, Ragione e storia. Mezzo secolo di filosofia
italiana, con Fabio Minazzi, Milano, Rusconi,
Storia della filosofia e della storiografia filosofica. Scritti scelti,
M.Torre (Milano, Angeli); La guerra partigiana in Italia. D. Borso, Firenze-Milano,
Giunti-INSMLI, Dialettica hegeliana ed epistemologia analitica, Enrico Colombo,
Brescia, Morcelliana, . Il trascendentalismo della prassi, la filosofia della
Resistenza, con Andrea Vasa, Maria G. Sandrini, Milano-Udine, Mimesis. F.
Cambi, Razionalismo e prassi a Milano Milano) N. Badaloni (et al.), La storia
della filosofia come sapere critico. Studi offerti a Pra” (Milano, Angeli); L.
Bianchi, degli scritti di Pra, in La
storia della filosofia come sapere critico. Studi offerti a Mario Dal Pra,
Milano, A. Montesperelli, Introduzione, in E. MirriL. Conti , Filosofi nel
dissenso, Foligno, M. Mirri, Fra Vicenza
e Pisa. Esperienze morali, intellettuali e politiche di giovani degli anni ’40,
in Il contributo dell’Pisa e della Scuola Normale Superiore alla lotta
antifascista ed alla guerra di Liberazione, Pisa, A. Pacchi, Il filosofo e
l’educatore, in In onore di Mario Dal Pra, Montecchio Maggiore, F. Cassinari ,
Filosofia e storia della filosofia in Pra. Conversazione con Fulvio Papi,
«Itinerari filosofici», E.I. Rambaldi,
Ricordo di M. Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E. Garin, Mario Dal
Pra, «Rivista di storia della filosofia», A. Santucci, Mario Dal Pra filosofo e
storico della filosofia, «Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi,
Mario Dal Pra e l’esistenzialismo positivo di Nicola Abbagnano, «Rivista di
storia della filosofia», M. Torre , Pra
e i cinquant’anni della "Rivista di storia della filosofia", Milano, G.
Paganini, Dall’empirismo classico all’empirismo «critico». Le ricerche di M.
Dal Pra tra storia e teoria, «Cenobio. Rivista trimestrale di cultura della
Svizzera italiana», Giordanetti, Il fondo manoscritto di Mario Dal Pra,
«Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi, Et vos estote parati. Mario Dal
Pra, la vigilia, «Rivista di storia della filosofia», G. Barreca, L’archivio
Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E. I. Rambaldi, Mario Dal
Pra in Enciclopedia filosofica, Milano, Id., Mario Dal Pra giovane insegnante a
Vicenza, «Rivista di storia della filosofia»,M. Rigamonti, Gli Hume di Mario
Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia»,M. ParodiC. Selogna, Per una
filosofia minore. Mario Dal Pra e il pensiero debole, «Rivista di storia della
filosofia», P. Di Vona, Ricordo di Pra, «Rivista di storia della filosofia», Enrico
I. Rambaldi, Filologia e filosofia nella storiografia, in «ACME»,E. Franzina,
Mario Dal Pra partigiano. Dal fascismo alla Resistenza e alla sua storia, in
«Belfagor», Il fondo manoscritto di Mario Dal Pra. Descrizione, in
"Rivista di storia della filosofia",Ricordo di Pra, Informazione
filosofica, sito "studifilosofici". G. BarrecaGiordanetti, Fondo
Mario Dal Pra, Milano, Cisalpino.Dal Pra, Mario» in Dizionario di filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Presentiamo Pra: l'uomo, il filosofo. Una mostra
biografico-documentaria dall'archivio inedito Università degli Studi di Milano,
Biblioteca di Filosofia, D. Borso, Pra. Una via religiosa alla Resistenza,
"Humanitas", L'archivio Mario
Dal Pra presso l Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano
Fascicolo speciale in memoria di Mario Dal Pra per il settantesimo anniversario
della fondazione della Rivista, in Rivista di storia della filosofia: LXXI,
supplemento 4, , Milano, Franco Angeli, . D. Borso, Mario Dal Pra 'fucino',
"Rivista di storia della filosofia", Gianmarco Bisogno, Anselmo in
Italia: tra Mario Dal Pra e Sofia Vanni Rovighi, in «Dianoia. Rivista di
filosofia del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Bologna», Riconoscimenti l'Accademia dei Lincei gli ha
conferito il Premio Feltrinelli per le Scienze Filosofiche.Scuola di
Milano u TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. OpereVincitori del Premio Feltrinelli Filosofia
Università Università Premi Feltrinelli 1950-, su lincei. Mario Dal
Pra. Pra. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pra” – The Swimming-Pool
Library.
Prepostino da Cremona summa
theologicalManichean, caraterismo.
Prestipino (Gioiosa Marea). Filosofo.
Professore a Siena. Attivo nel Partito Comunista Italiano, ha alternato la sua
attività di docente universitario con l'attività di giornalista, attività
politica, sindacalista. Docente nei
liceisia nella Libia post-coloniale che in Italia diviene poi docente
universitario. Sii stabilisce definitivamente in Italia, e dove successivamente
ricopre anche i ruoli di deputato regionale alla Regione Sicilia e di sindaco
di Capizzi. Fondatore di diverse riviste
accademiche e scientifiche, è noto in particolare come pubblicista e studioso
di socialismo, marxismo ed estetica. -- è presidente onorario del Centro per la
filosofia italiana di Monte Compatri e Direttore della rivista filosofica Il
contributo. Altre opere: “La teoria del
mito e la modernità di Vico” (Palermo, Montaina); “L'arte e la dialettica in
Lukàcs e Volpe” (Messina, D'Anna); “Che cos'e la filosofia : strutture e livelli
del conoscere” (Gaeta, Bibliotheca); “Per una antropologia filosofica: proposte
di metodo e di lessico” (Napoli, Guida); “Marxismo (e tradizione gramsciana)
negli studi antropologici, Natura e
società” (Roma, Editori Riuniti); “Da Gramsci a Marx” (Roma, Editori Riuniti);
“Modelli di strutture storiche” (Bibliotheca, Narciso e l’automobile, La Città
del Sole, Realismo e Utopia. In memoria di Lukács e Bloch” (Roma, Editori
Riuniti); Tre voci nel deserto. Vico Leopardi Gramsci, Roma, Carocci. Scheda su
aracneeditrice Chiara Loschi, Da una
sponda all’altra del Mediterraneo: memorie di militanza comunista. Intervista a
Prestipino. Art. in: Historia Magistra. Rivista di storia critica, lCatalogo
del Servizio Bibliotecario Nazionale
Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Pubblicazioni su Persée, Ministère de
l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Filosofo Democratico Giuseppe Prestipino,
docente di filosofia della storia all'Siena Giuseppe Prestipino, Risorgimento
italiano e dialettica storica in Gramsci, dal Calendario del Popolo Autori
Aracne Editrice Giuseppe Prestipino. Prestipino. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Prestipino” – The Swimming-Pool Library.
Preti (Pavia). Filosofo. Grice: “I like Preti. He wrote “Retorica
e logica,” which I enjoyed since this is what I do: I find the rhetoric (the
implicature) to the logic (the explicature).” Grice: “Preti was a bit of a
Stevensonian, with his ‘Praxis ed empirismo, and I mean C. L. Stevenson, not
the Scots master of narrative!”. Compiuti i primi studi
all'Istituto Magistrale Adelaide Cairoli, si iscrisse all'Università degli
Studi di Pavia, dove fu allievo di Levi, Villa e dell'indianista Suali; dopo
essersi interessato di discipline orientalistiche, indirizzò i suoi studi alla
filosofia e si laureò nel 1933, discutendo una tesi sul pensiero di Edmund
Husserl. Grazie all'amicizia con Enzo Paci, nata nelle aule dell'ateneo di
Pavia, Giulio Preti entrò a far parte del novero di intellettuali e studiosi
che, riuniti intorno alla figura di Antonio Banfi, avrebbero poi dato vita al
movimento di rinnovamento della filosofia italiana che si andava delineando
nell'ambiente milanese di quegli anni. Segnalatosi ben presto come acuto
critico dell'orientamento idealistico predominante nella cultura italiana, rivolse
i propri interessi, oltre che alla fenomenologia husserliana, alle più
innovative correnti europee di filosofia della scienza e del linguaggio,
concentrandosi particolarmente sugli sviluppi della logica matematica e sul positivismo
logico. Nel 1937 sposa Daria Menicanti dando vita a un matrimonio che
terminerà nel 1954, anche se il rapporto tra i due durerà tutta la vita.
Nel corso della Seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza,
fiancheggiando formazioni comuniste, ma nel 1946 decise di non ritirare la
tessera del PCI. Attivo promotore di ideali democratici, partecipò, nel secondo
dopoguerra, al dibattito culturale italiano contribuendo a riviste e
quotidiani, soprattutto di area comunista, (Il Politecnico, Paese sera) e
segnalandosi per la polemica, che lo accompagnò lungo tutta la sua attività,
contro l'impostazione umanistico-retorica dei principali indirizzi
(cattolico-spiritualista, idealistico crociano e post-attualistico) della
cultura italiana. Aderì alla dottrina marxistica ufficiosa del PCI (non rifiutò
il diamat sovietico e la larga parte del pensiero gramsciano), e condusse
autonomi studi sul giovane Marx nell'ottica di una originale filosofia della
prassi. Incaricato di Filosofia morale presso l'Pavia passa a Firenze,
dove rimase come professore di Storia della Filosofia e di Filosofia fino alla
morte. Da dei contributi originali a pressoché tutte le discipline
filosofiche: dalla filosofia teoretica alla filosofia morale, dalla storia
della filosofia all'estetica, dalla filosofia del linguaggio alla filosofia
della scienza. I suoi primi saggi, accolti nella rivista banfiana
"Studi Filosofici", lo videro coinvolto in una polemica
sull'immanenza e la trascendenza in filosofia, oltre che nella presentazione
delle principali novità filosofiche d'oltralpe. I suoi primi due volumi Fenomenologia
del valore e Idealismo e positivism, in cui emerge con evidenza
quell'impostazione tesa a conciliare istanze razionalistiche ed empiristiche
cui rimarrà fedele per tutta la vita, sono di taglio decisamente teoretico: in
essi, pur mantenendo in larga parte la terminologia e l'approccio mutuati da
Husserl nel corso dei suoi studi, dimostra la propria sensibilità alle istanze
di tipo positivistico ed ai problemi posti dal materialismo storico. Solo nel
periodo successivo alla guerra approderà ad uno studio veramente sistematico
del pensiero filosofico-analitico sviluppato in Inghilterra dalla
"scuola" di Russell e Wittgenstein e sul continente dagli autori dei
circoli neo-positivistici di Vienna e Berlino, in gran parte riparati in
America nel corso degli anni trenta del '900: i frutti di questi suoi studi
saranno accolti nel volumetto Linguaggio comune e linguaggi scientifici, oltre
che in alcuni articoli apparsi in riviste e ora raccolti nel primo volume dei “Saggi
filosofici.” Pur non abbandonando mai del tutto la propria originaria
impostazione "continentale", da allora in poi Preti si sarebbe
segnalato come uno dei filosofi italiani più in sintonia con temi e metodi della
filosofia analitica. Presente nella sua
opera fu anche l'influenza del pragmatismo, anche se limitata ad alcuni aspetti
generali della riflessione sul rapporto tra teoresi e prassi, come risulta
evidente dalla lettura di un libro destinato a godere di un certo successo, “Praxis
ed empirismo.” In questo volumetto presentò in maniera relativamente organica,
per quanto rapidamente, alcuni temi al confine tra pensiero teoretico,
filosofia morale e filosofia politica. Negli anni successivi la sua opera,
rimasta in parte inedita e uscita postuma, si focalizzò su problemi concernenti
temi teoretici trasversali soprattutto nei campi della gnoseologia, della
filosofia della scienza, della metamorale (analisi teoretica di concetti propri
della filosofia morale) e dell'estetica. Pu autore anche di studi
storico-filosofici. Nel campo della storia della filosofia antica e in quello
medievistico egli concentrò il proprio interesse sui problemi della logica
post-aristotelica e scolastica (si vedano gli studi contenuti nel secondo
volume dei Saggi filosofici), mentre nell'ambito della filosofia moderna si
occupò di Leibniz e della filosofia morale di Smith. Vide la luce un libro
sulla Storia del pensiero scientifico, riguardante lo sviluppo dello spirito
scientifico dall'antichità greca alla crisi della scienza classica tra la fine Professoree
. Il suo saggio “Retorica e logica: le due culture” è un saggio a cavallo tra
la ricostruzione storico-filosofica e il saggio teoretico, con il quale si
intende dimostrare, prendendo le mosse dalla polemica aperta dallo scienziato e
scrittore inglese C.Snow, l'inconciliabilità tra le due forme di cultura che si
intrecciano nel dibattito occidentale, quella logico-scientifica e quella
umanistico-letteraria, e la necessità di far prevalere la prima sulla seconda
al fine di non cedere a nuove forme di oscurantismo elitario e fanatico. Inoltre,
affiancò costantemente alla propria attività di autore quella di curatore e
traduttore soprattutto di classici del pensiero filosofico. Il suo stile,
volutamente trascurato, è rapido, nervoso e semplice, in implicita polemica con
il bello scrivere e l'ermetismo tipico delle scuole idealistiche italiane.
Altra interessante caratteristica di Preti come autore è quella di non
ritornare quasi mai sul materiale già da lui edito: non diede mai mano infatti
a seconde edizioni delle proprie opere. Critica Secondo il parere di Franzini,
nel pensiero di Preti si assisterebbe a un tentativo di trovare una via
alternativa al rapporto fra un pensiero unitario e inglobante (di tradizione
hegeliano-crociana), e uno invece dualistico, nel distinguo fra saperi
umanistici e scientifici. Il rifiuto di una strenua dicotomia, secondo Preti,
non deve annullare bensì esaltare le differenze. Opere principali:
“Fenomenologia del valore” (Principato, Milano);“Idealismo e positivismo”
(Bompiani, Milano); “Linguaggio comune e linguaggi scientifici,” Bocca, Milano
Newton, Garzanti, Milano, Il Cristianesimo universale di G. G. Leibniz, Bocca,
Milano, Praxis ed empirismo, Einaudi, Torino (nuova edizione, con prefazione di
Salvatore Veca e postfazione di Fabio Minazzi, Bruno Mondadori, Milano) Alle origini
dell'etica contemporanea: Smith,
Laterza, Bari (nuova edizione, La Nuova
Italia, Firenze , Storia del pensiero scientifico, Arnoldo Mondadori Editore,
Milano, Retorica e logica, Torino, Einaudi, Che será, será, Firenze, Il
Fiorino, Umanismo e strutturalismo. Scritti di estetica e di letteratura con un
saggio inedito, E. Migliorini, Liviana, Padova. Lo scetticismo e il problema della
conoscenza, “Rivista critica di Storia della Filosofia”, Saggi filosofici, con
presentazione di Pra, La Nuova Italia, Firenz. In principio era la carne. Saggi
filosofici inediti , Pra, Franco Angeli, Milano, Il problema dei valori:
l'etica di Moore, Alberto Peruzzi, Franco Angeli, Milano, Lezioni di filosofia
della scienza, Fabio Minazzi, Franco Angeli, Milano, Morale e metamorale. (Grice:
“moralia e transmoralia”). Saggi filosofici inediti, Ermanno Migliorini, Franco
Angeli, Milano); L'esperienza insegna...
Scritti civili d sulla Resistenza, a cura e con un saggio introduttivo di Fabio
Minazzi, Manni Editore, San Cesario, Lecce, In principio era la carne, Luca
Maria Scarantino, "Rivista di Storia della Filosofia", Notizie
sull'operosità scientifica e sulla carriera didattica, Fabio Minazzi, "Il Protagora"
Filosofare onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a Gentile,
F. Minazzi, "Il Protagora", Ci terrei tanto a venire a Firenze. Lettere
a Garin, F. Minazzi, "Il Protagora",Qui a Firenze si muore nel
silenzio e nella solitudine. Lettere a Pra, Minazzi, "Il Protagora", Note
Elio Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali, in
"La Tigre di Carta", Aldo Zanardo, Enciclopedia Italiana IV Appendice, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Minazzi, G. Preti: , Franco Angeli,
Milano Mario Dal Pra, Studi sull'empirismo critico di Giulio Preti,
Bibliopolis, Napoli, Pier Luigi Lecis, Filosofia, scienza, valori: il
trascendentalismo critico di Giulio Preti, Morano, Napoli, F. Minazzi , Il
pensiero di Giulio Preti nella cultura filosofica del Novecento (Angeli, Milano);
F. Minazzi, “L'onesto mestiere del filosofare” (Angeli, Milano); F. Minazzi, “Il
cacodemone neoilluminista. L'inquietudine pascaliana di reti” (Angeli, Milano);
A. Peruzzi , Giulio Preti filosofo europeo, Olschki, Firenze); P. Parrini e L.
Scarantino, “Preti” (Guerini, Milano); Vincenzo Tavernese, Preti. La teoria della conoscenza nel saggio
postumo In principio era la carne, Firenze Atheneum, Scandicci, Luca Maria Scarantino, Preti. La costruzione
della filosofia come scienza sociale, Bruno Mondadori, Milano Le mektoub
tunisien de Preti. La vie et l'oeuvre
d'un philosophe italien rationaliste, sous la direction de Michele Brondino et
Fabio Minazzi, Editions Publisud, Paris, Jean Petitot, Per un nuovo
illuminismo, Prefazione, traduzione dal francese e cura di Fabio Minazzi,
Bompiani, Milano 2009 Fabio Minazzi, Suppositio pro significato non ultimato. G
neorealista logico studiato nei suoi scritti inediti, Mimesis, Milano Fabio Minazzi, Preti: le opere e i giorni. Una vita più che
vita per la filosofia quale onesto mestiere, Mimesis, Milano Franco Cambi, Giovanni Mari , Intellettuale
critico e filosofo attuale, Firenze University Press, Firenze Massimo Mugnai, «Scienza e filosofia:
Geymonat e Preti» in Il contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Minazzi e Sandrini , Il contributo di Preti al razionalismo critico
europeo, Mimesis, Milano . Fabio Minazzi, Sul bios theretikòs di Preti ,
Mimesis, Milano , 2 voll. Francesco di Maria, Saggio sul pensiero di Giulio
Preti. Un punto di vista cattolico, Stamen, Roma . Elio Franzini, Il mito delle due culture e la
filosofia dei giornali, in La Tigre di Carta, Giulio Preti dal sito Swif
dell'Bari Giulio Preti su pianetagalileo Giulio Preti, presentazione Paolo
Parrini e Luca Maria Scarantino dal convegno Unesco (Conseil International de
la Philosophie et des Sciences Humaines) Sul Bíos theoretikós di Giulio Preti.
Convegno internazionale nel sito dell'Università degli studi dell'Insubria Sito
internet dedicato al pensiero di Giulio Preti, su giuliopreti.eu. Giulio Preti.
Preti. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Preti” – The Swimming-Pool
Library.
Preve (Valenza). Filosofo. Important
Italian philosopher. He is the tutor of Fusaro, of Torino. “Il
comunitarismo è la via maestra che conduce all'universalismo, inteso come campo
di confronto fra comunità unite dai caratteri del genere umano, della socialità
e della razionalità,” da Elogio del Comunitarismo.Di ispirazione marxiana ed
hegeliana, ha scritto numerosi volumi e saggi di argomento filosofico, pubblicati
in Italia e all'estero. Il padre, che al momento della nascita di Costanzo è
mobilitato, lavora come funzionario delle Ferrovie dello Stato mentre la madre,
casalinga, proviene da una famiglia ortodossa di origine armena. Viene
cresciuto dalla nonna materna in lingua francese, e attraverso di lei inizia a
conoscere la cultura e la lingua greca; come vedremo, entrambe queste
circostanze avranno un grande rilievo nella vita di Preve. Personalmente non è
credente, pur riconoscendo l'importanza del fenomeno religioso. Studia a
Torino, dove conseguirà la maturità classica. Durante i mesi estivi lavora in
campagna nel Regno Unito. Dietro pressioni del padre si iscrive alla facoltà di
giurisprudenza a Torino. Verificando il suo totale disinteresse per gli studi
giuridici, decide di passare alla facoltà di Scienze politiche, che però non frequenterà
mai; ne conseguirà ugualmente la laurea, discutendo con iGarrone una tesi sui
"Temi delle elezioni politiche italiane del 18 aprile 1948". Vince
per concorso una borsa di studio a Parigi, dove si reca con il proposito di
condurre studi filosofici; qui seguirà i corsi su Hegel tenuti da Hyppolite, frequenterà
i seminari di Althusser e Sartre, e sotto la guida di Garaudy e Mury, si
avvicinerà a Marx. A Parigi segue soprattutto corsi di filosofia greca classica
e di germanistica, e grazie ad una borsa di studio si reca per un semestre
invernale alla Freie Universität di Berlino. Passa dal dipartimento di
germanistica a quello di neo-ellenistica, e vince una borsa di studio per
recarsi ad Atene; all'Atene studia greco classico con Lekatsas e storia
contemporanea con Psyroukhis, che esercitano su di lui un grande ascendente.
Qui prepara una tesi di laurea sul tema: "L'illuminismo greco e le sue
tendenze radicali e rivoluzionarie: enogenesi della nazione greca fra
Settecento e Ottocento. Il problema della discontinuità con la grecità classica
e con la grecità bizantina”. Poliglotta dagli anni dell'università, e fermo
sostenitore della lettura dei testi filosofici nella lingua originale, egli
apprenderà inglese, portoghese, francese, tedesco, spagnolo, russo, greco
antico e moderno, arabo, ebraico, e latino. Rtorna a Torino e si sposa. Consegue
per concorso l'abilitazione all'insegnamento liceale di lingua e letteratura
francese e di storia della filosofia mentre vince il concorso nazionale di
ordinariato per l'insegnamento della filosofia e della storia nei licei.
Insegnante fino alla pensione, per due anni insegna francese e inglese, mentre
per trentatré anni è docente di storia e
filosofia al liceo Scientifico di Torino (oggi Liceo Alessandro Volta).
Trascorre gli anni in un'intensa attività
politica, aderendo al PCI per poi militare in vari gruppi della sinistra
extraparlamentare; in questi anni, l'attività filosofica di Preve è incentrata
nel tentativo di conciliare esistenzialmente il comunismo, il marxismo e la filosofia.
Grassa, Turchetto ed Illuminati lo invitano a varie collaborazioni; con essi
fonderà il Centro Studi di Materialismo Storico di Milano, del quale redigerà
inoltre il manifesto programmatico. In questo contesto, e per finanziamento di
questo centro, esce il suo primo volume indipendente (cfr. La filosofia imperfetta,
Franco Angeli, Milano). Questo testo testimonia la sua adesione di massima alla
proposta filosofica dell'Ontologia dell'essere sociale dell'ultimo Lukács, ed
anche, indirettamente, il suo distacco definitivo dalla scuola di Althusser.
Insieme con Volpi, Turchetto, Illuminati,
Cioffi, Vigorelli, ed altri fonda a Milano la rivista “Metamorfosi”, che pubblicherà sedici numeri
di tipo monografico. In quasi tutti i fascicoli vi sono suoi contributi, che
spaziano da un esame dell'operaismo italiano da Panzieri a Tronti e Negri,
all'analisi del marxismo dissidente nei paesi socialisti, alla discussione
sulla filosofia di Lukács, alla critica delle ideologie del progresso storico,
all'indagine sullo statuto filosofico della critica marxiana dell'economia
politica. Nel 1983 contribuisce ad organizzare, insieme con Emilio Agazzi, un
congresso internazionale dedicato al centenario della morte di Marx (Milano), e
vi svolge una relazione sulle categorie modali di necessità e di possibilità in
Marx. Da quest'esperienza nasce una rivista chiamata “Marx 101”, che uscirà nei
due decenni successivi in due serie di numeri monografici e di cui Preve sarà
membro del comitato di redazione. Per tutti gli anni ottanta collabora al
mensile teorico “Democrazia Proletaria”, organo dell'omonimo partito, che poi
diverrà insieme con i fuoriusciti dal PCI la seconda componente politica e
militante del PRC (Partito della Rifondazione Comunista). Sarà iscritto a
DP soltanto per un breve period, facendo parte della direzione nazionale; nella
battaglia politica fra i sostenitori di una scelta ecologista (M. Capanna) e
neocomunista, Preve sostiene la seconda con una serie di articoli. Quando le
componenti di Democrazia Proletaria e dell'Associazione Culturale Marxista
confluiscono nel Partito della Rifondazione Comunista, Preve abbandona la
militanza politica diretta. Con la pubblicazione di otto volumi consecutivi
usciti presso l'editore Vangelista di Milano, affronta il suo “ultimo tentativo
personale di coerentizzazione di un paradigma filosofico marxista globale”. Si
verifica infatti una discontinuità nella sua produzione. Preve opta per
l'abbandono di ogni “ismo” di riferimento, uscendo del tutto “dalla cosiddetta
Sinistra” e dalle sue procedure di “accoglimento e cooptazione”.
Ritenendo che la globalizzazione nata dall'implosione dell'Unione Sovietica non
si lasci più “interrogare” attraverso le categorie di Destra e di Sinistra, ma
richieda altre categorie interpretative, Preve diviene inoltre un convinto
sostenitore della necessità di superare la dicotomia sinistra-destra. Questa
posizione, condivisa da alcuni intellettuali e movimenti internazionali, è
stata criticata da molti, tra cui lo scrittore Valerio Evangelisti, che ne ha
sottolineato l'ambiguità ideologica. Autore e saggista molto prolifico,
ha dedicato le sue ultime riflessioni a temi come il comunitarismo, la
geopolitica, l'universalismo, la questione nazionale, oltre ovviamente ad
un'ininterrotta attenzione al rapporto marxismo-filosofia. Muore a Torino. Il
Consiglio Comunale di Torino lo ha omaggiato sottolineando il ruolo di Preve e
l'importante stimolo al dibattito culturale e politico da lui sviluppato,
rilevante per la crescita politica collettiva in Italia. Pensiero La sua
riflessione può essere distinta in due periodi successivi. Ha cercato di
opporsi alla deriva post-moderna seguita dalla stragrande maggioranza della
sinistra italiana (in particolare dagli intellettuali legati al PCI) con un
recupero dei punti alti della tradizione marxista indipendente, del tutto
estranea alle incorporazioni burocratiche del marxismo come ideologia di
legittimazione di partiti e di stati (soprattutto l'ultimo Lukács, l'ultimo
Althusser, Bloch, Adorno). In un secondo periodo, dopo la fine del socialismo
reale, che chiama comunismo storico novecentesco, ed in dissenso con tutti i
tentativi di sua continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa,
ha invece lavorato su di una generale rifondazione antropologica del comunismo,
marcando sempre più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati
identitari della sinistra italiana (Rifondazione Comunista in primis, ma anche
la scuola operaista e T. Negri in particolar modo). Durante gli anni
novanta i suoi interventi sono apparsi sia su riviste legate alla sinistra
alternativa (L'Ernesto, Bandiera Rossa) che su riviste come Indipendenza e
Koiné, dove sostene l'esplicito superamento del dualismo destra-sinistra,
approdando a posizioni antitetiche a quelle di Bobbio (con cui ebbe uno stretto rapporto per
più di vent'anni). Nei primi anni del nuovo millennio ha collaborato con la
rivista Comunitarismo, prima, e Comunità e Resistenza, poi. È stato fino alla
morte redattore del quadrimestrale Comunismo e Comunità. Al di là delle prese
di posizione sulla congiuntura politica, tre cardini della filosofia di Preve
sono l'interpretazione della storia della filosofia, l'analisi filosofica del
capitalismo e la proposta politica per un comunismo comunitario
universalistico. Interpretazione della storia della filosofia Rileggendo
l'intera storia della filosofia soprattutto occidentale, utilizza una deduzione
sociale delle categorie del pensiero non riduzionistica, che gli permette di
discernere la genesi particolare delle idee dalla loro validità universale.
Infatti quello di Preve è un orizzonte aperto universalisticamente alla verità,
intesa hegelianamente come processo di autocoscienza storica e sintesi di
ontologia e assiologia, dell'esperienza umana nella storia. Nella sua proposta
di ontologia dell'essere sociale riconosce razionalmente la natura solidale e
comunitaria dell'anima umana e l'autonomia conoscitiva della filosofia,
contrastando ogni forma di riduzionismo nichilistico, relativistico o
partigianamente ideologico. Preve viene definito «strenuo difensore dello
statuto veritativo della filosofia da una parte, e deciso oppositore di ogni
fraintendimento relativistico dall’altra». Preve intende il capitalismo
come totalità economica, politica e culturale da indagare in tutte le sue
dimensioni. Propone di suddividerlo filosoficamente e idealisticamente in tre
fasi: astratta, dialettica con una protoborghesia illuministica o romantica,
una medioborghesia positivistica e poi esistenzialistica, e una tardo-borghesia sempre
più individualistica e libertaria; speculativa (post-borghese e post-proletaria)
in cui il capitale si concretizza come assoluto, espandendosi al di là delle
dicotomie precedenti a destra economicamente, al centro politicamente e a
sinistra culturalmente. Politicamente corretto Nell'analisi filosofica
del capitalismo, più volte insiste sulla critica al politicamente corretto,
dove riprende alcuni dei suoi temi già trattati; il concetto consterebbe dei
seguenti punti nella concezione previana (dove è considerato un'arma del
capitalismo per attrarre fasce deboli a sé, nonché un'ideologia di fondo
dell'occidente imperialista): americanismo come collocazione presupposta,
anche sotto forma di benevola critica al governo statunitense; "religione
olocaustica": Preve non aderisce al negazionismo dell'Olocausto e condanna
i genocidi, ma considera la shoah un fatto non "unico", utilizzato
dal sionismo per legittimare le azioni di Israele tramite il senso di colpa
dell'Europa: «Auschwitz non può e non deve essere dimenticato, perché la
memoria dei morti innocenti deve essere riscattata, e questo mondo nella sua
interezza appartiene a tre tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti,
coloro che sono tuttora in vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma
Auschwitz non deve diventare un simbolo di legittimazione del sionismo, che
agita l'accusa di antisemitismo in tutti coloro che non lo accettano
radicalmente, e che non sono disposti a derubricare a semplici errori i suoi
veri e propri crimini» "teologia dei diritti umani", che Preve
considera (come altri filosofi marxisti come Žižek o Losurdo, o comunitaristi
come ABenoist) solo un grimaldello e un paravento del capitalismo per imporsi
ed eliminare, in realtà, i diritti dei popoli e dei lavoratori, attuando il
liberismo e l'imperialismo globali; antifascismo in assenza completa di
fascismo: l'antifascismo, positivo un tempo, è considerato un fenomeno dannoso
e a favore del sistema capitalistico, visto che il fascismo (da lui deprecato
soprattutto per la colonizzazione imperialistica dell'Africa e la
"mascalzonaggine imperdonabile" dell'invasione della Grecia) è stato
ormai sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse forze anti-sistema, e a
fungere da nuova ideologia della sinistra postcomunista e post-stalinista (dopo
il graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto per gli effetti della destalinizzazione), che
diviene così inutile; falsa dicotomia Sinistra/Destra come "protesi di
manipolazione politologica": derivata dal precedente, questa teoria
punterebbe a indebolire le critiche anticapitalistiche, impedendo l'unione tra
comunisti, comunitaristi e socialisti nazionalitari contro il capitale. Al
contempo, anche per le nette e costanti affermazioni contro i tribalismi, i
razzismi e i nazionalismi soprattutto coloniali, è da ritenersi estranea al
cosiddetto "rossobrunismo" (un termine coniato all'inizio per
descrivere i cosiddetti nazionalboscevichi) di cui fu tacciato dal citato V.
Evangelisti, che a suo dire si configurerebbe come una folle somma dei difetti
degli estremismi opposti. L'unione di sostenitori rasati del razzismo biologico
con sostenitori barbuti della dittatura del proletariato sarebbe certamente un
buon copione di pornografia hard, ma non potrebbe uscire dal piccolo circuito a
luci rosse del sottobosco politico.» nismo comunitario La sua proposta
politica va nella direzione di un comunismo comunitario universalistico, da
intendersi come correzione democratica e umanistica del comunismo, dal momento
che quello storico novecentesco sarebbe stato reo di non aver messo in comune
innanzitutto la verità. Quello tratteggiato da lui è un sistema sociale che
costituisce una sintesi di individui liberati e comunità solidali. Non è inteso
come inevitabile sbocco storicistico o positivistico di una storia che si
svilupperebbe linearmente, né tuttavia in modo aleatorio in senso
althusseriano, bensì aristotelicamente in potenza, a partire dalla resistenza
alla dissoluzione comunitaria innescata dall'accumulazione individuale di
merci. Qui il problema dell'auspicabile democrazia viene impostato su basi
antropologiche, scommettendo sulle potenzialità ontologiche della bontà
dell'anima umana, potenzialmente politico-comunitaria (zόon politikόn);
razionale e valutativa della giusta misura sociale (zόon lόgon échon) e
generica, in senso marxiano (Gattungswesen), cioè in grado di costruire diversi
modelli di convivenza sociale, compreso quello in cui l'uomo, affermando la
priorità etica e comunitaria per contenere i processi economici altrimenti
dispiegantisi in modo illimitato e disumano, può realizzare le sue potenzialità
ontologiche immanenti, attualmente alienate. La liberazione dell'individuo
avverrebbe quindi a partire dal suo radicamento comunitario in cui agisce
collettivamente, pur rimanendo l'individuo stesso l'unità minima di resistenza
al potere. In gioventù aderì al PCI, 5, ma presto si allontanò (essendo
ostile al compromesso storico tra PCI e DC, promosso da Berlinguer e Moro),
entrando poi a far parte della Commissione culturale di Lotta Continua. In seguito
si iscrisse a Democrazia Proletaria durante la sua ultima fase. Dopo lo
scioglimento di DP, e in seguito alla confluenza di quest'ultima in
Rifondazione Comunista, si è sempre più allontanato dall'attività politica in
senso stretto. In seguito manifestò critiche verso l'operaismo e il trotskismo
che animavano talvolta queste esperienze della post-sinistra
extraparlamentare. Se dal punto di vista teorico si era già distanziato
dalla sinistra italiana a seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica e
della svolta della Bolognina, il distacco emotivo definitivo dalla
"sinistra" avvenne con il bombardamento NATO in Jugoslavia durante la
guerra del Kosovo, che ricevette il beneplacito del governo italiano guidato da
M. Alema. Considera questo fatto come la fine della legalità costituzionale
italiana riferendosi alla violazione dell'articolo 11 e un atto di tradimento
verso i valori fondanti della Repubblica Italiana. Sul tema scrisse Il
bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico
e la menzogna evidente. Molto clamore ha suscitato (anche tra le file della
sinistra alternativa) la sua adesione ad alcune tesi del Campo Antimperialista per
l'esplicito sostegno da questi fornito alla resistenza irachena. È stato uno
dei filosofi di riferimento del comunismo comunitario, nonché animatore della rivista
Comunismo e Comunità. Altre opere: “La classe operaia non va in paradiso:
dal marxismo occidentale all'operaismo italiano, in Alla ricerca della
produzione perduta” (Bari, Dedalo); “Cosa possiamo chiedere al marxismo.
Sull'identità filosofica del materialismo storico, in Marxismo in mare aperto.
Rilevazioni, ipotesi, prospettive” (Milano, Angeli); “La filosofia imperfetta.
Una proposta di ricostruzione del marxismo ” (Milano, Angeli); “La teoria in
pezzi. La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia” (Bari,
Dedalo); “La ricostruzione del marxismo fra filosofia e scienza, in La
cognizione della crisi. Saggi sul marxismo di Althusser” (Milano, Angeli); “La
rivoluzione teorica di Althusser, in Il marxismo” (Pisa, Vallerini); “La
passione durevole” (Milano, Vangelista); “La musa di Clio vestita di rosso, in
Trasformazione e persistenza. Saggi sulla storicità del capitalismo” (Milano,
Angeli); “Il filo di Arianna. Quindici lezioni di filosofia marxista” (Milano,
Vangelista); “Il marxismo ed il problema teorico dell'eguaglianza oggi, in
Egalitè-inegalitè. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli
studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, Urbino,
Quattro venti, Il convitato di pietra. Saggio su marxismo e nichilismo, Milano,
Vangelista, L'assalto al cielo. Saggio su marxismo e individualismo, Milano,
Vangelista); “Il pianeta rosso. Saggio su marxismo e universalismo” (Milano,
Vangelista); “Ideologia Italiana. Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia”
(Milano, Vangelista); “Il tempo della ricerca. Saggio sul moderno, il
postmoderno e la fine della storia” (Milano, Vangelista); “L'eguale libertà.
Saggio sulla natura umana” (Milano, Vangelista); “Oltre la gabbia d'acciaio.
Saggio su capitalismo e filosofia” (Milano, Vangelista); “Il teatro
dell'assurdo: cronaca e storia dei recenti avvenimenti italiani. Una critica
alla cultura dominante della sinistra nell'attuale scontro tra berlusconismo e
progressismo” (Milano, Punto Rosso); “Una teoria nuova per una diversa
strategia politica. Premesse teoriche alla critica della cultura dominante
della sinistra esposta nel Teatro dell'assurdo” (Milano, Punto Rosso); “Il
marxismo vissuto del Che, in Adys Cupull e Froìlan Gonzales, Càlida presencia.
Lettere di Che Guevara a Tita Infante, Milano, Punto Rosso); “Un elogio della
filosofia” (Milano, Punto Rosso); Quale comunismo?, in Uomini usciti di pianto
in ragione. Saggi su F. Fortini” (Roma, Manifestolibri); “La fine di una
teoria. Il collasso del marxismo storico del Novecento” (Milano, UNICOPLI); “Il
comunismo storico novecentesco. Un bilancio storico e teorico, Milano, Punto
Rosso); “Nichilismo Verità Storia. Un manifesto filosofico della fine del XX
secolo” (Pistoia, CRT); “Gesù. Uomo nella storia, Dio nel pensiero” (Pistoia);
“Il crepuscolo della profezia comunista. A 150 anni dal “Manifesto”, il futuro
oltre la scienza e l'utopia, Pistoia, CRT); “L'alba del Sessantotto. Una
interpretazione filosofica” (Pistoia, CRT, Marxismo, Filosofia, Verità, Pistoia,
CRT, Destra e sinistra. La natura
inservibile di due categorie tradizionali” (Pistoia, CRT); “La questione
nazionale alle soglie del XXI secolo. Note introduttive ad un problema delicato
e pieno di pregiudizi” (Pistoia, CRT, Le stagioni del nichilismo. Un'analisi
filosofica ed una prognosi storica, Pistoia, CRT, Individui liberati, comunità
solidali. Sulla questione della società degli individui” (Pistoia, CRT); “Contro
il capitalismo, oltre il comunismo. Riflessioni su di una eredità storica e su
un futuro possibile” (Pistoia, CRT); “La fine dell'Urss. Dalla transizione
mancata alla dissoluzione reale, Pistoia, CRT); “Il ritorno del clero. La
questione degli intellettuali oggi, Pistoia, CRT, Le avventure dell'ateismo.
Religione e materialismo oggi, Pistoia, CRT, Un nuovo manifesto filosofico. Prospettive
inedite e orizzonti convincenti per il pensiero, con Andrea Cavazzini, Pistoia,
CRT, Hegel Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia contemporanea, Pistoia,
CRT, Scienza, politica, filosofia. Un'interpretazione filosofica del Novecento,
Pistoia, CRT); I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico
dell'Ottocento e del Novecento, Pistoia, CRT); “L'educazione filosofica.
Memoria del passato, compito del presente, sfida del futuro, Pistoia, CRT); “Il
bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo
terapeutico e la menzogna evidente, Pistoia, CRT); “Marxismo e filosofia. Note,
riflessioni e alcune novità, Pistoia, CRT, Un secolo di marxismo. Idee e
ideologie, Pistoia, CRT); “Un filosofo controvoglia. Introduzione a G. Anders,
L'uomo è antiquato” (Bollati Boringhieri); “Le contraddizioni di Bobbio. Per
una critica del bobbianesimo cerimoniale” (Pistoia, CRT, Marx inattuale.
Eredità e prospettiva” (Torino, Bollati Boringhieri, Verità filosofica e
critica sociale. Religione, filosofia, marxismo, Pistoia, CRT) Dove va la
sinistra?, Stefano Boninsegni, Roma, Settimo Sigillo, Comunitarismo filosofia
politica, Molfetta, Noctua, La filosofia classica tedesca, prefazione a Renato
Pallavidini, Dialettica e prassi critica. Dall'idealismo al marxismo (Molfetta,
Noctua); “L'ideocrazia imperiale americana, Roma, Settimo Sigillo); Filosofia
del presente. Un mondo alla rovescia da interpretare, Roma, Settimo Sigillo); Filosofia
e geopolitica, Parma, All'insegna del Veltro, Del buon uso dell'universalismo.
Elementi di filosofia politica per il XXI secolo, Roma, Settimo Sigillo, Dialoghi
sul presente. Alienazione, globalizzazione destra/sinistra, atei devoti. Per un
pensiero ribelle” (Napoli, Controcorrente); “La comunità ritrovata. Rousseau
critico della modernità illuminista, Torino, Libreria Stampatori); “Marx e gli
antichi greci” (Pistoia, Petite plaisance, Il popolo al potere. Il problema
della democrazia nei suoi aspetti storici e filosofici, Casalecchio, Arianna);
“Verità e relativismo. Religione, scienza, filosofia e politica nell'epoca
della globalizzazione, Torino, Alpina); Elogio del comunitarismo Napoli, Controcorrente,
Il paradosso De Benoist. Un confronto politico e filosofico, Roma, Settimo Sigillo,
Storia della dialettica, Pistoia, Petite plaisance, La democrazia in Grecia. Storia di un'idea,
forza di un valore, in Presidiare la democrazia realizzare la Costituzione.
Atti del seminario itinerante sulla difesa della Costituzione, Bardonecchia,
Susa, Bussoleno, Condove, Borgone Susa, Edizioni Melli-Quaderni Sarà Dura!, Storia
critica del marxismo. Dalla nascita di Karl Marx alla dissoluzione del
comunismo storico novecentesco, Napoli, La città del sole, Postfazione a Luca Grecchi, Il presente della
filosofia italiana, Pistoia, Petite plaisance, Storia dell'etica, Pistoia,
Petite plaisance, Hegel
antiutilitarista, Roma, Settimo Sigillo, Storia del materialismo, Pistoia,
Petite plaisance, Una approssimazione a Marx. Tra materialismo e idealismo,
Saonara, Il Prato, Ri-pensare Marx. Filosofia, Idealismo, Materialismo, Potenza,
Ermes, Un trotzkismo capitalistico? Ipotesi sociologico-religiosa dei Neocons
americani e dei loro seguaci europei, in Neocons. L'ideologia neoconservatrice
e le sfide della storia, Rimini, Il Cerchio, Alla ricerca della speranza
perduta. Un intellettuale di sinistra e un intellettuale di destra "non
omologati" dialogano su ideologie e globalizzazione, con Luigi Tedeschi,
Roma, Settimo Sigillo, La quarta guerra mondiale, Parma, All'insegna del
Veltro, L'enigma dialettico del Sessantotto quarant'anni dopo, in La
rivoluzione dietro di noi. Filosofia e politica prima e dopo il '68, Roma,
Manifestolibri, Il marxismo e la tradizione culturale europea, Pistoia, Petite
plaisance, Nuovi signori e nuovi sudditi. Ipotesi sulla struttura di classe del
capitalismo contemporaneo, con Eugenio Orso, Pistoia, Petite plaisance, Logica
della storia e comunismo novecentesco. L'effetto di sdoppiamento, con Sidoli,
Pistoia, Petite plaisance, .Elementi di Politicamente Corretto. Studio
preliminare su di un fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre
più invasivo e importante, Petite Plaisance,
Filosofia della verità e della giustizia. Il pensiero di Kosík, con Cesana,
Pistoia, Petite plaisance, Lettera sull'Umanesimo, Pistoia, Petite plaisance, Una
nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della
filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Lineamenti per una nuova filosofia della
storia. La passione dell'anticapitalismo, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il
Prato, .Dialoghi sull'Europa e sul nuovo ordine mondiale, con Luigi Tedeschi,
Saonara, Il Prato, Collisioni. Dialogo su scienza, religione e filosofia, con
Andrea Bulgarelli, Pistoia, Petite plaisance, Karl Marx: un'interpretazione, NovaEuropa
Edizioni. Preve preferiva non definirsi
marxista ma appartenente alla "scuola di Marx", e «allievo
indipendente di Marx» (C. Preve, Elogio del comunitarismo, Controcorrente,
Napoli, «Personalmente, non sono
credente né praticante. Non credo in nessun Dio personale, considero ogni
personalizzazione del divino una indebita e superstiziosa antropomorfizzazione,
e sono pertanto in linea di massima d’accordo con Spinoza. Ma ritengo anche la
religione, così come la scienza, l’arte e la filosofia, dati permanenti
dell’antropologia umana in quanto tali desti durare tutto il tempo in cui durerà
il genere umano.» (Elementi di politicamente corretto, ) Convegno, Lukács e la cultura europea (II
intervento) Relazione Congresso
Nazionale di DP (terzultimo intervento)
Destra e Sinistra: confronto tra C.Preve e D.Losurdo Carmilla: I
rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia
Democrazia comunitaria o democrazia proprietaria? (L.Tedeschi-Preve). Considerazioni
sulla geopolitica (di C.Preve) Ain .Intervista di Luigi Tedeschi a Il
bombardamento etico dieci anni dopo (recensione di G. Di Martino), Fonte: A.
Monchietto, Lucio CollettiCostanzo Preve. Marxismo, Filosofia, Scienza. Morto Costanzo Preve, l'“ultimo” filosofo
marxista su la RepubblicaTorino Addio al
filosofo Costanzo Preve In memoria di
Costanzo Preve di Diego Fusaro Un lutto
veramente grande per noi di Gianfranco La Grassa In morte di Costanzo Preve La Sala Rossa ricorda la figura di Costanzo
Preve e raccogliendosi in un minuto di silenzio, Preve, Con Marx e oltre il
marxismo (overleft) su files.splinder.Comunismo e Comunità » Laboratorio per
una teoria anticapitalistica Alessandro
Volpe e Piotr Zygulski, Verità e filosofia, in Alessandro Monchietto e Giacomo
Pezzano , Invito allo Straniamento. I. Costanzo Preve filosofo, Pistoia, Petite
Plaisance, Preve, Elementi di politicamente
corretto; ad es. 22. E qui concludiamo con una serie di previsioni artigianali.
Ricordo al lettore che questo non è ancora un Trattato di Politicamente
Corretto, che ho peraltro intenzione di scrivere, in cui i cinque punti
principali indicati (americanismo come collocazione presupposta, religione
olocaustica, teologia dei diritti umani, antifascismo in assenza completa di
fascismo, dicotomia Sinistra/Destra come protesi di manipolazione politologica)
verranno discussi in modo più analitico e preciso». Da Intellettuali e cultura politica nell'Italia
di fine secolo, Rivista Indipendenza, Da Gli Usa, l’Occidente, la Destra, la
Sinistra, il fascismo ed il comunismo. Problemi del profilo culturale di un
movimento di resistenza all’Impero americano, Noctua Edizioni, 2003. C.Preve: audio congressi DP (RadioRadicale) Intervista politico-filosofica (G. RepaciC.
Preve) «La costituzione italiana è stata
distrutta per semprre con i bombardamenti sulla Jugoslavia, e da allora
l’Italia è senza costituzione, e lo resterà finché i responsabili politici di
allora non saranno condan morte per alto tradimento (parlo letteralmente
pesando le parole), con eventuale benevola commutazione della condanna a morte
a lavori forzati a vita. Eppure, questi crimini passano sotto silenzio, perché
si continuano ad interpretare gli eventi di oggi in base ad una distinzione completamente
finite (C. Preve, Elementi di politicamente corretto)
//aginform.org/preve.html. Étienne
Balibar, La filosofia di Marx, Manifestolibri, Bobbio, Né con Marx né contro
Marx, Editori Riuniti, Roma, André Tosel, Devenir du marxisme: de la fin du
marxisme-léninisme aux mille marxismes, France-Italie in Dictionnaire Marx contemporain, Jacques
Bidet-Eustache Kouvélakis , PUF, Parigi Cristina Corradi, Storia dei marxismi
in Italia, Manifestolibri, Roma, Alessandro Monchietto, Marxismo e filosofia in
Preve, Editrice Petite Plaisance, Pistoia, P. Zygulski, C. Preve: la passione
durevole della filosofia, presentazione di Giacomo Pezzano, Pistoia, Editrice
Petite Plaisance, Monchietto e Pezzano , Invito allo Straniamento. I. Costanzo
Preve filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Zygulski, Costanzo Preve e
l'educazione filosofica , in Educazione Democratica, Foggia, Edizioni del Rosone, gennaio , Alessandro Monchietto , Invito allo
Straniamento. II. Costanzo Preve marxiano, Pistoia, Petite Plaisance, Massimo
BontempelliFabio Bentivoglio, Il senso dell'essere nelle culture occidentali,
Milano, Trevisini, Formenti, Il socialismo è morto. Viva il socialismo!,
Meltemi, Milano Comunitarismo Domenico Losurdo Massimo Bontempelli (storico)
Nazionalismo di sinistra Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su
Costanzo Preve Registrazioni di Costanzo
Preve, su RadioRadicale, Radio Radicale.
Breve sintesi del pensiero di C.Preve (filosofico.net), su
filosofico.net. Raccolta di e-book scaricabili gratuitamente offerti dalla casa
editrice Petite Plaisance, su petiteplaisance). Antologia di testi di C.Preve, Raccolta
di articoli (AriannaEditrice), su ariannaeditrice. Filosofia Il testo è disponibile solo in e-book, e lo
si può scaricare gratuitamente al seguente link: petiteplaisance ebooks/sin_ebl_1032.html.
Preve. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Preve," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Prini
(Bellgirate).
Filosofo. Grice: “I like Prini, but I won’t expect his “Discorse e situazione”
to be about Firth’s context of utterance!” -- “Pensare
è infatti la maniera più profonda del nostro desiderare. "Ventisei secoli
nel mondo dei filosofi"). Tra i maggiori esponenti dell'esistenzialismo. Di
modeste origini, Prini mostrò fin da giovane una certa attitudine per gli studi
e completò l'intero iter scolastico, iscrivendosi quindi al seminario di Arona
nel 1934, dove ebbe come docente di filosofia mons. De Lorenzi. La scelta del
seminario, oltre a derivare dalla sua povertà di mezzi materiali, rispondeva a
una profonda convinzione di fede che resterà immutata per tutta la vita del
filosofo. Prini, tuttavia, lasciò il seminario tre anni più tardi «per amore
della filosofia»: gli sembrava infatti che l'impostazione neotomista della
filosofia lì insegnata non rispondesse ai bisogni del tempo. Quindi vinto un
posto presso il Borromeo di Pavia, inizia i suoi studi di filosofia. Particolarmente
influenti sono Levi e Sciacca con cui si laurea con una tesi su Rosmini.
Durante il servizio militare, contrasse una malattia polmonaregrave che lo costrinse
al ricovero presso il Borromeo, allora trasformato dai tedeschi in ospedale
militare. Lì godette della compagnia intellettuale di Angelini, e approfondisce
lo studio di Plotino -- è un fase cruciale per la formazione di Prini: grazie a
una borsa di studio, egli trascorse nove mesi a Parigi dove conosce e frequenta
Marcel. Una veduta del lago Maggiore dalla terrazza del Collegio
Rosmini. Nel suo saggio su Belgirate, borgo che si affaccia sullo stesso lago,
Prini cita H.F. Amiel e scrive: «Un paesaggio è uno stato d'animo». Prini s'è
legato al gruppo di giovani filosofi che Sciacca aveva riunito intorno a sé: M.
Antonelli, R. Crippa, A. Caracciolo. Quando Sciacca si trasferì a Genova tutto
il gruppo lo seguì, ottenendo ciascunosecondo la specificità dei propri studiun
incarico di insegnamento di una disciplina filosofica. A lui venne affidato
l'insegnamento di Storia della filosofia antica. Di qui, vincitore di concorso,
si trasferì a Perugia, dove dette vita ad una sua scuola filosofica, che ha in Antiseri
l'esponente più noto. Della stessa fase è il saggio “Verso una nuova ontologia”
che, insieme a “Discorso e situazione” dsegnano il passaggio alla fase matura
del suo pensiero. Viene chiamato a coprire la cattedra di Storia della
filosofia a Roma. Qui svolse una intensa attività didattico-scientifica, che
alimentò partecipando anche a molteplici iniziative culturali, impegnandosi in
prima persona nella promozione televisiva del sapere filosofico e,
nell'attività radio-fonica, in programmi di decisa funzione
umanistico-culturale. Tra le opere più interessanti e più discusse della sua
ultima produzione, va ricordato “Lo scisma sommerso” in cui analizza la
spaccatura sotterranea che si è creata nella Chiesa cattolica tra il magistero
ufficiale e la fede e le scelte di vita dei credenti. Un tema che diviene
centrale in quest'ultimo periodo è anche il tema del male, in modo parallelo a
quanto andava elaborando nello stesso periodo Pareyson, amico personale. Si
ritira a Pavia dove lavora, finché le forze glielo consentono, a Ventisei
secoli nel mondo dei filosofi, «un ultimo ripensamento, una sorta di commiato
personale dagli autori e dai problemi che gli erano stati cari per tutta la
vita». È morto a Pavia ed è sepolto a Belgirate nella tomba di famiglia. La sua
biblioteca personale e il suo lascito manoscritto sono conservati presso la
biblioteca del Collegio Ghislieri di Pavia nel "Fondo Prini". Si
può dire che in nessuna delle opere di Prini sia racchiuso tutto quanto il suo
pensiero. Egli è, in questo senso, un pensatore abbastanza asistematico e offre
intuizioni in direzioni diverse, che si possono riassumere in alcuni blocchi
tematici. L'ontologia semantica Una pagina manoscritta del
filosofo. Un buon punto da cui partire è la scoperta e la definizione
dell'ontologia semantica: accanto al discorso apofantico, che definisce in modo
univoco i suoi oggetti e che vuol dimostrare le sue verità in modo necessario,
Prini apre lo spazio per il discorso semantico, il linguaggio cioè della
musica, della poesia, della preghiera, dell'invocazione, del dialogo. Nel testo
Verso una nuova ontologia, egli fa risalire la dimenticanza dell’ontologia
semantica ad Aristotele, il quale riteneva i discorsi semantici non
verofunzionali e quindi estranei al campo dellafilosofia. Nell'opera successiva
Discorso e situazione, l'autore definisce in modo più dettagliato gli ambiti di
ciascun discorso. In un’intervista rilasciata a Vittorio Grassi, Prini
argomenta: «Per molti anni ho tenuto presente nello sviluppo delle mie ricerche
il volume Discorso e situazione, dove, nel quadro del problema contemporaneo
della molteplicità dell’uso logico della ragione, ho delineato un esame
sistematico delle diverse forme argomentative del discorso razionale “situato”,
ossia in relazione al suo proprio oggetto ed al suo proprio uditorio, e
precisamente la verifica come forma della prova del discorso oggettivo o
scientifico, la testimonianza, come forma della prova del discorso privato o
intersoggettivo, la determinazione particolare, come forma del discorso
collettivo o ideologico. È stata un ricerca non inutile, credo, se ha messo in
luce, per un verso, contro lo scientismo, la pluralità dell’uso logico della
ragione, e per un altro verso, la fondamentale convergenza di quelle forme del
discorso razionale in una dottrina della verità ostensiva dell’essere, o, come
dicevo nel mio volume Discorso e situazione, inventandone l’espressione, in
un’ontologia semantica». In questo senso, la filosofia di Prini si
caratterizza per un confronto rispettoso e vivace con le scienze: da una parte,
il filosofo ne riconosce tutta la dirompente importanza, dall'altra è attento a
criticare quelle filosofiequali il neopositivismoche ne esasperano i risultati
e le spingono oltre il proprio ambito di legittimità conoscitiva. L'uomo
Il secondo punto è quello dell’antropologia e della sociologia filosofica.
Prini non dimentica mai la lezione dell’esistenzialismo: l’uomo di cui la filosofia
deve occuparsi è l’uomo concreto. E perciò, in primo luogo, è importante
considerare il corpo come elemento costituito della soggettività in un’unità
psicofisicadel resto, già Rosmini nel mondo cattolico aveva fatto questo
movimento verso il corpo, parlando di sentimento fondamentale corporeo. Prini
se ne occupa soprattutto nell'opera Il corpo che siamo. Quindi, ne “Il
paradosso di Icaro” viene elaborata la distinzione tra desiderio e bisogno. Il
bisogno, cioè la necessità di avere, si distingue dal desiderio, cioè dalla
volontà di essere autenticamente. Nel mondo contemporaneo, che è un mondo
capitalistico, tecnologico e nichilistico, l’uomo corre il rischio di essere
dominato da bisogni sempre accresciuti e di dimenticare così la propria
dimensione più autentica e il proprio desiderio. Pensare èla maniera più
profonda del nostro desiderare»: ciò significa che la filosofia ha, prima di
tutto, il compito di domandare intorno al senso di ciò che è e di ciò che si
èun domandare che mette in questione anche il domandante stesso. Qui sono
naturalmente molto forti gli echi di Heidegger, che Prini definisce «maestro
inevitabile». L’esito socio-politico di queste dottrine priniane è il rifiuto
degli assoluti terrestri, cioè di quelle concezioni totalitarie della politica
come il nazismo o il comunismo che negano il valore assoluto della coscienza
individuale e, insieme, negano lo spazio per ogni trascendenza genuina. Prini,
per converso, ritiene che l'unico agire autentico derivi dalla contemplazione,
secondo quella dottrina della contemplazione creatrice che egli ritrova in
Plotino e che fa propria. L'Essere Di qui, si può passare a parlare della
concezione priniana dell’Essere, che è caratterizzato dall'ambiguità, da cui
anche il titolo della sua opera principale su questo tema, L'ambiguità
dell'essere, che ha la particolarità di essere scritta in forma di dialogo. L'essere
può intendersicome è stato variamente inteso nella storia della filosofiasia
come necessità assoluta (al modo Parmenide), sia come bontà o finalità assoluta
(al modo di Leibniz), sia come libertà od opposizione assoluta (al modo di
Cusano). Prini cerca di pensare insieme queste tre modalità, ritenendole tutte
essenziali all'essere e, insieme, non deducibili l’una dall'altra. Egli
definisce questa sua concezione «problematicismo ontologico». Dal momento che
l’Essere è in sé ambiguo, esso non si lascia completamente definire e
dimostrare dal discorso apofantico e si presta al discorso semantico in
generale e quindi al discorso religioso in particolare. Assolutamente
capitale è, dunque, il problema della religione, della fede cristiana e della
Chiesa cattolica. Prini ha sempre pensato la propria attività filosofica come
un filosofare nella fede: a differenza dello scienziato, il filosofo mette in
gioco se stesso nel proprio filosofare, e un cristiano, quale egli era, non può
mettere da parte le proprie convinzioni religiose quando filosofa. Nella
prolusione al corso di Filosofia teoretica a Perugia, egli argomenta: «C’è un
carattere ludico nell'atteggiamento del credente, quando pretende di poter
mettere tra parentesi la propria fede e di essere anch'egli, nella ricerca
della verità, come dice Husserl, ein wirklicher Anfänger, un vero e proprio
principiante. Ho dedicato tutta la mia vita alla cultura cattolica in modo
critico» sostiene Prini nell’intervista. Questo suo lavoro critico può
riassumersi così: distinzione tra il nucleo del messaggio evangelico e le forme
che esso ha via via assunto nella storia, critica delle posizioni più
tradizionaliste della Chiesa, specialmente in filosofia (si veda in particolare
il volume La filosofia cattolica italiana del Novecento), invito al dialogo tra
la Chiesa e la modernità tutta intera, e proposta di una nuova inculturazione,
oggi, di quel messaggio evangelico. Il seguente passaggio de Lo scisma sommerso
mostra in modo disambiguo ciò che Prini ha in mente: «Per questa mentalità
generata dalla civiltà della scienza esistono uno spazio e un tempo scientifici
nei quali è impossibili proporsi di trovare, per esempio, il periodo storico di
una presunta prima coppia progenitrice di tutto il genere umano o l'ubicazione
dell'Eden, di cui parlanoin un senso simbolico che è da determinarei primi
racconti della Genesi. E andando soltanto un poco in profondità nella coscienza
giuridica moderna, post-illuministica, del rapporto tra colpa e castigo, chi
potrebbe oggi accettare l'idea, trasmessa dalla teologia penale di Agostino
nell'interpretazione della Lettera ai Romani di Paolo, che l'umanità intera
abbia ereditato da Adamo non solo la pena eterna del suo peccato, ma anche la
responsabilità della sua stessa colpa?» Altre opere: “La metodologia
dell’inverificabile” (Roma, Studium); “Verso una nuova ontologia” (Roma,
Studium); “Rosmini postumo” (Roma, Armando); “Discorso e situazione” (Roma,
Studium); “Il paradosso di Icaro” (Roma, Armando); “L’ambiguità dell’essere” (Genova,
Marietti); “Storia dell'esistenzialismo” (Roma, Studium); Il testo è l’ultima
versione di una serie di lavori precedenti sulla storia dell’esistenzialismo. “Il
corpo che siamo: introduzione all'antropologia etica” (Torino, SEI); “Plotino e
la nascita dell’umanesimo interiore.” Milano, Vita e Pensiero,Anche questa è
l’ultima versione di un lavoro “a più strati”, il cui primo nucleo risale agli
anni della guerra, mentre Prini era ricoverato presso il Collegio Borromeo di
Pavia, allora trasformato dai tedeschi in ospedale militare. Il cristiano e il
potere. Roma, Studium, La filosofia cattolica italiana del Novecento. Roma-Bari,
Laterza, Lo scisma sommerso. Milano, Garzanti (per l'editore G due). Terra di
Belgirate, Grugliasco (Torino), tipografia Sosso); Ventisei secoli nel mondo
dei filosofi (W. Minella). Caltanissetta-Roma, S. Sciascia, . Inediti I
seguenti testi inediti, ritrovati tra le carte del "Fondo Pietro
Prini", sono stati pubblicati: Visita a Borges in Paradiso (Andrea
Loffi). In: “Avvenire”, Lo stesso testo è presente anche in appendice a: Walter
Minella, Pietro Prini, Roberto Cutaia, Prini, un filosofo che canta i Salmi.
In: “Avvenire”, Qui sono riportati alcuni passaggi di un commento ai
Salmi. Croce e Gentile secondo Prini (Andrea Loffi). In: “Avvenire” -- è stato
insignito del Premio Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica
. -- è stato conferito il primo "Premio Pietro Prini" in onore del
filosofo, per promuoverne lo studio e la ricerca, presso il Collegio Rosmini di
Stresa. Notizia della morte, Walter Minella, Pietro Prini, Città del
Vaticano, Lateran University Press, 25.
Terra di Belgirate, Walter Minella, Pietro Prini, Vaticano, A. Loffi, Il
Prini sommerso , su pietroprini.org.
Pietro Prini, Terra di Belgirate,
Ventisei secoli nel mondo dei filosofi, W. Minella, Caltanissetta-Roma, S. Sciascia, Ventisei
secoli nel mondo dei filosofi, Walter Minella, Caltanissetta-Roma, Salvatore
Sciascia, Pietro Prini, Plotino e la fondazione dell'umanesimo interiore,
Milano, Vita e Pensiero,Pietro Prini, Terra di Belgirate, Pietro Prini,
Cristianesimo e filosofia, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università degli Studi di Perugia, Terra di Belgirate, Pietro Prini, Lo
scisma sommerso, Milano, Garzanti); D. Antiseri e D. Conci , Il desiderio di essere.
L'itinerario filosofico di Pietro Prini (Roma, Studium); S. Arcoleo, La
filosofia nell'Italia del Novecento. Intervista in “Segni e Comprensione”, B. Muscherà, L'ontologia del desiderio” (Genova,
Marietti); M. Flematti, “Prini” (Verbania-Intra, Alberti, . W. Minella, Vaticano,
W. Minella, A. Loffi, M. Flematti, G. Sandrini , Credere oggi in Dio e
nell'uomo ancora e nonostante. Pietro Prini filosofo del dialogo tra fede e
scienza. Roma, Armando. pietroprini.org. Enciclopedie on line, sito
"Treccani L'Enciclopedia italiana".//filosofico.net/prini.htm. Pietro
Prini. Prini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prini” – The
Swimming-Pool Library.
Prodi (Scandiano). Filosofo. Grice: “While he likes
semiotics, Prodi is the Italian C. L. Stevenson, who read English at Yale! No
philosophy background!” -- Figlio di Mario, ingegnere, ed Enrica, maestra, è il
terzo di nove fratelli (tra cui anche il politico ed economista Romano, il
fisico ed europarlamentare Vittorio, il matematico Giovanni, il fisico Franco e
lo storico Paolo). Si laurea a Bologna.
Insegna a Bologna. Patologia Generale. In seguito gli fu affidata la prima cattedra
di Oncologia dell'ateneo.Direttore dell'Istituto di Cancerologia di Bologna, di
cui fu fondatore, e del progetto Biologia cellulare del Cnr, pubblicò anche
diversi libri riguardo alla medicina ed alla biologia, sviluppando un approccio
semiotico alla biologia negli anni Settanta e Ottanta. Fece parte inoltre del Consiglio Superiore di
Sanità della Commissione Oncologica del Ministero della Pubblica Istruzione e
fu consulente del Ministero per la Ricerca Scientifica e Tecnologica. Con Il neutrone borghese, ha pubblicato anche
alcuni romanzi e racconti, tra cui Lazzaro, biografia romanzata (con riflessi
autobiografici) di L. Spallanzani, per cui è risultato supervincitore del Grinzane
Cavour e finalista al Bergamo. Il saggio “Il cane di Pavlov, uscito nell'anno stesso
della sua morte di cancro, ma altri sono stati pubblicati postumi. Sono stati
raccolti tutti nel volume L'opera narrativa. Bologna gl’ha dedicato il Centro
Interdipartimentale di Ricerche sul cancro nonché un'aula situata nel complesso
di San Giovanni in Monte. Ogni anno, una conferenza della riunione annuale
della Società Italiana di Cancerologia è dedicata a lui. Altre opere: “Scienza
e potere” (Il Mulino, Bologna, estr. da Il Mulino, La scienza, il potere, la critica,
Il Mulino, Bologna); “Oncologia sperimentale, Esculapio, Bologna); “Le basi materiali
della significazione” (Bompiani, Milano); “La biologia dei tumori, Casa
editrice ambrosiana, Milano); Soggettività e comportamento” (Angeli); Orizzonti
della genetica, Editoriale L'Espresso, Il neutrone borghese, Bompiani, Milano, Patologia
Generale, con Giovanni Favilli, CEA, “La storia naturale della logica,” Bompiani,
Milano, “L'uso estetico del linguaggio,” Il Mulino, Bologna, Lazzaro: il
romanzo di un naturalista del '700, Camunia, Brescia, Oncologia generale,
Esculapio, Bologna, Gli artifici della ragione, disegni di Cesare Paolantonio,
Edizioni del Sole 24 ore, Milano, “Il cane di Pavlov,” Camunia, Brescia); “Alla
radice del comportamento morale” (Marietti, Milano); “Teoria e metodo in
biologia e medicina” (Clueb, Bologna); “L'individuo e la sua firma. Biologia e
cambiamento antropologico” (Il Mulino, Bologna); Il profeta, Camunia, Brescia, L'opera
narrativa, introduzione di E. Guagnini (Diabasis, Reggio Emilia). Conferenza
"Prodi”, Repubblica Apprezzato
anche da G. Dossetti, La parola e il silenzio. Discorsi e scritti ed. Paoline, in riferimento ad un articolo che si rifaceva
ai geni invisibili della città di G. Ferrero. Sul sottotitolo (i “geni
invisibili” della città) dell'opera Potere, v. Giampiero Buonomo, Titolo V e
"forme di governo": il caso Abruzzo (dopo la Calabria), in Diritto e
Giustizia, su legacy.bibliotecamai.org. Sito del Centro Interdipartimentale di
Ricerche sul cancro "Giorgio Prodi"
Brochure dell'Aula Prodi. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giorgio Prodi. Prodi. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Prodi” – The Swimming-Pool Library.
Prospero (Pescosolido),
filosofo. Si laurea a Roma, discutendo una tesi su Kelsen. Professore a Roma, autore
di numerosi saggi, collabora con diverse riviste scientifiche e quotidiani.,
tra i quali soprattutto L'Unità. I suoi
interessi sono principalmente rivolti al sistema istituzionale italiano e al
pensiero politico della sinistra. Inoltre, svolge attività di editorialista: le
posizioni da lui espresse come analista politico sono state aspramente
criticate dal giornalista Travaglio, che
lo ha accusato di "pagnottismo". Tra i punti di dissenso, vi è la
posizione critica assunta da Prospero nei confronti della democrazia diretta, e
nei confronti della fiducia riposta daTravaglio, e dal Movimento 5 stelle di Grillo,
nella intrinseca infallibilità del giudizio espresso dagli elettori e del
popolo della Rete. Dal fa parte della direzione nazionale di
Sinistra Italiana ed è responsabile cultura del partito. Altre opere: “La politica
post-classica, Il nuovo inizio, Nostalgia della grande politica, La democrazia
mediata, Sistemi politici e storia, Il pensiero politico della destra, Newton
Compton, I sistemi politici europei, Newton Compton, Politica e vita buona,
Euroma la Goliardica, Sinistra e cambiamento istituzionale, Storia delle
istituzioni in Italia, Editori Riuniti, Il fallimento del maggioritario, La
politica moderna. Teorie e profili istituzionali, Carocci, Lo Stato in appalto. Berlusconi e la
privatizzazione del Politico (Manni); “Politica e società globale” (Laterza); “L'equivoco
riformista” (Manni); “Alle origini del laico” (Angeli); “La costituzione tra
populismo e leaderismo” (Angeli); “Filosofia del diritto di proprietà”
(Angeli); “Perché la sinistra ha perso le elezioni” (Ediesse); “Il comico della
politica, nichilismo e aziendalismo nella comunicazione di Berlusconi”
(Ediesse); “Il libro nero della società civile. Il nuovismo realizzato”
(Bordeaux); “Gramsci” (Bordeaux). Elenco dei principali interventi di Prospero
sulla stampa italiana, da "Rassegnacamera" Addio al mito del capo, Il Manifesto, Contropotere
del Quirinale, Left-avvenimenti, Caro Prodi, l'errore più grande della sinistra
europea è stato dimenticare il lavoro, il manifesto, Bruno Gravagnuolo, Grillo,
il travaglio di Marco nel duello tv con Prospero l'Unità Gli organismi di Sinistra Italiana, da
"Sinistraitaliana.si" Sinistra
Italiana rispolvera il Pci: nascono le nuove Frattocchie. Ma a Testaccio, da
HuffingtonPost Pagina Web del docente
sul sito della SapienzaRoma, su coris.uniroma1. Prospero. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Prospero” – The Swimming-Pool Library.
Pucci (Firenze). Filosofo. Scrisse alcuni
trattati dove ambiva a una religione universale di stampo utopistico e fu molto
polemico contro le principali dottrine religiose dell'epoca, tanto da essere
tacciato di eresia e giustiziato dall'Inquisizione romana. Forse
imparentato, come lui stesso sostenne, con la potente e ricca famiglia
fiorentina dei Pucci, della quale fece parte, tra gli altri, il cardinale A. Pucci,
da quella tuttavia non ne venne mai riconosciuto membro. Secondo quanto scrisse
lui stesso, trovandosi a Lione per affari di commercio, fu colto da un
improvviso «mutamento et cambiamento» che lo fece decidere a darsi allo studio
delle «cose celesti ed eterne» e a scoprire i reali motivi dei contrasti
religiosi che laceravano l'Europa. A questo scopo, si trasferì a Parigi
per studiare teologia e, avendo assistito personalmente alla strage degli
Ugonotti nella notte di San Bartolomeo, decise di aderire alle tesi
protestanti. Trasferitosi in Inghilterra, si iscrisse a Oxford, ottenendo il
titolo di Magister artium. Controversie dottrinali gli procurarono l'espulsione
dalla comunità calvinista alla quale aveva aderito in primavera: come scrisse al
teologo Grynaeus, vi discute del peccato originale e ha altresì contestato
l'autoritarismo del concistoro della comunità. Quest'ultima gli rimproverava,
oltre a importanti punti dottrinali come la concezione del peccato originale,
della fede e dell'eucaristia, la sua pretesa di profetizzare, ricordandogli
che, con la scomparsa dei primi apostoli, il carisma profetico non poteva più
esistere in nessuna chiesa cristiana. Emigrato a Basilea su invito di F. Betti, v'incontrò Fausto
Sozzini, ma pochi mesi dopo, espulso anche dalla città svizzera, fu costretto a
tornare in Inghilterra, mantenendosi ancora in contatto epistolare col Sozzini. Dapprima
pubblica un manifesto, e poi scrive a N. Balbani, a Basilea, una lunga lettera
in cui esponeva la sua teoria dell'innocenza naturale dell'uomo, già discussa
con Sozzini, secondo la quale tutti gli uomini nascono et restano innanzi
all'uso della ragione e del giudizio. Grazie alla redenzione operata da Cristo,
il peccato originale non può causare la dannazione quando siamo ancora nel
grembo materno. Il battesimo del bambino, che e naturalmente innocente per la
naturale bontà della natura umana, per quanto non censurabile, è inutile.
L'eventualità della dannazione è un problema dell'adulto che, raggiunta l'età
della ragione, è in grado di distinguere il bene dal male. Si tratta di
evidenti tesi pelagiane. L’uomo è buono per natura e a causa dell'amore di Dio verso
il genere umano, che ha creato l'uomo di natura buona, si fonda la vera fede
cristiana: «il fondamento della religione, et bontà vera, è propriamente la
fidanza generale in Dio del cielo e della terra», una fiducia fondata sulla
conoscenza di Dio che è comune a tutti gli uomini, una fede che egli
contrappone alla concezione della fede protestante, che consiste invece in una
«fidanza particulare» che il singolo protestante ripone in Dio. È del resto la
tesi sostenuta da Sozzini nel suo De Jesu Christo servatore. Sosteneva di
aver tratto le proprie concezioni in virtù del dono dello Spirito Santo che,
attraverso visioni, lo ispirava permettendogli di preconizzare il prossimo
avvento del regno di Dio che avrebbe provocato la conversione di tutti i
popoli, qualunque fosse la loro religione, sotto un'unica confessione
cristiana. La redenzione operata da Cristo riguarda infatti tutti gli uomini,
anche i non cristiani, perché esalta la loro naturale bontà: la salvezza non
deve costituire un dubbio tormentoso ma è un obbiettivo che può essere
raggiunto abbandonandosi con fiducia alla fede in Dio, è la fedenaturale che,
prima della caduta, aveva Adamo, uomo naturale e immortale perché fatto a
immagine e somiglianza di Dio nella mente e nello spirito. Affermata la bontà
naturale della specie umana, ne discende che debba essere escluso tanto che il
peccato originale si trasmetta nelle generazioni, quanto che possa esistere una
pre-destinazione semplice o doppia che sia, una per gli eletti e una per i
dannati stabilita ab aeterno. Sozzini rispose al Pucci con il “De statu
primi hominis ante lapsum”, obiettando che la somiglianza di Adamo con Dio
risiede nel fatto di essere il dominatore di tutte le cose della natura, e non
nella sua immortalità. Se Adamo, l'essere naturale per eccellenza, finisce col
peccare, ciò dimostra che non era affatto innocente, visto che egli peccò per
sua libera scelta. La natura dell'uomo attuale non è diversa da quella
adamitica, la sua salvezza risiede nella sua volontà di scegliere il bene, ed è
sulla sua libera volontà, non sulla sua natura, che si fonda la sua
etica. La Forma d'una Republica Catholica Dopo un breve periodo passato
in Olanda, a Londra scrive la sua opera principale, la Forma d'una repubblica
cattolica, che pubblicò in forma anonima.. Per porre rimedio alla confusione e
agli scandali regnante nel cristianesimo, sarebbe necessario «un libero e santo
concilio al quale si vede che tutti gli uomini da bene di tutte le province
inclinano, ma che viene rifiutato dai potenti prelati che oggi comandano «non
solo nella religione, ma anche nella repubblica. Per preparare questo futuro
concilio, è necessario che gli uomini dabbene, all'interno di ogni singolo
stato, si organizzino in un'unione, in un «collegio» o comunità nella quale essi
si governino secondo comuni principi, senza alienarsi da i loro principi e
magistrati civili e senza entrare in polemica contro la confessione religiosa
vigente; questi uomini, infatti, «d'animo et tal volta anche di corpo alienato
da gli ordini et usanze di quelle repubbliche nelle quali è sono nati et
allevati, conviene ch'e' vivino come forestieri nel loro natio terreno, o
forastieri interamente per gli altrui paesi, è necessario ch'e' si portino
molto saviamente e discretamente con i principi e magistrati de' luoghi dove
essi habitano». Si tratta di un'aperta giustificazione del nicodemismo,
seppure teorizzata come mezzo provvisorio allo scopo di raggiungere un fine
superiore nell'interesse di tutti i cristiani. L'insieme di questi collegi avrebbe
formato di fatto una repubblica cattolica, cioè universale, che, con l'esempio
dei retti comportamenti dei suoi aderenti, avrebbe col tempo acquisito il
consenso della grande maggioranza della popolazione di ogni singolo stato,
promuovendo così il rinnovamento dei costumi e delle diverse confessioni, fino
a rifondare un'unica religione cristiana. Gli elementi essenziali di
questa rinnovata e unificata religione dovranno essere la fede «in un solo Dio
del cielo e della terra, creatore et governatore dello Universo, nel Cristo
morto e risorto per redimerci, nella giustizia divina che premia i buoni e
punisce i malvagi, la testimonianza degl’apostoli, il rispetto dei dieci
comandamenti, l'orazione domenicale e le opere di carità. Tutte le questioni
dottrinarie che storicamente dividevano le confessioni cristiane sono sfumate
dal Pucci, che vuole che sui problemi del battesimo, dell'eucaristia, della
Trinità e dell'incarnazione non si utilizzino sottigliezze e non si creino
divisioni. I membri di queste comunità dovranno essere tutti gli uomini
maggiorenni e laicigli ecclesiastici, infatti, sono evidentemente incapaci di
superare le divisioni che essi stessi hanno creatoorganizzati sotto un capo
temporaneo, provosto o console, assistito da un censore, che non deve avere
alcun'autorità particolare, ma dovrà proporre le risoluzioni da approvare
all'unanimità nell'assemblea generale dei membri: quando non vi fosse
unanimità, si deciderà a sorte fra le diverse opzioni. Le donne, dovendo essere
sottoposte ai mariti, possono assistere ma non possono avere alcun'autorità né
diritto di voto. Il collegio aveva anche il potere di punire le cattive
condotte dei singoli membri, sino all'espulsione. Le diverse comunità si
sarebbero tenute in contatto epistolarea questo scopo era costituito l'incarico
di un cancellieree, attraverso delegati, si sarebbero riunite in diete da
tenersi periodicamente nelle terre «di qualche gentilhomo o signore» aderente a
un collegio di una delle maggiori città europee «come Francoforte, Lione, Parigi
et simili, perché qui i convenuti alla dieta sarebbero passati inosservati più
facilmente. Se gli aderenti ai collegi devono manifestare un formale
ossequio alle autorità costituite, essi devono anche proporre una sia pur cauta
propaganda per far guadagnare alla comunità nuove adesioni: ciascuno deve
mantenere il segreto della sua attività tramite giuramento, essere amico dei
compagni e nemico di chi è loro nemico. Per saldare insieme i
"fratelli", è opportuno che essi si sposino nello stesso ambiente, con
donne «sane e gagliarde per averne una buona discendenza, evitando però
rapporti sessuali frequenti che, secondo il Pucci, sono nocivi alla salute
fisica degli uomini e a quella morale delle donne. Nella famiglia, il padre
riveste il ruolo di capo e di sacerdote laico: battezza egli stesso i figli in
età audulta, i quali dovranno crescere in una decorosa austerità, studiando
nelle scuole consigliate dalla comunità ed evitando carriere immorali, come
quella ecclesiastica o avvocatesca. Fu a Cracovia, dove incontra F. Sozzini
e altri dissidenti religiosi. Le sue idee però non trovarono successo in
nessuna confessione calvinista o luterana, né fra gli anabattisti e i
sociniani. In compenso qui conosce Dee, con il quale si reca a Praga alla
corte di Rodolfo II. Anche qui la sua indole (Dee lo descrisse come
pericolosamente chiacchierone e utopico) non venne accolta positivamente e
deluso dai protestanti si ri-converte al cattolicesimo (forse dopo un incontro
con Ippolito Aldobrandini. In Olanda lavora alla sua ultima opera, il trattato “De
Christi servatoris efficacitate in omnibus et singulis hominibus”, “L'efficacia
salvifica del Cristo in tutti e in ogni uomo”, dedicato a Clemente VIII. Qui
ri-assunge e sviluppa tutte le sue teorie su una chiesa universale ed
ecumenical. Ogni uomo ha il diritto di professare una chiesa di Cristo, e Dio,
grazie al suo amore universale per l'intera umanità, dove aiutare ad abbattere
le barriere che separavano le chiese. Una volta pubblicato il saggio vuole
andare a Roma per presentarla a Clemente VIII stesso. E catturato a Salisburgo
dall'inquisizione e condotto in carcere a Roma, dove conosce Bruno e Campanella.
E condannato a morte per eresia, decapitato e poi bruciato sul rogo al campo
de' fiori Il puccismo però gli sopravvisse
nella chiesa luterana grazie a Huber. Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Lettera in A. Rotondò, Studi e ricerche di
storia ereticale italiana del Cinquecento
Lettere, documenti e testimonianze
In D. Cantimori, Per la storia degli eretici italiani, L.Felici, La
riforma protestante nell'Europa del cinquecento, Carocci editore Opere Lettere,
documenti e testimonianze, Luigi Firpo e Renato Piattoli (Firenze, Olschki); De
praedestinatione (Firenze, Olschki); C. Cantù, “Gli eretici d'Italia” (Torino,
Unione Tipografico-Editrice); Per la storia degli eretici italiani, D.
Cantimori ed E. Feist, Roma, Reale Accademia d'Italia, Delio Cantimori, Eretici
italiani del Cinquecento, Firenze, Sansoni, Antonio Rotondò, Studi e ricerche
di storia ereticale italiana del Cinquecento, Torino, Giappichelli, Élie
BarnaviMiriam Eliav-Feldon, Le périple de Francesco Pucci, Paris, Hachette, Roberta
Lorenzetti, Una disputa di antropologia filosofica sul primo uomo. Francesco
Pucci di fronte al naturalismo di F. Sozzini, Milano, Cusl, P. Carta, “Nunziature
ed eresia nel Cinquecento. Nuovi documenti sul processo e la condanna di Pucci”
(Padova, Cedam, Censura ecclesiastica e cultura politica in Italia tra
Cinquecento e Seicento, C. Stango, Firenze Giorgio Caravale, Il profeta
disarmato. L'eresia di Francesco Pucci nell'Europa del Cinquecento, Bologna, Il
Mulino, Mario Biagioni, Francesco Pucci
e l'Informatione della religione christiana, Torino, Claudiana, Vincenzo Vozza, Pucci e l’Informatione della
religione christiana, in «Nuova Rivista Storica», n Giorgio Caravale, Francesco
Pucci's Heresy in Sixteenth-Century Europe, Leiden-Boston, Brill, Francesco Pucci, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere di Francesco Pucci, eresie, su eresie. Francesco Pucci. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pucci” – The Swimming-Pool Library.
Puccinotti (Urbino). Flosofo. Studia presso gli scolopi. Ammesso
nel Collegio militare di Pavia. Si trasfere a Roma dove si dedica allo studio
della medicina seguendo le lezioni di Mattheys. Pratica la medicina nelle
campagne laziali, studiando le febbri di tipo petecchiale che imperversavano in
quella zona. Ottenne la cattedra di Anatomia e fisiologia ad Urbino, per poi
insegnare Patologia e medicina legale a Macerata fino a quando, dopo aver preso
parte ai moti delle Legazioni, venne allontanato dalla città e gli fu impedito
di esercitare la professione medica. Si spostò quindi nella più liberale
Toscana dove ottenne la cattedra di Igiene nell'Pisa. Qui approfondì il suo
studio sulla medicina civile e si rese protagonista di molti dibattiti
culturali e scientifici presso la locale Università (fu segretario della
sezione di medicina ai congressi pisani e fiorentini degli scienziati
italiani). Il Granduca Leopoldo II di
Toscana lo inserì in una commissione incaricata di studiare l'ipotesi di
introdurre sul litorale pisano le risaie, dal punto di vista della medicina
civile. Espose le sue analisi nel saggio Sulle risaie in Italia e sulla loro
introduzione in Toscana, conclusioni che saranno alla base del Regolamento
sulla cultura del riso in Toscana. Negli ultimi anni trascorsi a Pisa ottenne
la cattedra di Storia della medicina, che mantenne anche al suo trasferimento a
Firenze. In questi anni conobbe P. Siciliani, suo allievo, col quale mantenne
un costante rapporto di amicizia e collaborazione. Morì a Firenze e per i suoi
meriti fu sepolto nella Basilica di Santa Croce. Puccinotti fu uno storico della medicina, ma
altri sono gli aspetti della sua complessa personalità: fu fisiologo, clinico,
medico legale, letterato (fraterna amicizia con Leopardi), filosofo, sociologo
e politico. La sua vita si svolse tra le conquiste napoleoniche e la
proclamazione di Roma capitale, periodo di profonde divisioni ideologiche. Non
è da trascurare il merito di aver sostenuto la necessità di una protezione
medica dei lavoratori e di aver indicato il futuro della medicina nel suo sviluppo
igienico e sociale. Opere: “Storia delle
febbri intermittenti perniciose, (Roma), “Boezio” (Firenze); “Storia della
medicina” (Firenze). Pazzini, Dizionario Letterario Bompiani. Autori, III,
Milano, Valentino Bompiani editore, Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Accademia della Crusca. Puccinotti. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Puccinotti” – The Swimming-Pool Library.
Punzo (Napoli), filosofo. Si laurea a Napoli con una tesi su Kant alla luce della
dottrina tomistica, una in erpetologia sul sistema nervoso dei serpenti, e una
tsulla morale nelle lettere di Paolo.
Fonda la Lega Nazionale Contro la Distruzione degli Uccelli, e
l'associazione culturale Trifoglio" di cui pubblica Il Trifoglio. Visse per
circa vent'anni sull'isolotto disabitato di Vivara, contribuendo a preservarlo
da possibili scempi e tutelandone il patrimonio ambientale. Per il suo impegno
a favore di Vivara ricevette il
"Premio Mediterraneo" conferitogli da un'agenzia dell'ONU. Filosofo dai
molteplici interessi che spaziarono dalla Commedia dantesca, alla botanica,
all'ornitologia e alla zoologia, anche un profondo conoscitore del latino.
Dedica gran parte della sua vita intellettuale alla filosofia. Per lui, la pedagogia costituisce uno
dei compiti più importanti al quale una società deve adempiere poiché
l'educazione delle giovani generazioni e, in particolare, dell’adolescente,
rapresenta il punto fondativo
di ogni aggregato umano. In tale prospettiva il fanciullo, per potersi
sviluppare al meglio, deve essere educato al bello attraverso la contemplazione
della natura. La sua filosofia ha come culmine la definizione del
concetto di religioso assoluto, inteso come elemento distintivo della
spiritualità umana poiché capace di definire l'identità dell'individuo rispetto
alle altre forme di vita. Nota
sull'episodio dantesco di Brunetto Latini, Napoli, Ed. Carlo Martello, Contributo
per un superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Tip. G. Genovese,
Nuovo contributo per un superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli,
Ed. Carlo Martello, “Lettere erotologiche,”
Napoli, Ed. Carlo Martello, “Dialogo dell'amore olarrenico,” Napoli, Ed.
Carlo Martello, L'altro viaggio, Napoli, Denaro Editore, LIPU Vivara.. L. Miraglia , Il guardiano del
verde isolotto, su vivara. Punzo. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Punzo” – The Swimming-Pool Library.
Purgotti (Cagli), filosofo. Linceo.
Ha come maestro nelle lettere Imerio Cibo di Amelia, mentre nelle scienze
filosofiche e matematiche è stato allievo di Pallieri, domenicano originario di
Alba. Per quest'ultimo, all'indomani della morte, Purgotti ha composto un elogio funebre e una
poesia in memoria. Si iscrive a Roma conseguendo il diploma di magistero in
diritto pubblico e criminale e distinguendosi tra i dotti suoi colleghi nelle
suddette discipline. Tornato a Cagli collabora inizialmente con il padre
nella farmacia di famiglia posta nella piazza maggiore (l'attuale piazza
Matteotti), senza abbandonare però la viva aspirazione a ricoprire una cattedra
universitaria con particolare predilezione per l'insegnamento della
chimica. In mancanza di una laurea specifica per detta disciplina
(all'epoca dei suoi studi l'Roma non ne conferiva il diploma)i fa domanda di
concorso con esame per una cattedra a Urbino, ma nel contempo, è chiamato
dall'ateneo di Perugia grazie alla sua fama di studioso ad insegnare chimica,
botanica e farmaceutica. A Perugia ricopre varie e sempre più importanti
cariche all'interno dell'Università: è nominato membro del collegio filosofico,
diviene professore di matematica, è
bibliotecario e vice direttore ed infine è elevato alla carica di Rettore dell'Perugia.
È stato inoltre preside delle facoltà di scienze fisiche e matematiche
unitamente all'accademia medico-chirurgica, e direttore delle scuole di
farmacia. Nel corso della sua vita pubblica oltre cento opere scientifiche di
vario argomento che spaziano dalle scienze fisico-chimiche all'idrologia
minerale, dalle scienze matematiche alle filosofiche con particolare riguardo
alla teoria degli atomi. Si spegne a Perugia lasciando la consorte
Berenice Rosini d'Arezzo, sua compagna di vita e tre figli tra cui due maschi e
una femmina. Il maggiore di questi Enrico diviene professore di fisica e
matematica, il secondo uomo di Chiesa mentre la figlia prende i voti
monastici. Gli avi La famiglia Purgotti ha origini veneziane, il bisavolo
Girolamo, farmacista, giunto ad Urbino ha facoltà di insegnare farmaceutica in
questa città, il nonno Sebastiano, nato a Fossombrone, consegue in Urbino il diploma di chirurgo, il padre Nicola è
stato farmacista in Cagli e sposò Rosa Morbidi. Grazie alle sue qualità di
studioso e alla sua modestia stringe amicizie illustri ed è nominato membro
onorario di trentadue accademie di scienze e di lettere tra
cui l'Accademia Nazionale dei Lincei, dei Georgofili di Firenze, la
Società di farmacia degli Stati sardi, l'Associazione farmaceutica lombarda e
la Società farmaceutica umbra della quale è stato anche presidente. Altre
onorificenze gli sono tributate dal Pontefice Pio IX, a cui il Purgotti dedica
il suo trattato di chimica, che lo onora di medaglia d'oro quale attestato di
stima e lo insignisce della croce dell'Ordine di San Silvestro. Il comune di
Perugia nel 1867 conia appositamente per lui una medaglia d'oro mentre il re
Vittorio Emanuele II lo nomina cavaliere dell'Ordine della Corona
d'Italia. Cagli, città natale di Sebastiano, il 14 ottobre 1880 celebra
solenni onoranze al suo benemerito cittadino dedicandogli una delle principali
vie del centro storico: così via Giuoco del Formaggio diviene l'odierna via
Purgotti. Nel Salone degli Stemmi del Palazzo Pubblico è stata posizionata una
lapide con l'effigie a rilievo del benemerito cittadino al quale pochi anni
prima era stato dedicato uno dei medaglioni dei cittadini illustri realizzati a
rilievo da Alessandro Venanzi nella balconata del secondo ordine del Teatro Comunale.
Nella lapide del Palazzo Pubblico in Cagli è dato leggere la seguente scritta
incisa, “A Sebastiano Purgotti decreto questa memoria la patria che dagli
scritti e dalle virtu del sommo scienziato ebbe tanto lustro ed onore nato in
Cagli il xxi Luglio mdcclxxxix mori in Pierugia il xxxi marzo mdxxxlxxix. A
Perugia, la città che lo aveva accolto, gli sono stati tributati particolari
onori e nel cimitero gli è stato eretto un monumento la cui epigrafe
recita: Qui riposa Sebastiano Purgotti insigne chimico e matematico noto
in Italia e fuori esempio raro di virtu domestiche e civile. Una corona
d'alloro in metallo dorato donata dal comune di Cagli è stabilmente collocata
sopra il citato monumento funebre a perpetuo omaggio. Opere scientifiche
e letterarie Due articoli: inseriti nel Giornale Scientifico Letterario di
Perugia secondo trimester, Lettere ad un amico intorno a vari filosofici
argomenti, Riflessioni sulla teoria degli atomi, Trattato di chimica applicato
specialmente alla medicina e alla agricoltura Trattato elementare di chimica
applicata specialmente alla medicina Trattato elementare di chimica applicata
specialmente alla medicina e alla agricoltura Intorno all'azione dell'acido
solfo-idrico sul solfato di protossido di ferro Osservazioni intorno a varie
inesattezze che allignano nei moderni corsi di matematica elementare
Riflessioni di Sebastiano Purgotti sopra un opuscolo che porta per titolo se si
possa difendere, ed insegnare non come ipotesi, ma come verissima, e come tesi
la mobilita della terra, e la stabilita del sole da chi ha fatta la professione
di fede di Pio IV Elementi di aritmetica, algebra e geometria Studi chimici
sulle acque minerali di Valle Zangona. Del professore Sebastiano Purgotti, del
chimico-farmacista Pio Mazzolini, seguiti da una lettera intorno agli usi ed
effetti delle medesime del dottore Antonio Federici Riflessioni sulla teoria
degli atomi Chimica Analisi delle acque minerali di S. Gemini eseguita da
Sebastiano Purgotti professore di chimica nell'universita di Perugia Aritmetica
e algebra Chimica organica: seguita da un saggio di filosofia chimica Geometria
Per la morte di Canali: rettore della Pontificia Universita di Perugia e
pubblico bibliotecario. Due funebri orazioni seguite dalla sua biografia
Problemi tratti dagli elementi di Aritmetica, Algebra e Geometria Nozioni
elementari ragionate del calcolo aritmetico ad uso dei giovanetti. Compilate
per dimande e risposte da Sebastiano Purgotti Pensieri intorno al primitivo
insegnamento della scienza delle quantità Chimica inorganica Metalli delle
terre aride e metalli propriamente detti Elementi di aritmetica ragionata ad
uso dei giovanetti Elementi di aritmetica, algebra e geometria Analisi delle
acque minerali di S. Gemini eseguita da Purgotti Lettere filosofiche:
principalmente riguardanti l'elementare insegnamento delle scienze esatte
Chimica inorganica. Metalloidi Compendio di nozioni farmaceutiche di Sebastiano
Purgotti ad uso degli studenti medicina e farmacia, ossia, Esposizione delle
avvertenze teorico-pratiche le più interessanti per ben preparare, conservare
ed apprestare i farmaci Sul fluido biotico e le sue influenze nei moti delle
tavole e dei pendoli indovini e nel magnetismo animale e nelle manifestazioni
spiritualiste. Discorso del professore Sebastiano Purgotti da lui letto in
latino. Nozioni elementari intorno all'algorismo sui numeri interi estratte dal
trattato di aritmetica ragionata Chimica inorganica. Metalli “Lettere
filosofiche.” Principalmente risguardanti l'elementare insegnamento delle
scienze Chimica organica e nozioni le più interessanti di chimica agraria e
filosofia Studi chimici di Sebastiano Purgotti sulle sorgive minerali del
distretto di Civita Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo Ulteriore Sull'acqua
salino-ferruginosa di Giano. Chimiche ricerche Elementi di algebra Elementi di
aritmetica Elementi di geometria Elogio funebre del professore Lorenzo Massini.
Letto nelle esequie nella chiesa dell'Universita, “I segreti dell'arte di
comunicare le idee negli elementi delle scienze esatte ed i difetti che anche
attualmente vi sono coperti dal falso manto della matematica evidenza svelati
dalla filosofica investigazione. Studi Esercizi aritmetici. In addizione alla
quarta edizione della sua aritmetica Idrologia minerale del distretto di Civita
Ducale nel secondo Abruzzo Ulteriore. Per gli studi di Sebastiano Purgotti
Studi chimici di Sebastiano Purgotti sulle sorgive minerali del distretto di
Civita Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo ulteriore; Intorno ai fisici
e ai metafisici del chiarissimo prof. Francesco Puccinotti. Lettera al medesimo
Idrologia narnese o rapporto degli studi chimici sulle acque potabili e
minerali di Narni del dottore Sebastiano Purgotti fatti per cura dell'inclita
giunta municipale della stessa città, Articolo del ch. prof. Sebastiano
Purgotti intorno alcuni scritti inediti di Michelangelo Poggioli pubblicati per
cura del figlio avv. Giuseppe Delle acque minerali di San Galgano di Perugia.
Memorie istoriche per il conte Gio. Battista Rossi-Scotti. Seguite dai relativi
studi analitici da Sebastiano Purgotti Intorno alla nutrizione. Frammenti
tratti dalla chimica animale Sulle sorgenti acidule-ferro-manganesiache di
Monte Castello Vibio. Studi chimici di Sebastiano ed Enrico Purgotti, seguiti
da una relazione intorno alle loro virtù medicamentose di Antonio Melloni
Intorno all'articolo dei corpi organici naturali inserito nell'Apologenico. Osservazioni
di Sebastiano Purgotti Intorno alle opinioni dello Schoenbein relative alle
azioni catalitiche Le forze. Allocuzione per l'inaugurazione degli studi nella
Libera Universita di Perugia nell'anno scolastico Intorno agli esami liceali.
Vaganti idee Delucidazioni intorno alla sua allocuzione "Le forze"
Euclide e la logica naturale. Riflessioni Compendio di nozioni farmaceutiche
Compendio di nozioni farmaceutiche, ossia Raccolta di cognizioni teorico-pratiche
per ben preparare, conservare ed apprestare i farmaci, le quali sono utili al
medico, e indispensabili al farmacista, di Sebastiano Purgotti. A queste fa
seguito un trattatello sull'arte di ben scrivere le ricette si nel latino
idioma usando pesi antichi, che nell'idioma italiano usando i pesi metrici
moderni Intorno ai saggi idrotimetrici delle acque potabili. Nota di Sebastiano
Purgotti; Sull'esame critico della sua prolusione. Le forze. Osservazioni di
Sebastiano Purgotti Sulla necessità di escludere lo studio della geometria dai
pubblici ginnasi e l'Euclide dai licei. Nota Intorno alle odierne difese degli
antichi errori nell'insegnamento delle matematiche. Cicaloate polemiche di
Sebastiano Purgotti Lettera di SPurgotti al chiarissimo Prof. J. W. Wilson
intorno a quistioni relative a questa scienza Rilievi di Sebastiano Purgotti
intorno ad alcune critiche osservazioni sull'ultimo opuscolo risguardante la
combustione Cenni di Sebastiano Purgotti intorno alla conformità delle sue
opinioni con la lettera scritta al rettore dell'universita di Lilla per ordine
di Pio IX Riflessioni di Sebastiano Purgotti intorno al discorso Cosa e la
fisiologia. Prolusione del prof. Alessandro Herzen letta nell'Istituto
superiore di Firenze Uno scherzo scientifico. Dato da Sebastiano Purgotti F. Magni, S. da Campagnola e L. Severi, Cagli,
A. Tarducci, Dizionarietto biografico cagliese. Cenni storici su 360 cittadini
cagliesi, Cagli, Enrico Purgotti
Sebastiano Purgotti, in TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Sebastiano Purgotti. Purgotti. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Purgotti” – The Swimming-Pool Library.
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