Eco (Alessandria). Filosofo. Grice: “Eco thought that his
“Guglielmo da Bascavilla” was a clever composite of Holmes, who deciphered the
enigma of the Baskervilles, and William Occam – and has his tutee claim that he
died of the black plague – but Gal has now discovered he did not!” -- Eco
philosophised at the oldest varsity, BolognaGrice: “Of course, ‘varsity’ is
over-rated, as I’m sure Cicero would agree!” -- Grice: “I would not call Eco a
philosopher, since his dissertation is on aesthetics in Aquinas! Plus, he wrote
a novel!” -- scuola bolognese-- possibly, after Speranza, one of the most
Griceian of Italian philosophers (Only Speranza calls himself an Oxonian,
rather!“Surely alma mater trumps all!”). Figlio di Giulio,
un impiegato nelle Ferrovie, e Rita Bisio, conseguì la maturità al liceo
classico Giovanni Plana di Alessandria, sua città natale. Tra i suoi compagni
di classe, vi era il fisarmonicista Gianni Coscia, con il quale scrisse
spettacoli di rivista. In gioventù fu impegnato nella GIAC (l'allora ramo
giovanile dell'Azione Cattolica) e nei primi anni cinquanta fu chiamato tra i
responsabili nazionali del movimento studentesco dell'AC (progenitore
dell'attuale MSAC). Abbandonò l'incarico (così come avevano fatto Carlo
Carretto e Mario Rossi) in polemica con Luigi Gedda. Durante i suoi studi
universitari su Tommaso d'Aquino, smise di credere in Dio e lasciò
definitivamente la Chiesa cattolica; in una nota ironica, in seguito commentò:
«si può dire che lui Tommaso d'Aquino mi abbia miracolosamente curato dalla
fede». Laureatosi in filosofia a Torino (agli esami riportò sempre
30/30, anche con lode, tranne quattro casi: filosofia teoretica e letteratura
latina, in cui ottenne 29/30, e storia della letteratura italiana e pedagogia,
entrambi superati con 27/30) con
relatore Pareyson e tesi sull'estetica di San Tommaso d'Aquino (controrelatore
Augusto Guzzo), cominciò a interessarsi di filosofia e cultura medievale, campo
d'indagine mai più abbandonato (vedi il volume Dall'albero al labirinto), anche
se successivamente si dedicò allo studio semiotico della cultura popolare
contemporanea e all'indagine critica sullo sperimentalismo letterario e
artistico. Pubblicò il suo primo libro, un'estensione della sua tesi di
laurea dal titolo Il problema estetico in San Tommaso. Partecipò e vinse
un concorso della Rai per l'assunzione di telecronisti e nuovi funzionari; con
Eco vi entrarono anche Furio Colombo e Gianni Vattimo. Tutti e tre
abbandonarono l'ente televisivo entro la fine degli anni cinquanta. Nel
concorso successivo entrarono Emmanuele Milano, Fabiano Fabiani, Angelo Guglielmi,
e molti altri. I vincitori dei primi concorsi furono in seguito etichettati
come i "corsari" perché seguirono un corso di formazione diretto da
Pier Emilio Gennarini e avrebbero dovuto, secondo le intenzioni del dirigente
Filiberto Guala, "svecchiare" i programmi. Con altri ingressi
successivi, come quelli di Gianni Serra, Emilio Garroni e Luigi Silori, questi
giovani intellettuali innovarono davvero l'ambiente culturale della
televisione, ancora molto legato a personalità provenienti dall'EIAR, venendo
in seguito considerati come i veri promotori della centralità della RAI nel
sistema culturale italiano. Dall'esperienza lavorativa in RAI, incluse
amicizie con membri del Gruppo 63, Eco trasse spunto per molti scritti, tra cui
il celebre articolo Fenomenologia di Mike Bongiorno. Codirettore
editoriale della casa editrice Bompiani. Pubblicò il saggio Opera aperta che,
con sorpresa dello stesso autore, ebbe notevole risonanza a livello
internazionale e diede le basi teoriche al Gruppo 63, movimento d'avanguardia
letterario e artistico italiano che suscitò interesse negli ambienti
critico-letterari anche per le polemiche che destò criticando fortemente autori
all'epoca già "consacrati" dalla fama come Carlo Cassola, Giorgio
Bassani e Vasco Pratolini, ironicamente definiti "Liale", con
riferimento a Liala, autrice di romanzi rosa. Ebbe inizio anche la sua
carriera universitaria che lo portò a tenere corsi, in qualità di professore
incaricato, in diverse università italiane: Torino, Milano, Firenze e, infine,
Bologna dove ha ottenuto la cattedra di Semiotica, diventando Professore.
All'Bologna è stato fra i fondatori del primo corso di laurea in DAMS, poi è
stato direttore dell'Istituto di Comunicazione e spettacolo del DAMS, e in
seguito ha dato inizio al corso di laurea in Scienze della comunicazione.
Infine è divenuto Presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici,
fondata nel 2000, che coordina l'attività dei dottorati bolognesi del settore
umanistico, e dove ha ideato il Master in Editoria Cartacea e Digitale.
Nel corso degli anni ha insegnato come professore invitato alla New York
University, Northwestern University, Columbia University, Yale, Harvard (Norton
lectures sponsored by the Department of Romance Languages), University of
California-San Diego, Cambridge, Oxford – Weidenfeld lectures at the
female-only St. Anne’s, São Paulo e Rio de Janeiro, La Plata e Buenos Aires,
Collège de France, École normale supérieure (Parigi). Nell'ottobre 2007 si è
ritirato dall'insegnamento per limiti di età. Dalla fine degli anni
cinquanta, Eco cominciò a interessarsi all'influenza dei mass media nella
cultura di massa, su cui pubblicò articoli in diversi giornali e riviste, poi
in gran parte confluiti in Diario minimo e Apocalittici e integrati. Apocalittici
e integrati (che ebbe una nuova edizione) analizzò con taglio sociologico le
comunicazioni di massa. Il tema era già stato affrontato in Diario minimo, che
includeva tra gli altri il breve articolo Fenomenologia di Mike Bongiorno.
Sullo stesso tema, ssvolse a New York il seminario Per una guerriglia
semiologica, in seguito pubblicato ne Il costume di casa e frequentemente
citato nelle discussioni sulla controcultura e la resistenza al potere dei mass
media. Significativa fu anche la sua attenzione per le correlazioni tra
dittatura e cultura di massa ne Il fascismo eterno, capitolo del saggio Cinque
scritti morali, dove individuava le caratteristiche, ricorrenti nel tempo, del
cosiddetto "fascismo eterno", o "Ur-fascismo": il culto della
tradizione, il rifiuto del modernismo, il culto dell'azione per l'azione, il
disaccordo come tradimento, la paura delle differenze, l'appello alle classi
medie frustrate, l'ossessione del complotto, il machismo, il "populismo
qualitativo Tv e Internet" e altre ancora; da esse e dalle loro
combinazioni, secondo Eco, è possibile anche "smascherare" le forme
di fascismo che si riproducono da sempre "in ogni parte del
mondo". In un'intervista del 24 aprile mise in evidenza la sua visione rispetto a ,
della quale Eco si definiva un "utente compulsivo", e al mondo
dell'open source. Pubblicò il suo primo libro di teoria semiotica, La
struttura assente, cui seguirono il fondamentale Trattato di semiotica generale
e gli articoli per l'Enciclopedia Einaudi poi riuniti in Semiotica e filosofia
del linguaggio. Fondò VersusQuaderni di studi semiotici, una delle
maggiori riviste internazionali di semiotica, rimanendone direttore
responsabile e membro del comitato scientifico fino alla morte. È anche stato
segretario, vicepresidente e dal 1994 presidente onorario della IASS/AIS
("International Association for Semiotic Studies"). È stato invitato
a tenere le prestigiose conferenze Tanner (Cambridge), Norton (Harvard), Goggio
(Toronto), Weidenfeld lectures on comparative literature and translation,
sponsored by the female-only college St. Anne’s (Oxford,) e Richard Ellmann
(Università Emory). Collaborò sin dalla sua fondazione, nel 1955, al
settimanale L'Espresso, sul quale tenne in ultima pagina la rubrica La bustina
di minerva (nella quale, tra l'altro, dichiarò di aver contribuito
personalmente alla propria voce su ), ai giornali Il Giorno, La Stampa,
Corriere della Sera, la Repubblica, il manifesto e a innumerevoli riviste
internazionali specializzate, tra cui Semiotica (fondata da Thomas Albert
Sebeok), Poetics Today, Degrès, Structuralist Review, Text, Communications
(rivista parigina del EHESS), Problemi dell'informazione, Word & Images, o
riviste letterarie e di dibattito culturale quali Quindici, Il Verri (fondata
da Luciano Anceschi), Alfabeta, Il cavallo di Troia, ecc. Collaborò alla
collana "Fare l'Europa" diretta da Jacques Le Goff con lo studio La
ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, in cui si espresse a favore dell'utilizzo
dell'esperanto. Tradusse gli Esercizi di stile di Raymond Queneau (nel 1983) e
Sylvie di Gérard de Nerval (entrambi presso Einaudi) e introdusse opere di
numerosi scrittori e di artisti. Ha anche collaborato con i musicisti Luciano
Berio e Sylvano Bussotti. I suoi dibattiti, spesso dal tono divertito,
con Luciano Nanni, Omar Calabrese, Paolo Fabbri, Ugo Volli, Francesco Leonetti,
Nanni Balestrini, Guido Almansi, Achille Bonito Oliva o Maria Corti, tanto per
nominarne alcuni, hanno aggiunto contributi non scritti alla storia degli
intellettuali italiani, soprattutto quando sfioravano argomenti non consueti (o
almeno non ritenuti tali prima dell'intervento di Eco), come la figura di James
Bond, l'enigmistica, la fisiognomica, la serialità televisiva, il romanzo
d'appendice, il fumetto, il labirinto, la menzogna, le società segrete o più
seriamente gli annosi concetti di abduzione, di canone e di classico.[senza
fonte] Grande appassionato del fumetto Dylan Dog, a Eco è stato fatto
tributo sul numero 136 attraverso il personaggio Humbert Coe, che ha affiancato
l'indagatore dell'incubo in un'indagine sull'origine delle lingue del mondo. È
stato inoltre amico del pittore e autore di fumetti Andrea Pazienza che fu suo
allievo al DAMS di Bologna, e ha scritto la prefazione a libri di Hugo Pratt,
Charles Monroe Schulz, Jules Feiffer e Raymond Peynet. Scrisse la presentazione
di "Cuore" a fumetti, di F. Bonzi e Alain Denis, pubblicata su "Linus".Esordì
nella narrativa. Il suo primo romanzo, Il nome della rosa, riscontrò un grande
successo sia presso la critica sia presso il pubblico, tanto da divenire un
best seller internazionale tradotto in 47 lingue e venduto in trenta milioni di
copie. Il nome della rosa è stato anche tra i finalisti del prestigioso Edgar
Award nel 1984 e ha vinto il Premio Strega.[26] Dal lavoro fu tratto anche un
celebre film con Sean Connery. Pubblicò il suo secondo romanzo, Il
pendolo di Foucault, satira dell'interpretazione paranoica dei fatti veri o
leggendari della storia e delle sindromi del complotto. Questa critica
dell'interpretazione incontrollata viene ripresa in opere teoriche sulla
ricezione (cfr. I limiti dell'interpretazione). Romanzi successivi sono L'isola
del giorno prima (1994), Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina
Loana, Il cimitero di Praga () e Numero zero (), tutti editi in italiano da
Bompiani. Nel è stata pubblicata
una versione "riveduta e corretta" del suo primo romanzo Il nome
della rosa, con una nota finale dello stesso Eco che, mantenendo stile e
struttura narrativa, è intervenuto a eliminare ripetizioni ed errori, a
modificare l'impianto delle citazioni latine e la descrizione della faccia del
bibliotecario per togliere un riferimento neogotico. Molte opere furono
dedicate alle teorie della narrazione e della letteratura: Il superuomo di
massa, Lector in fabula, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Sulla
letteratura, Dire quasi la stessa cosa (sulla traduzione). È stato inoltre
precursore e divulgatore dell'applicazione della tecnologia alla
scrittura. In contemporanea alla nomina di "guest curator"
(curatore ospite) del Louvre, dove organizzò una serie di eventi e
manifestazioni culturali, uscì per Bompiani Vertigine della lista, pubblicato
in quattordici paesi del mondo. Nel
Bompiani pubblicò una raccolta dal titolo Costruire il nemico e altri
scritti occasionali, che raccoglie saggi occasionali che spaziano nei vari
interessi dell'autore, come quello per la narratologia e il feuilleton ottocentesco.
Il primo saggio riprende temi già presenti ne Il cimitero di Praga. Muore nella
sua casa di Milano a causa di un tumore del pancreas che lo aveva colpito due
anni prima. I funerali laici si sono svolti nel Castello Sforzesco di Milano, dove migliaia
di persone si sono recate per l'ultimo saluto. Sono state eseguite due
composizioni alla viola da gamba e al clavicembalo: Couplets de folies (Les
folies d'Espagne) dalla Suite n. 1 in re maggiore dai Pièces de viole, Livre II
di Marin Marais e La Folia dalla Sonata per violino e basso continuo in re minore,
di Arcangelo Corelli. Nel proprio testamento Eco ha chiesto ai suoi familiari
di non autorizzare né promuovere, per i dieci anni successivi alla sua morte alcun
seminario o conferenza su di lui. Il corpo di Eco è stato infine cremato. La
moglie, Renate Eco-Ramge, rifiutando la proposta di tumularne le ceneri nel
Civico Mausoleo Garbin, ex edicola privata del Cimitero Monumentale di Milano
ora provvista di piccole cellette destinate a ceneri o resti ossei di
personalità artistiche illustri, ne ha preferito la conservazione privata, con
il progetto di costruire un'edicola di famiglia nel medesimo cimitero. Nei suoi
romanzi, Eco racconta storie realmente accadute o leggende che hanno come
protagonisti personaggi storici o inventati. Inserisce nelle sue opere accesi
dibattiti filosofici sull'esistenza del vuoto, di Dio o sulla natura
dell'universo. Attratto da temi piuttosto misteriosi e oscuri (i
cavalieri Templari, il sacro Graal, la sacra Sindone ecc.), nei suoi romanzi
gli scienziati e gli uomini che hanno fatto la storia sono spesso trattati con
indifferenza dai contemporanei. L'umorismo è l'arma letteraria preferita
dallo scrittore di Alessandria, che inserisce innumerevoli citazioni e collegamenti
a opere di vario genere, conosciute quasi esclusivamente da filologi e
bibliofili. Ciò rende romanzi come Il nome della rosa o L'isola del giorno
prima un turbinio variopinto di nozioni di carattere storico, filosofico,
artistico e matematico. Centrale ne Il nome della rosa è la questione del
riso, post-modernisticamente declinata. Ne Il pendolo di Foucault Eco
affronta temi come la ricerca del sacro Graal e la storia dei cavalieri
Templari, facendo numerosi cenni ai misteri dell'età antica e moderna, rivisitati
in chiave parodistica. Ne L'isola del giorno prima l'umanità intera è
simboleggiata dal naufrago Roberto de la Grive, che cerca un'isola al di fuori
del tempo e dello spazio. In Baudolino dà vita ad un picaresco
personaggio medioevale tutto dedito alla ricerca di un paradiso terrestre (il
regno leggendario di Prete Giovanni). Ne La misteriosa fiamma della
regina Loana riflette sulla forza e sull'essenza stessa del ricordo, rivolto,
in questo caso, ad episodi del XX secolo. Il cimitero di Praga è incentrato
sulla natura del complotto e, in particolar modo, sulla storia 'europea' del
popolo ebraico. Il suo ultimo romanzo, Numero zero, riprendendo temi da
sempre cari all'autore (il falso, la costruzione del complotto e delle notizie)
si sofferma sulla storia italiana recente, narrando fatti realmente accaduti,
ma riletti attraverso una chiave complottistica. Fu tra i 757 firmatari
della lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli e successivamente della
autodenuncia di solidarietà a Lotta Continua, in cui una cinquantina di
firmatari esprimevano solidarietà verso alcuni militanti e direttori
responsabili del giornale, inquisiti per istigazione a delinquere. I firmatari
si autodenunciavano alla magistratura dicendo di condividere il contenuto
dell'articolo. Peraltro le severe critiche di Eco al terrorismo e ai vari
progetti di lotta armata sono contenute in una serie di articoli scritti sul
settimanale L'Espresso e su Repubblica, specie ai tempi del caso Moro (articoli
poi ripubblicati nel volume Sette anni di desiderio). In effetti l'arma che ha
caratterizzato l'impegno politico di Eco è diventata l'analisi critica dei
discorsi politici e delle comunicazioni di massa. Questo impegno è
sintetizzato nella metafora della guerriglia semiologica dove si sostiene che
non è tanto importante cambiare il contenuto dei messaggi alla fonte ma cercare
di animare la loro analisi là dove essi arrivano (la formula era: non serve
occupare la televisione, bisogna occupare una sedia davanti a ogni televisore).
In questo senso la guerriglia semiologica è una forma di critica sociale
attraverso l'educazione alla ricezione. Partecipa alle attività
dell'associazione Libertà e Giustizia, di cui è uno dei fondatori e garanti più
noti, partecipando attivamente tramite le sue iniziative al dibattito
politico-culturale italiano. Il suo libro A passo di gambero contiene le
critiche a quello che lui definisce populismo berlusconiano, alla politica di
Bush, al cosiddetto scontro tra etnie e religioni. Nel , nelle settimane delle
rivolte arabe, durante una conferenza stampa registrata alla Fiera del libro di
Gerusalemme, scatena una polemica politica la sua risposta a un giornalista
italiano che gli domanda se condivida il paragone fra Berlusconi e Mubarak,
avanzato da alcuni: "Il paragone potrebbe essere fatto con Hitler: anche
lui giunse al potere con libere elezioni";[36] lo stesso Eco, dalle
colonne de l'Espresso, smentirà tale dichiarazione chiarendo le circostanze
della sua risposta. Eco faceva parte dell'associazione Aspen Institute Italia. Cavaliere
di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana nastrino per
uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della
Repubblica italiana — Roma, 9Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e
dell'artenastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'oro ai benemeriti della
cultura e dell'arte — Roma. Onorificenze straniere Commendatore dell'Ordine
delle Arti e delle Lettere (Francia)nastrino per uniforme ordinariaCommendatore
dell'Ordine delle Arti e delle Lettere (Francia), Cavaliere dell'Ordine pour le
Mérite für Wissenschaften und Künste (Repubblica Federale di Germania)nastrino
per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine pour le Mérite für Wissenschaften
und Künste (Repubblica Federale di Germania), Premio Principe delle Asturie per
la comunicazione e l'umanistica (Spagna)nastrino per uniforme ordinariaPremio
Principe delle Asturie per la comunicazione e l'umanistica (Spagna), Ufficiale
dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) nastrino per uniforme ordinariaUfficiale
dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia), Gran croce al merito con placca
dell'Ordine al merito della Repubblica Federale di Germanianastrino per
uniforme ordinariaGran croce al merito con placca dell'Ordine al merito della
Repubblica Federale di Germania, Commendatore dell'Ordine della Legion d'Onore
(Francia) nastrino per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Legion
d'Onore (Francia), Parigi. Cittadinanze onorarie Monte Cerignone, Nizza
Monferrato, San Leo, 11 giugno . Torre Pellice, . Lauree Eco ha ricevuto 40
lauree honoris causa da prestigiose università europee e americane, come quella
del , che gli è stata conferita dall'Università federale del Rio Grande do Sul,
di Porto Alegre, in Brasile. In occasione della laurea in comunicazione
conferita da Torino, Umberto Eco ha rilasciato severi giudizi sui social del
Web che, a suo dire, possono essere utilizzati da «legioni di imbecilli» per
porsi sullo stesso piano di un vincitore di un Premio Nobel. Le affermazioni di
Eco hanno suscitato approvazioni ma anche vivaci discussioni. Affiliazioni e
sodalizi accademici Umberto Eco è stato membro onorario (Honorary Trustee)
della James Joyce Association, dell'Accademia delle Scienze di Bologna,
dell'Academia Europea de Yuste, dell'American Academy of Arts and Letters,
dell'Académie royale des sciences, des lettres et des beaux-arts de Belgique,
della Polska Akademia Umiejętności ("Accademia polacca della Arti"),
"Fellow" del St Anne's, Oxford e socio dell'Accademia Nazionale dei
Lincei. Eco è stato inoltre membro onorario del CICAP. Altro Gli è stato
dedicato l'asteroide 13069 Umbertoeco, scoperto nel dall'astronomo belga Eric
Walter Elst. Il 12 aprile 2008 è stato nominato Duca dell'Isola del
Giorno Prima del regno di Redonda dal re Xavier. Nel il comune di Milano ha deciso che il suo nome
venga iscritto nel Pantheon di Milano, all'interno del cimitero monumentale.
Eco ha scritto numerosi saggi di filosofia, semiotica, linguistica,
estetica: Il problema estetico in San Tommaso, Torino, Edizioni di Filosofia,
poi Il problema estetico in Tommaso
d'Aquino, 2ª ed., Milano, Bompiani, Filosofi in libertà, come Dedalus, Torino,
Taylor, poi in Il secondo diario minimo. Sviluppo dell'estetica medievale, in
Momenti e problemi di storia dell'estetica, I, Dall'antichità classica al Barocco,
Milano, Marzorati, Arte e bellezza nell'estetica medievale, Milano, Bompiani, Storia
figurata delle invenzioni. Dalla selce scheggiata al volo spaziale, e con G. B.
Zorzoli, Milano, Bompiani, Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle
poetiche contemporanee, Milano, Bompiani, Diario minimo, Milano, A. Mondadori
(include i saggi Fenomenologia di Mike Bongiorno e Elogio di Franti)
Apocalittici e integrati, Milano, Bompiani, Il caso Bond. [Le origini, la
natura, gli effetti del fenomeno 007], e con Oreste del Buono, Milano,
Bompiani, Le poetiche di Joyce. Dalla "Summa" al "Finnegans
Wake", Milano, Bompiani (ed. modificata sulla base della seconda parte di
Opera aperta) Appunti per una semiologia delle comunicazioni visive, Milano,
Bompiani (poi in La struttura assente) L'Italie par elle-meme. A portrait of
Italy. Autoritratto dell'Italia, e con Giulio Carlo Argan, Guido Piovene, Luigi
Chiarini, Vittorio Gregotti e altri, Milano, Bompiani, La struttura assente,
Milano, Bompiani, La definizione dell'arte, Milano, Mursia, L'arte come
mestiere, a cura di, Milano, Bompiani, I sistemi di segni e lo strutturalismo
sovietico, e con Remo Faccani, Milano, Bompiani, L'industria della cultura, a cura
di, Milano, Bompiani, Le forme del contenuto,
Milano, Bompiani, I fumetti di Mao, e con Jean Chesneaux e Gino Nebiolo, Bari,
Laterza, Cent'anni dopo. Il ritorno dell'intreccio, e con Cesare Sughi, Milano,
Bompiani, Documenti su il nuovo Medioevo, con Francesco Alberoni, Furio Colombo
e Giuseppe Sacco, Milano, Bompiani, Estetica e teoria dell'informazione, a cura
di, Milano, Bompiani, I pampini bugiardi. Indagine sui libri al di sopra di
ogni sospetto: i testi delle scuole elementari, e con Marisa Bonazzi, Rimini,
Guaraldi, Il segno, Milano, Isedi; Milano, A. Mondadori, Il costume di casa.
Evidenze e misteri dell'ideologia italiana, Milano, Bompiani, Beato di Liébana.
Miniature del Beato de Fernando I y Sancha. Codice B.N. Madrid Vit. 14-2, testo
e commenti alle tavole di, Milano, Franco Maria Ricci, Eugenio Carmi. Una
pittura di paesaggio?, Milano, Prearo, Trattato di semiotica generale, Milano,
Bompiani, Il superuomo di massa. Studi sul romanzo popolare, Roma, Cooperativa
Scrittori, Milano, Bompiani, Stelle & stellette. La via lattea mormorò,
illustrazioni di Philippe Druillet, Conegliano Treviso, Quadragono Libri, Storia
di una rivoluzione mai esistita. L'esperimento Vaduz. Appunti del Servizio opinioni,
Roma, Rai, Servizio Opinioni, Dalla periferia dell'impero, Milano, Bompiani, Come
si fa una tesi di laurea, Milano, Bompiani, Carolina Invernizio, Matilde Serao,
Liala, con altri, Firenze, La nuova Italia, Lector in fabula, Milano, Bompiani,
De bibliotheca, Milano, Comune di Milano, Postille al nome della rosa, Milano,
Bompiani, Il segno dei tre, Milano,
Bompiani, Sette anni di desiderio. [Cronache], Milano, Bompiani, 1983.
Semiotica e filosofia del linguaggio, Torino, Einaudi, Sugli specchi e altri saggi, Milano, Bompiani,
Lo strano caso della Hanau 1609, Milano, Bompiani, Saggio in Leggere i Promessi
sposi. Analisi semiotiche, Giovanni Manetti, Milano, Gruppo editoriale Fabbri-Bompiani-Sonzogno,
I limiti dell'interpretazione, Milano, Bompiani, Vocali, con Soluzioni felici
di Paolo Domenico Malvinni, Napoli, Collana "Clessidra" di Alfredo Guida
Ed., Il secondo diario minimo, Milano, Bompiani, Interpretation and
Overinterpretation, Cambridge, Cambridge University Press, La memoria vegetale,
Milano, Rovello, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea,
Roma-Bari, Laterza, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Milano, Povero
Pinocchio. Giochi linguistici di studenti del Corso di Comunicazione, a cura
di, Modena, Comix, In cosa crede chi non crede?, con Carlo Maria Martini, Roma,
Liberal, Kant e l'ornitorinco, Milano, Bompiani, Cinque scritti morali, Milano,
Bompiani, Talking of Joyce, con Liberato Santoro-Brienza, Dublin, University
College Dublin Press, Serendipities. Language and Lunacy, New York, Columbia
University Press, Tra menzogna e ironia, Milano, Bompiani, La bustina di
minerva, Milano, Bompiani, Riflessioni
sulla bibliofilia, Milano, Rovello, Diario minimo, Secondo diario minimo,
Bustina di minerva e altre parodie da
raccolte in tedesco) Sulla letteratura, Milano, Bompiani, Guerre sante,
passione e ragione. Pensieri sparsi sulla superiorità culturale; Scenari di una
guerra globale, in Islam e Occidente. Riflessioni per la convivenza, Roma-Bari,
Laterza, Bellezza. Storia di un'idea dell'Occidente, CD-ROM a cura di, Milano,
Motta On Line, Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, Milano, Bompiani,
Mouse or Rat?, Translation as Negociation, London, Weidenfeld & Nicolson (Experiences
in translation e saggi selezionati da Dire quasi la stessa cosa) Storia della
bellezza, a cura di, testi di Umberto Eco e Girolamo de Michele, Milano, Bompiani,
Il linguaggio della Terra Australe, Milano, Bompiani, Il codice Temesvar,
Milano, Rovello, Nel segno della parola, con Daniele Del Giudice e Gianfranco
Ravasi, a cura e con un saggio di Ivano Dionigi, Milano, BUR, 2A passo di
gambero. Guerre calde e populismo mediatico, Collana Overlook, Milano, Bompiani,
La memoria vegetale e altri scritti di bibliofilia, Milano, Rovello, Sator
Arepo eccetera, Roma, Nottetempo, Storia della bruttezza, a cura di, Milano,
Bompiani, La cospirazione impossibile, con Piergiorgio Odifreddi, Michael
Shermer, James Randi, Paolo Attivissimo, Lorenzo Montali, Francesco Grassi,
Andrea Ferrero e Stefano Bagnasco, Massimo Polidoro, Casale Monferrato, Piemme,
Dall'albero al labirinto. Studi storici sul segno e l'interpretazione, Milano, Bompiani,
Historia. La grande storia della civiltà europea, e con altri, 9 voll., Milano,
Motta, Storia della civiltà europea, e con altri, 18 voll., Milano, Corriere
della Sera, Nebbia, e con Remo Ceserani, con la collaborazione di Francesco
Ghelli e un saggio di Antonio Costa, Torino, Einaudi (antologia letteraria di
racconti a tema) Non sperate di liberarvi dei libri, con Jean-Claude Carrière,
Milano, Bompiani, Vertigine della lista, Milano, Bompiani, Il Medioevo, a cura
di, 4 voll., Milano, Encyclomedia, La grande Storia, a cura di, 28 voll.,
Milano, Corriere della Sera, . Costruire il nemico e altri scritti occasionali,
Milano, Bompiani, Scritti sul pensiero medievale, Collana Il pensiero
occidentale, Milano, Bompiani, L'età moderna e contemporanea, a cura di, 22
voll., Roma, Gruppo editoriale L'Espresso, -. Storia delle terre e dei luoghi
leggendari, Milano, Bompiani, Da dove si comincia?, con Stefano Bartezzaghi,
Roma, La Repubblica, . Riflessioni sul dolore, Bologna, ASMEPA, La filosofia e
le sue storie, e con Riccardo Fedriga, 3 voll., Roma-Bari, Laterza, Pape Satàn
Aleppe. Cronache di una società liquida, Milano, La nave di Teseo, Come
viaggiare con un salmone, Milano, La nave di Teseo, Sulle spalle dei giganti,
Collana I fari, Milano, La nave di Teseo, Il fascismo eterno, Collana Le onde,
Milano, La nave di Teseo, Cinque scritti morali, Bompiani, Sulla televisione.
Scritti, Gianfranco Marrone, Collana I fari, Milano, La Nave di Teseo, Narrativa
Il nome della rosa, Milano, Bompiani, Il pendolo di Foucault, Milano, Bompiani,L'isola
del giorno prima, Milano, Bompiani, Baudolino, Milano, Bompiani, La misteriosa
fiamma della regina Loana. Romanzo illustrato, Milano, Bompiani, Il cimitero di
Praga, Milano, Bompiani, Numero zero, Milano, Bompiani, Narrativa per
l'infanzia La bomba e il generale, illustrazioni di Eugenio Carmi, Milano,
Bompiani, I tre cosmonauti, illustrazioni di Eugenio Carmi, Milano, Bompiani,
1966. Ammazza l'uccellino, come Dedalus, illustrazioni di Monica Sangberg,
Milano, Bompiani, Gli gnomi di Gnu, illustrazioni di Eugenio Carmi, Milano, Bompiani,
Tre racconti, Milano, Fabbri (raccolta
dei tre precedenti) La storia de "I promessi sposi", raccontata da,
Torino-Roma, Scuola Holden-La biblioteca di Repubblica-L'Espresso, Traduzioni
Raymond Queneau, Esercizi di stile, Torino, Einaudi. Claudio Gerino, Morto lo
scrittore Umberto Eco. Ci mancherà il suo sguardo nel mondo, in la Repubblica, Massimo
Delfino e Emma Camagna, Alessandria piange Umberto Eco, in La Stampa, Cosimo Di
Bari, "A passo di critica: il modello di media education nell'opera di
Umberto Eco", Firenze, Èco, Umberto, in TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
LINCEI, ENRICO MENESTO' E UMBERTO ECO NUOVI SOCI DELL'ACCADEMIA, su
tuttoggi.info. 30 ottobre . 'Il nome
della rosa' debutta su Rai1 e conquista gli ascolti della prima serata, su la
Repubblica, 5 marzo . 30 gennaio .
quotidiano la Stampa; Gianni Coscia: «quando suono col mio amico Umberto
Eco», su genova.mentelocale. «È il lato dolente e angoscioso di un uomo che è
cresciuto nell'Azione Cattolica, che l'ha lasciata in polemica con il grande
Gedda; un uomo, Eco, che ha studiatodiconoTommaso d'Aquino, e che un giorno se
n'è uscito dalla Chiesa proclamandosi orgogliosamente ateo, o se si preferisce,
agnostico.» (In Rassegna stampa cattolica: Mario Palmaro, Eco è solo un refuso,
2 «His new book touches on politics, but also on faith. Raised Catholic, Eco
has long since left the church. "Even though I'm still in love with that
world, I stopped believing in God in my 20s after my doctoral studies on St.
Thomas Aquinas. You could say he miraculously cured me of my
faith..."» «Il suo nuovo libro tratta di politica, ma anche di fede. Cresciuto
nel cattolicesimo, Eco ha lasciato da tempo la Chiesa. "Anche se io sono
ancora innamorato di quel mondo, ho smesso di credere in Dio durante i miei
anni 20, dopo i miei studi universitari su Tommaso d'Aquino. Potete dire che
egli mi ha miracolosamente curato dalla mia fede..."» (Articolo in
Time) Liukkonen, Petri, Umberto Eco. Pseudonym:
Dedalus in . Eco, quando l'Torino gli
consegnò il libretto con 27 in letteratura italiana, su la Repubblica, 2Antonio
Galdo, Saranno potenti? Storia, declino e nuovi protagonisti della classe
dirigente italiana, Sperling & Kupfer, Milano Giuseppe Antonio
Camerino, ECO, Umberto, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. "Riparte il Master in
Editoria, ideato da Umberto Eco"
Capozzi Bondanella, Cinque scritti morali, Bompiani Intervista a Umberto
EcoWikinotizie, su it.wikinews.org.
Umberto Eco, Ho sposato ?, «l'Espresso», 4Con lo pseudonimo di Dedalus:
Dedalus e il manifesto, su ilmanifesto, Ostini, Sclavi citazione: "Sto
leggendo un libro [In cosa crede chi non crede, N.d.R.] di Umberto Eco che mi è
arrivato dall'Italia. Curioso no? Ha il mio stesso nome e il cognome è
l'anagramma del mio..." Umberto Eco,
su premiostrega.Italian Writer Umberto Eco is the Louvre's New Guest
Curator Emma Camagna, La morte di Eco,
il ricordo di Gianni Coscia, in La Stampa. L'ultimo saluto a Umberto Eco:
"Grazie maestro", in La Stampa, Marco Del Corona, «Follie di Spagna»:
ecco che cos'è la musica suonata per Umberto Eco, su Corriere della Sera. Umberto
Eco, la richiesta nel testamento: "Non autorizzate convegni su di me per i
prossimi 10 anni", su Il Fatto Quotidiano. La lettera della vedova Eco al
Comune, in Corriere della Sera. Pinelli, Calabresi e l'eskimo in redazione
Archiviato il 19 gennaio in ., opinione,
Bruno Pischedda, Come leggere Il nome della rosa di Umberto Eco, Mursia, La struttura
assente, "Eco a Gerusalemme attacca
il Cavaliere. È polemica", di Francesco Battistini (dal Corriere della
Sera) Corriere della Sera Berlusconi,
Hitler e io, su l'Espresso. Comitato Esecutivo | Aspen Institute Italia, su
aspeninstitute. 20 fSito web del Quirinale: dettaglio decorato. Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. Umberto
Eco all'Eliseo onorato da Sarkozy con Legion D'Honneur, su liberoquotidiano). Curriculum Vitae, su umbertoeco. Unibo e
Brasile: Laurea ad honorem a Eco, su magazine.unibo. Umberto Eco contro i
social: "Hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli", su Il
Fatto Quotidiano. Il problema di Umberto Eco con internet, su Il Post. Imbecilli e non, tutto il mondo è social, su
LaStampa. 2Serena Vitale e Umberto Eco entrano nell'Accademia dei Lincei, , Il Giornale.
Decise all'unanimità le 15 personalità illustri da iscrivere nel
Pantheon di Milano, su comune.milano, Opere: Bondanella, Peter, Umberto Eco and the Open Text: Semiotics,
Fiction, Popular Culture Capozzi, Rocco, Eco's Prophetic Vision of Mass Culture
in McLuhan Studies: Premier Issue, Antonio Galdo, Saranno potenti? Storia,
declino e nuovi protagonisti della classe dirigente italiana, Sperling &
Kupfer, Milano Alberto Ostini , Umberto
Eco e Tiziano Sclavi. Un dialogo, in Dylan Dog, indocili sentimenti, arcane
paure, Milano, Euresis, 1998. Tiziano Sclavi, Bruno Brindisi, Lassù qualcuno ci
chiama, Dylan Dog n. 136, Milano, Sergio Bonelli Editore, Film Walt Dey e
l'ItaliaUna storia d'amore (): viene mostrata un'intervista durante lo
"speciale Walt Dey" con Ettore Della Giovanna e Gianni Rodari Luigi Bauco, Francesco Millocca, Dizionario
del «Pendolo di Foucault», Milano, Corbo, Manlio Talamo, I segreti del Pendolo,
Napoli, Simone, Francesco Pansa, Anna Vinci, Effetto Eco, Roma, Nuova Edizione
del Gallo; Marco Testi, "Il romanzo al passato": medioevo e
invenzione in tre autori contemporanei in Analisi letteraria, 27, Roma,
Bulzoni, Walter Pedullà, «L'utilitaria di Eco» in Le caramelle di Musil, Milano,
Rizzoli, Salman Rushdie, «Umberto Eco» in Imaginary Homelands: Essays and
Criticism 1981-1991, Londra, Penguin, 1992. Bruno Pischedda, Come leggere «Il
nome della rosa» di Umberto Eco, Milano, Mursia, 1994. Jean Petitot, Paolo
Fabbri , Nel nome del senso. Intorno all'opera di Umberto Eco, Milano, Sansoni,
Antonio Sorella , Umberto Eco. Sponde remote e nuovi orizzonti, Pescara, Tracce,
Roberto Rampi, L'ornitorinco. Umberto Eco,
Peirce e la conoscenza congetturale, M & B Publishing, Milano; Marco
Sonzogni, Echi di Eco, Balerna, Edizione Ulivo, Cinzia Bianchi, Clare Vassallo,
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reale ed immaginaria secondo Umberto Eco, in Miscellanea di Storia delle
esplorazioni n. LX, Genova, Remo Ceserani, Eco e il postmoderno consapevole in
Raccontare il postmoderno, Torino, Bollati Boringhieri, Michele Cogo,
Fenomenologia di Umberto Eco. Indagine sulle origini di un mito intellettuale
contemporaneo. Introduzione di Paolo Fabbri. Bologna, Baskerville, Furio Colombo,
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Saggio sulla narrativa di Umberto Eco, Milano, Anabasi, Roberto Cotroneo, Eco:
due o tre cose che so di lui, Milano, Bompiani, Teresa de Lauretis, Umberto Eco, Firenze, La
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Cimitero di Praga" , in Id., L'eco della storia. Saggi di critica storica:
massoneria, anarchia, fascismo e comunismo, Universitas Studiorum, Mantova, Cosimo
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Umberto Eco, Firenze, Firenze University Press, Richard Ellmann, Murder in the
Monastery?, in The New York Review of Books Lorenzo Flabbi, La disposizione del
sapere di Umberto Eco, in Atlante dei movimenti culturali. C. Cretella ePieri,
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, Umberto Eco: l'uomo che sapeva troppo, Pisa, ETS; Franco Musarra et al., Eco
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humaines. Umberto Eco nelle scienze umane, Proceedings of the International
Conference, Leuven, Leuven U.P. e Firenze, Franco Cesati Editore, Claudio
Paolucci, Umberto Eco. Tra ordine e avventura, Milano, Feltrinelli, Semiotica
Monte Cerignone, luogo di residenza Struttura (semiotica) umbertoeco. Umberto Eco, su TreccaniEnciclopedie on line,
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bustina di minerva": la rubrica periodica di Eco su L'Espresso,
L'Espresso. 10 gennaio . signosemio.comSignoBiografia di Umberto Eco e la
presentazione della sua teoria semiotica, su signosemio.com). Approfondimento,
su italialibri.net. Curiosità (anche la "cacopedia"in PDF) , su
bibliotecheoggi. Opere in TecaLibri/1, su tecalibri.info. Opere in TecaLibri/2,
su tecalibri.info. Considerazioni su: "Non sperate di liberarvi dei
libri", su antonietta.philo.unibo ). Golem L'indispensabile (il sito della
rivista)rivista online diretta da Umberto Eco, Renato Mannheimer, Carlo
Bertelli, Danco Singer Un articolo di Eco su , su espresso.repubblica.
encyclomedia, su encyclomedia. Il «questionario Proust» a Umberto Eco, su
elapsus. Umberto Eco, in Perlentaucher, Perlentaucher Medien GmbH. Opere di
Umberto Eco V D M Vincitori del Premio Strega V D M Vincitori internazionali
del Prix Médicis V D M Vincitori del Premio Bancarella V D M Vincitori del
Premio Cesare Pavese V D M Vincitori del Premio di Stato austriaco per la
letteratura europea V D M Vincitori del Premio Mediterraneo per stranieri, Europeana
agent/base/ Filosofia Giallo Giallo
Letteratura Eco provides a bridge
between Graeco-Roman philosophy and Grice! Eco is one of the few philosophers
who considers the very origins of philosophy in Bolognaand straight from RomeOn
top, Eco is one of the first to generalise most of Grice’s topics under
‘communication,’ rather than using the Anglo-Saxon ‘mean’ that does not really
belong in the Graeco-Roman tradition. Eco cites H. P. Grice in “Cognitive
constraints of communication.” Umberto b.2,
philosopher, intellectual historian, and novelist. A leading figure in
the field of semiotics, the general theory of signs. Eco has devoted most of
his vast production to the notion of interpretation and its role in
communication. In the 0s, building on the idea that an active process of
interpretation is required to take any sign as a sign, he pioneered
reader-oriented criticism The Open Work, 2, 6; The Role of the Reader, 9 and
championed a holistic view of meaning, holding that all of the interpreter’s
beliefs, i.e., his encyclopedia, are potentially relevant to word meaning. In
the 0s, equally influenced by Peirce and the
structuralists, he offered a unified theory of signs A Theory of
Semiotics, 6, aiming at grounding the study of communication in general. He
opposed the idea of communication as a natural process, steering a middle way
between realism and idealism, particularly of the Sapir-Whorf variety. The
issue of realism looms large also in his recent work. In The Limits of
Interpretation 0 and Interpretation and Overinterpretation 2, he attacks
deconstructionism. Kant and the Platypus 7 defends a “contractarian” form of
realism, holding that the reader’s interpretation, driven by the Peircean
regulative idea of objectivity and collaborating with the speaker’s
underdetermined intentions, is needed to fix reference. In his historical
essays, ranging from medieval aesthetics The Aesthetics of Thomas Aquinas, 6 to
the attempts at constructing artificial and “perfect” languages The Search for
the Perfect Language, 3 to medieval semiotics, he traces the origins of some
central notions in contemporary philosophy of language e.g., meaning, symbol,
denotation and such recent concerns as the language of mind and translation, to
larger issues in the history of philosophy. All his novels are pervaded by
philosophical queries, such as Is the world an ordered whole? The Name of the
Rose, 0, and How much interpretation can one tolerate without falling prey to
some conspiracy syndrome? Foucault’s Pendulum, 8. Everywhere, he engages the
reader in the game of controlled interpretations. “Il nome della rosa” is about
the dark ages in Northern Italy, where the monks were the only to find a slight
interest in philosophy, unlike the barbaric Lombards!” -- Umberto Eco. Keywords: lingua perfetta;
semiotica. Refs.: Umberto Eco on H. P. Grice in “Cognitive constraints on
communication,” Luigi Speranza, "Grice ed
Eco: semantica filosofica," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Emiliani (Lugo). Filosofo. Grice: “I like Emiliani; of course in
proper English we don’t pluralise ‘meanings’! But he speaks of ‘significati,’
which is literate! The vernacular Italian is ‘segno,’ and the ‘ficare’ is also
learned latinate! Gotta love him!” Dio è
la mia speranza Anch'io vivo nella speranza di avere amici in cielo che pregano
per me e che attendono di unirsi a me nella nostra comune patria. Dobbiamo
sempre ricordare che questa vita terrena è soltanto un passaggio verso la
nostra vera patria che è quella celeste. La Madonna è apparsa e ha parlato a
moltissimi veggenti di molti popoli e nelle più svariate circostanze, come una
persona viva, che promette, annunzia, loda, esorta, profetizza, prega, guida e
protegge dai pericoli, risana i malati, opera i miracoli, piange, invita alla
conversione ed alla penitenza, aiuta ad avvicinarsi a Cristo, suo Figlio. La
mia sicura bussola è camminare sulla strada della carità in ogni circostanza
della vita. La presenza in noi dello Spirito Santo è la caparra della nostra
vita eterna futura. Solo Dio resta. Egli è l'unica roccia a cui mi posso aggrappare
per non essere travolto dai flutti tempestosi in mezzo ai quali galleggio. Alessandro Emiliani, Dio è la mia speranza,
Edizioni Studio Domenicano. Nel suo saggio sul
segnato, valore, communicazione e ragionamento, Emiliani presenta un'analisi del
‘segnato,’ topico della semiotica. Il segnato è
un modo di una correlazione astratta posta dall'attività razionale
intersoggettiva e cooperativa con cui un contenuto e intenzionato e strutturato
in ordine al valore della profferenza e alla correttezza del ragionamiento
conversazionale. La forme logica non è innata,
né e un atto o evento psichico soggettivo, ma una struttura intersoggetiva
astratta e relazionale, invariante intersoggettivamente. Il segnato (non il
‘segno’) fonda la correttezza del ragionamiento conversazionale (colloquenza –
dialettica), segnato dal segno di una operazione (negans, negatum, negatore; connettivi,
-- conjunctum, congiutivo, disjunctum, disgiuntivo, ‘if’ filoniano, il quantificatore
universale o totale (ogni), il quantificatore parziale o essitenziale (G.
jemand), il descrittore, descriptum) non è
privo di ‘segnato’. Il segno di negazione, p. es., ‘non’, segna la negazione.
‘Non piove’ segna che non è il caso che piove.
Il segno (‘non’) ha come UNICO segnato quello che s’esprime nella forma logica
(explicatura, no implicatura). L’intensionale e il contenuto nozionale di ciò
che è mentato o segnato, distinto dal segnato estensionale o funzionale – e
spiegabile in una teoria di mondi possibili. Pensatile sempre dentro e mediante
una determinata struttura logicha. L’atto de denotare (referire) e l’atto di
predicare sono le due elementi di un complesso proposizionale (“Fido is
shaggy”). Un oggetto dell'universo di riferimento, considerato reale nel modo
più ampio (valore di una variabile). Il valore di una profferenza è spiegato da
una teoria della correpondenza. Il valore di soddisfacibilità e parte del meta-languaggio che presuppone la sintassi, la
semantica, e la prammatica. Lo scopo del griceanismo: il segnato. Fondamento
della introduzione del segnato, simbolo mono-semantico, simbolo bi-semantico,
simbolo tri-semantico, segnato del termine, segnato della formula del
linguaggio. Relazione estensione/intensione, referenza e predicazione. Il valore
della profferenza di soddisfacibilità e
meta-linguistico. Rapporto tra sintassi, semantica e pragmmatica – linguaggi-
oggeto e meta-linguaggio. Il linguaggio di una teoria del ragionamiento
formalizzata elementare – Sistema G-hp. Calcolo di predicati di primo ordine
con identità.
Sintassi di una generica teoria del ragionamento normalizzata
elementare. Simbolo primitivo. Definizione ricorsiva del termine, definizione
ricorsiva della formula del sistema G-hp. Termine aperto e termine chiuso.
Formula aperta e formula chiusa. Profferenza semplice, proferrenza complessa.
Componente deduttivo, induttivo ed adduttivo di una generica teoria del
ragionamiento elementare (G. R. I. C. E. – gruppo per la ricerca dell’inferenza
e la comprensione elementare). Il segnato di una profferenza in romano ed
italiano (Piove). Il segnato intenzionale di una profferenza semiotica
comunicativa, distinzione tra atto intenzionale dell'io e forma intenzionale
con cui ciò che è segnato e compressibile dal ‘tu’, intenzionalità e
consapevolezza, forma intenzionale, contenuto intenzionato. Profferenza e modalità
intenzionale. Tre dimensioni del segnato nella profferenza comunicativa; Il
segnato della profferennza assertiva (il simbolo di Frege),L’assertivo di una
profferenza semplice. Segnato intensionale (il senso fregeiano) di una
profferenza semplice. Il topico o denotatum di una profferenza semplice (“The
dog is shaggy”). Il segnato logico del termine, il segnato intensionale del
termine, il segnato referenziale del termine, ragioni che giustificano
l'introduzione di una descrizione chiusa nel Sistema G-hp di una teoria del
ragionamento Normalizzata elementare. Il segnato logico, intensionale e
referenziale del segno predicativo (‘shaggy’), il segnato logico del segno
predicativo, il segnato intensionale del segno predicativo, Relazione tra
segnato logico e segnato intensionale del segno predicativo. Il segnato
referenziale del segno predicativo, rapporti tra il segno intensionale e il
referente o denotatum or relatum di un segno predicativo. Il segnato del segno mono-sematico.
Il segnato logico del segno del negare
(cf. Grice, “Negation and Privation”). Il segnato logico di una operazione di
connessione fra sintagme: le particelle coordinante ‘e’, ‘o,’ e subbordinante,
‘se’, il segnato del segno di quantificazione totale o universale, ‘ogni’ – il
segnato del segno di quantificazione sustituzionale parziale o esistenziale
(Ex), Il segnato del segno dell’articolo definito (‘il’), descrizione, el
segnato logico dei segni ausiliari, il segnato intensionale e referenziale di
una profferenza complessa, il segnato intensionale di una profferenza
complessa; il denotatum di un profferenza complessa. Refutazione delle
impostazione convenzionalista (in termini di implicatura convenzionale) di
Strawson circa l'interpretazione del formalismo. Ragioni della inadeguatezza
dell’approccio di Strawson, interpretazione logica, interpretazione intensionale
e interpretation referenziale della semantica di una teoria dell’inferenza elementare,
interpretazione intensionale del linguaggio di una teoria, interpretazione
referenziale del linguaggio di una teoria, il valore di satisfactorieta di una
profferenza nel sistema G-hp nel quadro del meta-linguaggio. I requisiti della
definizione del valore di soddisfacibilità; condizioni
che rendono la definizione di ‘soddisfacibile’ adeguata al contenuto della
nozione intuitiva, condizioni che devono essere soddisfatte perché la
definizione del valore sia formalmente sana. Il valore di soddisfacibile associato
a una profferenza del sisstema G-hp. Considerazioni sulla definizione del
valore di soddisfacibile, distinzione tra concetto di soddisfacibilità e criterio di soddisfacibilità. Il valore di soddisfacibilità associato ad una profferenza non è ‘segnato’ dalla
profferenza o profferente a cui è associata, il soddisfacibile rispetto alla
profferenza a cui a associate non e ‘segnato’, ma un valore. Il soddisfacibile è
meta-linguistico, profferenza soddisfacibile, relazione tra profferenza
soddisfacibile e ragionamento sano. Il principio di bivalenza (Tertium non
datur – il terzo incluso). Stato del problema: la polemica Grice/Strawson. Il valore
di soddisfacibilità è associabile soltanto
alla profferenza per la quale il communicatore o profferente (implicans,
implicaturus) segna che p o q, il valore di soddisfacibilità e associabile a
ogni profferenza. Critica di un sistema bivalente che accetta la categoria
confuse di “lacuna” di valore di soddisfacibilità. Bivalenza e il sistema considerato
poli-valente. Bivalenza e l’intuizionismo di Lemmon e Dummett. Communicazione e
segnato, rapporto tra materia e forma dell’espressione per la quale il
communicatore o profferente o implicaturus segna (empiega) che p o q e il
rispettivo segnato. Il segnato come criterio
per determinare la primitività di un simbolo, Le
regole o teoremii di formazione sintattica d’introduzione e eliminazione, il
teorema del ragionamiento sano definito dalla sintassi e il segnato logico.
Communicazione naturale, segnare artificiale, arbitrario, non naturale, e
segnato. Natura, genesi, funzione e invarianza della forma e struttura logica. Natura,
genesi e funzione della forma predicativa (“Fido is shaggy”), natura, genesi e
funzione della forma soggettiva o topica, natura, genesi e funzione della forma
logica semplice, Natura, genesi e funzione della forma logica espressa da un
simbolo mono-semantico di operazione logica, Rapporto tra l'attività dell'io
intenzionante (implicaturus, e la struttura logica intesa come modalità con cui
il contenuto e intenzionato (“He went to bed and took off his boots”).
L'invarianza della forme o struttura logica. Grice: “Alessandro Emiliani
should be distinguished from Alessandro Emiliani. Alessandro Emiliani is a
philosopher; Alessandro Emiliani is a semiotician!” Alessandro Emiliani. Emiliani.
Keywords: Dr. Wilde. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Emiliani” – The
Swimming-Pool Library.
Enriques (Livorno). Filosofo. Grice: “I like
Enriques; of course his “Problemi della scienza’ implicates that philosophy
does not have any!” Il Dipartimento "Federigo Enriques" di Matematica
dell'Università degli Studi di Milano, via Saldini, Milano. Nato in una
famiglia ebrea, si trasferì a Pisa. Suo fratello Paolo Enriques, uno zoologo,
fu padre di Enzo Enriques Agnoletti e Anna Maria Enriques Agnoletti. Dopo gli
studi liceali, compì gli studi universitari a Pisa e la Scuola Normale
Superiore. Si laurea. Frequenta in seguito un anno di perfezionamento a Pisa e
uno a Roma, dove ebbe modo di incontrare e collaborare con Castelnuovo. Inizia
inoltre a collaborare con Cremona, Segre e Amaldi. Lincei. Insegna a
Bologna. Fu invitato presso l'Roma, per occupare la cattedra di matematiche
superiori e di geometria superiore. Venne invitato da Neurath a divenire un
collaboratore dell'Encyclopaedia of Unified Science, la cui pubblicazione era
stata individuata come lo strumento per lo sviluppo del movimento per l'unità
della scienza (cf. Grice, “Einheit des Wissenschaft”). Quando però furono
promulgate le leggi razziali anti-ebraiche, e espulso dall'insegnamento e da
qualsiasi altra occupazione legata all'attività culturale. Durante
l'occupazione tedesca fu dapprima nascosto in casa di Frajese e poi a San Giovanni in Laterano. Insegna
a Roma nella scuola ebraica clandestina fondata da Castelnuovo per i giovani
ebrei estromessi dalle università italiane, e riusce a pubblicare alcuni
articoli in forma anonima sul Periodico delle Matematiche, di cui era stato
direttore. Torna a insegnare. Tra i fondatori della scuola italiana di
geometria algebrica, allarga gli orizzonti del dibattito scientifico
occupandosi di filosofia, storia e didattica della matematica. Fonda la Società
filosofica italiana (di cui fu presidente), assieme a Bruni, Dionisi, Rignano e
Giardina fonda la rivista internazionale Rivista di Scienza ed e nominato
direttore del Periodico di matematiche, organo della Mathesis. Diresse, tra
l'altro, la sezione di matematica dell'Enciclopedia Italiana. Fu un
filosofo di notevole livello e la sua fama fu internazionalmente riconosciuta.
I suoi contributi allo sviluppo della geometria algebrica furono rilevanti, per
importanza e originalità. Il periodo in cui si trova a vivere era un periodo di
cambiamenti epocali, cambiamenti che interessarono anche i concetti base della
matematica e della fisica. Enriques recepì immediatamente la portata delle
novità introdotte dalle opere di Einstein, che fu da lui invitato a tenere una
conferenza a Bologna. Nel campo dei fondamenti della matematica si ricordano i
testi scolastici di grande diffusione, rivolto all'insegnamento nei licei e
scuole superiori, nei quali la geometria euclidea, l'algebra elementare e la
trigonometria vengono presentate con il metodo razionale deduttivo. Fra le sue
opere più diffuse di matematica elementare si ricordano: Questioni
riguardanti le matematiche elementare, Questioni riguardanti la geometria elementare,
Bologna Zanichelli); Elementi di Geometria ad uso delle scuole superiori (con
U. Amaldi), Zanichelli Bologna e successive edizioni e ristampe); Nozioni di matematica ad uso dei licei moderni
(con U. Amaldi), Zanichelli Bologna); Gli elementi di Euclide e la critica
antica e moderna (Roma e Bologna, Le matematiche nella storia e nella cultura,
Bologna. Come opere principali di matematica superiore si ricordano in
particolare: Lezioni di geometria proiettiva, (it, de). Lezioni di geometria
descrittiva, Bologna, Lezioni sulla teoria geometrica delle equazioni e delle
funzioni algebriche. Bologna. Lezioni di geometria descrittiva, Le superficie
algebriche, Oltre alla sua attività come matematico, sviluppa significative
ricerche di epistemologia, storia della scienza e filosofia della scienza.
Questo suo impegno per il rinnovamento della cultura, avvenne in un periodo non
facile, sia per gli eventi bellici, sia per la cultura dominante nella prima
metà del Novecento, caratterizzata dalla filosofia idealistica e dal ridotto
interesse verso la cultura scientifica. Fra le sue numerose saggi in queste
materie si ricordano: Problemi della scienza” (Zanichelli, Bologna); “Razionalismo
e storicismo in "Rivista di Scienza", Zanichelli, Bologna, Il
pragmatismo in "Scientia", Zanichelli, Bologna); “Scienza e
razionalismo, Zanichelli, Bologna. Matematiche e teoria della conoscenza in
"Scientia", Zanichelli, Bologna); “Per la storia della logica,
Zanichelli, Bologna. Storia del pensiero scientifico, Bologna, scritta con G.
Santillana. Il significato della storia del pensiero scientifico, Bologna, ripubblicato
da Barbieri, La teoria della conoscenza scientifica da Kant ai nostri giorni,
Bologna. Le dottrine di Democrito d'Abdera. Testi e commenti, con M. Mazziotti,
ripubblicato per Edizioni immanenza. Sviluppò una corrente di pensiero vicina
al razionalismo. Assieme a Peano si può considerare uno dei principali filosofi
italiani che si sono dedicati allo studio della logica e della filosofia della
scienza nella prima metà del Novecento. Ha messo in luce due aspetti fondamentali
del pensiero scientifico nella prima
metà del sec XX: la sempre maggiore specializzazione delle discipline fisiche,
tecniche, ecc. e la tendenza al rinnovamento che si è avuta sia nei fondamenti
della matematica, sia nella fisica moderna. Assieme a Bruni, Dionisi, Giardina
e Rignano, fonda la rivista di ricerca e divulgazione scientifica Rivista di
scienza (rinominata successivamente Scientia), con l'obiettivo dichiarato di
superare le divisioni disciplinari in nome dell'unità del sapere e contro l'eccessiva
specializzazione accademica. Contro codesti criterii ristretti intende reagire
soprattutto il movimento nuovo di pensiero verso la sintesi; una Filosofia
libera da legami diretti coi sistemi tradizionali, sorge appunto a promuovere
la coordinazione del lavoro, la critica dei metodi e delle teorie, e ad
affermare un apprezzamento più largo dei problemi della Scienza. Pel quale il
particolarismo stesso viene compreso in un aspetto più adeguato nella interezza
del processo scientifico. (Programma, Rivista di Scienza). Condusse la rivista,
quando un articolo di Rignano sulle cause della guerra lo costrinse a
rassegnare le dimissioni. Torna alla direzione alla morte di quest'ultimo e
sotto sua esplicita richiesta fino al’anno delle leggi razziali. Abbandonato
ogni incarico, ritorna infine alla guida di Scientia a due anni dalla morte. Il
primo saggio significativo dedicato da Enriques a questioni di metodo e
filosofia della conoscenza è l'opera Problemi della scienza nella quale compie
un'analisi articolata delle varie discipline della matematica, della geometria,
della meccanica, della fisica edella chimica alla fine del XIX secolo. Mette in
evidenza l'importanza che lo scienziato deve analizzare con la massima
attenzione, sia i fondamenti logici e sperimentali delle diverse
discipline, sia il contesto storico e le situazioni in cui i principi
scientifici sono stati scoperti. In quest'opera Enriques indica che una
visione dinamica della scienza, porta naturalmente nel terreno della storia. I
fondamenti della scienza quindi non possono essere capiti completamente se non
si analizza anche il contesto storico e culturale nel quale sono stati
formulati. L'opera ebbe maggiore fortuna e diffusione all'estero, che non in
Italia, dominata agli inizi del Novecento dalla cultura letteraria e della
filosofia idealistica. Il suo pensiero trova riscontro nelle teorie
elaborate dai massimi epistemologi filosofi fra cui Popper, Lakatos e Kuhn. In
particolare nel pensiero di Lakatos e di Kuhn viene sviluppata la concezione della
formazione storica dei concetti scientifici, come opera di più autori e
ricercatori, che in un determinato periodo storico elaborano una serie di
principi-base sui quali viene sviluppata una teoria ipotetico-deduttiva e le
successive verifiche sperimentali. Importante è anche la presa di
posizione sia rispetto alla filosofie idealistiche del ‘900, che hanno
tralasciato gli aspetti della filosofia della scienza, sia la sua posizione
critica rispetto alla filosofia di Kant. In particolare, critica il concetto di
giudizio sintetico a priori di Kant (Critica della ragion pura). Secondo
Enriques, i principi fondamentali delle scienze sono elaborazioni razionali
derivate per induzione dall'esperienza e dalla percezione sensoriale e non sono
giudizi sintetici a priori. In questo saggio porta alcuni esempio fondamentali.
I postulati della geometria sono generalizzazioni, per astrazione, di semplici
esperienze geometriche, che ogni allievo compie fin dalle prime osservazioni
razionali del mondo esterno, svolte anche in ambito scolastico. I principi
della geometria sono generalizzazioni di esperienze sensoriali concrete.
Allo stesso modo anche i principi della Fisica e della Chimica derivano
direttamente da generalizzazioni di esperimenti reali. Ad esempio la Legge di
conservazione della massa dovuta a Lavoisier non è un giudizio sintetico a
priori, come crede Kant. È noto infatti che deriva da semplici esperimenti
fisici, svolti pesando i composti chimici prima e dopo una reazione
chimica. La nuova impostazione razionalistica e storica fu avviata in
Italia da Enriques, in Francia da Duhem e in Austria da Mach e da altri autori
riunitisi intorno al Circolo di Vienna. Fu poi sviluppata ulteriormente in
Italia da Geymonat e dalla sua scuola milanese che ha ripreso gli studi di
Enriques, sviluppando i temi di storia della scienza e di filosofia della scienza.
Un'altro saggio fondamentale è Per la storia della logica che mette in evidenza
l'importanza della deduzione, della induzione e gli altri aspetti
interpretativi ed epistemologici della logica. Il saggio ha un approccio
storico e descrittivo della logica è ricco di citazioni originali, e affronta
questo difficile argomento anche con una certa ironia ed eleganza letteraria.
Nell'opera, sono illustrati in modo semplice e sintetico i contributi portati a
questa disciplina dai vari filosofi nelle varie epoche. Si può considerare uno
dei pochi testi in cui la materia è esposta in modo chiaro, essenziale e
interessante. Di notevole interesse per le fonti storiche citate e per la
narrazione della genesi dei concetti scientifici sono la serie di opere
dedicate alla storia della scienza. Il primo saggio fu la “Storia del pensiero
scientifico” scritto in collaborazione con G. Santilana. Quest'opera ripercorre
la storia delle scienze matematiche, geometriche, astronomiche, meccaniche e
fisiche dall'antica Grecia fino ai giorni nostri, con numerose citazioni e
fonti storiche degli autori originari. A esso seguirono altri testi di
approfondimento, fra cui, “Il significato della storia del pensiero scientifico
e La teoria della conoscenza scientifica da Kant ai nostri giorni; Lineamenti
di filosofia della scienza. Dei numerosi saggi dedicati agli aspetti filosofici
della scienza si desumono i principali lineamenti del suo pensiero
razionalista, che, a titolo orientativo si possono cercare di sintetizzare nei
seguenti punti: Equilibrio fra intuizione e ragionamento logico. Nelle
opere scientifiche gli argomenti sono esposti in modo intuitivo, evidenziando i
motivi sperimentali e oggettivi alla base di alcuni concetti astratti. Dopo la
descrizione dei suoi principi, si sviluppa poi la materia con criteri logici,
deducendo razionalmente le principali leggi, teoremi e applicazioni. Questo
carattere, comune anche ai grandi scienziati del passato (Galilei, Cartesio,
Newton, Eulero, Coulomb, ecc.) contraddistingue il metodo di Enriques, rispetto
agli indirizzi formalisti che si sono avuti nella logica e nella
matematica del XX secolo. Problema della specializzazione delle scienze: ha colto
questo aspetto critico delle numerose edeterogenee discipline scientifiche nel
XIX e XX secolo. Per superare il problema della eccessiva frammentazione del
sapere ha proposto di ripensare i concetti fondamentali della fisica, della
geometria, della matematica e delle altre scienze naturali con criteri unitari,
approfondendone il significato intuitivo, sperimentale e la sua genesi storica.
Approccio storico alla conoscenza scientifica. Questo aspetto caratterizza il
metodo di Enriques, che ha sviluppato con passione e impegno moltissimi aspetti
di storia della scienza. La storia della scienza fa parte della scienza stessa.
Per capire veramente un teorema non è sufficiente capire solo la sua
dimostrazione, ma anche il contesto storico nel quale è stato formulato, quali
sono stati i problemi tecnici che hanno portato alla sua formulazione e come
sono stati risolti tali problemi con l'applicazione delle teorie scientifiche.
Sviluppato in Italia il nuovo approccio di storia della scienza avviato da Mach
e da Duhem, precursori del gruppo di filosofi e scienziati Professore del
Circolo di Vienna. Valenza fisica dei concetti geometrici. La geometria può
essere considerata come il primo capitolo della fisica, diversamente dai
matematici e filosofici formalisti che la considerano una scienza astratta.
L'orientamento formalista nella geometria è stato delineato da Kant (Critica
della ragion pura) per il quale i postulati geometrici non derivano solo
dall'esperienza visiva, ma sono giudizi sintetici a priori di carattere
soggettivo e indipendenti dalle percezioni sensoriali. La tesi di Kant è stata
discussa dai massimi esperti di filosofia teoretica con orientamenti
contrastanti. Nel XIX secolo in opposizione a Kant si è delineato un approccio
fisico-sperimentale ai principi geometrici, al quale hanno aderito molti
storici e filosofi della scienza. Ha contribuito alla riscoperta del
significato più autentico, di carattere storico, intuitivo e sperimentale alla
base della geometria, della matematica e delle scienze fisiche. Contributi su
Scientia Articoli “Eredità ed evoluzione” su amshistorica.cib.unibo. “I numeri
e l'infinito” su amshistorica.cib.unibo. “Il pragmatismo” su
amshistorica.cib.unibo. “Il principio di ragion sufficiente” su
amshistorica.cib.unibo. “Il problema della realtà” su amshistorica.cib.unibo. “Il
significato della critica dei principii nello sviluppo delle matematiche” su
amshistorica.cib.unibo. “Importanza della storia del pensiero scientifico nella
cultura nazionale” su amshistorica.cib.unibo.
su amshistorica.cib.unibo. “L'infinito
nella storia del pensiero” su amshistorica.cib.unibo. La filosofia positiva e
la classificazione delle scienze, I motivi della filosofia di Eugenio Rignano,
su amshistorica.cib.unibo. Recensioni (in francese) Ailly (D'),Imago mundi, Aliotta, A. L'esperienza
nella scienza, nella religione e nella morale, su amshistorica.cib.unibo. Archibald, R. C. Outline of the History of
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e la formazione filosofica di Epicuro, su amshistorica.cib.unibo. Blanche, R. Le rationalisme de Wewell, su
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et bachotage, su amshistorica.cib.unibo.
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duMarin Mersenne, su amshistorica.cib.unibo.
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temps modernes, su amshistorica.cib.unibo.
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su amshistorica.cib.unibo. Wolf, A. A
History of Science, Technology and Philosophy in the 16 and 17 Centuries, su
amshistorica.cib.unibo.L'autore ha curato una decina di manuali didattici di
geometria e algebra elementare e oltre 20 trattati di matematica superiore. Ha
inoltre pubblicato un'ampia serie di testi di storia e di filosofia della
scienza e numerosi articoli specializzati. L'elenco completo delle sue opere
comprende oltre 300 titoli, fra saggi, articoli e trattati
scientifici. Questo testo proviene
da Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di
Storia della Scienza di Firenze Spoglio di articoli e recensioni disponibile
sul Catalogo Italiano dei Periodici (ACNP). Informazioni sulla storia
editoriale di Scientia. Silvia Haia Antonucci e Giuliana Piperno Beer, Sapere
ed essere nella Roma razzista. Gli ebrei nelle scuole e nell’università, Roma,
Gangemi editore, Collana Roma ebraica-7,
Tina Nastasi,Federico Enriquez e la civetta di Atena, ed plus,Pisa, Comunità
ebraica di Livorno. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Federigo Enriques / Federigo
Enriques (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Federigo Enriques, su MacTutor,
University of St Andrews, Scotland. Federigo Enriques, su Mathematics Genealogy
Project, North Dakota State University.
Opere di Federigo Enriques, su Liber Liber. Opere di Federigo Enriques, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Federigo Enriques, Gaspare Polizzi, ENRIQUES,
Federigo, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Edizione nazionale delle opere.
Digitalizzazione completa di Scientia e Rivista di Scienza su AMS Historica.
Sito ufficiale del Centro Studi Enriques di Livorno. "Le Armonie
Nascoste", un recente documentario su Enriques su lalimonaia.pisa. Coloro che s'immergono nella dialettica, dice Aristone
di Chio, fanno come i mangiatori di gamberi: per un boccone di polpa perdono il
loro tempo sopra un mucchio di scaglie. Ma Hamilton, riportando il motto, vi
aggiunge un’osservazione che non sembra aver perduto valore ai nostri giorni.
Da noi, dice, il filosofo perde il tempo senza nemmeno gustare un boccone di
polpa. Infatti il filosofo che ha percorso gli studi romani antichi classici,
domanderebbe invano alla dialettica che gli fu insegnata, un concetto adeguato
di quello che è l’ordinamento di un calcolo deduttiva come la geometria, nonché
una spiegazione del significato e del valore dei principi che s’incontrano in
la geometria. Che cosa e una definizione, un’assioma, un postulato? Che posto
occupano nell’organismo della teoria dialettica? Quali sono i criteri che
presiedono alla loro scelta o che permettono di giudicare della loro accettabilità?
Tutte queste domande rimangono senza risposta, pel filosofo, se pure ad esse si
alluse vagamente da qualche oscura dottrina del concetto. Certo esse non
ricevono lume dalle minute classificazioni sillogistiche, per mezzo delle quali
egli vien abilitato, quando mai, a verificare ciò che non ha alcun bisogno di
verifica, cioè la coerenza formale di una dimostrazione geometrica. Ora è essenziale
rilevare che il filosofo, ponendosi il problema dell’ordinamento della propria
disciplina, si ritrova in faccia alla dialettica nella posizione stessa dei
filosofi che hanno lavorato a costruirne l’edifizio, giacche lo sviluppo della
dottrina del ragionamento procede appunto dalla critica dei filosofi che hanno
riflettuto intorno alla natura e all’ordine della consequenza logica. Come
padre della dialettica viene designato Aristotele. Ma Aristotele non può essere
ritenuto se non raccoglitore e sistematore di ciò che nella dialettica e
elaborato prima di lui, qualunque sia il contributo originale che può aver recato
al sistema. L'affermazione precedente apparirà tosto giustificata quando si
ricordi che le matematiche avevano raggiunto, già all’epoca di Platone, uno
sviluppo assai elevato, [Il vanto che Aristotele dà a sè stesso (al termine
degli Elenchi Sophistici) di aver creato una nuova scienza, appare, a chi legga
tutto il paragrafo, riferirsi in modo stretto alla scienza della discussione o
dialettica o collequenza e ad ogni modo non prova nulla contro il nostro
asserto. La logica degli anlichi fiacche — a partire da Ippocrate di Chio — si
cominciò a scrivere trattazioni dei suoi Elementi. Anche, che anzi, proprio
all'epoca di Platone, ed in più o meno stretta connessione coll’accademia da
cui pure usce Aristotele, alcune teorie aritmetiche furono oggetto di una
profonda elaborazione critica (Eudosso, Teeteto...), che costituisce il
precedente storico degli Elementi d'Euclide. Anche, che, d’altra parte, la
dialettica aveva ricevuto uno straordinario sviluppo nelle discussioni dei
Sofisti, sia presso i primi insegnanti salariati che presero tal nome, filosofi
— come Protagora dì Abdera — sostenitori dell’ empirismo avverso il
razionalismo metafisico del circolo di Velia, sia, più specialmente, presso i
Megarici ed altri pensatori affini, che, in connessione coi circoli socratici,
ripresero e svolsero in un modo formalistico la veduta veliatica. La finezza di
alcuni sofismi attribuiti a filosofi di Velia, basterebbe da sola a
testimoniare della profondità dell’analisi da essi ragggiunta, di fronte a cui
fanno talora meschina figura le spiegazioni o confutazioni d’Aristotele negli
Elenchi Sophistici. Aggiungasi che le stesse polemiche aristoteliche contro
avversari non nominati (per esempio, intorno alla necessità e al carattere dei
principi negli Analytica posteriora) valgono ad indicare che il problema logico
dell’ordinamento di un calcolo analitico-deduttivo si dibatte secondo vedute
diverse, alcune delle quali si riveleranno — ad un esame approfondito — più
vicine alle vedute moderne, in confronto a quelle adottate dal filosofo di
Stagira. I trattati d’Aristotele, che furono raccolti sotto il nome comprensivo
di Organo, manifestano la doppia origine, dalla critica dell’aritmetica e dalla
pratica della colloquenza. Infatti, i primi due saggi (Categoriae e De Interpretatione)
si riferiscono alla classificazione o tassonomia delle espressione isolate e
della proposizione, formando quasi una introduzione a tutta l’opera. I due saggi
successivi (Analytica priora e Analytica posteriora) svolgono appunto la
colloquenza come calcolo, quale risulta dall’analisi del ragionamento. Invece i
due saggi (Topica ed Elenchi Sophistici) concernono l’arte della colloquenza o argomentare,
mirante — non all’analitico ma soltanto al ‘desirabile’ ed al ‘credibile’ o ‘probabile’
in rapporto alla pratica della colloquenza. Aristotele ritiene per quest’arte
il nome eleatico-platonico di ‘colloquenza’, mentre distingue col nome di
propedeutica analitica – lo studio dell’analitico -- l’esame del procedimento
della scienza dimostrativa, in cui dalla possibilità della scienza si desumono
le condizioni del suo ordinamento questo senso è stato ripreso da Kant in
quella parte della Critica della ragion pura che costituisce l’Analitica
trascendentale. L’espressione ‘logicus’ è usato dal nostro per designare
procedimenti del discorso che, non partendo da principi, non hanno valore
dimostrativo. Ma quest’espressione s'incontra, già prima, [Quest’osservazione è
fatta da Pranll, Geschichte der Logik. La logica degli antichi nel titolo di un
saggio di Democrito d’Abdera: rtepi
Xoytxwv i) xavwv. E nella misura in cui si può ammettere che Aristotele ne
abbia conservato il ‘significato’, rivelerebbe una diversa cocezione (più
relativa e formale) del ragionamento: la quale s’incontra di fatto dopo Aristotele,
e spalmente presso gli Stoici. Ora questi filosofi, appunto a partire da Zenone
Cizio, designano come “to logikón” quella parte della filosofia che ha
relazione al “logo” o discorso, e che comprende questioni attinenti al
ragionamento e questioni rettoriche o di grammatical della profundita; mentre
la scuola contemporanea di Epicuro ha tratto sicuramente da Democrito il nome
di canonica, con cui designa le regole del metodo. Siffatte osservazioni,
tendono a mostrare che l’influenza della vasta opera aristotelica sui successori,
non fu così esclusiva come di solito si ammette, e c’inviterà a ricercare in
questi stessi successori il riflesso delle opinioni più antiche, ed in
particolare di quelle del maestro d’Abdera. Per formarsi un concetto dell’origine
della logica, sarebbe interessante di ricercare se e quali ([Diels, Die
Fragmente der Vorsokraliker: Dem.A 33, B. 10^. Diog. Laert. VII, 33 (In Arnim,
Diogenes, 16). CO Aggiungeremo che Prantl opina che il nome proprio vj , come
appellativo della scienza del ragionamento, o come nome comprensivo di esso e
della rettorica, introduca piuttosto dai tardi peripatetici che dagli stoici] rapporti
sieno interceduti fra la critica dei matematici e le sottili disquisizioni e
implicature dei sofisti. Clairaut, per spiegare il rigore del ragionamento di
Euclide, notta: ce geomètre avait à convaincre des Sophistes obstinés qui se
faisaient une gioire de se lefuser aux vérités le plus évidentes. Houel ripette
che la forma dogmatica d’Euclide è dovuta a “sa préoccupation de fermer avant
tout la bouche à des sophistes que la Grece avait le tori de prendre au
sérieux.” “De là,” egli aggiunge, “son habitude de demontrer toujours qu' une
chose ne peul pas ótre au lieu de demontrer qu’ elle est.” Queste affermazioni
sono state frequentemente contestate, giacche è difficile riconoscere che i
sofisti abbiano esercitato un'influenza diretta, non dico sopra Euclide, ma
nemmeno sopra i geometri, suoi predecessori, che hanno elaborato criticamente
la scienza matematica. Tuttavia si può citare, a questo proposito, qualche
accenno ad una polemica antimatematica di Protagora e di Antifonte tendente a
restituire (avverso la filosofia razionalistica) il carattere empirico (alla
Mills, i. e., sintetico, non analitico) ai concetti della geometria: argomenti
dello [Elementi de geometrie, Parigi] [Essai critique sur les Principes
fondamenlaux de la Géométrie” Parigi] Nondimeno i rapporti amichevoli di
Protagora col matematico Teodoro di Cirene sono attestati da Platone: Teeteto
161 b 162 a. (Aristotele, Met. II, 2. (20). Cfr. Simplicio in Aristotele Phys.:
Diels B. 13. La logica degli antichi] stesso genere vedonsi comunemente
ripetuti dagli empiristi» e — per quanto concerne l'antichità — si trovano
raccolti da Sesto Empirico (‘). Ma, qualunque veduta si abbia intorno alle idee
espresse da Clairaut e da Hoiiel (che sono errate almeno per quel che concerne
la svalutazione del movimento sofistico I), un altro nesso, più importante,
appare fra la critica logica dei matematici e la dialettica dei sofisti, poiché
l’una e l’altra sono generate insieme dalla filosofia di Velia. Infatti Zenone
di Velia, è additato, dallo stesso Aristotele, come inventore di quell’arte
litigiosa che è la dialettica e, d’altra parte, l’analisi penetrante di Tannery
e di Zeuthen sui celebri argomenti intorno al moto (la dicotomia, l’Achille, la
freccia, ecc.), ha messo in evidenza il loro significato e valore matematico,
sicché il sottile dialettico in cui la tradizione non ha veduto che un
ragionatore ‘paradossale’, si scopre ai nostri occhi come iniziatore di quell’
ordine di considerazioni che costituisce l'analisi infinitesimale. Ed é
sommamente istruttivo riconoscere che proprio dalle considerazioni
infinitesimali — in cui il pensiero i trova esposto a non sospettate fallacie —
trae origine la critica del ragionamento, onde ne esce fuori la sco¬ perta del
principio di contraddizione e il procedimento [Adversus Aialhcmaticos, I. III.
( 2 ) Cfr. Diog., L., Vili, 57; Sesto Adv., Math., VII, 6 (in Diels, Zenone, A,
IO); Aristotele ed. Didot] di riduzione all'assurdo, o eliminazione della
negazione. Democrito che spingerà innanzi l’analisi infinitesimale, scoprendo
il volume della piramide, viene parimente ricordato da Diogene Laerzio come
prosecutore della dialettica zenoniana. Ma importa spiegare, sia pure con
brevità, come le origini dell’analisi infinitesimale si riattacchino ad un
critica dei principi della geometria, a cui pertanto viene a connettersi lo sviluppo
della logica. La dimostrazione delle cose che qui asseriamo si troverà nei
lavori degli storici sopra citati, ed anche in altri nostri scritti, in cui abbiamo
trattato più particoiar-mente questo soggetto. Secondo le notizie che ci
vengono fornite da Proclo, nel commento al primo libro dell' Euclide, le principali
teorie geometriche che costituiscono gli Elementi furono elaborate dai
pitagorici e ricevettero già a Crotone uno sviluppo dimostrativo. Zeuthen
suppone che il punto di partenza di questo sviluppo sia stato il tentativo di
stabilire in generale la relazione fra i quadrati dell’ipotenusa e dei cateti
del triangolo rettangolo, nota sotto il nome di teorema di Pitagora. D’altronde
vi sono numerosi indizi che la geometria pitagorica avesse come fondamento una
teoria delle proporzioni (symmetria, o della misura o analogia), basata sopra
un concetto EMPIRICO del punto-esteso, preso come [Cfr. Enriques, Il
procedimento di riduzione all'assurdo, Bollettino della Mathesis ».Cfr. in
ispecie Tannery, Pour la Science hellcne , cap. X. La logica degli antichi] elemento
unitario di tutte le cose (monade). Così l’affermazione pitagorica che le cose
sono numeri è da interpretare nel senso che un corpo, o una figura geometrica, che
in questo stadio della filosofia si pensa in maniera concreta, e un aggregato
di punti, cioè unità aventi posizione. Ma l’ipotesi monadica traeva con se la
commensurabilità (simmetria) di due segmenti qualsiansi, che appunto rendeva
senz' altro possibile la misura, e questa conseguenza doveva urtarsi — nel
stesso circolo pitagorico— colla scoperta che la diagonale e il lato del
quadrato sono incommensurabili. Ora, mentre i pitagorici si affaticavano
intorno a questa difficoltà, altri filosofi che del resto sono usciti dai
medesimi circoli, iniziano la critica dei concetti geometrici, riconoscendo che
un ragionamento, il quale voglia mantenersi immune da contraddizioni, deve
riguardare il punto come privo di estensione, la linea come lunghezza senza
larghezza, la superficie senza spessore, e di qui vengoo naturalmente condotti
alle prime considerazioni infinitesimali. Questi critici razionalisti sono i
filosofi di Velia: Parmenide e il suo discepolo, l’italiano Zenone. La loro
speculazione segna un punto decisivo nella storia della filosofìa, perocché
essa proclama nettamente, per la prima volta, i diritti della ragione: il ragionamento
coerente viene assunto [Parmenide è annoverato fra i pitagorici nel catalogo di
Giarablico (Diels, Pyth, 45, A.) e delle sue relazioni con altri pitagorici ci
viene attestato da Diogene Laerzio. Senz’ altro a misura della verità, cioè
dell' esistenza metafisica, distinta e contrapposta all’ opinione probabile che
si riferisce alla realtà sensibile. Da questo razionalismo, per cui il pensiero
non esita a staccarsi dalle apparenze fenomeniche per serbare rigida fede ai
suoi principi, nasce — come si è detto — il metodo dialettico, che è il germe
della logica. La quale ebbe a svilupparsi di poi, mentre fervevano le
controversie fra empiristi e razionalisti, e — per opera di questi — si
proseguiva lo sviluppo dell analisi infinitesimale (Democrito), e se ne indagava
criticamente i principi (Eudosso). Ma, poiché questa critica — toccando alla
teoria fondamentale degli incommensurabili e delle proporzioni — veniva ad
involgere l’intiero problema dell’assetto rigoroso della geometria, la ricerca
logica non poteva limitarsi all’ analisi dei sottili procedimenti implicaturali
della deduzione, anzi doveva naturalmente estendersi all’ordinamento della
scienza e alla valutazione dei suoi principi. In rapporto a ciò che precede
riescono sommamente espressivi ed interessanti i giudizii di Plato ne, sebbene
forse, si sia esagerata dallo Zeuthen l’influenza che il filosofo ateniese può.
“Sur la riforme qu' a subie la malhématique de Platon à Euclide et gràce à
laquelle elle est devenue Science raisonnée, “Memorie dell’ Accademia di
Copenhagen”)] avere esercitato su pensatori matematici quali Eudosso Teeteto,
allorché designa il movimento critico el tempo col nome di riforma platonica
dèlle matematiche. Riferiamo alcuni passi della Republica 510. Quelli che si
occupano di geometria e di aritmetica ecc. assumono il “pari” ed il “dispari”,
e le figure e tre specie di angoli, e altri simili supposti nelle dimostrazioni;
e come avendone certa scienza questi supposti li prendono per base, e quasi
fossero evidenti non pensano affato a darne alcuna ragione, nè a se stessi, nè
agli altri; anzi, di qui partendo, ordinatamente dimostrano lutto il resto
giungendo infine a ciò che si proponevano di dimostrare. Essi si valgono, per
ciò, di figure visibili, e ragionano su di esse, non ad esse pensando, ma a
quelle di cui queste sono l’immagine, ragionando sul quadrato in se stesso e
sulla sua diagonale, anziché su quello o quella che disegnano; e cosìutte le
figure che formano o disegnano (quasi ombre o immagini specchiate dall' acqua),
tutte le adoperano come rappresentazioni, cercando di vedere attraverso di esse
i loro originali, che non sono visibili se nndall’intelligenza (5:cV3ix).... ».
(511). Questa specie invero io la dicevo intelligibile, e intendevo dire che
l’anima nell’ investigazione di essa, è costretta a valersi di remesse. Ci
valiamo dell’ed. Didot e della trad. it. edita da Laterza, che riportiamo con
lievi modificazioni. non procede al principio, perchè non è in grado di andare
oltre alle premesse, ma si vale, come d’ immagini, degli originali appartenenti
al mondo di quaggiù, da esse imitali, valutandoli e stimandoli come eidenti di
fronte a quelle,” mentre “il ragionamento che usa la forza della dialettica,
considerando le remesse non come principi ma soltanto come pre¬ esse — quasi
punti d’ appoggio e di partenza — giunge a ciò che più non ha premesse, cioè al
principio universale, e raggiuntolo e tenendosi fermo alle conseguenze che ne
derivano, perviene al fine senza far uso di nessun sensibile, cioè procede
dalle idee stesse alle idee attraverso le idee, per finire alle idee. Di qui la
distinzione posta fra la ragione del dialettico (vo’jc, vóy}oic) e
l’intelligenza del geometra (3:xvo:s() che sta di mezzo fra l’opinione e la
ragione”. La stessa distinzione ritorna in : Rep. (533c,...): la geometria e le
scienze affini sognano rispetto all’ essere, ma è imposibile che lo vedano ad
occhi aperti, intanto che si valgono di postulati e li tengon fermi, mentre non
sanno renderne conto. Veramente la disciplina, che ignora il suo principio, e
che ha la fine e il mezzo legato a ciò che non sa, come si potrebbe chiamarla
scienza ?... » .Vi è qualche difficoltà a comprendere queste vedute. Anzitutto
giova respingere l’ interpretazione più comune, che stabilisce una differenza
radicale fra la ragione del dialettico e l’intelligenza del geometra, giacché
non si riesce a dare alcun significato alle idee platoniche, se non ammettendo
che esse esistano nello stesso modo in cui si afferma l’esistenza di rapporti o
di forme matematiche nella natura. L' apparente contraddizione fra questo modo
d'intendere la dottrina e le parole del testo sopra accennato, si toglie
ammettendo che il posto inferiore attribuito alle matematiche di fronte alla
dialettica, si riferisca non tanto alle matematiche pure, costruibili come
scienze (pafW’yiJ.aT*) secondo l’ideale del nostro, quanto alle matematiche
considerate come arti (zl'/yy.:). Ed in appoggio a tale veduta si possono
citare altri passi dello stesso dialogo, p. es.: Rep. (527) anche coloro che sono poco profondi in
geometria, non metteranno in dubbio che questa scienza è tutto il contrario di
quanto parrebbe dalla terminologia che usano quelli che la professano. È una
terminologia troppo ridicola e misera, perchè — quasi si trattasse di scopo
pratico — parlano sempre di quadrare, di prolungare o di aggiungere. Invece
tutta la scienza si coltiva collo scopo di conoscere”. Ma qual’ è l’ordinamento
della geometria vagheggiato da Platone? su che base vorrebbe egli edificarne i
principi? I passi citati indicano assai chiaramente che per conferire alla
scienza un valore razionale, il filosofo [Cfr. G. Milhaud: Les philosophes
géometres de la Grece. Parigi, Alcan; Enriques: Scienza e razionalismo,
Bologna, Zanichelli] vorrebbe eliminare quelle domande che si pongono a
fondamento delle dimostrazioni, sotto il nome di postulati (axioma), mercè cui
si assume la possibilità di certe costruzioni, facendo appello ad operazioni
pratiche sopra modelli sensibili. La base della geometria, edificata secondo i
criteri della dialettica, consisterebbe duue in pure definizioni (il procedimento
dialettico ha appunto come scopo di definire i concetti !) o in principi
evidenti — quali gli assiomi — che Platone riguarderebbe come conoscenze innate,
giusta la teoria della reminiscenza (annamnesis) esposta nel Menone. In tal
guisa le proprietà elementari che una figure visibile ha porto occasione di
riconoscere, merce 1 intelligenza ideahzzatrice (dianoia), apparirebbero
fondate sulla pura ragione (nous). Rivolgendoci agli Analytica di Aristotele,
vi troveremo notizie più precise sui criteri adottati dai geometri nell
ordinamento logico della scienza, criteri che sara interessante di raffrontare
a quelli che appaiono, in atto, negli Elementi euclidei. Già al principio degli
Analytica priora, l’autore definisce il concetto della scienza di cui imprende
lo studio. Anzitutto e da dire il soggetto e lo scopo di questo studio: il
soggetto è la dimostrazione e lo scopo è la scienza dimostrativa (à~:a~y.tirj
à7to8sM~:xf/). Quindi, negli stessi Analytica priora, viene a stabilire la
teoria del sillogismo (teorico o aletico, e pratico o volitivo), e passa poi ad
esaminare — nei posteriora — l’ordinamento delle scienze deduttive, riferendosi
perciò continuamente alle matematiche. Quest’ ultimo trattato, che qui occorre
specialmente esaminare, si apre coll’ enunciato che ogni conoscenza razionale,
sia insegnata, sia acquistata, deriva sempre da conoscenze anteriori. L'osservazione
mostra che ciò è vero di tutte le scienze. Infatti questo è il procedimento
delle matematiche e, senza eccezione, di tutte le altre arti. Ora dal concetto
stesso del sapere segue necessariamente che la scienza dimostrativa procede da
principi veri, da principi immediati, più noti che la conclusione, di cui sono
la causa ed a cui precedono. Aristotele (ibidem, 1, 3) esamina e respinge le
obiezioni di due specie di avversari di questa dottrina, i quali pretendono o
che non vi sieno principi e però che la dimostrazione riesca impossibile, dando
luogo ad un regresso all’ infinito; o, all' opposto, che il procedimento della
dimostrazione sia affatto relativo, sicché i principi possano provarsi partendo
dalle conclusioni, così come le conclusioni dai principi: ciò che egli dice dar
luogo ad un circolo vizioso. Sarebbe assai interessante conoscere gli avversari
[Cfr. Enriques: Il concetto della Logica dimostrativa secondo Aristotele in «
Rivista di filosofia ») An. post. I, 2 (6). a cui il nostro si riferisce. Forse
la prima obiezione apparteneva alla polemica antimatematica di filosofi
empiristi, mentre la seconda potrebbe essersi presentata nei circoli megarici
(imbevuti del relativismo veliatico) ovvero a Democrito o ad altri matematici,
critici dei principi della scienza. Ad ogni modo, della veduta qui espressa —
che è solo apparentemente illogica — ci colpisce l'analogia che essa presenta
con talune vedute moderne. Aristotele combatte questo relativismo, poiché tutta
la sua metafisica, ispirata alla dottrina platonica delle idee, e soggiacente
alla sua logica, reagisce appunto alle tendenze relativistiche delle speculazioni,
che dalla scienza presocratica erano passate nel dominio del costume e delle
credenze religiose, in guisa da minacciare le condizioni della vita sociale nel
mondo ellenico. Il parallelismo che i veleiatici avevano scorto fra il logo o
ragione e l’essere, e che i sofisti (avversari e prosecutori) avevano
interpretato nel modo di proiettare nella realtà l’arbitrario che è proprio
della libera critica, riceve, nella dottrina socratico-platonica, una
interpretazione inversa. Infattim la
teoria ontologica delle idee, suppone un ordine assoluto di consistenza che
stanno di fronte alla ragione come dati, sopra cui esso ha da modellare
l’ordine della propria scienza. Così dunque Platone vede nella classificazione
delle forme geometriche un modello della gerarchia delle specie naturali, la
quale si rispecchia nquel procedimento più generale di “divisione” (diaresis) e
di definizione (horismos) che costituisce la dialettica. Ed analogamente per
Aristotele, il rapporto necessario ed irrversibile fra causa ed effetto,
offerto dalla natura, si riflette nel rapporto fa premesse (p) e conseguenze (q)
della scienza dimostrativa (p implicat q); la quale perciò possiede un ordine
naturale che non può essere invertito, onde i suoi principi appariscno
assolutamente indimostrabili, An. post. I, 2 (9): Bisogna che i principi da cui
si parte sieno indimostrabili. Altrimenti, non possedendone la dimostrazione,
on potrebbero ritenersi noti, poiché sapere in modo non accidentale le cose di
cui la dimostrazione è posibile, è possederne la dimostrazione, Ora,
proseguendo l’esame degli Analityca posteriora, veniamo istruiti più
precisamente che i principi della scienza, si lasciano distinguere in più
specie. Primo, i Termini o definizioni (3 poi), cioè supposizioni del ‘significato’
(semiosis,segno) dell’espressione (in linguaggio moderno: assunzioni di
concetti primitivi non definiti) e definizione propriamente detta. Secondo, Supposizioni
d’esistenza del genere e delle sue modificazioni, cioè delle cose designate dai
termini. Terzo, Proposizioni immediate che occorre necessariamente [La teoria
logica della definizione è trattata da Aristotele in An. post. II, e specie nei
Capi 9 e 12: dove si pscrive la regola di restringere successivamente l’estensione
del genere aggiungendo — nell’ordine naturale — la differenza specifica che lo
delimitano, fino a che esse circoscrivano, nel loro insieme, l’estensione del soggetto
da definire] riamete conoscere per apprendere qualsiasi cosa, le quali vengono
chiamate assiomi (ófiwpaTsc) giacché vi sono proposizioni di tal natura e ad
esse si riserva abitualmente questo nome. Infine anche ipotesi o postulati
(odr^i-istra), che s'introducono effettivamente nell’ insegnameto delle
matematiche (o anche nella discussione) domandando al discente di ammettere
l'esistenza di qualche cosa di cui egli non abbia alcuna idea, ovvero abbia
un’idea contraria. Qui d concetto d Aristotele riesce alquantscuro, iacché da
una parte egli sembra ammettere (come Platone) che un postulato potrebbe essere
eliminato * postulato... e ciò che si pone senza dimostrazione, quantunque
potrebbe dimostrarsi, e di cui ci si serve senz’ averlo dimostrato » (I, 10 (8)
) ; e d’ altra parte (riferendo evidentemente le vedute dei geometri) egli
avverte che una definizione non e un’ ipotesi perchè non dice se la cosa
definita esista oppur no. Ma probabilmente il suo pensiero è che il sapere
dovrebbe edificarsi su quelle sole supposizioni d'esistenza che hanno carattere
di necessità, essendo vere di per sé stesse (xaO’ alili), le quali non si
possono considerare come ipotesi o postulati.. (1, 10(7)), imperocché la
dimostrazione si rivolge non alla parola esteriore, ma alla parola interiore
dell’animo. Con ciò il Nostro fa appello a quel sentimento d’evidenza del
pensiero che Platone. Usalo dai pitagorici secondo Giamblico (in Diels, D, 6). ha
rappresentato come intima sincerità nel Teeteto, servendosi quasi delle stesse
parole. Tuttavia Aristotele critica la teoria platonica della reminiscenza, negando
che vi siano conoscenze innate. La conoscenza universale dei principi viene per
lui acquisita indubbiamente dalla sensazione. Essa si produce mercè l’unità
dell’ esperienza che sussiste nell' anima, nonostante la molteplicità degli
oggetti, in forza della facoltà di fissare ciò che vi è di simile o d’identico
nei particolari e di riconoscerlo come dato del pensiero. (An. post. 11, 15
(5,6, 7)). Ciò non toglie all’ assoluta verità che l'intelligenza idealizzatrice
(òtavaa), fondamento della scienza, conferisce ai suoi principi (II, 1-5 (8)). Alle
dottrine d’Aristotele giova paragonare quelle che appariscono nell’ ordinamento
degli Elementi di Euclide: Il ragionare è un discorso che l'anima rivolge a sè
stessa, per sè, intorno alle cose che consideri nemmeno in sogno hai ardito
dire a te stesso che il dispari è pari, o altra simile cosa. An. priora II, 21 (7)
e An. post. I, I (7). Heiberg, Euclidis opera omnia, Teubner, Lipsia, Secondo
le indicazioni del commentatore Proclo di Bisanziom Euclide sarebbe vissuto in
Alessandria al tempo del re Tolomeo. Le opere di Aristotele che conosciamo sembrano
appartenere all’ultimo decennio della sua vita. Nei quali si trovano tre specie
di principi : 1) termini o definizioni (Spot): 2) postulati 3) nozioni comuni
(y.otvof Ivvoiat). Non è qui il luogo per sottoporre ad un’analisi appiofondita
queste premesse, che — a dir vero — sono lungi dall’apparire soddisfacenti,
tanto che da Tannery si è perfino messo in dubbio la loro autenticità ; solo,
riferendoci alla critica che ne ha fatto lo Zeuthen, Limiteremo ad alcune
osservazioni logiche. Ma anzitutto vogliamo arrestarci un momento sopra una
questione di parole. Non pochi si meravigliano che Euclide usa l’espressione
‘nozione comune’ per designare quelli che Aristotele chiama (coi matematici
pitagorici) * assiomi», tanto più che — si dice — l’espressione « evvow »
compare solo più tardi nel linguaggio degli Stoici. Ora non è fuor di luogo
rilevare che la stessa espressione si trova pure in Democrito. Il rilievo
assume interesse per la circostanza che Democrito compose, circa cent’anni
prima d’ Euclide, degli Elementi, che non sono annoverati nel sunto storico di
Proclo, ma di cui Trasillo ci ha conservato i titoli ( :J ) ; tanto più che
questi lasciano (*) Clr. Hisloire dea malhimallquea traci, dal danese di Mascari
(Parigi, Gauthier-Villars): n. 14, 69 94. Cfr. Sesto in Diels, A, III. ( 3 )
rsti>|isi?t>t(óv (A, li ?), Api0|io£, IIspl à/.dyfev Ypxfijitòv stai
vxowùv A, li (cfr. Diels B, II", II 0 , I |P)] scorgere un ordinamento
della materia simile a quello adottato dallo stesso Euclide. Non sembra fuor di
luogo congetturare che nella terminologia democritea gli assiomi venissero
appunto designati come nozione o nozione comune, e che il geometra
alessandrino, imprendendo a sistemare la stessa materia, in rapporto ai
progressi critici del secolo, abbia conservato la denominazione del suo
illustre predecessore: al quale di preferenza doveva guardare. Diciamo ora che
la distinzione fra le nozioni comuni o gli assiomi, e i postulati, viene spiegata
da Gemino in Proclo come analoga a quella fra teoremi e problemi, o fra
identità e equazioni, in quanto i primi porgono delle relazioni, per cui certe
proprietà resultano conciute come conseguenza di altre date, laddove i secondi
assegnano costruzioni elementari, ciò che, nel concetto dei antichi, significa
affermare l’ esistenza di enti particolari cui s’impongono certe condizioni.
Questo carattere costruttivo sembra mancare soltanto al post. 4 (tutti gli
ngoli retti sono uguali fra loro) ; ma Zeulhen spiega come in tale affermazione
debba vedersi un complemento del post. 2, nel modo di affermare che il prolungamento
di una retta è unico. In appoggio della nostra veduta può valere, forse, un
passo del noto commento. Prodi Diadoclii in primum Euclidis Elemenorum librato
commentarii (ed. Friedlein), in cui sembra che Proclo alluda all'uso dei
geometri di chiamare nozione comune ciò che Aristotele chiama assioma. Cfr.
Vailati, Scritti, Proclo osserva pure che gli assiomi e i postulati
differiscono anche per essere: questi, principi particolari della geometria, e
quelli, principi comuni alle varie scienze; infatti si tratta qui delle
proprietà generali dell uguaglianza e diseguaglianza fra grandezze. Infine la
distinzione fra le due specie di principi si accorda anche col criterio
d'Aristotele, che riconosce negli assiomi delle verità cessarie ed indimostrabili,
perchè evidenti di per se (xocS' èx jvx), e nei postulati delle verità —
partecipanti ad un’ altra specie di evidenza (sensibile) — che non risultano
ugualmente dviyxw dal significato dei termini che vi figurano : la natura del principio,
enunciato da Euclide come nozione comune, sembra infatti rispondere a questo
criterio. Ma se taluni geometri (al dire dello stesso Proclo) recusavano di
distinguere assioma e postulato, mancano tuttavia indizi per affermare che essi
respingessero il significato che Aristotele e probabilmente altri ancora
(secondo la metafisica del senso comune) attaccavano a codesta distinzione,
così come lo respinge la critica moderna, che per tale motivo appunto —
considera ugualmente le proposizioni primitive della scienza quali postulati,
da ricevere, in una qualsiasi teoria deduttiva, come dati anteriori allo
sviluppo della teoria stessa. Un piccolo lume ci è recato in tali questioni dal
riferimento dello stesso Proclo circa un tentativo di dimostrare l'assioma I
(cose uguali ad una terza sono uguali fra loro), che sarebbe stato fatto da
Apollonio. Infatti della tentata dimostrazione viene porto il seguente cenno. Sia
a uguale a b, e b uguale a c; dico che a è uguale a c. Invero a occupa Io
stesso luogo (córto;) di b, e così b occupa lo stesso luogo di c; quindi anche
a occupa lo stesso luogo di c. Questo ragionamento indicherebbe forse che
Apollonio voleva ricondurre il concetto euclideo di ‘eguaglianza’ geometrica al
caso della sovrapponibilità delle figure, facendo appello ad esperienze ideali
di movimento, mercè cui poteva iludersi di ridurre ad una pura proposizione
identica la proprietà transitiva di quella relazione. Mentre il ricorso a
siffatte esperienze ci avverte appunto (con Helmholtz e Stolz) che il detto
assioma 1 ha un significato o carattere sintetico e non può ritenersi come una
semplice proposizione analitica (vera per definizione). Comunque il rifermento
accennato lascia presumere che la critica dei principi sia stata spinta innanzi
da Apollonio, dopo Euclide, con quella penetrazione di cui volentieri siamo
disposti ad accreditare il grande geometra iPerga. Ritorniamo all' Euclide per
esaminare, in breve, i principi eh' egli ha designato col nome horós: termine o
definizione. Se essi vengono considerati come definizione, non si può a meno di
rilevarne la manchevolezza, poiché non offrono, spesso, che descrizioni atte a
indicare la genesi psicologica dei concetti. Così, p. es., in 3 e 3, dove si
dice che gli estremi di una linea sono punti, e che gli estremi di una
superficie sono linee. Ma, verosimilmente, queste ed altre spiegazioni sono da
considerare in rapporto alla tradizione storica precedente, come un richiamo
dei caratteri per cui gli enti delia geometria razionale appaiono idealizzazioni
dell'esperienza: p. es. le I, 2, 5 stanno a ricordare che — secondo il risultato
della critica veliatica il punto è inesteso, la linea è lunghezza senza
larghezza, e la superficie non ha spessore. Anche quelle che si presentano come
definizioni propriamente dette, non ottemperano sempre al criterio fondamentale
enunciato da Aristotele, che l’insieme degli attributi restringa l’estensione
del genere in guisa da non appartenere ad alcun concetto più esteso. Per questo
motivo sembra insufficiente la def. 4, inea retta è quella che e posta ugualmente
rispetto ai suoi punti. Imperocché, se s interpreta come si usa comunemente, retta
è quella linea che è divisa in due parti uguali da qualsiasi uo punto’, si
enuncia una proprietà non caratteristica della retta, che appartiene anche
all’elica (cfr. Apollonio in Proclo: 105, 5). Ora conviene aggiungere che
Euclide, non soltanto suppone l’esistenza di ciò che viene immediatamente
designato da alcuni termini, ma sembra anche introdurre surrettiziamente alcune
ipotesi esistenziali, per mezzo di definizioni, laddove — per analogia coi
criteri seguiti in altri casi — si sarebbe aspettata l'esplicita introduzione
di un postulato. Ciò accade, in ispecie, per quel che riguarda le intersezioni
di rette e circoli, le assunoni adoperate nelle prop. I, 12, 22 sembrando giustificarsi
(secondo che osserva ) Cfr. Proclo 1. linea II] Zeuthen) mediante la
definizione (15) del circolo come figura piana compresa da una sola linea. Ma
non giova insistere su tali difetti, che apparten¬ gono all’esecuzione e non
modificano i criteri logici del disegno. Restando nell’ordine d’idee euclideo,
avremmo soltanto da completare i postulati coll’ enunciare esplicitamente i
casi d'esistenza delle interse¬ zioni di rette e cerchi o di due cerchi, che si
offrono nelle costruzioni elementari. Interessa piuttosto di rile¬ vare come queste
ipotesi esistenziali, che la geometria antica introduceva nei singoli casi,
mercè appropriate costruzioni, oggi si lasciano dedurre da un unico principio
generale di continuità, onde l'affermazione d’esistenza si libera dalla ricerca
dei mezzi costruttivi, complicantisi colla natura del problema. E questo un
progresso conforme all'indirizzo preconizzato da Platone, che— come si è visto
— repugnava appunto da ciò che sa di pratico o di meccanico nella formu¬
lazione dei postulati. Nota. A complemento di quel che si è detto intorno alla
geometria euclidea, aggiungeremo che Archimede (5) sembra classificare e
distinguere i principi in modo diverso, poiché (in una lettera a (Cfr. p. e*.
I* art. 5° di G. Vii a li nelle Questioni riguardanti le matematiche elementari
raccolte e coordinate daF. Enriques Voi. J, Bologna, Zahelli. De sphaera et
cilindro in « Archiinedis opera omnia cum commentari^ Eutocii », ed. Heiberg.
Lipsia, 1910. Cfr. The Work* of Archimedes, e. Heath, Cambridge, Capitolo I
Dositeo) chima «assiomi» (à^:ih\i.xTx) le definizioni accompagnate da
supposizioni d’esistenza : p. es. esi¬ stono linee piane che giacciono tutte da
una parte ecc., e queste si dicono concave ; mentre poi dà il nome di *
assunzioni » (Aa|l3*V0;xsva) a taluni principi (teoremi precednemente stabiliti
o postulati, assai eleganti) da cui muove la sua trattazione: p. es. la retta è
la linea più breve tra due punti. Il commento d’Eutocio restituisce agli
àfjuojtara archimedei il nome di opy. ConsiderazioSe ora, riguardando soprattutto
ai secondi Analitici d’Aristotele e agli Elementi d’Euclide, cerchiamo di
esprimere le nostre impressioni in un giudizio sintetico sulla logica degli
antichi, domandandoci fino a che punto i loro criteri ci sembrino accettabili o
esaurienti, siamo condotti alle seguenti riflessioni. La logica dei antichi
suppone un ingenuo realismo per cui il pensiero appare come la copia o la
visione di una natura esterna. Così il numero dai pitagorici e lo spazio
continuo dagli eleati, sono pensati in concreto, ad imitazione di quella
sostanza cosmica che viene figurata costituire il sostrato naturale (la epa:;)
di tutte le cose. La supposizione realistica è tipicamente espresa nella teoria
delle idee di Platone, che (orma infine la metafisica soggiacente alla logica
d'Aristotele. Da essa deriva il carat¬ tere di necessità dei principi, e quindi
la pretesa di un ordine naturale della scienza, facente capo a pre- messe
assolutamente indimostrabili; la qual pretesa viene corretta, almeno in parte,
nelle vedute dei geometri. Ma dallo
stesso realismo, ha origine la radicale manchevolezza della teoria della
definizione. Poiché le oscunta del trattato di Aristotele e le imperfezioni
dell’Euclide, in enere gli errori della critica che si riscontrano in tali
opere, si possono riattaccare a codesto presupposto, quasi a comune radice. Si
ammette infatti che le parole rispondano ad enti di un mondo intelligibile
trascendente il soggetto, che si tratta di fissare univocament Di qui il
criterio che la deduzione logica debba tener presenti, non soltanto le premesse
esplicitamente enunciate come assiomi o postulati, bensì anche il significato
dei termini su cui si ragiona, vedendo, attraverso di essi, quella realtà
(geometrica ecc.) che è oggetto del pensiero. Ma ciò significa autorizzare nel
ragionamento inconfessati appelli all' intuizione, che, dichiarati, si
tradurrebbero in nuovi assiomi. Ora, se l'intuizione (o visione del
significato) rimane sempre presupposta nel ragionamento, quando mai potremo
assicurarci che gli assiomi formino un sistema completo? A stretto rigore di
tale domanda non si riesce neanche a definire il senso ! E quindi non si
comprende perchè si senta il bisogno di enunciare — a preferenza di altri —
alcuni fra gli assiomi, che pure sono dichiarati evidenti, necessari ecc. ecc. Aggiungiamo
che anche l’analisi aristotelica del ragionamento, facente capo alla teoria del
sillogismo (An. priora) sta pure in relazione col presup¬ posto metafisico
della logica. E specialmente colla circostanza che i Greci, in generale,
immaginarono la realtà intelligibile rappresentata dalla scienza, sul tipo
statico della classificazione delle forme geome¬ triche : tale è infatti il
carattere dell’ ontologia eleatica, che imprime il suo suggello sulla dottrina
platonica non superata veramente da Aristotele. Soltanto Democrito, come diremo
più avanti, si solleva al concetto di una scienza razionale del moto, ma le sue
vedute filosofiche non trovano adeguato sviluppo se non due mila anni più
tardi, all epoca della Rinascita. Qui conviene rilevare che le critiche mosse
alla teoria sillogistica dagli empiristi inglesi (da Bacone a Mill), opponenti
alla deduzione 1 induzione generahzzatrice dell’esperienza, hanno fatto perder
di vista ciò che manca all’ analisi aristotelica del ragionamento, pur
riguardato nelle forme rigorose, che sole appartengono — secondo il concetto
del filosofo greco alla logica dimostrativa propriamente detta. Infatti i brevi
cenni che Aristotele dedica all’induzione (completa), negli Analylica priora,
non suppliscono certo all’analisi delle operazioni logiche costruttive
(significate da particelle come « e », o » ecc.) che accanto al sillogismo
ricorrono nello sviluppo delle dimostrazioni matematiche. La quale lacuna torna
a (i) Cfr. Cli. Werner, Aristotele et V ideallsme plalonicien, Alcan, Parigi]
riflettersi sulla teoria delle definizioni, che appunto esprimono codesto lavoro
costruttivo del pensiero. Infine giova rilevare che l’anzidetto realismo si
riflette in una concezione ingenua del linguaggio: la filosofia greca — sia che
abbia ammesso l'origine naturale della lingua (come Platone nel Cratilo), sia
che abbia rilevato ciò che vi è di convenzionale nelle parole (come Democrito e
Aristotele) — non riesce a scorgere la varietà essenziale delle lingue, che
tiene ai diversi modi di rappresentazione delle cose ed esprimendo la libera
attività del soggetto, dà origine all'intraducibilità. Dice infatti Aristotele:
De Inlerpretatione, 1. Una espressione e una l'immagine delle modificazioni
dell'anima. L’espressioni differiscono fra loro. Ma una modificazione
dell’anima, di cui l’espressione e i SEGNO immediato, e identica per tutti gli
uomini, come sono identiche per tutti le cose che quelle modificazioni
esattamente rappresentano. E chiaro come una siffatta dottrina spieghi quella
confusione fra analisi logica e analisi del linguaggio, Proclo, nel commento al “Cratilo”, riferisce
appunto questa opinione di Democrito, basata auiromonimia e la sinonimia di una
espressione E1 e una espressione E2, sul cambiamento dei nomi e sul difetto di
analogia nella formazione di certe espressioni verbali. (Cfr. le note al Cratilo
di Cousin). De Interpretatione, 2 (1), che culmina nel concetto aristotelico di
trarre dalla forma o materia dell’espressione grammaticale una classificazione o tassonomia di questa o
quella categoria. In ciò che precede ci siamo fermati a studiare il pensiero
degli antichi traverso le sistemazioni scientifiche che sono a noi pervenute.
Ma, per l’intelligenza dello sviluppo ulteriore che la logica riceve nelle
scuole filosofiche dopo Aristotele, conviene tener conto dell'influsso che i
predecessori del Stagirita sembrano aver esercitato sul movimento delle idee.
Infatti codesto sviluppo si lascia definire, nlle sue linee generali, come
tendente a liberare il pensiero dall ontologismo, che pure sopravvive in
qualche modo alla ideologia platonico-aristotelica, nella misura in cui tale
filosofia esprime la metafisica del senso comune. E l’anzidetta tendenza
liberatrice si esplica in un progresso verso il formalismo logico, che procede
dallo studio degli schemi discorsivi, formante oggetto degli Analytica priora.
Questo progresso si avverte già nei primi paripatetici, come Eudemo, lo
scrittore di una storia delle matematiche, e Teofrasto il raccoglitore delle
opinioni dei fisici, ma più largamente ancora negli Stoici, in cui è pure
passata 1 eredita dei dialettici megarici. Questo progresso si avverte anchein
una revisione dei principi della teoria della conoscenza, che ha per oggetto
l’origine e il valore dei concetto generale da cui muove la scienza dimostrativa:
qui soprattutto vengono in luce delle vedute che debbono essere riattaccate ai
grandi predecessori di Platone e di Aristotele; sulle quali l’interesse della
questione c invita a fermarci. Ora, se ci volgiamo a riostruire induttivamente
le idee di codesti predecessori, la figura di Democrito d'Abdera, deve
attirare, sovra ogni altra, la nostra attenzione. Democrito, vissuto 40 anni
dopo Anassagora e 25 anni dopo il suo concittadino Protagora che è il maggiore
rappresentante della sofistica), deve esser considerato come un contemporaneo di
Platone. Così, soltanto i pregiudizii dominanti la ricostruzione della storia
della filosofia greco-romana nel secolo decimonono, hanno impedito di stdare
più da vicino i rapporti fra Democrito e Platone, relegando Democrito tra i pre-socratici
e perfino tra i pre-sofisti, in onta alla cronologia. Democrito è il ande
fondatore dell’atomismo, in cui ha tuttavia come precursore Leucippo, e che fu
svolta da lui come una teoria cinetica cosmologica. Attraverso questa dottrina
Democrito agiunse ad una rigorosa concezione del determinismo meccanico, e
verosimilmente he alla scoperta di principi (massa, inerzia) chalileo. Fanno eccezione
Windelband e Burnel, che restituiscono airAbderita il suo posto cronologico, ma
che tuttavia non sembrano arne un apprezzamento proporzionato all' importanza
del suo lavoro scientifico] ha riostruito due mil’ anni più tardi, riprendendo
le intuizioni fondamentali del lontano predecessore. Per il suo rigido
meccanicismo, con esclusione di ogni teleologia, Democrito viene considerato
come il padre del materialismo, e da ciò appunto ha origine il pregiudizio da
cui in ispecie la storia svoltasi sotto l’nfluenza hegeliana, nel secolo
decimonono, non ha saputo mai emanciparsi completamente. Quantunque un esame
accurato avrebbe permesso di riconoscere ello stesso Democrito anche il padre
dello spiritualismo (così come Leibniz sembra avere intuito!) e forse anche di
far risalire a lui l’argomento per l’immortalita dell’anima basato sulla sua
semplicità o in-divis-ibilità, che s'incontra nel Fedone 78, b, c. Le opere di
Democrito, di cui ci sono trasmessi i titoli da Trasillo, formano una mole
imponente e si riferiscono ai più svariati argomenti, dalle matematiche alla
fisica, alle scienze naturali, all’agricoltura, alla teoria dei segno e
dell’espressione, la dialettica, la grammatica, alla poetica, alla teoria della
conoscenza ecc. ecc.; fra i frammenti più belli sono da annoverare quelli
morali, conservatici da Stobeo. La posizione filosofica di Democrito, per ciò
che concerne la teoria della conoscenza, resulta dalla testimonianza di Sesto
Empirico, laddove egli parla di Democrito e Platone sostenitori della verità
degli intelligibili (ià vorjra) in contraddizione con Protagora [Di ciò mi
propongo fornire altrove la prova col confront dei testi aristotelici] aora. Si
tratta dunque di un razionalismo, che si contrappone all’ empirismo protagoreo.
Ma, poichè a sua volta questo empirismo dei sofisti era sorto come una reazione
di caratere “positivistico” al razionalismo metafisico della scuola di Velia, è
naturale che Democrito avesse a tener conto dell’ esigenza fondamentale che i
sofisti avevano formulato. Democrito non posse semplicemente riprendere come materia
della scienza una Verità (£M)0s:a) indifferente rispetto all’opinione (doxa)
che si riferisce alle cose sensibili, ma doveva invece cercare una
razionalizzazione dell’empirico, cioè una verità atta a salvare i fenomeni
(ofttTe'.v ~ì 6|JtSV«); e siffatta veduta si poteva esprimere nel linguaggio
tecnico del tempo, dando per compito alla scienza l’opinione vera, o inverata
mediante il ragionamento. Appunto questa teoria della scienza come lii^x (isià
Xóyo'j, viene riferita e discussa da Platone nel “Teeteto”, ed una comparazione
analitica del testo con altri dello stesso Platone e di Aristotele, prova che
il riferimento deve essere attribuito a Democrito. Ma, poiché la spiegazione
razionale dei fenomeni suppone dei concetti, per mezzo dei quali si unifichi la
rappresentazione delle cose del mondo empirico, si può domandare su che
Democrito ne basasse il ossesso da parte dal soggeto percipiente. Qui soccorono
alcune indicazioni. / . ' ( l ) Diel. A. 59 i eh. A. 114. ( ! ) Cfr. Enriques:
La teoria democritea delta scienza nel dialoghi di 'Platone, Rivista di
Filosofia, n. I. 1) Anzitutto Democrito viene additato da Aristotele come il
primo a trattare delle definizioni di cose fisiche, mentre ei ci dice che con
Socrate crebbe l'uso del definire e si estese soprattutto alle nozioni morali. Conviene
intendere che Democrito inizia quel modo di definire proprio della scuola socratica,
in cui si ricercano i caratteri comuni delle cose che rispondono al definito; è
più difficile dire se lo stesso Democrito, come Socrate, facesse anche appello
alla nozione comune che tutti gli uomini si formano in rapporto a dati oggetti;
e tuttavia questo criterio ei ben poteva derivare da Eraclito, cui lo stesso Socrate
sembra avere attinto. In un frammento della già citata opera logica di
Democrito rtsp: àoyrxtòv noi xzvwv che ci è statmandato da Sesto, vengono
distinte due speecie, di conoscenza, l’una relativa all’intelligenza (à7j;
Siavaas), l’altra alla sensazione (Ò:à rwv aìofi^oetov). Dice precisamente
Democrito: “Vi sono due forme della conoscenza : una conoscenza pura o legittima
(yvyjafyj) ed una adombrata spuria (av.v.ri). Appartengono a quest’ ultima
forma adombrata spuria le cinque sensi: la vista (visum), l’udito (uditum), il
gusto (gustatum), l’odorato (odoratum), il tattoo (tactum). Ma la conoscenza pura
è completamente distinta. Ed aggiunge ce questa conoscenza pura è relativa ad
un (') Mtt. I, 4, (3), De Partibus Animalium I, 1 (ed. Didot, t. IH, pag. 223,
2). ( ! ) In Diel» B. II) orbano di pensiero più raffinato che prende il posto
di un vedere o di un udire o gustare o odorre o tastare nel più piccolo
(mettendoci così in rapporto colla vera natura delle cose, cioè cogli atomi. Anche
in altri modi Democrito esprime la relazione fra le due forme del conoscere;
per esempio ove dice che « apparenza (vòptoi) il colore, apparenza il dolce,
apparenza l'amaro. In realtà soltanto gli atomi e il vuoto. Ma poi, facendo
parlare i sensi contro l’intelligenza, soggiunge povera me, prendendo da noi la
tua fede, tu vuoi confonderci ; la tua vittoria è la tua caduta. Troviamo qui
una notizia estremamente interessante. Democrito, al pari di Platone e di
Aristotele, e prima di loro, dibatteva il problema dell'origine dell’idea.
Democrito non si fermava, come il filosofo ateniese alla supposizione della
conoscenze innata (teoria della reminiscenza -- anamnesis), anzi piuttosto
sembra derivare la idea dalla sensazione, sicché è lecito pensare che a lui
possa aver attinto Aristotele la veduta che gli abbiam visto esprimere in An.
Post. Il, 15. Ma, mentre in Aristotele non si vede come possa conciliarsi
questa dottrina colla dignità attribuita alla nozione induttivamente
acquistata, che debbe costituire le premesse necessarie della scienza dimostrativa,
ciò che sappiamo intorno alla teoria delle sensazione di Democrito (in rapporto
alla fondamentale (*) Galeno in Die!» B. 125; cfr. Sesto in Diels B. 9.] supposizione
atomica) e ben atto a sciogliere la difficoltà. Ammetteva infatti il Nostro, che la sensazione in generale derivassero da
piccole immagini (sKoiXa) emesse dai corpi e proprie ad impressionare gli
organi dei cinque sensi ed anche lo stesso pensiero in quella guisa in cui la
luce impressiona una lastra fotografica. L’immagini rispondente alla conoscenza
inteligibile partenti direttamente dagli atomi — sono di natura più fine. Si
comprende quindi che esse possano liberarsi dalla mescolanza colle immagini più
grossolane che colpiscono i cinque sensi, quando il confronto di sensazioni
ripetute, in rapporto ad una molteplicità di cose, permette di fissare i
caratteri comuni che definiscono il concetto. Che effettivamente Democrito riconoscesse
il valore logico del concetto, quasi come anticipazioni dell'esperienza,
resulta anche dalla testimonianza di Diotimo in Sesto (VII, 1401), che egli
assumeva come criterio della comprensione delle cose oscure il fenomeno, e come
criterio della ricerca'il concetto, èvvoia xpurr/pwv Z,r\vtpzwq. Qui è notevole
lo del termine. Ivvotoe che già notammo a proposto della designazione di
y.oiw.l Ivvs:% adoperata da Euclide per gli assiomi, giacche abbiam pur detto
che codesto termine non si trova nella [Cfr. p. et. Aetiui in Diel», A. 30. ( 2
) Diels, A. III. 37]letteratura filosofica di Platone ed Aristotele, ma invece,
più tardi, presso gli Stoici. Appunto ad un’opera di Crisippo 7tepì £?jT^7S(0£
sembra fare allusione Plutarco presso Olimpiodoro, dove dice che gli Stoici
allegano a causa di ciò (cioè della possibilità di arrivare a cose che non si
conoscono) le nozioni fisiche: tàj qjuaixà; èvvofa?. D’altronde Diogoene
Laerzio (VII, 54) (c’informa che Crisippo dice esservi DUE criteri della
verità, la sensazione e il concetto. Qui in cambio di svvoia viene adoperata
l’espressione TtpóXvjtjt:?, che ricorre anche presso gli Epicurei, designando
l’anticipazione dell’esperienza. Ora il significato preciso che gli Stoici
davano alle ÈVV 3 tati, si può rilevare, per esempio, da un passo del De
Civitate Dei di S. Agostino dove si parla di coloro che riposero la verità nei
sensi, cioè degli Epicurei e degli stessi Stoici. Qui cum vehementer aaerint
sollertiam disputando quam dialecticam nominant, a corporis sensibus eam
ducendam putarunt, hinc asseverantes animum concipere notiones, quas appellant
èvvo'st;, earum rerum scilicet quas definiendo explicant. Da questi riferimenti
sembra potersi dedurre che gli Stoici abbiano adottato, al pari di Aristotele,
la dottrina democritea dell’ origine sensibile dei concetti – nihil est in
intellectu quod prior non fuerit in sensi ( l ) Cfr. Arnim, Stoicorum veterani
fragmenta. Voi. II, n. 104. Crisippo, discepolo di Zenone Cizio (280-209 a.
C.).In Arnim, op. c. 105. In Arnim, 106. (cui soltanto gli Epicurei
conservarono come fondamento l’ipotesi delle piccole immagini), ma spogliando i
concetti di quella dignità superiore che il razionalista cerca conferire agli
intelligibili ; così, per loro, la dimostrazione scientifica (àiróSs:^;) viene
ridotta, per dirla con Cicerone, ad una “ratio, quae ex rebus perceptis ad id,
quod non percipiebatur, adducit.” In
corrispondenza di queste vedute, di carattere più empirico, è interessante
rilevare come si modifichi la dottrina democritea della scienza, che Zenone
Cizio dice essere una comprensione sicura e ferma e immutabile dalla ragione »
(à,u£-*sov ùttò Àóyo j /./.- ovvero anche un possesso immutabile dalla ragione,
nell’accoglienza delle rappresentazioni » (èv a>xvT5tTO)v r.ozz- a&o. Pertanto
gli Stoici non giunsero a quello schietto empirismo, che si vede accolto da
Epicuro, per cui è accettata sempre come vera ogni sensazione o apparenza:
richiesero anzi che all apparenza si aggiunga 1 assenso volontario dell animo, che
per il saggia ha motivo nell identità fra la ragione individuale e la Ragione o
logos universale. Così il concetto eracliteo del logos, che la scuola Arnim, 111.
( ) Riferimenti di Sesto e Diogene Laerzio in Arnim : Zeno- Citius, n. 68. (' )
Cfr. Sesto e Cicerone in Arnim : Zeno Citius, nn. 63 e 61 . 3] stoica ha fatto proprio, doveva pur sempre
conservare al pensiero una certa dignità, e quindi facilitare il trapasso alla
veduta posteriore degli eclettici (Cicerone), per cui le commune notio vengono
ritenute non più come uniformità della natura bensì come idea innata,
attestanti la reminiscenza della vera origine divina dell' uomo, onde la teoria
stoica (ritornando in effetto a Platone) viene a fondersi colla neoplatonica.
Più direttamente degli Stoici (che pure ne derivarono il principio del
determinismo universale) si riattaccano a Democrito gli Epicurei, che ne adottarono
la teoria atomica, spogliata bensì del suo più profondo significato meccanico.
Ma, come abbiamo già accennato, Epicuro e lungi dal razionalismo del maestro
d’Abdera. La sua “Canonica” comprende poche regole di cui abbiamo chiaro riferimento
da Sesto Empirico, e che Gassendi ha ricostruito con precisione nella sua
Logica. Riferiamo la parte essenziale dei canoni epicurei così formulate.
Sensus nunquam fallitur. Opinio est consequens sensum, sensiomque superadiecta,
in quam veritas aut falsitas cadit. Opinio illa vera est, cui vel suffragata, vel
non refragatur sensus evidentia. Petri Gassendi Opera Omnia, Firenze. 1277,
Voi. 1. Pari 1, De Logicae origine el varietale]. Omnis quae in mente est
anticipatio, seu prae-notio, dependet a sensibus, idque vel incursione, vel
proportione, vel similitudine, vel compositione. (Questo stesso modo di
formazione dei concetti appare negli Stoici). Anticipatio est ipsa rei nodo,
sive definitio. Est anticipatio in omni ratiocinadoe principium. Quod inevidens
est, ex rei evidenti anticipaticele demonstrari debet. Qui è notevole 1 appello
all’evidenza sensibile (ev%ex) che viene così assunta come criterio di verità.
Nonostante la modificazione subita, è facile riconoscervi lo stesso criterio di
Democrito che contrapponendo la conoscenza pura o legittima alla conoscenza
oscura, viene appunto a ritenere la chiarezza delle idee come segno del loro
valore: senonchè quella che per Democrito era chiarezza di concepimento,
diviene per Epicuro chiarezza sensibile. Toccherà poi a Descartes di ritornare
al criterio dell’evidenza (cf. Grice, “Descartes on clear and distinct
perception) rispetto al pensiero, riguardando come vera la idea chiara e
distinta (l’aggiunta deriva dal Teeteto 209c-2l0). Dopo aver parlato degli
Stoici e degli Epicurei, ci convien dire degli [Notisi che già in Teofrasto si
applica il criterio dell’evidenza tanto all’intelligenza che al senso. (Cfr.
Sesto Adv. Malh.)] scettici i qual per verità non formano ugualmente una setta
o scuola chiusa, ma — a partire da Pirrone d’Elide e dal suo amico Timone — ofno
tuttavia una certa continuità di tradizione critica, mantenendo di fronte alle
filosofie dogmatiche un atteggiamento di dubbio metodico. No Diogene, ma Arcesilao
di Pitane e Carneade (che venne ambasciatore a Roma nel 155 a. C.), portarono
la filosofia scettica nella media Accademia – e che fascina a Scipione! Più
tardi incontriamo Enesidemo di Cnosso, Agrippa, e finalmente Sesto Empirico che
riassume tutto questo movimento nella sua opera pregevole, fonte cospicua di
notizie per la storia della filosofia romana. I rapporti esteriori che la
tradizione segnala fra Pirrone e qualche democriteo come Nausifane, nonché le
tendenze scettiche che si attribuiscono ad altri democritei (Metrodoro,
Anassarco) indicano già una certa dipendenza della scepsi da Democrito.
D’altronde il legame appare prima di tutto nel motivo morale che ispira la
riserva degli scettici di fronte alla vera natura delle cose, giacche la
sospensione del giudizio mirava a conquistare quella atarassia o
imperturbabilità dell' animo, che si riduce infine alla vittoria sulle
passioni, inculcata dall'Abderita. Ma il apporto teorico della scepsi con
Democrito resulta da ciò che questi aveva ridotto la realtà alla materia
indifferente degli atomi, negando le qualità sensibili; un passo ulteriore della
critica (riportantealla posizione di Protagora) doveva naturalmente estendere
il dubbio anche a quelle proprietà primarie in cui il grande atomista aveva
scorto l'oggetto intel¬ ligibile della conoscenza. E certo questo sviluppo era
suggerito dal contrasto fra le vedute dei due razio¬ nalisti, sorti a
combattere l’empirismo protagoreo: Democrito e Platone. Giacche questi riteneva
proprio come intelligibili quelle stesse qualità (ipostatizzate sotto il nome
di idea) che 1 altro aveva con¬ siderato vane apparenze. Inoltre, anche nello
stesso sistema democriteo, si può riconoscere 1 origine della critica che
investirà gli intelligibili, se — come siamo stati tratti induttivamente ad
ammettere — l’Abderita faceva pur nascere 1 intelligenza dai sensi. In tal
guisa il pensiero antico avrebbe percorso una via non lon¬ tana da quella per
cui il pensiero moderno giunse dalla posizione di Galileo, di Descartes e di
Locke (i quali ripresero la distinzione fra la qualità primaria e le qualità seconda)
alla critica di Berkeley, che — attraverso la teoria della visione - riusciva a
negare anche il significato trascendente di codesto sostrato geometrico della
materia. La teoria degli scettici, si noti, non nega affatto il mondo fenomenico,
bensì oppugna la pretesa dei dogmatici di affermare qualcosa della verità o
della natura delle cose in se stesse. La critica che essi svolgono a tale
scopo, rilevando ciò che vi è di relativo nei criterii della verità,
costituisce in gran parte un acquisto durevole per la dottrina della conoscenza
: lo La logica degli antichispirito che l’anima è affine a quello del
positivismo moderno, salvo il sentimento che la veduta di una scienza più
progredita ispira oggi ai critici della metafìsica. Ma per la storia della
logica interessa soprattutto esaminare gli argomenti di Carneade contro il concetto
aristotelico della dimostrazione : intorno ai quali siamo informati da Sesto
Empirico. Ricompare qui l’idea, già affacciata dai predecessori di Aristotele e
da questi oppugnata, che ogni prova dia luogo ad un regressus in infmitum,
poiché ogni premessa deve essere dedotta da un’altra premessa. E questo argo¬
mento prende forza dalla negazione di ogni certezza immediata, alla quale gli
scettici pervengono (come si è accennato) mercè la veduta che i concetti su cui
si ragiona traggono pure origine dal senso, onde 1 incer¬ tezza della
sensazione si riflette anche sull intelligenza. Quindi viene presa in esame
l'opinione che sia lecito fondare la scienza sopra ipotesi, e che queste sieno
fatte ferme e valide dalla verità delle conseguenze che se ne deducono. Il
passo di Sesto che critica questa opinione non dice chi ne sia l’autore ; ma
resulta assai chiaro che essa deve riferirsi particolar¬ mente ai fìsici
matematici, e vi è forse qualche motivo di attribuirla già a Democrito, che per
primo propose alla scienza il compito di spiegare razionalmente i feno¬ meni.
Infatti abbiamo già accennato che questi appunto (i) Adv. Math. VII, 159-189 e
Vili in ispecie 367-463. ( s ) Vili, 375] potesse essere preso di mira da
Aristotele, ove eicontesta che voler provare le premesse mediante le
conclusioni costituisce un circolo vizioso (*). Di nuovo Cameade riprende la
tesi aristotelica, notando che dal vero si può dedurre il falso ; e certo
l'argomento — in stretta logica — non potrebbe essere confutato. Ma, per quanto
o scettico sia portato a dare il maggior peso a questa constatazione negativa,
Cameade non vi si arresta. Dopo aver negato l'esistenza di criteri
assolutamente certi del vero e del falso, egli accorda pure alla conoscenza un
valore probabile; e questo valore lo riconosce, in primo luogo, ad ogni
rappresentazione dotata di sufficiente evidenza, ma in grado più alto alle
catene di rappresentazioni legate 1’una all'altra in un sistema logico (ibidem,
VII, 176 e seg.). Non diverso è, in ultima analisi, il cri¬ terio positivo con
cui anche oggi possiamo giudicare il valore delle teorie scientifiche :
soltanto appare, ai nostri tempi, un atteggiamento più fiducioso, che è in
rapporto collo sviluppo della trattazione matematica della fisica; mentre il
sentimento degli scettici risponde ad una scienza meno evoluta, ed anche —
piuttosto che alla mentalità di matematici — a quella dei circoli medici, in
cui Io scetticismo antico ebbe acco¬ glienza. Effettivamente l’uso di ipotesi,
il cui valore probabile viene desunto dalla verifica sperimentale delle
conseguenze che ne dipendono, caratterizza il metodo deduttivo-sperimentale
della scienza moderna. L. c. An. posi., I, 2] quale si disegna in Kepler,
Galileo e Descartes. L' esame intorno allo sviluppo della logica post-aristotelica,
in cui abbiamo cercato l'influsso delle idee di qualche predecessore, ci ha
mostrato che in verità il realismo logico di Aristotele è stato superato dallo
stesso pensiero greco; il quale ha toccato posizioni affatto conformi alle più
alte vedute moderne. Ma della critica speciaente istituita dai geometri dopo
Euclide, abbiamo notizie troppo scarse per misurarne il significato; e secondo
le apparenze dobbiamo ammettere che le fini ricerche di Apollonio su questo
soggetto non abbiano trovato prosecutori. D’altra parte l’opera dei filosofi
che hanno riflettuto sulla scienza, nella filosofia romana, non aderendo
propriamente ad uno sviluppo scientifico, e tanto meno matematico, prese spesso
quella forma negativa che nel modo più raffinato ci presenta la dottrina
scettica. Infatti per osservatori cui non sia dato di riprendere e di
proseguire il pensiero profondo dei più antichi filosofi matematici, la confutazione
di un ordine di verità necessario, quale è affermato da Aristotele, deve
apparire una confutazione dell stessa possibilità della scienza. Resta
nondimeno un esempio pieno d’interesse nella storia, quello che ci viene
offerto dalla scuola stoica, per cui la trattazione formale della logica si
associa ad una dottrina empirica della conoscenza. E, se codesto sviluppo
formale approda ad un arido schematismo (di fronte a cui comprendiamo il
disprezzo della dialettica manifestato dallo stoico Aristone di Chio), tuttavia
non si può disconoscere il valore dell’analisi logico-grammaticale
dell’espressione, mercè cui si riesce a scorgere in qualche modo nel
linguaggio, l’espressione di una attività costrittiva. Fino a che punto gli
stici sieno proceduti su questa via, non vogliamo qui esaminare. Ma certo si
scopre in essi quella distinzione fra subiettivo ed inter-soggettivo, che
riapparire agli inizii dell’epoca moderna, come fondamento della filosofia.
Dalla storia della filosofia romana si passa, senza indugiarci al movimento
delle idee che accompagna la rinascita della scienza, agli inizi dell’ Evo
moderno. Basta rilevare il carattere generale degli sviluppi che la dialettica riceve
nel periodo intermedio (medius aevus), arido se non del tutto infecondo. Diremo
per ciò come la logica aristotelico-stoica fu introdotta dal filosofo romano
Boezio presso i Romani. La traduzione di Boezio del greco al romano dei primi
due trattati dell’Organum (Categoriae e De Interpretatione – the only two that
Grice lectured on with J. L. Austin and P. F. Strawson), nonché dell’Isagoge di
Porfirio [arbor griceana], e i commenti con cui egli stesso ed altri scrittori
neo-platonici accompagnarono codesti scritti (nel senso della tecnica formale,
secondo la tradizione stoica), costituiscono il fondamento della cultura del
più antico (alto) Medio Evo. Del resto, la cultura generale sembra ^ppjesentata
da un certo numero di enciclopedie clella bassa antichità, come quella di Marciano
Capella, nelle quali si tratta delle sette artes liberales che, nel tirocinio
scolastico, formarono il trivio (I. grammatica, II. Rettorica, III. Dialettica)
ed il quadrivio (IV. Aritmetica. V. Geometria. VI. Astronomia. VII.
Musica). Specialmente degno di nota che
questa prima parte del Medio Evo non ha conosciuto, nè le altre opere (logiche,
fisiche ecc.) di Aristotile, nè le opere originali di Platone, fuori del “Timeo”,
tradotto in romano da Calcidio. Più tardi, il Rinascimento umanistico doveva
venir fecondato mercè una conoscenza diretta dei testi, in seguito alla caduta
dell’impero romano d'Oriente, che addusse numerosi profughi segnatamente in
Italia. Ora nella logica scolastica due aspetti sono degni di nota. Primo,la
progressiva elaborazione della tecnica formale, acuitasi mercè sottili
distinzioni. Secondo, la grande questione della realtà degli universali, di cui
a stento riusciamo a comprendere il carattere drammatico, traverso la forma
aridamente schematica delle discussioni. Sorvoleremo affatto sul primo punto,
sebbene sarebbe interessante per la storia della dialettica, di mostrare, per
esempio, in Buridano il riconoscimento della proprietà distributiva della
particella (adverbium) ‘non’ (~) rispetto a “et” (/\) e “vel” (\/). non (p et
q), ~ (p /\ q) ≡ non p vel non p (~p \/ q).
(notizia segnalatmi da Vacca) o di cercare simili analisi in Paolo
Veneto. Ma, quanto alla questione della realta degl’universale, diremo che si
tratta dell'antica questionollevata dalla ideologia platonico-aristotelica, se
all’idea generali corrisponde una realtà. La quale questione fu riaccesada un
passo dell’Isagoge di Porfirio (I, 3). “E anzitutto, per ciò che riguarda il
genero o la specie, io evito di ricercare se esiste di per sè, ovvero se esiste
soltanto come pure nozione; e — ammettendo che esista di per sè — se
apartengano alla cosa corporea o incorporee; e infine se abbiano esistenza
separata ovvero solo nella cosa corporea sensibile. E una questione troppo
profonda che esigerebbe uno studio differente da questo e troppo este. Nel
vasto intreccio della polemica medioevale appare che il nominalista (negante la
realtà dell’universale) rappresentano, in generale, le tendenze scientifiche,
avverso il misticismo platonizzante del realista. Ciò è vero soprattutto per
riguardo ai rinnovatori del nominalismo nel secolo come Guglielmo Occam e Giovanni
Buridano, rettore dell'Università di Parigi, ai quali è dovuta la teoria che ha
preso il nome di terminismo. Il terminista (che si accosta al concettualismo di
Abelardo) ritiene i concetto (o termino) come un segno intersoggettivo (signa)
della singola cose, o di una classe di cose, realmente esistenti. La dialettica
si riferisce soltanto alle reazione di questo segno della cose (Occam,
Quodlibeta V. 5). Occam avverte pue che l’espressione assume il suo proprio significato
nella proposizione, e spesso in unione a qualche altro termine. Terminus
conceptus est intentio seu passio animae aliquid NATURALITER SIGNIFICANSaut
consignificans, nata esse pars propositionis. Sifftta dottrina supera lo
stretto nominalismo e tuttavia nega il realismo: cioè nega che il ‘significato’
(o ‘signato’) dell’espressione sia da
cercare nella sua comprensione o connotazione, ossia nell’ insieme delle note o
attributi, di cui esso esprimerebbe l'unità sostanziale; e
si afferra invece all’estensione o denotazione (denotatum, relatum), cioè all’
insieme delle cose rappresentati dall’espressione (‘homo’), che — sotto la
specie di certe reali somiglianze — vengono vramente unificati. Al lume di
questa veduta, la definizione scolastica, discendente dal astratto generale universale
al concreto particulare individuo, e la logica stessa perdono importanza: onde
è fatto invito a volgersi dalla spiegazione dell’espressione al concreto della
esperienza. Ciò spiega abbastanza l’interesse appassionato della polemica
intorno agli universali che nel mondo sociale e morale deve rivendicare la
libertà dell'individuo soffocata dalla tirannia delle istituzioni e dall'autorità
delle credenze e dell’insegnamento tradizionale. Nulla sembra più proprio a
favorire un tale affrancamento degli spiriti, che abbattere alla radice
l’albero della deduzione infeconda, triviale, analitica, ricostruendo induttivamente
tutto il sapere. Onde la stessa tendenza si continua ed esplica nella reazione
anti-aristotelica (platonista) degli umanisti italiani purificatori della
logica dalla sottigliezza o implicatura scolastica (Valla, Agricola, Vives) e
si manifesta poi in nuove forme nella rinascita del movimento scientifico. Federigo
Enriques. Enriques. Keywords: unity of science, history of logic, foundations
of mathematics, the synthetic a priori. Grice e Enriques su Peirce. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice ed Enriques” – The Swimming-Pool Library.
Enzo (Burano). Filosofo. Grice: “I like
Enzo; for one, his “Ubi es?” is a classic – only in Italy they take the Bible
so seriously – “Ubi es” can be interpreted literally – sans implicature. And
that’s what Enzo does.”. Figlio di Alessandro, vetraio a Murano, un mestiere
estremamente usurante, morirà appena cinquantenne. Uomo concreto e critico
nella sua essenziale bontà. La madre,
Flaminia Vio, è una bravissima maestra merlettaia. Da lei apprende il rigore e
lo spirito di rispetto verso l'istituzione. È lei, una cattolica laica, che
vive al servizio della Chiesa, ad accompagnarlo dalle suore perché serva come chierichetto
alla prima Messa. È lei che accoglie la proposta del parroco di mandarelo in
seminario a Venezia per permettergli di continuare gli studi, ma preferisce
ritardarne l'entrata e chiede alla nipote di ospitare a Venezia il cugino che
posse così frequentare i primi anni come esterno. Negli anni di studio
ginnasiale, si imbatte per la seconda
volta nella lettura della Bibbia. Il primo contatto era stato quando, aveva
deciso di leggere ai fratelli, nella traduzione di Martini, una vecchia Bibbia
trovata in casa, per accompagnarli al sonno. Il contatto è più corposo e
sistematico, ma come la lettura lo entusiasma e nello stesso tempo lo delude,
intuisce infatti la mancanza di adeguate conoscenze e strumenti concettuali per
poter penetrare pienamente il messaggio biblico. Ha la stessa reazione anche
quando, finito il liceo, sceglie gli studi, dove la lettura della Bibbia è
seria e critica, ma rimane, per importanza, sempre la seconda o la terza materia
dopo la dogmatica e la morale. Viene mandato a fare cura pastorale come vicario
cooperatore a Caorle, dove accoglie 350 alluvionati del Polesine. Qui, meta
preferita di turisti tedeschi, studia da auto-didatta la lingua tedesca per
meglio servire la Chiesa. Viene trasferito con lo stesso incarico nella vicina
frazioncina di Ca' Cotoni per divergenze con il parroco di Caorle e nella
popolare parrocchia di S. Giuseppe di Castello a Venezia. Aveva conosciuto
questa comunità quando vi era stato per una stazione quaresimale con il
patriarca Piazza e l'accoglienza ostile degli operai verso una personalità
vista come filo0fascista aveva reso necessaria la scorta della polizia. A S.
Giuseppe di Castello compera un appartamento, indebitandosi, per fare patronato
con doposcuola tutti i pomeriggi sino alle 20, e a sera gli incontri con i
ragazzi più grandi. Insegna al Lido e poi nella vicina "P.F.Calvi",
organizzando anche uno spettacolo per un concorso al teatro "Goldoni".
Il vicario generale Gottardi, dopo essersi consultato con monsignore Capovilla,
segretario del cardinale Roncalli, gli comunica che andrà a studiare a Roma. Gottardi
era stato suo insegnante di teologia e scienze bibliche in seminario e aveva
conosciuto il suo profondo interesse per gli studi biblici, ne aveva poi apprezzato
il saggio, “La 'Giustificazione' nella Lettera ai Romani” in cui analizza le
varie interpretazioni bibliche in maniera dia-cronica risalendo sino alle
tradizioni patristiche. Le due omelie di Carlo a S. Giuseppe di Castello ascoltate
dallo stesso vicario generale avevano poi confermato quella scelta. A Roma è ospite presso il Pontificio Collegio
Nepomuceno in via Concordia ed è lì che lo viene a prelevare Capovilla per una
visita guidata alla città, alla vigilia del Conclave da cui uscirà papa Roncalli.
A fargli da cicerone è proprio il futuro papa Giovanni XXIII e le bellezze
della città illustrate da una guida tanto preziosa assieme al paterno congedo
di Capovilla costituiranno il ricordo più bello della sua vita. Consegue la
Licenza con una tesi su "I Carismi" e contemporaneamente i corsi in
scienze bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico, dove perfeziona lo
studio dell'ebraico già iniziato in seminario, ma soprattutto ha l'incontro,
decisivo per i suoi studi, con il grande biblista Schoekel. Segue i corsi del
quinto anno che gli avrebbero permesso di redigere il saggio su "Grazia e
benevolenza" per la laurea, tesi che non può però portare a termine perché
torna a Venezia, chiamato da Urbani a svolgere la funzione di vicerettore del
Seminario Patriarcale, nel burrascoso periodo tra il rettorato di Vecchi e Villa.
Da vicerettore del seminario insegna anche scienze bibliche, diviene in seguito
pro-rettore, sino a quando chiede di essere sollevato dall'incarico per poter assistere
la madre paralizzata ed è quindi ascritto alla parrocchia di S. Zaccaria, dove
abiterà con la madre. Qui si fa promotore dell'allestimento e della conduzione
di un teatro, dell'organizzazione del cinema per ragazzi, del cineforum,
dell'istituzione della biblioteca, mentre cura anche l'esecuzione di opere di
risanamento e ristrutturazione di tutti gli ambienti frequentati dai ragazzi.
Continua ad insegnare in seminario, e dal rettore viene mandato nel
Benedektiner Kloster di Metten a Degendorf (Germania) per preparare alla
maturità i seminaristi che studiano la lingua italiana. Compensa l'esiguo
stipendio con l'insegnamento nella scuola pubblica, come il liceo classico
"M. Polo", dove matura la sua sottoscrizione delle tesi del "Manifesto".
Viene nominato patriarca di Venezia Luciani e pochi giorni dopo il suo
insediamento emerge il suo diverso sentire con Enzo, che, nella mensile lezione
culturale al clero, trattando il tema della "Consumatio saeculi" o
secolarizzazione nella Bibbia, provoca una dura reazione del presule. Dà le
dimissioni dall'insegnamento in seminario, dapprima ritirate, perché lui, che da tempo nella santa messa
pratica l'omelia dialogata, non si sente in consonanza con le direttive
indicategli. Sino a questo momento i patriarchi veneziani che avevano conosciuto
Carlo, Piazza, Agostini, Roncalli ed Urbani, gli avevano dimostrato la loro
stima. Proprio Urbani aveva chiesto ad Enzo un commentario al Vangelo di Marco.
Sin dagli inizi, accompagna la vita sacerdotale di Carlo una costante e intensa
cura pastorale, rivolta sia ai ragazzi che agli adulti, e non solo nelle sue
sedi parrocchiali. Più che trentennale è a questo proposito la collaborazione
che gli chiede Marangoni nella parrocchia di Marghera, nel quartiere Cita, nei
difficili anni Settanta e, dagli anni Ottanta, a San Giacomo dell'Orio a
Venezia, a testimoniare la stima e l'affetto maturati dagli anni del seminario.
Si laurea a Venezia con “Alle origini dell'utopia messianica. Insegna a
Venezia, Oriago, Mestre e Giudecca. Va in pensione dall'insegnamento. Tiene a Venezia dei cicli di seminari di
esegesi biblica nell'ambito dei corsi tenuti dal prof. Arnaldo Petterlini, da
Madera, e allo IUAV di Venezia seminari di antropologia biblica ed esegesi
invitato da Rizzi. Sudia filosofia scolastica, propedeutica alla teologia. Nel
manuale di Calcagno, "Elementa philosophiae scolasticae" trova il
capitolo dedicato alla filosofia immanentistica, che considera Dio la natura o
non considera affatto Dio e considera solo la natura. Lo colpisce Spinoza per
la sua vita nascosta, dimessa, umile, scriveva infatti solo per gli amici. Ne
legge l"Ethica more geometrico", commentata da G. Gentile, più facile
a reperire perché considerata meno sospetta del "Tractatus theologicus politicus"
che studia in seguito, dedicando particolare attenzione al capitolo "De
interpretatione". Spinoza afferma che la Bibbia va letta e interpretata con
la Bibbia, era quanto Enzo aveva intuito sin da ragazzo, ma aveva abbandonato
quella strada in seminario dove si praticava il metodo storico-critico. A Roma,
il Nuovo Testamento viene studiato ed interpretato secondo il metodo della
storia delle forme che applica al testo biblico le regole dello scrivere
greco-latino, mentre per il Vecchio Testamento si segue la teoria dei generi letterari.
Incontra Schoekel, insegnante di teologia, esegesi ed ermeneutica biblica, che ha
un'attenzione speciale alle particolarità stilistiche e semantiche del lessico
biblico che schiudono un nuovo orizzonte metodologico e tematico. Considera fondamentale
per la comprensione dell'intera Bibbia lo studio dei primi tre capitoli di
Genesi e incoraggia Enzo, verso cui dimostra profonda stima e un'amicizia che
durerà sino alla propria scomparsa, ad affinarne l'esegesi e a continuare il
suo lavoro. Torna a Venezia con l'intenzione di mettere a frutto quanto appreso
applicando le indicazioni metodologiche spinoziane. Gli studi su Genesi 1-3 vengono
pubblicati in "Biblica". La interpretazione di Genesi è alla base di
diversi testi, dalla tesi di laurea, all'articolo su Servitium, al testo
"Adamo dove sei?" In parallelo decide di approfondire la connessione
tra i testi di Genesi e il vangelo di Matteo e scrive diversi appunti che
continuamente rivede nel corso degli anni. Da questi nasce il progetto "La
generazione di Gesù Cristo nel vangelo di Matteo". Altre opere: “Testo e
interpretazione in Weber e Bultmann, Unicopli, Milano); Alle origini
dell'utopia messianica, Antenore, Padova); Sulla nascita della filosofia
medievale, Venezia 1984 Sitz im Leben e interpretazione, Venezi); “Individuo e
comunità, nella riflessione biblica delle scritture antiche Servitium: Quaderni
di ricerca spirituale, Adamo dove sei?, il Saggiatore, Milano); La terza delle
dieci parole di “Esodo” 20 nell’interpretazione di Gesù in Le parole
dell'essere: per Emanuele Severino Petterlini A., Brianese G. e Goggi G.,
Pearson Italia S.p.a Il Progetto di Mondo e di Uomo delle Generazioni di
Israele (Genesi 1-4), Mimesis, Milano, La Generazione di Gesù Cristo nel
Vangelo secondo Matteo. I. Gli Inizi, Mimesis, Milano, La Generazione di Gesù
Cristo nel Vangelo secondo Matteo. II. La Legge, Mimesis, Milano, Le prime
dieci parole di YHWH a Israele in Panta , Decalogo, Donà M. e Toffolo R.,
Bompiani, La Generazione di Gesù Cristo
nel Vangelo secondo Matteo. III. La Regola dell'Apostolo, Mimesis, Milano, La
Generazione di Gesù Cristo nel Vangelo secondo Matteo. IV. Il Regno dei Cieli,
Mimesis, Milano, La Generazione di Gesù Cristo nel Vangelo secondo Matteo. V.
La Ecclesia di Gesù Cristo, Mimesis, Milano, La Generazione di Gesù Cristo nel
Vangelo secondo Matteo. VII. La consegna del figlio dell'Adamo, Mimesis,
Milano, Genere adamico. Riflessioni sui testi fondativi della tradizione
spirituale occidentale che si trovano nei primi quattro capitoli di Genesi,
Servitium: Quaderni di ricerca spirituale,
Interventi alla radio Giuda: consegnare e tradire: Marco 14,43-52 con
Ludwig Monti, 3 marzo Sulla barca le
parole del regno Matteo 13, con Romano Madera, Le parole del regno Matteo 13; Due
lezioni bibliche: Il “mondo” del nostro Dio, Rovato e L’ “uomo” del nostro Dio,
Rovato, Lo Spirito di Cristo nel
progetto messianico, comunità della parrocchia di S. Giacomo, Venezia La
rivelazione secondo la Bibbia, Università degli studi di Venezia, Dipartimento
di filosofia e Teoria della scienza, Seminario sul “Der Mann Moses und die
monotheistische religion”, Incontro tra Carlo Enzo e Romano Madera, 13 marzo ,
IUAV (Venezia) ‘ôLaM, il progetto consegnato, Le decadi, dieci incontri con
pensatori eccellenti sul tema “Le potenze invisibili”, IUAV (Venezia) Scritti
su Carlo Enzo e testimonianze Tagliapietra A. La Bibbia, libro sempre “aperto”,
Gazzettino Tattara G. e altri Per una rilettura del vangelo di Matteo, Mosaico
di pace (on line), Madera R. Date al
cielo quello che è del cielo, L’Unità, Gnoli A. Rileggere la Bibbia, La
Repubblica Della Pergola F. Parola di biblista,
Della Pergola F. La Bibbia svelata,
e in Left, Lamonaca L. Su una nuova lettura della Genesi, Patrignani C.
Laicità: il biblista Carlo Enzo batte i marxisti ratzingheriani, MorettoUn mondo possibile, Della Pergola F.
Il problema dell’unicità e della trascendenza di Dio nella Bibbia ebraica, Della
Pergola F. Il Dio del nulla Tattara G. e altri Gesù e le donne nel vangelo di
Matteo, Della Pergola F. La lunga
battaglia contro la Bibbia e in Left, 1 aprile
Video Da Burano a Roma, parte I, dal progetto Memoro. La Banca della
Memoria La prima visita di Roma, parte II, dal progetto Memoro. La Banca della
Memoria Dal Biblico a Baruch Spinoza, parte III, dal progetto Memoro. La Banca
della Memoria Gesù Maestro ed Elohîm dell'Ecclesìa, parte IV, dal progetto
Memoro. La Banca della Memoria Vai, vai per te, parte V, dal progetto Memoro.
La Banca della Memoria Dalla Bibbia Ebraica alla generazione di Gesù Cristo.
Un'intervista di Romano Màdera La Bibbia non dice quello che ci hanno fatto
credere. Un’intervista a Carlo Enzo Date
al cielo quello che è del cielo di Romano Madera, in L'Unità, Rileggere la
Bibbia di Antonio Gnoli, in La Repubblica. Grice: “Enzo should concentrate a
bit on how the ancient Romans dealt with their civil religion. Roma and
romanitas. Carlo Enzo. Enzo. Keywords: essegesi, ermeneutica, i quattro sensi –
from Genesis to Revelations: a new discourse on metaphysics, eschatology –
perhaps Moses got more than the 10 comm from Sinai --. Ebraismo e romanita –
romanita pagana – la teologia naturale dei romani antichi – la religione civile
dei romani – I simboli della religione romana pagana --. La religione ufficiale
della Roma antica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Enzo” – The Swimming-Pool
Library.
Epicoco (Mesagne).
Filosofo. Grice: “I like Epicoco; he has a way with words – e.g. ‘only the sick
heal.” Is that synthetic a priori?” Grice: “My favourite is Epicoco’s emphasis
on some symbols, like blood, and Canova’s Eros – and ‘l’amore che decide.’
Insegna a San Carlo Borromeo all'Aquila. Altre opere: Vergine Madre figlia del tuo figlio; Itaca
editrice; Jesu dulcis memoria; Itaca editrice; Il grido di Benedetto XVI; con
Michele G. Masciarelli; Tau editrice; Futuro presente. Contributi
sull'enciclica Spe salvi di Benedetto XVI; con Angelo Amato e Paola Bignardi;
Tau editrice; L'Immacolata perfezione. Sentieri in preparazione alla festa
dell'Immacolata; Tau editrice Io vedo il
tuo volto. Arte e liturgia; Tau editrice
Ex coelesti virtute. Miscellanea di studi in onore di S. E. Mons.
Giuseppe Molinari nel Suo 50º di Sacerdozio; Tau editrice Etty Hillesum. Introduzione ad una donna; Tau
editrice Piccola introduzione alla
Bibbia; Tau editrice Qualcuno accenda la
luce. Conversazioni sull'Enciclica Lumen Fidei di papa Francesco; Tau
editrice Giovanni Paolo II. Ricordi di
un papa santo; con Mons. Piero Marini; Tau editrice La misericordia ha un volto. Il Giubileo
straordinario della Misericordia secondo papa Francesco; Tau editrice Preghiere di ogni giorno; Tau editrice Nati per amare. I giovani raccontano la
famiglia; LUP Solo i malati guariscono.
L'umano del (non) credente; San Paolo, Milano
Educare è meglio che curare; Tau editrice, La malattia è un dono di vita. Storia di
Teresa Ruocco; Tau editrice La stella,
il cammino, il bambino. Il natale del viandante; San Paolo, Milano Quello che sei per me. Parole sull'intimità;
San Paolo, Milano Amen. La Parola che
salva; San Paolo, Milano Sale non miele.
Per una fede che brucia; San Paolo, Milano . Telemaco non si sbagliava. O del
perché la giovinezza non è una malattia; San Paolo, Milano L’amore che decide; Tau editrice, Camminando tra pastori e Re Magi. Trenta
piccole meditazioni e un "quaderno" per la riflessione personale: un
percorso di preparazione al Natale, San Paolo, Cinisello Balsamo, Qualcuno a cui guardare. Per una spiritualità
della testimonianza, Città Nuova, Roma, . Note
A L'Aquila Epicoco diventa il nuovo preside dell’Istituto Superiore
Scienze Religiose, Giovani: don Epicoco (filosofo), “proporre un incontro che
può cambiare la loro vita”, in Servizio Informazione Religiosa, 11 settembre . Intervista a Il Faro di Roma Scheda in Itaca
libri Scheda sito San Paolo Scheda del docente nel sito dell'Università
Pontificia Articolo incarichi
diocesani Intervista a Credere Sito della Parrocchia Universitaria L'Aquila Incarichi nel Sito Ufficiale della Diocesi, su
diocesilaquila. Scheda sul profilo di don Luigi Maria Epicoco Radio Radicale Comunicato stampa Sito Rai Caterpillar Rai Due intervento a NemoNessuno escluso in
prima serata Membri Cavalieri della Luce
Archiviato il 18 gennaio in . Testimonianza nella rivista Credere Roma Sette sul nuovo Messalino edito da San
Paolo Intervista e nuovo libro sul sito
Aleteia La prefazione di Massimo
Recalcati al libro di don Luigi Maria Epicoco
Don Epicoco nuovo preside dell’Issr L’Aquila Conferenza di don Luigi Maria Epicoco a Nizza
il 13 novembre . Grice: “The Italians take ‘natural theology’ for granted; at
Oxford, as Webb pointed out in his very first Wilde lecture on natural
theology, things ain’t that easy, and they are not meant to be easy by the
lecture founder, Dr. Wilde. Webb analyses Wilde’s letter in some detail.
There’s naturalism and natural theology, there’s revealed theology, but there’s
also civil theology, and it’s nice Webb’s main source is Varro!” Grice: “Most
of the best Italian philosophers have been very much ANTI-ROMA; in part
influenced by classical culture, but more so by the German protestant movement,
which also had affinities with the Italian passion for ‘l’antico’” “Ironically,
Roma is considered hardly a representative of romanita!” Cf. the neo-paganism
of Evola, which is meant to represent romanita. -- Luigi Maria Epicoco. Epicoco.
Keywords: Wilde readership in natural religion. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
ed Epicoco” – The Swimming-Pool Library.
Ercole (Spinazzola). Filosofo. Grice: “I
like it when Ercole emphasizes that bit in De Interpretatione which I love –
every ‘logos’ is ‘significant’ (significativo, semantikos, -- adds Ercole
quoting from the Greek) of this or that – even a prayer!” -- Grice: “I must say
I love Ercole; for one, he expands on my idea of the longitudinal unity of
philosophy, being an Oxfordian Hegelian, almost, he thinks history can be
regarded LOGICALLY: scepticism has to follow dogmatism – this is pretty
interesting; for another, he tutored for years on the very same topics I did,
notably “De interpretation” and “Categoriae” – The former being a theory of
semiotics, of course!” – Studia a Napoli. Si interessa per Hegel. A Berlino si
perfeziona sotto Michelet, Trendelenburg, e Mommsen. Adere anche alla
"Società filosofica hegeliana". Insegna a Pavia e Torino. Dall'hegelismo
iniziale, con l'affermarsi del positivismo, passa a posizioni di adesione
all'evoluzionismo di Darwin e di Spencer. Polemizza con il teismo, giudicato
contraddittorio e illusorio, manifesta interesse per la riforma del liceo
classico secondo Pestalozzi (Ercole attaca Pestalozzi e defende Fröbel. Altre
opere: Alcune proposte di riforma nella istruzione secondaria, Pavia,
Stabilimento tipografico Successori Bizzoni); “La pena di morte e la sua
abolizione dichiarate teoricamente e storicamente secondo la filosofia hegeliana,
Milano, U. Hoepli); “Il teismo filosofico cristiano. Teoricamente e
storicamente considerato, con speciale riguardo a Tommaso e al teismo italiano”
(Torino, Loescher); “L'educazione del bambino secondo Pestalozzi, Fröbel e
Spencer” (Roma, Tipografia della Reale Accademia dei Lincei); “L'origine del
pitagorismo” (Roma, Tipografia Terme Diocleziane di G. Balbi); “La filosofia
della natura di Ceretti” (Torino, Unione tipografico-editrice); “La panlogica
di Ceretti” (Torino, Fratelli Bocca); “L'esologia di Ceretti”; “L’essologia di
Ceretti”, “La sinautologia di Ceretti”, “Cerettiana”; La logica aristotelica,
la logica kantiana ed hegeliana e la logica matematica (Torino, Vincenzo Bona),
“La logica algebraica”. Dizionario Biografico degli Italiani. How can people
speak of ‘mathematical logic’ when Russell says that mathematics rests on
logic?!” – logica aritmetica, aritmetica logica – His exposition of ‘logica
aristotelica’ is impressive, and overlaps with Grice/Strawson’s seminars on
Categoriae and De Interpretatione. His editorial work on Ceretti is excellent.
He has written on some other Italian philosophers, too. Pasquale D’Ercole. Ercole.
Keywords: panlogica, esologia, essologia, sinautologia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ercole” – The
Swimming-Pool Library.
Esposito (Piano di Sorrento). Filosofo. Grice:
“I like Esposito; of course, his ‘origine della filosofia italiana’ owes a bit
to the historians of Roman literature and that infamous embassy of the very
best of Grecianism: Carneade, Critolao, and Diogene!” 599 ab urbe condita!”. Parte
dalla constatazione dell'esaurirsi del tradizionale lessico della politica e
dalla consapevolezza della necessità di una sua diversa formulazione. Su questo
presupposto, si incentra sulla ripresa e sulla rielaborazione di questa
tradizione all'interno di nuove esigenze, a partire da una re-interpretazione
delle categorie classiche della filosofia. A tal fine nelle sue opere lascia
interagire saperi e linguaggi differenti, dalla filosofia alla letteratura,
all'arte, alla poesia, all'antropologia, alla teologia. Dopo i primi studi su Vico e Machiavelli, il
suo lavoro si è concentrato intorno a quattro nuclei tematici. L'impolitico
viene inteso come rovescio impensato dalla politica. Le riflessioni su questo
tema sono confluite in “Categorie dell'impolitico” (il Mulino, Bologna), Nove
pensieri sulla politica (Bologna, il Mulino), “L'origine della politica” (Roma,
Donzelli). La filosofia della comunità e
biopolitica sono confluite in una trilogia. “Communitas: origine e destino
della comunita” (Einaudi, Torino)” è un tentativo concettuale di ridefinire il
concetto di comunità, al di fuori di ogni riferimento ai comunitarismi passati
e presenti, privilegiando piuttosto gli filosofi da Rousseau a Kant, da
Heidegger a Bataillein cui prevale una concezione della comunità in quanto
legge comune dell' “essere insieme”, ma anche la coscienza tragica di ciò che
contiene di irrealizzabile da un punto di vista politico. “Immunitas:
protezione e negazione della vita” (Einaudi, Torino) è una lettura biopolitica
dei conflitti in seno al corpo sociale. “Immunitas” persegue il lavoro di scavo
teorico cominciato in Communitas e pone la categoria dell'immunità al centro di
questa riflessione sulle contraddittorie strategie di difesa della società
rispetto ai rischi, reali e immaginari, che la insidiano. In questo senso
l’immunizzazione è allo stesso tempo una protezione e una negazione della vita
che rischia sempre di diventare una sorta di malattia immune del corpo sociale.
“Bios: biopolitica e filosofia” (Einaudi, Torino) è una rilettura, a partire di
Foucault, della storia del pensiero biopolitico alla luce del concetto d'immunità.
Essendo l'immunitas una protezione negativa della vita, la biopolitica che ne
incorpora le procedure è sempre a rischio di trasformarsi in tanato-politica.
Ciò non toglie che possa profilarsi una, sia pur problematica, nozione
affermativa di bio-politica. Al concetto
di persona e di impersonale ha dedicato “Terza persona: politica della vita e
filosofia dell’impersonale” (Einaudi, Torino) e “Due. La macchina della
teologia politica e il posto del pensiero” (Einaudi, Torino) e “Le persone e le
cose” (Einaudi, Torino). A partire da una critica del concetto, giuridico
romano di persona, inteso come un dispositivo che separa la vita umana da se
stessa, l’impersonale è inteso come la forma di una possibile ri-unificazione
tra corpi. e persona. Nel dittico
costituito da “Pensiero vivente. Origine a attualità della filosofia italiana”
(Einaudi, Torino) e “Da fuori. Una filosofia per l'Europa” (Einaudi, Torino) ha
ricostruito i caratteri prevalenti della tradizione filosofica italiana, a
partire da Machiavelli, Bruno e Vico, fino a quella che viene definita Italian
Theory. Essi riguardano la connessione tra le categorie di storia, politica e
vita. Altre opere: La politica e la storia. Machiavelli e Vico (Liguori, Napoli);
Termini della politica. Comunità, immunità, biopolitica (Mimesis, Milano);
“Politica e negazione: per una filosofia affermativa” (Einaudi, Torino); “La
filosofia italiana come problema: da Spaventa all’Italian Theory, "Giornale
Critico di Storia delle Idee"; “Protezione e negazione della vita
(Einaudi, Turin), più largamente, documenti di tutti gli interventi ripresi,
con le risposte dell'autore).Politiche della vita sul margine pericoloso
dell'impersonale, di Ciccarelli per il «Centro per la Riforma dello Stato». Treccani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. The category of applicational generality
relates to Esposito’s concept of the im-PERSONAL. La terza persona is not a
person like “I” and “thou”. Grice uses
‘person’ generally, “Someone (i. e. I) is hearing a noise). “Someone” is (Ex)
with the addition of ‘person’. A sock is not a someone; a rose bush is not a
someone – a dog is not for Grice a someone. But then ‘someone’ is a
solecism. Esposito considers the
communication and community alla Tonnies. Grice knows the connection community
and communication, when he criticizes Stevenson for trying to define the
Anglo-Saxon ‘meaning,’ circularly, in terms of ‘communication. – The problem of
the third person is fascinating. Obviously a grammarian’s mistake – a
grammarian usually not knowing anything about philosophy, used philosophical
concepts – such as person – first person for “I” is ok, second person for
“Thou” is okay – when it comes to verbs, and pronouns, “The chair is comfy” (La
sedia e comoda.) – there is nothing personal about a chair being personal. It
is not true that someone is comfortable (jemand). – there’s nothing personal
about this. Since Homer, prosôpon [πϱόσωπоν], etymologically “what is opposite
the gaze,” has designated the human “face” in particular, and then,
metaphorically, the “façade” of a building, and synechdochically, the whole
“person” bearing the face. Another remarkable semantic extension is that of the
theatrical “mask” (Aristotle, Poetics 1449a36), leading in turn to the meaning
“character in a drama” (Alexandrian stage directions for dramatic works
regularly included the list of the prosôpa tou dramatos [πϱόσωπα τоῦ δϱάματоς]),
and then to a narrative. Its Latin equivalent, persona, refers in its turn to
the mask that makes the voice resonate (personare), before it designates a
character, a personality, and a grammatical person (Varro). The meaning of the
compound prosôpopoiein [πϱоσωπо-πоιεῖν]—“to compose in direct discourse,” that
is, to make the characters speak themselves—clearly shows that the dramatic
meaning of prosôpon had a particularly great influence on the history of the
word. In any event, it seems quite likely that when grammarians adopted
prosôpon to designate the grammatical “person,” they were thinking of the
dialogue situation characteristic of the theatrical text, which makes use of
the alternation “I-you”: the face-to-face encounter between person(age)s is
rooted in the category of the “person” (see SUBJECT, Box 6). Whereas terms like
“tense” (chronos [χϱόνоς]) and “case” (ptôsis [πτῶσις]) are attested before
they appear in strictly grammatical texts, this is not the case for prosôpon
used to refer to the “person” as a linguistic category. On the other hand, in
the earliest grammatical texts, and in a way that remains perfectly stable
later on, prosôpon is adopted to describe both the protagonists of the dialogue
and the marks, both pronomial and verbal, of their inscription in the
linguistic material. In fact, the main difficulty encountered by grammarians
regarding the notion of prosôpon seems to have been how properly to articulate
reference to real persons occupying differentiated positions in linguistic
exchange (speaker, addressee, other) with reference to the person as a
grammatical mark. This difficulty occurs notably in a quarrel about definition.
In the Technê attributed to Dionysius Thrax (Grammatici Graeci 1.1 [chap. 13,
p. 51.3 Uhlig = 57.18 Lallot]), the verbal accident of prosôpon is defined as
follows: Prosôpa tria, prôton, deuteron, triton; prôton men aph’ hou ho logos,
deuteron de pros hon ho logos, triton de peri hou ho logos [Пϱόσωπα τϱία, πϱῶτоν,
δεύτεϱоν, τϱίτоν· πϱῶτоν μὲν ἀφ’ оὗ ὁ λόγоς, δεύτεϱоν δὲ πϱὸς ὃν ὁ λόγоς, τϱίτоν
δὲ πεϱὶ оὗ ὁ λόγоς]. There are three persons: first, second, third. The first
is the one from whom the utterance comes, the second, the one to whom it is
addressed, the third, the one about whom he is speaking. This minimal
definition clearly sets forth the two protagonists of the dialogue,
distinguishing them by their position in the exchange, and introduces without
special precaution a third position, characterized as constituting the subject
matter of the utterance. The parallelism of the three definitions—a simple
pronoun for each “person”—masks the lack of symmetry between the (real) first
and second persons and the third person; the latter, as Benveniste pointed out
(Problèmes de linguistique générale, 228), may very well not be a “person” in
the strictest sense. This definition, which remained canonical for several
centuries, was attacked by Apollonius Dyscolus, who completed it as follows (I
adopt the formulation in Choeroboscos [Grammatici Graeci 4.2 (p. 10.27 Uhlig)],
a Byzantine witness to the Alexandrian master): Prôton men aph’ hou ho logos peri
emou tou prosphônountos, deuteron de pros hon ho logos peri autou tou
prosphônoumenou, triton de peri hou ho logos mête prosphônountos mête
prosphônoumenou [πϱῶτоν μὲν ἀφ’ оὗ ὁ λόγоς πεϱὶ ἐμоῦ τоῦ πϱоσφωνоῦντоς, δεύτεϱоν
δὲ πϱὸς ὃν ὁ λόγоς πεϱὶ αὐτоῦ τоῦ πϱоσφωνоυμένоυ, τϱίτоν δὲ πεϱὶ оὗ ὁ λόγоς μήτε
πϱοσφωνοῦντος μήτε πϱоσφωνоυμένоυ].) The first person is the one from whom the
utterance comes meaning me, the speaker, the second, the one who to whom the
utterance is addressed meaning the addressee himself, the third the one about
whom the utterance speaks and who is neither the speaker nor the addressee.
Apollonius’s arrangement contributes useful explanations: (a) each “person,”
including the first two, can be the subject of the utterance; (b) the third is
defined negatively as being neither the first nor the second (which implicitly
opens up the possibility that it is a “person” only in an extended sense,
insofar as it does not need to be competent as an interlocutor); (c) the
overlap of enunciation and enunciated is explicit: there is a first person when
the utterance refers to the enunciator-source, a second person when it refers
to the addressee, and a third when it refers to someone or something else.
Despite the incontestable advance represented by Apollonius’s revision, it
nonetheless leaves an ambiguity regarding the designatum of prosôpon: are we
talking about extralinguistic entities, “persons” engaging in dialogue or not,
or are we talking about linguistic entities, “accidents” of the conjugated verb
and the pronomial paradigm (personal pronouns)? Apparently the former, which is
surprising coming from a grammarian who prides himself on correcting another
grammarian. In fact, there is hardly any doubt that in Apollonius, the
ambiguity I mentioned is still attached to the term prosôpon. Consider the
following text, taken from Apollonius’s Syntax 3.59 (Grammatici Graeci 2.2 [p.
325.5–7 Uhlig]): Ta gar meteilêphota prosôpa tou pragmatos eis prosôpa
anemeristhê, peripatô, peripateis, peripatei [τά γὰϱ μετειληφότα πϱόσωπα τоῦ πϱάγματоς
εἰς πϱόσωπα ἀνεμεϱίσθη, πεϱιπατῶ, πεϱιπατεῖς, πεϱιπατεῖ]. The persons who take
part in the act [of walking] are distributed into persons: I walk, you walk,
he/she walks. We can interpret this to mean that in a group of persons—extralinguistic
entities— who are walking, every utterance concerning the walk will elicit the
appearance of verb endings distributing the walkers among the three grammatical
persons: such is the alchemy of Apollonius’s prosôpon. Jean Lallot BIBLIOGRAPHY
Benveniste, Émile. “Structure des relations de personne dans le verbe.” Chap.
18 in Problèmes de linguistique générale, 225–36. Paris: Gallimard, 1966.
Translation by M. A. Meek: Problems in General Linguistics. Coral Gables, FL:
University of Miami Press, 1971. Grammatici Graeci. Edited by A. Hilgard, R.
Schneider, G. Uhlig, and A. Lentz. Leipzig: Teubner, 1878–1902. Reprint,
Hildesheim, Ger.: Olms, 1965. Lallot, Jean. La grammaire de Denys le Thrace.
Paris: Le Centre National de la Recherche Scientifique. Roberto Esposito. Esposito.
Keywords: Vico, Spaventa, Machiavelli, Bruno. Tanato-ethics, tanato-politica,
three features of the conversational imperative: generality: formal generality,
applicational generality, conceptual generality. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
ed Esposito” – The Swimming-Pool Library.
Evola (Roma). Filosofo. Grice: “Evola was
a bit of a linguistic philosopher; I enjoyed his rambling on the proper use of
“Latin” versus “Roman;” Evola notes that the implicatures differ. ‘Roman’ he links
with Spartan, and he opposes to the formation, ‘greco-romano’ o ‘classico’ –
“Latin” he applies to “lingua romana,” as Orazio and Tacitus had done!” –
Grice: “If I had to think of the equivalent linguistic analysis by an English
philosopher, I can only think of DeFoe, and his satire on what constitutes an
Englishman! Later parodied by Gilbert and Sullivan and put to good effect in
“Chariots of Fire,” where Abrams is seen referred to as “HE IS.. an Englishman!
For he himself has said it!” -- - Italian philosopher – Figlio di Vincenzo e Concetta Mangiapane, barone
di Castropignano. Studia a Roma. Manifesta un'opposizione a Roma, soprattutto
in riferimento alla teoria del peccato e della redenzione, del sacrificio
divino e della grazia. Studia filosofia. Entra in contatto con alcuni esponenti del
Futurismo quali Balla e Marinetti. Partecipa alla esposizione futurista a
Palazzo Cova, Milano. Rientra a Roma dopo il conflitto ed attraversa una
profonda crisi esistenziale che lo porta al bordo del suicidio. Aderisce al Dadaismo ed entra in contatto
epistolare con Tzara. Fonda “Bleu” Esce un saggio sull'idealismo magico. Si
deve superare i limiti dell'umano per andare verso “l'oltre-uomo”.Studia la teoria
e fenomenologia dell'individuo assoluto. Nel “L'uomo come Potenza” compare una concezione
dell'io ispirata ai dettami del tantrismo e del taoismo. Queste ultime
opere segnano un'ulteriore svolta: passaggio da una posizione filosofica di
tipo teoretico ad una di tipo pragmatico. Cerca infatti di individuare strumenti
concreti per mezzo dei quali calare nella vita quotidiana la teoria
dell'Individuo assoluto. Inizia un'intensa esperienza giornalistica: partecipa
alla redazione di Lo Stato democratico e collabora a riviste come Ultra,
Bilychnis, Ignis, Atanor e Il mondo. Frequenta i circoli esoterici romani e
partecipa alla vita notturna della capitale. Disumano qual è, gelido architetto
di teorie funambolesche, vanitoso, perverso, s'è trovato dinanzi a me come a
cosa tutta viva, tutta schietta, mentre aveva fantasticato chissà quale
avventura necrofila. E questa cosa tutta schietta l'ha turbato, l'ha commosso,
segretamente. Coordina “Ur”, che si occupa di esoterismo. Conosce Reghini.
Pubblica “Paganesimo.” Attacca violentemente Roma ed esorta a ritrovare la grandezza
della civiltà romana. Oserà dunque Italia assumere qui, qui donde già le aquile
imperiali partirono per il dominio del mondo sotto la potenza augustea, solare,
regale, oserà qui riprendere la fiaccola della tradizione mediterrane? Influenzato
da Guénon abbandona in seguito le tesi estremiste a favore del concetto di “tradizione"
e fonda “La Torre” destinata a difendere principi sovrapolitici, in realtà una
tribuna di filosofi che si battevano per una Italia più radicale e più
intrepida. Critiche mosse ad alcuni personaggi del Regime dalle pagine de La
Torre, provocano l'intervento di Starace che prima diffida Evola dal continuare
la pubblicazione, poi proibisce a tutte le tipografie romane di stampare la
rivista la cui pubblicazione, alla fine, viene sospesa. Viene sorvegliato
dal regime in quanto accusato di affiliazione all'Ordo Templi Orientis ed è
costretto ad assumere alcune guardie del corpo (come testimoniato da Massimo
Scaligero) . In Meditazioni delle vette, intende l'alpinismo come pratica
ascetica e meditazione spirituale: superamento dei limiti della condizione
umana attraverso l'azione e la contemplazione, che divengono due elementi
inseparabili, un'ascesa che si trasforma in ascesi. Successivamente pubblica
due saggi La tradizione ermetica e Maschera e volto dello spiritualismo. “La
tradizione ermetica” è una disamina dell'aspetto magico, esoterico e simbolico
dell'alchimia. “Il volto e la maschera” è un saggio critico su quella filosofia
che invece di elevare l'uomo dal razionalismo e dal materialismo, lo portano
ancora più in basso: spiritismo, teo-sofia, antropo-sofia e psicoanalisi. In “Rivolta
contro il mondo” traccia un affresco della storia letta secondo lo schema
ciclico tradizionale delle quattro età: oro, argento, bronzo e ferro nella
tradizione occidentale. Analizza le categorie qualificanti l'uomo della
tradizione e le anticha "razza divina” Esamina a fondo Il mistero del
Graal e le sue implicazioni dottrinarie nelle visioni dei diversi periodi
storici, impostando tutta la sua disamina sul concetto di "tradizione
ghibellina dell'impero", cercando di svincolare il Graal e la sua portata
simbolica da Roma. Collabora attivamente con la Scuola di mistica da Giani,
tenendo alcune conferenze e figurando nel comitato di redazione della rivista
Dottrina. La maggior parte degli interventi di Evola in conferenze e scritti,
riguardano principalmente il concetto di “razza divina”, argomento che trova
appoggio da parte di Giani. Il concetto di “mistica” rappresenta
un'incongruenza potendo parlare, al più, di “etica.” Questo perché in realtà la
dottrina non affronta il problema dei valori superiori, i valori del sacro,
solo in relazione ai quali si può parlare di mistica. Evola ravveda nella
mistica un elemento rilevatore di una spiritualità lunare e del polo femminile.
E infatti il sottotitolo di Diorama filosoficola pagina prima mensile e poi
quindicinale curata da Evola nel quotidiano Il Regime è: Problemi dell’etica. Una
serie di scritti di Evola relativi alla scuola di mistica, sono stati
pubblicati dall'editore Controcorrente e aiutano in parte a chiarire le
posizioni assunte dal filosofo all'interno della suddetta corrente. Sia
in fatto o nell’ideale, esiste una opposizione fra l'uomo ariano e tradizionale
europeo e l’altri. L’ariano e capace di concepire e di realizzare un'armonia
fra corpo ed anima (“La civiltà occidentale”, Augustea). In “Mito del Sangue
ricostruisce le concezioni sulla razza dalle civiltà fino alle teorie di Gobineau,
Woltmann, de Lapouge, e Chamberlain. L'ariano (da "Arya") appartiene
al corpo e lo spirito. Si esprime negativamente sul colonialismo giudicando
l'Etiopia conquistata dall'Italia nient'altro che una contraffazione
degenerescente di un organismo tradizionale. Critic ail materialismo zoologico.
Ha una concezione dell'uomo come essere costituito da corpo, anima e spirito,
dove lo spirito deve avere il primato sull’anima e il corpo. L’opportunità di
questa formulazione risiede nel fatto che una razza può degenerare, anche
restando biologicamente pura, se lo spirito è diminuito o obnubilat, se ha
perso la propria forza, come presso certi tipi nordici. Un corpo di una data
razza si liga in un individio lo spirito di un'altra razza. Respinge ogni
teorizzazione del razzismo in chiave “zoologica”! ponendo il pensatore
tradizionale tra coloro che «imboccata una certa strada, la seppero percorrere,
in confronto con tanti che scelsero quella della menzogna, dell'insulto, del
completo obnubilamento di ogni valore culturale e morale, con dignità e persino
con serieta. Non è il solo a prendere le distanze dal razzismo zoologico. Altre
note figure della cultura del tempo, come Acerbo, e meno note, come Mazzei, se
ne dissociano. L'impostazione critica data da De Felice su questo passaggio del
pensiero di Evola è particolarmente apprezzata dagli autori filo-evoliani.
Anche Orano sviluppa, secondo taluni, una forma di razza divina etico-sociale
che rinvia a Il mito del sangue di Evola. Primo, in ordine di tempo fu Orano. Dietro
di lui, con una vena più scadente, comparvero Romanini ed Evola. C’e tre ordini
di razza: corpo, anima, spirito. Dunque, Evola riprende, seppur in maniera meno
esplicita, alcune delle teorie del de Gobineu che cercano di identificare una
gerarchia ideale nei gruppi delle razze umane. Cio non impedisce ad Evola di
avere una "doppia affiliazione" ed essere pure membro della
Massoneria. Evola non aderisce al Partito e tale mancata adesione gli impedisce
di arruolarsi come volontario contro l'Unione Sovietica nel corso della Seconda
guerra mondiale. Critica del germanismo tuttavia l'incompletezza
nell'attuazione di questo programma, non abbastanza radicale e aderente ai
principi della "Tradizione".Per esempio una difesa della razza e improntata
giuridicamente e il potere e derivato dal popolo e non un potere regale di
origine divina come nell'ideale società ario-germanica delle origini. Teorizza
dunque il tradizionalismo puro, ideale e radicale, capace di attuare i propri
principi e di far trionfare la cultura romana pagana delle origini -- un impero
europeo e pagano sotto la guida egemonica della Roma di Cesare. Fa ritorno
nell'Italia liberata solo al termine della guerra. Essendo rigorosamente
contrario all'abrogazione della Monarchia e alla trasformazione dell'Italia in
una Repubblica, intraprende tentativi di influenza.Si occupa di studiare e
combattere le trame occulte e antitradizionali della massoneria. Pubblica
“Impero”.Scrive Evola: “Io potevo aver difeso e potevo continuare a
difendere certe concezioni in fatto di dottrina dello Stato. Si era liberi di
fare il processo a tali concezioni. Ma in tal caso si dovevano far sedere sullo
stesso banco degli accusati: Platone, un Metternich, un Bismarck, il Dante del
De Monarchia e via dicendo.” Si tenta di effettuare una "doppia
lettura" dei suoi testi: una lettura palese per il volgo ed una "esoterica"
per gli "iniziati". Pubblica “Gli uomini e le rovine” che esercita
grande influenza negli ambienti della destra italiana nel quale spiega la
decadenza del mondo moderno in seguito alla distruzione del principio di
autorità e di ogni possibilità di trascendenza per l'affermarsi del
razionalismo, in contrasto con le antiche civiltà e i valori della tradizione. In
“Metafisica del sesso” tratta la forza magica e potentissima dell'atto
sessuale, attraverso lo studio dei simboli esteso a numerose tradizioni. L'«Operaio»
in Jünger. “Cavalcare la tigre”. Scrive sul concetto metafisico ed immanente di
tradizione, come Il Ghibellino. “Gli uomini e le rovine” e “Cavalcare la tigre”
sono considerati due testi fondamentali grazie ai quali c'è una fattiva
adesione al ribellismo anti-sistema”Pubblica Il cammino del cinabro, la sua
autobiografia, e L'arco e la clava. Assiste alla costituzione dei
“dioscuri”, sodalizio dedito al ripristino della cultualità romana ed italica,
di cui è uno degli ispiratori, attraverso i suoi scritti sulla romanità, il
paganesimo e le idee imperiali, oltre che attraverso un particolare rapporto di
intimità con i dioscuri. Solstitivm. Evola è propugnatore del
Tradizionalismo, un modello ideale e sovratemporale di società caratterizzato
in senso spirituale, aristocratico e gerarchico. Tale modello si riscontra, da
un punto di vista storico, in la civiltà romana. La civiltà romana non si basa
su criteri economici, materiali e biologici, ma e suddivisa e gestita in base a
criteri di gerarchia sociale di carattere ereditario e spirituale. Ogni
azione che avviene durante la vita biologica (il divenire) rispecchia
direttamente una medesima azione di carattere metafisico (l'essere) e dunque
imperitura e sovratemporale. Il cammino dell'uomo avviene attraverso un
percorso di tipo circolare. Traccia di questa teoria la si trova, ad esempio,
nella teoria delle *cinque età* (dell'oro, dell'argento, del bronzo, degli
eroi, del ferro). La civiltà romana, ritenuta superiora da Evola si basa dunque
su una più elevata dimensione metafisica e spirituale dell'esistenza, anziché
su criteri di ordine materiale. L'uomo ha la possibilità di elevarsi alla sfera
divina e metafisica attraverso precise strade (il rito e l'iniziazione),
utilizzando determinati strumenti (l'azione e la contemplazione) all'interno di
contesti sociali predeterminati (la casta, l'impero). Non esiste differenza
quantitativa tra l'uomo e il dio. Ogni uomo è un dio mortale. Ogni dio un uomo
immortale. La razza e "spirituale". Rifiuta una visione zoological,
in favore di un patrimonio di tendenze e attitudini che, a seconda delle
influenze ambientali, giunge rebbero o meno a manifestarsi compiutamente.
L'appartenenza a questa razza spiritual si individuerebbe dunque sulla base dello
spirito, e in seguito del corpo, diventandone col tempo questo ultime il segno
visibile. E un concetto metafisico di razza. La romanita spirituale del quale
parla Evola parte appunto dal dato biologico, che gli pare ancora troppo zoologico,
rozzo e deterministico, per sublimarlo e portarlo a pieno compimento sul piano
dello spirito – non romano, ma romanita -- , ossia sul piano metafisico. Intendeva
potenziare e nobilitare la romanita, avvolgendolo in una nebulosa
filosofeggiante e scrostandolo di quel tanto di ruvido zoologismo. Vengono
ritrovate sette lettere da Evola a Croce (più una indirizzata all'editore
Laterza. Evola invia inizialmente a Croce la richiesta di intercedere presso Laterza
per la pubblicazione dei “Idealismo magico” e “Teoria dell'individuo assoluto”.
La seconda e una cartolina postale di Croce ringraziandolo per il giudizio di
apprezzamento sul lato formale dei due manoscritti dell’Idealismo magico e
Teoria dell’individuo assoluto. Laterza, nonostante l'appoggio favorevole
di Croce, Laterza scrive una lettera in
cui precisa di volersi riservare la massima libertà di decidere anche nei
riguardi di autorevoli amici. Evola scrive a Croce chiedendo aiuto per “La
tradizione ermetica”, un saggio sull'alchimia. In una quarta lettera, Evola
ringrazia Croce per l'interessamento. “La tradizione ermetica” esce per i tipi
dell'editore barese. Evola invia quattro lettere a Gentile. Nonostante le
marcate divergenze sul piano filosofico Evola si discosta dall'attualismo
gentiliano in favore di una rigida codificazione teoretica (l'idealismo magico)
il pensatore tradizionale cerca un confronto con uno dei massimi esponenti del
mondo accademico. Tale confronto non produce risvolti interessanti sotto il
profilo speculativo in quanto i due filosofi sono su posizioni eccessivamente
distanti, ed anche i presupposti dottrinali sono inconciliabili. Il
tentativo di Evola di aprire un colloquio costruttivo rimane un fiore che non
sboccia. Evola cerca di costruire, pur senza risultati apprezzabili, un punto
di riferimento culturale alternativo al gentilismo. Nel Cammino dei cinabro
tenta di spiegare così le ragioni di questo mancato incontro.“Ogni riferimento
extra-filosofico di cui il mio sistema filosofico e ricco sirve come un comodo
pretesto per l'ostracismo. Si poteva liquidare con un'alzata di spalle un
sistema che accordava un posto perfino al mondo dell'iniziazione, della
"magia" e di altri relitti superstiziosi. Che tutto ciò da me fosse
fatto valere nei termini di un rigoroso pensiero speculativo, a poco sirve.
Però anche da parte mia vi e un equivoco, nei riguardi di coloro ai quali, sul
piano pratico, la mia fatica speculativa posse servire a qualcosa. Si tratta di
una introduzione filosofica ad un mondo non filosofico, la quale posse avere un
significato nei soli rarissimi casi in cui la filosofia ultima avesse dato
luogo ad una profonda crisi esistenziale. Ma vi e anche da considerare (e di
questo in seguito mi resi sempre più conto) che i precedenti filosofici, cioè
l'abito del pensiero astratto discorsivo, rappresentano la qualificazione più
sfavorevole affinché tale crisi potesse essere superata nel senso positivo da
me indicato, con un passaggio a discipline realizzatrici.” Gentile tuttavia
riconosce ad Evola una certa competenza in campo esoterico-alchemico ed infatti
chiede al filosofo della tradizione di curare la voce “atanor” per
l'Enciclopedia Italiana. Anche alcuni allievi di Gentile riconoscono ad Evola
una certa stima, in particolare Calogero. Giuli successivamente riporta altre
informazioni, relative al carteggio Evola-Gentile, reperite all'interno della
"Fondazione Giovanni Gentile per gli studi filosofici", occupandosi
dei saggi che Evola invia con dedica a Gentile. Invia sette lettere a
Schmitt che mette in luce da una parte alcune amicizie e conoscenze in comune
tra i due pensatori (Jünger, Mohler e il principe di Rohan), dall'altra il
tentativo di proporre la pubblicazione in italiano del saggio di Schmitt sul
tradizionalista Cortes.Tale tentativo non va in porto, così come fallisce anche
il secondo progetto di pubblicare un'antologia schmittiana. Di rilievo,
all'interno dello scambio epistolare, le due divergenti visioni rispetto al
ruolo dell'uomo politico e la sua autonomia. Evola interpreta il concetto di
dittatura incoronata come «necessità di un potere che decida assolutamente, ma
ad un livello di una dignità superiore, indicata dall'aggettivo incoronata. Per
Schmidt, invece, esiste prima di tutto un passaggio significativo che porta dal
concetto della legittimità del regnare a quello della dittatura. La dittatura
incoronata significa solo un pis-aller pratico mai ha concepito questo
espediente pragmatico come una forma di salvezza. E in questo caso così come
già ampiamente esposto in Rivolta contro il mondo moderno, il costante rimando di
Evola ad un fondamento trascendente dell'ordine politico rimane quell'ineliminabile
discrimine che non può essere in alcun modo occultato o minimizzato. L'epistolario
assume rilievo in relazione al tentativo di fornire di solidi contrafforti
ideologici e culturali il mondo conservatore che, nel dopoguerra italiano, si
trovava a combattere la sua battaglia politica. Entra in contatto epistolare
con Benn, appartenente alla cosiddetta Rivoluzione conservatrice. Il primo incontro
risale durante la tappa berlinese di un viaggio che Evola effettua in Germania.
Da quell'incontro scaturisce una recensione-saggio di Benn alla versione di “Rivolta
contro il mondo moderno” che appare in “Die Literatur di Stoccarda”. Nel
presentare “Rivolta contro il mondo moderno”, Benn espone le sue teorie
convergendo con la visione del mondo di Evola. Si ha rintracciato tre lettere
da Evola a Benn. Le lettere sono importanti in quanto chiariscono la comunanza
di vedute dei due autori rispetto al tema della tradizione e di una visione del
mondo conservatrice, oltre al fatto che entrambi non si riconoscono nel
establishment. “Sono sempre più convinto che a chi voglia difendere e
realizzare senza compromessi di sorta una tradizione spirituale e aristocratica
non rimanga purtroppo, oggi e nel mondo moderno, alcun margine di spazio; a
meno che non si pensi unicamente a un lavoro elitario». E un tentative di
riprendere, nel dopoguerra, i rapporti con i filosofi conservatori. Invia
lettere a Tzara. Si tratta di una trentina di documenti tra lettere e
cartoline. Molte tappe del cammino artistico del filosofo romano sono già note
prima del rinvenimento della corrispondenza con Tzara: in parte perché lo
stesso Evola ne parla nella sua autobiografia, in parte perché dedotte dai
critici e dagli studiosi nelle partecipazioni, in qualità di articolista, che ha
in alcune riviste d'arte dell'epoca: Noi, Cronache d'Attualità, Dada e Bleu. Ciò
che invece non è noto prima del rinvenimento della corrispondenza, sono le
modalità dell'avventura evoliana nella sfera artistica, ovvero come essa si
attuò, come fu vissuta, a che mirava. L'archivio della corrispondenza tra i due
artisti ha, inoltre, il pregio di colmare il vuoto di un periodo poco
conosciuto di Evola. Questo vuoto si colma sia attraverso la ricostruzione di
tappe cronologiche (il recupero di alcune date, partecipazioni a mostre,
riviste, incontri) sia attraverso il recupero di tappe più specificamente
psicologiche. In particolare quelle che portano Evola ad annunciare il proprio
suicidio e che raccontano di un uomo colto nel pieno male di vivere, di una
sperimentazione del travaglio interiore che l'artista vive, dove la sofferenza
acuta si alterna alla disperazione. Altre opere: “Arte astratta, posizione
teorica” (Roma, Maglione e Strini); La parole obscure du paysage intérieur,
Roma-Zurigo, Collection Dada); Saggi sull'idealismo magico, Todi-Roma, Atanòr); L'individuo e il divenire del mondo, Roma,
Libreria di Scienze e Lettere); “L'uomo come potenza, Todi-Roma, Atanòr, “Teoria
dell'individuo assoluto, Torino, Bocca); “Imperialismo pagano, Todi-Roma,
Atanòr); “Fenomenologia dell'individuo assoluto” (Torino, Bocca); “La
tradizione ermetica, Bari, Laterza); “Maschera e volto dello spiritualismo
contemporaneo, Torino, Bocca); “Rivolta contro il mondo moderno, Milano,
Hoepli); “Tre aspetti del problema” (Roma, Mediterranee); “Il mistero del
Graal, Bari, Laterza); “Il mito del sangue, Milano, Hoepli); “Indirizzi per una
educazione” Napoli, Conte); “Sintesi di dottrina” (Milano, Hoepli); La dottrina
del risveglio, Bari, Laterza); “Lo Yoga della potenza, Torino, Bocca); “Orientamenti,
Roma, Imperium”; “Gli uomini e le rovine, Roma, Edizioni dell'Ascia); “Metafisica
del sesso, Todi-Roma, Atanòr); L'«Operaio» in Jünger, Roma, Armando); “Cavalcare
la tigre, Milano, Vanni Scheiwiller); Il cammino del cinabro, Milano, Vanni
Scheiwiller); “Saggio di una analisi
critica” (Roma, Volpe); “L'arco e la clava, Milano, Vanni Scheiwiller); “Raâga
Blanda, Milano, Vanni Scheiwiller); “Il taoismo, Roma, Mediterranee); Ricognizioni.
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virtù, Lanciano, Carabba, Cesare Della Riviera, Il mondo magico de gli heroi, Bari,
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nazionalsocialista, Documenti per il Fronte della TradizioneFascicolo, Raido, Julius Evola, I "Castelli
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Evola, La Dottrina aria di Lotta e Vittoria, Documenti per il Fronte della
Tradizione Fascicolo, Raido, Etica AriaOrizzonte Tradizionale, Edizioni Arya,
Genova . Raccolte di lettere e carteggi Julius Evola, Lettere di Julius Evola a
Girolamo Comi, Gianfranco De Turris, Roma, Fondazione Evola, Lettere di Julius
Evola a Tristan Tzara, Elisabetta Valento, Roma, Fondazione Julius Evola,
Lettere a Croce, Roma, Fondazione JEvola); La biblioteca esoterica. Evola Croce
Laterza. Carteggi editoriali, Antonio Barbera, Roma, Fondazione Evola, Lettere
a Carl Schmitt, Roma, Fondazione Julius Evola, Lettere a Gentile, Roma, Fondazione
Julius Evola. Julius Evola, La Torre. Foglio di Tradizioni varie e di
espressione una, Marco Tarchi, Milano, Il Falco, Claudio Mutti, Julius Evola
sul fronte dell'Est, in Quaderni del Veltro, Gianfranco De Turris, La
corrispondenza tra Julius Evola e Gottfried Benn, su centrostudilaruna, Gianfranco
De Turris, Profilo di Julius Evola, in Julius Evola, Rivolta contro il mondo
moderno, Roma, Mediterranee, Registro degli atti di nascita di Roma, Archivio
di Stato di Roma Registro degli atti di
nascita di Cinisi, Archivio di Stato di Palermo
Registro degli atti di nascita di Cinisi, Archivio di Stato di
Palermo Registro degli atti di matrimonio
di Cinisi, Tribunale di Palermo Registro
degli atti di nascita di Roma Archivio di Stato di Roma Il Barone Immaginario Il Barone
Immaginario, Gianfranco De Turris, Ugo
Mursia Editore, Milano, Catalogus Baronum,
pagina Vanni Scheiwiller, Nota dell'editore, in Julius Evola, Il cammino del
cinabro, Milano, Scheiwiller); Julius Evola, Il cammino del cinabro, Catalogo
della mostra con tutte le opere in:
Grande Esposizione Nazionale Futurista, Milano, Le Presse, Claudio Bruni,
Evola Dada, in Gianfranco De Turris , Testimonianze su Evola, Roma,
Mediterranee. Julius Evola, Il cammino
del cinabro. Egli prende la terra come terra, pensa alla terra, pensa sulla
terra, pensa 'Mia è la terra' e si rallegra di ciò: e perché? Perché egli non
la conosce, dico io. L'estinzione vale a lui come estinzione, allora egli deve
non pensare all'estinzione, non pensare sull'estinzione, non pensare 'Mia è
l'estinzione', non rallegrarsi dell'estinzione: e perché? Perché impari a conoscerla,
dico io.” Lettere a Tzara, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola, Carlo
Fabrizio Carli, Evola pittore tra futurismo e dadaismo, su juliusevola. Claudio
Bruni, Evola Dada. Per un approfondimento: Vitaldo Conte, Maschere di Evola
come percorso controcorrente, Atti del convegno di studi "Julius Evola e
la politica", Alatri Emiliano Di Terlizzi. Luciano De Maria, Introduzione
a: FT. Marinetti, Teoria e invenzione futurista, Milano, Mondadori,Per un
approfondimento sulla produzione pittorica di Evola si rimanda a due cataloghi:
Evola e l'arte delle avanguardie. Tra Futurismo, Dada e Alchimia, Roma,
Fondazione Julius Evola, e Vitaldo Conte, Julius Evola. Arte come alchimia,
mistica, biografia, Reggio Calabria, Iriti, Julius Evola, Il cammino del
cinabro. Poi ristampati sotto forma di antologia: Gruppo di Ur, Introduzione
alla magia come scienza dell'Io, Torino, Bocca, 1955. Per una trattazione esaustiva dell'argomento
si rimanda a Renato Del Ponte, Evola e il magico gruppo di Ur, Borzano, Sea R, Evola,
Il cammino del cinabro. Francesco Lamendola, Alcuni aspetti del pensiero
filosofico di Julius Evola. Fenomenologia dell'Individuo assoluto, Roma,
Mediterranee, Alessandra Tarquini, Il Gentile dei fascisti, Bologna, Il Mulino,
Giuseppe Gangi, Misteri esoterici. La tradizione ermetico-esoterica in
occidente, Roma, Mediterranee, Evola, Renato Dal Ponte , Meditazioni delle
vette, La Spezia, Edizioni del Tridente, Francesco Demattè, Julius Evola,
Meditazioni delle vette, in Secolo d'Italia, Gianfranco De Turris, Biografia, in
Gianfranco De Turris , Testimonianze su Evola, Julius Evola, Fascismo e Terzo
Reich, Alain de Benoist, Julius Evola, reazionario radicale e metafisico
impegnato, in Julius Evola, Gianfranco De Turris , Gli uomini e le Rovine e
Orientamenti, Roma, Mediterranee, La scuola di mistica fascista. Scritti di
mistica, ascesi e libertà, Napoli, Controcorrente, Il fascismo quale volontà di
impero e il cristianesimo, in Critica Fascista, Silvio Bertoldi, Salò. Vita e morte della
Repubblica Sociale Italiana, Milano, Rizzoli, Roberto Vivarelli, Fascismo e
fascismi, in Nuova storia contemporanea, Evola stipendiato dal Duce, in
Avvenire, Marco Tarchi, Evola e il fascismo: note per un percorso non
ordinario, in Cultura e fascismo.
Letteratura, arti e spettacolo di un ventennio, Firenze, Ponte alle Grazie, Giuseppe
Parlato, Fascismo, Nazionalsocialismo, Tradizione, in Julius Evola, Fascismo e
Terzo Reich, Roma, Mediterranee, Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani
sotto il fascismo, Il Fascismo, saggio di un'analisi critica dal punto di vista
della Destra, Volpe, Roma, Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio storico
sulla moralità nella Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, Pino Rauti e
Rutilio Sermonti, Storia del fascismo, Roma, Centro Editoriale Nazionale, Giuseppe
Parlato, Fascismo, Nazionalsocialismo, Tradizione. Cfr. anche, sulla critica
allo stato educatore, Julius Evola, Fascismo e Terzo Reich, Evola, Fascismo e
Terzo Reich, Fascismo e Terzo Reich.
Gianfranco De Turris, Nota del curatore, in Julius Evola, Fascismo e
Terzo Reich, Per un elenco completo delle collaborazioni giornalistiche:
Gianfranco De Turris, Biografia, in Gianfranco De Turris , Testimonianze su
Evola, Julius Evola, Il mito del sangue, Milano, Hoepli, Evola, L'esposizione
antiebraica di Monaco, "Il Regime fascista", Julius Evola, I testi
del Corriere Padano, Padova, Edizioni di AR, Franco Cuomo, I Dieci. Chi erano
gli scienziati italiani che firmarono il manifesto della razza, Milano, Baldini
Castoldi Dalai, Julius Evola, Il mito del sangue. Julius Evola, Il mito del
sangue. Il cammino del cinabro. Evola, Il cammino del cinabro, Franco Rosati,
Un pessimismo giustificato? Intervista a Evola, in La Nation Européenne, Renzo
De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi, Renzo
de Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi, Gianfranco
De Turris , Testimonianze su Evola, Roma, Edizioni Mediterranee e Vanni
Scheiwiller, Note dell'editore in Julius Evola, Il cammino del cinabro. Tale è
l'opinione di un'importante testata giornalistica italiana del tempo: Il
Giornale d'Italia (l'articolo è firmato
da Adone Nosari). Il rif. si trova in: Renzo De Felice, Storia degli ebrei
italiani sotto il fascismo, opAttilio Milano, Storia degli ebrei in Italia,
Torino, Einaudi, Francesco Germinario, Razza del Sangue, razza dello Spirito: Evola,
l'antisemitismo e il nazionalsocialismo, Torino, Bollati Boringhieri, Alberto
Lombardo, Razza del sangue, razza dello spirito, Centro Studi La Runa. Francesco
Cassata, A destra del fascism: profilo politico di JEvola, Torino, Bollati
Boringhieri. Gianni Scipione Rossi, Il razzista totalitario. Evola e la
leggenda dell'antisemitismo spirituale, Catanzaro, Rubbettino, Furio Jesi,
Cultura di destra, Milano, Garzanti,Guido Caldiron, Un filosofo buono per tutte
le destre, in Avvenire, Furio Jesi. Luca Leonello Rimbotti, Linea, Massoneria e
fascism: dall'intesa cordiale alla distruzione delle Logge: come nasce una
«guerra di religione», Castelvecchi, Julius Evola, Per un allineamento
politico-culturale dell'Italia e della Germania, in Lo Stato. Il cammino del
cinabro. Fra queste la Piccola Treccani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Giorgio Bocca, La Repubblica di Mussolini, Roma-Bari, Editori
Laterza, Bruno Zoratto , Julius Evola nei documenti segreti dell'Ahnenerbe,
Roma, Fondazione Julius Evola, G. De
Turris, Julius Evola. Un Filosofo in Guerra, Milano, Mursia, Il cammino del
cinabro, Fondazione Julius Evola, Una biografia di Julius Evola, su Fondazione Julius
evola. Gianfranco De Turris , Lettere di Julius Evola a Girolamo Comi, Roma, Fondazione
Julius Evola, Francesco Carnelutti, In difesa di Giulio Evola, in L'Eloquenza, Julius Evola, Autodifesa, Roma, Edizioni Fondazione
Julius Evola, Pino Rauti, Evola: una guida per domani, in Civiltà, Gianfranco De Turris , Elogio e difesa di Evola,
Roma, Mediterranee, Gianfranco De Turris, Elogio e difesa di Julius Evola, op. Julius
Evola, Razzismo e altri orrori (compreso il ghibellinismo), in L'Italiano, Gianfranco
De Turris , Elogio e difesa di Julius Evola, Felice Pallavicini, Evola,
traditore dello spirito, in Corriere della Sera, Gianfranco De Turris , Elogio
e difesa di Julius Evola. Pino Tosca, Il cammino della Tradizione, Rimini, Il
Cerchio, La via romana, Centro Studi sulle Nuove Religioni. Julius Evola,
Statuto della Fondazione Julius Evola, su juliusevola, Riccardo Paradisi, Gli
Arya seggono ancora al picco dell'avvoltoio, in Giovanni Conti, Evola
tascabile, Roma, Settimo Sigillo, Amalia Baccelli, Ricordo dell'uomo, in
Civiltà, //lastampa// edizioni/ aosta/la-nostra-
fuga- dagli-sul- monte-rosa- per- seppellire- le-ceneri-di-evola- Julius Evola,
Franco Freda Orientamentiundici punti,
Padova, Edizioni di Ar, Evola, Rivolta contro il mondo moderno, Enzo Collotti,
Il fascismo e gli ebrei, Bari-Roma, Laterza, Alessandro Barbera , La biblioteca
esoterica. Carteggi editoriali Evola-Croce-Laterza, Roma, Fondazione Julius
Evola, Cesare Medail, Julius Evola: mi manda Don Benedetto, in Corriere della
Sera, Cfr. la prefazione del testo
Lettere di Julius Evola a Benedetto Croce, pubblicato dalla Fondazione Evola. Guglielmo Savelli, Cronache di un incontro
mancato. Gli ardui rapporti tra l'attualismo e l'idealismo magico, su
italiasociale.org, Stefano Arcella, Gentile amico e nemico, "L'Italia
Settimanale", Margarete Durst, Il contributo di Julius Evola
all'"Enciclopedia Italiana", in Il Veltro, Guido Calogero, Come ci si orienta nel pensiero
contemporaneo? Sansoni, Firenze, Alessandro Giuli, Evola-Gentile-Spirito:
tracce di un incontro impossibile, in Annali della Fondazione Ugo Spirito. I
volumi sono: Saggi sull'idealismo magico, Teoria dell'individuo assoluto,
Imperialismo pagano e Fenomenologia dell'individuo assoluto. Alberto Lombardo, Caro conservatore ti
scrivo, su centrostudilaruna, Si tratta del saggio Donoso Cortes in gesamteuropäischer
Interpretation, poi pubblicato in Carl Schmitt, Donoso CortésInterpretato in
una prospettiva paneuropea, Milano, Adelphi, Julius Evola, Ricognizioni. Uomini
e problemi, Roma, Mediterranee, C. Schmitt, Donoso Cortes Interpretato in una
prospettiva paneuropea, Evola, Rivolta contro il mondo moderno, Giovanni
Damiano, Evola e l'utonomia del politico, Atti del convegno di studi "Evola
e la politica", Alatri, Emiliano Di Terlizzi, Antonio Caracciolo, Due
atteggiamenti di fronte alla modernità, in Antonio Caracciolo , Lettere di
Julius Evola a Carl Schmitt, Roma, Fondazione Evola. Essere e divenire, in
Julius Evola, Rivolta contro il mondo modern. Evola, infatti, oltre a Benn,
scrive a Guénon, Eliade e Schmitt e Jünger. Julius Evola, Il cammino del
cinabro, Lettere a Tzara, Roma, Fondazione Evola, Elisabetta Valent. In italiano Adriano Tilgher, Giulio Evola, in
Antologia dei Filosofi Italiani del dopoguerra, Modena, Guanda, Gianfranco De Turris, Omaggio a Julius Evola,
Roma, Volpe, Gianfranco De Turris, Testimonianze su Evola, Roma, Mediterranee,Maura
Del Serra, L'avanguardia distonica del primo Evola, in Studi Novecenteschi, Pier
Luigi Aurea, Evola e il nichilismo, Palermo, Edizioni Thule, Piero Vassallo,
Modernità e tradizione nell'opera evoliana, Palermo, Edizioni Thule, Philippe
Baillet, Julius Evola e l'affermazione assoluta, Padova, Edizioni di Ar, Marcello
Veneziani, La ricerca dell'assoluto in Julius Evola, Palermo, Edizioni Thule, Gian
Franco Lami, Introduzione a Julius Evola, Roma, Volpe, Marcello Veneziani, Julius Evola tra filosofia
e tradizione, Roma, Ciarrapico editore, Roberto Melchionda, Il volto di
Dioniso, Roma, Basaia, Giovanni Ferracuti, Julius Evola, Rimini, Il Cerchio, Anna
Maria Jellamo, Julius Evola. Il filosofo della tradizione, in La destra radicale,
Milano, Feltrinelli, Piero Di Vona, Evola e Guénon. Tradizione e Civiltà,
Napoli, Società Editrice Napoletana, Marguerite Yourcenar, Incontri col
Tantrismo, in Il tempo grande scultore, Torino, Einaudi, Gennaro Malgieri,
Modernità e Tradizione, Roma, Settimo Sigillo, Tradizione e/o Nichilismo,
letture e ri-letture di "Cavalcare la tigre", Milano, Società
Editrice Barbarossa. Antimo Negri,
Julius Evola e la filosofia, Milano, Spirali, Luca Lo Bianco, Evola, in
Dizionario biografico degli italiani,
43, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, Marco Fraquelli, Il
filosofo proibito, tradizione e reazione nell'opera di Julius Evola, Milano,
Terziaria, Pablo Echaurren, Evola in Dada, Roma, Settimo Sigillo, Gianfranco De
Turris, Adolfo Morganti;, Julius Evola, mito, azione, civiltà, Rimini, Il Cerchio,
Elisabetta Valento, Homo Faber, Julius Evola fra arte e alchimia, Roma, Fondazione
Julius Evola, Renato Del Ponte, Evola e il magico "Gruppo di UR",
Borzano, SeaR, Sandro Consolato, Julius Evola e il buddismo, Borzano, SeaR, Delle
rovine ed oltre, saggi su Julius Evola, Roma, A. Pellicani. Gianfranco De
Turris, Elogio e difesa di Julius Evola, il Barone e i terroristi, Roma, Mediterranee,Adriano
Romualdi, Su Evola, Roma, Fondazione Julius Evola, Giovanni Damiano, La filosofia
della libertà di Evola, Padova, Edizioni di Ar, Gigi Montonato, Comi-Evola. Un
rapporto ai margini del fascismo, Lecce, Congedo, Beniamino Di Dario, La via
romana al Divino: Evola e la religione romana” (Padova, Edizioni di Ar); Francesco
Germinario, Razza del sangue, razza dello spirito, Torino, Bollati Boringhieri,
Patricia Chiantera Stutte, Julius Evola. Dal dadaismo alla rivoluzione
conservatrice, Roma, Aracne, Francesco Cassata, A destra del fascismo. Profilo
politico di Julius Evola, Torino, Bollati Boringhieri, Giovanni Damiano , L'ora
che viene. Intorno a Evola e a Spengler, Padova, Edizioni di Ar, Sandro
Consolato, Julius Evola trentanni dopo, Roma, I libri del Graal, 2004. Vitaldo Conte, Julius Evola. Arte come
alchimia, mistica, biografia, Reggio Calabria, Iriti, Thomas Dana, Julius Evola
e la tentazione razzista, Mesagne, Sulla rotta del sole, Alberto Lombardo,
Evola, gli evoliani e gli antievoliani, Roma, Nuove Idee, Gianfranco De Turris,
Esoterismo e fascismo, Roma, Mediterranee, Hans Thomas Hakl, La questione dei
rapporti fra Julius Evola e Aleister Crowley, in Arthos, n. 13, 2006, 269-289. Gianni Scipione Rossi, Il razzista
totalitario, Catanzaro, Rubbettino, 2Marco Iacona, Il maestro della tradizione.
Dialoghi su Julius Evola, Napoli, Controcorrente,Alessandra Tarquini, Il
Gentile dei fascisti, Bologna, Il Mulino, Marco Iacona, Julius Evola e le
vicende processuali legate ai Far (1951-54), in Nuova Storia Contemporanea, Fabio
Venzi, Julius Evola e la libera muratoria, Roma, Settimo Sigillo, Gianfranco De
Turris, Evola. Un filosofo in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore, Rene Guenon,
Lettere a Julius Evola, edizioni Arktos, Heliodromos, Speciale Evola, Catania. Documentari
Dalla Trincea a Dada di Maurizio Murelli. DVD dalla Società Editrice Barbarossa di Milano,
della durata di 101 min., che ripercorre il periodo artistico di Evola. Con
musiche di: Ain Soph, Kaiserbund, Roma, Wien, Zetazeroalfa. Pio
Filippani Ronconi, Reghini, Parise, Pitagorismo Tradizionalismo, Paganesimo,
Via romana agli dei, Fondazione Julius evola.
Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Rigenerazion
Evola, Centro Studi La Runa. Vatimmo, “Evola, un filosofo scomodo per tutti”; Approfondimenti
sul pensiero Francesco Rosati, Intervista a Evola, su juliusevola, Giovanni
Monastra, Evola tra la seduzione e l’aristocrazia. Michele Ognissanti, Luci ed ombre
su Evola, su salpan.org, Alberto Lombardo, Da Rivolta contro il mondo moderno a
Gli uomini e le rovine. Mario Polia, Linee per una critica al concetto di
tradizione in Evola, Giano Accame, Evola e la Konservative Revolution, Luca
Lionello Rimbotti, Evola così com'era, Vitaldo Conte, Maschere di Evola come
percorso controcorrente, Aleksandr Dugin, Astrazione e differenziazione in
Julius Evola, Opere dadaiste, futur-ism. 2artericerca. 29 dicembre . Interviste
Intervista a Julius Evola, su youtube 29 dicembre . Intervista a Salvatore
Tringali, su youtube Intervista a Gian Franco Lami, su youtube Quando Evola
intervistò il conte Kalergi, su rigenrazione evola. The Germans do not have the
concept of virility. Evola’s concept of ‘maschio’ is very complex – vir sums up
best. Julius Evola. “Giulio Cesare Andrea Evola”. Keywords: virilita. pitagora, roma,
origini di roma, romolo, romanita, virilita, pitagora canti d’oro, ercole, male
bonding, virilita, vir, Dioscuri, castore e policce, Weininger, Buehler,
homoerotic, intergenerational male bonding, tutor/tutee, hero, Aryan, European
– Roma, Refs.: Luigi Speranza, "Grice ed Evola," per Il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
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