La storia delle scienze è un portato del pensiero moderno. Nel suo stesso conceito essa involge un periodo di tempo e un grado di riflessione, che doveano per condizion di natura m a n care agli antichi. Perocchè, prima di poter comporre una storia scientifica, bisogna aver costituita ed attuata la scienza che d e v'esserne la materia ; onde l'epoca, in cui lo spirito umano in tende alla costruzione del suo sapere , ha necessariamente da precedere a quella, in cui esso, raccogliendo i monumenti e idocumenti, le tradizioni e le memorie,ne rintraccia l'origine, ne studia i progressi, ne descrive le trasformazioni. Quello era il compito assegnato agli antichi; questo era riserbato ai m o derni. Ed a Francesco Bacone si deve , se non la prima idea, certo l'idea più chiara e distinta, più larga e profonda d'una storia delle scienze, lettere, ed arti, e dello scopo ch'era in essa da prefigersi, delle leggi da seguire, dei servigj da rendere, dei frutti da produrre. Quel Bacone, a cui communemente si attri buisce la gloria di tante risorme ch'egli non ha mai fatte ne sognate, e di tante scoperte ch'erano già belle e fatte assai pri m a d i l u i , h a n o n d i m e n o u n g r a n m e r i t o , c h e p u r li s t e s s i s u o i ammiratori non mostrano d'apprezzare abbastanza; ed è quello di aver proposto il disegno e stabilito il programma di varie scienze nuove, che non tardarono in effetto ad arricchire il pa trimonio intellettuale dell'Umanilå. Ora fra le nuove discipline, ch'egli additava ai posteri in for m a di desiderj (desiderata ), primeggia la Storia letteraria, senza dellaquale,dicevaegliargutamente,lastoriadelmondo ras simiglia troppo bene alla statua di Polifemo privo dell'occhio; giacchè la parte mancante è quella appunto , che potrebbe ri t r a r r e m e g l i o il c a r a t t e r e e d il g e n i o d e l p e r s o n a g g i o . V e r o è , che in certe scienze particolari, nella giurisprudenza,nellam a 1 tematica, nella relorica, nella filosofia, soleva già darsi un qual che ragguaglio assai magro delle sette e delle scuole, degli a u tori e dei libri, delle vicende e degl'incrementi loro ; ma una storia propriamente detta della letteratura, come la concepiva Bacone, doveva essere ben altra cosa. Essa dovea, per usare le sue parole, rovistare li archivi di tutti itempi,e indagare quali scienze e quali arti fiorissero nel mondo , in quali tempi e luo ghi fossero più o meno cultivate; notare con la più minuta esat tezza possibile la loro antichità , i progressi, le migrazioni nelle varie parti della terra; poi la loro declinazione, e illoro risur gimento ; specificare, per rispetto a ciascuna scienza od arte, l'occasione che la fece inventare; le regole e le tradizioni, se condo le quali venne via via trasmessa ; i metodi e i processi, con cui fu esercitata; registrare poscia le varie scuole, in cui si divisero i suoi cultori; le più famose controversie,che occu parono l'ingegno dei dotti ; le calunnie, a cui le scienze a n d a rono esposte; li elogj e i premj, onde vennero onorate; indi. care i principali autori e i migliori libri in ciascun genere ; le academie, i collegj, li instituti, tutto quanto insomma concerne lo stato della letteratura; e massime chè in ciò consiste pro priamente la vita e la bellezza della storia accoppiare li eventi con le loro cagioni, notando la natura dei paesi e dei popoli, che mostrarono più o meno di idoneità alle scienze; le circostanze storiche, che tornarono loro propizie o contrarie; lo zelo, il fanatismo religioso, che vi si immischio; li ostacoli, onde le leggi attraversarono loro ilcammino,e le agevolezze che loro procurarono ; infine li sforzi generosi, l'energia magnanima, di cui fecero prova i più illustri e potenti ingegni per migliorarne la condizione e promuoverne l'avanzamento. Nè il frutto di si mili lavori ha da essere una vana pompa di minuzie erudite; bensì un ajuto alla sagacia e alla prudenza degli studiosi nella cultura del sapere;poichè in una storia cosi fatta potrà evo carsi quasi per incanlo il genio letlerario d'ogni èra passata; osservarsi i movimenti e le perturbazioni , le virtù e i vizj del mondo intellettuale, non altrimenti che del mondo politico; e ricavarne ammaestramenti e conforti per un miglior indirizzo futuro. 4 Tal era, giusta il concetto grandioso di Bacone,l'indole,l'og. getto, e l'officio d'una storia letteraria in generale. Or appli candolo alla Storia particolare della Filosofia, che è una por zione rilevantissima di quel gran tutto,convien determinare in nanzi tratto, entro quali confini essa vada circoscritta ; chè al trimenti si correrebbe rischio o di escluderne certe materie che le appartengono, o di includervene altre che non le spettano punto . E siccome i confini della storia d'una scienza sono pre stabiliti nel concetto specifico della scienza stessa; cosi non c'è altra via da circoscrivere ilcampo de'nostri studj,se non quella di risalire all'idea medesima della filosofia, per definirne il con tenuto in guisa da comprendere nella sua storia tutte e sole le materie, che ne fan parle. Ma questa determinazione è più difficile assai di quel che a prima giunta si crederebbe. V'ha nel concetto della filosofia , come indica lo stesso nome, un'ampiezza originaria cosi indefi nita e quindi variabile, che se pur ammette certi limiti, lascia sempre al pensatore una gran latitudine di fissarli a tenore del proprio sistema. Così dopo venticinque secoli di speculazione fi losofica, si desidera ancora una definizione della filosofia, che possa dirsi generalmente accettata da'suoi cultori. Tacio degli antichi, i quali per lo più stando all'interpretazione etimologica del nome, pigliavano la filosofia in senso latissimo, e compren devano sotto di essa ogni specie di scienze. Ma anco tra im o derni, sebbene tanla confusione non potesse più aver luogo,dac chè varj rami del sapere si sono affatto staccati dall'albero filo sofico, ed hanno costituito altretante scienze particolari; pure il concetto definitivo della filosofia non è ancora di commune ac cordo stabilito, e ogni scuola lo stabilisce un po'a modo suo. Chi considera la filosofia sotto l'aspetto meramente ontologico, la riguarda come scienza dell'Ente, del Reale, dell'Assoluto; e perciò nella sua storia non dovrebbe abbracciare fuorchè le prette dottrine speculative, trascendenti, o metafisiche. Chi all'incontro contempla la filosofia dal lato puramente logico o psicologico, la qualifica per scienza del pensiero, della ragione,o dello spi rito umano ; e quindi nella sua storia non avrebbe da esporre se -5- non le dottrine formali della cognizione. Chi poi studia la filo sofia sotlo il rispetto morale e sociale, la tiene in conto di scienza del Bene, della Vita , o dell'Umanità;onde nella sua sto ria non potrebbe raccogliere fuorchè le dottrine pratiche dei d o veri e diritti umani . Egli è manifesto, che simili concetti e d e finizioni della filosofia peccano per difetto, in quanto che non comprendono l'intero suo campo, ma solo alcune parti; talche, ove si pigliassero a guida d'una storia della filosofia, essa riu scirebbe per necessità parziale, esclusiva, inetta ad adeguare il suo oggelto e conseguire il suo scopo . Nell'estremo opposto cadono le scuole,che formandosi un con cetto della filosofia più vasto, ma più vago insieme ed indeter minato, peccano d'eccesso; poichè la confundono con la scienza in genere, e la sforzano ad entrare nella messe di tutte le dot trine, che per qualche rispetto sieno da qualificarsi d'indole ra zionale: la sua storia, in tal caso,dovrebbe invadere quasi tutla l'enciclopedia. A scansare questo doppio errore fa dunque mestieri di allar gare il concetto dei primi, e di restringere quello dei secondi, per poter comprendere nella storia della filosofia tutto il n e cessario , che li uni a torto ne escludono, ed escluderne tutto il superfluo, che li altri v'introducono senza ragione. Ora:se da un lato è assai malagevole di circoscrivere l'objetto della filo sofia mediante una definizione logicamente rigorosa; dall'altro però la difficultà vien m e n o , ove basti determinarlo per via di semplice classificazione o enumerazione di parti. Perocchè con frontando insieme i termini varj e disparati,onde le varie scuole concepiscono la filosofia , apparisce tosto come la ragione del loro contrasto sia una condizione della sua natura medesima, la quale non è, come quella delle altre scienze particolari,tutta subjettiva o tutta objettiva, cioè esclusivamente razionale o e m pirica, ideale o positiva;ma è mista, e partecipa dell'uno e del l'altro carattere, e tocca ai due poli opposti della cognizione. Ed invero, la cognizione consiste in quel rapporto, che sca turisce dal combaciarsi, dal compenetrarsi dei due termini in tellettivi: subjetto conoscente ed objetto conoscibile; e la filo -6- sofia ha per officio principale di investigarne l'indole, le pro prietà, le forme, le leggi più intime e più generali. E siccome le determinazioni di un rapporto non possono ricavarsi se non dal mutuo riscontro de'suoi termini costitutivi; cosi la filosofia dee necessariamente addentrarsi nello studio del subjetto e del l'objetto della cognizione, per poter giungere ad una'teorica universale della scienza, Ora, in quanto essa scruta la natura del subjetto conoscente, anima, spirito, intelletto, mente, o Io che dir si voglia,prende forma di scienza subjetliva; si traduce in logica, psicologia, e a n tropologia; e riesce ad una dottrina generale del pensiero. Sotto questo solo aspetto la considerano le scuole, che mostrano di ridurla ad una semplice ideologia. All'incontro, in quanto essa studia la natura dell'objetto conoscibile, acquista il valore di scienza objettiva. Ma l'objetto stesso può trattarlo in due modi: o nella sua massima universalità, come Ente in genere;e allora essa diviene una schietta ontologia, protologia, o metafisica ge nerale:ovvero sotto certe speciali determinazioni,a cuirispon dono le varie parti della metafisica speciale; come di Ente as soluto o Dio, oggetto della teodicea ; di Cosmo o universo, og getto della cosmologia; di uomo o Umanità, oggetto della m o rale. All'una o all'altra soltanlo di coteste parti la restringono le scuole,che intendono di ridurre il suo campo all’uno o all'al tro di simili objetti. Il che spiega bensi, m a non giustifica punto il loro procedere esclusivo: lo spiega, poichè assegna la ragione che li muove ad appigliarsi rispettivamente al proprio metodo; ma non lo giustifica, poichè il considerare un oggetto da un lato solo, per vero e giusto che sia, non vale mai a conoscerlo intero; e il non conoscerlo intero implica necessariamente due condizioni, che repugnano troppo all'indole del sapere scienti fico: la prima, che alcune parti dell'oggetto rimangono fuori della trattazione, e quindi ignote; e la seconda, che la cognizione delle parti stesse trattate e chiarite rimane inadequata, incompiuta, e quindi più o meno erronea e fallace; onde i giudizi coşi di scordi, e non di rado contrarj circa il valore di un sistema o il carattere di un'epoca : veri tutti in parte, per quel rispetto -8- Se noi pertanto vogliamo esporre nella sua integrità propria e specifica la storia della filosofia , dovremo abbracciare, nel quadro delle varie epoche e de’varj sistemi, due ordini di dot trine filosofiche: quelle che si riferiscono alla determinazione delsubjettostesso,— logica,psicologia,antropologia;equelleche concernono le determinazioni dell'objetto, in quanto appartiene al regno della speculativa: cioè, o nella sua universalità asso luta,— ontologia,protologia;osottocerteformerazionalieme tafisichediInfinito,diUniverso,diUmanità, teodicea,cosmo logia,e morale. Ecco le materie, che direttamente fanno parte della filosofia, e per conseguente della sua storia. Ma nessuna scienza può dirsi compiutamente esposla, finchè si considera in sè stessa unicamente, e come segregata da tutte le altre.L'unità del pen siero da un lato, e dell'universo dall'altro , stabilisce un cotal nesso intrinseco sra i varj ordini di cognizione, che sono quasi i rami del grand'albero del sapere : nesso , che fra alcuni o r dini più affini, più omogenei introduce relazioni cosi strette e necessarie, che l'uno non si potrebbe adequatamente conoscere senza contemplarlo eziandio nelle sue attinenze con l'altro. Laonde per ciascuna scienza, come per la sua storia, oltre le materie di sua diretta spettanza, ve n'ha certe altre che indi rettamente le appartengono , siccome quelle che per una loro particolare ed essenziale relazione con essa, valgono a meglio rilevare il suo valore e la sua efficacia, a spiegare le sue evolu zioni e le sue trasformazioni, ad apprezzare il suo influsso, cosi nello svolgimento teoretico del sapere,come nell'incremento pra tico della civiltà. Questa condizione ha luogo sopratutto nella filosoia, la quale appunto per il suo carattere di scienza prima ed universale, tocca ai principj supremi della cognizione, e con essi porge li ultimi fondamenti a tutte le scienze.Non sarebbe difficile quindi a trovarle qualche attinenza, prossima o remota, con le singole partidell'interaenciclopedia;ma volendopurcontenereiltema sotto cui riguardano questa o quello ; m a tutti in parte falsi, per li altri rispelti da cui prescindono,e di cui non fanno caso. 3 Primeggia fra esse la religione, che ha con la filosofia una tal affinità, da scusar quasi l'errore assai commune di chi le confunde ambedue insieme. Ed infatti, l'oggetto proprio di a m bedue è in sustanza lo stesso; poichè si travagliano del pari nello studio dell'Ente Infinito , Assoluto , e delle sue relazioni metafisiche e morali con l'Universo e con l'Uomo.Diversificano bensi profondamente nel metodo, onde ciascuna piglia rispetti vamente a trattarlo: giacchè l'una procede per via di intuito, di sentimento, d'affetto; l'altra invece per via di riflessione, d'ana lisi, e di raziocinio: quella traduce l’Ideale in simboli,e questa in formule; la prima ne fa un dogma di fede, e la seconda un sistema di scienza. Tuttavia coteste differenze non tolgono punto, anzi confermano li influssi scambievoli, che l'una dovette esercitare nel corso della storia su l'altra. La religione sta allafilosofia,come ilsentimento allaragione;enellaguisame desima che questa prende da quello la materia prima de'suoi concetti, la filosofia trae dalla religione il primo abbozzo de' suoi teoremi. Vediamo infatti dovunque i simboli religiosi a n dare innanzi ai sistemi filosofici; e la fede governare l'uomo prima che la scienza; e i miti e le leggende pascere la sua fan tasia lungo tempo prima che il suo intelletto li sapia discernere dal reale e dal vero.E quando la ragione, fatta adulta e ro busta, comincia ad aver coscienza di sè ed a provare il bisogno d'una cognizione più chiara , più pura , e più soda , non può pigliare d'altronde le mosse che dallo stato mentale, a cui l'uomo è educato dalla sua fede instintiva o tradizionale; si che iprimi passi del pensiero filosofico non sono altro che tentativi di tra durre le credenze religiose in concetti razionali. E siccome in quest'opera di semplice riduzione esso incontra bentosto diffi cultà insuperabili, incontra cioè elementi al tutto fantastici e ri belli ad ogni forma scientifica; cosi la filosofia perde in breve quel carattere primitivo d'interpretazione dei simboli o dogmi 9 ne'suoi più rigorosi confini, come mai si potrebbe disconoscere il mutuo vincolo, che lega intimamente la filosofia con alcune dottrine ed instituzioni,nelle quali la ragione speculativa rinviene o i suoi più importanti materiali,o le sue più solenni applicazioni? religiosi, ed assume per necessità, verso di essi, quello di cri tica, di scetticismo, di negazione. Indi le prime lutte fra la leg genda e la storia, la mitologia e la scienza, la fede e la ragione; c indi, per legge naturale e quasi organica deli’intelletto u m a n o , le prime vitlorie della verità schietta e positiva su i pregiudizj idoleggiati dall'imaginazione o dal cuore. Disfatta però la prima forma d'un simbolo , non è già di strutta l'idea ch'esso adombra e preconizza; nè tanto meno è eliminata la questione, ch'esso mirava a troncare, se non a ri solvere. La fede è una funzione psicologica cosi connaturata all'Umanità come la ragione: quella può e dee formare, rifor mare, e trasformare i suoi simboli, come questa isuoi sistemi; m a nell'organismo mentale l'una è cosi irreduttibile e indistrut tibilecome l'altra.Sottoilmartellodellacriticaadunquecadono e scompajono le credenze mitologiche e leggendarie , che non rispondono più al grado superiore di cultura, cui un popolo ha raggiunto; må danno luogo ad altre credenze meno grossolane e fantastiche, e più consentanee alle nuove idee,alle nuove dot trine, che la ragione fa prevalere. E allora, su quei simboli ri novati la filosofia ripiglia da capo il suo lavoro: in prima teo retico, finchè il pensiero speculativo armonizza con essi,e cerca solo di interpretarli in guisa da cavarne,un significatoo co strutto razionale ; e poscia critico , quando , grazie al progresso del pensiero e all'incremento del sapere , quell'interpretazione riesce vana, quell'armonia impossibile. Indi un'altra èra di con flitto, e un'altra serie di teoriche e di critiche filosofiche, di ri forme e di ricostruzioni religiose, rispondenti ad un periodo superiore dell'educazione umana.E cotesta vicenda non è ces sata, ne cesserà, infino a che l'objetto ultimo della fede e de’ suoi simboli, della ragione e de'suoi sistemi, che è l'Assoluto, non siaadequatamenteconosciutoecompreso;eilsubjettocom mune di questi e di quelli, che è l'Io,non sia pervenuto a con certare e identificare tutte le sue facultà o funzioni psicologiche in una si perfetta unità,da cancellare ogni specie di antagoni smo fra il cuore e la mente, fra il senso e l'intelletto, fra l'i maginativa e il raziocinio, fraquei due elementi,insomma,uno - 10 - animale e l'altro divino, che in modo si misterioso e ad un tempo si manifesto concorrono a costituire l'Umanità . E vale a dire , che per quanto a noi è dato di conghietturare, quel processo del pensiero , svolgentesi in una serie di azioni e di reazioni tra il dogmatismo della religione e il criticismo della filosofia, è la sua condizion naturale, e durerà finchè l'uomo sia uomo ; poichè e il dualismo subjettivo dell'Io e l'incompren sibilità objettiva dell'Assoluto sono due leggi, che hanno il loro fondamento nella stessa natura umana, essenzialmente finita e limitata, e come risultante di due forze, indefinitamente per fettibili e armonizzabili, ma non capaci di acquistare giammai una perfezione infinita ed un'unità perfetta. Simiglianti, per non dire identiche, sono le relazioni che ha la filosofia con la poesia , presa nel suo più ampio significato di arte,e rappresentata nella sua moltiforme varietà dai varj ge neri della letteratura. La poesia, come la religione,precede alla metafisica ; nasce anch'essa dal sentimento dell'Infinito, che è innato ed immanente nell'uomo; anch'essa tenta di ritrarre l'As soluto, e i rapporti che seco hanno la natura e l'Umanità; e i suoi canti primitivi sono teogonie e cosmogonie, poco differenli dai libri sacri. Anch'essa, come la religione, traduce l’Assoluto in un Ideale simbolico; ma i simboli religiosi pigliano bentosto l'aspetto di dogmi rivelati, che s'impongono alla fede; laddove i simboli poetici serbano il carattere di imagini spontanee, la cui efficacia risiede nella loro idoneità estetica à soddisfare la fantasia ed il cuore , senza offendere la ragione. Quindi sotto l'inspirazione religiosa l'Ideale veste una forma o affatto i m personale, o d'una persona cosi posta al di fuori e al di sopra del mondo , che apparisce al rivelatore stesso come un Ente so vrintelligibile e sovranaturale; laddove sotto l'inspirazione poe lica l'Ideale tiene sempre dell'umano , del subjettivo, e ritrae della persona stessa dell'artista, che lo immedesima con sé, mentre s'immedesima con esso.La filosofia pertanto,nelcorso deila sua storia, s'intreccia col movimento letterario, quasi come col religioso. Trora pure nei primitivi poemi l'addentellato della speculazione; incomincia a farne l'esegesi, e poi la critica; e conduce l'arte a dover creare una nuova forma dell'Ideale,che possa appagare il gusto di genti più culte, e più avvezze a non iscompagnare il Bello dal Vero . Nascono cosi e si succedono via via progressivamente le forme letterarie, a quel modo che i simboli sacri, sotto l'influsso critico della filosofia; la quale, determinando in modo sempre più razionale ilconcettodell'As soluto, prescrive all'arte, come alla fede, di effigiare l'Ideale con imagini d'età in età più pure, più atte a conciliare il sensibile con l'intelligibile, l'intuito con la riflessione, l'affetto col pensiero. La qual conciliazione tuttavia, per quanto venga informando l’arte ad un tipo gradualmente più filosofico, non può togliere via il carattere differenziale, che distingue l'opera poetica dal sistema speculativo,come due specie di cognizione,che muo vono da facultà diverse,procedono con diverso metodo,e mi rano a diverso fine. L'arte è figlia principalmente dell'intui zione e dell'imaginazione; la filosofia invece, dell'analisi'e del raziocinio. L'arte riveste le idee di forme sensibili, fantastiche, dramatiche, le dispone con libera scelta, le connette a suo gu sto, non vincolata ad altre leggi che alle convenienze estetiche, e licenziata ad abbandonarsi in grad parte all'impeto spontaneo e quasi autonomo dell'inspirazione,dell'estro, del genio,che agli antichi pareva il soffio prepotente d'un N u m e : la filosofia, all'incontro, scevera dalle figure poetiche i concelti puri, passa le imagini sensibili al suo crogiuolo per cavarne le idee,e con le idee costruisce un sistema regolare,modellato rigorosamente su i canoni della logica, e ridutto ad unità scientifica mediante quell'intreccio dialettico di principj, applicazioni, e conseguenze, che è prestabilito dall'indole stessa del tema, deduttivo o indut tivo, razionale o sperimentale che sia. L'arte ha per iscopo la rappresentazione del bello; non esclude il vero, ma neppure il finto ; subordina l'uno e l'altro egualmente al suo disegno ; e se ne vale come di mezzi per colorirlo con più di varietà,di vivacità, di efficacia: la filosofia, all'opposto, ha per oggetto la dimostrazione del vero; tiene il bello in conto di accessorio, e non di principale; lo tratta da mezzo, e non da fine; e lo a m mette solo in quanto non repugni alle condizioni della scienza. La 12 sua storia adunque non potrebb'essere compiutamente descritta, se non avesse riguardo, come allo stato religioso,così allo stato letterario di ciascun'epoca, per apprezzare equamente liinflussi scambievoli della poesia su la speculativa e della metafisica su l'arte , e per meglio dilucidare la legge progressiva che dirige lo spirito umano nello svolgimento armonico delle sue facultà conoscitive. Se non che, nelle sue attinenze verso della letteratura, la fi losofia procede più all'amichevole che non verso della teologia; perocchè il simbolismo estetico non pretende mai all'impero dot trinale, che si arroga il simbolismo teologico; non invoca per sè l'autorità di una rivelazione divina; non si usurpa nessun privilegio d’infallibilità assoluta:canta, e non decreta; narra,e non dogmatizza; inventa, instruisce, diletta, commuove, e non oracoleggia. La filosofia pertanto può scorgere in esso u n er rore da emendare,ma non un nemico da combattere; delpari che l'arte può rinvenire nella filosofia una censura un po'se vera, ma non una guerra dichiarata ed implacabile. Le religioni adunque, le letterature,e le scienze,come hanno contribuito per qualche rispetto all'origine ed al progresso della filosofia, devono parimente fornirci utili sussidi e schiarimenti per la sua storia. Ma non basta il porre mente alle sue rela zioni intrinseche con le varie discipline d'ordine dottrinale.Essa inoltre ha moltiplici attinenze con quelle instituzioni d'ordine pratico, che si comprendono sotto il nome di condizioni poli tiche e sociali di un'epoca o di una nazione: attinenze estrin seche, è vero, ma non per ciò men necessarie ad intendere e spiegare levicende storiche de'suoisistemi.Iquali,pertrascen denti che sieno, ritraggono pur sempre qualche cosa delle cre 13 - Per quello poi che spetta alle attinenze della filosofia con altre scienze, e particolarmente con le scienze fisiche e natu rali, e massime con quelle loro parti, che trattano dei primi principj delle cose e delle leggi generali dell'universo, gli è un fatto cosi per sè manifesto e notorio, che appena è mestieri di accennarlo per sentire la necessità di farne gran caso in una storia del pensiero filosofico. denze e delle dottrine, che predominano nei tempi e nei luo. ghi, in cui vive il loro autore; siccome questi,per novatore che sia, non può mai rompere ogni communione intellettuale con la società, in mezzo a cui è nato, cresciuto, educato; e il suo pensiero, esplicandosi in un dato ambiente mentale, dee imbe versi più o meno delle idee communi e prevalenli. I pensatori stessi più originali precorrono bensì per un verso alla loro ge nerazione, ed anticipano il futuro; m a rimangono, per l'altro, figli del loro secolo, e raccolgono,e riassumono nel loro genio, in modo più chiaro, ordinato, e complessivo, tullo quanto v'ha di più eletto, di più sodo e secondo nel suo sapere. Essi par. lecipano della vita scientifica di due età, poichè sono alunni del presente e institutori dell'avvenire. Laonde ciò che v'ha di nuovo no'loro sistemi, ha sempre il suo germe nello stato in tellettuale de’loro contemporanei; talchè questo è la chiave della genesi di quello. Ora dello stato intellettuale di un secolo o di un popolo qual documento v'è egli più reale ed autentico, più vi vente e parlante che la sua costituzione politica e sociale, e i suoicostumidomesticieciviliNei costumiessoincarnaisuoi principj di morale ; nella costituzione, i suoi principi di diritto : e con la notizia de'suoi principj di diritto e di morale si ha la guida sicura per penetrare nei recessi della sua coscienza e della sua ragione, e per delineare un quadro fedele delle sue cognizioni, La storia politica e civile dovrà quindi porgere an ch'essa il suo ajuto alla storia della filosofia; la quale appren derà tanto meglio a conoscere i grandi pensatori ed a giudi care i loro grandiosi sistemi, quanto meglio avrà conosciuto i tempi e i luoghi a cui appartenevano , e le idee e le institu zioni che reggevano le genti, di cui erano dessi prima disce poli, e poi maestri. Circoscritta in tali termini la materia, che direttamente e in direttamente spetta alla storia della filosofia, vede ognuno da sé quanto sia vana e falsa l'accusa di chi la spaccia a dirittura per un'arida e vuota farraggine di metafisicherie, l'una più astrusa e stravagante ed incomprensibile dell'altra. Essa è invece il rac conto delle più eroiche lutte e delle più nobili conquiste del ל M a acciocchè la contenga di fatto, bisogna dare a quella m a teria, che è il corpo della storia, la forma conveniente, che ne sia l'anima. Chi si contentasse di narrare la vita ed esporre la dottrina di ciascun filosofo, ma separatamente, a guisa di fatti o eventi diversi, sconnessi, indipendenti l'uno dall'altro, senza un principio organico che li coordini, e riduca la loro varietà fenomenica ad un'unità sistematica, e mostri il perchè ed il come l'uno sia causa dell'altro, e questo effetto di quello: fa rebbe una cronaca,e non una storia della filosofia.Ilcompito della storia si è di riprodurre i fatti nel loro intreccio origi nario. E siccome ogni serie di fatti non è altro che l'atluazione successiva d'una legge naturale, ed ogni legge della natura si riscontra con un principio della ragione; così il racconto dei fatti od eventi filosofici non può acquistar il valore di storia,se non in quanto li riordina, li classifica, li accentra sotto della legge psicologica, che ne ha determinato l'origine, il processo, e la trasformazione; di guisa che lo svariato contrasto di afferma zioni e negazioni , di tesi e antitesi, di teoriche e critiche, o n 15 genio umano nel campo del pensiero, che sovente,pur troppo ! ebbe a convertirsi in campo di battaglia. Le questioni, venti late dai sistemi in essa esposti, toccano agli affetti e ai desi derj più intimi, ai bisogni e agl'interessi più gravi dell'animo : la cognizione di noi medesimi e delle nostre facultà, del m o n do e delle sue leggi; il criterio del vero e l'amore del bene; l'educazione dell'intelletto e il persezionamento del cuore; l'os servanza del dovere e la rivendicazione del diritto; le condi zioni della felicità privata e della prosperità publica; la mis sione della vita presente e la speranza della futura. Li autori, ch'essa prende a commentare, sono l'ingegni più potenti e su blimi ed ardimentosi che vanti l'Umanità : sono propriamente i legislatori del pensiero e li instauratori dell'incivilimento. Ed infine, per le sue attinenze con tutte le vicende religiose, let terarie, e scientifiche, con tutte le forme e le riforme politiche e sociali, essa diviene lo specchio verace della vita interiore dell'Umanità; onde può dirsi fondatamente, che la Storia della Filosofia contiene in sustan.za la Filosofia della Storia . E il fondamento di questa legge d'unità storica non è fitti zio o arbitrario, ma concreto e positivo, siccome quello che ri posa su la doppia unità del subjetto conoscente e dell'objetto conoscibile. Il subjetto è lo spirito u m a n o , l'Io; il quale se per rispetto agl'individui ammette infinite graduazioni e differenze, al pari d'ogni altro essere , serba pure in riguardo alla specie tutta la unità e identità di natura , che si osserva in ciascun altro tipo. Quindi ,per diverse e discordanti che sembrino le m a nifestazioni della sua attività individuale, non escono però mai fuori del limite, che segna la cerchia delle sue funzioni speci fiche; e vanno tutte comprese sotto certe categorie, le quali pure non rappresentano altro che certi aspetti o rapporti di un unico principio attivo. L'objetto poi è ilvero in genere,o quelle specie di vero che formano la materia della filosofia. Ora che può egli mai concepirsi di cosi identico ed uno , come il vero in sè stesso e nella sua forma universale ed assoluta ? E quanto agli ordini particolari di verità, che danno luogo alle singole parti della filosofia, o si tratta dell'Io stesso, qual ente p e n sante; e allora l'unità dell'objetto s'immedesima con quella del subjetto, ed è tanto una la scienza,quanto uno è il pensiero: o si tratta invece di objetti esterni, della società umana, del mondo , dell’Assoluto; e allora l'unità della scienza ha pure il suo fondamento nell'unità del principio protologico, cosmologico, e morale, di cui quelle dottrine sono rispettivamente una m e todica esplicazione. La legge di unità adunque,che deve infun dere la vita, l'anima, la forma nella storia della filosofia, sus 16 d'è intessuta la storia della filosofia, apparisca, non quasi un caos informe e fortuito, ma come un mondo ideale, in cui i varj sistemi tengon luogo di elementi o forze integranti, che rappresentano nel loro complesso la moltiforme attività di un principio unico, del pensiero; e producono col loro antagonismo un'armoniá simile a quella del mondo reale. Indagare e veri ficare questa legge primitiva, che sotto l'infinita varietà dei si stemi stabilisce l'unità di un organismo dottrinale, e dirige la vita interna del pensiero, è dunque l’officio proprio d'una sto ria della filosofia. A trovarla però occorre sopratutto di saperla cercare; onde nella storia della filosofia, non altrimenti che in qualsiasi di sciplina, ha un'importanza capitale il metodo. Or qual è il m e todo da seguire per giungere con maggior sicurezza al nostro scopo ? chè v'è anche qui disparità e contrarietà d'opinioni. In generale, li storici antichi, vale a dire quelli dei due ultimi secoli scorsi, e dei primi anni del corrente procedevano con metodo quasi affatto empirico edescrittivo; badavano solo a far la biografia dei filosofi e il sommario delle loro dottrine, sen z'altro legame che la successione cronologica, o la parentela etno grafica, o la classificazione scolastica ; raccoglievano la materia dellastoria,ma netrasandavanolaforma.Fra imoderni,al cuni e de'più rinomati si gettarono nell'estremo opposto , e pre-c u t ă tesero di costruire la storia della filosofiacon metodo specula- láhystal tivo ed a priori. Costoro, ove mai fossero venuti a capo d'una simile impresa,avrebbero disegnato una cotal forma idealedella storia, m a vuota di contenuto reale; avrebbero mostrato ciò che, nel loro concetto , doveva essere la filosofia, m a non mai cið che fu nella sua realtà; insomma avrebbero costruita una teorica, ma non già narrata una storia. Perocchè oggetto della storia sono i fatti; e i fatti si apprendono per via d'esperienza e d'os servazione, di memorie e di documenti, e non già per opera di deduzioni dialettiche e di evoluzioni metafisiche. Del resto, la scuola che tentò di introdurre le costruzioni a priori anche nella storia, obediva necessariamente al principio cardinale della sua filosofia, che identificando il pensiero con l'essere , affer m a risolutamente, i fatti e le leggi della storia, della natura , dell'universo doversi cercare nei fatti e nelle leggi del pensiero stesso.Ma quando essa volle passare dalla teorica allapratica, e chiarire col proprio esempio la superlativa bontà del suo m e todo, a che è riuscita? A null'altro fuorchè a provare lavanità 17 siste non meno nel subjetto che nell'objetto del pensiero spe culativo. Potrà in qualche caso riuscire malagevole a scoprirsi e significarsi; potrà eziandio rimanere ancor ignota : m a sarà per difetto nostro, e non per mancanza sua; e vorrà dire sol tanto, che non si è ancora trovata, e non già che non esista. 18 delle sue speculazioni; giacchè tutto quanto v'ha di slorico noi suoi lavori, è attinto dai monumenti ordinarj, e non fabricato a priori; è ciò che v'ha di propriamente dedutto a priori , è ipotesi , poesia, romanzo , ogni cosa, fuorchè storia. Tra l'empirismo degli uni e il trascendentalismo degli altri s'apre nondimeno una via di mezzo, che è quella indicata dalla ragione, e battuta dalla scienzaUn metodo non è altro che un mezzo di cognizione: il suo valore è dunque relativo,e con siste nella sua rispondenza al fine , cui dee servire. L a sto ria della filosofia consta di due elementi : d'una materia positiva. e d'una forma razionale ; dunque il metodo di studiarla vuol essere misto : positivo, quanto all'esposizione dei fatti; e razio nale, quanto alla investigazione delle leggi. A questo metodo si potrebbe meritamente appropriare il nome di critico; poiche esso è ilsolo,in cui una critica sagace e sapiente riconosca mantenuti i suoi principj, ed osservate le sue regole. C o m u n que però si chiami, esso è quello che noi ci studieremo di se guitare costantemente. Le regole di questo metodo sono le stesse, che la logica pre scrive generalmente negli studi storici. Le principali, per quanto spetta in particolare al nostro tema, saranno : 2.° Equilà nel giudizio delle dottrine ; e perciò aver s e m pre riguardo alle condizioni de'luoghi e de'tempi, in cui vivea l'autore; apprezzare le sue idee in relazione con quelle d'allora, e non con quelle d'adesso; discernere accuratamente le veré 1.° Fedeltà nel ragguaglio dei fatti ; - e quindi , anzitutto lasciare a ciascun autore la fisionomia sua propria; non aggiun gere , nè togliere nulla alla sua parola ; riferire il suo sistema tal quale piaque a lui di comporlo , e non come piacerebbe a noi di rifarlo: chè primo officio della critica si è di non far dire ad alcuno nulla più e nulla meno di quel ch'egli ha detto: officio, a cui mancano tutte le scuole esclusive e parziali, che vanno a cercare nella storia della filosofia, non una notizia del sistema altrui, m a una giustificazione del proprio; e in luogo di farsi interpreti degli altri, costringono -li altri a farsi loro apologisti. dalle false; non assolvere queste in grazia di quelle, nè con danpar quelle in odio di queste; e cosi nell'approvazione come nella riprovazione procedere con tutto il rigore, non so lamente della logica, ma anche della giustizia:chè debito della critica si è di esercitare il diritto di lode e di biasimo come una funzione non meno morale che letteraria: debito,a cui fal liscono del pari e i panegiristi fanatici e i detrattori arrabiati; poichè li uni, predisposti a lodar tutto, scambiano la storia in adulazione ; e li altri , prerisoluti a tutto biasimare , conver tono la critica in maldicenza: e questi e quelli tanto più rei, in quanto che d'ordinario trattasi di giudicare personaggi, che non partecipano più alle nostre dispute, e non sono più in grado di difendersi nè dalle cortigianerie de’partigiani,nè dalle calun nie degli avversarj. 3.o Cautela nell'assegnazione delle leggi; - e però non in durre da fatti particolari, nè dedurre da dozioni generali più di quel che contengano ; professare il dubio, dove ragioni pro e contro interdicono la certezza; é confessare l'ignoranza, dove il difetto di notizie e di documenti non lascia penetrare alcuna luce di scienza; tener conto dell'elemento variabile, che la li bertà introduce nella storia; e non ostinarsi a geometrizzare tutta la vita dell'Umanità, quasi che ilpensiero fosse suggetto alla regolarità di una combinazione chimica o di una produzione b o tanica; evitare con egual diligenza l'errore dell'empirismo, che non sa riconoscere verun nesso causale tra li eventi umani , e rimette la storia in balia del caso; e l'errore del trascendenta lismo, che vuole incatenare anche i fenómeni volontarj all'im pero di una fatalità inesorabile, e ragguaglia tutti liattimorali alla condizione di effetti fisici: che dovere della critica si è di studiare la natura in sè stessa, e non di foggiarsela a proprio gusto; e perciò di apprendere da essa le sue leggi, e non di det tare ad essa le proprie. Ora, che il regno umano non sia inte ramente governato dalle forze necessarie , a cui obediscono ine Juttabilmente lialtri regni della natura,ed in quello operi una forza libera,che in questi non ha luogo:eglièun fatto,lacui sussistenza ci è cosi nota e,certa, come la coscienza di noi stessi. 19 - Ben si potrà disputare dell'essenza, dell'origine, della costitu zione di questa potenza superiore, che crea il mondo morale; si potrà allargare o restringere si la cerchia della sua compe tenza nella vita interna ed esterna del pensiero, e si quella de'suoi rapporti con le altre funzioni della natura umana ed universa: ma simili questioni, che riguardano la spiegazione teoretica del fatto, non detraggono punto all'evidenza della sua positiva realtà, nè valgono a revocare menomamente in dubio l'ingerenza, che spetta alla libertà nell'andamento delle cose umane. E con la libertà entra nella storia un principio,ilquale per rispetto agli altri elementi, tutti fatali ed invariabili,assume ilcarattere di irregolare,anomalo,perturbativo,e dà origine ad una serie particolare di fenomeni, assai più complessi, poichè ten gono insieme del necessario e del libero, del fisico e del m o rale. Questa serie pertanto, se è determinata per una parte, è indeterminabile per l'altra; giacchè libertà e predeterminazione sono concetti, che scambievolmente si escludono. La storia ammette dunque leggi fisse ed immutabili, in quanto essa procede a tenore di cause fisiche e fatali; e ammette solo divinazioni, conghietture, probabilità, più o meno plausibili e ragionevoli, m a non leggi anticipatamente definibili e indecli nabilmente effettuabili, in quanto essa dipende da cause m o rali e libere.E la sagacia della critica consisterà nel raccogliere la maggior s o m m a possibile di probabilità induttive , a fine di trarre dal passato un qualche lume per rischiarare un po' l'avvenire; e non già nel trascurare tutto ciò che non quadra alla simmetria preconcetta di un sistema, per procacciarsi la vana soddisfazione di aver compassato ogni cosa alla stregua del proprio cervello. Egli è quindi manifesto, come dicendo noi, la storia della filo sofia,presa nell'ampio giro del suo significato,convertirsi davvero in una filosofia della storia, non sia questa da intendersi nel senso dogmatico degli aprioristi, secondo i quali applicar la filo sofia alla storia equivale a trasformare la storia in una cotal metafisica imaginaria, che fa dell'uomo un concetto astratto e dell'Umanità una formula matematica. Un tal genere di specu 20 lazione potrà per avventura intitolarsi ancor filosofia, m a certo non merita punto il nome di storia; di quella disciplina, cioè, a cui non è lecito di acquistare un carattere filosofico, fuorchè a palto di non ismettere mai il carattere storico,che costituisce la sua stessa natura. E poichè, come storia, è una dottrina es senzialmente positiva e sperimentale, dee 'pure, come filosofia, serbare la forma medesima,e procedere con metodo sperimenlale e positivo. Essa, in luogo di narrare i fatti particolari,ad uso della pretta storia descrittiva, baderà a raccogliere da ciascuna serie di falli leleggi psicologiche,morali,e sociali,che ne rampollano; m a le raccoglierà con quello stesso metodo induttivo , onde le varie scienze naturali ricavano dall'osservazione e dalla classifi cazione dei fenomeni fisici, chimici, fisiologici, le leggi dell'uni verso. Solo a questa condizione ci sembra possibile di innestare la filosofia nella storia, e sopratutto di effettuare l'innesto m e diante la storia della filosofia. Alla quale ritornando ancora per poco, ci resterebbe da chia rirne brevemente l'importanza, l'utilità, la necessità,così per sè stessa, come per le sue atlinenze con le altre discipline. Ma bastano a tal uopo, in tesi generale, li argumenti stessi, che ci valsero a stabilirne la materia,la forma, ed ilmetodo;giacchè sono ben poche,per fermo, le scienze a pro delle quali si possa no addurre titoli eguali per provarle importanti, utili,e necessarie. Per altro, ciò che sarebbe al tutto superfluo sotto il rispetto teoretico ed in astratto, può di leggieri tornare assai conveniente in qualche caso pratico e concreto, che da un singolare con corso delle circostanze di tempo e di luogo riceva un'impronta tutta sua propria. Ed è il caso nostro. Commendare lo studio della filosofia colà, dove il pensiero filosofico è nel pien vigore del suo esercizio, e fiorisce sotto tutte le sue forme, e si svolge largamente , liberamente in tutta la svariata energia delle sue funzioni, saprebbe di anacronismo o di paradosso. M a oggi, tra noi,- a che dissimularlo?— pon ècosì.L'Italia,chealtrevolte s'ebbe il primato in ogni genere di studj; che nell'antichità ebbe tanta parte al progresso della filosofia per opera delle scuole della Magna Grecia; e che al cadere del medio evo suscitò nel 21 - 22 SO SI mondo intellettuale quel gran moto del Risurgimento, e con di esso rimise l'Umanità su la via di ogni riforma e di ogni sco- tu perta: non occupa più da lungo tempo il seggio,che le pareva che assegnato dalla natura medesima nel regno del sapere. Le ca gioni, che le hanno rapita la corona scientifica, possono ben vie tarci di imputarle a colpa la sua caduta;ma non già disentire in questa caduta il peso di una tremenda sciagura. Si, la per dita della libertà, le sette politiche, le persecuzioni religiose, dominazioni straniere, le tirannidi nostrali, rendono più che sufficiente ragione delle misere condizioni, a cui venne dannato negli ultimi tre secoli il pensiero italiano ; e spiegano abbastanza come il genio filosofico, perseguitato a morte in questa regione che parea divenuta sua patria, dovesse emigrare in altre con trade, e cercare ospitalità presso altre genti , che li avi nostri chiamavano barbare, e che a noi tocca invece di salutare mae- al stre. Ma spiegare il fatto non è distruggerlo; e sieno pur evi. di denti, necessarie, irrefragabili le sue cagioni, sta sempre vero , che nella storia della speculativa moderna l'Italia non occupa più, dinanzi alla culta Europa, uno de'primi, bensì uno degli ultimi posti. p Ed è tempo oggimai, che una tanta umiliazione abbia fine. di Per lo passato potevamo sopportarla senza troppo rossore,come ni una conseguenza fatale dell'oppressione, sotto di cui il bel paese di gemeva ; m a d'ora in poi la cesserebbe di essere una sventura, e diventerebbe un'ignominia. Perocchè la massima parte delle fo barriere, che divideano e smembravano l'italica famiglia , sono cancellate; li spegnitoj, che l'arte o la violenza avea sovrapostizie all'ingegno,sonocaduti:anche a noi siapre ilgloriosoarringo dei nobili e liberi studj; e possiamo correrlo anche noi con ge- in nerosa gara e con nuovo e più fortunato ardore. Sta dunque a noi di dar l'ultima mano a questo prodigioso rinovamento d'I talia. Il valor militare e il senno civile l'hanno redenta dalla servitù politica, e la van componendo a nazione indipendente, libera, e forte; m a questo risurgimento stesso o non sarebbe d u raturo, o rimarrebbe sterile e vano, ove non avesse il suo de N le a 20 210 zid Sg TO de SE gno riscontro in una restaurazione scientifica e letteraria , capace & 1 - in di redimerla pure della sua minoranza intellettuale, e di resti On tuirle nel mondo delle idee il luogo corrispondente a quello , Ta che si è rivendicato nel mondo degli Stati. -a Ed invero, la vita dei popoli, non altrimenti che degli indi eu vidui, proviene dal complesso di un doppio ordine di fatti e di re leggi: l'uno fisico, e l'altro morale, di cui ciascuno risponde ad una serie di forze rispettivamente analoghe. E nella costituzione le sociale del genere umano egli è fuori di dubio, che le forze he fisiche vanno subordinate alle forze morali,siccome lo strumento 10 all'opera, il mezzo al fine. Che se da un lato è verissimo,non alla ragione il suo impero ; o sono esse medesime effello d'un i disordine morale, produtto dall'ignoranza e dall'errore nelle co ; 'scienze, e il loro rimedio non può venire se non da un grado à superiore di educazione e di cultura publica, cioè da un pro li gresso intellettuale. L'indipendenza, la libertà, la grandezza dei popoli hanno dunque il fondamento della loro durata e la ra B.;dice del loro incremento nelle idee,nelle credenze,nelle opi é nioni, in cui sono essi allevati;vale a dire,insomma,nelle con je dizioni della loro vita mentale. Ora l'alimento più sano, più sustanzioso del pensiero non è e forse la filosofia ? Non è dessa lo studio più idoneo ed efficace 0 a svelare, a combattere,a distruggere i pregiudizj, le supersti tizioni, li errori d'ogni fatta, che mantengono i popoli nello stato o di fanciullezza, e li conducono troppo spesso ad esser vittime - infelici e strumenti inconsapevoli di servitù ? Non è dessa il ti a rocinio più sicuro per informare l'intelletto al riconoscimento .del vero,la ragione al culto della scienza, l'ingegno al gusto a del bello, l'animo all'annore del bene , la coscienza all'adempi mento del dovere e al rispetto del diritto, e tutto l'uomo all'e sercizio delle virtù private e publiche, domestiche e sociali? . Non è dessa la fonte viva, da cui tutte le altre scienze attin za > sempre quest'ordine naturale reggere in effetto le sorti delle n a nezioni, e non di rado prevalere la violenza al diritto e alla giu 1 stizia; dall'altro però non è men vero, che o simili perturba rizioni sociali sono temporanee, e alla lunga lasciano ripigliare 1, . e gono i principj, i metodi, i criterj del loro insegnamento ? Non è dessa pertanto , in ogni periodo della storia , la misura più certa del grado di potenza , di energia , e di fecondità, a cui p e r v e n g a d i m a n o i n m a n o il p e n s i e r o ? N e l l a g r a n d ' o p e r a d e l l a restaurazione scientifica d'un popolo spetlano dunque alla filo sofia le prime parti; e sarà quella tanto più pronta,prospera, e permanente, quanto più vasta e profonda sarà la cultura di questa. Laonde, oggi che l'Italia, sciolto il voto di tante gene razioni, e raccolto il frutto di tanti martirj, saluta finalmente l'alba di un'êra nuova, deve insieme provedere alla sicurezza e stabilità del suo riscatto politico mercè di un rinovamento in tellettuale e morale , cioè prima e sopra di tutto, filosofico. Del quale poi, chi potrà mai e chi dovrà pigliarsi il carico precipuo, se non quell'eletta gioventù che si consacra di pro fessione agli studj? Essa, che ha già pagato eroicamente il d e bito suo alla patria col valore del braccio, si ricordi che la p a tria stessa attende da lei altre prove di devozione,più pacifiche e riposate, ma non meno ardue e magnanime,col valore del l ' i n g e g n o . E s s a , c h e h a m o s t r a t o , f r a l ' a m m i r a z i o n e e d il p l a u s o del mondo civile, come nel sangue italiano sia ridesto il ge nio della guerra; s'accinga a provare, con egual entusiasmo di fede e di sacrificio, come riviva é rifiorisca del pari nell’in telletto ilaliano il genio della sapienza. E poichè le due grandi e culte nazioni, che al di là delle Alpi ricingono l'Italia, hanno oggimai dovuto persuadersi, che al di quà è risurto un popolo degno di star loro a fianco o di fronte coll'armi; oh ! possano apprendere bentosto, che questo popolo stesso intende di emu lare le loro glorie, non solo marziali, ma anche scientifiche; intende di gareggiare con esse, non solo di coraggio e di p o tenza, ma anche di studio e di sapere; intende che d'ora in nanzi,quando essedescriverannoilmappamondo filosofico,non abbiano più a dividerlo , con orgoglio purtroppo da lunga pezza non affatto temerario,in duesoleregioni:FranciaeGer mania ; ma debbano , buono o mal loro grado, disegnarvi una terza divisione, e chiamarla Italia.
Monday, August 9, 2021
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