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Tuesday, August 10, 2021

Grice e Bonatelli P

 N, a i ,.a *ez'°'.,e precedente abbiamo ricercati i principii genera* lori del linguaggio ; venendo ora a parlarvi dell’ importanza che il me¬ desimo ha rispetto al pensare, noteremo prima di 1.1140 su che falso terreno si pongono coloro, che vogliono fare una separazione assoluta tra il pensiero e la parola , per esaminare poscia se questa riesca a quello di aiuto ovvero d’impedimento. La quale disamina, qualora venga istituita in questa maniera, conduce quasi inevitabilmente alla seconda soluzione, cioè a considerare il linguaggio come un impaccio e nulla più, come un traino inutile e pesante che il pen¬ siero e costretto a trascinarsi dietro e che ne impedisce il libero volo. altra volta di queste opinioni; quello che qui vogliamo si avverta si è che la parola e il pensiero sono talmente concresciuti e fusi nella vita dello spirito, che non si può movere un passo nella storia di questo senza trovarli I' uno nell’ altro inviluppati. iie6 h-°".a concoPibil° linguaggio in un essere che fosse destituito dell attivila pensativa, così non possiamo dire che cosa sarebbe il pensiero senza la lingua. Nè si dica chi? i sordo-muli ce ne porgono u.1? .e8.°[ì1f)1(? vivente, giacché prima di lutto ogni educazione di que¬ sti mlelici e solo possibile per mezzo d' un linguaggio convenzionale, che viene sostituito a quello negato a loro dalla natura, e iu se¬ condo luogo anche quel * 1poco di sviluppo > 111111,111,1 intellettuale, tuu11/ ) L/lll/ elio Uoel essi pos- UUo" sono raggiungere senza una siffatta educazione, è evidenlemenle conIlOCCH Pnn un linn<iioivn>ir, ir 1 . . . ... o .. ouuuu-iuiiu, U V lUL'IlLUIIJUIllb* UUll nesso con un linguaggio di gesti e di moli, che sebbene imperfettis CI MIA ili nnnfurtivi n , I ,, Il .r,^.1 . . . •• • . * • . f . 1 i.i vji 1111^1.1, PLIJUCIIU 11111.JUI lUHIb* s no.lP. conjT’onto della parola, pure ne tien loro le veci comechessia. A lme di formarci un* idea dell’ importanza che ha la lineila ocr L'nlmmflnIr\ cmml nolo • 5Ì ” , , .7. Min/wiiiiiiaa uà iti JUI lo svolgimento spirituale dell* uomo, noi esamineremo i seguenti punti: 1. come essa cooperi alla formazione delle prime nozioni che noi acquistiamo. qual ufficio essa adempia nel collegamento di queste m sistemi di cognizioni. 5.° qual parte abbia nelle produzioni dello spinto e specialmente nei prodotti letterari. fi) Questo argomonlo lu Iraltalo in Ire lezioni, delle quali diamo qui solo la seronda j rispetto alle allre due, vedi il Sommario in lino. 4 Quanto al l.° punto basti richiamare quanto si è dotto allorché esaminammo il processo psicologico, onde le singole intuizioni sen¬ sitive danno origine alle nozioni generali. Noi abbiamo veduto clic queste risultano da moltissimo intuizioni singolari fuse insieme o collegale in serie; ma come avviene poi che tanti elementi psichici formino una unità? come avviene che l’anima nostra componga a sò stessa di quella pluralità una sola rappresentazione? Sta benissimo che rinforzandosi reciprocamente le parti identiche, mentre le parti diverse per la loro opposizione si oscurano a vicenda, quelle predo¬ minino sopra di queste in modo da comparire esse sole nella co¬ scienza; ma che cosa è poi finalmente che dà a quelle il valore di una unità? che cosa ò ciò che le tiene insieme stabilmente congiunte di modo che non solo compariscano sempre unite, ma compariscano come una cosa sola? Evidentemente non è altro se non la parola. Questa forma il nocciolo stabile, intorno a cui si aggruppano tutti i singoli caratteri, che presi insieme costituiscono una nozione, essa è coinè f apice d' una piramide o d’ un cono, la cui base ò formata da tutte le singole intuizioni ond’ ò risultata 1' idea generale. In tal modo poi, se ben si avverta, è spiegata non solamente l’unità della nozione, ma anche la sua universalità, che ne è il carattere essen¬ ziale. Ninna intuizione sensibile infatti, niuna imagine della fantasia può mai vestire questo carattere della universalità; sia pure che l’ima- . gine stessa, non contenendo se non quei caratteri che sono comuni a molle intuizioni e quindi a molli oggetti, possa risguardarsi corno il tipo generico di questi ; la ò questa una relazione che non è conte¬ nuta nell’ imagine stessa , ò una relazione aggiuntavi dal pensiero che la considera in rapporto a quelle intuizioni e a quegli oggelli. Con¬ viene pertanto che essa imagine ridivenga oggetto della coscienza riflessa, e questo accade solo per mezzo della parola (l). Imperocché noi abbiamo veduto come un’ intuizione si colleghi psicologicamente con un suono vocale; ora il ricomparire di quest’ ultimo nella co¬ scienza trae seco il ricomparire anche di quella e cosi nel suono — cioè nella parola — è di nuovo intuita 1’ intuizione, ossia 1’ intuizio¬ ne è divenuta alla sua volta oggetto d’ un’altra interna intuizione, vale a dire è divenuta oggetto della coscienza riflessa. Per tal guisa nella intuizione riflessa, ossia nella parola, non solamente una somma di intuizioni viene aggruppata in una unità, ma anche tutte le unità si¬ mili (cioè tutte le somme di intuizioni, che sono intuite dalla co¬ scienza riflessa sotto una sola intuizione) vengono comprese nella unità d’ una sola specie. Così la nozione albero è una sola, qualunque sia il numero degli oggetti a cui può applicarsi, qualunque il numero delle singole intuizioni di alberi reali o dipinti che noi possiamo ave¬ re avuto, e in questa sua unità essa ha il potere di essere il rappre¬ sentante di tutti gli infiniti alberi possibili. Io debbo per altro farvi avvertire una cosa , acciocché non ab¬ biale ad attribuirmi dottrine che non sono le mio. Io ho mostrato come il processo psicologico onde i diversi tratti rappresentativi si 1) Steinlhul. Gram. Log. u. Psycli. unificano in una sola rappresentazioni; complessa e la uuiversalizzazione ili questa sono strettamente connessi colla parola. Con ciò io non ho inteso affermare clic le idee delle cose — prese in sò — altro non sit uo che parole, ossia che quelle sieno mere unità iìllizic tenute insieme dalla parola : no, io conosco le enormi conseguenze che si trarrebbe seco questa teoria. Essa riuscirebbe nientemeno che alla ne¬ gazione assoluta delle idee e con ciò alla negazione dell' ordine morale, dell’ ordine logico e dell' ordine estetico del mondo ; alla negazione assoluta del Vero, del Bello, del Bene c del Giusto. Vedete pertan¬ to se in questa materia occorra camminare guardinghi e come un passo falsi) dato in una investigazione apparentemente secondaria pos¬ sa far precipitare noi sistemi più spaventevolilo dico pertanto: le ideo delle cose sono in sò quello che sono, eterne, immutabili, assoluti!, norme e archetipi del tulio. Esse si tro¬ vano più o meno realizzate nella natura c nell' uomo, ma non per questo esaurite o scemate d’ efficacia : noi sappiamo che esse vi so¬ no, perchè vediamo il creato c tutti i processi che si compiono in esso soggetti a certe leggi, perchè negli enti organici sopralutto tro¬ viamo una rispondenza di fini e di mezzi, troviamo un ordine, una proporzione, un'armonia, una bellezza, che rivelano evidentemente un disegno: noi sappiamo che esso sono assolute ed eterne perchè il nostro pensiero si rifiuta a pensarle distrutto o alterato, perchè noi concepiamo che gli assiomi, che valgono per noi, non potrebbe¬ ro non valere per qualunque altro essere in qualunque altro mondo a qualsiasi enorme distanza ili tempo. Ma noi sappiamo altresì che solo un piccolo numero di tali idee è accessibile alla nostra mente, clic difficilmente le pensiamo nella loro purezza e integrili), che mol¬ te nostre concezioni, che noi crediamo di poter mettere nel novero di quelle, non sono che informi aborti della nostra imaginazione. Noi argomentiamo finalmente che quelle idee assolute, archetipo, eterne non possono esistere completamente che nel pensiero Divino ; giac¬ ché altrimenti dove esisterebbero esse? sarebbero forse anteriori alla mente che dee concepirle, come suona la paradossale sentenza di Hegel? esisterebbero da sè, in aria, aspettando che finalmente dopo molte evoluzioni e riassorbimenti sorga dal loro seno mi essere ca¬ pace di afferrarle eoi suo pensiero? Esse esistono dunque; ma non sono il patrimonio ereditario delf uomo ; questi dee faticare tutta la sua vita, anzi le intere genera¬ zioni devono a poco a poco accumulare il fruito delle loro fatiche, perchè I' umanità giunga al possesso d’ una parte di quelle. Ora in questo lavoro, sia individuale, sia umanitario, l'uomo è sostenuto e guidato per mano dalla parola. Le impressioni sensibili e le riprodu¬ zioni di queste forniscono il materiale greggio, da cui lo spirilo colle strumento del linguaggio distilla i suoi concetti : o questi non sono addirittura e comunque generati l’equivalente di quelle, ma si hanno il compilo di ayvicinarvisi sempre più E noi abbiamo veduto, allorché parlammo degli elementi a priori dell'intelligenza umana, come nella natura slessa dell’ anima sia deposta la norma istintiva, la mi¬ sura originaria. a tenore della quale i prodotti successivi dello spirilo vengono a mano a mano depurati e condotti a quel punto in cui possono aver valore di assoluta verità. E tanta è 1' importanza della ti parola in cjuesto procosso, clic noi non sappiamo altrimenti concepire nò anche il pensiero divino, clic come una intima parola che egli dico a sè stesso; la parola è per noi il rappresentante della cosa in sè, dell'intima natura d’ ogni essere, appunto perchè i nostri pen¬ sieri non possono sollevarsi a quei concetti universali, che rappresen¬ tano non più le accidentalità delle cose, ma la loro stabile essenza, se non nella parola e per mezzo della parola. Dove si vede la causa d' un fatto a prima giunta inesplicabile, cioè di quelle credenze su¬ perstiziose, giù altre volte tanto diffuse e comuni a quasi tutti i po¬ poli, sulla potenza magica di certe parole. Tornando ora al nostro argomento osserveremo un altro impor¬ tantissimo ufficio che fa la parola per il pensiero. Benché f attività del pensiero puro sia in sè altra cosa dalla rappresentazione sensibile, come abbiamo spesse volte ripetuto, è tuttavia per la nostra natura impossibile o per lo meno estremamente difficile di pensare senza 1' ap¬ poggio d’ un elemento sensibile. Basta la più leggera riflessione sopra di sè per convincersi come anche i concetti più astratti non vengono mai pensali da noi senza un qualche fantasma sensibile che ad essi si accoppia, anzi che fa f ufficio di darcene a dir così un segnale che li contraddistingua. Così l’idea di minaccia suole accompagnarsi all’ imagine d’ un dito brandito in alto, 1' idea di frazione a quella di due numeri o lettere separati da una linea orizzontale, I' idea di morte a quella dell oseurilà e va dicendo. Questo fallo, che si spiega os-* servando, come abbiamo fatto, il processo psichico che ha luogo nel pensare tali concetti astratti — mentre consistendo questi in una moltitudine grandissima di singole rappresentazioni fuse e complicale insieme c che non possono più ricomparire ad una ad una o non lo possono che successivamente, conviene che vi sia nella coscienza qualche elemento chiaramente rappresentabile e congiunto con quelle, il quale porli con sè la tendenza alla successiva evoluzione di quelle masse — questo fatto io diceva mostra ad un tempo 1' utilità della parola. La parola infatti è un’ imagine uditiva facilmente rappre¬ sentabile, distinta da ogni altra e perciò acconcia mirabilmente a quol1’ uopo. Per la sua chiarezza e distinzione essa evila il pericolo di ri¬ chiamare altre serie di rappresentazioni da quelle che si vogliono, ossia altri concetti, mentre per la sua semplicità e vivezza è facile a tenersi presente nella coscienza. In tal modo, assicurali che noi sia¬ mo che ogni vocabolo è il rappresentante d’ un dato complesso di idee, noi non abbiamo più mestieri di affaticarci a richiamare questo e colla rapidità del baleno percorrendo colla mente diversi vocaboli, compiamo un processo cogitativo complicatissimo, che altrimenti op primerebbe il nostro pensiero colla sua spaventevole molliplicità. Un altro fallo psicologico che dimostra l’intimo nesso del pen¬ siero colla parola, si è questo che noi non crediamo mai aver piena cognizione d’ una cosa finché non ne sappiamo il nome, mentre al1' opposto molle volle ci sembra di conoscerla, quando in realtà ne conosciamo solo il nome e nulla più. Noi avremo esaminato un og¬ getto sotto tutti gli aspetti, ce ne saremo fatti un' imagine completa, ma finché non sappiamo il nome che ha nel linguaggio, esso ci sem¬ bra pur sempre avvolto in una certa oscurità. Dato poi che ci venga appreso un tal nome, quell’ oscurità pare dilegui al risonare di esso, 7 sembra che I" oggetto acquisti allora definitivamente il suo posto fra le cose esteriori, che diventi allora qualche cosa di stabile c indipen¬ dente (1). Quante volte passeggiando pei campi ci abbattiamo a con¬ siderare uri fiorellino, che forse abbiamo già spesso veduto, ma senza che inai 1' imagino di esso pigliasse nella nostra memoria un luogo stabile e fisso. Dopo averlo guardato e riguardato noi stiamo per get¬ tarlo e così esso rimarrebbe anche questa volta un oggetto perduto per noi, quando 1’ amico che ne accompagna, studioso coni’ è di bo¬ tanica, ce ne insegna il nome; ed ecco che il fiore ha preso per noi una consistenza e individualità nuova, noi sappiamo oramai .... che cosa ? se alle nostre cognizioni non si è aggiunto altro che un puro nome ? Un puro nome sì, ma questo è un testimonio che quel fiore è già noto agli altri uomini e alla scienza, che ha ricevuto un posto determinato nell’ ordine degli esseri ; quel nome ci attesta che esiste pari a quello una intera specie, che gli uomini possiedono questo concetto come cosa oramai stabilita e indubitabile. Tanta è la forza d’ un nome ! L’ osservazione che facemmo or ora intorno ai servigi clic ci pre¬ sta la lingua per rappresentarci i concetti astratti ci introduce al 2.° dei punti che ci siamo proposti di esaminare. Noi abbiamo infatti ve¬ duto che per essere le parole i rappresentanti dei concetti’, noi pos¬ siamo operare su quelle quasi fossero esse medesime i concetti, e i risultati riescono esatti al pari di quelli che ottiene l’ algebrista ; il quale designando arbitrariamente colle lettere dell’alfabeto le quantità, su cui vuole istituire le sue investigazioni, ne cava fuori dei risultati non meno rigorosi di quel che se avesse operato sulle effettive quan¬ tità. Che immensa facilitazione sia questa per i processi del pensiero non occorre ch’io mi fermi a osservarlo ; una frase, un periodo, un breve discorso equivalgono a dei mondi intieri di idee con tutti i loro rapporti reciproci ! idee e rapporti che , ove non fossero nella coscien¬ za rappresentali da un vocabolo, richiederebbero un enorme sforzo mentale e un tempo non breve per venire effettivamente pensati. Ba¬ stici ricordare quello che a ciascuno di noi certamente sarà più volte intervenuto, cioè la difficoltà che si prova per concepire un’idea chia¬ ra di qualche cosa, non trovando un vocabolo appropriato che la si¬ gnifichi. Non è pertanto da disprezzare — come fanno leggermente ta¬ luni — la tendenza di tutte le scienze a crearsi una determinata e minuta terminologia , mentre senza di questa è impossibile la sveltezza e la libertà di moversi del pensiero. E sotto questo rispetto mi sem¬ brano ridicoli coloro che, per un concètto esagerato della purità della lingua, vorrebbero tolto alle scienze il più potente loro stromento, i vocaboli : che altri si provi a scrivere di fisica o di fisiologia o di chimica o di psicologia nella lingua dei trecentisti ! Anzi tutto io sono certo che egli avrà pensato prima ciò che scrive sotto altri termini e altre forme linguistiche e poi si sforzerà di sostituirvi alla meglio quelli del Cavalca e del Villani; e poi che lentezza, che strascico, che inde¬ terminatezza, che equivoci, che confusioni! Non c’è via di mezzo, (I) Lolze, Mikrokosmus. E. I. 8 i) pensare coinè <jaelli di cui volete copiare il linguaggio o servirvi d’ altro materiale linguistico- Certo ogni novità ha da essere giustifi¬ cata da duo ragioni, l’insufficienza del materiale preesistente e la no¬ vità del pensiero; ove manchi 1’ una o l’altra di queste due condizio¬ ni, avremo o licenziosi corrompitori della lingua o miseri ammantatori di idee vecchie solto spoglie novelle. Per mezzo della lingua il pensiero ricostruisce entro di sè il mondo esterno, col suo ordinamento, le sue graduazioni e lo sue reciproche attinenze; gli esseri stabili c permanenti si distaccano dalle acciden¬ talità mutabili e passeggere, le sostanze si distinguono dalle qualilà, gli avvenimenti si distribuiscono nel tempo, gli citelli mostrano il loro concatenamento colle cause, le azioni e le passioni si contrappongono agli enti che agiscono o che patiscono, i correlativi si fronteggiano e va dicendo, e tuttociò sotto l’influsso c per l’opera della parola. E che la cosa sia così voi lo vedete nelle forme gramaticali del lin¬ guaggio e anzi lutto nelle cose dette parli del discorso. Mentre la lingua comprende un concetto sotto la forma di sostantivo, essa lo riconosce è lo caratterizza come una cosa che sta da sè, che si ap¬ poggia a sè stessa c che è idonea a servire di punto di partenza por una seconda, di oggetto ad una terza. Il sostantivo è la forma natu¬ rale con cui la lingua riproduce la cosa e elio però in origine essa impiega solamente a designare ciò che come oggetto stabile e indi¬ pendente si presenta alla intuizione sensibile. Se essa ad un altro concetto impronta la forma di aggettivo, con ciò lo denota corno cosa che non islà da sè e che riceve esistenza, grandezza, forma, circoscrizione solu da un altro concetto sostantivo, a cui è pur sem¬ pre costretto appoggiarsi : e le qualità sensibili delle cose sono le prime che la lingua comprende sotto forma di aggettivoA questi elementi la lingua aggiunge il terzo, che è il più indi¬ spensabile, cioè il verbo, aflìnc di esprimere il passaggio, con cui f avvenimento collega fra loro quello imagini immote (1). Anche questa forma servì da principio solamente a denotare i cangiamenti sensibili, ma poi ben presto venne estesa anche ad esprimere le relazioni sta¬ bili delle cose, mentre il movimento interno del nostro pensiero che va dall’ima all’altra e per coi solo noi possiamo concepire le rela¬ zioni , viene riguardato come un movimento reciproco che abbia luogo fra le cose stesse paragonale. Senza tener dietro allo svolgimento delle altre forme gramaticali — ciò che è ufficio della filosofia delle lingue — osserviamo qui che queste tre forme — nome, aggettivo, verbo — presentano il minimo di organizzazione e di distribuzione nel contenuto del pensiero, senza di cui sarebbe a questo impossibile di intraprendere le sue operazioni. Nè è da opporre a queste consi¬ derazioni che parecchie lingue non distinguono le parti del discorso con particolari modificazioni di suono; perocché non è necessario che ogni forma del pensiero abbia il suo corrispondente nella forma del suono, basta bene che questo sia pensato con quella relazione (l) 111. ibiil. 9 Cogitativa. So un idioma non possiede, a cagione di esempio, alcun distintivo esteriore per caratterizzare il sostantivo, però la sua parola, sintatticamente informe, nell'anima di chi parla, per il pensiero con¬ comitante dello stare da sè , è trasformata in sostantivo. Ma se v’ hanno alcune lingue che difettano dei mezzi per rendere esterna¬ mente sensibile il concatenamento dei pensieri, le più di esse invece inclinano all'altro estremo, producendo da sè una quantità di forme gramaticali e sintattiche che evidentemente soverchiano il bisogno logico del pensiero (1). E questo sia il luogo di richiamare una verità non mai abbastanza ripetuta, cioè che la forma della lingua è in sè diversa dalla forma logica ; quest' ultima non conosce altri rapporti che quello di universale e particolare, di subordinazione, coordina¬ zione, inclusione ed esclusione, posizione e negazione, mentre le forme linguistiche oltre di queste relazioni ne esprimono infinite altre che si attengono vuoi alla natura delle cose, vuoi alla maniera con cui queste fanno impressione sulla nostra sensibilità. La qual ultima attinenza essendo suscettiva di infinite e finissime gradazioni ha dato origine a tutte quelle delicate e svariatissime tinte del linguaggi»?, di cui non possiamo farci un’ idea se non collo studio degli scrittori più perfetti. In particolare le lingue antiche hanno sotto questo rispetto dispiegalo un lusso e una ricchezza di forme, che il pensiero mo¬ derno più arido e severo ha abbandonato come superflue. Basti ri¬ cordare le ricchissime flessioni del verbo nella lingua greca o con¬ frontarlo per esempio coll' inglese. Aggiungiamo a queste considerazioni 1’ immenso vantaggio che la lingua arreca all'individuo in grazia del tesoro di pensieri che in essa già si improntarono e che egli riceve come in eredità dalle ge¬ nerazioni precedenti col solo apprendere il linguaggio. Quante intui¬ zioni, quanti giudizi, quante riflessioni, quanti confronti e raziocinii di infiniti uomini si sono a dir così depositati nella lingua di un po¬ polo! e il bambino che viene alla luce nuovo a tutlociò che lo cir¬ conda, col solo apprendere la lingua si risparmia una fatica che su¬ pererebbe enormemente le forze del genio più potente. Venendo da ultimo a considerare l'influenza che la lingua eser¬ cita sulle produzioni dello spirito in generale e in particolare sulle creazioni letterarie e poetiche, dobbiamo prima di lutto avvertire che la lingua non è già solamente una veste esteriore del pensiero, alla quale sia indifferente di sostituire qualsiasi altro segno, ma sibbene la forma stessa in cui il pensiero è fuso e concresciuto : che a vo¬ lergliela strappare per aver nudo il contenuto, gli'è come se si vo¬ lesse togliere a una foglia o ad un fiore la sua forma lasciandone intatta la sostanza. Noi avremmo in tal caso un dato miscuglio chi¬ mico di materie, ma non più una foglia nè un fiore. Ma quello che più imporla, considerando la lingua sotto l’aspetto letterario, si è che qualsiasi concetto può venir pensalo in varie ma¬ niere, in diverse attinenze, con una maggiore o minor ricchezza di (1) Irt. iblei. 2 10 contenuto, con un accompagnamento più o meno ricco di fantasie e di sentimenti. Conviene qui distinguere il valore del concetto strettamente logico od obbiettivo che dir si voglia dal valore psicologico o subiettivo; il l.° deve essere eguale per tulli e in tutte le circostanze, a menochè l'idea di cui si tratta non sia addirittura falsata — il clic equivarrebbe a dire che in vece di un' idea se n' ha un- altra. 11 2.° invece varia a seconda della persona che lo pensa, del lernpo, delle circostanze, dell' unione con altri e va dicendo. Chi dice per esempio la prima¬ vera, certo intenderà quella data porzione dell'anno che è determi¬ nala dal calendario ; ma questo non è che il valore assoluto obbiet¬ tivo di tal concetto; quanti diversi aspetti non vestirà esso invece nella mente delle varie persone che lo pensano ! per uno è la sta¬ gione dei fiori, delle aure miti e feconde, del ringiovanimento delia natura, per altri è il ritorno delle giornate del lavoro, delle opere campestri, pel pastore è 1’epoca di ricondurre le gregge su pe’monli, per la giovinetta la stagione della gioia e dell' amore e va dicendo che non finiremmo sì presto. E basti questo esempio per mille che potremmo addurre a conferma delle nostre parole. Ora il linguaggio non si limita a denotare quel concetto astratto e nudo, ma per lo più lo colora in una data guisa, lo lumeggia a suo modo, ne mette in risalto un aspetto, ne accenna una profondità, ne tratteggia un attinenza con altri, gli dà uno sfondo particolare, una positura de¬ terminala. Tultociò senza dubbio la parola lo ottiene per mezzo diquella che chiamammo forma interna (1) e che è contenuta nell' eti¬ mologia del vocabolo ; cd è per questo altrettanto vero che scompa¬ rendo quella, come si è dello, dalla coscienza dei parlanti col procedere della coltura, il linguaggio dei moderni non presenta a gran pezza quella vivacità di colorito, quella vita che sembra un eco ili quella elio si agita nel seno delle cose stesse, quella freschezza d'imagini, che sono proprietà delle lingue e dei popoli primitivi. Ma è pur vero che in sostiluzione di quella forma interna, perdutasi insieme colla etimo¬ logia del vocabolo, nei tempi storici ognuno che parla se ne vien formando un’altra, spesso indipendente dalla perentela gramaticnle di quello e dalla sua primitiva derivazione. Chi dicendo per esempio cannone pensa, come porterebbe la etimologia a noi pur vicinissima del vocabolo, ad una grossa canna? 0 non si è egli piuttosto for¬ mata un’altra forma interna, dovuto forse all'analogia tra il suono di questa parola e il rimbombo solenne, e cupo dello sparo? lo forza di questa il cannone non è più per noi la grossa canna, ma sibbene quello che tuona e rimbomba; ragione per cui questo vocabolo da qual¬ che poeta moderno si è potuto introdurre nel verso, a malgrado della eccessiva schiiìltosilà della poesia italiana. Giù posto è facile argomen¬ tarne con quanta forza debba la parola influire sul nostro pensiero ; posciachè a tenore delle speciali rappresentazioni e de’senlimenti che ogni I) Questo concetto messo in luce specialmente dallu Sleinlhal nell'opera sopra citala , venne dichiarato nella lezione precedente a questa , come si può vedere nel Sommario di ludo il corso. Qui basii notare che la forma interna è l’anello intermedio che congiunge il significalo della parola colla forma eslerna di questa cioè col suono. Il vocabolo e ogni giro di frase e ogni costruito porla seco nella co¬ scienza, anche le ideo, che formano per così dire lo scheletro d’ un dato pensiero, rivestonsi di polpe e di vene, e indossano ora un manto sfarzoso e sfolgorante, ora una lugubre gramaglie, ora spriz¬ zano vivaci e saltellanti come la gragnola sui tetti, ora fluiscono tranquille e compatte come l’onda d’un ruscello. Ben si accorgono di questa verità coloro che si provano a voltare un poeta d'ima in altra lingua ; chè mentre la lettura di un passo dell’originale li esalta e li rapisce, quel medesimo passo reso colla massima proprietà e purezza nell’altro idioma non appare che un pensiero dozzinale e senza effetto. E certi poeti non Sono mai propriamente gustati fuori della propria nazione. * ..... Ecco eziandio perchè la poesia nei tempi di progredito incivili¬ mento è costretta ad abbandonare una gran parte del comune ma¬ teriale linguistico, come quello che si è logorato ed è divenuto senza effetto in grazia dell' uso cotidiano nelle bisogne triviali e prosaiche della vita, per attenersi a quella parte che è ancora fresca di giovi¬ nezza e che porla seco nell’ animo dell'uditore quelle tinte fantastiche, quelle speciali rappresentazioni e quei sentimenti, che debbono contri¬ buire all'effello della poesia. Nè però è solamente l'uno o l’altro vocabolo che sia capace di questa efficacia; la medesima voce riceve dal con¬ testo, cioè dall’insieme di quelle idee a cui è associata, un valore tutt’ affatto particolare; e mentre in un caso non desta in noi che un concetto astratto, in un altro eccita un’ imagine triviale e bassa, in un terzo è capace di vestire la più splendida corona di superbe fantasie. Prendiamo ad esempio la voce ala. Chi dicesse; la lunghezza dell’ala deve avere la tale o tal’altra proporzione col peso del vola¬ tile , non mi desta che il concetto astratto di quella parte del corpo degli uccelli che serve al volo; è un concetto scientifico. Se altri invece dica: ami meglio l'ala, la coscia o il petto? risveglierà nel¬ l’uditore delle irnagini gastronomiche eia rappresentazione per esem¬ pio d’ un cappone arrostilo. Allorché invece Ogo Foscolo canta di chi vede il suo spirito . . . ricovrarsi sotto le grandi ale Del perdono di Dio : gli è forse l’estremità anteriore del volatile, o la gustosa polpa del cappone che si muovono nella nostra fantasia? o non piuttosto qual¬ che cosa di indefinito e misterioso che si stende sul creato come un gran manto e tutto lo copre e lo avvolge ? L'oggetto non è per noi se non ciò, per cui lo percepiamo, e siccome la paróla, come si è vedulo, è l'organo della percezione, così ogni cosa è per noi quello che la parola ce ne annunzia (1). Or chi non vede come tutte le produzioni dello spirito saranno intimamente legate alla natura della lingua e non solo della lingua in generale. (1) Steinthal op. cil. 12 ma sì particolarmente di quella lingua in cui si pensa e in cui si scrive V Se poi lo scopo della composizione non sarà unicamente di trasmettere un certo numero d'idee insieme colle loro attinenze, ma più di tutto di commovere gli animi, di suscitare gli affetti, mettere in gioco la fantasia — ciò a cui mirano appunto i prodotti della letteratura — nessun dubbio che la lingua sarà l’elemento pre¬ dominante. E come essa guida per mano il poeta e gli conduce innanzi questa o quell’altra imagine, questa o quell'altra serie di pensieri e di fantasie, così alla sua volta il poeta per guidare e signoreggiare gli uditori dovrà essere padrone di tutti i segreti, di tutti gli espedienti del linguaggio. La storia 'della letteratura lo conferma. ROLUSIONE LA PSICOLOGIA ,E LA LETTERATUKA (i) / I Efferenti opinioni intorno al concetto della filosofia — Se la Filosofìa sia una scienza, ovvero una speciale tendenza del pensiero , un bisogno dello spirilo umano sempre linascente e non inai appagabile — La Filosofia è una scienza in formazione — Oggetto della medesima — La Filosofia è la scienza della verità assoluta, degli ultimi fondamenti del tutto — quindi essa investiga i principi! su cui si fondano la altre scienze ed è la scien¬ za suprema. Dottrina della cognizione — problemi fondamentali di questa — scetticismo, critici¬ smo , idealismo - La dottrina della cognizione vuol essere preceduta dalla Psicologia — La Psicologia è una parte della Filosofia propriamente delta? — Pensar volgare, pensar scientifico , pensar filosofico — Esperienza e cognizione assoluta e loro rapporti — La Psi¬ cologia abbraccia questi due ordini di cognizioni — Partizione di essa , materia, meto¬ do , fonti, difficoltà, scopo e importanza. PSICOLOGIA EMPIRICA 0 FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO Se quesla parie della psicologia sia indipendente dalla questione intorno all’ esistenza dell’ anima — Si ammette qui I’ esistenza dell' anima come un- ipolesi, senza però clic una tale supposizione influisca sullo sludio dei fenomeni spirituali Primi passi della (I) /. pubblicata a parte. r,o r.rj.a, *?1 Complessili dei fenomeni psichici _ i, vii» Zu T lrasf0rmazione d«' corpo, coscienza — classilìcazione provvisoria dei fenomeni psicWci “na "Ua SUCC0ssione ~ Sirss- descriz!°ne dei rappresentazione, percezione — fattori dell’intuizioni* ali .sensaz,one» intuizione, rappresentazioni co!,.plesso ed elementideHe med» me"-~a~e . 77 1 intuizione lolale e per cui gli elementi ranni-esenti,ivi si S P . . Sl spezza in piu in cui questi clementi si compongono è un nun-1 ele,nen?n ° ~ la fo,ml.’ ficazione delle sensazioni - Sentimento fondamenta* di Rosmini**'-"duncoHà°d' s ClaSSI' ‘ 'golosamente I’ elemento rappresentativo dal sentimento „ fi. dira?011,1 d' separare distingue la materia dalia forma da che sia data " una 7v aZ m ^ " grandezza , "forma' c solidità d;i°cro%i0in%S „"rson7Mi pel Ziio~ *?".,,ÌT0 aMa vtne„ùr?c,'ia s s^no1: “-JM materia - suoni o romori - scala musicalo - seHIkinn^ r’ ‘ncdl° f, p,ocesso ~ ^5?*“ SSS - materia - manca ogni dislinzione di parti - se si «a una mCd'° ° P''?Cesso ^assu riarr.. ~.%sa sar* delle sensazioni. ’g CSl6"C' “ r,gorosa '"dividualità c incoi,,unicabililà mSmSVSfiS, iÌ^SSSS£ --—1 itipioduzione — meccanismo doli’anima — si» i« „ . . . o scsi debba ammettere un principio suneriore ( r/i U f p,,n.c,p,° atl,vo in essa della dottrina di Ile, hai ! ( le rappresentazioni consi. ef /lé”'"' 0 J r~ prinClp" fondamentali ra,nonio reciproco residn eauiE 1 T,, ' ?omc fori!c ~ contrasto, oscue soglia meccanica - con,piloni c fusioni l°1'0i„ ed8S,!ne ~ coscienza, soglia statica incrocicchia,ncnto delle serie ed elTetli del medesimo -nSdTmnn, T •*“ “ percezione - appercezione interna) Il sentir.» o t> r • f,1? f1alazl0;M - eli¬ porti di rappresentazioni. appetire ■■ciotti da llerbart a rap¬ ai. stabile a^ufslo ta *« — - «ebba ritenere codelle rappresentazioni c al gradualo oscuramento deMc^s etsc"6'''^-!0 '"‘-T al!anforza produzione - memoria e imaginazione. 1 0 “ ggl clnP*ricl,e della ricirca^la'realtà"^^*tiiva*dello*spazio c *«7 Zr't'T Si**".-* «- - « -TS5S *r-s.%SS Intelligenza caratteri che la distinguono dalla sprmihititò , • cartesiana, maiebranchiana (e giobe,-liana , egeliana e rosa,intana) P'egaZ,°"e plat0nica’ Il giudizio come allo foridamcnlale del pensiero — sli.iii • , , luizione , riconoscimento , classiflcazionc giudizio logico ! - „iT ' da,- T T"0 ( in- - formazione dei concelli generici 8 ^ giudizi impliciti ed espliciti e.»''*:1"- ; .*««« « «- falli senza consapevolezza di una o d’ambedue le ‘ -""" . raziocinii tasr*. - - «*— « » ~Wssutnsr--^.^.«• •,» mm* pili le idee innule se una tale ipolesi sia aminrsihile i> •' pi'e"d?ssero Pel' lo risolvere queslo problema - lendcnze innata de, pensiero os^g^I“nT'in! r.i consapevolmente nelle sue operazioni e clic poi la riflessione discopre sceverandole dalla maleria accidentale e riconoscendone la necessilà ed il valore assoluto. 11 pensiero e la lingua - importanza dei problemi che si riferiscono al linguaggio si elimina il problema circa 1> origine storica di esso - quali disposizioni fisiologiche « psichiche concorrano alla produzione della lingua - ripercussione dalle sensazioni ai movimenti — associazione dei movimenti fra loro e colle sensazioni — come l> anima si scarichi delle sue affezioni per via di movimenti - suoni articolali -- onomatonee - come il suono acquisti un significalo ossia diventi parola - periodo patoqnomico uno malopetco e caraneristico uella formazione del linguaggio — processo linguistico nei tempi storici che cosa s’ intenda per forma interna della lingua - come la lingua cooperi alla formazione delle nozioni generali — le idee elerne e i concetti umani — lorza dei non» ordinamento sistematico delle nostre idee per mezzo della parola — influenza della lingua sui prodotli letterarii — la lingua non è solamente I’ espressione del pensiero — spiritualizzazione progressiva del linguaggio - la lingua è uno dei prin¬ cipali elementi che costituiscono le nazioni — danni che a dello di alcuni la lingua arreca al pensiero dilesa della lingua — organismo indipendcnle di questa. La mitologia considerata nella sua origine psicologica — infanzia dell’ umanità — come si possa scoprire il processo psicologico che dà origine alla mitologia ( tre cose ser¬ vono a questo fine: I. la cognizione generalo delle leggi psichiche. 2. lo studio della mitologla comparata, o la mitologia dei bambini e le superstizioni popolari ) — Clic cosa sia la Mitologia - fasi per cui passa - rapporti tra la biologia e la morale - due opposte opinioni (tei pensatori intorno all’ origine della mitologia. 1 Della coscienza di sà - distinzione di questa dalla coscienza dei propri stali — se si possa ammettere un senso interno stadii che il pensiero percorre per arrivare alla concezione del proprio io - pretesa contraddizione nel concetto dell’ io tre gradi o potenze della coscienza - lo fenomenale c lo trascendente - lo, soggetlo puro* pura attivila c lo realtà — l' lo e il centro mobile delle cose - egoismo primitivo e’come 1 uomo ne esca — raddoppiamento dell’ Io nel sogno. .. Scnl"-"<» >nipossibilità di dedurlo da altre attività , quindi è un’ attività primil'va. 7- J°, S‘ rPICg? cssenza ’ ma bensi *’ or'Sine del sentimento - le due forme ladicali de sentimento - cause della varietà dei sentimenti - intreccio di questi - che cosa impedisca la loro fusione in un sentimento unico indistinto — efTctti della progredì a col ura sulla varietà dei sentimenti sentimenti inavvertiti - influenzi dei sentimenU sulla fantasia e sulla ragiono - classificazione dei sentimenti sentimenti estetici - il bel o d .liburne U ridicolo e 1 loro opposti - due diverse teorie estetiche senlimenli mo all -- clementi innati della inoratila - idea formale del dovere - contraddizioni intrin¬ seche ne I egoismo - sviluppo dei sentimenti morali — civiltà — cristianesimo - 5Cntirnent1 religiosi — origine di questi - depurazione progressiva del sentimento religioso — come il terrore passi in venerazione — senlimenli simpatici — spiegazione meccanica di questi - con quali esseri l’uomo possa simpatizzzare — crudeltà dei bambini e degli desimi'. T°m lmportan2a dei sentimenti simpatici per la morale - educazione dei meRiproduzione dei senlimenli — associazione di questi fra loro e colle rappresentazioni dC ° 'ggl che ,e?olano la riproduzione dei sentimenti per la concezione fantastica dell’universo per le arti, per la comunicazione cogli altri uomini, ec" Affetti in che differiscano dai sentimenti - classificazione dei medesimi Appetizione - distinzione fra 1’appetito e il sentimento - analisi dell’appetizione appetizione cieco c desiderio accompagnato dalla rappresentazione dell’ oggetto Vamato iTtinb g eia n Pr',na °. de' S,‘C°n<l0 - classificazione degli appetiti «ratiere degH sbassi? bi“8ni "“b‘“ - Volontà - in che differisca dall’ appetito - fattori della volontà - due alti di (me¬ sta - fine e mezzo - molivi della volontà - so il motivo sia da confondere colla caule efficiente spontaneità e liberta la volontà è sempre spontanea . non sempre liberà _ Jra .Ps*cologica e libertà morale — Schiavitù del volere procedente dallo passioni se VI siano passioni buone, nobili, ecc. — effetti delle passioni sull’anima ine so'uzione - fine supremo - carattere in,ora,e e immorali) - in che consta „ Zi Svolgimento progressivo della vita psichica — vifa del sentimenlo vita delti »ni ::r.'.ivsr.s4 - -—«— * * PSICOLOGIA RAZIONALA 0 METAFISICA 0) Problema circa 1’ esistenza dell' anima — so non sia un vero di evidenza immediata — perchè si debba dimostrare - contraddizione inerente al materialismo in quanto vuol essere teoria — il fallo di coscienza diversità dei fenomeni fisici c psichici — pretesa spiegazione materialistica della coscienza - come la natura del fenomeno psichico non Permetta di attribuirlo ad un principio materiale unità della coscienza incompatibile con un ente composto — altri argomenti in favore dell» esistenza dell’ anima — obiezio¬ ne idealistica conilo l’esistenza dell’anima monismo spirituale. Dell’unione dell’anima col corpo so si possa spiegare il commercio fra due so¬ stanze se la spiegazione del nesso fra anima c corpo sia più facile supponendo I* anima materiale - come si spieghino le sensazioni c i movimenti (sp. volontari!, del corpo ammollendo 1’ anima di naura soprasscnsiliva. Fin dove sia conoscibile l’essenza dell'anima — sede dell’anima nel corpo che senso possa avere questo quesito organo centrale dell’ anima presenza dell- anima in (ulto il corpo. (Il Di i/iieslu seconda parie non si fecero per mancanza rii tempo se non tre sole lezioni, delle finali si dà qui il sommario.

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