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Sunday, August 22, 2021

Grice e Buonafede: storia della filosofia romana antica

 Dopo la battaglia di Azzio C. Cesare Ottaviano Augusto divenuto re senza prenderne il nome, chiuse (1) Fustampalo un libro da Giovanni Gogava degli Specchi Ustorj, da lui tradotto dall'arabo, e un altro intitolato Lemma ta ; ma non sono estimati degni di Archimede. Montucla e Mazzucchelli II. cc. geDE CINQUANTESIMOPRIMO 347 il tempio di Giano e amò la pace e le lettere. La sua età ebbe ed ha tuttavia la lode del più collo e più letterato tempo di Roma; al qual vanto io so certo che Lucullo e Attico e Cicerone repugnerebbono, e non so come non repugniamo noi stessi. Impe rocchè gli è ben vero che non solamente Roma era già assuefatta alla filosofia e non potea divezzarsi così d'improvviso, e che Augusto anch'egli secondo la consuetudine romana fu amico de' filosofi ed en trò vincitore in Alessandria tenendo per la mano il filosofo Areo, per cui amore non distrusse quella città, e poi ebbe assai caro Atenodoro di Tarso e lo ascolid attentamente ( 1 ) , e quindi avvenne che la filosofia seguì a coltivarsi nella nuova domina zione, e per costume e per desiderio di applauso e per cortigianeria fiorirono a quei dà molti uomini sapienti: tuttavolta io non so vedere in quella età i gran simulacri che si videro nel fine della repub blica , e vedo anzi che come tutti i costumi ro mani, così anche la filosofia piegò a mollezza , e quindii poeti assunser la toga filosofica e otten nero gli applausi maggiori, a tal che la istoria let teraria della etàdi Augusto sarebbe assai tenue senza questi poeti, de' quali adunque sarà mestieri scrivere in primo e quasiin unico luogo. Publio Virgilio Marone, dato nel contado man tovano , con estraordinario ingegno poetico studid di piacere ad Augusto e a Roma; e conoscendo che a riuscire nel suo desiderio era mestieri condire le sue poesie con dottrine filosofiche, così fece, e salì alla gloria di Bucolico e di Georgico eguale ai Greci, e di Epico secondo alcuni riguardi mag giore di Omero ( 2) , e quello che è ora nel nostro ( 1 ) Svelopio in Augusto et Claudio. Plutarco in Antonio. Se neca Cons. ad Helviam . Luciano in Macrob. Zosimo lib. I, cap . 6. (2) A. Baillet Jug. des Sçavans 1. IV, des Poét. Lat. 348 CAPITOLO ? 1 proposito , di poeta filosofo . Ma investigandosi poi di quale filosofia si dilettasse , insorser varie sen tenze. Alcuni lodissero Epicureo , perchè ascoltd Si rone maestro di quella scuola , e perchè un tratto racconto che l'orto Cecropio spirante aure soavi difiorente sapienza locingeacon la verde ombra ( 1 ); e altrove condusse Sileno briaco a cantare come nel gran vuoto si adunassero i semi delle terre , dell'aria , del mare e del fuoco ( 2 ) ; e in altri versi nomino felice colui che potè conoscere le cagioni delle cose , e calpestò tutti i timori e il Fato ine sorabile e lo strepito dell'avaro Acheronte ( 3 ) : nelle quali parole l'Epicureismo parve evidente ad al cuni; mentre ad altri l'orto Cecropio e il peda gogo diBacco e i semi nel vuoto parvero equivoci e scherzi di poesia , e il Fato e l'Acheronte calpe stati e comuni ad altre filosofie non sembrarono argomenti di Epicureismo ; massimamente perchè nello stesso tenore di canto il poeta disse anche felice colui che conosce gl’iddii agresti Pane e il vecchio Silvano e le Ninfe sorelle (4 ), che di vero non erano cose epicuree . Per queste difficoltà fu soggiunto che Virgilio potea esser Platonico là dove insegnò il compimentodella età vaticinata dalla Si billa Cumana , e il grande ordine de' secoli , e i mesi dell'anno grande di Platone , e il ritorno di Astrea e di Saturno e degli aurei giorni ( 5 ) ;il quale mescolamento io non credo certo che Platone po tesse mai riconoscer per suo . Si abbandonò adun 1 }1 ( 1 ) Virgilio Ceiris. Servio in Ecl . VI . P. Gassendo De vita Epi curi lib . II , cap . 6. G. A. Fabrizio Bibl . Graec . vol . II , et Bibl . Lat. lib . I , cap . 4 , S 4 . ( 2 ) Virgilio Ecl .VI , 31 . ( 3 ) Georgic. II , 490 . ( 4 ) Georg. ivi , 493 . ( 5 ) Ecl . IV , 5. V. Servio in h . I.; Paganino Gaudenzio De Phil. Rom . cap . 174 ; J. Brucker De Phil . sub Imp. S II . CINQUANTESIMOPRIMO 349 i 0 vi li le 51 W ! que questo pensiere, e fu estimato che Virgilio era stoico , perchè narrò che vedute le ingegnose opere delle api, alcuni aveano detto esservi parte della mente divina in esse , e Dio scorrere per tutte le terre e per li tratti del mare e per lo cielo pro fondo , e dar vita a tutti i nascenti, e tutti a lui ritornare e risolversi in lui , e non esser luogo a morte, e tutti vivere nel numero delle stelle e nel l'alto cielo ( 1 ) . Ma se Virgilio ci narra che altri di ceano queste sentenze , non le dicea dunque egli stesso. Anche nel sesto libro della Eneide, cheè il più magnifico e più profondo di tutto il poema, Virgilio conduce Anchise a filosofare della origine e natura del mondo e degli uomini; e questa tro jana filosofia senza molti discernimenti fu messa a conto del poeta. Uno spirito dice il Trojano , in ternamente alimenta il cielo , le terre , i mari e la luna e le stelle , e una mente infusa per le mem bra agita tutta la mole , e al gran corpo si mesce. Quindi scaturiscon tutti i viventi , in cui è ignea forza e origine celeste, per quanto i nocenti corpi non li ritardano , e le terrene e mortali membra non gli affievoliscono; onde avviene che desiderano e temono e godono e si dolgono, e non mirano al l'alto , chiusi da tenebre e in carcere oscuro. Dopo la morte soffrono i supplicj degli antichi peccati: indi son ricevuti nell'ampioEliso , finchè per lungo tempo si tolgan le macchie, e ritorni puro l'etereo senso e il fuoco del semplice spirito. Compiuto il giro di mille anni, un Iddio convocava gli animi in grande schiera al fiume Leteo , perchè dimen tiche rivedanto il cielo, e comincino a desiderare i ritornamenti ne' corpi ( 2) . Così parld Anchise , e l Ti Fe ܐܐ ei ale ( 1 ) Gcorg. IV, 220. ( 2) Eneid. lib. VI, 719. L ma 350 CAPITOLO 2 Virgilio fu accusato di Ateismo stoico da uomini che insegnando sempre a non precipitare i giudi zj , li precipitarono essi medesimi molto più spesso che non può credersi (1). Ma primieramente l'A teismo stoico è una falsa supposizione, siccome ab biamo veduto in suo luogo ; e poi le parole spirito e mente che è infusa e che alimenta le cose , e il foco e l'etereo senso sebben possano avere sentenza stoica , la possono anche avere di altre scuole che fecero uso di simili formule. Inoltre quelle parole sono miste agli Elisi e al fiume della Oblivione, e al millesimo Anno, e all'Iddio evocatore degli animi . smemorati, ma immortali a rigore; le quali giunte non sono stoiche per niente. E in fine siccome Vir gilio apertamente ammonì , le antecedenti parole della Georgica , che parvero stoiche, essere di al tri; così dovrà dirsi in queste della Eneide, quando egli ancora non lo dicesse. Ma disse pure che eran di Anchise, il quale qualunque uomo si fosse,efosse ancora una favola ,certamentenon era Virgilio. Dopo queste considerazioni, io molto mi sdegno che uo mini non vulgari citino tutto giorno questi due passi come una tessera dell'Ateismo stoico e dello Spi nozismo, e mi sdegno ancor più che si producano come un argomento della empietà di Virgilio. Non essendo adunque plausibile questa attribuzione, fu immaginato da altri che Virgilio amasse il Pitago rismo, e da altri, che molto sanamente sentisse delle cose divide; il che io non saprei come potesse pro varsi ( 2) . Ma un autor celebre prese a mostrare che lo scopo di quell' incomparabile sesto libro della I 1 } (1 ) R. Simon Bibl. crit. P. Bayle Cont.des Pensées sur les Co mètes. G. G. Leibnitz Théodicee disc. prel. G. Gundling. Gun dlingian. P. XLIV, S 8. J. Brucker l. c . ( 2 ) Lattanzio lib. I.5. R. Cudwort System. intell. cap. IV, S 19 ; cap. V , sect. IV, S 29. ? CINQUANTESIMOPRIMO 351 21.2 Eneide era la dipintura simbolica del sistema de misterj Eleusini e della unità di Dio , e de' premj e delle pene nella vita avvenire ( 1 ) . A persuaderci di questo nuovo pensamento il valente autore con molto studiati riscontri d'antichità e con bell'appa rato di dottrine incomincia ad insegnarci che la Eneide non è già una favola inutile da raccontarsi ai fanciulli o da rappresentarsi agli oziosi nelle lun ghe sere d'inverno , ma è un sistema di politica e di morale e di legislazione, per cui si vuol dilet tare e istruire Augusto che è l'Enea e l'eroe del poema , e insieme tutto il mondo romano , e anche il genere umano intero . Per la qual cosa il poeta assumendo il carattere di maestro in Etica e di le gislatore, usa i vaticinj e i prodigj , per contestazione della Provvidenza , e introduce il suo eroe intento ai sacrifici e agli altari e portatore degl' Iddii nel Lazio , e pieno di tanta religione , che a taluno , cui piaceva di averne meno , sembrò che Enea fosse più idoneo a fondare unmonastero, che un regno ( 2 ) . L'amicizia, l'umanità e le altre virtù sociali entrano nel sistema di legislazione , e la Eneide n ' è piena . Vi entrano ancora i premj e le pene dopo la morte, il poeta ne fa amplissime narrazioni. Orfeo , Er cole, Teseo celebri legislatori furono iniziati nei mi steri, e le loro iniziazioni si espressero simbolica mente con le discese loro all'inferno. Così Enea le gislatore del Lazio si fa discendere all' inferno per significare la sua iniziazione negli arcani Eleusini, ne' quali è noto che Augusto ancora era iniziato . E veramente è grande la similitudine tra le ceri monie eleusine ei riti della discesa di Enea all' in ferno. Il Mistagogo o Gerofanta , ora maschio , ora 20 e fu ( 1 ) Warburton Diss . de l'Initiation aux mystères . ( 2 ) S. Euremoud presso il Warburton . . 352 CAPITOLO í 1 femmina, era il condottiere de' proseliti, e la Si billa è la guida di Enea. Proserpina era la Deità de' misterj, ed è la reina dell'inferno Virgiliano ; negl' iniziati si volea l' entusiasıno , e in Enea lo vuol la Sibilla. Nel ramo d'oro sono figurati i rami di mirto dorati , che gl'iniziati portavano e di cui si tessevan corone. L antro , l'oscurità , le visioni , i mostri , gli ululati, le formole Procul esto, profa ni, si trovan comuni ai misteri e alla Eneide, come sono ancora comuni il Purgatorio , il Tartaro e gli Elisi e le esecrazioni contro gli uccisori di sè me desimi , contro gli Atei e contro altri malvagi. Di cendo queste ineffabili cose, Virgilio domanda prima la permission degl'Iddii: E voi , egli dice , Numi dominatori degli animi, e voi tacite Ombre,e tu Caos, e tu Flegetonte, luoghi ampiamente taciturni per tenebre, concedete ch'io parli le cose ascoltate, e col favor vostro divulghi gli arcani sommersi sotto la profonda terra e la caligine ( 1 ) . Questa preghiera dovea ben farsi da chi sapea gli spaventosi divieti che gl'iniziati sofferivano di non divulgar mai la tremenda religion dell'arcano. Da questi, che erano i piccioli misteri, passa Virgilio ai grandi significati nella beatitudine degli Elisi. Enea si lava con pura acqua , che era il rito degl' iniziati, allorché dai piccioli erano elevati ai grandi misterj . Fatta la lu strazione, il pio Trojano e l'antica sacerdotessa pas sano ai luoghi dell'allegrezza , e alle amene ver dure dei boschi fortunati e alle sedi beate , ove i campi dal largo aere sono vestiti di purpureo lume, e conoscono il loro sole e le loro stelle. I legisla tori, i buoni cittadini, i sacerdoti casti, gl'inven tori delle arti, e tutti que' prodi che ricordevoli di sè stessi fecero con le opere egregie che altri si ri 1 ( 1 ) Æneid. VI, 264. CINQUANTESIMOPRIMO 353 cordasser di loro, quivi coronati di candida benda soggiornano ( 1). Queste immagini erano mostrate ne grandi misterj , come qui negli Elisi. Adunque le pene e i premj della vita futura erano l'argo mento della istituzione Eleusinia e del sesto canto di Virgilio. Finalmente la confutazione del Poli teismo e la unità di Dio era figurata nello spirito interno alimentatore, e nella mente infusa allemem bra di tutta la mole, di che i nostri pii metafisici agguzzaron tanti commenti.' - Così disse il dotto Inglese, a cui rendiamo onor grande per la erudi zione e per l'ingegno , e mediocre per la rigorosa verità. Ma comechè non consentiam seco in tutta la serie de confronti, non sappiam discordare che in quel libro di Virgilio e in tutto il suo poema non sieno palesi gl'insegnamenti delle sociali virtù , de’ premj e delle pene future , e talvolta non apparisca alcun' indizio di sublime dottrina nel sommo argo mento dell' unica Divinità. Ora per la varietà di queste sentenze intorno alla filosofia di Virgilio , e perchè già sappiamo che i begli spiriti e gli ora tori di Roma nel torno di questa età trovavano as sai comoda quella filosofia, nella quale era usanza prendere da tutte le scuole il verisimile e l'accon cio alle opportunità, e non si metteano a colpa oggi essere Stoici e domane Epicurei , e talvolta l ' uno e l'altro insieme nel medesimo giorno; perciò noi portiamo sentenza che ancora i poeti ( lasciando stare quegli che strettamente cantarono alcuna par ticolare filosofia , come Lucrezio e forse Manilio ) usarono le mode istesse de' begli spiriti e degli ora tori ; e servendo alla scena e al gusto dominante e al comodo, e volendo piacere al genio superficiale di Augustó e della sua corte , filosofarono alla gior ( 1 ) Æocid . VI, 630. BUONAFEDE. Ist. Filos, Vol. ll . 23 354 : CAPITOLO nata e misero nei loro poemi quella filosofia che l'argomento e il diletto chiedeano , pronti a met terne un ' altra in bisogno diverso. Se noi vorremo domandare ai nostri poeti, come trattino la filoso fia nei loro componimenti, risponderanno che gli aspergono di Stoicismo quando parlano ai nostri Catoni, di Epicureismo quando lusingano i dame rini e le fanciulle, di Platonismo quando adulano le pinzochere , senza però giurare nelle parole di quelle scuole , anzi senza aver mai conosciuto a fondo i loro sistemi. A tale guisa io ho per fermo che poetasse Virgilio, e gli altri poeti della età di Angusto. Questo genere d'uomini fu semupre uso a fingere molto e a dir quello che accomoda e piace, piuttosto che quello che sentono. Quanto alla mo rale di Virgilio, tuttochè sia stata da alcuni solle vata a grandi altezze ( 1 ) , e sia veramente superiore assai alle dissolutezze degli altri poeti di quella età, si vede in essa talvolta questo genio di scena e di comodo poetico e di pubblico diletto. Non dispia ceano a Roma le vittime umane; piaceano assai gli amori , e sommamente le conquiste e il nemici. Quindi egli conduce il suo eroe, che dicono essere il maestro della morale virgiliana , ad immo lare i prigionieri, a sedurre e tradire Didone , ad uccider Turno supplichevole, a turbare e conqui star le altrui terre ; e allorchè prese a lodare M. Clau dio Marcello figlio di Ottavia sorella di Augusto , tutta quella amplissima laudazione che fece pian gere il zio e svenire la madre e che arricchì il poe ta, si rivolse finalmente nella cavalleresca e guer riera virtù ( 2) a cui non so se la filosofia non af sangue de ( 1 ) Lodovico Tommasini Méthode d'étudier chrétiennem . les Poetes. R. le Bossu Du Poéme Épique ch. IX. ( 2) Du Hainel Diss. sur les Poésies de Brebeuf.Jacopo Peletier Ari Poétique V. A. Baillet Jug. des Savans. Des Poétes Latins. co CINQUANTESIMOPRIMO 355 1 fatto cortigiana vorrà senza molte restrizioni con cedere questo bel nome. Si potrebbono amplificar molto le querele filosofiche; ma in tanta copia di ornamenti e di lodi è giusto usar moderazione ue? biasimi ( 1 ). Q. Orazio Flacco Venosino , amico intimo e am miratore di Virgilio , fu non meno di lui ornamento sommo della età di Augusto. Parve che questi due incomparabili ingegni dividesser fra loro il regno poetico, e fedelmente si contenessero nei limiti sta biliti , e l'uno non entrasse mai nella provincia del l'altro. Orazio adunque ceduta la poesia bucolica, georgica ed epica a Virgilio , assunse la satirica, la epistolare e la lirica ; e così i due amici potendo essere sommi in tutti questi generi, amarono me glio esserlo in generi diversi senza emulazione e senza invidia. Questi, che posson dirsi i Duumviri della poesia latina, ebbero , siccome in parte si è veduto, campi amplissimi ove seminare le filosofi che dottrine. Ma Orazio , per lo genio spezialmente della satira e della epistola , gli ebbe anche mag giori , ed egli usò di questo comodo assai diligen lemente per piacere ad Augusto , a Mecenate e a sè stesso , e alla età sua e alla seguente posterità. Dapprima educato nelle lettere romane, volle poi visitare Atene. Mi avvenne , egli dice , di essere nu drito a Roma, e quivi imparare quanto nocesse ai Greci l'ira d ' Achille. La buona Atene mi condusse ad arte migliore, e a discernere il diritto dal torto, e a cercare il vero nelle selve di Accademo. Ma i duri tempi mi rimosser dal dolce luogo, e il ca lore della guerra civile mi spinse a quelle armeche ' non furono eguali alle forze di Augusto. Umile par tii da Filippi con le penne recise è privo della casa ( 1 ) Encid. VI . 1 con > 356 CAPITOLO divenne poeta, 1 e del fondo paterno: l'audace povertà mi strinse a far versi ( 1 ). E altrove non ha ribrezzo di raccon tare che nella sconfitta Filippica militando nelle parti di Bruto , fuggi e gettò lo scudo ( 2) . Così mal concio venne a Roma, e nato ad altro che a spar gere il sangue degli uomini e il suo, ed ebbe parte non infima nell' amicizia di Mecenaté e di Augusto , dai quali ottenne soccorsi alla sua povertà. Da queste avventure fu raccolto che Ora zio erudito nelle selve di Accademo era dunque Ac cademico. Ma questo sembrando poco, furono ag giunte quelle altre parole di Orazio : La sapienza è il principio e il fonte dello scrivere rettamente , e le carte socratiche possono dimostrarlo ( 3) . Ove si vede l'amor suo grande alle dubitazioni di So crate , che forse somigliavano quelle di Arcesila e di Carneade. In una bellissima epistola a Mecenate, la quale è certo scritta nella vecchia età di Orazio o nella prossima alla vecchiaja, Io sciolgo per tem po , egli dice , il cavallo che invecchia , acciò non faccia rider le genti ansando e cadendo nella fine del corso . Depongo i versi e gli altri sollazzi. Le mie cure e le miepreghiere sirivolgono al vero e all onesto. Aduno e compongo dottrine per usarle in buon tempo. E perchèniun mi domandi a quale guida e a quale albergo miattenga, io, non istretto a giurare nelle parole di alcun maestro, vado ove mi-menano i venti. Ora sono agile e m'immergo negli affari civili,ora custode e seguacerigido della vera virtù , ora furtivamente scorro ne' precetti di Aristippo, e le cose a me sottopongo , e non voglio io essere sottoposto alle cose (4 ). Ove non oscura 1 ( 1 ) Orazio Epist. I. II , 2 . (2) Carın. lib. II , Ode VII. ( 3) De Arte Poét. ( 4) Ep. lib . I , 1 . CINQUANTESIMOPRIMO 357 diente si vedono i pensamenti d ' un uomo che pren de secondo le occasioni quello che più gli torna a piacere dalle sette diverse. Fu aggiunto ch'egli acre mente derise gli Stoici in più luoghi ( 1 ) , il che era secondo il costume accademico ; e che secondo il medesimo uso affermòe negò le istesse dottrine sen za eccezione delle più solenni, come la esistenza degl' Iddii , i prodigi, le cose del mondo avvenire, la provvidenza , il fine dell'uomo; donde non sola mente dedussero le idee accademiche di Orazio , ma ancora il suo pirronismo. A queste osservazioni se vorremo sopraggiungere il genio del secolo e il co modo dell'Accademia, e quel di più che abbiam detto della filosofia di Virgilio , non sembrerà in giusto consentire alle accademiche propensioni di Orazio ; non mai però ad un pirronismo esagerato , di cui non possiamo avere alcun fondamnento ; anzi lo avremo in opposito guardando a tante risolute sentenze sue , e all'abborrimento di tutti i più dotti Romani contro quella estremità ; e non ha similitu dine di vero che un uom tanto destro ed elegante volesse esporsi al disprezzo di tutta Roma senza proposito alcuno. Ma comechè le cose ragionate fin qui sembrino bene congiunte a verità , alcuni pur sono che vorrebbono Orazio epicureo ( 2). Raccolse le altrui ragioni e aggiunse le sue per convincerlo di Epicureismo teoretico e pratico Francesco Al garotti in un suo Saggio della vita di quel poeta. Insegna egli adunque che molti sono i luoghi epi curei ne' versi di Orazio, perciocchè scrisse in una sua satira di certo strano prodigio che potea ben crederlo un Giudeo circonciso, non egli, perchè avea ( 1 ) Satyr. lib. I, 3 ; II , 3. (2) P. Gassendo De Vita Epicuri lib . II, cap. 6. G.A. Fabrizio Bibl. Lat. lib . I, cap . 4. Reinauno Hist . Atb. cap. 37. Stollio Hist. Phil . mor. Geni . J. Brucker l . c. S III. 358 CAPITOLO appurato che gl' Iddii menan giorni sicuri e non mandan già essi dall'alto tetto del cielo le meravi. glie della natura ( 1 ) . E in una epistola a Tibullo : Come tu vorrai ridere, guarila mepingue e nitido porco del gregge epicurco (2) . Ma se queste ed al tre parole epicuree vagliono a fare Orazio epicu reo , varranno adunquele stoiche , le peripatetiche, le socratiche, le platoniche, le quali sono pur molte ne' suoi versi, a renderlo scolare di quegli uomini ; e queste varietà non potendo comporsi in uno senza che egli fosse Accademico , o se vogliamo Eclettico a buona maniera , adunque io non so altro dedurre salvochè quello che dianzi abbiamo riputato simile al vero . Oltre a questo abbiam poi una molto so lenne abiurazione dell'Epicureismo in una sua ode, che è di questa sentenza: Già scarso e rado ado rator degl' Iddii, erudito in sapienzainsana errai; ora mi è forza ritornare indietro. Vedo Iddio che gli umili cangia coi sommi, e attenua il grande, e mette a luce l'oscuro , e gode toglier l'altezza di colà e qui collocarla (3). Eabbiamo ancora un an tiepicureismo in quelle sue magnifiche parole: Io non morrò intero , e la massima parte di me evi terà la morte (4) . La maggior forza però è , siegue a dire il valente Algarotti, che si vede la conformità grande tra i precettidi Épicuro e le massime e le pratiche di Orazio. L'uno e l'altro predicarono che de' pubblici affari non dee inframmettersi il sapien te , che ha da abborrire le laidezze dei Cinici, efug gire la povertà e lasciare con qualche opera d'in gegno memoria dopo sè, e non farmostra delle cose sue, e dover essere amatore della campagna, e non ( 1 ) Satyr. lib. 1,5. ( 2) Epist. lib. I, 4. ( 3) Od. lib. I, 34. (4) Od. lib. III, 30. CINQUANTESIMOPRIMO 359 tenere uguali le peccata , e amare la filosofia, e non temere la morte e non darsi pensiere della sepol tura ( 1 ) . Ma , secondochè io estimo, questa forma di argomentazione è così burlevole , come sarebbe quell'altra, che Orazio fosse epicureo perchè avea naso e gli occhi come avea Epicuro ; senza dir poi che questo discorso medesimo potrebbe abu sarsi per intrudere Orazio in qualunque scuola; per chè nel vero molti altri maestri erano in Grecia e fuori, che insegnavano doversi fuggire i pubblici affari e le lordure ciniche e la povertà , e amare la campagna e il piacere e la utilità , e non brigarsi della morte e del sepolcro. Adunque non pud es ser provato che Orazio fosse epicureo, perchè disse molte parole o usate dagli Epicurei insieme con al tri, o anche rigorosamente epicuree, nella guisa che non può provarsi che fosse stoico o peripatetico , perchè disse molte sentenze prese dal Peripato e dal Portico ; e ritorna quello che di sopra fu detto , questa indifferenza per tutte le scuole e quest' uso appunto di ogni placito che torni a comodo, pro vare solamente la filosofia accademica di Orazio . Trar poi le frasi oscene e i costumi dissoluti di Ora zio a prova di Epicureismo, con pace di chiunque io dico che questa diduzione non è consentanea al vero sistema epicureo, nè all' umano. Abbiamn già veduto altrove che il legittimo orto epicureo non era quella terra immonda che alcuni si finsero , e possiamo veder facilmente che , riinpetto a molte oscenità sentenziose di Orazio , moltissime parole sue sono gravi, austere e diritte per narrazione dei contraddittori medesimi (2) . E vediamo tutto dì che 1 ( 1 ) Laerzio in Epicuro. Orazio Epist. lib. I , 1 , 10 , 17; lib. II , 2. Satyr. lib. II , 4. Od.lib. III , 20 , 30 , e altrove. (2) F. Algarolii Saggio sopra Orazio. V. Francesco Blondel Comp. de Pindare et d'Horace. L. Tommasini Mélode d'étudier ec. A. Baillet I. c. 360 CAPITOLO se la depravazione delle parole e de' costumi fosse argomento di Epicureismo, oggimai sarebbe epicu rea tutta la terra. Stabiliamo per compimento di questo esame, che se vorremo da tutti gli scherzi canori de' poeti raccogliere inconsideratamente i si stemi e le vite loro , comporremo piuttosto poemi che istorie. Spargiamo dunque fiori, non spine, so pra il sepolcro del più filosofo di tutti i poeti. P. Ovidio Nasone Sulmonese fiorì alquanti anni dopo Orazio, nella età anch'egli di Augusto ; al quale comunquepotesse piacere per la fecondità e per la vivezza, dispiacque per la lascivia de' versi, o piuttosto, siccome alcuni pensarono e come Ovi. dio medesimo disse, per aver veduto imprudente mente una certa colpa che volle tacere , e si para gond ad Atteone che fu preda a' suoi cani, percioc chè vide senza pensarvi Diana ignuda ( 1 ) ; e questa Diana parve a taluno Giulia sorpresa nelle brac cia di Augusto suo padre ( 2) , e altri indovinarono altri arcani di oscenità. Ma è molto più giusto ta- , cere ove tacque Ovidiomedesimo, tuttochè punito ed esigliato alle rive dell'Eusino fosse pienissimo d’i che fa parlare pur tanto la generazione irrita bile de' poeti. Questo ingegno, nato per la poesia , amoreggiò, e pianse in versi, e fu antiquario , e se gretario degli eroi e delle eroine anche in versi , e disse le mutazioni delle forme in nuovi corpi dalla origine del mondo fino a' suoi tempi ; e sempre in versi, perchè s'egli prendea a scriver prose, usci vano versi spontanei suo malgrado. Nel molto nu mero de' suoi poemi il più reputato per serietà e per certo condimento filosofico è quello che ha per titolo le Metamorfosi ; delle quali benchè sia stato ( 1 ) Ovidio De Ponto lib. II , el. IX ; lib . III el. III. Tristium II et III , e altrove. (2) V. P. Bayle art. Ovide, B , K. та , CINQUANTESIMOPRIMO 36 , ne , detto che sentono la decadenza della buona Lati nità e preparano il mal gusto che poi sopravven . e mostrano il fasto giovanile ( 1 ) , noi pensiamo di poter dire che sono certamente meno giovenili delle altre poesie di Ovidio , e ch'egli medesimo , il qualepotea giudicarne quanto i nostri critici díli cati, le tenne in gran conto , e poichè l' ebbe com piute , lo , disse , ho tratta a fine un'opera che nè l'ira di Giové , nè il fuoco , nè il ferro , nè la vo race vecchiaja potrà abolire. Quel giorno che sul corpo solamente ha diritto , metta a morte quando vorrà lo spazio di questa vita incerta. Con la parte migliore di me volerò sopra le stelle, e il nome no stro sarà indelebile. Dovunque la romana potenza nelle terre vinte si estende , sarò letto dalla bocca del popolo ; e se niente hanno di vero i presagi de' vati , viverò per fama nella eternità de' secoli ( 2 ) . Senza involgerci ora nellc:same delle virtù poeti che diquesto componimento, o epico o ciclico ch'ei voglia dirsi , o di una azione o di mille , o contra rio ad Omero e ad Aristotele, o favorevole ai poe tici libertinaggi, di che gli scrittori dell'arte sapran no disputare ; noi diremo piuttosto della meraviglia grande che questo poema eccitò con le narrazioni di tanti mutamenti di forme, i quali non si seppe mai bene che cosa significassero. Chi dicesse che questi sono deliri d'un poeta inferno, per febbre, direbbe forse lo scioglimento più facile della qui stione, ma non il più verisimile , nè il più cortese alla fama e all'ingegno di Ovidio . Onde vi ebbe chi disse , sotto quelle metamorfosi ascondersi la serie Jellemutazioni della nostra terra, e un certo siste ma di storia naturale ( 3 ) ; il che parendo poco ido 1 ( 1 ) V. A. Baillet I. c . ( 2 ) Metamorph . lib . XV . ( 3 ) Roberto Stoockio Act . Erud . 1707. G. A. Fabrizio Bibl . Lal . vol . II . 362 CAPITOLO neo a spiegare tutte quelle favole, fu soggiunto che le idee diPitagora, di Empedocle e di Eraclito e la mitologia e la opinione corrente a quel tempo sono le chiavi di quello enimma. Il perspicace War burton immagino chele metamorfosi sorgono dalla metempsicosi; e che siccome questa è la condotta della Provvidenza dopo la morte, così quelle lo sono per lo corso della vita: e in fatti Ovidio dapprima espone le metamorfosi come castighi della scelle raggine, e poi introduce nell' ultimo libro Pitagora ad insegnare ampiamente la metempsicosi ( 1 ) . Que sto è il più ragionevole aspetto che possa prestarsi a quel poema; e se per molte gravi difficoltà non è forse affatto vero , meriterebbe di essere per la bellezza del pensiere e per onore del nostro poe ta. Già altrove abbiamo parlato con qualche dili genza della famosa cosmogonia e teogonia di Ovi dio, e della diversità sua dagli altri sistemi de' poeti greci, e del Dio anteriore al Caos e agl'Iddii sub alterni, il quale è Uno e Anonimo nella descri zione Ovidiana ( 2) . Diciamo ora alcuna cosa del l'accennato luogo delle Metamorfosi ove Pitagora è introdotto adinsegnare il suo sistema della me tempsicosi , accompagnato coi pensieri di Eraclito " e di Empedocle; imperocchè ivi è scritto che gli uomini attoniti per la paura della morte temono Stige e le tenebre, e i nomi vani e gli argomenti de' poeti, e i falsi pericoli del mondo : che le anime non muojono , ma lasciando la prima sede vivono e alloggiano in nuove case : che tutto si muta , niente finisce : che lo spirito erra , e di cold viene qui, e di qui altrove, e occupa tutte le membra , e dalle fiere trascorre ne' corpi umani, e da questi in quel ! ( 1 ) Warburton Diss. IX. (2) Metamorp. lib.1. V.il cap. XVII e XVlII di questa Istoria . CINQUANTESIMOPRIMO 363 le , e non si estingue in tempo veruno : che niente è fermo in tutto il giro, e ogni cosa scorre a so miglianza di fiume, e ogni vagabonda immagine si forma ( 1 ). Chiunque vorrà legger tutta intera que sta prolissa narrazione, potrà conoscere che quive ramente parla Pitagora; ma poi tanto vi parla an cora Empedocle ed Eraclito, e tanto Ovidio me desimo , che finalmente non s'intende chi parli. A dunque il nostro poeta non puòdirsi professore di niuna di queste sette, e pare molto più giusto pen sare ch'egli o era Accademico, o niente. La serie di questi poeti e il genio di Augusto e del secolo appresentano un sistema quasi generale di filosofia accademica , e perciò non si può a meno di ripren dere la franchezza del Deslandes e di altri, che senza pensare più oltre affasciano insieme Augusto , Me cenate, Agrippa, Virgilio , Orazio, Ovidio , Tibul lo , Properzio , Livio, e tutti gli altri graudi uomini di quella età , e li dicono Epicurei ( 2). Si vorrebbe separare da questa general regola M. Manilio, il quale intitold ad Augusto un poema delle Cose Astronomiche, e si mostrò contrario agli Epi curei e favorevole agli Stoici ; e, Chi vorrà credere, disse, che il mondo e tante moli di opere sieno pro dotte da corpuscoli niinimi e da cieco concorso ? Una natura potente per tacito animo e un Iddio è infuso nel cielo , nella terra e nel mare , e go verna la gran mole, e il mondo vive per movimento d'una ragione, e lo Spirito Uno abita tutte le par ti, e inaffia l'orbita intera , la quale si volge" per Nume divino, ed è Iddio , e non siadunò per ma gisterio di fortuna (3) . Per queste e per altre parole ( . ) Metamorp. XV. (2) Deslandes Hist. crit. de la Philos. lib. VII, cap. 30. V. P. Gassendo l. C. (3) Manilio Astronom . I , II et IV . 1 364 CAPITOLO di Manilio fu immaginato ch'egli non era Accade mico , ma Stoico e Panteista e precursore dello Spi voza ( 1 ) .-Noi richiamiamo a memoria le cose dette qui degli altri poeti del tempo di Augusto , e più innanzi degli Stoici, e affermiamo che un verso o due che involti in dubbj e in equivoci possono sen tir forse un poco di Stoicismo, non fanno uno Stoi co perfetto , e quando pur lo facessero , uno Stoico non è un Panteista nè uno Spinoziano . Se le ingiurie de' secoli , che dispersero tanta parte della . Istoria di T. Livio Padovano , non avessero affatto distrutti i suoi dialoghi istorici insieme e fi losofici, e i suoi libri in cui scrivea espressamente della filosofia ( 2 ) , io credo che noi potremmo co noscere la filosofia della età di Augusto molto più chiaramente che per tutte le immagini poetiche delle quali finora abbiam detto , e inoltre potremmo ve dere a quale sistema si attenesse egli stesso . Ma non rimanendo altro di lui che parte della sua Istoria , i curiosi ingegni hanno voluto raccoglier da essa un qualche assaggio della sua filosofia ; e alcuni lo hanno dileggiato comeun superstizioso narrator di miracoli assurdi e un uom credulo e popolare . Ma per le clausole filosofiche apposte a molte narra zioni di prodigj ( 3 ) , e per la fede istorica onde ri putò necessario raccontare le pubbliche opinioni e i casi scritti negli annali e nelle memorie antiche , fu molto bene difeso . Giovanni Toland , vaneggian do di volerlo difendere assai meglio , lo gravo della maggior villania ; perocchè lo fece tanto poco su perstizioso , che lo trasformd in Ateo , e poi lo com ! L ( 1 ) A. Collin De la liberté de penser. Gio . Toland Orig. Ju daic . G. L. Mosemio ad Cudwort System. int. cap. 4 , $ 20. J. Brucker 1. c. S V. ( 2) SenecaEp.100. G.A.Fabrizio Bibl. Lat. vol. I. ( 3) Livio lib . XXI e XXVII. CINQUANTES OPRIMO 365 1 mendo come uomo di buon senno e di esquisito giudizio , e come un saggio filosofo e un ingegno elevato ( 1 ). Queste arditezze furono confutate am piamente ( 2 ) ; e noi lasciando pure da parte molte altre sentenze di Livio , lo confuteremo con una sola , ove di certi tempi romani disse : Non ancora era venuta la negligenza degl'Iddii, che ora tiene il nostro secolo , nè ognuno a forza d'interpreta zioni si formava comodi giuramenti e leggi, ma piut tosto ai giuramenti e alle leggi si accomodavano i costumi ( 3 ). Queste parole non sono del Catechi smo degli Atei.  ( 1 ) Adeisidaemon , sive T. Livius a superstitione vindicalus. ( 2) Giacomo Fajo Def. Rel . Mosaicae . Elia Benoit Mélanges hist. et critiques .G.F. Buddeo De l'Athéisme et de la superstition . ( 3 ) Livio lib . III , 20. 

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