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Thursday, March 10, 2022

GRICE E JULIA: L'IMPLICATURA DI FIORENTINO

 DISCORSO DEL PROF.VINCENZO JULIA. ( Recitato addi 8 Febbraio 1885 , nella sala dell' Accademia Cosentina ). Piansi,o Signori,nella mia pensosa solitudine,la morte immatura del caro Fiorentino, che mi fu amico e fratello !; vengo ora a glorificarne l'ingegno nel tempio della scienza, innanzi al simulacro del vecchio Telesio, al cospetto di dotti Accademici,di fervidigiovani,dieletti ingegni,di distinti Professori, che meglio di m e , nato e cresciuto nelle m o n tagne, potrebbero valutarne i forti studi e la vasta intelli genza. Parlerò con franchezza, senza adulazioni rettoriche, senza intemperanze di lodi; dinanzi ad uomini gravi ed a u steri le apoteosi e la rettorica sono un fuordopera. La pa rola mendace sarebbe un insulto alle ceneri di Fiorentino, uomo sovero ed aperto, che disdegnò il lenocinio e le bel lezze oratorie, seppe dire con schiettezza di calabrese la v e rità ad amici e nemici, e fu audace demolitore del vecchio m o n d o ; inesorabile agl'ipocriti ed ai ciarlatani. Nella rioca personalità del Fiorentino grandeggia il filosofo ed il pensa tore;lascio,per ora,ad altri di me più competenti, esami nare il letterato, lo scrittore, ed il cittadino; io vi parlerò soltanto dell'Autore del Giordano Bruno;del Saggio Storico sulla Filosofia Greca ; del Pomponazzi e del Telesio; quat tro titoli di gloria , che basteranno a rendere immortale il nome di Francesco Fiorentino. 1 Vedi il mio articolo sul Fiorentino pubblicato nell'Avanguardia n u meri 101-102, riprodotto dalla Gazzetta Calabrese e dal Calabro in Catan zaro; dal Corriere del Mattino e dall'Ateneo, in Napoli.  74 GIORNALE NAPOLETANO   FRANCESCO FIORENTINO 75 L'Italia , o Signori, fu scossa nei principi del secolo, dopo la grande Rivoluzione dell'ottantanove , dalla parola del nostro Galluppi, che il Gioberti chiamò il Nestore della sapienza italiana. Senza mistiche intemperanze , senza voli metafisici, ei richiamò, nuovo Socrate, la mente degli Ita- liani ad indagare il m e e la coscienza ; a scrutare profon - damente ilsubbietto umano;e,rigettando lequiddità scola- stiche ed il sensismo di Condillac e di Tracy, contribui à rinnovare presso di noi il metodo naturale , e fu salutare reazione all'esorbitanze speculative del secolo decimottavo , Conscio della esigenza storioa del secolo decimonono,il Gal luppi iniziò presso di noi lo studio della storia della filoso. fia ; indovino , pur combattendola fieramente , l'importanza speculativa della sintesi a priori, che in parte accetto ; e, benchè avesse trascurata la Rinascenza,Telesio,Bruno, Cam . panella, può dirsi , il vero educatore dello spirito filosofico in Italia. La Calabria, terra delle grandi iniziative e delle magnanime audacie, si elevò col Galluppi all'altezza del pensiero moderno, e fu, sarei per dire, la squilla settimon tana del Campanella, che risvegliò in Italia il pensiero lai caleedumano,ilpensieropuro eduniversale.IlFiorentino, nella sua prima gioventù , studiò il Galluppi, ne comprese l'indirizzo storico, o gli piacque la nuova e socratica spe culazione, che un modesto filosofo iniziava nella estrema Calabria, sulle rive di quei mari, che ripetono ancor l'eco delle armonie pitagoriche. Il Galluppi, con le sue serene e casalinghe meditazioni, non bastava ad appagare il libero ed irrequieto ingegno del Fiorentino , aquila delle montagne , che volea spezzare le pastoie del vecchio mondo e della speculazione galluppiana. In mezzo a queste ansie intellet. tive sopravvenne il Gioberti a scuotere le menti dei Meri. dionali con la magica parola ; ed il Fiorentino, assetato di ideale e di patria, come tutti i forti ingegni di Calabria, accettò anch'egli la mistica speculazione giobertiana , o fu idealista platonico ed ortodosso. E chi potea, pria del ses    santa, resistere al fascino del Gioberti? Chi rinnegare la p a tria, ch'egli glorificò nelle pagine immortali del Primato ? Il Guerrazzi chiamò il Gioberti scintilla piovuta dal Vesu vio sulla cima delle Alpi : veramente ci è in lui l'audacia, la fiamma profetica, la divinazione geniale del Mezzogiorno; ci è Vico e Campanella , S. Tommaso o G. Bruno ; ci è la fede dei credenti, lo spirito ribelle dei tempi nuovi, l'ome rica fantasia di Platone , l'austero sillogismo di Aristotile. Nei dolori dell'esilio,egli scrisse la Teorica del Sopranna turale, ch'è l'apoteosi della vecchia ortodossia ; riassunge nella Introduzione tutto il passato teologico e tradizionale, rinnovò il realismo del Medio -Evo , sposandolo al pensiero moderno; risuscitò nel Primato, con l'entusiasmo del pro feta, i titoli della nostra grandezza, e lanciandosi col volo dell'Aquila alpigiana nel grembo dell'Essere , credette di averne interrogate le profondità, ringiovanito il vecchio Dio della Scolastica , e sciolti tutti i problemi con la formola ideale e con l'Ente creatore. Gioberti non arrestossi a metà; e,ringagliardito da nuovi studî, ingegno audace e progres · sivo, com'era, accettò gran parte della speculazione moder na, e, spastoiandosi dal vecchio teologismo, dalle utopie del Primato , inaugurò la nuova Italia col Rinnovamento ; la nuova Scienza con la Protologia, e la nuova Chiesa con la Riforma Cattolica , e con la Filosofia della Rivelazione ; sebbene non interamente emancipato dalla vecchia ortodos sia. Ai tempi che il Gioberti pubblicò il Rinnovamento, ed il Massari le Opere postume del suo grande amico, le C a labrie erano chiuse dalla muraglia cinese,ed ilnuovo pen siero laicale del Gioberti non potè penetrare nei nostri b o schi. La gioventù era ancora innamorata del misticismo e della formola ideale; i vecchi eroi della Rinascenza non erano ancora conosciuti tra noi ; o B. Spaventa , esule a Torino, dove pubblicò dal 54 al 56 i suoi stupendi Saggi Critici su Bruno e Campanella, era quasi ignorato in Calabria. Il Fiorentino, non bisogna nasconderlo,avea subito an.  1 76 GIORNALE NAPOLETANO   FRANCESCO FIORENTINO 77 Scrisse allora a Napoli il Giordano Bruno , un Saggio giovanile, come schiettamente confessa l'Autore ; composto nel 1861 in tutta fretta nelle vacanze , e disteso in soli v e n totto giorni.Quel Saggio, benchè imperfetto, segna ilprimo momento della critica evoluzione del Nostro in filosofia, il passaggio , cioè , dal vecchio dommatismo giobertiano alla speculazione libera e laicale dei tempi moderni. Nello studio del passato il Fiorentino trovò la spiegazione dei posteriori sistemi;e,poichè non poteva valutare le teoriche del Bruno, senza risalire alle origini,guardò la Dialettica nelle scuole di Crotona , di Elea e di Alessandria , e ne rilevò con sa gace giudizio l'importanza speculativa nel gran dramma del greco pensiero.Si occupò,egli ilprimo,presso di noi,della stupenda Dialettica del Cardinale di Cusa, e ne indagò i le gami col sistema del Nolano , dove causa e principio sono una medesima cosa , e la esteriorità della causa e la inte 1 Leggeva i SS. Padri in una cella di monaci: ne trascrisse molto ; e ne pubblicò alcune opere nel 1858, a Messina, voltandole in italiano. 2 Stefano Cusani; G. B. Aiello; Giuseppe del Re; E. Salvetti; S. Gatti; i Fratelli Spaventa; P. E. Imbriani; De Meis; Tari; Savarese; Perez; M a n cini;De Sanctis;Marselli;Trinchera;Turchiarulo;Floriano Del Zio;F. Quer cia ed altri.  pen siero germanico, diffuso nel Mezzogiorno dal 40 al 60 dai più forti ingegni del Napolitano ?; indovinò la grandezza spe - culativa della Rinascenza , e si sentì attratto dall'eroica fi gura del Nolano. ch'egli l'influsso dei Santi Padri ',e,principalmente, come dicemmo, del filosofo Torinese, che da lui studiato profon damente in gioventù, non fu dimenticato nella età matura, in mezzo ai più splendidi trionfi del suo ingegno. Venne però il sessanta, con le sue titaniche audacie, e con le sue immortali demolizioni a svegliare il Fiorentino dalla sua fede dommatica e dal suo sonno ortodosso;e,benchè non ancora emancipato dal vecchio Gioberti,si volse a studiare il   78 GIORNALE NAPOLETANO  riorità del principio si ricongiungono nell'Uno ,ch'è insie me causa e principio. L 'Uno nel sistema del Nolano, è to talità assoluta; vale a dire che come principio della forma zione dello cose è minimo,come totalità perfetta ó massimo; come identità delprincipioedellafinepigliailnome diUno, ove tutto si assorbe, come in vasto ricettacolo; ove il pensiero e la realtà si confonde in una identità suprema. In ciò con . siste il Panteismo di G. Bruno , che il Fiorentino rigetta, soggiogato dal vecchio Gioberti , confutando l' eccletismo poco omogeneo , gli ondeggiamenti e le contraddizioni del Nolano , che fonde insieme la Causa dei Pitagorici, l'Uno degli Eleatici , ed il Principio degli Alessandrini. E pure , ad onta delle prevenzioni ortodosse e giobertiane , il F i o rentino non disconosce le novità laicali, di cui è ricco il sistema del Bruno; la maggioranza del pensiero, la menta lità, che splende come intelletto divino, mondano , partico lare,ed ilconcetto direlazione,ch'è tanta parte dellaPro tologia del Gioberti , e costituisce il verace assoluto ; l'asso luto , cioè , della moderna speculazione. Dallo oscillare del Bruno tra la Scolastica e la Rinascenza deriva che il finito ora è una vana parvenza, ora la massima realtà; ed il N o lano ondeggia tra Eraclito e Parmenide , tra il flusso c o n tinuo e la rigida immobilità. Il Fiorentino mette Giordano Bruno in relazione con Spinoza e Schelling , ne nota col solito acume le differenze e le somiglianze, o conclude che i tre filosofi si rassomigliano nella prospettiva generale del sistema, hanno il medesimo intendimento di unificare la scienza e d'immedesimarla col mondo ; cercano fuori del pensiero il centro della loro unità , e costituiscono quella serie di Panteisti, che si dicono obbiettivi; l'Uno, la Sostan za,l'Assoluto sono tre creazioni parallele.Il Fiorentino ana lizza del pari la Dialettica di Hegel e di Gioberti , m o n u menti immortali della moderna speculazione, e nota che in Hegel e Gioberti contrastano due tradizioni, due filosofie, e due nazioni; la filosofia della creazione e la filosofia della   identità, il cattolicismo ed il razionalismo, l’Italia, patria di S. Tommaso o di Dante,e la Germania, patria di Lutero e di Göthe. Fiorentino, senza sconoscere la importanza della filosofia tedesca, glorifica la vecchia formola giobertiana, il cattolicismo e la rivelazione; rigetta quasi il pensiero m o derno, desidera il rinnovamento della antica filosofia italia, na,e,collocandosuglialtariilGiobertidella Teoricaedella Introduzione, chiude il Saggio con queste parole: «Giova « netto ancora,sognava che il nome di V. Gioberti suone « rebbe terribile sui campi di battaglia, e venerando tra le « arcale della Università. Quel mio sogno giovanile si è av « verato in gran parte e la indipendenza e l'unità della « mia patria,propugnata da quel grande statista, è presso « a compiersi ; mi sarebbe ora assai dolce il vedere una « scuola ed un'accademia iniziarsi, diffondersi , giganteg « giare in quel nome si caro ad ogni italiano, con quella « formola,che assomma la scienza e la fede dei nostripa. « dri. Da esse soltanto noi potremo sperare giovani, c o m « pagni di quelli che combatterono a Curtatone, e cacciarono « gli Austriaci da Varese e da Como.» Giordano Bruno portò il Fiorentino ad uno studio più accurato della greca filosofia, di cui è anche specchio e ri produzione,inbuona parte,laRinascenza italiana,dellaquale il Nolano è l'eroe ed il martire. Professore straordinario di Storia di filosofia a Bologna nel 1862, il Fiorentino si diede a studiare alacremente e con tenacità di calabrese Aristotile e Platone.Si fatti studii, come racconta egli stesso,gli apri rono nuovi orizzonti, gli allargarono la vista intellettiva, o gli fecero scorgere ildifetto fondamentale della filosofia gio bertiana. Fiorentino si allontano dal vecchio Gioberti, non colcuore,sibeneconlamente,ch:ifortiamori deigiovani anni non possono dimenticarsi.Rude e franco calabrese,intel lettoaustero,ilFiorentinosiemancipò dalla scuola filosofica ortodossa,quando si convinse che il mito e la leggenda pre valevano sulla pura speculazione, sul pensiero libero o lai  FRANCESCO FIORENTINO 79   cale. La critica, che Aristotile fa di Platone,a cui Gioberti si rassomiglia,fece schivo il Nostro dal mescolare immagini ad idee, e lo inimicò con le metafore filosofiche la severa, m a ineluttabile critica di Aristotile; non i Tedeschi lo c o n vertirono alla nuova filosofia , degna dei tempi moderni, si bene il rigido, inesorabile Aristotile !...' Cosi il Fiorentino scese, calabro atleta, nella arena della greca filosofia, e gio vine ardente fu trasportato lungo le sponde dell' Ilisso , tra gli alberi fragranti, che ne ombreggiano il margine ; sotto il bel cielo di Omero , tra le dispute di Socrate, i simposî platonici , e le austere meditazioni dell'Accademia. Sapeva egli fondere ed accordare insieme l'idea greca all'idea ca labra, rappresentata nei tempi antichi da Pitagora, e tutte e due al nuovo pensiero laicale del Rinascimento , rappre sentato presso di noi da Telesio e Campanella. Ringiovani così il pensiero , irrigidito nelle ferree strette della Scola stica e del vecchio Gioberti ; e farfalla , ch'esce a poco a poco dal suo involucro ; montanaro calabrese, che si trasfi guraman mano sottoilsoffiodeinuovi tempi,sisentìumano ed universale nei Dialoghi di Platone e nella Metafisica di Aristotile.La Grecia fu infatti la terra dove sbocciò ilfiore dell'Arte , e germogliò il seme dell'umana ragione ; fu la patria del pensioro speculativo, della Dialettica, e della C a tegoria, a cui metton capo ipiù vasti sistemi dell'antica e dellamoderna filosofia.Fu lapatriadiPlatone,cheperge nialità e divinazione speculativa, per universalità di pensa menti , per movimento drammatico , per colorito artistico e finezza di dialogo, grandeggia su tutti i filosofi; egli fonde in sè l'eloquio facile e maraviglioso di O m e r o e l'attica b e l lezza di Sofocle. La vecchia Grecia s'idealizza e si trasfigura nel gran discepolo di Socrate;la speculazione diviene arte e d r a m m a , e d il p e n s i e r o , c h i u s o n e i c a n c e l l i d i T a l e t e e d i Eraclito, abbraccia ilmondo, si fa universale ed umano,a n  80 GIORNALE NAPOLETANO 1 Vedi Filosofia Contemporanea in Italia, p. 152, 153, Napoli, 1876.   FRANCESCO FIORENTINO 81 ticipa ilCristianesimo e preludia all'età moderna Egli fonde, come disse bene il Ferrai, in una grande unità isofisti e i politici, gli artefici e i guerrieri ; uomini , donne , vecchi, fanciulli, schiavi e liberi, e in questo mondo in azione ti si fa duca e maestro, innalzandoti, migliorandoti, affinando le tue facoltà, spesso spirandoti nell'anima un sacro entusiasmo per il buono , per il vero ; quell'entusiasmo , aggiungo io , che crea i grandi fatti della storia, e quei capolavori del l'arte, che si chiamano Convito ed il Fedro, ove si spec chiatuttoilsorriso dell'Ionio mare,l'apollinea bellezzadei Greci , il fascino di Diotima e di Aspasia ; la morbida poesia dell'Attica e l'arguta ironia di Socrate ; divina bellezza , m u . sica arcana , che rende unica la Grecia tra le nazioni più civili e più artistiche del mondo . N o n volendo abusare della vostra bontà , o Signori , io m i restringo per ora a Platone ; che ci porterebbe assai lungi il voler discorrere completamente del Saggio Storico sulla filosofia Greca ; discutere ed esaminare Aristotele e quanto altro riguarda le Categorie ed i problemi della filosofia m o derna , di cui si occupa il Nostro nel suo stupendo lavoro. Il Fiorentino scrutò con animo libero e spassionato la vec chia speculazione ellenica;laGrecia anteriore a Socrate,ove campeggiano le grandiose figure di Talete, di Senofane, di Eraclito, di Parmenide , di Anassagora ; o dove si elabora a poco a poco l'idea platonica e la categoria aristotelica . È un quadro ricco di pensiero, ed anche di poesia,che con vivi colori ci tratteggia ilFiorentino con quella sua ge nialità, con quella lucida esposizione, che tanta grazia a g giunge ai suoi lavori speculativi; incantevole lucidezza, che ritrae i limpidi Soli diffusi sui patrî vigneti e sulle marine di Cotrone ... Il Saggio Storico sulla filosofia Greca sarà s e m pre, secondo il nostro debole parere, l'opera più bella, più geniale del Fiorentino ; ci è il profumo e l'entusiasmo della gioventù, ci è la vita artistica, anche in mezzo alle severe meditazioni del pensatore ; quella vita, che solo può dare la Giorn.Napol,Vol.I.- Gennaio 1885 (Nuovissima Serie).  6   gioventù , nella sua più rigogliosa fioritura ed espansione. Ciò nonostante,spassionati estimatori dell'ingegno del nostro amico , riconosciamo in quel saggio lacune ed imperfezioni, che l'autore medesimo, uomo schietto e leale,vi riconobbe, ricco di nuovi studi sulla lingua, sulla filosofia, sulla lette ratura greca ; dotto nel tedesco e conoscitore profondo dei moderni lavori alemanni su Platone ed Aristotile. Intanto facciamo notare che il cardine fondamentale della critica del Fiorentino furono le idee platoniche e le categorie aristo teliche , che sono e saranno sempre le colonne e le pietre granitiche dell'umano pensiero. La critica platonica (come nota il Chiappelli nel dottissimo studio sulla interpetrazione panteistica della dottrina platonica) si è a giorni nostri ri fatta da capo ; e la quistione si aggira sui fondamenti di tuttoilplatonismo,valeadire,sulgenuino valoredelladot trina delle idee, che forma il centro del sistema platonico. Dalla interpetrazione di codesta dottrina dipende quella di tutto il resto del sistema ; è il presupposto , da cui , come tanti corollarii, scendono tutte le altre parti di questo m o numento immortale del genio greco,che scosso dalla potente critica di Aristotile , travisato dal Neo -platonismo , rivive anche oggi , dopo le vicende di tanti secoli. Varie e con traddittorie in ogni tempo furono le interpetrazioni delle idee platoniche;furono scambiate,ora con gl’ideali estetici,che vagheggia l'artista, ora ritenuti come generi logici e c o n cetti intellettivi,ed ora come gli eterni paradimmi del divino artefice,modelli esemplari delle cose, e quindi esistenti per sė;laquale interpetrazione,che sitrova diffusatraiNeo platonici,traiPadridella Chiesa,ed in tuttoilMedio-Evo, anche oggi è sostenuta da valorosi critici. È certo poi che le idee in Platone sono trascendenti , immobili e separate dalla materia,e che carattere principale del Platonismo è la irreconciliabilità tra l'idea e la materia, tra l'intelligibile ed ilsensibile:Le piùingegnose interpetrazionideicriticimo. derni,e massime del Teicmuller,che fa di Platone un Pan.  82 GIORNALE NAPOLETANO   FRANCESCO FIORENTINO 83 teista,non han potuto colmare l'abisso,che nel greco filosofo separa l'idea dal cosmo, l'elemento intelligibile dall'elemento materiale. Relegate, come sono, le idee in un mondo inac cessibile, non possono esercitare nessuna influenza, nè sul l'essere, nè sul divenire delle cose sensibili, nė spiegare il formarsi delle cose medesime.Anche la relazione delle ideo con Dio, osserva il Fiorentino ', rimane indefinita; le idee non hanno causalità, perciò la causa efficiente deve trovarsi accanto a loro , o concorrere con loro alla formazione dei mondo ... Platone non tenta neppure di conciliare Iddio con le idee ; perciò accanto alla speculazione tu trovi ancora il mito, non come semplice ornamento,ma come elemento in tegrale del sistema... Solo è certo che l'altissima idea è per Platone quella del Bene ; la quale ora s'immedesima con la ragione divina, ora è quella, a cui guardando il Demiurgo dà forma al mondo ; se non che non si può risolutamente affermare che il Bene s’immedesimi con Dio,ch'è un dato della tradizione piuttosto che della filosofia , ed in Piatone non essendo chiara quella immedesimazione , non riesce perfetto il collegamento tra le idee e la mente divina, ed il sistema delle idee riesce poco coerente , e sempre o n deggiante ed incerto.Il Fiorentino nel Saggio slorico rigettò la interpetrazionedelle idee platoniche come riminiscenze di una vita anteriore, come modelli e paradimmi del mondo, come pensieri divini ; e ritenne che Platone non è sempre lo stesso ne'suoi Dialoghi ; giovane filosofo da poeta,m a turo senti bisogno di spiegare la scienza,e ricorse alle idee ; negli ultimi anni adottò il linguaggio pitagorico a proposito delle idee , e le considerò come numeri. La dottrina delle idee platoniche , trattata davvero scientificamente , consiste pel Fiorentino nei Dialoghi il Teeteto , il Sofista, ed il P a r . menide. Il Sofista prepara il Parmenide, a cui dà il fonda mento ed ilprincipio;ed ilParmenide sostituisceallame. 1 Manuale di Storia della Filosofia, Parte I, p. 61-65, Napoli, 1879.  1   84 GIORNALE NAPOLETANO tessi ed ai simulacri la relazione, ch'è la vera natura e la vera condizione di tutte le idee ; è la loro vita e fecondità . IlFiorentino,austero intellettoelibero pensatore,preferiva alla lirica del Fedro e del Simposio , alla epica narrazione del Timeo ildramma ideale del Parmenide.Fiorentino scrutò profondamente i tre dialoghi platonici , o ne rilevò il vero significato. La scienza, egli disse , non è sola sensazione e sola opinione, come vogliono iJonici, ed ecco ilsignificato del Teeteto; la scienza non è la sola cognizione dell'Uno,come pretende Parmenide,e neanco dell'essenze immobili ed ir relative dei Megarici;ed ecco ilsignificato del Sofista.La scienza è l'una e l'altra opinione e cognizione, relazione di entrambe ; ed ecco il risultato ultimo del Parmenide ; tanto vero che, senza la relatività delle idee, il Parmenide rimarra sempre un enimma, il sistema di Platone un leggiadro tes suto di favole, di reminiscenze oltremondane ed assurde, e di sperticate idealità. Scrutando meglio il Sofista ed il Par . menide, Fiorentino asserisce che il principio da cni muove Platone nel Sofista , ossia l'Ente , e quello da cui m u o v e nelParmenide,ossial'Uno,sonolostesso principio;senon che l'ento è rigido, immobile, indeterminato, e l'Uno è d e t e r m i n a t o , e p r o d u c e i M o l t i . L ' u n o è il m e d e s i m o e d il d i . verso del Molli; come viceversa il Molti si può dire mede. simo ed altro dell'Uno; tanto che, a parere del Fiorentino, abbiamo nel Parmenido esplicito ildiverso e l'altro; sebbene rimanga in Platone nell'ombra la causa della estrinsecazione della idea, e l'apparire della materia. Platone non colse la vera natura dell'altro,che non può essere nè un'essenza,nė un'idea;sìbene una relazione;egliperciò oscillò dall'uno all'altro di questi due termini,per trovarvi la materia, ed, irresoluto, la fè credere una volta essenza,ed un'altra idea. Pare che in tutte queste sottili ed ingegnose interpetrazioni del Fiorentino entrasse un po ' il sistema e la critica moderna dell’Hegel , sempre caro al Nostro , come quegli che fu la sintesi più stupenda del pensiero laicale tedesco,da Lutero    FRANCESCO FIORENTINO 85 a Kant. Felice Tocco, di cui tanto si onorano le Calabrie, nelle sue dotte Ricerche Platoniche, esplicitamente osserva che il Fiorentino interpetra il Parmenide di Platone alla maniera di Hegel , e che , ad onta delle argute considera zioni sulle stonature della Dialettica platonica, nou tenne iu conto il fare negativo di tutto il dialogo. Il trapasso, dalla teorica della metessi e degl’influssi a quello della dialettica assoluta,èun saltocosìsmisurato,chedifficilmentepotrebbe farsida un uomo,per vastissimo ingegno ch'egli abbia,sopra tutto nel tempo,in cui la speculazione è ancora sul nascere, ed i sistemi filosofici sono appena abbozzati.E ingiusto per ciò, conchiude ilTocco,ilraccostamento della dialettica pla tonica all’egheliana, e non bisogna interpetrare con Hegel Platone,etrasportare ilmondo antico nel mondo moderno!! Alla origine e natura delle idee è intimamente legata la Dialettica platonica ; essa non è altro , se non che la legge dell'intreccio ideale, il modo come si forma il Logo , o la Ragione universale ed assoluta. Il ritmo della Dialettica vera di Platone, secondo la interpetrazione del Fiorentino,è nel Parmenide ; il contenuto del quale si risolve in una trilo gia,di cui la prima parte presenta la idea solitaria dell'Uno, e l'annulla;la2.lamedesima idea appaiata con quella del l'essere, e con essa in contraddizione ; la 3. risolve la con traddizione nel momento, ch'è il diventare; momento e di venire,che sono mutuati dalla dialettica Hegeliana,e rendono infide e soverchiamente moderne le interpetrazioni del Fio rentino. Egli era convinto, quando scrivea il Saggio Storico, che la dialettica Hegeliana è modellata sulla platonica, e che le prime tre categorie del filosofo alemanno, l'essere,ilnon essere,ed ildivenire ricordano l'uno, l'ente, ed ilmomento del Parmenide. La Dialettica platonica , monumento gran dioso dell'umano pensiero, ispirò in ogni tempo gli Artisti ed i Filosofi; ed ilFiorentino conchiude che Goethe v'im  1 Op. Cit.pag. 132-133,Catanzaro, 1876.   Lo studio della filosofia greca fece rientrare il Fiorentino nel mondo moderno,ch'egli avea sfiorato col lavoro giova- nile del G. Bruno ; il greco pensiero, che più degli altri è pensiero umano ed universale, ricondusse il nostro alla R i nascenza,la quale, se inizia l'epoca moderna con le ribel lioni speculative del Bruno, del Telesio e del Pomponazzi , usufrutta con Telesio e con Bruno la parte viva ed immor . tale della greca filosofia,ilconcetto della natura,autonoma od assoluta, e l'idea dell'Infinito generante.Il Fiorentino,in gegno fecondo e progressivo,accettò i pronunziati, gli ardi menti , o ,le ribellioni della Rinascenza ; nelle fresche c o r renti della natura ei sentì ringiovanirsi, ed il suo 'pensiero divenne più ampio ed umano . L'epoca della Rinascenza è, o Signori , un'epoca gloriosa , battagliera , o titanica ; la Scolastica è assottigliata ; la cavalleria ed il feudalismo se ne vanno;la Teocrazia perde ilsuo prestigio,e la sua uni versalità ; la poesia si emancipa dai terrori mistici ; alle fo. sche pitture del trecento succedono i freschi colori del T i ziano e del Correggio ; nasce lo Stato laicale, e Machiavelli crea la storia moderna. I filosofi rappresentarono in questo gran dramma una parte gloriosa,e specialmente ilmantovano Pomponazzi,che per audacia speculativa,per energia di ca rattere è uno degli eroi più spiccati del Rinascimento ita liano. Il Fiorentino, che come fiero calabrese e libero pen satore,era naturalmente attratto verso i grandi precursori ed apostoli, si mise a studiarlo con coscienza di filosofo e p a zienza di critico; sgobbò sui polverosi volumi in folio, si chiuse come un vecchio anacoreta nella sua cella di Bologna; ed affrontó con leonino coraggio l'intolleranza e lo scherno degl'insipienti , le beffe dei gaudenti, che senza forti stu lii,  86 GIORNALE NAPOLETANO parò la movenza del Dialogo ; Hegel il severo ragionamento ; il Vico vi attinse lo schema della Scienza Nuova ; Rosmini il principio del Nuovo Saggio ; ed a quell'opera immortale bisognerà ricorrere ogni volta,che si vorranno scandagliare davvero le origini dell'umano pensiero.   FRANCESCO FIORENTINO senza accurato lavoro vogliono , con la veduta corta di una spanna,giudicare gli uomini serî ed austeri,gli uomini che sacrificano tutto sull'ara del pensiero e della scienza ; i n domiti o tetragoni nei loro propositi ; Capanei,che muoiono e non si arrendono... Il Pomponazzi insorse fieramente contro la Scolastica, e contro la greca filosofia; e nello spiegare la natura dell'a nima, ed il processo del conoscere non ha esitato punto,nè riprodotte, come altri fecero, le incertezze aristoteliche. Sgombrate tali perplessità, il filosofo mantovano si liberò dall' intelletto separato di Averroè , dell'intelletto agente dello Afrodisio , senza però emanciparsi del tutto dagl’in flussi e dalle intelligenze superiori; ondeggiante ancora , c o m e tutti gli uomini della Rinascenza , tra la Scolastica ed il mondo moderno ;tra S. Tommaso e Giordano Bruno. Stre mò , è vero, il Pomponazzi la trascendenza in filosofia; con siderò l'intelletto umano come sviluppato dalla potenza della materia ; ma non volle attribuire all'intelletto dell'uomo la concezione dell'universale ; e disconobbe la vera m e diazione,che l'uomo fa tra lecose eterne e caduche.Egli scruta insistente i più ardui problemi metafisici, religiosi e m o r a l i , la P r o v v i d e n z a , il F a t o , la L i b e r t à , la P r e d e s t i n a z i o n e e la Grazia ; e porta in tutte queste discussioni la novità e l'audacia,proprie dei filosofi del Rinascimento ;piega più dalla parte della determinazione fatale degli Stoici che da quella della vuota determinabilità dell’Afrodisio; che l'arbitrio non può essere primo movente;e l'aver compreso il difettodella dottrina della libertà , come è in Alessandro ed in Aristo tile; l'aver intravveduto nel fato stoico maggior ragione volezza costituisce uno dei massimi pregi della critica del Pom ponazzi . Disconobbe inoltre il valore assoluto delle R e ligioni; ne spiegò con ragioni naturali l'origine, il fiorire, la decadenza ; le riconobbe portato dello spirito, eterno ed irrequieto viaggiatore, che tutto rinnova e distrugge. Con questa divinazione il Pomponazzi fu anche precursore dei  1 87 4 1 1 4   88 GIORNALE NAPOLETANO nuovi tempi, e della scuola moderna ;se non che mancogli la perfetta coerenza nelle dottrine,e non si sollevò al con cetto profondo dello spirito, come lo intendono i moderni. L'ingegno del Pomponazzi , benchè novatore e ribelle, non si era completamente spastoiato dal vecchio mondo scola stico ed aristotelico ;ei non poteva ai suoi tempi cancellare del tutto il Dio di S. Agostino e di S. Anselmo; non po teva scartare intieramente la Provvidenza oltremondana , von poteva combattere a viso aperto le tradizioni della fede o r todossa. Ei però aveva intravveduto che al Dio estramon dano , collocato fuori la coscienza , dovea fra poco succedere il Dio intimo e vivente; che la vecchia forma religiosa do vea ringiovanirsi e al Motore immobile di Aristotile dovea succedere l'Infinito di G. Bruno. È questo il merito pre cipuo del Pomponazzi , che a buon dritto deve chiamarsi il precursore della Riforma e del mondo laicale moderno ; e l'averlo saputo rilevare con sagacia di critico coscienza di storico è gloria del Fiorentino. Ciò segna un altro m o mento importante nella evoluzione critica e speculativa del Nostro ; la quale avrà il suo compimento ed il suo massi - mo splendore nel Telesio,e negli studii sulla idea della N a tura nel Risorgimento italiano. Il Telesio infatti costituisce l'ultimo e più splendido momento speculativo e storico del Fiorentino, il quale rap presenta perciò in Calabria il più alto grado , la più alta manifestazione dellacriticastorica,edilcompletosvegliarsi presso di noi della coscienza laicale ed u m a n a ; rappresenta la continuazione della Rinascenza,ingrandita, però,trasfor mata e divenuta pensiero europeo ed universale coi Saggi critici di B. Spaventa. Fu primo lo Spaventa in Italia a dare la debita importanza a Bruno ed a Campanella , ed a tutta la filosofia del Rinascimento , rivendicando gli eroi del nostro pensiero, ed i martiri obbliati della ragione. « L ’ I talia, disse B. Spaventa , apre le porte della civiltà m o « derna con una falange di eroi del pensiero. Pomponazzi ,    FRANCESCO FIORENTINO 89 « Telesio,Bruno,Vanini, Campanella,Cesalpino paiono figli « di più nazioni. Essi preludiano più o meno a tutti gl'in « dirizzi posteriori , che costituiscono il periodo della filo « sofia da Cartesio a Kant ... Vico è il vero precursore di « tutta l'Alemagna... » (Prolusione alle Lez.di fil. nap.62).  Le austere parole e i forti ragionamenti del filosofo abruzzese eccitarono il potente ingegno di Fiorentino,e co.. ine il nostro schiettamente confessa , lo fecero orientare in quell' arruffio, ch'è la speculazione della Rinascenza , e lo innamorarono di quel periodo filosofico, che prima si con tentava di ammirare, senza averne perfetta e matura cono scenza,piuttosto,perseguire ifacili lodatori che per veder ne realmente l'importanza coi proprii occhi. Educato dalla critica nuova e poderosa dello Spaventa , Fiorentino percorso da padrone e da maestro il campo glorioso della Rinascenza italiana, e v'impresse orme da gigante.Gli uomini nuovi od audaci;imartiri dell'idea piacquero tanto a Fiorentino,ed eis'immedesimò loro,aspirandone l'immortale profumo,ed il soffio della giovinezza. La Calabria, che, senza conoscersi , spesso si vilipende e si schernisce,non era per lui barbara c selvaggia, covo di briganti, e nido di cannibali; era in vece terra di filosofi, di critici, di poeti ; culla di martiri e di eroi, terra artistica ed originale,a cui,ultimo tra gl’in gegni calabresi,consacrai tutto me stesso,e per la quale non cesserò di combattere, finché avrò forze, finchè in Italia vi saranno uomini senza coscienza storica e senza carità di patria. La Calabria (e perdonate questo amore indomabile alla mia patria nativa , alle mie care montagne ) seppe a n ch'essa indovinare e comprendere i tempi nuovi , uscire dal fondo de'suoi burroni,e mettersi a paro coi più grandi eroi della Rinascenzaitaliana.La Calabriaseppe anch'essa com battere con la sua selvaggia vigoria lo impero , la scuola , edilpotereteocratico.Ilcalabropensiero,che ancorasiac cusadiangustiaemunicipalità,è,com’iodimostrai,un pensie ro,non solo nuovo ed originale,ma eziandio italiano,europeo   90 GIORNALE NATOLETANO  ed umano . Universale in filosofia, inizid con Telesio lo stu dio dellanatura,sconosciutaaipadrinostri,velatapertanto tempo dalle ombre del Medio-Evo;nel tetro carcere della Vicaria creò col Serra la scienza economica ; con Galeazzo usci dal cerchio della poesia provinciale , e fuse nel calabro Sonetto la vigoria di Dante e la musica del Petrarca ; pre corse col Campanella a Descartes ; e con Gravina anticipo Vico e Montesquieu, o creò la nuova critica italiana. Fiorentino , che , com'egli stesso canto , avea Saldo il voler ne le virili imprese, E indomita la tempra calabrese, innamorato della vecchia Calabria, fa rivivere con magiche tinte le belle ed eroiche figure dei padri nostri, il P a r r a sio, A. Telesio, il Martirano, il Quattromani, il Tarsia, T. Cornelio,M. A. Severino,loSchettiniecc.;filologi,poeti e critici precursori , che usciti dal fondo dei nostri boschi illustrarono le prime Università, e diedero un potente i m pulso al Rinascimento italiano, col fondare e promuovere quella stupenda Accademia Cosentina, segno in tutti i tempi di odio inestinguibile e di amore indomato,la quale è tanta parte del dramma grandioso della Rinascenza;diede all'Ita lia grandi latinisti da emulare il Poliziano , il Sannazaro , il Fracastoro , e sorpassarne altri con Coriolano Martirano; porta scolpito il fatidico motto : Donec totum impleat orbem ; decrescit numquam ,nec fulmine laeditur;e servi di modello a tutta Europa col Telesio per la scoverta del vero metodo naturale. Sotto questo doppio aspetto la vide l'occhio sagace del Fiorentino, e stupendamente la illustrò , sollevandola a quel posto, che merita, e meriterà sempre, finchè le tradi zioni del pensiero laicale ed umano rimarranno vive in C a labria,e ne trasformeranno lavita,l'arte,elaspeculazione; finchè vi saranno uomini insigni come il Presidente Sca glione,ed ilSegretario Greco,che ne accresceranno le glorie e l'importanza , continuando l'esempio dei loro illustri a n tenati, che noi, gaudenti e borghesi , abbiamo dimenticati, sconosciuti , e fino scherniti.... Il Fiorentino , che il dotto   FRANCESCO FIORENTINO 91 Canonico Scaglione avea precorso con lo studio sul Telesio, pubblicato negli atti dell'Accademia fin dal 1843, studiando a fondo, al lume della nuova Critica, le opere del filosofo cosentino, proclama che il Telesio inaugura i tempi moderni , r i t i e n e l a N a t u r a , c o m e il p r i n c i p i o u n i v e r s a l e d e l l e c o s e , il ricettacoloditutteleforme,e,come schietto naturalista,ri. getta Aristotile e la Scolastica, la Teosofia, e la Magia . Il Telesio, evitando la contraddizione aristotelica , che rompe l'unità della natura,parte da una materia primitiva ed uni ca,e da una contrarietà universalissima, ilcaldo ed ilfred do , nature agenti , dalla cui azione sulla materia nasce la generazione e la corruzione. Telesio , pur ritenendo la necessità di un'opposizione universale e di un'unica materia, il che era anche ammesso d'Aristotile , ne ha profondamente modificato il valore. La forma aristotelica, ch'era sempre assoluta ed estranaturale, non gli parve principio naturale , e la sbandì , e la rigettò dalla sua filosofia, con la rude franchezza del calabrese . In una parola , la natura non ha mestieri per essere spiegata di principi, che non siano naturali; e così fu vinto e sor passato il Medio -Evo, e la Filosofia delle Scuole. Il soffio giovine e fresco delle nostre montagne spazzò lo nebbie sco. lastiche , e Telesio , meditando gli arcani della natura nel suo ameno podere, sito sulle rive pittoresche del fiume Co. r a c i , f u v e r a m e n t e il p r e c u r s o r e d i B r u n o e d i G a l i l e i , l ' u o . mo nuovo ed audace, che scrolla il vecchio mondo medie vale, ed inaugura l'epoca moderna. Telesio, rigettando l'entelechia aristotelica, vi sostitui una sostanza sottile , mobile , lucida, che per lui costituiva il principio della vita;semplificò inoltre ilsistema del natu ralismo,tolse ildissidioimmenso,che funel Medio-Evo tra la natura esterna e l'organismo vitale , e fuse insieme nel suo novello sistema la Fisica e la Biologia . Fiero ed i n e sorabilo calabrsse, rovescio tutto, non diè quartiere ad Ari stotile ed alla Scolastica , o combattė senza ipocrisia , ed a    fronte scoverta; diede una nuova teorica dell'anima, sorpas. sando il Fedone platonico, e l'intelletto universale di Ari stotile; fondò sul senso la conoscenza, ed ammise il mondo etico come un effetto e risultato naturale. Nel vasto dramma telesiano, che il Fiorentino stupen damente tratteggia, brilla di nuova luce il martire di Nola , il q u a l e , e b b r o d e l n u o v o D i o , d e l l ' I n f i n i t o g e n e r a n t e , e d e l l a Natura,allarga efeconda iconcetti delfilosofocosentino,éd accetta pienamente il naturalismo . Il vero assoluto rimane però in lui un punto oscuro,dove i contrarii si affondano e spariscono; il Nolano, più che cogliere con l'atto intellet tivo l'assoluto, vuole trasformarsi in lui, e divenire Iddio. E leroico furore, che lo trasporta in grembo dell'Infinito, non il sillogismo speculativo , e la serena meditazione ; • l'ebbrezza dell'amante, che lo trasfigura in grembo alla di vina Anfitrite.Bruno,uomo del Mezzogiorno, nato presso il Vesuvio,ha scosso in ogni tempo la mente dei pensatori, ed il cuore dei poeti... Eroe leggendario del pensiere, ca valiere errante della scienza , mistico 'o ribelle , inesorabile flagellatore dei cucullati pedanti , egli che avea vestita la bianca tunica di S. Domenico, ilBruno percorse,si può dire, da un capo all'altro l'Europa disputando, combattendo,af. frontando ilvecchio Aristotile,laciarlataneria delleScuole, e l'infallibilità dei dottori. Vilipeso e adorato, schernito glorificato , ora debole innanzi a'suoi carnefici, ed ora su - blime ; tradito a Venezia dal Mocenigo , suo discepolo ed ospite, è consegnato al Sant'Uffizio, dissacrato e condan . nato a morte. Quando in Roma gli fu letta la sentenza , G. Bruno,con calma eroica e tremenda ironia, ha ilcorag. gio di profferire innanzi ai giudici queste memorande parole: « Maggior timore provate voi nel pronunciar la sentenza contro di me,che non io nel riceverla .»Il 17 Febbraio 1600, l'eroe della verità, e del pensiero laico fu legato come un volgare malfattore ad un'antenna,e,bruciato vivo in Campo di Fiore, imperterrito il Bruno non mandò nè un sospiro,  92 GIORNALE NAPOLETANO .   FRANCESCO FIORENTINO 93 nè un lamento; le fiamme furono la sua apoteosi;e benchè le sue ceneri fossero state disperse al vento, corsero l'Eu ropa come polline fecondatore , e vi propagarono i semi del libero pensiero, e della filosofia moderna.... F. Fioren tino, pensatore e poeta,che dopo più maturi studî avea ac cettata in tutta la sua pienezza la Rinascenza , ritorna su G. Bruno , e lo vede nel Telesio sotto un nuovo punto di vista; e se prima,nel suo lavoro giovanile, lo avea rigettato, come panteista ed antimistico, ora lo guarda , e lo ammira come ilveroeroe delpensiero,l'araldoeilmartire della nuova e liberafilosofia;degno, come disse B. Spaventa,di avere un posto accanto a Prometeo ed a Socrate. Quel che Fiorentino scrisse di B. Spaventa , permettete , o Signori, che io lo riferisca al nostro fiero concittadino : « Il grande « ideale del filosofo per Fiorentino era il Bruno ; pari forse « avrebbero avuto il fato, se fossero vissuti nella stessa età. « Fiorentino avrebbe guardato il rogo con lo stesso corag . « gio; Giordano avrebb » disprezzato con la stessa serenità, « non il rogo, ma qualcosa di peggio,quella rete sottilissi. « ma di cabale, onde la turba ignara circonda gli animi al « teri;che tentano slacciarsi da maltesi agguati:non ilrogo, «ma lacalunnia divota:dopo ilTorquemada ilTartufo: < siamo ben progrediti noi. » Il vecchio Dio della Scolastica si assottiglia in G. Bru . no; in lui si fondono Dio e l'Universo; la creazione è svi luppo di Dio stesso, processo necessario , che rende cono scibile e reale l'attività di Dio : in una parola, il Dio del Nolano non vive se non per la natura,e nella natura:fuori e senza di lei sarebbe un'astrazione ed un fossile. La n e cessità della creazione, che il Bruno insegna a viso aperto, lo mette di accordo col futuro naturalismo spinoziano , e lo fa precursore della moderna filosofia alemanna. La filosofia del Rinascimento , incarnata in Telesio ed in Bruno , per avere considerato l'assoluto , come natura , ha preparato il grande avvenimento dello Spirito, la cui speculaziane inco  1 2 1   mincia con la coscienza cartesiana. L'infinita natura , ini ziata da un Sofo di Calabria,è la gran parola della R i n a scenza e dei tempi moderni !... Telegio e Bruno preparano inoltre la vasta speculazione di Tommaso Campanella,indo mito Frate, che sopporta,con la fiera costanza del Calabrese 26 anni di carcere,ed un giorno intero di torture. Permet tete,o Signori,ch'io m’inchini al martirio di Campanella, ed al rogo di G. Bruno ; martirio e rogo , che sono la gloria del Mezzogiorno,e del libero pensiero;la condanna più elo. quente dei feroci persecutori dell'umana ragione !... C a m p a nella, che sublimò alla dignità di principio speculativo la divinità latente del Bruno , è il vero tipo dell'uomo cala bro, ricco d'ingegno e di cuore, intemperante, battagliero, audace , iniziatore. È uomo originale e contraddittorio ; fa l'apoteosi della Teocrazia e della Spagna,della Scolastica , del Medio-Evo,e poi scrive laCittà delSole, e vagheggia la democrazia ed il socialismo, la sovranità del libero pen siero, e lo Stato laico moderno . Ei fonde in sè due età di verso , la età della fede , e l'età della ragione ; Platone ed Aristotile , Telesio ed il Cusano ; l'austero sillogismo del pensatore,e le vaporosità dell’Astrologo;le apocalittiche vi. sioni dell’Abate Gioacchino , o la fredda sottigliezza del M a chiavelli ; l'ossequio alle somme chiavi , e l'audace ribel l i o n e d i L u t e r o .... C a m p a n e l l a , s t u p e n d a m e n t e t r a t t e g g i a t o da Fiorentino , ritorna , come metafisico , a Platone , ed al Medio-Evo;come sensista e psicologo, anticipa,nella teorica del senso e della cognizione, Cartesio, ed il mondo moder no . Ei proclama la identità del pensiero e dell'essere ; se non che sì fatta unità non acquista la forza di vero prin cipio,e Campanella,ad onta delle sue stupende divinazioni, ondeggia ancora tra lo schietto naturalismo ed il sistema delle cause finali. Alla filosofia naturale , che tolse in p r e stito ed usufruttuò dal nostro Telesio,Campanella aggiunse una metafisica, che ne rimase staccata; mettendo ogni sforzo per levarsi alle categorie supreme della natura e dell'essere,  94 GIORNALE NAPOLETANO : >   FRANCESCO FIORENTINO 95 non seppe applicarle alla natura, e con tutta l'energia p o derosa di assurgere all'Unità, restò nella opposizione , ch'è il carattere principale del naturalismo. Il solo naturalismo, chiarendosi col Campanella impotente a spiegare la genesi della Natura,non potė, esso solo, sciogliere il gran proble. ma del mondo moderno,e conciliare l'universale col parti- colar :; ricomprendere il senso in una forma di pensiero più larga, dove l'opposizione riapparisse trasformata ed unificata in una sintesi suprema e dialettica. Tale fu il progresso a p portato nel naturalismo,o nella filosofia moderna da Galileo e Descartes; tali sono le glorie del nuovo pensiero, antimi stico e laicale , iniziato da due filosofi , nati tra i selvaggi burroni delle nostre Calabrie... Fiorentino,dopo aver richia mato alla memoria degli Italiani Tommaso Cornelio , e M. A. Severino , glorie dell'Università Napoletana , e filosofi telesiani; dopo aver valutato la importanza del Galilei e del Bacone , si arresta col Descartes alla soglia della filosofia moderna, lieto che la speculazione filosofica si stacchi dalle scienze naturali,preliminare,per altro,necessario nella evo luzione del pensiero moderno,e siposi nel Cogito cartesia no.La natura si emancipa, il pensiero si scioglie, e diviene più libero e più snello; lo Spirito , che tutto ringiovanisce e trasforma , fondo ed armonizza Telesio e Bruno , C a m p a nella e Galileo , Bacone e Descartes , e la silvosa Calabria entra co'suoi filosofi, e coi suoi profeti, co’suoi martiri, e co'suoi precursori nel dramma glorioso del mondo moder no... Vi rientra sotto l'impulso del Fiorentino , che, nato presso Stilo, tocca di nuovo la squilla dimenticata del C a m panella , annunzia ai giovani calabresi l'aurora di nuovi giorni, la completa emancipazione dalla Scolastica e dal Me . dio-Evo;larisurrezione delpensierodellaMagna-Grecia, fuso, ingrandito,trasformato nel pensiero moderno...La Ca labria e l'Accademia Cosentina non potranno dimenticarlo ; non potranno disconoscere l'austero filosofo, che ne illustrò stupendamente le glorie, e con magico pennello ne ritrasse    96 GIORNALE NAPULETANO gli apostoli , e gli eroi , rivendicando i padri nostri al c o spetto di un secolo banchiere eborghese ... La morte lo colse ancor giovine sulla soglia del tempio del Rinascimento; glo. ria al virile sacerdote della scienza,che muore,adempiendo il suo dovere , mentre si folleggia , deridendo gli eroi del pensiero,imodesti operai del mondo moderno,e sigittalo scherno sulle ossa dei grandi precursori della nuova Filoso fia e della nuova Critica.... Io ho fede che la gioventù ca labrese,così ricca d'ingegno e di cuore, cosi amante delle patrie glorie,avrà un culto per gli uomini,che muoiono sulla breccia , martiri della scienza e della patria ; per le anime generose,che non curano le amarezze della vita, l'esilio,la povertà, la carcere,ed accettano, fino le torture di Campa nella,finoilrogodiG.Bruno.....Ho fedechelaCalabria si rinnovi nel lavacro della Rinascenza e negli studii virili delpassato,elagentileedottaCosenza,riccaperme di care e dolorose memorie,prodiga di tanto sangue alla patria, di tanto contributo d'ingegno alla storia del pensiero ita- liano, s'ispiri nell'austera figura del più grande dei suoi figli, il cui busto parla tra il verde degli alberi la gran p a rola del Risorgimento alla nostra gioventù... Ho fede che l'austera parola del filosofo di Sambiase non suoni più nel deserto, e la sua tomba, su cui piansero amici e nemici,sia un'ara dove le novelle generazioni attingano iforti propo siti, e, quel che più ci preme,la serietà della vita, l'abne gazione,ilsacrifizio,ed illibero pensiero....Così,o gio vani, non sarò costretto a ripetere gli amari versi dell’au - stero poeta di Recanati : Oggi è nefando stile Di schiatta ignava e finta Virtù viva sprezzar lodare estinta!....

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