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Tuesday, March 1, 2022

GRICE E MASCI -- IMPLICATURA SOLIDALE

 Differenza tra la Filosofiu'e'TI 11 Ut!!(!'!!#; particolari, oggetto  della Filosofia, la Gnoseologia e la Filosofia prima come parti fon¬  damentali della Filosofia generale, p. I — § II. Distinzione dei si¬  stemi filosofici, loro significato e importanza, p. 4 - § HI. Distin¬  zione delle altre parti della Filosofia generale ed applicata, partizione  e limiti della Filosofia elementare, p. i».    LOGICA    PBELIMI NARI    CAPO I.    CoNCKTTO DELLA LOGICA E SUE l'Alt TI    § I. La Logica come scienza formale e dimostrativa, sua definizio¬  ne, p. 15 — §11. Importanza della Logii*, suo rapporto con le altre  parti della Filosofia e con la scienza, p.24 — § III. Pensiero e co¬  noscenza; divisione generale della Logica, p. 2S — § IV. Nozioni pre¬  liminari sulle formo elementari, concetto, giudizio, sillogismo; for¬  me metodiche, p. 31.    CAPO II.    I PRINCIPI! LOOICI.    § I. Determinazione dei principii, p. 40 — § II. Il principio d'iden¬  tità, p. 41 — § III. Il principio di contraddizione, valore di questo  principio, p. 42 — § IV. Il principio di terzo escluso, p. 47 — § V. Il  principio della ragion sufficiente, p. 49 — § VI. Valore dei principii  logici, p. 52.               APPENDICE.    Illustrazioni filologiche.     i Logica, dialettica, annliticn, elementi, c oncetto , nota, rappresen-  zione, teoria. Teorema, •'problema/Speculativo. Astratto e concreto,    U soggetto ed oggetto, contenuto ed estensione, analisi e sintesi), p. fili.    PARTE PRIMA.    Teoria delle forme elementari.    SEZIONE PRIMA.    Il concetto.    CAPO I.    Formazioni: k natura dei. concetto.    § I. Il concetto e 1 astrazione, p. 71 — § II. L'iinagine concettuale,.  P- 13 — •} ITI. Il concetto e la parola, p. 78 § IV. Caratteri del   concetto, p. 81 — § V. Il concetto e l'essenza, p. 84 — § VI. Il con¬  cetto e il giudizio, p. 87.    CAPO H.   II. CONCETTO CONSIDERATO IN SR STESSO.    S I. Lo note , loro significato rispetto all'unità del concetto, e loro  ordine in esso, p. 00 — § IT. Concetti nstrutti e concreti; qualità,  generi, specie, forme diverse dell'astrazione, p. 04 — § III. Nota e  parte, concetti di relnzioue, p. 06 — l; IV. Contenuto ed estensione  dei concetti, rapporto tra il contenuto e 1' estensione, p. 08 §.V.   Contenuto ed estensione nei concetti di relaziono, p. 101 - § VI. Della  chiarezza del concetto, p. 103.    CAPO III.    Il concetto considerato in rapporto ad altri concetti.   § I. Rapporto d identità e diversità, concetti equipollenti e con¬  cetti reciproci, significato delle parole sinonimo ed omonimo , p. Idi     — 523 —    --§ II. Rapporto d'opposizione, concetti limitativi e privativi, con¬  cetti in opposizione contraria reciproca, p. 108 —$ III. Rapporto «li  subordinazione e coordinazione, contiguità ed interferenza dei con¬  cetti, i sistemi dei concetti, p. 113 — § IY. Subordinazione e coor¬  dinazione dei concetti di relazione, condizione e condiziauato, prin¬  cipio e conseguenza, p. 120.    CAPO IV.   Le categorie.   § I. Categorie grammaticali, logiche e gnoseologiche, classifica¬  zione aristotelica delle categorie, differenza tra le categorie logiche  e le grammaticali, p. 122 — § II. Le categorie gnoseologiche, la clas¬  sificazione kantiana, p. 120 — § III. Le categorie di .sostanza e di  causa; il numero come epicategoria, p. 120.   APPENDICE.   Grammatica e Logica.   § I. Elementi materiali ed elementi formali del linguaggio, p. 133.  — § II. Influenza del pensiero sul carattere formale della lingua,  p, 105—§IU. Influenza delle forme grammaticali sullo sviluppo del  pensiero, p. 138.    SEZIONE SECONDA.   Il Giudizio.   CAPO I.   Del giudizio in generale.   § I. Definizione logica del giudizio, le definizioni realistiche e le  logiche, teoria del Brentano, p. 140 — § II. Elementi dol giudizio,  p. 147.    CAPO II.   Della classificazione dei giudizu.   $ I. La classificazione tradizionale dei giudizii e il suo fonda¬  mento logico, p. 150 — § II. Discussione delle obiezioni contro d i  essa, p. 152 — § III. Forme dei giudizii secondo la qualità ; a) il giu¬  dizio affermativo e le varie specie d'identità da esso espresse; b) il        — 524 —    giudizio negativo, sua essenza e sue forme principali, limite della  predicazione negativa; r) il giudizio infinito, se è una forma a sé  rapporto te» l affennaaione e la negazione nel giudizio infinito,’  p. 154 - § IV. Jorme dei giudizi! secondo la quantità; a) il giudi¬  zio universale, sue forme quantitativa e modale; b) il giudizio par-   6 ÌUdUttÌV “' se sia ™specte «ordinata  de universa ' 6 ;^! 1 giudeo ind^du^e, sue forme si laro   Polme ?-’ sua ,. ,rre f ucibiIità al giudizio universale, p. ICO - § V  Forme de. giudizi, d, relazione; a) il giudizio categorico sua fun¬  zione sua irreducibilità; ») il giudizio ipotetico, se Sia .m giudeo   Ino g j 17 - 1 1 ?°|. etl ° 1 ' c> ’’ S lm,izio disgiuntivo, suo significato  logico condiziom di validità; si mostra che non iuchiudfn con  catto della re^rocità d' azione ed è un giudizio dell’estensione,   ft* e   giuiUzi. modali, critica delle obiezioni del Sigivi | deMVundt    CAPO III.   Dki GIUDIZII COMPOSTI.   S I. Natura dei giudizii composti, loro specie, p. 171 s U Ghi   notti ::rr u >i r f eiazìoue <,mogen,;u ■ 172 -§ m. (h^ CO m-   post. a relazione eterogenea, p. 174!- $ IV. Giudizii contratti, p. 175  - \ • Qnadro generale di tutte le forme dei giudizii, p. no.   CAPO IV.   Giudizi analitici e sintetici.   r t i I | GÌ j d !? ÌÌ analitici - sintetici, e sintetici a priori, p. 177 - S II  -ritmile della teoria dei giudizii sintetici a priori, significato vero  di questa teoria, p. 178 _# III, Giudizi! empirici e giudizii a priori.    CAPO V.   Delle relazioni dei concetti nei giudizii   K DELLE RELAZIONI DEI GIUDIZII.   § I. Attribuzione del predicato ni soggetto nei giudizii, p . 181 _  s I. Dipendenza delle relazioni dei giudizii dulie relazioni del loro  contenuto, relazioni immediate, e mediate, e specie della prima  tecnica dei raziocina immediati, e schema della subalternuzioue e  dell opposizione dei giudizii, p. 184.       — 525 —   CAPO VI.    Delle trasformazioni dki annui   S I. Trasformazioni quantitative e modali per subalternazione,  p. 188 — $ II. Trasformazioni quantitativo-qualitative e modali por  opposizione, p. 101 — § IH. Trasformazioni por equipollenza qua¬  litativa, per equipollenza della relazione, per equipollenza tra la  quantità o la modalità, p. 106 -§ IV. Teoria delle reciproche, suo  valore logico; teoria delle reciproche universali affermative ; caso  delle reciproche condizionali, (teorema di Hauberì.Lo reciproche uni¬  versali negative. Lo reciproche particolari affermative e negative,  p. 2(X) — § V. Teoria della contrapposizione, p. 211 - jj VI. Si prova  che le reciproche e le contrapposto delle proposizioni universali  sono, quando sono possibili, vere illazioni, p. 215.    SEZIONE TERZA.   Il Sillogismo.   CAPO I.   Ragionamento e Sillogismo.   § I. I gradi del sapere e le vie della ricerca, sillogismo e indu¬  zione, p. 217 — S II. Strutturo del sillogismo e sua definizione,  p. 22U — § III. La sillogistica aristotelica e la sillogistica delle  scuole, generalizzazione logica e generalizzazione scientifica, l'uni¬  versale come fondamento ili qualunque dimostrazione, p. 222.   CAPO II.    Il sillogismo categorico.   § I. Regole gonerali del sillogismo, p. 225 — § li. Figure sillogi¬  stiche, p. 221) — § ili. Modi generali del sillogismo, e modi speciali  di ciascuna figura, p. 232 — § IV. Valore delle figure sillogistiche,  la quarta figuro, p. 234 — § V. Specie del sillogismo; 1' entimema,   la sentenza entimematica, l'epicherema, il polisillogismo, p. 238 _   § VI. Il sorite; sorite deduttivo e sorite induttivo, p. 241 — § VII.  Rapporto tra la vorità dell’ illazione e la verità delle premesse  p. 244.     CAPO III.    II. SILLOGISMO iroTETICO E IL SILLOGISMO DISGIUNTIVO.    6? I. Il sillogismo ipotetico: impossibilità di ridurre 1 una all altra  le forme del sillogismo; sillogismo ipotetico con termine medio,  sillogismo ipotetico senza termine medio e suoi modi, p. 210 —  § II. Il sillogismo disgiuntivo e sue formo, p. 250— § III. Il dilem¬  ma, sue forme, sue regole, p. 252.    CAPO IV.    Del riii Nciptp e dui. valore del sillogismo.   § I. Esposizione ed esame delle obiezioni contro il valore dimo¬  strativo del sillogismo, p. 254 — § II. Critica della teoria del Mill,  che ogni ragionamento, e quindi anche il sillogismo, e un inferenza  dal particolare al particolare, p. 2(50 — § HI. Esame della quistione  se il sili ogismo sia la forma generale del raziocinio, p. 202 § IV.   Del p rincipio fondamentale del sillogismo; se sia materiale o for¬  male; i principii aristotelici e quelli del Lambert. Si dimostra che il  sillogismo si fonda sugli assiomi logici e sul principio della sosti¬  tuzione dell'Identico, p. 205.    PARTE SECONDA.    Teoria pei. Metodo    SEZIONE PRIMA.   Metodo sistematico   § I. Oggetto e parti del metodo; oggetto e parti del metodo si  stemutico, p. 271.   CAPO I.    La definizione.   § I. Elementi della definizione ; come 1' individuazione del con¬  cetto sia effetto della loro composizione, p. 272 — § II. Le defini¬  zioni come principii proprii nelle scienze deduttive e induttive,  p. 275 — S III. Concetti indefinibili e loro specie ; forme approssi¬  mate della definizione, e loro valore assoluto e comparativo, p. 276 —             — 527 —   •§ IV. Definizione nominale e definizione reale, specie della defini¬  zione nominale, la definizione nominale induttiva; la definizione reale,  definizioni riversibili, difficoltà opposte delle definizioni metafisiche  «d empiriche, metodo delle definizioni reali induttive, definizioni reali  deduttive, p. 281 — § V. Definizioni analitiche e sintetiche, la defi¬  nizione genetica, p. 287 — tj VI. Regole delle definizioni, P- 289.   CAPO II.   Divisione e Classificazione.   § I. Concetto della divisione, e sue regole, p. 291 — § II. Da dico¬  tomia, sue specie, suo valore logico, p. 293 — § HL La classifica¬  zione scientifica, suo fino; le classificazioni per qualità apparenti;  la classificazione tassonomica e la classificazione per serio, p. 29B —  § IV. La classificazione per tipi , sue specie; inferiorità della clas¬  sificazione per tipi alla classificazione per definizioni, p. 302 —  § V. Le classificazioni genetiche ; come siono apparecchiate dalla  fase comparativa delle scienze; Jifficoltà delle classificazioni gene¬  tiche, loro perfezione rispetto a tutte le altre, p. 303.   CAPO ID.   PnOVA DEDUTTIVA K J'HOVA INOUTTIVA.   § I. Oggetto della prova; i principii di prova e loro specie; specie  •della prova, p. 305 — § II. La prova deduttiva, sue forme logica e  causale, analitica e sintetica. Procedimenti e modi varii della prova  deduttiva analitica, p. 300 — § III. Sqhema della prova induttiva;  la teoria dell’induzione in Aristotele, Bacone, Tlume e Stuart Alili;  verità ed errore della teoria del Mill; so il calcolo dello probabilit à,  o il principio d'identità possano essere fondamento deU'induziono,  p. 311 — § IV. Differenza dell'induzione dall' associazione psicolo¬  gica; solo fondamento della logica dell'induzione la dipendenza  della realtà da principii a da cause come una legge necessaria del  pensiero e dell'essere. L'induzione come operazione inversa della de¬  duzione, limiti di questa teoria, p. 315 — § V. Delle forme di ra¬  gionamento che sembrano, ma non sono induzioni II postulato  dell'uniformità delle leggi di natura, come debba intendersi, e quali  sieno propriamente leggi ili naturu: rapporto del postulato col prin¬  cipio di causa; si mostra che questo assicura non solo l’uniformità  degli effetti, ma anche l'uniformità delle cause, p. 320 — § VI. Gradi  dell'induzione; di verse condizioni della sua val idità nelle scienze  della natura e in quelle dello spirito; l'induzione nelle Matema¬  tiche, p. 325.          — 528 —    CAPO IV.   La PROVA KNT1MKMAT1CA K L'ANALOGICA.   § I. La prova entimematica, sue specie, suo uso o valore essen¬  ziale nelle ricerche scientifiche, suo carattere deduttivo, p, 329 —  § li. Tecnica del ragionamefl4£jmjjlo£ieo, somiglianze e differenze  dall induzione, in che senso e in che limiti debba intendersi che  è un’inferenza dal particolare al particolare, p. 332 — § III. Rap¬  porto tra l'analogia c l'as sociazione psicolo gica: il nesso tra la fun¬  ziono logica e la psicologica come causa dell'uso larghissimo del¬  l'analogia nella prova scientifica, e dei facili errori ili cui è causa,  p. 336 — § IV. L a ngioma perfetta e l'impe rfetta, grudi di quest'ul-  tima, e limiti della~sua validi^, p. ,'!tt "Tj Y. L'analogia d'identità  e l'analogia «li coordinuzione, p. 340.   CAPO V.   La prova indiretta.   § I. Tecnica della prova indiretta , sue forme contraddittoria e  disgiuntiva; e rrore d ella Lo gica tradizionale che ammette solo l a  prim a : critica delle contrarie teorie del Sigsvart e del Wundt,  p. 341 — § IL La prova indiretta disgiuntiva multipla, e l’ alterna¬  tiva; la prova indiretta contraddittoria, p. 345 — § III. Paragono tra  la prova diretta e l’indiretta; casi del loro uso cumulati vo, e fun¬  zioni in essi della prova indiretta, p. 347.   CAPO VI.   1 PUINUIPII DI PROVA.   gl. Necessità che vi siano princi pii primi ; j vr indpii proprii,  1 >, 350— § II. Specie dei principii; d efinizi oni, ipotesi, postulati,  a ssio mi; caratteri logici di ciascuno di essi e loro funzioni; discus¬  sione sui caratteri dell’assioma, p. 362 — § III. Il criterio della cer¬  tezza consiste nell'inconcepibilità del contraddittorio, e nei postu¬  lati della verit à d ell' esperienza ~~e ifolLy informità della natura,  p. 368.    CAPO VII.   Sofismi .   § I. Se la Sofistica sia una parte della Logica, Difficoltà di dare  una buona classificazione dei sofismi, esame delle classificazioni di                     — 520 —    Aristotele, del Whately e dello Stuart Alili; ragioni di ridurre i .so¬  fismi a tre classi secondo che riguardano o le premesse, o l'illa¬  zione, o la conseguenza logica della prova, n. 3( il - § n. Sofismi  verbali e so fismi morali , p. Sili — § III. Sofisrnìuigici relativi alle  premesse; loro specie, premesso apparentemente vere, petizione di  principio , inversione tra principio e conseguenza, p. 307 — § IV.  Sofismi relativi all'i llazi one, loro specie, 1 'ignorano elenchi, e il ai-  auto» probare nihil probare, p. 372 — § V. So fismi r i rr» |a conse-    SEZIONE SECONDA.   Metodo inventivo.   I.    Oggetto o parti del metodo inventivo, p. 383.    CAPO I.    Dei metodi ikdutitvi.    S I- Analisi dell'idea di legge; leggi normative, causati, matemati¬  che. Definizione della legge, p. 386 § II. Oggetto della ricerca   induttiva sono le leggi causali; distinzione ili esse dalle leggi di coe¬  sistenza. Il c oncetto.sperimentale della ca usa. Caratteri fondamen¬  tali della causalità nella natura; la pluralità delle cause, lu molti-  plicità delle serie causali, hi composizione a collocazione delle causo,  la trasformazione delle cause, la causalità unilaterale e reciproca,  p. 3‘.io — s III. L osservazione scientifi ca: il suo carattere fondamen¬  tale è la prevalenza del ragionamento sulla percezione. Precetti a  cui deve conformarsi. Le tre operazioni nelle quali si risolve sono,  l'analisi, l'eliminazione, la generalizzazione. Osservazione esterna  od interna, p. 304 — § IV. L'esperimento, suo maggior valore rispetto  all induzione. Necessità di mezzi superiori di ricerca sperimentale,  i metodi induttivi, p. 401.   Masci — Logica. 34    ?■ o: t    g uenza logica della p rova: s ofismi dedu ttivi, loro specie, sofismi di  conversione e di opposizione, sofismi por inosservanza delle regole  sillogistiche circa la qualità o quantità dell'illazione in rapporto  alla qualità e quantità dello premesso, sofismi di divisione e di  composizione, sofismi a dirlo secondimi quid ad ilictum simplieiter,  et secundunr alterimi quid. p. 373 — § VI. Sofismi induttivi; sofismi _  di osservazione, loro specie; sofismi di generalizzazione, loro specie;  i sofismi di falso analogio derivanti dall'uso delle metafore sognano  il limite di transizione dai sofismi di pensiero ai verbali p. 377.      oféeeH'                 - f)30 —    CAPO II.   Dki metodi induttivi.   (muti nuaz unir)   §1.1 metodi induttivi in Bacone, Herschell e Stuart Mill, p. 404  § li. Il metodo di concordanza, p. 406 — § III. Il metodo di diffe¬  renza, e il metodo di concordanza negativa, p. 407 § IV. Il me¬   todo delle variazioni, p. 410 — § V. Il metodo dei residui; uso cu¬  mulativo dei metodi induttivi, p. 412 — § VI. Limiti del valoro dei  metodi induttivi dipendenti dalla mol teplicità delle cause p ^dOili  di uno stesso effe tto, e dalle complicazioni delle cause. Necessità  dell'integrazione deduttiva per ricollegare le parti del procedimento  induttivo, p. 414.   —* * capo in.   Dei. metodo deduttivo.    t f*TCSÌ    § I. Oggetto e forme del procedimento inventivo deduttivo ; uso  di questo procedimento nelle scienze razionali, il valore delle ijw-  tcsi in queste dipende dall'inversione del procedimento deduttivo.  Applicazione del metodo alla risolupiona dei problemi ; necessità  della dcdueione dei concetti come fondamento di esso, p, 41S —§ II  11 proce dimento deduttivo nelle scienze eimteri che causali; suppone  l'induzione anteriore delle leggi causali più semplici, o consiste o  in una riduzione o in una sintesi. Necessità j ella itjerificazioD e. p. 422—  § III. Il procedimento deduttivo da i uotegi causali. C ondizioni cIVih i-  missibilità delle ipot esi, p. 425 — § IV. Condizioni di neiificazione ;  verificazione completa e incompleta.gradi di ciascuna, osompii. p.tòO—  § V. Discussione delle cr itiche mosse all'uso dol imi unteci. Importan¬  za dello ipotesi, e largo uso di esse in ogni ramo di scienze come  condizione del loro progresso ; condizioni soggettive ed oggettivo  delle vere ipotesi scientifiche, p. 438.    CAPO rv.    Haitouti tua l'induzione e la deduzione.   § I. Divisione delle leggi in primitive e secondarie, o delle secon¬  darie in empiriche e derivate ; limiti relativi della loro estensione,  p. 442 — § 11. Si mostra con l'esame dei variimodi di spiegazione  di un fenomeno, che spiegare è dedurre. Limiti della generalizzazione  nella scienza, p. 444 — § III. Significato relativo della distinzione  delle scienze in induttive e deduttive ; tendenza generale delle scienze  a diventare deduttive ; difficoltà di tale trasformazione, ed Muti che  riceve dall'applicazione del Calcolo, p. 447.        /                — 531    CAPO V.   I P li O II 1 . K SI J,   § 1. Definizione logica del problema, distinzione dei problemi in  ipotetici ed assoluti, e modo di risolverli, p. 450 S lì. I problemi  antitetici, modi di risolverli, p. 452.   CAPO VI.   VEBISIMIOLIANZA QUALITATIVA.   S I. Verisimiglianza Qualitativa e verisimiglianza quantitativa: nor¬  me logiche della prima, p. 454 — § li. Delle ragioni di non credere  alle testimoniauzo contrarie a leggi causali note, p. 457 — § Ul. e  alle uniformità non causali, p. 450 § IV. Delle ragioni della in¬   credibilità delle coincidenze e delle serie, p. 408.   CAPO VII.   Veiusisik; manza quantitativa.   § I. II calcolo delle probabilità e le sue norme fondamentali, p. 402 —  § II. I suoi presupposti: in che senso e in che limiti è vero che il  calcolo dello probabilità suppone l'ignoranza delle condizioni qua¬  litative dell'evento, p. 404 — s? III. Il calcolo delle probabilità come  procedimento di eliminazione del caso; concetto logico del caso, p. 400 —  § IV. Eliminazione del caso rispetto all'effetto; olimiuaziona del caso  rispetto alla causa, p. 408.    capo vin.   Metodi delle Matematiche.   § I. Le Matematiche come scienze deduttive, p. 470 § II. I Me¬   todi dell'Aritmetica come metodi di formazione dei numeri; il siste¬  ma di numerazione, e le operazioni, p. 472 — § UT. L' Algebra come  scienza delle funzioni: notazioni algebriche; l'Algebra come scienza  dell'equivalenza dei modi di formazione delle quantità,p. 475 - «j IV.  La Geometria come scienza dell'equivalenza delle grandezze; i tre  metodi principali della Geometria elementare, la risoluzione delle  figure; le c ostruzioni ausilia rie, le c ostruzioni genetic he . p. 477 -  S V- L'induzione in Matematica, p. 481 $ VI. Estensione e limiti   dell applicazioue dello Matematiche allo altre scienze, p. 482.        CAPO IX.   METODI DKU.K SCIENZE BTOBIOHK.   S I. La testimonianza come nnirp [iri-mH-Jal Wvoi!i|-à 'lei fatt i sto¬  rmi; valore Tjel rritijrio I ntrinse co, la verisijjiigliuuza; necessità del  criterio estrinseco, cioè desumo dalle reiasioni di tempoo luogo del  racconto col fatto. Valore della leggenda per la storia, p. 485- S li.Mo¬  numenti; monumenti preistorici, f ihdmria o s|^ ri,i p .ts-. g m.  Monumenti storici, maggior valore di essi in confronto con lu testimo-  niuiiza; le due quistioni possibili rispetto a questa, l'autenticità e la  credibilità; Iti credibilità è tanto maggiore (pianto più è possibile  riportare il racconto alla percezione diretta come a causa- Maggior  valore della tradizione scritta e suoi limiti, L'autenticità è tanto  maggiore quanto maggiore i- la possibilità di escludere lo falsifica -  zioni e le alterazioni, i ncertezza e limiti della tradizione orale,  esempio del valore storico dell’ epopea francese, p. 489 — t? IV. I  criteriidei numero e della credibilità dei testimoni, p. 405 § V. Pas¬   saggio dai fatti alle leggi ; s cienze storiche e sociul i. p. 407.   CAPO X,     Dei metodi ueij-k scienze storiche,    ( continuazione)    § I. Tre specie di melodi por la ricerca delle leggi storiche: cri¬  tica del metodo deduttivo astratto,p. 408 SII- Critica della teoria  antropologica, p. 499 § III. Critica dell'analogia biologica, p. 501 —   § IV ' Critica dal materialismo storico . p 5j>3 — § V. Critica della  aeuola .dorica, p. 506 — § VI. L'indeterminismo storico, e la scuola  psicologica, p. 507 § VII. Il metodo deduttivo inverso o storico,   funzione essenziale dell'Induzione in esso, le leggi storiche come lci/</i  di tendenze, p, 510 § \ ili Insnflii-ionza iL-1 |n'i n• i■ < 1 i nn •( 1 1• » indutt ivo   desunta dalla natura delle uniformità accertate dalla Statìstica, p.  òli Si IX. Si mostra che lutti i metodi hanno n p valore limit ato  nella rìcercu delle leggi storiche,e che tutti possono essere utili, se  subordinati al metodo deduttivo inverso. Concetto della Filosofia  della storia, p. 516. LA SOCIETÀ, IL DIRITTO, LA MORALITÀ  CAPO I. L'aspetto sociale perla coscienza di sè, S I. L'io sociale, sua formazione, sue fasi di sviluppo, p. 1– S II. Identificazione dell'io sociale con l'io formale, l'io come principio sociale, p. 5. CAPO II. LA SoCIETA'. S I. Condizioni comuni della vita sociale animale ed umana, e condizioni proprie di questa. Le società animali, p. 7 – S II. Diffe renza tra la società umana e l'animale. La teoria biologica, e l'ato mistico-contrattualista. Se la società sia una realtà indipendente dalle coscienze individuali, p. 10 – S III. Definizione della S o cietà, p. 15. CAPO III. LE FoRME soCIALI PRIMITIVE E IL LoRo svILUPPo. S I. Il gruppo sociale primitivo, il costume, la sanzione religiosa, organizzazioneprimitivadell'assicurazionesociale,p.17– SII.Ori gine dello Stato, il diritto e lo Stato, p. 19.    – 334 – CAPO IV. DIRITTo E MoRALITA'. S I. Unità primitiva delle regole della condotta, separazione pro gressiva della religione, della morale e del diritto, p. 22 – S II. Dif ferenze tra la morale e il diritto, p. 25 – S III. Caratteri differen ziali derivati, p. 31 – S IV. Rapporto fra il diritto e la moralità; concetto dell'Etica come scienza, p. 34. SEZIONE I. La Coscienza morale. CAPO V. I GIUDIzn vALUTATivi MoRALI. S I. Giudizii di cognizione e giudizii di valutazione, i giudizii valutativimorali,p.37.– SII.La teoria dei valori in Economia, p. 40 – S III. La teoria che pone il principio della valutazione m o rale nel sentimento, p. 44 – S 1V. Una forma speciale di questa, la teoria dei valori normali, p. 48– S V. Esame della teoria sentimen talistica, p. 49 – S VI. Il senso morale, la simpatia, la pietà, p. 53. CAPO VI. I GIUDIziI VALUTATIvi MortALl. (continuazione) S I. Il sentimento non può essere principio di valutazione morale, perchè è mezzo non fine, e perchè è correlativo delle idee, e prende nome da esse. Il sentimento del rispetto morale (Achtung) secondo Kant. Si mostra che la ragione può operare sul sentimento, e che èilgiudiziodivalorequellochelodetermina,p.55– SII.Esame della teoria appetitiva e della volontaristica dei valori morali, p. 62 – S III. La teoria biologica dei valori, p. 6ò– S IV. Il carattere ra zionale della valutazione morale provato, a) dalla necessità del cre terio morale, e dalla dipendenza del sentimento da esso; b) dalla sistemazione finalistica dei valori morali; c) dal carattere scientifico dell'Etica; d) dalla idealizzazione progressiva del sentimento m o rale, p. 66.    – 335 – CAPO VII. ANALISI DELLA cosCIENZA MORALE. S I. Coscienza morale e coscienza psicologica, genesi della c o scienza morale nell'individuo, l'equazione personale della moralità, p.71– SII.Genesidellacoscienzamoralesociale,suoprocedimento dalparticolareall'universale,p.77– SIII.Contenutoedunitàdella coscienzamorale,p.81– SIV.Autoritàdellacoscienzamorale,san zione, p. 84 – S V. Sentimento morale, affinità del sentimento m o rale col sentimento religioso, p. 85 – S VI. L'idea del dovere come categoria morale ultima; essa suppone il dualismo morale, ed è la condizione del progresso morale. Critica della teoria psicologica. Dovere e diritto. La subordinazione dei doveri dipende dal grado della loro universalità. Coincidenza del dovere e del bene, p. 88. CAPO VIII. ANALISI DELLA CosCIENZA MORALE. (continuazione) S I. La volontà morale, esame della teoria che il fine giustifica i mezzi, p. 96 – S II. Il carattere psicologico e il carattere morale, p. 98 – S III. Teoria aristotelica della virtù, che è un abito, che è una medietà; critica di questo secondo carattere. Classificazione ari stotelica delle virtù. La teoria kantiana, e sua opposizione con la precedente. La loro conciliazione si può avere se si concepisce la virtù come la sintesi superiore della coscienza morale, p. 100 – S IV. Se possa concepirsi l'estinzione della coscienza morale, p., 109. SEZIONE II. Le basi della moralità. CAPO IX. LA LIBERTA' MORALE. S I. Rapporto teorico tra la libertà e la moralità, antinomia tra la libertà e la causalità, vicende storiche del problema, i tre punti di vista dai quali deve essere considerato, p. 112– S II. La libertà d'indifferenza, argomenti indeterministici, il numero infinito, il nuovo, i casi d'indeterminazione nella natura, il caso, la statistica. La li bertà intelligibile di Kant; teoria del Bergson, la causalità ridotta all'identità, e la libertà creatrice, p. 114 – S III. La libertàela te    – 336 – stimonianza della coscienza; argomenti opposti dei deterministi e degl'indeterministi; il risultato della disputa non è favorevole alla libertà d'indifferenza, p. 122. CAPO X. LA LIBERTA' MORALE. (continuazione) S I. La libertà e l'ordine morale, libertà e responsabilità, loro nesso necessario. Contro di questo non valgono nè la critica dell'idea di sanzione, che lo nega, nè l'idea dell'autonomia che non lo spiega, p. 126 – S II. La libertà d'indifferenza in contrasto con la respon sabilità, questa ammette la causalità del motivo; ilrimorso e lo sforzo morale ne sono prova, p. 129– S III. Esame del criterio della pre vedibilità degli effetti dell'azione, p. 132 – S IV. La libertà morale s'identifica con la causalità dell'io; la teoria psicologica dell'auto coscienza e quella della volontà, come potere d'inibizione e d'im pulso proprio dell'io, sono la dimostrazione di questa causalità. I n stabilità delle condizioni psicologiche della causalità dell'io, con solidamento di esse nel carattere morale, p. 135 – S V. La respon sabilità morale richiede come suo fondamento una formazione psi cologica identica per tutti, quindi non potrebbe riconoscerlo nel temperamento o nel carattere psicologico. Differenza del consenso teoretico e dell'adesione pratica in cui consiste la libertà. Rapporto della responsabilità con lo stato d'integrità della causalità dell'io,e loro variazioni correlative. Suo rapporto con l'educazione della v o lontà. La libertà e la vita sociale, intimo rapporto della libertà con la solidarietà, p. 139. CAPO XI. LA solIDARIETA' MORALE. S I. Libertà e solidarietà; suggestione individuale e suggestione collettiva della solidarietà; la solidarietà nel dolore e la solidarietà nel progresso; la solidarietà e l'eguaglianza, p. 144– S II. La soli darietà economica, sua causa la divisione del lavoro; influenza di questa causa sulle forme superiori della vita sociale; anomalie. Li bertà, solidarietà, giustizia; loro nesso necessario, giustizia ed egua glianza,p.146– SIII.Seladivisionedellavoropossaesserecon siderata come il principio morale della solidarietà nelle società superiori; solidarietà nel diritto, nella storia, nell'arte, nella scienza, nella religione. L'unità morale della natura umana, e la giustizia come condizione della solidarietà, p. 151.    – 337 – CAPO XII. LA Giustizia, S I. La giustizia come idea morale fondamentale; la giustizia come virtù, cenni storici, p. 156 – S II. La giustizia come norma; teoria aristotelica, p. 158 – S I11. Teoria dello Stuart Mill, p. 162 – S IV. La giustizia come unità della libertà e della solidarietà;lagiustizia nell'ordine economico, p. 166 – S V. Giustizia e carità; il progresso morale, p. 170. SEZIONE III. La legge morale. CAPO XIII. I sisTEM1 MoRALI. S I. Classificazione dei sistemi morali, p. 174 – S II. La morale eteronoma, p. 175– S III. La morale autonoma; isistemi sentimen talistici e gl'intellettualistici, p. 176 – S IV. I sistemi aprioristici e gli empirici, p. 177 – S V. I sistemi universalistici e gl'individuali stici, p. 181. CAPO XIV. I sistEMI MORALI. (continuazione) SI.Isistemisoggettivi,l'edonismoel'eudemonismo, p. 186– S II. I sistemi oggettivi, l' utilitarismo; utilitarismo individuale e utilitarismo sociale, l'utilitarismo nella filosofia dell' evoluzione (Spencer), p. 190 – S III. Altre forme della morale oggettiva, la morale della perfezione, la morale del progresso, la morale del vi vere secondo natura, p. 196 – S IV. La morale biologica, socialismo e individualismo biologico, p. 198 – S V. Critica della morale bio logica. Necessità di una morale razionalistica, p. 200. CAPO XV. LA LEGGE MORALE. S l. Differenza tra la legge naturale e la legge morale, carattere di obbligazione, altri caratteri della legge morale, p. 203 – S II. Concetto del Bene; la prima formula della legga morale, l'univer  MAscI– Etica. - 22   – 338 – salità. La seconda formula della legge, la finalità. La terza formula della legge, l'autonomia. Unità delle tre formule. Il sentimento m o rale,p.205– SIII.Ilcarattereformaledellaleggemoralekantiana; vecchie e nuove critiche contro di esso; parte innegabile di verità che è in esse. Risoluzione del formalismo kantiano dal punto di vista gnoseologico, p. 210 – S IV. Risoluzione del formalismo k a n tiano dal punto di vista oggettivo, p. 218 – S V. L'accentuazione formalistica della dottrina kantiana come conseguenza dell'opposi zione contro l'empirismo morale, necessità della negazione del for malismo morale, e del dissidio tra la ragione morale e il sentimento morale. Valore storico e teorico dell'etica kantiana, p. 221. PARTE SECONDA LE FORME DELLA COMUNITÀ MORALE. INTRODUZIONE S I. L'Etica come scienza sociale; suoi aspetti ideale e storico. Le diverse forme della vita sociale: la famiglia, la società civile, lo Stato, la società religiosa, p. 227. CAPO I. LA FAMIGLIA. S I. Cenni sulla storia della famiglia, la famiglia paterna, p. 230 – S II. L'idealità morale nella famiglia, p. 233 – S IIl. La famiglia dal punto di vista giuridico e dal morale; monogamia, fedeltà, indisso lubilità, divorzio. Critica della teoria che considera la famiglia come una forma transitoria della comunità morale, p. 234 – S IV. Il m a trimonio civile e il religioso; i rapporti tra i coniugi, e tra i geni tori e i figliuoli; la patria potestà, p. 243. CAPO II. - LA SociETA' CIVILE. SI. Concetto della società civile; in qual senso e in quali limiti si può dire che la società civile derivi dalla famiglia, la società ci vile e lo Stato, p. 245 – S II. Le classi sociali, gli antagonismi so ciali e lo Stato, p. 248. CAPO III. LA SoCIETA' CIVILE COME SISTEMA DEI DIRITTI PRIVAT1. S I. Diritti personali e diritti reali, loro comune fondamento. D i ritto di libertà e sue specificazioni, la personalità morale e giuridica    – 339 – della donna, limitazione della seconda nella sfera del diritto p u b blico; carattere sociale dei diritti personali, p. 251 – S II. Dei diritti reali, la proprietà, suo fondamento psicologico e suo sviluppo sto rico; impossibilità di dare un fondamento esclusivo all'una o all'altra delle sue forme, la proprietà delle opere dell'ingegno, p. 253 – S III. Le obbligazioni,lorospecie;ildirittocontrattuale,suanatura,suoi limiti,p.255– SIV.Ildirittodiassociazione,suanatura,suoifini, sua storia; le corporazioni medievali e le libere associazioni m o d e r n e . Varie specie di associazioni; le associazioni e lo Stato, p. 256. CAPO IV. DEL coNCETTO E DEI FINI DELLO STATo. S I. Necessità dello Stato, elementi ideali del concetto dello Stato, p. 259 – S II. Elementi materiali, il popolo e il territorio; fattori naturaliefattorispiritualidellanazionalità,p.260– SIII.La so vranità, suo fondamente razionale; lo Stato di diritto, la costituzione, la personalità dello Stato, p. 264 – S IV. Definizione dello Stato, p. 268 – S V. I fini dello Stato, loro distinzione in proprii e d'inte grazione, p. 270 – S VI. Limiti dell'azione dello Stato, p. 272. CAPO V. I POTERI DELLO STATO. S I. Modi varii di distinguere i poteri dello Stato, p. 273 – S II. Della divisione dei poteri, suo carattere relativo, p. 274 – S III. Il diritto punitivo, suo sviluppo storico, p. 276– S IV. Esame delle varie teorie sul fondamento del diritto di punire, p. 279 – SV. G i u stizia civile e penale, delitto e pena, la pena come limitazione della libertà; la pena di morte, l'infamia, la gogna. Valore relativo degli altri fondamenti del diritto di punire, p. 282. CAPO VI. LA cosTITUzioNE E LE FORME DELLO STATO. S 1. Le costituzioni degli Stati, definizione, loro carattere storico, moltiplicità dei loro fattori, p. 287 – S II. Le forme dello Stato, divi sione aristotelica, quali siano ancora vitali; necessità del governo rappresentativo, sue forme repubblicana e monarchica, e caratteri differenziali di queste, p. 289.    – 340– CAPO VII. LE RELAZIONI FRA GLI STATI E LA PATRIA. S I. Del diritto internazionale, se sia un vero diritto, sua distin zione in diritto pubblico e privato, p. 296 – S II. Cenni storici, p. 297 – S III. Diritto internazionale pubblico; la sovranità e le sue limitazioni; la sovranità territoriale e la libertà dei mari. Diritto di guerra e sue limitazioni. L'ideale della pace universale, p. 299 – S IV. Diritto internazionale privato, statuti personali e reali, dispo sizioni speciali, p. 304 – S V. Se l'idea di patria sia un'idea transi toria, sua necessità storica e psicologica e doveri che ne derivano. Elementi più generali di questa idea, e formazione storica diversa pei diversi popoli. Patriottismo e imperialismo, p. 307. CAPO VIII. LA CoMUNITA' RELIGIOSA, CHIESA E STATo. S I. Concetto della Religione, ReligioneeReligioni,p.313– SII. Le religioni positive e la cultura; perennità dellavitareligiosa;suo adattamento ad ogni grado di coscienza, p. 315 – S IIl. Importanza sociale delle religioni positive, e unità primitiva della società reli giosa e della civile, p. 318 – S IV. Ragioni della loro separazione, l'universalità della religione, e il principio della libertà di coscienza; impossibilità per lo Stato di subordinare la cooperazione sociale alla fede religiosa, p. 320– S V. I quattro sistemi di regolamento dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato; loro irrazionalità relativa, e confusione dei medesimi nella politica pratica, p. 322 – S VI. Dif ficoltà teoriche e pratiche del regime della separazione, p. 324 – S VII. Difficoltà speciali del regime della separazione nei paesi cat - tolici; la separazione come meta ideale nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato, p. 326.  Nati ra e classificazione dei fatti psichici.  ?cjyi&*pfO    0D <• * ha-C   'AW&    § 1. Il fatto psichico come l'atto psicofisico, p. 10 — § II. Diffe¬  renze trai fatti psichici e i materiali; che s’intende per stato di  coscienza, conscio ed inconscio , p. 13 — § III. La teoria delle  facoltà e quella dell’ unità di composizione dei fenomeni psichici;  il rifesso psichico primitivo, le forme piu generali delle attività  psichiche cóme suoi momenti, loro distinzione progressiva, p. 10.    CAPO III.   Svi l,t'PP O DEI PATTI PSICHICI.   § I. La coesistenza e la successione nei fatti psichici, fatti  psichici primarii e secondarii; l’associazione come loro legge ge¬  nerale; fatti psichici di terzo grado, loro rapporto con gli altri.  Partizione della Psicologia, p. 19 — La subordinazione progressiva  dei fatti psichici alla coscienza è indirizzata alla conoscenza —  § II. Il mondo dello spirito oggettivo, p. 25.     —                — 486 —    PARTE PRIMA.    La Psicologia della sensibilità.    CAPO I.  Delle sensazioni in    P£w.v«   GENERALE. '*' t . "    § I. Definizione e classificazione delle .sensazioni in loro stesse  e in rapporto agli stimoli , p. 29 — § li. Rapporti fra la geu sa-  /ione e lo stimolo quanto all intensità e all’estensione: soglio e  <iifferensa;quantità negativa; stimolo, eccitazione, sensazione, p.31 —  § 111. So ggetti vità delle sensazioni: limite del principio delle energie  specifiche; moltiplicità di sensazioni per uno stesso stimolo, sen¬  sazioni di consenso. Le sinestesie. In che senso le sensazioni si  possono sostituire . p, 32 — § IV. L’ eccentricità non è, come la  spazialità, una proprietà primitiva delle sensazioni, p. 38 —  § V. Qualit à, intensità, t ono delle sensazioni. Irredncibilità delle  qualità. Lpgge di Weber sul rapporto tra la sensazione e lo sti¬  molo. La legge di Fechner,c eltica de lla medesima, p. 39 — § VI. Che  s‘ intende per tono delle sensazioni; rapporto tra la qualità e l’in¬  tensità delle sensazioni e il loro tono. p. 45.   CAPO II.   Le. sensazioni in particolare.   r % %   § I. Le sensazioni particolari si distinguono in piterne edjtf  terne. e le prime "in organiche 0 e muscolari" Le sensazioni orga¬  niche.'la coinestesia o senso vitale; le sensazioni organiche spe¬  ciali. norma li e patologiche, loro funzione biologica, loro tonalità,  loro dipendenza da stimoli periferici e da stimoli centrali e psi¬  chici, p. 48 — § li. Le s ensaz i oni musco lari; diverse teorie intorno  ad esse; si mostra che sono sensazioni centripete del movimento  eseguito, non dello stato organico del muscolo. Contenuto quali¬  tativo e tono delle sensazioni muscolari. Coinestesia, cinestesia e  cinestesi, p. 51.   <P   § III. Le sensazioni esterne; differenziazioue ed isolamento degli  organi relativi, il loro numero un fatto d'esperienza soltanto, p. 57 —    t              — 4S7 —   S IV. Il senso del tatto, sensazioni di contatto e sensazioni di  tamperàTuraT^SS^Tia ed altezza di stimolo per le sensazioni ter¬  miche: rapporti tra la sensibilità termica e la tattile. Sensazioni  di pressione, di c ontatto . di discriminazione locale. Teoria del  Weber intorno alla discriminazione; i segni locali. Le sensazioni  di forma, p. 58 - § V . 1 sensi chimici, loro carattere biologico;  mancanza di figurabili e quindi minore oggettività del loro conte¬  nuto. Il gusto, stimoli e condizioni di questo senso, varie specie di  sensazioni gustative. Loro fusione e rimemorabilità, penetrazione e  intensità. L’ olfatto, natura dello stimolo, penetrazione delle sen¬  sazioni olfattive,loro intensità e fusione, loro classificazione, e  scarso valore oggettivo, loro valore emotivo e rimemorativo. p.67.    § VI. L’ udito , stimoli delle sensazioni uditive. Qualità delle  sensazioni uditive, rumori e suoni. Percezioni spaziali dell’udito.  L'udito e il linguaggio, la musica. Altezza, intensità, timbio.  Armonia, melodia, ritmo, p. — § VII. La vista., stimoli delle  sensazioni visive, corpi luminosi, opachi, trasparenti. L'organo  visivo.Percezione di spazio e di forma; teorie empiriche e teorie  nativiste. Percezioni di luce e di colore. Colori tondamentali e  derivati, acromatismo. Somiglianze e deferenze tra la gamma dei  colori e la scala musicale. Contrasto successivo e contrasto si¬  multaneo. Luminosità proprie dei diversi colori . colori caldi e  freddi, saturi e non saturi, p. 90.    CAPO III.    Il sentimento sensiti    ivo ( -fcflt d thvsiittaxJ-   .V* * a f■* t * *    § I. Definizione del sentimento , piacere e dolore indefinibili e  di qualità opposta, soggettività dei sentimenti, finalità biologica  dei sentimenti sensitivi, loro differenza dalle sensazioni. Fisiologia  del piacere e del dolore. Dipendenza degli stati emotivi dai pre¬  sentativi, p. Ili — § IL II sentimento sensitivo e il sentimento  vitale 4 \\ punto neutro, p. 117 — § III. Dipendenza del sentimento  dallo stato del soggetto, dall’intensità dello stimolo, p. 121 —  § IV. Rapporti vari! dei sentimenti sensitivi con l'oggettività, la  frequenza, e la qualità delle sensazioni. Dimostrazione particola¬  ri raggiata del primo di questi rapporti, p. 123 § V. Sentimenti   sensitivi di natura estetica, loro dipendenza dalla forma delle sen-  j sazioni, armonia, euritmia, proporzione, p. 132.                -f<      J # 3     •> Jfw ^><1    - 488 -   CAPO IV.   s~ j—**«'■ u   L\ TEND5ì^U-B L’ISTINTO.   I *L_     § I. L’ azioni? riflessasue proprietà e differenze. Impulsività  delle sensazioni, legge di diffusione e legge di specificazione. La  tendenza, p. 134 — § II. Definizione della te nden za, sua dipendenza  dal sentimento che ne è causa; ten denze primitive e derivate; la  tendenza, come stato psichico per sè, è il prodotto dell’inibizio¬  ne, p. 137. § III. Carattere biologico della tendenza, legge di   riversione tra l’azion volontaria e la riflessa. S viluppo dell’att i¬  vi tà pratica mediante l’isolamento e la combinazione dei movi¬  menti. Differenza di s viluppo dell’attività prat ica nell’animale  e nell’uomo, e differenza di finalità. Funzione dell'imitazione in  tale sviluppo. L atti vità pratic a dir etta alle rappresentazioni,  forme dell'attenzione spontanea, p. 140 — § IV. L’istinto ; teorie  opposte sulla sua natura ed origine; teoria della lapsed intelli¬  gence (Romanes). Errori del Komaues circa la natura dei fattori  dell istinto, e circa il loro rapporto. Natura dell’esperienza che  è base dell istinto, 1 intelligema adattatine), suo carattere fram¬    mentario, sua meccanizzazione. L’istinto cpme uno sviluppo ol-  latepale deU’ attività pratica, senza continuità con le forme supe¬  riori, p. 144.    PARTE SECONDA   Le condizioni dello sviluppo psichico.   CAPO I.   L’ ATTENZIONE.   § 1. Natura dell attenzione; attenzione spontanea e attenzione  volontaria, specie della prima: attenzione esterna ed interna. Fe¬  nomeni fisici dell’attenzione, p. 135 — § II. Intermittenza e ritmi¬  cità dell’ attenzione, p. 159 — § 111. Attenzione e percezione, atten¬  zione e coscienza, p. 160 — § IV. Carattere emotivo dell’attenzione  spontanea, origine e sviluppo dell’attenzione nella serie animale,  P- *62 — § V. L’ attenzione d’esperienza: e le sue forme singolari              dell' attenzione aspettante, dell’ inversione delle imagini, e dell at  tenzione marginale, p. 164—§ VI. L’attenzione interna, p. 167.   CAPO II.   La memoria.   § I. Analisi del fatto della memoria, memoria organica e me¬  moria psicologica, loro riversione e sostituzione. Non ci è una  memoria come facoltà generale, ina un numero grande di memorie  particolari, p. 168 — § IL Condizioni della memoria, anomalie  mnemoniche, p. 17! — § 111. Stato primario e stato secondario  nella memoria, loro differenze, e loro rapporti, p. 174 — § IV. Svi¬  luppo della memoria, prova desunta dalle amnesie, p. 176  § V. La memoria psicologica e le sue leggi, p. 179 — § VI. La  collocazione nel tempo, p. 182.   CAPO 111.   L’ ABITUDINE.   Dell’abitudine dal punto di vista fisiologico e psichico,  p.183—§ li. Effetti dell’abitudine, l’attenzione e l’abitudine,  I' abitudine come educazione di tutte le funzioni psichiche, p. 184  § 111. L’abitudine e la volontà, p. 186.   PARTE TERZA   La psicologia della conoscenza.   CAPO 1.    L» PERCEZIONE.    § I. Natura della percezione, sua differenza dall’associazione:  la percezione come integrazione. Condizioni della percezione,. |per-  eezione ed appercezione^ Altre prove dell’integrazione percettiva,  p, igj)—§ IL Cause soggettive ed oggettive delle integrazioni  percettive, p. 196 — § 111. Misura del tempo della percezione,  equazione personale,[variazioni, percezione e sensazione, p. 198 —        — 490 —    § IV. Percezione sensitiva e percezione intellettiva, p. 200 —   § V. La percezione interna, p. 204 — § VI. Le illusioni percettive  e loro specie, p. 205 — § VII. Le allucinazioni, diverse ipotesi  sulle loro cause, p. 207.   CAPO II.   L’ ASSOCIAZIONE.   § I. Associazione e percezione, serie percettive e serie rappre¬  sentative, p. 209 — § II. Teorie intorno alla reviviscenza delle  rappresentazioni. Critica della teoria herbartiana, la teoria morfo¬  logica, p. 211 — § III. dell'associazione, p. 212 — § IV. Se   siano riducibili, p. 215 — § V. Condizioni prossime delle associa¬  zioni, p. 217 — § VI. Tempo di associazione, p. 224 — § VII. L’oblio,  p. 224 — § Vili. I sogni come fenome ni dell’associazione psic op ¬  a tica. Il son no. Diverse specie di sogni. Cause, p.jjgó — § IX. Rap¬  porto tra le cause positive e le negative dei sogni, la volontà nel  sogno. Sogni telepatici, p. 230.   CAPO Ili.   L’io.   § I. Associazione e coscienza, continuità e dinamismo delle serie  rappresentative, il pensiero delle cose e il pensiero dellMo. p. 232—   _,§ IL Varii significati della parola cosciente: la. fase irrelativa e   l’integrale oggettiva, p. 237 — § III. La.^u?cifenza \li sé (formale)  e 1' empirica o storica, elementi di quest’ ultima, pJ239 — § IV. (u-  deducibilità della coscienza di sè dall’associazione e dall’astra¬  zione, unità e continuità della coscienza di sè. p. 244 — § V. La_  coscienza dell’identità dell’io; funzióne della'memoria e dell’asso¬  ciazione, casi di coscienza doppia, p. 246 — § VI. La coscienza  di sè e l'astrazione come caratteri distintivi della psiche umana  dall’animale, p. 249.                 § I. L’astrazione, p. 250 — § II. Il concetto, p. 252 — § IH- U  giudizio, p. 255 —§ IV. Il principiod'identità come fondamento  del raziocinio, natura dell’identità logica e sua invenzione. Sin¬  tesi e analisi. L’intelligenza animale e l’umana. Il genio scien¬  tifico, p. 257 — § V. Dimostrazione del doppio procedimento del  raziocinio nel raziocinio quantitativo e nel qualitativo, p. 263  § VI. Le forme dell' intuizione e le categorie, p. 266 — § VII - Psi¬  cologia e linguistica: l’origine del linguaggio, p. 267—§ Vili. Rap¬  porto tra la parola e il pensiero, p. 271 - § IX. Azione reciproca  tra la parola e il pensiero. Natura logica della lingua: suo svi¬  luppo dal concreto all' astratto, p. 225.   CAPO V.    L’ IMAGINAZIONE.    § 1. Rapporto dell’imaginazione con l’intelligenza e con 1 asso¬  ciazione; l’imaginazione riproduttrice, p. 282 — § IL Rapporto del-  l’imaginazione con la sensibilità e col pensiero astratto, p. 284 —  3 HI. L’imaginazione artistica, sue funzioni, p. 287 — § IV. I,' una-  ginazione neiia scieuza^ p. 289 - § V. L’imaginazione nell’Arte:  momeuto realistico e momento idealistico. L’Arte e la Scienza,  p. 290.        CAPO li.    Relatività i>ei sentimenti.   § 1. La legge della relazione nel sentimento, p. 306 — § li-Il  sentimento e le altre funzioni psichiche, p. 310 — § III. L’ asso¬  ciazione e la memoria dei sentimenti, p. 318.   CAPO 111.   Affetti e passioni.'   § I. Gli affetti, p. 322 — § 11. Le passioni, p. 323.   CAPO IV.   Classificazione dei sentimenti.   § I. Metodo della classificazione; classificazione dello Spemi  e ilei Nahlosvski , p. 327 — § 11. La classificazione biologica e  genetica, e sua integrazione con la rappresentativa, p, 329 —  § 111. Passaggio dai sentimenti primitivi ai derivati, p. 334.   CAPO V.   1 SENTIMENTI MORVU.    § I. Le teorie intorno ai sentimenti morali, p. 338—§ II. Esame  della teorìa empirica; se il sentimento morale sia il riflesso delle  sanzioni esterne, p. 339 — § III. Impossibilità di spiegare con la  morale empirica il sacrifizio defini tivo, p. 344 — § IV. Erroi-'  logico della dottrina empirica, parte di verità che è in essa, p. 346 •   § V. La teoria razionalista; la direttrice psicologica e la socia ;;  la ragione e il sentimento, p. 348 — § VI. Classificazione ed a .a-  lisi dei sentimenti morali, p. 350 — § VII. La carità e la tu-  stizia, p. 354.             — 493 —    CAPO VI.   I sentimenti religiosi.   § 1. Natura del sentimento religioso, sua forma primitiva, di¬  rezione di sviluppo, p. 357 — § II- Il sentimento morale e il sen¬  timento religioso. Rapporto tra l’intelligenza, il sentimento e la  volontà nella religione , p. 359 — § HI. La forma superiore del  sentimento religioso, p. 362 — 8 IV. Le tre forme del sentimento  religioso, p. 364.   CAPO VII.   I SENTIMENTI ESTETICI.   § I. Il sentimento estetico e il sentimento del gioco , p. 367   II. I fattori del sentimento estetico. La simpatia estetica, p. 360—  § III. I fattori intellettuali. La verità in Arte. Idea e forma, p. 372.   CAPO Vili.   I SENTIMENTI INTELLETTUALI.   § I. Le origini dei sentimenti intellettuali ; la curiosità e il  dubbio pratico, p. 374 —-§ IL II sentimento intellettuale della  ricerca, e quello del possesso della verità, p. 377 — § III. Il sen¬  timento intellettuale e il sentimento di sé, p. 380.    APPENDICE   Dei sentimenti estetici in particolare.   1. Il sentiment o del bello ince nerale, p. 382 — § IL li sen¬  tii .ento della bellezza finita e le sue forme: la bellezza plastica,  il arioso, il drammatico, p. 383—§ IH- Il sentimento del su¬  blime, sua natura, sua forma; il sublime naturale, l’intellettuale,  il morale, p. 389 — § IV. Il sentimento del comico , sua natura,  suo rapporto col sentimento di sè e col sentimento della libertà.  Comicità ed umorismo, p. 392 — § V. Il sentimento della natura,         sue forme diverse nell' età antica e nella moderna. Perche è la  forma più evidente della catarsi estetica, p. 397.      La Psicologia della Volontà.    CAPO I.    Il desiderio e la. volontà.    § 1. Il desiderio, p. 405 — § li. Fenomeni intensivi del desi¬  derio. p. 407 —§ III. Le azioni volontarie nelle loro forme deri¬  vate e contingenti; elementi essenziali dell'atto volontario, p. 409 —  § IV. Il problema della causalità della volontà, p. 415.    CAPO 11.    Teoria della volontà.    § I. La teoria metafisica della Volontà, p. 418 — § li. La teoria  associazionista. p. 420 — § Ili. La volontà come facoltà del fine.    e dei valori razionali; la funzione d’inibizione come suo momenti    essenziale, p. 422 —§ IV. Il sentimento del conato volitivo, p. 426 —    § V. In che consistono e come sì producono l'inibizione e l’im¬    pulso, p. 429 — § VI. L’attenzione volontaria e le sue forme p&- K  tologiche. p. 433— § VII. La misura del tempo nelle volizioni, vj  p. 438. ]    APPENDICE.    Le malattie della Volontà, e l'ipnosi.    § I. L'aboulia e la forza irresistibile, il capriccio isterico, 1  p. 441 — § II. L’estasi, p. 443 — § III. Fenomeni sensitivo-rap-  presentativi, mnemonici, e volitivi dell'ipnosi; suoi gradi, p. 444 —   § IV. La suggestione normale e l’ipnotica; somiglianze e diffe¬  renze tra il sonno naturale e l’ipnosi: cause specifiche della sug¬    gestione ipuotiCa;*p. 449.                     — 495 —    CAPO III.    Temperamento e cvrattere.    § I. Natura del temperamento, suo rapporto col sentimento  vitale, sua dipendenza dall’eredità, p. 454 — § II. Il carattere,  sua natura, sua unità col temperamento, p. 456 — § III. La teoria  ippocratico-galenica dei temperamenti, e le sue interpretazioni  fisiologiche, p. 457 — § IV. La classificazione psicologica riunisce  il temperamento e il carattere: forme varie di essa, la classifica¬  zione del Ribot. p. 459 — § V. Della modificabilità del tempera¬  mento e del carattere, p. 463 — § VI. Forme patologiche, p. 465.    CAPO IV.    La volontà e le altre attività psichiche.   L’EDUCAZIONE DELLA VOLONTÀ.   § l. La Volontà e P inconscio, p. 467 — § II. Mezzi di azione  della volontà sull’ intelligenza : necessità della limitazione della  valutazione; forme patologiche, e forme estreme, ma normali, dì  questa limitazione, p. 471 - § III. Modi d’azione della volontà  sul sentimento, p. 476 — § IV. Azione delia volontà su sè stessa;  genesi della volontà comune, azione reciproca dellajiilpiUàindi-  viduale e della volontà comune, il costume, la/fm(fl*A.'   p p 7 g_§ V. Influenza della volontà iudividuajeV sulla vomW^   comune: l’educazione, la gerarchia, la dittature/<Qe sue du^rfiel  la militare e la morale, p. 483. I, * lO K ' al      ^47629  RIAssUNTOECONCLUSIONE. L’idea di giustizia comprende le eguaglianze ari¬  stoteliche, e il carattere imperativo e di necessità rilevati  dallo Stuart Mill; ma perchè sia ben compresa ha bisogno  di essere guardata in rapporto alla solidarietà morale,  dalla quale l’eguaglianza in cui consiste deve attingere la  norma. Se la giustizia si fa derivare dall’utilità sociale,  se ne assegna una derivazione che può spesso esser falsa,  (p. es. la necessità che taluno muoia pel popolo); e se si  oppongono la giustizia e la carità, si crea una scissura  nell’ordine morale, che toglie alla giustizia quel caldo sen¬  timento di simpatia che deve renderla operosa , e si fa  della carità qualche cosa che va oltre il dovere, e che può  essere anche ingiusta e nociva. Se della giustizia si fa  invece la sintesi, soggettiva e oggettiva, come virtù e come  norma, della libertà e della solidarietà, essa non solo oltre¬  passa la sfera del diritto, ma appare come la sintesi su¬  periore della moralità, come progressiva nella ragione    Digitized by    Google     — 167 —    stessa dei suoi due fondamenti. Che siano progressive la  libertà e la solidarietà è fatto indubitabile della storia  umana; la prima tende a ricomprendere tutti gli uomini  in un rapporto d’eguaglianza dal punto di vista morale; e  la seconda da questo stesso punto di vista, che è quello  del valore di fine che ogni persona morale ha in sè, tende  ad estendersi dalle opere alla persona come tale, a con¬  servarla, a promuoverla, anche quando soggiace all’avversa  fortuna e al dolore.   Noi concepiamo la giustizia come la forma dell’ unità  della libertà e della solidarietà già raggiunta dalla co¬  scienza morale; cioè come il giudizio della proporzionalità  degli utili agli sforzi, e della loro migliore ripartizione tra  gli sforzi individuali e i sociali, posto un minimum di  utilità spettante a ciascuno in forza del valore di fine che  ha la persona morale, e della solidarietà che stringe gli  uomini tra loro.    A chiarire questo concetto gioverà vederne T applicazione ad  uno dei problemi più gravi del tempo nostro, quello relativo alla  migliore distribuzione della ricchezza, che ha preso il nome di  giustizia sociale. Il Fouillée indica tre teorie intorno ad essa, la  individualistica degli economisti smithiani, la collettivista ed egua¬  litaria del socialismo , l’idealistica che cerca di con temperare i  diritti deirindividuo e quelli della società.   La teoria economica considera troppo il lavoro come merce, e  i lavoratori come cose o come macchine di produzione. Ma dal  punto di vista sociale e morale il lavoro rappresenta le energie  accumulate di esseri viventi, sensibili e consapevoli , tra i quali  ci è necessariamente la solidarietà che deriva dal fine comune e  dal lavoro comune. Di più questi esseri e queste energie sono  parte della società, e questa è una solidarietà più vasta che ab¬  braccia come abbiamo visto tutte le energie dello spirito. Nella  prima metà del secolo passato T individualismo economico ebbe  libero corso, e la merce lavoro fu considerata a parte dalla per¬  sonalità del lavoratore, e dalla solidarietà sociale. Il lavoro fu  sfruttato prevalendosi della concorrenza dei lavoratori, e fu sfrut¬  tato di più quello pagato meno, il lavoro delie donne e dei fan¬  ciulli; cosi Tingiustizia più aperta fu legge. La sorte dei lavora-    Digitized by    Google     — 168 —    tori fu abbandonata al meccanismo della concorrenza, alle leggi  che si dissero naturali, e la società si disinteressò della protezione  dei deboli. Pareva che pei seguaci di questa scuola la ricchezza  tosse tutto, l'uomo nulla. La legge di Malthus e il darwinismo  biologico fecero il resto sottomettendo la persona umana alla  concorrenza vitale, ed elevando la voluta giustizia della natura  a giustizia sociale. Della solidarietà sociale non si davano nessun  pensiero. Ma una società di esseri morali non ci è solo per la  produzione della ricchezza, e 1’ uomo è qualche cosa di più che  un accumulatore di capitale. La società umana sussiste per rea¬  lizzare l’ideale umano; P idea di giustizia è umana, e non può  quindi prendersene il modello dalla natura, perchè essa non esiste  nel senso morale se non è fondata sulla solidarietà.   Anche Peconomia collettivista inculca una giustizia che non è  quella dello spirito, ma quella della natura. Facendo della lotta  di classe una necessità sociale, e del trionfo della classe più nu¬  merosa e [più forte l'esito necessario di quella,cangia i termini  della lotta economica, non la natura; la lotta di classe non è meno  brutale della concorrenza, ed è pari o maggiore il disdegno delle  ideologie nei collettivisti e negli economisti smithiani. Se non che  1 primi non tengono conto che del solo lavoro materiale nella  produzione , e non badano che non ci è giustizia senza libertà*  Invece la parte del fattore sociale nella ricchezza, e specialmente  quella dovuta all'addizione di esso nel tempo è così grande, che  mal si potrebbe confonderla con quella che vi ha il lavoro mate¬  riale in un'epoca determinata. Basta riflettere all’importanza capi¬  tale che hanno le scoperte scientifiche in generale e le tecniche in  particolare nella produzione della ricchezza, per persuadersi che  la parte della mano d'opera è assai minore di quella che il col¬  lettivismo afferma. Questa parte sociale, ovvero buona parte di  essa è dovuta all’iniziativa individuale, alla forza individuale di  lavoro, e non sarebbe giusto di togliere ad esse quello che senza  di esse non sussisterebbe, e sopprimere lo stimolo che le fa ope¬  rare togliendo loro quello che producono. Anche solo nella pro¬  duzione della ricchezza non si può giustamente sopprimere V alea  a cui la potenza di lavoro individuale va incontro con una speciale  costituzione sociale. Poiché è impossibile sopprimere le disugua¬  glianze naturali, come la forza fisica e morale, la bellezza, il va¬  lore, il genio, così non si può prescindere dalla potenza individuale  di lavoro, perchè il prescinderne è contro la giustizia distributiva,    contro la libertà, e quindi contro il bene sociale. L'idea di giu-   Digitized by Google     — 169 —    stizia è la sintesi della libertà e della solidarietà e solo quella  forma di essa è vera, che non ripudia l’una per 1’ altra. Non si  può negare airindividuo la proprietà di quella parte di ricchezza,  che esso ha prodotto, più di quello che si possa negare a un po¬  polo la proprietà del territorio sul quale si esercitò per secoli il  suo lavoro trasformatore e creatore. Sotto questo rispetto la ne¬  gazione della proprietà individuale non sarebbe ingiustizia minore  dì quella di negare al popolo italiano o francese la proprietà  del territorio della patria in nome del diritto dei selvaggi bru¬  ciati dal sole tropicale, o di quelli agghiacciati dai geli delle  regioni circum-polari.   La giustizia, che accorda la libertà e la solidarietà, considera  il lavoro come una forza propria di un essere personale, che deve  essere padrone di se stesso. Quindi essa riconosce la libertà di  associazione e di resistenza dei lavoratori, riconosce ad essi il  diritto di trasportare dovunque la loro forza di lavoro, ed evita  che la libertà del lavoro sia manomessa con la schiavitù forzata  del lavoratore, qualunque forma questa possa assumere. D’altra  parte rassicurazione dagl’ infortunii, il riposo festivo, le ore di  lavoro, il divieto del lavoro notturno, la disciplina del lavoro  delle donne e dei fanciulli, e il riconoscimento infine del diritto  al lavoro , sono tutti atti di giustiziaci quali sostituiscono la  carità indeterminata e di pura coscienza che prima vigeva.   È in forza del principio della solidarietà che la società deve  oggi far profittare anche gli esclusi e i diseredati, dei beni stret¬  tamente necessarii alla sussistenza, e di quelli che sono inesau¬  ribili dall'uso/come i beni superiori dello spirito, la cultura.  1’ arte, la religione, È in forza dello stesso principio che la so¬  cietà deve evitare che il profitto individuale danneggi il sociale  in rapporto al futuro. La società deve conservare alle generazioni  che verranno i beneficii del passato, come la potenza di lavoro e  la sanità della razza, cosi dal punto di vista fisico che dal mo¬  rale. E rispetto al presente, il regolamento del lavoro non può  essere più quello di una volta, quando il lavoratore animato es¬  sendo la sola fonte del lavoro , e l’utensile un semplice organo  aggiuntivo dell’individuo, tutti i rapporti del contratto di lavoro  potevano essere abbandonati al regolamento privato. Oggi il la’  voro è collettivo, l’utensile si è trasformato in macchina, e la  forza di lavoro umana è diventata un accessorio della forza na¬  turale e meccanica resa dalla scienza strumento dei fini umani.    Digitized by LjOoq le     - 170 —    Il grande lavoro è oggi, pel numero e per la qualità, un* opera  sociale, e vuole quindi un regolamento sociale.   Se si considerano gli stadii dello sviluppo etico-sociale, il primo  è rappresentato da una giustizia nella quale prepondera l’elemento  della solidarietà, quindi la libertà individuale o non esiste, o è  in tutti i modi limitata dalla regola sociale. Diventati sempre  più complicati e più numerosi i rapporti sociali, si va necessa¬  riamente all* individualismo, e la giustizia s* identifica con la  libertà individuale. Nel terzo stadio, il grado di massima com¬  plicazione dei rapporti esige il loro regolamento sociale; ma questo  non deve dimenticare gl' interessi connessi con la libertà, e che  non sono più individuali che sociali. La giustizia, in questo terzo  stadio, è il contemperamento della libertà con la solidarietà, che  è anche il suo ideale. 

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