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Thursday, September 9, 2021

Grice ed Arrighetti: l'oratoria di Cicerone

  <VIr> RETTORICA E POETICA / D'ARISTOTILE / TRADOTTE E SPIEGATE / DA FILIPPO ARRIGHETTI / CANONICO FIORENTINO.  <1r-2r> PROLOQVII NELLA / RETTORICA D'ARISTOTELE / RECITATI NELL'ACCADEMIA DELLI / SVEGLIATI IN PISA / RAGIONAMENTO I. / de principii vniversali dell'arte. / Prooemium. <inc> E' lodevol'usanza di tutti i buoni espositori et massime di quelli d'Aristotele proporr'alcuni capitoli dal principio di qualunque trattato ch'eglin si metton ad esporre, i quali da lor son detti prolegomeni, o ver proloquii, molt'utili reputati non senza legittima cagione, per chiarezza et intelligenza delle cose che si deven trattare, et molti son questi de quali si fa maggior o minor copia secondo la qualità de trattati parte nascenti dalla natura delle cose da insegnarsi, parte da varii accidenti <expl> Onde si vede che questa, per non dir come tropp'alta et forse troppo oscura ma al men come lontana dalla prattica, è stata involta 'n un tenebroso silenzio. Pregoti dunque benigno uditore, poich'io solco mar non troppo cognito, che tu aiuti questo mio corso con l'aura benigna della tua attentione.   <2r-4v> Quel ch'inducesse li huomini et quando a ritrovar l'arti. Cap. I. <inc> E' cosa manifesta a ciascheduno che l'huomo è composto di due <2v> parti principali, d'anima et di corpo: l'anima divina et immortale et per se stessa aspirante a cose alte et elevate: ma per esser racchiusa nel profondo del corpo nostro, tale che non può senza l'aiuto suo sostenersi, il ch'è la vita nostra. <expl> hebben acconcia la terra, onde potessen nutricarsi et altresì provedut'onde commodamente vivesseno, si dieden alla contemplazione. Et tanto basti haver detto dell'occasion del ritrovar l'arti, et del tempo in che elle si ritrovarono.   <4v-6v> Del fine dell'arti et della via loro in acquistarlo. Cap. II. <7r-10v> Delle differenze dell'arti prese dal modo dell'acquistar il lor fine. Cap. III. <10v-13r> Dell'origin et principio dell'arti. Cap. IV <13r-17r> Dell'unità et distintion dell'arti. Cap. V. <17r-19r> Del modo del discorrer dell'arti. Cap.VI. <19v-23r> Delle differenze tra l'arte com'habito et come metodo. Cap. VII <23v-26v> De principii proprii della Retorica come arte. Cap. VIII. <26v-30v> Quel che sia il persuadibile che è suggetto dell'oratore. Cap. IX <30v-33r> A che specie d'arte si riduca la Rettorica. Cap. X. <33r-38r> Dell'origine et autori della Rettorica. Cap. XI. <38r-39v> Della dispositione del corpo d'un ragionamento in universale. Cap. XII. <39v-43v> Delle parti della Rettorica com'arte. Cap. XIII. <43v-46v> Considerasi la Rettorica come metodo. Cap. XIV. <46v-48v> Delle parti materiali della Rettorica come metodo et ordine loro. Cap. XV. <48v-51v> Come la Rettorica sia collegata con la Dialettica. Cap. XVI. <51v-54r> De' luoghi della persuasione in universale. Cap. XVII. NB schema ad albero dei luoghi rettorici a c. 54r. <54r-57v> In che maniera succede il far fede. Cap. XVIII. <58r-61r> Delli affetti e'n che maniera et con che stromenti o ver metodi si muovino. Cap. XIX. <61v-63r> Che via si deve tenere per far il dire dilettevole. Cap. XX. <63r-65r> Del modo del definire comun al poeta et all'oratore. Cap. XXI. <inc> Trattano i logici e metafisici della diffinizione ma con esquisitezza singulare mostrando che la diffinitione è una oratione, la quale dichiara la essenza et natura della cosa, et questa da loro si compone di genere et differenze. <expl> Ma havendoci noi proposto di ragionar di quelli che son più oscuri et manco trattati da professori della Rettorica, che son chiaramente quelli di cui già habbiam discorso; poscia che havuto fine il nostro proposito, porrem anchor noi fine al nostro ragionamento.   <65v-70r> LIBRO SECONDO / DELLA POESIA / RAGIONAMENTO PRIMO. / Qual sia il primo fine del poema. C. I. <inc> Camminando su l'orme de discorsi fatti sin a qui sì in generale, sì in particolare sopr'il negozio rettorico acciocché si proceda secondo l'ordine della natura, che è cominciando prima delle cose prime, andrem ritrovando il fine a cui s'indirizza questa professione, o ver arte che dir la vogliamo. <expl> Però essend'egli parte della felicità, vien ad esser ancho parte del fine humano. Insin a qui habbiam vedut'in quanti modi si piglia il diletto, et non ha dubbio alcuno ch'un di questi si convien alla poesia; hora è da veder quale et come, et scior le dubitazioni ch'intorn'a ciò accadesseno.   <70r-73v> Determinazione del diletto come fine della poesia. C. II. <73v-78v> Qual sia il giovamento che si trae delle poesia. C. III. <78v-83r> Dell'imitazione. C. IV <83r-87r> Delli stromenti et maniere d'imitar del poeta. C. V. <87r-89r> Quali sien le cose da esser imitate. C. VI. <89r-92r> Risposta d'Aristotele alle opposizioni del Castelvetro contro l'imitazione. C. VII. <inc> Disse Aristotele l'imitazione esser una delle principali cagioni della poesia et noi poco fa l'habbiam posta come fine. <expl> Adunque terremo per fermo che l'imitazione co'l metro habbin dat'origine alla poesia et che le sien la vera essenza di quella. Fine del primo ragionamento.  <92v-94v> Ragionamento secondo. Del suggetto della poetica. C. VIII. <inc> S'egli è vero quel che noi habbiam determinato ne discorsi rettorici essend'il suggetto quel ch'è capace della forma che intende d'introdur l'artefice et ove s'impiega l'opera del poeta, tutta rigirandos'intorno a questo che s'imiti alcuna attione è necessario dir ch'ella sia il suo suggetto. <expl> Et vedesi che s'è ben dato qualche condimento all'arti et alla filosofia mediante il verso come fecen molti scrittori innanzi a Platone Anassagora Empedocle et appress'i Latini Lucrezio et di medicina da Q. Sereno et altri la qual'usanza non è stata approvata né seguita da maestri delle scienze et pur le cose da loro eran trattate co' principii proprii, cosa molt'alieno dal sentimento et processo poetico.   <95r-98r> Che sorte d'arte sia la poetica. C. IX. <98r-100v> Dell'unità dell'arte poetica. C. X.  <100v-103r> Dell'origine della poesia. C. XI. <103r-107v >Del furor poetico. C. XII. <107v>Quel che nel poeta possa più l'arte o la natura. C. XIII <inc> Due son le parti del ben poetare come di esercitar ben tutte l'arti et professioni, l'una è l'ingegno, l'altra il giudicio, perché ogni buon opera debbe esser regolata da buon giudicio. <expl> Ma si com'il giudicio non ha luogo ove non è l'invenzione, sì anchor l'invenzione senza giudicio è cosa poc'artifiziosa et casuale. Hor è da considerar che l'un

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