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Monday, September 13, 2021

Grice e la colomba d'Archita

 Archita (Taranto). Filosofo. Grice: “I was insulted, if not offended by the Cambridge Dictionary of Philosophy having ‘Anchita’ as Greek! The manw as born in Taranto, Italy, and died in Taranto, Italy! – He was a Tarantoian!” – “My favourite of his philosophical tracts is “Della colomba,” – Strawson pointed out to me that since this is a mechanical (mechanical-mechanical) pigeon, I should have used ‘scare-quote’ gesture!” -- Ricerca Archita filosofo, matematico e politico greco antico Lingua Segui Modifica (LA)  «Magnum in primis et praeclarum virum»  «Uomo fra i primi grande e illustre»  (Cicerone, De senectute, XII, 41). Appartenente alla "seconda generazione" della scuola pitagorica, ne incarnò i massimi principi secondo l'insegnamento dei suoi maestri Filolao(470 a.C.-390 a.C./380 a.C.) ed Eurito (V secolo a.C.).[2]   Archita BiografiaModifica Figlio di Mesarco (o di Estieo o di Mnesagora, a seconda delle fonti)[3], nacque a Taranto, città della quale fu "stratego massimo" nella prima metà del IV secolo a.C. proprio nel periodo in cui la città raggiungeva l'apice del suo sviluppo economico, politico e culturale.  Archita condusse una vita austera, improntata a uno stretto autocontrollo nel rispetto delle rigide regole della setta pitagorica[4], ma non priva di umana socievolezza: racconta Eliano[5] che spesso quello s'intratteneva a scherzare con i figli dei suoi schiavi e con questi stessi non disdegnava di sedere assieme a banchetto.[6]  La politicaModifica Abile uomo politico, si tramanda che fosse stato nominato per sette volte stratego (στρατηγός, strategòs) della città-stato di Taranto riuscendo ad essere un condottiero sempre vittorioso nelle sue battaglie.[7] Probabilmente fu anche stratego "autocrate" (αὐτοκράτωρ, autocrator) della Lega italiota, ricostituitasi dopo la morte di Dionisio I di Siracusa, e che ebbe come sede Eraclea sotto l'effettivo controllo di Taranto.[8]  Non si sa se, nonostante il divieto della costituzione cittadina, fosse stato nominato consecutivamente; i suoi mandati vengono datati tra il II e il III viaggio (367-361) di Platone, quindi potrebbero essere stati ricoperti anche uno di seguito all'altro.[9]  Attuò una politica di sviluppo che portò Taranto a diventare la metropoli più ricca e importante della Magna Grecia. Con l'edificazione di monumenti, templi e edifici[10] diede nuovo lustro alla città. Potenziò il commercio stringendo relazioni con altri centri, come l'Istria, la Grecia, l'Africa.[11]  Durante il suo governo, si dedicò allo sviluppo dell'economia favorendo l'agricoltura e insegnando egli stesso ai contadini i precetti per migliorare i raccolti. Spesso ricordava loro che Apollo non concesse altro a Falanto che fertili campi e amava ripetere:  «Se vi si domanda come Taranto sia diventata grande, come si conservi tale, come si aumenti la sua ricchezza, voi potete con serena fronte e con gioia nel cuore rispondere: con la buona agricoltura, con la migliore agricoltura, con l'ottima agricoltura».[12]»  Nel campo legislativo promulgò diverse leggi per favorire una più equa distribuzione delle ricchezze, basandola sui principi dell'armonia matematica.[9]  Uomo di multiforme ingegnoModifica Si interessò di scienza, musica ed astronomia e studiò matematica con Eudosso di Cnido (406 a.C.?-355 a.C.?)[13]  La vastità di queste competenze in Archita si spiega con il fatto che la scuola pitagorica concepiva la matematica, o meglio l'aritmogeometria[14], fondamento della realtà naturale e l'universo come un cosmo[15], ordinato cioè secondo principi mistico-matematici dai quali si generava un'armonia musicale poiché la musica stessa si basava su precisi rapporti matematici.  «Credettero che i principi delle matematiche fossero i principi di tutti gli esseri. Ora, i principi delle matematiche sono i numeri. Pensarono quindi che gli elementi dei numeri fossero elementi di tutte le cose, e che tutto quanto il cielo fosse armonia e numero.»  (Aristotele, Metafisica, libro alfa, 985b23-986a3) Non a caso Archita è stato il primo a proporre il raggruppamento delle discipline canoniche (l'aritmetica, la geometria, l'astronomia e la musicanel quadrivium, l'ordinamento che Boezio riprese in epoca medievale).[16]  Infine, la partecipazione alla scuola pitagorica, configurata come una setta mistica, era riservata a spiriti eletti e implicava che gli iniziati che la frequentassero avessero disponibilità di tempo e denaro per trascurare ogni attività remunerativa e che potessero dedicarsi interamente a complessi studi: da qui il carattere aristocratico del potere politico che i pitagorici esercitarono nella Magna Grecia fino a quando non furono sostituiti dai regimi democratici.[17]  L'amicizia con PlatoneModifica Archita conobbe Platone[18] quando, intorno al 388 a.C., il filosofo ateniese soggiornò a Taranto nel suo primo viaggio verso Siracusa, dove ebbe un confronto piuttosto acceso con il tiranno Dionigi Isulla realizzazione di una possibile riforma filosofica del suo governo.[19].  L'amicizia con Archita fu preziosa per Platone quando nel 361 a.C., compiendo questi il suo terzo e ultimo viaggio in Sicilia nel tentativo di realizzare la sua riforma, il nuovo tiranno Dionigi il Giovane lo cacciò dall'Acropoli facendolo vivere nella casa di Archedemo, vicino ai mercenari che mal lo sopportavano. Fu grazie ad Archita, il quale inviò il tarantino pitagorico Lamisco a Siracusa per convincere l'amico Dionigi il giovane[20] a liberare Platone, che il filosofo poté tornare ad Atene.[21]  Lo stesso Platone raccontò così quegli avvenimenti:  «... Sembra che Archita si sia recato presso Dionisio; perché io, prima di ripartire avevo unito Archita e i Tarantini in rapporti di ospitalità e di amicizia con Dionisio...»  (Platone, Lettera VII, 338c.) «... E così con un terzo invito Dionisio mi mandò una trireme per agevolarmi il viaggio, e insieme mandò un amico di Archita, Archedemo, che egli riteneva fosse il più apprezzato da me tra quei di Sicilia, e altri Siciliani a me noti...»  (Platone, Lettera VII, 339a.) «Altre lettere poi mi giungevano da parte di Archita e dei Tarantini, che facevano grandi elogi dello zelo filosofico di Dionisio, e anche avvertivano che, se non fossi andato subito, avrei causato la completa rottura di quell'amicizia che io avevo creato tra loro e Dionisio, e che era di grande importanza politica...»  (Platone, Lettera VII, 339d.) «... vennero in molti da me, fra cui alcuni servi di origine ateniese, e quindi miei concittadini; essi mi riferivano che calunnie circolavano su di me fra i peltasti, e che alcuni minacciavano, se riuscivano a cogliermi, di sopprimermi. Escogito allora qualche mezzo di salvezza: mando ad avvertire Archita e gli altri amici di Taranto in che condizione mi trovo. E quelli, colto un pretesto per un'ambasceria, mandano uno dei loro, Lamisco, con una nave e trenta rematori. Costui, appena giunto, intercede per me presso Dionisio, dicendogli che io volevo partire e nient'altro che partire; Dionisio accondiscese e mi lasciò andare, dandomi i mezzi per il viaggio.»  (Platone, Lettera VII, 350) Archita morì a seguito di un naufragio probabilmente nel corso di operazioni di guerra[22] nelle acque di fronte alla città di Matinum (attuale Mattinata sul Gargano) e lì fu sepolto, come riferisce il poeta Orazio:  (LA)  «... Te maris et terrae numeroque carentis harenae / mensorem cohibent, Archyta, / pulveris exigui prope litus parva Matinum / munera...»  «... Te misuratore del mare e della terra e delle immensurabili arene, coprono, o Archita, pochi pugni di polvere presso il lido Matino...»  (Orazio, Odi, I 28) PensieroModifica Nonostante Archita sia vissuto dopo Socrate, viene considerato un continuatore dei filosofi presocratici, perché appartenne alla Scuola pitagorica e si mantenne aderente al pensiero di Pitagora, tant'è che basò le proprie idee filosofiche, politiche e morali sulla matematica. Al riguardo, infatti, così recitano due suoi frammenti:  «Quando un ragionamento matematico è stato trovato, controlla le fazioni politiche e aumenta concordia, quando c'è manca l'ingiustizia, e regna l'uguaglianza. Con ragionamento matematico noi lasciamo da parte le differenze l'un con l'altro nei nostri comportamenti. Attraverso essa i poveri prendono dai potenti, ed i ricchi danno ai bisognosi, entrambi hanno fiducia nella matematica per ottenere un'azione uguale...»  (Giamblico, de comm. Math. sc. 11,44, 10. Traduzione di Antonio Maddalena) «Per essere bene informato sulle cose che non si conoscono, o si devono imparare da altri o bisogna scoprirle da sé. Ora imparando si deduce da qualcun altro e ciò è straniero, mentre scoprendo da sé è proprio. Scoprire senza cercare è difficile e raro, ma con la ricerca è maneggevole e facile, sebbene chi non sa cercare non può trovare.»  (In Corrado Dollo, Istituto e museo di storia della scienza Archimede, L.S. Olschki, 1992 p.30) Ad Archita sono tradizionalmente attribuiti molti testi spuri, mentre sono sopravvissuti soltanto alcuni frammenti originali, conservati nelle opere di Ateneoe Cicerone e provenienti dai suoi discorsi morali, che delineano un filosofo più originale nel suo pensiero etico rispetto alla dottrina pitagorica e piuttosto influenzato da quella platonica.  MeccanicaModifica Archita viene considerato l'inventore della Meccanica razionale e il fondatore della Meccanica.[23] Si dice che abbia inventato due straordinarie apparecchiature meccaniche.  Un'apparecchiatura era un uccello meccanico, la famosa «colomba di Archita», l'altra sua invenzione era un sonaglio per bambini. Il primo è descritto dallo scrittore e critico latino Aulo Gellio[24], e ne tentò la ricostruzione uno studioso tedesco, Wilhelm Schmidt[25]. Pare si trattasse d'una colomba di legno, vuota all'interno, riempita d'aria compressa e fornita d'una valvola che permetteva apertura e chiusura, regolabile per mezzo di contrappesi. Messa su un albero, la colomba volava di ramo in ramo perché, apertasi la valvola, la fuoruscita dell'aria ne provocava l'ascensione; ma giunta ad un altro ramo, la valvola o si chiudeva da sé, o veniva chiusa da chi faceva agire i contrappesi; e così di seguito, sino alla fuoruscita totale dell'aria compressa.  Il secondo giocattolo, la raganella, ebbe fortuna: è ancora in uso e spesso si vede nelle fiere popolari di giocattoli. Nella forma originaria era costituita da una piccola ruota dentata fissata ad un bastoncino. Sulla ruota, da dente a dente, saltava una molla cui era congiunto un pezzo di legno.[26] Aristotele[27]consigliava questo giocattolo ai genitori perché, divertendo e captando l'attenzione dei bambini, li distoglieva dal prendere e rompere oggetti domestici.  Si dice anche che Archita abbia inventato la carrucola e la vite, anticipando Archimede, ma non si hanno conferme storiche a tale riguardo.[28]  MatematicaModifica Il più importante risultato ottenuto da Archita è una soluzione tridimensionale del problema della duplicazione del cubo. Precedentemente, Ippocrate di Chio aveva ricondotto questo problema ad un problema di proporzionalità: se a è il lato del cubo che si vuole duplicare, allora il problema consiste nel trovare due valori x e y medi proporzionali tra a e 2a, ovvero tali che  {\displaystyle a:x=x:y=y:2a} Trovati questi due valori, x rappresenta il lato del cubo con volume doppio. La costruzione geometrica utilizzata da Archita per risolvere questo problema è uno dei primi esempi dell'introduzione del movimento in geometria: in esso si considera una curva, conosciuta come curva di Archita, generata dall'intersezione della superficie di un cilindro e di un semicerchio in rotazione rispetto a uno dei suoi estremi.[29][30]  Archita si dedicò anche alla teoria delle medie, e diede il nome odierno alla media armonica (prima conosciuta come media sub-contraria). Inoltre, dimostrò che tra due numeri interi che sono nel rapporto {\displaystyle {\frac {n}{n+1}}} non è possibile trovare nessun altro intero che sia una media geometrica.[31] Il risultato ha applicazione alla teoria delle scale musicali (vedi sotto).  FisicaModifica Apuleio[32] riporta un argomento di fisica trattato da Archita: la natura della riflessione della luce sopra uno specchio. Platone[33] pensa che dai nostri occhi partano dei raggi luminosi che vanno a mescolarsi con quelli che colpiscono lo specchio. Archita concorda col fatto che i raggi partano dai nostri occhi, ma senza combinarsi con alcuna cosa.  Più felici furono le sue deduzioni sul rumore. Egli capì che provenivano dalle vibrazioni prodotte dall'urto dei corpi nell'aria. Da tale scoperta, formulò l'ipotesi che anche i corpi celesti, dotati di continuo movimento, dovessero produrre rumore. Questo rumore però, non sarebbe udibile dai sensi umani, essendo non intervallato, ovvero continuo nel tempo.  Molto interessanti sono gli studi di carattere sperimentale che condussero a conoscere le cause che diversificano i suoni acuti dai gravi, diversità che sono in funzione della rapidità della vibrazione. Tanto più rapida è la vibrazione, tanto più acuto è il suono che ne proviene, e viceversa. Esperimenti furono eseguiti con flauti, zufoli, tamburelli, e si constatò come anche la voce umana seguisse questo principio.[34]  MusicaModifica Nell'ambito della teoria musicale sviluppata dalla scuola pitagorica (ed esposta per la prima volta da Filolao), tre contributi sono sicuramente dovuti ad Archita.  Il primo è la teoria secondo cui l'altezza dei suoni è determinata dalla loro velocità di propagazione. Secondo Archita, una bacchetta che oscilla più velocemente (oggi diremmo con frequenza più alta) produrrebbe un suono che si propaga con maggiore velocità nell'aria, e che di conseguenza è percepito come "più alto", rispetto a una bacchetta che oscillasse più lentamente. Questa teoria, per quanto non corretta dal punto di vista fisico e percettivo, rappresenta il primo tentativo di attribuire parametri quantitativi alla propagazione del suono, e fu ripresa da molti autori successivi (inclusi Platone e Aristotele)[35].  Il secondo contributo è di natura specificamente matematica. Archita conosceva la relazione fra intervalli musicali e frazioni che conduce alla costruzione della scala pitagorica. Uno dei problemi teorici connessi a quella costruzione era il perché gli intervalli dovessero essere progressivamente suddivisi secondo quelle particolari proporzioni, anziché suddividere semplicemente ogni intervallo in due sottointervalli uguali. Per comprendere la natura del problema si deve ricordare che per definizione gli intervalli musicali si compongono moltiplicandofra loro i rapporti corrispondenti (ad esempio, l'ottava 2:1 si può ottenere componendo una quinta 3:2 con una quarta 4:3, infatti 3:2 x 4:3 = 2:1). Quindi per suddividere un intervallo a:b in due parti uguali si deve trovare il medio proporzionale fra a e b, ossia il numero x tale che a:x = x:b (ciò equivale a cercare la radice quadrata del rapporto a:b). Archità osservò che l'intervallo di doppia ottava (4:1) si può suddividere in due sottointervalli uguali (rappresentati dal rapporto 2:1), ma dimostrò matematicamente che nessun rapporto del tipo superparticulare {\displaystyle {\frac {n+1}{n}}} - genere a cui appartengono tutti gli intervalli fondamentali della scala pitagorica (2:1, 3:2, 4:3, 9:8) - ammette un medio proporzionale fra i numeri interi: quindi nessuno di quegli intervalli può essere suddiviso in due parti uguali (se si mantiene l'ipotesi che ogni intervallo musicale corrisponda a un rapporto fra numeri interi)[36].  Infine, Archita descrisse la costruzione delle scale musicali nei tre generi diatonico, cromatico ed enarmonico. Diversamente dalla scala pitagorica, il tetracordo diatonico proposto da Archita è formato dai rapporti 9:8, 8:7 e 28:27 (quello pitagorico contiene invece due intervalli di tono uguali, 9:8, e un semitono di 256:243). Nel tetracordo cromatico di Archita figurano gli intervalli 5:4, 36:35 e 28:27, e in quello enarmonico gli intervalli 32:27, 243:224 e 28:27. Questi valori sono riportati da Claudio Tolomeo, che (a distanza di oltre 500 anni) afferma che Archita si basò sulla necessità teorica di descrivere tutti gli intervalli consonanti con rapporti superparticulari (e tuttavia nel tetracordo enarmonico figurano rapporti che non appartengono a quel genere). Gli studiosi moderni hanno invece ipotizzato[35] che Archita avesse voluto descrivere matematicamente le scale musicali effettivamente in uso nella pratica a lui contemporanea, sulla base dell'osservazione diretta delle tecniche di accordatura usate dai musicisti. Archita si propose di superare il problema dei commi musicali. Affermò che l'ottava poteva essere divisa in 12 semitoni uguali ed indicò un divisore che ne consentisse la partizione, cioè un numero prossimo ad un terzo di л. In effetti il divisore dell'ottava della scala temperata, la radice dodicesima di 2 =1,0594630943592…. è prossima a л/3=1,0471975 postulato sia da Archita che da Aristosseno. La divisione dell'ottava a cui Archita pervenne è la seguente: л/3, Л 4/11, Л 3/8, Л 2/5, Л 3/7, Л 5/11, Л 9/19, л/2 , Л 7/13, Л 4/7,Л 3/5 Л 7/11, nell'ordine: seconda minore, seconda maggiore, terza minore, terza maggiore, quarta giusta, quarta eccedente, quinta giusta, sesta minore, sesta maggiore, settima minore, settima maggiore, ottava. Il divisore proposto da Archita porta a differenze con la scala temperata dell'ordine delle decine di centesimi di semitono.  AstronomiaModifica È trattata da Archita in un passo di Eudemo da Rodinel suo commento alla Fisica di Aristotele, nel quale si discute il problema della dimensione dell'universo. Per Archita l'universo è infinito, poiché, egli dice :  «Se mi trovassi all'ultimo cielo, cioè a quello delle stelle fisse, potrei stendere la mano o la bacchetta al di là di quello, o no? Ch'io non possa, è assurdo; ma se la stendo, allora esisterà un di fuori, sia corpo sia spazio (non fa differenza, come vedremo). Sempre dunque si procederà allo stesso modo verso il termine di volta in volta raggiunto, ripetendo la stessa domanda; e se sempre vi sarà altro a cui possa tendersi la bacchetta, è chiaro che anche sarà interminato.In Enciclopedia Garzanti di Filosofia Archita sarebbe vissuto tra il 430 ca. e il 360 ca. a.C. Altre fonti collocano la nascita tra il 430 e il 400 e la morte non prima del 360. (Museo Nazionale e archeologico di Taranto  Christoph Riedweg, Pitagora: vita, dottrina e influenza, Vita e Pensiero, 2007 p.29  Francesco Paolo De Ceglia, Università di Bari. Seminario di storia della scienza, Scienziati di Puglia: secoli V a.C.-XXI, Parte 3, Adda, 2007 p.17  Cicerone, De senectute, 39  Eliano, Varia istoria XII, 15 (T.C. A 21 (47) 8)  Ateneo, XII 519 B (T.C. A 21 (47) 8)  Dizionario di filosofia, Treccani alla voce corrispondente  Luigi Pareti, Storia della regione Lucano-Bruzzia nell'Antichità, Volume 1, Ed. di Storia e Letteratura, 1997 p.275  a b Ettore M. De Juliis, Magna Grecia: l'Italia meridionale dalle origini leggendarie alla conquista romana, Edipuglia srl, 1996 p.251  L'associazione di Architetti Italiani in Spagna, Arquites è stata denominata in questo modo in onore di Archita  Ettore M. De Juliis, Magna Grecia: l'Italia meridionale dalle origini leggendarie alla conquista romana, Edipuglia srl, 1996 p.263  Ai tarantini, citato in La Voce del Popolo, n. 11, giugno 2006  Dizionario della civiltà greca, Gremese Editore, 2001.p.100  Ubaldo Nicola, Atlante illustrato di Filosofia, Giunti Editore, 2000 p.64  La parola κόσμος (kòsmos) nella lingua greca nasce in ambito militare per designare l'esercito schierato ordinatamente per la battaglia (in Sesto Empirico, Adv. Math. IX 26)  Christiane L. Joost-Gaugier, Pitagora e il suo influsso sul pensiero e sull'arte, Edizioni Arkeios, 2008 p.140  André Pichot, La nascita della scienza: Mesopotamia, Egitto, Grecia antica, Edizioni Dedalo, 1993457. Cfr. anche Ruggiero Bonghi, Delle relazioni della filosophia colla società: prolusione, F. Vallardi, 1859 p.15  Secondo una tradizione apocrifa Archita trasse dalla filosofia platonica la convinzione della immortalità dell'anima. Al contrario Cicerone ritiene che Platone si recò in Sicilia per conoscere le dottrine pitagoriche che apprese da Archita e che condivise divenendo lui stesso pitagorico.(Cfr. Cicerone, De Repubblica I 16, De finibus bonorum et malorum, V 87, Tuscolanae disputationes, I 39)  D. Laerzio, Vite, III, 19, 20.  Platone, Lettera VII  Vita di Platone.  G. Urso, «La morte di Archita e l'alleanza fra Taranto e Archidamo di Sparta», Aevum, 71 (1997)64-67  Mario Taddei, I robot di Leonardo da Vinci: la meccanica e i nuovi automi nei codici svelati, ed. Leonardo3, 2007 p.434  A. Gellio, Notti Attiche, lib. X, c. 12  Wilhelm Schmidt: Aus der antiken Mechanik. In: Neue Jahrbücher für das Klassische Altertum 13, 1904,329–351.  M.Taddei, Op. cit. p.16  Aristotele, Pol. VIII 6)  Rinaldo Pitoni, Storia della fisica, Società tipografico-editrice nazionale, 1913 p.24  K von Fritz, Biografia nel Dictionary of Scientific Biography (New York 1970-1990).  J. J. O'Connor, E. F. Robertson, Archytas of Tarentum, The MacTutor History of Mathematics archive.  Boyer, Carl B., Storia della Matematica,83-84  Apuleio, Apologia, 15  Platone, Timeo, 64 A  Giambico, in Nicom., 9, 1.  a b C. Huffman, "Archytas", The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Fall 2011 Edition), Edward N. Zalta[1].  C. Huffman, "Archytas", The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Fall 2011 Edition), Edward N. Zalta[2]; A. Barbera, Archytas of Tarentum, New Grove Encyclopedia of Music and Musicians.  Francesco Paolo De Ceglia, Università di Bari. Seminario di storia della scienza,Scienziati di Puglia: secoli V a.C.-XXI, Parte 3, Adda, 2007 p.18 BibliografiaModifica Carl A. Huffman, Archytas of Tarentum. Pythagorean, Philosopher and Mathematician King, Cambridge University Press, 2005,0-521-83746-4 (l'edizione più completa dei frammenti) M. Timpanaro Cardini, I Pitagorici, testimonianze e frammenti, voll. I, II, 111, La Nuova Italia, Firenze 1962 Platone, Lettere, a cura di Margherita Isnardi Parente, trad. di Maria Grazia Ciani, Fondazione Lorenzo Valla, A. Mondadori, Milano 2002 J. Stobaei, Anthologium, rec. Curtius Wachsmuth et Otto Hense. Anthologii libri duo posteriores, vol. 11, Weidmann, Berlin, 1958² J. Navarro, Tentamen de Archytae Tarentini vita atque operibus, Hafniae 1820 Doehle, Geschichte Tarents bis auf seine Unterwerfung unter Rom, Strasburg 1877 R. Lorentz, De civitate Tarentinorum, Lipsiae 1833 C. Del Grande, Archita e i suoi tempi, Taranto, Cressati 1955 A. Delatte, Essai sur la politique pythagoricienne, Liège - Paris 1922. A. Olivieri, Su Archita tarantino, memoria letta all'Accademia Pontaniana il 14 giugno 1914 A. Frajese, Attraverso la storia della Matematica, Veschi, 1962 RomaStante, I problemi di terzo grado e Archita da Taranto, Tesi di Laurea in Matematica, a.a. 1987/88, Università di Lecce A.Tagliente, La colomba di Archita, Scorpione Editrice, 2011 Taranto A.Tagliente, Il mistero del trattato perduto, Scorpione Editrice, 2013 Taranto J.Dumont, Les Présocratiques H. Diels, Die Fragmente der Vorsokratiker A. D. Abbaiatore, Scritture Musicali greche, Vol. II: Teoria armonica ed Acustica, 1989 Cambridge F. Blass, De Archytae Tarentini fragmentis mathematicis, Parigi 1884 Taranto nella civiltà della Magna Grecia, in Atti dei convegni di studio sulla Magna Grecia, X, Napoli 1971 Taranto e il Mediterraneo, in Atti dei convegni di studio sulla Magna Grecia, XLI, ISAMG Taranto, 2002 Filosofia e scienze, in Atti dei convegni di studio sulla Magna Grecia, V, Napoli 1966 Eredità della Magna Grecia, Atti dei convegni di studio sulla Magna Grecia, XXXV, ISAMG Taranto, 1996 Alessandro il Molosso e i "condottieri" in Magna Grecia, Atti dei convegni di studio sulla Magna Grecia, XLIII, ISAMG Taranto, 2004 Cesare Teofilato, "Interpretazione di Archita" dalla rassegna "Vecchio e Nuovo" di Lecce - fascicolo di gennaio 1931 - Vol. II A. Mele, Archita, i suoi tempi e il suo pensiero, in Taranto tra Classicità e Umanesimo (introduzione di Cosimo D. Fonseca), Scorpione Editrice Taranto 2017,87-106. Voci correlateModifica Personalità legate a Taranto Raganella (strumento musicale) Eudosso di Cnido Altri progettiModifica Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Archita Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Archita Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Archita Collegamenti esterni. Modifica Archita, su Treccani – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Archita, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.( EN ) Archita, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.( EN ) Archita, su MacTutor, University of St Andrews, Scotland.( EN ) Carl Huffman, Archytas, in Edward N. Zalta (a cura di), Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Università di Stanford. Controllo di autoritàVIAF ( EN ) 40191578 · ISNI ( EN ) 0000 0000 8019 3017 · SBN IT\ICCU\SBLV\071630 ·Europeana agent/base/145524 · LCCN( EN ) no96021781 · GND ( DE ) 118645617 ·BNF ( FR ) cb124565349 (data) · BNE( ES ) XX1241848 (data) · BAV( EN ) 495/154858 · CERL cnp00965498 ·WorldCat Identities ( EN ) lccn-no96021781 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia Magna Grecia Portale Magna Grecia Matematica Portale Matematica Politica Portale Politica Scienza e tecnica Portale Scienza e tecnica Ultima modifica 7 giorni fa di Ontoraul PAGINE CORRELATE Musica nell'antica Grecia Tetracordo Lamisco filosofo greco antico archytas: Italian ‘Archita’ -- Grecian, pre-Griceian, Pythagorean philosopher from Tarentum in southern Italy. He was elected general seven times and sent a ship to rescue Plato from Dionysius II of Syracuse in 361. He is famous for solutions to specific mathematical problems, such as the doubling of the cube, but little is known about his general philosophical principles. His proof that the numbers in a superparticular ratio have no mean proportional has relevance to music theory, as does his work with the arithmetic, geometric, and harmonic means. He gave mathematical accounts of the diatonic, enharmonic, and chromatic scales and developed a theory of acoustics. Fragments 1 and 2 and perhaps 3 are authentic, but most material preserved in his name is spurious.  a buon diritto chiamare l'inventore de'moderni palloni arrostatici. Però un secolo prima al padre Lana G , C. Scaligero,a proposito della colomba volante d'Archita , d e l l a q u a l e p a r l a Orazione l l e s u e o d i , i n d i c a il modo di costruirla. Nulla di più facile, egli dice: basta comporre la sostanza con midolla di giunco, e diligentemente coprirla colla pelle adoperata dai battiloro.Mediante un facile meccanismo sipuò dar movimento alle ali.19 Scaligero scordò di avvertire che bisognava riscaldare l'aria interna con un lumicino quando rolevasi farla volare. Cosi 500 anni prima dell'era nostra, Archita aveva trovato il modo di far salire nell'ariaun pallone in forma di colomba, dacchè tutto fa credere che imezzi impiegati da questo filosofo fossero gl'identici che quelli impie gatioggigiorno per levarei palloni. Quantoalritornodellacolomba,obbe dienteallavoced'Archita, questa evidentemente è una favola. Sempre,aun fatto sorprendente,l'immaginazione aggiunge circostanze impossibili;ma ciò che io credo innegabile è che l'areostalo era conosciuto a tempi detti favolosi,eche, amio parere, sonoreminiscenzedi una civiltà perduta,che i poetichiamarono regno degli dei. Quegli ignivomidraghi. SULLA COLOMB A Entre a pišivago ,e più superbo volo P e l R e g n o a e r e o l' ali f u e s p a n d e a , E di spirto novello acquisto fea La Colomba d'Archita inversoilPolo , Volgendo a caso i suoi begli occhi al suolo Del terzo Ciel la vezzofetta Dea , L a vide , e per rapirla già scendea Da quel de'Dei Seggio beato,,e solo. Allor gridd , e quafi fu per dire: Oh così foffepur lamia.Colomba! Fattafi Citerea con gran desire , Di legnofols'avvide: efferl'augello. ARCHITA. Juan. Juven.3. Cap. 2. . Ital. Sacr. in Tarentin.Mitrop.t om. 9. Lamb. in Schol. Horat.Lib. i. Od.28.  144 ) regnasse più di u n ' A n n o . I nuove grazie adorna il fuo bel volto D LLi:etasengivainmaestàreale Astrea , mirando venerato , e colto F a più volte Prefetto della sua Patria,ancorchè leLeggi comandassero ,che nessuno in tempo di sua vita Quel delle Leggi fue pregio immortale . Quando Prudenza , il dolce fuon disciolto, Figlia d' eccelfa Mente , e trionfale , Non titurbar,lediffe,fefiatolto Il primier di regnare ordine uguale . Tempo verrà,che in arme,e intoga imperi Più d'un'anno al suo ftuoi,maisempre intento Archita a nuove glorie , e a bei penfieri. E aLeilaDiva:incentomodi,ecerto Muta pur Leggi, eFaftimiei primieri, Purchè Archita mio regni, io mi contento . Diogen. Laert. in Vit. Archyt. InJoan.Buno.not.ad Philip.Cluver.Lib.3.Cap.29. > AR   ARCHITA FILOSOFOPITTAGORICO, E MATEMATICO L PERITISSIMO. Odar chi mai tanto ti può ,che basti, Alma immortal degnillima d' Impero ? Chi dir di tue virtudi il volo altero , Per cui fovra ogni Saggio alto poggiasti? Del Ciel le stelle, e i moti lor sì vasti, T u delle cose le cagioni, e'l vero , E quanto il Mare , e l'Universo intero Circonda , e abbraccia , chiaro a noi mostrasti, Tu ,ch'eccedi de'Savj ibeiconsigli Già di ogni u m a n pensier reso inaggiore, 'QuantoilSoldellestelleavanza irai, Tu ,che Te stesso,e null? altro somigli, coll' auree del tuo fuon note canore Tu fol di tue virtù cantar potrai. Diogen. Laert. in vit. Archyt. Foreft. Tom.1. Lib.8.Cap.3.6 4. Joan. Juven. Tarentin. Lib. 3. Cap.2. Lambin in Scbol. Horat. Lib. 1. Od. 28. Nicol. Parth. Giannet. in Geograph. Lib. 4. Cap.7. SEN. TARENTINO, Scrivendo contro il Piacere. O So, chemente all'Von dona, e Tume aquella; SENTIMENTI D'ARCHITA chi dietro alsuo piacer brutale corre, e del sensorio fà l'alma ancella, bruto diventa agli altri bruti eguale, tutto perdendo il bel , che aveva in ella . Senza lume si vago ,e rilucente Joan.Juven. Tarentin.Lib.3. Cap.2. Mente ,ch'èper fuo pregio trionfale Della Divinità parte più bella . Che quando avvien,che fopral'Alma impero Abbia il piacere,allorcieca è lamente 'E cieca la ragion , cieco è "lpensiero . OpranoiBruti,e senzailsuoprimiero Lume fia,chel'Uom Brutoanchedivente. E pur ESER ,   Diogen. Lacrt. in vit. Archyt. Foreft. Tom .1. Lib.8. Cap. 4. Joan.Juven.Tarentin. Lib.3.Cap.2.  Milleamilleempj nemici,incampo Scendete pure , e con terribil grido , N o u che con quel dell' armi orrido lampo Fate tremar dell'onde Jonie illido. ESERCITO TARENTINO NON MAI VINTO, ESSENDO CAPITANO Là nel Galelo col suo nobil Campo Itene or lieti delle forze usate , Faran del vostro fuol le schiere armate , Finchè Archita fia Duce , alta vendetta . ARCHITA V ' a s petta il bravo Duce. E già l o s t r i d o De ' C o r n i i' f e n t o , e n e l c e r c a r l o s c a m p o Già cader vi vegg' io pel colpo infido . Ed alla Patria,che iltrionfo aspetta, Le tolte spoglie in vostro onormostrate. Se per ostil cadeste atra disdetta, LA,   ARCHITA D'ESSER CAPITANO, PER SOTTRARSI ALL'INVIDIA, L'ESERCITO DETARENTINI E' FATTO PRIGIONE DA NEMICI. Arme il fulgore infiem fpaventa, e sfida Co’luoi deftrieri i Cavalier; già fcende Sangue da larga vena in Terra infida. Mira Tarento mio , quei, che fen muore, Hàgli spinti l'Invidia a tante pene. LASCIANDO DO Di guerra fonar le trombe orrende? di come il rio Marte all' alte strida Diquel Drappello,equestoicuoriaccende, Perchè col ferro fuo l u n l' altro ancidas Arme, arme f r e m e o g n u n : già di t r e m e n d e E quei,che'l braccio (tende alle catene Son dolci figli,oimè,del tuo dolore! Freme contro d'Archita ilrio livore, E lullAlme innocentiilmal senviene. Diogen: Laert, in vit. Archyt. Joon. Juven. Tarentin. Lib.3. Cap. 2o. 0! 1 AR.: ad altri venduto , ed alla fine è riscattato Offri;buon Savio,foffri.Ecco Fortuna S Di mortal sfavillando atro disdegno Sue forze impiega , e l'arme sue raduna , Per far del tuo valor {terminio indegno . Già l'empia, oime! con faccia torva, e bruna Scocca saette últrici, e ben al sogno Colpito hà omai ; ve come in preda d'una Ti dà vile ciurmaglia in fragil legno. TARENTINO ARCHIT. A Peregrinando per imparare , è preso dà'Corsari,serve $$$$$) $8888 မ Ma chefie; se delcuorle forti tempre Alexand.ab Alexand, 1.ib.6. Cap. 5. Joan. Juven. Tarentin. Lib. 3. Cap. 2. Di. Pur non è fazia no ,schiavo al servaggio Ti mena ancor, perchè nel duoldistempre Ilmagnanimo tuo nobil coraggio. Rassoda più ne'colpi suoil'Vom faggio, E di sua libertà gode mai sempre! PLATONE DOPO AVER CAMMINATO L'EGITIO, VIENE IN ITALIA PER IMPARAR SOTTO LA DISCIPLINA Edesti pur , come il gran Nilo altero, D a perenne sboccando occulta fonte Ogni arginedisprezzi, edogniponte, E i campi ad ipopdar si apra il sentiero. E d ivi asperto di sudor la fronte Delle scienze falisti all' arduo monte , E ti fur quelle il folo premio intero . Ed or, per fullescienze alzare un volo Sotto 1:aurea d'Archita arte gentile, Cerchi il Galeso , e l Tarentino luolo ? DunqueinEgittoEroenonv hàfimile, Cic.de finib.bonor. molor.Lib.s. Foreft:Tom . I..Lib. 8. Joan.Juven. Tarentin.Lib.3.Cap.2. DOPS V D'ARCHITA TARENTINO . Si , vedesti 1 Egizio , e 'l Greco Impero , ARCHI. Nèingegno inGrecia,alsoloArchita,alsolo Suo noro ingegno,anche oltreBattro,eTile .    A ARCHI.  ( 51 ) Pri,Fortuna,perun solmomento Gli occhi, cui buja notte orrida cuopre , E mira,leiltuo folleafproardimento Contro Savio maggior sua forza adopre. Questi è il gran Plato , e quegli fon q u e cento Folle ! Rę Plato al tuo servil flagello ARCHITA TARENTINO RISCATTA PLATONE PRESO D A CORSARI. Empj ladron , per le cui mani, ed opre Schiavo il facefti; or com 'ei fparge al vento Gl’infranti lacci, e in libertà li fcuopre ? C o m e il trionfo , che del suo fervaggio Ornar credefti, e de' suoi guai far bello , Qual peve dilegudfli al caldo raggio ? Menalti , a un cenno fol d' Archita il saggio Cara tornò la libertàdi quello. Joan.Juven.T'arentin.Lib.3. Cap.2. e   Se avvien , che della gloria i m i diftempre L a bella gloria è tua, fe Plato apprese Che del tuo Figlio al nome accrebbe ilvanto , Cic.de finib.bon.domal.Lib.5.* Lib 1.Fiscula Joan.Juven. Tarcntin. Lib. 3. Cap. 2. ARCHI.  ( 52 ARCHITA MAESTRO DI PLATONE. C Figlio di puro core, e viva Immago , Che ' veroiocanto,efoldiluimi appago, Diceva un giorno Atene in dolci tempre, Dal tuo gran Figlio Archita il pregio fanto , E B alme di virtude auree contefe . Ella è mia pure , e téco i fafti io canto : Poich ?Ei tal lume in tutto il m o n d o accese , Nel gaudio , el corc infuperbito , e pago Pel mio Plato or fen vada,un don si vago A te ,Tarento mio,debbo maifempre. "   ARCHITA CAMPA PLATONE DALLA MORTE INTENTATAGLI DA DIONISIO TIRANNO. AR,  53 D u e Polato ilscan Plato,ahimè,quelfaggio, t Veloce ( ahi laffo !) a tramontar quel raggio Det rio fallir le pene : omai trionfi Si bella dote, e vinca ancor Sapienza. Si diffe Archita ; e i fieri petti , e tronfi. Placando al gran poter d'aurea Eloquenza, Morrà , perchè un Tiranno indegno d'ostro Sogna fofpetti, e teme indarno oltraggio ? Correrà , che dà lume al secol nostro ? Ed io,perchèpiù viva,ancor non mostro, N o n m o f t r o, a n c o r d e l l ' A n i m a il c o r a g g i o ? N o , che non porterà l'alma Innocenza < Plato all'ombra viveade'suoi trionfi. Cic. Lib. 5. Tuscul. Diogen. Laeft.38 Vit.Archyt., o Platon. Juan. Juven. Tarentin. Lib.3. Cap.2 . Ital.Sacr. in Torentin. Metrop. tom. 9. Plutar . in Platon . Sabell. Ennead.4.Lib.3. D2   ARCHITA TARENTINO A PLATONE . Se amica pioggia a temprar mai l'ardore Scende dal Ciel ,non giace no più china La fronte lor,ma col nacio colore S'innalza si, che al Ciel più si avvicina ; Lasso ! calo io restai, allor che infermo Starteneudjfrapene,o mio buon Plato Senza ajuto languendo , e senza schermo . Ma orchedicuavitaalprimostato Fatto hai ritorno , io mi rinfranco , e fermo Pertemi rendo,cfon,qualpria,beato.  ( 54 ) Q Diogen. Laert.in vit.Archyt. Joan.Juven. Tarentin. Lib.3. Cap. 2. Val Yenza umor giglio languisce,o fiore, E scolorito à terra ilcapo inchina, Questo ilvermiglio onor,quello ilcandore Perdendo a poco a poco in sua ruina : PLA .   Q A te del loro Autor duce sì pio In mezzo del cammino elle si stanno , pss .) M a giugnere alla meta orgogliosette Ben le vedrai , fe nuovo spirto avranno , PLATONE MANDA ISUOI COMMENTARY AD ARCHITA TARENT INV. Veste assai più , che dell'ingegno mio , Opre de'tuoi fudori,onde a be'studj Delle più gloriofe alte virtudi La mia mente infiammaiti,el buon deslo, Opre dunque son elle ora imperfette. Raroè peròl'onor,seateverranno; Più raro , le giammai fien da te lette. Diogen Lacrt. in vit. Archyt. Joan. Jurien. Tarentin . Lib .3. Cap. 2. Platon.in Epift.12. 0 Vengono,Archita.O :tu leleggi,e inudi Sensi del tuo faver poi mi dischiudi Con quellalibertà,concuileinvio, PLA,    Gloria dai tuoisi provvidifudori, Soffri in regnar , grida la Patria ,e uffici Mostra di quel,che sei,Signor de cuori, E tumalgradoimperi?etilamente Non fei;la Patria hà in te parte del tutto . N o n oscuro è il linguaggio ; odi mia mente : O rendiallatuaPatriailben,ch'èsuo, O delsuobenfà,ch'ellan'abbiailfrutto. Cic definib.bonor.comalor.Lib.2. Lib.ladeOffic. Joan.Juven.Tarentin. Lib.i. in Prefate do Lib.z. Cap.2. Platon. in Epif.gi  PL ATO NE TÀRENTINO . V Nmalele folo ( 36 i ADARCHITA O n , a se folo no , nasce agli Amici , Nafce alla Patria l'Uom , nasce aMaggiori, E dal bel nascer suo giorni felici Speran questi, e sperar voglion tesori. O r foffri, o Figlio , o tu , che tanta elici D e' gran pubblici affari? ah che fol tua AD 1 0 ) 1   ( 57 ) SULLA  3 AD ARCHITA TARENTINO, Del buon governo,eloro fren spogliace; O naufragar,dall'empie arti indiscrete Di piggior Duce a morte ria guidate: El soffrirandelcuorletempre?ahfiamma D'amor mostrate,evoilaPatriabella Reggete:omai con quell'ardor ,che infiammar Così lungi da leistrage rubella Sen fuggirà,qualCervioa icolpi,o Damma, O , che viver a voinon maipotrete; Se non vivrete ad altri se se pensate Goder mai signoria , nè servirete Alle pubbliche cose ,alle private , O vacillar ben presto le vedrete E poi fia vostra gloria il ben di quella . In argument. 9. ad Epift. 9. Platon,   DARCHITA A d d e Archita , e vidjo senza conforto E scorse fino all' ultimo confine La Terra,eilCielcoll'artifuedivine, Archita il grande , il nostro Padre è morto ! Del mar le Dive usciro al pio lamento ,  ) S U L L A M O R T E. Pianger lo stuol da rio dolore assorto . Oimè ,dicean,chi dall'Occafo all'Orto, CAdele Dell'alte sue virtudi,e pellegrine, Pallido il viso , e lacerato il crine, E in lor leggendo i gran pubblici danni Pianfero', e poi partiro , e di Tarento GiunteallaReggia:orvestiinegri panni D a e r ,bella Città : per tuo tormento Aichita è morto ahi sulbel fior degli anni ! H o r a t . L i b . 1. o d . 2 8 . Joan.Juven.Tarentin Lib 3.Cap.2. INVE   E Diede il Popot Matin l'ultime prove . Se'l crudo suo destino unqua vi spiacque Le bell*ossadiLui,chetantopiacque A b b i a n lieve la terra ; e poi partite . Horat. Lib. 1. od. 28. Joan.Juven.Tarentin.Lib.3.Cap.za SUL  (59 ) INVITO A RIMIRARE IL TUMULO D'ARCHITA PRESSO AL LIDO MATINO, Ccop Urna funefta.Alme ben nate, Cui di pietà l'amabil forza muove , D e h fermatevi alquanto , e rimirate , Pria di ftendere il passo agile altrove . Qui le fante d Archita ossa onorate Giaccion fepolte , e qui fpargendo nuove: Piogge d'amaro pianto , di pietate Del passato dolore in segno ah dite : . th Allor , che in mar precipitò , smarrite Sue forze,einfrantoilleguoinmezzo all'acques   Di Natura le fonti più segrete ; Chi dall'onda fatal raplo diLete L e naufraghe virtudi , e l ebbe accanto ; Chi le vie seppe drittamonte torte , i PercuilaLuna appar',elSols’asconde,  ( 60 ) Aili ah yoi le face offa , e'l cener fanto Di quell Almagentilahicitogliete, C h e fù si chiara al M o n d o , e vi godete Della vera fapienza il facro immanto . Chi a noi mostrò con tanto studio , e tanto Horat.Lib. i.od.28. . Joan. Juven.Tarentin. lib. 3: Cap. 2. ȘUL SEPOLCRO EUDOS D.ARCHITA TARENTINO . Chi 'n Terra,e 'n Ciel la ferma,emobilsorte; C h i c o m e il.F o c o , e l A e r e , e l ' S u o l o , e l ' O n d e S'abbraccin,seppe,orquìsengiace.Oń Morte, O h duri fastí, ohcieche ombre profonde? S   quanto mai dibelloinCielfiadditag; Ne panni no,ma nella mente fiede. Diogen.Laert.in vit.Eudox. Foreft. Tom .1. Lib. 8.Cap .4 Joan.Juven,Tarentin.Lib.3. Cap 2.  ! Q. EUDOSSO DA GNIDO FAMOSISSIMO MATEMATICO DISCEPOLO ARCHITA NON FU'RICEVUTO DA PLATONE ALLA D Mira come in udir fuo ftile adorno La tuafuperbia,e'lfolleardireondanni. N o , non doveviil gran Figliuol d'Archita SUA SCUOLA ,PER ESSER POVERO , Vefti, o Platon , che tu schernisti un giorno Perchè di povertà fentia gli affanni Questi è colui (fe pur nol fai)che intorno Del fuo grave faver difpiega i vanni , Gnido vi fpenda il più bel fiordegli anni; E come giusta ad immortal tuo fcorno Si vilmente scacciar dalla tua fede Qualor baffamenava umile vita. Poichè virtude , onde 1 U o m farli erede. Archita.  Keywords: la colomba d’Archita, Platone, magna Grecia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Archita” – The Swimming-Pool Library. 

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