The Grice Club

Welcome

The Grice Club

The club for all those whose members have no (other) club.

Is Grice the greatest philosopher that ever lived?

Search This Blog

Wednesday, July 29, 2020

Grice e Gregorio il Grande

Papa Gregorio I, detto papa Gregorio Magno ovvero il Grande (Roma, 540 circa – Roma, 12 marzo 604), è stato il 64º vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica, dal 3 settembre 590 fino alla sua morte. La Chiesa cattolica lo venera come santo e dottore della Chiesa. Anche le Chiese ortodosse lo venerano come santo.  gregorio magnus papa Gregorio Magno Sebbene il suo pontificato si sia svolto in uno dei periodi più bui della storia italiana, conservò una incrollabile fiducia nella forza del Cristianesimo; anima tra le più luminose del Medioevo europeo, svolse il suo ministero racchiuso in un corpo minuto e sempre malato, ma dotato di una grandissima forza morale[1]. Gregorio Magno nacque verso la metà del VI secolo [540?] da Silvia, appartenente a una ricca famiglia siciliana, e da Gordiano, appartenente all'aristocrazia senatoriale, la classe dominante dell'antica Roma che aveva mantenuto prestigio economico e sociale, nonostante la caduta dell'Impero. Non è affatto dimostrata, invece, la sua relazione di parentela con la Gens Anicia, che spesso è stata richiamata per sottolineare le nobili origini del futuro Gregorio I[2].  La sua formazione culturale non è di elevato livello. A differenza di Agostino e Cassiodoro, non si formò con lo studio dei grandi autori dell'aetas aurea (Sallustio, Orazio, Virgilio, Ovidio), bensì con quella tradizione letteraria impoverita che era propria della sua epoca, dell'età tardo-antica. Perciò la sua "ars grammatica" fu limitata e lo stile che denota i suoi scritti è in linea con quello degli scrittori tardo-antichi del V e VI secolo. Di questi imitava, in particolare, solo poche figure retoriche come l'anafora ed il gusto dell'esempio e dell'aneddoto moralizzante[3]. La sua conoscenza del diritto era limitata allo studio di Cicerone, da cui riprende anche definizioni e nozioni filosofiche della scuola stoica e, per come era già stato fatto dalla tradizione patristica, le inserisce nella dottrina morale cristiana.  A Roma si stava diffondendo la fama di Benedetto da Norcia, monaco e fondatore di una nuova Regola. Espresse l'intenzione di farsi monaco egli stesso. Ma i parenti e gli amici, per tenerlo vicino a sé, ottennero dall'imperatore Giustino II la prestigiosa carica di praefectus urbi Romae (prefetto della città di Roma)[4], la carica istituzionale più importante di nomina imperiale in Italia dopo quella di esarca. In questa veste è citato in un documento databile all'anno 573[5][6]. Devoto ammiratore di Benedetto da Norcia, Gregorio impegnò tutte le sue notevoli sostanze per l'assistenza ai bisognosi e per trasformare i suoi possedimenti a Roma e in Sicilia in altrettanti monasteri. Egli stesso si fece monaco rinunciando all'altissima carica pubblica; fondò un monastero nella propria abitazione sul colle Celio intitolandolo a S. Andrea ad Clivum Scauri. Nella vita cenobitica si dedicò con assiduità alla contemplazione dei misteri di Dio nella lettura della Bibbia. Non poté dimorare a lungo nel convento perché nel 578 ricevette un altro incarico importante: divenne, per nomina di papa Benedetto I, uno dei sette diaconi della Chiesa di Roma. L'anno dopo il successore Pelagio II lo inviò come apocrisario[7] presso la corte di Costantinopoli per chiedere aiuti contro i Longobardi. Lì restò per sei anni e si guadagnò la stima della famiglia imperiale e dello stesso imperatore Maurizio, salito al trono nel 582, di cui tenne a battesimo il figlio Teodosio. Nel 584 ottenne per Roma l'aiuto che il papa aveva chiesto, ma fu di tale modesta entità che non servì a risolvere i problemi per i quali era stato invocato[8].  Al rientro a Roma, nel 586, Gregorio tornò nel monastero sul Celio; vi rimase però per pochi anni, perché morto il 7 febbraio 590 papa Pelagio II, vittima di una pestilenza, fu chiamato al soglio pontificio dall'entusiasmo dei credenti e dalle insistenze del clero e del senato di Roma. Gregorio cercò di resistere alle insistenze del popolo, inviando una lettera all'imperatore Maurizio in cui lo pregava di intervenire non ratificando l'elezione, ma il praefectus urbi di Roma, di nome Germano, o forse il fratello di Gregorio[9], intercettò la lettera e la sostituì con la petizione del popolo che chiedeva la ratifica della sua elezione a pontefice. In attesa della risposta, Gregorio si astenne da ogni attività propria del suo ruolo, che venne svolta da una sorta di triumvirato ecclesiastico.   L'arcangelo Michele (detto l'Angelo di Castello), opera (1753) di Peter Anton von Verschaffelt (1710-1793) L'inverno 589-590 fu particolarmente funesto per la penisola italiana. Alle violenze perpetrate dai Longobardi si aggiunse una stagione eccessivamente inclemente, con nubifragi e inondazioni che colpirono particolarmente il settentrione, causando vittime e danni incalcolabili[10]. Ma anche il Tevere ebbe una piena particolarmente consistente, che inondò gran parte della città provocando vittime e danni ingenti; ne seguì un'epidemia di peste (Pelagio II morì di peste in questo periodo). Poiché ancora nell'estate del 590 la situazione non accennava a tornare alla normalità, in una predica del 29 agosto Gregorio esortò i fedeli alla penitenza, e per implorare l'aiuto divino organizzò una solenne processione per tre giorni consecutivi alla basilica di Santa Maria Maggiore[11].  Secondo la tradizione, mentre Gregorio attraversava, alla testa della processione, il ponte che collegava l'area del Vaticano con il resto della città (chiamato allora "Ponte Elio" o "Ponte di Adriano", oggi Ponte Sant'Angelo), ebbe la visione dell'Arcangelo Michele che, in cima alla Mole Adriana, rinfoderava la sua spada. La visione (che secondo alcune fonti fu condivisa da tutti i partecipanti alla processione) venne interpretata come un segno celeste preannunciante l'imminente fine dell'epidemia, cosa che effettivamente avvenne. Da allora i romani cominciarono a chiamare la Mole Adriana "Castel Sant'Angelo" e, a ricordo del prodigio, posero più tardi sullo spalto più alto la statua di un angelo in atto di rinfoderare la spada[12]. Ancora oggi nel Museo Capitolino è conservata una pietra circolare con impronte dei piedi che, secondo la tradizione, sarebbero quelle lasciate dall'Arcangelo quando si fermò per annunciare la fine della peste[13].  Finalmente arrivò da Costantinopoli la ratifica all'elezione pontificale; sebbene Gregorio (che probabilmente non sapeva che la sua lettera era stata sostituita) rinnovasse le sue reticenze alla missione a cui era chiamato[14], il 3 settembre 590 venne consacrato papa. L'ascesa quasi "forzata" al soglio pontificio lo turbò profondamente e provocò in lui una sincera contrarietà, che solo la fede incrollabile e la convinzione di poter svolgere un ruolo di guida per la redenzione dell'umanità intera, riuscirono a fargli superare[15][16]. Nonostante le riserve all'accettazione del compito che lo attendeva, fu amministratore energico, sia nelle questioni sociali e politiche per supportare i bisognosi di aiuto e protezione, sia nelle questioni interne della Chiesa; sebbene fosse fisicamente piuttosto esile e cagionevole di salute, si dimostrò uomo di azione, pratico e intraprendente. E infatti uno dei primi doveri che si impose fu la moralizzazione ed epurazione della Curia romana, in cui erano presenti troppi personaggi, laici ed ecclesiastici, che avevano interessi ben diversi da quelli spirituali e di carità; molti incarichi furono dunque attribuiti a monaci benedettini. L'altro dovere primario cui si dedicò fu quello insito nel ruolo di vescovo di Roma, utilizzando i beni propri e quelli derivanti dalle donazioni dei privati, non a beneficio di vescovi e diaconi, ma in favore del popolo della città di Roma che, come lamenta in una sua predica, è "oppressa da uno smisurato dolore, si spopola di cittadini; assalita dal nemico, non è più che un cumulo di macerie"[16].  Molti furono i provvedimenti intesi a un riordino dell'istituzione monastica e alla regolamentazione dei rapporti di quella con l'organizzazione ecclesiastica e i vescovi in particolare. Assicurò una maggiore autonomia giuridica per i monasteri, la cui vita economica non doveva in alcun modo subire l'ingerenza dei vescovi, chiamati a compiti spirituali; regolamentò i rapporti tra scelta monacale e vita familiare, generalmente dando la priorità ai diritti della seconda; sottrasse, quanto più possibile, gli ecclesiastici ai tribunali civili, non solo in ossequio a una tradizione radicata, ma soprattutto perché non aveva alcuna fiducia delle autorità longobarde e bizantine, particolarmente corruttibili; molti vescovi forse non erano da meno, ma su di loro poteva comunque esercitare la sua autorità[17].  Preoccupato del sussistere dell'eresia ariana nel 594 rivolse accorate lettere ai vescovi Costanzo di Milano e Venanzio di Luni per esortarli a porvi rimedio[18].  Tentativi di pace con i Longobardi Gregorio compì anche mosse politiche. Nonostante avesse più volte invocato invano l'aiuto militare dell'Impero, i Longobardi continuavano a devastare l'Italia facendo fuggire il clero e catturando prigionieri che dovette riscattare direttamente con le sue sostanze personali. Inoltre nel 591 il duca longobardo di Spoleto Ariulfo intraprese una politica espansionistica ai danni dei Bizantini, conquistando le città del corridoio che collegava Roma con Ravenna e assediando la stessa Roma, da cui si ritirò solo dopo aver estorto un tributo.  Nonostante le richieste, nessun aiuto venne dall'esarca di Ravenna, che «...rifiuta di combattere i nostri nemici e vieta a noi di concludere la pace»[19]. Papa Gregorio, infatti, premeva per una tregua tra Imperiali e Longobardi affinché ritornasse la pace nella penisola e si ponesse fine alle devastazioni belliche, ma Romano, l'esarca, non era d'accordo e fece di tutto per ostacolarlo[20], al punto che l'anno successivo si mosse per rompere le trattative che Gregorio aveva intavolato con il duca di Spoleto per una pace separata[21], riconquistando le città del corridoio umbro[22] e rompendo le trattative di pace che Gregorio aveva avviato con i Longobardi.  La campagna di Romano provocò la reazione di re Agilulfo, che riprese Perugia e poi nel 593 pose l'assedio a Roma. Gregorio si trovò a dover provvedere, a fronte di un inefficiente esercito imperiale (oltretutto mal pagato) il cui aiuto latitava, alla difesa di Roma, e per evitare ulteriori sofferenze e lutti alla città si vide costretto a convincere Agilulfo a levare l'assedio pagando di tasca propria 5 000 libbre d'oro e offrendo al re longobardo l'assicurazione del pagamento annuo di un ingente tributo[23][24]. In questo modo Gregorio si sostituiva, arbitrariamente, all'autorità civile cittadina e al senato, che di fatto non avevano ormai più alcun ruolo politico riconosciuto; e se al re longobardo interessava solo il denaro, il popolo romano riconobbe in Gregorio l'unico salvatore[25].  Questa, e le continue, successive, inutili insistenze per una pace, subirono la disapprovazione dell'imperatore Maurizio che, concordando con la politica dell'esarca, accusò il papa d'infedeltà all'Impero e di stupidità per i suoi tentativi di negoziazione. Gregorio scrisse all'imperatrice per ricordarle come dopo tanti anni di oppressione da parte dei Longobardi, gli imperatori d'Oriente ben poco avevano fatto e speso in favore di Roma (e molto invece per Ravenna, loro ultimo avamposto in terra italiana), mentre la città e la Chiesa avevano bisogno di sopravvivere in pace; ma scrisse anche all'imperatore:  «...Mi è stato detto di essere stato ingannato da Ariulfo, e sono stato definito "sempliciotto",... che significa indubbiamente che sono uno sciocco. E io stesso debbo confessare che avete ragione... Se non lo fossi, non avrei mai accettato di patire tutti i mali che ho sofferto qui per le spade dei Longobardi.  Voi non credete a quello che dico riguardo ad Ariulfo, riguardo al fatto che sarebbe disposto a passare dalla parte della Repubblica, accusandomi di dire menzogne. Dato che una delle responsabilità di un prete è di servire la verità, è un grave insulto essere accusati di menzogna. Sento, inoltre, che viene riposta più fiducia nelle asserzioni di Leone e Nordulfo, invece che alle mie... Ma quello che mi affligge è che la stessa tempra che mi accusa di falsità permette ai Longobardi di condurre giorno dopo giorno tutta l'Italia prigioniera sotto il loro giogo, e mentre nessuna fiducia è riposta nelle mie asserzioni, le forze del nemico crescono sempre di più...»  (Papa Gregorio Magno, Epistole, V,40.[26].) E non risparmia le accuse all'esarca Romano, «la cui malizia è persino peggiore delle spade dei Longobardi, tanto che i nemici che ci massacrano sembrano dolci in comparazione con i giudici della Repubblica che ci consumano con la rapina...»[27]  Le trattative con i Longobardi, comunque, continuarono, e subirono un'accelerazione grazie anche all'aiuto del nuovo esarca di Ravenna Callinico. Alla fine del 598, Longobardi e Imperiali firmarono finalmente una pace, che probabilmente però era solo una tregua armata che durò solo tre anni, nonostante Paolo Diacono la definisca "fermissima". Gregorio ne approfittò immediatamente per estendere i suoi interventi in favore dei bisognosi anche a province lontane da Roma che dunque, prive ormai di un vero potere centrale (a parte quello longobardo che poco si curava di problemi economici e sociali delle popolazioni italiche), erano sempre più portate a riconoscere come unica guida di riferimento quella del vescovo di Roma, la cui azione "non è tuttavia indirizzata al rafforzamento dell'autorità politica della Chiesa", chiarisce Rosario Villari, in quanto "Gregorio non ha programmi di potere; aspira anzi in conformità con la sua vocazione monacale al distacco dal mondo, a convertire il maggior numero di non credenti, a riformare la Chiesa per renderla più attiva e capace di svolgere in pieno questo compito urgente"[28].   La regina Teodolinda in una miniatura delle Cronache di Norimberga  Icona di papa Gregorio I In coerenza con questa visione della missione della Chiesa si pone il suo programma di evangelizzazione e conversione dei Visigoti di Spagna di re Recaredo I, e dei Longobardi, coi quali, dopo la pace del 598, riuscì a stabilire rapporti di buon vicinato avviando la loro conversione dall'eresia ariana grazie anche all'influente sostegno della regina Teodolinda. Analogo sforzo missionario svolse in favore dei Britanni, presso i quali Gregorio inviò 40 monaci benedettini per cristianizzare le popolazioni; fu infatti grazie all'aiuto dei re dei Franchi, con i quali Gregorio fu in continui rapporti e in eccellente relazione, e in particolare della regina Brunechilde, che riuscì a ottenere la conversione della Britannia, affidandola ad Agostino, priore del convento di Sant'Andrea a Roma, poi consacrato vescovo di Canterbury.  Non sono chiari i motivi che spinsero Gregorio all'opera di cristianizzazione di un paese tanto lontano (e da tanto tempo perso alla romanità), quando c'erano altri popoli più vicini a Roma, e mentre era in corso l'emergenza longobarda. Le fonti medievali hanno tentato di fornire una spiegazione ricorrendo alla leggenda secondo la quale Gregorio, quand'era ancora monaco, si sarebbe convinto della necessità di convertire la Britannia per aver visto alcuni giovani schiavi britannici esposti per la vendita, bellissimi di aspetto e pagani, tanto da aver esclamato, rammaricato: "Non Angli, ma Angeli dovrebbero esser chiamati…". Comunque in meno di due anni diecimila Angli, compreso il re del Kent Ethelbert, si convertirono[29]. Era questo un grande successo della politica di Gregorio, che mirava a eliminare gli avversari della Chiesa e ad accrescere l'autorità del papato con la conversione dei "barbari".  Rapporti con Costantinopoli  San Gregorio in cattedra, lo scriba e la colomba, da una miniatura del Registrum Gregorii Oltre che per i problemi connessi alla pace con i Longobardi, i rapporti con l'imperatore Maurizio non sempre furono cordiali per vari altri motivi.  Quando l'Imperatore, per fermare la fuga dei decurioni i quali, per sfuggire alle loro responsabilità sicuramente onerose, entravano in monastero, promulgò un editto con cui vietava ai funzionari pubblici e ai soldati privati di farsi monaci, Gregorio protestò: se non aveva nulla da obiettare sulla prima parte della legge (quella riguardante i funzionari pubblici), obiettò invece sulla proibizione ai soldati imperiali di diventare «soldati di Cristo», ovvero di entrare a far parte del clero[30].  Dal 594 al 599 il motivo della disputa fu Massimo, vescovo di Salona, accusato dal papa di simonia; Massimo, favorito dalla corte imperiale, poté mantenere il seggio e arrivò addirittura ad accusare Gregorio di aver fatto uccidere il vescovo dalmata Malco, inviato in Italia per rendere conto su una presunta cattiva amministrazione del patrimonio papale e deceduto improvvisamente in esilio[31].  Lo scontro con l'imperatore divenne particolarmente aspro nel 595. quando il Patriarca di Costantinopoli Giovanni IV Nesteutes si proclamò "Patriarca ecumenico", dichiarandosi di autorità pari al papa. Di fronte alle proteste di Gregorio, il patriarca cercò il sostegno dell'Imperatore, che scrisse al papa esortandolo a porre fine alla questione, avendo la Chiesa bisogno di pace, e non di controversie religiose. Gregorio rispose lodando l'Imperatore per la volontà di riportare la pace nella Chiesa, ma precisando, con toni decisi, che della contesa era responsabile il Patriarca, che aveva usurpato un titolo non suo: "Quando noi lasciamo la posizione che ci spetta, e assumiamo noi stessi onori indecenti, alleiamo i nostri peccati con le forze dei barbari... Maestri di umiltà e generali di superbia, noi nascondiamo i denti da lupo dietro un volto da pecora. … Colui che ricevette le chiavi del Regno dei Cieli... non fu mai chiamato Apostolo Universale; e ora il più Santo Uomo, il mio vescovo collega Giovanni rivendica il titolo di Vescovo Universale. … Tutta l'Europa è nelle mani dei Barbari... e, malgrado tutto, i preti ... cercano ancora per se stessi e fanno sfoggio di nuovi e profani titoli di superbia!"[32]. Ma da Costantinopoli non giunse alcun segnale distensivo, e anzi il successore di Giovanni Nesteutes, Ciriaco II, mantenne il titolo di "Patriarca ecumenico" che i patriarchi di Costantinopoli non abbandonarono più nonostante un decreto dell'Imperatore Foca (successore di Maurizio) avesse riconosciuto il primato della Chiesa di Roma. Gregorio reagì assumendo il titolo di Servus Servorum Dei, che da allora fu mantenuto dai pontefici romani.  Amministrazione interna Nei territori dell'Esarcato d'Italia che ricadevano sotto la responsabilità amministrativa della Sede di Pietro, i cosiddetti Patrimonia, Gregorio seppe far fronte, aiutato da una rete di funzionari, ai problemi di approvvigionamento alimentare che le continue alluvioni, carestie e pestilenze rendevano particolarmente gravi; ebbe cura degli acquedotti e favorì l'insediamento dei coloni eliminando ogni residuo di servitù della gleba. Riuscì a intrattenere rapporti epistolari anche con il re della Barbagia, Ospitone, e cercò di dissuadere quella popolazione dall'idolatria e dal paganesimo, convertendo Ospitone stesso al Cristianesimo. L'interesse per le popolazioni delle isole tirreniche, Sicilia, Sardegna e Corsica[33], lo indusse a intercedere in loro favore presso l'imperatrice Costantina affinché venisse ridotta l'elevata pressione fiscale e fosse posto un freno alla rapacità dei funzionari, che costringevano i genitori a vendere i figli e molti a emigrare in territorio longobardo, mentre le proprietà venivano arbitrariamente confiscate[34].  Gregorio Magno protesse la Colonna Traiana. Il monumento, nonostante fosse stato eretto per celebrare le imprese militari di un imperatore pagano, fu salvaguardato e conservato per i posteri[35] Papa Gregorio riorganizzò a fondo la liturgia romana, ordinando le fonti anteriori e componendo nuovi testi. L'epistolario (ci sono pervenute 848 lettere) e le omelie al popolo documentano ampiamente sulla sua molteplice attività e dimostrano la sua grande familiarità con i Testi sacri.  Promosse quella modalità di canto tipicamente liturgico che da lui prese il nome di "gregoriano": il canto rituale in lingua latina adottato dalla Chiesa cattolica, che comportò, di conseguenza, l'ampliamento della Schola cantorum. Paolo Diacono (scrive verso il 780), pur ricordando molte tradizioni giunte fino a lui, non ha una parola sul canto né sulla Schola. Alcune illustrazioni di manoscritti dal IX al XIII secolo tramandano una leggenda secondo la quale Gregorio avrebbe dettato i suoi canti a un monaco, alternando la dettatura a lunghe pause; il monaco, incuriosito, avrebbe scostato un lembo del paravento di stoffa che lo separava dal pontefice, per vedere cosa egli facesse durante i lunghi silenzi, assistendo così al miracolo di una colomba (che rappresenta naturalmente lo Spirito Santo), posata su una spalla del papa, che gli dettava a sua volta i canti all'orecchio. In realtà i manoscritti più antichi contenenti i canti del repertorio gregoriano risalgono al IX secolo e pertanto non si sa se lui stesso ne abbia composto qualcuno.  Opere  Pagina delle Homiliae in Evangelia Scritti esegetici Expositio super Cantica canticorum - opera che si compone di un prologo e di un commento ai primi otto versetti del Cantico dei cantici; Moralia in Job – opera costituita da 35 libri in cui viene commentato il libro veterotestamentario di Giobbe; La paternità di un commento al primo libro dei Re originariamente attribuito a Gregorio è stata recentemente riconosciuta a Pietro Divinacellus, un monaco di Cava de' Tirreni morto intorno al 1156 [36].  Scritti omiletici Homiliae in Evangelia- opera costituita da 40 omelie sui Vangeli; Homiliae in Hiezechihelem prophetam - opera costituita da 22 omelie su Ezechiele; Altre opere Sacramentarium Gregorianum - con cui riformò il canone della messa, rendendola più semplice ma più solenne; Antiphonarius cento - la nuova redazione del libro dei canti liturgici (attribuzione dubbia); Dialoghi – opera costituita da 4 libri: Libro su santi italiani a lui coevi; Libro monografico su san Benedetto da Norcia; Libro su santi italiani a lui coevi; Libro sul destino dell'anima dopo la morte e su alcune profezie. Regula Pastoralis – un manuale per la vita e l'opera dei vescovi e in generale di coloro che ricoprono il ministero pastorale; Le Epistolae - un registrum di circa 850 lettere, fonte primaria di informazioni sull'epoca di Gregorio[37]; Il Liber Pontificalis, il testo ufficiale che ha riportato per secoli l'attività dei pontefici di Roma, presenta Gregorio esclusivamente sotto l'aspetto dell'attività religiosa, stranamente tacendo su tutti i contatti e le scelte politiche da lui effettuate, sia con i Longobardi sia con i Bizantini[38]. Papa Gregorio I morì il 12 marzo 604 dopo aver sofferto per vari anni di gotta e fu sepolto nella Basilica di San Pietro.  Nel rito romano la sua memoria liturgica ricorre il 3 settembre; in rito bizantino il giorno del suo ricordo è il 12 marzo.  Dal Martirologio Romano (ed. 2001):  «12 marzo - A Roma presso san Pietro, deposizione di san Gregorio I, papa, detto Magno, la cui memoria si celebra il 3 settembre, giorno della sua ordinazione.»  «3 settembre - Memoria di san Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa: dopo avere intrapreso la vita monastica, svolse l'incarico di legato apostolico a Costantinopoli; eletto poi in questo giorno alla Sede Romana, sistemò le questioni terrene e come servo dei servi si prese cura di quelle sacre. Si mostrò vero pastore nel governare la Chiesa, nel soccorrere in ogni modo i bisognosi, nel favorire la vita monastica e nel consolidare e propagare ovunque la fede, scrivendo a tal fine celebri libri di morale e di pastorale. Morì il 12 marzo.»  Il Proprio del santo in rito romano contiene la seguente colletta:[39]  «Deus, qui pópulis tuis indulgéntia cónsulis et amóre domináris, da spíritum sapiéntiae, intercedénte beáto Gregório papa, quibus dedísti régimen disciplínae, ut de proféctu sanctárum óvium fiant gáudia aetérna pastórum. Per Dominum nostrum Iesum Christum»  San Gregorio Magno è patrono principale di:  Valdobbiadene (provincia di Treviso e diocesi di Padova), San Gregorio Magno (provincia di Salerno), San Gregorio di Catania (provincia e arcidiocesi di Catania), Manduria (provincia di Taranto e diocesi di Oria), la cui chiesa madre custodisce la reliquia di un frammento d'osso del suo braccio destro, Vizzini (provincia di Catania e diocesi di Caltagirone), San Gregorio da Sassola (provincia di Roma e diocesi di Tivoli), Crispano (città metropolitana di Napoli e diocesi di Aversa), Roverbella (provincia e diocesi di Mantova), San Gregorio nelle Alpi (provincia di Belluno e diocesi di Belluno-Feltre), San Gregorio d'Ippona (provincia di Vibo Valentia), Configni (provincia di Rieti), Casola, frazione del comune di Domicella (provincia di Avellino e diocesi di Nola), dove sarebbe custodita una reliquia d'osso della sua mano destra. San Gregorio, fazione del comune di Veronella (provincia di Verona e diocesi di Vicenza) Note ^ G. Pepe, Il Medio Evo barbarico d'Italia, 1971, pag. 117. ^ Sofia Boesch Gajano, GREGORIO I, papa, santo, in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 59, Roma 2002 ^ Claudio Mareschini, Gregorio Magno e la cultura classica, in "Studi Classici e Orientali", vol. 56, 2010, pp. 87-107 ^ Bernardo Maria Amico, Leggendario de’ Santi benedettini in cui si espongono le vite di cento Santi dell’Ordine di S. Benedetto, Venezia, 1726, p. 126 e segg. ^ Gregorio I santo, in Enciclopedia dei Papi, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000. URL consultato il 1º settembre 2015. ^ Gregorio scrisse di sé «ego quoque tunc urbanam praeturam gerens pariter subscripsi», ma poiché in una variante del testo praeturam è sostituita da praefecturam, dalle sue epistole non è possibile sapere con esattezza se fu "prefetto dell'Urbe" o piuttosto "pretore dell'Urbe". ^ L'apocrisario era il rappresentante permanente della Santa Sede presso la corte di Costantinopoli; la carica fu istituita da papa Leone I. ^ C. Rendina, I Papi. Storia e segreti, pagg. 157 e segg. ^ La fonte, Gregorio di Tours (X, 1), è ambigua: è incerto se Germanus vada interpretato come il nome proprio del prefetto urbano, oppure in questo caso significhi "fratello". ^ "Dal tempo di Noè non si ricordava un diluvio simile", commenterà Paolo Diacono (come riportato in C. Rendina, op. cit., pag. 160). ^ La processione e le modalità di svolgimento sono riferite puntualmente dal Gregorovius in base a quanto riportato nelle cronache di Gregorio di Tours e di Paolo Diacono (C. Rendina, op. cit., pag. 160). ^ Willy Pocino, Le curiosità di Roma, Roma, Tradizioni italiane Newton, 2009, pp. 91-92. - C. Rendina, op. cit., pp. 160 e segg. - Indro Montanelli e Roberto Gervaso L'Italia dei secoli bui, Rizzoli, 1965, p. 235. ^ Castel Sant'Angelo, www.activitaly.it. ^ Secondo una tradizione leggendaria risalente all'XI secolo tentò anche la fuga, nascondendosi nei boschi della Sabina, dove i Romani lo scovarono e lo riportarono indietro, accolto trionfalmente in città (C. Rendina, op. cit., p. 162). ^ Lo storico tedesco Franz Xaver Seppelt rileva che nella sua "riluttanza ad accedere alla sede di San Pietro non si dovrà però scorgere solamente quella modestia convenzionale, che si ha modo di notare in innumerevoli elezioni di vescovi nel Medio Evo, non sempre sincera. La tristezza di Gregorio e la sua scarsa condiscendenza ad accettare l'importantissima carica erano dovute essenzialmente al dover abbandonare definitivamente la vita di solitudine del monastero, …; i sentimenti di Gregorio erano senza dubbio radicati profondamente e rispondevano alla natura del suo animo" (come riportato in C. Rendina, op. cit., p. 162).  C. Rendina, op. cit., p. 162. ^ G. Pepe, op. cit., p. 127. ^ G.Montefinale, Guida turistica alle antiche chiese ed ai resti cenobitici di Porto Venere ^ G. Ravegnani, I Bizantini in Italia, 2004, p. 95. ^ G. Ravegnani, op. cit., pp. 95-99. ^ Romano non poteva tollerare l'insubordinazione del Pontefice, sia perché stava trattando con il nemico senza alcuna autorizzazione imperiale, sia perché la pace in quel momento avrebbe riconosciuto il possesso longobardo del corridoio umbro ^ Paolo Diacono, Historia Langobardorum, IV, 8. ^ Nell'occasione scrisse poi all'imperatore Maurizio: «Con i miei stessi occhi, ho visto i romani legati come cani da una corda al collo che venivano condotti via per essere venduti come schiavi in Francia» (G. Ravegnani, op. cit., pag. 98). ^ I. Montanelli – R. Gervaso, op. cit., pp. 238 e segg. – P. Brezzi, La civiltà del Medioevo europeo, 1978, p. 116. ^ G. Pepe, op. cit., p. 137. ^ Come riportato in G. Ravegnani, op. cit., p. 99. ^ Papa Gregorio Magno, Epistole, V, 42. ^ C. Rendina, op. cit., pp. 162 e segg. ^ C. Azzara, Le invasioni barbariche, Il Mulino, 1999, pp. 110 e segg. ^ Papa Gregorio Magno, Epistole, III, 66. ^ Papa Gregorio Magno, Epistole, IV, 47. ^ Papa Gregorio Magno, Epistole, V,20. ^ Queste ultime erano comprese nell'Esarcato d'Africa. ^ Papa Gregorio Magno, Epistole, V,41 ^ Foro di Traiano, su romasegreta.it. URL consultato il 31 maggio 2017. ^ G. I. Gargano, Introduzione, in Gregorio Magno, Commento al primo libro dei Re, Roma, Città Nuova, 2007, ISBN 978-88-311-9413-6, pp. 7-11. ^ edizione critica: Dag Norberg, S. Gregorii Magni registrum epistularum libri I-VII, Corpus Christianorum Series Latina 140, Brepols, Turnhout, 1982 - Dag Norberg, S. Gregorii Magni registrum epistularum libri VII-XIV, Corpus Christianorum Series Latina 140A, Brepols, Turnhout, 1982 ^ S. Gasperri, Italia longobarda, Laterza, 2012, pag. 76. ^ Missale Romanum cum lectionibus ex decreto sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum (PDF), 4: tempus per annum: hebdomadae XXII-XXXIV, Roma, Libreria Editrice Vaticana, 1977, p. 688. Bibliografia (LA) Papa Gregorio I, Dialogi, Roma, Tipografia del Senato, 1924. URL consultato il 16 aprile 2015. (LA) Papa Gregorio I, Dialogi. 1, Palermo, Scuola Tip. Boccone Del Povero, 1913. URL consultato il 16 aprile 2015. (LA) Papa Gregorio I, Dialogi. 3, Palermo, Scuola Tip. Boccone Del Povero, 1932. URL consultato il 16 aprile 2015. Papa Gregorio I, Homiliae in Evangelia, Impresso a Mediolano, mediante la gratia di Dio de li prudenti homini Leonardo Pachel e Uldericho scinzcenceller de allamagna per loro industria, MCCCCLXXVIIII adi XX del mese de augusto. URL consultato il 16 aprile 2015. Paolo Brezzi, La civiltà del Medioevo europeo, vol. I, Eurodes, Roma, 1978. Indro Montanelli-Roberto Gervaso, L'Italia dei secoli bui, Rizzoli, Milano, 1965. Gabriele Pepe, Il Medio Evo barbarico d'Italia, Einaudi, Torino, 1971. Giorgio Ravegnani, I Bizantini in Italia, Mulino, Bologna, 2004. Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Newton Compton, Roma, 1983. Voci correlate Messe gregoriane Evangeliario di Teodolinda San Santulo San Venanzio Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a papa Gregorio I Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina in lingua latina dedicata a papa Gregorio I Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su papa Gregorio I Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su papa Gregorio I Collegamenti esterni Papa Gregorio I, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. Modifica su Wikidata (EN) Papa Gregorio I / Papa Gregorio I (altra versione), su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Papa Gregorio I, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Papa Gregorio I, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Modifica su Wikidata (DE) Papa Gregorio I, su ALCUIN, Università di Ratisbona. Modifica su Wikidata Opere di Papa Gregorio I / Papa Gregorio I (altra versione) / Papa Gregorio I (altra versione) / Papa Gregorio I (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Papa Gregorio I, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (EN) Bibliografia di Papa Gregorio I, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Modifica su Wikidata (FR) Bibliografia su Papa Gregorio I / Papa Gregorio I (altra versione), su Les Archives de littérature du Moyen Âge. Modifica su Wikidata (EN) Papa Gregorio I, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Modifica su Wikidata (EN) David M. Cheney, Papa Gregorio I, in Catholic Hierarchy. Modifica su Wikidata Papa Gregorio I, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it. Modifica su Wikidata Opera Omnia dal Migne patrologia Latina con indici analitici. Sofia Boesch Gajano, Papa Gregorio I, in Enciclopedia dei Papi, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000. Udienza Generale, 4 giugno 2008, Benedetto XVI, su vatican.va. Fana idolorum destrui minime debeant. Gregorio Magno e la conversione dei templi pagani al culto cristiano, Palladio, NS, XXVI, 52, 2013, pp. 5-20., su academia.edu. (ES) Scheda di San Gregorio. Incisione di Anton Wierix. Collezione De Verda, su colecciondeverda.com. Moralia in Iob (Msc.Bibl.41), una digitalizzazione del manoscritto dalla Biblioteca di Stato di Bamberga Predecessore Papa della Chiesa cattolica Successore Emblem of the Papacy SE.svg Papa Pelagio II 3 settembre 590 - 12 marzo 604 Papa Sabiniano V · D · M Papi della Chiesa cattolica V · D · M Padri e dottori della Chiesa cattolica Controllo di autorità VIAF (EN) 100184667 · ISNI (EN) 0000 0001 2145 1132 · SBN IT\ICCU\CFIV\005166 · LCCN (EN) n79056801 · GND (DE) 118541838 · BNF (FR) cb11886472r (data) · BNE (ES) XX1110136 (data) · ULAN (EN) 500062911 · NLA (EN) 35149530 · BAV (EN) 495/52853 · CERL cnp01316176 · NDL (EN, JA) 00513587 · WorldCat Identities (EN) lccn-n79056801 Biografie Portale Biografie Cattolicesimo Portale Cattolicesimo Letteratura Portale Letteratura Medioevo Portale Medioevo Categorie: Papi italianiVescovi italiani del VI secoloSanti italiani del VI secoloMorti nel 604Morti il 12 marzoNati a RomaMorti a RomaPapa Gregorio ICardinali nominati da Benedetto IDottori della Chiesa cattolicaPapi della Chiesa cattolicaPapi canonizzatiPadri della ChiesaPraefecti urbiSanti per nome[altre]

No comments:

Post a Comment