Grice e Mosca – implicatura – filosofia italiana – filosofia
siciliana Luigi Speranza (Palermo).
Filosofo. Grice: “When Austin was defending the ‘man in the street,’ he was
thinking Mosca!” -- Grice: “I like Mosca; he speaks of elites – Gellner speaks
of elites, too!” -- Grice: “Do Italians consider Mosca a philosopher?” – Saggi: “Sulla teorica dei governi e sul
governo parlamentare, Appunti sulla
libertà di stampa, Questioni costituzionali, Le Costituzioni moderne; Elementi
di scienza politica, Che cosa è la mafia, Appunti di diritto Costituzionale,
Italia, Stato liberale e stato sindacale, Il problema sindacale, Saggi di storia delle dottrine politiche,
Crisi e rimedi del regime parlamentare, Storia delle dottrine politiche,
Partiti e sindacati nella crisi del regime parlamentare, Ciò che la storia
potrebbe insegnare. Scritti di scienza politica (Milano), Il tramonto dello
Stato liberale (a cura di A. Lombardo, Catania) Scritti sui sindacati (a cura
di F. Perfetti, M. Ortolani, Roma) Discorsi parlamentari (con un saggio di A.
Panebianco, Bologna 2003). GAETANO MOSCA APPUNTI
DI Diritto Costituzionale
DALLA Enciclopedia Giuridica Italiana
MILANO SOCIETÀ EDITRICE LIBRARIA Via Kramer, 4 A - Qall. De
Orùtofttrit, 5 4 55 1M8 Digitized by
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LIBRARY M.Oi! Ir.L COLLECTION OF GAtfANO
SALVEMINI COOLIDtìE FUND MAKCH 21, 193(>
Milano, 1907 — Tip. Indipendenta, Corso Indip. 23
Digitized by VjOOQIC INDICE-SOMMARIO
• Parte I. — La genesi delle oottituzlenl moderiM 1. Cenni
storici sulla scienza del diritto costituz pag. 1. 2.
Definizione dello Stato e della sovranità, pa^ 3. Condizioni
sociali che prepararono il regime i sentativo, pag. 12.
4. Dottrine politiche che integrano l'azione del dizioni
sociali, pag. 17. 5. La costituzione inglese e sua importanza
con dello di tutte le costituzioni moderne. - origini, pag.
24. 6. Ordinamenti politici ed amministrativi dell' ^
terra fino allMnizio del secolo decimosettin gina 29.
7. La prima rivoluzione inglese. — La restaura: Vhabecis
corpus^ pag. 33. 8. La seconda rivoluzione inglese. — Il
seconc dei diritti e Patto di stabilimento. — Ul svolgimento
della costituzione inglese nel decimottavo, pag. 43. Partk
II. — Lo StatMto Albertino. 9. Caratteri delle prime costituzioni
moderne. — più dirette dello Statuto Albertino, pag. 5: 10.
Il re. — Sue prerogative e norme della succ< monarchica, pag.
58. MObCA. Digitized by
Google — vi- li. Il gabinetto, i ministri ed il
presidente del con- siglio, pag. 64. 12. La responsabilità
penale dei ministri, pag. 76. 13. La formazione delle due Camere. —
Varii sistemi di siiffir-agio, pag. 81. 14. La legge
elettorale politica, pag. 92. 15. Prerogative e funzioni dell» due
Camere, pag. 102. 16. DelPordine giudiziario, pag. 119.
17. Dei diritti individuali, pag. 124. 18. Dei rapporti fra
la Chiesa e lo Stato, pag. 141. Lo studio del diritto pubblico in
genere e del diritto costituzionale in ispecie richiede anzitutto
la definizione esatta di certi concetti che, per quanto non nuovi, non
hanno acquistato ancora un signi- ficato preciso e determinato e nello
stesso tempo accolto da tutti. Il concetto di Stato, che è il
più fondamentale di tutti, venne ad esempio elaborato fin dalla
clas- sica antichità e corrisponde a ciò che i greci chia- mavano
nóXi(;, ed i romani respublica. Eppure Digitized by
VjOOQIC - 8 ~ anche oggi si disputa sulla
origine e la natura dello Stato. Fra tutte le definizioni
dello Stato la migliore mi sembra quella che lo fa consistere nella
orga- nizzazione politica e giuridica di un popolo entro un
determinato territorio, ma anche essa ha biso- gno di spiegazioni e
commenti. Quando si dice infatti organizzazione politica di
un popolo, s' intende quella di tutti gli elementi che dirigono politicamente
un popolo ossia esercitano funzioni statuali. Nello Stato moderno perciò
vanno compresi non solo tutti i pubblici funzionari, te- nendo
conto pure di quelli fra costoro che non sono pubblici impiegati, ma
anche i membri del Parlamento ed i consiglieri provinciali e comunali
; e perfino gli elettori politici e comunali, quando sono convocati
nei comizi, esercitano funzioni sta- tuali e perciò fanno parte dello
Stato. Ma per quanto in una organizzazione statuale
democratica lo Stato possa comprendere, almeno giuridicamente dappoiché
in fatto le cose vanno diversamente, la parte maggiore della società,
pure questa non si confonde mai intieramente collo Stato. Perchè
anche nei paesi dove vige il suffragio uni- versale vi sono molti
individui che pur fanno parte del sociale consorzio, come le donne, i
minorenni e coloro che per condanne sono esclusi dal suffra- gio, i
quali in nessun caso partecipano alle fun- zioni politiche o
statuali. Ma se lo Slato non è la società, esso essendo costituito
dal complesso di tutti gli elementi che partecipano alla direzione
politica di questa non è certo al di fuori della società. Il cervello non
è tutto il corpo umano, ma ne fa parte e senza di esso il corpo
umano non può vivere. Bisogna f)erò notare che la vita del corpo sociale
ha delle analogie non delle identità con quelle dell'individuo
umano. Infatti in questo ogni singola cellula è fissata nell'organo di
cui fa parte, mentre negli organismi, sociali più perfezionati, nei quali
le funzioni sta- tuali sono suddivise in vari organi le cui
attribu- zioni sono giuridicamente limitate, vediamo spesso- che il
medesimo individuo fa parte dello Stato- nell'esercizio della sua
pubblica funzione e é sem- plice membro della società al di fuori della
sua funzione e di fronte a tutti gli altri organi dello Stato. Ciò
accade tanto al semplice elettore che al magistrato ed allo stesso membro
del Parla- mento, se non vogliamo tener conto per i due ul- timi
delle poche speciali prerogative che mirano a salvaguardarne
l'indipendenza nell'esercizio delle loro funzioni. Molti
scrittori considerano intanto lo Stato e la società come due enti che per
necessità vivono in continuo antagonismo, per alcuni anzi lo Stato
è il perpetuo nemico della società. Dopo quanto si è scritto
risulta evidente che il loro concetto è per lo meno inesatto e sopratutto
è difettoso perchè con- tribuisce piuttosto a confondere che a chiarire
le idee che si possono avere sull'argomento. Nondi- meno esso non è
del tutto falso e può essere anzi riguardato come una interpretazione
sbagliata di una condizione di cose in tutto od in parte verace. È
indiscutibile infatti che in una società vi possono essere elementi
dirigenti che dalla costituzione in vigore sono tenuti lontani dalla
organizzazione statuale. Ed allora naturalmente vi è una lotta fra
questi elementi e quelli già accolti entro lo Stato» che può assumere la
parvenza di una lotta fra Stato e società. E può anche accadere che i progressi
del senso morale e giuridico di una società abbiano oltrepassato
quel livello che si era aggiunto nel momento della formazione del suo
organismo po- litico: sicché questo, rimasto arretrato, permette ai
rappresentanti dello Stato un'azione che riesce vessatoria ed
arbitraria per gli altri membri della società. Ma in sostanza
i periodi di antagonismo acuto fra gli elementi statuali e quelli
extrastatuali di una società possono essere considerati come
eccezio- nali € sogliono ordinariamente precedere le grandi
rivoluzioni. Tutto quanto si è detto spiega perchè lo Stato
sia l'organizzazione politica di un popolo. Se si tiene poi
presente che, in tutti i paesi che hanno raggiunto un certo grado di
civiltà, le condi- zioni in base alle quali si arriva all'esercizio
delle funzioni statuali ed i limiti di queste funzioni sono
determinati dalla legge si vedrà facilmente come questa organizzazione
sia non solo politica ma an- che giuridica; perchè essa crea fra i
divei-si organi dello Stato e fra coloro che esercitano le funzioni
statuali ed i semplici cittadini una serie di rap- porti giuridici.
Questi rapporti nascono in base ad una facoltà che lo Stato
esclusivamente possiede e che si chiama la sovranità. La sovranità
consiste nel potere di conchiudere convenzioni e trattati con gli
altri Stati e di creare il diritto e farlo eseguire in tutto il
territorio sottoposto allo Stato. I giuristi, educati quasi
esclusivamente alle con- cezioni del diritto privato, si sono spesso
trovati in qualche imbarazzo riguardo a questo secondo attributo
della sovranità. Essi stentano a spiegai-si come e perchè l'ente che ha
facoltà di fare le leggi, di modificarle e disfarle debba essere
sot- toposto alle leggi; e per darsi ragione di questo fatto hanno
ricorso a tante ipotesi, fra le quali la più divulgata è quella che lo
Stato sia sorto in base ad una convenzione, ad un contratto, ad un
atto giuridico tacito od espresso, ma ad ogni modo consentito da coloro
che fanno parte del consorzio sociale sul quale esso esercita la sua
sovranità. Prendendo a base il concetto che già si è adot- tato
sulla natura dello Stato e dei suoi rapporti con la società non riescirà
difficile di risolvere la difficoltà accennata. Già fin dal tempo dei
giure- consulti romani si distinsero nello Stato due per-, sonalità
una di diritto privato, per la quale esso potea contrarre obbligazioni
come ogni altra per- sona giuridica, ed un'altra di diritto pubblico
che gli conferiva l'esercizio dei poteri sovrani. L'eser- cizio di
questi poteri può produrre la conseguenza che lo Stato imponga a tutti i
cittadini degli ob- blighi, come ad esempio quello dell'imposta e
del servizio militare, senza offrire in cambio alcun corrispettivo
diretto. Senonchè è da osservare che nelle forme di Stato più
perfezionato e sopratutto nello Stato rappresentativo moderno, quando si
tratta d'im- porre questi obblighi e di esercitare in genere la
funzione sovrana per eccellenza, che è quella di fare le leggi, è
necessario il consenso del capo dello Stato e di tutte quelle forze
politiche che son rappresentate nei due rami del parlamento. Nel
momento nel quale, collettivamente e nelle forme volute, gli elementi ai
quali è affidato il potere legislativo esercitano questa funzione, essi
sono sovrani, cioè superiori alla legge perchè la fanno e la
disfanno, in tutti gli altri momenti ed indivi- dualmente sono soggetti
alla sovranità, cioè all'im- pero della legge. A guardarci
bene nello Stato moderno ciò non rappresenta una vera anomalia, perchè
anche nel- l'esercizio delle altre funzioni statuali gli elementi
che le disimpegnano agiscono, sia individualmente che collegialmente, in
nome dello Stato e lo rap- presentano nei limiti delle loro attribuzioni;
men- tre sono completamente soggetti alla sovranità dello Stato in
qualunque altra manifestazione della loro attività personale. Tanto i
membri del potere giudiziario che gli agenti del potere
esecutivo si trovano infatti nelle condizioni accennate, colla dif-
ferenza però che, quando esorbitano dalla loro funzione ed anche
nell'esercizio della loro funzione ,è sempre possibile di esercitare
sopra di essi un controllo che riesce malagevole, se non impossi-
bile, di fronte al potere legislativo. Gaetano Mosca. Mosca. Keywords: implicatura,
mafia. Stato liberale, stato sindacale, regime parlamentare, partito e
sindacato. Refs.: H. P. Grice: “Mosca’s
liberalism;” Luigi Speranza, "Grice e
Mosca," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685597428/in/photolist-2mPEQVF-2mPukhq-2mPpb7N-2mPpwbZ-2mNbBgb-2mLQdrQ-2mKFrQ6-2mLNZN1-2mPV6V9-2mKN88B-2mKhcq9-2mKjsJY-2mKbkDp-2mKbfaU-2mJq2uE-DndBhH-C91skw-CizYpn-CghbLL-Bmcsha
Grice e
Motta – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vercelli).
Filosofo. Grice: “If Mill’s claim to
fame is to some his examination of Mill, Motta’s claim to fame is his
examination of Rosmini!” -- Il conte Emiliano Avogadro della Motta. Nacque dal
conte Ignazio della Motta e da Ifigenia Avogadro di Casanova, entrambi
appartenenti a nobili famiglie di vassalli e visconti, i cui antenati risalgono
a poco oltre il mille. Tra gli Avogadro vi fu anche Amedeo, inventore della
legge sui fluidi. Frequenta con profitto gli studi e si laureò in utroque iure,
ma proseguì lo studio in diverse aree della teologia e della filosofia, trasformando
le dimore familiari in piccole accademie dove giuristi, filosofi, studiosi di
diritto canonico e vescovi si riunivano, per discutere vari argomenti ed
approfondire la filosofia moderna e i diversi aspetti del nascente socialismo.
Ricevette l'incarico, che già fu del padre, di riformatore degli studi del
Vercellese e in un'epoca in cui si guardava ancora con diffidenza
all'istruzione delle classi popolari, egli visitava ciclicamente le scuole
d'ogni ordine, scegliendone accuratamente gli insegnanti, convinto che
l'istruzione e l'educazione fossero un diritto di tutti e dovessero procedere
simultaneamente. Assunse la carica di Consigliere di Formigliana e
continuò a dedicarsi allo sviluppo culturale della natia Vercelli, ove fondò la
Società di Storia Patria, per incrementare gli studi sul glorioso passato della
città. Divenne membro del Consiglio Generale del Debito Pubblico e più tardi
sindaco di Collobiano e “Consigliere di Sua Maestà per il pubblico
insegnamento” La sua notorietà varcò i confini del Piemonte, allorché ricevette
l'eccezionale invito di partecipazione alla fase preparatoria della definizione
del dogma dell'Immacolata e le sue riflessioni ebbero un seguito fra alcuni
importanti gesuiti, come il direttore de La Civiltà Cattolica, che fece dono a Pio
IX del Saggio intorno al socialismo. Luigi Taparelli d'Azeglio, richiamandosi
ad Avogadro, espresse la propria preferenza per una condanna esplicita di tali
errori, da includere nella bolla di definizione del dogma, ma l'autore
sollecitò apertamente la distinzione di due argomenti (definizione del dogma e
condanna degli errori) dalla portata tanto diversa e lo stesso Pio IX incaricò
la Commissione, che aveva già lavorato sulla definizione del dogma, di
esaminare gli errori moderni e di preparare il materiale necessario per la
bolla e chiese al cardinale Fornari di invitare formalmente alcuni laici a
collaborare. Avogadro fu l'unico laico italiano ad essere interpellato e inviò
a Roma una risposta singolare e ricca di argomentazioni. Ben presto la
Commissione incaricata abbandonò la trattazione univoca dei due argomenti e la
solenne definizione su Maria sarà fatta da Pio IX, mentre l'esame degli errori
si trascinerà per altri dieci anni, mentre prevaleva in ambito ecclesiastico
l'idea di una severa condanna. Attività parlamentare Diventò membro
attivo nella vita politica, quale deputato eletto nel collegio di Avigliana e
operò nelle file dello stesso schieramento politico della Destra. La proposta
avanzata in Parlamento di ridurre il numero delle feste, indusse Avogadro a
scrivere un apposito opuscolo, per difendere la dignità dell'uomo che, in quanto
essere intelligente e creativo, «senza tempo libero non vive da uomo, e mal lo
conoscono gli economisti che altro non sanno procacciargli se non “lavoro e
pane”». In Parlamento prendeva spesso la parola contro il progetto di legge che
prevedeva l'obbligo del servizio militare e criticò la cessione di Nizza e
Savoia alla Francia, smascherando le reali intenzioni che sull'Italia nutriva
l'ambiguo Napoleone III. Riceve la decorazione della Croce di Ufficiale
dei Santi Maurizio e Lazzaro e continuò a scrivere, oltre a collaborare con
l'Armonia, l'Unità cattolica, l'Apologista, il Conservatore, rivista
quest'ultima stampata a Bologna e di cui è ritenuto uno dei fondatori e
collaboratori. Morì in Torino”, come annotano diversi giornali e riviste, non
ultima La Civiltà Cattolica, che gli dedicò un sentito necrologio. Saggi:
“Saggio intorno al Socialismo e alle dottrine e tendenze socialistiche” (Torino,
Zecchi); -- partito socialista italiano
-- “Sul valore scientifico e sulle pratiche conseguenze del sistema filosofico
di Serbati (Napoli, Societa Editrice Fr. Giannini); “Teorica dell'istituzione
del matrimonio e della guerra moltiforme cui soggiace per Emiliano Avogadro
conte della Motta già Riformatore delle R. Scuole provinciali degli Stati
Sardi, a spese della Societa Editrice Speirani e Tortone, Teorica
dell'istituzione del matrimonio Parte II che tratta della guerra moltiforme cui
soggiace, per E. Avogadro conte della Motta già deputato al Parlamento
Subalpino, Torino, Speirani e Teorica dell'istituzione del matrimonio e della
guerra a cui soggiace, -- che tratta delle difese e dei rimedi, con una
Appendice intorno alla ricerca del principio teorico morale generatore degli
uffizi e dei doveri coniugali,” Torino, Speirani e Tortone, per Emiliano
Avogadro conte della Motta deputato al Parlamento Nazionale, Torino, Tipografia
Speirani e Tortone, “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a
cui soggiace, Parte IV Documenti per E. Avogadro conte della Motta già deputato
al parlamento nazionale (Torino, Speirani); “Gesù Cristo nel secolo XIX, Studi
religiosi e sociali, Modena, Tipografia dell'Immacolata Concezione, “La
filosofia di Serbati” (Napoli, Giannini);
“La festa di S. Michele e il mese di ottobre agli angeli santi, Torino,
Marietti, Il mese di novembre dedicato a suffragio dei morti, Torino, Marietti);
“Le colonne di S. Chiesa. Omaggi a S. Giovanni Battista e ai Santi Apostoli nel
mese di giugno e novena per la festa dei Santi Principi Pietro e Paolo, Torino,
Marietti); “Il mese di dicembre in adorazione al Verbo Incarnato Gesu nascente
e ad onore di Maria Madre SS.ma, Torino, Marietti); “Opuscoli di carattere
storico-giuridico; Rivista retrospettiva di un fatto seguito in Vercelli con
osservazioni al diritto legale di libera censura, Vercelli, De Gaudenzi, Delle
feste sacre e loro variazioni nel Regno sub-alpino, Torino, Marietti); “Quistioni
di diritto intorno alle istituzioni religiose e alle loro persone e proprietà,
in occasione della Proposta di Legge fatta al Parlamento torinese per la
soppressione di alcune corporazioni, Torino, Marietti, Cenni sulla
Congregazione degl’oblati dei SS. Eusebio e Carlo eretta nella Basilica di S.
Andrea in Vercelli e sulla proposta sua soppressione. Per un elettore
Vercellese, Torino, Marietti); “Parole di conciliazione sulla questione della
circolare di S. E. Arcivescovo di Torino); “Del diritto di petizione e delle
petizioni pel ritorno di S. E. l'Arcivescovo di Torino); “Lo statuto condanna
la Legge Siccardi, Torino, Fontana, Erroneità e pericoli di alcune teorie ed
ipotesi invocate a sostegno della proposta di Legge di soppressione di vari
stabilimenti religiosi” (Torino, Speirani e Tortone); “Alcuni schiarimenti
intorno alla natura della Proprietà Ecclesiastica allo stato di povertà
religiosa, ed alle quistioni relative ai diritti e ai mezzi temporali di
sussistenza della Chiesa. Con una Appendice intorno alla legalità nell'esecuzione
della legge sulle Corporazioni religiose” (Torino, Speirani); “Considerazioni
sugli affari dell'Italia e del Papa” (Torino, Speirani); “Una quistione
preliminare al Parlamento Torinese” (Torino, Speirani); “Il progetto di
revisione del Codice Civile Albertino e il matrimonio civile in Italia, Torino,
Speirani); La Rivoluzione e il Ministero Torinese in faccia al Papa ed
all'Episcopato Italiano. Riflessioni retrospettive e prospettive” (Torino,
Speirani); L'Armonia, Civiltà Cattolica, Rivista retrospettiva sopra la
discussione delle leggi Siccardi, Unità Cattolica, Angelo Ballestreri,
segretario della Famiglia, presso l'Archivio Storico di Torino. Enciclopedia
storico-nobiliare italiana, promossa e diretta dal marchese Vittorio Spreti, Milano,
Avogadro di Vigliano F., Pagine di storia Vercellese e Biellese, in Antologia,
M. Cassetti, Vercelli, Avogadro di Vigliano F., Antiche vicende di alcuni feudi
Biellesi degl’Avogadro di San Giorgio Monferrato (e poi Conti di Collobiano e
di Motta Alciata), dalla Illustrazione biellese, XIX, Biella, Corboli G., Per
le nozze del Conte Federico Sclopis di Salerano e della Contessa Isabella Avogadro,
Cremona, Feraboli, De Gregory G., Historia della Vercellese letteratura ed
arti, parte IV, Torino, Di Crollallanza G. B., Dizionario storico-blasonico
delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, I, Sala Bolognese, Dionisotti C., Notizie
biografiche dei vercellesi illustri, Biella, Amos, Manno A., Il patriziato
Subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche
desunte da documenti, I, Firenze, I vescovi di Italia. Il Piemonte, Savio F.,
Torino, Bocca, Bonvegna G., Filosofia sociale e critica dello Stato moderno nel
pensiero di un legittimista italiano: Emiliano Avogadro della Motta in Annali
Italiani. Rivista di studi storici, Bonvegna G., Il rapporto tra fede e ragione
in Avogadro della Motta, in Sensus Communis,
Valentino V., Un difensore rigoroso dei diritti della Chiesa e del Papa,
in Divinitas, rivista di ricerca e di critica teologica, Volumi e tesi
sull'autore Bonvegna G., Emiliano Avogadro della Motta. Il pensiero
filosofico-politico e la critica al socialismo, Tesi di laurea in Filosofia.
Università Cattolica, Milano, De Gaudenzi L., Ultima parola su di una pretesa
ritrattazione del Conte Emiliano Avogadro della Motta, Mortara, Cortellezzi,
De Gaudenzi L., Un'asserzione delFr. Paoli D.I.D.C. tolta ad esame, Mortara,
Cortellezzi, De GaudenziG., Istruzione
del vescovo di Vigevano al Ven.do Suo Clero sul Matrimonio, Vigevano,
Spargella, Manacorda G., Storiografia e socialismo, Padova, Martire G., II,
Roma, Omodeo A., L'opera politica del conte di Cavour, Firenze, Pirri, Carteggi
delL. Taparelli d'Azeglio, XIV di
Biblioteca di Storia Italiana Recente, Torino, La scienza e la fede, XXIV, Napoli Spadolini G., L'opposizione
cattolica da porta Pia, Firenze, Storia del Parlamento Italiano, N.
Rodolico, Palermo Traniello F.,
Cattolicesimo conciliarista. Religione e cultura nella tradizione Rosminiana
Lombardo-Piemontese, Milano, Valentino V., Il matrimonio e la vita coniugale, Facoltà
dell'Italia Centrale, Valentino V., Un'introduzione alla vita e alle opere,
Vercelli, Saviolo, Valentino V., Un laico tra i teologi, Vercelli, Valentino
V., Il pensiero di V. Gioberti, Genova,
Verucci G., Dizionario Biografico Italiano, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, IV, Roma. Guido Verucci,
Emiliano Avogadro della Motta, in Dizionario biografico degli italiani, 4, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Opere
di Emiliano Avogadro della Motta, Emiliano Della Motta (Avogadro), su storia.camera,
Camera dei deputati. DEL SOCIALISMO IN GENERALE . Origini del socialismo nel
razionalismo protestantico. Le prime eresie tentarono soffocare la fede e la
Chiesa ; le seconde, viziar
l'una,esostituirsiall'altra.LuteroeCalvinodistrussero il principio
dellafede,dellamorale,dellasocietà.Idolligermanicercarono rime dio nella
scienza e nell'ecclettismo ; la loro filosofia, il loro diritto
pubblico.IlprotestantismoinFranciafapiùaudaceeribelle.Combat iuto come selta
religiosa produsse i liberi pensatori, che, a titolo di scuola,nedilataronoilrazionalismoempio.PrevisionidiBossuet
.» 17 Il genio di Voltairee de'suoi discepoli fu essenzialmente anticristiano,
Paradossi del Gioberti. La guerra del filosofismo del secolo XVIII con tro la
fede e la scienza fu più radicale di quella del protestantesimo. Suo spirito
non diseparatismo,ma dicosmopolismo. Da tre secoli la preponderanza nell'ordine
delle idee e devoluta in Europa alla G e r m a niaeallaFrancia,colà bisogna
cercare lefonti dell'errar moderno. Diverso carattere delle due nazioni.Nel
razionalismo dell'una,nell'in. credulità dell'altra, stette deposto il primo
articolo della carta sociali stica :Non più autorild Progressi del razionalismo
e dell'incredulità nell'idealismo. Kant,ilsuoantidommatismo;isuoiseguaci.Non
vollero dirsi atei, loro panteismo spurio peggiore dell'ateismo. Non vollero
comparir scetticinematerialisti,masovvertironolascienzaelamoraleconl'i
dealismoapriori.Hegel,el'idealismotrascendentaleepratico.I teo logi protestanti
lo seguirono. Il protestantesimo avea sfigurato fin da principio l'idea di
Cristo ; a cosa la ridusse Strauss. Apparente regres so in Francia dal
materialismo e dalle teorie rivoluzionarie. Principio di tolleranza mal
applicato in tutte le ristorazioni; indi l'indifferenti Prefazione Saggio
-76 pag . PARTE 1. . > 31 CAPO I. CAPO II. L'incredulismo e il filosofismo
francese. CAPO III. e nell'indifferentismo. I tedeschi pensatori seguirono
l'esempio, non la frivolezza dei volteriani.
smoreligiosuepolíticonegliordinipubblici,l'eclettismonella scien
za.Gliecletticivolleromitigarel'idealismogermanico; volleroparer
rispettosialcristianesimo,ma locondannarono come decrepito.La lo
roreligionefilosofica.Non ebbero pensatori.Lamennais,ei razionali sti
cattolici.L'idealismo o l'indifferentismo sono morbi quasi insana
bili.Questicompongonoilsecondoarticolodelsimbolosocialistico: la fede all'Idea
propria. Ne sorge l'amore all'indeterminato futuro,
l'odioaciòcheesiste.GiudiziodiStaudenmayer.L'uomonellostato suo presente non
comporta nè dommatismo assoluto, nè razionalismo
assoluto.Lanaturaeilcristianesimoloeducanocollasedeecolla ra gione,
somministrandogli un'ontologia reale e certa Alcune riflessioni sulle cose anzi
esposte. Ilprotestantismo,ilfilosofismofrancese,e iltedesco,sono professioni
d'ignoranza. Pongono fuori delle condizioni di possibilità la religione e la
scienza, e abbattono la ragione individuale con un'assurda emanci pazione.
Tolgono lo scopo della ricerca della verità.La fede per contro è scienza
iniziale, anche negli ordini naturali promettitrice. Gli spiriti penctranti
previdero da gran tempo il socialismo moderno ; i più furi bondi neproclamarono
epraticaronolemassime.La religionecla so cietà reale erano già condannate in
teoria dall'Idea dei sofisti, cui non possono corrispondere in fatto.La Chiesa
ne è la salute, perchè pre dica la veritàpositiva, e muta le ipotesi
de'sofisti.Questi falsifica rono anche iprincipiipositivi, chevollero
conservare per ricostrurre la società;tolsero la possibilità
dell'amore;sfigurarono leidee di libertà, di eguaglianza, di fratellanza, che
portate all'assoluto si escludono m u tuamente. Il socialisino vuole
ricostituire con queste l'uman genere.Gli
uominididistruzione,equellidell'utopia,sortiaslagellare l'umanità colle
sperienze d'applicazione. etrestadid'esistenzadellesette.Siappoggianoaun
fierodommati smo.Noninventanodottrine,ma scelgonoevolgarizzanolepiùaccon
ceailorofini.Sonolagerarchia,ilsacerdozio,l'esercitodella filoso fia
anticristiana e antisociale, che senza di quelle non sarebbe larga mente perniciosa.Ora
non sono più mere associazioni,ma trasforman dosi divennero società e governi
sotterranei.Una buona storia delle sette sarebbe un gran beneficio ;come
vorrebbe essere fatta.La miglior
difesacontrodiquelleèfarleconoscere.IsommiPonteficilovennero facendo,furonomalsecondati.Leseltemassoniche.Veisaupte
l'illu minismo.Le sette moderne teoriche ed esecutive.La Giovine Europa e
Mazzini.Lorotremezzid'influenza,leloroarti,leloroforze.Non a spirano che alla
propria supremazia e tirannia solto nome di repubblica sociale.Gioberti
ledescrisse con somma perizia mutando l'applicazio
ne.Avveniredellesette.Nonsonoessesoleilsocialismo,manesono la virtù plastica e
direttrice. CAPO VI. Carattere e spirito del socialismo. È l' e t e r o d o s s
i a d e l s e c o l o X I X . E s s a p o r t a a l l ' a p i c e , a l l ' u n
i v e r s a l i t à , a l
l'atto,leempietàedaberrazionide'secoliprecedenti.Lesueideesono 598 pag.
57 CAPO V. CAPO IV. Le sette secrete demagogiche. Esse aggiunsero alle teorie
un organismo artilizioso ed attivo.Tre aspetti, 93 » 123 599
peròterreneeristrette.Èuncattolicismoumanoediabolico,chevuol
esserepiùuniversaledi quello di Cristo.Ilsuo Messianismo.Le sue
stoltepromesseestolteaccusecontrolasocietà.ProfessaodioaDioe a C r i s t o , o
d i o a l l ' u o m o , o d i o a l l a g i u s t i z i a . S o v v e r t e il
n a t u r a l e e il s u pernaturale.L'ideasocialisticanonèintieranellamente
diverün10 mo,ilsolospiritodelmalenepuòabbracciareevolereiltutto.Nelle
mentiumaneprendediversigradieforme.Coldomma dell'ideailso cialismo raccoglie a
sè tutti gli spiriti erranti e passionati ; disordina i
difensoridellaverità;esiinfiltranellementi.Potenza seduttricedel
l'IdeaedelleIdee.Semisocialismo.Unitàdipensiero,discopo,difor ze morali e
materiali nel socialismo,collimanti contro ilcristianesimo.
FapredettodaisantiApostoli.Lamorteconfutaildomma elesperan
zedelsocialismo,erendecalamitoselesue promesse.Ilcomunismo.
Èdoppio;altrofilosoficoeinapparenzaeconomico,altroapertamente
Jadroesensuale.Ilsoloprincipiodellacomunanza nonvaleafondare veruna società che
basti a sè stessa. Esseni ; comunanze monastiche ; sistemi utopistici.
Socialismo e comunismo sono due estremi della stessaidea.La
Franciaètravagliatadipreferenzadalsecondo,laGer
maniadalprimo,ilperchè.Ilprincipiocristianonon puòamenodi somministrare la
soluzione di tutti iloro problemi sociali.Sentenza di Jouffroy PARTE II. DEGLI
SCOMPARTIMENTI PRECIPUI DEL SOCIALISMO . CAPO I.
Dellescuoleedeisistemisocialipiùinsigni,einparticalare dicoli.Hegel le aprì un
orizzonte vasto e pratico colla sua teoria sulla storia,ecollesuevistesulmondo
Germanico.Con questeinfiammdi pietistiprotestanti
eipoliticiambiziosi,specialmentein Prussia.Trovo
ecofranovatorianchecattolicieisraeliti.Lesettedemagogichegerma niche
s'impadronirono dell'idea hegeliana di nazionalità ,ostile alla reli gione e
alla civiltà romana .I sofisti la parodiarono altrove, ad adulare le proprie
nazioni CATO II. Sansimonismo, umanitarismo. Il misticismo di Sansimone
s'indirizza alle passioni sensuali nobilitando le, alle ambizioni
ultrademocratiche esaltando le capacità individuali. : Isuoidiscepoli
l'organizzarono amodo di religione panteistica umani taria.Molti eclettici
dell'università francese ne adottarono iprincipii ideali,compiendo con questi
lametafisica hegeliana.Leroux e l'umanita
rismouniversale;gliumanitariiricusanoleideedipatriaedinaziona lità.Il principio
saņsimoniano penetrò largamente in Francia,e per ogni dove;esso improntò al
socialismo l'aria di religione lasciva e co smopolitica. L'emancipazione della
carne era conseguenza logica del l'emancipazione del pensicro . pag.151
dell'hegelianesimo e neoegelianesimo. Owen e Fourrier vestirono l'idea
socialistica e comunistica di sistemi ri . ) 213 » 235 CAPO NI. Del
svoialismo anarchico e trascendentalmente empio .
Prudhon,discepolointelligenteesfacciato deisocialisti tedeschi,sveld le vere
esigenze del socialismo. Professò esplicitamente l'odio a Dio, l'abolizione di
ogni diritto,l'anarchia;cosa jntenda con talparola.Fla
gellaisocialistiecomunisti,ma èpeggioredi loro. Lesueideefanno impressione,
perchè sono l'espressione la più semplice della idea d'in dipendenza
assoluta.Lecoutrier,lasua Cosmosofiamaterialistica, pro sessa il culto di sè
stesso. Condanna la filosofia e la civilizzazione. Il materialismo e l'anarchia
spaventano in Francia; ostinazione di certi razionalisti,che
nondimenononnevogliono vedereilrimedioaddi tato già da Napoleone Del socialismo
operativo o militante,e di quello latente. Il socialismo pensante sta nelle
scuole panteistiche incredule, l'operativo nelle sette e fazioni
rivoluzionarie. I suoi fasti recenti. Lo scopo princi pale è distrurre
ilcaltolicismo. Perciò cerca di rivoluzionare moral
menteematerialmentelaChiesa.Adocchial'Italiachenetieneilcen tro.Mazzini,la sua
filosofia panteistica, le sue idee di nazionalità e di primato italico parodia
del primato germanico di llegel. Sue contrad dizioni. È lo strumento del
socialismo universale, che non vuol altro in Italia che non più Papu .P e r
progredire il socialismo vesti in Italia tutteleformeeleipocrisie.Cercò
dialluarviilcomunismo politico. Il socialismo latente. L'Inghilterra ne
possiede grandi elementi. Cenni sull'utopiadelMoro.LaRussia. Nissuna
rivoluzione eguaglia quella voluta dal socialismo. Che cosa è una r i v o l u z
i o n e. D i v e r s e s p e c i e d i r i v o l u z i o n i p a r z i a l i ,
c h e o r a l u t t e s ' i n f o r mano dellospiritodelsocialismo.Sono
ingiuste,ruinose,infrenabili nei confini voluti dai moderati, dai dottrinarii,
dai liberali. Cos'è la riforma vera.Coloro non sono riformatori,ma
rivoluzionarji. Possono chiamarsi semisocialisti; lo sono altri in religione,
allri in filosofia, al triinpolitica.Fanno penetrareatrattiatratti
l'idea,edeseguiscono per parti l'opera socialistica. Sono incoerenti.Giudizi diJoutfroye
di Prudhon sui rivoluzionari al minuto. Giudizi di Quinet sui cattolici d e
mocratici predicatori d'indipendenza. Non sorge dai loro sistemi la vera
democrazia,ma l'anarchiaprudonianaintuttelerelazionidegliindi
vidui,edellesocietà fraloro. L'indipendenza assoluta non esisteal mondo.
Riepilogo. Giudizio di Sterne sul principio rivoluzionario so
cialistico,eminentemente anticristiano. Il termine della rivoluzione sociale.
La rivoluzione universale sociale non si compirà mai appieno. La rivolu-, zionereligiosa,comeèpromossadalsocialismo,è
nataafarluogoad 600 . pag. 254 » 280 CAPOY. di questa; e del
semisocialismo. > 323 CAPO IV. Della rivoluzione universale e
sociale;scompartimenti precipui CAPO VI. CAPO VII.
Delpanslavismodemagogico,edelruteno. Undettonapoleonicoinverosimile,omalinteso.Ilpanslavismo.Èdop
pio.L'Idearussa;lasuavivacità per forze moraliemateriali.Lesue arti.È
ostileall'idealatinaecattolica.È religiosaepolitica,panslavi
sticaepanscismatica.L'Italianeèminacciatadoppiamente.Calamità europea,
chesièladissoluzionedellaGermanianell'anarchiareligiosa epolitica.L'idea
russa,oraantirazionalisticaeantidemagogica,può col tempo mutare processo ed
allearsi religiosamente al protestantesi mo,politicamentealla demagogia
europea. La Chiesa non teme,ma aspeita negli ultimi tempi un grande assalto dai
popoli di quelle regio ni,edallaapostasiadeipropriifigli.Quelpanslavismo sembra
desti nato a chiudere l'era del socialismo nostrale.
laci,esuberanti,indefinite.Laveritàel'autoritàhanno l'adesionedella maggioranza,ma
sonomalconosciute.Ilclerocattolicofaquellava gliaturaperufficio,ma
frapopolicoltilascienzaeladimostrazioneè necessaria. Parte dei laici. La
filosofia dee essere ricondotta al suo sta 1 0 n o r m a l e , d a c u i si d i
p a r t i n e g a n d o o t r a s c u r a n d o l ' o n t o l o g i a c r i s t
i a n a elascienzadellasocieiàuniversale deglispiriti.In Italia bisognafar
conoscere le produzioni della scienza straniera, dei paesi cioè in cui la
controversiaè vivace.Bisogna svelare ilfondo dei sistemi socialistici;
formolareconprecisioneiproblemi;porreinlumeiprincipiiassoluti; questinon
impediscono letemperazioni pratiche. Si fa alcontrario. Esempio nella quistione
capitalissima delle relazioni fra Chiesa e Stalo.
Questainassolutononèquistionedilibertà,ma diautorità.Ilprinci pio di libertà
non basta a spiegare l'ordine morale.Teorie del sig.A. Rosmini nelsuo libro
Della Costituzione. Ilproblema religiosoviè mal formolato.Ilprogetto di
costituzione rosminiana non guarentirebbe alla Chiesa nemmeno libertà;include
l'indifferentismo politico;toglie all'ordine civile la base morale. Necessità
della professione religiosa dello Stato. Il problema politico intorno al
diritto e alla giustizia so ciale vi è del pari inesattamente formolato . Nel
criticare le costituzioni
gallicheRosmininonnetacciaiviziiprincipali.Qualesialaquistione politica
odierna;come sia formolata dai socialisti,come da Lainennais. Le emende
proposte dal Rosmini alle costituzioni da lui criticate sono
vane,oinsufficientiafararginealsocialismoecomunismo.Èinutile adulare e
contrastare a metà le idee di moda , se non si risolve il tema del socialismo.
Esso nega Dio e le due leggi provvidenziali per cui l'uo m o è governato
dall'uomo, e il diritto sulle cose materiali è diviso fra gliuomini.Idottrinariiitalianiefrancesisicontentanodimassime
ge neriche, di idee dimezzate, scoza analisi c applicazione. Gli americo
601 unanuovafoggiadidemonolatria;larivoluzionescientificaproducela perdita
dell'unità di senso morale; la civile,un'anarchia,e tirannia in curabile. La
rivoluzione universale,se potesse compiersi,distrurrebbe
inultimol'umangenere.Come ilsocialismo l'odiidiodiosatanico.Il suo termine
logico sarebbe la distruzione dell'ordine di natura e di so prannatura.Ilmondo
nonsaràmai tuttosocialistacome fututtopaga no,perchèlaChiesahadellepromesse
infallibili;ma lenazionicivili
nonnehanno,ecamminanoindolentiversograndiruine.Unaltroso
cialismochesidisponeatrasformareilmondoeuropeo pag. 365 » 389 CAPO VIII.
Timori, speranze, rimedii contro l'invasione delle dottrine socialistiche.
Vuolsi una buona vagliatura delle idee,dei desiderii, delle speranze fal
m a n i i t a l i a n i , e g l i a n g l o m a n i f r a n c e s i, n o
n c o n o s c o n o i t i p i s t r a n i e r i che vogliono imitare.Icattolici
idealisti e razionalisti non comprendono che guastano e snaturano
ilcristianesimo colle misture eterodosse,a vece di farne l'apologia. Quali
sieno dunque le tre vagliature,or peces sarie, delle dottrine e delle voglie
del secolo. САРО ІХ. Ancora alcune osservazioni sul modo di trattare ora le
controversie. partitoviolento.Larivoluzionematerialeèsopita,ma
l'idealesidilala. L'Italiaodierna,elaGermaniaditresecolifa.Dollinger.Èquindiur
genteilbisognodigrandimanisestazionidellaverità,per mezzodella fede e dellaragione.
I governi,ora materialmente forti, sono moral
mentedeboli;l'epocapresentedirazionalismoediopinioniindetermi
natepiegaaltermine.Ilsocialismoyuoldommiefatti,vuolsicontrap porgli la scienza
della fede cristiana,continuando illavorodeipiù grandi genii del cristianesimo.
Che cosa è una filosofia cristiana.La polemica dee essere trattata con
franchezza; tenendo conto di tutti i principii veri e di tutti i fatti;
distinguendo le ricerche di ciò che è giu
sto,ediciòcheèprudente.Nondeecontentarsididebellareglierrori singoli,ma
melterinlucelastoria6losofica,eilsistemauniversale
dell'eterodossia.Ilpanteismoèlasostanza dell'eterodossiamoderna.
Considerazionisulpanteismo,sulsuolungoregno,sullesuefasi.Non
saràl'ultimoerrore.VotoumileeriservatoperunoracolodellaS.Se de,e una condanna
dottrinale e solenne del socialismo e comunismo. Motivi.Insufficienze e
pericoli delle discussioni scientifiche. Il sociali smo,come sistema compiuto,
ha delnuovo; spesso sembra sfuggire agli anatemi degli erroriantichi che
rinnova.Fra icattolici stessi sin ceri visono dubbiezze e illusioni.La gloria
del nome di Cristo è avvi lita.L'ideadiCristo,equindiquelladellaChiesa,sono
menomatein moltementi.Quellaèl'antidotoatuttol'erraremoderno.Lapedagogia
pendeadinsinuareilnaturalismoeilsensualismo.La S.Sedespesso unì alle decisioni,
e condanne dommatiche contro gli errori,le lezioni razionali a illustrar
lementi dei fedeli.Esempi.Così bramerebbesi ora, perchè da molti il socialismo
e comunismo non sono conosciuti quali sono.Condannati,rimarrebbero nolati
d'infamia agli occhi del mondo cristiano,e resi moralmente impotenti. È quel
tutto un arcano di sata nasso, alla sola S. Sede apparterrà svelarlo e
conquiderlo; a lei però sola ilgiudicare dellaopportunità dei mezzi. Intanto,
colle armi già prontedellafedeedellascienza,vuolsidaognunocollesueforzecom
battere la rivoluzione ideale. Teologia e filosofia, rivelazione e ragione,
vogliono andar congiunte, distinte, ma non parallele. Un passo del Mancini.
CONCLUSIONE . D u c f i l o s o f i s m i, d u e r i v o l u z i o n i , c h e
n e m i n a c c i a n o u n a p i ù t e r r i b i l e . P r e
sunzionedeimoderni;giudizideiposteri.Tuttiipartitiscontenti del
presentemiranoall'avvenire;ipiùsciocchisonogliaspettantieineu i r a l i. Il p r
i n c i p i o c r i s t i a n o è i n c a r n a t o n e l l a C h i e s a , e s
s a n o n f a q u i stioni di clericocrazia,quando parla alle genti con
autorità. L'Italia e isuoiriformatorisispecchinonellaGermaniaditresecolifa.La
Chie sa benefica e invitta in tutti i secoli. I fedeli hanno da incoraggirsi;
fra l'idea socialistica e la cristiana sanno quale abbia la verità,e quale ot
Alcuni documentiintorno allescriesegreredemagogiche. Emiliano Avogadro, conte
Della Motta. Il conte Emiliano Avogadro. Emiliano Avogadro Collobiano e Della
Motta. Il Conte Emiliano Avogadro della Motta. Conte Emiliino Avogadro della
Motta. Avogadro di Vigliano, Motta. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Motta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742832931/in/dateposted-public/
Grice e Motterlini – critica della
ragione economica – filosofia italiana – principio di economia dello sforzo
razionale – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Grice: “I like Motterlini – he has written, echoing Kant, a
critique of economic reason, which Stalnaker should read before saying I’m
Kantian rather than Futilitarian!” Specializzato
in filosofia della scienza, economia comportamentale e neuro-economia, e noto
per i suoi saggi in ambito psico-economico su processi decisionali, emozioni e
razionalità umana e per le sue ricerche in ambito epistemologico sulla
razionalità della scienza e il metodo scientifico. Insegna a Milanodove. Consigliere
per le Scienze Sociali e Comportamentali della Presidenza del Consiglio dei
Ministri. Si laurea a Milano, dove porta a termine il proprio dottorato in
filosofia della scienza. Ricercatore di economia politica e professore
associato di filosofia della scienza presso l'Trento; Visiting Associate
Professor al Department of Social and Decision Sciences della Carnegie Mellon di
Pittsburgh, Visiting Research Scholar al Department of Psychology della UCLA. Professore
di filosofia della scienza presso l'Università Vita-Salute San Raffaele.
Tra gli altri incarichi è collaboratore de Il Corriere Economia, Il Corriere
della Sera e Il Sole 24 Ore, per cui ha curato per anni il blog Controvento. È
stato consulente scientifico di Milan Lab, A.C. Milan, fondatore e direttore di
Anima FinLab, di Anima Sgr, centro di ricerca di finanza comportamentale e
Scientific advisor di MarketPsychData, Ls Angeles. È direttore del CRESA
(Centro di ricerca in epistemologia sperimentale e applicata), da lui fondato a
Milano presso la facoltà di filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele.
I progetti di ricerca del centro si concentrano su vari aspetti della
cognizione umana, dal linguaggio al rapporto tra mente e cervello,
dall'economia comportamentale alle neuroscienze cognitive della decisione, con
particolare attenzione all'indagine sperimentale multidisciplinare e alle sue
ricadute pratiche e applicative (per esempio nell'ambito del policy making e
dell'evidence-based policy). A inizio, ha avviato il progetto di finanza
comportamentale per Schroder Italia, dal quale è nato Investimente, un test
psicofinanziario al servizio di risparmiatori, promotori finanziari e private
banker, per raccogliere e quindi analizzare i dati riguardanti le decisioni di
investimento e i bias cognitivi nell'ambito della gestione del risparmio.
Attualmente è direttore dell'E.ON Customer Behavior Lab e Chief Behavior
Officer di E.ON Italia; stesso incarico che ricopre per il Gruppo Ospedaliero
San Donato. Analizza la proposta falsificazionista, rivelando le
difficoltà in cui si imbatte il progetto de-marcazionista e anti-induttivista.
Affrontano quindi il modo in cui si ha preteso superare alcune di queste difficoltà,
e insieme raccogliere la sfida di Duhem circa il carattere olistico del
controllo empirico, tenendo conto delle immagini che il filosofo ha della sua
stessa pratica e riferendosi a particolari casi storici come termine di confronto.
Sull'orlo della scienza e in edizione ampliata. Nel suo “Filosofia e storia”
avanza una interpretazione del progetto razionalista come il prodotto di una
peculiare combinazione delle idee di Platone e Hegel. Ciò è motivo della
straordinaria fecondità di Platone, ma anche di una inesauribile tensione al
suo interno. Una tensione che viene illustrata affrontando la relazione tra
filosofia e storia della filosofia (unita longitudinale) in riferimento alla
questione della valutazione di una data metodologia in base alle 'ricostruzioni
razionali' o construzioni logica a cui essa conduce. Nell'idea che la
metodologia filosofica va confrontate con la storia della filosofia è contenuto
il germe di una logica della scoperta in cui i canoni non siano fissati una
volta per sempre, ma mutano nel tempo, anche se con ritmi non necessariamente
uguali a quelli delle teorie filosofiche. Si focalizza su questioni di
metodologia dell'economia da una prospettiva interdisciplinare che combina riflessione
epistemologica, scienza cognitiva, ed economia sperimentale con aspetti più
tecnici di teoria della scelta e della decisione individuale in condizioni
d'incertezza. Le ricerche di questo periodo analizzano criticamente lo status
delle assunzioni della teoria della scelta razionale, valutando l'impatto delle
violazioni comportamentali sistematiche alle restrizioni assiomatiche imposte
dai modelli normativi di razionalità. Avanzano quindi ragioni epistemologiche
per la composizione della frattura economia e psicologia cognitiva in ambito
della teoria della decisione; e suggeriscono di guardare ai recenti risultati
dell'economia cognitiva in prospettiva di una nuova sintesi 'quasi-razionale'
in cui i modelli neoclassici, integrati da teorie psicologiche che tengano
conto dei limiti cognitivi dei soggetti decisionali, rafforzano le previsioni
del comportamento economico degli esseri umani. Neuroeconomia e
evidence-based policy Le sue ricerche indagano le basi neurobiologiche della
razionalità umana attraverso lo studio dei correlati neurali dei processi
decisionali in contesti economico-finanziari, con particolare attenzione al
ruolo svolto dalle emozioni, dal rimpianto, e dall'apprendimento sociale.
Parallelamente progetta ed esperimenta i modi in cui i risultati dell'economia
comportamentale e della neuroeconomia possono informare politiche
pubbliche più efficaci e basate sull'evidenza. Queste ricerche sono
oggetto dei corsi di Filosofia della scienza e di Economia cognitiva e
neuroeconomia che insegna all'università San Raffaele, e hanno altresì trovato
diffusione attraverso numerosi articoli divulgativi e due libri, Economia
emotiva e Trappole mentali. Il suo ultimo libro è Psicoeconomia di Charlie
Brown. Strategia per una società più felice. Saggi: “Sull'orlo della scienza,”
– Grice: “Must say that ‘orlo’ is a genial word, wish Popper knew it!” –Lakatos,
Feyerabend: Pro e contro il metodo, Cortina, Milano. Popper, Saggiatore-Flammarion, Milano, Lakatos.
Scienza, matematica e storia, Saggiatore, Milano, Decisioni mediche. Un
approccio cognitive, Cortina, Milano.
Critica della ragione economica. Tre saggi: McFadden, Kahneman, Smith, Saggiatore,
Milano, Economia cognitiva & sperimentale, Bocconi Editore, Milano La
dimensione cognitiva dell'errore in medicina, Fondazione Smith Kline, Angeli,
Milano Economia emotiva (Emotional
Economics), Rizzoli, Milano Trappole mentali, Rizzoli, Milano Mente, Mercati,
Decisioni. Introduzione all'economia cognitiva e sperimentale, Egea,
Milano Psico-economia di Charlie Brown.
Strategia per una società più felice, Rizzoli, Milano Alcuni articoli
scientifici, Lakatos between the Hegelian devil and the Popperian blue sea. In
Kampis, G., Kvasz, L., Stoeltzner, M. Considerazioni epistemologiche e
mitologiche sulla relazione tra psicologia ed economia, Sistemi intelligenti,
Il Mulino, Metodo e standard di valutazione in economia. Dall'apriorismo a
Friedman, Studi Economici, Milano. A fMRI Study, PlosONE', Vai in laboratorio e
capirai il mercato (con Francesco Guala) Prefazione a Vernon Smith, La
razionalità in economia. Tra teoria e analisi sperimentale, IBL, Milano.. Neuro-economia
e Teoria del prospetto, voci Enciclopedia dell'economia Garzanti, Milano. Investimente.
Test dell'investitore consapevole
Recensione di Ian Hacking sulla The London Review of Books IlSole24Ore 22.5.//ilsole24ore. com/art/cultura/-05-18/motterlini-spinta-riforme--shtml?uuid=ADAaR2J
ASito personale, su matteomotterlini. Sito CRESA, su cresa.eu. I am strongly
inclined to assent to a principle which might be called a Principle of Economy
of Rational Effort. Such a principle would state that where there is a
ratiocinative procedure for arriving rationally at certain outcomes, a
procedure which, because it is ratiocinative, will involve an expenditure of
time and energy, then if there is a nonratiocinative, and so more economical
procedure which is likely, for the most part, to reach the same outcomes as the
ratiocinative procedure, then provided the stakes are not too high it will be
rational to employ the cheaper though somewhat less reliable non-ratiocinative
procedure as a substitute for ratiocination. I think this principle would meet
with Genitorial approval, in which case the Genitor would install it for use
should opportunity arise. (5) On the assumption that it is cha~acteristic of
reason to operate on pre-rational states which reason confirms, revises, or
even (sometimes) eradicates, such opportunities will arise, provided the
rational creatures can, as we can, be trained to modify the relevant
pre-rational states or their exercise, so that without actual ratiocination the
creatures 84 Paul Grice can be more or less reliably led by
those pre-rational states to the thoughts or actions which reason would endorse
were it invoked; with the result that the creatures can do, for the most part,
what reason requires without, in the particular case, the voice of reason being
heard. Motterlini. Keywords: critica della ragione economica, principle of
economy of rational effort, twice in Grice – in Reply, etc. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Motterlini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743457144/in/dateposted-public/
Grice e
Musatti – l’erote collettivo – filosofia italiana – filosofia fascista –
filosofia del ventennio – Gruppo universario fascista -- Luigi Speranza (Dolo).
Filosofo. Grice: “Musatti reminds me of Malcolm,
“Tonight I had a dream,”” – Grice: “Musatti has explored the implicatures of
‘who’s afraid of the big bad wolf?’, which comes strictly from Grimm – this is
a rhetorical question – and Grimm is implicating that nobody should!” --
Ccesare luigi eugenio musatti. Tra i primi che posero le basi della
psicoanalisi, in Italia. Nato a Dolo, sulla riviera del Brenta, nella
Villa Musatti a del nonno paterno in cui i parenti erano soliti trascorrere la
villeggiatura. Figlio di Elia, ebreo veneziano e deputato socialista
amico di G. Matteotti, e della napoletana Emma Leanza, non fu né circonciso, né
battezzato (durante le persecuzioni razziali si procura un falso certificato di
battesimo dalla parrocchia di Santa Maria in Transpontina di Roma) e non
professa mai alcun credo religioso. Frequenta il liceo Foscarini di
Venezia, poi si iscrive dapprima alla facoltà di Scienze dell'Padova per il
corso di Ingegneria, e immediatamente dopo alla facoltà di Lettere e Filosofia,
dove si laurea in filosofia. Dopo la laurea, si iscrisse per due anni al corso
di Matematica della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali di
Padova, ma non sostenne esame alcuno. Giovinezza A diciannove anni fu
chiamato a Roma per il servizio di leva. Dopo un periodo di addestramento a
Torino, e mandato al fronte come ufficiale, con impegni marginali. Finita la
guerra tornò a Padova per terminare gli studi. Sulla cattedra di Psicologia
Sperimentale c'era Vittorio Benussi, allora chiamato per chiara fama nel 1919 a
insegnare a Padova dall'Graz. Si laurea in filosofia e l'anno successivo
divenne assistente volontario del Laboratorio di psicologia sperimentale. Benussi
si uccise con il cianuro a causa di una grave forma di disturbo bipolare,
lasciando tutto nelle mani di Musatti e di Silvia De Marchi, anch'essa
assistente volontaria, che poi divenne sua moglie. Il suicidio di Benussi fu
scoperto da Musatti, il quale però lo nascose per paura di ripercussioni
negative sulla psicologia italiana in una situazione di fragilità e precarietà
accademica, sottoposta a pressioni da parte sia del regime fascista, con le sue
istanze gentiliane, che della Chiesa Cattolica. Negli anni ottanta Musatti
rivelò che Benussi s'era suicidato, non era morto a causa di un malore.
Nel 1928 Musatti divenne direttore del Laboratorio di Psicologia dell'Padova.
Portò in Italia la Psicologia della Forma con importanti lavori di livello
internazionale. Dopo aver diffuso in Italia la psicologia della Gestalt, divenne
il primo studioso italiano di psicoanalisi. Studiando la psicologia della
suggestione e dell'ipnosi, introdotta in Italia da Vittorio Benussi, approdò
alla psicoanalisi, sulla quale tenne il primo corso universitario italiano. Il
corso si tenne presso a Padova. Divenne allora uno dei primi e più importanti
rappresentanti italiani della psicoanalisi. Nell'Italia degli anni '30 le
teorie di Freud non erano state accolte bene né dalle Università, né dalla
Chiesa cattolica, a causa dell'ideologia culturale gentiliana assunta dal
fascismo. La Società psicoanalitica italiana venne limitata anche dalle leggi
razziali fasciste che colpirono i membri ebrei della società. Benché non fosse
ebreo (poiché figlio di madre cattolica), fu allontanato dall'insegnamento a Urbino
e declassato ad insegnante di liceo. Nominato professore di Filosofia al Liceo
Parini di Milano. Si ritrova con L. Basso, Ferrazzutto e altri vecchi socialisti
con l'intento di creare un partito erede del Partito Socialista Italiano; ebbe
l'incarico di trovare denaro per una prima organizzazione e di allacciare
rapporti col Partito Comunista clandestino. Musatti lavorò anche durante la
guerra. Nel 1944, nel periodo dell'occupazione nazista, fu tratto in salvo
dall'avvocato Paolo Toffanin, fratello di Giuseppe Toffanin, che lo aiutò a
trasferirsi a Ivrea, ospite dell'amico Adriano Olivetti. Con il suo sostegno
fondò un centro di psicologia del lavoro. Ricoprì anche l'incarico di direttore
della Scuola Allievi Meccanici, scuola aperta per formare operai meccanici
specializzati. Successivamente fu richiamato dall'Esercito per andare sul
fronte francese. Ottenne all'Università degli Studi di Milano la prima
cattedra di Psicologia costituita nel dopoguerra in Italia, presso la Facoltà
di Lettere e Filosofia. Vi insegnò per venti anni. A Milano ebbe il periodo più
florido della sua ricerca scientifica: gli studenti affollavano le sue lezioni.
Musatti fu il leader del movimento psicoanalitico italiano nei primi anni del
dopoguerra. A quel periodo risale il suo “Trattato di Psicoanalisi”, pubblicato
da Einaudi. Divenne direttore della “Rivista di psicoanalisi”. Presidente del
Centro Milanese di Psicoanalisi fondato da Franco Ciprandi, Renato Sigurtà e
Pietro Veltri, che gli verrà intitolato dopo la sua morte. Nel 1976 è diventato
curatore della edizione italiana delle Opere di Sigmund Freud, della Casa
Editrice Bollati Boringhieri di Torino. Vecchiaia La località a lui
dedicata Musatti scrisse anche libri di letteratura, tra cui Il pronipote di
Giulio Cesare, che gli fece vincere il Premio Viareggio. Fu eletto per due
volte consigliere comunale di Milano nella lista del PSIUP e fu anche
consulente del Tribunale dei Minori del capoluogo lombardo. Sostenne sempre la
pace, il progresso dei lavoratori, l'emancipazione femminile ed i diritti
civili. Cesare Musatti era ateo, come ebbe a dichiarare in più
occasioni, l'ultima delle quali in uno dei martedì filosofici del Casinò di
Sanremo. Muore nella sua abitazione di via Sabbatini a Milano. L'indomani dopo
una cerimonia laica di commiato celebrata in forma strettamente privata, la sua
salma e cremata a Lambrate. Le sue
ceneri sono tumulate, secondo le sue ultime volontà, nel cimitero comunale di
Brinzio, località in cui era solito trascorrere i periodi di vacanza. Il
suo archivio è conservato presso l'Aspi Archivio Storico della Psicologia
Italiana dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Il comune di Dolo
ha ribattezzato la sua località natale Casello 12 località Cesare Musatti e gli
ha intitolato il locale istituto professionale. Musatti e il suicidio di
Benussi Anche dopo la rivelazione che si era trattato di un suicidio, non parla
mai volentieri della morte del maestro. Nel generale silenzio dello studioso di
Dolo emerge un'intervista. Nell'intervista Musatti confessa di sognare a volte
che in una caserma dei carabinieri in cui viene tradotto, il commissario lo
interroga sulla morte di tre sue mogli (si sposò quattro volte), decedute
tragicamente, e di Vittorio Benussi. A fine colloquio il militare lo intima di
confessare di aver ucciso il maestro per prendere la cattedra di psicologia.
«Io gli rispondoprosegue Musatti, da buon psicoanalistache sicuramente nel mio
subconscio mi sono sentito responsabile per questa e per altre morti. Il
commissario, che non capiva nulla di subconscio, decide: “Mi spiace professore,
ma devo arrestarla”. Io allora gli rispondo: ”Non è possibile commissario,
perché si tratta di delitti commessi più di cinquant'anni fa, e quindi sono
prescritti!”». ‘Cesare’ è un riferimento al pro-zio Musatti, medico
pediatra, uno che aveva visitato il piccolo, nato settimino. ‘Luigi’ e il nome
del bonno materno (L. Leanza, morto in carcere, partecipa alla rivolta anti-borbonica);
‘Eugenio’ e il nome di un altro pro-zio paterno, lo storico Eugenio Musatti;
cfr. Musatti IX-XIII. Forse la psicoanalisi è nata e morta con lui. Il nome
allude alla fermata della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina che il nonno,
presidente della Società Veneta Lagunare, odierna ACTV, aveva fatto aprire per
raggiungere più agevolmente Venezia.
Musatti IX-XIII. Archivio
dell'Università degli Studi di Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di
Lettere e filosofia, Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di scienze
matematiche, fisiche e naturali, Opuscolo del Centro Milanese di Psicoanalisi,
a cura del Comitato Direttivo, redatto da L. Ambrosiano Capazzi Gammaro Moroni,
L.Reatto, L.Schwartz, M. Sforza, M.Stufflesser, Milano Per una storia del Centro Milanese di
Psicoanalisi Chiari, Seminario presso il Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare
Musatti, Milano Freud, Opere (Torino,
Boringhieri); S. Giacomoni, Cerimonia privata per Cesare Musatti, la
Repubblica, è consultabile sul
dell'Aspi, all'indirizzo web AspiArchivio storico della psicologia
italiana, Università degli studi di Milano-Bicocca. D. Mont D'Arpizio, Vittorio
Benussi, Padre della psicologia padovana, in La Difesa del popolo, Mille anni
di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della
Scienza di Firenze, Mia sorella gemella
la psicoanalisi, 1Pordenone, Edizioni Studio Tesi,Luciano Mecacci, Cesare L.
Musatti, voce dell'Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti. Il
contributo italiano alla storia del pensiero. Ottava appendice, Roma, Istituto
della Enciclopedia Italiana. Saggi: “Analisi del concetto di realtà empirica” (Solco,
Città di Castello); “Forma e assimilazione,” in: Archivio italiano di
psicologia, “Elementi di psicologia della testimonianza” (Rizzoli, Forma e
movimento” (Ferrari, Venezia, da: Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere
ed arti, Gl’elementi della psicologia della forma, Gruppo Universitario
Fascista, Padova, Trattato di psico-analisi (Boringhieri, Torino); Super io
individuale e Super io collettivo (Olschki, Firenze); Condizioni
dell'esperienza e fondazione della psicologia” (Universitaria, Firenze,
Riflessioni sul pensiero psicoanalitico e incursioni nel mondo delle immagini
(Boringhieri, Torino); Svevo e la psicoanalisi (Olschki, Firenze); I rapporti
personali Freud-Jung attraverso il carteggio, Olschki, Firenze, Commemorazione
accademica, Olschki, Firenze Nino Valeri, Olschki Firenze, Il pronipote di
Giulio Cesare, Mondadori Milano A ciascuno la sua morte (Olschki, Firenze);
Hanno cancellato Livorno (Olschki, Firenze); Mia sorella gemella la psicoanalisi
(Riuniti, Roma). Una famiglia diversa ed un analista di campagna, Olschki,
Firenze, Questa notte ho fatto un sogno,
Riuniti, Roma, Chi ha paura del lupo cattivo?, Riuniti, Roma, Psicoanalisti e
pazienti a teatro, a teatro (Mondadori, Milano); Leggere Freud, Bollati
Boringhieri, Torino, Curar nevrotici con la propria auto-analisi, Mondadori,
Milano: Geometrie non-euclidee e problema della conoscenza, Aurelio Molaro,
prefazione di Mauro Antonelli, Mimesis, Milano,Treccani Enciclopedie oIstituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. siusa.archivi.beniculturali, italiana di Cesare
Musatti, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.
Cesare Musatti. Musatti. Keywords: erote, Gruppo Universitario fascista, il
collettivo di Jung, l’ego e il noi collettivo Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Musatti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743441919/in/dateposted-public/
Grice e Mustè – la filosofia dell’idealismo
italiano – il dialogo di Socrate e il dialogo di Gentile -- filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma).
Flosofo. Laurea in filosofia con la tesi, “Marx,” borsista dell'Istituto
italiano per gli studi storici di Napoli, dove ha svolto attività didattica e
di ricerca, collaborando con Gennaro Sasso. Redattore della “nuova serie” della
“Rivista trimestrale”. Consegue il titolo di dottore di ricerca alla Sapienza.
Lavora alla "Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici"
dell'Università "La Sapienza" in qualità di “Segretario e Curatore
dell'archivio e della biblioteca di Gentile”. È stato professore a contratto di
Storia della filosofia. Insegna a Roma. È membro del Consiglio
scientifico della Fondazione Gramsci e della Commissione scientifica per la Edizione
nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Ha collaborato con l'Enciclopedia
Italiana, in particolare ai volumi: Il contributo italiano alla storia del
pensiero. Filosofia (ottava appendice), Enciclopedia machiavelliana e Croce e
Gentile. La cultura italiana e l'Europa. Ha diretto la rivista
"Novecento". Fa parte del Comitato scientifico di alcune riviste, tra
cui: "Giornale critico della filosofia italiana", "Annali della
Fondazione Gramsci", “La Cultura”, “Filosofia italiana”. Scrive su diverse
riviste scientifiche, tra le quali, con maggiore continuità: "Giornale
critico della filosofia italiana", "La Cultura", "Studi
storici", "Filosofia italiana". Nel è stato nominato dal Ministero dei beni
culturali Segretario del "Comitato nazionale per il bicentenario della
nascita di Bertrando Spaventa". Dal
al ha insegnato Ermeneutica
filosofica, in qualità di Visiting Professor, alla Pontificia Università
Antonianum. Ricerche Le sue ricerche si sono rivolte alla storia della
filosofia italiana, con contributi dedicati all'idealismo e al marxismo. Per
quanto riguarda l'idealismo italiano, ha indagato i momenti e le figure
fondamentali (sino al profilo complessivo pubblicato nel 2008) e le premesse
nella filosofia dell'Ottocento, specie in relazione al pensiero di Vincenzo
Gioberti (soprattutto con il libro del 2000 su La scienza ideale). Di
particolare interesse gli studi su Bertrando Spaventa e le monografie su Adolfo
Omodeo e Benedetto Croce. Ha dedicato saggi e ricerche al pensiero di Antonio
Gramsci e ad altri momenti del pensiero marxista italiano: del è la monografia su Marxismo e filosofia della
praxis, che ricostruisce la storia del marxismo italiano da Labriola a Gramsci.
Sono noti i suoi studi sul pensiero politico nell'Italia contemporanea, con particolare
riguardo alle figure di Franco Rodano, Felice Balbo, Augusto Del Noce. Ha
approfondito lo studio dell'opera di Marx e in generale la storia della
filosofia tedesca tra Hegel e Nietzsche. Particolare attenzione ha poi
rivolto (con il libro su La storia e con
altri scritti, tra cui quelli sull'evento e sulla teoria delle fonti) alle
questioni specifiche della teoria della storiografia. Metodi Conduce
l’indagine teoretica in stretta relazione con gli studi di storia della
filosofia e di storia della storiografia, in generale nell’ambito della storia
delle idee, adottando un metodo storico-critico che spesso privilegia l’uso di
fonti archivistiche e di documentazione inedita. Il suo metodo cerca di
coniugare l'analisi strutturale delle opere filosofiche con la ricerca
filologica sulle fonti e sulla tradizione dei testi, con particolare riguardo
ai processi di lungo periodo della filosofia italiana moderna e contemporanea.
Saggi:“Storiografia” (Mulino, Bologna); “Croce, Morano, Napoli Franco Rodano. Critica delle ideologie e
ricerca della laicità” (Mulino, Bologna); “Carteggio Croce-Antoni, Mulino,
Bologna Politica e storia in Bloch, Aracne, Roma La scienza ideale. Filosofia e
politica” (Rubbettino, Soveria Mannelli, Franco Rodano. Laicità, democrazia,
società del superfluo, Studium, Roma Grice: “’superfluo’ is possibly one of the
most unsuperfluous words in the Italian philosophical dictionary – cf. “I was
in New York, which was black out.” -- Gioberti, Il governo federativo” (Gangemi
Roma) – nazione e stato federale – federazione, governo federativo -- Franco Rodano, Cristianesimo e società
opulenta, Edizioni di storia e letteratura, Roma, Il giudizio sul nazismo. Le
interpretazioni -- La storia: teoria e metodi, Carocci, Roma, La filosofia
dell'idealismo italiano, -- Grice: “filosofia” is superfluous here, seeing that
idealism already ENTAILS philosophy!” -- Carocci, Roma, Croce, Carocci, Roma
Tra filosofia e storiografia. Hegel, Croce e altri studi” (Aracne, Roma); “La
prassi e il valore -- la filosofia dell'essere” Aracne, Roma “Filosofia della
praxis” Viella, Roma); “In cammino con Gramsci, Viella, Roma. L'ermeneutica, in
«Rivista trimestrale», Il problema del mondo nel «Tractatus» di Wittgenstein,
in «Rivista trimestrale», Le fonti del giudizio marxiano sulla rivoluzione
francese in «Annali dell'Istituto
Italiano per gli Studi Storici», L'orizzonte liberale di Dahrendorf, in
«Critica marxista», Sturzo e il popolarismo – POPOLARISMO -- nel giudizio, in
Sturzo e la democrazia europea, Laterza, Roma-Bari, Croce e il problema del
diritto, in «Novecento», Metodo storico e senso della libertà” “La storiografia
crociana, in «La Cultura», Omodeo. Il pensiero politico, in «Annali
dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», Libertà e storicismo assoluto:
per un'interpretazione del liberalismo di Croce, in Croce e Gentile fra
tradizione nazionale e filosofia europea, Riuniti, Roma, “La società civile
democratica, in «Novecento», Sul
giudizio politico, in «Novecento», Il marxismo politico nell'interpretazione di
Noce, in «Poietica», Gioberti e Cartesio, in Bibliopolis, Napoli, Comunismo e
democrazia, in La democrazia nel pensiero politico del Novecento” (Aracne, Roma);
Guido Calogero, in «Belfagor», Gioberti e Leopardi, in «La Cultura», Verità e
storia, in «Storiografia», “La morale”, Rosmini e Gioberti. G. Beschin e L.
Cristellon, Morcelliana, Brescia, Il destino dell'evento nella nuova storia”
francese, in «La Cultura», Carattere e svolgimento delle prime teorie estetiche
di Croce, «La Cultura», Liberalismo
etico e liberismo economico, in Croce filosofo liberale, -- cf. Grice, “Do not
multiply liberalisms beyond necessity: ‘liberalismo semiotico’” – Grice: “Muste
is very witty in distinguishing between liberalism and liberrism!” -- M. Reale,
LUISS University Press, Roma, La teoria della storia in Croce, in «Giornale
critico della filosofia italiana», L'idea di “Risorgimento” in Gioberti, in
«Quaderni della Fondazione Centro Studi Noce», Il significato delle fonti
storiche, in «La Cultura», La storia:
teoria e metodi, in «History and Theory», Il passaggio all'anti-fascismo di
Croce, in Anni di svolta. Crisi e trasformazione nel pensiero politico della
prima età contemporanea, F.M. Di Sciullo, Rubbettino, Soveria Mannelli,
Alterità e principio del dialogo in Calogero, in L'idea e la differenza. –
principio dialogo – il noi -- Noi e gl’altri, ipotesi di inclusione nel
dibattito contemporaneo, M.P. Paternò, Rubbettino, Soveria Mannelli Il
principio del nous nella filosofia di Calogero, in «La Cultura», La filosofia
come sapere storico, in Il Novecento di Garin. Atti del Convegno di studi, G.
Vacca e S. Ricci, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Gioberti, in Il
contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto
della Enciclopedia Italiana, Roma, Lo storicismo italiano nel secondo
dopoguerra, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia, M.
Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Il problema della libertà
nella filosofia di Scaravelli, in «La Cultura», La libertà del volere nella
filosofia di Croce, in Filosofia e politica. G. Cesarale, M. Mustè, S.
Petrucciani, Mimesis, Milano, Il senso della dialettica nella filosofia di
Spaventa, in "Filosofia italiana", apr. Storia, metodo, verità, in «La Cultura»,,
Gentile e Marx, «Giornale critico della filosofia italiana», Togliatti e De
Luca, «Studi storici», Gentile e Socrate, (Grice: cf. caricature of Gentile as
Aristotele in ‘La scuola d’Atene”) -- in La bandiera di Socrate. Momenti di
storiografia filosofica italiana nel Novecento, E. Spinelli e F. Trabattoni,
Sapienza Università, Roma, Gentile e Gioberti, «La Cultura», Gramsci, Croce e
il canto decimo dell’Inferno di Alighieri, «Giornale critico della filosofia
italiana»,, Spaventa e Gioberti, «Studi storici»,, La presenza di Gramsci nella
storiografia filosofica e nella storia della cultura, «Filosofia italiana»,
Dialettica e società civile. Gramsci “interprete” di Hegel, «Pólemos. Materiali
di filosofia e critica sociale», Marx e i marxismi italiani, «Giornale critico
della filosofia italiana», La “via alla
storia” di Ginzburg, in Streghe, sciamani, visionari. In margine a “Storia
notturna” di Ginzburg, Cora Presezzi, Viella, Roma, Filosofia e storia della
filosofia nella riflessione di Sasso, «Filosofia italiana», Opere Sapienza
Roma. Dipartimento di studi filosofici ed epistemologici, su lettere uniroma1.
Intervista sulla storia della "Rivista trimestrale" Intervista di
Mustè su Croce del //diacritica/letture-critiche/lo-storicismo-di-croce-e-la-morte-della-metafisica-intervista-a-marcello-muste
html. Socrate e Gentile -- Se consideriamo i libri custoditi presso la
biblioteca personale di Gio- vanni Gentile, troviamo, a proposito di Socrate,
soprattutto opere di autori italiani, con alcuni dei quali da tempo era in
corrispondenza: oltre le vecchie versioni di Eugenio Ferrai (Padova 1873-1883),
vi figu- rano le edizioni dell’Apologia curate da Francesco Acri (riproposta da
Augusto Guzzo nel 1925) e da Manara Valgimigli (Bari 1929); le opere di
Giovanni Maria Bertini (fra cui l’edizione di Senofonte), che, come si dirà,
avevano occupato la critica di Bertrando Spaventa; quindi i libri che via via,
nella prima metà del secolo, erano apparsi in Italia: quelli di Giuseppe
Zuccante, che Felice Tocco aveva presentato nel 1909 alla Reale Accademia dei
Lincei, poi quelli di Aurelio Covotti, Pietro Mi- gnosi, Antonio Labriola,
Antonio Banfi, Adolfo Levi, Vittorio Beonio- Brocchieri1. Ma a proposito di
Socrate, Gentile utilizzò anche altri mo- menti della storiografia filosofica
italiana, appoggiandosi, per esem- pio, ad alcuni testi dello storico del
cristianesimo Alessandro Chiap- pelli e del romanista Carlo Pascal. Se
allarghiamo lo sguardo oltre i confini nazionali, i riferimenti principali
rimangono quelli di Eduard Zeller (a cui si era prevalente- mente richiamato
Spaventa), ma anche di Theodor Gomperz e di Paul Tannery. Di Zeller, Gentile
possedeva i primi due volumi dell’edizione Mi piace ricordare che la ricerca
su libri, opuscoli e periodici posseduti da Gentile 1 può ora essere svolta
online sul sito della Biblioteca di Filosofia della Sapienza di Roma, grazie al
lavoro di digitalizzazione del catalogo compiuto sotto la direzione del dott.
Gaetano Colli: cfr. Colli 2014, 5-30. Anche il catalogo dei corrispondenti
dell’archivio di Gentile (custodito presso la “Fondazione Giovanni Gentile per
gli Studi Filosofici” a Villa Mirafiori) è consultabile nel progetto “Archivi
on-line” del Senato della Repubblica. 40 LA BANDIERA DI SOCRATE italiana
della Filosofia dei Greci curata da Rodolfo Mondolfo (apparsi nel 1932 e nel
1938); e di Tannery conservava la seconda edizione, del 1930, di Pour
l’histoire de la science hellène, che la moglie Erminia aveva donato, con dedica,
al figlio Giovannino. A Zeller, come si sa, dedicò un ampio necrologio nel
1908, nel quale elogiò la sua opera di storico criticandone tuttavia i princìpi
neokantiani2; e avvicinandovi, ap- punto, i nomi di Tannery e quello, «così
geniale», di Gomperz3. Pro- prio a Gomperz, d’altra parte, aveva fatto un più
che positivo riferi- mento nella prolusione palermitana del 1907 su Il concetto
della storia della filosofia, dove parlò di un «concetto equivalente al mio,
che nella storia della filosofia si riassuma tutta la storia dell’umanità»4; e,
nella lunga recensione che nel 1909 dedicò al Socrate di Giuseppe Zuccante, ne
parlò come di «uomo di gusto», sia pure privo del «bernoccolo del filosofo»,
assumendone soprattutto la critica della testimonianza di Senofonte5. Gentile
si trovò di fronte, fin dalla giovinezza, due modelli inter- pretativi, tra
loro, per altro, connessi. In primo luogo le pagine che Ber- trando Spaventa
aveva dedicate a Socrate, dapprima, nel 1856, discu- tendo sulla “Rivista
contemporanea” la memoria torinese di Giovanni Maria Bertini Considerazioni
sulla dottrina di Socrate6, poi nel grande corso del 1862 sulla filosofia
italiana, dove aveva aggiunto, come ap- pendice, lo Schizzo di una storia della
logica, nel quale riprendeva il tema socratico7. Il secondo riferimento è
Antonio Labriola, la cui memoria su La dottrina di Socrate era stata
ripubblicata da Benedetto Croce nel 1909 per l’editore Laterza. Per quanto, in
maniera caratteristica, nel discorso preliminare del 1900 all’edizione degli
Scritti filosofici di Spaventa, si limitò a un breve cenno alla discussione con
Bertini8, e anche nella Prefazione del 1905 al Gentile 1975a, 159-65. Ibid.,
165. Ibid., 122. Gentile 1909, 276. Bertini 1857, 1-35. Ma la memoria, a cui
Spaventa si riferisce, era stata presentata nella seduta del 21 dic. 1854. Poi
in Bertini 1903, 1-37. Da una lettera a Silvio Spaventa, si apprende che
l’articolo di Bertrando era solo il primo di una serie di scritti socratici,
che poi non realizzò: cfr. Spaventa 1898, 182-3. La filosofia italiana nelle
sue relazioni con la filosofia europea, in Spaventa 1972, 619. Gentile 2001,
59. 2 3 4 5 6 7 8 Gentile e Socrate 41 volume Da Socrate a Hegel
mancò di entrare nel merito della questione9, è da ritenere, per le ragioni che
si vedranno, che l’influenza spaven- tiana pesasse in maniera determinante
nella sua prima lettura di So- crate. Nell’articolo del 1856, Spaventa aveva
confutato l’interpreta- zione di Bertini, cercando di definire i rapporti, da
un lato, tra Socrate e la filosofia antica, e, d’altro lato, tra Socrate e la
filosofia moderna. Per tale confutazione, si era appoggiato al capitolo
hegeliano delle Le- zioni sulla storia della filosofia e all’opera di Zeller,
ma anche, per deter- minare i caratteri generali del pensiero greco, alla
traduzione francese di Claude Joseph Tissot della Storia della filosofia di
Heinrich Ritter10. Tuttavia, la lettura di Socrate risultò ben diversa da
quanto quei libri potevano suggerirgli. Possiamo dire, in breve, che se per
Hegel è Par- menide il vero iniziatore della filosofia, perché ha sollevato il
pen- siero alla massima astrazione dell’essere11, per Spaventa la filosofia
inizia propriamente con Socrate, che ha scoperto la dimensione del “concetto”,
superando il naturalismo immediato della precedente vita greca. La critica a
Bertini si appuntava su questo aspetto. Per Bertini, di fronte all’attacco dei
sofisti, Socrate aveva restaurato l’ethos greco, sal- vandolo dalla
dissoluzione. Per Spaventa, le cose andavano diversa- mente. Non solo Socrate
non aveva restaurato la vita greca, ma le aveva inferto «il vero colpo di
grazia» (La dottrina di Socrate, in Spaventa 1972, 18), ponendo un nuovo
principio, quello della «soggettività universale» (ibid., 24): caratterizzata
la filosofia presocratica come indistinzione immediata di pensiero ed essere,
Socrate aveva inaugurato l’antitesi dei due termini, senza tuttavia trovarne
l’unità e la sintesi, e anzi la- sciando al pensiero moderno questo compito
ulteriore. I sofisti, dun- que, lungi dall’essere dei distruttori, si
presentavano quali profondi innovatori, anche se il loro soggettivismo era
piuttosto un individuali- smo, fermo alla dimensione naturale ed empirica
dell’individuo. So- crate trasformava, con la dottrina del concetto, questo individualismo
in un autentico, universale soggettivismo: «in questo senso» – scriveva
Spaventa – «Socrate e Cartesio, che che ne dica il professor Bertini, si
rassomigliano» (ibid., 43). 9 Spaventa 1972, 3-9. Parmenide, Hegel 1981,
71-2. 10 Ritter 1835-1836. 11 Cfr. Hegel 1930, 273-83 e Hegel 1932, 40-109. Ma
soprattutto, per il riferimento a 42 LA BANDIERA DI SOCRATE Da questo
punto di vista, Socrate non appariva affatto come un fi- losofo pratico o
morale, ma come un filosofo schiettamente teoretico. Più precisamente, il
carattere della sua filosofia veniva indicato in un radicale formalismo.
Bisogna prestare attenzione all’uso che Spaventa fece di questa espressione,
per certi versi anticipando i temi della sua riforma della dialettica.
Formalismo significava che Socrate, scoprendo il principio nuovo della
«soggettività universale», lo riconosceva solo nella forma, nell’attività
dialogica della ricerca della verità, in quanto presupponeva, alla maniera di
tutto il pensiero antico, il contenuto og- gettivo e naturale: se per i
moderni, scriveva, la soggettività è non solo «universale» ma «assoluta», «il
puro rapporto del pensiero a se stesso», per Socrate «non è già il soggetto che
determina l’essere oggettivo, ma l’essenza oggettiva delle cose che determina
il soggetto» (ibid., 29). La visione moderna – per cui, come si chiarirà nella
riforma della dialet- tica, il pensiero è negazione determinante dell’essere12
– appariva qui rovesciata, nel senso che l’essere si delineava come il cercato,
come la verità ideale del soggetto. Questa tesi del formalismo era quella vera-
mente decisiva nell’interpretazione di Spaventa, poiché a essa veni- vano
ricondotti tutti i temi della riflessione socratica: l’induzione, il dialogo,
l’ironia, e poi soprattutto l’ignoranza, interpretata come con- sapevolezza
della mancanza di verità del soggetto, quasi come ammis- sione del limite
storico della propria posizione. E ancora, l’eudemoni- smo socratico diventava
(seguendo qui i Magna moralia) l’assenza del concetto del Bene e, quindi, la
sua identificazione con l’utile. Infine, ed è un altro aspetto di rilievo (e
qui la fonte era in parte aristotelica in parte hegeliana), mancava in Socrate
la psicologia, cioè la cognizione della parte irrazionale dell’individuo, delle
passioni: la sua soggettività «universale» non riusciva a cogliere né il
contenuto del concetto né la base irrazionale dell’individuo, restando sospesa
tra il particolare e l’universale e non potendo intravedere la sintesi e
l’unità tra i due momenti, cioè l’autentica realtà e immanenza del concetto13.
Nella memoria su La dottrina di Socrate, con la quale vinse, nel 1869, il
premio della Regia Accademia di Scienze Morali e Politiche di Na- poli,
Labriola non citò mai lo scritto di Spaventa, ma certo ne riprese 12 Si veda
per questo aspetto Mustè 2014, 1-28. 13 La dottrina di Socrate, in Spaventa
1972, 56. Gentile e Socrate 43 almeno un paio di aspetti14. In
primo luogo riprese la tesi del formali- smo, a cui dedicò la parte centrale
dello scritto e che anzi sviluppò fino alle conseguenze estreme, mostrando come
«il suo [di Socrate] sapere è pura esigenza» e «quello che egli cerca deve
ancora trovarlo» (La- briola 2014, 593). In secondo luogo, insisté sulla
mancanza in Socrate di ogni notizia di psicologia (ibid., 609; 655), con
accenti e motivi molto simili a quelli che Spaventa aveva adoperato nella
polemica con Ber- tini. Ma certo mutava il quadro complessivo
dell’interpretazione, anzi tutto per la scelta, molto radicale, di affidarsi
esclusivamente o quasi alla testimonianza di Senofonte, non attribuendo,
scriveva, «a Socrate nessun principio, massima, o opinione che non sia, o
esplicitamente riferita, o indirettamente accennata da Senofonte» (ibid., 557);
poi per il fatto che la tesi spaventiana del formalismo serviva ora a recidere
i rapporti tra Socrate e la tradizione filosofica presocratica (ibid., 555),
superando il problema stesso che aveva animato la discussione tra Spaventa e
Bertini. Per Labriola, Socrate non era affatto un filosofo: «Socrate come
semplice filosofo – scriveva – è un parto d’immagina- zione» (ibid., 569); e
tanto meno poteva essere considerato come «il creatore del principio della
soggettività» (ibid., 584), neanche di una soggettività «universale» come
quella di cui Spaventa aveva parlato. Al contrario, la figura di Socrate era
ricondotta a due linee fondamen- tali di lettura, tra loro convergenti: da un
lato il processo di sviluppo della religione greca, dove Socrate aveva inserito
l’idea della divinità «come intelligenza autrice e reggitrice del mondo»
(ibid., 563), riu- scendo per questo «a isolare la sfera morale dalla naturale»
(ibid., 604); d’altro lato, in relazione agli studi che allora conduceva per
«una storia dell’etica greca» (ibid., 589 nota) interpretò Socrate come
concreta espressione della crisi della storia greca, come l’emergere di una
colli- sione tra forma della tradizione e volontà dell’individuo: per cui,
sorge nell’individuo «il bisogno di rifarsi da sé quella certezza» che
l’opinione comune ha smarrito, tornando a porre, con l’esercizio del dialogo,
le 14 L’interpretazione di Labriola è stata analizzata da G. Cambiano, Il
Socrate di Labriola e la storiografia tedesca e da E. Spinelli, Questioni
socratiche: tra Labriola, Calogero e Giannantoni che si leggono rispettivamente
nel primo e nel terzo volume di Punzo 2006, 31-44 e 755-93, Spinelli ricorda
opportunamente un breve quanto penetrante articolo di Gabriele Giannantoni, Il
Socrate di Labriola, apparso nel supplemento di “Paese sera” il 14-15 lug.
1961. Tra gli altri studi, mi limito a ricordare Cerasuolo 1987, 559-69, e le
lucide osservazioni di Poggi 1981, 14-6. 44 LA BANDIERA DI SOCRATE
domande induttive sulla definizione, sul «cosa è» la giustizia, la virtù, la
santità. Per certi versi, Labriola seguiva la linea interpretativa di Spa-
venta, ma ne modificava la prospettiva, calando Socrate non più nel centro
problematico della storia della filosofia ma in quello della vita religiosa e
sociale del mondo greco. A prescindere dallo sviluppo peculiare che ebbe nella
memoria di Labriola, la tesi spaventiana del formalismo di Socrate restò alla
base delle prime riflessioni di Gentile. Già nella tesi di laurea su Rosmini e
Gioberti – dove il problema principale, sulle orme di Donato Jaja, era quello
dell’intuito, e quindi della profonda differenza tra l’intuito ro- sminiano
dell’essere puro e quello, platonico ma soprattutto prove- niente da
Malebranche, delle idee determinate e formate (Gentile 1955a, 213) – i
riferimenti a Socrate risentono della discussione di Spa- venta con Bertini. Lo
si vede, soprattutto, nella nota che inserì per di- scutere la memoria di
Aurelio Covotti Per la storia della sofistica greca. Studi sulla filosofia
teoretica di Protagora (pubblicata nel 1896 negli “An- nali” della Regia Scuola
Normale Superiore di Pisa), dove, criticando le interpretazioni di Wilhelm
Halbfass e di Theodor Gomperz, ribadì la necessità di distinguere
l’individualismo empirico di Protagora dal soggettivismo di Socrate, pur
sottolineando la sua distanza dal kanti- smo, mancando ancora in Socrate «il
concetto del pensiero come pro- duttività» (Gentile 1955a, 249-50, nota 1). Una
lettura, questa, che trovò poi uno sviluppo più organico nella recensione del
1909 al Socrate di Zuccante, dove criticò «l’interpretazione soggettivistica»
di Protagora, che l’autore aveva dato, insistendo piuttosto sul rapporto con
Demo- crito: con riferimento a un articolo di Victor Brochard, affermò anzi che
la tesi dello storico francese andava «rovesciata», perché non Demo- crito
aveva appreso da Protagora i princìpi della gnoseologia sofistica, ma viceversa
questo, Protagora, era stato «scolaro» di quello, di Demo- crito (Gentile 1909,
281, nota 1)15. Questo tema del rapporto tra Socrate e Protagora era d’altronde
essenziale nell’equilibrio del libro, perché tanto Rosmini che Gioberti avevano
appunto confuso i due momenti (l’individualismo e il soggettivismo), lasciando
oscillare la figura di Socrate tra Protagora e Platone: «il Gioberti» –
spiegava Gentile – 15 Gli articoli di Brochard vennero ristampati in Brochard
1912 (ma si veda la 4° edizione ampliata, Paris 1974, con l’introduzione di
Victor Delbos). Gentile e Socrate 45 «come il Rosmini, non conosce
altro soggettivismo che il falso antro- pometrismo protagoreo», e perciò,
aggiungeva, si vede costretto a tro- vare in Socrate Platone, «altrimenti del
maestro di Platone non si fa che una ripetizione di Protagora» (Gentile 1909,
258-9). Alla maniera di Spaventa, insomma, il soggettivismo di Socrate non
andava confuso né con l’individualismo di Protagora né con la successiva
dottrina pla- tonica delle idee. Questo atteggiamento spiega anche la presenza
di Socrate nel sag- gio del 1900 su La filosofia della prassi, dove, per
dimostrare che Marx aveva assunto il concetto della prassi dall’idealismo, e non
dal mate- rialismo, chiamò in causa il «soggettivismo di Socrate», facendo
dell’antico filosofo greco il primo idealista, anzi il primo teorico della
praxis: perché, spiegava Gentile, Socrate non concepiva la verità come un bene
formato da trasmettersi, ma come il risultato di un «personale lavorio
inquisitivo», cioè del dialogo e dell’arte maieutica: «il sapere – concludeva –
importava per Socrate un’attività produttiva, ed era una soggettiva
costruzione, una continua e progressiva prassi» (Gentile 1959a, 72). Altrove
scriveva che il merito di Socrate «consiste appunto nel superamento di quella
dualità di volontà e intelletto, che è presup- posta così dal determinismo come
dal concetto del libero arbitrio»: e arrivava ad affermare che, se avesse approfondito
questo aspetto, sa- rebbe stato condotto «al concetto hegeliano dell’unità di
libertà e ne- cessità razionale» (Gentile 1909, 286). Di questa singolare
definizione di Socrate come primo idealista, Gentile darà una spiegazione, nel
1920, nei Discorsi di religione, quando dirà che, con Socrate, «la filosofia
acquista coscienza del suo carattere idealistico», anche se questa co- scienza
«si oscurerà tante volte nel corso del suo sviluppo storico» (Gentile 1965,
328): e quasi per dare un esempio di tale oscuramento, ricordava l’«idealismo
ancora naturalistico» di Platone e Aristotele, che aveva ricompreso
l’intuizione socratica nel realismo del «mondo delle idee» e in quello di «Dio,
forma o atto puro, o pensiero del pen- siero» (ibid., 329). Questi primi riferimenti,
in larga parte ispirati dalla posizione di Spaventa, cominciarono a complicarsi
negli anni appena successivi, quando Gentile iniziò a elaborare la filosofia
dell’atto puro, e quindi, bisogna aggiungere, ad approfondire la distanza tra
dialettica del pen- sato e dialettica del pensare, tra pensiero antico e
pensiero moderno. Un preludio della successiva lettura di Socrate può essere
indicato, 46 LA BANDIERA DI SOCRATE d’altronde, nella lunga recensione
del 1909 al Socrate di Giuseppe Zuc- cante, dove Gentile, richiamandosi
implicitamente (senza mai citarla) alla posizione di Spaventa, chiarì due
aspetti fondamentali della pro- pria interpretazione. In primo luogo, in un
passaggio di particolare im- portanza, rielaborò e chiarì la tesi del formalismo
socratico, definito appunto come la sua «gloria». Scrisse infatti: la verità è
che la ricerca socratica è prevalentemente umana, perché l’uomo coi sofisti era
venuto al primo piano della speculazione, segna- tamente nella rettorica. E lo
stesso tentativo di sollevare a scienza la rettorica, operato dai sofisti, ne
mette a nudo l’essenziale formalismo, e fa sentire il bisogno di quella più
schietta e più concreta scienza dello spirito, che Socrate persegue col suo
motto divino: conosci te stesso. Qui è la radice dell’unità [...] del suo
interesse speculativo, teorico, e del suo interesse morale, pratico: qui anche
la radice del formalismo spe- culativo e morale, a cui s’arresta lo stesso
Socrate. Il quale supera la forma rettorica con l’affermazione del contenuto
della rettorica (giusto, ingiusto ecc.): ma di questo contenuto non definisce
altro che la forma: il concetto come universale, non intravveduto da nessuno
dei filosofi precedenti: il concetto di ogni cosa (logica) e il concetto stesso
del giusto (morale). In che consiste il valore di questa scoperta, che è la
gloria di Socrate (Gentile 1909, 284). In secondo luogo, stabilito il senso del
formalismo socratico, Gen- tile chiariva il significato della scoperta logica
di Socrate, affermando che si trattava non solo, e non tanto, della scoperta
del concetto, ma del «concetto del concetto», della «essenza dello spirito»: se
i filosofi prece- denti sempre avevano adoperato concetto e definizione, ora
Socrate sollevava il pensare a «pensiero del pensiero», conferendo agli uomini
una «seconda vista», quella della schietta universalità (ibid., 285). Gra- zie
a Socrate, il pensiero diventava, per la prima volta, oggetto di sé stesso,
sostituendosi all’orizzonte della natura: e questo, oltre quello più limitativo
dell’assenza di un contenuto assoluto, era il carattere del suo formalismo,
inteso appunto come considerazione della forma logica in sé stessa. Negli
scritti di questo periodo, l’accento cominciava a battere con più forza sulla
continuità tra Platone e Aristotele, perché – scriveva – «con Aristotele [non]
si fa un passo avanti» rispetto al metodo trascen- dente di Platone (Gentile
1975a, 202). Non solo infatti, come precisò Gentile e Socrate 47 nella
prolusione palermitana del 1907 su Il concetto della storia della filo- sofia,
Platone aveva «trasformato» il concetto socratico in «idee eterne e immobili,
puro oggetto della mente» (ibid., 113); ma iniziò a riportare la filosofia di
Platone alla fonte eraclitea e soprattutto a quella parme- nidea, che ai suoi
occhi costituiva il vero approdo del Teeteto e del So- fista: «Platone» –
scriveva – «non vide mai altro che l’essere immobile e realmente
immoltiplicabile, tal quale l’essere (fisico) degli Eleati. Qui si doveva
arrestare una filosofia ignara della natura dello spirito» (ibid., 201, nota
1). Più che Socrate, dunque, la filosofia di Platone in- contrava, con la
teoria delle idee, l’essere di Parmenide, superando in esso anche la primitiva
lezione di Cratilo. Fu nel primo volume del Sommario di pedagogia (dunque nel
1912) che il giudizio su Socrate cominciò ad assestarsi. Gentile vi si soffermò
in due diverse parti dell’opera: in primo luogo, nella sezione su L’uomo, a
proposito dei concetti; in secondo luogo, nella parte terza, su Le forme
dell’educazione. Il capitolo che dedicò al «merito di Socrate sco- pritore del
concetto» finì per risultare piuttosto singolare. Riconobbe a Socrate il
«merito straordinario» di avere affermato «il carattere uni- versale del vero»
(Gentile 1982, 71); ma subito aggiunse che quel con- cetto non era poi il vero
concetto, il conceptus sui, ma una forma che, conseguita per via induttiva, con
«un processo di generalizzazione», era piuttosto irreale, astratta, lontana
dalla concreta determinazione del mondo: offrì insomma del concetto socratico
una lettura singolar- mente negativa, quasi rappresentandolo nella figura degli
pseudocon- cetti o finzioni che, nella Logica e nella Filosofia della pratica,
Croce aveva teorizzato. Di più, in un capitolo successivo, affermò che il concetto
socratico, «base dell’erronea teoria platonica e aristotelica del con- cetto»
(ibid., 81), presupponeva la scissione tra teoria e pratica: ne- gando dunque a
Socrate proprio quel merito che, come abbiamo osser- vato, gli aveva
riconosciuto nel saggio su La filosofia della prassi. La considerazione trovava
uno sviluppo rilevante, come si diceva, nella terza parte dell’opera, dove
Gentile poneva la figura di Socrate all’origine del concetto di «educazione
negativa», collocandolo sulla stessa linea che, nell’epoca moderna, avrebbe
prodotto la «possente» opera di Rousseau. A questo principio dell’educazione
negativa, Gen- tile tornava a rivolgere un elogio, perché capace di implicare
«l’imma- nenza del divino nell’uomo» (ibid., 198) e dunque di anticipare lo
spi- rito di libertà di Rousseau: ma anche qui osservava che Platone
aveva 48 LA BANDIERA DI SOCRATE convertito la maieutica socratica in un
innatismo delle idee, come un ritorno dell’anima «a quella pura cognizione
originaria che ella si reca in sé dalla nascita» (ibid., 200). Una critica,
d’altronde, che si legava all’idea, sostenuta ancora nei Discorsi di religione,
secondo cui il pen- siero antico non poté mai accedere al problema morale,
perché privo del principio stesso della volontà (Gentile 1965, 357-60). In
tutta la prima fase della sua riflessione, Gentile tenne fermo il Socrate di
Spaventa, cioè la tesi del formalismo e della scoperta della soggettività
universale, via via innestandovi i motivi essenziali nella propria filosofia:
così, nell’Introduzione alla filosofia (1933) parlerà di So- crate come del
«primo grande martire degl’interessi più profondi dell’uomo e della sua nobiltà
e grandezza» (Gentile 1981, 7), come di colui che, con il Nosce te ipsum, aveva
vinto l’antico naturalismo e sco- perto la «concezione umanistica del mondo»; e
nella più tarda Filosofia dell’arte (1943) arriverà a svolgere il motivo
spaventiano (e labrioliano) della mancanza di una psicologia in Socrate nella
tesi, ben più radicale, dell’assenza del sentimento e, in generale, del
principio dell’arte in tutto il pensiero antico (Gentile 1975b, 144-5 e 306).
Ma la trasforma- zione essenziale e decisiva avvenne certamente nelle opere più
siste- matiche dell’attualismo, in modo particolare nel Sistema di logica,
quando Socrate, come ora vedremo, acquistò il volto più complesso di fondatore
del logo astratto: che era uno svolgimento dell’idea, comun- que presente in
Spaventa, che proprio in lui, in Socrate, e non in Par- menide e nei filosofi
presocratici, andava indicato l’autentico inizio della filosofia occidentale.
Nella Teoria generale (1916), dove il problema fondamentale era quello
dell’individuo e dell’individualità, si faceva più nitido il quadro dell’intero
sviluppo della filosofia greca, ponendo al centro del natu- ralismo quella che
definì «la disperata posizione di Parmenide» (Gen- tile 1959b, 107),
quintessenza dell’intero mondo mitico e presocratico e carattere della «seconda
natura» delle idee, stabilita da Platone. Tra Parmenide e Platone, Socrate
appariva come colui che aveva operato «la netta distinzione tra genere e
individuo» (ibid., 59), non riuscendo certo a trovare la sintesi tra i due
momenti, ma lasciando aperta, con il suo formalismo, tanto la via platonica
tanto quella aristotelica. Di fronte a entrambi, a Parmenide e a Platone,
Socrate era delineato come colui che «scopre il concetto come unità in cui
concorre la va- rietà delle opinioni» (ibid., 106): affermazione di grande
significato, Gentile e Socrate 49 perché, almeno in senso formale, indica
una rottura dell’intero natu- ralismo antico, un presagio – se così può dirsi –
della sintesi e della vera individualità, che solo il pensiero moderno,
osservando il con- cetto come conceptus sui e come autocoscienza, arriverà,
dopo il cri- stianesimo, a compiere. Però, come si diceva, solo nei due volumi
del Sistema di logica, il primo del 1917 e il secondo del 1921, la figura di
Socrate acquistò una nuova luce e un più preciso significato, all’interno della
dialettica del logo astratto e del logo concreto. Possiamo dire che il punto
centrale della considerazione delle forme storiche del logo astratto è proprio
il passaggio da Parmenide a Socrate, che è poi il passaggio dal naturali- smo
antico alla logica del pensiero pensato, inteso come momento eterno e insuperabile
del logo. Il punto socratico è quello fondamen- tale, se non altro perché,
superando la posizione, disperata e assurda, di Parmenide, Socrate pone, nel
concetto universale, l’intero circolo del pensiero antico, che in Platone (con
la teoria della divisione) e in Ari- stotele (con la teoria del sillogismo)
troverà solo uno sviluppo coerente e un adeguamento. All’altezza della dottrina
del logo astratto, Gentile segnava con meno forza, rispetto ai testi
precedenti, il distacco tra So- crate e Platone, ma indicava con molta più
forza la differenza tra So- crate e Parmenide. È vero che, in un passaggio non
privo di ambiguità, disse che Parmenide rappresentava «il fondatore [...] della
logica dell’astratto», colui che «per primo cominciò a intendere in tutto il
suo rigore il concetto del logo quale presupposto del pensiero» (Gentile 1955b,
147). Ma subito precisò che tale fondazione del logo era in verità una
negazione del pensiero, perché il suo essere, privo di determina- zione e di
differenza, è in realtà mancanza di pensiero, il nulla del pen- siero, il
semplice immediato: e per Gentile, così come per Spaventa, non è l’essere di
Parmenide a segnare l’inizio della logica, come acca- deva in Hegel, ma il
concetto universale di Socrate. È con Socrate in- fatti, come ripete più volte
(concordando, per altro, con quanto Croce aveva sostenuto nella Logica)16, che
«nasce formalmente la scienza della logica» (Gentile 1955b, 153), che viene
posto non «l’immediato essere astratto», ma la «mediazione», il «rapporto tra
soggetto definito e predicato onde si definisce», per cui, concludeva,
«l’astratta identità dell’essere naturale di Parmenide e di Democrito qui è
vinta». E altrove 16 Croce 1981, 302-3. 50 LA BANDIERA DI SOCRATE
chiariva: «la logica comincia propriamente con Socrate, quando l’es- sere
spezza la dura crosta primitiva della immediatezza naturale, in cui s’era
fissato nelle concezioni degli Eleati e degli Atomisti, e si me- dia nella
forma più elementare possibile del pensiero: identità che sia unità di
differenze» (ibid., 169). Nel concetto socratico, nella definizione, è già
tutta la logica antica, che troverà nella dialettica platonica e nel sillogismo
aristotelico solo uno sviluppo necessario. Più precisamente, Socrate diventa,
nel Si- stema di logica, il fondatore della logica dell’astratto, che non si
esprime più nell’assurda immediatezza di A (essere naturale), ma nel rapporto
A=A, che indica il principio d’identità e l’intero «circolo chiuso», come lo
definì, del logo astratto: rapporto che è già rapporto di pensiero, perché il
primo A si distingue dal secondo A, generando la figura del giudizio, sia pure
di un giudizio analitico e definitorio. Così, il passag- gio (che impegnò il
secondo volume dell’opera) dal logo astratto al logo concreto indicava anche il
merito e il limite della posizione socra- tica, il suo elogio e la sua critica:
perché il «circolo chiuso» che Socrate aveva fondato, immettendo l’uomo nella
regione del pensiero, era pur sempre un circolo, una mediazione e un movimento,
e perciò inclu- deva, sia pure in maniera inconsapevole, il riferimento del
pensato al pensare, dell’astratto al concreto. Lo includeva, come spiegò, nella
forma «mitica» di tutto il pensiero antico, non ancora come «pensa- mento del
logo astratto nel concreto», ma viceversa come «pensamento del logo concreto
nell’astratto» (Gentile 1942, 178). La lettura del momento socratico sembrava
così compiuta nei ter- mini fondamentali. Ma negli ultimi mesi della sua vita,
Gentile delineò una intera storia della filosofia, che doveva fare parte della
collana «La civiltà europea» della casa Sansoni, e di cui riuscì a scrivere
solo la prima parte, fino a Platone. Di questa opera, che è stata pubblicata
nel 1964 a cura di Vito A. Bellezza, ci rimane, tra le carte del filosofo,
l’in- dice dell’intero lavoro (che si sarebbe dovuto concludere con la consi-
derazione di Varisco, Martinetti, Croce e Gentile stesso) e il mano- scritto di
un «prospetto» che si riferisce alla parte successiva e non scritta sulla
filosofia antica, fino alla sezione terza, che avrebbe dovuto occuparsi di
epicurei, stoici, scettici, accademici e neoplatonici17. 17 Archivio della
“Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici”, manoscritti pubblicati
(1964-1967). Gentile e Socrate 51 In questo ultimo scritto sulla
filosofia antica, Socrate diventava ve- ramente il centro dell’intera
considerazione, lo snodo decisivo tra na- turalismo e metafisica. Più chiara e
conseguente risultava, in primo luogo, la ricostruzione della filosofia
presocratica. Le due figure prin- cipali di questa epoca, Parmenide ed
Eraclito, rappresentavano due aspetti complementari della medesima intuizione
della natura e del cosmo, priva della luce del pensiero: nell’essere di
Parmenide, che è lo stesso fuoco di Eraclito fermato nel suo eterno ardere, si
riassume il peccato capitale della prima filosofia greca, che ora Gentile
definiva come «misticismo» (Gentile 1964, 68), come «intellettualismo» e «for-
malismo» (ibid., 74), cioè – spiegava – come il primo esempio di una filosofia
«che fa lavorare il cervello, ma lascia, si può dire, vuoto e inerte il cuore».
E tutto il successivo atomismo, soprattutto in Demo- crito, gli appariva come
l’esito naturale di tale originaria assenza del pensiero, che finì, come doveva
finire, nel «pretto materialismo», dove «il pensiero è identico alla
sensazione» (ibid., 91). S’intende perché, nella linea che già era stata di
Spaventa, Gentile riservasse parole di elogio alla sofistica: a Protagora, come
a colui che scopre «il tarlo se- greto che rode questo essere a cui pur tutto,
per chi pensa e ragiona, si riduce» (ibid., 97-8), e che costituisce, dunque,
tanto l’autocritica in- terna quanto il logico compimento del naturalismo
eleatico; e soprat- tutto a Gorgia, che scopre «la potenza della parola», di
quell’elemento attivo e umano che l’essere di Parmenide non poteva includere né
spie- gare: una potenza, quella della parola, che rappresenta l’emergere di un
nuovo mondo, di cui «non siamo più soltanto gli spettatori, ma vi facciamo da
attori» (ibid., 111). Sono i sofisti, perciò, che «preparano Socrate e tutta la
filosofia del logo che ne deriva», che «rendono possibile la scoperta di questo
nuovo mondo» (ibid., 98). E il capitolo su Socrate, come si diceva, co-
stituisce il cuore di tutta l’interpretazione che qui Gentile proponeva del
pensiero antico. A differenza di Labriola, anzi tutto, e in parte an- che di
Spaventa, Gentile mostrava di privilegiare nettamente il Socrate di Aristotele,
considerando inattendibile la descrizione di Senofonte, che ne fa «un troppo
bonario e grossolano pensatore», e in fondo anche quella di Platone, che nei
dialoghi presenta «un Socrate idealizzato e platonizzante» (ibid., 120): «il
Socrate storico – scriveva – non è il So- crate platonico» (ibid., 122). «Più
attendibile» dunque Aristotele, pur 52 LA BANDIERA DI SOCRATE «ne’ suoi
cenni sommari» (ibid., 120), perché in Aristotele emerge- rebbe la vera
fisionomia di Socrate, autore di una sola ma fondamen- tale scoperta, quella
del concetto, o meglio della definizione e del giu- dizio, cioè del pensiero:
non il termine, ma il giudizio, «quel giudizio che come atto del pensiero
rivolto all’essere naturale Parmenide e i seguaci suoi avevano dimostrato
impossibile» (ibid., 134). Così So- crate compie il «passo gigantesco», «trova
il pensiero», e «il pensiero, per la prima volta, si viene a trovare alla
presenza di se stesso: di se stesso nell’oggetto che può conoscere, e conosce»
(ibid., 135). Per questo, e solo per questo, Socrate rimane per sempre «il
modello da imitare» per ogni filosofo successivo, come «una delle incarnazioni
più splendide dell’ideale umano, se umanità vuol dire, come vide So- crate,
pensiero» (ibid., 137). La preferenza che Gentile accordava alla fonte
aristotelica derivava, d’altronde, da un lungo percorso, che aveva trovato
nella discussione del 1909 con Zuccante un punto di particolare chiarezza. In
quella oc- casione, appoggiandosi ad alcune analisi di Gomperz e soprattutto di
Joël, aveva definito i Memorabili come l’opera «più sciagurata uscita dalla
penna di Senofonte: pesante, monotona, tutta infarcita di banalità e di vere
caricature dello spiritoso e malizioso dialogo socratico» (Gen- tile 1909,
276), soprattutto per la tendenza ad attribuire a Socrate «una specie di
prammatismo», eliminando quell’elemento «logicistico» che per Gentile ne
costituiva, invece, il tratto saliente (ibid., 284). Di conse- guenza, aveva
rifiutato l’intera impostazione di Labriola, che aveva as- sunto il «Socrate
senofonteo» come la pietra di paragone di ogni altra testimonianza (ibid.,
286)18. Non si può tacere che, in tale uso delle fonti, si celava una certa
tendenziosità e forse qualche equivoco. Anzi tutto, come è facile osservare, il
richiamo ad Aristotele era, in verità, un riferimento quasi esclusivo ai passi della
Metafisica su Socrate come «fondatore della filosofia concettuale» e
«scopritore dell’universale» (Maier 1943, 95), con una larga sottovalutazione
di quanto, nella fonte aristotelica, rinviava alle dottrine etiche e morali.
Anche la contrappo- sizione fra la testimonianza aristotelica e quella
senofontea, seppure giustificata da un dibattito interpretativo allora in corso
(si pensi alle 18 Si ricordino, a questo proposito (soprattutto con riferimento
a Labriola, il cui scritto è definito «il migliore studio italiano
sull’argomento», e a Joël), le osservazioni di Guido Calogero nella voce
Socrate del 1936 dell’Enciclopedia italiana. Gentile e Socrate 53
diverse letture di August Döring e di Karl Joël), trascurava i possibili legami
che alcuni autori, come Heinrich Maier o Georg Busolt, ave- vano stabilito tra
i passi socratici di Aristotele e i Memorabili senofon- tei19. Si trattava,
insomma, di una semplificazione del ben più arduo problema delle fonti
socratiche, ma di una semplificazione necessaria affinché, nel discorso di
Gentile sulla filosofia antica, emergesse in piena luce il posto assegnato a
Socrate, come iniziatore della logica e superatore del precedente naturalismo.
Dunque Socrate appariva, nelle pagine che ora Gentile vi dedicava, come la
rappresentazione vivente della scoperta del concetto come giudizio, e a questo
principio del logo andavano ricondotti tutti gli aspetti della biografia.
Socrate fu, pertanto, «il maggiore dei Sofisti» (Gentile 1964, 122), perché
convertì la parola di Gorgia nella nuova «fede nel pensiero», restituendo a
quel mondo umano, che pure i sofi- sti, con la loro opera distruttiva, avevano
scoperto, il pregio dell’uni- versalità e della verità. Questo era il senso
dell’ironia e del dialogo: il dialogo, possiamo dire, si superava nel logo, e
si risolveva in esso, per- ché, come aveva chiarito Platone nel Teeteto, era in
verità un monologo, «un interno dialogare della mente con se stessa» (ibid.,
170), dove il concetto unico e universale costituiva il presupposto e la mèta,
l’inizio e la fine, dentro cui i dialoganti, lungi dal distinguersi, si
unificavano come simboli di un solo ritmo logico. Certo Gentile riprendeva
lette- ralmente l’indicazione spaventiana del «formalismo socratico» (ibid.,
123), ma in certo modo, come ora vedremo, ne metteva piuttosto in rilievo
l’aspetto positivo, schiettamente logico, rispetto alla costru- zione
successiva di una metafisica, culminante nell’opera di Platone. «Formalismo»
significava, perciò, visione formale del concetto e del giudizio, fede nella
forma del pensiero, non ancora fissato in un tra- scendente mondo delle idee.
Per molte ragioni non potrebbe dirsi che Gentile trasformasse la fi- gura di
Socrate in quella di un precursore dell’attualismo, come per esempio era
accaduto, a proposito di Gesù di Nazareth, ad Adolfo Omodeo o a Guido De
Ruggiero: la sua prosa si manteneva più sobria, 19 Si ricordi la netta
affermazione del Maier, che risale all’edizione di Tubinga del 1913 del
Sokrates: «debbo confessare che mi riesce incomprensibile come mai si siano
potute dare tanta importanza e tanta fiducia alle sue [di Aristotele] scarse
osservazioni» (Maier 1943, 81). 54 LA BANDIERA DI SOCRATE
controllata, ma certamente tendeva ad assegnare a Socrate un valore unico in
tutto l’orizzonte della filosofia antica20. Il «formalismo» indi- cava un
merito, non un difetto. E in tutto il capitolo sull’«essere come concetto», ne
sottolineò l’importanza, senza mai indicare il limite della visione socratica.
Limite che emerse piuttosto nelle pagine successive, quelle sull’«essere come
idea», dove, per spiegare il passaggio a Pla- tone, accennò pure al «problema
centrale di Socrate», consistente nel «dualismo da vincere» tra il mondo umano
e il mondo naturale, tra il concetto e l’esperienza, perché – scriveva –
Socrate «non aveva saputo dir nulla di quella natura che ci sta davanti, in cui
si nasce, si vive e si muore, e con cui all’uomo che pensa per concetti rimane
pur sempre da fare i conti» (Gentile 1964, 162-3). Era necessario segnare il
limite di Socrate, per offrire una spiegazione del passaggio successivo, quando
il suo «formalismo» ripiegò in una compiuta metafisica, tornando di fatto al
naturalismo e al mito eleatico dell’essere immutabile. E il lungo capitolo
sull’«essere come idea», che copre quasi la metà della parte scritta
dell’opera, costituisce in effetti una delle pagine più importanti, e in fondo
drammatiche, che Gentile abbia composto negli ultimi giorni della sua vita.
Parlò di «un nuovo abisso» (ibid., 191) che si de- lineava tra Socrate e
Platone, come quello che aveva diviso la filosofia umana di Socrate da quella
naturalistica che lo aveva preceduto; e ne preparò l’analisi con una sottile
considerazione delle scuole socrati- che minori, culminante nella figura di
Euclide, che «proveniva dall’eleatismo» e che per primo, inaugurando l’opera
che sarà di Pla- tone, «trasferiva il concetto o universale socratico dalla
mente dell’uomo nella realtà in sé» (ibid., 158). Di fronte al dualismo irri-
solto di Socrate, tornava, fin da Aristippo o Teodoro, il vento gelido della
vecchia cultura, che riempiva il «formalismo» di un contenuto antico, quello
della natura, della trascendenza, del realismo. Platone stesso, in fondo, compì
questa opera necessaria, appoggiandosi ai suoi veri maestri, l’«eracliteo
Cratilo» (ibid., 163) e Parmenide, e ab- batté «la barriera tra l’umano e il
divino», innalzandovi sopra quell’edificio possente che è la metafisica (ibid.,
192-3). 20 All’analogia tra Socrate e Gesù, Gentile aveva fatto riferimento
nella recensione a G. Zuccante, Socrate. Fonti, ambiente, vita, dottrina
(Gentile 1909, 278). Per Adolfo Omodeo, il rinvio è a Omodeo 1913; per Guido De
Ruggiero, al primo volume di De Ruggiero 1920. Gentile e Socrate 55
Quando, in una decina di pagine di forte intensità, entrò all’interno di questo
meccanismo, e cercò di spiegare con più precisione il passag- gio che si era
consumato dal formalismo di Socrate alla metafisica di Platone, Gentile non
mancò di osservare che la «soluzione» che la dot- trina delle idee aveva dato
al «problema» di Socrate (ibid., 227), unifi- cando ciò che nel maestro si
conservava diviso, era in fondo fallimen- tare, perché metteva capo a un nuovo
e più duro dualismo, quello che si apriva tra eraclitismo ed eleatismo: due
anime – scrisse – inconciliabili: né Platone riuscì più a mettere una a tacere,
come in qualche modo erano riusciti a fare Parmenide ed Era- clito e lo stesso
Socrate. [...] Il poderoso sforzo da lui tentato di strin- gere insieme le due
opposte esigenze pur nella forza indomabile dell’energia con cui esse
reciprocamente si escludono, non potrà non fallire (ibid., 226-7). La vicenda
post-socratica delineava dunque la storia di un falli- mento; e di un
fallimento, bisogna aggiungere, che aveva un prezzo elevato per la filosofia:
perché l’idea di Platone altro non era che l’es- sere di Parmenide («dire idea
– scriveva – è lo stesso che dire essere»; ibid., 220) e il dialogo, che
Socrate aveva coltivato come ricerca sogget- tiva della verità, si irretiva
nella dialettica oggettiva delle idee trascen- denti, dell’essere, nella
«dialettica consistente nella relazione che hanno le idee in se stesse», in
«dialettica oggettiva, che è norma e fine della soggettiva» (ibid., 221).
Gentile parlava bensì di conquista del pensiero platonico, di progresso, ma in
tutta la sua pagina circolava l’impressione del regresso e della decadenza, del
passo indietro, della chiusura metafisica. Impressione che si fece nitida nel
brano in cui, mettendo a diretto confronto i due filosofi, Socrate e Platone,
affermò che il primo, di fronte all’antico naturalismo, aveva scoperto il pen-
siero come «relazione», «soggetto, predicato e loro relazione», mentre l’altro
quella relazione aveva ricondotta «in un’idea suprema», unica e universale, e
perciò l’aveva annientata e assorbita nell’ordine ogget- tivo dell’essere che
nega e dissolve il pensiero: «quest’idea – spiegava – pel fatto stesso che
totalizza la relazione, l’annienta; perché l’idea delle idee, essendo unica, è
irrelativa». E dunque metteva capo all’«unità massiccia, immota, morta, che è
tutto un blocco, da prendere 56 LA BANDIERA DI SOCRATE o lasciare.
Proprio come l’Essere eleatico. Pare pensiero, e non è» (ibid., 222-3). Che era
una critica della metafisica platonica e, al tempo stesso, il più alto riconoscimento
a Socrate: il quale restava, così, al centro di questa storia, come una
possibilità inesplosa dell’antico, che solo il pensiero moderno, dopo il
cristianesimo, avrebbe ripreso e realizzato. Nota bibliografica BERTINI,
GIOVANNI MARIA, “Considerazioni sulla dottrina di Socrate.” Memorie della Reale
Accademia delle Scienze di Torino, serie II, 16 (1857): 1-35. - Opere varie.
Biella: Amosso, 1903. CERASUOLO, SALVATORE, “Il “Socrate” di Antonio Labriola.”
In La cul- tura classica a Napoli nell’Ottocento, 559-69. Napoli: Pubblicazioni
del Dipartimento di Filologia Classica dell’Università degli Studi di Napoli,
1987. BROCHARD, VICTOR CHARLES LOUIS, Études de philosophie ancienne et de
philosophie moderne. Paris: Alcan, 1912. COLLI, GAETANO, “Biblioteche di
filosofi nella biblioteca di filosofia della Sapienza romana.” Culture del
testo e del documento 15 (2014): 5-30. CROCE, BENEDETTO, Logica come scienza
del concetto puro, Bari: Laterza, 1981. DE RUGGIERO, GUIDO, Filosofia del
cristianesimo, Dalle origini a Nicea (vol. I). Bari: Laterza, 1920. GENTILE,
GIOVANNI, “Recensione a G. Zuccante, Socrate. Fonti, am- biente, vita, dottrina
(Torino 1909).” La Critica 7 (1909): 275-87. - Sistema di logica come teoria
del conoscere (vol. II). Firenze: Sansoni, 1942. - Rosmini e Gioberti. Saggio
storico sulla filosofia italiana del Risorgi- mento. Firenze: Sansoni, 1955. -
Sistema di logica come teoria del conoscere (vol. I). Firenze: Sansoni 1955. -
La filosofia di Marx. Firenze: Sansoni, 1959. - Teoria generale dello spirito
come atto puro. Firenze: Sansoni, 1959. - Storia della filosofia (dalle origini
a Platone), a cura di V.A. Bellezza. Firenze: Sansoni, 1964. - La religione.
Firenze: Sansoni, 1965. Gentile e Socrate 57 - La riforma della
dialettica hegeliana. Firenze: Sansoni, 1975. - La filosofia dell’arte.
Firenze: Sansoni, 1975. - Introduzione alla filosofia. Firenze: Sansoni, 1981.
- Sommario di pedagogia come scienza filosofica (vol. I). Firenze: San- soni,
1982. - Bertrando Spaventa. Firenze: Le Lettere, 2001. HEGEL, GEORG WILHELM
FRIEDRICH, Lezioni sulla storia della filosofia (vol. I). Firenze: La Nuova
Italia, 1930. - Lezioni sulla storia della filosofia (vol. II). Firenze: La
Nuova Italia, 1932. - Scienza della logica (vol. I). Roma-Bari: Laterza, 1981.
LABRIOLA, ANTONIO, “La dottrina di Socrate secondo Senofonte Pla- tone ed
Aristotele.” In Tutti gli scritti filosofici e di teoria dell’educa- zione, a
cura di L. Basile e L. Steardo. Milano: Bompiani, 2014. MAIER, HEINRICH,
Socrate. La sua opera e il suo posto nella storia (vol. I). Firenze: La Nuova
Italia, 1943 (ed. or. Sokrates: sein Werk und seine geschichtliche Stellung.
Tübingen: J.C.B. Mohr, 1913). MUSTÈ, MARCELLO, “Il senso della dialettica nella
filosofia di Bertrando Spaventa.” Filosofia italiana 1 (2014): 1-28. OMODEO,
ADOLFO, Gesù e le origini del cristianesimo. Messina: Princi- pato, 1913.
POGGI, STEFANO, Introduzione a Labriola. Roma-Bari: Laterza, 1981. PUNZO,
LUIGI. Antonio Labriola. Celebrazioni del centenario della morte. Cassino: Edizioni
Dell’università Degli Studi di Cassino, 2006. RITTER, HEINRICH, Histoire de la
philosophie ancienne, 4 voll., traduit de l’allemand par C.J. Tissot. Paris:
Ladrange, 1835-1836. SPAVENTA, SILVIO, Dal 1848 al 1861. Lettere, scritti e
documenti pubblicati da Benedetto Croce. Napoli: Morano, 1898. SPAVENTA,
BETRANDO, Opere, (vol. II), a cura di Giovanni Gentile. Firenze: Sansoni, 1972.
Marcello Mustè. Mustè. Keywords:
la filosofia dell’idealismo italiano, popolarismo, governo federativo,
democrazia, kratos – natoli, il potere – un concetto di kratos – dirrito, il
principio politico, liberalismo, partito liberale italiano, comunismo, il libero economico, il libero etico, libero
politico, ri-sorgimento italiano, liberta del volere, “Gentile e Socrrate” --
-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mustè” – The Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741642252/in/datetaken/
Grice e Nannini – i corpi animati – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Siena).
Filosofo. Grice: “Nannini has
intuitions in Italian.” Grice: “I
agree with Nannini about the naturalism: the ‘anima’ is there to ‘explain’
‘spiegare’ the action, ‘l’azione’ – He is the Italian Muybridge!” – Grice: “The
Nannini series is the equivalent of the Muybridge series” Studia a Firenze con
Luporini e Landucci e, inizialmente, con Cesare Luporini. Ha accompagnato la
sua attività di ricerca in campo filosofico ed i suoi impegni accademici con
una intensa attività politica a Siena come militante del Partito Comunista
Italiano. È stato Professore di Filosofia Morale all'Urbino (1986-1992) e di
Filosofia Teoretica all’Università Siena (1992-), dove ha insegnato per alcuni
anni anche filosofia della mente ed è stato principale cofondatore e direttore
di una scuola di dottorato interdisciplinare in Scienze Cognitive. È stato
inoltre più volte, dal 1989 al, visiting professor presso le Osnabrück, North
London, Bremen e Oldenburg. Attualmente in pensione, è ancora pro tempore
Docente Senior presso l’Siena e dal è
direttore di Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia (RiFP). I
suoi studi giovanili si sono incentrati sulla filosofia delle scienze sociali,
lo strutturalismo francese e la storia del pensiero antropologico.
Successivamente, rivoltosi alla filosofia analitica ed in particolare alla teoria
dell’azione, ha cercato di sviluppare il “naturalismo metodologico” criticando
il ritorno di neo-wittgesteiniani come G.H. von Wright alla distinzione
storicistica tra scienze della natura e scienze dello spirito. Sempre
muovendosi entro la filosofia analitica, ma rivolgendo il proprio interesse
alla filosofia pratica, ha difeso il non cognitivismo in meta-etica. A partire
dagli anni Novanta Professoresi è infine spostato dalla teoria dell’azione alla
filosofia della mente. In una prima fase si è occupato soprattutto della storia
del concetto di mente, per approdare dopo il 2000 ad una forma di naturalismo
cognitivo basata su una soluzione fisicalistico-eliminativistica del problema
mente-corpo. Saggi: “Il pensiero simbolico” (Bologna, Il Mulino); “Cause
e ragioni” -- Modelli di spiegazione delle azioni” umane nella filosofia
analitica” (Roma, Riuniti); “Il Fanatico e l'Arcangelo” -- Saggi di filosofia
analitica pratica, Siena, Protagon. “L'anima e il corpo” -- Una introduzione storica alla filosofia dell’animo,
Roma, Laterza; “Naturalismo” cognitivo: Per una “teoria materialistica” dell’animo,
Macerata, Quodlibet, “La Nottola di Minerva” -- Storie e dialoghi fantastici
sulla filosofia dell’animo” (Milano, Mimesis);“Educazione, individuo e società”
Torino, Loescher ), L’animo può essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena),
SeB Editori. Saggi, Freud e l'antropologia, in La Cultura. Rivista di
Filosofia, Letteratura e Storia, “ Il materialismo “primario”, in, Il pensiero
di Luporini” ( Milano, Feltrinelli); “L'anomalia dell’animo «Rivista di filosofia»,
Corpi animati, nel dibattito contemporaneo, in
L’animo, Milano, Mondadori, I corpi animati e e società nel naturalismo
forte, nella Civiltà delle Macchine», Realismo scientifico e ontologia
materialistica, in «Giornale di metafisica», Nicolaci G., Perone U., Ontologia e
metafisica, Il concetto di verità in una prospettiva naturalistica, in Amoretti
M.C., Marsonet M., Conoscenza e verità” (Milano, Giuffré); “L’Io come Direttore
Assente” (in Cardella V., Bruni D., Cervello, linguaggio, società: Atti del
Convegno di Scienze Cognitive, Roma, CORISCO, Orologi, animo e cervello:
Riflessioni preliminari su tempo reale e tempo fenomenico tra fisica teorica e
filosofia dell’animo, in Amoretti M.C., Natura umana, natura artificiale” (Milano,
Angeli); Rappresentazioni naturalizzate, in «Sistemi intelligenti», Kant e le
scienze cognitive sulla natura dell’Io, in Amoroso L., Ferrarin A., La Rocca C.,
Critica della ragione e forme dell'esperienza’ (Pisa, Edizioni ETS); Realismo
scientifico e naturalismo cognitivo, La coscienza può essere naturalizzata?, in
Nannini S., Zeppi A., L’animo può essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena),
SeB Editori, In-conscio, co-scienza e intenzioni
nel naturalismo cognitivo, in «Sistemi intelligenti», La svolta cognitiva in
filosofia, in «Reti, saperi, linguaggi: Naturalismo cognitivo: Per una teoria
materialistica dell’animo, Quodlibet, Sandro Nannini, La Nottola di Minerva: Storie
e dialoghi fantastici sulla filosofia dell’animo, Mimesis. Nannini. Keywords:
corpi animati, l’interazione dei corpi animati, l’ego come direttore assente,
freud e il nos come dirretori assenti --. Luigi Speranza: “Grice e Nannini: il
santo, l’eroe, il fanatico, l’arcangelo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702118872/in/photolist-2mLJSEC
Grice e Nardi – dantesco – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Spianate di Altopascio). Filosofo. Grice: “The Italians are fortunate:
with Alighieri they can philosophise about him!” Primogenito di una famiglia benestante, composta di nove figli,
viene avviato sin dalla tenera età alla carriera ecclesiastica. Nel 1896 entra
nel collegio dei frati francescani a Buggiano e nel 1900, a sedici anni,
diventa chierico, assumendo il nome di frate Angelo. Uscì dal convento di
Buggiano perché non aveva intenzione di continuare nella vita religiosa,
avendone perduta la vocazione. Proseguì gli studi di filosofia e teologia
frequentando il convento di Sant'Agostino di Nicosia in provincia di Pisa.
Volendo proseguire gli studi, i genitori gli indicarono un'unica strada, quella
di entrare in seminario e diventare prete. Nel 1902 Nardi venne ammesso al
seminario di Pescia e il 4 marzo 1907 diventò sacerdote. Qui si avvicinò
fugacemente al movimento Modernista, condannato da papa Pio X con l'Enciclica
Pascendi. Nel 1908 Nardi sostenne l'esame di concorso per una borsa di
studio triennale conferita dall'opera Pia Galeotti di Pescia al fine di
frequentare un corso di perfezionamento filosofico presso l'Università
Cattolica di Lovanio (Belgio). Nel 1909 Nardi aveva da poco iniziato a
frequentare l'Università Cattolica di Lovanio che già decise l'argomento
della sua tesi di laurea Sigieri di Brabante nella Divina Commedia e le fonti
della filosofia di Dante, che venne discussa con Maurice De Wulf. La lettura
dell'opera di Pierre Mandonnet, nella parte dedicata a Sigieri, non persuadeva
Nardi sulla soluzione data al problema della presenza di questo averroista nel
Paradiso dantesco. Due pregiudizi la inficiavano: il primo “consisteva in
un'inesatta visione storica di quello che nel Medio Evo e nel Rinascimento era
stato l'averroismo. Il secondo pregiudizio del Mandonnet era quello di ritenere
il pensiero filosofico di Dante conforme in tutto e per tutto a quello di San
Tommaso." Nel momento in cui Nardi entrava a Lovanio abbandonò il
modernismo teologico, ma non abbracciò la filosofia neo-scolastica che quella
Università belga stava elaborando. Non aveva senso per lui ripetere, sul finire
dell'Ottocento, nell'epoca del positivismo, l'operazione culturale di San
Tommaso che prevedeva l'unificazione di fede e ragione. Il metodo di
lavoro che Nardi seguì nel corso della sua vicenda di studioso e ricercatore,
rimase sempre improntato al massimo rigore filosofico, risentendo come una
traccia indelebile dell'esperienza di Lovanio, dove dovette affrontare studi
scientifici. Per Nardi l'interpretazione del testo coincide con la libertà, ma tale
atto libero non può attivarsi senza uno scrupoloso lavoro di scavo e ricerca
del materiale documentario, l'esatta interpretazione filosofica dei
testi. Ottenuta un'ulteriore borsa di studio dall'Opera Pia di Pescia
frequenta corsi di filosofia a Vienna, Berlino, Bonn. Oltre alla pubblicazione della
propria tesi su Sigieri nella “Rivista di filosofia neo-scolastica”, Nardi vi
pubblicò altri interventi spesso critici con la linea editoriale del periodico.
scritto ai corsi dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze perché voleva
riconoscere in Italia la sua laurea in filosofia conseguita a Lovanio. A
Firenze discuterà la tesi di laurea in filosofia dedicata alla figura del
medico e filosofo padovano Pietro d'Abano. Collaborava alla “Voce”, rivista
fondata da Giuseppe Prezzolini con il quale mantenne per lunghi anni una fitta
corrispondenza. Nell'autunno 1914 Nardi volle abbandonare il sacerdozio.
In una successiva lettera del 1941 indirizzata al vescovo Angelo Simonetti,
spiegava che era stato l'ambiente familiare a spingerlo nel 1907 a chiedere la
sacra ordinazione, con preghiere e minacce. Di trasferì a Mantova per insegnare
filosofia presso il liceo classico Virgilio, dove vi restò fino al quando si
trasferì a Milano. Ha da Giovanni Gentile un incarico per l'insegnamento della
filosofia medievale presso la facoltà di lettere dell'Roma. Tuttavia non
ottenne la cattedra universitaria (se non dopo molti anni), a causa dell'art. 5
del Concordato in base al quale la curia romana escludeva i sacerdoti secolarizzati
dall’insegnamento. Gli fu assegnata la “Penna D’Oro” dal presidente del
Consiglio Fernando Tambroni. Nel 1962 gli fu conferita la laurea honoris causa
da parte dell’Padova e da parte di quella di Oxford. Le opere e gli studi
su Alighieri si è dedicato instancabilmente per di più in mezzo secolo allo
studio del pensiero di Dante, anche quando si occupava di Virgilio, di Sigieri
di Brabante, di Pietro Pomponazzi. Nardi ha saputo mettere in discussione
schemi consolidati, ha aperto strade nuove, ha formulato proposte inedite che
ci permettono di avere una più esatta comprensione dei testi danteschi. Una
costante di Nardi è di aver conservato sempre una propria autonomia, se non un
vero e proprio distacco, rispetto agli ambienti culturali in cui si era
trovato ad agire, fossero Lovanio, Firenze o Roma. Il coraggio con cui seppe
polemicamente ribaltare tesi consolidate negli ambienti accademici, gli
fruttarono ingiustamente isolamento e non adeguata considerazione rispetto alle
sue acquisizioni veramente anticipatrici. Basti pensare alle sue tesi
sull'averroismo latino, all'importanza data alla figura di Avicenna, di Alberto
Magno, al rifiuto del preteso tomismo di Dante. E se di Gentile parlava come di
un "vero e grande maestro", dandogli ragione nella sua polemica con
il De Wulf (relatore della sua tesi a Lovanio), Nardi pur tuttavia non aderirà
al Neoidealismo, ma vi trarrà soltanto spunti e stimoli per le sue
ricerche. L'incontro con Dante costituisce per Nardi l'episodio decisivo
della sua vita intellettuale e morale. Scriverà nel 1956: "in Dante trovai
il vero e primo maestro, quello a cui debbo la maggior gratitudine". Il
senso della sua ricerca è stato interrogare il "miracolo" della
Divina Commedia, questo "singolare poema sbocciato all'improvviso contro
tutte le buone regole dell'arte e del dittare". Secondo Nardi nella
commedia è custodita la Verità, che si è manifestata ad un poeta ispirato da
una profetica visione. La lunga fatica del Nardi è giunta a concludere che la
filosofia di Dante non si riduce a nessun sistema codificato; è una sintesi
complessa tendente a superare le antinomie e che mantiene intera la sua
spiccata originalità, il suo personalissimo pensiero. Per arrivare a coglierlo
occorre da una parte ristabilire il preciso significato delle parole in
rapporto alla terminologia filosofica e scientifica del Medioevo, e ricostruire
dall'altra l'ambiente culturale e l'atmosfera spirituale nelle quali Dante si
muoveva per arrivare a determinare la fonte, il libro letto da Dante.
Nardi ha gettato luce su molti elementi e suggestioni che Dante derivava dalla
filosofia araba e neoplatonica. Essenziali per comprendere Dante sono Alberto
Magno e Sigieri più di Tommaso; così come il neoplatonismo e la cultura araba
più dello scolasticismo aristotelico. A Nardi interessava particolarmente
affrontare il tema della "visione dantesca", esperienza profetica che
seppe tradurre come nessun altro nel linguaggio della Divina Commedia. La
visione di Dante non è finzione letteraria, è rivelazione reale dell'aldilà,
concessa da Dio in virtù di un supremo privilegio. Dante visse il rapimento
mistico ed estatico al terzo cielo come esperienza reale. Dante credette di
essere sceso veramente nell'Inferno, salito veramente al Purgatorio e al
Paradiso. Per Nardi la Commedia si distacca dagli altri scritti di Dante,
perché ne è il loro compimento. Tale culmine si realizza attraverso
un'esperienza eccezionale, di origine mistico-religiosa a lui soltanto
riservata, una rivelazione che ha il potere di trasformare e rendere nuove
tutte le altre opere precedenti. L'opera dantesca, secondo Nardi, si deve
suddividere in tre fasi: la prima fase, che termina a venticinque anni, è sotto
l'influsso di Guinizzelli, assente del tutto la filosofia. La seconda fase,
quella filosofico-politico, coincide con le rime allegoriche, il Convivio, il
De vulgari eloquentia e la Monarchia. La terza fase, quella della poesia
profetica, coincide con la Divina Commedia, poema che segna il ritorno
all'unità della filosofia cristiana. Dante vi compare come profeta che deve
annunciare al mondo l'avvento di un inviato di Dio per la redenzione umana. La
Commedia è "poema sacro", la sua è poesia religiosa. Nardi vede in
questa terza fase finalmente riconciliarsi la speranza cristiana spezzatasi con
l'aristotelismo e l'avverroismo. Per Nardi l'aristotelismo è inconciliabile con
il cristianesimo, e il tomismo pertanto è "il più strano paradosso del
pensiero umano". La Commedia testimonia della riunificazione della
filosofia con la rivelazione di Dio. Dante visse una visione profetica,
esperienza che mancò ad Aristotele. L’'Accademia dei Lincei gli ha
conferito il Premio Feltrinelli per la Filosofia. Saggi: “Flosofia dantesca” (Bari, Laterza) – ALIGHERI
-- ; “Critica dantesca” (Milano, Ricciardi); “Filosofia dantesca” (di
Alighieri) (Firenze, Nuova Italia); “La filosofia medievale” (Roma, Ed. di storia
e letteratura); “Alighieri” (Roma, Laterza). Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,."Giornale
Critico della Filosofia Italiana",
Premi Feltrinelli, su lincei, Medioevo e Rinascimento,” Firenze, Sansoni, Alberto
Asor Rosa, Dizionario della letteratura italiana del Novecento, ad vocem
Sigieri di Brabante e Alessandro Achillini, Di un nuovo commento alla canzone
del Cavalcanti sull'amore, “Cultura neo-latina”, Noterella poetica
sull'averroismo di Cavalcanti, Rassegna filosofica, Sigieri di Brabante e le
fonti della filosofia di Alighieri, in “Rivista di filosofia neoclassica” Sigieri
di Brabante nella Divina Commedia e le fonti della filosofia di Alighieri,
Spianate, La teoria dell'anima o animo e la generazione delle forme secondo
Pietro d'Abano, “Rivista di filosofia neoscolastica”, Vittorino da Feltre al
paese natale di Virgilio, in “Atti del IV Congresso nazionale di Studi Romani”,
Roma, Lyhomo (note al “Baldus” di T. Folengo), “Giornale critico della
filosofia italiana”, “Nel mondo di Alighieri” (Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma); “Sigieri di Brabante nel pensiero del rinascimento
italiano” (Edizioni italiane, Roma); “Alighieri profeta, in Dante e la cultura
medioevale; “Saggi di filosofia dantesca” (Bari, Laterza); “La mistica averroistica
e Pico”; “L' aristotelismo padovano (Firenze, Sansoni) – i lizii -- già edita
in “Archivio di filosofia, Umanesimo e Machiavellismo”, Padova); “Il
naturalismo del Rinascimento, Corso di storia della filosofia. T. Gregory, Roma, Universitarie; “L'alessandrinismo nel Rinascimento,
Corso di Storia della filosofia. Anno accademico, I. Borzi e C. R. Crotti, Roma, “La Goliardica”
La fine dell'averroismo, Gli scritti di Pomponazzi. “Giornale critico della
filosofia italiana”, Le opere inedite di Pomponazzi. Il fragmento marciano del
commento al “De Anima” e il maestro di Pomponazzi, Trapolino, Il problema della
verità, soggetto e oggetto dell'conoscere nella filosofia antica e medioevale”
(Universale di Roma, Roma); “La crisi del Rinascimento e il dubbio cartesiano,
Corso di storia della filosofia T. Gregory, “La Goliardica” Il commento di
Simplicio al “De Anima” Archivio di filosofia”, Padova, La miscredenza e il
carattere morale di Vernia, Giornale critico della filosofia italiana, Le opere
inedite di Pomponazzi, “Giornale critico della filosofia italiana” Le
meditazioni di Cartesio, Lezioni di storia della filosofia. “La Goliardica”,
Roma, Pomponazzi e la cicogna dell'intelletto, “Giornale critico della
filosofia italiana” Il dualismo cartesiano, Corso di storia della filosofia. T.
Gregory, “La Goliardica”, Roma, Il dualismo cartesiano degl’occasionalisti a
Leibniz, Corso di storia della filosofia. T. Gregory, “La Goliardica”, Roma, Ancora
qualche notizia e aneddoto su Vernia, Giornale critico della filosofia
italiana, Marcantonio e Zimara: due filosofi galatinesi, “Archivio storico Pugliese” Un'importante
notizia su scritti di Sigieri a Bologna e a Padova alla fine del sec. XV,
“Giornale critico della filosofia italiana”, Contributo alla biografia di Feltre,
“Bollettino del Museo civico di Padova”, Letteratura e cultura del
Quattrocento, in “La civiltà veneziana del Quattrocento” (Firenze, Sansoni); “Appunti
intorno a Trapolin, In Miscellanea” (Edizioni di Storia e letteratura, Roma);
“Copernico studente a Padova”; “Studi e problemi di critica testuale. Convegno
di studi di filologia italiana nel centenario della Commissione per i Testi di
Lingua, Bologna, L'aristotelismo della Scolastica e i Francescani, in Studi di
Filosofia Medioevale” (Storia e letteratura, Roma); “Pomponazzi e la teoria di
Avicenna intorno alla generazione spontanea dell'uomo” (Mantuanitas vergilana –
(Ateneo, Roma); La scuola di Rialto e l'Umanesimo veneziano, in Umanesimo
Europeo e Umanesimo veneziano” (Sansoni, Firenze); “Studi su Pomponazzi” (Monnier,
Firenze); “I lizii di Padova” (Monnier, Firenze); “Corsi manoscritti di lezioni
e ritratto di Pomponazzi, in Atti del VI Convegno internazionale di studi sul
Rinascimento” (Sansoni, Firenze); “Studi su Pietro Pomponazzi” (Monnier,
Firenze); “Saggi e note di critica dantesca, Ricciardi, Filosofia e teologia ai
tempi di Alighieri in rapporto al pensiero del poeta, in Saggi e note di
critica dantesca” (Ricciardi, Milano); “Saggi e note sulla cultura veneta del
Quattro e Cinquecento Mazzantini, Antenore, Padova); “Saggi sulla cultura
veneta del Quattro e del Cinquecento Mazzantini, Antenore, Padova, Divina
Commedia, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Enciclopedia dantesca,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Un profilo biografico, Consulenza
scientifica Società Dantesca Italiana. Bruno Nardi. Nardi. Keywords: dantesco,
Alighieri, animo, Pomponazzi, Virgilio, Enea, inferno, il concetto d’animo, la
filosofia romana nel secolo d’augusto – il secolo d’oro della filosofia romana
– il secolo augusteo, pico, abano. Refs.: H. P. Grice, “Lasciate ogni speranza
voi ch’entrate,” The Swimming-Pool Library. – Luigi Speranza, “Grice e Nardi:
il paradiso filosofico” --.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717846758/in/photolist-2mN8u25-2mNbFJE-2mLQoLk-2mLEGPt-2mPrdWj-2mLDbnx-2mPCgo1-2mKAsyK-CntseF
Grice e Natoli – uomo tragico – origini
dell’antropologia romana – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi
Speranza (Patti). Filosofo. Grice: “I like Natoli. He
philosophises on the ‘uomo tragico’ at the source of western civilisation, and
also the experience of ‘pain’ at the source of it.” Si
laurea a Milano, dove ha trascorso gli anni nel Collegio Augustinianum. Insegna
a Venezia e Filosofia della politica alla Facoltà di Scienze Politiche
dell'Università degli Studi di Milano. Attualmente è Professore di
Filosofia teoretica presso la Facoltà di scienze della formazione
dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Attività accademica In
particolare, Salvatore Natoli è il propugnatore di un'etica neopagana che,
riprendendo elementi del pensiero greco (in particolare, il senso del tragico),
riesca a fondare una felicità terrena, nella consapevolezza dei limiti
dell'uomo e del suo essere necessariamente un ente finito, in contrapposizione
con la tradizione cristiana. Filosofia del dolore Una particolare e
approfondita analisi sul tema del dolore è stata condotta da Natoli in diverse
sue opere. Il dolore è parte essenziale della vita e per gli antichi
filosofi greci era l'altra faccia della felicità: «I greci si sentono
parte e momento della più grande e generale natura, crudele e insieme divina,
si sentono momento di quest'eterno e irrefrenabile fluire, ove non vi è differenza
tra bene e male allo stesso modo in cui il dolore si volge nella gioia e la
gioia nel dolore» La natura infatti dava la vita e nello stesso tempo
crudelmente la toglieva. Il dolore in realtà fa parte della vita ma non la
nega: il dolore può essere vissuto e reso sopportabile se chi soffre percepisce
non la pietà dell'altro ma che la sua sofferenza è importante per chi entra in
rapporto con lui e con la sua sofferenza. Se chi soffre si sente importante per
qualcuno, anche se soffre ha motivo di vivere. Se non è importante per nessuno
può lasciarsi prendere dalla morte. Secondo Natoli l'esperienza del
dolore ha due aspetti: uno oggettivo, il danno («Nel momento in cui la
sofferenza è motivata attraverso la colpa, colui che soffre non solo patisce il
danno, ma ne diviene anche il responsabile»); e uno soggettivo, cioè come viene
vissuta e motivata la sofferenza. La stessa sofferenza è interpretata in modo
differente da diverse culture: per alcune il dolore fa parte della contingenza
del mondo fenomenico, dell'apparenza per altre invece, è vissuto intensamente
come ad esempio nel cristianesimo dove al dolore viene associata la redenzione.
Vi è una circolarità tra il dolore e il senso che fa sì che, pur essendo il
dolore universale, ad ognuno appartenga un dolore diverso. Vi è dunque un
senso del dolore e un non senso che il dolore causa. Il dolore infatti
contraddice la ragione che non sa darsi spiegazione del perché il dolore abbia
colpito proprio quell'individuo e per quali colpe quello abbia commesso e, infine,
perché il dolore travagli il mondo. Il tentativo di rispondere a queste
fondamentali domande fa sì che l'individuo scopra nuove forze in lui che
generino un vittorioso uomo nuovo che, partendo dall'esperienza del dolore,
s'interroghi sul senso dell'esistere, tenendo sempre presente però, che il
dolore può segnare anche una definitiva sconfitta. Nel dolore l'uomo può
scoprire le sue possibilità di crescita ma questo non vuol dire disprezzare il
piacere, sostenendo che questo, invece, ottunde gli animi. Il piacere invece
affina la sensibilità come accade per chi ascolta frequentemente una buona
musica. Il piacere invece è negativo quando diventa «monomaniaco, eccessivo,
quando, anziché sviluppare la sensibilità, la fossilizza in un punto di
eccessiva stimolazione. E l'eccessivo stimolo distrugge l'organo.» A differenza
del piacere, dell'amore che è dialogo tra due, che è espansivo e affabulatorio
anche quando è silenzioso, l'esperienza del dolore chiude il singolo nella sua
individualità e incomunicabilità, poiché «il corpo sano sente il mondo, il
corpo malato sente il corpo. E quindi il corpo diventa una barriera tra il
proprio desiderio, l'universo delle possibilità, e la realizzabilità delle
medesime possibilità.» Sebbene il dolore sia "insensato" si
cerca di spiegarlo con le parole spesso inutili ed allora si cerca dapprima la
parola "efficace" che offre la tecnica o la parola
"efficace" della preghiera, della fede, che non annulla il dolore, ma
dà una speranza nel miracolo. L'efficace uso della parola per spiegare il
dolore fa sì che gli uomini trovino conforto nella comune sofferenza, in quella
universalità del dolore dove però ognuno rimane nella sua singolarità di senso.
La parola efficace della tecnica per un verso ha alleviato il dolore ma per un
altro può creare delle condizioni di vita tali per cui la stessa tecnica
controlla il dolore senza togliere la malattia, creando così un'esistenza
prolungata senza futuro sotto la continua incombenza della morte: «A
partire dal Settecento, ma ancor più nel corso dell’Ottocento, la tecnica è
stata sempre di più associata alle filosofie del progresso: infatti ha emancipato
gli uomini dai vincoli naturali, ha ridotto il peso della fatica, ha attenuato
il dolore, ha accresciuto il benessere, ha conteso lo spazio alla morte
differendola sempre di più… ma la tecnica, oggi, è nelle condizioni di
interferire in modo profondo nei processi naturali modificandone i cicli…»
Una soluzione all'inevitabilità del dolore può essere l'adesione a un nuovo
paganesimo secondo l'antica visione greca dell'accettazione dell'esistenza del
finito e della morte dell'uomo. «Il cristianesimo ha alterato l'anima
pagana. Nel momento in cui il sogno di un mondo senza dolore è apparso, non ci
si adatta più a questo dolore anche se si crede che un mondo senza dolore non
esisterà mai. La coscienza è stata visitata da un sogno che non si cancella
più, e anche se lo crede inverosimile tuttavia vuole che ci sia.» Anche
il cristianesimo infatti teorizza l'uomo finito, ma non essere naturale destinato
alla morte, ma come creatura di Dio. Per il cristiano la vita finita condotta
secondo il dovere porta all'accettazione della morte come passaggio a Dio. Per
il neopaganesimo la vita finita è degna di essere vissuta senza speranza di
infinitezza ma vivendola secondo un ethos, che non è dovere di obbedire a un
comando morale con la speranza di un premio eterno, ma buona e spontanea
abitudine di una condotta consapevole dell'universale fragilità umana. Saggi:
“Soggetto e fondamento” -- studi su Aristotele e Cartesio (Padova, Antenore);
“La critica del linguaggio” (Venezia, Marsilio); “Ermeneutica e genealogia -- filosofia
e metodo” (Milano, Feltrinelli); “L'esperienza del dolore -- le forme del patire”
(Milano, Feltrinelli); “Gentile” (Torino, Boringhieri); “Vita buona vita felice
-- scritti di etica e politica” (Milano, Feltrinelli); “Teatro filosofico -- gli
scenari del sapere tra linguaggio e storia” (Milano, Feltrinelli); “L'incessante
meraviglia -- filosofia, espressione, verità” (Milano, Lanfranchi); “La
felicità -- saggio di teoria degli affetti” (Milano, Feltrinelli); “I nuovi
pagani” (Milano, Saggiatore); “Dizionario dei vizi e delle virtù” (Milano,
Feltrinelli); “La politica e il dolore” (Roma, EL); “Soggetto e fondamento. Il
sapere dell'origine e la scientificità della filosofia” (Milano, Mondadori); “Delle
cose ultime e penultime” (Milano, Mondadori); “Natura, poesia, filosofia”
(Milano, Mondadori); “Progresso e catastrophe -- dinamiche della modernità” (Milano,
Marinotti); “Dio e il divino” (Brescia, Morcelliana); “La politica e la virtù”
(Roma, Lavoro); “La felicità di questa vita -- esperienza del mondo e stagioni
dell'esistenza” (Milano, Mondadori); “L'attimo fuggente o della felicità” (Roma,
Edup); “Stare al mondo -- escursioni nel tempo presente” (Milano, Feltrinelli);
“Il cristianesimo di un non credente” (Magnano, Qiqajon); “Libertà e destino
nella tragedia” (Brescia, Morcelliana); “Stare al mondo -- escursioni nel tempo
presente” (Milano, Feltrinelli); “Parole della filosofia o dell’arte di
meditare” (Milano, Feltrinelli); “La verità in gioco” (Milano, Feltrinelli); “Guida
alla formazione del carattere” (Brescia, Morcelliana); “Sul male assoluto -- nichilismo
e idoli nel Novecento” (Brescia, Morcelliana); “I dilemmi della speranza” (Molfetta,
La Meridiana); “La salvezza senza fede” (Milano, Feltrinelli); “La mia
filosofia -- forme del mondo e saggezza del vivere” (Pisa, Ets); “L'attimo
fuggente e la stabilità del bene – la Lettera a Meneceo sulla felicità di
Epicuro (Roma, Edup); “Edipo e Giobbe -- contraddizione e paradosso” (Brescia,
Morcelliana); “Dialogo sui novissimi” (Troina, Città Aperta); “Il crollo del
mondo -- apocalisse ed escatologia” (Brescia, Morcelliana); “L'edificazione di
sé -- istruzioni sulla vita interiore” (Roma-Bari, Laterza); “Il buon uso del
mondo -- agire nell'età del rischio” (Milano, Mondadori); “Figure d'Occidente.
Platone, Nietzsche e Heidegger (Milano, AlboVersorio); “Eros e philia” (Milano,
AlboVersorio); “Nietzsche e il teatro della filosofia” (Milano, Feltrinelli); “Le
parole ultime -- dialogo sui problemi del fine vita” (Bari, Dedalo); “I
comandamenti: non ti farai idolo né imagine” (Bologna, Mulino); “Le verità del
corpo” (Milano, AlboVersorio) – IL CORPO -- Sperare oggi (Trento, Margine); “Le
virtù dei Giusti e l'identità dell'Europa -- la salvezza senza fede” (Feltrinelli);
“Enciclopedia multimediale delle Scienze Filosofiche. Il senso del dolore. In L'esperienza del dolore. L'esperienza del dolore nell'età della tecnica.
Siamo finiti. E anche la tecnica lo è, da Europa, I Nuovi pagani, Saggiatore, Milano, Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Intervista per Il Rasoio di Occam, Video
intervista su Asia, su asia. Dov'è la vittoria? “l'Italia civile che resta
minoranza” intervista di, Il Fatto Quotidiano. Salvatore Natoli. Natoli.
Keywords: uomo tragico, origini dell’antropologia romana, Gentile, corpo. Chora
di Platone, antropologia degl’italiani, filosofia siciliana,
Gentilefilosofoitaliano --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Natoli” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716787642/in/photolist-2mN34bs-2mN8ym7-2mLJR9r-2mLJQBK-2mLGD1p-2mKkA58
Grice e Nicoletti – quadrature ed implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Udine).
Filosofo. – Grice: “His diagramme
for ‘arbor porphyriana’ is also brilliant – ending with “Plato,” “Socrates.””
-- Grice: “I especially like his squaring the square of opposition!” -- Grice:
“A veritable genius, this Nicoletti.” --
Not under ‘Venezia’! -- paolo di venezia: philosopher, the son of Andrea
Nicola, of Venice He was born in Fliuli Venezia Giulia, a hermit of Saint
Augustine O.E.S.A., he spent three years as a student at St. John’s, where the
order of St. Augustine had a ‘studium generale,’ at Oxford and taught at
Padova, where he became a doctor of arts. Paolo also held appointments at the
universities of Parma, Siena, and Bologna. Paolo is active in the
administration of his order, holding various high offices. He composed
ommentaries on several logical, ethical, and physical works of Aristotle. His
name is connected especially with his best-selling “Logica parva.” Over 150
manuscripts survive, and more than forty printed editions of it were made, His huge sequel, “Logica magna,” was a flop.
These Oxford-influenced tracts contributed to the favorable climate enjoyed by
Oxonian semantics in northern Italian universities. Grice: “My favourite of
Paul’s tracts is his “Sophismata aurea”how peaceful for a philosopher to die while
commentingon Aristotle’s “De anima.”!” His nom de plum is “Paulus Venetus.”—
Paolo da Venezia Nota disambigua.svg
Disambiguazione"Paolo Veneto" rimanda qui. Se stai cercando lo
scrittore e vescovo nato a Venezia, vedi Paolino Minorita. Paolo da Venezia in una stampa ProfessorePaolo
da Venezia, o Paolo Veneto, vero nome Paolo Nicoletti (Udine), filosofo. Eremitano,
fu studente all'Oxford e docente all'Padova dal 1408 ove ebbe tra gli allievi
Paolo Della Pergola. Divenne ambasciatore veneto presso la corte polacca. Per
le sue idee teologiche e esiliato a Ravenna ma, due anni dopo, gli fu
consentito di tornare a Padova. Fu
seguace di Guglielmo di Ockham e Sigieri di Brabante e autore di vari trattati,
tra cui alcuni commenti ad Aristotele. Il suo trattato Logica magna fu
utilizzato come testo di insegnamento della logica all'Padova e può essere
considerato la maggiore opera di logica formale prodotta dal Medioevo. Opere: “Logica,” “Commenti alle opere di
Aristotele” “Expositio in libros Posteriorum Aristotelis,” “Expositio super
VIII libros Physicorum necnon super Commento Averrois,” “Expositio super libros
De generatione et corruptione” “Lectura super librum De Anima” “Conclusiones
Ethicorum” “Conclusiones Politicorum” “Expositio super Praedicabilia et
Praedicamenta.” “Scritti sulla logica: Logica Parva or Tractatus Summularum, “Logica
Magna”; “Quadratura”; “Sophismata Aurea. Altre opere: “Super Primum
Sententiarum Johannis de Ripa Lecturae Abbreviatio,” “Summa philosophiae
naturalis,” “De compositione mundi. Quaestiones adversus Judaeos. Sermones. N
Dizionario di Filosofia Treccani, riferimenti in. Vedi «Paolo Della Pergola» in Dizionario di
Filosofia Treccani. Eugenio Garin,
Storia della filosofia italiana, terza ed., Edizione CDE su licenza della
Giulio Einaudi editore, Milano, «Paolo Veneto», in Enciclopedia Dantesca, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, «Paolo Veneto», in Dizionario di Filosofia
Treccani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Alessandro D. Conti, Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Alessandro
D. Conti: Esistenza e verità: forme e strutture del reale in Paolo Veneto e nel
pensiero filosofico del tardo medioevo. Istituto Storico Italiano per il Medio
Evo, Roma, Nuovi studi storici, A. R. Perreiah: "A Biographical
Introduction to Paul of Venice". In: Augustiniana. Paolo Veneto, Logica, Venetiis, Bartolomeo
Imperatore, Francesco Imperatore, Enrico
Gori, dal sito Filosofico.net (Alessandro Conti, Paul of Venice, in E. Zalta,
Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and
Information, Stanford.Filosofia. LOGICA
PAVLI rectam atgemēdatam . Additisquotationibus* Postilisadtextusdeclarationč.
NecnonTabulao figuris. VENETI HABES INHOC ENCHIRIDIO s u m m á t o t i u
s D i a l e c t i c æ ,m i r a q u a d ā b r e uitateatos facilitate a d vtilitatē
s t u d e n tium conscriptam ab eximioætatis fuæ magistro Paulo Veneto Nupero
diligentistudiocor Venetñs M D XLIII EMANUELE ITECA NAZ GOMA ME YOLL .pkrior 49
dla Lohan Somerilatarei long COMO0I.۰- o (. ICO? CO ? ri 1 1
ROMA ni logica OLUTELY A parua. A Pauli VenetiHeremita Onfpiciens
librorum quorundam m a gnitudinem redium constituentem in
animoftudérium:necnon& aliorum nimiam breuitatem :quibus nulla fe 2 ethica
reeftannexa doctrina.Ideo uolens cap.s.et mediumretinereutriusgfapiensná
'5.ethic, turam extremt,compendium utile construxi iuueni t.co.6. ВB
buspluribusdiuifumtractatibus, " Quorumprimusfummularum traditnotitiam.
Septimuscontraprimum obiicit,folutionemad densrefponfiuam . Quia ergo doctrina
quecuncka communiori ut ait t-C.4 . Philosophus in prohemio phylic.sumic
exordsū ,ideo D i f l o t tractatusprimusterminūficdiffiniesincipitapriori.
miningp 14 De diffinitionetermini& eiusdiuifione quide.i. Log Pa.Ve С
Secundus fuppofitionum declarat mareriam .
Tertiusconsequentiarumoftenditdoctrinam. Quartus terminorum uim instruir
probatiuam. Quintus ligandi regulam docet obligatiuam .
Sextusinsolubiliafoluendidarartem& uiam.
Octauustertiòfortificatprationéargumentatiua. cap.1. prio.c.1
Erminuseftfignumorationisconftitutiuum.& Boe. utparspropinquaeiusdem ,utlyhomo,lyani
in.1,de m a l .E t n o t a n t e r d i c i t u r p r o p i n q u a : q u i a o
r a uocaturdictio,remotauocaturliteravelsyllaba,di 2.ecin.i Dstioigitur&
nonliterauelfyllaba,eftterminus. defyllo.
DiPrimadiuifioeftifta.Terminumquidameftper cate. T differē.
tiohabetpartespropinquas& remotas2,propinquatop.c. 2 ciusuide
ficatiuuseftilequiperfefumptusnihilrepresentat,ut
s.me.te.omnis,nullus,quilibet,quicunq,alter,& confimiles. 23. *A
Secundadiuifioeftifta. Terminorum quidam fi Secunda gnificantnaturaliter,&quidamadplacitum.Termi
diuifiop nus naturaliter fignificās eftillequi apud omnes eiuf q u a uide d e m
eft representatiuus , ficut ly h o m o , ly a n i m a l, in primor
mente.Terminusadplacitumfignificanseftillequi ye.c.i.et non apud omnes eiusdem
eftrepresentatiuus.ficutille ipsum.
terminushomoinuoceuelinscripto,quiapudnosft.B Paul.in gnificathominem
.sedapudaliasnacionesnihilsigni lo.ma.inficat.utsuntgręci& hebrei.
Tertiadiuifioeftifta. i.Reefo.Terminorumquidam eftcategorematicus,etquida3
S.colū. syncategorematicus.Terminus categorematicus eft pri. 4. diui. 29.00.4
ticulariaparticulariter.Præpofitiones determinatsub
certocafu.Aduerbiauerbum,& coniunctionesha
minum.i.remquænonestterminusdatoqeffet,ficut TRACTATVS Secúduz
sesignificatiuus,quidamnon.Terminus perlefigni Voety fácarious
eftilequipersesumptusaliquidrepresen/ mologiã
tasuelyhomo,lyanimal.Terminusnonpersesigni illequitamperlequàm
cumaliohabetproprium fie Tertia gnificatum.utlyhomo:siueenimponaturinoratio
diuifio. ne,liueextra,sempersignificarhominem.Terminus Dehac
syncategorematicuseftterminushabensofficiumqui uide la
perfefumptusnulliuseftfignificatiuus.utfignadistric
tiusilo.butiua.utomnis,nullus,& fignaparticularia.utali
mafo.2.quis,alter,&præpofitiones,& aduerbia,& coniun. 20.2.3.f.cciones.Signa
namqz distributiua habent officium ,
558.fal.3.quiadeterminantdistributiue,uniuersaliayłr,& par
bentconiungereterminosuelorationes. Quartadi GioVide uifioeftista.Terminorum
quidameftprimęintencio Pau.lo.nis,&quidamfecundæ intentionis.Terminusprimæ
m a , f o l. i n t e n t i o n i s e f t t e r m i n u s m e n t a l i s f i g
n i f i c a n s n o n t e r D lyhomo,fignificatsor.& pla.quorumnulluspoteft
> esseterminus.Terminusautem fecundęintētionisest
terminusmentalisfignificansfolummodoterminum A uelpropofitionem,utiliterminimétales,nomen,uer
bum ,participiúm ,propofitio,oratio , & huiusmodi.
niseftterminusuocalisuelfcriptusfignificans folum B
modoterminumuelpropofitionem.utiliterminiuo calesuelfcripti,nomen
,uerbumparticipium ,athuius modi. Sextadiuifioeftifta.Terminorum quidam
funcincomplexi,&quidamcomplexi.Terminusin 6.diui
complexusuocaturdictio,utlylapis,lylignum.Sed fioVide
terminuscomplexuseftoratio,uthomoalbus,lor.& Paul.in placo ,deum effe.
& huiusmodi. De nomine. Cap.2. literconfiderat:ideode hisreftatdiffinitio
nesaffignare. Nomenestterminusfignificatiuus lo.ma.f. finetemporc cuiusnulla
parsaliquid fignificat separa Diffint ta,uthomo.
Iniftadiffinitioneponiturterminuslotionoie
cogeneris,quiaomnenomēeftcerminus.&nonecon proqua uerso:dicitur fignificatiuus,quia
termininon signifi uidepri catiuinonfuntnominaapudlogicum,licetbeneapud
grammaticum .utomnis,nullus,& fimilia.Tertiodi
citurfinetempore,addifferentiamuerbi& participă
quæfignificantcumtempore.Quarto poniturcuius D nulaparsaliquidfignificatfeparata,addiferentiam
orationis,cuiuspartesfignificantseparate mo pyo er.c.c2 S V M M V .L A R
V M. 3 Quinta diuifio eftifta.Terminorum quidam eft s.diuifio
primeimpofitionis,quidamsecundæ.Terminuspri. Vide m ę
impofitioniseftterminusuocalisuel(criptusfigni Boe.in f i c a n s n o n t e r m
i n u m . u t l y h o m o , & l y a n i m a l in u o - i . g y e r .
ceuelinscripto.Terminusautemsecundęimpofitio. inprinc. L3 Viadenomine&
uerboexquibusoratio с componitur & propofitio,logicusprincipa . 16.co.4
Diffini. V uusetextremorum unitiuus,cuiusnullapars TRACTATVS. A a l i q u
i d s i g n i f i c a r s e p a r a t a , u tc u r r e c u e l d i s p u r i io
b i. tar.Ec dicitur primo,temporaliter fignificatiuus,ad eric. i. tiw oro 1200
pin . p i disnes pofitum cum apposito ficutuerbum.cetergautem par trcuiæ
ponuntur:ficut in diffinitione nominis. Ratio eft terminus significatiuus ,
cuius ali- B garlicantfeparatę. Orationumaliaperfecta,alia hewide Dcoratione.
Cap. 4. qua pars aliquid fignificatseparata.uthomo : Ti64 . albus:deữeffe.Vltimaparticulaponiturad
Piroca Jüfferentiam nominis & uerbiquorum partesnon fi cite suz & c .
cogeneris,quiaomnis propofitioeftoratio& col.1. c i p i t . q u æ n o n f u
n t p r o p o f i t i o n c s :n o n o b f t a n t e q u ò d i l u m g e n e r
a t i n a n i m o a u d i t o r i s i u t h o m o c u r r i t. O r a boviti
imperfecta.Oratioperfectaeftilaquæperfectum len no Ide uimuce
cioimperfectaeftilaquæimperfectum sensumgene. ferinõis rat : N o t a n d u m q
u ò d tres funt fpecies orationis perfe: C ctæ.quiaorationum
perfectarum.aliaindicaciua,ut homo currit.aliaimperatiua,utdoceioannem.alia ed
incel religie ineis opratiua,ututinameffembonuslogicus. fint ap te nate
Deuerbo.. Cap. 3. Erbum eftcerminus temporaliter fignificati differentiamnominis
quod fignificatline tempore.Se
cundodicitur,&extremorumuniciuus:addifferencia participñquodfignificarcum
tépore,sednon unitfup 0 - D e propofitione. - Cap. s. 2 3 gñare fectū sen bus
uide ilo,ma. fol. 101. Ropofitioeitoratioindicatiua:uerum uel fals f u m
significans uth o m o currit.ponitur oratio lo n o n e c o n u e r s o . S e c
u n d o d i c i t u r i n d i c a t i u a. q u i a C o l a
indicariuaeftpropositio,non autem imperatiua nec
optatiua.Vicimoannectitur:uerum uelfallum figni D ficans:propcer tales
oraciones. Cortes potest , plato in PS pro qui
aliacategoricaaliahypothetica.propofitioca diuifio.
tegoricaeftilaquæhabetsubiectumprædicatum& Videin c o p u l a m t a n q u a
m p r i n c i p a l e s p a r t e s f u i. u t h o m o e f t l o ,m a . f o
animal.Subiectumeftlyhomo,prædicatum uero,101.col, ly animal.copula illud
uerbum eft:quia coniungit 4 . SVMMVLARV M. tum.
Diciturquòdhabetimplicitumprædicatum. uidelicet,ły currens.quod patet in
resoluendo illud uer bum currit.insum ,cs,eft,& fuumparticipium.Subie ctum
eftdequoaliquiddicitur.uthomo.Prædicatum ucro quod diciturde altero.utanimal.
Sedcopula Quid (u bicctuz fempereftuerbumfubftantiuum:fum,es,eft. De quidp.
propofitione hypothetica pofteriusdicetur ad cuius tum & C
differentiamponiturillaparticula:principalespartcsquidco . D
fintindicatiuę.quianonsignificantuerumnecfalsum:Diffini
cumsintorationesimperfectæ. Dediuifionepropofitionum. Ca. 6. luifiones fub
propofitione contentas fequitur D numerare. Primaeftifta,propofitionum Prima
fubiectumcum predicato. B rireftpropofitiocategorica&
nonhabetprædica.Solucio E t fi d i c a t u r h o m o c u r . D u b o .
fui.quiaprincipales parteshypotheticæ non funt pula, fubiectum&
prædicatum:fedplurescategoricęutSecuda infradicetur. Secundadiuisioestista,Propolidiuifio.
tionumcategoricarum.aliaaffirmatiua,alianega Põtcol
tiua.Propofitiocategoricaaffirmatiuaeft ilainligiex.i. qua uerbum
principaleaffirmatur.uthomo currit.pihe.ca Propoficio categorica negatiua eft
illa in qua uer: Tertia bum principalenegatur,uthomononcurrit. S.
Tertiadiuifioeftifta.Propofitionumcategori:Diffusi
carumaliauera,aliafalla.Propofitiocategoricaue us&hac
raeftilacuiusprimarium& adequatumfignifi-materia
carðeftuerum.ut,tueshomo.hæcenimeftuera.tues uidein . homo.quiateeffehominem
cftuerum .Voco filoma. . diuisio A tio.i.gi her.C. 5. . a4 1
TRACTATVS mo.ceteraautem fignificata.utteeffeanimal,teelic fubftantiam
,ethuiusmodi,funtfignificatasecundaria, &
ponesillanondicitur.propofitioueranecfalla. Propofitiocategoricafallaeftillacuiusprimariam&
adequátum significatumestfalsum.uttúesalinus.
ria,aliacontingens.Propofitionecellariaeftila,cuius primarium '& adequatum
significatum eft necefla r i u m ,u t d e u s e f t . P r o p o f i t i o c o n
t i n g e n s e f t i l l a c u i u s fignificatumprimarium & adequatum
eftcontigens, uttueshomo.Etuocosignificatum contingensiludC
quodindifferenterpoteftefeuerum ,uelfallum.Sexo 6.diuifio ta
diuifio.Propoficionum categoricarum alia alicuius uide.i.
quantitatis,alianullius.Propofitiocategoricaalicu prior.n.ius
quantitatiseftillaquæeftuniuersalis,particularis, 2.in pri, indefinita,uel
singularis.Propofitio uniuersaliseftil lainqua subởciturterminuscommunis
fignouniuer falideterminatus,utomnis homo currit.Terminum c o m m u n e m uoco
in presentinomen appellatiuum & pronome pluralisnumeri.Signa
uniuersaliasunt ifta, omnis,nullus,quilibet,unusgfavteros,ncuter,qualisD.
:.libet,quantusliber,& huiusmodi.Propofitio particu
lariscftilainquasubiiciturterminuscómunis igno 4. diui afol.158gnificatumprimarium&
adequatumpropofitionts, u r e a a d f. q u o d e f t f i m i l e o r a t i o n
i i n f i n i t i u e u e l c o n i u n c t i u e il
267.fecūlius.undeteeffehominem ,uelq tueshomo,diciturfiA dępris.
gnificatumprimarium& adequatum illius,tuesho Quartadiuilio.Propofitionumcategoricarum
alia fiouide poffibilis,aliaimpoffibilis.Propofitiocategoricapor
ilo.ma.fibiliseftillacuiusprimarium& adequatumfignifiB af.167.
catumestpossibile.uttucurris.Propofitiocategorica . & adequatūfi. us@ ad
impoffibiliseftillacuius primarium 10.172.
gnificatumeftimpoflibile,uthomoeftafinus.Quin
5.diuifiotadiuifio.Propofitionumcategoricarumalianecella larem
,nomen propriumautpronomen demonstraci Suum
fingularisnumeri.urifte,ifta,iftud.Exquibusfe B quituriamquæeftcaregoricanulliusquanticatis.Et
diciturq illaquænonestuniuersalis,necparticularis,
necindefinica,necfingularis,utexclusiue,& excepti uæ,&
reduplicatiuę.uidelicettantumhomocur rit,omnishomopreterfor.mouetur,omnishomo
in quantumhomoeftanimal. luxtaprimamsecunda Qualis,ne,uelaf,u.Quanta,par,in,fin,Primapars
ficintelligitur,qadinterrogationemdepropofitionc factā r
Quæ{respódeturcategorica,uelhypothetica.
Secundaautemasseritquodadinterrogationefactam
perQualis?refpondeturaffirmatiuauelnegatiua.Sed intertiadenotatqad
interrogationem factágQuan
tarmñdcatur,uniuersalis,pricularisindefinita,uclfingu laris,& hocfm
exigenciampropofitionis propositę. D e d u a b u s alijs p p o f i c i o n ă d
i u i f i o n i b u s. C a p . 7 . Ræterfupradictasdiuisionesdugaliądeclaran-
Prima cur. Primaeftifta,Propofitionūcategoricadiuifio ut h o m o
currit.Propofitio categorica m o d a l i s eft illa
inquaponituraliquismodus,utpoffibileeftsor,cur SVMMVLARVM. 5 particulari
determinatus,utaliquishomo disputat.Si Idem in
gnaparticulariasuntifta,aliquis,quidam ,alter,reli7.tract. A quus,&
huiusmodi.Propofitioindefinitaestillainhuius in
quasubijcicurterminuscômunisfinealiquofigno,utc.i.& in homo
eftanimal.Propoficiofingulariseftila inqua lo.ma. . fubijciturterminus
discretus,uelterminuscõiscum 107.col. pronomine demonftratiuofingularisnumeri.Exem
:4. plumprimi.sor.currit.Exemplum fecundi.illehomo dispucar.Voco
autemcerminumdiscretumuelsingu. с P. ultimam
diuifionesponiturifteuersus.Querca,uel răaliadeinefle,aliamodalis.Propofitio
catego Dricadeineficeftillainquanon ponituraliquismodus 1:
Figuradeineffe. r e r e .M o d i a u t e m s u n t s e x . c p o f f i b
i l e , i m p o f f i b i l e n e Secõda.ceffarium,contingens.uerum,&
falfum. Secunda diuifio.Propofitionummodalium:quædam eftinfen- fudiuilo:&
quædaminfenfucompofito.Propositio modalisinfenfudiuisoeft ilainqua modus mediat
interaccufatiuumcasum etuerbum infinitiuimodi.ut
fortempoffibileeftcurrere.Propofitiomodalis insen
fucompofitoeftillainquamodustotaliterpræcedit,
uelfinalicerfubfequitur:utdeumeffeeftneceflarium .
impoflibilecfthominemeffeafinum. Exhisdiui fionibusoriginanturtresfiguræ.Quarum
primadici B tur deineffe.Secundamodalisdefenfudiuifo:fchabés admodum
primæ.Terciamodalisdefenfucompofi to:ledacæterisdisperata.Quarum
declaracionesha besin exemplohic pofito. A Glibetho currit. adaz hó ñ currit,
Nurbo de currit. Lontraric. Conta dictorie dictorie subalterne, subalterne
Figura: demeße Gulltra gda3 ha cuifit, TRACTATUS fubcötrarte
reasudiuisio Lontrarie Nullú hoie3 poffibile eft! curtcit . Cótra
dictorie Subalterne Subalterne de sensu dictorie Lörra mine polee curitie .
Modalis desensuoiuifo. 6 fubcótraric Modalis de sensucomposito. Nec currere
eftlos .Impofeeft currere for subalterne Contra fubalterne dictoric Aliquē,ho
Kontrarie desensu.copoli 3 : Fig. Loncra . dictonic Cotinges& por,nó cur
rere 2.Figura Quelibetho minepole? currere . Pole for currtre , A liquêhome
minē ñ pole eft currere , fubcontraric Secunda
præciseproeodemuelproeisdem ,funtcontrariæinfi gura.utquilibethomo currit,nullushomo
currit. Se cundaregulaeftifta.Particularisaffirmatiua& parti y
cularisnegatiuadeconfimilibussubiectisprædicacis &
copulis,fupponentibuspreciseproeodemuelpro
eisdemsuntsubcontrariæinfigura.utquidam homo B Tertia
currir,etquidāhomononcurrit. Tertiaregula,uni uerfalisaffirmatiua&
particularisnegatiua,ucluni. uerfalistiegatiua&
particularisaffirmatiua.deconfi
milibussubiectispredicatisetcopulis,lupponentibus Quarta. precisepro eodem
uelpro cisdem ,fu Tabulaomnium capitulorumhuius logicæ Pauli Veneti,in Octo Tractatusprimus
estde mentis fummulisquiconti 27Defyllogism: Tractatusfecüduseft determis.Car.Ź
Cap.primădediffinitioc 3 Deuerbo 3 6 Dediuifionepropofi 8. De figurispropositio
pothetica po.copu. ne ciusdem.car. 16 nūtmaterialiteretqñ perfonaliter 17
14Depropofitionehy. 8 Deampliatiõibus28 po.difiuncti. 15 De pdicabilibus 10
Tractatus tertius.de eiusdem direlatiuorum . 20 126 net17.Cáp • 13 4 De
oratione 5. Depropofitione 3 norumquandofuppo num deuppolitionibus có D e
cognitione termi 99 Deappellationib?30 11 De conuerfione tibus fupponis&
dediuisio 22 6 4 Defuppofitioneper , Denaturappõnuz7 fonali. 7 26 tractatus
diuisa. 2 Denomine.3 tionum 7 Deduabusalösdiui 3.Defuppofitionema. 10
Deequipollentős 7 5 Defignisconfunden 12 Depropofitionehy 6 Derelatiuisproqui 8
.. bussupponunc 25 13 De propofitionehy. 7 Demodo fupponen 9 4 Apitulusprimû
cinenscap.9. C fionibuspropõnuzs teriali:& dediuisione 17 3 16.De decem
prædica ', consequentősconti. Car.31. Tractatus quartus e t
Cap.primumderesolubi 2 Depropositionibus Tractatus quintus eft
tioncobligationiset De obicctionibus co tradictasreg. TABVLA uo 44
tioncconsequentiæet 4 Dehypo.descriptibio eorum diuisionibus, li 2: De regulis
generali busconsequentiæfor 6 Degradupofitiuocô malis 3 De reguliscon.for. q
Degraducomparati 4 Deregulispoenespro posicionesquáras34 9 Delydiffert
pofitioncsnonquan 35 50 11 Deexceptiuis $1 5 Delynecessario& contingenter 4
5 32 parabiliter(õpto 46 poncs fuperius,atq 34 8.Degradusuperlati
-minospertinentes& 14Delyincipit& defi : impertinentes 36 nir 42 nens.8.cap.
3. De officialibuspro Cap.primumDe diffini libus.car.39. po. dereg.eius. Car.60
inferius 47 Deregulisponcspro 10Deexclusiuis 49 uniuerfalibus 62 41 3
Deconuertibilitate 38 48 uo. tas 7 Dedecem lis alñsregu 15Delytotus 55 56
pofitioncs hypothe ticas. 17Delyabæterno 18 Dely infinitum 57 58 de
probationibus ter 2 obligatorieartis:COA 12 De reduplicatiuis 53
6.Deregulispoencster 13Delyimmediate54. 37 16 Delysemper 57 8 Deregu.pancspro
tinenscap.56 minorumcontinens. Cap.primum.Dediffic Cap.18. go ciocinsolubilib?&
di s Obiectionescöcrare trainsolubilia 7 5 6 Obiectiones contradi milibus
propofitioni bus regulas cap. 4. huius Cap.primum dediffini. 2
Deobiectionibuscó finitioncs.6.cap.hui? primi tracta. 5 Deexclufiuisinfolu 7 De
insolubili difiun- ulti.ca.contra modos TABVLA 127 mitracta. 98 3
Deinsolubiliparticu ctaincap.8.huiuspri 8 De insolubilibusno Tractatus.8.é de
obic 94 78 7 Obiectionescontra 80 8 Obiectionesaddicta eftde obiectionibus
contraprimum trac. Cap.primū.Deobicctio Tractatus Septimus
tra.3.tracta.continēs. continenscap.8. nibus factiscontra re propofitionum 66
3.huiusprimitrac. 85 4 DeAmilibus& diffig Obiectiones contra 68
primitrac.côtinet 87 S Dedepofitiöibuster3 Obiectionescôtrare minorum Tractatus
Sextus eft m i tracta. 88 4 Dcinsolubiliuniuer Cali bus bilibus riuo ctiuo
figurarum apparentibus 83 Cap.primum.Obiectio. gulasprimo& .2.ca. 7 1
gulas.5.cap.huiuspri deinsolubilibus.8. 4 Obiectionescótradif cap.habens. 81
cap.ulti.huius primi ca.7 . 92 uifioncciufdem.car.73 gulascap.7.huiuspri
lariuelindefinito 77 mitra.depredicabili. 79 6 Deinsolubilicopula.
trac.inmaceria syllo gilmorum 97 n a cótra dictain cap . huiuscertñ.tra,inm a
Štionibusfactiscon car . las.7.cap.huius terti las.4.cap.huius
terti 1 1 7 tracta. VenetijsExpensisheredumLucæ 122 $ TABVLA teria
consequentiară, tracta. 114 tëtracta. 106 6 Obiectacontraregu 3
Obiectacontraregu tracta. las,8.cap.huiustertij las.5.cap.huiusterto tracta
Antonñ Iunte Florentini Mense Martio.1544. Registrum illaiquaiferi’predicaturde
terrogatoezfactapqualise fuosuperiozi.vtaialeftbo. sozesvťplatopueniéterrñ
Predicatioeéntialiséillai deturq rifibiť.7totaratio quafuperi’pzedicaturdein
quareficpdicaturdeilliseq? feriozivelecóuersofzquod éppziapafsioilliustermini
dictiévľoriadealiq°illon bomo cum quo conucrtitur. Si predicatioaccítaliséila
Acchrétēmin’vniuoc'pze iquappuúvelaccñspzedir. dicabilisdeplib”ieoquod
caturdegenerefpeciezpria qualeaccắtaleipuertiblrfi
bľfuoidiuiduoautepuerfo 5 Eréplüpzimi:vtbóèrifibil
dirurindecepdicasca.Quo Paialéalbu.exéplusivrrifi rupzimueltpredicarsitu lub
bileéhoalbueaial.Etpfiľr státiecul’generaliffimúébic dedriazidiuiduodicafl'me
teri’lbalubàpoiturhicter li’oicaturg pdicatioefriaťė mi?coup”.subcocpozecosp?
pdicatio terminoz eiusdez s a i a t u sub cozpoze aiato ať 16
dicamentivtbóestaial.pze, aialifpesspecialissimahoľ dicatioautaccicaťeftpiedi
afinuszlbiftisfuaidiuidua carioterminoxdiuerfozpze fozteszplato.bzunellus7fa
dicamentorumvthomoéale uellus.Secúdupredicame bus.Termin superioradre
túeftpdicamentu quátitutis liquúdicitureffeillequicon
Lui'generalisfimúeftquäti. tinerillúznecóuerfoficutli tasfubýfuntduogenera16
aialrespectuisti'terminihó alternaärnulluestsuperius qzfignificatquicgdile?cuz
adreliquúvzcontinuuz?di bocaliquidvltra.Lermin’in scretu.primigenerisiftefür
feriozadreliquúdicitureffe fpetieslineasuperficiescoz illequicótineturabeo.nnó
pustempus?locus.qR:bec ecouerfovtliforesrespectu funtindiuiduabiliuea fupfi
iftiusterminibomo . hiclocus. Secundigeneris Lozpozea Jnco:pozea
infinitesuntfdeties.f.binari, Lozpus aiatum rius trinarius 7 cetera .
Redicamentuzestcoő ciumeltpaffiovelpafsibilis dinariopluriuztermi,
qualitas.Quartuzestforma nozuFmsubzlupza.Etdiui,
vetcircaaliquidpitasfigura us trinarius quaternarizë Animatum Jnanimatuz
indiuiduaverofunthicbina Sensibile Animal Tertium piedicamentum è predicamentuz
qualitatiscu iusgeneraliffimum estquali Lozpus Jnsensibile Rarionale
Jrrationale. tasfubquofuntquattuo:ge Animal rationale nera subalterna:non
sebabe Soates Plato rio.Secundum eftnaturalis p potentiavelimpotentia.Ier
Substantia tia fecundum sub z fupza.pzi mortalis Jmmortalis
mumesthabitusveldispofi, Domo cies.boc cozpusboc rempus 1 1
Primigeneris(petiesfune Quintumpredicamétoem grāmaticalogicazrhetorica
dicamétuacióiscuiusgener quaqindividuasuntbecgrå rasubalteznafuntfer.quozu
matica logicab rbetorica. nulluėsuperiusadreliquum Lertijgenerisfpessunto
risspéssunt.generarehoiez redoamaritudo.albunigruz ?cozrupereequáquayindir
calidúzfrigidubuidum zfic uiduafuntficgenerareboiez cum.quarúidiuiduasuntheç
ficcorrupereequum.Iertijz dulcedobiamaritudohocal quartigeneris(pessuntau.
bumhocnigp 7buiusmodi. gereinlongudiminuereila Quartigenerisfpeciessut
tum.quozumindiuiduafffic circulustriangulusquadra augereilögumficdiminuer
gulus2huiufmodiquarúidi inlatu. Quitigenerisspés uidua funt.biccirculus
.bicfunt calefacerez frigefacere triangulushicquadrágulus.
quaridiuiduafuntficcalefa QuartiipredicamétüĊpdi cereficfrigefacer.Sertigo,
camerurelatóis.Lui'gene. nerisfpeciesfuntmouct fur ralissimúeftrelatiovelada.
súmoueredeorsumquaruin liquidfbåfunttriagenera( diuiduafuntficmouerefurfu
alterailebita63,16zsup2a ficmoueredeorfum.Sertus Primumestcaparatio.Se
predicamétaépredicaméruz cuduzéfuppofitio.Lertiuzė paffioniscu’generatiffimu
fuppofitio.primigenerisfpe estp dalisinfenfudiuitocillaiä
nisbomopzeterfoztemoue modusmediatiteractumca tur.Jurtaprimamfamzvi,
sumzverbúinfinitiuimodi timamdiuifionesponitifte vtfoztempoffibileécurrere
versus.Quecavelip.qualif Propofitiomodatisisenfu* nevelaf.vquanta.parifin.
cópofitoéilaiquamod’to Dama psficitelligitpad i taliterpcedirveifinaliter16
terrogationedepłopolinóe fegturvtdeumefTeénecessa factagquerespondeturcar
rium.Impoflibileébominė tbegozicavelipothetica.Se effeafinum. Erbisdiuifio
cudaaurasseritquodaditer nibusorigináturtresfigure rogationéfactamoqualisre
quanpriaordeieffe.Seci, fpondeturaffirmatiuavľne damodalisofenfudiuisore
gatiua.seditertiadenotat habensadmoduprime.ter, qadinterrogationefactaze
tiaveroormodąlisofenfu2 quantarespodeatvniuerfaľ pofitofiacefisdispata qua
particularisindefinitavelfin ruideclaratóesbes ierobic gularis. hocfecundum eri
inferiuspofito.: gètiáppoitoisppofité är zo Sequuntur figure. uifionesduealie
decla Quidam bó curri Quetz bõiez poffibile eft currere Weceffe
eft roz currere Subcötrarie Lontrarie Contrarte Subcötrarie currer. --
Lontradictorie Qutuber bomo currit Lontrarie Duídå bo . non currit Lörigesest
foz.ñ Aliquesboinem Aliquéboiez poffibile eft. Có posibile eftcurrere
poffibileeft soz.currer Subcontrarie Mullus bomocurrit. Impoffibilee Tozcurrere
Lontradictorie dictozie Lontra Lontradictoria Snbalterne Subalterne Subalterne
Hullu boiez poffibileeft. currere currere ditozie Lontra Lontraditozie
Subalterne Intigiturtåpueq funtcontrarieoisbocurrit
fecundefigurebere ptnll?bócurrit.necieptra gulegeneralespriaé
dictorie.Disbócurrit2gda tita.Uniuerfalisaffirmatiua bononcurrit.neciftefubala
zvniuerfalıfnegatiadepfitt terne.Disbó currit7quida b?fubiectis7predicatisfup
bomocurrit.qztermininifup ponétib”precisepeodévét ponuntprecisepzoeodevĽp
proeisdéfuntatrarieifigu, eisdez.Znona.n.fbinfuppóit ra.vtglibzbócurrit.2nllur
provtroq;reru.Jnaliavero' bocurrit.Secidaregťaeft 14 particularis affirmaria et
promasculinotantum Scutqua tuozfgula particularisnegatia de pfimi lib
?fubiectis 7 pdicatis fup. fituanturpropofitoea infiguraitaquattuoz
ponétib?pcirepeodévelp alijsregulisipfarumcogno, cirdezsuntcontrarieifigu
fciturlerseunatura.quarum ra.vtgdabócurrit?qdåbo primaeftianonestpossibile
nócurrit.Lertiaregľaviuě duoztrariaeffefimulvera falisaffirmatiuaapricularis
benefimulfalsa.Primapars negatiavelvlisnegatiazp patzinductieinomnibus.Et
ticularisaffirmatiaopfilibö fecundaprobatuz.quoniazia fiectiszpdicatisfupponen
funtfimulfalfa.Quilibzboè tib?pcirepeodezvelpejsó albusznullusboestalb”.Et sunt
tradictoneifigura,vt iafimiliterDmneanimaleft quilibzbócurriteqdábóñ
bomocnulluzaialefthomo curritP.ull'bócurrit?qui Secundaregulaeftiftanon
dåbócurrit.Quartaregla eftpoffibileduofubcötraria vniuerfalisaffirmatiazpti
effefimulfalsa.fedbenefim cularisaffirmatia.Etviuer, vera.Patetparsprima ifin
salisnegatiuaaparticularis gulisdiscurrendo.fecunda. negatiuade pfitib lbiectis
probaturquoniamistafuntfi 2predicatisfupponétib?pci mulvera.Aliquishomocal
sepeodezvelpeisdezftit16 bus. aliquisbononeftalby alterneinfigura.vtglibzbó
Aliquodanimalefthomo.Et currit2gdambócurrit.Dar aliquodanimalnonefthomo
lusbomocurrit.2gdazbol Tertiaregulaeftifta.Honė mononcurrit
Expdictisfegturgilenó effefimulveravelfimulfalf. LogicaPauliUeneti.
madiuifioeftiftaterminori vocaturlravelfyllaba.Pzie distributiabiitofficiuq2dtē
25boraldefinitio,sebutcomienicu damagnitudiez
carituseftilequipermitesperjeigranasoatione. tediumcóftitué
aligdrepritatveuboliaial.kupindistan'tbeineciligaya tezinajoftudentiuznecno
LerminiplefignificatiusPericarioneperforsales aliornimia;breuitatez.gbɔ
eftilequiperfefumptusni,beit perqúemymim nullafereeftaneradoctrina.
bilrepresentatproisnulluseftpermainang Ideovolensmediuftinere
7files.Secundadiuifioeft , vtriusqzsapiésnäzertremi. iftatermiogquidazsignifi,
ppendiumvtilecostruriiuue cantnaturalrzquidãadpla nibɔplurib,diuisuztractati,
citum.Lerminusnatural'rfi bus.quorprimusfuimularu gnificansestilequiapooés
traditnotitia.Secud fuppo .eiusdeestrepsentatiuusficut firionú
declaratmateriá.ter ti-pregntianonditdoctrina. Poadplacitufignificanséil Quartusterminoqviistruit
lequinóapudoéseiusdez é pbatiua.Quint’ligidiregu, representatiu'ficurilletermi
lazdocetobligatiuaz.Sert? nusbóinvocevelinfcripto isolubiliafoluendidarartem
apudnosfignificatboiem. 7via.Septimusatraprimú 13apoaliquascertasnatoer obijcitfolutionezaddensre,
nibilfignificatvtfuntgreci: fpófiuaz.Dctaubotertium bebrei.Zertiadiffinitoéifta
fodificarpróem argunitati, Qterminokquidaeftcatbe uá.Quiagdoctrinaquecun,
gozematiczgdáfincathego 93acoiozivtaitphusinpzo rematic?.termi’cathegoze,
bemiophyficozumfüiteros, maticuseftillegtampiezz duuideotractatuspzim’ter/
cialiob3ppziùfignificatum mũiicofunitsicipapioi otlibófue.v.ponarinóeft
tibölianimalinte.Lermi? Gential uitdiferenmis.ut box Florin simp prout
firepmimusin T é l . ( 1 6 ) 4 4 . 5 7 . 2 4 . 6 0 E":"othèque des
Fontaines 60531 CHANTILLY Cedex gramaticaj. Lorical
minátdistributiverparticu! complerus eftozó vthomo
lariaparticulariterÕpofitio alborozes platodeuzeffe nesdeterminatfbcertocâu
2buiusmodiic. aduerbiaverbúzcõiúctóes 4 Uia noier verbo er biitcõiungere
terminosvel quibus ozatio compoi ozóes.Quarta diuifioestia tur7ppofitiologicus
pzici. g terminoxquidaz eftpziei palitercófiderar.Jdeo'dbil
tentiois.7quidábeitencois reftatdiffinitionesaffignare Terminuspeintentóniseft
Homéestterminusfignift terminusmentalisfignificaf catiu?finetépozecuiusnulla
nonterminu.i.réānonéter parsaliquidfignificatseper minusdatoq effetficutlibó
ratavthomo.In iadiffinite fignificatsoztem zplatoné.å poifterminuslocogencris.
ruinulluspoteffeterminus. q2ocnomen estterminus.e Lerminusaütbe itentóisé
nóego.diciturfignificatinis terminusmentalisfignificát
quiatermininófignificatui solimoterminilppofitone nófuntnoiaapudlogicilicz
ptiliterminimentalesnon biapudgrāmaticivtomis verbtiparticipiúppofio020
nullus7fimilia. Tertiodi, zbuiusmodi.Qüitadiuifio citurfietemporeaddiffere,
estistagterminozquidãcst tiñverbiaparticipüafignis peimpofitionisquidife.ter
ficantcumtempore. Duar minuspeimpositois estteri toponitcuiusnullaparsali
nusvocaťvèlscriptusfigni quidfignificataddifferentia ficansnoterminu.vtlibóz
orationiscuiuspartesfigni, liaialivoceveliscripto.ter ficät.(Uerbúeftterminato
min’autéfeimpofitioniseft požaliterfigificatiu?zertre terminusvocalisvelfcript?
monvnitiuuscuiusnullap8 fignificassolúīmodoterminu aliquidfignificatseparatave
velpropositionevtilitermi curritveldisputatoicifpria nirocalesvelfcriptinomen
mo temporaliterfignificati, verbtiparticipitizhuiumói uusaddifferentiamnominis
Sertadiuifioeftifta.Termi quodfignificatfinetempore nonquidifuntincópleri29
Secundodicitur7ertremo damcompleri.Terminusin rumvnitiuusaddifferentia
complerusvocaturdictiovt participüquodfignificatcií lilapislilignum.Izterminus
tempože.sednonvnitfuppo 1 fituscumappofitoficurvero
quenonfuntppofitionesno · bum.cetereatparticťepo obftáteqafintindicatieq?i
nuiturficur10 toenois. fignificantverumnecfalsuz . P Ropofitioeftoratioi
dicitur.vtbomo predicatuz ,puma,plicare
Progofitocatbegozicaet"prodicaria,madevenirate Alia iperfecta . Diario
pfec bignier parte dignins e.me,ose ista quebetßbiectuzzpiedichuo ublitt
taeftilaqueperfectu fenfi catucopula generat animo auditous. partes
tanöspzincipaler,peplicireutimplicie. vtbomocurrit. sui.vthomo eltaial. i),
Etfidicarurbomo currite Horádumotresfuntspe propofitiocatbegozicaznon
Dratioefttérmin'lignifi cumfintozationesiperfecte catiu?cuiusaliqua pars ali
quidfignificat.vtboalb?de uz effe.Ulria particula poni turaddifferentianominis?
Propofitionuzaliacaibego verbi.grumpartesnonfigni rica:Aliaypothetica.
ficant.Dzationuzaliapfecta ibiectumestubomo predica Diarioimperfectaestilla tum
verolianimal.7copula aiperfectuzfenly;generari illudverbumestq:coniungit
animoauditousvtbomoal fbiectumcumpzedicato. busdeumeffe d Juisiones16pposito ne
contentas segtur nuerare .Pria eft ifta 5 cies orationis perfecte .
Drationuzperfectar.alia indicatiuavthomo currit babz predicatum dicitur qa
babzimplicicumpredicatuz v z li c u r r e n s q d p a t z i n r e r o í
Aliaimperatiua.ptooce joannem . Aliaoptatiua.Desum eseltasuum participiu
uendoilludverbum curritin vtinameffembonus logicus Subiectuzestoe&aliquidadfubiecit”alori
ܐ fal veroqd fümfignificás.vtbô
animal.Sedcopulafempererspularerreigitpilianca. currit.poniturozatolocoge
verbuzfbftátiuü.l.luzeseltveteteaiomm neris.q:oisppofitioestoza De
propofitioneyporbeti-inwirtelde eius. tioetnoneguerro.Secundo
capofteriusdiceruraddif, d i c i t u r i n d i c a t i u a q : f o l a i d i f
e r e n t i a m c u i u s p o n i t u r il la catiuaeitppofitio.nonátim
particulaprincipalespartes peratianecoptatiua.Ulrimo fui.
annectiturverumvelfalsuz Secundaoiuifioeftifta. fignificansproptertalesoza
Propofirionuzcabegozi, tionesfoztespór.platoicipit car.Aliaaffirmatiuaaliane
facit,  egineris,matiuaeftilaiquaibupäin num cathegozicarum aliane
kleinesitimplicies 62 apaleaffirmat öcbócurrit. ceffariaaliacontingens,ppo
diferenciaPresidurijgezo pzopoçatbegozicanegatifitionecefariaeftilacuius artean
= uaeftillaiqobiipricipalene primariumzadequarumfigi gáf.vtbónocurrit.Tertia
ficatumeftneceffariumvtoe diuifioeftiappofitouzcatheus est.popofitiocontingens
goricaraliaveraaliafalsa. eftilacuiusfignificatumpzi, Propocatbegozicaveraéila
mariumzadequatumeftcó tui?pzimariuzadeqtuligni tingensvttuesbomo.Etvo
ficaruiéverúztuesbobecco fignificatumcontingensil n.eltperatueshóq2reeffe
ludquodindifferenterpotest boiezcftveru.Uocosignifi esseverumvelfalsum.Sex
catuprimaritizadeqtuppo tadiuifiopropofitionumca! fitionisqó eftfimileorationi
thegozicaruzaliaalicui'quă ifinitiuevel piúctie illius.vn ' titatis alia
nullius.P2opo ca deteeffeboiem velqotues 'thegozicaalicuiusquantitati bódicitfignificatu;primari
estillaqueévniuersalispar uz7adequatúilliustuesbó ticularisindefinitavelfingu
ceteraåtsignificatavtteeffe laris. Flop.vniuersalise aialteefeTbstantia7huiul,
ilainquafubijciturerminosnasdistri mõisuntfignificatasecuidaria comunisfignovniuersalides
gacia.Prop cathegõicaaffer Quintàdiuifio.propofitior burinemobil
7penesillaidicieppovera terminatusvtomnisbócursliepy. necfalla.Propocathegorica
rit.Terminuzcómunemvoco falfaeftillacui?pzimarius7 inprentinomenappellatiuuz
adequatü fignificatum estfal fumvttuesarinus ?pionomen pluralis numeri Signa
vnüerfaliafuntiaoil Quartadiuisioppónuzca nullusquilibetvnusquisqz
thegoucaşialiapoffibilisali vterq;neuterqualislibzquá
aipossibilir.ppocathegorica tufliberzhuiufmodi.pzopofi poffibiliseftilacui'paimari
tioparticulariseftillainqua uz?adeqrufignificatúépor
iubijciturterminuscóisfigno fibile vt tu curris particulari determinatusvt
Propofitiocathegoricai, aliquisbodifputat.Signap, poffibiliscst¡la cuiuspama
ticularia funeiaaligs gdå al rium7adequariifignificatus
terreliqu’rbui?mór.pzopo eftiposibilevebóěafinus indcfinitacfiillaiqualbijcie
feprobatio:ctfromloco Fifolo 1 . i terminuscómunisfinealiafip
Reterfupiadictasdi gno:ytbomo estanimal. Propofitiofingulariséil,
rantur.Primaeiftappofiti lainquafubijciturterminus onucatbegozicap.altadeief
discret?velterminoconiunif realiamodalis.Propofitio cumpnominedemostratiuo
cathegozicadeielleèillaiä fingularisnumeri.Ermprimi nonponituraliquismodus.
utToutescurrit.ermfiillebo vtbỏcurrit.Diopofitioca disputar.Uocoautemtermi,
thegorcamodaliscillaina numdiscretumpelfingularé ponituraliquismod?vtpof
nompoziùautpnomenomo fibileefoxtemcurrer.Modiy Scromodi
ftratiuúfingularisnumerivt autemfuntferscilicetporsi,
ifteiftaistud.Erquib?fequi bilerimpossibileneceflariu turiamqueécatbegozicanĽ
7contingensverum7falsum liusquantitaris7diciturgil Secundadiuifio p:opositi
laanoévniuersalisnecpar onummodaliumquedamcst ticularisnecidefinitanecfin
infenfudiuiso quedazifer gularisvterclufiue7ercep sucompositoPropositiomo
tiuevztantumbocurrit.om dalisinfenfudiuitocillaiä nisbomopzeterfoztemoue
modusmediatiteractumca tur.Jurtaprimamfamzvi, sumzverbúinfinitiuimodi
timamdiuifionesponitifte vtfoztempoffibileécurrere versus.Quecavelip.qualif
Propofitiomodatisisenfu* nevelaf.vquanta.parifin. cópofitoéilaiquamod’to Dama
psficitelligitpad i taliterpcedirveifinaliter16 terrogationedepłopolinóe
fegturvtdeumefTeénecessa factagquerespondeturcar rium.Impoflibileébominė
tbegozicavelipothetica.Se effeafinum. Erbisdiuifio cudaaurasseritquodaditer
nibusorigináturtresfigure rogationéfactamoqualisre quanpriaordeieffe.Seci,
fpondeturaffirmatiuavľne damodalisofenfudiuisore gatiua.seditertiadenotat
habensadmoduprime.ter, qadinterrogationefactaze tiaveroormodąlisofenfu2
quantarespodeatvniuerfaľ pofitofiacefisdispata qua particularisindefinitavelfin
ruideclaratóesbes ierobic gularis. hocfecundum eri inferiuspofito.:
gètiáppoitoisppofité är zo Sequuntur figure. uifionesduealie decla
Quidam bó curri Quetz bõiez poffibile eft currere Weceffe eft roz currere
Subcötrarie Lontrarie Contrarte Subcötrarie currer. -- Lontradictorie
Qutuber bomo currit Lontrarie Duídå bo . non currit Lörigesest foz.ñ
Aliquesboinem Aliquéboiez poffibile eft. Có posibile eftcurrere poffibileeft
soz.currer Subcontrarie Mullus bomocurrit. Impoffibilee Tozcurrere
Lontradictorie dictozie Lontra Lontradictoria Snbalterne Subalterne Subalterne
Hullu boiez poffibileeft. currere currere ditozie Lontra Lontraditozie
Subalterne Intigiturtåpueq funtcontrarieoisbocurrit
fecundefigurebere ptnll?bócurrit.necieptra gulegeneralespriaé
dictorie.Disbócurrit2gda tita.Uniuerfalisaffirmatiua bononcurrit.neciftefubala
zvniuerfalıfnegatiadepfitt terne.Disbó currit7quida b?fubiectis7predicatisfup
bomocurrit.qztermininifup ponétib”precisepeodévét ponuntprecisepzoeodevĽp
proeisdéfuntatrarieifigu, eisdez.Znona.n.fbinfuppóit ra.vtglibzbócurrit.2nllur
provtroq;reru.Jnaliavero' bocurrit.Secidaregťaeft 14 particularis affirmaria et
promasculinotantum Scutqua tuozfgula particularisnegatia de pfimi lib
?fubiectis 7 pdicatis fup. fituanturpropofitoea infiguraitaquattuoz
ponétib?pcirepeodévelp alijsregulisipfarumcogno, cirdezsuntcontrarieifigu
fciturlerseunatura.quarum ra.vtgdabócurrit?qdåbo primaeftianonestpossibile
nócurrit.Lertiaregľaviuě duoztrariaeffefimulvera falisaffirmatiuaapricularis
benefimulfalsa.Primapars negatiavelvlisnegatiazp patzinductieinomnibus.Et
ticularisaffirmatiaopfilibö fecundaprobatuz.quoniazia fiectiszpdicatisfupponen
funtfimulfalfa.Quilibzboè tib?pcirepeodezvelpejsó albusznullusboestalb”.Et sunt
tradictoneifigura,vt iafimiliterDmneanimaleft quilibzbócurriteqdábóñ
bomocnulluzaialefthomo curritP.ull'bócurrit?qui Secundaregulaeftiftanon
dåbócurrit.Quartaregla eftpoffibileduofubcötraria vniuerfalisaffirmatiazpti
effefimulfalsa.fedbenefim cularisaffirmatia.Etviuer, vera.Patetparsprima ifin
salisnegatiuaaparticularis gulisdiscurrendo.fecunda. negatiuade pfitib lbiectis
probaturquoniamistafuntfi 2predicatisfupponétib?pci mulvera.Aliquishomocal
sepeodezvelpeisdezftit16 bus. aliquisbononeftalby alterneinfigura.vtglibzbó
Aliquodanimalefthomo.Et currit2gdambócurrit.Dar aliquodanimalnonefthomo
lusbomocurrit.2gdazbol Tertiaregulaeftifta.Honė mononcurrit
Expdictisfegturgilenó effefimulveravelfimulfalfa poffibileouo
contradictoria -- patetiftareguladifcurrédo alter.Hecranonfoludefuit
Pfingťaptradironia.Quar primevelfecüdefigureimo taregulaeft14.Sivniuerfaľ
tertie.Etvocoibinegatio eftverafuapticularisvelin neprepofitaquandocolligit
definitafibifubalternaeftde modofuemod?pzecedarfi ralnego.Unfibeffetvera
uesequatur.7postpofitaqui gizboestalb?6fikreffzver coniungiturverboinfinitiui
raaligshoestalbosznóez modi.eréplüpzimi.nópofsi. q:iadefactobeveraaliquis
bileésoz.curreredelsoz.cur hoéalbɔ.znóiaquilzboeft rerenóépoffibileereplúfi albɔ.Eteodémódicodenei
possibileésoz.nócurrerevel funtregule.quorpria reequiualetiftiptingenscft
eftia.Hegpäepofitafacitz foz.nócurrergpumăregula quipollerefuocótradictozio
EthneceffeeTo2.noncurrer viinoquil;bocurritequalet equiualetiftiimpossibileest
isti.Aligshónócurrit.Etnó soz.currerrrecundamregur n u l l u s h o c u r r i t
e q u i u a l z i s t i l a m z i f t a n o n n e c e f l e e s o z . ni
aliquishomo currit. eurrercquiual;huic possibi Secundaraeftistanegató
leésoz.currergtertiamrei poftpofitafacitegpoller fuo gulamzitadicaturdecete contrariopbaf.näiftaquils
risquibuscunq3quare7c. bomo noncurritequipollet ( Dnuerfioeitcranspofi
uftinullusbomo currit.2nul tiosubiectiinpzedicar lushomononcurritequipol
rum7econuerfo:vtbomoé ictiftiquilibethomocurrit. animalanimalébomo.Etlý
Lertiaregulaeftistanega diuiditurinconuersionefimi rioprepofitazpostpositatai
plicemperacciisopercorra citequipolleresuofubalter, pofitionem. Lonuerfiofim
no.vndebnonquilibethoñ pleresttranspositiosubieci curritequipolletistialiquis
inpredicatú7e2°manentee bomocurrit.Etiftanonnul: Ademqualitateaquantitate
lusbomononcurritequipol vtnulluanimalcurritnulluz letiftialiquishomononcur
curréseanimal.Lonuerfiog rit.Undeversus.Precótra, acadésetranspofitiosubiec
dic.postcontraprepostaz.sb tiipredicatu epomanteca gatiuisquare 7c. roz.nó
currere èpossibile .6 Quipollentiarumtres ergononneceffeesoz.curre 1 . 1
4 demqlitarefzmutataquanti uerfavera?Querfensfalfa. tate.vtoishó
estaialaliqd Håbé peraaliqrolanoné aialébo.Lóuerfiopptrapo
fbftárianullarojaernte7ti fitioneeträfposiectiipdica befalsaaliquifubstätianon
tiirecóuerfomanéteeadem énonrosaq2suutradictori qualitaterquitirate.kmura
uzévertivžoisnonfubftan tistermisfinitisiterminosi tia ;estrora.
finitosvtquoddaaialficurs Lotradictiopuerfiõefim ritqodanocurrensnóénon
pliciarguiťpaiofic'becéve aialUtatfciafáfponóhis ranullusbõémuliē.zbecē
puerhonib?puertatponun falfanullamulierébóigif, furistiosus,Fecifimpliciter
Secuidobecéveranull?ce puertifeuapacci.Altopcon cusvid;ens:7becefalfanul
traficfitpuerfiotota.Jng? lumensvidetcecúergorc. ponúťquattuorlrevocales
Lertioßéveranuloom ? S.a.e.1.0.2fignificatplezar éibbiezljéfatfanullusbó
firmatiaz.2vlemnegatiuaz éidomogac.AdpzimDICIE i.pticularezvelidefinităaf,
giftanó suapuertens.fzia firmatiua.o.veropticulare; nullamulieréaligfbó.qioz
velidefinitanegatiua.Luš effephilislimitatioipuerté dicitfecifimplr.i.plisnega
teripuersa.Ad63picogi tiua7pticularisaffirmatiua fitdesbiectopdicatu.qziicft
puertütfimplr.puertiťeua p:edicatúlyens13lyvidens pacci.i,vlisnegariazplis
ens.ióficpuertiéšnullüvi affirmatiuapuertufp accñs densensécecii.Ad tertium
Artopara.i.vlisaffirmatia difimiliterquiaiépuertens zpticularisvelidefinitane
ei?Izianullüensiboiecdo gatiuacouertuntpoponem. m?.vľiainullobõieédom?
Harzuerfionúsimplerévti quianondebétterminimuta lioz.q2vniuerfaliterfipuerfa
recafumquarerc. é vera puertens é vera 7 eco plurescathcgoricar
ipuerfióepaccñsestpuerfa coniunctaspnotam conditio falla.vtbeaialchó.2pueri
niscopulationisdifiunctiois tensveraboéaisl.Jnquer velalicuiistarumequiualen
fioneveropatrapènemécó tez.Vttuesbóituefanimal uerfo.lzñéita i puersione
p accideiis velpatraponez:ná р Ropofitioypothe, ticaeftillaģbabet
Iresigitfuntfpesypotheti Deimpoffibilitatepossibly
CARnoequälentesifigifica, litateneceffitatezcoringen, do'ozaditionaťcopulatia ?
tiaeiusdemnonopzdicerea difitictia.Alievero vtlocaliterqzoiscóditionilisvera
cális ztörať nó funtypotheeftneceffariazoisfalraéim tice.fzcathegorice.Propofi
poffibilis.Hulla atitestque tioaditionalisèillaiäjiun
fitcótigens.iftereguledicte gun&plurescatbegoziceper suntdecóditionalidenomia
noriaditionisvtfituesbó taalyfiquarezi. tuesaial.Propofitionü con ditionalium
alia affirmati uaalianegatia.Propoaditic Dpulatiua eftillaque
onalisaffirmatiuaéillaiqua babetplures cathego 5nórepared afirmaturnotaəditoiserel
ricasgnotacopulationisiui plüpofitúest.Londitionalis cemcõitictas.vttuesboiz
negatiuaestillaiquanotacó ditionisnegatur vtnonfitu eshotuesafinus7brempp
batperaffirmatiua.Adveri ratezcóditionalaffirmatiue requiriťzfufficitg oppofitú
tusedes.Dzopofitionúcopu latiuarumaliaaffirmatiuaa lianegatiua. Affirmatiuae
illainquanotacopulationis affirmatureremplumpofitu eft. Hegatiuaperoeltillai
quanotacopulationisnegaE pritisrepugnetåtecedentivt fituesbótuesanimal.bec
vtnontuesbomoztuesasi veraeftquistarepugnanttu nus. csbomo tunoessial.An
Etsempernegariua proba tecedésvocatillappoqim turperaffirmatiuam. mediate
sequiturnotãcóditi Åd veritatem copulatiue onis:cófequesveroeftalta.
afirmatiuerequiriturquam f'meibad itaotuesboeftafcedens?
libetpartemerreveramvtcu tuesaialestconsequens.Ad eshomoatuesanimal.
falfitatezconditionalis affir, Etadfalfitatem copulati,
matiuerequirit.2fufficitq u e affirmatiue fufficitvnam "sistemahor
oppofitum cófequentisftét partemeffefalsa;vttuesbehurinefrom
cumancedentevifituesbó atucurris. tu sedes.Hec aut ftant fimul Bd
possibilitatem copula tuesbomoztunofedes.ió tiuerequiriturqualibetpar
itaconditionaliseftfalfa. técepossibiléznll'äaltériiz tatomagis *
welalijs Jhiunctiuaeftillaique Deusévelfoztesmouef.Ere
coñitigüturplescathe pltiftvttuesP'tunones.Et itbegorica.gozicepnotazdifunctionis;
adcótingentiaeiusdemrege Detuesbomoveltuesafin? riturqualibetpartemeffeco
Propofitionúdifuciuarú tingentezznullaalterirepu aliaaffirmatiuaalianegatia
gnarenecétcótradictoriail ;Difiuctiuaaffirmatiuaéil, laqvtantirpseftalbɔl'ipfe
a inquaaffirmaturnotadi currit.Poniturtertiapartir litctóisvtpatuit.negatiade
culaqebecdifiunctiuaeftne roeftillaiquanotadifiuctó ceffariatunoesbóveltues
aditsiplānisnegaturprñtuesboľ aial.ztinullapsalterirepu notá
quodtuescapza.zbecsemppbat gnatzõlibyéatigés.lzboc
firdresinsmeaffirmatiuagneceffetnega ióqzcötradictoriaptiuzre, Lisantca
tiuanifipponeretnegatóvt pugnátvztuesbó7tunes Forritpattunonesafinusveltunoes
aial.veldicatomeliusqad foipropofitioneapza.Affirmatiuaestq2nul
neceffitatesdifilactiverequi ' laillannegationumtranfitin
rifzfufficitcoplatiuafacta notam difiunctionis. tropugnante
poribilem.eremplüpzimivt tuesafinus.Etadfalfitatem tuesbo ztucurris.Szadi,
eilisrequiriturqualspartem possibilitatemei?fufficitvna effefalfamvttucurrisl'nul
partezeffeipossibiléautvná lusbaculusstatinangulo. alteriicopoisibilez.eremplu
Mdposibilitatemdifüctie-figutcomkepartesplenepost primivttucurris.7tuésafi,
affirmatiuefufficitvnaj par tilesramom nus.erempluzkivttuésztu
temeffepossibilem.vthomo ferposibilisetideopom nes.Adneceffitatez.copla
eftafinusvelantichristuseftfuficitermedpogriner tiueregritquamlib;premer Sed
adimpoffibilitateeius ludvorbi uficiompor seneceffaria;vtboestaialz
requirifqualibetpartéeffe totdimimurront14éria de’eit.Etadarigentiazip impoffibilemvthomoeftafialiudfornogri.
husregriťzfufficitynapzar nusvelnullusdeuseft. tezelleptingentez.alteraatt
Adneceffitatemdifiunctie nipofsibilezneceidéicópofi affirmatiuefufficitvnazpar
bilemvttucurris7tuesbó temeffeneceffaria;veliuicé pel deus eftz tucurris.
cótradici.Eréplum pzimivt 2 de partibɔcontradictozijser} Ad
veritatezoifiuctiueaf, feimpoffibilez.Etadcontin Römeftiguduozycótrario
afirmatiuefuficitvnazparte gentiamcopulatiuafacta siune imposfibilealiud
effeveram.pttu.cshomop gtib oppofitisfitcótiges, metafarim #coco scadcon
coinout:fed quo hoc eftueru ,cuno filin ilascopilgrimur,fatke
porousopofiris,codicarilkidekie Erionisdifnightutplan qnoradiinch omnis,Admiños
vilpropofiriones,congle:fed l Frelsabond murgiipropa Mit Saint Erine
&filaceprolaindaoimportinisdefinitivaentrare
difusiquefignificatia'sseéincóueniensa
Popu-rariosgudworscontrariozeliuniecorigens unum idiom
conigat&difiurgatriper SadcuilacopulatiuafaltonIparibusopofieasofusdeles in
diversors Eticeforcimoodradilosiaoliikaepoksidaéestimat arhdheofmagisterbisincoligititommdig
ogdifinitivaeritDrinsers. viétime quodpropriafueimpropriauide
itq,amibe“pareddfentnene ožnnimadoprops liéefetwimmign ruenhomo
neltuesani bec.n.éneceffariatunocur iusmodi, r i s . v e l tu m o u
e r i s . q 2 b e c co L e r m i n ’ e q u o c ' é t e r m i n ?
pulatiaéipoffibiťtucurrif fimplerplurafignificarFzdi tunomoueris.Etbecéptin
uerfasrationesficutlicanis géstucurrisvľtunomoue ghignificatcanelatrabilefi
ris.q2beccopulatiuaéptin, duscelestezpiscémarinuz. genstunócurris7tumoue
zbocdiuerfisrationibus. risfecúduregulasdatasde Paedicabilefecúdomó fti
copulatiuis . mifvideliczcóiterzp ergoétermin?vnwoc?pze.
priePredicabilecóiterfup túiterminoaptus.natusde aliquopdicari.zfictātermi
nuscõis finglaristacói dicabilisingddeplerib?ori tibus(pe.ptaialpredicatur
deboiezdeafinogorritfpe ineoqdquidqzaditerroga plerusqizplerusdiciepze
tionezfacta;perquideftbo dicabile.Sippziesicfumen velafin?rndeturqeltaial. do
difinit.Paedicabilee ter Ben'oiuiditur.naquodda minouiuoc'apt nat deplu estgenusgnälifsimu.zquod
rib?pzedicari.7ficnull?ieri damgenussbalternum nusfingularisnec tráfcedes
Benusgeneraliffimúéter autpofit?diciturpzedicabiming ficégen?qd nopot
lefeuvniuersaleqóidéė.q2 essespecies.ytfubftátia.Be null’ralisestterin
vniuoclis nussubalternúeftterminus Undetermin’vniuoc'est
quificeftgenusqdpóteffe termin?fimplerplurasignifispecies vtaial.eeniz genus
cásfm vnicáraionezficutli respectuhominisspeciesde boqosignificatfoztezplato
rorespectucorporis té oiađuagiftcataF5bác Spesestterminusvniuo/ rationeať
raroale.Perboccus nó fupremuspzedicabil qodiciturterminusfimpler
ercluduttermini3pofiti.fed fignificanspla ercluditter minumfingularezzvnicara
tione ercludit terminu trásce détez.videlzensaligdzbu iad plib?vtlibópdicatur
aloztezplacóeieoqd9090 aditērogatöezfactapgdest foztelvpťlatorideurgébő
Spéfoiuiditur q2qdazeft specialissimazadåMalterna
Segfcapituluopdicabilib? fariavidelzgen?(peciediffe p "Redicabiledupťrfu
rentiáppriazaccides.Sen? ptú diuidit iquinqz vniuer, 2 SpēsBalternaetermina
cutlialbuqapredicatur.de 9cu'filspeciespóreffegen? boieieoqdqualeaccicale
vtanimal. qzaditëroğröezfactaequa Spésspecialiffimaéteri
lisehódlafin?pótpuenien nusqcumfitfpesnópóteê terrñderiqdalb?.2bocno genus.vt
bó.vel aliter conuertibiliter.Quia nó con Spėsspalissimaétermin?
uertiturlialbuaialiq°illoz, vniuocuspdicabilisigdde Suffitientiapdicabiliūbe
plurib'orñtıb nuerofolum turistomó quoë vleautest znotáterdiciturfoluiq2liai
piedicabileeffentialiteraut alnéspésspálissima.ztúert accíítaliter
termin?vniuoc?predicabilir Sieffentialrautigdauti igddeplib’orntib?núero
quale.Siiqualeilludéoria 22defostezplacóeiznofoi Siigdautdeplurib'orīti,
làdeorñtib?nuero.qzitd e b?sperilludeitgen?.autde orñtib’spé.vtdeboierlebe
přib?orritib?nueroToluet :Differentiaéterin’viuoc? illudéspés.Siveroepdica
paedicabiťde plib”iquale bileaccnraťrautgiqualeac cénale.vtroaleqapdicatur
cntalepuerribľrz. illudėp ocfoztezplatoneieoqaqle pri.veliqualeacclitaleno
qzaditërogatóemfactaper puertibiťr.2illudéaccñs.er qualisestfortesrespódetur
predictispotpuiciafitper quod eft rationalis . dicato directavľ idirecta er
Peopriúeftterin?viuoc? fentiaľbľaccñcať.Predica Þdicabilisdeplib’ieoquod
tiodirectaeiaiqafupipze qualeaccñtalepuertiběrut dicaturdefuoiferiozi.Debo
rifibileqapdicatdesozteet éaial.Paedicatioidirectaé platbeieoqdqualeqzadin
illaiquaiferi’predicaturde terrogatoezfactapqualise fuosuperiozi.vtaialeftbo.
sozesvťplatopueniéterrñ Predicatioeéntialiséillai deturq rifibiť.7totaratio
quafuperi’pzedicaturdein quareficpdicaturdeilliseq? feriozivelecóuersofzquod éppziapafsioilliustermini
dictiévľoriadealiq°illon bomo cum quo conucrtitur. Si predicatioaccítaliséila
Acchrétēmin’vniuoc'pze iquappuúvelaccñspzedir. dicabilisdeplib”ieoquod
caturdegenerefpeciezpria qualeaccắtaleipuertiblrfi
bľfuoidiuiduoautepuerfo 5 Eréplüpzimi:vtbóèrifibil
dirurindecepdicasca.Quo Paialéalbu.exéplusivrrifi rupzimueltpredicarsitu lub
bileéhoalbueaial.Etpfiľr státiecul’generaliffimúébic dedriazidiuiduodicafl'me
teri’lbalubàpoiturhicter li’oicaturg pdicatioefriaťė mi?coup”.subcocpozecosp?
pdicatio terminoz eiusdez s a i a t u sub cozpoze aiato ať 16
dicamentivtbóestaial.pze, aialifpesspecialissimahoľ dicatioautaccicaťeftpiedi
afinuszlbiftisfuaidiuidua carioterminoxdiuerfozpze fozteszplato.bzunellus7fa
dicamentorumvthomoéale uellus.Secúdupredicame bus.Termin superioradre
túeftpdicamentu quátitutis liquúdicitureffeillequicon
Lui'generalisfimúeftquäti. tinerillúznecóuerfoficutli tasfubýfuntduogenera16
aialrespectuisti'terminihó alternaärnulluestsuperius qzfignificatquicgdile?cuz
adreliquúvzcontinuuz?di bocaliquidvltra.Lermin’in scretu.primigenerisiftefür
feriozadreliquúdicitureffe fpetieslineasuperficiescoz illequicótineturabeo.nnó
pustempus?locus.qR:bec ecouerfovtliforesrespectu funtindiuiduabiliuea fupfi
iftiusterminibomo . hiclocus. Secundigeneris Lozpozea Jnco:pozea
infinitesuntfdeties.f.binari, Lozpus aiatum rius trinarius 7 cetera .
Redicamentuzestcoő ciumeltpaffiovelpafsibilis dinariopluriuztermi,
qualitas.Quartuzestforma nozuFmsubzlupza.Etdiui,
vetcircaaliquidpitasfigura us trinarius quaternarizë Animatum Jnanimatuz
indiuiduaverofunthicbina Sensibile Animal Tertium piedicamentum è predicamentuz
qualitatiscu iusgeneraliffimum estquali Lozpus Jnsensibile Rarionale
Jrrationale. tasfubquofuntquattuo:ge Animal rationale nera subalterna:non sebabe
Soates Plato rio.Secundum eftnaturalis p potentiavelimpotentia.Ier Substantia
tia fecundum sub z fupza.pzi mortalis Jmmortalis mumesthabitusveldispofi, Domo
cies.boc cozpusboc rempus 1 1 Primigeneris(petiesfune
Quintumpredicamétoem grāmaticalogicazrhetorica dicamétuacióiscuiusgener
quaqindividuasuntbecgrå rasubalteznafuntfer.quozu matica logicab rbetorica.
nulluėsuperiusadreliquum Lertijgenerisfpessunto risspéssunt.generarehoiez
redoamaritudo.albunigruz ?cozrupereequáquayindir calidúzfrigidubuidum zfic
uiduafuntficgenerareboiez cum.quarúidiuiduasuntheç ficcorrupereequum.Iertijz
dulcedobiamaritudohocal quartigeneris(pessuntau. bumhocnigp 7buiusmodi.
gereinlongudiminuereila Quartigenerisfpeciessut tum.quozumindiuiduafffic
circulustriangulusquadra augereilögumficdiminuer gulus2huiufmodiquarúidi
inlatu. Quitigenerisspés uidua funt.biccirculus .bicfunt calefacerez
frigefacere triangulushicquadrágulus. quaridiuiduafuntficcalefa
QuartiipredicamétüĊpdi cereficfrigefacer.Sertigo, camerurelatóis.Lui'gene. nerisfpeciesfuntmouct
fur ralissimúeftrelatiovelada. súmoueredeorsumquaruin liquidfbåfunttriagenera(
diuiduafuntficmouerefurfu alterailebita63,16zsup2a ficmoueredeorfum.Sertus
Primumestcaparatio.Se predicamétaépredicaméruz cuduzéfuppofitio.Lertiuzė
paffioniscu’generatiffimu fuppofitio.primigenerisfpe estpassio.Etb;fiĽrfergene
tiessuntvicinusequale?li, rafbalternarisebūtia ;sub milequarumindiuiduasunt.
zsupaav;generaricorrupia hicvicinusbocequalezboc ugeridiminuialterari7fzlo
fimile dñszmagister.qxidiuidua quúconīpiärididuasütir, süthicprbiconszbicmagi
tuboiezgenerariftueqmco Tertijgeneris(péssútfili? rūpi.Iertüzquartigeneris
fuus7discipľ?quaruiidiui; fpetiessuntaugeriinlon duasuntbicfili?bicferubic
gúdiminuiilatuquanidiui. piscipulus. dua funtficaugeriilogu fic cumouči.primi7figeneris,
Secridigenerisspēsfuitpr fpessúthominezgenerarie Secundigenerisspėssunt
v3generarecourtīgeaugere OURzmolle.quarüindiuidua diminuerealterare.cfmlo,
funthocdurumbocmolle. cumouere.Primizfigener b
Nicoletti. Keywords. Refs.: H. P. Grice,
“Paolo da Harborne, and Paolo da
Venezia,” lecture for the Club Griceiano Anglo-Italiano, Bordighera. Luigi
Speranza, “Grice e Nicoletti: quadratura ed implicatura” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691313096/in/photolist-2mPsU62-2mLHPna-2mKMv6z-2mKMuu9-2mKNSXR
Grice e Negri – implicatura – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Mercato San
Severino). Filosofo. Antimo Negri. Antimo Negri (n. Mercato San Severino)
è stato un filosofo italiano. Allievo di Antonio Aliotta, con il quale si
è laureato a Napoli prima in Lettere e poi in Filosofia, ha sempre considerato
come suo maestro Giovanni Gentile, di cui tuttavia non è stato direttamente un
discepolo. L'intensità con cui Negri ha approfondito il pensiero
gentiliano si è concretizzato dapprima nello studio dell'allontanamento di
Michele Federico Sciacca dall'attualismo poi in testi quali: “Giovanni
Gentile,” “L'estetica di Giovanni Gentile,” e “Giovanni Gentile
educatore.” Innumerevoli sono gli scritti dedicati all'idealismo
hegeliano, tra cui i saggi “La presenza di Hegel,” “Ricerche e meditazioni
hegeliane,” e “Hegel nel Novecento,” e le traduzioni di opere hegeliane come
“La vita di Gesù” e “Le orbite dei pianeti.” A queste traduzioni si
aggiungono anche quelle di grandi classici del pensiero filosofico, economico e
sociologico. Ha ricevuto il Premio San Gerolamo. A Negri si
deve anche la valorizzazione di alcune grandi personalità della cultura
italiana, come quelle di Andrea Emo, Carlo Michelstaedter e Julius Evola.
La sua carriera lo ha visto professore di Storia della filosofia in
alcune delle più importanti università italiane: Bari, Perugia e Roma, dove ha
lavorato presso l'Università degli studi di Roma Tor Vergata fino alla fine del
suo incarico universitario. Nel corso della sua esperienza intellettuale
è stato impegnato in un'intensa attività saggistica e pubblicistica, scrivendo
sulle più importanti riviste culturali italiane e straniere, tra le quali: il
«Giornale Critico della Filosofia Italiana», il «Giornale di Metafisica», «I
Problemi della Pedagogia», «Rinascita della Scuola», «Dix-Huitième Siècle», «L'Enseignement
Philosophique», «Studia Estetyczne», «Idealistic Studies». Ha
collaborato con molti dei maggiori quotidiani nazionali: «Il giornale
d'Italia», l'«Avanti», «Il Messaggero», «Il Sole 24 Ore», «Il Tempo» e «il
Giornale». Inoltre, ha diretto varie collane di testi filosofici per la
Marzorati («Ricerche filosofiche», «Testi e interpretazioni»), la Seam
(«Filosofi italiani del '900», «Sentieri del giorno e della notte») e la
Antonio Pellicani Editore («La storia e le Idee») e riviste come gli «Studi di
storia dell'Educazione» della Armando Editore. Gli è stato assegnato, a
Palermo, dall'Associazione internazionale di studi e ricerche Friedrich
Nietzsche fondata da Alfredo Fallica, il «Premio Nietzsche». Saggista
sempre molto prolifico, ha continuato a pubblicare opere originali non solo
nella scelta degli argomenti ma anche dei contenuti: il Discorso sopra lo stato
presente degli italiani, il De persona. L'indomabilità dell'individuo e
Problema Europa: Unità politiche e molteplicità culturali. Bibliografia:
Antimo Negri, Michele Federico Sciacca: dall'attualismo alla filosofia
dell'integralità, Edizioni di Ethica, Forlì. Collegamenti esterni
«Négri, Antimo», la voce in Enciclopedie on line, sito "Treccani.it
L'Enciclopedia italiana". Controllo di autorità VIAF (EN) 4947184 · ISNI
(EN) 0000 0000 8083 8487 · SBN IT\ICCU\CFIV\001170 · LCCN (EN) n79038496 · GND
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Bertrando Spaventa filosofo italiano Michele Federico Sciacca filosofo italiano
Idealismo italiano Corrente filosofica predominante in Italia nella prima metà
del XX secolo WikipediaAntimo Negri.
Grice e Negri – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Grice: “Only in
Italy a philosopher philosophises on Pinocchio!” -- Grice: “I like his idea of
a new ‘grammar of politics,’ even if he uses the extravagant metaphor,
delightful though, ‘fabbrica di porcellana’. He has a gift for metaphor, sure!”
– Grice: “’la lenta ginestra’ to qualify Leopardi’s ontology is genial!” -- Grice:
“Negri reminds me of ‘pinko Oxford’!” Tra gli anni sessanta e gli
anni settanta, fu uno dei maggiori teorici del marxismo operaista. Dagli anni
ottanta in poi, si dedicò invece allo studio del pensiero politico di Baruch
Spinoza, contribuendo, insieme a Louis Althusser e Gilles Deleuze, alla sua
riscoperta teorica. In collaborazione poi con Michael Hardt, ha scritto libri
molto influenti nella Teoria politica contemporanea. Accanto alla sua
attività teorica, ha svolto una intensa attività di militanza politica, come
co-fondatore e teorico militante delle organizzazioni della sinistra
extraparlamentare Potere Operaio e Autonomia Operaia. A causa della sua
attività politica è stato incarcerato e processato, all'interno del processo 7
aprile, con l'accusa di aver partecipato ad atti terroristici e d'insurrezione
armata. Venne, tuttavia, assolto da queste imputazioni, per poi venire
condannato a 12 anni di carcere per associazione sovversiva e concorso morale
nella rapina di Argelato. Saggi: “Stato e diritto -- la genesi illuministica
della filosofia giuridica e politica” (Padova, Milani); “Lo storicismo” (Milano,
Feltrinelli); “Forma giuridica” (Padova, Milani); “Flosofia del diritto” (Bari,
Laterza); “Il concetto di partito politico” (Padova, Moderna); “Lo stato piano
e il comune” (Milano, Feltrinelli); “Il concetto d’integrazione nella storia di
Italia” (Milano, Giuffrè); “Il concetto di stato” (Milano); “Il capitale e lo stato”, “Della ragionevole
ideologia” (Milano, Feltrinelli); “Incidenza di Hegel. Napoli, Morano, Enciclopedia
Feltrinelli Fischer); Scienze politiche, (Stato e politica), Milano,
Feltrinelli); L’organizzazione operaia” (Milano, Feltrinelli); Partito operaio
contro il lavoro, in S. Bologna, P. Carpignano, Negri, “Crisi e organizzazione
operaia” (Milano, Feltrinelli); “I proletariato” Proletari e Stato. L’autonomia
operaia e compromesso storico, Milano, Feltrinelli); “La fabbrica della
strategia” Padova, “Cooperativa libraria editrice degli studenti di Padova, Collettivo
editoriale librirossi, La forma Stato, per la critica dell'economia politica
della Costituzione italiana” (Milano, Feltrinelli); “Il problema dello stato e
sul rapporto fra demo-crazia e sociali-smo” Milano, Unicopli-Cuem, “Il dominio
e il sabotaggio: sul metodo marxista della trasformazione sociale,” Milano,
Feltrinelli, “Manifattura, società
borghese, ideologia: Una polemica sulla struttura e la sovra-struttura,” Roma,
Savelli, Marx oltre Marx [Grice, “Grice oltre Grice”]. Quaderno di lavoro sui
Grundrisse, Milano, Feltrinelli, “ Dall'operaio massa all'operaio sociale. sull'operaismo,
Milano, Multhipla, “Comunismo e guerra,” Milano, Feltrinelli, Politica di
classe: il motore e la forma. Le cinque campagne oggi. Milano, Machina Libri,
“Otto Dix,” Milano, Studio d'arte Grafica, “L'anomalia selvaggia: potere e
potenza in Spinoza” (Milano, Feltrinelli);“Macchina tempo. Rompicapi,
liberazione, costituzione,” Milano, Feltrinelli, Pipe-line. Lettere da
Rebibbia, Torino, Einaudi, Boutang, Diario
di un'evasione, Cremona, Pizzoni, Le verità nomadi: lo spazio di libertà” (Roma,
Pellicani); “Fabbriche del soggetto: profili, protesi, transiti, macchine,
paradossi, passaggi, sovversione, sistemi, potenze: appunti per un dispositivo
ontologico, in "XXI secolo. Bimestrale di politica e cultura", “Lenta
ginestra: l'ontologia di Leopardi, Milano, Sugar, “Fine secolo. Un manifesto
per l'operaio sociale. Milano, Sugar,” “Arte e multitude” (Milano, Politi, “Il
lavoro di Giobbe. Il famoso testo biblico come parabola del lavoro umano,
Milano, Sugar); “Il potere costituente. Ssulle alternative del moderno,
Carnago, Sugar, Spinoza sovversivo. Variazioni (in)attuali” (Roma, Pellicani, “Dioniso,
o lo stato postmoderno” (Roma, Manifestolibri); L'inverno è finito. Scritti sulla trasformazione
negata” (Roma, Castelvecchi); “I libri del rogo, Roma, Castelvecchi); Partito
operaio contro il lavoro; Proletari e Stato; Per la critica della costituzione
materiale; La costituzione del tempo. Prolegomeni. Orologi del capitale e
liberazione comunista” (Roma, Manifestolibri); Spinoza (Roma, DeriveApprodi, Contiene:
S Democrazia ed eternità in Spinoza); “Sogni Incubi”, L’incubo, Visioni.
Politica e conflitti nella crisi della società del lavoro” (Milano, Lineacoop, La
sovversione” (Roma, Liberal, Kairòs, alma venus, multitudo. Nove lezioni
impartite a me stesso” (Roma, Manifestolibri, Desiderio del mostro. Dal circo
al laboratorio alla politica, a cura di e con Ubaldo Fadini e Charles T. Wolfe,
Roma, Il manifesto, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, con Michael
Hardt, Milano, Rizzoli, Europa politica.
[Ragioni di una necessità], a cura di e con Heidrun Friese e Peter Wagner,
Roma, Manifestolibri, Luciano Ferrari); “Bravo ritratto di un cattivo maestro.
Con alcuni cenni sulla sua epoca” (Roma, Manifestolibri); “L'Europa e l'impero.
Riflessioni su un processo costituente, Roma, Manifestolibri); “Moltitudine e
impero, Soveria Mannelli, Rubbettino, Il ritorno. Quasi un'autobiografia” (Milano,
Rizzoli, Guide); “Impero e dintorni” (Milano, Cortina); “Moltitudine. Guerra e
democrazia nell’ordine imperiale” (Milano, Rizzoli); “La differenza italiana” (Roma,
Nottetempo); Movimenti nell'impero. Passaggi e paesaggi, Milano, Cortina, Global.
Biopotere e lotte” Roma, Manifestolibri, Goodbye Mr Socialism, Milano, Feltrinelli,
Settanta (Roma, Derive); Approdi, Fabbrica di porcellana. Per una nuova
grammatica politica, Milano, Feltrinelli, Dalla fabbrica alla metropoli” (Roma,
Datanews, Il lavoro nella Costituzione”
(Verona, Ombre Corte, Dentro/contro il diritto sovrano. Dallo Stato dei partiti
ai movimenti della governance” (Verona, Ombre Corte, Comune. Oltre il privato ed il pubblico, (Grice:
“Cf. Grice on ‘common language’ and ‘private language’”) Milano, Rizzoli, Inventare il comune, Roma, DeriveApprodi, Il
comune in rivolta. Sul potere costituente delle lotte (Verona, Ombre Corte); “Questo
non è un Manifesto” (Milano, Feltrinelli); “Spinoza e noi, Milano-Udine,
Mimesis); “Fabbriche del soggetto. Archivio (Verona, Ombre corte); Arte e
multitudo (Roma, DeriveApprodi); “Storia di un comunista” (Milano, Ponte alle
Grazie, Galera ed esilio. Storia di un comunista” (Milano, Ponte alle Grazie, Assemblea,
Milano, Ponte alle Grazie, Da Genova a domani. Storia di un comunista, Milano,
Ponte alle Grazie. Antonio Negri. Keywords: implicature,
potere-potenza, l’incubo, la differenza italiana, grammatica politica,
assemblea, Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Negri," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685927324/in/photolist-2mQjnue-2mPY4jk-2mPyUzx-2mNbFJE-2mMQbzj-2mLLyEe-2mKNNqN-2mKbok1-2mKiTu1-2mJqjKS
Grice e
Neri – aporia della realizzazione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Grice: “Neri is an
interesting philosopher – he speaks of the aporia of the realization, which is
intriguing, and considers that ‘objectivism’ started with Galileo, which is
realistic!” Professore a Verona. Allievo di Banfi e Paci, rappresenta una delle
ultime sintesi della Scuola di Milano, di cui riprende alcuni dei temi
portanti: ricerca fenomenologica, analisi storico-politica, studi
estetici. Rispetto ai suoi maestri, del cui pensiero è stato uno dei
maggiori interpreti, sviluppa un percorso di ricerca originale, caratterizzato
da una critica delle ideologie del Novecento e dei loro fallimenti, e da una
lettura non dogmatica della storia contemporanea, volta a metterne in luce
discontinuità e aporie. Forte di un'indole scettica e fedele al principio
dell'epoché fenomenologica, Neri ha ripercorso le vicende della dialettica
marxista, focalizzando in particolare la sua attenzione sull'Europa
centro-orientale, e sulle varie forme di controcondotta e dissenso che, a
partire dagli anni sessanta, sono andati germinando in quel contesto storico. I
suoi autori di riferimentoHusserl e Merleau-Ponty, Bloch e Lukács, Kosík e
Kołakowskirivelano la tensione intellettuale tra ricerca teoretica e storica
che ha caratterizzato il lavoro di Neri, dalle principali monografie, ai saggi
su aut aut e Il filo rosso, fino al materiale inedito conservato presso
l'Archivio Neri, da pochi anni istituito presso l'Università degli Studi di
Milano. Durante gli anni universitari, trascorsi tra Pavia e Milano, Neri
ha l'occasione di frequentare gli ultimi corsi di Antonio Banfi, ormai lontano
dalla fenomenologia e intento a perfezionare (e radicalizzare) il suo umanesimo
di stampo marxista, e dell'ancor giovane Enzo Paci che, in quegli stessi anni
di dopoguerra, intraprende un confronto innovativo con gli esiti della ricerca
husserliana, e in particolare con i contenuti della Crisi delle scienze
europee, oggetto di numerosi corsi. Proprio questo "apprendistato
fenomenologico", secondo l'espressione di Luciano Fausti, ha consentito a
Neri di acquisire un metodo di ricerca che lo ha accompagnato, non solo nei
suoi studi delle opere di Husserl, Merleau-Ponty, Patočka (dei quali traduce e
cura varie pubblicazioni), ma, più in generale, nell'analisi del pensiero
storico e politico novecentesco. A questi interessi va ad aggiungersi quello
per l'arte e l'estetica, decisivo in questi primi anni, e dovuto in particolare
agli insegnamenti di Dino Formaggio, con cui Neri si laureò. Neri continuerà a
interessarsi a questi temi anche negli anni successivi, dedicando diversi
scritti a Panofsky (della cui Prospettiva come forma simbolica cura nell'edizione)
e a Caravaggio, e interrogandosi sul rapporto tra fenomenologia ed
estetica. Agli anni di studio, segue una fase di ricerca che lo porterà
nei primi anni sessanta a Praga, ospite dell'Accademia delle Scienze della
Cecoslovacchia e, in seguito, negli Stati Uniti d'America, dove è visiting
scholar a Pennsylvania. A Praga, Neri entra in contatto con la giovane
generazione di intellettuali cechi che, in questi anni cruciali, portano avanti
l'idea di riformare il socialismo dal suo interno, a partire da una profonda
reinterpretazione del materialismo e della prassi marxiana. È grazie a Neri che
in Italia si diffondono le opere di Karel Kosík e di Jan Patočka che, pur così
profondamente diversi, condividono con Neri l'interesse per la fenomenologia e
la politica. Durante la sua esperienza americana, Neri dedica a Marx una serie
di lezioni e conferenze, i cui testi inediti, facenti parte del Fondo Neri,
sono conservati presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi
di Milano. Analizzando il pensiero di Marx, Neri si rifà in particolar modo,
oltre che all'insegnamento di Kosík, agli scritti di Gajo Petrović e alla
scuola jugoslava legata alla rivista Praxis. Tornato in Italia, inizia un lungo
periodo di insegnamento a Verona, durante il quale incentra i suoi corsi sulla
fenomenologia post-husserliana, su Bloch, sull'idea filosofica di Europa e la
sua eredità, a seguito del fallimento dei principali progetti politici
novecenteschi. Escono in questi anni le sue opere più note: “Aporie della
realizzazione”, sulla filosofia e l'ideologia dei paesi del socialismo
realizzato, e “Crisi e costruzione della storia”, dedicato, ancora una volta,
al maestro Banfi. In più occasioni, manifesta il suo debito nei confronti
dei suoi maestri milanesi, per averlo iniziato allo studio della fenomenologia.
In tal senso, il passaggio dall'insegnamento di Banfi a quello di Paci è
decisivo. «Al centro non era piùscrive Neri poco prima di morire, ricordando
quegli anniil "disperato razionalismo" del fondatore della
fenomenologia: il fuoco della rilettura era diventato il "mondo della
vita" e la critica dell'obbiettivismo moderno». Un pensiero che ben si
presta a una generazione di giovani studiosi che, durante gli anni sessanta, si
raccolgono intorno a Paci, desiderosi di affinare un pensiero che consenta di
riguadagnare un sguardo disincantato, ma non indifferente, sulla realtà sociale
e culturale circostante, contro «l'asfissiante razionalismo» di Banfi e, più in
generale, contro l'impronta culturale del PCI. Neri rientra in questa
nuova leva di studiosi e in questi termini si possono interpretare anche i suoi
studi fenomenologici. «Con il tema del mondo della vitaribadisce Neri, in un
altro tra i suoi scritti più tardila fenomenologia mostrava di saper affrontare
i problemi posti dalle scienze storiche e sociali, dall'antropologia culturale
e infine anche dal pensiero marxista». L'esempio di Paci, tuttavia, che cercò a
tutti gli effetti di coniugare metodo fenomenologico e dialettica marxista, è
seguito dall'allievo solo parzialmente, lasciando la sua impronta più visibile
nel volumePrassi e conoscenza, una cui parte è dedicata ai critici marxisti
della fenomenologia. Col passare del tempo, tuttavia, Neri adotta una posizione
di sempre più evidente rottura, prediligendo a qualsiasi tentativo
conciliatorio una critica fenomenologica del socialismo realizzato e delle sue
distorsioni. A tal proposito, il confronto con Kosík e il dissenso, all'interno
del socialismo reale, giocano un ruolo di primo piano. Come si evince
dalla sua “Aporie della realizzazione,” distingue due fasi e due generazioni di
filosofi, all'interno della complessa crisi del socialismo in costruzione. Da
una parte, la prima generazione è rappresentata da György Lukács e da Ernst
Bloch. Proprio al pensiero di quest'ultimo, alle sue concezioni di storia e di
utopia e ai suoi numerosi ripensamenti, Neri dedica una lunga analisi, che
tornerà periodicamente anche negli anni successivi, come testimoniano i
programmi dei suoi corsi universitari. A Bloch è ispirato, d'altronde, il
titolo del libro, che Neri ricava da una pagina di Principio speranza. È
all'interno della dialettica tra realtà e realizzazione, tra condizione
presente e speranza futura, che Neri individua l'andatura del socialismo reale,
della sua filosofia e della sua ideologia. Solo con la seconda generazione di
filosofi, tuttavia, le aporie della realizzazione socialista vengono veramente
al pettine; la malinconia di Bloch cede infatti il passo allo sguardo scettico
di Kołakowski e al tentativo di Kosík di rileggere la dialettica marxista in
termini concreti, al di là di ogni deriva ideologica. Dello stesso tenore è
anche il libro su Banfi, Crisi e costruzione della storia, di pochi anni
successivo, in cui Neri si confronta con lo stesso tema della realizzazione,
inteso stavolta nei termini del tentativo banfiano di costruire un percorso
storico su basi razionali, oltre la crisi della civiltà moderna, verso una
nuova prospettiva umanistica. Alla luce del ritratto offertoci da Neri, che si
concentra in particolare sugli anni trenta, intesi come momento cruciale per lo
sviluppo della teoria banfiana, emerge un'immagine di Banfi particolarmente
complessa, nella quale la svolta ideologica e l'adesione al comunismo non
offuscano il perdurare di uno spirito critico e di una prospettiva europea, che
si sviluppa al di là dei particolarismi delle filosofie nazionali. L'Archivio
Guido Davide Neri -- è stato creato presso la Biblioteca di Filosofia
dell'Università degli Studi di Milano l'Archivio Guido Davide Neri. In tale
archivio è raccolta un'imponente quantità di materiali inediti, che comprendono
riflessioni, appunti per corsi e seminari, annotazioni di viaggio,
corrispondenze. Sono considerati di particolare rilievo, in vista di futuri
studi sul pensiero filosofico di Neri, i 149 quaderni, contenenti le
riflessioni del filosofo, dalla metà degli anni cinquanta, fino alla sua morte.
Attraverso la lettura di questi scritti, ora completamente consultabili e in
corso di digitalizzazione, è possibile chiarire il rapporto e gli scambi di
Neri con altri rappresentanti della filosofia milanese: da Banfi a Paci, da Dal
Pra a Preti. Grande importanza rivestono anche i commenti in presa diretta su
alcuni tra i più rilevanti avvenimenti storici del Novecento: dall'invasione
sovietica dell'Ungheria, alla Primavera di Praga, fino al crollo del socialismo
reale. A ciò si aggiungono le riflessioni sul ruolo della filosofia nella
società, sul modo e l'opportunità di insegnarla, e sulla sua tenuta, di fronte
alle scosse della storia. Saggi: : “La fenomenologia della prassi (Milano, Feltrinelli); “Il partito socialista
italiano” (Milano, Feltrinelli); “Crisi e costruzione della storia” (Napoli,
Bibliopolis); “Il sensibile, la storia, l'arte” (Verona, Ombre Corte, F. Tava, su
Open Commons of Phenomenology. G. Scaramuzza, Presentazione, in Atti della
Giornata di Studio e di Testimonianze svoltasi presso la Fondazione Corrente,
Milano, Materiali di Estetica, Archivi. su sba.unimi. degli scritti di in aut
aut, n. Atti della Giornata di Studio e di Testimonianze svoltasi presso la
Fondazione Corrente, Milano, in Materiali di Estetica, Quando tra noi Ricordo, amici, colleghi e studenti, Pizzighettone,
Viciguerra, L. Fausti, Tra scepsi e storia. Un percorso filosofico, Milano,
UNICOPLI,. L.Frigerio e E. Mazzolani,
Iin Sistema Università, A. Vigorelli,
Fenomenologia e storia. A partire da Patocka: itinerario filosofico, in Leussein, F. Tava, Open Commons of Phenomenology. sba.unimi.
Fondo librario. Grice: Mussolini used to say that Garibadi spoke of the
‘popolo’ while he speaks of the ‘nazione’ – and a nazione has a plusvalue over
popolo. Il popolo e l’asino, l’asino e il popolo utile paziente e bastonato. Grice:
“Neri made a great contribution or the spreading of Husserl’s interpretation of
their own Galileo n Italy. Who is this Jew to tell us anything about our
glorious Pisan? Husserl saw Gailei as a Platonist. Neri made a translation of
Husserl’s essay on Galileo and included in a saggio with the title GALILEO in
it – in this way, he gathered the attention of every Italian philosophical
Galileian!” Grice: “Perhaps the best introduction to Italian socialist politics
are the commentaries Neri made to the cartoons in the asino, which he entitled,
bitingly, the bite of the ass!” Grice: “Oddly, bite is an attribute of ass –
when a retrospective of the cartoons was held, the cliché journalese when
‘satira morente’ -- -- estetica di Diderot, senso e sensibile, il sensibile, la
sensazione, il Galileo di Husserl. –Guido Davide Neri, su sba.unimi. Neri.
Keywords: aporia della realizzazione, il mordo dell’asino, -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Neri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701893635/in/photolist-2mQiU3r-2mPZ2Vc-2mPVkio-2mPYm4t-2mLN3si-2mLGvyP-2mLHHHe-2mPq5pS-2mKTyvC-2mKG3XG-2mKFeJo-2mKDwcr-2mGnP2f-G3tvCn-G9arP4-FcebeC-ErqrPW
Grice
e Nesi – implicatura – adulescentuli oratiuncula – Sono dalle celeste sphere
Venere: perche amore inspiro: dagl’elementi fuoco: perché d’amore
accendo da uoi con vocabulgreco CHARITÀ chiamata: perché col mio ardore della
GRAZIA della salute viso degni.filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice: “I once had a fight with Nowell-Smith; he was saying that a
philosopher should not be a moralist; I told him that by that token Nesi wasn’t
one!” – “De moribus” Figlio di Francesco di Giovanni e di Nera di Giovanni
Spinelli, si dedica interamente agli studi filosofici. Strinsge stretti
rapporti con i principali umanisti fiorentini dell'epoca, tra cui Acciaiuoli e Ficino.
Influenzato dall'operato di Savonarola, ricopre anche diverse cariche
politiche. Saggi: “Adulescentuli oratiuncula”;
“Orazione del corpo di Cristo”; “Orazione de Eucharestia” “ Orazione
sull'umiltà” “Sulla carità”; “De moribus”; “De charitate”; “Oraculum de novo
saeculo, Canzoniere, Poema. Treccan Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Obviously,
Nesi is not having Davidson in mind. But Nesi is wrong in identifying GRAZIA
with CHARITA, ‘greco vocabull” – this is an etymological blunder. The charities
were indeed three – Eglea, Eufrosina, e Talia – and they danced mainly to
eroticse Mars, or more frequently Giove and Mars together --. Of course the
expression ‘gratia’ is not cognate! – For Davidson, charity is what the
Italians refer to ‘carità’, formed out of ‘carus’ – the spelling with ‘ch’ is a
French corruption! So to be charitable, in Davidson’s interpretation, is to be
kind, caro. Not graceful! --. Grice: “If Davidson doesn’t know his Greek
mythology, that’s not my fault --. Instead of his singular principle of
charities, I will take the liberty to sub-divide it into three maxims – The
first maxim refers to the first charity, Aglae: splendour; thes second maxim
refers to the second charity, Eufrosina, mirth; the third maxim refers to the
third charity, Talia, cheer. In Kantian format, these counsels of prudence
become: be splendorous – or try to make your conversational move one that is
splendorous; be merry – or try to make your conversational move one that will
carry mirth to your co-conversationalist; and ‘be cheerful’, try to make your conversational
move one as if it was spawned by Thalia!” -- Giovanni Nesi. Nesi. Keywords:
adulescentuli oratiuncula, principle of charity, Davidson on charity on Grice.
Who was the first Englishman to use ‘charity’ as a hermeneutic principle?
Butler. Grice speaks of self-love and benevolence. Benevolence – and charity?
Grice is not so much concerned with Beneficenza or Malificenza, but with
Benevolenza, and Malevolenza – where does charity fit? What was Ciceronian for
charity. What is pre-Christian about charity? Charisma, charitas, folk
etymological confusion here – caritativo – carita – caro, “le tre carità in
armónico conubio” “tre carità”. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Nesi” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690518712/in/photolist-2mLN3si-2mLz5aB-2mKHqkS
Grice
e Nifo – implicatura ludicra – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sessa Aurunca). Filosofo. Grice: “I like Nifo; first, because he
wrote a treatise he called ‘ludicrous rhetoric;’ second, because he tried to
refute Pomponazzi against the mortality of the soul – surely the soul is
‘mortal’ is a category mistake --.” Alla corte di Carlo V (L. Toro, Sessa
Aurunca). Studia Padova sotto Vernia. Insegna a Padova, Napoli, Roma e Pisa, guadagnando
una fama tale da essere incaricato e pagato da Leone X di difendere l’immortalità
dell’animo di Leone X contro gl’attacchi di Pomponazzi e degli alessandristi. Ricompensato
con la nomina a conte palatino con il diritto di assumere il cognome del Papa,
Medici. La sua prima filosofia si ispira ad Averroè, modifica poi la propria
visione giungendo a posizioni più vicine al domma romano. Pubblica un'edizione
delle opere di Averroè corredate di un commento compatibile con la sua nuova
posizione. Nella grande controversia con gli alessandristi si oppose alla tesi
di Pomponazzi per il quale l'animo razionale non e separabile dal corpo
materiale e, dunque, la morte di questo porta con sé anche la scomparsa
dell'anima. Sostenne, invece, che l'animo di Leone X, quale parte
dell'intelletto assoluto, non e distruttibile e alla morte del corpo di Leone X
si fonde in un'unità eterna. Tra i suoi allievi, presso Salerno, tra gli altri,
ricordiamo, Rosselli, filosofo calabrese autore di un testo molto controverso,
Apologeticus adversos cucullatos (Parma), in cui cerca di affermare le sue
dottrine che tendono a discostarsi da quello del suo maestro. Lo si ritiene
protagonista di un curioso episodio. Pubblica il trattato “De regnandi peritia”
(la perizia di regnare), che alcuni ritengono essere un plagio del più noto “Il
Principe” di Machiavelli del cui manoscritto e venuto in possesso. Gli e
conferita la cittadinanza onoraria di Napoli ed iessa e estesa ai figli ed agli
eredi in perpetuo.A lui è dedicato il Convitto Nazionale di Sessa Aurunca,
della quale e anche sindaco. Saggi:“Liber de intellectu”; “De immortalitate
animi”; “De infinitate primi motoris quaestio” [cf. Bruno, Galilei, Novaro,
infinito]; “Opuscula moralia et politica”; “Dialectica ludicra,” “De regnandi
peritia.” Furono poi più volte ripubblicati,
in quanto ampiamente diffusi, i suoi numerosi commentari su Aristotele, di cui i
più importanti sono “Aristotelis de generatione et corruptione liber Augustino
Nipho philosopho Suessano interprete & expositore”; “Expositiones in libros
de sophisticos elenchis Aristotelis”; “Expositiones in omnes libros de Historia
animalim, de partibus animalium et earum causis ac de Generatione animalium, In
libris Aristotelis meteorologicis commentaria” (Venezia, Ottaviano Scoto); Physicorum
auscultationum Aristotelis libri octo”; “Super Libros Priorum Aristotelis”; “Commentarium
in tres libros Aristotelis De anima”; “Dilucidarium metaphysicarum
disputationum in Aristotelis Deum et quatuor libros metaphysicarum”. “Dialectica
ludicra”. Biblioteca del Convitto, Dialectica; “Dialectica ludicra”; “In libris
Aristotelis meteorologicis commentaria”; “In libros Aristotelis De generatione et
corruptione interpretationes et commentaria, Biblioteca del Convitto Nifo di
Sessa Aurunca; “In libros Aristotelis de generatione et corruptione interpretationes
et commentaria. G. Gabrieli, "Raccolta
Storica dei Comuni", Istituto di Studi Atellani, Sant'Arpino, C. De Lellis, Discorsi delle Famiglie Nobili del
Regno di Napoli, Napoli, G. Paci, G. Marco, I sindaci della città di Sessa,
Sessa Aurunca, Zano. La filosofia nella corte (Milano, Bompiani). Dizionario di
filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G. Marco, G. Parolino,
Incunaboli e cinquecentine nelle biblioteche di Sessa, Minturno, Caramanica, Dizionario
Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. De
Bellis, Il pensiero logico, Galatina, Congedo, Ennio De Bellis, Aspetti
storiografici e metodologici, Galatina, Congedo, E. ellis, Collana Quaderni di “Rinascimento”. Istituto
Nazionale di Studi sul Rinascimento (Firenze, Olschki); A. Poppi, I liceii di
Padova, Dizionario biografico degli italiani, Ratisbona. Grice: “I enjoyed
Nifo’s rambling on dreaming – quite an complement for Descartes on clear and
distinct perception!” Grice: “Part of my cooperative principle is based on Nifo
– echoing Aristotle rather than Kant. Or rather echoing Kantotle. In this case,
it’s Aristotle’s key concept of a ‘virtue’ – a collective virtue, like
solidarity, lies at the bottom of my conversational principle of cooperation.
The virtue is ONE of course, which is good. Each maxim then attends to some
virtue. Nifo is better than Castiglione in that his Italian is better. He
relies on Cicero, rather than on this or that court poet! So there’s VERITAS,
HONESTAS, CARITAS, and the rest. Each is seen as a virtue, and the point is to
find the ‘middle point’ or mesotes. A bore is a bore but if you include this or
that ‘implicatura ludicra’, two gentlemen can enjoy a nice conversation. Nifo
is having the Northern Italian courts in mind, away from that nefarious
influence of the Pope, who had paid him to demonstrate the immortality of his
soul! The virtue model of conversation is an interestin gone – “De re aulica”
is the way Nifo considers this, and he makes interesting observations on how to
attain a middle way, i.e .how to win frineds and lose enemies!” –Of course
there are overlaps. My model is Kantian, but what is a counsel of prudence if
not a nod to Aristotle’s virtue of prudentia – the principle is thus a
principle of conversationl conviviality, urbanity --. There are conceptual
problems with a purely Aristotelian model, rather than Ariskantian one. One is
not after VIRTUE, but the MESOTES – So the ideal is not to be searched for.
It’s not pure HONESTAS, but that which fits civil conversation. Oddly, Italians
were more concerned with ‘vitii’, which due to their Roman dogmatic
assumptions, they correlate with ‘vice’. For each vice, we should not look for
the VIRTUE, but to the MESOTES --. Kant could not make head or tail of this! Agostino
Nifo. Nifo. Keywords: ludica, ludicra, intellectus, animo intelligere, nous,
intellectus passivus, intellectus activus, intellectus agens, intellectus
possibilis, intellectus passibilis, what is so ludicrious about dialectis?–
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Nifo: la dialettica ludrica”, Grice, “Dreaming”
– Malcolm, “Dreaming” --. – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701700739/in/photolist-2mPmNVF-2mNzeEc-2mLGAQC-2mLD9pe-2mLEzBt-2mLGJnr-2mKLVA3-2mKAKcc-2mKQRx3-2mKAsyK
Grice
e Nizolio – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescello). Filosofo. Grice: “I read Nizolio and it’s like
reading myself!” – Insegna a Brescia e Parma. Pubblica il lessico “Observationes
in M. Tullium Ciceronem” (Brescia), il Thesaurus Ciceronianus” (Venezia,
Facciolati) e il “Lexicon ciceronianum” (Venezia, Facciolati). Ha una lunga
polemica con Maioragio per una critica portata da quest'ultimo a Cicerone che,
iniziata con la Epistola ad M. A. Majoragium, prosegue con l'Antapologia e si
conclude con i “De veris principiis et vera ratione philosophandi contra pseudo-philosophos”
(Parma), scritto contro gli scholastici, che interessarono Leibniz al punto che
questi li fece ristampare premettendogli il titolo “Anti-barbarus
Philosophicus, sive Philosophia Scholasticorum impugnata” con una prefazione ed
una lettera a Thomasius sulla dottrina di Aristotele, Francofurti (Roma,
Bocca). E chiamato da Gonzaga a Sabbioneta. Contemporaneamente alle critiche di
Ramo alla logica dei lizii, anche per lui occorre sostituire all'astrattezza di
quella logica un pensiero che sia concretamente legato al reale, e a questo
scopo la strada maestra sta nel ritrovare i processi del pensiero direttamente
nella struttura grammaticale dell’italiano. Individua cinque principi per fare
della buona filosofia. Il primo principio generale della verità e della buona
filosofia consiste nella conoscenza della lingua romana, in cui sono espressi
quei saggi filosofici. Il secondo principio è la conoscenza di quei precetti che
si trovano nella grammatica e nella retorica di Cicerone, sostituendo la
grammatica e la retorica alla metafisica, ontologia, o filosofia speculativa,
dal momento che il metafisico si e preoccupato solo di ricercare il vero, senza
occuparsi dell’utile, il necessario, o il pertinente delle cose trattate. Il
terzo principio consiste nell’interpretare il filosofo antico come CATONE IL
CENSORE, o Cicerone, o Antonino, e nello sforzarsi di comprendere il modo con
il quale il popolo romano si esprime, essendoci verità in quella schiettezza –
Grice: ‘slightness” -- di linguaggio. Il quarto principio generale del vero è
il libero, e la vera licenza delle opinioni e del giudizio su qualunque
argomento, in contro ogni domma, come richiede il vero e il naturale. Non
devono essere dunque CICERONE o ANTONINO nostril maestri, ma i cinque sensi,
l'intelligenza, il pensiero, la memoria, l'uso e l'esperienza delle cose. Il quinto principio afferma che, oltre a
esporre ogni tesi con la chiarezza della lingua comune – l’italiano volgare, senza
introdurre nel discorso oscurità (avoid obscurity of expression, be perspicuous
[sic], avoid unnecessary prolixity [sic] o sottigliezze, occorre non trattare
problemi che non hanno realtà. Esempi di invenzioni filosofichi prive di
oggettività sono la “idea” platonica e la tesi del reale dell’universalie. Infatti,
il reale è costituito soltanto da singoli individui e questi devono essere
indagati non attraverso la loro natura propria e privata, ma attraverso la loro
comune e continua successione. Si fa filosofia non astraendo, ossia togliendo
da una singola realtà quel quid che viene poi analizzato come se esso fosse
reale, ma comprendendo, ossia considerando insieme il singolo reale.
L'universale è una vana e finta astrazione che deriva invece dalla comprensione
di ogni singolare di ogni genere, accolto insieme con un atto solo, senza
astrazione intellettiva, ma con il solo ausilio di un'intelligenza che
comprende il singolare. In sostanza, noi non possiamo distaccare, con
un'operazione dell'intelletto, un universale da ogni singolare, ma semmai
passare dall'individuale al collettivo. L'operazione consiste nel sostituire
alla dialettica la retorica e alla logica la grammatica ma, pur mettendo in
rilievo i difetti della logica classica, non riesce a fondare una nuova logica efficace
e persuasiva. Saggi: Garin, Rossi, Vasoli, “Testi umanistici su la retorica”; “Testi
editi e inediti su retorica e dialettica di Nizolio, e Ramo, Milano, Bocca “Marii Nizolii Brixellensis in M.T. Ciceronem
observationes Caelii Secundi Curionis labore et industria secundo atque iterum
locupletatae, perpolitae et restitutae. Ejusdem libellus, in quo vulgaria
quaedam verba et parum Latina, ad purissimam Ciceronis consuetudinem
emendantur, ab eodem Caelio, s.c. limatus & auctus”. Dizionario Biografico
degli Italiani. Ballestri, Massimiliano. Milano, Cosmo editore, R. Battistella,
umanista e filosofo, Treviso, L. Zoppelli, Il rinnovamento scientifico moderno,
Como, Meroni, Rossi, “La celebrazione
della rettorica e la polemica anti-metafisica del "De Principiis" in
La crisi dell'uso dogmatico della ragione, A. Banfi, Milano, Bocca); W. Fink, Logica
aristotelica Universale Idea. Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. G. Calogero, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “I was slightly disappointed when I got
hold of Nizolio’s overadvertised masterpiece, the “Lexicon Ciceronianum;” while
Urmson liked it, I found it more to be a common-or-garden dictionary. I did not
care for philosophical concepts, seeing that he starts wih “A”, ‘the first
letter of the alphabet,’ as Nizzoli defines it. So, I went straight to the
third tome – heavy as they are, and reprinted in London for use at public
schools –‘adolescens’ – to ROMA, ROMANVS, ROMVLVS. As for his advice as to deal
with the longitudinal unity of philosophy and his rhetorical, ‘Plato is my
friend but a better friend is truth,’ I can’t believe it coming from one who
dedicated his life to TRACE every little ‘diom’ (slogans as the London edition
has it) uttered by Cicero! WhileI would expect praise against the barbarian
scholastic from Roger Bacon, it sounds hypocritical coming from Leibniz. By
Nizelio’s standard, Leibniz was a barbarian his self. The scholastics actually
saved the books from the flames of the Longobards and the Eastern Goths
(earlier on). Roma, 2. Contr. RuJ. 95. Romain montibus
posita, et convalUbus, ccenacolis
sublata atque suspensa.1. de Div.107. Certahant, Urbem
Romam Uemamne vocdrent, Post led. in
Sen. 1. Roma arx omnium
terrarum. De Pet Cons. 40. Roma
civitas CK nationnm conventu constituta. 1. de Onu
196. Roma domus virtutis, imperii et dgnitatis. Ib, 105. Roma domidUum imperii et gloris. 4.C.11. Roma luxorbisterraruhi,et
arx onuuum
gentium.1. Div. 101. Bmoul sexenniojpost Veios
captos a GaUis capta. Ib, 89. Rome
et reges augnres, et postea privati
eodem sacerdotio prsediti, lempub. regionum
autoritate rexemnt.1. Qu. Fr. 1. 18.
Roma, ubi tanta arrogantia est, tam
im- moderata libertas, tam iofinita hominum
centia. t 14. Redu Romam Fonteu
cansa ad VII. Idns Qu. 3. de Nat
21. Roma in terrisnihU meUns. Inoer.
Romam conditam 01 vmpiadis sestss anno
tertio. Romani. Pro Leg. Man. 7.
Romani pn»- ter ctiteras gentes laudis
et glori» avidi. 14. At 12. Romani
cives facti Siculi lege Anto- niL9.Fara.19.
Romani veteres atque urbau
sales. 1. Tus. 3.Romani serius quam GffKci poeticam acceperant 1. Di. 95. Romaia nihU in bello sineextis agebant nihU d<»B& sine auspiciis. 1. Off. 35. Romani Toscoianos, Equos, Volscos, Sabinos, Hemicos, victoria parta non modo conservarunt, sed etiaro in ciritatem acceperantPro Mur. 74Romani tempora voluptatis laborisque dispelrtiunt,.&c.l. Tus. 1. Romani omnia aut invenerant per se sapientius, quam Greciaut accepta ab illis fcicerant meUora. 1. Div. 102. Romani omnibut rebus agendis, quod bonnm, faustum, felix, fortunatnmque essetprefabantur. Pro Cnc 99. Romani eos vendere solebant, qui mUites facti non essent 3. de Ora. 40. Romani minos qoam liitm Utteris stndebant Pro Leg. Man. 5.1. Romani omnibus navalibus puffuis Carthagienses vicerant 4. Aoad. 147. Romanorum antiqoa jurisjurandi formulaet consuetudo.1. de Or. 15. Romanoram ingenia raultnm csBteris liomiaibos omnium gentium prsstiterunt 3.39. Snavitassemkonis
Atticoram et Romanomm
propiia. 4. Tosc 3. Apod priscos Romanos
morem honc epolaram fiijsseantor est Cato
in Originibos, ut deincepi, qui
aocobaient, canerent ad tibiam virorom
daroram Uodes atqoe virtotes. Romanos, a, uro. 1. de Nat 83. Romana k 58 RO JaiioteIbBoa«t,<f«aUs8oif2li« $.S.Fo^ paU RoaiaBi ovnk religio in ftcrt etin anspida diyia. 16. Att 2. Popalnm Boaunun nanDJ saasnonSn defendenda ropnb.sed Sn pUndendo coosoBieie. 10.7. Bum non nodo Romano bomini, sed ne Perse qwden coiqaam tolerabile.7. Fam. 18. Bomaoo nsoae oommendare.16. 5. Romano more feqni.1. de Orat 24. et Ver. 5. 36. Romani ladL 4. Att. 14. NuBc Romanas res aedpe. Romilla, iribus. t. cont Ral.78. Respondit, Romilla tribo se initiam esse £se- tnram. I^, Tribos. Romalos, li, Qutnntti. 3. C. 2.Romalam»
qu banc aibem condidit, ad deos
immorta- les benerolentia famaqae
sastulimas. 1. de L. 9 Roawhis post
exoessum suum dixit Proculo Jolio,
se deom esse, et Qaoinum vocartemplumaae
sibi dedlcari ia eo loco jussit 3.C. 19. Romuhis
quem iaauratum m Capitolio pamun ac
lacttntem, uberibos lopiais inhiantem fuisse
meministis. 3. OfF. 41.Peccavit igitar, paoe
vel Qoirini toI Bomali
duEerim. 1. de D. 107. Romuhis
puldier. Ih, 3. Romulus urbm
auspicato oodidit 16.31. Roamlus non solom
aospi- eatoRomam condidit, sed etiam optimos
augur feit 3. de N. 5. Romnlos
auspicBs, Numa sacris constitatb, fandamenta
jeeit ostiSB
dTitatii. 3. Off. 41. Rommlus,
cum ci visom csset utilios solum, quam cum altero regnarefiratrem interemit 1. DeOr. 37. RomaJns consitto magis et sapientfa
qaam doqueotia usns est S. Div. 45. Romolas et Remus com altrice bdhui vi folminis idi oooddeiant £6. 81. t 1.107. Romulis et Remus
ambo aagures fberant 3. C. 19. Roorali
stataa decoelo taeta. Som. 6ch>.17. Ronmlo
moriente deficere sd bommibas eatingaiqao visus est.
Summatim quanam fine principia generalia veritatis investigande, recteque philosophandi.
Item in summa quanasmint princigpeianeralia pseudo-philosophorum et perverse philosophandi.
De generali omnium nominum divisione in substantiva, adjectiva propria appellativa,
deq; eorum proprietatibus et differentia, nginguam facisus queinbuncdicmab
ullotraditisaut cognitis, contra pseudo-philofophos. De nominibus propriis et
appellativis, tam cole&li vis quam simplicibusnon cola Letivis, ac decorum proprietatibus
et diferentis, contra philos-ophastros. s.De us)0 (sem (falsis. De denominativis
reliquis capitibus Ante predicamentora,vel supervalaneis vel. Universalia realia
etiam five raese concedantur, tamen non fuisse facienda quin. Que numeross ed velunumtantum,
hoc est, GENUS, vel plura quam quinque hoc est, septem veloflo, adiecto communi,
simils, contrario, arque substantia. De nominibus substantivis et adiectivis. De
eorum proprietatibus ac diferentis, contra pseudo-philosopos. De generaliomnium
rerum divifione oratoria pera & deila pseudo-philosophorum falsa, simul quede
voce universi anni versalis et in summa de falsirate universaslium realium ut
vocant. Universalia realia nec propter scientias artes quetradendas, nec propter
syllogismos eocateras argumentations formandas, nec propler predications superiorum
de inferioribus faciendas necessario ese ponenda contra pseudo-philosophos. Universalia
realta vere in rerum naturaese non posse. Co propter canone c, uirea Etiffime
dicunt nominales. Cintra sultam illam realium opinionem de universalibus
realibus, quorum rationes omnes plusquam in aneslabefaltaneur. um suffi.ientia ,quamvocant.
De toris,& corum divisionibus, compositionibus quepere, contra falsissimam dialecticorum
de his omnibus doctrinam. De vere philosophico e oratorio genere et de vera eius
definitione. Contra falsum genus dialecticum et falsam cius definitionem. De vera
specie oratoria et vera ejus definitione, contra falsam speciem dialecticam
& falfam illius definitionem. De vera diferentia & vero proprio philosophicis
oratoriis do simulde eisdem adversariorum vel falfsis vel inutilibus. De accidente
vero quid esmedin constanter definite et simul pauca quadam de falsis universalibus,
eorum vanis questionibus in universum. De preceptis dividendi et definiendi oratoriis
veris et dialecticis falis. De homonymis et synonymis grammaticorum veris quid vere
sint et quis verus eoru mufus, contra ftultaila aquivocado analoga dialecticorum.
Ele tantum modo unum et summum et verum á generalisimum genus oralo rium, quod eft,
genus rerum sex autem s a transcendentia Dialecticorum, decem pre
dilameniaAristotelis,& triaLaurentiiVallaelefalsa. Quam ob levem causam Aristoteles
CATEGORIAS fore predicamenta decemponenda ex iftima verii et quam non re et tetriatantum
Vallusta rucrit, fimul quopactonosar borem generica ma Porphyri analonge diversam,
faciendam arbitramur. GENUS rerum vere in duasrantum species divide in s ubstantias
et qualitates, omnia alia accidentium dialecticorum pradicamenta sub qualitate generalitan
quamo verascius specie sper econtineri. Simul de falsa universali. De o
sem. De qualitale generali et omnibus e iustam comparata quam absoluta speciebus,
praferrimquede qualitate speciali, quantum different a speciebus accidentium
dialectic corum ,& fingillarim quærario de causa diversitatis. De nominibusscientia“
arris quid APUD LATINOS communite rad proprie significe ne, u quormo dis virum que
corum accipiatur et deniq; quibus differentis attes elit entia mnter sediftinguantur,
contra falas scientias et artes pseudo-philosophorum, (falla. De generalı scientiarum
do atrium divisionenoftrarera, et pseudo-philosophorum. De errales Peripateticorum
in generalı philosophia divisione admflis. Dialectica minter scientias (
ariesnecut universalem nec ut particularem ul lumomninolo cum habere pose sed tanquam
non modo falsams ed etiaminutslem de sua pervacuam ex omni artinm do
scientiarum numero ejiciendam. Metaphysicam inter scientias Cartesnecut universalem
nec ut parricularem ul lumomninolo, um habere pofe, sed tanquam partim falsam, parliminutlım,
partim super vacnam ab omni artium scientiarum numero removendam. De
comprehensione universorufmingularium vere philosophica de oratoria et simul de
abstractınoe universalium pseudo-philodophia et BARBARA contrafallam Ardo
stotelis doctrinam falsode ceniis, abstrahentiam non efemendacsum. Oratoriam esse
facultatem vere generalem, grammaticam sub se primo, deinde reliqua somnesarl es
fcrentias vere continentem, iumpartese jusmajores breviter ex ponuntur omnes ,ở
cidem,quaàPseudophilofophisuniquefueruntablatarestituuntur. De sophisticis Elenchis
ab Anstoelein Rhetoricam non recte introductis et delio brofophifticorum
elenchorum quid senciendum, Que et quot fintea, quarequiruntur cascientise
artibus, ex quibu spendetac fitomnis eorum dividio definition o distinclıo, contra
falfam de eisdem rebus Pjendophialosophorum doctrinam. De utilibus & veris argumentis
de que utılı vero eorum iam tradendorum, quam usurpandorum modo, conira partım
fulumpurtom inutilem ipsorum doctrinam ab Aristotele traduam in libro Topicorum.
De definitionibus nominis et verbido orarionis grammaticorum veris. Pseudo-philosophorum
falfis, códealis, queab Aristorele falso vel inutiliterinlibroSepiépenveids
traduntur. Dentılıbus et veris argumeniationibus, de queutilido verocarumufu, contrainu
tolemdo vanā Ariftotelis decudem rebus doctrmamtraditam in libris Analyticorum.
Defalfa demonftratione & falfafcientia& falfa fapientia Pseudophilosophorum
( simul de inutili falfoque Pofteriorum Analyticorum libro. De vanitate eorum ,
quaà recentioribus Dialedicis appellantur Parva Logicalia. Libros qushodiefubArif.
Nomineleguntur plerosquenonvereeflesri Roselicos, sed fubdititioscon
adulterinos, contra communem Pseudophilosophorum opinionem. De Platone, Ariftotele,
Galeno, Porphyrio. Deomnibus Arifterelis interpretibus Grucis, LATINIS e
Arabibus: reviter quid fentiendum re&te philosophaturis. De ratione philosophandi
o de corrigendis instaurandisq; Philosophia studis, qua nunc maxima exparte perveriae
corruptfaunt. Nizzoli. Mario Alberto Nizolio. Nizolio. Keywords: Cicerone,
lexicon ciceronianus, Antonino, Leibniz’s ‘anti-barbaro’. – Refs.: Luigi
Speranza: Grice e Nizolio: il thesaurus ciceronianus” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701277378/in/photolist-2mLEyw7-2mLHFJp-2mKEd6j
Grice e Noce – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Pistoia). Filosofo. Grice:
“Only in Italy, philosophy and history are so connected; it would be as if we
at Oxford after the war would be only concerned with understanding Churchill!” Grice:
“For us, to do linguistic philosophy was to get away from post-tramautic stress
disorder acquired during what Winthrop stupidly called the ‘phoney’ war!” – Grice:
“It’s not difficult to understand why Noce’s notes on Gentile were only
published posthumously!” -- essential Italian philosopher. «Certo
i cattolici hanno un vizio maledetto: pensare alla forza della modernità e
ignorare come questa modernità, nei limiti in cui pensa di voler negare la
trascendenza religiosa, attraversi oggi la sua massima crisi, riconosciuta
anche da certi scrittori laici.» (Risposte alla scristianità, da Il
Sabato). Ttitolare della cattedra di "Storia delle dottrine
politiche" all'Università La Sapienza di Roma. Studioso del
razionalismo cartesiano e del pensiero moderno (Hegel, Marx), analizzò le
radici filosofiche e teologiche della crisi della modernità, ricostruendo con
cura le contraddizioni interne dell'immanentismo. Argomentò
l'incompatibilità tra marxismo, umanesimo, ed altri sistemi di pensiero che
propugnavano la liberazione secolare dell'uomo e la dottrina cristiana
(affermò: "solo il Redentore può emancipare"). Sostenne tenacemente,
per tali motivi, l'impossibilità del dialogo tra cattolici e comunisti e
previde il "suicidio della rivoluzione". Studioso del fascismo, sostenne
che tale ideologia fosse peraltro in continuità con il comunismo e fosse
anch'esso un momento della secolarizzazione della modernità. Sostenne, inoltre,
l'esistenza di molti punti di contatto tra il fascismo e il pensiero dei
sessantottini. Filosofo della politica, preconizzò la crisi del
socialismo reale, mentre esso viveva la sua massima espansione a livello
mondiale. Argomentò che tale sistema, da una parte applicava coerentemente la
filosofia di Marx, ma dall'altra negava le premesse del marxismo: ciò in
quantomostrava Del Nocelo stesso sistema di Marx si basava sulla contraddizione
tra dialettica e materialismo storico. Ribadiva infine la necessità dei valori di
verità e di moralità. Figlio di un ufficiale dell'esercito e di Rosalia
Pratis, savonese discendente di una famiglia nobile savoiarda, Augusto Del Noce
nasce a Pistoia nel 1910. L'anno dopo la madre si trasferisce con il figlio a
Savona e, allo scoppio della guerra mondiale, a Torino, presso una zia materna.
A Torino, Augusto svolge tutta la sua carriera di studi: dapprima al noto liceo
D'Azeglio, frequentato da alcuni dei futuri protagonisti della vita politica e
culturale della città e della nazione (Norberto Bobbio, Massimo Mila, Gian
Carlo Pajetta, Cesare Pavese, Felice Balbo e altri), poi all'Università degli
Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, allievo di A. Faggi, Erminio
Juvalta e Carlo Mazzantini con il quale si laurea nel 1932 con una tesi su
Malebranche. Inizia quindi a insegnare presso istituti superiori (Novi Ligure,
Assisi, Mondovì), mentre sviluppa la sua attività di studio anche con soggiorni
all'estero. Legge con entusiasmo Umanesimo integrale di Jacques Maritain,
che rafforza in lui, tra l'altro, una sempre più convinta opposizione al
fascismo. Cerca invano di farsi trasferire a Torino e di accedere qui alla
carriera universitaria. Nel 1941 si trasferisce a Roma per un distacco
propostogli dall'amico Enrico Castelli. A Roma frequenta Franco Rodano che, con
Felice Balbo e altri, anima l'esperienza di «Sinistra Cristiana», un tentativo
di conciliazione di comunismo e Cristianesimo da quale Del Noce resta per breve
tempo affascinato. Nel 1944 viene accolta la sua richiesta di trasferimento
presso un istituto superiore di Torino, dove torna a risiedere. Accompagna all'insegnamento
un'intensa attività di studio e di collaborazione a diversi periodici, tra cui
Cronache Sociali che gli dà occasione di incontrare Giuseppe Dossetti. Scrive
e pubblica il saggio La non filosofia di Marx, che ripubblicherà vent'anni dopo
nella sua opera maggiore (Il problema dell'ateismo) e nel quale fissa i termini
complessivi della sua interpretazione del marxismo. Nello stesso anno cura
l'edizione italiana di Concupiscentia irresistibilis di Lev Isaakovič Šestov. Inizia
la collaborazione alla Enciclopedia filosofica del Centro Studi Filosofici
Cristiani di Gallarate, diretta da Luigi Pareyson. Dal 1957 al 1961 è
distaccato a Bologna presso il centro di documentazione diretto da Giuseppe
Dossetti. Nel capoluogo emiliano frequenta Nicola Matteucci e collabora
stabilmente al neonato periodico «Il Mulino». Scrive su Ordine Civile, rivista
animata da Gianni Baget Bozzo, e altri alcuni saggi, uno dei quali, «Idee per
l'interpretazione del fascismo», sarà all'origine delle future revisioni storiografiche
di De Felice e Nolte. Partecipa al convegno organizzato dalla Democrazia
Cristiana a Santa Margherita Ligure con una relazione intitolata L'incidenza
della cultura sulla politica nella presente situazione italiana: sugli stessi
temi Del Noce intratterrà per anni un rapporto difficile con il partito
cattolico (altri interventi nei convegni di San Pellegrino e di Lucca. Partecipa
a un concorso a cattedra a Trieste, ma non ottiene il posto. Pubblica Il
problema dell'ateismo e l'anno successivo Riforma cattolica e filosofia
moderna, Volume I, Cartesio. Partecipa alla «Giornata rensiana» con una
relazione intitolata Giuseppe Rensi fra Leopardi e Pascal. Ovvero l'autocritica
dell'ateismo negativo in Giuseppe Rensi, nella quale espone la sua fondamentale
fenomenologia del pessimismo come pensiero religioso. Nello stesso anno vince
il concorso per una cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea
all'Università degli Studi di Trieste, dove divenne Professore. In quell'anno
esce L'epoca della secolarizzazione, che raccoglie molti dei saggi e degli
interventi degli anni sessanta. Si realizza il tanto atteso trasferimento a
Roma, dove, all'Università "La Sapienza", insegna prima Storia delle
dottrine politiche e poidal 1974Filosofia della politica. Si infittisce
la sua collaborazione a riviste e periodici, sui quali interviene anche
riguardo all'attualità politica e culturale. Diresse la collana «Documenti di
cultura moderna», dell'editore torinese Borla (poi passata alla Rusconi)
proponendo al pubblico italiano autori come Marcel de Corte, Titus Burkhardt,
Manuel García Pelayo, Hans Sedlmayr ed Eric Voegelin. Partecipa vivacemente al
dibattito sul divorzio. Dopo la metà degli anni settanta inizia il rapporto con
gli universitari di Comunione e Liberazione partecipando a convegni e incontri
promossi dal Movimento Popolare. Pubblica il saggio Il suicidio della
rivoluzione, dedicato al compimento e alla dissoluzione del marxismo. Con Il
cattolico comunista chiude i conti con l'esperienza di Rodano (che nel
frattempo ha lasciato la DC per il PCI) e dei teorici della conciliazione tra
Cattolicesimo e marxismo. Dal 1978 inizia anche la collaborazione continuativa
con il settimanale «Il Sabato» e contribuisce alla creazione della rivista «30
giorni», di cui rimarrà stabile collaboratore. Nello stesso anno viene
candidato come indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana per il
Senato: primo dei non eletti, entrerà in Senato l'anno successivo (1984) a
seguito della morte di un collega. Viene insignito del «Premio
Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica. Riceve il premio
Nazionale di Cultura nel Giornalismo: la penna d'oro. Viene premiato dal Meeting
di Rimini. Muore a Roma. È tumulato nel Famedio del cimitero di Savigliano. Esce
“Gentile”, che raccoglie diversi saggi sul padre dell'attualismo, sul fascismo
e sul suo significato nella storia, frutto di decenni di studi e
rielaborazioni. L'archivio del filosofo e la sua biblioteca sono custoditi a
Savigliano dalla fondazione Centro Studi Augusto Del Noce, sorta nei primi anni
novanta, diretta prima da G. Ramacciotti, poi da Francesco Mercadante, da
Giuseppe Riconda, e E. Randone. INella sua più celebre opera Il problema dell'ateismo
(del 1964) Del Noce inizia l'analisi della storia della filosofia moderna
invertendo il paradigma storicistico e positivistico che nel progressismo aveva
la sua cifra comune. Il filosofo afferma infatti che tale paradigma di
illuministica origine ha come prima condizione d'esistenza la postulazione
dell'ateismo come necessità del progredire dei sistemi filosofici e delle
scienze a prescindere dalla teologia cristiana, cioè a prescindere dalla
Scolastica, anzi in più o meno esplicita opposizione alla Scolastica. La
tesi che Del Noce intende dimostrare in questa sua opera è -come evidenzia
appunto il titolo- la considerazione dell'ateismo non più come «necessità»
bensì come «problema» della modernità, il cui ultimo, coerente e necessario sbocco
è appunto il nichilismo post-nietzscheano distaccato ormai da qualsiasi
riflessione filosofica e sfociato in una pura forma di vita, in puro way of
life di distruzione e auto-distruzione dell'uomo. Del Noce pone quindi
innanzitutto una distinzione fra tre diverse forme di ateismo, ovvero fra l'ateismo
positivo o politico diurno, i cui esempi perfetti sono stati l'illuminismo di
un Diderot o l'umanesimo di un Feuerbach, l'ateismo negativo o nichilistico
(«notturno»), esemplificato invece dalla filosofia di Schopenhauer, e infine
l'ateismo tragico, detto anche «follia filosofica», cioè la forma più rara e
particolare di ateismo che Del Noce trova solo in due casi in tutta la storia
della filosofia, ovvero in Nietzsche e in Jules Lequier. Posta questa
propedeutica distinzione, Del Noce inizia l'anamnesi del pensiero filosofico
moderno per rintracciare la genesi di ogni forma di ateismo, impossibile da
pensarsi per la filosofia antica come dimostra il fatto che anche la filosofia
epicurea -considerata comunemente come ateistica- ammetteva in realtà
l'esistenza degli dèi. Per Del Noce appare evidente che la crisi della
Scolastica medievale non ha costituito un processo necessario per il semplice
fatto che proprio colui che aveva intenzione di riformarla -cioè Cartesio- fu
invece colui che in realtà la tradì e se ne allontanò: è nelle celeberrime
Meditazioni metafisiche che il filosofo francese -allievo dei Gesuiti- tentò di
riproporre una nuova prova dell'esistenza di Dio da opporre al naturalismo
libertinista del Seicento, che predicava relativismo etico e che sostituiva il
dio-logos con la Natura impersonale e senza ordine. In realtà però
Cartesio, nel suo sforzo apologetico, compì il definitivo tradimento della
filosofia cristiana riattingendo ad un agostinismo privato di platonismo e
considerando così le idee dei semplici «contenuti della mente». In altre parole
se l'idea di Dio, quantunque logicamente necessaria, non è il riflesso
intellettivo di una realtà ontologica esterna al soggetto ma è una semplice
struttura logica, allora vale realmente la critica kantiana della prova
ontologica di Sant'Anselmo secondo la quale non è lecito aggiungere il
predicato dell'esistenza alla perfezione dell'idea se non per un
paralogismo. Del Noce in sintesi ha mostrato come il tradimento e la
perdita della Scolastica, attuata innanzitutto da Cartesio, ha come punto
centrale l'idea di Idea, che è passata ad essere da struttura del reale a
struttura del razionale, passando quindi dal dominio dell'ontologia a quello
della psicologia. Per questo non vi è alcuna spiegazione se non il rifiuto
pregiudiziale di riconoscere uno statuto ontologico all'idea, cosicché non
vi sarebbe appunto alcuna necessità di trapasso della Scolastica né tantomeno
alcuna necessità di genesi del razionalismo; in tal senso la famosa critica di
Kant varrebbe quindi solo contro Cartesio e non contro Sant'Anselmo, il cui
platonismo gli permetteva ancora di inferire necessariamente la «perfezione»
dell'esistenza dall'idea dell'Essere con ogni perfezione, cioè dall'idea di
Dio. Prosegue la sua analisi mostrando quindi come in Cartesio, che pur nelle
sue intenzioni voleva essere un defensor Fidei, già sussisteva in nuce ogni
forma di illuminismo che avrebbe poi dominato nel Settecento, per questo egli
parla di un pre-illuminismo cartesiano e aggiunge inoltre che proprio Cartesio,
fiero avversario del libertinismo dilagante nel suo tempo, fu colui che
tradusse l'ateismo libertinistico e irrazionalistico nella sua forma
razionalizzata, cioè nell'illuminismo, che sarebbe stato appunto un
libertinismo razionalistico. Si noti che Del Noce non pone giudizi sulla
persona di Renato Cartesio, e anzi sottolinea come al suo tempo egli si poteva
davvero credere il grande condottiero vincitore della battaglia culturale del
Cristianesimo contro il libertinismo, ma ciò perché non era riuscito a
prevedere una forma di ateismo non-irrazionalistico e non-relativistico quale
fu appunto l'illuminismo settecentesco, che non si limitò più ad opporsi alla
Scolastica ma che formò una propria dogmatica visione della storia in cui il
Cristianesimo, rappresentato dalle leggende nere del Medioevo, era stato solo
un ostacolo per lo «sviluppo» e l'«emancipazione» dell'umanità (si tenga
presenta la definizione kantiana di «illuminismo»). Da Cartesio in poi sono
comunque due i percorsi filosofici che partono e che sviluppano i due aspetti
compresenti in Cartesio, ovvero l'illuminismo e lo spiritualismo: da una parte
infatti Condillac, Kant, Condorcet, fino a Hegel e Marx riceveranno il lascito
propriamente razionalistico e sensu lato materialistico di Cartesio, dall'altra
invece Pascal, Malebranche, Vico e infine Rosmini saranno gli eredi del suo
patrimonio spiritualistico, inteso questo come filosofia di accordo fra ragione
naturale e fede cristiana, posta la distanza epistemologica dalla Scolastica;
famosa ed illuminante è a questo proposito la teoria della «visione in Dio» di
Malebranche, nonché la distinzione pascaliana fra «Dio dei filosofi» e «Dio di
Gesù Cristo». Andando comunque alla radice del problema del tradimento della
metafisica cristiana (Tomismo) da parte di Cartesio e del conseguente
illuminismo, Del Noce individua come unica possibile condizione per tale
tradimento il rifiuto del peccato originale come male metafisico e quindi il
rifiuto dello «status naturae lapsae» di cui proprio il Cristo sarebbe il
redentore: senza alcuna natura umana da redimere, cioè senzanecessità di alcun
redentore, il razionalismo ha sostituito il peccato con l'ignoranza e Dio con
la ragion critica, rifacendosi così ad un pelagianesimo laicizzato che da solo
rende possibile una qualsiasi forma di ateismo. Egli nota, infine, che avendo
rifiutato la radice metafisica del male se ne è dovuta cercare quella fisica o
psicofisica, secondo gli schemi ideologici che nel Novecento avrebbero reso la
psicanalisi e la psicologia gli elementi complementari allo scientismo per una
completa e non riduttiva visione del mondo senza Dio, e per una definitiva
«ateologizzazione» della ragione. Compimento e dissoluzione del marxismo
Riguardo al marxismo e alla sua interpretazione Del Noce scrisse due opere,
ovvero Il cattolico comunista e Il suicidio della rivoluzione, che
costituiscono la continuazione de Il problema dell'ateismo in quanto in esse il
filosofo analizza più dettagliatamente solo una delle linee filosofiche
originate da Cartesio, quella razionalistica, cioè quella che nella storia
moderna fu vincente nella sua estensione politica, nel tentativo di trovare e
di dimostrare la continuità necessaria fra razionalismo, materialismo, marxismo
e infine nichilismo, quest'ultimo inteso come cifra problematica della civiltà
postmoderna. La giustificazione epistemologica di questa analisi è data
dal fatto incontestabile che la storia del Novecento inizia da un fatto
filosofico, ovvero dal passaggio della filosofia marxiana in azione politica,
ovvero dalla coerentizzazione di quella che Del Noce definisce la
«non-filosofia di Marx»: da ciò appare non solo giustificato ma anche
necessario portarsi sul piano storico della filosofia per comprenderne il suo
portato teoretico, e così disinnescarne il suo sostrato ideologico. Si affianca
a diversi filosofi, quali ad esempio Voegelin, per rintracciare l'inizio della
cosiddetta secolarizzazione, il cui compimento sarebbe stato appunto il marxismo
e poi il nichilismo, nel sequestro della nozione di «progresso» da parte di
filosofie laiche dalla teologia di Gioacchino da Fiore, o meglio
dall'interpretazione di tale teologia: ben nota è infatti la distinzione
gioachimita nelle tre età della storia, l'Età di Dio-Padre (Ebraismo), l'Età di
Dio-Figlio (Cristianesimo) e infine l'Età di Dio-Spirito che avrebbe dovuto
superare i «limiti» del Cristianesimo ed estendere l'elezione e la salvezza in
modo universale. Di tale teologia mistica e profetica si appropriò lo
gnosticismo sviluppatosi in seno al Cristianesimo stesso ed estesosi pian piano
oltre i confini delle filosofie razionalistiche del Settecento e soprattutto
dell'Ottocento. Del Noce nota infatti una sorta di dialettica nata all'interno
dell'illuminismo settecentesco non tanto fra atei e deisti bensì fra
rivoluzionari e conservatori, ovvero fra il puro giacobinismo ghigliottinatore
dell'«ancien Régime» e il progressismo che caratterizzò invece la fase
dell'illuminismo dopo la degenerazione della rivoluzione francese in Terrore,
ovvero la fase dei cosiddetti ideologues, fra i quali Cabanis e Condorcet. Il
punto attorno a cui si sviluppava tale dialettica fu appunto la differente
filosofia della storia che aveva caratterizzato l'illuminismo pre-rivoluzionario
e l'illuminismo post-rivoluzionario, in quanto il primo aveva escluso una
qualsiasi evoluzione storica e necessaria dell'umanità e aveva anzi condannato
il Medioevo con la storiografia della leggenda nera, mentre il secondo aveva
invece rivalutato l'intera storia pre-illuministica (sia pagana che cristiana)
considerandola come momento dialettico necessario pur se negativo della storia
universale. In questo senso Del Noce ha potuto mettere in parallelo
l'opposizione fra illuminismo giacobino e spiritualismo in Francia e quella fra
kantismo e hegelismo in Germania, ove spiritualismo e hegelismo sono state
filosofie vincenti in quanto hanno assorbito in sé il momento rivoluzionario e
negativo dell'illuminismo per poi superarlo nella formazione di quella
filosofia della storia che ebbe certo in Hegel il suo culmine. Riguardo al
binomio illuminismo-spiritualismo la critica vincente del secondo sul primo è
stata quella di un estremo e insostenibile riduzionismo rappresentato dal
sensismo di Condillac, in altre parole è stata la critica di ridurre la
comprensione del mondo al pari di ciò che lo stesso illuminismo aveva accusato
la religione di aver fatto. In questo contesto è la nascita della visione
sociologica del mondo a rappresentare il tentativo di superare questa aporia
illuministica senza tuttavia dover ritornare alla metafisica tradizionale: Del
Noce insomma sostiene il trapasso dell'illuminismo in socialismo, non a caso
nato in Francia, intesa questa come dottrina che dell'illuminismo mantiene il carattere
utopistico (socialismo utopistico) e quindi anti-tradizionalistico, ma ne
sconfessa invece il deprecabile riduzionismo che ancora non permetteva
un'adeguata analisi della società ai fini della rivoluzione politica. In
Germania invece la dialettica fra kantismo e hegelismo, con netta vittoria
dell'hegelismo, ha come punto di svolta la riconsiderazione hegeliana della
storia come storia dell'Assoluto («storia di Dio»), secondo il ben noto
schema gioachimita che vedeva in ogni momento storico un grado dimanifestazione
dell'Assoluto, e quindi «necessario» pur nella sua negatività. In questo senso
Hegel è colui che diede forma alla corrente tradizionalistica dell'illuminismo,
ove la tradizione non è più peròcome per Tommaso d'Aquinol'insieme delle verità
eterne e immutabili che solcano trasversalmente la dimensione temporale
mediante il passaggio delle generazioni, ma è bensì la struttura dialettica
eterna che necessita l'evoluzione delle verità, e quindi la sua
temporalizzazione. Per questo Del Noce afferma che l'idealismo hegeliano
ebbe nei confronti del kantismo la medesima funzione che in Francia ebbe il
positivismo comtiano nei confronti del socialismo utopistico: egli ricorda la
critica di Comte nei confronti dell'illuminismo settecentesco, la sua rivalutazione
della tradizione (in senso dialettico), nonché la celeberrima teoria degli
stadi che costituisceancora una voltauna forma secolarizzata della teologia
gioachimita. È dopo questa dettagliata analisi che Del Noce innesta il discorso
sul marxismo, il quale appunto si configuròper stessa ammissione di Marxcome
ripresa critica di Hegel attraverso la filtrazione di Feuerbach e della
sinistra hegeliana (celebri sono le marxiane Tesi su Feuerbach) e come fusione
fra la dialettica hegeliana e la politica del socialismo utopistico: alla base
del cosiddetto socialismo scientifico rimane ancora il desiderio di palingenesi
politica propria di Saint-Simon o di Fourier, ma onde evitare il risibile
utopismo di questi ultimi ad esso Marx applicò la dialettica hegeliana con cui
solamente si sarebbe potuto analizzare il capitalismo e prevederne così il
«necessario» fallimento. A tal punto però l'analisi marxiana di come
potrà nascere la società comunista introduce l'elemento di distacco non solo
dall'idealismo hegeliano ma anche dalla filosofia stessa, ovvero la necessità
di tradurre il pensiero analitico in azione politica e di affidare alla storia
invece che alla ragione il compito di dimostrare la verità delle tesi marxiane.
In questo Del Noce si riallaccia a una lunga storiografia socialista, uno dei
cui esponenti più noti è per esempio Lukács, che afferma la stretta e
necessaria continuità fra filosofia di Marx e di Engels, politica di Lenin e
politica di Stalin, senza concedere alcuna differenza né alcuna opposizione fra
socialismo reale e socialismo ideale (quasi a guisa di giustificazione
storica). Il fattore fondamentale di continuità fra Marx e Lenin è infatti
quella struttura tipicamente gnostica che equalizza il male all'ignoranza e il
bene alla conoscenza e quindi divide il genere umano fra la massa degli
ignoranti e la ristretta cerchia degl’lluminati, che nella riflessione
leniniana erano gli intellettuali borghesi che per una non spiegata differenza
dal resto della borghesia avrebbero potuto e dovuto guidare la rivoluzione; in
questo senso la politica leniniana, poi proseguita coerentemente nella politica
staliniana, sarebbe stata l'incarnazione perfetta nonché l'unica incarnazione
possibile della filosofia marxiana, e non invece -come è tesi di una certa
apologetica socialista- un tradimento di Marx. Ancora una volta si rifà a
una lunga storiografia critica nel considerare il marxismo non come una
filosofia ma come una religione, ma a ciò egli aggiunge la dimostrazione non
del suo carattere di religione civile bensì di religione gnostica: in tal modo
il marxismo leninista sarebbe davvero il compimento del razionalismo ove
quest'ultimo è inteso come gnosticismo laico, religione non di Dio ma
dell'Idea/ideale che non ha bisogno dell'Incarnazione di un Dio-Uomo in quanto
l'uomo stesso avrebbe potuto e dovuto far incarnare tale Idea nel mondo
attraverso la sua azione. Questo è il senso dell'appellativo delnociano di
«non-filosofia» per il marxismo, giacché la contemplazione metafisica in
esso viene interamente assorbita dall'azione politica, in quanto per Marx la
politica è la vera metafisica al pari di come per Nietzsche lo è la
morale. Eppure è proprio questo punto a costituire secondo Del Noce la
contraddizione fondamentale interna al marxismo e quindi la causa prima del suo
fallimento storico: se infatti la «riconciliazione con la realtà» iniziata da
Hegel, proseguita da Feurbach a portata a compimento da Marx deve rivoltare
l'intera comprensione del mondo in trasformazione del mondo, cioè in rivoluzione,
allora in ciò non rimane giustificato il riferimento ideologico all'avvenire
come sede immaginifica della società comunista, ovvero non rimane giustificato
il carattere ancora religioso del marxismo per cui esso ha sostituito il futuro
all'eternità e il lavoro dell'uomo alla redenzione del dio-uomo. Il
fallimento storico del comunismo, quindi, sarebbe stato non solo la
dimostrazione sperimentale della falsità delle teorie marxiane ma anche il
coerente compimento del marxismo come auto-distruggersi nella sua forma di
religione. Con ciò si spiegherebbe per Del Noce l'attivismo comunista nonché la
graduale decadenza del socialismo nel mondo fino alla sua profetizzata fine,
simboleggiata dalla caduta del Muro di Berlino. È propria di lui infatti la
teoria secondo cui il compimento e la dissoluzione del marxismo non siano due
momenti separati o addirittura opposti, ma siano bensì il medesimo momento
dispiegato coerentemente nel tempo. L'interpretazione del fascismo Sul
fascismo e sulla sua interpretazione in stretta relazione al marxismo dedicato
gran parte dei suoi studi e delle sue opere, partendo appunto dalle opinioni
comuni e molte volte ideologiche degli storici nei confronti del fascismo e
delineando una struttura paradigmatica tanto controversa quanto precisa e
fondata. È a partire dalla definizione data dallo storico tedesco Ernst Nolte
di ogni movimento fascista come «resistenza contro la trascendenza», intesa
come trascendenza storica e non metafisica, che Del Noce sottolinea la
continuità fra questo serio giudizio e la communis opinio del fascismo come
movimento reazionario, per questo tradizionalista e nazionalista, e per
converso di ogni forma di tradizionalismo e di nazionalismo come rimando
implicito e forse inconscio al fascismo. Di questo fa una critica
serrata, facendo notare innanzitutto le origini culturali dei due fondatori del
fascismo, cioè Gentile e Mussolini, come antitetiche rispetto a ogni forma di
politica reazionaria, tradizionalista e nazionalista e come invece affini
rispetto al socialismo, del quale Mussolini in particolare fu un esponente. Si
noti che l'obiettivo che Del Noce intende colpire e abbattere è quella generale
concezione del fascismo come momento singolare e controcorrente rispetto
all'intera storia moderna, dalla rivoluzione francese in poi, mentre ciò che
intende mostrare è la continuità quasi necessaria che è posta fra l'hegelismo,
il marxismo e il fascismo come tre momenti dell'unico processo di
secolarizzazione. Il filosofo inizia quindi dall'analisi della figura storica
di Mussolini e della sua formazione culturale, notando il suo giovanile
anticlericalismo, il suo spontaneo confluire nel socialismo, e il seguente
superamento di quest'ultimo per l'evoluzione fascista del suo pensiero. È in
particolare sul concetto di «rivoluzione» che pone l'accento, essendo
questo un concetto base del marxismo che però, attraverso l'incontro
mussoliniano con la tedesca «filosofia dello Spirito» risorgente in Italia,
dovette radicalmente trasformarsi e portarsi dal livello sociale della «classe»
a quello personale del «soggetto». È insomma l'incontro intellettuale di
Mussolini con la filosofia di Gentile ad aver reso necessaria la trasformazione
della rivoluzione in un senso non più finalistico o escatologico (come era nel
marxismo puro, il cui fine è appunto la società comunista) ma in un senso
propriamente attivistico e lato sensu solipsistico, in termini gentiliani cioè
attualistico. Con ciò Del Noce può connettere la psicologia di Mussolini con il
vero e proprio formalismo pratico del fascismo, il quale non aveva in realtà
alcun contenuto definito, ma proclamava bensì una forma di azione tanto vaga e
generale da poter attrarre a sé ogni sorta di ceto sociale (anche il
proletariato) e di frangia ideologica, in alcuni momenti persino quella
marxistica. Il concetto di «rivoluzione» infatti contiene in sé già un
termine finale ben preciso verso cui lo stato attuale del mondo andrebbe
rivoluzionato, mentre nella politica fascista il termine rivoluzione deve
necessariamente essere sostituito dal termine «riforma» (si pensi appunto alla
riforma Gentile) in senso non più tradizionale, cioè come ri-formare ciò che è
stato de-formato, bensì in senso creazionale, cioè come dare una nuova forma
(indefinita) alle antiche cose, perciò rimane un concetto molto affine a quello
di marxistico di rivoluzione, e permette l'affiancamento ideale dell'attualismo
gentiliano al modernismo teologico fiorente a quel tempo e condannato come
eresia dalla Chiesa. Saggi: “Teologia della storia” (Torino, Filosofia);
“La solitudine di Faggi” (Torino, Filosofia); “L'incidenza della cultura sulla
politica italiana, Cultura e libertà” (Roma, 5 lune); “A-teismo” (Bologna,
Mulino); “Riforma e filosofia” (Bologna, Mulino, Brescia); “In contra del domma
cattolico-romano” (Torino, Erasmo); “Contra il domma cattolico-romano” (Milano,
UIPC); “L'amore di Dio” (Torino, Borla); “Il secolare” (Milano, Giuffrè); “Il
partito comunista italiano” (Roma, Europea); “Il suicidio di un rivoluzionario”
(Milano, Rusconi); “I comunisti” (Milano, Rusconi); “L'interpretazione trans-politica
della storia contemporanea,” Napoli, Guida, “Secolarizzazione e crisi della
modernità” (Napoli, Benincasa); “Gentile: per una interpretazione FILOSOFICA
del fascismo” (Bologna, Mulino); “Da Cartesio a Serbati” -- Scritti vari di
filosofia,” Milano, Giuffrè); “Esistenza e libertà.” Spir, Chestov,
Lequier, Renouvier, Benda, Weil, Vidari, italiano Faggi, Martinetti, italiano Rensi,
italiano Juvalta, italiao Mazzantini, italiano Castelli, italiano Capograssi” (Milano,
Giuffrè); “Rivoluzione, Risorgimento, Tradizione”; Scritti su l'Europa e altri,
Milano, Giuffrè); “I cattolici e il progressismo,” Milano, Leonardo, “Fascismo e anti-fascismo:
errori della cultura” (Milano, Leonardo); “Il laico”; Scritti su Il sabato (e
vari, anche inediti), Milano, Giuffrè); Pensiero della Chiesa e filosofia
contemporanea. Leone XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II” (Roma, Studium); “Verità
e ragione nella storia. Antologia di scritti, “ I. Mina, Milano, Biblioteca
Universale Rizzoli); “Modernità. Interpretazione transpolitica della storia
contemporanea” (Morcelliana, Brescia.). Del Noce insegna nel capoluogo
piemontese. G. Bozzo. Del Noce, il filosofo della libertà politica). Augusto Del Noce, «Idee per l'interpretazione
del fascismo», Ordine Civile. E tra i componenti del comitato promotore del
referendum abrogativo antidivorzista) e più tardi sull'aborto. premio Rhegium Julii, su circolorhegiumjulii.wordpress.com.
P. Armellini, Razionalità e storia, in Il pensiero politico, Roma, Aracne editrice,
Massimo Borghesi, Augusto Del Noce. La legittimazione critica del moderno.
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cristiana e politica, Pagine, I libri del Borghese, Roma, S. Fumagalli, Gnosi
moderna e secolarizzazione nell'analisi di Emanuele Samek Lodovici ed Augusto
Del Noce, PUSC, (scaricabile in PDF dal sito sergiofumagalli) Gian Franco Lami,
La tradizione, Franco Angeli, Milano, Marietti, Genova-Milano. Enciclopedia
ItalianaV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Pietro Ratto,
Ipotesi sul fondamento dell'essenza dissolutiva del marxismo e del fascismo, in
Boscoceduo. La rivoluzione comincia dal principio, Sanremo, EBK Edizioni
Leudoteca, Ambrogio Riili, Augusto Del Noce interprete del Marxismo. L'ateismo,
la gnosi, il dialogo con Volpe e Goldmann, in Centotalleri, Saonara, il prato, Francesco
Tibursi, Il pensiero di Augusto del Noce come Teoria sociale, in Andrea
Millefiorini, Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella
riflessione sociologica italiana, Societas, Roma, Nuova Cultura, Xavier
Tilliette, Omaggi. Filosofi italiani del nostro tempo, traduzione di G.
Sansonetti, Brescia, Morcelliana, Natascia Villani, Marxismo ateismo
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Saggi, Napoli, Editoriale Scientifica, Augusto Del Noce, in Dizionario biografico
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La metafisica civile: ontologismo e liberalismo dalla rivista telematica di filosofia
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Democrazia e modernità in Augusto Del
Noce, articolo dal mensile 30Giorni. L'inseparabilità dei Tre. La modernità, di
Andrea Fiamma Centro Culturale,//centrodelnoce. Fondazione //fondazioneaugustodelnoce.net.
centenariodelnoce. Articoli di Del Noce «Il dialogo tra la Chiesa e la cultura
moderna» da Studi Cattolici. «L'errore di Mounier» da Il Tempo. «Risposte alla
scristianità» da Il Sabato. «La sconfitta del modernismo» da Il Tempo. «La
morale comune dell'Ottocento e la morale di oggi», tratto da Il problema della
morale oggi. «Rivoluzione gramsciana», tratto da Il suicidio della rivoluzione.
«Origini dell'indifferenza morale» da Il Tempo. «Le origini dell'indifferenza
religiosa» da Il Tempo. «Religione civile e secolarizzazione» da Il Tempo. «Un
dramma europeo: il dissenso cattolico» da Corriere della Sera. «Questi poveri
cattolici minacciati dal suicidio» da Il Sabato «In stato di
porno-assedio»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «La più grande vergogna
del nostro secolo» da Il Sabato. «Fu vera gloria? La resistenza 40 anni
dopo»[collegamento interrotto], tratto da Litterae Communionis. «Una colomba,
non un santo (caso Bukarin)» da Il Sabato. «Intensità d'una gran illusione
(Dossetti e dossettismo)»[collegamento interrotto] da Il Sabato.
«L'antifascismo di comodo» da Corriere della Sera. «Togliatti? Un perfetto
gramsciano. Polemica su Gramsci»[collegamento interrotto] da Il Sabato.
«Il nazi contagio» da Il Sabato. «La morale catto-comunista» da Il Sabato.
«Abbasso Mazzini» da Il Sabato. «I lumi sull'Italia»[collegamento interrotto]
da Il Sabato. «Recensione del romanzo di Benson "Il Padrone del mondo"»
dal mensile 30Giorni. «Filo rosso da Mosca a Berlino (Hitler-Stalin)» da Il
Sabato. «Le connessioni tra filosofia e politica»[collegamento interrotto] da
Il Tempo. «Pci, l'impossibile conversione» tratto da Prospettive nel mondo. Grice: “Unfortunately, Noce is a philosopher, like
me. We cannot lay word on history. Had Hitler won, I wouldn’t have joined
Austin’s Play Group. Being Italian, Noce thinks different. He thinks history is
guided by philosophical principes. It wasn’t Mussolini’s charisma that led the
populace, but Gentile’s attualismo puro. He makes a good point about the
distinction between Hitler and Mussolini. Hitler is a Protestant, Mussolini
ain’t! Most in Mussolini’s circle were just as heathen as those in Hitler’s
circle – different heathenism, though. No Odin, but Giove. Not Siegrfied, but
Enea! Noce does not know the first thing about this. He never socialized with
any of the people he is philosophizing about. In any case, there’s Garibaldi, which
is a stain to Italian history. Italians, and a Ligurian friend of mine can
testify to this, never wanted the UNITY. It was forced ON them. So it’s only
natural that Gentile and Noce regard the UNITY brought by Risorgimento (alla
Fichte Hegel, and the idea of the NATION) that was furthered by Mussolini.
Mussolini did use Garibaldi imagery – saying that his movement was ‘garibalismo
puro’ – but although he (Mussolini) did write a little thing about Nietzsche,
you won’t find his name in ‘dizionari di flosofia’!” Augusto Del Noce. Noce. Keywords:
saggio su Gentile e il fascismo, Faggi, Serbati, Spir, Vidari, Rensi,
Martinetti, Juvalta, Massantini, Catelli, Capograssi. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e del Noce," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library,
Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51684436022/in/photolist-2mPQGvz-2mPKvMM-2mPq8eZ-2mNzeEc-2mLP6FB-2mLz32Z-2mPV6V9-2mKHdnD-2mKjsJY-2mKbfaU-Bm5t8J-Ciy7V4-Cgh13w-Ciy8ng-BmaLAt-Cgfo3s
Grice e Noferi – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Important Italian
philosopher, especially influential at what Grice called Italy’s Oxford, i. e.
Firenze“Palla Strozzi was more a mentor than a philosopher, but I would
consider him both a Grecian and Griceian in spirit.” alla Strozzi Palla e Lorenzo Strozzi. Dettaglio
dell'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano. Grazie alla ricchezza
accumulata nelle ultime generazioni dalla sua famiglia, il padre puo far
istruire il figlio da filosofi, e grazie all'interesse e all'intelligenza, divenne
di fatto uno dei più fini uomini di cultura fiorentini. Ricco e colto,
commissiona numerose opere d'arte, tra le quali la Cappella Strozzi nella
Basilica di Santa Trinita, opera di Brunelleschi e Ghiberti. La cappella, progetto
irrealizzato da Noferi, venne fatta erigere in la sua memoria e ne ospita la
sepoltura monumentale. Per questo ambiente commissiona l'Adorazione dei Magi a
Gentile da Fabriano e la Deposizione dalla Croce a L. Monaco, terminata poi da
Beato Angelico che ne fece uno dei suoi capolavori. Collezionista di libri rari
e conoscitore del greco e del latino, si trova nvischiato nell'opposizione
strenua contro Cosimo de' Medici. Cosimo e l'uomo che per la prima volta si e di
fatto preso tutto il potere cittadino, grazie a un sistema di clientelismo con
uomini chiave alla guida degli uffici della repubblica di Firenze. Davanti a
lui solo due strade sono possibili: l'alleanza accettando un ruolo subordinato
o lo scontro frontale. Forte della sua ricchezza e fiero della propria cultura,
e a capo della fazione anti-medicea assieme ad un altro oligarca indomabile,
Albizi. La fortuna arriva alla sua fazione, riuscendo ad ottenere prima
l'incarcerazione di de’ Medici, poi la dichiarazione del medesimo come magnate,
cioè tiranno, ed il suo conseguente esilio da Firenze. Il suo obiettivo
comunque non e tanto l'eliminazione di un avversario, ma la restaurazione della
“liberta”. In questo e diverso d’Albizi.
Intanto de’ Medici manda già segni di prepararsi a un ri-entro, che
avvenne puntuale al cambio di governo con il veloce avvicendamento dei
gonfalonieri. Tra i primi provvedimenti vi è proprio la vendetta sugli
avversari, con l’esilio del filosofo e d’Albizi. In questo de’ Medici e favorito
anche dall'appoggio popolare che lui e la sua casata si sono saputi
conquistare. Quindi parte per Padova. Il suo palazzo a Padova e un ritrovo di
filosofi, nel periodo d'oro quando la città veneta era uno dei centri culturali
più notevoli della penisola italiana, per certi risultati artistici più
importante della stessa Firenze. Si pensi ai capolavori lasciati proprio da due
fiorentini come Giotto o Donatello. Lascia la sua raccolta di libri rari,
arricchita ulteriormente durante il suo soggiorno padovano, al monastero di
Santa Giustina. Muore a Padova nel suo palazzo verso il Prato della Valle. Sepolto
nella vicina chiesa di Santa Maria di Betlemme. Cavaliere dello Speron d'oro nastrino
per uniforme ordinaria cavaliere dello speron d'oro Marcello Vannucci, Le grandi famiglie di
Firenze, Roma, Newton Compton, R. Palmarocchi, La famiglia Strozzi, in
Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “His
main claim to philosophical fame is in his character- unlike Alibizi’s and
indeed Medici. He loved freedom, and chose to settle in Padova, although his
roots were well in Firenze. He built hiw palace in Padova in Prato del Vallo to
gather philosophers, since what’s the good of knowing the classics if you
cannot converse? He never touched a university! His ‘bibliotheca’ is legendary!
Strozzi-Noferi. Noferi. Keywords: “Beautiful painting (by Gentile da Fabriano) of
Noferi. Very Italian in an exotic sort of way!” – Grice. Refs.:Luigi Speranza, "Grice e Strozzi-Noferi --
Grecian, Griceian," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library,
Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743117035/in/datetaken/
Grice e Nola – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Crotone). Filosofo. Gice: “At Oxford, we are proud of our
philosophy, at Bologna, and in Italy in general, they are proud of their
physicians, as they call them – students of nature!”. Di origini napoletane e
zio di Molisi, insegna per lungo tempo a Napoli. Discepolo di Altomare, divenne
noto per suo saggio, “Quod sedimentum sanorum, aegrorumque corporum non sit
eiusdem speciei adversus Ferdinandum Cassanum et alios contrarium sentientes.” Cf.
G. Marruncelli, Elementi dell'arte di ragionare in medicina” (Napoli, Gabinetto);
S. Renzi, “Storia della medicina” (Napoli,
Filiatre-Sebezio); Adalberto Pazzini, La Calabria nella storia della medicina,
Roma); Lavoro critico (Bari, Dedalo). La Famiglia dei Nola. Molise, Archivio
storico di Crotone. 1,quemadmodum Ciuitatestunc optime
gubernātur,(vtinquitPlatoinlib.de Philo.) cùm iniustidantpænas: perin so&
impudenter, impugnant, accontra dicunt, optimèquoquereor,& scien tiæ, &
artessehaberent. Nam ueras CLARISS. ALTIMARI discipulo,Au&ore. Med .Doctore
scientiasacartesperfetè ,& breui cuns & isaffequiliceret: atqueitaetia
muerèscientes, acoptimosartifices fieri. Nuncueròcumlex falso contradicentibus
Statuta nullafit, no immeritòe inoptimosuiros, arbitror, impurißimumquenqueac
ineruditumiuueneminuehiandere. & admodum paucos uere scientes, artifices
quereperiri, cum& paffim fcribere omnibus liceat, & unicuique
sententiam ferreapudvulgus. Adde, quòdnefcio quo fato datum etiam fit
quibusdam, eafdem docere artes, ac publicè profiter i , qui uel omnino inertes
fint, autparumeasintelligant: cùm ueròne sciant,
scireautemseputant,mirumnonestfidgeipfierrent, & alios aberrarecogant.
Quandoquidem oporteret (utinquitidem Plato in Alcib.) eos qui aliquid
doftursiunt,priufquamdoceant,intelligere, fix OVOD SANORVM AEGRORVMQVE
SEDIMENTV M IOANNE Andrea Nola Crotoniața Artium & bique fuoq;
martese dimenti ueritate mueftigauitad Hippo. es Gal.fententiam quemadmodumo
non nulla alia nonminu sad Artem medicam utilia quàm necessaria,
utinreliqusfuisfcriptispalàmestuidere:) Sedcum hacfole clariorafint,
pateantquecun&tis Artismedicæcandidatis, quirenera medicisunt,nedum
inuniuersaItalia,uerumetiaminto tafere Europaincolentibus; mea approbationenon indigent.
Attem puseft ut adiftorum ignorantiam castigandam, ac in numeros errores
patefaciendos, accedamus. Nosueroeo, quo scriptifunt, ordine, eos
animaduertemus, etiam fiad Sedimentorum naturam manifestandam non conferant; ut
discant studiosiquam maxime', nedum Artis medis ca, sed Philosophia, &
Dialeticæ feimperitosese oftendant; quanto veliuore impulsitali ascribere
conatifuerint. Cumuero futurun fitut hominem reprehendamin doctum, ftolidum,
opinione sua sapientem,nugisinterineruditosiuuenesuersatum inuniuersauita,
queso, candidiß.lector,liceatmihiuerbishuiusignorantiamcastigareasperio
nibus,quibusegoutialioquinonfoleo. Cùm primiminprimapagellahicuirdănassettum
Plusquamcom mentatoris, tum etiam Neotericorum opinionemdesedimento (quiz
whipseait, quamuis. iaftenturfcopumattigile, longèalijsfalluntur)
Sedimentum SANORUM ægrorumý; corp. biqueconsentire, e nondissidere: hæcetenim
bonos decet præcepto ses utipfeait. quod sitafieretnequehic incognitus nescio quis
Ferdinandus Cassanus, tam fuisse taudaxs atque impudens, ut feuerisoppo neret,
nifiexilis esset, quiomnemfunditus pudorem exuerunt, neque afuis præceptoribus malèeruditusacimpulsus,
(eorumtamen opinio nefapientibus) totaususfuissetscriberenugas. Quas omnes
passimin minibus artis medicecandidatis, seclusoliuore,manifestareconabor,
quõhuiusuiri ignorantia, fimul quetemeritas castigetur. difcantque reliquiin
posterum quàmmalum sitoptimis, aceruditiß. uirisindies utilia, Artisg; medicæapprimè
necessaria,& uerissima scribentibus; O ut summ a t i m dicam, universam
pene medicinam illustrantibus, fal Socontradicere. Non autem ,
uteaquæadoctissimoac Clariß.Alti maro præceptore meo de sedimenti in urinis scripta
sunttuear, sunt et enim ad eòscitèacdo Etéconscripta, éghæc, &
reliquaomniaque hactenusinluce medidit, acualidiß.auctoritatibus &
rationibuscom probata, utnedumiftorumuirorumnugasnon curent, sed quorumuis
etiamaliorum do tiffimorum ,fiquæ essent contradictiones paruifa. ciant, ipsea;
primus omnium quosuiderim, propriainuentione cumque 1 cumque
neutri, fuooptimoiudicio, ueritate mattigerint,et fimulli.
Uorepercituseosdemrecentiores scriptores calumniasset, quorumnca quidem calciamentasolueredignusesset,eisquefalsotribueretcunéta
quaibitemerenarrat.cõfestim,utipfeait; in fecüda ueritatë protulit quam desedimentosentit,
quæquantisscateaterroribus,quantumus averitatealienafit, & Gal. sententia
demonstrabimus, ubialiosprius ciuserroresin eadem f ecunda pag. conscriptos,
manifeftauerimus: Aitetenim {senolle tempus contererecircaurine generationismodă,
Giovanni Andrea de Nola. Nola. Keywords:
Crotone, Plato, Nola-Molise, corpus sanum, focal unification, Owen, Pantzig,
brennpunktbedeutung, Grice, Aristotle, Metafisica, ‘unificazione focale’ –
universale: ‘sanitas’ instantiazione: corpus sanum, corpi sani. Refs.: “Grice e
Nola” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742201656/in/datetaken/
Grice e Noto – IVPITER – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Pollina). Filosofo. Grice: “Italian philosophers, must be for St. Peter, who DIED
there – are obsessed with God – Noto wrote his thesis on that, evidence and
lack thereof for God – the part concerining the refutation for those who deny
evidence is fascinating! And typically of an Italian philosopher, he narrows
down his research to ‘secolo XIII,’ where we at England and Oxford hardly
existed!”Fa gli studi ginnasiali al Convento di Giaccherino e al Convento del
Bosco ai Frati. Vestì il saio francescano a Fucecchio e professò. Studia filosofia
a Lucca, Bosco ai Frati, il Convento di San Vivaldo, Fiesole, Siena e il Convento
di Sargiano. Emise i voti a Fiesole e fu ordinato sacerdote a Siena. Andò a
Parigi e frequentò l’Istituto Cattolico, la Sorbona e il Collège de France. Conseguì
il Dottorato in filosofia e il Diploma di studi superiori alla Sorbona. Essendo
andato a Londra per alcuni mesi ebbe il Diploma di lingua inglese che in
seguito perfezionò tornando ogni anno a Londra nel periodo estivo. Pubblicò la
tesi di laurea “L’evidenza di Dio nella filosofia del sec.XIII" (Ed. MILANI,
Padova). Si imbarca per l’Egitto e si stabilì a Ghiza dove insegnò. Lì ricoprì
gli incarichi di Guardiano e Maestro dei Chierici. Torna in Italia e fu per un
anno direttore di un grande hotel di Montecatini Terme. Si trasfere a Figline
Valdarno per l’insegnamento all’Istituto “Marsilio Ficino”. Si iscrisse alla
Università Cattolica dove conseguì il Dottorato in filosofia valido in Italia.
Aveva iniziato l’insegnamento della lingua inglese alla scuola per infermieri
dell’ospedale di Figline e un corso serale per adulti. Crea un laboratorio
linguistico per facilitare e perfezionare l’apprendimento delle lingue. Deceduto
nell’Ospedale di Figline Valdarno per edemapolmonare acuto da miocardite in
diabetico. Affetto da grave forma di diabete, si era sentito male nella notte
dell’11 novembre, ma dopo aver prolungato il riposo mattutino aveva tenuto
lezione fino a mezzogiorno. Prese allora poco cibo e tornò a riposarsi. Alle 18
andò alla preghiera comune e alle 18.30 tenne il corso di lingua inglese per
adulti. Alle 20 mentre era a tavola fu chiamato il medico cardiologo che ordinò
il ricovero urgente in ospedale. Qui alle 2.25 la sua vita è stata stroncata da
un complesso attacco cardiaco polmonare.
Ai funerali, presieduti dal Padre Provinciale nella Chiesa di San
Francesco in Figline erano presenti tanti religiosi e sacerdoti, i parenti,
molte suore oltre che un grande pubblico di studenti e popolo che riempiva la chiesa.
È stato sepolto nel cimitero di Montemurlo. Convento di Giaccherino Convento
del Bosco ai Frati Convento di San Vivaldo Convento di Sargiano Montemurlo L'evidenza di Dio nella filosofia del secolo
XIII. Grice: “Noto is playing with his surname. There’s no ‘significare’ in
Italian. They use ‘notare’ – Now, how is God signified? When Cicero said ‘god’
he meant Jupiter. Ask Ganymede: The literal truth is Ganymede was killed in
self-inflicted accidental with a boomerang. Her mother said: “His corpse is
here, but he was raped by Giove --. Taking this narrative literally – Ganymede
was RAPED, so the rape is the way the god gets ‘noted’.
Noto. Keywords: IVPITER -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Noto” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742384608/in/datetaken/
Grice e Novaro – implicatura ligure – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Diano Maria).
Filosofo. Grice: “Novaro comes from my favourite area in Italy, “La riviera
ligure”!” Grice: “Novaro wrote a nice little treatise on the nature of the
infinite – a concept which fascinates me!” --Fratello di Novaro, nacque da
famiglia economicamente agiata e dopo aver condotto brillantemente gli studi
liceali, ottenendo la laurea a Torino. Si stabilì a Oneglia dove fu assessore
comunale per il partito socialista. Dopo avere per breve tempo insegnato nel
locale liceo, con i fratelli si occupò dell'industria olearia intestata alla madre
Paolina Sasso. Pur dedito all'attività
imprenditoriale fece parte attiva della vita letteraria dei primo anni del
Novecento e fondò la rivista “La Riviera Ligure,” da lui diretta fino alla sua
cessazione. Ospitò nel suo giornale filosofi come Pascoli, Roccatagliata,
Jahier, Boine e Sbarbaro. Scrisse saggi
di carattere filosofico e raccolse tutte le sue poesie, che hanno come tema
principale il bellissimo paesaggio ligure, in un volume intitolato Murmuri ed
echi che vide le stampe. Fu anche il curatore dell'edizione delle opere di
Boine che sentiva affine negli interessi soprattutto di carattere etico. Saggi: “Finito ed iinfinito” (Roma, Balbi), “Murmuro
ed echo” (Napoli, Ricciardi) – cf. Grice, “Implicatura ecoica” --; “All'insegna
del pesce d'oro” (Genova, Devoto). Dizionario Biografico degli Italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La Riviera Ligure Nicolas Malebranche. Tra
Diano Marina e Oneglia: i luoghi dei fratelli Novaro, su parchiculturali.
Fondazione Mario Novaro, Genova, su Fondazione novaro. Scheda biografica nel
sito della Fondazione Mario Novaro, Genova, su Fondazione novaro -- Se il
concetto di “infinito” è stato dal sorgere della filosofia italiana, uno
degl’oggetti più costanti degl’uomini, il progresso verso una definitiva
soluzione delle difficoltà che esso presenta non e tuttavia che
straordinariamente lento. A ciò à sopratutto contribuito il rilegare, come a
priori, l’infinito fuori del campo appunto della filosofia e si considera
il regresso all’infinito una fallacia! Poiché quando si ammette senz’altro
che, essendo l’uomo finite, non si può pretendere eh' esso arrivi a comprendere
l’infinito! Hobbes, De corpore, XXVI, l ; Descartes, Principien, ediz.
Kirclimann, p. 12,14, 66 ; GALILEI, Opere (Milano, 1811) X, 350-51;
Locke, Essay on humane nnderslaning, ediz. Ward, World Library, p. 152;
Hume, Treatise, ediz. Selby-Bigge, 26. 32,39,43; cfr. anche Jevons,
Principia of Science, 2“ ediz. pp. 766-768. S’è già troncata la questione
senza neanche avei’la posta. S’è lasciato intatto il mistero che
sembra involgerla. Già tutti i concetti che in qualche modo ebbero una
stretta attinenza con altri concetti ontologici dovettero per questo attendere
a lungo prima di venir trattati in corretto modo analitico. La oscurità
misteriosa del concetto di “infinito” si ripercorse naturalmente negli
oggetti nei quali esso poteva trovare applicazione, come il tempo, lo
spazio, la materia, l’universo, l’essere. Anzi si comincia dapprima ad
accorgersi delle difficoltà del concetto di “infinito” non cosi in
astratto, ma nell’esame degli oggetti ai quali la infinitezza pareva
doversi attribuire. Tanti secoli prima della ripresa della questione
per Locke, trattarono il problema con sommo acume dialettico i
veliani de Velia -- Sugli Eleati e la loro importanza, vedi specialmente la
Kritische Geschichte der Philosophie del Dùhring, 3" ediz. p. 34-51. Le
difficoltà che conduceno Senone di Velia a negare la realtà dello spazio non
sono punto illusori. Cantor, Geschichte der Matematik, I, 170. Bei ihnen [i
tropi dei veliani] handelt es sich um Schwierigkeiten, denen in der
That -wcder der Philosoph noch der Mathematiker in aller Strenge
gerecht werden Kann [,,,] Zwei Jakrtausend und mehr haben an dieser
zàhen Speise gekaut, und es ware unbillig von den Veliani des
funften vorcbristlichen Iabrhunderts zu verlangen, dass sie in Klarbeit
gewesen seien iiber Dinge, welche freilich anders ausgesprocben noch
Streitigkeiten unserer Gegenwart bilden. Nò altre furono quelle che
spinsero poi Kant ai risultati della estetica trascendentale. Sebbene più
d’uno storico della filosofia davanti ai tropi di quell’ acutissimo
filosofo sentendo l’imbarazzo suo a confutarli, abbia stimato poterli
chiamare sofismi o false sottigliezze che chi le esaminasse da vicino e colla
necessaria acutezza non dovrebbe tardare a riconoscere evidentemente per tali.
E più d’uno nel confutarli à seguito, come lo Zeller, Aristotele (3) che
in questo se in altro mai fu infelicissimo. Pht/s., VI, 9.
Aristotele crede di confutare Senone di Velia (V. anche O. Apelt,
Beitrdge sur Geschichte der Grieschischen Philosophie, Leipzig, p. 275) col
dire che la dimostrazione da lui data riposa sulla falsa & i
matematici, i quali spaventati dalle conti-addizioni svelate dai veliani
avevano dovuto per forza rinunciare a far uso del concetto di “infinito” e
lasciar tanto tempo infruttuoso l’ardimento di Antifonte (1), continuarono
a lungo ad aiutarsi altrimenti per non derogare alla rigorosa esattezza
delle loro dimostrazioni (2). Cosi il concetto d’”infinito” non compare mai
esplicitamente nella geometria degl’antichi. E Archimede ha seguaci anche dopo
che il calcolo infinitesimale ha chiaramente mostrati i suoi cosi
fecondi vantaggi. Ragione principale di ciò e il non avere l’autore
stesso del concetto di “infinitesimo”, saputo mai nè pienamente giustificarlo,
nè dargli un denotato preciso, si che egli molte volte ebbe a
espri- supposizione che il tempo consti di singoli momenti (éx -J 5
v 9181 aio Èrtovi come se la critica di Senone di Velia non valesse
indifferentemente tanto per il continuo dello spazio che per quello del
tempo stesso. Cfr. Cantor, id., 173. Er (Aristotele) lòst das Paradoxon
der Duschlaufung dieser unendlich vielen Raum-punkte in endlicher Zeit,
durch das neue Paradoxon, dass innerhalb der endlichen Zeit unendlich viele
Zeittheile von unendlich Kleiner Dauer anzunehmen seien. Sul concetto di “infinito”
in Aristotele vedi specialmente Phys., Ili, 4 - 7 , De Coelo, I, 5. Aristotele
dà una divisione dei vari generi di infinito, che come sempre 0
spessissimo presso lui è più una spiegazione di parole che di concetti. Inoltre
è la sua trattazione oscura e affatto manchevole. Aristotele non accetta che
l’infinito *potenziale*, il quale nasce dal non trovar la nostra
immaginazione alcun limite così nel togliere come nell’aggiungere. Rifiuta
l’infinito attuale. L’infinito, dice Aristotele, non è grandezza nè à
parti così, come il suono è per sò invisibile (Phya., Ili, 4 ). Non
esiste dunque in realtà, perchè non v’ è grandezza cui possa attribuirsi. Ma la
contraddizione che Aristotele crede dover evitare rigettando il concetto
dell’infinito attuale è appunto nascosta invece in quello del continuo.
Altrimenti Aristotele non avrebbe così leggermente creduto di aver
superate le difficoltà dei veliani. li Montucla, Histoire cles recherches sur
la quadrature du eercìe. Paris, p.
44. (2) Hankel, Zur Geschickte der Matliematik ivi Alterthum und
Mitelaltcr, p. 120 . juersi sulla sua nozione in modo affatto
contradittorio (1). E se i filosofi non riuscirono a chiarire i loro
concetti riguardanti l’infinito trascurando la maggior parte di
aiutarsi con un esame accurato dalle difficoltà che incontrano anche i matematici,
questi dal canto loro si sono del pari in grau parte appagati dei
risultati, senza sentire troppo acuto il bisogno di rendersi conto esatto dei concetti
dei quali hanno a fare un continuo uso (2). Che anzi per le difficoltà,
oscurità o contraddizioni dell infinito tranquillamente si
rimettevano (1) Leibniz, anche quando si esprime più razionalmente intorno
ai concetti infinitesimali, conserva pur sempre in fondo una evidente
ambiguità sulla natura generale del concetto di “infinito”. Lascia
infatti alla ontologia, senza risolverla Leibniz stesso, la questione se
si diano propriamente degl’infinitamente piccoli rigorosi. E cosi tiene
pure per indifferente considerare per tali gl’infinitesimi o soltanto per
arbitrariamente piccoli. Leibniz inclina però più a tenere l’infinito
rigoroso per una finzione. V. Leibniz, Opera omnia, ed. Dutens I, 107 e
Leibniz; il/af/iema</se/»e Schriften, Gerhardt I' , e 389, dove
Leibniz pare considerare gli infinitesimi come quantità finite variabili e
cfr. Gerhardt II, 288; IV, 93; V, 322; VII, 08 e 273; Erdmann 118, 128,
18-1, dove egli parrebbe ammettere l’infinitesimo *attuale*. In altri luoghi Leibniz
è affatto incerto; ed. Dutens II, 267-68; Gerhardt, III, 81,499,516; IV,
63 e vedi specialmente un passo ivi p. 91-92. (2) Infatti dopo
l’adottamento del calcolo, una delle prime accademie d Europa, quella di
Berlino, presieduta da uno dei più grandi matematici, da Lagrange, apriva
un concorso sul concetto dell’infinito. Dice tra altro ai concorrenti. On
demande […] une thdorie clairc et precise de ce qu’ on appelle ‘influì en
mathcmati jue. On sait que la haute geometrie fait un usage continuel des
infiniment grands et des infiniinent petits. Cependant les geomètres et
meme les analystes anciens, ont eviti* soicneusement tòut ce qui approche
de l’infini, et des grands analystes modernes avouent que les termes grawleur
infmie sont contradictoires. L’Acad^mie sou- haitc donc qu’ on explique
comment on a déduit tant de theorèmes vrais d une supposition
contradictoire. Nouveaux Mémoires de l’Acad. des Sciences. Berlin, p.
12-13. come molti si rimettono tuttora, all’ongologia (1). L’unico filosofo
dal quale si sarebbe potuto aspettare qualche dilucidazione definitiva,
Corate, il quale era tanto versato nelle matematiche e che di esse à dato una
cosi bella e tuttora insuperata sistematica trattazion generale, non
solo non fa fare un passo alla questione, ma neppure seppe bastantemente
apprezzare i grandi meriti del lavoro di Carnot, il quale prepara la
soluzione definitiva. Solo Locke e Kant sono cosi i filosofi che fecero
verso di essa un passo decisive. Kant però si direbbè che lo fece in senso
reazionario, chè se Locke avesse decisamente cangiato li suo metodo
empirico e psicologico con un metodo critico, come egli in realtà è qualche
volta inconsapevolmente vicino a fare, avrebbe egli stesso còlto 1’ultimo futto
della sua fine analisi. Ad ogni modo è merito di Locke, oltre aver
risolto l’infinitamente piccolo e grande nel processo formale dell’animo,
l’aver dimostrato come un tale concetto sia solo propriamente applicabile
a grandezze, al numero, al tempo ed allo spazio. Con ciò ogni nebuloso
abuso scolastico e metafisico di esso, era reso impossibile, e ogni sua
applicazione ad altro che a concetti di grandezze diventava una pura metafora
(2). Rilacendosi da Locke e approfittando della luce che Carnot getta sulla
natura dell’infinitesimo, il Duhnng à finalmente completata la
razionalizzazione di (1) V. Leibniz, passo citato, Gerhardt IV 91-92
e Montucla, Histo!re des mathématiques III, 119. Quanto alle questioni
che la ontologia può sollevare sul concetto dell’infinito, il matematico “a
droit de ne s en pas plus embarasser que des disputes des physiciens sur
la naure de 1 etendue et du movement.” (2) Locke, On human Umlerst., cap.
XVII, 1 e 6, p. 147 questo concetto (1). L’infinito assoluto ha però Diihring
costantemente rifiutato come la più assurda contraddizione in tutti i suoi saggi
filosofici. Soltanto- nell’ultima suo saggio filosofico arriva egli ad
una luminosa distinzione dell’infinito *assoluto* dal infinito relativo.
La sua dimostrazione è però geometrica, e non insieme algebraica. Manca
quindi di generalità. Cosi si spiega come Diihring ritenga ancor ora
inammissibile l’applicazione dell infinito al tempo, che egli à
assurdamente e colla più gran forza di convinzione fatto finito nel
passato (2). Diihring vide che ove il concetto di infinito non viene
dapprima reso chiaro e incontradittorio nella matematica, la rocca in
apparenza più forte rimarrebbe in piedi a difesa del mistificante
concetto. La nozione di infinito non è però specificamente formale. Il
concetto d’infinito appartiene a quel campo della filosofia ‘speziale’, in cui
anno comuni le radici o i principi e la matematica e la logica.
La. soluzione di un problema cosi universale non può esser diversa,
ove esso venga formulato con la dovuta astrazione ed esattezza, sia che la si
cerchi nel campo piu astratto dell’ontologia della concezione universale dell’*essere*,
sia che la si cerchi nel campo dell’algebra. Non (1) V. Nat
Uri iche Dialéktik -- questo libro d’oro di puro criticismo, la cui prima
edizione è esaurita da molti anni senza che Diihring si decida a ri-pubblicarlo,
malgrado il viro desiderio di molti suoi ammiratori, quali per un esempio
v. Gizicky e Riebl. Vedi specialmente dello stesso, nei “ Xeue
Grundmitteln u. Erfindungen zur Analysis, ecc. „ il capitolo terzo.
L’analisi critica dell’infinitesimo ivi data riassumiamo noi brevemente
nel numero seguente, modificandola però nel senso della corretta legge
del numero determinato. V. sotto. (2) Cursus der Philosophie, p. 18, 19,
27, 64 ; Logik und KVssenschaftstheorie, 191 segg. è un differente problema
quello di Senone di Velia, da quello che occupa a cosi grande distanza di
tempo i matematici dal seicento in poi. 2. In tutti i problemi riguardanti
il concetto di “infinito”, le difficoltà ànno la loro comune radice nella
contraddizione fondamentale nascente dalla posizione di un infinito
numericamente dato e compiuto nel *finite* stesso. Cosi l’infinitesimo, e già
prima l’indisivibile di CAVALIERI, e pensato assurdamente quale
risultato di una infinita divisione, o come l’elemento più piccolo d’ogni
grandezza assegnabile, di cui si integra ogni grandezza finita. Più
piccolo di qualunque quantità data e pensato l’infinitamente piccolo, e
maggior d’ogni data grandezza l’infinitamente grande, arrivando
anche qui ad una infinità compiuta, come raggiungibile per via di
una sintesi successiva. Tra lo zero e una comunque piccola grandezza
dovrebbe dunque esistere qualcosa di intermedio. Questa ibrida quantità
non dovrebbe esser zero ma neppure perù una determinata quantità
per quanto arbitrariamente piccola. Essa dovrebbe esser minore d’ogni
quantità assegnabile o qualcosa che esprima l’ultimo irraggiungibile grado
di piccolezza immaginabile e prima dello zero (1). Minore d’ogni quantità
assegna- (1) Modificando la nozione di GALILEI di “momento”, già Ilobbes
define il conatus (concetto che doveva poi diventare il fondamento della
teoria newtoniana), il moto lungo uno spazio minore di qualsiasi
assegnato. Hobbes conserva, però, malgrado l’equivoca definizione,
come dell infinitamente grande (De Corpore, c. VII, il, 12 e 13) cosi dell’infinitesimo
un giusto concetto. Di quest’ultimo haa intesa infatti a essenziale
relatività. V. De Corpore, c. VII, 13; e c. XV, 2. Delimemus CONATUM esse motum
per spatium et tempus minus q’uam quarn bile è però soltanto lo zero (1);
una quantità non può venir immaginata oltre ogni assegnabile grandezza. Tra
la quantità e lo zero non vi è cotesta assurda finzione. A meno che il
dire “minor d’ogni data quantità” abbia quod datar, id est determinatur,
sine expositione vel numero assignatur ìaest per punctum. Ad eius
definitiouis explicationem meminisse oportet per punctum non intelligi id
quod quantitatcm nullam habet, sive quod nulla ratione potest dividi
(niliil enim est eiusmodi in rerum natura) sed id cuius quantità non
consideratili-, hoc est cuius neque quantitas neque pars ulta inter
demonstrandum computatur. Ita ut punctum non habeatur prò IN-DIVISIBILI.
Sed prò IN-DIVISO. Sicut edam instans sumendum est prò tempore IN-DIVISO non
prò IN-DIVIS-IBILE. - Similiter Conatus ita mtelhgendus est, ut sit
quidem motus sed ita ut neque tempori in quo fìt neque lineai per quam
fit quantitas, ullam comparationem habeat in demonstratione cum quantitate
temporis vel line cuius ipsa est pars. Quanquam sicut punctum cura puncto,
ita conatus cum Canata comparaci potest et unus altero maior vel minor
reperiri.Vedi anche c. XXVII, 1.- 11 Poisson ammette invece nel modo più
esplicito l’assurdo concetto dell infinitesimo di cui sopra è parola. Un infiniment petit est une grandeur moindre
que toute grandcur donnée de la meme nature. On est conduit naturellement
a ridde des infiniment petits, lorsqu’on considère les variations
successives d’une grandeur soumise à la loi de continuiti. Ainsi, le temps
croit par des degrés mo.ndres qu’ aucun intervalle qu’on puisse assigner,
quelque petit quii soit. Les espaces parcourus par le différents points
d’un corps croissent aussi par des infiniment petits, car chaque point ne
peut fi er d une posdion à une autre, sans traverser touts les
positions intermédiaires, et l’on ne saurait assigner aucune distance,
aussi petite qu on voudrn, entre deux positions successives. Les
infiniment petits ont donc une existence rielle, et ne sont pus seulement
un mo.ven d’investigation imagini par les giometres. Traile de mécanique,
Bruxelles, ’38, p. 6-7. ’ O) l’er questa ragione non pochi matematici,
quali Bernouille “oto^amente Eulero,
pensarono l’infinitesimo come assolutamente nullo. Anche GALILEI, sebbene con
altro linguaggio, scompone il continuo esteso in infiniti punti inestesi
o nulli senza però trovar poi il modo di farlo generare da quelli. V. GALILEI
Opere , X, 550-351 Sopra gli atomi non quanti di lui vedi Lasswitz,
Galileis Thieorie der Materie, 1 lerteljahrsschrift f wiss. Philosph.
XIII, a riferirsi non a qualcosa di
effettivo o di dato, ma al nostro animo -- il nostro volere -- come ragione
della infinita divisibilità, potendo noi sempre supporre una quantità più
piccola di ogni qualunque piccola quantità data. Come nella serie dei
numeri noi possiamo (prova Peano) farci un concetto dell’infinito aggiungimento
di unità a unità, cosi possiamo farcene uno della possibile divisione
dell'unità all’infinito. Un tal concetto non rimane tuttavia che
il campo d’una operazione che non può per la sua natura venir mai
compiuta. La infinita divisione come la infinita addizione non possono mai
senza contraddizione considerarsi come eseguite. Non si può con un salto
oltrepassare un’infinità di operazioni, ponendo l’ultima come già
compiuta, che invece non può mai essere. Ciò che esiste o è dato numericamente
quale totalità non può esser che in numero determinato (1). Un numero
infinito come qualcosa di dato o compiuto nel finito medesimo è un CONCEPTO
IMPOSSIBILE perchè vorrebbe porre ciò che insieme viene a negare. Ammesso
dunque che abbia a dirsi di una quantità che essa è minore d’ogni
possibile quantità data, ciò potrà solo razionalmente indicare che è pur
sempre possibile suppor quella come ancor più pio¬ ti) È questa la legge
formulata da Diihring sotto il nome di legge del numero determinato (Gesetz der
bestimmten Anzahl). Cfr. Kant: Kritikd. reinen Vcrn. edizione Kirchmann
pag. 432. Sohald etwas als quantum discretum angenommen wird, so ist die
Menge der Einheiten darin bestimmt, daher auch jederzeit einer Zahl
gleich. Diihring però, e qui sta il grave errore della sua teoria
dell’infinito, à tralasciato come iKant di aggiungere che tale legge à valore
appunto, come diciamo noi, solo in riguardo a grandezze che si lasciano
concepire come totalità, ossia in riguardo a grandezze comprese tra
limiti. cola di una qualunque data comunque già piccola per sè. La
illimitatezza riposa sul concetto della infinita possibilità della
ripetizione, non è dunque un concetto di effettività, ma di mera
possibilità. Il moto nevi realizza come si crederebbe l’assurdità di
una infinita divisione o di una infinità di parti nel finito. Moto non è
che il concetto di ciò che la stessa cosa si trova seguentemente prima in
un luogo e poi in un altro. Nostro APPARATO SENSORIALE non fa che
abbracciare un dato numero di posizioni diverse, e l’animo non trova
altro che il fatto ossia la cangiata posizione. Noi non
possiamo formarci nè pretendere altro chiaro concetto che quello del
passaggio da un punto all’altro. Possiamo solo, ove ce ne sia l’animo, INTER-POLARE
delle posizioni intermedie a piacere senza limite alcuno. Ma
effettivamente nè la natura nè noi possiamo fis:arne altro che un numero
determinato. È una illusione il credere che un punto, ad esempio, nel
muoversi in linea retta vei’so un altro punto fisso, e trascorrendo
secondo il concetto comune di un movimento assolutamente continuo, per
ogni posizione, trascorra con ciò effettivamente, se posso dir cosi, per
ogni grado di piccolezza. La posizione di infiniti punti distinti in una
determinata estensione è sempre e solo una possibilità ma non mai un fatto
compiuto. Di due punti immediatamente aderenti NOI ABBIAMO ASSOLUTAMENTE
CONCETTO ALCUNO. Punti inestesi o coincidono, o hanno una posizione diversa,
e allora anche una determinata distanza. 11 punte non può che passare da
uno ad un altro punto, comunque noi idealmente possiamo astrarre da
cotesti trapassi e considerare unicamente la infinita possibilità (li
posizioni diverse. La stessa illusione è nel dire che una quantità cresce
per gradi minori di ogni comunque piccola grandezza data. E vero che
m matematica le quantità continue crescono per gradi e che ogni
nuovo incremento elementare possiamo immarginarcelo già per sè stesso composto
di ancor più piccoli incrementi elementari all’infinito. Ma oltre che nella
realtà bisogni. Che esistano dei limiti a questa illimitatezza che
è solo della facoltà del nostro ANIMO, è anche vero che le quantità non
constano di elementi per sè esistenti, e che invece noi solo distinguiamo
in esse delle divisioni e stabiliamo dei limiti che per sè non sono dati. Il
concetto di continuità ne involge uno infinitesimale che però inchiude
solo la possibilità di un infinito porre di limiti, ma non una infinità di
limiti posti. Esso è quindi come quello dell’infiuitamente piccolo un
concetto di pura posibilità. La illimitatezza nella scomponibilità
in parti che possono in ogni caso venir fatte ancora più piccole che una
qualunque piccola grandezza data, e dunque ciò che di razionale s’ à a
sostituire al concetto nebuloso dell’ infinitamente piccolo. Con ciò viene
evitata quella ipostasi o per cosi dire insostanziazione di un modo di
azione del nostro animo, o di una mera possibilità, la quale è
inchiusa nel falso concetto della grandezza minore di ogni altra
assegnabile, come di qualcosa realmente esistente quasi mèta irraggiungibile ma
pur reale di una infinità di operazioni. Non esiste un ultimo piccolo
o infinitesimo, ma solo una infinita possibilità di rimpicciolimento.
1 Si deve dunque pensare che il differenziale è nel calcolo una grandezza
finita relativamente piccola, la quale- nel complesso delle operazioni
può e deve rappresentare ad arbitrio ogni grado di piccolezza. Si tratta
per eempio, dice Diihring, di una lunghezza. Può questa, come
infinitamente piccolo, essere secondo le circostanze un milionesimo di
millimetro ovvero una distanza solare. L’essenziale non istà in queste
eventuali determinazioni, ma nel pensiero che in luogo di quella grandezza,
scelta in relazione a un tutto come parte insignificante, possano
nelle operazioni sostituirsi altre ed altre senza limite alcuno sempre
più piccole verso lo zero (1). L’ infinito o la illimitatezza non è
dunque ipostasiata nel differenziale, si bene sta nel nostro animo che questa
grandezza rappresenta qualunque grado di piccolezza oltre il suo.
Razionalizzato cosi il concetto fondamentale del calcolo, non à più
ragione quella ripugnanza che i migliori matematici anno sempre sentito per
quella oscura ipotesi o idea falsa, come la chiama Lagrange (2), dell’infinitamente
piccolo. L’analisi è dunque, dice Diihring, un calcolo d’ approssimazione, ma
si noti bene- non di semplice approssimazione, bensì di approssimazione
infinita. I sensi trascurano nel piccolo le quantità insignificanti che
loro NON SONO più PERCETTIBILI, e se fatti più acuti procederebbero del
pari in analoghe proporzioni; cosi fa il calcolo nel trascurare quantità che
nelle (1) V. l'reyeinet: Étude sur la métaphysique du haul calcul,
p. 32. Cfr. Carnot : Reflexions sur la métaphysique du calcili
infinitesima!, p. 16, 17 e 18. (2) Comte: Cours de philosophie
positive , I, 263. loro funzioni darebbero in ultimo per risultato una
grandezza che per la sua ultima piccolezza non à importanza alcuna.
Accanto a quantità finite si trascura nel risultato e con ragione, un
infinitamente piccolo, poiché è nella sna natura di poter venire senza
fine rimpicciolito verso lo zero (1). 3. Idealmente c’ è dunque un
abisso tra l’infinitesimo e lo zero. Non quello ma questo è il limite
dell’ infinito rimpiccoliinento, e prima dello zero non vi sono
che quantità in realtà sempre finite, comunque possano secondo il bisogno
venir supposte sempre più piccole verso di esso. D’altra parte nella
direzione opposta dell’ infiniitamente grande si à analogamente a distinguere
tra (1) Non altro significava il luminoso concetto di Carnot delle
equazioni imperfette. Tuttavia Carnot non arriva a dar l’ultima chiarezza
alla nozione dell’infinitesimo. Infatti non avrebbe altrimenti creduto vi
fosse bisogno (per dimostrare come i risultati del calcolo in apparenza
soltanto approssimativi, siano in realtà esatti) oltre che della considerazione
dell’arbitrarietà del differenziale, anche di una dimostrazione della
compensazione degli errori. Comte poi frantese affatto ciò che di
veramente importante e duraturo conteneva lo scritto di Carnot, e ravvisa
così il merito di lui appunto nella dimostrazione della compensazione degli
errori (V. Cours de philosophie positive , I, 244 e 223), la teoria
invece dell’arbitrarietà del’infinitesimo la trova più sottile che solida
(id. 2(57). l concetto della rigida uguaglianza degl’antichi venne
definitivamente superato con Leibnitz e Newton. Ciò che però non venne
schiarito e rimase oggetto di tutte le lunghe innumerevoli dispute a cui
diede luogo il calcolo differenziale, e un giusto concetto di ciò che
avesse a indicare la trascuranza, nelle equazioni, dell’infinitamente piccolo.
Dopo Carnot la relatività del concetto del differenziale s’è sempre più fatta
strada nelle menti dei matematici. Ma non basta questo a razionalizzare
l’infinitesimo. Dove colla relatività di esso si ammette però ancora (v.
ad es. Montucla : Histoire des maih., HII, 264-G5) che questo possa
divenir minore d’ogni quantità assegnabile, s’è pur sempre lontani da una
esatta concezione. questo e 1’ infinito assoluto o transfinito (1). Qui
come¬ ta si à una differenza qualitativa: nell’ un caso si à ancora a
fare con delle grandezze, nell’ altro il concetto proprio di grandezza è
scomparso. Il non aver distinto questi due concetti non à forse
meno contribuito della contraddizione di un infinito compiuto nel finito
stesso, implicato nel falso concetto del differenziale e del continuo, a
rendere cosi pieno di sup¬ poste insolubili difficoltà il problema di cui
ci occupiamo. All’infinitamente piccolo risponde perfettamente l’infinitamente
grande. Abbiamo qui un accrescimento senza fine come là un illimitato
rimpicciolimento. In entrambi i casi ci è data la norma di un’operazione
che non deve poter mai venir considerata come compiuta, poiché essa
deve rispondere alla illimitata possibilità di ripetizione- del nostro
animo, con la quale dunque non c’è grandezza per quanto piccola o grande di cui
non si possa sempre raggiungere un’altra ancora più piccola o
grande. Attribuito ad una data grandezza il concetto di infinitamente
grande non indica quindi altro che essa, comunque già grande, può senza
fine venir considerata ancor sempre più grande secondo il bisogno. In
ogni aso non sarà però ella mai altro che finite. Come la nostra
sintesi benché non abbia limite, pure in fatti non può (1) Chiamo
infinito assoluto o trans-finito – tras-finito, a distinzione dell't/t/unVo
relativo (infinitamente piccolo o grande), ciò che Diihring dice illimitato
(Unbegrcnzt, II) [LIMITATO/NON-LIMITATO] e Cantor, e dietro lui Wundt e
Lasswitz chiamano appunto transfinito o tras-finito (<o ). Del resto
una volta riconosciute queste differenze essenziali, nulla impedisce di
adoperare anche solo e indifferentemente l’espressione “infinito”,
lasciando al contesto conversazionale l’ulteriore
specificazione. mai esercitarsi che nel finito. Anche l’infinitamente
grande è un concetto di mera possibilità e non mai di effettività. Non è
quindi propriamente applicabile ad alcuna grandezza determinata (1). La serie
progressiva dei numeri nella sua illimitata addibilità è il più chiaro
esempio dell’infinitamente grande. Noi non possiamo mai arrivare ad un
ultimo membro delle serie, perchè la possibilità di aggiungerne altri
riman sempre la medesima. E nella natura dell’infinitamente grande di non
poter venir mai compiuto. La illimitatezza non è neppur qui data oggettivamente,
ma sta invece in questo che la grandezza infinitamente grande può rappresentare
ad arbitrio una grandezza sempre maggiore oltre la sua. Inteso cosi
è senz’altro chiaro che rinfinitamente grande non è un infinito in atto e
non può senza contraddizione venir scambiato con questo. L’aver confuse l’infinito
assoluto o transfinito o trasfinito o illimitato coll’infinitamente
grande è appunto la cagione che condusse chi mirava a un esatto
(1) Locke, On bum. Underst, pag. 148. [O]ur idea of infinity being,
as I tbink, an endless growing idea, biit the idea of any quantity our soul kas
being at that tirae terminated in tbat idea (l'or be it as great as it
will, it can be no greater than it is), to join infinity to it, is to adjust a
standing measure to a growing bulk. id., p. 150. We can bave no more the
positive idea of a body infinitely little than we have thè idea of a body
infinitelv great. Our conception of infinity being, as I may so say, a
growing and “fugitive” concept, stili in a boundless progression that can
stop nowhere. e p. 295-96. Our conception of the infinity [...] return at least
to that of number always to be added. But thereby never amounts to any
distinct idea of actual infinite parts. We bave, it is true, a clear idea
of division, as often as we will think of it. But thereby we have no more
a clear idea of infinite parts in matter than we have a clear idea of an
infinite number, by being able still to add numbers to any assigned
nember we have. E chiaro concetto di quest’ultimo a rifiutare
risolutamente il primo, dopo averlo trovato incompatibile colla
nozione di quello. Mentre l’infinitamente grande esprime una illimitata
possibilità, il transfinito o trasfinito esprime invece una effettività compiuta
cui l’infinitamente grande non arriva mai. Nel transfinito o trasfinito
ogni grado di ingrandimento è già anticipatamente dato. Esso è realmente
maggiore di ogni assegnabile grandezza, e dal finito non c’è modo di
farlo originare, sebbene ogni finito sia in esso. La facile obbiezione
che nessuna grandezza è la più grande perchè le possono sempre venir
aggiunte altre unità, non tocca. L’infinito assoluto, ma solo una NOZIONE
IRRAZIONALE dell’infinitamente grande,
partendo ella da un falso concetto del transfinito o tras-finito, secondo
il quale si avrebbe questo a lasciar pensare come un tutto, ossia,
contrariamente all’assunto, come finito. Il concetto di totalità applicato
al transfinito o tras-finito è trascendente, benché tale non sia il transfinito o
tras-finito per sé. Se l’infinito assoluto non può venir esaurito
dalla sintesi empirica di nostro animo, non è questa una ragione per
rifiutarne il concetto : la sua natura consiste infatti appunto in
ciò di NON POTER VENIR RAPPRESENTATO come una totalità ossia esaurito
per mezzo di una sintesi empirica di nostro animo -- successiva delle sue
parti. – Cf. Speranza, ‘mise-en-abime’ – come violazione del prinzipio
conversazionale – be brief. Rifiutarlo perchè non si lascia trascorrere da
un capo all altro, è rifiutare il transfinito perchè appunto tale,
ossia perchè non è finito, o perchè non si trovano endless divisibility
giving us no more a clear and distinct idea of actuallv infinite parts
than endless addibility, if I may so speak, gives us a clear and distinct idea
of an actually infinite number, both being only in a power stili of
increasing thè nuinber, be it already as great as it will” ia esso le
proprietà che dal suo concetto sono precisanente escluse. Mentre
nell’infinitamente grande la sintesi empirica di nostro animo è quella
che aggiunge membro a membro. Nell’infinito assoluto troviamo noi sempre ogni
ulteriore membro come già innanzi esistente prima che la nostra sintesi lo
abbia raggiunto, indipendentemente da essa. È dato quindi così il
numero infinito, se “numero” può questo ancora chiamarsi – “As far as I
know there are infinitely many stars” --, che è in realtà la negazione di esso
e con ciò di ogni determinazione nel grande. Il “numero” infinito
non è più nè ‘pari’ nè ‘dispari’, e neppur quindi aumentabile più, nè
diminuibile. Esso è dunque qualcosa di affatto compiuto, al contrario
dell’infinitamente grande che è in un continuo'flusso; e sta a questo come
all’infinitamente piccolo sta lo zero. Come nello zero non c’è più
possibilità di rimpicciolimento, cosi non ce n’è più di ingrandimento nel
transfinito o tras-finito. Questo è la negazione della grandezza misurata
nel grande, e lo zero la negazione della grandezza in generale e con ciò
della grandezza nella direzione deH’infinitamente piccolo (1). Lo
zero come l’infinito assoluto sono non tanto quantitativamente quanto
per qualità diversi da ogni altra grandezza. L’infinitamente piccolo e grande
sono in un continuo flusso, lo zero e il transfinito sono invece forme
fisse ; il prin¬ cipio generativo dei primi non è applicabile ai
secondi. DaH’infìnitamente piccolo allo zero e dall’infinitamente
grande all’infinito assoluto c’è, a dir proprio, un salto (2). (1)
V. Duhring: Neue Grundmlttel, ecc., p. 430. (2) Lo zero e l’infinito
assoluto o trasfinito si fanno dunque riscontro. Ed erra «quindi Lasswitz
che nega esserci qualcosa di corrispondente a que- Nel primo caso il passaggio sta non nel
rimpiccilire all’infinito per successive divisioni la quantità piccola in modo
che avanzi pur sempre un resto, ma nell’ultimo atto risolutivo col quale si
sottrae interamente il resto stesso. Nell’un caso si riman sempre nel
campo dell’infinitamente piccolo, nell’altro si salta propriamente dalla
quantità al nulla di essa. Una quantità non viene mai esaurita col
sottrarre ripetutamente anche all’infinito una nuova parte del sempre nuovo
resto. Bsogna togliere in ima volta l’intero resto altrimenti si
avrà una convergenza continua verso l’irraggiungibile zero, ma non
mai propriamente lo zero. E solo in quest’ultimo caso sarebbe veramente
esaurita la grandezza. Non bisogna prender per esaustione reale una
infinita approssimazione. Ciò che e l’ESAUSTIONE è solo tale fino ad un
infinitamente piccolo. Ma questo vien da essa lasciato inesaurito. L’saustione
non à luogo che con un salto alla Peano, ossia con un vero passaggio. La
inter-polabilità infinita di posizioni tra punto e punto non toglie che
da posizione a posizione il passaggio debba rimanere E come v’è un salto
da un punto a un altro in una linea, cosi v’è da un punto al punto
ultimo col quale la grandezza finisce. Solo col st’ultimo.
(Lasswitz: Zum Problem der Continuitdt, Philosoph. Monats - hcfte XXIV, p.
27); come pure e più erra Wundt che crede cadere nel differenziale ogni
differenza essenziale tra l’infinito e il transfinito o trasfinito. Wundt:
Kants Kosmologische Antinomien u. das Problem der Unendlichke.it Philos.
Studien II, 527: (che) das Intinitesimalsy.nhol ebenso gut in Siane einer
unendlich zudenkenden Abnahme einer gegebener Grosse, wie im Sinne des bereits
vollzogenen Processes- dieser Abnahme gedacht werden kann. Hier fàllt
niimlich ein wesen- tlichcr Unterscbied des Infiniten und Transfiniten
vollig hinweg (! !). -- passaggio allo zero si à però un risultato
differente non tanto per quantità quanto per qualità dagli
altri. D’altra parte lo stesso risultato qualitativamente differente si à
nel secondo caso del passaggio dall’infinitamente grande al transfinito o
tras-finito. Praticamente si può concliiudere è vero dal caso dell’incoutro di
due rette a distanza infinitamente grande al caso delle parallele,
in quanto si astrae dallo sbaglio infinitamente piccolo, e si pone
come identico il risultato solo infinitamente approssimativo. In realtà però
mentre il punto d'incontro si allontana infinitamente all’vvicinarsi delle
due rette al parallelismo senza raggiungerlo, raggiunto che
questo sia, esso è scomparso, essendo per sè la infinita estensione della
linea LA NEGAZIONE DELLA POSSIBILITa d'uu punto d’incontro, poiché questo
le farebbe finite. Ed à luogo allora quella illimitatezza od infinità
assoluta della retta, la quale è la negazione della grandezza misurata
nel grande, come lo zero è la negazione della grandezza in generale
(1). Un indubitabile significato si lascia dare al transfinito o
trasfinito, come vedremo in séguito soltanto nella serie infinita dei
processi del tempo passato. Il nostro regresso che assume qui la forma
dell’infinitamente grande, procede in base al transfinito o trasfinito della
realtà, poiché esso trova e suppone necessariamente come dati sempre piu
membri della serie di quelli che esso raggiunge. Se si fosse co¬stretti a
pensare l’universo infinito in estensione si avrebbe una seconda applicazione
reale del nostro con¬ ti) Diihring , luogo citato.
«etto ; ma rimanendo
insolubile la questione se la natura o L’UNIVERSO o il numero dei stelle sia
o no infinita (1), non si à che l’applicazione di esso allo spazio puro.
Ed ecco la dimostrazione che dà di questa Dtihring, colla quale egli stabilisce
appunto la distinzione dell’infinito relativo dall’infinito assoluto. La
tangente di un angolo che differisce da 90° di una infinitamente piccola
differenza, è come la rispettiva secante infinitamente grande. Ad ogni grado di
riin-piccioliinento della differenza risponde un grado di ingrandimento della
tangente e della secante dell’angolo. Cosi il punto in cui le linee si
tagliano si fa sempre più lontano. Rimane però sempre dato un incontro
reale delle linee fin che sia data una per quanto piccola
divergenza da 90°. Se si à invece una differenza uguale a zero ossia
se non se ne à alcuna, non si à nemmanco più propriamente una SECANTE nè
una propria TANGENTE. Entrambe le linee loro corrispondenti non si tagliano
più. Nel caso dello zero o, ciò che sarebbe lo stesso, per la CO-SECANTE
e la CO-TANGENTE di 0 non esiste più alcuna grandezza, allo stesso modo
che nello zero medesimo. Intatti la illimitatezza di una linea non è già
una quantità della stessa j ella è invece l’assenza d’ogni determinazione
quantitativa. In tal modo allo zero dall’una parte corrisponde dall'altra
l’illimitato non quanto (das grossenlose Unbegrenzte). Il caso
dell’infinitamente grande si distingue da quello dell’infinito assoluto
per questo, che la possibilità (della illimitata estensibilità) non
figura come per sè data, ma vien 'riferita alla nostra attività.
(1) Vedi sotto n. 5. Di pio quest’ultima possibilità vien sempre
rappresentata coinè dipendente di un’altra, in modo che
dall’infinito rimpicciolimento e dal grado di questo dipende
l’infinito ingrandimento e rispettivo grado costantemente corrispondente
(1) Una distinzione simile a quella di Diihring à fatto in riguardo
all’infinito Cantor, seguito in ciò da Wundt (2) e seguito pure, sebbene con
qualche riserva, da Lasswitz. Ad essa fa però assolutamente difetto
quella spiccata razionalità che è la caratteristica della filosofia di
Diihring. Crede Cantor che la serie dei numeri si lasci pensare non solo
come compiutamente- infinita, ma come compiuta totalità. Cantor stima che
si lasci pensar radunato in un tutto ogni numero intero positivo
(3). L’aver sconosciuto l’inapplicabilità del concetto di totalità al
transfinito o tras-finito è la cagione dell’assurda nozione che s’è fatto
Cantor di questo. Infatti perciò à e Cantor potuto credere che il
transfinito o trasfinito pnssa trovarsi nel finito stesso quasi come suo
sostrato, e servire cosi alla spiegazione del continuo e del NUMERO
IRRAZIONALE (4). Ma qui non si ferma Cantor : chè anzi la vera originalità
della sua dottrina vede egli nelle differenze essenziali da lui trovate nel
campo stesso dell’infinito assoluto (5). Si tratta infatti per lui sopratutto
dell’ampliazione o proseguimento della reale serie dei numeri intieri (1)
Duhrinq, luogo citato, pagine 88-80. (2) Logik H, 127-128
(1883). (3) Cantor: Grundlagen einer Mannichfaltigkeitslehre, p. 1-3;
Zur Lehre vom Transfinite, p. 42, 43 e 45. (4) Grundlagen, pag. 8,
30. Zur Lehre p. 35. (5) Zur Lehre, pag. 9 ; Grundlagen, p.
13. oltre l’infinito medesimo. Egli non ottiene solo un unico numero
intiero infinito, si bene una infinita serie di tali numeri come
benissimo tra loro distinti. Vi sarebbero cosi infinite classi di numeri ;
la l a classe sarebbe la serie dei numeri finiti 1. 2. 3... v..., ad essa
terrebbe die¬ tro la 2 a classe composta di successivi numeri intieri
infiniti in ordine determinato. Dopo la 2 a si verrebbe alla 3 a e alla 4
a classe e cosi all’infinito (1). In tal modo naturalmente l'infinito
propriamente detto (“das eigentlicbe Unendliche”) non sarebbe ancora il vero
infinito (“das walire Unendliche”) o l’assoluto. Chè anzi Cantor
espressamente fa notare che in tal guisa non si arriverà mai a un limite
ultimo, e neppure a una sia pur soltanto approssimativa comprensione
dell’assoluto, il quale solo è un infinito non più oltre aumentabile. Con
ciò il transfinito o trasfinito, quantunque determinato e maggiore d'ogni
finito, avrebbe assurdamente comune col finito il carattere della
illimitata aumentabilità (1). Cantor dà per esempio del transfinito o
trasfinito la totalità dei numeri finiti, confessa però non darsi, o
almeno pel nostro animo, una totalità dei numeri transfiniti, ossia
l’assoluto o il vero infinito non poter venir concepito, quantunque
necessariamente postulato. Qui dunque ritorna la difficoltà del
problema, e questa volta Cantor confessa di non saperla sciogliere. Con
ciò dà Cantor stesso involontariamente la miglior critica della sua teoria
dell'infinito. Il suo transfinito o trasfinito del resto non è in fondo altro
che l’infinito dell’animo di Spinoza e BRUNO (1) Grundlagen, p. 3.
(2) Id. p. 44 ; Zur Lehre, p.. 8, 33, 48. Illusorie
come la infinita totalità sono le altre proprietà clie Cantor crede dover
attribuire ai suoi immaginari numeri della nuova serie al DI là DELL INFINITO. Cosi il non esser
questi più soggetti alla LEGGE DI COMMUTAZIONE (p e q = q e p) (1) è una
evidente ASSURDITà che rivela una inesatta concezione dell'infinito assoluto.
Questo infatti è indifferente in riguardo al più e al meno. Ad esso non
si può nè aggiungere nè togliere, come quello che non si lascia originare per
via di operazioni. Per poter ad esso aggiungere qualche cosa converrebbe
pensarlo dato quale compiuta totalità. Dia è falso che l'infinito si lasci
concepire in tal guise. Cosicché invece di operare con esso si
opera inavvedutamente con una quantità pur essa finita (2). Il concetto
formulato da Diihriug dell’infinito assoluto non è nella storia dell’ONTOLOGIA
del tutto senza precedenti, per quanto la critica da lui
fatta dell’infinitesimo possa assai più facilmente rannodarsi a
quella del Locke e di Ivant da una parte, e dall’altra a quella di
Carnot, che non si lasci questa sua nuova distinzione rannodare a’ suoi
precedenti storici (3). Vera¬ ci) Cantor: Grundlagen, 11, 14,
15. (2) Vedi più sotto n. 7. (3) Bradwardinus distingue nel suo
trattato “De Continuo”, come espone Cantor (Geschichte d. Mathematik li,
107-109), “ zwei Unendlichkeiten, die “kathetische” und die “synkathetische”. “Katlietisch”
oder einfach unendlich ist eine Grosse die kein Ende hat.” Syn-kathetisch”
unendlich ist eine Griisse der gegenùber es eine endliche Gròsse giebt
und ein andsres gròsseres Endliche, und wieder Eines gròsser als jenes
Gròssere, und so oline dass ein Letzes sicb fiinde, welckes den Abschluss
bildete; aucli dieses ist immer eine Gròsse, aber nickt wenn es mit
Gròsserem verglicken wird. Man erkennt leicht dass das kathe- tisck
Unendliclie Bradwardinus das Ueberendliche oder Transfinite ‘mente l’INFINITO POSITIVO di
Descartes, di GIORDANO BRUNO e di Spinoza è un concetto che tradisce un’origine
quasi del tutto- ancora scolastica. L’infinito inteso coinè attributi
necessario dell’essere è una concezione comune a BRUNO, e mostra chiara la sua
derivazione da un altro concetto. Quantunque esso non ha in GIORDANO BRUNO
questa sola origine ‘divino’ (1). unserer neuerer Philosophen ist,
dem von Anfang an das Merkmal der Begrenztheit, welches deu endlichen Gròssen
zukommt fehlt, wàhrcnd das “synkathetisch” Unendliche mit den Endlosen
oder Infinitcn ùbercin stimmt, welches aus der endlichen Grosse durcli
unbegrenztes Wa- chsen hervorgelit.
(1) GIORDANO BRUNO capovolge la dottrina di Aristotele. Risolve
arditamente e con grande acume il continuo ne’ minimi onde liberarsi
dalle contraddizioni svelate da SENONE DI VELIA, come farà poi anche ma
meno felicemente Hume, e accetta l’infinito nel grande: gli atomi e la
infinità del mondo. (V. Acrotismus, art. XLII, citato dal TOCCO, Le opere
di GIORDANO BRUNO, p. liti: De Minimo, I, VI). Devcsi però avvertire che il
minimo è per GIORDANO BRUNO ancora una grandezza che ei pensa giustamente, come
fa anche Hobbes, relativamente trascurabile nel calcolo. Il progresso infinito
nelle divisioni è solo una continua possibilità dell’animo, mai
un’effettività. GIORDANO BRUNO non nega all’animo, all’immaginazione o alla
ratio, a distinzione della mensì di poter ulteriormente suddividere il minimo all’infìnito,
-- dum non promere subiectae credat con- formia rei. — Intìnitae
progressioni IMAGINATIONIS seu mathesis NATURA non respondet neque ullus
usus ARTI-FICIALIS obsecundat. De Min. I, 6, 7, 8. Tuttavia anche alla
matematica vorrebbe GIORDANO BRUNO dare una base atomistica, facendo valere pel
concetto del corpo matematico ciò che vale per quello del corpo fisico.
In questo anzi non sa GIORDANO BRUNO liberarsi dalla influenza
dell’aristotelismo, pel quale ciò che vale della materia doveva naturalmente
valere dello spazio. Il suo strano tentativo ricorda l’antica dottrina delle
linee indivisibili o atomiche di Senocrate, anch’essa stabilita per
evitare le stesse contraddizioni del continuo messe in chiaro dalla critica dei
veliani (V. nello scritto -epì à-riuiov ypaujLùv Apelt, Beitrcige z. Geschichte
d. Griech. Philosoph. dove ne è anche data la traduzione, p. 271 e
seg.) Della dottrina atomistica di GIORDANO BRUNO riconosce giustamente
il merito Lasswitz (“GIORDANO Bruno und die Atomistik”, Viertelsjahrsschift f.
icissensch. Tuttavia alcune importanti considerazioni sono comuni al Cusano (1)
e a quest’ultimo sulla natura dell’infinito ossia sull’esistenza di un unico
infinito in riguardo al quale non possa esservi divisione possibile uè
disuguaglianza se misurato immaginariamente da misure differenti (2).
L’infinito assoluto considera poi Spinoza come dato nei noti due cerchi
l’uno dei quali è dentro all’altro e che non si toccano nè sono concentrici,
esempio ricavato da Cartesio (Principii , II, 33, 34, 35) e da Spinoza
medesimo già illustrato nella esposizione dei principii cartesiani della
filosofia. Ma come è impossibile che la materia mossa tra due cerchi
possa realmente dividersi all’infinito, cosi è impossibile farsi un concetto
di una infinità assoluta di disuguaglianze come effettuata dalla
relazione di quelli. Poiché data questa infinità non è nè può essere. Altrimenti
la potremmo anche pensare effettuata in un qualunque segmento di linea
da’suoi punti infiniti. Una tale infinità non può cosi che
venir riferita alla facoltà della nostra mente quale suo fondamento ; non
può esser che un caso di infinita possibilità come lo è quello
dell'infinitamente grande. Philos. Vili, 33): “GIORDANO BRUNO hat darci»
(lcn erkenntnisstheoretiscben Ausgangspunkt seiner Monadologie sicli das
bleibendc Verdienst erworben, den Atombegriff klar und wiederpruchslos
dargestellt zu haben. So lange das Atom nur als Letzes der Theilung gilt,
blcibt es immer fraglich, ob man auf ein solches Kommen masse. Erst die
Einsicht, dass es ein Krfordcrniss dcs Erkennens istein Erstes der
Znsammcnsetzung zn liaben, macht den Atombegriff za einem
nothwendigen. (1) Cusano, Dada ignoranza, 1- 4, 5, 13, 14.
(2) Già Aristotele tiene per inapplicabile ad ogni grandezza l’intìnito
attuale, ma perciò appunto ne aveva rifiutato il concetto. Il caso
(lei due cerchi si lascia ricondurre a quello d’ogni grandezza continua.
Ora l’esame del continuo non può per sè mai darci l’infinito assoluto ;
il continuo riceve i termini che noi segniamo in esso senza lasciarsi
però mai esaurire da successive suddivisioni. Con ciò esso non ci dà che il
campo di una regola d’operazioni infinite, rimanendo pur sempre finiti i
risultati di queste. Che le parti del continuo non si lascino esprimere
con alcun numero (nullo numero explicari possunt) indica solo che sarebbe,
contradittorio pensare come raggiunto il risultato d’una operazione infinita
ossia da ripetersi senza fine. Il continuo non ci dà insomma che
l’infinito relativo. E così ciò che Spinoza distingue dall’infinitamente
grande non è in realtà l’infinito assoluto. Esso è soltanto lo stesso
infinito relativo nella direzione opposta del primo, ossia nella direzione
del piccolo (1). Ammette inoltre Spinoza che l’infinito propriamente detto
può esser suscettibile di più e di meno. Ma non è esso allora cangiato nel
finito? (2) e non dice egli altrove (3) che (1) SPAVENTA, Saggi critici,
p 256-7, seguendo Hegel trova la distinzione dello Spinoza dell'infinito
della immaginazione da quello dell’ANIMO veramente profonda, e ravvisava
in questo ultimo fissato il concetto dell’infinito assoluto che trascende
ogni determinazione. Infatti però esso non può rappresentare che lo
stesso infinito della immaginazione. (2) Vedi lettera XXIX. In
complesso questa importante lettera parmi mostrare molta incertezza
malgrado il tono suo dommatico e tanto sicuro. I due unici esempi che Spinoza
porta dei molti che ei dice avrebbe potuto addurre dell’infinito dell’ANIMO,
non sono omo-genei. La infinità dei moti che furono, e la infinità delle
disuguaglianze dei due cerchi non cadono sotto uno stesso concetto. Lo stesso
abbiamo notato del transfinito o trasfinito di Cantor, il quale dovrebbe
del pari esprimere appunto e l’intervallo ( 0.1) come totalità infinita, e
il complesso della serie dei numeri intieri positivi. (3) Etica, I,
prop. XV. è un assurdo che un infinito possa essere il doppio
di un altro? A questo assurdo risultato arrivano tutti quelli che
pensano potersi DARE L’INFINITO NEL FINITO medesimo. Di Locke s’è visto
qual razionale concetto egli ha dell’infinitamente piccolo e grande. Locke non
sa tuttavia considerare l’infinito altro che nella illimitata addibilità e
divisibilità, per cui non intese l’infinito assoluto. Locke analizza con una
grande acutezza soltanto le funzioni dell’ANIMO in riguardo all’infinito,
non però il riscontro loro oggettivo. Infatti e questo per Locke
ancora Dio, il quale oltre i confini raggiungibili dal nostro ANIMO
coll’illimitato progresso, riempiva tanto l’infinito del tempo che quello
dello spazio (1). Ed è cosi che Locke puo pensare esser l’idea positiva
di infinito troppo ampia per una capacità finita e angusta come la nostra
(2). Kant scioglie trionfalmente tutte le difficoltà che incontra Locke
nell’esame dello spazio (3), e fissa l’idealità di questo. Una idealità
che se è conseguenza delle stesse ragioni che l’avevano fatta necessaria
ai veliani, à però, un significato e una giustificazione scientifica di gran
lunga superiore. Ma quanto al concetto proprio di infinito Kant non fa un
passo oltre Locke. E neppure Hume e andato più oltre sulle tracce di
quest’ultimo. E’ non sa anzi per il metodo suo empirico apprezzare la bella
trattazione lockiana dell’infinito, in cui la funzione SINTETICA dell’animo
trovava una cosi (1) Locke : Essay on Human Under ai, p. 134,
135. (2) Id. p. 152. (3) Id. p. 131, 135 e 154.
giusta e importante bencliè non del tutto consapevole applicazione. Hume,
senza esaminare particolarmente l’infinitamente grande, si volge in special
modo a considerare l’infinito nel piccolo (1). Ciò che più, come già GIORDANO
BRUNO, imbarazza il grande scozzese è la considerazione della infinità nel
continuo, ossia della infinita divisibilità, la quale egli non distingue
dall’infinito esser diviso, ossia dalla infinita divisione effettuata (2). Il
suo empirismo, confondendo il reale colla forma, lo porta a stabilire lo
spazio come composto di punti visibili e sensibili (meno risolutamente
però nella “Inquiry”) (3) ; e il tempo della somma dei minimi delle
sensazioni. Come può, si domanda egli, un infinito numero di infinitamente
piccoli non dare una grandezza infinitamente grande? o, come può un
tal numero esser compreso allo stesso modo in una data grandezza che in
una doppia di quella? Come può passare il tempo da un punto all’altro per
un numero infinito di parti reali successivamente esaurientisi ? Sono in
conclusione le stesse contraddizioni svelate dapprima da Senone di Velia,
l’amato di Parmende. Senone conclude col negare lo spazio e il moto. Hume
invece accusa L’ANIMO STESSO senza dare soluzione alcuna definitiva (4). L’aver
confuso la forma col reale, e il non aver più acutamente esaminate le
funzioni sintetiche dell’ANIMO sono la ragione della infruttuosità delle sue
ricerche sull’infinito. Locke è insomma l’unico tra’ filosofi moderni, o
al¬ ti) Treaiise pag. 26, 32, 39, 43. (2) Id. pag. 26, 29;
Essays, edizione World Library, p. 378-79. (3) Exsai/s, pag. 379.
(4; Hume: Essai/s, p, 380. meno sino a Diiliring, che segna un
notevolissimo progresso nella razionalizzazione del concetto di infinito. D’altra
parte tra’ matematici, dopo le lunghe discussioni sulla natura
dell’infinitesimo, si fa strada, è vero, con Carnot, e con Cauchy, in
séguito, l’opinione della arbitrarietà del differenziale, ma riman pur
sempre come sfondo oscuro l’infinito esatto, una sfinge che i matematici
dichiarano spettare AL ONTOLOGO di interrogare. E con ciò la mente è
ben lontana ancora dal trovarsi appagata. Con Gauss poi, e dietro a lui
con Riemann e con Steiner e con tutti i geometri anti-euclidèi, la nebbia
che avvolgeva l’infinito s’è fatta ancora più fitta, e rimarrà cosi
quale indizio dello spirito mistico dell'epoca nostra, la quale non
sente quel bisogno vivo e quell’amore della chiarezza che cosi grande
aveva il secolo decimottavo (1). (1) Nfe i filosofi del nostro
secolo sono certo fatti per confortarci della mistica incertezza dei matematici
e sbugiardare così il notato carattere generale dello spirito del
decimonono dicontro al secolo precedente. (V. più sotto di Hamilton e
Spencer n. 8). Dove l’universo, come presso Democrito e gl’epicurei, o
presso GIORDANO BRUNO e Spinoza si stabilisce dommaticamente infinito, l’ONTOLOGIA
non s’è ancor spogliata di tutti gli elementi puramente poetici. Col
criticismo mo¬ derno la questione della reale estensione dell’universo
si è fatta essenzialmente empirica. La illimitatezza della no¬ stra
concezione dello spazio non ci garantisce una infi¬ nità oggettiva
materiale (1). Empiricamente non si lascia dimostrare nè la finitezza nè
la infinità dell'universo; (1) È chiaro che chi volesse supporre un
riscontro materiale assolutamente completo della nostra concezione infinita
dello spazio correrebbe dietro una chimera. La nostra rappresentazione dello
spazio il la sua spiegazione nella costante unità della coscienza e nella
sua libertà del porre e dell’oltrepassare continuamente il posto. Ora
a questa funzione de nostro ANIMO non si deve attribuire senz’altro un carattere oggettivo.
Al contrario fa il Urtino infinito il mondo appunto perchè è infinito lo
spazio, ritenendo che la materia stia allo spazio come questo a quella: “
e se non v’ha differenza tra spazio e spazio, non c’è nessuna ragione che
solo quel breve tratto occupato dal nostro sistema planetario sia pieno e
tutto il resto dell’immenso spazio vuoto. „ Cfr. Schopenhauer (Die Welt
als Wille ecc. I, 588). il quale commenta gli argomenti affatto ineritici
di GIORDANO BRUNO e vorrebbe farli servire a dimostrare anche la infinità
del tempo. altro che il finito noi non possiamo raggiungere e non
possiamo mai giudicare se altro non vi sia più oltre da raggiungere nella
realtà. Se essa stessa abbia o no dei limiti come gli à costantemente la
nostra RAPPRESENTAZIONE. L’infinito COME TALE non può diventar oggetto DELLA
NOSTRA ESPERIENZA. Ma se questa è per la sua natura limitata, non perciò
dobbiamo pensar limitata la realta inconscia. Il concetto nostro dell’universo
sarebbe dunque sempre solo comparativo. Certo è però che
praticamente l'universo sarà per noi costantemente finito, poiché
altro che in limiti finiti non può venir da noi conosciuto. Il principio
della costanza della materia e della forza non basta, come crede Rielil
(1), a dimostrare la finitezza della massa dell'universo. Seia massa si fa
infinita, dice Riehl, verrebbe a mancarle con ciò ogni determinazione
quantitativa, il che è incompatibile col concetto stesso di massa. Ogni
determinazione le mancherebbe però naturalmente se considerata solo nella
sua trascendente totalità, non mai invece nel finite. Nè d’altro che
di masse finite può aver ad occuparsi l’uomo. Il grande principio
della costanza della materia e della forza, nota ancora Riehl, diventerebbe una
mera e inutile TAUTOLOGIA, data la infinità loro. Non potendo
evidentemente l’infinito venir nè aumentato nè sminuito. Neppur questo è
giusto. Il principio in discorso sarebbe tautologico se stabilisse appunto la
costanza della materia infinita come tale. Non se, come esso fa,
stabilisce quella del finito in essa datoci. Infatti la conservazione
costante del finito (1) Riehl, Ber pMosoph. Kriticismus, III, 303-305.
non è (lata analiticamente colla inalterabilità quantitativa dell’infinito,
poiché come l’infinito non è toccato da addizione o sottrazione, cosi
potrebbe, posta infinita la materia, il finito in essa assolutamente
crearsi o annichilarsi senza contraddizione alcuna. G. Mentre la
estensione e la massa dell’universo sono presumibilmente finite, ma
nessuna necessità apriorica od empirica ci sforza a pensarle piuttosto
finite che infinite. In riguardo al tempo concorrono invece necessità
dell’esperienza e dell’ANIMO a farlo nel REGRESSO assolutamente infinito. Il
problema cosmologico del tempo non à tuttavia avuto sinora una soluzione
definitiva. A il tempo reale mai avuto principio? Vi fu nell'universo o
nell’essere un primo cangiamento? E se il tempo non à avuto principio, ed
è nel passato infinito, come può senza contraddizione venir pensata
cotesta sua infinità? Che il cangiamento abbia una volta cominciato è,
per il principio di causalità, impossibile ammettere. La ausa di un
cangiamento deve cercarsi a priori in un cangiamento anteriore e cosi via
all’infinito. Un cangiamento assoluto è empiricamente impossibile e a
priori inconcepibile. Vi sono nell’essere ultime ragioni dei processi, ma
non ultime cause. In ogni punto del tempo è esistita la serie delle
variazioni. Non che nel concetto di sostanza si trovi unita
necessariamente coll’esistenza l’azione, come crede il Rielil (id. 309),
e che non lasciandosi quindi disgiungere il fare dell’essere dalla sua
esistenza, venga ad esser perciò inconcepibile la sostanza scompagnata
dal cangiaménto. Inconcepibile sarebbe solo una esistenza vuota,
ossia scompagnata dalla essenza. La forza potrebbe però concepirsi
ovunque come in equilibrio stabile, e con ciò l’universo come privo di
ogni mutamento. Vi è una condizione del divenire cbe non entra mai
come membro nella serie causale -- è questa il fondamento ultimo d’ogni
fenomeno, la ragione della loro possibilità. Un tal fondamento riman
quindi come fuori del tempo ossia veramente ETERNO, senza origine nè fine.
Non è cosi dei cangiamenti o degli stati momentanei dell’essere.
Lo stato precedente a un DATO momento nella serie molteplice dei
cangiamenti, se fosse sempre esistito, non avrebbe mai prodotto un
effetto cbe si origina solo nel tempo; auche quello deve dunque aver
avuto una causa, e cosi all’infinito. Delle cause non ve ne può essere
una cbe da sè inizi assolutamente una serie; ogni causa di cangia¬
mento è essa stessa un cangiamento, e suppone con ciò un’altra causa, un
altro stato cbe la spieghi. Tutto è seguenza nella serie, e un principio
assoluto è un assurdo. Una prima causa del cangiamento per cui avvenga
qualcosa cbe anteriormente non era, non è in alcun modo a connettersi
coll’esperienza. La fine della primitiva quiete nell’ essere senza una
causa che la faccia cessare è un pensiero irrealizzabile. Esprimerebbe
una spontaneità incomprensibile, anche formalmente, cbe noi non possiamo
accettare sensa derogare alle leggi della conoscenza e della natura. Come la
legge della causalità non conduce fuori della causalità empirica (all’Assoluto),
cosi non conduce fuori del cangiamento. Esenti da mutazione rimangono
soltanto la sostanza e le sue qualità originarie, ossia in generale gli
elementi, per cui solo sou possibili le variazioni. La causalità è
applicabile unicamente ai cangiamenti, di modo che causa di un
cangiamento non può mai esser che un altro can¬ giamento, non una cosa
come tale. E quindi unicamente l’ideniico che sta a base del vario FENOMENICO
che non à nè causa nè ragione, se non quella almeno che
con Schopenhauer potremmo chiamare la ragione dell’essere, o di
identita. La medesimezza con sè stesso è infatti la ragione della sua
eterna esistenza. Dove non c’è variazione non c’è causa da ricercare. Poiché
causa non è che la ragion reale del cangiamento. Una variazione che
non procedesse in base a qualcosa di stabile è un assurdo. Degli elementi
non si dà quindi nè generazione nè corruzione alcuna. L’essere non è mai causa;
le cause che la scienza rintraccia sono cangiamenti, e le leggi sono
la uniformità e costanza del loro succedersi. Tanto l’essere
universale quanto la materia e la forza sono fuori della catena causale.
Nn sono per sè causa, si bene la ragione della connessione stessa
causale. E cosi l’essere non si può porre quale ultimo anello della
causalità. Tanto il più remoto fenomeno immaginabile quanto il
presente presupponendo l’essere, il fare dell’essere. Un sistema
dinamico non può mai per sè stesso originarsi da un sistema STATICO, come neminanco
può a questo passare. Sempre le forze si son misurate a vicenda, ed
elementi di esse si son fatti equilibrio ed altri ànno prodotto dei
cangiamenti col lavoro meccanico; ed equilibrio e lavoro sono sempre stati
necessari da una parte per conservare i cangiamenti lenti concretatisi,
ossia in generale le forme durevoli, e d’altra parte per
alimentare la vicissitudine o la vita nell’essere. Il voler dunque
tro¬ vare un principio della mutazione sarebbe lo stesso che
credere che la materia una volta non sia esistita. Il sor¬ gere della
coscienza a un dato momento nell'universo, che il momento innanzi noi
possiamo immaginare come affatto privo di vita conscia, non è uua
creazione assoluta, nè rappresenta una infrazione alle nostre leggi
della conoscenza dell’animo. Perchè quell’apparizione della vita conscia
noi non l’abbiamo a pensare che come una combinazione di elementi,
nè di elementi v'è creazione, poiché essi esistono eterni. Pensare la
combinazione come occasionata dallo svolgersi delle variazioni non à
nulla di sovran¬ naturale. Certo la coscienza nella sua natura
generale non à causa; ad essa come agli elementi ultimi d’ogni
realtà è applicabile soltanto ciò che s’è detta la ragione dell’essere.
Altra è però la questione della sua fenome¬ nologia- In questa come nella
fenomenologia generale la causalità à il suo regno. Se la coscienza al
pensiero si presenta come originata dal NULLA, gli è perchè le sue
cause, nella loro natura oggettiva materiale, non possono in essa
evidentemente comparire. Gli elementi di coscienza, o meglio le disposizioni
alla coscienza nella realtà inconscia sono ora come latenti o
neutralizzate: una data combinazione materiale ecco ne suscita la luce
subitanea. Il sorgere del cangiamento in generale implicherebbe
invece una derogazione alla legge fondamentale dell’ANIMO; noi non lo possiamo
in modo alcuno concepire, e la realtà empirica ci costringe ad ammettere
il contrario. Il variabile non è per sè stesso intelligibile senza un
identico a sostrato. La identità dell’io come dà origine alla ragione logica
cosi la dà a quella del cangiamento reale. Le diiferenze come tali non possono
farsi contenuto della coscienza. Per esserlo anno a venir riferite a una
totalità identica. Ammesso che cangiamenti potessero avvenire senza
conseguire ad altri, verrebbe a mancare la connessione dei fenomeni
secondo leggi costanti. Il concetto di natura perderebbe la sua unità e l’ONTOLOGIA
con ciò ogni fondamento. Le leggi dell’animo si incontrano invece con quelle
della realtà. È chiaro che come l’animo è la condizione inevitabile
della esperienza, e con ciò del nostro mondo fenomenico, cosi le sue
leggi o funzioni generali devono anche di quello esser leggi a priori, o
assolutamente valide indipendentemente da ogni esperienza. Ciò non toglie
tuttavia che coteste leggi possano venir trovate, come vengono in realtà,
consone alla natura propria delle cose, ossia non imposte loro direi
quasi arbitrariamente, perchè nelle cose sono le stesse leggi quantunque
impensate. Che anzi in riguardo al fatto dell'esperienza, in riguardo
alla unità sistematica dell’essere e dell’ontologia, potrà trovarsi
necessario di veder nelle leggi che la coscienza applica a priori alle
cose nuli’altro che un riverbero o meglio null’altro che l’espressione
soggettiva delle determinazioni autonome della stessa realtà
inconscia. Ponendo un principio del tempo reale e con ciò un
cominciamento delle causalità non si sfugge d’ altronde alla domanda. E perchè
non prima? Se il primo cangiamento non ebbe causa, o perchè è esso avvenuto
solo, mettiamo,parecchi quadrilioni di secoli fa? È vero che non
si ammette una causa che l’abbia chiamato all’esistenza, ma nemruanco
si dice che qualche cosa l’abhia impedito di nascere prima. Per questo,
per quanto lo si allontani dal presente, esso riesce sempre troppo
vicino. Richiamarsi alla originarietà dell'essere come fa Duliring (1),
alla sua effettività indipendente da ogni pensiero e da ogni
ragione, richiamarsi alla natura della realtà inconscia, cui il pensiero
non può mai ricevere completamente in sè stesso, mai fondare in senso
assoluto, ma soltanto ammettere come fatto, non è permesso quando intanto
alla stessa effettività della natura impensata dell’essere evidentemente
si contraddice. Si contraddice, dico, poiché, lasciando da parte
l'analogia del pensiero che ammesso il cangiamento non sa vedere come
esso possa originarsi in modo assoluto, noi non abbiamo in realtà
conoscenza alcuna di un cangiamento cui un altro non preceda, ogni
cangiamento che apparentemente si presenta come tale — il nuovo
nell’evoluzione — noi lo riduciamo è vero alle forze o forme, agli
elementi costanti dell’essere de’ quali non c’è ragione a domandare. Ma il
perchè della loro manifestazione appunto in un tale momento e non
in altro, è nell’ininterrotto cangiamento collaterale, occasionai e in rapporto
a quello. Ben possiamo invece richiamarci noi alla assoluta autonomia della
realtà, che nulla ammettiamo contro il suo reale manifestarsi,
quando diciamo che in senso assoluto non c’è una ragione del perchè
quest’oggi, poniamo, sia proprio ora e non sia già stato in passato o non
abbia piuttosto a venire in futuro, che v’è tanto poco ragione di questo
suo essere (1) Logik. il, Wi-scnschaftsftheorsie, p. 191. presente
che della esistenza stessa universale : dacché come questa non à inai
avuta fuori di sè la ragione del suo essere, così nemmanco il suo fare,
il suo divenire in¬ terno. In qualunque punto del tempo noi
fissiamo l’essere, non lo troviamo mai privo di determinazioni, perchè
que¬ ste sono autonome; e dal suo stato in dato momento di¬ pende
ogni sua ulteriore evoluzione ; come però non c’ è un momento in cui
l’essere non sia, nemmanco ve n’è uno in cui esso non abbia un suo stato
determinato. E cosi che del divenire v’ è sempre la ragione in un
divenire anteriore, ma del divenire in senso assoluto, v’è tanto
poco un perchè quanto dei suoi durevoli elementi. In ciò che esiste è la
ragione di ciò che esisterà ; in ciò che à esistito la ragione di ciò che
esiste. Nella origina¬ ria nebulosa è la ragione dell’attuale
disposizione del si¬ stema nostro solare, ed in altri processi cosmici
ebbe essa stessa la sua origine, i quali se la scienza non può oggi
rintracciare, non è però assolutamente impossibile che un giorno ella
trovi, e che ad ogni modo sono necessariamente avvenuti. Il cangiamento
non à dunque avuto principio. Ed ecco appunto dove sorgono specialmente
gravi, e a molti filosofi son parse insormontabili, le difficoltà del
problema cosmologico del tempo. Si è sempre trovato (1), e (1)
Cusanus, Opera, Complementura theologicum, cap. 8, p. 1113. Si enim
numerare possumus decem revolutiones praeteritas, et centum, et mille, et
omnes. Si quis dixerit non omnes esse numcrabiles, sed practeriisse
infinitas, et dixerit imam futuram revolutionem in futuro anno, essent
igitur tunc infinitae et una, quod est impossibile. Bacone, Novum Organimi , odi/.. Fcllow, p.
224. Lib. I, 48. Ne- Kant è il filosofo che più vi à attira’
o l'attenzione, che ponendo la mancanza d’ogni principio nella serie
regressiva delle cause, si viene conseguentemente ad ammettere che un’infinità
di cause si sia esaurita, una infinità di cangiamenti sia realmente tutta
trascorsaci che contraddice al concetto di infinito, ed è quindi assurdo
accettare. Non solo Kant, ma anche, tra gli altri, il più acuto forse dei
filosofi post-kantiani, Duliring (1) trova qui una insuperabile contraddizione,
ed è stato da essa spinto a stabilire che il cangiamento nel mondo abbia
ad un dato punto cosi casualmente senza ragione alcuna avuto un assoluto
principio nell’essere, cosa evi- quc.cogitari potest quomodo
seternitas dofluxerit ad lume diem; cum distinctio illa, quae recipi
consuerit. quod sit infinitum a parte ante et a parte post, nullo modo constarò
possit; quia inde sequeretur quod sit unum infinitum alio infinito maius,
atque ut consumetur infinitum et vergat ad finitum. Hobbes, il quale
dichiara insolubile la questione dell’ infinito in riguardo al problema
cosmologico, ammette tuttavia cautamente la infinità del tempo nel
passato e non si lascia ritenere dalla contraddizione di un infinito maggiore
di un altro che sarebbe data dalla relazione dell’infinito passato a
momenti diversi della serie temporale. Non sa però pensar
l’infinito assoluto in modo razionale poiché crede di vincere quella
supposta contraddizione obbiettando: « similis demonstratio est siquis ex
co quod numerorum parinm numerus sit infinitus, totidem esse
conclu- deretur numeros pares quod sunt simpliciter numeri, id est
pares et impares simul sumpti ». De corpore IV, c. XXVI, 1. La
impossiblità del “regrcssus in infinitum in causis efficienticibus” REGRESSUS
IN INFINITUM -- e un principio riconosciuto della scolastica. È vero però che
gli scolastici lo facevano ancor più che a dimostrare un principio del tempo,
o, secondo loro, del mondo, servire a dimostrare (seguendo Aristotele
nella sua dimostrazione del PRIMO MOTORE) la necessità di una prima causa
assoluta. ossia ontologica. Cfr. il libro apocrifo II c. 2 della “Metafisica” di
Aristotele, secondo il quale non solo la serie delle cause nel passato, ma
anche quella del futuro sarebbe contraddittoria. (1) Cursus der
Philosophie, Logik. luoghi citati. dentemente assurda, e tanto più per chi
come lui è sur un terreno affatto critico e scientifico. Io trovo al
contrario che la illimitatezza della serie regressiva dei cangiamenti si lascia
senza contraddizione alcuna concepire infinita o, più propriamente,
assolutamente infinita. Dtlliring, non à compreso come l’infinito assoluto
possa attribuirsi anche a ciò che è per sé numerabile. E cosi alla
infinità dei cangiamenti nel tempo ritroso, che è l’unico caso dove una tale
applicazione sia necessaria, egli à fatto invece quella ingiustificata
della sua manchevole legge del numero determinato. La difficoltà da me
superata sta in questo, cui nessuno, per quanto io mi sappia, à mai badato
sin’ora (I). I cangiamenti infiniti di cui si discorre non
involgono contraddizione perchè essi non sono nè furono mai dati come
totalità, ossia come complesso di una serie infinita. Acciò la
contraddizione esistesse, bisognerebbe che s’ammettesse tacitamente un
principio del cangiamento. Di fatti altrimenti nell’assenza d’ ogni
principio come si può dire. Ora, in questo momento si è esaurita uua serie
infinita di cangiamenti ? Ma da quando dunque? Si pensa con un tratto
indefinito di tempo di avvicinarsi di più all’ infinito del passato (2), mentre
in- (1) Questa soluzione è gù brevemente enunciata nella mia “Lettera
filosofica” a I Simirenko” (Torino, Roux, p. 15). (2) Schopenhauer,
Parcrga u. Paralipomena 0“ cdiz. I, ILI : Wenn cin erster Anfang nicht
gewesen wure, so tornite die jetzige reale Gegenwart nicht erst, jetzt
seyn, sondern wiire schou liingst gewesen, dcnn zwischen ihr und dem
ersten Anfange miisscn mir irgend einen. jedoch bestimmten und
begriinzten Zeitraum annehmen, der min aber, wenn wir den Anfung
liiugnen, d. h. ihn ins Unendliclic hinaufruckén, mit hinaufriickt »,
ecc. ecc. E
43 vece noi ne rimangbiaino sempre alla medesima distanza. Qualunque
punto del tempo si scelga, anche milioni di milioni di secoli addietro
nel passato, noi siamo sempre tanto vicini lo stesso all’infinito di prima.
Come noi per quanto risalghiatno addietro non possiamo esaurire
l’infinito che fu, cosi non dobbiamo inavvertentemente ammettere che
l'essere sia ne’ suoi cangiamenti partito da un punto per quanto distante
da noi. Poiché in realtà ogni e qualunque suo cangiamento ne à sempre
avuti dietro a sè una stessa infinità di altri. Non è che l’essere avendo
dovuto compiere i cangiamenti in senso inverso di quello che noi tenghiamo
nell’abbracciarli venga con ciò ad aver esaurito una infinità di
variazioni. Il tempo nella sua durata bisogna considerarlo analogamente a
una retta che in una direzione è assolutamente infinita e nell’altra in
ogni momento terminata, ma prolungabile a piacere all’infinito. Come non
implica contraddizione far terminare a un punto una linea assolutamente
infinita, cosi non la implica il passato assolutamente infinito che si termina
nel presente e può prolungarsi senza limite nel futuro. L’errore di Kant e
di Diiliring e di tanti altri sta nel credere che posta la serie
regressiva infinita si abbia con ciò una totalità infinita. L’infinito passato
invece non è nè può essere un tutto, e non ammette quindi alcuna determinazione
numerica, pur contenendo in sè ogni numero. Tale infinità non involge,
come crede Diihring, l'assurdo di una contata (o percorsa , come direbbe
Kant) serie infinita (“den Widerspruch einer abgezàblten unendlicher
Zalilenreihe”). In qual modo potrebbe una tal serie esser contata? Non
s’accorge Diihring che con ciò egli ammette già quello che ei vorrebbe
dimostrare, ossia un principio del tempo reale? In verità è quella serie
non contata, ma innumerata e innumcrabile, ciò che detto di un infinito
non inchiude punto contraddizione. Il moto non à principio nel tempo, e: sino a
un punto qualunque del tempo è trascorsa una infinita serie di
cangiamenti — non si equivalgono esattamente. Con è trascorsa si vorrebbe
tacitamente porre come dato ciò che è impossibile a darsi. Di fatti la
contraddizione scompare subito che si dice: la serie dei cangiamenti nel
passato è infinita. É trascorsa sembra rinchiudere l’idea di un punto iniziale
della serie, dove (die i cangiamenti non si possono considerare un tutto
o come serie completa senza contraddire al concetto di ogni assenza di
principio. Una infinità di cangiamenti, una infinità di momenti del tempo
non è trascorsa, sibbene l’infinito trascorre sempre, e in ogni momento è
esistita la serie dei processi. La successione perpetua è appunto la
forma della infinità del tempo. Se si dice che l’infinito è
trascorso si scambia, a jiarlar esattamente, il suo concetto,
ponendo in vece sua quello del finito, o almeno si combinano insieme due
concetti incongruenti. Poiché ammettendo che una infinità di movimenti è
trascorsa o s’è esaurita nel passato, noi raduniamo in un tutto ciò che
per sua natura non può mai venir radunato. Il concetto di infinito e
quello di totalità sono incommensurabili.Una totalità è sempre raggiungibile
con una sintesi successiva delle sue parti, non cosi l’infinito. Diciamo invece.
Le serie dei cangiamenti del passato è infinita — quale contraddizione
nel pensare che ogni cangiamento avvenuto è stato preceduto da un altro? Dov’è
qui l’assurdo di un tatto infinito che avrebbe dietro a sè ogni momento
del tempo? I fenomeni per sè non suppongono se non i fenomeni che
immediatamente li precedono ; e come non c’è qui contraddizione, cosi per
quanto noi ci trasportiamo addietro nel tempo, mai la troveremo. (1) Come
à fatto il tempo reale a giungere all’ora presente dall’infinito? È
potuto giungere dall’ infinito perchè non è mai partito. Se fosse a un
dato punto partito non sarebbe potuto giungere. E tanto concepibile l’infinito
verso il quale tende la serie che quello dal quale essa procede. Nell’un
caso e nell’altro si deve solo avvertire di non fare un insieme o un
complesso di ciò che non è mai dato come tale, ossia un insieme in
cui ogni momento dell’ infinito fosse anticipatamente compreso. Kant nella
prima ANTINOMIA (2) spiega dapprima egli stesso che l’infinità di una
serie consiste nel non poter questa venir mai compiuta per mezzo di una
sintesi successiva e che il CONCETTO di fatalità non è altro che la
rappre¬ si) Schopenhauer crede di sciogliere il sofisma Kantiano
con un altro sofisma, distinguendo tra assenza di principio e infinità
del tempo. Schopenhauer cosi infatti obbietta alla tesi della prima ANTINOMIA. Uebrigens
besteht das Sophisma darin, dass statt der Anfangslosigkeit der Reihe der
Zustànde, ivovon zuerst die Rede, plutzlich die Endlosigkeit
(Unendliclikeit) derselben untergeschoben und nun bewiesen wird, was
Xiemand bezweifelt, dass dieser das Vollendetsein logisch widerspreclie
und dennocb jede Gegenwart das Ende de Vergangenheit sei. Das Ende einer
anfangslosen Reilic làsst sich aber immer denken, oline
ihrer Anfangslosigkeit Abbruok zu tbun : wic sich aneli umgekehrt der
Anfang einer endlosen Reihe denken làsst. “Die Welt als Wille” ecc. G‘ ediz.
I, 58G-87. (2) “Kritik der reinen Venunft”, ed. Kirchmann p. 3G4, 3GG, 3G0. 4G
sentanone della sintesi completa delle sue parti. Dunque anche secondo lui
dovrebbe il concetto di totalità non esser applicabile ad una serie
infinita. Tuttavia per dimostrare che le cose coesistenti non possono
essere infinite, alla loro infinita sostituisce egli appunto il concetto
contradittorio di un tutto infinito. Ed à bel giuoco nel rigettare quindi
un tale assurdo. Ecco la sua dimostrazione . un tutto infinito per venir
pensato tale dovrebbe lasciarsi esaurire per mezzo di una sintesi successive.
Ma l ’infinito non può mai venir cosi esaurito, dunque una totalità
infinita di cose coesistenti non può considerarsi come data. Insomma dice Kant
: una infinità non potrebbe venir numerata ossia non potrebbe esser
finita, dunque non può esser data; vien rigettato l’infinito
semplicemente perchè è altra cosa che il finito. Non l’nfinito per sè, solo
l’infinito nel finito è realmente un assurdo, poiché come tale dovrebbe
esser necessaria¬ mente dato tutto. Ogni insieme di cose deve perciò
con¬ tenere soltanto un numero finito di elementi numerabili. Ma
quanto al temilo non c’è ragione di negarne la infinità ; numerabili sono
i processi da un punto a un altro della serie, non la serie stessa in
senso assoluto, perchè ella non è mai data come un tutto, Is
eli infinito assoluto o transfinito che è proprio del tempo, non abbiamo
più veramente una grandezza ma 1 assenza di essa, poiché è data la
necessità della man¬ canza di un limite nel regrèsso, ed una tale
mancanza è oggettivamente mallevata come nello schema spaziale
della mente essa lo è soggettivamente. La ragione della infinità dello
schema spaziale, come di quella della serie dei numeri sta nel soggetto ;
la infinità invece della se¬ rie causale à la sua ragione nell’ oggetto o
nella realtà estramentale. E appunto solo nell’infinito del tempo passato
che si lascia necessariamente attuare un significato reale del
transfinito. Poiché una simile illimitatezza assoluta è bensi anche dello
spazio, ma soltanto dello spa¬ zio ideale o matematico, in quanto questo
viene ogget- tivato e lo possibilità che realmente è solo nella
funzione mentale vien naturalmente considerata come oggettiva e per
sé esistente indipendentemente da noi. L’infinità del passato non à, come
tale, determinazione alcuna quantitativa, non si lascia esprimere col numero ;
in essa è invece ogni numero e può porsi ogni determinazione rimanendo
ella assolutamente indeterminata. Cosi la di¬ stanza di due punti nel
tempo, per quanto grande la si immagini, se si à riguardo alla sua
relazione all’infinito del tempo anteriore, non significa nulla per
questo appunto che l’infinito assoluto essendo propriamente la negazione
di ogni grandezza nel grande non può venir posto in relazione con altre
grandezze. La nostra fan¬ tasia non può correre che all’ infinitamente
grande del passato. SOLO L’ANIMO ne intende la infinità assoluta.
Della seriedel tempo non possiamo ottenere una assurda totalità ; per
padroneggiare quella bisogna uscire dal cangiamento e volgersi al
fondamento della infinità temporale, ossia all’essere come presente in
ogni mo¬ mento e come fonte d’ogni possibile. Meravigliarsi
che la più grande grandezza immagi¬ nabile non sia più vicina
all’infinito assoluto che la più piccola, è analogo al meravigliarsi che
la più ampia conoscenza dei fenomeni non arrivi più vicino alla cosa in
sè che la conoscenza più limitata. Qui come là si tratta di una
differenza qualitativa che nou si lascia esaurire pei aiiazioni di
quantità. L’apparente paradosso che con una comunque grande grandezza non
s’è mai più vicini che con altra infinitamente minore al
transfinito, riposa in questo, che le due grandezze vengono riferite
a quello senza mantenere di esso il giusto concetto, ma consideiandolo
invece come una quantità determinata; nel qual caso sarebbe veramente un
assurdo dire che da esso disti ugualmente un dato punto e un altro che
fosse prima o dopo di questo. Come nel transfinito del passato non
c è assolutamente un termine, cosi esso non è raggiungibile in alcun modo;
dunque tutte le grandezze sono per riguardo ad esso insignificanti.
Parimenti è un assurdo credere di poter addizionare una unità al
transfinito o trasfinito. Si può solo addizionarla al finito. L’accrescimento
esisterà pertanto in riguai do ad un segmento finito di retta, ma non in
riguardo alla retta stessa nella sua infinità. In una retta infinita
nelle due direzioni è indifferente il far la divisione più in un punto
che in un altro da quello lontanissimo ; le due rette risultanti
sono sempre lo stesso transfinito e con ciò sempre uguali. Nella
retta co’_a _b _m rx - A — Aoo e oo’B ossia ( co’A-H AB ) — B oo
uguale cioè (A oo — AB). Si vede cosi contrariamente alla dottrina di
Cantor. Dice Cantor. Zu einer unendlichen Zalil, wenn sie als bestimmt
und vollendet gedacht wird, selir «ohi cine endliche hinzu- gelugt und
mit ihr vereinigt werden kann, oline dass kierdurch eine Aufhebung der
letzeren bewirkt wird ; nur der umgekerte Vorgang, die llinzufugung einer
unendlicker Zahl zu einer en dlicbcn, wenn diese che oo-t-1 ( <> —J—
1 secondo la sua notazione) non è maggiore di <», nè 1-f-o è differente da
essendo co’A + A B = A B + oo. Non v’è infinito maggiore d'altro
infinito: tanto sarebbe infinito il tempo ritroso se la serie dei
cangiamenti fosse terminata migliaia di secoli fa, quanto se esso
continui all’infinito a trascorrere an¬ cora. Il passato si può misurare
tanto a minuti che a secoli, e dirlo eguale, se fosse lecito così
esprimersi, a numero infinito di minuti o a uno infinito di secoli;
non pertanto sarebbe sempre lo stesso infinito nè più nè meno. E la
ragione di ciò è che la quantità transfinita non è misurabile. La immensità
supera ogni numero, come direbbe Spinoza. Nella infinita
serie delle cause è da pensarsi un numero di esse (se tale può chiamarsi),
maggiore di ogni numero assegnabile ; oltre ogni raggiungibile anello
la natura ne offre costantemente altri ulteriori. Nella na¬ tura la
contraddizione non può esistere ella non ef¬ fettua il passaggio che da
un momento a un altro ; e questo passaggio non può farsi attraverso
l’infinito. Per quanto noi risalghiamo all’indietro nella serie causale,
come non troviamo contraddizione pel pensiero, cosi non la troviamo nella
realtà. Essa ci offre sempre e solo un ziierst, gesetzt wird,
bewickt die Anfhebung der letzeren, ohne dass eine Modification der
ersteren eintritt. (Grundlagen ecc. p 11); e più oltre (p. 14): “Ist co
die erste Zalil der zweiten Zalilenelasse, so iiat man: 1+01=10, dagegen
u> 4 .i-=(coq-l), wo (co- 1 - 1 ) eine von co durchaus verschiedene Zahl
ist. Aiif die Stellung des Endliclien konmtes also alles an. Una tale
inapplicabilità della LEGGE DI COMMUTAZIONE ai numeri transfiniti o trasfiniti dovrebbe
per Cantor servire inoltre a dimostrare come tali numeri debbano poter essere e
pari e dispari insieme o anche nè pari nè dispari. (Id. p.
15). 5dato cangiamento e la sua causa. II fenomeno non richiede per la sua
spiegazione la totalità della serie delle cause anteriori, si bene
soltanto la causa immediata¬ mente antecedente; e il principio di ragione
domanda uni¬ camente la immediata condizione e non una totalità di
condizioni. In quanto la stessa richiesta si rivolge suc¬ cessivamente
alla causa della causa e cosi via all’infi. nito, si viene a domandare
costantemente una nuova con¬ dizione e questa è un nuovo membro della
serie e niente di più. Al tempo è essenziale la posizione in atto di
un solo momento. Fatta astrazione dai cangiamenti, e supposto
l’essere affatto immoto in una rigida stabilità assoluta, noi lo
poniamo però sempre in qualunque punto del tempo ideale che noi fissiamo
; la sua esistenza la poniamo cosi necessariamente infinita nel passato. Or
come può nascere la contraddizione se noi in uno qualunque di questi
punti pensiamo invece l’essere universale nel flusso del cangiamento?
Assurda è la posizione di un tutto infinito, quale non può qui esser dato,
poiché la successione perpetua è la forma dell’infinito del tempo; noi
abbiamo qui una serie che in riguardo al nostro procedere a ri¬
troso nel tempo da fenomeno a fenomeno è infinitamente grande, e per sé è
transfinita come la tangente dell’angolo di 90° -- Wundt è condotto a credere
(Philos., Stadie„ II, 520. Kant’s kosmologichen Antinonien n. das Problem des
Unendl.) che l’applicazione de concetto di transfinito non sia possibile
nel problema cosmologico del tempo. Egli crede un tal concetto
trascendente, che invece non è e cosi gli viene a mancare un concetto che
esprima la infinità oggettiva ossìa 1 eternità del processo della natura. Il
concetto limite del
in. Kant crede che la sua
dottrina della idealità del tempo e dello spazio o della transcendentalità
in generale, spiegasse la supposta antinomia del problema
cosmologico, e rendesse con ciò inutile e vana la ricerca di una
soluzione. Ma appartenga o no il tempo e lo spazio al reale in sè, riman
sempre tuttavia la questione se questo, che Kant non può a meno di
accettare, si abbia a pensai’e come fondamento di un mondo fenome¬
nico finito ovvero di uno infinito. Non vale rispondere che la serie
regressiva delle percezioni nostre non può essere realmente infinita
perchè come tale impossibile, e neppure finita perchè nessun limite dei
fenomeni può venir concepito come assoluto, e dichiarare con ciò
insolubile la questione. Dacché l’oggetto trascendentale condiziona
realmente, come egli ammette (1) un determinato regresso empirico, per un
esempio nell’ordine dei corpi celesti ; doveva Kant pur ammettere che
rimaneva sempre a ve- regresso infinito (o a dir proprio infinitamente
grande) non è già un concetto trascendente della creazione quale
dovrebbe, secondo il Wundt, accettare ogni spiegazione filosofica della
natura (v. Wundt, “Ueber das Kosmolog. Problm, Yiertelsjahrszeitscb. I,
128); quel suo concetto limite nuli’ altro è invece appunto die
l’infinito assoluto del tempo oggettivo, in base al quale è possibile il
nostro infinito (infinitamente grande) regresso. Il non aver considerato
l’eternità del fare della natura, e specialmente il non aver badato die
l’infinito regresso è in realtà per la natura un perpetuo progresso,
il cui concetto non può venir altrimenti pensato che per via del
tran¬ sfinito, 6 stata la causa per cui il Wundt concepì il tempo
passato sotto il concetto deH’intinitamente grande concordando in fondo
col Kant, come il Lasswitz si trova in questo d’accordo con lui. (L.
Ein Beitrag zum Kosmol. Proli. Viertels. I, 343). (1) Kritik der reinen Vermnft, ediz. cit.,
428. dere se l’oggetto trascendentale determinasse un possibile
regresso finito od infinito (11. Perchè se per lui tuttii processi
compiutisi da tempo remotissimo ad ora non si¬ gnificano altro che la
possibilità deirallungamento della catena dell’esperienza dalla
percezione attuale indietro alle condizioni che la determinano nel tempo;
pure egli, per ciò che s’è sopra citato, non può negare che il possibile
regresso delle nostre percezioni secondo le sogget¬ tive leggi della
mente, non supponga un regresso ogget¬ tivo determinato dalla realtà
inconscia indipendente¬ mente da ogni esperienza (2). Trasportati a
indefinita distanza dal nostro sistema solare, avremmo noi sempre
ancora nuove percezioni? E cosi, trasportati indefinitamente addietro nel tempo
vedremmo noi necessariamente sempre nuovi cangiamenti? Poiché la nostra
necessaria produzione dello schema dello spazio e del tempo, non
potrebbe per sè far si che noi avessimo nuove percezioni dove l’oggetto
trascendentale non le condizionasse e si mostrasse con ciò finito. Lo
spazio e il tempo ideali non sono per sè garanti di una corrispondente
possibile PERCEZIONE. Non una necessità del nostro concetto a priori del
tempo, ma il principio di causalità richiede la infinità della serie
regressiva dei cangiamenti. Poiché non si può conchiudere la mancanza di
un principio del tempo (1) Cfr. Schopenhauer, Parerga, I, 112. (2). Die
wicklichen Dinge der vergangenen Zeit si nel in dm transcendentaien Gegenstand
der Erfahnmg gegeben ; sie sind aber ftir mieli nur Gegenstànde und in
der vergangenen Zeit wicklich, sofern als ich ecc. „ ild. p. 4!0). Saranno
però dunque sempre non null’altro, come dice Kant poco sotto, ma qualcosa
di più della possibilità dell’allungamento della catena dell’esperienza
dalla presente percezione indietro alle condizioni che la determinano nel
tempo. da questo, che ogni limite è necessariamente da noi
pensato come relativo. La relazione di termine e termi¬ nante è infinita
come quella di soggetto e oggetto ; perciò appunto vuota ; essa nulla può
aggiungere al contenuto reale cui viene applicata. Come il pensiero
dell’es¬ sere impensato, che è la forma in cui comprendiamo il
reale, nulla toglie alla realtà estraraentale od in sè della cosa, allo
stesso modo la relazione mentale di limite e limitante non può
evidentemente mettere nella realtà il suo secondo termine se nella realtà
non è dato. Questo secondo termine, il limitante, rimane, se si astrae
da ogni altra considerazione, un puro complemento ideale (1).
9. Riehl non seppe neppur egli superare o scio¬ gliere la falsa
contraddizione che Kant e Dtihring, per non dir che di loro, credettero
inchiusa nella concezione di una serie regressiva infinita di
cangiamenti. Visto che la contraddizione stava nel concetto di una
infinità la quale quei filosofi avevano pensato necessariamente
(1) Hamilton il quale (“Lectures un Metaphysics”, lettura 38; On logic
I, p 101-104) segue Kant nelle antinomie, non giunge che a questo
risultato, di pensare in riguardo all’infinito del tempo e dello spazio,
che se la ragione non ci fa piegare necessariamente nè da una parte nè
dall’altra, pure in realtà il tempo e lo spazio dehban essere o finiti o
infiniti. (Cfr. del resto l’acume (!) del Mill nella sua confutazione di Hamilton,
La philosnphie de IL, cap. VI, p. 90). Ho Spencer poi, che à fatto la sua
più alta educazione filosofica presso di Hamilton appunto e del suo
scolare Mansel, professore di metafisica a Oxford, seguendo il maestro dichiara
questioni insolubili tanto quella riguardanti l’infinità del tempo e
dello spazio che quella della divisibilità della materia e altre ancora.
Egli pensa, cerne è noto, che i concetti di spazio, di tempo, di moto,
di materia e di forza si mostrino in ultima analisi inconcepibili e ci
lascino sempre del pari nell’alternativa tra due opposte assurdità, V. cap. Ili, § 15-18 e cap. IV dei “First Principles”, la quale io
stimo certo l’opera più infelice del filosofo inglese. 54data come
totalità, egli pensò di sfuggirla col negare la numerabilità o la reale
distinzione e indipendenza numerica nella catena delle cause e delle variazioni
(1). Numerabili, dice egli, sono le cose, non i processi. In quanto
le cose sono od appaiono spazialmente divise, deve è vero valere ciò die
il Duhring à formulato come legge del numero determinato; ma altrettanto,
séguita Kiehl, è certo che quella presupposizione non vale per i processi
temporali. Questi non sono, secondo lui, per sé stessi distinti
numericamente : è solo per la nostra distinzione mentale che essi ottengono una
tale determina¬ tezza. Un argomento dunque che vale per il numero
non può senz’altro venir applicato al tempo, poiché mancano in
questo per sé considerato e non riferito allo spazio, degli effettivi
processi indipendenti, separati l’uno dal¬ l’altro, o posti insomma come
numerabili. Noi possiamo distinguere dei processi nel tempo soltanto in
determi¬ nato numero finito, nessun processo è però indipendente
(1) Il Itielil (Ber phUosopliischc Kriticismus, li. 12f>) inclinava
dapprima decisamente a porre con Duhring un principio del
cangiamento. Soltanto nella seconda parte del secondo tomo, tormentato
dalla necessità del principio di causalità cangiò opinione (quantunque non lo
abbia fatto notare egli stesso esplicitamente); ma per uscire dalla
presunta contraddizione dell’ infinito regresso, pensò, al contrario di
prima, i processi come assolutamente, e con ciò assurdamente continui. V.
id. II, 124, 12C, 1S4. 185, 2n8; cfr. Ili, 304, 307. Si vede del resto
evidentemente clic il Riehl oltre aver cangiato di parere, non ò nemmanco
ancor ora troppo certo della sua nuova teo¬ ria; poiché la tratta troppo
brevemente e troppo alla larga, come se gli scottasse di dover render più
minuto conto di ragioni che a lui stesso non possono parere troppo
convincenti Ciononostante l'opera sua e specialmente la seconda parte del
secondo tomo è un lavoro filosofico non solo di grande valore, ma anche
molto attraente, il che è una cosa assai rara. 1C e distinto da quello che immediatamente lo
precede o segue. Rielil, non sapendo come uscire dalla sup¬ posta
contraddizione à dunque rinunciato a concetti di cui l’esatto pensiero
scientifico non sa nè può lare a meno, senza che ciò del resto gli abbia
giovato per la elimi¬ nazione della temuta assurdità come più innanzi
vedremo. La questione dell’infinito riguarda tanto il tempo che lo
spazio. Solo si à sempre a distinguere tra l’esistenza loro ideale ; cioè
il loro schema mentale, e la loro esi¬ stenza reale. Non numerabile
possiamo noi solo pensare lo spazio ideale, lo spazio o l’estensione
materiale dobbiamo invece necessariamente porla numerabile. Poiché
estensione reale è coesistenza, e la continuità assoluta non può essere
reale ma soltanto ideale ; altrimenti essa inchioderebbe la
contraddizione dell’infinito compiuto nel finito, chè senza parti è solo
il continuo della rappresentazione. Porre la continuità assoluta come effettiva
è non spiegar nulla e mettere il mistero nella realtà, rinunciando a
comprenderla. L’irriducibile noi lo dobbiamo soltanto rilegare negli
atomi sia dello spazio che del tempo reali. I tropi degli Eleati non
valgono meno con¬ tro il continuo del tempo che contro quello dello
spazio; non meno contro lo spazio percorso da un pendolo in una
oscillazione, che contro il tempo in questa impiegato. In parti ultime non si
può dividere il tempo nè lo spazio ideale, perchè essi nè sono composti
nè si originano da una sintesi di parti, come in fatti non pos¬ sono
venire analiticamente scomposti in ultimi elementi semplici, e sono
conseguentemente l’uno e l’altro divisibili all’infinito ; ma non è cosi del
tempo e dello spazio leali, dove la natura viene necessariamente
aH'atto. Dice Diehl che solo il nostro intelletto scompone
l’accadere temporale in singoli processi, e che questi solo per ciò ci
appaiono indipendenti, che partono da cose spaziali e si trasmettono ad
altre cose nello spazio (id. Ili, 280, 287, 309). Un processo secondo lui può aver
indipendenza solo perchè vien riferito alle cose nello spazio e non al
tempo unicamente. Ma è naturale che tutti i processi siano nel mondo
materiale (e non vengano soltanto da noi) schematizzati per dir cosi
nello spazio, poiché essi non sono altro che cangiamenti della
realtà spaziale, e unicamente i processi della coscienza in sè
considerati possono venir riferiti al tempo come tale senza riguardo allo
spazio. Difatti non pensa ora Rielil che sia concepibile una materia
assolutamente continua come lo spazio mentale, ossia non costituita
da atomi ? (v. id. Ili, 307 ; cfr. II, 278 e 284). Anche della materia
allora si dovrebbe dire che gli elementi distinti solo la nostra mente li
pone. Come può egli dunque affermare ripetutamente che soltanto la riferenza
dei processi temporali allo spazio ci faccia considerar questi come
distinti e per sè numerabili? Voler negare la numerabilità nel tempo reale o
ne’ suoi processi dovrebbe al contrario anche secondo il Riehl esser lo
stesso che negare nello spazio gli atomi o le cose ossia gli
aggruppamenti durevoli degli atomi. Ogni grandezza nella realtà à
parti elementari, non esclusi i cangiamenti; un certo gi’ado di
cangiamento è una somma di successivi cangiamenti minimali. Ma il
pensiero come per istinto sembra rifuggire dalla conce¬ zione dell’atomo
o minimo temporale, perchè colla determinatezza scompare quel che di vago e di
nebuloso E ir, rdie altrimenti conserva la concezione (lei tempo, e
per cui la mente non avverte o avverte assai meno la inin¬
telligibilità di quello. Colla posizione dell'atomo o minimo, la natura
non più oltre scrutabile del tempo si affaccia bruscamente
all’intelletto. Il tempo come rappresentazione rimane naturalmente strettamente
continuo pur essendo discreti i processi reali, cliè la sua continuità
as¬ soluta ideale è una proprietà necessaria dipendente dalla
natura della coscienza, la quale tra due processi per quanto infinitamente
vicini interpola pur sempre la sua unità. Non c’è un minimo concettuale
del tempo come c’è invece e si richiede il minimo reale. I n minimo
nella rappresentazione del tempo sarebbe un punto inesteso, e
considerarlo come elemento della durata tanto varrebbe quanto rendere
impossibile il concetto di questa (1). Non deve più urtarci
l’accettar gli atomi, o meglio la concessione atomistica, per la materia,
che accettarla in riguardo alla forza e al cangiamento. Non
crediamo siano più intelligibili gli elementi materiali che quelli
del divenire. La facoltà nostra mentale di pensare gli (1) Lo Schopenhauer
trattando nella quadruplice radice del principio di ragione (p 93-96) del tempo
del cangiamento, mette in piena e con ciò stridentissima luce il concetto
ch’egli à della continuità assoluta del tempo, quale egli trova
acutamente espresso presso Aristotele. “ Come tra due punti v’ è ancor sempre
una linea, dice egli, così tra due ora vi è ancor sempre del tempo. È
questo il tempo del cangiamento ; esso è come ogni tempo divisibile all’
infinito e per conseguenza il cangiamento percorre in esso un numero infinito
di gradi per i quali dal primo stato nasce a poco a poco il secondo. „
Egli conchiude con Aristotele dalla infinita divisibilità del tempo, che
ogni contenuto di esso e con ciò ogni cangiamento, o il passaggio da
uno stato all’altro deve essere infinitamente divisibile, e che dunque
tutto- ciò che diviene s’origina in fatti da punti infiniti. atomi
come ulteriormente divisibili vale per tutti e due gli ordini senza
diminuire perciò la necessità che à la mente di ammetterli. Quel
sentimento direi quasi di disagio clic par darci questa necessità, non è
in fondo che ca¬ gionato da quella nostra come ripugnanza a
riconoscere che l’analisi mentale della realtà deve a un dato punto
arrestarsi. La mente deve arrivare ed arriva, ad elementi i quali non
sono più oltre scomponibili, altrimenti il reale potrebbe sciogliersi nel
pensiero.La divisibilità ideale non porta con sè una reale divisione.
Solo il tempo ideale può venir diviso a piacere all' infinito, e non à
quindi elementi numerabili, ma il tempo reale col suo vario contenuto
fenomenico è di sua natura numerabile; quantunque noi, come ci accade per gli
atomi della materia, non arriviamo direttamente a’ suoi elementi. Non
meno delle cose o degli elementi delle cose sono anche i processi
nu¬ mericamente distinti. E se in astratto la grandezza non à
divisione, essa non può tuttavia nella realtà venir esattamente concepita
che come risultante di una immediata ripetizione numerica d’uno stesso
identico. L’assenza di elementi reali è solo nel nostro pensiero che può
a- strarre da ogni divisione nel considerare una grandezza, ed è
pienamente libero di dividerla o accrescerla all’ infinito, allo stesso modo
che esso procede co’ numeri. Tanto la natura che il pensiero ànno del
resto la possi¬ bilità dell’infinito accrescere e interpolare ; ma ne’
loro prodotti non possono dare che il determinato : l’infinito si
riferisce solo al loro operare, non al loro operato. Il concetto del
continuo assoluto applicato al tempo reale sarebbe del resto affatto
inutile anche quando fosse giustificato. Poiché empiricamente un tal
continuo noi non lo incontreremmo mai. Il fatto che noi della
sintesi della natura (come dice Diihring in qualche luogo della “Dialettica”),
non abbiamo altro che rappresentazioni di effettività, non ci dà il
diritto di fare delle possibilità del nostro pensiero la misura della
realtà. Come in sé sia fatto il passaggio da un punto del tempo all’
altro, non può venir inteso. Tanto varrebbe domandare perché esiste
il tempo o magari l’essere stesso nella sua -effet¬ tiva natura Voler
ancora spiegare gli elementi del tem¬ po è uno sconoscere la natura del
pensiero ; noi non li possiamo ridurre ad altro perchè il tempo non è un
prodotto della mente, è condizione anzi dell’esperienza, e non à una
natura puramente logica. Il passaggio è una determinazione della realtà
che noi non possiamo che riflettere. Sarebbe lo stesso voler spiegare gli
atomi della materia; noi non possiamo che ammetterli o
riconoscerli; una pretesa spiegazione di essi è assurda poiché il
pensiero non è tutta la realtà, ma vien confinato da qualcosa che se pò
dare ad esso un contenuto formale, non può però dare il suo essere. Da un
grado a un alti’O del cangiamento si fa il passaggio in quanto il cangia¬
mento stesso ci si mostra come fatto compiuto. Noi non dobbiamo quindi
illuderci col concetto misterioso del continuo assoluto di penetrare più
addentro nel fare della natura, nel divenire dei fenomeni. Noi non
possiamo mai altro che constatare gli avvenuti cangiamenti,
nuH’altro possiamo. E cosi in realtà non conosciamo come il can ¬
giamento, ma che il cangiamento s’è fatto. Tornando ora alla soluzione di
Riehl, nemmanco col fare la serie dei cangiamenti assolutamente
continua sfugge egli, secondo crede, alla temuta e presunta con¬
traddizione dell’infinito compiuto od esaurito. E 1' errore suo si fa più
stridente e palese quando egli so¬ stiene che la infinità del tempo si
mostrerebbe esaurita se si dovesse pensare ad un suo fine nel futuro.
Ei crede che solo in tal caso, per evitare la contraddizione, si dovrebbe
ammettere un principio assoluto del tempo. E così fa dipendere, cosa enorme,
la infinità del regresso dalla infinità del progresso nel futuro. Ma la
fine del tempo non è invece punto contradditoria. É questa una
questione di natura empirica; e cosi secondo lui non dovrebbe esser
allora inconcepibile e contraddittorio neppure un principio del tempo. Il tempo
reale, ove fossero date le condizioni di un equilibrio universale,
potrebbe finire ad ogni momento senza assurdità alcuna. Poiché ad
ogni modo nella natura ogni fine non è della serie infinita ma
dell’ultimo cangiamento. Del resto, sia pure, ammettiamo che i processi
non siano per sé distinti e numerabili, ma siano invece assolutamente
continui. Dice Riehl che le oscillazioni di un pendolo sono senza
dubbio determinate numericamente (id. Ili, 309). Ora come risponderebbe
egli alla domanda — nè vi può in modo alcuno sfuggire — se si debba
pensare che insieme sommate le oscillazioni dei pendoli che possono
dall’eternità esser mai esistiti in infiniti mondi, possano venir
compresi da un numero finito ? E se no sotto quale concetto una tale
somma o regola di somma dovrà venir pensata? A ciò non à egli
risposta. E più ancora come risponde Riehl a quest’altra, la domanda. Il
numero delle terre dall'eternità ad ora nate e morte è egli infinito o
finito ? Poiché qui manifestamente abbiamo delle esistenze separate,
indipendenti, numerabili anche secondo lui. L’unica giusta risposta è che
un tal numero è necessaria,nente infinito, o, propriamente,
transfi¬ nito. Nel corso perpetuo del tempo non solo non è contraddittorio,
sibbene è necessario che un infinito numero di corpi celesti (dato che le
moderne teorie cosmiche siano, come pare, inevitabili) abbia gradatamente
avuto nascita e morte. Con ciò come non vi fu un primo cangiamento,
nemmanco vi fu una prima terra. Il concetto dell’infinito assoluto o
transfinito è applicabile solo alla serie regressiva dei cangiamenti, non
alla progressiva. La natura di questa consistendo appunto nel crescere suo
continuo verso il futuro non può cadere, se infinita, che sotto il concetto
dell’infinitamenfe grande. Poiché in nessun punto iminaginabi'e del
futuro non si sarà compiuta, a partire da un punto qualunque del
tempo precedente, una infinità assoluta di cangia¬ menti. E ciò che si
avrà sarà solo la continua possibilità di sempre nuove mutazioni. La
questione però se realmente nella natura dell’essere sia la disposizione a
qnes'.o infinito futuro è affatto empirica, non essendoci, come s’è visto
sopra, alcuna difficoltà che a priori ci impedisca di pensare possibile un termine
d’ogni cangiamento in un qualunque momento avvenire. Il concetto del tempo
per sé non ci dà alcuna soluzione; la questione è puramente di fatto. La
soggettiva possibile anzi necessaria illimatezza dello schema spaziale non
porta seco necessariamente un infinito riscontro nella esistenza
materiale oggettiva. Allo stesso modo neppure la illimitatezza del tempo ideale
porta con sè quella del tempo reale ossia una serie infinita di reali
cangiamenti. Essa non ci impedisce in modo alcuno di considerare come
possibile un limite del mondo nel tempo. Se noi siamo sforzati di pensare ad un
tempo vuoto non è però il pensiero di esso che gli dà un contenuto reale
in ogni suo momento. Essendo che per sè stesso la vuota durata tanto è
del reale come del nulla ; sebbene la durata non rimane mai nel nostro
pensiero priva adatto di contenuto, in quanto la permanenza dell’essere,
indipendentemente dallo svol¬ gersi o no esso in fenomeni, non può mai
mancare di farle riscontro. Ed è in questo una grandissima differenza tra
la rappresentazione dello spazio e quella del tempo. Mentre a niun punto
arbitrario del tempo viene a mancare il contenuto materiale, non così
necessaria¬ mente ad ogni punto dello spazio. A parte i cangiamenti
in cui l’universo si svolge è evidente che non può ad. esso venir
applicato il concetto di una determinata durata. Come esso è sempre quello che
è, cosi il tempo non à a suo riguardo significato alcuno. In un
qualunque momento inesteso del tempo 1’ essere è completo, è tutto
ciò che è stato e tutto ciò che sarà. Se dunque nel futuro venisse realmente a
mancare ogni mutazione nell’essere, questo potrebbe solo impropriamente
venir considerato come nel tempo; la durata dal punto in cui il
cangiamento sarebbe cessato à soltanto senso perchè noi la immaginiamo
misurata da quella piena di cangiamenti della nostra coscienza.
Intanto la meccanica non ammette assolutamente la possibilità del passaggio di
un sistema da uno stato dinamico ad uno statico. E cosi il tempo futuro è
indubbiamente infinito nel senso di una progressione senza fine – V.
anche le considerazioni di Sleyer, “Mechanick iter l Verme” (p. 309). Tra le
due infinità del passato e del futuro sta il momento presente, il quale
inchiude la realtà eterna, la realtà che fu e che sarà. La pienezza
dell’essere non ci sfugge come parrebbe a considerarlo nella infinita
sua fenomenologia. L’essere è sempre tutto presente, non c’ è
elemento di cui possa dirsi che sia stato o che abbia a originarsi.
Certamente l’interesse nostro va al suo svolgersi ne’ cangiamenti per cui solo
ci si svela la sua na¬ tura e per cui solo noi ci commoviamo e viviamo.
Che per la coscienza l’essere immoto in una rigida inerzia non
avrebbe valore alcuno. Tuttavia la infinita possibilità del cangiamento è tutta
nell’essere in un qualunque punto matematico del tempo. E cosi T
importanza del tempo finito non si perde di contro alla infinità
passata e futura del processso: ogni momento del tempo ci dà
l’essere sub specie aeternitacis, nè altra mai è stata la esistenza della
realtà che quella del momento. Solo in questa considerazione della
permanenza eterna del reale possiamo noi comprenderne la infondata e
infondabile natura sistematica. Lo sguardo alla incessante evoluzione può
troppo facilmente far considerare le interne determinazioni dell’ essere come
transitorie. Che l’evoluzione sia tale quale noi l’andiamo scoprendo non è
altrimenti a intendersi. Giova quindi, per la concezione universale
dell’esistenza, oltre che aver riguardo allo svolgimento di un sistema
parziale nel tempo considerare gli altri sistemi parziali del cosmo
nel loro coesistente diverso grado di svolgimento, per cui si lascia
forse quasi pensare come in ogni momento attuata nello spazio la
evoluzione temporale dei singoli mondi. Nello spazio e nel tempo, da
cosa a cosa, da processo a processo, per il filo della causalità
materiale spiega l’essere la sua unità. Alla necessaria necessità logica
rispondi la effettiva unità materiale della esistenza. L’unità dello spazio e del
tempo nella rappresentazione non basterebbero per sè a escludere una
radicale disparità nel reale. Se lo spazio e il tempo fossero
puramente forme ideali nascerebbe il problema del come la realtà
non possa dare origine a duplicità di sorta. E la questione si scioglie solo in
quanto si riconosce che l’unità stessa del reale è che crea quella dello
spazio e del tempo. Le proprietà dello spazio sono esse stesse di
na¬ tura meccanica, nè altrimenti potrebbero le leggi della natura
esprimersi in relazioni di spazio ; nelle necessità spaziali è la logica
immanente delle forze della natura. Due spazi differenti sono un assurdo non
solo avuto riguardo al pensiero, ma anche in riguardo alla oggettiva
realtà materiale. Il pensiero per sè non trova alcun impedimento a
riunire ogni spazio in uno spazio unico nel vuoto schema spaziale e non
può trovar quindi ragione di considerarlo come disuniforme. Nella realtà
poi la pluralità degli spazi vorrebbe dire pluralità di esseri. Ora
una tale pluralità non solo non può mai venir oggetto del nostro pensiero
e per noi non può quindi assolutamente esistere, ma è dalla realtà
smentita, perchè anche l’esperienza colla omogeneità universale della
materia mostra esser l’essere uno. Le posizioni delle distanze nello
spazio reale non sono che rapporti di forza. Ogni elemento dell’
esistenza materiale è quindi nello stesso unico spazio. Non esistendo
cosi elemento alcuno fuori d’ogni relazione cogli altri. Analogamente è del
tempo reale ; la sua unità suppone quella dello spazio materiale e
dipende insieme dalla universalità del cangiamento. Per la natura radicalmente
omogenea delle cose e per la temporalità d’ogni cangiamento è uno anche
il tempo oggettivo. E cosi che i principii meccanici si estendono
presumibilmente e con sempre maggior certezza ad ogni massa
dell’universo, a ogni sistema di stelle fisse e gruppo di sistemi. Poiché
la base dell’esistenza è di natura meccanica. Solo la sensazione come tale o il
campo della coscienza ne resta fuori e riceve dalla spiegazione meccanica una
eterogenea sebbene costante e parallela illustrazione. L’unità dell’essere non
à riscontro in una fantasticata e contraddittoria unità cosciente universale;
rifrange invece per dir cosi la sua unità in quella di molteplici
coscienze individuali. L’unità oggettiva estramentale e la unità della
coscienza: due abissi del pari inscrutabili ma rispondentisi. Albana e
all’altra sta a base e direi quasi a tergo quella che noi non possiamo
concepire che col concetto formale di ragione o di fondamento unitivo
e subfenomenico dei due fatti. Non è meno inscrutabile l’una unità
dell’altra, sebbene quella della coscienza im¬ plica per sé quella
materiale oggettiva. Infatti che cosà di meno oltre analizzabile dell’unità
radicale che con la mutazione si appalesa esistere negli elementi
dell’essere? Come spiegare la effettiva comunione delle sostanze, il
fatto che lo stalo di un atomo porti seco un dato altro stato di un
altro? Queste riflessioni ci richiamano alla infondata originarietà delle
cose, e alla natura per così dire superficiale della conoscenza e del
pensiero. Quelli sono resti refrattari ad ogni ulteriore analisi; nè già
per difetto del nostro istrumento, ma per la necessaria natura stessa del
conoscere, chè altrimenti la realtà dovrebbe cessare di esistere come distinta
dal pensiero. La analisi à necessariamente de’ limiti, i quali non
anno però bisogno d’esser limiti della conoscenza nel modo in cui
falsamente per lo più vengono intesi, quasi indizi di limitatezza di
contro a una sia pur solo logicamente possibile conoscenza superiore. Come non
è incondizionatamente applicabile al reale il principio di ragione, tanto
meno lo sono altri concetti essenzialmente relativi quali quelli di
grandezza e di scopo. Se l’universo è infinito, non à evidentemente
per ciò stesso determinazione alcuna quantitativa; se finito è vero
però che in relazione ad una sua parte esso à una grandezza determinata,
sebbene nell’estenzione variabile da un momento all’altro. E che possiamo quindi
dirlo più piccolo di una grandezza posta mentalmente superiore alla sua ;
che anzi possiamo anche considerarlo infinitamente piccolo in relazione
all’infinito assoluto dello spazio ideale. Ma in sè non si potrebbe dirlo
propriamente nè grande nè piccolo, perchè fuori di esso non vi è nulla
che possa darci una unità di misura. E del pari è affatto relativo il
concetto di durata e inapplicabile perciò in modo incondizionato
all’essere. Questo non dura nè tanto nè poco; e la ragione di ciò è che esso
non è nel tempo. Considerando però la serie dei cangiamenti, al contrario di
quanto ci accade per lo spazio, lo schema ideale del tempo riceve
necessariamente un contenuto reale perfettamente corrispondente. E
sciogliendo la difficoltà che più che tale a molti filosofi è parsa
sinora una stridente contraddizione, abbiamo visto che come per mezzo del
tempo si fa possibile il cangia¬ mento, il quale altrimenti sarebbe
contraddittorio, cosi per il cangiamento trova una necessaria
applicazione alla realtà oggettiva l’infinito assoluto o trans-finito. Mario
Novaro. Novaro. Keywords: implicatura ligure, ‘la riviera ligure’, Grice
echoing Kant, echo, implicature ecoica, Strawson’s ditto-theory of truth,
Strawson’s echoic theory of truth, Skinner on echo – ecoico, eco, implicature
ecoica – Luigi Speranza, “Grice e Novaro” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Riviera Ligure. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742337518/in/datetaken/
Grice ed Ocone – liberali d’Italia – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Benevento). Filosofo. Grice: “Ocone has
selected Croce as the quintessential Italian liberal! That should please
Oxonians like Collingwood!” -- Grice: “I like Ocone’s idea of a liberalism
without a theory – ‘liberalismo senza teoria’ – that should please J. M. Jack!”
-- Grice: “Speranza has noted that if Bennett speaks of
meaning-nominalism, we could well speak of meaning-liberalism.” Grice: “While
meaning-liberalism requires that the limit of one’s liberty to make a sign
stand for an idea is your co-conversationalist, meaning-anarchism is Humpty
Dumpty (‘I didn’t know that!’ ‘Of course you don’t’) and
meaning-conventionalism is the idea that there is a repertoire on which
conversationalists rely!” Si occupa soprattutto di temi concernenti il
neoidealismo italiano e la teoria del liberalismo. Allievo di Franchini, è
borsista dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli negli anni
1993-1994. Qui ha l'opportunità di lavorare direttamente nella biblioteca
personale di Benedetto Croce e con l'aiuto di Alda Croce, figlia del filosofo,
raccoglie e analizza il materiale scritto nel mondo su di lui. Un frutto
parziale e selezionato del suo lavoro vede la luce nel volume ragionata degli studi su Croce pubblicata
dalla Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli, che vince l'anno successivo la
prima edizione del "Premio nazionale di saggistica Benedetto Croce",
istituito dall'Istituto Nazionale Studi Crociani. È stato direttore
scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Roma, dalla quale è stato
successivamente allontanato per le sue posizioni nazionaliste. Successivamente
è entrato a far parte della Fondazione Giuseppe Tatarella ed è diventato
Direttore Scientifico di Nazione Futura. È anche membro del Comitato
Scientifico della Fondazione Cortese di Napoli, del Comitato Storico
Scientifico della Fondazione Bettino Craxi, del Comitato Scientifico
dell'Istituto Internazionale Jacques Maritain e del Comitato Scientifico della
Fondazione Farefuturo. Attività e pensiero Fonda a Napoli, con un piccolo
gruppo di laureati e laureandi della Federico II, cittadini sanniti e
napoletani, il trimestrale "CroceVia" edito dalla Edizioni
Scientifiche Italiane, che si propone di rinnovare il messaggio crociano e che
entra in poco tempo nel dibattito culturale nazionale. Nel 2008 i suoi studi
crociani prendono corpo nel volume Benedetto Croce, Il liberalismo come
concezione della vita, pubblicato dall'editore Rubbettino nella collana
“Maestri liberali” della Fondazione Luigi Einaudi di Roma. Il volume,
presentando l'immagine originale di un Croce partecipe del processo europeo di
distruzione delle categorie epistemiche, ha numerose recensioni. A partire
dalla sua interpretazione di Croce, Ocone elabora la prospettiva di un
liberalismo senza teoria, cioè storicistico e non fondazionistico. Il suo
progetto filosofico può essere così formulato: riconquistare il liberalismo
alla filosofia; ritornare in filosofia all'idealismo; ricongiungere il
liberalismo con l'idealismo (si vedano, a tal proposito, gli interventi di
Ocone nella polemica fra neorealisti e postmodernisti). In quest'ordine di
discorso, Ocone ritiene che la critica rivolta a Croce di essere un liberale
anomalo, in quanto nel suo pensiero il concetto di individuo sarebbe
sacrificato, vada ribaltato: l'individualismo non è affatto consustanziale al
liberalismo, ma si è legato ad esso solo in una sua prima fase di sviluppo
(all'inizio della modernità). Quello di Ocone è un liberalismo che non
prescinde né dal senso storico né dal realismo politico. Successivamente il
pensiero di Ocone ha assunto molti caratteri propri dello scetticismo politico
di Michael Oakeshott, in particolare della sua critica del razionalismo, del
perfezionismo e del paternalismo. Egli ha pertanto insistito sul carattere
“anticonformistico” e “eretico” del liberalismo, sulla priorità in esso del
momento “negativo” o della contraddizione. La critica delle ideologie, e in
particolare del “politicamente corretto”, diviene in quest'ottica il correlato
pratico degli approdi antimetafisici della filosofia contemporanea. E filosofia
e liberalismo finiscono per coincidere Da ultimo, la sua riflessione ha
messo a tema il significato teorico e storico dell’affermarsi dei cosiddetti
“populismi” e “sovranismi”. Essi, prima di essere ostracizzati, vanno per Ocone
capiti: pur in modo confuso e contraddittorio, lungi dall'essere un “incidente
di percorso” incorso al processo di globalizzazione in atto, essi ne segnalano
la definitiva crisi dell’ideologia portante: il globalismo. Questa ideologia
può essere considerata una radicalizzazione coerente della mentalità
illuministica e progressista, cioè da una parte del processo di
secolarizzazione e razionalizzazione e dall'altra dello speculare e connesso
relativismo e nichilismo. I “populismi” sono perciò per Ocone movimenti di
reazione ai meccanismi di spoliticizzazione (e connesso “disciplinamento” in
senso foucaultiano) propri della globalizzazione, che aveva definito la
sua ideologia all’incrocio fra le idee di due “deviazioni” dell’autentico
liberalismo: il neoliberismo, sul versante economico, e la cultura liberal sul
versante di un diritto globale fortemente eticizzato. Scrive su diverse
riviste scientifiche e culturali e sui maggiori organi di stampa nazionali.
Attualmente è nella redazione della rivista “LeSfide”, edita dalla Fondazione
Craxi, e nel Comitato editoriale dell quotidiano online “L’Occidentale”.
Collaboratore de “Il Giornale” e de “Il Riformista”, è opinionista politico di
“formiche.net”, “Huffpost” e “nicolaporro”. Molto seguita è la sua rubrica
domenicale di riflessione politico-culturale “Ocone’s Corner” sulla rivista online
“startmagazine”. Un estratto di un suo articolo (Intervista a Remo Bodei,
in C. Ocone, Prendiamola con filosofia, Il Mattino, è stato utilizzato dal
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca come documento per
la stesura della traccia della prova scritta di Italiano negli esami di Stato
conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore a.s. (Tipologia
BRedazione di un saggio breve o di un articolo di giornale2. Ambito
socio-economicoArgomento: La riscoperta della necessità di «pensare»).
Nella sezione Dal dopoguerra ai giorni nostri, Percorso 9f Il dibattito delle
ideeDall'“impegno” al postmoderno, Dal periodo tra le due guerre ai giorni
nostri) dell'antologia "Il piacere dei testi", editore Paravia, è
contenuto il suo saggio "Né neorealisti né postmodernisti" da
"qdR". Saggi: “Coronavirus. Fine della globalizzazione” Il Giornale,
Milano); “La chiave del secolo. Interpretazioni del Novecento” (Rubbettino,
Soveria Mannelli); “Europa. L'Unione che ha fallito, Historica, Cesena, “La
cultura liberale. Breviario per il nuovo secolo” Giubilei Regnani, Roma-Cesena);
“Attualità di Croce” Castelvecchi, Roma, “Il liberalismo nel Novecento: da Croce a
Berlin” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Il liberale che non c'è. Manifesto per
l'Italia che vorremmo” (Castelvecchi, Roma); “I grandi maestri del pensiero
laico, Claudiana, Torino); “Collingwood e l’Italia” Castelvecchi, Roma); “Il
nuovo realismo è un populismo” (Il Nuovo Melangolo, Genova, (Pietro Reichlin e Aldo Rustichini) Pensare
la sinistra. Tra equità e libertà, Laterza, Roma-Bari, Liberalismo senza
teoria, Rubbettino, Soveria Mannelli (con
Dario Antiseri), “Liberali d'Italia” Rubbettino, Soveria Mannelli (con altri autori) “Le parole del tempo.
Lessico del mondo che cambia” Pierfranco Pellizzetti, Manifesto libri, Roma); “Spettri
di Derrida, Annali della Fondazione europea del Disegno (Fondation Adami), Il Nuovo Melangolo, Genova); “Profili
riformisti. liberali per le nostre sfide” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Marx”
(Momenti d'oro dell'economia"), Roma); “La libertà e i suoi limiti.
Antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio, Laterza, Roma); “Croce.
Il liberalismo come concezione della vita” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Bobbio
ad uso di amici e nemici” (Marsilio, Venezia); “Manifesto laico, Laterza, Roma);
“Lessico repubblicano” (Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, ragionata degli
scritti su Croce; Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli. Cfr. Archivio
borsisti in Istituto Italiano per gli Studi Storici Premio Benedetto Croce, su mediamuseum. Comitato
Scientifico, su Fondazione luigi einaudi.
Riccardo Ficara, La Fondazione Einaudi allontana Ocone perché
"filo-sovranista", su Secolo Trentino, La Fondazione, su Fondazione
Giuseppe tatarella. Organigramma, su
nazionefutura. Fondazione Cortese di
Napoli in//Fondazione cortese/ Fondazione
Craxi, Comitato Scientifico dell'Istituto Maritain, sComitato Scientifico e di
indirizzo, su fare futuro fondazione.
rubbettino. Gianni Vattimo Pubblicazioni
La recensione, Caffe' Europa, Duccio Trombadori, Questo don Benedetto somiglia
a Nietzsche, su il Giornale, Il blog di GIANNI VATTIMO: Corrado Ocone e la
filosofia classica tedesca, su Gianni vattimo. blogspot. com. La filosofia politica è una pseudo-scienza.
Parola di filosofo. E che filosofo!, su reset.
Attualità di Croce su opac., Europa: l'Unione che ha fallito; opac., La natura del potere svelata dal
coronavirus, su il Giornale, Coronavirus: fine della globalizzazione, Store il Giornale,
Fine di una storia, il ritorno della politica? su leSfide. Chi Siamo, su loccidentale. MIUR Traccia della prova scritta di Italiano
per gli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore
anno scolastico su archivio .pubblica.istruzione. Il piacere dei testi QDR Magazine Qualcosa da Raccontare, La
chiave del secolo: interpretazioni del Novecento, opac., La cultura liberale:
breviario per il nuovo secolo; Attualità di Benedetto Croce / Corrado Ocone, su
opac., Il liberalismo nel Novecento: da Croce a Berlin /su opac., Il liberale
che non c'è: manifesto per l'Italia che vorremmo su opac., I grandi maestri del
pensiero laico ntroduzione di Massimo L. Salvatori, su opac., Robin George
Collingwood, Autobiografia / R. G. Collingwood; prefazione di Corrado Ocone, su
opac., Il nuovo realismo è un populismo / Donatella Di Cesare, Simone Regazzoni,
su opac., Pietro Reichlin, Pensare la sinistra: tra equità e libertà / Pietro
Reichlin, A. Rustichini, su opac., “Liberalismo senza teoria”; su opac., “Liberali
d'Italia”; D. Antiseri; prefazione di Giulio Giorello, su opac., Le parole
del tempo; M. Barberis; P. Pellzzetti,
su opac., Spettri di Derrida opac., Corrado Ocone, Profili riformisti: 15
pensatori liberal per le nostre sfide opac., Karl Marx: teoria del capitale /
[visto da opac., La liberta e i suoi limiti: antologia del pensiero liberale da
Filangieri a Bobbio, opac., Benedetto Croce: il liberalismo come concezione
della vita, opac., Bobbio ad uso di amici e nemici, opac., Manifesto laico /
Enzo Marzo; contributi di S. Lariccia on un intervento di N. Bobbio, su opac., Lessico repubblicano:
Torino, Maurizio Viroli, su opac., ragionata degli scritti su Croce, opac., La
genialità di Marx agli occhi dei liberisti, riconosce i pregi dell'analisi, in archivio storico.corriere
Premio al Premio Croce di saggistica, in premiflaiano Ssu corradoocone.com.
Grice: “Speranza calls me a liberal, but then he calls Locke and Humpty Dumpty
a liberal too.” Grice: “Mussolini set a puzzle for liberalism – the Italians,
disorganized as they are, had to create a party: they called it the ‘Partito
Liberale Italiano’ – which is bound to close down! It opened in 1922 – while I
was at Harborne!” -- Grice: “The test of
a man’s intelligence lies in his ability to name his party – partito liberale italiano
– partito liberale democratico – partito liberale constituzionale – the
addition of ‘italiano’ at the end of ‘partito liberale italiano’ ENTAILS that
what Borolli did at Florence, by founding his ‘partito liberale’ – since he
omitted to add the ‘italiano’ was not the partito liberale italiano – but
fiorentino at most! Similarly, the partito liberale democratico is NOT the
partito liberale italiano, nor is the partito liberale costituzionale.
Mussolini had it clearer: there’s only ONE partito – partito nazionale fascitsa
– the infix ‘nazionale’ means that provincials should not appy!” -- Corrado Ocone. Ocone. Keywords: liberali d’Italia, liberalism, dal
liberalism al fascismo, il partito nazionale fascista e il partito liberale – Refs.: Luigi Speranza: “Grice ed Ocone” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742710674/in/datetaken/
Grice ed Oddi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Figlio di Oddo degli Oddi, convinto sostenitore della scuola galenica.
Professore per incarico del Senato veneziano assieme a Bottoni a Padova, dove
insegna e introdusse senza ricevere emolumenti l'insegnamento della pratica
clinica nell'ospedale di San Francesco Grande, precedendo così tutte le altre
scuole. Commentari dell'Ateneo di Brescia
G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, coi tipi della Minerva, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dobbiamo al chiarissimo signor dottor Montesanto (Dell'origine della
Clinica medica di Padova ec.) la bella ed interessante notizia, che il nostro
Bottoni e il suo collega Marco Odd o, calcando le traccie luminose segnate dal
famoso Giambatista Montano pochi lustri prima, diedero novella vita al la
Clinica medica nello spedale di san Francesco in Padova, condotti dalla
solanobilebrama di giovare.E qui avvertire mo cogli sludiosi di medicina,che
ildotto autore, dopo aver dimostrato con incontrastabile evidenza che
l'Università pa dovana, la prima d'ogni pubblico Studio d'Europa, vanta la
fondazioneinessadiquellascuola,basedellamedica scien za,ci porge il documento
luminoso,che tanto onora li ricor dati professori, e in particolare il Bottoni
di cui favelliamo; il quale non essendo da tacersi, lo riporteremo come ci
viene fedelmenteecon eleganza vôlto inlinguaitalianadalprelo dato signor
Montesanto, che il trasse dagli Acta nationis ger manicae Facultatis medicae,
quae,convocata natione, prae lecta et examinata , digna judicata sunt,ut albo
nationis insererentur. Consiliariis Christophoro Sibenburger Carin thio,et
Samuel Keller Hallense Saxone,anno 1578. Vol. I. p.97. Manoscritto presso la
biblioteca dell'Imperiale Regia Università di Padova. dette in vita il
Boltoni , non è da passarsi solto silen zio quello d'essere stato dal Duca di
Urbino,unita mente ai altri quattro medici ,chiesto del suo consiglio onde
togliere la città di Pesaro e il territorio da alcu ne febbri pericolose che colà
infierivano.N e taceremo , come a'dinostrisidimostròbellamente(1),che il Bot
Merita,a comune nostro giudizio,di essere celebrato con riconoscente memoria e
di venir rammentato in questo luogo il beneficio sommo impartito alla nazione
nostra dall'eccel lentissimo uomo Albertino Bottoni , professore primario di
medicinapraticaestraordinaria,ilqualecondottodalla sin golare benivoglienza che
da più anni a noi concede,oltre all'averci anche in quest'anno dalla pubblica
cattedra con ogni cura ammaestrati,a fine di giovare vieppiù alla nostra
istruzione si riuni nelloscorso inverno all'eccellentissimo Marco degli Oddi,
medico ordinario dello spedale di san Francescoepubblico professore,econ
esso,finitalalezio ne,si trasferi sempre a quello speilale medesimo seguitoda
toni fu,insieme al suo collega Marco degli Oddi, il primo che dopo il
celebre Montano gettasse i più so noi per visitarvi parecchi infermi afflitti
da diversi generi di malattie :per talguisa egliaprissil'adito ad accuratamente
mostrarci come sidovessero applicare alla pratica quelle dottrine che avevano
fatto il soggetto della sua pubblica lezione , esercitando così i suoi uditori
in tutto ciò che al dotto e sagace medico appartiene di osservare e
dipraticarea pro de'suoimalati.Cessatefinalmentelelezioni,volendo il Bottoni
che neppure durante le vacanze dell'Università mancasse a noi qualche mezzo di
ammaestramento,e potesse per noiesserpostoaprofittoilnostro tempo,egliinuna
deter minata ora della mallina recavasi ogni giorno a quello stes so spedale
:quivi,visitando alternativamente col signor Marco degli Oddi gli ammalati,
andava instruendoci, ragionando intorno a qualche caso tra i più gravi da lui
osservati. Il Campolongo perciò, vistosi promosso a medico di quel l'ospitale, sipropose
egli pure, allafoggia de'provetti nostri precettori, di dare ogni giorno delle
pratiche istruzioni: nel di susseguente alla sua nomina occupò quindiprimo di
tutti con molta insolenza e temerità quel posto chesoleva essere destinato ai
nostri maestri; nè, occupatolo, volle cederlo ad essi. Fermo in suo pensiero
diragionare aigiovanida quel luogo, non già una sola volta, o per un giorno
solamente, rinnovò la scena istessa per più giorni; e non valseroa ri muoverlo
nè a piegarlo le nostre istanze, direlte a far sì ch'ei lasciasse liberi ü
luogo e l'ora occupati per lo innanzi dai nostri maestri,e che per sè volesse
scegliere altra ora ed altro luogo. Ma, ostinato egli oltre ogni credere,
giunse, coll'insistere per le sue pratiche istruzioni , a turbare quelle solite
a darsi dagli altri prima di lui. Se dal Campolongo solo avesse dovuto
dipendere, tutti saremmo stati esclusi dal Mentre simili esercitazioni,
con si maturo consiglio intra prese a nostro vantaggio, andavano proseguendo,
un certo medicoper nome Emilio Campolongo,digiovanile età,col. lega nell
Università e professore della stessa cattedra , m a in secondo luogo,di Marco
Oddo,riusci,non sisa come, ottenere che la ispezione a d siedeva e la cura
de'malati, cui prima pre ilsolo Oddo,venissefra entrambidivisa,permodo che
quind'innanzi gli uomini fossero medicati longo, e le femmine dall'Oddo. dal
Campo l'ospitale; il che pure minacciava apertamente di voler far
si che avvenisse. La quale insolenza, divenuta già intollerabile ai signori
professori Bottoni ed Oddo, meritevoli per ogni riguardo di molta stima e
riverenza, li costrinse a partire dallo spedale, e con essi partirono quanti vi
erano studenti della nazione alemanna,rimanendo così affatto solo ilCampolongo
nel luogo da lui tolto agli altri..... Informati poscia bene del fatio i
governatori dello spedale , costrinsero il Campolongo con severi modi a cessare
dalla sua pretesa, ingiungendogli, sepur voleva intraprendere qualche esercizio
a vantaggio di taluno degli studenti, di scegliersi un'altra ora ed u n altro
luogo. Cosi, mercè la prudenza dei nostri maestri e la costanza degli studenti
alemanni, fu vinta l'altrui pertinacia , edinostrieserciziivennerofelicementea
ricominciare. Essendosi allontanati, come sogliono, dall'Università glo ltaliani
per far le vacanze presso leloro famiglie, li signori Albertino Bottoni e Marco
Oddo, eccellentissimi uomini e della nostra nazione sommamente benemeriti, affinchèfar
potessimo qualche profitto nello spazio di tanti mesi, conti. nuarono le loro
pratiche istruzioni quasi ogni giorno nello spedale di san Francesco sino al
principio delle lezioni, con gran fatica e disagio loro,econsomma utilità nostra:della
qual cosa poco io dirò, potendo bene ciascuno dalla rela. zione del mio
antecessore rilevare le circostanze tutte che a
ciòsiriferiscono.Aggiungasi,chevenendo nellastateinvitati parecchi infermi alle
terme di Abano , onde rendersi vieppiù grati a'nostri, li condussero due volte
colà,dando per tutti cavalli e legno ilsignor Oddo, e quivi gl'instruirono
circa il valore medico delleacque termali e deifanghi. Verso lafine poi
dell'ottobre fattasi la stagione opportuna per le sezioni anatomiche, il Bottoni
e l'Oddo stabilirono di aprire i cada veri di quelle donne che morissero nello
spedale ; e ciò col fine d'indagare alla presenza degli scolari le sedi e le
cagioni dei mali : fu però d'uopo abbandonare ben tosto que lidi fondamenti
della scuola clinica in Padova , che precedette tutte l'altre in Europa. Lasciò
il nostro Bot Il Bottoni e l'Oddo continuarono anche nel successivo an no 1579
ad istruire nello spedale i giovani;ed in quest'anno pure vennero ad insorgere
nuovi dissidii, come ce ne informano gli atti di quell'epoca, raccontandosiivi quanto
segue: toni un monumento del suo buon gusto nelle arti in un palazzo
ch'ei fece erigere dirimpetto alla chiesa degli Eremitani inPadova (intorno al
quale allude la medaglia riportatadalTomasini(1),cheacquistatopo sto si utile
divisamento,poichè, mentre tutto era disposto per eseguire nel giorno appresso
la sezione di due donne, in una delle quali importava esaminare lo sluto
dell'utero,e nell'altra,mortaditabe,volevasidainostriprecettori scuo prire per
dove penetrasse una piaga fistolosa esistente al to race, il signor Campolongo
loro emulo propose a'suoi uditori d'intraprendere in quel giorno medesimo
l'anatomia dell'ute ro,esiserviper questa deidue suddetticadaveri.Nacque da ciò
che i governatori del pio luogo, resi avvertiti dell’ac caduto e mossi dalle
querele delle vecchie inferme, le quali temevano,morendo,di dover essere del
pari anatomizzate, prescrisserotanto all'Oddo,quanto al Campolongo, di astenersi
dall'incidere verun cadavere nell'ospitale, sotto pena di perdere lo stipendio.
In onta però alle tante opposizioni promosse dalla rivalità del Campolongo
contro il Bottoni e l'Oddo, perseverarono questituttavianell'utile loro impresa
d'istruirenellapratica medicina i giovani, conducendoli al letto dei malati
nello spe dale di san Francesco; poichè anche gli atti dell'anno 1587,
compilati dal consiglieredella nazione alemanpa Pietro Paolo Höchstetter di
Tubinga, ne parlano cosi:A ciascuno di noi è palese con quanta diligenzasi
diportasse ilsignor Albertino Bottoni nelle sue quotidiane esercitazioni. Ogni
giorno ei ci conduceva al lettodi un nuovo malato, e c'istruiva intorno aldi
lui morbo, indagandone dottamente le cagioni, esponendone i segni e le
indicazioni curative ,non che il prono stico :egli suggeriva inoltre non solo
le più opportune medi. cine di comune uso,ma quelle altresi chela sua pratica
particolare gli avea comprovate efficacissime; talche vennu ognora più a farsi
manifesta la singolare bontà con cui ila più anni questo insigne uomo ci
riguarda. Ond'è che,seb. bene le teorie mediche da noi apprese nelle
nostrecontrade possano a tutta prima allontanarci in qualche modo dal se guire
le sue lezioni,la somma sua felicità nella pratica e T'ottimo suo metodo di
medicare serve però a ricondurci in. torno a lui. Marco degli Oddi. Marco
degl’Oddi. Oddi. Keywords: implicature: filosofia naturale, Galeno.-- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice ed Oddi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742042781/in/datetaken/
Grice ed Offredi – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Cremona). Filosofo. Gli era tributata grande autorità nell’ambiente filosofico.
Insegna a Pavia e Piacenza. In buoni rapporti con Eugenio IV, Visconti e Sforza. Saggi:“De primo et ultimo instanti in
defensionem communis opinionis adversus Petrum Mantuanum,” S.l., Bonus Gallus, Giambattista Fantonetti, Effemeridi delle
scienze, compilate da G. netti, Paolo-Andrea Molina, Rinascimento, Istituto
nazionale di studi sul Rinascimento, G. Robolini, Notizie appartenenti alla
storia della sua patria, raccolte da G. Robolini, pavese, G. Fantonetti,
Effemeridi delle scienze mediche, compilate da G. Fantonetti, Paolo-Andrea Molina. OFFREDI
CREMONENSIS ABSOLVTISSIMA COMMENTARIA[ocr errors] VNA CVM QVAE
STIONIBVS IN PRIMVM ARISTOTELIS Pofteriorum Analyticorum librum,
Nunc primum mendis oinnibus expurgati, & egregijs scolijs
marginalibus illustrata, AC DVOBVS INDICIBVS, ALTERO, Qy I RES IN
COMMENTARIIS tračtatas, altero, qui quastionum capita copiosissime
comple&titur, PRA E TERE A DVPLICI TEXTVS ARIST.
INTERPRETATIONE A V CTA IN LVCM RE DE V N
T. A PRAECLARISS. DOCTORIS Hoc aüt contingit propter posibilitatem intellectus
D APOLLINARIS CREMONE N. noftri, qui à principio eft sicut tabula rasa,
& non. 3. de anima tex. in librum primum Posteriorum mouetur ad intelligendum
, nisi de potentia ad actí cap.is. reducatur . sic autem intelligentia
non cognofcunt, Aristotelis , expofitio. cum semper in a£tu intelligendi
existant, & eodem CA P. I. modo , & nunquam in potentia.
Bruta etiam non Mnis doctrina, & discurrunt saltem discursu
pfe&to, quamuis in prin- omnis disciplina in- cipiosint in
potentia ad cognofcendum, & hoc eft telleştiua , ex præ- propter
imperfeétum eorum modum cognoscendi ; existenti fit cogni- Concedi tamen
poteft, q aliquo modo, & imper- tione. Manifestum feétè discurrunt .
Ex quo infertur, g per idem medium euidenter concludere habemus , nostrum
mia est autem hoc specu dum cognoscendi imperfe&tiorem esse modo
intelitia látibus in omnibus; gentiarī,et perfectiorem modo brutorum,per
hoc.f. mathematicæ enim scientiæ per
hunc cum difcurfu cognoscimus , qualiter neq; intelli- modum
fiunt, & aliarum unaquæq; ar- gentia, neq; bruta cognofcunt. Cũigitur
intelle&tui tium. Similiter aút & orationes,quæ p noftro sit
potentia semper admixta, & cūdiscursu Syllogismum, & quæ per
Inductionem; scientiā acquirat, in discursu autem error, et recti- Vtræq;
enim per prius nota faciunt do tudo esse poffit,vbietiam eft admixta potentia,
ma- lum, ö error cötingere poffit,vt colligitur de mente e &rinam
; hæ quidem accipientes,tanğà Arift.g . meta. cum dicit, q
malum naturaliter eft tex.6.19 B notis,illä uerò demonstrātes
uniuersale poft potentiā, & vlterius dicit, g in rebus æternis,
perid,quod eft manifestum fingulare. que semper sunt actu , non eft malum
, neque error, Similiter aút, & Rhetoricæ persuadent: oportuit artem
inuenire,qua in a&tibus rationis di- aut enim per Exemplú, & eft
Inductio: rigeretur humanus intelle&us in acquirêdo notitia aut per
Enthimema, quod quidem eft vnius, ex notitia alterius, & hæc fuit Ars
Logicæ. Cum autem triplex sit intellctus operatio, quarum
fyllogismus. secunda primam fupponit,& tertia secundāvt colli Mnis
doctrina,omnisý disciplina gitur 3. de anima (Prima eft fimpliciü
intelle&tio , Tex. c.at. Secunda eft fimplicium cõpositio,vel
diuisio, Tertia intellettina preexistente è co- eft cognitio discursiua.) His
tribus operationibus sed priores dus gnitione fit. Id, fi omnes que tres
correspondent Logicæ partes, quarum prima magis conuenite fiant pacto
consideremus,mani- habetur in lib.prædicamentorum Arist. G admi- Lui, quatenus
in feftum profeito fiet. Mathematica nang; niculis ipsius scilicet lib.
vniuersalium Porphiri, tellcdwet. fcientiæ illo comparantur modo, caterarú ý
lib. sex principiorum , obi logicè determinatur artium vnaquaque. Sanè circa
orationes de generibus, & fpeciebus predicamentorum , prout
quoque,fiueille p raciocinationes fiue per cunda eft, quæ habetur in
lib.Peryhermenias, vbi de cognitione quadam fimplici cognosci habent, sem inductioncm
fiunt, feruari modusidem fo- propositione determinatur, & fpeciebusipfius
tàną let:in utrisq; nanque,per antea nota doctri de inftrumento aliquid
compositiuè, vel diuifiuè co- C F na nimirum fit, quippe cum
in altera tanğ gnoscendi. Tertia verò in alys Logicelibris conti- à
cognofcétibus propofitiones accipiantur, netur, qui cõmuniter Ars Noua
dicuntur, vbi de in altera per singulare iam notüipfum vni.
instrumento determinatur, quo discurrere debet in uersale oftendatur.
Simili profe&to modo, telle&tus,o3. de fyllogismo, es consequenter de
alijs modis arguendi. Diuiditur autem tota illa pars hoc Goratoria
rationes fuadent, aut .n.exem modo , quia ficut in a&tionibus Nature
diuersitas plis,quod est inductio,aut enthymematibus reperitur, quxdam .n.
funt, qua ex neceffitate fiunt, g&quidē ratiocinatio est, facultas
ipsafolet quædam vi plurimum, quedam vero raro (propter oratoria fuadere.
defe&tum aliquem in natura,ficut monftra )sicin
discursibus rationis quidam sunt , in quibus est nePro indu&tione
expositionis huius libri Pofte- cefsitas, & ifti cum rectitudine rationis
habentur. riorum , fub breuitate, videnda funt quædam, v3. Ală sunt , per quos
vt plurimum verum concludiqua fuerit neceffitas, logicam inueniendi,&
confe- tur, non tamen necessariò. Alij verò funt , in quiquenter fcienciam
huius libri,Quis ordo huius libribus eft defectus rationis propter alicuius
principi ad cæteros libros logica Arist.Quis libri titulus,& defe&tum.
Pars logice, in qua de primis determiquid fubie&tú, & fic
consequenter habebuntur ipsius natur, iudicatiua dicitur, & eft illa,quæ
traditur in Non pigeat hoc cause. Quantū ad primum fciendum est primò,q libris
Priorum,& Pofteriorī,dita autem' est iudiloco videre Aszi cum modus nofter
cognoscendi fit medius inter mon catiua à iudicio, eo q iudicium eft cum
certitudine. dum intelligentiarī, er modum Brutoră, ab vtrifq; Vocata etiam eft
analetica .i.refolutoria, co gisa diftinguitur in hoc, g intelligimus cum
discursie. dicium certum de effe&tibus baberi nö poffit,nisifiat. Con
quelle stravaganze ed empietà iusegnavasi cercare col commercio de'demonj ,
colle magie e le incantagioni i rimedj delle malattie, e le maniere di
preservarsene. Meritavano maggior illustrazione e lode altri insignim e dici
Cremonesi di questo secolo. Apollinare Offredi s o lenne filosofo, astrologo e
medico, lettore di metafisica nello studio di Pavia e di Piacenza, caro ed
accetto ad Eugenio IV,Filippo Maria Visconti eFrancescoSforza. A Filippo Maria
protettor suo dedicò l’Offredi i suoi Commentarj di Aristotile sull'anima,
stampati poi in Milano nel 1474, sui quali piacemi di trascrivere il giudizio
che ne fece l'illustre mio concittadino ed amico I lprof. BaldassarePoli. Con
quest'opera, dic'egli,pre venne l'Offredi in alcuni principj sull'origine delle
i dee lo stesso Locke, ecome quegli che appartenendo a quell'onorata famiglia
de'filosofi peripatetici italiani, che al melodo naturale e sperimentale
aggiunsero quello della critica e delle proprie dottrine aveva proposto nuove
ricerche superiori al suo secolo, e di cui van tanto glo r i o s e l e s c u o
l e moderne. I n p r o v a d i c h e il p r o f. Poli ne'suoi saggi, e nella
sua storia della filosofia ita liana riferisce alcune proposizioni filosofiche
dell'Offredi tratte dalle opere sull'esposizione e sulle questioni de’libri
d'Aristotele de anima (che ebbero poi tante edizioni), dalle quali scorgesi
come l'Offredi svincolasse la filosofia dall'impero dell'autorità, e la posasse
sul sentiero della libera e coscienziosa verità. Quanto alla medicina
Apollinare fu celebrato per cure maravigliose fra i migliori medici del suo
tempo, e pubblicava al cune opere, di cui puoi vedere i titoli nell'Arisi.
Il 312 Elogia clariss. virorum Collegii Pisan.1750
negliopuscoliscientificidelCalogerà).Se condo ilVolaterrado e lo Spacchio non
scrisse quest'Of fredi opera alcuna, ma Marsilio Ficino ne fa onorevole
menzione in una sua lettera del lib. V , ove dice che dalla salvezza
dell'Offredi dipendeva quella della filo sofia de'suoi tempi.Non ricordato pure
da'vostri sto rici e biografi trovo Baccilerio Tiberio che è solo a c cennato
nella Biografia medica di Parigi (1820), da cui apprendesi ch'egli fu
professore di medicina a Bologna , Ferrara,Padova e Pavia, e mori -in Roma nel
1511. Scrisse un libro in latino intitolato Commentarj sulla filosofia di
Aristotele e di Averroe, che non sembra es sere giammai stato impresso.Poche
cose i nostri biografi ci tramandarono di Albertino de Cattanei o de Chiz zoli
o Plizzoli da non confondersi coll'altro Albertino di S. Pietro del secolo X I
V . IL Cattanei la dottissinio in varie scienze, dottrine e lettere, e
professore straor dinario di filosofia, fisica, etica e teologia prima a P a
dova nel 1450, indi a Bologna nel 1456, poi difilosofia morale e di medicina
nello studio di Ferrara e di Pisa nel 1473 collo stipendio di 495 fiorini d'oro
(Alidosi, Borsetti Storia del ginnasio di Bologna e di Ferrara.
Fabbrucci,op.cit., inCalogera 7,27).MarsilioFicino lo chiamava doctrinæ et
honestatis exemplar; morì, come pare,nel 1475,e lasciò alcune opere mediche
accennate dall'Arisi. Severino Boezio 6.° secolo dell'era Cristiana, Hugues de
St Victor (12.° secolo), Alberto il Grande di Bollstädt (Svevia) e Alberto di
Sassonia (13.° secolo),San Tommaso (13.° secolo), Egidio Colonna (13.oe
14.°secolo), Guglielmo d'Alvernia (13.° secolo), Enrico di Gand (Henricus de
Gandano)del 13.°secolo, Roberto Vescovo di Lincoln detto Testa Grossa (13.°
secolo),il francese Giovanni Gianduno o da Jandun contemporaneo e amico di
Marsilio da Padova e di Pietro d'Abano (14.° secolo), Giovanni Duns Scoto
(14.°secolo)eAntonio d'Andrea,AntoniusAndreae
Scotista(14.°secolo),ilBurleusossiaWalter
Burleigh(14.°),Pietrod'AbanoossiaConcilialordifferentiarum (14.°),ilBuridano
(14.°),ilCajetano (Tommaso de Vio del 14.° secolo),Gregorio di Rimini
(Gregorius Ariminiensis generale degli Agostiniani nominalista del 14.°
secolo), Jacopo da Forlì e Gentile dei Gentili discepolo di Taddeo fiorentino
filosofi e medici del medesimo secolo; knalmente Pietro da Mantova logico, PaoloVeneto
filosofo, Apollinare Offredi medico e filosofo e Pietro Trapolino da Padova uno
dei maestri di Pomponazzi autore di un'opera De Ilumido Radicali, tutti del
15.0 secolo. Il Nifo e l'Achillini sono citati nelle Questioni aggiunte. Di Giovanni
Marliano milanese detto
ilCalcolatorefannomenzioneancheisuoilibrianterioriestampatiespeciequello
Deintensione el remissione formarum . La maggior parte di questi Commentatori
sono noti e annoverati sia nelle storie della Filosofia e della Letteratura,
sia nelle Biografie universali, e nelle Enciclopedie. Pietro d'Abano è uno dei
più citati e studiati dal Pomponazzi;è famoso e una sua accurata
biografiafral'altresitrova nella Storia scientifica o letteraria dello Studio
di Padova del Colle.Sopra Jacopo da Forlì che fu professore a Padova è da
notarsi al proposito di questo lavoro che egli è autore di un De
Intensionc 339 titolo più particolare che sta in testa alla prima
pagina dopo l'indice delle Questioni si rileva che esso pure si riferisce ai corsi
dati dal Pomponazzi sul De Anima a Bologna. Difatti il detto titolo è il seguente:
“In nomine individuae Trinitatis incipiunt quaestiones animasticae excellentissimi
artium et medicinae doctoris, domini Magistri Petri Pomponatii Mantuani philosophiam
ordinariam in bononiensi Gymnasio legentis. Sventuratamente il Codice di
Firenze non ha che 57 fogli invece di 267 che ne ha quello di Roma, e delle 79
Questioni di cui contiene l'indice,34 soltanto e non senza lacune vi sono
trattate; queste corrispondono generalmente per l'ordine in cui si ccedono,
alle prime del Codice di Roma, ma non sempre e talvolta con parole diverse. Le
Questioni del Codice di Roma sono 114 ed esauriscono tutto il trattato di
Aristotele, quelle del Codice di Firenze non vanno guari al di là della metà
dello scritto aristotelico e nelle 34 che sono esaminate e risolute non sono
comprese le più importanti dell'Indice come sarebbe quella della Immortalità
dell'anima,soggetto del libro famoso che porta questo titolo. Da un opuscolo
del Brunacci è accertato che a Padova ilPomponazzi comincið et Remissione
Formarum , come il Pom ponazzi,manoscritto registrato dal Tommasini nelle sue
Bibliothecae Palavinae manuscriptae publicae el privatae, Utini 1639 a pag. 37.
L'Apollinare, Pietro da Mantova e Paolo Veneto sano più d'una volta dal
Pompunazzi citati insieme; edifattosonotuttietreinpartedellalorovitacontemporanei.Paolo
Venetohafiorito nella prima metà del secolo XV ed è stato professore a Padova ;
la sua Somma di Logica e isuoi Commenti supra l'Organo sulla Fisica di
Aristotele e specialmente sul De Anima furono celebri e c o m mendatissimi. Di
esso parlano il Tiraboschi e il Papadopoli (Storia dell'Università di Padova) e
Poli nel Supplemento IV al Manuale della storia della Filosofia del Tennemann.
L'Apollinare fu della famiglia Offredi o degli Orfidii da Cremona (Vedi Francesco
Arisi, Cremona literata Tomo I pag. 248, Parma 1702 e Tiraboschi, Storia della
Letteratura italiana, TomoVI LibroI capo2,e LibroIl capo2); fiori verso la netàdel!V°secolo;
ebbe fama grandissima e fu chiamato l'anima di Aristotele. Risulta dal De Anima
del Pomponazzi a Carte 40 che su discepolo di Paolo Veneto « Paulus Venetus et
Apollinaris ejus discipulus ». Fu difensore della filosofia Cristiana contro l'Averroismo;
insegnò a Piacenza evi fu aggregato al Collegio medico. Il suo Commento al De
Anima di Aristotele esiste manoscritto nella Biblioteca palatina di Firenze.
Esso fu stampato più volte nel15°secolo; la prima edizioneè di Milano 1474 (Vedi
il Tiraboschi e il Sassi, Storia della Tipografia milanese). In un volume stampato
a Venezia nel 1492 (esistente nella Biblioteca Alessandrina di Roma) da Boneto
Locatelli si trovano 1.o la Logica di Pietro da Mantova; 2.o il trattatello di
questo professore sul primo e l'ultimo istante (“De primo et ultimo instante) citato
dal Pomponazzi nel suo “De Anima” ; 3.o un trattato responsivo di OFFREDI
Apollinare da Cremona al Mantovano in difesa della opinione comune; 4.° un
commento del Menghi alla Logica di maestro Paolo Veneto. Le due opere del
Mantovano portano questi titoli : l'iri praeclarissimi ac subtilissimi logicim
a incipit feliciter. Incipil sublilissimus tractalus ejusdem deinslanli. Il
trattato dell'Apollinare ha per titolo “Illustris philosophi et medici
Apollinaris Offredi Cromonensis de primo et ultimo instanti in defensionem
communis opinionis adversus Petrum Mantuanum seliciler incipil. Ecco il
principio di quello del Mantovano che il Pompovazzi cita colle parole Petrus de
Mantua o Mantuanus concivis meus: Incip il sublilissimus Tractatus ejusdem
(Magistri Petri Mantuani) de instanti. Dicemus primo naturaliter loquentes,
quod sola forma secundum se el quam libel sui proprietatem potest incipere el
desinere esse. Materia enim prima est ingenita el incorrutlibilis: el non plus
esl, - 340 eil 341 sul “De Anima” un corso che non potè
finire. Forse ad esso si riferiva il manoscritto che il Tommasini (Bibliothecae
Patavinae publicae et privatae) dicediaverveduto nella libreria privata del
Rodio ; quanto a quello di Firevze, il titolo ci avverte, come abbiam detto,
che esso deriva come quello di Roma dall'insegnamento psicologico del
Pomponazzi a Bologna.Si troverà nell'Appendice l'indice delle questioni che vi
sono registrate. È certo in ogni modo che il manoscritto di Roma è il Commento
intero del Pomponazzi sul De Anima di Aristotele, e ciò che più monta e risulta
dalla data apposta alla fine del medesimo, è l'opera della sua età matura, l'espressione
più completa del suo insegnamento più importante, il corso da lui dato o
compiuto sul “De Anima”, nel tempo che segnò l'apice della sua attività, in
quell'anno 1520 in cui egli stesso datava dalla Cappella di S. Barbaziano in
Bologna il De Naturalium Effectuum Causis, fu ilvelerit de materia prima in rerum
natura quam nunc sil, velminus. Secundum tamen verilalem (cioè la fede) malaria
ali quando desinil esse ulinc onsccralione, plusaulem velminusali quando est de
forma tam subslunliali quam accidentali. Sed hoc proposilum non destruil. Er
quo sequilur quod si aliquod ens nalurale incipil vel desinil esse, ipsum
incipil vel desinit esse propter cjus formam substanlialem quae incipit vel
desinit esse. Premessa la eternità della materia, tutto il trattato si aggira
sulle difficoltà e le antinomie che possono sorgere dalla applicazione delle
categorie del moto e della quantità alla generazione e alla cessazione delle
forme nella materia, e specialmente dalla relazione della materia con la forma
nei virenti. La qualità delle argomentazioni giustifica la parola sublilissimus
aggiunta al titolo del Trattato e ricorda i ragionamenti della Scuola Eleatica
e specialmente di Zenone sul moto. Questo libro è uno dei più curiosi esempii
dell'ardire pur troppo sterile quanto ai risultati o b biettivi,ma non
infecondo quanto alla ginnastica della mente,con cui la Dialettica del Medio
Evo e della Rinascenza si accinse alla soluzione dei problemi più difficili.
Nel manoscritto di Firenze sopracitato come anche in quello che qui facciamo
conoscere Pietro Mantovano è spesso designato colle iniziali P. M. Il Sig.
Fiorentino è rimasto dubbioso se queste let tere indicassero Pietro Manna
cremonese, che il Pomponazzi nell'Apologia chiama viracerrimi in genii
gravissimique judicii. Essendo il Manna cremonese, è chiaro che il Pomponazzi
non poteva chiamarlo concivis meus. Di Pietro Trapolino, il più celebre dei due
Trapolini che il Pomponazzi ebbe per maestri, ecco ciò che dice il Papadopoli
Libro III, Sezione 2.a capo 6 della sua storia dell'Università di Padova.
Petrus Trapolinus Patavii nalus patricia genle....philosophus, malhemalicusel medicus
declinante SaeculoXV celeberrimus, Medicinam in Gymnasio palrioprofessuseslutconstatex
Albis gymnasticis. VixilannosLVIII; viveredesiitan. MDIX caipsadiequa caplum
direplumque Patavium estab exercilu Maximiliani, in eaquererum catastrophe quaemulla
conscripseralperiere. Superesiquem juvenis ediderat liber de Ilumido radicali.
Di AntonioTrapolino suo precettore in medicinail Pomponazzi parla nella12a delle
sue Du Vilazioni sopra il4o dei Meteorologici di Aristotele adducendo le
difficoltà che egli scolaro gli opponera su certe cause della mutazione delle
forme nei misti. Ivi l'autore avvicina Antonio Trapolino a Gentile Gentili, a Jacopo
da Forlì e a Marsilio (di Santa Sofia) altri rinomati professori di M e dicina
nell'Università di Padova. Di Pietro Roccabonella che fu pure suo maestro è
menzione alla fine del De Falo. Finalmente di Francesco di Neritone altro suo
professore oltre al cenno che ne fa. Grice: “Italians are rightly obsessed with
Pomponazzi. They complained he looked more ‘a Jew than an Italian,’ but he
predates Ryle’s Concept of Mind. One of his influences is Offredi, a lizii –
who wrote not just on Aristotle’s De Anima (a manuscript Pomponazzi consulted)
but who himself set to defend Pomponazzi – to prove that he was a real lizio,
he wrote on Analytica Posteriora too – “Only a true lizio will comment on
that!” -- Offredi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed
Offredi,” The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692203750/in/photolist-2mKS4ff
Grice ed Olgiati – classici – filosofia italiana –
Luigi Speranza -- (Busto Arsizio). Filosofo. Grice: “I’m impressed that Olgiati
dedicated a whole tract to the idea of ‘soul’ in Aquino!” Figlio di Giuseppe
Olgiati e Teresa Ferrario, si formò presso Seminari milanesi. Collaborò con Gemelli
e Necchi alla Rivista di filosofia neo-scolastica e fondò con loro il periodico
Vita e Pensiero. Fu insignito da Pio XI del titolo di Cameriere Segreto e da
Pio XII di Protonotario Apostolico. Inoltre fu, assieme ad Gemelli, uno dei
fondatori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Presso tale ateneo insegnò
nelle facoltà di Lettere, di Magistero e di Giurisprudenza. Fu condirettore
della Rivista del Clero Italiano insieme a Gemelli. Fu autore di innumerevoli
scritti relativi alla religione e all'istruzione. I suoi allievi più illustri
furono Melchiorre e Giovanni Reale. Tomba di Agostino Gemelli mons. Olgiati. Il
libro Le lettere di Berlicche, scritto da C. S.Lewis, oltre ad essere dedicato
a Tolkien, è dedicato anche a Olgiati. Medaglia d'oro ai benemeriti della
scuola, della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro
ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte — Università Cattolica
del Sacro CuoreLa storia: Le origini, su uni cattolica. Saggi: “Religione e
vita” (Vita, Milano); “Schemi di conferenze” (Vita, Milano); “I fondamenti
della filosofia classica” (Vita, Milano); “Il sillabario della Teologia” (Vita,
Milano); “Il concetto di giuridicità in Aquino” (Vita, Milano); “Marx” (Vita,
Milano); Il sillabario della morale Cristiana” (Vita, Milano); “Il sillabario
del Cristianesimo, Vita, Milano) b I nuovi soci onorari della Famiglia Bustocca.
Almanacco della Famiglia Bustocca per l'anno 1956, Busto Arsizio, La Famiglia Bustocca,
Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco
Olgiati. Olgiati. Keywords: classici, il gusto per l’antico, ius, Aquino,
sillabario, filosofia classica, filosofia no-classica, logica classica. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice ed Olgiati” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701662254/in/photolist-2mPyVEK-2mLLy7L-2mLLy6U-2mKFrQ6-2mLGwVU-DvhhWW-DhRHD2
Grice ed Olivetti – l’archivista – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Grice: “Olivetti deals with some topics dear to me and Strawson,
like subject, transcendental subject, and the rest – he also uses ‘analogy,’
which is a pet concept of mine – I have been compared to Apel, so the fact that
Olivetti in his ‘conversational’ approach relies on him, helps!” - Professore a
Roma -- preside della Facoltà di filosofia. Formatosi nella Facoltà di
Filosofia di Roma negli anni sessanta, confrontandosi con i temi del rapporto
fede e ragione nell'ambito di un collegio di docenti orientato sul versante
marxista, storicista, postidealista, trovò in Zubiena il suo maestro. Con lui
iniziò una collaborazione intellettuale che lo portò a studiare i temi della
filosofia della religione, partecipando ai colloqui romani inaugurati dal
filosofo piemontese, dapprima come segretario e poi, dopo la morte di Zubiena come
organizzatore. Dopo iniziali studi di estetica religiosa e di filosofia
classica tedesca, si dedicò alla ricerca di un approccio neo-trascendentale al
tema della religione, insegnando filosofia morale a Bari e poi sostitundo
Zubiena nella cattedra romana di filosofia della religione. Giunse dopo
l'incontro decisivo col pensiero di Lévinas, ad elaborare una concezione di
questa disciplina come antropologia filosofica e etica in quanto «filosofia prima
anzi anteriore» su base storica, nata dalla dissoluzione in età tardo
settecentesca, soprattutto ad opera di Kant e Hegel, della onto-teologia. Molta
rilevanza aveva nel suo insegnamento lo studio dei classici tedeschi, in chiave
storica, e da ultimo il confronto sia con la fenomenologia, specie con Lévinas
e Marion, sia con la filosofia analitica. In Analogia del soggetto, la sua
opera maggiore, l'autore elabora una teoria analogica del soggetto, riprendendo
suggestioni di Husserl, Apel e Lévinas, confrontandosi con Heidegger e
suggerendo una teoria dell'"umanesimo dell'altro uomo" su base
staurologica ed etico-interinale («espropriarsi del caritatevole nell'interim
interlocutivo» ibidem). La tesi è che non esiste un'essenza dell'essere
umano. Tale essenza è immaginata, e senza siffatta immaginazione l'essere e
l'umano non si coapparterrebbero. Così si dice, in un certo senso la fine
dell'etica. Tuttavia così si dice anche che l'etica, e non l'ontologia, è la
filosofia prima, anzi anteriore. Di seguito l'autore prospetta un ripensamento
del soggetto trascendentale, con un differimento dell'ergo rispetto al cogito
cartesiano, partendo dal “loquor,” ovvero «dall'origine analogica di ogni
logica, in modo da scomporre la presenza trascendentale in sum-prae-es-abest.
Si perverrebbe così all'abbozzo di un «ripensamento dell'appercezione
trascendentale, in modo tale da reimmettere il pensiero rappresentativo nella giusta
traccia della rappresentazione. Attività accademica e influenza Direttore
dell'Istituto degli Studi Filosofici E. Castelli e poi dell'"Archivio di
Filosofia", si fece promotore di colloqui e convegni nei quali conveniva,
a Roma, ogni due anni, nei primi giorni di gennaio, l'élite della filosofia
della religione europea e mondiale (P. Ricœur, J.-L. Marion, V. Mathieu, S. Quinzio,
V. Melchiorre, E. Lévinas, L. Lombardi
Vallauri, B. Forte, B. Casper, Ingolf Dalferth, Jean Greisch, P. Capelle, Jean
François Courtine, E. Falque, Piergiorgio Grassi, Paul Gilbert, S.J. Stéphane
Mosès, Paul Mendes-Flor, P. Prini, Adriaan Peperzak, Richard Swinburne, Gabriel
Vahanian, Marcel Hénaff, Vincenzo Vitiello, Xavier Tilliette, Michel Henry,
James Taylor, tra gli altri). Nelle sue prolusioni e nei suoi contributi
introduttivi si prospettava lo sfondo su cui si sarebbero esercitati i
contributi e le discussioni del Colloquio, di seguito pubblicati in numeri
monografici della Rivista "Archivio di Filosofia". I temi
trattati erano spesso centrali nell'elaborazione di una filosofia della
religione come filosofia tout court e abbracciavano, negli anni ottanta e
novanta del Novecento, temi centrali come "Teodicea oggi?",
l'argomento ontologico, l'Intersoggettività, il Dono, la Filosofia della
Rivelazione,il Sacrificio, il Terzo. La sua personalità riservata entro
l'ambito strettamente scientifico e il rigore speculativo dei suoi scritti non
ne hanno favorito una conoscenza pubblica al di là dei circuiti accademici, e
il suo insegnamento ha lasciato un traccia significativa costituendo una vera e
propria scuola di filosofia della religione. Saggi: “Il tempio simbolo
cosmico” (Milani, Padova); “L'esito teo-logico della filosofia del linguaggio” (Milani,
Padova); “Filosofia della religione come problema storico” (Milani, Padova); “Da
Leibniz a Bayle: alle radici degli Spinoza briefe, “Archivio di filosofia”; “Analogia
del soggetto” (Laterza, Roma); "Filosofia della religione" in La
filosofia, Le filosofie speciali (Pomba, Torino); Avant-propos, in Le Tiers,
Archivio di Filosofia Archives of Philosophy, Considerazioni introduttive sul
tema: Postmodernità senza Dio?, in «Humanitas»
a.c. di F.Ciglia e De Vitiis Traduzioni e curatele: Kant I., La
religione entro i limiti della sola ragione, Romam Laterza); “La religione nei
limiti della sola ragione, I.Kant (Laterza, Roma); “Saggio di una critica di
ogni rivelazione, con introduzione J.G. Fichte, Laterza, Roma) ; Dizionario
Biografico degli Italiani, Volume 79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana,. Francesco Valerio Tommasi, Archivio di filosofia », 7Francesco Valerio
Tommasi, Le persone, infiniti fini in sé. Un ricordo lettore di Kant, « Studi
Kantiani », Filosofia della religione Fenomenologia Ontologia Teologia Fede
Ragione Bruno Forte, Del sacrificio e
dell'amore_In memoria, su, Tributo dell'Roma, Istituzioni collegate, su
filosofia.uniroma1. E. Giacca: un
filosofo della religione", Giornale di filosofia, su
giornaledifilosofia.net. Archivio di filosofia, su libraweb.net. Marco Maria
Olivetti. Oivetti. Keyword: implicatura, l’archivista -- “philosophy of
language.” Cratilo, teologia del linguaggio, esito teo-logico della filosofia
del linguaggio, la religione razionale secondo Kant, l’idea de fine –
autonomia, il regno dei fini in Kant, religione e linguaggio, l’esito teologico
della filosofia del linguaggio, Jacobi. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice ed Olivetti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701272178/in/photolist-2mPSNGy-2mPZjhA-2mLJBAD-2mLN3xV-2mLEvWg-2mLEwLN-2mLJzAr-2mLN4xk-2mLEwYs-2mLyZUY-2mLGjg5-2mLCQLJ-2mFYSKW-2mFTkXC-FcebeC
Olivi (Undine): Enrico Palladio degli
Olivi (Udine). medico e storico italiano. Anche filosofo.
Grice ed Opocher – giustizia – filosofia
italiana – IVSTVM QVIA IVSSUM -- Luigi Speranza (Treviso).
Filosofo. Grice: “There are two
points that connect me with Opocher: ‘individuality’ in Fichte, since I love
the problem of the in-dividuum, perhaps influenced by my tutee Strawson
(“Individuals!”) – and Opocher’s ‘analisi’ as he calls it, of the ‘idea’, as he
calls it, of ‘giustizia’, particularly in Thrasymachus, for which I propose an
eschatological study!” -- Enrico Giuseppe Opocher (Treviso), filosofo. Con
Adolfo Ravà e Giuseppe Capograssi è considerato uno dei maggiori filosofi del
diritto italiani del Novecento[senza fonte].
Nacque da Enrico Giovanni, ginecologo di fama, e da Ida Cini. Durante la
Grande Guerra la famiglia, timorosa dei bombardamenti, si trasferì dapprima
nella periferia di Treviso, quindi a Pistoia presso una parente. Gli anni
successivi riportarono un clima di serenità e agiatezza, nel quale Enrico
crebbe, dividendosi tra la città natale e Vittorio Veneto, meta delle sue
vacanze estive. Dopo il liceo fu
avviato, secondo il volere del padre, agli studi giuridici, benché fosse
decisamente più inclinato verso la filosofia. Nel 1931 si iscrisse alla facoltà
di giurisprudenza dell'Padova, ma continuò a coltivare i propri interessi
personali seguendo le lezioni di filosofia del diritto tenute da Adolfo Ravà.
Sotto la guida di quest'ultimo stilò una tesi su La proprietà nella filosofia
del diritto di G. A. Fichte, con la quale si laureò brillantemente. Ottenuta la
libera docenza, vinse il concorso per la cattedra di filosofia del diritto
presso la facoltà di giurisprudenza dell'Padova, succedendo a Bobbio che in
Veneto era divenuto segretario regionale del Partito d'Azione. Nell'ateneo
padovano insegnò ininterrottamente per quarant'anni, tenendo lezioni per i
corsi di filosofia del diritto, di storia delle dottrine politiche e di
dottrina dello stato Italiano. È
ricordato in maniera particolare per i suoi studi sull'idea di giustizia, e sul
rapporto tra diritto e valori, nonché per la redazione di un celebre manuale,
Lezioni di filosofia del diritto, prima edizione 1949, usato da generazioni di
allievi. Fu magnifico rettore
dell'Università. È stato Presidente della Società Italiana di Filosofia Giuridica
e Politica. Influenzato dall'amicizia con il cattolico Capograssi e col laico
Bobbio, fu azionista con Bobbio e Trentin, condividendo (a Palazzo del Bo) le
attività cospirative della Resistenza locale. Nel dopoguerra rimase amico
stretto di Trentin e di Visentini, divenendo a sua volta il maestro di Toni
Negri. Saggi:“Individuale” (Padova, MILANI); “Esperimentato”
(Treviso, Crivellari); “Giusto” (Milano, Bocca); “Filosofia del diritto” (Padova,
MILANI); “Gius-to” (Padova, MILANI); “Gius-to” (Milano); Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Fulvio Cortese, Liberare e federare: L'eredità
intellettuale di Silvio Trentin, Firenze University Press, 2citando D. Fiorot,
La filosofia politica e civile – filosofia CIVILE --. in Scritti, G. Netto, Ateneo di Treviso,
Treviso, Vedi G. Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del Pensiero,
Padova, I rettori Unipd | Padova, su unipd. Denominazione attuale: Società
Italiana di Filosofia del Diritto, vedi.
Giuseppe Zaccaria, Il Rettore della tolleranza, in La Tribuna di Treviso,
Toni Negri: «Un uomo davvero libero nell'università chiusa degli anni '60», in
[Il Mattino di Padova] Giuseppe Zaccaria, Ricordo Omaggio ad un maestro, Padova, MILANI, 2Giuseppe
Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del PensieroDiritto, Società
Italiana di Filosofia del Diritto, su sifd. Grice: “Opocher is concerned with
‘iustum quia iussum,’ which while transparent to Cicero as analytically false a
posteriori, it is just impossible to express in Anglo-Saxon or English. Both
iustum and iussum come from the same root. So what is just is what is
commanded. The principle of positivism. Opocher finds this all too easy, so he
rather examines Fichte, who tries to express in his vernacular vulgar (Recht,
Wesen, Gemein Wesen, and so forth) all the ideas of contractualism – a contract
between a ego and alter – on the wake of the beheading of Marie Antoinette!” . Opocher.
Keywords: giustizia – fairness, gius, il concetto di gius nel diritto romano,
iustum non quia iussum – verbal aspect here --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
ed Opocher: giustizia del neo-Trasimaco.” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742604009/in/dateposted-public/
Grice ed Ordine – BRVNO – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Diamante). Filosofo. Professore a Calabria.
Rriconosciuto come uno dei massimi studiosi del Rinascimento e Bruno. Ben noto
ai lettori per i suo eccellente saggio su Bruno, è anche uno dei migliori
conoscitori attuali del milieu sociale, artistico, letterario e spirituale
dell'età del Rinascimento e degli inizi dell'Età moderna.Sigillo d’Ateneo
dell’Urbino. Centro di Studi Telesiani,
Bruniani e Campanelliani. “L' utilità dell'inutile” (Milano, Bompiani). Opere:
“La cabala dell'asino”, “Asinità e conoscenza in Bruno” (Teorie & oggetti,
Napoli, Liguori, Collana I fari, Milano, La Nave di Teseo); “La soglia dell'ombra -- Letteratura, filosofia
e pittura in Bruno” (Venezia, Marsilio); “Contro il Vangelo armato: Bruno, Ronsard
e la religione” (Milano, Cortina); “Teoria
della novella e teoria del riso” (Napoli, Liguori); “Tre corone per un re.
L'impresa di Enrico III e i suoi misteri” (Milano, Bompiani). Classici per la
vita. Una piccola biblioteca ideale, Collana Le onde, Milano, La Nave di Teseo,
Gli uomini non sono isole. I classici ci aiutano a vivere” (Milano, La Nave di
Teseo). Grice: “Some like Bruno, but I don’t – for one, he was a PRIEST before
he was burned – no philosopher *I* know is a priest. Being a priest, as A. J.
P. Kenny well knows, disqualifies you as a philosopher. Campanella was a priest
too, and I’m not sure about Telesio. I mention the three because while there is
a Keats-Shelley Association in Rome, only the Italians can think of ONE centro
di studi TELESIANI, BRUNIANI e CAMPANELLIANI – enough to have a triple split
personality!” Nuccio Ordine. Ordine. Keywords: Bruno, futilitarianism, riso,
risus significant laetiia animae – il sorriso di Macchiaveli, centro di studi
telesiani, divenne centro di studi telesiani, bruniani, e campanelliani! –
telesio not a priest!--. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ordine: l’inutilita
dell’utilitarismo di Geremia Bentham” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741075342/in/datetaken/
Grice ed Orestano – l’opzione eroica – filosofia
italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Alia). Filosofo, self-described as a ‘Federalista
siciliano’ --. Grice: “There is something pompous about Italian philosophers
and their isms – Orestano’s ism is the superrealism!” Grice: “When I was invited to deliver my
lectures on the conception of value, I was hoping it was a first, but Orestano
had written two big volumes on it!” – Studia a Palermo. Insegna Palermo, Pavia,
e Roma. Collabora con Marinetti nella concezione del futurismo, e lavorando ad
alcune pubblicazioni comuni. E inoltre vicino alle idee politiche, collaborando
tra l'altro con “Gerarchia.” Invitato da Balbo nella Libia italiana, difende gli
ideali e gli intenti italiani in contrapposizione al nazionalismo. E eticista,
fenomenologo e promulgatore d'un'idea filosofica positivista che egli stesso
denomina “super-realismo.” Si ritira a vita privata nel su palazzo di Roma per
dedicarsi alla sua opera principale “Nuovi principi” (Milano, Bocca). Membro
dell’Accademia d'Italia e della Società filosofica italiana e dell’Istituto
Siciliano di Studi Politici ed Economici. Autore di noti aforismi, a lui sono
intitolate una via di Roma e una scuola di Palermo. Saggi: “Opera omnia”
(Padova, C. E. D. A. M.); “Comenio”, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti
della scuola”, Angiulli, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti della
scuola”, A proposito dei principi di pedagogia e didattica” (Città di Castello,
Alighieri);“Un'aristocrazia di popoli -- saggio di una valutazione
aristocratica delle nazionalità” (Milano, Treves); “Verità dimostrate, Napoli,
Rondinella); “Opera letteraria di Benedetta, Roma, Edizioni Futuriste di Poesia);
“Esame critico di Marinetti e del Futurismo” (Roma, Estratto dalla
"Rassegna Nazionale"); “Civiltà europea e civiltà americana” (Roma,
M. Danesi); “Nuove vedute logiche” (Milano, Bocca); “Il nuovo realismo”
(Milano, F.lli Bocca); “Verità dimostrate, Milano, Bocca); “Idea e concetto” (Milano,
Bocca, Celebrazioni I, Milano, Bocca Editori, Celebrazioni, 2, Padova, MILANI, “Filosofia
del diritto” (Milano, Bocca, Gravia levia, Milano, Bocca); “Saggi giuridici,
Milano, Bocca); “Verso la nuova Europa” (Milano, Bocca); Prolegomeni alla scienza del bene e
del male, Milano, Bocca); “Leonardo, Galilei, Tasso” (Milano, Bocca); “La conflagrazione
spirituale e altri saggi filosofici” (Milano, Bocca); “Pensieri, un libro per
tutti”; Studi di storia della filosofia”; “Kant”; “Rosmini-Serbatti”; “Nietzsche”;
Contributi vari, studi pedagogici, studi danteschi; Aligheri e saggi di
estetica e letteratura; conversazioni di varia filosofia; corsi, ricerche e conferenze,
studi sulla Sicilia, Filosofia della moda e questioni sociali, Dizionario Biografico degli Italiani, E. Guccione,
L'idea di Europa in Federalisti
siciliani tra XIX e XX secolo, A. R. S. Intergruppo Federalista Europeo,
Palermo, E. Guccione, Da un diario una nuova pagina di storia, in La politica tra storia e diritto, Scritti in
memoria di L. Gambino, G. Giunta” (Angeli, Milano); Dizionario Biografico degli Italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Quando i vincitori scrivono la storia della
filosofia: il caso di F. Lamendola, Arianna, O. Castellana, Il rapport tra stato e Chiesa nel
pensiero politico, Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici. I valori
egoistici risultano espressi con le lettere T e e te1 Hay Ja, Un Un,, Tv Uy. Gli
valori altruistici sono espresso con le lettere: i. I valori neutrali sono
espresso colle lettere : Ym. Siccome non si propone di dare una teoria compiuta
dei fatti concomitanti di questo o quello valore, ma solo di ANALIZZARE tal unicasi
va speciali, così, quando adopera
i simboli senza l'indice soscritto, intende significare il valore egoistico –
con la lettere ‘e’ sottoittesa. Questi simboli possono esprimere questo o
quello BENE, ma anche questa o quella volizione a questo o quello BENE riferentisi.
Per indicare una volizione, si adopera il stesso segno *fra parentesi quadratti*.
Infine, si suppone, di regola ceteris paribus,che la circostanza concomitante
sia sempre una sola, la quale, insieme alla volizione, formi ciò che chiamamo
il “bi-nomio” della volizione. Se le circostanze sono più, allora si forma un “poli-nomio”
della volizione. La precedenza di una lettera in un binomio o un polimonioindica
il valore principale, sia desiderato o sia attuato. In che modo i fatti
concomitanti del valore sono connessi collo scopo della volizione? Siccome ogni
scopo di volizione è anche un oggetto di valutazione, la domanda può formularsi
così. Come i valori possono entrare in connessione tra loro? Si noti però che
la connessione deve stabilirsi prima del cominciamento della volizione, giacchè
questa volizione deve tenerne conto. Le co-esistenze casuali restano
naturalmente escluse. Tra lo scopo dellla volizione e l'oggetto della
valutazione concomitante possono correre varie relazioni. C’e una relazione
d’identità. Ciò che il artista o un
politico come Mussolini crea non soddisfa lui SOL tanto, apparirà sempre in
qualche modo come un BENEFICATORE di tutta una sfera di uomini – la nazione
italiana. C’e una relazione di CO-ESISTENZA di più qualità di una stessa cosa, o
anche di più cose. Per esempio, un tale VUOL comprare un piano che ha (+) un
bel tono. Ma il piano ha anche (-) una cattiva meccanica. O un cane da guardia
molto vigile (+), il quale però morde (-). O una macchina automobile che lavora
bene (+), ma che fa rumore e fumo (-) ,ecc. C’e un nesso causale, nelle sue due
forme: a) lo scopo è CAUSA di conseguenze valutabili. Il politico chi, per
esempio, promuove il movimento e l' industria dei forestieri, mira ad
arricchire la sua nazione (+), ma anche la de-moralizz (-). b) lo scopo non si può
raggiungere che come EFFETO di dati valori morali. Per esempio: un fabbricante
per . Ora torniamo alla domanda principale. In che modo il valore morale
di una valutazione dipende dai valori concomitanti, e,in caso di un simple bi-nomio
della volunta, dal valore concomitante? Abbiamo distinto quattro categorie di
valori, “g”, “T”, “u”, e “u”, le quali si applicano anche ai fatti
concomitanti. Però il caso u si può omettere, perchè non accadrà mai, CHE SI
VOGLIA UN PROPRIO NON-VALORE PER sè stesso. Rimangono così tre possibilità, le
quali, liberamente combinate, dànno *dodici* casi che costituiscono la tavola
dei valori. Per l'esame di questi casi bisogna pensare che ad un oggetto di
volizione si aggiungano gli altri come fatti concomitanti, e osservare le
variazioni di valore che questo intervento produce. La VOLIZIONE ‘POSITIVAMENTE
ALTRUISTICA’ (benevolenza e beneficenza) è data da una formula. Il momento più
importante è qui l'associazione della circostanza concomitante u, IL PROPRIO DANNO.
È evidente che l'aggiunta di questo secondo momento accresce il valore di (i) e
di tanto, quanto più grande sarà il sacrificio proprio. Indicando il valore con
“W” ,si avrà dunque: W(ru) > WV. Se invece si aggiunge “u”, IL DANNO ALTRUI,
sia dello stesso beneficato (quando il beneficio produce pure un MALE al
beneficato), sia di persone estranee al rapporto (quando per beneficare uno si
danneggia altri), allora il valore della volizione con questa circostanza
concomitante diventerà minore. E la formula sarà: W(ru) < W(r). Se la
circostanza concomitante è pure in favore del beneficato, allora la formula
sarà indubbiamente: guadagnare di più deve migliorare la condizione
materiale dei suoi operai. W (rr)> Wr. glianze. Invece
L’AGGIUNTA DEL VANTAGGIO PROPRIO AL BENE ALTRUI nè diminuisce, nè aumenta il valore.
La volizione egoistica è espressa dalla formula, la modificazione più grave qui
si ha, quando al caso si aggiunge la circostanza del MALE ALTRUI. Allora si avrà: W(gu)<W(9). Se
la circostanza concomitante è invece “r”, il valore della volizione egoistica
si eleva: W(gr) > W(g). Che poi alla volizione egoistica si aggiunga la
circostanza secon aria di un ALTRO PROPRIO VANTAGGIO (plusvalia) o anche di un
proprio danno, non modifica il valore di (g). Si avranno quindi le due egua W
(99)= W (g)= 0 W(gu)= W(9)=0. Così pure si aumenta il non-valore, se oltre al
danno principale si aggiungono altri danni. Epperò: W (UU)< W (U). Per
quanto il caso sia inusitato, si può prevedere anche, che al male altrui si
associ una qualche conseguenza buona, indiretta, W (rg)= Wr. La volizione
altruistica negativa o anti-altruistica è espressa con una formula. Se per
attuare il danno altrui, si fa anche il danno proprio u, questa circostanza aggrava
il male e aumenta il non-valore: W (uu) < W (u). W(UY) > W(u). Il
fatto concomitante della propria utilità non aggiunge nè toglie al valore della
volizione principale anti-altruistica. Si avrà quindi l'eguaglianza: W (ug)= W
u. La somma dei risultati ottenuti si può disporre in un Quadro. W(rr) >
W(v)? W(gr )> W(g)? W(ur)> W (U)? W(yg)=W(r) W(99)=W(g)=0 W(ug)=W(U)
W(ru)<W(Y) W(gu)<W(g) W(UU)<WU) W(ru)>W(V) W(gu)=W(g)=0
W(uu)<W(U). Da questo quadro si rileva che le circostanze concomitanti con
segno negativo non sono più feconde di effetti di quelle con segno positivo. Di
queste ultime, “g” non modifica nulla, e “r” non dà risultati sicuri, come
indica il punto interrogativo. L'influenza dei fatti concomitanti si può dunque
riassumere così. Agisce aumentando debolmente il valore. ‘g’ non modifica nulla.
‘u’ diminuisce grandemente il valore. ‘u’ opera secondo lo scopo della
volizione -- ora aumentando, ora diminuendo e ora non-modificando il valore. Si
è già detto che sarebbe uni-laterale il voler giudicare del valore morale di
una volizione dallo scopo ;che però, in quanto lo scopo prende parte alla
determinazione del valore, l'altruismo positivo è buono, L’EGOISMO è INDIFFERENTE.
L’altruismo NEGATIVO (malevolenza e maleficenza) è cattivo. Ora è importante
constatare, che il senso in cui i tre momenti valutativi operano sui fatti
concomitanti è completamente lo stesso La validità della tavola dei valori,
dianzi tracciata, ma pure prevista. Allora il non-valore si ridurrà, nel
modo indicato dalla in-eguaglianza: subisce variazioni, se cambia la qualità
della volizione? Itendendo per qualità la differenza tra appetizione e
repulsione, che però non deve equipararsi a una contra-posizione logica tra
affermazione e negazione, i cui termini si escludano a vicenda, ma considerarsi
come una doppia possibilità psicologica, di cui l'una abbia altret tanta realtà
indipendente, quanto l'altra. Un'analisi della NOLIZIONE mostra, che esse si
comportano egualmente come la volizione, solo che si applicano di regola ai
valori “T”, “u” ed “u”, RITTENENDOSI ASSURDO (IRRAZIONALE) IL NON VOLVERE IL
PROPRIO VANTAGGIO ‘g’. Indicando le nolizioni con (T) (ū) (T) = (non- T) = (U)
(U = (non-- U) = ( ) (ū)=(non u) = (g). Lo stato subbiettivo di rappresentazioni
ed i predisposizioni anteriore alla volizione è indicato con il concetto di
“Progetto”. E siccome in questo stato abbiamo supposta anche la cognizione
delle circostanze concomitanti valutabili, così al binomio della volizione o al
polinomio della volizione corrisponde un binomio o un polinomio del progetto.
Per indicare questi stati si adopera gli stessi simboli *senza la parentesi
quadratti*. Osservando le volizioni in rapporto agli stati predisposizionali, l'analisi
delle valutazioni dei fatti concomitanti può rendersi più esatta. (ū) si possono
fare le seguenti sostituzioni, che aiutano a trovare il corrispondente valore
nella tavola relativa alle volizioni. Si ponga, per esempio, un bi-nomio
iniziale della volizione “uu”, che esprima il mio desiderio di far male, al
momento opportuno, a una persona, ma che non mi sia possible evitare, ciò
facendo, conseguenze dannose pe rme,u. Se ildesiderio di non danneggiarmi prevale,
allora non si avrà più il binomio (uu), ma l'altro (ūr), il quale dice che la
volizione è risultata nel senso di non volere il male proprio, pur ammettendo
che questa volizione abbia per circostanza concomitante y, cioè il bene altrui.
In forma positiva la volizione finale sarà (gr). E così da una situazione
iniziale negativa “vu” si riesce nella opposta gr (1). Questi sono i co-ordinati
fra loro due bi-nomi di progetti, dai quali procedano due volizioni formalmente
concordanti. Anche i due bi-nomi di queste volizioni saranno coordinati fra
loro. Essaminemo la coppia dei due binomi yu-gu, dei binomi, cioè, che hanno la
maggiore importanza pratica. Il primo bi-nomio esprime l'altrui bene col
proprio danno. Il secondo bi-nomio esprime il bene proprio col danno altrui.
Nel primo rientrano, nel senso o grado *massimale*, tutte le occasioni in cui
si può affermare la grandezza morale di un uomo (magnanimita). Nel senso o
grado minimale, i casi della più comune fedeltà al proprio dovere (to do one’s
duty). La sezione di linea dei valori morali che comprende il MERITORIO e IL
CORRETTO è tutta espressa da questo bi-nomio del Progetto. Laddove la sezione
che va dal punto d'INDIFFERENZA al TOLLERABILE e al RIPROVEVOLE corrisponde
alla negazione di questo binomio del progretto. Nel binomio “gu” sono espressi
tutti i casi che vanno dal più SANO EGOISMO alle negazioni più delittuose
dell'altruismo. Reciprocamente, la rinunzia a siffatte volizioni va dal
semplicemente dove ROSO ALL’EROICO. Le volizioni che procedono da questi due bi-nomi
comprendono adunque tutte le quattro classi di valori, caratterizzati in
principio. I due bi-nomi anzidetti suppongono un CONFLITTO (non coooperazione) fra
l'interesse proprio e l'interesse altrui. È evidente che dalla grandezza di
questi interessi, dalla portata di “g” e di “Y”, dipende il valore morale della
valutazione. I momenti “u” e “u” s'intendono compresi nella negazione di “g” e “y”.
Intanto è certo che il VALORE EGOISTICO in cui “g” è congiunto con “u” , “W(gu)”,
si trova sempre al di sotto del zero della scala, ed ha segno negativo. Mentre
il valore altruistico in cui è congiunto con “u”, “W(ru)”, si trova al di sopra
del zero ed ha segno positivo. Ciò posto, la funzione valutativa tra i
termini dei due binomi dei pogretti si può scoprire agevolmente con una
semplice osservazione. Sacrificare un piccolo interesse proprio a un grande
interesse altrui ha un VALORE POSITIVO MINORE che il sacrificare a un piccolo
interesse altrui un grande interesse proprio. D'altra parte chi non pospone a
un grande interesse altrui un piccolo interesse proprio produce un non-valore
morale più basso, che non colui il quale per una utilità propria rilevante non
tien conto di utilità altrui tras curabili. Questo abbozzo di una LEGGE del
valore si può esprimere nelle formule, nelle quali “C” e “C'” indicano le
costanti proporzionali sconosciute, condizionate dalla qualità delle due unità “g”
e “r”. Nell'applicazione di queste due formule all'esperienza si rendono
necessarie talune modificazioni. Se poniamo I valori “r” o “g” eguali ai limiti
0 e 0 ,allora i calcoli diventano molto esatti. Per g per g. L’ESPERIENZA NON è
però SEMPRE D’ACCORDO CON QUESTE FORMULE. Ognuno ammetterà che l'adoperarsi nell'interesse
altrui si accosti l punto morale d’INDIFFERENZA, quanto più grande è
quest'inteesse; e che il trascurarlo divenga nella stessa misura RIPROVEVOLE, “u”
pposto costante e limitato l'interesse proprio da sacrificare. È F , 1
W(ru) = Cg -0 Y Y g W (gu) = - C per r = 00 per r = 0 lim W (ru) = 0, lim W(ru)=
0, lim W (ru)= 0 , , limW(ru)= 0, lim W (gu) = - 0 0 limW (gu)= 0 lim W (gu)= 0
lim W (gu)= – 00. pure evidente, che
la trascuranza di un interesse altrui diviene tanto più INDIFFERENTE quanto più
IRRILEVANTE è questo interesse. Epperò non si ammetterà da tutti, che il valore
dell'altruismo di venga allora infinito, come nella seconda formula. Osservando
però bene, questi casi non rientrano nel campo della morale. Si contrasterà
pure che il valore del sacrificio di un bene proprio per l'altrui, cresca colla
grandezza del bene sacrificato (formula terza). Ma l'esperienza prova che
l'esitazione al sacrificio si fa maggiore quanto più grande è il bene cui si
sta per rinunziare. Invece è da riconoscersi che non è esatta la quarta formula.
Non si può negare ogni valore al bene che si fa ad altri, solo perchè NON si
determina un CONFLITTO con un bene proprio. Le formule anzidette si debbono
mitigare nella loro assolutezza, perchè si accostino di più alla realtà. Per
far ciò, basta attenuare il valore di “g”, il che si può ottenere aggiungendo a
“g” ogni volta una costante “c” o “c '”. Queste formule non modificano i limiti funzionali
dianzi ottenuti, ponendo r = 00, T = 0 0 g = 00. Cambia bensì la formula del
quarto limite. Se g= 0: lim W (ru) = C , lim W (gu) = - ' Sin qui abbiamo
considerato l'una variabile IN-DIPENDENTE dall'altra. Che avverrà però, se le
variazioni si compiranno in entrambe le variabili congiuntamente, supponendo
che “r” e “g” rimangano uguali fra loro per grandezza di valore? Sostituendo a “g”
il simbolo “r”, le formule diverranno altri. Si avranno così le formule. T r W
(ru) = 0 9 + c g +di e Y W(gu)=
W(gu)=-C' ito Y W(ru)= C y- to' . Da questo risulta che il non-valore deve
crescere e diminuire nello stesso senso o grado limite di “r” e “g”, e il
valore in senso o grado di limite contrario. Consultando l'esperienza, si può
riscontrare agevolmente che un oggetto, per esempio un dono, abbia lo stesso
valore per chi lo dà e per chi lo riceve. Ora si domanda, regalare di più avrà
un valore più alto o più basso del regalare di meno? Senza dubbio più alto. E
se si contrapponga vita a vita, CHI SACRIFICHI LA PROPRIA VITA per conservare
quella di un altro, suscita di fatto grande ammirazione. QUESTO è però IL
CONTRARIO DI ciò che quelle formule esprimono. O “c” corre adunque correggere
le formule e per far ciò introducemo un esponente di “g”, più grande
dell'unità, e lo indicamo colle lettere “k” e “k'”. Le due formule diverranno
così, rimettendo “y” al posto di “r”. Sicchè si avranno i seguenti limiti. A questo
punto, il concetto di limite non hanno più bisogno di alcun'altra correzione. Per
semplicità di espressione ponendo C= 1ek =2, la formula del binomio divienne W(gu)=
T. È questa una formula a discuttere. . g2+1 ghto Y gkilt o W(gu)= W (ru)= C
per r= 9 perr= g= 0 T g2+1 W (ru)= e Y e
limW(ru)=00 lim W(gu) = 0 limW(ru)=0 limW(gv)=0. Preliminarmente non si ne
ricava alcune conseguenze. Ogni pr getto offre a colui, che dovrà reagire con
una volizione,l a doppia possibilità di fare o di tralasciare. Le due volizioni
staranno, secondo la formula principale or ora ricavata, in un
rapporto di RECIPROCITà negativa, per ciò che ri guarda il loro valore morale.
In secondo luogo, siccome una volizione di grande valore (positivo o negativo)
o e MERITORIA O RIPROVEVOLE. Quella volizione di piccolo valore o e CORRETTA o
TOLLERABILE, così potrà dirsi in generale che quanto PIù DISTANTI sono il NUMERATORE
E IL DE-NOMINATORE della formula in una scala ordinale (1, 2, 3, … n), tanto
più il valore della volizione e indicato dalle parti estreme superiore o
inferiore della linea dei valori. Quanto più vicini o meno distanti sono invece
quei numeri, tanto più l'indice del valore cadde verso il punto di mezzo di
detta linea. La formula si applica inoltre anche ai casi di una volizione I cui
scopo non siano accompagnati da circostanze concomitanti. Basta ridurla. W(9)=0(1).
UU. Mentre la prima coppia esprime il caso di CONFLITTO D’INTERESSI, la
caratteristica della seconda formula è la CONCOORDANZA O INTERSEZZIONE O COOPERAZIONE
O CONDIVIZIONE gl'interessi propri con gli altrui, positive, o, come nella
guerra o il duello, negativi. Se il
progetto offre l'occasione di congiungere con la mia utilità l'altrui, o se mi
rappresenta un pericolo altrui nel quale scorgo un pericolo mio, la volizione
corrispondente e espressa con (gr). V'è però anche la rappresentazione del
desiderio di un male altrui, cui si associa anche la previsione di un danno
proprio. La corrispondente volizione e espressa con “(uu)”. Il conflitto qui non
esiste fra “g” e “y”, ma fra “g” e”v”, cio è fra “g” e -Y Questa riflessione ci
fa subito applicare al caso attuale la formula principale del primo binomio. Così,
go+1 Y. W(uu)= W (Y)= >. Passamo ora ad
esaminare un'altra coppia di binomi: gr g+1 1 T (go+ 1)r. Mantenendo anche in questo caso il
principio della RECIPROCITà negativa dei due binomi di progetto, l'altro
binomio diverrà epperò la seconda formula principale così ottenuta e (1):
W(uu)= -(g2+ 1)r. Le costanze rilevate in queste formule dimostrano
sufficientemente che il valore morale è in relazione tanto con lo scopo
principale della volizione quanto con i fatti valutabili concomitanti, com’era
di sperare! Recenti studi sui valori morali in Italia. TAROZZI comunica al congresso
di psicologia (Roma) un programma di etica scientifica, sotto il titolo: Sulla
possibilità di un fondamento psico logico del valore etico. " I risultati
dell'indagine psicologica sono capaci di assumere importanza di fondamento e di
criterio nella determinazione del valore etico delle azioni umane e
nell'apprezzamento etico degli individuiumani?.. Questo il problema.Tarozzi
crede possibile una risposta afferma tiva,enedàleragioni. Il valore etico è il
risultato di un apprezzamento morale.L'ap prezzamento morale è funzione della
coscienza morale, che si forma in noi storicamente e psicologicamente. E
siccome lo studio della for mazione storica si risolve pure in un'indagine
psicologica,cosìla vera sede della dimostrazione del valore etico è la
psicologia. A ciò non si può opporre, che il valore etico dipenda diretta mente
dal fine etico, e che questo per l'assolutezza sua (o teolo gica o categorica)
sia indipendente dalla causalità psicologica e antropologica.Giacchè,anche
ammessa questa indipendenza del fine etico, nulla vieta che essa riceva una
interpretazione psicolo gica e antropologica. Si può cioè voler sapere come sia
possibile nella realtà (umana) il fine etico, e ciò conduce anche a
interpretare la relazione dei valori etici con quei fini, e a trovare il criterio
per la valutazione morale degl’individui umani. Fra il principio assoluto e
l'atto concreto,più ancora fra quel principio e l'individuo,intercorre la
eterogeneità più radicale;per giudicare quindi se l'atto compiuto o da
compiersi stia in un giusto rapporto col principio,è necessaria una
interpretazione psicologica. Senza questa interpretazione la valutazione etica
alla stregua dei principi assoluti non può farsi. Ove poi si abbia un concetto
non teologico,nè categorico del fine etico, la psicologia può darne non solo
l'interpretazione, m a anche, coll'aiuto dei dati dell'antropologia e della
sociologia,una vera e propria dimostrazione. L'ufficio della psicologia nella
dimostrazione del fine etico è anzi assai più rilevante, perchè da questa dimo
strazione dipende : 1° se il principio sia ammissibile oppur no ; 2° quale
valore etico abbiano le azioni e gl'individui in base al principio dimostrato.
Ma non a questo si ferma l'ufficio dellapsicologia nella morale. Volendo
fondare un'etica, umanistica nelle sue basi,e umanitaria nelle sue norme,
un'etica cioè rispondente alla " concezione di un significato morale della
vita umana,la coscienza del quale giusti fichi, non in senso di fine, m a in
senso di fondamento, i particolari propositi delle volizioni umane », la
psicologia porterebbe i più decisivi elementi a una tale concezione della
umanità. La psico logia è scienza sovrana nell'àmbito dell'etica umanistica ;
senza di essa è impossibile la ricerca di un significato morale della vita, che
assuma valore di fine dopo essere stato fondamento e criterio, e risponda alle
tendenze onde la moralità positiva si svolge nella storia dell'umanità. Oltre a
questo contributo diretto della psicologia all'etica, vi sono gl'indiretti,
consistenti nella difesa,che solo la psicologia può fare contro lo scetticismo
morale.La legittimità di una valutazione etica, che abbia forza di per sè, si
suole negare da chi crede che il bene e il male siano risultato di convenzioni
sociali più o meno inveterate, mutabili secondo i vari tempi e ibisogni,e non
rispondenti a una costante necessità della vita e della natura umana. Per
riparare dallo scetticismo si è ricorso o all'utilitarismo o alla
metafisica.Ora,allo scetticismo e anche ai suoi falsi rimedi (l'uti litarismo e
la metafisica) non può opporsi efficacemente che la ricerca psicologica. Essa
sola, riuscendo a determinare positiva mente le concezioni fondamentali del
valore morale, porge argo menti di difesa sia contro la negazione di un
fondamento reale e necessario del valore etico, sia contro le affermazioni
erronee od arbitrarie di esso (1). Un esempio importantissimo dà ilTarozzi
dell'ufficio della psi cologia nell'etica,accennando ai problemi concernenti la
ricerca dei fondamenti psicologici della solidarietà o dei fondamenti naturali
di essa, come li chiamava Genovesi, opportunamente ricordato dall'autore.
Questo esame particolareggiato comprende la crudeltà e le sue varie forme, la
simpatia,così in generale,come nelle sue due manifestazioni principali, gli
atti di cortesia e di protezione. Le dispute sulla natura umana,così conclude
il Tarozzi,atten dono la loro decisione non dagli argomenti del razionalismo,ma
dai fatti che la psicologia può rivelare e valutare. Quando fosse dato di
stabilire, che non è generale nell'uomo l'avversionealpotente,ma
“allenatureavare,fredde,crudeli., quando si potesse esplorare in un àmbito
sempre più vasto l'esten sione dei fatti e degl'istinti della simpatia,sì da
rendere legittimo il costituire con essi il concetto dell'umanità,questa umanità
sarebbe ilfondamento diuna morale immanente,estranea,benchènonop posta,
all'utilitarismo. Quando si potesse attribuire positivamente, cioè
psicologicamente e antropologicamente, un valore definitivo al rapporto di
solidarietà, e stabilire che esso risponde a un istinto originario,valido per
se stesso,e non per l'esperienza della sua utilità,sarebbe tolta
all'utilitarismo quella base consistente nella proposizione universale, che
l'uomo agisce per il suo utile.Ne c'è da temere che i dubbî della ricerca psicologica
si riflettano nella morale, perchè i risultati che la psicologia ci potrà
offrire non avranno valore di modificazione del contenuto normativo della
morale,ma bensì tenderebbero a modificare il carattere formale di essa, come
dottrina del dorer essere e come scienza. La norma Al Congresso medesimo G. Calò
presenta una comunicazione intorno alla Interpretazione psicologica dei
concetti etici Il Calderoni ritiene che l'assenza della ricerca e della
sufficiente analisi di quello ch'è il fatto ultimo e irriducibile su cui poggia
tutta la vita morale, il giudizio etico , ha impedito il costituirsi dell'etica
come scienza. Molto ha anche nociuto “ la nessuna, o quasi, distinzione che si
è fatta tra il giudizio etico e il giudizio teoretico o conoscitivo , La morale
deve invece ricercare come ogni altra scienza, dei fatti ultimi, elementari,
irriducibili su cui fondare l'edificio autonomo delle proprie investigazioni , L'elemento
irriducibile, la realtà ultima,da cui deve prendere le mosse ogni dottrina
morale, è un fatto psicologico,un sentimento, non uccidere per
esempio,apparterrà sempre al contenuto normativo della morale, qualunque
conclusione possa trarre la psicologia intorno agl'istinti di pugnacità e di
ferocia. Ma se le conclusioni intorno al fondamento umano delle tendenze alla
soli darietà e alla simpatia saranno negative,l'etica sarà un sistema
dottrinale, la cui imposizione presenterà i caratteri della acciden talità e
della fluttuazione dei fatti sociali, oppure i caratteri tra scendentali
metafisici o religiosi; e perciò la valutazione etica sarà una gradazione
fondata su altra base, non su quella della realtà effettiva dei fatti umani ,.
Se invece “ quelle conclusioni saranno positive,l'etica,assumendole come sue proprie,
avràafondamento il significato psicologico e antropologico dell'umanità morale
e potrà scientementestabilirei valori umani in relazione cone sso Infine il TAOROZZI
riassume il suo credo in queste parole, che tutto si debba attendere dalla
scienza, e che essa sola possa spiegare un giorno perchè abbiano universale
valore massime conversazionali come queste: Non uccidere u ‘non mentire,’ “Ama il
tuo prossimo. il sentimento di valore. Ogni qual volta noi giudichiamo del va
lore morale d'un sentimento, d'un'azione, d'una determinazione volitiva, tale
giudizio si presenta alla nostra coscienza con un sentimento particolare di
approvazione o di disapprovazione.L'esame retrospettivo ci dice, che quel
giudizio non risulta da un meccanico sovrapporsi dei concetti del soggetto e
del predicato (buono, giusto, ecc.), dal paragone delle loro estensioni e
connotazioni ri spettive, dalla rivelazione pura e semplice del loro rapporto :
ciò che interviene, e ciò che più importa, è il sentimento di approva zione o
di disapprovazione, di adesione o di ripugnanza. Qui si presenta un problema
fondamentale. Trattasi di vedere se il sentimento di approvazione o di
disapprovazione accompagni semplicemente, come effetto o come carattere, la
rivelazione del rapporto in cui l'obbietto considerato è con quel predicato ; o
se quel sentimento appunto renda possibile la costituzione del predi cato e
quindi, mercè la capacità di riferimento propria della ragione, l'enunciazione
del rapporto. Questo problema non può essere risoluto senza una analisi com
parativa del giudizio conoscitivo e del giudizio valutativo.E que st'analisi
mostra appunto che, mentre nella funzione conoscitiva il sentimento è un
sopraggiunto, nella funzione valutatrice è,al con trario, costitutivo del
rapporto. Conoscere è constatare,attingere ciò che è;mentre nel valutare,
l'atteggiamento dello spirito non è di chi constata,ma di chi reagisce;non di
chi afferma e riconosce l'essere,ma di chi vi aggiunge qualcosa risultante da
ciò che in lui non corrisponde,ma risponde alla realtà conosciuta: è
l'atteggiamento non di chi afferma o nega, ma di chi si sovrappone alla realtà,
o che le assenta o che le si ribelli, sia che lodi, sia che condanni , (1).
Mentre per il teoretico il sentimento è un accessorio trascura bile, per il
moralista esso è la vera realtà etica, poichè il senti mento " serve a
caratterizzare qualsiasi obbietto di giudizio etico: in ultima analisi, ogni
giudizio etico si riduce ad approvazione o disapprovazione d'un sentimento,
d'un istinto, d'una volizione, d'un'azione ; ora l'approvazione e la
disapprovazione non sono che due speciali sentimenti,due forme diverse
d’uno stesso sentimento, ilsentimento del valore.Ilgiudizio
etico,dunque,intanto è pos sibile in quanto si compie una sintesi fra
l'obbietto conosciuto e la ragione valutativa ch'esso suscita in
noi:è,insomma,questa stessa reazione che costituisce tutto quanto noi diciamo
di quel fatto qualsiasi ch'è assunto come soggetto del giudizio. Si direbbe che
quel fatto tanto ha di realtà etica quanto e come vive nel senti mento
valutativo „. Questo poi " varia e quasi si determina e si atteggia
diversamente secondo gli obbietti a cui si riferisce, e di venta volta a volta
sentimento del giusto, del buono, del santo, dell'eroico o dei loro contrari,
di rimorso o di autosodisfazione, di rimpicciolimento o di stima di se
stessi,di pace dell'anima,ecc.; di modo che può dirsi che ognuna di queste
determinazioni del sentimento di approvazione e di disapprovazione ha una sua
indi vidualità e che l'analisi di esse ci dà l'analisi di tutta la coscienza
morale , (1). Il sentimento del valore,come fatto fondamentale della coscienza
etica, si pone a norma della realtà interiore e dispone gerarchi camente i vari
istinti e le varie tendenze. Un'altra sua proprietà è anche quella di avvertire
ogni atto che rappresenti un non-valore come un'intima contradizione,il che dà
luogo al sentimento particolare dell'obbligazione. Il sentimento del valore è
dunque di sua natura tale da assu mere, di fronte al resto della realtà
psichica,un'attitudine speciale e da contrapporre all'esistenza di fatto
un'esistenza di diritto.Esso si distingue profondamente dal piacere e dal
dolore,perchè questi sono stati subbiettivi interessanti semplicemente
l'individualità del soggetto,mentre ilsentimento del valore è obbiettivo anche
rispetto alla individualità del soggetto che giudica.Il sentimento del valore
oltrepassa la sfera della mia utilità o del mio benessere indivi duale; sonoiochesento,manonperme.Altrocarattere
diffe renziale è questo, che nei sentimenti di piacere e dolore lo stato
subbiettivo è confuso con l'oggetto della rappresentazione,mentre nel
sentimento del valore, l'oggetto è nettamente distinto dall'atto valutativo e
può essere rappresentato come obbietto di conoscenza teorica. Ciò ch'è piacevole
e spiacevole non esiste che nel sentimento e per il sentimento,mentre ciò ch'è
valutato è chiaramente rappresentato di fronte all'atto giudicativo, è insomma
conosciuto. Non si può valutare se non ciò ch'è ben noto, tanto è vero che la
valutazione si presenta spessissimo sotto forma di preferenza e il valore viene
appreso comparativamente ad altri come plus-valore o come minus valore. Sebbene
il giudizio di valore abbia il suo punto di partenza nel sentimento,esso non
esclude,anzi richiede necessariamente l'inter vento della funzione conoscitiva,
la quale prepari il terreno su cui possa esercitarsi la funzione
apprezzativa.La grande varietà dei giudizi morali osservabile fra individui
diversi dipende appunto dal diverso modo come sono appresi e considerati gli
obbietti,dai diversi elementi che ci pone in luce la funzione conoscitiva (1).
Così, mentre l'analisi del processo della valutazione etica è com pito della
psicologia morale,gli obbietti a cui le nostre valutazioni morali si
riferiscono non possono esser tratti analiticamente dalla natura stessa dei
nostri sentimenti di valore. Essi possono essere determinati in parte in base
alla considerazione di rapporti for mali della volontà, in parte in base
all'esperienza storica e sociale, quale è studiata dall'etica storica
comparativa (2). 200. - Mario Calderoni, nelle sue Disarmonie economiche e
disarmonie morali, si è recentemente proposto di porre in rilievo talune
concordanze fra le leggi economiche del valore e della ren dita e le
valutazioni morali sociali. In tal modo egli crede che l'economia politica
possa apportare un contributo positivo alla scienza della morale e aiutarne il
definitivo costituirsi. “ La vita morale può considerarsi, così il Calderoni,
come un vasto mercato, dove determinate richieste vengono fatte da taluni
uomini o dalla maggioranza degli uomini agli altri,iquali oppon gono a queste
richieste una resistenza, secondo icasi,maggiore o minore, e richiedono alla
loro volta incitamenti, stimoli, premi e compensi di natura determinata.Questi
stimoli o incitamenti prendono la forma sociale di approvazione e di biasimo,
di lodi, di gloria, di premio e punizione. Premesse alcune nozioni intorno alla
legge dell'utilità marginale e alla formazione della rendita, non soltanto fondiaria,
ma anche, in generale, del consumatore e del produttore, Calderoni accenna più
particolarmente a due specie di disarmonie economiche che si verificano nei
fenomeni di rendita. La prima è conseguenza del principio che,data la unicità
del prezzo in un mercato, il compra tore e il venditore realizzano un
vantaggio, rappresentato dalla differenza tra ciò che sarebbe bastato a indurli
a comprare o a vendere la singola dose in questione, e ciò che, per effetto del
mercato, vengono a ricevere. Ora, se i prezzi sono proporzionali ai costi
marginali delle merci,essi non sono proporzionali ai costi di tutte quelle dosi
che non sono al margine. Tutti coloro che si trovano più o meno lontani dal “
margine di produzione o di I mezzi di produzione si trovano infatti in quantità
limitata e variano grandemente per qualità ed efficacia, sicchè la produzione
si compie in condizioni differentissime da diversi individui,e l'au mento di
produzione fatto con mezzi più costosi,mette quelli che impiegano i mezzi più
facili in una posizione privilegiata,ch'è poi quella da cui la rendita deriva.
Queste e altre considerazioni mostrano, che il fenomeno della rendita non si
può correggere mai assolutamente, e che dà luogo a vere e proprie disarmonie
economiche (2). La seconda specie è descritta dal Calderoni così:Supponiamo che
sia raggiunta in un modo qualsiasi l'abolizione dei più stri denti ed evidenti
fenomeni di rendita. In tal caso tutti iprodut consumo si trovano a
fruire di un prezzo,che basta soltanto a rimunerare quegli individui, i quali
cesserebbero dal produrre se il prezzo ribassasse;e godono perciò di un
vantaggio differenziale, o rendita, più o meno grande. Nè è possibile la
correzione automa tica del fenomeno della rendita,mediante aumento di
produzione da parte di quelli che guadagnano di più, e conseguente ribasso di
prezzi,perchè non sta ad arbitrio dei produttori di ottenere in quantità
indefinita le merci in quistione. tori riceverebbero retribuzioni equivalenti,
per ciascun loro pro dotto,a ciò che è necessario e sufficiente per indurli
alla loro produzione. E nondimeno non si potrebbe ancora affermare che
all'eguaglianza di retribuzione per i produttori dei diversi prodotti
corrisponda una intima ed effettiva eguaglianza nei sacrifizi o nel lavoro che
il prodotto costa a ciascuno.La misurazione di questo rapporto implicherebbe la
conoscenza dei bisogni e dei desideri più intensi, dei sacrifizi più gravi per
ciascun individuo e porterebbe a risultati assai diversi.Dal fatto che due
individui sono disposti a dar la medesima somma per una merce o a contentarsi
di una data somma per un servigio, nulla può dedursi intorno alla in tensità
del desiderio che hanno o del sacrificio che fanno : come dal fatto che due individuisi
scambiano una merce, non puòde dursi che chi la cede la desideri meno di chi
l'acquista. Dal persistere di queste differenze è condizionata un'altra serie
di disarmonie economiche più sottili e più intime e per loro na tura
irriducibili,perchè persisterebbero anche quando si riuscisse a stabilire
rapporti equivalenti o eguali sul mercato. Dopo questi cenni Calderoni passa a
rilevare le analogie tra fatti economici e fatti morali, le quali
renderebbero,a suo giudizio, possibile una concezione economica della morale.
Anzitutto, non meno in morale che in economia, ciò di cui effettivamente si
giudica è, non il valore complessivo o generale degli atti e delle attitudini,
di cui s'invoca l'adempimento o l'osservanza; ma il loro valore marginale e
comparativo, valore atto a variare e col numero di questi atti effettivamente
compiuto dagli uomini,e col numero altresì di quegli altri atti, cui si
rinuncia per compierli Vi è nella vita
una gran quantità di atti ed attitudini,che puressendodiunaincontestabile
utilità»,puressendoessen ziali alla conservazione ed al benessere della
convivenza umana, non entrano nell'ambito di ciò che noi chiamiamo la morale. Perchè? Con
ciò Calderoni vuole opporsi a tutta quanta la tradizione intuizionistica e
kantiana in filosofia morale. Gli atti morali non hanno alcun valore assoluto,
ma un valore esclusiva mente marginale e comparativo. Perchè nonostante la loro
desiderabilità astratta,nonostante i van taggi totali che la società ritrae dal
loro adempimento, vantaggi certamente assai maggiori,nel loro complesso,a
quelli degli atti che la morale esalta; essi sono tuttavia atti di cui non è
deside rabile un ulteriore aumento, la cui desiderabilità “ marginale com
parata, in altre parole è zero o addirittura negativa. Gli atti prodotti
dall'istinto personale di conservazione o da quello della riproduzione della
specie non sono considerati virtuosi,perchè,ben lungi dal richiedere u n
incitamento, essi richiedono freni, gli uomini essendo piuttosto proclivi ad
eccedere che a difettare in essi, e a sacrificar loro l'adempimento di altre
funzioni che sono marginalmente o comparativamente . più desiderabili , Le
nostre tavole di valori contengono tutte quelle cose, per ottenere un au mento
delle quali,in noi stessi o negli altri,siamo disposti a de terminati
sacrifici; ma non già tutte le cose che possono apparirci desiderabili. Col
crescere delle azioni virtuose esse tendono a diminuire di valore, come
analogamente il diminuire delle azioni viziose tende a render meno disposti a
far dei sacrifici per dimi nuirle ulteriormente; ond'è sempre concepibile un
limite, natural mente molto diverso,secondo i casi,oltre al quale il vizio, di
verrebbe una vizio, vviene infatti per la domanda e per l'offerta etica lo
stesso che per la domanda el'offerta economica. In una società di complet ialtruisti
avrebbe pregio l'egoista. L'ALTRUISMO è una virtù il cui valore è strettamente
connesso colla presenza di egoisti o almeno di non altruisti nella società. Queste
considerazioni confuterebbero la legge morale di Kant, che prescrive di seguire
massime capaci di divenire universali. “ N e s suna virtù e nessun dovere
resisterebbe ad un esame fatto rigo rosamente in base a questo criterio.Molte
azioni sono per noi un dovere,appunto perchè gli altri uomini non le fanno e
rimangono tali a condizione che non siano troppi gli uomini capaci e volonte
rosi di imitarle... Come in una barca sopraccarica,l'opportunità di sedersi da
una parte o dall'altra dipende strettamente dal nu e la un virtù,
virtù, mero di persone sedute dalla parte opposta: se qui fosse seguito
un imperativo kantiano qualsiasi, il capovolgimento della barca porrebbe tosto
fine ai consigli del pilota e alle buone volontà dei passeggieri, Si può
credere che si possa ovviare a questi errori particola reggiando quanto più è
possibile i precetti e le sanzioni, individua lizzandole in grado estremo.M a
alla stessa maniera che in un mercato
nonsipuòvariareilprezzosecondogliavventori,cosìalla legge d'indifferenza del
mercato , corrisponde una legge d'indifferenza morale, per cui sono stabilite
regole comuni non troppo discutibili e sanzioni precise, non atte troppo a
variare e applicabili alla media dei casi. La necessità di dare precetti e
sanzioni generali dà luogo a fe nomeni analoghi ai fenomeni di rendita. Alla
generalità e rigidità della legge morale farà contrasto la varietà delle
condizioni indi viduali, per le quali si verificheranno vantaggi e svantaggi
diffe renziali da individui a individui. Il dovere per ciascuno sarà di fare,
non già quello che nel suo caso è il meglio o l'ottimo,ma ciò che in media è meglio
che gli uomini facciano di più,di quanto ora non facciano; non agendo così egli
si attirerà una sanzione, che nel suo caso, potrà anche talvolta essere “
immeritata Le pene e i premi hanno un costo marginale che cresce col cre scere
della loro severità e grandezza,e colla loro estensione; mentre colla loro
estensione diminuisce la loro efficacia marginale : la gloria e l'onore, come
l'infamia, diminuiscono rapidamente di efficacia quanto maggiore è il numero
degl'individui che ne frui scono o soffrono. Così alcuni si troveranno a godere
di lode o gloria molto superiore al loro “ merito , individuale, per avere
compiuto azioni, poniamo, talmente conformi al loro carattere che sarebbe
piuttosto stato necessario " punirli , se si fosse voluto di Ciò premesso,
il Calderoni trova le analogie fra le disarmonie economiche e morali.
stoglierli dal farle. Altri subiranno invece biasimo o infamia di gran lunga
sproporzionata alla loro colpa Se poi i precetti e le sanzioni fossero più
particolareggiate e commisurate a ciò che è necessario e sufficiente per
indurre ciascuno al ben fare, rimarrebbe ancora una gran diversità nelle
condizioni individuali, delle quali non si potrebbe tener conto senza diminuire
l'efficacia dei precetti e delle sanzioni medesime.E questo dà luogo all'altra
specie di disarmonie morali analoghe a quelle che persi sterebbero nel campo
economico,se si correggesse la legge d'indif terenza del mercato. Queste
disarmonie morali infatti persiste rebbero,anche se le prime si venissero a
eliminare,analogicamente a quello che è stato osservato nei fenomeni di rendita.
Grice: “I love Orestano loving Benedetta” – Grice: “Orestano takes Meinong very
seriously – as he should! Few outside Austria do! Meinong symbolses the I with
‘e’ from Latin ‘ego’ (Italian io), and the other with a, for Latin ‘alter,
Italian altro. So we have W for value (worth), and the possibilities that ego
desires the evil for alter – sadism. When ego desires the good, he is altruism.
Altruism can be reciprocal. In a purely altruistic society, things go well –
but Pound knows who’s against that! That’s why Orestano finds sympathy for
Meinong, and so do I” --. Francesco
Orestano. Orestano. Keywords: l’opzione eroica, Alighieri, Galilei, Tasso,
Vinci, concezione aristocratica della nazionalita, l’eroe Mussolini, l’eroe
Enea, Weber e la teoria dell’eroe carismatico, l’ozione dell’eroe non e una
ozione. It’s not an option, Calderoni. Luigi
Speranza, “Grice ed Orestano”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718248754/in/photolist-2mNCu2K-2mNaxw3V
Grice ed Orioli – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Vallerano). Filosofo. Grice: “Only in Italy, a philosopher,
rather than a cricketer, is supposed to take part in a revolution and write a
book about his shire!” -- Fondatori della Repubblica Romana. “De' paragrandini
metallici” (1825 (Milano, Fondazione Mansutti). Il padre, medico, lo condusse a
Roma, dove si laureò brillantemente. La professione non lo attraeva molto: lo
troviamo, infatti, professore di filosofia nei seminari e nei licei dell'Urbe.
Da Roma si trasfere a Perugia, dove si laureò. Insegnò a Bologna. Partecipò con
gli allievi all'insurrezione delle Romagne; successivamente fu eletto membro
del governo provvisorio di Bologna, che fu sciolto in seguito all'intervento
militare dell'Austria. Tentando di mettersi in salvo,salpò da Ancona diretto in
Francia con un altro centinaio di rivoluzionari; ma il brigantino Isotta sul
quale viaggiava venne catturato dall'allora capitano di vascello della marina
austriaca Francesco Bandiera (padre dei due famosi fratelli Attilio ed Emilio)
e tutti i rivoluzionari furono arrestati. Venne incarcerato a Venezia. Poco
dopo venne liberato, forse per mancanza di risultanze gravi sul suo conto. Iniziò così l'errare, costretto a fuggire da
terra in terra, inneggiando sempre all'Italia unita. Fu professore di
archeologia alla Sorbona. A Bruxelles insegnò. Soggiornò anche a Corfù, dove
tenne un corso dnell'università della città.
Quando Pio IX concesse l'amnistia, poté tornare a Roma, dove tenne la
cattedra di archeologia. Le sue attitudini per il giornalismo non attesero
molto per farsi notare, e così fondò un periodico politico che ebbe però vita
breve, La Bilancia. Fu eletto deputato
al parlamento della Repubblica Romana. Quando il governo pontificio fu
restaurato, in riconoscimenti dei suoi meriti, fu nominato consigliere di stato.
Pubblica molti saggi di filosofia. Tra i più famosi sono da menzionare “Dei
sette re di Roma e del cominciamento del consolato” (Firenze), “Intorno le
epigrafi italiane e l'arte di comporle” (Roma). Prese parte alla polemica sui
sistemi di prevenzione contro i fulmini e la grandine, che coinvolse anche
Bellani, Beltrami, Demongeri, Lapostolle, Normand, Majocchi, Contessi, Molossi,
Nazari, Richardot, Scaramelli, Tholard e Volta. Le compagnie assicurative
usarono questi studi per valutare rischi e premi per i campi agricoli. Riconoscimenti Il comune di Vallerano (VT) lo
ha onoratocon l'intitolazione di una delle vie principali del borgo antico,
quella del Teatro comunale, e con l'apposizione di una lapide commemorativa
sulla facciata della casa in cui lo scienziato nacque. A Viterbo un Istituto
Statale di Istruzione Superiore -che comprende il Liceo Artistico e diversi
indirizzi di Istituto Professionale, A. Ghisalberti, nella voce della
Enciclopedia Italiana, vedi, riporta queste date di nascita e morte, A. Ghisalberti,
Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fondazione
Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M.
Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F.
Mansutti. Milano: Electa, G. Polizzi,
Alla ricerca dello «specioso» e dell’«insolito». G. Leopardi, «Lettere
Italiane», Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. -- rità assai leggieri, e , se grandemente non m'inganno ,
assai consentanei alla ragione ), de'quali ho stiinato aver bisogno ,
l'enunciazione de'puri fatti che costruiscono l'istoria della dignità regale
nella città de'sette colli , ha dovuto essere da me corretta, e
ridottasotto la forma seguente. 1...Come lo abbiamo già detto,lasuccessio ne al
trono, mai non appartenne in Roma a fi gliuoli maschi de're precedenti. 2.°
Essa appartenne sempre a'generi loro , quando ve n'ebbe di viventi (Numa,Servio
, Tarquinio il Superbo ). 3.°Losposodellafigliuolamaggiorefuatutti gli altri
preferito ( Servio ). 4.° Quando i generi erano morti, la succes sione passò ai
primogeniti del primo genero (Tullo Ostilio, secondo lamia correzione della
leggenda che lo concerne; Anco Marcio ). 4.° Quando si tratta di due re, in
luogo di un solo, e diquella magistraturabinariaed a vita che si surrogò ne
primitempi alla dignità regia, parimente non si rinunziò a queste m e desime
regole, e se non trovansi due generi che potessero elevarsi al potere
supremo,si'elevano egualmente a quello, secondo l'ordine legale due figli di
genero (Reno e Romolo;Bruto e Col latino ). 7.
Lafigliastradelrefuequiparataallafiglia neldrittodidareiltronoalmarito,oaʼsuoi
di scendentimaschi,inun tempo,incuiprobabil mente figlie proprie non esistevano
(Tullo Osti 1 103 6.° Quando non v'ebbero , nè generi , nè fi
gliuolidigeneri,iltronopassò a’nipoti che s'a mò
riguardare,insìfattacontingenza,come le gittimi eredi de’dritti degli
ascendenti loro (Tullo Ostilio,se si preferisce l'ipotesi , nella quale egli è
nipote d'una figlia di Romolo maritata ad Osto ). 11.o Fuori della
serie deʼre, o de'magistrali che ne tenner le veci, tra gli stessi pretendenti
che, senza ottenerla , dimandarono la dignità
suprema,unodiquelli,de'qualil'antichitàciha trasmesso la memoria, è stato
ugualmenle un ge nero di re (Numa Marcio);duealtri,ne'quali' non ci è dato
riconoscere questa qualità, non hanno dimandato iltrono per le vie legali ma
cercaronod'ottenerlocon un delitto(ifigliaoli d'Anco ); due di che solo siparla
presso Plutar 104 se si ricusi di considerare 1'Ersilia dalla
qualediscende,comefigliadiRomolo,e sesi rispetta la tradizione, secondo la
quale l'ultim re non è che il patrigno o al più ilpadre adote tivo della
seconda Ersilia ). 2 8.° In un caso,nel quale ilcapo supremo non potè far
valere ildritto di successione alla sua dignità negli eredi maschi delle sue
figliuole , ne in altro modo potè effettuare la trasmissione dellasuprema
autoritàper viad'altredonne sue discendenti,almeno tramandò ilsuo grado nel
l'erede necessario della moglie ( Bruto rispetto a Lucrezio Tricipitino suo
successore nella p r e tura massima, o vogliam dire nel consolato ). 9.° Quando
non vi furono eredi quali che si fossero dilatodidonna,iltrono,sempre messi in
non cale imaschi,ricadde in unapersona e slranea,cioènonlegatadipiirentelacolla
fami glia reale (Tarquinio Prisco ). 10.° Quando,nonostantel'aversieredi legit
timi per parte di donna,una persona estranea conseguì la dignità regia , ciò
avvenne contra il dritto, per la forza dell'armi ( Tazio ). lio Non
altraèl'espression'rigorosade'fatti,cosi come sono riferiti dagli antichi, o
come io d o vetti correggerne la sostanza e l'enunciazione, secondo le regole
di una critica, se posso dirlo, in nessun modo 'temeraria.'Le mie autorità , i
miei ragiovamenti , non sofferirono contraddi zióve ne’loroparticolari,eme
nechiamo felice. Si volle 'solamente avvertirmi che nel mio si stema erano
alcuni fatti dubbiosi , e ricavati per conghiettura. 105 stato . co (
Voleso e Proculo ),sono statiproposti senza gran fattofermarsi sopra la proposizione;
non hannopresosulseriolalorqualitàdicandidati,e sembrano'avervi rinunziato essi
stessi; finalmen tefurono messi innanzi inun tempo ,nel quale tutto che
concerne le leggi relative alla succes sione regia era evidentemente suggetto
di contro versia , e dispuldvasi intorno alle basi stesse di questa parte della
costituzione organica dello Io risposta,ioviho presentatol'analisi,per così
dire più condensata,delletradizioni; lebo prese da prima quali sileggono; mi
sono per 'messo unicamente qualche volta. o. Spesso la successione al
trono in R o m a s'è fat ta contra ogni principio d'equità, d'utilità, e di
convenienza reciproca de'cittadini : perchè ( per qui contentarmi d' un solo
esempio il q u a l e a b b r a c c i a u n l u n g o p e r i o d o d ' a n u i
), n o n certamente a vantaggio del partito latino, o di quel deʼsabini, sotto
la dinastia etrusca, la di gnità regia restò sempre nella fazion toscana. Grice:
“Orioli philosophised on many topics. To Italian philosophers, who are
OBSESSED, during their unstable political history, with political philosophy,
his ‘research’ on the consulate proves helpful. He notes that Romolo had no son
– so who to succeed him? Other than that, he was almost shot (Orioli, not
Romolo) after trying to oppose what he called the Roman theocrazy – or
theocracia – For Orioli there are various cracies: theocracia, democrazia,
TIMOcrazia, and ARISTO-crazia. Francesco Orioli. Orioli. Keywords: implicatura.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Orioli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690012070/in/photolist-2mKEPJE
Grice ed Ornato – filosofia italiana – la
conversazione d’Antonino con Antonino -- Luigi Speranza (Carmagna Piemonte). Filosofo. “Visse vita ritirata, modesta e schiva d'onori e ricchezza intesa
soltanto allo studio.” “Coltiva le scienze fisiche e matematiche, la filologia,
la poesia, la musica e con singolare amore le discipline metafisiche. Sii
trasferisce a Torino dove frequenta alcuni esponenti dell'aristocrazia sabauda.
Tra le sue amicizie più importanti Santarosa, Sabbione ed i fratelli Balbo. – Dei
concordi è insegnante di matematica nel collegio dei paggi imperiali, impiegato
nella segreteria dell'Accademia delle Scienze di Torino e successivamente
professore presso la Reale Accademia Militare. In seguito ai moti rivoluzionari
e nominato da Santarosa Ministro della Guerra della giunta rivoluzionaria. Si
rifugia in esilio a Parigi. Nella capitale francese stringe amicizia con Cousin
e la sua casa è frequentata da numerosi patrioti italiani. Ottiene di poter
rientrare in Italia e si ritira a Caramagna dove riceve le visite dei patrioti
Pellico, Provana, Gioberti e Balbo. Si trasferisce a Torino dove morirà e verrà
sepolto nel cimitero monumentale. Saggi: traduzione di Ode a Roma di Erinna, traduzione
dei “Ricordi di Antonino, Picchioni, Vita, studii e lettere inediti di Leone
Ottolenghi, E. Loescher. Biografiche e risultati di ricercheo, O. Becchio G. Calogero, Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ulteriori approfondimenti possono essere reperiti nei seguenti
siti: Comune di Caramagna Piemonte, su
comune.caramagnapiemonte.cn. Associazione Culturale "L'Albero
Grande", su alberogrande. Due difetti o cattivi abiti, nota qui e
contrappone Antonino. L’uno, del lasciarci guidare unicamente dalla
IMPRESSIONE che fan su di noi l’oggetto esterno, divagando da questo a
quello secondo che quello ci attrae più fortemente che questo. L’altro
del lasciarci guidare unicamente dal pensiero o idea che ci vengono
in mente a caso, seguendo quelli che eccitano più la nostra attenzione. Due
stati passivi, dove l’uomo non esercita punto la volontà nè l’intelletto,
ma segue ciecamente, nel primo, il caso esterno, o nel secondo, il
caso interno, cioè quella che è stata nomata di poi legge di
associazione di due idee: due stati quindi dove l’uomo non ha scopo. Il
primo de’ quali ha luogo nella vita puramente ANIMALE, e il secondo
nel sogno. Quello, proprio del giovane troppo dedito al senso. Questo,
del vecchio rimbambito. E quindi, dopo avere esortato sè stesso a fuggire
il difetto del giovane si esorta a fuggire quello del vecchio. Il
carattere che fa riconoscere il vecchio per rimbambito è il vaneggiare,
cioè il parlar senza costrutto, ripetendo il già detto. Ma avverte sè
stesso che l’uomo può essere rimbambito già an-che quando non parla ancora
senza costi itto, non vaneggia ancora in parole, se egli fa delle azioni
senza costrutto, o vaneggia nelle azioni: il che ha luogo ogni volta
che esse azioni non sono collegate tra sè, non hanno unità, cioè non
sono riferite tutte ad uno stesso ed unico scopo. Questo lodare la
compassione senza aggiungere con Epitteto che ella debba essere puramente
esteriore e non di cuore, è certamente una contradizione al principio stoico.
La compassione essere come tutti gli altri affetti un moto irragionevole dell’anima,
e contrario alla natura, il saggio non essei'c accessibile alla
compassione; una contradizione a ciò che è detto in questo medesimo §,
dovere il saggio mantenere il suo genio interno netto da passione. Ma è
una di quelle contradizioni magnanime per le quali IL CUORE corregge
talvolta gli errori dell’INTELLETO. Sul punto particolarmente della
compassione, come su quello dell’affezione verso gl’amici e i congiunti e verso
tutti gli uomini e Antonino uno stoico poco fedele al principii della sua scuola, e segue
piuttosto gl’accademici e i liceii, i quali insegnavano il sentimento
della pietà essere il carattere distintivo delle belle e grandi
anime; e quel detto di Focione, conservatoci dallo Stobeo: non togliete
nè Voltare dal tempio y nè dalla natura umana la compassione. F< in
questa deviazione, almeno in pratica, dal rigore dell’antica dottrina del
Portico [PORTICUS – stoici], Antonino e stato preceduto da altri
stoici romani illustri. Il che non potea non avvenire, perchè secondo un
antico senario greco, il cuore soltanto del malvagio non è capace
di essere ammollito. E però il severissimo CATONE, già deliberato in
quanto a sè di morire, pianse, come narra Plutarco, per pietà di
tutti quelli amici e concittadini suoi che eransi pur dianzi affidati ad
un maro procelloso per non lasciarsi cogliere in Utica da Cesare
vincitore, come avea pur pianto alcuni anni innanzi per un fratello
amatissimo, quando trovandosi esso Catone al comando di una legione in
Macedonia, alla novella che il detto fratello era moreute in Enos città
della Tracia, salpò immantinente con piccolo e fragil legno da
Tessalonica, contro l’avviso di tutti i nocchieri, per un mare
tempestosis- simo, e giunto in Enos trovò il fratello già spento
(Plut., vita di Catone). E pianse certamente Cornelio Tacito,
benché stoico anch’egli, quando, dopo aver narrato come era vissuto e morto,
non senza sospetto di veleno, Giulio Agricola suo suocero, aggiungeva
queste patetiche parole: « Beato te. Agricola, che vivesti sì
chiaro e moristi sì a tempo: abbracciasti la morte con forte cuore
e lieto; quanto a te, quasi scol- pandone il principe. Ma a me e
alla figliuola tua, oltre all’acerbezza dell’aver perduto un tanto padre,
scoppia il cuore che non ci sia toccato ad assi- stere nella tua
malattia, aiutarti man- cante, saziarci di abbracciare, baciare,
affissarci nel tuo volto; avremmo pure raccolti precetti e detti da
stamparli nei nostri animi. Questo è il dolore, il coltello al nostro
cuore.Senza dubbio. 0 ottimo padre, per la presenza della moglie
tua amatissima, ti soverchiarono tutte le cose al farti onore; ma tu
se* stato riposto con queste meno lagrime, e pure alcuna cosa
desiderasti vedere al chiudere degli occhi tuoi. Fra le varie divisioni
dei beni appo gli stoici, l’una è questa, che dei beni altri sono
finali, altri efficienti, altri e finali insieme ed efficienti.
I beni finali sono parte della felicità e la costituiscono: gli
efficienti solo la procurano: i finali ed efficienti insieme e la
procurano e sono parte di quella. Del primo genere sono la letizia, la
libertà deir animo, la tranquillità, ecc. Del secondo, l’uom prudente ed
amico; del terzo, tutte le virtù. L’uom prudente ed amico è un bene
efficiente, perchè muove con la sua diapoaizion razionale la tua
diapoaizion razionale (lib. V), cioè è occasione a te di buone
azioni. E nello stesso modo è un bene di quel secondo genere ogni
cosa, o sia pensiero o altro, che è occasione a te per camminare
verso la perfezione. Di questo bene parla ora Antonino. Il quale,
per lo esser solo efficiente, e non finale, cioè pel non essere
accompagnato ancora da quel sentimento intimo di gioia perfetta che
costituisce la felicità, non attrae invincibilmente il tuo volere;
ed è necessario quindi, perchè operi veramente sull’ uomo, che questi si
sottragga da tutte le altre cose che ne lo possono sviare (conferisci
quello che ne insegna la teologia intorno alla grazia). E quando Antonino
chiama questo bene razionale (che è attributo generale del bene
appo gli stoici), il fa per op- posizione al preteso bene degli Epicurei,
che è sensibile. Seneca, epistola ultima. Chi riguarda il piacere come
sommo bene, giudica che il bene sia sensibile: noi il giudichiamo
intelligibile. E più sotto. Non è bene dove non è ragione. Tutte queste
cose era necessario notare per ìscliiarimento e con- formazione del
testo, dove la maggior parte dei cementatori ed interpreti ha
voluto cangiare la parola efficiente in civile o vuoi sociale^ con
manifesto danno del senso e del pensiero di Antonino. Dispensazione in
greco “economia” vale generalmente governo della casa, amministrazione. E
perchè molte cose si fanno pel governo della casa, le quali da per
sè sole non si farebbero (come per esempio il risparmiare certe
spese perchè le sostanze famigliar! sopperi- scano al mantenimento
di quella), quindi è stata applicata questa voce ad ogni cosa che
si faccia con fine provvidenziale, benché sia di nessun pregio in sè od
anche noiosa; come p. e. il gastigare i rei. È usata sovente in questo
senso dagli scrittori latini di tarda età, e stoici ed altri, e
massima- niente dai padri della chiesa. È tra noi disusata perchè è
disusato il concetto eh’ ella esprime. Ma per provare la sua antica
cittadinanza in Italia allegherò il passo seguente di Cavalca,
l’ultimo dei citati sotto essa voce nel V. della Crusca (Medicina
del cuore): Per divina dispensazione avviene che, per li pessimi vizi e
gravi, grave e lunga tribolazione ed infermitade arda e salvi r anima. » Da
una nota dell’ Ornato credo che, quando la scrisse, inclina per l’
interpretazione di questo luogo, a dar ragione a Xilandro contro i
posteriori. Se non muta poi di parere, il senso di questa
espressione con libertà di parole dovrebbe essere liberalmente cioè con
liberalità di parole, o generosamente poiché così anche lo Xilandro intende
lo £À6u0£.'iu)5 del testo. E con questo raccomandare la generosità nelle
preghiere, Antonino intenderebbe, come osserva il Gataker, di
biasimare le preghiere che non mirano che all’interesse proprio di chi
lo fa. E però loda quella preghiera degli Ateniesi, i quali, al dire di
Pausania, solevano pregare non solo per tutta l’Attica, ma anche per
tutta la Grecia. AUto^ nel senso peripatetico e scolastico, è V
affezione costante deWente: e per quel carattere di costanza si di-
stingue dalla disposizione^ che è varia- bile. Appo gli stoici è la forza
o virtù che mantien l’ente in quella affezione costante; o, siccome
essi favellano, è spirito (intendi aria) che mantiene il corpo e il
contiene: » perchè l’ente ò corpo appo loro. La mente dell’ universo,
dice Senone, penetra per tutte le cose particolari e le mantiene e
go- verna: ma non tutte nel medesimo modo: perchè nelle une si
manifesta come abito (pietre, legni); nelle altre come natura (intendi
principio organico mero: piante, alberi); nelle altre come anima
(prin- cipio animrle mero: bruti); nelle altre ancora come mente e
ragione (anima ragionevole universale e sociale appo Antonino;
uomini. Le cose governate dair abito sono adunque i corpi dove non è
altro principio costituente che il generale di corpo: dove per
conseguenza non è altro carattere distin- tivo che quella affezione (modo
d’essere) costante por cui sono il tal corpo anziché il tal altro. Sono
la classe infima e generalissima di corpi, che noi chiamiamo inorganica.
Nelle cose go- vernate dalla natura, oltre al carattere generale di
corpo v’ ha già il carattere d’organizzazione. Nelle cose governato
dall’anima, oltre al carattere di cor- poreità e di organizzazione, v’ha
di più quello di animalità ecc. Le classi si van cosi ristrignendo
e innalzando sino al- r ultima, che ha per carattere la razionalità. In
questo § il testo è. in più d’un luogo corrotto, e verìsimilmente
havvi anche qualche lacuna. Non potrei dire precisamente quali sieno
le emendazioni seguite o fatte da lui, perchè una sua lunghissima
nota sulle difficoltà di questo paragrafo, oltre che è piena
di cancellature e in gran parte non intelligibile, è anche manchevole,
essendone stato lacerato via, non so da chi (forse dall’Ornato.
medesimo per aver mutato parere), un mezzo foglio. Nel voltare in
italiano io mi sono discostato il meno possibile dalle sue parole stesse
e ho serbato inalterato il senso della sua interpretazione. Questo paragrafo,
essendo corrotto in più luoghi, dei quali l’ emendazione fu
inutilmente tentata finora, è diversamente inteso dagli interpreti. L’
Ornato lasciò scritto al principio di una lunga nota: «di questo
veramente corrotto paragrafo non so che partito trarre. La sua
interpretazione che io seguii nel volgarizzamento vuol dunque
essere accettata con quella medesima riserva con che egli la
propose. La parte che segue di questo para- grafo è assai guasta, e fors’
anche muti- lata. L’Ornato non la tradusse in alcun modo,
riserbandosi di farlo quando avesse trovato una correzione che gli
piacesse: intorno a che lasciò molte note. Nel mio volgarizzamento
ho letto il testo come fu letto dallo Schiiltz, non perchè egli
approvasse in tutto quella lezione, ina perchè non seppe trovarne una
migliore. Il testo di questo paragrafo è corrotto, e chi corregge in un modo e
chi in un altro, e chi ancora difendo la vulgata. Io ho seguito
quella fra le molte e varie emendazioni, dalla quale parvemi almeno
di poter trarre un senso chiaro. Poi sensori tutto il paragrafo conf.
anche V, 33, e Seneca. More quid est? aut finis, aut transitus. Tutti gli
interpreti che io co- nosco finora, compreso anche il Gata- kero,
il quale nondimeno si scosta dal vero meno che gli altri, pigliano qui
il granchio (fan pietà Dacier o Joly che seguono ciecamente
Gasauhono, come fa pure Barberini: il Milano poi è la stessa pecora
sempre, Hoffmann erra men grossamente com Gatakero), confondendo insieme,
siccome fossero una sola cosa, la toù 3Xou (fùaiv e il ToO xóojjiou
’hys.u Qvixdv; quando anzi nella distinzione di queste duo cose è fondato
il senso di tutto il paragrafo. La toO SXou qjvlcjis è la potenza
creatrice o faci- trice primitiva; lo •óyepwvixòv toO xóopiou è la
potenza governatrice, dipendente da quella prima, generata, o formata da
quella prima: siccome la natura dell’ uomo forma l’nomo, cioè la mente
dell’nomo non meno che il corpo; e la mente deH’uomo poi gOTema il
corpo. Il senso adunque di tutto il paragrafo è questo: La natura
dell’universo decretò, determinò con deliberazione ragionevole il mondo,
dan- dogli, per così dire, un corpo ed una mente. Ora, o questa
mente, a cui è affidato il governo del mondo, segue la ragione
(perchè la mente nel senso dello ^ìf£|jiovixbv può anche talora essere
sra- gionevole); e allora tutte le cose che ella fa, sono quali le
ha determinate generalmente dà principio la natura formatrice del
tutto, sono involute in quella prima determinazione, sono conseguenza
necessaria di quella prima de- terminazione, ecc.; ovvero essa
mente non segue sempre la ragione, e allora essendo essa soggetta a
capriccio, dovrà accadere che non solamente le cose di minor conto
che ella fa, ma anche le cose principali sieno sragionevoli. Ma noi
non veggiamo mai che nelle cose principali ella sia sragionevole;
dunque non può essere sragionevole nè anche in quelle di minor
conto; dunque tutte le cose vanno secondo ragione. Godo di aver potuto
deeiferare nel manuscritto dell’Ornato e quindi trarre in luce la
precedente nota (la cui reda- zione sarebbe certo migliore se l’
autore avesse potuto ripulire e pubblicare egli stesso il suo
lavoro); perchè l’inter- pretazione e illustrazione contenuta in
essa è ingegnosissima, naturalissima e confermata da tutto quello che
conosciamo della fisica degli stoici. La natura universale (n toù óXov
(pdcjts), la potenza facitricc o creatrice è il Dio puro, il quale
trae l’universo dalla sua propria sostanza, è l’unità assoluta senza
distinzioni e diversità di parti, è la natura naturane; la potenza
governatrice, la mente che go- verna il mondo (TÓrìysixovixóv toù
xó^jxou), generata da quella prima, è all’incontro, nell’attuale
diversità delle cose,' nella nauìra naturata, nel mondo
propriamente detto e composto di anima e di corpo, è, dico, la provvidenza,
l’anima di esso corpo. Al novero degli interpreti che frantesero questo §
è ora da aggiungersi Pierron. Ed è tanto più da stupire che il sig.
Pierron abbia egli pure sì mal compreso, in quanto che, avendo egli
già prima tradotto la Me- tafisica di Aristotele, dovea essere suf-
ficientemente versato nelle dottrine filosofiche delle principali scuole
della Grecia. Quasi tutti i traduttori hanno franteso questo luogo,
pigliando l’iwoia per intelletto ragione e traducendo quindi: vide ne
intellectus hoc feraf.... il senso letterale, aggiungendo ciò che è
sottin- teso, è: vedi se la nozione (che tu hai di te stesso come
uomo) soffre cotesto, soifre cioè che tu dica esser nato a goder
dei piaceri. Pierron, seguendo l’ esempio di tutti i suoi
predecessori, pigliò anch’egli Vhvo'.a per intelletto traducendo: vota a' il y
a du bon aena à le prétendre. Colia bontà delle singole azioni
vuotai procacciare di ben comporre la vita. Il testo e bravissimo. Talvolta
troppo fedele alla lettera e studioso di conservare tutta la brevità
dell’ origi- nale, avea tradotto: ai vuol comporre la vita mettendo
inaieme le azioni ad una ad una; poi comporre inaieme la vita accozzando
le azioni ad una ad una; poi allogando le azioni ad una ad^ una.
Non credo che so avesse potuto ripu- lire e terminare egli stesso il suo
la- voro, si sarebbe contentato di alcuno di questi tre modi, che
tutti peccano di oscurità e di ambiguità. A costo dì essere men
breve, io ho creduto di dover essere piò chiaro non solo in questa
frase, ma in tutto questo paragrafo, svolgendo un poco il concetto dell’autore
siccome io l’intendo. Quasi tutti gli interpreti fran- tendono. 0.
Nel novero degli interpreti che fran- tesero questo luogo comprendi
ora an- che Mr. Al. Pierron, che sdgue docil- mente- jl Gataker e
lo Schultz. L’errore sta nel legare Io i^’oioy ctv xoti up^rìae col
ófUTw che precede; laddove si riferisce all’azione alla quale
l’animale ragionevole tendea e nella quale è stato impedito. E ciò
pare che abbia poi ca- pito lo Schultz nella sua seconda edi- zione
del testo greco, avendo egli posto una virgola dopo il óutù. (15)
Se tu vo/eafi ftema la debita ri- tterva.., che da lei etesaa; cioè a
dire: se tu volesti assolutamente e non a condizione soltanto che la
cosa fosse possibile; questo atto della tua volontà fu veramente un
male, perchè, come è detto altrove, l’ animai ragionevole non dee
voler nulla che non sìa in poter suo, ed anche il bene re- lativo,
non dee volerlo se non se con- dizionalmente, cioè in quanto sia
pos- sibile; rimpossibilità essendo per gli stoici sinonimo di non
voluto dalla na- tura e dal destino, al quale il savio non dee
ripugnare. Che se poi la cosa voluta da te fu una di quelle che non
sono pur buone in senso relativo, e quindi il volerla fu un appetito,
pren- dendo il vocabolo volere nel significato volgare, cioè un
moto del senso, piut- tosto che della volontà ragionevole; tu non
ricevesti nocumento nè impedimento veruno: perchè tu non sei «erwo,
ma bensì mento, ragione o volontà razionale, e come tale, in quanto operi
secondo la tua propria natura non puoi essere impedito da nissuna
forza esteriore. Così intendo questo luogo, così certamente è stato inteso
dall’ Ornato (assai diversamente dagli altri interpreti che io
conosco, Gataker, Schultz e Pierron), e questo senso ho procurato, di
esprimere traducendo. L’Ornato lasciò una breve nota a questo
luogo, ma in essa non fa che avver- tire le difficoltà del tradurlo,
stante la povertà dell’italiano,comparativameute al greco, e
scusare l’ oscurità e l’ ambiguità della traduzione tentata da lui. Di tutto
questo paragrafo fa quattro tentativi diversi di traduzione, tutti
laboriosissimi, come appare dalle molte cancellature e correzioni. In
margine alla quarta od ultima prova scrisse: Sta qui fermo, perche
farai peggio se cangi. Non fu quindi senza molto bilanciare che mi
risolsi a fare io, come feci, una quinta prova, essendomi sembrato
che il miglior par- tito fosse qui di tradurre letteralmente, e
spiegare i sensi del testo nelle note. Ad illustrazione del senso stoico
di tutto il paragrafo ricordiamoci priiniera- inente che secondo
gli stoici: c Dio, con- siderato dal lato fisico, è la forza
motrice della materia, è la natura generale, e r anima vivificante
del mondo; conside- rato dal lato morale, è la ragione eterna che
governa e penetra l’universo, è la provvidenza benefica, è il principio
della legge naturale che comanda il bone e proibisce il male. »
Ricordiamoci ancora che l’aria, come uno dei due elementi attivi e
parte essa stessa della sostanza divina, ò dagli stoici considerata
come il principio della vita sensitiva. Dice adunque Antonino: non
contentarti ora- mai di essere unito con Dio a quel modo solamente
che sono uniti con lui gli esseri solamente sensitivi, cioè per
mezzo della respirazione; ma fa’ ancora di unirti con lui a quel modo che
si appartiene agli esseri intellettivi, cioè con cognizione e
accettazione libera dello scopo che Iddio ha proposto al- r
accettazione libera di quelli. E però, siccome tu traggi dall’aria
ambiento gli elementi della tua vita sensitiva, traggi ancora dalla
ragione ambiente gli elementi della tua vita intellettiva. L’esistenza
delle' cose dissolvendotù (Tràvxa èv [xerai^oX-^. K«ì ocùrCg cù év
^'.r,v£xet à^.Xoicoasi, \at xaxa ti (JiOo- p^). Qui mi pare che fosse il
caso di dovere assolutamente abbandonare la lettera e contentarci
di esprimere il senso del testo, piuttosto che cercar di tradurne
le parole, che non sono tra- ducibili in italiano. L’Ornato avea
detto: tutte le, cose vanno soggette a mutazione. E tu stesso ti
alteri continuamente, e peì'^isci, per cosi dire. Ma egli non era
contento, come appare dall’usato segno. E in vero che significa quel
tutte le cose vanno soggette a mutazione f Significa, e non può
significare di più, che tutte le cose possono essere mutate e lo
saranno effettivamente quando che sia; ma ciò liou esprime quella
condizione delle cose, per cui non hanno stato, o modo di es- sere
che perduri pure un istante senza mutamento, che è la vera
condizione delle cose secondo il pensiero di Anto- nino e voluta
esprimere da lui. Chi do- vesse tradurre questo luogo in tedesco,
lo potrebbe fare, parmi, benissimo dicendo: Alle (Unge aind in
unaufhorlichem anclera-werden; come si dice in werden non solo dai
filosofi, ma anche nel lin- guaggio famigliare, quando di una cosa
che non è ancora, ma si sta incomin- ciando 0 si va facendo, si suol
dire: Die Saehc iat noch ini werden. Ma la nostra lingua non ha
tutta la flessibi- lità del tedesco, uè sarebbe chiaro, uè permesso
il dire in italiano: tutte le coae sano in un continuo mutarai. È una
singolare coutradizione di Marco nostro e di, altri stoici poate-
riori il venir cosi spesso parlando con tanto dispregio della materia che
aottoatà alle cose (tt,? ii7:oy.e'.[xi\rng uXin?, — A"edi
anche YI, 13, e altrove). Il mondo è tut- tavia per essi un animale
perfetto e bellissimo, il cui corpo è la materia, e l’anima, Dio
(vedi i Ricordi passim, e specialmente X, 1). Le rughe sul volto
del vegliardo, le screpolature delle ulive e del fico vicini ad
infradiciare, la bava del cignale ed altre sì fatte cose hanno pure
una certa grazia e venustà, perchè il mondo è perfetto, e nulla è nelle
suo parti che non conferisca alla bellezza del tutto. Perchè dunque
ora tanto dispregio non solo per tale o tale altra parte, ma
universalmente per tutta , la materia che sottosta, quando questa
materia, che non è poi altro per gli stoici se non se il suhstratum
indeter- minato di tutto il contingente sensibile, è essa pure
sostanza divina secondo la scuola?
Intendi: « o tu voglia dire che il mondo sia stato formato di
atomi. ed abbia quindi origine dal caso; o che sia stato formato di
nature (essenze, entelechie, monadi), ed abbia quindi per origino
l’ intelligenza, o la natura, che qui è sinonimo di intelligenza;
que- sta cosa pongo io certa anzi tutto, come tratta dalla mia
osservazione immediata, che io sono attualmente parte di un tutto
governato da una natura. » Con altre parole: « o tu faccia venire il
mondo dalla pluralità, o tu lo faccia venire dall’unità, ella è
cosa di fatto che io ci ravviso attualmente una pluralità governata
da una unità. » Il qual me- todo di filosofare, per cui, lasciata
stare la disputa intorno all’origine delle cose, si viene ad
esaminare la realtà attua- le di esse; lasciato stare il lontano e
mediato, si viene ad osservare l’ imme- diato e prossimo; lasciata stare
la co- gnizione dedotta, si viene a far capo alla cognizione di
fatto acquistata per osservazione; è solenne ad Antonino. Ricordi il
lettore che appo stoici mondo, tutto, natura, Dio sono
V sostanzialmente la stessa cosa, e però quelle che
poco innanzi furono chiamate parti del tutto, qui sono dette della
natura. Dìo, natura, mondo, tutto sono espressioni diverse che
corrispondono a modi diversi di considerare una stessa cosa, e
questa diversità è relativa alla mente finita dell’uomo che non può
si- multaneamente contemplare gli aspetti e momenti diversi delle
cose, e non alla realtà obbiettiva. Quindi ò che le espres- sioni
soprascritte sono non di rado usate runa per l’altra, poiché
sostanzialmente significano la medesima cosa. Il mondo KÓrfixog),
dice il Laerzio, era dagli stoici considerato: 1® come causa 0
pbtenza informatrice di tutte le cose che sono {natura nuturans, i;
t£- Xvtxfi, -ij ToO òlo\j q>0ai<é ), la quale, come
artefice e informatrice di sé medesima, trae da sé stessa e informa tutte
le coso con suprema saviezza e divina necessità, cioè secondo le sue
leggi che sono quelle della ragione; 2" come la totalità delle
cose informate e ordinate dalla potenza informatrice immanente in esse e
go- vernatrice di esse (dotta allora xòv Toù xd^fjLou) e quindi
come l’opera vivente, il vivente organismo, o corpo organato da
quella {natura naturata); finalmente come l’unità dei due,
cioè dell’ organismo vivente e della forza or- ganatrice e
governatrice, in quanto l’uno non si distingue dall’altra se non se
per la contemplazione della mente finita deU'uomo. Vedi i Prolog»
nell’edizione di Torino. Fa che tu vi sottoponga col pen^ siero...
di che io ragiono. Ho conser- vato tutte le parole della interpretazione
dell’ Ornato, perchè non avrei saputo quali altre più chiare
sostituir loro; atteso che io non son sicuro di intendere qui nè
che cosa abbia voluto dire r Ornato, nò che cosa Antonino. L’Ornato
volea faro a questo luogo una nota; ma non la fece, e non trovo
altro,, che si riferisca a questo luogo, ne’suoi manoscritti, se
non se un cenno pel quale è indicato che egli lesse qui ò, ti
risolutamente^ ove tutti gli altri, che io conosca, lessero &ti; e
che egli intese r Ù7TÓ0OU diversamente da tutti gli altri
interpreti. Il Gatakcr, e lo Schultz che lo segue da vicino, non sono
più chiari. Le quali tu apprendi»,, conside- razione del tutto.
Così l’Ornato svolse ed illustrò il pensiero di Antonino espres- so
brevissimamente e, parmì anche, poco chiaramente nel tosto. Non ho
mutato quasi nulla alla versione di questo para- grafo lasciata
dall’ Ornato, sia perchè ho motivo di credere che ne fosse già poco
meno che contento egli stesso, trovando io questo paragrafo nettamente
ricopiato; ^ sia perchè non avrei voluto correr pericolo (li alterarne
benché minimamente il senso, trattandosi di un luogo che egli
intese assai diversamente da tutti gli altri interpreti. Vuol dire che
non bastano le impressioni buone che noi riceviamo per mezzo della
sensibilità, le quali possono e sogliono venir cancellate da
impres- sioni contrarie, ma ci vuole anche il la- voro deir
intelletto che riduca quelle ad unità e le fermi cosi nel nostro
spirito, formandone come un corpo di scienza. Non basta
l’osservazione, l’applicazio- ne dello spirito alle cose di
circostanza, ma ci vuole ancora la contemplazione, l’ applicazione
dello spirito alle cose permanenti, al generale immutabile. Solo
col ridurre ad unità il moltiplice, a generalità il particolare, si
possono radicare le cognizioni nell’ anima, la quale si compiace
dell’unità, e quindi della scienza: compiacenza cui la sem- plicità
del cuore dee far rimanere se- creta naturalmente nel cuore, ma non
artatamente celata; ed allora è l’ani- ma veramente grave e soda e come
chi dicesse, veneranda. Sul fine del para- grafo fa la enumerazione
delle diverse categorie alle quali si dee riferire l’og- getto
osservato. 0. Questa nota dell’ Ornato che per le troppe
citazioni del testo greco non può qui darsi che in parte, trovasi
in- tera nell’edizione di Torino. Grecismo, per suole accadere. Non
era possibile il tradurre altrimenti. Del resto vada a rilento chi
per la sola ragione del non potersi tradurre sempre colla stessa
voce una stessa parola del testo, accusa Antonino qui ed altrove di
arguzia. Gli stoici crede- vano che, là dove è una stessa parola,
debbe essere anche una stessa idea. Ed anche Platone (vedi il Cratilo) il
credette; e il credette il Vico: e tanti j altri il credettero: e noi il
crediamo., Se quella idea generalissima che l’an- ! tichità avea
attaccata al:p:?.eìv non si ' trova più annessa al nostro amare, ciò
j non prova altro se non che il greco e l’italiano sono due lingue
diverse. E sap evadicelo. Il passo di Platone è nel Teeteto dove parlando
dell’ uomo filosofo liberalmente educato, dice, udendo egli lodare e
magnificare un tiranno od un re, gli par di udire lodato e
magnificato un pastore, perchè egli munga di molto latte; e l’animale
cui pasce e munge il re, gli pare anche più ritroso e più infido di
quello cui pasce e munge il pastore; nè men rozzo nè meno ineducato
stima egli l’uno che l’altro, mancando ad amhidue il tempo per
badare a sè, e vivendo il primo fra le mura della reggia a quello
stesso modo che l’altro nella capanna sul monte. Del resto, il senso
generale di tutto questo paragrafo, non bene inteso, se- condo me,
dagli interpreti, mi pare che sia: Tu dèi farti capace sempre pih
cho tu puoi vivere da filosofo in questa tua corte come faresti in.
quella tua villa .che agogni. Non incontri tu ad ogni •passo esempi
di quel che dice Platone: uomini che vivono nei palagi come fa-
rebbe un rozzo pastore in sul monte: ingolfati cioè quelli e questo nelle
cure materiali del governo dell’armentoV E sottintende: se per
costoro il palagio non è altrimenti che una capanna, non può ella con
più ragiono essere la reggia per te come un ritiro filosofico? Gran ragione ha
qui Antonino • di raccomandare a sè medesimo anche ' questo genere
di contemplazione, cioè a dire lo studio dei fenomeni, e delle
maraviglie, come egli dice sapientemente, “dell’organismo corporeo degli
animali e deir uomo massimamente: perchè non è altro studio il quale
possa per via più compendiosa e sicura condurre alla co- gnizione
della infinita sapienza, e provvidenza infinita della causa reggitrice
del mondo. Nè l’uorao può presumere di conoscere sè medesimo, sé non
co- nosce almeno un poco di queste mara- viglie, cioè come si
formi, cresca, si conservi, si rinnovi e deperisca il suo corpo,
quale sia la natura e il modo di operare della causa o principio a
cui dehbonsi riferire questi fenomeni, quali le relazioni di questa vita
orga- nica del suo corpo con quella del prin- cipio che in lui
sente, vuole, e pensa, e come possano questo due vite modificarsi fra
loro scambievolmente. In vero chi aspira a conoscere sè medesimo,
per quanto sia dato all’uomo di pur conoscere sè stesso, e non cura di
co- noscere un po’intimamente anche que- sta delle due parti di che
si compone Tesser suo, porta gran pericolo di er- rare nel vano, e
di prendere astrazioni por realtà, il che avvenne appunto agli
stoici, ignorantissimi di anatomia o quindi più ancora di fisiologia.
Perchè uno appunto degli errori fondamentali della loro filosofia,
quello por cui mu- tilavano la natura umana escludendo da essa la
sensibilità che riferivano al corpo come a cosa straniera all’ uomo
propriamente, il quale per essi non era altro che ragione e volontà;
questo er- rore, dico, è in gran parte da attribuire alla
imperfezione delle loro cognizioni, ai loro errori circa la costituzione
fisica delluomo e le relazioni in che ella si trova colla sua
costituzione morale e intellettuale; o per dire più vera- mente,
alla loro totale ignoranza dello leggi che governano i fenomeni
dell’or- ganismo corporeo dell’uomo, delle rela- zioni intimissime
della vita di esso organismo corporeo con quella della mente, e della
natura egualmente spirituale di ambidue. Questi versi sono di Omero
e sono dei più famosi nell’antichità, dei più spesso citati e
ripetuti, imitati dai poeti posteriori; o però Antonino non li
scrisse per intero, ma solo quei brani che sono stampati in corsivo,
bastando quelli a richiamare alla memoria i versi interi, alle
diverse sentenze contenuto in essi alludendo egli poi nella parte
se- guente del paragrafo. Con questi versi Glauco (dopo aver detto
magnanimo Tidide a che mi chiedi il mio lignaggio?) incomincia la sua
risposta a Diomede, il quale, prima di accettare il combattimento con
lui, aveagli chiesto qual fosse la sua stirpe. Io li ho tradotti
letteralmente, giovan- domi in parte della traduzione del Monti,
la. quale, come nota a tutti i lettori, avrei volentieri dato qui
inalterata, se in essa fosse più fedelmente espresso, e nell’
ultimo verso non interamente guasto il senso delle parole di Omero. Il
qual verso, voglio dire il 149\ è tradotto da Monti come segue: CosxVuom
• nasce e così muor: il che fa fare un falso sillogismo a Glauco, il
quale secondo la traduzione del Monti, concludendo, affermerebbe
dell’wo/Ho ciò che dovea affermare delle schiatte umane, mutando,
come direbbero i loici, nella conclusione il piccolo termine, che nella
premessa minore- non era uomo ma schiatta o stirpe, come disse il
Monti. E pure- il verso di Omero ò chiarissimo. Questo strafalcione
il Monti non avrebbe fatto se, come quasi ignorante del greco, con
tante altre traduzioni avesse saputo • consultare quella mirabilissima,
non solo per eleganza di stile ma ancora per fedeltà, precisione e
chiarezza, del Voss, il quale in cinque bellissimi esa- metri tedeschi
traduce letteralmente i cinque esametri greci. Anche il Pope,
sebbene i suoi lavori sui poemi di Omero, tutto die pregevolissimi per
altri rispet- ti, non meritino il nome di traduzione, non fece qui
lo sproposito di Monti. Ed altri ancora potrei nominare dei nostri
che con nobilissimo intendimento si diedero all’ardua impresa di
recare nella nostra lingua chi l’una e chi l’altra di quelle poche
reliquie che ci rimangono della greca poesia (dico poche rispetto a ciò
che fu divorato dal tem- po); i quali avrebbero meglio inteso e
meglio tradotti moltissimi luoghi se avessero potuto consultare, se non
tutti gli interpreti, cementatori ed espositori, almeno i
traduttori tedeschi. Ma basterà che io nomini il più valente, a
parer mio, di tutti, Belletti, al quale, tranne forse una più
intima notizia del greco, nulla mancava, non valor d’arte, non
felicità d’ ingegno, a poter fare una traduzione perfetta, o prossima alla
perfezione, dei tragici greci. E in vero, leggendo io le traduzioni del
Bcllotti e riscontrandolo diligentemente cogli originali, ebbi in
moltissimi luoghi ad am- mirarne la eccellenza, anzi direi quasi in
tutti quei luoghi dov’egli capì ab- bastanza intimamente il suo testo
e non erano difficoltà insuperabili a qual- sivoglia traduttore. Ma
anche in molti altri luoghi io ebbi a lamentare che egli pure non
abbia saputo o potuto giovarsi delle eccellenti traduzioni fatte
da* suoi predecessori alemanni. Nel solo Agamennone, che anche
considerato in sè stesso e non come parte di una grande e sublime
trilogia, è forse il più bel monumento della scena antica, e
certamente il più grande di tutti per sublimità tragica, recondita
filosofia, splendore di immagini e copia di alti e forti pensieri,
quanti errori avrebbe evitati il Belletti, quante meno scempiaggini
avrebbe fatto dire a quella grande anima e colossale ingegno di
Eschilo, so egli avesse solo potuto pro- fittare della traduzione e dei
Prolego- meni di Guglielmo Humboldt? Non dirò del libro di Federico
Welcker sulla Tri- logia di Eschilo^ che forse non era an- cora
pubblicato quando il Bellotti traducea l’ Agamennone. Ed è tanto più da
lamentare che a Bellotti siano mancati questi sussidi, quanto è meno da
sperare che sia presto per sorgere un altro in- gegno italiano, il
quale possa fare quello che avrebbe potuto il Bellotti.
Ritornando al paragrafo di Antonino e al luogo citato di Omero, è
da notare come siffatti pensieri intorno al poco o niun valore
della vita considerata in sè, e di tutte le cose umane e dell’ uomo
stesso, così frequenti nei poeti ebraici; frequentissimi in questo
scritto di An- tonino e divenuti quasi abituali nei cristiani dei
primi secoli, si trovino pure non di rado anche nei poeti greci più
antichi, voglio dire in quelli delle prime e più splendide epoche della
greca letteratura, sebbene i Greci fossero un popolo di allegra
immaginazione. Forse non dispiacerà al lettore il vederne qui
raccolti alcuni esempi: nell’ Odissea la terra non nutre nulla di più
infermo che Vuomo. Nell’ottava delle pitie di Pindaro Che siatn noi
dunque o che non siamo f Leggiero veder d* ombra che sogna. Letteralmente la
seconda parte. L’uomo è l’ombra di un sogno. Nel Prometeo di Eschilo e non vedevi V imbecille natura a vano
sogno eguale onde è impedito il cieco umano gregge? Nell’Aiace di Sofocle,
perocché veggo non essere noi,
quanti viviamo, altro che larve ed ombra vana. Nel Filottete del .
medesimo Sofocle, Filottete chiama sè medesimo: ombra di un fumo.
Nella Medea di Euripide -- non ora soltanto incomincio a stimare tutte le
cose umane come un' ombra, E vuoisi notare come appo i tragici ed
anche appo i) lepidissimo Aristofane la parola effimeri, cioè quelli che
durano un giorno, è spessissimo usata come sinonimo di uomini. A
queste, o ad altre simili sentenze d’ antichi ed illu- stri poeti, le
quali erano nella me- moria di tutti gli eruditi del suo tempo,
alludeva evidentemente Antonino con quelle sue parole: il più breve
detto, anche di quelli che sono i più noti ecc., accennava poi per
esempio quelli di Omero. Questa nota fu scritta in tempo che
io, quasi appona ripatriato dopo trent’an- ni di assenza, e mandato a
stare in un cantuccio al tutto vacuo di studi e di lettere
(prendendo i vocaboli in un senso un po’ alto), e ridottomi a
passare nella solitudine i pochi momenti d’ozio che r esercizio di
un pubblico ufficio mi lasciava, avea potuto, non saprei diro
perchè, immaginarmi che il valentis- simo sig. Bellotti fosse già del
numero di quei felici che più non vivono altri- menti sulla terra
che per la memoria di opere egregie che vi lasciarono. Avvertito ora del
mio errore, non cangio nulla a quello che ho scritto di lui; ma
aggiungo V espressione di un voto, che deve esser quello di tutti gli
amatori delle buone lettere desiderosi di vedere vie più chiara e
più grande la rino- manza di un nobilissimo ingegno: ed ' è che
l’esimio sig. Bellotti, come sta ora, da quanto mi dissero, rivedendo
o migliorando il suo Yolgarizzamento di Sofocle, così possa egli
poi rivedere ed emeudare quello ancora di Eschilo, il quale, a
parer mio, ne ha maggiore bi- sogno; perchè quello, tranne forse
al- cune eccezioni, non pecca gravemente che nella parte lirica;
laddove in questo trovai, 0 parvemi certamente trovare, molti
luoghi da dover essere emendati non solo nella parte lirica troppo
spesso non traducibile in italiano (come è in- traducibile Pindaro,
secondo che fu sen- tenziato anche da G. Leopardi non ismentito dal
tentativo più audace che felice di Giuseppe Borghi); ma eziandio
nel dialogo. Ella comjyie nondimeno..», si avea proposto. Mi sono
scostato, anche nel senso, interamente dall’ Ornato, il quale avea
tradotto: ella rende intero e com- piuto quanto ella avea fatto fino
allora; primieramente perchè il senso voluto esprimere dall’ Ornato
non mi sembrava abbastanza chiaro; e poi, e principal- mente perchè
mi parve troppo grande licenza il tradurre per quanto avea fatto
fino allora, il tò irpoTcOiv, il quale mi sembra qui usato nel senso il
più ovvio del verbo “7rp.oT{6T)|ju”, che è quello di proporre, e
così l’ intende anche lo Schultz contrariamente al’Gataker seguito dall’
Ornato. Veggo bene le ra- gioni che possono avere gl’indotto a
interpretare a quel modo. Ma non mi persuadono. Il pensiero di An-
tonino mi sembra chiaramente, l’anima razionale, la quale non si propone
altro che di operare sempre secondo ciò che richiede il momento
presente, e di aver caro tutto ciò che le inter- viene, come cosa
voluta dalla natura, in qualunque istante le* sopravvenga la morte,
compie sempre interamente il compito che ella si avea proposto, e
in modo soddisfacente a sè stessa; ella ha tutto ciò che potea
desiderare, ha totalmente esaurita la sua parte come attrice sulla
scena del mondo; e appunto il morire quando la natura lo vuole, è la
conclusione, il compimento della parte a lei assegnata e da lei
liberamente accettata nel gran dramma della vita universale. Bone avverte
qui il Gataker aver già Socrate usato il medesimo argomento per
indurre Alcibiade a disprezzare la moltitudine, alla* quale peritavasi
di farsi innanzi a concionare: qual è, diss’egli, di costoro quegli che
ti impau- risce? forse Micillo il ciabattieref Trigaió il
conciatore f Trochilo il ferravecchio? ora non sono costoro quelli dei
quali si compone V adunanza del popolo? Che se non temi di
favellare a ciascuno di essi separatamente, che è dò.che ti fa
timido a parlar loro riuniti insieme? Il ragionamento di Socrate era
giustissimo ap- > plicato ad una moltitudine di popolo riunito,
e avrebbe anche potuto ricor- dare ad Alcibiade l’antico detto di Solone
ai:li Ateniesi conservatoci da Plu- tarco: preni ad uno ad uno »iete
tante volpi; riuniti insieme siete tanti allocchi. Ma il medesimo
ragionamento applicato allo cose di cui parla Marco nostro non ò
molto concludente. E una melodia, per es., come qui avverte
opportuna- mente il Pierron, è qualche cosa di più che una semplice
successione di suoni, e Antonino dimentica di considerare ciò
appunto per cui le note musicali hanno potenza da commovere T anima
sì intimamente. Avverta il lettore che idea tra- gica fondamentale ai
poeti greci era la lotta infelice della volontà e liberta morale
dell’ uomo contro l’ inflessibile necessità; o per dir più
veramente, quella fatale retribuzione di giustizia che risulta
inevitabilmente alla vita umana dalle leggi necessarie dell’ordine
morale. Perchè quella necessità che non era punto upa cosa cieca secondo gli
stoici, apjio i quali il /«<o non era altro che la
concatenazione delle cause secondo le leggi della na- tura, cioè
della ragione e quindi della giustizia; quella necessità, dico, non
era punto una cosa cieca neppure nella mente dei poeti: sendo che a
Nemesi figlia appunto di essa necessità e particolarmente incaricata di
vendicare i delitti e rovesciare le troppo grandi e- immeritate
prospérità, a Nemesi^ dico, e alla Giustizia (5“tx-ri), che erano i
due concetti più puri fra tutte le divinità immaginate dall’ antico
politeismo, il semplice, ma sublime buon senso dei Greci riferiva
tutto ciò che risguarda il supremo governo del mondo. L’idea dunque
della giustizia era congiunta con quella della necessità^ sebbene
in modo diverso, anche nella mento dei poeti, come in quella degli stoici.
Cho se Antonino non fa qui esplicitamente alcuna allusione a quella
retribuzione di giustizia, che era l’elemento morale della tragedia
greca, ma solo allude alla inutilità della lotta contro alla necessità, e
sembra così impicciolire l’i- dea nobilissima dell’antica tragedia;
egli è perchè questa inutilità intendeano gli stoici e i poeti allo
stesso modo, e quasi esprimevano colle medesime pa- role; laddove
intendeano in modo di- verso quella retribuzione: e non erano forse
i poeti quelli clie la intendeano in modo men vicino al vero. Benissimo
il Gataker ricorda qui alcuni detti memorabili di Pocione, conservatici
da Plutarco, ai quali alludea probabilmente Antonino in questo
luogo. Già condannato a morte per giudizio iniquo de’ suoi
cittadini, in proposito. di uno che non ristava dal dirgli vil-
lanie, disse Focione: non sarà alcuno che faccia costui cessare dal
disonorar «è medesimo? E già vicino a morire, questa sola
ingiunzione fece al figliuolo: dimenticasse il fatto ingiusto degli
Ateniesi. Quanto alle parole che seguono di Marco nostro: mpposto che non
e in- fingenac, non debbono esser prese come, espressione di nn
sospetto nel caso particolare di Focione, ma bensì in un senso
generale, quasi dicesse Antonino con istoica riserva, non bastar
sempre le parole a dar certo fondamento a un giudizio sulle
disposizioni interne del- l’animo altrui, nè doversi mai fingere,
neppur quando il fingere potesse gio- vare a bene edificare gli uomini. Da
stólto (à|*vu/jiov). Traduce inìquo, seguendo lo Schultz che tradusse
iniquum. Ma non e ben risoluto di aver bene interpretato quello “ayvofxov,”
come appare dal consueto segno. E veramente non parmi che lo
ayvcofjLov possa esser preso in questo senso, sebbene abbia quello
ingrato, disleale, disamorato. Il senso più ovvio di questo aggettivo è
privo di senno, stolto, inavveduto, e parmi che 41 1 reo Aurelio
questo senso quadri benissimo in questo , luogo, meglio che non faccia
quello di inìquo. Dopo aver detto Antonino essere da pazzoy cioè a dire
da stolto, il volere che ì malvagi non pecchino; aggiunge che lo
ammettere in tesi gene- rale ed assoluta, poiché non si può fare
altrimenti, che essi debbano di neces- sità peccare, e il volere ad un tempo
che essi facciano una eccezione a favor tuo, è cosa non solo às. stolto ma
anche da tiranno: da stolto perchè l’eccezione, anche di un solo caso non
è possibile ai malvagi;.da tiranno perchè vuoi esser distinto e che
ti si abbia maggior rispetto che agli altri uomini. Anche il
Gataker intende 1’ àyvwi^ov così; iPierron segue lo Schultz. Parole di
Epitteto malissimo interpretate da Pierron, che riferisce l’àiro OavTi al
padre, quando deve essere riferito al figliuolo, corno fece
l’Ornato, seguendo Gataker e Schultz. La medesima sentenza si trova anche
nel Manuale del mede- simo Epitteto con parole poco diverse, e fu
benissimo tradotta dal Leopardi. Se tu hacer<fi per avventura un tuo
Jigliolino o la moglie, dirai teco stesso: io bacio un mortale. Manuale,
Tutto è opinione. Il lettore com- prenderà facilmente come il senso
stoico di questa frase, tante volte ripetuta da Marco nostro, è al
tutto alieno da quello della famosa sentenza del sofista Protagora:
V uomo è misura di tutte le cose. La sentenza del sofista si
riferiva ad ogni cosa, alla verità obbiettiva, alla moralità come
alla sensibilità, e tendea quindi a distruggere la possibilità' di
ogni cognizione teorica, la morale come la religione. La sentenza di
Antonino al contrario, il quale, per un errore direi quasi
magnanimo, riduceva, seguendo gli stoici anteriori, tutta l’essenza dell’
uo- mo alla ragione e alla volontà ragionevele, non si riforisce ad altro
che alla sensibilità, cioè ai piaceri e ai dolori di cui essa
sensibilità è soggetto. Intendi raziocinio nel senso proprio dei loici, cioè
facoltà del sillogizzare, operazione propria dell’intelletto; e nota qui
il carattere esclusivo del Portico, il quale considerava e stimava
un nulla, non che la sensibilità ma l’in- telletto stesso, a paragone dei
buon uso della volontà, cioè della moralità della ragione.
Traducendo ho usato il vo- cabolo raziocinio piuttosto che
intelletto, perchè in italiano il senso della parola intelletto può
essere troppo facilmente confuso con quello di ragione, la differenza fra
i due non essendo così ben determinata nella nostra lingua, come è fra i
due corrispondenti tedeschi Verstandnis e Vernunft. Ornato. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ornato” – The Swimming-Pool Library.
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Oro -- Grice e Trissino – la difficolta dei segni di
Trissino non favori la diffusione di sua filosofia – filosofia italiana (Vicenza).
TRISSINO-DAL-VELLO-D’ORO -- or ORO (Vicenza).
Filosofo. Ritratto di Vincenzo Catena. Persona
di spicco della cultura rinascimentale, notissimo al tempo, il Trissino incarnò
perfettamente il modello dell'intellettuale universale di tradizione
umanistica. Si interessò, infatti, di linguistica e di grammatica, di
architettura e di filosofia, di musica e di teatro, di filologia e di
traduzioni, di poesia e di metrica, di numismatica, di poliorcetica, e di molte
altre discipline. Nota era, anche presso i contemporanei, la sua erudizione
sterminata, specie per quel che riguarda la cultura e la lingua greche,
sull'esempio delle quali voleva rimodellare la poesia italiana. Fu anche
un grande diplomatico e oratore politico in contatto con tutti i grandi
intellettuali della sua epoca quali Niccolò Machiavelli, Luigi Alamanni,
Giovanni di Bernardo Rucellai, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Giambattista
Giraldi Cinzio, Demetrio Calcondila, Niccolò Leoniceno, Pietro Aretino, il
condottiero Cesare Trivulzio, Leone X, Clemente VII, Paolo III, e l'imperatore
Carlo V d'Asburgo. Fu ambasciatore per conto del papato, della Repubblica di
Venezia e degli Asburgo, di cui fu un fedelissimo, come tutta la sua famiglia
da generazioni. Scoprì e protesse l'architetto Andrea Palladio, appena
adolescente, nella sua villa di Cricoli, vicino Vicenza, che venne da lui
portato nei suoi viaggi e fu da lui iniziato al culto della bellezza greca e
delle opere di Marco Vitruvio Pollione.Giovanni Giorgio Trissino nacque a
Vicenza l'8 luglio 1478 da antica e nobile famiglia. Suo nonno Giangiorgio
combatté nella prima metà Professoreil condottiero Niccolò Piccinino, che al
servizio dei Visconti di Milano invase alcuni territori vicentini, e
riconquistò la valle di Trissino, feudo avito. Suo padre Gaspare era anch'esso
uomo d'armi e colonnello al servizio della Repubblica di Venezia e sposò
Cecilia Bevilacqua, di nobile famiglia veronese. Ebbe un fratello, Girolamo,
scomparso prematuramente, e tre sorelle: Antonia, Maddalena, andata in sposa al
padovano Antonio degli Obizzi, ed Elisabetta, poi suor Febronia in San Pietro
nel 1495 e dal 1518 rifondatrice insieme a Domicilla Thiene di San
Silvestro. Targa marmorea che Trissino fece realizzare a ricordo
del suo maestro Demetrio Calcondila in S.Maria della Passione a Milano Trissino
studiò greco a Milano sotto la guida del dotto bizantino Demetrio Calcondila, sodale
di Marsilio Ficino, e poi filosofia a Ferrara sotto Niccolò Leoniceno. Da
questi maestri imparò l'amore per i classici e la lingua greca, che tanta parte
ebbero nel suo stile di vita. Alla morte di Calcondila, fece murare una targa
nella chiesa di S.Maria della Passione a Milano, dove fu sepolto il suo
maestro. Il 19 novembre 1494 sposò Giovanna, figlia del giudice Francesco
Trissino, lontana cugina, da cui ebbe cinque figli: Cecilia, Gaspare, Francesco, Vincenzo e Giulio. Trissino sostene l'Impero come istituzione,
come d'altronde era tradizione nella sua famiglia da generazioni, ma ciò venne
interpretato in spirito antiveneziano e, per questo, egli fu temporaneamente
esiliato dalla Serenissima. Nel 1515, durante uno dei suoi viaggi in Germania,
l'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo lo autorizzò all'aggiunta del predicato
"dal Vello d'Oro" al proprio cognome e alla relativa modifica dello
stemma gentilizio (aurei velleris insigna quae gestare possis et valeas), che
nella parte destra riporta su fondo azzurro un albero al naturale con fusto
biforcato sul quale è posto un vello in oro, il tronco accollato da un serpente
d'argento e con un nastro d'argento tra le foglie, caricato del motto "PAN
TO ZHTOYMENON AΛΩTON" in lettere maiuscole greche nere, preso dai versi
110 e 111 dell'Edipo re di Sofocle che significa "Chi cerca trova",
privilegi trasmissibili ai propri discendenti. Stemma di
Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro come appare nel volume dedicatogli da P.F.
Castelli. In quegli stessi anni intraprese diversi viaggi tra Venezia, Bologna,
Mantova, Milano (dove conobbe Cesare Trivulzio, comandante francese) e Padova
(dove riscoprì il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri). Poi si recò a
Firenze ed entrò nel circolo degli Orti Oricellari (i giardini di Palazzo
Rucellai) in cui si riunivano, in un clima di marca neoplatonica e di
classicismo erudito, Niccolò Machiavelli e i poeti Luigi Alamanni, Giovanni di
Bernardo Rucellai ed altri. Qui il Trissino discusse il De vulgari eloquentia e
compose la tragedia Sofonisba. Questi anni agli Orti Oricellari furono
centrali, sia per quanto il poeta ricevette intellettualmente, sia per la forte
impronta che lasciò sui suoi sodali: si vedano le tragedie di Giovanni di
Bernardo Rucellai e il poemetto le Api (in endecasillabi sciolti, concluso
dalle lodi del Trissino, cfr. il paragrafo sul Profilo religioso del Trissino)
o le poesie pindariche di Luigi Alamanni, o ancora i punti di contatto fra le
tante digressioni erudite sull'arte militare contenute nell'Italia liberata dai
Goti che rimandano all'Arte della guerra del Machiavelli, elaborata proprio in
quegli anni. Anzi, le idee linguistiche del poeta spronarono lo stesso
Machiavelli a scrivere anche lui un Dialogo sulla lingua, nel quale difende
l'uso del fiorentino moderno (cfr. il paragrafo Opere linguistiche). In
seguito si recò a Roma, dove stampò nel 1524 la Sofonisba (dedicandola papa
Leone X), la prima tragedia regolare, e la famosa Epistola de le lettere
nuovamente aggiunte ne la lingua italiana (dedicata a Clemente VII), un
arditissimo libello in cui si suggeriva l'inserimento nell'alfabeto latino di
alcune lettere greche per segnalare alcune differenze di lettura (vedi sotto).
Intanto il figlio Giulio, di salute cagionevole, venne avviato dal padre alla
carriera ecclesiastica e, dopo il suo soggiorno a Roma sempre presso papa a
Clemente VII, divenne arciprete della cattedrale di Vicenza. Sempre a
Roma, nel 1529 Trissino diede alle stampe alcuni testi fondamentali: la
versione riveduta della Epistola, la traduzione del De vulgari eloquentia, Il
castellano (dialogo sulla lingua, dedicato a Cesare Trivulzio ed ispirato a
quello dantesco), le Rime (dedicate al cardinale Niccolò Ridolfi) e le prime
quattro parti della Poetica (il primo trattato ispirato alla Poetica di Aristotele,
da poco riscoperta), con le quali il programma di riforma letteraria
classicheggiante avviato con la Sofonisba può dirsi quasi concluso. Per i
prossimi 20 anni il poeta non stamperà più nulla. Queste opere
sollevarono un grande clamore per la loro arditezza e disorientarono (o meglio:
orientarono diversamente) la nascente letteratura italiana: nessuno aveva osato
finora riformare addirittura l'alfabeto, né aveva avuto ardire di cancellare
l'intero sistema dei generi in uso fin dal Medioevo (le sacre rappresentazioni
e il poema cavalleresco, in primis) per farne sorgere dal nulla dei nuovi, cioè
poi quelli antichi (la tragedia, la commedia e il poema epico). Da questi
libelli prese avvio la secolare questione della lingua italiana. A Bologna,
nel corso dell'incoronazione di Carlo V a Re d'Italia e Sacro Romano
Imperatore, egli ebbe il privilegio di reggere il manto pontificale a Clemente
VII e Carlo lo nominò conte palatino e cavaliere dell'Ordine Equestre della
Milizia Aurata. Secondo quanto riportato dallo storico Castellini,
Trissino rifiutò posizioni di potere offertegli dai pontefici a seguito dei
successi riportati come diplomatico (Nunzio e Legato), ad esempio
l'arcivescovado di Napoli, il vescovado di Ferrara o la porpora cardinalizia,
in quanto desideroso di una propria discendenza ed essendo il figlio Giulio
avviato nella gerarchia ecclesiastica. Rientrato a Vicenza sposa Bianca, figlia
del giudice Nicolò Trissino e di Caterina Verlati, già vedova di Alvise di
Bartolomeo Trissino. Da Bianca ebbe due figli: Ciro e Cecilia. Alla nomina di
Ciro come erede universale, si scatenarono le ire di Giulio che per lungo tempo
lottò in tribunale contro il padre e il fratellastro per poi morire in odore di
eresia calvinista. Anche a seguito delle divergenze causate dai cattivi
rapporti con Giulio, la coppia si divise quando Bianca si trasferì a Venezia,
dove morì il 21 settembre 1540. Trissino manifestò il proprio fervente
sostegno all'Impero dedicando, qualche anno prima della morte, a Carlo V il suo
poema in 27 canti L'Italia liberata dai Goti, il primo poema regolare destinato,
come si vede fin dal titolo, ad essere importante per la Gerusalemme liberata
di Torquato Tasso. Nel 1548 stampò anche la commedia I Simillimi, anch'essa la
prima commedia regolare. Villa Trissino di Cricoli (VI) Intanto nella
villa di Cricoli alle porte di Vicenza, già dei Valmarana e dei Badoer e
acquistata dal padre Gaspare, si radunava una delle più prestigiose Accademie
vicentine. Qui Trissino scoprì uno dei più grandi talenti della storia
dell'architettura, Andrea Palladio, di cui fu mentore e mecenate, che portò nei
suoi viaggi con sé ed educò alla cultura greca e alle regole architettoniche di
Marco Vitruvio Pollione. Morì a Roma l'8 dicembre 1550 e fu sepolto nella
Chiesa di Sant'Agata alla Suburra. Vennero alla luce le ultime due parti
della sua Poetica, la quinta e la sesta (dedicate ad Antonio Perenoto, vescovo
di Arras), che erano comunque già pronte, come si evince dalla chiusura della
quarta parte. Progetta e attua una imponente riforma della lingua e della
poesia italiane sui modelli classici, cioè la Poetica di Aristotele da poco
riscoperta, i poemi di Omero, e le teorie linguistiche esposte di Alighieri nel
“Della volgare eloquenza” riscoperto da lui stesso a Padova. Un programma in
piena antitesi sia con la moda del petrarchismo di P. Bembo, sia con quella del
romanzo cavalleresco incarnato supremamente dall' “Orlando furioso” di L.
Ariosto, che allora infuriavano. Il programma di riforma venne esposto
attraverso saggi diversi, cioè un saggio di orto-grafia e di orto-fonetica
(Epistola dele lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana, dedicata a
Clemente VII), un saggio di teoria della lingua italiana (Il castellano,
dedicato a C. Trivulzio), due saggi di grammatica (“Dubbii grammaticali” e la “Grammatichetta”)
e un manuale di teoria dei generi letterari (“Poetica”). Tali proposte (specie
quella di modificare l'alfabeto inserendovi alcune lettere greche così da
rendere visibili le differenti pronunce di alcune vocali e di alcune
consonanti) e la riscoperta del “Della volgare eloquenza” di Aligheri) sono
clamorosi e fa esplodere in Italia la secolare questione della lingua,
idealmente chiusa da “I promessi sposi” di Manzoni. Questa intensa
speculazione teorica ha il suo sbocco fattuale in quattro saggi poetici, tutte
molto importanti: la Sofonisba (dedicata a Leone X), la prima tragedia regolare
della letteratura moderna (regolare si definisce un'opera costruita secondo le
norme derivate dai testi classici, essenzialmente la Poetica di Aristotele e
l'Ars poetica di Orazio), L'Italia liberata dai Goti (dedicata a Carlo V), il
primo poema epico regolare, e I simillimi (dedicata al G. Farnese), la prima
commedia regolare. Si aggiunga un volume di poesie d'amore e di encomio (Rime, dedicato
a N. Ridolfi) di gusto anti-petrarchista e ispirato ai poeti siciliani, agli
Stilnovisti, ad Aligheri e alla tradizione del Quattrocento, tutte cassate dal
Bembo. Anche queste opere sollevarono un grande dibattito, ma saranno destinate
ad avere un ruolo centrale nello sviluppo degl’umanita italiana ed europea, se
si considera l'importanza che la tragedia e l'epica, ad esempio, hanno in tutta
Europa. A lui si deve anche l'invenzione dell'endecasillabo sciolto (cioè senza
rima) ad imitazione dell'esametro classico, anche questa un'invenzione
destinata a fama europea. La sua produzione comprende diversi generi:
innanzitutto un Architettura, incompleto, ricerche sulla numismatica,
traduzioni, ed orazioni varie. Se ci si concentra solo sugli studi di teoria del
linguaggio, si ha a che fare con pochi testi, ma tutti rilevantissimi,
attraverso i quali struttura un coerente programma di riforma del linguaggio
sui modelli classici e sul linguaggio d’Alighieri ispirato alla Poetica di
Aristotele, ad Omero e al “Della volgare eloquenza”, un sistema da opporre sia
alle Prose della volgar lingua del Bembo di qualche anno prima, che aveva dato
come modelli solo Petrarca e Boccaccio (riducendo, quindi, i generi letterari
solo alla lirica e alla novella), sia all'”Orlando furioso” di L. Ariosto, che
è un romanzo cavalleresco e non un poema epico. Attraverso il proprio programma
iverrà a creare una tradizione di gusto classico del tutto nuova che nei secoli
a venire si affiancherà al bembismo sebbene agli inizi gli fu avversario. Il
suo sistema iinfatti, vuole sopperire ai vuoti lasciati dal petrarchismo
bembesco e proseguire lo sperimentalismo della tradizione antica e
quattrocentesca (la cosiddetta docta varietas). Né egli e l'unico convinto di
queste idee, come si dice ancora oltre, ma era affiancato da S. Speroni, B.
Tasso (padre di Torquato), A. Brocardo, P. Tolomei, A. Colocci, M. Equicola e
altri ancora. Volendo sintetizzare, le sue opere si raccolgono intorno a
tre date: Dà alle stampe a Roma la tragedia “Sofonisba” (composta prima
agli Orti Oricellari) e l'Epistola sulle lettere da aggiungere all'alfabeto.
Tutte le sue opere stampate in vita sono scritte secondo l'alfabeto da lui
congegnato e non con l'alfabeto usuale. Vengono date alle stampe sei opera:
“Della volgare eloquenza”, le prime IV parti della Poetica, il dialogo “Il
castellano, le Rime, i Dubbi grammaticali e la Grammatichetta. Dà alla luce il poema L'Italia liberata dai
Goti, e la commedia I simillini. Passeremo in rassegna le principali opere
poetiche, tranne gli Scritti linguistici, che hanno un paragrafo
apposito. La Sofonisba è in assoluto la prima tragedia regolare della
letteratura europea, destinata a vasta fortuna specie in Francia. Secondo il
modello antico, Trissino compone una tragedia in endecasillabi sciolti, che
imitano i trimetri giambici (il verso a questa data fa la sua prima
apparizione), divisa in quadri da cori rimati: alcuni cori sono canzoni
petrarchesche mentre altri, invece, canzoni pindariche (che fanno anch'esse qui
la loro prima apparizione e si ritroveranno nella poesia di Luigi Alamanni e
poi ancora di Gabriello Chiabrera). L'argomento (con sensibile differenza dai
classici antichi) è storico (preso da Tito Livio), non fantastico, mitico o
biblico. L'azione, come poi sarà canonico nel teatro regolare, si svolge nello
stesso posto (unità di luogo) e nello stesso giorno (unità di tempo) e prevede
in scena un numero limitato di persone. Venne recitata durante il carnevale di
Vicenza, messa in scena dall'amico e allievo Andrea Palladio. La proposta
piacque, tutto sommato, e riscosse successo: l'endecasillabo sciolto, metro
nuovo, fu approvato anche dal Bembo (come ricorda Giraldi Cinzio) e divenne da
allora in poi il metro quasi canonico del teatro italiano, specie tragico (vedi
sotto). Anche nelle Rime si mostra uno sperimentatore e il Petrarca,
modello obbligatorio a prescindere dal Bembo, si fonde con immagini derivanti
da altre epoche e da altri autori, in special modo la poesia occitana, quella
siciliana, gli stilnovisti e Dante, i poeti quattrocenteschi. Nel sistema del
Trissino è possibile usare ancora metri come, ad esempio, i sirventesi e le
ballate (cassati dal Bembo) o anche introdurre particolari nuovi come gli occhi
neri di guaiaco della donna amata, immagine inventata dal poeta su un referente
quotidiano della cultura cinquecentesca e non in linea con le immagini tipiche
del Petrarca (occhi di stelle e simili). Il Castellano è un dialogo sulla
lingua dedicato a Cesare Trivulzio, comandante francese a Milano. Si ambienta a
Castel Sant'Angelo e ha per protagonisti Giovanni di Bernardo Rucellai (il
castellano, appunto) e Filippo Strozzi, amici degli Orti Oricellari. Il
Trissino espone per bocca del Rucellai il suo ideale linguistico, preso dal De
vulgari eloquentia, cioè quello di un volgare illustre o cortigiano, mobile ed
aperto, fondato in parte sull'uso moderno e concreto della lingua, e in parte
sugli autori della tradizione letteraria. Questi autori sono soprattutto Dante
e Omero poiché dotati di enargia, cioè della capacità di rendere visibili a
parole ciò di cui stanno narrando. Le idee linguistiche del Trissino
sollevarono grande clamore (fondate com'erano su un testo la cui paternità
dantesca non era ancora assicurata) e fecero scoppiare il secolare 'dibattito
sulla lingua italiana' concluso, come detto, almeno idealmente, dal Manzoni tre
secoli dopo. Fra i molti che parteciparono al dibattito si ricordi il
fiorentino Niccolò Machiavelli al quale il Trissino aveva letto il De vulgari
eloquentia sempre agli Orti Oricellari, il Bembo, ovviamente, Sperone Speroni,
Baldassarre Castiglione. Poetica Le teorie che soggiacciono a questo
vasto programma vengono esposte nella Poetica (1529), libro fondamentale non
solo per il Trissino, essendo in assoluto il primo libro di poetica in Europa
ad essere modellato sulla Poetica di Aristotele, destinato a fama secolare in
tutto il continente. Né banale né senza rischi era, come potrebbe apparire,
l'idea di resuscitare dei generi letterari di fatto morti da millenni e lontani
per gusto e ispirazione dalla società rinascimentale. Sul piano
linguistico immagina una lingua di ispirazione dantesca e omerica, cortigiana e
illustre, che contempli l'innovazione e la tradizione, che sia aperta a una
collaborazione ideale fra varie regioni italiane e non sul predominio esclusivo
del toscano trecentesco, che ottemperi anche l'inserimento di neologismi e di
dialettismi. Nella poesia lirica si appoggia, sempre dietro Dante, alla
tradizione occitana, siciliana, stilnovista e dantesca e anche petrarchesca.
Nella metrica saccheggia ampiamente il trecentesco Antonio da Tempo che ancora
contempla ballate e sirventesi, generi cassati dal Bembo, come detto, e si
mostra vicino allo sperimentalismo della poesia quattrocentesca. Discorre,
inoltre, della possibilità di utilizzare in italiano metri di stile greco e
latino, come fatto da lui nei cori della Sofonisba, proposta che avrà grande
successo nei secoli a venire, specie nella poesia per musica e nel
melodramma. Discorre poi della tragedia, della commedia, dell'ecloga
teocritea e del poema omerico, i generi resuscitati dal mondo classico. A ogni
genere vengono date ovviamente le proprie regole tratte da Aristotele, cioè le
unità di tempo e di luogo, per la tragedia e la commedia, e le unità narrative,
per il poema epico. Vengono quindi stabilite le nette differenze fra il romanzo
cavalleresco e il poema epico. Mentre il romanzo cavalleresco narra una vicenda
fantastica costituita dall'intreccio di molte storie diverse (alcune delle
quali destinate a non chiudersi nel poema poiché non necessarie alla
conclusione generale della vicenda), nel poema epico, invece, la vicenda dovrà
essere di matrice storica e dovrà essere unitaria e conclusa: essa cioè dovrà
venire raccontata dall'inizio alla fine, e i pochi protagonisti dovranno
ruotare tutti attorno ad essa, tutti per un solo scopo, e le loro vicende
dovranno venire concluse entro l'arco del poema, non lasciando nulla in
sospeso. Il genere epico, inoltre, secondo una caratteristica che gli diventerà
propria, viene dal Trissino investito di un alto valore morale e politico,
profondamente pedagogico, ignoto al romanzo, che lo trasformano in un percorso
di formazione morale e culturale. Per questi tre generi nuovi, il poeta
propone l'endecasillabo sciolto, corrispettivo moderno dell'esametro e del
trimetro giambico classici (vedi paragrafi sottostanti). Sul piano dello
stile e dei registri il poeta rimanda alle teorie dei greci Demetrio Falereo e
di Dionigi di Alicarnasso, che ponevano come vertice dello stile poetico
l'energia, cioè la capacità di rappresentare visivamente con le parole le cose
di cui s sta narrando, prerogativa, per il Trissino, dello stile di Omero e
Dante. Sempre dietro Demetrio e Dionigi, divide la lingua italiana in quattro
registri stilistici e non tre, come voluto dalla tradizione medievale e
bembesca (la cosiddetta rota Vergilii, secondo la quale esistono 3 registri
stilistici soltanto: quello basso, esemplificato dalle Bucoliche, quello medio
dalle Georgiche, e quello alto o tragico dell'Eneide). Questo veniva a
reimpostare daccapo i rapporti ormai consolidati fra genere letterario e
registro stilistico, e fu una novità che avrebbe causato non poco l'insuccesso
di un poeta il cui punto debole fu proprio lo stile. Tornò in scena con
L'Italia liberata da' Gotthi, un vastissimo poema di endecasillabi sciolti in
27 canti, stampato nel 1547 (primi 9 canti) e nel 1548 (restanti 18), ma
iniziato intorno ai primi del secolo, nell'età di Papa Leone X. Esso è di fatto
il primo poema epico moderno e sarà destinato, come la Sofonisba, a inaugurare
un genere del tutto nuovo, in dichiarata antitesi alla tradizione
medievale del romanzo cavalleresco che in quegli anni stava sfondando con
Ludovico Ariosto. L'idea che soggiace alla composizione dell'opera è
illustrata nella famosa Dedica a Carlo V che precede il poema, dove il Trissino
dichiara di essersi ispirato ovviamente ad Aristotele e all'Iliade di Omero.
Con la guida di Omero e di Demetrio Falereo (e non di Dante, si noti), inoltre,
reclama l'uso di un volgare illustre che contempli l'inserimento di voci
dialettali, arcaiche o anche latine e greche, come infatti nel poema avviene.
Come detto più volte, inoltre, lo scopo del poema è 'ammaestrare l'imperatore',
non solo attraverso dei modelli cavallereschi, ma anche attraverso conoscenze
tecniche di architettura, arte militare e via di seguito. Il poema è
ligio, insomma, a quanto stabilito nella Poetica: la trama è tratta da un
accadimento storico cioè la guerra gotica tra l'imperatore bizantino
Giustiniano I e gli Ostrogoti che occuparono l'Italia (per la quale il poeta
segue lo storico bizantino Procopio di Cesarea), che viene raccontata dall'inizio
alla fine, e i (relativamente) pochi protagonisti ruotano attorno ad essa. I
personaggi, a loro volta, saranno specchio di altrettanti vizi e virtù da
correggere, in questa crociata che sarebbe anche un percorso di formazione
bellica e morale del suo lettore ideale, cioè Carlo V stesso. Il poema,
atteso da vent'anni dai dotti italiani, fu uno dei più clamorosi fiaschi della
storia letteraria italiana, come noto, anche se ebbe un impatto profondissimo.
Critiche violente vennero da Giambattista Giraldi Cinzio (che ne parla nei suoi
Romanzi) e da Francesco Bolognetti, ma non solo. I quali derisero il poema per
la sua imitazione pedissequa dei valori dell'eroismo classico (grandezza e
generosità d'animo, nobiltà e gloria), per l'attenzione estrema alla corretta
applicazione delle regole aristoteliche, più che alla fluidità della narrazione
o al dare un rilievo psicologico ai personaggi, assolutamente frontali.
Inoltre, la ripresa parola per parola del modello omerico (ma in generale di
tutte le moltissime fonti tradotte dal poeta) fu ritenuta noiosa, e la
solennità dell'argomento venne a scontrarsi con la prosaicità dello stile
trissiniano, del metro senza rima costruito in maniera formulare (come quello
di Omero ovviamente) che rende il dettato fiacco e stereotipato. I lunghi
intervalli eruditi, inoltre, in cui il poeta si dilunga nelle descrizioni degli
accampamenti, dei monumenti della Roma medievale, di città, architetture,
armature, eserciti, giardini, mappe geografiche dell'Italia, precetti morali,
massime e apologhi eruditi e via di seguito, soffocano la narrazione epica
(nella prima edizione il poema è addirittura corredato da tre cartine
geografiche) e rendono il poema di difficile lettura. Ciò non toglie,
tuttavia, che l'Italia liberata abbia un posto di rilievo nella letteratura: la
visione di un mondo superiore di eroi solenni e composti nella dignità del loro
ideale e della loro missione, tipicamente aristocratici, anticipava le
preoccupazioni morali della Controriforma.
Sarà proprio alla fine del secolo, infatti, che il poema trissiniano
avrà la sua fortuna, col Tasso ma non solo. “I simillimi” w l'ultima
opera stampata dal poeta e i modelli sono indicati da lui stesso nella dedica a
Farnese: Aristofane e la Commedia antica -- Menandro è stato riscoperto solo
nel Novecento) -- sul modello della quale il Trissino ha fornito la favola dei
cori (con l'appoggio anche dell'Arte poetica di Orazio) ma non del prologo.
Dichiarata è anche l'ascendenza da Plauto (essenzialmente i Menecmi). Il testo è
costruito in versi sciolti, ovviamente, mentre i cori sono costituiti anche da
settenari e sono rimati.Le opere linguistiche Frontespizio del Castellano
di Giangiorgio Trissino, stampato con lettere aggiunte all'alfabeto
italiano da quello Greco. I suoi saggi di filosofia del linguaggio sono
essenzialmente quattro: l'Epistola, Castellano, Dubbi, Grammatichetta, oltre,
ovviamente la Poetica. Accese discussioni suscita il suo esordio
letterario, cioè la proposta di ri-formare l'alfabeto classico italiano, di
radice latina – Lazio -- contenute nell' “Ɛpistola del Trissinω” delle lettere
nuωvamente aggiunte nella lingua italiana”, dove suggerisce l'adozione di
grafia dell’abecedario di vocali e consonanti della fonologia greca al fine di
“dis-ambiguare” un segno diversi resi allora, e ancor oggi, con il medesimo
segno grafico: e e o aperte (“ε” ed “ω”) e chiuse, z sorda e “z” sonora (“ζ”) –
“Speranζa” -- nonché la distinzione dell’“i” e dell’ “u” con valore di vocale
(i, u), o di consonante (j, v). Ri-propone questa idea, sebbene
ricorrendo a segni diverse, anche l'accademico della Crusca (cruschense)
Salvini, sempre senza successo. Accolta fu nei secoli a venire, invece, la
sua proposta di utilizzare la “z” al posto della “t” nelle vocaboli latini che
finiscono in “-tione” (implicatione > “implicazione” -- oratione >
orazione) e di distinguere sistematicamente il segno “u” dal signo “v” (uita
> “vita”) I punti principali
dell'abecedario riformato sono i seguenti: carattere fonema Distinto da
Pronuncia “Ɛ”, “ε”; E aperta [ɛ] E e E chiusa [e] “Ω” “ω” O aperta [ɔ] O o O
chiusa [o] V v V con valore di consonante [v] U u U con valore di vocale [u] J
j con valore di consonante J [j] I iI con valore di vocale [i] “Ӡ” “SPERANӠA”
“ç” – Sperança -- Z sonora [dz] Z z Z sorda [ts]. Tali idee vengono
confermate. Nel Castellano, propone il modello di una lingua
cortigiana-italiana formata dagli elementi comuni a tutte le parlate dei
letterati della penisola, non solo nel lessico ma anche al livello della
fonetica (visibile ormai grazie al suo abecedario ri-formato). La sua teoria si
appoggia ad Omero e soprattutto alla sua traduzione del “De vulgari
eloquentia”, e vede amplificata nella “Poetica”, in riferimento a tutti i
generi letterari, ed e illustrata materialmente nella sua Grammatichetta messa
a disposizione da Trissino stesso e i Dubbi grammaticali. Alla sua tesi si
dimostrano particolarmente ostili i toscani, ovviamente, visto che Aligheri
stesso asserisce nel trattato che il toscano non è il volgare illustre. Tra di
essi spicca il Machiavelli, come accennato, che compose un “Dialogo sulla
lingua” nel quale reclama la specificità del fiorentino in opposizione a Bembo
e anche a Trissino, che nella grammatica di base parte sempre dalla lingua
letteraria, anche perché l'unica in grado di assicurare a livelli profondi una
similarità fra i vari parlari italiani. Un esempio: se nel toscano di Poliziano
è normale usare “lui” in funzione di soggetto, Bembo invece rispolvera “egli” e
lo stesso fa Trissino. Machiavelli, invece, difende l'uso di “lui”, normale a
Firenze. La riforma trissiniana dei segni dell’abecedario italiano, applicata
sistematicamente da lui in tutti i suoi saggi (anche negli appunti!), è un
prezioso documento delle differenze di pronuncia tra il tosco toscano e la
lingua cortigiana, fra la lingua letteraria e la corretta pronounia Nordica (e
vicentino) perché applica i propri criteri nel pubblicare i suoi saggi o
nell'interpretare alcuni segni del toscano. La conseguente maggior difficoltà
non favoresce la diffusione della sua filosofia e porta diverse critiche da
parte dei filosofi suoi contemporanei. Sebbene sia noto come esegeta
aristotelico, il Trissino si era formato, invece, sul finire del Quattrocento e
nei primi del Cinquecento nelle capitali culturali italiane sature di cultura
neoplatonica e mistica: non ci riferiamo solo agli anni a Milano presso il
Calcondila (amico di Marsilio Ficino) o a Ferrara presso il Leoniceno, ma
soprattutto a quelli trascorsi agli Orti Oricellari fiorentini e nella Roma di
Leone X, figlio di Lorenzo de' Medici. Importanti sono i due ritratti che ci
vengono lasciati da due contemporanei. Il primo è il quello di Giovanni di B. Rucellai, che nel poemetto in versi sciolti Le
api, dopo aver discusso dell’armonia cosmica e della dottrina
ermetico-platonica dell’Anima Mundi, specifica ai vv. 698-704: «Questo sì bello
e sì alto pensiero / tu primamente rivocasti in luce / come in cospetto degli
umani ingegni Trissino, con tua chiara e viva voce, tu primo i gran supplicii
d’Acheronte ponesti sotto i ben fondati piedi / scacciando la ignoranza dei
mortali». Insomma il Trissino viene riconosciuto come un interprete del
pensiero platonico e, si direbbe, democriteo. Il secondo, invece, riguarda le
esposizioni rilasciate al'Inquisizione, dopo la morte del poeta, da parte del
Checcozzi, il quale dichiara che il Trissino «faceva discendere le anime umane
dalle stelle ne’ corpi e diede a divedere come i passaggi di quelle di pianeta
in pianeta fossero stimate altrettante morti e dicesse essere pene infernali
non le retribuzioni della vita futura ma le passioni e i vizi» (in B. Morsolin,
Giangiorgio Trissino. Monografia di un gentiluomo letterato del secolo XVI,
Firenze, Le Monnier). A questo si aggiungano ancora la ripetuta ammissione di
credere nella salvezza per sola Grazia (Morsolin, confermata nell'Epistola a
Marcantonio da Mula), cioè di essere a rigore un luterano, e la lunga
requisitoria contro il clero corrotto contenuta contenuta nell'Italia liberata,
requisitoria che però, come rilevato da Maurizio Vitale (in L'omerida italico:
Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi»,
Istituto Veneto di Scienze ed Arti, ), non figura in tutte le stampe del poema
ma solo in quelle indirizzate forse in Germania. Anche quindi, auspicava
un riordino interno della Chiesa e una sua restaurazione morale, in linea con
il generale movimento di riforma che scoppio' nel Rinascimento, con Lutero,
Erasmo etc.... senza per questo farne un luterano in senso stretto. Insomma, è
un tipico esponente della tradizione religiosa pre-tridentina, in cui il
fervido sostegno alla Chiesa romana e la vicinanza coi papi non escludono forti
iniezioni di filosofia idealista e della scuola di Crotone, di stoicismo e di
astrologia, di tradizione bizantina e millenarismo, in cui Erasmo da Rotterdam,
M.Lutero, Agrippa von Nettesheim, Pico, Ficino si fondono in una forma
religiosa eclettica e ancora tollerata prima dell'apertura del Concilio di
Trento. Le persecuzioni inizieranno dopo la sua morte e vi verrà coinvolto, invece, il figlio
Giulio, vicino al calvinismo, che subirà l'Inquisizione. Il suo poema, una
vera enciclopedia dello scibile, è molto interessante a riguardo, e queste
venature di pensiero religioso inquiete ed eclettiche sono evidenti in maniera
palese. Si ricordino gl’angeli che portano nomi di divinità pagane -- Palladio,
Onerio, Venereo etc... -- e che non sono altro che allegorie delle facoltà
umane o delle potenze naturali (Nettunio, angelo delle acque, ad esempio, o Vulcano
come metonimia del fuoco) come indicato nel De Daemonius di M. Psello e nel
pensiero idealista o accademico. E questo uno dei punti più bersagliati dai
critici contro lui, per primo, ancora una volta, G. Cinzio. Di A. Palladio
cura soprattutto la formazione di architetto inteso come filosofo umanista. Questa
concezione risulta alquanto insolita in quell'epoca, nella quale all'architetto
era demandato un compito preminentemente di tecnico specializzato. Non si può
capire la formazione filosofica ed umanistica e di tecnico specializzato della
costruzione dell'architetto Andrea della Gondola, senza l'intuito, l'aiuto e la
protezione di lui. È lui a credere nel giovane lapicida che lavora in modo
diverso e che aspira a una innovazione totale nel realizzare le tante opere. Gli
cambia il nome in Palladio, come l'angelo liberatore e vittorioso presente nel
suo poema L'Italia liberata dai Goti. Secondo la tradizione, l'incontro tra lui
e Gondola ha nel cantiere della villa di Cricoli, nella zona nord fuori della
città di Vicenza, che in quegli anni sta per essere ristrutturata secondo i
canoni dell'architettura classica. La passione per l'arte e la cultura in senso
totale sono alla base di questo scambio di idee ed esperienze che si rivela
fondamentale per la preziosa collaborazione tra i due "grandi". Da lì
avrà inizio la grande trasformazione dell'allievo di G. Pittoni e Giacomo da
Porlezza nel celebrato Andrea Palladio. E proprio lui a condurlo a Roma nei
suoi viaggi di formazione a contatto con il mondo classico e ad avviare il
futuro genio dell'architettura a raggiungere le vette più ardite di
un'innovazione a livello mondiale, riconosciuta ed apprezzata ancora oggi. Il
sistema letterario inventato dal lui non e il solo tentativo di preservare un
rapporto diretto con la cultura degl’antichi con Aligheri e con l'umanesimo del
Quattrocento, che il sistema bembiano esclude. Molti altri condividevano le sue
idee, infatti, come A. Brocardo, B. Tasso, anche loro intenti a inventare nuovi
metri su imitazione dei classici. Tuttavia, se si eccettua forse S.
Speroni, e uno dei pochi che struttura nella sua Poetica un sistema
totale, onni-comprensivo, aristotelico in senso pieno, dove ogni genere è
regolato in maniera specifica; e questo gli permette di essere un punto di
riferimento privilegiato. Bisogna fare a questo punto una distinzione
essenziale fra le sue produzione filosofica e le sue teorie letterarie. Le
opere poetiche, forse con la sola eccezione della Sofonisba e delle Rime, sono
notoriamente brute. Lo stile è fiacco e prosaico e la narrazione dispersa in
mille meandri eruditi, ragione per cui furono conosciute da tutti, lette e
ammirate, ma non apprezzate né imitate dal punto di vista stilistico. L’invenzione
del verso sciolto, che e centrale nella storia letteraria europea, infatti, non
e destinata a fiorire con lui ma solo alla fine del secolo perché venisse
accettata entro un poema di genere e di stile alto come quello epico. La sua
filosofia, invece, trova un successo secolare, non solo in Italia ma in molti
paesi europei specie nel Settecento, con la nuova moda del classicismo. Questo
specie per quel che riguarda i due generi principali del mondo degl’antichi, la
tragedia e l'epica, e con essi anche il verso sciolto. In Italia si può
dire che ha grande fortuna col verso sciolto e col poema epico, ma minore col
teatro tragico. La Sofonisba, quando usce, non era in Italia l'unica tragedia
di imitazione antica, anche se era la prima: vi erano, infatti, anche quelle di
Giovanni di Bernardo Rucellai, composte sempre agli Orti Oricellari. Ma la
tragedia ispirata ai modelli antici non trovò terreno in Italia e fu
soppiantata presto, già a metà del secolo, da quella 'alla latina' -- cioè
piena di fantasmi, conflitti, colpi di scena e sangue, shakespeariana insomma),
riportata in auge a Ferrara dalle Orbecche di Giambattista Giraldi Cinzio -- una
linea di gusto che, alla fine del Cinquecento e nel Seicento, si sposerà in
pieno col teatro gesuita, di ispirazione anche esso stoica e senecana.
Non così nell'epica e nel verso sciolto. Il poema del Trissino è nominato
infatti da tutti i principali autori epici dell'epoca (e spesso in mala fede),
da Bernardo Tasso (intento anche lui alla realizzazione del poema Amadigi, che
nella prima stesura era in versi sciolti) e Giambattista Giraldi Cinzio (che
compose contro l'Italia liberata il volume Dei romanzi), F. Bolognetti e via
via fino a Tasso. Quest'ultimo parla spesso dell'Italia liberata nei Discorsi
del poema eroico e, sebbene ne rilevi i limiti, la tiene presente chiaramente
come modello teorico e anche in molti passaggi della Gerusalemme liberata (fra
cui la famosa morte di Clorinda, ripresa da quella dell'amazzone Nicandra, ad
esempio). Vale la pena specificare che il titolo di “Gerusalemme liberate”,
infatti, non fu deciso dal Tasso (che nei Discorsi chiama sempre il suo poema “Goffredo”),
ma dallo stampatore A. Ingegneri, che doveva aver notato la somiglianza
dell'opera tassiana col poema trissiniano. Mentre nel Rinascimento i
critici iniziavano a discutere dei rapporti fra poesia epica e romanzo
cavalleresco, si assiste a un lento processo di 'acclimatazione' del verso
sciolto nei poemi narrativi. Dapprima viene usato nei generi minori, come le
ecloghe pastorali, i poemetti georgici, gli idilli o le traduzioni, ma alla
fine del secolo sarà impiegato in opere imponenti come l'”Eneide” di Caro, o
nel poema sacro del Mondo creato di Tasso, o nello stile fastoso dello Stato
rustico di G. Imperiale o quello classico di Chiabrera in pieno Barocco. Anzi, proprio Chiabrera
(non a caso allievo di Speroni) si può dire che sia il suo grande erede,
animato come lui dal desiderio di riformare la metrica e di ricreare i generi
letterari sui modelli classici. La Poetica è citata dal Chiabrera in punti
importanti, sia in difesa del verso sciolto, sia dei generi metrici non
bembeschi o nuovi, sia, implicitamente, nella ripresa del mito di Dante e di Omero
(cfr. il paragrafo apposito in Chiabrera). Il Trissino ebbe ancora
fortuna anche nel XVIII secolo, con l'edizione in due volumi Scipione Maffei di
Tutte le opere (Verona, Vallarsi, ancora oggi punto di riferimento
indispensabile), e con nove tragedie intitolate Sofonisba, una delle quali
d’Alfieri. Grande fu l'influenza anche nel melodramma: si contano ben
quattordici Sofonisba, una delle quali di Gluck e uno di Caldara. Ma a parte la
fortuna della Sofonisba, considerando che la riforma poetica dell'Accademia
dell'Arcadia si ispira dichiaratamente alla poesia e alla metrica del
Chiabrera, possiamo dire che il Trissino sia stato uno dei fondatori della
poesia arcadica e capostipite di una tradizione letteraria, anche quella del
melodramma settecentesco. Non a caso è uno degli autori più presenti nella
ragion poetica di Gravina, maestro del giovane Pietro Metastasio, la cui prima
opera sarà la tragedia Giustino, una riproposizione quasi parola per parola del
III canto dell'Italia liberata dove si narrano gli amori di Giustino e di
Sofia. PCastelli dedica la poeta una intera monografia (La vita di
Giovangiorgio Trissino oratore e poeta). Si può dire, quindi, che non solo
nell'epica il Trissino abbia avuto fortuna, ma anche nel teatro italiano, anche
se nelle forme del melodramma e non quelle della tragedia, come tipico della
tradizione italiana. Questo grazie, soprattutto, alla mediazione del Chiabrera,
che seppe rendere le forme metriche del Trissino (prima fra tutte il verso
sciolto) di insuperabile eleganza. Nell'Ottocento si ricordino l'Iliade
di Vincenzo Monti e l'Odissea di Ippolito Pindemonte, che proseguono la grande
storia del verso sciolto nella traduzione italiana, e le considerazioni di tre
grandi scrittori. Il primo è Manzoni che, meditando sul romanzo storico,
rifletté anche sui rapporti fra creazione poetica e verosimiglianza storica
date da Aristotele nello scritto Del romanzo storico e, in genere, de’
componimenti misti di storia e d’invenzione. Il secondo è G. Carducci che
stronca il poema ne I poemi minori del
Tasso (in L’Ariosto e il Tasso) e il terzo è B. Morsolin che compose la
biografia del poeta (Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato) che
ancora oggi è indispensabile.Francia In Francia, invece, si assiste in un certo
senso alla situazione opposta e le teorie del Trissino trovarono vasta eco più
nel teatro che nel poema epico, questo anche perché in generale il teatro
classico francese ha sempre prediletto i modelli greci ai latini e il teatro,
in genere, al melodramma. Nel teatro francese l'influenza della Sofonisba sarà
forte: la prima rappresentazione documentata in francese è nel castello di
Blois, davanti alla corte della regina, Caterina de' Medici, non a caso una
fiorentina[29]. La corte di Francia era già abituata d'altronde alla poesia
italiana di stile classico da almeno trent'anni, dopo il soggiorno presso
Francesco I di Francia di Luigi Alamanni. Da qui in poi si conteranno otto
Sofonisba fino alla fine del Settecento, una delle quali di Pierre Corneille.
Non così invece nell'epica, genere che in Francia trovò poco seguito, e nel
verso sciolto, che non si acclimatò mai nella poesia francese, poco adatta per
suo ritmo naturale a un verso senza rima. Il Voltaire, che amava l'Ariosto,
ricorda l'Italia liberata nel suo Saggio sulla poesia epica più che altro per
rilevare le pecche del poema. In Inghilterra si ricorda la fortuna del
verso sciolto (blank verse) a partire dal XVII secolo, che avrà la sua
consacrazione nel Paradiso perduto di Milton, e le lodi tributate al Trissino
da Pope nel prologo alla Sofonisba di Thomson. In Germania si ricordano tre
Sofonisba. Anche Goethe possede una copia delle Rime trissiniane Opere:
“Sofonisba, tragedia Ɛpistola del Trissino de le lettere nuωvamente aggiunte ne
la lingua Italiana; De vulgari eloquentia di Alighieri; traduzione Il
castellano, dialogo: Daelli; Poetica; Dubbi grammaticali; Grammatichetta;
L'Italia liberata dai Goti, poema epico I simillimi, commedia Galleria
d'immagini Gian Giorgio Trissinoincisione da Tutte le opere non più
pubblicate di Giovan Giorgio Trissino, Miniatura di Gian Giorgio
Trissino. Incisione da Castelli La vita di Giovangiorgio Trissino, Targa a
Trissino, in piazza Gian Giorgio Trissino. Targa posta sulla casa natale
di Gian Giorgio Trissino, in corso Fogazzaro 15 a Vicenza, opera di Bartolomeo
Bongiovanni.Medaglione posto nel salone di Palazzo Venturi Ginori, a Firenze,
raffigurante Giovan Giorgio Trissino, membro dell'Accademia Neoplatonica che lì
ebbe sede. Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un
letterato del secolo XVI, Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio
Trissino. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato
del secolo XVI,Margaret Binotto, La chiesa e il convento dei santi Filippo e
Giacomo a Vicenza, Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino,
Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato.
L'incisione recita: DEMETRIO CHALCONDYLÆ ATHENIENSIIN STUDIIS LITERARUM
GRÆCARUMEMINENTISSIMOQUI VIXIT ANNOS LXXVII MENS. VET OBIIT ANNO CHRISTI
MDXIJOANNES GEORGIUS TRISSINUS GASP. FILIUSPRÆCEPTORI OPTIMO ET
SANCTISSIMOPOSUIT. Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino,
ernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato; Bernardo
Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,
Giambattista Nicolini, Vita di Giangiorgio Trissino, Nell'originale sofocleo
"τὸ δὲ ζητούμενον ἁλωτόν", letteralmente "ciò che si cerca, si
può cogliere". Bernardo Morsolin,
Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato, Pierfilippo Castelli, La
vita di Giovan Giorgio Trissino, Pierfilippo Castelli, La vita, Antonio
Magrini, Reminiscenze Vicentine della Casa di Savoia. Bernardo Morsolin,
Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato. Bernardo Morsolin,
Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato, Silvestro Castellini, Storia
della città di Vicenza...Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio
Trissino, 1753, nota a pag 48 Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,
1Come i saggi di Lucien Faggion ricordano, per preservare il patrimonio
famigliare non era inusuale sposare cugini di altri rami della medesima
famiglia. La decisione di scegliere Ciro
come proprio erede ebbe ripercussioni drammatiche per diverso tempo. Oltre al
trascinarsi della causa civile intentata da Giulio al padre e a Ciro, nacque
una vera e propria faida tra i discendenti Trissino dal Vello d'Oro e i parenti
del ramo dei Trissino più prossimo alla prima moglie, Giovanna. Le voci che
fecero risalire a Ciro la denuncia anonima alla Santa Inquisizione delle
simpatie protestanti di Giulio nel 1573, spinsero Giulio Cesare, nipote di
Giovanna, a uccidere Ciro a Cornedo nel 1576, davanti a Marcantonio, uno dei suoi
figli. Quest'ultimo decise di vendicare il padre, accoltellando a morte Giulio
Cesare che usciva dalla cattedrale di Vicenza il venerdì santo del 1583. R.
Trissino, altro avversario dei Trissino dal Vello d'Oro, s'introdusse nella
casa di Pompeo, primogenito di Ciro, e ne uccise la moglie, Isabella Bissari, e
il figlioletto Marcantonio, nato da poco. Si vedano al proposito vari saggi
sull'argomento di Lucien Faggion, tra cui Les femmes, la famille et le devoir
de mémoire: les Trissino aux XVIe et XVIIe siècles. Dovette affrontare una
causa civile intentatagli dai Valmarana: negli ultimi decenni ProfessoreAlvise
di Paolo Valmarana perse villa e tenuta, giocandosele col patrizio Orso Badoer,
che rivendette la proprietà a Gaspare Trissino. Gli eredi Valmarana tentarono
di riprendersela ipotizzando un vizio all'origine, ma il tribunale diede
ragione ai diritti del Trissino. Si veda Lucien Faggion, Justice civile,
témoins et mémoire aristocratique: les Trissino, les Valmarana et Cricoli au
XVIe siècle,. Bernardo Morsolin,
Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, voce Trissino
nel sito Treccani L'Enciclopedia Italiana.
Paolo D'Achille, Trissino, Giangiorgio, in L'Enciclopedia dell'Italiano. "Palladio" è anche un riferimento
indiretto alla mitologia greca: Pallade Atena era la dea della sapienza,
particolarmente della saggezza, della tessitura, delle arti e, presumibilmente,
degli aspetti più nobili della guerra; Pallade, a sua volta, è un'ambigua
figura mitologica, talvolta maschio talvolta femmina che, al di fuori della sua
relazione con la dea, è citata soltanto nell'Eneide di Virgilio. Ma è stata
avanzata anche l'ipotesi che il nome possa avere un'origine numerologica che
rimanda al nome di Vitruvio, vedi Paolo Portoghesi, La mano di Palladio,
Torino, Allemandi, 2 Dal volantino della mostra dedicata a Trissino, in
occasione dell’anniversario della promulgazione dello Statuto del Comune,
organizzata dalla Provincia di Vicenza, Comune di Trissino e Pro Loco di
Trissino. L. Cicognara, Storia della
scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo di Canova, Giachetti,
Losanna, 1824. Sull'autore in generale si vedano almeno tre testi
fondamentali: Pierfilippo Castelli, La vita di Giovangiorgio Trissino,
oratore e poeta, ed. Giovanni Radici, Venezia, Bernardo Morsolin, Giangiorgio
Trissino o monografia di un letterato del secolo XVI, Firenze, Le Monnier, Atti
del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, Vicenza); N. Pozza, Vicenza,
Neri Pozza, Sulla Sofonisba: E. Bonora La "Sofonisba" del
Trissino, Storia Lettaliana, Garzanti, Milano, M. Ariani, Utopia e storia nella
Sofonisba di Giangiorgio Trissino, in Tra Classicismo e Manierismo, Firenze,
Olschki, C. Musumarra, La Sofonisba ovvero della libertà, «Italianistica»,
Sulle Rime: A. Quondam, Il naso di Laura. Lingua e poesia lirica nella
tradizione del classicismo, Ferrara, Panini, C. Mazzoleni, L’ultimo manoscritto
delle Rime di Giovan Giorgio Trissino, in Per Cesare Bozzetti. Studi di
letteratura e filologia italiana, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori,
Sull'Italia liberata si vedano almeno (in ordine di stampa): F. Ermini,
L’Italia liberata dai Goti di Giangiorgio Trissino. Contributo alla storia
dell’epopea italiana, Roma, Romana, A. Belloni, Il poema epico e mitologico, Milano,
Vallardi, Ettore Bonora, L'"Italia Liberata" del Trissino,Storia
della Lett. italiana,Milano, Garzanti, Marcello Aurigemma, Letteratura epica e
didascalica, in Letteratura italiana,
IV, Il Cinquecento. Dal Rinascimento alla Controriforma, Bari, Laterza, Marcello
Aurigemma, Lirica, poemi e trattati civili del Cinquecento, Bari, Laterza,
Guido Baldassarri. Il sonno di Zeus. Sperimentazione narrativa del poema
rinascimentale e tradizione omerica, Roma, Bulzoni, Renato Bruscagli, Romanzo
ed epos dall’Ariosto al Tasso, in Il Romanzo. Origine e sviluppo delle
strutture narrative nella cultura occidentale, Pisa, ETS, D. Javitch, La
politica dei generi letterari nel tardo Cinquecento, «Studi italiani», David
Quint, Epic and Empire. Politics and generic form from Virgil to Milton,
Princeton, Princeton University Press, F. Tateo, La letteratura epica e
didascalica, in Storia della letteratura italiana, IV, Il Primo Cinquecento, Roma, Salerno,
Sergio Zatti, L'imperialismo epico del Trissino, in Id., L'ombra del Tasso,
Milano, Bruno Mondadori, aRenato Barilli, Modernità del Trissino, «Studi
Italiani», A. Casadei, La fine degli incanti. Vicende del poema
epico-cavalleresco nel Rinascimento, Roma, Franco Angeli, D. Javitch, La nascita della teoria dei
generi letterari, «Italianistica», Cllaudio Gigante, «Azioni formidabili e
misericordiose». L'esperimento epico del Trissino, in «Filologia e Critica»,
Stefano Jossa, Ordine e casualità: ideologizzazione del poema e difficoltà del
racconto fra Ariosto e Tasso, «Filologia e critica», S. Sberlati, Il genere e
la disputa, Roma, Bulzoni, S. Jossa, La fondazione di un genere. Il poema
eroico tra Ariosto e Tasso, Roma, Carocci, M. Pozzi, Dall’immaginario epico
all’immaginario cavalleresco, in L’Italia letteraria e l’Europa dal Rinascimento
all’Illuminismo, in Atti del Convegno di Aosta,
N. Borsellino e B. Germano, Roma, Salerno, M. De Masi, L'errore di
Belisario, Corsamonte, Achille, «Studi italiani», Claudio Gigante,
Un'interpretazione dell'«Italia liberata dai Goti», in Id., Esperienze di
filologia cinquecentesca. Salviati, Mazzoni, Trissino, Costo, il Bargeo, Tasso,
Roma, Salerno Editrice, E. Musacchio, Il poema epico ad una svolta: Trissino
tra modello omerico e virgiliano, in «Italica»,
Valentina Gallo, Paradigmi etici dell'eroico e riuso mitologico nel V
libro dell'‘Italia' di Trissino, in «Giornale Storico della Letteratura
Italiana», Alessandro Corrieri, Rivisitazioni cavalleresche nell'Italia
liberata da' Gotthi di Giovan Giorgio Trissino, «Schifanoia», A. Corrieri, La guerra
celeste dell'Italia liberata da' Gotthi di Giangiorgio Trissino, «Schifanoia»,
Claudio Gigante, Epica e romanzo in Trissino, in La tradizione epica e
cavalleresca in Italia, C. Gigante e G. Palumbo, BruxellesI. E. Peter Lang,,
Alessandro Corrieri, Lo scudo d’Achille e il pianto di Didone: da L’Italia
liberata da’ Gotthi di Giangiorgio Trìssino a Delle Guerre de’ Goti di
Gabriello Chiabrera, «Lettere italiane»,Alessandro Corrieri, I modelli epici
latini e il decoro eroico nel Rinascimento: il caso de L’Italia liberata da’
Gotthi di Giangiorgio Trìssino, «Lettere italiane», Sul dibattito sui generi
letterari e la Poetica (in ordine di stampa): E. Proto, Sulla ‘Poetica’
di G. G. Trissino, Napoli, Giannini e figli, C. Guerrieri-Crocetti, Giovan
Battista Giraldi Cintio e il pensiero critico del secolo XVI,
Milano-Genova-Napoli, Società Dante Alighieri, G. Mazzacurati, La mediazione
trissiniana, in Misure del classicismo rinascimentale, Napoli, Liguori, G.
Mazzacurati, Conflitti di culture nel Cinquecento, Napoli, Liguori, A. Quondam,
La poesia duplicata. Imitazione e scrittura nell'esperienza del Trissino, in
Atti del Convegno di Studi su G. Trissino, N. Pozza, Vicenza, Accademia
Olimpica, G. Mazzacurati, Il Rinascimento del Moderni. La crisi culturale Professoree
la negazione delle origini” (Bologna, Il Mulino); M. Pozzi, Lingua, cultura,
società. Saggi della letteratura italiana del Cinquecento, Alessandria,
Dell’Orso, Per il rapporto fra l’epica del T. e quella del Tasso (in ordine di
stampa): E. Williamson, Tasso’s annotations to Trissino’s Poetics,
«Modern Language Notes», M. Clarini, Le postille del Tasso al Trissino, «Studi
Italiani», G. Baldassarri, «Inferno» e «Cielo». Tipologia e funzione del
«meraviglioso» nella «Liberata», Roma, Bulzoni, R. Bruscagli, L’errore di
Goffredo, «Studi tassiani», S. Zatti, Tasso lettore del Trissino, in Torquato
Tasso e la cultura estense, G. Venturi, Firenze, Olsckhi, Sulla lingua e il
dibattito dei contemporanei si vedano almeno (in ordine di stampa): B.
Migliorini, Le proposte trissiniane di riforma ortografica, «Lingua nostra» G.
Nencioni, Fra grammatica e retorica. Un caso di polimorfia della lingua
letteraria dal secolo XIII al XVI, Firenze, Olsckhi, B. Migliorini, Note sulla
grafia nel Rinascimento, in Id., Saggi linguistici, Firenze, Le Monnier, B.
Migliorini, Il Cinquecento, in Storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni
[e ristampe]. E.Bonora, "La questione della lingua", Storia
Lettaliana, Garzanti, Milano, C. Segre, L’edonismo linguistico del Cinquecento,
in Lingua, stile e società, Milano, Feltrinelli, O. Castellani-Pollidori, Il Cesano de la
lingua toscana, Firenze, Olschki, O. Castellani-Pollidori, Niccolò Machiavelli
e il Dialogo intorno alla lingua. Con un’edizione critica del testo, Firenze,
Olschki, M. R. Franco Subri, Gli scritti
grammaticali inediti di Claudio Tolomei: le quattro lingue di toscana,
«Giornale storico della letteratura italiana», I. Paccagnella, Il fasto delle
lingue. Plurilinguismo letterario nel Cinquecento, Roma, Bulzoni, M. Pozzi, Trattatisti del Cinquecento,
Milano-Napoli, Ricciardi, B. Richardson,
Trattati sull’ortografia del volgare, Exeter, University of Exeter, M. Pozzi, Gian Giorgio Trissino e la letteratura
italiana, in Id., Lingua, cultura e società. Saggi sulla letteratura italiana
del Cinquecento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, A. Cappagli, Gli scritti
ortofonici di Claudio Tolomei, «Studi di grammatica italiana», N. Maraschio,
Trattati di fonetica del Cinquecento, Firenze, presso l’Accademia, C. Giovanardi, La teoria cortigiana e il
dibattito linguistico nel primo Cinquecento, Roma, Bulzoni, M. Vitale,
L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua dell'«Italia
liberata da' Gotthi», Istituto Veneto de Scienze ed Arti,. Sulla traduzione di
Dante e l'importanza del De vulgari eloquentia si vedano almeno (in ordine di
stampa): M. Aurigemma, Dante nella poetica linguistica del Trissino,
«Ateneo veneto», foglio speciale, C.
Dionisotti, Geografia e storia della letteratura italiana, in Geografia e
storia della letteratura italiana, Torino, Einaudi,Floriani, Trissino: la
«questione della lingua», la poetica, negli Atti del Convegno di Studi su
Giangiorgio Trissino, etc...(ora in Gentiluomini letterati. Studi sul dibattito
culturale nel primo Cinquecento, Napoli, Liguori, I. Pagani, La teoria
linguistica di Dante, Napoli, Liguori,
C. Pulsoni, Per la fortuna del De vulgari Eloquentia nel primo
Cinquecento: Bembo e Barbieri, «Aevum», E. Pistoiesi: Con Dante attraverso il Cinquecento:
Il De vulgari eloquentia e la questione della lingua, «Rinascimento», Per le
trafile del codice dantesco posseduto dal Trissino, oggi alla Biblioteca
Trivulziana di Milano, cfr. l'introduzione diRàjna alla sua edizione del De
Vulgari Eloquentia (Firenze, Le Monnier) e G. Padoan, Vicende veneziane del
codice Trivulziano del “De vulgari eloquentia”, in Dante e la cultura veneta,
Atti del convegno di studi della fondazione “Giorgio Cini”,
Venezia-Padova-Verona, V. Branca e G. Padoan, Firenze, Olschki, Tutti i testi
del Trissino si rileggono nei due volumi intitolati Tutte le opere Scipione
Maffei (Verona, Vallarsi, 1729), che non riproducono però l'alfabeto inventato
riformato. Alcuni testi hanno avuto delle edizioni moderne: La Poetica si
rilegge nei Trattati di poetica e di retorica del Cinquecento B. Weinberg,
Bari, Laterza, Il testo è riprodotto con l'alfabeto inventato dal Trissino.
Scritti linguistici, A. Castelvecchi, Roma, Salerno (che contiene la Epistola
delle lettere nuovamente aggiunte, Il Castellano, i Dubbii grammaticali e la
Grammatichetta). I testi sono riprodotti con l'alfabeto inventato dal Trissino.
La Sofonisba è stata curata da R. Cremante, nel Teatro del Cinquecento, Napoli,
Ricciardi, Il testo è riprodotto con l'alfabeto inventato dal Trissino ed è
dotato di un vasto commento e introduzione. La traduzione del De vulgari
eloquentia si può leggere in D. Alighieri, F. Chiappelli, nella collana “I
classici italiani”, G. Getto, Milano, Mursia, oppure, assieme al testo latino,
nel 2 tomo dell’Opera Omnia curata da Scipione Maffei (vedi sotto). Per
l'Italia liberata dai Goti e per I Simillimi si deve ricorrere, invece, alle
prime edizioni o all'edizione del Maffei o alle ristampe sette-ottocentesche.
Per l'elenco completo di tutte le stampe, ristampe, studi ed edizioni sul Trissino
vedi Alessandro Corrieri, Giangiorgio Trissino., consultabile (aggiornata al 2
settembre ) presso//nuovorinascimento.org/cinquecento/trissino.pdf. A. Palladio Trissino (famiglia). Treccani Enciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Encyclopædia Britannica, Inc. Opere di Gian Giorgio Trissino, Gian Giorgio
Trissino (altra versione) / Gian Giorgio Trissino (altra versione) / Gian Giorgio
Trissino (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gian
Giorgio Trissino,. Opere di Gian Giorgio Trissino, su Progetto Gutenberg. Gian
Giorgio Trissino, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. ItalicaRinascimento: Giovan Giorgio Trissino,
L'Italia liberata dai Gotthi. L’uomo solo ha il comercio del
parlare. Questo è il nostro vero e primo parlare. Non dico nostro,
perchè altro parlar ci sia che quello dell'uomo. Perciò che fra tutte le cose
che sono solamente a l'uomo e dato il parlare ,sendo a lui necessario
solo. Certo non a gl’angeli non a gl’animali inferiori e necessario
parlare. Adunque sarebbe stato dato invano a costoro, non avendo bisogno di
esso. E la natura certamente abborrisce di fare cosa alcuna
invano. Se volemo poi sottilmente considerare la INTENZIONE del parlar [parabola]
nostro, niun'altra ce ne troveremo, che il MANIFESTARE all’altro questo o
quello CONCETTO de la mente nostra. Avendo adunque gl’angeli prontissima e
neffabile sufficienzia d'intelletto da chiarire questo o quello gloriosi
concetto, per la qual sufficienzia d'intelletto l'uno è TOTALMENTE NOTO all'altro, o per sè, o almeno per quel
fulgentissimo specchio, nel quale tutti sono rappresentati bellissimi e in cui
avidis simi sispecchiano. Per tanto pare, che di ni uno SEGNO DI PARLARE ha
mestieri. Ma chi opponesse a questo, allegando quei spiriti, che cascarono dal
cielo; a tale opposizione doppiamente si può rispondere. Prima, che quando noi
trattiamo di quelle cose, che Sono Che Q a bene essere , devemo essi
lasciar da 3 parte, conciò sia che questi perversi non vol lero aspettare
la divina cura. Seconda risposta,e meglio è,che questi demoni a MANIFESTARE fra
sè la loro perfidia, non hanno bisogno di conoscere , se non qualche cosa di
ciascuno, perchè è, e q u a n t o è 1 : il c h e certamente s a n no ; perciò
che si conobbero l'un l'altro avanti la ruina loro. Agl’ANIMALI INFERIORI poi
non fu bisogno provvedere di parlare. Conciò sia che per solo ISTINTO DI NATURA
siano guidati.E poi tutti quelli animali, che sono di una medesima specie,
hanno le medesime azioni, e le medesime passioni; per le quali loro proprietà
possono le altrui conoscere; ma aquelli che sono di diverse specie, non
solamente non e necessario loro il parlare, ma in tutto dannoso gli sarebbe
stato, non essendo alcuno amicabile comercio tra essi. E se mi fosse opposto
che IL SERPENTE che PARLA a la prima femina, e l'asina di Balaam PARLA, a
questo rispondo, che l'ANGELO nell’asina e IL DIAVOLO nel serpente hanno
talmente operato che essi animali mossero gli organi loro. E così d'indi la
voce risultò distinta, come vero parlare; non che quello de l'asina fosse altro
che ragghiare e quello del serpente altro che fischiare. Il testo ha: nonindigent,
nisiutsciantquilibetde quolibet, quia est, et quantus est. Parrebbe più proprio
il tradurre cosi:non hanno bisogno di conoscere, se non ciascheduno di
ciaschedun altro, che è,e quanto è: ossia l'esistenza e il grado. Se
alcuno poi argumentasse da quello, che Ovidio disse nel quinto della
Metamorfosi, che LE PICHE parlarono. Dico che dice questo FIGURATAMENTE, intendendo
altro. Ma se si dicesse che le piche al presente e altri uccelli parlano, dico
che è falso; perciò che tale atto NON è parlare, ma è certa imitazione del
suono de la nostra voce; o vero che si sforzano di imitare noi in quanto SONIAMO
ma non in quanto PARLIAMO (cf. ‘talk,’ ‘speak’, ‘speak in tongues’). Tal che se
quello che alcuno espressamente dicesse, ancora la pica ridicesse, questo non
sarebbe se non rappresentazione , o vero imitazione del SUONO di quello, che
prima avesse detto. E così appare, agl’UOMINI SOLI essere stato dato il PARLARE;
ma per qual cagione esso gli fosse NECESSARIO, ci sforzeremo brievemente
trattare. Che e NECESSARIO agl’uomini il comercio. Ovendosi adunque l'uomo NON
PER ISTINTO DI NATURA ma per ragione. E essa ragione o circa la separazione !,
o circa il giudidizio, o circa la elezione diversificandosi in ciascuno; tal
che quasi ogni uno de la sua pro . La voce del testo discretio sarebbe resa
meglio dalla parola discernimento. del parlare. , pria specie s'allegra;
giudichiamo che niuno intenda l'altro per la sua propria AZIONE o PASSIONE,
come fanno le bestie; nè anche per speculazione l'uno può intrar ne l'altro, come
l'angelo, sendo per la grossezza e opacità del CORPO mortale la umana specie da
ciò ritenuta. Fu adunque bisogno che volendo la generazione umana fra sè COMUNICARE
IL SUO CONCETTO avesse qualche SEGNO SENSUALE e razionale; per ciò che dovendo
prendere una cosa da la ragione, e ne la ragione portarla, bisognava essere
razionale; ma non potendosi alcuna cosa di una ragione in un'altra portare, SE
NON PER IL MEZZO DEL SENSUALE e bisogno essere sensuale, perciò che se 'l fosse
solamente razionale, non potrebbe trapassare; se solo sensuale, non potrebbe
prendere dalla ragione, nè ne la ragione de p o r r e . E questo è segno c h e
il s u bietto, di che parliamo, è nobile ; perciò che in quanto è suono, egli è
per natura una cosa sensuale e inquanto che, secondo la volontà di ciascun ,
significa qualche cosa, egli è razionale 1. Iltestoha:Hoc equidem signum
est,ipsum sub jectum nobile, dequoloquimur: naturasensualequi dem , in quantum
sonus est , esse ; rationale vero , in quantum aliquid significare videtur ad
placitum . A noi pare più giusto l'interpretare questo passo cosi. Questo segno
(l'aliquod rationale signum et sensuale di cui ha parlato poche righe più
sopra) è per l'appunto il nobile soggetto di cui parliamo. Sensuale per natura,
in quanto è SUONO. Razionale, in quanto che, se A che uomo fu prima dato il parlare,
echedisseprima,& inche lingua. l'uomo solo fu dato il parlare. Ora istimo
che appresso debbiamo investigare, a che uomo fu prima dato ilparlare,e che
cosa prima disse, & a chi parlò , e dove e quando , & eziandio in che
linguaggio il primo suo parlare si sciol se. Secondo che si legge ne la prima
parte del Genesis , ove la sacratissima Scrittura tratta del principio del
mondo , si truova la femina, prima cheniunaltro,aver parlato, cioèlapre
sontuosissima EVA, la quale al DIAVOLO, che la ricercava , disse , ‘Dio ci ha
commesso , che non mangiamo del frutto del legno che è nel mezzo del paradiso,
e che non lo tocchiamo , acciò che per avventura non moriamo. Ma a vegna che in
scritto si trovi la donna aver pri mieramente parlato, non di meno è ragionevol
cosa che crediamo, che l'uomo fosse quello, che prima parlasse. Nè cosa
inconveniente mi pare condo la volontà di ciascuno, significa qualche cosa.
Contro la quale interpretazione stala punteggiatura, e la voce esse del testo, che
sarebbe di troppo ; ma ,per com penso, il brano riesce più chiaro, e si collega
meglio col senso di tutto il Capitolo. 9 Anifesto è per le cose già dette
, che a pensare, che così eccellente azione de la il generazione
umana prima da l'uomo, che da la femina procedesse. Ragionevolmente adunque
crediamo ad esso essere stato dato primier mente il parlare da Dio, subito che
l’ebbe formato. Che voce poi fosse quella che parla prima, a ciascuno di sana
mente può esser in pronto e io non dubito che la fosse quella, che è Dio, cioè
Eli, o vero per modo d'interrogazione, o per modo di risposta. Assurda cosa
veramente pare, e da la ragione aliena, che da l'uomo fosse nominata cosa
alcuna prima che Dio ; con ciò sia che da esso,& in esso fosse fatto
l'uomo.E siccome, dopo la prevaricazionedel'u m a n a generazione , ciascuno
esordio di parlare comincia da heu ; così è ragionevol cosa , che quello che fu
davanti , cominciasse da alle grezza , e conciò sia che niun gaudio sia fuori
di Dio,ma tuttoinDio,& esso Dio tuttosiaal legrezza, conseguente cosa è che
'l primo p a r lante dicesse primieramente Dio. Quindi nasce questo dubbio,che
avendo di sopra detto, l'uomo aver prima per via di risposta parlato, se risposta
fu,devette esser a Dio; e se a Dio, parrebbe, che Dio prima avesse parlato, il che
parrehbe contra quello che avemo detto di sopra. Al qual dubbio
risponderemo,che ben può l'uo mo averrisposto a Dio, chelointerrogava, nè per
questo Dio aver parlato di quella LOQUELLA, che dicemo.Qual è colui, che
dubiti, che tutte le cose che sono non si pieghino secondo il voler di Dio,da
cuièfatta, governata,econservata
, ciascuna cosa ? É conciò sia che l'aere a tante
alterazioni per comandamento della natura in feriore si muova, la quale è
ministra e fattura di Dio, di maniera che fa risuonare i tuoni, fulgurare il
fuoco, gemere l'acqua, e sparge le nevi, e slancia la grandine ; non si moverà
egli per comandamento di Dio a far risonare alcune parole le quali siano
distinte da colui, che maggior cosa distinse?e perchè no? Laon de & a
questa, & ad alcune altre cose credia mo tale risposta bastare. Dove,&
a cuiprima l'uomo abbiaparlato. ta così da le cose superiori,come da le in
feriori), che il primo uomo drizzasse il suo primo parlare primieramente a Dio
, dico, che ragionevolmente esso primo parlante parlò s u bito,che fu da la
virtù animante ispirato: per ciò che ne l'uomo crediamo,che molto più cosa
umana sia l'essere sentito che il sentire, pur che egli sia sentito,e senta
come uomo. Se adunque quel primo fabbro, di ogni perfezione principio &
amatore ,inspirando il primo uomo con ogni perfezione compi , ragionevole cosa
mi pare, che questo perfettissimo animale non prima cominciasse a sentire, che
'l fosse sen tito. Se alcuno poi dicesse contra le obiezioni, 11
Iudicando adunque (non senza ragione trat , che non era bisogno
che l'uomo parlasse, es sendo egli solo ; e che Dio ogni nostro segreto senza
parlare, ed anco prima di noi discerne ; ora (con quella riverenzia , la quale
devemo usare ogni volta,che qualche cosa de l'eterna volontà
giudichiamo),dico,che avegna che Dio sapesse, anzi antivedesse (che è una
medesima cosa quanto a Dio)ilconcetto del primo par lante senza parlare,non di
meno volse che esso parlasse ; acciò che ne la esplicazione di tanto dono,
colui, che graziosamente glielo avea do nato,se ne gloriasse.E perciò devemo
credere, che da Dio proceda , che ordinato l'atto de i nostri affetti, ce ne
allegriamo. Quinci possiamo ritrovare il loco, nel quale fu mandata fuori
laprimafavella;perciòchesefuanimato l'uo m o fuori del paradiso , diremo che
fuori : se dentro , diremo che dentro fu il loco del suo primo parlare. Ra
perchè i negozj umani si hanno ad esercitare per molte e diverse lingue , tal
che molti per le parole non intesi da molti,che se fussero senza esse;
però fia buono investigare di quel parlare, del quale si crede aver usato
l'uomo, che nacque senza sono altrimente 1 Di che idioma prima l'uomo parld, e
donde fu l'autore di quest'opera. madre, e senza latte si nutri, e
che nè pupil lare età vide,nè adulta.In questa cosa,sì come in altre molte,
Pietramala è amplissima città, e patria de la maggior parte dei figliuoli di
Adamo .Però qualunque si ritrova essere di cosi disonesta ragione, che creda,
che il loco della sua nazione sia il più delizioso, che si trovi sotto il Sole
, a costui parimente sarà licito preporre il suo proprio volgare , cioè la sua
materna locuzione,a tutti gli altri; e conse guentemente credere essa essere
stata quella diAdamo.Ma noi,acuiilmondo èpatria, sì come a'pesci il mare ,
quantunque abbiamo bevuto l'acqua d'Arno avanti che avessimo denti,e che amiamo
tanto Fiorenza,che pe averla amata patiamo ingiusto esiglio, non dimeno le
spalle del nostro giudizio più a la ragione che al senso appoggiamo. E benchè
se condo il piacer nostro , o vero secondo la quiete de la nostra sensualità,
non sia in terra loco più ameno di Fiorenza;pure rivolgendo i vo lumi de'poeti
e de gli altri scrittori, ne i quali il mondo universalmente e particularmente
si descrive , e discorrendo fra noi i varj siti dei luoghi del mondo , e le
abitudini loro tra l'uno e l'altropolo,e'lcircolo equatore,fermamente comprendo
, e credo, molte regioni e città es sere più nobili e deliziose che Toscana e
Fio renza, ove son nato, e di cui son cittadino; e molte nazioni e molte genti
usare più dilette vole, e più utile sermone , che gli Italiani. R i
r tornando adunque al proposto , dico che una certa forma di
parlare fu creata da Dio insie me con l'anima prima ,e dico forma, quanto a i
vocaboli de le cose,e quanto a la construzione de'vocaboli , e quanto al
proferir de le con struzioni; la quale forma veramente ogni par lante lingua
userebbe, se per colpa de la pro sunzione umana non fosse stata dissipata, come
di sotto si mostrerà. Di questa forma di par lare parlò Adamo , e tutti i suoi
posteri fino a la edificazione de la torre di Babel , la quale si interpreta la
torre de la confusione. Questa forma di locuzione hanno ereditato i figliuoli
di Heber, i quali da lui furono detti Ebrei ; a cui soli dopo la confusione
rimase, acciò che il nostro Redentore , il quale doveva nascere di
loro,usasse,secondo laumanità,dela lin gua de la grazia, e non di quella de la
confu sione 1. Fu adunque lo ebraico idioma quello, che fu fabbricato da le
labbra del primo par lante . ' Il testo ha : qui ex illis oriturus erat
secundum humanitatem ,non lingua confusionis, sed gratiæ frue retur.E deve
tradursi:ilqualedovevanascere di loro secondo l'umanità , usasse della lingua
della grazia , e non di quella della confusione. Hi come gravemente mi vergogno di rin
15 e per De la divisione del parlare in
più lingue. A en ta nerazione umana : ma perciò che non possia mo lasciar di
passare per essa, se ben la fac cia diventa rossa , e l'animo la fugge , non
starò di narrarla. Oh nostra natura sempre prona ai peccati , oh da principio ,
e che mai non finisce, piena di nequizia; non era stato assai per la tua
corruttela, che per lo primo fallo fosti cacciata, e stesti in bando de la p a
tria de le delizie? non era assai, che per la universale lussuria, e crudeltà
della tua fami glia, tutto quello che era di te, fuor che una casa sola, fusse
dal diluvio sommerso , il male , che tu avevi commesso , gli animali del cielo
e de la terra fusseno già stati puniti ? Certo assai sarebbe stato; ma come
prover bialmente si suol dire,Non andrai a cavallo anzi terza ; e tu misera
volesti miseramente andare a cavallo.Ecco,lettore, che l'uomo , o vero
scordato,o vero non curando de le prime battiture, e rivolgendo gli occhi da le
sferze, che erano rimase , venne la terza volta a le botte, per la sciocca sua
e superba prosunzio ne. Presunse adunque nel suo cuore lo incu rabile uomo,
sotto persuasione di gigante, di , superare con l'arte sua non solamente
la na tura,ma ancoraessonaturante,ilqualeèDio; e cominciò ad edificare una
torre in Sennar, la quale poi fu detta Babel, cioè confusione, per la quale
sperava di ascendere al cielo,avendo intenzione, lo sciocco,non solamente di
aggua gliare,ma diavanzare ilsuo Fattore.Oh cle menzia senza misura del celeste
imperio;qual padre sosterrebbe tanti insulti dal figliuolo? Ora innalzandosi
non con inimica sferza, ma con paterna , & a battiture assueta , il ribel
lante figliuolo con pietosa e memorabile corre zione castigò. Era quasi tutta
la generazione umana a questa opera iniqua concorsa ; parte comandava, parte
erano architetti,parte face vano muri,parte impiombavano,parte tiravano le
corde ", parte cavavano sassi, parte per ter ra,partepermareliconducevano.E
cosìdi verse parti in diverse altre opere s’affatica vano , quando furono dal
cielo di tanta con fusione percossi, che dove tutti con una istessa loquela
servivano a l'opera , diversificandosi in molte loquele , da essa cessavano ,
nè mai a quel medesimo comercio convenivano ; & a quelli soli, che in una
cosa convenivano una · Il Witte osservò che in luogo di pars amysibus
tegulabant, pars tuillis linebant, come leggeva erro neamente la volgata nel
testo latino , si deve leggere : pars amussibus tegulabant, pars trullis (o
truellis) linebant, e si deve tradurre : parte arrotavano sulle pietre i
mattoni,parte con le mestole intonacavano. istessa loquela attualmente rimase , come a
tutti gli architetti una , a tutti i conduttori di sassi una,a tuttiipreparatori
di quegli una, e così avvenne di tutti gli operanti; tal che di quanti varj
esercizj erano in quell'opera , di tanti varj linguaggi fu la generazione umana
disgiunta. E quanto era più eccellente l'arti ficio di ciascuno , tanto era più
grosso e b a r b a r o il l o r o parlare . Q u e l l i p o s c i a , a li q u
a l i il sacrato idioma rimase , nè erano presenti nè lodavano lo esercizio
loro ; anzi gravemente biasimandolo, si ridevano de la sciocchezza de gli
operanti.M a questi furono una minima parte di quelli quanto al numero ; e
furono , sì come io comprendo , del seme di Sem , il quale fu il terzo
figliuolo di Noè , da cui nacque il popolo di Israel, il quale usò de la
antiquissima locu zione fino a la sua dispersione. e specialmente in Europa. Er
la detta precedente confusione di lin gue non leggieramente giudichiamo , che
allora primieramente gli uomini furono sparsi per tutti iclimi del mondo e per
tutte le re gioni & angoli di esso. E conciò sia che la P
Sottodivisione del parlare per il mondo , , principal radice dela
propagazione umana sia ne le parti orientali piantata , e d'indi da l'u no e
l'altro lato per palmiti variamente diffu si, fu la propagazione nostra
distesa; final mente in fino a l'occidente prodotta , là onde primieramente le
gole razionali gustarono o tutti,o almen parte de ifiumi di tutta Europa. Ma
ofusseroforestieriquesti,cheallorapri mieramente vennero, o pur nati prima in E
u ropa, ritornassero ad essa; questi cotali por tarono tre idiomi seco ; e
parte di loro ebbero in sorte la regione meridionale di Europa, parte la
settentrionale , & i terzi, i quali al presente chiamiamo Greci , parte de
l’Asia e parte de la Europa occuparono.Poscia da uno istesso idio
ma,dalaimmonda confusione ricevuto,nac quero diversi volgari , come di sotto
dimostre remo ; perciò che tutto quel tratto, ch'è da la foce del Danubio, o
vero da la palude Meotide, fino a i termini occidentali (li quali da i confini
d'Inghilterra, Italia e Franza , e da l'Oceano sono terminati), tenne uno solo
idioma: ave gna che poi per Schiavoni, Ungari , Tedeschi, Sassoni , Inglesi
& altre molte nazioni fosse in diversi volgari derivato ; rimanendo questo
solo per segno, che avessero un medesimo prin cipio , che quasi tutti i
predetti volendo affir mare, dicono jo. Cominciando poi dal termine di questo
idioma,cioè da iconfini de gli Ungari verso oriente,un altro idioma tutto quel
tratto occupò. Quel tratto poi, che da questi in qua . si chiama
Europa, e più oltra si stende,o ve ro tutto quello de la Europa che resta ,
tenne un terzo idioma 1, avegna che al presente tri partito si veggia ; perciò
che volendo affermare, altri dicono oc, altri oil, e altri sì, cioè Spa gnuoli
, Francesi & Italiani.Il segno adunque che i tre volgari di costoro
procedessero da uno istesso idioma,è in pronto;perciò che molte cose chiamano
per i medesimi vocaboli, come è Dio,cielo,amore,mare,terra,e vive,muore, ama
,& altri molti.Di questi adunque de la meridionale Europa , quelli che
proferiscono oc tengono la parte occidentale, che comincia da i confini
de'Genovesi ; quelli poi che dicono sì, tengono da i predetti confini la parte
orientale, cioè fino a quel promontorio d'Italia, dal quale comincia il seno
del mare Adriatico e la Sici lia.Ma quelli che affermano con oil,quasi sono settentrionali
a rispetto di questi ; perciò che da l'oriente e dal settentrione hanno gli Ale
manni , dal ponente sono serrati dal mare in 1 Il testo ha : A b isto incipiens
idiomate , videlicet a finibus Ungarorum versus orientem aliud occupa vittotum
quodabindevocaturEuropa,necnonul terius est protractum . Totum autem , quod in
Europa restat ab istis , tertium tenuit idioma. E deve essere tradotto cosi : A
cominciare da questo idioma, cioè dai confini degli Ungari verso oriente , un
altro idioma occupò l'intero tratto che da quei confini in là si chiama Europa
, e che si protrae anche più oltre. Tutto il tratto poi della rimanente Europa
tenne un terzo idioma. 19 glese, e dai monti di Aragona terminati
, dal mezzo di poi sono chiusi da'Provenzali,e da la flessione de l'Appennino.
Noi ora è bisogno porre a pericolo 1 la ' Il verbo periclitari del testo latino
qui vale mettere alla prova , cimentare.
, ragione, che avemo, volendo ricercare di quelle cose ne le quali da
niuna autorità siamo aiutati, cioè volendo dire de la variazione, che
intervenne al parlare , che da principio era il medesimo.Ma
conciòsiachepercammininoti più tosto e più sicuramente si vada , però so
lamente per questo nostro idioma anderemo,e gli altri lascieremo da parte ,
conciò sia che quello che ne l'uno è ragionevole , pare che eziandio abbia ad
esser causa ne gli altri. È adunque loidioma,deloqualetrattiamo(come ho detto
di sopra) in tre parti diviso , perciò che alcuni dicono oc , altri si, e altri
oil. E che questo dal principio de la confusione fosse uno medesimo (il che
primieramente provar si deve) appare, perciò che si convengono in molti
vocaboli,come gli eccellenti dottori dimostrano; De le tre varietà del parlare,
e come col tempo il medesimo parlare si muta , e de la invenzione de la
grammatica. A la quale convenienzia repugna a la confusione, che fu
per il delitto ne la edificazione di Babel. I Dottori adunque di tutte tre
queste lingue in molte cose convengono, e massimamente in questo vocabolo,Amor.
Gerardo di Berneil , « Surisentis fez les aimes Puer encuser Amor.» Il re di
Navara, «De'finamor sivientsenebenté.» M. Guido Guinizelli, « Nè fè amor ,
prima che gentil core , Nè cor gentil,prima che amor,natura.» Investighiamo
adunque , perchè egli in tre parti sia principalmente variato,e perchè cia
scuna di queste variazioni in sè stessa si varii, come la destra parte d'Italia
ha diverso par lare da quello de la sinistra, cioè altramente parlano i
Padovani , e altramente i Pisani : e investighiamo perchè quelli,che abitano più
vi cini,siano differenti nel parlare,come è iMila nesi e Veronesi,Romani e
Fiorentini;e ancora perchè siano differenti quelli,che si convengono sotto un
istesso nome di gente,come Napole tani e Gaetani , Ravegnani e Faentini ; e
quel che è più maraviglioso, cerchiamo perchè non si convengono in parlare
quelli che in una medesima città dimorano , come sono i Bolo gnesi del borgo di
san Felice , e i Bolognesi della strada maggiore.Tutte queste
differenze adunque,e varietàdi sermone,che avvengono, con una istessa ragione
saranno manifeste. Dico adunque , che niuno effetto avanza la sua ca gione, in
quanto effetto,perchè niuna cosa può fare ciò che ella non è.Essendo adunque
ogni nostra loquela (eccetto quella che fu da Dio insieme con l'uomo creata) a
nostro benepla cito racconcia,dopo quella confusione,la quale niente altro fu
che una oblivione de la loquela prima, & essendo l'uomo instabilissimo e va
riabilissimo animale , la nostra locuzione ne durabile nè continua può essere ;
m a come le altre cose che sono nostre (come sono costumi &
abiti),simutano;cosìquesta,secondo ledi stanzie de iluoghi e dei tempi,è
bisogno di va riarsi.Però non è da dubitare che nel modo che avemo
detto,cioè,che con ladistanziadeltempo il parlare non si varii, anzi è fermamente
da tenere ; perciò che se noi vogliamo sottilmente investigare le altre opere
nostre,le troveremo molto più differenti da gli antiquissimi nostri cittadini,
che da gli altri de la nostra età, q u a n
tunquecisianomoltolontani1.Ilperchèaudace mente affermo, che se gli
antiquissimi Pavesi ora risuscitassero,parlerebbero di diverso parlare di
quello, che ora parlano in Pavia ; nè altrimente questo , ch'io dico , ci paja
maraviglioso , che , 1Iqualicisianomolto lontani(magis....quam a
coetaneis perlonginquis). ciparrebbe a vedere un giovane
cresciuto,il quale non avessimo veduto crescere.Perciò che le cose , che a poco
a poco si movono , il moto loro è da noi poco conosciuto;e quanto la va
riazione de la cosa ricerca più tempo ad essere conosciuta, tanto essa cosa è
da noi più stabile esistimata.Adunque non ci ammiriamo,se i discorsi di quegli
uomini,che sono poco da le bestie differenti, pensano che una istessa città
abbia sempre il medesimo parlare usato, conciò sia che la variazione del
parlare di essa città non senza lunghissima successione di tempo a poco a poco
sia divenuta , e sia la vita de gli uomini di sua natura brevissima. Se adunque
il sermone ne la istessa gente (come è detto) successivamente col tempo si
varia, nè può per alcun modo firmarse, è necessario che il par lare di coloro,
che lontani e separati dimorano, sia variamente variato ; sì come sono ancora
variamente variati i costumi & abiti loro , i quali nè da natura,nè da
consorzio umano sono firmati, ma a beneplacito, e secondo la conve nienzia de i
luoghi nasciuti.Quinci si mossero gl'inventori de l'arte grammatica ; la quale
grammatica non è altro che una inalterabile conformità di parlare in diversi
tempi e luo ghi.Questa essendo di comun consenso di molte genti regulata , non
par suggetta al singulare arbitrio di niuno, e consequentemente non può essere
variabile.Questa adunque trovarono,ac ciò che per la variazion del parlare , il
quale DE LA VOLGARE ELOQUENZIA. 23 De la varietà del parlare
in Italia da la destra e sinistra parte de l'Appennino. Gian Giorgio Trissino
dal Vello d'Oro. Oro. Keywords: la riforma della lingua italiana, filosofia del
linguaggio, Alighieri, lingua e linguaggio, codice di comunicazione, il parlare
umano, il parlare solo umano, la prima lingua, la parlata dei genovesi, la
filosofia del linguaggio in Alighieri, l’eloquenza, la filosofia del linguagio,
only man speaks. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trissino” – The Swimming-Pool
Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51652743276/in/photolist-2mKUm41-2mGnP2f
Grice ed Orsi – filosofia italiana – filosofia
fascista – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Palma di Montechiaro). Filosofo. Grice: “Orsi uses ‘psicologia speculativa’ where I would use
‘psicologia filosofica,’ since speculativa opposes to prattica, rather!” --Allievo
di Ottaviano, insegna a Catania. Pubblica nella sua attività di ricerca scritti
minori di autori italiani e il saggio “Gl’hegeliani
di Napoli.” Cura l'edizione dell'opera di Ottaviano su Campailla; “La psicologia
filosofica di Spaventa” – e stato nella segreteria della rivista “Sophia”.
Altri saggi: “Lo spirito come atto puro,” “La filosofia moderna,” “L'uomo al
bivio: immanentismo o cristianesimo? Saggio di realismo esistenziale, “Antropologia”;
“Psiche e meta-fisica” “Psicologia speculativa” “Sulla psico-patia”. Grice:
“The D’Orsi – and indeed a Domenico D’Orsi, back in the 1700s, are a very noble
family in Sicily. D’Orsi is associated with “Sophia”, founded by Ottaviano. His
interests have been many and varied – but most notably philosophical
psychology, which the Italians call ‘psicologia speculativa’ as opposed to
cheap scientific psychology. They have the great Spaventa, who philosophized on
the most abstract issues concerning the old Roman idea of an ‘animo’. Compared
to what Ryle’s and Watson’s psychological behaviourism is a no-no-no!” O’Orsi
has philosophized on democracy. I democratici can be ingenuii, as I prefer
them, or critici. He has also ‘cured’ the edition of Ottaviano on Campailla,
and went continental to study Napoli!” Grice: “Orsi has done a lot to allow us
to understand Spaventa. As most Italians, Spaventa was fascinated by the Hun,
and cared to trasnalte a book that the Hun never cared to read: Lotze’s
Elementi di psicologia speculativa. I can imagine Spaventa wondering what he
was doing, bringing Lotze’s ‘seele’ as ‘animo’. The ‘elements’ by Lotze, as
translated by Spaventa, are elementary enough – but the section on the
‘soul/body’ (anima/corpo), ‘animo/corpo, corpo animato, corpo inanimate) is
interesting. But far more interesting is Orsi’s unearthing Spaventa’s “Psiche e
metafisica” – not to be confused with LABRIOLA’s essay by the same name. This
is a hodge podge of reflections. But mainly anti-materialistic. While an
emergentist, Spaventa (as discovered by Orsi) struggles to understand the
connection between ‘sentire’ and ‘sentito’ and more generally, between the
‘sentire’ as a processo fisiologico – Spaventa goes on to distinguish three
levels of the ‘sentire’ – the first is the processo fisiologico itself, the
second is what Spaventa, as unearthed by Orsi, calls the ‘unita distintiva del
sentito’, and the third is the ‘unita reflessiva del sentito’ or
‘raprresentazione’. So if you feel cold, there’s cold qua processo fisiologico of
a ‘corpo animato’ – ‘uninanimated bodies cannot FEEL cold’ – second there is
the unity of COLDNESS as distinctive from say, HEAT. And third there is the
concetto ‘’freddo’ – so that there is a ‘unita reflessiva del sentito’ – the
expression ‘freddo’ now NAMES or represents, or stands for the sensation
itself. Domenico D’Orsi. Orsi. Keywords: animo, amore, Ottaviano, Campailla,
Spaventa, gl’hegeliani di Napoli, Sophia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed
Orsi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742674470/in/datetaken/
Grice ed Ortes – il verso -- filosofia italiana –
Luigi Speranza -- (Venezia). Filosofo. Grice: “Being English, I was often confronted with that very
‘silly’ song by Cleese and Idle, but then they were never the first! Which is
good, since they are Cambridge and Ortes is Oxonian! Viva La Fenice!” -- Considerato
uno dei più dotati tra i filosofi veneti settecenteschi, precursore
nell'analizzare dal punto di vista della produzione complessiva alcuni aspetti
come popolazione e consumo. La sua impostazione filosofica si fonda su un
rigoroso razionalismo. Nel mercantilismo vide far gran confusione fra moneta e
ricchezza. Fu un sostenitore del libero scambio pur con alcune restrizioni
della proprietà che interessavano il clero, anche se appartenevano al passato ed
è considerato per questo un anticipatore di Malthus, ma con qualche contraddizione.
Malthus prevede l'aumento della popolazione, in trenta anni, in modo
esponenziale, quindi molto di più dell'aumento delle sussistenze. Altre saggi:
“Grandi, abate camaldolese, matematico dello Studio Pisano, Venezia, Giambatista
Pasquali, “ Dell'economia nazionale” (Venezia); “Sulla religione e sul governo
dei popoli” (Venezia); “Saggio della filosofia degli antichi” -- esposto in versi
per musica (Venezia); “Dei fedecommessi a famiglie e chiese,” Venezia, “Riflessioni
sulla popolazione delle nazioni per rapporto all'economia nazionale: errori
popolari intorno all'economia nazionale e al governo delle nazioni” (Milano,
Ricciardi), R. Donati (Genova, San Marco dei Giustiniani). Catalano, Dizionario
Letterario Bompiani. AMilano, Bompiani, Citazionio su Treccani L'Enciclopedia
Italiana. Quanto i suoi studi matematici influissero sul suo metodo
economico,vedremo; qui, brevemente, come in fluissero sulle sue considerazioni
filosofiche. Così, scrive egli delle opinioni (1) ed ecco si studia di ridurre
a (1) “Calcolo sopra il valore delle opinioni e sopra i piaceri e i dolori
della vita umana”, Venezia, Pasquali, ristampato dal Custodi,t.XXIV degli ECON.
MOD. FILOSOFIA IN FORMULE MATEMATICHE numero determinato il valore
dell'opinione, che alcun gode, per possedere certa qualità che lo pone innanzi
agli altri nella scelta degli oggetti piacevoli. Questa buona opi nione nasce o
dai natali,come la nobiltà,la patria ecc., o dallaprofessione,come la
milizia,lelettere ecc.,o da qualche prerogativa, come dall'autorità, dal merito
ecc. Ciascun uomo fornito di alcuna di queste qualità gode di qualche cosa che
non godrebbe se ne fosse privo. Ortes si studia di determinare il valore di
questi beni recati dall'opinione. Valga un esempio. Se si chiede quanto
aggiunga di valore alla nobiltà l'opinione della stessa, Ortes ragiona così: postoche
larenditagiorna liera di tutte le famiglie nobili sia 20,000, quella che
proviene da cariche,magistrature,commende ecc. 3,300, quella che vien data dall'opinione,cioè
coll'autorità di disporre di più posti, e colla riputazione dei grandi sul
volgo, a 700,posto che il numero di tutti i nobili sia 10,000, il valore di
tutta la nobiltà sarebbe espresso da 20,000 + 3,300 + 700 = 2. Falostessocoin
10,000 puto per le altre opinioni,di cui dice esser pretesto la virtù,ma
verofinel’interesseproprio,poichè,dipen dendo il valore delle opinioni dalla
ricchezza attuale o possibile, è manifesto che si deve prima d'ogni altra cosa
cercare l'utileproprio. Avverte che v'ha sempre un'opinione predominante che
varið col variare dei secoli: ai tempi di Roma li bera era la
conquista;sottoAugusto illusso;ilplato nismo ai tempi di Costantino;
l'investitura ai tempi di Gregorio VII ; le lettere sotto Leon X ;finalmente
lozio a tempi dell'autore! Strana è questa classificazione, 44
PIACERI E DOLORI. tuttavia 1?Ortes mostra come il pretesto della virtù coprisse
basse mire di privato interesse. Lo stesso ozio ha il suo pretesto dell'ordine,
benchè sia figlio di vana alterigia.L'uomo che dee servire a molte di queste
opi nionisaràpiùcivile,ma piùtimidoefinto;chiapoche; sarà più rozzo,ma anche
più sicuro e più libero. E come l’Ortes si studia di ridurre a calcolo le opi
nioni,così parimenti i piaceri e i dolori. Meno originale e meno astruso è
l'Ortes in questo scritto.Con molta inesattezza di idee e di lingua, espone
daprincipioladottrina chetuttociòcheèconforme alla conservazione e sviluppo del
nostro essere, genera piacere; il contrario,dolore; parla dei dolori e piaceri
delsenso,dei dolori e piaceri dell'opinione; mostra l'uomo naturalmente
soggetto al dolore, e che il piacere non è che un sollievo del dolore; con
ragionamento curioso studiasi mostrare che il piacere non può mai s u perare il
dolore, perchè il piacere essendo preceduto, secondo l'Ortes, dal dolore, sopito
che questo sia, tutto quel di più di piacere che si volesse applicare gene
rerebbe dolore contrario, come l'indigestione dopo la fame cessata, la
stanchezza dopo la danza ecc. Il calcolo del piacere e dei dolori dipende
dal grado della elasticità delle fibre onde alcuno è fornito,e,quanto ai
piacerie dolori d'opinione, dalla stima che ciascuno fadeglistessi. L'autore
nonpretendeanovitàdidot trina, professa di avere scritto secondo la propria
espe rienza, con un temperamento indolente é coisuoi sensi
inun'etàdimezzo.Vedrem poi com’eglistessone ab bia dato un giudizio severo. Due
altre opere filosofiche si hanno dell’Ortes : un ragionamento delle
scienze utili e delle dilettevoli per rapportoallafelicità umana;— e riflessioni
su gli oggetti apprensibili, sui costumi e sulle cognizioni umane per rapporto
alle lingue (1); ma si può dispensarsi dal tener dietro a questi discorsi, che,
a dir vero, son pesantissimi. In sostanza l'uno si riduce a mostrare l'ufficio
delle umane facoltà nella scienza e nelle arti belle,anche queste in
titolandole scienze ma dilettevoli,in contrapposto delle a ltre che chi ama
scienze utili; nelle scienze tiene il campo l'intelletto, nelle arti belle
l'imaginazione; quelle hannoperoggettoilverocom'è,questeilveroma ela borato
dalla fantasia. Quindi discorresi in quali termini sia concesso il lavoro
dell'imaginazione e concludesi sul tenore dell'epigrafe : Sol la scienza del
ver giova ed alletta. L'altro ebbe occasione dallatraduzione del Pope, perchè
volendo ragionare delle difficoltà del tradurre, si trova così accresciuta in
mano la materia, che piuttosto d’un proemio s’appiglia a farne un saggio a sè.
In fatto prende la cosa da alto, e filosofeggia sulla varietà reale degli
oggetti e sulla varietà nel modo di rappresentarseli, onde s'apre l'adito a
discorrere delle lingue e delle loro diversità, quindi intorno l'uso della
parola, e particolarmente intorno all'eloquenza. Infine ritorna donde era
partito, e conclude che se il traduttore può benissimo esporre le verità
apprese da altra lingua, non potrà tuttavia produrne tale impressione negli ani
mi, come ne è prodotta dall'originale, se non facendo sene come nuovo autore,
esprimendole cioè inmodo; tip. Pasquali. SUL MODO DI TRADURRE. Non si può
negare che osservazioni argute si tro vino spesso nell'Ortesa ncheinqueste
riflessionisugli oggetti apprensibili, suicostumi, e sulle cognizioni umane per
rapporto alle lingue; ma pur troppo è d'uopo cercarsele in una lettura assai
noiosa. Qualche volta dà risalto a quell'idea che vedremo poi sua prediletta in
economia, che cioè quello solo riesca ove siavi la pubblica persuasione, non
già ove questa non corrispondaagliimpulsi; e però egregiamente dice, che allora
un ammiraglio potea condurre gli’inglesi in
America, come un tempo un romito potea condurli in Soria, perchè gl’inglesi
stessi voleano e avean voluto così. Qualche volta, faticosamente sì, ma pur si
conduce a qualche sentenza netta e perspicua, come, p. es., dopo GOLDONI,
COLTURA ALLAMODA, PUB. OPINIONE. Adatto all'indolee ai pregi della propria lingua. Chi volesse calcare l'autore
straniero sarebbe come chi cre desse ricopiare un ritratto con soprapporvi
isuoi colori, coprendone così e confondendone letinte,ecangiando il quadro in
un mascherone o in un empiastro. necessità invece che gli scrittori s'accordino
sempre col carattere nazionale de'lettori; e qui l’Ortes osserva, che il
miglior poeta comico italiano de'suoi tempi potea bensi starsene in Francia per
passar quivi meglio i suoi giorni, ma non giammai perchè il suo talento comico
fosse così ben rilevato nella lingua francese a Parigi, come il fu già in
Venezia nel dialetto suo veneziano. Qualche volta sembrerebbe anche gaio,come
quando si lagna che, temendosi la fatica dello studio, si trascu rassero le
cognizioni vere, contentandosi di dizionari, giornali, compendi o altri
repertori per dilettare, diver tire,ocome diceano,per amuseare! È USO
DELLA PAROLA PEI GOVERNI avere deplorato che il mondo governisi da chi più
ciarla , non da chi più sa, egli conclude: se chi preten desse governar altri
senza render ragione del suo go verno,sarebbe uomo assai vano;ilsarebbe non men
certamente chi pretendesse governarli per sola copia ed eleganza di voci.
Qualche volta infine dimostrasi d'animo aperto e sollecito per le innovazioni.
« Qui cade a proposito (così egli) d'avvertire l'errore di quelli che si
figurano di richiamar nelle nazioni la verità e la ragione comune (cioè gli in
teressi comuni, pubblici, universali in contrapposto ai particolari, privati, speciali)
perquantovi sifosse smarrita, col rinovar quelle leggi che ne prescrivevano le modificazioni
a'tempi de'lorobisavoli, progetto al tutto assurdo e impossibile. La verità e
la ra » gione comune potrà ben richiamarsi per leggi, per quanto a'tempi
trasandati fosse stata più riconosciuta » per sè stessa in quei costumi, di
quel che il sia ai tempi presenti per costumi che la modificassero in contrario
di sè medesima; giacchè essa in sè stessa è una sola di tutti i luoghi e di tutti
i tempi; ma il richiamarla al presente per le sue modificazioni antiche, quando
tali modificazioni debbon ad ogni tempo esser diverse, non può essere che una
miseria » di mente, per cui si creda la natura non più capace » d'invenzioni in
sua natura, di quel che siasi un po vero consigliere segreto che creda operar
in sua rece. Chi declama contro i nuovi costumi che si vanno in » troducendo, e
deplora gli usati che si van disusando; ha molta ragione se inuovi costumi son
modificazioni di una ragion men comune, di quel che siano gli usatichea
quellidan luogo. Ma seinuovicostumi son » tanto buone modificazioni della comun
ragione, quanto gli usati che siperdono; ei declama inutilmente, come se
ciòfosse contro il variar de venti, essendo l’una e l'altra cosa quanto
innocente, tanto inevitabile e necessaria,e potendo,anzidovendo,quella comun
ragione,per disposizione di natura e per sapienza illimitata del supremo suo
artefice, praticarsi sempre per modificazioni diverse, e comparire in sembianze
ché non siano giammai le stesse, essendo nondimeno la stessa per sè medesima.
Senza questo una simile verità o ragione correrebbe rischio di non esercitarsi
che per inganno; ed è ancor vero che talvolta con richiamare la verità, la
ragione, e la religione stessa per le sole loro modificazioni esterne di tempi
molto remoti, si riesce a perdere tutto il senso reale ed interno di queste
virtù, incariabili per sè stesse, riducendole a quelle materiali loro
modificazioni esterne, senza alcun rapporto a quell interno lor senso e
significato. Si pigli intanto l'Ortes in parola, poichè avrem campo di trovarlo
in seguito così reluttante a certe modificazioni che non sembra quel desso.
Meglio avremo occasione di riandare alcuni suoi pensieri dello stesso libro,
che con certo apparato filosofico mettono innanzi quell'armonia degli interessi,
da lui tanto raccomandata nelle sue opere economiche. Ma lasciamo per ora
queste meditazioni di filosofia. Gianmaria Ortes. Ortes. Keywords: verso. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice ed Ortes” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690552167/in/photolist-2mPsU62-2mNaHiH-2mMYJP6-2mKHAhF-2mKDA5r-2mPvmTf
Grice ed Otranto – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Otranto). Filosofo. Grice: “Otranto wrote a tractatus ‘de arte laxeuterii,’ which is
an art of ‘divination,’ as when we say that smoke divinates fire!” -- Grice:
“Had Otranto not written ‘scritti filosofici’ we wouldn’t call him a
philosopher!” – Filosofo. Sull'infanzia e sulla formazione poco è noto. Non si
sa dove oggiorna e studia, né chi siano stati i suoi maestri. La sua filosofia,
però, lascia immaginare una formazione molto solida. Insegna a Casole. Tradusse
la liturgia di Basilio ed altri testi liturgici per volontà del vescovo. Le sue
competenze linguistiche gli valeno inoltre degli incarichi diplomatici. Interprete
al seguito dei legati papali Benedetto, cardinale di Santa Susanna, e Galvani.
E a Nicea al seguito del re Federico di Svevia. Saggi: “L'arte dello
scalpello”, con una raccolta di testi geo-mantici ed astrologici; traduzioni di
testi liturgici; “Dialogo contro i giudei”; Tre monografie o syntagmata “Contro
i Latini” -- su questioni dottrinali significative nella polemica fra cattolici
ed ortodossi (quali la processione dello spirito santo o il pane azzimo);
un'appendice ai tre syntagmata; lettere e frammenti di lettere;. J Hoeck-R.J. Loenertz, Nikolaos-Nektarios von
Otranto Abt von Casole. Beiträge zur Geschichte der ost-westlichen Beziehungen
unter Innozenz III. und Friedrich II., Ettal. M. Chronz: Νεκταρίου, ηγουμένου
μονής Κασούλων (Νικολάου Υδρουντινού): « Διάλεξις κατά Ιουδαίων». Κριτική
έκδοση. Athena, L. Hoffmann: Der anti-jüdische
Dialog Kata Iudaion des Nikolaos-Nektarios von Otranto. Universitätsbibliothek
Mainz, Mainz, Univ., Diss., Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Homosexuality in a textual gap in what was going on
in Italian Byzantine convents under Roman rules. Longobards being raped, or
raping Greek monks. Nicola Nettario d’Otranto. Otranto. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice ed Otranto” – The Swimming-Pool Library.
Grice ed Ottaviano – collettivismo – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Modica). Filosofo. Grice: “Perhaps with Holllinghurst, and Hogarth, of course,
Ottaviano is one of the few who have cherished in the analysis of ‘la curva’ or
‘la linea’ – and it has revived a debate which should fascinate a few!” Diplomatosi
a Modica, si laurea a Milano. Straordinario di Storia della Filosofia a Cagliari,
poi a Napoli, ottenne la cattedra, conseguendovi la libera docenza ne passò poi
a Catania, dove fonda e diresse l'Istituto di Magistero, insegnandovi. Fonda la
rivista “Sophia”. Grande conoscitore della filosofia del periodo medievale, di
cui peraltro ritrova e studiò molte opere inedite, elaborò una propria teoria. Delle due saggi, “Critica dell'Idealismo”
(Napoli,) e “Metafisica dell'essere parziale” (Padova), la prima ma fu ben
presto censurata e poi bruciata pubblicamente a causa della sua dura critica
all'Idealismo di Gentile. Questa sua opposizione a Gentile, nonché le sue critiche
a Croce, gli valeno dure vessazioni accademiche. Compone inoltre un ampio e comprensivo
Manuale di storia della filosofia (Napoli). Membro dell'Accademia d'Italia, si
occupa, per primo, della filosofia di Gioacchino da Fiore, esaltato d’Aligheri
nella Commedia, pubblicandone un saggio. Pubblica il codice di Oxford “Joachimi
Abbatis Liber contra Lombardum,” che attribuì a qualche seguace della scuola di
Fiore. Mentre celebrava, a Novara, Pietro Lombardo, riprese a parlare di Fiore,
presentandolo come un romantico "ante litteram" e un fautore della
nazione italiana. Segnalò pure due ignorati codici gioachimiti della biblioteca
Casanatense di Roma, occupandosi altresì della condanna di Gioacchino da parte
del Concilio Lateranense ed evidenziandone lo sgomento suscitato. Inoltre,
nella rivista Sophia, diretta da lui ed allora edita dalla MILANI di Padova,
diede spazio a vari studiosi gioachimiti. Sempre sull'argomento, ritenne
dapprima Gioacchino un triteista, ma, dopo aver visionato le tavole del Liber
figurarum, scoperto da L. Tondelli propese invece per un'ortodossia trinitaria.
Fonda e diresse un partito nazionale d'impronta social-liberale, che però non
ebbe seguito. Opere principali: Pietro Abelardo. La vita, le opere, il pensiero”
(Poliglotta, Roma); “Il "Tractatus super quatuor evangelia" di Fiore,
Archivio di filosofia, Padova, Testi medioevali inediti. Alcuino, Avendanth,
Raterio, Anselmo d’Aosta, Abelardo, Incertus auctor” (Olschki, Firenze); Joachimi
abbatis Liber contra Lombardum (Scuola di Gioacchino da Fiore), Reale Accademia
d'Italia Studi e documenti, Roma, Un documento intorno alla condanna di
Gioacchino da Fiore” (Rondinella, Napoli); Pier Lombardo, in Celebrazioni
piemontesi, Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione del Libro,
Urbino); “Critica dell'Idealismo” (Rondinella, Napoli); “Metafisica dell'essere
parziale” MILANI, Padova); “La tragicità del reale, ovvero la malinconia delle
cose. Saggio sulla mia filosofia” (MILANI, Padova); Tommaso Campailla.
Contributo all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia,
introduzione e note D. D'Orsi” (MILANI, Padova); E. Scarcella, Dizionario
Biografico degli Italiani, D. D'Orsi, Il filosofo della quarta età: ricordo di Ottaviano,
quotidiano “La Sicilia”, Catania, di. D.'Orsi, Tra Socrate e Gesù: quattro anni
fa moriva, quotidiano “La Sicilia”, Catania,. E. Scarcella, Dizionario Biografico degli Italiani, stituto
dell'Enciclopedia Italiana, Roma,. Gioacchino da Fiore Massimiliano Pace, Info Magazine. Grice: “I
love Ottaviano: he had three main interests: philosophy, philosophy, and
philosophy. More specifically, as a Sicilian he was not interested in Italian
philosophy, which he found too continental; he loved a mediaeval – and he loved
Gentile – he corresponded extensively with him! La visione cristiana di Ernesto
Buonaiuti, F. Campitelli, Foligno 1924. A proposito di un libro sul
Prepositino, in «Rivista di filosofia neoscolastica», a. XX, 1928, pp. 366 –
371. Traduzione, prefazione e note di: Anselmus Cantuariensis, Opere
filosofiche, trad. pref. e note di C. Ottaviano, 3 vol., Carabba, Lanciano
1928. Metafisica del concreto. Saggi di una Apologetica del
Cattolicesimo, Angelo Signorelli editore, Roma 1929. Ricerche lulliane,
in «Estudis universitaris catalans», XIV, 1929, pp. 1 – 13. Pietro
Abelardo. La vita, le opere, il pensiero, Tipografia Poliglotta, Roma 1929.
Otto opere sconosciute di Raimondo Lullo, in «Rivista di cultura», maggio –
giugno 1929, pp. 214 – 224; luglio – agosto 1929, pp. 289 – 296; tradotta in
francese: L'Ars compendiosa de R. Lulle, avec une étude sur la bibliographie et
le Fond Ambrosien de Lulle, Paris 1930; ristampata sempre in francese: L'Ars
compendiosa de R. Lulle, avec une étude sur la bibliographie et le Fond
Ambrosien de Lulle, par Carmelo Ottaviano, Librairie philosophique J. Vrin,
Paris 1981. Guglielmo d'Auxerre. La vita, le opere, il pensiero,
Biblioteca di filosofia e scienze, Roma 1930. A proposito di un libro su
S. Anselmo, in «Rivista di filosofia neoscolastica», a. XXII, 1930, pp. 379 –
387. I problemi del realismo, in «Giornale critico della filosofia
italiana», n. 5, 1930. Le “Quaestiones super libro Praedicamentorum” di
Simone di Faversham, in «Memorie della R. Accademia dei Lincei» Serie VI, vol.
III, fasc. IV, Roma 1930. Traduzione, prefazione e note di: Tommaso
d’Aquino, Saggio contro la Dottrina averroistica dell’unità dell’intelletto,
Carabba, Lanciano 1930. Traduzione, prefazione e note di: Tommaso
d’Aquino, Saggio sull'essere e l'essenza e altri opuscoli, prefazione,
traduzione e note critiche di C. Ottaviano, Carabba, Lanciano 1930.
Frammenti abelardiani, in «Rivista di cultura», fasc. 11, Prof. P, Loescher,
Roma 1931, pp. 3 – 23. Il "Tractatus super quatuor evangelia"
di Gioacchino da Fiore, in «Archivio di filosofia», Parte I, Padova 1931, pp.
73 – 82. Osservazioni critiche sui presupposti del problema della
conoscenza. Il superamento dell'immanenza sulla base della nozione di
individuo, in «Archivio di filosofia», n. 3, novembre 1931, pp. 35 – 47.
Il pensiero e il suo atto, in «Archivio di filosofia», n. 4, dicembre 1931, pp.
20 – 31. La riforma della logica di Aristotele, in «Archivio di
filosofia», n. 4, dicembre 1931. Nota polemica, in «Rivista di cultura»,
n. 9 – 10, 1931. Le opere di Simone di Faversham e la sua posizione nel
problema degli universali, in «Archivio di filosofia», 1931. Traduzione,
curatela e note di: Tractatus de Universalibus attribuito a San Tommaso
d’Aquino, a cura di C. Ottaviano, Reale Accademia d'Italia, Roma 1932.
Introduzione, traduzione, prefazione e note di: Anselmo d'Aosta, Il Monologio,
Palermo 1932. Antologia del pensiero medioevale. Per le scuole medie
superiori, Ires, Palermo 1932. Testi medioevali inediti. Alcuino,
Avendanth, Raterio, S. Anselmo, Pietro Abelardo, Incertus auctor, a cura di
Carmelo Ottaviano, Olschki, Firenze 1933. Riccardo di San Vittore, la vita,
le opere, il pensiero, in «Atti della Reale Accademia dei Lincei», IV, n. 4,
1933, pp. 411 – 541. Traduzione, prefazione e note di: Bonaventura da
Bagnoregio, Itinerario della mente verso Dio, traduzione, prefazione e note di
C. Ottaviano, Antologia del pensiero medievale per le scuole medie superiori,
Palermo 1933. Il pensiero di Francesco Orestano, Ires, Palermo
1933. Il superamento dell'immanenza in B. Varisco, in «Archivio di
filosofia», n. 4, 1934. Traduzione e note di: P. Abelardus, Epistolario
completo. Contributo agli studi sulla vita e il pensiero di Pietro Abelardo,
trad. it. e note critiche di C. Ottaviano, Ires, Palermo 1934. Joachimi
abbatis Liber contra Lombardum. La Scuola di Gioacchino da Fiore, a cura di
Carmelo Ottaviano, Reale Accademia d'Italia - Studi e documenti, Roma
1934. Critica del principio d'immanenza, in «Rivista di Filosofia
Neoscolastica», a. XXVI, 1934, p. 559 - 577. Il perduto “Liber de
potentia, obiecto et actu” di Lullo in un manoscritto romano, in «Estudis
franciscans», luglio – dicembre 1934, pp. 257 – 268. Un documento intorno
alla condanna di Gioacchino da Fiore nel 1215, Rondinella, Napoli 1935 (poi
ripubblicato in "Siculorum Gymnasium", Università di Catania,
1949). Storia, filosofia della storia, scienza della storia, in «Rivista
di Filosofia Neoscolastica», a. XXVII, 1935, pp. 67 – 81. Un brano
inedito della Philosophia di Guglielmo di Conches, A. Morano, Napoli
1935. Il cosiddetto “riferimento necessario alla coscienza”
nell'idealismo, in AA. VV., Atti del IX Congresso nazionale di Filosofia,
(Padova 20 – 23 settembre 1934), Padova 1935, pp. 348 – 363. Novità in
filosofia, Milani, Padova 1935. Pier Lombardo, in Celebrazioni
piemontesi, Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione del Libro,
Urbino 1936. Critica dell'Idealismo, Rondinella, Napoli 1936. (Pubblicato
nuovamente da Milani, Padova 1948) Traduzione, prefazione e note di:
Pietro Abelardo, L'origine delle monache; e La regola del Paracleto,
traduzione, prefazione e note di Carmelo Ottaviano, Carabba, Lanciano
1936. L'unica forma possibile di idealismo, in «Rivista di Filosofia
Neoscolastica», a. XXVIII, 1936, p. 47 – 64. La scuola attualista e Scoto
Eriugena, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXVIII, 1936, pp. 142 –
151. Riflessioni sulla polemica Orestano – Olgiati, in «Rivista di
Filosofia Neoscolastica», a. XXIX, 1937, pp. 83 – 86. Curatela di: T.
Campanella, Epilogo magno (Fisiologia italiana). Testo inedito con le varianti
dei codici e delle edizioni latine, a cura di C. Ottaviano, Reale Accademia
d'Italia, Roma 1939. Kritik des Idealismus, mit einer Einfuhrung von
Fritz-Joachim Von Rintelen: Realismus-Idealismus?, Aschendorff, Munster
1941. Metafisica dell'essere parziale, MILANI, Padova 1942. L'unità
del pensiero cartesiano e il cartesianesimo in Italia, MILANI, Padova
1943 Scritti (1928 – 1945) con 327 giudizi della critica italiana e
straniera, Tipografia agostiniana, Roma 1946. Panteismo o trascendenza,
in «Humanitas», n. 42, 1949. Il problema morale come fondamento del
problema politico, Milani, Padova 1952. L'idealismo trascendentale e la
metafisica classica, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», XLV (1953), pp.
535 – 570. La soluzione scientifica del problema politico, Rondinella
editore, Napoli 1954. Le incertezze della scienza moderna, Padova
1959. Progetto di un disegno di legge per salvare la Democrazia dalla
dittatura, MILANI, Padova 1961. Dalla democrazia ingenua alla democrazia
critica, MILANI, Padova 1961. Che cosa è il social-liberalismo, MILANI,
Padova 1962, Lineamenti programmatici per una riforma della scuola
italiana, MILANI, Padova 1962. Presentazione di: Agostino Sepinski,
Cristo interiore secondo San Bonaventura, presentazione C. Ottaviano. trad. di
suor M. Luisa Orgiani, Politica popolare, Napoli 1964. La tragicità del
reale, ovvero la malinconia delle cose. Saggio sulla mia filosofia, MILANI,
Padova 1964. Critica del socialismo: ossia Introduzione alla teoria della
proprietà per tutti, MILANI, Padova 1964. Introduzione alla teoria delle
proprietà per tutti, ovvero la mia soluzione al problema economico-politico, MILANI,
Padova 1968. Didattica e pedagogia. Ovvero la mia riforma della scuola, MILANI,
Padova 1968. La legge della bellezza come legge universale della natura.
Considerazioni teoretiche e applicazioni pratiche, MILANI, Padova 1969.
Manuale di Storia della filosofia, 3 vol., La Nuova Cultura, Napoli 1970.
Manuale di storia della filosofia e della pedagogia, La Nuova Cultura, Napoli
1972. Appunti di pedagogia contemporanea, 1974 Personalismo
e collettivismo. Introduzione alla teoria della proprietà privata per tutti,
Solfanelli, Chieti 1978. Tommaso Campailla. Contributo
all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e
note a cura di Domenico D'Orsi, MILANI, Padova 1999.
«Sophia: fonti e studi di storia della filosofia» Da a. 1, n. 1
(gen./mar. 1933) A a. 41, n. 1/4 (gen./dic. 1973).- Palermo: Ires, 1933-1973. -
39 v. Trimestrale. Il complemento del titolo varia in: rivista internazionale
di fonti e studi di storia della filosofia; poi in: rassegna critica di
filosofia e storia della filosofia. Luogo ed editore variano in: Napoli, A.
Rondinella; poi in: Padova, Milani. Alcuni degli articoli più significativi
scritti da Ottaviano per Sophia: Le «rationes necessariae» in S. Anselmo,
in Questioni e testi medievali , in «Sophia», n. 1, 1933, pp. 92 – 97. Novità
abelardiane, in Questioni e testi medievali , in «Sophia», n. 1, 1933, pp. 99 –
101. Storicismo attualista, in «Sophia», n. 2, 1933, pp. 135 – 143. Storicismo
attualista, seconda puntata, in «Sophia», n. 1, 1934, pp. 149 – 164.
Controversie medievali. A proposito della paternità tomistica di un “Tractatus
de universibus”, e della data del “De unitate intellectus”, in «Sophia», n. 1,
1935, pp. 134 – 140. Intorno al IX Congresso nazionale di Filosofia di Padova,
in «Sophia», n. 2, 1935, pp. 285 – 287. Intorno alla critica dell'immanenza, in
«Sophia», n. 2, 1935, pp. 288 – 290. Critica del principio di immanenza, in
«Sophia», n. 3 – 4, 1935, pp. 543 – 569. A proposito della storia, in «Sophia»,
n. 3 – 4, 1935, pp. 613 – 617. I grandi idealisti contemporanei, in «Sophia»,
n. 3 – 4, 1935. L'idealismo sulla via di Damasco, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935.
Contraddizioni idealistiche, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935. La fondazione del
realismo, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Postilla alla “Difesa del principio di
immanenza”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Postilla a “Immanenza, idealismo e
realismo”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Idealisti per forza, in «Sophia», n. 1
– 2, 1937. Ancora sulla fondazione del realismo, in «Sophia», n. 3, 1937.
Fanatismo idealista, ovvero l'agonia dell'Idealismo, in «Sophia», n. 3, 1937.
Nuova illustrazione del documento intorno alla condanna di Gioacchino da Fiore
nel 1215. Postilla, in «Sophia», n. 3, 1937, pp. 360 – 365. Intorno
all'idealismo e al realismo, in «Sophia», n. 4, 1937. Postilla all'art. di
Chiocchetti: “A proposito dell'idealismo di C. Ottaviano”, in «Sophia», n. 3,
1939. Anti-moderno, in «Sophia», n. 3, 1939, pp. 265 – 281. Intorno alla
critica all'idealismo, in «Sophia», n. 2, 1940. Intorno alla valutazione della
filosofia moderna, in «Sophia», n. 4, 1940, pp. 483 – 506. La teoria delle
“species” e l'idealismo immanentistico, in «Sophia», n. 1, 1943. La natura
della sensazione e la fondazione del realismo, in «Sophia», n. 3, 1946.
Referendum ai nostri Lettori in occasione della ripresa delle Rivista, in
«Sophia», n. 1 – 2, 1944 – 45 – 46. Francesco Orestano [1873 – 1945], in
«Sophia», n. 12 – 13 – 14, 1944 – 45 – 46. Il vero significato della relatività
galileiana nel movimento, in «Sophia», n. 3 – 4, 1947, pp. 285 – 330. Natura
pura e soprannaturale, in «Sophia», n. 2, 1949. I fondamenti logici della
relatività, in «Sophia», n. 1, 1950, pp. 37 – 50. Gli argomenti probativi
dell'evoluzionismo, in «Sophia», n. 2, 1950. Intorno al significato storico
dell'idealismo italiano, in «Sophia», n. 1, 1951. Intorno alla legge di
conservazione dell'energia, ossia del materialismo, in «Sophia», n. 1, 1951.
Intuizionismo e logicismo in matematica, in «Sophia», n. 3 – 4, 1951, pp. 342 –
345. Intorno alla gratuità dell'ordine soprannaturale, in «Sophia», n. 1, 1952,
pp. 39 – 45. Postilla a E. Riverso, Aporie e difficoltà del Positivismo logico,
in «Sophia», n. 2, 1953. Valutazione critica del pensiero di B. Croce. 1)
L'estetica, in «Sophia», n. 1, 1954. Valutazione critica del pensiero di B.
Croce. 2) Lo storicismo assoluto, in «Sophia», n. 1, 1954. Bilancio di
Benedetto Croce, in «Sophia», n. 2 – 3, 1954. Einstein filosofo, in «Sophia»,
n. 3 – 4, 1954, pp. 260 – 274. Giudizio intorno alla Logistica, in «Sophia», n.
1, 1956. Logica, matematica, poesia, in «Sophia», n. 1 – 2, 1957, pp. 3 – 32.
Crolla l'idolo einsteiniano, in «Sophia», n. 2, 1960, pp. 213 – 217. Il
“compagno Scioccherellov”, ossia la tragicommedia del comunismo, in «Sophia»,
n. 3 – 4, 1960, pp. 450 – 453. Mi intrattengo ancora con il “compagno
Scioccherellov”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1961, pp. 358 – 359. “Individui di
tutto il mondo unitevi”, ossia Critica della democrazia come idea-forza, in
«Sophia», n. 2 – 3, 1961. Giudizio su Benedetto Croce come uomo politico, in
«Sophia», n. 4, 1961. L'assalto alla diligenza, ossia la scuola privata
ecclesiastica e laica all'assalto del tesoro della Stato, in «Sophia», n. 4,
1961, pp. 437 – 439. Difesa della scuola statale, ossia l'Antistato contro lo
Stato, in «Sophia», n. 1 -2, 1962, pp. 25 – 50. L'“ordine della scuola
italiana”, in «Sophia», suppl. n. 2 al n. 1 -2, 1962. In difesa dell'umanità
Abbasso gli scienziati, viva i filosofi!, in «Sophia», n. 1 -2, 1965. Come
integrare la dottrina relativistica di Einstein, in «Sophia», n. 3 -4, 1966,
pp. 233 – 274. Scritti sull'autore AA. VV., Carmelo
Ottaviano nella filosofia del Novecento, Atti dei convegni tenuti a Milano e
Catania nel 2007, a cura di Francesco Rando e Francesco Solitario, Prometheus,
Milano 2008. A. Cartia, Tempo, memoria e infinito. I temi del tragico
nell'opera di Carmelo Ottaviano, a cura di Alessandro Ghisalberti e Francesco
Rando, Prometheus, Milano 2013. G. Bontadini, Dall'attualismo al
problematicismo, Brescia 1950, p. 146. F. Coniglione, «Sophia». Nel segno
di Ottaviano: una rivista a tutto campo, in AA. VV., La cultura filosofica
italiana attraverso le riviste, a cura di Piero Di Giovanni, Franco Angeli,
Milano 2006, pp. 89-124. B. Croce, Conquiste filosofiche a passo di
carica e a suon di tromba, in «La Critica», XL, 1942, pp. 173 – 174. D.
D'Orsi, Il filosofo della quarta età: ricordo di Carmelo Ottaviano nel
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D. D'Orsi, Tra Socrate e Gesù: quattro anni fa moriva il filosofo Carmelo
Ottaviano, quotidiano “La Sicilia”, Catania, del 24/01/1984. D. D’Orsi,
Appunti autobiografici ed evoluzione filosofica di Carmelo Ottaviano, in
Archivium Historicum Mothycense, V (1999), pp. 57 – 68. D, D’Orsi,
Metamorfosi di un'opera quale compendio di una vita filosofica, Introduzione a
Carmelo Ottaviano, Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla
storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e note a cura di Domenico
D'Orsi, MILANI, Padova 1999. A. Del Noce, Il problema dell'ateismo,
Teismo e Ateismo politici: postulato del Progresso e postulato del Peccato, Il
Mulino, Bologna 1964, pp. 519 – 520 n. 8. A. Del Noce, Giovanni Gentile,
Il Mulino, Bologna 1990, pp. 35 – 36 n. 24. R. Di Tommasi, Compendio di
una vita filosofica: Carmelo Ottaviano, in Voci dal Novecento, a cura di Ivan
Pozzoni, Limina Mentis Editrice, Villasanta 2010, pp. 331-378. C. Ferro,
L'«antimoderno» di Carmelo Ottaviano, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica»,
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Novecento. La filosofia italiana contemporanea, Le Monnier, Firenze 1978, pp.
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III, maggio 1934, Vita e Pensiero, Milano. P. Mazzarella, Il contributo
di Carmelo Ottaviano agli studi di filosofia medievale, in «Sophia», n. 3 – 4,
1956, pp. 334 – 376. P. Mazzarella, Tra finito e infinito. Saggio sul pensiero
di Carmelo Ottaviano, Milani, Padova 1961. P. Mignosi, Carmelo Ottaviano,
in «La Tradizione», n. V – VIII, 1929. F. Minazzi, Il principio di
immanenza nel dibattito filosofico italiano degli anni Trenta: il confronto tra
Giulio Preti e Carmelo Ottaviano, in numero monografico de «Il Protagora»,
Aspetti e problemi della filosofia italiana contemporanea, a cura di Antonio
Quarta, XXVIII-XXIX, gennaio 1988 - dicembre 1989, IV serie, nn. 13-16, pp.
245-274. E. Scarcella, «OTTAVIANO, Carmelo» in Dizionario Biografico
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Ottaviano. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice ed Ottaviano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741935518/in/datetaken/+
Grice e Pace – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Berga). Filosofo. Grice: “I love the fact that Pace, like me, is a Protestant, and
married one! This should deduce the defeasibility of non-monotonicity: ‘all
Italians are Catholic;’ he surely wasn’t --- and neither is Speranza, or
Ghersi, two other fervent ‘protestanti’!” Grice: “I love Pace – in a way he reminds me
of myself when I was teaching Aristotle’s Categoriae at Oxford! – A good thing
about Pace is that he stopped saying that he was commenting on Aristotle – his
Casaubon edition is still very readable – and tried to compose his own
‘Institutiones logicae,’ as he did – As Kneale once told me, ‘This made Pace a
logician, and not just a commentator!” -- Italian essential philosopher. Studia
a Padova, dove fu allievo di Menochio e Panciroli. Aderì alla religione riformata
e intimorito dagli ammonimenti delle autorità religiose patavine, si rifugiò a
Ginevra, il principale centro del Calvinismo. Divenne professore. Tradusse
Aristotele – “In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum: Commentarius
analyticus.” A Ginevra sposò Isabella Venturina, protestante originaria di
Lucca. Ottenne la cattedra a Heidelberg. Pronuncia una famosa
prolusione, “De iuris civilis difficultate ac docendi method”. Fu coinvolto in
una polemica con Gentili. Gentili, non avendo ottenuto la cattedra di
Istituzioni alla quale aspirava, accusò Pace di averlo boicottato e gli rivolse
delle offese in un componimento poetico indirizzato a Colli. Offeso, lo
denunciò davanti al Senato accademico, costringendolo infine a lasciare Heidelberg
per Altdorf. Ebbe anch'egli fastidi con le autorità accademiche di Heidelberg
per le sue simpatie per il Ramismo
Insegnò a Sedan, Ginevra, Montpellier, Nîmes, Aiax, e Valence. Rese
pubblica la sua abiuria al protestantesimo; quell'anno ebbe la cattedra a Padova
e scrisse “De Dominio maris Adriatici”, un'opera a favore della Repubblica di
Venezia che gli valse anche il cavalierato. La sua edizione dell'Organon di
Aristotele, fu inclusa in un'edizione delle opere di Aristotele edita da Casaubon ed
ebbe ampia diffusione. Pubblicò a Sedan le “Institutiones logicae” e a
Francoforte il suo importante commento In Porphyrii Isagogen et Aristotelis
Organum, Commentarius Analyticus. Saggi:
“De dominio maris Adriatici” (Imp. Caes. “Iustiniani Institutionum libri IV,
Adnotationibus ac notis doctiss. scriptorum illustrati & adaucti. Quibus
adiunximus appendicis loco, leges XII tab. explicatas. Vlpiani tit. XXIX
adnotatos; Caii libros II Institut. Studio & opera Ioannis Crispini At. In
ac postrema editione accesserunt” Ginevra: apud Eustathium Vignon). Ἐναντιόφαν.
seu Legum conciliatarum centuriae III, Spirae: typis Bernardi Albini, De rebus
creditis, seu De obligationibus qua re contrahuntur, et earum accessionibus, ad
quartum librum Iustinianei Codicis, Commentarius; accesserunt tres indices,
Spirae Nemetum: apud Bernardinum Albinum, “Tractatus de contractibus et rebus
creditis, seu de obligationibus quae re contrahuntur et earum accessionibus, ad
quartum librum Iustinianei Codicis, doctissimi cuiusdam I.C. commentarius.
Accesserunt tres indices, vnus titulorum, eo quo explicantur ordine
descriptorum, alter eorundem titulorum ordine alphabetico, tertius rerum &
verborum in toto opere memorabilium, Parisiis: apud Franciscum Lepreus, Isagogica
in Institutiones imperiales, Lyon,
Barthélemy Vincent, Oeconomia iuris utriusque, tam civilis quam canonici, Lyon, Barthélemy Vincent, Methodicorum ad
iustinianeum Codicem libri, Lyon,
Barthélemy Vincent, Analysis Codicis, Lyon, Barthélemy Vincent, Artis Lullianae
emendatae libri IV Quibus docetur methodus, ad inueniendum sermonem de
quacumque re, Valentiae: apud Petrum Pinellum, De dominio maris Hadriatici,
Lyon, Barthélemy Vincent. Benedictis, «Gentili, Scipione, Dizionario Biografico
degli Italiani, Roma: Istituto della
Enciclopedia Italiana, C. Vasoli, Scienza, dimostrazione e metodo in un maestro
aristotelico dell'età di Galilei: “Profezia e ragione” (Napoli, Morano); Aristotelis
Stagiritae peripateticorum principis Organum, Morges, Operum Aristotelis”. Dizionario
biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. G. Acquaviva e TuScovazzi, Il dominio di
Venezia sul mare Adriatico” (Milano: Giuffrè); A. Franceschini, Giurisprudenza,
Venezia: Officine Grafiche di Carlo Ferrari, Philippe Tamizey de Larroque, Jules Pacius de
Beriga: compte-rendu du mémoire de M. Ch. Revillout avec documents inédits,
Paris: V. Palmé, Marine Bohar, « Giulio
Pace da Beriga et sa De iuris civilis difficultate ac docendi methodo oratio. Présentation
et traduction », Revue d'Histoire des Facultés de Droit. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Grice:
“A very systematic logician, and especially interesting being from Vicenza. In
fact, he came from Berga, the centre of Vicenza. Quite unlike our Occam who
came from Surrey! My special interest is in the particular treatment of
‘interpretatio’ in general. He is one of the licei, i. e. peripathetics, which
is nice. By interpretatio in general he means ‘hermeneia’. And he distinguishes
then between the MATERIA – of the vehicle of expression, say, the physical
sound – ‘vox’ – or any other physical channel one uses to signify something –
and the FORM, the signatum itself. The term he uses is “NOTA”, so a particular
bit of something – say, a tear – is a SIGN or NOTA of some affection (pathos)
in the soul. From there he builds his whole system of communication. There are two
types of NOTA, in terms of subject-predicate terministic logic – conjoined by
the copula. He is a practical logician and does not much dwell on the topic of
what relation this “NOTARE” is – But he does make the usual point that while a
THING (res) gets ‘notated’ by an idea (or passion) in the soul – this notatio
is ‘naturalis’. Whereas the notatio between a particular physical bit (say, a
tear) and some idea or passio of the soul is artificial, as any cocrodile
knows!” -- Opere. Keywords: dialettica, Aristotele, Porfirio, Boezio,
categoria, praedicamentum. Giulio Pace. Pace. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pace” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692091995/in/photolist-2mPSXPb-2mPVkio-2mPQGvz-2mPKvMM-2mPAuFE-2mPiqeP-2mNzeEc-2mNaHiH-2mN8Hgb-2mN35cA-2mLLZRD-2mLFz5i-2mLGod1-2mKFrQ6-2mLGv16-2mKQW9n-2mPq5pS-2mKG3XG-2mPs71e-2mKMjs5-2mKC3nj-2mKCnei-2mKyErQ-2mPE3Bq-2mKRu2r-2mKCfz1-DhRHD2-jgWnTm-jhFt4p-jhJqzU-hSTpSd-Eoj4SX-DvhhWW-CfbuaM-CntuMM-nBVxwm-nBVKvy
Grice e Paci – relazione – filosofia italiana – Luigi
Speranza -- (Monterado). Filosofo. Grice: “Paci’s essay on Vico by far
exceeds anything that Hampshire wrote about him – magnificent title, too,
“ingens sylva.” -- “There are many things I love about Paci: first, he adored
Jabberwocky, as he states in his “Il senso delle parole.” Second, he loved
Russell’s theory of relations, as he states it in “Relazione e significati.”
Third, he agrees with me that Heidegger is the greatest philosopher of all
time, as he states in his masterpiece, “Il nulla.” Grice: “Paci used to say,
with a smile, that it was ironic that he was born in Monterado and that he had
written an essay on ‘Il nulla,’ seeing that “Monterado is, today, well, il
nulla.”” Italian essential philosopher «Avevo
ben presto compreso che il costume di Paci era quello di discutere liberamente
con chiunque di tutto, senza alcuna prevenzione o pregiudizio.» (Carlo
Sini). Tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e dell'esistenzialismo
in Italia. Nato a Monterado (provincia di Ancona), intraprese gli studi
elementari e medi a Firenze e Cuneo. Nel 1930 si iscrisse al corso di filosofia
dell'Università degli Studi di Pavia, seguendo soprattutto le lezioni di Adolfo
Levi. Nel frattempo collaborò con Anceschi alla rivista Orpheus. Si trasferì
dopo due anni all'Università degli Studi di Milano dove divenne allievo di
Antonio Banfi, con il quale si laureò nel novembre del 1934 discutendo una tesi
dal titolo Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone. Collabora
alla rivista Il Cantiere. Nel 1935 iniziò il servizio militare
nell'esercito, ma nell'ottobre del 1937 viene congedato. Richiamato nel 1943
come ufficiale allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne catturato in
Grecia dopo l'8 settembre 1943 e inviato presso il campo di prigionia di
Sandbostel. Trasferito successivamente nella struttura di Wietzendorf, qui ebbe
modo di conoscere Paul Ricœur, con il quale riuscì in quella sede a leggere
Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica di Edmund
Husserl e a costruire un rapporto di amicizia. Incominciò la sua carriera
di docente insegnando filosofia teoretica all'Pavia, mentre, a partire
dall'anno accademico 1957-1958, successe a Giovanni Emanuele Barié
all'Università Statale di Milano. Dopo aver inizialmente collaborato con
la rivista Filosofia, nel 1951 fondò la rivista aut aut, che diresse fino al
1976; il periodico costituisce una testimonianza dei suoi variegati interessi
letterari e culturali. Il nome della rivista richiama dei testi più famosi del
filosofo danese Søren Kierkegaard, precursore dell'esistenzialismo nel suo
proposito di accogliere l'irriducibile paradossalità dell'esistenza e
l'ostacolo che questa impone al sapere. Tra i suoi allievi più famosi
ricordiamo Giovanni Piana, Carlo Sini, Salvatore Veca, Pier Aldo Rovatti, Mario
Vegetti, Guido Davide Neri. Pensiero Carlo Sini individua l'inizio
dell'intera speculazione filosofica di Paci già a partire dalla sua tesi di
laurea: in alcune frasi della breve Prefazione vediamo il filosofo marchigiano,
ancora ventitreenne, esprimere una specifica interpretazione della filosofia
dell'esistenza, dimostrando già un grado elevato di comprensione del proprio
tempo e delle proprie inclinazioni. L'esistenzialismo Paci giunge perciò
all'esistenzialismo attraverso lo studio di Platone. Base dell'esistenzialismo
di Paci è la relazione, intesa come condizione di esistenza di tutti gli
avvenimenti che costituiscono il mondo. Evento è anche l'io, che si conosce
come esistenza finita ed empirica in rapporto ad altre esistenze. Dalla pura
condizione esistenziale del fatto, attraverso la conoscenza, Paci definisce la
condizione dell'uomo come personalità morale. L'io conoscente è la chiara
forma della legge morale che fa sì che ogni io, in quanto conosciuto e
molteplice e in quanto esistenza, possa diventare soggetto singolo come
soggetto di scelta etica. Poiché in virtù del principio di irreversibilitàche,
insieme al principio di indeterminazione (impossibilità che il conoscente si
conosca a un tempo come conosciuto e come conoscente), è uno dei punti di
riferimento del sistema di Pacila forma non è mai definitiva, e al contempo
ogni questione risolta pone sempre nuovi problemi, ne deriva che il realizzarsi
dell'esistente "uomo" nella forma significa un continuo progresso che
va dal passato, il quale non si può ripetere e non è annullato dal presente,
verso il futuro. Il non realizzarsi in questa forma, non seguendo il progresso
e arrestandosi a una forma di ordine più basso, costituisce l'immoralità, il
male. Il negativo come risorsa La riflessione filosofica di Paci parte
dalla consapevolezza del negativo, della mancanza come base e nucleo iniziale
dell'esistenza umana. Un negativo che si fonda soprattutto sulla base del tempo
e della sua irreversibilità, che ci costringe a fare i conti perennemente con
un passato irreversibile, con un futuro sconosciuto e con un presente
inesistente perché continuamente in fuga. Ma il negativo si riflette anche
nella soggettività e nella limitazione del nostro punto di vista: non possiamo
avere nessuna visione della realtà che non sia filtrata dalla nostra
"singolarità", dal nostro essere un io. Tuttavia questa
"mancanza" eterna, questo limite, è nello stesso tempo una risorsa:
il tempo, quindi, non è una condanna per l'uomo, ma è ciò che permette la sua
esistenza come temporalità; d'altra parte l'alterità è risorsa proprio in
quanto altro da sé. L'io infatti si riconosce solo in quanto confrontato con un
altro, e sono quindi gli altri a dare conformazione e identità al nostro io, e
questo processo è fruttuoso, forte e orientato se il soggetto sa e si impegna a
stringere "relazioni". Da qui si possono capire le due
definizioni date alla filosofia paciana: l'una dello stesso filosofo che
definiva il suo pensiero come relazionismo, e l'altra invece di Nicola
Abbagnano, che lo definì "esistenzialismo positivo": positivo proprio
perché cerca di capovolgere l'insensatezza e la mancanza alla base dell'esistenza
in una possibilità, una risorsa di riflessione e progettualità. La vita umana
per Paci si fonda infatti su un bisogno (bisogno di senso nel tempo, bisogno di
altro); questo bisogno si traduce in un lavoro esistenziale, che implica un
consumo: di tempo, di vita, di riflessione. Questo sistema
bisogno-consumo-lavoro sta alla base di ogni vita umana. Tuttavia l'uomo ha una
possibilità, una possibilità di "salvarsi" dall'insensatezza (o di
provarci, quantomeno), e tale possibilità si trova nel lavoro. Il lavoro esistenziale
(inteso come l'impegno che si investe nel condurre la propria vita) può infatti
essere orientato dalla consapevolezza e dal continuo impegno intellettuale di
ricerca di senso anche e soprattutto mediante la relazione. Questa ricerca di
senso si traduce, alla base, nell'esercizio dell'epoché. L'epoché Termine
fondamentale della filosofia di Husserl, filosofo che Paci ebbe come punto di
riferimento per tutta la vita, l'epoché si traduce in una ricerca di senso
continua e inesausta che presuppone un abbandono di tutte le categorie di
pensiero che siamo abituati ad utilizzare. In questo senso è emblematico
l'episodio che Paci stesso racconta riguardo al suo approccio all'epoché.
Studente di filosofia, si recò nell'ufficio di Antonio Banfi (il suo "maestro"
per eccellenza) per chiedere spiegazioni sul concetto di epoché. Banfi gli
chiese di descrivere un vaso che si trovava lì vicino a loro. Tuttavia,
qualunque definizione Paci provasse a dare (colore, forma geometrica, uso)
cadeva in una categoria di giudizio posteriore all'oggetto stesso, o comunque
soggettiva (il colore dipende dalla luce, la forma geometrica si rifà a
categorie astratte che l'uomo ha inventato, l'uso è indipendente dall'oggetto
stesso). L'epoché, quindi, si costituisce come ricerca di una visione
"originaria". Compito difficilissimo (Husserl lo definiva impossibile
ed inevitabile), l'esercizio dell'epoché non si deve tradurre in
un'impossibilità di giudizio, ma nella consapevolezza che qualunque giudizio è
parziale, soggettivo. Se applicata alla vita, all'esistenza, l'epoché si
traduce in una continua ricerca dell'originario, della verità, di una verità
ulteriore che si annida nel mondo, negli altri, negli oggetti, nei luoghi, in
tutto ciò che forgia la nostra esistenza. Una verità che l'uomo può cercare, e
che si annida nel percorso stesso di ricerca e riflessione, e soprattutto nella
capacità di creare relazioni autentiche. In Tempo e verità nella fenomenologia
di Husserl, Paci individua nell'epoché quasi un carattere religioso, criticando
la ridotta disamina del concetto da parte di Martin Heidegger ed Emmanuel
Lévinas, che lo considerarono come se si trattasse di un metodo puramente
gnoseologico. Relazione e riflessione La relazione è per Paci qualcosa di
fondamentale e ulteriore dotato di un profondo significato esistenziale. Paci
scriveva che la relazione prescinde i due soggetti che la intrecciano: è un
concetto "nuovo", "terzo", che è tanto più significativo
quanto più i soggetti sono disposti a farsi mutare consapevolmente da essa e
dal lavoro di riflessione che ne segue. La relazione va cercata, coltivata,
resa e mantenuta continuamente autentica, anche se conflittuale. La riflessione
infine, come salvezza dall'irreversibilità del tempo, ricrea e analizza il
passato per ricercarne ancora il senso, e proiettare questa ricerca nel futuro
di un progetto. Epoché, riflessione e relazione costituiscono, riassumendo, il
lavoro esistenziale di ricerca di senso. La filosofia di Paci si traduce
dunque in una continua, consapevole e dolorosa ricerca di un senso che possa
capovolgere la situazione tragica dell'esistenza mediante il lavoro, l'impegno.
In questo Paci si distanzia da Jean-Paul Sartre e dalle conclusioni del
filosofo francese, che Paci ammirava e considerava uno stimolo continuo per la
sua riflessione. Il negativo, infine, sempre presente nell'investigazione
filosofica di Paci (ancor di più nell'ultima parte della sua vita), rimane
punto essenziale della ricerca umana, laica e faticosa di un senso, di una verità
ulteriore. Opere: “Il Parmenide di Platone” (Milano_ (cf. L. Speranza,
“Grice, Wiggins, e il Parmenide di Platone”). Principato, “Principii di una filosofia
dell'essere” (Modena, Guanda); “Pensiero, esistenza e valore” (Milano-Messina,
Principato); “L'esistenzialismo” (Padova, MILANI); “Esistenza ed immagine” (Milano,
Tarantola); “Socialità,” Firenze, Le Monnier, “Ingens Sylva: saggio sulla
filosofia di Vico,” Milano, Mondadori, “Filosofia antica”, Torino, Paravia, “
Il nulla” Torino, Taylor, “Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, “Il
pensiero scientifico” Firenze, Sansoni, “L'esistenzialismo,” in Luigi Rognoni e
Enzo Paci, L'espressionismo e l'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio
Italiana, “Tempo e relazione” (Torino, Taylor, Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio
Italiana, “Ancora sull'esistenzialismo” Torino, Edizioni Radio Italiana, Dall'esistenzialismo
al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, Storia del pensiero presocratico,
Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, Diario
fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, Breve dizionario dei termini greci, in
Andrea Biraghi, “Dizionario di filosofia,” Milano, Edizioni di Comunità, “Tempo
e verità nella fenomenologia,” Bari, Laterza, “Funzione delle scienze e
significato dell'uomo, Milano, Il Saggiatore, “Relazioni e significati” Milano,
Lampugnani Nigri, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Enzo
Paci, Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Il senso delle parole, Pier
Aldo Rovatti, Milano, Bompiani,. Note
Sini22. Civita. Sini.
Pecora356. Storia, aut aut. 5
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Enzo Paci, Firenze, La Nuova Italia, Andrea Di Miele, La cifra nel tappeto:
note su Paci interprete di Vico, in Bollettino del Centro di studi vichiani.
Anno XXXVII, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Paolo Ercolani, Enzo Paci,
il caldo romanzo di una prassi teorica, in Il manifesto, Costantino Esposito,
Esistenzialismo e fenomenologia. La crisi dell'idealismo e l'arrivo
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Pensier oFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Tempo e verità
nella fenomenologia di Edmund Husserl, Bari, Laterza, M. Pecora, La cultura
filosofica italiana attraverso le riviste, in Rivista di storia della
filosofia, Giovanni Piana, Una ricerca ininterrotta. La lezione di Enzo Paci,
in L'Unità,Giuseppe Semerari, L'opera e il pensiero, in Rivista Critica di
Storia della Filosofia, C. Sini, Enzo Paci. Il filosofo e la vita, Milano, Feltrinelli,
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Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, A. Vigorelli, L'esistenzialismo
positivo Milano, Franco Angeli, 1987. Amedeo Vigorelli, La fenomenologia husserliana
Milano, Franco Angeli, aut aut Edmund Husserl Esistenzialismo Scuola di Milano Enzo
Paci, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Contributo per
una nuova cultura, Saggiatore; Cenni per un nostro clima, Orpheus, Problema dei
giovani. Orpheus », n. 3, pp. 2-4. 3304 - In margine a un'inchiesta, « Orpheus,
Appunti per la definizione di un atteggiamento, Orpheus, B. Croce, Poesia
popolare e poesia d'arte, Bari 1933, « Orpheus, Il nostro realismo storico, «
Il cantiere », anno I, n. 4, 24 marzo. 3402 - Valore della polemica per il
realismo, « Il cantiere, Dialettica, metodo diairetico e rettorica nel Fedro di
Platone, « Archivio di storia della filosofia, Arte e decadentismo, Libro e moschetto, Nota sull'ultimo Thomas
Mann, « Nuova Italia, ósi - Nota sull'Etica di Max Scheler (prima parte), «
Nuova Italia, La filosofia del dolore, « Meridiano di Roma », n. 37, p. 5. 3703
- La filosofia della vita, « Meridiano di Roma », n. 42, p. 8. 3704 - La vita
contro lo spirito, « Meridiano di Roma », n. 47, p. 10. 3705 - Filosofia
dell'immanenza, «Meridiano di Roma, Il mondo come induzione nemica, Torino
1937, «Meridiano di Roma», n. 39, p. 11. 1938 3801 - Il significato del
Parmenide nella filosofia di Platone, Messina- Milano, Principato, pp. 270.
Indice: parte prima: I) I dialoghi giovanili fino al Cratilo; II) Il Fedone, il
Simposio, il Fedro; III) La Repubblica. Parte seconda: I) La prima parte del
Par menide; II) La seconda parte del Parmenide. Parte terza: I) Il Teeteto.
Parte quarta: I) Il Sofista; II) Politico, Filebo, Timeo e le idee numeri. 3802
- Filosofia della natura e filosofia della scienza, « Rivista di filo sofia »,
n. 2, pp. 161-174. Ristampato in 3901, parte prima cap. IV. 3803 - Una
metafisica dell'individualità a priori del pensiero, « Logos », n. 1, pp.
105-118. 3804 - Nota sull'Etica di Max Scheler (seconda parte), « Nuova Ita
lia, Disegno di una problematica del trascendentale anteriore al pen
siero moderno, « Archivio di storia della filosofia », n. 6, pp. 359-374.
3806 - La scuola di Marburgo, « Meridiano di Roma », n. 9, p. 1. 3807 – Appunti,
Vita giovanile », anno I, n. 8, 15 maggio. 3808 - Orientamenti del pensiero contemporaneo,
« Vita giovanile », anno I, n. 9, 31 maggio. 3809 - La logica del tuono, « Vita
giovanile », anno I, n. 11, 30 giu gno. 3810 - L'idealismo di A. Banfi, « Vita
giovanile », anno I, n. 12, 15 luglio. 3811 - Marconi genio latino, in Liceo
scientifico G. Marconi di Parma. Annuario, anno scolastico 1936-37, Parma. 3812
- B. Spinoza, Ethica (passi scelti, collegati e tradotti), introdu zione e
note di E. Paci, Milano-Messina, Principato. 3813 - Ree. di F. Lombardi,
Kierkegaard, Firenze 1936, «Nuova Ita lia; Principi di una filosofia
dell'essere, Modena, Guanda, pp. 317. Indice: Parte prima: I) La dialettica
dell'essere; II) Il pro blema della fenomenologia; III) Il mondo ideale e la
deduzione dell'unità e del molteplice; IV) Filosofia della natura e filosofia
della scienza. Parte seconda: I) La natura come esistenza; II) L'esistenza
dell'uomo; III) La scelta e la vita degli altri. Parte terza: I) L'essere
spirituale; II) La filosofia e le forme dello spirito; III) La vita morale; IV)
La vita dell'arte; V) La vita religiosa; Orientamenti del pensiero
contemporaneo, DOTTRINA FASCISTA, II senso della storia, « Corrente di vita
giovanile », anno II, n. 10, 31 maggio. 3904 - 4001 - Parole di
Antonio Pozzi, « Corrente di vita giovanile », anno II, n. 13, 15 luglio. 1940
Pensiero, esistenza e valore, Messina-Milano, Principato, pp. 195. Indice: I -
L'atto come problema; II - Idea e fenomeno logia della ragione; I I I - Temi
fondamentali del pensiero di Husserl; IV - La filosofia dei valori; V - Il
pensiero di Lask; VI - Scheler e il problema dei valori; VII - Personalità ed
esi stenza nel pensiero di Kierkegaard; VIII - Il problema dell'e sistenza;
IX - Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers; X - Umgreifende e
comunicazione nel pensiero di Jaspers; XI - Jaspers e lo scacco del pensiero;
XII - Esteriorità ed interio rità - XIII - La vita come ricerca; XIV - Valori
ed opere; XV - Concretezza e dialettica dell'essere; XVI - La struttura
dell'esi stenza. Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers: prima parte, La
coscienza infelice, « Logos », n. 1, pp. 187-198. Seconda parte, L'Umgreifende,
« Logos; La comunicazione, « Logos », n. 3, pp. 494-505. Ristampato in 4001,
capp. IX, X, XI. Il problema dell'esistenza, « Studi filosofici », n. 1, pp.
93-105. Ristampato in 4001, cap. Vili. Studi su Kierkegaard, « Studi filosofici
», nn. 2-3, pp. 279-291. Ristampato in 4001, cap. VII. L'atto come problema, «
Studi filosofici », nn. 2-3, pp. 220- 229. Ristampato in 4001, cap. I. Arte,
esistenza e forme dello spirito, « Studi filosofici », n. 4, pp. 388-417.
Ristampato in 5001, cap. II. Gli studi di filosofia, « Meridiano di Roma », n.
45, p. X. U. Spirito e la filosofia dell'esistenza, « Meridiano di Roma, -
Esistenzialismo gnoseologico, « Corrente di vita giovanile, Presentazione di K.
Jaspers, « Corrente di vita giovanile; F. Nietzsche, Antologia, introduzione
(pp. 1-108) e scelta di E. Paci, Milano, Garzanti. Platone, Teeteto,
introduzione, traduzione e note di E. Paci, Milano, Mondadori. Ree. di A.
Guzzo, Sic vos non vobis, Napoli 1939-40, « Studi filosofici», nn. 2-3, pp.
309-312. Ree. di G. Della Volpe, Critica dei principi logici, Messina 1940, «
Studi filosofici », nn. 2-3, pp. 312-314. Ree. di N. Abbagnano, La struttura
dell'esistenza, Torino 1939, « Studi filosofici », n. 4, pp. 431-434. Ree. di
M. Sciacca, La metafisica di Platone, Napoli 1939, « Studi filosofici », n. 4,
pp. 434-436. 1941 Il significato storico dell'esistenzialismo, « Studi
filosofici », n. 1, pp. 134-150. Ristampato in 5001, cap. I. L'uomo qualunque,
« Meridiano di Roma », n. 27, p. 3. Difesa della filosofia, « Atti dell'VIII
Congresso di Studi Filo- sofici », a cura del Centro Didattico di Padova,
Padova, Prov- veditorato. Romanticismo e antiromanticismo, « Architrave », anno
I, n. 8, 1 luglio. Platone, Fedro, introduzione e commento di E. Paci, Torino,
Paravia. 1942 4201 - Fenomenologia e metafisica nel pensiero di Hegel, « Studi
filosofici, Personalità e forme dello spirito, in AA. VV., Studi critici, Mi-
lano, Bocca, pp. 127-141. 4203 - L'attualità di Platone, in AA. VV.,
L'attualità dei filosofi clas- sici, Milano, Bocca, pp. 63-67. 4204 - Il
significato pedagogico dell'esistenzialismo, « Tempo di scuo- la »,
agosto-settembre, pp. 670-674. 4205 - Ancora sull'esistenzialismo, « Gazzetta
del popolo », 19 settem- bre, p. 3. 4206 - 4207 - 4208 - 4209 - 4210 - 4301 -
4302 - 4303 - 4304 - M. Heidegger, Che cosa è la metafisica, introduzione e
tradu- zione di E. Paci, Milano, Bocca. L'introduzione è stata ristam- pata in
5001, cap. V. K. Jaspers, Ragione ed esistenza, prefazione e traduzione di E.
Paci, Milano, Bocca. Ree. di A. Pellegrini, Novecento tedesco, Milano 1942, «
Pri- mato », n. 21, p. 397. Ree. di U. Spirito, La vita come arte, Firenze
1942, « Prima- to », n. 22, p. 413. Ree. di P. Carabellese, Che cosa è la
filosofia, Milano 1942, « Primato », n. 24, p. 456. 1943 L'esistenzialismo,
Padova, Milani, pp. 67. Indice: I - Premes- se; II - Kierkegaard; III -
Nietzsche; IV - Heidegger; V - Jaspers; VI - Abbagnano; VII - Conclusione; V i
l i - Nota bi- bliografica. Socialità della nuova scuola, Firenze, Le Monnier.
L'esistenzialismo in Italia, a cura di N. Abbagnano e E. Paci, « Primato », n.
1, 1 gennaio 1943, pp. 2-4. Il cavaliere la morte e il diavolo, « Tempo di
scuola », febbraio, pp. 255-260. 1946 4601 - Th. Mann e la musica,
« Rivista musicale italiana », n. 1, pp. 88-111. Ristampato in 4701, cap. V e
in 6502, parte seconda, cap. I. 4602 - Th. Mann e la filosofia, «Studi
filosofici», n. 2, pp. 97-114. Ristampato in 4701, cap. II e in 6502, parte
seconda, cap. II. 4603 - Metodologia e metafisica, « Studi filosofici », nn.
3-4, pp. 205- 212. 4604 - Nascita e immortalità, « Archivio di filosofia », n.
1 (Il problema della immortalità; L'uomo tra razionalismo e romanticismo, «
Costume », n. 2, pp. 40-49. L'uomo di Platone, « Costume », n. 3, pp. 8-18.
Ree. di L. Scaravelli, Critica del capire, Firenze 1942, « Co stume », n. 3,
pp. 121-127. 1947 Esistenza ed immagine, Milano, Tarantola, pp. 198. Indice: I
- Musica mito e psicologia in Th. Mann; II - Th. Mann e la filosofia; III -
Verità ed esistenza in T. S. Eliot; IV - Rilke e la nascita della terra; V -
Valéry o della costruzione; VI - L'uo mo di Proust. I capitoli I e II sono
stati ristampati rispettiva mente come cap. I e cap. II della seconda parte di
6502. I ca pitoli III, IV, V, VI sono stati ristampati rispettivamente come
cap. II della prima parte, cap. I della prima parte, cap. IV della prima parte,
cap. I l i della prima parte di 6601. Verità ed esistenza in T. S. Eliot, « Indagine,
Ristampato in 4701, cap. Ili, e in 6601, parte prima, cap. II. Umanesimo e
forma nell'ultimo Th. Mann, « Indagine, P. Valéry, Eupalinos preceduto da
l'Anima e la danza, seguito dal Dialogo dell'albero, introduzione di E. Paci,
Milano, Mon- dadori. 1948 La storia come arte, in AA. VV., Il problematicismo,
Firenze, Sansoni, La responsabilità e il problema della storia, « Studi
filosofici », n. 2, pp. 115-127. Ristampato in 5001, cap. X. Unità ed
esistenza, in « Atti del Congresso Internazionale di Filosofia » (Roma 1946),
Milano, Castellani. A. L. Huxley, Scienza, libertà e pace, introduzione di E.
Paci, Milano, Istituto Editoriale Italiano. Novalis, Frammenti, introduzione di
E. Paci, Milano, Istituto Editoriale Italiano. Da questa introduzione è stato
tratto il cap. XI di 4902. 1949 Ingens Sylva, Saggio sulla filosofia di G. 23.
Vico, Milano, Mon- dadori, pp. 249. Indice: I - L'esistenza e l'opera; II -
Crisi gio- vanile e dualismo; III - Medium te mundi posui; IV - Esistenza e
immagine; V - Natura e pensiero; VI - Ada integer vere sa- piens; VII - Mito e
arte; V i l i - Mito e filosofia; IX - Storia e metodologia della storia. Studi
di filosofia antica e moderna, Torino, Paravia, pp. 248. Indice: I - Mito e
logos; II - Eraclito; III - Sul Fedro; IV - Lo Stato come idea dell'Uomo nella
' Repubblica ' di Platone; V - Democrito, Platone, Aristotele; VI - Sulle opere
di G. B. Vico anteriori alla ' Scienza Nuova '; Sulla ' Scienza Nuo- va'; V i l
i - La malinconia di Kant; IX - Il ' Preisschrift ' di Kant; X - Negativo
finito e fenomenico in Kant; XI - I Fram- menti ' di Novalis e il loro
significato nella storia della filoso- fia; XII - Fenomenologia e metafisica
nel pensiero di Hegel; XIII - L'eredità di Hegel. 4903 - 4904 -
Filosofia e storiografia, « Rassegna d'Italia », n. 4, pp. 399- 405. Ristampato
in 5001, cap. XI. L'altro volto di Goethe, « Rassegna d'Italia », nn. 11-12,
pp. 1142-1144. 4905 - La concezione mitologico-filosofica del ' logos ' di
Eraclito, 4906 - 4907 - 4908 - 4909 - 5001 - «Acme; Esistenzialismo trascendentale, « Rivista di
Filosofia », n. 4, pp. 419-433. Ree. di T. Wilder, The Ides of March, London
1948, « Rasse gna d'Italia » n. 2, pp. 210-212. Ree. di M. Grene, Dreadful
Freedom, Chicago 1948, « Rasse gna d'Italia », n. 5, pp. 567-570. Ree. di K.
Lowith, Da Hegel a Nietzsche, Torino 1949, « Ras segna d'Italia; Esistenzialismo
e storicismo, Milano, Mondadori, pp. 312. In dice: I - Il significato storico
dell'esistenzialismo; II - L'esi stenza e la aurora dello spirito; III - L'esistenza
e la forma; IV - Poesia e comunicazione; V - L'esistenzialismo di Heideg ger e
lo storicismo; VI - Il metodo e l'esistenza; VII - Giudi zio e valore; V i l i
- La politica e il demoniaco; IX - Pensiero e azione; X - La responsabilità e
la storia; XI - Filosofia e sto riografia; XII - Eros e natura; XIII - Il
problema morale; XIV - Le forme dello spirito e il valore; XV - Il problema
critico re ligioso. Il nulla e il problema dell'uomo, Torino, Taylor, pp. 170.
In dice: I - Introduzione all'esistenzialismo; II - Forme e problemi
dell'esistenzialismo; Neokantismo ed esistenzialismo; Mito ed esistenza; Il nulla e il problema morale; VI - Esi
stenzialismo positivo. Riedito con un nuovo capitolo nel 1959 (vedi 5901).
Linguaggio, comportamento e filosofia, « Archivio di filosofia », n. 1
(Filosofia e linguaggio), pp. 12-26. 5002 - 5003 - 5004 - Antologia
del pensiero scientifico contemporaneo, a cura di E. Paci, Firenze, Sansoni,
pp. 203. 1951 5101 - Il significato dell'irreversibile, «Aut Aut», n. 1, pp.
11-17. Ristampato in 5401, cap. VII. 5102 - Il significato del significato, «
Aut Aut », n. 1, pp. 46-49. Ri- stampato in 6503, prima appendice. 5103 -
Marxismo e cultura, « Aut Aut; Sul significato del mito, « Aut Aut; Ripeness is ali, « Aut Aut », n. 1, pp. 54-56.
5106 - Moby Dick e la filosofia americana, « Aut Aut », n. 2, pp. 97- 120. 5107
- Umanesimo e tecnica, « Aut Aut », n. 2, pp. 149-150. 5108 - Possibilità della
critica e della storia dell'arte, « Aut Aut », n. 2, pp. 161-Problemi filosofici
della biologìa, « Aut Aut », n. 2, pp. 181- 185. Il nostro giardino, « Aut Aut
», n. 3, pp. 231-239. Fondamenti di una sintesi filosofica (parte prima), « Aut
Aut », n. 4, pp. 318-337. Fondamenti di una sintesi filosofica (parte seconda),
«Aut Aut », n. 5, pp. 403-425. Arte e metamorfosi, « Aut Aut », n. 5, pp.
442-443. Fondamenti di una sintesi filosofica (parte terza), « Aut Aut », n. 6,
pp. 515-538. Dialogo e cultura, « Aut Aut », n. 6, pp. 545-546. 5116 -
Empirismo e relazione in Whitehead, in « Atti del Congresso Filosofico di
Bologna », Milano 1951. Ristampato in 5401, cap. V. 5117 Ree. di F.
Lion, Cartesio, Rousseau, Bergson, Milano 1949, « Aut Aut », n. 1, p. 83. Ree.
di M. Mila, L'esperienza musicale e l'estetica, Torino, 1950, « Aut Aut », n.
1, pp. 84-85. Ree. di I. M. Bochenski, Précis de Logique Mathématique, Bussum,
1950, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di A. J . Ayer, Language, Truth and Logic,
London, 1949, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di J . R. Weinberg, Introduzione
al positivismo logico, To rino, 1950, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di B.
Russell, Le Principe d'Individuation, in « Revue de Métaphysique et Morale »,
I, 1950, « Aut Aut », n. 1, pp. 88-89. Ree. di M. Dal Pra, Sul
trascendentalismo dell'esistenzialismo trascendentale, in « Rivista critica di
storia della filosofia », II, 1950, «Aut Aut », n. 1, p. 89. Ree. di D. Emmet,
Time is the mind of space, in « Philosophy », n. 94, 1950, «Aut Aut », n. 1, p.
89. Ree. di L. de Broglie, Fisica e microfisica, Torino, 1950, « Aut Aut » n.
1, pp. 90-91. Ree. di « Il Politico » (Rivista di scienze politiche, Università
di Pavia), nn. 1-2, 1950, « Aut Aut », n. 1, pp. 91-92. Ree. di Don Giovanni
Rossi, U'omini incontro a Cristo, Assisi, 1951, « Aut Aut », n. 2, p. 186. Ree.
di U. Spirito, Scienza e Filosofia, Firenze, 1950, « Aut Aut », n. 2; pp.
186-187. Ree. di Marianna Leibl, Psicologia della donna, Milano, 1950, « Aut
Aut », n. 2, pp. 194-195. Ree. di D. Katz, La psicologia della forma, Torino,
1950, « Aut Aut », n. 2, p. 195. Ree. di G. Tagliabue, Le strutture del
trascendentale, Milano, 1951, « Aut Aut, Ree. di G. Hegel, Propedeutica
filosofica, Firenze, 1951, « Aut Aut », n. 3, p. 285. Ree. di G. Gentile, La
vita e il pensiero, Firenze, 1948-1950, « Aut Aut », n. 3, pp. 284-285. Ree. di
Durkheim, Hubert, Mauss, Le origini dei poteri magici, Torino, 1951, « Aut Aut
», n. 3, pp. 285-286. Ree. di S. Freud, Inibizione, sintomo e angoscia, Torino
1951, « Aut Aut », n. 3, pp. 286-287. Ree. di P. M. Sweezy, La teoria dello sviluppo
capitalistico, To rino 1951, « Aut Aut », n. 4, pp. 380-381. Ree. di A.
Visalberghi, John Dewey, Firenze 1951, « Aut Aut », n. 5, pp. 465-466. Ree. di
L. Borghi, /. Dewey e il pensiero pedagogico contem poraneo negli Stati Uniti,
Firenze 1951, « Aut Aut », n. 5, p. 466. Ree. di G. Corallo, La pedagogia di
Giovanni Dewey, Torino 1951, « Aut Aut » n. 5, pp. 467-468. Ree. di J. Dewey,
L'arte come esperienza, Firenze 1951, « Aut Aut », n. 5, pp. 468-469. 5141
-Ree.diR.Borsari,Logicaconcreta,Firenze1951,«AutAut», n. 5, pp. 469-70. 5142 -
Ree. di B. Croce, Intorno a Hegel e alla dialettica, in « Qua derni della
critica », n. 19-20, 1951, « Aut Aut; Filosofia dell'Io e filosofia della
relazione, « Aut Aut », n. 7, pp. 12-24. Ristampato in 5401, cap. II. 5202 -
Schoenberg..., « Aut Aut », n. 7, pp. 47-49. 5203 - Sul problema dell'utile e
del vitale, « Aut Aut », n. 7, pp. 60-65. 5204 - Civiltà e valore, « Aut Aut »,
n. 8, pp. 95-105. Ristampato in 5401, cap. XII. 5205 - Schemi e
figure, « Aut Aut », n. 9, pp. 211-223. 5206 - Alain e la paura dell'Europa, «
Aut Aut », n. 9, pp. 233-235. 5207 - Negatività e positività in Wittgenstein, «
Aut Aut, Sull'estetica di Dewey, « Aut Aut », n. 10, pp. 317-330. Ri stampato
in 5401, cap. XV. 5209 - Studi italiani di estetica, « Aut Aut », n. 10, pp.
356-366. 5210 - Relazione forma e processo storico, « Aut Aut », n. 11, pp.
409-417. Ristampato in 5401, cap. XI. 5211 - Organicità e concretezza della
forma estetica, «Aut Aut», n. 11, pp. 418-422. 5212 - Presentazione di Whitehead,
« Aut Aut », n. 12, pp. 507-517. Ristampato in 6501, cap. III. 5213 - Sulla
concezione psicoanalitica dell'angoscia, « Archivio di filo sofia », n. 1
(Filosofia e psicopatologia), pp. 71-79. 5214 - Possibilità e relazione, «
Rivista di filosofia », n. 4, pp. 387-398. Ristampato in 5401, cap. Vili. 5215
- Alain et notre libertà, « La nouvelle revue francaise », settem bre, Paris
(Hommage à Alain). Ristampato, in italiano, in 5206. 5216 - Ree. di B.
Berenson, Piero della Francesca o dell'arte non elo quente, Firenze 1950, «
Aut Aut », n. 7, pp. 80-81. 5217 - Ree. di A. E. Jensen, Come una cultura
primitiva ha concepito il mondo, Torino 1952, « Aut Aut », n. 8, pp. 168-169.
5218 - Ree. di Catalogo generale edizioni Laterza, Bari 1952, « Aut Aut », n.
8, pp. 169-170. 5219 - Ree. di E. Castelli, Il demoniaco nell'arte, Milano
1952, « Aut Aut », n. 8, pp. 171-172. 5220 - Ree. di C. Diano, Forma ed evento,
Venezia 1952, « Aut Aut », n. 9, pp. 264-265. 5221 - Ree. di M. Bense, Die
Theorie Kafkas, Witsche, 1952, « Aut Aut; Recc. di Renato Cirell Czerne,
Natureza e Espirito, San Paulo 1949: idem, Filosofia corno concetto e corno
historia, San Paulo 1950, « Aut Aut », n. 9, pp. 266-267. Ree. di R. Mondolfo,
Il materialismo storico di F. Engels, Fi renze 1952, « Aut Aut », n. 9, pp.
267-268. Ree. di E. Cassirer,Storia della filosofia moderna, voi. I, Torino
1952, « Aut Aut », n. 9, p. 268. Ree. di H. Kelsen, La dottrina pura del
diritto, Torino 1952, « Aut Aut », n. 10, p. 378. Ree. di E. Garin, L'umanesimo
italiano, Bari 1952, « Aut Aut », n. 10, pp. 378-379. Ree. di P. Chiodi,
L'ultimo Heidegger, Torino 1952, « Aut Aut », n. 12, p. 579. Ree. di B. De
Finetti, Macchine che pensano (e che fanno pen sare), in « Tecnica e
organizzazione », nn. 2-3, 1952, « Aut Aut », n. 12, pp. 579-580. Ree. di H.
Kelsen, Teoria generale del diritto e dello stato, Mi lano 1952, « Aut Aut »,
n. 8, p. 168. 1953 L'esistenzialismo, in L'espressionismo e l'esistenzialismo,
a cura di L. Rognoni e E. Paci, Edizioni Radio Italiana, Torino, pp. 87-180,
Indice: I - Introduzione all'esistenzialismo; II - Hei degger; III - Jaspers;
IV - Sartre; V - Marcel, Lavelle, Le Sen ne; VI - Abbagnano; VII -
Esistenzialismo e letteratura. Rie dito come 5602. La mia prospettiva
estetica, in AA. W . , La mia prospettiva estetica, Brescia, Morcelliana, pp.
139-150. La criticità della filosofia, « Aut Aut », n. 13, pp. 28-43. Ri
stampato in 5401, cap. IV. 5304 - La relazione, « Aut Aut », n. 14, pp. 97-108.
5305 - La vita come amore, « Aut Aut; Relazione e tempo, « Aut Aut », n. 15,
pp. 219-230. Un convegno di filosofia, « Aut Aut », n. 15, pp. 244-250.
Prospettive empiristiche e relazionistiche in Whitehead, « Aut Aut Semantica e
filosofia, « Aut Aut », n. 16, pp. 320-323. Valéry precursore della semantica,
« Aut Aut », n. 16, pp. 323- 325. Implicazione formale e relazione temporale, «
Aut Aut », n. 17, pp. 394-402. Ristampato in 5401, cap. XX. Sul problema della
persona, « Aut Aut », n. 17, pp. 426-429. Definizione e funzione della
filosofia speculativa in Whitehead, « Giornale critico della filosofia italiana
», n. 3, pp. 304-334. Arte e comunicazione, « Galleria », n. 2, pp. 3-5.
Ristampato in 5401, cap. XIV. Quantità e qualità, « Civiltà delle macchine »,
n. 6, p. 11. Ri stampato in 5401, cap. XXI. Sul primo periodo della filosofia
di Whitehead, « Rivista di filo sofia », n. 4, pp. 397-415. Ristampato in
6501, cap. IV. Kierkegaard e la dialettica della fede, « Archivio di
filosofia», n. 2 (Kierkegaard e Nietzsche), pp. 9-44. Ristampato in 6502, parte
prima, cap. III. Ironia, demoniaco ed eros in Kierkegaard, « Archivio di filoso
fia », n. 2, (Kierkegaard e Nietzsche), pp. 71-103. Ristampato in 6502, parte
prima, cap. I. Sul principio logico del processo, « Atti dell'XI Congresso in
ternazionale di Filosofia », Bruxelles 20-26 agosto 1953, voi. Vili, pp. 42-46.
Ristampato in 5401, cap. X. La nevrosi della filosofia, « Atti del XVI
Congresso Nazionale di Filosofia », Roma-Milano 1953. Ristampato in 5401, cap.
VI. Ree. di Th. Mann, Nobiltà dello spirito, Milano 1953, « Aut Aut , n. 16,
pp. 362-363. Ree. di H. K. Wells, Process and Unreality, New York 1950, « Aut
Aut », n. 16, pp. 366-367. Ree. di J . Prévost, Baudelaire, Paris 1953, « Aut
Aut », n. 16, pp. 370-371. Ree. di R. Girardet, La società militaire dans la
Trance con- temporaine, Paris 1953, «Aut Aut», n. 16, p. 371. 1954 Tempo e
relazione, Torino, Taylor, pp. 360. Indice: I - Intro duzione; I I - Filosofia
dell'Io e filosofia della relazione; I I I - Angoscia dell'Io e relazione; IV -
Linguaggio comportamento e filosofia; V - Negatività e positività in
Wittgenstein; VI - Witt genstein e la nevrosi della filosofia; VII - Il
significato dell'ir reversibile; V i l i - Relazione e situazione; IX -
Possibilità e re lazione; X - Sul principio logico del processo; XI -
Relazione forma e processo; XII - Relazione e civiltà; XIII - Dewey e
l'interrelazione universale; XIV - Tempo realtà e relazione nella filosofia
americana; XV - Esperienza e relazione nell'estetica di Dewey; XVI - Arte e
relazione; XVII - Relazione e irrelazione; XVIII - Relazione e irreversibilità;
XIX - Relazione e linguaggio filosofico; XX - Implicazione formale e
implicazione temporale; XXI - Linguaggio perfetto e situazione quotidiana; XXII
- Quan tità e qualità; XXIII - La tecnica e la libertà dell'uomo. Riedito come
6503. L'epicureismo, in Grande antologia filosofica, diretta da U. Pa dovani,
Milano, Marzorati, voi. I, pp. 483-508. Appunti per i rapporti tra filosofia,
scienza empirica e sociolo gia, in AA. VV., Filosofia e sociologia, Bologna,
Il Mulino, pp. 89-90. Interpretazione del teatro, « Aut Aut », n. 19, pp.
21-36. Ri stampato in 6601, parte prima, cap. VII. Il cammino della vita, «
Aut Aut; Appunti sul neopositivismo, « Aut Aut, Kierkegaard contro Kierkegaard,
« Aut Aut », Angoscia e relazione in Kierkegaard, « Aut Aut; Angoscia e
fenomenologia dell'eros, « Aut Aut », n. 24, pp. 468-485. Ristampato in 6502,
parte prima, cap. Vili. 5410 - Il cuore della vita, « Casabella », n. 202, pp.
VII-X. 5411 - Ripetizione, ripresa e rinascita in Kierkegaard, « Giornale cri-
tico della filosofìa italiana », n. 3, pp. 313-340. 5412 - Unità e pluralità
del personaggio, in AA. VV., Teatro, mito e individuo, Milano, Laboratorio,
Whitehead e Russell, «Rivista di filosofìa», n. 1, pp. 14-25. 5414 - Il
significato dell'introduzione kierkegaardiana al concetto della angoscia, «
Rivista di filosofia », n. 2, pp. 392-398. Ristampato in 6502, parte prima,
cap. VI. 5415 - Storia e apocalisse in Kierkegaard, « Archivio di filosofia »,
n. 2 [Apocalisse e insecuritas), pp. 141-162. Ristampato in 6502, parte prima,
cap. V. 5416 - La tecnica e la libertà dell'uomo, « Civiltà delle macchine »,
I, pp. 12-14. 5417 - Ritorno alla sociologia, « Civiltà delle macchine », V,
pp. 71-72. 5418 - Nota sul « Congresso intemazionale di filosofia di San Paolo
», agosto 1954, « Aut Aut », n. 23, pp. 440-444. 5419 - S. Kierkegaard, Il
concetto dell'angoscia, a cura di E. Paci, To- rino, Paravia. 5420 - Ree. di W.
Dilthey, Critica della ragione storica, Torino 1954, « Aut Aut, Arte e linguaggio, in AA. VV., Il problema
della conoscenza storica, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, pp. 49-76.
Esistenza natura e storia, « Aut Aut », n. 26, pp. 120-129. Esperienza
conoscenza storica e filosofia, « Aut Aut », n. 27, pp. 196-204. Sul
significato dell'opera di Einstein, « Aut Aut », n. 28, pp. 282-308. L'ironia
di Tb. Mann, « Aut Aut », n. 29, pp. 363-375. Ristam pato in 6502, parte
seconda, cap. IV. Due momenti fondamentali dell'opera di Th. Mann, « Aut Aut »,
n. 29, pp. 423-439. Ristampato in 6502, parte seconda, cap. III. Su due
significati del concetto dell'angoscia in Kierkegaard, « Orbis litterarum », n.
10, pp. 196-207. Critica dello schematismo trascendentale (I parte), « Rivista
di filosofia; Silenzio e libertà del linguaggio nel neopositivismo, « Archivio
di filosofia », n. 3 (Semantica), pp. 313-324. L'appello di Einstein, « Civiltà
delle macchine », V, pp. 21-22. Ree. di P. Romanelli, Verso un naturalismo
critico, Torino 1953, « Aut Aut », n. 27, pp. 263-266. Ree. di E. N. Rogers,
Auguste Perret, Milano 1955, « Aut Aut », n. 28, pp. 358-359. Ree. di H. Mayer,
Thomas Mann, Torino 1955, « Aut Aut », n. 29, pp. 458-460. 5514 - Ree. di C.
Cases, Thomas Mann e lo spirito del racconto, « No tiziario Einaudi », nn.
6-7, 1955, « Aut Aut », n. 29, pp. 460- 461. 5515 - 5601 - 5602 -
Ree. di AA. VV., Omaggio a Th. Mann, in « Il Ponte », n. 6, 1955, « Aut Aut »,
n. 29, pp. 461-463. 1956 L'opera di Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio
Italiana, pp. 129. Indice: I - La notte bianca; II - La vita vivente; III - Un
nomade a Pietroburgo; IV - Il puro folle; V - Satira ed epica del demoniaco; VI
- Voci di fanciulli sulle tombe dei padri; VII - Viva i Karamàzov! Ancora
sull'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio Italiana, pp. 221. Indice: I -
Introduzione all'esistenzialismo; II - Heideg ger; III - Jaspers; IV - Marcel,
Lavelle, Le Senne; V - Esisten zialismo teologico; VI - Aspetti letterari; VII
— L'esistenza negativa in Sartre; V i l i - L'esistenza diabolica in Th. Mann;
IX - La positivizzazione dell'esistenzialismo; X - Abbagnano; XI - Sartre e il
problema del teatro; XII - L'esistenzialismo nella filosofia contemporanea;
XIII - L'eredità di Husserl e l'esistenzialismo di Merleau-Ponty. Hegel e il
problema della storia della filosofia, in AA. VV., Ve rità e storia: Un
dibattito sul metodo della storia della filosofia, Asti, Arethusa, pp. 147-152.
Nota su «Altezza reale», «Aut Aut», n. 31, pp. 52-56. Ri stampato in 6502,
parte seconda, capitolo V. Sul senso e sull'essenza, « Aut Aut », n. 33, pp.
175-189. La natura e il culto dell'Io, « Aut Aut », n. 34, pp. 279-299. Appunti
su un convegno, « Aut Aut », n. 34, pp. 315-326. Filosofia e antifilosofia, «
Aut Aut », n. 35, pp. 400-406. Ri stampato in 5902, pp. 33-43. Filosofia e linguaggio
perfetto (risposta a una lettera di A. Ve- daldi), « Aut Aut », n. 36, pp.
470-479. Funzione e significato del mito, « Giornale critico della filosofia
italiana », Processo, relazione e architettura, «Rivista di estetica», n. 1,
pp. 51-68. Ristampato in 6601, parte prima, cap. IX. 5612 - Sul concetto di 1
precorrimene ' in storia della filosofia, « Ri vista critica di storia della
filosofia », n. 2, pp. 227-233. 5613 - Problematica dell'architettura
contemporanea, « Casabella », n. 209, pp. 41-46. Ristampato in 6601, parte
prima, cap. XIII. 5614 - Critica dello schematismo trascendentale (II parte), «
Rivista di filosofia », n. 1, pp. 37-56. 5615 - Immanenza e trascendenza
(Convegno promosso dall'Istituto di filosofia dell'Università di Milano), « Il
Pensiero », n. 1. Inter venti di E. Paci: Sulla relazione Dal Pra, pp. 82-86;
Sulla rela zione Antoni, pp. 27-31; Sulla relazione Guzzo, pp. 149-151; Sulla
relazione Allmayer, pp. 172-173; Sulla relazione Spirito, pp. 201-206. 5616 -
Processo esistenziale, processo naturale, processo storico, « Anais de
Congresso Internacional de Filosofia de Sào Paulo », 9-15 agosto 1954, San
Paolo, 1956. 5617 - 5618 - 5619 - 5701 - La scienza e Venciclopedia filosofica,
« Civiltà delle macchine », II, pp. 39-40. Vivere nel tempo, « Civiltà delle
macchine », III, pp. 11-12. F. Woodridge, Saggio sulla natura, introduzione di
E. Paci, Mi lano, Bompiani. 1957 Dall'esistenzialismo al relazionismo,
Messina-Firenze, D'Anna, pp. 399. Indice: I - Prospettive relazionistiche; II -
Il fonda mento storicistico del relazionismo; III - Il consumo dell'esi
stenza e la relazione; IV - La struttura relazionale dell'esperien za; V -
Whitehead e il relazionismo; VI - Relazionismo e rela tività; VII -
Relazionismo e schematismo trascendentale; Vili - La verificazione nel
neopositivismo; IX - Relazionismo e natu ralismo; X - Orientamento estetico
relazionistico; XI - Perma nenza ed emergenza nel linguaggio; XII - Sul
significato del mito; XIII - Senso essenza e natura; XIV - Tempo e natura.
5702 - Storia del pensiero presocratico, Torino, Edizioni Radio Italia
na, pp. 314. Indice: I - La filosofia greca e i suoi rapporti con l'oriente; II
- Le origini autonome della filosofia greca; III - La scuola di Mileto o i
primi pitagorici; IV - Eraclito di Efeso; V - Senofane e Parmenide; VI - Zenone
di Elea e Melisso di Samo; VII - Il pitagorismo nell'età di Filolao; V i l i -
Empe docle di Agrigento; IX - Anassagora di Clazomeno; X - La scuo la di
Abdera; XI - Protagora di Abdera; XII - Gorgia di Leon- tini; XIII - Prodico di
Ceo; XIV - Antifonte sofista; XV - Ippia di Elide; XVI - Logos e natura; XVII -
Letteratura e pensiero filosofico; XVIII - Eschilo e la polis; XIX - Pensiero e
poesia in Sofocle; XX - La visione filosofica in Euripide; XXI - Antifilosofia
e filosofia in Aristofane; XXII - Scienza, tecnica e mito; XXIII - Natura e
cultura; XXIV - Medicina e filosofia; XXV - Filosofia, arte e musica; XXVI -
Filosofia e storiografia. 5703 - La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, pp.
267. Indice: I - L'eredità di Kant; II - Spiritualismo, positivismo e neocri
ticismo; III - Le conclusioni dell'idealismo; IV - Storicismo e filosofia dei
valori; V - Pragmatismo e realismo; VI - Processo e organicità; VII - La
fenomenologia e il mondo della vita; VIII - Esistenzialismo e ontologismo; IX -
Empirismo logico e fenomenologia della percezione; Fenomenologia dei processi
in relazione, « Aut Aut », n. 38, pp. 105-114. Giallo e nero, « Aut Aut », n.
41, pp. 425-427. Schematismo trascendentale, « Aut Aut », n. 41, pp. 427-429.
Hartmann e la tradizione ?netafisica, « Aut Aut », n. 42, pp. 486-491. Antonio
Banfi, « Aut Aut », n. 42, pp. 499-501. Per la logica di Husserl, « Aut Aut »,
n. 42, pp. 501-505. Sul significato del platonismo in Husserl, « Acme », nn.
1-3, pp. 135-151. L'architettura e il mondo della vita, « Casabella », n. 217,
pp. 53-55. Ristampato in 6601, parte prima, cap. X. 5712 - //
metodo industriale, l'edilizia e il problema estetico, « La casa », Roma, ed.
De Luca. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XI. 5713 - Scienza ed umanità
nella storia del pensiero scientifico italiano, in « Mostra storica della
scienza italiana », Milano, Pizzi, Relazionismo e realtà sociale, « Criteri »,
n. 7, pp. 3-8. 5715 - Antonio Banfi, « Raccolta Vinciana. Necrologie », pp.
335-338. 5716 - L'estetica come richiamo all'esperienza (riassunto), in Atti
del III congresso internazionale di estetica (3-5 settembre 1956, Venezia)
Torino, Edizioni della rivista di estetica, pp. 513-514. 5717 - Recc. di E. Husserl,
Ideen zu einer Phànomenologie und phà- nomenologische Philosophie, voli. I-III;
Die Krisis der euro- pàischen Wissenschaften und die transzendentale Phànomeno
logie; Erste Philosophie, Den Haag, 1950-1956, « Aut Aut », n. 38, pp. 185-187.
5718 - Ree. di C. S. Peirce, Caso, amore e logica, Torino 1956, « Aut Aut », n.
39, pp. 310-311. 5719 - Ree. di Beth Mays, Etudes d'epistemologie génétique,
Paris 1957, « Aut Aut », n. 39, pp. 311-313. 5720 - Ree. di C. Cascales,
L'humanisme de Ortega Y Gasset, Paris 1957, « Aut Aut », n. 40, pp. 391-394.
5721 - Ree. di P. Rossi, Bacone, dalla magia alla scienza, Bari 1957, « Aut Aut
», n. 42, pp. 524-525. 5722 - Ree. di R. Pettazzoni, L'essere supremo nelle
religioni primi tive, « Aut Aut », n. 42, pp. 525-526. 5723 - Ree. di L.
Mumford, La condizione dell'uomo, Milano 1957, «Aut Aut», n. 42, pp. 530-531.
5724 - Ree. di G. Friedmann, Le travail en miettes, Paris 1957, « Aut Aut », n.
42, pp. 531-532. 5725 - Dizionario di filosofia, a cura di A. Biraghi, Milano, Edizioni
di Comunità. Voci: Eleati; Eraclito; Atomismo; GIRGENTI; Anassagora; Socrate;
Cinici; Cirenaici; Megarici; Platone; Aristotele; Romanticismo; Neopositivismo;
Relazione; Etica; Libertà; Arbitrio; Bene; Determinismo-indeterminismo; Dovere;
Respon- sabilità; Eudemonismo; Virtù; Saggezza; Azione; Violenza; Estetica;
Forma; Sublime; Catarsi. In appendice a cura di E. Paci: Breve dizionario dei
termini greci, pp. 631-642. 1958 Samuel Alexander, in Les grands courants de la
pensée mon- diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati,
pp. 27-48. Sul mio comportamento filosofico, in AA. VV., La filosofia con-
temporanea in Italia, Asti, Arethusa, pp. 289-301. La dialettica in Platone, in
AA. VV., Studi sulla dialettica, To- rino, Taylor, pp. 18-37; e in « Rivista di
filosofia », n. 2, pp. 134-153. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. I. Vita
e ragione in Antonio Banfi, « Aut Aut », nn. 43-44, pp. 56-66. Ristampato in
6501, cap. II. In margine ad Heidegger, «Aut Aut», n. 45, pp. 106-115. Meditazioni
fenomenologiche, « Aut Aut », n. 57, pp. 229-239. Schelling e noi, « Aut Aut »,
n. 48, pp. 323-325. Tempo e percezione, « Archivio di filosofia », n. 1 (Il
tempo), pp. 19-27. Ungaretti e l'esperienza della poesia, « Letteratura », nn.
35-36, pp. 83-93. Ristampato in 7202, pp. 17-38. Fenomenologia e architettura
contemporanea, « La casa », Roma, ed. De Luca. Ristampato in 6601, parte prima,
cap. XII. Sul significato dei Maestri Cantori di Wagner, « L'approdo mu- sicale
», n. 2, pp. 85-101. La concezione relazionistica della libertà e del valore,
in « Atti del XII Congresso Nazionale di Filosofia, Venezia, voi. Ili, pp.
313-318. Ristampato in 6101, ap- pendice seconda. M. Merleau-Ponty, Elogio
della filosofia, traduzione, introduzio- ne e note di E. Paci, Torino, Paravia.
AA. VV., Neopositivismo e unità della scienza, introduzione di E. Paci, Milano,
Bompiani. L'introduzione è stata ristampata in 6501, cap. Vili. R. Sanesi,
Frammenti dall'Isola Athikte, prefazione di E. Paci, Milano, Schwarz. Ree. di G.
Pedroli, La fenomenologia di Husserl, Torino, 1958, « Aut Aut », n. 47, p. 290.
1959 Il nulla e il problema dell'uomo (nuova edizione), Torino, Tay- lor, pp.
191. Al testo della prima edizione (5002) viene ad ag- giungersi qui un nuovo
capitolo: Tempo, esistenza e relazione. Le pp. 123-133 di questo volume sono
state ristampate in 6701. Filosofia e antifilosofia (una discussione con E.
Paci), in E. Ga- rin, La filosofia come sapere storico, Bari, Laterza, pp.
33-54. Sulla fenomenologia, « Aut Aut », n. 50, pp. 75-83. Sartre e noi, « Aut
Aut », n. 51, pp. 188-189. Sulla relazione lo-tu, « Aut Aut », n. 52, pp.
217-221. Esercizio sulla evidenza fenomenologic a, «Aut Aut», n. 53, pp.
279-285. Sul significato dello spirito in Husserl, « Aut Aut », n. 54, pp. 345-372.
Vagine da un diario, « Archivio di filosofia », n. 2 (La diaristica
filosofica), pp. 187-216. Ristampato in 6102. Filosofia e storia della
filosofia, « Giornale critico della filosofia italiana », n. 4, pp.
539-542. 5910 - Wright e lo « spazio vissuto », « Casabella; Imbarazzi
di B. Russell, « Inventario», nn. 1-6, pp. 257-266. Ristampato in 6501, cap.
VII. Tempo e riduzione in Husserl, « Rivista di filosofia », n. 2, pp. 146-179.
Per una fenomenologia della musica contemporanea, « Il Ver- ri », n. 1, pp.
3-11. La crisi della cultura e la fenomenologia dell'architettura con-
temporanea, « La casa », Roma, ed. De Luca, n. 6. A. N. Whitehead, La scienza e
il mondo moderno, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. L. Actis
Perinetti, Dialettica della relazione, prefazione di E. Paci, Milano, ed. di
Comunità. 1960 Husserl sempre di nuovo, in AA. VV., Omaggio a Husserl, a cura
di E. Paci, Milano, Il Saggiatore, pp. 7-27. E. Garin, E. Paci, P. Prini,
Bilancio della fenomenologìa e del- l'esistenzialismo, Padova, Liviana. I testi
di Paci sono: Bilan- cio della fenomenologia, pp. 75-87; Risposte e
chiarimenti, pp. 97-104; Commemorazione di Husserl, pp. 141-160. Wright e lo «
spazio vissuto », in Saggi italiani 1959 (scelti da Moravia e Zolla), Milano,
Bompiani, pp. 131-132. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XIII. Aspetti di
una problematica filosofica, « Aut Aut », n. 55, pp. 1-9. La fenomenologia come
scienza del mondo della vita, « Aut Aut », n. 56, pp. 55-83. Sullo stile della
fenomenologia, « Aut Aut », n. 57, pp. 133- 142. 6007 - 6008 - 6009
- 6010 - 6011 - 6012 - 6013 - 6014 - 6015 - 6016 - 6017 - 6018 - 6019 - 6020 -
6021 - La scienza e il mondo in A. N. Whitehead, « Aut Aut », n. 57, pp.
180-186. Sulla presenza come centro relazionale in Husserl, « Aut Aut », n. 58,
pp. 236-241. Il problema dell'occultamento della « Lebenswelt » e del tra
scendentale in Husserl, « Aut Aut », n. 59, pp. 265-282. Ri stampato in 6301,
parte prima, cap. II. La fenomenologia come scienza nuova, « Aut Aut », n. 60,
pp. 349-369. Ristampato in 6301, parte quarta, cap. I. Indicazioni elementari
sulla « analisi esistenziale », « Aut Aut », n. 60, pp. 403-410. Tempo e
relazione intenzionale in Husserl, « Archivio di filo sofia », n. 1 (Tempo e
intenzionalità), pp. 23-48. Coscienza fenomenologica e coscienza idealistica, «
Il Verri », n. 4, pp. 3-15. Ristampato in 7501, cap. XIII. Ricordo di Luigi
Stefanini, in AA. VV., Scritti in onore di L. Stefanini, Padova, Liviana, pp.
31-33. Tempo e relazione nella fenomenologia, « Giornale critico della
filosofia italiana », n. 2, pp. 161-189. Scienza, tecnica e mondo della vita in
Husserl, « Il pensiero critico », n. 2, pp. 1-23. Ristampato in 6301, parte
prima, cap. I. Doxa e individuazione nella fenomenologia di Husserl, « Rivi
sta di filosofia », n. 2, pp. 144-161. Nulla di nuovo tutto di nuovo, in « Casa
editrice II Saggiatore. Catalogo n. 3, autunno-inverno 1959-1960 », pp. 13-48.
i7 problema dell'intersoggettività, « Il pensiero », n. 3, pp. 291-325.
Ristampato in 7301, parte terza, cap. II. Tre paragrafi per una fenomenologia
del linguaggio, « Il pen siero », n. 2, pp. 145-156. Ristampato in 6601, parte
seconda, cap. III. Indicazioni fenomenologiche per il romanzo, « Quaderni mila
nesi », autunno, pp. 130-134. 6022 - 6023 - 6024 - 6101 - G. Brand,
Mondo, io e tempo nei manoscritti inediti di Hus serl, introduzione di E.
Paci, Milano, Bompiani. E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III
5), tradu zione di E. Paci, in « Archivio di filosofia », n. 2, pp. 9-16.
Ristampato in 6101, prima appendice. Ree. di G. R. Hocke, Die Welt als
Labyrinth; Manierismus in der Literatur, Hamburg, 1939, « Aut Aut », n. 56, pp.
125-127. 1961 Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Bari, Laterza, pp.
276. Indice: I - Il senso della fenomenologia; II - Il signi ficato
dell'intenzionalità; III - Tempo e riduzione; IV - Tempo e dialettica; V -
Tempo e intersoggettività; VI - Mondo della vita e scienza del mondo della
vita; VII - Il tempo e il senso dell'essere; Vili - La fenomenologia come
teleologia universale della ragione. Appendici: I - E. Husserl, Teleologia
universale (manoscritto E III 5) trad. it. di E. Paci; II - La concezione
relazionistica della libertà e del valore. Diario fenomenologico (14 marzo 1956
- 30 giugno 1961), Mi lano, Il Saggiatore, pp. 122. Riedito con una nuova
introduzio ne come 7302. La phénoménologie, in Les grands courants de la
pensée mon diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati,
voi. I, tomo II, pp. 435-440. Qualche osservazione filosofica sulla critica e
sulla poesia, « Aut Aut», nn. 61-62, pp. 1-21. Ristampato in 6601, parte secon
da, cap. V. Espressione e significato, « Aut Aut », nn. 61-62, pp. 162-167.
Fenomenologia psicologia e unità della scienza, « Aut Aut », n. 63, pp. 214-234.
La psicologia fenomenologica e il problema della relazione tra inconscio e
mondo esterno, « Aut Aut », n. 64, pp. 314-334. 6102 - 6103 - 6104 - 6105 -
6106 - 6107 - 6108 - 6109 - 6110 - 6111 - 6112 - 6113 - 6114 - 6115
- 6116 - 6117 - 6118 - 6119 - 6120 - 6121 - Guenther Anders e l'intenzionalità
della scienza, « Aut Aut », n. 64, pp. 365-367. Merleau-Ponty, Lukàcs e il
problema della dialettica, « Aut Aut », n. 65, pp. 498-515. I paradossi della
fenomenologia e l'ideale di una società razio nale, « Giornale critico della
filosofia italiana », n. 4, pp. 411- 442. Ristampato in 6301, parte seconda,
cap. III. Fenomenologia e obbiettivazione, «Giornale critico della filo sofia
italiana », n. 2, pp. 143-152. Ueber einige Verwandtschaften der Philosophie
Whiteheads und der Phànomenologie Husserls, « Revue internationale de
philosophie », nn. 56-57, pp. 237-250. Ristampato (in italiano) in 6501, cap.
VI. Relazionismo e significato fenomenologico del mondo, « Il pen siero », n.
4, pp. 28-51. Tecnica feticizzata e linguaggio, «Europa letteraria», nn. 9- 10,
pp. 50-65. Per una fenomenologia dell'eros, « Nuovi argomenti », nn. 51- 52,
pp. 52-76. A Fhenomenology of Eros, in AA. VV., Facets of Eros, The Hague, pp.
1-22. E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia
trascendentale, avvertenza e prefazione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. E.
Gellner, Parole e cose, introduzione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. Ree. di
S. Freud, Lettere 1873-1939, Torino, 1960, «Aut Aut », n. 64, p. 394. Ree. di
S. Freud, Le origini della psicoanalisi, Torino, 1961, « Aut Aut », n. 64, pp.
394-395. Ree. di W. Jensen, Gradiva, Torino, 1961, « Aut Aut », n. 64, p. 395.
Ree. di F. Fornari, Problemi del primo sviluppo psichico, in 6201 -
6302 - 6203 - 6204 - 6205 - 6206 - 6207 - 6208 - 6209 - 6210 - 6211 - 6212 -
6213 - « Rivista di Psicologia », IV, 1960, « Aut Aut », n. 64, pp. 395-396.
1962 L'ultimo Sartre e il problema della soggettività, « Aut Aut », n. 67, pp.
1-30. Alcuni paragrafi di questo saggio sono con fluiti in 6301, terza parte.
Nuove ricerche fenomenologiche, « Aut Aut », n. 68, pp. 99- 112. Nota su
Robbe-Grillet, Butor e la fenomenologia, « Aut Aut », n. 69, pp. 234-237.
Ristampato in 6501, cap. XV. Problemi di antropologia, « Aut Aut », n. 70, pp.
275-283. Ristampato in 6501, cap. XVI. Per una sociologia intenzionale, « Aut
Aut », n. 71, pp. 359- 367. Struttura e lavoro vivente, « Aut Aut », n. 72, pp.
453-457. Ristampato in 6501, cap. XVII. A proposito di sociologia e
fenomenologia (risposta a una let tera di F. Ferrarotti), « Aut Aut », n. 72,
pp. 507-510. A cominciare dal presente, « Questo e altro », n. 1, pp. 49-54.
Ristampato in 6601, parte seconda, cap. VI. In un rapporto intenzionale, «
Questo e altro », n. 2, pp. 25-41 Banfi, Gellner e Merleau-Ponty, « Casa
editrice II Saggiatore. Catalogo n. 5 primavera 1961 - primavera 1962 », pp.
40-47. Fenomenologia e antropologia in Hegel, « Il pensiero », nn. 1-2, pp.
47-81. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. II. Bomba atomica e significato
di verità, « Il Verri », n. 6, pp. 159-162. n M. Merleau-Ponty, Senso e non
senso, introduzione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. 1963 6301 -
Funzione delle scienze e significato dell'uomo, Milano, Il sag- giatore, pp.
482. Indice: Parte prima: I - Crisi della scienza come crisi del significato
della scienza per l'uomo; II - L'oblio del mondo della vita e il significato
del trascendentale. Parte seconda: I - La fenomenologia come scienza nuova; II
- La cor- relazione universale e la filosofia come trasformazione dell'es- sere
in significato di verità; III - La fenomenologia e l'ideale di una società
razionale; IV - Il paradosso estremo della fenome- nologia; V - La psicologia e
la unità delle scienze; VI - Materia vita e persona nella teleologia della
storia; VII - La psicologia fenomenologica e la fondazione della psicologia
come scienza; V i l i - La crisi dell'Europa e la storia dell'umanità; IX - La
dialettica del linguaggio e il fondamento della storia; X - Il fondamento
fenomenologico della storia della filosofia; XI - Esperienza e ragione; XII -
Scienza, morale e realtà economica nella lotta della filosofia per il
significato dell'uomo; XIII - L'u- nità dell'uomo e l'autocomprensione
filosofica. Parte terza: I - Natura e storia; I I - Soggettività e situazione;
I I I - Ambiguità e verità; IV - Prassi pratico-inerte e irreversibilità; V -
Uomo natura e storia in Marx; VI - Il rovesciamento del soggetto nel-
l'oggetto; VII - La dialettica del concreto e dell'astratto. Pic- colo
dizionario fenomenologico. i7
significato dell'uomo in Marx e Husserl, « Aut Aut », n. 73, pp. 10-21. Questo
saggio è la traduzione italiana di una confe- renza tenuta da E. Paci presso
l'Accademia filosofica di Praga il 24 ottobre 1962. Il senso delle parole:
Lebenswelt; Struttura, « Aut Aut », n. 73, pp. 88-94. La psicologia
fenomenologica e la fondazione della psicologia come scienza, « Aut Aut », n.
74, pp. 7-19. Ristampato in 6301, parte seconda, cap. VII. 6307 -
Il senso delle parole: Epoche; trascendentale, « Aut Aut », n. 74, pp. 108-111.
6308 - Il senso delle parole: Alienazione e oggettivazione, « Aut Aut », n. 75,
pp. 103-104. 6309 - Sociologia e condizione umana, « Aut Aut », n. 76, pp.
7-16. 6310 - Il senso delle parole: Riconsiderazione; senso; causa; il cogito e
la monade, « Aut Aut », n. 76, pp. 106-108. 6311 - Fenomenologia e antropologia
culturale, « Aut Aut », n. 77, pp. 9-11. Ristampato in 6501, cap. XVIII. 6312 -
Il senso delle parole: Sprachleib; soggettività linguistica; lan- gue et
parole; strutturalismo, fonologia e antropologia, « Aut Aut », n. 77, pp.
100-103. 6313 - 6514 - 6315 - 6316 - 6317 - 6318 - 6319 - 6401 - Memoria e
presenza dei Buddenbrook, « Aut Aut », n. 78, pp. 7-27. Ristampato in 6502,
parte seconda, cap. VI. Il senso delle parole: Gradi della alienazione;
strumentammo; il corpo proprio inorganico; informale e nuova figurazione; tra
dizione e avanguardia, « Aut Aut », n. 78, pp. 91-95. Follia e verità in
Santayana, « Revue internationale de philoso phie », n. 63, pp. 50-61.
Ristampato in 6501, cap. X. Problemi di unificazione del sapere, « De Homine »,
nn. 15-16, pp. 65-78. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. I. Die Positive
Bedeutung des Menschen in Kierkegaard, « Schweit- zer Monatshefte », n. 2, pp.
177-184. Alcuni paragrafi sul romanzo contemporaneo, «Europa lettera ria, Omaggio
a R. Mondolfo, in AA. VV., Omaggio a R. Mondolfo, Città di Senigallia, Atti del
Consiglio Comunale, seduta del 19 agosto 1962, Urbino, S.T.E.U., pp. 47-50.
1964 Problemi di unificazione del sapere, in AA. VV., L'unificazione del
sapere, Firenze, Sansoni, pp. 63-76. 6402 - A. N. Whitehead, in Les
grands courants de la pensée mondia le contemporaine, a cura di M. F. Sciacca,
terza parte, voi. II, Milano, Marzorati, Annotazioni per una fenomenologia
della musica, « Aut Aut, Il senso delle parole: Scientificità; irreversibilità;
entropia e informazione; operazionismo; musica e modalità temporali, « Aut Aut
», nn. 79-80, pp. 132-138. Teatro, funzione delle scienze e riflessione, « Aut
Aut », n. 81, pp. 7-14. Ristampato in 6601, parte prima, cap. III. Il senso
delle parole: Prima persona; fenomenologia e fisiologia; dualismo teatro e
personaggi, « Aut Aut», n. 81, pp. 108-112. Le parole, « Aut Aut Il senso delle
parole: linguaggio oggettivato; soggetto e com portamento; la scienza e la
vita, « Aut Aut », n. 82, pp. 104- 107. Fenomenologia e cibernetica, « Aut Aut
», n. 83, pp. 25-32. Ri stampato in 6503, terza appendice. Il senso delle
parole: introduzione; cose e problemi; forme ca tegoriali, « Aut Aut », n. 83,
pp. 93-95. Whitehead e Husserl, «Aut Aut», n. 84, pp. 7-18. Il senso delle
parole: Percezione e conoscenza diretta; struttura, traduzione, e unificazione
del sapere; il simbolismo e la possi bilità dell'errore, « Aut Aut », n. 84,
pp. 97-100. Thomas Mann, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. 1965
Relazioni e significati l (Filosofia e fenomenologia della cultu ra), Milano,
Lampugnani Nigri, pp. 228. Indice: I - Filosofia e fenomenologia della cultura;
II - Fenomenologia della vita e ragione in Banfi; III - Il significato di
Whitehead; IV - Logica 6502 - e filosofia in Whitehead; V -
Empirismo e relazioni in White head; VI - Whitehead e Husserl; VII - Nota su
B. Russell; V i l i - Neopositivismo, fenomenologia e letteratura; IX - Ca
duta della intenzionalità e linguaggio; X - Follia e verità in Santayana; XI -
Scienza e umanesimo italiano; XII - Fenomeno logia e letteratura; XIII -
Fenomenologia e narrativa; XIV - Fenomenologia, psichiatria e romanzo; XV -
Robbe-Grillet, Bu- tor e la fenomenologia; XVI - Problemi di antropologia; XVII
- Struttura e lavoro vivente; XVIII - Sul concetto di struttura. Relazioni e
significati II (Kierkegaard e Th. Mann), Milano, Lampugnani Nigri, pp. 341.
Indice: parte prima: I - Ironia, demoniaco ed eros; I I - Estetica ed etica; I
I I - La dialettica della fede; IV - Ripetizione e ripresa: il teatro e la sua
funzione catartica; V - Storia ed apocalisse; VI - La psicologia e il pro
blema dell'angoscia; V I I - Angoscia e relazione; V i l i - Ango scia e
fenomenologia dello eros; IX - L'intenzionalità e l'amo re; X - Kierkegaard e
il significato della storia. Parte seconda: I - Musica mito e psicologia in Th.
Mann; II - Th. Mann e la filosofia; III - Due momenti fondamentali nell'opera
di Mann; IV - L'ironia di Mann; V - Su « Altezza reale »; VI - Ricordo e
presenza dei « Buddenbrook ». Tempo e relazione (nuova edizione), Milano, Il
Saggiatore, pp. 386. Al testo della prima edizione (vedi 5401) si aggiungono
tre nuove appendici: I - Significato del significato; II - Seman tica e
filosofia; I I I - Fenomenologia e cibernetica. L'infanzia di J. P. Sartre, in
Le conferenze dell'associazione cul turale italiana (1964-1965), Cuneo, Sasto,
fascicolo XVI, pp. 19-30. Sull'orizzonte di verità della scienza, « Aut Aut »,
n. 85, pp. 7-16. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. V. Il senso delle
parole: Processo; percezione non sensoriale; il tessuto della esperienza, « Aut
Aut », n. 85, pp. 93-95. Sulla struttura della scienza, « Aut Aut », n. 86, pp.
27-36. Ri stampato in 7301, parte quinta, cap. IV. Il senso delle parole:
Pubblico e privato; genesi, « Aut Aut », n. 86, pp. 91-95. 6503 - 6504 - 6505 -
6506 - 6507 - 6508 - 6509 - Struttura temporale e orizzonte
storico, « Aut Aut », n. 87, pp. 7-19. Ristampato in 7301, parte quinta, cap.
VI. 6510 - Il senso delle parole: Logica forinole e linguaggio ordinario;
metafisica descrittiva, « Aut Aut », Antropologia strutturale e fenomenologia,
«Aut Aut», n. 88, pp. 42-54. Ristampato in 7301, parte quarta cap. III. 6512 -
Condizione dell'esperienza e fondazione della psicologia, « Aut Aut », n. 89,
pp. 82-89. 6513 - Il senso delle parole: i due volti della psicologia; sul
principio della economia del pensiero, « Aut Aut », Una breve sintesi della
filosofia di Whitehead, « Aut Aut », n. 90, pp. 7-16. Ristampato in 7301, parte
quinta, cap. VIII. Il senso delle parole: Sul problema dei fondamenti;
esperienza e neopositivismo, « Aut Aut », n. 90, pp. 79-84. La voce Sul
problema dei fondamenti è stata ristampata come cap. II della parte quinta di 7301.
Funzione e significato nella letteratura e nella scienza, in La cultura
dimezzata, a cura di A. Vitelli, Milano, Giordano, pp. 165-169. Sul concetto di
struttura in Lévi-Strauss, « Giornale critico del- la filosofia italiana», n.
4, pp. 485-503. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. II. Attualità di
Husserl, « Revue internationale de philosophie », nn. 71-72, pp. 5-16.
Ristampato in 7301, parte prima, cap. I. 6519 - Sul problema della fondazione
delle scienze, « Il pensiero », nn. 1-2, pp. 36-43. Ristampato in 7301, parte
quinta, cap. III. 6520 - i7 senso delle strutture in Lévi-Strauss, « Paragone
», n. 192, pp. 114-125, e « Revue internationale de philosophie », nn. 73- 74,
pp. 300-313. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. I. 6521 - Nota su De Saussure,
in « Casa editrice II Saggiatore: Catalogo generale 1958-1965. Preceduto da
un'inchiesta su ' Struttura- lismo e critica ' a cura di C. Segre », pp.
LXIX-LXXIII. 6522 - Ideologia, parola negativa, in « Casa editrice il
Saggiatore: sup- 6523 - 6524 - 6525 - 6601 - plemento a l catalogo
generale aggiornato a l 3 0 settembre 1965 », pp. 21-75. E . Husserl,
Esperienza e Giudizio, nota introduttiva di E . Paci, Milano, Silva. G. Piana,
Esistenza e storia negli inediti di Husserl, prefazione di E . Paci, Milano,
Lampugnani Nigri. C. Sini, Whitehead e la funzione della filosofia, prefazione
di E. Paci, Padova, Marsilio. 1966 Relazioni e significati I I I (Critica e
dialettica), Milano, Lampu- gnani Nigri, pp. 376. Indice: Parte prima: I -
Sulla poesia di Rilke; II - Sul senso della poesia di T. S. Eliot; III - L'uomo
di Proust; IV - Valéry o della costruzione; V - Sulla musica contemporanea; V I
- Per una fenomenologia della musica; V I I - Interpretazione d e l teatro; V i
l i - Teatro, funzione delle scien- ze è riflessione; IX - Sull'architettura
contemporanea; X - L'ar- chitettura e il mondo della vita; XI - Il metodo
industriale, l'e- dilizia e il problema estetico; XII - Fenomenologia e
architet- tura contemporanea; XIII - Wright e « lo spazio vissuto ». Parte
seconda: I - I l significato della dialettica platonica; I I - Dialettica,
fenomenologia e antropologia in Hegel; I I I - T r e 6602 - 6603 - 6604 -
paragrafi p e r u n a fenomenologia d e l linguaggio; I V sulla fenomenologia d
e l linguaggio; V - Dialettica e nalità nella critica e nella poesia; VI - A
cominciare dalpre- sente; VII - In un rapporto intenzionale; Vili -
L'alienazione delle parole. Per un'analisi fenomenologica del sonno e del
sogno, in A A . VV., Il sogno e le civiltà umane, Bari, Laterza, p p . 247-255.
Kierkegaard vivant et la véritable signification de l'histoire, in AA. VV.,
Kierkegaard vivant (colloque organisé par l'Unesco du 21 au 23 avril 1964),
Paris, Gallimard, pp. 111-124. Il senso delle parole: Sul problema della fondazione,
« Aut Aut », n. 91, pp. 94-96. - Ancora intenzio- Psicanalisi e
fenomenologia, « Aut Aut », n. 92, pp. 7-20. Ri stampato in 7301, parte
quarta, cap. VI. 17 senso delle parole: L'archeologia del soggetto; psicologia
e problematica della scienza, « Aut Aut », n. 92, pp. 91-96. . Ayer e il
concetto di persona, « Aut Aut », n. 93, pp. 7-20. Ri stampato in 7 3 0 1 ,
parte quinta, cap. IX. Il senso delle parole: Primitività della persona e
azione umana; linguaggio e realtà, « Aut Aut », n. 93, pp. 97-100. Per lo
studio della logica in Husserl, « Aut Aut », n. 94, pp. 7-25. Ristampato in
7301, parte terza, cap. III. Il senso delle parole: Ricerca trascendentale e
metafisica; espe rienza temporale e riconoscimento, « Aut Aut », n. 94, pp.
101- 104. Tema e svolgimento in Husserl, « Aut Aut », n. 95, pp. 7-28. Il senso
delle parole: Morfologia universale; prima persona e linguaggio, « Aut Aut »,
n. 95, pp. 101-104. Fondazione e costruzione logica del mondo di Carnap, «
Archi vio di filosofia », n. 1 [Logica e analisi), pp. 95-107. Modalità,
coscienza empirica e fondazione in Kant, « Il pensie ro », nn. 1-2, pp. 5-22.
Ristampato in 7301, parte seconda, cap. III. E. Husserl, Logica formale e
trascendentale, prefazione di E. Paci, Bari, Laterza. Ricordo di E. De Martino,
colloquio tra E. Paci, C. D. Levi Carpitella, G. Jervis, « Quaderni dellTSSE »,
n. 1, pp. 5-14. Filosofia e scienza, discussione tra E. Paci, P. Caldirola, P.
D'Arcais, Panikkar, « Civiltà delle macchine », I, pp. 19-30. 1967 Il nulla e
il problema dell'uomo, in E. De Martino, Il mondo magico, Torino, Boringhieri, Il
significato di GALILEI filosofo per la filosofia, in AA. VV., Studi Gali-
leiani, Firenze, Barberi, pp. 1-28. Ristampato in 7301, parte seconda, cap. II.
Fondazione fenomenologica dell'antropologia e antropologia del- le scienze, «
Aut Aut », nn. 96-97, pp. 28-46. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. IV. Il
senso delle parole: Fenomenologia della prassi e realtà obiet- tiva, « Aut Aut
», nn. 96-97, pp. 153-154. Il ritorno a Freud, « Aut Aut », n. 98, pp. 62-73.
Ristampato in 7301, parte quarta, cap.V. Il senso delle parole: Autoanalisi e
intersoggettività, « Aut Aut », n. 98, pp. 104-106. Fondazione e
chiarificazione in Husserl, « Aut Aut », n. 99, pp. 7-13. Ristampato in 7301,
parte terza, cap.VI. Il senso delle parole: Fenomenologia ed enciclopedia, «
Aut Aut », n. 99, pp. 94-96. Per un'interpretazione della natura materiale in
Husserl, « Aut Aut », n. 100, pp. 47-73. Ristampato in 7301, parte terza, cap.
IV. Il senso delle parole: Decezione conflitto e significato, « Aut Aut », n.
100, pp. 83-87. Natura animale, uomo concreto e comportamento reale in Hus-
serl, « Aut Aut », n. 101, pp. 27-47. Ristampato in 7301, parte terza, cap. V.
Il senso delle parole: Struttura e contemporaneità al nostro pre- sente, « Aut
Aut », n. 101, pp. 95-98. Il senso delle parole: La motivazione, « Aut Aut »,
n. 102, pp. 108-110. Informazione e significato, « Archivio di filosofia » , n.
1 [Filo- sofia e informazione), pp. 37-53. Ristampato in 7 3 0 1 , parte
quinta, cap. VII. Kafka e la sfida del teatro di Oklahoma, « Studi germanici »
, n. 2, pp. 240-252. 3 A . CIVITA, Bibliografìa degli scritti di Enzo
Paci. Per una semplificazione dei temi husserliani fino al primo vo
lume delle « Idee », « Studi urbinati », nn. 1-2, pp. 767-787. Ristampato in
7301, parte terza, cap. I. 1968 Inversione e significato della cultura, « Aut
Aut », n. 103, pp. 7-13. Ristampato in 7301, parte prima, cap. VII. Il senso
delle parole: L'altro, « Aut Aut », n. 103, pp. 108-109. Per una nuova
antropologia e una nuova dialettica, « Aut Aut », n. 104, pp. 7-14. Ristampato
in 7301, parte seconda, cap. VII. Il senso delle parole: L'uomo e la struttura,
« Aut Aut », n. 104, pp. 93-95. Motivazione, ragione, enciclopedia
fenomenologica, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 100-128. Ristampato in 7301,
parte terza, cap. Vili. E. Paci, P. A. Rovatti, Persona, mondo circostante,
motivazione, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 142-171. Il senso delle parole:
Alienazione, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 198-200. Keynes, la fondazione
dell'economia e l'enciclopedia fenomeno logica, «Aut Aut», n. 107, pp. 69-100.
Ristampato in 7301, parte quarta, cap. VII. Il senso delle parole: L'uomo
stesso, « Aut Aut », n. 107, pp. 110-112. Vita e verità dei movimenti studenteschi,
« Aut Aut », n. 108, pp. 7-14. Il senso delle parole: Razionalità irrazionale,
«Aut Aut», n. 108, pp. 122-123. 6812 - Vico, le structuralisme et
l'encyclopédie phénoménologique des sciences, « Les études philosophiques »,
nn. 3-4, pp. 408-Domanda, risposta e significato, «Archivio difilosofia», n. 1
[Il problema della domanda), pp. 11-26. La presa di coscienza della biologia in
Cassirer, « Il pensiero », nn. 1-2, pp. 109-117. Ristampato in 7301, parte
quarta, cap. IX. The Vhenomenological Encyclopedia and the « Telos » of the
Humanity, « Telos », voi. I, n. 2, pp. 5-18. Ri Hegel: Enciclopedia delle
scienze filosofiche, in AA. VV., Orien tamenti filosofici e pedagogici,
Milano, Marzorati, voi. II, pp. 909-941. 6904 - Antonio Banfi e il pensiero contemporaneo,
in AA. VV., Antonio Banfi vivente, Firenze, La Nuova Italia, pp. 34-45.
Ristampato in 7301, parte prima, cap.II. 6905 - II senso delle parole: Sviluppo
e sottosviluppo, « Aut Aut », nn. 109-110, pp. 213-215. 6906
-Aldilà,«AutAut»,n.Ili,pp.7-14. 6907 - J7senso delle parole: Soggetto ed
oggetto dell'economia, « Aut Aut » n. Ili, pp. 101-103. 6908 - L'enciclopedia
fenomenologica e il Telos dell'umanità, « Aut Aut», n. 112, pp. 26-45.
Ristampato in 7301, parte prima, cap. III. 6909 - Il senso delle parole:
Violenza e diritto, « Aut Aut», n. 112, pp. 105-107. 6910 - Il senso delle
parole: Istituzione totale, «Aut Aut», n. 113, pp. 84-86. 6911 -
L'architettura come vita, « Aut Aut », n. 113, pp. 87-89. 6912 - Dialectic of
the Concrete and of the Abstract, « Telos », n. 1, pp. 5-32. 6913 - Barbarie e
civiltà, in « Atti del Convegno Internazionale sul tema: Campanella e Vico »
(Roma 12-15 maggio 1968), Roma, Accademia nazionale dei Lincei, Quaderno, La
dialettica del processo. Milano, Mondadori. 6915 - S. Veca, Fondazione e
modalità in Kant, prefazione di E. Paci, Milano, Mondadori. 1970 7001 - Il
senso delle parole: Ancora sul marxismo e sulla fenomenologia, « Aut Aut », nn.
114-115, pp. 129-138. 7002 - Due temi fenomenologici: I - Fenomenologia e dialettica.
II • La fenomenologia e la fondazione dell'economia politica, « Aut Aut », n.
116, pp. 7-37. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. Vili. 7003 - Il senso
delle parole: La ripetizione, « Aut Aut », n. 116, pp. 113-114. 7004 - L'ora di
Cattaneo, « Aut Aut », n. 117, pp. 7-19. 7005 - Il senso delle parole: Ontico e
ontologico, « Aut Aut », n. 117, pp. 101-102. 7006 - Il senso delle parole:
Barbarie e civiltà, «Aut Aut», n. 118, pp. 114-121. 7007 - Il senso delle
parole: La figura, « Aut Aut », nn. 119-120, pp. 164-166. 7008 - Vita
quotidiana ed eternità, « Archivio di filosofia », n. 1 (Il senso comune), pp.
15-22. 7009 - Intersoggettività del potere, « Praxis », nn. 1-2, pp.
87-92. 7010 - Fenomenologia e dialettica marxista, « Praxis; Sui
rapporti tra fenomenologia e marxismo, in J. T. Desanti, Fe nomenologia e
prassi, Milano, Lampugnani Nigri, pp. 105-122. Astratto e concreto in
Althusser, « Aut Aut », n. 121, pp. 7-20. Ristampato in 7301, parte quinta,
cap. X. Il senso delle parole: Sostanza e soggetto, « Aut Aut », n. 121, pp.
100-101. La « Einleitung » nella fenomenologia hegeliana e l'esperienza
fenomenologica, « Aut Aut », n. 122, pp. 7-18. Ristampato in 7301, I sez., cap.
IV, seconda parte. Il senso delle parole: La fenomenologia come scienza dell'appa
renza e della esperienza della coscienza, « Aut Aut », n. 122, pp. 94-96. Hegel
e la certezza sensibile, « Aut Aut », nn. 123-124, pp. 7-18. Ristampato in
7301, sez. II, cap. IV, seconda parte. Il senso delle parole: Storia e verità,
« Aut Aut », nn. 123-124, pp. 151-152. Considerazioni attuali su Bloch, « Aut
Aut », n. 125, pp. 20-30. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. XI. Il senso
delle parole: Speranza e carità: l'uomo nuovo, « Aut Aut », n. 125, pp.
104-107. Per un'analisi del momento attuale e del suo limite dialettico, Aut
Aut », n. 126, pp. 7-21. Ristampato in 7401, cap. VI, e in 7501. Il senso delle
parole: « L'homme nu » di C. Lévi-Strauss, « Aut Aut », n. 126, pp.
105-107. 7112 - La phénoménologie et l'histoire dans la pensée de
Hegel, « Pra- xis », nn. 1-2, pp. 93-100. Lo stesso testo è apparso in inglese
col titolo History and Fhenomenology in Hegel's Thought, in « Telos », n. 8,
pp. 77-83. 7113 - 7114 - H. Bergson, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino,
Pomba. E. Minkowski, 17 tempo vissuto, prefazione di E. Paci, Torino, Einaudi.
7115 - P. Scarduelli, L'analisi strutturale dei miti, prefazione di E. Paci,
Milano, Celuc. 7116 - E. Paci, P. A. Rovatti, R. Tomassini, S. Veca, Per una
fenome- nologia del bisogno, « Aut Aut, Life-World, Time, and Liberty in
Husserl, in AA.VV,. Life- World and Consciousness. Essays for A. Gurwitsch, a
cura di L. E. Embree, Evanston, Northwestern Univ. Press, pp. 461-468. 7202 -
7203 - Ungaretti e l'esperienza della poesia, in G. Ungaretti, Lettere a un
fenomenologo, premessa di E. Paci, Milano, Vanni Scheiwil- ler, pp. 17-38. Il
senso della religione in MaxHorkheimer, in Max Horkheimer, Giuseppe Guerreschi,
An Maidom e zum Schicksal der Religion, Milano, Arte Edizioni, due pagine non
numerate. 7204 - A proposito di fenomenologia e marxismo. Considerazioni sul «
Dialogo » di Vajda, « Aut Aut », n. 127, pp. 44-57. 7205
-17sensodelleparole:Lavoroeteologia,«AutAut»,n.127,pp. 120-122. 7206 - La
presenza nella « Fenomenologia dello spirito » di Hegel, « Aut Aut », n. 128,
pp. 5-22. Ristampato in 7301, sez. Ili, cap. IV, parte seconda. 7207 -
Variazioni su Cattaneo, « Aut Aut », n. 128, pp. 89-96. 7208 - Il senso delle
parole: Il federalismo, « Aut Aut », n. 128, pp. 97-98. 7209 -
Spontaneità, ragione e modalità della praxis, « Praxis, Che cosa ha taciuto B.
Croce, « Tempo », n. 50, pp. 30-34. 7211 - Ci sono strutture di strutture di
strutture..., « Tempo, B. Russell, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba.
7213 - J . Wahl, La coscienza infelice nella filosofia di Hegel, prefazione di
E. Paci, Milano, Istituto Librario Internazionale. 7214 - S. Zecchi,
Fenomenologia dell'esperienza, presentazione di E. Paci, Firenze, La Nuova
Italia. 7215 - Intervista con Enzo Faci, in Parlano i filosofi italiani, « Terzo
programma », fase. Ili, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano,
Bompiani, pp. 586. Indice: Parte prima: I - Attualità di Husserl; II -
L'eredità di Banfi; III - L'enciclopedia fenomenologica e il telos
dell'umanità. Parte seconda: I - Vico, lo strutturalismo e l'en ciclopedia
fenomenologica delle scienze; II - Il significato di Ga lileo per la
filosofia; III - Modalità, coscienza empirica e fonda zione in Kant; IV -
Hegel e la fenomenologia. Parte terza: I - I temi husserliani fino al primo
volume di Idee; II - Sul pro blema dell'intersoggettività; I I I - Per lo
studio della logica in Husserl; IV - Per una interpretazione della natura
materiale in Husserl; V - Natura animale, uomo concreto e comportamento reale
in Husserl; VI - Fondazione e chiarificazione in Husserl; VII - Cultura e
dialettica; Vili - Motivazione, ragione, enciclo pedia fenomenologica. Parte
quarta: I - Il senso delle strutture in Lévi-Strauss; II - Sul concetto di
struttura in Lévi-Strauss; III - Antropologia strutturale e fenomenologia; IV -
Fondazione fenomenologica dell'antropologia ed enciclopedia delle scienze; V -
Il ritorno a Freud; VI - Psicanalisi e fenomenologia; VII - Keynes, la
fondazione della economia e l'enciclopedia fenomeno logica; V i l i -
Fenomenologia e fondazione dell'economia poli- tica; IX - La presa
di coscienza della biologia in Cassirer. Parte quinta: I - Problemi di
unificazione del sapere; II - Sul pro blema dei fondamenti; III - La
fondazione delle scienze; IV - La struttura della scienza; V - Il significato
di verità della scien za; VI - Struttura temporale e orizzonte storico; VII -
Infor mazione e significato; V i l i - Whitehead in sintesi; IX - Una sintesi
di Ayer sul concetto di persona; X - Astratto e concreto in Althusser; XI - Modalità
e novità in Bloch. 7302 - Diario fenomenologico (nuova edizione), Milano,
Bompiani, Marxismo e fenomenologia, « Aut Aut », n. 133, pp. 1-13. Ri stampato
in 7401, cap. I. i7 senso delle parole: Attualità della « fenomenologia » di
Hegel, « Aut Aut » Bisogni, paradossi e trasformazioni del mondo, « Aut Aut »,
n. 134, pp. 1-10. Il senso delle parole: Filosofia analitica e fenomenologia, «
Aut Aut », n. 134, pp. 109-111. Il senso delle parole: I limiti dell'empirismo,
« Aut Aut », n. 135, pp. 111-112. La negazione in Sartre, « Aut Aut », nn.
136-137, pp. 3-12. Il senso delle parole: L'istante, « Aut Aut », nn. 136-137,
pp. 159-160. Il senso delle parole: Sul relazionismo, « Aut Aut », n. 138, pp.
117-119. Cancellare la scrittura morta per trovare la verità viva, «Tem po »,
nn. 2-3, p. 56. L'uomo deve imparare a servirsi della scienza, « Tempo », nn.
4-5, p. 56. La pelle di leopardo ideologica, « Tempo », nn. 6-7, p. 51. Enzo
Paci: Cosi vedo Sartre, « Tempo », nn. 8-9, p. 70. 7315 - Amore e
morte. Freud e la rivoluzione dell'uomo, «Tempo», nn. 10-11, p. 80. 7316 -
L'enigma Ludwig: Visconti e Thomas Mann, «Tempo», nn. 12-13, p. 68. 7317 -
L'uomo e la semiotica universale, « Tempo »,n. 14,p.71. 7318 - Ateismo nel
cristianesimo e cristianesimo nell'ateismo, «Tempo », n. 15, p. 74. Letteratura
e reazione, « Tempo, La presa di coscienza dell'eros e la trasformazione della
società, « tempo », n. 17, p. 74. « Il Capitale » tra Shakespeare e Kafka, «
Tempo », n. 18, p. 68. Un congresso di filosofi che riscoprono la dialettica, «
Tempo », n. 19, p. 63. Linguaggio e silenzio in Wittgenstein, « Tempo », n. 20,
p. 80. Quel superstizioso di Freud, « Tempo », n. 21, p. 73. Filosofia Arte e
Letteratura, « Tempo », n. 22, p. 76. Quando la volontà è malata, « Tempo », n.
23, p. 72. Colloqui con Sartre, « Tempo », n. 24, p. 60. Un messaggio contro il
male, « Tempo », n. 25, p. 68. La realtà si ritrova nella continua dialettica
tra realismo e sur- realismo, « Tempo », n. 26, p. 62. Husserl e Marx a Praga,
« Tempo », n. 27, p. 53. Mito e vacanza della vita, « Tempo », n. 28, p. 54.
Eclisse e rinascita della ragione in Horkheimer, « Tempo », n. 29, p. 54. G.
Lukàcs tra la vita e lo spirito, « Tempo », n. 30, p. 56. La situazione limite
di Bataille, « Tempo », n. 31, p. 56. Il progresso economico distruggerà la
specie umana, « Tempo », n. 32, p. 56. 7336 - La filosofia della
vita e della cultura di Simmel e di Banfi, « Tem- po », Trovare l'uomo partendo
dalla solitudine, « Tempo », n. 34, p. 58. 7338 - La musica come mediazione tra
la vita e il suo significato, « Tem- po », n. 35, p. 58. 7339 - Ter Marcuse la
rivoluzione continuerà con l'estetica, « Tempo », n. 37, p. 60. 7340 - Il
filosofo del senso comune, « Tempo », n. 38, p. 82. 7341 - Il fallimento
dell'uomo e la religione, « Tempo », n. 39, p. 80. 7342 - La vera neutralità
della scienza, « Tempo », n. 40, p. 80. 7343 - La nuova via tra Pitagora e
Darwin, « Tempo », n. 41, p. 80. 7344 - L'idiota di famiglia e la guarigione
dell'uomo, « Tempo, L'eredità di G. Marcel è anticapitalista?, « Tempo », n.
43, p. 96. 7346 - Lukàcs inedito scoperto a Budapest, « Tempo », n. 44, p. 94.
7347 - I cervelli avranno un futuro, « Tempo », n. 45, p. 86. 7348 - Forse una
nuova dialettica con la vittoria del proletariato, « Tempo », n. 46, p. 116.
L'uomo tra Tolomeo e Copernico, « Tempo », n. 47, p. 94. Minkowski:
psicopatologia e vita vissuta, « Tempo », n. 48, p. 84. La costruzione logica
del mondo, « Tempo », n. 49, p. 90. Lenin e la filosofia, « Tempo », n. 50, p.
76. Jaspers e l'armonia di una nuova storia, « Tempo », n. 51, p. 70. 1974
Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, pp. 68. Indice: I - Marxismo e
fenomenologia; II - La nuova fenomenologia; III - Fenomenologia dell'economia e
della psicologia; IV - La trasformazione del mondo attuale; V -
Fenomenologia e costi- tuente mondiale; VI - Per un'analisi del momento attuale
e del suo limite dialettico. 7402 - La filosofia contemporanea (nuova
edizione), Milano, Garzanti, pp. 338. Al testo della prima edizione (vedi 5703)
si aggiungono 7 nuove appendici: I - L'eredità kantiana e il marxismo; II -
Lenin e la filosofia; III - Sul marxismo italiano; IV - C. Lukàcs; V -
Sociologia e scuola di Francoforte; VI - Sullo strutturalismo; VII - Moore e la
filosofia analitica inglese. 7403 - 7404 - 7405 - 7406 - 7407 - 7408 - 7501 -
7601 - 7602 - Vérification empirique et trascendance de la vérité, in AA. VV.,
Vérité et Vérification, La Haye, M. Nijhoff, pp. 59-67. Considerazioni attuali
sul problema dell'utile e del vitale in Cro- ce, in AA. VV., Benedetto Croce, a
cura di A. Bruno, Catania, Nicolò Giannotto Editore, pp. 341-355. Il senso
delle parole: Sulla fenomenologia del negativo, « Aut Aut », n. 140, pp.
134-136. Il senso delle parole: Husserl e il cristianesimo, « Aut Aut », n.
141, pp. 133-134. Undici studiosi alla scoperta degli Evangeli, « Tempo », n.
1, p. 64. R. Osculati, Fare la verità. Analisi fenomenologica di un lin-
guaggio religioso, Nota finale di Enzo Paci, Milano, Bompiani. Intervista con
Enzo Paci, in La filosofia dal '45 ad oggi, a cura di Valerio Verrà, Roma, ERI,
pp. 455-458. Dizionario di filosofia, Milano, Rizzoli. Voce: Esistenzialismo. Enzo
Paci. Paci. Keywords: relazione. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Paci: i
principi metafisici di Vico” --. Luigi Speranza, “Grice e Paci: significato e
significati” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742511685/in/datetaken/
Biraghi, andrea – “Dizionario di
filosofia,” Milano.
Grice e Padovani – filosofia classica –
Luigi Speranza (Ancona).
Filosofo. Grice: “I like Padovani,
especially his focus on what he calls ‘classical metaphysics’ (‘metafisica
classica’) for what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential
Italian philosopher. Ffiglio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e di
sua moglie, la ricca possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle parole
stesse di Padovani, il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa etica
dell'onore e del dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua madre che
fu colei che per prima lo introdusse agli ambienti letterari di Padova grazie
alla vicinanza dei terreni della sua famiglia che erano posti a Bottrighe, nel
Polesine, dove tutta la famiglia si trasferiva durante il periodo invernale. La
solerte religiosità della madre, lo spinse a non frequentare la scuola
elementare pubblica (che ella riteneva troppo "laicizzata" dopo
l'unità d'Italia) ma a servirsi di un precettore, un ex abate che per primo lo
instradò alla filosofia. Si iscrisse quindi al liceo di Milano dove ebbe i suoi
primi contatti col positivismo che procureranno in lui e nel suo pensiero una
profonda crisi nel saper controbilanciare il più correttamente possibile questa
visione innovativa della vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe
voluto ingegnere, ma egli terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano
dove seguì i corsi di Martinetti, pur prendendo a frequentare Mattiussi
(convinto tomista) e Olgiati, convinto assertore della necessità di fondere
insieme la metafisica classica con il pensiero moderno. Olgiati (a sinistra)
con Gemelli (al centro) e Necchi. I primi due furono tra i principali
ispiratori. Fu su consiglio di questi due ultimi che il alla fine decise di
intraprendere la carriera filosofica, sviluppando una sua corrente di pensiero
permeata di tutti gli spunti che nel corso della sua carriera aveva saputo
trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e ispiratori, basandosi molto anche
sull'opera di Schopenhauer. Si laureò con una tesi su Spinoza eproseguendo poi
la sua carriera in ambito universitario divenendo dapprima assistente e poi
direttore della biblioteca. Divenne membro della Società italiana per gli studi
filosofici e psicologici e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore da poco
fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso di Gemelli, Padovani iniziò a
collaborare anche con la "Rivista di filosofia neoscolastica" di cui
divenne ben presto uno dei principali rappresentanti. Venne nominato professore di filosofia della
religione e anche supplente di Introduzione alla storia delle religioni. In
seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova dove divenne professore di
filosofia morale, avendo per college Olgiati col quale dimostrò una particolare
sintonia. Sempre affiancato da Gemelli,
anche durante gli anni della Seconda guerra mondiale riunì presso la propria
casa di Milano diversi intellettuali cattolici avversi al fascismo (noti col
nome di "Gruppo di Casa Padovani") come Dossetti eFanfani. Si
avvicinò durante questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli
che puntava ad un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi
del calibro di Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al
Centro di studi filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto
"Movimento di Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando
Sciacca fondò il "Giornale di metafisica" egli ne fu il primo
redattore. Venne accolto come professore
di filosofia morale e filosofia teoretica a Padova. Morì ia Gaggiano. Volle per sua espressa
volontà che la notizia della sua morte fosse resa pubblica a sepoltura avvenuta
come estremo esempio della propria esistenza di stampo ascetico, come tale era
stata la sua scelta di non sposarsi. Il
pensiero filosofico La tomba di
Elisabetta Rossati, madre di Umberto Antonio Padovani e figura ispiratrice del
suo pensiero filosofico e teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito
di Gaggiano (MI) Durante gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività filosofica
fu particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il problema
fondamentale della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari. Saggio sul
pensiero religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il
cattolicesimo” (Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera”
(Milano). In questi scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non
solo alla storia della filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da
altri panorami filosofici e religiosi. Pubblicò il testo più importante del suo
pensiero filosofico, “La filosofia della religione e il problema della vita”
(riedito “Il problema religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima
volta delineò chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione
era l'unica strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il
male, elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la
struttura originale della storiografia filosofica e della metafisica
classica. Con la pubblicazione del suo
Filosofia della storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia,
il quale s ci rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo
rispetto al mondo che lo circonda, ma non è in grado (come del resto la filosofia)
di fornire soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente dalla
teologia, magari nella sua declinazione di teologia della storia. Questo
pensiero si acuì particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli
ultimi anni, in particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli
aveva sempre avuto un forte legame.
Altre opere: – Grice: “Cf.
Hampshire’s Spinoza”) Milano, Vito Fornari; “Saggio sul pensiero in
Italia,”Milano, “La storia della
filosofia con particolare riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,”
Como, “Aquino nella storia della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto
della morale” (Como); “Filosofia e teologia della storia” (Como); “Sommario di
storia della filosofia,” Roma, P. Faggiotto,Padova A. Cova, Storia
dell’Università cattolica del Sacro Cuore, Milano A. M. Moschetti, Cercatori
dell’assoluto: maestri nell'Ateneo padovano, Santarcangelo di Romagna Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. And then
there’s Pagani: essential Italian philosopher difficult to find. Padovani. Keywords: implicatura. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Padovani,” The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740815513/in/datetaken/
Grice e Paganini – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Lucca).
Filosofo. Grice: “Paganin must be
the only Italian philosopher who reads La Divina Commedia philosophically!”
-- Grice: “Strawson never read
Paganini’s ‘cosmological’ tract on ‘spazio’ but he should, obsessed as he was
with spatio-temporal continuity. Grice: “I’ll never forget Shropshire’s proof
of the immortality of the human soul – He told me he basically drew it from an obscure
tract by Paganini, as inspired by the death of Patroclus – Paganini’s tract
actually features one of my pet words. He speaks of the ‘domma’ of the
‘immotalita dell’anima umana’ – Brilliant!” -- essential Italian philosopher.Lucca
stava passando dalla reggenza austriaca seguita al collasso napoleonico al
diventare capitale del borbonico Ducato di Lucca. Compì l'intero corso dei suoi
studi a Lucca, dedicandosi, fin dai tempi delle scuole secondarie, alla
filosofia. Insegnò filosofia negli istituti secondari lucchesi. Prtecipò alla
prima guerra d'indipendenza. Dopo la fine della guerra, col l'annessione del
Ducato di Lucca da parte del Granducato di Toscana fu nominato docente nell'ateneo
lucchese. In questo ufficio fu difensore della dottrina rosminiana e nonostante
venisse sorvegliato dalla polizia il governo decise poi di offrirgli una
cattedra a Pisa a seguito dei buoni uffici di Rosso. Gli ultimi anni della sua
vita furono rattristati da due avvenimenti; la espulsione dai seminari ecclesiastici
di discepoli a lui carissimi, perché rei di professare le dottrine del Rosmini
e la condanna di certe proposizioni tolte ad arbitrio e senza critica dalle
molte opere del filosofo di Rovereto. Morì a Pisa. Annuario della R. Pisa per
l’anno accademico. sba.unipi/it/risorse/archivio-fotografico/persone-in-archivio/paganini-carlo-pagano
Opere. Paganini. Keywords: Alighieri. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paganini”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692032980/in/photolist-2mPXDFp-2mPNuPp-2mNaHiH-2mKRbtW
Grice e Pagano – eroe – filosofia italiana
– filosofi agiustiziati --– Luigi Speranza (Brienza). Filosofo. Essential Italian philosopher. Uno dei maggiori esponenti dell'Illuminismo ed un precursor
edel positivismo, oltre ad essere considerato l'iniziatore della scuola storica
napoletana del diritto. Personaggio di spicco della Repubblica Partenopea, le
sue arringhe contornate di citazioni filosofiche gli valsero il soprannome di
"Platone di Napoli". Nato da una famiglia di notai, si trasfere a Napoli. Studia sotto l'egida di Angelis,
da cui apprese anche gli insegnamenti del greco. Frequenta i corsi
universitari, conseguendo la laurea con il “Politicum universae Romanorum
nomothesiae examen” (Napoli, Raimondi), dedicato a Leopoldo di Toscana ed
all'amico grecista Glinni di Acerenza. Studia sotto Genovesi, il cui
insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e amico di Filangieri con
cui condivide l'iscrizione alla massoneria. Appartenne a “La Philantropia,” loggia
della quale e maestro venerabile. Inoltre, i proventi dell'attività di avvocato
criminale gli consenteno di acquistare un terreno all'Arenella, dove costitue
un cercchio, alla quale partecipa, tra gli altri, Cirillo. Insegna a Napoli,
distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato (di cui diviene
poi giudice) nella difesa dei congiurati della Società Patriottica Napoletana
Deo, Galiani e Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne la messa a morte. Incarcerato
in seguito ad una denuncia presentata contro di lui da un avvocato condannato
per corruzione che lo accusa di cospirare contro la monarchia. Venne liberato per
mancanza di prove. Scarcerato ripara clandestinamente a Roma, dove e accolto
positivamente dai membri della Repubblica. Insegna al Collegio Romano,
accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo indispensabile per
vivere. Tra i suoi seguaci e allievi, il
rivoluzionario Galdi. La libertà è la facoltà di ogni uomo di
valersi di tutte le sue forze morali e fisiche come gli piace, colla sola
limitazione di non impedir ad’altro uomo di far lo stesso. Il Giudice Speciale lo
schernisce dopo avergli letto la sentenza di morte. Ritratto di Giacomo Di Chirico.
Lasciata Roma, si sposta per un breve periodo a Milano e, dopo la fuga di Ferdinando
IV a Palermo, fa ritorno a Napoli, divenendo uno dei principali artefici della
Repubblica, quando il generale Championnet lo nomina tra quelli che doveno presiedere
il governo provvisorio. La vita della repubblica e corta e molto
difficile. Manca l'appoggio del popolo, alcune province sono ancora estranee
all'occupazione francese e le disponibilità finanziarie sono sempre limitate a
causa delle sovvenzioni alle campagne napoleoniche. In questo breve lasso di
tempo, ha tuttavia modo di poter realizzare alcuni progetti. Importanti in
questo periodo sono le sue proposte sulla legge feudale, in cui si mantiene su
posizioni piuttosto moderate e il progetto di Costituzione. Essa per la prima
volta stabilisce la giurisdizione esclusiva dello stato napoletano sul diritto civile
e, tra le altre cose, prevede il de-centramento amministrativo. Prevede inoltre
l'istituzione dell'eforato, precursore della corte costituzionale. Il suo
progetto rimase tuttavia inapplicato a causa dell'imminente restaurazione monarchica.
Si distingue sostenendo altre leggi di capitale importanza come quella
sull'abolizione dei fedecommessi, sull'abolizione delle servitù feudali, del
testatico, della tortura. Con la caduta della repubblica, dopo aver imbracciato
le armi che difendeno strenuamente gl’ultimi fortilizi della città assediati
dalle truppe monarchiche, e arrestato e rinchiuso nella "fossa del
coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. E in seguito
trasferito nel carcere della Vicaria e nel Castel Sant'Elmo. Giudicato con un
processo sbrigativo e approssimato, e condannato a morte per impiccagione. A
nulla e valso l'appello di clemenza da parte dei regnanti europei, tra cui lo
zar Paolo I, che scrive al re Ferdinando. Io ti ho mandato i miei battaglioni,
ma tu non ammazzare il fiore della cultura europea. Non ammazzare Pagano, il
più grande filosofo di oggi. Fu giustiziato in Piazza Mercato, assieme ad altri
repubblicani come D. Cirillo, G. Pigliacelli e I. Ciaia. Salendo sul patibolo,
pronuncia la seguente frase. Due generazioni di vittime e di carnefici si
succederanno, ma l'Italia, o signori, si farà. Italia si fara. Italia, o
signori, si fara. Proclami e sanzioni della Repubblica napoletana, aggiuntovi
il progetto di Costituzione, Colletta. Esponente fra i più rilevanti
dell'Illuminismo merita di essere preso in esame dalla nostra prospettiva per
la visione consegnata ai Saggi politici, un'opera a carattere filosofico -- di
‘filosofia civile' per l'ispirazione complessiva e il disegno di fondo in cui i
diversi elementi della sua multiforme natura sono orientati verso un unico
obiettivo. E anche per la filosofia politica, che emerge in tutta la sua
peculiarità da un lavoro pur dai caratteri tecnici obbligati come il Progetto
di Costituzione della Repubblica napoletana, da lui personalmente
redatto. Saggi: “Burgentini”, “Oratio ad comitem Alexium Orlow virum
immortalem victrici moschorum classi in expeditione in mediterraneum mare summo
cum imperio praefectum”; “Gli Esuli tebani. Tragedia” (Napoli); “Contro Sabato
Totaro, reo dell'omicidio di D. Giuseppe Gensani in grado di nullità aringo”
(Napoli); “Il Gerbino tragedia” e “Agamennone: monodramma-lirico” (Napoli, Raimondi);
“Considerazioni sul processo criminale (Napoli, Raimondi); “Ragionamento sulla
libertà del commercio del pesce in Napoli. Diretto al Regio Tribunale
dell'Ammiragliato e Consolato di Mare” (Napoli); “Corradino: tragedia” (Napoli,
Raimondi); “De' saggi politici”(Napoli, aRaimondi); “L' Emilia: commedia” (Napoli,
Raimondi); “Saggi politici de' principii, progressi e decadenza della società”
(Napoli); “Discorso recitato nella Società di Agricoltura, Arti e Commercio di
Roma nella pubblica seduta del di 4 complementario anno 6° della libertà, Roma,
presso il cittadino V. Poggioli. “Considerazionisul processo criminale” (Milano,
Tosi e Nobile); “Principj del codice penale e logica de' probabili per servire
di teoria alle pruove nei giudizj criminali”; “principj del codice di polizia”
(Napoli, Raffaele Di Napoli). Le opere teatrali non furono mai rappresentate in pubblico. Le mette
in scena privatamente nella sua villa dell'Arenella. Sono caratterizzate da
temi prevalentemente sentimentali mascherando i temi civili che pur in esse sono
presenti, con funzione quindi pedagogica nei confronti del popolo.
Intitolazioni e dediche Statua di Mario Pagano a Brienza (PZ) Al giurista
lucano sono state dedicate alcune opere letterarie come Catechismo repubblicano
in sei trattenimenti a forma di dialoghi di Francesco Astore e Mario Pagano, ovvero,
della immortalità di Terenzio Mamiani. Nella Corte d'Assise di Potenza fu
collocato un busto marmoreo in suo onore, opera di Antonio Busciolano. Gli venne
dedicato il Convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso, con regio decreto
firmato da Vittorio Emanuele II. Alcune logge massoniche furono intitolate a
suo nome, come quella di Lecce e di Potenza.. Nel Venne inaugurato un busto in
marmo ai giardini del Pincio (Roma), realizzato da Giuseppe Guastalla. Il suo
personaggio apparve nel film Il resto di niente di Antonietta De Lillo, interpretato
da Mimmo Esposito. Elio Palombi, Pagano e la scienza penalistica del secolo
XIX, Giannini, Fulvio Tessitore, Comprensione storica e cultura, Guida, Petronilla
Reina Gorini, Ricordanze di trenta illustri italiani, Minerva, N. Perrone, La
Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della
rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo,
Sellerio, A. Pace, Annuario, Problemi pratici della laicità agli inizi del
secolo Wolters Kluwer Italia, Mario D'Addio, Le Costituzioni italiane: Colombo,
Ottorino Gurgo, Lazzari: una storia napoletana, Guida, Saverio Cilibrizzi, I
grandi Lucani nella storia della nuova Italia, Conte, Alessandro Luzio, La
massoneria e il Risorgimento italiano: saggio storico-critico, Volume 1, Forni,
Vittorio Prinzi, Tommaso Russo, La massoneria in Basilicata, FrancoAngeli, Carlo
Colletta, Proclami e sanzioni della repubblica napoletana, aggiuntovi il
progetto di Costituzione di Mario Pagano, Napoli, Stamperia dell'Iride, Dario
Ippolito, il pensiero giuspolitico di un illuminista, Torino, Giappichelli
Editore, Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a
Napoli prima della rivoluzione, Palermo, Sellerio, Franco Venturi, Illuministi
italiani, tomo V, Riformatori napoletani, Milano-Napoli, Ricciardi, Repubblica
Napoletana Repubblicani napoletani giustiziati Emanuele De Deo. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Considerazioni
sul processo criminale, su trani-ius. Progetto di Costituzione della Repubblica
Napoletana, su repubblicanapoletana. Principii del codice penale, su trani-ius.
Relazione al Convegno di Brienza su Mario Pagano, del 25-27 ottobre 1999, su
trani-ius. Dell origine delle pene pecuniarie.
2 7 C A P . De'progresiviavanzmenti della sovra nità per mezzo de'giudizi. Del maggior
estabilimento de'giulizi. Pruovestoriche.Presode'Creci giudicava della Socieeta.
Del duello. Degli altri modi aduprati
ne'divinigiu dizj. CAP. XIV. DellaFortura. Sull'ifteltosoggetto.
Prüovestoriche. Coltura inquest 'ultimo period della barbarie. Dello sviluppo della macchina; e del miglioramento
del costume,delloSpirito, e delle 79 quantoelle çonferial miglioramento del
costume ca,edella originedelcommercio, di antichitd. 59 . lingue. SAG .
8q 24 de'popoli. De'giudizj degli aprichi Germani, ede' Scioglimento di una
opposizione alleco Se dette. Deprincipidellagiurisprudenza de'bar De
divinigiudizj. Nuova explicaziurediun famoso puntu Della legislazione di questi
tempi, Dello stato delle proprietà , e dell'agri. Dellorigine
dell'ospitalitit,ecome, Delle arti , e delle scienze di cotest'epur 78 barbari
della mezza età DellaReligione. De
principi e progressi delle società colte. L'estinzione della indipendenza
privata , la libert . civile , la moderazione del governo forma no l'esenziale
colturadellenazioni. Dell'originedellaplebe, ede'suoidrit 'ti. Delle varie
caçioni , dalle quali nascono gono dalla varia modificazione della macchina.
113 CAP.IX.De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al valore Ea
lergenonfrenalalibertà,mala garantisce e ladifende vi e polite.
i diverfi governi , e primieramente delleinterne. Dellaeducazione.
Dell'esternecagioni locali,chesuldiver fo governo hanno influenza, Delclima.
diverfi. Del rapporto dellasocietà colle potenze stranicre. Dellalibertà,edellecagioni
,che la tolgono. Comelaleggecivilepofanuocere alla De'diversielementi
dellaCitta.Della leggeuniversale, edell'ordine cosifisico, come morale. Come
leforze,edoperazionimoralifor. Come secondo i varj climi nafcono governi
libertà, inducendo la servitù. Dellalibertapolitica. Delledueproprietàdiogni
moderato, Deldrittoscritto,delleleggie giu e regolar governo risprudenza
de'coltipopoli, La moltiplicazione degli uomini è maggiore neglistati
guerrieri , che ne'commer. Del Gusto , e delle belle arti. Del piacevole. Del
rafinamentodelgusto,devarjfonti del piacere. Delle leggiagrarie dell'antiche
repub Della galanteria de popoli colti. Dellagalanteriadebarbaritempi. Delle
arti di lullo de'populipoliti, DelamonetatedeleFinanze: Dell'oggetto delle
belle arti, edelgusto. Dell'ingegno creatore , 3DelloSpirito,ecostumedelle
colte nazioni. Delle sorgenti del Genio. Qualigoverni fieno per loro natura
guerrieri,equali commercianti Quali cose forminu la bellezza nelle arti
imitative . L'unit. forma e la bontd , e la bellez za degli elleri. Proprieta.
bliche,e della violentari partizione de poderi. Di duegeneridistati
o'conquistatori, o commercianti. cianti . Di unterzogenere distato nè.com ,
Divisione delle belle arti. De'contrasti,opposizione,antitesi. 2Deldilicato,del
forte, delsublime, dela delle grazie , e dell'intereffe Jempre vivo Decadenza
delle belle arti delle nazioni, e della prima di elle , cive dello sfibramento
dellamacchina dell'uomo , e delle zioni dalla prima , e del novello stato
selvaggio. Generale prospetto della Storia del Reggno. Del progresso e
perfezione delle belle arti. Dell'epoche progresive de'varii ramı delle belle
arti. Del corso delle belle arti IN ROMA, e nella moderna Italia. conseguenze
morali. Dellacorruzionede'regolarigoverni, la quile rimena la barbarie. Lagrandezza
ne'popolicolti ne'barbari, la dilicatezza ,esublimitd èmaggiore. Delle Scienze
, e delle arti delle nazioni corrotte. Divifone dal dispotismo. Della decadenza
delle Nazioni . Delle universali cagioni della decadenza. Diversità dellaseconda
barbarie delle na . De lcorso delle nazioni di Europa.
Dell'inondazionede'barbari,e delri Jorgimeuto dell'europeacostura. Le note segnate colle pa Dello ftata
degli uomini , che sovravissero alle vi. focievole. cende della natura . liare
.Del secondo stato della vita selvaggia. Dei varj doveri, e dritti de'compagni
, coloni , Del primo stato della vita selvaggia. Del terzo fato della vita
selvaggia. Delle cagioni che strinfero la sociesà fami Del vero principio
motore degli uomini al vivere. Delleduespeciede'bisognififci,emorali. Della distinzione
delle famiglie, dell'origine della nobiltà. Dell'incremento delle famiglie e dell'origine
de famoli, e delle varie lor claffi. fervi. Del quarto stato della vita
selvaggia. re Società . 60 Della domestica
religione di ciascunafamiglia. 79 Dell'origine dell'anzidetta religion
domestica . Si Ricapitulazione de'diversi stati della vita selvago. Degli
affidati,e de'vafalli della mezza età. ST Paragone tracompagnoni de'Germani
,fooj de Greci,e i cavalieri erranti degli ultimi barba
L'imperodomesticoficonrinnòneleprime barba 69 Dell'antropofagia y o fia del
pasto delle carni u m d ri tempi. 64 gia. Della religione de'selvaggi.
De'costumi de'selvaggi. 89 Del secondoperiodo delle barbare nazioni. e di coloro, che ghi . ins 116 se de'pa V. blici militari consigli.
Dello stabilimento del le città e del primo periodo delle barbariche società.
conviti . Chene'tempi degliDei fi tennero iprimi pub. Della Teocrazia . Dello
stato della religione del le prime società. Dell'influenza della religione in
tutti gli affari de'barbari . la componevano .
Delprimo passo dele selvagge famiglie nelcorso civile , ossia
dell'origine de vichi. Dell'origine de'tempj, é di'pubblici, ésacri Della
sovranità della concione, i20 СА. Dellidee degli antichi intorno
allamonar· 143 Dellaforma dellaromana repubblicanelsecondo. Del governo de
primi greci.De'costumi, delgenio di questa età,e della tral de'costumi di
questa età della fo Dell'arti, .Saggio II.Dellorigineestabilimento Dello stabilimento
delle città e del primo periodo . Che ne'tempii degli Dei si tennero i
primi pub blicimilitariconsigli . Della teocrazia Dello stato della religione
delle prime società Dell'influenza della religione in tutti gli affari dei
barbari componevano. Dell'idee degli antichi intorno alla monarchia Della forma
della romana repubblica nel secondo Del governo feudale di tutte le barbare
'nazioni. Della sovranità della concione e di coloro che la Del governo
de'primi Greci. De 'giudizi nel secondo periodo della barbarie di . periodo
della barbarie ROMA. De'costumi,del genio di questa età edellatrasmi.
Continuazione de costumi di questa età della so CAPITOLO XVIII. Del progresso
delle barbare società : del terzo ed ultimo loro periodo CAPITOLO I. De'progressivi
avanzamenti della sovranitàper mezzo
bari tempi esercitato da're. De'principii della giurisprudenza
de'barbari. Del diritto della proprietà . grazione delle colonie de barbari Il
potere giudiziario non venne negli eroici e bar. de'giudizi . cietà Delle arti
e cognizioni di questa età. Del maggiore stabilimento del giudiziario potere .
Del ducllo. Degli altri modi adoprati ne'divini giudizi. Dello stato della
proprietà e dell'agricoltura in Dello sviluppo della macchina e del
miglioramento del costume , DELLO SPIRITO ROMANO E DELLA LINGUA ROMANA. dconferi
al miglioramento del costume de popoli . Dell' arti e delle scienze di
cotest'epoca, dell'ori quest'ultimo periodo della barbarie . gine del commercio
. De'divini giudizi Della legislazione di questi tempi . Dell'origine
dell'ospitalità , e come e quanto ella Della tortura Della religione o
dest civile,la moderazione del governo formano l'es. senziale
coltura delle nazioni. Dell'origine della plebe e de'suoi diritti verni , e
primieramente delle interne. Delle varie cagioni dalle quali nascono idiversi
go hanno influenza . Come le forze ed operazioni morali sorgono dalla Della società
colta e polita. L'estinzione dell'indipendenza privata, la libertà De'diversi
elementi della citt. Della educazione. Dell'esterne cagioni locali che sul
diverso governo Del clima varia modificazione della macchina De'climi più
vantaggiosi all'ingegno ed al valore . Secondo i vari climi nascono governi
diversi . Della libertà e delle cagioni che la tolgono Della legge universale e
dell'ordine cosi fisico co Delle varie specie della legge , e della legge
civile . La legge non toglie la libertà, ma la garantisce. Vera idea della
libertà civile. Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile. Della
legge relativamente alla proprietà. Del rapporto della società colle potenzę
straniere , . me morale . 9Della libertà politica Della giusta ripartizione
delle possession. Delle leggi agrarie dell'antiche repubbliche,edella forme
degli stati cianti commercianti Di un terzo genere di stato né commerciante ne
varia ripartizione de'poderi . Leggi ed usi distruttivi della proprietà Delle
varie funzioni della sovranità e delle varie. Di due generi di stati, o
conquistatori o commer. Quali governi sieno per lor natura guerrieri e quali. La
moltiplicazione degli uomini e maggiore negli stati guerrieri che ne
commercianti conquistatore .Partizione della legge civile, qualità delle leggi
Della moneta e delle finanze Dell'arti di lusso de'popoli politi
zioni Dello spirito e costume della nazione
italiana. Della passione dell'amore de'popoli colti. Della decadenza delle na.
. Della corruzione delle società . Stato delle cognizioni in una nazione
corrotta. Costumi e carattere delle nazioni corrotte. Della galanteria de'tempi
cavallereschi . Cagioni fisiche e morali della decadenza della sociela
Divisione del dispotismo. Del civile corso delle nazioni d'Europa
Dell'inondazione de'barbari e del risorgimento del Discorso sull'origine e
natura della poesia CAPITOLO J. Del metodo che si tiene nel presente discorso
Dell'origine del verso e del canto. Le
barbare nazioni tutte son di continuo in una vio leuza di passioni, e perciò
parlano cantando Origine ed analisi delle prime lingue dei selvaggi e Diversità
della seconda barbarie delle nazioni dalla prima, e del novello stato selvaggio
l'europea coltura barbari Dėll'interna forma ed essenza poetica, è propria
mente della facoltà pittoresca de primi poeti , Della maniera di favellar per
tropi , allegorie e caratteri generici Analisi di alquante voci
greche e latine le quali fu rono traportate dalle prime sensibili nozioni a
rap Della personificazione delle qualità
de'corpi nata dalle prime astrazioni della mente umana. Per quali ragioni tutte
le cose vennero animate Continuazione universale Della qualità patetica
dell'antica poesia e de'co
Ricapitolamento di ciò che si è detto presentarne dell'altre . La
poesia è un genere d’istoria , ossia un'istoria .rica dell'antica poesia. Dell'origine
della scrittura . dalle vive fantasie de'selvaggi . lori dello stile. Più
distinta analisi della lingua allegorica e gene. Dell'origine della pantomimica
, del ballo e della Dell ll'origine delle feste. Commedia , tragedia , satira ,
ditirambo furono in Conferma dell'anzidetta verità musica principio una cosa
sola . Saggio del Gusto e delle belle arti Dell'oggetto delle belle arti e del
gusto . Della nascita della tragedia Della tragedia. Dell'origine delle varie
specie di poesia Delle belle arti. Divisione delle belle arti. Del piacevole 544
e dell'interesse sempre vivo Dell'ingegno creatore. Quali cose formino la
bellezza nelle arti imitative. L'unità forma e la bontà e la bellezza degl’esseri.
Del raffinamento del gusto ed e vari fonti de lpiacere. De'contrasti,
opposizione, antitesi/ Del dilicato, del forte, del sublime e delle grazie. Delle
sorgenti del genio. La grandezza e sublimità ċ maggiore nei barbari; la
dilicatezza ne'popoli colli Decadenza delle belle arti. Del corso
delle belle arti in Roma e nella moderna Continuazione » --
Del maggior estabilimenta del giudiziari opotere. mente De progres sivi
avanzamenti del la Sovranità per wieszo delGiudizj.
Deprincipjdellagiurisprudenzadibarbari. Del Duello Deglialtrimodiadopratine'd'ùinigiudizj. Della
Tortura . Della legislazione di questi tempi . C A P. Dello stato della
proprietà, e dell agricoltura in 45 Dello sviluppo della macchina, & del
migliora. Il potere giudiziario non venne negli eroici; e bara bari tempi
esercitata da re . quest'ultimo periodo della barbarie. De divini giudiz].mento
del costume, dello spirito, e dellelina gue. Dell'arti, e delle scienze
dicorest'epoca, dell origine del Commercio . L'estinzione della indipendenza
privatą, la liber: D e diversi elementi della città nità per Della Religione
Ultimo Dell'esternecagioni locali,che suldivariopovera
Dell'originedellaplebe,ede'suoidritti. 7wotere.20 94 iebare Dellevariecagioni
dallequalinasconoidiversi governi,e primieranientedell"interne. Della
educazionerà civile, la moderazione del gover formand l'essenziale coltura
delle nazioni. . Dell originedell'ospitalità, e come, e quanto ella confert al
miglioramento del costume de popoli . leforzeed operazionimoralisorgonodala
Come modificazione dellamacchina. la varia 103 lore i ed al vas P. X. Secondo i
varj climi nascono governi diversi. Delle varie specie della legge, e della
legge ci vile . La leggenon togliela libertà, ma carentisce la vera idea della
libertà civile . Della libertà politica. Del clima . De climipiùvantaggiosi
all'ingegno, CA Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile .
Dellaleggeuniversale, edell'ordinecasi fisico, come morale , Della legge
relativamente alla proprietà. no hanno influenza: Del rapporto della società
colle potenze stranie. Della libertà, e delle cagioni, che la tolgono ,Quali
governi sieno per lor natura guerrieri ,e quali commercianti
,Dellapassionedell'amoredepopolicolti. Delle varie funzioni della sovranità , e
delle varie forme degli stati. Di duegeneridistari,oconquistatori,ocoma
mercianti. Di un terzo genere di stato nel commerciante nd conquistatore . La
moltiplicazione degli uomini a maggiore negli stari guerrieri, che ne
commercianti. Partizione della legge civile , qualità delle Lego gi.Dellagiust:ripartizionedelepossessioni.
Dello leggiagrariedell'anticherepubbliche,edel la varia ripartizione de'poderi.
Leggi , ed usi distruttivi della proprietà . Della moneta delle Finanze .
Dellospiritoecostumedellecoltenazioni. 195 Della galanteria de tempi
Cavalereschie. Dell arti di lusso de'popoli politi, Costumi , e carattere delle
nazioni corrotte . Diversità della seconda barbarie delle nazioni dala
laprima,èdelnovellostatoselvaggio , Del civile corso delle nazioni di Europa .
Dell'inondazione de barbari, e del risorgimento delloeuropea coltura seri e
delle crisi, per mezzo delle quali si Dell'estrinseche morali cagioni, che
turbano il naturaleedordinariocorsodelleNazioni pag. Della varia efficacia
delle anzidette cagioni orientale Delle varie fisiche catastrofi. Delle
differenti epoche delle varie fisiche cata Ragioni del Vico contra l'antichità
e la Sapienza. Dell'antichissima coltura degli Egizie de' Caldei» 87 De
'Caldei. strofi della terra Della contesa delle nazioni sulle loro antichità. Dellà
successione di varie fisiche vicende Del
disperdimento degli uomini per mezzo delle naturali catastrofi Delle morali cagioni attribuite dagli uomini
igno ranti a'fisici fenomeni Delle diverse cagioni delle favoleDelle diverse
affezioni degli uomini nel tempo delle crisi Delle crisi di fuoco Continuazione
dell'analisi degli effetti prodotti nello spirito dallo sconvolgimento del ce
Dellaverosimiglianzadelpropostosistema . VIantichissime nazioni
orientali. Del modo come sviluppossi l'uomo dalla terra Dello stato primiero
della terra e degli uomini , e delle varie mutazioni sulla terra avvenute
»Seconda età del mondo Originė degli uomini secondo il sistema delle . Sviluppo
dell'anzidetta platonica dottrina sui due Della favola di Pandora . Dello spirito
delle prime gentili religioni periodidelmondo. Prima età del mondo » 140 9 142
ed origine della secondo l'antichissima teologia Sviluppo dello spirito umano ,
·religione Dell'invenzione dell'arti,e degli usi giovevoli L'ordine
della successione delle varie catastrofi Dello stato de popoli occidentali dopo
1°Atlan tica catastrofe Del diluvio di Ogige , e di Deucalione Delle morali
cagioni che diedero all'anzidetta favola l'origine,ed'altre favole eziandio
porto. Ricapitolazione Diunaparticolarecrisidell'Italia alla vita si ritrova
solo nella mitologia Dell'Atlantica catastrofe . che alla medesima catastrofe
hanno rapDello stato degli uomini, che sopravvissero'alle vicende Del terzo
stato della vita selvaggia . Delecagioni,chestrinserolasocietàfamigliare, Del
vero principio motore degli uomini al vivere socie Della distinzione delle
famiglie, o dell'origine della Pag. 5 della natura . yole .Del primo stato della vita selvaggia.
Del secondo stato della vita selvaggia . Delle due specie de' bisogni fisici ,
e morali . nobiltà . Dell'incrementodelefamiglie,edell'origine defa
Dei varjdoveri,edirittide'compagni,coloni,eservi. Degli affidati, e de vassalli
della mezza età. Paragone tra'compagnoni de'Gerinani,socj de Greci,
eicavalierierrantidegliultimibarbaritempi. 59 Del quarto stato della vita
selvaggia . L'impero domestico si continuò nelle prime barbare Dell'anıropofagia , o sia delpasto delle carni
umane . 75 80 CAPITOLO XX. Ricapitolazione de
diversistatidellavitaselvaggia.86 moli , e delle varie ior classi. Della religione de' selvaggi . Della domestica
religione di ciascuna famiglia .' Dell'origine dell'anzidenta religion
domestica. e ' . società . De costumi
de'selvaggi. Del primo passo delle selvagge famiglie nel corso civile, ossia
dell'origine de'vichi,ede'paghi. CAPITOLO II. Dello stabilimento delle città ,
e del primo periodo delle Del secondo periodo delle barbare nazioni .
Dell'origine de tempj , e de'pubblici , e sacri con. viti. Chene
tempjdegliDeisitenneroiprimipubblicimi CAPITOLO VI. CAPITOLO VII. Dello stato
della religione delle prime società . 1 1 9 Dell influenza della religione in
tutti gli affari de' baru Della sovranità della concione , o di coloro , che la
componevano . Del governo de primi Greci , litari consigli. 115 Della
Teocrazia. bari . barbariche società. 1ell'idee degli antichi intorno alla
monarchia . CAPITOLO XII. Della forma della Romana repubblica nel secondo pe
riodo della barbarie , CAPITOLO XIIL CAPITOLO XIV .
Delgovernofeudaledituttelebarbarenazioni. 151 CAPITOLO XVI. Di
costuini,delgeniodiquestaetà,e della trasmi Continuazione
de'costumidiquestaetàdellasocietà.164 CAPITOLO ULTIMO, Dell'arti, e cognizioni
di questa età .TAPITOLO I. Del dritto dellaproprietd. pag. Í CAP.
II.Dellasorgente dedritti ingenera le , e di quello della proprieta .
3Delprogresso della proprietd, e dell'ori De'costumi,delgenio diquestaetà,edel Dellearri,ecognizionidiquesta Del progresso
delle barbare focietà , offia del terzo Della
forma della Romana Repubblica nel secondo (1)Parlando Liviodell'elezione,chedoveafarsidelre
per la morte di Romolo,adopra sì,fatta espressione. Summa potestatepopulo
perinissa.E soggiunge. Decreverunt enim ( Senatores ), ut cum populus
jussisset, id sic ratum esset sipatresauctores fierent.I.1.C.VII.Quindi
tuconvocata laconcione,evenne elettoreNuma.E l'istessoautoredell'
elezionediTulloOstiliodice:regempopulus jussit,patres auctores facti. I
senatori ,come si è detto altrove, fiebant auctures.Perchè tutte le cose prima
eran proposte nel sena to,indi allaconcione recate.Auctor è l'inventore,il
propo nitore , il principio , ed origine della cosa . Vol.II. IO 145 Nox
CA P. XII. periodo della barbarie . . questi furono i quiriti , cioè gli armati
di asta : avvegnachè ,come gli altri popoli barbari uella concione , ne' comizi
on differente affatto dal regno eroico fu il go verno de' primi Romani . ll re
ad un senato prese deva,econsenatoriprendera le deliberazioni,le quali nella
grand'assemblea del popolo ricevevano lasanzionedilegge(1).Il potere
de'primiredi Roma era limitato così,come quello di tutti i re gnanti de' tempi
eroici . La sovrana dello stato era laconcione,>
checomponevasidaque'capidelle tribù,edellecurie,iqualierano dettidecuriones, e
tribuni, che uniti votavano per le di loro curie , e tribù,come ne'parlamenti
nostri ibaroni rappre. sentavano le di loro terre , e città . E > >
serva (1) E tal antico costume Virgilio dipinse negli eroici compagni
d'Enea . Ductores Teucrim primi, et delecta juventus Consilium summis regni de
rebus habebant . Scant longis adnixi hastis, et scula tenentes. 146 e poi
per varj gradi , e dopo molto correr di tenipo alla libertà pervenne ,e tardi
assai acqui stò il diritto alla magistratura. Prima ottenne di es Da più luoghi
di Omero si ravvisa il costume medesimo de'Greci.E fu questo un generale
costume di tutte le barba re genti adoprato nelle generali assemblee . Perché i
barbari temendo ognora le sorprese de'nemici ,stanno sempre in su l'armi, nè
confidano la di loro sicurezza personale ,anche tra' cittadini, alla legge, ma
al di loro braccio soltanto,Tacito de'
Germani:utturbaeplacuit,considuntarmati.Tum adne gotia,nec minus suepe ad
convivia procedunt armari,Livio 1. de'Galli dice,In his
nova,terribilisquespeciesvisa est,quod armati (ila mos gentis ) in concilium
venerunt, Ovidio ci attesta l'istesso de'Sarmati, degli Umbrici Stobeo, 9
radunavansi que' capi coll'asta alla mano , la qua le portavan per simbolo del
loro impero, non che per la propria difesa (1). i La plebe era tanto serva in
Roma ,quanto pres so iGermani,iGalli,iGreci.Ella non aveva par.
tenellaconcione.Questo argomento fu dalnostro gran Vico ampiamente
trattato.Egli sviluppò l'in terosistemadelgovernoRomano,edispiegando il corso
della storia di quel popolo ha dimostrato,che per gran tempo in Roma la plebe
fu dell'intutto 9 . 21. , 147 ser affrancata , poi consegui il
bonitario dominio , cioè l'utile, e dipendente dal diretto,che inobili
possedevano;quindi fece acquisto del perfetto,e compiutodominio,detto
quiritario,perchèfupria de'soliquiriti,ossia de'patrizj,enobiliRomani; e
finalmente ebbe voto nell'assemblea , e partecipe divennedellaRepubblica,che
darigidaaristocra zia in popolare alla fin sicangiò (1).Come nel prin (1)
Populus de'Latini valse da principio , quanto laos de'Greci,che significò una
tribù, una popolazione,come abbiamo altrove mostrato . Quindecim liberi homines
populus est.Apuleius in Apol.E Cesare dice nel 1,6. de bello Gall. si quisant
privatus, aut populus eorum decreto non stetit. Ove dinota populus
popolazione,tribù. Ma se populus da principio dinotò una speciale popo
lazione,e tribù,nel progresso si prese tal voce per la radu nanza
ditutteletribù,checomponevanolacittà.Ma ven nero rappresentate queste tribù da'
capi detti Tribuni, nome che restò per dinotare militari magistrati,come
tribuni milia Eum.Ma primasignificòancheicivili,cioèigiudici,onde Tribunal si
disse il luogo , ove amministravasi giustizia . I Latini scrittori, che vennero
in tempo , che ogni orma dell' antico stato erasi perduta , ed erasi colle cose
cambiato il vam 7 . 7 pulus trasse il nome da populus pioppo . Perocchè
questa p o polazione radunavasi sotto di un pioppo quando di comune interesse
trattavasi, secondochè in alcune terre del regno an cor oggid) si usa, quando
parlamentasi . E tal costume di radunare sotto degli alberi il popolo è ben
antico , e secondo la semplicità delle prime genti.Ateneo l. 12. p. 539.
scrive, che sotto di un platano i primi re della Persia davan udienza a'
litiganti, e decidevano le liti. 9 E per avventura po cinio la
plebe poteva avere il diritto di suffragio ne'comizj,non avendo proprietà nè
reale,nè per sonale ? Tale fu ilcorso,che fece la Bomana repub blica,come quel
valentuomo dimostrò,non dissi mile da quelle dell'altre barbare nazioni
(1).Egli è però vero , che un'intempestiva tirannide turbo p e r p o c o il c o
r s o r e g o l a r e d i q u e l l a c i t t à . I r e p r e sero in Roma sin
dall'albore de'suoi giorni van, taggio “grandissimo su gli altri prenci, e
capi.Il po polo Romano era più tosto un esercito,e la città un campo,e un militare
alloggiamento,quella fe roce,emarzialegenteerasempreinguerra,eco m e il l u p o
, v e r a c e e m b l e m a d e l s u o g e n i o n a t i v o nutrivasi di
sangue,e distruzione.Or se come ben anche Aristotile osservò parlaydo degli
eroiciregni, era nella guerra maggiore il poter del re presso tut telebarbare
nazioni,meraviglianonè,seilca p i t a n d e l l ' a r m i , il d u c e d e l l
a g u e r r a , i l usurpato una straordinaria potenza in Roma .Il po tere
esecutivo sempre ne'tempi di guerra,come il mare nelle tempeste diffondesi
sulla terra,guada gpa sul poter legislativo . M a i re di R o m a sforniti di
straniera milizia invanu tentarono ritenere colla 148 9 re
lordelleparole,ricevendo latradizione,cheilpopolone' cominciamenti di quella
repubblica nell'assemblea radunato dis poneva della pubbliche
cose,s'ingannarono credendo,che la plebe ben anche quivi votasse. (1).Nel libro
2. della scienza nuova . avesse 149 forza quel potere,che avean
acquistato coll’autori tà.Vennero discacciati da quella repubblica,ed ella ben
tosto rientrò nel suo ordinario cammino . CAP. XIII. De'giudizj nel secondo
periodo della barbarie di Roma . Le dueispezionidelapublicaasembleaerano in
Roma in questa second'epoca della barbarie la guerra esterna , e la persecuzione
de'ribelli cittadi ni.Ma lecoseprivate,lapersonaldifesa,lapar ticolar vendetta
veniva per anche ai privati affida ta.L'impero domestico conservava ilsuo
vigore. I feroci padri di famiglia non cedevano ancora la di loro sovrana , e
regia autorità , se non per quella parte che rimirava la pubblica difesa , onde
veniva composto l'unico sociale legame .Ma rimaneva in tatta, ed illesa la di
loro sovranità riguardo alle loro famiglie , e alla privata difesa , ed offesa
. Viveano ancora nello stato di privata guerra .Il ferro decideva delle loro
contese,e col privato braccio prendean rendetta delle private offese.
Ilpopolo dunque,che radunavasi in Roma in quest'età nell'assemblea ,era quella
popolazione, o truppa de'servi,clienti, e compagni guidata dal suo capo , e il
voto suo era quello del suo signore 9 che dovea sostenere,e
difendere,ubbidire,e se. guirnellaguerra,dacuinonformava persona di versa
secondo le cose già dimostrate . . > . Niun'altra nazione ci ha
conservato monumenti piùchiaridellostatodellaprivata,ecivile guerra del popolo
Romano . Il processo Romano è la sto riadelduello,permezzodicuiterminavano que'
barbari abitatori dell'Aventino le loro contese ,Tut. ti gli atti , e le
formole di tal processo altro non che i legittimi atti di pace sostituiti a
que' primi violenti modi . Quando la concione , ossia il governo cominciò a
mischiarsi nelle private contese , a p o c o a p o c o il d u e l l o a b o l ì
, e c a n g i ò il m o d o d i contrastare , rilasciando in tutto l'apparenza
medesi - ma,leformole,egliattistessi:laguerra arma tainlegale combattimento fu
tramutata.Secondo chealtrovesièdeito,iriti,eleformole sonola storia
dell'antichissima età delle nazioni (8). Cioc chè l'acutissimo Vico al
proposito di alcune formo le dell'antico processo Romano osservd . 150 7
sono , Ma ilprocesso civile ci conservò le formole dell'antica barbarie , e non
già il criminale . Il civi lenacque ne'tempi alla barbarie più vicini.Più tardi
ebbe l'origine il giudizio criminale . I barbari soggettaronoprimailoro averi all'arbitrio
altrui, che le proprie persone . L'ultima , cui si rinunziò
dacostoro,fulavendettapersonale.Meno sisacri fica della naturale indipendenza ,
rimettendo nelle mani di un terzo i diritti della proprietà ,che quel li della
persona . Quindi i pubblici giudizj essendo sorti nel tempo della coltura, non
serban gran ve. stigj dello stato primiero .
Francesco Mario Pagano. Mario Pagano. Pagano. Keywords: eroe,
massone, Italia si fara. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pagano” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716791072/in/photolist-2mQ81kz-2mQ8kJS-2mPvJmk-2mN35cA-2mKFrQ6-2mKUufg-2mKAEA8-2mKG3XG-2mKCnei-2mKuZ8r-Ck9fTK
Grice e Paggi – filosofia italiana – filosofia
ebrea – “Ebrei d’Italia” -- Luigi Speranza (Siena). Filosofo. Grice: “C. of E. folks are all over
the place – but how many of them actually KNOW Hebrew!?”” -- essential Italian
philosopher. Filosofo. Insegna a Lasinio, Tortoli e a Ricci. Svolge per diversi
anni l'attività di mercante nella sua città natale. Abbandona il commercio ed
aprì un istituto. Insegnante ed educatore nello stesso istituto, sviluppando un
metodo logico, facile ed ameno insieme. La Comunione israelita lo volle a
Firenze, dove Paggi si trasfere con la moglie e i cinque figli. Insegna nelle
Pie Scuole fiorentine, mentre i figli Alessandro e Felice avviarono una casa
editrice. Tra i testi pubblicati vi furono anche le opere del padre, apparse
nella collana «Biblioteca Scolastica». Scrive inoltre una grammatica e un lessico
ebraici per i suoi figli. Per opera della moglie sorse a Firenze un istituto. “Ebrei
d'Italia” (Livorno, Tirrena); “Una libreria fiorentina del Risorgimento” (Firenze,
Ciulli). Mordecai Paggi. Paggi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Paggi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741417580/in/datetaken/
Grice e Pagliaro – filosofia italiana – filosofia
siciliana – la lingua dei siculi -- Luigi Speranza (Mistretta). Filosofo. Essential Italian philosopher. Linceo. Fu uno dei fondatori della scuola di romana. Fra i
padri della semiologia, ha introdotto gli studi sul pensiero linguistico. Dopo
il diploma al Regio Ginnasio di Mistretta, si iscrisse al corso di laurea a Palermo,
dove ebbe, tra gli altri, come docenti Nazari, Pitrè, Gentile e Guastella. Si
trasferì poi a Firenze dove subì l'influenza di Vitelli, Antoni e Pistelli. Partecipò
volontario come sottotenente del Corpo degli arditi, e fu insignito della
medaglia d'argento al valor militare. Si iscrisse all'Associazione Nazionalista
Italiana e prese parte all'Impresa di
Fiume al seguito di D'Annunzio. Si laureò discutendo con Parodi e Pasquali la tesi Il digamma in Omero. Trascorse
un periodo di studio in Germania, seguendo corsi di linguistica latina di
Meister. Seguì i corsi di Kretschmer a Vienna. Ritornato in Italia, conseguì la
libera docenza in indoeuropeistica, quindi fu chiamato da Ceci ad insegnare,
per incarico, storia comparata delle lingue romanzi a Roma. Vinto un concorso a
cattedre, divenne ordinario di glottologia, nuova disciplina che ereditava il
corso di Storia comparata delle lingue romanzi. Insegnò anche "Storia e
dottrina del fascismo" e
"Mistica fascista.” Aderì al Partito nazionale fascista e ne fu uno degli
intellettuali di spicco, presiedendo anche alcune edizioni dei Littoriali della
cultura, che ogni anno raccoglievano i migliori universitari italiani. Fu primo
capo redattore dell'Enciclopedia Italiana, dove curò numerose voci, fin quando
non entrò in contrasto con il conterraneo Gentile, che dirigeva l'opera. Non
figura tra gli accademici d'Italia, ma fu eletto al Consiglio superiore
dell'educazione, dove rimase fino allo scioglimento. Fu voluto da
Mussolini alla guida del “Dizionario di politica” dell'Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, una ponderosa opera che raccolse le migliori
intelligenze del fascismo, ma anche qualche intellettuale "eretico".
Il suo nome compare tra i 360 docenti universitari che aderirono al Manifesto
della razza, premessa alle successive leggi razziali fasciste, anche Mauro
scrive che egli dissentì dalla politica razziale del fascismo. Con la caduta
del Regime fascista, fu sospeso ndall'insegnamento. Reintegrato nnella
cattedra, insegnò Filosofia del linguaggio a Roma. Fu presidente della
sezione "Archeologia, Filologia, Glottologia" della Società Italiana
per il Progresso delle Scienze. Fu presidente del Consiglio Superiore
della Pubblica Istruzione e prima socio corrispondente poi, socio nazionale
dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Fu anche direttore editoriale, per la
Fabbri Editori, della Enciclopedia di Scienze e Arti. Fu rieletto, con
larghissimi consensi, al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, dove rimase
fino al 1969. Fu nel comitato scientifico dell'Istituto nazionale di studi
politici ed economici. Fu promotore e direttore della rivista Ricerche
linguistiche e presiedette la sezione filologica del Centro di studi filologici
e linguistici siciliani. Fu candidato alla Camera per il Partito
Monarchico Popolare nella circoscrizione Sicilia orientale e al Senato nel collegio Roma IV, ma non fu
eletto. La Rai trasse un sorprendente sceneggiato per la televisione da un suo
testo che dava una nuova interpretazione della vicenda di Alessandro Magno. Fu
membro della giuria del premio Marzotto. Lasciò anticipatamente l'insegnamento
universitario. Palermo e la città di Mistretta hanno istituito, in sua memoria,
il “Pagliaro”. Ha esplorato soprattutto l'antico e medio persiano, la
lingua della Grecia classica, quindi il latino classico e medievale, nonché
l'italiano dei tempi di Dante cui ha dedicato varie operee della scuola
siciliana. Come critico letterario e glottologo, diede nuove, originali
interpretazioni di Vico, D'Annunzio e Pirandello. In ambito linguistico,
già nel suo Sommario di linguistica ario-europea, che comprendeva oltre le
lezioni dei suoi corsi universitari anche innovative linee di ricerca e nuove
idee, delinea una nuova prospettiva di approccio e di indagine delle varie
questioni linguistiche la quale viene condotta parallelamente ad un confronto
storico-critico con l'evoluzione del pensiero filosofico dalla grecità alla
filosofia classica tedesca. Al contempo, Pagliaro abbozzava in esso prime idee
sulla natura del linguaggio inteso fondamentalmente come tecnica espressiva,
allontanandosi così dall'idealismo crociano per avvicinarsi piuttosto al
positivismo, ed analizzando in modo approfondito, ma al contempo
trasversalmente alle varie discipline, la natura e la struttura dell'atto
linguistico fra due inter-locutori basandosi sia sull'indagine semantica
(mediante un metodo che egli chiama "critica semantica") che sull'interpretazione
storico-critica, fino a considerare il linguaggio come una forma di inter-azione
semiotica condizionata storicamente da una tecnica funzionale, la lingua. Nel
simbolismo linguistico (soprattutto fonetico) poi, afferma Pagliaro ne” Il
segno vivente” riecheggiano non solo l'individualità ed il vissuto dell'inte-rlocutore
ma anche la storia dell'intera umanità a cui egli appartiene come
"soggetto storico". In estrema sintesi, si può dire che la sua
teoria linguistica è una posizione unificata tra lo strutturalismo saussuriano e
l'idealismo hegeliano. Saggi: “Epica e romanzo” (Sansoni, Firenze); “Sommario
di linguistica aria” (Bardi, Roma); “Il fascismo: commento alla dottrina” (Bardi,
Roma); “La lingua dei Siculi” (Ariani, Firenze); “Il comune dei fasci” (Monnier,
Firenze); “La scuola fascista” (Mondadori, Milano); “Dizionario di Politica,” Istituto
dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma); “Insegne e miti della nazione
italiana, la nazione romana: teoria dei valori politici – la romanita e la
razza romana” (Ciuni, Palermo); “Il fascismo nel solco della storia” (Libro, Roma);
“Le Iscrizioni Pahlaviche della Sinagoga di Dura-Europo” (R. Accademia
d'Italia, Roma); ”Storia e Dottrina del fascismo” (Pioda, Roma); “Teoria dei
valori politici” (Ciuni, Palermo); “Logica e grammatica” (Bardi, Roma); “Il
canto V dell'"Inferno" d’Alighieri” (Signorelli, Milano); “Il segno
vivente” (ERI, Torino); “La critica semantica” (Anna, Firenze); “Il contrasto
di Cielo d'Alcamo e poesia popolare” (Mori, Palermo); “Linguistica della
"parola"”(Anna, Firenze); “I
primordi della lirica popolare in Sicilia” (Sansoni, Firenze); “La Barunissa di
Carini: stile e struttura” (Sansoni, Firenze); “Filosofia del linguaggio” (Ateneo,
Roma); “La parola e l'immagine” (Scientifiche, Napoli); “Poesia giullaresca e
poesia popolare” (Laterza, Bari); “La dottrina linguistica di Vico” (Lincei, Roma);
“Il Canto XIX dell'Inferno” (Monnier, Firenze); “Linee di storia linguistica
dell'Europa” (Ateneo, Roma); “L'unità ario-europea: corso di Glottologia,” Ateneo,
Roma, Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia, Anna, Firenze, “Forma e Tradizione,”
Flaccovio, Palermo, “La forma linguistica,” Rizzoli, Milano, Vocabolario
etimologico siciliano, Pubblicazioni del Centro di studi filologici e linguistici
siciliani, Palermo, Storia della linguistica, Novecento, Palermo. Commento
all'Inferno di Dante. Canti I-XXVI, Herder, Roma); Romanzi Ceneri sull'olimpo,
Sansoni, Firenze, Alessandro Magno, ERI, Torino, Ironia e verità, Rizzoli,
Milano (raccolta di elzeviri). Sottotenente di complemento, 32º reggimento di
fanteria Aiutante maggiore in 2a in un battaglione di riserva, vista ripiegare
una nostra colonna d'attacco, riordinava i ripiegandi e li guidava al
contrattacco, respingeva il nemico che già aveva occupato un tratto della
nostra linea. In un successivo attacco, sotto un intenso bombardamento e il
fuoco di mitragliatrici avversarie, dava mirabile esempio di coraggio e di
fermezza indirizzando intelligentemente i rinforzi nei punti più minacciati e
facilitando così la conquista di ben munite e contrastate posizioni. Monte
Asolone. Cfr. M. Palo, S. Gensini, Saussure e la scuola linguistica romana: da
Pagliaro a Mauro, Carocci Editore, Roma,.
La scuola linguistica romana. Cfr. A. Pedio, La cultura del
totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Cfr. Gabriele Turi, Sorvegliare e premiare. L'Accademia d’Italia,
Viella, Roma, Cfr. Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo
imperfetto, Unicopli, Milano, Cit. Cfr.
Riunioni Del Secolo XX Cfr. Riunioni
Accademia Nazionale dei Lincei Centro di
studi filologici e linguistici siciliani » La storia, su csfls. Cfr. Mininterno
Camera Mininterno Senato
//opar.unior/386/1/Filologia_dantesca_di_Pagliaro.pdf Cfr. D. Cesare, "Premessa", Lumina.
Rivista di Linguistica Storica e di Letteratura Comparata, Cfr. pure E. Salvaneschi, "Su Attila Fáj,
maestro di «molti paragoni»", Campi immaginabili. Rivista semestrale
di cultura, Cfr. Tullio De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Editori
Laterza, Roma-Bari, Tullio De Mauro, La fede del diavolo Istituto Nastro Azzurro Studia classica et orientalia. Oblate, Casa
Editrice Herder, Roma, Münster, M. Palo, Stefano Gensini, Saussure e la scuola linguistica
romana. Da Pagliaro a Mauro, Carocci
Editore, Roma, A. Vallone, "La „Lectura Dantis” di Antonino
Pagliaro", in Deutsches Dante-Jahrbuch, Edited by Christine Ott, Walter
Belardi: studi latini e romanzi in memoria di Antonino Pagliaro, Pubblicazioni
del Dipartimento di Studi glottoantropoligici dell'Roma La Sapienza, Roma, Aldo
Vallone, Enciclopedia Dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G.
Treccani, Roma, M. Durante, T. De Mauro, B. Marzullo, Pubblicazioni
dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, Palermo, Giuliano
Bonfante, Antonino Pagliaro, Pubblicazioni dell'Accademia Nazionale dei Lincei,
Roma, Walter Belardi, Pagliaro nel pensiero critico del Novecento, Casa
Editrice Il Calamo, Roma, D. Di Cesare, Storia della filosofia del linguaggio,
Carocci Editore, Roma, Tullio De Mauro, Lia Formigari (Eds.), Italian Studies
in Linguistic Historiography. Proceedings of the International Conference in
Honour of Pagliaro. Rome, Nodus Publikationen, Münster, A. Pedio, La cultura
del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale
fascista, prefazione di A. Lyttelton, Unicopli, Milano, A. Tarquini, Il Gentile
dei fascisti: gentiliani e anti-gentiliani nel regime fascista, Società editrice
il Mulino, Bologna, A. Battistini, Gli
studi vichiani di Pagliaro, Guida
Editori, Napoli, Tullio De Mauro, Dizionario biografico degli italiani, Roma,,
su treccani. Enciclopedia Italiana
Dizionario di Politica Linguistica Semiologia Filologia TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere dLa Scuola linguistica romana, su rmcisadu.let.uniroma. Antonino
Pagliaro. Pagliaro. Keywords: i arii; la lingua degl’arii, la favella
degl’arii, I fasci littori, dal lictor al littore, il littorio, l’uso dei fasci
nell’Etruria non-aria, la dottrina linguistica di Vico, “scienze filosofiche –
lincei” , ossesso dalla latinita della Sicilia, Cratilo, discussion di Storia
Romana, Romolo, proprieta private, Cicerone, Empedocle, il fascino dei fasci –
enciclopedia del fascismo, fascisti gentiliani ed anti-gentiliani, l’uso di
‘ario’ – latinita, arieta, romanita – il linguaggio, sessione sul linguaggio --
filosofia del linguaggio --.Tullio. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pagliaro” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702786125/in/photolist-2mLNXjb-2mLEb9W-2mLNi1Z
Palazzani
essential Italian philosopher female?
Grice
e Panella – del sublime – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Benevento).
Filosofo. Grice: “Panella’s
conceptual analysis of the sublime poses the implicatural question: “x is
‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of ‘pulcher’ which complicates things!”
Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo urbano,’ to which I’ll add “l’incubo
suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential Italian philosopher. Si laurea a
Pisa, dove è stato insegnante. Si è occupato di filosofia politica e storia del
pensiero politico, ha insegnato Estetica nella stessa università. È stato presidente della giuria del premio
letterario "Hermann Geiger" e membro della giuria del premio
letterario "ArtediParole" riservato a studenti delle scuole medie. Si
è distinto anche come poeta pubblicando otto volumi di poesia, da ricordare Il
terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a Firenze con Editore Polistampa. In
collaborazione con David Ballerini ha girato due documentari d'arte, La
leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso da Rai2 n e Il giorno
della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato. Ha vinto il Fiorino
d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio concesso annualmente
dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e artistiche
particolarmente rilevanti. Collabora con
l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco Manescalchi nella
presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella con Franco
Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze. Saggi:” Monografie Robert
Michels, Socialismo e fascismo” (Milano, Giuffré); Lettera sugli spettacoli di Rousseau,
Aesthetica. Palermo, Il paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, (Milano
Saggi); Elogio della lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica, Palermo);
“Del sublime, Frosinone, Dismisura Testi, “Il sublime e la prosa. Nove proposte
di analisi letteraria” (Firenze, Clinamen, Zola: scrittore sperimentale. Per la
ricostruzione di una poetica della modernità” (Chieti, Solfanelli); “Pasolini.
Il cinema come forma della letteratura” (Firenze, Clinamen); “Il sosia, il
doppio, il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria” (Bologna,
Elara) – cfr. H. P. Grice on P. H. Nowell-Smith as J. L. Austin’s ‘straight
man’ in their Saturday mornings double-acts! – il ‘replicante’ -- , I piaceri
dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la società dello spettacolo”
(Firenze, Pagnini); “Il mantello dell'eretico. La pratica dell'eresia come
modello culturale” (Piateda (Sondrio), CFR Edizioni (Quaderno 1), “ L'incubo
urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello spettacolo in La questione dello
stile. I linguaggi del pensiero, F. Bazzani, R. Lanfredini e S. Vitale,
Firenze, Clinamen); “Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella
letteratura” (Chieti, Solfanelli); Il secolo che verrà. Epistemologia,
letteratura, etica in Deleuze” (Firenze, Clinamen); “Storia del sublime. Dallo
Pseudo-Longino alle poetiche della modernità” (Firenze, Clinamen); “La
scrittura memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita,
Grottaminarda, Delta); “Alberto Arbasino e la "vita bassa". Indagine
sull'Italia n cinque mosse, Prove di sublime. Letteratura e cinema in
prospettiva estetica” (Firenze, Clinamen); “Curzio Malaparte autore teatrale e
regista cinematografico” (Roma, Fermenti); “Introduzione al pensiero di
Vittorio Vettori. Civiltà filosofica, poetica "etrusca" e culto di
Aligheri” (Firenze, Polistampa); “Le immagini delle parole. La scrittura alla
prova della sua rappresentazione” (Firenze, Clinamen); “La polifonia assoluta.
Poesia, romanzo, letteratura di viaggio di Vettori” (Firenze, Toscana); “L'estetica
dello choc. La scrittura di Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia” (Firenze,
Clinamen); “e Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide, L’'estetica dell'eccesso”
(Firenze, Clinamen); “Le maschere del doppio: tra mitologia e letteratura” (Editore
libri di Emil); Diario dell'altra vita. Lo sguardo della filosofia e la
prospettiva della felicità, Firenze, Clinamen. Panella. Keywords: “socialism e fascismo” del
sublime, cura di Mosca, Mosca, l’influenza di Mosca in Torino, Michels, il
fascismo di Michels, Mussolini e Michels, Michels ed Enaudi, la radice
proletaria di Benito, dal socialism al fascismo, pre-ventennio fascista, il
socialismo, l’ordine di 1848, la rivoluzione, la dittadura dell’eroe
carismatico, l’assenza di mediazione nel duce come proletario lui stesso, l’aristocrazia
del fascismo, applicazione della teoria di Mosca sull’aristocrazia,
l’aristocrazia della nazione italiana, la razza italiana, la razza Latina, I
latini e l’oltre razzi italici – latini, etruschi, sabini, uschi, umbri,
liguri, la questione della razza nel fascismo, la questione della razza nel
ventennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panella” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740490386/in/datetaken/
Grice e Panunzio – implicatura – la
filosofia italiana nel ventennio fascista -- Filosofia italiana – Luigi
Speranza (Molfetta).
Filosofo. Grice: “There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio – Italian
philosophy can be a trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario,
in quanto amico intimo di Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al
suo passaggio dal neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in
seguito uno dei massimi teorici del fascismo. Nacque a Molfetta da Vito e
Giuseppina Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città:
«un ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e
politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali». Il periodo
socialista e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file
del socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo
classico locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese.
Nel dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra
"riformisti" e "rivoluzionari" — Panunzio si schiera tra i
cosiddetti sindacalisti rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i
suoi primi articoli sul settimanale «Avanguardia Socialista» di Labriola,
quando era ancora studente dell'Università degli Studi di Napoli. Durante i
suoi studi universitari il contatto con docenti come F. Nitti, N. Colajanni, I.
Petrone e G. Salvioli contribuì alla formazione del suo pensiero socialista. Il
suo percorso intellettuale fu altresì influenzato da Georges Sorel e Francesco
Saverio Merlino, i quali avevano già da tempo incominciato un processo di
revisione del marxismo. Nel 1907 pubblica il suo primo studio, intitolato
Il socialismo giuridico, in cui teorizza l'opposizione alla borghesia
solidarista e al sindacato riformista da parte del sindacato operaio, il quale
è destinato a trasformare radicalmente la società. Il fulcro dell'opera era
costituito dalla formulazione di un "diritto sindacale operaio",
spina dorsale di un nuovo "sistema socialista" fondato non su una
base economica, bensì su una base etica, solidaristica: «Il socialismo
giuridico non sarebbe dunque che l'applicazione del principio di solidarietà,
immanente in tutto l'universo, nel campo del diritto e della morale: in se
stesso non è una idea astratta balzata ex abrupto dal cervello di pochi
pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale di tutta la materia sociale che
vive e freme attorno a noi. Si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi su
L'aristocrazia sociale, ossia sul sindacalismo rivoluzionario, avendo come
relatore Giorgio Arcoleo. Consegue presso lo stesso ateneo la laurea in filosofia.
In questi anni di studi ed esperienze intellettuali, intensifica altresì il
proprio impegno giornalistico in favore del sindacalismo rivoluzionario,
collaborando — oltreché con «Avanguardia Socialista» — con «Il Divenire
Sociale» di Enrico Leone, con «Pagine Libere» di Angelo Oliviero Olivetti e con
«Le Mouvement Socialiste» di Hubert Lagardelle. Il sindacato ed il
diritto La concezione panunziana del sindacato quale organo e fonte di diritto
— non eusarentesi quindi in mero organismo economico o tecnico della produzione
— fu approfondita allorché vide la luce
la sua seconda opera, La persistenza del diritto, in cui egli «coniugava i
princìpi della sua formazione positivistica con una ispirazione filosofica
volontaristica». Panunzio prendeva quindi le mosse affrontando il problema del
rapporto tra sindacalismo e anarchismo: la differenza tra i due movimenti
risiedeva — a detta dell'autore — sul ruolo dell'autorità (fondata sul diritto)
che, negata dall'anarchismo, non era invece trascurata dal sindacalismo:
«Il sindacalismo è d'accordo con l'anarchia nella critica e nella tendenza
distruttiva dello Stato politico attuale, ma non porta alle ultime conseguenze
le sue premesse antiautoritarie, che hanno un riferimento tutto contingente
allo Stato presente. Il sindacalismo, per essere precisi, è antistatale per
definizione e consenso unanime, ma non è antiautoritario. Le premesse
antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un valore assoluto e perentorio
riferendosi esse a ogni forma di organizzazione sociale e politica. Il
sindacalismo non è dunque antiautoritario» (Sergio Panunzio) In sostanza,
Panunzio sosteneva l'importanza fondamentale del diritto (ancorché non
"statale", ma "operaio") per il sindacalismo e la futura
società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista federale sostenuto
dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una Confederazione, così da
formare quella che l'autore stesso chiama «una vera grande Repubblica sociale
del Lavoro», retta da una «sovranità politica sindacale. Fu poi dato alle
stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore indicava al sindacalismo
operaio il modello dei Comuni italiani medievali, esempio paradigmatico di
autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai sindacati
contemporanei. Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi familiari ma
anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, grazie all'interessamento
di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato, inadeguata per mantenere la
famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato — i suoi compagni di
partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso la Regia scuola
normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò inoltre la sua
importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a frutto le sue
rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte positivistico a una
concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo Stato non più quale
organo della coazione, ma quale depositario della necessaria autorità. Con la
fine della guerra libica, cominciò a prender corpo la svolta
"nazionale" del suo pensiero. Dopo aver insegnato per un anno a
Casale Monferrato e un altro a Urbino, passò alla Regia scuola normale
"Giosuè Carducci" di Ferrara, ove insegna, conseguendo al contempo la libera docenza
presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu trasferita nell'ateneo bolognese). È
di quegli anni — poco prima dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra —
l'inizio di stretti rapporti politici e intellettuali con Benito Mussolini,
direttore dell'«Avanti!» e leader dell'ala rivoluzionaria del Partito
Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una regolare e intensa
collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato dal futuro capo del
fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie, eterodosse ed "eretiche"
dell'ambiente socialistico italiano. In questo periodo Panunzio comprende il
potenziale rivoluzionario che il conflitto europeo poteva esprimere, sicché
manifesterà sempre più esplicitamente il suo appoggio all'interventismo, che
era invece inviso al Partito Socialista: «Io sono fermamente convinto che
solo dalla presente guerra, e quanto più questa sarà acuta e lunga, scatterà
rivoluzionariamente il socialismo in Europa. Altro che assentarsi, piegarsi le
braccia, e contemplare i tronconi morti delle verità astratte! Alle guerre
esterne dovranno succedere le interne, le prime devono preparare le seconde, e
tutte insieme la grande luminosa giornata del socialismo, che sarà la soluzione
e la purificazione ideale di queste giornate livide e paurose, macchiate di
misfatti e di infamie. Quest'articolo di Panunzio, apparso sul quotidiano
ufficiale del Partito Socialista, suscitò una grave polemica, sicché Mussolini
dovette rispondere sul numero del giorno dopo. Tuttavia la replica di
Mussolini, il quale si stava convincendo dell'opportunità dell'intervento, fu
«debole, sfocata, piattamente dottrinaria, per nulla all'altezza del miglior
Mussolini polemista». Infatti, «al momento di questa polemica, Mussolini
era psicologicamente già fuori del socialismo ufficiale ed è indubbio che le
argomentazioni di Panunzio, sia per il loro spessore teorico sia perché
provenienti da un uomo di cui egli aveva grande considerazione intellettuale,
furono probabilmente l'elemento decisivo che lo spinse a compiere il grande passo,
il «voltafaccia» dal neutralismo assoluto all'interventismo. La Grande Guerra
All'entrata dell'Italia nel conflitto mondiale, si arruolò volontario come
quasi tutti gli interventisti "di sinistra" (come Filippo Corridoni e
Mussolini); tuttavia, in quanto emofiliaco, fu immediatamente congedato, sicché
dovette concentrarsi sulla lotta propagandistica e pubblicistica, soprattutto
sulle colonne del «Popolo d'Italia» (i cui articoli erano sovente concordati
con lo stesso Mussolini), in favore della guerra italiana, ritenuta dal
Panunzio una guerra non «di difesa e conservazione, ma di acquisto e di
conquista; non una guerra ma una rivoluzione». Una guerra anche popolare, come
avevano dimostrato le grandi mobilitazioni del «maggio radioso», in
contrapposizione alle posizioni conservatrici di Antonio Salandra e della
classe dirigente liberale. Anche da un punto di vista più propriamente
militante, Panunzio si impegnò nel ruolo di membro del direttivo del neonato
fascio nazionale di Ferrara, il quale diede vita altresì al giornale «Il
Fascio». Oltre all'analisi politica e all'impegno giornalistico, Panunzio
lavorò anche a una sistematizzazione filosofico-giuridica delle sue idee
riguardo al conflitto, con le opere Il concetto della guerra giusta, Principio
e diritto di nazionalità in Popolo, Nazione, Stato), La Lega delle nazioni e
Introduzione alla Società delle Nazioni. Nel primo saggio, egli sosteneva
l'utilità e la legittimità di una guerra anche offensiva, purché essa fosse il
mezzo per il conseguimento di un fine più grande, ossia la giustizia e la
creazione di nuovi equilibri più giusti ed equanimi. Nella seconda, invece,
individuava nel principio di nazionalità la nuova idea-forza della società che
sarebbe scaturita dalla guerra, una volta conclusa. Molto importante è inoltre
la terza opera (La Lega delle nazioni), poiché in essa è sviluppato per la
prima volta il concetto di «sindacalismo nazionale»: «La Nazione deve
circoscriversi, determinarsi, articolarsi, vivere nelle classi, e nelle
corporazioni distinte, e risultare «organicamente» dalle concrete
organizzazioni sociali, e non dal polverio individuale; ed essa esige, dove le
nazionalità non si siano ancora affermate, e dove esse non ancora funzionino
storicamente, solide e robuste connessioni di interessi e aggruppamenti di
classi, a patto, però, che le classi, e le corporazioni trovino, a loro volta,
la loro più compiuta esistenza, destinazione e realtà nella Nazione. Ecco la
«reciprocanza» dei due termini, Sindacato e Nazione, e la sintesi organica tra
Sindacalismo e Nazionalismo, e cioè: Sindacalismo Nazionale» (Sergio
Panunzio) Dalla fine del conflitto alla Marcia su Roma Terminata la guerra,
Panunzio partecipò attivamente al dibattito interno alla sinistra
interventista, intervenendo in particolare su «Il Rinnovamento», quindicinale
recentemente creato e diretto da Alceste De Ambris. Il suo scritto più
importante, che ebbe notevoli conseguenze, apparve il 15 marzo 1919: in questo,
Panunzio sosteneva l'organizzazione di tutta la popolazione in classi
produttive, le quali dovevano essere a loro volta distribuite in corporazioni,
a cui doveva essere demandata l'amministrazione degli interessi sociali;
affermava altresì la necessità di creare un Parlamento tecnico-economico da
affiancare al Parlamento politico. In tale testo programmatico era
chiaramente abbozzato il futuro corporativismo fascista, tanto che l'amico
Mussolini, nel discorso pronunciato a Piazza San Sepolcro (alla fondazione cioè
del fascismo), riprese le tesi di Panunzio per il programma dei Fasci Italiani
di Combattimento: «L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare;
vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi, perché io, come
cittadino, posso votare secondo le mie idee, come professionista devo poter
votare secondo le mie qualità professionali. Si potrebbe dire contro questo
programma che si ritorna verso le corporazioni. Non importa. Si tratta di
costituire dei Consigli di categoria che integrino la rappresentanza
sinceramente politica» (Benito Mussolini) A Ferrara, Panunzio assisté
alla nascita del fascismo locale (e delle squadre d'azione), intrattenendo
rapporti di amicizia con Italo Balbo (che sarebbero durati per tutta la vita) e
Dino Grandi (che era stato suo allievo), pur non aderendo ufficialmente al movimento,
a causa dei rapporti di quest'ultimo — per lui ambigui — con gli agrari. Risale
a quel periodo, infatti, la pubblicazione delle due opere Diritto, forza e
violenza e Lo Stato di diritto. Nel primo, riprendendo la tesi delle Réflexions
sur la violence di Georges Sorel, l'autore precisava il suo discorso
distinguendo una violenza "morale", "razionale",
"rivoluzionaria", la quale doveva essere il mezzo per l'affermazione
di un nuovo diritto (veicolo, dunque, di uno ius condendum), da una violenza
invece gratuita e immorale. Critica da un punto di vista neokantiano il
concetto hegeliano di Stato etico, lasciando intravedere tuttavia margini di
sviluppo per una visione totalitaria dello Stato. A seguito dell'uscita dei
fascisti dalla UIL e della conseguente creazione della Confederazione nazionale
delle Corporazioni sindacali per opera di Edmondo Rossoni, Panunzio collaborò
con il settimanale ufficiale della Confederazione, cioè «Il Lavoro
d'Italia»[28], vergando un importante articolo sul primo numero, nel quale
ribadiva le sue tesi sul sindacalismo nazionale. Dopo essersi speso invano, con
l'aiuto di Balbo, per una conciliazione tra Mussolini e Gabriele D'Annunzio,
appoggiò la politica pacificatrice di Mussolini, sostenne la «svolta a destra»
del PNF (cioè per un ristabilimento dell'autorità dello Stato) e caldeggiò —
con la caduta del primo Governo Facta — la costituzione di un governo di
"pacificazione" che riunisse fascisti, socialisti e popolari
(prospettiva ritenuta possibile da Mussolini stesso), scrivendo un importante
articolo che individuava nel capo del fascismo l'unico in grado di stabilizzare
e pacificare il Paese: «Benito Mussolini — uno dei pochi uomini politici,
checché si dica in contrario, che abbia l'italia — ha molti nemici e anche molti
adulatori. L'uomo non è ancora bene conosciuto. Chi scrive può affermare con
piena sincerità e obbiettività che la storia recentissima dell'Italia è legata
al nome di Mussolini. L'intervento dell'Italia in guerra è legato al nome di
Mussolini. La salvezza dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è legata a B.
Mussolini. Questi sono fatti. Il resto è politica che passa: dettaglio,
episodio. Anche prima di Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini (è vero o
non è vero?) disse dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente, ascoltato.
La fine della lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che delitto è
sproposito grave. Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due parti in
lotta — per la salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di necessità e
di sincerità» (Sergio Panunzio[32]) Tuttavia, con il reincarico di Facta
e il seguente sciopero generale del 1º agosto indetto dall'Alleanza del Lavoro
(il cosiddetto «sciopero legalitario»), scrive a Mussolini mostrando la sua
delusione nei confronti dei socialisti confederali, ritenendo quindi
impossibile una convergenza d'intenti con il PSI e reputando ormai sempre più
necessaria una svolta a destra: «Anch'io pensavo unirci con i confederali
che «senza sottintesi siano per lo Stato». Dopo lo sciopero un ultimo equivoco
è finito. Bisogna mirare a destra. Diciamolo, con o senza elezioni. Confido in
te e nel Fascismo, per quanto il difficile, dal lato politico, viene proprio
ora. Di lì a breve, il fascismo salì al potere. L'impegno politico e
culturale durante il fascismo Una volta costituito il governo fascista,
Panunzio strinse legami sempre più stretti con il movimento mussoliniano,
ottenendo la tessera del PNF (su iniziativa dell'amico I. Balbo) e venendo eletto deputato. Nello stesso
anno divenne membro del Direttorio nazionale provvisorio del PNF, che lasciò
dopo neanche un mese in quanto chiamato alla carica di sottosegretario del
neonato Ministero delle Comunicazioni (diretto al tempo da Costanzo
Ciano). In questo periodo, inizia a interrogarsi — assieme ai massimi
teorici fascisti — sulla vera natura ed essenza del fascismo, per il quale
coniò la definizione di «conservazione rivoluzionaria», che sosterrà per tutta
la sua vita: «Il Fascismo non è unicamente conservazione, né unicamente
rivoluzione, ma è nello stesso tempo — beninteso sotto due aspetti differenti —
una cosa e l'altra. Se mi è lecito servirmi d'una frase che non è una frase
vuota di senso, ma una concezione dialettica, io dirò che il Fascismo è una
grande «conservazione rivoluzionaria. Quel che costituisce la superba
originalità della «rivoluzione italiana», ciò che la fa grandemente superiore
alla rivoluzione francese e alla rivoluzione russa, è che, ricordandosi e
approfittando degli insegnamenti di Vico, di Burke, di Cuoco e di tutta la
critica storica della Rivoluzione essa ha conservato il passato, realizzato il
presente e orientato tutto verso l'avvenire, nei limiti della condizionalità e
dell'attualità storiche. Per certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad
esempio, nella restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari,
giuridici, attaccati e distrutti dalla cultura enciclopedica, illuministica,
che si è trapiantata arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato,
vale a dire nel socialismo democratico, che è il più grande responsabile della
corruzione contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un
punto tale che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua
orientazione verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato
parlamentare. Partecipò inoltre attivamente al dibattito incentrato
sull'edificazione dello «Stato nuovo», fornendo importanti spunti, alcuni dei
quali avranno un seguito costituzionale, come ad esempio il "sindacato
unico obbligatorio", l'attribuzione della personalità giuridica
(istituzionale, non civile) ai sindacati, o l'istituzione di una Magistratura
del Lavoro che si ponesse quale arbitro nelle controversie tra capitale e
lavoro. Fornì anche, al contempo, le basi teoriche del futuro Stato sindacale
(poi corporativo): «La nuova sintesi è l'unità dello Stato e del
Sindacato, dello Statismo e del Sindacalismo. È lo Stato il punto di approdo e
lo sbocco, superata la prima fase negativa, del Sindacalismo. È di questi tempi
altresì l'evoluzione del pensiero panunziano riguardo a una concezione
organicistica dello Stato, attraverso una critica serrata dello Stato
democratico-parlamentare, uno «Stato meccanico, livellatore, astratto»
(sorretto dal «principio meccanico della eguaglianza e cioè il suffragio
universale»), che doveva portare a uno «Stato organico, gerarchico», fondato su
un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi è organizzato pesa, chi non è
organizzato non pesa»[36]. In quest'ottica deve essere considerata, infatti, la
definizione panunziana del fascismo quale «concezione totale della vita. Tutta
la riflessione teorica politico-giuridica di questo periodo fu riassunta e
sistematizzata nel suo volume, pubblicato nel 1925, Lo Stato fascista, il quale
accese grandi dibattiti in ambiente fascista, tanto che l'autore ebbe modo di
confrontarsi su questi temi — spesso polemicamente — con importanti personalità
intellettuali come Carlo Costamagna, Giovanni Gentile e Carlo Curcio. n virtù
di queste premesse teoriche e operative, appoggiò Mussolini durante la crisi
causata dal delitto Matteotti, al fine di incrementare il processo di riforma
statuale avviato dal fascismo, che si sarebbe di lì a poco concretizzato nelle
leggi fascistissime volute da Alfredo Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563,
che istituzionalizzò i sindacati, e nella redazione della Carta del Lavoro, il
documento fondamentale della politica economica e sociale fascista.
Terminata l'esperienza di governo, si dedicò all'insegnamento: dopo aver vinto
il concorso per un posto da professore straordinario in filosofia del diritto
presso l'Università degli Studi di Ferrara, divenne ordinario e si trasferì a Perugia,
di cui fu Rettore nell'anno accademico. Chiamato a insegnare dottrina dello
Stato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di
Roma, cattedra che detenne sino alla morte. Non appena insediatosi nell'ateneo
romano, incaricato dal Duce di organizzare, in qualità di Commissario del
Governo, la neonata Facoltà Fascista di Scienze Politiche di Perugia, che
doveva essere la «Oxford italiana» e «fascista. In tale veste, chiamò a
insegnare a Perugia docenti quali Paolo Orano, Robert Michels, Angelo Oliviero
Olivetti, Maurizio Maraviglia e Francesco Coppola. Fu ancora deputato. Malgrado
gli impegni accademici, Panunzio continua a sostenere l'edificazione
dell'ordinamento sindacale corporativo del nuovo Stato fascista attraverso i
suoi articoli giornalistici, partecipando agli intensi dibattiti degli anni
trenta sulla legislazione corporativa. Più precisamente, egli si situava in
quell'ala sindacalista del fascismo che, nella nuova struttura statuale,
perorava un potenziamento dei sindacati all'interno del sistema corporativo,
affinché essi potessero intervenire più decisamente nella direzione economica
del Paese. In questo periodo, grazie a opere teoriche fondamentali, Panunzio
sistematizzò e definì organicamente il suo pensiero. In sostanza, lo Stato
fascista, che è sindacale e corporativo, si contrappone allo «Stato atomistico
ed individualistico del liberismo. Inoltre lo Stato fascista è caratterizzato
dalla sua «ecclesiasticità» (o religiosità), intesa come «unione di anime, al
contrario dello Stato liberal-parlamentare «indifferente, ateo e agnostico». Il
giurista molfettese introdusse anche il concetto di funzione corporativa in
quanto quarta funzione dello Stato (dopo le tre canoniche: esecutiva,
legislativa e giurisdizionale), proprio per fornire il necessario fondamento
giuridico ai cambiamenti costituzionali in atto, con la creazione dello Stato
corporativo. Lo Stato fascista, infine, si configura come uno Stato
totalitario, «promanando direttamente e immediatamente da una rivoluzione ed
essendo formalmente uno "Stato rivoluzionario". Con l'istituzione
delle corporazioni (attraverso la Legge n. 164) e la creazione della Camera dei
Fasci e delle Corporazioni (Legge n. 129), Panunzio redasse la Teoria Generale
dello Stato Fascista, che rappresenta la summa del suo pensiero in materia di ordinamento
sindacale corporativo: in questo, egli sosteneva la funzione attiva e
propulsiva del sindacato, al fine di evitare un'involuzione burocratica delle
corporazioni; sosteneva altresì il suo concetto di economia mista — la quale
all'intervento pubblico affiancasse una sana iniziativa privata — «ordinata,
subordinata, armonizzata, ridotta all'unità, ossia unificata dallo Stato, in
quanto il pluralismo economico e la pluralità delle forme economiche sono un
momento ed una determinazione organica del monismo giuridico-politico dello
Stato. Partecipò, con notevole peso specifico, alla riforma del Codice di
procedura civile e del Codice civile. Riguardo a quest'ultimo, in particolare,
il suo contributo fu decisivo, soprattutto per il terzo (Della proprietà) e
quinto (Del lavoro) libro: fu lui ad ottenere che un intero libro fosse
dedicato al lavoro; volle che la Carta del Lavoro fosse posta a base del
codice; definì un più circostanziato concetto di proprietà, in cui se ne
enfatizzava la "funzione sociale. Divenne consigliere nazionale della
Camera dei Fasci e delle Corporazioni[50]. Morì a Roma, in piena
guerra. L'archivio di Sergio Panunzio è stato digitalizzato ed è attualmente
disponibile alla ricerca presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice in
Roma. Saggi: “Il socialismo giuridico” (Moderna, Genova); “La persistenza del diritto
-- discutendo di sindacalismo e di anarchismo” (Abruzzese, Pescara); “Sindacalismo
e Medio Evo” (Partenopea, Napoli); “Il diritto e l'autorità” ((POMBA, Torino);
“Guerra giusta” (Colitti, Campobasso); “Lega dei nazioni” (Taddei, Ferrara);
“Nazione e Nazioni” (Taddei, Ferrara); “Diritto, forza e violenza” (Cappelli,
Bologna); “Stato di diritto” (Taddei, Ferrara); “Lo stato nazionale e sindacati”
(Imperia, Milano); “Che cos'è il fascismo” (Alpes, Milano); “Lo stato nazionale
nel veintennio fascista” (Cappelli, Bologna); “Sentimento di stato” (Littorio,
Roma); “Dittatura” (Forlì); “Stato e diritto: l'*unità* dello stato e la *pluralità*
degli ordinamenti giuridici” (Mdenese, Modena); “Leggi costituzionali del regime
italiano” (Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma); “Popolo,
Nazione, Stato: un esame giuridico” (Nuova Italia, Firenze); “I sindacati e
l'organizzazione economica dell'impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “Sulla
natura giuridica dell'Impero italiano” (Poligrafico dello Stato, Roma); “L'organizzazione
sindacale e l'economia dell'Impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “La Camera
dei fasci e delle corporazioni” (Trinacria, Roma); “Teoria generale dello stato”
(MILANI, Padova); “Motivi e metodo della codificazione dello stato italiano” (Giuffrè,
Milano); F. Perfetti, “La conversione all'interventismo di Mussolini nel suo
carteggio, Storia contemporanea», “Il
sindacalismo ed il FONDAMENTO RAZIONALE DELLO STATO ITALIANO (Volpe, Roma). Non c'è dubbio che tra i molti
scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del fascismo italiano e il più
competenti e intellettualmente influenti, come Gentile. H. Matthews, Il frutto
del fascismo” (Laterza, Bari). Fornisce con le sue teorie una patina di
legittimità rivoluzionaria alla dittatura. Z. Sternhell, Nascita dell'ideologia
fascista” (Milano). Il filosofo più importante del fascismo. Perfetti, Il socialismo giuridico, LModerna, Genova, Sindacalismo
e Medio Evo, Partenopea, Napoli. G. Cavallari, Il positivismo nella formazione
filosofico-politica in «Schema», L. Paloscia,
La concezione sindacalista, Gismondi, Roma, Guerra e socialismo, in «Avanti!», Mussolini,
Guerra, Rivoluzione e Socialismo. Contro le inversioni del sovversivismo guerrafondaio,
in «Avanti!», Mussolini, La guerra europea: le sue cause e i suoi fini, in Ver sacrum, Taddei, Ferrara. Sergio Panunzio,
I due partiti di oggi e di domani, in «Il Popolo d'Italia», Perfetti, La Lega
delle nazioni, Taddei, Ferrara, Un programma d'azione, in «Il Rinnovamento»,
Mussolini, Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria della violenza”
(Cappelli, Bologna); “Lo Stato di diritto, Taddei, Ferrara). Il settimanale e diretto
da Rossoni e annove, tra i collaboratori più attivi e competenti, A.
Casalini. Il sindacalismo nazionale, in
«Il Lavoro d'Italia», Perfetti, Renzo De Felice, Mussolini il fascista, La conquista del potere, Einaudi, Torino. L'ora
di Mussolini, in «La Gazzetta delle Puglie», «Popolo d'Italia» per espressa
volontà di Mussolini. Lettera citata in
Perfetti, Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano, Stato e Sindacati, in «Rivista
Internazionale di Filosofia del Diritto», gennaio-marzo Forma e sostanza nel
problema elettorale, in «Il Resto del Carlino», Idee sul Fascismo, in «Critica
fascista», L. Nucci, La facoltà fascista di Scienze Politiche di Perugia:
origini e sviluppo, in Continuità e fratture nella storia delle università
italiane dalle origini all'età contemporanea, Dipartimento di Scienze storiche
Perugia, Perugia. Loreto Di Nucci, Nel cantiere dello Stato fascista, Carocci,
Roma, Renzo De Felice, Mussolini il
Duce, I: Gli anni del consenso, Einaudi,
Torino, Il sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma; Il concetto
della dittatura rivoluzionaria, Forlì, Stato e diritto: l'unità dello stato e
la pluralità degli ordinamenti giuridici, Società tipografica modenese, Modena.
Leggi costituzionali del Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e
procuratori, Roma, Perfetti, XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera
dei fasci e delle corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo
Spirito e Renzo De Felice. Giovanna
Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Ferdinando
Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese,
Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al
socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in
“Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De
Felice, Mussolini, 8 voll., Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi,
Torino 1965. Emilio Gentile, Le origini dell'ideologia fascista, Il Mulino,
Bologna, Laterza, Roma-Bari). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il sindacalismo
ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma. nuova edizione ampliata,
Lulu.com,. Benito Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice,
Firenze-Roma, Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista di Sergio Panunzio,
Gismondi, Roma, Giuseppe Parlato, La sinistra fascista: storia di un progetto
mancato, Il Mulino, Bologna. Giuseppe Parlato, Il sindacalismo fascista, II: Dalla grande crisi alla caduta del
regime, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Il sindacalismo fascista, I: Dalle origini alla vigilia dello Stato
corporativo, Bonacci, Roma); Francesco Perfetti, La «conversione»
all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con Sergio Panunzio, in
«Storia contemporanea», Francesco Perfetti, Introduzione, in Sergio Panunzio,
Il fondamento giuridico del fascismo, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Lo
Stato fascista: le basi sindacali e corporative, Le Lettere, Firenze. Zeev
Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista, tr. it., Baldini e Castoldi, Milano
1993. Fascismo Sindacalismo
rivoluzionario Sindacalismo nazionale Sindacalismo fascista Corporativismo
Italo Balbo James Gregor Francesco Perfetti. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio Panunzio,. Sergio Panunzio, su storia.camera, Camera dei
deputati. Sabino Cassese, Socialismo giuridico
e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico in
Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico modern” (Giuffrè, Milano).
Fervono oggi in Italia, nel campo polìtico e filosofico, le discussioni
e le polemiche molto vivaci su Hegel, sulla idolatria dello Stato ovverosia
sulla sua statolatria, sullo Stato considerato da Hegel come l’Ente supremo.
Forti correnti antihegeliane si deiineano in Italia nel Fascismo contro le
correnti e le scuole idealistiche facenti, cora’è noto, capo al Gentile e alla
sua interpetràzione attua- listica, dopo (piella storica del Croce,
dell’hegelismo. Non si vuole e non si deve qui parlare di filosofìa. Il
concetto « hegeliano » dello Stato si prende qui nel suo aspetto sociale e
politico, e da questo punto di vista è indubbio il suo nesso storico ed
ideologico con lo Stato fascista. A conferma di ciò, basti notare che lo Stato
fascista nega innanzi tutto e soprattutto Marx e Io Stato marxista. Non a torto
e significativamente il movimento hitleriamo in Germania è e si chiama
antimarxista e non antisocialista e si denomina anzi « nazionalsocialista >.
Ora Marx, per costruire ia classe, negò il suo maestro, Hegel, e di Hegel prese
il concetto della « società civile», risolvendolo analiticamente nelle classi,
donde la lotta di classe centro del suo sistema teorico e pratico, riducendo
anzi in ultima istanza la società civile in blocco alla pretesa unitaria ed
omogenea classe operaia, e negò lo Slato. Se, contro la classe marxistica, si
deve ricostruire e riabilitare lo Stato, è evidente, per ciò solo, il ritorno
necessario da Marx ad Hegel. Sta tutta qui, per me, la parentela fra Stato
fascista e Stato hegeliano. Riconosco, e lo disse, prima di tutti, un nostro
filosofo, Filippo Masci, La libertà nel difillo e nella Sloria secando Kant ed
Hegel, in Atti della R. Accademia di Scienze Morali ePolitiche, Napoli, 1903,
che l’ideologia statale di Hegel si prestò molto bene, nelle mani delle classi
reazionarie e fondiarie tedesche, alla fonda zione dello Stato prussiano
reazionario e conservatore. Ma altro sono le dottri ne, altro l’uso e lo
sfruttamento che di esse tanno le classi sociaii secondo i loro bisogni ed il
loro spirito di classe ; per quanto sia anche giusta l’osservazione dello
stesso Masci che lo Stato di Hegel per gran parte — rlducendosi la sua
Filosofia del diritto molte volte e in molti punti a mera trattazione empirica
di diritto co stituzionale positivo germanico — non faccia che, abbandonata la
fliosofia pura e speculativa, trascrivere in termini di pensiero filosofico ia
realtà di tallo dello Stato prussiano del suo tempo. Per cui lo Stato di Hegel
si prestava per questo verso a quel tale «giuoco diclasse, di piegare lo Stato
filosofico ed etico del gran de pensatore alla propria situazione psicologica
di classe. Ma questi indubbi aspet ti stona e poiitici empirici dello Stalo di
Hegel, che lo fanno passare (non si di mentichi che Hegel visse e scrisse dopo
l’esperienza immediata della Rivoluzione francese, in un periodo, come oggi il
Fascismo, anch’esso accusato dai superficiali e dagli stolti d, reazionarismo,
di restaurazione, e appartenne al ciclo appunto della Restaurazione
postrivoluzionaria) per reazionario e per il filosofo dello Stato rea
zionario. non devono farci perdere di vista gli elementi filosofici essenziali
non accidentali e fossili, e specialmente il profondo vivo e vitale concetto
della . società avile.. di corporazione e del nesso fra la società civile e lo
Stato. Ho piacere di notwe qui che uno scrittore tedesco, li Bindek, Sialo e
Società nella moderna fllosofia poltlica, in Rio. Inlernaz. di Filosofia del
diriUo, fase. Ili, 1924, a proposito del mio scritto: Slato e Sindacali, ha
rilevato il mio rUerimento a Hegel per la com penetrazione della società con
lo Stato. Gli elementi vivi e vitali non devono non separarsi attraverso la
critica e la scienza dagli elementi morti e superati di Hegel Per questi ultimi
non dobbiamo dimenticare i primi; anche se, per il suo tempo m cu. signorava,
prima di Marx, la prassi e la teoria sviluppata poi dopo e fino a un certo
punto anche offre Marx da Sorci, del Sindacalismo. la concezione hege- liana
della Società era burocratica, e la concezione del governo, ossia dello Stato
aulocralica. Vedi su ciò le acute osservazioni e critiche ad Hegel dei
Capograssi, già da me c tate in questo scritto. Questo il giudizio obbieilivo
sullo Hegel poIÌUco A non dire qui (vedi su ciò il mio volume Lo Slato di
diritto, libro II cap V Lo Stalo noumeno immanente di Hegel, Città di Castello
1921) che la prima fase del pensiero politico di Hegel fu tutfaltro che reazionaria.
Come pure non mi sembra che SI possa e SI debba dire che Io Stato hegeliano,
per la sua statolatria, sia uno Stato panteistico, non solo antico, ma
addirittura uno Stato asiatico indiano, meno nspettoso della libertà umana
dello stesso Stato pagano platonicc»-aristoteìico Ve- di su ao, contro
l’opinione del Masci, l’appendice al mio citato Stato di diritlo: Se lo Sialo
hegeliano sia Stato moderno, pp. 169-171. C'è si diflerenza fra Stato fa
scista e Stato hegeliano; anzi è questo il punto fondamentale per cui non si
può e non si deve ridurre al tipo dello Stato hegeliano lo Stato fascista: che
mentre per Mussouni, tutto è nello Stato ; nulla fuori dello Stato ; nulla
contro lo Stato • ma non è vero che nulla, non dal Iato politico, ma da quello
filosofico e morale, è sopra lo Stato ; per Hegel, Invece, nulla è sopra lo
Stato, per la semplice ragione che lo Stato è tutto ed anzi Dio stesso
realizzato nel mondo. Ma da questo a dire che lo Stato di Hegel è più che
antico asiatico, ci corre. Si può e si deve dire invece che lo Stato fascista
appartiene al ciclo della filosofia idealistica trascendente, mentre lo Stato
hegeliano è basato sull’immanenza, donde esso è Dio stesso. Del resto, a questo
proposito, sono anche note, nel campo filosofico, le premesse trascendenti ed
anche le interpretazioni net senso della trascendenza dell’idealismo hegeliano.
Vedi su ciò, in conformità dell’interpretazione trascendente anglo-americana
deH’idealismo hegeliano, il mio libro Diritto Forza e Violenza, parte IH. Orientata
verso la trascen denza è la fase recentissima del pensiero idealistico
italiano, donde la dissoluzione t in terna • della posizione
idealistico-attualistica visibile nei rappresentanti dì questa scuola
discendenti dal Gentile. L ’idealismo attualistico, capovolgendosi la posizione
del Gioberti, che dalla trascendenza andò verso l’immanenza, da Dio alla
Storia, fa oggi il cammino inverso dall’umano al divino, dalla Storia all’
Idea. Vedi su ciò sinteticamente ed efficacemente la prefazione di Balbino Giuliano
al volume di R ugoero Rin a l d i, Gioberti e il problema religioso del
Bisorgimenlo, Firenze, Vallee- chi 1929. Sulla filosofia del diritto di Hegel,
dal lato sociale e per le sue connessioni ideologiche con il Corporativismo
fascista attuale, V., oltre ì miei scritti citali, par ticolarmente, Lo Stato
di diritto, G. Passerini D’Entreves, La filosofia del diruto di Hegel, Torino,
1924. Sui rapporti fra la « volontà di tutti • di Rousseau e la ■societàcivile»
di Hegele fra la ■volontà generale•dei primoe •lo «Statoi del secondo, vedi il
mio Sfato di diritto libro II, i capitoli su Rousseau e sullo Stato di Hegel.
Sui rapporti fra società e Stato nella concezione fascista in rapporto aile mie
idee in poposito, vedi G. Leibholz, Z u den problemen des lascistisehen
Verfassangsreclds, Leipzig, 1928.Nessuna delle tre forme di dit tatura sopra analizzate,
comprende la dittatura del Duce. Che cosa essa è? Essa è una forma ideale a
sé.. Essa è uno « Stato di grazia » dello spirito. È quella che io credo si debba
chiamare la dittatura eroica, figura storica o se vogliamo filosofica, non
figura giuridica ; ed in quanto tale, eccezionale e soprannaturale, non
ordinaria e comune. Di essa non si occupano e non parlano i trattati di
Dottrina dello Stato e di Diritto costituzionale. Dovete, per
comprenderla, se me lo chiedete, aprire un libro, il libro degli E r o i di
Tommaso Carlyle (1).Un acuto scrittore, il Michels, richiamando il concetto di
Max Weber, parla; di Uomo e di Capo carismatico (2).La dittatura eroica è
spirituale, non materiale, soggettiva, non oggettiva, prodotta e posta «dal
popolo»; nonimposta «alpopolo». ' per cui essa è considerata dal popolo che la
genera e ne èli geloso proprietario e custode, come la cosa sua più intima
preziosa e per-sonale. Dobbiamo, se mai, per inquadrarla in qualche modo in una
delle forme stabilite, ricollegarla, come si è dimostrato, alla dittatura
rivoluzionaria. La rivoluzione è un’idea; e la dittatura rivoluzionaria è, come
sappiamo, la dittatura dell’idea. Ma questa idea deve trovare il suo Uomo, il
suo corpo, l’Eroe. Onde può dirsi che la dittatura eroica è la soggettività, la
coscienza del l’idea di un popolo, nella sua marcia e nel suo cammino nella
storia. LO STATO FASCISTA NELLA DOTTRINA DELLO STATO. LO STATO
NUOVO. Genesi dello Stato fascista . La natura ideale del Fascismo. Il Fascismo
come >conservazione revoluzionaria. Gli elementi dello Stato fascista. La
restaurazione politica e rinstaurazione sociale nello Stato fascista .
Sindacalismo; Nazionalismo; Fascismo. Il lato politico ed il lato sociale dello
Stato. Il rapporto fra lo Stato e 1 Sindacati. Lo Stato-società ; lo Stato^asse
; lo Stato-popolo ; Io Stato-nazione. In nota; rapporti fra lo Stato fascista e
lo Sta to di Hegel. Struttura e funzioni dello Stato fascista. Lo Stato
sindacale-corpo rativo . Stato ed economia. La Corporazione. Lo Stato fascista
neirordiiiamento giuridico. Leggi costituzionali sociali ; politiche. La Carta
del Lavoro. Le istituzioni e gli organi fondamentali. Legislazione ed
esecuzione. Lo Stato-Partito. Lo Stato militare ed il cittadino-soldato. I
caratteri, la qualilìcazione, e la denominazione dello Stato fasci sta. La
statocrazia come formula ideale dello Stato fascista. La difesa penate dello
Stato fascista.. LO STATO FASCISTA NEL DIRITTO PUBBLICO POSITIVO. CONCETTI
GENERALI E GL’ISTITUTI FONDAMENTALI. Criteri di metodo e dì studio. Il diritto
costituzionale fascista : le leggi ; la prassi ; la dottrina ; la storia. Il
metodo giuridico ed i suoi limiti. Le leggi costituzionali ; le leggi
costituzionali rivoluzionarie. L ’in staurazione rivoluzionaria. L ’atto
fondamentale della rivoluzione ; il Proclama del Quadrumvirato. I! diritto
rivoluzionario : organi provvisori ; costituenti ; costituzionali. . Il Potere
politico o corporativo deilo Stato ed i suoi presupposti sociali politi« e
giuridici. La crisi della democrazia parlamentare. Regime parlamentare e
Regime fascista. La divisione dei poteri come specificazione di organi e di
funzioni, e la coordinazione dei poteri. Critica della teoria dei «tre poteri
». La funzione di governo, ossia corporativa o politica dello Stato. Natura dì
questa funzione e sua denom inazione. L ’ Organo supremo. Dalia funzione
politica alla determinazione del titolare di essa. La gerarchia degli organi
costituzionali. 11 Capo dello Stato ; il Capo del Governo ; il Gran Consiglio
del Fascismo. L ’ Organo supremo come organo complesso. Le relazioni statiche
e dinamiche fra i tre elementi dell’Organo supremo. La Monarchia e il P.- N .
F . La forma di governo : il Regime fascista de! Capo del Governo. La forma di
governo desunta dalla posizione costituzionale dell’Organo supremo. Confronto
fra il Regime fascista e l’attuale regime inglese superparlamentare a • Premier
». Perfezione e superiorità del Regime fascista nell’evoluzione delle forme di
governo, in quanto piena realizzazione del regime popolare. Il Capo del Governo
; ampiezza ed intensità dei suoi poteri e delle sue attribuzioni. Sua posizione
gerarchica rispetto agli altri Ministri, suoi puri collaboratori tecnici.
Gerarchia in senso amministrativo e in senso costituzionale. La dinamica delle
relazioni fra il Capo del Governo e gli altri organi dello Stato, ed il Partito
come fulcro giuridico ed istituzione-cardine del Regime fascista. Nesso
organico fra la Monarchia e il P. N. F.. L’unità sostanziale fra il Re, il
Popolo, il Partito. Il Gran Consiglio. La prerogativa suprema del Re : la
scelta e la nomina del Capo del Governo. (In nota; la progressiva delimitazione
della competenza legislativa materiale del Parlamento e la crisi della legge
formale. I gradi del potere legislativo ed il problema della gerarchia delle
nor me giuridiche e della relativa Giurisdizione costituzionale). LE
CORPORAZIONI E TEORIA GENERALE DELLA CORPORAZIONE. PRINCIPI GENERALI. Il
Corporativismo concepito come principio lllosoflco. Corporativismo economico e
Corjiorativismo politico. Errore <1i ridurre il Corporativismo al puro
piano economico. Unità di Fascismo e di Corporativismo. La corporazione e le
Corporazioni. Sindacato e Corporazione. Sindacalismo corporativo e
Corporativismo sindacale. CHE COSA SONO E COME SONO COSTITUITE LE CORPORAZIONI.
1. L’essenza delle Corporazioni e le loro proprietà costitutive. . . 2. I,a
costituzione organica delle Corporazioni. Le lunzjoni delle Corporazioni.
Preponderante rilevanza della loro funzione normativa ed esame di quest’ultima.
Il funzionamento pratico delle Corporazioni. Il reale e l'ideale nella C o r p
o r a z i o n e. CHE COSA FANNO LE CORPORAZIONI. I compiti e i problemi delle
Corporazioni. La funzione corporativa come esplicazione della potestà d’impero
dello Stato. L ’unità deH’attività dello Stalo. Le « funzioni » ; gli « atti »
dello Stato . Attività economica in senso materiale, ed in senso formale dello
Stato. L ’attività giuridico-economica dello S t a t o . I destinatari delle
norme corporative. Che cos’è la produzione. L’ese cuzione produttiva. Sua
differenza dalla esecuzione amministrativa. 5. Lo Stato e la produzione. Piano
economico e piano produttivo. Dire zione e gestione. L’autarchia. Autarchia
economica in senso formale. L’economia corporativa come economia mista. Il
diritto economico. Iniziativa privata ed autarchia. IniziaUva pri vata e
libertà economica. La libertà come categoria spirituale e filosofica. Iniziativa
privata e proprietà privata. Personalità e proprietà ; lavoro e proprietà. LE
CORPORAZIONI ISTITUITE. IL PIANO DELLE 22 CORPORAZIONI. Il quadro delle
Corporazioni ed i loro tre gruppi . Il ciclo produttivo per grandi rami di
produzione come criterio costitutivo delle Corporazioni e della loro
distinzione in tre gruppi. 154 3. La relatività come criterio per la
costituzione e la classificazione delle Corporazioni. Esplicazione di questo
criterio di relatività in due leggi : la organicità decrescente e la generalità
crescente delle Corporazioni. Natura strettamente « sperimentale
dell’ordinamento delle Corporazioni ». Il Sindacato come elemento attivo delle
Corporazioni. Statica e dinamica delle Corporazioni. Mozione presentala dal D U
C E ed approvata dall'Assemblea Generale del Consiglio Nazionale delle
Corporazioni. TEORIA GENERALE DEL PARTITO. CONSIDERAZIONI GENERALI DI METODO
SUL PARTITO NELLA DOTTRINA DELLO STATO E NEL DIRITTO PUBBLICO. Il partito
rivoluzionario nella Dottrina dello Stato e suo posto sistematico in e s s a .
Il procedimento di formazione dello Stato fascista, ossia il Partito
rivoluzionario come origine immediata e formale dello Stato fascista. 3.
Delimitazione dello studio de! Partito sotto l’aspetto politico e sotto l’aspetto
giuridico. Criteri di metodo e degli organi dello stato. Le varie teorie sulla
natura giuridica del Partito, particolarmente sul Partito come istituzione
politica autarchica e come organo dello Stato. Le varie specie di istituzioni
pubbliche. Nuovo concetto delTautarchia. IL PARTITO RIVOLUZIONARIO, OSSIA IL
PARTITO-STATO. Il partito rivoluzionario come nozione pubblicistica a sè. .Il
partito rivoluzionario nella Storia e nella Dottrina dei partiti. Se il partito
rivoluzionario sia ancora un partito e de. bba chiamarsi partitoIl partito
rivoluzionario come partito di regime. Partiti di governo e partiti di regime.
lì partito socialista ed il Partito fascista come partiti rivoluzionari. Partito
rivoluzionario e partito unico. Il partito unico nella concezione socialista e
nella concezione fascista. Stato dì partiti ; Stato-partito. 5. Il partito
totalitario ed il partito unico. Differenza, non identità fra le due nozioni. Il
partito unico può intendersi in due sensi: a) in senso giuridico o formale come
ente processuale ossia come organo della rivoluzione ; b) in senso sostanziale
come ente politico ossia come organo dello Stato. La giustificazione del
partito rivoluzionario. Il partito rivoluzionario come organizzazione militare
. passaggio dal Partito-Stato allo Stato-partito. LA DITTATURA RIVOLUZIONARIA. Considerazioni
generali sul fenomeno storico-politico della dittatura. 2. Esposizione e
critica di alcune opinioni sulla dittatura. Le crisi dello Stato e le r iv o lu
z io n i. Distinzione, classificazione e analisi delle varie forme dì
dittatura. La dittatura costituzionale. La dittatura rivoluzionaria.. La dittatura
polìtica . La dittatura e r o i c a . PARTIJP- REGIME STATO. Posizione e
determinazione critica e metodica del concetto di regime 2. Il concetto di
regime nella recente dottrina politica e giuridica italiana . Il concetto di
regime in rapporto a quello di rivoluzione . Il movimento interno ossia la
dialettica del regime . Le istituzioni del Partito e quelle del Regime : le
istituzioni del Regime e quelle dello S t a t o . IL CONCETTO DI STATO-PARTITO.
L o S t a t o - p a r t i t o . Lo Stato dei partiti ; delle leghe ; dei
sindacati (Partitismo ; Leghismo, Sindacalismo). Il partito rivoluzionario ; il
Partito-Stato; «la formula politica». Modernità del concetto di rivolurione e
di partito rivoluzionario. L ’unità e la continuità dello Stato ; la vicenda e
la successione delle forme di g o v e r n o . Socialismo rivoluzionario ;
riformismo ; bolscevismo ; Fascismo . L’esperienza sovietica russa. La classe.
La Nazione. Lo Stato-oggetto; il partito-soggetto. L’esperienza fascista.
Contraddizione sovietica; verità fascista. Il problema giuridico del P. N. F..
Dal Partito-Stato allo Stato-partito. Insurrezione e dittatura come torme
logiche della Rivoluzione. Lo Stato-formae lo Stato-sostanza. Natura e scopo
del P. N. F,. Istituzione ed organo dello Stato. Nuovo concetto degli organi
dello Stato . L'uno politico: lo Stato; il pluralismo sociale. Sindacati. Il
Partito ei S i n d a c a t i . L’università del Fascismo; suo presupposto: il
partito unico . SCRITTI FIL030F1GO-GIURIDICI E
DI DOTTRINA DELLO STATO . Il Diritto e l’autorità, Torino, Pomba, 1912. . Le
ragioni della Giurisprudenza pura, Roma, Rio. Inier. di Sociologia, 1914. . Il
concetto della guerra giusta, Campobasso, Coluti, 1917. . L o • Slato
giuridico^ nella concezione di I. Pelrone, Campobasso, Coluti, 1917. ,
Introduzione alla Società delle Nazioni, Ferrara, Taddei, 1920. . La Lega delle
Nazioni, Ferrara, Taddei, 1920. . Lo Sialo di diritto. Città di Castello, lì
Solco, 1921. . I l socialismo, la Filosofia del diriilo e lo Staio, Città di
Castello, il Solco, 1921. . Lirillo, Forza e Violenza. Bologna, Cappelli, 1921.
. Staio e Sindacati, Roma, Rio. Inter. di Filos. del Dir. 1923. . Consenso ed
apatia, in Annaii dell'Universilà di Ferrara, 1924. . Filosofia e Polilica del
diritto, Milano, Rio. di Dir. Pubb. 1924. . La Politica di Sismondi, Roma, Rio.
Inlern. di Filos. del Dir., 1926. . Il Sentimento detto Stalo, Roma, Libreria
del Littorio, 1929. . Diritto sindacale e corporaliuo, Perugia, La Nuova
Italia, 1930. . Stalo e Diritto, Modena, 1931. . Le leggi cosittuzionu/i del
Regime {Relazione al F Congresso giuridico italiano) Roma, 1932. . Popolo,
Nazione e Stato, Perugia, La Nuova Italia, 1933. . Allgemeine Theorie des fase,
slischen Staales, Berlino, Walter de Gruyter, 1934. SCRITTI POLITICI 1. Il
Socialismo giuridico, Genova, Libreria moderna, 1907. 2. Il Sindacalismo nel
passalo, Lugano, Pagine Libere, 1907. 3. La persistenza del diritlo, Pescara,
Casa Ed. Abruzzese, 1910. 4. Sindacalismo e Medio Eoo, Napoli, Casa Ed.
Partenopea, 1911. 5. Stalo Nazionale e Sindacali, Milano, Imperia, 1924. 6. Che
cos’è il Fascismo, Milano, Alpes, 1924. 7. Lo Stato Fascista, Bologna,
Cappelli, 1925. 8. Il riconoscimento rivoluzionario dei Sindacati, Roma, Il
DiriUto del Lavoro 1927. 9. Sindacalismo, Torino, Pomba, 1928. 10. Rivoluzione
e Costituzione, Milano, Treves, 1933. 11. La fStoria» del Sindacalismo
fascista, Roma, Quaderni di segnalazione, 1933. 12. Riforma Coslltuzionale {Le
corporazioni ; il Consiglio delle Corporazioni, il Se nato), Firenze, La Nuova
Italia, 1934, 13. Economia mista {dal Sindacalismo giuridico al Sindacalismo
economico), Milano, Hoepli, 1936. Dante Alighieri
(1265-1321)esaltanelsuoDeMonarchia1’ordinamento gerarchico del mondo conchiuso
nell’ idea imperiale ; pocoappressoMarsiliodaPadovafondasulpopolo
11dirittodidarsiunproprioordinamentogiuridico, secondo le speciali esigenze di
ogni gruppo sociale, e Bartolo espone nel trattato De regimine sivitatis (1354)
le varie forme dei governi, secondo l’autonomo diritto
dellecittàedeiregni;finchéEneaSilvioPiccolomini
(1405-64)avantiildefinitivotramontodell’ideaim¬ periale, traccia a grandi
linee, nel Libellus de ortu et
auctoritateimperli(1446),ildisegnodell’ordinepoli¬ tico dell’ universo, secondo
la disciplina dei gruppi so¬ vranigerarchicamentecongiuntinell’impero—A.Solmi
pag.429§76.—«Sull’autonomianeldirittoromano,
sivedaMarquardt,OrganisationdeVempireromain. Paris 1889 - 92, I, 105 ; e per il
concetto giuridico moderno Regelsberger Pandekten, Leipzig 1893,1,105-6 e la
letteratura ivi citata. Le dottrine dei giuristi medievali sono esposte dal
Gierke Deut. Genossenschaf- tsrectvoiIII;Berlin1881pag.510eseg.SuDante, sarebbe
da vedere il mio scritto in Bull, della Soc. Dantesca, N. S., XIV, 1907,
pag.98411 ;su Marsilio e Enea Silvio, cfr.Rehni Gesch. Staatsrechtswissen
schaft, Ereiburgi.B.1896Pag.185eseg.96eseg.,224eseg.;
suBartolo,loscrittodelSalvemini,StudistoriciFi¬
renze1901,pag.-137-68».Solmi,Op.cit.pag.430. la cooperazione, lo stato
come cooperazione – lo stato come la cooperazione ideale – cooperazione
volontaria – cita. Sergio Panunzio. Panunzio.
Keywords: stato, nazione, razza, popolo, popolo e nazione sono cose distinte –
la nazione ha una valore plus sopra popolo. Razza e distinto a nazione – una
rivoluzione basata sulla razza – la concezione della razza e della nazione,
l’italianita, la romanita, il ventennio fascista – la filosofia giuridica
previa al ventennio fascista – morte di Sergio Panunzio. L’altro Sergio
Panunzio. Concetti. Citazione della teoria dell’aristocrazia di Mosca, non di
Pareto, citazione di Labriola, critica al stato prussiano di Hegel, l’ordine di
1848, Mazzini, la revoluzione causata per comunisti, la dittatura fascista, il
dittatore eroe, cita de Martinis, l’eroe non e senso sociologico di Martini, ma
filosofico. Il concetto di la nazione italiana, il concetto di Roma, la luce di
Roma, la storia italiana, il concetto di stato-nazione, il concetto di
stato-razza. Citazione di “La mia battaglia”, citazione di Mussolini. Scritti
sistematici, evoluzione della teoria dello stato fascista – positivismo,
assenza di elementi mistici. La revoluzione de perturbi e morbidi comunisti al
ordine del reglamento de 1848, la dittadura come reazione alla revoluzione, il
concetto di stato, popolo, nazione, antichita romana, I sindicati nella antica
roma, I sindicati nella Firenze medievale, il comune del comune, la citdazione
della Monarchia di Aligheri, Marsilio di Padova, e Machiavelli. Definizione
concise. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701619634/in/photolist-2mHsg1f-2mHo7Ma-2mLGjg5-2mLCQLJ
Grice e Panunzio – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Ferrara).
Filosofo. Grice: “I like his
‘contemplazione e simbolo,’ for what is a symbol for if no one is going to
contemplate it!?” -- Essential Italian philosopher. Figlio
di Sergio, il più noto filosofo del diritto e teorico del sindacalismo
rivoluzionario. Ligato alle correnti conservatrici e contro-rivoluzionarie
italiane. Studia a Roma sotto I. Zolli. Insegna a Roma. Come Grice, alla Regia Marina,
partecipa ad operazioni di guerra nel mediterraneo contro Capt. H. P. Grice, e
viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Collabora
con “Pagine Libere”, “L'Ultima”, “Carattere” e altre riviste specializzate in
studi filosofici. Si muove nella direzione di
un simbolismo esoterico pieno di sacrali e regali elementi. Fonda a Roma la rivista del tradizionalismo, “Meta-Politica”
-- Pubblica saggi in una collana a cui darà il nome di "Dottrina dello
Spirito Italiano". Il concetto di “meta-politica” è al centro del
dibattito sulle radici europee da parte degli esponenti della destra e il culto
del pagano (anti-cattocomune) di de Benoist. Cerca di ri-condurne
l'orientamento tradizionale, iniziatico, e simbolico. L’imponente biblioteca del padre è donata a U. Spirito che
ne custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia. “Contemplazione e simbolo”; “Summa iniziatica
occidentale” (Volpe, Roma); “Simmetria, Roma); “Metapolitica, “Roma eterna”,
Babuino, Roma); “Luci di iero-sofia” (Volpe, I Classici Cristiani, Cantagalli,
Siena); “La Conservazione Rivoluzionaria. “Dal dramma politico del Novecento
alla svolta Meta-politica del Duemila”,
Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia, Simbolismo, Sapienza, nel poema
Sacro, Metapolitica, Roma ; Cantagalli,
Siena Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis”, Gl’Eroi, Cantagalli, Siena, Vicinissimi
a Dio, “Summa Sanctitatis” Siena, Cantagalli, Princípio, Appello. Storia ed
Eségesi Breve. Precedente Storico e Agiografico, Roma, Scritti remoti L’anima
italiana, Sophia, Roma, Difesa
dell’Aristocrazia: Pagine Libere, Roma Gismondi, Roma, Ugo Foscolo tra Vico e
Mazzini nello spirito italiano, Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico”
(Bocca, Milano); “Tradizione, L’Ultima, Firenze; “Cosmologia degl’antichi
romani, Dialoghi, Roma, Ispirazione e
Tradizione (Città tradizionali e Città ispiratrici), Carattere, Verona Lo spiritualismo storico di L. Sturzo (Per una rettificazione metafisica
della Sociologia), Conte, Napoli Scritti, S. Benedetto, Parma La
Pianura, Ferrara, Atanor, Roma. Schena, Fasano,
Ristampe e nuove antologie Difesa dell’Aristocrazia, Quaderni di
Metapolitica, Roma I Quaderni di Metapolitica, Roma Vecchie e nuove cosmologie (Avviamento alla
“Scienza dei Magi”), Per una rettificazione metafisica della sociologia (Lo
spiritualismo storico di L. Sturzo). Sull'autore: Testimone
dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”,
(Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla
metafisica alla metapolitica: omaggio, Ed. Simmetria, Roma. Inediti. In corso di stampa Note Olinto
Dini, Percorsi di libertà, Firenze, Polistampa, Giambattista Scirè, La
democrazia alla prova, Roma, Carocci. Combattente nella guerra, rimane chiaramente,
un teorico del fascismo. S. Sotgiu, in Il
Giornale, Tradizionalismo (filosofia. Silvano
Panunzio. Panunzio. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Panunzio” – The Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700941826/in/photolist-2mHsg1f-2mHo7Ma-2mLGjg5-2mLCQLJ
Grice e Paolino – dizionario filosofico
portatile for gym users -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo.
Grice: “In England, we have it easy: we have Oxford and we have Oxford. In
Italy, small a country as it is, they have Bologna, Bologna, Bologna, and Nappoli,
Venezia, Roma, etc.” Autore di quattro trattenimenti De' principj del dritto
naturale, stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di un supplemento al
Dizionario storico portatile di Ladvocat, ma è noto soprattutto per i due
volumi della sua Istoria dello studio di Napoli, uscita anch'essa dalla
stamperia di Giovanni di Simone. Si tratta della prima storia compiuta
dell'Napoli, nella quale l'autore dimostra con buoni argomenti (come ricorda Tiraboschi
nella sua Storia della letteratura italiana), che quello studio non fu
veramente fondato da Federico II di Svevia, ma, prima di lui, dai Normanni,
benché questi non le dessero veramente forma di università e non la onorassero
dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa che invece fu fatta da
Federico, che così meritò la fama di suo vero fondatore. Opere * Giangiuseppe Origlia, Istoria dello
studio di Napoli, Torino, Giovanni Di
Simone, Girolamo Tiraboschi. Grice: “Paolino is a quasi-contractualist. His
contractualist treatise is very accessible. Man is the political animal, so
politics is in the essence. Polis means civil, so a man who is not civil is not
a man. Paolino analyses a contract – in general, and then the social contract
in particular. This sets him to analyise such duties which are addressed to the
other members of the civitas. Paolino was alo the author of a dictionary of
antiquities, which has the nice alphabetical touch about it, if you are into a
first thought on Julius Caesar or
Cicero! He also traced the stadium tradition to the ‘gym,’ ‘nudare’ as he
notes. And notes that it started in the cities where such as Athens or Rome
where the athletes needed a place to get undress and practice. He mentions
Plato’s Academy (after Hekademos) and Aristotle’s Lycaeum, after the statue of
Apollo Liceo, reposing after extercise. It is good to call Platonists
accademici and Aristotelians liceii then. The gyms were particularly popular in
Italy – even before the great expansion of the Latins and Romans over other
ethinicities. In the South of Italy especially, due to the weather, it is more
natural for an athlete to feel the need to get undress as soon as possible, and
philosophers followed.” -- D. Di tutte
adunque le società dei Mondo non fu ch'una ftetia l'origine , perchè tut
te,giusta ilvostro avviso, nonsìmisero inpiè,nèsiformarono,fenonfecondo le
diverse nécessità ,e bisogne degli uomini ; anzi intutte altresìsiebbe un
isteffo fine perchè n o n si r i s g uardò ad altro, fenonal commodo, edutilecommune
de socj.Ma quali fonolesocietàparticolari,chesareb
berostatemainelMondoinufo,semante nuta si fofle ben falda , e ftabile la
società Universale(A )? (A)Eglièfuordidubbio,chegliuo mini , essendo tutti in
obbligo , ed in dovere d'amarsi u vicenda; el'unocomenon nato,
persemedesimo,dovendononche alproprio anche all' altrui commodo badare , quando
ciòtutto esattamenteosservavano,non veni yano a comporrecheuna
societàuniversale inguisa cheniundieficonsiderarsenepotea aldi fuora ; Quindi
divero io non M. La 271
safidical'Eineccio, ilqualetuttoscaglian, dosicontroilPuffendorfio, che
trattiavea,e deafai malamenge inferiti tuttigliobblighi, egliumani doveridella
società,soggiugneto, jto ch'era uom tenutosoddisfara tuttiquegli che Uella
,ch'è la più vera,e la più saggia, Antichitàdel e lasola infallibile maestra
dell'umanaGinnasioNa II. Cosa fossero prudenza si lasciarono in dietro digran lunga
ogni al traNazione.Quindi,giustache scrive Dion Crisosto mo agli Alessandrini
sull'autorità d'Anacarside , non vi fu Città dellaGrecia,che non avesse avuto
ilsuo Gin nasio. Questo folo basta di presente supporre per farci sicuramente
acredere,che Napoli(Città oggi dall'eterna divina provvidenza maravigliosamente
fornitadi quanto in una ben nobile,e doviziosa potrebbe mai l'uom brą mare ;e
sopra tutte l'altre ben culte Città dell'Europa, e per le scienze,e per
l'armi,e per lo Erano presso deGreci questiGinnasj alcuni grandi,
ftatiiGinnasie magnifici edifizj con ampj portici,e stanze d'ogni ca
ondeveniferopacità,luoghi coverti,e scoverti,ombre,ed altrepref così deti: eso
che infinite comodità,ove la gioventù ammaestravasi qual fosse la lor
forma.Oppinio non meno nell'arte Ginnica , che nelle scienze , e nelle fa
paricelebre gran trafficodi )essendostata,come tutti fuor versia
asseriscono,fondata diogni contro l'altre daGreci,ebbe anch'ella-come
dellaGrecia ilsuoGinnasio finda'suoicominciamenti Infatti Strabone (1),che vise
. che a'suoi altempo diAugusto,scrive, giorniquestacittà aveaancora tiche
Greche costumanze molte dell'an ,come leCurie,le l'Efebeo,e altre dital Fratrie,
fatta ; e con queste ebbe il Ginnasio ; né v'ha scrittore al tresì osi su
questo muover di buon senno,che ombra di dubbio. e nedicolorochearti
liberali;onde fotto uno stesso tetto venivano a c o m avuto illuogoprendersi,
per così dire, due diverse Accademie proprio per le , e due Scuole,ribut ta
varj, e diversi generi di Scuole , cioè : quelle dell'arte ta comefavolo-
bellica , e quelle delle scienze , e delle belle lettere . E
niodimoltiçe-perchè a coloro,che applicatieranoallaGinnica,eper lebriscritori.Io
gran novero loro, e per gli esercizi, che far dovea > no, come il corso, la
lotta, ilsalto,il pancrazio,ildi (1) Strab.1.s. fco, . “γύμνοω”,
det idioma, senza aggiugnimento d'altro, semplicemente O tiGinnasj.Perlaqual
cosaalcuni nelprogressodeltem po non badando che al semplice suono del vocabolo
, con cui chiamavansi, li credettero non per altro essere edificati,cheper un
talmestiere:opi statiesiprima ,forseilprimo,CraffopressoCicero nione che portò
la ne (2) , e tra gli altri , che in questi ultimi secoli sostennero fi furono
Girolam o Mercuriale, e Pier L a però avendo per certo,per quel, che ne scri
sena.Noi Ginnica non fu po ve Galeno a Trafibolo , che l'arte fta in voga nella
Grecia , che alquanto prima dell'età di Platone (3) , e che in Grecia , come
manifestamen te fi ravvisa nell'ingegnoso, ed ammirabile poema di
visselungamente prima di quel cele Omero,ilqualee da molti celebri scrittori,
come bre filosofante avanti lo Lino , Filamone , Tamiride , e altri fioriti
stesso Omero, furonvị le Scuole delle belle lettere fi no da’primi tempi;
stimiamo più ragionevole il credere, che s'introdussero i giuochi Ginnici, ed
Atle che dopo fatto , che am . tici,iGreci altro allor nonavessero pliare
que’medesimiedifizj,fattimolto tempo prima non per altro fine, che per le
Scuole , e chiamatigli per le ragioni,chetestè noiaccennammo,Ginnasj:poichè
Crasso steso, il quale fu il primo , come disimo, ed A2 inge sco, facea
mestieri d'uno spazio maggiore , e asai più grande diquello,che bisognava
percoloro,che istrụi vansi nell'arti liberali, e venivano per questo ad occu
parę buona parte di tali edifizj; erano questi dal modo, con cui in es si
faceansi quegli esercizj, cioè dalla voce Greca yújrow , che tanto vale quanto
nudare ,nel nostro e . Cic.l.2. de orat. Apud Anson.Vandal differt. 8.de
Gymnasiarcb. ingenuamente egli anche lo attesta, a metter in campo u n
sentimento a questo del tutto opposto ; parlando del suo tempo dà atutti a
conoscere, che le pubbliche Scuole delle scienze non era allora in costume d'a prirsi
inaltroluogo,che ne'Ginnasi;e cheper quanto egli si studialle, non potea in
niun modo fisar in cui queste erano colà state erette.Ego aliomodo
interpretor(diceegli)quiprimum Palæftram e
sedesdeporticusetiamipsos,Catulé,Grecosexercita tionis, eg dele&tationis
cauffa , non difputationis invenisse arbitror ; et sæculis multis ante Gymnasia
inventa sunt , quaminhis Philofophigarrirecæperunt; hocipsotem porecumomnia Gymnasia
Philosopbiteneanttamen eo rum auditores discum audire , quam Philofophum malunt
& c. Per verità non v'era Ginnasio nella Grecia,in cui non vi fossero
queste Scuole;cosileggiamo,che in Ate ne nel Cinofarge (4), il quale fu un
Ginnasio eretto molto prima del tempo di Platone , eranvi tra l'altre Scuole,
quelle della setta Cinica, dalle quali egli anche forse ebbe il nome , e
nell'Accademia eravi l'udito rio di Platone (5) come nel Liceo quello
d'Aristote le(6).Anzi accolto,ovvero al di dentro d'alcuni celebri Ginnasj
trovavansi non meno delle Scuole,che delle fa mose,e celebriBiblioteche;come
sappiamo diquello parimente in Atene , che avea dappresso la celebre Bi
blioteca di Pisistrato, rammentata da San Girolamo,e da altri (7),e quello in
Rodi, della cui celebre Biblio (4)
Schol.Ariftoph.PaceXenophont.inHippar.Plutar.Symphofilovi11.q.iv.Suid. Pauf.in
Artic. (7) Hieron.de Beat. Pompbil. martyr. ep. Ad Marcel.14.Gell. l.vi.c.17. Lucian.
adverfus indo&um. Pauliin Atricis. Ifidor.orig.hiv1.3 . a Р еросر (s) Suid.Pauf.in
Attic.Schol.Ariftoph.ad Nubes ec. (6) Ammon.vit.Aristot.Plutarch.deexilio.Cicer.q.Tufcul.l.1.C.4.
. teca parla Ateneo (8);é per questa stessa ragione forse, per cui sempre
a'Ginnasj accoppiavansi le Scuole delle lettere, troviamo che molti valenti
uomini , e dotti scrittori applicarono in molti luoghi delle lor opere q u e fto
vocabolo , a significar non altro , che queste, quasi pereccellenza;essendo
lostudiodelle scienze moltopiù nobile , e sublime di tutti gli esercizi
ginnici. III. . che ebbe una con quello nello stesso tempo le
ScuolenideleScuole (8) Atben.Biblioth.l.1.dipnofoph.c.1. (9) Senec.epift.76. ut
0 1 , Suppostoadunque pervero,comeloèinfatti,Tenimonianza che Napoli,come
CittàGreca,ebbe ilsuo Ginnasio findiSeneca,edi da'suoi primi principi,egli
convien credere anchevero,triautoriLati > . di Napoli : delle bellelettere;senza
lequali nella Grecia,comeScienzechevi abbiam detto , non si formava Ginnasio ;
e certamente s'insegnarono; di queste , di cui è solo or noftro assunto il
favellare ,vifiorirono. parlaSenecainuna suapistola(9),nellaquale,come dalle
parole ,che poco fa da noi fi allegarono di Cras fo,con lui filagna presso
Cicerone di que'giovani, che al meglio delle lorlezioni lasciavano ilormaestri
nel le Scuole per correre frettoloji a veder il disco, la lot
ta,eglialtriginniciesercizi;cosìeglifiduole forte mente col fuo Lucilio , che
nelle Scuole della nostra Città vistoavea farcerchio a'Filofofi,giovani in nove
romolto pochi alparagone di quelli, che a calca tra ftullavansi nel Teatro , il
quale , come egli narra , era in questa Città non guari distante dello stesso
Ginnasio: Pudet autem me generis humani.(scrive egli) Quoties Scho lam
intravi,prater ipfum TheatrumNeapolitanum . Il fcis,transeundum eft, Metronactispetentibusdomum
lud quidem farctum est: hoc ingenti studio , quis fit Pithaules
bonus,judicatur.Habet tibicen quoqueGræcus du præco concursum:at in
ilo loco,in STAL : quo ritur, inquovirbonusdiscitur,paucissimisedent;&
bi plerisque videntur nibil boni negotii babere , quod agant, inepti cu inertes
vocantur. i più nobili dellaCittà non isdegnavano neppurd'inviarviper tal finei
proprifigliuoli;poichèegliscrive,chepor tatosi in Napoli con Antonio
Giuliano,professor diRet torica uditovaveaungiovinettomoltoriccocum utriusque
lingua magistris ( per valerci delle stesse sue p a role)meditans,
exercensadcaul'asRomaorandaselo quentia latinafacultatem. Quanto
allaFilosofia,ladot trina di Epicuro , la quale venne da'più dotti dell' an
tichitàricevuta con applauso,e fu universalmente se guita da tutti que'grandi
uomini del tempo d'Augu Ito; era quella , che in queste medesime Scuole avea
maggior voga ; come par che si conobbe da una Iscri zione,che nel 1685.fi
rinvenne in un Cimiterio fco verto nella Valle della Sanità , non guari
distante da quella Chiesa (11) sopra alcune urne,che state erano per quel che
n'appariva , di Epicurei ; poichè in alcune di quelle vedeası il nome di alcuni
celebri filosofanti di questasetta,scritti conGreci caratteri,einalcune altre
con caratteriLatinileggevasi;manonbene,eoscuramente: E come apprendiamo da
Gellio,che fa anche di questo Ginnasio onorata memoranza> vir bonusque . 3
DELLA e fiori alquanto dopo Seneca; al suo tempo in questeScuole nell'istessa
guisa, che in quelle del Ginnasio di Cartagine ramme morato da molti Autori
(10),s'istruivano igiovani non meno nellescienze,chenellelingue;eipiù (10)
Salvion.1.7.Hieron.inCatbalog.ccap.3.JoneProph.Aug.1.2.conf.c.3.6.6.0.7,
fc.8.l.s.c.8. (11) Celan.Giorn.3.dellenotiziediNap.
12STALLIVS.GAIVS.SEDES HAVRANVS.TVETVR EX EPICVREIO.GAVDI.VIGENTE CHORO Quindi
tra' maestri , che in tali Scuole insegnarono le lettere umane , e le lingue ,
fi conta Stazio Papinio nativo diSilta,Città dell'Epiro,che fiorì circa al tem
po dell'Imperadore Domiziano;padre di Publio Stazio; il quale , come dal costui
poema fi ravvisa (12) espose in queste Scuole l'opere de'più celebri poeti
Greci, co meOmero,Efiodo,Teocrito,ed altridiquesto gene
re;etracoloro,chev'insegnaronolescienze filosofi che, deve annoverarsi senza
dubbio quel Metronatte,di cui, come prima abbiam fatto vedere, fa motto Seneca;
e fimorì molto giovine,che glifu contemporaneo,co me questi medesimo
attestainun'altra pistola diretta al lo stesso fuo Lucilio (13);e febbene degli
altrimaestri, e professori, che vi furono in questi, o in altri più anti chi
tempi,dato non ci siaora di tesser un ben lungo,e distinto catalogo , poichè i
lumi , e le memorie della Storia totalmente ci mancano ; non però egli è certo
, che essi furono tutti di tanto sapere adorni,e di sì rara dottrina,che
abbondando perciò laCittà digiovani let terati venneellada'Romaniconcordementenoncon
altro titolo chiamata , che di dotta, e ftudiofa ; e così per tralasciar degli
altri,che cið fecero (14) Columella in parlando di Napoli , non con altro
epiteto nominol la>,che con questo: Doftaque Parthenope, Sebethide roscida
lympha. E'l medesimo fece anche Marziale col seguente verso: bi ܕ di 00
.1 >1 li al (12)
Papir.Star.flvar.s.epiced.inpatr. (13) Senec.ep.93. Er (14)
Oras.Epod.adCanid.Sil.Italib.12.Stor.l.3.Syluar.Ovid.Metamorpb.is.
Napoli,quanto Illo Virgilium me tempore dulcis alebat mente cari; ond'è,che
niuna altra Città più della loro Costantino.Sen.ritroviam nellaStoria,che
avessero eglinofino nel cadi li,chevogliomentodellorImperio
maggiormentefrequentata;equel no,averTitalisopratuttolafrequentavano,se vogliam
prestarfe in rifateleScuo-de aStrabone (16) che impiegavano ilpiù del lor tem
le,con allega re'inpruovailpo allostudio delle lettere,edelle scienze.
marmo,cheog Et quas d o &t a Neapolis creavit. Anzi Virgilio e
riguardo scienze Parthenope, studiisflorentem ignobilis oci. E tra perquelto
conto iNapoletani,e per laGin > comebenrifletteilBemboinunasua pistola (15),
fu mandato , e mantenuto da Augusto in questa Città a proprie spese per farvi i
suoi studj. E in fat ti nella prima Egloga de' Buccolici, scrit ti anche in
Napoli , egli riporta a' favori di quel Principe il suo Napoletano
ozio,cioè,studioconquelleparole:Deus nobis hæc otia fecit. E confessa nella
fine de'Georgici, che : che visicolei nica , la quale nel si . lor Ginnasio
esercitavanoanche con vavanofofefta-somma diligenza e con tutta la magnificenza
del Mon ta frequentata da'Romani;edo,divennero universalmente agli stesiRomani
somma anche dagl'Im peradori fino a gi fi conserva Quindi Lucilio,che fu
ilprimo tra’Latini a scrive fopra lafontere delleSatire,non solo visse,ma anche
morir volle tra' .An nunziata;mo:Napoletani, comeattefta
Quintiliano(17),eCicerone,il strato falso ; e quale v’ebbe anche
un'abitazione(18)eVirgilio,dicui di che propria mente in efoabbiam favellato,
Orazio , Livio , Marziale , Silio Ita fac cialimenzio-lico , Claudiano , e
tutti gli altri tra gli antichi , ne mar che morapportatomercè dellor saperelasciaronoa'posteriillornome
im in cuilafenzamortale,abitarono inNapoli perpiù tempo (19); anzi dubbio fi
parla delle Scuole . molti (15) Bemb.vol.1.1.2.lett.27. (16) Strab.l.3.infin.
(17) Quintil.l.10. (18) Cicer.l.8.ep.famil. (19) Crinit.de
Poet.Latin.Philoftr.Icon.Sil.Ital.lib.12. IV. per 9 molti,come dal Poeta
Archia narra Cicerone (20) brama rono ben' anche di esservi ricevuti per Cittadini
; cosa, che iGreci non erano molto larghi a concedere;feb bene su ciò non
tuttiusassero lastesamoderazione:(21) Ma non
menode'privatiCittadiniRomani,visita rono questa nostra Città
glistesiImperadori ; poichè sal vo Celare,ilquale,comescrisseCicerone(22)inalcun
tempo ebbe a sdegno i Napoletani, forse perchè infer matosi fra esi Pompeo
nelprincipio della lor guerra, glimostrarono,come scrivePlutarco,moltisegnid'af
fezione (23 ) , gli altri tutti fino a Costantino , lebbero p e r le ftese
ragionianche molto cari : così che eglino molte
prerogativen'ottennero(24).Ilperchè Tito ,chesuccef se a Vespasiano circa
l'anno 79..dell'era Cristiana, essendo pe'violenti tremuoti accaduti al suo
tempo , a cagione di unobengrandeincendiodelMonte Vesuvio(25)rovinati molti
luoghi vicini ;e traquelli ,come scrivonoalcuni de'noftri Storici,in Napoli
anche il Ginnasio :egli pose ogni studio per farlo con pubblico danajo
ristorare : e c o munalmente fivuole,chediquestofattonefacciaanche oggi giorno
una chiara, e certa testimonianza quella Gre. eLatina Inscrizione, la qualetuttaviaravvisiamoin
questa città in un marmo elevato nel muro della Fonta na dell'Annunziata , ch'è
la seguente , riferita anche dal Grutero(26),non cheda tuttiinostri
Istorici(27),li quali vogliono, che in essa fi faccia parimente una espressa
memoria dellescuole,ch'esistevanonelGinnasio. " 100 Jens 1 CI, 22
> 1 00 TO са, fuz a . B (20) Cic.proArchia. (21) Ezechiel. Spanhem. Orb. Roman.
(22) Cic. Ad Attic.l.10. ep.11. (23) Plutar.inPomp. (24) V.l'AutordellaStor. Civil.delRegn.l.1.C.4.
(25) Sueton.in Tit. cap.12.b.i. (20) Gruter.pag.173.Infcript.oper.&
locor.publicor. (27) Capacc.ift.l.1.c.18.Bened. di Falco Antich. Di Nap.&c.
TI -ΙΤΟΣ -ΚΑΙΣΑΡ ΕΣΠΑΣΙΑΝΟΣ: ΣΕΒΑΣΤΟΣ . ΚΗΣ ΕΞΟΥΣΙΑΣ• ΤΟΙ OE
·TIIATOE ·TO :H :TEIMHTHE OETHEAE·TOT: TYMNASIAPXHEAE ΥΜΠΕΣΟΝΤΑ •ΑΠΟΚΑΤΕΣΤΗΣΕΝ
NI ·F ·VESPASIANVS ·A V G .COS.VIII.CENSOR.P. P. IBVS .CONLAPSA ·RESTITVIT Ma
senza che quì noi ci distendiamo molto nepo co in far riflettere agli abbagli,
ed agli errori, che co munalmente han preso tutti nella sposizione di questo
marmo ; basta, che con qualche diligenza per uom si legga , per dubitare se in
esso si tratti del Ginnasio ; o v ver più tosto dell'antiche Terme , come più
probabil cosa essercrediamo, nel fito delle quali eglifu trovato ; ed ; il
numero delpiù,il quale si vede in esso adoperato a notare gli edifizj rifatti
per ordine di Tito ,par che troppo chiaramente lo ci additi ; nè per qualunque
ftu dio vi fi faccia, potrà mai scorgervisi parola, che colle Scuole, o cogli
esercizj letterarj abbia coerenza ; onde quanto su ciò fi dice sono tutte
pure,e prette immagi nazioni de'nostri; egli v'ha però un altro marmo rife rito
dal Capaccio (26), ove espressamente leggasi: SCHOLAM. CVM. STATVIS ET
IMAGINIBVS ORNAMENTISQVE. OMNIBVS SVA: IMPENSA FECIT (26) Capacc. Ift. tom.I.h.1.6.18.
. E per .I. 11 E perverità ebberoi Greciin costume di adornardi
statue, e d'immagini ilor Ginnasj,con riporre quellede più
celebriAtleti,edicoloro, chesieranopiùnella Ginnicą refi immortali,ne'luoghi,
ove l'arte esercitava si;e quellede’gran Filosofi nelleScuole;come del Gin
nasio diTolommeo celebre inAtene narraPausania(27) Per la qual cosa se non a
Tito , sicuramente ad Adria no , che nell'anno 117. dell'Era volgare successe
nell Imperio a Trajano;di quanto narrafi in questo marmo convien darsi il
vanto:poichè questo Imperadore, come scrive Sparziano (28) inomnibus pæne
urbibus,com aliquid ædificavit,o ludosedidit:efucotantoamatoda'Na poletani, che
volontariamente lo elessero Demarco; ch' è quanto dire Pretore dellalor
Repubblica ; come prug va il Reinesio (29) contro il Capaccio ,ed altri,che cre
dettero esser questo un Magistrato:Greco;avendo avuto le colonie a fomiglianza
diRoma parimente un talMa giftrato. Orciðne fachiaramenteconoscere,cheilGin
nasio, e le Scuole in Napoli furono ugualmente celebridiquesteScuo non meno
prima, chedopo che questa città fi:sottolefinoaCostan mise aldominio de Romani;
poichè febbene i Napole tanidall'anno1428.diRoma,come sostienetraglial
triilReinefio (30)finoad Augufto,edanche molto tem po dopo , toltone il tributo
, che pagavano a'Romani, effendo ftati trattati da quelli con ogni
piacevolezza,ed. amore ,e reputati amici anzi, che soggetti ; fossero stati
dopocircail tempo di Tito,o diVespasiano,se si vuol credere al Caracciolo,
ridotti in forma di Colonia, (27) PaulinAttic. Cic.definib.l.s. (28) Spart.in
Adrian.cap.20. (29) Reinef.var.le&t.l.3.0.13. (30)
LoMeliovariar,bection6.3.6.16 20 CO ) 210 eto 7h OV V. Continuazione CIT per
col ied che cole :ftu. onde magi 0 rife : e refi B 2 Cih e refi più
soggetti,preso avessero a dismettere gli antichi Greci inftituti;tutta volta
seguirono pur eglino,come manifestamentedaquantoabbiam dettoappare,adeser
citarsi nella Ginnica , e tener te loro Scuole ben ordi nate ; con mantenervi ottimi
professori in ogni genere di scienze. Ma
inqualeregionedellanostraCittàsituatofosse le,edelGinna-questo
Ginnasio,molto'vario è il sentimentodegli Au tori. Alcuni credettero, che le
Scuole state foffero ove nel corso degli anni edificosi la Chiela di S.Andrea
(31); non però questa oppinione quanto sia folle, e vana di leggieri si mostra
;poichè o fi vuole , che queste Scuo le fossero divise dal Ginnasio;e ciò
quanto sia lungi dal (31) Summon. le
cole che di sopra abbiam detto,bastante mente lo appalesano; o fivuol
credere,che queste era no , come in fatti furono,accoppiate,ed unite, anzi in
corporate con quello ; e gianımai fi verrà a moftrare esservi in tal luogo
apparse vestigia di tali edifizj. E' ben vero,che essisupposero laddove
fuinappresso eret to ilCollegio de'RR.PadriGesuiti,vifossestatoun altro Teatro
, diverso da quello , che di sopra divisam mo; maquestoanchequantosiainverisimile,anzi
im possibile chiaramente appare da quel che in tutti i noftri
İftoricisilegge;come dire:che Napoliatempopari mente diRuggiero Normanno
dopovarj,ediversiac crescimenti diedifizj,ediabitanti,nonera,che'una
Cittàmoltopicciola,etale,chefattadaquelRemi. surare , non li rinvenne il fuo
giro maggiore, che di 2363.pallil;onde ove:mai figurarvifivoglianotanti diversi
Teatri, e Ginnasi di quella magnificenza,ed a m piezza , ch'era solito dagli
antichi edificarsi, non po trem VI. SitodelleScuo vero , tremmo mai
concepire; senza che in sì picciolo spazio non vi farebbe rimasto luogo per
abitarvi. ; seguentefillogismo:Appare eglidicono da Platone,che: il luogo
proprio per liGinnasj esserdebba ilmezzo della Gittà:aveano
questi,secondogliantichi,ilpiùdappresso leTerme;ecome sideduce da Stazio
nelGinnasio de'Na poletani eraviun TempiodedicatoadErcole:orduppo Ito, che in
Napoli il Ginnasio occupasse questaregione, veniva egli ad aver tutto
ciò;perchè ella quafiil mez: zo occupava dell'antica Città;avea nel suo
distretto le chi IK er qual sopra tutti ik prese a difenderla,avendo
preso,a scris vere di questo Ginnasio , che per la morte sopraggiun tagli,non
potèterminare;fiappoggianodeltuttosul 13 Altri all'incontro furono di parere ,
che il Ginna fro occupasse propriamente quellaregione della Città,la quale per
le Terme,ch'erano nelsuo distretto,chiamof fi Termenfe ;e si vede anche dagli
antichi scrittori chia mata Erculense , come chiamolla S. Gregorio nelle fue
pistole(32)perloTempio,cheiviancheera inonor di Ercole
oveoggièlaCappelladettaS.M.adErcole e dopo fu chiamata,comeparimente or
fichiama,di Forcella;non già come vogliono alcuni,ch'è troppo follia il credere
dallaScuoladi Pittagora,che quivi era, la qualeavea per insegna la lettera
biforcata Y ;ma si bene , giusta che fu il sentimento de'più favj, da un antico
Seggio, il quale facea per avventura per sua im-. prela,queltalettera,che
finoggimiriamoscolpitain un antico marmo sopra la portadella Chiesa Parrocchia
ledi S.Maria a Piazza;e diede ilnome a tutto il quar .
tiere.Quegli,che'fifostengono inquesta oppinione, come sivede da quel dotto
libro, che Pier Lalena, 1 (32) S.Gregor.ep.59.fol.116 Terme ,
Terme,ed un Tempio ancora consecrato ad Ercole;dun que, eglino
conchiudono,deve credersi di necessità, che questo così fosse.Pur tutta
volta,posto che Platone non parli di quel che in fatti costumavasi nella Grecia
al fuo tempo , ma soltanto di quel che bramava , che fi costumasse;poichè
sappiamo per certo,che tutti iGin nasj eretti erano fuora delle porte della
Città, o a can to a quelle , come lungamente pruova Meursio , e tutti gli
altri, che dottamente hanno le cose deGreci co'lo roscrittiillustrato;e
perchèleTerme esserpotevano, come realmente erano, secondo che or ora diremo,
an che in altriluoghi di Napoli , e cosi pure il Tempio in onor di Ercole , il
quale ove fifuppone accoppiato al Ginnafio,figurar non fideve moltoampio,e
magni fico, ma per ben picciolo,e come un nostro Oratorio , o
Cappella;nècreder,chequestofossestatosolo,ma con esso insieme congiunti,o
dentro lo stesso ben molti altridellamedesima formaerettiinonordiMercurio,di
Apollo ,di Cupido , e di altro Dio di questo genere ,( . , del Teatro, e Somma
piazza . E per verità quiviiveg gonfi! ancheoggienellecase,chediciamodell'Anti
caglia , e in tutta quella vicinanza , ove dopo fu eret: to il Tempio in onor de'Principi
degli Apostoli S. Pie tro , e Paolo infino al vicolo della Porta piccola della
Chiesa della Vergine Avvocata,volgarmente detta l'A nime del Purgatorio,
infiniti pezzi d'opera laterizia, e condo costume era di farsi universalmente
da Greci ne' Ginnasj;devequestosentimentoanche con tutta ragio ne: ributtarfi.
più koNon pochifinalmentecontesero,eforsecon saldo giudizio,econ maggior
fondamento,che ilGinna fio ,e 'l Teatro stati fossero in questa Città in una
stes fa ,verso quella contrada,che anticamente dicevasi saparte fe $ 5 1 15 secolo, quella di Berito (35) e quella di
Costantinopoli eretta teflandrini;te del pra (33) Viil Celan. notiz. di Nap. Giorn,2.
(34) V.Plutar.inopusc.viramepicur.noneffebeatam.Strab.l.s.&
17.Philoftr.inPo lemon.pag.532. Spartian. In Adrian. cap.20. Sueton.in vit. Claud.
Gronov. dissertat.deMuseo. (35) Juftinian. Conftitut. Ad Anteceffores $.7.6 Dioclet.h.n.c.quietate
velprofeffione fe excufat.6 l.10.c.eod. (36)
V.l'AutordellaStor.CiviledelRegnol.s. dur NON Comunque però ciò
sia,rientrando in nostro sen tiero;dopo che Costantino trasferì laSede
dell'ImperiodeleScuolede nellanuova suaCittà,non
vihadubbio,ch'egli,echedopotraj . Lita 1 10 ove crediamo noi essere stato il
Ginnasio , viene ad essere per avven tura fuor delle mura ,ovvero accanto a
quelle. VII. Continuazione quelli, che lo seguirono, tralasciaffero perla
lorlonta-dpeolrl'taItmapelraifoede nanza, di frequentar Napoli a l l a g u i s
a, che i l o r a n t e - Costantinopoli. ceffori avean fatto; e che perciò
venne ella anche me- Womenerico da no da'privatiCittadiniRomani frequentata;ma
nonpertempodiNero questo il suo Ginnasio fcemò dipregio :erano allora in
letani,eglio an di marmi Orientali di una maravigliosa bellezza,in gui fa , che
in niuna altra parte di Napoli se ne rinvenga tanta copia ; e vi si discuoprono
parimente le vestigia d'alcuni edifizj, che pajono non aver fervito , che per
leTerme (34).Questo sentimento vien confermato oltre modo non solo da quelche
scriveSeneca a Lucilio,che come di sopra abbiam riferito,suppone in fatti ilGin
nasioaccanto alTeatro;ma benanchedalcostume di
giàricevutonellaGrecia,ilqualecome testédanoi notossi, era d 'erigere questi
Ginnasj fuora , o vicino le 1 porte della Città; poichè comunque tra levarie op
0 pinionide'scrittorifisupponga,che fosseilsitodell' anticaNapoli,questo luogo
veramente Oriente le scienze in un molto sublime grado;per tro-rientali,accre
varsi inmoltiluoghidellefamoseUniversitàdegliStudj,etonelIV.eV. delle celebri
Academie , di cuiquella d’Alessandria (34) CoʻLeteratiA stimonianza dal
medesimo Costantino il Grande (36) portavano 10-fa S. Agoftino bilito netrai Napo
3 ita qual cosamoltidiquesti, ed egli altri Orientalisoprattutto in
questi tempi, ne'quali trovandosi la Sede dell'Imperio in Costantinopoli; rela
era la‘nostra Città a quella fu bordinata , capitando continuamente in essa;
questo gran cambiamento delle cose non solo non apportò niuno im pedimento allaletteratura
Napoletana;ma moffii Na poletani dall'emulazione di superar gli Orientali , che
è troppo naturale tra gli uomini,egli è incredibilequarto maggiormente ella
fosse venuta ad accrescerli. Ciò tanto è vero, che anche nel V. secolofiori
vano perciò in queste Scuole mirabilmente le scienze; e vi fioriva soprattutto
lo studio dell'eloquenza , come attesta S. Agostino , che allora altresì ,vivea
: perchè scrivendo egli contro gli APaolino. Keywords: implicatura. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Paolino” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740689183/in/datetaken/
Grice e Papi – la scuola di Milano –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Trieste). Filosofo. rice: “Papi’s
‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed word’ is, “Apriti Sesamo” is Two
words, and they charm, they are not charmed! “Abracadabra” may be different!”
-- essential Italian philosopher. Studia
a Milano e Stresa. Insegna a Pavia. Politicamente attivo nella corrente
lombardiana del partito socialista italianoI, segue un percorso che lo ve varcare
le porte del Parlamento ed assumere la vice-direzione e poi la direzione
dell'Avanti! Sospettando un aumento del tenore affaristico nella politica così
come lui stesso dichiara in un'intervista abbandona bruscamente la filosofia e
si dedica alla filosofia. Fonda “Oltrecorrente”. Saggi: “Filosofie e società. Marx
risponde a Veca, prende le distanze da Engels e rende omaggio a Papi. E’ questa un delitto clamoroso che tenne le cronache
dell’epoca deste anche per lo spessore di chi lo compì: Francesco Starace
assassino evasore e falsario. Cugino del gerarca fascista Achille
Starace. Il 5 febbraio 1940 l’ing. Giovanni Castelli, 32 anni, di Busto
Arsizio, industriale in maglieria, vedovo e padre di un bambino, si recò a
Milano. Ma la notte non rincasò. Il giorno successivo giunge ai familiari un
telegramma nel quale il Castelli li informava che andava a Bologna per affari.
Il telegramma era firmato Giovanni, mentre per solito il Castelli si sottoscriveva
Gianni. Questo particolare e la mancanza di altre notizie indussero il padre
del Castelli a recarsi a Milano per rivolgersi alla polizia. Venne accertato
che il telegramma era falso. Del Castelli nessuna traccia. Il 9 febbraio Maria
Mazzocchi, (1), venne mandata dal suo convivente Francesco Starace (2) a
ritirate un ombrello che aveva dimenticato al Miralago, la Venezia dei
Milanesi, in via Ronchi 24. Il custode la fece entrare, considerato che
l’inverno il Miralago era chiuso al pubblico. La Mazzocchi recatasi nel locale
indicatole dallo Starace trovò il corpo di un uomo morto riverso sul pavimento:
era il Castelli. Aperta l’inchiesta e identificata la vittima emerse che la
stessa era conosciuta agli Starace perchè frequentava il Miralago. La
pubblicità del Miralago in piazzale Loreto, all’inizio di via Porpora Ma
non solo. Francesco Starace e Giovanni Castelli si frequentavano perchè avevano
un’amicizia in comune: Lidia Biasin. Lo Starace aveva avuto rapporti con lei
ancora sedicenne e il Castelli la concupì in un boschetto del Miralago: Lidia
li aveva fatti incontrare perché entrambi, all’epoca, erano nel ramo maglieria.
Lo Starace, ormai fallito, doveva 12.000 lire al Castelli. Nelle more
dell’inchiesta – secondo la ricostruzione fattane dallo Starace – lo stesso
avrebbe invitato il Castelli al Miralago per ricordargli le sue condotte nei
confronti della Biasin e che per questo doveva pagare. La ricattatoria pretesa
degenerò in una colluttazione che ebbe come suggello l’esplosione di due colpi di
pistola sparati dallo Starace contro il Castelli. Caso volle che alla scena
iniziale assistette il garzone di un lattaio che indicò di avere udito anche
degli spari. L’arma era in dotazione in un cassetto del locale ristorante. Ma
oltre ad essere accusato di omicidio lo Starace derubò la vittima del
portafogli, dell’anello, di una penna stilografica in oro tanto che nè il
denaro – il Castelli doveva avere con sé almeno 10.000 lire – nè gli oggetti di
valore furono mai trovati. Da subito lo Starace sostenne che la sottrazione di
tali oggetti era stata fatta per creare l’apparenza di una rapina ciò non di
meno fu accusato di rapina In Assise i legali di Francesco Starace cercarono di
ottenere l’infermità mentale dell’assistito con l’aiuto di tre dottori: il dott.
Moretti Foggia aveva avuto in cura un fratello dello Starace per paralisi
infantile; il prof. Medea ebbe in cura uno zio dell’imputato affetto da una
grave forma di deperimento nervoso; il prof. Pini curava una zia dell’accusato
affetta da psicosi malinconica. Nessuno degli avvocati della difesa,
stranamente, parlò del più noto dei parenti dell’inquisito: quell’Achille
Starace ormai caduto in disgrazia anche agli occhi di Mussolini. La Corte
respinse le tesi dei luminari volta a sostenere una certa propensione
patologica nella stirpe dello Starace e inflisse all’imputato 30 anni di
carcere. Inviato a Roma per espiare la pena lo Starace, dopo il 25 luglio 1943,
offrì la sua collaborazione ai tedeschi e riuscì a ottenere la libertà. In
carcere era entrato in contatto con alcuni falsari. Ricercato perché aveva
intrapreso la remunerativa attività in Riviera venne arrestato a Milano per
essere tradotto a Genova. Ma mentre veniva condotto a Genova ammorbidì la
sorveglianza di uno dei custodi con un bel po’ di milioni, ritrovandosi di
nuovo libero. Subito strinse relazioni con gente che tra il maggio 1945
all’ottobre del 1946 riuscì a spacciare circa 8 milioni di AM-lire, in
biglietti da 1000, nonché carte annonarie italiane e svizzere, clichés per la
stampa di biglietti da 100 lire. Il 19 ottobre 1946 il nuovo Corriere
della Sera titolava a pag. 2 Era la prima volta che il giornale
faceva esplicito riferimento a una consanguineità tra Francesco Starace e
Achille Starace. Addirittura si dilungò oltre a indicare che nella stamperia
erano stato trovato materiale copioso tra Nel 1949 allo Starace fu
inflitta una pena di 22 anni, per l’attività di falsario. Ma tale condanna non
ebbe effetto poiché, in sede di esecuzione, gli fu computata la pena più
grave comminatagli per il delitto del Miralago.1) Maria Mazzocchi, separata, fu
impiegata come cassiera da Francesco Starace, allora caposala del Motta di
piazza Duomo. A seguito del verificarsi di frequenti ammanchi di cassa, dei
quali fu sospettato lo Starace, furono entrambi licenziati. 2) Francesco
Starace, nato nel 1906 a Napoli, ex caposala del Motta di piazza Duomo, e
figlio di Germano Starace gestore del Miralago. Separato. Dopo essere stato
licenziato dalla Motta il padre gli aprì una bottiglieria ma abbandonò il
negozio per impiantare un’industria di maglieria. “La parola incantata”. Fulvio Papi. Papi.
Keywords: il fascismo, il veintennio fascismo, filosofi fascisti, enciclopedia
di filosofia, filosofia e societa, la scuola di Milano, fascismo, Giordano
Bruno, fRefs.: Luigi Speranza, “Grice e Papi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740417896/in/datetaken/
Grice e Pareyson – implicare ed
interpretare – liberalismo, risorgimento, fascismo -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Piasco). Filosofo. Linceo. Nato da genitori entrambi originari
della Valle d'Aosta, si laureò a Torino con una tesi dal titolo “Esistenza” –
su Jaspers, che poi venne pubblicata all'editore Loffredo di Napoli. Compì
spesso viaggi di studio in Francia e in Germania, dove ebbe modo di conoscere
personalmente Maritain, Jaspers eHeidegger. Si fece notare dai più
importanti filosofi del tempo, tra i quali Gentile. Allievo di Solari e Guzzo, dopo aver seguito in Germania
i corsi di Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Camillo Benso di Cavour
di Torino e al liceo di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri esponenti
della Resistenza italiana, tra i quali Revelli e Vivanti. Fu arrestato per
alcuni giorni, in seguito agì egli stesso nella Resistenza, insieme con Bobbio,
Ferrero, Galimberti e Chiodi, continuando a pubblicare anonimamente articoli.
Nel dopoguerra insegnò al Gioberti e in vari atenei tra cui Pavia e Torino
dove, conseguito l'ordinariato. Fu accademico dei Lincei e membro dell'Institut
international de philosophie, oltre che direttore della Rivista di estetica,
succedendo a Stefanini che la fondò a
Padova. Ebbe molti allievi, fra cui Eco, Vattimo, Tomatis, Perniola, Givone, Riconda,
Marconi, Massimino, Ravera, Perone, Ciancio,
Pagano, Magris e Zanone, segretario del Partito Liberale Italiano, ministro
della Repubblica e sindaco di Torino. Considerato tra i maggiori filosofi del XX secolo, assieme a Abbagnano fu tra i
primi a far conoscere l'esistenzialismo, facente capo principalmente ad
Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa visione (La filosofia dell'esistenza
e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo. Si dedicò anche a dare una
nuova interpretazione dell'idealismo non
più in chiave hegeliana (Fichte), individuando in Schelling un precursore a cui
l'esistenzialismo doveva la propria ascendenza, sostenendo che «gli
esistenzialisti autentici, i soli veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers
e Marcel, si sono richiamati a Schelling o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo
anda ripreso in chiave ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma
come interpretazione del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva. Chiama
la propria posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a ricerche
storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due correnti, riconducibili
rispettivamente a Kierkegaard e a Feuerbach,
e che sarebbero sfociate rispettivamente nell'esistenzialismo e nel
marxismo. Il suo percorso filosofico ha attraversato principalmente
tre fasi: una più propriamente esistenzialista, attestata cioè su un
esistenzialismo personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che riconosca come
la comprensione di sé stessi è resa possibile solo dalla propria relazione con
l'Altro; una seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi strumento di
interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione ontologica delle
condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo Heidegger si tramuta
da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che si richiama a
un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un filosofo talmente
attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui interpretazione può essere
innovata a partire da Heidegger proprio perché Heidegger ha avuto Schelling
all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre fasi del suo pensiero alla
luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella positiva di Schelling,
ossia il momento in cui la ragione, prendendo atto della propria nullità, si
apriva allo stupore dell'estasi, in una maniera non necessaria né automatica,
bensì fondata su una libertà che non esclude tuttavia la continuità. Solo
ammettendo questa libertà si può approdare da una filosofia puramente critica,
negativa, ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre che della possibilità
del male e della sofferenza. Il discorso sulla negatività non sarebbe
affatto completo se non si parlasse della sofferenza, ma dato che la sofferenza
è non solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà che capovolge il
negativo in positivo, questo fa già parte di quella tragedia cosmo-te-andrica –
cosmos, theios, aner -- che è la vicenda universale. Migliorini et al., Scheda
sul lemma "Pareyson", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri,
Per gli accenni biografici di questa sezione, si veda Vattimo, Dizionario
Biografico degli Italiani, come anche labiografia presente in centrostu di
pareyson Home.html Luciano Regolo, A
Torino Gadamer ricorda Pareyson, Repubblica, Cfr. Schelling, in «Grande
antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una filosofia della
libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione del proprio percorso
filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis; “Escatologia della negazione” (Roma,
Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli, Il male – cf. Grice, “ill-will” --. Roma,
Gregoriana, F. Tomatis. Altri saggi: “La filosofia dell'esistenza” (Napoli,
Loffredo); “L’esistenzialismo” (Firenze, Sansoni); “Esistenza e persona” (Torino,
Taylor); “L'estetica idealista del fascismo” (Torino, Filosofia); “Fichte,
Torino, Edizioni di «Filosofia); “Estetica. Teoria della formatività, Torino,
Filosofia); “Teoria dell'arte, Milano, Marzorati, I problemi dell'estetica,
Milano, Marzorati); “Conversazioni di estetica, Milano, Mursia, Il pensiero
etico” (Torino, Einaudi); “Verità e interpretazione, Milano, Mursia); “L'esperienza
artistica, Milano, Marzorati, Schelling,
in Grande antologia filosofica, Milano, Marzorati); “Filosofia, romanzo ed
esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La filosofia e il problema del male, in
Annuario filosofico, Filosofia dell'interpretazione, Torino, Rosenberg); Kierkegaard
e Pascal, Sergio Givone, Milano, Mursia); “Filosofia della libertà, Genova,
Melangolo); Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le
"Opere complete" sono pubblicate a cura del "Centro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson", Mursia, Milano. Interviste
principali Se muore il Dio della filosofia, Ciro Sbailò, “Il Sabato”, anno Io,
filosofo della libertà, Roberto Righetto, “Avvenire” Mario Perniola,
"Un'estetica dell'eccesso: Luigi Pareyson", in Rivista di Estetica, Alberto
Rosso, Ermeneutica come ontologia della libertà. Studio sulla teoria
dell'interpretazione di Luigi Pareyson, Milano, Vita e Pensiero, Francesco
Russo, Esistenza e libertà. Il pensiero di Luigi Pareyson, Roma, A. Armando
Editore, Furnari, I sentieri della libertà. Milano, Guerini e associati, Chiara,
L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia, Ermeneutica e libertà, Roma,
Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma, Città Nuova Editrice,
Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis, pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les
Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste &
Musumeci Éditeur, Ermenegildo Conti, La verità nell'interpretazione.
L'ontologia ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni, Pareyson. Vita, filosofia,, Brescia, Editrice
Morcelliana, Musaio, Interpretare la
persona. Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una
filosofia della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Paolo
Diego Bubbio, Piero Coda, L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza
religiosa, rivelazione, Roma, Città Nuova Editrice, Gianpaolo Bartoli,
Filosofia del diritto come ontologia della libertà. Formatività giuridica e personalità
della relazione, Roma, Nuova Cultura, Santi Lo Giudice, "Verità e interpretazione,”
Atti dell'Accademia peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere
Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi "Luigi
Pareyson" Pubblicazioni e critica
Centro studi filosofico-religiosi orino. vita e pensiero Gianmario Lucini, sito
"filosofico.net". Pareyson. Keywords: implicare ed interpretare,
“Liberalismo, risorgimento, fascismo” – la filosofia politica fascista, la
morale fascista, Pareyson e Gentile, fascismo, I saggi anonimi di Pareyson,
‘Liberalismo, risorgimento, fascismo’ ---- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pareyson” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740386631/in/datetaken/
Grice e Parinetto – implicatura ed alchimia – la
bucca del culo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo. Grice: “Parinetto implicates, “Are witches women?” “Sono donne le
streghe?” Grice: “The question may be rhetorical but it ain’t – since Italian
allows for “lo strego,” and “lo stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua
opera convergono tanto lo studio delle filosofie orientali (fu traduttore del
Tao Te Ching di Lao Tzu) che influenze di pensatori sia classici, come
(Eraclito, Nietzsche e Marx), sia contemporanei della filosofia occidentale,
quali Deleuze e Guattari. È considerato uno degli interpreti eterodossi del
marxismo. Particolarmente importanti sono state le sue analisi sulle
persecuzioni dei movimenti ereticali e sulla stregoneria, nella cui repressione
legge il tentativo di annichilimento di qualsiasi diversità sociale da parte
del potere (non solo religioso ma anche economico e culturale). Ha contribuito,
spesso, con queste sue analisi, alla comprensione dell'emarginazione di tutte
le istanze sociali e culturali minoritarie, non solo del passato ma anche
contemporanee. Altro tema centrale dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere
contrapposto alla scienza moderna e volto alla trasformazione dell'umano
anziché del sociale. Ha anche una profonda cultura musicale, tanto da essere
stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come recensionista. Fu anche
collaboratore del periodico La Verità (organo della federazione bresciana del
PCI). È in via di costruzione, presso la
biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che raccoglie la sua vasta
produzione. Saggi: “Alchimia e utopia, Pellicani” (Mimesis); “Corpo e
rivoluzione in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx, Pellicani” (Mimesis);
“Gettare” (Mimesis); I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx: sulla religione, La
nuova Italia, “ Il ritorno del diavolo” (Mimesis,” La rivolta del diavolo:
Lutero, Müntzer e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi); “La
traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia e
ragione” Nuova Italia, Marx diverso
perverso, Unicopli, Marx e Shylock, Unicopli, Né dio né capitale” (Contemporanea,
“Nostra signora dialettica” Pellicani, Processo e morte di Bruno: i documenti, con un
saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le streghe?, Pellicani, Sulla
religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei
diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob Böhme, La vita sovrasensibile.
Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Giordano Bruno, La magia e le
ligature, Mimesis, Niccolò Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Dickinson, Dietro
la porta, 237 liriche scelte, Rusconi, Eraclito, Fuoco non fuoco, tutti i
frammenti, Mimesis, Rime sulla morte, Mimesis, Hegel e Hölderlin,
Eleusis, carteggio, Mimesis); Il teatro della verità. Massoneria, Utopia,
Verità, Mimesis, Angelus Silesius, L'altro io di dio, Mimesis, La via in cammino: Tao Te Ching, Edizioni La
vita (Felice, Milano); Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa
Alternativa, Vedi per esempio Una polemica sulle streghe in Italia, riferimenti
in. Vedi per esempio la recensione a I
Lumi e le streghe Vedi di Renzo
Baldo Cfr. Fondazione Luigi Micheletti Catalogo
Emeroteca, su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia
da Nicoletta poidimani Biografia da zam,
su zam. Una polemica sulle streghe in Italia -- nel sito della ARFISAssociazione per Ricerca e
Insegnamento di Filosofia e Storia. Parinetto. Keywords: etymologia araba
d’alchimia, processo e morte di Bruno, massoneria, eretico, alienazione, la bucca
del culo, anale, analita, il falo, il pene, quando l’ano appare (da fece) –
metafora – da fece in vece del falo, Bruno, de magia, trattati di magia,
processi a Bruno, gl’antichi romani, I corpo e la revoluzione fascista – il
veintennio fascista e l’analita -- Refs.: “Grice e Parinetto” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740588353/in/datetaken/
Grice e Parisio – L’implicatura di
Cicerone – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Figline Vegliaturo). Filosofo.: Grice:
“I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher should!” Come
molti filosofi italiani senza titolo nobiliario, ha una vita errabonda. Dopo
aver fatto un viaggio di studio a Corfù, ritorna in patria dove apre una
scuola. Si trasfere a Napoli dove ottenne cariche e favori dal re Ferrandino.
Risiede per qualche tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove sposa la
figlia del filosofo Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza, Padova e
Venezia, torna a Cosenza, dove fonda l'Accademia Cosentina. Recatosi a Roma,
invitato daLeone X, vi insegna sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana che
latino nell'archiginnasio. Rimame a Roma fino alla morte di Leone X, dopo di che ritorna definitivamente a
Cosenza. Saggi: Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis”;
“Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae Glareani
adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano); Q. Horatii Flacci Omnia
poemata cum ratione carminum, et argumentis vbique insertis, interpretibus
Acrone, Porphyrione, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris
eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici
Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei Bonfinis
et Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea annotationes
doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli Vtinensis, atque
Henrici Glareani apprime vtiles addidimus; Nicolai Perotti Sipontini libellus
de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino. Quae omnia longe
politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem prodeunt; “Index
copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere animaduersione digna visa
sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli, Claudius Claudianus,
Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia nuper impressus: in
quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum utilitatem: addita
sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia: Albertino da
Lessona, Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, Ciceronis ex
epistolis excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae: plenae
frugis: & ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. et recensuit
& approbauit, Vicentiae: per Henricum & Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii
Maximi Priscorum exemplorum libri nouem: diligenti castigatione emendati:
aptissimisque figuris exculti: cum laudatis Oliverii ac Theophili commentariis:
Hermolai Barbari: Georgii Merulae: Mar. Antonii Sabellici: Raphaelis Rhegii:
multorumque praeterea nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem
literarum: ad inveniendas historias nuper excogitato: alteroque in usum
grammaticorum ad vocabula rerumque cognitionem” (Venezia, per Bartholomeum de Zanis de Portesio); “Habes
in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera nuper
accuratissime castigata: graeco integro adiuncto:... Eiusdem Epitome. Carmen de
Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam Ioan. Chry. de Eucha. quandam
expositionem & in eandem materiam Lau. Vall. sermonem. habes Phi.
adhorationem ad Theodo. & adversus gentes Tertul. Apologeticum, Venetiis:
arte & impensis Ioannis Tacuini fuit impressum,); “Retoricae breviarium ab
optimis utriusque linguae auctoribus excerptum”; “Liber de rebus per epistolam
quaesitis. Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus
poetas illustrauit libris... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana”
(excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri typographus, Davide
Andreotti, Storia dei cosentini” (Napoli, Marchese); Ugo Lepore, «Per la biografia’
Biblion, Francesco D'Episcopo, Fondatore
dell'Accademia Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi
sui suoi natali, in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata
e diretta da L. Pellegrini, Accademia Cosentina Treccani Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Indice. A quibus primumd C inventa rhetorica
et celebrata; qualis primu apud athenienses e!o^ quentia e usus ac stadium; quale
primu apud romanos; quid sit rhetorica, quid inter rhetorica et Dialc<fh*«»
AnFSietoricaiitars, quod utilis sit rhetorica; Sit 'nc ars necessaria; Quae
praeftarc oporteat rhetorica; Qualeseifedel eant Rhetoriesecan didati* Quae
fdre eos oporteat* ti»it; quod sit officium rhetoricae; quidintero fficiumdC finem;
quis rhetoricae finis; quae materia; De ciuilib * quadfaonibus, SC earuhi generibius;
De circunftanda quaefacithypOi» , thefim; De tribus generibus caufar; partes
Rhetoricae qumqi; Demuenrione. Zo; Qufcotrouerfiaenoconfidat zi^4z
Dcconftitutionc* zz»4^ Quotfintcoftiturioncs,etquf; Deftatucomecdurah»
Dedatudeiinitiuo. De datu generali Dedatutranflariuo Ex plurib conditutionibus
quomcH do prmdpalequisinuemat Quae caufa dmplexfit iuneda^ quae con^ zp.do De
quaedione, ratione, iudicatione &nrmamento, partes orationis; De genere deliberativo;
Genus Demondratiuunit; Genus ludiciale. Figlio da Tommaso, giureconsulto e
consigliere del Senato napoletano, e Pellegrina Poerio. Ha come primo maestro
Pedacio, che lo avvia alla conoscenza del latino. Si trasfere a Lecce, dove il
padre e stato nominato governatore, e intraprese lo studio del greco sotto la
guida di S. Stiso. Si reca Corfù per frequentare la scuola di G. Mosco, dove
perfeziona la conoscenza del greco. Rientrato a Cosenza, frequenta le
lezioni di T. Acciarini. Ha certamente una formazione giuridica, sollecitata
dal padre, di cui resta traccia nel “Vocabularium legale” (Napoli, Biblioteca
nazionale), un elenco alfabetico di quesiti giuridici tratti dai giureconsulti
antichi. Ma l’interesse per il diritto e le istituzioni politiche antiche deriva
a Parisio anche dalla frequentazione di Pucci, allievo di Poliziano a Firenze,
attivo a Napoli. Si trasfere a Napoli ma i suoi contatti con Pucci e con
l’ambiente culturale napoletano risalivano a qualche anno prima. Invitato a
tenere lezioni sulle “Silvae” di Stazio e nell’occasione pronuncia l’orazione “Ad
patricios neapolitanos”, nella quale elogia G. Pontano. Alla frequentazione
dell’ambiente pontaniano risale probabilmente l’adozione del nome latino Aulus
Ianus Parrhasius. Nominato da Ferdinando I d’Aragona maestro di camera e
ricoprì incarichi nella cittadina calabrese di Taverna e a Lecce. E in rapporti
di amicizia con Ferdinando II (Ferrandino), come evidenziano una lettera a lui
indirizzata e l’epicedio in versi per la morte della madre, Ippolita Maria
Sforza. È probabile che segue Ferrandino nella fuga da Napoli occupata da Carlo
VIII ( e poi nella riconquista del Regno. Dopo la morte di Ferrandino e la
salita al trono di Federico I si trova coinvolto in intrighi di corte e prefere
abbandonare Napoli per trasferirsi a Roma. Arrivato a Roma segue le ultime lezioni di P. Leto e si lega
a T. Inghirami, che gli fa assegnare l’insegnamento di oratoria nello studio
romano. In seguito all’uccisione di due suoi allievi, implicati nelle trame che
accompagnarono il pontificato di Alessandro VI, decide di abbandonare Roma e di
trasferirsi a Milano. Nella città lombarda trova alloggio e occupazione
nella scuola di A. Minuziano. Collabora
ad alcune edizioni date alle stampe da Minuziano e scrisse epigrammi contro due
suoi avversari, G. Ferrari, docente di eloquenza nella scuola milanese, e il
corso Damiano Nauta. Si trasfere presso C. Cotta, che gli dette l’opportunità
di aprire una scuola propria e che forma con lui un sodalizio editoriale.
L’allontanamento da Minuziano provoca polemiche e scambi d’accuse, di cui danno
testimonianza le tre orazioni di Parisio in Alexandrum Minutianum. Sposa
Teodora Calcondila, figlia dell’ateniese Demetrio, che insegna greco a Milano. Furono
allievi di Parisio a Milano, oltre a Cotta, anche il figlio di Demetrio,
Teofilo, A. Alciato, P. Giovio (che scrive su biografia nei suoi Elogia) e il
figlio di E. Poncher, vescovo parigino all’epoca presidente del Senato
milanese. Fu grazie a Poncher che ottenne la cattedra di eloquenza lasciata
vacante da Ferrari, fuggito da Milano dopo la caduta di Ludovico. La polemica
con Minuziano, dopo una temporanea ri-conciliazione, si riaccese in un contesto
politico meno favorevole a lui, in seguito alla sostituzione del Poncher con J.
Charles. A quest’ultimo Minuziano dedica l’edizione liviana data alle stampe, per la quale Parision accusa l’avversario di
aver plagiato le proprie lezioni su questo autore. La polemica degenera in una
campagna denigratoria nella quale Minuziano e affiancato da Ferrari,rientrato a
Milano, Nauta e R. Panato da Lodi. Replica sotto lo pseudonimo di Furius Vallus
Echinate in un opuscolo stampato a Legnano da G. Giacomo assieme con la ri-edizione
del commento a Claudiano. Oggetto anche di un’aggressione fisica accetta
l’offerta di G. Trissino, allievo di Calcondila e si trasfere a Vicenza. Pubblica
numerosi saggi: il commento al De raptu Prosperpinae di Claudiano; i carmi di
Prudenzio e il Carmen Paschale di Sedulio (ambedue nella tipografia di
Guillaume la Signere e con il contributo della famiglia Cotta). Ancora presso
Scinzenzeler e con una prefazione di C. Cotta, il “De viris illustribus urbis
Romae”, una delle compilazioni tardo-antiche trasmesse sotto il nome di Aurelio
Vittore, che attribue a Cornelio Nepote (nello stesso anno Minuziano pubblica
lo stesso testo fra le opere di Svetonio); il “Libellus de regionibus urbis
Romae” (tip. Scinzenzeler), una versione interpolata della “Notitia regionum
urbis Romae” che attribusce a un inesistente Publio Vittore. Le iniziative
editoriali sono accompagnate dalla ricerca di codici antichi: nell’edizione di
Sedulio dichiara di aver utilizzato un antico codice scoperto in un monastero.
A un codice di Parisio fa riferimento T. Calcondila nell’edizione di Valerio
Massimo a Legnano da G. Giacomo con commenti dello stesso Parisio e di altri.
Riusce a impadronirsi anche di alcuni dei manoscritti bobbiesi scoperti da G. Merula
e attualmente nella Biblioteca nazionale di Napoli: i codici Lat. 1 e 2
utilizzati per le edizioni di testi grammaticali di Probo e altri autori pubblicate
a Milano da Scinzenzeler e Vicenza da Zeno),
e il IV.A.8 contenente l’“Ars grammatica” di Carisio, pubblicata da P. Ciminio
(Napoli, G. Sultzbach). I tre codici sono custoditi nella Biblioteca nazionale
di Napoli. L’attività editoriale prosegue a Vicenza, con la collaborazione
della tipografia dei Ca’ Zeno. Pubblica una raccolta di clausule ciceroniane
tratte dalle familiari, un manuale di retorica e la citata raccolta
grammaticale. Non fa in tempo a pubblicare il “De rebus per epistolam quaesitis”,
una raccolta di notazioni filologiche in forma epistolare incominciata a Milano
e a cui dette forma editoriale a Vicenza. Il suo nome si legge anche
nell’edizione di Lattanzio stampata a Venezia da G. Tacuino, ma non è chiaro se
egli abbia realmente contributo a questa edizione. Le sue note ai primi due
libri dell’ “Eneide” sono inclusi nell’edizione virgiliana stampata nel a
Milano da Scinzenzeler. Arrivato a Vicenza pronuncia “Ad municipium
Vicentinum” e tenne corsi fino all’anno successivo. E ad Abano, per curare la
podagra di cui soffriva. In seguito alle vicende seguite alla sconfitta di
Venezia ad Agnadello si trasfere dapprima a Padova e poi Venezia, ospite da L.
Michiel. Vaglia la proposta di insegnamento offertagli dalla città di Lucca, ma
qualche mese dopo preferì abbandonare Venezia per la Calabria, dove arriva nel
giugno dopo una sosta di alcuni mesi a Napoli, dove e accolto da A. Seripando e
da altri sodali dell’Accademia Pontaniana. All’attività svolta a Cosenza viene
fatta risalire quella che in seguito verrà denominata l’Accademia cosentina. Insegna
ad Aiello, quale precettore dei figli del conte Antonino Siscari. Nella scuola di
Taverna tenne corsi su Plauto e sui grammatici. E a Pietramala, dove apprese
dal cognato Basilio Calcondila che Leone X gli assegna un incarico di
insegnamento presso lo Studio romano (oltre a Calcondila, l’incarico era stato
raccomandato al pontefice da Fedra Inghirami e Giano Lascari). Arrivato a
Roma tenne i corsi. Ottenne da Leone X
la dispensa dall’insegnamento e una pensione. Progetta di trasferirsi a Napoli,
grazie a un legato del cardinale Luigi d’Aragona, ma le precarie condizioni di
salute lo indussero a raggiungere Cosenza, dove muore. Oltre all’edizione
carisiana di P. Ciminio, anche altri pubblicarono inediti di Parisio. Suo
figlio da alle stampe a Napoli le lettere inviategli dal maestro, ma la stampa
è attualmente irreperibile. Ne resta una copia manoscritta nel codice
XXVIII.1.62 della Biblioteca dei girolamini di Napoli. Il cosentino B. Martirano
pubblica a Napoli (G. Sultzbach) il suo commento all’Ars poetica di Orazio. Il “De
rebus per epistolam quaesitis” e pubblicato da H. Estienne II, che nella
prefazione lo presenta come il maggiore umanista della recente generazione (un
giudizio ripetuto ancora da Sabbadini). Vennero date alle stampe anche le sue esegesi
alle Heroides (Venezia, G. Tacuino) e le Metamorfosi di Ovidio e la “Pro Milone”
di CICERONE. Lascia in eredità ad A. Seripando l’ingente biblioteca raccolta
negli anni precedenti: essa contava, nell’inventario redatto dopo la morte, 567
fra codici e libri, molti con annotazioni dell’umanista. Seripando li lascia in
eredità al fratello, il cardinale Girolamo. La biblioteca passa poi al convento
napoletano di S. Giovanni in Carbonara, subendo perdite e dispersioni. Il
nucleo più consistente è conservato nella Biblioteca nazionale di Napoli. Parte
degli inediti parisiani (lettere, orazioni, prolusioni) sono stati pubblicato
da Iannelli, Lo Parco, e in studi più recenti. Il De rebus per epistolam
quaesitis, a cura di L. Ferreri, Roma. Fonti e Bibl.: C. Iannelli, De vita et
scriptis Auli Iani Parrhasii Commentarius, Napoli; F. Lo Parco, Aulo Giano
Parrasio. Studio biografico-critico, Vasto; R. Sabbadini, Le scoperte dei
codici latini e greci ne’ secoli XIV e XV, Firenze 1905, passim; F. Lo Parco,
Aulo Giano Parrasio e Andrea Alciato, in Archivio storico lombardo; Due
orazioni nuziali inedite, Messina; U. Lepore, Per la biografia, Biblion; M.
Ferrari, Le scoperte a Bobbio in Italia medievale e umanistica, M. Manfredini, L’inventario della sua biblioteca,
in Rendiconti dell’Accademia di
Architettura, lettere e belle arti di Napoli; C. Tristano, La biblioteca di un
umanista calabrese, Manziana , M.
Lauletta, Un inedito: la Praefatio in Flaccum, in AION, Sezione filologico
letteraria; L. Munzi, Prassi didattica e critica del testo in alcune prolusioni
inedite, in Studi umanistici piceni, Parrhasiana, I, a cura di L. Gualdo Rosa
et al., Napoli, Parrhasiana, II, a cura di G. Abbamonte et al., in AION,
Sezione filologico letteraria, XXIV, M. Paladini, Appunti su Parrasio maestro,
in Vichiana, Parrhasiana, III, a cura di G. Abbamonte et al., in AION, Sezione
filologico letteraria, D. Pattini, Preliminari per un’edizione del commento di
A. G. Parrasio alla Poetica di Orazio in Filologia e critica, L. Ferreri,
L’influenza di F. Pucci nella sua formazione in Valla a Napoli, a cura di M.
Santoro, Pisa-Roma. Aulius Ianus Parrhasius. Aulio Giano Parrasio. Parisio.
Keywords: implicatura, implicatura retorica, Cicerone, filosofia italiana,
gl’antichi romani, Livio, Catullo, Orazio, Cicerone, Stazio, l’oratoria, il
gusto per l’antico in Italia. PARRHASIANA, Vico, Sabbaldini sull’importanza da
Parisio, grammatica speculativa, grammatica modista, ars grammatica, probo, la
grammatica, la dialettica e la retorica --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parisio” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691307311/in/photolist-2mKMsLp
Grice e Parrini – implicare,
interpretare – filosofia italiana – Luigi Speranza (Castel’Azzara). Filosofo. Grice: “Italians are supposed to be non
mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini proves they shouldn’t!” Professore
a Firenze, membro di svariate istituzioni scientifiche internazionali e del
comitato scientifico di alcune riviste filosofiche italiane e straniere e
condirettore della collana "Epistemologica" pubblicata dall'editore
Guerini e associati, fu segretario nazionale del Comitato dei dottorati di
ricerca in Filosofia, nonché Presidente della Società Italiana di Filosofia
Analitica. Fu invitato a tenere lezioni e conferenze in Italia, in vari paesi
europei, in Argentina e negli Stati Uniti d'America. Insieme a Roberta
Lanfredini organizzò un Corso di perfezionamento in Epistemologia generale e
applicata che si tiene, con cadenza biennale, a 'Firenze. Si occupò di filosofia
analitica contemporanea, dell'epistemologia di Kant e di Husserl, di vari
aspetti del pensiero scientifico e epistemologico del XIX e del XX secolo,
della filosofia italiana del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una
nuova interpretazione del positivismo logico e dei suoi rapporti con il
convenzionalismo e la filosofia kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia
conferma a livello internazionale. In campo epistemologico, i suoi maggiori
interessi vanno al tema del realismo, alla problematica della conoscenza a
priori, alla giustificazione epistemica e alla metodologia della ricerca
storico-filosofica. Nel volume Conoscenza e realtà avanzò una prospettiva
filosofica cui dette il nome di "filosofia positiva" e della quale sviluppò
le implicazioni circa i rapporti con l'ermeneutica, lo statuto epistemologico
della logica e la natura della verità. Lasciò più di un centinaio di
pubblicazioni. Saggi: “Linguaggio e teoria: analisi filosofica” (Nuova Italia,
Firenze); “Una filosofia senza domma: materiali per un bilancio dell'empirismo,”
– Grice: “I can’t see why Parrini is afraid of a dogma; Strawson and I loved
them – and he knows it – he totally misunderstands us when he thinks we are
into ‘reductionism’! But at least he cares to call me Herbert, as I never
myself did! Don’t Italians know abbreviations?! H. P.!” – “In difesa di un
domma” -- Mulino, Bologna, “Empirismo logico e convenzionalismo,” (Angeli,
Milano); “Conoscenza e realtà: positivismo” (Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni
della filosofia. Filosofia in età antica – antica filosofia italica (Mndadori, Milano);
“L'empirismo logico, Carocci, Roma); “Filosofia e scienza nell'Italia del
Novecento. Figure, correnti, battaglie” (Guerini, Milano) – Grice: “Gentile was
right when he distinguished between classical liceo and the rest! We don’t need
no scientific education, we don’t need no thought control!” – “Fare filosofia,
oggi” (Carocci, Roma). Note
"lanazione", Scheda
docente presso il Dipartimento di filosofia dell'Università degli Studi di
Firenze, su philos.unifi. Paolo Parrini in SWIFSito web italiano per la
filosofia, su lgxserver.uniba.Lo studio del riferimento in W. V. Quine,
“Rivista di filosofia” Da Quine a Katz, I, “Rivista critica di storia della
filosofia” [= Rcsf], "Vero" come espressione descrittiva, Rf, Da
Quine a Katz, II, Rcsf, Di alcuni problemi di filosofia della logica, Rf,
Recensione di R. G. Colodny, The Nature and Function of Scientific Theories.
Essays in Contemporary Science and Philosophy (Pittsburgh, 1970), Rcsf,
Recensione di M. Serres, Le Système de Leibniz et ses modale mathèmatiques, 2
voll. (Paris, 1968), Rcsf, Recensione di N. Rescher, Essays in Philosophical
Analysis (Pittsburgh), Rcsf, 2 Recensione di E. P. Papanoutsos, The Foundations
of Knowledge (English edition with an Introduction of J. P. Anton, New York,
1968), Rcsf, Il carattere dei giudizi
esistenziali e alcuni problemi dell'empirismo, in Atti del XXIV Congresso
Nazionale di Filosofia: Bilancio dell'empirismo contemporaneo, Roma, Società
Filosofica Italiana: Recensione di M. Bunge (ed.), Exact Philosophy. Problems,
Tools and Goals (Dordrecht, 1973), Rcsf, Sulla traduzione italiana di "The
Development of Logic" di W. C. Kneale e M. Kneale, Rcsf, Linguaggio e teoria. Due saggi di analisi
filosofica, Firenze, La Nuova Italia, Per un bilancio dell'empirismo
contemporaneo: contributo alla storia del positivismo logico, Rcsf, 31: 193-239
(reworked version in 8001) 1977 7701– Edizione, con Introduzione,
di A. N. Whitehead e B. Russell, Introduzione ai "Principia
Mathematica", Firenze, La Nuova Italia Recensione di K. R. Popper,
Objective Knowledge. An Evolutionary Approach (Oxford), Rcsf, Recensione di J.
Danek, Les Projets de Leibniz et de Bolzano: deux sources de la logique
contemporaine (Laval, Quèbec), Rcsf, Le rivoluzioni scientifiche, nella serie
radiofonica a c. di Paolo Rossi "Storia delle idee", Rai 3, Scienza e
filosofia nell'Ottocento: la scoperta del concetto di energia, nella serie
radiofonica a c. di Paolo Rossi "La scienza e le idee", Rai Recensione di W. V. Quine, I modi del
paradosso e altri saggi (Milano, 1976), Rcsf, Filosofia e scienza nella cultura
tedesca del Novecento, in Storia della filosofia, diretta da M. Dal Pra, vol.
X: La filosofia contemporanea: il Novecento, Milano, Vallardi: 2Materialismo e
dialettica in L. Geymonat (in collaborazione con M. Mugnai), Rf, – Linguistica generativa, comportamentismo,
empirismo,"Studi di grammatica italiana", Tutte le parole per
definire la realtà (a proposito del Convegno fiorentino I livelli della
realtà), "L'Unità", Fisica e geometria dall' Ottocento ad oggi
[Antologia di testi introdotti e commentati], Torino, Loescher: Analiticità e
teoria verificazionale del significato in Calderoni, Rcsf, Una filosofia senza
dogmi. Materiali per unbilancio dell'empirismo contemporaneo, Bologna, il
Mulino Introduzione a W. V. Quine, Logica e grammatica, Milano, Il
Saggiatore: Scienza, vita e valori (con lettura di testi di A. Huxley e brani
dal Quartetto per archi n. 15, op. 132 di L. van Beethoven) per la serie
radiofonica a c. di Massimo Piattelli Palmarini, Rai 3, Lettera di risposta a
M. Pera, Rovesciando si impara . "L'Espresso", – Scienza e filosofia: diamo a ciascuno il
suo, “La Stampa”. Recensione di R. S. Cohen, P. K. Feyerabend, M. W. Wartofsky
(eds.), Essays in Memory of Imre Lakatos(Dordrecht, 1976), Rscf, Recensione di
R. Harrè Introduzione alla logica delle scienze (Firenze), Rcsf, Recensione di S. Lunghi, Introduzione al
pensiero di K. Popper (Firenze), Rcsf, Empirismo logico e convenzionalismo,
Milano, F. Angeli Edizione, con Introduzione, di H. Reichenbach,
Relatività e conoscenza a priori, Bari, Laterza, Popper indeterminista
(Recensione di K. R. Popper, Poscritto alla logica della scoperta scientifica,
Milano, 1984, 3 voll.), “L'Indice [dei libri del mese]”, Edizione, con
Introduzione, di H. Reichenbach, Da Copernico a Einstein, Bari, Laterza: Recensione di T. Nickles, Scientific
Discovery, Logic and Rationality e Scientific Discovery. Case Studies
(Dordrecht), Rsf [= Rivista di storia della filosofia; già Rcsf], L’ultimo
Preti e i suoi corsi universitari, "Quaderni dell'Antologia
Vieusseux", Empirismo logico, kantismo e convenzionalismo, "Paradigmi",
Edizione, con Introduzione, di M. Schlick, Forma e contenuto, Torino,
Boringhieri, Recensione di A. J. Baker, Australian Realism. The Systematic
Philosophy of John Anderson (Cambridge, 1986), Rsf, L'antidoto degli elettroni
(Recensione di I. Hacking, Conoscere e sperimentare, Bari),
"L'Indice", Preti teorico della conoscenza, Annali del Dipartimento
di Filosofia dell'Università di Firenze, (anche in Il pensiero di Giulio Preti nella
cultura filosofica del Novecento, a c. di F. Minazzi, Milano, Angeli: Filosofia
italiana e neopositivismo, Rf, (also in
Filosofia italiana e filosofie straniere nel dopoguerra, a c. di P. Rossi e C.
A. Viano, Bologna, il Mulino: Vogliamo le prove (Recensione di A. Grünbaum, I
fondamenti della psicoanalisi, Milano, 1988), "L'Indice" La
psicoanalisi nella filosofia della scienza, Rsf, A ciascuno il suo sombrero
(Recensione di P. [Paolo] Rossi, Paragone degli ingegni moderni e postmoderni,
Bologna), "L'Indice", Sulla teoria kantiana della conoscenza: verità,
forma, materia, in Kant, Bologna, Zanichelli, Tra empirismo e kantismo
(recensione di G. Preti, Lezioni di filosofia della scienza, Milano, 1990, e P.
L. Lecis, Filosofia, scienza, valori. Il trascendentalismo critico di G. Preti,
Napoli,1990), "L'Indice", Induzione, realismo e analisi filosofica,
Rsf, Ancora su filosofia e storia della filosofia, Rsf, Scienza e filosofia,
Parte Quinta della Storia della filosofiadiretta da Mario Dal Pra, vol. X: La
filosofia nella prima metà del Novecento, II edizione, Padova, Piccin Nuova
Libraria: cap. XIII: Scienza e Filosofia nella cultura tedesca, Empirismo logico e filosofia della scienza:
Con Carnap oltre Carnap. Realismo e strumentalismo tra scienza e metafisica,
Rf, Nota introduttiva a Evert W. Beth, Sulla distinzione kantiana tra giudizi
sintetici e giudizi analitici, "Iride", Recensione di N-E. Sahlin,
The Philosophy of F. P. Ramsey(Cambridge, 1990), Rsf, Il pensiero peregrinante
di un monaco mancato (recensione di J-F. Lyotard, Peregrinazioni. Legge, forma,
evento, Bologna), "L'Indice", Ma Madonna non è Kant (a proposito del
Convegno del Centro fiorentino di Storia e Filosofia della scienza “Kant e
l'epistemologia contemporanea”,"Il Sole 24 Ore", Origini e sviluppi
dell'empirismo logico nei suoi rapporticon la filosofia continentale. Alcuni
testi inedita; Presentazione di R. Lanfredini, Husserl. La teoria
dell'intenzionalità. Atto, contenuto, oggetto, Bari, Laterza: ix-xiii
9405 – Reichenbach, la teoria della relatività e la problematica
dell'a priori (giugno 1990), in Dagli atomi di elettricità alle particelle
atomiche. Problemi di storia e filosofia della fisica tra Ottocento e
Novecento, a c. di S. Petruccioli, "Lezioni Galileiane", vol. IV,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, Conoscenza e realtà. Saggio di
filosofia positiva, Bari, Laterza, L'insegnamento medio della filosofia in
Italia. Alcune considerazioni scientifico-culturali, Rsf, 5 Intervento/intervista
sull'insegnamento della filosofia nella Scuola media superiore, "Corriere
della Sera", Intervento/intervista sul X Congresso Internazionale
della Union of History and Philosophy of Science, F. Bordogna, Neopositivisti
rivalutati al congresso, "il Sole-24 Ore", Filosofi, vi esorto alla Bosnia,
"L'Indice", Mito e scienza in Ernst Cassirer. Considerazioni
introduttive, in Mito e scienza in Ernst Cassirer, a c. di P. Parrini, in
“Annali del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze”, Perchè è scorretto
(moralmente) dire che è uno di noi[Intervento sul Documento del Comitato
nazionale di bioetica sulla sperimentazione sull'embrione], "il Sole 24
Ore", Con i “continentali” il dialogo è aperto, “il Sole 24 Ore”,Filosofia
e storia della filosofia, in Filosofia analitica oggi, “Informazione
filosofica”, Le origini dell’epistemologia, in Storia della filosofia, a c.
diP. [Pietro] Rossi e C. A. Viano, L’Ottocento, Bari,Laterza: 570-82
9703 – Immanenzgedanken e conoscenza come unificazione. Filosofia
scientifica e filosofia della scienza, Rsf, Realismo, scetticismo e analisi
filosofica [Risposta a P. Leonardi], “Paradigmi”, Intervento in “Il documento
dei Quaranta”: risposte e considerazioni, “L’informazione filosofica”, Per un
sapere senza assoluti [su Otto Neurath], “il Sole 24 Ore”, La mia terza via
nella ragnatela di concetti e credenze, “Letture”, Presentazione e Curatela con
Rosaria Egidi diForme di argomentazione razionale, “Paradigmi”, Ermeneutica ed
epistemologia, “Paradigmi”, Presentazione e Curatela con D. Marconi e M. Di
Francesco, Filosofia analitica 1996-1998. Prospettive teoriche e revisioni
storiografiche, Milano, Guerini, Dell'incertezza, ovvero del "non
raccapezzarsi" [su S. Veca, Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche,
Milano, 1997], "Iride", Sull'insegnamento della filosofia nella
scuola media superiore riformata, Rsf, Aggiornamento delle voci Causalità, Convenzionalismo,
Teoria scientifica, Verità, Dizionario di Filosofia, di N. Abbagnano, terza
edizione aggiornata e ampliata da G. Fornero, Torino, Pomba, Io difendo gli
epistemologi, "Letture", Sulle vedute epistemologiche di Enriques (e
di Croce), Rsf, Una risposta laica alla fine degli assoluti [Intervento nel
dibattito sul nichilismo], "il Sole 24 Ore", La filosofia è ancora motore di progresso
[Intervento nel dibattito sulla riforma dell'università], "il Sole 24
Ore", Filosofia delle occasioni mancate [Intervento nel dibattito sulla
riforma dell'università], "il Sole 24 Ore", Il conoscere tra
filosofia e scienza, in Atlante del Novecento, 3 voll., con la direzione di L.
Gallino, M. L. Salvadori, G. Vattimo, Torino, Pomba, Vol. III: Il declino delle
certezze. Un secolo e le sue immagini: Metafisica e filosofia analitica, in
Annuario di filosofia 2000: Corpo e anima. Necessità della metafisica, Milano,
Mondadori: Ancora sul convegno fiorentino della SFI, Lettera alla Rst, Crisi
del fondazionalismo, giustificazione epistemica e natura della filosofia,
"Iride" La 'terza via' della filosofia positiva, in AA. VV., La
navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la 'terza navigazione',
Roma, Armando Editore: Internet non è fatto per i ‘verofobi’, "il Sole 24
Ore", Empirismo logico, tutta
un'altra storia, "il Sole 24 Ore", La verità (Discussione di Paolo
Parrini e Marco Messeri), "Palomar",
Una risposta laica alla fine degli assoluti, in Nichilismo Relativismo
Verità. Un dibattito, a c. di V. Possenti e A. Massarenti, Rubbettino, Soveria
Mannelli: Epistemologia, filosofia del linguaggio e analisi filosofica, in La
filosofia italiana in discussione, a c. di F. P. Firrao, Milano, Paravia e
Bruno Mondadori, Dimensioni scientifiche e filosofiche della conoscenza. Una
panoramica introduttiva, in "Annali del Dipartimento di Filosofia
dell’Università di Firenze": Miserie dell'epistemologia italica, in
Scienza Dossier, "il Sole 24 Ore",Sapere e interpretare. Per una
filosofia e un’oggettività senza fondamenti, Milano, Guerini, Conoscenza e
cognizione. Tra filosofia e scienza cognitiva, Milano, Guerini, Il ‘dogma’
dell’analiticità cinquant’anni dopo. Una valutazione epistemologica, in
Conoscenza e cognizione, Dimensioni della filosofia, vol. I: Filosofia in età
antica, Milano, Mondadori Università (in collaborazione con Simonetta Parrini
Ciolli Incompreso, o quasi, dagli Americani [K. R. Popper: “Il più grande
epistemologo mai esistito?”], in Karl Popper oggi. A cento anni dalla nascita,
“Reset”, L’empirismo logico. Aspetti storici e prospettive teoriche, Roma,
Carocci, Popper e Carnap su marxismo e socialismo, “Nuova Civiltà delle
Macchine”, Filosofia e scienza in Enriques, “Nuncius. Annali di storia della
scienza”, Più realista dell’empirismo [Ricordo di Wesley C. Salmon], "il
Sole 24 Ore", Crisi dell’evidenza e verità: due modelli epistemologici a
confronto, in La questione della verità. Filosofia, scienze, teologia, a c. di
V. Possenti, Roma, Armando: Filosofi italiani allo specchio: Paolo Parrini,
“Bollettino della Società Filosofica Italiana”, Reason and Perception. In
Defense of a Non-Linguistic Version of Empiricism, in Logical Empiricism.
Historical and Contemporary PerspectivesNota su P. Valore, Due convegni su
Giulio Preti a trent’anni dalla scomparsa, Rsf, Il pensiero filosofico di
Giulio Preti, ed. by P. Parrini and L. M. Scarantino, Milano, Guerini e
Associati: 11-14 (Presentazione by P. Parrini andL. M. Scarantino), Preti
filosofo dei valori, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Giulio Preti:
‘A Crossing of the Ways’, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Il pupazzo
di garza: alcune riflessioni epistemologiche, in Il pupazzo di garza, M. Papini
e D. Tringali, Firenze, Tra kantismo ed empirismo, in Scienza e conoscenza
secondo Kant. Influssi, temi, prospettive, a c. di A. Moretto, Padova, il
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philosophiques”, nPreti nella filosofia italiana della seconda metà del
Novecento, in Giulio Preti filosofo europeo, a c. di Alberto Peruzzi, Firenze,
Leo S. Olschki: L’insegnamento della filosofia tra identità disciplinare e
rapporto con gli altri saperi, in Rinnovare la filosofia nella scuola, a c. di
L. Handjaras e F. P. Firrao, Firenze, Clinamen: Su alcuni problemi aperti in
epistemologia, “Iride”, Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento.Figure,
correnti, battaglie, Milano, Guerini A due secoli da Kant: conoscenza,
esperienza, metafisica della natura, in Itinerari del criticismo. Due secoli di
eredità kantiana, a c. di C. Ferrini, Napoli, Bibliopolis: L’epistemologia di
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di equilibrio in filosofia, in A Plea for Balance in Philosophy. Essays in
Honour of Paolo Parrini, vol. 2: New Contributions and Replies, a c. di R.
Lanfredini e A. Peruzzi, Pisa, ETS: Discussione sulla materia: Una prospettiva
epistemologica, “Aquinas: Rivista Internazionale di Filosofia”, Mach
scienziato-filosofo, Introduzione a Ernst Mach, Conoscenza ed errore. Abbozzi
per una psicologia della ricerca, Milano, Mimesis, Epistemologia e approccio
sistemico. Qualche spunto per ulteriori riflessioni, “Rivista di filosofia
neo-scolastica, Logical-Empiricism: an Austrian-Viennese Movement? Or an
Unsolved Entanglement among Semantics, Metaphysics and Epistemology,
“Paradigmi”, Fare filosofia, oggi, Roma, Carocci editore (v. Intervista:
https://www.letture.org/fare-filosofia-oggi-paolo-parrini/) Epistemologia
e approccio sistemico. La dinamica della conoscenza e il problema del realismo,
“Rivista di Filosofia Neo-Scolastica” Quine su analiticità e olismo. Una
valutazione critica in dialogo con Sandro Nannini, in Dalla filosofia
dell’azione alla filosofia della mente. Riflessioni in onore di Sandro Nannini,
a c. di C. Lumer e G. Romano, Roma-Messina, Corisco Né profeti né somari.
Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento quindici anni dopo, “Filosofia
italiana” Sulla filosofia degli analitici, in Prassi, cultura, realtà. Saggi in
onore di Pier Luigi Lecis, a c. di V. Busacchi, P. Salis, S. Pinna, Milano,
Mimesis: Scienza e arte, ovvero verità e bellezza, in TBA, a c. di P. Valore,
in corso di stampa 2) Empirismo logico e fenomenologia. Uno
snodo fondamentale della filosofia del Novecento, relazione su invito
presentata all’International Conference “Experientia/Experimentum”, Napoli
Filosofia e storia della filosofia: una prospettiva epistemica, relazione su
invito presentata all’incontro “Filosofia e storia della filosofia: prospettive
a confronto”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Esplicazione e
rielaborazione dei concetti, in Metodi, stili e orientamenti della filosofia, a
c. di R. Lanfredini, Carocci Editore, Roma, Paolo
Parrini. Parrini. Keywords: implicare, interpretare, antica filosofia italica,
Herbert Paul Grice, in difesa di un domma – indice to ‘filosofia eta antica’.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parrini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739504427/in/datetaken/
Grice e Pascoli – filosofia italiana – Luigi Speranza (Perugia). Filosofo. Fisologia. Grice: “An excellent
philosopher. He philosophised on the will, on the soul, and on a functionalist
approach.” Filosofo. Lingua. Fratello maggiore di Leone Pascoli. Insegna a
Roma e Perugia. Tiene dimostrazioni anatomiche mediante dissezione di cadaveri,
come il suo collega e concorrente Andrea Vesalio. Intrattenne una vasta
corrispondenza con intellettuali di tutta Europa. Le sue opere
filosofiche e scientifiche seguono i metodi di Descartes et Malebranche. I suoi
trattati di metafisica, medicina e matematica esibiscono una filosofia coerente
e metodico che dimostra la vitalità filosofica della cultura italiana del
periodo. Saggi: “Del moto che nei mobili si rifonde per impulso esteriore”;
“Nuovo metodo per introdursi ad imitazion de' geometri con ordine, chiarezza, e
brevità nelle più sottili questioni di filosofia metafisiche, logiche, morali e
fisiche” (Poletti, Andrea); “Del moto che nei mobili si rifonde per impulso esteriore,
Salvioni, Giovanni Maria); “Del moto che ne i mobili si rifonde in virtù di
loro elastica possanza” (Bernabò, Rocco); “Delle febbri teorica e pratica
secondo il nuovo sistema ove tutto si spega per quanto e possible ad imitazione
de gemetri”; “Il corpo umano o breve istoria dove con nuovo metodo si
descrivono in comendio tuti gl’organi suoi ed I loro principali offij”; “De
fibra mortice et morbosa nec non de experimentis ac morbis”; “Nuovo metodo per
introdursi ad imitazione de geometri con ordine, chiarezza e brevita nelle piu
sottil qestioni di filosofia logica, morale, e fisica. Osservazione teoretiche
e pratiche inviate per lettere”; “Sofilo Molossio, pastore arcade PERUGINO e
custode delg’ARMENTI AUTOMATICI in Arcadi gli difende dallo scrutinio ne che fa
nella sua critica Papi” (Roma); “Anatome literarum sive palladis pervestigatio”
(Roma); “SOFILO SENZA MASCHERA” (Roma); “Del moto che nei corpi si diffonde PER
IMPUSLO ESTERIORE, trattato fisico matematico ad insegnare la possanza degli
elementi quatro” (Roma); “Della natura dei NOSTRI PENSIERI e della natura con
cui si ESPRIMONO. Riflessioni METAFISICHE” (Roma); “Del moto che nei mobile si
rifonde in virtu di loro elastica possanza” (Roma); “De homine sive de corpore
humano vitam habente ratione tam prospera tam afflictae valetudinis” (Roma); “Delle
risposte ad acluni consulti sulla natura di varie infermita e la maniera di ben
curarle con una notizia della epidemina insorta nel GHETTO GIUDEO di roma, e
del congatio de’ buoi ne” (Roma); “Con una breve notizia del mal contagioso dei
buoi”; “Opuscoli anonimi in difesa di Alessandro Pasocolo” – si credeno suoi
soi. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Lalande, Dulac, Billy. Elogio. Bartelli, letto con Lic.de'Superiori decimo
lustro il secondo a n no già corre,da che le suoi ceneri, filosofo perugino,
sotto un'umi le sasso mute riposano inRoma,dallaPatria,ahi! pur troppo neglette.
Qui nacque, quà si educa, quì sparse per decennale tempo i lumi della filosofia
più sublime, insegnò ed esercitò qui Medicina. E celebratissimo perfino oltre
Italia; e tanta gloria egli accrebbe alla perugina Medica Scuola, che forse
questa per opera d'altrui a tanta rinoman za non 'mai pervenne : nulladimeno
sulla di lui tomba alcuna corona di patrio lauro non siposò, nè del suo nome
videsi ancor fregiato un'Elogio. Penso peraltro che Tu non debba di ciò do
lerti , ora che siedi puro ed impassibile sull' eter no seggio dei Buoni
;dacchè se vivente fosti il più fido seguace delle profonde dottrine del forte
animo di Cartesio , forse oggi di averne auta pur anco comune la sorte oltre la
tomba tu ti com . piaci Al vivere suo aprì Cartesio le luci nel bel suolo di
Francia , e sulle scoscese balze di S v e zia le chiuse e sebbene tornassero ,
dimandate le sue ceneri nelle Gallie, pure cento anni pas opra il sesto
decimo lustro Soprailsesto 0; sarono prima che di lui si leggesse un encomio .
Il nostro Alessandro in Perugia nacque e Roma les ue ossar accolse, nè furono
queste da'suoi concittadini manco desiderate; e solamente dopo
ottantadue anni, nella stessa sua patria, oggi al cun poco di lui si
ragiona. Piacciavi, accademici valorosi, che io ne parli almeno ad onore di
questa sua terra natale, ed'a gloria di quella medica fronda di cui venne
meritissimamente il suo crine ricinto', che quì splendeva allora più ver de e
più onorata. Nè voglio credere che siavi alcuno il quale reputi vana cosa
questo mio dire; imperocchè, Lui laudando , essendomi dato di e sporre dottrine
non'tutte convenevoli a' tempi ne quali si vive, ciò non torrà certamente che
Egli non debba essere reputato grande Filosofo e som mo Medico: essendo che se lafilosofia
e la medicina, o da meglio dire, se ogni umano sapere soggia cé par troppo a
cangiamento coll'andare dei se coli, è cosa costante che la verità e l'errore
só no di tutte le menti nostre retaggio ; sicchè tut ti i secoli e tutti gli
uomini da non pochi lati si avvicinano sempre fra loro.
Colprogrediredelsecolodecimo settimole scienze tutte di più chiara luce
folgoreggianti,per la via progredivano del possibile loro migliora mento
:Sciolto lo spirito umano dagli opprimen . Se questo Elogio di Alessandro
Pascoli potrà servire a qualche riparo del lungo silenzio in che ilsuo nome si
stétte ; se a sprone di studiosa gioventù possa per buona ventura tornare, se
del lo estinto encomiato e di Voi.,.dotti Colleghi, non tantoindegno riesca, al
fine da me proposto lietamente mi stimerò pervenuto. O ti legami del Peripato,
erasi finalmente avveduto della sua nobiltà; e la mente erasi accorta pote re
da se stessa pensare . Sembrava che la natura tutta fosse giunta a tale momento
di crisi, dalla quale aspettare si dovevano grandi cose e grandi uomini; e
grandi cose e grandi uomini difatti si ebbero. Fra questimolti, fiorirono Dracke,
Copernico, Ticone, Keplero, GALILEI, Bacone , e finalmente Cartesio, destinato
dal cielo a compiere il bramato rinnovamento negli studii moltiplici della
natura. Appena ilgrande Filosofo dell'Aja di chiarò al mondo intero non doversi
alcuna cosa ritenere per vera , quando che non venga dimo, strata per
tale; appena disse'che la umana mente deve tutto in dubbiezza riporre, finchè
alla cer tezza non sia pervenuta;'e di queste le fonda menta non che i
caratteri stabilì ; lo studio ed il filosofare degliuomini dialtropiù
nobilesplendo re si rivestirono. La geometria,la logica, lameta
fisica,lafisica,elamedicinamedesimainpiù sta bile e più onoratá sede allora si
collocarono . Il secolo diCartesio segnòmai sempre una delle e poche più
luminose e memorande nella storia del l'umano intendimento, imperocchè ogni1
dotto partecipò del beneficio influssodi questo tempo ; ed il nostro Pascoli
divenne Filosofo col divenire Cartesiano. Se non che non solo di Filosofia ma
di medicina altresì ai nobilissimi studj sentissi da natura invitato; e cono
scendo la forza del proprio genio, nol poterono. Comincia con Cartesio dal
dubitare e quindi giunse a persuadere sè stesso , tro e 6 distrarre da
quelli ne i solerti padri di gesú che accorti iniziandolo nelle regole del loro
Istituto cercarono farne conquista.; nè il volere del padre il quale
all'officio del foro il destinava. Vide egli bene assai per tempo come a corre
merita mente il medico lauro, doveva alle filosofiche discipline tutto sè
dedicare. Perchè la filosofia di ogni umano sapere è fondamento primiero.
Accostumato come Cartesio a meditare più che a leggere, a pensare più che a
parlare, medita sul le opera di quell sommo e le studia intensamente, facendosi
propri i di lui principj , e tutta la filosoficacartesianatelasvolsee conobbe. Il
discorso sul metodo, le metafisiche meditazioni, le regole per la ricerca del
vero, il trattato sull’uomo di Cartesio sono a lui splendentissima face onde
dirigersi nel difficile sentiero della filosofia. Cosi lo studio di questa
precedette e quindi 'accompagna quello della medicina, non mai volendo egli
l'uno dall'altro separare. Tra noi, ai giorni nostri tristissimi , sembra
essere riserbato vedere non poca turba di gioventù male accorta gire in traccia
di medica scienza senza lo inestinguibile lume del più retto filosofare, senza
la conoscenza della natura , di sė medesimo, e perfino del proprio idioma nativo.
Vergogna s o m ima di que'paesi e di que'tempi che vogliopsi dire illuminati! E
per attribute diverse.Quin di dalla cognizione dell'Io personale passa a quella
pe ressenza perfetta che è Dio. Traicanoni della filosofia cartesiana erayi
quello di ritenere e gate si trovano le verità : donde poi le idee in
nate,dondela concatenazione diesse, la quale incominciando da dio scende
all'anima umana, quindi ai corpi, quindi ai bruti, quindi alle cose, tutte
della natura.E quifa duopo ricordare che mentre Cartesio col suo dubbio
universale prese la via delle speculazioni intellettuali a sta bilire i gradi
della verità , Bacone da Verulamio , coldubbio stesso fondamentale, prese la
via del le sensazioni, ed al fine desiderato pervenne in cammino più regolare e
meno incerto. Piega alquanto piùla sua mente al Cancelliere d'Inghilterra che
al pensatore dell'Aja. Ora chi potrebbe mai credere che dopo ise coli di Bacone
e Condillac sorgessero nuovamente, nelle dottrine delle idee , i secoli di
Cartesio e di Malebranche? Eppure oggi è cosi.Umana mente!
varsiesistenzefuoridinoi,erisultarel'uomo da un corpo e da uno spirito,
sostanze interamente fra loro per essenza e ' chę i sensisieno ingannevoli
guide alla umana ra gione ; e che perciò l'anima nostra ha in se stes . sa e
per se stessa principj stabili, cui tutte le
1 Ora tornando al nostro laudando diciamo che parlò egli primamente
della esistenza e durata d e glienti modali; poscia diquelle sostanze che nelle
loro idee inchiudono essenzialmente un qual che modo di essere';e
fondo le principali massi me dellaumana certezzasullaesistenzade'corpi. Dalle
essenziali proprietà degli enti corporei stu diò pur egli l uomo sotto il
duplice rapporto di sua materiale e spirituale sostanza; e ragionando
dell'anima, ne fissò la essenza sulla immateriali tá di lei, donde le sue
potenze intelletto é vo lontà . La credette immortale; e mentre Cartesio ne
tacque la dimostrazione, scrivendo in una sua lettera non essere necessario di
mostrare la immortalità dell'anima tostochè siasi provata la sua
spiritualenatura, non volle tacerla col pubblicare il discorso sulla
immortalità dell anima umana. Da troppa vanitàdinome; ed al desiderio di
piacere agli amici, motteggiando alcun poco , egli fu 'mósso a scrivere contro
Papi filosofo sabinese sostenendo a tutta possa, ma non con persuasione di
aninio, le dottrine del suo prediletto Cartesio sulla vita antomatica delle
bestie; volendosi però nascondere bizzarramente coll'intitolare il suo saggio “
Sofilo Molossio Pastore Arcade Perugino Custode degli’armenti automatici in Arcadia'.
Apparve preziosissimo a tutti questo saggio e se ne m e nò'romore in tutte le societá
dotte di Roma. Tali erano i sali attici in esso 'raccolti, i vivaci sar casmi, ileggiadri
concetti. Avvenne però che dopo sei annila suprema inquisizione con decreto
solenne condanna l'opera del Pastore Arcadico Sofilo Molossio. Ale 8
e e le sue ferme opinioni sull' animalitá delle bestie; protestandosi in
mille modi vero seguace di PITAGORA, e vero devoto a tutto ciò che la umana
credenza prescrivesi. Fu questa la sola nube che per poco offuscasse l'ottima
famadel Pascoli nel corso della lunga etá sua, é questa fu del suo animo la
dispiacenza più viva. песа.Applicatevidasennoafilosofare,poi che 2 per tale via depurate la mente umana da gli
errori che la offuscano, e sollevata dalle passioni che la opprimono, si eleva
cosi libera e tranquilla a tale grado di serenità , dove gode veramente di se
medesima Stabilito avendo 9 lora fu che ilPascoli accortosi dell'errore cui con
dotto lo aveva una sua male accorta vanità di spirito , ritrattò subito
pubblicamente le sue opi nioni;enelSofilosenzaMaschera scuoprìilsuo vero nome
Erano pure a suoi tempi, quali oggi vivono, alcuni falsi sapienti , che
superbamente umili, a busando del comune adagio, id tantum scio quod nihil
scio, il più irragionevole scetticismo nelle coșe tutte proclamavano , e di
ogni credenza e di ogni filosofia si facevano dispregiatori e nemici , Contra
tale specie di stupidi pensatori si scagliò il nostro Pascoli; e fece conoscere
come filosofare non altro è se non se rettamente pensare, essendo che chi mal
pensa conviene che male discorra, Sulle traccie di Platone, di CICERONE,
d’AQUINO, di Cartesio, ripete a tutti conse l’apprensione, al giudizio, al
discors , al metodo; e a diligente disamina tutte prendendole, formò il suo saggio
di logica, seguendo ugualmente la pre diletta sua cartesiana maniera. Espnse
quindi i precetti del ben' apprendere , del ben giudicare, del ben parlare, del
ben disporre. Prefere il metodo analitico che il pensiero è all anima
essenziale, come alla materia è la estensione , parlò delle operazioni del
nostro intelletto, le quali ridusse all' per istudiarelecose,elochiamò metodo
di risoluzione o di disciplina ; si servi del metodo sintetico per insegnare ad
altri, e lo disse metodo di composizione o d idottrina. Dopo che la scienza del
calcolo per la invenzione de' caratteri algebrici si fece più ordinata, e di
più estese applicazioni capace, lo studio delle m a tematiche divenne
universale ad ogni sapiente: e di quanta utilitá si renda allo sviluppo
dell'uma no intelletto ed alla ricerca del vero , ognuno di leggeri il conosce
. Studio si fatto non poteva es sere dal nostro Pascoli trascurato, e sulle
opere del Gottigues, dello Scohetten, di BARTOLINO; dell'Ozanam , di FARDELLA,
di Cartesio si for mò matematico. Scrive il saggio di logistica od arimmetica,
nel quale prendendo a trattarele quat tro operazioni fondamentali, non in cifre
numeri che,ma in algebriche, intitolò il suo lavoro col nome di Arimmetica nova
o speciosa: ed applicando le stesse operazioni alla dottrina de'polinomj, la
quale perviensi a studiare le leggi del moto. A lui però non piace solamente
seguire le dottrine di questi s o m mi, ma cerca direnderle più facili epiù
sicure. Lasciò di ragionaré del moto in astratto; e col tatto, colla vista, coi
sensi, in concreto lo e samino . Parla della natura, condizioni, proprietà, e
leggi del moto per impulso esteriore ed in virtù di elastica forza. Quindi si
lancia col pensiero, in alcuni moti possibili rispetto al vortice massimo del sole.
Con tale chiarezza di principi, con tale ordine d'idee egli ne seppe parlare
che meritò l'approfazione sincera ditutti i dotti e capace. Archimede, GALILEI,
Gassendo, Rohault, Cartesio avevano già insegnata la strada per la quale
perviensi ed alle equazioni, dette compimento alle sue fatiche sulla indole dei
nostri pensieri. Pose poi mano alla fisica, od a quella scienza vastissima , la
quale avvicinando al nostro pensiero le cose materiali che ne circondano, fà
che lumana intelligenza al più alto grado di sublimi tà siconduca L'uomo di fatti penetra con la sua scorta i
più nascosi secreti della natura; e con leipasseggiandolaterra e con lei
traversando glioceani,e su cieli passeggiando con lei,fache sopra tutto il
creato sovranamente s'innalzi. La prima verità che ci insegna la fisica è che
il m o to costituisce il fondamentale fenomeno de'corpi tutti. Ond'è che tutto è
movimento in natura,o tutto a movimento èdisposto, o tutto di movimento è. Il grande
matematico e fisico cremonese BIANCHINI glie ne dette la più solenne e pubblica
testimonianza Mi si dia materia e moto, dice Cartesio, ed io imprendo tosto a
crea re un mondo , il Pascoli con maggiore umilta così diceva “ Materia e moto
sono i due prin n.cipali strumenti, donde con sua possanza si »
valeDio,dimomento inmomento,aprodur 9. rac racoli, e miracoli di stupor infinito.
Si ode oggi nelle nostre scuole far menzione di un etere comune, di un
imponderabile unico ed universale, motore di tutti I fenomeni iquali hannoluo
go "nei movimenti della materia e degli animali . Le scuoleAlemanne
apreferenzadialtre risuo nano di questa materia unica-eterea, capace a prendere
diverse forme ed aspetti, tutto pene trando investendo agitando il creato: La
vide pure questa materia motrice universale: ciò che dicono oggi con tanto
entusiasmo, e for se con troppa persuasione dinovità, Mesmer, Wohlfart,
Sprengel ed altri sulfluido elettro-magnetico universale; ciò che con tanto
calore pro e con eguale robustezza di argomenti dimo strato dal nostro
Alessandro 1 e in natura, senza miracolo , continuati min & clamano
Lennosseck, Prokaska, ed Ennemoser sulfluido biotico universale de corpi
viventi, era stato già conosciuto non meno chiaramente dilo ro, Finalmente
volle ardimentoso inalzare i suoi sguardi ai movimenti del sole e nel
vastissimo campo dell'astronomia tentando alcun passo quale ché suo
opinamento volle manifestare. Si dichiara del sistema astronomico di Copernico
e di GALILEI oppositore fermissimo. Ma qui potrebbe dataluno dimandarsi, se il facesse
egli forse per tenere dietro alle massime proclamate dalla romana corte nella
quale viveva? Nò. Chè la saggia condotta dei prudenti interpreti delle sacre corte
ha assai già moderata la forza di quegl’anatemi scagliati un secolo innanzi
sulla tomba del riformatore di Thori, e sul capo del pensatore pisano. Potevasi
allora dalle pubbliche scuole o ne communi discorsi dei dotti liberamente
difendere (come ipotesi) ilmovimento terrestre e la stazione solare, senza tema
di contraire brutte macz chie nell anima, o a spiacevoli incontri soggiace, re
Ond'èchese con tutta la forza del suo'sapere alla copernicana sentenza si oppose,
ciò fece'con intima persuasione di mente , e non per condiscendenza di basso
cortigianismo. Nei e il solo che dalla credenza di Coperni colunginestasse. Imperocchè
fra i moltiche ridi re potrebbonsi, quel grande onore d'Italia, quel
l’astronomo profondissimo della dotta Bologna, MANFREDI, basta per valente
compagno del nostro Alessandro rammemorare. Vero si fu peròche a fronte
degl'ingegnosi sforzi di tanti uomini insigni, prosegui ilsuo cammino la terra,
è fermo il sole si stette. Qui terminarono le fi losofiche laboriose
occupazioni di lui, e conqueste sole poteva rendersi della Patria e della
nazione assai benemerito : ma fu pure medico Alessandro Pascoli, è inedico di altissima
riputazione. Se sono grandi i nomi dei restauratori della umana filosofia, non
meno grandi furono quelli di Silvio, di Lancisi di Baglivi, di Ramazzini, e di
altri che le medie che scienze ad alto grado di rinomanza condusse ro .
Alessandro Pascoli visse nel tempo in cui la medicina seguiva tuttora le
insegne de'Jatro-chimici, dell'Elmonzio, e del Silvio; insegne che stavano già
per cangiarsi dal Santorio e dal B o relli,onde quelle trionfassero degl’átro-matematici
ed e meccanici. Nè si per verrá mai a spiegareun costante ed unico vessillo
sotto il quale si raccolgano in ogni tempo i cultori della medicina le che sia
proprio di lei in tutte le età che trascor. rono? Grande e funesto destino, a
molte scienze comune , alla medica comunissimo! Conosce in quali giorni vive;
quale del secolo suo fosse dominante lospirito; epienodialtoin gegno ,nellamedicascienza
sifèvalente:Carte sio aveva per dodici interi anni studiato'l'Anato mia a fine
di ben conoscere l' uomo ; e il nostro Pascoli per non minore tempo applicò la
sua m e n te allo studio profondo della struttura del corpo umano. Annuncia
sulle prime ai dotti un trattato riguardante i cangiamenti che provengono agli
organi corporei per cagione delle passioni: pensiero veramente sublime sul
quale però le speranze di ognuno restarono pur troppo delase . Ai tempi del
nostro Alessandro l'Anatomia non avevaancorastrettocon altrenaturaliscienzequel
Putile nesso di che oggi si onora ;né quel filo sofico linguaggio, nè quelle
sottili applicazioni si trovavano in essa , siccome in quella d'oggidi noi
ammiriamo.Allefaticheed allementi sublimidi Scarpa , di Soemmering, di Mechel,
di Portal, e dell'immortale Bichat dobbiamo la eccellenza cui oggi l'anatomico
studio è pervenuto . Nè Vicq d’Azir, nè Geoffroy di Saint Ilaire', nè Blecard,
nè Gall vissero in quella età; pure potevasi quel tempo chiamare il tempo delle
scoperte anatomi miche . Erano già nati gli scrutatori sommi"dell’uman
corpo Arveo, Senae, Asellio, Willis, Nuck, Malpighi, Ruischio, Lancisi ed
altri. Vive e studia con Redi. Ciò basta. Insieme per più tempo in Firenze si
occuparono indefessamente di anatomiche dissezioni e quel dotto scrittore
toscano ha caro Alessandro quanti altri mai, al grande Cosimo presentandolo
quale soggetto degnissimo di tutta la considerazione sovrana. La fabbrica del corpo
umano dal nostro encomiato descritta non presenta, è ver, peregrine cose. Ma
l'ordine, la chiarezza, la concisione rendettero il saggio suo utile al
pubblico insegnament , pel quale oggetto egli stesso si protesa averlo
unicamente composto. Quando il gran Malebranche si avvenne nel libro dell'uomo
di Cartesio, ed ipcontrò in questo filosofo un ge vio simile al suo, prese
(dice l'elegantissimo Fontenelle) il grande partito di rompere ogni commercio
con le erudite facoltà, ed in seno del cartesianismo tutto si abbandona. Legge il
saggio medesimo di Cartesio, lo medita profondamente e scrive egli pure
sull'uomo. Mentre però l'uomo di Cartesio e di Malebranche fu l'uomo del
metafisico e del filosofo, l'uomo nelle mani del Pascoli e l'uomo
dell'anatomico e del medico. Ha somma intelligenza nell'osservare i fenomeni
dellaumana vita, sicchè lemas sime del suo Cartesio con quelle modificate del
gran Cancelliere d'Inghilterra, formarono in lui quello spirito di filosofia
induttiva, il quale alla ricerca del vero nelle cose di fatto e perciò in
medicina, è l'unica sicura via . Scrivendo dell'Uomo prese Alessandro ilgiu sto
partito di primamente designarne le parti , quindi ad esse dare vita ed azione,
poi de'mali a cui vanno soggette tenere ragionamento, e fi nalmente l'opportuno
metodo curativo de morbi con tutta la modestia del dire proporre. In tale modo
ilnostro encomiato presentò alpubblicoun tesoro di dottrina, che per molti e
molti annida ogni medica scuola Italiana fu allo insegnamento de
giovani:offertoe prescritto, riputatolo per il prezioso e completo deposito
della medica scienza . Le opinioni di Galeno e di Silvio erano quelle che fra i
cultori d'Igea in quel tempo tut tor dominavano , Stava per sorgere la setta del
più solidismo, ed Elmonzio, Cartesio, Silvio erano ancorai tre
grandi nomi proferiti dalla bocca di tutti; cosicchè fra i conciliatori e
moderatori di questi tre Principi delle mediche scuole si e mento etereo piú
sciolti gli umori , ed il moto fer mentativo di essi prodursi . Questo elemento
lá presiedere alla circolazione sanguigna, qua tutto il fonte del calore
animale sostenere perenne. Era quest etere per Alessandro la fondamentale sor
gente delle fermentazioni non naturali, donde le febri tutte'nascevano che ove
accada condensa mento di esso,lemaligne;ovesoluzione,lebe nigne; ove infine
abbia luogo latente glandolare fermento, originarsi le intermittenti opinäva.
Po i te dottrine fisiche di questo etere universale espo neva', la sua azione
sulla vita degli organi', finalmente l'applicazione di esso alle dottrine di
Scrodéro, di Hoffmanno, di Etmullero, diLemery , e degli altri molti di quella
età . E forse che non potremmo noi parlare lo stesso linguaggio, sostituendo al
nome di etere cartesiano quello di elettro-magnetico? Io i l dimando Abituato il
nostro Pascoli fin dall'infanziaa piegare la sua mente al metodo geometrico e a
disporre le sue idee con quell'ordine e successio ne, utile al buon’acquisto di
tutte le cognizioni il nostro Pascoli . Quindi è che nelle sue opere
parlasi dello spirito di Willis, del fuoco di GIRGENTI,del l'archeo di Wan
-Helmonzio, del primo elemento di Cartesio :e si dice farsi per virtù di questo
ele pose + 17 + 4 Oltre al suo trattato dell'uomo, che abbraccia l'intero
studio della medicina , sono n u m e rosissimi i suoi Consulti, le sue Lettere
, i suoi Votiemessi in oggetti di pubblica sanità.Incau se dificili di Foro
canonico e civile, in Canoniz zazioni di santi uomini diede Pareri e Giudizj,
che guidarono le Autorità competenti a retti e s e n sati decreti Avendo inoltre
il Pascoli,saputo unire a somma dottrina, urbanità di modi nel conversare , ed
umiltà di espressioni nel parlare e nello scrivere, non é a stupirsi se ai
dotti d'Ita+ lia ed oltremonte rispettabile e caro addiyenisse L'amicizia che
seco lui ebbero un Redi, un Magliabecchi, un Montemelini, un'Ottaviani,unLes
protti, un Zannettini, un Lambertini, un Segur, un Baglivi; da quali o
dedicazioni di opere, o non interrotte scentifiche corrispondenze, o laudi
sincere egli ottenne, siccome fecero pure un Bian chini,un Loy,un Marini,uno
Sprengel,un'Al ler ; ci ayvisano dovere riporre Alessandro Pasco li fra gli
uomini grandi, che in filosofia ed in mea umane, e preciso nel descrivere gli
organi, chia ro nello esporre i fatti, esatto nella diagnosi, cautissimo nella
prognosi. E poi semplice quanto mai possa dirsi nel metodo del medicare, e
dichiarossi nemico di ogni farragine farmaceutica, ripetendo sempre a se stesso
e ad altri che a buon medico pochi medicamenti bastano o 18 di pintore pochi
colori. come a buon ; dicina fiorirono fra il terminare del secolo decimo
settimo e del decimo ottavo sul cominciare, Il nostro Pascoli legge in Roma anatomia
e ,edicina dalla più fiorente alla più tarda etá sua, grandi opori godendo e
distintissime cariche sem pre occupando. I papi Clemente XI, Innocenzo XIII,
Benedetto XIII, Clemente XII. lo hanno a medico, Archiatro lo salutarono,
Protomedico lo proclamarono, lo scelsero Conclavista. Del supremo tribunale sanitario,
della congregazione dei sacri riti, fè parte onorata e principale, tanta era la
dottrina che quella romana corte in Lui venerava . Potrebbe forse da taluno di
noi dimandarsi se il Pascoliavesse meritatosigrandeecomune conside razione come
Medico pratico,quanta ne ebbe come teorico;imperocchè pur troppo è duopo
riguardare la medicina sotto ilduplice aspetto diScienza edi Arte.Difatti non
rade volte accade che amedico quanto ésser si voglia dottissimo, manchi quel
tatto pratico, quella squisitezza di medica vista, e, dicia molo pure ,
quell'inesplicabile nesso di favorevoli 19 Dopo che per due lustri dalla
patria Univer sità degli Studj, e dalle private Accademie le fisi che,e mediche
scienzeinsegnò,Padova eRoma il chiedettero a gara , generosamente patria
novella offerendogli. Il Pontefice Clemente undecimo a se chiamatolo, fece si
che a Padova, cui era già sul punto di recarsi, Roma preferisse. E così Perugia
lo perdette per sempre e E quièbenforzacrederecheAlessandroPa scoli
vivendo dodici lustri in Corte, in Roma,tra Grandi , tra Principi sempre ; cui
furono affidati in téressantissiminegocj delle Principesche Famiglie Albani, Chigi,
Rospigliosi, Sora ed altre, fosse di grande ingegno, di profonda politica, di
somma costumatezza dotato; dacchè, una di queste do ti che manchi, a sorte sì
grande non si pergie ne , o per poco di questa si gode. Difatti sappia m o come
tra le tante virtù che lo adornarono, erano prime il decoroso contegno in che
egli si tenne, l'essere del suo buon nome forte difenditore, il 20
incontri e di buone venture, che tanto valgono al la propizia riuscita
dell'esercizio clinico, e su cui la opinione e la fidanza di ottimo e felice
medico riposa. Nel nostro Alessandro sembra che tutto si riunisse a renderlo
valente nell'arte come nella scienza rinomatissimo. Ed in vero pel lungo corso
che visse all'aura del Campidoglio, non fuvvi personaggio distintocui non
prestasse medica mano o medica consultazione. Oltre ai pontefi ci
sopraenunciati, la regina di Polonia ed i suoi figli, gli Elettori Bavaro,
Sassone, e Coloniense, la Regina d'Inghilterra, ed ogni altro Principe e
Grande, (a quali sifortemente il vivere più ca le ) lui ebbero a tutela de' propri
giorni bene ed ilparlar pensar bene di tutti, siche tutti rispettando ed amando,
seppe da tutti rispetto riscuotere ed amore. Cosi Roma e ammiratrice di un
filosofo Perugino. Ed il suo nome onorato più spesso colà che tra noi si
pronuncia forse e si ripete. Lontano dagl'incanti del bel sesso, ne fuggi
perfino, in quanto il potè, la medica cura. Che più? Con religiositá e fortezza
di animo sostenne una completa cecitá, senza che in se stesso foss'egli meno
tranquillo, nè meno fosse da altri dimandato e compianto. Che se al possedimento
disua vasta dottrina, se al buon successo dell'arte sua, se al corredo delle
nobili doti dell'animo che in Pascoli fece ro si bella mostra di loro, si
aggiunga la felicità de' tempi nei quali visse, dovremo anche meno stupirci che
potesse egli giungere al più alto grado di celebrità e di onoranza . Io voglio
dire la felicità dei tempi; ossia quell buon tempo ai dotti propizio, in cui dessi
sono veramente stimati, e nel quale i Principi, ei Grandi concorrono agara
(siccome oggi) informar li, tosto chè i principi e i grandi bene conoscono che
le scienze e le lettere sono veramente il sostegno de’ troni, e delle nazioni delle
cittá dei paesi il primo ed il più luminoso decoro. Ed alla estimazione de' medici
credo che non poco in ogni tempo contribuisca la buona Fidanza de'popoli, colsaldo
tenersi di quel velame che agli occhi del volgo i misteri nasconde d'Igea; velame
tanto utile che sia serbato; imperocchè la remozione di esso chi ne abbisogna e
cui serve reciprocamente danneggia. Dopo si grandi fatiche, carico di meriti e
di onori, questa misera terra abbandona e perenne ricordanza dei
posteriche cirima ve dilui? Laviva fama delle suetante virtù, ladi lui valentia
nell'arte del medicare; e più ci restano i suoi numerosi volumi , depositarii
immanchevoli del vasto sapere nelle fisiche e nelle mediche facoltá. Saremmo noi
co tanto ingiusti per dimenticare i sudori dei dotti che ci precedettero ,
solamente perchè il modo loro di filosofare non è più simi le a quello de'tempi
nostri? E vorremmo noi far ci riputare così creduli e così inorgogliti nel
lusin garci che alle dottrine ed alle massime nostre del la filosofia e della
medicina, tutti coloro che ci suc cederanno coi secoli pieghino riverenti la
fronte e le venture età inalterato rispettino ciò che ad esse faremo noi
pervenire? Non siavi chi lo cre da , o la storia dell'umano sapere ne
disinganni, Ond' è che degli esimj ingegni, dei benemeriti cittadini,
degl'insigni scrittori,sebbene lunga serie di anni da essi ci divida, serbare
si debbe ricor danzavivissima,afronte decangiamentiaquali
puògireincontrol'umano filosofareeilmedi co opinamento. Si, dotti Accademici,
apprezziamo mai s e m prelefaticheutilide'trapassati, seneimitinoi buoni
esempli, se ne rispettino i nomi ; ed il titolo a non meritarci d'ingrati, le
loro tombe di verdicorone di lauro con più frequenza e con più giustizia si
onorino. Rivolgendosi al Busto marmoreo dell'Encomiato, che innalzavasi nella
Sala dell' Accademia. Tutto ciò che vien detto di Alessandro Pascoli in questo
Elogio, come filosofo e medico , è tolto dalla let tara ed analisi fatta delle
molte sue opere , in diversi tem pi pubblicate; il catalogo delle quali trovasi
registrato nella Biografia dei Scrittori Perugini delchiarissimo Cavaliere Gio.Battista
Prof.Vermiglioli all'Articolo Pasco li Alessandro - Noi credemmo di non
trascrivere ibra ni medesimi dell'Encomiato, a conferma de' suoi detti e delle
sue opinioni , e ciò per non aumentare la stampa inu tilmente; sapendo che agli
eruditi medici sarebbe ridire le cose stesse le quali nelle opere delPascoli
già bene conoscono , o potranno rilevare quando lo vogliano . Quello poi che
riguarda la di lui vita privata e so ciale lo rilevammo dalla storia di sua
famiglia , dalla Biografia sopracitata; nonchè da quella degli illustri italia
ni compilata dal chiarissimo Sig. Emilio de Tipaldo, Venezia. Finalmente da non
poche pregevoli notizie ms. lasciate da Francesco Aurelio Ginanneschi, giovane
di Alessandro Pascoli, ed ultimo che stet te venti e più anni con lui, e perciò
informatissimo della sua vita. Questo ms
trovasi presso di noi. Nacque da Domenico Pascoli, e da Ippolita
Mariottini . La famiglia dei Pascoli fu originaria di Ravenna, siccome ne scris
se Celso , fratello del nostro Alessandro , nella storia del la sua Casa .La
prima di esse fu stampata in Roma in 8°, presso lo Zanobi, dedicata a Fabrizio
Paolucci, Segretario di Stato di Clemente XI. La seconda che contiene tutta la di
lui ritrattazione e pubblicata egualmente in Roma in 8° per il Buagni, dedicata a Banchieri assessore
del S. Officio. Ambedue queste operette interessanti la vita letteraria ed i
sentimenti morali del Pascoli le abbiamo nella Biblioteca pubblica Scaff. Quando
la Regina d'Inghilterra in Roma lo chiama a medicarla, nell'atto di presentare
il polso, gli disse. É vero, Sig. Dottore, che voi non avete piacere di
medicare le donne? Alla quale dimanda egli risponde. É verissimo, ma non le regine.
Muore in Roma. confortato da tutti gli ajuti della Religione, Gl’ultimi18 circa
dei quali in una completa cecità Fù sepolto nella Chiesa di S. Silvestro a
Monte Cavallo de' RR.PP, Teatini- La Iscrizione sepolcrale umile, compostasi da
se medesimo, e che trovasi tuttora sopra l'avello, è la seguente. Hic Posuit
Exuvias In Die Irae Resumendas Alexander Pascoli Perusinus Verissimo. Non mi
piace medicar le donne, ma non le regine”,eforsedeglialtri,chesap di Antonio
Blado); Trattato della mutazione dell' altra Lettera si apprende che avea
aria,in4. Roma per Alessandro Gar. Pure scritto un trattato di Rettorica
danoec.Di questo opuscolopro- eprincipalmente sulla Invenzione dusse il suo giudizio
il Bonciarioia dicui ne offer copia allo stessoBon una letterainedita. Perchèi Digesti
si allegano morie di sua famiglia originaria di Ra iniscrittoperdueifedil paragra-
venoa, epoistanziataio Perugia; eda fo per due ss congiunti. queste memɔrie
medesime passate quin 2. Del partodell'Orsa . piano e non siano appassionati.
Da V. Conclusione del Tribuno della scoli,ed. Ippolita Mariottini.Termi
plebe,in4.RomapergliEredidi natiigiovanilisuoistudiipressoipp. suo articolo, e
dal Vincioli nell'opu scolo sullo stesso argomento. I ràstampata velan anderò. Leco-
Dizionario medico,che egli di e che io farò non saranno da sco- morando in
Firenze , studiò assidua »lare,elatineperqualchemese>,ma
mentealloSpedaleperfareosserva »volgari, e contro tutta l'Accademia zioni anatomiche,
eperpoterecosì fiorentina, massime sopra il Boccaccio, migliorareunsuo Trattatosulcangia
Gennajo da Domenico Pa. egli tolse a seguire la medicina
VI.VersiinLodedelleacquedi incuineotlennelemagistraliinsegne S.Galgano. Civengonoricordatidal.
quandocontavasolianni21. Grisaldiioquellelettererammentateal Posciasirecòin
Firenzeameglio apprendere la scienza salutare alla scuo e ciario . della Poesia,in
CelsoPa. IIF. Questione di Giovanni Osma. Romapergli Eredi rino Gigliotto
Magistrato. anguste ma lucrose vie del fo. PAPA scoli fratello di Alessandro, e
di Leg IV.Risoluzioni di quattrodubbj. ne, dimorando in Roma scrisse le me di a
suoi posteri, noi raccoglieremo le 3.4. Del Perseo, e del Pesco, e brevi notizie
di Alessandro, e Leone. loro natura . Roma per gli Eredidi Nacque Alessandro in
Perugia nel Gio. Gigliotti ,in Giovanni Gigliotti. E'questoun' Gesuiti, che conoscendolo
di bello in opuscolo con cuisicoufutano leopi- gegno, desideravano a loro condurlo,
e nionidi Plutarco, del Manuzio edel terminate gli studii legali, perch èil
Sigonio, iquali credettero che il Tri- padre voleastrascinarlo miserameate buoo
della plebe in Roma non fosse per le ro taliana, esoprailBoccaceio.Gioviin-
buonesperanze,nonostantechesi tendernepocheparole:»Sostatotardo
riducesseagliestremi.Ristabilitositor n'arisponderviperchèm'haingom-
nòaprosperamealeesercitarelasua »bratotuttopiùdiunmeseunacom-
professione,ecolfavoredeldottoMae »posizioncellachehofattaperun
stro,potèpresentarsial Gran-Duca »miopatrone, laqualesubitochesa- CosimoI. Aggiugnel'Eloynelsuo
ladi Francesco Kedi, e mentre co Da una lettera inedita di Lorenzo si sotto di lui
attendevaallaclinica, al Bonciariosembracheeglisiaccin-
fudamortalemalattiasorpreso,ma gesse a scrivere anche sulla Lingua i- il Redi
medesimo ne concepì sempre e èverissimo, ma non le Regine. Fu
Rimpatriato nuovamente si posea anche medico straordinario deiPonte studiare le
lingue greca e latina sot- fici Clemente XI. Innocenzio XIII. Be to il Canonico
Guidarelli, dicuiveg. Pedetto XIII. eClemente XII. incom gasil'articolo, e le Matematiche
sot- pagnia di Leprotti,ilqua to ilDottorNeri,mentrenon lascia-
lemoltoprofittavade'consiglidel Pa vadiattendereancheallaMedicina
scoli.Doveaesseremedicoprimario pratica, soltoLodovicoViti; nèpassò pontificio,
ma per non imbarazzarsi poi molto tempo, che ottennein pa gui la giubilazione.
Veggasi la dedica premessa alla sua opera de Hom inc . Marini Archiatri PontificjCaraffa
de Gymn.Rom. Com , in stud. Med. Borhe. Valen.1741.
enuovamentetraledisputazionimedicheraccoltedall' Halleer, per le
approvazioni da farsi ne'miracoli Adaltrionorifuinnalzatoin Ro-
operatiadintercessione de’ServidelSi ma, imperciocchèebbe luogo frai
gnorenellaloro canonizzazione e ,esi XII.ArchiatridelCollegiode'Medici
dique'prodigjdistesepurealcunedi efragliArcadicon ilnomediSofiló squisizioni.ProfessavalaMedicinacon
Molossio.Varie istituzioni sanitarie lo semplicità, e dioesiche il rinomatissi
ebbero a medico in Roma, ove cura mo Cardinale Alessandro Albani Camer la
Regina di Polonia , ed il suo figliuo- lengo, lo ebbe in tanta stima, che non
soleva conferire impiego a perugin , se non gli veniva raccomandato lo , gl’eleltori
di Baviera e di Colonia, llo fante Elettorale di Sassonia
elaReginad'Inghilterra,laquale dalPascolichesoleachiamareilCa nell'ultima
malattia volle il Pascoli merlengo perugino. Fu avuto in isti. e narra Celso
suo fratello , che nella ma anchedalcelebre Hallerche ne
primavoltaincuiAlessandroletoccò parlònelleoperesue(4),edilSeguer ilpolzo, glidisse
la Regina, onève àlui dedica la sua Schedula
monito. ro Pascoli, che voi non avete pia- ria ec. PA mentodegli
organicorporeiper ca- ceredimedicardonne?»cuirispose: gione delle passioni . PA
171 triaunaCattedradiFilosofia,cheten- ri;nonostanteperòfucontinuamente
neperapni10.,ragunandopoisem- ingraziadeglistessiPontefici,edi preincasasuaunaAccademiaaperta
vennemedicodelConclavedopola diLetterati.Intantofuchiamatoaleg-
mortediBenedettoXIII. eequandofu gereinPadova,ementresidispone
creatoClementeXII. Vaarecarsiaqueldottissimo Studio,
Inoltredal1928.al1736.aveaeserci Clemente XI.lochiamò aleggerenell' tata in
Roma anche la carica di Pro ArchiginnasioRomano. Coldreca.
tomedicodiquellaMetropoli,edello tosi incomiocid tosto ad iosegnare, la Stato
Ecclesiastico e la Consul
Notomia,chepernoveannicontinui tasoleasemprericercareisuoivoti vi professò;
ottenne poi alire catte- in qualunquebisogno di medica poli dre di Teorica e
Pratica con vistosi zia.Fu similmente varie volte occu
stipendi,finchènel1951.neconse patodallaCongregazionede,Riti nellaCorte,
rifiutò semprequesti ono PERVGINVS VIXIT
OB.V. tica il Sig. Pietro Angelo Papi M e 1.Dellefebbri TeoricaePratica
dicoeFilosofoSabinese.Roma1706. secondoilnuovosistema,ove tuttosi perilZanobj
8. spiega per quanto è possibile ad im Dopo il lungo spazio di 6. anni ,
mitazionede'Geometriec.Perugia fuproibitaquest'opera,el'Autore X. Della natura
dei nostri pensie; Osservazioni Teoriche e Prati- ri, e della natura
concuisiespri che di Medicina inviate fonde in virtù di loro elastica possan.
Sofilo Molossio Pastore Arcade zaec. Roma presso Rocco Barnabò perugino, e custode
degli armenti automatici in Arcadia. Gli difende dal De homine sive de
corpore PA PA l pel Costantini 4.Sieguonoal-
toccodascrupolopubblicòilN.VII. cunisuoidiscorsiinmateriemediche.
AnatomeLiterarumsivePal. Morì santamentein Roma nella vecchia etàdi
valloconquestaiscrizionenelsuotu. anni89.edopo18.annidicecità,e
mulocheerasicompostaperluistesso. Le dolle opere che lasciò a' poste- ri sono :
lo scrutinio che nefa nellasua cri • II. Il Corpo umano o breve Istoria dove
con nuovo metodo si descrivono ladis pervestigatio ec.Romae In ultimo
vannoaggiun- per lo Buagni .Vedi ilN. V. .M. HIC 0.POSVIT ,EXVVIAS IN .DIE
.IRAE .RESVMENDAS ALEXANDER .PASCOLI typis CajetaniZanobii8.L'anno1715.
incompendiotuttigliorganisuoi, furiprodottaperloSalvioniin4.con cd i loro
principali officj ec .Perugia 1700. pel Costantini in 4.Ven.1712. qualche
diversità nel titolo. VII.Sofilosenzamaschera.Roma te due Pistole del Baglivi
al Pascoli : Defibrámotriceetmorbosa,necnon zionidialcuniServidi Dio.Roma de
experimentis ac morbis ec. 1741. per (1)Giornale de Letterati Ven. fusepolto in S. Silvestro di Monte Car Voti
scritti per le Canoniza-. Del moto che nei mobili siri. Nuovo metodo per
introdursi IX. Deimotoche nei corpi sidif ad imitazione de'Geometri con ordi-
fonde per impulso esteriore ne , chiarezza e brevità nelle più , Tratta sot- to
fisico matematico ad insegnare la tiliquistionidiFilosofia,Logica,Mo-
possanzadegliclementi4.Roma per rale,eFisica.Ven.perAndreaPo- 'loSalvioni
letti1702.in4.vediilN.X. fig. (1) o lettere mono.Riflessionimetafisichecc.Ro
aglieruditissimiSignoridisuapri- ma1724.4.(2)Servedisecondapar
vataAccademiaec.Ven.1702.per teall'operadataalN.I. Andrea Poletti4.,ed
ivinuovamente humanovitamhabenterationetampro- insegne;econtinuandoinessigiunse
speraetamaffictaevaletudinis.Li- a cuoprirel'onorevolepostodiSegre bri
tres.Romae 1728. vol.3.in4.ex per Andr. Poletti (sò posciaaRavenna ,d'onde
alloscri. onori , che non versavansi allora con soilBarnabòcon varj discorsi.L'
tantagenerosità,perchèalsolomeri operastessafuristampatainVenezia
toconcedevansi.Scorsipochimesidi pel Polettiin4.cuisiag.
suadimorainFirenze,tornòarive giunseunamemoriadelSeguerdiret-
derelapatria,dacuisirecònuova. ta al Pascoli . mente in Roma sede degli studii
lega XIV.Alcuniopuscolianonimiin li, versode'quali Leonecrainclina. Difesadi AlessandroPascoli,
Sicre-tissimo,laquella Metropoli diportava. donosuoi, esonoinrispostaadal-sicontantasaggezza,chedivennefa
triopuscoli del bresciano Cri- miliaredelDucad'WedaAmbasciado.
stoforoZannettinigiàstatoscolaredel redelRediSpagnaallaCorteromu.
medesimoPascoli;edinquelledispu- na. Ma circostanze politiche, cheoscu. tealtri
moltiopuscolisi videro. Ma raronolariputazionediquelpocoas sennato Ministro, anche
ad egli fe delle sue opere mediche si fe ce altra edizione in Venezia in due
cero cambiare partitie siavviò per volume. Oltregli
unacarrieradiversa.Dopodiaverevi Scritti che al Pascoli indirizzarono
sitatealcunedelleprimarieCittàd'Ita , il Baglivi, ed il Seguer glilia , torno a
rivedere la patria , e ad fudedicatalaseconda edizionedelle
unavastissimasuppellettiledicognizio Maschere sceniche del Ficoroni. Conversando
gl’uomini tra sè, ed avendo inconseguen ROMA ETCRIS EMANUELE Donde è nico il za
necessità di comunicare a vicenda ipensieri, e le linguagio degl, a ز to Cà CO
. Uomini partico idee,che passano intimamente loro nell'animo; nè potendo laze ciò
conseguire in questo mondo sensibile, se non che in virtù di qualche oggetto
atto a muovere i sensi, CONVENNERO DI COMUN CONSENSO ad unire in maniera I loro
pensieri, e leloro idee, ancorche al tutto insensibili, a certi SEGNI SENSIBILI,
ed in particolarealle voci, che queste, stimolando per entro agli orecchi gli organi
dell'udito, destino conun a tale alte razione nell'animo, di chiode, quei pensieri,
e quelle idee, che concordarono di ESPRIMERE per s i n i l i segni, o voci, chiamate
comunemente termini. I termini dunque in logica non sono, se non chele semplice
voci inventate dagl’uomini a piacere per esprimere con maniere sensibili le
loro idee insensibili. Di qui è, che nato è tra i popoli ogni linguaggi po a
rticolare.Di cosi fatto linguaggio, e delle idee, che esso esprime , rispetto
alle operazioni dette dell'intellett, cioè rispetto al raziocinio umano, nel
corso del libro presente facciamo esatta menzione. Alessandro Pascoli. Keywords:
fisiologia, corpo, galileo, il fuco di Girgenti, Cicerone, Bianchini.
Verissimo, non mi piace medicar le donne, ma non le regine” spiegazione
dell’entimema in termini dell’intenzione dei communicatori – chi da il segno e
chi lo receve – il segno sensibili dell’idea della cosa. Equivoco se il termine
e dunque la proposizione rippresenta due idee. -- Luigi Speranza, “Grice e
Pascoli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pascoli – decadeniza divina
– filosofia italiana – Luigi Speranza (San Mauro di Romagna).
Filosofo.. Considerato il maggior filosofo decadente, nonostante la sua
formazione principalmente positivistica. Dal Fanciullino, articolo
programmatico, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico,
orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al recupero
di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può
esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea
consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai
anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo
l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia. Egli,
pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né
mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al
contrario di D'Annunzio), manifesta nella propria produzione tendenze
prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine
secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente la
sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione
classicista ereditata da Carducci e le nuove tematiche decadenti. Risulta
infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più importanti,
se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che
egli stesso ri-organizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema
semantico di base del proprio mondo poetico e artistico. Nacque in
provincia di Forlì all'interno di una famiglia benestante, quarto dei dieci
figli due dei quali morti molto piccolo di Ruggero Pascoli, amministratore
della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina
Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamano affettuosamente Zvanì. Il
padre e assassinato con una fucilata, sul proprio calesse, mentre tornava a
casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse
dovute a contrasti di lavoro, non sono mai chiarite e i responsabili rimasero
ignoti. Nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia ha forti
sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente ne “La
cavalla storna”. Il probabile mandante e infatti Pietro Cacciaguerra (al quale
fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e Savignano, possidente
ed esperto fattore da bestiame, che divenne successivamente agente per conto
del principe, co-adiuvando l'amministratore A. Petri, sub-entrato al padre dopo
il delitto. I due sicari, i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, sono
L. Pagliarani detto Bigéca, fervente repubblicano, e M.
Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto mandante. Sempre da lui venne
scritta una poesia in ricordo della notte dell'assassinio del padre, X agosto,
la notte di San Lorenzo, la stessa notte in cui morì il padre.
Sull'intricatissima vicenda del delitto Pascoli è stato pubblicato il saggio “Omicidio
Pascoli”. Il complotto frutto di ricerche negli archivi locali e che, oltre a
pubblicare documentazione inedita, formula l'ipotesi di uncomplotto perpetrato
ai danni dell'amministratore Pascoli. Il trauma lascia segni profondi nel
poeta. La famiglia comincia a perdere gradualmente il proprio stato economico e
successivamente a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi:
costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la sorella
Margherita di tifo, e la madre per un attacco cardiaco (di "crepacuore",
si disse), il fratello Luigi, colpito da
meningite, e il fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da recenti studi anche il
fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo
familiare a Rimini, potrebbe essere stato assassinato, forse avvelenato.
Giacomo infatti nell'anno in cui morì ricopriva la carica di assessore comunale
e pare conoscesse personalmente coloro che avevano partecipato al complotto per
uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani fratelli Pascoli (in
particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal punto alla verità sul
delitto da essere minacciati di morte. Le due sorelle Ida e Maria andarono
a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al
Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina e dove
rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e Maria chiesero aiuto
al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al liceo Duni di Matera,
chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di dovere e di colpa di
Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si era più occupato delle
sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni
Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo solidoe vivace, il cui
carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue
reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e
a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio,
sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre. Questo
desiderio di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e Pascoli si pronuncerà
sempre contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per motivi principalmente
umanitari. Dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite dovette
lasciare il collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino. Si trasferì a
Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio Cesare. Gunse a Rimini assieme
ai suoi cinque fratelli: Giacomo, Raffaele, Alessandro Giuseppe, Ida, Maria (6,
chiamata affettuosamente Mariù. L'appartamento, già scelto da Giacomo ed
arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in
uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del
primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una
economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli terminò infine gli
studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed il liceo al
prestigioso Liceo Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di licenza a causa
delle materie scientifiche. Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che
poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca) ssi iscrisse
all'Bologna, dove ebbe come docenti G. Carducci e G. Gandino, e diventò amico
del poeta e critico S.Ferrari. Conosciuto A. Costa e avvicinatosi al movimento
anarco-socialista, comincia, a tenere comizi a Forlì e a Cesena. Durante una
manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico
lucano G. Passannante ai danni del re Umberto I, lesse pubblicamente un proprio
sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo
strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito,
pensando all'assassinio del padre. Dessa si conoscono solamente gli ultimi due
versi tramandati oralmente. Colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera. La
paternità del componimento e oggetto di controversie. Sia la sorella Maria sia
lo studioso P. Bianconi negano che avesse scritto tale ode. Bianconi la define la
più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana. Benché
non vi sia alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, G. Lolli,
segretario della federazione socialista di Bologna e il suo amico, dichiara di
aver assistito alla lettura e attribue a lui la realizzazione della lirica. Arrestato
per aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i
quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla
condanna di Passannante. Durante il loro processo urla. Se questi sono i
malfattori, evviva i malfattori! Dopo poco più di cento giorni, esclusa la
maggiore gravità del reato, con sentenza, la Corte d'Appello rinvia gli
imputati Pascoli e U. Corradinidavanti al Tribunale. Il processo, in cui
Pascoli era difeso dall'avvocato Barbanti, ha luogo, chiamato a testimone anche
Carducci che invia una sua dichiarazione. Non ha capacità a delinquere in
relazione ai fatti denunciati. Viene assolto ma attraversa un periodo difficile.
Medita il suicidio ma il pensiero della madre defunta lo fa desistere, come
dirà nella poesia La voce. Alla fine riprende gli studi con
impegno. Nonostante le simpatie verso il movimento anarco-socialista, quando
Umberto I venne ucciso da un altro anarchico, G. Bresci, Pascoli rimase
amareggiato dall'accaduto e compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona la
militanza politica, mantenendo un socialismo umanitario che incoraggiasse
l'impegno verso i deboli e la concordia universale tra gli uomini, argomento di
alcune liriche: «Pace, fratelli! e fate che le braccia ch'ora o poi
tenderete ai più vicini, non sappiano la lotta e la minaccia.» (I due
fanciulli). Dopo la laurea con una tesi su Alceo, Pascoli intraprese la
carriera di insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di Massa. Dopo
le vicissitudini e i lutti, aveva finalmente ritrovato la gioia di vivere e di
credere nel futuro. Ecco cosa scrive all'indomani della laurea da
Argenta: "Il prossimo ottobre andrò professore, ma non so ancora dove:
forse lontano; ma che importa? Tutto il mondo è paese ed io ho risoluto di
trovar bella la vita e piacevole il mio destino". Su richiesta delle
sorelle Ida e Maria, nel convento di Sogliano, riformula il proprio progetto di
vita, sentendosi in colpa per avere abbandonato le sorelle negli anni
universitari. Ecco a tale proposito una lettera di Giovanni scritta da Argenta,
il quale, ripreso dalle sorelle per averle abbandonate, così risponde:
"Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra lettera così tenera,
io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una lagrima!." E
ancora da Matera il poeta scrive. Amate voi me, che ero lontano e parevo
indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro. Amate voi me, che
sono accorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti di mite
contentezza, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie e
consolatrici dei vostri dolori? Iniziato
alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento
massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un
simbolo massonico), è stato rinvenuto. Insegna a Livorno al Ginnasio-Liceo
"Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e
appunti scritti di suo pugno. Inizia la collaborazione con la rivista Vita
nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a
rinnovarsi in cinque edizioni. Con le sorelle Ida e Maria Vinse inoltre per ben
tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia latina di Amsterdam, col
poemetto Veianus e coi successivi Carmina. E chiamato a Roma per collaborare
con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la conoscenza
di A. Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivista Convito (dove
sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi riuniti nel
volume Poemi conviviali), e di Annunzio, il quale lo stima, anche se il
rapporto tra i due filosofi e sempre complesso. G. Bernardo, a capo del
Grande Oriente d'Italia, esplicitamente dichiara l'appartenenza di Pascoli e
Carducci alla massoneria, per un certo periodo nelle logge. Il nido di
Castelvecchio «La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera» (Giovanni Pascoli, La mia sera, Canti di Castelvecchio)
Divenuto professore universitario e costretto dalla sua professione a lavorare
in più città (Bologna, Messina e Pisa), non si radicò mai in esse,
preoccupandosi sempre di garantirsi una via di fuga verso il proprio mondo di
origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante
appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia. Infatti si
trasferì con la sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo
di Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza
stabile quando (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso
di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della
sorella Ida con il romagnolo S. Berti,
matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito i vivrà in seguito alcuni
mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con S. Berti, matrimonio che contempla e seguito vivrà in seguito alcuni
mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con il romagnolo Sa. Berti, matrimonio che contempl e seguito Pascoli vivrà
in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella
Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del
marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo anni di sacrifici e
dedizione alle sorelle, a causa delle qualia causa delle quali ha di fatto più
volte rinunciato all'amore. A tale proposito, una vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con il romagnolo S. Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e
seguito sin vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per
l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste
economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda
ferita dopo mostra dedicata agli "Amori di Zvanì" e allestita dalla Casa
Pascoli nel, getta luce sulle sue vicende amorose inedite, chiarendo finalmente
il suo desiderio più volte manifestato di crearsi una propria famiglia. Molti
particolari della vita personale, emersi dalle lettere private,
furono taciuti dalla celebre biografia scritta da M. Pascoli, poiché
giudicati da lei sconvenienti o non conosciuti. Il fidanzamento con la cugina
Imelde Morri di Rimini, all'indomani delle nozze di Ida, organizzato
all'insaputa di Mariù, dimostra infatti il suo reale intento. Di fronte alla
disperazione di Mariù, che non avrebbe mai accettato di sposarsi, né
l'ingerenza di un'altra donna in casa sua, ancora una volta rinuncerà al
proposito di vita coniugale. Si può affermare che la vita moderna della
città non entrò mai, neppure come antitesi, come contrapposizione polemica,
nella sua poesia. In un certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì,
in tutta la sua produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di
microcosmo chiuso su sé stesso, come se ha bisogno di difenderlo da un
minaccioso disordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di
riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul
tormentato rapporto con le sorelle il nido familiare che ben presto divenne
tutto il mondo della sua poesia. Scrive parole di estrema chiarezza il poeta
Mario Luzi. Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e
ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle
quali Ida è connivente solo in parte. Si tratta in ogni caso di una vera e
propria regressione al mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla
responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato violentemente e troppo
presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno, quasi paterno, che gli
suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di
investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un altro, di ben diversa
natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro con le piccole sorelle che
meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia, escludendo di fatto, talvolta
con durezza, gli altri fratelli. In pratica difende il nido con sacrificio, ma
anche lo oppone con voluttà a tutto il resto. Non è solo il suo
ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a
strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà
non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più sicuro e
profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti della Media Valle del
Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la natura.» ([M. Luzi])
In particolare si fecero difficili i rapporti con Giuseppe, che mise più volte
in imbarazzo Giovanni a Bologna, ubriacandosi continuamente in pubblico nelle
osterie, e con il marito di Ida, il quale
dopo aver ricevuto in prestito dei soldi da lui, partì per l'America
lasciando in Italia la moglie e le tre figlie. Le trasformazioni politiche
e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe
bellica europea, gli gettarono progressivamente, già emotivamente provato
dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una
condizione di insicurezza e pessimismo ancora più marcati, che lo conduceno in
una fase di depressione e nel baratro dell'alcolismo. Abusa di vino e cognac,
come riferisce anche nelle lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il
suo nido di Castelvecchio, dopo la perdita della fede trascendente, cercata e
avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di
agnosticismo mistico, come testimonia una missiva a G. Semeria. Io penso molto
all'oscuro problema che resta. Oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano
della nostra sorella grande morte. Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di
là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte,
la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse.
Mentre insegnava latino e greco nelle varie università dove aveva accettato
l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisi dantesca Minerva oscura, Sotto
il velame e la mirabile visione. Assunse la cattedra di letteratura italiana a Bologna
succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi che sarebbero stati poi celebri,
tra cui A. Garzanti. Presenta al concorso indetto dal Comune di Roma per
celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latino “Inno a Roma”
in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta
Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di
corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono
visti come un'anticipazione della bandiera tricolore. Scoppiata la guerra
italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore
dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la
Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle
popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i contadini
italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo
vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche.
Le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di lasciare
Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata la cirrosi
epatica per l'abuso di alcool. Nelle memorie della sorella viene invece
affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato. Il certificato di morte riporta come causa un
tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta
di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava
sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la
simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria. La
malattia lo porta infatti alla morte, un Sabato Santo vigilia di Pasqua, nella
sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2. La vera causa del decesso fu
probabilmente la cirrosi epatica. Venne sepolto nella cappella annessa alla sua
dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l'amata sorella
Maria, sua biografa, nominata erede universale nel testamento, nonché curatrice
delle opere postume. L'ultima dimora dove morì, a Bologna in via
dell'Osservanza n. 2. Sul cancello si può brevi parentesi politiche
della sua vita. Venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere. L'ulteriore
senso di ingiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del
tutore Carducci e al compimento degli studi con una tesi su Alceo. A
margine degli studi veri e propri, comunque, conduce una vasta esplorazione della
filosofia ttraverso le riviste francesi specializzate come la Revue des deux
Mondes, che lo misero in contatto con l'avanguardia simbolista, e la lettura
dei testi scientifico-naturalistici di J. Michelet, J. Fabre e M. Maeterlinck.
Tali testi filosofici utilizzano la descrizione naturalistica la vita degli
insetti soprattutto, per quell'attrazione per il micro-cosmo così
caratteristica del romanticismo decadente in chiave filosofica. L’sservazione
era aggiornata sulle più recenti acquisizioni filosofiche dovute al
perfezionamento del microscopio e della sperimentazione di laboratorio, ma poi
veniva filtrata letterariamente attraverso uno stile lirico in cui domina il
senso della meraviglia e della fantasia. E un atteggiamento positivista
romanticheggiante che tende a vedere nella natura l'aspetto pre-cosciente del
mondo umano. Coerentemente con questi interessi, vi fu anche quello per la
filosofia dell'inconscio di Hartmann che apre quella linea di interpretazione
della psicologia in senso anti-meccanicistico che sfociò nella psicanalisi
freudiana. È evidente in queste letture come in quella successiva di J. Sully
sulla psicologia un'attrazione verso il mondo piccolo dei fenomeni naturali e
psicologicamente elementari che tanto fortemente caratterizza tutta la sua
poesia. E non solo la sua. La cultura filosofica ha coltivato un particolare
culto per il mondo dell'infanzia, dapprima, in un senso culturale più generico,
poi, con un più accentuato intendimento psicologico. I Romantici, sulla scia di
Vico e di Rousseau, paragonano l'infanzia allo stato primordiale di natura dell'umanità,
inteso come una sorta di età dell'oro. Si comincia ad analizzare in modo
più realistico e scientifico la psicologia, portando l'attenzione del individuo
in sé, caratterizzato da una propria realtà di riferimento. La filosofia produce
una quantità considerevole di saggi che costituirono la vera letteratura di
massa. Parliamo delle innumerevoli raccolte di fiabe dei fratelli Grimm di Andersen, di Ruskin, Wilde, Maeterlinck; o
come il capolavoro di Dodgson, Alice nel Paese delle Meraviglie (cf. Pinocchio,
Cuore). Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi
di Verne, Kipling, Twain, Salgari, London. Saggi sull'infanzia, dall'intento
moralistico ed educativo, come Senza famiglia di Malot, Il piccolo Lord di F.H.
Burnett, Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio”
di Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la sua teoria della
poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica del fanciullino,
ai riflessi di un vasto ambiente filosofico che e assolutamente maturo per
accogliere la sua proposta. In questo senso non si può parlare di una vera
novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui sa cogliere un gusto diffuso
e un interesse già educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia
manca dall'epoca di Leopardi. Per quanto riguarda il linguaggio, ricerca una
sorta di musicalità evocativa, accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo
il modello dei poeti maledetti Verlaine e Mallarmé. La poesia come nido che
protegge dal mondo. La poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere
alla verità di ogni cosa. Il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a
questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi la
ragione e, di conseguenza, rifiuta il positivismo, che e l'esaltazione della
ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo. La poesia
diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o più realtà
che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte anche un po'
forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri è costretto
a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La poesia
irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non di
invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili
cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si
unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano
continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori e
inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione,
che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali
del nido. Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento ne L'ora di
Barga Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre
pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e
mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la campagna
appare sempre più come il paradiso perduto dei valori morali e culturali, la
città diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata, vittima
della degradazione morale causata da un ideale di progresso puramente
materiale. Questa contrapposizione può essere interpretata sia alla luce
dell'arretratezza economica e culturale di gran parte dell'Italia rispetto
all'evoluzione industriale delle grandi nazioni europee, sia come conseguenza
della divisione politica e della mancanza di una grande metropoli unificante
come erano Parigi per la Francia e Londra per l'Inghilterra. I luoghi poetici
della terra, del borgo, dell'umile popolo che ricorrono fino agli anni del
primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria
lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del
tutto. Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio
Pascoli, anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli
altri scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Nel 1899
scrisse al pittore De Witt. C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo;
ma nella vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura,
specialmente in campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a
liberarci dall'immutabile destino». In questa contrapposizione tra
l'esteriorità della vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza
familiare e agreste si racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della
mortedella poesia pascoliana. Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta
dai boschi della Media Valle del Serchio, non usce più (psicologicamente
parlando) fino alla morte. Pur continuando in un intenso lavoro di
pubblicazioni poetiche e saggistiche, e accettando di succedere a Carducci
sulla cattedra dell'Bologna, egli ci ha lasciato del mondo una visione
univocamente ristretta attorno ad un "centro", rappresentato dal
mistero della natura e dal rapporto tra amore e morte. Fu come se,
sopraffatto da un'angoscia impossibile a dominarsi, il poeta avesse trovato
nello strumento intellettuale del componimento poetico l'unico mezzo per
costringere le paure e i fantasmi dell'esistenza in un recinto ben delimitato,
al di fuori del quale egli potesse continuare una vita di normali relazioni
umane. A questo "recinto" poetico egli lavorò con straordinario
impegno creativo, costruendo una raccolta di versi e di forme che la
letteratura italiana non vedeva, per complessità e varietà, dai tempi di
Chiabrera. La ricercatezza quasi sofisticata, e artificiosa nella sua eleganza,
delle strutture metriche scelte da Pascolimescolanza di novenari, quinari e
quaternari nello stesso componimento, e così viaè stata interpretata come un
paziente e attento lavoro di organizzazione razionale della forma poetica
attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili che premevano
dall'inconscio. Insomma, esattamente il contrario di quanto i simbolisti
francesi e le altre avanguardie artistiche proclamano nei confronti della
spontaneità espressiva. Frontespizio di un'edizione del discorso
socialista e nazionalista di Pascoli La Grande Proletaria si è mossa, in favore
della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase della produzione pascoliana è
ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni, comprendenti gli inni Ad
Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e ai suoi compagni,
Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez; Poemi italici;
Poemi del Risorgimento; nonché il celebre discorso La grande Proletaria si è
mossa, tenuto in occasione di una
manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio
che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che
comprendono le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio, nei quali il
poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia Lucca-Aulla
("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il mondo di Pascoli è
tutto lì: la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la morte come
ricordo dei lutti privati. Troppa questa morte? Ma la vita, senza il pensiero
della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle
bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico. D'altra
parte queste poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è visione che
più campeggi o sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o sul biondo
del grano, che quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e non c'è
suono che più si distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo stormir
delle piante, sul canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle
Avemarie. Crescano e fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane
madre queste myricae (diciamo cesti o stipe) autunnali. Dalla Prefazione di
Pascoli ai Canti di Castelvecchio. Il poeta e il fanciullino. Il poeta è poeta,
non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno
o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del Carducci,
un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti
altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire
il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo
col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra. Da Il fanciullino. Uno dei
tratti salienti per i quali è passato alla storia della letteratura è la
cosiddetta poetica del fanciullino, da lui stesso esplicitata nello scritto
omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco. Influenzato dalla psicologia di J. Sully
e dalla filosofia dell'inconscio di Hartmann, dà una definizione assolutamente
compiutaalmeno secondo il suo punto di vistadella poesia (dichiarazione
poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra
il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo: dei margini di purezza e
candore, che sopravvivono nell'uomo adulto. Della poesia e delle
potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano.
Caratteristiche del fanciullino. Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e
arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di
campanella". "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai
nostri sensi ed alla nostra ragione". "Guarda tutte le cose con
stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causaeffetto, ma
intuisce. Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose. Riempie ogni oggetto
della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione),
trasformandolo in simbolo. Una rondine. Gli uccelli e la natura, con precisione
del lessico zoologico e botanico ma anche con semplicità, sono stati spesso
cantati da Giovanni Pascoli Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo,
organizzatrice della metrica poetica, ma: Possiede una sensibilità speciale,
che gli consente di caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli
oggetti più comuni. Comunica verità latenti agli uomini -- è Adamo, che mette
nome atutto ciò che vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire,
che tuttavia ha portata universale). Deve saper combinare il talento della
fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper dire). Percepisce
l'essenza delle cose e non la loro apparenza fenomenica. La poesia, quindi, è
tale solo quando riesce a parlarecon la voce del fanciullo ed è vista come la
perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione
irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato,
almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una realtà
ontologica. Ha scarso rilievo la dimensione storica (trova suoi interlocutori
in Virgilio, come se non vi fossero secoli e secoli di mezzo. La poesia vive
fuori dal tempo ed esiste in quanto tale. Nel fare poesia una realtà ontologica
(il poeta-microcosmo) si interroga suun'altra realtà ontologica (il
mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario confondersi con la realtà
circostante senza cheil proprio punto di vista personale e preciso
interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di se stesso, tranne in
poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda personale. È vero
che la vicenda autobiografica dell'autore caratterizza la sua poesia, ma con
connotazioni di portata universale: ad esempio la morte del padre viene
percepita come l'esempio principe della descrizione dell'universo, di
conseguenza gli elementi autenticamente autobiografici sono scarsi, in quanto
raffigura il male del mondo in generale. Tuttavia, nel passo XI del fanciullino,
dichiara che un vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione
che cerca di trasmettere agli altri. Per cui il poeta rrifiuta. Il classicismo,
che si qualifica per la centralità ed unicità del punto di vista del poeta, che
narra la sua opera ed esprime le proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il
poeta fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia,
così definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e
il poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse
inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite
della poesia del Pascoli è costituito dall'ostentata pateticità e
dall'eccessiva ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito
maggiore attribuibile al Pascoli fu quello di essere riuscito nell'impresa di
far uscire la poesia italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo del
Carducci e del Leopardi, ma anche del suo contemporaneo D'Annunzio. In altre
parole, fu in grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia
d'Oltralpe e di respiro europeo. La lingua pascoliana è profondamente
innovativa: essa perde il proprio tradizionale supporto logico, procede per
simboli e immagini, con brevi frasi, musicali e suggestive. La poesia cosmica
L'ammasso aperto delle Pleiadi nella costellazione del Toro. Lo cita col nome
dialettale di Chioccetta ne Il gelsomino notturno. La visione dello spazio buio
e stellato è uno dei temi ricorrenti nella sua poesia Fanno parte di questa
produzione pascoliana liriche come Il bolide (Canti di Castelvecchio) e La
vertigine (Nuovi Poemetti). Il poeta scrive nei versi conclusivi de Il bolide:
"E la terra sentii nell'Universo. Sentii, fremendo, ch'è del cielo
anch'ella. E mi vidi quaggiù piccolo e sperso errare, tra le stelle, in una
stella". Si tratta di componimenti permeati di spiritualismo e di
panteismo (La Vertigine). La Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di
certo; lo spazio aperto è la vera dimora dell'uomo rapito come da un vento
cosmico. Scrive il critico Giovanni Getto: " È questo il modo nuovo,
autenticamente pascoliano, di avvertire la realtà cosmica: al geocentrismo
praticamente ancora operante nell'emozione fantastica, nonostante la chiara
nozione copernicana sul piano intellettuale, del Leopardi, il Pascoli
sostituisce una visione eliocentrica o addirittura galassiocentrica: o meglio
ancora, una visione in cui non si dà più un centro di sorta, ma soltanto
sussistono voragini misteriose di spazio, di buio e di fuoco. Di qui quel
sentimento di smarrita solitudine che nessuno ancora prima del Pascoli aveva
saputo consegnare alla poesia". La lingua pascoliana Pascoli disintegra la
forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui la poesia italiana perde il
suo tradizionale supporto logico, procede per simboli ed immagini, con frasi
brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è fonosimbolico con un frequente
uso di onomatopee, metafore, sinestesie, allitterazioni, anafore, vocaboli
delle lingue speciali (gerghi). La disintegrazione della forma tradizionale
comporta "il concepire per immagini isolate (il frammentismo), il periodo
di frasi brevi e a sobbalzi (senza indicazione di passaggi intermedi, di modi
di sutura), pacatamente musicali e suggestive; la parola circondata di
silenzio. Ha rotto la frontiera tra grammaticalità e evocatività della lingua.
E non solo ha infranto la frontiera tra pregrammaticalità e semanticità, ma ha
anche annullato "il confine tra melodicità ed icasticità, cioè tra fluido
corrente, continuità del discorso, e immagini isolate autosufficienti. In
una parola egli ha rotto la frontiera fra determinato e indeterminato". Pascoli
e il mondo degli animali In un'epoca storica in cui il mondo degli animali
rappresenta un'entità assai ridotta nella vita degli uomini e dei loro sentimenti,
quasi esclusivamente relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di supporto al
lavoro, soprattutto agricolo, Pascoli riconosce la loro dignità e squarcia
un'originale apertura sull'esistenza delle specie animali e sul loro originale
mondo di relazioni. Come scrive Maria Cristina Solfanelli, «Giovanni Pascoli si
avvede assai presto che il suo amore per la natura gli permette di vivere le
esperienze più appaganti, se non fondamentali, della sua vita. Lui vede negli
animali delle creature perfette da rispettare, da amare e da accudire al pari
degli esseri umani; infatti, si relaziona con essi, ci parla di loro e, spesso,
prega affinché possano avere un'anima per poterli rivedere un giorno. Saggi: “Myricae”
(Livorno, Giusti); “Lyra romana ad uso delle scuole classiche” (Livorno, Giusti,
-- antologia di scritti latini per la scuola superiore – “Pensieri sull'arte
poetica, ne Il Marzocco (meglio noto
come Il fanciullino) Iugurtha. Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri
civis liburnensis et Bargaei in certamine poetico Hoeufftiano magna laude
ornatum, Amstelodami, Apud Io. Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno,
Giusti); (antologia di autori latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva
oscura. Prolegomeni: la costruzione morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti);
“Intorno alla Minerva oscura” (Napoli, Pierro); “Sull’imitare. Poesie e prose
per la scuola italiana (Milano-Palermo, Sandron). (antologia di poesie e prose
per la scuola), “Sotto il velame. Saggio di un'interpretazione generale del
poema sacro” (Messina, Vincenzo Muglia); “Fior da fiore. Prose e poesie scelte
per le scuole secondarie inferiori” Milano-Palermo, Sandron, (antologia di prose e poesie italiane per le
scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una storia della Divina Comedia”
(Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi
poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi conviviali, Bologna, Zanichelli, Odi e Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e
discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi poemetti” (Bologna, Zanichelli); “Canzoni
di re Enzio La canzone del Carroccio” (Bologna, Zanichelli); “La canzone del
Paradiso” (Bologna, Zanichelli); “La canzone dell'Olifante” (Bologna,
Zanichelli); “Poemi italici” (Bologna, Zanichelli); “La grande proletaria si è
mossa -- iscorso tenuto a Barga per i nostri morti e feriti (La Tribuna); “Poesie
varie, Bologna, Zanichelli); “Poemi del Risorgimento, Bologna, Zanichelli); “Patria
e umanità. Raccolta di scritti e discorsi” (Bologna, Zanichelli); Carmina” (Bononiae,
Zanichelli); (poesie latine) Nell'anno Mille. Dramma” (Bologna, Zanichelli); (dramma
incompiuto) Nell'anno Mille. Sue notizie e schemi di altri drammi” (Bologna,
Zanichelli); “Antico sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino” (Bologna,
Zanichelli). “Myricae” è la prima vera e propria raccolta delle sue poesie, nonché
una delle più amate. Il titolo riprende una citazione di Virgilio all'inizio
della IV Bucolica in cui il poeta latino proclama di innalzare il tono poetico
poiché "non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici" (non
omnes arbusta iuvant humilesque myricae). Pascoli invece propone
"quadretti" di vita campestre in cui vengono evidenziati particolari,
colori, luci, suoni i quali hanno natura ignota e misteriosa. Crebbe per il
numero delle poesie in esso raccolte. La sua prima edizione, raccoglie soltanto
22 poesie dedicate alle nozze di amici. La raccolta definitiva comprendeva 156
liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo delle stagioni, al
lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili tamerici,
diventano un simbolo delle tematiche del Pascoli ed evocano riflessioni
profonde. La descrizione realistica cela un significato più ampio così
che, dal mondo contadino si arriva poi ad un significato universale. La
rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è solo
all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue opere. In
realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa da
scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delle
Myricae va quindi oltre l'apparenza. Compare la poesia Novembre, mentre nelle
successive compariranno anche altri componimenti come L'Assiuolo. Pascoli ha
dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("A Ruggero Pascoli,
mio padre"). La poesia-pensiero del profondo attinge all'inconscio e tocca
all'universale attraverso un mondo delle referenze condiviso da tutti. Anche
autore di poesie in lingua latina e con esse vinse per ben tredici volte il Certamen
Hoeufftianum, un prestigioso concorso di poesia latina che annualmente si
teneva ad Amsterdam. La produzione latina accompagnò il poeta per tutta la sua
vita: dai primi componimenti scritti sui banchi del collegio degli Scolopi di
Urbino, fino al poemetto Thallusa, la cui vittoria il poeta apprese solo sul
letto di morte. In particolare, l'anno
1892 fu insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemetto “Veianus” e
l'anno della stesura definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione latina, vi
è anche il carme alcaico Corda Fratres, inno della confraternita studentesca
meglio nota come Corda Fratres. Ama molto il latino, che può essere considerato
la sua lingua del cuore. Il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in
latino, spesso pensava in latino, trasponendo poi espressioni latine in
italiano; la sorella Maria ricorda che dal suo letto di morte Pascoli parlò in
latino, anche se la notizia è considerata dai più poco attendibile, dal momento
che la sorella non conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione
latina pascoliana non ha ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata
erroneamente considerata quale un semplice esercizio del poeta. In quegli anni
non era infatti l'unico a cimentarsi nella poesia latina (G. Giacoletti, un
insegnante nel collegio degli Scolopi di Urbino frequentato da lui, vinse
l'edizione del Certamen con un poemetto sulle locomotive a vapore. Ma lo fa in
maniera nuova e con risultati, poetici e linguistici, sorprendenti.
L'attenzione verso questi componimenti si accese con la raccolta curata da E. Pistelli
col saggio di A. Gandiglio. Esistono
delle traduzioni in lingua italiana delle sue poesie latine quali quella curata
da M. Valgimigli o le traduzioni di E. Mandruzzato. Tuttavia la produzione
latina ha un significato fondamentale, essendo coerente con la poetica del
Fanciullino, la cifra del pensiero pascoliano. In realtà, la poetica del
Fanciullino è la confluenza di due differenti poetiche: la poetica della
memoria e la poetica delle cose. Gran parte della poesia pascoliana nasce dalle
memorie, dolci e tristi, della sua infanzia. Ditelo voi, se la poesia non è
solo in ciò che fu e in ciò che sarà, in ciò che è morto e in ciò che è sogno! E
dite voi, se il sogno più bello non è sempre quello in cui rivive ciò che è
morto". Pascoli dunque intende fare rivivere ciò che è morto, attingendo
non solo al proprio ricordo personale, bensì travalica la propria esperienza,
descrivendo personaggi facenti parte anche dell'evo antico: infanzia e mondo
antico sono le età nelle quali l'uomo vive o è vissuto più vicino ad una sorta
di stato di natura. "Io sento nel cuore dolori antichissimi, pure ancor
pungenti. Dove e quando ho provato tanti martori? Sofferto tante ingiustizie?
Da quanti secoli vive al dolore l'anima mia? Ero io forse uno di quegli schiavi
che giravano la macina al buio, affamati, con la museruola?".
Contro la mortedelle lingue, degli uomini e delle epocheil poeta si appella
alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria umana contro la morte.
"L'uomo alla morte deve disputare, contrastare, ritogliere quanto
può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del latino. Qui
interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la poetica delle cose.
"Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio
anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle cose". Ma
questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica di estrema importanza,
ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la propria voce: gli esseri
della natura con l'onomatopea, i contadini col vernacolo, gli emigranti con
l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del Duecento; i Romani, naturalmente,
parleranno in latino. Dunque il bilinguismo di Pascoli in realtà è solo una
faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere conto anche di un altro elemento:
il latino del Pascoli non è la lingua che abbiamo appreso a scuola. Questo è
forse il secondo motivo per il quale la produzione latina pascoliana è stata
per anni oggetto di scarso interesse: per poter leggere i suoi poemetti latini
è necessario essere esperti non solo del latino in generale, ma anche del
latino di Pascoli. Si è già fatto menzione del fatto che nello stesso periodo,
e anche prima di lui, altri autori avevano scritto in latino; scrivere in
latino per un moderno comporta due differenti e contrapposti rischi. L'autore
che si cimenti in questa impresa potrebbe, da una parte, incappare nell'errore
di esprimere una sensibilità moderna in una lingua classica, cadendo in un
latino maccheronico; oppure potrebbe semplicemente imitare gli autori classici,
senza apportare alcuna novità alla letteratura latina. Pascoli invece
reinventa il latino, lo plasma, piega la lingua perché possa esprimere una
sensibilità moderna, perché possa essere una lingua contemporanea. Se oggi noi
parlassimo ancora latino, forse parleremmo il latino di Pascoli. (cfr. A. Traina,
Saggio sul latino del Pascoli, Pàtron). Numerosi sono i componimenti, in genere
raggruppati in diverse raccolte secondo l'edizione del Gandiglio, tra le quali:
Poemata Christiana, Liber de Poetis, Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano
essere i temi favoriti del poeta: Orazio, poeta della aurea mediocritas, che
Pascoli sentiva come suo alter ego, e le madri orbate, cioè private del loro
figlio (cfr. Thallusa, Pomponia Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo
caso il poeta sembra come ribaltare la sua esperienza personale di orfano,
privando invece le madri del loro ocellus ("occhietto", come Thallusa
chiama il bambino). I “Poemata Christiana” sono da considerarsi il suo
capolavoro in lingua latina. In essi Pascoli traccia, attraverso i vari
poemetti, tutti in esametri, la storia del Cristianesimo in Occidente: dal
ritorno a Roma del centurione che assistette alla morte di Cristo sul Golgota
(Centurio), alla penetrazione del Cristianesimo nella società romana, dapprima
attraverso gli strati sociali di condizione servile (Thallusa), poi attraverso
la nobiltà romana “(Pomponia Graecina”), fino al tramonto del paganesimo (“Fanum
Apollinis”). La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia
nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli frazione di Barga, sia nella
Biblioteca statale di Lucca. A San Mauro la sua casa natale è sede di un museo
dedicato alla sua memoria e dichiarata Monumento nazionale. Gli vengono
dedicate importanti iniziative in tutta la Penisola. Viene coniata una moneta
celebrativa da due euro con l'effige del Poeta. Il delitto Ruggero Pascoli Omicidio
Pascoli. Il complotto (Mimesis) F.
Biondolillo, La poesia, Maria Pascoli, Autografo Memorie, Alice Cencetti, una biografia critica, Le Lettere, G.
Pascoli, L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo malfattori anche noi?
Oh! no: noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude
intorno a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e
anni e anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non
abbraccerà più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso
irriconoscibile e ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli
suoi... Ma egli ha ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto
il loro padre, mai, mai, mai! E vero: punitelo! è giusto! Ma non si potrebbe trovare il modo di
punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli commise?... Così esso assomiglia
troppo alle sue vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che
spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che
in parte s'è disviata in pro' di lui. Non essere così ragionevole, o Giustizia.
Perdona più che puoi. Più che posso? Ella dice di non potere affatto. Se gli
uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di moralità da sentire veramente
quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare che il delitto fosse
pena a sè stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di morte o mortificazione.
Ma... Ma non vede dunque la giustizia che quest'orrore al delitto gli uomini lo
mostrano appunto già assai, quando abominano, in palese o nel cuore, il delitto
anche se è dato in pena d'altro delitto, ossia nella forma in cui parrebbe più
tollerabile?» La storia dell'I.I.S.
Raffaello. Domenico Bulferetti, L'uomo, il maestro, il poeta, Libreria Editrice
Milanese, Piero Bianconi, Pascoli,
Morcelliana, Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto
Alfassio Grimaldi, Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli
anni giovanili del Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il
giovane. Attraverso le ombre della giovinezza", realizzato in occasione della mostra omonima
allestita presso il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli Per approfondire gli anni di ricostruzione del
"nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che aggiornino la
vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale il principale
desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con le sorelle,
senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita Boschetti, G. Gori,
U. Sereni "Vita immagini ritratti", Parma, Step. Il rinvenimento è opera di G. Ruggio,
Conservatore di casa Pascoli a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal
Grande Oriente d'Italia ad un'asta di manoscritti storici della casa
Bloomsbury, e la notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne
Il Corriere della Sera, Filmato audio S.
Ruotolo e G. Bernardo, Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro:
"Ecco i segreti che non ho mai rivelato a nessuno", fanpage
(archiviato il 29 marzo )., al minuto 2:28. Citazione: La loggia P2 non è stata
inventata da Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran
Maestro per dare una certa riservatezza a personaggi che erano i vertici del
Governo, i militari di altissimo livello, poeti come Carducci e Pascoli. Si disse:
«evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica nelle
logge, almeno per evitare un fastidio»
Vi fu professore straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò
letteratura latina come Professore. Fu nominato professore di grammatica greca
e latina. Le date sulle docenze
universitarie sono prese da Maurizio Perugi, "Nota biografica", in G.
Pasocli, Opere, tomo I, Milano-Napoli: Ricciardi, Rosita Boschetti, Pascoli
innamorato: la vita sentimentale del poeta di San Mauro: catalogo, San Mauro
Pascoli, Comune,. Cfr. sempre Rosita
Boschetti, op. cit, pag. 28. Scrive da Matera a Raffaele la lista delle sue
spese. 65 lire al mese per mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al casino
(necessità), 15 in libri (più che necessità)».
Fondazione Pascoli: la vita, Gian
Luigi Ruggio, Giovanni Pascoli. Tutto il racconto della vita tormentata di un
grande poeta Vittorino Andreoli, I
segreti di casa Pascoli, recensione qui
Testo dell'"Inno a Roma"
Testo di "Al corbezzolo"
Fondazione Pascoli: la vita, Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni
Pascoli Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico e il decadentista. Vittorino
Andreoli, op. cit Maria Pascoli, Lungo
la vita (Milano, Mondadori); Giovanni Getto, poeta astrale, in "Studi per il
centenario della nascita di G. Pascoli". Commissione per i testi di
lingua, Bologna, Fondazione Giovanni PascoliNuovi poemetti, A. Schiaffini, Disintegratore della forma
poetica tradizionale, in "Omaggio a Pascoli", G. Contini, Il linguaggio di Pascoli, in
"Studi pascoliani", Lega, Faenza, Maria Cristina Solfanelli, Gli
animali da cortile, Chieti, Tabula fati,.
Vegliante. Alberto Fraccacreta,
Le ninfe di Vegliante, su Succedeoggi. Luigi
Del Santo, Cammei Pascoliani: analisi, illustrazione, esegèsi dei carmi latini
e greci minori di Giovanni Pascoli, Giuseppe Giacoletti, De lebetis materie et
forma eiusque tutela in machinis vaporis vi agentibus carmen didascalicum,
Amstelodami: C. G. Van Der Post, Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria soror;
edidit H. Pistelli; exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, Ioannis
Pascoli Carminibus; mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam
addidit Adolphus Gandiglio, Bononiae: sumptu Nicolai Zanichelli); Poesie
latine; Manara Valgimigli, Milano: A. Mondadori, Giovanni Pascoli, Poemi
cristiani; introduzione e commento di Alfonso Traina; traduzione di Enzo
Mandruzzato, Milano: Biblioteca universale Rizzoli, Carte pascoliane della
Biblioteca Statale di Lucca, su//pascoli.archivi.beniculturali/. Museo di Casa
Pascoli, su polomusealeemiliaromagna.beniculturali. Regio Decreto Legge, Gazzetta
Ufficiale del Regno d'Italia, Guido De Franceschi, Giovanni Pascoli: cento anni
fa moriva il massimo autore latino dell'età moderna, in Il Sole 24 ORE, 5Giuseppe
Saverio Gargano, Poeti viventi italiani: G"Vita Nuova", Gargano,
Saggi di ermeneutica. Del Simbolo (Sul "Vischio" di Giovanni
Pascoli), in "Il Marzocco" Gargano, Poesia italiana contemporanea, in
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"Il Marzocco", G.S. Gargano, I "Canti di Castelvecchio", in
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Studio critico, Bari, Laterza, G. Debenedetti, Statura di poeta, in Omaggio a Giovanni Pascoli nel centenario
della nascita, Milano, Mondadori, Walter Binni, Pascoli e il decadentismo,
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centenario della nascita, Mondadori, Antonio Piromalli, La poesia di Giovanni
Pascoli, Pisa, Nistri Lischi, Gianfranco Contini, Il linguaggio di Pascoli, in
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Id., Varianti e altra linguistica, Torino, Einaudi, Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli,
Milano, Mondadori); Giuseppe Fatini, Il D'Annunzio e il Pascoli e altri amici,
Pisa, Nistri Lischi, Ottaviano Giannangeli, Le fonti spaziali del Pascoli, in
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Pascoli, Poesie, Milano, Garzanti); Ottaviano Giannangeli, Pascoli e lo spazio,
Bologna, Cappelli, Maura Del Serra, Firenze, La Nuova Italia
("Strumenti",Giacomo Debenedetti, Giovanni Pascoli: la rivoluzione
inconsapevole, Milano, Garzanti, 1Gianni Oliva, I nobili spiriti. Pascoli,
D'Annunzio e le riviste dell'estetismo fiorentino, Bergamo, Minerva Italica, Fabrizio
Frigerio, Un esorcismo pascoliano. Forma e funzione dell'onomatopeia e
dell'allitterazione ne "L'uccellino del freddo", in "Bloc
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1984 Stefano Pavarini, Pascoli e il silenzio meridiano (Dall'argine), in
"Lingua e stile", Stefano Pavarini, Pascoli tra voce e silenzio: Alba
festiva, in "Filologia e Critica", Maura Del Serra, Voce Pascoli,
in Il Novecento, Milano, Vallardi, Arnaldo
Di Benedetto, Frammenti su "Digitale purpurea" nei "Primi
poemetti" di Giovanni Pascoli", in Poesia e critica del Novecento,
Napoli, Liguori, Ruggio, Pascoli: tutto il racconto della vita tormentata di un
grande poeta, Milano, Simonelli, Franco Lanza, scritti editi ed inediti,
Bologna, Boni, Marina Marcolini, Pascoli prosatore: indagini critiche su
"Pensieri e discorsi", Modena, Mucchi, Maria Santini, Candida Soror:
tutto il racconto della vita di Mariù Pascoli la più adorata sorella del poeta
della Cavalla storna, Milano, Simonelli, Le Petit Enfant trad. dall'italiano,
introd. e annotato da Bertrand Levergeois (prima edizione francese del
Fanciullino in Francia), Parigi, Michel de Maule, "L'Absolu
Singulier", Marinella Mazzanti, I
segreti del "nido". Le carte di Giovanni e Maria Pascoli a
Castelvecchio, in Raffaella Castagnola, Archivi letterari del '900, Firenze,
Franco Cesati, Mario Martelli, Pascoli, tra rima e sciolto, Firenze, Società
Editrice Fiorentina, Pietro Montorfani e
Federica Alziati, Giovanni Pascoli, Bologna, Massimiliano Boni Editore, Massimo Rossi, Giovanni Pascoli traduttore
dei poeti latini, in "Critica Letteraria", Mario Buonofiglio, Lampi e
cortocircuiti. Il linguaggio binario ne "Il lampo" di Giovanni
Pascoli, in "Il Segnale", ora
disponibile in Academia Andrea Galgano, Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli
tra memoria e nido, Roma, Aracne editrice,
Massimo Colella, "Conducendo i sogni, echi e fantasmi d'opere
canore". Pascoli, Dandolo e l'onirismo 'conviviale', in "Rivista
Pascoliana", Jean-Charles Vegliante, L'impensé la poésieChoix de poèmes, Sesto San
Giovanni, Mimésis,. Accademia
Pascoliana; Ruggero Pascoli Decadentismo Digitale purpurea Giosuè Carducci
Gabriele D'Annunzio Severino Ferrari Luigi d'Isengard Augusto Vicinelli
Socialismo utopico Thallusa. Treccani Dizionario biografico degli italiani -- italiana di Giovanni Pascoli, su Catalogo
Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. nello specchio delle sue carte. Fondazione
Giovanni Pascoli. Giuseppe Bonghi. testi
con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Manara Valgimigli,
Poesie latine, Mondadori, Casa Pascoli. "Poemi
conviviali". Giovanni Pascoli. Pascoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689469228/in/photolist-2mQ2SsQ-2mKC3nj
Grice e Pasini – implicatura –
filosofia italiana – La meta-meta-for a del cavaliere perduto -- Luigi Speranza
(Vicenza). Filosofo. Figlio di Pietro, discendente di una famiglia
originaria della val Sabbia, trasferitasi in un primo momento a Schio e
poi a Vicenza, dov'era ascritta al Consiglio Nobile della città. A metà del
Seicentopiù o meno all'epoca della morte di Pacealcuni Pasini di Vicenza
figurano tra i mercanti di seta e panni grossi. Studia a Padova
applicandosi agli studi giuridici, che ben presto trascurò per interessarsi
della nuova scienzafu in contatto con Galilei e soprattutto della filosofia, seguendo
assiduamente le lezioni di Cremonini, impegnato nel commento mortalista della
Fisica e del De coelo di Aristotele e seguace dell'aristotelismo critico e razionalistico
di Pomponazzi, che mette in discussione l'immortalità dell'anima e alcuni dogmi
cattolici. Uno dei incogniti, uno dei circoli più attive, vivaci libere. A
tale adesione alcuni biografi settecenteschi attribuiscono le accuse di eresia
nei suoi confronti. Come invece dimostra una serie di documenti dell'Archivio
di Stato di Venezia, e un fatto di sangue a determinare il provvedimento
giudiziario che lo condanna all'esilio. Per un futile contenzioso privato (un
diritto di passaggio riconosciuto a dei vicini), insieme con il fratello
Vittelio e alcuni sicari, nella villa
Pavaran uccise Roberto Malo e ne ferì gravemente il fratello. Condannato a
cinque anni di esilio a Zara, poi ridotti di circa la metà, e assolto e liberato.
Reintegrato nella società vicentina, fu vicario a Barbarano e a Orgiano, dove
era già stato agli inizi della carriera. La sua vita dovette scorrere come
quella di tanti nobili di provincia, tra affari privati, responsabilità
amministrative, passione letteraria e interessi culturali, sempre presente
l'ossequio al potere della Serenissima: dediche e composizioni sono spesso
dirette a podestà, capitani e dogi. Si registra un stretto legame gl’incogniti
e una grande produzione letteraria. Fece parte della corrente poetica del
marinismo, che ha in Marino il proprio modello. ””Rime varie, et gli increduli,
ouero De' rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto illustre Giacomo Godi”
(Vicenza), esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici componimenti in
metro vario tutti di tematica amorosa e un dialogo, “Campo Martio overo Le
bellezze di Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino, dell'illustriss.
sig. Marco, componimento di quasi 900 versi settenari ed endecasillabi sciolti,
uscito a Vicenza presso Grossi e dedicato a un membro dell'illustre famiglia
Molino; “Rime” diuise in errori, honori, dolori, verita, & miscugli (Vicenza);
Il sogno dell'illustrissimo sig. Pietro Memo.. Dedicato all'illustrissimo
signor Dominico Molino, Vicenza, di carattere politico-encomiastico, racconta
allegoricamente come il sogno trasporta il podestà attraverso i cieli sino alla
via Lattea, dove trova gli eroi che hanno illustrato la sua famiglia; “Rime Marinistiche”,
raccolta complessiva delle sue Rime, stampata a Vicenza; fanno rientrare
l'autore nel filone marinista dell'epoca. “La Metafora. Il Trattato e le Rime. “Trattato
de' passaggi dall'una metafora all'altra e degl'innesti dell'istesse nel quale si
discorre secondo l'opinione e l'uso de'migliori, se senza commetter diffetto,
si possano usare dai poeti e, oratori. Dedicato all'illustrissimo, et
eccellentiss. sig. Nicola Da Ponte” (Vicenza); “Historia del cavalier perduto” romanzo
erotico cavalleresco che indirizza il proprio interesse su vicende e situazioni
feudali di provincia. La sua opera più nota, che si inserisce nella tradizione
del romanzo barocco veneto e dei narratori incogniti, secondo una linea che
intreccia avventure cavalleresche amorose a tematiche storico-politiche. -è da
questo romanzo che Manzoni trasse poi spunto per la stesura de “I promessi sposi.”
Vicenza nella sua toponomastica stradale, "Le Garzantine", Manzoni a
Vicenza Firenze, Olschki). Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. e
cantòinquestaforma. Nela vagastagion, che l'Usignolo
Dolenteancoradel'anticooltraggio Contragichearmonie filagna,e plora, E
chedinouoamorfecondoilsuolo Del gran Pianeta altemperato raggio Di verde giouentù
gode , ès'honora, Con man prodiga Flora D'odorositesori Consuperbia pomposa. D'ogniintornospargeagemmatifiori;
Ma qual donna deglialtriinmaestosa monarchia sublimarpareala Rosa.
Tributariadilei, versandol’vrna, La figliuola del Sole Albanascente Le offriadiperleruggiadoseunnerabo;
Etella, delapuraondanotturna. L’homaggio accoltoinfen,lieta,eridente Di sii
2 Diricca gravidanzaempieafıilgrembo; Indi , il purpu r e o l e m b
o Spiegando a poco a poco , Scoprial'auratocrine Delgranlumedelcieloalprimofoco;
Levolauanointornoafar rapine Preciofed'odorl'inrevicine. Superbaciterea, ch'in Regia
tinta Le imporporasse il suo bel piele foglie, Incota i detti ingiuriosa
eccede. Chianti Giunohomai, tuagloriaè vinta, Altrolatte il mio fangne il pregiotoglie,
E'ltuofiorealmio fiors'humilia, ecede. Cositumida fiede Coninportunoorgoglio
L'ambitiofo petto Dela Reginadelsuperno foglio, Chefdognandoilsuo
Numeellernegletto, Lo sguardo oscura, eintorbidal'aspetto. Frome, egal carrodi vendetta
ingorda Di vampe, efocbi,edisaette,elampi . Grida lontana ancor ;Figlio
vendetta, Con frettolofaman richiama, elega Ilvago augel da le flellate piume ,
Econla voce anco la sferza accorda , Zosgrida,ebate,eimpatienteilpiega,
Quevfailmondo incanutirdi brume. Delarmi ilfjero Num e Quiui a funguignalite
Sai Vandalicicampi Alti Duciinfiammana, e fchiereardite; Giungeellaa
lui,cuiparche'lguardoaukāpe Ambo fiam vilipeli, amboschernići, numi impotenti fon
Marte, e Guinone; La tuapudica Dea,latuadiletta, Quella,chedelsu’amorresegraditi
Cillenio, e Febo,elcacciator garzone, Questa del vago Adone Coleancor le memorie
Solo a tuo scorno, e in vno Al mio lattedirinfratia le gloriezn. Mirà
d'orgoglio altierfastoimportuno, Che di rosa anteporsi ardisce a Giuno . S'ami
lamadre ,e leigradir desij, A lasuperbal'alterigiaScorna, Ela
suarosaleaxuilisci ofiglio Madre ,non fia,ch'io letue ingiurie oblij (risponde)
al cielo pur sagli ,e ritorna, Ch'io benfarollebumiliareilciglio:
Dipiùfinovermiglio Distino ostro più grande, P e r tinger rosa altera ,
Dicuilagloriafoltesfaghirlande; Stella non splende , ou'è delsolla jpera , E
appolaneuengnicandors'annera. Cosidetto,ellaparte, egliaccore Doue aßalitoil Vandalloferoce
ColGoto afalitor pugna , e contende : Disanguinosifiumi ilprato/corre, D'urli, e
di strida una mistura atroce , Che difonde terrori al Cielo ascende ; Dubbio
ilsuccessopende, Alfinscompiglia,efrange il gran duce Adoino Lanemica
Vandalicafalange; Mail ficroDio, ch'adostroperegrino Aspira,affrettailsyomortal
destino. Cadeilprodesignor,fuggedisperso Semi viva fi getta addosso al morto;
El'abbraccia,e lofringe,el bacia,e’lterge Condiluuijd'angoscia,elcrins'afferra,
E Straccia, efuelleinfindaleradici; I sulerose, chelbuon sangueasperge, E
checompagnefondelasuaterra, Spe r g e presag i in v n mesto , e felici.
Esclama. O fioriamicia Lostuolnemico, ilfuotrionfosdegna Per sì gran danno il G
o t o l a g r i m o f e j j Goiodisco ilgerman nel duoloimmersa Nela fortune gloriosa
insegna Trarose inuolue il busto sanguinoso, E dono doloroso A Lutterial'invia,
Cheil granmaritofcorto Esangue, efreddoogni dilettooblia, I d'amor piena,
edotadiconforto, che Così pullulerà la Rosa ORSINA. E
cosìgerminò,cosìdalcielo, Per lomondo abbellir,netrasseisemi,
Nelsuonataleancorgrandeiammirata: Sorge fecondo il glorioso stelo , E
ne'Gallicicampi,ene'Boemi Degnirampoli Italiane traslata , D'apiinvece,adorata
Schiera d'altepirtudi Lovà suggendo,efaui P o i ne compone di Reali ftudi ,
Onde ilmondo isuoi cafiinfaufti, e graui Persidolceliquortornisoaui.
DefiudilaudedilSole,acuis'aprica solo ,e solo a'suoirai s'auanza e gode, E
l'irrigailfuddordi nobilonda; Duro, einduftre cultor glièla fatica, Siepe
l'ardire, il buon valor custode, El ' applauso de ' Cor i a u r a gioconda
Ondeè poi,chediffonda Cosi pregiato odore E dipalma, e di Lauro Ch' ı n t a l
nel g i r do e l età migliore Non neadunolaGloriainfuotesauro
DalBoreaàl'Auftro, edalmar' Indo, alM auto. Scritte så in Cielo alettere
difato, Là de l'eternità ne'cupi annali, Digermetal son le grandezze,eipregi.
Febo m'inspira è colassu fermato, Ch'eglifioriscafolfreggiimmortali,
Alteimprese,opreilluftri,èfattiegregi: Tirannieftinti,Regi
Debellati,daafflitti, Regnisommersiinlutti, Espugnatecittà,Ducisconfitti,
Prouinciescosse, esercitidestrutti, Pergliopresileuar, fianosuoifruti.
Lietoverdeggi, eauuenturosogoda, Che'l cielgliarride, eporgelafortuna
Grandi Che'l core hor m i pungete, Insegna peregrina Delmio venireimmaturo
ancorSarete; Cosi auuerrà, cosilo ciel destina, Il diadema adorar veggio di
Piero. Fortunata Dalmatia,borche s'innesta NeltuoceppoRealfinobilpianta, attendi
pure un secolo d'Eroi. Vomiti incendihomai Chimera infesta,
Stragede'campisiabelua Erimanta, Che fienconcettiipercussorisuoi; Altri
indomiti buoi sbuffinofiamme in Colco, C'hauralliubbidienti
Adaratronouelnouobifolco; SorganProcufti,elanguirandolenti Ancola Famahà
lingue, E filgrande, efacondo, Ei gesti degli Eroi spiega, ediftingue. Bastiàl'ORSIN
valor, c'habbiagiocondo Teatro Italia, e spettatore il mondo. Gran di alimentià
le r a dice prime. Beltesoroèvirtù;ma s'altaloda, Mase honori laforteancogli
aduna, ViepiùchiaroSplendorne’raggiesprime Eccolohomaisublime Gemmarfi
intorno,intorno Sold'insegned'impero, Manti, porpore, scettriilfanno adorno;
Mafouratuttiin maestà primiero Sotto noui Tesei gliultimi accenti, Canzon
chiudanlelabbra. La meta-meta-fora. itopedelabiturates. 347
daglianimal:corterdel'acquecitopedeèsolce Nec tenoftra iuberfiericenfura
pudican . Sentäthaoppreffo CarullaDeXNptysPelleic Cerula verrentes abiegnis
equora palmisan Verrentesperremigantı, palmisperremi son metafore di poca
comienienza; perche le mani non icopano come inftrumento profimo. DS
Fortetfolcodálfoco et verriginsJalmocodel la core circulari. Sedtamen,uttentesdisimularerogat.
Cenfura è traslation dal Magistrato Cenforio a } rigordell'atninre; oubetèmetaforaanch'ega,
che nonficonfaconla censura; perchefebene: legesautiubescentvetant,quepermitan,
AMAP H i u n t. La censura pero non era legge, nè magistrato, che hau e f l c a
u c o r i t à d i far legge. Ma a f o l o gaftigauachi contrauenità
a'buonicollumi, adalcuneleggi et adalcunivnitalchequi?
Pinnestodiduemetaforeinvafolopredicatos poilslacione confaceuole alla
vièpoiilpallaggionelnornogar dell'altropredje viè censura. tom 1 Nel terzo de
arte ama ndi, Ecco
Nequevliusitinntisim per untitabii. Nequifleprezesirefoue palmulis
metaforam non producer ad extremum nec ineaintere. Sed abvnaadaliamtranfilire; hicveroraliumiprie
Prorumfecurses, och Nonèdigiustitiachc Catullorefiabbando pato 1945 Epiù
sottodiffe. Qui formula croftramentofumprofcidir quota Aoftrumè metafora trasportata
da gli vecelli allegalee, acuimancauailproprio perfignif carlofprone, equindiancoallanaue
perde notarlaprora, e proscindere è pur metafora, che Hon ha corsispondenza con
legalec, ma con quellecose, chetagliano: Ecco appresso v o trappasso da metafora
a metafora. Ecco VA alero inneftopuriuinell'aggionto, e nel softantiuo. Dide
currum wlitanumper ladate, che viag giava PHASELLUSilleguem videtihofpittia'?
Siswiffenavium celerrimus. Oprisforeivolarejouelinteo. Ognuno sà che
Falelloèvna fpeciedi nauigio; nel descriver la celericà del quale nel n a a i g
a r e Pau r o r e fi vale della metafora del nuotatore e fubitò palla al volo ch'è
dell'uccello e quianco fåvn'innestoinquel volarepairwisin cuivuo) direnauigar
coiremi:poichenen f volacon lepalme, maconl' aliscosiinnettal'operation!
dellyccello con l'inftrumento dell'huomo, ch'è la mano sopra il qualpaflo il Muretto
di fe.Aiuntvitiofumeffefernelsuscepram tolco da'legamini ]? wimruna è
2349 nato da Tibulloze da Propertio speiò fenciamo lianch'elli. Propertio nella
festa decimadlegiadel. cerzo ang niNini Sublime capulmafiflimunubar Afperala
Mefiffimosa sperme, chehannodicomune ,Ring oluenparcela branquillità,ch'e
delmare cal P6 Sempere n i m vacuos n a x i f o b r i a t o r q u e r u m a r e
s. Nox fobristonguet,inpeito Pace Pasini. Pasini. Keywords: implicatura, il
cavalier perduto, la metafora, “dall’una metafora all’altra, galilei, cremonini, degl’incogniti, keplero,
Manzoni, rapimento, anonimo, incognito, meta-meta-fora. Refs.: “Grice e Pasini”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691984749/in/photolist-2mPyn68-2mLLZRD-2mKQW9n-2mKbpiZ
Grice e Passavanti – eroe –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Terni). Filosofo. Partecipa
alla Grande Guerra csergente nel 4º reggimento Genova cavalleria, in cui e protagonista
di incredibili atti di eroismo. Partecipa
alla occupazione di Fiume tra i
legionari di Annunzio. Da soldato, da caporale, da aiutante di battaglia,
fulgido, costante esempio, trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre
volte mutilato, mai lo strazio della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a
forza allontanare dalla lotta; sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in
essa fu sempre primo fra i primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo
corpo martoriato. In critica situazione, con generoso slancio, fece scudo del
suo petto al proprio comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si
sottrasse, attaccando, alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava
il suo plotone di arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica;
impossibilitato ad avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva
con bombe a mano, alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a
ripiegare, sebbene ferito, sostava ripetutamente per impedire eventuali
contrattacchi. Avuta notizia di una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui
l’avevano ricoverato, e raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi,
riusciva a prendere parte anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato
veramente, più che di carne e di nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di
acciaio e di ottima tempra. Superdecorato,
volontariamente nei ranghi della nuova guerra, per la maggiore grandezza della
Patria, riconfermava il suo meraviglioso passato di eroico soldato. A capo
della propaganda di una grande unità, seppe dimostrare che più che le parole
valgono i fatti e fu sempre dove maggiore era il rischio e combatté con i fanti
nelle linee più tormentate. Nella manovra conclusiva, alla testa dell’avanguardia
del Corpo d’Armata, entra per primo in Korcia ed in Erseke, inalberandovi i
tricolori affidatigli dal Duce. Superba figura di combattente, animato da
indomito eroismo, uscì illeso da mille pericoli e fu l’idolo di tutti i soldati
del III Corpo d’Armata, che in lui videro il simbolo del valore personale,
della continuità dello spirito di sacrificio e della più pura fede nei destini
della Patria, che legano idealmente le gesta dei soldati del Carso, del Piave,
del Grappa con quelle dei combattenti dell’Italia. Mirabile esempio di coraggio
sereno, di alto spirito militare e di profondo sentimento del dovere, rimase
sul posto di combattimento, quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più
gravemente ferito, prima di esser trasportato al luogo di medicazione, volle
esser condotto dal comandante del gruppo, per riferirgli sulla situazione. V. Pirro,
Arrone: EThyrus. L’arma dell’eternita, Roma, (Camera Deputati), L’organizzazioe
economica dell’industrai eletrica, Roma, Le benemerenze e la tirannide degli
idrolettrici, Roma, Risveglio e viluppo agricolo, Roma, Bonifica integrale,
Roma, Per una piu armonica distribuzione di pesi fra I diversi cespiti della
ricchezza e I diversi lavoatori, Roma, Precursoi. L’IDEA ITALIANA, in Piemonte,
Roma, La contabilita generale dello stato italiano, Roma, lineamenti chematica
di contabilita di stato, Siena, Storia di Terni, dale origi al medio-evo
(Roma), Interamna de Naarti, “INTERAMNA NAHARS”, La contabilita di stato o
economia di stato nella storia italiana, Giappichelli, Torino, L’ECONOMIA DI
STATO PRESO I ROMANI (Giappichelli, Trino, 1936), La contabilita generale dello
stato esposta per tavole sinottiche, aRosrino, Attualita economiche, Roma, La
contabilita dello stato”. “Nel numero e l’univeso ma il numero e un segno che
po cconviene interpretare. Elia Rossi Passavanti. Passavanti. Keywords: eroe,
Annunzio, Fiume,il concetto di economia di stato, l’economia di stato presso i
romani, la terni pre-romana, la terni no-romana, la terni umbra, la terni osca,
la lingua umbra, l’idea italiana, economia di stato. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740922209/in/photolist-2mQaKxF-2mPY4jk-2mPqp6k
Passavanti, jacobo –
libro dei sogni.
Grice e Passeri – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Grice: “He was Zabarella’s uncle –
mine worked in the railways!” -- Grice: “It’s amazing how much a little book
like Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced those Renaissance and
pre-Renaissance Italians! Surely they were concerned about the immortality or other
of the soul!” -- genua: essential Italian philosopher. Pubblica
commentarii al “De Anima” e alla “Fisica” – contro Galileo. Dimostrara la
perfetta convergenza fra le idee di Aistotele e Galileo sulla dottrina
dell'unità dell'intelletto. “Disputatio de intellectus humani immortalitate” (Monte
Regali: Torrentino; “De anima” (Venezia,
Iunctas-Perchacinum); A. Paladini, “La scienza animastica”. At cum Latini
uideantur hoc negare, nosrem itaefle comprobare possumus quoniam Aristotele cum
dederitcommunem ANIMA. Animæ definitione subiungit et propriam cuiusque gradus
dicendam fore et prior rem natura elTe vegetatiuam sensitiua, quod in codem
intelligitur, non autem in diversis quoniam in eodem animato pofita senfiti,
uaponitur vegetatiua et pofita intellectiva nimortalibusalięponátur, quiaficutise
habet vegetativa in sensitiua, ita & sensitiva in INTELLECTIVA, quoniam in
consequenterfe habentibus polito primo non ponitur se cundum ,atposito secundo
ponicur primú. Itaq;essentiægraduúanimæcum fefecon s equantur, polita posteriori
dabitur prior et per consequens communem animæ definitionem analogam esse oportet.
Secundum autem anobisposicum, utintelligatur Animain scilicet intellectiuã immortalem
fore secundum quidautem mortalem , intellectum quattuor modis dici, certumeft.
depossibili, deinhabitu speculative et agente. Vnus quisque horum modorum
arguir intelletum corruptibilé, quoniamomne quodincipit, necessariodefinit:cumautem
intellectus materialis in Sphæranon detur fed tantum in puero nuper nato, cum
inces perit in Socrate, ut ita dixerim necessario delinet. Similiter intellectus
agens in Socrate incipit, quoniáili copulatur, ut forma & cum agens ili copulatur,
intellectus in habitu, qui genitus est desinit intellectus etiam in actu
speculans, cum de non speculari transeat ad speculationem, videtur genituscum
autem amplius non speculator actu, definit este intellectus actu speculans .
ita ut intellectus quodammodo et propter diverdos respectus quossuscipit, dicatur
corruptibilis et factus secundum autem substantiam cum eadem sit substantia intellectus
agentis et possibilis dicitur eternus et simpliciter immortalis, quod rationibus
ab Aristotele acceptis itaefleoftendi potest. Omne enim formas omnes materiales
recipiens estim materiale intellectus autem possibilis recipit omnes formas igitur
est immaterialis, est autem necessarium tale recipiens esse immateriale.
Quoniam quod intus eft extraneum prohibet. Pomponatius [POMPONAZZI] támenstuder
destruere hanc rationem, primum enim inquitillam non concludere proptere aquòdfi
intellectcus. Eus materialis esetseparatusfequeretur et suam operationem separatam
fore, quia operatio ipsam essentiam consequitur:atArist.
inquitsiintelligereestficutsentire,ecce quod comparat operationem intellectus
operationisensus, igiturvideturhæc ratio, potiusintellectummortalē probarc,quàm
immortalem. NullaefthæcratioPompo Ratij,quoniam fequereturintellectumeffe uirtutem
materialem , quod di&tum Arift. omnino negat.prætereavideturcommitte
refallaciam afecúdum quidadfimpliciter, propterea quòd non ualct, possibilis obie
&tiuedepédet, igituromnis intellectus.At cum Alexan,velitanimam
intellectiuafiue intellectum possibilemnonesseformā, sed; præparationemquandam
, qux& sirecipiat omnes formas,essetamcnmortalcm,peto abilloquid per
preparationemintelligat, uel intelligitpuram priuationem , uelpri-, uationem
cum aptitudine, non primum: quoniam priuatio fola nihil recipit, igitur
priuationem cum aptitudineillumintelli gere oportet, igitur erit forma:si forma
, ergomaterialis,quarepreparatiohæc non, recipiet omnes formas. Adiungit præte
rea Pomponatius,intellectus vnicam tan tum operationem habet, proptereaquòd D i
j ynius Secunda ratio, qux nostram sententiam confirmat, accipiturab Arist.
in3.de Anima.13.& isiinquibus propofitain13.quesstioncan intellectus sit intelligibilis
quema admodúalia materialia-intelligibilia,foluit in15. Etintelligibiliseftficutipsaintelligi
biliain his quæ funt fine materia idem est, quod intelligit et quod
intelligitur, quilo unius virtutis unica est operatio cum itaq;
intellectus fit vna uirtus, quęmedia est inter: pure materiales et omnino abstractas, vna driteius operatio:esseautcm
mediãexeoni titurostendere, quoniã intelligitvniuerfale infingulari et
quatenusintelligitvniuerfa le, comunicat cum abstractis, quatenusin
singularicomunicatcummaterialibus, primum dictum sublatum fuit, non inconuenire
quòdvna virtus diuerfimodefe habens, di versasexercear operationes, secundum di
& umapudme nullum eft, quoniam intel ligere fubftantiarum quæ omnino funtfe
paratæ,est intelligere per essentiam ,intelli gereauté intellectusestvniuersalisperspe
ciem ,fiitaq;hocintelligerenonconuenit substantiis omnino separatis, quomodo na
erit media participatione extremorum, qux re erit adhucex hoc fundamento
intelles Aus pure materialis. Tertia ratio accipitura quodamnorabia ti, Quoniam
naturalis philosophus uide túrdare duo eusnon eftcum LATINIS interpretandus, sed
intellectum esse intelligibilem, cum possi bilishabueritintellectum agentem ut
formam , tunc est intelligibilis per speciem, q u x actu est scilicet per
formam intellectus agentis et est intelligibilis vel uti intelligere tixet enim
si intellectusintelligereturqué admodum dicútLatini,effetintellectusdo
teriorisconditionis lapide, quoniamlapis per suam speciem intelligitur per se, intellectus
vero per accidens, intelligendola pidem per fuam fpeciem. Quare intelle dus
materialis et fi uideatur intelligibilis ficuti alia intelligibilia materialia per
speciem, nontameneodemmodoquoniam intellectus intelligibilis per suam formam
fit intelligents, intelligibileautem materias leminimè, dequibusfufius in explanatio
neeiuslocidiximus. phy. fundamenta Metaphy.primú quòd detur abstractum in
natura, nam fi Metaphy, ignoraret abstractum, eum non determinaret, alterum
fundamentum eft quod naturalis supponit abstractum et qud abstractum magnitudine ficintelligens,
quod tribuítanimasticusfine quo Mera phy. Non haberet, quodabftractum
fitina telligens.Adrem fiintelleétusessetmorta lis,nondareturMetaphy.quoniam
per nullam naturam posset haberi abstractum esse intelligens, intellectus enim
quimor talis est non poteft habere eandem opera tionem, cum intelligere intelligentiarum,
quarefieffet mortalis, non habereturco gnitioeorum, quæperessentiamsunt sep
rata. Ultima ratio quæ immortalitatem animá confirmat, estquoniam felicitatéacqui
ri pofle conveniunt peripatetici omnes, quam habere esset impossibile, liintellectus
esset mortalis. Pomponatius discurritagés defelicitates, illam contingere hominibus,
quoniam omnes lībiinuicem funt auxilio alijenimaguntsecundum intellectumpra:
eticum ;alijautem secundum intellectum , Speculatiuum: rectè inhocdicit, fed,falli,
tur, cum -velithominem effe hominem per intellectum, ideo homo exercet operatiot
nesmorales per formam, qua est homo,& propterea inquit Averroes p moralis capitfi,
nemhominisineoquod homo, quiqui demfinisest cogitatiua, ideofoelicitas non
competit homini ut homo, fedut in coquoddam diuinum reperitur.10, Ethi. cap.9. Aliauita
et finispotioristo, ideo nos li er
nos cum homines fimus,non debemus h u mana curarc, sed perueniread
immortale & sempiternum, peridquodinnobisdi uinum eft. Dequibusfufiusin
expositione c o m .; de anima diximu s. Ianua. Marco Antonio Genua. Marco
Antonio Passeri. Antonio Passeri. Passeri. Keywords: peripatetici, lizii, nous,
intelletto, etimologia d’intelletto, da lego – ‘to care’, ‘to decide’.
Intelleto, nous, animus vs. anima, mens, Boezio, l’intelletto, l’anima
intelletiva, animistica, animastica. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691304466/in/photolist-2mPyn68-2mKQ7M8-2mPCgo1-2mKMrVm-2mKyJgk-CfbuaM
Passini
Pasqualini difficult to
find. M. Pasqualini, C. Pasqualini.
Grice e Pasqualotto – trasmettitore/ricevitore –
implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo. Grice:
“I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the ‘teoria dell’informazione’!”
– Grice: “I never took ‘information’ as seriously as Pasqualotto does – I do
compare information with money, and refer to the stupidity of ‘false’
information – “”False’ information is no information.”” – But Pasqualotto
attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria dell’informazione,’ i. e.
complete with a model that has room for the implicaturum, i.e. any x such that
by a mittente ‘sending’ a message, he may ex-plicate such-and-such and
im-plicate so-and-so.””Frequenta il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro Faggin. Sotto
la guida di Formaggio, si laurea in filosofia aPadova, con una tesi sull'estetica
tecnologica di Bense. Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è
maestro nel suo stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora
attivamente ad alcune importanti riviste di filosofia come Angelus
Novus, Contropiano, Il Centauro. -- è professore a Venezia; a 'Padova; è
stato cofondatore dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Contribuito alla
nascita della rivista “Marco Polo, rivista di filosofia orientale” -- e comparata “Simplègadi” è stato tra i
promotori del Master in Studi Interculturali dell'Padova, presso il quale ha
insegnato Filosofia delle Culture. Direttore scientifico della Scuola Superiore
di Filosofia orientale e comparativa di Rimini. Contributo teorico Nel saggio
Dall'estetica tecnologica all'estetica interculturale, Pasqualotto descrive la
sua avventura intellettuale e insieme l'evoluzione del suo pensiero. In una
prima fase si è formato all'estetica analitica e alla filosofia analitica del
linguaggio, ma ha rilevato il loro limitato significato formale. In una seconda
fase, si è rivolto al pensiero critico di Adorno e della Scuola di Francoforte,
e in questo caso ha valutato che la conclusione alla quale essi giungevano, era
la morte per utopia dell’estetica. In una terza fase si è rivolto al pensiero
di Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta;
Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera Apollo e Dioniso come due
istinti complementari, tanto da consentire di poter riuscire a «vedere la
scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella della vita»’, e a dare
importanza alla saggezza del corpo. Ma quello Nietzscheano gli sembrò solo un
tentativo eroico di coniugare filosofia e vita, che alla fine si rivela
solo come uno straordinario tentativo di scrittura sulla vita. Un'insoddisfazione
di fondo per gli esiti del pensiero occidentale, e la ricerca continua di nuove
possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad approfondire lo studioiniziato
già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero esterne a quella occidentale. Il
buddhismo, in particolare, ha costituito un terreno ampio di indagine e di
confronto con diversi temi o autori della cultura europea; ma anche il pensiero
taoista e l'esperienza della filosofia indiana hanno rappresentato nel corso
degli anni un importante ambito di riflessione. Infatti, in un'ulteriore quarta
fase del suo viaggio intellettuale, Pasqualotto si è rivolto all’estetica
orientale come meditazione, ovvero come cammino comune verso un possibile
superamento della scissione tra esperienza e riflessione (250-259). In una
quinta fase, Pasqualotto si è avvicinato all’estetica di Emilio Garroni come
uso critico del pensiero, quale comprensione dell’esperienza in genere
all’interno dell’esperienza: in un certo senso, quindi, l’estetica andava
coincidendo con la filosofia. Valutando la riflessione di Garroni prossima a
quella orientale, Pasqualotto arrivò a considerare l'importanza della
'meditazione' e del 'vuoto mentale’, in base ai quali, come l’assenza di
pensiero non può essere pensata senza idee, così non si possono pensare idee
senza pensiero, come era stato già pensato da. Dōgen. Nella sua sesta ed ultima
fase, guarda l’estetica con gli occhi
della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale, quindi come
un ampliamento dell’orizzonte particolare dell’estetica verso una riflessione
generale sui problemi cruciali dell’esistenza. Pasqualotto, infatti, è stato il
primo pensatore italiano a elaborare la valenza teoretica di una filosofia come
comparazione, teorizzata con rigore in Filosofia come comparazione,
distinguendola da un mero esercizio comparativo di pensieri appartenenti ad
ambiti geo-filosofici differenti. Il suo pensiero ha trovato echi e possibilità
di dialogo con filosofi italiani, come Giuseppe Cacciatore, Giuseppe Cognetti,
Giovanni Leghissa, e stranieri come Raul Fornet-Betancourt, Heinz Kimmerle, F. Jullien,
Ram A. Mall, Ryōsuke Ōhashi, R. Panikkar, G. Stenger, F. Wimmer. Tra la
fine degli anni Novanta e l'inizio degli anni Duemila ha contribuito
all'introduzione in Italia della filosofia di Marco Polo sull’Oriente a
cominciare dall'importante opera di Nishida L’io e il tu, e poi con gli
altrettanto importanti Uno studio sul bene e Problemi fondamentali della
filosofia, accompagnati sempre da un saggio interpretativo che è rimasto
sostanzialmente invariato nel corso degli anni. Parallelamente ad altri autori,
si è misurato dai primi anni Duemila con il tentativo di delineare temi e
metodi per una filosofia interculturale che costituisce il campo di maggior
impegno e interesse della sua ricerca, congiuntamente a una riflessione
estetica sulle forme dell'arte dell'Asia orientale. Riassumendo gli
elementi chiave del pensiero di Pasqualotto, potremmo individuare due
componenti fondamentali: il concetto di Ermenuetica interminabile e quello di
Dialogo interculturale Il concetto di Ermenuetica interminabile prevede come
elementi: 1. il pensiero come 'comparazione originaria'; 2. il sapere come
'ambito problematico sempre aperto', rispetto al quale non si dà mai una verità
stabile, ma sempre problematica, inscritta cioè in un processo inesauribile di
ricerca; 3. il concetto di 'impermanenza' (mutuata dal concetto buddhista di
'anatta') come struttura relazionale di tutto ciò che è, in base alla quale
tutto ciò che è, è un ‘nodo’ di relazioni in continua trasformazione ed
evoluzione processuale. Il concetto di Dialogo interculturale prevede come
elementi: 1. la 'meditazione' come ‘vuoto mentale’ e ‘consapevolezza’mindfulnessdel
senso critico del pensiero radicato nel presente; 2. l'aperturaconseguente alla
compresenza degli elementi precedentidell’orizzonte di una riflessione generale
sui problemi cruciali dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia interculturale.
Pasqualotto precisa chiaramente la specifica forma di rapporto comparativo che
viene attivato nell'orizzonte della filosofia interculturale, rapporto detto 'a
tre variabili interdipendenti. L’orizzonte di una filosofia interculturale
dovrebbe invece tendere a porsi come linea immaginaria di uno spazio illimitato
pronto ad ospitare quelle specifiche pratiche interculturali che sono gli
esercizi in atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare le
conseguenze contraddittorie a cui conducono sia le prospettive multiculturali,
sia le utopie universaliste, è necessario precisare la natura e la funzione
della specifica forma di rapporto che si viene ad attivare nell’orizzonte della
filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può essere definita 'a
tre variabili interdipendenti': due sono costituite da pensieri o ambiti di
pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un soggetto (individuale
o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di questa modalità di
rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste autonomamente, prima, dopo
o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è importante evidenziare che
il soggetto risulta sempre e necessariamente implicato nella pratica della
comparazione, al punto che tale pratica lo forma e lo trasforma: il suo sguardo
è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin dall’inizio viene condizionato e
prodotto da una serievirtualmente infinitadi osservazioni comparative. Fra i
temi affrontati più di frequente dalla sua riflessione ricordiamo: 1. il tema
dell’identità, in base al quale essa non è alcunché di rigido e identitario, ma
poiché l’essente è nodo di relazioni, l’identità si dà come intreccio di
infinite relazioni, ovvero come compresa in una sua problematica autonomia; il soggetto
che, in quanto costitutivamente interessato da molteplici relazioni, nel suo
ricercare il senso del realtà del mondo, non è un osservatore disincarnato e
disinteressato, o imparziale, ma è compreso nel rilevamento di quel senso nella
trasformazione di sé e della realtà; il corpo, in base al quale esso è la mente
e, insieme, la condizione prima della conoscibilità del mondo; in questo senso
il tragitto di Pasqualotto ha sicure relazioni al tema odierno della
‘cognizione incorporata’ e della Filosofia del corpo; il concetto di
‘processo’, in base al quale la realtà è un insieme di processi: ciò che è, in
quanto 'nodo' potenzialmente infinito di relazioni, diviene processualmente,
concezione che deriva direttamente dalle filosofie orientali, in particolare
dal buddhismo; l’illuminismo in base al quale i limiti della ragione possono
venir posti soltanto dalla ragione stessa, come era stato già perfettamente
considerato dalla Dialettica dell'illuminismo; l tema delle pratiche
filosofiche e della pratica artigianale;
il tema dei diritti umani che non è solo un tema accessorio rispetto al
suo pensiero; su questo versante pare giocarsi una partita più grande, che, ai
temi della ‘libertà condizionata', della natura dell’individuo e del fenomeno
della globalizzazione unisce una
profonda preoccupazione per i destini dell’umanità. A tal proposito pare essere
abbastanza pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice, infatti,
nella premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste precise
parole. È da osservare tuttavia che le tematiche della filosofia comparata,
della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale non hanno
avuto e continuano a non avere risonanze significative all’interno del
dibattito filosofico nazionale e internazionale. Le ragioni di questa
scarsa ricaduta sono molteplici e di varia natura. Forse vi sono alla base
difficoltà intrinseche ai modi in cui tali tematiche sono state formulate e
proposte; ma è anche da dire, a tale proposito, che finora non vi è stata
alcuna proposta critica che abbia messo in luce tali ipotetiche difficoltà. È
da ritenere, allora, che le ragioni di questa debolissima risonanza siano,
almeno in parte ma in primo luogo, da far risalire alle rigidità delle
discipline accademiche che mal sopportano non solo le contaminazioni
interdisciplinari ed interculturali, ma anche i semplici ponti che tentano di
mettere in comunicazione diverse discipline, culture e civiltà. In secondo
luogoma, dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi dovrebbero tener
presenti le ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che fare più da
vicino con germi xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi religiosi
e con rigurgiti di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e non solo l’Europa.
Ci sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali poltiglie psicologiche e
ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed arroganti. Questa
riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un frammento ancora
utile a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un orizzonte culturale
che, nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione, si fa sempre più
stretto e più cupo. Al fondo delle intenzioni di Pasqualotto, c’è un
atteggiamento ecologico e agnostico,fino addirittura a concepire la possibilità
dell’essere ‘apolide’ -, e consapevoleuna consapevolezza nel senso di
mindfulnessnei confronti della natura della mente e della psicologia umane, al
punto che, alla disillusione per la possibilità di integrazione nella vita psicologica
occidentale delle pratiche meditative orientali, si unisce la preoccupazione e
l’impegno sociale e politico, forse considerando la marginalità
dell’intellettuale nelle grandi vicende della contemporaneità, ma insieme
sempre anche con un’apertura di orizzonte per una riflessione generale sui
problemi cruciali dell’esistenza.
Saggi: “Avanguardia, tecnologia ed estetica (Roma, Officina); “Teoria
come utopia” (Verona, Bertani); “Storia e critica dell'ideologia, Padova,
CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista», Roma, Ist. dell'Enciclopedia
Italiana); “Pensiero negativo e civiltà borghese, Napoli, Guida, Saggi di
critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco Angeli, Il Tao della
filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e d'Occidente, Parma,
Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente,
Venezia, Marsilio, Illuminismo e
illuminazione: la ragione occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma,
Donzelli, Yohaku: forme di ascesi nell'esperienza estetica orientale, Padova,
Esedra, East & West. Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, Il
Buddhismo: i sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno Mondadori, Figure
di pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio); Oltre
la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e occidente, Vicenza, Colla;
Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per una filosofia inter-culturale,
Milano, Mimesis, Taccuino giapponese, Udine, Forum, Tra Occidente ed Oriente:
interviste sull'intercultura ed il pensiero orientale (Pretto), Milano, Mimesis;
Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Alfabeto filosofico, Venezia,
Marsilio); “Dall’estetica tecnologica all’estetica interculturale, in Studi di
estetica, Filosofia come comparazione in Simplègadi. Percorsi del pensiero tra
Occidente e Oriente, Padova, Esedra). Cfr. Davis, Bret W.,.) Nishida Kitaro,
L’io e il tu, Renato Andolfato, Padova, Unipress, Nishida: dialettica e Buddhismo,
Postfazione, N. Kitaro, Uno studio sul bene, E. Fongaro, Torino,
Boringhieri, Nishida Kitaro, Problemi fondamentali della filosofia: conferenze
per la Società filosofica di Shinano, E. Fongaro (Venezia, Marsilio); Buddhismo
e dialettica. Introduzione al pensiero di Nishida, Per una filosofia
interculturale, Milano, Mimesis, Tra Oriente e Occidente. Interviste
sull’intercultura ed il pensiero orientale, D. De Pretto, Milano, Mimesis, Nietzsche o dell'ermeneutica interminabile, in,
Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco
Angeli, Intercultura e globalizzazione, in, Incontri di sguardi. Saperi e
pratiche dell’intercultura, A. Miltenburg, Padova, Unipress, Per una filosofia
interculturale, Milano, Mimesis, Identità e dialogo interculturale, Venezia,
Marsilio, Estetica del vuoto. Arte e
meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della
filosofia comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East
& West, Venezia, Marsilio. Interessante può essere, sotto questo aspetto,
il confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta” (Milano,
Cortina, La riforma di pensiero, Alfabeto
filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Corpo. Illuminismo e illuminazione, Roma,
Donzelli); Saggezze d'Oriente e d'Occidente come forme di vita, n Id., Oltre la
filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere, sotto questo aspetto, il
confronto con il pensiero di Sennet, nel suo L’uomo artigiano, Milano,
Feltrinelli, Diritti umani e valori in
Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Libertà.
Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Il tao della filosofia, Milano,
Luni,, Premessa. I termini 'ecologico' e
'agnostico' non sono propri dei supo testi ma depositati nel suo insegnamento
'orale', nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e
conseguenze della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica
del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente Revue Bibliographique de
Sinologie, M. Ghilardi, E. Magno, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente. in
onore, Milano-Udine, Mimesis, E.
Fongaro, M. Ghilardi, Filosofia come Pratica. A partire da Il Tao della
Filosofia, in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi,
E. Magno, Mimesis, A. Crisma, Dao, ossia cammino. Note in margine al percorso
di riflessione di in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M.
Ghilardi, E. Magno, Mimesis, M. Bergonzi, Comparatismi e dialogo interculturale
fra filosofia occidentale e pensiero indiano, in Comparatismi e filosofia, M.
Donzelli, Napoli, Liguori, G. Marramao, Pensare Babele. L'universale, il
multiplo, la differenza, in Iride, M. Pagano, Un contributo ermeneutico per la
filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista di filosofia, M. Ghilardi, E.
Magno, La filosofia e l'altrove: Festschrift, Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko,
F. La Porta, recensione ad Alfabeto Filosofico, Daodejing, Mandukya Upanishad, Mimesis Festival: Che
cos’è la filosofia? d Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G. Pensiero
buddhista e filosofie occidentali, Panikkar e la questione dei diritti umani,
La compassione intelligente nella tradizione buddhista, Nirvana e Samsara, Covid-19
e Libertà. Anteprima di Illuminismo e Illuminazione, Anteprima di Per una
filosofia interculturale, Anteprima di Taccuino. Anteprima di Alfabeto
Filosofico, su books.google. Anteprima
di Dieci Lezioni sul Buddhismo, Materiali su Interculturalità e Oriente, Materiali
su Interculturalità e Oriente. Giangiorgio Pasqualotto. Pasqualotto. Keywords:
Marco Polo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740451898/in/datetaken/
Grice e Pastore – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Orbassano). Filosofo.
Grice: “A proto-Griceian.” Grice: “Pastore divides logicians by
nationality, and he has a few for Italians; he does not distinguish between
Welsh Russell and English Boole, though!” Grice: “Pastore has an excellent
section on the ‘alleged’ imperfections of ordinary language, to which I refer
to in my reference to the common place in philosophical logic.” Grice: “Pastore
lists six imperfections of ordinary language, for which he notes how confusing
the allegations are.” “He ends by noting the moral of the formalist: “not
everything that is explicated is implicated, and not everything that is
implicated is explicated!” – Grice: “The Italian philosophers he mentions make
an interesting list.” Grice: “He has an earlier paragraph on “Roman logic,”
which is charming.” Laureato a Torino con Graf e D'Ercole, fu insegnante di
liceo e ottenne una cattedra a Torino. Fondò e diresse il “Laboratorio di
logica sperimentale” a Torino. Fu collaboratore della Rivista di
filosofia. I suoi manoscritti sono
conservati nell'Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria di
Firenze. La salma del filosofo riposa nel Cimitero di Bruino. Saggi: “La logica formale dedotta dalla meccanicia”;
“Scienza” “Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e del conoscere,” “Il pensiero
puro,” “Causa ed esperienza”; “Solipsismo,”
“Potenzia logica” “Logica sperimentale,”” L'acrisia di Kant” “La
filosofia di Lenin”; “La volontà dell'assurdo. Storia e crisi
dell'esistenzialismo” (Logicalia, Dioniso, “Introduzione alla metafisica della
poesia,” F. Bazzani, Carte. Fondo dell'Accademia La Colombaria” (Firenze, Olschki);
M. Castellana, “Razionalismi senza dogmi. Per una epistemologia della
fisica-matematica” Soveria Mannelli, Rubbettino); Dizionario di filosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Selvaggi, Un filosofo triste: Annibale Pastore
in Scienza e metodologia. Saggi di epistemologia, Roma, Gregoriana). “E
notissima la storia della logica romana in cui assai per tempo viene a
prevalere la teoria catechistica, sviluppata negli innumerevoli manuali di
logica ad uso delle scuole, mutuanti l’insegnamento dalli saggi di Varrone, di
Cicerone, di Aulo Gelio, e di Quintiliano. Questo indirizzo comprende altresi I
saggi di Mario Vittorino, di Vegezio, e si spinge fine a quelle
imporntantissimei di Boezio e di Cassiodoro che riduceno la logica all’uso
d’una TABULA LOGICA o combinazione di concetti secondo le regole della
silogistica BOEZIO Introductio ad categehoricos syllosigmos; de syllogism
categorico-hypothetico, de divvisione, de definitione, Cassiodoro (Venezia). In
tutta quanta la scolastica la sillogistica di Boezio e ripresa ed applicate con
sottiissimo svolgimento. COmincia, a vero dire, per essere incompletamente
conosciuta. Si complete con Pietro LOMBARDO. Quindi fa decisamente il suo
ingress nell’ovcidente latino per opera di Aquino, Abano, ed Egidio Colonna –
Summa theologica, cfr. JORDANO BRUNO, de specierum scrutinio; de lampade
combinatoria lulliana, de porgresso et lampade venatoria legocorum, S’istende
la lussureggiante vegetazione dei terministi, fra I quali appena e il caso dei
ricordare il nostro Paolo Veneto, Pietro Tartareto, e Pietro Nigri. Per onore
della filosofia, voglio dire che, in mezzo a tanta zavorra, I pensamenti
originali sono molto piu numerosi ed important di quanto non si creda
comnemente. Nizolio, Pauli Veneti, Logia parva, tractatus summlarum (Venezia). Le
loro relazionei possbili con le varie posizioni di certi dischetti girevoli
atorno un centro comune, sovrapposit l’uno all’altro, sui quali erano segnai I
concetti fundamentale. Questo tentative di Bruno contiene in gemre tutta la
teoria della quantifiicatione del predicato e la teoria della logica
sperimentale. In seguito aa mie personali ricerche compiute nella biblioteva
comunate di Noto (Siracusa) la priorita della dottrina della quantificazione
del predicato si deve attributire al sottilissimo casista Giovanni Caramuel,
che l’espose nella sua Grammatica audax. Zvsdilio, zinytofuvyio in stidyyrlid
lohivsm, ztoms. Facciolati Logia protehroai, rudimenta di Logicca, Tizio, Arte
di pensare. In Italia, PEANO, Calcolo geometrico secondo l’ausdehnungslehre di
H. Grassmann preceduto dale operazione della logica deduttiva (Torino),
arithmetics, prinicipia, nova method exposita, I principi di geometrica
logicamente espsosti (Torrino Bocca) elementi di calcolo geometrico, principi
di logica matematica R d M, formule di logica matematica, sul concetto di
numero, sui fondamenti dlela geomentria, saggio di calcolo geometrico, studi di
logica matematica, NAGYj, Fondamenti del calcolo logico, Napolo, sulla
rappresentazione grafica della quantita logica, Lencei, lo stato atauale ed I
progressi della logica, rivista italiana di filosofia, I principi di logica
esposit secondo le dottrine modern (Torino Leoscher, I teoremi funzionali nel
calcolo logico (Riv. Di Mat.) La logica matematica e il calcolo logico (Riv.
Ital. Filos. Roma), I primi dati della logica (Roma), Sulla definizione e il
compito della logica (Roma, Balbi), Alcuini teoremi intorno alle funzione
logiche (Riv Mat.), BURALI-FORTI (-- Logica matemaitca Milano, Sui simboli di
logica matemaitca (Il Pitagora), G. Vacca, G. Vailati, A. Padoa, M. Pieri, F.
Castellano, C. Ciamberlini, Giudice, Padoa, Nota di Logica matemaica (Riv di Mat),
Vailati, un teorema di logica matematca (riv mat), sul carattere del della logica il sviluppo della logica formale
(Rivista filos. ), Vacca, Sui precursori della logica matematica, Riv Mat,
Bettazzi, Chini, Boggio, Ramorni, e Nasso. Tutt I logici italiani apparengono
alla scuola del Pano, al qualse si devele la prima introduzione della logica
matematica o pura in Itala. In essa introduzione, il Peone, esposti lucidamente
gli studio, dimstra l’identita del calcolo sulle classi, col calcolo sulle
propsizione. La sua popera contiene per la prima volta la teoria dei numeri
interi completamente riditta in formole facendo ricorso ad un liitatissimo
numero di idee logic ache Peano espresso coi simbolo: e, > = + V ~ A. – sette simboli --. Di qui trae
origine la sua idegografia in cui ogni idea e rappresentata con un segno, e il su
strumento analitico anda perfezionadosim rapidamente. Arrichitta di numerose
indicazioni storiche per la collaborazioni di valenti seguazi, procedette
alacremente, raccogliendo e trattando completamente in simboli tutte le
proposizioni della matematica. L’importanza filosofica di questo movimento
iniziato dal Peano non e ancora stata apprezzatta convenientemen da ogni
filoso, ma I saggi di Peano comincia solo ORA a richiamare sola di se
l’attenzione dei filosofi. Il ritardo filosofico e tanto piu strano quanto pio
chiara e la filiazione filosofica di questa ideografia. Il Peano stesso non
cessa mai di far notare che la sua ideografia e casata su teoremi di logica. Ma
se con definizione opportune, si pote riddure le idee di logic ache si
incontrano in molte parti della mateica ad un numero sempre piu piccolo di idee
primitive, attualmente ancorsa si desidera una riduzione analogia di tutte le
idee di logic ache si incontrano nella LOGICA PURA. Questa riduzione presenta
invero seriissime difficolta ed e piu facile il riconocere quante e quai siano le
idea primitive in aritmetca e in gemoetrica che in logica. Continuando le
richerche mi convene supporre consosciuto tento di portare un contribute alla
soluzione del problema suddetto. Annibale
Pastore. Pastore. Keywords: implicature, logica meccanica, acrisia. Meccanica
rama della fisica. Refs: Luigi Speranza,
“Grice e Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702186073/in/photolist-2mPAuFE-2mPowr2-2mN8ym7-2mLKdDg-2mLEd47-2mKuZ8r-2mKCfz1-BvUfSB-BaofQH-ogsG8n-ofMJ4G-hSTpSd/
Grice e Peano – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Spinetta di Cuneo). Filosofo. Grice: “As
I reduce “the” to “every,” I am of course following Peano, who predates
Russell!” -- important Italian philosopher. Linceo. Peano’s postulates, also
called Peano axioms, a list of assumptions from which the integers can be
defined from some initial integer, equality, and successorship, and usually
seen as defining progressions. The Peano postulates for arithmetic were
produced by G. Peano in 9. He took the set N of integers with a first term 1
and an equality relation between them, and assumed these nine axioms: 1 belongs
to N; N has more than one member; equality is reflexive, symmetric, and
associative, and closed over N; the successor of any integer in N also belongs
to N, and is unique; and a principle of mathematical induction applying across
the members of N, in that if 1 belongs to some subset M of N and so does the
successor of any of its members, then in fact M % N. In some ways Peano’s
formulation was not clear. He had no explicit rules of inference, nor any
guarantee of the legitimacy of inductive definitions which Dedekind established
shortly before him. Further, the four properties attached to equality were seen
to belong to the underlying “logic” rather than to arithmetic itself; they are
now detached. It was realized by Peano himself that the postulates specified
progressions rather than integers e.g., 1, ½, ¼, 1 /8,..., would satisfy them,
with suitable interpretations of the properties. But his work was significant
in the axiomatization of arithmetic; still deeper foundations would lead with
Russell and others to a major role for general set theory in the foundations of
mathematics. In addition, with O. Veblen, T. Skolem, and others, this insight
led in the early twentieth century to “non-standard” models of the postulates
being developed in set theory and mathematical analysis; one could go beyond
the ‘...’ in the sequence above and admit “further” objects, to produce
valuable alternative models of the postulates. These procedures were of great
significance also to model theory, in highlighting the property of the
non-categoricity of an axiom system. A notable case was the “non-standard
analysis” of A. Robinson, where infinitesimals were defined as arithmetical
inverses of transfinite numbers without incurring the usual perils of rigor
associated with them. Fu l'ideatore del latino sine flexione, una lingua
ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione del latino
classico. Nacque in una modesta fattoria chiamata "Tetto Galant"
presso la frazione di Spinetta di Cuneo. Fu il secondogenito di Bartolomeo
Peano e Rosa Cavallo; sette anni prima era nato il fratello maggiore Michele e
successivamente nacquero Francesco, Bartolomeo e la sorella Rosa. Dopo un
inizio estremamente difficile (doveva ogni mattina fare svariati chilometri
prima di raggiungere la scuola), la famiglia si trasferì a Cuneo. Il fratello
della madre, Giuseppe Michele Cavallo, accortosi delle sue notevoli capacità
intellettive, lo invitò a raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi studi
presso il Liceo classico Cavour. Assistente di Angelo Genocchi all'Torino,
divenne professore di calcolo infinitesimale presso lo stesso ateneo a partire
dal 1890. Vittima della sua stessa eccentricità, che lo portava ad
insegnare logica in un corso di calcolo infinitesimale, fu più volte
allontanato dall'insegnamento a dispetto della sua fama internazionale, perché
"più di una volta, perduto dietro ai suoi calcoli, [..] dimenticò di
presentarsi alle sessioni di esame". Ricordi del grande matematico
(e non solo della vita familiare) sono raccontati con grazia e ammirazione nel
romanzo biografico Una giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano,
scrittrice e poetessa. Aderì alla massoneria, iniziato nella loggia Alighieri
di Torino guidata dal socialista Lerda. Morì nella sua casa di campagna a
Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella
notte. Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola di
matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Giovanni Vailati,
Filiberto Castellano, Cesare Burali-Forti, Alessandro Padoa, Giovanni Vacca,
Mario Pieri e Tommaso Boggio. Peano precisò la definizione del limite superiore
e fornì il primo esempio di una curva che riempie una superficie (la cosiddetta
"curva di Peano", uno dei primi esempi di frattale), mettendo così in
evidenza come la definizione di curva allora vigente non fosse conforme a
quanto intuitivamente si intende per curva. Da questo lavoro partì la
revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da Jordan (curva secondo
Jordan). Fu anche uno dei padri del calcolo vettoriale insieme a Tullio
Levi-Civita. Dimostrò importanti proprietà delle equazioni differenziali
ordinarie e ideò un metodo di integrazione per successive
approssimazioni. Sviluppò il Formulario mathematico, scritto dapprima in
francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiamava il suo latino
sine flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior
parte dimostrate. Come logico dette un eccezionale contributo alla logica
delle classi, elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Diede
una definizione assiomatica dei numeri naturali, i famosi "assiomi di
Peano" che vennero poi ripresi da Russell e Whitehead nei loro Principia
Mathematica per sviluppare la teoria dei tipi. I contributi di Giuseppe
Peano sulla logica furono osservati con molta attenzione da Russell, mentre i
contributi di aritmetica e di teoria dei numeri furono osservati con molta
attenzione da Giovanni Vailati, il quale sintetizzava in Italia il passaggio
tra l'esame delle questioni fondamentali e l'applicazione di metodiche di
analisi del linguaggio scientifico, tipica degli studi logici e matematici, e
anche specificava gli interessi di storia della scienza, allargando la
prospettiva anche agli studi sociali. Per questo Peano ebbe dei contatti molto
stretti con il mondo degli studiosi di logica e di filosofia del linguaggio
nonché gli studiosi di scienze sociali empiriche (Cfr. Guglielmo Rinzivillo,
Giuseppe Peano, Giovanni Vailati. Contributi invisibili in Guglielmo
Rinzivillo, Una Epistemologia senza storia, Roma Nuova Cultura. Ebbe ampi
riconoscimenti negli ambienti filosofici più aperti alle esigenze e alle
implicazioni critiche della nuova logica formale. Era affascinato
dall'ideale leibniziano della lingua universale e sviluppò il "latino sine
flexione", lingua con la quale cercò di tenere i suoi interventi ai
congressi internazionali di Londra e Toronto. Tale lingua fu concepita
per semplificazione della grammatica ed eliminazione delle forme irregolari, applicandola
a un numero di vocaboli "minimo comune denominatore" tra quelli
principalmente di origine latina e greca rimasti in uso nelle lingue
moderne. Uno dei grandi meriti dell'opera di Peano sta nella ricerca della
chiarezza e della semplicità. Contributo fondamentale che gli si riconosce è la
definizione di notazioni matematiche entrate nell'uso corrente, come, per
esempio, il simbolo di appartenenza (es: x ∈ A) o il quantificatore esistenziale "∃". Tutta l'opera di Peano verte
sulla ricerca della semplificazione, dello sviluppo di una notazione sintetica,
base del progetto del già citato Formulario, fino alla definizione del Latino
sine flexione. La ricerca del rigore e della semplicità portarono Peano ad
acquistare una macchina per la stampa, allo scopo di comporre e verificare di
persona i tipi per la Rivista di Matematica (da lui diretta) e per le altre
pubblicazioni. Peano raccolse una serie di note per le tipografie relative alla
stampa di testi di matematica, uno per tutti il suo consiglio di stampare le
formule su righe isolate, cosa che ora viene data per scontata, ma che non lo
era ai suoi tempi. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale della
Corona Commendatore della corona L'asteroide Peano è stato battezzato così in suo
onore. Il dipartimento di Matematica di Torino è a lui
dedicato. Molti licei in Italia portano il suo nome, come ad esempio a
Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo, Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così
come la scuola di Tetto Canale, vicina alla sua città natale. Saggi: “Aritmetica”;
“Algebra” (Torino, Paravia,); “Forma matematica” (Torino, Bocca); “Calcolo
differenziale”; “Calcolo integrale” (Torino: Bocca); “Analisi infinitesimale” (Candeletti);
“Calcolo infinitesimale e geometria” (Torino: Bocca), “Logica della geometria” (Torino:
Bocca)”; “Principio dell’arimmetica” (Torino, Paravia); “Giochi di aritmetica e
problemi interessanti” (Paravia, Torino). Provai una grande ammirazione per lui
quando lo incontrai per la prima volta al Congresso di Filosofia, che e dominato
dall'esattezza della sua mente. Russell. Amico, Storie della scuola italiana.
Dalle origini (Zanichelli, Bologna); Celebrazione, E. Luciano e C. Roero Torino);
“Storia di un matematico” (Boringhieri). L. Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino,
Einaudi); Racconta episodi del rapporto con il prozio Giuseppe. Assiomi di Peano, Glottoteta, Lingua
artificiale, Matematica, Latino sine flexion, U. Cassina Calcolatori ternari M.
Gramegna Treccani Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. E Peano stregò Russell. The third kind of term, things, are
only the entities indicated by proper names, but they have no additional
relation with other terms. This leads Russell to con- sider the sole denoting
concept which presupposes uniqueness- "the': Russell admits the great
importance ofthis term, recognizes the merit of Peano's notation,5 and
attributes to him the capacity to make possible genuine mathematical
definitions defining terms which are not concepts (p. 63). the meaning of a
word with its indication-refere.nce (and the meaning of a denoting concept with
its denotation). Peano does something more than provide the standard notation.
The pre-eminence of descriptions over other forms of denotation is definitive.
The notation for descriptions is inspired in the Peanesque symbolism (i.e.
"laeb"; see my 1990h), but membership of classes is replaced by
propositional functions (i.e. (l£)(<I>X)), which is explained as "a
certain denoting function of <l>x, which, if <1>£ is true for one
and only one value ofx, denotes that value, but in any other case denotes
(P).p" (m1904, p. 5). Perhaps the most interesting for us is the
insistence on the indefinability of "the" (Peano's inverted iota is
already used), together with the notion of denotation (p. 60). The published
article adds the expression of the main definition in terms of propositional
functions together with the previous manuscript definition in Peano's terms of
existence and uniqueness (although not in symbolic form). The two essential
definitions are (Principia, * 14.01.02): . \jI(IX)(epX) • =.(3b) : epx •=~ .x=b
: \jib E ! ( 7 X ) ( e p X ) • = . ( 3 b ) : 4 > x . =• . x = b which
express the conditions of existence and uniqueness essentially with Peanesque
resources, i.e. in terms of quantification and identity, although adding
propositional functions. Peano explicitly displays various resourses to
eliminate completely the definite article (the inverted iota) from any
proposition. He actually recommends this line in cases where the required
conditions of existence and uniqueness are doubtful, precisely through a sort
of definition "in use': The descriptor is by no means
"indefinable" in his system. Russell: "I read Schrader on Relations and found
his methods hopeless, but Peano gave just what I wanted (Letter to Jourdain, in
Grattan-Guinness). If, as Russell maintained in Principia following Peano,
definitions are to be always nominal, their definienda are only mere
abbreviations. Russell formulates his Principle to preserve the admissible part
of Bradley (his methodological and analytical resourses) and almost the entire
Moore, in so far as they were compatible with the requirements of Peano's logic.
The main thesis of this paper is that some of the moststimportant ideas and
symbolic devices that made Russell's theory of descriptions possible are already
present in writings by Peano that Russell knew well. The paper contains a
detailed comparison betwee? the relevant parts of Russells theory-including
manuscripts recently publIshed-and ~ome o.f F~ege and , . . ht as well as a
discussion of numerous pOSSIble obJectlons that Peanos mSig s, . . fl db could
be posed to the main claim. Even if Russell was not actually.m uence. y those
insights, the parallelism is close enough to be worth analyzmg, espeCially in
the case of Peano, whose writings are not very well known. (r) can be clearly found in Frege and Peano,
that (2) was almost admitted by Frege and was admitted explic- itly-including
the symbolic expression-by Peano. THE SYMBOLIC ELIMINATION OF "THE"
IN PEANO. The Peanoian origins of the symbols relevant to Russell's theory of
descriptions have been noted and sometimes explained (see, .for instance, 1988a
and 199Ia, Chap. 3). I will confine myself to recalling that they were the
letter iota (i) for the unit class, and ~he sam~ letter inverted (1), or denied
("fa), for the only member of thiS class,.l.e. the definite article of
ordinary language. Peano's ideas also evolved in three stages towards greater
precision in the treatment of des~~iptions. . This last step took place
explicitly in I9ooa. There Peano starts from the above-mentioned definition in
terms of the unit class, but then he adds a series of "possible"
definitions (the ones allowing an alternative logic al order), one ofwhich
offers this equivalence: In I897a Peano introduces his fundamental d~fimt~on ~f
the u:l1t class as the class such that all of its members are identical; in
Peaman symbols, tx =ye (y =x). Likewise he defined indirectly the.unique mem-
ber of such a class: x = "fa • = • a = tx. However, concerning the defin-
ability of the definite article, he added the important ~dea that eve~
proposition containing it can be reduced to. the for,? ta eb, and thiS, again,
to the inclusion of the referr~d .um~ class in the oth~r class (a ~ b), which
already supposes the eLzmmatzon of the symbol t: Thu~, Peano says, we can avoid
identities whose first member contams thiS symbol (I897a, p. 215)·1I Here we
find the assertion that the only individual belonging to a unit II As an
anonymous referee pointed out to me, one ~aj~rdifferenc~between ~eano and
Russell's treatment of classes in the context of descnption theolJ' is that,
while for Peano descriptions combine a class abstract with the inverse of the
umt class operator, for Russell the free use of class abstracts was not
available due to the discovery of paradoxes. 12 To be more precise, Peano did
not write literally that the mentioned expression is meaningless, but rather
"nous ne donnons pas de signification ace symbole si la classe a est
nulle, ou si elle contient plusieurs individus" (I897b:269). But I take it
to be equivalent in practice, given that ifwe do not meet the two mentioned
conditions, the symbol cannot be used at all. I} There are, however, other
additional ways ofeliminating the same symbols accord- ing to Peano, e.g. the
following one, which is very similar and depends on the same hypothesis: laE b.
= : a = tx. :Jx • Xc b(ibid).
class (a) such that it belongs to another class (b) is equal to the
existence of exactly one element such that this element is a member of that
class (b). In other words: "the only member of a belongs to b" is to
be the same as "there is at least one x such that (i) the unit class a is
equal to the class constituted by x, and (ii) x belongs to b" (or
"the class of x such that a is the class constituted by x, and that x belongs
to b, is not an empty class"). This seems to be equivalent to Russell's
celebrated defini- tion, although, of course, Peano spoke in terms of classes
instead of propositional functions; that is to say, in terms of properties or
predi- cates, which define .classes (without forgetting that Peano often read
the membership symbol as "is"). which expresses the same idea in a
way where any reference to the letter iota has disappeared. We can read
now" the only member of a belongs to b" as the same as "there is
at least one x such that (i) the unit class a is equal to all the y such that y
=x, and (ii) x belongs to b" (or "the class of x such that they
constitute the class ofy, and that they constitute the class a, and that in
addition they belong to the class b, is not an empty class"). Thus, the
full elimination underlay the mentioned definition, although Peano, in lacking
philosophical goals, had no interest in mak- ing this point explicit. Peano was
completely aware of the importance of this device as a way to reduce the
definite article to logical terms, i.e. to eliminate it, as a result ofwhich
the symbol would cease to be primitive. That is why he added that the above
definitions "expriment la P[proposition] 1a Eb sous une autre forme, OU ne
figure plus Ie signe 1; puisque toute P contenantIesigne1aestreductiblealaforme
1aEb,OU bestuneCIs, on pourra eliminer Ie signe 1 dans toute P" (I900a:352).
Therefore, the general belief according to which the symbol "1" was
necessarily primitive and indefinable for Peano is wrong. Second, by pointing
out that in the "hypothesis" preceding the quoted definition it is
clearly stated that the class "a" is defined as the unit class in
terms of the existence and identity of all of their members (i.e. uniqueness):
Before making more explicit the parallelism with Russell's theory, I have
collected some different possible objections against this rather strong claim,
in order to discuss them. I think that all of these objections are either
misconceived or simply have no force with regard to my main claim as stated in
the two previous paragraphs. However, I take them into consideration because
they have been proposed by several people who read earlier versions of this
paper and, consequently, could be pro- posed by others. Thisiswhy"a"isequaltotheexpression''tx''(inthesecondmember).
The objection could still be maintained by insisting that since"a"
can be read as "the unit class", Peano did not really achieve the
elimination of the idea he was trying to define and eliminate, as it is shown
through the occurrence of these words in some of the readings proposed above.
However, as I will explain below, the hypothesis preceding the definition only
states the meaning of the symbols which are used in the second member. Thus,
"a" is stated as "an existing unit class", which has to be
(1) It is true that the symbol "1" has disappeared, but in the
definiens we still can see the symbol of the unit class, which would refer
somehow to the idea that is symbolized by ''tx'', so the descriptor has not
been really eliminated. The answer is very simple: for Peano there were at
least two forms ofdefining this symbol with no need for using the letter iota
(in any of its forms). However, the actual substitution would lead us to rather
complicated expressions,14 and given Peano's usual way of working (which can be
First, by directly replacing tx by its value: y 3(y = x), as defined above.
Making the replacement explicit, we have: 14 Starting from this idea, we can
interpret the definition as stating that "la Eb" is only an
abbreviation for the definiens and dispensing with the conditions stating
exist- ence and uniqueness in the hypothesis, which have been incorporated to
their new place. Thus, the new hypothesis would contain only the statement
of"a" and"b" as being classes, and the final entire
definition could be something like the following: la Eb • =:3x 3{a =y 3(y =x) •
X Eb}, a, bECls.::J :. ME b. =:3XE([{3aE[w, zEa. ::Jw•z' w= z]} ={ye(y= x)}]
•XEb), a E Cis. 3a: x, yEa. ~x.y.X = y: bE CIs •~ : ... (Ibid.) understood in
this way: " 'a' stands for a non-empty class su~h that all of its members
are identical." Therefore, we can replace "a", wherever it
occurs, by its meaning, given that this interpretation works as only a purely nominal
definition, i.e. a convenient abbreviation. characterized as the constant
search for shorter and more convenient formulas), it is quite understandable
that he preferred to avoid it. In fact, the operation is by no means necessary,
for the symbolic expression above was already enough to obtain the full
elimination of the descriptor. We must not forget that the important thing is
not the intu- itive and superficial similarity between the symbols
"la" and ''tx'', caused simply by the appearance of the letter iota
in both cases, or the intuitive meaning of the words "the unit
class", but the conditions under which these expressions have been
introduced in the system, which were completely clear and explicit in the first
definition.IS "k e K" as "k is a class"; see also the hypothesis
from above for another example). But this by no means involves confusion with
i~clusion,as. it is shown by the fact that Peano soon added four defimte
properties precisely distinguishing both notions, which made it
po~siblefor.hi~~.~ for Russell himself, to preserve the useful and convenient
readmg is (2) The supposed elimination is a failure, for (i) it depends upon
Peano's confusion of class membership and class inclusion, so that (ii) a
singleton class (la) and its sole member (lX) are not clearly distinct notions;
it follows that (iii) "a" is both a class and, according to the
interpretation of the definition, an individual (iv), as is shown by joining
the hypothesis preceding the definition and the definition itself This multiple
objection is very interesting because it can be taken as proceed- ing from the
received view on Peano, according to which his logic not only falls s~ort
ofstrict logical standards, but also contains some import- ant confuSions here
and there. However, the four points can easily be s~own t? be mistaken.
(Incidentally, I think this could have been recog- mzed With pleasure by
Russell himself, who always thought of Peano and his school as being strangely
free oflogical confusions and mistakes.) . Fir~t, it ~n hard~y be said that
Peano confused membership and mcluslOn, given that it was he himselfwho
introduced the distinction in 1889 through his symbol "e" (previously
to, and therefore independently of, Frege). If the objection means (which is
rather unlikely) that Peano would admit the symbol for membership as taking
place between two classes, it is true that this was the case when he used it to
indicate the meaning of some symbols, but only through the reading
"is" (e.g. full clarity that"1" (T) makes sense only before
individuals, and ''t'' before classes, no matter which particular symbols we
use for these notions. Thus, ''ta'', like "tx", both have to. be read
as "the class consti- tuted by ...", and" la" as "the
only member of a". Therefore, although Peano, to my knowledge, never used
"lX" (probably because he always which could be read as " 'a and
b being classes, "the only member of a belongs to b" is to be the
same as "there is at least one x such that (i) 'there is at least one a
such that for eve~,': and z belonging to a,.w = z' is equal to 't~ey such that
y =. x' , and (ii) x belongs to b ,where both the letter Iota and the words the
unit class" have disappeared from the definiens. aeCis.3a:x,yea.-::Jx,y.
x=y:beCIs•~:. . l a e b . = : 3 x 3(a = t x . x e b), 15 There is a well-known
similar example in the apparent vicious circle of Frege's famous definition
ofnumber. the reply to objection (1). There are other, minor objections as
well. (see my 199Ia, Chap. 3, §I.3)· Second, "la" does notstand for
the singleton class. Peano stated with thought in terms of classes), had he
done so its meaning, of course, would have been exactly the same as
"la", with no confusion at all. Third, "a" stands for a
class because it is so stated in the hypothesis, although it can represent an
individual when preceded by the descriptor, and together with it, i.e. when
both constitute a new symb.ol as a w.hol~. Here Peano's habit could perhaps be
better understood by mterpretmg it in terms of propositional functions, and
then by seeing" la" as being somewhat similar to <!>x, no
matter what reasons ofconvenience led him to prefer symbols generally used for
classes ("a" instead of"x"). There is little doubt that
this makes a difference with Russell. It could even be said that while, for
Peano, the inverted iota is the symbol for an operator on classes, which leads
us to a new term when it flanks a term, for Russell it was only a part of an
"incomplete symbol". I am not sure about Peano's answer to this, but
at any rate for him the descriptor could be eliminated only in conjunction with
the rest of the full express- ion "la e b", so that the most relevant
point of similarity again can be found in Peano. Last, there is no problem when
we join the original hypothesis and the definition: as I have pointed out in
the interpretation contained in the last part of (3) If, as it seems,
"a" is affected by the quantifier in the hypothesis, then it is a
variable which occurs both free and bound in the formula (if it is a constant,
no quantifier is needed). I am not sure about the possible reply by Peano
himself Perhaps he did not always distinguish with present standards o f
clarity between the several senses o f "existence" (or related
differences) involved in his various uses of quantifiers,r6 but in principle
there is no p'roblem when a variable appears both bound and free in the same
expression, although in different occurrences. At any rate, I cannot see how
this could affect my main claim; the important thing here is to recognize the
fundamental similarities between the elim- ination of the descriptor in Peano
and Russell. However, in the several readings I proposed I hope to have
clarified a little the role of ".3" in Peano. . (5) Peano could
hardly have thought that he was capable of eliminat- ing the descriptor, for he
continued to use the symbol and his whole system depended on it as a primitive
idea.IS The only additional reply is that only reasons ofconvenience can
explain the retaining ofa symbol in a system in cases where the symbol can be
defined, i.e. eliminated. (After all, Russell- himself continued to use the
descriptor after its elimination by means of his theory of descriptions.) But,
as we have seen, there is no doubt Peano thought that the descriptor could
easily be eliminated from propositions. (4) Russell rejected definitions under
hypothesis, therefore he would have rejected the Peanian definition of the
descriptor. Of course, we must admit that Russell (like Frege) rejected this
kind ofdefinition, but this took place especially in the context of the
unrestricted variable of Principia.I ? Besides, he himself used this kind of
definition for a long period once he mastered Peano's system. It was because he
interpreted these definitions as Peano did, i.e. merely as -a device for fixing
the meaning of the letters used in the relevant symbolic expressions. Thus,
when for instance one reads, after whatever symbolic definition, things
like" 'x' being ..." or" 'y' being ...", this would really
be a definition under hypothesis, but, of course, only because the meaning of
the sym- bols used always has to be determined somehow. Anyway, there is no
point in continuing the discussion ofthis objection, given that it is hard- ly
relevant to my main claim. Even if Peano's original elimination of the descriptor
does not work because of its taking place in the framework of a merely
conditional definition, the force of his original insight could well have
influenced Russell; at any rate, it is worth knowing in itself (6) The
reduction mentioned, even if it really took place, was by no means followed by
the philosophical framework which made Russell's theory of descriptions one of
the most important logical successes of the century. Thus, Peano did not
realize the importance of the elimination. This last point can hardly be
denied, but Peano's goals were very different from Russell's, so I think that
to point out a "lack" like this makeslittle sense from a historical
point ofview. 16 I would like to recall here that it was Peano himselfwho
discovered the distinction between bound and free variables (which he
respectively called "apparent" and "real"), and
probably-and independently of Frege-also the existential and universal
quantification (see my I988a and I99Ia for a detailed account of both achievements).
18 In his I966a (p. 659), Professor Quine wrote that "1" was a
primitive and indefin- able idea in Peano. However, now that we have exchanged
several letters concerning an earlier version ofthis article, I must say he has
changed his mind. His letter to me ofII October 1990 contains the following
passage: "I am happy to get straight on Peano on descriptions. I checked
your reference and I fully agree. Peano deserves all the creditfor it thathas
been heapedon Russell(except perhaps for Russell's elaboration ofthe philosophi-
cal lesson of contextual definition)" (my emphasis). As for the sense in
which the philo- sophical consequences of the elimination of the descriptor
were not very important for Peano, I have faced the problem in my reply to
objection (6). 17 And also in previous stages from 1906 onwards, through the
(finally unsuccessful) attempt at a substitutional theory based upon
propositions, with no classes and no propositional functions. . 19 For
according to him the descriptor cannot be defined in isolation, but only in the
context of the class (a) from which it is the only member (la), and also in the
context of the clas~ (b) from which that class is a member, at least to the
extent that the class a is included in the class b, although this supposes no
confusion between membership and inclusion; see the second point of my reply to
objection (2) above. I think this is just the right interpretation ofthe whole
expression"1a Eb". In any case, I cannot help being convinced that
none of these objec- tions seems to have any force against my main claim: that
the elimin- ation of the descriptor was present in Peano with essentially the
same symbolic resources as in Russell. This is equivalent to the first two
claims at the beginning of this paper: (1) Peano clearly stated the conditions
of existence and uniqueness as providing the true significance of the
descriptor; and (2) he had enough symbolic techniques for dispensing with it,
including those required for constructinga definition in use.I9 As
for (3), we have a few relevant passages, but the clearest one occurs in I897b
(p. 269), as I pointed out above. There we can read that" Ta" is
meaningless if the conditions of existence and uniqueness are not ful- filled.
Thus, even the third claim was made by Peano. Perhaps under certain different
interpretations of Peano's devices it could be shown that his elimination of
the descriptor was not exactly equivalent (in the tech- nical sense) to
Russell's. Yet even if so, I think that from the historical viewpoint, which means
to do justice both to Peano and Russell, it is important to know that Peano had
these resources at his disposal,' and that they may have influenced Russell.
However, we can see the heritage from Peano in a clearer way if we compare the
definition with the version for classes in the same letter: . The parallelism
is therefore complete, but before finishing this paper I want to insist on my
main claims by resorting now to one of Russell's manuscripts from 1905,
"On Fundamentals" (I90Sb).20 First, we find there a definition stated
in terms similar to Peano's, and with almost exactly the same symbolic
resources: Finally, I am not accusing Russell of plagiarism. I only affirm that
some ofthe ideas and devices which are important for the eliminative definition
of the descriptor were already present in Frege and Peano, including the
conceptual and symbolic resources, and that these works are ones that Russell
had studied in detail before his own theory was formulated in 1905.22 Second,
the later improvement of this definition is precisely in the sense of making
clearer that, although the method of the propositional function was preferable
to the one of class membership, the symbolic expression of the conditions of
existence and uniqueness is preserved. Even the idea -- also coming from Peano
-- according to which we cannot define the expression “la" alone, but
always in the context of a class (which in Russell became the form of a
propositional function), appears here. Benacerraf, P., and Putnam, H., eds.,
Philosophy ofMathematics (Cambridge:
Cambridge U. P.). The first appearance of Russell's definition, under the form
which was adopted as final, took place, not in "On Denoting", but in
a letter to Jourdain of 3January 1906: 12 According to that, all other influences
must be regarded as secondary. Concerning Meinong's influence, for Russell the
principle of subsistence disappears as a consequence of the eliminative
construction of the definite article, which was a result of the new semantic
monism. Russell's later attitude to Meinong as a "main enemy" was
only a comfortable recourse (v. however, Griffin I977a). As for Bacher, Russell
himself admitted some influence from his nominalism (in his 1906a). In fact,
Bacher I904a describes mathematical objects as "mere symbols" (p.
122), and he advises Russell to follow this line of work in a letter of April
1905 (only two months before Russell's key idea): "the 'class as one' is
merely a symbol or name which we choose at pleasure" (quoted by Lackey
[Russell I973a:30]). Finally, for MacColl it is necessary to mention his 1905a,
which appeared in January 1905, where he spoke of "symbolic
universes", which include things like round squares (p. 308), and also
spoke of "symbolic existence". Russell pub- lished his I905tl as a
direct response to this author, and there we can see some conclusions from the
unpublished manuscripts, although still by solving peculiar cases in a Fregean
context (see I990a). I agree with I. Grattan-Guinness that MacColl was an
important part of the context of Russell's ideas on denoting (personal
communication), but I have no room here to devote to the matter. 20 For a
fuller study ofthis manuscript, see I992a. There is, however, a previous
occurrence of this definition in the,manuscript "On 'JI(lX)(<I>x)•=•(:3b):<j>x.=x.X
=b:'JIb. (Grattan-Guinness I977a, p. 70)21 21 Substitution" (I905d),
written in December 1905, with only slight symbolic differences. I am indebted
to Gregory Landini for the historical point. 'JI(t'u)•=:(:3b):xEU.=x.X =b:'JIb.
Peano, G., as. Opere Scelte, ed. U. Cassina, 3 vols. (Roma: Cremonese, 1957-
59)· - - , I897a. "Studii di logica matematica". Repr. in 05,2:
201-17. - - , I897b. "Logique mathematique". Repr. in 05,2: 218-81. -
- , I898a. "Analisi della teoria dei vettori". Repr. in 05,3:
187-2°7. - - , I90oa. "Formules de logique mathematique". Repr. in
05,2: 304-61. Giuseppe Peano. Peano. Keywords: implicatura, l’operatore iota. Refs.:
Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’articolo definito,” -- Luigi Speranza,
“Peano e Grice sull’operatore ‘iota’, Deutero-Esperanto, l’errore di Quine, il
carattere non primitive dell’operatore iota. -- H. P. Grice, “Definite descriptions in Peano
and in the vernacular,” Luigi Speranza,
"Grice e Peano: semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano,
The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692216159/in/photolist-2mPEDc8-2mMRLT9-2mKS7Wc-2mKNCSe-2mKJypq-2mKJy6j-2mKCvRU-2mKyXoA-2mKfouW
Grice e Pecoraro – il conflitto – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Salerno). Filosofo. Grice: “He must be the only
philosopher who philosophised about ecstasis!”Grice: “Many don’t
consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal degree
without (not within) Italy!” – Domenico Paladino, Vettor Pisani, Omar Galliani,
Jan Knap, Giordano Montorsi, Iler Melioli, Xante Battaglia. Un'esperienza che
sarà importante in seguito, quando i tratti metafisici e di rivolta dell´opera
d´arte contemporanea verranno riscoperti in chiave nichilista. Fonda "Quadranti"
dedicato a G. Marotta dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di
Napoli. è possibile dividere il percorso di studi e del suo pensiero in
due momenti distinti. Il primo, attivismo filosofico, comprende tutte le
attività e le iniziative tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito critico e
filosofico; la divulgazione di temi e autori poco studiati -- tecnoscienza, Nichilismo, Filosofia del
suicidio, Metafisica e Teatro, Vattimo, Esposito, Agamben.Contatto con Vattimo,
Esposito, Givone, Volpi, Mattei, Ferraris. Studia nichilismo, suicidio e
filosofia negative, politica e morale. Una filosofia disperata e
negativa, assolutamente slegata da prospettive etico-politiche. Si tratta di
una filosofia fondata sul nichilismo e su una tradizione di filosofi maledetti.
I voyeuristic "esteticamente salvificano di un datato phatos
esistenzialista, del “tutto è vano” risultato ultimo della sua analisi
filosofica del suicidio, della psicanalisi e dei lacci concettuali e storici
tra nichilismo, nullae negazione. Il risultato è una filosofia
anti-fondazionale, che poggia le sue radici in una inter-soggettività
pessimista e malincolica, che nega qualsiasi etica, sociale e politica
estremizzando così l´accusa contro l´umano e tutte le sue costruzioni sociali,
storiche e morali. In questo orizzonte
di assenza di senso, decadenza e corruzione metafisica, l´unica, eventuale,
maniera di ribellarsi e resistere si concretizza, paradossalmente, nell´appello
alla responsabilità e all´azione di un noi (Freud ego et nos) tragico-nichilista
-- Ricerca un orizzonte di senso diverso
e più profondo che lo porta, però, alla perdita quasi totale dei suoi
precedenti fili conduttori. Interessi,
letture, pubblicazioni, ricerche si frammentano e perdono in intensità e
chiarezza. RDecisive, in questa fase, sono le questioni etico-politiche, la
critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno filosofico. In primo
luogo devono essere segnalati, per l´importanza che rivestono, i due Seminari
tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di Napoli dedicato al “Bio-potere"
e la Bio-politica" Riformula il concetto di bio-potere usando come chiave
interpretativa il "Bios" di Esposito. La bio-politica discute e mette
alla prova la sua lettura radicalmente sistematica”della volontà di potenza,
avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del nichilismo. Oltre a questi due
temi, il rigetto del relativimo, lo studio delle relazioni tra massa e potere;
l´affermazione di una visione essenzialista dell´umano, la riscoperta della
psicanalisi, del movimento Modernista. Elabora di un percorso teorico che,
fondandosi sulla necessità di pensare il presente e non il future di una
filosofia dell’attuale e sulla
convinzione che le categorie filosofiche sono obsolete e dannose per spiegare e
trasformare il mondo, si concentra in due diversi ambiti di ricerca in una
complessa e non risolta tensione tra aspirazioni pluriversalistiche e l´impegno
filosofico nella realtà e nella cultura. Il primo etico-morale si occupa delle
condizioni di possibilità di forme dell’inter-soggettivo nell´epoca dei
"diritti di tutte le cose del mondo" e della reazione alla crisi di
fondamenti, delineando quindi le basi di una filosofia del dovere di stampo
post-illuminista. Il second opolitico-sociale– attraverso la critica
del politicamente corretto e della retorica democratica, la de-costruzione del
concetto di democrazia attraverso la ripresa dell´idea di servitù volontaria,
la lotta contro il fascismo tende a ripensare il concetto di democrazia e la
pratica democratica" nei sistemi di potere e, più specificamente, si
dedica all´esame delle possibilità di una trasformazione radicale del pensiero
filosofico e di una concezione del “politico” in senso non tecnicista e non
"sinistroide-reazionario". Saggi: “I voyeuristi” (Salerno, Sapere);
“Metafisica e poesia” (Roma); “Cosa resta della Filosofia?”; “Dal sacro al
Profano”; “Dall´Arcaico al Frammento” “Bio-potere, Bio-politica”. Rossano
Pecoraro. Pecoraro. Keywords: fascismo, voyeuristic. Leopardi, I voyeuristi, conflitto
e mediazione, voir, voyant/voyeur. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pecoraro” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738819567/in/dateposted-public/
Grice e Pelacani – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Parma). Grice: “At Oxford, Strawson
used to confuse Pelacani with Pelacani!”
-- Antonio Pelacani (Parma), filosofo. Fu lettore (Grice: “reader or
lecturer?”) a Bologna, divenne consigliere Visconti. In questa veste si trova più volte coinvolto
in processi per eresia montati da Giovanni XXII per gettare nella polvere il
Visconti. Grande commentatore di Avicenna e Galeno. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Saggi: “Circa
intellectum possibilem et agentem”; “De unitate intellectus”; Utrum primum
principium sive deus ipse sit potentie infinite”; “De generatione et
corruptione"; “Questiones super tre metheorum.” Antonio Pelacani. Pelacani. Keywords: passivo/attivo; non-agens/agens. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pelacani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737858332/in/datetaken/
Grice e Pelacani – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Noceto).
Filosofo. “Dottore diabolico.” Parente
di Antonio Pelacani. Della sua medesima casata un altro filosofo: Francesco
Pelacani Nato nella provincia di Parma,
al comune di Noceto, la sezione di Castamezza, a pochi chilometri da Parma,
nulla si sa della sua vita sino a quando
frequenta la facoltà artium philosophie et medicine a Pavia dove come titolare
della cattedra di magister philosophie et loyce, delegato dal vescovo, diploma
in arti un certo Bossi. Insegna a Bologna e Padova. Contesta molte regole
della meccanica aristotelica e sostenne l'applicazione di nuovi strumenti
matematici per sostituire le regole obsolete. In particolare condusse
nuovi studi sull'ottica ne“Quaestiones de perspectiva.” Nel “Tractatus de
ponderibus” si occupa di statica ed elaborò nelle “Quaestiones de
proportionibus” una teoria del vuoto che si contrapponeva alle tesi del
continuo dei fisici aristotelici. Si occupa anche del moto dei pianeti in “Theorica
planetarum” e mette in discussione la cosmologia di Aristotele negando che si puo
sostenere l'incorruttibilità dei cieli e l'interpretazione teologica
dell'esistenza di un primo motore immobile, vale a dire di Dio. Nega quindi la
possibilità delle dimostrazioni a posteriori dell'esistenza di Dio e dell'immortalità
dell'anima individuale. Concepisce la natura o l'universo come un ente
ANIMATO (‘animismo – cf. Grice on ‘mean’ and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire”), un
grande eterno animale in continuo movimento dove gl’esseri nascono per
generazione spontanea e, quando gli influssi astrali sono favorevoli, vengono
alla luce anche le anime intellettive umane. Riguardo alla morale, è convinto che gl’uomini deveno conformarsi
alla virtù per sua libera scelta. Per il materialismo delle sue dottrine, il dottore
diabolico, com'era soprannominato, e accusato d'eresia e condannato ma ciò non
gli impede d’essere apprezzato come un grande astrologo dai principi Carraresi
di Padova e dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di essere sepolto nel
duomo di Parma. Gli si attribuiscono dei commenti a Witelo per una
corretta interpretazione della prospettiva e a Bradwardine nell'opera questiones
super tractatu "De proportionibus" Thome Beduerdini. G.
Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie
degli scrittori e letterati parmigiani raccolte da I. Affò (Stamperia reale,
Bodoni), citato anche per la sua avarizia in B. Veratti, De' matematici
italiani” -- Commentario storico R. Majocchi,
Codice diplomatico dell'Pavia, Enciclopedia Garzanti di filosofia, F. Camerota,
Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva e la filosofia della
percezione. Giunti, La scuola francescana di Oxford, Opere Le Quaestiones de
anima” (Firenze, Olschki); “Questiones super tractatus logice magistri Petri
Hispani” (Parigi, Vrin); “Quaestiones circa tractatum proportionum magistri
Thome Braduardini” (Parigi, Vrin); “Questiones super perspectiva communi” (Parigi,
Vrin); “Quaestiones de anima: alle origini del libertinismo,” V. Sorge, Napoli,
Morano, Firenze, Sismel, Edizioni del Galluzzo. Scientia de ponderibus. Tractatus
de ponderibus, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Pelacani is yet another of the Pelacani.
There are at least four of them: two Antonios, una Biagio, and one Francesco. Biagio
Pelacani. Pelacani. Keywords: implicature, prospettiva, filosofia della
percezione, origini del libertinismo, commentario in detaglio sulla semiotica
di Occam – dialettica – segno, nota, sermo. Refs.: Luigi Speranza, “Pelacani,
Grice, e Shorpshire sull’immortalità dell’anima.” Luigi Speranza, “L’animismo
di Pelacani e Grice, ‘smoke means fire, literally.’”
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692236265/in/photolist-2mKSdUR
Grice e Pellegrini – l’amore come
affezione dell’animo – e la sua manifestazione nel giovine nobile – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Sonnino).
Filosofo. Grice: “I like Pellegrini:
he found Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual Ethica Nichomaechaea is
intended for!” -- Fu, secondo
Tiraboschi, uomo che da' suoi meriti e dalle promesse fattegli da più pontefici
pareva destinato a' più grandi onori; ma che non giunse che ad ottenere alcuni
beneficii ecclesiastici». Tenne la cattedra di filosofia a Roma. Pubblicò il “De affectionibus animi noscendi et emendandis
commentaries” e un'edizione della traduzione in latino di Lambin dell' Etica
Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri decem -- corredandola di un
riassunto e di commenti, nei quali altera il testo di Aristotele di cui lamenta
la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele sconsigli lo studio dell'etica ai
giovani, ancora immaturi per una retta comprensione dei principi morali, al
contrario, ritiene che lo studio dell'etica debba essere impartito prima ancora
di quello della filosofia della natura, in modo che i giovani possano
affrontare gli studi scientifici con animo libero dalle passioni. Fu più
oratore che flosofo, non pensò ad inovar cosa alcuna, e seguì costantemente
insegnando i precetti del filosofo stagirita. Saggi: “Oratio habita in almo urbis gymnasio
de utilitate moralis philosophiae, cum ethicorum Aristotelis explicationem
aggederetur” (Roma); “De Christi ad coelos ascensu” (Roma); “Oratio in obitum
Torquati Tassi philosophi clarissimi” (Roma); G. Tiraboschi, Storia della
letteratura italiana. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla
"Sapienza" di Roma nel Seicento. Renazzi, Storia dell'università
degli studj di Roma. G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Milano, Società tipografica de' classici
italiani. Renazzi, Storia dell'università degli studj di Roma, Roma, Pagliarini
rist. anast. Bologna, Forni. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla
"Sapienza" di Roma nel Seicento. Le cattedre e i maestri, Firenze,
Leo S. Olschki. Pellegrini scrive due important commenti su Aristotele, uno in
cui enumera gl’affezioni dell’anima – dall’amore all’ira – amore, Speranza,
ira, audacia, temore, dolore. Nell’introduzione, elabora un concetto generale
di che cosa e un’affezione dell’anima – il corpo non e menzionato. Ma
Pellegrini elabora sulla questione dell’anima e il corpo per l’affezione – che
e affetato nell’affezione? Il econdo e un commentario sull’onore e la
nobilitated – Due trattati sono menzionato dai storici della filosofia. Nel
terzo trattato, Pellegrini elabora la questione di Tasso ‘filosofo chiarissimo’
– vide Tasso --. Finalmnte, nella sua funzione di censore papale, riceve un
saggio sulla politica d’aristotele da un filosofo Tedesco. Pellegrini critica
la toleranza del filosofo alla posibilita del fraudo – ma il filosofo no
considera le oggezioni di seria considerazione. Pellegirni e associato al
ginnasio di Roma – Il ginnasio e una istituzione laica – “for I cannot imagine
naked monks, playng around!” – Grice. Keywords: implicatura. H. P. Grice, “Il
Tasso di Pellegrini” -- Pellegrini.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice sulla etica nicomachea,”
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692188465/in/photolist-2mKRYGH-Ck9fTK-nViEV6-hSTpSd
Grice e Pennisi – lo spirito
nazionale – filosofia italiana – filosofia dell’isola – filosofia della sicilia
– filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Catania). Filosofo. Grice:
“I like Pennisi’s irreverent tone – typically Italian! – to evolution – and
especially evolution of language. By obsessing with linguistic tokens, we have
lost our capacity to mean otherwise than non-naturally!” Grice: “His metaphor
of ‘the price of lingo’ is very apt – we win, we lose!” – Grice: “Pennisi is a
Griceian at heart in that in his study of both schizo ad paranoic (both
psychotic) systems of communication, he focus on what he and I call the
‘adequazione pragmatica,’ i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky,
to implicate!” Ha diretto il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche,
Pedagoche e degli Studi Culturali dell'Messina, presso cui è titolare della
cattedra di filosofia del linguaggio. I suoi interessi riguardano
prevalentemente la psicopatologia del linguaggio e, più in generale, la
relazione tra linguaggio, evoluzione e cognizione umana. Consegue la
laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia a
Catania con una tesi dal titolo “I
presupposti ideologici della teoria della storia linguistica di B. Terracini,” sotto
la guida di Piparo. Vince il concorso
libero per ricercatore e svolge la
carica presso l'Istituto di Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina.
Diventa professore associato di filosofia del linguaggio nella Facoltà di
Magistero di Messina. Vince la procedura di valutazione per l'ordinariato-- è direttore del Dipartimento di Scienze
cognitive e della formazione della Facoltà di Scienze della Formazione e preside
presso la stessa Facoltà. -- è coordinatore del Collegio di Dottorato in
Scienze cognitive dell'Messina. Aree di ricerca Psicopatologia del
linguaggio. L'ipotesi di base per l'analisi del linguaggio psicopatologico
parte da un confronto sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due
declinazioni più significativequella schizofrenica e quella paranoica con il
linguaggio tipico delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei
soggetti normali. La tesi di Pennisi è che i soggetti psicotici, a differenza
di quelli con deficit cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di
vista dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità
sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio
consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo
impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella
schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella
paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino
del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle
sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte
la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di
spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere
considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare,
la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato
l'adattamento a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La
cognitività linguistica del Sapiens, infatti, modificando profondamente le
regole stesse dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di
essere i dominatori naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che
beffardamente ci avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente
estinzione. In continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto
di bio-politica, in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In
particolare, propone di investigare i fenomeni sociali e politici mediante la
comprensione delle dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è,
nel sistema di idee proposto da Pennisi, l'idea di poter ingegnerizzare la
società e di poterme controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale
illusione è data dal linguaggio e dalla razionalità linguistica che contraddistingue
Homo sapiens. Accadimenti come le crisi economicheal pari di altri fenomeni
socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i fenomeni naturali
che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi migratori e la riproduzione. Altre
opere: “L'errore di Platone – biopolitca, linguaggio, e diritti civile in tempo
di crisi” (Bologna, Mulino); “Il prezzo del linguaggio” (Bologna, Mulino); “L’isola
timida: Forme di vita nella Sicilia che cambia” (Roma, Squilibri); “Le scienze cognitive
del linguaggio” (Bologna, Mulino); “Scienze cognitive e patologie del
linguaggio” (Bologna, Mulino); “Segni di luce” (Mannelli, Rubbettino). “Psicopatologia
del linguaggio: storia, analisi, filosofie della mente” (Roma, Carocci); “Le
lingue utole: le patologie del linguaggio fra teoria e storia” (Roma, Nuova
Italia Scientifica); "La tecnologia del linguaggio tra passato e presente,
in Blityri, Pisa, ETS, Telmo Pievani,
Linguaggio, proprio tu, ci tradirai. R. Eugeni, Per una biopolitica a-moderna. Il
pensiero del potere in S. Kubricke oltre, in Le ragioni della natura” (Messina,
Corisco, Franco Lo Piparo Tullio De Mauro Umberto Eco.Dip. Scienze cognitive,
psic., ped. (unime), su unime. Pennisi. Keywords: filosofia dell’isola,
filosofia della sicilia, filosofia siciliana, cariddi, capo peloro. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pennisi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739554110/in/datetaken/
Grice e Pera – il ragionere -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Lucca).
Filosofo. Important Italian
philosopher. Si diploma in ragioneria
all'Istituto "F. Carrara" di Lucca. Studia a Pisa sotto Barone. Insegna
a Pisa. Convinto che le libertà civile si e riconduce alla dignità intrinseca
della persona umana, che permane quale che sia la verità delle convinzioni di
ciascuno, rileva come sia sbagliato fare del relativismo elitario il fondamento
della società. Questa sorge grazie a quel terreno fertile rappresentato dal principio
della tolleranza Un saggio filosofico di
rilievo riguarda il metodo scientifico e l'induzione. Dedicato nell’”Espresso” ai
filosofi che avevano tentato di confutare Marx, il primo e Popper. Ulteriori
studi furono dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai metodi
induttivi e scientifici. Saggi "Hume, Kant e l'induzione". Sviluppa
ricerche sui primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da
Galvani. Analizza in dettaglio il rapporto tra scienza e filosofia, in
particolare nel rinascimento volgare italiano (Galilei, Telesio). La metafora
delle palafitte (anche usata da Vitters): come le palafitte dell'uomo
preistorico, la filosofia (in particolare la teoria della relatività e la
fisica atomica) non si fonda su una base solida come la roccia, ma e soggetta a
modifiche e revisioni, a seguito della scoperta di nuove particelle, di nuovi
fenomeni, o di nuove leggi fisiche che in parte modificano quelle precedenti
della fisica classica. C’e progresso in filosofia. Non poggerebbe su un fondamento
immutabile, ma su un principio che puo essere oggetto di ulteriori analisi ed
approfondimenti.. La filosofia ha validità limitata a un determinato contesto –
e. g. Oxford. Secondo questo orientamento il griceianismo e modificabile. Fra
le revisioni di sistemi scientifici studiate da lui vi è la rivoluzione di
Telesio e Galilei che reca obsoleto il geo-centrismo. Sono poi analizzate le
teorie elettromagnetiche, a partire dalle prime formulazioni empiriche di Volta
e Galvani. Pera analizza il progresso della filosofia in relazione a quella del
metodo, basato su procedimenti razionali ed induttivi. Altri saggi: "Induzione,
scandalo dell'empirismo", i "La scoperta scientifica: congetture
selvagge o argomentazioni induttive?",
"È scientifico il marxismo?", “Il canone del razionale” Craxi.
Lei mette in discussione i fondamenti stessi dello stato di diritto, la
rivoluzione ha regole ferree e tempi stretti. Quei politici che, come Craxi,
attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non capire la sostanza grave,
epocale, del fenomeno. Si occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in
Italia. La democrazia è quel regime di governo che permette a chi si oppone di
sostituire pacificamente chi prende le decisioni a nome della maggioranza. Lo istrumento
della democrazia non è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il
confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e
criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e convincere. Partecipa
anche ad alcuni temi di politica locale, in particolare in Toscana e a Lucca.
vivere “velut si Deus daretur”. "Se Dio esiste, ci sono limiti morali alle
mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via. Il denominatore
comune e il rinascimento e l’'illuminismo. Il concettio di eguaglianza fra gl’italiani
i e di solidarietà sociale, che sono oggi alla base della costituzione dellea nazione
italiana. È lo stesso soffio del vento di Monaco nel 1938. Defende nostra
autonomia individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da
ciò il nostro liberalismo)”.
Altre opere: “Apologia
del metodo” (Pisa, Scientifica); “La scienza su palafitte” (Roma, Laterza); “Induzione”
(Bologna, Mulino); “Il razionale e l’irrazionale nella scienza” (Milano,
Saggiatore); “La rana ambigua. La controversia sull'elettricità animale tra
Galvani e Volta” (Torino, Einaudi)’ “Scienza e retorica” (Roma, Laterza); “Persuasione”
(Milano, Guerini); “Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo” (Milano,
Mondadori); “Il libero e il laico” (Siena, Cantagalli); “Etica liberale” (Milano,
Mondadori); “Il liberalismo di Pannunzio” (Torino, Centro Pannunzio). La
scienza non poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura delle sue
teorie si eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio costruito
su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella palude: ma
non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai
nostri tentativi di conficcare le palafitte più a fondo non significa che
abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo
soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza
stabili da sorreggere la struttura. “Il mio e un relativismo elitario” Marcello
Pera. Pera. Keywords: implicature, relativismo elitario, implicatura elitaria,
ragione, filosofo come ragionere, le radici romana del ragionere, ratio,
ragionere, l’assenza del concetto di ratio nella lingua greca, la ‘ratio’ di
Pitagora, la ‘ratio’ della scuola di Crotone. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pera," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685518838/in/photolist-2mPQGvz-2mPMaQM-2mPtnaL-2mPszkp-2mPpwbZ-2mN8Hgb-2mN8ym7-2mLP4Rj-2mPCgo1-2mKG3XG-2mKCrta-2mPpskp-2mPvmTf-2mKjsJY-2mKgN49-2mPHbXQ-2mKbok1-2mJq2uE-E4u3XA-Bq5Mgn-nTXjQ9-obihzh-oddDmK-obniwY-oddCEe-oddKsc-ob9cLV-nTWNqo-obnngm-nTXn7o-obrAi8-nTXmLo-oddxmi-obnk8d-obrGZK-obrLsr-nTYe3e-obrG22-nTXgE1-nTXiX7-nTYdn6
Grice e Peregalli – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo. I luoghi e la polvere
Incipit All'inizio della Genesi il serpente convince Eva a mangiare con Adamo
il frutto dell'albero della conoscenza. Così i loro occhi si apriranno e
vedranno per la prima volta la loro nudità. Comincia in questo modo la storia
della conoscenza e del desiderio. Vedere, desiderare e infine morire. Il tempo,
il suo scorrere nelle nostre vene, diventa dominante. Lo splendore
dell'attimo, la sua rivelazione abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo
corrode la vita e la esalta. Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche
l'amore per la fragilità dell'esistenza. Le cose si rovinano. Citazioni
Se si vuole vedere, o meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i
costi, se si vuole desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto
poco la conoscenza abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve
diventare mortali. Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la
differenza. Finché non conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della
conoscenza, sarai eterno. Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio,
l'attrazione dei corpi, la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di
tempo. Siamo il tempo. È una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della
nostra vita, compresa la morte. La superficie di qualunque "cosa",
sia essa un oggetto o un luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene
corrosa, sporcata, impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua
fragilità che la fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli
anni. L'eternità è un miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa
poter assaporare il piacere di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso
e, quando vuoi, apri la porta o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo
del gesto. Il desiderio va centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è
il profumo dei colori. Il bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua
purezza, è uno dei colori più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato
in quantità massicce la sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente
solo in apparenza. In realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È
un abbaglio, un alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia,
colore, carne, vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La
si vuole cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la
"carnalità del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre
caducità. Purtroppo in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua
democratizzazione. Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce
e viceversa. Tutto diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa
sicumera che ci avvolge esiste un tempo altro che non possiamo controllare,
dirigere, comandare e che può aprire nuove prospettive, trovando sentieri
tortuosi, o spesso non tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento)
può ancora trovarsi un cammino. Il passato è stato messo in una teca,
sigillato, perché non nuoccia. Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque
non deve essere imitato. Gli antichi, invece, in ogni momento hanno sempre
guardato indietro. Da lì traevano ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo
che in quest'epoca falsamente luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare la
morte e la fragilità della vita a ogni passo, e dove colori sgargianti,
superfici nitide e sorde, luci accecanti circondano il nostro vivere, un
sentiero possibile sia quello di cercare negli interstizi delle cose prodotte
dall'uomo una crepa, una rovina che ne certifichi la fondatezza. In un mondo
che teorizza le guerre "intelligenti" e gli obiettivi
"mirati" la barbarie non è costituita dalle distruzioni, ma dalle
costruzioni. Il decadimento fa parte dell'essere. Tutto decade, crolla, si
disfa. Ma questo decadimento è un frammento di noi. Il concetto di
incontaminato è fondamentalmente falso. Tutto è contaminato dal tempo e
dall'uomo. Nell'attimo stesso in cui mettere le sue radici in un luogo lascia
un segno e l'incanto si sbriciola. Esistono nelle città, nei paesi, nelle
campagne, "rovine semplici"...Cascine abbandonate, un muro senza
aperture, uno spiazzo solitario con una fabbrica dismessa, una vecchia
ciminiera diroccata, una strada che non finisce, chiese, mausolei, tumuli
lasciati al loro destino, attraversati dal tempo. Luoghi che apparentemente non
dicono nulla di più della loro solitudine e del loro abbandono e in cui il
motivo delle loro condizioni non si legge più tra le pieghe dell'architettura.
Le ferite, se mai ci sono state, non mostrano la loro origine. Troviamo queste
rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove costruzioni, o isolate e
lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la pacatezza. Non servono più a
nulla, non possono essere sfruttate, manipolate. Possono solo essere cancellate
da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza. Ci affascinano perché ci
somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra mortalità, alla
sete dei nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è un'ansia di eternità. L'idea
che tutto debba tornare a risplendere com'era. È un'epoca, questa, in cui da
una parte si desidera l'infinito e dall'altra ci si spaventa per la fragilità
delle persone e dei luoghi. Pensare che un luogo possa cristallizzarsi in
un'eternità senza tempo è una chimera che denota, mascherato di umiltà, un
senso di presunzione infinito. La nostra vita è la nostra memoria. Attraverso
il passato guardiamo il futuro. Se lo distruggiamo e lo ricostruiamo in modo
fittizio non resterà più niente. La bellezza di un oggetto deriva in buona
misura dalla sua patina. Più che la frattura tra antico e moderno, ciò che dà
consistenza alla nostra vita e la rende accettabile è la patina del tempo. La
certezza che le cose e i luoghi deperiscono serenamente. È questa una
"decrescita" estetica, un principio che vede nella caducità la
traccia della loro bellezza. Una volta le cose erano fatte per durare ed erano
caduche. Quindi veniva calcolata la loro deperibilità per farle diventare
sempre più belle. Oggi le cose si producono per essere effimere, e al tempo
stesso si proteggono con vernici e altre sostanze, perché sembrino eterne. Una
città per avere un'anima non deve essere perfettamente pulita. Devono rimanere
le tracce di quello che accade. Così i resti della nostra vita possono
affiorare, come i ricordi dagli angoli delle strade, dai cespugli, dai muri. La
materia di cui sono fatte le cose deve plasmarsi sull'aria che si respira, deve
ricevere l'ombra. La durata delle cose nel tempo non si può comperare. Il corpo
va amato per quello che è. La sua fossilizzazione, invece, rischia di tradirne
l'essenza, la cui forza è la caducità. Il motivo per cui ci attrae, ci eccita,
ci tiene con il fiato sospeso in tutti i suoi anfratti più segreti, il suo
odore, la sua superficie, il suo colore, è la sua consistenza che muta negli
anni e si adatta a noi e al mondo. Parole come design e lifting hanno un suono
sinistro. Dicono lo stesso. La plastificazione degli oggetti e dei corpi, il
loro luccicare senza vita, come i pesci lasciati a morire sulla riva. Tracciamo
un mondo che dovremmo indossare come una muta per aderirvi perfettamente e in
cui però i nostri movimenti diventano falsi e rallentati, chiusi in un cofano
che toglie il respiro. Corpi rimodellati che abitano e usano luoghi altrettanto
rimodellati. Il museo deve introdurre la gente in un mondo speciale, in cui le
opere dei morti dialogano con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e
fecondo. I musei, che sorgono sempre più numerosi in quest'epoca, sono divenuti
edifici-scultura. Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati
del momento, che inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di
sapere a cosa serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni
o le opere presentate quanto i monumenti stessi. Gli allestimenti museali sono
un riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in cui viviamo. I vetri
antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i colori sordi e
luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni senz'anima. Via
la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui siamo fatti. Tutto
è asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo diventa eternamente
morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa, la accompagna
fedelmente nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno violenza.
L'abitare sulla terra era una convivenza armonica in cui l'uomo beneficiava
della natura, e questa traeva profitto e bellezza dalla presenza dei disegni
dell'uomo. Così nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi luoghi, luoghi
diroccati e abbandonati, immagina il loro passato, sente attraverso la pelle
consumata dal tempo l'anima che li avvolge. La patina, come la polvere, si
deposita sulle cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un tavolo, una
sedia, un bicchiere parlano del passato, delle mani che li hanno toccati,
attraverso la pelle del tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce del
passato si leggono tra le crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e il
calore riarso del sole. Roberto
Peregalli, “I luoghi e la polvere,” Bompiani. Roberto Peregalli. Peregalli.
Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Peregalli” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738894063/in/datetaken/
Grice e Perniola – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Asti). Filosofo. Studia la filosofia del metaromanzo a Torino sotto Pareyson. Incontra
Vattimo ed Eco, che si è fatto tutti gli studiosi di spicco della scuola di
Pareyson. Cllegato alla all'avanguardia dei situazionisti. Insegna a Salerno e Roma.
Collabora a agaragar, Clinamen, Estetica
Notizie. Fondato Agalma. Rivista di Studi Culturali e di Estetica.L'ampiezza,
l'intuizione e molti-affrontato i contributi della sua filosofia gli ha fatto
guadagnare la reputazione di essere una delle figure più importanti del
panorama filosofico contemporaneo. Pubblica “Miracoli e traumi della Comunicazione”. Le sue attività ad ampio raggio
coinvolti formulare teorie filosofiche innovative, filosofare, l'estetica di
insegnamento, e conferenze. Si
concentra sulla filosofia del romanzo e la teoria della letteratura. Nel suo
primo saggio principale, Il metaromanzo, sostiene che il romanzo da Henry James
a Samuel Beckett ha un carattere auto-referenziale. Inoltre, si afferma che il
romanzo è soltanto su se stesso. Il suo obiettivo e quello di dimostrare la
dignità filosofica del meta-romanzo e cercare di recuperare un grave
espressione culturale. Montale gli loda per questa critica originale del
romanzo come genere filosofico. Però, non solo hanno un'anima accademica ma
anche una anima anti-accademica.. Quest'ultima è esemplificato dalla sua
attenzione all’espressioni alternativa e trasgressiva. Un saggio importante
appartenente a questa parte anti-accademico è “L'alienazione artistica”, in cui
attinge la filosofia marxista. Sostiene che l'alienazione non è un fallimento
di arte, ma piuttosto una condizione dell'esistenza stessa dell'arte come
categoria distintiva dell'attività umana. I situazionisti (Castelvecchi, Roma)
esemplifica il suo interesse per l'avanguardia. Dà conto dei situazionisti e
post-situazionisti nel quale è stato personalmente coinvolto. Ha videnzia anche
le caratteristiche contrastanti dei membri del movimento. In “Agaragar” continua
la critica post-situazionista della società capitalistica e della borghesia. Saggio
sul negativo” (Milano: Feltrinelli). – cf. Grice, “Negation and privation”. Il
negativo qui è concepito come il motore della storia. Post-strutturalismo.
Offre alcuni dei suoi contributi più penetranti alla filosofia. In Dopo Heidegger.
Filosofia e organizzazioni culturali sulla base di Heidegger e Gramsci,
include un discorso teorico sulla organizzazione sociale. Sostiene la
possibilità di stabilire un rapporto tra cultura e società nella civiltà. Come
l'ex interrelazioni tra la metafisica e la chiesa, la dialettica e lo stato, la
scienza e professione sono state decostruito, la filosofia e la cultura
rappresentano un modo per superare il nichilismo e il populismo che
caratterizzano la società. Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo
contiene sezioni sulla Società dei simulacri e Transiti. Venite si va Dallo
Stesso allo Stesso (Transiti. Come andare dalla stessa per lo stesso). Teoria
dei simulacri si occupa con la logica della seduzione. Anche se la seduzione è
vuoto, è comunque radicata in un contesto storico concreto. Simulazione,
tuttavia, fornisce immagini che sono valutati come tali indipendentemente da
quello che effettivamente implicano riferiscono. Una immagine e una simulazione
in che seducono e ancora fuori loro vuoto ha un effetto. Illustra il ruolo
di tale immagine in una vasta gamma di contesti culturali, estetiche e sociali.
La nozione di transito sembra essere più adatto per catturare l’aspetto culturali
della tecnologia che altera la societa..Transit di oggivale a dire che vanno “dallo
stesso allo stesso” evita di cadere nella contrapposizione della dialettica che
avrebbe precipitare pensare nella mistificazione della metafisica”. Postumano
include altri territori nella sua ricerca filosofica. In Del Sentire -- indaga un
modo di sentire che non ha nulla a che vedere con i precedenti che hanno
caratterizzato l'estetica. Sostiene che sensologia ha assunto. Ciò richiede un
universo emozionale im-personale, caratterizzato da un’esperienza anonima, in
cui tutto si rende come già sentito. L'alternativa è quella di tornare indietro
al mondo classico e, in particolare, all’antica Roma. In “Il sex appeal
dell'inorganico”, riunisce la filosofia e la sessualità. La nostra sensibilità
trasforma il rapporto tra una cosa e gl’esseri umani. Sex si estende oltre
l'atto e i corpo. Un tipo organico di sessualità viene sostituita da una
sessualità neutra, in-organica, arti-ficiale, indifferente alla bellezza o
forma. Esplora il ruolo dell'eros, il desiderio e la sessualità nell’esperienza
estetica e l'impatto della tecnologia. La sua è una linea che apre prospettive
sulla nostra realtà contemporanea. La caratteristica più sorprendente è la sua
di coniugare una rigorosa re-interpretazione della tradizione filosofica con
una meditazione sul “sexy”. Si rivolge aspetti perturbanti come rapporto
sessuale senza orgasmo, apice o qualsiasi rilascio della tensione. Si occupa dell’orifizio
e l’organio, e la forma di auto-abbandono che vanno contro un modello comune di
reciprocità erotica. Tuttavia, attingendo alla tradizione critica trascendentale,
sostiene anche che ogni coniuge e una cosa, perché in costanza di matrimonio
ogni affida il suo la sua intera persona all'altra al fine di acquisire un
diritto pieno su tutta la persona dell'altro. In “L'arte e la sua ombra” popone un'interpretazione
alternativa dell'ombra che ha una lunga storia nella filosofia. Nell'analisi
dell'arte e del cinema, esplora come l'artisti sopravviveno nonostante la comunicazione
di massa e la riproduzione. Il senso dell'arte è da ricercarsi in ombra creato,
che è stato lasciato fuori dallo stabilimento arte, comunicazione di
massa, mercato e mass media. La sua filosofia copre anche la storia di estetica
e teoria estetica. Pubblica “Enigmi -- Il momento Egizio Nella Società e
nell'arte” in cui analizza l’altra forma di sensibilità che si svolgono tra gl’uomini
e le cose. La nostra società vivendo un “momento egizio”, caratterizzato da un
processo di rei-ficazione. Come il prodotto di alta tecnologia assume sempre una
proprietà organica, gl’uomini si trasformano in cosi, nel senso che si vedeno deliberatamente
come oggetti sessuali. In L'estetica del Novecento fornisce un resoconto
originale e la critica alle principali teorie estetiche caratterizzato il
secolo precedente. Traccia le tendenze basate sulla vita, la forma, la
conoscenza, l’azione, il sentimento e la cultura. In Del Sentire cattolico. La
forma culturale di Una religione universale la sensazione di Cattolica. La
forma culturale di una religione universale), sottolinea l'identità culturale
del cattolico (kath’holou”), piuttosto che il suo uno moralitstico e dogmatico.
Propone il cattolico senza l'orto-dosso e una fede senza dogma che consente il
cattolico ad essere percepito come un senso universale di sentimento culturale.
“Strategie del bello: estetica italiana” analizza le principali teorie
estetiche che ritraggono le trasformazioni avvenute in Italia. Mette in luce il
rapporto tra i tratti storici, politici e antropologici radicati nella società
italiana e il discorso critico sorto intorno a loro. La conoscenza e la cultura
sono concessa una posizione privilegiata nella nostra società, e dovrebbero
sfidare l'arroganza degli stabilimento, l'insolenza degli editore, la volgarità
dei mass media, e il roguery plutocratico. La filosofia dei media. La sua
ampia gamma di interessi teorici
includono la filosofia dei media. In “Contro la Comunicazione” analizza
l’origine, il meccanismo, la dinamica della comunicazione e suo effetto degenerative.
“Miracoli e traumi della comunicazione” si occupa dell’effetto inquietante
della comunicazione concentrandosi sull’evento generative: una rivolta degli
studenti, la rivoluzione iraniana, la caduta del muro di Berlino, World Trade
Center attacco. Ognuno di questi episodi sono tutti trattati con sullo sfondo
dell’effetto miracoloso e traumatico in cui la comunicazione offusca la
differenze tra il reale e impossibile, cultura alta e cultura di massa, il
declino delle professione, il successo del populismo, il ruolo della dipendenza,
le ripercussioni di internet sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma
non meno importante, il ruolo della valutazione in cui porno star sembrano aver
raggiunto i più alti ranghi del chi è chi grafici. In finzione, e l'autore del
romanzo Tiresia, che si ispira all'antico mito greco del profeta Tiresia, che è
stato trasformato in una donna. Altra narrativa è del Terrorismo Come una delle
belle arti (al terrorismo come una delle Belle Arti. Saggi: “Il meta-romanzo” ( Milano, Silva); “Tiresia,
Milano, Silva); “L'alienazione artistica” (Milano, Mursia); “Bataille e il
negativo, Milano, Feltrinelli); “Philosophia sexualis” (Verona, Ombre Corte); “La
Società dei simulacra” Bologna, Cappelli); “DOPO Heidegger. Filosofia e organizzazione
della cultura” (Milano, Feltrinelli, Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso”
(Bologna, Cappelli); “Estetica e politica” (Venezia, Cluva); “Enigmi. Il
momento Egizio Nella Società e nell'arte” (Genova, Costa & Nolan); “Del
Sentire, Torino, Einaudi); “Più che sacro, Più che profane” (Milano, Mimesis);
“Il sex appeal dell'inorganico” (Torino, Einaudi); “L'estetica del Novecento,
Bologna, Il Mulino); “Disgusti. Nuove Tendenze estetiche” (Milano, Costa); “I
situazionisti” (Roma, Castelvecchi); “L'arte e la SUA ombra” (Torino, Einaudi);
“Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale,
Bologna, Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses a stupid
puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication without
communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian
philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli
e traumi della Comunicazione, Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello.
Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di
estetica, Strategie Del Bello: estetica italiana” (Milano, Mimesis); “Estetica:
Una visione globale” (Bologna); La Società dei simulacra” (Milano, Mimesis, Berlusconi
o il '68 Realizzato” (Milano, Mimesis,. Estetica e politica. Nuova Edizione, Milano,
Mimesis); “Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi, Milano, Mimesis); “.L'avventura
situazionista. Storia critica dell'ultima avanguardia” (Milano, Mimesis); “L'arte
espansa” (Torino, Einaudi); Del Terrorismo Come una delle belle arti, Milano,
Mimesis, “Estetica Italiana Contemporanea, Milano, Bompiani,“Pensare rituale”;
“La sessualità, la morte, Mondo, l'umanità “Estetica: Verso una teoria di sentimento”“Di
volta in volta”, “La differenza del
Filosofica Cultura italiana”,“Logica della Seduzione”, “Stili di
post-politici”, differenziazione, “Venusiano Charme”, “decoro e abito da
sera”. G. Borradori, ed., Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana. “Tra abbigliamento e nudità”, Zona “Al di là di postmodernità”, Differentia “La
bellezza è come un fulmine”, Moderna
Museet, “Riflessioni critiche”, “Enigmi di temperamento italiano”, Differentia,.
“Primordiale Graffiti”, Differentia, “Urban, più di urbana”, Topographie, ed in
Strata, Helsinki, “Emozione”, Galleria d'Arte del Castello di Rivoli, Milano,
Charta, “Verso visiva filosofia”, la 6a
Settimana; “Burri ed Estetica”, Burri” (Milano, Electa); “Stile, narrativa e
post-storia” Tema celeste, europea, “Un estetico
del Grand Style: Guy Debord”, Sostanza, Arte tra il parassitismo e l'ammirazione”,
RES, “Sentire la differenza, Estetica,
Politica, Morte. “La svolta culturale e sentimento”
“il Ritual nel cattolicesimo”, Paragrana, Ripubblicato come “La svolta culturale nel
cattolicesimo”, il dialogo. Annuario della filosofica ermeneutica, Ragione, Strumenti
di devozione. Le pratiche e gli oggetti di Religiois Pietà; “Ricordando Derrida”, sostanza, “La
giustapposizione”, Rivista Europea.”, Celant, G., & Dennison, L.arte,
architettura, cinema, performance, fotografia e video, Milano, Skira, “Cultural
Turns in Estetica e Anti-Estetica”, Guarda anche Estetica Anti-art
Internazionale Situazionista simulacro cyberpunk fetish abbigliamento filosofia
italiana; La filosofia del sesso; filosofia occidentale; La sessualità, la morte, mondo -- è il più utile e punto di partenza per Perniola,
Fondazione desanctis Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale.
La sessualità, la morte, Mondo. E. Montale, “Entra in scena il metaromanzo”. Il
Corriere della Sera, Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un
introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Bredin
"L'alienazione artistica" di Mario Perniola,Inverno Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading.
Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Con
//notbored.org/ debord a.html
I situazionisti, Roma, Castelvecchi, “ Pensare rituale. La sessualità, la
morte, Mondo “Pensare rituale. La
sessualità, la morte” (Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità,
la morte, Mondo. Sulla influenza della nozione di simulacri vedere Robert
Burch. “Il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la
metafisica?”. Sentire la differenza, Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte.
Stati di emergenza. Le colture di Rivolta in Italia. Verso, Per ulteriori
interpretazioni del concetto di transito vedere Hayden White, "la
differenza italiana e la politica della cultura", Ricodifica. La filosofia
Nuova italiana. Catalogo Einaudi di Francoforte Fiera del Libro Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La
sessualità, la morte, Mondo. catalogo IAPL, Siracusa. La Teoria Pinocchio, Perniola, il sex appeal
del inorganica, Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della teoria di
Perniola in inglese vedi Steven Shaviro, “il sex appeal della inorganica”, La
Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh, Critica d'arte, Filosofie del desiderio nel mondo
contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra), Anna Camaiti Hostert sexy cose,//altx.com/ebr/ebr6/6cam.htm;
intervista tra Sergio Contardi e Mario
Perniola//psychomedia/jep/number3-4/contpern.htm Prefazione di Per
l'influenza di arte e la sua ombra vedere Farris Wahbeh, Recensione di “arte e
la sua ombra” e “il sex appeal della inorganica”, The Journal of Aesthetics e
Critica d'arte, Robert Sinnerbrink,
“Cinema e la sua ombra: di Mario Perniola arte e la sua ombra”, Filosofia Film,
film-philosophy /sinnerbrink.pdf Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La
sessualità, la morte, Mondo. Con una prefazione di Hugh J. Silverman, tradotto
da Massimo Verdicchio, Sulla ricezione di Enigmi. Il momento egiziana nella
società e Arte vedere; “Retorica
postmoderno ed Estetica” in “Postmodernismo", la Stanford Encyclopedia of
Philosophy, Edward N. Zalta (ed.),//plato.stanford.edu / voci / post modernismo “La svolta culturale del cattolicesimo”.
Laugerud, Henning, Skinnebach, L. Katrine. Gli strumenti di devozione. Le
pratiche e oggetti di pietà religiosa dal tardo Medioevo al 20 ° secolo. Aarhus
ulteriore lettura Giovanna Borradori, ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova
italiana, il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la
metafisica?, Nel sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte, New
York-London, Continuum, A. Carrera, revisione a Disgusti, in Canada Rassegna di
letteratura comparata, SFilosofie del desiderio nel mondo moderno, in stati di
emergenza: Culture di rivolta in Italia,la differenza italiana e la politica
della cultura, in Laurea Facoltà di Filosofia, Farris Wahbeh, Rassegna di Arte
e la sua ombra e il sex appeal della Inorganica, in The Journal of Aesthetics e
Critica d'arte, O' Brian, L'arte è sempre scivoloso, il valore dei valori
sospensione, in Neohelicon, Civiltà,
Dell'Arti Giorgio, M. Parrini, “Catalogo dei viventi italiani” (Notevoli,
Venezia); Marsilio Nils Roller, simulazione, una conversazione tra Sergio Contardi
e M. Perniola (//psychomedia/ jep/number3-4/contpern.htm ) Recensione di
“La sessualità, la morte, World” sirreadalot.org/religion/
religion/ritualR.htm ) Recensione di Sinnerbrink di “arte e la sua ombra”
/film-philosophy il rilascio Il corpo dell'immagine /italiaoggi.com.br/not12/
ital_ ed Estetica (//agalmaweb.org/ )
Blog su “Feeling Thing” (in italiano) (//cosachesente.splinder.com/ ). Mario
Perniola. Perniola Keywords: ‘seduzione’ ‘le strategie del bello’ ‘altre il
desiderio e il piacere’ sesso, sessuale, psychologia del sesso, Perniola’s
misuse of ‘sesso’, eros. -– Luigi Speranza, “Grice e Perniola” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737811182/in/datetaken/
Grice e Perone – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Torino). Filosofo. Grice: “While Perone can be a
pessimist, I think the party is NEVER over!” Grice: “I especially appreciate
two things in the philosophy of Perone: his emphasis on the the intersection
between modality and temporality: ‘the possible present’ – vis-à-vis memory – a
theme in my “Personal identity” and also the implicature: what is actual is
also possible” – AND his idea of an ‘interruption,’ which I take it to the
rational flow of conversation!” Speranza, “The feast of conversational reason,”
“The feast of reason and the bowl of soul” -- important Italian philosopher. Studia
a Torino sotto Pareyson. Studia la filosofia della liberta. Insegna a Roma e
Torino. Si dedica alla filosofia ermeneutica. La politica è l’invenzione
dell’ordine che con-tempera il „per me“ e il „per tutti”. Studia la morale
creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa, verso una normatività più inclusiva. la secolarizzazione; Una metafora ha ispirato
l'intero percorso di pensiero di Perone, quella della lotta di un uomo, Giacobbe,
con il divino, l'Angelo (Genesi). Nella notte del deserto, uno straniero
interrompe la sua solitudine e combatte con lui in una battaglia che non ha
vincitore. All’alba scopre di essere stato ferito dall'angelo. La ferita
significa anche la benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con
Dio e non è stato ucciso, d'ora innanzi si chiama “Israele”. Il
racconto è la cifra dell'estrema tensione che sussiste tra il finito e
l'infinito, tra il penultimo e l'ultimo, tra i singoli significati e il senso
complessivo. La filosofia ha un'obbligazione di
fedeltà al finito che la conduce a non rinnegare mai le condizioni storiche del
pensiero, ma anche a non rinunciare alla sua vocazione a trascenderle con
l'ascolto del non immediato, il lavoro e la fatica. Riconosciuto il moderno come
condizione, il pensiero non può illudersi di potersi semplicemente installare
nell'essere o nel senso, come se tra finito e infinito non si fosse consumata
una cesura. E tuttavia, ugualmente inopportuno e un
appiattimento sui semplici significati storici, dimentico dell'appello
dell'essere. La necessaria protezione del finito
(peiron) (protezione del finito anche nei confronti dell'essere, che in qualche
modo va sfidato, perché è coi forti che è necessario essere forti) non significare l'eliminazione di nessuno dei due
contendenti. Sulla soglia tra finite
(peiron) e infinito (a-peiron), tra storia e ontologia, si realizza una
mediazione, che non implica il superamento della distanza, ma la sua
conservazione. Al fine di preservare la doppia eccedenza del finito (peiron) sull'infinito
(a-peiron) e di questo su quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi,
sia trasformandola in identità alla Velia, sia indebolendola fino a un punto
d'in-differenza. Così, è vero, per esempio, che la memoria non conserva
che questo o quello frammento, né può pretendere di ricordare direttamente
l'intero (la totalita – cf. Grice ‘total temporary state’). Ma è altrettanto vero che questo o quello frammento
non va abbandonato a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la
memoria ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una
vita, di una storia…) a dover essere ricordato. La filosofia resta ossessionata
dal tutto (cf. Grice’s ‘total temporary state’), ma questo tutto non ha
l'estensione della totalità, ma l'intensione di un frammento in cui ne va dell'intero,
il totto. Peiron ed apeiron, Modernità e memoria, Storia e ontologia: si tratta
di *dire* sempre insieme due cose, due poli opposti, secondo una dialettica
dell'et-et, dell'indugio e dell'anticipazione. Il finito, la parte (il soggetto, il
presente, il sentimento) e analizzato come una “soglia”, come un luogo che non puo
nemmeno essere vissuto senza la memoria dell'altro polo. Come nel caso di
Giacobbe/Israele, la ferita finite, parziale, e un luoo che porta la ferita
inferta loro dall’altro polo (l’infinito, il tutto) come una benedizione. Elabora
la filosofia ermeneuticamente, a partire da uno studio in profondità – spesso
svolto contro-corrente, Parte integrante
della sua ricerca filosofica è altresì un confronto continuo con Guardini. Opere:”Esperienza
divina” (Mursia, Milano); “Storia e ontologia” (Studium, Roma); “La totalità
interrotta” (Mursia, Milano); “La memoria”
(Sei, Torino); “La lotta dell’angelo e il demonio” (SEI, Torino); “Le passioni
del finite” (EDB, Bologna); “Il gusto per l’antico” (Rosenberg, Torino); “Nonostante i soggetti” (Rosenberg, Torino);
“Il presente possible” (Guida, Napoli); “Sentimento vero” (Napoli, Guida); “Sentimento”
(Cittadella, Assisi); ” “Umano e divino” (Queriniana, Brescia); “Il racconto
della filosofia. Breve storia della filosofia, Queriniana, Brescia); Un tema
che è diventato predominante nella produzione più recente è la riflessione
etico-politica. Tra le sue pubblicazioni sul tema si ricordano: “Lo sspazio
pubblico” (Mulino, Bologna); “Identità, differenza, conflitto” (Mimesis, Milano);
“Secolarizzare” (Mursia, Milano, Givone, I sentieri della filosofia, Torino. Una
cospicua parte della sua produzione di si concentra sul finite e sul rapporto
tra filosofia e narrazione. Anche il tempo e la memoria: “Il tempo della
memoria” Mursia, Milano); “Memoria, tempo e storia; Il tempo della memoria, Marietti,
Genova); “Il rischio del presente”; “L'acuto del presente: una poetica” (Orso,
Alessandria); “Ateismo”; “Futuro”; “Memoria, Passato, Pensiero, Presente,
Riflessione, Silenzio, Tempo. Ccurato
e introdotto presso Rosenberg la Scuola di Alta Formazione Filosofica: “Dialogo
con l'amore”; “Metafisica”; “Dare ragioni”; “Coscienza, linguaggio, società” “Un'antropologia
della modernità”; Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia
dell'Occidente,; Estraneo, straniero, straordinario. Saggi di fenomenologia responsive;
“Valori, società, religione”. Vii fa esplicito riferimento, tra l'altro, in
Modernità e Memoria, L'Angelo – cioè l'IN-finito, ma più in generale l'oggetto,
il mondo – non è un limite che i soggetti poneno a se stessi, ma una barriera
che loro è posta e che, dunque, non si lascia ultimamente inglobare dal soggetti,
per quanto potente loro siano. Ai limiti estremi dell’estensione e la ptenza, i
soggetti incontrano la resistenza testarda del mondo e misurano così la propria
im-potenza di in-finito. Questa lotta/scontro con la barriera lascia nei soggetti
una ferita che appartiene per sempre all'identità delle sue coscienze. L'Angelo
può quindi essere definito quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito
urta Il tema della tensione tra cielo e terra è centrale. Come dimenticare che la
teologia è forse l'unica rama della filosofia che osato vedere nella tensione
tra l’uomo e il divino non una tentazione, ma un guadagno tanto per il cielo
quanto per la terra? E attiva
un'originalissima interpretazione del rapporto tra il segnato e il senso. Con ‘segnato’
intendo una cristallizzazione storica di una scelta determinata, avente in sé
una ragione sufficiente. Con ‘senso’ intendo una direzione capace di UNI-ficare
una MOLTE-plicità in sé dispersa fra il segnato S1, il segnato S2, … il segnato
Sn, in modo da costituir il segnato come un progetto e un'interpretazione della
realtà. La definizione del gusto per l’antico come tempo della cesura risale in
“La totalità interrotta”. Il tema è ripreso proprio in apertura di Modernità e
Memoria, dove individua nella modernità l'epoca della cesura. Il modern è
dunque chiamato a essere il tempo della memoria. La memoria è sempre memoria
della cesura. L’uso della categoria di ‘illuminismo
non simpatizza per quella interpretazione del moderno, dimentiche della
tensione. Semplicemente pone l'umano in luogo del divino come fonte di
legittimazione -- puntando tutto sul continuio, anziché sul dis-continuo della
storia. Per un approfondimento a tutto tondo del significato dell'ateismo, contro
l'essere, ciò che è forte, è lecito essere forti, perché la minaccia non lo
vince, ma lo lascia stagliarsi in tutta la sua maestà e incommensurabile
grandezza. Per una trattazione sistematica del concetto di "soglia”, che
svolge con particolare attenzione cfr. Il presente possibile, («Il presente come soglia»). Se una totalità è interrotta, non possiamo
ricordare se non frammenti, e quasi istantanee del tempo. Tuttavia, se la
memoria afferra brandelli e frammenti, è perché in essi vi legge il tutto,
perché li pensa capaci di dar *senso* e di riscattare, perché in essi vi scorge
l'essenziale. La memoria sa che non tutto può essere salvato. Ma osiamo credere
che nella memoria salvata vi possa essere un senso anche per ciò che è andato
perduto. Nel rivalutare la funzione dell'indugio osserva che perlopiù la
filosofia non ha seguito la strada dell'indugio e del rinvio, puntando invece
sulla funzione anticipative. Particolare rilievo riveste a questo proposito la
distinzione che traccia tra spazio pubblico e spazio comune. Individua anzi come rischio immanente della
democrazia» il ri-assorbimento dello spazio pubblico entro la semplice logica dello
spazio comune. Lo spazio pubblico si espone al rischio di un inglobamento nello
spazio comune. E. Guglielminetti, ed., Interruzioni. il melangolo, Genova. https://www.theologie.hu-berlin.de/de/guardini/mitarbeiter/li,
su theologie.hu-berlin.de.vips/ugo.perone, su sdaff.
http://www.lett.unipmn/docenti/perone/, su lett.unipmn oportet idealismo su
spaziofilosofico. http://www.spaziofilosofico/numero-05/2052/il-pudore/#more-2052,
su spaziofilosofico. Ugo Perone. Perone. Keywords: implicature, peiron/apeiron,
Velia, Grice on ‘other’; finito/infinito, Velia, Elea, I veliani, Guardini.
Total temporary state, Israele, etimologia, la ferita di Giaccobe dopo la lotta
coll’angelo, nella Vulgata. Israele, la lotta di Giacobbe e il angelo, la
ferita, Giacobbe zoppo, iconografia, controversia sull’etimologia di israele,
ei combatte, la tradizione di Velia, l’infinito di Velia – il continuo e il
discontinuo, l’infinito della scuola di Crotone, Cicerone, l’infinito di
Giordano Bruno. Infinitum, indefinititum, dal verbo, finire, finio in romano,
-- I due rappresentanti della scuola di Velia, Melisso, peras, pars. Guardini,
il sacro, il divino, I dei, uomo e dio, opposizione, -- la storia della
filosofia di Perone, il presente possible, la totalita interrota, I soggeti,
trascendentale e immanente. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Perone," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688092547/in/photolist-2mN8Hgb-2mN8ym7-2mKw3hq-2mKuZ8r-2mKgNbU
Grice e Persio –
implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Matera). Filosofo. Dei lincei. Figlio
di Altobello Persio, studia a Napoli. Conosce Telesio di cui diventa discepolo,
e scrive diverse saggi a difesa e chiarimento: “De naturalibus rebus” (Venezia,
Valgrisio). Pubblica il “Trattato dell'ingegno dell'uomo” (Venezia, Manuzio) in
cui riprendeva la teoria di Telesio di uno “spirito” come principio, movimento,
vita, e intelligenza. A Roma conosce
Campanella e Galilei e pubblica “Del bever caldo costumato dagl’antichi romani”
(Venezia, Ciotti) in cui riprende diverse idee già trattate in precedenza
riguardo allo spirito e ai consigli per la sua conservazione. Altri saggi: “Digestum vetus, seu Pandectarum iuris civilis:
commentarijs Accursii praecipua autem philosophicae illustrates cum pandectis
florentini” (Venezia, Franceschi); “Novarum
positionum in rethoricis dialecticis ethicis iure civili iure pontificio
physicis triduo habitae” (Venezia, Sambeni).
“De ratione recte philosophandi et de natura ignis et caloris” (Roma, Mascardo).
Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario di filosofia, Roma. la dialettica di
Telesio -- Campanella -- Gailei -- contro Cicerone -- contro Boezio
itiumdialecticum,ponitAristoteles. PRO POSITIONES DIALECTICA FACVLTATE. I Dialecticesarcis
magistros primos requiramus. Non Aristotelem profectò fuisse cenfendum est. Sedmultòantea,quunplurimosexstitiffe,mania
i teftantibus. Sed nereferasadtā antiquos:neges etiam, Pythagora eos
fuiffelogicos (quodtamen falsumn, indedeprehenditur, cùm mathematicisartibus; quae
fine Logice tractarinon possant. Ittaaccuratèftuduerint) Zeno tamen Eleates, ex
Platone et Laertio, inventor efficitur quod et ad Parmenidem nostrum I Dehip. Et
Plar. plac.li. gularisfuit, noninfophifticisde arte ipla contentionibus, Ledin explicarione
historiarum, incaricorum, Lucanum Galenus extendit. ClinomachusThurius; noftercóterraneusprimusdeaxio
DIALECTICIS IN METAPHORAM enumerar Aristoteles interuitia dialectica. Grammaticum
est et grammaticae syntaxeos uitium
festum est; uelcum Platone Prometheum, uelúci deorum interpretem
existimabimus, quem infacrislitteris Noeum
doctiexistimant;uelcumaliquotdoctis,Mofissacrú illumfacerdotisornatum
,&uestitumExhodiexpreffum. Itaque Logices exercitatio apud hebraeorum
liberostin et cpoëinatum compositione, inq.aenigmatum enodatione, doctis uiris at
matis seu enunciacis confcripsit fi Laërtiocredimus.quod fi berumeft, principiú
doctrinehuiusciphilofophodebeatur; quaodeindecranslarakc ab Arift.inlibrudeinterpretatione
Nonitaque Democritum Dialectices inventionis dispositioni SIGNARUM u tnec Protagora
nelenchorumjutex Plato rum et Peripateticorum sectae manarunt. Dialecticen igitur,
facultatem, seu virtutem bene differen ditenemus, hocest disputandi, disceptandi
ratiocinandi. Quotiesita querationeutimur, toties dialectico munere
diendiq.;ita Logicenhanc, essefacultatem, omniadisputan di,intelligendiq. Rectè
itaque Aristoteles, omnes IDIOTAS quod ammodo uti Dialectice, confirmauit.
Duplex itaquc; quinimmohaec, uel utiilius magistra, cólá tuitur; cùm omnis disciplinae
principium sit experientia, ob item ne patet; principem negare possumus. Quinneque
Platonem ipsum cum Socrate a Dialectice's perfectaecognitionesecludimus; de cuius
schola academico fungimur. Naturalis ergo logice facultas. Utenim visus et auditus
facultas est naturalis, videndi, au Standis, vel uti prudentia quaeda in
communi somnibusartifi cibus, quicum differunt, nonsuaquadam et propria, sedcom
muni dialecticorum facultate differunt. Si, ut ait Aristoteles, finisa
discipline ahabetur, quandoprac statur quod attisuiribu s continetur, dialectices
finis erit, be a ne differcre. Subiecum uerò dialectices ponimus res omnes. quoduel
Aristotele tefte confirinamus. Quid etiamfi. Nonens, subiectum dialectices ponamus
et iudicium. Quas Adrastus Simplicii testimonio,
peripateticus nobilissimus adprobauit, ad aures fuisse Aristotelis. A servatio et
inductio. dialectice itaque communisoinnibus rebus. Ratione tra: ut omnino quidlibet
seu verum seu falsum quid tractari, ac ratione disputari et explicari possit. Dialectices
uerò partes duas esse tenemus, inventionem, licet, necessarium, uerisimile, captiofumdari
potest; nonobid enunciate logice partim necessária, partim ueri similis, pártim
captiofa esse debet. Sedtota necessaria.
Genus illud verè esse dicimus, totum partibus essentiale. Unde hominem
genus esse Catonis et Ciceronis. Catonem verò et Ciceronem speciem esse hominis.
Cum uerò satiùs putemus; ueri et propria sermonis usum aiuris consultis et rei publicae
principibus, quàm a scholis in ertium philosophorum petere; meliùs quaeduo individua,
vulgò dicunt et unam speciem n, ili dua sspecies et unumge nus dixisse videri
debent. Sed fideridebunt consultos, non ridebunt Platonem ne que Aristotelem,
terse comparationes intelligi. Genus item et speciem adlocum de toto et partibu
srectè ablegamus. Categorias etianiad inventionem dialecticam sternere
uiam, melius eftut concludamus. Paronyma ad coniugatare uerti debere aestimamus.
Locum ad numeramus in subiectis et tempus inadiun rum referamus. Animi sensum,
aet intelligentiam, rerum similitudine mer itémq. Cicero e Quinctilianus.
Quamuis itaqueo pusali quod artishuius genuncia tum scia. Differentiam,quam
Porphyrius declarare adgrediebatur. Vel ad formam et causam vel ad comparatorum
locum et ad invenrionem rectiùs asfcriberem. Accidentium nominee e rectiùs facta
adiuncta et rerum in ctis. Quae verò cumaliquo conferantur, ad speciem opposito:
seu oluit Aristoteles. Quae verò sint in uoce, NOTAS ET SIGNA en forum mentis esse:
utea, quaescribuntur, eorum, quae fintin
Puocessensa ilaapudomnes eadem esse, SYMBOLA a et ligrisnon s cadem, deprehendamus. Quo sit ut dialectices
et grammatices lata differentia nis mentionem, sed syllogismi genesin et analysin, tribuster minis et PROPOSITIONIBUS conclusit et terminauit.non enim AD EXTERNUM SERMONEM dirigiuoluit,
sedadinternum. Aliquis homo currit. Aliquis homo non currit, nullum có
subalternae dicuntur. Multòiuftiore ratione collantur. Quiai: temeffe tenemus. Ex
causis itaque necessariis futurum necessarium, ex liberis liberum, ex physicis physicum
effecue syllogismis maximè necessariam putamus.
Quod & Graeci Aristotelis interprete sprofitentur, inventionem illam
Theophrasti et Eudemi propriam ess. Cui et Boethius desu omulta addidisse etiam,
teftatur; sedutrum o m átio absolute vera; sit etiam necessaria, camietfi IN
PARTIBUS SERMO consistere. Rectè igitu rin analyticis nnllam Aristoteles interpretatio
sunt ambae affirmantes vel ambae negantes. Quales sunt antecedentes causae, talem
euentusueritamur. Nos logicen compositorum enunciatorum et perse, et in 6.
niarectè, alias dictum. Datur igitur enunciatum, compositum, feu CONIUNCTUM, praeter
simplex. Quod multas sententias coniunctas habet. Cujus et sunt suae species, ar
COPULTATUM difiun&um, con nexum et elatum et cetera. Accamenin DISIUNCTIONE
illudtenemus, utomnis disiun paratim nulla fit neceffitasi. Nam difiunctioniş necessitate
penderee partiumnonucie ritate, sed dissentione, palàm est. contineatur, cùm illatotafitanimi,
eadémq .apudomnesgea tes. Haectota SYMBOLIC in voce. Logice itaque sine
SYMBOLIS INTERPRETATIONIS potestinani tradictionis nomen meretur. Homo albus est.
Homo non albus, tantundem. Omnis homo albus, (vidam hoino albus et contra. Quae
praenotionem duplicem esse dicimus, verborum alteram, dum concluderetur ab
antecedente, Quid fi hocidein dixerit Aristoteles. Rerum autem praecognitiones,
&anticipationesgenera fit. Definitiones,&
partitionesesteprincipiaomniumferèar, tium, uelindesumptasquasdammaximas. Principia
uerò non tantum priùs nota, sed esse notiora, ait, Aristoteles; immo verò ita clara,
ut contraria quoque inde rerum uerò alteram. Et uerborum illamdicimus, quaeinomnibusdefinitionis,
requiritur. Rerum verò, quae debet esse in definitione ad explicanberent. Immoeandem
determinismediis et extremis ut consta
hilexplicaret. Itaque syllogismi maior et minor hanc praenotionen habes &
universales esse, unde speciales illis comparatae ptotimus concipiantur et concludantur.
At ve rò id praecipuèin INFORMATIONE artis integra cuerifli mum esse putamus, ut
a generalibus ad specialia progresia unde modi per ee emanant. Et primum illum tenemus,
quando attributum eftinessen et definitiştotius et partium. Demonstrationis et demonstratii
omnísq. Explicationis et eiuste rminorum vocabuli somnino dum quod definitur in
distributione ad explieta dum quod distribuitur, in demonstratione et qua vis expositione
ad demonstrandum et ad exponendum quod quaeritur. Alioquini retesseresis
SIGNIFICATAS. Conclusio ergo, et problema, quod concluderetur, hang duplicem haberet
praecognitionem Non: acciperet aucem siant manifestissima. Cùm autem quaein scientia
sunt, per se finto portet, sit, cùm quid alicuiaderit vel simpliciter vel quod ämodoerit:
cia tiasubie et i, et ineius definitione ad hibetur. mus definitioni:
quoduelexempla Aristotelem .palàm faciunt. Accedit QUARTUS MODU. Perseinest quòd
causa sit certa et non fortuita generalis ergo hic modus per se, quotiessci
licetcaussaede suis effectibus dicuntur. PROPRIORUM ACCIDENTIUM eritne ullus. Tertius
hic enim inodus affections et accidentia cognata quod ammouo sensu, Aristotelis
contextum declaratum iri. Omnes itaque modos per se ab Aristotelem retinerit
enemus nec ab iici duos reliquos. Unde fit, ut consequentes artes antecedentibus
subalternae sint, ubi aliquid docent, superiorum decretis expli
tionisuelinueniendae,ueliudicandae. Omnem disciplinam fieri autper
demonstrationem , aut firmauit. Acperdefinitionem et distributionem,accuratiorem
sci entiamconfici,quàm perdemonstrationem, tenemus. Quare non sequitur ,Scio ex
causa', propterquamresest. quoniamilius estcausfa. Nec aliterhabere potest. ergo,
Scio steriorú, e Platone ferè sumptaess e quiuisanim aduerterepoterit. Plato
enim ad instituendasartes, definitionem et distri butionem proposuit. Syllogistica
e demonstrationis, qualem Aristoteles cominentus est, non meminit. Tunc enimartes
bene disputare, docere, demonstrare po secundus modus per se est primo contrarius.
Per se est quod est in essentia et definitione attribute qui inodus distribution
generis in species, aut differentias conuenit, ut pri 17 cabile. Ergo sic dialectice
omnes subalternaes intin genererat: per definitionem, concedimus quod et
Aristoteles rectè con per syllogisticam demonstrationem. De definitione uerò tam
multa, quae differuntur inlib.Po do complectitur. Atquopacto ex Aristotelis littera
Ex diffentaneo. Ideóq.no terit Son3 teritquis, cùm logicam inventioneimn
ipsarum natura, qua litatéq. tota, ex causis, effectis, subiectis, adiunctis, ceterisq.
Quirendam, re&tefortassis affirmet Aristototele, tamen illud falsò, quòda d
percipiendam hanc disciplinam demoribus praecepit, ut paedia in auditore praecedat.
Quod autem ne adolescentes quidem percipiendis moribus esse idoneos voluit Aristoteles.
Falso. Certè pueros quos damui dimus diuinitate quadammen ti, confirmarunt. Quaenonprotinusquid
rectum, prauúinq. fit;discar. Quincum Chrysippo putarunt et ante trienniumil
tis praeditos, utinquibusdam, multorum virorum iudicia ex E los 1 argumentis per
videnda. Cùm dispositionem, ineadem uel uel syllogistico conclusionis iudicio a
e vortino enunciati tandem ordinanda, ab ini stimanda et judicanda, universatio
per media ad extrema exercuerit. Et hoc pacto NOSTER TELESIUS est progressus in
sua philosophia conscribenda Antonio Persio.
Persio. Keywords: implicature,
dialecticis, Telesio, Campanella, spirito come vita, animo come aria. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Persio,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690501967/in/photolist-2mPjPna-2mKHkna
Grice e Pessina – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Studia
a Napoli sotto Galluppi. Cura la sua storia della filosofia. Di idee liberali, prende
parte ai moti. Pubblica un saggio sulla costituzione italiana che gli procura la
persecuzione della polizia e il carcere. Reclsuo nell’isola di Santo Stefano,
sposa la figlia di Luigi Settembrini. Fugge dal regno, insegna a Bologna. Fonda
“Il Filangieri”. Dei Lincei. Muore nella
suo palazzo in via del Museo, strada che prese in seguito il suo nome: Anche il
palazzo dove visse. Aula a lui intitolata.
A lui è dedicato un busto alla passeggiata del Pincio. Saggi “Che cosa e
il diritto private?” (Napoli: Poligrafico); “Procedura del diritto (Napoli, Jovene);
“Il naturale e il giuridico – alla regia di Napoli” (Napoli, Accademia Reale
delle Scienze); Il piu privati dei diritti (Napoli, Marghieri, Diritto e
privacita (Napoli, Marghieri); Il privato del diritto (Napoli, Marghieri); Che
e private nel diritto privato? (Napoli: Marghieri); “Il diritto privato” (Napoli:
Priore); Storia della filosofia (Milano: Silvestri); Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. La scuola italica vepne
fondata da Pitagora che creò una filosofia matematica;l'anima', secondo
lui,èunnumerochesimuove;l'ar monia dell'anima ,o la sua rassomiglian za con Dio
costituisce la virtù; e la giustizia è l'equa retribuzione.La scuo la di Elea
svolse pienamente l'idealismo pitagorico ; e la varietà , non negata da
Pitagora , esclusivamente affermata dalla scuola gionica,venne assorbita
dell'uni tà da Senofane , trascurata interamente da Parmenide, e negata da
Zenone. Empedocle edAnassagoraseguirono l'E clettismo, ma ilprimo fupiùprocliveal
pitagorismo , ed il secondo alla scuola gionica. Lo scetticismo ebbe a fautori
i sofisti iquali sorgeano da tutte le scuo le ; Gorgia , discepolo di Empedocle
era sofista , e tale era benanche Protagora , discepolo di Democrito ; ma
questi non pensavano che a sedurre il popolo colle loro vane disputazioni e
colla loro effe migata eloqueaza. Nulla possiamo dire della Glosofia
appo i Romani ; perocchè essi rivolgendo il pensiero alla guerra ed alle cose
pub bliche non poteano riconcentrarsi nelle severe meditazioni filosofiche ;
epperò anche quando la filosofia del dritto e laGiurisprudenza'fiorirono Del
Roma do impero i Giureconsulti non fecero che freddamente seguire ora
l'Epicurea, ora la stoica filosofia. E se alcuno ci obbiettasse le opere di Cicerone
di Se песа > di Plinio, risponderemmo che questi pensatori saranno sempre
degoi di venerazione pe"filosofi, ma che non fondarono alcun sistema puovo
, Neander, origine e sviluppamento de'prin cipali sistemi gnostici. Walsch de
gnostico rum systematis fonte Lewald de doctrina gnosticorum.-
Olearii,dephilos.eclectica. stitui. D. Italia. Anco in Italia ebbe
il sen sualismo degli adetti ; ma in alcuni fu originale, in altri una
imitazione di Locke, di Gassendi ; e di Condillac. Fra’primi possiamo annoverare
Zanolli , Muratori, Bianchi,e Verri.Ilprimo diquesti, 7 2 be spazio è la
relazione di due 'corpi di stanti l'uno dall'altro , che il tempo è la
successione o consistenza per gli es seri creati , e che la felicità rattrovasi
lo scetticismo , tentò formare i princi pii più stabili dell'umana credenza ,
as segnò la sola probabilità alle idee moa rali,e riconobbe che i sensi ci
fanno a perti i fenomeni esteroi ed il loro ordine successivo,ma non la natura
della causa. Kirwan sosténne che non possono aver luogo gli esseri senza una
causa,che lo nello stato di piacere assoluto non misto a veruna pena. Da ultimo
, Young, det tando un trattato sulla forza della testi monianza , la rinchiuse
ne'confini della probabilità,e sostenne che essa è capace di un convincimento
superiore ad ogni altra esperienza. tentando la spiegazione di
molti fenome ni intellettuali colla dottrina sulla forza attrattiva delle idee
, dimostrò che tutte le umane azioni si rifondono in semplici probabilità.
Muratori, che fu il solo.cu rato fra’filosofi , ed il solo filosofo fra’ curati
,7 indagando le forze dell'umano intendimento, confutò lo scetticismo m e
diante una morale poggiata su’ prin cipiidella ragione e dell'amor proprio.
Bianchi fa dipendere il piacere dalla cessazione del dolore.Verri avrebbe vo
luto che si fosse a'suoi tempi effettuata la dottrina del sentimento o del
senso morale. Fra'secondi , Baldinotti negò che si possano discoprire le
essenze delle cose co’sensi o colla riflessione ed ammise il principio che ogni
nostra cognizione debb'esser di fatto,Lo studio di Locke, dopo l'opera di
Baldinotti attirò in Italia molti proseliti; fra'quali possiam nomi nare a
cagion di onore il Sarti , il P a vesi , il Tettoni , il Capocasale ed il
Briganti. Iovano molti pensatori, arversi 119 120 per fede
a’principiidelLockianismo,cercaronoban dirlo; egli vi avea radicato i suoi pro
fondi germi che si estesero insino al ]l'aurora del secolo presente. Fra suoi
seguaci si distinsero Soave , de Toma so ,Valdastri ed altri. Il primo ; se guendo
il sistema di Locke sulle idee acquisite, riguardò l'idea come l'imma gine
degli obbietti, e fondò la certezza sulle treevidenze di Condillac. Valda. .
stri fè derivare dalla sensibilità tutte le nostre idee , trasse il criterio
del vero dal senso intimo , e sostenne nulla es servi di vero in metafisica se
non fonda to sulla economia delnostro essere. An co
ilRezzonico,ilCornianiedilPran di diedero opera alla propagazione del
Condillachismo in Italia. Ma gli italia ni , benchè sensualisti , non si nabissa
rono nelle funeste conseguenze del ma terialismo francese, perocchè risentivano
ancora l'influenza della vera e sapa fi losofia,laqualemaiè,chesi scompa gni
dalle verità che crediamo divina. C. Italia. Il P. Giovenale , il M a
gneni , il Rufini , il Miceli ed altri p o chi seguirono l'idealismo , ed
ebbero a scopo comune quello di determinare l'i deale priucipio costitutivo
delle cose.Ma il P. Ermenegildo Pino diede a luce la sua Protologia
che,quantunque tenuta in dispregio da'sensualisti del secolo XVIII , pure non
lascia di onorare l'autore e la patria di lui.Questo libro venne diretto ad
indagare ilPrimodellaveritàde'prin cipii , e delle scienze , l'Uno che in se
racchiude il principio delle scienze tut te: Egli con prove ingegnose e con sot
tili ragionamenti dimostra che le parole non ànno il primo senso nelle umane
con venzioni , che esiste un Primo , causa ed origine dell'umana intelligenza,
che il primo principio della ragione è dimo Law ed Hutton sono isuoi più
forti so. stenitori,ilprimo negando ogni realtà obbiettiva alle idee di spazio
e di tem po,ed ilsecondo inclinando alle opinio ni del celebre Berkeley. è
strato all'uomo , che le parole non sono 1 Borovshi , Notizia sulla
vita e sul carattere di Kant Jachman ,Lettere ad un amico in torno Kant -
Wasianki, Emmanuele Kant negliultimiannidellasuavita.- Biografiadi Emmanuele
Kant. - Rink , Tratti della vita diKant. Bouterweck,Em.Kant.Rimem branze.-
Grohman, Allamemoriadi Kant. Cousin , Lezioni sulla filosofia di Kant ( Prima
Versione italiana di F. Triochera con notedelB.PasqualeGalluppi) Kant,Idee
sulla maniera di apprezzare le forze vive Principiorum metaphysicorum nova
dilucidatio. Considerazioni sull'ottimismo. Sogni di un uomo che vede gli
spiriti - 135 - segoi delle idee , nè le idee segni delle parole, che il
primo pensiero dell'uomo è il mistero nel senso dell'Uno o Primo, ovvero di Dio
; che l'analisi è la distin zione della pluralità costituita dall'Uno; e da
ultimo che non già la dimostrazio ne matematica , sibbene la scienza del Primo
èlaragioneprimitivadellascienza. C. Italia. Dietro l'impulso di Premo li,
dietro gli sforzi di qualche altra e Università che cercava difenderlo, il
misticismo ebbe in Italia parecchi col tivatori,fra'quali si distinsero il Fer.
rariedilLeti.Ilprimo fèderivarela filosofia dallarivelazione,dalla esperien
za,e dalla ragione,ed asseverò che ilfi losofo cristiano debhe seguir laprima
in preferenzadellealtre.IlLeti, attenen dosi ad un principio rivelato o
positivo, tento fopdare un sisteina cosmologico sul Genesi ; epperò , secondo
lui , tutte le cose han principio da Dio , lapima si congiunge con uno spirito
materiale co stituito come la vera forma delle cose m a teriali, e contenente
la luce,l'acqua , la terra, che sono volatili o fissi, e for mano gli altriobbietti.:Ma
la riforma conoscendo lapropria fallacia ed illusio ne, De ti intese
della massime a divinità determinare derivare di S. ,edi le idee Tomuniaso gli
Secco che immediatamente attribu , seguì facendo da , le però Dio 1 6 e
Rousseau , Discorso sulla quistione se il ri sorgimento delle scienze e
delle arti abbia contribuito a depurare i costumi. Discor SO sull'origine e
su'fondamenti della ine guaglianza tra gli uomini Lettere scritte dalla
montagna Del contratto sociale o principii del Dritto Politico Emilio o del
laEducazione Jacobi,L'idealismoedil realismo Lettera a Fichte Alcune let tere
contro Schelling Delle cose divine, Romanzi filosofici - Introduzione alla
filosofia. Koeppen Della rivelazione considerata per rispetto alla filosofia di
Kant e di Fichte Trattati sull'arte di vivere La dottrina di Schelling Sul fine
della filosofia.- Guida perlalogica- SaggiodelDirittonaturale-
Esposizionedellanaturadellafilosofia- Filo SofiadelCristianesimo-
Politicasecondoiprin cipii di Platone Teoria del Dritto secondo i principii di
Platone - Lettere ad un amico su' C C filosofica sperimentale preoccupò
gli spi riti per lo studio degli obbietti sensibi li;ed è questa appunto la
ragione per cui le speculazioni del misticismo non ven nero accolte e ridotte ad
una dottrina generale. tori. B. Italia. L'Eclettismo ebbe in Ita lia
de'forti e valenti sostenitori. Il Pa dre Ceva confutòGassendi e Cartesio; la
celebre Agnesi , prevenendo il Cou sin , disse non doversi aderire a setta
alcuna , ma scegliere tra le sentenze dei filosofi quelle che rispondono alla
espe rienza ed alla ragione ; il Corsini inse gnò non doversi seguitare ne i
Carte siani, nè i Peripatetici , ma le migliori opinioni di tutte le sette con
una spe cie di Eclettismo. S. 7. venne sostenuto in Italia da molti 'Glo
L'Empirismo - Razionalismo sofi, tra' quali si distinsero Luini, G o
ripi,Scarella,Ansaldi,Vico Stelli ni, e Genovesi. Luini si oppone all'ar monia
prestabilita di Leibnitz accostan dosi al pensiero della forma
sostanziale 9 viene le categorie di Kant, ammettendo nello spirito
certe idee prime,e discer de lapercezione dellaconvenienzao di screpanza di due
idee dall'assenso dissenso a tale percezione. Secondo
lui,lamenteumananonpuòcompren dere come convenienti due cose che re 157
dell'anima , distingue nell'anima la so stanza 'le potenze i modi , afferma che
nel percepire un oggetto noi ci distin guiamo dall'atto della percezione,che le
potenze s'argomentano col ragionamen to , che le forze sono una certa condi
zionata esigenza delle sostanze, che colla filosofiaè dato di scoprire nell'a
nima una certa sovraesistenza , e che il razionale non debbe superare il fatto.
Il Gorini , elevando la dottrina dell'as sociazione, considerò l'idea come sen
plice rappresentazione dell'oggetto,e so stenne il principio logico che la
cogni zione intuitiva è composta di due idee e la dimostrativa di tre. Lo
Scarella concilia il principio di contraddizione e quello della ragion
sufficiente, pre pugnano fra loro , il principio della cognizione stà nel
predicato che chiara mente si vede convenire o disconvenire dal soggetto.
Infine egli 'distingue gli errori secondo le facoltà dello spirito, divide la
psicologia in fenomenale e ra zionale, classifica le facoltà, spiega i s o gni
con certe continue commozioni ce rebrali,distinguel'animaumana daquel la
de'bruti,indica due specie d'appe > > al ' 158 tito,l'unasensitival'altra
razionale; ed ammette l'anticipazione in noi di qualchecosainnata,chedicesi
idea. Ansaldi dimostra che lo stoicismo non è atto a diminuire i momenti di
infeli cità , confuta l'uomo macchina di La Mettrie,il principio
dell'associazione diHartley,distingueilsentimento dal la sensazione;e provando
che è impos sibile dedurre il fisico dal morale , che le facoltà dell'anima
sono indipendenti da’principii dell organismo , fonda il principio morale sopra
una virtù costituti va dell'ordine invariabile delle cose , lontanandosi
dall'Utcheson e dalla dot 159 trina dell'amor proprio. Gerdil
divise le idee in idee di modi , di sostanze , e di relazioni , pose
il'criterio del ve ro nella osservazione e nella esperienza
regolatedallaragione,dichiarò l'idea dell'Ente un idea di formazione , pose il
criterio morale in un paturale criterio diapprovazione,che indipendentemente
dalla considerazione e del proprio utile determinò il giudizio o dettame
pratico in virtù di certe conosciute leggi di convenienza di che l'uomo si
compiace per natura ; fè consistere l'ordine nel rapporto comune fra molti
oggetti, de dusse l'immaterialità dell'apima dalla diversità tra la sostanza
pensante e qua lunque sostanza corporea , dall'impos sibilità che la
materia contenga la pri ma origine del moto di sostanza e di modo ; dedusse
l'esi- stenza di Dio dalla necessaria esistenza di qualchecosa ab eterno; pose
per principio che le regole della morale per condurre al buon fine debboń
trarşi dal la natura umana, e collocò il fine o la e dalle nozioni Egli
si elevò ad un sistema empi rico razionale fondato sulla storia e sulla
ragione, e gettò le prime fon damenta della scienza dell'Umanità. Il suo metodo
è ricavato dalla psicolo gia, dalla natura della scienza , e dal la geometria ,
ed in esso la facoltà in ventriee, o la facoltà certa del sapere è preposta a
quella dell'ordinare o comporre ; esso è l'analisi geometrica ben diversa da
quella diCondillac. Il'Vieo venue a ridurre la filologia ad una vera forma di
scienza e da ritrarre dalla “mitolo . Il nostro celebre concittadino
Giambattista Vico, conosciuto più a'tempi nostrichea'suoi,più daglistranieri
che dalla sua patria, scrisse la Scienza nuova, monumento di gloria italiana,
in cui egli avea indagato i principii fi losofici della storia , precedendo di
un secolo le teorie di Hégel, di Cousin . per а gia starei felicità nel bene
sommo , o nell'amore divino. direunaverastoria;eiposeil meta
fisica, che io sostanza è una vera teo logia , si è di stabilire un vero appog
giato al senso comune ed all'ordine e ternodellecose,qualèDio.Da que sto
priocipio egli deduce che tutte le scienze emapano da Dio , rimangono comude
3 una na velle; che e criterio del vero:nel senso 161 eercò surrogare il
principio dell'auto rità universale a quello della ragione in dividuale. Questo
senso comune del Vi co è un giudizio senz'alcuna riflessione, comunemente
sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo , da tutta zione, o da tutto il
genere umano. Se condo lui , il vero è diverso dal certo, inquantocchè quello è
riposto nella con formità della mente coll'ordine delle cose,.equesto nella
coscienza sicura dal dubbio , quello fondasi sulla ragio ne, e questo
sull'autorità ; la metafisica è quella che stabilisce l'Ente e il Vero , ed è
legata necessariamente alla religio Ló ne cristiana. Lo scopo della sua ,
inLui,etornanoaLuisolo;cheDio è l'infinito posse , nosse , velle
> ; corpo,contiene una virtù infioita'di esten sione che va all'infinito, e
che dipende dallo sforzo dell'universo;e che il co noscere chiaro in metafisica
è vizio,co sicchè approfitta in metafisica colui che si sarà perduto nella
meditazione di questa scienza.Nella suaPsicologiaegli distingue la sostanza
intelligente dalla corporea ; indi sostiene che quella è l'a
nimaedhalasuasedenelcuore,che in essa esistono le facoltà della memo ria, della
fantasia, dell'umano arbi trio ; che la mente umana > l'uomo è il posse ,
posse , 6 - 162 nito , che tende all'infinito ; che l' Ea teè Dio, elecreatureesistonoperpar
tecipazione ; che la causa unica è quel - la che per produrre l'effetto 'non
abbi sogna d'altra ; che l'essenza consiste ia una indefinita virtù ; che
l'anima è di versa dal corpo e dalla materia ;che il 4 > 2
pe'pervi,chesidannogli universali, oleideecomeformedellecose che queste sono
create da Dio, e che l'ani ma distingue l'uomo dalle bestie. Il non
intende Vico considera l'uomo come ente fioito procedente da Dio ,
superiore agli altri animáli per la ragione , e in cui distin guesi la natura
innocente dalla corrotta. Egli è naturalmente socievole', onde in lui un
linguaggio ; la sua vita propria è quella che è consentanea alla natura ; a lui
appartengono l'umanità o l'altrui commiserazione , il desiderio dell'utile, il
carattere d'una comune cognazionedi natura , l'istinto alla fede , il pudore ,
e infine la brama dell'onore. L'uomo insomma è un essere costituito d'intel
letto e di volontà , corrotto in entram bi dagli errori e dalle passioni , m a
c a pace dello sforzo della mente al vero che come equo bene è il giusto ,
conformità della mente all'ordine è l'o è nesto.La giustizia,secondo lui è la
virtù universale ; la yirtù è la stessa ragione , e distinguesi in prudenza
, come , temperanza e fortezza ; e causa della . società fu l'onestà. Noi
abbiamo verso Dio de'doveri a soddisfare col culto, senza onestà non può darsi
società civi 164 le,lagiustiziadev'essere universaleo
architettonica, perchè uno è Dio.Il Vico nella sua.Scienza nuova parte
dall'idea o cognizione di Dio che illumina gli uomini etutto dispone co'suoi
ordini prestabiliti.A questa idea principale si rannodano le seguenti : questo
mondo è diretto dalla Provvidenza divioa;questo mondo civile fatto dagli uomini
non è molto antico ; in esso tutte le nazioni convengono sulla religione , sul
matri monio solenne , e sulla sepoltura ; su questi sursero le nazioni più
barbare ; tutte le nazioni percorrono tre età,età degli Dei , clà degli eroi ,
età degli u o mini ; tre diverse lingue , geroglifica simbolica , volgare ; le
nazioni furo pri ma di natura cruda , indi severa,quin di benigna , e poscia
dilicala ; la for ma di governo è o teocratica o è delle repubbliche
democratiche o Aristocratiche , o finalmente è quella del le monarchie ;
formate le città nasco BO.le trasmigrazioni de'popoli , ed il dritto naturale
delle genti; cresciute le nazioni , 'l'equità civile rafforza il
drittonaturale;tutto ciò dura finchè non'sopravvengono delle grandi crisi per
mutare ilmondo civile; queste vi cissitudini umane formano il corso del le
nazioni nel quale si ravvisano tre età,degliDei,deglieroi,degli uomi ni,,tre
specie di natura fantastica eroica, e intelligente, tre specie di costumi ,
religiosi colerici e officio si, tre specie di dritto naturale, di vino ,
eroico, umano tre specie di governo , Teocratici , Aristocratici o Democratici,
e monarchici , tre specie di lingue, mentale., eroica e di parlari articolati
tre specie di carat teri , geroglificii , eroici e volgari , aleo Vico idea
gli dini lesi doè nesto nė joni atri pri -in SUI are ; elit 10 specie di
giurisprudenza , divina, eroica , ed umana , tre specie di auto
rità,divina,croica edumana,trespe cie di giudizi ,divini , eroici umani , tre
specie di tempi, religiosi, eroici, e civili; tutte queste cose hanno apco un
ricorso; il corso e ricorso è fondato sul fatto; la storia ideale non è propria
de Greci e Romani , tre Tor oé Iri. del co ed ute ma di tutto il
mondo; la Scienza nuova si offre sotto gli aspetti di Teologia ra. giogata , di
filosofia , di Storia delle umane idee,di criticafilosofica,disto ria ideale
eterna , di sistema del dritto. naturale e dellegeộti, di scienza de'prin:
cipii di storia universale.Questo grande uomo ebbe delle lodi edelleaccuse:ma
sarebbe lungo edifficileilgiudicarleper vedere se le une o le altreprepondera-
no ; epperò altro non faeciamo che ri mapere stupiti come intempi tantomeno
civilizzati de'nostri che si addimandano ci vilissimi l'Italia abbia dato alla
luce un in gegoo sì 'straordinario e maraviglioso. 1 La filosofia del
Vico rimase ignota per lungo tempo all'Europa ; ma ebbe anco ra de continuatori
fra'quali vennero ad altissima rinomanza lo Stellini ed il G e novesi.Lo
Stellinianalizzòlefacoltàuma ne, 2 C 166 affermando che il bene o l'ottimo
stato dell'anima dipende dalla proporzio ne o dall'equilibrio di tutte,e fecede
rivare la virtù dall'equilibrio tra le fa coltà e le affezioni umane.Nella sua
ope rasull'originee su'progresside'costu mi dimostrò esservi tre
epoche della n a tura umana, cioè quella de'sensi che ser vono all'animo,
quella dell'animo che servea'sensi,equella del mutuo com mercio tra l'anima e i
sensi. Lo Stelli ni integrò, per dir così, la filosofia.Vi chiana , in
quantocchè Vico cercò nella storia la morale delle nazioni con quella degli
individui , e Stellini fece la storia de costumi degli individui colla morale
dellenazioni,comprendendo l'assoluta necessità di dedurre i principii morali
dalla patura delle cose che si offre spon tanea alla nostra contemplazione,dando
upa unità sistematica alla scienza della morale , e riducendo la dottrina della
virtù alla sola grandezza.Filangieri,Ma rio Pagano , Ierocades ed altri prose
guirono quasi in silenzio la via lumino samente segnata da Vico e da Stellini,
ma colui che si fè chiaro , e fra' Vichi sti etragliempiricirazionali,ful'Abate
Antonio Genovesi nostro concittadino.Egli nella suametafisicasostieneche non
possiamo avere idee distinte intorno alla so stanza , che l'essenza consiste in
varie proprietà , e che si distingue in reale , nozionale enominale.L'anima
secon do lui,è lo stessosubbiettopensanteed intelligente,edèdotata
d'intellettoe diragionedellapercezione,del giudi zio e del raziocinio ; per ben
filosofare è mestiere che si faccia uso di quelle ideechepossiamo avere,che
laveritàsia chiaraedevidente, maiilGlosofo non il principio dell’au
torità e dell'arte critica , cità della mente umana e della esten sione della
conoscenza. Secondo lui , la > 1 1 debbe scostarsi dalle dimostrazioni stabi
lite se non quándo ci si presentano delle obbiezioni, Egli dichiara
imperfettala scienza teosofica e conchiude che ascen diamo al Verbo per via
della ragione; segue il principio che rion sidapno nemmeno le idee
intellettuali senza;un motocorrispondentenelcervello> am mette il principio
del vero e del falso > il cui criterio è l'evidenza intelligibile sensuale e
storica > > . della capa ra umana 169 9 morale è mossa
dal conoscere la natu in che trovansi due forze , l'una concentrica e l'altra
diffusiva che entrambe dalla morale devono esser di rette alla felicità ; scopo
della morale è quello di regolare e non distruggere l'uo mo ; la legge naturale
è risposta de dae precetti di attribuire i proprii diritti a Dio a te ed agli
altri , e di fare tutto che conviene alla felicità del genere u m a no.Egli
ripone la legge morale nella ra gione e distingue questa come facoltà
calcolatrice dalla regola che la governa e che consiste nel tenore dell'essenze
e dei rapporti essenziali delle cose ordi nate,eperla quale v’ba un'obbliga
zione perfetta che è della forza e della giustizia , ed un obbligazione
imperfetta che è la legge dell'umanità.Egli dimo stra ancora che l'utile è
ilpiù bello in dizio di una legge generale che punisca o premii talune azioni ,
e che tutti i d o veri si riducono si a rispettare le palu rali proprietà di
ciascuno che ad acqui star le proprietà , purchè non s'invada 8 no
le proprietà di coloro i quali sono al medesimo piano dell'universo con noi. Il
Genovesi non è un pensatore origina le,ma è originale pel suo metodo, per la
sua chiarezza , per la sua critica ; e se talvolta si desidera in lui maggior
ordi ne , maggior precisione , ciò nasce ap punto dalla difficoltà di riunire
in un sol corpo l'intera filosofia italiana. 170 S all'immaginazione- De
2 Antropologia di G. Gorini-Luini, Meditazione Ansaldi, Riflessioni sui mezzi
di per fezionarelafilosofiamorale– Saggiointorno traditione principiorum
legisnaturalis- ElementaLogicae,Psycholo giae , ac Theologiae naturalis ,
auctore J. B. Scarella Gerdil., Anti Emilio o Riflessioni sulla teoria e la
pratica dell'educazione contro Rousseau - Piano degliStudii- Logicae Insti
tutiones Storia delle sette de'filosofi Prin cipiidellamoralecristiana-
Originedelsenso morale Memoria dell'ordine di Dio e della immaterialità delle nature
intel ligenti- PhilosophicaeInstitutionesquibusEthi ca seu Philosophia practica
continetur - J. B. Vici: De nostritemporis studiorum ratione- Dell'esistenza De
antiquissima italorum sapientia- De uno uni versi juris principio et fine uno
liber unus ; De Constantiajurisprudentisliberalter- Principii di scienza nuova
Jacobi Stellini : Ethices Opera omnia PaganoSaggipolitici Discorsosull'ori
gineenaturadellapoesia- Genovesi:Elemen ta metaphysicae - Elementorum artis
logico criticae - La Logica pe'Giovanetti - Istituzio nidimetafisica
pe'principianti--Diceosina o sia Filosofia del giusto e dell'onesto.§ 1. Per
dar compimento alla espo. sizione dell'attuale filosofia italiana e insieme
allo svolgimento storico de'si stemi filosofici non rimane che esporre lo stato
della filosofia in Italia al secolo presente. I filosofi italiani oggdì si di
vidono nelle cinque classi dei sensuali sti, degli idealisti,de'mistici,degli
ecletticiedegliEmpiristi-Razionalisti.La tendenza della filosofia italiana al
dì d'oggi è l'Empirismo Razionalismo benchè si ravvisiqualche avanzo di
sensismo, e som qualche imitazione dell'idealismoaleman no non che
del misticismo francese e del eclettismo scozzese. È il chiarissimo Barone
Pasquale Galluppi, di cui or ora ci faremo a parlare che , colla po tenza della
sua dialettica, e colla seve rità del metodo analitico , rappresenta
eminentememente la filosofia in Italia , movendo guerra sì all'idealismo diKant
che al sensualismo del Condillac. Noi per seguire l'ordine ideologico dei di
versi sistemi di filosofia esporremo pri mamente ledottrinedegliempirici;po
scia verremo agli idealisti, a'mistici , ed agli eclettici; e da ultimo agli E
m piristi-Razionalisti. Poli:Supplimenti al Manuale della Storia
dellafilosofiadiGuglielmoTenneman- Gio berti:Del Primato morale e civile
degl'Ita liani. § 2. I capi del sensualismo italiano nel secolo presente sono
il Gioia , il Romagnosi,ed ilLallebasque.Melchior re Gioia ,
fondando la sua filosofia sul la ricerca de'fatti, non fece che mirare aduna
scienza popolare.Procedendo in tal modo egli trovò tre facoltà fonda mentali :
la sensazione , l'attenzione ed il raziocinio ; indagò l'origine delle sen
sazioni e dell'istinto, ammisel?orga nizzazione e gli stimoli esterni eome
cause dell'istinto,e spiegò l'anomalia dellesensazioni,eleloro leggi,por gendo
un cenno storico sulle norme materiali che furono falsamente riguar date come
norme misuratrici della in telligenza.Riguardo a'prodotti intellet tuali e
morali , egli inclinò ad una i deologia fisiologica , che egli conchiude con
una teoria del piaceree del dolore, in cui considera il dolore come n o n
sempre proveniente da lesioni organiche, e il piacere come 271 non sempre
effetto della cessazione del dolore , e stabilisce l'azione reale del piacere e
del dolore, e le loro sorgenti come inoti maggiori o minori del moto ordinario
delle fi bre. Poscia dimostra che essi influisco no sulla felicità, sulle
facoltà intellet tuali,sulle affezioni sociali, e sulle passioni ; e
rettificando le nozioni false sulla vita , mostra che le sensazioni u- nite
alla forza intellettuale cisvelano l'e sistenza del me e del fuor dime epro
ducono certe operazioni diverse dalle semplici sensazioni ; cpperò distingue la
sensazione dalla idea e dal giudizio. Nella filosofia morale, il Gioia dove
soggiacerealleconseguenzedelsuo si stema empirico ; ed infatti il suo prin
cipio è che la morale è la scienza della felicità, riponendo egli la felicità
dell'a vanzo delle sensazioni gradevoli su’mali; e che la virtù è una somma di
atti uti li disinteressati. Il sistema del Gioia è erroneo e difettoso , perchè
tende a ge neralizzare ilsensualismo,favorisce il si stema del piacere ,
approssima l'ideolo gia alla fisica , analizza superficialmente ed
inesattamente i fenomeni psicologici, e deduce da un fatto incerto una teori ca
o un principio. Ma la comunicazio ne della scienza al popolo , una
filoso fia pratica e sociale, una mente vasta e perspieace, un giudizio
avvalorato dalla induzione ,una ammirabile chiarezza d'idee e di ragionamenti;ed
una scelta erudizione, sono le doti che se fossero andate disgiun
tedanonpochierroriavrebbero formato del Gioia un pensatore non mediocre.
Giandomenico Romagnosi segue, nel suo metodo , ne'suoi principii , e
nelle suededuzioni,l'empirismo,ma un'em- pirismo psicologico, da lui
manifestato, cercando il principio del Dritto nale nelle relazioni appoggiate
Pe all'es senza ed alle reali connessioni delle co se, dimostrando che l'arte
di governar la società deve riuscire l'ordine morale di fatto perfezionato , e
che nella spo sizione dell'ordine teoretico e pratico debbe aver luogo la
storia della natura umana e delle sue relazioni 3 nendosi la ricerca
de'fenomeni e propo psicolo gici sperimentali , lasciando le astruse indagini
della metafisica psicologica. E gli definendo la psicologia , la dinamica
dell'uomo interiore; stabilisce le tre funzioni psicologiche del
conoscere, del volere, e dell'eseguire , dichiara l'esi stenza del me e degli
altri corpi il cui carattere esclusivo è la pluralità di so stanze compresa in
un sol concetto ; e dimostra che le sensazioni sono i segni reali e naturali
cui in natura corrispon dono le cose e i modi di esseri reali che il sentire è
diverso dall'intendere che stà nel percepire l'essere e il fare delle cose ;
che il senso intimo è una facoltà occulta che unisce all'uno il moltiplice , al
semplice il complesso , che perciò è suo ufficio il conformare gliatti
psicologici che qualificano l'in tendere, il dettare un sentimento in ogni
giudizio , l'attrarre ciò che è ana logo e respingere ciò che ripugna ; che
laleggedell'umana intelligenzaè funzione in cui il senso dell'azione ri cevuta
e quello della reazione corrispo sta concorrono a produrre la percezio ne
dell'essere e del fare ideabile delle cose. Nulla,secondo lui,avvi d'innato o a
priori riguardo alle idee che tutte -
e > una derivano dalla sensazione combinata col la
reazione o dalla competenza dell'Io combinata con quella degli obbietti e
sterni. Egli ripone il criterio del vero nel principio di contraddizione ,
consi dera la causa come un non so che rac chiudente il concetto d'una potenza
pro duttrice di un atto o di un fatto ; ne ga le idee iunate pel principio che
l'Io vedendo tutto in sè stesso non può di stinguere dall'acquisito ciò che vi
si rattrova d'innato ; considera il valore della prova nella certezza , e nel
dubbio , e conchiude che lo stato esterno e sensibile degli ele menti delle
prove è fondamento univer sale e primitivo del loro impero. La morale, secondo
lui, stànel propor zionare la natura de' mezzi secondo la speciale
considerazione del fine. Il principio generale della sua morale è l'ordine
della perfezione , cheper leg ge di fatto reagisce su quello della
conservazione tanto coll'insegnare quan to col somministrareimezzi
delmiglior bilità , e nel dubbio nella proba > Lallebasque
(1) congiunge alla scienza del pensiere la filosofia naturale. Secondo (1) È
comune opinione che sot to il nome di Lallebasque tenga celato quello del
caraliere Pasquale Borrelli: 276 essere umano ; e che mira al benesse re
all'utilità fisica o morale ed alla umana felicità che costituiscono l'uomo
attuale e le leggi naturali per cui l'uo > mo , com 'essere perfettibile è
tenuto a seguire l'ordine morale di natura. E gli distinse l'incivilimento
dalla civil ne pose le basi nella natura nella religione, nell'agricoltura, nel
governo, nella concorrenza ;ed il prin cipio nell'incivilimento sempre dativo.
Una mente vasta, un ingegno acuto e profondo ed una dialettica rigorosa formano
tutti i suoi pregi ; ma è in e qualche modo oscuro e confuso , né fu tanto
innovatore quanto lo predica rono i suoi proseliti , e per l'empiri ) smo da
lui professato , e per le diffi coltà della scienza, là; g lui,lasensazioneèprimitiva, conti nuata,
riprodotta ed aumentata; ed è lo stesso che l'idea , tranne che questa si
adopera più di frequente a signifi care le funzionidell'intelletto. In quan to
al giudizio , egli distingue quello di occupazione da quello di attenzione;e
riduce ogni giudizio a quello di diver sità; considera il raziocinio come l'atto
onde due idee producono un giudizio per via d'una terza. Riguardo alla vo lontà
egli sostiene che il calcolo voli tivo e l'atto prelativo si risolvono in un
giudizio di preferenza pel quale la volontà sisviluppa come un'azionecon cui
l'animo eccita i nostri organi a pro cacciarci ciò che abbiam prescelto. In
trattando della scienza etimologica,egli ripartisce le lingue in radicali e pro
duttive; indaga l'origine delle parole e le loro cause,che sono l'imitazione,il
bisogno , il comodo , l'arbitrio ; rico nosce due mezzi per trovare le lingue
radicali : la ricerca de'popoli che han comunicato con quello per la cui
lingua han luogo le indagini etimologiche , e l'attignere dalla
lingua derivata la noti zia di quelle che àn concorso a formarla. Un luogo stuolo
di empiristi tenne dietro a questi tre pensatori. Gigli de finisce la filosofia
la scienza di ciò che può conoscersi con esatte osservazioni e con esperienze
bene istituite; Savioli è seguace di Locke e di Soave ; Troisi ri conosce
ne'sensi gli strumenti delle po stre prime idee ; Mazzarella riconosce
l'attività e la sensibilità come proprietà costitutive dell'essere semplice
;Bini dichiaratutte le idee provvenire all'ani ma col mezzo de'sensi ; Pezzi
nega l'e sistenza delle appercezioni e delle idee astratte;Accordino
fadipendere tutte le facoltà dell'anima dalla sensibilità, e riguarda l'uomo
neiprimi momenti della sua esistenza come una tavola .rasa ove non è impresso
alcun carattere ; Mara no distingue la percezione dall'idea e
preferiscel'analisi;Abbà fadipendere le idee dal senso e dall'azione dell'ani
ma ; Zelli afferma che l'uomo riceve le 278losofico sulla coscienza ; Testa
afferma che il sentimento non può fallire al ve e che l'osservare la natura e
fi - 279prime idee per mezzo de'nervi ; Alberii dichiara pescibile tutto che
esce dalla sfera del mondo sensibile ; Passeri rico nosce l'influenza del
fisico sulla rettitu dine delle nostre azionispirituali; San e chez niega alla
ragione la conoscenza dell'assoluto e trae tutte le idee da' sensi ; Gatti
dichiara esser la sensazione il risultamento di una conformazione spe ciale
vivente; Bonfadiniriconosceilme todo induttivo come mezzo logico della verità,
e spiega l'origine delle idee col ; , l'analisi e coll'astrazione ; Regulèas
pre tende nell'anima altro non esservi che il sentire ; Bruschelli trae
l'esistenza del mondo e di Dio dall'osservazione de' fatti che ne circondano ;
Grones dichiara la metafisica la scienza delle cose astratte conoscibili per
mezzo dell'osservazione costante edelleesperienzeaccurate;Piz zolato forma
della filosofia una scienza fenomenical; Butlura poggia ilsapere ro, studiarne
i fatti sono isoli mezzi sicu ri d'ammaestramento ; Bradi riduce la certezza
alla diretta cognizione del m o do diesserespeciale degliobbietti;Fa. gnani
fonda il suo sistema Glosofico sul dinamismoesullasensibilitàو;ا Bragazzi
propone per facoltà d'apprendere l'os servazionede'fenomenidello spiritoeper
criterio del vero la verificazione ; Costa sostiene la memoria e le altre
facoltà a simiglianza della sensazione , ed ammette l'origine delle idee
generali e normali dall'idea individuale ; Ferrari segue il principio
dell'associabilità interna e Fel lettiquello dell'utile umanitario. L'Empirismo
inItalia venne applicato alla pedagogia da lPasetti, dal Fontana, dal Tommaseo
, e dal de Renzi, alla Storia da F. Rossi, alla estetica dal Cicognara,e dal Delfico;edallagenea
logia delle scienze dal de Pamphilis, dal Rosselli e dal celebre medico Luigi
Fer rarese che riunisce tutti i rami delle scien ze a quella dell'uomo ,
seguendo il prin cipio che in esse tutto èrelativoanoi. 28 f 1 1 e Gioia : Il
nuovo Galateo ca Tavole Statistiche sofia ad uso delle scuole Logica Statisti
Elementi di filo Ideologia Eser cizio logico - Nuovo prospetto delle scienze
economiche – Del merito e delle ricompense Dell'ingiuria , de'danni , e del
soddisfaci mento- Indole,estensione,evantaggidella Statistica Romagnosi:Che
cosa è mente sana ? Indovinello massimo Della suprema economia dell'umano
sapere Vedute fonda mentali sull'arte logica - Dell'insegnamento primitivo
delle matematiche Assunto primo della scienza del dritto naturale Introduzio ne
allo studio del Dritto Pubblico Universale Dell'indole e de'fattori dello
incivilimento Biblicteca italiana. Vari articoli di filoso fia L'antica
filosofia morale Genesi del Dritto Penale - Progetto del Codice e della
Procedura Penale Lallebasquc: Introduzio De alla filosofia naturale del
pensiero la - - - cu mo Fa il - - - cato su! si dal per Ista OS ette mali
Fel en -ia oi. Eila, alla 281 . ea dal Fer àa cipiidellaGenealogiadelpensiero—
Borrelli: Gia Troisi: L'arte di ragionare-Istituzionimetafisiche- Mazzarel
Intorno a'principii dell'arte etimologica gli : Analisi delle idee la: Corso
d'Ideologia elementare Bini : Lezionilogico-metafisicomorali- Pezzi:Le zioni di
filosofia della mente e del cuore , r i formata e dedotta dall'analisi
dell'uomo Accordino:Elementi di filosofia Regole dell'arte logica Marano :
Abbà:Elementa Lo Prin 282 . gices et Metaphysices - Zelli :
Elementi di metafisica– Pungileoni:Dell'udito vista Alberic : Del nescibile
Passeri : - e della Della natura umana socievole Sanchez : In fluenza delle
passioni sullo scibile umano Gatti Principiid'ideologia- Bertolli:l. dee sulla
filosofia delle scienze morali e poli tiche Germani:Dell'umana perfezione
Scaramuzzi : Esame analitico della facoltà di sentire-
Bonfadini:SullecategoriediKant Réguleas:Nuovo piano d'istruzione ideo
logicaelementare- Bruschelli:Praelectiones elementares logico metaphisicae
Buttura : La coscienza Logica Testa:Introduzio ne alla filosofia dell'affetto .
Filosofia del l'affetto Bravi : Teorica e Pratica del Pro babile
Fagnani:Storianaturale dellapo tepza umana - C Elementi dell'arte logica
Baldini : Cenni sopra un nuovo corso di filo sofia elementare - Ramelli :
Prospetto degli studii filosofici nelle scuole comunali Nessi: Schizzo intorno
i principii di ogni filosofia De Ocheda : Filosofia degli antichi Grones :
Ricerche metafisico matematiche sullalin guadelcalcolo—
Pizzolato:Introduzioneal lo studio della filosofia dello spirito umano Savioli
: Institutiones metaphysicae in Epitome redactae Zandonella:Elogiodi Bacone
Costa : Del modo di comporrc le idee F e r rari:LamentediRomagnosi
Felletti:In torno,ad una nuova sintesi delle scienze Pasetti :
Sull'educazione fisico morale F o n tana : Manuale per l'educazione umana
Tommaseo : Scritti varii sull'educazione De'Renzi : Sull'indole de'ciechi Rossi
: Studii Sto rici Cicognara : Ragionamenti su bello Delfico : Pensieri sulla
storia e sulla incertezza ed inutilità della medesima N u o vericerchesulBello-
DePamphilis:Geno grafia dello scibile considerato nella sua unità di utile e di
fine Rossetti : Dello scibile e delsuoinsegnamento- Ferrarese:Saggiodi una
nuova classificazione sopra le scienze del l'uomo fisico e morale Delle diverse
spe cie di follte - Ricerche intorno all'origine dell'istinto Trattato della
mònomania sui cidia— Esamedellostatomoraleedimputa bile de'solli
monomoniaci. Elementi di ito e dela - Paseri: Sanchez:In - - umano
Bertolli: 1 orali epolis perfezione- a facoltà di oriediKant uzione
Praelectiones - Buttura : -latroduzio ilosofia tiiadelPro e delap e logica- del
ideo orso dinilo spetto del ali- Nessi filosofia – e sula oduzione al Grones :
lin - ee umano - inEpitome Bacone elletti . For :lo S 3. Non ostante il gran
numero di fautori che si procacciò l'Empirismo in Italia, pure siavvertì
ilbisogno di spie gare la natura umana non dall'esperien za , ma dalla
subbiettività dell'uomo ; epperò sorsero i Razionalisti a combat
284 , ilsecondo affermando l'assoluta necessità delle idee ionate , o
deprincipiiapriori,ed ilterzoan nunziando esser la filosofia una scienza degli
enti di ragione. Lusverli considera le facoltà come Colui il quale diede una
forma siste ! un potere di produrre qualche effetto, dipendente dalla
forza spirituale;Defendiriconosce ne'sordo muti l'idea dell'ente in universale
; ed ilParma nelfondo diogniesistenzarat trova l'essere. Ceresa affermò essersi
im battuti nel vero coloro i quali riposero il principio del conoscere nella
pura sub biettività che è sola infinita, spontanea, positiva, e tale che l'uomo
per suo m e z zo elabora la sua obbiettività. > o tere le tendenze empiriche
; ed aspira rodo a spiegare i problemi più difficili della filosofia; ma non si
elevarono alle chimere ed alle astrazioni del Trascen dentalismo
alemanno.IlMaggi,ilBian chetti , il Receveur , coltivarono il R a zionalismo
pelsuo lato obbiettivo,il primo cercando un sommo archetipo lo gico e supremo ,
P 1aspira 1 dificili ronoale Trascen ilBian: tempo , di spazio , di
iriposero 0 ilha etiro,il terzo an na scienza considera chetipolos afermando
ionate, 0 prodare Jalla fora nesont ersale ;eld stenza rat essersi im pura
possibilità dell'essere medesimo. Secon do lui , quest'idea è è innata, poiehè
non proviene nè da'sensi , nè dal sentimento dell'Io , nè dalla riflessione; e
da essa derivado tutte le idee acquisite diforma e di materia , di sostanza ,
Egli sipropone di ricondurre la filosofia dell'intelletto sulla giusta via,
combattendo i sistemi che hanno perturbate lementi e disono rata la filosofia ,
e stabilire un criterio saldo e irremovibile alla verità ed alla
certezza.IlRosminisegue ilprincipio che l'idea unica ed innata si è quella
dell'Ente nell'universale. Egli preferi che riducesi a'due sce il suo metodo
assiomi di non assumere nella spiegazio ne de'fattidellospiritoumano,nème no nè
più di quel che è necessario a spiegarli.Egli parte dal principio che l'uomo
pulla può pensare senza l'idea dell'Ente ; che quindi la qualità più g e perale
delle cose è l'esistenza nella pura suk 7 spontana I suo mez 283 matica al
Razionalismo si fu l'Abate A n tonio Rosmini-Serbati. Egli si di di essenza ,
di causa , rma siste moto , e di
estensione ; esso è il senti mento intellettuale , l'intelletto medesi mo. Ecco
ipunti principali della sua teoria : l'anima ha due potenze origina li ,
l'intelletto che ha per obbietto es senzialelaforma elasensibilitàcheè esterna
se ha per obbietto un corpo , interna se ha per obbietto l'Io ; la co scienza
upisce la sensibilità all'intelletto con una sintesi primitiva , il cui effetto
è la ragione scorgendo irapporti gene rali, ed è la facoltà di giudicare con
giungendo l'attributo al subbietto la sensibilità esterna è tratta ad operare
colla materia prima, e la ragione produce le percezioni intellettive; donde
lafacoltà di generalizzare e la libertà all'indefi nito svolgimento delle
facoltà dell'uomo. Egli distingue la sensazione dalla perce zione sensitiva ,
l'idea di una cosa dal giudizio sulla sua sussistenza>,laperce zione sensitiva
dalla intellettiva , un atto dello spirito dall'avvertenza dell'atto.
Finalmente dimostra che è impossibile che l'uomo percepisca una cosa diversa da
sè; I che lo spirito
comunica le sue proprie forze alle cose percepite ; che l'idea del l'essere è
fonte e criterio del vero e genera la cognizione de'corpi, di noi; di Dio , ed
anco la legge morale. Per tal modo l'idea dell'ente è,secondo lui, il primo
principio inpato nella psicolo gia e nell'ontologia , il criterio del vero e
del certo nella logica,ilprincipio su premo del bene e del dovere nella m o
rale. senti nedesi lasua Itoeso chee le quattro idee di spazio , di tempo
, rigio io огро, lacr eleto to| gene CON Terce adal 0;he :cold acele 287 Non
rimane che dirqualche cosa in torno al nostro concittadino Ottavio C o lecchi,
seguace in qualche modo della filosofia di Kant. Il Colecchi pone di sostanza ,
e di causa efficiente , colle quali espone le leggi della ragione che egli
dichiara comuni ad ogni»sistema fi losofico.Il principio del suo sistema è
questo: l’io non potrebbe determinare la sua esistenza nel tempo senza una esi
stenza interna, dal quale deriva che la cagione movente la sensibilità non può
riponersi nello stesso me , cioè che il cel indef. uomo berce 7atto atto.
eche vario delle rappresentazioni nasce all'oc casione del di fuori
che modifica il sen so;chelariunionedelvarionellospa e zio e nel tempo è opera
della fantasia, 288 è e quindichel'unitàsinteticadell'oggetto
nell'esperienza è un prodotto della fan tasia di accordo con l'intelligenza.
Secondo lui , l'induzione fisica è diversa dall'in duzione matematica
inquantocchè quella mena allo scetticismo e questa a cono scenze necessarie ed
universali; se il rap porto tra le idee è neeessario, le idee e i termini di
questo rapporto son tali anch'esse ; ogni nostra conoscenza in comincia
da'sensi , e passa da questi al la intelligenza. Riguardo alle leggi della
ragione egti sostiene che la ragione esi ge inogni esperienza come data la to
talità delle parti dello spazio e degli arti colideltempo non confondendoquello
che è con quello che appare, 2 1 / 1 1. lità delle parti del tutio dato nella
di visione , la totalità delle condizioni nella catena delle cause e degli
effetti, pro nunziando l'accordo delle due causalità la tota- della natura
e della libertà , il necessa rio nella serie de contingenti ed infine un ente
assoluto , dotato di tutte le possibili realtà,Dio.Nellamorale,egli sostiene
che il principio della propria felicità non può elevarsi alla dignità di legge
morale , che le due idee del giu sto e dell'ingiusto sono originarie e non
fattizie , e che le regole etiche , le qua-li dirigono l'uomo interno sopo
essen zialmente diverse dalle giuridiche che dirigono l'uomo esterno.IlColecchi
non è solamente seguace del Kant ; ma egli cerca armonizzare colla morale i
pensa menti del Vico sulla filosofia e sulla le gislazione;anzi poichè le
verità del Kantismo eran sepolte nella scienza ila lica , il Colecchi ba saputo
raccogliere un seme da'principii di questa per pro durre novelli frutti e
contribuire allo a vanzamento delle filosofiche
discipline. Receveur:Institutionum philosophicarum ele menta Maggi :
Critica sistematico-univer le e guida alla rigenerazione della filosofia. Bianchelti:
Studii filosofici tuzioni logico metafisiche - Lusverli: Isti Defendi : Sul
dolore estetico e sull'entusiasmo, ragionamen to-
Parma:Supplimentisulsansimonismo Rosmini-Serbati: Saggio sulla felicità- Saggio
sulla unità dell'educazione Opuscoli filosofici-
Nuovosaggiosull'originedelleidee- Principii della scienza morale - Frammento di
una storia dell'empietà pii e leggi generali di medicina e filosofia spe
culativa- Colecchi:Quistionifilosofiche. Ceresa : Princi. Il sensualismo venne
anco com battuto da taluni che ,seguendo l'esem pio della scuola Teologica
Francese,si elevarono al misticismo e fondarono la scuola
de'soprannaturalisti,chefecero prevalere la fede ed il sentimento sulla
riflessione e sulla ragione. Primo fra questi , il Palmieri attacca di fronte
l'em pirismo del secolo XVIII, mette in campo le idee ippate come impressioni
permanenti e modifcazioni dello spirito , afferma che sonovi nello spirito
delle idee e delle impressioni non avvertite e la teologia hanno lo
stesso scopo , cercano un solo vero discutono gli stessi principii , esse non ponuo
essere due scienze. Il Mastrofini si vapta autore di upa metafisica subli- .
attualmente che la ragione per giudi care debbe seguire certe basi e regole
impressenell'anima;erivendicando l'au torità de'libri sacri , confutando il Kan
tismo e negando alla filosofia la facoltà di spiegare lo stato dell'uomo
sostiene che tutti i suoi sistemi sono contraddi
zionimanifeste,echeilsoloveroèil soprannaturalismo che è l'unico,enon
contraddittorio , quando anche la ra gione non potesse sentirne chiaramente
l'evidenza. Il Manzoni stimando incom piata la filosofia che anno gli uomini
sul giusto e sull'ingiusto indipendente mente dalla Religione, e la distinzione
tra la filosofa e la Religione come una imperfezione , si accosta al soprapoatu
ralismo , sostenendo che la filosofia m o rale va congiunta alla teologia , che
la ragione naturale è imperfetta , e che se la filosofia e . (1) Il
nome di Licinio Ventebranz è ana grammatico ed é celato in esso quello di Via
cenzo Albertini me incuiapplicalafilosofiaallateolo- gia; Ventenbranz
(1)predicauna filoso fia eclettico - cristiana ; Perolari M a l mignati
sostiene che la sola filosofia verissima è la morale cristiana. L 'Oli vieri ed
il Pasio sostengono una morale dedotta dalla Rivelazione. Cesare Can tử
dimostra che , dovendosi basare la giustizia positiva sull'assoluta, non po trà
giammai mepare ad effetto questa sua condizione se non colla Religione positiva
; che l'umanità è regolata da Dio , che il linguaggio della parola fu dato da
Dio all'uomo e con esso tutte le idee primitive di giustizia e di retti tudine
morale. Parma pretende che o gni sistema filosofico debba dipartirsi da un dato
primitivo anteriore alla di mostrazione , e che sola la filosofia re, ligiosa
assume tutti gli elementi delm a terialismo , dell'idealismo e dello scet 2
292- 1 293 Riccardi fa consistere il difetto di o goi filosofia del
vizio logico emorale di sostituire la parola natura alla Divinità ; e pretende
la scienza essere essenzial mente religione , non potersi dar conto di alcuna
cosa che risalendo a Dio , la filosofia non dover concludere contro i fatti
della Rivelazione , la stessa fisica esser falsa se a questa è opposta. Il P.
Ventura cerca identificare la filosofia alla Rivelazione. Secondo lui,la filoso
fia 'sta tutta nel metodo , il fondamento della certezza è riposto nel senso
comune, l'intelletto e la verità costituiscono un tut toiodissolvibile,l'uomo
sirapporta aDio, la convenienza dell'ente coll'intelletto forma ad un tempo il
sommo Vero ed il sommo Bene , l'uomo debbe conosce ticismo , epperò ,
secondo lui , la teo logia è un ingrandimento dell'umana ragione , o la scienza
dell'umanità illu strata da'più alti intelletti, > la filosofia non è che la
reli e 2 gione , essa comprende la Teologia , 1'Etica la Logica e la Fisica e
debbe re Dio mos Vincenzo Gioberti (1) è il più recen te
sostenitore del misticismo a'tempi n o stri. Egli cerca surrogare l'ontologia
al ta psicologia , e il metodo sintetico al l'analitico; segue il dommatismo ,
cer cando dedurre ogni cosa con logica stret ta e severa ; unisce la filosofia
alla teo logia , subordinando la prima alla secon da ; e distinguendo la parte
razionale da quella che è superiore alla ragione, incomincia dal primo Ente,in
relazione alla mente umana ; e , dopo aver pre septata una dottripa sommaria
dell'asso luto si intrattiene a mostrarne lo svolgi mento in tutte le forme
delle scienze umaneedivine.Secondolui,la un tutte le sue parti decidere
coll'auto rità generale. 9 > (1) Intorno al Gioberti e mestiere leggere la
Nota del Mamiani SULĽ ONTOLOGIA E SUL METODO ed un articolo di G. Massari
cuiètitolo:CONSIDERAZIONI SULL’INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FILOSOFIA ? propo
DI GIOBERTI (Progresso). V. de e combinati con essa formapo tre
realtà indipendenti dallo spirito , cioè una sostanza ed una causa prima
moltiplicità di essenze e di sostanze , ed un atto col quale l'Ente si collega
alle esistenze ; il nostro pensiero intuisce questa realtà con un atto semplice
e simultaneo che precede ogni intuizione particolare , e per cui mezzo l'intellet
to percepisce leproprietà essenziali del 1.Ente mercè la rivelazione ; l'Idea
non può addivenire obbietto di riflessione senza la parola interna , quindi è
neces sario l'intervento del linguaggio per ope ra della ragione ; vi è gran
differenza fra l'intuizione e la riflessione , fra il. metodo ontologico e il
metodo psicolo gico , e d'accanto alle facoltà che a p > > sizione :
l'Ente crea le esistenze è la formola ideale che comprende tutte le nozioni
dello spirito umano ; ogni suo membró esprime una realtà obbiettiva assoluta e
necessaria nell'Ente , rela tiva e contingente delle esistenze; que sti due
membri son legati dalla creazio una > e non ha lasciato di
cadere in molti gravi errori , specialmente quando egli 296 prendono
l'intelligibile,avvidell'uomo un istinto che mira al sopra intelligibile senza
poterlo giammai conoscere ;l'Ente si offre al nostro pensiero come lecido e
tenebroso ; e da ciò sorge il legame e strettissimo tra la filosofia e la
teologia tra’dogmi rivelatieirazionali.Egliap plica la sua formola ideale a
molti blemi di logica , d'ideologia , e di m e tafisica ; prova la sua
fecondità e lar ghezza in lei rattrovando la ragione e la fonte del sapere;
imprende a de linearnelastoria attraversoleopinioni,le credenze, elerivoluzioni
de'popoli,ed a mostrare che dessa abbraccia la ragione di tutti sistemi
potevoli di filosofia.La sua filosofia offre a'nostri tempi il pri mo esempio
di unametafisicaortodossa, ma arditaed originale;sicchèpuòdirsi aver egli
tentato di mostrare i legami tra la filosofia e la rivelazione cattolica
estimando il pro progresso 7 delle scienze spe rimentali e lo svolgimento
dellaciviltà ma attaccando il metodo psicologico, affer ma che esso
fu la cagione del mate 297 e quando sostituisce al metodo a naliticoilsintetico.È
principioricono ciuto da ogni sana mente che l'analisi di per sè sola non può
menare allo sco primento della verità ; ma è falso che la sola sintesi si
adatta a darci la no zione del vero. L'unico metodo è quel lo di conciliare
l'analisi alla sintesi; pe rocchè vi sono delle idee che conoscia mo per mezzo
della solaanalisi,edelle altre che conosciamo per mezzo della sola sintesi. E
poi l'accagionare Rena to Cartesio di tutte le dottrine mate rialistedel secolo
XVIII palesa una immoderata avversione al psicologismo che da alcuni si vuole
esser l'ultimatuin > della filosofia, ma dal quale noi sti miamo doversi
partire per giungere al l'ontologia,allaconoscenza delleleggi che reggono il
mondo sensibile ed il mondo soprassensibile.Del resto ilGio berti evitando ed
il Panteismo ed il " rialismo che nel secolo scorso ebbe lao go,
· rolar iMalmignati :Lezionifilosofiche- Par ma:SulleoperediGerbet
Supplimentosul Sansimonismo- Cantù:NotiziadiG.D. Ro magnosi-
Riccardi:Lapraticade'buonistudi ad uso della gioventù studiosa- Discorso alla
gioventù sullo studiodellafilosofia- Ventura: De methodo philosophandi–
Gioberti:Intro duzione allo studio della filosofia Errori fi losofici di
Antonio Rosmini Teorica del so vrannaturale filosofia estetica Saggio sul bello
e Principii di Del Primato Morale e civile Lettera sulle dottrine filosofi
degli Italiani co-politiche dell'Abate de Lamenoais. 298 parallogismo nel
dedurre con ragiona- menti a priori la scienza de'Gniti da quella
dell'infinito, non fa altro che proclamare la verità della Rivelazione
Cattolica. Palmieri : Analisi ragionata de'sistemi e de' fondamenti
dell'ateismo e della incredulità Manzoni : Osservazioni sulla morale cattolica
Mastrofini:Leusure Olivieri:La filoso fiamorale- Pasio:Elementaphilosophiaemo
raliscumnotis- Ventebranz(Albertini):Di scorso critico intorno a'pregiudizii ed
errori ed a'tanto disputati due metodi d'insegnare le scien zeastratte- Lo Spirito
della Dialettica- Pe C C - osserva che i sensualisti hanno preso una
strada erronea occupandosi del la quistione sull'origine delle idee e
mischiandola con quella sulla realtà dell'u mano sapere che essi non han
conosciuto l'uomo che per le sole sensazioui trala sciando l'analisi
dell'essere interno , che non hanno avanzato la scieoza,non potendovi essere
scienza Glosofica senza la cognizione dell'uomo intelligente e m o rale; epperò
caddero in errore coloro i quali lo annoverarono tra'sensualisti. Il suo metodo
è di ricercare tutto che i filosofi italiani hanno scritto intor no ad esso
.1 ida e de ta scien emo 1 oried -A Pour
tosul Ro studi ala ra : tro 2 cibi do, iïdi osofi civile che zione della scuola
Scozzese.Oltre il Sebastia ni ed il Corradini , dobbiamo poverare S 5. Sonovi
in Italia alcuni filosofi che si addano a coltivare l'eclettismo tra questi il
Mamiani ed il Winspeare. Il Conte Terenzio Mamiani della Rovere, comparando ,
sceglien e fondendo i loro trattati , ecco l'ecletismo. Il principio che egli
açco glie è di esaminare non soloi fenomeni sensibili, ma gliinterni, cioèifatti
e 300 e rigettare tutte le idee non comprovate dall'esperienza come
fatti esteroi , o incompiute per aver trascu rato una di queste serie ; e ,
secondo lui , le ultime conclusioni della filosofia razionale debbono
combaciare con le o pinioni del senso comune , quindi pos sono tacciarsi di
false quelle teorie che credono mostrare che il genere umano sia caduto in
errore. Ora se tali sono i principii e tale è il metodo degli eclet tici e
degli scozzesi , e se la scuola cui appartiene un Autore debbesi rilevare dal
metodo edaiprincipii,possiamodire che l'Autoresiapprossimaall'eclettismo della
scuola Scozzese. Veniamo ora al le sue principali opinioni. La filoso >
venne dagli uomini cer cata ; m a questi hanno mancato di buon metodo non
serbando proporzio ni tra'diversi
elementi che costituisco no lanatura;ne'filosofi italiani benme ditati e
specialmente nel Galilei vi è il vero metodo sperimentale. Il Mamiani lo riduce
ad un mezzo che ha > و per fia esiste , della coscienza materia loscibile,perfineilvero
elofacon sistere nelle cinque arti preparatoria inventiva , induttiva ,
dimostrativa , di stributiva. Egli pone il criterio di cer tezza
nell'intuizione immediata , o m e glio nell'identificazione dell'oggetto con
noi , distingue nella conoscenza l'atto di giudicare dall'oggetto giudicato ,e
cer cando un legame tral'oggetto el'idea, lo colloca ove l'ente si converte col
vero ed il conoscitore si identifica col co goito ; ammette l'intuizione
immediata o l'atto di nostra mente il quale cono sce le proprie idee e le loro
vicende voli attinenze , nonchè l'intuizione m e diata o l'atto di
nostramente,ilquale per > 301 la certezza assoluta dell'intuizione
immediata prova in un modo assoluto l'esistenza delle realtà estrinseche o i
loro rapporti con lo spazio e col tem po ; fonda la certezza sulla duplice in
tuizione sulsensointimoesulsenso > comune,nega che iprincipiiapodittici e
gli assiomi siano atti a dimostrazione o aspiegazione,faderivarlacausa dalla'
> SCO unde 1. Sofia che me èil ile to eria pos Bano di 001 clet cer cu Idee
Cati dal dire 2 SIDO 080 LIO SCO successione delle esistenze e
ripone il criterio del vero nella conversione del fatto operata dalla
intuizione creatrice la quale è un prodotto della nostra spontaneità e mette capo
al senso comune. 302 L'ultimo che sia venuto in campo a sostenere
l'eclettismo Scozzese è il Ba rone Winspeare che nello scorso anno ha
pubblicato il primo volume de'suoi Sag gi di filosofia intellettuale. Dalla
prefa zione ove egli fa manifesto il piano del lavoro si rileva che egli è
parteggiano della scuola Scozzese,perochèladi fende dalle accuse promosse
contro di essa , e sostiene che seguirla svolgendo la è il solo mezzo per far
progredire la scienza filosofica. Il Barone Winspeare ha voluto ristaurare un
sistema che egli stimava più atto a far progredire quelle verità necessarie al
progresso dell'intelli genza ed allaosservanza della morale. Un simile
tentativo gli apporta sommo ono re , perocchè lo à immaginato ed ese guito con
molto studio e coscienza. Nul l'altro possiam dire intorno a lui poichè 1
و 303 è una rapida rassegna delle dottrine fi losofiche da'Greci infino al
XVIII se. colo , non si può dedurre un sistema for molato ne'principii e delle
sue con seguenze . - che dal solo primo volume dell'opera , - Corradini :
Utilità della filosofia Prospet to delle Lezioni di filosofia razionale Seba
stiani:NovumSystemaEthices- Mamiani: Del Rionovamento dell'antica filosofia in
Italia Sei Lettere all'Abate Rosmini Dell'O n tologia e del metodo Lettere a P.
S. Man . cini intorno alla filosofia del Dritto ed all'ori gine singolarmente
delDritto di punire– Winspeare:Saggidifilosofiaintellettuale- Blanch: Articoli
due sul Wiospeare nel Museo di Scieu ze e Lettere), Per dar compimento
all'attuale filosofia italiana non rimane che esporre le opinioni di coloro che
si diedero al- l'Empirismo -Razionalismo. Tamburini confutò Holbach , Condillac
, e Kant ; ri l' pose l'obbligazione morale del bisogno l'altra su’lim
miti di essa.Riguardo alla prima,ab battendo lo .Scettismo egli prova es sere
in noi reale la cognizione , esistere le facoltà intellettuali come cause
delle della perfezione che si appoggia all'uma na natura , al senso
universale ed al l'ordine naturale, si oppose alle dot trine dell'amor proprio
e dello interes combatté le opinioni di 'Condorcet sul progresso o meglio
sull'umana per fettibilità da lui circoscritta al reale ,al possile , alla
storia , e considerata non > come infinita,sibbenecomeprogressiva;
stazionarla , e retrograda. 2 30% 1 se, per opera del Barone squale Galluppi
che combattendo leop poste dottrine del Condillac e del Kant , ne viene
salutato a buon diritto il fon datore ed ilsostenitore.Egliincomincia dal
proponersi lo scioglimento di due importanti quistioni ,l'una sulla realtà
dell'umana conoscenza Pa Gli sforzi del Tamburini prepararono la puova era
della filosofia italiana , la quale sorse insieme coll’Empirismo-Ra zionalismo
per opera 2 305 US idee , e lo spirito giungere al vero al lorchè
dietro la testimonianza del senso intimo afferma ciò che è e piega ciò che non
è. Ecco perchè il Galluppi appar tiene alla filosofia moderna , alla scuola
psicologica di Cartesio. Nell'analisi dei fenomeni intellettuali egliammette le
ve rità primitive di esperienza interna con tenenti principii a priori ed a
posteriori riconosce il principio dell'oggettività della sensazione e della
intuizione in mediata in quella;dimostrail passaggio dalla regione del pensiero
a quella del l'esistenza per mezzo del punto di co municazione tra la conoscenza
intellet tuale e la reale,pel quale egli ammette le idee universali, come leggi
dello spi rito derivanti dalla sua soggettività , le quali formano i giudizii
analitici e si risolvono in due ordini di conoscenze le une di esistenza e le
altredi ragione, queste servendo di base alle verità de dotte, e quelle
supponendo l'applica zione delle verità razionali a'dati del l'esperienza.
Secondo lui,benchè tutti i 306 ) ! } giudiziipuri
siecoidentici,pure lo spirito allarga la sfera delle sue conoscenze,ed il
raziocinio ci istruisce,1.o perchè or dina e classifica le nostre conoscenze ,
2.° perchè ci mena a conoscenze che 1 1 pon potremno avere senza di esso;per
mezzo della causalità da una esistenza sperimentale ci eleviamo ad esistenze
che tali non sono;lasensibilità è ester na ed interna ', questa percepisce il
me e le sue modificazioni , quella ci rivela l'esistenza del fuor di me e delle
sue modificazioni.Riguardo a’limitidelle no stre Conoscenze egli cerca
determinarli dimostrando esserciignotel'essenzedelle cose , e la natura Divina
, ed ignoto il modo onde le cause effettrici agiscono non che quello onde gli
esseri produco no in sè o in altri quelle date modifi cazioni.Il sistema delle
facoltà dello spirito introdotto dal Galluppi ha per iscopolaricercadelle
facoltà elemen tari ; e queste sono la coscienza e la sensibilità che
presentano allo spiri to gli obbietti , l'analisi che li sepa la sintesi
che li riunisce, il de siderio , e la volontà che mossa da que sto dirige le
operazioni dell'analisi della sintesi. L'illustre filosofo di Tro pea professa
le medesime teorie in tut ti i suoi scritti filosofici ; se non che degli
elementi e nelle lezioni di fi losofia, poggiate sull'empirismo-razio dalismo ,
segue il metodo analitico pro cedendo dal noto all'ignoto. Egli divi de la
logica in pura o scienza delle idee e mista o scienza di fatti seguendo il
principio dell'identità progressiva ed istruttiva, considerando come ufficio
del ragionamento il rapnodare e subordinare le nostre idee,dichiarando il sillogismo
un'analisi del discorso,e stimando mol to importante l'entimema. Secondo lui,
la religione naturale è l'insieme delle verità che si possono provare per mezzo
della ragione,che ci svelano come dob biamo pensare di Dio,e de'suoi rapporti
cogli esseri creati ; la ragione ne inse gnacheDioèeterno immutabile uno
iqboito;lasua eternità,non ha ra, e } successione fisica , nè
metafisica ; la re lazione fra Dio e le creature è quello di causalità cioè
tutte le creature sono state create da Dio ;. l'esistenza di due principii
eterni dell'universo è assurda; il male non ripugna alla bontà divina ;
l'esistenza de'doveri ne vien manife stata dalla coscienza ed è una verità pri
mitiva ; il dovere oon può defipirsi per e ; chè è una nozione semplice ,
una zione soggettiva che deriva dalla natura umana ; le verità morali son
necessarie ma sintetiche;ilprincipio deldovere è distinto da quello dell'utile
che gli è subordinato ; la massima : si giusto è primitiva;il principio di
beneficenza non basta a mostrarci i nostri doveri verso gli altri ; noi abbiamo
de'doveri non solo verso gli altri;ma verso Dio e verso noi stessi , la
filosofia ci m a n i festa l'immortalità dell'anima umana , il congiungimento
della felicità colla virtù, verità che vengon dimostrate dal premio della
virtùedellapenadelvizio, verità provate dalla naturale indistrutti 308 10 when
2 309 bilità dell'anima e dal desiderio costante negli uomini di un
bene supremo , rità enunciate dalla ragione non solo ma anche dalla Rivelazione
che è un'azione immediata di Dio sullo spirito umano con che Dio produce nello
spirito le co noscenze che vuol produrre , e la cui possibilità deriva dalla
semplice nozione dell'Oppipotenza. Egli riponendo la leg ge morale nella retta
ragione che dirige la nostra volontà al nostro benessere seguendo il sistema
del dovere indipen dente dall'utile, introducendo qualche cosa 多! 1 d'innato nella morale , ed ammet tendo il dovere come un
principio sin tetico a priori , si eleva dall'Empirismo psicologico ad un
ragionevole Idealismo nella morale . Ecco le principali opinio ni professate
dall'immortale Galluppi , cui va tanto debitrice l'attuale filosofia italiana
de'suoi progressi , ed in cui non sappiamo se sia maggiore l'eleva tezza e
l'acume d'ingegno o la forza e la potenza del ragionamento. Molti altri
filosofi dietro l'esempio del ve Galluppi pure si addissero
all'Empiri smo-Razionalismo. Tedeschi la forza dell'anima come upica ed divisa
, sostiene le idee assolute ed im mutabili , distingue le idee io riflesse o
prodotte dall'astrazione,e spontanee o prodotte da uo intimo impulso che de
mena dal sensibile all'intelligibile sino alla cognizione della sostanza.
Zantede schi presenta un sistema di facoltà de dotto dal percepire dal
sentire,e dal l'appetireintellettivo,sensuale,e ra zionale,considerando la
logica come quellascienzachedirigela facoltàCO noscitiva a perfezionarsi ,
stabilisce il metodo induttivo sulla causalità e l'analogia ; la sua melafisica
è la dot trina dell'Eote che s'accosta alla teoria del Vico e degli antichi
italiani ; nella filosofia morale egli racchiude i prioci pii delle azioni ,
come la coscienza , la libera volontà , e la legge morale , e d
ilprecettocomune:quod tibinon vis alio ne feceris. Mancino concepisce la
filosofia-come scienza dello spiritouma considera in sul > / 311 S
corpo ; la filosofia è la scienza dello spiri to umano in sè ed in tutte le sue
relazioni;perconoscerel'apimaè me stiere l'analisi che scompone il partico lare
per ridurlo a principii generali; la vila dell'anima stà nella cognizione-azio
pe no , e ne deduce uoa filosofia eclettica cioè equitativa e completa
che accoglie il vero da per ogni dove; epperò divi de la filosofia insoggettiva
cioèdirettaa disaminare le forze dell'iplendimento . ed oggettiva o diretta a
disaminare gli obbiettidellaconoscenza;rionega l’Em pirismo ed il Razionalismo
; e conside ra le idee come prodotte dalle sensazio ni, dalla coscienza,e
dall'attività dello spirito e Buldassarre Poli è uno de'più for ti propugnatori
dell'Empirismo-Razio nalismo. Secondo lui , l'uomo consta di due elementi,
apima che si riduce all'atto del giudizio o idea-volizione-coscienza;conoscere
pon èchegiudicareegiudicarenonèche co Doscere,mailgiudicareèilmodo del co
2 312 noscere e il conoscere è l'effetto del giudi care, il giudizio
non è una sintesi tra l'at tributo ed il subbietto perchè l'anima non ha forza
sintetica potendo solo percepire e vedere,il giudizio ha le sue applica zioni
come ilbello,ilbuono,ilvero,le sue perfezioni, che sono ilbuon senso,lo spirito
, il gusto , l ' ingegno, il carattere l'istinto e le sue relazioni che sono i
rapporti dell'anima coll'età col sesso , coll'indole , colla fisonomia , col
clima, col vitto , col sodoo colle malattie o colle altre circostanze; il
giudizio è un tutto composto ed un effetto che non può sussistere senza parti
componenti e senza facoltà generatrici,che sono due: volontà-intelletto ed
intelletto-volontà fondate sul principio di simultanea in divisibilità;tuttele
altre facoltà son modi empirici di queste due facoltàpri mitive che colle loro
leggi sono attri buti dell'anima ; il giudizio e le rispet tive facoltà
dell'intelletto e della volontà hanno per fattori supremi l'oggettivo ed il
soggettivo messi tra loro in rap > donde il commercio del fisico
col morale nell'uomo ; la filosofia si Altri Empiristi-Razionalisti non happo
pubblicate delle opere ; ma il loro si stema traspare da vari articoli di gior
nali e ragionamenti disparati. Ricci è amante del metodo empiricospeculativo;
porto , rannoda alla religione ed alla Teologia perocchè questi fattori
dipendono da Dio ; la vita dell'anima eilgiudiziosono og
gettilimitatiperfettibili;questo perfe zionamento è dato come legge di natu ra
e come scopo all'anima ed alle sue facoltà , esso è riposto nel maggior a u
mento ed equilibrio possibile delle fa coltà dell'anima congiunto al maggior
grado possibile di scienza e di felicità, esso può ottenersi avendosi de'mezzi
fa cili e corrispondenti che si riducono all'uso reiterato e frequente
deglistessi atti o delle stesse funzioni; quindi l'uo mo
perrendersiperfettoalmaggiorgra do deve operare e usareperquanto può delle
proprie facoltà , secondo la loro natura e la loro destinazione.
Rivato limita il sapere filosofico 314 e e > cioè il pro
filosofico , soste pendo che l'uomo dee tutto studiare e nel mondo esteruo e
nello interno tutto riferire alla coscienza ; Riccobelli si accinge a
combattere ilTrascendenta lismo di Kant sullo spazio e sul tempo ; Devincenzi
pone per primo fondamento dell'Ecletismo la cognizione perfetta di tutte le
filosofie e scegliere il vero da tutte; e per lui l'eclettismo è quella
modesta filosofia che nulla sprezzando esamina tutte le dottrine e segue il
vero ovunque il rinviene. Stefano Cusani so stiene che lo spirito umano ha due
sole vie nella ricerca del vero , cedimentoempiricoedilrazionale,> che i
principii assoluti sono anteriori nel loro stato fenomenale , ma contempora nei
nella loro essenza alle idee necessa rie , che la tendenza filosofica del X I X
secolo dev'esserel'Ontologia,echedo vrebbesi elevare una metafisica sul fon
damento psicologico degli eclettici fran cesi e sul fondameuto ontologico dei
filosofi alemanni.Molti altri recenti filo C Supplimenti al Manuale della
Storia della filosofia di Tennemann Ricci:ArticolisulCousinismo (Antologia di
Firenze)- Rivato . e sul + sofi han coltivate le scienze filosofiche pel lato
d'un tal sistema ma i limiti di brevità che abbiamo imposti a poi stessi ci
vietapo di noverarli. Tamburini : Introduzione allo studio della fi Josofia
morale Elementa Juris Naturae Cenni sulla perfettibilità dell'umana famiglia
Galluppi : Saggio sulla critica della conoscen za - Filosofia della volontà
Lezioni diLo gica e Metafisica Elementi di Filosofia Lettere filosofiche sulle
vicende della filosofia relativamente a'principii delle umane conoscen ze da
Cartesio insino a Kant Introduzione allostudiodellaFilosofia- Memoriasulsistema
di Fichte o sul Razionalismo assoluto l'idealismo Trascendentale di Kant Tede :
schi : Sulla filosofia Zantedeschi : Elementi di Psicologia empirica , di
Logica e Metafisica, e di Filosofia morale Mancino · Elementi di filosofia –
Poli : Saggio filosofico sopra la scuola de'mederni filosofi naturalisti Saggio
di un corso di filosofia Primi ele menti di filosofia Intorno al vero e giusto
spirito filosofico. Riassum317 to sempre,identico stesso nell'India, nella
Grecia nel cadere del medio evo, nella filosofia moderna , e nel l'attuale
filosofia. del Progresso. Gall è que gli che rappresenta eminentemente in
Francia la filosofia empirica spingen dola sino al materialismo. Il raziona
lismo ebbe pochi adetti, fra'quali la Baronessa de Stael ; il misticismo ebbe
de’seguaci; ma quegli che più di tutti imprese a difenderlo si fu Lamennais.
L'eclettismo comprende gliEcletticipro priamente detti o Cousinisti, gli eclet
tici scozzesi , tra'quali Jouffroy, e i fi losofi Storici che muovono tutti dal
Guizot; cosicchè tre sono i grandi campioni dell'ecletismo Cousin , Jouf ' In
Francia la filosofia superando i limiti dell'ideologia e della psicologia
empirica , a malgrado alcuni avanzi di sensualismo, ha cangiato la sua direzio
ne ; ed ha dato luogo alle cinque scuo le degli Empiristi, de'Razionalisti,dei
Mistici,degli Ecletici, e deFilosofi > pro fondità dell'Alemagna
, si presenta una lotta di varii sistemi.Qualche avanzo del sensualismo invalso
nel secolo scorso as sume l'originalità italiana; ma l'Idea lismo ben presto
gli fa guerra benchè numeri pochi seguai ; il misticismo non ha'che pochissimi
coltivatori,e l'eclet tissimo scozzese comincia ad introdur sinelleopere
de'Filosofi italiani; ma froy e Guizot. Il sansimonismo inva se i dominii
delle scienze morali e sociali ; ed a malgrado le sue stranezze attirò
de'fautori, frà quali alcuni sco standosene alquanto fondarono la filoso fia
del progresso continuo, che è addi venuta la filosofiapredominante in Fran cia
ma che debbe esser posta in accor do colla Religione Cristiana. Il fonda tore
del Sapsimonismo è Saint-Simon; e P. Leroux è quegli che lo ha tra mutato nella
filosofia del progresso con tinuo. Nell'Italia , che è chiamata a tenere il
giusto mezzo tra la eccessiva superfi cialità della Francia e l'eccessiva
9 l'empirismo-razionalismo combatte tutti questi sistemi e viene a
fondarsi sulla ragione e sull'esperienza. Ogni sistema in Italia ha un grande
ingegno che lo difende. Romagnosi segue ilsensualismo Rosmini l'idealismo ,
Gioberti il misti cismo , Mamiani l'eclettismo scozzese e Galluppi
l'Empirismo-Razionalismo. Que sto sistema, proprio de’filosofiitaliani, che è
l'ultima espressione dello svolgi mento della filosofia , debbe mirare ad una
nuova formola più compiuta , e ten tare lo scioglimento de'più ardui pro blemi
per mezzo dell'esperienza combi nata colla ragione ; esso abbisogna di un
metodo e diun prịåcipio che spie ghi il commercio de sensi colle idee del mondo
esterno col mondo interno ; ed al suo ampliamento contribuiscono non solo
leversioni delle operestraniere,ma anche altri lavori filosofici degli italiani
che preparano una restaurazione definiti va delle scienze filosofiche. Noi di
que sto sistema abbiamo lodevolmente par lato al cominciamento del nostro
lavoro; e facciam voti perchè tutti gli Italiani pensatori presenti ed avvenire
di unani me consentimentosiraccolgadosottouna sola e medesima bandiera,sotto le
inse goe dell'Empirismo-Razionalismo,ricono scendo per loro capo e
maestro l'immorta le filosofo di 'Tropea Pasquale Galluppi.Enrico Pessina. Pessina. Keywords: storiografia
filosofica in Italia, la storia della filosofia roman, Galluppi, diritto
private. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pessina” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690010515/in/photolist-2mPrdWj-2mKEPgR
Grice e Petrarca – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Arezzo). Filosofo. Grice:
“There are a few studies on Petrarca and ‘filosofia’: “Petrarca platonico,”
etc. – but his most important contribution is via implicatura, as when I deal
with Blake or Shakespeare.” Considerato il precursore dell'umanesimo e
uno dei fondamenti della letteratura italiana, soprattutto grazie alla sua
opera più celebre, il “Canzoniere”, patrocinato quale modello di eccellenza
stilistica da Bembo. Uomo moderno, slegato ormai dalla concezione della patria
come mater e divenuto cittadino del mondo, Petrarca rilanciò, in ambito
filosofico, l'agostinismo in contrapposizione alla scolastica e operò una
rivalutazione storico-filologica dei classici latini. Fautore dunque di una
ripresa degli studia humanitatis in senso antropocentrico (e non più in chiave
assolutamente teocentrica), Petrarca (che ottenne la laurea poetica a Roma)
spese l'intera sua vita nella riproposta culturale della poetica e filosofia
antica e patristica attraverso l'imitazione dei classici, offrendo un'immagine
di sé quale campione di virtù e della lotta contro i vizi. La storia medesima
del Canzoniere, infatti, è più un percorso di riscatto dall'amore travolgente
per Laura che una storia d'amore, e in quest'ottica si deve valutare anche
l'opera latina del Secretum. Le tematiche e la proposta culturale
petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale umanistico, diedero
avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare stilemi, lessico e generi
poetici propri della produzione lirica volgare dell'aretino. Nacque da ser
Petracco, notaio, ed Eletta Cangiani (o Canigiani), entrambi fiorentini. Il
padre, originario di Incisa, appartene alla fazione dei guelfi bianchi e fu amico
d’Alighieri, esiliato da Firenze per l'arrivo di Valois, apparentemente entrato
nella città toscana quale paciere di Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per
sostenere i guelfi neri contro quelli bianchi. La sentenza emanata da Cante
Gabrielli da Gubbio, podestà di Firenze, esilia tutti i guelfi bianchi,
compreso il padre di Petrarca che, oltre all'oltraggio dell'esilio, e condannato
al taglio della mano destra. A causa dell'esilio, trascorre l'infanzia in
diversi luoghi della Toscana. Prima ad Arezzo, poi Incisa e Pisa, dove il padre
era solito spostarsi per ragioni politico-economiche. A Pisa, il padre, che non
perde la speranza di rientrare in patria, si e riunito ai guelfi bianchi e ai
ghibellini per accogliere Arrigo VII. Secondo quanto affermato dallo stesso Petrarca
nella Familiares, indirizzata a Boccaccio, a Pisa avvenne, probabilmente, il
suo unico e fugace incontro con l'amico del padre, Alighier. La famiglia si
trasfere a Carpentras, vicino Avignone, dove il padre ottenne incarichi presso
la Corte pontificia grazie all'intercessione del cardinale Niccolò da Prato.
Nel frattempo, il piccolo Francesco studiò a Carpentras sotto la guida del
letterato Convenevole da Prato, amico del padre che verrà ricordato dal
Petrarca con toni d'affetto nella Seniles. Alla scuola di Convenevole, presso
la quale studiò, conobbe uno dei suoi più cari amici, Guido Sette, arcivescovo
di Genova, al quale Petrarca indirizzò la Seniles. Anonimo, Laura e il Poeta,
Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo pittorico realizzato
nel corso del Cinquecento mentre era proprietario Pietro Paolo Valdezocco. Gli
studi giuridici a Montpellier e a Bologna L'idillio di Carpentras durò fino ad allorché
lui, il fratello Gherardo e l'amico Guido Sette furono inviati dalle rispettive
famiglie a studiare diritto a Montpellier, città della Linguadoca, ricordata anch'essa
come luogo pieno di pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al disinteresse e al
fastidio provati nei confronti della giurisprudenza, il soggiorno a Montpellier
fu funestato dal primo dei vari lutti che Petrarca dovette affrontare nel corso
della sua vita: la morte della madre Eletta. Il figlio, ancora adolescente,
compose il Breve pangerycum defuncte matris (poi rielaborato nell'epistola
metrica), in cui vengono sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte
nella parola latina electa. Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie,
decise di cambiare sede per gli studi dei figli inviandoli nella ben più
prestigiosa Bologna, anche questa volta accompagnati da Guido Sette e da un
precettore che seguisse la vita quotidiana dei figli. In questi anni Petrarca,
sempre più insofferente verso gli studi di diritto, si legò ai circoli
letterari felsinei, divenendo studente e amico dei latinisti Giovanni del
Virgilio e Bartolino Benincasa, coltivando così i primi studi letterari e
iniziando quella bibliofilia che lo accompagnò per tutta la vita. Gli anni
bolognesi, al contrario di quelli trascorsi in Provenza, non furono tranquilli:
scoppiarono violenti tumulti in seno allo Studium in seguito alla decapitazione
di uno studente, fatto che spinse Francesco, Gherardo e Guido a ritornare
momentaneamente ad Avignone. I tre rientrarono a Bologna per riprendervi gli
studi fino all’anno in cui Petrarca ritornò ad Avignone per «prendere a
prestito una grossa somma di denaro, vale a dire 200 lire bolognesi spese presso
il libraio bolognese Bonfigliolo Zambeccari. Ser Petracco morì, permettendo a
Petrarca di lasciare finalmente la facoltà di diritto a Bologna e di dedicarsi
agli studi classici che sempre più lo appassionavano. Per dedicarsi a tempo
pieno a quest'occupazione doveva trovare una fonte di sostentamento che gli
permettesse di ottenere un qualche guadagno remunerativo: lo trovò quale membro
del seguito prima di Giacomo Colonna, arcivescovo di Lombez; poi del fratello
di Giacomo, il cardinale Giovanni, dal 1330. L'essere entrato a far parte della
famiglia, tra le più influenti e potenti dell'aristocrazia romana, permise a
Francesco di ottenere non soltanto quella sicurezza di cui aveva bisogno per
iniziare i propri studi, ma anche di estendere le sue conoscenze in seno
all'élite culturale e politica europea. Difatti, in veste di
rappresentante degli interessi dei Colonna, Petrarca compì un lungo viaggio
nell'Europa del Nord, spinto dall'irrequieto e risorgente desiderio di
conoscenza umana e culturale che contrassegnò l'intera sua agitata biografia:
fu a Parigi, Gand, Liegi, Aquisgrana, Colonia, Lione. Particolarmente
importante fu allorché, nella città di Lombez, Petrarca conobbe Angelo Tosetti
e il musico e cantore fiammingo Ludwig Van Kempen, il Socrate cui verrà
dedicata la raccolta epistolare delle Familiares. Poco dopo essere
entrato a far parte del seguito del vescovo Giovanni, prese gli ordini sacri,
divenendo canonico, col fine di ottenere i benefici connessi all'ente
ecclesiastico di cui era investito. Nonostante la sua condizione di religioso
(è attestato che dal il Petrarca è nella
condizione di chierico), ebbe comunque dei figli nati con donne ignote, figli
tra cui spiccano per importanza, nella successiva vita del poeta, Giovanni e
Francesca. L'incontro con Laura Secondo quanto afferma nel Secretum, Petrarca
incontrò per la prima volta, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone, 7 (che
cadde di lunedì. Pasqua Laura, la donna che sarà l'amore della sua vita e che
sarà immortalata nel Canzoniere. La figura di Laura ha suscitato, da parte dei
critici letterari, le opinioni più diverse: identificata da alcuni con una
Laura de Noves coniugata de Sade (morta a causa della peste, come la stessa
Laura petrarchesca), altri invece tendono a vedere in tale figura un senhal
dietro cui nascondere la figura dell'alloro poetico (pianta che, per gioco
etimologico, si associa al nome femminile), suprema ambizione del letterato
Petrarca. La scoperta dei classici e la spiritualità patristica Come accennato
prima, Petrarca manifestò già durante il soggiorno bolognese una spiccata
sensibilità letteraria, professando una grandissima ammirazione per l'antichità
classica. Oltre agli incontri con Giovanni del Virgilio e Cino da Pistoia,
importante per la nascita della sensibilità letteraria del poeta fu il padre
stesso, fervente ammiratore di Cicerone e della letteratura latina. Difatti ser
Petracco, come racconta Petrarca nella Seniles donò al figlio un manoscritto
contenente le opere di Virgilio e la Rethorica di Cicerone e un codice delle
Etymologiae di Isidoro di Siviglia e uno contenente le lettere di san Paolo. In
quello stesso anno, dimostrando la passione sempre crescente per la Patristica,
il giovane Francesco comprò un codice del De Civitate Dei di Agostino d'Ippona e
conobbe e cominciò a frequentare l'agostiniano Dionigi di Borgo San Sepolcro,
dotto monaco agostiniano e professore di teologia alla Sorbona. Dionigi regalò
al giovane Petrarca un codice tascabile delle Confessiones, lettura che aumentò
ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica agostiniana.
Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei Colonna, Petrarca si
buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici, cominciando a visionare i
codici della Biblioteca Apostolica (ove scoprì la Naturalis Historia di Plinio
il Vecchio) e, nel corso del viaggio nel Nord Europa, Petrarca scoprì e ricopiò
il codice del Pro Archia poeta di Cicerone e dell'apocrifa “Ad equites romanos”,
conservati nella Biblioteca Capitolare di Liegi. Oltre alla dimensione di
explorator, comincia a sviluppare le basi per la nascita del metodo filologico
moderno, basato sul metodo della collatio, sull'analisi delle varianti e quindi
sulla tradizione manoscritta dei classici, depurandoli dagli errori dei monaci
amanuensi con la loro emendatio oppure completando i passi mancanti per
congettura). Sulla base di queste premesse metodologiche, lavora alla
ricostruzione, da un lato, dell' “Ab Urbe condita” di Livio; dall'altro, della
composizione del grande codice contenente le opere di Virgilio e che, per la
sua attuale locazione, è chiamato Virgilio Ambrosiano. Da Roma a Valchiusa:
l'Africa e il “De viris illustribus”; Marie Alexandre Valentin Sellier, “La
farandola di Petrarca”, olio su tela, Sullo sfondo si può notare il Castello di
Noves, nella località di Valchiusa, il luogo ameno in cui trascorse gran parte
della sua vita fino all’anno in cui lasciò la Provenza per l'Italia. Mentre
portava avanti questi progetti filologici, Petrarca cominciò a intrattenere con Benedetto XII, un rapporto epistolare
(Epistolae metricae) con cui esortava il nuovo pontefice a ritornare a Romae
continuò il suo servizio presso il cardinale Giovanni Colonna, su concessione
del quale poté intraprendere un viaggio a Roma, dietro richiesta di Giacomo
Colonna che desiderava averlo con sé. Giuntovi nella Città Eterna Petrarca poté
toccare con mano i monumenti e le antiche glorie dell'antica capitale
dell'Impero Romano, rimanendone estasiato. Rientrato in Provenza, Petrarca
comprò una casa a Valchiusa, appartata località sita nella valle della Sorgue nel
tentativo di sfuggire all'attività frenetica avignonese, ambiente che
lentamente cominciò a detestare in quanto simbolo della corruzione morale in
cui era caduto il Papato. Valchiusa (che durante le assenze del giovane poeta
era affidata al fattore Raymond Monet di Chermont) fu anche il luogo ove
Petrarca poté concentrarsi nella sua attività letteraria e accogliere quel
piccolo cenacolo di amici eletti (a cui si aggiunse il vescovo di Cavaillon,
Philippe de Cabassolle) con cui trascorrere giornate all'insegna del dialogo
colto e della spiritualità. «Più o meno in quello stesso periodo,
illustrando a Giacomo Colonna la vita condotta a Valchiusa nel primo anno della
sua dimora lì, Petrarca delinea uno di quegli autoritratti manierati che
diventeranno un luogo comune della sua corrispondenza: passeggiate campestri,
amicizie scelte, letture intense, nessuna ambizione se non quella del quieto
vivere. Fu in questo periodo appartato che, forte della sua esperienza
filologico-letteraria, incominciò a stendere le due opere che sarebbero dovute
diventare il simbolo della rinascenza classica: l'Africa e il De viris
illustribus. La prima, opera in versi intesa a ricalcare le orme virgiliane,
narra dell'impresa militare romana della seconda guerra punica, incentrata
sulle figure di Scipione l'Africano, modello etico insuperabile della virtù
civile della Repubblica romana. La seconda, invece, è un me Gli anni
successivi all'incoronazione poetica, quelli compresi furono contrassegnati da
un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi traumatici della
vita daglione di 36 vite di uomini illustri improntata sul modello
liviano e quello floriano. La scelta di comporre un'opera in versi e un'opera in
prosa, ricalcanti i modelli sommi dell'antichità nei due rispettivi generi
letterari e intesi a recuperare, oltre alla veste stilistica, anche quella
spirituale degli antichi, diffusero presto il nome di Petrarca al di là dei
confini provenzali, giungendo in Italia. L'alloro con cui Petrarca fu
incoronato rivitalizzò il mito del poeta laureato, figura che diventerà
un'istituzione pubblica in Paesi quali il Regno Unito. Il nome di Petrarca quale uomo eccezionalmente
colto e grande letterato fu diffuso grazie all'influenza della famiglia Colonna
e dell'agostiniano Dionigi. Se i primi avevano influenza presso gli ambienti
ecclesiastici e gli enti a essi collegati (quali le Università europee, tra le
quali spiccava la Sorbona), padre Dionigi fece conoscere il nome dell'Aretino
presso la corte del re di Napoli Roberto d'Angiò, presso il quale fu chiamato
in virtù della sua erudizione. Approfittando della rete di conoscenze e di
protettori di cui disponeva, pensò di ottenere un riconoscimento ufficiale per
la sua attività letteraria innovatrice a favore dell'antichità, patrocinando
così la sua incoronazione poetica. Difatti, nella Familiares, confide al padre
agostiniano la sua speranza di ricevere l'aiuto del sovrano angioino per
realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi. La Sorbona fece sapere al
Nostro l'offerta di una incoronazione poetica a Parigi; proposta che, nel
pomeriggio dello stesso giorno, giunse analoga dal Senato di Roma. Su consiglio
di Giovanni Colonna, Petrarca, che desiderava essere incoronato nell'antica
capitale dell'Impero romano, accettò la seconda offerta, accogliendo poi
l'invito di re Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di arrivare
a Roma per ottenere la sospirata incoronazione. Le fasi di preparazione
per il fatidico incontro con il sovrano angioino durarono, Petrarca,
accompagnato dal signore di Parma Azzo da Correggio, si mise in viaggio per
Napoli col fine di ottenere l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto
nella città partenopea a fine febbraio, fu esaminato per tre giorni da re
Roberto che, dopo averne constatato la cultura e la preparazione poetica,
acconsentì all'incoronazione a poeta in Campidoglio per mano del senatore Orso
dell'Anguillara. Se conosciamo da un lato sia il contenuto del discorso di
Petrarca (la Collatio laureationis), sia la certificazione dell'attestato di
laurea da parte del Senato romano (il Privilegium lauree domini Francisci
Petrarche, che gli conferiva anche l'autorità per insegnare e la cittadinanza
romana), la data dell'incoronazione è incerta: tra quanto affermato da Petrarca
e quanto poi testimoniato da Boccaccio, la cerimonia d'incoronazione avvenne in
un arco temporale. In seguito all'incoronazione incominciò a comporre l'Africa
e il De viris illustribus. Gli anni successivi all'incoronazione poetica furono
contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi
traumatici della vita privata, sia all'inesorabile disgusto verso la
corruzione Avignonese. Subito dopo l'incoronazione poetica, mentre Petrarca
sostava a Parma, seppe della prematura scomparsa dell'amico Giacomo Colonna
(avvenuta nel settembre del 1341), notizia che lo turbò profondamente. Gl’anni successivi
non recarono conforto al poeta laureato: da un lato le morti prima di Dionigi
e, poi, di re Roberto ne accentuarono lo stato di sconforto; dall'altro, la
scelta da parte del fratello Gherardo di abbandonare la vita mondana per
diventare monaco nella Certosa di Montreaux, spinsero Petrarca a riflettere
sulla caducità del mondo. Mentre soggiorna ad Avignone, conobbe il futuro
tribuno Cola di Rienzo (giunto in Provenza quale ambasciatore del regime
democratico instauratosi a Roma), col quale condivideva la necessità di ridare
a Roma l'antico status di grandezza politica che, come capitale dell'antica
Roma e sede del papato, le spettava di diritto. E nominato canonico del
Capitolo della cattedrale di Parma, mentre e nominato arcidiacono. La caduta
politica di Cola, favorita specialmente dalla famiglia Colonna, sarà la spinta
decisiva da parte di Petrarca per abbandonare i suoi antichi protettori: fu
infatti in quell'anno che lasciò, ufficialmente, l'entourage del cardinale
Giovanni[63]. A fianco di queste esperienze private, il cammino
dell'intellettuale Petrarca fu invece caratterizzato da una scoperta
importantissima. Dopo essersi rifugiato a Verona in seguito all'assedio di
Parma e la caduta in disgrazia dell'amico Azzo da Correggio, Petrarca scoprì
nella biblioteca capitolare le epistole ciceroniane ad Brutum, ad Atticum e ad
Quintum fratrem, fino ad allora sconosciute. L'importanza della scoperta
consistette nel modello epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a
distanza con gli amici, l'uso del tu al posto del voi proprio
dell'epistolografia medievale ed, infine, lo stile fluido e ipotattico
indussero l'Aretino a comporre anch'egli delle raccolte di lettere sul modello
ciceroniano e senecano, determinando la nascita delle Familiares prima, e delle
Seniles poi. A questo periodo di tempo risalgono anche i Rerum memorandarum
libri (lasciati incompiuti), l'avvio del De otio religioso e del De vita
solitaria che furono rimaneggiati negli anni successivi[64]. Sempre a Verona,
Petrarca ebbe modo di conoscere Pietro Alighieri, figlio di Dante, con cui
intrattenne rapporti cordiali. La vita, come suol dirsi, ci sfuggì dalle mani:
le nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Ci rese miseri e soli. Delle
cose familiari, prefazione, A Socrate. Dopo essersi slegato dai Colonna,
Petrarca cominciò a cercare nuovi patroni presso cui ottenere protezione.
Pertanto, lasciata Avignone insieme al figlio Giovanni, giunse a Verona,
località dove si era rifugiato l'amico Azzo da Correggio dopo essere stato
scacciato dai suoi domini, per poi giungere a Parma nel mese di marzo, dove
strinse legami con il nuovo signore della città, il signore di Milano Luchino
Visconti. Fu, però, in questo periodo che iniziò a diffondersi per l'Europa la
terribile peste nera, morbo che causa la morte di molti amici del Petrarca: i
fiorentini Sennuccio del Bene, Bruno Casini e Franceschino degli Albizzi; il cardinale
Giovanni Colonna e il padre di lui, Stefano il Vecchio; e quella dell'amata
Laura, di cui ebbe la notizia. Nonostante il dilagare del contagio e la
prostrazione psicologica in cui cadde a causa della morte di molti suoi amici,
Petrarca continuò le sue peregrinazioni, alla perenne ricerca di un protettore.
Lo trovò in Jacopo II da Carrara, suo estimatore che lo nominò canonico del
duomo di Padova. Il signore di Padova intese in tal modo trattenere in città il
poeta il quale, oltre alla confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne
una rendita annua di 200 ducati d'oro, ma per alcuni anni Petrarca avrebbe
utilizzato questa abitazione solo occasionalmente. Difatti, costantemente in
preda al desiderio di viaggiare, fu a Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove
conobbe il doge Andrea Dandolo. Prende la decisione di recarsi a Roma per
lucrare l'indulgenza dell'Anno giubilare. Durante il viaggio accondiscese alle
richieste dei suoi ammiratori fiorentini e decise di incontrarsi con loro.
L’occasione fu di fondamentale importanza non tanto per Petrarca, quanto per
colui che diventerà il suo principale interlocutore durante gli ultimi
vent'anni di vita, Giovanni Boccaccio. Il novelliere, sotto la sua guida,
incominciò una lenta e progressiva conversione verso una mentalità ed un
approccio più umanistico alla letteratura, collaborando spesso con il suo
venerato praeceptor in progetti culturali di ampio respiro. Tra questi
ricordiamo la riscoperta del greco antico e la scoperta di antichi codici
classici. Petrarca risiedette prevalentemente a Padova, presso Francesco I da
Carrara. Qui, oltre a portare avanti i progetti letterari delle Familiares e le
opere spirituali ricevette anche la visita di Boccaccio in veste di
ambasciatore del Comune fiorentino perché accettasse un posto di docente presso
il nuovo Studium fiorentino. Poco dopo, e spinto a rientrare ad Avignone in
seguito all'incontro con i Cardinali Eli de Talleyrand e Guy de Boulogne,
latori della volontà di papa Clemente VI che intendeva affidargli l'incarico di
segretario apostolico. Nonostante l'allettante offerta del pontefice, l'antico
disprezzo verso Avignone e gli scontri con gli ambienti della corte pontificia
(i medici del pontefice e, dopo la morte di Clemente, l'antipatia d’Innocenzo
VI) gl’indussero a lasciare Avignone per Valchiusa, dove prese la decisione
definitiva di stabilirsi in Italia. Targa commemorativa del soggiorno
meneghino di Petrarca situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla
basilica di Sant'Ambrogio. Petrarca iniziò il viaggio verso la patria italiana,
accogliendo l'ospitale offerta di
Giovanni Visconti, arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano.
Malgrado le critiche degli amici fiorentini (tra le quali si ricorda quella
risentita del Boccaccio), che gli rimproveravano la scelta di essersi messo al
servizio dell'acerrimo nemico di Firenze. Petrarca collaborò con missioni e
ambascerie (a Parigi e a Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo IV a
Mantova e a Praga) all'intraprendente politica viscontea. Sulla scelta di
risiedere a Milano piuttosto che nella natia Firenze, bisogna ricordare l'animo
cosmopolita proprio del Petrarca. Cresciuto ramingo e lontano dalla sua patria,
Petrarca non risente più dell'attaccamento medievale verso la propria patria
d'origine, ma valuta gli inviti fattigli in base alle convenienze economiche e
politiche. Meglio, infatti, avere la protezione un signore potente e ricco come
Giovanni Visconti prima e, dopo la morte di lui, del successore Galeazzo II,
che si rallegrerebbero di avere a corte un intellettuale celebre come Petrarca.
Nonostante tale scelta discutibile agli occhi degli amici fiorentini, i
rapporti tra il praeceptor e i suoi discipuli si ricucirono: la ripresa del
rapporto epistolare tra Petrarca e Boccaccio prima, e la visita di quest'ultimo
a Milano nella casa di Petrarca situata nei pressi di Sant'Ambrogio poi, sono
le prove della concordia ristabilita. Nonostante le incombenze
diplomatiche, nel capoluogo lombardo matura e porta a compimento quel processo
di maturazione intellettuale e spirituale iniziato pochi anni prima, passando
dalla ricerca erudita e filologica alla produzione di una letteratura
filosofica fondata da un lato sull'insoddisfazione per la cultura
contemporanea, dall'altra sulla necessità di una produzione che potesse guidare
l'umanità verso i principi etico-morali filtrati attraverso il neoplatonismo
agostiniano e lo stoicismo cristianeggiante. Con questa convinzione interiore,
Petrarca portò avanti gli scritti iniziati nel periodo della peste: il Secretum
e il De otio religioso; la composizione di opere volte a fissare presso i
posteri l'immagine di un uomo virtuoso i cui principi sono praticati anche
nella vita quotidiana (le raccolte delle Familiares e, dal 1361, l'avviamento
delle Seniles)le raccolte poetiche latine (Epistolae Metricae) e quelle volgari
(i Triumphi e i Rerum Vulgarium Fragmenta, alias il Canzoniere). Durante il
soggiorno meneghino Petrarca iniziò soltanto una nuova opera, il dialogo
intitolato De remediis utriusque fortune (sui rimedi della cattiva e della
buona sorte), in cui si affrontano problematiche morali concernenti il denaro,
la politica, le relazioni sociali e tutto ciò che è legato al quotidiano. Per
sfuggire alla peste, Petrarca abbandonò Milano per Padova, città da cui fugge per lo stesso motivo. Nonostante la
fuga da Milano, i rapporti con Galeazzo II Visconti rimanono sempre molto
buoni, tanto che trascorse tempo nel castello visconteo di Pavia in occasione di
trattative diplomatiche. A Pavia seppellì il piccolo nipote di due anni, figlio
della figlia Francesca, nella chiesa di San Zeno e per lui compose un'epigrafe
ancor oggi conservata nei Musei Civici. Si recò a Venezia, città dove si
trovava il caro amico Donato degli Albanzani[91] e dove la Repubblica gli
concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri (sulla Riva degli Schiavoni) n
cambio della promessa di donazione, alla morte, della sua biblioteca, che era
allora certamente la più grande biblioteca privata d'Europa: si tratta della
prima testimonianza di un progetto di bibliotheca publica. La casa veneziana fu
molto amata dal poeta, che ne parla indirettamente nella Seniles, quando
descrive, al destinatario Pietro da Bologna, le sue abitudini quotidiane. Vi
risiedette stabilmente (tranne alcuni periodi a Pavia e Padova) e vi ospita
Boccaccio e L. Pilato. Durante il soggiorno veneziano, trascorso in compagnia
degli amici più intimi, della figlia naturale Francesca (sposatasi con il
milanese Francescuolo da Brossano), decise di affidare al copista Giovanni
Malpaghini la trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere. La
tranquillità di quegli anni fu turbata dall'attacco maldestro e violento mosso
alla cultura, all'opera e alla figura sua da quattro filosofi averroisti che lo
accusarono di ignoranza. L'episodio fu
l'occasione per la stesura del trattato De sui ipsius et multorum ignorantia,
in cui Petrarca difende la propria "ignoranza" in campo aristotelico
a favore della filosofia neoplatonica-cristiana, più incentrata sui problemi
della natura umana rispetto alla prima, intesa a indagare la natura sulla base
dei dogmi del filosofo di Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani
davanti alle accuse rivoltegli, Petrarca decise di abbandonare la città
lagunare e annullare così la donazione della sua biblioteca alla
Serenissima. L'epilogo padovano e la morte. La casa di Petrarca ad Arquà Petrarca,
località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove l'ormai anziano
poeta trascorse gli ultimi anni di vita. Della dimora Petrarca parla nella
Seniles. Dopo alcuni brevi viaggi, accolse l'invito dell'amico ed estimatore
Francesco I da Carrara di stabilirsi a Padova nella primavera.. È ancora
visibile, in Via Dietro Duomo a Padova, la casa canonicale di Francesco
Petrarca, che fu assegnata al poeta in seguito al conferimento del canonicato.
Il signore di Padova donò poi una casa situata nella località di Arquà, un
tranquillo paese sui colli Euganei, dove poter vivere. Lo stato della casa,
però, a abbastanza dissestato e ci vollero alcuni mesi prima che potesse
avvenire il definitivo trasferimento nella nuova dimora. La vita dell'anziano
Petrarca, che fu raggiunto dalla famiglia della figlia Francesca si alternò
prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa di Arquà e quella vicina
al duomo di Padova, allietato spesso
dalle visite dei suoi vecchi amici ed estimatori, oltre a quelli nuovi
conosciuti nella città veneta, tra cui si ricorda Lombardo della Seta, che
daveva sostituito Giovanni Malpaghini quale copista e segretario del poeta
laureato. Si mosse dal padovano soltanto una volta quando e a Venezia quale
paciere per il trattato di pace tra i veneziani e Francesco da Carrara. Per il
resto del tempo si dedicò alla revisione delle sue opere e, in special modo,
del Canzoniere, attività che portò avanti fino agli ultimi giorni di vita. Colpito
da una sincope, muore ad Arquà esattamente alla vigilia del suo settantesimo
compleanno e, secondo la leggenda, mentre esaminava un testo di Virgilio, come
auspicato in una lettera al Boccaccio. Il frate dell'Ordine degli Eremitani di
sant'Agostino Bonaventura Badoer Peraga fu scelto per tenere l'orazione funebre
in occasione dei funerali, che si svolsero il nella chiesa di Santa Maria
Assunta alla presenza di Francesco da Carrara e di molte altre personalità
laiche ed ecclesiastiche. Per volontà testamentaria le spoglie di Petrarca
furono sepolte nella chiesa parrocchiale del paese, per poi essere collocate
dal genero, nel 1380, in un'arca marmorea accanto alla chiesa. Le vicende dei
resti del Petrarca, come quelli di Dante, non furono tranquille. La sua tomba espezzata
all'angolo di mezzodì e vennero rapite alcune ossa del braccio destro. Autore
del furto e Martinelli, un frate da Portogruaro, il quale, a quanto dice una pergamena
dell'archivio comunale di Arquà, venne spedito in quel luogo dai fiorentini,
con ordine di riportare seco qualche parte del suo scheletro. La veneta
repubblica fa riattare l'urna, suggellando con arpioni le fenditure del marmo,
e ponendovi lo stemma di Padova e l'epoca del misfatto. I resti trafugati non sono
mai recuperati. La tomba, che versa in stato pessimo, venne sottoposta a
restauro dato lo stato pessimo in cui il sepolcro versava. Il restauro però, a
seguito di complicazioni burocratiche e di conflitti di competenza e questioni
anche politiche, e addirittura processato con l'accusa di violata sepoltura. Avennero
resi noti i risultati dell'analisi dei resti conservati nella sua tomba ad
Arquà Petrarca. Il teschio presente, peraltro ridotto in frammenti, una volta
ricostruito, è riconosciuto come femminile e quindi non pertinente a Petrarca. Un
frammento di pochi grammi del cranio esaminato con il metodo del radiocarbonio,
consente di accertare che il cranio ritrovato nel sepolcro e femminile. A chi
sia appartenuto e perché si trovasse nella sua tomba è ancora un mistero, come
un mistero è dove sia finito il suo cranio. Lo scheletro è invece riconosciuto come autentico. Riporta
alcune costole fratturate. Ferito da una cavalla con un calcio al costato. Nello
studium, affresco murale, Reggia Carrarese, Sala dei Giganti, Padova. Fin dalla
giovinezza, manifesta sempre un'insofferenza innata nei confronti della cultura
a lui coeva. La sua passione per i classici latini liberate dalle
interpretazioni allegoriche lo pone pongono come l'iniziatore dell'umanesimo italiano.
In “De remediis utriusque fortune, ciò che interessa maggiormente a Petrarca è
l'humanitas, cioè l'insieme delle qualità che danno fondamento ai valori più
umani della vita, con un'ansia di meditazione e di ricerca tra erudita ed
esistenziale intesa ad indagare l'anima in tutte le sue sfaccettature. Di
conseguenza, pone al centro della sua riflessione intellettuale l'essere umano,
spostando l'attenzione dall'assoluto teo-centrismo all'antropo-centrismo
moderno. Fondamentale nella sua filosofia è la riscoperta dei classici.
Già conosciuti nel Medioevo, erano stati oggetto però di una rivisitazione in
chiave cristiana, che non teneva quindi conto del contesto storico-culturale in
cui le opere erano state scritte. Per esempio, la figura di Virgilio fu vista
come quella di un mago/profeta, capace di adombrare, nell'Ecloga IV delle
Bucoliche, la nascita di Cristo, anziché quella di Asinio Gallo, figlio del
politico romano Asinio Pollione: un'ottica che Dante accolse pienamente nel
Virgilio della Commedia. Petrarca, rispetto ai suoi contemporanei, rifiuta il
travisamento dei classici operato fino a quel momento, ridando loro quella
patina di storicità e di inquadramento culturale necessaria per stabilire con
essi un colloquio costante, come fece nel libro delle Familiares. Scrivere a
Cicerone o a Seneca, celebrandone l'opera o magari deplorandone con benevolenza
mancanze e contraddizioni, era per lui un modo letterariamente tangibile (e per
noi assai significativo simbolicamente) di mostrare quanto a loro dovesse,
quanto li sentisse, appunto, idealmente suoi contemporanei. Oltre alle
epistole, all'Africa e al De viris illustribus, opera tale riscoperta
attraverso il metodo filologico da lui ideato
e la ricostruzione dell'opera liviana e la composizione del Virgilio
ambrosiano. Altro aspetto da cui traspare questo innovativo approccio alle
fonti e alle testimonianze storico-letterarie si avverte, anche, nell'ambito
della numismatica, della quale Petrarca è ritenuto il precursore. Per quanto
riguarda la prima opera, Petrarca decise di riunire le varie decadi (cioè i
libri di cui l'opera è composta) allora conosciute in un unico codice,
l'attuale codice Harleiano conservato ora al British Museum di Londra. Il giovane Petrarca si dedicò a quest'opera di
collazione per cinque anni, grazie ad un lavoro di ricerca e di enorme
pazienza. Prende la terza decade, correggendola e integrandola ora con un
manoscritto veronese del X secolo vergato dal dotto vescovo Raterio, ora con
una lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della Cattedrale di
Chartres[120], il Parigino Latino acquistato dal vecchio canonico Landolfo
Colonna, contenente anche la quarta decade. Quest'ultima fu poi corretta su di
un codice risalente al secolo precedente e appartenuto al preumanista padovano Lovato
Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la prima decade, Petrarca poté
procedere a riunire gli sparsi lavori di recupero. Il Virgilio Ambrosiano
L'impresa riguardante la costruzione del Virgilio ambrosiano è invece molto più
complessa. Iniziato già quand'era in vita il padre Petracco, il lavoro di
collazione portò alla nascita di un codice composto di 300 fogli manoscritti
che conteneva l'omnia virgiliana (Bucoliche, Georgiche ed Eneide commentati dal
grammatico Servio), al quale furono aggiunte quattro Odi di Orazio e
l'Achilleide di Stazio. Le vicende di tale manoscritto sono assai travagliate.
Sottrattogli dagli esecutori testamentari del padre, il Virgilio ambrosiano
verrà recuperato solo quando Petrarca commissionò al celebre pittore Simone
Martini una serie di miniature che lo abbellirono esteticamente. Alla morte del
Petrarca il manoscritto finì nella biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia,
Gian Galeazzo Visconti conquistò Padova ed il codice fu inviato, insieme ad
altri manoscritti del Petrarca, a Pavia, nella Biblioteca Visconteo-Sforzesca
situata nel castello di Pavia. Galeazzo Maria Sforza ordinò al castellano di
Pavia di prestare il manoscritto allo zio Alessandro signore di Pesaro, poi il
Virgilio Ambrosiano tornò a Pavia. Luigi XII conquistò il Ducato di Milano e la
biblioteca Visconteo-Sforzesca venne trasferita in Francia, dove ancora si
conservano, nella Bibliothèque nationale de France, circa 400 manoscritti
provenienti da Pavia. Tuttavia il Virgilio Ambrosiano fu sottratto al
saccheggio francese da un certo Antonio di Pirro. Sappiamo che a fine
Cinquecento si trovava a Roma, ed era di proprietà del cardinal Agostino
Cusani, fu poi acquistato da Federico Borromeo per l'Ambrosiana. Il messaggio
petrarchesco, nonostante la sua presa di posizione a favore della natura umana,
non si dislega dalla dimensione religiosa: difatti, il legame con l'agostinismo
e la tensione verso una sempre più ricercata perfezione morale sono chiavi
costanti all'interno della sua produzione letteraria e filosofica. Rispetto,
però, alla tradizione medievale, la religiosità petrarchesca è caratterizzata
da tre nuove accezioni prima mai manifestate: la prima, il rapporto intimo tra
l'anima e Dio, un rapporto basato sull'autocoscienza personale alla luce della
verità divina. La seconda, la rivalutazione della tradizione morale e
filosofica classica, vista in un rapporto di continuità con il cristianesimo e
non più in chiave di contrasto o di mera subordinazione; infine, il rapporto
"esclusivo" tra Petrarca e Dio, che rifiuta la concezione collettiva
propria della Commedia dantesca. Comunanza tra valori classici e cristiani La
lezione morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca. L’umanita di
Cicerone non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi
valori, quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della
conoscenza. Sul legame degl’antichi è significativo il celebre passo della
morte di Magone, fratello di Annibale che, nell'Africa ormai morente, pronuncia un discorso sulla
vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte dalle fatiche
terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero cristiano, anche se tale
discorso fu criticato da molti ambienti che ritenevano una scelta infelice
porre in bocca ad un pagano un pensiero così Cristiano. Ecco un passo del
lamento di Magone: Edizione dell'Africa stampata a Venezia, nella
stamperia di Aldo Manuzio. Nel particolare, l'Incipit del poema. «Heu qualis fortunae terminus alte est! Quam
laetis mens caeca bonis! furor ecce potentum / praecipiti gaudere loco; status
iste procellis / subjacet innumeris, et finis ad alta levatis est ruere. Heu
tremulum magnorum culmen honorum, Spesque hominum fallax, et inanis gloria
fictis / illita blanditiis! Heu vita incerta labori dedita perpetuo, semperque
heu certa, nec unquam Stat morti praevisa dies! Heu sortis iniquae natus homo
in terris! O qual è il traguardo dell'alta sorte! Quanto l'anima è cieca davanti
alle fauste imprese! Ecco la follia dei potenti, godere delle altezze
vertiginose; questo stato è esposto ad infinite tempeste, ed è destinato a
cadere chi si è innalzato a quelle vette. O tremante sommità dei grandi onori,
fallace speranza degli uomini, vana gloria adornata da finti piaceri! O vita
incerta, dedita ad una fatica incessante, come certo è il giorno di morte, né
mai previsto abbastanza! O che sorte iniqua per l'uomo nato sulla terra!»
(Africa) L'agostinismo del Secretum e dell'Ascesa al Monte Ventoso Vista
del Mont Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo
carattere fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel
pensiero di sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al sistema
filosofico tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura teologica,
visto come alieno dalla cura dell'anima umana. A tal proposito, il filosofo
Giovanni Reale delinea lucidamente la posizione di Petrarca verso la cultura
contemporanea: «La diffusione dell'averroismo, col crescente interesse
che suscitava per l'indagine naturalistica, sembra a Petrarca che distragga
pericolosamente da quelle arti liberali, che sole possono dare la sapienza
necessaria per conseguire la pace spirituale in questa vita e la beatitudine
eterna nell'altra. La sapienza classica e cristiana, che Petrarca contrappone
alla scienza averroistica, è quella fondata sulla meditazione interiore
attraverso alla quale si chiarisce a sé stessa e si forma la personalità del
singolo uomo. L'importanza che Agostino ebbe per l'uomo Petrarca è evidente in
due celebri testi letterari del Nostro: il Secretum da un lato, in cui il
vescovo d'Ippona interloquisce con lui spingendolo ad un'acuta quanto forte
analisi interiore dei propri peccati; dall'altro, il celebre episodio
dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella Familiares, IV, 1, inviata seppur
in modo fittizio a Dionigi da Borgo San Sepolcro. La forte vena morale che
percorre tutte le opere petrarchesche volgare tende a trasmettere un messaggio
di perfezione morale: il Secretum, il De remediis, le raccolte epistolari e lo
stesso Canzoniere sono impregnati di questa tensione etica volta a risanare le
deviazioni dell'anima attraverso la via della virtù. Tale applicazione etica
negli scritti (l'oratio), però, deve corrispondere alla vita quotidiana se l'umanista vuole trasmettere un'etica
credibile ai destinatari. Prova di questo binomio essenziale è, per esempio, “Delle
cosa familiar”, indirizzata a Cicerone. Esprime, in un tono di amarezza e di
rabbia al contempo, la sua scelta di essersi allontanato dall'otium letterario
di Tuscolo per addentrarsi nuovamente nell'agone politico dopo la morte di
Cesare e schierarsi a fianco d’Ottaviano contro Marcantonio, tradendo così i
principi etici esposti nei suoi trattati filosofici. Ma qual furore a danno di
Antonio ti mosse? Risponderai per avventura l'amore alla repubblica, che dicevi
caduta in fondo. Ma se codesta fede, se amore di libertà ti sprone come di sì
grand'uomo stimare si converrebbe, ond'è che tanto fosti amico di Augusto? Io
ti compiango, amico, e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. Oh, quanto era
meglio ad un filosofo tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu dici,
non della breve e caduca presente vita, ma della eterna, passar tranquilla
vecchiezza. La declinazione dell'impegno morale nella vita attiva delinea la
sua vocazione civile. Tale attributo, prima ancora di intendersi come impegno
nella vita politica del tempo, dev'essere compreso nella sua declinazione
prettamente sociale, quale suo impegno nell'aiutare gl'uomini contemporanei a
migliorarsi costantemente attraverso il dialogo e il senso di carità nei
confronti del prossimo. Oltre ai trattati morali si deve però anche registrare
che cosa significa per lui nella sua stessa vita, l'impegno civile. Il servizio
presso i potenti di turno (i Colonna, i Da Correggio, i Visconti e poi i Da
Carrara) spinse i suoi amici ad avvertirlo della minaccia che tali regnanti
avrebbero potuto costituire per la sua indipendenza intellettuale. Però, nella “Epistola
ai posteri” ribadì la sua proclamata indipendenza dagli intrighi di corte. I
più grandi monarchi dell'età mia m'ebbero in grazia, e fecero a gara per trarmi
a loro, né so perché. Questo so che alcuni di loro parevan piuttosto essere
favoriti della mia, che non favorirmi della loro dimestichezza: sì che
dall'alto loro grado io molti vantaggi, ma nessun fastidio giammai ebbi
ritratto. Tanto peraltro in me fu forte l'amore della mia libertà, che da
chiunque di loro avesse nome di avversarla mi tenni studiosamente lontano. Nonostante
l'intento autocelebrativo proprio dell'epistola, Petrarca rimarca il fatto che
i potenti vollero averlo di fianco a sé per questioni di prestigio, facendo sì
che il poeta finisse «per non identificarsi mai fino in fondo con le loro prese
di posizioni». Il legame con le corti signorili, scelte per motivazioni
economiche e di protezione, getta pertanto le basi per la figura del cortigiano.
Se Alighier, costretto a vagare per le corti dell'Italia soffre sempre per la
lontananza da Firenze, fonda, con la sua scelta di vita, il modello del cosmopolita,
segnando così il tramonto dell'ideologia comunale fondamento della sensibilità d’Alighieri
prima, e che in parte fu propria del contemporaneo Boccaccio. La sua caratteristica
è l'otium, vale a dire il riposo. Parola latina indicante, in generale, il
riposo dei patrizi romani dalle attività proprie del negotium, la riprende
rivestendola però di un significato diverso: non più riposo assoluto, ma
attività intellettuale nella tranquillità di un rifugio appartato, solitario
ove potersi concentrare e portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da
questo ritiro. Questo ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita
solitaria e del De otio religioso, è vicino, per sensibilità del Petrarca, ai
ritiri ascetico-spirituali dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come
l'attività letteraria sia, nel contempo, fortemente intrisa di carica
religiosa. Petrarca, con l'eccezione di due sole opere poetiche, i Triumphi e
il Canzoniere, scrisse esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi
romani di cui voleva riproporre la virtus nel mondo a lui contemporaneo. Egli
credeva di raggiungere il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua
fama è legata alle opere in volgare. Al contrario di Dante, che aveva voluto
affidare la sua memoria ai posteri con la Commedia, Petrarca decise di eternare
il suo nome riallacciandosi ai grandi dell'antichità: «Il Petrarca (a
parte una letterina in volgare) scrive sempre in latino quando deve comunicare,
anche privatamente, anche per le annotazioni ai margini dei libri. Questa
scelta del latino come lingua esclusiva della prosa e della normale
comunicazione scritta, inserendosi nel più ampio progetto culturale che ispira
il Petrarca, si carica di valori ideali.» (Guglielmino-Grosser182)
Petrarca preferì usare il volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle
grandi opere latine. Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno
nel Canzoniere, esse valgono quali nugae, cioè quale «elegante divertimento
dello scrittore, a cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai
pensato di affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria. Il suo volgare,
al contrario di quello d’Aligheri, è caratterizzato però da un'accurata
selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le sue poesie
(da qui la limatio petrarchesca) per la definizione di una poesia
«aristocratica», lemento che spingerà il critico letterario Gianfranco Contini
a parlare di monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al pluristilismo
dantesco. Dante e Petrarca Magnifying glass icon mgx2.svg IDalle considerazioni
fatte, emerge chiaramente la profonda differenza esistente tra Petrarca e
Dante: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo medievale incentrato
sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei classici
"depurati" dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente
appostavi dai commentatori medievali, Dante mostra invece di essere un uomo
totalmente medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono
antitetici anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la
concezione dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul
sentimento che Petrarca nutrì per l'Alighieri è la Familiares, XXI, 15, scritta
in risposta all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui lui odia
Alighieri. Afferma che non può odiare qualcuno che conosce appena e che affronta
con onore e sopportazione l'esilio. Prende le distanze dall'ideologia,
esprimendo il timore di essere influenzato da un così grande esempio se avesse
deciso di scrivere liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte
allo storpiamento da parte del volgo. L“Africa” è un poema epico che tratta
della seconda guerra punica e in particolare delle gesta di Scipione. Costituito
da dodici egloghe, gli argomenti del “Bucolicum carmen” spaziano fra amore,
politica e morale. Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è evidente dal
titolo, che richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle Bucoliche.
Attualmente, la lezione del Bucolicum petrarchesco è riportata dal codice
Vaticano lat. Dedicate all'amico Barbato da Sulmona, le Epistolae metricae sono
66 lettere in esametri, di cui alcune trattano d'amore, mentre per la maggior
parte si occupano di politica, morale o di materie letterarie. I Psalmi
penitentiales ne accenna nella Seniles, X, 1 a Sagremor de Pommiers. Sono una
raccolta di sette preghiere basate sul modello stilistico-linguistico dei salmi
davidici della Bibbia, in cui chiede perdono per i suoi peccati e aspira al
perdono della Misericordia divina. Il “De viris illustribus” è una raccolta di
36 biografie di uomini illustri dedicata a Francesco I da Carrara signore di
Padova. Nell'intenzione originale dell'autore l'opera doveva trattare la vita
di personaggi della storia di Roma da Romolo a Tito, ma arrivò solo fino a
Nerone. In seguito Petrarca aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando
da Adamo e arrivando a Ercole. L'opera rimase incompiuta e fu continuata
dall'amico e discepolo padovano di Petrarca, Lombardo della Seta, fino alla
vita di Traiano. I Rerum memorandarum libri (Libri delle gesta memorabili) sono
una raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione morale in prosa
latina, basati sui Factorum et dictorum memorabilium libri dello scrittore
latino Valerio Massimo. Iniziati in Provenza, furono continuati allorché
Petrarca scoprì le orazioni ciceroniane a Verona, e ne fu indotto al progetto
delle Familiares. Difatti, furono lasciati incompiuti dall'autore, che ne
scrisse soltanto i primi 4 libri e alcuni frammenti del quinto libro. Il “De
secreto conflictu curarum mearum” è una delle sue opere più celebri e fu composta, anche se in seguito fu
riveduta. Articolato come un dialogo tra lui stesso e un santo alla presenza di
una donna muta che simboleggia la Verità, consiste in una sorta di esame di
coscienza personale nel quale si affrontano temi intimi del poeta, da cui il
titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della trattazione, Francesco non
si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati (l'accidia e l'amore carnale
per Laura): al termine dell'esame egli non risulterà guarito o pentito, dando
così forma a quell'irrequietezza d'animo che contraddistinse la sua vita.
"La vita solitaria” è un trattato di carattere religioso e morale. L'autore vi esalta la solitudine, tema caro
anche all'ascetismo medioevale, ma il punto di vista con cui la osserva non è
strettamente religioso: al rigore della vita monastica Petrarca contrappone
l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito alle letture e alla scrittura
in luoghi appartati e sereni, in compagnia di amici e di altri intellettuali.
L'isolamento dello studioso in una cornice naturale che favorisce la
concentrazione è l'unica forma di solitudine e di distacco dal mondo che
Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in contrasto con i valori
spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza contenuta nei libri,
soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia con quelli. Da
questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo
cristiano" di Petrarca. Il “De otio religioso” è un'esaltazione della vita
monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al “De vita solitaria”, esalta
però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi,
definita come la migliore condizione di vita possibile. Il “De remediis
utriusque fortunae” è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina. Basata
sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano composto
nel Medioevo, l'opera è composta da 254 scambi di battute tra entità
allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il
"Dolore" e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum
memorandarum libri, questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici, proponendosi
di rafforzare l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona che avversa. Il
De remediis riporta anche una delle più esplicite condanne della cultura
trecentensca da parte del Petrarca, vista come sciocca e superflua. Ut ad
plenum auctorum constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque
medebitur corrumpenti omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a
magnis operibus clara ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas
hec, culine sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non scriptores.
Perché persista pienamente l'integrità degli scrittori antichi, chi tra i
copisti guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia, dalla rovina e dal
caos? Per il timore di ciò si indebolirono, come prevedo, molti celebri ingegni
dalle grandi opere, e quest'epoca indolentissima permette ciò, dedita alla
culinaria, ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e non i copisti. L’occasione per la sua “Invectivarum contra
medicum quendam libri IV,” una serie di accuse nei confronti dei medici e la
malattia che colpe Clemente VI. Nella Familiares, V, 19, gli consiglia di non
fidarsi dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee
contrastanti fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici
nei confronti di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia
dei quali fu inviata poi al Boccaccio. Il “De sui ipsius et multorum ignorantia”
e composta in seguito alle accuse di ignoranza che quattro lizij gli rivolgeno,
in quanto alieno dalla terminologia e dalle questioni delle scienze naturali.
In quest'apologia dell’umanismo risponde come lui e interessato alle scienze
che interessassero il benessere dell'anima umana, e non alle discussioni
tecniche e dogmatiche proprie del nominalismo. Invectiva contra cuiusdam
anonimi Galli calumnia -- di carattere politico, e una nvettiva rivolta ad
Hesdin, sostenitore della necessità che la sede del viscovo di Roma e Avignone.
Per tutta risposta sostenne la necessità che il viscovo di Roma appartiene a Roma,
sua sede diocesana e simbolo dell'antica gloria romana. Di grande importanza
sono le epistole latine in prosa, in quanto contribuiscono a costruire
l'immagine autobiografica idealizzata che offre di sé e quindi la sua
eternizzazione. Basate sul modello di Cicerone, ricavato dalla scoperta delle “Epistulae
ad Atticum” compiuta da lui a Verona, le lettere sono aggruppate in quattro
raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus
familiaribus libri), 350 epistole in 24 libri, dedicate a Socrate; le Seniles,
126 epistole in 17 libri, e dedicate a F. Nelli; le “Sine nominee” (cioè
"senza nome del destinatario"), 19 epistole politiche in un libro; e
le 76 epistole “Variae”. È rimasta intenzionalmente esclusa dalle raccolte
l'epistola “Ai posteri”. Le lettere spaziano dagli anni bolognesi sino alla
fine della sua vita e sono indirizzate a vari personaggi suoi contemporanei,
ma, nel caso del XXIV libro delle Familiares, sono rivolte fittiziamente a
personaggi dell'antichità. Sempre delle Familiares è celebre l'epistola incentrata
sull'ascesa al Monte Ventoso. Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di
quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era
in parte altr’uom da quel ch’i’ sono. Petrarca, Voi ch'ascoltate in rime sparse
il suono, prima quartina della lirica d'apertura del Canzoniere). Il “Canzoniere”
è la storia poetica della sua vita interiore vicina, per introspezione e
tematiche, al Secretum. La raccolta comprende 366 componimenti (365 più uno
introduttivo. Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono: 317 sonetti, 29
canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali, divisi tra rime in vita e rime in
morte di Laura, celebrata quale donna superiore, senza però raggiungere il
livello della donna angelo della Beatrice d’Alighieri. Difatti, Laura
invecchia, subisce il corso del tempo, e non è portatrice di alcun attributo
divino nel senso teologico stilnovista-dantesco. Anzi, la storia del “Canzoniere,”
più che la celebrazione di un amore, è il percorso di una progressiva
conversione della sua anima. Si passa, infatti, dal giovanil errore (l'amore
terreno) ricordato nel sonetto introduttivo Voi ch'ascoltate in rime sparse,
alla canzone Vergine bella, che di sol vestita in cui affida la sua anima alla
protezione di dio perché trovi finalmente pietà e riposo. L'opera, che gli richiese
anni di continue rivisitazioni stilistiche -- da qui la cosiddetta limatio
petrarchesca -- prima di trovare la forma definitiva sube ben varie fasi di
redazioni. I "Trionfi" e un poemetto allegorico in volgare toscano,
in terzine dantesche, compost a Milano -- è ambientato in una dimensione
onirica e irreale (strettissimo, per scelta metrica e tematica, è il legame con
la Comedia). Viene visitato d’Amore, che gli mostra tutti gl’uomini che cedeno alle
passioni del cuore. Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà poi liberato
da Laura, simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che cadrà poi per
mano della Morte (Triumphus Mortis). Petrarca scoprirà dalla stessa Laura,
apparsagli in sogno, che ella si trova nella beatitudine celeste, e che egli
stesso potrà contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la morte lo
avrà liberato dal corpo caduco in cui si ritrova. La Fama poi sconfigge
la morte (Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata da Laura e
da tutti i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il moto rapido
del sole suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della fama
terrena, cui fa seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta appare
il Tempo trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito per la
precedente visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di
confidare in Dio: gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate
immobile ed eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e
dove un giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus
Eternitatis). Già quand'era in vita fu riconosciuto immediatamente quale
maestro e guida per tutti coloro che volevano intraprendere lo studio delle
discipline umanistiche. Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò
il seme del suo messaggio presso i principali centri della Penisola, in
particolar modo a Firenze. Qui, oltre ad aver conquistato alla causa
dell'umanesimo Boccaccio (autore, tra l'altro, di un De vita et moribus domini
Francisci Petracchi de Florentia), trasmise la sua passione a C. Salutati, cancelliere della Repubblica di Firenze e
vero trait d'union tra la generazione petrarchesco-boccacciana e quella attiva
nella prima metà del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il maestro di due dei
principali umanisti del '400: Poggio Bracciolini, il più grande scopritore di
codici latini del secolo ed esportatore dell'umanesimo a Roma; e Leonardo
Bruni, il più notevole rappresentante dell'umanesimo civile insieme al maestro
Salutati. Fu il Bruni a consolidare la fama di Petrarca, allorché redasse una
Vita di Petrarca, seguita da quelle di Filippo Villani, Giannozzo Manetti,
Sicco Polenton e Pier Paolo Vergerio. Oltre a Firenze, i soggiorni del poeta in
Lombardia e a Venezia favorirono la nascita di movimenti culturali locali desti
declinare i princìpi umanistici a seconda delle esigenze della classe politica
locale: a Milano, dove operarono letterati del calibro di Pier Candido
Decembrio e di Francesco Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano destinato a
diventare il prototipo per tutte le corti principesche italiane; a Venezia si
diffuse, invece, un umanesimo educativo destinato a formare la nuova classe
dirigente della Serenissima, grazie all'attività di Leonardo Giustinian e di
Francesco Barbaro prima, e di Ermolao il Vecchio e dell'omonimo detto il
Giovane poi. Pietro Bembo e il petrarchismo Magnifying glass icon mgx2.svgPietro
Bembo e Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto soprattutto come
capostipite della rinascita delle lettere antiche, grazie al letterato e
cardinale veneziano Pietro Bembo divenne anche il modello del cosiddetto
classicismo volgare, definendo una tendenza che si stava progressivamente già
delineando nella lirica italiana. Difatti Bembo, nel dialogo Prose della volgar
lingua, sostenne la necessità di prendere come modelli stilistici e linguistici
Petrarca per la lirica, Boccaccio invece per la prosa, scartando Dante per il
suo plurilinguismo che lo rendeva difficilmente accessibile: «Requisito
necessario per la nobilitazione del volgare era dunque un totale rifiuto della popolarità.
Ecco perché Bembo non accettava integralmente il modello della Commedia di
Dante, di cui non apprezzava le discese verso il basso nelle quali noi moderni
riconosciamo un accattivante mistilinguismo. Da questo punto di vista, il
modello del Canzoniere di Petrarca non presentava difetti, per la sua assoluta
selezione linguistico-lessicale.» (Marazzini) Gianfranco Contini,
grande estimatore di Francesco Petrarca e suo commentatore. La proposta
bembiana risultò, nelle diatribe relative alla questione della lingua, quella
vincente. Già negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione delle
Prose, si diffuse presso i circoli poetici italiani una passione per le
tematiche e lo stile della poesia petrarchesca (stimolata anche dal commento al
Canzoniere di Alessandro Vellutello), chiamata poi petrarchismo, favorita anche
dalla diffusione dei petrarchini, cioè edizioni tascabili del Canzoniere. A
fianco del petrarchismo, però, si sviluppò anche un movimento avverso alla
canonizzazione poetica operata dal Bembo: prima nel corso del Cinquecento,
allorché letterati come Francesco Berni e Pietro Aretino svilupparono
polemicamente il fenomeno dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento,
la temperie barocca, ostile all'idea di classicismo in nome della libertà
formale, declassò il valore dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente
nel corso del Settecento da Ludovico Antonio Muratori, Petrarca ritornò
pienamente in auge in seno alla temperie romantica, quando Ugo Foscolo prima e
Francesco De Sanctis poi, nelle loro lezioni universitarie di letteratura
tenute dal primo a Pavia, e dal secondo a Napoli e a Zurigo, furono in grado di
operare un'analisi complessiva della produzione petrarchesca e ritrovarne
l'originalità. Dopo gli studi compiuti da Giosuè Carducci e dagli altri membri
della Scuola storica compiuti tra fine '800 e inizi '900, il secolo scorso
vide, per l'area italiana, Gianfranco Contini e Giuseppe Billanovich tra i
maggiori studiosi del Petrarca. Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying
glass icon mgx2.svg Diplomatica. Benché la diplomatica, ovvero la scienza che
studia i documenti prodotti da una cancelleria o da un notaio e le loro
caratteristiche estrinseche ed intrinseche, sia nata consapevolmente con Jean
Mabillon nel 1681, nella storia di tale disciplina sono stati individuati dei
precursori che, inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno
analizzato e dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di
studio da parte della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti
umanisti e anche il loro precursore e fondatore, Francesco Petrarca. Nel 1361,
infatti, l'imperatore Carlo IV chiese al celebre filologo di analizzare dei
documenti imperiali in possesso di suo genero, Rodolfo IV d'Asburgo, che sarebbero
stati stilati da Giulio Cesare e da Nerone a favore dell'Austria che
dichiaravano tali terre indipendenti dall'Impero. Petrarca rispose con la
Seniles in cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e geografici e il
tono (il tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data topica e della
data cronologica propria dei diplomi), negò la validità di questo
diploma. Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme ordinario. Laurea
poetica — Roma. A Petrarca è intitolato il cratere Petrarca su Mercurio. L'epistola,
scritta in risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni Boccaccio gli
chiedeva se fosse vera l'invidia che Petrarca nutriva per Dante, contiene
l'accenno all'incontro, in età giovanile, con il più maturo poeta: «E
primieramente si noti com'io mai non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo,
che solo una volta negli anni della mia fanciullezza mi venne veduto.»
(Delle cose familiari). La critica, se l'incontro sia da attribuirsi a Pisa o
ad altre località, è divisa: Ariani e Ferroni, nota 6 propendono per la città
toscana, mentre Rico-Marcozzi pensano a un incontro avvenuto a Genova quando la famiglia di ser Petracco si stava
dirigendo in Francia. Pacca4 opera un'interpretazione intermedia tra le due
città, benché ritenga che sia più probabile Pisa come luogo effettivo
dell'incontro. Dello stesso parere, infine, anche Dotti. Si legga il brano
dell'epistola, in cui Petrarca ricorda il loro primo incontro e il
piacevolissimo periodo trascorso nella località francese: «e noi fanciulli ancora
impuberi partimmo in un cogli altri, ma fummo con speciale destinazione per
imparare grammatica mandati a scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di
piccola provincia città capitale. Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia,
quanta sicurezza, qual pace in casa, qual libertà in pubblico, quale quiete,
qual silenzio ne' campi!» (Lettere Senili, X, 2, traduzione di G.
Fracassetti) Petrarca mostrò, nei
confronti di tale scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella
Familiares, XX, 4, in cui il futuro autore del Canzoniere scrive a Marco
Genovese che a Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in quegli anni fare
io poteva o in se stesso più nobile o alla natura mia meglio conveniente: né
sempre nella elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma quello che a
chi lo sceglie è più acconcio preferire si deve.» (Delle cose familiari).
Come però ricorda Wilkins, la scelta di Petrarca di entrare a far parte della
Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di ottenere i proventi
necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la vocazione per la cura
delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede religiosa. A sviluppare la tesi dell'identificazione di
Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza di Petrarca nella
Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a mostrarsi dubbioso
sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari, Più precisamente,
nella Nota a379, Fracassetti fa riemergere la vita della presunta amata del
Petrarca: «Da Odiberto e da Ermessenda di Noves nobile famiglia di Avignone
nacque una fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Fa fatta per man di notaio
la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo Avignonese. Due anni più
tardi nella chiesa di S. Chiara di questa città, a quell'ora del giorno che
chiamavano prima, il Petrarca giovane allora di poco più che ventidue anni la
vide» Si legga l'episodio di come
fossero stati dati alle fiamme dei libri di Virgilio e Cicerone, cosa che
suscitò il pianto nel giovane Petrarca. Al che il padre, vedendolo così
affranto «d'una mano porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici di Cicerone:
"tieni, sorridendo mi disse, abbiti questo per ricrearti qualche rara
volta la mente, e quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio delle
leggi".» (Lettere Senili Il codice, dopo la morte di Petrarca passò
nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova. Quando
questa città verrà conquistata, agli inizi del '400, da Gian Galeazzo Visconti,
anche il patrimonio bibliotecario petrarchesco passò nelle mani dei duchi
milanesi, che lo conservarono nella loro biblioteca di Pavia. Fu poi sistemato
nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie all'intervento del suo fondatore, il
cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di Milano. Si veda: Cappelli. Da questo
momento in avanti, Petrarca non esitò a chiamare Avignone la novella
Babilonia di apocalittica memoria, come testimoniato dai celebri sonetti
avignonesi facenti parte del Canzoniere. Oltre a motivazioni di carattere
morale, ci fu anche la profonda delusione che suscitò la decisione di Benedetto
XII di non recarsi a prendere possesso ufficialmente della sua sede vescovile e
ristabilire così pace in Italia (Ariani). Petrarca scrisse, riguardo alla morte
del vecchio amico e protettore, due lettere commoventi: la prima, al fratello
di Giacomo, il cardinale Giovanni (Delle cose familiari; la seconda, all'amico
A. Tosetti, soprannominato Lelius (Delle cose familiari, traduzione di G.
Fracassetti). Nella Nota alla prima Fracassetti ricorda come Petrarca, nella
Familiares, V, 7, avesse avuto, in sogno, il presagio della morte del Vescovo
di Lombez venticinque giorni prima della sua effettiva scomparsa. Cappelli55. Significativa la ricostruzione
storico-letteraria compiuta da Amaturo, ove si rievocano le figure di intellettuali
che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca capitolare veronese
(Giovanni De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo d'Alessandria, Vincenzo
Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici contenenti le lettere di
Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana che Petrarca utilizzò per
la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le orazioni ciceroniane
citate; il Liber catulliano). Boccaccio
esprimerà la sua indignatio nell'Epistola X
indirizzata a lui, ove, grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento
e a topoi letterari, Boccaccio si lamenta col magister di come Silvano (il nome
letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il poeta laureato)
avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti (identificato in
Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile est, solivagum
Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra subisse, et
muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse subulcum, et secum
pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores». Inoltre, bisogna
ricordare che la scelta di risiedere a Milano era anche uno schiaffo alla
proposta delle autorità fiorentine di occupare un posto come docente nello
Studium, occupazione che gli avrebbe concesso di rientrare in possesso dei beni
paterni sequestrati. L'arcivescovo Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la
politica espansionistica dei suoi predecessori a danno delle altre potenze
dell'Italia centro-settentrionale, tra le quali spiccava Firenze. Le ostilità
tra Milano e Firenze perdureranno fino a metà '400, quando salì al potere come
duca dello Stato lombardo Francesco Sforza, che intraprese una politica di
alleanza con Firenze grazie all'amicizia personale che lo legava a Cosimo de'
Medici. Durante l'epidemia di peste
milanese, morì il figlio Giovanni (Pacca), nato da una relazione
extraconiugale. I rapporti con il figlio, al contrario di quanto avvenne con la
secondogenita Francesca, furono assai burrascosi a causa della condotta ribelle
di Giovanni (Dotti) accenna all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi
fossero serpenti»). Come ricordato nella Familiares. Si separa dal figlio
Giovanni, che tornò ad Avignone in seguito a non precisati dissapori (Familiares);
tre anni dopo sarebbe tornato a Milano.» (Rico-Marcozzi) Il ravennate Giovanni Malpaghini fu
presentato da Donato degli Albanzani a
Petrarca che, rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla sua pronta
intelligenza, lo prese al suo servizio quale copista. La collaborazione tra i
due uomini, durata appunto si interruppe il 21 aprile di quell'anno, quando il
Malpaghini decise di lasciare l'incarico presso l'Aretino. Per maggiori
informazioni biografiche, si veda la biografia di Signorini. Petrarca, nella Seniles informa il fratello
Gherardo, tra le altre cose, anche della sua nuova dimora sui colli Euganei,
dandone un quadro piacevole e ameno: «E per non dilungarmi di troppo della mia
chiesa, qui fra i colli Euganei, non più lontano che dieci miglia da Padova mi
fabbricai una piccola ma graziosa casina, cinta da un oliveto e da una vigna
che dan quanto basta a una non numerosa e modesta famiglia. E qui, sebbene
infermo del corpo, io vivo dell'animo pienamente tranquillo lungi dai tumulti,
dai rumori, dalle cure, leggendo sempre e scrivendo. Lettere Senili. La lettera non può essere considerata
"reale", ma piuttosto una rielaborazione voluta dal Petrarca.
Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era ancora entrato in
contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data (corrispondente al
Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca l'immagine della
Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più "mitica"
l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la ricostruzione filologica e
cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe Billanovich, Petrarca e il
Ventoso, in Italia medioevale e umanistica,
9, Roma, Antenore, Il
ventiquattresimo libro delle Familiares è composto da lettere indirizzate a
vari personaggi dell'antichità classica. Per Petrarca, infatti, gli antichi non
sono lontani e irraggiungibili: la costante lettura delle loro opere fa sì che
Cicerone, Orazio, Seneca, Virgilio vivano attraverso queste ultime, rendendo i
rapporti tra Petrarca e i suoi ammirati scrittori classici vicini per la
comunanza di sentimento. L'Otium degli
antichi romani non consisteva unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani,
indicati sotto il sostantivo di negotium. Per Cicerone, l'otium non era
soltanto il riposo dalle attività forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro
nella propria intimità domestica col fine di dedicarsi alla letteratura (De
officiis, III, 1). In questo caso, il modello petrarchesco è affine a quello
stoicheggiante dell'oratore romano. Si veda il riassunto operato da
Laidlaw, 42-52 che ripercorre la
concezione all'interno della letteratura latina. Per Cicerone, nello specifico
si vedano le pagine Laidlaw, 44-47. Termine di origine catulliana, Petrarca lo
prende in prestito per descrivere le liriche come "diversivo,
passatempo". La questione delle nugae volgari e, più in generale, delle
opere latine, è esposta nella Familiares (Delle cose familiari) Guglielmino-Grosser
I testi sono raccolti nel codice
Vaticano Latino come ricordato da Santagata,
Bisogna ricordare che Il Canzoniere non raccoglie tutti i componimenti
poetici del Petrarca, ma solo quelli che il poeta scelse con grande cura: altre
rime (dette extravagantes) andarono perdute o furono incluse in altri
manoscritti (cfr. Ferroni).
L'inquietudine petrarchesca nasce, quindi, dal contrasto tra
l'attrazione verso i beni terreni (tra cui l'amore per Laura) e l'aspirazione
all'assoluto divino, propria della cultura medievale e della religione
cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser186. Petrarca mantenne, nell'ambito della lirica
volgare, quell'aristocraticismo stilistico-lessicale prima accennato, in cui si
rifiutano molti usi lemmatici presenti nella tradizione poetica italiana e che
Petrarca rifiuterà, accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come
ricorda Marazzini, Si delinea una tendenza del linguaggio lirico al 'vago',
inteso nel senso di una genericità antirealistica (al contrario di quanto
accade nel corposo realismo della Commedia), testimoniato anche dalla
polivalenza di certi termini, i quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un
numero molto grande di combinazioni diverse. Eppure la lingua di Petrarca,
selezionata e ridotta nelle scelte lessicali, accoglie un buon numero di
varianti canonizzando un polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana,
quella latineggiante, quella siciliana o provenzale...» Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur
in forma minore, era presente nel mondo letterario italiano del '400 anche
un'ammirazione verso il Petrarca volgare, come testimoniato dalle edizioni a
stampa del Canzoniere e dei Trionfi uscite nel 1472 dalla bottega dei padovani
Bartolomeo Valdezocco e Martino "de Septem Arboribus" (cfr. Ente
Nazionale Francesco Petrarca, Culto petrarchesco a Padova.).Riferimenti bibliografici la notte
Casa Petrarca Arezzo, Regione Toscana Wilkins Ariani21. Più
specificamente Bettarini: «dopo essere stato accusato di aver falsificato un
istrumento notarile, fu così condannato al pagamento di 1000 lire e al taglio
della mano destra». Dotti Bettarini e Pacca Per informazioni
biografiche, si veda la voce Pasquini.
Il ricordo di Petrarca al riguardo è riportato in Lettere Senili,
Pasquini: «Quanto al Petrarca, il magistero di C[onvenevole] si colloca
indubbiamente. La Casa del Petrarca, su arqua petrarca.com. Pacca Si legga il
brano della Lettere Senili, Il brano è ricordato anche da Wilkins Ariani Wilkins
Rico-Marcozzi. Si recò a studiare a Bologna, seguito da un maestro privato...»;
e Wilkins in cui si ritiene che questo maestro avesse «l'incarico, almeno per
Francesco e Gherardo, di fungere in loco parentis». Ariani Ariani, Wilkins, Dotti Bettarini. Cappelli Pacca Rico-Marcozzi; Ferroni Wilkins, Wilkins, Rico-Marcozzi. Giacomo Colonna reclutò
Petrarca per la sua corte vescovile di Lombez, in Guascogna: ne avrebbero fatto
parte il cantore fiammingo Ludovico Santo di Beringen e l'uomo d'armi romano
Lello di Pietro Stefano dei Tosetti, che Petrarca battezzò in seguito,
rispettivamente, Socrate e Lelio.»
Ferroni Pacca Alinari:.., su alinariarchives La distinzione tra le due
scuole di pensiero emerge in Ferroni,
Ariani ricorda che il primo sostenitore del filone allegorico-letterario
fu il giovane Giovanni Boccaccio nel suo De vita et moribus domini Francisci
Petrarche. Ariani28. Dotti, specifica
che questo san Paolo fu acquistato per procura a Roma e che il volume proveniva
da Napoli. Ariani35. Per maggiori approfondimenti biografici, si
veda la biografia di Moschella.
Moschella: «Suggello ideale dell'amicizia tra i due fu il dono, da
parte di Dionigi, di una copia delle Confessiones di s. Agostino. Billanovich Billanovich, Wilkins e Pacca Wilkins; Wilkins Rico-Marcozzi. Nel frattempo
aveva raggiunto Roma accolto da fra Giovanni Colonna al termine di un avventuroso
viaggio, e dove nella sua prima lettera contemplando dal Campidoglio le rovine
dell’Urbe, manifestò la meraviglia per la loro grandezza e maestosità, dando
forma a quella riscoperta dell’antichità classica e al rimpianto per la sua
decadenza che divennero i cardini etici, estetici e politici dell’Umanesimo. Pacca
Dotti, Dotti Mauro Sarnelli, Petrarca e
gli uomini illustri, Treccani). Ariani Certo il privilegio toccava, del tutto
straordinariamente, a un poeta che ancora non aveva pubblicato molto per
meritarselo: ma la protezione dei potenti Colonna e la rete di estimatori che
aveva saputo intessere per tempo sono evidentemente bastate a valorizzare al
massimo le epistole metriche, la fama dell'Africa. e del De viris, le rime
volgari già note...» Dello stesso avviso anche Pacca74 e
Santagata19. Moschella. Dionigi fa
ritorno in Italia; dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr.
Petrarca, Familiares), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per
l'agostiniano nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi
per l'astrologia giudiziaria e per i classici latini.» Wilkins34: «La conoscenza dell'antica
tradizione e delle due o tre incoronazioni celebrate da singole città in tempi
moderni, insieme all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in
Petrarca il desiderio di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò
dapprima il suo pensiero a Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e
ne venne a conoscenza anche qualche persona che aveva legami con
l'Parigi.» Si legga il brano della
lettera dove inizia la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano:
«E chi dico io, e lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa
più grande di re Roberto Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G.
Fracassetti) Wilkins; Rico-Marcozzi. Sulla
base dei contraddittori racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello
stesso giorno questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal
Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna decidendo
di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle ceneri degli
alti poeti che ivi dimorano".» Difatti Petrarca riteneva che
l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella di Stazio e che quindi, se vi
fosse stato incoronato, sarebbe stato direttamente un successore degli antichi
poeti classici da lui tanto amati (Pacca).
Cfr., ad esempio, Rico-Marcozzi; Wilkins, Ariani, Pacca74. Rico-Marcozzi. Sono le date fornite da
Petrarca ([Familiares]), e la più probabile sembra essere la seconda; tuttavia
Boccaccio situa l'evento il 17 e il documento ufficiale, il Privilegium
laureationis, almeno in parte redatto dallo stesso Petrarca, reca la data. Lacultur,
biografia di Francesco Petrarca, su lacultur.altervista.org. Wilkins; Dotti. «In Avignone egli vedeva
simbolicamente la corruzione della Chiesa di Cristo e l'intollerabile esilio di
Pietro.» Paravicini Bagliani. Moschella.
Petrucci. Wilkins, Così
Ariani, Wilkins sostiene invece che Cola sia giunto ad Avignone a Wilkins4
«Cola si intrattenne parecchi mesi e in quel periodo strinse amicizia con
Petrarca. Cola era ancor giovane e poco noto; ma i due uomini avevano in comune
un grande entusiasmo per la Roma antica e cristiana, una grande preoccupazione
per lo stato presente della città e una grande speranza per la restaurazione
dell'antica potenza e dell'antico splendore.» Il Mondo di Petrarca Ariani, il quale ricorda, a testimonianza della
rottura coi Colonna, Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr.
Bucolicum carmen. Santagata16 ricorda inoltre come i legami tra Petrarca e il
cardinale Giovanni non fossero mai stati buoni come con il fratello di lui
Giacomo: «a differenza di Giacomo...il cardinale restò sempre il dominus. Rico-Marcozzi.
Pacca e Cappelli. Dotti, Wilkins, Ariani46.
Troncarelli. Waley. Pacca, Padova, sRico-Marcozzi: «Giacomo II da
Carrara, signore di Padova, che gli fece
ottenere un ulteriore e ricco canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa
nei pressi della cattedrale». Ariani49.
Una prospettiva generale del rapporto tra Petrarca e Boccaccio è esposto
in Rico, Branca87. Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì
ad Avignone, per scoprire (almeno secondo quanto affermato in Familiares) che
gli si offriva la segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un
vescovado». Ariani, Ferroni; D. Ferraro,
Petrarca a Milano. Le ragioni di una scelta, Rinascimento; Firenze: Olschki, Viscónti,
Galeazzo II, su treccani. Pacca, Amaturo. Ma è fuor di dubbio che tra il poeta
e i suoi nuovi signori si istituiva come un patto di mutuo interesse: da un
lato egli si avvantaggiava della posizione di prestigio che gli offriva
l'amicizia dei Visconti; d'altro lato acconsentiva tacitamente a essere
adoperato in missioni diplomatiche, non numerose invero, né discordanti con i
suoi ideali civili. Ariani Cappelli La riflessione petrarchesca si indirizza
sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo concreto nella sua circostanza
concreta, si nutre di meditazione interiore, progetta un'opera capace di
delineare una parabola esemplare in cui lo scrittore propone se stesso e la
cultura di cui è portatore come modello capace di confrontarsi su tutti i
terreni.» Rico-Marcozzi: «il
Secretum...composto in tre fasi successive. Ferroni Ariani Cappelli Wilkins
Vicini Retore originario di Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo
amico sia di Petrarca che di Boccaccio. Per quanto riguarda i rapporti con il
primo si ricordano, oltre le missive indirizzategli dall'Aretino, anche alcune
egloghe del Bucolicum Carmen, in cui è chiamato con il senhal di Appenninigena.
Si veda la voce biografica Martellotti.
U. Dotti, Petrarca civile: alle origini dell'intellettuale moderno,
Donzelli Editore, Wilkins, espone
dettagliatamente le trattative tra Petrarca e la Serenissima, citando anche il
verbale del Maggior Consiglio con cui si procedette all'approvazione della
proposta petrarchesca. Per ulteriori informazioni, si veda Gargan, Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti,
Si ricordi la visita dell'amico Boccaccio, quando però Petrarca si era recato
momentaneamente a Pavia su richiesta di Galeazzo II. Nonostante l'assenza
dell'amico, Bocca ccio trovò una calorosa accoglienza da parte di
Francescuolo e di Francesca, trascorrendo giorni piacevoli nella città
lagunare (Cfr. Wilkins,
Rico-Marcozzi -- fece ritorno a Venezia dove fu raggiunto dalla figlia
Francesca maritata al milanese Francescuolo da Brossano.» Pacca,
Ma...bisogna dire che il vero valore del De ignorantia consiste nella
vigorosa affermazione della filosofia morale sulla scienza naturale. Ed è
questo il motivo della sua inferiorità rispetto a scrittori come Platone,
Cicerone e Seneca; perché per Petrarca la cultura "è subordinata alla vita
morale dell'uomo. Casa del Petrarca, Arquà.
Wilkins Ariani Wilkins, Billanovich. Petrarca designacon indicazioni
esplicite anche per noi remoti quale loro custode un letterato padovano,
Lombardo della Seta, mediocre per ingegno e per dottrina, ma cliente premuroso
del maestro, di cui in una intima familiarità negli ultimi anni aveva
lentamente conosciuto le abitudini e filialmente soddisfatto i desideri.
Così...era promosso subito a buon segretario. Ariani G. Baldi, M. Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia,
dalla storia al testo, Paravia Wilkins La tomba del Petrarca. Canestrini e Dotti, Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in
Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Si veda Analisi Genetica dei resti
scheletrici attribuiti a Petrarca. Si
veda inoltre Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian sulla
riesumazione dei resti di Petrarca.
Ricchissima la al proposito: si
ricordino i libri citati in, tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da Petrarca
a Valla; i saggi curati da Giuseppe Billanovich (tra cui l'opera sua più
importante, Billanovich, Petrarca letterato, uno dei maggiori studiosi del
Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins.
Pacca e Cappelli, Garin. Si veda
il lungo articolo di Lamendola al riguardo, in cui si espone anche la chiave di
lettura dei classici latini nel corso dell'età medioevale. Dotti, Magdi A. M. Nassar, Numismatica e
Petrarca: una nuova idea di collezionismo, Il collezionismo numismatico
italiano. Una storica e illuminata tradizione. Un patrimonio culturale del nostro
Paese., Milano, Numismatici Italiani Professionisti, Billanovich Per la
datazione cronologica, cfr. Billanovich. Il Petrarca formò tra i venti e i
venticinque anni il Livio Harleiano»; Le scoperte e i restauri degli Ab Urbe
condita eseguiti dal Petrarca sul palcoscenico europeo di Avignone; Cappelli, Billanovich,
Billanovich, Un riassunto veloce è esposto anche da Ariani63. Cappelli42 e Ariani62. Cappelli,
Albertini Ottolenghi, Albertini
Ottolenghi. Significativo il titolo del settimo capitolo di Ariani. Lo scavo
introspettivo. Ferroni10. Ferroni,
Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178. Petrarca, Africa, Cappelli e Guglielmino-Grosser Dotti,: I versi vennero
infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non convenirsi alla persona cui
erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di un personaggio cristiano che
di uno pagano.» Santagata. Il
gesto di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni
scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio
logico e scientifico della filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale
orientata, con la guida determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e
l'interiorità della coscienza. Delle cose familiari, Guglielmino-Grosser, confrontando
Dante, il quale non ha trasmesso ai posteri dati biografici della propria vita,
e Petrarca, afferma che quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di
informazioni dettagliate sulla sua vita quotidiana, vere o false che siano,
mira a trasmettere di sé un'immagine concreta».
Dotti, sulla base della Familiares delinea il senso del messaggio
umanistico lanciato da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve:
bisogna affaticarsi ad ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di
coloro con i quali viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le
nostre parole possiamo giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum
adiuvari posse non ambigitur (Familiares). Il colloquio umano è dunque lo
strumento dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si
congiungono gli spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e
l'indagine costante e irreversibile sono la molla di un processo che non può
aver fine se non con la morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio
e la cultura ne sono il filo conduttore.»
Viaggi nel TestoAutori della letteratura Italiana, su internetculturale.
Si ricordino i celebri versi di Pd in cui l'avo Cacciaguida gli profetizza la
durezza dell'esilio: Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è
duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale Guglielmino-Grosser Guglielmino-Grosser
Marazzini Santagata/ La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro
l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia
formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole'
duecentesche. Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di
Petrarca secondo Gianfranco Contini.
Delle cose familiari, traduzione di G. Fracassetti, Pulsoni Giuseppe
Pizzimentig Opera: Altichiero, San Giorgio battezza Servio re di Cirene; Si
veda, per maggiori informazioni, Pacca, Per
maggior informazioni, si veda il saggio di Fenzi. Si veda il saggio di Dotti
sulle Epistolae metricae. Pacca, Pacca,
Ferroni14. Amaturo, Cappelli Ferroni, Pacca; Santagata; Amaturo, Le
epistolae retrodatate furono, secondo Santagata, probabilmente scritte ex novo
perché fossero aderenti al progetto culturale-esistenziale idealizzato dal
Petrarca. Guglielmino-Grosser; Ferroni; Ariani;
Dionisotti. Salutati e dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più
autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi.» Dionisotti. Dopo lungo intervallo, Boccaccio compose
in volgare una succinta vita di Alighieri cui fece seguire un'assai più
succinta vita del Petrarca e un conclusivo paragone fra i due poeti. Cappelli, Di Benedetto Si veda la voce enciclopedica
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Catalogo dei Compositori e delle opere Musicali sulle rime di su Artemida. Le
tre corone fiorentine della lingua italiana. Francesco Petrarca. Petrarca.
Keywords: implicature, cicerone, I lizij, lucrezio, filosofia Latina, filosofia
romana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Petrarca.” Luigi Speranza, “Il dialogo filosofico – Platone, Cicerone, Petrarca
e Grice.”
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690251670/in/photolist-2mPAuFE-2mPqp6k-2mNzeEc-2mLNkZK-2mLMfs3-2mPV6V9-2mKG3XG-2mPE3Bq-2mGnP2f-nbwQP3-nbwZwH
Grice e Petrone – il determinismo –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Limosano). Filosofo. Grice: “I like some phrases by Petrone:
‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’” Grice: “Some of his philosophese is
totally untranslatable to Oxonian, such as ‘la nostra guerra’.” Insegna a Modena e Napoli. Cerca di conciliare
l'oggettivismo dei linzij con il soggettivismo critico. Dei Lincei. Collabora a
“Cultura Sociale politica e letteraria”. In “Il Rinnovamento” si espresse criticamente
sulla condenna del modernism da Pio X. Altre saggi: “Filosofia come analisi” (Pisa,
Spoerri); “Psico-Genesi” (Roma, Balbi) – cfr. psico-genesi nella teoria della
comunicazione di Grice --; “I limiti del
determinismo” (Modena, Vincenzi); “Idee
morali del tempo” (Napoli, Pierro); “Uno stato mercantile”; “La premessa del comunismo” (Napoli, Tessitore);
“Confessioni di un idealista” (Milano, Sandron); “Lo spirito” (Milano,
Milanese); “A proposito della guerra nostra” (Napoli, Ricciardi); “Etica” (Palermo,
Sandron)“Ascetica” (Palermo, Sandron); “La vita nova” (Cecchini, Roma, Storia e
letteratura); “Filosofia politica”; “La terra nella economia capitalistica”;
“Il latifondo siciliano”; “La legge aggraria”; “Il diritto al lume
dell’idealismo critico”; “La conezione materialistica della storia” spirito”;
“L’etica come intuizione” -- – contro Labriola --. “La storia interna” “Il
valore della vita”, “L’inerzia della volonta”; “La’energia profonda dello
spirito”; “La fase della filosofia del diritto”; “I caratteri differenziati del
diritto” -- Cf. Tyrrell. (cf. A. M. G. –
“Tyrrell and Tyrrell”). Avevamo già corretto le stampe di questo articolo,
quando ci giunse l'ultimo numero del Rinnovamento di Milano (pieno di tutto
fiele contro l'enciclica. Nella sostanza si accorda pienamente col programma
dei modernisti, ma nella violenza della forma e nella irriverenza del
linguaggio lo passa di molto; e trascende con
Petrone (L'Enciclica di Pio X) a stravolgimenti indegni dello spirito e
del senso dell'enciclica. Ed ancora sullo stesso periodico. Ma peggio ancora spropositò
su questo punto nel Rinnovamento mostrando di aver ben poco compreso e del
modernismo e dell'enciclica che lo condanna. Dizionario di filosofia, Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Igino
Petrone. Petrone. Keywords: determinismo, l’eroe, Ennea, eroe stoico, l’eroe
sannita, il sannio, la lega sannitica, spirito, inerza della volonta, due
direzioni dell’inerzia della volonta, contro Gentile, contro Nietzsche, umano,
non sovrumano, filosofia del diritto, lo spirito, liberta dello spirito, il
limite della pscogenesi della morale, il principio dell’amore proprio, il
principio della benevolenza, amore proprio conversazionale, benevolenza
conversazionale, il sentiment morale, filosofia del diritto, communismo
giuridico, la simplificazione di labriola, contro labriola, criticismo,
idealism critico, meditazioni di un idealista, Gentile contro Petrone, Croce
contro Petrone – l’identita sannia, psicologia del sannita, i romani contro i
sannita, la prima guerra sannita, la seconda guerra sannita, la terza guerra
sannitica – la repubblica romana, l’espansionismo dei romani nell’Italia, I
romani contro I sanniti – bassorilievo dei sanniti, I liguri e I sannita, le
popolazione italiche, economia e psicologia del Molise, il sannio, la
complessita dello spirito della filosofia italiana. Il linguaggio sannita, il
linguaggio umbro, il linguaggio osco – il linguaggio falisco, limosano,
musanum, limosanum, un stato mercantile chiuse, Fichte contro Marx, Nietzsche,
il valore della vita, il problema morale, la filosofia del diritto, diritto
positivo, diritto naturale, la filosofia politica nel criticismo, azione,
l’etica e l’ascetica, l’etica dell’eroe come azione, l’energia dello spirito
contro l’inerza della volonta – l’inerza della volonta nell’elezione dei fini;
l’inerza della volonta nell’elezione dei mezzi; il spirito contro la volonta, I
limiti dei determinismo, l’indeterminismo dello spirito, la causa dello
spirito, causa spirituale dell’agire umano, lo spirito umano. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Petrone” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738846948/in/datetaken/
Grice e Pezzarossa -- eloquenza
lombarda – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Filosofo. Grice: “He wrote a LOT! Including a
study (or ‘ragionamento,’ as the Italians call it) on the spirit (spirito) of
Italian philosophy, which reminded me of Warnock, the irishman, and his search
for the soul of English philosophy!” -- Giuseppe Pezzarossa (o Pezza-Rossa –
Grice: “In which case, he is in the “R”s”). Studia a Mantova. Insegna a
Mantova. Co-involto nella repressione che porta al martirio di Belfiore. Di idee
tendenzialmente liberali e preoccupato sulle
condizioni sociali disagiate create dalla sorgente rivoluzione industriale che
pure ai suoi occhi rappresenta un'occasione di progresso. La pubblicazione del suo saggio di filosofia
gli procura guai con la Congregazione dell'Indice. Partecipa attivamente ai
moti. Condanato al carcere. Pezza-Rossa e uno dei vente che partecipano alla
prima riunione costitutiva del comitato rivoluzionario. Saggi: “Critica della
filosofia morale” (Milano, Stamperia Reale); “Lo spirito della nazione italiana”
(Mantova, Elmucci); “Saggi di filosofia” (Mantova, Caranenti). C. Cipolla,
Belfiore I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a
Mantova” (Milano, Angeli); R. Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don Pezza-Rossa
in una prospettiva filosofica, in Tazzoli e il socialismo Lombardo” (Milano, Angeli).
La prova sull’esistenza esteriore. Confutazione dello scetticismo. Dante e la
filosofia. Lo spirito della filosofia italiana. Sistema di psicologia empirica.
Il fondamento, il processo e il sistema della umana esistenza. Il sistema
politico e sociale della nazione italiana; il sucidio, il sacrifizio della vita
e il duello, supra il suicidio, la grammatica ideologica, ossia le leggi comuni
di ogni parlare dedotte da quelle del pensare, Milano, la Facolta inventrice. I
romani vinti dai longobarrdi conservano la proppia legge. La filosofia
dell’esperienza. Il metodo sperimentale. LoSpiritodellafilosofiaitaliana.
Ragiona mento. Mantova. L'Autore non pretende io questo Ragionamento a novità
di principii, nè a confutazione di scuole,ma 80 lo vien cercando le varie fasi
della italiana filosofia e lo spirito,che lacondusse al grande rinnovamento
opera tosi nel secolo di Galileo. Da Pitagora a Leone X , durante la fortuna ro
mana,nelletenebredellabarbarie,esotto ilgiogo della
scolastica,gliparvediscontrare,quando più,quando meno , sempre conosciute e
conservate le tracce del metodo vero e positivo, ed intorno a questo espone le
proprie impressioni, cosìsemplicemente come le eb. be a sentire. dome che
di. mostra la modestia dei padri nostri , i quali, non del Pezza-Rossa,Prof.
Giuseppe. Parlando dell'antichità della filosofia italiana, osser vacome
l'Italiafosselaprima,che diedeaquesta scien za un sistema, e le impose un nome
: acume e vero conoscitori,ma piuttosto amici del vero s'inti
tolarono. Le basiprincipalidelloro metodo consistevanonel. l'esperienza e nella
osservazione.-- Fecero quindi un altro passo onde meglio procedere nella
investigazione delle verità , e fu quello di riconoscere l'ufficio, che la
ragione esercita sopra i fatti, sì nel mondo esterio re che nell'interiore,
sendochè, non al senso, ma alla sola ragione è dato il giudicare. Di questo
modo l'an tica nostra filosofia seppe dare ai sensi , si sentimen ti ed alla
ragione ciò che loro competeva , e impedi che i primi si levassero al di sopra
della seconda, e questa rifiutasse l'autorità e la potenza di quelli 280
. . Così dei secoli anteriori al dominio romano ; ma la prevalenza delle scuole
straniere non tardò molto a comprimere la scuola nazionale, e la sopravveguente
barbarie la fece quasi dimenticare, sebbene del tutto non laspegnesse.
Senonche,collaconquistadelmon dosubìleinfluenze
intellettualideipopoliconquistati, accettò dottrine d'ogni maniera, egizie,
asiatiche, drui diche, ma greche sopra tutto; e de fe'tale un amal gama che a
stento potrebbe chiamarsi filosofia; o a meglio dire , ciascuno appigliossi a
quella scuola, che meglio sffacevasi alle sue tendenze. Parrà strano, ma è pur
vero, Roma corrotta,e degenerata nei costumi, affaticossi particolarmente a
rialzar la morale, non tanto forse per rilevarla daddovero, quanto per palliar
m e glio col suo manto la nutrita liceoza, testimonio Sede ca. La scuola
pitagorica,odiata,ma temutaeammirata, appalesavasi quindi di tratto in tratto
nelle manifestazioni di alcune anime forti; e Catone, il censore,va me880
acapodella nobile schiera:ilnome dipitagorico non mai cessò dal significare
uomo virtuoso e incorrotto. « La qual indole morale e severa (dice il Pezza
Rossa ) sotto cui presentossi la filosofia italiana, fece si ch'essa non
venisse dal nascente Cristianesimo tanto combattuta, quanto lo furono tutte le
altre.Il Cristianesimo infatti sorgea potente e divino, non figlio del l'umano
pensiero, ma avvolto nel manto dei flosof, ma rivelatore della semplice verità.
Al suo mostrarsi, tutte le scuole cadute erano in basso, e le pocbe ve rità,
alle quali eran gionte, rimanevano dalle violenti polemiche siffattamente
svisate , che impossibile omai tornavalosceverarecon certezzailverodalfalso.Ami
carle fra loro, no concedevan le gare e i particolari interessi;ricondurle
allapristinasemplicità,era impre. sa da nemmeno tentarsi.Che fece dunque il
Cristiane simo ? Egli indisse guerra a tutte più o meno le spe culative
dottrine,mostròchefallacierano,disutilieper piciose, e colla santità della
propria morale fondò la prima di tutte le filosofie: quest'è la filosofia delle
a zioni. « Scaduta la parte speculativa, non rimaneva all' italiana filosofia
che la parte pratica, la parte da lei col tivata sempre con severa costanza e
che meglio poteva rispondereagl'insegnamenti cristiani. Apollonio infatti,
dicui S. Girolamodice, ch'era un prodigio inudito, degno di esser conosciuto in
tutt'isecoli, avuto dal popoloinconcettodimago,ma filosoforeputato dalla gente
di senno, Apollonio chiede a sè medesimo che cosa vogliasi in un filosofo per
essere veramente pita gorico ? e quindi risponde : richiedersi elevazione d ' a
nimo, gravità, costanza, buona fama, sincera amicizia, frugalità, pace,
virtù.Fregiato di così belli ornamenti, il pitagorismo si proponeva in morale
un lodevole fi ne, il perfezionamento della umana natura , risultante dallo
specialeperfezionamentodiciascunindividuo.Nes sun'altra filosofia poteva meglio
consonare al Vangelo. « I primi sapienti del Cristianesimo, prima di e
dificare, trovarono però di dover distruggere il vecchio edifizio fin dalle
fondamenta, e gridarono contro ogni filosofia. Tertulliano ed Origene vogliono
che, dopo il Vangelo, non abbia più mestieri di ricerche, nè di curiosità dopo
Cristo. Nessuna scuola è da principio ri. Se non che, distrutta colla
dialettica l'arte del ragionare, e affidati gli uomini al solo senso comune, in
mezzo all'incipiente barbarie, nulla presentavasi tanto naturale quanto lo
scetticismo : e questo infatti mostrossi.— È notoche,sottoilnome
delloscetticismo, spesso fu insegoato a sprezzare vergognosi pregiudizii; non
devesi scordare che il dubbio fu il padre dell'at tuale civiltà ; e che, se il
secolo di Cartesio è di Gali avesse ardito dubitare, le scienze e le arti
nonsarebberoperancheripste. Foperòunoscetti cismo di sola teoria,doo
dipratica;stettedel pensiero, non nelle azioni: e perciò,s'egli diede l'ultimo
crollo alla filosofia speculativa, non portò alla morale un grave nocumento. Ed
è appunto nella morale che la italiana filosofia sopravvisse. Il grande Boezio vide
l'estrema bassezza, in cui la sapienza era caduta,e saggiamente pensò a
raccorre in un sol corpo le positive cognizioni, che dal guosto generale si
erano salvate, e qual breve enciclopedia de'suoi tempile presertò sotto
l'smabile nome: Con solazione della filosofia;nomeche insè solo abbrac cia il
carattere di tutta up'êra. Cbi cercasse le cagioni, in forza delle quali stel
te viva, anche nei secoli detti barbari, la pratica filo sparmiata :
l'acqua di Talete, l'infinito di Anassimad dro, il fuoco d'Eraclito ,
l'omeomeria di Apassagora , l'etere infinito di Archelao, i numeri di Pitagora,
gli atomi di Epicuro, gli elementi di Empedocle, tutte in somma le antiche
speculazioni furono guerreggiate:i santi Padri non lemono chiamar sogoi molti
pensieri di Aristotile, molti di Platone delirii. Ma in quello che gli
ecclesiastici scrittori studiavano le scuole per com batterle, non poteano a
meno di scontrarsi qua e colà in principii verissimi, ai quali non si poteva
niegare adesione, e questi raccogliendo insieme e collocandoli sotto il
patrocinio del Vangelo, se ne giovarono a com. provare l'armonia del vero
filosofico col religioso. leo non 983 sofia, le troverebbe in parte
della politica stessa de' barbari invasori. Semplici e rozzi, cupidi solo di
bot tino, occuparodo solo il territorio, lasciando ai vinti eleggi, e
costumi,ereligione,mutando l'aspetto mate riale, non quello degli spiriti; sia
che l'ignoranza li rendesse inetti a far mutamenti, o sia che li movesse
rispetto per genti tanto più umane,sebbene meno forti di loro.Oode che
procedesse codesta loro maniera di conquista, o da calcolo, o da impotenza ,
egli è certo che recarono desolazione senza recare alcuna propria filosofia : a
tal che la italiana , accompagnata da toote altre in epoca di prosperità, ma
sola rimasta in quella della sventura, anzichè cedere e prostrarsi, potè parifi
carsi, alla guisa dell'oro sul crogiuolo, e spogliarsi di quelle macchie,che la
fortona le aveva apportate. Passa quindi la dimostrare come la buona filosofia
pratica cominciasse a fruttare anche ottima teo ria, sebbene il risorgimento
fosse ritardato dalla scolastica, ed impedito dal platonismo. Or ecco le vie
(egli ripiglia) per le quali gra datamente lospirito'filosofico
avanzò,guadagnandosem pre terreno.Il Leoni coavea, pelprimo, portatoalloStu dio
padovano la cognizione di Aristotile genuino, e mostra to come inscientemente
lo siavea contorto e dinon sue dottrinefattomaestro;quando sorsequel potente
ingegno di Pomponaccio,chesidovrebbe riguardare siccome il quinto anello della
gran catena filosotica ita liana, dopo Pitagors, Catone, Boezio e Dante. Pigmeo
di corpo,ma dispiritogigante,penetrò meglio che altri nello spirito della
patria filosofia, e siccome,a farla rinascere, conveniva, prim ad 'ogni altra
cosa, abbattere il colosso peripatetico, egli coraggiosamente sostende che,
secondo Aristotile, voluto sostegno della morale e del la religione, potevasi
dimostrare l'anima non e s s e r e immortale , miracoli non potersi dare, non
vi essere provvidenza,ma inognicosadominareildestino.Stra biliarono tutti a
conclusioni di tanta conseguenza, e pretesero che da lui solo derivassero
tali dottrine,dal Peripato non mai ; accagionarono di empietà il gran
Mantovano,cheavrebbe senzadubbio incontrata lama la ventura, se il cielo non
avesse posto a capo della Chiesa on Leone X , e datogli un Bembo per consi
gliere. La sapienza elatolleranza medicea permisero al Pomponaccio
quellocheprima non era stato permesso, separare dalla teologia la fhosofia,
condurre una linea di confine tra gli obbietti della fede e quelli della ra
gione. L'esempio del gran maestro fa segaito da n u merosidiscepoli,tra'quali
ebberofamaScaligero,Sepul. veda, Porzio, Benamico, Giovio, e dae Cardinali, il
C o n tarini,cioè, ed Ercole Gonzaga. Fu imitato con isforzi contemporanei
dalCesalpino,dalCremonino,dalloZa barella,eforsedaquelVanini,che,mal comprenden
do ilPomponaccio, spinse lo sfrenato ingegno allo stre mo,e corse la miseranda
fioe che tutti sanno.Imper ciocche, gli è pur mestieri confessarlo, la fortuna del
primo e la sioistra interpretazione de'suoi principii, non solo a tutti ispirò
corsggio, ma ad alcuni fio an che baldanza. Tale si fa il Cardano, a cui la
fecondi ta del genio troppe più idee somministrò di quelle che ilsuo giudizio
poteva ordinare;ma disse:loslu dio della natura doversi ridurre all'arte ed
alla fatica, e però venne salutato come l'uomo delle in vensioni. Tale il Bruno
, che proclamò sfrenatamente la filosofia del dubbio, filosofia che ovunque
disseminò, viaggiando Italia, Francia, Alemagna , e che fu poscia da Cartesio
abbracciata e sviluppata con tanta gloria , com' ebbe a confessare yo giudice
non sospetto,Leibni. zio. Si ridestarono allora i principali pensieri de'pita
gorici, e meravigliando si conobbe che la flosofia ita liana,in tutte le sue
fasi, e io tatte le sue manifesta zioni, non aveva all'ultimo che un fondo
solo,ilm e todo esperitivo e naturale. A questo metodo avviò l' Italia Lorenzo
Valla, e il Nizzolio, e l'Aconzio, ed il Poliziano,e inalmente Tommaso
Campanella,che, 285 vent'appi, sale in bigoncia, e disputa con
tanta forza contro le fallacie scolastiche, che i vecchi sclamarono
maravigliati: essere in lui passato lospirito diTelesio. Egli sostende che il
senso è un fondamento della scien za,chedalla dimostrazionepositivaesensibilevasce
la intellettiva, perciocchè sentire è sapere : la ragione tanto essere più
certa, quanto più al senso vicina ; non però doversi andare cogli empirici che
pretendono ra gionare perlesoleapparenzevariabili,accidentali,sfug
gevolissime,ma sìanchedietroveritàcostanti,che badoo principio nell'anteriore
sentimento, e del testi monio di tutti gli uomini. «Con longbeeperigliose
fatichegiunse quindi f palmente l'Italiaa ridurinprincipiiquello,cheinpra tica
aveva sempre tenuto;scaddero allora i sillogismi, le formole, le categorie, le
ipotesi, gli a priori, con totti gli altri vincoli della ragione , e sostenuto
dall' analisi e dall'esperienza,ilnuovo metodo spiegò il vo lo alle più eccelse
scoperie. 36 «AllascuolaitalianaattioseCopernico ilsuo siste ma
astronomico,da Galileo poscia rivendicato : da Ga- ' lileo che mostra immobile
e improntato di macchie il sole, e Giove di satelliti circondato : da Galileo,
che, permezzo dinuovelenti,interroga l'armonia misterio sa dei cieli,e con
esperimenti sorprende la patora nei segreti delle arcane sue leggi. Torricelli,
colla inven zione de'barometri e de'microscopii, apporta alla fisi ca povella
vita; Cavalieri , Maurolico e Tartaglia ren dopo fruttuose le matematiche colle
applicazioni. Leo pardo da Vinci dà buone leggi all'estetica; Buonarotti ,
l'uomo delle quattro anime, fisa il buon gusto nelle arti; Machiavelli scopre
aisudditi ei ai regnanti ise. greti della politica; l'Accademia del Cimento
affatica senza posa delle esperienze,le dabbie verità rischiara, e le certe
diffonde; la fisica,la geografia e l'astrono mia,sposate insieme, fanno sì che
un Italiano discopra il nuovo Continente, ed un altro italiano glimponga il
nome. Ogoi arte insomma, ogni scienza, ogni di sciplina quasi per incanto
risorge : ed è cosa per ve rità sorprendente il vedere nei dettati di
quell'epoca gloriosa tantacopiosità di pensieri,da contenere, quasi in germe,
tutte le altre scoperte verificate dappoi. «Conserviamo adunqueconclude
l'Autore)ilpre zioso retaggio, che da'nostri maggiori ci fu tramandato e,che
piùè,adoperiamo di renderlofruttuoso:accioc
chè,dopoaverportataaglialtrilascienza,non venghia mo giustamente
paragonatiallenubi,lequalisidis fanno in quel medesimo che d'amica pioggia
feconda no lecampagne.» Esponendo i proprii pensamenti, il Pezza-Rossa, con
singolare modestia,non sierige a maestro, ma sti mola ed invoglia gli altri a
frugare in questa materia, pago di poter dimostrare che noi siamo ricchi di
tanta domestica dottrina da non invidiare la forestiera; che il buon metodo non
l'abbiamo a cercare lontano; e che sarebbe ingratitudine il disconoscere la
nostra a n tica sapienza, per seguire alcune splendide fantasie ol tramontane. Giuseppe Pezza-Rossa. Giuseppe Pezzarossa.
Pezzarossa. Keywords: il martirio di Belfiore; lo spirito della nazione
italiana; eloquenza lombarda. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pezzarossa” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738592386/in/datetaken/
Grice e Pezzella – Cesare deve morire – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli). Grice:
“I like Pezzella – His “La memoria del possibile” would make Benjamin think
twice! – and I do not mean HIS Benjamin, but mine!” Si laurea a Pisa con una
tesi sul pensiero di Benjamin. Presso la Scuola Normale Superiore diviene
ricercatore di ruolo, e lo rimane fino al, anno in cui dà le sue dimissioni
anticipate. Ha collaborato a un seminario di Derrida a Parigi. Ha conseguito
con la tutela di Marin il Doctorat a Parigi (Grice: “a reason why which few
consider him Italian!” ) e il DEA in Réalisation cinématographique seguendo i
corsi diretti dal documentarista Rouch a Nanterre. Ha insegnato Estetica ed
Estetica del cinema, con affidamenti annuali provvisori, in diverse università..
Ha tenuto, su invito, un seminario a Parigi, in collaborazione con Michaud. È redattore
della rivista Altraparola e collabora col Centro per la riforma dello Stato
nella sede di Firenze. Il pensiero di Benjamin e quello dDebord sono punti di
riferimento costanti del suo lavoro. Inizialmente ha studiato la persistenza
delle forme del mito all’interno della modernità (e in tal senso si è occupato
di Bachofen, iintroducendo Il simbolismo funerario degli antichi, col sostegno
del Warburg Institut di Londra). L’intersezione tra mondo mitico e modernità
estrema lo porta a interessarsi della poesia e del pensiero di Hölderlin e
della Scuola di Francoforte. Vicino alla tradizione del pensiero dialettico,
apprezza soprattutto la versione esistenziale che ne viene data nella filosofia
degli anni Trenta e Quaranta, dopo i seminari di Kojève su Hegel; di Benjamin
considera soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica,
che utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e
letterarie (cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per Pezzella lo
spettacolo –nella formulazione teorica che ne ha dato Debord- è la forma di
vita dominante del capitalismo attuale, in particolare della sua industria
culturale e del cinema. Secondo la terminologia usata nel libro estetica del
cinema, distingue gli stereotipi spettacolari dalle forme critiche-espressive.
Si è interessato all’intersezione fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la
dialettica del riconoscimento, la formazione della soggettività nel capitalismo
attuale, l’incidenza dei traumi storici collettivi sulla psiche individuale
(cfr. il libro La voce minima). Ha tintrodotto in Italia il pensiero politico
di Abensour, con cui condivide la rivalutazione del pensiero utopico e la
rivalutazione del socialismo come prospettiva politica alternativa al
populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di Altro
Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della Fondazione
Micheletti di Brescia. Altri saggi: “L'immagine dialettica” (ETS, Pisa); “Il
tragico” (Il Mulino, Bologna); “Conversazione di Narcisso con Narcisso –
Conversazione con me” (Manifesto, Roma);
“Il volto di Marilyn” (Manifesto, Roma); “La memoria del possibile” (Jaca, Milano);
“Estetica del cinema” (Mulino, Bologna); “Insorgenza” (Jaca, Milano, “Le nubi
di Bor” (Zona, Arezzo); “La voce minima. Trauma e memoria storica” (Manifesto, Roma);
“Altrenapoli” (Rosemberg, Torino”; “I fantasmi” (Cattedrale, Ancona); “Il volto
dell’altro”; “L’ospite ingrate” (Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere” (Jaca,
Milano); “Repubblica”; “Il bene comune” (Il
Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il tempo del possible”; “Attualità
della Comune di Parigi” (Il Ponte); Utopia e insorgenza. Per Abensour”; “Altraparola,
Micheletti, Brescia); Alle frontiere del capitale. Comunismo eretico e pensiero
critico, Jaca, Milano. Pezzella. Keywords: Cesare deve morire, Narcisso, “conversations
with myself”, Antonino, nubi di Bor, Freud, Narcissismus -- Refs.: Luigi
Speranza: “Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin: la memoria del possibile,”
Villa Grice – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739466750/in/datetaken/
Grice e Piana – merli – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Casale Monferrato). Filosofo. Grice: “I never cease to get moved
when I read Piana’s notes, “Il canto del merlo”! That’s the way to do
philosophy of music – the Italianate warmth so strange to the coldness of
Scruton!” Insegna filosofia a Milano. Si è trasferito a Pietrabianca di Sangineto
in Calabria, dove ha continuato a scrivere e pubblicare. È stato allievo
diPaci, con il quale scrisse la sua dissertazione sulle opere inedite di
Husserl. La sua posizione filosofica è caratterizzata dal concetto di
fenomenologia, ("strutturalismo fenomenologico") influenzato
particolarmente da Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune indicazioni sullo
strutturalismo fenomenologico sono contenute nell'articolo online in italiano e
in tedesco L'idea di uno strutturalismo fenomenologico. Il suo pensiero è
orientato verso la filosofia della conoscenza, la filosofia della musica e i
campi della percezione e immaginazione. Allievi di Piana sono stati, in
particolare, Paola Basso, Alfredo Civita, Vincenzo Costa, E. Franzini, C.
Serra, P. Spinicci. Uno dei più acuti e originali filosofi italiani (in
l'Unità), uno dei più interessanti interpreti e prosecutori, in Italia,
dell'indirizzo fenomenologico (in Paese Sera). Tra i più lucidi, originali e
fecondi fenomenologi italiani" (in "L'idea di Europa e le responsabilità
della filosofia"). Vede l'esperienza della fenomenologia di Husserl che
costituì il centro d'interesse di un grande maestro come E. Paci. Non è il caso
qui di tracciare mappe di quelle vicende, credo però che non sarebbe sbagliato
sostenere che Piana, in quel gioco delle parti, che è sempre l'apertura di
un'esperienza plurale sul suggerimento di un filosofo autentico, si è preso
quella del fenomenologo più prossimo ai temi 'duri' di Husserl, agli obbiettivi
che stabiliscono la teoreticità della ricerca fenomenologica come tratto
distintivo ed essenziale rispetto ad altre figure di pensiero" (in L'Unità).
Considerato il più illustre filosofo della musica del nostro tempo -- in
"Il significato della musica", relazione al convegno 'Approcci semiotico-testologici
ai testi multimediali', Macerata. In un intervento letto durante un convegno
tenuto all'Macerata. Elio Franzini ha dichiarato "Piana è a mio parere uno
dei pensatori maggiori del dopoguerra italiano: mai prono alle mode, sempre
originale e innovativo, come dimostrano i suoi essenziali contributi alla
filosofia della musica. In sintesi un maestro in cui si ritrovano sempre momenti
di autentico pensiero". Il più grande maestro della fenomenologia italiana. Il suo
stile filosofico rappresenta il centro di gravità attorno al quale tendemo a
condensare gran parte di quello che di eccellente la fenomenologia italiana fa,
convinti che i suoi meriti non sono ancora adeguatamente riconosciuti. La vera
filosofia tende all'elementare. E dunque non ha fretta di correre oltre,
indugia in quei punti rispetto ai quali si potrebbe benissimo soprassedere.In
certo senso si fa custode del ricordo di cose che si potrebbero facilmente
dimenticare. La filosofia è un’arte del ricordo. Ma vi è in ogni caso anche qualcosa
di profondamente giusto nell’idea, che si ripropone di continuo, di una scienza
che deve in qualche modo «liberarsi» dalla filosofia. È come liberarsi dai
ricordie questo è spesso necessario per procedere oltre. Saggi: “Filosofia dell’esperienza”;
“L’idea di uno strutturalismo fenomenologico”; “Il manifesto”; “La filosofia tende
all’elementare e non ha fretta”; “L’importanza filosofica di arrivare ultimi”;
“Esistenza e storia” (Nigri, Milano); “La fenomenologia” (Mondadori, Milano); “Elementi
di una dottrina dell'esperienza” (Saggiatore, Milano); “La notte dei lampi”; “La
filosofia dell'immaginazione” (Guerini, Milano); “Filosofia della musica” (Guerini,
Milano); Mondrian e la musica, Milano, Guerini); Teoria del sogno e dramma
musicale. La metafisica della musica” (Guerini, Milano); “Numero e figura: idee
per una epistemologia della ri-petizione” (Cuem, Milano); “Album per la teoria della
musica”; “Frammenti epistemologici”. I
suoi saggi sono racchiuse: “II strutturalismo fenomenologico e psicologia della
forma”; “La notte dei lampi”; “Le regole dell’immaginazione”; “Filosofia della
musica”; “Intervallo e cromatismo nella teoria della musica”; “Alle origini
della teoria della tonalità”; “Teoria del sogno e dramma musicale”; “La
metafisica della musica”; “Mondrian e la musica”; “Filosofia della musica”; “Estetica
musicale”; “Introduzione alla filosofia”; “Interpretazione del “Mondo come
volontà e rappresentazione””; “Immagini per Schopenhauer, “Interpretazione del “Tractatus”
di Wittgenstein”; “Commenti a Wittgenstein”; “Commenti a Hume”; “Prroblemi
della fenomenologia”; “Fenomenologia, esistenzialismo, marxismo”; “Fenomenologia”;
“Stralci di vita”; “Conversazioni sulla “Crisi delle scienze europee” di
Husserl”; “Fenomenologia delle sintesi passive; “Barlumi per una filosofia
della musica”; “De Musica, rivista fondata da lui. Spazio Filosofico, collana fondata
da lui; "La fenomenologia come metodo filosofico", “Linguaggio” Guerini,
Milano); "Immaginazione e poetica dello spazio", “Metafora Mimesi
Morfogenesi Progetto” (Guerin, Milano); "Considerazioni inattuali su Adorno",
"Musica/Realtà", "Figurazione e movimento nella
problematica musicale del continuo", “La percezione musicale, Guerini, Milano,
"Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni”; “Riflessioni
sull'arte del comporre", “Il canto di Seikilos” (Guerii, Milano); I
compiti di una filosofia della musica brevemente esposti”; De Musica, Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica,
La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica; Immagini
per Schopenhauer, Il canto del merlo” –
i merli – il canto dell’uccello, funzione del canto dell’uccello maschio. “Occorre
riflettervi ancora”; “Considerazioni in margine a Fantasia e imagine”; “
Leggere i poeti. Note in margine a G. Pascoli”; La sociologia della letteratura
(Milano); Questioni di dettaglio (Milano), Storia e coscienza di classe (Milano)
E. Ricerche logiche (Milano); Storia critica delle idee (Milano); fenomenologica
italiana; Fenomenologia, coscienza del tempo e analisi musicale; Variazioni dei
significati” - Burnout e risorse; Musicoterapia, alle radici fenomenologiche
del Cosmo antico; Fondamenti della Matematica; La scienza della felicita; La
fenomenologia dell’esperienza. Scuola di Milano – scuola milanese -- Giovanni
Piana. Piana. Keywords: il linguaggio di Spinicci, merli, la serie
dodecafonica, il triangolo di Sarngadeva. Oltre il linguaggio, linguaggio e
comunicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piana” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739384580/in/datetaken/
Grice e Piccolomini – implicatura – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Siena).
Filosofo. Grice: “What Piccolomini
is trying to do, but knowing, is providing what I do in from the bizarre to the
banal – a good functionalist interpretation of the rather poor functionalist
explanation by Aristotle of what the Italians call the ‘anima,’ because it
‘animates’ the body (corpore). Figlio dai
senesi Niccolò ed Emilia Saracini. Insegna a Macerata, Perugia, Padova.
Analizza il terzo libro del “Sull’anima” di Aristotele. Saggi: “Peripateticarum
de anima disputationum”; “Academicarum contemplationum”. Tutore di Tasso,
ricordato in “Il Costante; overo, dela clemenza”. Formula una una teoria sincretica tra i
accademici e i liceisti. ‘Unico’ dei
Filomati. Altre saggi “Universa philosophia de moribus” (Venezia, Franceschi);
“Comes politicus, pro recta ordinis ratione propugnator” (Venezia, Franceschi);
“Libri ad scientiam de natura attinentes” (Venezia, Franceschi); “Librorum
Aristotelis de ortu et interitu lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi);
“In tres libros de anima lucidissima expositione” (Venezia, Franceschi); “Instituzione
del principe”; “Compendio della scienza civile”; “Octavi libri naturalium
auscultationum perspicua interpretatione” (Venezia, Franceschi); “In libros de
coelo lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi). Treccani Dizionario Biografico
degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. Garin, Storia
della filosofia italiana” (Torino, Einaudi); A. Malmignati, “Tasso a Padova” (Firenze,
Biblioteca Riccardiana); Roma, Pieralisi (Firenze, Biblioteca nazionale
centrale, Conv. Soppr. (S. Maria degli Angeli, Roma, Pieralisi, Francesco
Piccolomini, F. Cavalli, La scienza
politica in Italia, Venezia). Francesco Piccolomini. Piccolomini. Keywords:
apollo lizio, statua di apollo lizio, in riposo dopo la palestra, il lizio,
Aristotele lizio, i lizij, i lizii, gl’aristotelici, i peripatetici –
gl’accademici e i lizii, gl’accademicij e i lizij. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Piccolomini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691299421/in/photolist-2mPAuFE-2mNzeEc-2mLQ1Vx-2mKMqqn-2mKyJgk-B1ZwSw-BpZrfX-BNUDky-BRdPLK-BpZs4R-B26n3t-BpZt9X-BwnxSq-BRdJLK-BYv5UR-BRdJDF-BwnzCQ-BNUCP3-B1ZvoQ-BRdKpP
Grice e Pico – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Mirandola). Filosofo. Grice: “I liked
to say: some like Pico, but Pico’s my man! Since I always preferred his cousin
to the uncle!” -- philosopher who wrote a series of 900 theses which he hoped
to dispute publicly in Rome. Thirteen of these theses are criticized by a papal
commission. When Pico defends himself in his “Apologia,” the pope condemns all
900 theses. Pico flees to France, but is imprisoned. On his escape, he returns to
Florence and devotes himself to private study at the swimming-pool at his
villa. He hoped to write a Concord of Plato and Aristotle, but the only part he
was able to complete was “On Being and the One,”“Blame it on the Toscana!” -- in
which he uses Aquinas and Christianity to reconcile Plato’s and Aristotle’s
views about God’s being and unity. Mirandola is often described as a
syncretist, but in fact he made it clear that the truth of Christianity has
priority over the prisca theologia or ancient wisdom found in the hermetic
corpus and the cabala. Though he was interested in magic and astrology,
Mirandola adopts a guarded attitude toward them in his “Heptaplus,” which
contains a mystical interpretation of Genesis; and in his Disputations Against
Astrology, he rejects them both. The treatise is largely technical, and the
question of human freedom is set aside as not directly relevant. This fact
casts some doubt on the popular thesis that Pico’s philosophy is a celebration
of man’s freedom and dignity. Great weight has been placed on Pico’s “On the
Dignity of Man.” This is a short oration intended as an introduction to the
disputation of his 900 thesesall condemned by the evil pope --, and the title
was suggested by his wife (“She actually suggested, “On the dignity of woman,”
but I found that otiose.””). Mirandola has been interpreted as saying that man
(or woman) is set apart from the rest of creation, and is completely free to
form his (or her) own nature. In fact, as The Heptaplus shows, Pico sees man as
a microcosm containing elements of the angelic, celestial, and elemental
worlds. Man (if not woman) is thus firmly within the hierarchy of nature, and
is a bond and link between the worlds. In the oration, the emphasis on freedom
is a moral one: man is free to choose between good and evil. Grice: “This
irritated Nietzsche so much that he wrote ‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P.
Grice, “Goodwill and illwillmust we have both?” L'esponente più conosciuto della dinastia dei
Pico, signori di Mirandola. L'infanzia di Pico della Mirandola, di Paul
Delaroche, Museo delle belle arti di Nantes (Francia). Nacque a Mirandola,
presso Modena, il figlio più giovane di Gianfrancesco I, signore di Mirandola e
conte della Concordia e sua moglie
Giulia, figlia di Feltrino Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia ha a lungo
abitato il castello di Mirandola, città che si era resa indipendente e riceve da
Sigismondo il feudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto
piccolo, i Pico governano come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili
vassalli. I Pico della Mirandola sono strettamente imparentati agli Sforza, ai
Gonzaga e agli Este, e i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di
Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì. Soggiorna in molte dimore. Tra queste,
quando vive a Ferrara, il palazzo in via del Turco gli permette di essere
vicino agli Strozzi ed ai Boiardo. Pico compì i suoi studi fra Bologna,
Pavia, Ferrara, Padova e Firenze. Mostra grandi doti nel campo della matematica
e impara molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico,
l'aramaico, l'arabo e il francese. Ha anche modo di stringere rapporti di
amicizia con numerose personalità dell'epoca come Savonarola, Ficino, Lorenzo
il Magnifico, Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi,
Yohanan Alemanno, Elia del Medigo. Entra a far parte dei Idealisti Fiorentini.
Si reca a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro di studii, dove conosce
alcuni uomini di cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaguin e Georges
Hermonyme. Ben presto divenne celebre e si dice che ha una memoria talmente
fuori dal comune che conosce l'intera Divina Commedia a memoria. e a Roma
dove prepara 900 tesi in vista di un congresso filosofico (per la cui apertura
compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ha mai luogo. Sube infatti
alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fugge in Francia dove venne
anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per
essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione d’Alessandro VI, il quale
vede di buon occhio la sua volontà di dimostrare la divinità attraverso la
magia e la cabala, nonché godendo della rete di protezioni dei Medici, dei
Gonzaga e degli Sforza, si stabile quindi definitivamente a Firenze,
continuando a frequentare l'Accademia di Ficino. Muore per avvelenamento
da arsenico mentre Firenze viene occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII. Sepolto
nel cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa
saranno rinvenute da padre Chiaroni accanto a quelle di Poliziano e dell'amico
Girolamo Benivieni. Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in
futuro, non nella scuola dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma
nelle accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si
discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere,
ma sui principî delle cose umane e divine. Uno studio coordinato del
dipartimento di Biologia dell'Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche
dell'Arma dei Carabinieri di Parma dimostra che e avvelenato con l'arsenico. Il
volto di Giovanni Pico ricostruito con le moderne tecniche forensi Di Pico della
Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria. Si dice
conosce a mente numerose opere su cui si fonda la sua vasta cultura
enciclopedica, e che sapesse recitare la “Divina Commedia” *al contrario*,
partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema
appena terminato di leggere. Tutt'oggi è ancora in uso attribuire
l'appellativo "Pico della Mirandola" a chiunque sia dotato di ottima
memoria. Secondo una popolare diceria, ha una amante o una concubina segreta.
Tuttavia ha un rapporto amoroso con l'umanista G. Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra
cui sonetti, che quest'ultimo dedica a Pico, e di alcune allusioni poco chiare
di Savonarola. E comunque un seguace dell'ideale dell'amor platonico, privo
cioè di contenuti erotici e passionali. Anche la figura femminile ricorrente
nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico. La
sua filosofia si riallaccia all’idealismo di Ficino, senza però occuparsi della
polemica anti-aristotelica. Al contrario, cerca di riconciliare aristotelismo e
platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali,
come per esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e della
cabala. All'interno del testo delle Conclusiones si scaglia duramente
contro Ficino, considerando inefficace la sua magia naturale perché carente di
un legame con le forze superiori nonché di un'adeguata conoscenza cabalistica.
Il suo proposito, esplicitamente dichiarato ad esempio nel “De ente et uno”,
consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di una filosofia universale, che
nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dagl’antichi,
accomunate dall'aspirazione al divino e alla Sapienza. In questo suo ecumenismo
filosofico vengono accolti non solo i filosofi esoterici insieme a Platone,
Aristotele, i neoplatonici e tutto il sapere gnostico ed ermetico proprio della
filosofia greca, ma anche i mistici. Il congresso da lui organizzato a Roma in
vista di una tale "pace filosofica" inserirsi proprio in questo
progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno
ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura
in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si
presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione. Si
accorse che il suo ideale e difficilmente perseguibile. Ad esso, a poco a poco,
si sostitusce nella sua mente il proposito riformatore di Savonarola, rivolto
al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia
universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasforma così
nell'aspirazione ad una moralità meno
generica. A differenza di Ficino, emerge un maggiore senso di irrequietezza e
una visione più cupa ed esistenziale della vita. Al centro del suo ideale
di concordia universale risalta fortemente il tema della dignità e della
libertà umana. L'uomo infatti è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata,
poiché. Già il Sommo Padre, Dio Creatore, ha foggiato, questa dimora del mondo quale ci appare. Ma,
ultimata l'opera, l'artefice desidera che ci fosse qualcuno capace di afferrare
la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la
vastità. Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova
creatura, né dei tesori né dei posti di tutto il mondo. Tutti erano ormai
pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. Dunque
l'uomo non ha affatto una natura determinata in un qualche grado (alto o
basso), bensì. Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla
poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato
agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo
nel cuore del mondo, così gli parla. Nn ti ho dato, o Adamo, né un posto
determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto
secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura
limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la
determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo
arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Afferma, in sostanza, che Dio ha posto
nell'uomo non una natura determinata, ma una indeterminatezza che è dunque la
sua propria natura, e che si regola in base alla volontà, cioè all'arbitrio
dell'uomo, che conduce tale indeterminatezza dove vuole. Non ti ho fatto
né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi
libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti
prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti. Tu
potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono
divine. Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni
vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno
in lui i loro frutti. se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima
celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua
unità, fatto uno spirito solo con Dio.Quindi, sostiene che è l'uomo a forgiare
il proprio destino secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima,
poiché non è né animale né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la
coltivazione di alcuni tra i semi d'ogni sorta che vi sono in lui. L'uomo non è
né «angelo né bestia. La sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra
questi due estremi; tale punto mediano, però,
non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà
(o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo è
la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può
scegliere che creatura essere. Il suo secondo grande interesse è rivolto
alla cabala, che viene da lui spiegata come una fonte di sapienza a cui
attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro,
in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l'uomo può ricavare
la massima luce da tale oscurità. Non esiste alcuna scienza che possa attestare
meglio la divinità che la magia. Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia.
In fatti, il mago opera attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta e dunque, partendo dalla natura, può giungere
a conoscere tale sfera metafisica attraverso la conoscenza della struttura
matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa.
Se la magia è giudicata positivamente per quanto riguarda invece l'astrologia
egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo porta a distinguere nettamente tra
astrologia matematica o speculativa, cioè l'astronomia, e l'astrologia
giudiziale o divinatrice. Mentre la astrologica speculative ci consente di
conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la astrologia
prattica crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture
astrali. Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo,
che può scegliere cosa essere, muove una forte critica a questo secondo tipo di
credenze e di pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione proprio
della dignità e della libertà umane. L’astrologica prattica (o giudiziale)
attribuisce erroneamente a un corpo celeste il potere di influire sulla una vicenda
umana (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e
togliendo agl’uomini la libertà di scegliere. Non nega che un certo influsso vi
possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia giudiziale
di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza
astrale). La vicenda dell'esistenza umana e tanto intrecciata e complessa che
non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà d'arbitrio
dell'uomo. Tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati da Savonarola nel suo Trattato contra li
astrologi. Saggi: “Lettera a Barbaro sul modo di parlare dei filosofi”; “Commento
sopra una canzone d'amore di Benivieni, “Discorso sulla dignità dell'uomo”; “Tesi
su tutte le cose conoscibili”; “Novecento conclusioni filosofiche”; “cabalistiche
e teologiche in ogni genere di scienze”; “Apologia”; “Heptaplus: della
settemplice interpretazione dei sei giorni della Genesi”; “Expositiones in
Psalmos, “L'essere e l'uno”; “Dispute
contro l'astrologia divinatrice”; “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “Le dodici
regole”; “Le dodici armi della battaglia spirituale”; “Le dodici condizioni di
un amante” “Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. A lui si
attribusce anche la paternità dell’ “Amoroso combattimento onirico di Polifilo”.
Sebbene egli preferisse farsi chiamare Conte della Concordia. Fu in particolare
il cardinale Pedro Grazias, dopo essere
intervenuto presso i reali Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato da
Innocenzo VIII di confutarne l'Apologia.
Fu avvelenato -- caso risolto 500 anni dopo, in Gazzetta di Modena, G.
Gallello et al. Già all'epoca della sua morte si vociferò che e avvelenato
(cfr. S. Critchley, Il libro dei filosofi morti, Garzanti). Recenti indagini condotte a Ravenna
dall'équipe di G. Gruppioni dell'Bologna
riscontra elevati livelli di arsenico nei campioni di tessuti e di ossa
pre-levati dalle spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi
dell'avvelenamento per la sua morte (cfr. Delitti e misteri del passato, L.
Garofano, S. Vinceti, G. Gruppioni (Rizzoli, Milano). L’avvelenamento, la cui
morte finora si ritene fosse stata causata dalla sifilide, e ad opera della
stessa mano che due mesi prima avrebbe uccide Poliziano, legato a Pico da
grande amicizia. Risolto il giallo della sua morte, Pisa, La sua Memoria
Straordinaria. enivieni fa porre anche una lapide sulle spoglie tumulate nella
chiesa di San Marco a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso: «Qui
giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse
perfino gli Antipodi.” Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di
luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore,
dispone d'essere sepolto nella terra qui sotto. Sul retro invece, in posizione
poco visibile, è riportato l'epitaffio, “Girolamo Benivieni per lui e se stesso
pose nell'anno Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in ciel sia il tuo Pico
congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo hor con le sacr'ossa
sue qui iace”. E. Garin, Vita e dottrina (Monnier); K. Zeller, L’aristolelismo
rinascimentale, edizioni Luria, F. Yates Bruno e la tradizione ermetica Laterza
U. Perone, C. Ciancio, Storia del pensiero filosofico, SEI, Torino, E. Garin, Vallecchi,
Sul richiamo di Pascal a Pico della Mirandola, cfr. B. Pascal, Colloquio con il
Signore di Saci su Epitteto e Montagne in B. Pascal, Pensieri, Paolo Serini,
Einaudi, Torino, F. Secret, I cabbalisti cristiani del Rinascimento, tRoma, Conclusiones
nongentae. Le novecento tesi. A. Biondi, Studi pichiani (Firenze Olschki). Conclusiones
Magicae numero XXVI, secundum opinione propria”. Fra le tesi redatte in vista
del congresso filosofico di Roma, Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze
sulla divinità della magia (cit. da F. Secret, ibidem, e in Zenit studi. Pico
della Mirandola e la cabala). La natura è una correlazione misteriosa di forze
occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia speculative e controllare
tramite la magia. Distingue due tipi di astrologia: matematica e divinatrice.
Nega il valore della seconda (G. Granata, Filosofia, Alpha Test, Milano. Lo
stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato in corroborazione
delle refutazione astrologice del signor conte Joan Pico della Mirandola (cit.
in Romeo De Maio, Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento, Guida, Napoli). Indizi e prove: e Alberto Pio da Carpi nella
genesi dell’Hypnerotomachia Poliphili.
Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille
anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia
della Scienza di Firenze, pubblicata sotto licenza Creative Commone, Mazzali, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Basileae,
per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri Ioannis Pici Mirandulae,
Concordiae comitis, Exactissima expositio in orationem dominicam, S. Bernardini,
Apologia. L'autodifesa di Pico di fronte al Tribunale dell'Inquisizione, P.
Fornaciari, Società internazionale per lo studio del Medioevo latino, Galluzzo,
Firenze G. Barone, Antologia, Virgilio, Milano,
Studi Dario Bellini, La profezia, Oltre la cinquantesima porta, Sometti, G. Busi,
Vera relazione sulla vita e i fatti, conte della Mirandola, Aragno, E. Cassirer, Individuo e cosmo nella filosofia
del Rinascimento” (Nuova Italia, Firenze); H, Lubac, L'alba incompiuta del Rinascimento,
Jaca, Milano, V. Giovanni, La filosofia in Italia, Palermo, Boccone del Povero,
F. Frigerio, "Il commento alla Canzona d'Amore di Benivieni",
Conoscenza Religiosa, Firenze, Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Casale Monferrato,
Edizioni Piemme, E. Garin, L'Umanesimo italiano, Laterza, Bari); S.Puledda,
Interpretazioni dell'Umanesimo, Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi,
Pichiana. delle edizioni e degli studi, in "Studi pichiani", Olschki,
Firenze, A. Sartori,Filosofia, teologia, concordia, Messaggero Padova, Zambelli, L'apprendista stregone. Astrologia,
cabala e arte lulliana in Pico e seguaci” (Marsilio, Venezia); “Le fonti
cabalistiche”; G. Busi, "Chi non
ammirerà il nostro camaleonte?" La bibliotic a cabbalistica, in G. Busi,
L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Aragno Torino S. Campanini, Guglielmo
Raimondo Moncada (Flavio Mitridate) traduttore di opere cabbalistiche, in M. Perani,
Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano,
Officina di Studi Medievali, Palermo , Susanne Jurgan e Saverio Campanini, con un
testo di Giulio Busi, Nino Aragno, Torino Saverio Campanini Fondazione Palazzo
Bondoni Pastorio, Castiglione delle Stiviere; cabala; Ficino Filosofia
rinascimentale Mirandola Umanesimo Prisca theologia.Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il Centro di
Cultura Giovanni Pico della Mirandola, L’Umanesimo, la cabala cristiana,
Discorso sulla dignità dell'uomo Pico della Mirandola, Orazione sulla dignità
dell'essere umano, prima parte, su panarchy.org. I "Carmina" e l'"Oratio de
hominis dignitate", su thelatinlibrary.com.The Kabbalistic Library of
Giovanni Pico della Mirandola, su pico-kabbalah.eu. Giovanni Pico, dei conti
della Mirandola e della Concordia. Giovanni Pico, conte della Mirandola e della
Concordia. Giovanni Pico della Mirandola. Pico. Keywords: amore platonico,
amore socratico, Pico e Girolamo – l’epitafio – amore platonico Ficino – la
dignita dell’uomo, la concordia degl’antichi, la magia, il platonismo di Pico.
Pico e Pico. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pico: the dignity of man,"
per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717891308/in/photolist-2mPoBys-2mPmNVF-2mN36eA-2mN8Hgb-2mMZCrP-2mMZCG3-2mLLZRD-2mLQc9e-2mLP4ps-2mKAijH-2mKuSJj-2mKAur7-2mKgNnk-2mKje8p-2mKgNvM-2mKkjv7-2mGnP2f-jm6WhY-jkTaV6-jkV8Kj
Grice e Pico – stregone – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Mirandola). Filosofo. Grice: “It is very likely that
Cartesio took the idea of the malignant daemon from Pico, who was obsessed with
him – with the daemon, I mean! “Demonio!”” Grice: “I like Pico. Ackrill
suggested that I should translate happiness as taking ‘daemon’ seriously. Pico
does: He allows Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct translation of Roman
‘daemone,’ which is Grecian in nature.”Grice: “A daemon is always ‘maschile,’
succubus, or incubus – and stregus is gender-neutral, too, as Pico was very
well aware when he allowed the burning of a few male witches at Mirandola. On
the other hand, he uses Sextus Empiricus and Phyrro against Aristotle!” Grice:
“Like Gentile, and Rosselli, two other Italian philosophers, he was murdered –
by his successor to the county!” “A very sad thing is that he was murdered
along with his son Alberto.”Grice: “The murderer, a Pico, succeeded him without
much of a revolt – That’s the Renaissance forya!” --- Important if unjustly neglected, murdered,
Italian philosopher. Italian nobile e
filosofo, nipote di Pico. Figlio di Galeotto I Pico, signore di
Mirandola, e Bianca Maria d'Este, figlia di Niccolò III d'Este. Come lo zio,
Pico,si dedica principalmente alla filosofia, ma ha reso soggetto alla Bibbia,
anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae et humanæ sapientiæ e in
particolare nei sei libri intitolati examen doctrinæ vanitatis gentium, si
deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti Aristotele. Scrive una
biografia dettagliata di suo zio (“Ioannis Pici Mirandulae Vita”) e un altro di
Savonarola, di cui era un seguace. Avendo osservato i pericoli a cui la società
è stata esposta, al momento, lancia un avvertimento in occasione del Concilio
Lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense de reformandis
Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a W. Pirckheimer). Muore a Mirandola, assassinato
dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio più giovane, Alessandro. L'altro
figlio Giantommaso è stato ambasciatore a Clemente VII. Mentre spesso sostene che
la filosofia raggiunta una parte della verità, dice in effetti, che la filosofia
da solisono semplici raccolte di falsità confusi e internamente incoerenti. In
possesso di un tale punto di vista, si schiera non solo con Savonarola, ma con
alcuni dei padri e con i riformatori pure. Su questo punto, e insistente. Il
cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o nulla da guadagnare
dalla filosofia, le scienze e le arti. Questa tesi centrale si diffonde
attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non lodare o
estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Saggi: “De studio di
Divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is
interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from
‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De pro-videntia dei,” “De rerum
prae-notione,” “Quaestio de falsitate astrologiae,” “Examen vanitatis gentium
doctrinae et veritatis Christianae
disciplinae, “”Strix, sive de ludificatione daemonum”; Libro detto strega o delle
illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes
isn’t!” – “Opera Omnia,” – C. Herbermann. P. Burke, "Stregoneria e Magia
in Italia del Rinascimento: Pico e la sua Strix, " di S. Anglod, The Damned Art: Saggi in letteratura di
Magia, Londra. Herzig, T. "La reazione dei demoni alla sodomia: magia
e omosessualità in Strix di Pico" Il Cinquecento, A. Kors e E. Peters. La stregoneria in Europa, Una storia
Documentario. Estratti dal Pico Strix., C. Schmitt, Pico e la sua critica di
Aristotele. The Hague:Nijhoff); Pappalardo, L.”Fede, Immaginazione e
scetticismo" (Nutrix), Turnhout: Brepols. Centro Internazionale di Cultura;
Springer. Nobile, filosofo e letterato italiano. Signore di Mirandola e conte
di Concordia in tre periodi differenti:, poi nuovamente per pochi mesi ed
infine, ma stavolta privato di Concordia. Assassinato dal nipote Galeotto II
Pico, suo successore definitivo. Succede al padre nel governo dei feudi,
ricevendo conferma dell'investitura dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. I
fratelli, non contenti, assediano e bombardano la Mirandola e gli imprigionano.
Rilasciato solo con la promessa di cessione dei domini. Si ritira a Roma. Critica
il paganismo classica. Scrive una biografia dello zio Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume
che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta
contro l'astrologia. Seguace di Savonarola, si batte inutilmente per la sua
assoluzione, e ne scrive dopo la morte una biografia. Sostenne da un lato la
necessità di un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e dall'altro i
problemi della filosofia. Scrive il “De reformandis moribus,” che invia a Leone
X, l'”Examen vanitatis doctrinae gentium et veritatis christianae disciplinae,”
nel quale attacca la filosofia arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o
delle illusioni del demonio,” sulle possessioni demoniache. L'”Examen” non attacca soltanto la filosofia
arcaica, ma si scaglia ugualmente contro Aristotele ed Aquino. Dei due filosofi,
contesta la fiducia nella conoscenza e nella ragione, che permetterebbero con
la forza dell'intelletto di intuire la verità ultima. Al contrario, al pari della
dottrina esposta dal Cusano nel De docta ignorantia, nutre una profonda
sfiducia nelle capacità umane, riconoscendo alla ragione solo la possibilità di
giungere a una conclusioni arbitraria. Riprendendo alcune tesi tipiche dello
scetticismo di Pirrone e Sesto Empirico, nega la validità dei sillogismi e
dell'induttivismo, svaluta l'idea della causalità. Nulla è conoscibile, mentre
la fede può fondarsi solo su una rivelazione. Muore assassinato dal nipote
Galeotto II assieme all'ultimogenito Alberto. Altri saggi: “De studio divinae
et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”; “Quaestio de falsitate astrologiae”. Litta
Pompeo, Famiglie celebri di Italia. Torino, J. Delumeau, “Il peccato e la paura”
(Bologna, Mulino); L. Pappalardo, "Fede, immaginazione e scetticismo"
(Turnhout: Brepols). Assedio della Mirandola, Assedio della Mirandola di Giulio
II, Caccia alle streghe nella Signoria della Mirandola, Sovrani di Mirandola e
Concordia. Schizzo biografico a cura de Il Centro Internazionale di Cultura
Giovanni Pico della Mirandola. Treccani Dizionario di filosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Francesco Pico della Mirandola. Giovanni
Francesco II Pico della Mirandola. Gianfrancesco Pico della Mirandola. Gianfranco
Pico della Mirandola. Pico. Keywords. Refs: Luigi Speranza: Pico. Keywords:
demonio, demonologia – read excerpts of Stryx in the Italian volgare under
entry for translator. Refs.: “Grice,
Acrkill, Pico and Alberti, on ‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e
Pico," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia -- Gianfranco Pico della Mirandola.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716794552/in/photolist-2mN36eA-2mN8Hgb-2mMZCG3-2mMZCrP-2mLLZRD-2mLQc9e-2mLP4ps-2mKAijH-2mKAur7-2mKuSJj-2mKje8p-2mKkjv7-2mKgNvM-2mKgNnk-2mGnP2f-jm6WhY-jm54Cc-jpofjt-jkTaV6-jkV8Kj-jkW6UL-jkNtpy-jkMKsr-jkKBUB-jqf5Qu-jkNd2G-jkKfjv-jkKdnp-jkKQxG-jkKh6X-jkEKUz-jkLdEZ-jkNwNs-jkLhh8-jkTfPx-jkTLNG-jkLx4v-jkPrAy-jkPZxE-jkLtXa-jkMk5j-jkKbFk-jq4enS-jq3oMA-jkPJhj-jkLQia-jkF7DF-jrVVTK-jkGK9m-jkGnC4
Grice e Pieralisi – la teoria del
segno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Jesi). Filosofo. Esalta il valore della pace fra gli uomini e fra
tutte le creature. L’anima è presente non solo negli esseri umani, ma anche negli
animali, ai quali appunto l'anima conferisce come agl’uomini un'esistenza
eterna al di là della morte. Per tali motivi sottolinea la necessità etica di
trattare gli animali con rispetto ed amore. De anima belluarum: sopravvivenza?
Una domanda, S. Rocco, Venezia. Della filosofia razionale speculativa parte
soggettiva ossia la logica” (Pace, Roma); “La filosofia razionale pratica
ovvero dei doveri naturali” (Pace, Roma); “Sui vizi capitali dell'insegnamento
scientifico: riflessioni” (Pesar). Segno si chiama una cosa qualunque che colla
manifestazione di se indica una qualche altre cosa. Col vedere che e quell oche
dicesi segno si viene a sapere che sia anche l’altro di cui e segno. Segno
arbitrario chiamasi quell oche per libera disposizione degl’uomini e stato
destinato ad indicar la cos ache significa. Nel segno naturale l’eistenza sua
coll’esistenza di quell ova naturalmente congiunta. Il segno e rappresentativo
sis ta in lugo della cosa che significa, la rappresenta, ne tiene le veci. Come
l’imamagine de in uomo si pone in lugo dell’uomo. Ci sono cinque massime della
conversazione. La prima. La parola si adopre ad esprimere ci oche l’uso
stablito vi esprime. La seconda: si deve evitare la ambiguita: una parola che e
equivoca non si adopria almeno nei contribuzioni alla stessa conversazione, ora
cosi, or cosa. Ora nell’uno ora nell’altro dei suo significant – signati.
Seppure la diversita loro non fosse tale che togliesse ogni pericolo di
equivocare. La terza massima: adoprando un vocabolo oscuro, che non e di uso e
non e di quell’uso che se nuo vuol fare, si fefnisca il senso nel quale se
aopra, onde far nota che s’intende signare con esso. Quarta massima:
nell’esporre le cosa o dimostrare la verita, la parola e usata nel senso suo
priprio, evitando tropi, figure, ed altre eleganze, che, se giovano al bello, pregiudicano
spesso al vero; essendoche eccitano l’immaginazione a figurarise le cosa,
anziche chiamare l’attenzione a vederle nell’’esser loro ad a conoscerle quali
son. Finalmente, una quinta massima. Se per la scrazesa dei termini e
necessario usare una stessa parola in un senso alquanto diverso, non si
tracuri, per amore di brevita, di aggiugere ad essa quant’altre parole sieno
necessario perche il senso che si vuole che abbia, riesca caro e preciso. Sezioni:
‘Sopra-sezione: il segno dell’a idea. Segno. Segno naturale, segno arbitrario.
Segno manifestativo e suppositivo o rappresentativo. Segno dell’idea, segno del
pensiero. Il gesto – segno del pensiero. Parola e un segno articolato. La
parola ha un aspetto fisico e un aspetto logico. Quanto considerate semplicemente
nell’esere materialmente e un segno fisico. Se viene considerate in quate e
segno di un’idea od esprime un pensiero, e presa formalmente – logicamente. Le
parole sono comune o propri, di uno o piu eseri, la parola ‘pietro’ e semplice,
un termine complesso e ‘uomo eminentemente virtuoso, o semplicemente, un santo.
Termine categorematico e sincategorematico. Una praole che da se soli nulla
significa, ma solamente se si aggiune ad altra – della quale modifica la
significazione specialemnte in qualte all’estension dell’idea de cui e segno.
Essempli de segno sincategoremtatico e ‘ogni’ e ‘qualche’. ‘Leone’ permesse una
figura. Si usa ad indicare una spezie di animale, una costellazione in forma di
leone, o un uomo che si comporta come un leone. Un termino analogo e
‘saludabile’ che si applica al cibo ed al stilo di vita. Quando il segno e
sengo manfestaivo de una idea o segno suppositivo della cosa rappresentata da
esse. Il segno dunque tiene nella conversazione il ugo della cosa della quali
si parla, falle le loro veci, la rappresentato. Questo loro officio e quell che
si chiama la loro supposizione, lo stare cio per le cose, il sustituirise, o,
meglio, l’essere sostituiti ad essa. La supposizione e materiale si el segno
sta per se stesso materialmente preso, La supposizone e formale se eil segno e
adoprato secondo il suo esser logico, se sta per quello che chi parla ha
destignato a segnare. ‘uomo’, dotato di ragione. La supposizione formale puo
essere semplice o logica relae. La supposizione formale e logica si eil segno
sta pr ler idea di cui e segno, e ch e la cosa da lui immediatamene espresso.
‘l’uomo e una specie’. La supposizione e relae quando starper la cosa stessa
esistente in natural sotto quella forma, in cui l’essere e rappresentato dall’idea,
I cui il segno e segno – ‘luomo vive. La supposizione puo esser reale,
colletiva e distributaiva. La supposizione formale relae de una parola puo
essere colletiva o distributive. E colletivo se la parolsta sta nel discorso
per TUTTI e ciasccuno CUPULATIVAmente gli individuo di quell nome, ossia gli
essere che sonne nell’estensione dell’idea dal segno espresso. Come se si
dicsse, le parti equagliano il tutto. La supposizione e distributive se il
termine star per tutti e ciascuno DISGIUNTIVAmente gli esseri prappresentati
dall’idea, di cui e segno, star per uno di esso, o queso o quell oche sia, e
cosi stat per ognunon ossia vale per ognuno chi oche e detto delle cose
rappresentate dalla idea significate al segno, ‘le parti son o inferior al
tutto. Gli uomini hanno forza minore di quella d’un cavallo. C’e la possibilita
intrisece della origine naturale dei segno. Non pottrebe mai dimostrare
deall’impossibilita in cui gli uomini si arebero trovati di costituirse un
linguaggio per comuniare fra loro e manifestare recipricamente I prorpir
pensiere. Sebeene molto e rilento e non sensa gravi difficolta avvrebebero
tuttavia posti nella necessita di farlo putoto elevera a segni delle cosa e
costituirli cosi termini logici. Quelle che per una combinazione o relazione e
coll’aiuot di un gesto avverebo puotuo associare alle idea della cosa. Nessuna
ripugnanza in cio si vede, e finche ripugnanza non si vede, la possibilita
d’una cosa non puo essere a buon diritoo negata. La parola serve all’uomo
mirabilmente per TRASFONDERE negli altri le sue conosence, per mostrare le
ragione nelle quali egli ha scoperto l’essere di tante cosa, che immediatamente
non apparisicono e non si possoni in loro stsse vedere e perceptire, per
guidare in somma per sentitieri gia battuti alla conosecna di cose alle quali
tutte ciascune da se solo sensa l’aiuto dell’altrui intelligenza I cui acquisti
gl imanifesta la praola non avvrebe trovato la via di pervenire. Per intedere
il discourse si tiene in cota tre fattori. Primo: al senso che colla definizione
il parlante ha dichiarato di voler dare alle sue parole. Secondo: a quello que
aparisce DAL CONTESTO avvervi volute significare. Terzo e finalmente, al
CONCTTO che si sa ch’egli potesse avere dellle cose di cui ha parlato, perche
nessuno puo volere esprimere quell che non sa. Keywords: segnare, segnato,
segnante. Refs.: Luigi Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737646572/in/photolist-2mPSXPb
Grice e Pievani – il maschio – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Gazzaniga). Filosofo. Grice: “Only in Italy, Dietelmo
becomes Telmo –“ Grice: “I like Pievani – he defends Darwin when everyone
attacks him! Talk about rallying to the defense of the under-dogma!” Studia a Milano.
Conduce ricerche in Biologia evolutiva e Filosofia della biologia, sotto N.
Eldredge e I. Tattersall presso l'American Museum of Natural History, New
York. Grice: “Some Italians would not
consider him an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree
without (i. e., not within) Italy!” – Insegna a Milano. Bologna, e Padova. Opere:
“Il management dell'unicità, Guerini, Milano, “Homo sapiens e altre catastrofi”
Meltemi, Roma); Immagini del tempo nel cinema d'oggi, Meltemi, Roma, “Sotto il
velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il cappellano del diavolo, Scienza e
idee, Milano, Cortina); “Introduzione alla filosofia della biologia” (Laterza,
Roma); La teoria dell'evoluzione. Attualità di una rivoluzione scientifica,
Mulino, Bologna); Chi ha paura di Darwin?, IBIS, Como-Pavia, Creazione senza
Dio, Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo
all'italiana” (Milano, Bompiani); “Perdere la libertà per Sante ragioni. Dal
nascere al morire: la mano della Chiesa sulla nostra vita, Milano,
Chiarelettere); Nati per Credere, Codice, Torino); La vita inaspettata. Il
fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto, Raffaello Cortina, Milano, Introduzione a Darwin (Roma, Laterza); La
fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna, Mulino, Homo sapiens. Il cammino dell'umanità,
Atlante dell'Istituto Geografico De Agostini,
“Anatomia di una rivoluzione: la logica della scoperta scientifica”
(Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica, morale: Darwin spiega
proprio tutto, Torino, Einaudi, Il
maschio è inutile. Un saggio quasi filosofico, Milano, Rizzoli, Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da
sempre ed è bene così, Einaudi, Torino; Lectures, Giappichelli, Come saremo.
Storie di umanità, Codice, Torino, "Homo Sapiens Le nuove storie
dell'evoluzione umana", LGeografica,
Homo sapiens. Le nuove storie dell'evoluzione umana, Geografica, Imperfezione.
Una storia naturale, Milano, Cortina, Perché siamo parenti delle galline? E
tante altre domande sull’evoluzione, Scienza, Trieste,; Sulle tracce degli
antenati. L’avventurosa storia dell’umanità (Scienza, Trieste). Dietelmo
Pievani. Telmo Pievani. Pievani. Keywords: il maschio, maschile, maschilita,
maschilita fascista, fascist masculinities, il concetto di maschio,
dysmorphismo sessuale – sessualita e mascolinita, il maschio – uso del maschio
in opposizione a sostantivi astratti come mascolinita, o maschilita. i macchi,
homosociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pievani” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700953156/in/photolist-2mLCU95-2mLCWXw-2mLGqAQ
Grice e Piovani – Enea, eroe stoico – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo. Grice: “Like Austin, and
then again like me, Piovani could invent lingo. The whole point of
ordinary-language philosophy was an attack on ‘philosophical language,’ and
there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING unordinary philosophical
language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!” –Studia a Napoli. Insegna a Trieste,
Firenze, Roma, Napoli. Dei lincei. Scrive su alcuni fogli del regime. La sua
ricerca filosofica ha avvio all'indomani immediato della tragica conclusione
della seconda guerra mondiale e di ciò porta I segni anche nell'elaborazione
della propria caratterizzazione etico-politica, presto approdata alle ragioni
del liberalismo democratico. Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito
volontaristico dell'attualismo, la necessità di ripensare il modello idealistico
d’Italia lo indusse ad un'intensa riflessione sul significato e sul valore
dell'individuo nel suo farsi persona, che lo impegnò per tutta la vita, troncata
dalla malattia. Spazia dalla filosofia del diritto al pensiero filosofico
italiano, soprattutto a quello meridionale, ricopre incarichi nelle più
importanti accademie italiane. Fonda il Centro di Studi Vichiani. Pratica una
fenomenologia dell'individuale. Per il pensatore napoletano l'individuo non è
concepito come un'entità chiusa ed ego-istica tendente all'assolutizzazione ma,
al contrario, accettando egli la sua natura di vivente limitato, afferma sé
stesso nella responsabilità della propria azione. Concorrono elementi
esistenzialistici, l’analisi dell’esperienza comune. Di ciò è documento “Norma
e società” (Napoli, Jovene). Utilizza anche temi della prima Azione
blondeliana. La necessità di fondare la persona grazie a un criterio o norma,
che è la ragione dell’agire e del pensare -- la logica della vita morale -- fa
scoprire il tema di fondo della
filosofia morale. Il soggetto è un volente non volutosi -- vale a dire
che il soggetto, per quanto approfondisca il proprio essere che è il suo
esistere, deve arrestarsi dinanzi alla constatazione di essere dato, di non
essersi voluto. L’alternativa
esistenziale dell’accettazione della vita ne riscatta, con la volontà di essere
a fronte della possibilità contraddittoria del suicidio, l’originaria datità.
Ma questa accettazione, che è la sola possibile fondazione della vita morale,
rifiuta ogni ostinazione singolaristica e comporta che la vita è vita di
relazione, dove questa non è conquista ma condizione consustanziale del
soggetto che si accetta e dunque accetta l’altro, a iniziare dalla propria
alterità rispetto a se stesso. L’essenziale instaurazione personalitaria consente
la fondazione del diritto e della morale. Entrambe formazioni storiche, fondate
dinamicamente in quanto capaci di comprendere ogni forma in cui si sostanzi
l’attivo desiderio dell’uomo di soddisfare l’insaziabile bisogno di valori,
anch'essi costruiti dalla scelta esistenziale dei soggetti storici. Sostiene
che l'essere umano non possa fare affidamento su alcun tipo di fondamento
poiché, essendo un essere limitato e storico, è di fatto costretto a fondare
continuamente i suoi punti di riferimento. A questo proposito assumono appunto
un ruolo primario il valore, considerate
non come assoluto bensì prodotto della specificità individuale. Del resto
proprio il valore esalta la responsabilità dell'azione degl’individui, che,
altrimenti, verrebbe mortificata nel riferimento obbligato a qualcosa di
assoluto. Si può dunque parlare di un pluralismo etico che non significa
relativismo ma relatività e, dunque, rispetto. Una posizione che sembra
chiaramente riprendere il pensiero di Kant e, in particolare, il tema
dell'agonismo etico. Per il ricorrere di questi temi, la sua filosofia può
riassumersi nella formula tra esistenzialismo ri-pensato e storicismo ri-novato.
Tra questi, un numero di “Gerarchia”, su cui scrive riferendosi alla partecipazione emotiva degl’italiani
al conflitto. Questo modo di sentire e di interpretare gl’eventi deve essere
posto in luce perché esso indica che un ventennio di regime fascista è riuscito
a dare agl’Italiani almeno quel senso di pre-occupazione della tutela e della
difesa dei propri interessi, che è il presupposto indispensabile per la formazione
di una autentica e completa coscienza imperiale. Roma e Tirana, in Gerarchia,
Evoluzione liberale, in Biblioteca della libertà, Piovani, Enciclopedia
filosofica di Gallarate, Bompiani, Milano. Altre saggi: “Il significato del
principio di effettività” (Milano, Giuffre); “Morte e trasfigurazione dell'Università” (Napoli, Guida);“Teodicea
sociale” (Padova, Milani); “Linee di una filosofia del diritto” (Padova, MILANI);
“Gius-naturalismo ed etica moderna” (Bari, Laterza); “Filosofia e storia delle
idee” (Bari, Laterza); “Conoscenza storica e coscienza morale” (Napoli,
Morano); “Principi di una filosofia della morale” (Napoli, Morano); Oggettivazione
etica e assenzialismo, Napoli, Morano); “La filosofia nuova di Vico” ((Napoli,
Morano); “ Per una filosofia della morale, Milano, Bompiani); Tra
esistenzialismo e storicismo: la filosofia morale (Napoli, Morano); F.Tessitore,
Napoli, Società nazionale di scienze lettere e arti, D. Jervolino, Logica del
concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Napoli, Morano, G.Acocella,
Idee per un'etica sociale. Soveria Mannelli, Rubbettino, P. Amodio, degli scritti su Pietro Piovani, Napoli,
Liguori, G. Lissa, Anti-ontologismo e fondazione etica (Napoli, Giannini); A. Nieddu,
Norma soggetto storia: saggio sulla filosofia della morale (Napoli, Loffredo); A.
Nieddu, Incontri blondellani”; “Volontà,
norma, azione” (Cagliari, Editore); A. Perrucci, L'etica della responsabilità”
(Napoli, Liguori, G. Morrone, La scuola napoletana: lettura critica e
informazione bibliografica, Roma: Edizioni di Storia e Letteratura (Sussidi
eruditi) M. Olivetti, Enciclopedia
Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Etica
Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Centro di Studi Vichiani del Cnr di Napoli. La
lezione etica più che mai attuale di F Tessitore, Il Messaggero, di F
Tessitore, Napoli, 1 studi vichiani. Pietro Piovani. Piovani. Keywords: “i
principi metafisici di Vico”, Vico, principio. Luigi Speranza, “Grice e
Piovani: I principi metafisici di Vico”, filosofia nuova di VIco, la Gerarchia,
Roma e tiranna – colletivo, guerra, esperienza condivisa, ventennio del regime –
il debito di Vico a Roma --- la Roma di Vico e la Roma antica – interpretazione
filosofica – idealismo, Hegel --. The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737615912/in/datetaken/
Grice e Pirandello – e dov’è il copione? è in noi,
signore – il dramma è in noi -- siamo noi – filosofia italiana – filosofia
siciliana, reduzione siciliana – I ciclopu – identita personale, l’uno,
nessuno, decadentismo -- Luigi Speranza (Girgenti).
Filosofo. Grice: “Pirandello would
say he is no philosopher, but then I’m a cricketer!” --. Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel
per la letteratura. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e
l'innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti
drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse novelle e
racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta drammi,
l'ultimo dei quali incompleto. Io son figlio del Caos. E non
allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna,
che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale,
Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico
vocabolo greco Kaos. Figlio di Stefano Pirandello e Caterina Ricci Gramitto,
appartenenti a famiglie di agiata condizione borghese, dalle tradizioni risorgimentali,
nacque in contrada Càvusu a Girgenti..Nell'imminenza del parto che dove avvenire
a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che stava colpendo la Sicilia, il
padre decide di trasferire la famiglia in un'isolata tenuta di campagna per
evitare il contatto con la pestilenza. Porto Empedocle, prima di chiamarsi
così, era la Borgata Molo. Quando si decide che la borgata diviene comune
autonomo. La linea di confine fra i due comuni venne fissata all'altezza della
foce di un fiume essiccato che taglia in due la contrada chiamata u Càvuso o u
Càusu, pantalone. Questo Càvuso appartene a metà alla Borgata Molo e l'altra metà
a Girgenti. A qualche impiegato dell'ufficio anagrafe parve che non e cosa che
si scrive che qualcuno e nato in un paio di pantaloni e cangia quel volgare
càusu in caos. Il padre, partecipa alle imprese garibaldine. Sposa Caterina,
sorella di un suo commilitone, Rocco Ricci Gramitto. Il suo nonno materno,
Giovanni Battista Ricci Gramitto, e tra gli esponenti di spicco della rivoluzione
siciliana e, escluso dall'amnistia al ritorno del Borbone, fuggito in esilio a
Malta dove muore. Il bonno paterno, Andrea Pirandello, e un armatore e ricco
uomo d'affari di Pra', ora quartiere di Genova. La famiglia vive in una
situazione economica agiata, grazie al commercio e all'estrazione dello zolfo. La
sua infanzia e serena ma, come lui stesso racconta, caratterizzata anche dalla
difficoltà di comunicare con gli adulti e in specie con i suoi genitori, in
modo particolare con il padre. Questo lo stimola ad affinare le sue capacità
espressive e a studiare il modo di comportarsi degli altri per cercare di
corrispondervi al meglio. Fin da ragazzo soffre d'insonnia e dorme abitualmente solo tre ore per notte. E molto
devoto alla Chiesa cattolica grazie all'influenza che ebbe su lui una domestica
di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, ma inculcandogli anche
credenze superstiziose fino a convincerlo della paurosa presenza degli spiriti.
La chiesa e i riti della confessione religiosa gli permettevano diaccostarsi ad
un'esperienza di misticismo, che cercherà di raggiungere in tutta la sua
esistenza. Si allontanò dalle pratiche religiose per un avvenimento apparentemente
di poco conto: un prete aveva truccato un'estrazione a sorte per far vincere
un'immagine sacra al giovane Luigi; questi rimase così deluso dal comportamento
inaspettatamente scorretto del sacerdote che non volle più avere a che fare con
la Chiesa, praticando una religiosità del tutto diversa da quella
ortodossa. Dopo l’istruzione elementare impartitagli privatamente, fu
iscritto dal padre alla regia scuola tecnica di Girgenti, ma durante un’estate
preparò, all’insaputa del padre, il passaggio agli studi classici. In seguito a
un dissesto economico, la famiglia si trasfere a Palermo. Frequenta il regio
ginnasio Vittorio Emanuele II e dove rimase anche dopo il rientro dei suoi a
Porto Empedocle. Si appassiona subito alla letteratura. Scrive “Barbaro",
andata perduta. Aiuta il padre nel commercio dello zolfo, e puo conoscere
direttamente il mondo degl’operai nelle miniere e quello dei facchini delle
banchine del porto mercantile. Studia a Palermo e Roma. Studia filologia sotto
Monaci. Studia Bücheler, Usener e
Förster. Scrive “Foni ed evoluzione fonetica del dialetto della
provincia di Girgenti.” Si trasfere a Roma, dove poté mantenersi grazie agli
assegni mensili inviati dal padre. Qui conobbe L. Capuana che lo aiutò molto a
farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti
intellettuali dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e
critici. Un allagamento e una frana nella miniera di zolfo di Aragona di
proprietà del padre, nella quale era stata investita parte della dote di
Antonietta, e da cui anche Pirandello e la sua famiglia traevano un notevole
sostentamento, li ridusse sul lastrico. Questo avvenimento accrebbe il
disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta. Ella
era sempre più spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla gelosia,
a causa delle quali o lei rientrava dai genitori, o Pirandello era costretto a
lasciare la casa. La malattia prese la forma di una gelosia delirante e
paranoica, che la porta a scagliarsi contro tutte le donne che parlassero col
marito, o che lei pensava che volessero avere un qualche tipo di rapporto con
lui; perfino la figlia Lietta susciterà la sua gelosia, e a causa del
comportamento della madre tenterà il suicidio e poi se ne andrà di casa. La
chiamata alle armi di Stefano nella Grande Guerra peggiorò ulteriormente la sua
situazione mentale. Solo diversi anni dopo, egli, ormai disperato,
acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico. Morirà
in una clinica per malattie mentali di Roma, sulla via Nomentana. La malattia
della moglie lo porta ad approfondire,
portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla psicoanalisi di Freud, lo
studio dei meccanismi della mente e ad analizzare il comportamento sociale nei
confronti della malattia mentale. Spinto dalle ristrettezze economiche e
dallo scarso successo delle sue prime opere letterarie, e avendo come unico
impiego fisso una cattedra di stilistica dove impartire lezioni private di
italiano e di tedesco, dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario.
Inizia anche una collaborazione con il Corriere della Sera. Il suo primo
grande successo fu merito del romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nelle notti
di veglia alla moglie paralizzata alle gambe. La critica non diede subito al
romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non
seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di altre
opere di Pirandello. Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette
aspettare a quando si dedica totalmente al teatro. Lo scrittore siciliano aveva
rinunciato a scrivere opere teatrali, quando l'amico N. Martoglio gli chiese di
mandare in scena nel suo Minimo presso
il Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: Lumie di Sicilia e l'Epilogo. Acconsente
e la rappresentazione dei due atti unici ebbe un discreto successo. Tramite i
buoni uffici del suo amico Martoglio anche A. Musco volle cimentarsi con il
teatro pirandelliano: Pirandello tradusse per lui in siciliano Lumie di Sicilia,
rappresentato con grande successo al Pacini di Catania. Cominciò da questa data
la collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo qualche tempo
per la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della commedia Liolà
nel novembre al teatro Argentina di Roma: «Gravi dissensi» di cui Pirandello
scrive al figlio Stefano. La guerra fu un'esperienza dura per Pirandello;
il figlio venne infatti imprigionato dagli austriaci, e, una volta rilasciato,
ritorna in Italia gravemente malato e con i postumi di una ferita. Durante la
guerra, inoltre, le condizioni psichiche della moglie si aggravarono al punto
da rendere inevitabile il ricovero in manicomio dove rimase fino alla morte.
Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico, dedicandosi soprattutto
al teatro. Fonda la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma con due grandissimi
interpreti dell'arte pirandelliana: Marta Abba e Ruggero Ruggeri. Con questa
compagnia cominciò a viaggiare per il mondo: le sue commedie vennero rappresentate
anche nei teatri di Broadway. Nel giro di un decennio arrivò ad essere il
drammaturgo di maggior fama nel mondo, come testimonia il premio Nobel per la
letteratura ricevuto per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte
drammatica e teatrale. Degno di nota fu lo stretto rapporto con Abba, sua musa
ispiratrice, della quale Pirandello, secondo molti biografi e conoscenti, era
innamorato forse solamente in maniera platonica. Molte delle opere
pirandelliane cominciavano intanto ad essere trasposte al cinema. Pirandello
andava spesso ad assistere alla lavorazione dei film; andò anche negli Stati
Uniti d'America, dove famosi attori e attrici di Hollywood, come Greta Garbo,
interpretavano i suoi soggetti. Nell'ultimo di questi viaggi andò a trovare, su
invito, Albert Einstein a Princeton. In una conferenza stampa difese con
veemenza la politica estera del fascismo, con la guerra d'Etiopia, accusando i
giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il colonialismo contro i nativi
americani. Pirandello e la politica: l'adesione al fascismo. Non aveva mai
preso specifiche posizioni politiche, tranne l'ammirazione per il patriottismo
garibaldino di famiglia, unica certezza in un'epoca di crisi. La sua idea
politica di fondo e legata principalmente a questo patriottismo risorgimentale.
Una sua lettera apparsa sul Giornale di Sicilia testimonia gli ideali
patriottici della famiglia, proprio nei primi mesi dallo scoppio della Grande
Guerra durante la quale il figlio e fatto prigioniero dagli austriaci e rinchiuso,
per la maggior parte della prigionia, nel campo di concentramento di Pian di
Boemia, presso Mauthausen. Non riuscì a far liberare il figlio malato neppure
con l'intervento di Benedetto XV. Nella sua vita condivise alcune delle idee
dei giovani fasci siciliani e del socialismo; ne I vecchi e i giovani si nota
come la sua idea politica e stata oscurata dalla riflessione umoristica. Per
Pirandello, i siciliani hanno subìto le peggiori ingiustizie dai vari governi
italiani -- è questa l'unica idea forte che ci presenta. Nella prima
guerra mondiale e un interventista, anche se avrebbe preferito che il figlio
non partecipasse in prima linea alla guerra, cosa che invece fa, arruolandosi
volontario immediatamente e rimanendo ferito e prigioniero degli austriaci,
situazione che e estremamente angosciosa per lo scrittore. Nel primo dopoguerra
non adere subito ai fasci di combattimento, tuttavia pochi anni dopo esplicita
l'adesione al fascismo, ormai istituzionalizzato. E ricevuto da Mussolini a
Palazzo Chigi. Chiese l'iscrizione al partito fascista inviando un telegramma a
Mussolini, pubblicato subito dall'agenzia Stefani. Eccellenza, sento che questo
è per me il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre
in silenzio. Se l'E.V. mi stima degno di entrare nel partito nazionale fascista,
pregerò come massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario.
Con devozione intera. Il telegramma arriva in un momento di grande difficoltà
per il presidente del consiglio dopo il ritrovamento del corpo di Matteotti. Per
la sua adesione al fascismo e duramente attaccato da alcuni intellettuali e
politici fra cui il deputato liberale G. Amendola che in un a saggio arriva a
dargli dell'accattone che voleva a tutti i costi divenir senatore del Regno. Pur
non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, che ritiene
persone troppo rozze e volgari, oltre che poco interessati al teatro, non rinnega
mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una profonda
sfiducia nei regimi social-democratici, così come non si interessa mai del
marxismo, solo ne “I vecchi e i giovani” mostra un leggero interesse per il socialismo
-- regimi nei quali si andano trasformando la democrazia liberale, che ritene a
loro volta corrotta, portando ad esempio gli scandali dell'età giolittiana e il
trasformismo. Pova inoltre un deciso disprezzo per la classe politica che
avrebbe voluto vedere, nichilisticamente, cancellata dalla vita del Paese, e
una forte sfiducia verso la massa caotica del popolo, che anda istruita e
guidata da una sorta di monarca illuminato. E tra i firmatari del “Manifesto” redatto
da Gentile. La sua adesione al fascismo e per molti imprevista e sorprende anche
i suoi più stretti amici. Sostanzialmente egli, per un certo conservatorismo
che comunque ha, guarda al Duce come ri-organizzatore della società. Un'altra
motivazione addotta per spiegare tale scelta politica è che il fascismo lo
riconduce all’ideale patriottico ri-sorgimentale di cui e convinto sostenitore,
anche per le radici garibaldine del padre. Vede nelli una idea originale, che
dove rappresentare la forma dell'Italia destinata a divenire modello. Puo apparire
un punto di contatto colli fasci il sostenuto relativismo filosofico di
entrambi. Ben diverso pero è il relativismo morale dei fasci, fondato sull'attivismo
e il suo relativismo esistenziale che si richiama allo scetticismo razionale. Si
fa interprete di un relativismo pessimistico, angosciato, negatore di ogni
certezza, incompatibile con l'ansia attivistica o il relativismo ottimistico
dei fasci Sempre nel solco di Amendola e dei critici anti-fascisti vi è anche
un commento più pragmatico alla sua iscrizione al Partito fascista, la quale
avrebbe avuto origine nel suo ricercare finanziamenti per la creazione della
sua compagnia di teatro, che ha così il sostegno del regime e le relative
sovvenzioni. Il governo fascista, pero, perfino dopo il Nobel, gli prefiere
sempre Annunzio e Deledda, anche lei vincitrice del premio, come letterati
ideali del regime. Ha molta difficoltà a re-perire i fondi statali, che
Mussolini spesso non vuole concedergli. Non sono infrequenti suoi scontri
violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte di a-politicità. Sono a-politic.
Mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come tale, molto semplice e parco. Se
vuole potrei aggiungere casto. Clamorosoe il gesto narrato da C. Alvaro in cui a Roma
strappa la sua tessera del suo fascio davanti agli occhi esterrefatti del
Segretario Nazionale. Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non
si onsume mai. Si conclude senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro
d'Arte. Dopo lo scioglimento, in tacita polemica con il regime fascista che a
suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi progetti teatrali, si ritira. Forse
a parziale compensazione di questo mancato sostegno, e uno dei primi trenta accademici,
nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita Reale Accademia
d'Italia – i reali italiani! In nome del suo ideale patriottico, partecipa
alla raccolta dell'oro per la patria donando la medaglia del premio Nobel. Questa
scelta di adesione ai fasci è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla
critica. L’ideologia fascista non ha mai parte nella sua vita o nel suo teatro,
abbastanza avulse della realtà politica, così che non fu in grado di vedere e
giudicare la violenza dei fasci. Il contenuto anarchico, corrosivo, pessimista
e quasi sempre anti-sistema del suo teatro e guardato con sospetto da molti
uomini del partito. Non lo considerano una vera "arte fascista". La
critica non lo esalta, spesso considerando il suo teatro non conformi all’ideale
fascista. Vi si vede una certa insistenza e considerazione della borghesia
altolocata che i fasci condanno come corrotta e decadente. Gl’arzigogoli
filosofici dei personaggi dei suoi drammi borghesi sono considerati quanto di
più lontano dall'attivismo fascista. Anche dopo l'attribuzione del Nobel
parecchi teatro e accusato dalla stampa di regime di disfattismo tanto che
anche fine tra i "controllati speciali" dell'OVRA. Nonostante i suoi
elogi al capo del governo, il Duce fa sequestrare l'opera “La favola del figlio”
cambiato, per alcune scene ritenute non consone, impedendone le repliche. A lui
e imposta, per contrasto, la regia dell'opera dannunziana La figlia di Jorio! Le
sue volontà testamentarie, che negavano ogni funerale e celebrazione, metteranno
in imbarazzo i fascisti e lo stesso Mussolini, che ordina così alla stampa che
non ci fanno troppe celebrazioni sui quotidiani, ma che ne fanno data solo la
notizia, come di un semplice fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano nel Cimino
ama trascorrere ampi periodi dell'anno nella quiete di Soriano nel Cimino, un'amena
e bella cittadina ricca di monumenti storici e immersa nei boschi del Monte
Cimino. In particolare rimase
affascinato dalla maestosità e dalla quiete di uno stupendo castagneto situato nella
località di "Pian della Britta", a cui volle dedicare un'omonima
poesia, che oggi è scolpita su una lapide di marmo posta proprio in tale
località. Ambienta a Soriano nel Cimino (citando luoghi, località e
personaggi realmente esistiti) anche due tra le sue più celebri novelle Rondone
e Rondinella e Tomassino ed il filo d'erba. A Soriano nel Cimino, è rimasto
vivo ancora oggi il suo ricordo a cui sono dedicati monumenti, lapidi e
strade. Frequenta anche Arsoli per molti anni, soprattutto durante i periodi
estivi, dove amava dissetarsi con una gassosa nell'allora bar Altieri in piazza
Valeria. Il suo amore per il paese si ritrova nella definizione che egli stesso
diede ad Arsoli chiamandola La piccola Parigi. Appassionato di cinematografia,
mentre assiste a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal suo romanzo Il fu
Mattia Pascal, si ammala di polmonite. Ha già subito due attacchi di cuore. Il
suo corpo, ormai segnato dal tempo e dagli avvenimenti della vita, non sopporta
oltre. Al medico che tenta di curarlo, disse. Non abbia tanta paura delle
parole, professore, questo si chiama morire. La malattia si aggrava e muore. Per
lui il regime fascista vuole esequie di stato. Viene nvece rispettate le sue volontà
espresse nel testamento. Carro d'infima classe, quello dei poveri. Nudo. E
nessuno m'accompagni -- né parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere
e basta. Bruciatemi. Per sua volontà il corpo, senza alcuna cerimonia, e cremato,
per evitare postume consacrazioni cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri
furono deposte in una preziosa anfora greca già di sua proprietà e tumulate nel
cimitero del Verano. Camilleri e altri quattro dettero il via a un lento e
travagliato adempimento delle sue ultime volontà (in caso non fosse stato possibile
lo spargimento). Far seppellire le ceneri nel giardino della villa di contrada
Caos, dove e nato. Ambrosini trasporta l'anfora in treno, chiusa in una
cassetta di legno. A Palermo il corteo funebre venne però bloccato dal vescovo
di Agrigento G. Peruzzo. Camilleri si reca al vescovo, che rimase inamovibile.
Propose allora con successo l'idea di inserire l'anfora in una bara, che venne
appositamente affittata. Il corteo, per un breve tratto a piedi e poi a bordo
di una littorina, giunse a Girgenti. Dopo una cerimonia religiosa, l'anfora con
le ceneri e estratta dalla bara e riposta nel Museo Civico di Agrigento, in
attesa della costruzione di un monumento nel giardino della villa. Solo dopo parecchi
anni dalla morte, realizzata una scultura monolitica di R. Mazzacurati, artista
vincitore del concorso indetto, costituita principalmente da una grossa pietra
non lavorata, le ceneri vennero portate nel giardino e versate in un cilindro
di rame inserito nel terreno, che venne chiuso da una pietra sigillata con del
cemento. Una parte rimanente delle ceneri, trovata anni dopo attaccata ai
lati interni dell'anfora, non essendo più contenibile nel cilindro ri-colmo e
ri-aperto per l'occasione, venne dispersa, rispettando il desiderio originario
di lui stesso. Davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di
carte qualunque sistema filosofico. (L. Pirandello, dai Foglietti). E convinto
che qualunque filosofia e fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando
in lui prevale la bestia -- l'aspetto animalesco e irrazionale. La sua e
una teoria della pluralità dell'io. Pubblica i saggi “Arte e Scienza” e “L'umorismo”
-- caratterizzati da un'esposizione di stile colloquiale, molto lontana dal
consueto discorso filosofico. I due saggi sono espressione di un'unica identita
artistica ed esistenziale che ha coinvolto lo scrittore siciliano che vede come
centrale proprio la poetica dell'umorismo. In “L'umorismo” confluiscono idee,
brani di scritti e appunti precedenti. Sue varie chiose e annotazioni a L'indole
e il riso di L. Pulci di A. Momigliano e parti dell'articolo di A. Cantoni nella
«Nuova Antologia». Il suo umorismo si inserisce in un rigoglioso e più che
secolare campo di meditazione e ricerca sull'omonimo tema; e rappresenta il
momento ri-epilogativo probabilmente più soddisfacente di una serie di
acquisizioni teoriche che la cultura ha chiare e consolidate . Bisogna infatti
aspettare il saggio di A. Genovese, “Il Comico, l’Umore e la Fantasia o Teoria
del Riso come Introduzione all’Estetica” (Bocca, Torino) per avere un saggio di
ampia informazione e documentazione, di solido spessore speculative pur
nell'ispirazione idealistica da cui prende le mosse. Tecnicamente persuasivo,
insomma, e con ben altre fondamenta teoretiche, praltro, in un panorama di non
rara fossilizzazione culturale, va detto che l'opera di Genovese è stata
appaiata forse soltanto dal coraggioso saggio, e Homo ridens. Estetica,
Filologia, Psicologia, Storia del Comico” (Firenze, Olsckhi). Distingue il
comico dall'umoristico. Il comico e definito come avvertimento del contrario, nasce
dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. Vedo una vecchia signora, coi
capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta
goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere.
"Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una
rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e
superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto
un "avvertimento del contrario. L'umorismo, il "sentimento del
contrario", invece nasce da una considerazione meno superficiale della
situazione. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che
quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un
pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente,
s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a
trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non
posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me,
mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro. Da
quel primo *avvertimento* del *contrario* mi ha fatto passare a questo *sentimento*
del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico. Quindi,
mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la
situazione *evidentemente contraria* a quella che dovrebbe normalmente essere,
l'umoristico nasce da una più ponderata ri-flessione che genera compassione e
un sorriso di comprensione. Nell'umoristico c'è il senso di un *comune sentimento*
della fragilità dell’uomo da cui nasce un compatimento per la debolezze dell’altro
che e anche la propria. L'umoristico è meno spietato del comico che giudica in
maniera immediata. Non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci
fa ridere adesso ci fa tutt'al più sorridere, o piantare. La filosofia dell'umoristico in nasce già quando pubblica
le due premesse de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi al “Copernico” di
Leopardi riprende l'ironia che attribusce l’eliocentrismo alla pigrizia del sole
stanco di girare attorno ai pianeti. Si vede una notazione dell’umoristico
nella contrapposizione di due sentimenti opposti. Dopo l’accettazione
dell’eliocentrismo, i terrestri accetano di essere una parte infinitesimale
dell'universo e nello stesso tempo la sua capacità di
compenetrarsene. L'analisi dell'identità condotta da lui lo porta a
formulare la teoria della crisi dell'io. Il nostro spirito consiste di
frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i
quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne
risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale,
ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in
atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei
casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. Talché veramente può dirsi che due
persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo
individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre,
costruire in noi stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza,
con propria intelligenza, vivi e in atto. Paradossalmente, il solo modo per
recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere, come
l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli, nel quale inserisce addirittura una
ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente
verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle
convenzioni sociali. Questo comportamento porta presto all'isolamento da parte
della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia. Abbandonando le
convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e
vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se
stesso e l’altro senza dover creare un personaggio, è semplicemente “persona”. Esemplare
di tale concezione è l'evoluzione di Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno,
nessuno e centomila. Ancora sulla crisi dell'identità del singolo
impotente con la sua razionalità di fronte al mistero universale che lo
circonda, in Il fu Mattia Pascal, espone metaforicamente la sua filosofia del
lanternino, tramite il monologo che il personaggio di Anselmo Paleari rivolge
al protagonista Mattia Pascal, in cui la piccola lampada rappresenta il
sentimento umano, che non riesce ad alimentarsi se non tramite le illusioni di
fede e ideologie varie ("i lanternoni"), ma che altrimenti provoca
l'angoscia del buio che lo circonda all'uomo, l'animale che ha il triste privilegio
di "sentirsi vivere. Nella lanternisofia, il lanternino che proietta tutto
intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra
nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in
noi, ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene
vivo in noi. Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà la notte perpetua
dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto
alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra
ragione? (Il fu Mattia Pascal, capitolo XIII, Il lanternino) La sua sfiducia
verso la fede religiosa tradizionale lo porta ad accentuare così il proprio
vuoto spirituale, che cercò di riempire, come il citato personaggio del
Paleari, con l'interesse personale verso l'occultismo, la teosofia e lo spiritismo,
che tuttavia non gli daranno la serenità esistenziale. Il contrasto tra vita e
forma Luigi Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità della persona
nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione che ogni
persona ha di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri. Influenzato
dalla filosofia irrazionalistica di fine secolo, in particolare di Bergson,
Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo divenire e che la vita sia
dominata da una mobilità inesauribile e infinita. L'uomo è in balia di questo
flusso dominato dal caso, ma a differenza degli altri esseri viventi tenta,
inutilmente, di opporsi costruendo forme fisse, nelle quali potersi
riconoscere, ma che finiscono con il legarlo a maschere in cui non può mai
riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare comunque un senso
alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso continuo, il
perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non vivere, poiché è
impossibile fissare la vita in un unico punto. Questa dicotomia tra vita e
forma, accompagnerà l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la
sconfitta dell'uomo di fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire
alle convenzioni di quest'ultima se non con la follia. Solo il folle, che pure
è una figura sofferente ed emarginata, riesce talvolta a liberarsi dalla
maschera, e in questo caso può avere un'esistenza autentica e vera, che resta
impossibile agli altri in quanto non è fattibile denudare la maschera o le
maschere, la propria identità (Maschere nude è infatti il titolo della raccolta
delle sue opere teatrali). Questa riflessione, che si rispecchia nelle varie
opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici, è stata, ad opera soprattutto
dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come un sistema filosofico basato
sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta ha fatto esprimere alla
critica un giudizio negativo delle ultime opere precedenti al "teatro dei
miti", accusate a volte di "pirandellismo", cioè di riproporre
sempre lo stesso schema di lettura. Il relativismo psicologico o conoscitivo
«La verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola Ah! E
la seconda moglie del signor Ponza Oh! E come? Sì; e per me nessuna! nessuna! Ah,
no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra! Nossignori. Per me, io sono
colei che mi si crede. Ed ecco, o signori, come parla la verità. -- Dialogo
finale di Così è (se vi pare)). Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il
relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel
rapporto inter-personale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha
con se stessa. Gl’uomini nascono liberi ma il caso interviene nella loro
vita precludendo ogni loro scelta. L’uomo nasce in una società pre-costituita
dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve
comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la
società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso. Solo per
l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne
un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro,
come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal. L'uomo dunque non può
capire né l’altro né tanto meno se stesso, poiché ognuno vive portando consapevolmente
o, più spesso, inconsapevolmente, una maschera dietro la quale si agita una
moltitudine di personalità diverse e inconoscibili. Queste riflessioni
trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno, nessuno e
centomila. Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con
caratteristiche particolari. Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera,
tante personalità quante sono le persone che ci giudicano. Nessuno perché,
paradossalmente, se l'uomo ha centomila personalità diverse, invero, è come se
non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi
nel suo io". Il relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa la
sua filosofia si scontra con il conseguente problema dell'incomunicabilità tra i
siciliani. Ogni personaggio siciliano ha un proprio modo di vedere la realtà. Non
esiste un'unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono i siciliani che
credono di possederla. Dunque, ognuno ha una propria verità. Questa incomunicabilità
produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione dalla società e
persino da se stesso. Proprio la crisi e frammentazione dell'io interiore crea un
altr’ io diverso e discordante. L’io consiste di frammenti che ci fanno
scoprire di essere -- uno, nessuno – molti -- centomila --. Il personaggio come
il Vitangelo Moscarda di “Uno, nessuno e – molti centomila e i protagonisti
della commedia ‘a fare’, “Sei personaggi in cerca di autore” di conseguenza
avverte un sentimento di “estraneità” –
alienazione o alterita – strano – etimologia -- dalla vita che lo fa sentire
forestiero della vita, nonostante la continua ricerca di un senso
dell'esistenza e di un'identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la
maschera, o le diverse e innumerevoli maschere, con cui si presentano al
cospetto della società o delle persone più vicine. Il peronaggio accetta
la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gl’altro tende a identificarlo. Prova
ommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere. Incapace di
ribellarsi, pero, o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una nuova
maschera, si rassegna. Il personaggio vive nell'infelicità, con la coscienza
della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che laltro lo fa vivere
per come esso lo vede. Il personaggio accetta alla fine passivamente il ruolo
da recitare che lui si attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa è la
reazione tipica del personaggio più deboli come si può vedere nel romanzo “Il
fu Mattia Pascal”. Il soggetto non si rassegna alla sua maschera. Accetta pero il
suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno
esempio varie opere come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle parti e La
patente. Rosario Chiàrchiaro è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è
fatto involontariamente la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti
ed è rimasto senza lavoro. Il presunto iettatore non accetta l'identità che gl’altro
gli ha attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono
convinti che sia un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In
questo modo ha un lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui
dovrà pagare per allontanarlo. La maschera rimane – ma almeno se ne ricava un
vantaggio. L'uomo, accortosi del relativismo, si rende conto che l'immagine che
di sé non corrisponde in realtà a quella che l’altro ha di lui e cerca in ogni
modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io. Vuole togliersi la
maschera che gli è stata imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a
strapparsela e allora se è così che lo vuole il mondo, egli e quello che l’altro
credono di percipere in lui e non si ferma nel mantenere questo suo
atteggiamento sino all’ultima e drammatica conseguenza. Si chiude in una
solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al suicidio. Da tale
sforzo verso un obiettivo irraggiungibile nasce la voluta follia. La follia è
lo strumento di contestazione per eccellenza della forma fasulla della vita
sociale, l'arma che fa esplodere la convenzione e il rituale, riducendoli
all'assurdo e rivelandone l'inconsistenza. Solo e unico modo per vivere,
per trovare l’io, è quello di accettare il fatto di non avere un'identità, ma
solo frammenti -- e quindi di non essere uno ma nessuno -- accettare
l'alienazione completa da se stesso. Tuttavia il colletivo non accetta il
relativismo. Il soggeto chi accetta il relativismo viene ritenuto pazzo dal
colletivo. Esemplari sono i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei personaggi
in cerca d'autore, o di Uno, nessuno e centomila. Divenne famoso proprio
grazie al teatro che chiama “teatro dello specchio”, perché in esso viene
raffigurata la vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia
e delle convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come in uno
specchio così come realmente è, e diventi migliore. Dalla critica viene
definito come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scrive moltissime
opera, alcune delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle, che vengono
divise in base alla fase di maturazione dell'autore: Prima faseIl teatro
siciliano Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza fase Il teatro nel
teatro (meta-teatro) Quarta fase Il teatro dei miti. Generalmente si
attribuisce il suo interesse per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni
precedenti mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione. Compose
alcuni lavori teatrali, andati perduti poiché da lui stesso bruciati (tra gli
altri, il copione de Gli uccelli dell'alto). In una lettera alla famiglia, si legge. Oh, il teatro
drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una viva
emozione, senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per
tutte le vene. Quell'aria pesante chi vi si respira, m'ubriaca: e sempre a metà
della rappresentazione io mi sento preso dalla febbre, e brucio. È la vecchia
passione chi mi vi trascina, e non vi entro mai solo, ma sempre accompagnato
dai fantasmi della mia mente, persone che si agitano in un centro d'azione, non
ancora fermato, uomini e donne da dramma e da commedia, viventi nel mio
cervello, e che vorrebbero d'un subito saltare sul palcoscenico. Spesso mi
accade di non vedere e di non ascoltare quello che veramente si rappresenta, ma
di vedere e ascoltare le scene che sono nella mia mente: è una strana
allucinazione che svanisce ad ogni scoppio di applausi, e che potrebbe farmi
ammattire dietro uno scoppio di fischi! -- da una lettera ai familiari. È in
questa dimensione che si parla di teatro mentale: lo spettacolo non è subito
passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi" che
popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca
d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua
mente per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li
cerchi). In un'altra missiva, spedita da Roma, sostiene che la scena
italiana gli appare decaduta: «Vado spesso in teatro, e mi diverto e me
la rido in veder la scena italiana caduta tanto in basso, e fatta sgualdrinella
isterica e noiosa -- da una lettera ai familiari. La delusione per non essere
riuscito a far rappresentare i primi lavori lo distoglie inizialmente dal
teatro, facendolo concentrare sulla produzione novellistica e romanziera.
Pubblica l'importante saggio Illustratori, attori, traduttori dove esprime le
sue idee, ancora negative, sull'esecuzione del lavoro dell'attore nel lavoro
teatrale: questi è infatti visto come un mero traduttore dell'idea
drammaturgica dell'autore, il quale trova dunque un filtro al messaggio che
intende comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da Pirandello come
un'arte "impossibile", perché "patisce le condizioni del suo
specifico anfibio":: un tradimento della scrittura teatrale, che ha di
contro "il cattivo regime dei mezzi rappresentativi, appartenenti alla
dimensione adultera dell'eco. È in questo momento che Pirandello si
distacca dalla lezione positivista e, presa diretta coscienza
dell'impossibilità della rappresentazione scenica del "vero"
oggettivo, ricerca nella produzione drammaturgica di scavare l'essenza delle
cose per scoprire una verità altra (come è spiegato nel saggio L'Umorismo con
il sentimento del contrario). Fondò la compagnia del Teatro d'Arte di
Roma con sede al Teatro Odescalchi con la collaborazione di altri artisti: il
figlio S. Pirandello, O. Vergani, C. Argentieri, A. Beltramelli, G. Cavicchioli,
M. Celli, P. Cantarella, L. Picasso, Renzo Rendi, M. Bontempelli e G.
Prezzolini -- tra gli attori più importanti della compagnia figurano Marta
Abba, Lamberto Picasso, Maria Letizia Celli, Ruggero Ruggeri. La compagnia, il
cui primo allestimento risale con Sagra del signore della nave dello stesso
Pirandello e Gli dei della montagna di Lord Dunsany, ebbe però vita breve: i
gravosi costi degli allestimenti, che non riuscivano ad essere coperti dagli
introiti del teatro semivuoto costrinsero il gruppo, dopo solo due mesi dalla
nascita, a rinunciare alla sede del Teatro Odescalchi. Per risparmiare sugli
allestimenti la compagnia si produsse prima in numerose tournée estere, poi fu
costretta allo scioglimento definitivo, avvenuto a Viareggio. Prima faseTeatro
Siciliano Nella fase del Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha
ancora molto da imparare. Anch'essa come le altre presenta varie
caratteristiche di rilievo; alcuni testi sono stati scritti interamente in
lingua siciliana perché considerata dall'autore più viva dell'italiano e capace
di esprimere maggiore aderenza alla realtà. La morsa e Lumìe di Sicilia
Roma, Teatro Metastasio, Il dovere del medico, Roma, Sala Umberto, La ragione
degli altri, Milano, Teatro Manzoni, Cecè, Roma, Teatro Orfeo, Pensaci, Giacomino,
Roma, Teatro Nazionale, Liolà, Roma, Teatro Argentina, Seconda fase: Il teatro
umoristico/grottesco. Pirandello e Marta Abba Mano a mano che l'autore si
distacca da verismo e naturalismo, avvicinandosi al decadentismo si ha l'inizio
della seconda fase con il teatro umoristico. Presenta personaggi che incrinano
le certezze del mondo borghese: introducendo la versione relativistica della
realtà, rovesciando i modelli consueti di comportamento, intende esprimere la
dimensione autentica della vita al di là della maschera. Così è (se vi
pare), Milano, Teatro Olimpia, Il berretto a sonagli, Roma, Teatro Nazionale, La
giara, Roma, Teatro Nazionale, Il piacere dell'onestà (Torino, Carignano) La
patente, Torino, Alfieri, Ma non è una cosa seria, Livorno, Rossini, Il giuoco delle parti, Roma, Quirino, L'innesto,
Milano, Manzoni, L'uomo, la bestia e la virtù, Milano, Olimpia, Tutto per bene,
Roma, Quirino, Come prima, meglio di prima, Venezia, Goldoni, La signora Morli,
una e due, Roma, Argentina. Nella fase del teatro nel teatro le cose cambiano
radicalmente. Il teatro deve parlare anche agli occhi non solo alle orecchie, a
tal scopo ripristinerà una tecnica teatrale di Shakespeare, il palcoscenico
multiplo, in cui vi può per esempio essere una casa divisa in cui si vedono
varie scene fatte in varie stanze contemporaneamente. Inoltre il teatro nel
teatro fa sì che si assista al mondo che si trasforma sul palcoscenico. Abolisce
anche il concetto della quarta parete, cioè la parete trasparente che sta tra
attori e pubblico. In questa fase, infatti, tende a coinvolgere il pubblico che
non è più passivo ma che rispecchia la propria vita in quella agita dagli
attori sulla scena. Ha un incontro con Filippo. Conseguenza, oltre alla nascita di
un'amicizia e che Filippo sente come accadde in passato per lui, il bisogno di
allontanarsi dal regionalism dell'arte verista pur conservandone però le
tradizioni e le influenze. Incontra Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Sei
personaggi in cerca d'autore, Roma, Valle, Enrico IV, Milano, Manzoni, All'uscita,
Roma, Argentina, L'imbecille, Roma, Quirino, Vestire gli ignudi, Roma, Quirino,
L'uomo dal fiore in bocca, Roma, Degli Indipendenti, La vita che ti diedi, Roma,
Quirino, L'altro figlio, Roma, Nazionale, Ciascuno a suo modo, Milano, Dei Filodrammatici,
Sagra del signore della nave, Roma, Odescalchi, Diana e la Tuda, Milano, Eden, L'amica
delle mogli, Roma, Argentina, Bellavita, Milano, Eden, O di uno o di nessuno, Torino, di Torino, Come
tu mi vuoi, Milano, dei Filodrammatici; Questa sera si recita a soggetto,
Torino, di Torino, Trovarsi, Napoli, dei Fiorentini, Quando si è qualcuno,
Buenos Aires Odeón, La favola del figlio cambiato, Roma, Reale dell'Opera, Non
si sa come, Roma, Argentina, Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro Nacional. Alla
fase del teatro dei miti ase si assegnano solo tre opera. La nuova colonia
Lazzaro I giganti della montagna Romanzi Copertina de Il turno, Madella. Scrive sette romanzi: L'esclusa,
a puntate su La Tribuna (Milano, Treves); Il turno (Catania, Giannotta); l fu
Mattia Pascal, Roma, Nuova antologia. Suo marito, Firenze, Quattrini. (poi
Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, I
vecchi e i giovani, Milano, FTreves. Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze,
R. Bemporad & figlio. Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad; Novelle.
Le novelle sono considerate le opere più durature. I critici hanno cambiato
tale opinione ritenendo le opere teatrali più degne di essere ricordate. Fare
distinzione tra il contenuto di una novello o romanzo e un dramma è difficile. Molte novelle sono
state messe in opera a teatro. “Ciascuno a suo modo” deriva dal “Si gira”. “Liolà”
ha il tema preso da “Il fu Mattia Pascal”; “La nuova colonia” e presentata in “Suo
marito”. Analizzando le novelle si puo renderci conto che ciò che manca è una
delineazione tematica, una cornice. Sono presenti un crogiolo di personaggi ed
eventi. Il tempo in cui una novella e ambientata non è definito. Alcune si svolgono nell'epoca umbertina, poi
giolittiana e del dopo-giolitti. Diversamente accade nella novella siciliana. Iil
tempo non è fissato. E un tempo antico, di una società che non vuole cambiare e
che è rimasta ferma. I paesaggi della novellistica sono vari. Per quella detta
siciliana si ha spesso il tipico paesaggio rurale. In alcune si trova il tema
del contrasto tra le generazioni dovuto all'unità d'Italia. Altro ambiente
delle novelle è la Roma umbertina o giolittiana. Il protagonista e sempre
alla presa con il male di vivere, con il caso e con la morte. Non si trova mai
rappresentanti dell'alta borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini
della porta accanto: il sarto, il balie, il professore, il piccolo proprietario
di negozi che ha una vita sconvolta dalla sorte e dal dramma familiare. Il personaggio
ci viene presentato così come appaie. E difficile trovare un'approfondita
analisi psicologica. La fisionomia e spesso eccentrica. Per il sentimento del
contrario, il personaggio ha un carattere *opposto* a come si presenta. I
personaggi conversano nel presentarsi per come essi *sentono* di essere. Ma
alla fine, e sempre preda del caso, che li farà apparire diverso e cambiato.
Novelle per un anno -- è uno dei più grandi scrittori di novelle, raccolte dapprima
nell'opera Amori senza amore. In seguito si dedica maggiormente per tutta la
sua vita, cercando di completarla, alla raccolta Novelle per un anno, così
intitolata perché il suo intento e quello di scrivere 365. Novelle per un anno,
Firenze, Bemporad; Milano, Mondadori); Scialle nero (Firenze, Bemporad); La
vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo,
Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad,
VII, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, IX,
Donna Mimma, Firenze, Bemporad); Il
vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara,
Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad,
Berecche e la guerra, Milano, Mondadori, Una giornata, Milano, Mondadori). Si
svolge la produzione letteraria di Pirandello meno conosciuta dal grande
pubblico, quella delle poesie che, contrariamente alla composizione teatrale,
non esprimono alcun tentativo di rinnovamento sperimentale estetico, e seguono
piuttosto le forme e i metri tradizionali della lirica classica, pur non
rimandando a nessuna delle correnti letterarie presenti al tempo dello
scrittore. Nell'antologia poetica Mal giocondo, pubblicata a Palermo, ma
la cui prima lirica risale quando Pirandello aveva appena tredici anni, emerge
uno dei temi dell'ultima estetica pirandelliana del contrasto tra la serena
classicità del mito e l'ipocrisia e la immoralità sociale della
contemporaneità. Sono presenti, come nota lo stesso Pirandello, anche toni
umoristici, specie quelli derivati dal suo soggiorno a Roma. “Mal giocondo” (Palermo,
Libreria Internazionale Pedone Lauriel); Pasqua di Gea, Milano, Galli (dedicata
a Jenny Schulz-Lander, di cui si innamora a Bonn, con una chiara influenza
della poesia di Carducci. Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione
Cooperativa) -- il cui modello sono le Elegie romane di Goethe); Elegie romane,
traduzione di Goethe, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante
Alighieri, Scamandro, Roma, Tipografia Roma, Fuori di chiave, Genova,
Formiggini, Pirandello nel cinema Inizialmente Pirandello non amava molto il
cinema, considerato inferiore al teatro, e questo interesse maturò lentamente,
negli anni. Il rapporto tra Pirandello e il cinema fu complesso, ambiguo,
conflittuale, a volte di totale rifiuto, altre volte di grande curiosità. E fu
certamente la curiosità per questa nuova modalità di narrazione per immagini,
che si era già strutturata come industria cinematografica, che lo spinse a scrivere
il romanzo Si gira, poi ripubblicato con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio
operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul cinematografo è spietato sia
quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per correre a vedere su uno
schermo "larve evanescenti" prodotte in maniera meccanica e fredda,
sia quando descrive il mondo della produzione cinematografica popolato di
personaggi volgari impeg confezionare prodotti commerciali per soddisfare il
palato delle masse e gli interessi degli uomini d'affari. Nello stesso tempo la
struttura stessa del racconto letterario e l'ipotesi, da lui stesso formulata,
di trarne un film prefigurano un'idea di linguaggio cinematografico di grande
modernità: il film nel film. Momento cruciale per la storia del cinema, nei
primi decenni del suo sviluppo, fu l'avvento del sonoro. Anche in questo caso
ad un iniziale rifiuto seguì una svolta significativa. In una lettera a Marta
Abba, Pirandello scrisse: "L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli scrittori
di teatro è adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione d'arte:
il film parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" Pirandello sul set de
Il fu Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume dell'altra casa
di Ugo Gracci. Il crollo di M. Gargiulo, Lo scaldino di A. Genina. Ma non è una
cosa seria di Augusto Camerini, La rosa di Arnaldo Frateili Il viaggio di
Gennaro Righelli Il fu Mattia Pascal di Marcel L'Herbier La canzone dell'amore di Gennaro Righelli,
primo film sonoro italiano è tratto dalla novella In silenzio. Come tu mi vuoi di
George Fitzmaurice con Greta Garbo Acciaio di W. Ruttmann. Il fu Mattia Pascal
di Pierre Chenal, Questa è la vita di Giorgio Pàstina, Aldo Fabrizifilm a
quattro episodi, tutti tratti da una novella: La giara, Il ventaglino, La
patente e Marsina stretta. Come prima, meglio di prima di J. Hopper Liolà di A.
Blasetti Il viaggio di Vittorio De Sica Enrico IV di Marco Bellocchio Kaos di P.
e V. Taviani, adattamento da Novelle per un anno, Le due vite di Mattia Pascal di
Monicelli Tu ridi di P. e V.Taviani, adattamento da Novelle per un anno; La
balia di Bellocchio, adattamento da Novelle per un anno; Pirandello nell'opera
lirica La favola del figlio cambiato di Gian Francesco Malipiero, Liolà di Giuseppe
Mulè, Six Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra del Signore
della Nave di Michele Lizzi, Sogno (ma forse no) di Luciano Chailly. Altre
opere: Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel); A la
sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia Miliani e Filosini, Pasqua di Gea, Milano, Galli, Amori senza amore, Roma, Bontempelli); Pier
Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione Cooperativa; Traduzione di
Goethe, Elegie romane, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante
Alighieri, Beffe della morte e della vita, Firenze, Lumachi, Lontano. Novella,
in "Nuova Antologia", Quand'ero matto.... Novelle, Torino, Streglio, Il
turno, Catania, Giannotta); Beffe della morte e della vita. Firenze, Lumachi, Notizia
letteraria, in "Nuova Antologia", Dante. Poema lirico di G. Costanzo,
"Nuova Antologia", Bianche e nere. Novelle, Torino, Streglio); Il fu
Mattia Pascal, Roma, Nuova Antologia, Erma bifronte. Novelle, Milano, Treves); Prefazione
a Giovanni Alfredo Cesareo, Francesca da Rimini. Tragedia, Milano, Sandron, Studio
preliminare a A. Cantoni, L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia, Arte
e scienza. Saggi, Roma, Modes, L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo, Lanciano,
Carabba); “Scamandro” (Roma, Tipografia); “La vita nuda” (Milano, Treves); “Suo
marito, Firenze, Quattrini); “Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Terzetti,
Milano, Treves); “I vecchi e i giovani, Milano, Treves); Cecè. In "La
lettura", Le due maschere, Firenze,
Quattrini, Erba del nostro orto” (Milano, Studio Lombardo); “La trappola” (Milano,
Treves); “Se non così” "Nuova Antologia", Si gira ( Milano, Treves);
“E domani, lunedì” (Milano, Treves); “Liolà” ( Roma, Formiggini); Se non così Con
una lettera alla protagonista, Milano, Treves); “Un cavallo nella luna” (Milano,
Treves); Maschere nude, Milano, Treves, Pensaci,
Giacomino, Così è (se vi pare), Il piacere dell'onestà, Milano, Treves); Il
giuoco delle parti. Ma non è una cosa seria. Milano, Treves, Lumie di Sicilia.
Il berretto a sonagli. La patente. Milano, Treves, L'innesto. La ragione degli altri, Milano, Treves, Berecche e la guerra, Milano, Facchi, Il
carnevale dei morti. Firenze, Battistelli, Tu ridi. Milano, Treves); Pena di
vivere così, Roma, Libreria nazionale, Maschere nude” (Firenze, Bemporad); Tutto per
bene. Firenze, Bemporad, Come prima meglio di prima. Firenze, Bemporad); “Sei
personaggi in cerca d'autore -- commedia da fare” (Firenze, Bemporad); Enrico
IV (Firenze, Bemporad); L'uomo, la bestia e la virtù” (Firenze, Bemporad, La
signora Morli, una e due. Firenze, Bemporad, Vestire gli ignudi. Firenze,
Bemporad, La vita che ti diedi. Firenze, Bemporad, Ciascuno a suo modo.
Firenze, Bemporad, X, Pensaci, Giacomino! Firenze, Bemporad, Così è (se vi
pare). Firenze, Bemporad, Sagra del signore della nave, L'altro figlio, La
giara. Firenze, Bemporad); Il piacere dell'onestà. Firenze, Bemporad, Il berretto a sonagli. Firenze, Bemporad, Il giuoco delle parti. Firenze, Bemporad, Ma
non è una cosa seria. Firenze, Bemporad, L'innesto Firenze, Bemporad, La
ragione degli altri. Firenze, Bemporad, L'imbecille, Lumie di Sicilia, Cecè, La
patente.Firenze, Bemporad, All'uscita. Mistero profano, Il dovere del medico.
La morsa. L'uomo dal fiore in bocca.
Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda. Firenze, Bemporad, L'amica delle mogli. Firenze, Bemporad, La
nuova colonia. Firenze, Bemporad, Liolà. Firenze, Bemporad, O di uno o di
nessuno. Firenze, Bemporad, Lazzaro (Milano, Mondadori); “Questa sera si recita
a soggetto” (Milano, Mondadori); “Come tu mi vuoi” (Milano, Mondadori); “Trovarsi”
(Milano Mondadori); “Quando si è qualcuno” (Milano, Mondadori); “Non si sa come”
(Milano, Mondadori); “Novelle per un anno, Firenze, Bemporad, Milano,
Mondadori, I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze, Bemporad,
La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio,
Firenze, Bemporad, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, 1Dal naso al cielo, Firenze,
Bemporad, Donna Mimma, Firenze, Bemporad,Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La
giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze,
Bemporad, Berecche e la guerra, Milano,
Mondadori, Una giornata, Milano,
Mondadori, Teatro dialettale siciliano, 'A vilanza, Cappiddazzu paga tuttu, con
Nino Martoglio, Catania, Giannotta, Prefazione a N. Martoglio, Centona.
Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di alcuni componimenti
inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze,
Bemporad, Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad, Prefazione a E. Levi,
Lope de Vega e l'Italia, Florencia, Sansoni, Introduzione a S.D'Amico, Storia
del teatro italiano, Milano, Bompiani); In un momento come questo, in "Nuova
Antologia",Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano,
Mondadori, Tutti i romanzi, Milano, A. Mondadori, Novelle per un anno, Milano,
A. Mondadori, Maschere nude, Milano, A. Mondadori); Lettere a Marta Abba,
Milano, A. Mondadori, Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori. Oltre al Nobel
ricevette diverse onorificenze: Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di
Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore
della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme
ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese —
Canicattì Intitolazioni. A lui è stato dedicato un asteroide. Enciclopedia
Italiana Treccani alla voce Girgenti. In A. Camilleri. Biografia del figlio
cambiato, Milano, Lettere da Palermo e
da Roma, Bulzoni, Roma, Il risorgimento familiare. Medicina e Insonnia. in..
Riferimenti autobiografici a questo problema che affligge si trovano in
numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia Pascal, L'uomo
solo, La trappola, La giara G. Bonghi,
Biografia di Luigi Pirandello, Edizione dei classici italiani A. Camilleri, In effetti, afferma in un
lettera ai familiari da Roma. I professori di questa università, nella facoltà
mia, sono d’una ignoranza nauseante (Lettere giovanili da Palermo e da Roma Bulzoni,
Roma, difese pubblicamente durante una lezione un suo compagno rimproverato
ingiustamente dal rettore. M. Manotta, L.
Pirandello, Pearson Italia S.p.a., Da
Album Pirandello, I Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del
figlio cambiato, BU. La storia di Luigi e Antonietta è infatti quella di un
matrimonio di una Sicilia di fine '800, combinato per interesse, da parte di
due soci nel commercio dello zolfo. Antonietta porta la dote che assicura ai
giovani sposi sbarcati da Girgenti in continente e approdati a Roma, una vita
tranquilla e permette a Luigi di affermarsi come scrittore. Il matrimonio
d'interesse è sublimato grazie alla letteratura e diventa un matrimonio d'amore
con la moglie ideale (in Anna Maria Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e
Sciascia, Avagliano, S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano,
Principato, Storia, G. Mazzacurati, Introduzione e biografia, dalla Prefazione
a Il fu Mattia Pascal, Einaudi; Vita di Pirandello; Pirandello e la moglie
Antonietta, G. GiudiceTipografico Torinese, M. Manotta, Pearson Paravia Bruno
Mondadori, L. Pirandello, S. Pirandello, A. Pirandello, Il figlio prigioniero:
carteggio tra L. e S. Pirandello durante la guerra Mondadori, Motivazione del Premio Nobel per la
Letteratura. Tutti i no di Mussolini a Pirandello. L'arci-fascista non piace al
Duce; G. Afeltra, Mia cara Marta, l'amore platonico di Pirandello Tra Pirandello e M. Abba ottocento lettere di
emozioni Einstein e l'invito. Lo scontro
che nessuno vide L. Lucignani,
Pirandello, la vita nuda, Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale. Chiede
di entrare nei Fasci (La Stampa); F. Sinigaglia, I volti della violenza a teatro,
Lucca, Argot. Non e l'unico filosofo che si iscrive al partito fascista nel
pieno della vicenda Matteotti. Ungaretti si iscrisse appena nove giorni dopo il
funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti, Università "La
Sapienza" di Roma. La sua adesione al fascismo, G. Giudice, Pirandello (POMBA
Torino); Pirandello e la politica, su atutta scuola. G. Lagorio, Troppi
idiotic. E Pirandello partì; Pirandello, nudità e fascismo; Pirandello. Gli
anni del fascismo; B. Mussolini, Nel solco delle grandi filosofie -- relativismo
e fascismo, in Il popolo d'Italia. Le idee di Mazzini e di Sorel influenzano
profondamente il fascismo di Mussolini e Gentile (S. Zamponi, Lo spettacolo del
fascismo, Rubbettino. Sorel è veramente il notre maître (B.Mussolini, Il Popolo
in Opera Omnia); Interviste: parole da dire, uomo, agl’altr’uomini, Rubbettino;
riportato da G. Giudice. Prefazione alle Novelle per un anno, Milano, Storie
dalla storia, L'oro alla patria Il Sole 24 ORE
M. Sambugar, Letteratura italiana per moduli, Incontro. R. Dombroski,
L'esistenza ubbidiente – la filosofia sotto i fasci (Guida); L'Ovra a Cinecittà
di Natalia ed Emanuele V. Marino,
Boringhieri, Il Post); I giganti della montagna, taote. Così, in una bara in affitto, riportammo a
Girgenti le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi del pre-fetto,
e infine del vescovo. In Camilleri e lo strano caso delle ceneri di Pirandello.
N. Borsellino, Il dio di Pirandello: creazione e sperimentazione, Sellerio, R.
Alajmo, Le ceneri di Pirandello, Drago, in Saggi poesie, scritti varii
Mondadori, Milano). I filosofi hanno il torto di non pensare alle bestie e
davanti agl’occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque
sistema filosofico. D. Marcheschi, L'umorismo, Milano, Oscar Mondadori, X. Marcheschi rivela che copia intere pagine del
saggio da opere precedenti di L. Dumont, A. Binet, G. Séailles, G. Negri, G.
Marchesini, nonché dalla Storia e fisiologia dell'arte di Ridere di T.
Massarani. Vedi articolo de Il Giornale, in “Caro Pirandello, ti ho beccato a
copiare. Pirandello, L'umorismo e altri
saggi, Giunti; S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato,
TPirandello: guida al Fu Mattia Pascal, Carocci, Scrittori sull'orlo di una
scelta spiritista Sambugar, La sua filoofia s'inserisce in un contesto
culturale in cui è presente il concetto di relativismo: la teoria della
relatività di Einstein, il Principio di indeterminazione di Heisenberg, la
teoria quantistica di M. Planck. Simmel fonda il suo relativismo sulla convinzione
che non esistono leggi storiche obiettivamente valide. Dizionario di filosofia). E nelle arti figurative il relativismo è
ripreso dal cubismo caratterizzato da una rappresentazione dell'oggetto
considerato simultaneamente da diversi punti di vista. S. Guglielmino, H. Grosser,
Il sistema letterario Milano, Principato, Maschere nude, I. Zorzi, Newton
Compton); E. Providenti, Epistolario familiare giovanile Quaderni della Nuova
Antologia, Le Monnier, Firenze, Roberto Alonge, Pirandello, Laterza, Bari, Elio
Providenti, Luigi Pirandello. Epistolario, Quaderni della Nuova Antologia, Le
Monnier, Firenze); U. Artioli, L'officina segreta di Pirandello, Laterza,
RomaBari, Luigi Pirandello, una vita da autore, repubblicaletteraria. C. Vicentini,
Il disagio del teatro (Marsilio, Venezia). La prima rappresentazione della
commedia La morsa si ha a Roma, al Metastasio, ad opera della Compagnia del
"Teatro minimo" diretta da N. Martoglio che la mise in scena assieme
all'atto unico Lumie di Sicilia. Cedendo alle insistenze di Martoglio
acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia sono rappresentate nella stessa
serata. I due atti unici hanno diverso esito presso il pubblico, che accolge con
favore La morsa, mentre non grade Lumie di Sicilia (in Interviste, Parole da
dire, uomo, agli altri uomini" di I. Pupo, Rubettino, Legato a ricordi della fanciullezza di
Pirandello. Da. Savio, Il carnevale dei
morti. Sconciature e danze macabre nella narrative, Novara, Interlinea. l mio
primo libro fu una raccolta di versi, “Mal giocondo”. In quella prima raccolta
di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non so
neppure che cosa e l'umorismo ("Le lettere"); “Il cinema di Amedeo
Fago Pirandello NASA. Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio, Esclusa, Milano,
Fratelli Treves, Fu Mattia Pascal, Milano, Treves, I Pirandello. La famiglia e
l'epoca per immagini, E. Zappulla, Catania, la Cantinella, R. Alonge,
Roma-Bari, Laterza, U. Artioli, L'officina segreta” (Bari, Laterza); R. Barilli,
La linea Svevo-Pirandello, Milano, Mursia, E. Bonora, Sulle novelle per un anno
in Montale e altro novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia, N. Borsellino,
Ritratto e immagini, Roma-Bari, Laterza, N. Borsellino e W. Pedullà (diretta
da), Storia generale della letteratura italiana, Il Novecento, La nascita del Moderno,
Milano, Motta, F. Michele e M. Rössner, L’identità italiana, Atti del Convegno
internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo Leone De
Castris, Storia di Pirandello (Bari, Laterza); A. Benedetto, Verga, Annunzio,
Pirandello (Torino, Fògola); L. Lugnani, L'infanzia felice (Napoli, Liguori); G.
Macchia, “La stanza della tortura, Milano, Mondadori, Pirandello e dintorni, Catania, Maimone, F.
Medici, Il dramma di Lazzaro. Asprenas, A. Pagliaro,
“U ciclopu, dramma satiresco d’Euripide ridotto in siciliano (Firenze,
Monnier); G. Podestà, "Humanitas",
F. Puglisi, L'arte; Messina-Firenze, D'Anna, F. Puglisi, Pirandello e la sua lingua,
Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, L. Pirandello, Milano, Mondadori, F. Puglisi,
Pirandello e la sua opera Catania, Bonanno, C. Salinari, Miti e coscienza del
decadentismo italiano. D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello” (Milano,
Feltrinelli); A. Sichera, Ecce Homo!Nomi, cifre e figure di Pirandello (Firenze,
Olschki); R. Scrivano, La vocazione contesa” (Roma, Bulzoni, G. Taffon, Il gran
teatro del mondo, in Maestri drammaturghi nel teatro italiano del '900.
Tecniche, forme, invenzioni, Roma, Laterza, G. Venè, “Fascista. La coscienza
borghese tra ribellione e rivoluzione” (Venezia, Marsilio); M. Veronesi (Napoli,
Liguori); C. Vicentini, “Il disagio del teatro” (Venezia, Marsilio); R. Vittori,
Il trattamento cinematografico dei 'Sei personaggi' (Firenze, Liberoscambio); E.
Zappulla, Pirandello e la filosofia siciliana, Catania, Maimone, Filosofi siciliani
del secondo dopoguerra, Catania, Maimone. Casa di Pirandello D. Fabbri Lanterninosofia
su Pirandello Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Conferenza Episcopale Italiana. nobelprize. Audiolibri
di Luigi Pirandello, su LibriVox. di
Luigi Pirandello, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.:etteratura
fantastica, Fantascienza. Movie Luigi Pirandello, su Internet Broadway
Database, The Broadway League.Luigi Pirandello, su filmportal.de. Centro Nazionale Studi Pirandelliani, su
cnsp. Istituto di studi pirandelliani allo Studio Luigi Pirandello. E. Licastro,
Pirandello fra Spengler e Wittgenstein. Luigi Pirandello. Pirandello. Keywords:
e dov’è il copione? è in noi,
signore – il dramma è in noi -- siamo noi – R
Chiede d’entrare nei fasci, La Stampa, Gentile e Sorel, Mussolini e Nietzsche,
Mussolini e Sorel. – ridotto in siciliano. U ciclopu, decadentismo, identita
personale, l’io e la societa, il collettivo, l’intersoggetivo. Refs: Luigi
Speranza, “Grice e Pirandello” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51675808450/in/photolist-2mPzFQD-2mMVzhz-2mLKtaD-2mLEqtd-2mKNNqN-2mKjsJY-2mJoZKd-2mJmMsF-2mJq2uE-2mJmM2F-2mJkynC-2mJoZHV-2mJq2vG-2mJq2uz-2mJmM3h-2mJgred-2mJoZJM-2mJkymR-2mJgreo-2mJkynN-2mJoZHp-2mJoZJX-FMciDY
Grice e Pirro – l’idealismo di Gentile – filosofia
italiana – Luigi Speranza (San Severo). Filosofo. Studia a Roma
sotto Spirito. Studia Allmayer sotto Plebe. Insegna a Perugia e Palermo. Studia
Gentile. Pubblica “L'attualismo di G. Gentile e la religione” (Sansoni). Fra i
suoi saggi si ricordano anche “Filosofia e politica in Croce” (Bulzoni). Si
interessa alla ricerca storiografica e svolse numerosi saggi di su Terni. Esponente di spicco della vita culturale
della città umbra, studia gli aspetti poco indagati di quella che fino ad
allora era una città ancorata ad una dimensione prettamente industriale. Sotto
la Giunta di G. Ciaurro, coordina il progetto per la realizzazione di un museo
archeologico nel convento di San Pietro sotto. Peroni. Nei suoi studi di
storia ricostrusce prima della pubblicazione de Il sangue dei vinti di G. Pansa,
episodi della guerra civile tra cui l'assassinio del sindacalista Carloni e del
dirigente d'azienda Corradi. Fonda il "Centro Studi Storici",
un'associazione culturale di ricerca storica a cui viene collegata la rivista
“Memoria” L'obiettivo di “Memoria” è
quello di porre fine all'amnesia organizzata, facendo conoscere a tutti le
vicende di una città figlia non solo dell'industrializzazione. Accanto ad un
nuovo sguardo per le vicende passate “Memoria” inaugura una stagione di
storiografia libera da condizionamenti ideologici e basata sulle fonti.
Suscita critiche per la ricostruzione di alcuni episodi di violenza avvenuti
durante la resistenza anti-fascista, critiche che si sono particolarmente
concentrate all'indomani della sua scomparsa ad opera di storici locali, che lo
accusano di revisionismo. In realtà il suo lavoro è sempre stato suffragato
dalla presenza della fonte documentale. Le vicende ricostruite, come ad esempio
quella dell'uccisione di Corradi o Urbani, ad opera dei partigiani non sono mai
trattate dalla “storiografia ufficiale”. Consigliere dell'stituto per la Storia
dell'Umbria e dell'stituto di Cultura della Storia dell'Impresa Franco
Momigliano, dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano. Il saggio “Regnum hominis: l'umanesimo di Gentile” fa parte
della collana della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma. Un saggio
dedicato al Risorgimento pubblicato da Morphema intitolato Scritti sul
Risorgimento. Un saggio "Dopo Gentile dove va la scuola
italiana". Il Consiglio Comunale di Terni delibera di dedicare la
sala Tacito di Palazzo Carrara in Terni a Pirro. Con l'occasione si presenta il
carteggio "La vita come Ricerca, la vita come Arte, la vita come
Amore", titolo riferito all’omonimo saggio di Spirito. In occasione delle
celebrazioni della fondazione del Liceo Tacito di Terni, gli viene dedicate nell'atrio
della scuola, una targa con una dicitura tratta da una poesia di Gibran. Altre
opere: "Italia e Germania nel Novecento", raccolta di saggi da “Studi
Politici". Pubblica una raccolta di memorie di scritti di garibaldini
intitolata "Correva l'anno 1867” “Terni e l'affrancamento di Roma nelle
memorie dei garibaldini; il saggio "Filosofia e Politica e Giovanni
Gentile" (Aracne). Il Comune di Terni delibera la posa di una targa in
memoria presso la dimora di Pirro. La
Soprintendenza Archivistica dell'Umbria e delle Marche dichiara il suo archivio
di notevole interesse culturale ai sensi del T.U. dei Beni Cultural. Viene
scoperta sulla casa a Piazza Clai a Terni una targa commemorativa. Viene
pubblicato da Intermedia "L'unica via è il Pensiero: scritti in memoria".
Altre saggi: “Una missiva a Spirito,” “L'attualismo di Gentile e la religione” (Firenze,
Sansoni); “Filosofia e politica in Croce” (Roma, Bulzoni); “Filosofia e
politica in Gentile” (Firenze, Sansoni); “La riforma Gentile e il Fascismo”, Giornale
critico della filosofia italiana” (Firenze, Sansoni); La politica dell’idealismo
italiano” (Firenze, Sansoni); “La prassi come educazione nella gentiliana
interpretazione di Marx” (Firenze, Sansoni); “Cultura e politica” (Firenze,
Sansoni); “Filosofia e politica: il problematicismo” (Roma, Bulzoni); “La
repubblica fascista”; “Per una storia dell'Umbria durante la repubblica
fascista” (Perugia, IRRSAE, “Terni nell'età rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone,
Thyrus, Terni e la sua Provincia durante
la Repubblica Sociale” (Arrone, Thyrus); R. Ugolini, G. Petroni, dallo Stato
Pontificio all'Italia unita” (Scientifiche, Napoli); “Interamna Narthium materiali
per il museo archeologico di Terni” (Arrone, Thyrus); Le acque pubbliche gli
acquedotti di derivazione e le utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni
nei sommari riguardi: tecnico, legislativo e storico” (Terni-Giada, ICSIM, Una
scuola una città: il Liceo ginnasio di Terni” (Arrone, Thyrus); “Terni nell'età
del Risorgimento” (Arrone, Thyrus); “Sull'avvenire industriale di Terni, scritti
di L. Campofregoso; Perugia: CRACE/ICSIM, “Garibaldi visto da G. Gentile” (Roma,
Istituto per la storia del Risorgimento Italiano); "Per Garibaldi" (Arrone,
Thyrus); “I Giustizieri, La Brigata Gramsci tra Umbria e Lazio, di M. Marcellini,
Mursia, neRegnum hominis, L'Umanesimo di Gentile” (Collana Scientifica
Fondazione U. Spirito e Renzo de Felice, Roma, Nuova Cultura); “Scritti sul
Risorgimento” (G. Furiozzi), Terni, Morphema); “Dopo Gentile dove va la scuola
italiana (Firenze, Lettere); La vita come ricercar, la vita come arte, la vita
come amore” (Terni, Morphema); Italia Germania Saggi di Filosofia Politica,
Amazon, Filosofia e Politica in G. Gentile” (Aracne, Roma); Maceo Carloni: Storia
e Politica (Intermedia, Orvieto); Manifesto del convegno su G. Petroni; Garibaldi
Terni Mostra documentaria e pubblicazioneIstituto della Storia del Risorgimento
G. Petroni Dallo Stato Pontificio all'Italia unita. Convegno di Studio Terni,
La Rivoluzione Francese, Terni, La nascita della Repubblica e gli anni della ricostruzione”;
Bibliomediateca, Terni, 7ricerca storico documentaria; sezione ldella mostra in
collaborazione con Archivio di Stato di Terni e Biblioteca comunale di Terni;
in collaborazione con Centro per la promozione, Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea”
(Arrone, Thyrus); Intorno alle miniere di ferro e alle ferriere dell'Umbria
meridionale, scritti di Vaux et al.; Terni: CRACE/ICSIM E. Passavanti nell'Italia del Novecento, Atti
del Convegno di studi (Terni)” (Arrone: Thyrus); Convegno dei Lincei (Terni),
Cesi e i primi Lincei in Umbria, atti del Convegno dei Lincei: Terni” (Arrone: Thyrus);
dei Lincei, “Mazzini nella cultura italiana:”, atti del Convegno di studi,
Terni” (Arrone: Thyrus); Magalott, erudito, giureconsulto, docente di Diritto” (Arrone:
Thyrus); Per Garibaldi” (Arrone: Thyrus); San Valentino patrono di Terni, atti
del Convegno di studi: Terni” (Arrone: Thyrus); La vita come arte” (Sansoni,
Firenze); “La vita come amore” (Sansoni Firenze); “La riforma della scuola” (Sansoni,
Firenze); “Il problema dell'unificazione del sapere”; “Dal mito alla scienza” (Sansoni,
Firenze); “La mia ricercar” (Sansoni, Firenze); Dall'attualismo al problematicismo”
(Sansoni, Firenze); di Giovanni Gentile; Il concetto di “pedagogia, in Scuola e Filosofia”
(Sandron Palermo); “Giornale critico della filosofia italiana” (Sansoni,
Firenze); “La scuola laica” (Vallecchi. Firenze); “Sistema di logica’ (Laterza,
Bari); “La scuola” (Vallecchi, Firenze); “Che cos'è il fascismo”; Discorsi e
polemiche” (Vallecchi Firenze); “Saggi critici” (Vallecchi, Firenze); Scritti
pedagogici” (Treves, Milano); “Origini e dottrina del fascismo” (Istituto
Fascista, Roma); di B. Croce Contributo alla critica di me stesso. Napoli);
Conversazioni critiche, (Laterza, Bari); “La letteratura d’Italia” (Laterza,
Bari); “Cultura e vita morale” (Laterza, Bari); “Etica e politica” (Laterza,
Bari); “Pagine sparse” (Laterza, Bari); La guerra civile”; “Memoria” (Thyrus,
Arrone); “La storia rovesciata”, “L'umanesimo di Gentile” (Cultura, Roma); “L'uomo e la storia
(Thyrus, Arrone). Il percorso storico, "Regnum hominis". L'ospite di
passaggio, la difesa. Sull'avvenire industriale di Terni; Rassegna storica del
Risorgimento. La vita come Ricerca, la vita come Arte, la Vita come Amore. Vincenzo Pirro. Pirro. Keywords: l’idealismo
di Gentile, Istituto Nazionale Fascista, Origini e dottrina del fascismo, che
cosa e il fascismo – discorsi e polemiche vallecchi, Firenze, Mazzini, per una storia
dell’umbria durante la repubblica fascista, la repubblica fascista, gentiliana
interretazione di Marx; la filosofia di Gentile, filosofia e politica in
Gentile, Gentile nella grande guerra, il partito ha un capo che e dottrina
vivente, Gentile e Mussolini, il concetto di stato, il concreto di Mussolini
nel astratto dello stato, Pirro interprete di Gentile – la universita fascista
di Bologna, la formazione dei dirigenti del regime – la repubblica fascista,
storia e filosofia, la critica de Pirro alla damnatio memoriae di Croce, lo
studio della filosofia nel veintennio fascista, l’origine del fascismo
filosofico – Gentile, filosofo del fascismo – dizionario filosofico del
fascismo, stato, spirito nazionale, italianita, romanita, propaganda,
democrazia, repubblica, Italia, stato italiano -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Pirro” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738640643/in/datetaken/
Grice e Pizzi – la regola di Boezio – filosofia
italiana – la causa della cosa – abduzione e prova -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “About time an Italian philosopher takes ‘la regola di Boezio’
seriously!” Studia a Milano. Studia il condizionale contro-fattuale. Insegna a Calabria e Siena, “Logica della
prova” a Milano. Cura Hughes e Cresswell, che offre una panoramica completa e
aggiornata della logica intensionale. Ampliando questa linea di ricerca,
compila due antologie con introduzioni. Una dedicata al tempo e una dedicata al
condizionale (se-ismo). Comone una serie di saggi in cui viene introdotta una
logica dell'implicazione consequenziale. Il scopo della logica
dell’implicazione con-sequenziale e riformulare le basi della logica connessiva
nel quadro della logica modale. Questa traduzione consente di assiomatizzare un
sistema G che risulta complete e decidibile mediante tableaux con un sviluppo
verso una generalizzazione di questi risultati. Altri temi di ricerca csono
stati il problema della definizione a della reduzione della necessita ai termini
di contingenza, l'applicazione del quadrato dell’opposizione e del cubo
dell’opposizione al modo, l'approccio al modo in termini di multi-imodo, cioè
mediante l'impiego di un linguaggio base avente come primitivi una moltitudine
d’operatori modali – contro la tesi dell’aequi-vocita di Grice. Nel campo della
scienza il tema su cui lavora in modo preminente è stato quello del contro-fattuale
della causa, a cui ha dedicato saggi destinati a un pubblico interessato
all'epistemologia giudiziaria alla Hart/Honore – causation in the law. If
you’re looking for the cause of what he did, what he did was very wrong –
implicature! Sempre in questo settore compone un saggio sull’abduzione, dove analizza
un caso giudiziario controverso, il disastro di Ustica. Sul tema di Ustica
compone un saggio che contiene una discussione metodologica delle indagini
ancora aperte sul caso, in merito alle quali cura attualmente un blog. Altre
opere: “Introduzione alla logica modale” (Il Saggiatore, Milano); “La Logica
del tempo” (Boringhieri, Torino); “Leggi di natura, modalita, ipotesi” (Feltrinelli,
Milano); “Eventi e cause: na prospettiva condizionalista” (Giuffre', Milano);
“Diritto, abduzione e prova” (Giuffre', Milano); “Ripensare Ustica,
Createspace); “Implicazione logica”; “Causalità
(filosofia) “Abduzione”; “Strage di Ustica, claudiopizziit.wordpress.com. Claudio
Pizzi. Pizzi. Keywords: la regola di Boezio, la tragedia d’Ustica, il se,
condizionale contro-fattico, Grice, il modo, operatore di modo, cubo di
Aristotele, il cubo dell’opposizione, opposizione quadratica, opposizione
cubica, prova, causa, probabilita, l’idea di causa, ‘Actions and Events’ –
causa ed aitia – il significato di causa in Cicerone – di causa a cosa – causa
come latinismo – uso di cosa come causa – evoluzione della cosa dalla causa –
della causa della cosa – implicazione, interplicazione, explicazione,
interplicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzi” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738904654/in/datetaken/
Grice e Pizzorno – la pollitica assoluta – filosofia
italiana – filosofia del sindacato, filosofia fascista -- Luigi Speranza (Trieste). Filosofo. Studia a Torino. Insegna ad Urbino,
Milano e Fiesole. Oltre agli importanti studi sulla materia sociologica conduce
ricerche di sociologia economica e politica, in special modo sulle
organizzazioni sindacali e sui conflitti di classe, sulla politica italiana e i
suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed economici nelle società
industriali. Saggi: “Le classi sociali” (Il Mulino); “Comunità e razionalizzazione”
(Einaudi); “Lotte operaie e sindacato in Italia, “Le regole del pluralismo”; “I
soggetti del pluralismo”; “Classi, partiti, sindacati (Bologna); “Le radici
della politica assoluta (Feltrinelli): “Il potere dei giudici” ("Il
nocciolo", Laterza); “Il velo della diversità: studi su razionalità e riconoscimento
(Feltrinelli); “Sulla maschera” (Il Mulino). Treccani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “The reason why Pizzorno – bless his soul –
does not criticize fascism, is that he possibly finds his theory of
‘communitarianism, razionalization and community, and the appeal to Tonnies’s
community, almost too fascist to be true! – it’s the ‘bund’ – and other fascist
conceptions that I sindacati had to fight against during the veintennio
fascista!”. Grice: “The pity with PIzzorno is that he focuses on sindacati as
from 1968, when he was getting drunk in Paris! He should have studied the
sindicati during the veintennio fascista!” -- Grice: “I am pleased that
Pizzorno quotes me. He apparently says that he is not into ‘conversation’ in
the *sense* (senso) of Grice. Footnote there. When the index was compiled,
Pizzorno, who was at Oxford at the time and could have asked (or axed), had no
idea what my Christian name was, so he followed Speranza’s advice: ‘when you do
not know the first name or Christian name use ‘John’ – so he did. (The
corollary to Speranza’s corollary is: when you don’t know the surname, use
‘Smith’). So Grice, J. I became in his name index!” Alessandro Pizzorno.
Pizzorno. Keywords: politica assoluta, razionalita e riconoscimento,
razionalizzazione, soggetti del pluralism, lotta operaia, sindacato, la
politica assoluta, fascismo -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzorno” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738886114/in/datetaken/
Grice
e Plantadossi – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ripatransone). Filosofo. Saggi: “Conclusiones”, “Lectura
super Primum Sententiarum”, “Prologi”; “Questiones”; “Questio de gradu
supremo”. Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Not to be confused with FRANCESCO of Marchia. This is JOHN of
Marchia. Nannini – metafisica, idea, exemplaris. Cf. H. P. Grice, “The problem
of the universals. From Ripa to me.” Giovanni da Ripa. Giovanni da
Ripatransone. Giovanni Plantadossi. Keywords: implicatura, universale, il
problema degl’universali, A. Combes, Vignaux, Nannini. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Plantadossi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692212085/in/photolist-2mKS6HX
Grice e Plebe – il dizionario – filosofia italiana – filosofia
siciliana. Luigi Speranza (Alessandria).
Filosofo. Grice: “I think I love
Plebe: he wrote a beautiful chapter on Cicero and Latin rhetoric for his ‘brief
history of ancient rhetoric,’ and like my tutee Strawson, he approached Aristotle
and modernist logic in a genial way --.” I have been criticized for titling
‘Sicilian philosophy’ anyone from Sicily, even if he left Sicily when he was
three years old. In such a case, Plebe is a representative of Sicilian
philosophy, my critic would say. Born in Italy, he jumped to the isle to teach
… philosophy!” Seguo il verso di Orazio “Odio la massa e me ne tengo lontano”.
Solo in questo sono uomo di destra. Studia a Torino. Insegna a Perugia e Palermo.
Filosofo inizialmente marxista, ha una clamorosa rottura e viene annoverato fra
i sostenitori dell'anticomunismo politico-culturale di quel periodo. Dopo una
militanza di due anni con i socialdemocratici di Saragat, aderisce al Movimento
Sociale Italiano. Rompe anche.Adere al
partito Democrazia Nazionale. Storico della filosofia, in particolare la antica
filosofia italica. Riavvicinatosi al marxismo, è editorialista del quotidiano Libero. Si
define come un illuminista scettico sostenitore d'un anarchismo. Altre saggi: “Hegel.
Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del comico”
(Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” Vera, Spaventa, Jaja, Maturi,
Gentile” (Torino, SEI); “Spaventa e Vera” (Torino, Edizioni di filosofia; “La
nascita del comico: nella vita e nell'arte degli antichi italici e romani”
(Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino, Edizioni di filosofia); “Processo
all'estetica” (Firenze, Nuova Italia); “Il problema kantiano” (Torino, Edizioni
di filosofia); “Breve storia della retorica” Milano, Nuova Accademia); “La
dodecafonia” (Bari, Laterza); “La logica formale” (Bari, Laterza); “Discorso
semi-serio sul romanzo” (Bari, Laterza); “Estetica” (Firenze, Sansoni); “Storia
della filosofia. Per il liceo classico” (Messina, D'Anna); “Termini della
filosofia” (Roma, Armando); “Antica filosofia italica” (Firenze, Nuova Italia);
“Che cosa è l'Illuminismo” (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Marx
(Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Hegel” (Roma, Ubaldini); “Atlante
concettuale delle nuove filosofie: termini di denunzia, categorie dell'anti-conformismo,
formule di moda, vecchi concetti in nuove filosofie” (Roma, Armando); “L'estetica
italiana dopo Croce” (Padova, RADAR); “Che cosa è l'estetica?” (Roma,
Ubaldini); “Che cosa è l'espressionismo?” (Roma, Ubaldini); “Dizionario filosofico”
(Padova, RADAR); “Storia del pensiero” (Roma, Ubaldini); “Filosofia della re-azione”
(Milano, Rusconi); “Quel che non ha capito Marx” (Milano, Rusconi); “Il
libretto della destra” (Milano, Borghese); “A che serve la filosofia?”
(Palermo, Flaccovio); “Un laico contro il divorzio” (Roma, INSPE); “La civiltà
del post-comunismo” (Roma, CEN); “La filosofia italica” (Milano, Vallardi); “Il
materialismo: fisica, biologia e filosofia oltre l'ideologia” (Roma, Armando);
“Semiotica ed estetica” (Roma-Baden Baden); Il libro-Field educational
Italia-Agis); “Leggere Kant, Roma, Armando); “Logica della poesia” (Palermo,
Ila Palma); “Storia della filosofia” (Palermo, Ila Palma); “Manuale di
estetica” (Roma, Armando); “Manuale di retorica”; Roma, Laterza); “La filosofia
occidentale” (Roma, Armando); “Contro l'ermeneutica” (Bari, Laterza); L'euristica”
(Roma, Laterza); “I filosofi e il quotidiano” (Roma, Laterza); “Dimenticare
Marx?” (Milano, Rusconi); Politica (Milano, Rusconi); “Filosofi senza filosofia”
(Roma, Laterza); “Tornerà il comunismo?” (Casale Monferrato, Piemme); “Manuale
dell'intellettuale di successo” (Roma, Armando); Il quinto libro del capitale.
Marx contro i marxisti” (Milano, via Senato); Gl’illuministi. Obiettivo libertà
(Milano, via Senato); “Memorie di sinistra e memorie di destra. Un filosofo
negli anni ruggenti” (Palermo, Qanat). Storia della filosofia: Filosofi
italiani contemporanei, Bompiani, Milano); Il filosofo trasgressivo, cinema gay,
Sesso, politica e frecciate di un bastian contrario, La destra fece un brutto
affare. Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Armando
Plebe. Plebe. Keywords: il dizionario – Gentile hegeliano – Torino SEI – storia
della filosofia, antica filosofia italica, filosofia italica e filosofia
romana, antica filosofia romana, filosofia dell’antica roma, azione e reazione,
cicerone e la retorica Latina, la rhetorica ad herennium; Cicerone e la disputa
tra retorica e filosofia; la retorica come arte nel ‘De oratore’ ciceroniano;
la polemica di Quintiliano contro Seneca sulle sententiae; forma a contenuto nella
retorica ciceroniana; il dialogo de oratoribus; quintiliano, la decadenza della
retorica Latina; lessico logico, valore di verita, Strawson citato da Plebe,
testo di Strawson tradutto da Plebe in “Logica formale”, la polemica
Grice/Quine sotto Aristotele, connetivi, quantificatori, quadrato
dell’opposizione, indice alla storia della filosofia antica di Plebe, approccio
hegeliano alla storia della filosofia antica Latina – indice. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Plebe” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700177027/in/photolist-2mPXDFp-2mPCBQQ-2mNbFJE-2mNaHiH-2mLLZRD-2mLGRht-2mLyVqx-CkaHMd-CntuMM-CntseF
Grice e Poggi – implicatura – filosofia italiana – il
veintennio fascista – incontro con Mussolini ad Ancona – filosofia ligure – I
fatti di Sarzana – lasciato in liberta da Mussolini – massone proibiti -- Luigi
Speranza (Sarzana). Flosofo. Colpito dalla violenza usata nei confronti del
popolo durante le giornate milanesi e dal temporaneo esilio che dovettero
subire alcuni socialisti amici di famiglia. Questo lo porta a simpatizzare per
quel partito che stava nascendo e al quale si iscrise. Studia a Palermo e
Genova. Pubblica “La questione morale nel socialismo: Kant e il socialismo.” Insegna
a Genova. Ppartecipa come delegato al Congresso socialista di Ancona, nel corso
del quale ebbe un duro scontro con il massimalista Mussolini sul problema della compatibilità o
meno del socialismo con la massoneria. L'assemblea
da in quell'occasione una larga maggioranza alla tesi di Mussolini dell'incompatibilità.
Si reca nelle domeniche d'inverno al palazzo genovese di via Palestro dove
Rensi animano un vero e proprio salotto, arricchito dalla presenza di illustri
personalità quali il poeta e romanziere Pastorino, Buonaiuti, Sella o Rossi. Mussolini si ricorda
di quel suo leale tenace avversario e lo liberar, come attesta una
registrazione esistente nel suo fascicolo personale presso l'Archivio Centrale
dello Stato, lasciato in libertà dal Tribunale speciale per la sicurezza dello
Stato per atto di clemenza di S.E. il Capo del Governo. Saggi: “Lo stato
italiani” (Firenze, Bemporad); “Cultura e Socialismo” (Torino, Gobetti);
“Gesuiti contro lo stato liberale” (Milano, Unitas); “Filosofia dell'azione”
(Roma, Alighieri); “Concetto del Diritto e dello Stato: saggi critici” (Padova,
Milani); La preghiera dell'uomo” (Milano, Bocca); G. Meneghini, Socialismo spezzino,
appunti per una storia, Massa G. Meneghini, G. Meneghini Sui luttuosi fatti del
luglio v. Giuseppe Meneghini, La Caporetto del fascism Sarzana Mursia Editore
Milano, Pastorino, Mio padre Carlo
Pastorino, Genova G. Meneghini, G. Meneghini,
Poggi G. Meneghini, Poggi, Piero Pastorino,
Mio padre Carlo Pastorino, Genova, Liguria Edizioni Sabatelli, Giuseppe Meneghini,
Socialismo spezzino Appunti per una storia, Massa, Centro Studi Agostino
Bronzi,.Fatti di Sarzana Socialdemocrazia. Anti-fascista e uomo di cultura, da
Testimoni del tempo e della storia di Isa Sivori Carabelli. Alfredo Poggi.
Poggi. Keywords: stati pontificii, positivismo giuridico, filosofia giuridica
italiana contemporanea – il concetto di diritto, il concetto dello stato
italiano – incontro con Mussolini, lasciato in liberta da Mussolini, I fatti di
Sarzana, filosofia ligure, criticism kantiano, Adler, saggi sulla filosofia
dell’azione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poggi” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689791889/in/photolist-2mPTxJB-2mPAuFE-2mLyVJy-2mKPS8q-2mPhuNk-2mKw3hq-2mKDGhr-2mKxnN1-2mKjsJY-2mPHbXQ-FJVKRC-FbXzmb-Ecrffr-BVvVQu-BqfWHD-Ck2izm-Ck5F6m-Ck9fTK-BvUfSB-AJp6ja-mwcBH4-my8CQ1-mwc4Gc-mwc6XV-mwctYM-mwdQhS-muiFDv-ihD8Yp-ihisHC
Grice e Pojero – Villa Pajero -- la setta iniziatica
– filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo. Grice: “Like me, he held symposia in his villa – Villa Amato-Pojero
in the Giardino Ingelse a Palermo – lots of Brits there!” StudIa a Napoli e Pisa.
La sua villa ai Giardini Inglesi divenne luogo di incontro di filosofi. La sua
biblioteca e punto di incontro di filosofi come Gentile, Vailati, Brentano, e Gemelli.
Critica il razionalismo, incapace di comprendere la metafisica. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Amato Pojero. Giuseppe Pojero. Pojero.
Keywords: la setta iniziatica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pojero” – The
Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737398687/in/datetaken/
Grice e Poli – implicatura – filosofia
italiana. Luigi Speranza (Cremona). Filosofo. – e: Bologna. Insegna a Milano e
Padova. Pubblica il saggio di “Filosofia elementare”, un eclettico sistema di
empirismo e razionalismo. “Saggi
di scienza politico-legali” considerano il diritto un insieme di scienza in
quanto trattano dei principi e di arte in quanto applicazione di un principio giuridico
nella valutazione dei singoli casi. Il diritto e un'espressione provvidenziale.
Si distingue in naturale e in positivo. Combatte il positivismo negli “Studii
di filosofia contemporanea”, ri-vendicando la superiorità dello spirito sulla
materia. “Saggio filosofico sopra la scuola dei moderni filosofi
naturalisti -- coll'analisi dell'organologia, della craniologia, della
fisiognomia, della psicologia comparata, e con una teoria delle idee e de'
sentimenti” (Milano); “Primi elementi di filosofia” (Napoli); “Elementi di
filosofia teoretica e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano); “La
scienza politico-legale” (Milano), “Filosofia, Istituto Lombardo. Rendiconti); Studii
di filosofia contemporanea, Istituto Lombardo. Rendiconti, Cenni sull'opera di
Simone Corleo: il sistema della filosofia universale, ovvero la filosofia
dell'identità, Istituto Lombardo. Rendiconti, La filosofia dell'incosciente, Istituto
Lombardo. Memorie», Studi C. Cantoni, Studio della vita e delle opere. Milano, Filosofia
Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Dizionario biografico austriaco. Il
linguaggio, presidendeo dale grandi controversie de’ filosofi intorno alla sua
origine e alla sua formazione, antro non e che elil complesso de’ segni
destinati ad esprimere le nostre idee e I nostril sentimente. E comeche vari
siano codesti segni per la loro indole e per la loro origine, cosi varia e la
specia del linguaggio naturale, ossie delle grida, dei gesti e dell’azione, ed
artificiale, ossia della parola e della scrituttura. Fra tutte le opinioni,
sembra incontrastabile prima di tutto che gl’animali hanni i segni d’una
specidie di linguaggio naturale nelle gride e nei moti. Ma questi signi sono o
incerti e inisignificanti. O quasi sempre dubii almameno per noi, senza che sia
in loro il potere di perfezionarli. In secondo luogo, e dimostrate che
gl’animali quantunque forniti dell’organo della loquella e dell’udito, come
anche della facultata di associare e d’imitare, non poterono mai giungere
all’invenzione del linguage veramente articolato, e cio per difetto senza
dubbio della facolta superior di della ragione. Sicche i pappagalli, che pur
vanno ripetendo le voci umana, non hanno al pari delle scimie ne’ loro gesti
una vera connessione mentale tra i suoni e le idee annessse, come il
dimonstrano il loro parlare a caso ne mai correlative alle domande nuove e straordinarie,
e la loro incapacita a ingrandire ed estendere il linguaggio gia appreso. In
tterzo luogo e sicuro che com’e impossibile che gl’animale reseano dell’uso
d’un linguaggi overamente articolato, non possedendo le idee astratte e
generali delle quali esso si compone, cosi riusicrebbe loro affatto inutile,
non avendo bisodno di espremiere tutti i nostri pensieri e tutti i nostri
sentimenti. Baldassare Poli. Poli. Keywords: naturalisti, organologia,
craniologia, fisiognomia, psicologia comparata. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Poli,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701255863/in/photolist-2mLEs8a-2mLHzhB-2mPxhsE-2mKTyvC-2mPpVqK-2mKFeJo-2mKU7b1-2mPs71e-2mPEECV-2mPoBGn-2mKBwcu-2mKAsyK-2mKCnei-2mPNG7N-2mKyErQ-2mPE3Bq-2mKDA5r-2mKw3hq-2mKDwcr-2mKEJsY-2mKxnN1-2mKA5tC-2mKAuZM-2mKCfz1-2mKjsJY-2mKbpiZ-2mKbok1-2mPLygi-2mPHbXQ-2mHGgw3-2mGT6p1-2mGnP2f-2b7eYAu-22DwUXj-243yMxV-2mES4nb-Eoj4SX-E58e4H-E4u3XA-Dw1w1R-CRAGiK-DcDDsS-DeWyrT-DndBhH-Bq6mau-CfbuaM-CkaHMd-Cntjci-Ckaz7s-CntuMM
Grice e Pollastri – olismo hegeliano – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Studia a Firenze.
Studia la filosofia della natura di Hegel. Si occupa in particolare di
filosofare con le persone, campo nel quale dsvolge la filosofia. Ha uno
sportello di consulenza presso il quartiere 4, Centro di Salute Mentale della
ASL. Pubblica Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente filosofico cercasi,
Il filosofo in azienda e L’uomo è ciò che pensa. Fonda Phronesis Associazione
Italiana per la Consulenza Filosofica, IPOC. Collana “Pratiche Filosofiche” diretta da U.
Galimberti per Apogeo e cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore
IPOC. Insegna consulenza filosofica in numerose università italiane. Ha
inoltre all’attivo ricerche in campo tradizionalmente filosofico come l’assoluto
eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano (La
Città del Sole), alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia
dell’improvvisazione. Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa
di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz. Collabora con
“Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Pubblica
la biografia artistica di R. Tesi, Una vita a bottoni (Squilibri). Attivo in
campo teatrale, come amatore ha esperienze di attore, recitando in lavori di
Ionesco, Nicolaj, Feydeau, e Simon, e regista. Direge Sorelle Materassi di F.
Storelli dal saggio di A. Palazzeschi, “La tettonica dei sentimenti” e “Siamo
momentaneamente assenti” di L. Squarzina. La sua teoria della consulenza filosofica e tutt'uno
con una più generale concezione della filosofia e del filosofare. È all’interno
di questa idea generale, che comprende una visione della società, degli
orizzonti, dei destini della filosofia e il ruolo che il filosofo si svolge,
che può essere inserita la sua visione della consulenza filosofica. Il punto di
partenza potrebbe essere posto in un’analisi della società e nel ruolo che in
essa giocano le psicoterapie e, più largamente il linguaggio e la cultura psico-terapeutica.
La sua idea sembra essere quella di chi vede in corso un processo di
trasformazione del dolore del male in una pato-logia psicologicamente
rilevabile e curabile. Oggi, tanto i manuali psico-patologici come DSM-IV,
quanto la cultura diffusa, da rotocalco (sovente però confortata da medici e
psicologi che sui rotocalchi scrivono), tendono a far credere che ogni
qualvolta si stia “male” ipso facto si sia “malato” e che, di conseguenza, sia
necessario un terapeuta che ci guarisca. Ciò ovviamente porterebbe ad un
estremo impoverimento nella capacità umana di comprendere e affrontare la vita.
In un mondo in cui ogni dolore è SINTOMO e l’unica cosa che sembra avere
importanza è che esso venga eliminato, la filosofia e la consulenza filosofica
(che sembrano più essere due momenti di un'unica disciplina piuttosto che due
cose diverse) non si presentano come pensiero risolutivo. Prendere decisioni e
risolvere problemi sono due modi attraverso cui si banalizza la complessità e
anche il fascino di ogni esperienza vitale umana. Se c’è qualcosa di davvero
originale e inattuale che la filosofia offre agl’uomini ciò è giustappunto una
prospettiva che vada oltre l’agire tecnico finalizzato, l’intervento
manipolativo sulla realtà e, dunque, l’idea stessa di efficacia. Con questa
impostazione non stupisce dunque che veda in modo estremamente critico la
presenza del concetto di aiuto nella consulenza filosofica. Chi si concentra
sull’aiutare il consulente rischia di fare semplicemente una psico-terapia
mascherata e poco efficace. Concentrarsi sull’ausilio e la soluzione dei problemi
posti dal consultante può disperdere la realtà e originale potenzialità
della filosofia nel campo della considerazione dei problemi degli individui e
della loro vita. Può annullare la capacità di ri-orientare il pensiero e
l’agire che la ri-flessione filosofica porta con sé come sua assoluta
specificità. Può, infine, privare gl’individui e la società di quella che è
forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere svincolata dallo strabordante e
acritico dominio del produrre, del finalizzare, e della tecnica. L’onnipresenza
del paradigma tera-peutico non deve fare sì che si dimentichi anche il rapporto
sano che la filosofia può mantenere con la psicologia rettamente intesa. La
psicologia cioè come ricerca di ciò che è proprio del comportamento umano che
ogni filosofo coltiva. Come studio sull’uomo, e al pari di altre scienze umane
che cercano di coglierne altre limitate ma fondamentali dimensioni (si pensi
all’antropologia o alla sociologia), la psicologia e tenuta in considerazione
dallo sguardo del consulente. La psicologia è stata nient’altro che una
conoscenza tra le molte che la filosofia doveva comprendere, criticare, porre
nel giusto posto che a essa spetta entro una comprensione filosofica del mondo.
E se il filosofo non disdegna di occuparsi anche di psicologia, perché oggi il
filosofo consulente dove temere oltremisura di fare riferimento anche a essa? Posta
in un orizzonte conoscitivo e non terapeutico, la psicologia non è evitata, al
pari di ogni altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui colloca
la sua azione e la sua riflessione implica una lettura della filosofia come del
tutto connessa con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura
tra questi e il filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore
indicativo, convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione
il centro della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra
costui e l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo. Le ragioni di questa
necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è
da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso,
aspirare alla conoscenza, essere, cioè philo-sophos, amante del sapere. Ma se
l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della filosofia
l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia ulteriormente
indagabile. La disciplina in questione così si mostra propriamente nella sua
attività più che nel suo corpus di conoscenze. Anche la filosofia pratica,
dunque, si conclude là dove produce qualcosa di pratico per diventare altro:
morale, politica, diritto. Da questa visione se ne deduce la inapplicabilità
della filosofia in generale e più specificatamente l’impossibilità di concepire
la consulenza filosofica come una sorta di filosofia applicata alla vita. Il
fatto è che la filosofia non si applica, oppure è sempre applicata: essendo
amore per il sapere, è infatti qualcosa di perennemente in movimento- è un
agire, un fare. E non c’è fare che non sia fare qualcosa. Quello della
filosofia è il filosofare, vale a dire il cercare e ri-cercare, il ri-tornare
sempre di nuovo sul problema, inappagati dall’apparente soluzione, il
ri-flettere incessantemente per mettere a prova le nostre capacità di
comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia, non può essere
applicato perché lo è già sempre, non potendo avvenire senza un argomento, un
tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso agisce, produce,
come tutte le attività, effetti pratici concreti. Saggi: “L' assoluto
eternamente in sé cangiante”; “Interpretazione olistica del sistema hegeliano”;
“Studi sul pensiero di Hegel (La Città del Sole); “Il pensiero e la vita”; “Guida
alla consulenza e alle pratiche filosofiche (Apogeo); “Consulente filosofico
cercasi” (Milano, Apogeo); “L’uomo è ciò che pensa: sull’avvenire della pratica
filosofica” (Girolamo, Trapani); “Il filosofo in azienda: pratiche filosofiche
per le organizzazioni” (Apogeo, Milano); “Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce,
Squilibri); “La consulenza filosofica”; “Breve storia di una disciplina atipica,
in Intersezioni, Achenbach e la fondazione della pratica filosofica, in
Maieusis, La consulenza filosofica tra saggezza e metodo, in“Inter-sezioni, Razionalità
del sentimento e affettività della ragione”; “Appunti sulle condizioni di
possibilità della consulenza filosofica”; “Discipline Filosofiche, Teoria
pratica” e palle di biliardo”; “La consulenza filosofica come mappatura
dell’esistenza, in “La cura degl’altro: la filosofia come terapia dell’anima”
(Siena); “Il consulente filosofico di quartiere, in Autaut, Analisi di P. Rovatti,
La filosofia può curare?, in Phronesis, Prospettive politiche della pratica
filosofica, in Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e
discorso filosofico, in Itinera. D. Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia. Neri
Pollastri. Pollastri. Keywords: olismo hegeliano, etimologia di consultare,
consolare, consultare, console – con-solus --, mutuo consiglio, Böttcher Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pollastri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738831049/in/datetaken/
Grice e Pomponazzi -- l’affair pomponazzi – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Mantova). Flosofo. Important Italian
philosopher. Di famiglia agiata. Studia a Padova sotto Nardò, Riccobonella e Trapolino. Insegna
a Padova, Carpi, Padova, Venezia, Ferrara, Mantova, e Bologna. Pubblica “De
maximo et minimo”. Publica un commento al “De anima” aristotelico. Scrive il “Trattato
dell’immortalita dell’anima” (Bologna), il “Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione”
(Grataroli, Basilea) e il “De naturalium effectuum causis, sive de
incantationibus” (Grataroli, Basilea) oltre a commenti delle opere di Aristotele.
Il “Tractatus de immortalitate animae, in cui sostiene che l'immortalità
dell'anima non può essere dimostrata razionalmente, fa scandalo. Attaccato da
più parti, la pubblicazione è pubblicamente bruciata a Venezia. Denunciato da Fiandino
per eresia, la difesa di Bembo gli permette di evitare terribili conseguenze. E
condannato da Leone X a ritrattare la sua tesi. Non ritratta. Si difende con la
sua Apologia e con il Defensorium adversus Augustinum Niphum, una risposta al
De immortalitate animae libellus di Nifo, in cui sostiene la distinzione tra
verità di fede e verità di ragione, idea ripresa da Ardigò. Evita ogni
problema pubblicando il “De nutritione et augmentatione”, il “De partibus
animalium” e il “De sensu”. Muore suicida. Per i peripatetici, l'anima è l'atto
(entelechia) primo di un corpo che ha la vita in potenza. L’animo è la sostanza
che realizza la funzione vitale dei corpi. Tre sono le funzioni dell'anima: la
funzione vegetativa per la quale gl’esseri vegetali, animali e umani si nutrono
e si riproducono; la funzione sensitiva per la quale gl’esseri animali e umani
hanno sensazioni e immagini; la funzione intellettiva, per la quale gl’esseri
umani comprendono. La funzione intelletiva è la capacità di giudicare le
immagini fornite dai sensi. L'atto dell'intendere si identifica con l'oggetto
intelligibile, cioè con la sostanza dell'oggetto, ossia con la verità. L’intelletto
possibile o passive è la capacità umana di intendere. L’intelletto attuale o
attivo o agente è la luce intellettuale. L’intelleto agente contiene in atto ogni
intelligibile, e agisce sull'intelletto potenziale come la luce mostra, mette
in atto i colori che al buio non sono visibili ma pure esistono e dunque sono
in Potenza. L’intelletto agente mette in atto una verità che nell'intelletto possibile
e soltanto in potenza. L'intelletto agente è separato, non composto,
impassibile, per sua essenza atto separato, esso è solo quel che è realmente. Questo
è immortale ed eterno. Bisogna esaminare se la forma esista anche dopo la
dissoluzione del composto. Per alcune cose nulla lo impedisce, come, ad esempio
nel caso dell'anima, ma non dell'anima nella sua interezza, bensì
dell'intelletto, poiché è forse impossibile l'esistenza separata dell'anima
intera. I parepatetici a Padova si sono divisi in due correnti: gli’averroisti
e gl’alessandrini, seguaci questi delle interpretazioni di Alessandro di
Afrodisia. Gl’averroisti, secondo una concezione influenzata dall’idealismo
sosteneno l'unicità e la trascendenza non solo dell'intelletto agente, ma anche
dell'intelletto possibile, che per lui non appartiene agl’uomini ma è unico e
comune all'intera specie umana. Gl’alessandrini manteneno l'unicità
dell'intelletto agente, che fano coincidere con il divino, ma attribuisceno a
ciascun uomo un intelletto possibile individuale, mortale insieme con il corpo.
Va ricordato che per Aquino nell'uomo è presente un'unica anima per sua natura
(simpliciter) immortale, ma per un certo aspetto (secundum quid) mortale, in
quanto anche legata alle funzioni più materiali dell'essere umano. Trae
spunto da una discussione con Raguseo il quale, avendo sostenuto che la teoria
d’Aquino sull'anima non si accorda con quella aristotelica, lo prega di provare
le sue affermazioni mediante mezzi puramente razionali. Fecero bene gli
antichi a porre gl’uomini tra le cose eterne e quelle temporali, cosicché gl’uomini,
né puramente eterni né semplicemente temporali, partecipano delle due nature e
stando a metà fra loro, può vivere quella che vuole. Così, alcuni uomini
sembrano dei perché, dominando il proprio essere vegetativo e sensitivo, sono
quasi completamente razionali. Altri, sommersi nei sensi, sembrano bestie.
Altri ancora, uomini nel vero senso della parola, vivono mediamente secondo la
virtù, senza concedersi completamente né all'intelletto e né ai piaceri del
corpo. Gl’uomini dunque, sono di natura non semplice ma molteplice, non
determinata ma bifronte – ancipitis -- media fra il mortale e l'immortale. Questa
medietà non è il provvisorio incontro di due nature, una corporea e una
non-corporea, che si divideranno con la morte, ma è la dimostrazione della
reale unità degl’uomini. La natura procede per gradi. Gl’esseri vegetali hanno
un poco di anima. Gl’animali hanno i sensi e una certa immaginazione. Alcuni
animali arrivano a costruirsi case e a organizzarsi civilmente tanto che molti
uomini sembrano avere un'intelligenza molto inferiore alla loro. Vi sono animali intermedi fra la pianta e la
bestia, come la spugna della scimmia non sai se sia uomo o bruto, analogamente
l'anima intellettiva è media fra il temporale e l'eterno. Polemizza cogl’averroisiti
che hanno scisso dalla naturale unità umana il principio razionale da quello
sensitivo e con’Aquino, rilevando che l'anima, essendo unica, non può avere due
modi di intendere, uno dipendente e un altro indipendente dalle funzioni dei corpi.
La dipendenza dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta dai
sensi, lega l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso
destino di morte. È capovolta la tesi
fondamentale d’Aquino. L'anima è per sé mortale e secundum quid, in un certo
senso, immortale, e non il contrario, perché nobilissima fra le cose materiali
e al confine con le immateriali, profuma di immortalità ma non in senso
assoluto (aliquid immortalitatis odorat, sed non simpliciter). E ricorda che
per Aristotele l'anima non è creata da Dio. Gl’uomini infatti sono generati
dagl’altri uomini e anche dal sole. Riguardo al problema del rapporto fra
ragione e fede, solo la fede, non le ragioni naturali, può affermare
l'immortalità dell'anima e coloro che camminano per le vie dei credenti sono
fermi e saldi, mentre per quanto attiene
i problemi etici che la mortalità dell'anima potrebbe suscitare, afferma che
per comportarsi virtuosamente non è affatto necessario credere all'immortalità
dell'anima e alle ricompense ultraterrene, perché la virtù è premio a sé stessa
e chi afferma che l'anima è mortale salva il principio della virtù meglio di
chi la considera immortale, perché la speranza di un premio e il terrore della
pena provoca comportamenti servili contrari alla virtù. Il Tractatus
provoca clamore e polemiche alle quale rispose, ribadendo le sue tesi con
l'Apologia, dove risponde alle critiche amichevoli di Contarini, Colzade e Fiandino.
Replica con il Defensorium adversus Agostinum Niphum alle critiche di Nifo,
professore di filosofia a Padova.Panizza chiese a Pomponazzi se possono esserci
cause sopra-naturali di eventi naturali, in contrasto con le affermazioni di
Aristotele, e se si debba ammettere l'esistenza del demonio anche per spiegare
molti fenomeni che si sono verificati. Dobbiamo spiegare questi fenomeni
con cause naturali, senza ricorrere al demonio. E ridicolo lasciare l'evidenza
per cercare quello che non è né evidente né credibile. D'altra parte, poiché l'intelletto percepisce
dati sensibili, un puro spirito non potrebbe esercitare un'azione qualunque su
qualcosa di materiale. Uno spirito non puo entrare in contatto con il mondo. In
realtà vi sono uomini che, pur agendo per mezzo della scienza, hanno prodotto
effetti che, mal compresi, li hanno fatti ritenere opera di santi o di maghi,
com'è successo con Abano o con Cecco d'Ascoli. Altri, ritenuti santi dal volgo
che pensa avessero rapporti con gli angeli sono magari dei mascalzoni. Facessero
tutto questo per ingannare il prossimo. Ma, a parte casi di incomprensione o di
malafede, è possibile che fenomeni mirabolanti hanno la loro causa
nell'influsso degli astir. È assurdo che un corpo celeste, che regge tutto
l'universo non possa produrre un effetto che di per sé e nulla considerando
l'insieme dell'universo. Cause naturali, comunque, secondo la scienza del
tempo: il determinismo astrologico governa anche le religioni. Al tempo degli
idoli non c'era maggior vergogna della croce, nell'età successiva non c'è nulla
di più venerato. Ora si curano i languori con un segno di croce nel nome di
Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non era giunta la sua ora. Ogni religione
ha i suoi miracoli quali quelli che si leggono e si ricordano nella legge di
Cristo ed è logico, perché non ci possono essere profonde trasformazioni senza
grandi miracoli. Ma non sono miracoli perché contrari all'ordine dei corpi
celesti ma perché sono inconsueti e rarissima. Nessun fenomeno ha dunque cause
non naturali. L’astrologo che abbia colto la natura delle forze celesti, può
spiegare tanto le cause di fenomeni che sembrano sopra-naturali che realizzare
opere straordinarie che il popolino considererà miracolose solo perché incapace
di individuarne la causa. L'ignoranza del volgo è del resto sfruttata da
politici e da sacerdoti per tenerlo in soggezione, presentandosi ad esso come
personaggi straordinari o addirittura inviati da Dio stesso. Se Dio ha
creato l'universo ponendo su di esso leggi fisiche precise, sarebbe paradossale
che egli stesso agisse contro queste leggi utilizzando eventi sovrannaturali
come i miracoli. L’universo è controllato e determinato dall'agire degli astri
e Dio agisce indirettamente muovendo questi ultimi. Sviluppa quindi una
concezione dell'universo deterministica. Se tale e la forze che governa il
mondo, se anche un fenomeno sopra-nturale ha una spiegazione nell'esistenza della
forza naturale così potente, esiste ancora una libertà nelle scelte individuali
dell'uomo? In Dio, conoscenza e causa delle cose coincidono e dunque egli è
veramente libero. Gl’uomini si esprimeno invece in un mondo dove tutto è già
determinato. Rifiutato il contingentismo degl’alessandrini, che salvano la
libertà umana criticando gli stoici per i quali non esiste né contingenza né
libertà umana, è costretto dalla sua concezione strettamente deterministica,
ove tutto è regolato dalla forza naturale superiori agl’uomini, a propendere
per l'impossibilità del libero arbitrio. L’argomento è difficilissimo. Gli
stoici sfuggono facilmente alle difficoltà facendo dipendere da Dio l'atto di
volontà. Per questo l'opinione stoica appare molto probabile. Nel cristianesimo
c'è maggiore difficoltà a risolvere il problema del libero arbitrio e della
predestinazione. Se Dio odia ab aeterno i peccatori e li condanna, è
impossibile che non li odi e non li condanni. Così odiati e reietti, è
impossibile che i peccatori non pecchino e non si perdano. Che rimane, allora,
se non una somma crudeltà e ingiustizia divina, e odio e bestemmia contro Dio?
E questa è una posizione molto peggiore di quella stoica. Gli stoici dicono
infatti che Dio si comporta così perché la necessità e la natura lo impongono.
Secondo il cristianesimo, il fato dipende invece dalla cattiveria di Dio, che
potrebbe fare diversamente ma non vuole, mentre secondo gli stoici Dio fa così
perché non può fare altrimenti. Espone la mortalita dell’animo con voce dolce e
limpidissima. Il suo discorso e preciso e pacato nella trattazione, mobile e concitato
nella polemica. Quando poi giunge a definire e a trarre le conclusioni, e rave
e posato. Nulla tenero con gli uomini di chiesa, isti fratres truffaldini,
domenichini, franceschini, vel diabolini riassume il suo spirito ironico e
motteggiante consigliando alla filosofia credete fin dove vi detta la ragione,
alla teologia credete quel che vogliono i teologi e i prelati con tutta la
chiesa, perché altrimenti farete la fine delle castagne ma e serio e senza
compromessi nelle sue convinzioni scrivendo nel “De fato” che Prometeo è il
filosofo che, nello sforzo di scoprire i segreti divini, è continuamente
tormentato da pensieri affannosi, non ha sete, non ha fame, non dorme, non
mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato, perseguitato dagli
inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei filosofi, questa la
loro ricompensa. Epperò un filosofo e un dio terreno, tanto lontano dagli altri
come un uomo o e dalla sua figura dipinta e lui e pronto, per amore della
verità, anche a ritrattare quel che dico. Chi dice che polemizzo per il gusto
di contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità, dev'essere
eretico. Trattati peripatetici (Milano,
Bompiani); B. Nardi (Firenze, Monnier); N. Badaloni, Cultura e vita civile tra
Riforma e Controriforma” (Bari, Laterza); G. Zannier, Ricerche sulla diffusione
e fortuna del De Incantationibus” (Firenze, Nuova Italia); E. Garin, Aristotelismo veneto, Peripatetici veneti”
(Padova, Antenore); M. Sgarbi, “Tra
tradizione e dissenso (Firenze, Olschki); P. Vitale, “Un aristotelismo problematico:
il «De fato», Aristotele si dice in tanti modi, “Lo sguardo”. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di
filosofia. Petrus Pomponatius. Pomponatius. Pietro Pomponazzi. Pomponazzi. Keywords:
peripatetismo veneto. Pomponazzi. Keywords: paripatetismo veneto -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi
on the immortality of the soul," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689160403/in/photolist-2mPmNVF-2mNaHiH-2mLQ1Vx-2mKLVA3-2mKAsyK-2mKv1Ab-2mKDwbv-2mKk2pP-2mKbo8n-2mKjibQ-2mKjhGt-2mKkohW-2mKfLXX-2mKhaME-2mKhc2y
Grice e Pontara – se il fine giustifichi i mezzi –
filosofia italiana -- (Cles). Filosofo. Grice: “I like Pontara: he wrote a whole essay on Kant’s problem
about the reduction of the categorical to the the prudential imperative, “Se il
fine giustifica i mezzi. Uno dei massimi studiosi della nonviolenza. Fortemente
dubbioso dell’eticità del servizio militare. Insegna a Torino, Siena, Cagliari,
Padova, Bologna, Imperia, Trento. Uno
dei fondatori di “Per la Pace”. Studia etica pratica e teorica, metaetica e
filosofia politica. “Se il fine giustifichi i mezzi” (Mulino, Bologna). Studia Nonviolenza,
Pace, Utilitarismo, in Dizionario di politica (Pomba, Torino); Neo-contrattualismo,
socialismo e giustizia, Democrazia e
contrattualismo, Riuniti, Roma); Filosofia pratica, Saggiatore, Milano, Antigone
o Creonte. Etica e politica (Riuniti, Roma); “Etica e generazioni future” (Laterza,
Bari); La personalità nonviolenta” (Abele, Torino); “Guerre, disobbedienza
civile, nonviolenza” (Abele, Torino); “Breviario per un'etica quotidiana” (Pratiche,
Milano); “Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Teoria e pratica della
nonviolenza” (Einaudi, Torino). G. Pontara. Pontara. Keywords: Grice on the
mythic status of the contract in ‘Meaning Revisited’, Grice against the
quasi-contractualist, se il fine giustifichi i mezzi, contrattualismo. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pontara” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701655769/in/photolist-2mPpwbZ-2mLGv16
Grice e Ponte – implicatura maschile – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Lodi). Flosofo. Studia
a Genova. Insegna a Pontremoli. D'impostazione tradizionalista, dopo gli studi
classici vive a Pontremoli. Storico delle idee e del diritto romano arcaico,
studioso di simbolismo, fonda la rivista di ispirazione evoliana “Arthos” -- cultura
tradizionale, testimonianza tradizionale, a cura di “Arya” di Genova. Cura il “Tractatus de potestate
summi pontifices”; La Cronologia vedica in appendice a La dimora artica dei
Veda. Tra i fondatori del movimento tradizionale romano. Collabora attivamente
con “Arya”, ispirate dall'O.I.C.L. Altre saggi: “Dei italici”; “Miti italici,”
“Archetipi e forme della sacralità romano-italica” (Genova, Ecig); “Il movimento
tradizionalista romano” (Scandiano, Sear); “La religione dei romani” (Milano,
Rusconi); “Il magico Ur” (Borzano, Sear); “I liguri: etno-genesi di un popolo”
(Ecig, Genova); “La città degli dei”; “La tradizione di Roma e la sua
continuità” (Ecig, Genova); "Favete Linguis!" Saggi sulle fondamenta
del Sacro in Roma antica” (Arya, Genova); "Ambrosiae pocula" (Tridente,
Treviso); "Nella terra del drago" note insolite di viaggio nel Regno
del Bhutan (Tridente, La Spezia); “Il mondo alla rovescia” (Arya, Genova); “In
difesa della Tradizione” (Arya, Genova); “Le sacre radici del potere” (Arya,
Genova); “La Massoneria volgare speculative” (Arya, Genova); “Lettere ad un
amico” (Arya, Genova); :Hic manebimus optime” (Arya, Genova); “Etica aria”
(Arya, Genova); “Aspetti del lessico pontificale: gli indigitamenta”; “ “I lari
nel sistema spazio-temporale romano”; “Santità
delle mura e sanzione divina,”; “Gl’arii”; “Via romana agli Dei”; Centro studi La Runa. Renato del Ponte. Ponte.
Keywords: implicatura maschile, ario, gl’arii, I liguri, romani, antica roma,
massoneria volgare. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponte” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738808129/in/dateposted-public/
Grice e Ponzio – il segno dell’altro – semiotica
filosofica – filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Pietro Vernotico). Filosofo. Studia a Bari sotto Semerari. Insegna a Bari. Cura
Rossi-Landi. Studia la fenomenologia della relazione interpersonale. Insegna a Brindisi,
Francavilla Fontana, Terlizzi. Studia Scienze dei linguaggi e linguaggi delle
scienze. Intertestualità, interferenze, mutuazioni. Pubblica “Enunciazione e testo letterario
nell'insegnamento dell'italiano come lingua straniera” (Guerra, Perugia); Linguistica generale, scrittura letteraria e
traduzione, Da dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione globale, A
mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, Lineamenti di semiotica e
di filosofia del linguaggio; Introduzione a M. Bachtin (Bompiani); “Il discorso
amoroso” (Mimesis) e Bachtin e il suo circolo (Bompiani, collana “Il pensiero
Occidentale” diretta da G. Reale); Summule logicales (Bompiani); Manoscritti
matematici (Spirali); La filosofia come professione, come istituzione,
presuppone una filosofia propria del linguaggio, che si esprime nella tendenza
del linguaggio al plurilinguismo dialogico, alla correlazione dialogica delle
lingue e dei linguaggi di cui sono fatte, una filosofia del linguaggio, in cui ‘del
linguaggio’ è da intendersi come genitivo soggettivo: un filosofare del
linguaggio, che consiste nella pluri-discorsività dialogizzata. I campi di suo
studio e di sua ricerca sono la semiotica e filosofia del linguaggio. Filosofia
del linguaggio è l'espressione che meglio esprime l'orientamento dei suoi studi
e come egli affronta i problemi relativi alla semiotica dal punto di vista
della filosofia del linguaggio, alla luce degli sviluppi delle scienze dei
segni, dalla linguistica alla bio-semiotica. In tal senso il suo
approccio può essere più propriamente definito come di pertinenza della semiotica
generale, anche se si occupa di semiotica generale, in termini di critica. La
semiotica generale supera l'illusoria separazione tra le discipline
umanistiche, da una parte, e quelle logico-matematiche e le scienze naturali,
dall'altra, evidenziando invece la condizione di inter-connessione. La sua
ricerca semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un
approccio che è trasversale e inter-disciplinare, o come direbbe lui stesso
"in-disciplinato". Si occupa di semiotica, di linguistica e
delle altre scienze dei linguaggi e dei segni, nel senso della filosofia del
linguaggio, intendendo ‘del linguaggio’ non come indicazione dell'oggetto della
filosofia, della filosofia che si occupa del linguaggio, ma come “la filosofia”
del linguaggio stesso, come la sua attitudine al filosofare. Filosofia del
linguaggio e intesa come filosofia del dialogo, apertura all'altro,
disposizione all'alterità, arte dell'ascolto, messa in crisi del mono-linguismo,
del mono-logismo, inventiva, innovazione, creatività che nessun ordine del
discorso, nessuna de-limitazione dei luoghi comuni dell'argomentare, può controllare
o impedire. Il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella
le differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto
indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui
l'identità si appella per affermare la sua appartenenza, per esempio
comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di
condizione sociale, è in opposizione a un altro genere: bianco/nero;
uomo/donna; comunitario/extra-comunitario; co-nazionale/straniero;
professore/studente. Afferma che ogni differenza-identità, ogni differenza
di genere, al suo interno, è cancellazione della differenza singolare e ogni
genere. Ogni identità presuppone, in quanto basato sull'indifferenza e
sull'opposizione, prevede il conflitto. L'unica differenza non
indifferente e non oppositiva è la differenza singolare, fuori identità, fuori
genere, come d“sui generis” è l'alterità. Alterità intesa come relazione con
l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui ciascuno è in-sostituibile
e non indifferente. Un'alterità che l'identità rimuove e censura, relega nel
privato, ma che ciascuno vive e riconosce come vera relazione con l'altro.
Altre saggi “La relazione inter-personale” (Adriatica, Bari), “L’altro” (Adriatica,
Bari); “Linguaggio e relazioni sociali” (Adriatica, Bari); Produzione
linguistica e ideologia sociale (Donato, Bari); “Persone, linguaggi e
conoscenza” (Dedalo, Bari); “Filosofia del linguaggio e prassi sociale” (Milella,
Lecce); “Dialettica e verità -- Scienza e materialismo storico-dialettico” (Dedalo,
Bari); “La semiotica in Italia” (Dedalo, Bari); “Marxismo, scienza e problema
dell'uomo” (Bertani, Verona); “Scuola e pluri-linguismo (Dedalo, Bari); “All’origini
della semiotica” (Dedalo, Bari); “Segni e contraddizioni” (Bertani, Verona);“Spostamenti,
Percorsi e discorsi sul segno” (Adriatica, Bari); “Lo spreco dei significanti.
L'eros, la morte, la scrittura” (Adriatica, Bari); Fra linguaggio e letteratura”
(Adriatica, Bari); “Segni per parlare dei segni” (Adriatica, Bari); Filosofia
del linguaggio, Adriatica, Bari, Interpretazione e scrittura. Scienza dei segni
ed eccedenza letteraria” (Bertani, Verona); “Dialogo sui dialoghi (Longo,
Ravenna); La filosofia del linguaggio (Adriatica, Bari); “La tartaruga” (Ravenna,
Longo); “Filosofia del linguaggio”; “Segni valori ideologie” (Adriatica, Bari);
“Dialogo e narrazione” (Milella, Lecce); “Tra semiotica e letteratura” (Bompiani,
Milano); “La ricerca semiotica (Bologna, Esculapio); Il dialogo della menzogna”
(Roma, Stampa alternativa, Scrittura, dialogo e alterità” (Nuova Italia,
Firenze); Fondamenti di filosofia del linguaggio (Laterza, Roma); “Responsabilità
e alterità” (Jaca, Milano); “La differenza non indifferente. Comunicazione e guerra,
Mimesis, Milano); “Il segno dell'altro:
eccedenza letteraria e prossimità” (Scientifiche, Napoli); I ricordi, la
memoria, l'oblio. Foto-grafie senza soggetto (Bari, Sud); Comunicazione,
comunità, informazione -- comunicazione mondializzata e tecnologia (Manni, Lecce); “I tre dialoghi
della menzogna e della verità (Scientifiche, Napoli); “La rivoluzione
bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e l'ideologia contemporanea” (Levante, Bari);
“Metodologia della formazione linguistica” (Laterza, Roma); “Che cos'è la
letteratura?” (Milella, Lecce); “Elogio dell'infunzionale -- critica dell'ideologia
della produttività” (Castelvecchi, Roma); “Semiotica della musica. Introduzione
al linguaggio musicale” (Graphis, Bari); “La coda dell'occhio. Letture del
linguaggio letterario” (Graphis, Bari); Basi. Significare, inventare,
dialogare” (Lecce, Manni); “La comunicazione” (Graphis, Bari); “Fuori campo: il
segno del corpo tra rappresentazione ed eccedenza (Mimesis, Milano); Il sentire
nella comunicazione” (Meltemi, Roma); Semiotica dell'io” (Meltemi, Roma); “I
segni e la vita la semiotica” (Spirali, Milano); “Uomini, linguaggi, mondo” (Milano,
Mimesis); “Il linguaggio e le lingue. Introduzione alla linguistica generale” (Bari,
Graphis); “I segni tra globalità e infinità. Per la critica della comunicazione
globale (Bari, Cacucci); “Semioetica (Roma, Meltemi); “Linguistica generale,
scrittura letteraria e traduzione” (Perugia, Guerra); “Semiotica e dialettica,
Bari, Sud); “La raffigurazione letteraria (Milano, Mimesis); Semiotica globale.
Il corpo nel segno (Bari, Graphis); Testo come ipertesto e traduzione letteraria,
Rimini, Guaraldi); Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il programma
di ricerca della Scuola di Bari-Lecce, (Milano, Mimesi); Dialoghi semiotici (Napoli,
Scientifiche); “La cifrematica e l'ascolto” (Bari, Graphis); “Fuori luogo.
L'esorbitante nella riproduzione dell'identico” (Roma, Meltemi); “A mente.
Processi cognitivi e formazione linguistica” (Perugia, Guerra); Lineamenti di
semiotica e di filosofia del linguaggio (Bari, Graphis); Tre sguardi su Dupin”
(Bari, Graphis); “Scrittura, dialogo, alterità” (Bari, Palomar); “Linguaggio,
lavoro e mercato” (Milano, Mimesis); “La dissidenza cifrematica” (Milano,
Spirali); Contexto, Da dove verso dove. La parola altra nella comunicazione
globale (Perugia, Guerra); “La visione ottusa” (Milano, Mimesis); “L’analisi,
la scrittura” (Bari, Graphis); Interpretazione e scrittura, Scienza dei testi
ed eccedenza letteraria” (Multimedia, Lecce); “In altre parole, Mimesis, Milano);
“La filosofia del linguaggio, Edizioni Laterza, Bari); “Marxismo e umanesimo.
Per un'analisi semantica delle Tesi su Feuerbach (Dedalo, Bari); “Manoscritti
matematici (Dedalo, Bari); Saggi filosofici, Edizioni Dedalo, Bari); Marxismo e
filosofia del linguaggio (Dedalo, Bari); Freudismo, Dedalo, Bari); Semiotica,
teoria della letteratura e marxismo (Dedalo, Bari); Il linguaggio, Bari, Dedalo);
“Linguaggio e classi sociali. Marxismo e stalinismo (Dedalo, Bari); Il metodo
formale e la teoria della letteratura” (Dedalo, Bari); “L'alienazione come
fenomeno sociale” (Riuniti, Roma); “Il linguaggio come pratica sociale” (Dedalo,
Bari); “Polifonie” (Adriatica, Bari); Scienze
del linguaggio e plurilinguismo. Riflessioni teoriche e problemi didattici” (Adriatica,
Bari); Scienze del linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature.
Annali del convegno (Adriatica, Bari); “Tractatus. Summule logicales” (Adriatica,
Bari); “La significanza del senso, in “Idee”, “La genesi del senso”; Il linguaggio questo sconosciuto. Iniziazione
alla linguistica (Adriatica, Bari); Il linguaggio come lavoro e come mercato” (Bompiani,
Milano); Segni (Laterza, Bari); “Umanesimo ecumenico (Adriatica, Bari); “Semiosi
come pratica sociale” (Napoli, Scientifiche Italiane, Napoli); “Semiotica e ideologia”
(Milano, Bompiani); “Uccelli, Stampa alternativa, Baria); “Il mio ventesimo
secolo, Adriatica Bari); “Sulla traccia del grice” “Idee”, Emmanuel Lévinas, Su
Blanchot, Palomar, Bari); “Maschere. Il percorso bachtiniano fino alla
pubblicazione dell'opera su Dostoevskij (Dedalo, Bari); Idea e realtà
dell'Europa: Lingue, letterature, ideologie, “Annali della Facoltà di Lingue e
Letterature Straniere”, Schena, Fasano (Brindisi), Comunicazione, comunità,
informazione” (Manni, Lecce); “Paul Valéry, Cimitero marino, in “Athanor”, Il Mondo/il Mare, e in “L'immaginazione”, Problemi dell”opera di Dostoevskij (Sud, Modugno (Bari); Lisa Block de Behar, Al
margine (Sud, Modugno Bari) Michail Bachtin, Problemi dell'opera di Dostoevskij
Sud, Bari); “Significato, comunicazione
e parlare comune” (Marsilio, Venezia); “La scrittura e l'umano, Saggi,
dialoghi, conversazioni” (Bari, Sud); “Per una filosofia dell'azione responsabile”
(Manni, Lecce); “Vivant, Riflessioni su Lévinas” (Bari, Edizioni dal Sud); “Marxismo
e filosofia del linguaggio” (Manni, Lecce); “Il metodo della filosofia”; “Saggi
di critica del linguaggio” (Graphis, Bari); “Disoccupazione strutturale,
“Millepiani”, “Lingua, metafora, concetto”; “Vico e la linguistica cognitiva”
(Sud, Bari); Meditazioni (Sud, Bari);
“Dall'altro all'io” (Meltemi, Roma); Vita, Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte,
Letteratura, Meltemi, Roma); “Linguaggio e scrittura” (Meltemi, Roma); “Trattato
di logica. Summule logicales (Bompiani, Milano); “Il linguaggio come lavoro e
come mercato” (Bompiani, Milano); “Basi della semiotica”; “Nel segno” (Bari,
Laterza); “Mondo di guerra, Athanor; “Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura”
(Roma, Meltemi); “Ideologia” (Meltemi, Roma); “Il freudismo” (Milano, Mimesis);
Karl Marx Manoscritti matematici, edizione critica con intruduzione, Spirali,
Milano, Renato Fucini, Le veglie di neri e All'aria aperta, ed. critica Leonard
G. Sbrocchi, Bari, Edizioni Dedalo); “Metodica filosofica e scienza dei segni”
(Milano, Bompiani); “Semiotica e ideologia” (Milano. Bompiani); Qohélet:
versione in idioma saletino e trad. Italiana, Caputo, Lecce, Milella); In
dialogo. Conversazioni (Milano, Esi, Athanor. Umano troppo disumano, Roma, Meltemi, Linguaggi,
Scienze e pratiche formative. Quaderni del Dipartimento di Pratiche linguistiche
e analisi di testi, Lecce, Pensa Multimedia, La filosofia del linguaggio (Bari,
Laterza); La filosofia del linguaggio
come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca scientifica” Bari, Edizioni dal Sud, Athanor.
La trappola mortale dell'identità, Roma, Meltemi e letture critiche, Bari, Sud,
Calefato, Logica, dialogica, ideologica. I segni tra funzionalità ed eccedenza,
Semiosi, infunzionalità, semiotica” (Milano, Mimesis); “La filosofia del
linguaggio come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca” (Bari, Sud,); Lingua e
letteratura, conoscenza e coscienza”; “Identità e alterità nella dinamica della
coscienza storica”; “Tutto il segnico umano è linguaggio; Per Qohélet emigrato
nel Sud è la vanità ad essere nienzi: dentr il dialetto è straniera la parola dei re Frank
Nuessel, “Virtual; Dal silenzio primordiale al brusio della parola”; “lla
ricerca della parola “vissuta”; Tutt'altro”; “Infunzionalità ed eccedenza come
prerogative dell'umano” (Milano, Mimesis). Augusto Ponzio. Ponzio. Keywords: il
segno dell’altro, semiotica filosofica, segno, segnico, il segnico, l’amore, lo
spreco del segno, Vico e la linguistica cognitive; Landi; sottiteso, Grice,
pragmatica, metafora, vailati. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponzio” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738109076/in/datetaken/
Porta -- there may be another!
Grice e Porta – implicatura magica – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo.
Figlio d’Antonella Della Porta, di origine milanese, interprete di noti
sceneggiati Rai (da Sheridan, a Davide Copperfield, a Maigret) e dal baritono
Arturo La Porta, di famiglia pugliese (sul Gargano), diretto da Von Karajan e
in grandi compagnie con M. Callas, B. Gigli, T. Gobbi, G. Di Stefano, G.
Simionato, R.Tebaldi, al cinema (La signora dalle camelie, Casa Ricordi) e in
tv (Andrea Chénier di M. Landi, La traviata di M. Lanfranchi). Studia
Bruno a Roma. Cura “De umbris idearum” e il “Cantus Circaeus” in “Il nolese di
ghiaccio” (Bompiani).“Ti presento Sophia”Altri saggi: “La Magia”; “Coincidenze
miracolose, Storia della magia,e la trilogia di A come anima, A come amore e C
come cuore; Dizionario dell'inconscio e della magia” (Sperling); “Tu chiamale
se vuoi coincidenze” (Lepre). “Ricerca sul mito” “Sulle orme degli antenati” “Incontri nella notte, “Segnali”; "Immagini
da leggere"; “Bellitalia”. “Parlato semplice” “Bruno”, “Storia della Magia” “Storia della cavalleria” “Il mare di notte”, “Inconscio e Magia”,
“Inconscio e Magia Psiche”, “Guarire
insieme”. Studia il rapporto tra la filosofia antica romana e psicologia
junghiana. Collabora a “Abstracta”. “La Magia”; “L’Arte della Memoria” “Anima
Mundi” Insegna a Siena.Scuola di Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi
Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona.Istituto di Comunicazione Olistica Sociale,
Bari. Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe, Roma, Atanor, Ombre
delle idee, Roma, Atanor, Itinerari
magici d'Italia. Una guida alternativa, Centro, Roma, Mediterranee, I grandi del
mistero, Firenze, Salani, Storia della
magia mediterranea, Roma, Atanor, Un'avventura nel Rinascimento” (Milano, Fiore
d'oro); “L'essenza dell'amore” (Roma, Atanor); Meyrink iniziato, Roma, Basaia);
“Morte di un bacio” (Roma, Lucarini); “I tarocchi di Bruno. Le carte della memoria”
(Milano, Jaca); “Racconti di tenebra” (Roma, Newton); “Bruno: tra magia e
avventure, tra lotte e sortilegi la storia appassionante di un uomo che,
ritenuto mago dai contemporanei, fu condannato per eresie dall'Inquisizione e
arso vivo sul rogo” (Roma, NCompton, La battaglia della montagna bianca,
Chieti, Solfanelli, PFantasmi. Storie e altre storie sulle orme di M. R. James”
(Roma, Compton); L’incubo e del terrore” (Roma, Compton); “Misteri di pietra”
(Roma, Grapperia); “Racconti per amore” (Roma, Lucarini); “Bruno: avventure di
un pericoloso maestro di filosofia” (Milano, Bompiani); “Roma magica e misteriosa”;
Dalla sedia del diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla cripta dei
Cappuccini alla Porta Magica di piazza Vittorio: un viaggio affascinante nel
cuore segreto della città eterna e dei suoi dintorni” (Roma, Compton); “Misteri.
Quasi un manifesto della letteratura del mistero e del segreto” (Milano,
Camunia); Grandi castelli, grandi maghi,
grandi roghi” (Milano, Rizzoli); Storia della magia. Grandi castelli, grandi
maghi, grandi roghi” (Milano, Bompiani); “Il ritorno della grande madre” (Milano,
Saggiatore); “La magia” (Roma, Marsilio); “Coincidenze miracolose” (Roma, Idealibri);
“Donne magiche” (Roma, Idealibri); A come anima, Milano, Pratiche, La quiete
del Terrifico, Fasano, Schena, C come cuore. Pagine per lenire il mal d'amore,
Milano, Pratiche, Intervista Ettore Bernabei, Roma, Edizioni Eri, S come
seduzione; “Dizionario dell'eros e della sensualità” (Milano, Saggiatore); P
come passioni” (Dizionario delle emozioni e dell'estasi” (Milano, Tropea); “Dizionario
dell'inconscio e della magia” (Milano, Sperling); L'armonia del dolore, Roma,
Pagine, Agguato all'incrocio, Milano, Tu chiamale se vuoi coincidenze. Quaranta
storie realmente accadute” (Roma, Lepre); “Il mistero di Dante”; "Qui trovo libertà autentica", su
ecoradio. Gabriele La Porta. Porta.
Keywords: implicatura magica, Bruno, filosofia antica, Jung, il mistero di
Dante, il mistero d’Alighieri, Roma, etimologia di roghi, maestro pericoloso,
seduzione, sensualita, amore, estasi, storia della cavalleria, Atanor, Roma. --
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738737449/in/datetaken/
Grice e Porta – implicatura fisionomica – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Vico Equense),
filosofo. Grice: “He is the one with the funny illustrations of men and
animals! The Italian way to comment on Aristotle!” Figlio di Nardo Antonio e di
una patrizia della famiglia Spadafora, riceve le basi della sua formazione
culturale in casa, dove si era soliti discutere di questioni scientifiche, e
dimostra immediatamente le sue notevoli innate capacità, che poté sviluppare
attraverso gli studi grazie alle condizioni agiate della famiglia: il padre era
infatti proprietario terriero e armatore di navi. Prima il padre e poi il
fratello maggiore Gian Vincenzo ebbero a partire dal 1541 la carica di scrivano
di mandamento. La famiglia ha una casa a Napoli a via Toledo (il palazzo
Della Porta), una villa a Due Porte, nelle colline intorno a Napoli, e la villa
delle Pradelle a Vico Equense. Tra i suoi maestri vi sono il classicista e
alchimista Pizzimenti, e i filosofi Altomare e Pisano. Pubblica “Magiae naturalis
sive de miraculis rerum naturalium”. Pubblica un saggio di crittografia, il “De
furtivis literarum notis” dove escrive un esempio di sostituzione poli-grafica
cifrata con accenni al concetto di sostituzione poli-alfabetica. Per questo è
ritenuto il maggiore crittografo italiano. Quando già la sua fama e
consolidata, presenta il suo saggio sulla crittografia a Filippo II e viaggia in
Italia. Ha un saggio, “Sull'arte del ri-cordare” – ars reminiscendi
(Sirri, Napoli). Fondato intanto i
segrettari, l'Academia Secretorum Naturae, Accademia dei Segreti, per
appartenere alla quale e necessario dimostrare di effettuare una scoperta.
L'accento viene tuttavia posto più sul meraviglioso che sul scientifico. Le
raccolte di segreti costituivano un genere letterario che aveva incontrato una
straordinaria fortuna con l'avvento della stampa a caratteri mobili. Per “segreto”
si intende conoscenza arcana, ma anche ricetta, preparazione di farmaci e
pozioni d’effetto straordinaro, riguardante un argomento di medicina, chimica,
metallurgia, cosmesi, agricoltura, caccia, ottica, costruzione di macchine,
ecc. Colui che insegna a padroneggiarli e
chiamato professore di segreti. I segrettari sono però sospettati di occuparsi
di temi riguardanti la magia e l'occultismo, sicché e indagato dall'Inquisizione e il circolo dei
segrettari chiuso. A lui e tuttavia concesso di continuare gli studi di filosofia
naturale. Pubblica “Pomarium” sulla coltivazione degli alberi da frutta.
Pubblica “Olivetum”. Entrambi inclusi nella sua enciclopedia
sull'agricoltura. Pubblica “De
humana physio-gnomonia, della fisionomia degl’uomini” (Cacchi, Vico Equense). Ritiene che l'animo non è impassibile rispetto
ai moti del corpo e si corrompe per la passione. In “De ea naturalis
physio-gnomoniae parte quae ad manum lineas spectat” (Trabucco, Napli) studia
con attenzione i segni delle mani dei criminali. Un tale segnio non e frutto
del caso ma importante indizio per comprendere appieno il carattere degl’uomini.
Pubblica “Phyto-Gnomonica” (Salviani, Napoli) dove evidenzia l'analogia tra
piante e animali, stimolato dai contatti con alcuni alchimisti, poderoso saggio
sulle proprietà dei vegetali messe in analogia con le varie parti del corpo
umano, basato sull'antica dottrina delle segnature. Corredata da tavole illustrate, estende il
concetto di “fisio-gnomica” alle piante -- elencandole a seconda della loro
localizzazione geografica. Ravvisa collegamenti occulti tra la morfologia
delle piante e quella dei minerali, degl’uomini, e persino, indirettamente,
degli astri e dei pianeti dell'astrologia, in una sorta di zoo-morfismo. Affascinato
ed entusiasta per il gran Paracelso e per i suoi dottissimi seguaci perché la
spagiria produce al mondo rimedi non mai più per l'addietro caduti negli umani
intelletti. Onde da solleciti
investigatori de' secreti della natura applicati a morbi, ritrovano soblimi ed
infiniti rimedi, onde la medicina, così gran tempo ristretta negli angusti suoi
termini, or, allargando fuori, ha ripieno il mondo de' suoi meravigliosi
stupori. La sua villa e frequentata da Campanella. Amico di Sarpi. Conosce
anche Bruno. Per ordine dell'inquisitore veneziano doverichiedere il permesso
per le sue pubblicazioni a Roma. Si incontra con Sarpi e con Galileo. Incontra
i Cesi. Pubblica la “Taumatologia”
(Sirri, Napoli); “Criptologia” (Sirri, Napoli). Scrive ancora un saggio di
ottica (“De refractione optices"), uno di agricoltura (“Villae”), uno di
astronomia -- “Coelestis Physio-Gnomoniae” (Paolella, Napoli) e “Della celeste
fisonomia” (Paolella, Napoli) -- uno di
idraulica e matematica -- “Pneumaticorum” (Carlino, Napoli) --, uno di arte militare
(“De munitione”), uno di meteorologia -- “De aeris transmutationibus”
(Paolella, Napoli) --, uno di chimica -- “De distillatione” (Camerale, Roma) --
e uno sulla lettura della mano (“Chirofisonomia). Nel campo dell'ottica esercita
notevoli contributi, indagando le proprietà degli specchi concavi e convessi,
conducendo un minuzioso studio delle lenti descrivendo la costruzione di
ingenti apparecchi ottici, tra cui la camera oscura ed il telescopio. Intraprese
inoltre studi di chimica pratica che includono la fabbricazione di smalti, di
polveri da sparo e di cosmetici. I numerosi esperimenti che ci descrive indicano
un’attitudine che lo pone fra i principali chimici dell’epoca. I suoi studi sono caratterizzati
principalmente dalla ricerca di farmaci dagli effetti eccezionali, utili ad
esempio per la memoria, per produrre sogni piacevoli o incubi, rimedi contro
l’impotenza e la sterilità. Dei Lincei. Rivendica l'invenzione del telescopio,
resa nota da Galilei. Fa parte anche di un circolo dedicato alla letteratura
dialettale napoletana (Schirchiate de lo Mandracchio e 'Mprovesante de lo Cerriglio),
e gl’oziosi. Raccogge esemplari rari del mondo naturale e coltiva piante
esotiche. La sua villa e visitata dai viaggiatori e ispira Kircher a radunare
una simile collezione nel suo palazzo a Roma. Commediografo e scrisse “Le commedie”
(Stampanato, Bari, Laterza), in prosa, una tragi-commedia, una tragedia e un
dramma liturgico; “Della chirofisonomia” (Napoli, Bulifon); “Claudii Ptolomaei
Magnae Constructionis” (Vivo, Napoli); “Il Teatro” (Sirri, Napoli); “Villae” (Palumbo
e Tateo, Napoli); “Elementorum
Curvilineorum” (Cavagna e Leone, Napoli); Accusato di plagio da Bellaso, che era stato
il primo ad aver proposto questo tipo di cifratura dieci anni prima. U. Eco,
R. Fedriga, Storia della filosofia: Dall'Umanesimo a Hegel, Laterza Edizioni
Scolastiche, W. Eamon, Il professore di
segreti. Mistero, medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, A. Paci,
Carocci,.M. Fumagalli, “Semplicisti e stillatori:
l'arte degl’aromatari” (Milano, SGS,.Gnome, su treccani. L. Turinese, “Zoo-morfismo, fisiognomica e
fito-gnomica: antesignano della bio-tipologia in medicina, in “Il cenacolo alchemico” (A. Paolella e G.
Rispoli, Napoli, Il Faro di Ippocrate); D. Verardi, La scienza e i segreti
della natura a Napoli nel Rinascimento: La magia naturale” (Firenze); A. Paolella,
La Spagiria, ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G. Rispoli, Napoli, ed. Il
Faro di Ippocrate); A. Paolella, Carteggio linceo, in "Bruniana &
Campanelliana", Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Convegno di Vico Equense, M. Torrini, Napoli), P. Piccari (Milano,
Angeleli); G. Giudice, “II mago dell'arcana sapienza” (Milano, BVia Senato); A.
Paolella, “I Meteorologica di Telesio, Porta e Cartesio -- tra credenza e
scienza, Roma, Associazione geofisica italiana, A. Paolella,
L’astrologia: la Coelestis Physiognomonia” (Poligrafici, Pisa); in "Atti
del Convegno L’Edizione nazionale del teatro e l’opera, Salerno M. Montanile, A.
Paolella, Appunti di filologia dellaportiana, Istituto italiano per studi
filosofici, Napoli, R. Sirri, A. Paolella, Convegno, Roma, Scienze e Lettere,
M. Santoro, La "Mirabile" Natura. Magia e scienza (Napoli-Vico
Equense) Atti del Convegno, Pisa-Roma, Serra, R. Vivo, Tecnica e scienza, Serra,
Pisa-Roma, in "La "Mirabile" Natura. Napoli-Vico Equense M. Santoro.
Serra, Pisa-Roma, "La "Mirabile" Natura. Atti del Convegno, Vico
Equense, dei Segretarii. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ioan. Baptista Porta neapolitano autore
(Neapoli, apud Ioa. Mariam Scotum);vulgò De ziferis, Io. Baptista Porta
Neapolitano auctore (Neapoli, apud Ioan. Baptistam Subtilem, vulgo de ziferis, altero libro superaucti, et
quamplurimis in locis locupletati. Porta, il mago dell'arcana Sapienza. Filologia.
Filologia dellaportiana. Giovanni Battista Della Porta. Porta. Keywords:
implicatura fisionomica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738705704
Grice e Portaria –
Eurialo e Niso, ovvero, dello spirito – filosofia italiana – Luigi Speranza –
la coarta (Todi).
Filosofo. Grice: “I like Portaria,
but then anyone with an interest in Anglo-Saxon ‘soul’ should! – if a
philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul who God knews where it comes
from, the Romans had spiritus, and animus anima, which is cognate with animos
in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a hylemorphic conception where
the body (corpus) is what has the ‘materia’ and the ‘breath’ is the ‘forma’ -- Italian philosophers would ignore this – and
more so now when Davidson is in vogue! – if it were not for Aligheri who has
Portaria in “Paradiso” – there is indeed a serous philosophical confrontation
between a Platonic and an Aristotelian conception of the soul as seen in the
controversy between Aquino and Portaria! Portaria uses the same linguistic
tools: ‘is spiritus’ synonym with ‘anima’? Or must we speak of ‘homonymy.’ And
add ‘medium’ into the bargan! Portaria is less canonical than Aquino and should
interest Oxonians much, oh so much, more!” – Unfortunately, he was from Todi
and donated all his manuscripts to Todi, which many skip in their Grand tour –
although it IS on the Tevere as any member of the “Canottiere del Tevere” will
know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul Grice – Matteo’s name is Matteo
Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria. Nacque da una delle
grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna, feudatari di
Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi. Studia
a Bologna. Insegna a Roma.
Alighieri lo nomina, biasimandolo, tramite le parole di Findanza in opposizione a Ubertino da Casale: “Ma non fia
da Casal né d'Acquasparta/là onde vegnon tali alla scrittura/ch' uno la fugge,
e l'altro la coarta” (Par. XII, 124-126). Società dantesca. Treccani
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
dantesca. Matteo d’Acquasparta. Matteo Portaria d’Acquasparta. Portaria.
Keywords: filosofi citati d’Alighieri nella Commedia (Par. XII, 124: ma non fia
da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno la
fugge, e l'altro la coarta.). Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Portaria” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738696969/in/datetaken/
Grice e Porzio – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “His name was plain “Porta,” but in Latin that was
latinised as ‘portius,’ and then this vulgarized as ‘porzio’!” – But then who
wants to be called “Door”?” Studia a Pisa
sotto Nifo. Scrive sul celibato dei preti (“De celibate”), sull'eruzione del
Monte Nuovo (“Epistola de conflagratione agri puteolan”i) e sul miracoloso caso
di digiuno di una ragazza tedesca (“De puella germanica”). I suoi saggi
principali, fra cui il trattato di etica, “An homo bonus vel malus volens fiat”
e in particolare il “De mente humana,” nel quale sostene la mortalità
dell'anima secondo un'esegesi d’Aristotele. Proprio queste sue dottrine
mortaliste, troppo facilmente accostate e sovrapposte a quelle sostenute da
Pomponazzi nel “De immortalitate animae”, contribuirono a creare una leggenda
biografica secondo la quale egli sarebbe stato allievo e quindi semplice
epigono di Peretto. In ogni caso, al di là di una innegabile tendenza materialista
nella sua esegesi d’Aristotele, evidente anche nel suo saggio, il “De rerum
naturalium principiis,” sua produzione è caratterizzata anche da interessi
teologici del tutto svincolati dai peripatetici e che sono particolarmente
evidenti nei due commenti al pater noster che probabilmente non estranei ai
fermenti evangelici della riforma italiana. Tra peripatetici, naturalisti e
critici,"De' sensi" e il "Del sentire, studi ittiologici. Porta.
Portius. Porcius. Simone Porzio. Porzio. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porzio” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691202426/in/photolist-2mPwPqK-2mNaHiH-2mKLVA3-2mKNMDV-2mKCnei
Grice e Possenti – Romolo e Remo – radice dell’ordine
civile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Studia
a Torino. Insegna a Venezia. Dei Aquinensi. Fonda l’Annuario di filosofia.
Centro di Ricerca sui Diritti Umani. Attrato dalla storia delle civiltà, ispirato
da Vico. Studia l’idea di un Assoluto impersonale. Incontra l'istanza metafisica e umanista
attraverso Aquino, intuendo le possibilità speculative e liberanti incluse
metafisica dell'essere. Tre sono gli ambiti primari della sua ricerca:
metafisica, pensiero teoretico e ritorno al realismo; personalismo; filosofia
politica. Studioso d’Aquino, del tomismo. Professoree della grande tradizione della
filosofia dell'essere, orienta l'attenzione critica verso Gentile, il neo-parmenidismo
italiano, ricercando una razionalità attenta alla storia ma non consegnata
interamente alla furia del tempo. Dunque il ritorno all'eterno invece che
l’eterno ritorno di Nietzsche e la ripresa del tema della creatio ex nihilo,
assente in molta filosofia moderna. Il suo approccio legge metafisica e
nichilismo come due nuclei che tendono ad escludersi – i veliani -- di cui il
primo è la fisiologia e il secondo la patologia. Individua pertanto nella destituzione
dei valori e nella riduzione della ragione a volontà l'esito ultimo del
nichilismo. Questo vuole liberare Italia dalla metafisica, ritenuta distrutta
dal criticismo, ma il compito della filosofia dell'essere è preparare una
ripresa della metafisica dell'esistenza, tale che possa di nuovo tenere un posto
nella storia della civiltà. Una presentazione ampia della sua è in “Storia
della filosofia”; Filosofi italiani contemporanei, D. Antiseri e S.
Tagliagambe, Bompiani, si veda anche nichilismo e filosofia dell'essere,
intervista, a c. di G. Mura, “Euntes docete.” La riscoperta della metafisica
esistenziale è un tentativo di mettere in luce la parzialità di non poche
posizioni che hanno proclamato la fine della metafisica occidentale: Gentile, e
Severino. Essi hanno operato come reagente per la riconquista della metafisica
e per la critica del nichilismo, di cui offre una determinazione diversa da
quelle di Nietzsche e di Heidegger (con applicazioni anche all'ambito del
nichilismo giuridico). Il rigetto del nichilismo e l'analisi dell'antirealismo,
del logicismo, del dialettismo e del razionalismo che affliggono la filosofia,
gli conducono a giudicare concluso e senza possibilità di ripresa il ciclo
della metafisica nel cammino di Gentile. La base prima della filosofia
dell'essere sta nell'asserto ‘l'ente è'. Questo il grande tema da cui occorre
partire. Dall'ente appunto e non dall'essere vuoto dei moderni. In tal modo
crollano l'identità tra Logica e Metafisica della modernità razionalistica,
l'idea di dialettica come generazione logico-apriorica del sapere, e l'idea di
divenire come entrare-uscire dal nulla. Qui opera un'adeguata semantizzazione
dell'essere (dell'ente), rigettando l'errore primordiale di trattare la
questione dell'essere come questione di essenza, il che presuppone la
negazione della potenzialità. Ma se questa è presente, niente in senso
proprio va in nulla ma si trasforma. Si svolge verso un positivismo in cui
la filosofia è capace di progresso. È andata così delineandosi la tesi che
nello svolgimento della metafisica dagl’antichi a noi sia emersa, dopo la
seconda navigazione platonica (vedi Fedone), proseguita e perfezionata da
Aristotele, una terza navigazione che si esprime nella Seinsphilosophie che ha
toccato un punto di apogeo in Aquino e nei grandi tomisti. In tale prospettiva
è possibile tracciare un'essenziale "storia della metafisica" quale
progressiva penetrazione della verità dell'essere, culminante nella metafisica
dell'actus essendi. Si tratta di una metafisica trans-ontica che, prendendo le
mosse dall'ente, procede verso l'essere stesso (Esse ipsum per se subsistens),
e che individua la struttura originaria nella partecipazione dell'ente all'essere.
Le sue posizioni speculative sono consegnate alla trilogia “Nichilismo e
Metafisica. Terza navigazione, Il realismo e la fine della filosofia moderna, e
Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna. Esse sono discusse da ca. 20
autori in, “La Navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la terza
navigazione (Armando, Roma) Cottier, Dummett, Berti, Riconda, e poi in Realismo
Metafisica Modernità. “In margine al realismo e la fine della filosofia
moderna”, C. Dalfino e R. Pozzo, CNR-Iliesi, Roma. La possibilità di guadagni per sempre rigetta l'idea
fallibilista (Popper et alii), secondo cui ogni sapere (riportato poi solo a
quello delle scienze) riposa su palafitte perennemente rivedibili. La
metafisica ha per oggetto non il concetto di essere, ma l'esistenza. Il filosofo
deve sempre e nuovamente ribattezzarsi nelle sue acque, fuggendo l'oblio
dell'essere e liberandosi dal sistema che intende racchiudere in sé la
totalità. Un problema centrale per lui è la possibilità di una conoscenza
filosofica autonoma, che non proceda solo sull'imbeccata che possano darle le
scienze ed altre forme di conoscenza, nonostante la necessità del dialogo tra
filosofia e scienze, in quanto non esiste un solo sapere. L'unità plurima
o polivalente della ragione si applica anche al nesso tra filosofia e il sacro.
Nell'incontro tra compito della ragione e elezione del cristianesimo si
individua un criterio di apertura e stimolo per la filosofia nella sua ricerca
di senso. Il principio della persona è più fondamentale del principio della responsabilità
(Jonas) e del principio-speranza (Bloch), e a fortiori delle filosofie
dell'impersonale o inter-soggetivo. Il concetto di persona si presta
efficacemente in una serie di problemi in cui le nozioni di individuo, di
soggetto, di coscienza risultano inadeguate. La persona è originaria e
primitiva, e raggiunge una profondità e permanenza che non hanno le altre
categorie appena citate o l'uso che spesso ne è stato fatto. Si veda il dossier
sul “Principio Persona” con contributi di G. Grandis, M. Ivaldo, A. Madricardo,
M. Pera, in “Studium”, L'idea di persona
è essenziale per maneggiare le grandi difficoltà insite nell'antropologia, in
specie da quando in Occidente si cerca di elaborare un'etica procedurale di
norme senza base antropologica, che è il grande equivoco dei moderni. Fa
parte del vasto movimento del personalismo, volto alla riscoperta integra della
persona. Compito del personalismo ontologico è di valorizzare ed integrarele
filosofie del ‘personalismo incompiuto' (Habermas, Rawls, Bobbio, L. Ferry, Parfit),
allontanandosi da quelle dell'esplicito anti-personalismo, Nietzsche e Foucault
in specie, ma pure Hegel, Heidegger, Severino nei quali forte è l'empito anti-personalistico.
Le assise della persona vanno ricercate nell'ontologia, onde essa è una
sostanzialità aperta alla relazione, ma non riducibile a sola relazione. Le
persone sono nuclei radicali di vita e realtà che non possono essere dedotti da
alcunché e che anzi fonda l'agire e lo sperare dell'essere umano Esse come totalità concrete è alla base di
una filosofia che oggi deve fare i conti con la centralità del tema
antropologico, con le problematiche bio-etiche (ad es. concernenti lo statuto
dell'embrione), e con le concezioni in cui il soggetto e la natura umana non
sono intesi come un presupposto ma come un prodotto della prassi. Il
personalismo quale insieme di scuole e correnti filosofiche che assegnano
speciale valore e dignità alla persona, non è in senso proprio un'invenzione
del ‘900, ma originariamente della patristica, del Medioevo cristiano e
dell'Umanesimo. Qui sono state elaborate in certo modo per sempre le idee
fondamentali sulla persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo spazio di
realtà.L'epoca dell'antropocentrismo moderno non è stata un'epoca di riscoperta
della persona. Un antropocentrismo sicuro di sé non può dare risposte a molte
domande della vita ed è tanto più impotente, quanto più le domande sono
profonde, Se la controversia sulla persona si accende di nuovo in molti ambiti,
è perché l'idea-realtà di persona attraversa un momento di eclissi e richiede
nuovamente la fatica del concetto. Assolutamente primario è il nesso
persona-tecnica, in cui la seconda è spesso animata da volontà di potenza,
valendo come una potenza senza etica. La presenza nel Comitato Nazionale di Bioetica
gl’induce a dedicare attenzione ai temi di biotecnologie, la rivoluzione
biopolitica, l'influsso pervasivo del materialismo e del biologismo. Il
personalismo si declina poi in ambito sociale come concezione egualitaria e
comunitaria (personalismo comunitario) quale fondamento del’'ordine politico
proiettato verso la cosmopoli, la pace e il rispetto dei diritti umani.
Entro un dialogo critico con le tradizioni del liberalismo e dell’illuminismo,
opera per mostrare il contenuto di nozioni centrali del politico come quelle di
ragion pratica, bene comune, popolo, democrazia, legge naturale, diritti
dell'uomo, laicità, ai fini di una rinnovata filosofia pubblica in pari col suo
oggetto. Uno specifico rilievo è stato assegnato al problema teologico-politico
secondo due direttrici: la ripresa post-moderna di un ruolo pubblico per le
grandi religioni; l'idea che la loro deprivatizzazione anche in Occidente può
contribuire ad un positivo rapporto fra religione e politica, nella prospettiva
di una piazza pubblica non agnostica ma attenta alla matrice teologica della
società civile. Con la filosofia politica si opera il passaggio dal piccolo
mondo dell'io al grande mondo' della società, verso la società aperta della
famiglia umana. Sulla scia di diagnosi attive dagli anni ‘50 del Novecento (H.
Arendt, J. Maritain, L. Strauss, Y. Simon, E. Voegelin) ritiene che la
filosofia politica vada riportata al suo compito primario di pensare la buona
società, lottando contro la crisi concettuale che procede all'ingrosso da Weber
e dall'attacco al diritto naturale. In particolare è stata condotta una critica
radicale a Kelsen, alla sua concezione relativistica dei valori e della
democrazia, al suo intento di dissolvere l'idea di ragion pratica, tolta la
quale l'ambito della prassi precipita nell'irrazionalismo e tutto è affidato al
volere (Cfr. il dossier Cristianesimo e liberalismo nell'epoca postmarxista,
“Humanitas”, con interventi di G. Campanini, V. Zanone, R. Esposito, M. Ivaldo.
Esso raccoglie parte del dibattito sollevato da “Le società liberali al bivio” che
vide interventi di O. Savona, C, Vigna, R. Cubeddu, E. Berti, L. Pellicani, U.
Scarpelli. Si sostiene l'importanza della filosofia e dell'antropologia per la
democrazia, sulla base dell'idea che la costruzione del cosmo umano è compito
della ragion pratica. Insufficiente risulta una sfera pubblica moralmente
neutrale, consegnata al binomio del diritto positivo e la morale procedurale. La
rinascita della filosofia politica avviene riprendendo competenza sui suoi
problemi, tra cui massimo è quello della pace: la pace necessaria che non c'è e
la guerra inammissibile che c'è. Occorre disarmare la ragione armata: ciò
suggerisce che vada cercata un'organizzazione politica del mondo oltre la
sovranità degli stati-nazione verso un'autorità politica mondiale o cosmo-politica,
di cui l'ONU è lontana immagine. Altre opere: “Frontiere della pace”
(Milano); “Filosofia e società. Studi sui progetti etico-politici
contemporanei, Massimo, Milano Giorgio La Pira e il pensiero di san Tommaso,
Studia Universitatis sancti Thomae in Urbe, Roma); “La Pira tra storia e
profezia. Con Tommaso maestro, Marietti, Genova-Milano La buona società. Sulla ricostruzione della
filosofia politica, Vita e Pensiero, Milano); Una filosofia per la transizione.
Metafisica, persona e politica in J. Maritain” Massimo, Milano); “La filosofia
dell'essere” Vita e Pensiero, Milano); Tra secolarizzazione e nuova
cristianità” (EDB, Bologna); “Le società liberali al bivio”; “Lineamenti di
filosofia della società” (Marietti, Genova); “Oltre l'Illuminismo”; “Il
messaggio sociale” (Paoline, Roma); “Razionalismo critico e metafisica”; “Quale
realismo?” (Morcelliana, Brescia); “Dio e il male, Sei, Torino); “Cattolicesimo
e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano, Ares, Milano); “Approssimazioni
all'essere. Scritti di metafisica e di morale” (Il Poligrafo, Padova); “Il
nichilismo teoretico e la morte della metafisica” (Armando, Roma); “Terza
navigazione. Nichilismo e metafisica” (Armando, Roma); “Filosofia e Rivelazione,
Città Nuova, Roma); “La filosofia dopo il nichilismo” (Rubbettino, Soveria); “Religione
e vita civile. Il cristianesimo nel postmoderno, Armando, Roma); “L'azione
umana. Morale, politica e Stato in Jacques Maritain” (Città Nuova, Roma);
“Essere e libertà” (Rubbettino, Soveria); “Radici dell'ordine civile” (Marietti,
Milano); “Il principio-persona” (Armando, Roma); “Profili del Novecento. Bobbio,
Noce, La Pira, Lazzati, Sturzo, Effatà, Cantalupa); “Le ragioni della laicità”
(Rubbettino, Soveria); “L'uomo post-moderno”; “Tecnica, religione e politica” (Marietti,
Milano); “Dentro il secolo breve. Paolo VI, La Pira, Giovanni Paolo II,
Mounier, Rubettino, Soveria Nichilismo giuridico. L'ultima parola?, Rubbettino,
Soveria. La rivoluzione biopolitica. La fatale alleanza tra materialismo e
tecnica, Lindau, Torino. Pace e guerra tra le nazioni. Kant, Maritain, Pacem in
terris, Studium, Roma. I volti dell'amore, Marietti, Milano-Genova. Il realismo
e la fine della filosofia moderna, Armando, Roma); “Diritti umani”; “L'età
delle pretese” (Rubbettino, Soveria); “Ritorno all'essere. Addio alla
metafisica moderna” (Armando, Roma); “La critica del marxismo” (Massimo, Milano);
“Epistemologia e scienze umane” (Massimo,
Milano); “Storia e cristianesimo” (Massimo, Milano); “Contemplazione evangelica
e storia” (Gribaudi, Torino); “Maritain oggi, Vita e Pensiero, Milano); “La
filosofia dell'essere, Il Cardo, Venezia Nichilismo Relativismo Verità. Un
dibattito” (Rubbettino, Soveria); “Laici o laicisti? Dibattito su religione e
democrazia” (liberallibri, Firenze); “La questione della verità. Filosofia,
scienze, teologia” (Armando, Roma); Ragione e verità. L'alleanza
socratico-mosaica” (Armando, Roma);” Nostalgia dell'altro. La spiritualità di Pira”
(Marietti, Milano); Pace e guerra tra le nazioni” (Guerini, Milano); “Natura
umana, evoluzione, etica” (Guerini, Milano); Governance globale e diritti dell'uomo”
(Diabasis, Reggio Emilia); “Ritorno della religione? Tra ragione, fede e
società” (Guerini, Milano); “Diritti Umani e libertà” (Religiosa, Rubbettino);
in onore (Armando); Perché essere realisti? Una sfida filosofica (Mimesis, Milano-Udine.
A. Giuliano, Filosofi a un bivio. Ora rialziamo lo sguardo, su avvenire, A.
Lavazza, Neuroscienziati, cercate l'anima. Vittorio Possenti. Possenti.
Keywords: radice dell’ordine civile – romolo e remo -- il principio Speranza,
prima navegazione, seconda navegazione, terza navegazione, Gentile, comunita,
Severino, Aquino, umanesimo, seconda navigazione --. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Possenti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737204867/in/datetaken/
Grice e Pozza – presupposizioni ed implicature –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto).
Filosofo. Grice: “I like Pozza; he
uses ‘pragmatic’ quite a bit, by which he means Grice, of course!” Figlio di
Luigi, ufficiale della Marina, regione Veneto, e di Cecilia Pontrelli,
pugliese, durante gli studi al liceo di Taranto, Tommaso, un insegnante di
matematica di stile tradizionale gli stimola il gusto per i problemi matematici
e per l'eleganza formale delle dimostrazioni. Studia a Bari dove si laurea con
una tesi su Serra avendo come relatore Vallone. Coniuga l'amore per i sistemi
formali con l'amore per Leopardi, Carducci (maestro di Serra) e Annunzio (e tra
i classici predilisse Tasso e Vita nuova di Alighieri). Studia a Bari sotto
Landi, Pisa, e quindi Metodi formali a Milano. Una svolta nella sua carriera
intellettuale è segnata dalla partecipazione agl’incontri di San Giuseppe organizzati
a Torino da Bobbio. A partire da qui sviluppa nuove idee in filosofia del
diritto, specie su Kelsen, e sulla formalizzazione della logica deontica con
particolare attenzione all'assiomatizzazione dei principi di una teoria
generale del diritto in collaborazione con L. Ferrajoli per i suoi Principia
Juris. Organizza a Taranto gli incontri Info Giure Taras, Logica
Informatica e Diritto, al quale partecipano alcune delle figure più
rappresentative del diritto, dell'informatica e della logica, tra cui Alchourron,
Martino, Ferrajoli, Conte, Busa, Comanducci, Jori, Filipponio, Elmi, Guastini e
Sartor. Insegna a Taranto, mantenendosi scientificamente attivo e partecipando
a conferenze di società filosofiche italiane (specialmente la Società Italiana
di Logica e Filosofia della Scienza e la Società Italiana di filosofia
Analitica, dal convegno nazionale fino al convegno di Genova. Insegna a Lecce. Tra
le principali influenze nei suoi studi di linguistica e semiotica testuale vi
sono quella di Petöfi che lo
invita a filosofare con lui. La sua scelta è però quella di restare in
Italia. Insegna a Verona, Padova, Bolzano e, per le sue lezioni di logica
deontica, a Petöfi e Kelsen, l'influenza maggiore viene dalle grandi opere di
Frege, Russell e Carnap, ai cui dedica
uno studio continuo, con particolare attenzione alla visione filosofica. Pubblica
un contributo di sapore neo-positivista, discutendo e formalizzando alcune
argomentazioni in fisica quantistica. Un legame tra i suoi interessi in linguistica
e il suo lavoro in logica formale è dato dalla sua teoria formale degli atti
linguistici basata su una connessione originale tra logica intuizionistica, usata
per gl’atti linguistici assertori, e logica classica, usata per i contenuti
proposizionali. Presentando la sua teoria di una formalizzazione della “pragmatica,”
define un modello Frege-Reichenbach-Stenius per il trattamento formale dell’asserzione,
mostrando che il problema principale di questa teoria è la limitazione
introdotta da Frege (e accettata da Dummett) per cui il segno di asserzione si
può usare solo per formule elementari assertorie. Ma, come molti filosofi sostengono,
esistono atti linguistici composti. Per permettere il trattamento di un atto
linguistici composto o molti-modale e ovviare alla limitazione del modello Frege-Reichenbach-Stenius,
introduce il connettivo pragmatico che permette la costruzione di una formule
assertive complessa. Il contenuto della formula assertiva è dato
dall'interpretazione classica e dai connettivi vero-funzionali. Il connettivo pragmatico,
che connetta due atti linguistici assertori semplice in uno complesso, ha invece una interpretazione intuizionistica.
Il connetivo pragmatico non ha cioè un valore di verità – o sattisfazione
fatica -- ma un valore di giustificazione. In fatti, un atto assertivo non è,
in quanto *atto*, vero o falso, ma può essere “giustificato” o non
giustificato. In questo modo, il sistema formale distingue l'asseribilità di un
atto assertorio dal valore di verità della proposizione asserita. Oltre a
spiegare l'irriducibilità del segno fregeano di asserzione a un trattamento in
termini di logica classica e introdurre una fondazione formale della teoria dell’atto
linguistico, dà anche una soluzione originale del problema della compatibilità
tra logica classica (Grice) e logica non-classica (Strawson) o
intuizionista. A questo saggio seguono
altri sulla logica erotetica, deontica, e sub-strutturale. La sua
filosofia suscita interesse in diversi campi, dalla filosofia del linguaggio
alla filosofia della fisica alla logica e all'informatica, (specie a partire dalla
sua collaborazione con Bellin). Alla sua teoria formale della “pragmatica,” oltre
ai saggi di Anderson e Ranalter è dedicato un numero di Fondamenta Informaticae.
La sua influenza si estende così oltre che alla filosofia della fisica e alla
filosofia del linguaggio anche alla logica e all'informatica, specie con
convegni in suo onore organizzati a Verona. Ricordi di personalità
internazionali e di amici sono raccolti in un sito in suo onore. Altre saggi:
“Un'interpretazione pragmatica della logica proposizionale intuizionistica”; “Problemi
fondazionali nella teoria del significato (Olschki, Firenze); “Una fondazione
pragmatica della logica delle domande”; “Parlare di niente”; “Termini singolari
non denotanti e atti illocutori”; “Idee”; “Una logica pragmatica per la concezione
espressiva delle norme”; “Logica delle
Norme” (S.E.U., Pisa); “Il problema di Gettier: osservazioni su
giustificazione, prova e probabilità” (SIFA, Genoa); “Come distinguere scienza
e non-scienza”; “Verificabilità, falsificabilità e confermabilità bayesiana” (Carocci,
Ferrajoli); Principia juris. Teoria del diritto e della democrazia. La sintassi del diritto” (Bari: Laterza). Carlo
Dalla Pozza. Carlo Pozza. Pozza. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pozza”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737989261/in/photolist-2mPUHFB-2mLGvyP-2mKTyvC-2mKDwcr-2mGnP2f-G3tvCn
Grice e Pozzo – il ginnasio -- implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Sudia a
Milano. Consegue il dottorato a Saarlandes (“a reason why Italians don’t
consider him Italian” – Grice) e la abilitazione a Trier – Grice: “A reason why
Italians don’t consider him an Italian philosopher, since he earned his maximal
degree without, and not within, Italy.” Insegna a Verona e Roma, all’Istituto
per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee.
Studia i peripatetici, la storia della logica dal Rinascimento, la
storia delle idee e la storia dell’università di Bologna -- ha portato avanti
la creazione di infrastrutture di ricerca per una migliore comprensione dei
testi filosofici e che hanno plasmato il patrimonio culturale d’Italia. Caratteristica
specifica del suo approccio alla lessicografia all’Istituto per il Lessico
Intellettuale Europeo e Storia delle Idee è l’uso della IT per la
documentazione e l’elaborazione di dati linguistici e testuali in italiano.
Hegel: Introductio in Philosophiam: Dagli studi ginnasiali alla prima logica
(Firenze: La Nuova Italia). Associazione per l’Economia della Cultura “Storia
storica e storia filosofica della filosofia nel XX e XXI secolo,” Schiavitù
attiva, proprietà intellettuale e diritti umani. Riccardo Pozzo. Pozzo.
Keywords: il ginnasio – implicature, identita nazionale, filosofia italiana,
patrimonio italiano, storiografia filosofica, storia della filosofia italiana. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pozzo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738187238/in/dateposted-public/
Grice e Pra – hegeliani – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Montecchio Maggiore). Filosofo. Studia a Padova sotto Troilo. Insegna
a Rovigo, Vicenza, e Milano. Partecipa attivamente alla Resistenza, nelle file
di "Giustizia e Libertà", guadagnandosi due croci di guerra al merito
partigiano, ed ha collaborato alla ricostruzione politica e culturale del
Paese, con un'opera didattica e scientifica sempre sorretta da un'alta
ispirazione morale. Medaglia d'oro quale benemerito della Scuola, della
Cultura e dell'Arte, membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Istituto Lombardo
di Scienze e Lettere, dell'Accademia Olimpica di Vicenza, nonché membro
autorevole della Società Filosofica Italiana, della quale è stato anche
Presidente nazionale. Studia lo scetticismo, la logica medioevale, Hume,
Condillac, la logica hegeliana, Marx, il pragmatism italiano, la storia della storiografia
filosofica). Ha sempre connesso la sua attività storiografica con
l'esplicitarsi di interessi teorici che lo hanno portato ad
elaborare,un'originale linea di pensiero denominata "trascendentalismo
della prassi", poi evoluta in una forma di razionalismo storicista e
critico. Il suo interesse fondamentale si è infatti sempre rivolto al
chiarimento del rapporto tra teoria e prassi in una prospettiva anti-metafisica
che lo ha fin dai suoi esordi posto in contrasto con le posizioni dell’idealismo
italiano, e più in generale con ogni forma di dogmatismo teoricistico per
favorire la libera esplicazione dell'iniziativa pratico-razionale
dell'uomo. Fondato la Rivista di storia della filosofia, un riferimento
costante e prestigioso nell'ambito degli studi del pensiero occidentale. Autore
di un fortunato Sommario di storia della filosofia per licei (La Nuova Italia,
Firenze) e poi direttore di una monumentale Storia della filosofia (Vallardi,
Milano). Elabora una posizione che viene
indicata come trascendentalismo della prassi. Successivamente,
avvicinandosi a Preti, propone uno storicismo critico, più attento alle
strutture della ragione con cui l'esperienza storica si struttura. Altre sagi:
“Il realismo e il trascendente” (Padova, Milani); “Amore di Sapienza”; “Aviamento
elementare allo studio della storia della filosofia, della scienza e della
pedagogia per i licei e gli istituti magistrali” (Vicenza, Commerciale); “La
didache”; “Insegnamento del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli.
Documento cristiano del I secolo” (Vicenza, Commerciale); Educare, Verona, La
Scaligera, Pensiero e realtà, Verona, La Scaligera, “Scoto Eriugena ed il neo-platonismo
medievale” (Milano, Bocca); Condillac, Milano, Bocca, Il pensiero di Maturi,
Milano, Bocca, Necessità attuale dell'universalismo” (Vicenza, Collezioni del
Palladio); “Valori e cultura immanentistica” (Padova, Milani); “Hume, Milano,
Bocca); “La storiografia filosofica antica” (Milano, Bocca); “Lo scetticismo” (Milano,
Bocca); Giovanni di Salisbury, Milano, Bocca, Amalrico di Bène, Milano, Bocca);
Autrecourt, Milano, Bocca); “Dewey” (Milano, Bocca); “Il problema del linguaggio
nella filosofia medioevale” (Milano, Bocca); “Prassi. Appunti delle lezioni di
Storia della filosofia a cura di M. Reina. Milano, La Goliardica; Il pensiero
filosofico di Marx, D. Borso, Shake ed., Milano); “La filosofia occidentale”; “Compendio
di storia della filosofia con larga scelta di passi dagli autori,”; “La
filosofia antica” “La filosofia medioevale” (Firenze, Nuova Italia); “Sommario
di storia della filosofia per i licei classici” (Firenze, Nuova Italia); “La
dialettica in Marx: Introduzione alla critica dell'economia politica, Bari,
Laterza, Profilo di storia della filosofia” (Firenze, Nuova Italia); “Piccola
antologia filosofica, Firenze, Nuova
Italia); “La dialettica hegeliana e l'epistemologia” (Milano, CUEM); “Hume e la
scienza della natura umana, Roma-Bari, Laterza); “Logica e realtà. Momenti del
pensiero medieval” (Roma-Bari, Laterza); “Storia della Filosofia, G. Scalabrino
Borsani, La filosofia indiana, Milano, Vallardi, Paolo Beonio-Brocchieri, La
filosofia cinese e dell'Asia orientale, Milano, Vallardi, Gabriele Giannantoni,
Armando Plebe, Pierluigi Donini, La filosofia greca (Milano, Vallardi, La
filosofia ellenistica e la patristica Cristiana(Milano, Vallardi, La filosofia medievale
(Milano, Vallardi); La filosofia moderna” (Milano, Vallardi, P. Casini, N. Merker, La filosofia moderna” (Milano,
Vallardi); “La filosofia contemporanea” (Milano, Vallardi); La filosofia
contemporanea. Il Novecento, Milano, Vallardi); “La filosofia della seconda
metà del Novecento, Padova, Piccin Nuova libraria-Vallardi); “Logica,
esperienza e prassi. Momenti del pensiero moderno e contemporaneo” (Napoli,
Morano); “Il problema del realismo nella storia del pensiero, Milano,
Unicopli); La storiografia filosofica e la sua storia. Testi per il corso di
storia della filosofia I. A.A. con. Santinello, E. Garin, L. Geldsetzer e L. Braun,
Padova, Antenore, Hume. La vita e l'opera, Roma-Bari, Laterza); A. Banfi, Relazioni
dall'incontro A. Banfi: le vie della ragione, Milano, con D. Formaggio e P. Rossi, Milano, Unicopli); “Studi sul
pragmatismo italiano” (Napoli, Bibliopolis); “Studi sull'empirismo critico di Preti”
(Napoli, Bibliopolis); “Filosofi del Novecento, Milano, Angeli); “I problemi di
metodo nella storiografia filosofica, in Panorami filosofici. Itinerari del
pensiero, Padova, Muzzio); “Ragione e storia. Mezzo secolo di filosofia
italiana” (Milano, Rusconi); “Storia della storiografia” (Milano, Angeli); “La
guerra partigiana in Italia. D. Borso, Firenze, Giunti-INSMLI); “Dialettica
hegeliana ed epistemologia analitica, E. Colombo, Brescia, Morcelliana); “Il
trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza” (Milano-Udine,
Mimesis); F. Cambi, Razionalismo e prassi a Milano Milano) N. Badaloni, Studi offerti a Pra” (Milano, Angeli); L.
Bianchi, degli scritti di Pra, in La
storia della filosofia come sapere critico. Studi offerti, Milano, A.
Montesperelli, Introduzione, in E. MirriL. Conti, Filosofi nel dissenso,
Foligno, M. Mirri, Fra Vicenza e Pisa.
Esperienze morali, intellettuali e politiche in Il contributo dell’Pisa e della
Scuola Normale Superiore alla lotta anti-fascista ed alla guerra di
Liberazione, Pisa, A. Pacchi, Il filosofo e l’educatore, in In onore, Montecchio
Maggiore, F. Cassinari, Filosofia e storia della filosofia, Conversazione con F.
Papi, «Itinerari filosofici», E. Rambaldi,
Ricordo «Rivista di storia della filosofia», E. Garin, Mario Dal Pra, «Rivista
di storia della filosofia», A. Santucci, Filosofo e storico della filosofia,
«Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi, L’esistenzialismo
positivo «Rivista di storia della
filosofia», M. Torre, La "Rivista
di storia della filosofia", Milano, G. Paganini, Dall’empirismo classico
all’empirismo critico, Le ricerche tra storia e teoria, Giordanetti, Il fondo
manoscritto di Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi, Et vos estote parati. Mario Dal
Pra, la vigilia, «Rivista di storia della filosofia», G. Barreca, L’archivio
Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E. I. Rambaldi, Mario Dal
Pra in Enciclopedia filosofica, Milano, Id., Mario Dal Pra giovane insegnante a
Vicenza, «Rivista di storia della filosofia»,M. Rigamonti, Gli Hume, «Rivista
di storia della filosofia»,M. Parodi, C. Selogna, Per una filosofia minore. Il pensiero
debole, «Rivista di storia della filosofia», P. Vona, Ricordo, Rivista di
storia della filosofia», E. Rambaldi, Filologia e filosofia nella storiografia,
in «ACME»,E. Franzina, Partigiano. Dal fascismo alla Resistenza e alla sua
storia, in «Belfagor», Descrizione, in "Rivista di storia della filosofia",Ricordo
di Pra, Informazione filosofica, sito "studifilosofici". G.
BarrecaGiordanetti, Fondo Mario Dal Pra, Milano, Cisalpino.Dal Pra, Mario» in
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Presentiamo
Pra: l'uomo, il filosofo. Una mostra
biografico-documentaria dall'archivio inedito Università degli Studi di Milano,
Biblioteca di Filosofia, D. Borso, Una via religiosa alla Resistenza,
"Humanitas", Fascicolo
speciale in memoria anniversario della
fondazione della Rivista, in Rivista di storia della filosofia, Milano, Angeli,.
D. Borso, 'fucino', "Rivista di storia della filosofia", G. Bisogno,
Anselmo in Italia: tra Mario Dal Pra e Sofia Vanni Rovighi, in «Dianoia.
Rivista di filosofia del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Bologna»,
Riconoscimenti l'Accademia dei Lincei
gli ha conferito il Premio Feltrinelli per le Scienze Filosofiche.Scuola di
Milano u TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. OpereVincitori del Premio Feltrinelli Filosofia
Università Università Premi Feltrinelli 1950-, su lincei. Mario Dal
Pra. Pra. Keywords: hegeliani, storiografia della filosofia antica, la
filosofia antica, la filosofia italica antica, la filosofia romana, la
filosofia romana antica, Antonino, Crotone, Velia, Filolao, Vico, Croce, la
storia della filosofia, filosofia della storia della filosofia, storiografia
filosofica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pra” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738561129/in/dateposted-public/
Prepostino da Cremona summa
theological Manichean, caraterismo.
Grice e Prestipino – per una
antropologia filosofica – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi
Speranza (Gioiosa Marea). Filosofo.
Insegna a Siena. Studia il socialismo, marxismo ed estetica. Saggi: “La teoria
del mito e la modernità di Vico” (Palermo, Montaina); “L'arte e la dialettica
in Volpe” (Messina, D'Anna); “Che cos'e la filosofia: strutture e livelli del
conoscere” (Gaeta, Bibliotheca); “Per una antropologia filosofica: proposte di
metodo e di lessico” (Napoli, Guida); “Marxismo (e tradizione gramsciana) negli
studi antropologici, Natura e società”
(Roma, Riuniti); “Da Gramsci a Marx” (Roma, Riuniti); “Modelli di strutture
storiche” (Bibliotheca, Narciso e l’automobile, La Città del Sole, Realismo e
Utopia” (Roma, Riuniti); Tre voci nel deserto. Vico Leopardi Gramsci” (Roma,
Carocci); Scheda su aracneeditrice, Da una sponda all’altra del Mediterraneo:
memorie di militanza comunista. Intervista a Prestipino. Art. in: Historia
Magistra. Rivista di storia critica, Risorgimento italiano e dialettica storica
in Gramsci, dal Calendario del Popolo Autori Aracne Editrice. Giuseppe
Prestipino. Prestipino. Keywords: antropologia filosofica, Vico, Volpe,
Gramsci, Narciso e l’automobile,
Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prestipino” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737844566/in/datetaken/
Grice e Preti – retorica e logica –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Pavia). Filosofo. Grice:
“I like Preti. He wrote “Retorica e logica,” which I enjoyed since this is what
I do: I find the rhetoric (the implicature) to the logic (the explicature).”
Grice: “Preti was a bit of a Stevensonian, with his ‘Praxis ed empirismo, and I
mean C. L. Stevenson, not the Scots master of narrative!”. Studia
a Pavia sotto Levi, Villa e Suali. Studia Husserl. Insegna a Pavia e Firenze. I suoi saggi nella rivista banfiana
"Studi Filosofici", lo videro coinvolto in una polemica
sull'immanenza e la trascendenza. In “Fenomenologia
del valore e Idealismo e positivismo, emerge con evidenza quell'impostazione
tesa a conciliare istanze razionalistiche ed empiristiche. In “Praxis ed
empirismo” presenta in maniera relativamente organica, per quanto rapidamente,
alcuni temi al confine tra pensiero teoretico, filosofia morale e filosofia
politica. Il suo saggio “Retorica e logica: le due culture” è un saggio a
cavallo tra la ricostruzione storico-filosofica e il saggio teoretico, con il
quale si intende dimostrare, prendendo le mosse dalla polemica aperta da C. P. Snow,
l'inconciliabilità tra le due forme di cultura che si intrecciano nel dibattito
occidentale, quella logico-scientifica e quella umanistico-letteraria, e la
necessità di far prevalere la prima sulla seconda al fine di non cedere a nuove
forme di oscurantismo elitario e fanatico. Inoltre, affianca costantemente
alla propria attività di autore quella di curatore di classici del pensiero
filosofico. Il suo stile, volutamente trascurato, è rapido, nervoso e
semplice, in implicita polemica con il bello scrivere e l'ermetismo tipico
delle scuole idealistiche italiane. Tenta
trovare una via alternativa al rapporto fra un pensiero unitario e inglobante
(di tradizione hegeliano-crociana), e uno invece dualistico, nel distinguo fra
saperi umanistici e scientifici. Il rifiuto di una strenua dicotomia non deve
annullare bensì esaltare le differenze. Saggi:
“Fenomenologia del valore” (Principato, Milano); “Idealismo e positivismo”
(Bompiani, Milano); “Linguaggio comune e linguaggi scientifici” (Bocca, Milano);
“L’universalismo” (Bocca, Milano); “Praxis ed empirismo, Einaudi, Torino); “Alle
origini dell'etica contemporanea: Smith,
Laterza, Bari); “Storia del pensiero scientifico, Mondadori, Milano); “Retorica
e logica, Torino, Einaudi); “Che será, será” (Firenze, Il Fiorino, Umanismo e
strutturalismo. Scritti di estetica” (Liviana, Padova); “Lo scetticismo e il
problema della conoscenza, “Rivista critica di Storia della Filosofia”, Saggi
filosofici” (Nuova Italia, Firenze); “In principio era la carne” (Angeli,
Milano, “Il problema dei valori: l'etica di Moore” (Angeli, Milano); “Flosofia
della scienza” (Angeli, Milano); “Morale e metamorale. (Grice: “moralia e
transmoralia”); Saggi filosofici inedita” (Angeli, Milano); L'esperienza insegna... Scritti civili d sulla
Resistenza” (Manni, San Cesario, Lecce, In principio era la carne, Luca Maria
Scarantino, "Rivista di Storia della Filosofia", Notizie
sull'operosità scientifica e sulla carriera didattica, F. Minazzi, "Il Protagora"
Filosofare onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a Gentile,
F. Minazzi, "Il Protagora", Ci terrei tanto a venire a Firenze. Lettere
a Garin, F. Minazzi, "Il Protagora", Qui a Firenze si muore nel
silenzio e nella solitudine. Lettere a Pra, Minazzi, "Il Protagora". E.
Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali, in "La
Tigre di Carta", A. Zanardo, Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Minazzi, G. Preti:, Angeli, Milano),
Pra, Studi sull'empirismo critic” Bibliopolis, Napoli, Pier Luigi Lecis,
Filosofia, scienza, valori: il trascendentalismo” (Morano, Napoli, F. Minazzi, Filosofia
del Novecento (Angeli, Milano); F. Minazzi, “L'onesto mestiere del filosofare”
(Angeli, Milano); F. Minazzi, “Il cacodemone ne-oilluminista. L'inquietudine
pascaliana di reti” (Angeli, Milano); A. Peruzzi, Filosofo europeo, Olschki,
Firenze); P. Parrini e L. Scarantino, “Preti” (Guerini, Milano); V. Tavernese, Preti. La teoria della conoscenza nel saggio
postumo In principio era la carne, Firenze Atheneum, Scandicci, L. Scarantino, La costruzione della filosofia come scienza
sociale, Bruno Mondadori, Milano); F. Minazzi, Suppositio pro significato non
ultimato. G neorealista logico studiato nei suoi scritti inediti, Mimesis,
Milano Fabio Minazzi, Le opere e i giorni. Una vita più che vita per
la filosofia quale onesto mestiere, Mimesis, Milano Franco Cambi, Giovanni Mari, Intellettuale
critico e filosofo attuale, Firenze); Il contributo italiano alla storia del
Pensiero Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Minazzi e Sandrini, Il razionalismo critico
europeo, Mimesis, Milano. F. Minazzi, Sul bios theretikòs (Mimesis, Milano, F.
Maria, Un punto di vista cattolico, Stamen, Roma. E. Franzini, Il mito delle due culture e la
filosofia dei giornali. Giulio Preti. Preti. Keywords: retorica e logica.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Preti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736985077/in/datetaken/
Grice e Preve – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Valenza). Filosofo. Important Italian philosopher. He is the
tutor of Fusaro, of Torino. “Il comunitarismo è la via maestra che
conduce all'universalismo, inteso come campo di confronto fra comunità unite
dai caratteri del genere umano, della socialità e della razionalità,” da Elogio
del Comunitarismo.Di ispirazione marxiana ed hegeliana, ha scritto numerosi
volumi e saggi di argomento filosofico, pubblicati in Italia e all'estero. Il
padre, che al momento della nascita di Costanzo è mobilitato, lavora come
funzionario delle Ferrovie dello Stato mentre la madre, casalinga, proviene da
una famiglia ortodossa di origine armena. Viene cresciuto dalla nonna materna
in lingua francese, e attraverso di lei inizia a conoscere la cultura e la
lingua greca; come vedremo, entrambe queste circostanze avranno un grande
rilievo nella vita di Preve. Personalmente non è credente, pur riconoscendo
l'importanza del fenomeno religioso. Studia a Torino. Sotto Garrone sull’elezione
politica italiana”. Studia Hegel, Althusser, Sartre, e Marx. Scrive "L'illuminismo
greco e le sue tendenze radicali e rivoluzionarie: enogenesi della nazione
greca fra Settecento e Ottocento. Il problema della discontinuità con la
grecità classica e con la grecità bizantina”. Insegna a Torino. Fermo sostenitore della lettura dei testi
filosofici nella lingua originale, apprende latino. Concilia l’esistenzialmente
il comunismo, il marxismo e la filosofia. Membro del Centro Studi di
Materialismo Storico. Pubblica “La filosofia imperfetta” (Angeli, Milano). Questo
testo testimonia la sua adesione di massima alla proposta filosofica
dell'Ontologia dell'essere sociale du Lukács, ed anche, indirettamente, il suo
distacco definitivo dalla scuola di Althusser. Fonda “Metamorfosi”. Spazia da
un esame dell'operaismo italiano da Panzieri a Tronti e Negri, all'analisi del
marxismo dissidente nei paesi socialisti, alla discussione sulla filosofia di
Lukács, alla critica delle ideologie del progresso storico, all'indagine sullo
statuto filosofico della critica marxiana dell'economia politica. Contribuisce
ad organizzare, un congresso
internazionale dedicato al centenario della morte di Marx (Milano), e vi svolge
una relazione sulle categorie modali di necessità e di possibilità in Marx. Da
quest'esperienza nasce una rivista chiamata “Marx 101”, che uscirà nei due
decenni successivi in due serie di numeri monografici e di cui e membro del
comitato di redazione. Collabora al mensile teorico “Democrazia Proletaria”,
organo dell'omonimo partito, che poi diverrà insieme con i fuoriusciti dal
partito comunista italiano la seconda componente politica e militante del Partito
della Rifondazione Comunista). Sarà iscritto a Democrazia Proletaria soltanto per
un breve periodo, facendo parte della direzione nazionale; nella battaglia
politica fra i sostenitori di una scelta ecologista (M. Capanna) e
neocomunista, sostiene la seconda con una serie di articoli. Quando le
componenti di Democrazia Proletaria e dell'Associazione Culturale Marxista
confluiscono nel Partito della Rifondazione Comunista, abbandona la militanza
politica diretta. Con la pubblicazione di otto volumi consecutivi usciti presso
l'editore Vangelista di Milano, affronta il suo tentativo personale di
coerentizzazione di un paradigma filosofico marxista globale. Si verifica
infatti una discontinuità nella sua produzione. Opta per l'abbandono di ogni
“ismo” di riferimento, uscendo del tutto “dalla cosiddetta Sinistra” e dalle
sue procedure di “accoglimento e cooptazione”. Ritenendo che la
globalizzazione nata dall'implosione dell'Unione Sovietica non si lasci più
“interrogare” attraverso le categorie di Destra e di Sinistra, ma richieda
altre categorie interpretative, Preve diviene inoltre un convinto sostenitore
della necessità di superare la dicotomia sinistra-destra. Questa posizione,
condivisa da alcuni intellettuali e movimenti internazionali, è stata criticata
da molti, tra cui lo scrittore Valerio Evangelisti, che ne ha sottolineato
l'ambiguità ideologica. Autore e saggista molto prolifico, ha dedicato le
sue ultime riflessioni a temi come il comunitarismo, la geopolitica,
l'universalismo, la questione nazionale, oltre ovviamente ad un'ininterrotta
attenzione al rapporto marxismo-filosofia. Cerca di opporsi alla deriva
post-moderna seguita dalla stragrande maggioranza della sinistra italiana (in
particolare dagli intellettuali legati al partito comunista italianoI) con un
recupero dei punti alti della tradizione marxista indipendente, del tutto
estranea alle incorporazioni burocratiche del marxismo come ideologia di
legittimazione di partiti e di stati (soprattutto l'ultimo Lukács, l'ultimo
Althusser, Bloch, Adorno). Dopo la fine del socialismo reale, che chiama
comunismo storico novecentesco, ed in dissenso con tutti i tentativi di sua
continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa, ha invece lavorato
su di una generale rifondazione antropologica del comunismo, marcando sempre
più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati identitari della
sinistra italiana (Rifondazione Comunista in primis, ma anche la scuola
operaista e T. Negri in particolar modo). I suoi interventi sono apparsi
sia su riviste legate alla sinistra alternativa (L'Ernesto, Bandiera Rossa) che
su riviste come Indipendenza e Koiné, dove sostene l'esplicito superamento del
dualismo destra-sinistra, approdando a posizioni antitetiche a quelle di Bobbio. Collabora con la rivista
Comunitarismo, prima, e Comunità e Resistenza, poi. È stato fino alla morte
redattore del quadrimestrale Comunismo e Comunità. Al di là delle prese di posizione sulla
congiuntura politica, tre cardini della sua filosofia sono l'interpretazione
della storia della filosofia, l'analisi filosofica del capitalismo e la
proposta politica per un comunismo comunitario universalistico.
Rileggendo l'intera storia della filosofia soprattutto occidentale, utilizza
una deduzione sociale delle categorie del pensiero non riduzionistica, che gli
permette di discernere la genesi particolare delle idee dalla loro validità
universale. Infatti quello di lui è un orizzonte aperto universalisticamente
alla verità, intesa hegelianamente come processo di auto-coscienza storica e
sintesi di ontologia e assiologia, dell'esperienza umana nella storia. Nella
sua proposta di ontologia dell'essere sociale riconosce razionalmente la natura
solidale e comunitaria degl’uomini e l'autonomia cognoscitiva della filosofia,
contrastando ogni forma di riduzionismo nichilistico, relativistico o
partigianamente ideologico. Viene definito «strenuo difensore dello statuto
veritativo della filosofia da una parte, e deciso oppositore di ogni
fraintendimento relativistico dall’altra. Intende il capitalismo come totalità
economica, politica e culturale da indagare in tutte le sue dimensioni. Propone
di suddividerlo filosoficamente e idealisticamente in tre fasi: capitalismo astratto,
capitalismo dialettico con una protoborghesia illuministica o romantica, una
medio0borghesia positivistica e poi esistenzialistica, e una tardo-borghesia sempre
più individualistica e libertaria; capitalismo speculativo (post-borghese e
post-proletaria) in cui il capitale si concretizza come assoluto, espandendosi
al di là delle dicotomie precedenti a destra economicamente, al centro
politicamente e a sinistra culturalmente. Nell'analisi filosofica del
capitalismo, più volte insiste sulla critica al politicamente corretto, dove studia
il concetto consterebbe dei seguenti punti nella sua concezione (dove è
considerato un'arma del capitalismo per attrarre fasce deboli a sé, nonché
un'ideologia di fondo dell'occidente imperialista). ‘Americanismo’ come
collocazione presupposta, anche sotto forma di benevola critica al governo
statunitense. Religione olocaustica: Non aderisce al negazionismo
dell'Olocausto e condanna i genocidi, ma considera la shoah un fatto non unico,
utilizzato dal sionismo per legittimare le azioni di Israele tramite il senso
di colpa dell'Europa. Auschwitz non può e non deve essere dimenticato, perché
la memoria dei morti innocenti deve essere riscattata, e questo mondo nella sua
interezza appartiene a tre tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti,
coloro che sono tuttora in vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma
Auschwitz non deve diventare un simbolo di legittimazione del sionismo, che
agita l'accusa di anti-semitismo in tutti coloro che non lo accettano
radicalmente, e che non sono disposti a derubricare a semplici errori i suoi
veri e propri crimini. Teologia dei diritti umani, che considera (come altri
filosofi marxisti come Losurdo, o comunitaristi) solo un grimaldello e un
paravento del capitalismo per imporsi ed eliminare, in realtà, i diritti dei
popoli e dei lavoratori, attuando il liberismo e l'imperialismo globali. “Antifascismo
in assenza completa di fascismo. L’antifascismo, positivo un tempo, è
considerato un fenomeno dannoso e a favore del sistema capitalistico, visto che
il fascismo (da lui deprecato soprattutto per la colonizzazione imperialistica
dell'Africa e la mascalzonaggine imperdonabile dell'invasione della Grecia, è
stato ormai sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse forze
anti-sistema, e a fungere da nuova ideologia della sinistra post-comunista e
post-stalinista (dopo il graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto per gli effetti della de-stalinizzazione), che
diviene così inutile. Falsa dicotomia Sinistra/Destra come "protesi di
manipolazione politologica". Derivata dal precedente, questa teoria
punterebbe a indebolire le critiche anticapitalistiche, impedendo l'unione tra
comunisti, comunitaristi e socialisti nazionalitari contro il capitale. Al
contempo, anche per le nette e costanti affermazioni contro i tribalismi, i
razzismi e i nazionalismi soprattutto coloniali, è da ritenersi estranea al
cosiddetto rossobrunismo (i cosiddetti nazionalboscevichi) di cui fu tacciato
dal citato V. Evangelisti, che a suo dire si configurerebbe come una folle
somma dei difetti degli estremismi opposti. L'unione di sostenitori rasati del
razzismo biologico con sostenitori barbuti della dittatura del proletariato
sarebbe certamente un buon copione di pornografia hard, ma non potrebbe uscire
dal piccolo circuito a luci rosse del sottobosco politico. La sua proposta politica va nella direzione di
un comunismo comunitario universalistico, da intendersi come correzione
democratica e umanistica del comunismo, dal momento che quello storico sarebbe
stato reo di non aver messo in comune innanzitutto la verità. Quello tratteggiato
da lui è un sistema sociale che costituisce una sintesi di individui liberati e
comunità solidali. Non è inteso come inevitabile sbocco storicistico o
positivistico di una storia che si svilupperebbe linearmente, né tuttavia in
modo aleatorio, bensì in potenza, a partire dalla resistenza alla dissoluzione
comunitaria innescata dall'accumulazione individuale di merci. Qui il problema
dell'auspicabile democrazia viene impostato su basi antropologiche, scommettendo
sulle potenzialità ontologiche della bontà degpotenzialml’uomini, ente
politico-comunitaria (zόoa politika); razionali e valutativi della giusta
misura sociale (zόa lόgon échon) e generica, in senso marxiano (Gattungswesen),
cioè in grado di costruire diversi modelli di convivenza sociale, compreso
quello in cui gl’uomini, affermando la priorità etica e comunitaria per
contenere i processi economici altrimenti dispiegantisi in modo illimitato e
dis-umano, può realizzare le sue potenzialità ontologiche immanenti,
attualmente alienate. La liberazione avverrebbe quindi a partire dal suo
radicamento comunitario in cui agisce collettivamente, pur rimanendo
l'individuo stesso l'unità minima di resistenza al potere. Adere al
partito comunista italiano, ma presto si allontanò (essendo ostile al
compromesso storico tra PCI e DC, promosso da Berlinguer e Moro), entrando poi
a far parte della Commissione culturale di Lotta Continua. In seguito si
iscrisse a Democrazia Proletaria durante la sua ultima fase. Dopo lo
scioglimento della Democrazia Proletaria, e in seguito alla confluenza di
quest'ultima in Rifondazione Comunista, si è sempre più allontanato
dall'attività politica in senso stretto. In seguito manifestò critiche verso
l'operaismo e il trotskismo che animavano talvolta queste esperienze della
post-sinistra extraparlamentare. Se dal punto di vista teorico si era già
distanziato dalla sinistra italiana a seguito della dissoluzione dell'Unione
Sovietica e della svolta della Bolognina, il distacco emotivo definitivo dalla
sinistra avvenne con il bombardamento NATO in Jugoslavia durante la guerra del
Kosovo, che ricevette il beneplacito del governo italiano. Considera questo fatto come la fine della
legalità costituzionale italiana riferendosi alla violazione dell'articolo 11 e
un atto di tradimento verso i valori fondanti della Repubblica Italiana. Sul
tema scrisse Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario,
l'embargo terapeutico e la menzogna evidente. Molto clamore ha suscitato (anche
tra le file della sinistra alternativa) la sua adesione ad alcune tesi del Campo
Antimperialista per l'esplicito sostegno da questi fornito alla resistenza
irachena. È stato uno dei filosofi di riferimento del comunismo comunitario,
nonché animatore della rivista Comunismo e Comunità. Altre saggi: “La
classe operaia non va in paradiso: dal marxismo occidentale all'operaismo
italiano, in “Alla ricerca della produzione perduta” (Bari, Dedalo); “Cosa
possiamo chiedere al marxismo”; “Sull'identità filosofica del materialismo
storico”; “Marxismo in mare aperto”; “Rilevazioni,
ipotesi, prospettive” (Milano, Angeli); “La filosofia imperfetta”; “Una
proposta di ricostruzione del marxismo ” (Milano, Angeli); “La teoria in pezzi”;
“La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia” (Bari, Dedalo); “La
ricostruzione del marxismo fra filosofia e scienza”; “La cognizione della crisi.
Saggi sul marxismo di Althusser” (Milano, Angeli); “La rivoluzione teorica di
Althusser, in Il marxismo” (Pisa, Vallerini); “La passione durevole” (Milano,
Vangelista); “La musa di Clio vestita di rosso, in Trasformazione e
persistenza. Saggi sulla storicità del capitalismo” (Milano, Angeli); “Il filo
di Arianna. Quindici lezioni di filosofia marxista” (Milano, Vangelista); “Il
marxismo e l’eguaglianza”, Urbino; “Quattro venti”; “Il convitato di pietra”; “Saggio
su marxismo e nichilismo” (Milano, Vangelista); “L'assalto al Cielo”; “Saggio
su marxismo e individualism” (Milano, Vangelista); “Il pianeta rosso”; “Saggio
su marxismo e universalismo” (Milano, Vangelista); “Ideologia Italiana”; “Saggio
sulla storia delle idee marxiste in Italia” (Milano, Vangelista); “Il tempo
della ricercar” “Saggio sul moderno, il postmoderno e la fine della storia”
(Milano, Vangelista); “L'eguale libertà”; “Saggio sulla natura umana” (Milano,
Vangelista); “Oltre la gabbia d'acciaio”; “Saggio su capitalismo e filosofia” (Milano,
Vangelista); “Il teatro dell'assurdo”; “Cronaca e storia dei recenti
avvenimenti italiani”; “Una critica alla cultura dominante della sinistra
nell'attuale scontro tra berlusconismo e progressismo” (Milano, Punto Rosso); “Strategia
politica”; “Premesse teoriche alla critica della cultura dominante della
sinistra esposta nel Teatro dell'assurdo” (Milano, Punto Rosso); “Il marxismo
vissuto del Che”; “Lettere di Che Guevara a Tita Infante” (Milano, Punto
Rosso); “Un elogio della filosofia” (Milano, Punto Rosso); “Quale comunismo?”;
“Uomini usciti di pianto in ragione” (Roma, Manifesto); “La fine di una teoria”;
“Il collasso del marxismo storico del Novecento” (Milano, UNICOPLI); “Il
comunismo storico novecentesco”; “Un bilancio storico e teorico” (Milano, Punto
Rosso); “Nichilismo Verità Storia”; “Un manifesto filosofico della fine del XX
secolo” (Pistoia, CRT); “Gesù. Uomo nella storia, Dio nel pensiero” (Pistoia);
“Il crepuscolo della profezia comunista. A 150 anni dal “Manifesto”, il futuro
oltre la scienza e l'utopia” (Pistoia, CRT); “L'alba del Sessantotto”; “Una
interpretazione filosofica” (Pistoia, CRT); “Marxismo, Filosofia, Verità” (Pistoia,
CRT); “Destra e sinistra. La natura inservibile di due categorie tradizionali”
(Pistoia, CRT); “La questione nazionale alle soglie del XXI secolo”; “Nota introduttiva
ad un problema delicato e pieno di pregiudizi” (Pistoia, CRT); “Le stagioni del
nichilismo. Un'analisi filosofica ed una prognosi storica” (Pistoia, CRT); “Individui
liberati, comunità solidali. Sulla questione della società degli individui” (Pistoia,
CRT); “Contro il capitalismo, oltre il comunismo”; “Riflessioni su di una
eredità storica e su un futuro possibile” (Pistoia, CRT); “La fine dell'Urss”;
“Dalla transizione mancata alla dissoluzione” (Pistoia, CRT); “Il ritorno del
clero. La questione degli intellettuali oggi”( Pistoia, CRT); “Le avventure
dell'ateismo. Religione e materialismo oggi” (Pistoia, CRT); “Un nuovo
manifesto filosofico. Prospettive inedite e orizzonti convincenti per la
filosofia” (Pistoia, CRT); “Hegel Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia”
(Pistoia, CRT); “Scienza, politica, filosofia. Un'interpretazione” (Pistoia,
CRT); I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dell'Ottocento e
del Novecento, Pistoia, CRT); “L'educazione filosofica. Memoria del passato,
compito del presente, sfida del future” (Pistoia, CRT); “Il bombardamento
etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la
menzogna evidente” (Pistoia, CRT); “Marxismo e filosofia. Note, riflessioni e alcune
novità” (Pistoia, CRT); “Un secolo di marxismo. Idee e ideologie, Pistoia,
CRT); “Un filosofo controvoglia. Introduzione a G. Anders, L'uomo è antiquato”
(Bollati Boringhieri); “Le contraddizioni di Bobbio. Per una critica del
bobbianesimo cerimoniale” (Pistoia, CRT); “Marx inattuale. Eredità e
prospettiva” (Torino, Boringhieri); Verità filosofica e critica sociale.
Religione, filosofia, marxismo” (Pistoia, CRT); “Dove va la sinistra?” (Boninsegni,
Roma, Settimo Sigillo); “Comunitarismo filosofia politica” (Molfetta, Noctua);
“La filosofia classica tedesca, Dialettica e prassi critica. Dall'idealismo al
marxismo (Molfetta, Noctua); “L'ideocrazia imperiale americana” (Roma, Settimo
Sigillo); Filosofia del presente. Un mondo alla rovescia da interpretare” (Roma,
Settimo Sigillo); Filosofia e geopolitica” (Parma); All'insegna del Veltro, Del
buon uso dell'universalismo. Elementi di filosofia politica” (Roma, Settimo
Sigillo); Dialoghi sul presente. Alienazione, globalizzazione destra/sinistra,
atei devoti. Per un pensiero ribelle” (Napoli, Controcorrente); “La comunità
ritrovata. Rousseau critico della modernità illuminista, Torino, Libreria Stampatori);
“Marx e gl’antichi greci” (Pistoia, Petite plaisance); “Il popolo al potere. Il
problema della democrazia nei suoi aspetti filosofici” (Casalecchio, Arianna);
“Verità e relativismo. Religione, scienza, filosofia e politica nell'epoca
della globalizzazione” (Torino, Alpina); Elogio del comunitarismo” (Napoli,
Controcorrente); “Il paradosso De Benoist. Un confronto politico e filosofico”
(Roma, Settimo Sigillo); “Storia della dialettica” (Pistoia, Petite plaisance);
“La democrazia in Grecia. Storia di un'idea, forza di un valore, in Presidiare
la democrazia realizzare la Costituzione. Atti del seminario itinerante sulla
difesa della Costituzione, Bardonecchia, Susa, Bussoleno, Condove, Borgone
Susa, Edizioni Melli-Quaderni); “Sarà Dura!, Storia critica del marxismo. Dalla
nascita di Karl Marx alla dissoluzione del comunismo storico novecentesco” (Napoli,
La città del sole); “Il presente della filosofia italiana, Pistoia, Petite plaisance,
Storia dell'etica, Pistoia, Petite plaisance, “Hegel anti-utilitarista” (Roma, Settimo Sigillo);
Storia del materialismo, Pistoia, Petite plaisance, Una approssimazione a Marx.
Tra materialismo e idealismo, Saonara, Il Prato); Ri-pensare Marx. Filosofia,
Idealismo, Materialismo” (Potenza, Ermes); Un trotzkismo capitalistico? Ipotesi
sociologico-religiosa dei Neocons americani e dei loro seguaci europei, in
Neocons. L'ideologia neoconservatrice e le sfide della storia, Rimini, Il
Cerchio); “Alla ricerca della speranza perduta. Un intellettuale di sinistra e
un intellettuale di destra "non omologati" dialogano su ideologie e
globalizzazione” (Roma, Settimo Sigillo); La quarta guerra mondiale, Parma, All'insegna
del Veltro, L'enigma dialettico del Sessantotto quarant'anni dopo, in La
rivoluzione dietro di noi. Filosofia e politica prima e dopo il '68, Roma,
Manifesto); “Il marxismo e la tradizione culturale europea, Pistoia, Petite plaisance,
Nuovi signori e nuovi sudditi. Ipotesi sulla struttura di classe del
capitalismo contemporaneo” (Pistoia, Petite plaisance, Logica della storia e
comunismo novecentesco. L'effetto di sdoppiamento” (Pistoia, Petite plaisance);
“Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno
ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante,
Petite Plaisance, Filosofia della verità
e della giustizia. Il pensiero di Kosík, con Cesana, Pistoia, Petite plaisance,
Lettera sull'Umanesimo, Pistoia, Petite plaisance, Una nuova storia alternativa
della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia, Pistoia, Petite
plaisance, Lineamenti per una nuova filosofia della storia. La passione
dell'anticapitalismo, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il Prato,.Dialoghi
sull'Europa e sul nuovo ordine mondiale, Saonara, Il Prato, Collisioni. Dialogo
su scienza, religione e filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Karl Marx: un'interpretazione, Nova Europa).
Prefere non definirsi marxista ma appartenente alla "scuola di Marx",
e «allievo indipendente di Marx» (C. Preve, Elogio del comunitarismo, Controcorrente,
Napoli, Personalmente, non sono credente
né praticante. Non credo in nessun Dio personale, considero ogni
personalizzazione del divino una indebita e superstiziosa antropomorfizzazione,
e sono pertanto in linea di massima d’accordo con Spinoza. Ma ritengo anche la
religione, così come la scienza, l’arte e la filosofia, dati permanenti
dell’antropologia umana in quanto tali desti durare tutto il tempo in cui durerà
il genere umano (Elementi di politicamente
corretto. Convegno, Lukács e la cultura europea (II intervento) Relazione Congresso Nazionale di DP
(terzultimo intervento) Destra e
Sinistra: confronto tra C. Preve e D. Losurdo; Carmilla: I rosso-bruni: vesti
nuove per una vecchia storia Democrazia
comunitaria o democrazia proprietaria?”; “Considerazioni sulla geopolitica”; “Il
bombardamento etico dieci anni dopo”; Fonte: A. Monchietto, Lucio Colletti; Marxismo,
Filosofia, Scienza. L'“ultimo” filosofo marxista su la RepubblicaTorino Addio al filosofo, In memoria, D. Fusaro Un lutto veramente grande per noi di
Gianfranco La Grassa, La Sala Rossa ricorda la figura e raccogliendosi in un
minuto di silenzio, Preve, Con Marx e oltre il marxismo; Comunismo e Comunità »
Laboratorio per una teoria anticapitalistica
A. Volpe e P. Zygulski, Verità e filosofia, in A. Monchietto e G. Pezzano,
Invito allo Straniamento. I. filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Preve, Elementi di politicamente corretto. E
qui concludiamo con una serie di previsioni artigianali. Ricordo al lettore che
questo non è ancora un Trattato di Politicamente Corretto, che ho peraltro
intenzione di scrivere, in cui i cinque punti principali indicati (americanismo
come collocazione presupposta, religione olocaustica, teologia dei diritti
umani, anti-fascismo in assenza completa di fascismo, dicotomia Sinistra/Destra
come protesi di manipolazione politologica) verranno discussi in modo più
analitico e preciso. Da Intellettuali e cultura politica nell'Italia di fine
secolo, Rivista Indipendenza, Da Gli Usa, l’Occidente, la Destra, la Sinistra,
il fascismo ed il comunismo. Problemi del profilo culturale di un movimento di
resistenza all’Impero americano, Noctua Edizioni, 2003. C.Preve: audio congressi DP
(RadioRadicale) Intervista
politico-filosofica (G. RepaciC. Preve)
«La costituzione italiana è stata distrutta per semprre con i
bombardamenti sulla Jugoslavia, e da allora l’Italia è senza costituzione, e lo
resterà finché i responsabili politici di allora non saranno condan morte per
alto tradimento (parlo letteralmente pesando le parole), con eventuale benevola
commutazione della condanna a morte a lavori forzati a vita. Eppure, questi
crimini passano sotto silenzio, perché si continuano ad interpretare gli eventi
di oggi in base ad una distinzione completamente finite (C. Preve, Elementi di
politicamente corretto) Bobbio, Né con Marx né contro Marx, Riuniti, Roma,Storia
dei marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, Alessandro Monchietto, Marxismo e
filosofia in Preve, Editrice Petite Plaisance, Pistoia, P. Zygulski, C. Preve:
la passione durevole della filosofia, presentazione di Giacomo Pezzano,
Pistoia, Editrice Petite Plaisance, Monchietto e Pezzano, Invito allo
Straniamento. I. Costanzo Preve filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Zygulski,
Costanzo Preve e l'educazione filosofica, in Educazione Democratica, Foggia, Edizioni del Rosone, gennaio, Alessandro Monchietto, Invito allo
Straniamento. II. Marxiano, Pistoia, Petite Plaisance, Massimo Bontempelli); F.
Bentivoglio, Il senso dell'essere nelle
culture occidentali, Milano, Trevisini); Formenti, Il socialismo è morto. Viva
il socialismo!, Meltemi, Milano). Costanzo Preve. Preve. Keywords: fascismo,
antifascism – antifascism in assenza completa di fascismo, comunita,
comunitarismo, la mascalzonaggine imperdonabile dell’invasione a Grecia;colonizzazione
imperialista,storia dell’etica, storia ontologico-sociale della filosofia, vico
anti-capitalista. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Preve," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51684463462/in/photolist-2mKbok1-2mGnP2f-2mEd2LM-E58e4H-CfbuaM-C6j6p5-CdDphy-CfWJ4K-C6n5m7-BiosLy-CfUqUZ-BiyBqX-BGr8AF-BiuDHk-C6n22G-BGo4ac-CfT5uH-BinZFS-CfX854-C8EFGv-C8AG9k-C8EyDT-BGreRB-BNPngs-C8EyKe-CfWNyr-BinFbf-BGr6t4-C6ndRU-BGrkKR-CfUrBk-Biry7Y-CfWVBe-BNPcuy-C8EfEg-C8BXHK-C6iijj-Biotmm-BXesRa-B87iXx-B87iTp-C5w76F-C3dpu7-BXetE4-BUVNSb-B87kea-C3dpwG-BUVMeG-BXeqJ4-BCoJa1
Grice e Prini – il volo d’Icaro – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Belgirate). Filosofo. Grice: “I like
Prini, but I won’t expect his “Discorse e situazione” to be about Firth’s
context of utterance!” -- “Pensare è infatti la maniera più profonda del nostro
desiderare. "Ventisei secoli nel mondo dei filosofi"). Tra i maggiori
esponenti dell'esistenzialismo. Studia ad Arona e Pavia sotto Lorenzi.
Studia Sorbatti sotto Levi e Sciacca. Studia Plotino. Prini s'è legato al
gruppo di filosofi che Sciacca aveva riunito intorno a se. Quando Sciacca si
trasferì a Genova tutto il gruppo lo segue. Insegna a Genova, Perugia, Roma e
Pavia. Scrive “Verso una nuova ontologia” e “Discorso e situazione”. “Lo scisma
sommerso” analizza la spaccatura sotterranea che si è creata nella Chiesa
cattolica tra il magistero ufficiale e la fede e le scelte di vita dei
credenti. Un tema che diviene centrale è il tema del male. Scrive “Ventisei
secoli nel mondo dei filosofi” -- «un ripensamento, una sorta di commiato
personale dagli autori e dai problemi che gli erano stati cari per tutta la
vita. Accanto al discorso apofantico, che definisce in modo univoco il suo oggetto
e che vuol dimostrare le sue verità in modo necessario, apre lo spazio per la
‘conversazione’. Nel testo Verso una ontologia, risalire la dimenticanza della
conversazione ad Aristotele, il quale ritene i discorsi semantici non vero-funzionali
e quindi estranei al campo del linguaggio sino del metalinguaggio della filosofia.
In “Discorso e situazione” definisce in modo più dettagliato gl’ambiti della
conversazione. Nella molteplicità dell’uso logico della ragione, delinea un
esame sistematico delle diverse forme della conversazione razionale “situata”,
ossia in relazione al suo proprio oggeto o topico ed al suo proprii
conversatori, e precisamente la verifica come forma della prova del discorso
oggettivo o scientifico, la categoria della testimonianza e la determinazione
particolare come ‘forma’ della ‘prova’ della conversazione. È stata un ricerca
non inutile, credo, se ha messo in luce, per un verso, contro lo scientismo, la
pluralità dell’uso della ragione, e per un altro verso, la fondamentale
convergenza di quelle forme del discorso razionale in una dottrina della verità
ostensiva dell’essere, o un’ontologia semantica. Gl’uomini di cui la filosofia
deve occuparsi sono gl’italiani concreti. In “Il corpo che siamo” studia i
corpi degl’italiani come elementi costituiti della inter-soggettività in
un’unità psico0fisica del resto. Già Serbatti fa questo movimento verso i corpi,
parlando di sentimenti fondamentali corporei. In “Il paradosso di Icaro” elabora
la distinzione tra mero bisogni dei corpi e desideria o volonta. I bisogni,
cioè le necessità di avere, si distingueno dalla volontà di essere
autenticamente. Il domandare intorno al senso di ciò che è e di ciò che
si *è* un domandare che mette in questione anche i domandanti stessi. In
‘L’ambiguita dell’essere’ caratterizza l’essere come ’ambiguo’: necessità
assoluta (al modo di Velia), bontà o finalità assoluta, o come libertà od
opposizione assoluta. Cerca queste tre modalità, ritenendole tutte essenziali
all'essere e, insieme, non deducibili l’una dall'altra. Definie questa sua
concezione problematicismo ontologico. Dal momento che l’essere è in sé
ambiguo, esso non si lascia completamente definire e dimostrare dal
discorso apofantico e si presta alla conversazione. C’è un carattere ludico
nell'atteggiamento del credente, quando pretende di poter mettere tra parentesi
la propria fede e di essere anch'egli, nella ricerca della verità, come dice
Husserl, ein wirklicher Anfänger, un vero e proprio principiante. Fa una distinzione tra il nucleo del messaggio
evangelico e le forme che esso ha via via assunto nella storia, critica delle
posizioni più tradizionaliste della Chiesa, specialmente in filosofia (si veda
in particolare “La filosofia cattolica italiana del Novecento”), invito al
dialogo tra la Chiesa e la modernità tutta intera, e proposta di una nuova
inculturazione, oggi, di quel messaggio evangelico. Un passagio di “ Lo scisma
sommerso” mostra in modo disambiguo ciò che ha in mente. Per questa mentalità
generata dalla civiltà della scienza esistono uno spazio e un tempo scientifici
nei quali è impossibili proporsi di trovare, per esempio, il periodo storico di
una presunta prima coppia progenitrice di tutto il genere umano o l'ubicazione
dell'Eden, di cui parlano in un senso simbolico che è da determinare i primi
racconti della Genesi. E andando soltanto un poco in profondità nella coscienza
giuridica moderna, post-illuministica, del rapporto tra colpa e castigo, chi
potrebbe oggi accettare l'idea, trasmessa dalla teologia penale di Agostino
nell'interpretazione della Lettera ai Romani di Paolo, che l'umanità intera
abbia ereditato da Adamo non solo la pena eterna del suo peccato, ma anche la
responsabilità della sua stessa colpa?» Altre saggi: “La metodologia della
testimonanza” (Roma, Studium); “Verso una ontologia della conversazione” (Roma,
Studium); “Serbatti: i sentimenti fondamentali corporei, ” (Roma, Armando); “Discorso
e situazione” (Roma, Studium); “Il paradosso d’Icaro” (Roma, Armando);
“L’ambiguità dell’essere” (Genova, Marietti); “Storia dell'esistenzialismo”
(Roma, Studium); “Il corpo che siamo: introduzione all'antropologia etica”
(Torino, SEI); “Plotino e l'umanesimo interiore” (Milano, Vita e Pensiero); “Il
potere” (Roma, Studium); “La filosofia italiana” (Roma, Laterza); “Lo scisma sommerso”
(Milano, Garzanti); “Terra di Belgirate”; Torino, Sosso); “Ventisei secoli nel
mondo dei filosofi” (Caltanissetta, Sciascia); “Un filosofo che canta i Salmi. “Croce
e Gentile”, Il Prini sommerso; Il desiderio di essere. L'itinerario filosofico;
L'ontologia del desiderio” l M. Flematti, “Prini”. Pietro Prini. Prini. Keywords:
il volo d’Icaro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prini” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737756981/in/datetaken/
Grice e Prodi – il cane di Pavlov – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Scandiano). Filosofo. Grice:
“While he likes semiotics, Prodi is the Italian C. L. Stevenson, who read
English at Yale! No philosophy background!” -- Figlio di Mario ed Enrica,
maestra. Studia e insegna a Bologna. A Bologna fonda il progetto Biologia
cellulare del Svilupa un approccio semiotico alla biologia. Con Il neutrone borghese, ha pubblicato anche
alcuni romanzi e racconti, tra cui Lazzaro, biografia romanzata (con riflessi
autobiografici) di L. Spallanzani. Il saggio “Il cane di Pavlov”; “Opera narrativa”
(Diabasis, Reggio Emilia). Altre opere: “Scienza e potere” (Il Mulino, Bologna);
“La scienza, il potere, la critica” (Mulino, Bologna); “Oncologia sperimentale”
(Esculapio, Bologna); “Le basi materiali della significazione” (Bompiani,
Milano); “La biologia dei tumori” (Abrosiana, Milano); “Soggettività e
comportamento” (Angeli); Orizzonti della genetica” (L'Espresso); “Il neutrone Borghese”
(Bompiani, Milano); Patologia Generale (CEA, “La storia naturale della logica”
(Bompiani, Milano); “L'uso estetico del linguaggio” (Mulino, Bologna); Lazzaro:
il romanzo di un naturalista del '700” (Camunia, Brescia); “Oncologia” (Esculapio,
Bologna); “Gli artifici della ragione” (Sole 24 ore, Milano); “Il cane di
Pavlov” (Camunia, Brescia); “Alla radice del comportamento morale” (Marietti,
Milano); “Teoria e metodo in biologia” (Clueb, Bologna); “L'individuo e la sua
firma”; “Biologia e cambiamento antropologico” (Mulino, Bologna); “Il profeta”
(Camunia, Brescia); Conferenza "Prodi”, Repubblica Apprezzato anche da G. Dossetti, La parola e
il silenzio” (Paoline, in riferimento ad
un articolo che si rifaceva ai geni invisibili della città di G. Ferrero. Sul
sottotitolo (i “geni invisibili” della città. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giorgio Prodi. Prodi. Keywords:
il cane di Pavlov. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prodi” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737954863/in/datetaken/
Grice e Prospero – implicatura laica – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Pescosolido), filosofo. Studia e Insegna a Roma.
Studia Kelsen. Collabora con “L'Unità”. I suoi interessi sono principalmente
rivolti al sistema istituzionale italiano e la filosofia politica della
sinistra. La sua filosofia e aspramente criticate da Travaglio, che lo ha
accusato di "pagnottismo". Tra i punti di dissenso, vi è la posizione
nei confronti della democrazia diretta, e nei confronti della fiducia riposta
daTravaglio, e dal Movimento 5 stelle di Grillo, nella intrinseca infallibilità
del giudizio espresso dagli elettori e del popolo della Rete. Sinistra Italiana. Saggi: “La politica post-classica”;
“Il nuovo inizio”; “Nostalgia della grande politica”; “La democrazia mediata”;
“Sistemi politici e storia”; “Il pensiero politico della destra” (Newton
Compton); “I sistemi politici” (Newton Compton); “Politica e vita buona, Euroma
la Goliardica, Sinistra e cambiamento istituzionale”; “Storia delle istituzioni
in Italia” (Riuniti); “Il fallimento del maggioritario”; “La politica”; “Teorie
e profili istituzionali” (Carocci); “Lo stato in appalto. Berlusconi e la
privatizzazione del Politico (Manni); “Politica e società globale” (Laterza); “L'equivoco
riformista” (Manni); “Alle origini del laico” (Angeli); “La costituzione tra
populismo e leaderismo” (Angeli); “Filosofia del diritto di proprietà”
(Angeli); “Perché la sinistra ha perso le elezioni” (Ediesse); “Il comico della
politica”; “Nichilismo e aziendalismo nella comunicazione di Berlusconi”
(Ediesse); “Il libro nero della società civile”; “Il nuovismo realizzato”
(Bordeaux); “Gramsci” (Bordeaux). Addio al mito del capo, Il Manifesto, Contropotere
del Quirinale, Left-avvenimenti, C. Prodi, l'errore più grande della sinistra
europea è stato dimenticare il lavoro, il manifesto, Bruno Gravagnuolo, Grillo,
il travaglio di Marco nel duello tv con Prospero l'Unità Gli organismi di Sinistra Italiana, da
"Sinistraitaliana.si" Sinistra
Italiana rispolvera il Pci: nascono le nuove Frattocchie. Ma a Testaccio. Michele
Prospero. Prospero. Keywords: implicatura laica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Prospero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738325049/in/datetaken/
Grice e Pucci – implicatura – l’utopia di Pucci -- filosofia
italiana (Firenze). Filosofo.
Scrive alcuni trattati dove ambiva a una filosofia universale di stampo utopistico.
Molto polemico contro le principali dottrine religiose dell'epoca, tanto da
essere tacciato di eresia e giustiziato dall'Inquisizione romana. Della potente
e ricca famiglia fiorentina dei Pucci. Scolto da un improvviso mutamento et cambiamento
che lo fa decidere a darsi allo studio delle cose celesti ed eterne e a
scoprire i reali motivi dei contrasti filosofici che lacerano l'Italia. Assiste
personalmente alla strage degl’ugonotti nella notte di San Bartolomeo, decise
di aderire alle tesi protestanti. Controversie dottrinali gli procurarono
l'espulsione dalla comunità calvinista alla quale aveva aderito in primavera. Discute
del peccato originale e ha altresì contestato l'autoritarismo del concistoro
della comunità. Quest'ultima gl’rimprovera, oltre a importanti punti
dottrinali come la concezione del peccato originale, della fede e
dell'eucaristia, la sua pretesa di pro-fetizzare, ricordandogli che, con la
scomparsa dei primi apostoli, il carisma profetico non puo più esistere. Su invito
di F. Betti, incontra F. Sozzini. Pubblica un manifesto, e poi scrive a N. Balbani
una lettera in cui espone la sua teoria dell'innocenza naturale dell'uomo, già
discussa con Sozzini, secondo la quale tutti gl’uomini nascono et restano
innanzi all'uso della ragione e del giudizio. Grazie alla redenzione operata da
Cristo, il peccato originale non può causare la dannazione quando siamo ancora
nel grembo materno. Il battesimo del bambino, che e naturalmente innocente per
la naturale bontà della natura umana, per quanto non censurabile, è inutile.
L'eventualità della dannazione è un problema dell'adulto che, raggiunta l'età
della ragione, è in grado di distinguere il bene dal male. L’uomo è buono
per natura e a causa dell'amore di Dio verso il genere umano, che ha creato
l'uomo di natura buona, si fonda la filosofia. Il fondamento della filosofia,
et bontà vera, è propriamente la fidanza generale in Dio del cielo e della
terra, una fiducia fondata sulla conoscenza di Dio che è comune a tutti gl’uomini,
una fede che si contrappone alla concezione della fede protestante, che
consiste invece in una fidanza particulare che il singolo protestante ripone in
Dio. È del resto la tesi sostenuta da Sozzini nel suo De Jesu Christo
servatore. Sostene di aver tratto le proprie concezioni in virtù del dono
dello Spirito Santo che, attraverso visioni, lo ispira permettendogli di
preconizzare il prossimo avvento del regno di Dio che provoca la conversione di
tutti i popoli, qualunque fosse la loro religione, sotto un'unica confessione. La
redenzione operata da Cristo riguarda infatti tutti gl;uomini, anche i non
cristiani, perché esalta la loro naturale bontà. La salvezza non costitusce un
dubbio tormentoso ma è un obbiettivo che può essere raggiunto abbandonandosi
con fiducia alla fede in Dio, è la fede naturale che ha Adamo, uomo naturale e
immortale perché fatto a immagine e somiglianza di Dio nella mente e nello
spirito. Affermata la bontà naturale della specie umana, ne discende che debba
essere escluso tanto che il peccato si trasmetta nelle generazioni, quanto che
possa esistere una pre-destinazione semplice o doppia che sia, una per gl’eletti
e una per i dannati stabilita ab aeterno. Sozzini rispose al Pucci con il “De
statu primi hominis ante lapsum”, obiettando che la somiglianza di Adamo con
Dio risiede nel fatto di essere il dominatore di tutte le cose della natura, e
non nella sua immortalità. Se Adamo, l'essere naturale per eccellenza, finisce col
peccare, ciò dimostra che non era affatto innocente, visto che Adamo peca per
sua libera scelta. La natura dell'uomo
non è diversa da quella d’Adamo. La salvezza degl’uomini risiede nella
sua volontà di scegliere il bene, ed è sulla sua libera volontà, non sulla sua
natura, che si fonda la sua etica. Il suo saggio principale e “La Forma
d'una repubblica”. Per porre rimedio alla confusione e agli scandali regnante
nella filosofia, e necessario un libero e santo concilio al quale si vede che
tutti gl’uomini da bene di tutte le province inclinano, ma che viene rifiutato
dai potenti prelati che oggi comandano non solo nella religione, ma anche nella
repubblica. Per preparare questo concilio, è necessario che gl’uomini dabbene,
all'interno di ogni singolo stato, si organizzino in un'unione, in un collegio o
comunità nella quale essi si governino secondo un principio comune, i, senza alienarsi
da i loro principi e magistrati civili e senza entrare in polemica contro la
confessione religiosa vigente. Questi uomini, infatti, d'animo et tal volta
anche di corpo alienato da gl’ordini et usanze di quelle repubbliche nelle
quali è sono nati et allevati, conviene ch'e' vivino come forestieri nel loro
natio terreno, o forastieri interamente per gli altrui paesi, è necessario
ch'e' si portino molto saviamente e discretamente con i principi e magistrati
de' luoghi dove essi habitano. Si tratta di un'aperta giustificazione del
nicodemismo, seppure teorizzata come mezzo provvisorio allo scopo di
raggiungere un fine superiore nell'interesse di tutti i cristiani. L'insieme di
questi collegi avrebbe formato di fatto una repubblica cattolica, cioè
universale, che, con l'esempio dei retti comportamenti dei suoi aderenti,
avrebbe col tempo acquisito il consenso della grande maggioranza della
popolazione di ogni singolo stato, promuovendo così il rinnovamento dei costumi
e delle diverse confessioni, fino a rifondare un'unica religione
cristiana. Gli elementi essenziali di questa rinnovata e unificata
religione dovranno essere la fede «in un solo Dio del cielo e della terra,
creatore et governatore dello Universo, nel Cristo morto e risorto per
redimerci, nella giustizia divina che premia i buoni e punisce i malvagi, la
testimonianza degl’apostoli, il rispetto dei dieci comandamenti, l'orazione
domenicale e le opere di carità. Tutte le questioni dottrinarie che
storicamente dividevano le confessioni cristiane sono sfumate dal Pucci, che
vuole che sui problemi del battesimo, dell'eucaristia, della Trinità e
dell'incarnazione non si utilizzino sottigliezze e non si creino
divisioni. I membri di queste comunità dovranno essere tutti gl’uomini
maggiorenni e laicigli ecclesiastici, infatti, sono evidentemente incapaci di
superare le divisioni che essi stessi hanno creatoorganizzati sotto un capo
temporaneo, provosto o console, assistito da un censore, che non deve avere
alcun'autorità particolare, ma dovrà proporre le risoluzioni da approvare
all'unanimità nell'assemblea generale dei membri: quando non vi fosse
unanimità, si deciderà a sorte fra le diverse opzioni. Le donne, dovendo essere
sottoposte ai mariti, possono assistere ma non hanno alcun'autorità né diritto
di voto. Il collegio ha anche il potere di punire le cattive condotte dei
singoli membri, sino all'espulsione. Le diverse comunità si sarebbero tenute in
contatto epistolarea questo scopo era costituito l'incarico di un cancellieree,
attraverso delegati, si sarebbero riunite in diete da tenersi periodicamente
nelle terre «di qualche gentilhomo o signore» aderente a un collegio di una
delle maggiori città europee «come Francoforte, Lione, Parigi et simili, perché
qui i convenuti alla dieta sarebbero passati inosservati più facilmente. Se
gli aderenti ai collegi devono manifestare un formale ossequio alle autorità
costituite, essi devono anche proporre una sia pur cauta propaganda per far
guadagnare alla comunità nuove adesioni. Ciascuno deve mantenere il segreto
della sua attività tramite giuramento, essere amico dei compagni e nemico di
chi è loro nemico. Per saldare insieme i membri, è opportuno che essi si
sposino nello stesso ambiente, con donne «sane e gagliarde per averne una buona
discendenza, evitando però rapporti sessuali frequenti che, secondo il Pucci,
sono nocivi alla salute fisica degli uomini e a quella morale delle donne.
Nella famiglia, il padre riveste il ruolo di capo e di sacerdote laico:
battezza egli stesso i figli in età audulta, i quali dovranno crescere in una
decorosa austerità, studiando nelle scuole consigliate dalla comunità ed
evitando carriere immorali, come quella ecclesiastica o avvocatesca. Fu a Cracovia,
dove incontra F. Sozzini e altri dissidenti religiosi. Le sue idee però non
trovarono successo in nessuna confessione calvinista o luterana, né fra gli
anabattisti e i sociniani. In compenso qui conosce Dee. Anche qui la sua indole
(Dee lo descrive come pericolosamente chiacchierone e utopico) non venne
accolta positivamente e deluso dai protestanti si ri-converte al cattolicesimo dopo
un incontro con Ippolito Aldobrandini. Srive “De Christi servatoris
efficacitate in omnibus et singulis hominibus”, “L'efficacia salvifica del
Cristo in tutti e in ogni uomo”, dedicato a Clemente VIII. Qui ri-assunge e
sviluppa tutte le sue teorie su una chiesa universale ed ecumenica. Ogni uomo
ha il diritto di professare una chiesa di Cristo, e Dio, grazie al suo amore
universale per l'intera umanità, dove aiutare ad abbattere le barriere che
separavano le chiese. Condotto in carcere a Roma, dove conosce Bruno e Campanella.
E condannato a morte per eresia, decapitato e poi bruciato sul rogo al campo
de' fiori Il puccismo però gli
sopravvisse nella chiesa luterana grazie a Huber. Lettera in A. Rotondò, Studi
e ricerche di storia ereticale italiana del Cinquecento Lettere, documenti e testimonianze In D. Cantimori, Per la storia degli eretici
italiani, L.Felici, La riforma protestante” (Carocci); Opere Lettere, documenti
e testimonianze (Firenze, Olschki); Sulla
predestinazione (Firenze, Olschki); C. Cantù, “Gli eretici d'Italia” (Torino, Tipografic);
Per la storia degl’eretici italiani, D. Cantimori ed E. Feist, Roma, Reale
Accademia d'Italia, D. Cantimori, Eretici italiani” (Firenze, Sansoni, A.
Rotondò, “Storia ereticale italiana (Torino, Giappichelli); Una disputa di
antropologia filosofica sul primo uomo. Di fronte al naturalismo di F. Sozzini,
Milano, Cusl, P. Carta, “Eresia -- Documenti sul processo e la condanna” (Padova,
Milani); “Cultura politica” (Stango, Firenze G. Caravale, Il profeta disarmato.
L'eresia” (Bologna, Mulino); M. Biagioni, L’Informatione della religione
christiana, Torino, Claudiana, V. Vozzi,
l’Informatione della religione christiana. Treccani Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Pucci. Keywords:
etymologia d’eretico; il profeta disarmato, nicodemismo, decapatizazione a
Tornona, Roma. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pucci” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691563953/in/photolist-2mPTxJB-2mKBzba-2mKDA5r-2mPNG7N-DndBhH-2mKNM4g-2mKuJyP-2mKuJqC-2mKre9p-ETqNtt-D4QXHL-D41J73-o7nNJE-nXsZFJ-nCEAAa-ncTeBF-ncTe6v-nu72SS-nqAmJ
Grice e Puccinotti – il boezio – filosofia sperimentale
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Urbino).
Flosofo. Studia a Pavia e Roma. Insegna a Urbino, Macerata, Pisa. Il Granduca Leopoldo II di Toscana lo inserì
in una commissione incaricata di studiare l'ipotesi di introdurre sul litorale
pisano le risaie, dal punto di vista della medicina civile. Espose le sue
analisi nel saggio “Sulle risaie in Italia e sulla loro introduzione in Toscana”,
conclusioni che saranno alla base del Regolamento sulla cultura del riso in
Toscana. Opere: “Storia della febbre intermittente perniciosa (Roma), “Boezio” (Firenze);
“Storia della medicina” (Firenze). Treccani Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Crusca. “Opere filosofiche”;
“Del preteso paganesimo di Boezio”; “In Galileo sono due filosofie, la
speculative e la sperimentalel; Galileo divise la fisica della metafisica:;
Schema della filosofia speculative di Galilei nella gionarata prima dei
dialoghi de’ massimi sistemil La filosofia della storia riconosce se stessa per
la filosofia della scienza; Diffeti delle tendenze filosofiche – e come
corrreggerli; Il sentiment di amore nazionale negl’Italiani esisteva anche
quando l’Italia era divisa; Occorre oddi dare ai Congressi un principio
filosofi e un fine civile; Del principio filosofico. Le filosofie son molte; ma
una formula accettata e comune a tutti i filosofi ancora non esiste. Se domanda
che agli scienzati si lasci la lora filosofia sperimentale; Si propone il
sistema conciliativo delle due filosofie tramezzate dale matematiche; consigli
ai discepoli. Invece delle filosofe spectulative adoprino le matematiche per
completare la filosofia sperimentale. Fisici e metafisici, La scienza della
natura non si fa cogli universali della metafisica; la filosofia della storia
vien sempre dopo la storia, ossia dopo I fatti; per la scienze naturali le
aspirazione agl’universali della metafisica ponno essere un fine, ma il rncipio
in esse altro non e che l’osservazione, l’experienza, ed il calcolo. Indecisi I
filosofi nel conceptire e applicare il principio dell’unita; condotti
sull’esere umo il fisiologo e il filosofo, il primo puo fisicamente innoltrarse
nei fenomeni piu elevate della corporeita animale e trovarvi una dimostrabile
azione, attrativa di qualche imponderabile. Corrispondenza fra il carattere
filosofico delle opera d’Areteo e quello della sua eta. Puccinotti. Keywords:
il boezio, Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Puccinotti” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736813322
Grice e Punzo
– erote – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli), filosofo. Si laurea a Napoli con una tesi su Kant alla luce della
dottrina tomistica, una in erpetologia sul sistema nervoso dei serpenti, e una
tsulla morale nelle lettere di Paolo.
Fonda la Lega Nazionale Contro la Distruzione degli Uccelli, e
l'associazione culturale Trifoglio" di cui pubblica Il Trifoglio. Visse per
circa vent'anni sull'isolotto disabitato di Vivara, contribuendo a preservarlo
da possibili scempi e tutelandone il patrimonio ambientale. Per il suo impegno
a favore di Vivara ricevette il
"Premio Mediterraneo" conferitogli da un'agenzia dell'ONU. Filosofo dai
molteplici interessi che spaziarono dalla Commedia dantesca, alla botanica,
all'ornitologia e alla zoologia, anche un profondo conoscitore del latino.
Dedica gran parte della sua vita intellettuale alla filosofia. Per lui, la pedagogia costituisce uno
dei compiti più importanti al quale una società deve adempiere poiché
l'educazione delle giovani generazioni e, in particolare, dell’adolescente,
rapresenta il punto fondativo
di ogni aggregato umano. In tale prospettiva il fanciullo, per potersi
sviluppare al meglio, deve essere educato al bello attraverso la contemplazione
della natura. La sua filosofia ha come culmine la definizione del
concetto di religioso assoluto, inteso come elemento distintivo della spiritualità
umana poiché capace di definire l'identità dell'individuo rispetto alle altre
forme di vita. Nota sull'episodio
dantesco di Brunetto Latini, Napoli, Ed. Carlo Martello, Contributo per un
superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Tip. G. Genovese, Nuovo
contributo per un superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli,
Martello, “Lettere erotologiche,” Napoli,
Martello, “Dialogo dell'amore olarrenico,” Napoli, Martello, L'altro viaggio,
Napoli, Denaro; Il guardiano del verde isolotto. Olarrenismo; pseudomorfismo
sessuale, Parisessualismo nevrotico; parisessuonevrotici; parisessualismo
sostitutivo; line generali per una tipologia della vita erotico-affetiva. Tipi
eerotio-effettivi meterotici – telerotici, caterotici; schema generale per un
superamento delle fondamentali impostazione sessualogiche; critica della
dottrina delle perversioni sessuali; critica del concetto di perversioni
sessuali; critica del significato patologico attributo all’eros; cirtica della
condanna morale implicita; superamento della dottrina delle perversione
sessuali; essenza e significato della sessualita psichica; amore e sessualita,
struttura della sessualita psichica, l’eros come anistonia psico-sessuale, la
gradualita della sessualita psichica; principi per una classificazione
dell’epitomia psico-sessuali; orientamento per una classificazione psicologica
delle anisotnoia psico-sessuali, complessione psico-eterante egotropica ed
eterotropica, orarrenismo eroticol maschilita complementare e maschilita
olarrenica, amore elorrenico, la casistica, la storia e la filosofia,
concezione etico-psicologica, etico-sociale, sessologia, tendenze erotiche,
Zenone, amato da Parmenide; Alcibiade amato da Socrate. Il caso di Callia e
Autolico citato nel Fedone, il simposio di Senofonte, Diogene Laerzio, Ariano,
Atico, amore virile, virilta, virtu, maschio, Nicomaco, amato da Teofrasto,
trattarello sull’amore di Teofrasto, trattarello sull’amore di Aristotele
(erotikos a) dove si discute quattri questioni (tetra), peripatetici
sull’amore, Eraclide, Clearco, e Geronino. Prolegomeni erotoligici. Schema
genrale per un superamento del concetto d’omosessualita – critica e superamento
di stesso – fondamentale discriminazione dei fenomeni confuse come omosessualita
-- Giorgio Punzo. Punzo. Keywords: erote. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Punzo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738226409/in/datetaken/
Grice e Purgotti – implicatura metrica – filosofia
italiana. Luigi Speranza (Cagli), filosofo. Figlio di Nicola e Rosa Morbidi. Dei Lincei. Dei Georgofili di Firenze. Studia
a Roma sotto Imerio Cibo di Amelia e Pallieri. Insegna a Perugia. Spazia dalle
scienze fisico-chimiche all'idrologia minerale, dalle scienze matematiche alle
filosofiche con particolare riguardo alla teoria degli atomi. “Questa
memoria la patria che dagli scritti e dalle virtu del sommo scienziato ebbe
tanto lustro ed onore nato in Cagli. Qui riposa insigne chimico e matematico
esempio raro di virtu domestiche e civile. Pubblica nel Giornale Scientifico Letterario
di Perugia; “Lettere ad un amico intorno a vari filosofici argomenti”; “Riflessioni
sulla teoria degli atomi”; “Trattato di chimica applicato specialmente alla
medicina e alla agricoltura”; “Trattato elementare di chimica applicata
specialmente alla medicina”; “Trattato elementare di chimica applicata
specialmente alla medicina e alla agricoltura”; “Intorno all'azione dell'acido
solfo-idrico sul solfato di protossido di ferro”; “Osservazioni intorno a varie
inesattezze che allignano nei moderni corsi di matematica elementare”; Riflessioni
sopra un opuscolo che porta per titolo se si possa difendere, ed insegnare non
come ipotesi, ma come verissima, e come tesi la mobilita della terra, e la
stabilita del sole da chi ha fatta la professione di fede di Pio IV”; “Elementi
di aritmetica, algebra e geometria”; “Studi chimici sulle acque minerali di
Valle Zangona”; “Intorno agli usi ed effetti delle acue minerali”; “Riflessioni
sulla teoria degl’atomi”; “Chimica”; “Analisi delle acque minerali di S. Gemini”;
“Aritmetica e algebra”; “Chimica organica”; “Saggio di filosofia chimica”; “Geometria”;
“Problemi tratti dagli elementi di Aritmetica”; “Algebra e Geometria”; “Nozioni
elementari ragionate del calcolo aritmetico ad uso dei giovanetti”; “Intorno al
primitivo insegnamento della scienza delle quantità”; “Chimica inorganica”; “Metalli
delle terre aride e metalli propriamente detti”; “Elementi di aritmetica
ragionata ad uso dei giovanetti”; “Elementi di aritmetica, algebra e geometria”;
“Analisi delle acque minerali di S. Gemini”; “Lettere filosofiche:
principalmente risguardanti l'elementare insegnamento delle scienze”; “Chimica inorganica”;
“Metalloidi”; “Compendio di nozioni farmaceutiche ad uso degli studenti”; “Esposizione
delle avvertenze teorico-pratiche le più interessanti per ben preparare,
conservare ed apprestare i farmaci”; “Sul fluido bio-tico e le sue influenze
nei moti delle tavole e dei pendoli indovini e nel magnetismo animale e nelle
manifestazioni spiritualiste”; “Nozioni elementari intorno all'algorismo sui
numeri interi estratte dal trattato di aritmetica ragionata”; “Chimica in-organica”;
“Metalli”; “Chimica organica e nozioni le più interessanti di chimica agraria e
filosofia”; “Studi chimici sulle sorgive minerali del distretto di Civita
Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo Ulteriore”; “Sull'acqua
salino-ferruginosa di Giano”; “Chimiche ricerche”; “Elementi di algebra”; “Elementi
di aritmetica”; “Elementi di geometria” “I segreti dell'arte di comunicare le
idee negl’elementi delle scienze esatte ed i difetti che anche attualmente vi
sono coperti dal falso manto della matematica evidenza svelati dalla filosofica
investigazione”;“Esercizi aritmetici” “Idrologia minerale del distretto di
Civita Ducale nel secondo Abruzzo Ulteriore”“Studi chimici sulle sorgive
minerali del distretto di Civita Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo
ulteriore”“Intorno ai meta-fisici”“Idrologia narnese o rapporto degli studi
chimici sulle acque potabili e minerali di Narni fatti per cura dell'inclita
giunta municipale della stessa città”;“Delle acque minerali di San Galgano di
Perugia”; “Memorie istoriche per il conte Gio. Battista Rossi-Scotti. Seguite
dai relativi studi analitici intorno alla nutrizione”; “Frammenti tratti dalla
chimica animale”; “Sulle sorgenti acidule-ferro-manganesiache di Monte Castello
Vibio”; “Studi chimici seguiti da una relazione intorno alle loro virtù
medicamentose”;; “Intorno dei corpi organici naturali inserito nell'Apologenico”;
“Osservazioni”; “Intorno all’azioni cata-litica”; “La forza”; “Intorno agl’esami
liceali”; “Vaganti idee”; “Delucidazioni intorno alla forza”; “Euclide e la
logica naturale. Riflessioni”; “Compendio di nozioni farmaceutiche”; “Raccolta
di cognizioni teorico-pratiche per ben preparare, conservare ed apprestare i
farmaci, le quali sono utili al medico, e indispensabili al farmacista”; “Trattatello
sull'arte di ben scrivere le ricette nell;italiano usando i pesi metrici”; “Intorno
ai saggi idrotimetrici delle acque potabili”; “Esame critico della forza”; “Sulla
necessità di escludere lo studio della geometria dai pubblici ginnasi e l'Euclide
dai licei”; “Intorno alle odierne difese degl’antichi errori nell'insegnamento
delle matematiche”; “Cicaloate polemiche”; “Intorno alla combustione”; “Cosa e
la fisiologia”; “Uno scherzo scientifico”; “Dizionarietto biografico cagliese.
Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sebastiano Purgotti. Purgotti.
Keywords: implicatura metrica, filosofia chimica ad uso dei giovanetti, il
fluido bio-tico nella manifestazione degli spiriti, algorismo. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Purgotti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737760683/in/datetaken/
Grice e Quarta – utopici – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Leverano). Filosofo. Essential
Italian philosopher. Filosofo dell'utopia fu uno dei maggiori studiosi di Moro,
sul quale scrisse “Una re-interpretazione dell'utopia.” Insegna a Salento. Studioso
di Platone sul quale scrisse L'utopia platonica: Il progetto politico di un
grande filosofo. Fonda il Centro di ricerca sull'utopia. Altri saggi: Tommaso
Moro; Una reinterpretazione dell'utopia (Dedalo); Thomas More, ECP L'utopia platonica; Il progetto politico
di un grande filosofo, Dedalo, Globalizzazione,
giustizia, solidarietà, Dedalo, Una nuova
etica per l'ambiente, Dedalo, “ Homo utopicus, La dimensione storico-antropologica
dell'"utopia.” Dedalo, Filosofo
dell'utopia. Grice: “Strictly, utopia is no-where, or erehwon if you must!”
Luigi Speranza, “As in Lennon, “He’s a real nowhere man!” --. Gilbert and Sullivan,
“Utopia, Ltd.” Quarta. Keywords: utopici, Campanella, erewhon. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Quarta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737471576/in/datetaken/
Grice e Quattromani – implicatura – filosofia italiana. Luigi Speranza (Cosenza). Filosofo.
Essential Italian philosopher. Nacque da Bartolo ed
Elisabetta d'Aquino, parente diTelesio. Cresciuto in un ambiente strettamente
collegato alla cultura e alla nobiltà cosentina, viene educato alle idee
religiose valdesiane del suo maestro Fascitelli. Come si desume dal suo
epistolario, si trasfere a Roma. Qui frequenta la Biblioteca Vaticana e ha modo
di intessere relazioni con diversi esponenti del panorama intellettuale e
culturale romano. I suoi primi studi riguardarono il Canzoniere di Petrarca,
con particolare riferimento alle sue fonti. Dopo un breve soggiorno a
Napoli, torna a Cosenza. Da qui scrive a B. Rota, per suggerirgli alcune
correzioni alla seconda edizione accresciuta delle sue Rime. Effettua una serie
di spostamenti tra la sua città natale e Roma. Il periodo è contrassegnato da
alcune sue epistole, a carattere storico-letterario/ Risiede a Napoli. Rientrato
a Cosenza scrive a Cavalcanti, che sarà con lui consulente della Congregazione
dell'Indice, e assume la direzione della
Accademia cosentina, cui Quattromani da nuovo impulso, sia dal punto di vista
squisitamente letterario, sia incentivando l'attenzione per la filosofia.
A Napoli pubblica "La philosophia di Telesio” che dedica a Carafa e le
rime dedicate a Bernaudo. Rimonta, invece, la sua traduzione de Le historie del
Cantalicio, nelle quali il nome è celato dietro lo pseudonimo di «Incognito
Academico Cosentino». Il suo ultimo periodo di vita lo trascorre a
Cosenza, dove muore. Altre saggi: Manoscritti, Vaticano, Sonetto di Ms. della
Casa. Oratione di Marco Catone., Giudizio sopra alcune stanze di Tasso,
Vaticano, Commento a tre sonetti del Casa, lettera ad A. Caro, lettera a F.
Mauro, lettera al S. Principe della Scalea, lettera a Ardoino, lettera a V.
Bombino, Lettera a F. A. d'Amico, Lettera a Fabrizio Marotta, Oratione di Marco
Catone, Lettera a Gio. Maria Bernaudo, Lettera a G.V. Egidio, Lettera a V. Bilotta, Parallelo
tra il Petrarca et il Casa, Della metafora, Parallelo tra il Petrarca et il
Casa Poetica di Orazio, Sentimento della Poet.ca d'Orat. La Poetica d'Orazio, Oratione
di Marco Catone, A T. Tasso Il Monta.no Acc.co Cose. Della metafora, Lettera ad
Horatio Pellegrino, Lettera a Teseo Sambiase Lettera alla Duchessa, Lettera a Teseo
Sambiase, Lettera a Teseo Sambiase, Lettera a T. Sambiase, Lettera a T. Sambiase,
Lettera a G. Sirleto, Cosenza, Biblioteca Civica, ex libris: “Bibliothecae
Marchionis D. Matthaei de Sarno”, Istoria della Città di Cosenza, Biblioteca
privata della Famiglia De Bonis, Lettere
al G. Bernaudo da una raccolta favoritami da F. Bombini, Firenze, Biblioteca
Nazionale Centrale, Fondo Palatino, Luoghi difficili del Bembo Napoli, Biblioteca
Nazionale, manuscripta autographa Summontis et aliorum aetate eius clariorum,
Lettera a S. Reski, Roma, Biblioteca Angelica, rilegato con Gab. Barrii
Francicani De Antiquitate et situ Calabriae, Roma, Apud Iosephum de Angelis); Annotationes
Barrium Stampe “La philosophia di Bernardino Telesio” Ristretta in brevità, et
scritta in lingua toscana dal Montano academico cosentino alla Eccellenza del
Sig. Duca di Nocera Con Licenza de' Superiori. Marchio ed. In Napoli Appresso
Gioseppe Cacchi al ilustre S. G. Bernaudo, in a a le rime del Sig. Gio. Batt. Ardoino
Academico Cosentino in morte della Signora Isabella Quattromani sua moglie con
Licenza de' Superiori Marchio ed. in Napoli Appresso Gioseppe Cacchi. Le
historie de Monsig. Gio. Battista Cantalicio vescovo di Civita di Penna, et
d’altri delle guerre fatte in Italia da Consaluo Ferrando di Aylar, di Cordoua,
detto il gran Capitano tradotte in
lingua Toscana a richiesta di Gio. Maria Bernavdo in Cosenza per L. Castellano.
Le historie de G. Cantalicio, vescovo di Civita di Penna e d’Atri Dele guerre
fatte in Italia da Consalvo Ferrando de Aylar, di Cordova, detto il gran
capitano, tradotte in lingua Toscana a richiesta di Gio. Maria Bernaudo nuouamente
corretta, et ristampata, in Cosenza per Leonardo Angrisano, e L. Castellano, ad
istanza di Enrico Bacco, libraro in Napoli. Le historie di Monsig. G. Cantalicio,
vescovo d’Atri et Civita di Penna, delle guerre fatte in Italia da Consalvo Ferrando
di Aylar, di Cordova, detto il gran Capitano, tradotte in lingua toscana a richiesta di G. Bernaudo, Napoli Apresso Gio
Giacomo Carlino Ad istanza di H. Bacco, alla Libraria dell'Alicorno rime di
mons. Gio. Della Casa. Fregio In Napoli, Appresso Lazaro Scoriggio, lettere
divise in due libre Et la tradottione del Quarto dell'Eneide di Virgilio del
medesimo Auttore all'Illustrissimo & Eccellentissimo Signor Marchese della
valle, &c in Napoli, Per Lazzaro Scoriggio. Il IV libro di Vergilio in
verso Toscano. “Trattato della Metafora”; Parafrasi Toscana della Poetica di
Orazio. Traduzione della medesima Poetica in verso toscano. Alcune annotazioni
sopra di essa, alcune poesie toscane, e latine, Fregio in Napoli, Mosca con
Licenza de' Superiori.Gabrielis Barrii Francicani: De Antiquitate et situ
Calabriae nunc primum ex authographo restitutos ac per capita distributi.
Prolegomena, Additiones, et Notae. Quibus accesserunt animadversions, Roma, S.
Michaelis ad Ripam Sumptibus Hieronymi Mainardi Superiorum permissu. Scritti
vari, editi per la prima volta in Napoli da M. Egizio ed ora riveduti,
riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da L. Stocchi, Castrovillari,
Dalla Tipografia del Calabrese, A questo proposito, in un'articolata lettera
inviata, da Roma a Cosenza, illustra a M.
Ferrao le ragioni per cui l'opera del Petrarca merita la sua attenzione, e la
ricerca che stava compiendo sui poeti provenzali, riferendo che di ciò aveva già
parlato con P. Manuzio, edizione veneziana di Giolito de' Ferrari Stessa cosa si verifica per la seconda
edizione, mentre soltanto postumo, nell'edizione napoletana compare quale
traduttore. , “Scienza” e “scienza della letteratura” in S. Quattromani, in
Bernardino Telesio e la cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli L.
Borsetto, La “Poetica d'Horatio” tradotta. Contributo alla studio della
ricezione oraziana tra Rinascimento e Barocco, in Orazio e la letteratura
italiana, Roma Eadem, Enciclopedia oraziana, Eadem, “Pulzelle” e “Femine di
mondo”. L'epistolario postumo, Alla lettera. Teorie e pratiche epistolari dai
Greci al Novecento, A. Chemello, Milano Capacius I.C., Illustrium mulierum et
illustrium litteris virorum Elogia, Neapoli, Carlinus & C. Vitale, Chioccarello
B., De illustribus scriptoribus Regni Neapolitani Cornacchioli T., Nobili,
borghesi e intellettuali nella Cosenza del Quattrocento, Cosenza Cozzetto F.,
Aspetti della vita e inventano della biblioteca attraverso un documento
cosentino del Seicento, in «Periferia», Crupi P., Storia della letteratura
calabrese. Autori e Testi, Cosenza De
Franco L., De Franco L., La biblioteca di un letterato del tardo Rinascimento:
S. «Annali dell'Istituto Universitario Orientale», De Frede C., I libri di un
letterato calabrese del Cinquecento (S. Quattromani, Napoli De Frede C., Un
letterato del tardo Cinquecento e i suoi libri (S. Quattromani,-in «Atti
dell'Accademia Pontaniana», Debenedetti S., Gli studi provenzali in Italia nel
Cinquecento, Torino Matteo Egizio, Napoli
(rist. in S. Quattromani, Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli da
Matteo Egizio ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione
da L. Stocchi, Dalla Tipografia del Calabrese, Castrovillari Filice E.E., Cosenza Fratta A., Il “Ristretto” nell'ambito delle traduzioni
scientifico-filosofiche del secondo Cinquecento, in Bernardino Telesio e la
cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli Gorni G., Un commento inedito
alle “Rime” del Bembo. Telesio, Della
Casa, Quattromani interprete di Tasso, Gli amori del Quattromani, il disegno
culturale. La critica e le lettere; “Telesio, Bari Zangari D., Di un
manoscritto inedito di S. Quattromani e delle sue relazioni col Tasso; Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sertorio Quattromani. Quattromani. Keywords: implicature,
la philosophia di Bernardino Telesio, Orazio, Poetica, Tratatto della metafora,
Il Quarto di Virgilio, Petrarca. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quattromani” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738064054
Grice e Quinto – gli scolari – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Pieve di Cadore).
Filosofo. Essential Italian philosopher.
Studia a Conegliano e Milano sotto Pupi -- contrassegnate
dall'adozione di un rigoroso metodo filologico, studia la storia del concetto
di “scolastica”. Saggo: «“Timor” e “timiditas”. Note di lessicografia d’Aquino»,
La lingua del Lazio: Latino patristico e latino scolastico. Dalla comprensione
della lingua del Lazio all'interpretazione del pensiero», Sui quattro sensi
della Scrittura, I quattro sensi della Scrittura, Medioevo, «Il “timor” nella
lingua della scolastica», Archivum Latinitatis Medii Aevil, Per la storia del
trattato tomistico “de passionibus animi”. Il “timor. “Le “scholae” del
medioevo come comunità di sapienti», Scholastica”. Storia di un concetto,
Padova. “Lectio, disputatio, praedicatio”: la triade dell'esercizio scolastico
secondo Aquino, “In principio erat uerbum”. Testi sul timore di Dio dal ms.
PRivista di Storia della Filosofia «“Teologia allegorica” e “teologia scolastica”
in alcuni commenti all'“Historia scholastica” di P. Comestore. in memoria, Riccardo Quinto.
Quinto. Keywords: gli scolari. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quinto” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737409396/in/dateposted-public/
Grice e Raimondi
– il gatto persiano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli), filosofo. Figlio del cremonese Alessandro. Insegna
a Roma, contribusce alla rinascita dell’idealismo
contro i parepatetici, che dominano la filosofia. Pubblica la Data di Euclide. Le
coniche di Apollonio di Perga. Autore di molti commentari, specialmente su
alcuni libri della Synagoge, nota anche come Collectiones mathematicae, di
Pappo di Alessandria e sui trattati di Archimede. Membro dell'accademia fondata
da Aldobrandini, nipote di Clemente VIII. -- è celebre soprattutto per essere
stato il primo direttore scientifico della Stamperia orientale medicea, o
Typographia Medicea linguarum externarum, fondata a Roma da Ferdinando de'
Medici. L'attività principale svolta dalla stamperia e, con l'appoggio di Gregorio
XIII, la pubblicazione di saggi nelle per favorire la diffusione delle missioni
cattoliche in Oriente. Forma un gruppo di ricerca costituito da Vecchietti, inviato pontificio ad Alessandria d'Egitto e
in Persia, dal fratello Gerolamo, da P. Orsino di Costantinopoli, neo-fita
ebreo convertito, e di Tommaso Terracina. In un periodo in cui Roma intrattene
buone relazioni diplomatiche con la dinastia Safavide, al potere in Persia essi riuscirono a recuperare diversi
manoscritti della Bibbia in lingue orientali. Sono portati a Roma più di una
ventina di testi biblici ebraici e giudeo-persiani, tra cui i libri del
Pentateuco, tra i pochi sopravvissuti ai giorni nostri. La tipografia si trasfere
a Firenze, in conseguenza dell'elezione di Ferdinando a Granduca di Toscana. E avviata
la stampa delle opere. Sono pubblicate dapprima una Grammatica ebraica e una
Grammatica caldea. Seguirono: una edizione arabo dei Vangeli, di cui furono
tirate tremila copie; un compendio del Libro di Ruggero di al-Idrisi; Il canone della medicina di Avicenna. Ill
Granduca gli vende la Stamperia, chi a
sua volta la cedette al figlio di Ferdinando, Cosimo II, salito al trono. La Stamperia
chiuse poiché la realizzazione di volumi nelle lingue orientali non si e rivelata
economicamente conveniente. Uno degli ultimi saggi pubblicati fu una grammatica
araba intitolata “Liber Tasriphi”. Il suo grande progetto, he egli
peraltro non riuscì a realizzare, fu quello di pubblicare una Bibbia poliglotta
comprendente le sei lingue principali del cristianesimo orientale: siriaco,
armeno, copto, ge'ez, arabo e persiano. I manoscritti appartenuti alla stamperia
orientale medicea sono disseminati in diverse istituzioni: la Biblioteca
Medicea Laurenziana di Firenze, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la
Biblioteca apostolica vaticana, la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III
di Napoli, la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia. Giovanni Battista Vecchietti,
su iliesi.cnr. L'editoria del Principe,
ovvero la stampa ufficiale delle istituzioni laiche e religiose. Per la
dedicazione al re Ruggero II di Sicilia.
Tipografia Medicea Orientale, su thesaurus.cerl.org. A. Piemontese,
La Grammatica persiana, K. Bibas, La Stamperia medicea orientale, in, Un
Maestro insolito, Firenze, Vallecchi); Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Liber Tasriphi compositio est Senis Alemami: Traditur in eo compendiosa
notitia coniugationum verbi Arabici, Roma, Medicae, Biblioteca Nazionale
Centrale di Firenze, manoscritti persiana. Giovan Battista Raimondi. Giambattista
Raimondi. Raimondi. Raimondi. Keywords: il gatto persiano. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Raimondi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Raio – ermeneutica dell’io e del tu – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo. filosofo. Insegna a
Napoli. Si occupa in particolare dell'ermeneutica. Saggi: “Antinomia e
allegoria”; “Il carattere di chiave”, “Ermeneutica del simbolo” (Napoli, Liguori);
“Il simbolismo tedesco. Kant Cassirer Szondi” (Napoli, Bibliopolis); “Conoscenza,
concetto, cultura” (Firenze, La Nuova Italia); “Metafisica delle forme
simboliche” (Milano, Sansoni); L'io, il tu e l'Es. Saggio sulla
"Metafisica delle forme simboliche" (Macerata, Quodlibet); Rivista
"Studi filosofici". Giulio
Raio. Raio. Keywords: ermeneutica dell’io e del tu, Szondi -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Raio” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735603647/in/datetaken/
Grice e Raulica – l’implicatura del
barone di Raulica -- l’origine dell’idee – il fondamento della certezza –
filosofia italiana – filosofia siciliana – filosofia sicula -- Luigi Speranza (Palermo). Essential Italian
philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura, and
there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.” Filosofo. Noto per il
suo sostegno alla causa della rivoluzione siciliana. Figlio di Paolo Ventura,
barone di Raulica, avvocato e consigliere della Suprema Corte di Giustizia del
Regno di Sicilia e di Caterina Platinelli, studia a Palermo. Insegna a Roma. Si
distinse come apologeta, scrittore e predicatore, soprattutto grazie alla sua
"Orazione funebre di Pio VII. La sua carriera da filosofo inizia come
esponente della corrente contro-rivoluzionaria. Teatino. Intraprese l'attività
di predicatore. La sua eloquenza, sebbene a volte esagerata e prolissa, e
veemente e diretta ed ottenne grande fama. Con l'elezione di Pio IX al soglio
pontificio, acquisì un ruolo politicamente prominente. Sostenne la legittimità
storica e giuridica della rivoluzione siciliana. Auspica la ri-fondazione del
Regno di Sicilia indipendente all'interno di una con-federazione italiana di stati
sovrani. Ministro pleni-potenziario e rappresentante del governo siciliano a
Roma. La sua posizione a Roma divenne
delicata per via della proclamazione della repubblica romana e dell'esilio di Pio IX. Rifiuta l'offerta di
un seggio all'assemblea costituente, maoltre ad invocare la separazione tra
potere temporale e spirituale riconosce la repubblica romana a nome del governo
rivoluzionario di Palermo. Saggi: “La scuola de' miracoli: ovvero, Omilie sopra
le principali opere della potenza e della grazia di Gesù Cristo, figliuolo di
Dio e Salvatore del mondo”; “Il tesoro nascosto: ovvero, Omilie sopra la
passione del Nostro Signor Gesù Cristo”; La Madre di Dio, madre degli uomini: ovvero,
Spiegazione del mistero della SS. Vergine a piè della croce”; “Le bellezze
della fede ne' misteri dell' Epifania: ovvero, La felicità di credere in Cristo
e di appartenere alla vera chiesa”; “I disegni della divina misericordia sopra
le Americhe: panegirico in onore di Martino de Porres, terziario professo
dell'ordine de' predicatori”; “Il potere
politico”; “Saggio sul potere pubblico, o esposizione della legge naturali
dell'ordine sociale”; “Dello spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla
terminare”; “La ragione filosofica”; “La tradizione e i semi-pelagiani della
filosofia: ossia, Il semi-razionalismo svelato”; “Saggio sull'origine delle
idee e sul fondamento della certezza”; “Della falsa filosofia”; “Nuove omelie
sulle donne del Vangelo”; “Corso di filosofia: ossia, Restaurazione della filosofia”; “Sopra una Camera di Pari
nello stato pontificio”; “La questione sicula sciolta nel vero interesse della
Sicilia, Napoli e dell'Italia”; “Memoria pel riconoscimento della Sicilia come
stato sovrano ed indipendente”; “Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei
pretesi diritti che s'invocano del gabinetto di Napoli nella questione sicula”;
“Discorso funebre pei morti di Vienna la religione e la libertà”; “Raccolta di
elogi funebri e lettere necrologiche; Il pensiero politico d'ispirazione
cristiana dell'Ottocento. Atti del seminario Erice, E. Guccione, Firenze.
Andreu F. Gioacchino Ventura: Saggio Biografico, "Regnum Dei",
Bergamaschi G., Padre Gioacchino Ventura: fra tradizionalismo e neotomismo,
Milano, Cremona Casoli G., Un illustre siciliano”; "Rassegna Storica del
Risorgimento", Cultrera P., Generale dell'ordine dei Teatini, Palermo); Giurintano
C., Aspetti del pensiero politico nel "De jure publico ecclesiastico";
Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Palermo, Guccione E., Democrazia.
Murri, Sturzo e le critiche di Gobetti, Palermo-Sao-Paulo, Ila-Palma, Guccione
E., Alle radici della democrazia” Palermo); Guccione E., Un omaggio clandestine;
in "Nuova Antologia", Pastori
P., “La rivoluzione napoletana in "Rassegna Siciliana di Storia e
Cultura", S. Romano, La vita e il pensiero politico, Treccani Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Regione Siciliana. Martinucci P., Istituto Storico
dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale. Gioacchino Ventura dei baroni di
Raulica, Gioacchino Ventura Da Raulica. Gioacchino Ventura di Raulica. Raulica.
Keywords: l’origine dell’idee – il fondamento della certezza, la legge naturale
dell’ordine sociale, la sicilia come stato sovrano ed independente. Refs.: The
H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Raulica” – The
Swimming-Pool Library, Villa Spearnza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735573662/in/datetaken/
Grice e Reale – erote demone mediatore – il gioco delle
maschere nel convito – filosofia italiana – Luigi Speranza (Candia Lomellina). Filosofo. Ho la ferma
convinzione che Platone e il più grande filosofo in assoluto comparso sulla
terra, e che il compito di chi lo vuole comprendere e fare comprendere agli
altri, pur avvicinandosi sempre di più alla verità, non può mai avere fine”.
Studia a Casale Monferrato e Milano sotto Olgiati. Insegna a Parma e Milano.
Fonda il Centro di ricerche di Metafisica. La sua tesi di fondo è la
seguente: la filosofia greca ha creato quelle categorie e quel peculiare modo
di pensare che hanno consentito la nascita e lo sviluppo della scienza e della
tecnica dell'Occidente. I suoi interessi spaziano lungo tutto l'arco del
pensiero antico pagano e cristiano, e i suoi contributi di maggior rilievo
hanno toccato via via Aristotele, Platone, Plotino, Socrate e Agostino. Studia ognuno
di questi autori andando, in un certo senso, contro corrente e inaugurandone una
lettura nuova. La ri-lettura che da di Aristotele contesta
l'interpretazione di Jaeger, secondo il quale gli scritti aristotelici
seguirebbero positivisticamente un andamento storico-genetico che partirebbe
dalla teologia, passerebbe per la metafisica, per approdare infine alla
scienza; Reale ha sostenuto invece la fondamentale unità del pensiero
metafisico dello Stagirita. Ne La Filosofia antica, mette in evidenza
come il pensiero di Teofrasto si diffuse per l'aspetto scientifico con
un'ampiezza del tutto paragonabile a quella del maestro Aristotele, rivelando
però uno scarso spessore nella speculazione filosofica. Da Stratone in poi, ciò
provocò un ripiegamento della scuola peripatetica verso l'ambito della fisica e
delle scienze empiriche. Per quel che riguarda Platone, importando in
Italia gli studi della scuola platonica di Tubinga, ha messo in crisi
l'interpretazione romantica di Platone stesso, che risale a Schleiermacher, e
ha voluto rivalutare il senso e la portata delle dottrine non scritt, vale a
dire gli insegnamenti che Platone ha tenuto solo oralmente all'interno
dell'Accademia e che conosciamo dalle testimonianze dei discepoli. In questo
senso, Platone risulterebbe essere il testimone e l'interprete più geniale di
quel peculiare momento della civiltà che passa dalla cultura dell'oralità a
quella della scrittura. Negli studi su Plotino, contesta la tesi di fondo
di Zeller che vede nel grande neoplatonico il principale teorico del panteismo
e dell'immanentismo. Al contrario rilegge Plotino come il campione della
trascendenza metafisica dell'Uno. L'interpretazione che ha dato di
Socrate, analogamente, si propone di risolvere le aporie della cosiddetta
questione socratica, entrata in un vicolo cieco dopo gli studi di O. Gigon,
secondo cui di Socrate non possiamo sapere nulla con certezza. Inaugura,
invece, un nuovo modo di interpretare Socrate, non solo cercando di risolvere
dall'interno le testimonianze contraddittorie degli allievi, ma soprattutto
guardando al contesto della filosofia italica prima di Socrate e dopo Socrate:
in questo modo, balzerebbe agli occhi la scoperta socratica del concetto di
animo o anima come essenza e nucleo pensante dell'uomo. Socrate dice che
il compito dell'uomo è la cura dell'anima: la psicoterapia, potremmo dire. Che
poi oggi l'animo e interpretata in un altro senso, questo è relativamente
importante. Socrate per esempio non si pronuncial sull'immortalità dell'anima,
perché non ha ancora gli elementi per farlo, elementi che solo con Platone
emergeranno. Ma, nonostante ancora oggi si pensa che l'essenza dell'uomo sia l’animo.
Molti, sbagliando, ritengono che l’animo e una creazione semitica: è
sbagliatissimo. Per certi aspetti il concetto di animo e di immortalità
dell'animo è contrario alla dottrina semitica che parla invece di risurrezione
dei corpi degl’uomini. Che poi i primi pensatori della patristica utilizzano
categorie della filosofia antica, e che quindi il suo apparato concettuale sia
in parte basato sulla filosofia antica non deve far dimenticare che il concetto
dell’animo è una concezione aria. L'Occidente viene da qui. Infine, per quanto
riguarda all’africano Agostino, tende a
ricollocarlo nel contesto neoplatonico
dell’antichità e quindi nel momento dell'impatto del dell’ebraismo con filosofia
aria italica cercando di scrostarlo di tutte le successive interpretazioni
dell'agostinismo medioevale. Ritiene, poi, che la cifra spirituale che
caratterizza la filosofia d’Occidente sia costituita dalla filosofia italica. È
stato infatti il logos a caratterizzare le due componenti essenziali della
filosofia d’Occidentre e precisamente a fornire gli strumenti concettuali per
elaborare l’ebraismo, dando luogo, così, a quella peculiare mentalità da cui
sono scaturite la scienza e la tecnica. Ma se la cultura d’non si capisce senza
la filosofia aria degl’italici, questa a sua volta non si capisce senza la
metafisica come studio dei veliani dell’unità dell'essere. Il lavoro che
svolge, studiando i filosofi italici, vuole anche servire a un confronto fra la
metafisica antica e quella moderna. La preferenza che accorda a Platone dipende
dal fatto che il filosofo ateniese è, con la seconda navigazione di cui parla
nel Fedone, il creatore di questa problematica. Si fa così portavoce di un
meditato ritorno alle radici della nostra cultura attraverso la riproposta dei
classici filosofi italici. E in sintonia con la Scuola di Tubingarinnova
l'interpretazione, mettendo in luce la primaria importanza delle dottrine non
scritte di cui riferiscono gli allievi di Platone stesso (Aristotele in
primis). In “Per una interpretazione di Platone” fa affiorare l'immagine
di un Platone diverso, un Platone orale e in certo senso dogmatico. Del resto,
non è forse Platone stesso (ad esempio, nella Lettera VII) a garantirci che la
sua filosofia dev'essere ricercata altrove rispetto agli scritti? Lo stesso
corpus degli scritti platonici, giuntoci nella sua interezza (circostanza,
questa, unica nella storiografia della filosofia antica), non presenta, invero,
quell'unità sistematica che ci si dovrebbe attendere, il che, ancora una volta,
depone a favore della tesi secondo cui Platone cerca altrove, e precisamente
nelle dottrine non scritte. Studia anche la metafisica di Aristotele,
smaschererebbe la tesi fatta valere da Jaeger, secondo cui l'opera non presenta
un'unitarietà ma sarebbe piuttosto una sorta di zibaldone filosofico -- e, in
particolare, il libro XII risalir ebbein forza del suo spiccato interesse
teologico alla giovinezza dello Stagirita. Lungi dal risolversi in un coacervo
di scritti risalenti a differenti epoche e contesti, la Metafisica di
Aristotele rileva Reale è profondamente unitaria. Al centro c'è la definizione
della metafisica come scienza della causa e del principio, dell'essere in
quanto tale, della sostanza, dei dei e della verità. In “La saggezza antica”
sostiene che tutti i mali di cui soffre l'uomo d'oggi hanno proprio nel
nichilismo la loro radice e che «un'energicquesti mali implicherebbe il loro
sradicamento, ossia la vittoria sul nichilismo, mediante il recupero di un
ideale e di un valore supremo, e il superamento dell'ateismo. Ma quello che
egli propone non è affatto un ritorno a-critico a certe idee della antica
filosofia italica, ma l'assimilazione e la fruizione di alcuni messaggi della
saggezza antica, che, se ben recepiti e meditati, possono, se non guarire,
almeno lenire i mali degl’uomini, corrodendo le radici da cui derivano. In una
siffatta prospettiva, può acquistare un valore eminentemente filosofico anche la
filosofia in lingua Latina in Seneca, a suo parere ingiustamente trascurato da
una lunga tradizione che non gli avrebbe riconosciuto alcuna cittadinanza
filosofica, per il mero fatto di avere nato in una lontana provincial romana.
In “La terapia dell'anima” (Bompiani, Milano) riprende, ancora una volta,
l'idea che la filosofia degli antichi in questo caso, quella di Seneca puo
costituire un 'farmaco' per l'animo dilaniato degl’uomini. Oltre al campo
specifico della filosofia anticasi occupa a vario titolo anche della storia
della filosofia generale: per esempio, nella stesura del noto Manuale di
filosofia per i licei edito dalla Scuola oltre alla direzione delle collane
filosofiche Classici della filosofia, Testi a fronte della Bompiani e I
Filosofi per Laterza. Oltre a questo, i suoi principali scritti sono: “
Il concetto di filosofia prima e l'unità della Metafisica di Aristotele” (Vita
e Pensiero, Milano); “Aristotele” (Laterza, Bari); Storia della filosofia
antica, Vita e Pensiero, Milano); “Il
pensiero occidentale dalle origini (Scuola, Brescia); Per una nuova
interpretazione di Platone” (CUSL, Milano); “Proclo” Laterza, Bari); “Filosofia
antica, Jaca, Milano); “Saggezza antica, Cortina, Milano); “Eros demone
mediatore. Il gioco delle maschere nel "Simposio" di Platone” (Rizzoli,
Milano); “Platone. Alla ricerca della sapienza segreta” (Rizzoli, Milano, Bompiani,
Milano, La nave di Teseo, Milano); “La Metafisica di Aristotele” (Laterza, Bari);
Raffaello: La "Disputa", Rusconi, Milano); “Corpo, anima e salute. Il
concetto di uomo" (Collana Scienza e Idee, Cortina, Milano); “Socrate.
Alla scoperta della sapienza umana” (Rizzoli, Milano); “Il pensiero antico,
Vita e Pensiero, Milano); ““Radici culturali e spirituali dell'Europa” (Cortina,
Milano); “Storia della filosofia romana” (Bompiani, Milano, Collana Il pensiero
occidentale, Bompiani); “Valori dimenticati dell'Occidente” (Bompiani, Milano);
“ L'arte di Riccardo Muti e la Musa platonica” (Bompiani, Milano); “Agostino” (Bompiani,
Milano); “Wojtyla un pellegrino dell'assoluto” (Bompiani, Milano); “Auto-testimonianze
e rimandi dei Dialoghi di Platone alle dottrine non scritte" (Bompiani,
Milano); “Storia del pensiero filosofico” (Scuola, Brescia); “Salvare la scuola
nell'era digitale” (Brescia, Scuola); “Responsabilità della vita. Un confronto
fra un credente e un non credente” (Milano, Bompiani); “Mi sono innamorato
della filosofia” (Milano, Bompiani); “Romanino e la «Sistina dei poveri» a
Pisogne” (Milano, Bompiani); “Cento anni di filosofia. Da Nietzsche ai nostri
giorni” (Scuola, Brescia); Introduzione, traduzione e commentario della
Metafisica di Aristotele, su archive.org, Bompiani, Traduzioni e commenti Reale
ha tradotto in italiano e commentato molte opere di Platone, di Aristotele e di
Plotino (la sua nuova edizione delle Enneadi è stata pubblicata nella collana "I Meridiani" della Mondadori.
Pubblica per Bompiani il poderoso volume I presocratici, da lui presentato come
la prima traduzione integrale. Nonostante in Italia ne fosse già uscita una
traduzione da Giannantoni edita da Laterza. Sostene la presenza di lacune e
manomissioni nel Giannantoni, lacune e manomissioni che sarebbero dovute, a
parere di Reale, all'ossequio all'ideologia e all'egemonia culturale marxista, secondo
cui in quel periodo gl’intellettuali di area comunista dominano la scena in
campo editoriale. Canfora, in risposta alle accuse di Reale, sostene la natura
pubblicitaria e l'inconsistenza del ragionamento. Si sostene che, se influenza
c'è stata nel Giannantoni, essa è stata di matrice idealistica, hegeliana e
crociana. Qualsiasi omissione è da evitare, specie se non è segnalata nel testo.
Con riguardo alla presunta irrilevanza di taluni tagli operati da Giannantoni
sottolinea come i capretti a volte segnano la storia della filosofia più di
alcuni filosofi e togliere questi animali dai frammenti, così come far sparire
dei cavolfiori, si tasformarsi in una censura. Di Seneca, cura le opere in
"Seneca. Tutti gli scritti". Interprete di Platone, La Stampa, Ripensando
Platone e il Platonismo” (Milano, Vita e Pensiero). Dimostra la profonda unità
concettuale di questi saggi di filosofia prima, mettendo in luce come Jaeger e
condizionato dal positivismo e dalla teoria dell'evoluzione della cultura
secondo le tre tappe di teologia-metafisica-scienza. Il concetto di filosofia
prima e l'unità della "Metafisica" di Aristotele” (Milano, Bompiani);
Storia della filosofia antica. La fondazione della botanica e il suo guadagno
essenziale. Verso una nuova immagine di Platone, Milano, Vita e Pensiero, Cfr.,
in particolare, Il paradigma romantico nell'interpretazione di Platone, di H. Krämer,
Napoli, La filosofia antica, Milano, Jaca. Ha ragione, bisogna imparare ad
accettare la morte, Corriere della Sera.
Il concetto di filosofia prima e l'unità della metafisica di Aristotele,
Milano, Vita e Pensiero ,La filosofia di Seneca come terapia dei mali
dell'anima, Milano, Bompiani, In memoriam. Pur riconoscendo a Giannantoni una
statura di studioso di prim'ordine, sostiene che molti marxisti non presentano
talune cose nella loro effettiva realtà. Pur non potendosi parlare di
complotto, nel testo di Laterza curato da Giannantoni mancano in un'edizione
chiamata l'unica integrale italiana decine e decine di passi che elenco in 4
pagine all'inizio della mia traduzione dei veliani e crotonensi. Ci sono
inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta,
nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste
ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti filosofi. Svuotare,
ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto.
Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Naturalmente, sul piano
pubblicitario, si comprende la auto-esaltazione. La mia traduzione è più
completa della tua, come il mio bucato è più bianco del tuo. Ma anche la
pubblicità bisogna saperla fare. Ci sono lauree brevi da poco istituite in
proposito. Particolarmente inconsistente appare il ragionamento. Eccolo nella
sintesi fornita dal suo intervistator. Giannantoni e molto bravo, e questo lo
sapevamo anche senza il supporto di Reale, Laterza è innocente del sopra
menzionato reato ideologico. La colpa è della penetrazione comunista. Sembra
quasi di sognare. Ma questa è la caricatura dell'antica cantilena sui comunisti
padroni dell'editoria italiana. Per confutare questa sciocchezza Bobbio si
limita a trascrivere i titoli del catalogo Einaudi. E infatti come negare
l'affiliazione bolscevica di Bobbio? Che pena. Si fa riferimento
all'osservazione secondo la quale le omissioni di Giannantoni riguardano
aspetti poco rilevanti per un marxista come il frammento 23 di Orfeo -- un mal-ridotto
frustulo papiraceo in cui si fa cenno ad un rituale misterico. Queste, e
consimili, sono le omissioni rimproverate dal neo-presocratico Reale. Sembrra
del tutto irrilevante sapere se Kant, quando scrive la Critica della ragion
pratica, mangia capretto o una particolare minestra. Alla storia della
filosofia questo poco interessi. Ma sapere se un *orfico* mangia capretto e significativo
dal punto di vista filosofico. Se l’orfico s’astene, allora e vegetariano e,
come tale, non ha condiviso la ritualistica italica in cui si consumeno le
carni offerte ai dei e si lasciano ai dei gl’aromi per segnare la distanza tra gl’uomini
e i dei. In sostanza, l’orfico crede, evitando il capretto, in una filosofia in
cui gl’uomini e i dei sono legati. Non è un capretto né una vacca quello che
manca in Giannantoni. Mancano in un'edizione chiamata l'unica integrale decine
e decine di passi che elenco in 4 pagine all'inizio della mia traduzione dei
Presocratici. Ci sono inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una
raccolta di tal fatta, nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure
molte note di queste ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti
autori. Svuotare, ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare
un vero confronto. Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Laudatio.
Roberto Radice, Claudio Tiengo, Seconda navigazione. Omaggio, Vita e Pensiero,
Milano); G. Grampa, "Ritornare a Crotone: intervista a sulla sua «Storia
della filosofia antica»", Vita e Pensiero. RDizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il mio Platone bocciato. Il cattolico
amico di Platone. Critico il Platone di Reale il marxismo non c'entra. La
dittatura culturale del marxismo, in Corriere della Sera, Treccani Storia della
filosofia antica. Dalle origini a Socrate. Ospitato su gianfrancobertagni.
Giovanni Reale, Storia della filosofia antica. Platone e Aristotele. Storia della
filosofia antica. I sistemi dell'Età ellenistica. Giovanni Reale. Reale.
Keywords: Crotone, Velia, Crotonensi, la scuola di Crotone, la scuola di Velia,
I veliani, Parmenide, Girgentu – filosofia siciliana – magna Grecia non e
Sicilia --. I confine della magna Grecia – filosofia italica, filosofia
italiana – la filosofia nella peninsula italiana in eta anticha – filosofia
Latina, filosofia romana. Catalogo di Nome di Filosofi Italici, il poema di
Parmenide, il poema di Girgentu, il poema di Velia, la porta rossa di Velia,
Zenone di Velia, Filolao di Taranto, Gorgia di Lentini, Archita di Taranto,
studi degl’antichi italici da I romani, Etruria e Magna Grecia, le radice
etrusche della filosofia romana, fisiologia, teoria dela natura, uomo, la
moralia, la colloquenza o dialettica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Reale” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690133489/in/photolist-2mKFrQ6-2mPsfT9-2mPxhsE-2mPhuNk-2mPsh7f-2mKLGeD-2mPpVqK-2mPE3Bq-2mPpskp-2mKxnN1-2mKAuZM-2mKbpiZ-2mKjsJY-2mPHbXQ-2mJf6ru-2mJjdUS-2mJf6sS-2mJf6qx-2mJjdWF-2mJkrgk-2mJf6td-2mJf6qs-2mJkrer-2mJoFqJ-2mJnD8P-2mJkrhc-2mJjdXH-2mJkrfo-2mJoFtu-2mJoFsC-2mJoFsh-2mJkrgq-2mJoFur-2mJjdWR-2mJf6sm-2mJf6qN-2mJf6qH-2mJjdWq-2mJnD9a-2mJoFuG-2mJoFt9-2mJjdXs-2mJf6rp-2mJoFs7-2mJnD6V-2mJoFqP-2mJf6sM-2mJkrhh-2mJf6qT-2mGT6p1
Grice e Reghini
– implicatura – il numero sacro crotonense – e il simbolismo duodecimale del
fascio littorio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice:
“It’s difficult to call Reghini a philosopher; yes, he was interested in
Pythagoras – but to what extent can, in spite of Russell, number GROUND a whole
philosophy?” Studia a Pisa. Insegna a Roma. Promotore
del Crotoensismo, e affiliato a vari gruppi dell'esoterismo italiano. Entra nella
Società Teosofica e ne fonda la sezione romana. Più tardi, fonda a Palermo la
Biblioteca Teosofica-Filosofica. E iniziato al Rito di Memphis di Palermo, rito
massonico di supposta origine egizia ed entra a Firenze nella loggia Lucifero,
dipendente dal Grande Oriente d'Italia. Ha una breve adesione al martinismo
papusiano, che in Italia e diretto da Sacchi, verso le carenze della cui
maestranza e pubblicistica apporta una demolizione magistrale. E chiamato d’Armentano,
che lo avvia allo studio della scuola di Crotone. Entra nel Supremo Consiglio
Universale del Rito filosofico italiano, dal quale però si dimise, non ha
infatti un'alta opinione dello stato della massoneria in Italia. Insignito del
33° e massimo grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, entra a far parte
come membro effettivo del Supremo Consiglio d'Italia, di cui e Gran cancelliere
e Segretario generale. Gli anni della Grande Guerra vedeno discepoli e
maestri della Schola Italica Pitagorica partire volontari per il fronte. Non
rimase inerte innanzi al sorgere dell’istanze interventiste. Partecipa
attivamente alla manifestazione romana del maggio, culminata in Campidoglio,
tesa ad ottenere la dichiarazione di guerra. Accolto nell'Accademia Militare di
Torino come allievo ufficiale del Genio parte volontario per il fronte,
ottenendo sul campo il grado di capitano del Genio. Lui ed il suo maestro
Armentano creano a Roma l'Associazione Pitagorica, che riprende le fila di
precedenti esperienze e si richiama operativamente al sodalizio pitagorico. Fonda
e anima varie riviste, con interventi sagaci e ricchi di dottrina; scrisse sul
papiniano “Leonardo”, dando vita ad “Atanór, Ignis, e UR, con Colazza, Evola come direttore, Parise, ed Onofri. Contrasti
d'idee e caratteriali prevalser nel rapporto di collaborazione fra lui ed Evola,
provoca la scelta evoliana di allontanamento di questi, assieme a Parise, dalla
rivista “UR” (rivista sórta a esprimere al pubblico della cultura italiana
l'intento dell'occulto Gruppo di Ur; dove il Maestro fiorentino pubblica con
l'eteronimo di Pietro Negri. E se ne ebbero anche strascichi giudiziari. Infatti
Evola tenta di farlo incriminare per affiliazione massonica (affiliazione che
costituiva reato dopo l'imposizione di scioglimento dell’associazioni segrete decretata
dal regime fascista. Ma il potere giudiziario opta infine per un accordo tra i
due onde evitare uno scandalo. Per via del condizionamento repressivo fascista
vòlto all'emarginazione di tanti esponenti dell'esoterismo italiano (Armentano
parte per il Brasile), ormai isolato si ritira dalle attività pubbliche e a
Budrio si dedica all'insegnamento nel Circolo Quirico Filopanti”, alla
meditazionein chiave pitagorica delle scienze matematiche. Ottenne
tuttavia riconoscimenti dei Lincei e
dall'Accademia d'Italia, per la sua opera sulla restituzione della geometria
pitagorica. Il Crepuscolo dei Filosofi regalato dal suo autore, Papini
all’amico Arturo al suo ingresso nella loggia fiorentina ‘Lucifero.” Nel
frontespizio una dedica ad inchiostro, scolorito dal tempo, Al fratello Reghini
il suo G Papini, in Reghini, pitagorico, su ilmanifesto Rito filosofico italiano, Del Massa, “Pagine
esoteriche” (Finestra, Trento). In questa qualità firma il decreto del suo
scioglimento (riprodotto in: L. Sessa, I sovrani grandi commendatori e storia
del supremo consiglio d'Italia del Rito scozzese antico ed accettato, Palazzo
Giustiniani (Bastogi, Foggia), in seguito all'approvazione alla Camera dei
deputati del progetto di legge sulla disciplina delle associazioni, presentato
da Mussolini, mirante allo scioglimento della massoneria. Iacovella, "Il barone
e il pitagorico”, Vie della Tradizione, Cfr. la recensione fatta ne da Guénon.
Altri saggi: ““Parola sacra e parola di passo dei gradi”; “Il mistero massonico”
(Atanor, Roma); “Geometria pitagorica” (Basilisco, Genova); “Il numero sacro nella
tradizione pitagorica”; “Il numero sacro e la geometria pitagorica”; Il fascio littorio, ovvero il simbolismo
duodecimale”; “Il fascio etrusco” (Basilisco, Genova); “Il numero sacro nella
tradizione crotonese” (Ignis, Roma); “Del Numero”; PrologoAssociazione
culturale Ignis, Del Numero; Dell'equazione indeterminata di secondo grado con
due incognite” (Archè/pizeta); “Della soluzione dell'equazione di tipo Pell
x2-Dy2=B e del loro numero” (Archè/pizeta);“Il numero triangolare, il numero quadrato,
il numero piramidale a base triangolare,
il numero piramidale a base quadrata” (Archè/pizeta); “Dizionario Filologico” (Associazione
culturale Ignis"), Cagliostro, ("Associazione culturale Ignis"),
“Considerazioni sul rituale dell'apprendista libero muratore” (Phoenix,
Genova); “Paganesimo, Scuola di Crotone, Massoneria” (Mantinea, Furnari,
Messina); “Per la restituzione della massoneria crotonense italica (Raffaelli,
Rimini); “La tradizione crotonense massonica” (Melita, Genova); “Trascendenza di spazio e tempo”, Mondo
Occulto (Napoli, ASEQ). Cura “De occulta philosophia” di C. Agrippa (Fidi, Milano);
I Dioscuri, Genova; La Sapienza pagana e
pitagorica (La Cittadella. I Libri del Graal. Geminello Alvi, Reghini, il
massone pitagorico che ama la guerra, Corriere della Sera, R. Paradisi, Il pitagorico
che sogna l’impero, L’Indipendente, N. Luca, "Un intellettuale neo-pitagorico
tra massoneria e fascismo" (Atanòr, Roma); Parise, "Nota sulla vita
di A. Reghini", in calce a “Considerazioni sul rituale dell'apprendista
libero muratore” (Phoenix, Genova); R. Sestito, “Il figlio del sole” (Ancona,
Associazione Culturale Ignis); Via romana agli Dei Amedeo Rocco Armentano, Evola Parise, Schiavone, a metà strada tra fascismo e massoneria, su archiviostorico.info.
Centro De GiorgiScuola Normale Superiore di Pisa, Breve biografia su
mathematica. Boni, Omaggio su rito simbolico; Un pitagorico dei nostri tempi; N.
Bizzi, La Tradizione occidentale. Grandi massoni. Illustre matematico e anti-fascista
-- grande oriente. Pitagorico, su ilmanifesto. Arturo Reghini. Reghini.
Keywords: implicature, il fascio etrusco, scuola di Crotone, il fascio
littorio, simbolismo duodecimale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Reghini” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51675866520/in/photolist-2mMRo9E-2mJphgK-2mJgHMU-2mJkQY8-2mJqjKS-2mJphgV-2mJgHMP-2mJn4Bp-2mJn4Bj
Grice e Regina – uomini complementari – potenza e
valore – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sabbioneta). Filosofo. Grice: “When Urmson said that for Prichard,
duty cashed out in interest, he was right! But we must wait for Regina to
emphasise Kierkegaard’s punning on interest – which literally means, ‘being in
between’! The interesting (sic) thing is that Kierkegaard exploits the old
Roman aequi-vocation between the alethic (being in between) and the practical
(Prichard, ‘duty as interest’). Studia a Milano sotto Severino, laureandosi con
una tesi su Lavelle e Heidegger. Insegna
a Macerata, Verona, e Cagliari. Progetto «Tempus», relativo all'organizzazione
presso l'Sarajevo e Mostar di un master sulla tolleranza religiosa.. “Ripresa,
pentimento, perdono», Verona); L'essere umano come rapporto. L'antropologia filosofica
e teologica di Kierkegaard”; Forum, Conferenza Episcopale Italiana, Progetto
culturale della Chiesa. Insegna a Verona. Si basa su Kierkegaard, Nietzsche e
Heidegger (“the greatest living philosopher” – Grice). In Heidegger evidenzia
l'importanza del ruolo sapienziale assegnato alla finitezza dell'uomo. In Kierkegaard vede invece da cui partire per
costruire una ontologia e una antropologia basate su una concezione
dell'essere: l'esse come inter-esse. L'essere come inter-esse -- nella doppia
valenza ontologica ed etica) pone il pensante in rapporto con un'ulteriorità
che, nel trascenderlo, ne accentua e personalizza il differire. La metafisica fondata
sull’inter-esse cessa di essere onto-teologia, ossia nient'altro che proiezione
idolatrica della logica umana. Sarajevo;
“Dal nichilismo alla dignità dell'uomo” (Vita e Pensiero, Milano); “Esistenza e
sacro” (Morcelliana, Brescia); “L'arte dell'esistere” (Morcelliana, Brescia, L.
Romera, “Acta Philosophica”, recensione a U. Noi eredi dei cristiani e dei Greci
(Poligrafo, Padova). Il termine è stato acquisito da Heidegger; “Gesù e la filosofia” (Morcelliana,
Brescia); “L'uomo complementare. Potenza e valore” (Morcelliana, Brescia);
“Servire l'essere” (Morcelliana, Brescia); “La differenza viva: per una nuova
concettualità” (Sentiero, Verona); “Noi eredi dei Greci” (Il Poligrafo,
Padova); “La soglia della fede: la domanda su Dio” (Studium, Roma); “L'arte
dell'esistere” (Morcelliana, Brescia). Umberto Regina. Regina. Keywords: uomini
complementari – potenza e valore, essere ed interesse, esse ed interesse,
Prichard, duty and interest, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Regina” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735483692/in/datetaken/
Grice e Renier – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Treviso). Filosofo.
Essential Italian philosopher. Da antica famiglia patrizia veneziana figlio di
Luigi e Fanny Venturi. Studia in Camerino, Urbino, ed Ancona, sempre seguendo gli
spostamenti del padre, magistrato. Studia a Bologna, sotto Carducci, Torino, e Firenze,
sotto Bartoli. Insegna a Torino. Fonda il Giornale storico della litteratura e
la filosofia italiana, «profondendovi, negli studi particolari, nelle rassegne,
negli annunci analitici e in un ricchissimo notiziario, un vero inesauribile
tesoro di cultura, di notizie, di rilievi. Cura importanti edizioni critiche e
monografie. I suoi saggi critici spaziano attraverso tutta la letteratura e la
filosofia italiana. Atre opere: “Il tipo estetico della donna nel Medio Evo” (Ancona,
Morelli); Isabella d'Este Gonzaga” (Roma, Vercellini); “Mantova e Urbino” (Torino,
Roux); La cultura e le relazioni letterarie d'Isabella d'Este Gonzaga (Torino,
Loescher); “Svaghi critici” (Bari, Laterza); A. Luzio, Rodolfo Renier, La
coltura e le relazioni letterarie di Isabella d'Este Gonzaga, Sylvestre
Bonnard). L. Vendittis, Letteratura italiana. I critici, Milano, Marzorati, U. Renda, P. Operti,
Dizionario storico della letteratura italiana (Torino, Paravia); Letteratura
italiana. Gli Autori, Torino, Einaudi. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Rodolfo Renier. Renier. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Renier” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736526318
Grice e Rensi – implicatura – filosofia italiana. Luigi
Speranza (Villafranca di Verona).
Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher gets his obituary when he is
alive!” Studia a Verona, Padova, e Roma. Insegna a
Genova. Iscrittosi al Partito Socialista Italiano, si reca a Milano per assumere la direzione del giornale
La lotta di classe, collaborando assiduamente anche alla turatiana Critica
Sociale e alla Rivista popolare. A seguito delle misure repressive adottate dal
governo e per sfuggire alla condanna del Tribunale Militare per aver preso
parte ai moti operai milanesi, stroncati dall'esercito con la strage del
generale sabaudo Fiorenzo a Beccaris, e costretto a cercare rifugio in
Svizzera. Frutto dell'esperienza ticinese e la pubblicazione de “Gl’Anciens
Régimes e la democrazia diretta” (Colombi, Roma) in cui difende il principio
della democrazia diretta del sistema istituzionale federalista. Collabora con
numerosi articoli ai fogli radicali Il Dovere di Bellinzona, la Gazzetta
Ticinese e L'Azione di Lugano, nonché alla rivista socialista e pacifista
Coenobium. Rientra in Italia per stabilirsi a Verona dedicandosi alla
filosofia. A seguito della campagna libica, vi fu la rottura col partito
socialista, poiché si era schierato con
l'interventismo di L. Bissolati. Pubblica “Il fondamento filosofico del diritto”
(Petremolese, Piacenza). Altri due volume, “Formalismo e a-moralismo giuridico”
(Cabianca, Verona) e “La trascendenza: studio sul problema morale” (Bocca,
Torino), ove sviluppa un idealismo trascendente. Insegna a Bologna, Ferrara,
Firenze, Messina. L'esperienza della grande guerra manda in crisi la sue
convinzione idealistica, conducendolo verso lo scetticismo, la cui prima
formulazione sono i “Lineamenti di filosofia scettica” (Zanichelli, Bologna). Sostene
che la guerra distrue la fede ottimistica nell'universalità della ragione,
sostituendola con lo spettacolo tragico della sua pluri-versalità, vale a dire
dell'irriducibile conflittualità dei diversi punti di vista. Espose nella “Filosofia
dell'autorità” (Sandron, Palermo) la traduzione politica di questa concezione.
Poiché tutti i punti di vista politici sono sullo stesso piano, quello che anda
al potere lo fa con un atto di forza, tacitando tutti gli altri punti di
vista. In questo saggio si è scorta una prima giustificazione
dell'autoritarismo fascista. Tuttavia, dopo una prima simpatia per il
fascismo, ne divenne un fiero avversario quando Mussolini con metodi anti-democratici
comincia a perseguire il disegno dittatoriale. Sottoscrisse il Manifesto degli
intellettuali anti-fascisti di Croce, pagando questa scelta con la sospensione,
dalla cattedra di filosofia a'Genova. Arrestato
e rinchiuso in carcere. Solo un abile stratagemma escogitato dall'amico e
collega Sella, che pubblica sul Corriere della Sera il necrologio del filosofo,
diffondendo così la falsa notizia della sua morte, indusse il duce a rimetterlo
prontamente in libertà. Il dittatore teme l'ondata di sdegno sollevatasi per i
metodi oppressivi del regime. Per la sua coerenza agli ideali di libertà, sube
il definitivo allontanamento dalla cattedra e, fino alla sua scomparsa,
comandato, da vigilato speciale, presso il centro bibliografico dell'ateneo
genovese, per la compilazione della biografia ligure. Nonostante il doloroso
distacco dalla scuola dove aveva insegnato per diciassette anni, continua la
sua attività filosofica e collaborando al quotidiano socialista genovese Il
Lavoro, l'unico foglio che accoglie testi di personalità che non hanno fatto
atto di sottomissione al fascismo. Ricoverato al Ospedale Galliera mentre
infuria il bombardamento della flotta
inglese sulla città, per essere operato d'urgenza. Tuttavia l'azione militare
danneggia alcune sale dell'edificio e i medici doveno rinviare l'intervento,
una fatalità che non lascia scampo a Rensi. Ai funerali pochi amici ed ex allievi
poterono seguire per breve tratto il carro funebre. La polizia, che vieta
quest'ultimo devoto omaggio, disperse il funerale, schedando alcuni discepoli.
Rensi, anche morto, tura il potere. Sulla tomba nel Cimitero monumentale di
Staglieno un'epigrafe riassume uno stile di vita ed esprime il suo dissenso, la
sua resistenza e indipendenza intellettuale. Etsi omnes, non ego. Anche se
tutti, non io. La sua filosofia si è sviluppata dopo l'approdo allo scetticismo in direzione
del realismo e del materialismo critico. Un realismo materialistico quindi, che
considera derivato, con una certa libertà interpretative, dal criticismo. Arrriva
ad ipotizzare che Kant puo pensare alla "cosa in sé" come a una più
nascosta essenza materiale delle cose stesse. La sua filosofia non e
esente da paradossi concettuali e da mutamenti continui che lo hanno portato a
cadere in alcune contraddizioni e incoerenze. Ma va anche considerato che al di
sopra di esse a dominare è comunque un forte pessimismo, che non è solo esistenziale,
ma anche gnoseologico. Sia il mondo, sia la mente umana sono
irrazionali. Ma supponiamo che un tale fatto esteriore ai nostri orologi,
destinato al controllo di questi, non esistesse, e che i nostri orologi
continuassero a discordare. Come potremmo allora, in mancanza di quel fatto
esteriore obbiettivo e nel discordare dei singoli nostri orologi, conoscere
l’ora che è? Ora questo è appunto il caso delle nostre ragioni. Non c’è
l’oggetto esterno ad esse, l’esterno modulo-ragione, su cui controllarle e che
le giudichi, ed esse discordano tra di loro. Come conoscere l’ora che è della
ragione? Per esempio egli ha sostenuto che siccome la filosofia ha una storia
che si snoda nel tempo, ciò significa che un pensiero vero e unico non può
esistere e che perciò nel suo procedere ed evolvere essa nega continuamente sé
stessa. Contro l'idealismo di Gentile allora imperante, che considerala storia
una realizzazione progressiva dello spirito e della ragione, ha una visione
negativa della storia, come assurdo, caso e vana ripetizione. C'è storia
dunque perché ogni presente, ossia la realtà, è sempre falsa, assurda e
cattiva, e perciò si vuol venirne fuori, passare ad altro, quel passare ad
altro in cui, unicamente, la storia consiste. C'è storia, insomma, l'umanità corre
nella storia, per la medesima ragione per cui corre un uomo che posa i piedi su
di un sentiero cosparso di spine o di carboni ardenti. La sua critica della
religione si sviluppa poi in un'aperta apologia dell'ateismo. Sembra quasi di
poter cogliere uno dei tratti dell'ateismo in un saggio Sopra lo amore di Ficino.
Ficino proponeva una visione dell'amore
come amore eterno che ritorna come desiderio di ogni grado ontologico di ritornare
al bene e al Tutto. Propone una nuova interpretazione di questa tipica teologia
platonica, vedendo nell'amore ipotizzato da Ficino in realtà un preludio a
quelle che diventeranno due tra le più influenti correnti filosofiche: l'idealismo
e il volontarismo. L'amore come totalità dei diversi, o come volontà nelle
vesti di matrice essenziale del tutto, mette da parte il bisogno dell’amore
trascendete e sussurra l'ipotesi di un ateismo, forse professato tra le righe
dai più celebri filosofi. Filosofo profondamente problematico e inquieto,
fine però per approdare a un forte pessimismo ontologico ed esistenziale, che
lo spinse verso derive spiritualistiche, forse latenti nelle sue riflessioni
fin dalle origini nelle “Lettere spirituali”. In quest'opera, come anche nell
“La morale come pazzia” (Guanda, Modena) delinea una sorta di mistica dei
valori e un'etica concepita come l'azzardo dell'uomo che scommette sul bene in
un universo cieco e indifferente. Nella sua “Autobiografia intellettuale” suddivide
in tre periodi la sua evoluzione: un primo misticismo idealistico, un secondo
relativismo scettico materialistico e ateo, un terzo misticismo spiritualistico
come ultimo approdo del suo pensiero. Il primo e un misticismo di tipo
platonico, in cui sono presenti anche elementi di San Paolo e di Malebranche. Scrive
“Le Antinomie dello spirito” (Petremolese, Piacenza); “Sic et Non -- Metafisica
e poesia” (Romaa, Roma); “La trascendenza. Studio sul pensiero morale”. Il secondo
nasce dal suo sconcerto di fronte alle violenze della grande guerra e lo porta
alla negazione di qualsiasi razionalità della realtà. Pensa infatti che se gl’uomini
ricorrono sistematicamente alla violenza per risolvere i loro conflitti questo
significa che la ragione in sé non esiste, e che si tratta dell'illusione
dell'uomo di pensare che si possa dare ordine al caos. L'irrazionalità della
realtà si trova espressa in “Lineamenti di filosofia scettica”; “La filosofia
dell'autorità”; “La scepsi estetica” (Zanichelli, Bologna); “Polemiche anti-dogmatiche”
(Zanichelli, Bologna); “Interiora rerum – la filosofia dell’assurdo” (Milano,
Unitas); “Realismo” (Milano, Unitas); “Apologia dell'ateismo” (Formiggini,
Roma); e “Le aporie della religione”. Il secondo periodo è altresì
caratterizzato da un avvicinamento al positivismo materialistico e dal rifiuto
dell'idealismo di Croce e di Gentile. In esso va registrata anche una
rivisitazione del panteismo di Spinoza, che interpreta alla maniera dei teologi,
quindi come ateistico perché avrebbe negato il Dio personalizzato dei
monoteismi. Pensa anche di realizzareuna sintesi di scetticismo e realismo
perché se solo la scepsi è il modo reale e utile di porsi di fronte al mondo,
essa è anche l'unica verità possibile. Si tratta anche del momento di punta del
nichilismo, perché si afferma che siccome l'unica cosa certa e stabile è la
morte, ed essa è il nulla, solo il nulla possiede una verità. Prevale una
forma di misticismo che non sorge, però, improvvisamente, essendo già
chiaramente presente nelle opere maggiormente influenzate dallo scetticismo.
Quest'ultimo fu, infatti, sempre sollecitato da un'innata, profonda
religiosità, sicché non stupisce che il filosofo si apra alla voce del divino,
poiché cerca nella negazione assoluta un criterio positivo che consenta la
negazione stessa. A questo periodo appartengono: “Critica della morale”; "Critica
dell'amore e del lavoro”; “Paradossi di estetica e dialoghi dei morti”
(Corbaccio, Milano); “Frammenti di una filosofia del dolore e dell’errore, del male
e della morte” (Guanda, Modena); “La filosofia dell'assurdo” e “Gorgia -- Autobiografia
intellettuale – la mia filosofia – testamento filosofico” (Corbaccio, Milano). Isolato
in vita nel mondo filosofico italiano, nel quale domina l'idealismo
crociano-gentiliano, trova la comprensione di pochi intellettuali a lui affini.
È stato quest'ultimo a creare la formula dello scettico credente, che in forme
diverse ha dominato i pochi studi sul suo pensiero. Oggi ha trovato la
collocazione nell'ambito del nichilismo.. Per alcuni tale collocazione
resta comunque riduttiva rispetto alla vastità della sua filosofia, che
andrebbe ancora approfondito. La trascuratezza nei suoi confronti sta nel fatto
che la cultura italiana è stata a tutto il XX secolo dominata dall'idealismo e
dall'esistenzialismo. Legato alla cultura socialista, si caratterizza per una
certa dose di eclettismo e per una forte componente umanitaria, distante dal
materialismo storico marxiano e riconducibile, più agilmente, nel novero dei
pensatori vicini al socialismo utopista. Se durante l'attività politica in
Italia aderisce all'idea della lotta di classe, l'esperienza svizzera lo porta
a riconsiderare tale concezione dei rapporti di forza nella storia,
ridimensionandone la portata. Infatti, l'antagonismo tra proletariato e
borghesia e circoscrivibile ad alcune realtà contingenti e non costituirebbe
un'invariante delle relazioni socio-politiche. E se, da un lato, il suo
realismo politico lo porta ad apprezzare le teorie elitistiche del conservatore
G. Mosca, dall'altro, la matrice umanitaria e socialista emerge
nell'esaltazione degli istituti della democrazia diretta, caratterizzanti il
sistema costituzionale americano e quello svizzero, considerati come gli unici
in grado di far emergere la volontà popolare e di permettere l'emancipazione
delle classi lavoratrici. L'elogio ai regimi federalisti appena citati, e il
contingente recupero di Cattaneo sono sintomatici di un altro aspetto del suo orizzonte
culturale: la feroce critica dell'istituto monarchico (tanto nell'accezione
assolutista, quanto in quella temperata del costituzionalismo borghese
ottocentesco), appannaggio di una vicinanza con il programma del Partito
Repubblicano Italiano. Mostra un pessimismo storico verso il Risorgimento, la
disapprovazione intransingente del ruolo, ritenuto ambiguo e ostile al riscatto
sociale del proletariato, della casa regnante dei Savoia e l'appartenenza alla
Massoneria. Influenze "Atomi e vuoto e il Divino in me", queste
parole di Rensi hanno ispirato M. Lobaccaro nella composizione della canzone
Rosa di Turi dei Radiodervish. Altri saggi: “Una Repubblica italiana: il
Canton Ticino, "Critica sociale", Milano), “L'immoralismo di Nietzsche”
(Carlini, Genova); “Il genio etico ed altri saggi” (Laterza, Bari); “Sulla risarcibilità
del danno morale” (Cooperativa,Verona); “L’istinto morale”, Riuniti, Bologna); “L'orma
di Protagora” (Treves, Milano); “Principi di politica impopolare” (Zanichelli,
Bologna); “Introduzione alla scepsi etica” (Perrella, Napoli); “Teoria e pratica
della reazione politica” (Stampa, Milano); “L'amore e il lavoro nella
concezione scettica” (Unitas, Milano); “Dove va il mondo?, «Inchiesta fra gli
scrittori italiani», Libreria Politica Moderna, Roma); “L'irrazionale, il
lavoro, l'amore” (Unitas, Milano); "Terapia dell'ateismo" (Castelvecchi,
Roma); “Apologia dello scetticismo” (Formiggini,
Roma); “Autorità e libertà: le colpe della filosofia” (Politica, Roma); “Il
materialismo critico” (Sociale, Milano); “Spinoza” (Formiggini, Roma); “Scheggie:
pagine di un diario intimo” (Bibl. Ed., Rieti); “Cicute: dal diario di un
filosofo” (Atanòr, Todi); “Impronte: pagine di un diario” (Italia, Genova); “Raffigurazioni
-- schizzi di uomini e di dottrine” (Guanda, Modena); “Le aporie della religione”
(Etna, Catania); “Sguardi: pagine di un diario” (Laziale, Roma); “Passato,
presente, future” (Cogliati, Milano); “Motivi spirituali platonici” (Gilardi, Milano);
“Scolii: pagine di un diario” (Montes, Torino); “Vite parallele di filosofi:
Platone e Cicerone” (Guida, Napoli); “Critica della morale” (Etna, Catania); “Figure
di filosofi: Ardigò e Gorgia” (Guida, Napoli); “Poemetti in prosa e in verso” (Ist.,
Milano); "La morale come stato d'eccezione?" (Castelvecchi, Roma); “Trasea,
contro la tirannia” (Oglio, Milano); “Lettere spirituali” (Bocca, Milano); “Sale
della vita -- saggi filosofici” (Oglio, Milano); “La religione -- spirito
religioso, misticismo e ateismo” (Sentieri Meridiani, Foggia); “Contro il
lavoro -- sggio sull'attività più odiata dall'uomo” (Gwynplaine, Camerano); “Le ragioni dell'irrazionalismo” (Orthotes, Napoli);
“Su Leopardi” (Bruni, Torino). – “L'Intellettuale Dissidente, Pastorino, Uomini
e idee della Massoneria. La Massoneria nella storia d'Italia, Roma, Atanor sub
voce. (in ordine cronologico), Giuseppe
Rensi, Istituto di Studi filosofici,
Roma); M. Untersteiner, Interprete del
pensiero antico, Bocca, Milano); La scepsi estetica (Zanichelli, Bologna); N. Cuneo,
Conti e C., Cuneo); Un moralista, Italia, Raffaele Resta, SIAG, Genova); A.
Poggi (Azzoguidi, Bologna); “Il problema generale della giustizia e della
giustizia penale” (Vallardi, Milano); P. Rossi, “L’deale di Giustizia” (Bocca,
Milano); E. Buonaiuti, “Lo scettico credente” (Partenia, Roma); C. Mignone, “Leopardi
e Pascal” (Corbaccio, Milano); P. Nonis, La scepsi etica, Studium, Roma, G. Morra,;
Lauretta Rensi, Scetticismo e misticismo nel pensiero di Rensi, Ciranna,
Siracusa, F. Tecchiati, Alla "Mostra internazionale del libro
filosofico", La Voce di Calabria, Palmi, R. Bassanesi, La coscienza
tragica” Filosofia, Torino); E. Alpino, La collaborazione di Rensi alla rivista
"Pietre", Marzorati, Milano); Girolamo De Liguori, Lo scetticismo
giuridico” (Giuffrè, Milano); A. Noce, "Tra Leopardi e Pascal, ovvero
l'auto-critica dell'ateismo negativo", in Una giornata rensiana,
Marzorati, Milano, M. Sciacca, Una
giornata rensiana” (Marzorati, Milano); G. Perano, Il problema della verità
nello scetticismo di Rensi” (Lateranense, Roma); E. Mas, Tra democrazia e anti-democrazia”
(Bulzoni, Roma); A. Santucci, Un irregolare:
Tendenze della filosofia italiana nell'età del fascismo, O. Pompeo, Faracovi,
Belforte, Livorno); G. Rognini, “Dal positivismo al realismo” (Benucci, Perugia);
L'inquieto esistere” (EffeEmmeEnne, Genova); F. Boriani, La questione morale
nel positivismo” (Melusina, Roma); U. Silva, “La ribellione filosofica” (Genova,
G. Liguori); Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. La coerenza critica, Il
sentiero dei perplessi. Scetticismo, nichilismo e critica della religione in
Italia da Nietzsche a Pirandello, La Città del Sole, Napoli, Willy Gianinazzi,
Intellettuali in bilico, Milano, Ed. Unicopli, Nicola Emery, Lo sguardo di
Sisifo: Giuseppe Rensi e la via italiana alla filosofia della crisi: con una
nuova rensiana, Marzorati, Settimo
Milanese, 1Francesco Mancuso, Tra democrazia e fascismo, Aracne, Roma, P. Serra,
Tra dissoluzione del socialismo e formazione dell'alternativa nazionalista” (Angeli,
Milano); F. Meroi (Olschki, Firenze); “L’eloquenza del nichilismo, SEAM,
Formello); G. Pezzino, Scacco alla ragione” (C.U.E.M.C., Catania); “A. Castelli,
Un modello di Repubblica; la politica e la Svizzera (Mondadori, Milano); N. Greco,
politica, autorità, storia, Viaggi d icarta, Palermo); P. Serra, “La rivolta
contro il reale, Città Aperta, Enna); A.
Montano, “Ethica ed etiche” (Napoli); G.
Barbuto, Nichilismo e stato totalitario: libertà e autorità” (Guida, Napoli); M.
Greco, la filosofia morale, Viaggidicarta, Palermo, F. Mancuso; A. Montano,
Irrazionalismo e impoliticità Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, F. Meroi, filosofia
e religione nel primo Novecento, Edizioni di storia e letteratura, Roma). D. Lobagueira, Documenti, Trento); Armando Mascolo, Il corso
infernale della storia. L'influenza di Schopenhauer nella filosofa, in F.
Ciracì, D. Fazio, Schopenhauer in Italia, Lecce, Pensa MultiMedia, R. Bruni, “Il
leopardismo filosofico” (Firenze, Le Lettere); “Filosofo della storia, Firenze,
Le Lettere,.E. Bignami E. Buonaiuti B. Croce A. Ghisleri Manifesto degli intellettuali
antifascisti Ad. Tilgher (Treccani Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Rensi, il filosofo
dimenticato. scomodo nichilista di Franco Volpi l'"irregolare" di
Orazio Martinetti. Giuseppe Rensi. Rensi. Keywords: filosofia dell’autorita,
autorita e liberta, Gorgia, Gorgia ed Ardigo, Santucci, Tendenze della
filosofia italiana nell’eta del fascismo, Gentile, necrologio, Ardigo, Platone,
Cicerone, Ficino, Bradley, Bosanquet, diritto e forza, filosofia della storia,
Gogia, Elea, Velia, Elea ed Efeso, Gorgia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Rensi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51686039204/in/photolist-2mKNNqN-2mKAuZM-2mKjsJY
Grice e Resta – della fiducia – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Bari). Grice: “I like
Resta; I was reading a book on golf that the Italians define, as I would
cricket, as the game of ‘fiducia,’ so it is nice to see that Resta has tried to
formulate some ‘rules,’ as we would call them, for trust. The cover of the essay
is especially fascinating, as it depicts two acrobats on a circus ring. Where
‘fiducia’ becomes a matter of life and death – or a vital evolutionary tract,
if often ‘ciecco,’ as Resta puts it. His research reminds me of Warnock on
‘trust’ in “The object of morality.” Essential Italian philosopher. Filosofo. Nominato
Alfiere del Lavoro. Studia a Bari.
Insegna a Bari e Roma. Dirige il Seminario sulla cultura giuridica della
Fondazione Basso-Issoco, nonché delle riviste "Sociologia del
Diritto" e "Politica del Diritto". Spazia dai temi classici della filosofia dfino a temi
di particolare attualità quali quelli riguardanti l'infanzia, i diritti dei
minori e il bio-diritto. Particolarmente interessanti sono i saggi nei quali
indaga sul significato e sui risvolti giuridici del concetto di
"farmaco" come anti-doto necessario alla violenza. Saggi: “Conflitto
e giustizia” (Bari, De Donato); “Diritto e sistema politico” (Torino, Loescher);
“L' ambiguo diritto” (Milano, Angeli); “Poteri e diritti, Torino, Giappichelli);
“La certezza e la Speranza -- diritto e violenza” (Roma, Laterza). Le stelle e
le masserizie. Paradigmi dell'osservatore” (Roma, Laterza); “L'infanzia ferita”
(Bari, Laterza); “Il diritto fraterno” (Bari, Laterza); “Diritto vivente” (Bari,
Laterza); “Le regole della fiducia” (Bari, Laterza); biodiritto. Eligio Resta. Resta.
Keywords: della fiducia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Resta” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736276056/in/datetaken/
Grice e Restaino – Antonino e compagnia – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Alghero). Grice:
“Only in Italy, a philosopher writes on cartoons!” Filosofo. Studia e insegna a
Cagliari e Roma. Studia la storia della filosofia e dell'estetica. Il suo saggio forse più noto
è una “Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga” (POMBA, Torino) che non ha
mancato anche di suscitare alcune polemiche, fino al punto che un gruppo di
appassionati di fumetti ha lanciato una petizione chiedendo alla casa editrice
il ritiro del saggio, accusato di contenere gravi lacune ed errori. Ettore Gabrielli, Petizione contro l’POMBA
per il libro Storia del Fumetto, Lo Spazio Bianco, Andrea Plazzi, Il fantasma
del fumetto, in il Mulino, Bologna, Mulino. La fortuna di Comte, Comte
sansimoniano, in Rivista critica di storia della filosofia, Comte scienziato, Comte
filosofo, Mill e la cultura filosofica, La Nuova Italia, Firenze, Mill: Scritti
scelti, Principato, Milano, Scetticismo e senso comune” (Laterza, Bari); Hume,
Riuniti, Roma, Filosofia e post-filosofia” (Angeli, Milano); Storia
dell'estetica” (Pomba, Torino); “Storia della filosofia, fondata da Abbagnano,
in collaborazione con Fornero e Antiseri, La filosofia contemporanea, Pomba,
Torino); La filosofia anglo-americana, in La Filosofia della seconda metà del
Novecento, G. Paganini, Piccin-Vallardi, Padova, Storia della filosofia, Pomba
Libreria, Torino, La Rivoluzione Moderna. Vicende della cultura tra Otto e Novecento,
Salerno, Roma); Giovanni Franco Restaino. Restaino. Keywords: Antonino e
compagnia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Restaino” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736775309/in/datetaken/
Grice e Ricordi – essere per amore – filosofia
italiana. Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Se è vero che Shakespeare ha "inventato l'umanità", è
altrettanto vero che egli l'ha poi divisa, il più delle volte, tra due grandi
generi di rappresentanti: e questi passano davvero per le categorie dei
platonici e degli aristotelici. Filosofo. Figlio di Ferruccio Merk Ricordi, in
arte Teddy Reno e la produttrice e distributrice cinematografica Vania Protti. Studia
a Roma e Napoli. Studia l’ermeneutica. Debuttato con Ronconi, con il quale ha
lavorato nei primi anni della carriera. Attore con Stoppa, Lavia, e Filippo. Inizia
la carriera registica che lo ha visto spesso anche interprete nei propri
allestimenti. Questi sono stati salutati sempre da un forte e caloroso successo
di critica e pubblico. Si dedicato a Shakespeare, alla drammaturgia antica, al
teatro tedesco dell'età romantica, ma anche e costantemente ai contemporanei
introducendo autori come Rohmer, Amann, Norén.
Si ricordano Medea e Fedra di Seneca, Trio in mi bemolle di Rohmer e
Dopo la festa di J. Amann, Anfitrione di H. Kleist e Don Giovanni e Faust di C.
Grabbe, “Canti nel deserto” e Gli inganni dell'infinito di G. Leopardi, “Le
ceneri di Roma e Orgia di Pasolini, Creditori di A. Strindberg e Demoni di L. Norén,
Romeo e Giulietta, Macbeth e Amleto di Shakespeare, Lame e Nerone di G. Manfridi.
Pubblicat su Leopardi, Shakespeare, Schiller e il concetto di teatralità: “Lo
spettacolo del nulla” (Bulzoni) e Essere e libertà (Bulzoni). Pubblica"Le
mani sulla cultura" (Gremese), una denuncia assai netta dell'egemonia
storica della sinistra sulle arti, che si ravvisa in modo particolare nel
"Teatro politico" del Novecento. Direttore del Teatro Stabile
d'Abruzzo a L'Aquila; inaugurando il corso di questo importante Teatro ha
diretto e interpretato Edipo Re di Sofocle e Anfitrione di Kleist, e insieme
dedicato vari incontri al Teatro di Poesia. Consigliere di amministrazione del Teatro di
Roma. Collabora a Liberal, per le cui
edizioni pubblicato il saggio "Ideologia di Amleto” (Liberal). Pubblica
"Shakespeare filosofo dell'essere" (Milano, Mimesis), saggio che si
riassume nella tematica di una nuova “Filosofia del dramma”. Questo saggio
rappresenta il sui progetto dedicato alla drammaturgia esistenzialista. Pubblica
"Filosofia del bacio" (Mimesi), e "Pasolini filosofo della
libertà" (Mimesis). Pubblica il suo saggio teoretico più rilevante,
"L'essere per l'amore" (Mimesis).
Dante per Roma e nel mondo. Inizia un Progetto filosofico su Alighieri. -saggistico
ma anche teatrale e comunicativo, che vorrà sostenere fino al centenario della
morte del Poeta. Inizia quindi nell'estate
con la rassegna "Dante per Roma", con la lettura in luoghi
significativi della "Città Eterna" -- Mausoleo di Cecilia Metella,
Arco di Giano, Terme di Caracalla e Terme di Diocleziano -- di sette Canti
dell'Inferno. Realizza un primo documentario per Rai5. La rassegna si chiude on
la lettura di sette Canti del Paradiso, ricevendo il plauso della critica e
grande riscontro dal pubblico. Pubblica “Filosofia
della Commedia di Aligheri,” dedicato alla cantica dell'Inferno. “Il grande
teatro shakespeariano” (Mimesis); “Filosofia della Commedia di Dante. L’Inferno
– Il Purgatorio ” (Mimesis) “Dante per Roma: Inferno” Rai; La grande magia di
Dante può essere capita soltanto ascoltandola a viva voce", in Spettacol iLa
Repubblica. Intervista di Grattarola. Franco Ricordi. Ricordi. Keywords: essere
per amore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ricordi” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735282057/in/dateposted-public/
Grice e Righetti – la ragione ecologica, o l’etica
dello spazio filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Si concentra soprattutto sui temi
dell’estetica. Fonda “La Stanza Rossa” sull rapporto arte-comunicazione. Affianca
alle ricerche precedenti altri filoni di indagine, volti prevalentemente
all’ambito della riflessione meta-etica.. Studia l’ecologia. Pubblica «Iride»,
«Dianoia» e «Millepiani». Ecoinciviltà.
La ragione ecologica spiegata all’umanità civile” (Mucchi, Modena); “La ragione
ecologica: intorno all’etica dello spazio” (Mucchi, Modena); “Etica dello
spazio -- per una critica ecologica al principio della temporalità” (Mimesis,
Milano); “Dall’assenza d’opera all’estetica dell’esistenza” (Mucchi, Modena); “Forme
della “verità”: follia, linguaggio, potere, cura di sé” (Liguori, Napoli); “La
fantasia e il potere” (Mucchi, Modena); “La Stanza Rossa. Trasversalità
artistica” (Costa, Milano); “Soggetto e identità. Il rapporto anima-corpo”
(Mucchi, Modena). Cf. Grice, “From the banal to the bizarre: method in
philosophical psychology.” Stefano Righetti. Righetti. Keywords: la ragione
ecologica, o l’etica dello spazio, linguaggio, la pietra di bismantova. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Righetti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736728734/in/dateposted-public/
Grice e Rignano – filosofia italiana – filosofia
fascista – filosofia italo-giudea -- Luigi Speranza (Livorno). FIlosofo. Grice: “I love Rignano, but
I would not consider him a philosopher, in that he never attended a course on
philosophy!” Figlio di Giacomo e Fortunata Tedesco. Studia a Pisa e Torino. Laureato,
si interessò subito ai problemi filosofici collegati alla ricerca scientifica.
Fondatore della Rivista di Scienza. Fonda a Bologna “Rivista di Scienza per Zanichelli.
La rivista assunse il nuovo titolo di “Rivista di sintesi scientifica.” (cf.
Grice on einheit der wissenschaft). La rivista nasce con il proposito di
opporsi alla eccessiva specializzazione a cui era giunta la ricerca scientifica
danneggiata per questo da criteri troppo specifici e restrittivi. Gli fondatori, e in particolare Rignano, si
proponevano di superare il particolarismo delle scienze per una visione più
estesa gettando un ponte fra cultura umanistica e quella scientifica ed
elaborando una "sintesi" (o unita o continuita) tra le scienze della
natura e le scienze dell'uomo. In questo
modo la filosofia, libera da legami nei confronti dei sistemi prefissati,
poteva dedicarsi a promuovere la coordinazione del lavoro, la critica dei
metodi e delle teorie, e ad impostare in modo più ampio i problemi delle teorie.
Nei numerosi saggi che pubblica su “La rivista de sintesi scientifica” ebbe
modo di mettere in rilievo le sue capacità di divulgatore e di condurre i suoi
studi in completa autonomia dal mondo accademico ufficiale elaborando la sua
conceziomei filosofica ispirate soprattutto dalla corrente positivistica. Chiese
a Freud un'esposizione della psicoanalisi con le indicazioni di quali rami del
sapere potessero essere interessati alle teorie e all'esperienze
psicoanalitiche. Freud scrive “Das Interesse an der Psychoanalyse” che fu
pubblicato in due puntate sulla rivista. Si interessò di psicologia e biologia
ed è noto soprattutto per la sua ipotesi della "proprietà mnemonica"
secondo la quale la sostanza vivente sarebbe in grado di "ricordare"
le condizioni fisiologiche delle iniziali situazioni fisiche determinate
dall'ambiente esterno e quindi di riprodurle nel prosieguo della vita
biologica. Questa sua teoria consentiva
a lui di operare nella biologia un compromesso tra una visione meccanicistica
della realtà naturale e una finalistica, vitalistica. Per il meccanicismo
infatti non è possibile pensare che nell'ambito degli organismi viventi vi sia
il proposito immanente di conseguire una finalità ma d'altra parte è innegabile
he nel mondo organico sia presente una sorta di teleo-nomia particolare per
ogni essere vivente tale da giustificare l'idea che, durante il periodo di
adattamento all'ambiente, questi conservi una specie di traccia fisica
mnemonica persistente e trasferibile ereditariamente. Si interessa anche di
filosofia della psicologia – o psicologia filosofica -- ma quando intese indicare lo statuto
epistemologico della teoria psicologica, il tipo di scientificità che ad essa
competeva, in modo da definire i rapporti con la scienza naturale da una parte
e con quella umana dall'altra, si orientò verso soluzioni “intermedie”, che
spesso complicavano più che risolvere i problemi" Coerentemente al suo programma di
sintetizzare opposti sistemi, elaborò anche una concezione economica di tipo
socialista marxista che fosse in accordo con il liberismo. Altre saggi: “Per
una riforma socialista del diritto successorio” (Bologna, Zanichelli); “Di un socialismo in accordo colla dottrina
economica liberale” (Torino, Bocca); “Sulla trasmissibilità dei caratteri
acquisiti: ipootesi d'una centro-epigenesi” (Bologna, Zanichelli); “L'adattamento
funzionale e la teleologia psico-fisica” (Bologna: Zanichelli); “Che cos'è la
co-scienza?” (Bologna, Zanichelli); “Il fenomeno religioso” (Bologna,
Zanichelli); “Il socialismo” (Bologna, Zanichelli); “Dell'attenzione: Contrasto
affettivo e unità di co-scienza” (Bologna, Zanichelli); “Dell'origine e natura
mnemonica delle tendenze affettive” (Bologna, Zanichelli); “Per accrescere
diffusione ed efficacia alle università popolari” (Milano, Compositrice); “La
vera funzione delle università popolari” (Roma, Antologia); “Vividità e
connessione” (Bologna, Zanichelli); “L'evoluzione del ragionamento” (Bologna,
Zanichelli); Il nuovo programma dell'Un. pop. milanese: primo anno
d'esperimento, Como, Cooperativa comense A. Bari, Le forme superiori del
ragionamento” (Bologna, Zanichelli); “Democrazia e fascismo” (Milano, Alpes). “Dizionario
di filosofia, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Eugenio Rignano. Rignano. Keywords: diritto
successorio, vitalismo, democrazia e fascismo, liberismo, liberalismo,
socialismo, “Scientia”, filosofia italo-giudea -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Rignano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51715544078/in/photolist-2mMVFvG-2mKKMUe-2mKRcBH/
Grice e Rigobello – l’allargamento interpersonale della
razionale – filosofia italiana. By Luigi Speranza (Badia Polesine). Filosofo. “Il
nostro rapporto con gli altri deve sempre farci essere un interrogativo per
loro.” Fra i principali rappresentanti italiani del personalismo. Dopo gli
studi liceali, all'Padova conseguì dapprima la laurea in filosofia, quale
allievo di Stefanini e Padovani. Insegna a Padova, Perugia e Roma. Spazia dalla
metafisica, all'etica e la filosofia politica, alla storiografia. Collaboratore
a Studium. Ripensa il personalismo partendo dal presupposto per cui esso,
potendo anche costituire un possibile complemento integrativo ed estensivo alla
metafisica non potesse comunque considerarsi una dottrina filosofica definita
bensì una posizione che mettesse in primo piano il concetto di
"persona" (cf. Strawson, “Il concetto di persona”). Il personalismo
non e in contraddizione con la metafisica
bensì ne poteva costituire un proficuo ampliamento psicologico, etico,
antropologico. Il suo contributo più originale consiste, quindi, nel
"personificare" (proprio per il tramite del personalismo) la ragione
metafisica attraverso quel processo di integrazione sopra invocato fra l’esistenzialismo
e la filosofia classica. Ri-esamina nel suo evolversi, nonché compara
criticamente e storicamente, il concetto di “persona” alla luce della storia
della filosofia fino ad arrivare alla filosofia greca e romana chiamando in
causa anche l'ermeneutica, la filosofia morale e la sua storia. Ne risulta,
quindi, che il concetto di “persona” deve anzitutto essere inteso in un senso
giuridico. Non deve essere confuso con quello derivante dal concetto di
esistenza della filosofia esistenzialistica, che nega la possibilità che le
persone possamp governare la loro vita, in quanto ritenute prive di auto-dominio.
Infine, le persone, pur nella sua reale concretezza, non e una sostanza. Tutto
ciò ha costituito una delle tematiche principali in cui s'è venuta a delinearsi
la sua filosofia, la persona e l’interpretazione". La seconda
tematica della sua attività di ricerca scaturisce dagli insegnamenti, per certi
versi antitetici fra loro, dei due suoi maestri, ovvero quelli di Stefanini,
grazie ai quali egli individua un primo polo di convergenza delle sue
riflessioni filosofiche attorno alla nozione fenomenologica di un “mondo della
vita”, e quelli di Padovani, incentrati sulla metafisica tradizionale e
ruotanti attorno alla nozione di trascendenza con i suoi limiti. Ogni altra
questione filosofica sembra snodarsi o essere compresa fra questi due poli di
convergenza che egli sintetizza nella trascendenza, la legge morale, e il mondo
della vita". Altro ambito tematico apre la prospettiva personalistica
al dialogo col mondo moderno e contemporaneo, con l'etica, la politica, la
religione, puntualizzando in particolare la sua valenza etica e politica
nell'analisi della realtà sociale in cui le persone viveno ed agisce, nonché
esprime il suo dissenso non su basi ideologiche ma come critica del sistema
dominante. Questo tematica puo quindi chiamarsi "in dialogo con il mondo
contemporaneo". Come esponente di punta del personalismo italiano,
storicamente rappresentato da Stefanini, Carlini, Sciacca e Pareyson, rivolvela sua attenzione
ad una ri-visitazione originale del personalismo comparato con l'etica e la
politica, grazie a cui è emersa, oltre alla limitatezza della dimensione
trascendentale, sia quella rilevanza civica assunta dalla persona umana come
testimone della sua epoca che la sua responsabilità di cittadini. Mette in
evidenza come il personalismo si distingua nella critica mossa al sistema
idealista, che non ha attecchito nella filosofia d'oltralpe. Riprende le e
tematiche più tipiche della struttura delle persone umane e le relative
implicazioni metafisiche in “Prossimità e ulteriorità” (Rubbettino). Inoltre,
da sempre interessato anche all'ermeneutica pubblica “L'apriori ermeneutico” ((Rubbettino). Altre
saggi: “Oltre lo storicismo” (Studium); “Ricchezza e povertà della metafisica
classica” (Humanitas); “Il problematicismo di Spirito come empirismo
coscienziale assoluto: note sul significato del nostro tempo, in Rassegna di
Umanesimo e antropocentrismo; La disponibilità come abito etico del rapporto
autorità-libertà, Istituto editoriale del Mezzogiorno, Napoli, Kant e
l'indirizzo idealistico, Il problema del linguaggio storiografico, Perugia, “Condizionamenti
socio-logici e linguaggio morale” in Sociologia e filosofia,. Socrate e la
formazione dell'uomo politico, in Civitas, Esperienza di fede e struttura del sapere, Studium,
Croce, perché possiamo e non possiamo dirci crociani, Coscienza. Mensile del
movimento ecclesiale di impegno culturale, La riflessione sull'etica, Etica
oggi: comportamenti collettivi e modelli culturali, A. Re e A, Poppi,
Fondazione Lanza & Gregoriana, Roma, Il tempo nello spiritualismo, Il concetto di
tempo. Società filosofica italiana, Caserta, Giovanni Casertano, Loffredo,
Napoli, “Persona, trascendentale, ermeneutica” in Filosofi italiani contemporanei,
G. Riconda e C. Ciancio, Mursia, Milano); La storia nella coscienza della gioventù,
AVE, Roma); L'intellettualismo in Platone (Liviana Editrice, Padova); Platone,
Senofonte, Aristotele: il messaggio di Socrate” (La Scuola, Brescia); “Introduzione
di una logica del personalismo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia
dell'Padova, Liviana Editrice, Padova, L'itinerario speculativo dell'umanesimo
contemporaneo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana
Editrice, Padova); L'educazione umanistica e la persona. Saggio di una
filosofia dell'insegnamento umanistico” (Scuola, Brescia); “Determinazione ed
ulteriorità nel Kant pre-critico” (U. Silva, Milano-Genova); “I limiti del
trascendentale in Kant” (Silva, Milano); “La certezza morale, lfilosofia morale
tenute all'Perugia nell'A.A. 1CLEUP, Perugia); “Legge morale e mondo della vita”
(Abete, Roma); La morale radicale” (Perugia, Perugia); “Struttura e
significato” (Garangola, Padova); “Antropologia” (Antenore, Padova); “Modelli
storiografici di morale” (Frama Sud, Chiaravalle Centrale); “Ricerche sul
trascendentale kantiano” (Antenore, Padova); “Dal romanticismo al positivismo”
(Marzorati, Milano); “Il regno dei fini” (Bulzoni, Roma); “Il personalismo” (Città
Nuova, Roma); “L'impegno ontologico” (Armando, Roma); “Il futuro della libertà”
(Studium, Roma); “Politica e promozione umana” (Scuola, Brescia); “Perché la
filosofia” (La Scuola, Brescia); “Studi di ermeneutica” (Città Nuova, Roma); “Verso
una nuova didattica della storia” (Sei, Torino); “Persona e norma
nell'esperienza morale” (Japadre, L'Aquila); “Certezza morale ed esperienza
religiosa” (Vaticana, Vaticano); “Kant. Che cosa posso sperare” (Studium,
Roma); “Lessico della persona umana” (Studium, Roma); “L'immortalità
dell'anima” (La Scuola, Brescia); “Soggetto e persona: ricerche
sull'autenticità dell'esperienza morale” (Anicia, Roma); “Autenticità nella
differenza” (Studium, Roma); “Attualità della lettera ai Romani” (AVE, Roma); “Dio
oltre i saperi. Tra teologia e filosofia” (San Paolo, Milano); “Interiorità e
comunità. Esperienze di ricerca in filosofia, Studium, Roma, Oltre il
trascendentale, Pubblicazioni della Fondazione "Ugo Spirito", Roma, L'altro,
l'estraneo, la persona, Città Nuova Editrice, Roma, La persona e le sue immagini, Città Nuova
Editrice, Roma, L'estraneità interiore, Studium, Roma, Le avventure del
trascendentale. Contributi al LV Convegno del Centro studi filosofici di
Gallarate, Rosenberg, Torino); “Umanità e moralità” (Studium, Roma); “Immanenza
metodica e trascendenza regolativa” (Studium, Roma); “L'apriori ermeneutico:
domanda di senso e condizione umana” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Prossimità
e ulteriorità: una ricerca ontologica per una filosofia prima” (Rubbettino
Editore, Soveria Mannelli); “L'insuperabile singolarità dell'avventura umana:
dalla determinazione completa alla rottura metodologica” (Ramo, Rapallo); “Vita
e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico, intervista L. Alici” (La Scuola,
Brescia); “L'intenzionalità rovesciata: dalle forme della cultura all'originari”
(Rubbettino, Soveria Mannelli); “Struttura ed evento: tempo di vivere, tempo di
dare testimonianza alla vita, la vita come testimonianza” (Rubbettino, Soveria
Mannelli); “Dalla pluralità delle ermeneutiche all'allargamento della
razionalità” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Ciascuno di noi nell'incontro con
l'altro deve essere tale da suscitare curiosità e interesse di conoscenza reciproca
(Presentazione a Alici, Grassi, Salmeri, Vinti (Studium); “La filosofia come
testimonianza, Rivista bimestrale, Studium, Roma. Berti ebbe per qualche mese Rigobello
come docente supplente di filosofia quando era ancora studente liceale. Cfr. E.
Berti, "Origini del pensiero di Rigobello", in: Alici, Grassi,
Salmeri e Vinti, “La filosofia come testimonianza” (Studium. Cfr. Berti, "Origini
del pensiero", in Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, La filosofia come testimonianza,
Studium, Roma,,Cfr. pure il contributo di Borghesi, "La dialettica tra
struttura e significato", nella stessa collectanea. Oltre quelli delle Parti II e III, si vedano
soprattutto i vari contributi presenti nella Parte I della collectanea in suo
onore: Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, la filosofia come testimonianza, Studium, Roma, Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti,
cit. Cfr. i vari contributi presenti
nella miscellanea: Estraneità interiore
e testimonianza. Studi in onore, A. Pieretti, ESI-Edizioni Scientifiche Italiane,
Perugia); Cfr. pure "Biografia, pensiero e opere", Bollettino della
Società Filosofica Italiana nella
rubrica Filosofi allo Specchio, Cfr.
Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, cit. Per
questi aspetti centrali del pensiero, si vedano soprattutto i contributi
presenti nella prima parte della collectanea in suo onore: L. Alici, O. Grassi,
G. Salmeri e C. Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Cfr. L. Alici,
O. Grassi, G. Salmeri e C. Vinti, Ricordo, Umanità e moralità, in Dialegesthai.
Rivista telematica di filosofia, In memoriam: In ricordo straneità interiore e
testimonianza. Studi in onore, A. Pieretti, Scientifiche Italiane,
Napoli-Perugia, L. Alici, O. Grassi, G. Salmeri e C. Vinti, Rigobello, la
filosofia come testimonianza, giornate-studio in suo onore, evento organizzato
a Perugia in collaborazione con l'Roma Tor Vergata e la LUMSA, Perugia/Roma, i
cui atti sono stati pubblicati, Alici, Grassi, Salmeri e Vinti, Studium, G.Dotto, Enciclopedia filosofica,
Bompiani, Milano, E. Baccarini, Passione dell'originario: fenomenologia ed
ermeneutica dell'esperienza religiosa, studi in onore” (Studium, Roma). Vita e
ricerca. Il senso dell'impegno filosofico (Interviste), L. Alici recensione di
G. Din, Padova. Video di un'intervista a cura di Valentini, fatta a Roma - Armando Rigobello. Rigobello. Keywords:
l’allargamento del razionale, ‘struttura e significato’, il regno dei fini,
comunita, Grice on human vs. person, Strawson, the concept of the person, Ayer,
the concept of a person. In personam, persona sui iure, persona populum
(Cicero). Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Rigobello” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736691639/in/dateposted-public/
Grice e Rimini – il significato totale – filosofia italiana
-- Luigi Speranza (Rimini). Filosofo. Il primo a conciliare
gli sviluppi delle idee di Occam ed Aureolo. Questa sua sintesi ha un impatto
duraturo. Insegna a Bologna, Padova e Perugia, e Rimini. Da lezioni sulle
Sentenze di Lombardo. Oltre alla sua opera principale, il Commento alle
Sentenze di Lombardo scrive diversi trattati, tra cui: “De usura,” “ De quatuor
virtutibus cardinalibus” – cf. Grice, philosophy, like virtue, is entire -- e un estratto del commento alle sentenze, il “De
intentione et remissione formarum,” un’appendice sulla IV distinctio del I
libro del Commento alle Sentenze, una Tabula super epistolis B. Augustin. Mnifesta
una certa attitudine sincretistica tra gli sviluppi d’Occam ed Aureolo. Mostra
analoga tendenza anche nella ri-costruzione e dell'analisi del processo della
percezione animale e unama e il conoscere umano, nelle quali si fondono in
maniera originale elementi etero-genei desunti da Aristotele, Agostino e Ockham.
Causa un grave fraintendimento della sua filosofia, è qualificato come tortor
infantium (torturatore dei bambini), per la supposizione di aver condannato
alle pene eterne i bambini che muoiono senza il battesimo. In realtà espone
tale dottrina senza pronunciarsi. Talvolta è indicato quale antesignano dei
nominalisti. Altre saggi: “Gregorii Lettura super Primum et Secundum
Sententiarum”; “De imprestanciis venetorum”. L. Mazzali, E. Gori, Manuale di
Filosofia Medievale, Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di filosofia, Gregorius Ariminensis. Gregorio
da Rimini. Rimini. Keywords: complesso significabile, semplice, complesso,
animale, pane, l’animale percezione del pane, Socrate is seated,
truth-functionality, scuola italiana, scuola di Bologna, studi generali in
Italia, studio di Rimini. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rimini” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689613415/in/photolist-2mPMBQM-2mPyn68-2mPvn8a-2mPiqeP-2mKS2e5-2mKCMei-23WGnxf-E4u3XA-BNXFPx-B8NzEb-BxCpRq-ACvZaD-BxCnkJ-nNA42u-o5MkBM
Grice e Rinaldini – filosofia italiana. By Luigi
Speranza (Ancona). Filosofo. Nato in una famiglia
aristocratica originaria di Siena, studia a Bologna. Aservizio di Urbano VIII, ottenne da Barberini, nipote del
Papa, la supervisione delle fortezze di Ferrara, Bondeno e Comacchio. Insegna a
Pisa. Amico di Galilei e Borelli, il quale lo soprannomina Simplicio per la sostanziale
fedeltà all'aristotelismo tradizionale. E in corrispondenza. Uno dei soci
fondatori dell'Accademia del Cimento. Tuttavia ha numerose controversie con i
suoi amici e con Redi e Ruberti. Nonostante il conformismo, si oppone alla
teoria della virtù zoo-genetica delle piante, sostenuta dagl’altri accademici
del Cimento, precedendo Malpighi con l'ipotesi che anche gl’insetti delle galle
nascessero da uova deposte da individui della stessa specie. Insegna a Padova. Saggi: “Philosophia rationalis,
atque entità naturalis.” Un'altra delle sue glorie è la sua proposta di scala
termo-metrica utilizzando come riferimento fisso il congelamento e
l’ebollizione dell'acqua all'ordinaria pressione atmosferica. Ppropone di
dividere l'intervallo in 12 gradi. Altre saggi: “Opus algebricum” (Ancona, Salvioni);
“Opus mathematicum” (Bologna, Dozza); “Mathematica italiana”; “Geometra promotus”
(Padova, Frambotti); “Ars analytica mathematum” (Firenze, Cocchini); “Ars analytica
mathematum” (Padova, Pietro Maria Frambotto); “De resolutione atque
compositione mathematica” (Padova, Frambotti); “Philosophia rationalis,
naturalis, atque moralis opus in quo praesertim physica vniuersa ex accuratis
naturalium effectuum observationibus deducta et ubi rei natura patitur geometrice
demonstrata exhibetur” (Padova, Frambotti); “Ad artem quam ipse conscripsit
mathematum analyticam paralipomena” (Padova, Frambotti); “Commercium
epistolicum (Padova, Frambotti). Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici,
Lo sviluppo delle ricerche sulle galle, F. Redi scienziato e poeta alla corte dei
Medici C. Pighetti, Il vuoto e la quiete: scienza e
mistica: E. Cornaro e C. Rinaldini, Milano: Angeli); Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Museo Galileo di Firenze. Carlo Renaldini.
Carlo Rinaldini. Rinaldini. Keywords: cimento, cimentare, provando e
riprovando, del Cimento, filosofia naturale, filosofia razionale, Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rinaldini” – The Swimming-Pool Library. 51736002006
Grice e Riondato – il metodo dell’etologia –
filosofia italiana. Luigi Speranza (Padova).
Filosofo. Studia a Padova sotto Stefanini, Ferrabino, Padovani e Diano. Studia l’Aristotele neo-latino. Uno dei
galileiani. Ezio Riodato. Riondato. Keywords: il metodo dell’etologia, morale,
morale classica, Aristotele neo-latino, Epitteto, l’enuniciazione,
dell’interpretazione in Aristotele, crisi, metafisica e scienza in Aristotele. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Riondato” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736231788/in/datetaken/
Grice e Riverso – la forma del segno – filosofia
italiana (Napoli). Filosofo. Studia a Napoli.
Insegna a Salerno e Napoli. Ha spaziato dalla filosofia critica ed analitica,
alla logica formale, è stato esperto in problemi di linguistica, di filosofia
delle scienze e delle culture. Altri saggi Colpa e giustificazione nella
reazione anti-immanentistica del "Roemerbrief" barthiano, Teologia
esistenzialistica, La costruzione interpretativa del mondo, L’epistemologia
genetica, Metafisica e scientismo, Filosofia e analisi del linguaggio, Dalla
magia alla scienza, Conoscenza e metodo nel sensismo degl'ideologi, L’esperienza
estetica, la filosofia d’Occidente, Corso
di storia della filosofia, Natura e logo, La razionalizzazione dell'esperienza,
La filosofia analitica, La filosofia, Individuo, società e cultura. La psicologia del
processo culturale, L’immagine dell'Universo. Astronomia e ideologia, Il
pragmatismo, La spiritualità, Il linguaggio nella filosofia romana antica, Democrazia,
iso-nomia e stato, Una corrente
filosofica; riferimento e struttura; Il problema logico-analitico in Strawson, Democrazia
e gioco maggioritario, Filosofia del tempo, La civilta e lo stato; Alle origini del pensiero
politico, La carica dell'elettrone, Esperienza e riflessione, Forma culturale e
paradigma umano; Le tappe del pensiero filosofico nella cultura d’Occidente, Paradigmi
umano e educazione, Filosofia del linguaggio, Dalla forma al significato, Cose
e parole, Come Bruno inizia a parlare: Diario di una maestra di sostegno, La
rimozione dell'eros nel giansenismo, Civiltà, libertà e mercato nella città italica
antica. (Roma). Un viaggio al centro dell'immaginario religioso e mistico che
ha influenzato l'umanità, morale e
dottrina, Cogitata et scripta, Filosofo
del linguaggio, La Tribuna. Semiosi iconica e comprensione della Terra.
Emanuele Riverso. Riverso. Keywords: la forma del segno, la tappa, le tappe,
riferimento, ri-ferire, vico, animale raggionavole, magia e scienza, Giordano
Bruno. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Riverso” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702587144/in/photolist-2mLKfuq-2mLHNRM-2mLKgRJ-2mLMgSh
Roccoto
be identified.
Grice e Rodano: immunità e comunità – filosofia
italiana – i comunisti – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo. Fondatore
del “catto-comunismo.” E tra i fondatori
del Movimento dei Cattolici Comunisti, poi Sinistra Cristiana. Studia a Roma.
Frequenta la “Scaletta”. Milita nell'Azione Cattolica e nella FUCI, allora
presieduta da Moro. Entra in contatto e collabora con anti-fascisti d'ispirazione
cattolica (Ossicini, Pecoraro, Tatò e altri), comunista (P. Bufalini, A. Amendola,
P. Ingrao, L. Radice e altri), del Partito d'Azione e liberali (U. Malfa, P. Solari,
M. Fiorentino fra gl’altri). Partecipa al Movimento dei Cattolici
Anti-Fascisti. Con Ossicini e Pecoraro tra i promotori e dirigenti del “Partito
Co-Operativista Sin-Archico” (poi “Partito Comunista Cristiano”) e ne redige i
principali documenti. Fa parte, con Alicata e Ingrao, del triumvirato dirigente
le due distinte organizzazioni clandestine, comunista e comunista cristiana. Scrive
saggi sull’Osservatore Romano. Arrestato dalla polizia fascista in una generale
retata dei militanti del partito comunista cristiano, e deferito al tribunale speciale
con altri suoi dirigenti. Il processo non ha luogo per la caduta del fascismo e
tutti vengono liberati poco dopo. Nel periodo badogliano ha intensi scambi
d'idee con i compagni di partito e altre personalità anti-fasciste sulla linea
da seguire. Stringe amicizia con Luca e Pintor. Collabora al “Lavoro”, diretto
da Alicata (comunista), Vernocchi (socialista) e Gaudenti (cattolico). Sotto
l'occupazione nazista di Roma fonda il “Movimento dei Cattolici Comunisti” e ne
redige i documenti teorico-politici; scrive articoli sui 14 numeri usciti alla
macchia di Voce Operaia, organo dello stesso movimento dei cattolici comunisti.
Liberata Roma, il movimento di cattolici comunisti prende il nome di Partito
della Sinistra Cristiana. Vi confluiscono i cristiano-sociali di G. Bruni. Vi
partecipano anche Fe. Balbo, Sacconi, Barca, Amico, Chiesa, Valente, Mira,
Tatò, Tedesco, Parrelli, Tranquilli, Rinaldini. Stringe un rapporto di
amicizia e collaborazione (che non sarà privo di momenti di dissenso critico)
con Togliatti. Su Voce Operaia, pubblicata adesso legalmente, scrive numerosi saggi.
In quattro di essi sostiene la prosecuzione dell'IRI e ciò segna l'inizio della
sua amicizia con R. Mattioli. S'incontrano,
a casa di Rodano e con la sua mediazione, Togliatti e G. Luca, primo, cauto
sondaggio reciproco tra mondo cattolico e movimento comunista italiano. A
conclusione di un congresso straordinario, il partito della sinistra cristiana si
scioglie. Sostiene, con argomentato vigore, che non è più utile una formazione
cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme e
perciò al partito comunista italiano il compito di affrontare la questione
cattolica, superando le pre-giudiziali a-teistiche e del dogmatismo marxista.
Si adopera perciò per ottenere modifiche nello statuto del partito comuista
italiano, che consentano l'iscrizione e la militanza in esso indipendentemente
dalle convinzioni ideo-logiche e religiose, modifiche che saranno adottate dal partito
comunista italiano nel suo congresso. Entrato nel partito comunista italiano, scrive su periodici ufficiali di tale
partito o ad esso vicini. Particolarmente numerosi i suoi saggi su Rinascita. Vi
ha largo spazio l'invito ai cattolici a lavorare in politica e nelle altre
dimensione della storia comune degli uomini in spirito di laicità, evitando
quindi improprie commistioni con la fede religiosa. Questa posizione approfondita
nel corso di tutta la sua opera ed essenziale per comprenderla contrasta con la
linea della Chiesa di Pio XII, che coglie l'occasione di due suoi saggii sulla
condizione economica del clero (Rinascita) per comminargli l'interdetto dai
sacramenti, accusandolo di fomentare la lotta di classe all'interno delle
gerarchie (L'interdetto e tolto sotto Giovanni XXIII). Cura i saggi politici di
“Lo Spettatore Italiano”. Scrive sul Dibattito Politico, diretto da M. Melloni
e U. Bartesaghi, teso a una difficile mediazione tra le posizioni politiche del
mondo cattolico e di quello comunista e socialista, nel distinto riconoscimento
dei rispettivi valori e motivi ideali. Vi collaborano tra gli altri G.
Chiarante, Magri, Baduel, Salzano. Durante il pontificato di Giovanni
XXIII opera, tramite Togliatti, per la trasmissione ai dirigenti della
proposta, primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo cattolico e movimento
comunista italiano. A conclusione di un congresso straordinario, il PSC
si scioglie. Rodano sostiene, con argomentato vigore, che non è più utile una
formazione cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme
e perciò al PCI il compito di affrontare accolta, di uno scambio di messaggi in
occasione del compleanno di papa
Roncalli. L'iniziativa sarà il primo segno di disgelo tra URSS e Santa Sede. Si
svolge un serrato dialogo tra Rodano e Augusto Del Noce, che mette in chiaro la
diversità delle rispettive posizioni. Fonda, con C. Napoleoni, La Rivista
trimestrale, affrontando nodi teorici e politici di fondo. Ancora con
Napoleoni, e con Michele Ranchetti, dirige la Scuola Italiana di Scienze
Politiche ed Economiche, rivolta a militanti
del movimento dell'epoca. Collabora alla rivista “Settegiorni”, diretta da
Ruggero Orfei e Piero Pratesi, in cui fra l'altro scrive una serie di
interventi d'intensa riflessione teologica, le Lettere dalla Valnerina.
Chiusasi l'esperienza della Rivista Trimestrale, Rodano scrive sui Quaderni
della Rivista Trimestrale, diretti da M. Reale, cui collaborano, insieme a F.
Sacconi, E. Salzano, V. Tranquilli, G. Gasparotti, F. Rinaldini, M. Reale, R.
Agata, C. Vincenti, A. Montebugnoli, P. Padoan, S. Sacconi, A. Zevi, Giaime e
Giorgio Rodano, e altri. Lo si considera l'esponente più autorevole del
“catto-comunismo”: "i rapporti di Rodano con il mondo cattolico sono stati
indagati a fondo. Quelli con Togliatti (che furono rapporti personali assai
intensi) assai poco, come quelli con Berlinguer (all'Istituto Gramsci si
conservano tre vaste memorie che scrive per Berlinguer), anche se il rapporto
stretto di questi con A. Tatò è sufficiente a delinearne
l'influenza". Nella stagione del compromesso storico proposto da E.
Berlinguer e oggetto prima di attenzione, poi di cauta convergenza da parte di
A. Moro, Rodano elabora i fondamenti teorici di una politica diretta a non
ridurre l'incontro tra le grandi forze storiche del comunismo, del socialismo e
del cattolicesimo democratico a una mera operazione di governo, ma a farne una
strategia di lungo periodo di trasformazione della società. Quella stagione e
quelle prospettive vengono improvvisamente troncate dall'assassinio di Moro.
S'intensificano, all'epoca, i suoi contatti personali con esponenti del PCI,
del PSI, della DC e di altri partiti (La Malfa, Malagodi, Visentini), su
problemi politici a breve e lungo termine. Pubblica alcuni libri, scrive
articoli su vari periodici e sul quotidiano Paese Sera, quasi settimanalmente. Altre
saggi: “Sulla politica dei comunisti” (Boringhieri, Torino); “Questione demo-cristiana
e compromesso storico” (Riuniti, Roma), “Lenin da ideologia a lezione”
(Stampatori, Torino); “Lettere dalla Valnerina” (P. Pratesi, La Locusta,
Vicenza); “Lezioni di storia possibile (V. Tranquilli e G.Tassani, Marietti,
Genova); “Lezioni su servo e signore” (V. Tranquilli, Riuniti, Roma); “Cattolici
e laicità della politica” (V. Tranquilli, Riuniti, Roma); “Cristianesimo e
società opulenta” (M. Mustè, Ed. di Storia e letteratura, Roma) Saggi sono
spubblicati in numerosi periodici e quotidiani, tra i quali l'Osservatore
Romano, Primato, Voce Operaia Rinascita
Il Politecnico, Unità, Vie nuove, Società, Cultura e realtà, Lo Spettatore
Italiano, Il Contemporaneo, Il Dibattito Politico, Argomenti, La Rivista
Trimestrale, Settegiorni, Quaderni della Rivista Trimestrale, Paese Sera, Città
Futura, Nuova Società, e Il Regno. I saggi più importanti, pubblicati sulla
Rivista Trimestrale e sui successivi Quaderni, sono “Risorgimento e democrazia,
Il processo di formazione della società opulenta”; “Il pensiero cattolico di
fronte alla società opulenta”; “Egemonia riformista ed egemonia rivoluzionaria”;
“Nota sul concetto di rivoluzione”; “Significato e prospettive di una tregua
salariale; “Il centro-sinistra e la situazione del paese”; “Marx, A proposito
del convegno delle ACLI a Vallombrosa”; “Su alcune questioni sollevate dal
movimento studentesco; “Con Dopo Praga: considerazioni politiche sulla storia
del movimento operaio, A proposito dell'autunno caldo”; “Considerazioni sulla
dialettica sociale dell'opulenza”; “La peculiarità del partito comunista
italiano”; “Dopo il congresso del partito comunista italiano: il nodo al
pettine”, “I germi di comunismo”; “La questione demo-cristiana”; “La proposta
del compromesso storico”; “Dopo la morte di Mao Tse-tung: la lezione di una
grande esperienza (con V. Tranquilli); “Considerazioni sulla strategia dei
comunisti italiani”; “Egemonia e libertà delle opinioni”; “Considerazioni sui
fenomeni di eversione giovanilistica”; “La politica come assoluto”; “Note sulla
questione giovanile”; “La giovinezza, specificità umana e condizione storica Dopo
la lettera di Berlinguer al vescovo di Ivrea: laicità e ideologie”; “Alla
radice della crisi”; “L'incompatibilità tra capitalismo e democrazia”; “È
possibile una soluzione reazionaria?” “Idee e strumenti della manovra
reazionaria”; “Roluzione”; “Filosofia della storia”; Rivoluzione in Occidente e
rapporto con l'URSS, Il senso di una
grande lezione: per una lettura critica di Lenin”; “Per un bilancio del
compromesso storico”; “Innovazione e continuità”; “Contratti e costo del
lavoro: imprese e sindacati, partiti e istituzioni”; “La chiesa di fronte al
problema della pace”. P. Craveri, Una
critica pregnante, in Mondoperaio, Teorico del compromesso storico Archiviolastamp.
Noce: Lettera a F. Rodano (lRegno-attualità,); Maria Lisa Cinciari: Cattolici
comunisti (in Enciclopedia dell'anti-fascismo e della resistenza, Milano); L. Bedeschi:
Cattolici e comunisti (Feltrinelli, Milano); M. Cocchi, P. Montesi: Per una
storia della Sinistra cristiana (Coines, Roma), Casula: Cattolici-comunisti e
Sinistra cristiana (Il Mulino, Bologna); G. Tassani: Alle origini del compromesso
storico (EDB, Bologna); G. Ruggieri, R. Albani: Cattolici comunisti?
(Queriniana, Brescia); M. Repetto: Il movimento dei cattolici comunisti:
problemi storici e politici (in Quaderni della Rivista Trimestrale);: Ricordo, F.
Broglio, "Un cristiano nella sinistra", in "Nuova
Antologia", G. Giannantoni, M. Alema, P. Ingrao: Dibattito in Rivista Trimestrale,
Nuovo Spettatore Italiano, G. Bella: “Lo Spettatore Italiano” (Morcelliana,
Brescia); M. Papini: Tra storia e profezia: la lezione dei cattolici comunisti
(Univ., Roma); E. Landolfi, Rodano, La rivoluzione in Occidente, Palermo, Ila
Palma, M. Raimondo: solitudine e realismo del comunista cattolico (Galzerano,
Salerno); M. Tronti: Una riflessione, (in Rivista Trimestralen. M. Manacorda: lettore
di Marx in Critica marxista, C. Napoleoni, Cercate ancora, Ed. Riuniti, R.
Valle); C. Napoleoni, Teoria politica, A. Noce: Il comunista (Rusconi, Milano);
V. Tranquilli: Fede cattolica e laicità della politica (in Teoria Politica); V. Tranquilli: Realtà
storica e problemi teorici della democrazia
(in Bailamme,.M. Reale: Sulla laicità. Considerazioni intorno alle
relazioni fra atei e credenti (in Novecento, R. Bellofiore: Pensare il proprio
tempo. Il dilemma della laicità in Claudio Napoleoni (in Per un nuovo dizionario della politica,
Ed. Riuniti, Roma, L. Capuccelli); M. Lucente: La riflessione teorica di Rodano
dalla Sinistra Cristiana alla “Rivista Trimestrale” (Tesi di laurea in scienze
politiche, Milano); Istituto Gramsci: Convegno commemorativo di Rodano, Roma),
M. Mustè, “Critica delle ideologie e ricerca della laicità” (Mulino); R.
Albani: La storia comune degli uomini. Rileggendo Rodano (in Testimonianze, M. Papini:
La formazione di un giovane cattolico nella seconda metà degli anni Trenta: Tra
la Congregazione mariana “La Scaletta” e il liceo “Visconti” (in Cristianesimo
e storia, V. Possenti: Cattolicesimo e modernità. Balbo, Noce, Rodano (Milano, M.
Mustè: Fra Del Noce e Rodano: il dibattito sulla società opulenta, La Cultura,
M. Mustè: Rodano: laicità, democrazia, società del superfluo (Studium, Roma). "Cristianesimo
e società opulenta", a cura e con introduzione di Marcello Mustè (Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma, V. Parlato: L'utopia in Manifesto, E. Melchionda:
Gli anni di Rodano (in Aprile, Gabriele
De Rosa, "Franco Rodano; il cristianesimo e la società
opulenta", in "Ricerche di storia sociale e religiosa", anno G. Chiarante:
Tra De Gasperi e Togliatti. Memorie (Carocci, Roma; M. Pandolfelli: Marxismo, Scienze
politiche, Roma. S.d.). G.Tassani:"Il Belpaese dei Cattolici",
Cantagalli,"La traccia e la prospettiva teorica di Rodano". R. Moro. FRodano e la storia
del 'partito cattolico' in Italia", in A. Botti, Storia ed esperienza
religiosa. Urbino, Quattro Venti, Hanno detto di lui: la sua vita testimonia,
in modo esemplare, quanto possa essere forte, nell’uomo, la dedizione
all’impegno intellettuale e ai grandi ideali, tra i quali la politica intesa
nel senso più nobile e più alto dell’accezione. Portatore d’una fede religiosa
profondamente sentita e sofferta, ha avuto costantemente con sé il dantesco
“angelo della solitudine”: durante l’intera sua vita, infatti, mai si è
sottratto al rovello e al dubbio; mai ha preferito la comoda via dei pigri,
degli opportunisti e dei neutrali. La sua prima “scelta di campo” nell’Italia
divisa in due, fu doppiamente
coraggiosa: la resistenza al nazi-fascismo ed il tentativo di conciliare nel
Movimento dei cattolici comunisti i valori della tradizione cristiana e
cattolica con quelli della rivoluzione d’ottobre. E così continuò senza paura e
con sacrificio personale in tutti questi anni promuovendo con le sue tesi, tra
consensi e dissensi, un continuo dibattito. La sua “inquietudine” fu, dunque,
sincera e feconda, sorretta da uno spirito virile, ma al fondo sensibile ed
umanissimo. Certamente sarà ricordato dallo storico del futuro con queste sue
peculiarità di intellettuale originale, pugnace e coraggioso. In questo modo
l’ho visto e conosciuto, e così rimarrà per sempre nella mia memoria. S. Pertini,
Quaderni della Rivista Trimestrale,. “ritengo che la sua vita e la sua opera
abbiano fornito una prova concreta e significativa della validità di due
principi che egli ha serenamente professato e praticato e che, anche con il suo
personale contributo, sono acquisiti al patrimonio teorico e ideale del Partito
comunista. Il primo è la distinzione e l’autonomia reciproca della politica e
della fede religiosa (o della convinzione filosofica o del “credo” ideologico).
Il secondo è l’affermazionefatta da Togliatti, formulata in una tesi approvata
dal X congresso del partito e sviluppata poi nelle tesi del XV congressosecondo
la quale un cristianesimo genuinamente vissuto non soltanto non si oppone, ma è
anche in grado di sollecitare un’azione che può contribuire alla battaglia per
la costruzione di una società più umana, più libera e più giusta di quella
capitalista. E. Berlinguer, Quaderni della Rivista Trimestrale. C’era nella sua
avversione al misticismo, all’indistinto, all’anarchismo, una grande lezione di
umanesimo storico e costruttivo. La drammaticità con cui sentiva i rischi di un
capovolgimento della democraziavissuta nei suoi angusti limiti
democraticisticiin corporativismo e in anarchia, e, quindi, la possibilità di
una replica autoritaria, è tuttora inscritta nella nostra vita quotidiana,
nella fase che stiamo attraversando. Bene: distinguere per collegare; stabilire
i confini del campo di ciascuno, da cui discende l’autonomia della politica
dalla religione e dalle ideologie. Per questo ritengo che occorra respingere le
sollecitazioni di quanti pensano di poter rimuovere la questione di fondo posta
da Rodano. Quella questione oggi riguarda, a mio avviso, il confine mobile tra
progresso e conservazione” A. Occhetto, Quaderni della Rivista Trimestrale, Per
chi ha seguito, anche talvolta dissentendo, il pensiero di Rodano e lo ha
spesso messo a confronto con la visione di Moro, appare chiaro che gli
insegnamento di Rodano come quelli di A. Moro non hanno solo valore per la
ricostruzione storica di una fase politica conclusa, ma hanno invece valore e
significato come guida per la costruzione di un processo di allargamento della
democrazia, di sviluppo e di confronto e di un dialogo che sono ancora più che
mai attuali, perché attuali e non risolti sono i grandi problemi
nazionali che richiedono sì maggioranze e governi più efficaci e risoluti,
ma anche un più largo consenso popolare da realizzarsi col confronto, col
dialogo, con la partecipazione, sia pure a vario titolo, ad un unico disegno di
tutte le forze politiche rappresentative dell’intera realtà popolare. G. Galloni,
Quaderni della Rivista Trimestrale, “benché creda che la storia sia opera di
molti, e non di singole personalità pur spiccatissime, ho sempre ritenuto che
il ruolo esercitato da Rodano nella vicenda italiana di questi decenni sia
stato assolutamente fuori del comune, e portatore di cambiamento come a
pochissimi altri è stato dato. Ciò dico soprattutto in riferimento alla storia
e alle trasformazioni del partito comunista italiano, nei cui confronti Rodano
ha esercitato una funzione liberatrice e maieutica che, se non temessi di far
torto alla complessità del processo di un grande movimento di massa e agli
innumerevoli apporti di cui esso è sostanziato, non esiterei a definire
demiurgica.» R. Valle, Quaderni della Rivista Trimestrale. Lasciamo ad altri
le banalità sul consigliere del principe o sul consulente per i rapporti con il
mondo cattolico o con il Vaticano. Togliatti ne fu attratto e interessato
certo, anche perché l’esperienza di Rodano, le sue riflessioni, le sue
frequentazioni arricchivano il Partito di qualcosa che altrimenti non sarebbe
venuto. Forse qualcosa di analogo era stato per Gramsci e per Togliatti
l’incontro con Godetti. Che conoscesse e stimasse Ottavini, che fosse intimo di
Luca, non era importante perché ciò rappresentava un “canale”. E iuttosto
decisivo che un giovane così ascoltasse e parlasse, che si trovasse a casa sua
tra i comunisti, che per farlo soffrisse fino alla persecuzione vaticana,
riuscendo sempre ad essere fedele nel senso più pieno del termine. G. Paietta,
Quaderni della Rivista Trimestrale. Rrimane uno dei pochi uomini la cuia filosofia
rende possibile l’appellativo di femminista anche per un appartenente al sesso
maschile. La sua continua attenzione dalla questione femminile derivava, certo,
da una molteplicità di circostanze. Vi influiva la ricerca su quello che egli
stesso define il processo di umanizzazione dell’uomo, nel cui quadro la
liberazione della donna costitusce ben più di una semplice componente o misura,
ma piuttosto una delle condizioni decisive per una reale, generale fuoruscita
dall’alienazione e dallo sfruttamento umano. Oggi più d’uno ambirebbe,
revanchisticamente, a considerare conclusa la stagione femminista. E invece il
vero problema per le donne, per la democrazia, per il mutamento, è la
perpetuazione e il saldo attestarsi a un livello superiore del femminismo. Per questo
il messaggio che può ben a ragione essere definito femminista nell’accezione
più onnicomprensiva ed elevata, risulta tuttora rivolto alla speranza e
soprattutto all’impegno: quell’impegno per cui egli ha consumato generosamente,
e certo positivamente anche per la causa femminile, tutta intiera la sua vita.
G. Tedesco, Quaderni della Rivista Trimestrale. Il mio primo interrogativo
riguarda le scelte politiche che egli ha fatto, ponendosi come cattolico in
contrasto con alcune direttive ecclesiastiche. Dove ha trovato forza e
serenità, pur con sofferenza, per queste opzioni non rinunciando alla sua fede
e alla sua appartenenza ecclesiale, sempre professata? Non ho trovato altra
risposta che la sua fede teologale. La fede di Franco non era credenza dottrinale,
magari utilizzata ideologicamente, o sottomissione alla gerarchia che poi si
muta in ribellione; era adesione cosciente e ferma a Dio che si è rivelato in
Gesù Cristo, ancora vivente nella Chiesa. Questa fede comporta quel “sensus
fidei” (ne ha parlato il Vaticano II nella Lumen Gentium) che diventa giudizio
pratico nelle concrete situazioni per scelte che siano conformi alla volontà di
Dio. È il discernimento di cui parla san Paolo nella Lettera ai Romani (12, 2)
e che tanta parte ha nella dottrina spirituale cristiana. D. Torre, Quaderni
della Rivista Trimestrale, Il rapporto con la chiesa, sia come comunità di fede
che come istituzione, senza mediazioni di un partito cattolico rappresentava
per Rodano un’occasione e una garanzia per depurare il movimento comunista non
solo dall’ateismo scientista, ma anche di una visione totalizzante della
rivoluzione politica e sociale. Il mito del regno dei cieli sulla terra e di
una storia senza alienazioni. Corrispettivamente il movimento comunista e il
portatore necessario di una trasformazione della società che non si presentasse
come inveramento e compimento della razionalità illuministica, della
rivoluzione borghese, ma anche e soprattutto come loro rovesciamento
dialettico, e perciò offre un fondamento storico e materiale ad un mondo
in cui le persone diventano centro e misura, liberate dalla rei-ficazione
capitalistica, e perciò stesso base reale di un pieno sviluppo di un
cristianesimo, non integralista, ma consapevole, diffuso, praticabile. L. Magri.
E. Melchionda, in "Aprile", Dall'utopia alla secolarizzazione, G. Vassallo,
Il consigliere di Berlinguer che ama la Contro-Riforma. Giornalista politico P. Franchi, Corriere della Sera, Archivio
storico. Treccani L'Enciclopedia italiana". Franco Rodano. Rodano.
Keywords: immunità e comunità – filosofia italiana – i comunisti, il
laico, democrazia, revoluzione, lotta di classe, societa opulenta, peculiarita
dei comunisti italiani, anti-fascismo, arrestato dai fascisti. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rodano” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736193243/in/dateposted-public/
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