MAZZEI. (Poggio a Caiano). Filosofo. Grice: “Not every philosopher has a city,
‘Colle,’ named after him!” -- Grice: “I like Mazzei; he is hardly a
philosopher, but the Italians consider among the ‘filosofi italiani,’ – there
is a good wine, “Mazzei,” since Mazzei, when travelling to the Americas,
transplanted a grape from his paese – the descendants still grow it! In oltre,
he was influential in the ‘risorgimento’!” -- essential Italian philosopher.Massone
e cadetto di una nobile famiglia toscana di viticoltori, probabilmente
risalente all'XI secolo e ancora esistente nel XXI secolo, fu personaggio
energico ed eclettico, illuminista, promulgatore delle libertà individuali, dei
diritti civili e della tolleranza religiosa. Visse una vita avventurosa e
movimentata, con alterne fortune economiche. Sebbene sia sconosciuto al
grande pubblico, partecipò attivamente alla guerra d'indipendenza americana
come agente mediatore all'acquisto di armi per la Virginia, ed è ritenuto dagli
storici uno dei padri della Dichiarazione d'Indipendenza americana, in quanto
intimo amico dei primi cinque presidenti statunitensi: George Washington, John
Adams, James Madison, James Monroe e soprattutto Thomas Jefferson, di cui fu
ispiratore, vicino di casa, socio in affari e con cui rimase in contatto
epistolare fino alla morte. Iniziato alla Massoneria, fu poi spettatore
privilegiato della rivoluzione francese. La sua figura storica è riemersa
alla fine Professoregrazie all'infittirsi degli studi accademici in occasione
del bicentenario della rivoluzione americana, fino ad essere onorato in
occasione del 250º anniversario della sua nascita nel 1980 con un'emissione
filatelica congiunta speciale delle poste italiane e statunitensi. Dopo
gli studi compiuti tra Prato e Firenze, nel 1752, in seguito a dissapori con il
fratello maggiore Jacopo sulla gestione del patrimonio familiare, si stabilì a
Pisa e poi a Livorno, intraprendendo con successo l'attività di medico. Dopo
solo due anni lasciò la città e si trasferì a Smirne (Turchia) come chirurgo a
seguito di un medico locale. Gunse a Londra dove, dopo un iniziale periodo
irto di difficoltà economiche che lo vide arrangiarsi con l'insegnamento
dell'italiano, riuscì nel corso dei tre lustri successivi ad arricchirsi con il
commercio dei prodotti mediterranei, principalmente del vino, inserendosi
lentamente nei salotti dell'alta borghesia londinese. Una breve parentesi
italiana si concluse con un precipitoso ritorno in Inghilterra, a seguito di
una denuncia al tribunale dell’Inquisizione per “importazione di libri
proibiti”. L'illuminismo e le idee di libertà religiosa che animavano il
Mazzei, ben tollerate nella Londra di fine XVIII secolo, erano ancora tabù
nella realtà italiana. La Rivoluzione americana In questi circoli
londinesi Filippo Mazzei conobbe Benjamin Franklin e Thomas Adams, che da lì a
pochi anni sarebbero stati tra i protagonisti della rivoluzione
americana. Le colonie americane si autogovernavano, perlomeno sulle
questioni locali, tramite assemblee di delegati liberamente eletti dai
capifamiglia, e l'ordinamento giuridico era ispirato al meglio della
legislazione inglese, che pure in quegli anni era probabilmente la più
avanzata, garantista e liberale che esistesse. Invitato dagli amici
d'oltreoceano, spinto sia dalla curiosità dell'inedita forma di governo, ma soprattutto
dalla disponibilità di terre e quindi dalla prospettiva di impiantare nel nuovo
mondo coltivazioni mediterranee, Mazzei si trasferì in Virginia, con al seguito
un gruppo di agricoltori toscani. A lui si unirono anche una vedova Maria
Martin, che egli sposò nel 1778, e l'amico Carlo Bellini che tra il 1779 e il
1803 sarebbe divenuto il primo insegnante di italiano in un'università
americana, il College of William and Mary in Virginia. Inizialmente
diretto in altro sito, Mazzei si fermò presso la tenuta di Monticello per
incontrare Thomas Jefferson, con il quale già intratteneva rapporti epistolari
e vantava amicizie comuni, e fu da lui convinto a trattenersi in loco,
arrivando a cedere circa 0,75 km² della sua tenuta in favore dell'italiano. Da
questa cessione nacque la tenuta di Colle (il nome deriva da Colle di Val
d'Elsa, perché il Mazzei aveva preso ad esempio la campagna attorno alla città
toscana), successivamente ampliata. Lo univa a Jefferson un sodalizio
commerciale, con il primo impianto di una vigna nella colonia della Virginia,
ma soprattutto un sodalizio intellettuale, frutto di una comune visione
politica e di ideali condivisi, che si sarebbe protratto per oltre 40
anni. Il livello delle frequentazioni americane trascinò velocemente Mazzei,
arrivato con mere intenzioni imprenditoriali, nella vita politica della
ribollente colonia della Virginia. Fu autore di veementi libelli contro
l'opprimente dominazione inglese, inneggianti alla libertà ed all'uguaglianza.
Alcuni di questi scritti furono tradotti in inglese dallo stesso Jefferson, che
rimase influenzato da tali ideali, tanto da ritrovare successivamente alcune
frasi di Mazzei trasposte nella Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti
d'America. Eletto speaker dell'assemblea parrocchiale dopo solo sei mesi
dal suo arrivo in Virginia, ebbe modo di esporre le sue idee sulla libertà
religiosa e politica a un vasto oratorio, composto anche di persone umili e
ignoranti, che lo ascoltavano assorte. Un suo scritto, Instructions of the Freeholders
of Albemarle County to their Delegates in Convention, redatto come istruzioni
per i delegati della contea di Albemarle alla convenzione autoconvocatasi dopo
lo scioglimento forzato dell'assemblea della Virginia imposto dal governatore
inglese, fu utilizzato da Jefferson come bozza per il primo tentativo di
scrittura della costituzione dello Stato della Virginia. La sua
affermazione politica seguiva di pari passo i rovesci economici, perché il
clima e il terreno della Virginia non si erano dimostrati particolarmente
graditi a vite e olivo, e nel 1774 un'eccezionale gelata aveva distrutto buona
parte delle stentate coltivazioni impiantate con tanta fatica.
Naturalizzato cittadino della Virginia, volontario delle prime ore nella guerra
d'indipendenza americana, nel 1778 fu inviato in Europa da Jefferson e Madison
per cercare prestiti, acquistareo meglio, contrabbandarearmi e ottenere
informazioni politiche e militari utili alla nascente nazione. In questo
periodo scrisse articoli, fece interventi pubblici e cercò di avviare rapporti
commerciali e politici tra gli Stati europei e la Virginia. Per tali servizi fu
ufficialmente retribuito dallo Stato dell Virginia. Rientrato in Virginia
nel 1783, con suo grande disappunto non fu nominato console. Ricevette
I'incarico di amministratore della contea di Albemarle, ma solo due anni dopo
nel 1785 lasciò per l'ultima volta il suolo americano, mantenendo comunque
contatti epistolari con molti di quelli che sono definiti “padri della patria”
statunitensi e in particolare con Jefferson, che ebbe modo di reincontrare
successivamente a Parigi. Sua moglie rimase fino alla sua morte alla tenuta del
Colle, che Mazzei nel 1783 aveva donato alla figliastra, Margherita Maria
Martini e al di lei marito, il francese Justin Pierre Plumard, Comte De
Rieux. La Rivoluzione francese e le vicende europee Targa a Pisa,
sulla casa in cui morì Filippo Mazzei A Parigi, nel 1788 pubblicò una
voluminosa opera in quattro volumi Recherches historiques et politiques sur les
États-Unis de l'Amérique Septentrionale. Si trattava della prima storia della
rivoluzione americana pubblicata in francese. L'opera è tuttora una preziosa
fonte di informazioni sul movimento che innescò la rivoluzione americana.
Il successo del libro e la notorietà delle sue idee, uniti alla costante
attività di propaganda a favore dei neonati Stati Uniti d'America, lo fece
venire in contatto con re Stanislao Augusto di Polonia, illuminato sovrano
liberale, di cui divenne prima consigliere e poi rappresentante a Parigi.
Da questa posizione privilegiata poté seguire la rivoluzione francese, di cui
condannò la deriva giacobina. Preso atto della rovina economica, nel 1791 si
trasferì a Varsavia, assumendo la cittadinanza polacca e contribuendo alla
stesura della costituzione. Dopo un anno passato a Varsavia, a seguito
della spartizione della Polonia nel 1792 rientrò definitivamente in Toscana,
stabilendosi a Pisa. Lì nel 1796 sposò Antonina Tonini, da cui ebbe una figlia,
Elisabetta, nel 1798. Il disincantato Mazzei, nel 1799 oramai
settantenne, fu testimone dell'arrivo delle truppe repubblicane francesi a Pisa
e poi della loro cacciata, e fu coinvolto pur senza danni nei successivi
processi intentati dal bargello ai liberali pisani che si riunivano durante la
breve occupazione al Caffè dell'Ussero sul lungarno. Ultimi anni
Mazzei visse quietamente altri 17 anni, dedicandosi ai propri studi di
orticoltura e limitandosi a frequentare una ristretta cerchia di salotti
praticati da giovani liberali, di cui era ispiratore. Nel 1802, in conseguenza
del dissolvimento della Polonia operata da Russia e Prussia nel 1795, lo zar
Alessandro I si accollò i debiti della corte polacca e Mazzei poté fruire di un
vitalizio. Mazzei rimase sempre nostalgico della Virginia e dei suoi amici americani,
che ne auspicavano il ritorno e con i quali mai interruppe il contatto
epistolare. Nonostante i ripetuti progetti di un viaggio in America, Mazzei non
fu mai capace di affrontare questa nuova avventura. Ebbe modo di assistere
all'ascesa e alla caduta di Napoleone Bonaparte e scrisse le proprie memorie,
pubblicate nel 1848, oltre trent'anni dopo la sua morte a Pisa. Opere: “Stanislao
Re di Polonia,” Roma: Istituto storico italiano per l'età moderna e
contemporanea, “Ricerche storiche
sull’America,” Firenze, Ponte alle Grazie, “Memorie” Gino Capponi,
Lugano, Tip. della Svizzera Italiana, “Del commercio della seta fatto in
Inghilterra dalla Compagnia delle Indie Orientali” Silvano Gelli, Poggio a
Caiano, Comune di Poggio a Caiano, “Le istruzioni per i delegati alla
convenzione maggio-settembre” Firenze, Morgana, Opere di suor Margherita
Marchione “Scelta di scritti e lettere,”“Agente di Virginia durante la
rivoluzione Americana”“Agente del Re di Polonia durante la Rivoluzione
Francese”“La vita avventurosa di Filippo Mazzei, Cassa di Risparmi e Depositi,
Prato. Marchione Margherita: The Adventurous Life of Philip MazzeiLa vita
avventurosa di Filippo Mazzei (bilingue ingleseitaliano), University Press of
America, Lanham, MD, 1995, 235 Marchione Margherita:The Constitutional Society
of Marchione Margherita, Philip Mazzei: World Citizen (Jefferson's
"Zealous Whig"), University Press of America, Lanham, MD, 1994, 158
Curiosità Broom icon.svg Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare.
Contribuisci a migliorarla integrando se possibile le informazioni all'interno
dei paragrafi della voce e rimuovendo quelle inappropriate. A inizio degli anni 2000, fra alcuni
intellettuali toscani appassionati della figura di Mazzei, è circolata la
speculazione che Mazzei potrebbe aver ispirato persino la bandiera
statunitense, adottata dal Congresso un
anno dopo la Dichiarazione d'Indipendenza. La suggestione nasce dall'importanza
che l'alternanza dei colori rosso e bianco ha nell'araldica toscana e non solo
e di cui un esempio famoso è l'insegna di Ugo di Toscana. Mazzei potrebbe forse
aver discusso anche di araldica con gli altri patrioti americani, ma le radici
storiche della bandiera americana sono, in realtà, nella Grand Union
Flag. In ricordo di Mazzei è stato istituito il premio The Bridge. La
cerimonia è stata istituita dall'American University of Rome, per celebrare un
toscano che insieme ai padri costituenti degli Stati Uniti d'America diede vita
alla stesura della dichiarazione d'indipendenza. Sua era la frase: «Tutti gli
uomini sono per natura liberi ed indipendenti». Note Paolo Russo, Nasce a Firenze un museo che
racconta la massoneria, in La Repubblica, Firenze, 27 febbraio . 28 novembre (archiviato il 3 marzo )., Riferito al primo
museo dedicato alla storia della Massoneria in Italia. Washington D.C. Italian Genealogy Club, su
geocities.com 1º gennaio 2008). Thomas Jefferson Encyclopedia Premio Filippo Mazzei. In lingua italiana , Dalla Toscana
all'America: il contributo di Filippo Mazzei, Poggio a Caiano, Comune di Poggio
a Caiano, 2004. Becattini Massimo, Filippo Mazzei mercante italiano a Londra, Poggio
a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, 1Bolognesi Andrea, Corsetti Luigi, Di
Stadio Luigi: Filippo Mazzei mostra di cimeli e scritti, catalogo della mostra
a cura di, Poggio a Caiano, palazzo Comunale, Comune di Poggio a Caiano, 1996.
Camajani Guelfo Guelfi, Filippo Mazzei: un illustre toscano del Settecento:
medico, agricoltore, scrittore, giornalista, diplomatico, Firenze, Associazione
Internazionale Toscani nel Mondo, 1976. Ciampini Raffaele, Lettere di Filippo
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Corsetti Luigi, Gradi Renzo: su Filippo
Mazzei Avventuriero della Libertà a cura di, con scritti di Margherita
Marchione e Edoardo Tortarolo, Poggio a Caiano, C.I.C. Filippo
MazzeiAssociazione Culturale "Ardengo Soffici", 1993. Di Stadio
Luigi, Filippo Mazzei tra pubblico e privato. Raccolta di documenti inediti, a
cura di, Poggio a Caiano, Biblioteca Comunale di Poggio a Caiano, 1996. Fazzini
Gianni, "Il gentiluomo dei tre mondi", Roma: Gaffi, 2008. Gerosa
Guido, Il fiorentino che fece l'America. Vita e avventure di Filippo Mazzei
1730-1916, Milano, SugarCo Edizioni, 1990. Gradi Renzo, Un bastimento carico di
Roba bestie e uomini in un manoscritto inedito di Filippo Mazzei, Poggio a
Caiano, Comune di Poggio a Caiano, 1991. Gradi Renzo, Parigi: Scritti e memorie
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Francesco Vigo, Roma: Il Veltro Editrice, 1977. Masini Giancarlo, Gori Iacopo,
L'America fu concepita a Firenze, Firenze: Bonechi, 1998 Tognetti Burigana
Sara, Tra riformismo illuminato e dispotismo napoleonico; esperienze del
"cittadino americano" Filippo Mazzei, Roma, Edizioni di Storia e
letteratura, 1965. Tortarolo Edoardo, Illuminismo e Rivoluzioni. Biografia
politica di Filippo Mazzei, Milano, Angeli, Witold Łukaszewicz, Filippo Mazzei,
Giuseppe Mazzini; saggi sui rapporti italo-polacchi Abolizionismo Rivoluzione
americana Rivoluzione francese Benjamin Franklin Patrick Henry Thomas Jefferson
George Mason James Monroe William Paca Stanisław August Poniatowski Padri
fondatori degli Stati Uniti d'America Italoamericani Dichiarazione
d'indipendenza degli Stati Uniti. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Filippo
Mazzei, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Filippo
Mazzei, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Filippo Mazzei, in Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Filippo Mazzei, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere di
Filippo Mazzei, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Filippo Mazzei,
. Pubblicazioni di Filippo Mazzei, su
Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de
l'Innovation. Thomas Jefferson, Filippo
Mazzei e Francis Vigo (video), su youtube.com. Thomas Jefferson Encyclopedia,
su monticello.org. Il circolo Filippo Mazzei Pisa, su circolofilippomazzei.net.
FMazzei, chi era costui?, su mltoscana.blogspot.com. Clan Libertario Toscano
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the home of Thomas Jefferson, su monticello.org. 25 giugno 2007 23 ottobre
2005). Famous Americans, su famousamericans.net. Philip Mazzei at the library
of Congress, su memory.loc.gov. Another Site about P.Mazzei and other famous
Italian American, su clevelandmemory.org. Mazzei, Thomas Jefferson e gli scultori
carraresi per la costruzione del Campidoglio degli Stati Uniti (di Nicola
Guerra) [collegamento interrotto], su
farefuturofondazione. Premio Filippo Mazzei, su premiofilippomazzei.com. Sito
dal quale è possibile scaricare il libro Memorie della vita e delle peregrinazioni
del fiorentino Filippo Mazzei in formato *.pdf, su books.google.com. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Mazzei," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
MAZZINI. (Genova). Filosofo. Grice: “Of course it is difficult for an
Italian philosopher to approach the philosophy of Mazzini cooly; it would be
like me approaching the philosophy of Horatio Nelson!” – Grice: “I’ve found ‘Il
pensiero filosofico di Giuseppe Mazzini’ quite helpful – the equivalent would
be the pretentious sounding, “The philosophical thought of Sir Winston
Churchill,’ say!” -- Grice: “Luigi
Speranza loves to cherish the fact that an old street in Woolwich, of all
places, is named after him, in a way ‘Speranza,’ just because Garibaldi visited!”
Grice: “Luigi Speranza also cherishes the fact that Lady Wilde preferred
‘Speranza’ just to defend Mazzini!” Esponente di
punta del patriottismo risorgimentale, le sue idee e la sua azione politica
contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano;
le condanne subite in diversi tribunali d'Italia lo costrinsero però alla
latitanza fino alla morte. Le teorie mazziniane furono di grande importanza
nella definizione dei moderni movimenti europei per l'affermazione della
democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato.Mazzini nacque a
Genova, allora capoluogo dell'omonimo dipartimento francese costituito il 13
giugno del 1805 da parte del regime di Napoleone Bonaparte, il 22 giugno del
1805, terzogenito dei quattro figli (tre femmine ed un maschio). Il padre,
Giacomo Mazzini (1767-1848), fu medico e docente universitario d'anatomia
originario di Chiavari, una cittadina del Tigullio (all'epoca capoluogo del
dipartimento francese degli Appennini, successivamente parte della provincia di
Genova), figura politicamente attiva nella scena pubblica locale, sia durante
l'epoca della precedente Repubblica Ligure, sia, in tempi successivi,
dell'Impero napoleonico. Alla madre, Maria Drago (1774-1852), una fervente
giansenista originaria di Pegli (un comune autonomo, accorpato nel comune di
Genova nel 1926), Mazzini fu molto legato per tutta la vita. Affettuosamente
chiamato "Pippo" dalla famiglia, una volta terminati gli studi
superiori presso il cittadino Liceo classico Cristoforo Colombo, a 18 anni si
iscrisse alla facoltà di medicina dell'Università degli Studi di Genova, come
voleva suo padre, mastando a un racconto della madrevi rinunciò dopo essere
svenuto al primo esperimento di necroscopia. La casa di Giuseppe
Mazzini a Genova in cui oggi si trovano l'Istituto Mazziniano e il museo del
Risorgimento Si iscrisse allora a giurisprudenza, dove si segnalò per la sua
ribellione ai regolamenti di stampo religioso che imponevano di andare a messa
e di confessarsi; a 25 anni fu arrestato perché, proprio in chiesa, si rifiutò
di lasciare il posto ai cadetti del Collegio Reale d'Austria. Lo appassionava
la letteratura: si innamorò delle letture di Goethe, Shakespeare e Ugo Foscolo
(pur senza condividerne la filosofia materialista), restando così colpito dalle
Ultime lettere di Jacopo Ortis da volersi vestire sempre di nero, in segno di
lutto per la patria oppressa. La passione per la letteratura, insieme a
quella per la musica (era un abile suonatore di chitarra), la ebbe per tutta la
vita: oltre agli autori citati, lesse Dante, Schiller, Alfieri, i grandi poeti
romantici come Lord Byron, Percy Bysshe Shelley, Keats, Wordsworth, Coleridge e
i narratori come Alexandre Dumas padre e le sorelle Brontë. Nel 1821 ebbe il
suo trauma rivelatore: al passaggio a Genova dei Federati piemontesi reduci dal
loro tentativo di rivolta, nel giovane Mazzini si affacciò per la prima volta
il pensiero «che si poteva, e quindi si doveva, lottare per la libertà della
Patria». Cominciò ad esercitare la professione nello studio di un
avvocato, ma l'attività che lo impegnava era quella di giornalista presso
l'Indicatore genovese, sul quale Mazzini iniziò a pubblicare recensioni di
libri patriottici; la censura lasciò fare per un po', ma poi soppresse il
giornale. Nel 1826 scrisse il primo saggio letterario, Dell'amor patrio di
Dante, pubblicato poi nel 1837. Il 6 aprile del 1827 ottenne la laurea in
diritto civile e in diritto canonico (in utroque iure). Nello stesso anno entrò
nella carboneria, della quale divenne segretario in Valtellina. Attività
cospirativa «Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a
mettere d'accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori
fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la
tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un
commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe
Mazzini.» (Klemens von Metternich, Memorie ed. Bonacci, 1991) La
casa di Mazzini in Laystall Street a Londra, dove abitò per molto tempo Per la
sua attività cospirativa fu arrestato su ordine di Carlo Felice di Savoia e
detenuto a Savona nella Fortezza del Priamar per un breve periodo, tra il
novembre 1830 e il gennaio 1831. Durante la detenzione ideò e formulò il
programma di un nuovo movimento politico chiamato Giovine Italia che, dopo
essere stato liberato per mancanza di prove, presentò e organizzò nel 1831 a
Marsiglia in Francia dove fu costretto a rifugiarsi in esilio. I motti
dell'associazione erano Dio e popolo e Unione, Forza e Libertà e il suo scopo
era l'unione degli stati italiani in un'unica repubblica con un governo
centrale quale sola condizione possibile per la liberazione del popolo italiano
dagli invasori stranieri. Il progetto federalista infatti, secondo Mazzini,
poiché senza unità non c'è forza, avrebbe fatto dell'Italia una nazione debole,
naturalmente destinata a essere soggetta ai potenti stati unitari a lei vicini;
il federalismo inoltre avrebbe reso inefficace il progetto risorgimentale,
facendo rinascere quelle rivalità municipali, ancora vive, che avevano
caratterizzato la peggiore storia dell'Italia medioevale. La
sentenza di condanna a morte del 1833 L'obiettivo repubblicano e unitario
avrebbe dovuto essere raggiunto con un'insurrezione popolare condotta
attraverso una guerra per bande. Durante l'esilio in Francia, Mazzini ebbe una
relazione con la nobildonna mazziniana e repubblicana Giuditta Bellerio Sidoli,
vedova di Giovanni Sidoli, giovane e ricco patriota di Montecchio Emilia che
aveva sposato all'età di 16 anni. Giuditta aveva condiviso con il marito la
fede politica che, portandolo a cospirare contro la corte estense, aveva
costretto la coppia a esiliare in Svizzera. Nel 1829 Giovanni, colpito da una
grave malattia polmonare, morì a Montpellier. Poiché la vedova non aveva
ricevuto alcuna condanna, ritornò a Reggio Emilia presso la famiglia del marito
con i suoi quattro figli: Maria, Elvira, Corinna e Achille. Dopo il fallimento
dei moti del 1831 Giuditta dovette fuggire in Francia dove conobbe Mazzini a
cui si legò sentimentalmente. Nel 1832 nacque Joseph Démosthène Adolphe
Aristide Bellerio Sidoli detto Adolphe (secondo Bruno Gatta, quasi sicuramente
figlio di Mazzini) che, lasciato dalla madre in affidamento, morì a soli tre
anni nel 1835. Dopo il vano tentativo del 1831 di portare dalla parte
liberale il nuovo re Carlo Alberto di Savoia con la celebre lettera firmata
"un italiano", il 26 ottobre 1833, insieme a Pasquale Berghini e
Domenico Barberis, Mazzini fu condannato in contumacia a "morte
ignominiosa" dal Consiglio Divisionario di Guerra, presieduto dal maggior
generale Saluzzo Lamanta. La condanna venne poi revocata nel 1848, quando Carlo
Alberto decise di concedere un'amnistia generale. Notizia dell'arresto
di Giuseppe Mazzini, Gazzetta piemontese del 16 agosto 1870 Rifugiatosi nel
1834 nella cittadina svizzera di Grenchen, nel canton Soletta, vi rimase sino a
quando fu arrestato dalla polizia cantonale che gli ingiunse di lasciare la
Confederazione entro 24 ore. Per impedirne l'allontanamento l'assemblea dei
cittadini di Grenchen conferì al giovane profugo la cittadinanza con 122 voti a
favore e 22 contrari, invalidata però dal governo cantonale. Mazzini,
nascostosi nel frattempo, fu scoperto e dovette lasciare la Svizzera assieme ad
altri esuli, tra i quali Agostino e Giovanni Ruffini. Nel 1837 cominciò
il lungo soggiorno a Londra (che, con alcune interruzioni, come nel 1849, durò
fino al 1868), dove Mazzini raccolse attorno a sé esuli italiani e persone
favorevoli al repubblicanesimo in Italia, dedicandosi, per vivere, all'attività
di insegnante dei figli degli italiani; qui conobbe e frequentò anche diverse
personalità inglesi, tra cui Mary Shelley (vedova del poeta P.B. Shelley), Anne
Isabella Milbanke (vedova di Lord Byron, idolo di gioventù di Mazzini), il
filosofo ed economista John Stuart Mill, Thomas Carlyle e sua moglie Jane
Welsh, lo scrittore Charles Dickens, che finanziò la sua scuola. Il poeta
decadente Algernon Swinburne gli dedicò Ode a Mazzini. Nello stesso quartiere
di Mazzini visse anche Karl Marx. Durante il soggiorno londinese Mazzini
ebbe una lunga relazione di amicizia con la famiglia Craufurd, documentata da
copiosa corrispondenza epistolare dal 1850 al 1872. Sempre a Londra ebbe rapporti
con la famiglia di William Henry Ashurst e con il genero di questi, il politico
britannico James Stansfeld, la cui consorte Caroline Ashurst Stansfeld era
sostenitrice della società "Society of the Friends of Italy". Per la
causa dell'unificazione italiana Mazzini collaborò anche con il secolarista
George Holyoake. Fondò poi altri movimenti politici per la liberazione e
l'unificazione di vari stati europei: la Giovine Germania, la Giovine Polonia e
infine la Giovine Europa. Quest'ultima, fondata nell'aprile 1834 a Berna in
accordo con altri rivoluzionari stranieri, aveva tra i suoi principi ispiratori
la costituzione degli Stati Uniti d'Europa. In questa occasione Mazzini estese
dunque il desiderio di libertà del popolo italiano (che si sarebbe attuato con
la repubblica) a tutte le nazioni europee. L'associazione rivoluzionaria
europea aveva come scopo specifico l'agire dal basso in modo comune e, usando
strumenti insurrezionali e democratici, realizzare nei singoli stati una
coscienza nazionale e rivoluzionaria. Sulla scia della Giovine Europa Mazzini
nel 1866 fonda anche l'Alleanza Repubblicana Universale. Il movimento
della Giovine Europa ebbe anche un forte ruolo di promozione dei diritti della
donna, come testimonia l'opera di numerose mazziniane, tra cui la citata
Bellerio Sidoli, ma anche Cristina Trivulzio di Belgiojoso e Giorgina Saffi, la
moglie di Aurelio Saffi, uno dei più stretti collaboratori di Mazzini e suo
erede per quanto riguarda il mazzinianesimo politico. Mazzini continuò a perseguire
il suo obiettivo dall'esilio e tra le avversità con inflessibile costanza,
convinto che questo fosse il destino dell'Italia e che nessuno avrebbe potuto
cambiarlo. Tuttavia, nonostante la sua perseveranza, l'importanza delle sue
azioni fu più ideologica che pratica. Dopo il fallimento dei moti del
1848, durante i quali Mazzini era stato a capo della breve Repubblica Romana
insieme ad Aurelio Saffi e Carlo Armellini, i nazionalisti italiani
cominciarono a vedere nel re del Regno di Sardegna e nel suo Primo Ministro
Camillo Benso conte di Cavour le guide del movimento di riunificazione. Ciò
volle dire separare l'unificazione dell'Italia dalla riforma sociale e politica
invocata da Mazzini. Cavour fu abile nello stringere un'alleanza con la Francia
e nel condurre una serie di guerre che portarono alla nascita dello stato
italiano tra il 1859 e il 1861, ma la natura politica della nuova compagine
statale era ben lontana dalla repubblica mazziniana. A Londra, nel 1850,
per reagire alla caduta della Repubblica Romana e in continuità con essa,
Mazzini fondò il Comitato Centrale Democratico Europeo e il Comitato Nazionale
Italiano, lanciando il Prestito Nazionale Italiano, le cui cartelle portavano
appunto lo stemma della Repubblica romana del 1849 e l'intitolazione del
prestito «diretto unicamente ad affrettare l'indipendenza e l'unità d'Italia».
A garanzia del prestito le cartelle recavano la firma degli ex triumviri
Mazzini, Saffi e, in assenza dell'irreperibile Armellini, Mattia Montecchi. La
diffusione delle cartelle nel Lombardo-Veneto ebbe come immediata conseguenza
la ripresa dell'attività cospirativa e rivoluzionaria, soprattutto a
Mantova.. Dopo l'Unità e ultimi anni Il 25 febbraio 1866 Messina fu
chiamata al voto per eleggere i suoi deputati al nuovo parlamento di Firenze.
Mazzini era candidato, nel secondo collegio, ma non poté fare campagna
elettorale perché esule a Londra. Pendevano sul suo capo due condanne a morte:
una inflitta dal tribunale di Genova per i moti del 1857 (il 19 novembre 1857,
in primo grado, il 20 marzo 1858 in appello); un'analoga condanna a morte era
stata inflitta dal tribunale di Parigi per complicità in un attentato contro
Napoleone III. Inaspettatamente, Mazzini vinse con larga messe di voti (446).
Il 24 marzo, dopo due giorni di discussione, la Camera annullava l'elezione in
virtù delle condanne precedenti. Il letto di morte di Mazzini,
distrutto dagli aerei degli Stati Uniti durante il bombardamento di Pisa del
1943 Maschera mortuaria di Mazzini, gesso, Domus Mazziniana, Pisa Due
mesi dopo gli elettori del secondo collegio di Messina tornarono alle urne:
vinse di nuovo Mazzini. La Camera, dopo una nuova discussione, il 18 giugno
riannullò l'elezione. Il 18 novembre Mazzini viene rieletto una terza volta;
dalla Camera, questa volta, arrivò la convalida. Mazzini, tuttavia, anche nel
caso fosse giunta un'amnistia o una grazia, decise di rifiutare la carica per
non dover giurare fedeltà allo Statuto Albertino, la costituzione dei monarchi
sabaudi. Egli infatti non accettò mai la monarchia e continuò a lottare per gli
ideali repubblicani. Nel 1868 lasciò Londra e si stabilì in Svizzera, a
Lugano. Due anni dopo furono amnistiate le due condanne a morte inflitte al
tempo del Regno di Sardegna: Mazzini quindi poté rientrare in Italia e, una
volta tornato, si dedicò subito all'organizzazione di moti popolari in appoggio
alla conquista dello Stato Pontificio. L'11 agosto partì in nave per la
Sicilia, ma il 14, all'arrivo nel porto di Palermo, fu tratto in arresto (la
quarta volta nella sua vita) e recluso nel carcere militare di Gaeta. Nel
febbraio 1871, partito da Basilea e in viaggio nel passo del San Gottardo,
conobbe in una carrozza Friedrich Nietzsche, allora poco conosciuto filologo e
docente. Questo incontro sarà testimoniato dallo stesso Nietzsche anni
dopo. Costretto di nuovo all'esilio, riuscì a rientrare in Italia sotto
il falso nome di Giorgio Brown (forse un riferimento a John Brown[25]) a Pisa,
il 7 febbraio del 1872. Qui, malato già da tempo, visse nascosto nell'abitazione
di Pellegrino Rosselli, antenato dei fratelli Rosselli e zio della moglie di
Ernesto Nathan, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 10 marzo dello
stesso anno, quando la polizia stava ormai per arrestarlo nuovamente.
Traversie della salma Mazzini morente, Silvestro Lega La notizia della
sua morte si diffuse rapidamente, commuovendo l'Italia; il suo corpo fu
imbalsamato dallo scienziato Paolo Gorini, appositamente fatto accorrere da
Lodi su incarico di Agostino Bertani: Gorini disinfettò la salma per permettere
l'esposizione. Una folla immensa partecipò ai funerali, svoltisi nella città
toscana il pomeriggio del 14 marzo, accompagnando il feretro al treno in
partenza per Genova, dove venne sepolto al Cimitero monumentale di
Staglieno. Le esequie furono accompagnate dalla musica della storica
Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo. Successivamente Gorini ricominciò a
lavorare sul corpo di Mazzini, onde pietrificarlo secondo la sua tecnica di
mummificazione; terminò il lavoro qualche anno dopo. Nel 1946 avvenne la
ricognizione della mummia, che fu sistemata ed esposta al pubblico in occasione
della nascita della Repubblica Italiana[26]: da allora riposa nuovamente nel
sarcofago del mausoleo. Mausoleo Benché sia incerta l'affiliazione di Mazzini
alla Massoneria fu l'associazione stessa a commissionare il mausoleo
all'architetto mazziniano Gaetano Vittorino Grasso che lo realizzò in stile
neoclassico adornandolo con alcuni simboli massonici. Il sepolcro reca
all'esterno la scritta "Giuseppe Mazzini" e all'interno sono presenti
numerose bandiere tricolori repubblicane e iscrizioni lasciate da gruppi
mazziniani o da personalità come Carducci,[27]. Sulla lapide è scolpita la
scritta "Giuseppe Mazzini. Un Italiano"[28], che era la firma da lui
apposta nella lettera a Carlo Alberto, e l'epitaffio: «Il corpo a Genova, il
nome ai secoli, l'anima all'umanità» Affiliazione massonica Testimonianze
di alcuni personaggi storici e una corrispondenza dello stesso Mazzini, citati
nell'opera dello studioso Luigi Polo Friz[29] fanno ritenere che verosimilmente
Mazzini, a differenza di altri celebri personaggi dell'epoca, come Garibaldi,
non sia mai stato affiliato alla massoneria, anche se questa ha ripreso molti
degli ideali mazziniani, simili ai suoi. La principale obbedienza
italiana, l'unica attiva all'epoca di Mazzini in Italia, il Grande Oriente
d'Italia, afferma l'impossibilità di provare l'appartenenza di Mazzini, che
pure ebbe influenza nella società, anche se non partecipò mai alla vita
dell'associazione, occupato com'era nella causa della "sua" società
segreta, la Giovine Italia. In effetti Mazzini fu carbonaro, ma la Carboneria
fu presto distinta dalla massoneria.[30] Indro Montanelli afferma invece
che probabilmente Mazzini fu massone[31]. Dello stesso parere è Massimo Della
Campa, che in una "Nota su Mazzini" fa riferimento al libro
dell'ex-Gran Maestro del grande Oriente d'Italia Giordano Gamberini, Mille
volti di massoni (Ed. Erasmo, Roma, 1976), che a119 scrive a proposito di
Mazzini: «Iniziato nel 1834 a Genova , secondo G. Fazzari e F. Borsari (Luce e
concordia, 1° giugno 1886, dispense 3 e 4, pag. 23, colonna III). Ricevette dal
Fr. Passano il 32° grado del R.S.A.A., necessario per corrispondere in
Carboneria al livello di Vendita Suprema, nelle carceri di Savona. Con decreto
del S. C. di Palermo il 18 giugno 1866 ricevette l'aumento di luce al 33° grado
e la qualifica di membro onorario del medesimo Supremo Consiglio. Fu membro
onorario delle LL. Lincoln di Lodi e Stella d'Italia di Genova. Scrivendo a
Logge, Corpi rituali e Fratelli usò sempre i segni massonici. [...] Nessun
contemporaneo mise mai in dubbio l'appartenenza di Mazzini alla
Massoneria.» Mazzini stesso sembrerebbe però smentire la sua
partecipazione all'associazione in una lettera del 12 giugno 1867 al massone
Federico Campanella, Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito
scozzese antico ed accettato di Palermo, in cui, restituendogli le carte che
questi gli aveva fatto recapitare scriveva: «La Massoneria accettando da
anni e anni ogni uomo, senza dichiarazioni d'opinioni politiche, s'è fatta
assolutamente inutile a ogni scopo nazionale. Per farne qualche cosa
bisognerebbe prima una misura d'eliminazione ed una di revisione delle file,
poi una formula nazionale o politica per l'iniziazione... Chi vuol intendere
intenda[32].»Pensiero politico «La patria è la casa dell'uomo, non dello
schiavo» (Giuseppe Mazzini, Ai giovani d'Italia) Per comprendere a pieno
la dottrina politica di Mazzini bisogna rifarsi al pensiero religioso che
ispira il periodo della Restaurazione seguito alla caduta dell'impero
napoleonico.[33] Idee diffuse in Europa all'epoca di Mazzini Nuova
concezione romantica della storia Foto di Giuseppe Mazzini dal Fondo
Comandini, Biblioteca Malatestiana Nasceva allora una nuova concezione della
storia[34] che smentiva quella degli illuministi basata sulla capacità degli
uomini di costruire e guidare la storia con la ragione. Le vicende della
Rivoluzione francese e il periodo napoleonico avevano dimostrato che gli uomini
si propongono di perseguire alti e nobili fini che s'infrangono dinanzi alla
realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del
Terrore e il sogno di libertà nella tirannide napoleonica che, mirando alla
realizzazione di un'Europa al di sopra delle singole nazioni, aveva determinato
invece la ribellione dei singoli popoli proprio in nome del loro sentimento di
nazionalità. Secondo questa visione romantica dunque la storia non è
guidata dagli uomini ma è Dio che agisce nella storia; esisterebbe dunque una
Provvidenza divina che s'incarica di perseguire fini al di là di quelli che gli
uomini si propongono di conseguire con la loro meschina ragione.[35] Da questa
concezione romantica della storia, intesa come opera della volontà divina si
promanano due visioni contrapposte: una è la prospettiva reazionaria che vede
nell'intervento di Dio nella storia una sorta di avvento di un'apocalisse che
metta fine alla storia degli uomini. Napoleone I è stato, con le sue
continue guerre, l'Anticristo di questa apocalisse: Dio segnerà la fine della
storia malvagia e falsamente progressiva e allora agli uomini non rimarrà che
volgersi al passato per preservare e conservare quanto di buono era stato
realizzato. Si cercherà dunque in ogni modo di cancellare tutto ciò che è
accaduto dalla Rivoluzione a Napoleone restaurando il passato. La
concezione reazionaria contro cui Mazzini combatté strenuamente assume un
aspetto politico-religioso che troviamo nel pensiero di François-René de Chateaubriand
che nel Génie du christianisme (Genio del Cristianesimo) attaccava le dottrine
illuministiche prendendo le difese del cristianesimo e soprattutto
nell'ideologia mistica teocratica di Joseph de Maistre, che arriva nell'opera
Du pape (Il papa) al punto di auspicare
un ritorno dell'alleanza tra il trono e l'altare riproponendo il modello delle
comunità medioevali protette dalla religione tradizionale contro le insidie del
liberalismo e del razionalismo.[36] Un'altra prospettiva, che nasce paradossalmente
dalla stessa concezione della storia guidata dalla divinità, è quella che
potremo definire liberale che vede nell'azione divina una volontà diretta,
nonostante tutto, al bene degli uomini escludendo che nei tempi nuovi ci sia
una sorta di vendetta di Dio che voglia far espiare agli uomini la loro
presunzione di creatori di storia. È questa una visione provvidenziale,
dinamica della storia che troviamo in Saint Simon con la concezione di un nuovo
cristianesimo per una nuova società o in Lamennais che vede nel cattolicesimo
una forza rigeneratrice della vita sociale. Una concezione progressiva quindi
che è presente in Italia nell'opera letteraria di Alessandro Manzoni e nel
pensiero politico di Gioberti con il progetto neoguelfo e nell'ideologia mazziniana.
Concezione mazziniana «Costituire [...] l'Italia in Nazione Una, Indipendente,
Libera, Repubblicana» (G. Mazzini, Istruzione generale per gli
affratellati nella Giovine Italia) Magnifying glass icon mgx2.svgMazzinianesimo.
Dio e popolo «Noi cademmo come partito politico. Dobbiamo risorgere come
partito religioso. L'elemento religioso è universale, immortale: universalizza
e collega. Ogni grande rivoluzione ne serba impronta, e lo rivela nella propria
origine o nel fine che si propone. Per esso si fonda l'associazione. Iniziatori
d'un nuovo mondo, noi dobbiamo fondare l'unità morale, il cattolicismo
Umanitario[37][38]» Monumento a Giuseppe Mazzini sull'Aventino a
Roma Il pensiero politico mazziniano deve dunque essere collocato in questa
temperie di romanticismo politico-religioso che dominò in Europa dopo la
rivoluzione del 1830 ma che era già presente nei contrasti al Congresso di
Vienna tra gli ideologi che proponevano un puro e semplice ritorno al passato
prerivoluzionario e i cosiddetti politici che pensavano che bisognasse operare
un compromesso con l'età trascorsa. Alcuni storici hanno fatto risalire
la concezione religiosa di Mazzini all'educazione ricevuta dalla madre fervente
giansenista (almeno fino agli anni '40 fa spesso riferimenti biblici ed
evangelici) o ad una vicinanza ideale col protestantesimo e le chiese riformate
ma, secondo altri, la visione religiosa di Mazzini non coinciderebbe con quella
di nessuna religione rivelata.[39] Il personale concetto mazziniano di
Dio, che per alcuni tratti è avvicinabile al deismo settecentesco, con evidenti
influssi della religiosità civica e preromantica di Rousseau, per altri versi
al Dio panteistico degli stoici, è alla base di una religiosità che tuttavia
esige la laicità dello Stato (questo nonostante la dichiarata contraddizione
poiché se, come egli crede, politica e religione coincidono, non avrebbe senso
separare la sua concezione teologica da quella politica)[40] e l'assenza di
intermediari tra Dio e il popolo: per ciò e per il ruolo avuto nella storia
umana e italiana, Mazzini definì il Papato "la base d'ogni autorità
tirannica".[41] Un altro influsso sulla concezione religiosa
mazziniana è stato visto nella considerazione che egli ebbe per la religione
civile di ispirazione romana e per l'ammirazione verso la "Prima
Roma", antica e pagana, che passando per la Seconda (cristiana e
medievale), avrebbe preparato il campo alla Terza Roma futura; un mito questo,
romantico-neoclassico, che sarà fatto proprio da Carducci e poi dal fascismo, con
il filosofo Berto Ricci), e dalla massoneria con l'esoterista Arturo Reghini e
avvicina il mazzinianesimo anche al culto massonico del Grande Architetto
dell'Universo. In realtà Mazzini rifiuta non solo l'ateismo (è questa una
delle divisioni ideologico-teoriche che egli ebbe con altri repubblicani come
Pisacane[45]) e il materialismo («...L'ateismo, il materialismo non hanno,
sopprimendo Dio, una legge morale superiore per tutti e sorgente del Dovere per
tutti...»[46]), ma anche il trascendente, in favore dell'immanente: egli crede
nella reincarnazione[47], per poter migliorare di continuo il mondo e
migliorare sé stessi. Una concezione questa tratta probabilmente da Platone o
dalle religioni orientali come l'induismo e il buddismo, religioni alle quali
Mazzini si era interessato.[48] Giuseppe Mazzini e Gioacchino da Fiore
Come altri patrioti, letterati[49], rivoluzionari delle società segrete
francesi, inglesi e italiane Mazzini vide nell'abate calabrese Gioacchino da
Fiore (circa 1130-1202), l'autore di una profezia riguardante l'avvento della
Terza Età o Età dello Spirito Santo quando sarebbe sorta la Terza Italia che
sarebbe rinata, libera dalle dominazioni straniere[50], come la nazione che
avrebbe esercitato un primato sulle altre per la presenza della Chiesa
cattolica: tema questo poi ripreso da Vincenzo Gioberti nel suo Primato morale
e civile degli Italiani. Mazzini ebbe grande interesse per Gioacchino
tanto da volergli dedicare un trattato rimasto inedito Joachino, appunti per
uno studio storico sull'abate Gioacchino], che considerava un suo precursore
per gli ideali sociali e politici da realizzare tramite un'unità spirituale e
storica. Religione civile La sua è stata anche definita una religione
civile dove la politica svolgeva il ruolo della fede[52] e dove la divinità si
incarna in modo panteista nell'Universo e nell'Umanità stessa, che attua la
Legge che nel Progresso si rivela. Egli afferma di credere «che Dio è Dio, e
l'Umanità è il suo Profeta»[40], che «il Popolo» è «immagine di Dio sulla
terra»[40] e vi è «un Dio solo, autore di quanto esiste, Pensiero vivente,
assoluto, del quale il nostro mondo è raggio e l'Universo una
incarnazione».[38] Per lui non conta che la sua intima credenza sia razionale o
no, come il Dio di Voltaire e Newton che è invocato come la causa prima
dell'ordine naturale, poiché «Dio esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo
provarvelo: tentarlo, ci sembrerebbe bestemmia, come negarlo, follia. Dio
esiste, perché noi esistiamo» anche se, specifica, «l'universo lo manifesta con
l'ordine, con l'armonia, con l'intelligenza dei suoi moti e delle sue
leggi».[40] Mazzini era altresì convinto che fosse ormai presente nella
storia un nuovo ordinamento divino nel quale la lotta per raggiungere l'unità
nazionale assumeva un significato provvidenziale. «Operare nel mondo
significava per il Mazzini collaborare all'azione che Dio svolgeva, riconoscere
ed accettare la missione che uomini e popoli ricevono da Dio».[53] Per questo
bisogna «mettere al centro della propria vita il dovere, senza speranza di
premio, senza calcoli di utilità».[53] Quello di Mazzini era un progetto
politico, ma mosso da un imperativo religioso che nessuna sconfitta, nessuna
avversità avrebbe potuto indebolire. «Raggiunta questa tensione di fede,
l'ordine logico e comune degli avvenimenti veniva capovolto; la disfatta non
provocava l'abbattimento, il successo degli avversari non si consolidava in
ordine stabile.».[53] La storia dell'umanità dunque sarebbe una
progressiva rivelazione della Provvidenza divina che, di tappa in tappa, si
dirige verso la meta predisposta da Dio. Esaurito il compito del
Cristianesimo, chiusasi l'era della Rivoluzione francese ora occorreva che i
popoli prendessero l'iniziativa per «procedere concordi verso la meta fissata
al progresso umano». Ogni singolo individuo, come la collettività, tutti devono
attuare la missione che Dio ha loro affidato e che attraverso la formazione ed
educazione del popolo stesso, reso consapevole della sua missione, si
realizzerà attraverso due fasi: Patria e Umanità. Patria e umanità
Targa in onore di Mazzini sulla casa londinese Senza una patria libera nessun
popolo può realizzarsi né compiere la missione che Dio gli ha affidato; il
secondo obiettivo sarà l'Umanità che si realizzerà nell'associazione dei liberi
popoli sulla base della comune civiltà europea attraverso quello che Mazzini
chiama il banchetto delle Nazioni sorelle. Un obiettivo dunque ben diverso da
quella confederazione europea immaginata da Napoleone dove la Francia avrebbe
esercitato il suo primato egemonico di Grande Nation. La futura unità
europea non si realizzerà attraverso una gara di nazionalismi ma attraverso una
nobile emulazione dei liberi popoli per costruire una nuova libertà. Il
processo di costruzione europea, secondo Mazzini, doveva svolgersi prima di
tutto attraverso l'affermazione delle nazionalità oppresse, come quelle facenti
parte dell'Impero asburgico, e poi anche di quelle che non avevano ancora
raggiunto la loro unità nazionale. Iniziativa italiana In questo processo
unitario europeo spetta all'Italia un'alta missione: quella di riaprire,
conquistando la sua libertà, la via al processo evolutivo dell'Umanità: la
redenzione nazionale italiana apparirà improvvisa come una creazione divina al
di fuori di ogni inutile e inefficace metodo graduale politico diplomatico di
tipo cavouriano. L'iniziativa italiana che avverrà sulla base della fraternità
tra i popoli e non rivendicando alcuna egemonia, come aveva fatto la Francia,
consisterà quindi nel dare l'esempio per una lotta che porterà alla sconfitta
delle due colonne portanti della reazione, di quella politica dell'Impero
Asburgico e di quella spirituale della Chiesa cattolica. Raggiunti gli
obiettivi primari dell'unità e della Repubblica attraverso l'educazione e
l'insurrezione del popolo, espressi dalla formula di Pensiero ed azione,
l'Italia darà quindi il via a questo processo di unificazione sempre più vasta
per la creazione di una terza civiltà formata dall'associazione di liberi
popoli. Funzione della politica Il mausoleo di Giuseppe Mazzini nel
cimitero monumentale di Staglieno, realizzato dall'architetto mazziniano
Gaetano Vittorino Grasso (1849-1899) La politica è scontro tra libertà e
dispotismo e tra queste due forze non è possibile trovare un compromesso: si
sta svolgendo una guerra di principi che non ammette transazioni; Mazzini
esorta la popolazione a non accontentarsi delle riforme che erano degli
accomodamenti gestiti dall'alto: non radicavano, cioè, nello spirito del tempo
quella libertà e quell'uguaglianza di cui il popolo aveva bisogno. La
logica della politica è logica di democrazia e libertà, non accettabili dalle
forze reazionarie; contro di esse è necessaria una brusca rottura
rivoluzionaria: alla testa del popolo vi dovrà essere la classe colta (che non
può più sopportare il giogo dell'oppressione) e i giovani (che non possono più
accettare le anticaglie dell'antico regime). Questa rivoluzione deve portare
alla Repubblica, la quale garantirà l'istruzione popolare. La
rivoluzione, che è anche pedagogico strumento di formazione di virtù personali
e collettive, deve iniziare per ondate, accendendo focolai di rivolta che
incitino il popolo inconsapevole a prendere le armi. Una volta scoppiata la
rivoluzione si dovrà costituire un potere dittatoriale (inteso come potere
straordinario alla maniera dell'Antica Roma, non come tirannide) che gestisca
temporaneamente la fase post-rivoluzionaria. Il governo verrà restituito al
popolo non appena il fine della rivoluzione verrà raggiunto, il prima
possibile. La Giovane Italia deve educare alla gestione della cosa
pubblica, ad essere buoni cittadini, non è, perciò, esclusivamente uno
strumento di organizzazione rivoluzionaria. Il popolo deve avere diritti e
doveri, mentre la Rivoluzione Francese si è concentrata esclusivamente sui
diritti individuali: fermandosi ai diritti dell'individuo aveva dato vita ad
una società egoista; l'utile per una società non va mai considerato secondo il
bene di un singolo soggetto ma secondo il bene collettivo.[54] Mazzini non
crede nell'eguaglianza predicata dal marxismo e al sogno della proprietà comune
sostituisce il principio dell'associazionismo, che è comunque un superamento
dell'egoismo individuale.Questione sociale Mazzini affrontò la questione
sociale negli scritti più tardi, ad esempio nei Doveri dell'uomo (1860). Egli
rifiuta il marxismo, convinto com'è che per spingere il popolo alla rivoluzione
sia prioritario indicargli l'obiettivo dell'unità, della repubblica e della
democrazia. Mazzini fu tra i primi a considerare la grave questione sociale
presente che era soprattutto in Italia la questione contadina, come gli
indicava Carlo Pisacane,[55] ma egli pensava che questa dovesse essere
affrontata e risolta solo dopo il raggiungimento dell'unità nazionale e non
attraverso lo scontro delle classi, ma con una loro collaborazione
(interclassismo), da raggiungersi però organizzando l'associazionismo e il
mutualismo fra gli operai, il soggetto più debole. Foto di Mazzini
Un programma il suo di solidarietà nazionale che se non contemplava l'autonomia
culturale e politica del proletariato non si rivolse solo al ceto medio
cittadino, agli intellettuali, agli studenti, fra i quali raccolse i consensi
più ampi, ma anche agli artigiani e ai settori più consapevoli dei propri
diritti fra gli operai. Mazzini criticò il marxismo e fu da Karl Marx
biasimato per gli aspetti dottrinali idealistici e per gli atteggiamenti
profetici che egli assumeva nel suo ruolo di educatore religioso e politico del
popolo. Marx, risentito per gli attacchi di Mazzini al comunismo, da lui
definito col termine inglese «dictatorship» (cioè «dittatura»), lo definì in
alcuni articoli «teopompo» (cioè «inviato di Dio») e «papa della chiesa
democratica», dandogli anche sprezzantemente del «vecchio somaro» e
paragonandolo a Pietro l'Eremita. Forte sarà il contrasto tra Marx e l'inviato
personale di Mazzini (oltre che con Garibaldi che ne prese le difese) alla
Prima Internazionale.[56][57] Mazzini criticava i socialisti per il
proclamato internazionalismo dei loro tempi, venato di anarchismo e di forte
negazionismo, per l'attenzione da essi rivolta verso gli interessi di una sola
classe: il proletariato. Inoltre egli definiva arbitrario e impossibile a
pretendere l'abolizione della proprietà privata: così si sarebbe dato un colpo
mortale all'economia che non avrebbe premiato più i migliori. La critica
maggiore era rivolta contro il rischio che le ideologie socialiste
estremistiche portassero a un totalitarismo: egli previde con lungimiranza
quello che avverrà con la Rivoluzione d'ottobre del 1917 in Russia, cioè la
formazione di una nuova classe di padroni politici e lo schiacciamento
dell'individuo nella macchina industriale del socialismo reale.[58] Da
queste critiche ne venne la valutazione negativa di Mazzini sulla rivolta che
portò alla Comune di Parigi del 1871. Mentre per Marx e Michail Bakunin quello
della Comune era stato un primo tentativo di distruggere lo stato accentratore
borghese realizzando dal basso un nuovo tipo di stato, Mazzini, legato al
concetto di Stato-nazione romantico, invece criticò la Comune vedendo in essa
la fine della nazione, la minaccia di uno smembramento della Francia. Per
salvaguardare l'economia e allo stesso tempo per tutelare i più poveri, Mazzini
punta su una forma di lavoro cooperativo: l'operaio dovrà guardare oltre una
lotta basata solo sul salario ma promuovere spazi via via crescenti di economia
sociale con elementi di «piena responsabilità e proprietà sull'impresa».
Mazzini puntava sul superamento in senso sociale e democratico del capitalismo
imprenditoriale classico, anticipando in questo sia le teorie distribuzioniste
sia le teorie che esaltano il valore dell'associazione fra i produttori. In
Doveri dell'uomo scrisse: «Non bisogna abolire la proprietà perché oggi è di
pochi; bisogna aprire la via perché i molti possano acquistarla. Bisogna
richiamarla al principio che la renda legittima, facendo sì che solo il lavoro
possa produrla.[59]» La sua influenza sulla prima fase del movimento
operaio fu per questo molto importante e anche il fascismo, in particolare la
sua corrente repubblicana e socializzatrice, si ispirerà al pensiero economico
mazziniano come terza via corporativa tra il modello capitalista e quello
marxista. Cospirazioni e fallimento dei moti mazziniani Mazzini in
una fotografia con autografo scattata da Domenico Lama I moti mazziniani,
ispirati ad un'ideologia repubblicana e antimonarchica furono considerati
sovversivi e quindi perseguiti da tutte le monarchie italiane dell'epoca. Per i
governi costituiti i mazziniani altro non erano che terroristi e come tali
furono sempre condannati. «Trovai tutti persuasi che la Giovine Italia
era pazzia; pazzia le sette, pazzie il cospirare, pazzie le rivoluzioncine
fatte sino a quel giorno, senza capo né coda» (Massimo d'Azeglio, Degli
ultimi casi di Romagna) Giovine Italia (1831) «Su queste classi [...] così
fortemente interessate al mantenimento dell'ordine sociale le dottrine
sovversive della Giovine Italia non hanno presa. Perciò ad eccezione dei
giovani presso i quali l'esperienza non ha ancora modificate le dottrine
assorbite nell'atmosfera eccitante della scuola, si può affermare che non
esiste in Italia se non un piccolissimo numero di persone seriamente disposte a
mettere in pratica i principi esaltati di una setta inasprita dalla
sventura.» (Camillo Benso conte di Cavour[60]) Magnifying glass icon
mgx2.svg Giovine Italia. Busto di Mazzini a Central Park a New York Nel
1831 Mazzini si trovava a Marsiglia in esilio dopo l'arresto e il processo
subito l'anno prima in Piemonte a causa della sua affiliazione alla Carboneria.
Non potendosi provare la sua colpevolezza infatti la polizia sabauda lo
costrinse a scegliere tra il confino in un paesino del Piemonte e l'esilio.
Mazzini preferì affrontare l'esilio e nel febbraio del 1831 passò in Svizzera,
da qui a Lione e infine a Marsiglia. Qui entrò in contatto con i gruppi di
Filippo Buonarroti e col movimento sainsimoniano allora diffuso in
Francia. Con questi si avviò un'analisi del fallimento dei moti nei
ducati e nelle Legazioni pontificie del 1831. Si concordò sul fatto che le
sette carbonare avevano fallito innanzitutto per la contraddittorietà dei loro
programmi e per l'eterogeneità delle classi che ne facevano parte. Non si era
riusciti poi a mettere in atto un collegamento più ampio delle insurrezioni per
le ristrettezze provinciali dei progetti politici, com'era accaduto nei moti di
Torino del 1821 quand'era fallito ogni tentativo di collegamento con i fratelli
lombardi. Infine bisognava desistere, come nel 1821, dal ricercare l'appoggio
dei principi e, come nei moti del '30-31, dei francesi. Con la fondazione
della Giovine Italia nel 1831 il movimento insurrezionale andava organizzato su
precisi obiettivi politici: indipendenza, unità, libertà. Occorreva poi una grande
mobilitazione popolare poiché la liberazione italiana non si poteva conseguire
attraverso l'azione di pochi settari ma con la partecipazione delle masse.
Rinunciare infine ad ogni concorso esterno per la rivoluzione: «La Giovine
Italia è decisa a giovarsi degli eventi stranieri, ma non a farne dipendere
l'ora e il carattere dell'insurrezione».[61] La bandiera della
Giovine Italia Gli strumenti per raggiungere queste mete erano l'educazione e
l'insurrezione. Quindi bisognava che la Giovane Italia perdesse il più
possibile il carattere di segretezza, conservando quanto necessario a
difendersi dalle polizie, ma acquistasse quello di società di propaganda,
un'«associazione tendente anzitutto a uno scopo di insurrezione, ma
essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel giorno»[62]anche
attraverso il giornale La Giovine Italia, fondato nel 1832del messaggio
politico della indipendenza, dell'unità e della repubblica. Negli anni
1833 e 1834, durante il periodo dei processi in Piemonte e il fallimento della
spedizione di Savoia, l'associazione scomparve per quattro anni, ricomparendo
solo nel 1838 in Inghilterra. Dieci anni dopo, il 5 maggio 1848, l'associazione
fu definitivamente sciolta da Mazzini, che fondò al suo posto l'Associazione
Nazionale Italiana. Fallimento del moto in Savoia (1833) Entusiastiche
adesioni al programma della Giovane Italia si ebbero soprattutto tra i giovani
in Liguria, in Piemonte, in Emilia e in Toscana che si misero subito alla prova
organizzando negli anni 1833 e 1834 una serie di insurrezioni che si conclusero
tutte con arresti, carcere e condanne a morte. Nel 1833 organizza il suo primo
tentativo insurrezionale che aveva come focolai rivoluzionari Chambéry, Torino,
Alessandria e Genova dove contava vaste adesioni nell'ambiente militare.
Prima ancora che l'insurrezione iniziasse la polizia sabauda a causa di una
rissa avvenuta fra i soldati in Savoia, scoprì e arrestò molti dei congiurati,
che furono duramente perseguiti poiché appartenenti a quell'esercito sulla cui
fedeltà Carlo Alberto aveva fondato la sicurezza del suo potere. Fra i
condannati figuravano i fratelli Giovanni e Jacopo Ruffini, amico personale di
Mazzini e capo della Giovine Italia di Genova, l'avvocato Andrea Vochieri e
l'abate torinese Vincenzo Gioberti. Tutti subirono un processo dal tribunale
militare, e dodici furono condan morte, fra questi anche il Vochieri, mentre
Jacopo Ruffini pur di non tradire si uccise in carcere mentre altri riuscirono
a salvarsi con la fuga. Tentativo d'invasione della Savoia e moto di
Genova (1834) Magnifying glass icon mgx2.svgInvasione della Savoia del 3
febbraio 1834. L'incontro di Mazzini con Giuseppe Garibaldi nella sede
della Giovine Italia Il fallimento del primo moto non fermò Mazzini, convinto
che era il momento opportuno e che il popolo lo avrebbe seguito. Si trovava a
Ginevra, quando assieme ad altri italiani e alcuni polacchi, organizzava
un'azione militare contro lo stato dei Savoia. A capo della rivolta aveva messo
il generale Gerolamo Ramorino, che aveva già preso parte ai moti del 1821,
questa scelta però si rivelò un fallimento, perché il Ramorino si era giocato i
soldi raccolti per l'insurrezione e di conseguenza rimandava continuamente la
spedizione, tanto che quando il 2 febbraio 1834, si decise a passare con le sue
truppe il confine con la Savoia, la polizia, ormai allertata da tempo, disperse
i volontari con molta facilità. Nello stesso tempo doveva scoppiare una
rivolta a Genova, sotto la guida di Giuseppe Garibaldi, che si era arruolato
nella marina da guerra sarda per svolgere propaganda rivoluzionaria tra gli
equipaggi. Quando giunse sul luogo dove avrebbe dovuto iniziare l'insurrezione
però, non trovò nessuno, e così rimasto solo, dovette fuggire. Fece appena in
tempo a salvarsi dalla condanna a morte emanata contro di lui, salendo su una
nave in partenza per l'America del Sud dove continuerà a combattere per la
libertà dei popoli. Mazzini, invece, poiché aveva personalmente preso
parte alla spedizione con Ramorino, fu espulso dalla Svizzera e dovette cercare
rifugio in Inghilterra. Lì continuò la propria azione politica attraverso
discorsi pubblici, lettere e scritti su giornali e riviste, aiutando a distanza
gli italiani a mantenere il desiderio di unità e indipendenza. Anche se
l'insuccesso dei moti fu assoluto, dopo questi eventi la linea politica di
Carlo Alberto mutò, temendo che reazioni eccessive potessero diventare
pericolose per la monarchia. Tempesta del dubbio (1836) «La vita mi pesa,
ma credo sia debito di ciascun uomo di non gettarla, se non virilmente o in
modo che rechi testimonianza della propria credenza.» (Giuseppe Mazzini,
lettera di risposta ad Angelo Usiglio, Londra, 1837) Altri tentativi pure
falliti si ebbero a Palermo, in Abruzzo, nella Lombardia austriaca, in Toscana.
Il fallimento di tanti generosi sforzi e l'altissimo prezzo di sangue pagato
fecero attraversare a Mazzini quella che egli chiamò la tempesta del dubbio,
una fase di depressione, in cui, come in gioventù, come ricorda nelle Note
autobiografiche, pensò anche al suicidio, da cui uscì religiosamente convinto
ancora una volta della validità dei propri ideali politici e morali.
Dall'esilio di Londra, dopo essere stato
espulso dalla Svizzera, riprese quindi il suo apostolato insurrezionale. Nello
stesso periodo esce il saggio La filosofia della musica sulla rivista
L'italiano pubblicata a Parigi.Fratelli Bandiera (1844) Magnifying glass icon
mgx2.svgFratelli Bandiera. Esecuzione dei fratelli Bandiera a Cosenza
Nobili, figli dell'ammiraglio Francesco Bandiera e, a loro volta, ufficiali
della Marina da guerra austriaca, aderirono alle idee mazziniane e fondarono
una loro società segreta, l'Esperia[63] e con essa tentarono di effettuare una
sollevazione popolare nel Sud Italia. Il 13 giugno 1844, i fratelli
Emilio e Attilio Bandiera partirono da Corfù (dove avevano una base allestita
con l'ausilio del barese Vito Infante) alla volta della Calabria seguiti da 17
compagni, dal brigante calabrese Giuseppe Meluso e dal corso Pietro
Boccheciampe. Il 15 marzo dello stesso anno era loro giunta infatti la notizia
dello scoppio di una rivolta a Cosenza che essi credevano condotta nel nome di
Mazzini. In realtà non solo la ribellione non aveva alcuna motivazione
patriottica ma era già stata domata dall'esercito borbonico. Il 16 giugno
1844 quando sbarcarono alla foce del fiume Neto, vicino a Crotone, appresero
che la rivolta era già stata repressa nel sangue e al momento non era in corso
alcuna ribellione all'autorità del re. Il Boccheciampe, appresa la notizia che
non c'era alcuna sommossa a cui partecipare, sparì e andò al posto di polizia
di Crotone per denunciare i compagni. I due fratelli vollero lo stesso
continuare l'impresa e partirono per la Sila. Subito iniziarono le
ricerche dei rivoltosi ad opera delle guardie civiche borboniche, aiutate da
comuni cittadini che credevano i mazziniani dei briganti; dopo alcuni scontri a
fuoco, vennero catturati (meno il brigante Giuseppe Meluso, buon conoscitore
dei luoghi, che riuscì a sfuggire alla cattura) e portati a Cosenza, dove i
fratelli Bandiera con altri 7 compagni vennero fucilati nel Vallone di Rovito
il 25 luglio 1844. Il re Ferdinando II ringraziò la popolazione locale
per il grande attaccamento dimostrato alla Corona e la premiò concedendo
medaglie d'oro e d'argento e pensioni generose. «Mazzini, colpito da tanta
fermezza e da tanta sventura, restò commosso da quell'efferata barbarie e
celebrò la memoria di quei martiri in un opuscolo uscito a Parigi nel
1845».[64] Mazzini vedendo nel loro sacrificio la realizzazione dei propri ideali
così scriveva in un opuscolo a loro dedicato: «Il martirio non è sterile mai.
Il martirio per un'Idea è la più alta formula che l'Io umano possa raggiungere
per esprimere la propria missione; e quando un giusto sorge di mezzo a' suoi
fratelli giacenti ed esclamaecco: questo è il vero, e io, morendo, l'adorouno
spirito di nuova vita si trasfonde per tutta l'umanità. I sagrificati di
Cosenza hanno insegnato a noi tutti che l'uomo deve vivere e morire per le
proprie credenze: hanno provato al mondo che gl'Italiani sanno morire: hanno
convalidato per tutta l'Europa l'opinione che una Italia sarà. [...] Voi potete
uccidere pochi uomini, ma non l'Idea. l'Idea è immortale]» Repubblica
Romana (1849) Magnifying glass icon mgx2.svgRepubblica Romana (1849). Bandiera
della Repubblica Romana Dopo i moti del 1848-49, Mazzini fu a capo, con Aurelio
Saffi e Carlo Armellini della Repubblica Romana, soppressa dalla reazione
francese nel 1849. Fu l'ultima rivolta a cui Mazzini prese parte
direttamente. Moto di Milano (1853) e sollevazione in Valtellina (1854)
Magnifying glass icon mgx2.svgRivolta di Milano (1853). Ispirato al
mazzinianesimo e alle ideologie socialiste fu il moto di Milano del 1853, a cui
tuttavia Mazzini non prese parte, e che fallì; analoga sorte ebbe la rivolta in
Valtellina dell'anno seguente. Nel moto milanese si mise in luce Felice Orsini,
che di lì a poco avrebbe rotto con Mazzini e organizzato l'attentato a
Napoleone III, fermamente condannato dal genovese poiché risoltosi in una
strage di cittadini innocenti. Spedizione di Sapri (1857) Magnifying
glass icon mgx2.svgSpedizione di Sapri. Carlo Pisacane Il piano
originale, secondo il metodo insurrezionale mazziniano, prevedeva di accendere
un focolaio di rivolta in Sicilia dove era molto diffuso il malcontento contro
i Borboni, e da lì estenderla a tutto il Mezzogiorno d'Italia. Successivamente
invece si pensò più opportuno partendo dal porto di Genova di sbarcare a Ponza
per liberare alcuni prigionieri politici lì rinchiusi, per rinforzare le file della
spedizione e infine dirigersi a Sapri, che posta al confine tra Campania e
Basilicata, era ritenuta un punto strategico ideale per attendere dei rinforzi
e marciare su Napoli. Il 25 giugno 1857 Carlo Pisacane s'imbarcò con
altri ventiquattro sovversivi, tra cui Giovanni Nicotera e Giovan Battista
Falcone, sul piroscafo di linea Cagliari, della Società Rubattino, diretto a
Tunisi. Il 26 giugno sbarcò a Ponza dove, sventolando il tricolore, riuscì
agevolmente a liberare 323 detenuti, poche decine dei quali per reati politici
per il resto delinquenti comuni, aggregandoli quasi tutti alla spedizione. Il
28, il Cagliari ripartì carico di detenuti comuni e delle armi sottratte al
presidio borbonico. La sera i congiurati sbarcarono a Sapri, ma non trovarono ad
accoglierli quelle masse rivoltose che si attendevano. Anzi furono affrontati
dalle falci dei contadini ai quali le autorità borboniche avevano per tempo
annunziato lo sbarco di una banda di ergastolani evasi dall'isola di
Ponza. Il 1º luglio, a Padula vennero circondati e 25 di loro furono
massacrati dai contadini. Gli altri, per un totale di 150, vennero catturati e
consegi gendarmi. Pisacane, con Nicotera, Falcone e gli ultimi superstiti,
riuscirono a fuggire a Sanza dove furono ancora aggrediti dalla popolazione:
perirono in 83; Pisacane e Falcone si suicidarono con le loro pistole, mentre
quelli scampati all'ira popolare furono poi processati nel gennaio del 1858.
Condan morte, furono graziati dal Re, che tramutò la pena in ergastolo.
Senso dell'impresa Pur essendo quella di Sapri un'impresa tipicamente
mazziniana, condotta «senza speranza di premio», in effetti essa rispondeva
alle idee politiche di Pisacane che si era allontanato dalla dottrina del
Maestro per accostarsi a un socialismo libertario espresso dalla formula
"Libertà e associazione". Contrariamente a Mazzini che riguardo alla
questione sociale proponeva una soluzione interclassista solo dopo aver risolto
il problema unitario, Pisacane pensava infatti che per arrivare ad una rivoluzione
patriottica unitaria e nazionale occorresse prima risolvere la questione
contadina che era quella della riforma agraria. Come lasciò scritto nel suo
testamento politico in appendice al Saggio sulla rivoluzione, «profonda mia
convinzione di essere la propaganda dell'idea una chimera e l'istruzione
popolare un'assurdità. Le idee nascono dai fatti e non questi da quelle, ed il
popolo non sarà libero perché sarà istrutto, ma sarà ben tosto istrutto quando
sarà libero». Vicino agli ideali mazziniani era Pisacane invece quando
aggiungeva nello stesso scritto che quand'anche la rivolta fallisse «ogni mia
ricompensa io la troverò nel fondo della mia coscienza e nell'animo di questi
cari e generosi amici... che se il nostro sacrificio non apporta alcun bene
all'Italia, sarà almeno una gloria per essa aver prodotto figli che vollero
immolarsi al suo avvenire»[66]. La spedizione fallita ebbe in effetti il merito
di riproporre all'opinione pubblica italiana la questione napoletana, la
liberazione cioè del Mezzogiorno italiano dal malgoverno borbonico che il
politico inglese William Ewart Gladstone definiva «negazione di Dio eretta a
sistema di governo». Infine il tentativo di Pisacane sembrava riproporre la
possibilità di un'alternativa democratico-popolare come soluzione al problema
italiano: era un segnale d'allarme che costituì per il governo di Vittorio
Emanuele II uno stimolo ad affrettare i tempi dell'azione per realizzare la
soluzione diplomatico militare dell'unità italiana. Appoggio a Garibaldi
e ultimi tentativi Mazzini appoggiò moralmente la spedizione dei Mille di
Giuseppe Garibaldi, che egli considerava una valida opposizione a Cavour. Dopo
l'Unità riprese la lotta repubblicana, ma le persecuzioni della polizia sabauda
e le condizioni di salute limitarono i suoi ultimi tentativi.
Controversie Stampa raffigurante Mazzini con l'epitaffio della tomba a
Staglieno Conflitto con Cavour Giuseppe Mazzini, che dopo la sua attività cospirativa
fu esiliato dal governo piemontese a Ginevra, fu uno strenuo oppositore della
guerra di Crimea, che costò un'ingente perdita di soldati al regno sardo. Egli
rivolse un appello ai militari in partenza per il conflitto: «Quindicimila tra
voi stanno per essere deportati in Crimea. Non uno forse tra voi rivedrà la
propria famiglia. Voi non avrete onore di battaglie. Morrete, senza gloria,
senza aureola, di splendidi fatti da tramandarsi per voi, conforto ultimo ai
vostri cari. Morrete per colpa di governi e capi stranieri. Per servire un
falso disegno straniero, l'ossa vostre biancheggeranno calpestate dal cavallo
del cosacco, su terre lontane, né alcuno dei vostri potrà raccoglierle e
piangervi sopra. Per questo io vi chiamo, col dolore dell'anima,
"deportati".» (Giuseppe Mazzini[67]) Quando nel 1858, Napoleone
III scampò all'attentato teso da Felice Orsini e Giovanni Andrea Pieri, il
governo di Torino incolpò Mazzini (Cavour lo avrebbe definito "il capo di
un'orda di fanatici assassini"[68] oltreché "un nemico pericoloso
quanto l'Austria"),[69] poiché i due attentatori avevano militato nel suo
Partito d'Azione. Secondo Denis Mack Smith, Cavour aveva in passato finanziato
i due rivoluzionari a causa della loro rottura con Mazzini e, dopo l'attentato
a Napoleone III e la conseguente condanna dei due, alla vedova di Orsini fu
assicurata una pensione. Cavour al riguardo fece anche pressioni politiche
sulla magistratura per far giudicare e condannare la stampa radicale.[71] Egli,
inoltre, favorì l'agenzia Stefani con fondi segreti sebbene lo Statuto vietasse
privilegi e monopoli ai privati.[72] Così l'agenzia Stefani, forte delle solide
relazioni con Cavour divenne, secondo il saggista Gigi Di Fiore, un
fondamentale strumento governativo per il controllo mediatico nel Regno di
Sardegna.[73] Mazzini, intanto, oltre ad aver condannato il gesto di Orsini e
Pieri, espose un attacco nei confronti del primo ministro, pubblicato sul
giornale Italia del popolo: «Voi avete inaugurato in Piemonte un fatale
dualismo, avete corrotto la nostra gioventù, sostituendo una politica di
menzogne e di artifici alla serena politica di colui che desidera risorgere.
Tra voi e noi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresentiamo l'Italia, voi
la vecchia sospettosa ambizione monarchica. Noi desideriamo soprattutto l'unità
nazionale, voi l'ingrandimento territoriale» (Giuseppe Mazzini[74])Timori
di Mazzini per la cessione della Sardegna Estratto di articolo di
giornale inglese Mazzini temeva che Cavour, dopo la cessione della Savoia e di
Nizza, potesse cedere anche la Sardegna, una delle cosiddette “tre Irlande”,[75][76]
sulla base di altri supposti accordi segreti di Cavour con la Francia, in
cambio di una definitiva unificazione italiana, accordi che preoccupavano anche
l’Inghilterra, la quale era intervenuta presso Cavour per avere rassicurazioni
sul fatto che non sarebbe stato ceduto altro territorio italiano alla Francia:
«Il 22 maggio 1860, Lord John Russell commentava a Sir James Hudson, in Torino,
di dire al Conte di Cavour, che il Governo inglese, informato di un disegno per
la cessione della Sardegna alla Francia, protestava e chiedeva promessa formale
di non cedere territorio italiano. Il dispaccio era comunicato il 26 a
Cavour.» (da Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini, per cura della
Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini, Roma]) Riguardo alla
cessione della Sardegna alla Francia, Mazzini affermava anche: «[...]
[L]'opposizione minacciosa dell’Inghilterra e la nostra, possono renderlo
praticamente impossibile.» (da Scritti editi ed inediti di Giuseppe
Mazzini, per cura della Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini,
Roma) Alcune affermazioni di Giovanni Battista Tuveri, esponente del
cattolicesimo federalista, deputato per due volte al Parlamento Subalpino e
amico di Mazzini, confermano la possibilità di accordi segreti relativi alla
cessione della Sardegna alla Francia per una definitiva unificazione del resto
della penisola: «Vicino a Mazzini ed a Cattaneo, ma con una propria originalità
di pensiero, il Tuveri fu sempre fedele alle sue convinzioni federaliste o, in
mancanza di meglio, autonomiste, né esitò ad impegnarsi nell'azione pratica
quando nel 1860-61 circolò insistente la voce che Cavour, dopo Nizza e la
Savoia, intendesse cedere alla Francia anche la Sardegna» Anche il
giornale britannico "The Illustrated London News" del 27 luglio 1861
citava l'inopportunità di cedere la Sardegna alla Francia, commento che aveva
suscitato reazioni nella stampa francese e fatto suggerire altre
ipotesi.[79] Ruolo storico di Mazzini Mazzini nel 1846 Mazzini suscitò
«continuamente energie, affascinò per quarant'anni ogni ondata di gioventù
[...] e intanto gli anziani gli sfuggivano».[80] Quasi tutti i grandi
personaggi del Risorgimento aderirono al mazzinianesimo ma pochi vi restarono.
Il contenuto religioso profetico del pensiero del Maestro, in un certo modo
rivelatore di una nuova fede, imbrigliava l'azione politica. Mazzini infatti
non aveva «la duttilità e la mutevolezza necessaria per dominare e imprigionare
razionalmente le forze». Per questo occorreva una capacità di compromesso
politico propria dell'uomo di governo come fu Cavour; «[i]l compito di Mazzini
fu invece quello di creare l'"animus"». Quando sembrava che il
problema italiano non avesse via d'uscita «ecco per opera sua la gioventù
italiana sacrificarsi in una suprema protesta. I sacrifici parevano sterili»,
ma invece risvegliavano l'opinione pubblica italiana e europea. La tragedia
della Giovine Italia «impose il problema italiano a una sempre più vasta sfera
d'Italiani: che reagì sì con un programma più moderato ma infine entrò in
azione e quegli stessi ex mazziniani che avevano rinnegato il Maestro aderendo
al moderatismo riformista alla fine dovettero abbandonare ogni progetto
federalista e acconsentire all'entusiasmo popolare suscitato dalle idee
mazziniane di un riordinamento unitario italiano».[81] Le idee politiche
di Mazzini furono alla base della nascita del Partito Repubblicano Italiano nel
1895. Tramite la Costituzione della Repubblica Romana, ispirata al
mazzinianesimo e considerata un modello per molto tempo, fu uno dei pensatori
le cui idee furono alla base della Costituzione Italiana del 1948. Inoltre ebbe
una grande influenza anche fuori dall'Italia: politici occidentali come Thomas
Woodrow Wilson (con i suoi Quattordici Punti) e David Lloyd George e molti
leader post-coloniali tra i quali Gandhi, Golda Meir, David Ben-Gurion, Nehru e
Sun Yat-sen consideravano Mazzini il proprio maestro e il testo mazziniano Dei
doveri dell'uomo come la propria "Bibbia" morale, etica e
politica.[82] Mazzini conteso tra fascismo e antifascismo Mazzini
sul letto di morte L'eredità ideale e politica del pensiero di Giuseppe Mazzini
è stata a lungo oggetto di dibattito tra opposte interpretazioni, in
particolare durante il Fascismo e la Resistenza. Già nel settembre 1922, prima
dell'avvento del fascismo, il cinquantenario della sua morte fu celebrato con
una serie di francobolli. In seguito, nel Ventennio fascista Mazzini fu oggetto
di citazioni in libri, articoli, discorsi, fino al punto d'essere considerato
una sorta di precursore del regime di Mussolini.[83]. Secondo un appunto
diaristico (intitolato "Ripresa mazziniana") di Giuseppe Bottai,
però, l'utilizzo che ne fece Mussolini fu sempre strumentale[84]. La
popolarità di Mazzini durante il periodo fascista è dovuta anche ai numerosi
repubblicani che confluirono nei Fasci di combattimento, iniziando il loro
percorso di avvicinamento a Mussolini durante la battaglia interventista,
soprattutto nelle aree dove maggiore era la presenza del PRI, cioè in Romagna e
nelle Marche. Sulle pagine de L'Iniziativa, l'organo di stampa del PRI, si
guardava a Mussolini come al «magnifico bardo del nostro
interventismo».[85] Particolare fu il caso di Bologna, città in cui i
repubblicani Pietro Nenni, Guido e Mario Bergamo presero parte attivamente nel
1919 alla fondazione del primo Fascio di combattimento emiliano per poi
abbandonarlo poco dopo diventando avversari del fascismo. Tra i più famosi
repubblicani che aderirono al fascismo vi furono Italo Balbo (che si era
laureato con una tesi su "Il pensiero economico e sociale di Mazzini"
e del quale lo storico Claudio Segrè ha scritto: «Balbo, prima di aderire al
Fascismo nel '21, esitò a lasciare i repubblicani fino all'ultimo momento e
considerò la possibilità di mantenere la doppia iscrizione»[86]), Curzio
Malaparte e Berto Ricci, che nel fascismo vedeva la perfetta sintesi fra «la
Monarchia di Dante e il Concilio di Mazzini».[87] L'intellettuale
mazziniano Delio Cantimori, nella prima fase del suo percorso politico che lo
portò prima ad aderire al fascismo poi al comunismo, considerava il fascismo
«compimento della rivoluzione nazionale iniziatasi con il Risorgimento, che
doveva riuscire dove il processo risorgimentale e il cinquantennio successivo
avevano fallito: nell'inserimento e nell'integrazione delle masse nello stato
nazionale, nella creazione di una più vera democrazia, ben diversa dal
"parlamentarismo" e lontana dall'"affarismo", dal
"particolarismo", dall'"inerzia" che avevano caratterizzato
l'Italia liberale».[88]. Inizialmente la tesi delle origini risorgimentali del
fascismo fu fatta propria anche dai comunisti: nel 1931 Palmiro Togliatti,
polemizzando con il movimento Giustizia e Libertà e il suo fondatore Carlo
Rosselli, in un articolo su Lo Stato operaio criticò il Risorgimento e indicò
in Mazzini un precursore del fascismo[89]: «La tradizione del Risorgimento vive
quindi nel fascismo, ed è stata da esso sviluppata fino all'estremo. Mazzini,
se fosse vivo, plaudirebbe alle dottrine corporative, né ripudierebbe i
discorsi di Mussolini su "la funzione dell'Italia nel mondo". La
rivoluzione antifascista non potrà essere che una rivoluzione "contro il
Risorgimento", contro la sua ideologia, contro la sua politica, contro la
soluzione che esso ha dato al problema della unità dello Stato e a tutti i
problemi della vita nazionale[90].» La stessa posizione fu assunta nel
1933 da Giorgio Amendola, durante il confino a Ponza, nel primo di due corsi
sul Risorgimento tenuti per i confinati, per poi rivedere tale impostazione nel
secondo corso, dopo la svolta unitaria del 1934 (che segnò l'inizio della
politica del fronte popolare con la conclusione di un "patto d'unità
d'azione" con i socialisti), allorché insistette sulle origini
risorgimentali del movimento operaio[91]. I fascisti, inoltre,
rivendicavano una continuità con il pensiero mazziniano anche riguardo l'idea
di patria, la concezione spirituale della vita, l'importanza dell'educazione di
massa come strumento per creare un "uomo nuovo" e una dottrina
economica ispirata alla collaborazione tra le classi sociali.[92] Lo storico
Massimo Baioni scrive a proposito della contemporanea celebrazione nel 1932 del
50º anniversario della morte di Garibaldi e del decennale della Marcia su Roma:
«Le principali manifestazioni del 1932 sembravano confermare il nesso tra il
bisogno di presentare il fascismo come erede delle migliori tradizioni
nazionali e la volontà non meno forte ad enfatizzarne le componenti moderne,
che avrebbero dovuto distinguerlo come originale esperimento politico e sociale».[93]
Negli anni della Resistenza (1944-1945) la situazione si complica maggiormente:
il fascismo della Repubblica Sociale Italiana "intensificò naturalmente i
richiami a Mazzini: ad esempio la data del giuramento della Guardia nazionale
repubblicana venne fissata il 9 febbraio, giorno della proclamazione, quasi un
secolo prima, della Repubblica romana che aveva avuto alla sua testa il
«triumviro» Mazzini", ma anche gli
antifascisti, in particolare i partigiani di Giustizia e Libertà di Carlo
Rosselli, iniziano a richiamarsi sempre più apertamente al rivoluzionario
genovese. Proprio Rosselli scrisse nel 1931 ad uno studioso inglese: «Agiamo
nello spirito di Mazzini, e sentiamo profondamente la continuità ideale fra la
lotta dei nostri antenati per la libertà e quella di oggi». A seguito della
caduta del fascismo e dell'armistizio di Cassibile, a partire dal 1943 la lotta
contro il nazifascismo vide la partecipazione dei repubblicani (il cui partito
era stato sciolto dal Regime nel 1926) anche attraverso la formazione di
proprie unità partigiane denominate Brigate Mazzini.[97] Anche un comandante
partigiano, proposto per la medaglia d'oro al valor militare, Manrico
Ducceschi, ispirò la sua azione all'ideologia mazziniana adottando in onore di
Mazzini il nome di battaglia di "Pippo", lo stesso pseudonimo usato
dal patriota genovese.[98] Opere Atto di fratellanza della Giovane Europa
(1834), in Giuseppe Mazzini, Edizione nazionale degli scritti., Imola, s.e., 1Dei
doveri dell'uomo Fede ed avvenire Editore Mursia Doveri dell'Uomo Editori Riuniti university pressRoma Pensieri sulla democrazia in Europa, trad.
Salvo Mastellone, Feltrinelli, Milano, ,
978-88-07-82176-9 Andrea Tugnoli , La pittura moderna in Italia,
Bologna, CLUEB, Antologia di scritti Dal Risorgimento all'Europa Mursia Periodici diretti da Giuseppe Mazzini
L'apostolato popolare Il nuovo conciliatore L'educatore Le Proscrit. Journal de
la République Universelle Il tribunoNote
La Civiltà cattolica, Volume 2; Volume 18, La Civiltà Cattolica,
1901264. «La politica acquista pathos religioso, e sempre più col
procedere del secolo... la nazione diventa patria: e la patria la nuova
divinità del mondo moderno. Nuova divinità e come tale sacra.» in F. Chabod,
L'idea di nazione, Laterza, Bari 1967 Da
Dei doveri dell'uomoFede e avvenire, Paolo Rossi, Mursia, Milano
1965-1984 L'uomo nuovo in Indro Montanelli, L'Italia giacobina e carbonara,
Rizzoli, Milano, Susanne Schmid, Michael Rossington, The Reception of P.B.
Shelley in Europe Citato nell'Edizione
nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini a cura della Commissione per
l'edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini, Cooperativa
tipografico-editriceGaleati, 1926; per la citazione vedi anche: Memoriale
Mazzini-Domus Mazziniana; Introduzione a Jessie White Mario, Vita di Giuseppe
Mazzini su Castelvecchi Editore; Giuseppe Santonastaso, Edgar Quinet e la
religione della libertà, pag. 156, edizioni Dedalo, 1968; Francesco Felis,
Italia unità o disunità? Interrogativi sul federalismo, Armando editore, , pag.
7. Comune di Savona Liguria magazine Archiviato il 25
gennaio in . Gilles Pécout, Il lungo Risorgimento: la
nascita dell'Italia contemporanea Pearson Italia S.p.a., 01 Patria, nazione e stato tra unità e
federalismo. Mazzini, Cattaneo e Tuveri, CUEC, University Press-Ricerche
storiche, La tesi del figlio sicuramente di Mazzini è sostenuta in Bruno Gatta,
Mazzini una vita per un sogno, Guida Editori, Il dubbio invece che si trattasse
veramente di un figlio di Mazzini è espresso in Luigi Ambrosoli (Giuseppe
Mazzini: una vita per l'unità d'Italia, ed.Lacaita, 1993): «Ma proprio il
ritardo con cui venne comunicata a Mazzini la notizia della morte di Adolphe fa
sorgere qualche dubbio sulla supposizione, per le altre ragioni accennate ben
fondata, che si trattasse di suo figlio». Dubbi simili vengono riportati in
Salvo Mastellone, Mazzini e la "Giovine Italia", 1831-1834, Volume 2,
Domus Mazziniana, 1960 («D'altra parte, è da aggiungere che nelle lettere
inedite a Ollivier, che pubblichiamo, Mazzini, pur parlando di Giuditta come
della propria amica, se accenna ad Adolphe come figlio di Giuditta, non allude
al bambino come proprio figlio: ...»)
Domenico Barberis, in Dizionario biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Mazzini a Londra È l'autrice del romanzo gotico Frankenstein
(Frankenstein: or, The Modern Prometheus), pubblicato nel 1818. Curò le
edizioni delle poesie del marito Percy Bysshe Shelley, poeta romantico e
filosofo. Era figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del
femminismo, e del filosofo e politico William Godwin. Susanne Schmid, Michael Rossington, The
Reception of P.B. Shelley in Europe
Miranda Seymour, Mary Shelley, caGiuseppe Mazzini, il cospiratore senza
segreti Lettere di Mazzini ad Aurelio
Saffi e alla famiglia CraufordGiuseppe MazzatintiSoc. Ed. Dante
Alighieri1906 Politica e storiaFilippo
Buonarroti e altri studidi Pia Onnis RosaEdizioni di storia e letteraturaRoma Mazzini
«pavese» e l'Unità d'Europa Quando
Mazzini scatenò il patatrac sognando la Repubblica MAZZINI, GIUSEPPE, su pbmstoria. Legnago a
Giuseppe Mazzini, Grafiche Stella, S. Pietro di Legnago (Verona) 200551. Giacomo Scarpelli, La scimmia, l'uomo e il
superuomo. Nietzsche: evoluzioni e involuzioni
Pensiero di Mazzini, brigantaggio.net
1946: la Repubblica nasce nel nome di Mazzini, su pri.Carducci scrisse
una famosa lirica intitolata Mazzini i cui versi finali sono rimasti nella
storia: «E un popol morto dietro a lui si mise. / Esule antico, al ciel mite e
severo / Leva ora il volto che giammai non rise, /Tu solpensandoo ideal, sei
vero». La stessa semplice scritta volle
Giovanni Spadolini, politico e storico repubblicano, sulla propria tomba a
Firenze Luigi Polo Friz, La massoneria
italiana nel decennio post unitario: Lodovico Frapolli, Franco Angeli, 1998
p.151 Storia della Massoneria in Italia. L'influenza di Giuseppe Mazzini nella
Massoneria Italiana Archiviato il 7 gennaio
in . La stanza di MontanelliL'
unità d' Italia e la Massoneria Giuseppe
Mazzini massone? A.Desideri, Storia e
storiografia, IEd. D'Anna, Messina-Firenze 1997
«Gli sconvolgimenti operati dalla Rivoluzione francese avevano fatto
dubitare a molti uomini della razionalità della storia, così altamente
proclamata nel secolo precedente. L'unica alternativa allo scetticismo parve
allora la fede in una forza arcana operante provvidenzialmente nella storia» in
A. Desideri, Ibidem «S'identificò la
storia della civiltà con la storia della religione, e si scorse una forza
provvidenziale non solo nelle monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe
sorgere e operare nella sua sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela
della giustizia, Iddio: tanto è lungi dall'essere operatore e costruttore di
storia l'arbitrio individuale e il raziocino logico». Adolfo Omodeo, L'età del
Risorgimento italiano, pag. 24, Napoli, «Così il genere umano è in gran parte
naturalmente servo e non può essere tolto da questo stato altro che
soprannaturalmente... senza il cristianesimo, niente libertà generale. e senza
il papa non si dà vero cristianesimo operoso, potente, convertitore,
rigeneratore, conquistatore, perfezionante.» (cfr. J. De Maistre, Il Papa,
trad. di T. Casini, Firenze 1926) G.
Mazzini, Fede e avvenire, G. Mazzini, Fede e avvenire «Egli aveva una visione utopica, romantica e
anche sincretistica della religione, che egli considerava come il contributo,
in termini di princìpi universali, delle varie confessioni e fedi alla storia
collettiva.» SenatoDoveri dell'uomo, II
G. Mazzini, Dei doveri dell'uomo
Fusatoshi Fujisawa, La terza Roma. Dal Risorgimento al Fascismo, Tokyo,
2001. Mazzini il patriota scomodo Arturo Reghini a metà strada tra fascismo e
massoneria «Noi dissentivamo su diversi
punti: sulle idee religiose, ch'ei non guardava, errore comune al più, se non
attraverso le credenze consunte e perciò tiranniche dell'oggi; sul cosiddetto
socialismo, che riducevasi a una mera questione di parole dacché i sistemi
esclusivi, assurdi, immorali delle sétte francesi erano ad uno ad uno da lui
respinti e sulla vasta idea sociale fatta oggimai inseparabile in tutte le
menti d'Europa dal moto politico io andava forse più in là di lui: sopra una o
due cose delle minori spettanti all'ordinamento della futura milizia; e talora
sul modo d'intendere l'obbligo che abbiamo tutti di serbar fede al Vero. Ma il
differire di tempo in tempo sui modi d'antivedere l'avvenire non ci toglieva
d'essere intesi sulle condizioni presenti e sulla scelta dei rimedi» (Giuseppe
Mazzini su Carlo Pisacane) Lettera a
Ernesto Forte Londra 23 gennaio 1867
«Noi crediamo in una serie infinita di reincarnazioni dell'anima, di
vita in vita, di mondo in mondo, ciascuna delle quali rappresenta un
miglioramento ulteriore…» (Mazzini, in E. Bratina, op. cit., pag. 70); «La vita
d'un'anima è sacra, in ogni suo periodo: nel periodo terreno come negli altri
che seguiranno; bensì, ogni periodo dev'esser preparazione all'altro, ogni
sviluppo temporale deve giovare allo sviluppo continuo ascendente della vita
immortale che Dio trasfuse in ciascuno di noi e nella umanità complessiva che
cresce con l'opera di ciascuno di noi» (Dei doveri dell'uomo, II). Leggeva Dumas e i testi buddisti Il volto
inaspettato di Mazzini Il Foscolo, che
scriveva di aver visto da giovinetto a Venezia un "libercolo" attribuito
a Gioacchino, in cui erano indicati i papi futuri, affermava che la fama
dell'abate era "santissima" fin dalla fine del sec. XVI, tanto che il
filosofo francese Montaigne, desiderava di poter vedere questa
"meraviglia": «le livre de Joachim Abbé Calabrois, qui prédisait tous
les papes futurs, leurs noms et formes»
G. da Fiore, Concordia Veteris et Novi testamenti, Bianca Rosa, Gli appunti
manoscritti di Mazzini, Impronta, Torino, Roland Sarti, Giuseppe Mazzini. La
politica come religione civile, con postfazione di Sauro Mattarelli, Roma-Bari,
Laterza, A.Omodeo, Introduzione a G.
Mazzini, Scritti scelti, Mondadori, Milano,
«L'Italia trionferà quando il contadino cambierà spontaneamente la marra
con il fucile». in C. Pisacane, Saggio sulla rivoluzione, ed. Universale
Economica, Milano 1956 Mazzini:
comunismo vuol dire dittatura Il
"Manifesto" di Marx? Scritto contro Mazzini Doveri dell'uomo, capitolo XI, punto 3° G. Mazzini, Doveri dell'uomo, cap.XI (in
Andrea Baravelli, L'Italia liberale, ArchetipoLibri, A. Gacino-Canina, Economisti del Risorgimento,
Torino, UTET, 1G. Mazzini, Istruzione generale per gli affiliati nella Giovine
Italia in Scritti editi e inediti, II, Imola,G. Mazzini, op. cit. Nome col quale i greci indicavano l'Italia
antica Luigi Stefanoni, Giuseppe
Mazzini: notizie storiche ..., Presso L'Editore Carlo Barbini, Giuseppe
Mazzini, Ricordi dei fratelli Bandiera e dei loro compagni di martirio in
Cosenza Documentati colla loro
corrispondenza, Dai torchi della Signora Lacombe, C. Pisacane op. cit. "Volantino pubblicato su "Italia
del popolo", 25 febbraio 1855
Giancarlo De Cataldo, Chi ha paura di Mazzini?, in lastampa. Denis Mack
Smith, Mazzini, Rizzoli, Milano, Denis Mack Smith, Denis Mack Smith, Gigi Di
Fiore, Controstoria dell'unità d'Italia: fatti e misfatti del Risorgimento,
Milano, Gigi Di Fiore, op. cit., pag. 62.
Alberto Cappa, Cavour, G. Laterza & figli, definizione di Cavour riportata da The
Morning Post “We have three Irelands, in
Sardinia, Genoa and Savoy La terza IrlandaGli
scritti sulla Sardegna di Carlo Cattaneo e Giuseppe Mazzini, Carlo Cattaneo,
Giuseppe Mazzini, Francesco Cheratzu, 8pagg. MazziniLa SardegnaTip. A.
DebatteLivorno1896pagg. 5,6,7
Risorgimento Rassegna The Illustrated London News In Armando Saitta, Antologia
di critica storica, Volume 3, Laterza, 1Le citazioni sono tratte da A. Omodeo,
Introduzione a Giuseppe Mazzini, Scritti scelti, Mondatori, Milano, Giuseppe Mazzini (Diego Fusaro) Paolo Benedetti“Mazzini in Camicia nera”edito
della Fondazione 'Ugo La Malfa' Dal
diario di Giuseppe Bottai alla data del 14 ottobre 1943: «Spesso, all'uscita
dei cento e più volumi dell'edizione nazionale [degli scritti di Mazzini], ho
trovato il Duce, a palazzo Venezia, immerso nelle folte pagine. O meglio,
v'immergeva, a ferire di pugnale, il suo metallico tagliacarte: e ne tirava
fuori brandelli di Mazzini. A quando a quando il brandello antifrancese,
anti-illuminista, antinglese, antisocialista, etc. etc. Brandelli, mai
tutt'intero, nella sua viva, molteplice e pur varia personalità» (p.
VII)": Luzzatto, Sergio, Riprese mazziniane, Mestiere di storico: rivista
della Società italiana per lo studio della storia contemporanea: I (Roma:
Viella, ). Paolo Benedetti"Mazzini
nell'ideologia del fascismo"
Giovanni Belardelli, «Camerata Mazzini, presente!» Gentile, Balbo,
Rocco, Bottai: tutti i fascisti tentarono di arruolarlo, Corriere della Sera,
11 luglio "Manifesto realista"
pubblicato sulla rivista L'Universale
Cromohs PerticiMazzinianesimo, fascismo, comunismo: l'itinerario
politico di Delio Cantimori, Roberto Pertici, Mazzinianesimo, Fascismo,
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editore. Saggi Giuseppe Mazzini, Saggio sulla rivoluzione, ed. Universale
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PensieriCon una Appendice su La religione di Mazziniscelta di pagine
dall'Opuscolo Dal Concilio a Dio, Vincenzo Gueglio (note al testo, repertorio
dei nomi e saggio introduttivo) Milano, Greco & Greco, Giuseppe
Mazziniverifiche e incontriAtti del Convegno Nazionale di Studi, Genova,
gennaio 2006, Gammarò editori Tufarulo,G,M.-
L'Iniziatore, l'iniziato, Dio e popolo. La tempesta mazziniana nella
rivoluzione del pensiero ottocentesco. Cultura e Prospettive, , nº6.
Filmografia Viva l'Italia di Roberto Rossellini. Film incentrato sulla
spedizione dei Mille. Giuseppe Mazzini, sceneggiato RAI, regia di Pino
Passalacqua, Il generale (miniserie televisiva), sceneggiato RAI, regia di
Luigi Magni. Mazzini è interpretato da Bucci.
Noi credevamo di Mario Martone (). Mazzini è interpretato da Toni Servillo.
Anita Garibaldi, miniserie di Rai 1 (); interpretato da Alessandro Lombardo.
L'alba della libertà, cortometraggio, regia di Emanuela Morozzi, Associazione
Mazziniana Italiana Domus Mazziniana Doveri dell'uomo Mazzinianesimo Monumento
a Giuseppe Mazzini (Firenze) Museo del Risorgimento e istituto mazziniano
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vecchiosito.bnnonline. Domus Mazziniana di Pisa, su domusmazziniana. Associazione
Mazziniana Italiana, su associazionemazziniana. Scritti Prose politiche, Cenni
e documenti intorno all'insurrezione lombarda e alla guerra regia, Scritti
editi e inediti di Giuseppe Mazzini. Celebrazioni mazziniane mazzini2005.
PredecessoreTriumviro della Repubblica RomanaSuccessoreFlag of the Roman
Republic (19th century).svg Aurelio Saliceti29 marzo 18491º luglio 1849Aurelio
Saliceti.
MAZZONI. (Cesena). Filosofo. Grice: “Mazzoni is
important on various fronts: he loves Dante, or Alighieri as Strawson calls him
– his library in organised alphabetically; the other front I forget!” Compì i
suoi studi di lettere a Bologna e quelli di filosofia a Padova. Membro
dell'Accademia della Crusca, fu tra i preferiti del papa Gregorio XIII che lo
avrebbe voluto prelato; Mazzoni preferì proseguire nella carriera
universitaria. Dapprima fu all'Macerata, ed in seguito a Pisa, dove ebbe la
cattedra di filosofia. Nella città della torre pendente, conobbe un giovane insegnante
di matematica, Galilei, con il quale instaurò ottimi rapporti. Nel 1597 fu
invitato ad insegnare all'Università La Sapienza di Roma. Benché avesse da poco
preso questa cattedra, seguì il cardinale Pietro Aldobrandini nei suoi
incarichi a Ferrara ed in seguito a Venezia. Ammalatosi sulla strada del ritorno,
si recò nella sua Cesena, dove si spense. Opere: “Difesa della Commedia di
Dante Grazie alla sua preparazione letteraria, giunse alla notorietà per il suo
tomo Difesa della Commedia di Dante, pubblicato a Bologna inizialmente, sotto
pseudonym e poi l'anno successivo sotto il suo vero nome, in cui criticò
aspramente Leonardo Salviati. Nel testo egli risponde ad alcune contestazioni
fatte alle sue elucubrazioni sul sommo poeta Dante Alighieri. Parimenti nel
libro si occupa anche di argomentazioni pertinenti alla filosofia ed alla
poetica”; “In universam Platonis et Aristotelis philosophiam praeludia
Interessato anche all'astronomia, Mazzoni espone le sue teorie in quello che
risulta il suo testo più importante ovvero In universam Platonis et Aristotelis
philosophiam preludia pubblicato nel 1597. In questo libro egli sostiene il
sistema geocentrico aristotelico contro la sempre più diffusa e apprezzata
teoria copernicana eliocentrica. Questo volume è divenuto molto noto poiché
Galileo Galilei, dopo averlo letto, gli inviò una lettera, datata 30 maggio
1597, nella quale difendeva Copernico e le sue teorie. Questa missiva
rappresenta la più antica testimonianza dell'adesione alla teoria eliocentrica
di Galilei. Mazzoni, Prefazione, in
Mario Rossi , Discorso di Mazzoni in difesa della "Commedia" del
divino poeta Dante, S. Lapi, Opere: “Discorso de' dittongi,” Cesena, appresso
Bartolomeo Rauerio, “Discorso in difesa della Comedia del divino. poeta contro
il discorso di Castravilla, Cesena, per Bartolomeo Rauerij, “De triplici
hominum vita, activa nempè, contemplativa, et religiosa methodi tres,
quaestionibus quinque millibus, centum et nonagintaseptem distinctae. In quibus
omnes Platonis, et Aristotelis, multae vero aliorum Graecorum et Latinorum in
universo scientiarum orbe discordiae componuntur, Caesenae, Rauerius, “Della
difesa della Comedia di Dante. Distinta in sette libri, Cesena, appresso
Bartolomeo Rauerij, Della difesa della Comedia di Dante. Distinta in sette
libri, Cesena, Verdoni, “Discorso
intorno alla Risposta e alle Opposizioni fattegli dal sig. Patricio, pertenente
alla storia del poema Dafni, o Litiersa di Sositeo poeta della Pleiade, Cesena,
B. Raverio. “Ragioni delle cose dette, e d'alcune autorità citate da Iacopo
Mazzoni nel Discorso della storia del poema Dafni, o Litiersa di Sositeo, Cesena,
per Bartolomeo Rauerij, “In universam Platonis et Aristotelis philosophiam praeludia,
Venetiis, Guerilius. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
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Enciclopedico Brockhaus ed Efron, Маццони, Джакомо.
MEIS. (Bucchianico). Filosofo. Grice: “I agree with Meis’s naturalism; he
proposes a three-stage development: vegetal, animal, man – his naturalism has a
Hegelian side to it, while man is more old fashioned, more Kantian!” Figlio di
un medico aderente alla carboneria e di ideali mazziniani, nacque a
Bucchianico, dove compì i primi studi: li proseguì presso il Regio collegio di
Chieti e poi a Napoli, dove fu allievo dei letterati Basilio Puoti e Francesco
De Sanctis, Spaventa e Ramaglia. Si laureò e nel 1841 divenne socio
dell'Accademia degli Aspiranti naturalisti, di cui diventerà presidente nel
1848; fu poi medico aggiunto dell'Ospedale degli Incurabili e aprì una scuola
privata di grande successo, dove insegnò anatomia, patologia, fisiologia e
scienze naturali. Fu poi rettore del Collegio Medico di Napoli. Dopo la promulgazione della costituzione nel
Regno di Napoli, venne eletto deputato per la circoscrizione Abruzzo Citra:
sostenne la protesta di Pasquale Stanislao Mancini contro la repressione
operata dalle truppe borboniche contro i manifestanti e l'accusa di tradimento
al re. Fu quindi costretto all'esilio:
dopo un soggiorno a Genova e a Torino, si stabilì a Parigi. Esercitò
gratuitamente la professione di medico per gli esuli e gli emigrati italiani;
insegnò antropologia all'università ed entrò in contatto con il mondo
scientifico parigino, diventando assistente di
Bernard e ottenendo da Trousseau l'incarico di insegnare semeiotica.
Strinse anche un proficuo rapporto con Cousin. Rientrò in Italia, prima a Torino e poi a Modena, dove insegnò. Tornò a Napoli e divenne assistente di De
Sanctis, ministro dell'istruzione nel governo provvisorio, e venne eletto
Membro straordinario del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione. Fu deputato al Parlamento del Regno d'Italia sedendo
tra i ministeriali. Busto di Angelo
Camillo De Meis al Pincio (Roma) Non si sa né dove né quando fu iniziato in
Massoneria, è certo tuttavia che nfu membro della Loggia Felsinea di Bologna. Fu
professore di Storia della medicina presso l'Bologna, dove morì. Il suo naturalismo lo spinse a cercare un
fondamento filosofico-spirituale alle scienze della natura, che egli trovò
nell'idealismo di Hegel. Fu anche amico intimo e collega di Siciliani, del
quale condivise in parte la speculazione intorno al positivismo. Venne citato, di passaggio, nel romanzo di L.
Pirandello Il fu Mattia Pascal. Fu
costruito il nuovo palazzo della Biblioteca provinciale di Chieti, in piazza
Tempietti romani, dedicata a De Meis. V.
Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, De Meis Angelo
Camillo, su treccani. Il protagonista
del romanzo infatti ascolta casualmente, durante un viaggio in treno, una
conversazione fra due eruditi, e dato che è uscita la notizia della sua morte,
sceglie come proprio nuovo cognome "Meis", traendolo da "De
Meis". Il nome sarà "Adriano", udito dal fu Mattia nella stessa
conversazione, che attribuiva a Camillo De Meis la tesi che due statue nella
città di Peneade rappresentassero Cristo e la Veronica (colei che si sostiene
abbia asciugato il viso di Gesù durante il calvario). In queste pagine del
romanzo pirandelliano, Mattia Pascal prova uno straordinario senso di ebbrezza
legato alla propria libertà. F. Tessitore,
«DE MEIS, Angelo Camillo» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 38,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1990. R. Colapietra, Angelo Camillo
De Meis politico “militante”, Napoli, Guida Editori, TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Angelo Camillo De Meis, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Angelo
Camillo De Meis, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. openMLOL, Horizons storia.camera,
Camera dei deputati. Angelo Camillo De
Meis di Giacomo de Crecchio, in Biblioteche dei filosofi, Scuola Normale
Superiore di Pisa Cagliari. L'Unificazione, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
MELANDRI. (Genova). Filosofo. Grice: “One of the ten
items he lists in his ‘Contro lo simbolico’ is ‘lo simbolico’ itself!” -- Grice:
“Melandri takes analogy more seriously than I did – I do list ‘analogy’ as part
of what I call ‘philosophical eschatology – the third branch of metaphysics,
along with ontology and category study.” Grice: “Melandri focuses on the
Graeco-Roman tradition of analogy, which he pairs with two other concepts:
proportion, and symmetry – re-interpreting mainly Aquino’s reading of the
Aristotelian tradition in a semiotic approach.” Grice: “Melandri also takes
Kant seriously on this.” Grice: “If an Italian philosopher wrote ‘contro la
comunicazione,’ another wrote ‘contro il simbolico’!” -- Grice: “He has studied Buehler; I like that!”
-- Laureatosi a 'Bologna, è lettore a Kiel in
Germania. Ha poi insegnato filosofia in diversi atenei italiani (Lecce, Trieste
e Bologna). Parallelamente all'attività universitaria, ha collaborato a
lungofin dalla fine degli anni cinquantacon la casa editrice Il Mulino e alla
rivista omonima, per le quali ha svolto attività di consulenza, con traduzioni
e curatele di alcuni volumi, pubblicando con essa alcuni dei suoi lavori più
significativi. I suoi volumi più importanti vertono sulla fenomenologia di
Husserl, sul concetto di analogia e sul principio di simmetria. Tra le sue
curatele, anche presso altre case editrici (Cappelli, Faenza, Laterza, Ponte
alle Grazie, Giuffrè, Pitagora ecc.), ci sono studi che vanno dalla scienza
politica di Ritter e di Habermas, alla fenomenologia di Schütz, dalla logica di Copilowski e dalla
filosofia del linguaggio do Hoffmann o dai paradossi di Bolzano (e poi la
storia della logica di Scholz), agli studi di metodologia scientifica di Pap, a
quelli di psicologia della percezione di Meinong o di Ehrenfels, e dall'estetica
di Trier alla «metaforologia» di Blumenberg ecc. Ha istituito un gruppo interdisciplinare di
studi su Leibniz, in seguito affiliato col nome di «Sodalitas Leibnitiana» alla
Leibniz-Gesellschaft di Hannover. Ha anche collaborato attivamente alle
attività del «Centro di studi per la filosofia mitteleuropea» (con sede a
Trento); partecipando alla realizzazione
di «Topoi», rivista internazionale di filosofia. Sempre in quegli anni ha dato
vita agli «Annali dell'Istituto di discipline filosofiche dell'Bologna», poi
trasformatisia nella rivista semestrale «Discipline filosofiche», ancora attiva
e di cui è stato il primo direttore. Tra
i suoi testi, spicca per centralità di pensiero “La linea e il circolo,” definito
da Giorgio Agamben "un capolavoro della filosofia europea del
Novecento". Il filo conduttore di
tutta la riflessione di Melandri è il rapporto tra pensiero logico e pensiero
analogico. Mentre il primo tende a svilupparsi mediante un concetto d'identità
elementare, legato alla "discontinuità" del principio di non
contraddizione, il secondo si fonda invece sul principio di continuità, legato
alla figura oppositiva della contrarietà, che ammette una transizione tra gli
opposti. Ora, queste due forme di pensiero non sono affatto inconciliabili, ma
complementari, in quanto fondate non su strutture assiomatiche, ma su una
diversa direzione costitutiva dell'esperienza. Questa diversità prospettica si
realizza, secondo Melandri, nella fenomenologia husserliana, di cui egli tende
a evidenziare l'«empirismo radicale» connesso alle strutture
costitutivo-trascendentali della soggettività e ben distinto, dunque, da
quell'idealismo entro cui troppo spesso si è voluto rubricare l'atteggiamento
fenomenologico. In ultima istanzacongiungendo istanze aristoteliche e
husserlianeMelandri assume una concezione dell'essere fondamentalmente
equivoca, nell'ambito della quale l'intenzionalità si presenta, al tempo
stesso, come principio formale logico e funtore operativo analogico. Inoltre,
Melandri espone questi contenuti filosofici attraverso un metodo d'indagine e
d'insegnamento del tutto particolare, che viene così descritto dal suo allievo, Stefano Besoli, filosofo a Bologna:
«A lezione, si può dire che Melandri non parlasse, ma pensasse ad alta voce
[...] dando l'illusione, quantomai benefica ed essenzialmente terapeutica, di
pensare insieme con lui. Si aveva l'impressione di assistere, dunque, a un
pensiero in corso d'opera, e più propriamente ciò che accadeva era
un'esperienza di pensiero condivisa, giacché la condivisione era appunto la
condizione stessa della buona riuscita di tale esperienza». Opere: “I paradossi dell'infinito nell'orizzonte
fenomenologico,” poi come introduzione aBolzano, I paradossi dell'infinito,
Cappelli, Bologna. “Logica ed esperienza,” “La scienza come criterio
storiografico,” “Alcune note in margine all'«Organon» aristotelico; “Considerazioni
critiche sui «syncategorematica»,” in "Lingua e stile",
“Esistenzialismo,” “Logica e Logistica”
Enciclopedia “Filosofia,” Giulio Preti, Feltrinelli, Milano. Lewin: la
psicologia come scienza galileiana, poi
in Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali; “Foucault:
l'epistemologia delle scienze umane", in «Lingua e stile». “E corretto
l'uso dell'analogia nel diritto? ("Zoon Politikon. Bolk e l'antropogenesi",
in «Che Fare», “La linea e il circol: studio
logico-filosofico sull'analogia,” Bologna: il Mulino rist. Macerata: Quodlibet, (prefazione
diAgamben, appendice di Besoli e Brigati, Salvatore Limongi. Nota in margine all'«episteme»
di Foucault» in "Lingua e stile", :La realtà e l'immagine,” (in Hans
Barth, Verità e ideologia); Sulla crisi attuale della filosofia, in "Il
Mulino", L'analogia, la
proporzione, la simmetria, Isedi, Milano. I generi letterari e la loro origine,
in "Lingua e stile", ora Quodlibet, Macerata, “L'inconscio e la dialettica,”
Bologna: Cappelli, rist. come "Freud: L'inconscio e la dialettica",
in Id.,Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Bologna:
Pitagora; rist. L'inconscio e la
dialettica, Macerata: Quodlibet . “Bühler. La crisi della psicologia come
introduzione a una nuova teoria linguistica”, in “Anima ed esattezza.
Letteratura e scienza nella cultura austriaca,” Marietti: Casale Monferrato, rist.
in Id., Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Bologna:
Pitagora, Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Pitagora,
Bologna Appendice. Matematica e logica in psicologia: applicazione propria
(determinante) o impropria (analogico-riflettente), -- APPLICAZIONE
DETERMINANTE vs. APPLICAZIONE ANALOGICO-RIFLETTENTE -(Claudio Muti). in Sette
variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Pitagora, Bologna, rist. in
Id., L'inconscio e la dialettica, Macerata: Quodlibet, "Per una filologia
del sublime", in "Studi di estetica", (Grice: “I like that;
surely there must be an ordinary unpompous way to say or mean ‘sublime’” – “Go
thorugh the dictionary!” -- La novità degli ultimi tremila anni, in "Il
Mulino", "Faenza" e Marisa Vescovo, L’oblio affligge la memoria;
La comunicazione e la retorica, Contro il simbolico.Dieci lezioni di filosofia,
-- Grice: “The ten ‘concepts’ he chooses are less important than the generic
remarks he makes about the whole ten.” Grice: “While in his study on ‘analogia,
proporzione, simmetria,’ he is semiotic, in this one he is thoroughly
hermeneutic!” -- Quodlibet, Macerata, postfazione di Guidetti) Sul concetto di
descrizione nella psicologia fenomenologica, in "Intersezioni", Su
quel che è dato, (Grice: “A good analysis of a phrase I overuse, ‘datum,’ as
per sense-datum’! in "Il Verri", Le «Ricerche logiche» di Husserl:
introduzione e commento alla prima ricerca,
Il Mulino, Bologna, "Su quel
che c'è, e quel che immaginiamo che ci sia (o della principale equivocazione
del termine 'rappresentazione')", in «Discipline filosofiche», "Il
problema della comunicazione", in «Paradigmi», "Tempo e temporalità
nell'orizzonte fenomenologico", in «Discipline filosofiche», . "La
crisi dei grandi sistemi e l'avvento della filosofia esistenziale" in “Questo nostro tempo. Studi e riflessioni
sull'evolversi della nostra epoca, Bologna: "Filosofia come critica della conoscenza
e impegno interdisciplinare" in
"Tratti". S. Besoli, Il
percorso intellettuale di Melandri, in Studi su Melandri, Faenza, Agamben,
Giorgio, "Archeologia di un'archeologia", in E. Melandri, La linea e
il circolo. Studio logico-filosofico sull'analogia, Macerata: Quodlibet, Agamben,
Giorgio, "Al di là dei generi letterari", in E. Melandri, I generi
letterari e la loro origine, Macerata: Quodlibet , 7–14. Ambrosetti, Massimo, Enzo Melandri
sugli stoici, Roma: Aracne . Ambrosetti, Massimo, "Una lettura melandriana
di Epitteto", in "dianoia", Besoli, Stefano, "Il percorso
fenomenologico di Melandri", in Federica Buongiorno, Vincenzo Costa,
Roberta Lanfredini (cur.), La fenomenologia in Italia. Autori, scuole,
tradizioni, Roma: Inschibboleth , trad. en. "The Phenomenological Path of
Enzo Melandri", in Federica Buongiorno, Vincenzo Costa, Roberta Lanfredini
(eds), Phenomenology in Italy. Contributions to Phenomenology, Cham: Springer
, Besoli, Stefano e Franco Paris (cur.),
Studi su Enzo Melandri. Atti della giornata di studi. Faenza, 22 maggio 1996,
Faenza: Polaris, Bonfanti, Angelo, Le forme dell'analogia. Studi sulla
filosofia di Melandri, Roma: Aracne . Cimatti, Felice, "Postfazione:
Psicoanalisi e rivoluzione", in E. Melandri, L'inconscio e la dialettica,
Macerata: Quodlibet sinistrainrete.info/cultura
felice-cimatti-psicanalisi-e-rivoluzione.html Lagna, Marco e Paulo Fernando
Lévano, "Contro l’isomorfismo. Il rapporto soggetto-oggetto secondo Enzo
Melandri, in «Philosophy Kitchen», VIMatteuzzi, Maurizio,
"Prefazione", in Massimo Ambrosetti, Enzo Melandri sugli stoici,
Roma: Aracne , Palombini, Lorenzo,
"Dal chiasma ontologico al chiasma trascendentale. Forme di razionalità
nel pensiero di Enzo Melandri", in «Philosophy Kitchen», Possati, Luca M.,
La ripetizione creatrice. Melandri, Derrida e lo spazio dell'analogia,
Milano-Udine: Mimesis . Sini, Carlo, "Lo schematismo figurale", in
Stefano Besoli e Franco Paris (cur.), Studi su Melandri, Faenza: Polaris Solerio, Alessia, "Melandri: Through the
Looking-Glass", in Attilio Bruzzone e Paolo Vignola, Margini della
filosofia contemporanea, Napoli-Salerno: Orthotes. Le opere di Melandri edite da Quodlibet, che ne ha
annunciato l'edizione completa. Discipline Filosofiche, rivista semestrale di
filosofia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Melandri,” The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria.
MELCHIORRE. (Chieti). Filosofo. Grice: “I like Melchiorre; while I refer to
bodily identity in my “Mind” essay, Melchiorre has dedicated a whole treatise
to ‘the body’ – he has also explored semiotic aspects and come up with nice
oxymora: ‘nome indicibile,’ ‘immaginazione simbolica,’ ‘essere e parola.’”.
Grice: “Melchiorre’s first explorations on the concept of body is Strawsonian –
corpore e persona -. What led Melchiorre to this reflection is what he calls a
meta-critique of love – Socrates did his critique of love in the Symposium, and
Phaedrus – Melchiorre analyses this from a body-theoretical perspective.” Dopo
essere stato ammesso al Collegio Augustinianum, inizia a frequentare la Facoltà
di Filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove si laurea. Terminati gli studi, nel medesimo ateneo ha
iniziato la carriera accademica come assistente volontario di Filosofia della
storia, per poi insegnare a Venezia.
Richiamato a Milano, ha ricoperto la cattedra di Filosofia morale, per poi
insegnare Filosofia teoretica. Ha diretto, presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia dell'Università Cattolica, la Scuola di specializzazione in Comunicazioni
sociali. -- è stato nominato professore emerito. Opere: “Arte ed esistenza,”
Firenze “Il metodo di Mounier,” Milano, “Il sapere storico,” Brescia, “La coscienza
utopica,” Milano; “L'immaginazione simbolica,” Bologna, ”Metacritica
dell'eros,” II ed. Milano, “Ideologia, utopia, religione,” Milano, “Essere e
parola,” Milano, IV ed. “Corpo e persona,” Genova, “Studi su Kierkegaard,” II
ed. Genova, “Analogia e analisi trascendentale: linee per una nuova lettura di
Kant,” Milano, “Figure del sapere, Milano, “La via analogica,” Milano, “Creazione,
creatività, ermeneutica,” Brescia, “I segni della storia,” Ghezzano La Fontina,
“Al di là dell'ultimo,” Milano, “Sulla speranza,” Brescia, “Ethica,” Genova, “Dialettica
del senso. Percorsi di fenomenologia ontologica,” Milano, “Qohelet, o la
serenità del vivere,” Brescia, “Essere persona,” Milano, “Breviario di
metafisica,” Brescia, “Il nome indicibile,” Milano, Profilo nel sito
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Recensione del volume Essere
persona. Natura e struttura di Armando Rigobello, in Acta Philosophica, Rivista
internazionale di filosofia. Unità e pluralità del vero: filosofie, religioni,
culture. I diversi volti della verità Relazione del prof. Melchiorre al 65º Convegno
del Centro Studi FilosoficiGallarate , video integrale nel sito
CattedraRosmini.org. Virgilio Melchiorre, Rai EducationalEnciclopedia
Multimediale delle Scienze Filosofiche.
MELLI.
(Roma). Filosofo. Grice: “I like Melli; you see, Italians feel that Marc’aurelio is
theirs, so Melli puts his soul in his essay on Marc’aurelio, while his essay on
Socrates is rather neutral! For us at Oxford, both Mar’Aurelio and ‘Socrate’
are just as furrin; Locke ain’t!” --Opere
La filosofia di Schopenauer, Felice Tocco, Firenze, Il professor Felice
Tocco, Firenze,Commemorazione di Pasquale Villari, Firenze, La filosofia greca da Epicuro ai Neoplatonici,
Firenze, Socrate, Lanciano.
MERCURIALE. (Forli). Filosofo. Grice: “At Corpus, as it had been at Clifton,
cricket featured as my priority, -- philosophy came second!” -- Celebre per avere per primo teorizzato
l'uso della ginnastica su base medica. Suoi sono anche il primo trattato sulle
malattie cutanee e un'importante opera, forse la prima mai scritta, di
pediatria. Ritratto raffigurato in
"De arte gymnastica.” Dopo aver studiato a Bologna ed aver conseguito la
laurea a Padova, dove ebbe modo di conoscere Trincavella, seguì a Roma Farnese.
A causa della sua fama, infatti, i forlivesi lo inviarono come legato presso
Pio IV. Pare aver composto il suo celeberrimo trattato sulla ginnastica. Fu poi professore in entrambe le università
dove aveva studiato. A Padova, in particolare trascorse un periodo molto
fecondo, in cui scrisse ben dodici libri, alcuni dei quali basati sugli appunti
presi dagli studenti durante le lezioni. Si recò poi a Pisa, dove divenne
tutore di Ferdinando I de' Medici e poté godere di una certa fama. Curò anche
altre importanti personalità del suo tempo, tra cui Massimiliano II, che lo
nominò cavaliere e conte palatino. Merita di essere citato un famoso episodio
che lo vede convocato a Venezia insieme a molti altri medici illustri,
consultati per decifrare una misteriosa epidemia che colpiva la città. Escluse
fin dall'inizio un caso di peste, in quanto solo una minima percentuale della
popolazione si era ammalata e il contagio restava comunque molto limitato. Dopo
una settimana però la malattia ebbe un decorso impressionante, colpendo un
terzo della popolazione veneziana tra cui anche alcuni familiari del medico
stesso. Sorprendentemente però tale evento non ebbe gravi conseguenze sulla sua
carriera che, anzi, durante lezioni che tenne a proposito della peste, continuò
a difendere la sua posizione riguardo allo sfortunato caso veneziano. Fece
restaurare una cappella dell'Abbazia di San Mercuriale di Forlì, trasformandola
in cappella di famiglia, da allora nota come "cappella Mercuriali",
dove egli stesso venne sepolto. Ai monaci di San Mercuriale, lasciò in eredità
la sua biblioteca, purché essi si impegnassero a tenere tre lezioni settimanali
di filosofia. Ricevuti i libri, i monaci, per custodirli e renderli fruibili a
tutti, aprirono una biblioteca pubblica. A celebrazione ed a ricordo di Mercuriali,
fu murata nella cappella una lapide, tuttora esistente, con le seguenti parole:
“Questo marmo ricorda ai posteri che i c forlivesi commemorando presso la sua
tomba riaffermavano il connubio eterno
nei secoli tra la scienza e la fede.
Opere: “De morbis muliebribus” Cultore dell'opera ippocratica (“Censura
et dispositio operum Hippocratis,”-- in cui discusse in modo critico le opere
del medico), fu autore di “De arte gymnastica,” la prima opera moderna che consideri
scientificamente il rapporto tra l'educazione fisica e la salute, ma anche un
testo sulla storia dell'attività ginnica. Oltre a questo originale argomento
scrisse opere di pediatria, di balneoterapia, di malattie della pelle, di
tossicologia. Fra i suoi numerosi discepoli si segnala Bauhin. Alcune altre sue opere sono: “De morbis
cutaneis,” il primo trattato sulle malattie della pelle, “De morbis puerorum,”
“De compositione medicamentorum,” De morbis muliebribus, Venezia, De venenis et
morbis venenosis De decoratione De morbis ocularum et aurium Nomothelasmus seu
ratio lactandi infantes Note Roy Porter
, Dizionario Biografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali
(Liber Amicorum), Citato in M. Landi, Credere, dubitare, conoscere Geronimo
Mercuriali, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, De Hieronymi
Mercuriale vita et scriptis Victorius Ciarrocchi, Latinitas Opus Fundatum in
Civitate Vaticana. Sito ufficiale della Santa Sede Dizionario Biografico della
Storia della Medicina e delle Scienze Naturali (Liber Amicorum), Roy Porter ,
The Wellcome Institute for the History of Medicine, London Dictionary of
medical biography; Volume 4, M-R, W.F. Bynum and Helen Bynum, Greenwood press,
London Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille
anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della
Scienza di Firenze – “De arte gymnastica” Pediatria Dermatologia, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Agostino Palmerini, Girolamo Mercuriale, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Giuseppe Ongaro, Girolamo Mercuriale, in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Girolamo Mercuriale, su openMLOL H. P. Grice, “Me and the
demijohns,” Luigi Speranza, “Ginnasia,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.
MERKER. (Trento). Filosofo. Grice: “My favourite of
his books is ‘storia della filosofia ai fumetti.” -- Grice: “The fact that he
found Italian words for all that Kant says in “Metafisica dei costume” is
admirable!” -- Grice: “I love Merker, and for many reasons; he has
philosophised on what makes me an Englishman: my blood, or the fact that I was
born in Harrborne?” Grice: “I love Merker: he uses metaphors aptly like ‘il
filo d’Arianna’ to refer to what I pompously call ‘the general theory of
context.’ --Si laurea in Filosofia all'Messina. Trascorse un periodo di
ricerche in Germania negli anni 1954-'55. Allievo di Galvano Della Volpe,
diviene libero docente di Storia della Filosofia e docente incaricato di Storia
delle dottrine politiche all'Messina. -- docente ordinario di Storia della
Filosofia nello stesso ateneo. -- ordinario all'Università La Sapienza di Roma
alla Facoltà di Lettere e Filosofia, e poi alla facoltà di Filosofia. Ha curato edizioni italiane di classici
dell'età della Riforma, dell'Illuminismo e dell'idealismo tedeschi, nonché di
Marx, Engels e dell'austromarxismo. Dopo essersi occupato dei problemi lasciati
aperti dalla Seconda guerra mondiale, si è occupato dell'idea di nazione,
dell'ideologia colonialista e infine del fenomeno populista. Da ricordare la
sua opera di divulgazione della storia della filosofia. Inoltre egli ha scritto
ben trenta voci per l'enciclopedia filosofica della Bompiani, fra cui le più
importanti sono su Heine, Mann, Zweig. Opere:
“Le origini della logica” (Milano, Feltrinelli, “L'illuminismo,: Bari, Laterza,
“Lessing e il suo tempo, con altri, Cremona, Libreria del Convegno, Marxismo e
storia delle idee, Roma, Editori Riuniti,
Storia della filosofia, La filosofia moderna. Il Settecento, Milano,
Vallardi, Alle origini dell'ideologia tedesca. Rivoluzione e utopia nel
giacobinismo, Roma-Bari, Laterza, 1Storia della filosofia, Roma, Editori
Riuniti, 1Storia delle filosofie, Firenze, Giunti Marzocco, Marx, Roma, Editori
Riuniti, Johann Benjamin Erhard, in L'albero della Rivoluzione. Le
interpretazioni della rivoluzione francese, Torino, Einaudi, La Germania.
Storia di una cultura da Lutero a Weimar, Roma, Editori Riuniti, Introduzione a Lessing, Roma-Bari, Laterza, Il
socialismo vietato. Miraggi e delusioni da Kautsky agli austromarxisti,
Roma-Bari, Laterza, Storia della filosofia moderna e contemporanea, Roma,
Editori Riuniti, “Il sangue e la terra. Due secoli di idee sulla nazione, Roma,
Editori Riuniti, Atlante storico della filosofia, Roma, Editori Riuniti, Europa oltre i mari. Il mito della missione di
civiltà, Roma, Editori Riuniti, Filosofie del populismo, Roma-Bari, Laterza, Marx. Vita e opere, Roma-Bari, Laterza, . Il
nazionalsocialismo. Storia di un'ideologia, Roma, Carocci, .La guerra di Dio.
Religione e nazionalismo nella Grande Guerra, Roma, Carocci, La Germania.
Storia di una cultura da Lutero a Weimar, Roma, Editori Riuniti,Hegel,
Estetica, tMilano, Feltrinelli, Torino, Einaudi, Kant, La metafisica dei costume (Grice: “My
favourite Kant, by far!”), Bari, Laterza,
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Rapporto dello scetticismo con la
filosofia, Bari, Laterza, Paracelso, Scritti etico-politici, Bari, Laterza,.
György Lukács, Scritti politici giovanili, Trad. Paolo Manganaro e Nicolao
Merker, Bari, Laterza, Johann Gottfried
Herder, James Burnett, Lord Monboddo, Linguaggio e società, Nicolao Merker e L.
Formigari, Roma-Bari, Laterza, Lessing, Religione, storia e società, Messina,
La Libra, Immanuel Kant, Lo Stato di diritto, Roma, Editori Riuniti, Georg
Forster, Rivoluzione borghese ed emancipazione umana, Roma, Editori Riuniti, Wilhelm
von Humboldt, Stato, società e storia, Roma, Editori Riuniti, Karl Marx, Friedrich
Engels, Opere, Mario Cingoli e Nicolao Merker, Roma, Editori Riuniti, Roma,
Editori Riuniti Scritti economici di Marx. Roma, Editori Riuniti, Scritti
economici di Marx. Roma, Editori Riuniti, Fichte, Lo Stato di tutto il popolo,
Roma, Editori Riuniti, Hegel, Il dominio della politica, Roma, Editori Riuniti,
Lia Formigari, La scimmia e le stelle, Roma, Editori Riuniti, Maj, Il mestiere dell'intellettuale, Roma,
Editori Riuniti, Kant, Stato di diritto e società civile, Roma, Editori
Riuniti, Fichte, La missione del dotto, Roma, Editori Riuniti, Marx, un secolo,
Roma, Editori Riuniti,Kant, Per la pace perpetua. Un progetto filosofico e
altri scritti, Roma, Editori Riuniti, Hegel, Detti memorabili di un filosofo,
Roma, Editori Riuniti, Marx, Engels, La
sacra famiglia, Roma, Editori Riuniti, Marx, Engels, La concezione materialistica della
storia, Roma, Editori Riuniti, Kant, Che cos'è l'illuminismo?, Roma, Editori
Riuniti, Lessing, La religione dell'umanità, Roma-Bari, Laterza,, Forster,
Viaggio intorno al mondo, Roma-Bari, Laterza, Engels, Viandante socialista, Soveria Mannelli,
Rubbettino, Hegel, Dizionario delle idee, Roma, Editori Riuniti, Osborne,
Storia della filosofia a fumetti, Roma, Editori Riuniti, Bauer, La questione
nazionale, Roma, Editori Riuniti. La
discreta classe delle idee. E’ morto Merker, asul sito di Rifondazione
Comunista Il contesto è il filo d'Arianna.
Studi in onore di Merker, Stefano
Gensini, Raffaella Petrilli, Luigi Punzo, Pisa, ETS, Tommaso Valentini,
“Ideologia della nazione” e “populismo etnico”. Le riflessioni
storico-filosofiche di Nicolao Merker, in Raffaele Chiarelli , Il populismo tra
storia, politica e diritto, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli , Curriculum
vitae , su uniurb.
MESSERE. (Torre Santa Susanna). Filosofo. Ricevuti i primi
rudimenti del sapere dai chierici locali, i suoi genitori (Pietro Messere e
Teodora Di Leo), sebbene non agiati, decisero di fargli frequentare il
seminario di Oria, assecondando così il suo vivo desiderio di intraprendere la
carriera ecclesiastica, qui dimostrò sin da subito una profonda passione per lo
studio. Ordinato sacerdote per poi ritornare al paese natìo, dove divenne un
maestro di grande dottrina. Da autodidatta si applicò allo studio della
filosofia, della matematica, della storia ecclesiastica e civile, nonché anche
alla musica e al canto. Incolpato dell'omicidio di un giovane chierico, fu
messo in prigione nelle carceri del Vescovo di Oria, dove rimase rinchiuso per
sette anni, tuttavia non si lasciò mai abbattere dallo sconforto; anzi,
procuratosi alcuni libri, il Messere si applicò allo studio della lingua greca,
per la quale già aveva dimostrato una forte predisposizione. Dopo un lungo e
dibattuto processo, la sentenza finale lo dichiarò innocente e assolto da
qualsiasi reato. Risentito con i suoi concittadini per averlo ingiustamente
ritenuto reo, dichiarò che il suo paese mai più lo avrebbe rivisto. Fu così che
Gregorio Messere partì per Napoli, dove rimase fino alla morte. Nella città
partenopea ebbe modo di affinare e approfondire la sua cultura, divenendo un
personaggio di rilievo nel mondo intellettuale napoletano del tempo. La grande
conoscenza della lingua greca gli conferì grande notorietà nonché una cattedra
di Lettura Greca, che mantenne fino all'anno della morte, presso l'Università
degli studi di Napoli. Tale cattedra era
stata nuovamente istituita a spese di
Giuseppe Valletta, filosofo, letterato e giureconsulto dell'epoca ed amico del
Messere. Valletta aveva una profonda stima per il Messere, il quale fu assiduo frequentatore
della sua casa non solo quale insegnante dei suoi figli e nipoti, ma anche
perché divenuta luogo di riunioni dei più eruditi intellettuali del tempo. Fra
i suoi molti allievi che assistevano alle sue lezioni, ne ebbe alcuni divenuti
celebri, si annoverano Andrea, Barra, Caloprese, Gravina, Valletta, Capasso,
Cerreto, Egizio, Donzelli ed altri. Vico, noto filosofo suo amico, gli dedicò
un breve madrigale dal titolo Ghirlanda di timo per Argeo Caraconasio.Il mondo
culturale napoletano della seconda metà del '600 fu caratterizzato da
importanti innovazioni a livello filosofico, scientifico, civile e politico.
Tale fervore culturale aprì la strada alla nascita di un numero notevole di
accademie, che divennero luoghi di discussione aperta e di diffusione di nuove
idee filosofiche e scientifiche. A Napoli le principali accademie del tempo
furono soprattutto quella degli Investiganti e quella di Medinaceli. Che il
Messere sia stato membro autorevole di entrambe le accademie e frequentatore di
circoli e salotti letterari napoletani è testimoniato da non pochi documenti,
tra cui manoscritti e altri a stampa conservati nella Biblioteca Nazionale di
Napoli; le sue lezioni ebbero un così folto seguito di giovani tanto da far
suscitare invidie fra i letterati fanatici dell'erudizione i quali, a furia di
schernirlo per la sua ellenofilia, diffusero in Napoli addirittura la moda
letteraria della macchietta dello pseudogrecista, satireggiata pure da Vico
nella terza Orazione inaugurale. Fu anche tra i primi membri dell'Arcadia
fondata dal Crescimbeni e dal Gravina, ove gli fu attribuito il nome pastorale
greco di “Argeo Coraconasio,” “dalle campagne dell'isola Coraconaso”. Fu fondata
a Napoli la Colonia “Sebezia” dell'Arcadia e anche qui il Messere fu tra i
primi iscritti. L'aver ripristinato
l'insegnamento della lingua greca in Napoli valse al Messere non solo il titolo
di “ristoratore della greca erudizione”, ma contribuì alla ripresa dello studio
di Omero, influenzandone il pensiero poetico e filosofico del tempo. Notevole
fu l'influenza che egli ebbe sulla formazione del pensiero del Gravina.
Essenziale nella vita culturale di Gregorio Messere fu anche l'amicizia con
Giuseppe Valletta, suo allievo. La conoscenza che Gregorio Messere aveva della
filosofia fu ugualmente vasta tanto che gli valse l'appellativo di “novello
Socrate” e quando si riferivano a lui veniva anche chiamato il “Socrate dei
nostri tempi”. Non fu solo un insigne
grecista, ma anche un poeta. Compose infatti circa 60 componimenti, tra
distici, tetrastici, serenate, sonetti, madrigali ed epigrammi in italiano,
utilizzando talvolta uno stile che il Lombardo definisce “stile mezzano e
semplice”, di carattere pastorale. Un suo epigramma è contenuto in una lettera
che Canale inviò al Magliabechi. Non mancò di scrivere componimenti di
carattere burlesco e giocoso, in cui contrapponeva l'immediatezza della satira
e del dialetto alla ricercatezza esasperata della poesia del Seicento. Si
esercitò soprattutto nell'Accademia di Medinacoeli, dove era uso chiudere la
seduta accademica con la recitazione di componimenti poetici. Compose finanche
versi che celebravano importanti eventi del regno; tra i più salienti, si ricordano
quelli contenuti nel volume scritto in occasione della recuperata salute di
Carlo II. Da ricordare sono anche gli emblemata contenuti nel volume scritto
per i funerali di D. Caterina d'Aragona, e a cui si ispirò Vico in occasione
dei funerali di due uomini illustri Tra
le tante collaborazioni con letterati del suo tempo, degna di nota è quella che
ebbe con Vico per la pubblicazione di un volume in occasione del genetliaco di
Filippo V, tre sono i componimenti contenuti in esso. Fu anche collaboratore di
una Miscellanea dal titolo Vari componimenti in lode dell'eccellentissimo
signore d. Francesco Benavides conte di S. Stefano. Fatta eccezione per alcuni
componimenti inseriti in Miscellanee poetico-celebrative, del Messere non
esistono opere a stampa. E a ciò ne dà spiegazione il Lombardo quando afferma
che egli fu uomo umile e schivo tutto dedito all'educazione dei giovani più che
ai propri interessi personali, anzi la sua modestia fu tale che pensò bene di
distruggere i propri scritti. Le lezioni
accademiche di cui si dispone sono quelle che tenne nell'Accademia istituita a Palazzo Reale
dal viceré duca di Medinaceli. I codici delle lezioni sono conservati
attualmente presso la Biblioteca di Napoli. Due di queste lezioni trattano di
poesia. Qui argomenta sulla funzione e natura della poesia, dei suoi rapporti
con la storia nonché sul problema delle origini della poesia stessa. Tre altre
lezioni sono di carattere storico, esattamente: due sulla vita di Nerva e una
sulla vita di Decio. Il codice napoletano contiene anche un Discorso vario in
cui sono presenti motivi autobiografici e una lezione sull'origine delle
maschere. L'Accademia di Medinaceli non ebbe lunga vita e, nonostante la sua
chiusura avvenuta a causa di rivolgimento politico, continuò ad essere
personaggio illustre nel panorama intellettuale e culturale napoletano, come
dimostra il fatto di essere annoverato tra i primi membri dell'Arcadia sotto la
custodia Crescimbeni e successivamente della colonia napoletana “Sebezia”. Note
Storia della litteratura italiana
Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli Le vite degli Arcadi illustri scritte da
diversi autori, e pubblicate d'ordine delle generale adunanza da Crescimbeni, pRoma, (biografia scritta da G. Lombardo). C. Cantillo,
Filosofia, poesia e vita civile in Messere: un contributo alla storia del
pensiero meridionale, Morano, Napoli, Angelo De Prezzo, Storia delle origini di
Torre Santa Susanna, Tiemme, Manduria, . Imma Ascione, Seminarium doctrinarum:
l'Napoli nei documenti, Edizioni scientifiche
italiane, Napoli, Fabrizio Lomonaco, Gregorio Messere, la poesia e l'impegno
civile tra Gravina e Vico, in "Diritto e Cultura", VLezioni
dell'Accademia di Palazzo del duca di Medinaceli: Napoli, Michele Rak, Napoli, Istituto italiano per gli
studi filosofici.
MICALORI. Roma). Filosofo. Grice: “I took my ideas on longitude and
latitude from Micalori” -- Grice: “By calling it ‘sfera,’ Micalori’s statement
ENTAILS rather than implicates that the Romans were wrong.” Professore a Urbino. Opere: “Della sfera mondiale” In Urbino,
Marco Antonio Mazzantini, Giacomo Micalori, Antapocrisi, In Roma, Francesco
Roma Cavalli, 1635.
MICCOLI (Roma). Filosofo. Grice: “Miccoli is a great philosopher –
and surgeon – My favourites are his ‘Corpo dicibile,’ which trades on my idea
of what it means to ‘say’ something; and his ‘Homo loquens,’ a play on
Aristotle’s ‘zoon logikon,’ but which Aristotle would find otiose: man is the
‘vivente’ that speaks, or the ‘animal’ that speaks. To say that it is the
‘homo’ that speaks relies on Darwin’s classifications and phyla of homo sapiens
sapiens and the rest!” -- Paolo
Miccoli, filosofo. La divertente commedia umana Incipit Chi si accinge alla
lettura dell' Elogio della follia di Erasmo farebbe bene a non dimenticare
taluni antecedenti biografici dell'autore che spiegano meglio l'ironia bonaria
dell'opuscolo. Li richiamiamo. Geer Geertsz, latinizzato secondo il costume
degli umanisti in Desiderio Erasmo, nacque a Rotterdam (Olanda) figlio di illegittimo coniugio. La famiglia
paterna, in auge nella borghesia di Gouda, come apprendiamo dallo stesso
Erasmo, si oppose alle nozze riparatrici del figlio, costringendolo, con
inganno, a far intraprendere la carriera ecclesiastica al malcapitato
giovanotto. Citazioni Come umanista Erasmo
si sente apparentato alla società dalla duttile forza della parola che ne
saggia criticamente le valenze in termini di ironia, sarcasmo, gioco allusivo,
bonarietà lungimirante, tolleranza magnanima, moralismo contenuto. Fin dalla
dedica dell'opuscolo a Tommaso Moro si arguisce che l'autore non vuol propinare
sapientia austera e compassata, ma buon senso brioso che permei di sé la vita
quotidiana della gente, fosse anche dell'imperatore Marco Aurelio che sul letto
di morte, lui filosofo, esclama, a un certo momento: «Sentenzio me cacavi! La sapienza
dei dotti è tanto altezzosa quanto sterile, diversamente dal buon senso che
cambia in meglio l'esistenza non sofisticata. (p. 8) Sotto la penna
dell'insigne umanista olandese si fronteggiano al femminile Sapientia e
Stultitia: la prima, per voler essere austera ad ogni costo, diventa stolta; la
seconda, in quanto «forza vitale irrazionale e creatrice», si palesa veramente
saggia alla resa dei conti. L' Elogio
della follia conserva un fascino di imperitura attualità. Lo si desume
dall'analisi di Histoire de la Folie, dove Michel Foucault evidenzia il confine
sfumato tra ragione e sragione in epoca di alta tecnologia, e altresì dalle
invettive di Nietzsche contro lo smunto bibliotecario, lo stitico correttore di
bozze, il pallido burocrate stipendiato, emblemi tutti del moderno «uomo
alessandrino». (Explicit Erasmo conosce e cita perfino pagine della Bibbia a
riprova della bontà dei doni che Follia concede ai mortali. Un modo questo, di
prendere in giro anzitempo la presunzione dispotica delle società
economicistiche che intendono mantenere sotto loro tutela il cittadino
«minorenne» sempre bisognoso di dande e mordacchie. Gli autori classici sono,
tra l'altro, spiriti lungimiranti. A tali società alienanti di oggi e di domani
William Blake, con spirito erasmiano, potrebbe ripetere: «esuberanza è bellezza». La
divertente commedia umana, introduzione a Erasmo da Rotterdam, Elogio della
Follia, TEN, Introduzione a "Vita di Gesù" Incipit Il contesto
storico culturale della Vita di Gesù La recente edizione storico-critica delle
Opere complete di Hegel consente di far chiarezza sulle discussioni e
congetture che hanno tenuto a lungo il campo nella letteratura hegeliana a
proposito dei cosiddetti «Scritti teologici giovanili», la cui indole
cronologica vengono ora sancite su base filologica e critica più accorta. Più
che ai titoli apposti da Herman Nohl ai vari frammenti e più che alle
congetture sulla data probabile di tali scritti, è più fruttuoso rifarsi agli
anni di formazione filosofica e teologica di Hegel nello Stift di Tubinga
(1788-93) e reperire nel curriculum studiorum le ascendenze prossime che hanno
influenzato maggiormente l'autore in una speculiare lettura dei quattro
Evangelisti, da cui desume Das Leben Jesu (1795). Citazioni Gli interessi culturali di Hegel,
negli anni tubinghesi, sono prevalentemente filosofici, incentivati dalla
lettura di Rousseau, Jacobi, Lessing, Kant, Fichte su temi sociopolitici ed
etico-religiosi. (Hegel, studioso di filosofia, si sente chiamato a lumeggiare
«spiritualmente» la situazione storica del suo tempo e a porre le premesse di
carattere razionale per l'avvento di un «ordine uguale di tutti gli spiriti». Il
lettore del Leben Jesu si accorge subito di trovarsi di fronte a una forma di
scrittura audace, che desacralizza e sdivinizza la persona di Gesù, riducendolo
a maestro di morale sublime. [Paolo
Miccoli, introduzione a Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Vita di Gesù (Das Leben
Jesu), traduzione di Anselmo Aportone, TEN
MICCOLIS. (Corato). Filosofo. Grice: “Miccolis reminds me of G. Baker,
who dedicated most of his life to Witters! Miccolis to Labriola.” sConsiderato uno dei massimi studiosi
di Labriola. Si trasferì a Perugia per
gli studi universitari, laureandosi in filosofia a pieni voti con una tesi dal
titolo «Il pensiero politico crociano e la genesi del liberalismo». Abilitatosi
cum laude all'insegnamento di storia e filosofia, professore in vari licei
della provincia, occupò una cattedra stabile presso l'Istituto tecnico per
geometri a Perugia, accostando l'insegnamento di estetica all'Accademia di
belle arti "Pietro Vannucci". Divenne responsabile del settore
culturale del PCI per la regione Umbria; ma, preso dagli studî e
dall'insegnamento, lasciò l'incarico, comunque seguendo sempre le vicende
politiche con attenzione e passione. La sua è stata una formazione liberale:
considerava suoi padri spirituali Labriola, Croce,Gobetti. Dalla fine degli
anni Settanta la sua vita sarà rivolta allo studio del filosofo cassinese Labriola,
da Miccolis ritenuto «un buon punto per capire la storia d'Italia». Nascerà
quindi il Carteggio labrioliano, in cinque volumi, presentato da Cesa all'Accademia
dei Lincei, edito per gli auspici e con il contributo dell'Istituto italiano
per gli studi storici e dell'Università degli Studi di Napoli
"L'Orientale" e favorito dalla consultazione, nel frattempo divenuta
possibile, delle carte Labriola del Fondo Dal Pane, acquistato dalla Società
napoletana di storia patria. Su tale monumentale lavoro è stato scritto: «un
evento letterario, probabilmente l'acquisizione più importante tra le fonti
della cultura italiana postunitaria; e, di più, senza esagerazione, si presenta
come un capolavoro ecdotico, per accuratezza filologica ed esaustività del
commento. Miccolis era certo divenuto col tempo l'esperto più sicuro della
impervia grafia del suo autore, della quale conosceva ogni piega e ogni
anomalia, dei contesti politici e culturali in cui Labriola si muoveva, […]
della spezzettata, dispersa e contorta
labrioliana, difficile da padroneggiare: si era anche impadronito, in
base a una sensibilità linguistica non comune, del "vocabolario"
dell'Autore in tutte le sue sfumature, ed era perciò in grado di respingere o
di dubitare di attribuzioni di testi, datazioni improbabili, letture sghembe».
Miccolis scrisse inoltre sistematicamente per varie riviste (Rivista di storia
della filosofia, il Giornale critico della filosofia italiana, Belfagor,
Critica storica, Nuovi studi politici, etc.); numerosi sono i suoi saggi e
notevoli gli ulteriori apporti documentari alla
labrioliana. Collaborò intensamente con l'Istituto italiano per gli
studi storici e la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce: aveva il compito di
revisionare i carteggi crociani, e sotto il suo controllo passavano i volumi
dell'Edizione nazionale delle opere di Croce. È stato anche uno dei principali
animatori dell'Edizione nazionale delle opere di Labriola, per la quale aveva
contribuito a definire il piano editoriale, i criteri metodologici, e il
problema del rapporto tra l'opera edita di Labriola e il fondo manoscritto
della Società napoletana di storia patria.
Adnkronos, Filosofi, E' morto Miccolis, massimo studioso di Antonio Labriolia,
Bari, Alessandro SAVORELLI, Rivista di storia della filosofia, , fasc. 2.
Opere: “ Il carteggio di Antonio Labriola conservato nel Fondo Dal Pane” «Archivio
storico per le provincie napoletane», «Con la Sua calligrafia che mi ricorda i
papiri greci...». La filologia, la guerra, la Crusca nel carteggio di Croce con
Pistelli e Teresa Lodi, a c. di S. Miccolis e A. Savorelli, in Gli archivi
della memoria, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, 1996, 91–126, (rist. in Gli archivi della memoria e
il Carteggio Salvemini-Pistelli, a c. di R. Pintaudi, Firenze, Biblioteca
Medicea Lauenziana, Polistampa, A. Labriola, La politica italiana Corrispondenze
alle « Basler Nachrichten », S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, A. Labriola,
Carteggio, S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, 2000-2006 S. Miccolis, Labriola,
Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, A. Labriola, L'università e
la libertà della scienza, S. Miccolis, Torino, Aragno, A. Labriola, Giordano
Bruno. Scritti editi ed inediti S. Miccolis e A. Savorelli, Napoli,
Bibliopolis, S. Miccolis, Antonio Labriola. Saggi per una biografia politica,
A. Savorelli e Stefania Miccolis, Milano, UNICOPLI, S. Miccolis, Gli scritti politici di Antonio
Labriola editi da Stefano Miccolis, A. Savorelli e Stefania Miccolis, Napoli,
Bibliopolis, G. Bucci, Stefano
Miccolis, il ricordo a un anno dalla morte, "Corato live", W.
Gianinazzi, M. Prat, In memoriam "Mil neuf cent", n° 28, 201. A.
Savorelli, Stefano Miccolis, «Rivista di storia della filosofia», fa A.
Meschiari, Stefano Miccolis studioso di Antonio Labriola, «Rivista di storia
della filosofia».
MIELI. (Milano). Filosofo. Grice: “Speranza has studied
this; he calls it ‘Dorothea Oxoniensis,’ and indeed it is a joint endeavour
with C. R. Stevenson – who *knows*!” -- «Spero che la lettura di questo libro
favorisca la liberazione del desiderio gay presso coloro che lo reprimono e
aiuti quegli omosessuali manifesti, che sono ancora schiavi del sentimento di
colpevolezza indotto dalla persecuzione sociale, a liberarsi della falsa
colpa» (Elementi di critica omosessuale. M Attivista e scrittore
italiano, teorico degli studi di genere. È considerato uno dei fondatori del
movimento omosessuale italiano, nonché uno tra i massimi teorici del pensiero
nell'attivismo omosessuale italiano. Legato al marxismo rivoluzionario, è noto
soprattutto come eponimo del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e per
il suo saggio Elementi di critica omosessuale pubblicato nella sua prima
edizione da Einaudi nel 1977. Mario Mieli nacque a Milano nel 1952,
penultimo dei sette figli di Walter Mieli e di Liderica Salina. Il padre, ebreo
e originario di Alessandria d'Egitto, viveva a Milano dalla metà degli anni
venti e aveva fondato con successo un'azienda di filati, divenuta in seguito
una delle più importanti nella torcitura e nella lavorazione della seta. La
madre, milanese, era insegnante di lingue. Sposati dal 1936, durante la
seconda guerra mondiale i coniugi Mieli erano sfollati a Lora, frazione di
Como. Mario crebbe in questa cittadina, pur mantenendo forti legami con Milano
dove il padre continuava a lavorare e a risiedere. Il giovane Mario si
stabilì definitivamente nel capoluogo lombardo quando si iscrisse al liceo
classico Giuseppe Parini, raggiunto due anni dopo dalla sorella minore Paola,
alla quale fu sempre molto legato. Già in questi anni diede dimostrazione della
sua viva intelligenza e dichiarò la propria omosessualità. Secondo quanto
testimoniato dal compagno Milo De Angelis, nfondò un circolo di poesia che
divenne anche un luogo di incontro per omosessuali. Fu pienamente coinvolto
nella contestazione ed evocò questo periodo nel suo romanzo autobiografico Il
risveglio dei faraoni. A causa della sua miopia fu esonerato dal servizio
militare alla fine del liceo, si trasferì a Londra per perfezionare l'inglese,
come già avevano fatto altri suoi familiari. Qui frequentò il "Gay Liberation
Front" venendo a contatto con l'attivismo omosessuale nella sua fase più
intensa, subito dopo i moti di Stonewall. Tornato in Italia, fu, insieme ad
Angelo Pezzana, tra i soci fondatori del celebre Fuori! a Torino, prima
associazione italiana del movimento di liberazione omosessuale italiano.
Convinto assertore di una rivoluzione gay in chiave marxista, nel 1974 si
allontanò dal Fuori! insieme a tutta la cellula milanese dell'associazione
quando questa si legò al Partito Radicale. Nello stesso anno fondò a
Milano i Collettivi Omosessuali Milanesi e nel 1976 i Collettivi parteciparono
al Festival del proletariato giovanile di Parco Lambro, dove Mieli lanciò dal
palco lo slogan Lotta dura, Contronatura!. Si laureò in filosofia morale con
una tesi, poi pubblicata con modifiche, da Einaudi con il titolo di Elementi di
critica omosessuale e che divenne un fondamento delle teorie di genere in
Italia e, in misura minore, all'estero, venendo tradotto e pubblicato in
inglese nel 1980 con il titolo Homosexuality and liberation: elements of a gay
critique ed in spagnolo con il titolo Elementos de crítica homosexual dall'editrice
Anagrama. Elementi fu uno dei testi base dei collettivi autonomi gay. Mieli
fu uno dei primi a contestare apertamente le categorie di genere vestendosi
quasi sempre con abiti femminili. Nel frattempo si dedicava al teatro, destando
scandalo nella mentalità dell'epoca con opere come lo spettacolo La Traviata
Norma. Ovvero: Vaffanculo... ebbene sì! Dava volutamente scandalo anche per il
modo in cui si presentava, utilizzò anche immagini e ruoli per portare avanti
la propria battaglia dei diritti individuali inalienabili. Nel corso della sua
esistenza, cercò di superare i limiti, fece uso di droghe e si dette a pratiche
sempre più estreme, inclusa la coprofagia. Durante un viaggio a Londra,
Mieli, vicino già all'antipsichiatria, iniziò a interessarsi di psicoanalisi; ifu
nuovamente arrestato, quando, semi-nudo e in preda a una crisi psichica, fu
fermato nell'aeroporto di Heathrow, in cerca di un poliziotto con cui avere un
rapporto sessuale. Prima venne incarcerato, poi messo nella sezione
psichiatrica del Marlborough Day hospital, assistito dai familiari venuti dall'Italia
in attesa del processo. Venne ricondotto a Milano, dopo la condanna a
pagare una multa, e ricoverato in una clinica psichiatrica per un mese. Una
volta dimesso, su consiglio del suo psicoanalista Giovanni Carlo Zapparoli, i
genitori gli diedero un appartamento autonomo. L'anno seguente viaggiò ad
Amsterdam e di nuovo a Londra e si laureò con lode in filosofia. Poco dopo
lasciò l'appartamento che gli avevano trovato e interruppe la terapia
psichiatrica. Al V congresso del Fuori!, che sancì la sua rottura col
movimento e con Angelo Pezzana, Mieli prese la parola, si dichiarò transessuale
e parlò della sua esperienza di malattia mentale («sono stato definito uno
schizofrenico paranoide, sono stato in ospedale, in manicomio per questo
motivo») e di omosessualità. Dopo questo periodo si dedicò alla stesura degli
Elementi di critica omosessuale. Negli ultimi anni di vita si dedicò
all'esoterismo e all'alchimia, abbastanza isolato dal resto del movimento
omosessuale, e lavorando al romanzo Il risveglio dei faraoni. Morì suicida
infilando la testa nel forno della sua abitazione di Milano dopo un lungo
periodo di depressione. Tra i motivi del suo gesto estremo fu l'ostruzionismo
che il padre, influente industriale milanese, aveva fatto per impedire la
pubblicazione della sua ultima opera, Il risveglio dei faraoni, ritenendolo
troppo autobiografico e lesivo dell'onore famigliare. A lui è intitolato il
Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli sorto a Roma nello stesso anno della
morte. Il pensiero Il transessualismo universale Il pensiero di Mario
Mieli consiste nel ritenere che ogni persona è potenzialmente transessuale se
non fosse condizionata, fin dall'infanzia, da un certo tipo di società che,
attraverso quella che Mieli chiamava "educastrazione", costringe a
considerare l'eterosessualità come "normalità" e tutto il resto come
perversione. Per transessualità, non intende quello che si intende oggi nella
comune accezione del termine, ma l'innata tendenza polimorfa e
"perversa" dell'uomo, caratterizzata da una pluralità delle tendenze
dell'Eros e da l'ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo.
La liberazione omosessuale in chiave marxista fu tra i primi studiosi ed
attivisti del Movimento di Liberazione Omosessuale Italiano, accanto a
Castellano,Consoli, Modugno e Pezzana.
Tutti partivano dalla certezza che la liberazione dall'ancestrale omofobia
dovesse fondarsi sulla consapevolezza della propria identità, censurata fin
dalla nascita dalla cultura dominante, da loro ritenuta antropologicamente
sessuofoba e pervicacemente omofoba. Da queste basi partivano per abbattere
la discriminazione pluri-secolare nei confronti di chi non si identificava
nella sessualità assiomaticamente definita come naturale e normale. Abbracciò
immediatamente il marxismo, cercando di rimodularlo sulle istanze della lotta
di liberazione ed emancipazione omosessuale e ritenendo la società capitalista
intrinsecamente omofoba. Rilettura della psicanalisi Negli Elementi di
critica omosessuale, volle rielaborare alcuni degli spunti teorici della teoria
della sessualità di Freud, attraverso la lettura che, tra gli anni Cinquanta e Sessanta,
ne aveva fatto Marcuse. Marcuse,
infatti, in opere come “Eros e civiltà e L'uomo a una dimensione (1964), aveva
voluto fondere marxismo e psicanalisi. Fu proprio Freud, infatti, a sostenere
che l'orientamento sessuale poteva prendere qualsiasi "direzione",
riconducendo "eterosessualità" e "omosessualità" a semplici
varianti della sessualità umana in senso lato. Una non escluderebbe l'altra, e
anzi, in potenza, tutti saremmo pluri-sessuali, "polimorfi" o, più
semplicemente, bi-sessuali. In base a questa riflessione, riteneva che si
dovesse denunciare come assurda e inconsistente l'opposizione ideologica
"eterosessuale" vs "omosessuale", essendo viziato il
principio stesso di "mono-sessualità". A questa prospettiva unilaterale,
che riteneva incapace di cogliere la natura ambivalente e dinamica della
dimensione sessuale, Mieli ha preferito opporre un principio di eros libero,
molteplice e polimorfo. Per Mieli era tragicamente ridicola «la stragrande
maggioranza delle persone, nelle loro divise mostruose da maschio o da
"donna.” Se il travestito appare ridicolo a chi lo incontra, tristemente
ridicolissima è per il travestito la nudità di chi gli rida in faccia».
Tim Dean, psicoanalista dell'Buffalo, che redasse l'appendice dell'edizione
Feltrinelli di Elementi di critica omosessuale, afferma: «Nel processo politico
di ristrutturazione della società, Mieli non esita a includere nel suo elenco
di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia» e
«ridefinisce drasticamente il comunismo descrivendolo come riscoperta dei corpi
(...) In questa comunicazione alla Bataille di forme materiali, la corporeità
umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri
della terra, inclusi "i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi
defunti, animali, piante, cose" annullando "democraticamente"
ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie». A
questa rivoluzione sociale sono di ostacolo determinati elementi, ritenuti da
Mieli come «pregiudizi di certa canaglia reazionaria» che, trasmessi con
l'educazione, hanno la colpa di «trasformare troppo precocemente il bambino in
adulto eterosessuale». Il tema della pedofilia Da provocatore dei
"benpensanti", quale è stato tutta la breve vita, facendo esplicitamente
riferimento a Freud, Mieli affrontò a modo suo anche il tema della sessualità
infantile, per questo andando incontro a forti critiche. I bambini, secondo il
pensiero di Mieli, potevano "liberarsi" dai pregiudizi sociali e trovare
la realizzazione della loro "perversità poliforme" grazie ad adulti
consapevoli di quanto sopra asserito: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo
vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano
potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli
eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a
braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore
con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata. Essa rivolge
messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia,
traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La
società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma
il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una
«vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata
verso il feto» (Francesco Ascoli)» (Elementi di critica omosessuale). Nella
nota 88 si legge: «Per pederastia intendo il desiderio erotico degli
adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e
bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente usati
come sinonimi» (Elementi di critica omosessuale). Il tema dell'alterazione
psichica, della follia Mieli faceva uso di sostanze stupefacenti, attraverso le
quali mirava a superare lo stato di normalità in cui riteneva le persone
intrappolate. Riteneva che nevrosi, follia, paranoia, delirio e, soprattutto, la
schizofrenia, al pari dell'omosessualità fossero caratteristiche latenti in
tutti gli esseri umani e, con riferimento a Jung, che tali condizioni
permettessero «la (ri)scoperta di quella parte di noi che Jung definirebbe
“Anima” oppure “Animus”». In riferimento all'omosessualità, considerava che
potesse essere una porta verso il lato inesplorato della personalità, in
analogia con la follia: “La paura dell’omosessualità che distingue l’homo
normalis è anche terrore della “follia” (terrore di se stesso, del proprio
profondo). Così, la liberazione omosessuale si pone davvero come ponte verso
una dimensione decisamente altra: i francesi, che chiamano folles le checche,
non esagerano». Opere: “Comune futura,” “Elementi di critica omosessuale,
Einaudi, Torino, Elementi di critica omosessuale, Gianni Rossi Barilli e Paola Mieli,
Feltrinelli, Milano, Elementi di critica
omosessuale, Gianni Rossi Barilli e Paola Mieli, Feltrinelli, Milano, “Il
risveglio dei faraoni,” preservato da Marc de' Pasquali e Umberto Pasti, Cooperativa
Colibri, Milano, “Il risveglio dei faraoni,” Alfonso Sarrio Solidago, dR
Edizioni, Milano, “Oro, eros e armonia,”
Gianpaolo Silvestri e Antonio Veneziani, Edizioni Croce, Oro, eros e armonia,
Gianpaolo Silvestri e Antonio Veneziani, Edizioni Croce, “E adesso,” Silvia De Laude, Edizioni
Clichy, Teatro La Traviata Norma.
Ovvero: Vaffanculo... ebbene sì!, Film “Gli anni amari, regia di Andrea
Adriatico.. Note Tommaso Giartosio,
Perché non possiamo non dirci: letteratura, omosessualità, mondo, Feltrinelli
Editore, Gianni Rossi Barilli, Il
movimento gay in Italia, Feltrinelli Editore, L. Schettini, Mario Mieli, in
Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, .Mario Mieli, Ideologia. Progetto omosessuale rivoluzionario, in
Elementi di critica omosessuale MIELI, Mario di Laura SchettiniDizionario
Biografico degli Italiani, in Treccani, Trascrizione del suo intervento in congresso
nazionale del “Fuori!”, in Fuori! rancobuffoni/files/pdf/gp_leonardi_mieli.pdf Mieli, artista contro la violenza, in La
Stampa, 16 marzo Elementi di critica
omosessuale, Einaudi, Mario Mieli. Elementi di critica omosessuale. Milano,
Einaudi, Mario Mieli, estremo e dimenticato. Storia di un intellettuale
provocatore., in Treccani Il tascabile, Mieli, Mario., Mieli, Paola. e Rossi
Barilli, Gianni., Elementi di critica omosessuale Il risveglio dei Faraoni, in
Alfonso Sarrio Solidago , PRIDE, Milano, dR Edizioni, Silvestri, Gianpaolo, L'ultimo
Mario Mieli : Oro Eros Armonia : contributi di Ivan Cattaneo e Antonio
Veneziani, 2 ed. riveduta e corretta, Libreria Croce, De Laude, Silvia,, Mario
Mieli : e adesso, Angelo Pezzana . La
politica del corpo. Roma, Savelli, Elio Modugno. La mistificazione
eterosessuale. Milano, Kaos. Stefano Casi. L'omosessualità e il suo doppio: il
teatro di Mario Mieli. Rivista di sessuologia (numero speciale L'omosessualità
fra identità e desiderio,Francesco Gnerre. L'eroe negato. Milano, Baldini e
Castoldi, Marco Philopat, Lumi di punk: la scena italiana raccontata dai
protagonisti, Milano, Agenzia, Concetta D'Angeli, Teatro Talento Tenacia...
Mario Mieli, in "Atti&Sipari" Circolo di cultura omosessuale
Mario Mieli Fuori! Marc de' Pasquali Movimento di liberazione omosessuale
Omosessualità Queer Storia dell'omosessualità in Italia Studi di genere Teoria
queer Transessualismo Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Mario
Mieli Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri
file su Mario Mieli Biografia, in
italiano, su culturagay. Chi era Mario Mieli (articolo sul gay.tv), su gay.tv Circolo di cultura
omosessuale "Mario Mieli", su mariomieli.org. Refs. Luigi Speranza,
“Grice e Mieli” – The Swimming-Pool Library.
MIRAGLIA. (Reggio). Filosofo. Grice: “Miraglia is
the type of philosopher beloved by the Oxford hegelians; but then he is a
Neapolitan Hegelian!” Grice: “I always found Kant easier, but there’s nothing
like a ‘filosofia del diritto’ in Kant! And Hegel’s ethics itself, compared to
Kant’s is mighty more complex – that’s why I taught Kant!” Si laureaall'Napoli,
dopodiché insegnò filosofia del diritto nella stessa università, ed economia
politica alla Scuola superiore di agricoltura di Portici. Seguì una corrente di pensiero eclettica, ad
esso contemporanea, che mirava all'integrazione di pratiche giuridiche ed
ispirazioni filosofiche. Fu sindaco di Napoli. Pubblcazioni: Tra le più famose
si ricordano: “Condizioni storiche e scientifiche del diritto di preda (Napoli);
“I principî fondamentali dei diversi sistemi di filosofia del diritto e la dottrina
etico-giuridica di Hegel (Napoli); “Filosofia del diritto,” Napoli. Nella sua
biografia ufficiale per la Treccani è nato a Reggio nell'Emilia, mentre nella
sua scheda storico-professionale sul sito del Senato si riporta a Reggio di
Calabria Giuseppe Erminio. Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, (latinista) Sindaci di
Napoli Senatori della XXI legislatura del Regno d'Italia Luigi Miraglia, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
MISEFARI. (Palizzi). Filosofo. Fratello
di Enzo (politico calabrese del P.C.I., storico e poeta), di Ottavio
(calciatore reggino tra i più conosciuti nei primi anni del secolo; giocò nella
Reggina e nel Messina) e di Florindo (biologo, attivista della Lega Sovversiva
Studentesca e del gruppo "Bruno Filippi"). Dopo aver
frequentato la scuola elementare del piccolo paese di nascita in provincia di
Reggio Calabria, a undici anni si trasferì con lo zio proprio a Reggio
Calabria. Già da adolescente, influenzato dalle frequentazioni di socialisti e
anarchici in casa dello zio, partecipò attivamente alla fondazione e allo
sviluppo di un circolo giovanile socialista (intitolato ad A. Babel,
rivoluzionario tedesco dell'Ottocento). Iniziò a collaborare al giornale Il
Lavoratore, organo della Camera del Lavoro di Reggio Calabria, firmando gli
articoli come "Lo studente". Collaborò nello stesso periodo a Il
Riscatto, periodico socialista-anarchico stampato a Messina; e con Il
Libertario, stampato a La Spezia e diretto da Pasquale Binazzi. Il 5 marzo
1912, a causa della sua attività antimilitarista esercitata all'interno del
Circolo contro la Guerra italo-turca, fu arrestato e condannato a due mesi e
mezzo di carcere per «istigazione alla pubblica disobbedienza». Fu nei
due anni successivi che Bruno si convertì dal socialismo all'anarchia. Ciò
avvenne soprattutto con la frequentazione da parte di Giuseppe Berti, suo professore
di fisica presso l'"Istituto Tecnico Raffaele Piria". Nel 1912
si trasferì a Napoli e si iscrisse al Politecnico, dopo avere studiato fisica e
matematica alle superiori, e anche per non dispiacere al padre, proseguì tali
studi. Pesò inoltre su questa decisione il fatto che in quegli anni, dopo la
tragica distruzione della città di Reggio Calabria a causa del terremoto del
1908, il lavoro che garantiva le maggiori certezze era proprio quello
dell'ingegnere. Nondimeno continuò per proprio conto gli studi a lui
prediletti: politica, filosofia, letteratura, come aveva fatto fino ad allora.
A Napoli si fece subito avanti nell'ambiente anarchico. Il movimento a Napoli
contava allora di un centinaio di aderenti. Nel 1915 si rifiutò di
partecipare al corso allievi ufficiali a Benevento e fu condannato a quattro
mesi di carcere militare. Diserterà una seconda volta il 28 settembre 1916,
trovando rifugio nella campagna del beneventano in casa di un contadino.
Tornato a Reggio Calabria, il 5 marzo 1916 interruppe una manifestazione
interventista nella centrale Piazza Garibaldi, salendo sul palco e pronunciando
un discorso antimilitarista. Venne per questo motivo arrestato e condotto
presso il carcere militare di Acireale; sette mesi dopo venne trasferito presso
quello di Benevento. Da lì riuscì ad evadere grazie alla complicità di un amico
secondino. Fu tuttavia intercettato alla frontiera del confine svizzero; ancora
incarcerato, riuscì nuovamente nella fuga nel giugno del 1917. Il 19
giugno 1917 toccò il territorio svizzero, ma i gendarmi lo condussero al
carcere di Lugano. Giunte dalla Calabria le informazioni su di lui, essendo un
uomo politico, dopo quindici giorni fu lasciato libero con la facoltà di
scegliere il luogo di residenza. Indicò subito Zurigo, dove sapeva di potere
rintracciare Francesco Misiano, suo caro amico e noto esponente politico
socialista, anche lui accusato di diserzione. A Zurigo trovò ospitalità presso
la famiglia Zanolli, dove si innamorò della giovane Pia, che diventerà sua compagna
di vita. Durante il periodo di esilio in Svizzera, Bruno svolgeva
attività politica tenendo i contatti con Luigi Bertoni e con altri gruppi
anarchici elvetici, collaborando anche al giornale: Il Risveglio Comunista
Anarchico. Svolse una serie di conferenze in varie città della Svizzera. Bruno
si autoannunciava con un suo pseudonimo anagrammatico Furio Sbarnemi. A Zurigo
frequenta la Cooperativa socialista di Militaerstrasse 36 e la libreria
internazionale di Zwinglistrasse gestita dai disertori Giuseppe Monnanni,
Francesco Ghezzi e Enrico Arrigoni; in questi ambienti conosce anche Angelica
Balabanoff. Il 16 maggio 1918 venne arrestato per un complotto inventato
dalla polizia. Fu incolpato innocentemente con l'accusa di avere fomentato una
rivolta nella città e di «aver fabbricato bombe a scopo rivoluzionario». Con
lui furono arrestati diversi attivisti politici, tra i quali lo stesso
Francesco Misiano (che fu poi rilasciato perché socialista e non anarchico).
Rimase in carcere per sette mesi, e venne poi espulso dalla Svizzera nel luglio
1919. Grazie ad un regolare passaporto per la Germania, ottenuto per ragioni di
studio, si recò a Stoccarda. Lì entrò in contatto con Clara Zetkin (che gli
rilascia una lunga intervista sul movimento rivoluzionario in Germania) e
Vincenzo Ferrer. Nell'ottobre nel 1919 poté rientrare in patria, in seguito
all'amnistia promulgata dal governo Nitti. -- è a Napoli e poi a Reggio
Calabria. Anni ventiIl ritorno in Italia Il 1920 fu un periodo intenso
per la vita militante di Bruno Misefari. A Napoli partecipò come oratore a
molte manifestazioni, si prodigò a favore dei suoi compagni colpiti dalla
repressione, denunciò le provocazioni della polizia; tenne numerose conferenze
e comizi. Con il dentista anarchico Giuseppe Imondi, stampò alcuni numeri del
giornale: L'Anarchia. In autunno fu chiamato a Taranto a svolgere il compito di
segretario propagandista presso la locale Camera del Lavoro Sindacale. Tra la
fine del 1920 e l'inizio del 1921 ebbe stretti contatti con Errico Malatesta,
Camillo Berneri, Pasquale Binazzi, Armando Borghi, Giuseppe Di Vittorio e altri
esponenti dell'anarchismo e del sovversivismo italiano. Nel 1921 si impegnò su
più fronti per la campagna a favore degli anarchici Sacco e Vanzetti. Nello
stesso periodo (1920-21) fu corrispondente di: Umanità Nova, settimanale
anarchico diretto da Errico Malatesta e collaborò al periodico: L'Avvenire
Anarchico di Pisa. Continuò i suoi studi a Napoli con qualche salto a
Reggio Calabria con la sua compagna Pia Zanolli, che sposò. Si laureò a Napoli.
Successivamente si iscrisse anche alla facoltà di filosofia. Nonostante l'avvento
del fascismo, fondò un giornale libertario, “L'Amico del popolo,” che però dopo
il quarto numero fu soppresso dalle autorità. Nel primo numero del giornale,scrisse
un editoriale dal titolo “Chi sono e cosa vogliono gli anarchici.” Lo scritto è
l'espressione del suo pensiero libertario: «L'anarchismo è una tendenza
naturale, che si trova nella critica delle organizzazioni gerarchiche e delle
concezioni autoritarie, e nel movimento progressivo dell'umanità e perciò non
può essere una utopia.» Da esperto di geologia, progettò per primo in
Calabria l'industria del vetro e fondò a Villa S.Giovanni, la prima vetreria in
Calabria (Società Vetraria Calabrese). In quegli stessi anni subì però
persecuzioni continue da parte del regime. Fu cancellato dall'Albo di categoria
e non poté più firmare progetti. Gli venne mossa l'accusa di avere «attentato
ai poteri dello Stato, per il proposito di uccidere il re e Mussolini». Fu
prosciolto dopo venticinque giorni di carcere. La polizia ravvisò in un
discorso di commemorazione durante il funerale di un amico (tra l'altro un
industriale fascista, Zagarella) un'ispirazione anarchica e pertanto lo propose
per l'assegnazione al confino. Fu arrestato, in carcere si sposò con Pia
Zanolli, fu inviato per il confino, prigioniero a Ponza. Tuttavia sembra che
tale provvedimento fosse stato determinato da altri motivi. Misefari, che era
ingegnere minerario, si era attivamente impegnato nello sfruttamento su larga
scala di giacimenti di quarzo, materia prima per l'industria vetraria, che fino
a quell'epoca dipendeva, in gran parte, dai silicati stranieri. Assunto
come direttore tecnico della Società Vetraria Calabrese (di cui era stato
finanziatore e Presidente il succitato Zagarella) egli si era dovuto ben presto
scontrare con l'assenteismo e l'inettitudine del consiglio di amministrazione
che si schierò contro di lui con l'intenzione di eliminarlo in qualsiasi modo,
ricorrendo anche ad espedienti politici. Giustizia e Libertà, in un articolo anonimo
ddal titolo «Politica e affarismo. Il caso di un ingegnere libertario»,
attribuisce la causa del confino alle manovre dei suoi ex soci. Durante il
confino stringe amicizia con Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente
d'Italia, il quale lo affilia alla Massoneria. L'amnistia del decennale
del fascismo lo liberò dal confino dopo due anni. Ma tornato in Calabria
vide il vuoto intorno a sé; scrive infatti a sua moglie: "Amnistiato sì,
però a quale prezzo: la salute sconquassata, senza un soldo, senza prospettive
per l'avvenire". Gli viene diagnosticata l'esistenza di un tumore alla
testa. Va e viene con la moglie da Zurigo a Reggio Calabria. Riesce a trovare
il capitale necessario per l'impianto di uno stabilimento per lo sfruttamento
della silice a Davoli (in provincia di Catanzaro). Le sue condizioni di
salute peggiorano a causa del tumore. Perde conoscenza, viene ricoverato in
stato gravissimo nella clinica romana del Senatore Giuseppe Bastianelli, e lì
si spense la sera stessa. Ancora ragazzo, studente, cominciò a ribellarsi
contro l'ingiustizia del mondo che lo circondava: Palizzi Superiore, un paese
tra i monti dove il castello feudale dei signori locali dominava la valle, dove
si ammucchiavano piccole e povere case desolate di contadini. E si ribellò a
quel mondo, costruito secondo quell'immagine topografica che portava impresso
nella memoria: sopra, chi comanda e non lavora, sotto, chi subisce e lavora. E
ancora ragazzo cominciò a sognare un mondo in cui quella gerarchia fosse
sovvertita prima, distrutta poi. Poteva scegliere di ispirarsi al socialismo
marxistico o al socialismo libertario. Del primo apprezzava l'analisi
dell'antagonismo tra le classi, ma mostrava perplessità circa i mezzi proposti
dalla diagnosi marxistica per fronteggiare il pericolo di una rivincita
dell'avversario di classe. Inclinò perciò verso il socialismo libertario.
«Nel comunismo libertario io sarò ancora anarchico? Certo. Ma non di meno sono
oggi un amante del comunismo. L'anarchismo è la tendenza alla perfetta felicità
umana. esso dunque è, e sarà sempre, ideale di rivolta, individuale o
collettivo, oggi come domani.» (Bruno MisefariTaccuino personale) La
scelta della diserzione fu coerente con il suo obiettivo di combattere non la
guerra degli stati, ma a fianco degli oppressi di tutto il mondo contro il loro
nemico, tenendo alta la bandiera dell'internazionalismo. Pur sottoposto senza
tregua alla persecuzione della polizia e all'inquisizione della magistratura,
fu sempre al suo posto accanto a coloro che lavoravano e soffrivano. Come ogni
rivoluzionario sincero e coerente, pagò col carcere e col confino la sua fede
in un ideale. Chi sono gli anarchici. SecondoMisefari, essere anarchici
voleva dire per prima cosa proclamare, contro ogni violenza, l'inviolabilità
della vita umana. Inoltre significava lottare per l'abolizione della proprietà
privata e a favore della socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio.
Proprio per questo gli anarchici sono, di fondo, dei socialisti. A questo
esperimento di vita sociale andava affiancata la lotta contro lo Stato, che ne
impediva la realizzazione. E la lotta contro lo Stato non poteva essere
vittoriosa se non con la rivoluzione. Dunque gli anarchici sono socialisti,
antistatali e rivoluzionari. Elemento fondamentale della lotta, secondo
Misefari, era l'allargamento di essa alla sfera internazionale. È comunque una
lotta che non si fa violenta. Misefari è fortemente pacifista, contrario
all'uso della forza e della violenza armata. L'anarchico è inoltre
antireligioso: la religione infatti è considerata "fattore di abbrutimento
per l'umanità". Antimilitarismo Per Misefari la guerra è pura
barbarie, speculazione capitalistica consumata in nome dello Stato. «L'esistenza
del militarismo è la dimostrazione migliore del grado di ignoranza, di servile
sottomissione, di crudeltà, di barbarie a cui è arrivata la società umana.
Quando della gente può fare l'apoteosi del militarismo e della guerra senza che
la collera popolare si rovesci su di essa, si può affermare con certezza
assoluta che la società è sull'orlo della decadenza e perciò sulla soglia della
barbarie, o è una accolita di belve in veste umana.» Religione La
religione è considerata come un anestetico delle facoltà critiche della mente
umana. Sarebbe proprio la religione a imprigionare le energie morali dell'uomo,
a inebetire lo spirito critico e di riflessione. Perciò i popoli più religiosi
sarebbero i meno progrediti e i più afflitti dalla tirannia, mentre, laddove la
religione sparisce, lì è florida la libertà e il benessere. «È il più
solido puntello del capitalismo e dello Stato, i due tiranni del popolo. Ed è
anche il più temibile alleato dell'ignoranza e del male.» È forte nel
pensiero di Misefari la volontà di sottolineare l'uguaglianza sociale tra uomo
e donna. In anni difficili e lontani dalle battaglie del femminismo di metà
Novecento, egli afferma che la donna nobilita e abbellisce la condizione di
vita umana. È dovere della donna lottare per risollevarsi da una condizione di
inferiorità, che è tale in virtù di un "delitto sociale" e non dovuta
a leggi di natura. «Donne, in voi e per voi è la vita del mondo: sorgete,
noi siamo uguali!» Misefari vive di sogni, di ideali. Nella sua
concezione non esiste un artista, che sia poeta, filosofo, persino scienziato,
che si sia mai messo al servizio della menzogna. Se tutti potevano essere vili,
un artista non poteva. «Un poeta o uno scrittore, che non abbia per scopo
la ribellione, che lavori per conservare lo status quo della società, non è un
artista: è un morto che parla in poesia o in prosa. L'arte deve rinnovare la
vita e i popoli, perciò deve essere eminentemente rivoluzionaria.» Poesia
composta da Misefari: FALCO RIBELLE «Un giovane falco che drizza il
libero volo Ne l'alto, ove sono i fulgori di soli immortali Un giovane falco
ribelle o piccoli, io sono. Mi spinge ne' campi ignorati, un acre desio Di
sante ideali battaglie, di luce e di gloria. Mi splende nell'occhio la speme di
certe vittoria, Mi parla nel core la voce sinfonica, dolce D'un caro sublime
Pensiero, ch'è Bene ed Amore. Ho giovini l'ale e robuste, o venti, o cicloni, O
fulmini immani feroci, vi lancio la sfida. Voi soli potete pugnare col giovine
falco, Chè Luce, chè Forza, chè Vita multanime siete. Ma voi, piccoli, no. Coi
vermi guazzate nel fango, Dal fango mirate del falco il libero volo.»
Frammenti «Prima di pensare di rivoluzionare le masse, bisogna essere sicuri di
aver rivoluzionato noi stessi» «Ogni uomo è figlio dell'educazione e
della istruzione che riceve da fanciullo» «Gli Anarchici non seguono le
leggi fatte dagli uominiquelle non li riguardanoseguono invece le leggi della
natura» «Prima l'educazione del cuore, poi l'educazione della
mente» «Socialismo vuol dire uguaglianza, vuol dire libertà. Ma
l'uguaglianza non può essere senza libertà; come la libertà non può essere
senza l'uguaglianza: dunque socialismo e anarchia sono due termini dello stesso
binomio, sono i due inseparabili fattori della redenzione proletaria.» «Quando
la giustizia non sarà la durda infame delle tirannidi, quando l'amore non sarà
deriso, quando il ferro non sarà legge e l'oro non sarà dio, quando la libertà
sarà religione e sola nobiltà il lavoro, allora, solo allora, il mio rifiuto
della guerra sarà benedetto.» «M'è questa notte eterna assai men grave
del dì che mi mostrò viltà dei forti e pecorilità di plebi schiave. Lungi da
quì il pianto: sto ben coi morti!» (epitaffio) Opere complete Bruno
Misefari, Schiaffi e carezze, Roma, Morara, 1969. Bruno Misefari, Diario di un
disertore, La Nuova Italia, Entrambi i testi sono stati pubblicati postumi
sotto lo pseudonimo Furio Sbarnemi. Le schede biografiche di alcuni
esponenti anarchici calabresi, A/Rivista Anarchica, Antonioli, Antonioli, E.
Misefari. Antonioli, Pia Zanolli
era nata a Belluno. Dopo il matrimonio con Misefari, fu iscritta nell'albo dei
sovversivi pericolosi, venendo poi arrestata col marito a Domodossola (cfr.:
A/Rivista Anarchica) Chi sono e cosa
vogliono gli anarchici, ed. settembre . Antonioli, Pia Zanolli,
L'Anarchico di Calabria, Roma, La Nuova Italia, Bruno Misefari, Utopia? No, Pia
Zanolli, Roma, ALBA Centro Stampa, Enzo Misefari, Bruno, biografia di un
fratello, Milano, Zero in condotta, 1Maurizio Antonioli, Gianpietro Berti,
Santi Fedele, Pasquale Luso, Dizionario biografico degli anarchici
italianiVolume 2, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, Bruno Misefari, Schiaffi,
Carezze e altro, Pino Vermiglio, Laureana di Borrello, Ogginoi, Furio Sbarnemi,
Diario di un disertore, Camerano (AN), Gwynplaine, ,Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Bruno Misefari, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
Opere di Bruno Misefari, su Liber Liber.
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Bruno Misefari presso l'International
Institute of Social History di Amsterdam, su iisg.amsterdam,Fondo Bruno
Misefari presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma, su fondazionebasso.
04-02-. Gli anarchici contro il fascismo, celebre articolo di Giorgio
Sacchetti.
MODIO. (Santa Severina).
Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher writes a treatise on a river –
although the Isis would not be out of place for some Magdalenite!” – Grice:
“His convito is a jewel!” – Seguace di Neri. Originario di Santa Severina, borgo
collinare della Calabria Ulteriore, fu avviato agli studi di filosofia presso
l'Archiginnasio di Napoli; in seguito passò a Roma, dove si avviò agli studi in
medicina divenendo allievo di Fusconi.
Modio frequenta gli ambienti accademici, dove entrò in contatto con
alcuni dei maggiori esponenti di spicco di quell'epoca come Molza e Tolomei. Pubblicò la sua prima opera letteraria più
famosa dal titolo Il convito, overo del peso della moglie, un dialogo diegetico
ambientato a Roma durante il carnevale della città capitolina, in cui viene
trattato il tema delle corna durante un convivio presieduto dall'allora vescovo
di Piacenza Trivulzio e a cui parteciparono anche Gambara, Marmitta, Benci,
Selvago, Raineri e Cesario. Fu altresì
grande estimatore degli scritti di Piccolomini.
Durante la stesura in lingua volgare di un Operetta de’ Sogni, si ammalò
di febbre altissima; si spense dopo qualche giorno a Roma, nella tenuta di
palazzo Ricci in via Giulia. Opere:“Il
convito,” Roma, per Valerio, e Luigi Dorici fratelli Bressani, “Il Tevere, dove
si ragiona in generale della natura di tutte le acque, et in particolare di
quella del fiume di Roma,” Roma, appresso a Vincenzo Luchini, “Origine del
proverbio che si suol dire "anzi corna che croci", Roma, A. degli
Antonii,” Jacopone da Todi, I Cantici del beato Iacopone da Todi, con diligenza
ristampati, con la gionta di alcuni discorsi sopra di essi. Et con la vita sua
nuovamente posta in luce, Giovanni Battista Modio, Roma, appresso Hi Salviano. Prospetto
autore, su edit16.iccu.. 7 dicembre .
Modio, Il Tevere, cit., c. 45r
Anno di pubblicazione della medesima opera. Gennaro Cassiani, Giovanni
Battista Modio, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
MOISO. (Torino). Filosofo. Grice: “I like Moiso; I would think my two
favourite of his treatises is one on the ‘filosofia della mitologia’ (think
Beowulf!) --; the other is a consideration on Goethe on ‘nature and her forms’
– having built my career on the natural/non-natural distinction, it cannot but
fascinate me!” Esperto di storia della filosofia e della scienza di fama
internazionale, ha insegnato nelle Torino, Macerata e Milano. Le sue ricerche
hanno riguardato la filosofia post-kantiana, con particolare attenzione al
pensiero di Salomon Maimon, l'idealismo tedesco, con ricerche su Kant, Fichte,
Schelling e Hegel, Goethe e l'età goethiana, Achim von Arnim, il concetto di
esperienza ed esperimento nel Romanticismo, la filosofia di Nietzsche nel suo
rapporto con le scienze, il pensiero di Ernst Mach e di Ortega y Gasset. È
stato membro della Schelling Kommission per l'edizione critica delle opere di
Friedrich Wilhelm Joseph Schelling. Ha partecipato alla Enciclopedia
Multimediale delle Scienze Filosofiche di Rai Educational con due interventi
sulla La filosofia della natura tedesca e sulla "Scienza specialistica e
visione della natura nell’età goethiana". Presso l'Udine è stato istituito
il CIRM Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Morfologia “Francesco
Moiso”. Opere: Fondamentali, tra le altre opere, per la ricerca filosofica e le
oltre 100 pagine dedicate a “Pre-formazione ed epigenesi nell'età goethiana,” in
“Il problema del vivente tra Settecento e Ottocento: aspetti filosofici,
biologici e medici,” – Grice: “Interesting idea, ‘il vivente’ – we don’t have
that thing in English, ‘a loose liver’ --. V Verra, Roma, Istituto della
Enciclopedia Italiana. Caratteristica degli suoi studi è la connessione tra
ricerca storico-filosofica e impianto teoretico, fatto particolarmente evidente
nel volume su Schelling. “La filosofia di Salomone Maimon,” Milano,
Mursia, “Natura e cultura,” Milano, Mursia, “Vita natura libertà,” Milano,
Mursia, “Pre-formazione ed epigenesi nell'età goethiana, in II problema del
vivente tra Settecento e Ottocento. Aspetti filosofici, biologici e medici, V
Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,” Nietzsche e le scienze,
Milano, Cuem, -- Grice: cf. ‘gaia scienza’ – “Tra arte e scienza,” Milano, Cuem,
“La natura e le sue forme,” Cornelia Diekamp, Milano, Mimesis, “La filosofia
della mitologia,” Matteo Vincenzo d'Alfonso, Milano, Mimesis. “Il nulla e
l'assoluto” "Annuario Filosofico", “Teleologia dopo Kant,” In:
Giudizio e interpretazione in Kant. atti del Convegno sulla Critica del
Giudizio (Macerata, Genova, Idee in Schelling, in IDEA VI Colloquio, Roma, M.
Fattori e M. Bianchi, Olschki ed, Firenze, Schelling, "Ricerche
filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi",
Commentario A. Pieper e O. Höffe, edizione italiana F. Moiso e F, Viganò, Milano,
Guerini e Associati, Introduzione. Le Ricerche: una svolta nel pensiero di
Schelling?, in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà
umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O.
Höffe, F. Moiso e F, Viganò, Milano, Guerini
e Associati, “Dio come persona,” in Schelling, "Ricerche filosofiche
sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi",
Commentario A. Pieper e O. Höffe, edizione italiana F. Moiso e F, Viganò,
Milano, Guerini e Associati, I paradossi
dell'infinito, in: "Romanticismo e modernità", Torino, La scoperta
dell’osso intermascellare e la questione del tipo osteologico, in G. Giorello,
A. Grieco, Goethe scienziato, Torino,
Einaudi, Schelling: il romano antico nella filosofia dell'arte, in
"Rivista di estetica", Torino, Ortega y Gasset pensatore e narratore
dell'Europa, Milano, Gargnano del Garda, Milano: Cisalpino (Acme / Quaderni) E
ho visto le idee addirittura con gli occhi, in: Goethe: la natura e le sue
forme (Atti del Convegno Arte, scienza e natura in Goethe; Torino), Milano,
Mimesis, Cornelia Diekamp, Experientia/experimentum
nel Romanticismo, in M. VenezianiExperientia, Firenze: Olschki, L'albero della
malattia. Motivi della medicina in età romantica, in Atti della sofferenza.
Atti del seminario di studi. Udine,C. Casale e G. Garelli, Itinerari, La percezione del fenomeno originario e la sua
descrizione, in: Arte, scienza e natura in Goethe. Torino, R. Pettoello,
Francesco Moiso, In memoriam, "Acme",D'Alfonso, Matteo V., In guisa
di introduzione. L'interpretazione moisiana della "filosofia della
luce" di Fichte, in "Rivista di storia della filosofia,” M. Ivaldo,
La fichtiana dottrina della scienza e l'interpretazione di Moiso, In memoria di
Moiso. La filosofia della natura, in
"Annuario Filosofico", Paul Ziche, "Un terzo più alto, la loro
sintesi comune". Teorie della mediazione in Schelling, In memoria di Moiso. La filosofia della natura, in
"Annuario Filosofico", Stefano Poggi, Dopo Schelling, dopo Goethe.
Francesco Moiso lettore di Mach, in In memoria di Francesco Moiso. La filosofia
della natura, in "Annuario Filosofico", Federico Vercellone, Da
Goethe a Nietzsche. Moiso tra morfologia ed ermeneutica, in In memoria di Moiso.
La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", Giordanetti,
"Moiso interprete di Kant", in Rivista di storia della filosofia, Gian
Franco Frigo, Natura della forma e storicità della sua comprensione, in
Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, La responsabilità dell'uomo per la natura nel
pensiero degli scienziati romantici inMoiso: testimonianze di colleghi e
allievi, Torino, Trauben, Flavio Cuniberto, Corpo e mistero, in Francesco
Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, Matteo Vincenzo
d'Alfonso, I corsi di Francesco Moiso: una lezione di ricerca, in Moiso:
testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben, Piero Giordanetti, Moiso
e il kantismo di Nietzsche, in Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino,
Trauben, Luca Guzzardi, Tra filosofia della natura e morfologia dei saperi: un
ruolo per l'enciclopedismo, in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e
allievi, Torino, Trauben, Federica
Viganò, Morfologia e filosofia: la filosofia della natura come "tropica"
del reale, in Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino, Trauben,
2005, 81-94 Andrea Potestio (Tesi di
laurea su Lo Schelling di Heidegger), in Francesco Moiso: testimonianze di
colleghi e allievi, Torino, Trauben, Alessandro Mainardi (Tesi di laurea su
L'estetica pittorica di Friedrich), in Moiso: testimonianze di colleghi e
allievi, Torino, Trauben, 2005, 99-102.
Alessio Cazzaniga (Tesi di laurea su La filosofia dell'evoluzione di Miguel de
Unamuno), in Francesco Moiso: testimonianze di colleghi e allievi, Torino,
Trauben, La natura osservata e compresa: saggi in memoria di Moiso, Federica
Viganò, Milano, Guerini, N. Moro, In
ricordo di Francesco Moiso, in "Rivista di Storia della Filosofia", Joerg Jantzen, In memoriam: Francesco Moiso
verstorben In ricordo di Francesco Moiso. Università degli Studi di Milano,
Sala Crociera Alta, 16 novembre
Francesco Moiso, La rivoluzione di Lavoisier, in Enciclopedia
Multimediale delle Scienze Filosofiche Moiso, Goethe e la natura, in
Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Francesco Moiso, Goethe
poeta e scienziato, in Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Moiso,
La riculturalizzazione della scienza, in Enciclopedia Multimediale delle
Scienze Filosofiche, Scheda biografica sul sito delle edizioni Mimesis
Citazioni di opere di Moiso su Google Scholar Citazioni di Francesco
Moiso su Google Citazioni di Francesco Moiso sul sito della Bayerische Akademie
der WissenschaftenSchellingEdition und Archiv.
MONDIN. (Monte di Malo). Filosofo. Grice:“Trust an
Aquino to provide a systematic philosophy! Mind, I’ve been called a systematic
philosopher, too!” Grice: “At
Oxford, we are very familiar with angels – but only Mondin takes angeologia seriously!
Trust an Italian! Ponte Sant’Angelo comes to mind!” Dottore di Filosofia e Religione a Harvard.
È stato decano della Facoltà di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana
di Roma. Mondin membro della Congregazione dei Missionari Saveriani. Nei
suoi studi, le principali figure di riferimento sono state Tommaso d'Aquino e
Paul Tillich, da cui ha tratto l'ideale di un accordo e di un mutuo sostegno
tra filosofia e teologia. Opere: Etica, Etica e politica, Filosofia,
Antropologia filosofica, Manuale di filosofia sistematica, La Metafisica di
Aquino e i suoi interpreti,” “Storia dell'antropologia filosofica” Antropologia
filosofica e filosofia della cultura e dell'educazione Epistemologia e
cosmologia Logica, semantica e gnoseologia Ontologia e metafisica Storia della
metafisica, Storia della metafisica, Storia della metafisica, “Ermeneutica,
metafisica, analogia in Aquino; History of mediaeval philosophy, Storia della
filosofia medievale Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale Il
sistema filosofico di Aquino Corso di storia della filosofia, Corso di storia
della filosofia, Corso di storia della filosofia, L'uomo: chi è? Introduzione
alla filosofia. Problemi, sistemi, filosofi La filosofia dell'essere di Aquino
Teologia Maria madre della Chiesa. Piccolo trattato di mariologia “Il ritorno
degli angeli” -- trattato di angelologia, Roma, Pro Sanctitate, Ospitato su
archive.is. Dizionario storico e teologico delle missioni Dizionario
enciclopedico del pensiero di Aquino, Essere cristiani oggi. Guida al cristianesimo
Il problema di Dio. Filosofia della religione e teologia filosofica La
cristologia di Aquino. Origine, dottrine principali, attualità Storia della
teologia Storia della teologia Storia della teologia Storia della teologia, Gli
abitanti del cielo Gesù Cristo salvatore dell'uomo La chiesa sacramento d'amore
La trinità mistero d'amore Dizionario dei teologi Introduzione alla teologia
Dio: chi è? Elementi di teologia filosofica Scienze umane e teologia Cultura,
marxismo e cristianesimo I teologi della liberazione, “Il problema del
linguaggio teologico dalle origini ad oggi” Filosofia e cristianesimo I teologi
della speranza I grandi teologi Professore I grandi teologi Professore I teologi della morte di Dio Dizionario
enciclopedico di filosofia, teologia e morale. Software Filosofia della cultura
e dei valori Le realtà ultime e la speranza cristiana Religione Nuovo
dizionario enciclopedico dei papi. Storia e insegnamenti Commento al Corpus
Paulinum (expositio et lectura super epistolas Pauli apostoli) La chiesa
primizia del regno. Trattato di ecclesiologia Mito e religioni. Introduzione
alla mitologia religiosa e alle nuove religioni L'uomo secondo il disegno di
Dio. Trattato di antropologia teologica Preesistenza, sopravvivenza,
reincarnazione Teologie della prassi L'eresia del nostro secolo Società Storia
dell'antropologia filosofica Antropologia filosofica. L'uomo: un progetto
impossibile? Philosophical anthropology Una nuova cultura per una nuova
società. In ricordo di Mondin. Un
tomista ed "oltre" del XX secolo: Battista Mondin di Pierino Montini,
Congresso tomista internazionale, Roma, nel sito "E- Aquinas" Studium
thomisticum.
MONTANARI. (Roma). Filosofo.
Massino Montanari.
MONTANI
(Teramo). Flosofo. Allievo di Emilio Garroni, è Professore di
Estetica alla Sapienza Roma, è stato Directeur d'Études Associé presso
all'EHESS di Parigi e ha insegnato Estetica al Centro sperimentale di
cinematografia di Roma. La sua ricerca si concentra oggi principalmente sui
temi di filosofia della tecnica. Allievo di Emilio Garroni, per Montani
l'estetica non va considerata come filosofia dell'arte, ma come una teoria
della sensibilità umana, che ha la peculiarità di essere aperta agli stimoli
del mondo esterno. La riflessione di Montani si snoda in diversi passaggi e
attraverso il confronto con alcuni dei protagonisti della filosofia, della
linguistica, della semiotica e della teoria del cinema del Novecento, avendo
sempre come punto di riferimento la filosofia critica di Kant. Pensiero
Ermeneutica e filosofia critica. Pubblica Il debito del linguaggio, in cui,
partendo dal confronto con le teorie strutturaliste, in particolare quelle di
Jakobson e JMukarovsky, mostra come la questione del significato del testo
poetico non possa essere risolta mediante l'individuazione del codice
linguistico o semiotico di riferimento, ma rimandi ad una condizione estetica
della significazione. Questo tema viene ulteriormente approfondito in Estetica
ed ermeneutica. Prendendo le mosse dalla filosofia critica kantiana, propone di
ripensare la verità nel senso heideggeriano dell’ “a-letheia”, del “dis-velamento”
dell'essere come una situazione ermeneutica strettamente legata
all'effettiva esperienza del soggetto, seguendo la rilettura della filosofia di
Heidegger proposta da Gadamer.La formazione e il pensiero di Montani sono stati
segnati dal suo interesse per il cinema e in particolare per Vertov e Ėjzenštejn.
Di entrambi ha curato l'edizione degli
scritti. Nel testo “L'immaginazione narrative” (Guerini) coniuga
l'interesse per il cinema con quello più strettamente filosofico per il tema
dell'immaginazione. Propone di considerare l'immaginazione nei termini in cui,
in Tempo e racconto, Ricœur parla della narrazione, ovvero come di un processo
di “rifigurazione” dell'esperienza del tempo da parte dell'uomo. Per Ricoeur la
narrazione ha il potere di far fare al lettore esperienza di un tempo
propriamente umano. Montani fa propria la tesi di Ricoeur, applicandola però,
all'ambito della narrazione cinematografica. Montani ritiene che il territorio
dell'immaginazione in cui lavora il cinema sia quello dell'intreccio tra
finzione e testimonianza, tra la costruzione dell'intreccio narrativo e la
documentazione del reale. La trasformazione dell'esperienza del tempo avviene,
così, ad un livello più profondo e creativo. Tecnica ed estetica Con
Bioestetica si inaugura la fase più recente del pensiero di Montani, dedicata
all'approfondimento del rapporto tra tecnica e estetica. Attraverso il paradigma
della bioestetica Montani propone di leggere i fenomeni di biopotere che
caratterizzano l'epoca contemporanea a partire dalla loro natura innanzitutto
tecnica ed estetica, cioè a partire dal fatto che la sensibilità dell'essere
umano viene sempre più orientata ed organizzata tecnicamente. Il biopotere
consiste proprio nella capacità di canalizzare la sensibilità umana. In
L'immaginazione intermediale Montani prende in analisi i modi in cui il cinema
risponde alle forme di anestetizzazione. Prendendo le mosse dalla
spettacolarizzazione della politica emersa in seguito all'attentato delle Torri
Gemelle, Montani introduce il concetto di "autenticazione
dell'immagine", che non consiste nell'accertamento del referente fattuale
dell'immagine (il vero, il reale) ma nella rigenerazione di un orizzonte di
senso condiviso, la capacità di riferimento dell'esperienza e del linguaggio,
in un'epoca caratterizzata da crescenti fenomeni di “indifferenza referenziale”
La riflessione sul rapporto tra estetica e tecnica continua in “Tecnologie
della sensibilità”, in cui viene teorizzata l'esistenza di una terza funzione
dell'immaginazione: accanto a quella produttiva e riproduttiva vi è una
funzione inter-attiva. L'immaginazione inter-attiva diventa il paradigma
attraverso cui leggere l'epoca contemporanea, attraversata profondamente da
fenomeni dell'inter-attività digitale e dalla proliferazione di ambienti
virtuali. Opere: “Il debito del linguaggio: il problema dell'auto-riflessività
nel segno, nel testo e nel discorso,” – Grice: “There is the ‘debito’ and there
is the ‘credito’ or ‘price’ of semiosis, too!” -- Marsilio, Venezia; -- Grice:
“Actually, Montani uses ‘aesthetic self-reflection,’ using ‘aesthetic’
etymologically, as per what he calls ‘ermeneutica sensibile’ -- Fuori campo: studi sul cinema e l'estetica,
Quattroventi, Urbino; Estetica ed ermeneutica: senso, contingenza, verità,
Laterza, Roma-Bari; L'immaginazione
narrativa: il racconto del cinema oltre i confini dello spazio letterario, Guerini
e associati, Milano; Arte e verità dall'antichità alla filosofia contemporanea:
un'introduzione all'estetica, Laterza, Roma-Bari; L'estetica contemporanea: il
destino delle arti nella tarda modernià,
Carocci, Roma; Lo stato dell'arte: l'esperienza estetica nell'era della
tecnica, M. Carboni eMontani, Laterza, Roma-Bari; Bioestetica: senso comune,
tecnica e arte nell'età della globalizzazione, Carocci, Roma; L'immaginazione
intermediale: perlustrare, rifigurare, testimoniare il mondo visibile, Laterza,
Roma-Bari; Tecnologie della sensibilità.
Estetica e immaginazione interattiva, Cortina, Milano. -- Note Montani, Il
senso, Rai Scuola, su raiscuola.rai. I
percorsi dell'immaginazione. Studi in onore di Pietro Montani., Pellegrini,
. Rinaldo Censi, Cine-occhi e
cine-pugni: due modi di intendere il cinema, su Nazione Indiana, L'immaginazione estatica. Estetica, tecnica e
biopolitica, su giornaledifilosofia.net. 2 lAlessandra Campo, Biopolitica come
an-estetizzazione. Il significato estetico della biopolitica, su
sintesidialettica. Montani, L'immaginazione intermediale, Laterza, , 7-9. Montani, L'immaginazione intermediale,
Laterza, , 21-24. Anna Li Vigni, Gli occhiali per immaginare,
Il Sole 24 Ore. La vita immersa nell’estetica del virtuale, su ilmanifesto.
MONTINARI.
(Lucca). Filosofo.
Grice: “If I were asked to identify the main difference between the Italian
philosopher and the Oxonian philosopher is that the Italian philosopher takes
Nietzsche seriously! But then he lived at Torino!” «Nelle istituzioni esistenti, sostenute da
immani forze di produzione e di distruzione, viene assimilata e mercificata
ogni e qualsiasi protesta, persino quella dei Lumpen, ogni tentativo di
lasciare la «nave dei folli». Se il metodo di Nietzsche può ancora aiutarci,
allora l'unica forza che ci è rimasta è quella della cultura, della
ragione.» Considerato uno dei massimi editori e interpreti di Nietzsche.
Ha definitivamente dimostrato che Nietzsche non ha mai scritto un'opera dal
titolo “La volontà di Potenza” e che le cinque diverse compilazioni che la
sorella del filosofo e altri editori dilettanti hanno pubblicato sotto questo
titolo sono testi del tutto inaffidabili per comprendere il pensiero di
Nietzsche. Si era formato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e
all'Pisa, presso la quale si laureò con una tesi, “I movimenti ereticali a
Lucca.” Caduto il fascismo, divenne un attivista del Partito comunista, presso
il quale si occupava della traduzione di scritti dal tedesco. Mentre visitava
la Germani a Est per motivi di ricerca, fu testimone della rivolta del '53.
Successivamente, in seguito alla repressione della Rivoluzione ungherese del
1956, si allontanò dall'ortodossia marxista e dalla carriera nel partito.
Mantenne tuttavia la sua iscrizione al PCI, e rimase fedele agli ideali del
socialismo. Collaborò con le Edizioni Rinascita, e per un anno fu direttore
dell'omonima libreria in Roma. Dopo averne rivisto la raccolta di opere e
manoscritti in Weimar, Colli e Montinari decisero di iniziarne una nuova
edizione critica. Essa divenne lo standard per gli studiosi, e fu pubblicata in
da Adelphi. Per questo lavoro fu preziosa la sia abilità nel decifrare la
scrittura a mano (praticamente incomprensibile) di Nietzsche, fino a quel momento
trascritta solo da "Gast“ (Köselitz). Fonda la rivista Nietzsche-di
cui fu coeditore. Attraverso le sue traduzioni ed i suoi commenti di Nietzsche,
diede un contributo fondamentale alla ricerca storica e filosofica, inserendo
Nietzsche nel contesto del proprio tempo. Opere : “Che cosa ha veramente
detto Nietzsche” Roma, Ubaldini,
ripubblicato come “Che cosa ha detto Nietzsche,”
[Grice: “I convinced Montinari that ‘veramente’ is a trouser word and should be
avoided!” -- Giuliano Campioni, Milano, Adelphi. Su Nietzsche, Roma, Editori
Riuniti, Curatele: edizioni critiche
Teoria della Natura, Torino, Boringhieri, Milano, SE, F Nietzsche, Lettere a Rohde, M. Montinari,
Torino, Boringhieri, Nietzsche, Opere, (Milano, Adelphi, Nietzsche, Il caso Wagner: Crepuscolo degli
idoli; L'anticristo; Scelta di frammenti postumi, S. Giametta, Ferruccio
Masini, M. Montinari, Giorgio Colli, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1975
Friedrich Nietzsche, Ecce homo; Ditirambi di Dioniso; Nietzsche contra Wagner;
Poesie e scelta di frammenti postumi, Roberto Calasso e M. Montinari, Giorgio
Colli, Milano, A. Mondadori, Nietzsche, Schopenhauer come educatore,Milano,
Adelphi, Epistolario di Nietzsche, María Ludovica Pampaloni Fama, Milano,
Adelphi, Nietzsche, Scritti giovanili, Giorgio Colli, Mario Carpitella, M. Montinari,
trad. di Mario Carpitella, Milano, Adelphi, Arthur Schopenhauer, La vista e i
colori Carteggio con Goethe, M. Montinari, Abscondita, Nota introduttiva a Genealogia della morale
(di Nietzsche), Mazzino Montinari,Nietzsche e Van Gogh, due
cardini del pensiero occidentale moderno di Bettozzi (Liberaldemocaratici), su liberal democratici.. «Tant qu'il ne fut pas possible aux
chercheurs les plus sérieux d'accéder à l'ensemble des manuscrits de Nietzsche,
on savait seulement de façon vague que La Volonté de puissance n'existait pas
comme telle (...) Nous souhaitons que le jour nouveau, apporté par les inédits,
soit celui du retour à Nietzsche.» (Gilles Deleuze) Aveva infatti ottenuto una borsa di studio
della Scuola Normale Superiore a Francoforte sul Meno. Rinascita OnLine Che era stato il suo maestro. Giuliano
Campioni, Dizionario Biografico degli Italiani stituto dell'Enciclopedia
italiana Treccani Giuliano Campioni, Giuliano Campioni,B Giuliana Lanata, Esercizi
di memoria, Bari, Levante Editori, (notizie su M. M. nell'articolo su Colli
anche a proposito dell'Enciclopedia di autori classici, Editore Boringhieri,
progettata e diretta da Colli e a cui M. M .collaborò). Paolo D’Iorio , L'arte
di leggere Nietzsche, Firenze, Ponte alle grazie,Giuliano Campioni, Leggere
Nietzsche. Alle origini dell'edizione critica Colli-Montinari. Con lettere e
testi inediti, Pisa, Mazzino Montinari: l'arte di leggere Nietzsche Paolo
D'Iorio, Pubblicato da Ponte alle grazie, Studi germanici — Di Istituto
italiano di studi germanici — Pubblicato da Edizioni dell'Ateneo, Originale
disponibile presso la l'Università della Virginia — "Mazzino Montinari,
Nietzsche", di Francesca Tuca Giuliano Campioni, Da Lucca a Weimar:
Mazzino Montinari e Nietzsche in Nietzsche. Edizioni e interpretazioni, Maria Cristina
Fornari, ETS, Pisa, Die "ideelle Bibliothek Nietzsches". Von Charles
Andler Montinari Pensiero di Schopenhauer Roberto Roscani Torino#Filosofi Giuliano
Campioni, Mazzino Montinari, in Dizionario biografico degli italiani, stituto dell'Enciclopedia Italiana, . Opere
di Mazzino Montinari, Centro interdipartimentale di studi Colli-Montinari su
Nietzsche e la Cultura Europea — Pisa, Lecce, Padova e Firenze
(Centronietzsche.net), su centronietzsche.net. Grice:: “Montinari is right that
‘la volonta di potenza’ ‘n’existe pas’ – vacuous name. Mazzino Montinari. Refs.
Luigi Speranza, “Grice e Montinari: l’implicatura di Nietzsche” --.
MORAMARCO.
(Reggio nell’Emilia). Filosofo. Grice: “Unlike Moramarco, what most people
know about massoneria is via “Il flauto magico”!” Grice: “Moramarco analyses
massoneria aa a philosophical cult, talking about ‘brotherly link’ ‘vincolo
fraterno’ – he has unearthed a few fascinating details about massoneria in
Italy. Esponente della Massoneria te assertore di una
sintesi religiosa tra Mazdeismo e Cristianesimo. Discende da un'antica famiglia
di Altamura, di ascendenze latino-germaniche, cresciuta e ramificatasi durante
il dominio dei Farnese. Studioso di Massoneria, ha scritto la Nuova
Enciclopedia Massonica in tre volumi (1989-1995, seconda ed. 1997), importante
testo di ricerca massonologica. Un suo precedente volume, La Massoneria ieri e
oggi fu tra i primi, sull'argomento, pubblicati in Russia dopo il crollo del
regime sovietico, che aveva proscritto le Logge. Iniziato nel Grande
Oriente d'Italia il 10 dicembre 1975, divenne Maestro Venerabile della Loggia
Intelletto e Amore n. 723, e nel 1986 ricevette la decorazione all'Ordine di Giordano
Bruno, conferita a quanti si distinguono nello studio e nella diffusione degli
ideali massonici. Coordinatore scientifico del Convegno Internazionale 250
anni di Massoneria in Italia, al quale parteciparono studiosi quali Paolo
Ungari, Alessandro Bausani, Aldo A. Mola, Alberto Basso, Fabio Roversi Monaco,
Paolo Ricca. Il convegno fiorentino costituì la prima risposta pubblica, da
parte della Comunione massonica di Palazzo Giustiniani, alle degenerazioni
della P2. Nello stesso anno, in qualità di Garante d'Amicizia tra il
Grande Oriente d'Italia e la Grand Lodge of South Africa, richiese, d'accordo
con il Gran Maestro Armando Corona, che tutte le Logge sudafricane, peraltro
già avviate in tale direzione (quando un
gruppo di Liberi Muratori della Massoneria Prince Hall era stato ammesso nella
Loggia "De Goede Hoop" di Cape Town), abrogassero l'apartheid, scelta
che esse fecero, qualificandosi tra le prime associazioni bianche a superare la
segregazione razziale. Nel 1992 uscì dal Grande Oriente d'Italia, rigettandone
il laicismo, per ravvivare i nuclei massonici di impronta cristiana e
spiritualista, che assunsero la denominazione Real Ordine degli Antichi Liberi
e Accettati Muratori (A.D. 926). Su tale concezione della Massoneria ha scritto
La via massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide e cristiano (),
un testo dal quale emerge, fra l'altro, l'importanza della devozione alla
Vergine Maria, come madre del Cristo ed espressione umana della divina Sophia,
nella genesi della spiritualità massonica. Ha ricostruito le vicende
della Gran Loggia d'Italia, l'altra associazione maggioritaria di Liberi
Muratori in Italia, nel volume Piazza del Gesù . Documenti rari e inediti della
tradizione massonica italiana, contribuendo in seguito alla realizzazione di
programmi tematici per varie emittenti televisive, tra le quali Rossija 24 (),
Reteconomy () e È TV Rete7. Ha conseguito il 33º grado del Rito scozzese
antico ed accettato e il VII del Rito filosofico italiano, che nel secondo
decennio del Novecento vide tra le sue fila i neopitagorici Arturo Reghini e
Amedeo Rocco Armentano. Fonda in Italia l'Antico Rito Noachita su patente
ricevuta presso il British Museum dall'ex Maestro Venerabile della Loggia
"Heliopolis" di Londra. Ha realizzato una colonna sonora per i
rituali massonici, dal titolo Masonic Ritual Rhapsody. presso la Loggia
"Gottfried Keller" di Zurigo, è stato ricevuto come membro
nell'Independent Order of Odd Fellows. Già attivo con Joseph L. Gentili, editore del newsletter Brooklyn Universalist
Christian, in un progetto di restaurazione della Chiesa Universalista
d'America, contro la deriva liberal di quel movimento, ha ricevuto il navjote
zoroastriano . Nel volume Il Mazdeismo Universale propone una visione eclettica
di tale religione, collegando ad essa elementi del misticismo ebraico, del
dualismo platonico e cristiano, del buddhismo Mahāyāna, e riconoscendo in Gesù
il saoshyant (divino soccorritore, messia) profetizzato dall'antica religione
iranica, in una prospettiva teologica di tipo mazdeo-cristiano, intorno alla
quale si è formata una Fraternità Mazdea Cristiana. Si è avvicinato alle
correnti latitudinaria e mistica dell'Anglicanesimo e al percorso religioso di Loyson,
confluendo in una comunità religiosa di orientamento eclettico , ove ha potuto
conservare la doppia appartenenza, cristiana e zoroastriana. Entro tale gruppo,
che nel gennaio ha assunto la
denominazione Reformed Cloister of the Holy SpiritUnione Riformata
Universalista, è un oblato di San Pellegrino delle Alpi, secondo la Regola che,
ispirandosi alle tradizioni fiorite intorno alla vita di quell'eremita del
Cristianesimo celtico, contempla almeno un atto quotidiano "di giustizia,
o di soccorso fraterno" anche nei riguardi di animali e piante.
Laureatosi cum laude in Filosofia presso l'Bologna,, con una tesi sul pensatore
indiano Sri Aurobindo (relatore il noto indologo e sanscritista Giorgio Renato
Franci), nella seconda metà degli anni Ottanta si è formato in Training
autogeno e Psicoterapia con la procedura immaginativa sotto la guida di Luigi
Peresson. Ha trattato dei nessi tra Zoroastrismo e Cristianesimo nei
libri La celeste dottrina noachita ( e I Magi eterni, di fenomenologia del
sacro ne L'ultima tappa di Henry Corbin e di tanatologia in Psicologia del
morire. Ha scritto sulle esperienze di autogestione dei lavoratori nel mondo e
sui rapporti tra socialismo e religione per Azione nonviolenta, la rivista
fondata da Aldo Capitini. Con il saggio Per una rifondazione del Socialismo
partecipò al simposio "Marxismo e nonviolenza" (Firenze) nel quale
intervennero, tra gli altri, Norberto Bobbio e Roger Garaudy. -- è un
sostenitore della lingua ausiliaria internazionale Esperanto. Ha aderito al
gruppo esperantista bolognese "Achille Tellini 1912". In ambito
narrativo, ha scritto Diario californiano e Torbida dea. Si è occupato di
storia dello spettacolo, scrivendo I mitici Gufi (2001), sul celebre quartetto
di cabaret degli anni sessanta, e partecipando all'allestimento del programma
Gufologia per Rai Sat; con l'ex "Gufo" Roberto Brivio ha collaborato
sia nella riproposta del repertorio del gruppo in teatri e circoli culturali,
sia nella realizzazione di un laboratorio teatrale e musicale che vide
attivamente coinvolti numerosi alunni portatori di disabilità, presso l'Istituto
medio superiore in cui insegnò psicologia. Ha inciso quattro CD,
Allucinazioni amorose (meno due), Gesbitando, Come al crepuscolo l'acacia e
Existenz, che contengono sue canzoni e brevi suites strumentali, ricevendo il
plauso, tra gli altri, di critici come Maurizio Becker, Mario Bonanno (Musica
& Parole) e Salvatore Esposito (Blogfoolk), di autori come Bruno Lauzi,
Ernesto Bassignano, Giorgio Conte e dei jazzisti Giulio Stracciati e Shinobu
Ito. Nel dicembre è stato chiamato
da Luisa Melis, figlia e continuatrice dell'opera di Ennio Melis, il patron
della RCA Italiana, a far parte della giuria del Premio De André. Opere:“La
Massoneria” (De Vecchi, Milano), “La Massoneria: cronaca, realtà, idee (De
Vecchi, Milano), “Per una rifondazione del socialismo, in : Marxismo e nonviolenza
(Lanterna, Genova), “La Libera Muratoria” (SugarCo, Milano). Masonstvo v
proshlom i nashtoiashchem (Progress, Moskva 1990), “La Massoneria. Il vincolo fraterno
che gioca con la storia” (seconda ed., Giunti, Firenze) Diario californiano
(Bastogi, Foggia) Grande Dizionario Enciclopedico UTET (quarta ed., Torino)
(voci: Antroposofia, Besant, Cagliostro, Radiestesia, ecc.) L'ultima tappa di
Henry Corbin, in Contributi alla storia dell'Orientalismo, G.R. Franci (Clueb,
Bologna) “250 anni di Massoneria in Italia” (Bastogi, Foggia) Nuova
Enciclopedia Massonica (Ce.S.A.S., Reggio E.; seconda ed.: Bastogi, Foggia)
Psicologia del morire, in I nuovi ultimi
(Francisci, Abano Terme) Piazza del Gesù. “Documenti rari e inediti della
tradizione massonica italiana” (Ce.SA.S. Reggio Emllia) Sette Lodi Massoniche
alla Beata Vergine Maria (Real Ordine A.L.A.M., Reggio Emilia 1992) La celeste
dottrina noachita (Ce.S.A.S, Reggio E.) I mitici Gufi (Edishow, Reggio Emilia
2001) Torbida dea. Psicostoria d'amore, fantomi & zelosia (Bastogi, Foggia)
Il Mazdeismo Universale. Una chiave esoterica alla dottrina di Zarathushtra
(Bastogi, Foggia ) I Magi eterni. Tra Zarathushtra e Gesù (con Graziano
Moramarco) (Om Edizioni, Bologna ) La via massonica. Dal manoscritto Graham al
risveglio noachide e cristiano (Om Edizioni, Bologna ) Massoneria. Simboli,
cultura, storia (consulenza scientifica di M.M.) (Atlanti del Mistero/Giunti-De
Vecchi, Firenze ) Introduzione alla Libera Muratoria (Il Settenario, Bologna )
Musica Allucinazioni amorose (meno due) (cd) (Bastogi Music Italia) Masonic
Ritual Rhapsody (cd) (Bastogi Music Italia) Gesbitando (cd, con Andrea
Ascolini) (Bastogi Music Italia ) Come al crepuscolo l'acacia (cd) (Heristal
Entertainment, Roma ) Existenz (cd) (Heristal Entertainment, Roma ). Note Aplogruppo Mola, Un valido impulso per una
Massoneria "à parts entières", in 250 anni di Massoneria in Italia, F.
Ferrari, La Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele
Moramarco) v. ) Una breve rassegna di
testi fondamentali sulla Massoneria si trova sul sito del Cesnur diretto da
Massimo Introvigne. Vedi anche le recensioni di E. Albertoni ne Il Sole 24 Ore,
p.1 inserto domenicale, e di G. Caprile ne La Civiltà Cattolica, 6Il volume fu
pubblicato nel 1990, anno della dissoluzione dell'URSS, dalla casa editrice
Progress, V. Brunelli, Massoneria: è finito con la condanna della P2 il tempo
delle logge e dei "fratelli" coperti, in Corriere della sera, Il
Corriere della Sera dedicò un lungo articolo allo "scisma" (v. ). Del
Real Ordine A.L.A.M. si è occupato anche il centro di ricerca Cesnur, diretto
dal noto storico e sociologo delle religioni Massimo Introvigne,
v.//cesnur.org/religioni_italia/a/ appendice_02.htm. Il termine Real non aveva
alcun riferimento alla storia italiana, ma si richiamava alla leggenda,
contenuta negli Antichi doveri, secondo cui l'Ordine Massonico ricevé le sue
proto-costituzioni dal re Atelstano d'Inghilterra (Æðelstan); recentemente il
Real Ordine ha assunto la denominazione di Unione Cristiana dei Liberi
Muratori Rito filosofico italiano Antico Rito Noachita Masonic Ritual Rhapsody, Bastogi Music
Italia, youtube.com/watch?v=rSs0 4kpA36U. A questa esperienza è collegata la
sua iscrizione alla SIAE come autore musicale
Del percorso che lo ha condotto verso la visione di Zoroastro
(Zarathushtra) si è occupata la rivista parsi di Bombay, Parsiana, così come il
quotidiano torinese La Stampa v. mazdeanchristian.wordpress.com/ latitudinarismo, in Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, v.
riformati universalisti.wordpress.com// In questa comunità si ritrovano, su
vari temi, idee tratte dal Manicheismo, dall'Arianesimo, dal Quaccherismo,
dall'Unitarianismo, dal Giurisdavidismo e dall'universalismo hindu-cristiano
del movimento Navavidhan fondato da Keshab Chandra Sen (1838-1884). Frequenti e
significativi sono altresì i riferimenti al pensiero di aint-Martin e alla
"religione aperta"o della "compresenza dei morti e dei
viventi"elaborata da Capitini, Stracciati
Ito E. Albertoni, Tante fedi,
nessun dogma (recensione della Nuova Enciclopedia Massonica, Il Sole 24 Ore,I,
inserto culturale domenicale) M. Chierici, Nasce la Lega dei Venerabili
(Corriere della Sera) S. Esposito , Dalle radici del Mazdeismo all'Alleanza
Mazdea CristianaIntervista con Michele Moramarco (in Secreta Magazine n°3/4
marzo-Aprile , 21–29) S. Esposito ,
Gesbitando: intervista con Michele Moramarco (Blogfoolk, 4, ) F. Ferrari, La
Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele Moramarco) (Bastogi,
Foggi8) S. Semeraro, Tra la via Emilia e l'Est. Così parlò Zoroastro (La Stampa,
Torino) S. Sari, Unico e plurimo al contempo, Dio secondo gli Zoroastriani
[intervista a M.M.](Libero) G. Giovacchini, Cultura e spiritualità della
Massoneria italiana nella seconda metà del '900 [prefazione di Michele
Moramarco] (Tiphereth, Acireale-Roma )
Zoroastrismo Universalismo Massoneria Rosacroce michelemoramarco. blog del Real Ordine A.L.A.M., su
realordine.wordpress.com. Pagina sul sito di Heristal Entertainment, su
heristal.eu. blog degli anglicani latitudinari, su riformatiepiscopali.wordpress.com.
MORAVIA.
(Bologna). Filosofo. Grice:
“I like Moravia: he has philosophised on what makes us ‘human,’ (“il pungolo
dell’umano”) – his analysis of ‘il ragazzo selvaggio’ is sublime – and he has
played with ‘reason,’ hidden and strutturata – and the universi di senso with
which I cannot but agree! – provided we don’t multiply them ad infinitum!” -- Grice: “I like Moravia’s idea of ‘la ragione
nascosta’ – you have indeed to seek and thou shalt find!” -- “Il Nietzsche che
prediligo è il Nietzsche terreno, umano, presente nel tempo. È il Nietzsche
intrepido esploratore del sottosuolo dell'uomo e dei disagi della civiltà. È il
Nietzsche che fertilmente e sofferentemente (non narcisisticamente) vive e
pensa il nichilismo: ma per andare oltre il nichilismo. È soprattutto il
Nietzsche cheneo-illuminista forse malgrado luivuole conoscere, capire, dare un
(nuovo) senso alle cose.” Professore a Firenze.
Allievo diGarin, si è formato in ambiente fiorentino conseguendovi la
laurea in filosofia nel 1962 con tesi su Gian Domenico Romagnosi. Professore
incaricato dal 1969, è poi diventato, nel 1975, ordinario di Storia della
Filosofia all'Firenze. Nel corso della
sua carriera, si è interessato particolarmente dell'illuminismo francese e del
pensiero del Novecento, della storia e dell'epistemologia delle scienze umane,
con particolare attenzione all'antropologia, la filosofia della mente e
l'esistenzialismo. I suoi studi e le sue ricerche hanno aperto nuove
prospettive interdisciplinari fra pensiero filosofico e scienze umane. Attualmente, le sue attenzioni sono rivolte
verso l'opera e il pensiero del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche del quale,
nel 1976, pubblicò già una celebre antologia dal titolo La distruzione delle
certezze e, nel 1985, una raccolta di saggi intitolata Itinerario nietzscheano.
Proprio un nuovo modo di avvicinarsi e concepire il pensiero del filosofo
tedesco lo hanno reso uno dei suoi interpreti più originali e più
discussi. Grazie ai suoi studi e
contributi filosofici, è stato visiting professor presso l'Università della
California a Berkeley, l'Università del Connecticut a Storrs e il Center for
the Humanities della Wesleyan University.
Conferenziere presso altre sedi universitarie americane (fra le quali,
Harvard, UCLA, Boston) ed europee (Francia, Belgio, Germania), è cofondatore
della “Società italiana degli studi sul XVIII secolo”, nonché membro del
Comitato direttivo delle Riviste filosofiche “Iride” e “Paradigmi”. Collabora
ai giornali Corriere della Sera, Quotidiano nazionale, La Repubblica. Opere:“Il tramonto dell'Illuminismo.
Filosofia e politica” (Laterza, Roma-Bari); “La ragione nascosta” (Sansoni,
Firenze, La scienza dell'uomo nel Settecento, Laterza, Roma-Bari, L’antropologia
strutturale, G.C. Sansoni, Firenze, Sartre, Laterza, Roma-Bari, La teoria
critica della società, G.C. Sansoni, Firenze, Il pensiero degli idéologues.
Scienza e filosofia, La Nuova Italia, Firenze, “La distruzione delle certezze.
Raccolta antologica di scritti nietzschiani, La Nuova Italia, Firenze, “Linguaggio,
scuola e società not ‘storia’! -- Guaraldi, Firenze, Filosofia e scienze umane nell'età dei Lumi,
G.C. Sansoni, Firenze, Pensiero e civiltà, Le Monnier, Firenze, “Il ragazzo
selvaggio dell'Aveyron.” Pedagogia e psichiatria nei testi di Itard, Pinel e
dell'anonimo della "Décade", Laterza, Roma-Bari , Itinerario nietzscheano,
Guida, Napoli, Educazione e pensiero, Le Monnier, Firenze, Filosofia: storia e
testi, Le Monnier, Firenze, “L'enigma della mente” Laterza, Roma-Bari, Compendio
di filosofia, Le Monnier, Firenze, L'enigma
dell'esistenza. Soggetto, morale, passioni nell'età del disincanto,
Feltrinelli, Milano, L'esistenza ferita. Modi d'essere, sofferenze, terapie
dell'uomo nell'inquietudine del mondo, Feltrinelli, Milano, Filosofia
dialettico-negativa e teoria critica della società, Mimesis Edizioni, Milano; “Ragione
strutturale e universi di senso” (Le Lettere, Firenze, “La Massoneria. La
storia, gli uomini, le idee, Mondadori, Milano, Firenze e il Neo-Umanesimo.
Arte, cultura, comunicazione multimediale all'alba del Terzo Millennio, Le
Lettere, Firenze, Lo strutturalismo, Le Lettere, Firenze, Freud. Filosofia e psicoanalisi, raccolta
antologica di scritti freudiani, UTET, Torino. "Il pensiero", in:
L'universo del corpo, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, "Filosofia della mente e realtà
psichica", in: C. Genovese , La realtà psichica, Edizioni Borla, Roma, "L'esistenza
e il male", in: "Mysterium
iniquitatis", Gregoriana Editrice, Padova, Linterpretazione
personologico-esistenziale dell'uomo", in:
La questione del soggetto tra filosofia e scienze umane, Le Monnier,
Firenze, "Lettura Magistrale" al Convegno Nazionale Dalla
riabilitazione psicosociale alla promozione della salute mentale (Montecatini),
"S.I.R.F. News", "Mente, soggetto, esperienza nel mondo",
in Firrao , La filosofia italiana in discussione (Atti del Convegno). La
filosofia italiana in discussione, Società Filosofica Italiana, Firenze), Bruno
Mondadori, Milano, "Crisi della cultura e relazioni generazionali nel
mondo contemporaneo", in: Giovani e
adulti: prove di ascolto (Atti del Convegno omonimo), Sansepolcro (AR), "La
filosofia degli idéologues. Scienza dell'uomo e riflessione epistemologica tra
Sette e Ottocento", in: G. Santato , Letteratura italiana e cultura
europea tra illuminismo e romanticismo, Atti dell'omonimo Convegno
Internazionale di Studi, Dipartimento di Italianistica, Padova, Droz, Genève CH), "Libertà, finitudine,
impegno. Genesi e significato della responsabilità nel mondo moderno", in:
V. Malagola Anziani , Giustizia e responsabilità (Atti del Convegno omonimo,
Firenze), Dott. A. Giuffré Editore, Milano, "Dal soggetto alla relazione",
Maieutica, V"Demitizzazione e devalorizzazione. La crisi della 'forma
famiglia' nella società contemporanea", in: Interazioni, "Illuminismo
e modernità", Hiram, "Prove d'ascolto. Crisi della cultura e
relazioni generazionali nel mondo contemporaneo", Studi sulla formazione, "Considerazioni
sulla guerra giusta", Hiram, "La filosofia, la conoscenza dell'umano,
il dialogo col pensiero religioso", Hiram, "Esistenza e
felicità", Hiram, "L'Occidente e la pace. Luci e ombre all'alba del
terzo millennio", Hiram,"La filosofia e il suo 'altro'. La
riflessione metafilosofica di Adorno in 'Dialettica negativa'", Iride, "L'uomo: una storia infinita",
in: Per una scienza dell'umano, Arezzo, "L’'interpretazione
personologico-esistenziale dell'uomo", in: L. Lenzi , Neurofisiologia e
teorie della mente, Vita & Pensiero, Milano, "La scoperta
settecentesca dell'inconscio, l'ambiguità del freudismo e il lavoro della
psicoanalisi sull'«animale malato»", Atti del Convegno "Metapsicologia
oggi", tenutosi a Napoli e pubblicati in Metapsicologia oggi, La Biblioteca
Edizioni, Bari, "Un mondo negato. L'assolutizzazione del corpo nella
psico-umanologia contemporanea", Hermeneutica, Corpo e persona, "Complessità,
pluralità, confini", in: Dal coordinatore al coordinamento, Atti del III
Seminario sui Coordinatori pedagogici in Emilia-Romagna, Assessorato Servizi
Sociali Provincia Bologna, Bologna, Bruno Maiorca, Filosofi italiani
contemporanei. Parlano i protagonisti, Bari, Nuova biblioteca Dedalo, su sapere, De Agostini. Pubblicazioni di Sergio Moravia, su Persée,
Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale. Registrazione video intervista effettuata
durante la Gran Loggia del GOI dal titolo "Tu sei mio fratello" su youtube.com. Registrazione video della
Lectio Magistralis "Al di qua del bene e del maleNietzsche esploratore
dell'umano" all'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia su
tv.unimore. Registrazione audio della tavola rotonda del GOI "Pedagogia
delle libertàLibertà civili" su radioradicale. Registrazione video del
convegno del GOI "La scienza non sia ostacolata dall'ideologia, dalla
politica e dalla religione" dsu radioradicale. Registrazione audio della
tavola rotonda della Comunità Oasi "Significato e funzione della pena,
della punizione e della penitenza nella promozione umana e sociale" del 14
giugno 1998, su radioradicale. Registrazione video dell'intervento
"Catturati dall'effimero?" all'interno del Convegno Giovanile alla
Cittadella di Assisi" del 29 dicembre 1987, su arcoiris.
MORDACCI.
(Milano). Filosofo. Grice:
“I like Mordacci – in a way, like I did with J. L. Mackie, Mordacci opposes
both ‘assolutismo’ and ‘relativismo’ – and tries to ‘construct’ an
‘inter-personal’ reason out of a full-fledged personal reason. Whereas it would
seem that we enjoin the principle of conversational helpfulness out of
altruism, there is this balance between conversational self-love and
conversational other-love; and we only ‘respect’ the other that respects us as
‘pesonal;’ against Apel, the logic of the inter-personal reduces, in a complex
way, to the logic of the personal; without it, we would be annihilating the
autonomy of the will.” Grice: “I like Mordacci’s emphasis on reason for
normativity – interpersonal reason, as he calls it!” È
preside della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele
dove è Professore di Filosofia Morale. È Direttore del Centro
Internazionale di Ricerca per la Cultura e la Politica Europea. Laurea in
filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Dottorato in
bioetica presso l'Università degli Studi di Genova. Ha svolto attività di
ricerca e insegnamento presso la Scuola di Medicina e Scienze Umane
dell'Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele. Insegnato presso l'Università
Vita-Salute San Raffaele, prima presso la Facoltà di Psicologia e dal 2002
presso la Facoltà di Filosofia che ha contribuito a fondare insieme con Massimo
Cacciari, Edoardo Boncinelli, Michele Di Francesco, Andrea Moro. Ha contribuito
a progetti di ricerca ed è stato membro del Consiglio d'Europa per
l'insegnamento della bioetica. Dal è
preside della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele,
essendo stato rieletto nel giugno per il
secondo mandato. Membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le
Biotecnologie e le Scienze per la Vita della Presidenza del Consiglio dei
Ministri. Dal al è stato membro del Comitato Scientifico per
EXPO come delegato del Rettore
dell'Università Vita-Salute San Raffele. Dal è membro della Commissione per l'Etica della
Ricerca e la Bioetica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e del
Consiglio Direttiva della Società Italiana di Filosofia Morale (SIFM). Nel ha fondato l'International Research Centre
for European Culture and Politics (IRCECP) del quale è Direttore. Temi di
ricerca Si è dedicato in particolar modo dei temi: "Etica e ragioni
morali", "Etica pubblica e rispetto", "Neuroetica".
Attraverso l'indagine delle "ragioni morali" e dell'"identità
personale" e ispirandosi alla filosofia kantiana, propone una forma di
"personalismo critico" in base alla quale il fondamento
dell'esperienza morale viene individuato nella ricerca, che ognuno compie,
delle "buone ragioni" che danno forma alla propria individualità
personale attraverso l'agire. Riconoscere ogni persona come autrice della
propria identità fonda un'etica del rispetto delle persone in quanto a ogni
individuo viene riconosciuto il diritto e il dovere di esprimere le proprie
abilità e costruire la propria personalità. Si è inoltre occupato di
bioetica essendo anche stato coordinatore del progetto Bioetica della genetica:
questioni morali e giuridiche negli impieghi clinici, biomedici e sociali della
genetica umana del Miur (FIRB, Tra i suoi interessi più recenti, la disciplina
della Film and Philosophy: la riflessione su come i film possono fare filosofia
e se possono argomentare vere e proprie tesi filosofiche. In questo contesto ha
dato vita al Laboratorio di Filosofia e Cinema presso la Facoltà di Filosofia
dell'Università Vita-Salute San Raffaele, conduce il sabato pomeriggio la
rubrica "Al cinema col Filosofo" su TgCom24 (stagioni - e -) e la
rubrica "Imparare ad amare i film" all'interno di Cinematografo
Estate () su Rai 1. Riviste È membro del comitato scientifico
dell'Annuario di Etica (ed. Vita e Pensiero), dell'Annuario di Filosofia (ed.
Mimesis) e della rivista online Etica & Politica. Dalla sua
fondazione è membro del Comitato Scientifico della rivista scientifica The
Future of Science and Ethics, a cura del Comitato Etico della Fondazione
Umberto Veronesi. Attività teatrale Romeo e Giulietta: nascita e tragedia
dell'io moderno, Eloisa e Abelardo: passione e negazione, Occidente, o identità
fragile: Paul Auster e le Follie di Brooklyn, analisi filosofiche con letture
sceniche, ciclo "Aperitivi con Sophia", Teatro Franco Parenti,La
violenza e l'ingiustiziaGorgia, ciclo "Filosofi a teatro" Roberto
Mordacci, Teatro Franco Parenti, L'individuo, la libertà e il perdono. Hegel
legge Dostoevskij, lettura scenica di Roberto Mordacci e Jean Sorel, ciclo
l'Intelligenza e la Fantasia, Teatro Strehler,L'isola della verità. Divagazioni
fotografiche e filosofiche, lettura scenica di Roberto Mordacci, Anna Traini e
Maria Grazia Stepparava, Cluster Isole, Mare e Cibo, Padiglione P03-Expo Milano (Rho-Fiera), Kant e il mare, lettura scenica
di Roberto Mordacci e Francesca Ria, agosto
Opere:“Bio-etica della sperimentazione,” FrancoAngeli, Milano; “Salute e
bioetica,” Einaudi, Milano; con G. de Wert, R. ter Meulen e M. Tallacchini. “Una
introduzione alle teorie morali,” Feltrinelli, Milano, La vita etica e le buone ragioni, Bruno
Mondadori, Milano, “Ragioni personali, ragione inter-personali: Saggio sulla
normatività morale,” Carocci, Milano, Elogio dell'Immoralista, Bruno Mondadori,
Milano; Rispetto, Raffaello Cortina, Milano . Bioetica, Bruno Mondadori, Milano
. L'etica è per le persone, San Paolo, Cinisello Balsamo . Al cinema con il
filosofo. Imparare ad amare i film, Mondadori, Milano . La condizione neomoderna,
Einaudi, Torino, . Ritorno a utopia, Laterza, Bari, . Note Università Vita-Salute San Raffaele, su unisr.
Governo/bioetica , su governo. Roberto
Mordacci, su Le Università per Expo,Commissione per l’Etica della Ricerca e la
Bioetica, Consiglio Nazionale delle Ricerche, su cnr. Organi della società | SIFM, su sifm. Intervista
a L'accento di Socrate, su laccentodisocrate.
Rai 1, Cinematografo estate, su rai.tv.
Scienza e etica: in uscita la nuova rivista della Fondazione Veronesi,
su Fondazione Umberto Veronesi. Chi
siamo su scienceandethics.fondazioneveronesi.
Feeding the Mind: Expo-Bicocca Conversation Hour, su unimib. Lettura scenica de
"I Sensi del Mare", su//elbareport. 1 PearsonImparare sempre
[collegamento interrotto], su pearson. 1º agosto . BioeticaMordacci RobertoeBookMondadori
BrunoSai cos'è?FilosofiaePubIBS, su ibs. UNIVERSO FILOSOFIA L'etica è per le
personeEdizioni San Paolo, su edizionisanpaolo. AL CINEMA CON IL FILOSOFO. Riflessioni sul senso della vita intervista di
Ivo Nardi, sito "Riflessioni", settembre . Ci vuole più rispetto
intervista a Roberto Mordacci, Famiglia Cristiana. Ma l'etica non è un'intrusa,
intervista a Roberto Mordacci, Avvenire, Ora smettiamola di parlare inglese,
intervista a Roberto Mordacci, Il Giornale.
MICHELSTÄDTER. (Gorizia). Filosofo. Grice:
“It’s difficult to grasp Michelsteadter’s implicature: his study on
‘persuasion’ is brilliant – he was a close reader of Plato, and he uses
figurative language, as ‘il giovane divino.’ My favourite is his account of the
persuasive rhetoric of Cicero.” Grice: “Michelsteadter plays with the etymology
of persuasion, which is cognate with ‘suave,’ as it should – sweet talk, we
should say – which I could make into a maxim which would not be strictly
‘conversational’ unless under the category of modus – ‘be sweet’ –But the
sweetness applies in general to my framework: the emissor aims to be sweet if
he is going to try to influence the other, and will be influenced by a sweeter
co-emissor.” essential Italian philosopher.
Ultimo di quattro figli, da un'agiata famiglia di
origini ebraiche. Il padre, Alberto, dirige l'ufficio goriziano delle
Assicurazioni Generali ed è presidente del Gabinetto di Lettura goriziano. È un
uomo colto, autore di scritti letterari e di conferenze, rispettoso delle
usanze tradizionali ebraiche, ma solo formalmente, per rispetto borghese: egli
è, anzi, un laico, un «tipico rappresentante della mentalità materialistica
dell'Ottocento». L'ebraismo non sembra quindi incidere molto sulla formazione
culturale di Carlo, che scoprirà solo più tardi e con non poca meraviglia di
avere un antenato cabalista. Tra gli altri membri della famiglia è da ricordare
Carolina Luzzatto, prima donna italiana ad aver diretto un quotidiano.
Iscritto al severo Staatsgymnasium cittadino, fa propria la rigida Bildung
asburgica. Con le traduzioni dal greco e dal latino il giovane Michelstaedter
ha i primi approcci con la speculazione filosofica. A iniziarlo sono il suo
professore di filosofia, Richard von Schubert-Soldern, fautore del solipsismo
gnoseologico, secondo il quale tutto il sapere va ricondotto alla sfera del
soggetto; e l'amico Enrico Mreule, ex compagno di classe, che gli fa conoscere
Il mondo come volontà e rappresentazione, di cui resterà traccia soprattutto ne
La Persuasione e la Rettorica. Nella soffitta di Nino Paternolli, oltre a
Schopenhauer, leggerà e discuterà, con gli amici Nino e Rico, i tragici e i
presocratici, Platone, il Vangelo e le Upanishad; e poi ancora Petrarca,
Leopardi, Tolstoj, e l'amatissimo Ibsen. Conclusi nel 1905 gli studi
ginnasiali, Carlo progetta di iscriversi a giurisprudenza; in seguito abbandona
l'idea e si iscrive alla facoltà di matematica dell'Vienna. Ma l'anima è giàper
dirla con Leopardi«nel primo giovanil tumulto» verso un altrove ch'egli non
riesce a riconoscere nella ferrea logica matematica. Si iscrive al corso di
Lettere dell'Istituto di Studi Superiori Fiorentino, città in cui vivrà per
quasi quattro anni e dove conoscerà, fra gli altri, Gaetano Chiavacci, futuro curatore
delle sue Opere, e Vladimiro Arangio-Ruiz, in seguito noto filosofo accademico.
Continua a ritrarre, fra tratto espressionistico e schizzo caricaturale, la
varia umanità in cui s'imbatte, sia nei mesi di studio che nei periodi di
vacanza al mare e in montagna. Scrive moltissimo, in modo quasi ossessivo,
dalle lettere ai familiari (in particolare alla sorella Paula) alle recensioni
di drammi teatrali. Nel 1909 un evento luttuoso segna la sua vita: la morte,
per suicidio, del fratello Gino (di dieci anni più vecchio), emigrato a New
York. Due anni prima si era suicidata anche una donna da lui amata, Nadia
Baraden. Nell'ottobre dello stesso anno l'amico Enrico Mreule parte per
l'Argentina. Questa partenza è segnata da un evento significativo, una sorta di
passaggio del testimone: Carlo si fa consegnare da Rico la pistola che portava
sempre con sé. Tra il 1909 e il 1910, completati gli esami, ritorna a
Gorizia e inizia la stesura della tesi di laurea, assegnatagli dal docente di
letteratura greca, Girolamo Vitelli, concernente i concetti di persuasione e di
retorica in Platone e Aristotele. La sua attività è febbrile: oltre alla
Persuasione scrive anche la maggior parte delle Poesie e alcuni dialoghi, tra
cui spicca il Dialogo della salute. Il suo isolamento diventa pressoché totale,
mangia pochissimo e dorme per terra, come un asceta; vede solo la sorella e il
cugino Emilio. Comunica al padre che dopo la tesi «non avrebbe fatto il
professore, ma che appena laureato sarebbe andato al mare», forse a Pirano o a
Grado. Dopo un diverbio con la madre, impugna la pistola lasciatagli da
Enrico Mreule e si toglie la vita. Sul frontespizio della tesi aveva disegnato
una "fiorentina", una lampada ad olio, e aggiunto in greco:
apesbésthen, «io mi spensi». Amici e parenti pubblicarono le sue opere e
raccolsero i suoi scritti, ora alla Biblioteca Civica di
Gorizia. Michelstaedter è sepolto nel cimitero ebraico di Valdirose
(Rožna Dolina), oggi nel comune sloveno di Nova Gorica, a poche centinaia di
metri dal confine con l'Italia. Pensiero Una foto di Carlo
Michelstaedter Magnifying glass icon mgx2.svgLa Persuasione e la Rettorica. La
breve vita di Michelstaedter scorrecome risulta dall'Epistolarioall'insegna di
una volontà di vivere continuamente illuminata dal desiderio di un altrimenti e
di un altrove metafisico che fa di lui, già in giovane età, un impulsivo, un
irrequieto esploratore di linguaggi e di mezzi espressivi, capace di spaziare
dalla pittura alla poesia passando per le ripide vette della filosofia. Nell'apologo
dell'aerostato incluso ne La Persuasione e la Rettorica, l'essenza del pensiero
occidentale, la rettorica, viene fatta risalire da Michelstaedter a un
"parricidio": quello di Aristotele nei confronti di Platone. Questi,
nella metafora costruita da Michelstaedter, escogita un mechánema, una macchina
volante per abbandonare il "peso" del mondo e giungere all'Assoluto.
Maestro e discepoli riescono a librarsi negli alti spazi del cielo, ma restano
a metà strada, fra una mera contemplazione dell'essere e del tempo e la
nostalgia della terra e delle cure mondane. A riportarli sulla terra ci pensa
allora un discepolo più scaltro e intraprendente degli altri, Aristotele, il
quale, tradendo il maestro, fa scendere il mechánema restituendo così a tutti
«la gioia d'aver la terra sicura sotto i piedi» (La persuasione e la
rettorica115). Questa nostalgia del mondo intelligibile platonico fa quindi di
Michelstaedter un discepolo di Schopenhauer, più che di Nietzsche. La
costituzione della metafisica è per lui una storia di "rettorici"
tradimenti, la vicenda di una verità dai grandi "persuasi" tanto
proclamata agli uomini quanto da questi disattesa e inascoltata. «Quanto io
dico», scrive Michelstaedter ne La persuasione e la rettorica, «è stato detto
tante volte e con tale forza che pare impossibile che il mondo abbia ancor
continuato ogni volta dopo che erano suonate quelle parole. Lo dissero ai Greci
Parmenide, Eraclito, Empedocle, ma Aristotele li trattò da naturalisti
inesperti; lo disse Socrate, ma ci fabbricarono su 4 sistemi... lo disse
Cristo, e ci fabbricarono su la Chiesa». La persuasione è la visione propria di
chi ha compreso la tragicità della finitezza e ad essa vuol tener fermo, senza
ricorrere a quegli «empiastri»i kallopísmata órphnes, gli «ornamenti dell'oscurità»che
possano lenire il dolore scatenato da tale consapevolezza. L'essere è finitezza
che si rivela solo nella dimensione tragica di una presenza abbacinante, ma gli
uomini rigettano questa tragica consapevolezza ottundendosi, pascalianamente, nel
divertissement. Persuaso è chi ha la vita in sé, chi non la cerca alienandosi
nelle cose o nei luoghi comuni della società perdendo l'irrinunciabile hic et
nunc del proprio esserci, ma riesce «a consistere nell'ultimo presente»,
abbandonando quelle illusioni di sicurezza e di conforto che avviluppano chi
vive abbagliato dalle illusioni create dal potere, dalla cultura, dalle
dottrine filosofiche, politiche, sociali, religiose. È questa «la via
preparata» dalla quale a tutti fa comodo non discostarsi troppo; è questo
restare perennemente attaccati alla vitala philopsychìaa far sì che la
"rettorica" trionfi sempre. La vita, soffocata dalla ricerca dei
piaceri, della potenza, finanche dalla presunzione filosofica di possedere la
via e quindi la vita stessa, non vive, perché in ogni istante ciascuno rimane
avvolto dalle cure per ciò che non è ancora o dal rimpianto per ciò che non è
più, mancando sempre l'attimo decisivo, quello che i greci chiamavano kairós,
il tempo propizio. Perciò nella vita facciamo esperienza della morte, di quella
«morte nella vita» cantataquasi una danse macabrenel Canto delle crisalidi:
«Noi col filo / col filo della vita / nostra sorte / filammo a questa
morte». Il pensiero di Michelstaedter procede di conseguenza, per liberare
il potenziale di tragicità dell'esistenza, attraverso violente contrapposizioni
concettuali (persuasione-rettorica, vita-morte, piacere-dolore), senza alcun
tentativo di mediazione dialettica. Michelstaedter respinge, con un gesto
iniziatico, l'idea di costruire una dottrina sistematica della persuasione e
della salute, in quanto «la via della persuasione non è corsa da 'omnibus', non
ha segni, indicazioni che si possano comunicare, studiare, ripetere. Ma ognuno
ha in sé il bisogno di trovarla e nel proprio dolore l'indice, ognuno deve
nuovamente aprirsi da sé la via, poiché ognuno è solo e non può sperar aiuto
che da sé: la via della persuasione non ha che questa indicazione: non
adattarti alla sufficienza di ciò che t'è dato». La salvezza individuale è
possibile solo in una singolarità irripetibile, irriducibile, concentrata in
sé. Il solipsismo di Michelstaedter è perciò radicale: non ci sono vie,
non ci sono cammini, c'è solo il viandante che nel deserto dell'esistenza è «il
primo e l'ultimo», crocefisso al legno della propria sufficienza e schiacciato
dalla croce di falsi bisogni. Poiché il mondo è negatività assoluta, al
pensiero non resta che negare questa stessa negatività rifiutando i dati
dell'immanenza: «Solo quando non chiederai più la conoscenza conoscerai, poiché
il tuo chiedere ottenebra la tua vita». Si tratta di una sentenza di sapore
quasi buddistico: non a caso Mreule enfatizzerà la figura dell'amico
descrivendolo come «il Buddha dell'occidente». Produzione artistica La
produzione poetica e quella pittorica di Michelstaedter possono essere
considerate un prolungamento e un completamento di questo sentimento tragico e
mistico. Come nel verso poetico egli tenta di esprimere l'inesprimibile, di
dire con parole ciò che sfugge al sistema di segni codificato e perciò già da
sempre istituito retoricamente, così nel segno pittorico, nello schizzo rapido
e scherzoso come nel ritratto composto e meditato, traluce l'impossibilità di
giungere a quella che Parmenide chiamava «la ben rotonda verità»: non siamo
giocati solo dalle parole, ma anche dalle immagini di una realtà fatta di
colori e di forme che ci sfuggono nella loro immediatezza e alterità, «come chi
vuol veder sul muro l'ombra del proprio profilo, in ciò appunto la distrugge».
Anche l'arte e la poesia, come la retorica filosofica, si rivelano infine per
quello che sono: fragili orpelli di cui si orna l'oscurità dell'essere e che
ogni linguaggio escogitato dall'uomo sarà sempre impotente a esprimere.
Opere Opere, G. Chiavacci, Sansoni, Firenze, Scritti scolastici, Sergio
Campailla, Gorizia, Opera grafica e pittorica, Sergio Campailla, Gorizia, Il
dialogo della salute e altri dialoghi, Sergio Campailla, Adelphi, Milano
Poesie, Sergio Campailla, Adelphi, Milano, La Persuasione e la Rettorica, Vladimiro
Arangio-Ruiz, Formiggini, Genova, edizione critica Sergio Campailla, Adelphi,
Milano poi, con le Appendici critiche, ivi,). Epistolario, Sergio Campailla,
Adelphi, Milano nuova edizione riveduta e ampliata, ivi, Parmenide ed Eraclito. Empedocle, SE, Milano,
L'anima ignuda nell'isola dei beati. Scritti su Platone, David Micheletti,
Diabasis, Reggio Emilia, Dialogo della
salute. E altri scritti sul senso dell'esistenza, a cura e con un
saggio introduttivo di G. Brianese, Mimesis, Milano, La melodia del giovane
divino, Sergio Campailla, Adelphi, Milano
La persuasione e la rettorica, edizione critica, A. Comincini, Joker, .
Note Michelstaedter-Winteler, Appunti per una biografia di Carlo Michelstaedter Michelstaedter si riferisce,
nell'Epistolario, al bonno Isacco Samuele Reggio, 1784-1855, confondendolo con
il padre di questo, Abram Vita Reggio
S.Campailla, Il segreto di Nadia B., Marsilio, . Da articoli di cronaca
americani dell'epoca, si apprende che il suicidio avvenne con un colpo di
pistola alla tempia destra. La
persuasione e la rettorica35 La
persuasione e la rettorica89
Poesie54 La persuasione e la
rettorica104 Opere781 C. Magris, Un altro mare95 Il dialogo della salute, 63-64
Biografie e studi critici Acciani Antonia, Il maestro del deserto. Carlo
Michelstaedter, Progedit, Bari 2005. Arbo Alessandro, Carlo Michelstaedter,
Studio Tesi, Pordenone 1996 (Civiltà della memoria 20). Arbo Alessandro,
«MICHELSTAEDTER, Carlo Raimondo (Ghedalia Ram)» in Dizionario Biografico degli
Italiani, Volume 74, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Arbo
Alessandro, Il suono instabile. Saggi sulla filosofia della musica nel
Novecento, NeoClassica, Roma, Giuseppe Auteri, Metafisica dell'inganno,
Università degli Studi, Catania 2002. Aurelio Benevento, Scrittori giuliani.
Michelstaedter, Slataper, Stuparich, Otto/Novecento, Azzate 1992. Giorgio
Brianese, L'arco e il destino. Interpretazione di Michelstaedter, Abano Terme
(PD), Francisci 1985; nuova edizione riveduta e ampliata, Milano, Mimesis, .
Giuseppe A. Camerino, La persuasione e i simboli. Michelstaedter e Slataper,
Liguori, Napoli 2005. Sergio Campailla, Pensiero e poesia di Carlo
Michelstaedter, Patron, Bologna 1973. Sergio Campailla, A ferri corti con la
vita, Comune di Gorizia 1981. Sergio Campailla, Controcodice, Edizioni
Scientifiche Italiane, 77–85, Napoli
2001. Valerio Cappozzo, La passione di Carlo Michelstaedter (1887-1910), Les
Cahiers d'Histoire de l'Art nº2, Parigi 2004. Valerio Cappozzo, Il percorso universitario
di Carlo Michelstaedter dall'archivio dell'Istituto di Studi Superiori, in Un'altra società. Carlo Michelstaedter e la
cultura contemporanea, S. Campailla, Marsilio, Venezia, , 20–31. Carlo Michelstaedter. Un'introduzione,
Luca Perego, Erasmo Silvio Storace e Roberta Visone, AlboVersorio, Milano 2005.
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1987 (Civiltà letteraria del '900. Sez. italiana). Marco Cerruti, Ricordi per
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nulla e la folle speranza, Edizioni Messaggero, Padova 2002 (Tracce del sacro
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Giuseppe D'Acunto, La parola nuova. Momenti della riflessione filosofica sulla
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niente all'impensato. Saggio su Carlo Michelstaedter, Imprimitur, Padova 2008.
Daniela De Leo, Michelstaedter filosofo del "frammento" con Appunti
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ottobre 1998, numero monografico su “Aldo Capitini, persuasione e non violenza”,
T. Raffaelli, 199–223. Claudio La Rocca,
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persuasione (e l'oratoria), «Humanitas», 2, , numero su Carlo Michelstaedter,
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fiamma', in Estetiche dell'eccesso. Quando il sentire estremo diventa grande
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fasc. 29-30, 1977. Piero Pieri, "Il rischio dell'autoinganno (Una errata
attribuzione di incisione a Carlo Michelstaedter)", in «Metodi e ricerche»,
anno VII, n. 1, gennaio-giugno 1988. Piero Pieri,"La scienza del tragico.
Saggio su Carlo Michelstaedter", Bologna, Cappelli, 1989. Piero Pieri,
"Nello sguardo della trascendenza. Intorno alla figura dell'ermafrodita e
del satiro nella Persuasione di Michelstaedter", in «Intersezioni», a. X,
n. 1, aprile 1990. Piero Pieri, "Due diverse ma non opposte
interpretazioni de «La persuasione e la retorica» di Carlo
Michelstaedter", in Studi sulla modernità, F. Curi, Bologna, Clueb, 1989.
Piero Pieri, "Per una dialettica storica del silenzio. La “vergogna” del
filosofo e l'autoinganno dello scrittore", in Eredità di Carlo Michelstaedter, Forum,
Udine, 2002, 225–235. Piero Pieri,
"La differenza ebraica: grecità, tradizione e ripetizione in
Michelstaedter e altri ebrei della modernità", nuova edizione, Pendragon,
Bologna, 2002. Piero Pieri, "Michelstaedter nel '900. Forme del tragico
contemporaneo", Transeuropa, collana «Pronto intervento», Massa, . Antonio
Piromalli, Michelstaedter, La Nuova Italia, 2. ed. Firenze 1974. (Il castoro
19-20). Paolo Pulcina, Carlo Michelstaedter: estetica. L'illusione della
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L'imperfetto pessimista. Saggio sul pensiero di Carlo Michelstaedter, Lalli,
Poggibonsi 1996. (Materiali di filosofia e pedagogia). Giuseppe Pulina,
"L'incompiuta imperfezione. Note sul pessimismo di Michelstaedter",
in «Storia, antropologia e scienze del linguaggio», Università degli Studi di
Cassino, Giuseppe Pulina, "Capitini e Michelstaedter: un dialogo sulla
persuasione", «Quaderni di Satyāgraha», N. 9, gennaio-giugno 2006, 195–206 Gabriella Putignano, L'esistenza al
bivio. La persuasione e la rettorica di Carlo Michelstaedter, Stamen, Roma .
Maria Adelaide Raschini, Michelstaedter, Marsilio, Venezia 2000. Maria Adelaide
Raschini, Michelstaedter. La disperata devozione, Cappelli, Bologna 1988.
Gaetano Chiavacci, Il pensiero di Carlo Michelstaedter, articolo sul «Giornale
critico della filosofia italiana», n. 2,
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Michelstaedter, in Carlo Michelstaedter
un secolo dopo, Marsilio, , 111–131.
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tra Ottocento e Novecento, Città aperta, Troina2005. Laura Sanò, Leggere La
persuasione e la rettorica di Carlo Michelstaedter, Ibis, Como . Licia
Semeraro, Lo svuotamento del futuro. Note su Michelstaedter, Milella, Lecce
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9788861480391 Stella Vittori, Carlo Michelstaedter, FERV, Milano 2002.
Erasmo Silvio Storace, Introduzione ad
Carlo Michelstaedter. L'Essere come Azione, Erasmo Silvio Storace,
AlboVersorio, Milano 2007. Erasmo Silvio Storace, Thanatografie. Per
un'estetica del morire in Platone, Nietzsche, Heidegger, Michelstaedter e
Rilke, Mimesis, Milano . Giovanna Taviani, Michelstaedter, Palumbo, Palermo
2002 (La scrittura e l'interpretazione 17). Marcello Veneziani, Carlo
Michelstaedter e la metafisica della gioventù, AlboVersorio, Milano . Antonio
Verri, Michelstaedter e il suo tempo, Longo Angelo, Ravenna 1969 (Il portico
21). Roberta Visone, L'incidenza di Schopenhauer sul pensiero di Carlo
Michelstaedter, Liguori editore, 2006 [Archivio di Storia della Cultura, XIX] Roberta Visone, La via alla persuasione
come deviazione dalla noluntas, in Carlo
Michelstaedter. L'Essere come Azione, Erasmo Silvio Storace, AlboVersorio, 2007
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Horizons Unlimited srl. Opere --.
italiana di Carlo Michelstaedter, su Catalogo Vegetti della letteratura
fantastica, Fantascienza.com. Sito
dedicato a Michelstaedter, su michelstaedter.beniculturali. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Michelstaedter: retorica
e persuasione," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library,
Villa Grice, Liguria, Italia.
MIGLIO. (Como). Filosofo. Grice: “Berlin, who
thought was a philosopher, ended up lecturing on the history of ideas, i. .e.
ideology – Miglio defines ideology so simply that would put Berlin to shame: an
ideology is what politicians propagate to reach or buy consensus!” -- essential Italian philosopher. Sostenitore
della trasformazione dello Stato italiano in senso federale o, addirittura,
confederale, fra gli anni ottanta e i novanta è considerato l'ideologo
della Lega Lombarda, in rappresentanza della quale fu anche senatore, prima di
"rompere" con Umberto Bossi dando vita alla breve stagione del
Partito Federalista. Polo scolastico "Gianfranco Miglio"
ad Adro. Costituzionalista e scienziato della politica, fu senatore della
Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura. Ha insegnato presso
l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ove fu preside della Facoltà
di Scienze politiche dal 1959 al 1989. È stato allievo di Alessandro Passerin
d'Entrèves e Giorgio Balladore Pallieri, sotto la cui docenza si è formato sui
classici del pensiero giuridico e politologico. Colpito da ictus nel
2000, non si riprese e morì ottantatreenne nella sua stessa città natale, Como,
circa un anno dopo. Il funerale si tenne a Domaso, sul Lago di Como, comune
d'origine del padre e sede di una villa nella quale il professore si rifugiava
spesso; in seguito Miglio è stato tumulato nel locale cimitero, a fianco dei
membri della sua famiglia. Laureatosi in Giurisprudenza
all'Università Cattolica nel 1940 con la tesi, “Origini e i primi sviluppi
delle dottrine giuridiche internazionali pubbliche nell'età moderna”, evitò
l'arruolamento per la Seconda guerra mondiale a causa di un difetto uditivo
congenito, e poté divenire assistente volontario alla cattedra di Storia delle
dottrine politiche, che d'Entreves tenne sino alla fine degli anni quaranta
nella medesima università. Libero docente, si dedicò negli anni cinquanta
allo studio delle opere di storici e giuristi, soprattutto tedeschi: dai
quattro volumi del Deutsche Genossenschaftsrecht di Otto Von Gierke, ai saggi
di storia amministrativa di Otto Hintze, alcuni dei quali, negli anni seguenti,
vennero tradotti in italiano dal suo allievo e ferrato germanista Schiera (O. Hintze, Stato e società,
Zanichelli). Fu di quegli anni l'incontro di Miglio con l'immensa
produzione scientifica di Weber: il professore comasco fu uno dei primi ad aver
studiato a fondo “Economia e Società”, l'opera più importante del sociologo
tedesco che era stata completamente trascurata in Italia. Sviluppo del
lavoro scientifico Miglio storico dell'amministrazione Alla fine degli anni
cinquanta, Miglio fondò con il giurista Feliciano Benvenuti l'ISAP Milano
(Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica), ente pubblico
partecipato da Comune e Provincia di Milano, di cui ricopri per alcuni anni la
carica di vicedirettore. In un saggio memorabile intitolato Le origini della
scienza dell'amministrazione (1957), il professore comasco descriveva con
elegante chiarezza le radici storiche della disciplina. L'interesse per il
campo dell'amministrazione era dovuto in quegli anni alle politiche
pianificatrici che gli stati andavano conducendo per l'incremento della
crescita economica. La Fondazione italiana per la storia amministrativa
Ben presto Miglio sentì tuttavia l'esigenza di studiare in modo più sistematico
la storia dei poteri pubblici europei e, negli anni sessanta, costituì la
Fondazione italiana per la storia amministrativa: un istituto le cui ricerche
vennero condotte con rigoroso metodo scientifico. A tal proposito, il
professore aveva appositamente preparato per i collaboratori della fondazione
uno schema di istruzioni divenuto famoso per chiarezza e organicità. In realtà,
fondando la F.I.S.A. Miglio si era posto l'ambizioso obiettivo di scrivere una
storia costituzionale che prendesse in esame le amministrazioni pubbliche
esistite in luoghi e tempi diversi: in tal modo egli sarebbe riuscito a
tracciare una vera e propria tipologia delle istituzioni dal medioevo all'età
contemporanea, al cui interno sarebbero stati indicati i tratti distintivi o,
viceversa, gli elementi comuni di ogni potere pubblico. Ma v'era un'altra
ragione che aveva indotto Miglio a studiare i poteri pubblici in un'ottica,
come scriveva lui stesso, analogico-comparativa. Servendosi di un metodo
scientifico che Hintze aveva parzialmente seguito nella prima metà del
Novecento, il professore comasco intendeva definire l'evoluzione storica dello
stato moderno, storicizzando in tal modo le stesse istituzioni
contemporanee. Gli Acta italica La fondazione pubblicava tre collezioni:
gli Acta italica, l'Archivio (diviso in due collane: la prima riguardante
ricerche e opere strumentali, la seconda dedicata alle opere dei maggiori
storici dell'amministrazione) e gli Annali. Tra i più autorevoli lavori storici
pubblicati nell'Archivio, si ricordano il volume sui comuni italiani di Goetz e
il famoso saggio di Vaccari sulla territorialità del contado medievale. Nella
prima serie alcuni giovani studiosi poterono invece pubblicare le loro ricerche
di storia delle istituzioni: Gabriella Rossetti, allieva dello storico Cinzio
Violante, vi diede alle stampe un approfondito studio sulla società e sulle
istituzioni nella Cologno Monzese dell'Alto Medioevo; Adriana Petracchi
pubblicò la prima parte di un'interessante ricerca sullo sviluppo storico
dell'istituto dell'intendente nella Francia dell'ancien régime; occorre inoltre
ricordare il poderoso volume di Pierangelo Schiera sul cameralismo tedesco e
sull'assolutismo nei maggiori stati germanici. Su tutt'altro piano si poneva
invece la collezione della F.I.S.A. denominata Acta italica: al suo interno
dovevano essere pubblicati i documenti relativi all'amministrazione pubblica
degli stati italiani preunitari: è probabile che l'ispirazione per
quest'ultima serie fosse venuta a Miglio dallo studio delle opere di
Hintze: verso la fine del XIX secolo, lo storico tedesco aveva infatti scritto
alcuni saggi sull'amministrazione prussiana pubblicandoli negli Acta borussica,
un'autorevole collana che raccoglieva le fonti storiche dello stato degli
Hohenzollern. L'edizione dei lavori della commissione Giulini Tra i
volumi degli Acta italica, occorre ricordare l'edizione dei lavori della
Commissione Giulini curata da Nicola Raponi nel 1962, uno studio cui Miglio
tenne molto e di cui si servì, molti anni dopo, per la stesura del celebre
saggio su “Vocazione e destino dei lombardi” (in La Lombardia moderna, Electa, ripubblicato in
Miglio, Io, Bossi e la Lega, Mondadori). La commissionei cui lavori avevano
avuto luogo a Torino sotto la presidenza del nobile milanese Cesare Giulini
della Portaaveva il compito di elaborare progetti di legge che sarebbero
entrati in vigore in Lombardia nel periodo immediatamente successivo alla
guerra. Cavour, che in quegli anni ricopriva la carica di primo ministro,
voleva che il governo, nel sancire l'annessione dei nuovi territori al Piemonte
di Vittorio Emanuele, mantenesse separati gli ordinamenti amministrativi delle
due regioni, lasciando che in Lombardia continuassero a sussistere una parte
delle istituzioni austriache esistenti. Il saggio Le contraddizioni dello
stato unitario Nel saggio magistrale Le contraddizioni dello stato unitario
(1969) scritto in occasione del convegno per il centenario delle leggi di
unificazione, Miglio prese in esame gli effetti devastanti che l'accentramento
amministrativo aveva provocato nel sistema politico italiano. La classe
politica italiana non fu capace di elaborare un ordinamento amministrativo che
consentisse allo stato di governare adeguatamente un territorio esteso dalle
Alpi alla Sicilia. Ricorrendo a una felice similitudine, il professore scrisse
che la scelta di estendere le norme piemontesi a tutta Italia fu come "far
indossare a un gigante il vestito di un nano". Secondo Miglio, i nostri "padri
della patria", spaventati dalle annessioni a cascata e dalle circostanze
fortunose in cui era avvenuta l'unificazione, preferirono conservare
ottusamente gli istituti piemontesi, costringendo la stragrande maggioranza
degli italiani ad essere governati da istituzioni che, oltre ad essere
percepite come "straniere", si rivelarono palesemente
inefficienti. Nel saggio, Miglio aveva però messo in luce un altro dato
fondamentale; il professore scrisse che il paese, quantunque fosse stato
formalmente unito dalle norme piemontesi, continuò nei fatti a restare diviso
ancora per molti anni: le leggi, che il Parlamento emanava dalle Alpi alla
Sicilia, venivano infatti interpretate in cento modi diversi nelle regioni
storiche in cui il Paese continuava, nonostante tutto, ad essere naturalmente
articolato. Era il federalismo che, negato alla radice dalla classe politica
liberal-nazionale in nome dell'unità, si prendeva ora la rivincita traducendosi
in forme evidenti di "criptofederalismo".[senza fonte] Miglio e
Otto Brunner Furono inoltre fondamentali, nella formazione del professor
Miglio, i lavori dello storico austriaco Otto Brunner: di questo eminente
studioso di storia medievale Miglio non solo fece tradurre svariati saggi
(O.Brunner, Per una nuova storia costituzionale e sociale, Vita e Pensiero
1970), ma promosse anche la pubblicazione dell'opera monumentale Land und
Herrschaft: in questo lavorouscito per la prima volta nel 1939Brunner aveva
preso in esame la costituzione materiale degli ordinamenti medievali, ponendo
in evidenza i numerosi elementi di diversità tra la civiltà dell'età di mezzo e
quella moderna, soprattutto nel modo di concepire il diritto. La
traduzione di Land und Herrschaft, affidata inizialmente alle cure di Emilio
Bussi, sarebbe dovuta comparire nell'elegante collana della F.I.S.A. già negli
anni sessanta. Interrotto negli anni seguenti, il lavoro venne invece portato a
compimento solo nei primi anni ottanta dagli allievi Pierangelo Schiera e
Giuliana Nobili. Pubblicato da Giuffré con il titolo di "Terra e
potere", il capolavoro di Brunner apparve negli Arcana imperii, la collana
di scienza della politica di cui Miglio era divenuto direttore nei primi anni
Ottanta. Il professore comasco si occupò inoltre dei contributi recati alla
scienza dell'amministrazione da parte di altri due storici e giuristi tedeschi:
Lorenz Von Stein e Rudolf Gneist. La chiusura della FISA Negli anni
Settanta la F.I.S.A. dovette chiudere i battenti per mancanza di fondi. Il
professor Miglio, ricordando a distanza di tempo la fine di quell'autorevole
collana di storia delle istituzioni, ne espose le ragioni con un breve
commento: "Malgrado la sua efficienza, la F.I.S.A. ebbe vita breve: gli
enti che provvedevano al suo finanziamento, non scorgendo l'utilità
"politica" immediata della sua attività, strinsero i cordoni della
borsa". Miglio scienziato della politica e costituzionalista Negli
anni ottanta, il degenerarsi del clima politico in Italia indusse il professor
Miglio ad occuparsi di riforme istituzionali; egli intendeva contribuire in tal
modo alla modernizzazione del paese. Fu così che, nel 1983, raggruppando un
gruppo di esperti di diritto costituzionale e amministrativo stese un organico
progetto di riforma limitato alla seconda parte della costituzione. Ne uscirono
due volumi che, pubblicati nella collana Arcana imperii, vennero completamente
trascurati dalla classe politica democristiana e socialista. Tra le proposte
più interessanti avanzate dal "Gruppo di Milano"così venne definito
il pool di professori coordinati da Migliov'era il rafforzamento del governo
guidato da un primo ministro dotato di maggiori poteri, la fine del
bicameralismo perfetto con l'istituzione di un senato delle regioni sul modello
del Bundesrat tedesco, ed infine l'elezione diretta del primo ministro da
tenersi contemporaneamente a quella per la camera dei deputati. Secondo
il gruppo di Milano, queste e numerose altre riforme avrebbero garantito
all'Italia una maggiore stabilità politica, cancellando lo strapotere dei
partiti e salvaguardando la separazione dei poteri propria di uno stato di
diritto. Diversamente dalla F.I.S.A., la collana Arcana imperii era incentrata
esclusivamente sullo studio scientifico dei comportamenti politici. Il citato
volume di Brunner costituì pertanto un'eccezione perché, come si è avuto
modo di accennare, esso doveva essere pubblicato negli eleganti volumi della
F.I.S.A. già negli anni sessanta. All'interno della collana Arcana imperii
vennero invece inseriti saggi e contributi di psicologia politica, di etologia,
di teoria politica, di economia, di sociologia e di storia. Miglio
intendeva costituire un vero e proprio laboratorio dove lo scienziato della
politica, servendosi dei risultati portati alla disciplina dalle diverse
scienze sperimentali, fosse in grado di conseguire una formazione scientifica
che si ponesse all'avanguardia; dal 1983 al 1995 vi vennero pubblicati più di
trenta volumi. Si ricordano, tra gli altri: lo studio di Lorenzo Ornaghi sulla
dottrina della corporazione nel ventennio fascista, l'edizione degli scritti
schmittiani su Hobbes, la
pubblicazioneinterrottadi alcune opere di Lorenz Von Stein, il trattato di
diritto costituzionale del tedesco Rudolph Smend. Degni di nota anche gli
scritti degli economisti Ludwig Von Mises e Friedrich Von Hayek. I volumi, di
squisita fattura, non poterono tuttavia eguagliare l'elegante veste tipografica
di quelli pubblicati dalla F.I.S.A., ed un identico destino parve accomunare le
due collane: anche in questo caso, Miglio fu infatti costretto a sospendere le
pubblicazioni. Miglio e Lorenz Von Stein Alla formazione del pensiero
politico di Gianfranco Miglio contribuirono le opere sociologiche di Lorenz Von
Stein e i saggi di Carl Schmitt sulle categorie del politico. Secondo Stein, in
ogni comunità sono presenti due realtà irriducibili: lo stato e la società. La
società è il terreno della libera iniziativa, ove gli uomini forti vincono sui
deboli e tentano di stabilizzare le loro posizioni attraverso l'ordinamento
giuridico; lo stato è invece il luogo ove regna il principio di uguaglianza.
Per Stein esso non può che identificarsi con la monarchia: il re è infatti
l'unica autorità in grado di intervenire a sostegno dei più deboli. Già a
partire dalla seconda metà del Settecento i monarchi, attraverso il potere di
ordinanza, erano stati in grado di modificare le costituzioni giuridiche
cetuali all'interno dei loro territori, una politica ch'essi avevano potuto
condurre in porto non senza grosse difficoltà, a vantaggio del bene comune:
questo era accaduto soprattutto in Austria, in Prussia e in Sassonia, ma anche
nella Lombardia austriaca e nel Granducato di Toscana. È probabile che
Stein, quando sosteneva che il ruolo dello stato dovesse controbilanciare
quello della società, avesse in mente il riformismo illuminato delle grandi
monarchie assolute di fine Settecento (la Prussia di Federico II, l'Austria di
Giuseppe II). In realtà, le sue dottrine sociologiche si ponevano all'interno
dello stato liberale e partivano dal presupposto che la monarchia, lungi
dall'essere un potere assoluto, dovesse comunque fare i conti con il potere
della società attestato nei parlamenti. Secondo Stein ogni comunità prospera
solo quando stato e società sono in equilibrio, ugualmente vitali ed operanti.
Anche il professor Miglio credeva che ogni comunità fosse dominata da due
realtà irriducibili ma, a differenza di Lorenz Von Stein, egli non le
identificava nello stato e nella società: Non lo stato, perché è una realtà
storica inserita nel tempo e, come tutte le creature e specie viventi, destinata
a decadere,a scomparire ed essere sostituita da altre forme di aggregazione
politica; non la società perché Stein la considerava in un'ottica
esclusivamente economico-giuridica e l'aveva tenuta artificiosamente separata
dall'altra realtà, lo stato. Miglio e Carl Schmitt Tornando alla
formazione di Miglio, fu senza dubbio decisivo l'incontro con l'eminente
giurista tedesco Carl Schmitt, le cui opere erano state in gran parte
trascurate dagli intellettuali italiani. L'aiuto che Schmitt aveva finito per prestare
al regime hitleriano, in particolare nel sostenere la legalità delle leggi
razziali in un sistema di diritto internazionale, furono più che sufficienti
per oscurare in Italia la sua imponente produzione scientifica. In realtà, i
rapporti di Schmitt con il nazismo furono di breve durata: nella seconda metà
degli anni trenta, il giurista di Plettenberg aveva preso definitivamente le
distanze da Hitler.[senza fonte] Di Schmitt il professor Miglio apprezzò gli
studi di scienza politica e di diritto internazionale: nel 1972 curò assieme a
Schiera l'edizione italiana di alcuni saggi pubblicati dal Mulino con il titolo
Le categorie del politico. Nella prefazione al volume, il professore si
soffermò sui decisivi contributi portati da Schmitt alla scienza politologica.
L'antologia destò scalpore nel mondo accademico. Norberto Bobbio sostenne che,
con quegli scritti, Miglio aveva "destabilizzato la sinistra
italiana". È dall'incontro con la grande produzione scientifica di Carl
Schmitt che Miglio riuscì quindi a "fabbricarsi" gli strumenti per
costruire una parte importante del suo modello sociologico. Nel Begriff des
Politischen, Schmitt aveva infatti scoperto che l'essenza del politico è
fondata sul conflitto tra amico e nemico: è uno scontro all'ultimo sangue
perché la guerra politica porta normalmente all'eliminazione fisica
dell'avversario. Non a caso il giurista tedesco sostenne che l'esempio più
emblematico di scontro politico fosse la guerra civile (Bürgerkrieg) tra
fazioni partigiane: qui il tasso di conflittualità tra amico e nemico è sempre
stato altissimo. Chi ha gli stessi amici non può che avere gli stessi nemici
del proprio compagno di lotta. Si crea in altre parole un clima di solidarietà
tra i membri del gruppo che è decisivo nella guerra contro i nemici. Il
rapporto politico è sempre esclusivo, volto a marcare l'identità del gruppo in
opposizione a quella degli altri. Schmitt aveva inoltre scoperto che
l'avvento dello stato moderno aveva portato a due risultati di eccezionale
portata storica. Primo: la fine delle guerre civili all'interno del territorio
(le faide e le guerre confessionali del XVI-XVII secolo) con l'annientamento
del ruolo politico detenuto sino a quel momento dalle fazioni in lotta (dai
partiti confessionali ai ceti). Da quel momento i sovrani furono i supremi
garanti dell'ordine all'interno degli stati, territori sempre più estesi
ch'essi governarono servendosi di un apparato amministrativo regolato dal
diritto. Il secondo grande risultato fu per certi versi una conseguenza del primo:
l'avvento dello stato moderno portò nello stesso periodo all'erezione di un
sistema di diritto internazionale (ius publicum europeum) assolutamente
vincolante per i paesi che vi aderirono. Anche in questo caso, il tasso di
politicità (cioè l'aggressività delle parti in lotta, gli stati) venne
fortemente limitato: le guerre legittime, intraprese solo dagli stati, vennero
condotte da quel momento in base alle regole dello ius publicum europaeum. Si
trattava quindi di conflitti a basso tasso di politicità, non foss'altro perché
la vittoria di una delle parti in lotta non poteva portare in alcun modo
all'annientamento dell'avversario, il cui diritto di esistenza era tutelato dal
diritto e accettato da tutti gli stati. La crisi dello ius publicum europaeum,
divenuta palese alla fine della Prima guerra mondiale e acuitasi ulteriormente
con lo scoppio delle guerre partigiane nei decenni successivi, resero palese a
Schmitt la fine della regle de droit su cui si era fondato l'universo giuridico
occidentale nei rapporti internazionali tra stati sovrani. La guerra civile e,
in modo particolare, l'estrema politicizzazione avvenuta durante le guerre
mondiali con la criminalizzazione degli avversari persuasero Schmitt che la
fine dello ius publicum europaeum era ormai compiuta. In questo, il giurista
tedesco vide soprattutto il fallimento della civiltà giuridica occidentale nel
suo supremo tentativo di fondare i rapporti umani unicamente sulle basi del
diritto. Anche Miglio prese atto della fine dello ius publicum europaeum
ma, a differenza di Schmitt, non credette che tale processo segnasse la fine
del diritto e la vittoria definitiva delle leggi aggressive della politica.
Fondando il suo originale modello sociologico, egli sostenne che tutte le
comunità umane si sono sempre rette su due tipi di rapporti: l'obbligazione
politica e il contratto-scambio. Ai suoi occhi, lo stato (moderno) era stato un
autentico capolavoro perché, apportando un contributo decisivo alla sua
costituzione, i giuristi dell'età moderna erano riusciti a regolare la politica
inserendola in un compiuto sistema di norme fondato sulla razionalità del
diritto, sull'impersonalità del comando e sui concetti di contratto e
rappresentanza: tutti elementi appartenenti alla sfera del contratto/scambio.
Secondo il professore, il crollo dello ius publicum europeum aveva però messo
in crisi la stessa impalcatura su cui si reggeva lo stato, che ora dimostrava
tutta la sua storicità. Diversamente da Schmitt, che era rimasto legato
all'idea dell'organizzazione statale, Miglio sosteneva che la civiltà
occidentale, soprattutto dopo il 1989, stesse attraversando una fase di
transizione al termine della quale lo stato verrà probabilmente sostituito da
altre forme di comunità ove obbligazione politica e contratto/scambio si
reggeranno in un nuovo equilibrio. La fine dello stato e il ritorno al
medioevo Con il crollo del muro di Berlino, ritenne che lo stato moderno fosse
giunto al capolinea. Il progresso tecnologico e, in modo particolare, il più
alto livello di ricchezza cui erano giunti i paesi occidentali lo convinsero
che negli anni successivi sarebbero avvenuti cambiamenti di portata radicale,
tali da coinvolgere anche la costituzione (Verfassung) degli ordinamenti
politici. Secondo Miglio, lo stato avrà in futuro crescenti difficoltà nel
garantire servizi efficienti alla popolazione. Ciascun cittadino, vedendo
accresciuto il proprio tenore di vita in forza dell'economia di mercato,
sarà infatti portato ad avere sempre meno fiducia nei lenti meccanismi della burocrazia
pubblica, ch'egli riterrà inadeguata a soddisfare i suoi standard di
vita. L'elevata produttività dei paesi avanzati e la vittoria definitiva
dell'economia di mercato su quella pubblica porterà in altri termini a nuove
forme di aggregazione politica al cui interno i cittadini saranno desti contare
in misura molto maggiore rispetto a quanto non lo siano oggi nei vasti stati in
cui si trovano inseriti. Secondo il professore gli stati democratici, ancora
fondati su istituti rappresentativi risalenti all'Ottocento, non riusciranno
più a provvedere agli interessi della civiltà tecnologica del secolo XXI. Con
il crollo del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, si creano in altri
termini le premesse perché la politica cessi di ricoprire un ruolo primario
nelle comunità umane e venga invece subordinata agli interessi concreti dei
cittadini, legati alla logica di mercato. La fine degli stati moderni
porterà secondo Miglio alla costituzione di comunità neofederali dominate non
più dal rapporto politico di comando-obbedienza, bensì da quello mercantile del
contratto e della mediazione continua tra centri di potere diversi: sono i
nuovi gruppi in cui sarà articolato il mondo di domani, corporazioni dotate di
potere politico ed economico al cui interno saranno inseriti gruppi di
cittadini accomunati dagli stessi interessi. Secondo il professore, il mondo
sarà costituito da una società pluricentrica, ove le associazioni territoriali
e categoriali vedranno riconosciuto giuridicamente il loro peso politico non diversamente
da quanto avveniva nel medioevo. Di qui l'appello a riscoprire i sistemi
politici anteriori allo stato, a riscoprire quel variegato mosaico medievale
costituito dai diritti dei ceti, delle corporazioni e, in particolar modo,
delle libere città germaniche. Il professore studiò a fondo gli antichi
sistemi federali esistiti tra il medioevo e l'età moderna: le repubbliche
urbane dell'Europa germanica tra il XII e il XIII secolo, gli ordinamenti
elvetici d'antico regime, la Repubblica delle Province Unite e, da ultimo, gli
Stati Uniti. Ai suoi occhi, il punto di forza risiedeva precisamente nel ruolo
che quei poteri pubblici avevano saputo riconoscere alla società nelle sue
articolazioni corporative e territoriali. Miglio dedicò i suoi ultimi anni
allo studio approfondito di questi temi, progettando di scrivere un volume
intitolato l'Europa degli Stati contro l'Europa delle città. Il libro è rimasto
incompiuto per la morte del professore. L'impegno politico diretto e il federalism.
S iscrisse alla neonata Democrazia Cristiana, che lasciò nel 1959, quando
divenne preside della Facoltà di Scienze politiche dell'Università Cattolica
del Sacro Cuore di Milano; Miglio rimase comunque legato culturalmente alla DC
fnell'immediato domani della Liberazione, fu tra i fondatori, a Como, del
movimento federalista “Il Cisalpino”, con altri docenti dell'Università
Cattolica di Milano. Ispirato alle idee di Carlo Cattaneo, il programma del
“Cisalpino” prevedeva la suddivisione del territorio italiano su base cantonale,
secondo il modello svizzero, con la costituzione di tre grandi macroregioni
(Nord, Centro e Sud). Il suo nome venne proposto per il conferimento del
titolo di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ma una
volta informato del fatto rifiutò di accettare l'onorificenza, che venne
annullata con un successivo Decreto presidenziale l'anno seguente. Si avvicinò alla
Lega Nord. Eletto al Senato della Repubblica come indipendente nelle liste
della Lega Nord-Lega Lombarda (da allora a Miglio fu attribuito l'appellativo
lombardo di Profesùr), per quattro anni (dal 1990 al 1994) lavorò per il
partito con l'intento di farne un'autentica forza di cambiamento. In
questo periodo elaborò un progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale
assegnato all'autorità federale e a quella delle macroregioni o cantoni (del
Nord o Padania, del Centro o Etruria, del Sud o Mediterranea, oltre alle cinque
regioni a statuto speciale). Questa architettura costituzionale prevedeva
l'elezione di un governo direttoriale composto dai governatori delle tre
macroregioni, da un rappresentante delle cinque regioni a statuto speciale e
dal presidente federale. Quest'ultimo, eletto da tutti i cittadini in due
tornate elettorali, avrebbe rappresentato l'unità del paese. I
puntisalienti del progetto, esposti nel Decalogo di Assago del 1993, vennero
fatti propri dalla Lega Nord solo marginalmente: il segretario federale,
Umberto Bossi, preferì infatti seguire una politica di contrattazione con
lo stato centrale che mirasse al rafforzamento delle autonomie regionali.
Il dissenso di Miglio, iniziato al congresso leghista di Assago, si acuì dopo
le elezioni politiche, dove fu rieletto al Senato, quando il professore si
disse non d'accordo sia ad allearsi con Forza Italia, sia a entrare nel primo
governo Berlusconi. Soprattutto Miglio non gradì che per il ruolo di ministro
delle Riforme istituzionali fosse stato scelto Francesco Speroni al suo
posto. Bossi reagì spiegando: «Capisco che Miglio sia rimasto un po' irritato
perché non è diventato ministro, ma non si può dire che non abbiamo difeso la
sua candidatura. Il punto è che era molto difficile sostenerla, perché c'era la
pregiudiziale di Berlusconi e di Fini contro di lui. Di fatto, il ministero per
le Riforme istituzionali a lui non lo davano. (Se Miglio vorrà lasciare la
strada della Lega, libero di farlo. Ma vorrei ricordargli che è arrivato alla
Lega nel '90 e che, a quell'epoca, il movimento aveva già raggranellato un
sacco di consiglieri regionali». In conclusione per Bossi, Miglio «pare che
ponga solo un problema di poltrone e la difesa del federalismo non è questione
di poltrone». Il giorno dopo, 16 maggio 1994, in aperto dissidio con Umberto
Bossi, Miglio lascia la Lega Nord dicendo di Bossi: «Spero proprio di non
rivederlo più. Per Bossi il federalismo è stato strumentale alla conquista e al
mantenimento del potere. L'ultimo suo exploit è stato di essere riuscito a
strappare a Berlusconi cinque ministri. Tornerò solo nel giorno in cui Bossi
non sarà più segretario». Nonostante ciò, moltissimi militanti e
sostenitori leghisti continuarono a provare grande simpatia e ammirazione per
il professore e per le sue teorie. Alcuni dirigenti della Lega tennero comunque
vivo il dialogo con Miglio, in particolar modo Giancarlo Pagliarini, Francesco
Speroni e il presidente della Libera compagnia padana Gilberto Oneto, al quale
il professore era particolarmente legato. In particolare Miglio fu in stretti
rapporti con l'ex deputato leghista Luigi Negri, col quale fondò il Partito
Federalista. Eletto ancora una volta al Senato, nel collegio di Como per il
Polo per le Libertà, iscrivendosi al gruppo misto. Negli anni in cui la
Lega si spostò su posizioni indipendentiste, il professore si riavvicinò alla
linea del partito, sostenendo a più riprese la piena legittimità del diritto di
secessione della Padania dall'Italia come sottospecie del più antico diritto di
resistenza medievale. Miglio e la mafia Nella sua originale riflessione
sul contrasto tra i regimi giuridici "freddi" e "caldi"
Miglio sostenne la necessità di sviluppare, all'interno delle diverse società e
culture, ordini giuridici in grado di rispondere alle specifiche esigenze. In
maniera provocatoria, egli giunse a dichiararsi favorevole al «mantenimento
anche della mafia e della 'ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante
sulla personalità del comando. Che cos'è la mafia? Potere personale, spinto
fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe
un'assurdità. C'è anche un clientelismo buono che determina crescita economica.
Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud
hanno bisogno di essere costituzionalizzate». La sua riflessione puntava a
cogliere quali fossero le ragioni profonde alla base di mafia, camorra e
'ndrangheta (insieme a ciò che genera il consenso attorno a queste
organizzazioni criminali), perché solo istituzioni che sono in sintonia con la
comunitànel caso specifico, che non dimentichino la centralità del rapporto
personale piuttosto che impersonale nella società meridionalepossono creare una
vera alternativa al presente. Opere: “La controversia sui limiti del
commercio neutrale: ricerche sulla genesi dell'indirizzo positivo nella scienza
del diritto delle genti,” Milano, Ispi, “La crisi dell'universalismo politico
medioevale e la formazione ideologica del particolarismo statuale moderno,” in:
"Pubbl. Fac. giurispr. Univ. Padova", “La struttura ideologica della
monarchia greca arcaica ed il concetto "patrimoniale" dello Stato
nell'eta antica, in: "Jus. Rivista di scienze giuridiche", “Le
origini della scienza dell'amministrazione, Milano, Giuffrè, “L'unità fondamentale di svolgimento
dell'esperienza politica occidentale, in: "Rivista internazionale di
scienze sociali", “I cattolici di fronte all'unità d'Italia, in:
"Vita e pensiero", “L'amministrazione nella dinamica storica, in:
Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica, Storia Amministrazione
Costituzione, Bologna, Il Mulino, Le trasformazioni dell'attuale regime
politico, in: "Jus. Rivista di scienze giuridiche", “ Il ruolo del
partito nella trasformazione del tipo di ordinamento politico vigente. Il punto
di vista della scienza della politica, Milano, La nuova Europa editrice,
L'unificazione amministrativa e i suoi protagonisti, Vicenza, Neri Pozza, La
trasformazione delle università e l'iniziativa privata, in: Atti del I Convegno
su: Università: problemi e proposte, promosso dal Rotary Club di Milano-Centro
Una Costituzione in "corto circuito", in: "Prospettive nel
mondo", Ricominciare dalla montagna. Tre rapporti sul governo dell'area
alpina nell'avanzata eta industriale, Milano, Giuffrè, La Valtellina. Un modello possibile di
integrazione economica e sociale, Sondrio, Banca Piccolo Credito Valtellinese,
Utopia e realtà della Costituzione, in "Prospettive del mondo",
Posizione del problema. Ciclo storico e innovazione scientifico-tecnologica. Il
caso della tarda antichità, in Tecnologia, economia e società nel mondo romano.
Atti del Convegno di Como, Como, Genesi e trasformazioni del termine-concetto
Stato, in Stato e senso dello Stato oggi in Italia. Atti del Corso di
aggiornamento culturale dell'Università cattolica, Pescara, Milano, Vita e
pensiero, Guerra, pace, diritto. Una ipotesi generale sulle regolarità del
ciclo politico, in: Umberto Curi , Della guerra, Venezia, Arsenale, Una
repubblica migliore per gli italiani. Verso una nuova costituzione, Milano,
Giuffrè, Le contraddizioni interne del
sistema parlamentare-integrale, in: "Rivista italiana di Scienza
Politica", Considerazioni sulle responsabilità, in: "Synesis,
periodico dell'Associazione italiana centri culturali", Le regolarità
della politica. Scritti scelti raccolti e pubblicati dagli allievi, Milano,
Giuffrè, Il nerbo e le briglie del
potere. Scritti brevi di critica politica, Milano, Edizioni del Sole 24 ore,
Una Costituzione per i prossimi trent'anni. Intervista sulla terza Repubblica,
Roma-Bari, Laterza, Per un'Italia federale, Milano, Il Sole 24 ore, Come
cambiare. Le mie riforme, Milano, A. Mondadori, Italia 1996. Così è andata a
finire, con "Il Gruppo del lunedì", Collezione Frecce, Milano, A.
Mondadori, ed. Oscar Saggi, Disobbedienza civile, Milano, A. Mondadori, Io, Bossi e la Lega.
Diario segreto dei miei quattro anni sul Carroccio, Milano, A. Mondadori, Come
cambiare. Le mie riforme per la nuova Italia, Milano, A. Mondadori, Modello di
Costituzione Federale per gli italiani, Milano, Fondazione per un'Italia
Federale, Federalismi falsi e degenerati, Milano, Sperling & Kupfer,
Federalismo e secessione. Un dialogo, con Augusto Antonio Barbera, Milano, A.
Mondadori, Padania, Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o non è mai
esistito?, con Marcello Veneziani, Firenze, Le Lettere, Le barche a remi del
Lario. Da trasporto, da guerra, da pesca, e da diporto, con Massimo Gozzi e
Gian Alberto Zanoletti, Milano, Leonardo arte,
L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di
cambiare il loro destino, Vicenza, Neri Pozza, L'Asino di Buridano. Gli
italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino. Nuova
edizione, pref. di Roberto Formigoni, postf. di Sergio Romano, Varese, Edizioni
Lativa, Gianfranco Miglio: un uomo libero, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia
Padana, Novara, Un Miglio alla libertà, audiolibro, coll. Laissez Parler,
Treviglio, La Libera Compagnia PadanaLeonardo Facco Editore, 2005. , Gianfranco
Miglio: gli articoli, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana,
Novara,Gianfranco le interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia
Padana, Novara, L'Asino di Buridano. Gli
italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, pref.
di Roberto Formigoni, coll. I libri di LiberoMiglio n. 1, Firenze, Editoriale
Libero, Padania, Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o non è mai
esistito?, con Marcello Veneziani, intr. di Marco Ferrazzoli, coll. I libri di
LiberoMiglio n. 2, Firenze, Editoriale Libero, Federalismo e secessione. Un
dialogo, con Augusto Antonio Barbera, coll. I libri di LiberoMiglio n. 4,
Firenze, Editoriale Libero, Disobbedienza civile, coll. I libri di Libero Miglio
n. 5, Firenze, Editoriale Libero, La controversia sui limiti del commercio
neutrale fra Giovanni Maria Lampredi e Ferdinando Galiani, pref. di Lorenzo
Ornaghi, Torino, Aragno, Gianfranco
Miglio: scritti brevi, interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia
Padana, Novara, Lezioni di politica. Storia delle dottrine politiche. Scienza
della politica, Bologna, Il Mulino, Davide G. Bianchi e Alessandro Vitale,
Bologna, Il Mulino,Discorsi parlamentari, con un saggio di Claudio Bonvecchio,
Senato della Repubblica, Archivio storico, Bologna, Il Mulino, L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese
con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, coll. Opere scelte di Gianfranco
Miglio, Stefano Bruno Galli, Milano, Guerini e Associati, . Considerazioni
retrospettive e altri scritti, coll. Opere scelte di Gianfranco Miglio, Stefano
Bruno Galli, Milano, Guerini e Associati,
Lo scienziato della politica, coll. Opere scelte di Gianfranco Miglio, a
cura e con intr. di Stefano Bruno Galli, Milano, Guerini e Associati, .Guerra,
pace, diritto, con un saggio di Massimo Cacciari, La Nuova Guerra,
[S.l.Milano], Editrice La Scuola, 1 Scritti politici, Luigi Marco Bassani,
pref. di Giuseppe Valditara, coll. I libri del Federalismo, Roma, Pagine,
Modello di Costituzione Federale per gli italiani, pref. di Lorenzo Ornaghi,
Andrea Spallino, Torino, G. Giappichelli Editore, La Padania e le grandi
regioni, in: Innocenzo Gasparini, L'unità economico-sociale della Padania. In
appendice: Guido Fanti, Gianfranco Miglio, con intr. e Stefano Bruno Galli,
Fano, Associazione Gilberto OnetoIl Cerchio, .Carl Schmitt. Saggi, Damiano
Palano, Brescia, ScholéEditrice Morcelliana, .Le origini e i primi sviluppi
delle dottrine giuridiche internazionali pubbliche nell'età moderna, pref. di
Lorenzo Ornaghi, intr. di Damiano Palano, Torino, Aragno, Vocazione e destino
dei Lombardi, a cura e con pref. di Stefano Bruno Galli, [S.l.Milano], Regione
Lombardia, Prefazioni Gilberto Oneto, Bandiere di libertà: Simboli e vessilli
dei Popoli dell'Italia settentrionale. In appendice le bandiere dei popoli
europei in lotta per l'autonomia, intr. di Gianfranco Miglio, Effedieffe,
Milano, Gianfranco Morra, Breve storia del pensiero federalista, pref. di
Gianfranco Miglio, Milano, Oscar Mondadori, Governo Provvisorio della Padania,
Manuale di resistenza fiscale, pref. di Gianfranco Miglio, Gallarate, Gilberto
Oneto, Croci draghi aquile e leoni. Simboli e bandiere dei popoli padano-alpini,
pref. alla prima edizione di Gianfranco Miglio, Roberto Chiaramonte EditoreLa
Libera Compagnia Padana, Collegno (TO). Opere su Gianfranco Miglio Alberto
Sensini, Prima o seconda Repubblica? A colloquio con Aldo Bozzi e Gianfranco
Miglio, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, Lorenzo Ornaghi e Alessandro
Vitale , Multiformità e unità della politica. Atti del Convegno tenuto in
occasione del 70º compleanno di Gianfranco Miglio, Milano, Giuffrè, Giorgio
Ferrari, Gianfranco Miglio. Storia di un giacobino nordista, Milano, Liber
internazionale, Mario Bevilacqua, Insidia mito e follia nel razzismo di
Gianfranco Miglio, in "Il rinnovamento", Alessandro Campi, Schmitt,
Freund, Miglio. Figure e temi del realismo politico europeo, Firenze,
Akropolis/La Roccia di Erec, Giovanni Di Capua, Gianfranco Miglio, scienziato
impolitico, pref. di Giancarlo Galli, Soveria Mannelli (Catanzaro), Rubbettino,
Alessandro Vitale, La costituzione e il cambiamento internazionale. Il mito
della costituente, l'obsolescenza della costituzione e la lezione dimenticata
di Gianfranco Miglio, Torino, CIDAS, Luca Romano , Il pensiero federalista di
Gianfranco Miglio: una lezione da ricordare. Atti del Convegno di studi,
Venezia, Sala del Piovego di Palazzo Ducale, Venezia, Consiglio regionale del
Veneto-Caselle di Sommacampagna, Cierre, Fulco Lanchester, Miglio
costituzionalista, Rivista di politica: trimestrale di studi, analisi e
commenti, Soveria Mannelli (Catanzaro),
Rubbettino. Damiano Palano, Il cristallo dell'obbligazione politica in ID.,
Geometrie del potere. Materiali per la storia della scienza politica italiana,
Milano, Vita e Pensiero. Maroni: voglio riprendere l'eredità di Gianfranco
MiglioMiglioVerde, su miglioverde.eu. Bossi a sorpresa al convegno su Miglio a
Domaso:"Un grande"Ciao Como, su CiaoComo, la Repubblica/politica: È
morto Gianfranco Miglio, su repubblica. Ticinonline COMO: Lunedì a Domaso i
funerali di Gianfranco Miglio. Riletture: Gianfranco Miglio su ariannaeditrice. MIGLIO | il ricordo a 15 anni dalla scomparsa
| Terre di Lombardia, su terredilombardia.info. Francesco D'Alessandro,
Cristianesimo e cultura politica: l'eredità di otto illustri testimoni,
Paoline, Gianfranco Morra, [Miglio] La vita e le opere, La Voce di Romagna, 8
agosto 5. Il silenzio di Miglio fa paura
alla Lega Bossi: Miglio pensa solo alla
poltrona Miglio: "con Bossi è un
amore finito" Miglio torna
nell'arena: è l'occasione buona
Gianfranco Miglio, Una repubblica mediterranea?, in Un'altra Repubblica? Perché, come, quando,
Laterza, Roma-Bari, Umberto Rosso, Miglio l'antropologo. 'Diverso l'uomo del Sud',
in la Repubblica, «Non mi fecero
ministro perché avrei distrutto la Repubblica»TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Gianfranco Miglio, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Gianfranco Miglio, in
Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Miglio, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su
senato, Senato della Repubblica. Gianfranco
Miglio, su Openpolis, Associazione Openpolis.
Registrazioni di Gianfranco Miglio, su RadioRadicale, Radio
Radicale. Istituto per la scienza
dell'amministrazione pubblica, su isapistituto. Interviste Intervista sulla
Secessione della Padania, 1996, su prov-varese.leganord.org. 3 novembre
2006 9 luglio 2006). Commemorazione di Miglio nel 1º anniversario della
scomparsa di Alessandro Campi, su giovanipadani.leganord.org 14 maggio
2006). «Non mi fecero ministro perché avrei distrutto la Repubblica», Il Giornale,
1999, su newrassegna.camera. Interviste a Miglio sui "Quaderni della
Libera Compagnia Padana" su laliberacompagnia.org. Documenti politici
Sezione di approfondimento sul pensiero di Gianfranco Miglio Archiviato il 20
novembre 2009 in ., dal sito ufficiale della Lega Nord. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Miglio," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Speranza “Saturdays and
Mondays”
mondolfo: Grice: “Mondolfo is one of the few
who have focused on ‘gli eleati’ as involving a locus – pretty much as I do
when I talk of Oxonian dialectic.” Grice: “Mondolfo’s study of the politics of
Risorgimento is good; especially since every Englishman seemed to endorse it!”
-- essential Italian philosopher. Like Grice, Mondolfo believed seriously in
the longitudinal unity of philosophy and made original research on the
historiography of philosophy, especially during the Eleatic, Agrigento, and
later Roman periods. Rodolfo Mondolfo Rodolfo Mondolfo. Rodolfo Mondolfo
(Senigallia), filosofo. Nacque in provincia di Ancona, ultimogenito di Vito
Mondolfo e Gismonda Padovani, una famiglia benestante di commercianti di
origine ebraica. Suo fratello maggiore Ugo Guido (18751958) fu uno storico,
membro del Partito Socialista Italiano sin dalla sua fondazione e stretto
collaboratore di Filippo Turati alla rivista "Critica sociale". Anche
Rodolfo aderisce alle idee marxiste e socialiste. Tra il 1895 ed il 1899
compie gli studi universitari a Firenze, dove raggiunge il fratello, anch'egli
studente dell'ateneo fiorentino, e si laurea in Lettere e Filosofia con Felice
Tocco, discutendo una tesi su Condillac dal titolo: "Contributo alla
storia della teoria dell'associazione", un lavoro da cui saranno poi
tratti alcuni dei suoi primi saggi di storia della filosofia. Insieme i
due fratelli frequentavano un gruppo di giovani socialisti, di cui facevano
parte Gaetano Salvemini, Cesare Battisti ed Ernesta Bittanti. Fino al
1904 Mondolfo si dedica all'insegnamento nei licei nelle città di Potenza,
Ferrara e Mantova. Nel 1904 inizia la carriera universitaria con un
incarico all'Padova, in sostituzione di Roberto Ardigò. Nel 1910 si
trasferisce ad insegnare Storia della filosofia all'Torino, dove rimarrà sino
al 1914, anno in cui ottiene la stessa cattedra all'Bologna. Nell'immediato
primo dopoguerra, a Senigallia, viene eletto consigliere comunale nelle file
del Partito Socialista Italiano, al quale anch'egli aveva aderito sin dagli
anni universitari, ma questo sarà l'unico incarico ufficiale ricoperto da
Mondolfo nel partito. Gli anni che vanno dall'inizio del secolo al 1926 sono
forse quelli in cui è più intensa e fervida l'attività letteraria e politica di
Mondolfo: nel 1903 inizia infatti la sua collaborazione con la rivista
"Critica Sociale", protrattasi fino al 1926, anno in cui la rivista
viene soppressa dal regime fascista. In questo stesso periodo pubblica
alcune delle sue opere più importanti come i "Saggi per la storia della
morale utilitaria" di Hobbes (1903) ed Helvetius (1904), "Tra il
diritto di natura e il comunismo", (1909), "Rousseau nella formazione
della coscienza moderna" (1912), "Il materialismo storico in F.
Engels" (1912), "Sulle orme di Marx" (1919). Nel 1925 Mondolfo è
tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da
Benedetto Croce. Dopo il 1926, per la soppressione della rivista a cui
collabora più attivamente, e per l'inasprirsi dei controlli e delle censure
poste dal regime fascista, nell'evidente impossibilità di proseguire i suoi
studi sulla dottrina marxista, si dedica allo studio del pensiero filosofico
greco. Ciò nonostante, pur in questo periodo, grazie alla politica di Giovanni
Gentile che volle coinvolgere studiosi di diverso orientamento nell'impresa,
collabora con l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana e scrive la voce Socialismo
pubblicata nella prima edizione dell'Enciclopedia Treccani (Volume XXXI,
1936). Nel maggio 1939, in seguito alle leggi razziali fasciste che vietavano
agli ebrei di ricoprire cariche pubbliche, Mondolfo scrisse il proprio
curriculum di benemerenze e vi inserì lo stesso Gentile come testimone il quale
"nel 1937 ebbe a propormi per il Premio Reale di filosofia presso la R.
Accademia dei Lincei". Gentile autorizzò Mondolfo a citarlo tra i
testimoni e tentò inutilmente di farlo rientrare tra gli esclusi dalle leggi
razziali. Costretto a lasciare l'Italia Gentile scrisse al filosofo Coriolano
Alberini e lo aiutò a trovare lavoro in Argentina dove intendeva trasferirsi
insieme con la moglie e i figli. Qui, nel 1940, dopo un breve periodo di
incertezze, riesce ad ottenere un incarico presso l'Córdoba per un seminario di
filosofia ed una cattedra di greco antico. Mondolfo scrisse in seguito a
Gentile ringraziandolo per l'"amicizia fraterna". Nel 1946 ha
inizio in Argentina il periodo del regime peronista, che si protrarrà sino al
1955, e di lì a poco sarà seguito dalla dittatura militare argentina. Sono anni
questi che fanno rivivere a Mondolfo molte delle spiacevoli esperienze passate
in Italia durante il fascismo. Anche se in Argentina non si dedica attivamente
alla vita politica, è proprio per contrasti di tipo politico con l'ambiente
universitario di Córdoba che nel 1948 preferisce trasferirsi all'Tucumán, in
cui ottiene la cattedra di Storia della filosofia antica che mantiene fino al
1952, anno in cui si trasferisce a Buenos Aires dove muore il 16 luglio del
1976. Il suo archivio personale è depositato in parte a Firenze presso la
Fondazione di Studi Storici Filippo Turati ed in parte presso la Biblioteca di
Filosofia Università degli Studi di Milano. Opere: “Il materialismo
storico in Engels,” Formiggimi, La Nuova Italia, La Nuova Italia, “Sulle orme di Marx,” – Grice: “Whitehead
used to say that metaphysics has been but footnotes to Plato; and Strawson used
to say that to rob peter to pay paul you must show first that pragmatics is but
footnotes to Grice!” -- Grice: “But of
course a footnote is not a footprint – only similar!” – Grice: “While ‘footprint’
involves Roman pressum, ‘orma’ obviates that!” -- Cappelli, “L'infinito nel pensiero dei Greci,
Felice Le Monnier, La Nuova Italia, “Problemi e metodi di ricerca nella storia
della filosofia, Zanichelli, La Nuova Italia, Firenze, Milano, Bompiani, “Gli
albori della filosofia in Grecia,” «La Nuova Italia», Editrice Petite
Plaisance, Pistoia, . La comprensione del soggetto umano nella cultura antica,
La Nuova Italia (Milano, Bompiani ). Alle origini della filosofia della
cultura, Il Mulino, “Il pensiero politico nel Risorgimento italiano,” Nuova
accademia, Cesare Beccaria, Nuova Accademia Editrice,. “Moralisti greci: la
coscienza morale da Omero a Epicuro,” Ricciardi, “Da Ardigò a Gramsci,” Nuova
Accademia, “Il concetto dell'uomo in Marx,” Città di Senigallia, “Momenti del
pensiero greco e cristiano,” Morano, “Umanismo di Marx. Studi filosofici,
Einaudi, “Il contributo di Spinoza alla concezione storicistica, Lacaita, Polis,
lavoro e tecnica, Feltrinelli, Educazione e socialismo, Lacaita, “Gli eleati,”
Bompiani, . Note Vedi Paolo Favilli, Dizionario Biografico degli
Italiani, riferimenti in . Fu una delle
prime donne italiane a conseguire la laurea (cfr. Le donne nell'Firenze). Il 7
agosto 1899 sposò civilmente a Firenze in Palazzo Vecchio Cesare Battisti. La
sorella di Ernesta, Irene, sposerà Giovanni Battista Trener, per anni
collaboratore di Cesare. Amedeo
Benedetti, L'Enciclopedia Italiana Treccani e la sua biblioteca,
"Biblioteche Oggi", Milano, n. 8, ottobre 200540. Enciclopedia Treccani, vedi alla voce futuro
di Cesare Medail, Corriere della Sera, 11 ottobre 200035, Archivio
storico. Rodolfo Mondolfo, «SOCIALISMO»
la voce nella Enciclopedia Italiana, Volume XXXI, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1936. Paolo
Simoncelli41. Paolo Simoncelli42.
Paolo Simoncelli43. Vedi Fabio Frosini, Il contributo italiano
alla storia del PensieroFilosofia, riferimenti in . Archivio Rodolfo Mondolfo. Inventari Stefano
Vitali e Piero Giordanetti. Ministero per i beni culturali e ambientali.
Ufficio Centrale per i beni archivistici.
Archivio Rodolfo Mondolfo. Inventari, Stefano Vitali e Piero
Giordanetti, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio
Centrale per i beni archivistici, 1997. Paolo Simoncelli "Non credo
neanch'io alla razza" Gentile e i colleghi ebrei, Le Lettere,
Firenze, L. Vernetti, R. Mondolfo e la
filosofia della prassi, Morano, E.
Bassi, Rodolfo Mondolfo nella vita e nel pensiero socialista, Tamari, 1968. A.
Santucci , Pensiero antico e pensiero moderno in Rodolfo Mondolfo, Cappelli,
Bologna 1979. N. Bobbio, Umanesimo di Rodolfo Mondolfo, in Maestri e compagni,
Passigli Editore, Firenze 1984. M. Pasquini, Del Vecchio, il kantismo giuridico
e la sua incidenza nell'elaborazione di Rodolfo Mondolfo (1906-1909),
Alfagrafica, Città di Castello, 1999. C. Calabrò, Il socialismo mite. Rodolfo
Mondolfo tra marxismo e democrazia, Polistampa, Firenze 2007. E. Amalfitano,
Dalla parte dell'essere umano. Il socialismo di Rodolfo Mondolfo, L'asino
d'oro, Roma. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze
Archivistiche. Opere su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere Fabio Frosini, MONDOLFO, Rodolfo, in Il
contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Vita opere e pensiero Diego Fusaro, sito
"filosofico.net". Fondo Rodolfo Mondolfo Università degli Studi di
Milano. Biblioteca di Filosofia. Fondo Rodolfo Mondolfo Fondazione di Studi
Storici Filippo Turati. V D M Vincitori del Premio Marzotto Filosofia
Università Università Filosofo
Professore1877 1976 20 agosto 16 luglio Senigallia Buenos Aires -- Italiani emigrati in Argentina -- Refs.:
Luigi Speranza, "Grice, Mondolfo, e la filosofia greco-romana," per
il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
MONFERRATO.
(Casale Monferrato). Filosofo. Autore di opere di teologia e scienza e legato
pontificio. Entrò nell'ordine francescano nella provincia genovese. Fu docente
presso lo studio francescano di Assisi dal 1335 al 1340. Circa nel 1346 scrisse il trattato Quaestio
de velocitate motus alterationis, ispirato alle dottrine di Richard Swineshead
e di Nicola d'Oresme, e successivamente pubblicato a Venezia nel 1505. In esso
presentò un'analisi grafica del movimento dei corpi uniformemente accelerati.
La sua attività di insegnamento in fisica matematica influenzò gli studiosi che
operarono all'Padova e, si crede, possa aver infine influenzato il pensiero
scientifico di Galileo Galilei che ripropose idee simili più di due secoli
dopo. Note ‘Giovanni da Casale’, Enciclopedie on line,
Treccani. Filosofia Filosofo del XIV secoloTeologi italiani Casale
MonferratoStoria della scienza
MONTE. (Pesaro). Filosofo. Grice: “I like to
illustrate a ‘scientific revolution’ with Del Monte’s refutation on the
equilibrium controversy, since it involves a lot of analyticity that only a
philosopher can digest!” -- essential Italian philosopher. Il marchese Guidubaldo
Bourbon Del Monte (Pesaro), filosoMecanicorum liber, Suo padre, Ranieri,
originario da un famiglia benestante di Urbino, discendente dalla schiatta dei
Bourbon del Monte Santa Maria, fu notato per il suo ruolo bellico e fu autore
di due libri sull'architettura militare. Il duca di Urbino, Guidobaldo II della
Rovere, gli attribuì, per meriti, il titolo di Marchese del Monte, dunque la famiglia
divenne nobile solo un generazione prima di Guidobaldo. Alla morte del padre,
ottenne il titolo di Marchese. Guidobaldo
studiò matematica a Padova. Mentre era lì, strinse una grande amicizia con
Tasso. Guidobaldo poi combatté nel conflitto in Ungheria, tra l'impero degli
Asburgo e l'Impero Ottomano. Al termine della guerra, tornò nella sua tenuta a
Mombaroccio, vicino Urbino, dove passava i giorni studiando matematica,
meccanica, astronomia e ottica. Studiò matematica con l'aiuto di Commandino. Divenne amico di Baldi, che fu anch'esso
studente di Commandino. Ispettore delle fortificazioni del Granducato di
Toscana, pur continuando a risiedere nel Ducato di Urbino. In quegli anni, Del Monte corrispondeva con
numerosi matematici inclusio Contarini,
Barozzi e Galilei e con alcuni di
loro si dice abbia avuto anche relazioni più che professionali. L'invenzione per la costruzione di poligoni
regolari e per dividere in un numero determinato di segmento qualsiasi linea fu
incorporata come caratteristica del compasso geometrico e militare di Galileo.
Proprio fu fondamentale nell'aiutare Galilei nella sua carriera universitaria,
che a 26 anni era un promessa ma disoccupato. Del Monte raccomandò il toscano
al suo fratello Cardinale, che a sua volta parlò con il potente Duca di
Toscana, Ferdinando I de' Medici. Sotto la sua protezione, Galileo ebbe una
cattedra di matematica all'Pisa. Guidobaldo divenne un amico fidato di Galileo e
lo aiutò nuovamente quando dovette necessariamente fare domanda per poter insegnare
matematica all'Padova, a causa dell'odio e della macchinazione di Giovanni de'
Medici, un figlio di Cosimo de' Medici, contro Galileo. Nonostante la loro
amicizia, Guidobaldo fu un critico di alcune teorie di Galileo, come quella
relativa alla legge dell'isocronismo delle oscillazioni. Guidobaldo scrisse un importante libro sulla
prospettiva, intitolato Perspectivae Libri VI, pubblicato a Pesaro nche avrà
ampia diffusione nel corso del XVII. Fu sicuramente, anche secondo il parere di
Galileo, uno dei massimi studiosi di meccanica e matematica del
Cinquecento. Mechanicorum liber,
Pisauri. Opere: “Mechanicorum liber,” Pisauri, Girolamo Concordia,
“Planisphaeriorum universalium theorica, Pisauri, Girolamo Concordia, “De
ecclesiastici calendarii restitutione, Pisauri, Girolamo Concordia,
“Perspectivae libri sex,” Pisauri, Girolamo Concordia, “Problematum
astronomicorum libri septem,” Venetiis, Bernardo Giunta, Giovanni Battista
& C Ciotti, “De cochlea,” Venetiis, Evangelista Deuchino, “Mecanicorum liber,”
Venetiis, Evangelista Deuchino. Opere su Del Monte Le mechaniche dell'illustriss. sig. Guido
Vbaldo de' marchesi Del Monte: tradotte in volgare dal sig. Filippo Pigafetta,
Venetia, Le mechaniche dell'illustriss. sig. Guido Vbaldo de' marchesi Del Monte:
tradotte in volgare dal sig. Filippo Pigafetta nelle quali si contiene la vera
dottrina di tutti gli istrumenti principali da mouer pesi grandissimi con
picciola forza, in Venetia, appresso Francesco di Franceschi senese, Due
lettere inedite di Guidobaldo del Monte a Giacomo Contarini, pubblicate ed
illustrate da Antonio Favaronota, Venezia, I sei libri della prospettiva di
Guidobaldo dei marchesi Del Monte dal latino tradotti interpretati e commentati
da Rocco Sinisgalli, presentazione di Gaspare De Fiore, Roma, La teoria sui planisferi universali di
Guidobaldo Del Monte, Rocco Sinisgalli, Salvatore Vastola, Firenze, Galileo (che nel frattempo era stato molto
probabilmente anche suo ospite) poteva occupare la cattedra di Padova, grazie
anche all’intervento del D., che nell’ambiente veneto poteva contare, oltre che
sull’amicizia di un Contarini e di un Pinelli, sull’autorità e l’influenza di
Giambattista Del Monte, generale delle fanterie della Repubblica":
fondazionecardinalefrancescomariadelmonte/guidobaldo-del-monte/. Questo testo proviene in parte dalla relativa
voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo.
Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), Galilei, Le
opere, t. VI, Società editrice fiorentina, Firenze. Lives of Eminent Persons,
Baldwin and Cradock, A. Giostra, La stella o cometa nelle lettere di Guidobaldo
dal Monte a pier Matteo Giordani, Giornale di Astronomia, A. BecchiD. Bertoloni MeliE. Gamba (eds):
Guidobaldo del Monte. Theory and Practice of the Mathematical Disciplines from
Urbino to Europe, Edition Open Access, Berlin, Galilei Guidobaldo II della Rovere
Mombaroccio. Guidobaldo Del Monte, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Guidobaldo
Del Monte, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Biografia di Guidobaldo Del Monte sul sito del comune di Mombaroccio,
su mombaroccio.eu. The Galileo Project, su galileo.rice.edu. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e del Monte," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
MONTI (Urbino). Filosofo. Studia ad Ancona e pBologna, dove si è
iscritto a filosofia. Si laurea a Firenze, con Garin, con il quale ha conseguito anche il diploma di perfezionamento.
Insegna storia e filosofia al Liceo Classico "Plinio il Giovane" di
Città di Castello (PG). Dal 1950 al 1959 è stato assistente di Antonio Banfi
all'Università degli Studi di Milano. Fra il 1950 e il 1955 ha lavorato
all'Enciclopedia dei ragazzi presso la casa editrice Mondadori. Dal 1955
ha insegnato storia della filosofia, prima all'Università degli Studi di
Milano, poi a Cagliari (1961-1962) e Bologna. Nel 1962 è stato adottato
dalla zia materna Elena Monti. Di conseguenza il suo cognome e quello dei suoi
figli è diventato Rossi Monti nei documenti ufficiali. Tuttavia, poiché
all'epoca il filosofo aveva già pubblicato tre libri e diversi saggi con il
cognome Rossi, ha deciso per chiarezza di continuare ad utilizzare,
nell'attività culturale, il solo cognome Rossi. Dal 1966 si è
definitivamente stabilito a Firenze, dove ha tenuto fino al 1999 la cattedra di
storia della filosofia presso la facoltà di lettere dell'Università. professore
emerito dall'Firenze. Fra i suoi figli, Mario Rossi Monti, psichiatra, è
ordinario di psicologia all'Urbino. Attività pubblicistica Paolo Rossi si
è sempre occupato di storia della filosofia e della scienza, con particolare
riguardo al Cinquecento e al Seicento, pubblicando centinaia di saggi e
articoli su riviste italiane e straniere. Ha curato edizioni di diversi autori,
tra i quali Cattaneo (Mondadori), Bacone (UTET), Vico (Rizzoli), Diderot
(Feltrinelli), Rousseau (Sansoni), e diretto diverse collane scientifiche e
filosofiche per le case editrici Feltrinelli, Sansoni e La Nuova Italia. Ha
diretto la collana "Storia della scienza" dell'editore Olschki
insieme con il filosofo Walter Bernardi. Ha partecipato alla direzione di
varie riviste, tra le quali la Rivista di filosofia, e ai comitati di consulenza
di numerose altre, tra le quali European Journal of Philosophy, Révue
internationale d'histoire et méthodologie de la psychiatrie, Science in
Context, Time and Society. Le collaborazioni con giornali italiani vanno dalla
rubrica "Scienza e filosofia" sul settimanale Panorama alla rubrica
"Storia delle idee" per il supplemento culturale La Domenica del
quotidiano Il Sole 24 ore (dal 1999 alla morte). Nel 1988 è stato eletto
presidente del comitato scientifico del centro di studi filosofici "Antonio
Banfi" di Reggio Emilia. È stato membro dell'Accademia Europea dal 1989 e
membro onorario della Società Italiana di Psicopatologia. Nel 1997 è stato
nominato presidente della «Società italiana per lo studio dei rapporti tra
scienza e letteratura». È stato uno dei promotori del "Festival
della Filosofia della Scienza di Città di Castello", del quale è stato
direttore scientifico negli anni 2008, 2009 e . Pensiero Ha dedicato
studi particolarmente approfonditi a Francesco Bacone(che per primo fece
conoscere al pubblico italiano), ma il campo nel quale ha dato il contributo
più innovativo è quello della cosiddetta "rivoluzione scientifica"
del Seicento. Rossi sostiene che la scienza, a cavallo tra XVI e XVII secolo,
ha vissuto un vero e proprio mutamento di paradigma. Il carattere
rivoluzionario dei mutamenti nel modo di fare scienza avvenuti all'epoca di
Bacone e Galileo grazie a una serie di fattori: la nuova visione della natura,
non più divisa tra corpi naturali e "artificiali", la dimensione
continentale (e, in prospettiva, mondiale) della nuova cultura scientifica,
l'autonomia dal pensiero religioso, la pubblicità dei risultati. Un'altra
importante novità fu costituita, secondo Rossi, dal formarsi di un'autonoma
comunità scientifica internazionale, "una sorta di autonoma Repubblica
della Scienza dove non esiste l'ipse dixit". Si è dedicato per oltre
trent'anni al tema della memoria, in chiave filosofica e storica, al quale ha
dedicato nel 1991 il saggio Il passato, la memoria, l'oblio con il quale ha
vinto il Premio Viareggio. Nei suoi ultimi anni ha analizzato e
denunciato l'esistenza di diverse forme di "ostilità alla scienza"
(il "primitivismo" e l'"antiscienza") che, come forma di
reazione allo sviluppo tecnologico e industriale, propugnano come soluzione di
tutti i mali il ritorno a un mondo premoderno idealizzato e il rifiuto della
razionalità. Membro del "Comitato 08" del Consiglio Nazionale
delle Ricerche. È stato presidente sia della Società Filosofica Italiana sia
della Società Italiana di Storia della Scienza. È stato socio corrispondente
dell'Accademia Pontaniana di Napoli dal 1981, socio corrispondente dell'Accademia
Nazionale dei Lincei e socio nazionale
della stessa. Riceve la Medaglia
Sarton per la storia della scienza dalla «American History of Science Society»
(USA) e successivamente la Medaglia Pictet dalla «Société de Physique et
d'Histoire Naturelle de Genève». Gli è stato conferito il Premio Balzan per la
storia delle scienze "per i suoi decisivi contributi allo studio dei
fondamenti intellettuali della scienza dal Rinascimento all'Illuminismo".
La Società Psicoanalitica Italiana lo ha insignito del Premio Musatti.
L'archivio e la biblioteca Paolo Rossi ha lasciato la propria collezione
privata di libri e documenti alla biblioteca del Museo Galileo, che nel
giugno ne ha ricevuta una prima
tranche. Il materiale archivistico raccoglie scritti e appunti a tema
storico-filosofico e storico-scientifico, relazioni tenute a convegni e
conferenze, minute, bozze di stampa e materiali preparatori per pubblicazioni,
documenti attinenti all'attività di docenza e divulgazione, nonché un'ampia
selezione di ritagli e articoli di argomento vario tratti dalle maggiori
testate italiane e una raccolta di documenti di Antonio Banfi. Nella
biblioteca privata, invece, ai numerosi testi di storia della filosofia e
storia della scienza, si affiancano volumi di argomento diverso, che
rispecchiano i molteplici interessi di chi li ha raccolti, così come si sono
evoluti nel corso di una vita: politica, sociologia, religione, in una ricca
raccolta di monografie, miscellanee e periodici. Opere: “Giacomo
Aconcio,” Milano, F.lli Bocca, “L'interpretazione baconiana delle favole
antiche,” Milano, F.lli Bocca, “Francesco Bacone: dalla magia alla scienza,”
Bari, Laterza, “Clavis Universalis: arti della memoria e logica combinatoria da
Lullo a Leibniz,” Milano, Napoli, R. Ricciardi, “I filosofi e le machine,”
Milano, Feltrinelli, Galilei, Roma-Milano, CEI-Compagnia Edizioni
Internazionali, “Il pensiero di Galilei: una antologia dagli scritti, Torino,
Loescher Editore, “Le sterminate antichità: studi vichiani,” Pisa,
Nistri-Lischi, Storia e filosofia: saggi sulla storiografia filosofica, Torino,
Einaudi, Aspetti della rivoluzione scientifica, Napoli, A. Morano, La
rivoluzione scientifica: da Copernico a Newton, Torino, Loescher, Pisa,
Edizioni ETS, “Immagini della scienza,”
Roma, Editori Riuniti, “I segni del tempo: storia della Terra e storia delle
nazioni da Hooke a Vico,” Milano, Feltrinelli,
“I ragni e le formiche: un'apologia della storia della scienza,”
Bologna, Il Mulino, “Storia della scienza moderna e contemporanea,” Torino,
Utet, “La scienza e la filosofia dei moderni: aspetti della rivoluzione
scientifica,” Torino, Bollati Boringhieri, “Paragone degli ingegni moderni e
postmoderni,”Bologna, Il Mulino, “Il passato, la memoria, l'oblio: sei saggi di
storia delle idee, Bologna, Il Mulino (Premio Viareggio) “La filosofia,”
Torino, Utet, “Naufragi senza spettatore: l'idea di progresso,” Bologna, Il
Mulino, “La nascita della scienza moderna in Europa,” Roma, Laterza, “Le
sterminate antichità e nuovi saggi vichiani,” Scandicci, La Nuova Italia, “Un
altro presente: saggi sulla storia della filosofia,” Bologna, Il Mulino,
Bambini, sogni, furori: tre lezioni di storia delle idee, Milano, Feltrinelli,
Il tempo dei maghi: Rinascimento e modernità, Milano, R. Cortina, Speranze,
Bologna, Il Mulino, Mangiare, Bologna, Il Mulino, Un breve viaggio e altre storie: le guerre,
gli uomini, la memoria, Milano, R. Cortina. Premio letterario Viareggio-Rèpaci,
su premioletterarioviareggiorepaci. Vincitori del Premio Musatti su Spi WebSocietà Psicoanalitica Italiana. 15
gennaio . Inventario del Fondo
archivistico , su opac.museogalileo.
Fondo librario: le monografie moderne , su opac.museogalileo. Fondo librario: le miscellanee , su
opac.museogalileo. Fondo librario: i
periodici , su opac.museogalileo. Storia
della filosofia, Storia della scienza: saggi in onore di Paolo Rossi, Antonello
La Vergata e Alessandro Pagnini, Nuova Italia, Firenze, Segni e percorsi della
modernità: saggi in onore di Paolo Rossi, Ferdinando Abbri e Marco Segala,
Dipartimento di Studi Filosofici dell'Siena, Antonio Rainone, «Rossi
Monti, Paolo» in Enciclopedia ItalianaVI Appendice, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, John L. Heilbron , Advancements of learning: essays
in honour of Paolo Rossi, Firenze, L.S. Olschki, Ferdinando Abbri, Paolo Rossi,
in Nuncius, «Rossi (propr. Rossi Monti), Paolo» in Dizionario di filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Paolo Rossi, un maestro, Pisa,
Edizioni della Normale, Pietro Rossi, Tra Banfi e Garin: la formazione
filosofica di Paolo Rossi, in Rivista di filosofia, TreccaniEnciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Paolo Rossi Monti, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Paolo Rossi Monti, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
Opere di Paolo Rossi Monti, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Registrazioni di Paolo Rossi Monti, su
RadioRadicale, Radio Radicale. Sito
ufficiale Paolo Rossi, su paolorossimonti.altervista.org. Biografia
dell'enciclopedia multimediale RAI delle scienze filosofiche, su emsf.rai. Rassegna
stampa del sito web italiano per la filosofia, su lgxserver.uniba. Per una
scienza libera, intervista a Paolo Rossi. Opere di Paolo Rossi su
StoriaModerna, su stmoderna. intervista, Società Psicoanalitica Italiana,
videointervista, Paolo Rossi: memoria e reminiscenza, sul RAI Filosofia, su filosofia.rai. Il Fondo
Rossi nella biblioteca del Museo Galileo, su museogalileo. Keywords: Vico –
Refs. Luigi Speranza, “Grice e Monti: l’implicatura di Vico” – The
Swimming-Pool Library.
MORELLI. (Milano). Filosofo. Grice: ‘I
once told Austin, I don’t give a hoot what the dictionary says;’ ‘And that’s
where you make your big mistake,’ his crass response was!” -- Grice: “I once
told Ackrill, ‘should there be a manual of philosophy, must we follow it?’ He
replied, “One thing is to know the manual, another is to know how to abide by
it!” Si laurea
a Pavia e l'anno dopo assolve
all'obbligo di leva a Trieste dove presta attenzione alle problematiche
relazionali dei militari nello svolgimento delle proprie mansioni; si è poi
specializzato in Psichiatria presso l'Università degli Studi di Milano nel
1977. Dal 1979 è direttore dell'Istituto Riza, gruppo di ricerca che
pubblica la rivista Riza Psicosomatica ed altre pubblicazioni specializzate,
con lo scopo di "studiare l'uomo come espressione della simultaneità
psicofisica riconducendo a questa concezione l'interpretazione della malattia,
della sua diagnosi e della sua cura". Inoltre è direttore delle riviste
Dimagrire e Salute Naturale. Dall'attività dell'Istituto Riza è sorta
anche la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad indirizzo psicosomatico,
riconosciuta ufficialmente dal Ministero dell'università e della ricerca
scientifica e tecnologica nell'ottobre del 1994. Raffaele Morelli è anche
vicepresidente della SIMP (Società Italiana di Medicina Psicosomatica).
Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive sia per la RAI sia per
Mediaset (Maurizio Costanzo Show, Tutte le mattine, Matrix, ecc.) e per la
radio. Nelle sue opere ci sono molti riferimenti alle dottrine
orientali.[senza fonte] Opere Verso la concezione di un sé psicosomatico.
Il corpo è come un grande sogno della mente, con Diego Frigoli e Gianlorenzo
Masaraki, Milano, UNICOPLI, Milano, Edizioni Libreria Cortina, La dimensione
respiratoria. Studio psicosomatico del respiro, con Gianlorenzo Masaraki,
Milano, Masson Italia, Dove va la medicina psicosomatica, a cura di,
Milano-Roma, Riza libri, Endas, 1982. Il sacro. Antropoanalisi, psicosomatica,
comunicazione, con Erminio Gius e Carlo Tosetti, Milano, Riza-Endas, Convegno
internazionale Mente-corpo: il momento unificante. Milano, Atti, e con Piero
Parietti, Milano, UNICOPLI, Riza, I sogni dell'infinito, e con Franco
Sabbadini, Milano, Riza, Autostima. Le regole pratiche, Milano, a cura
dell'Istituto Riza di medicina psicosomatica, Il talento. Come scoprire e
realizzare la tua vera natura, Milano, Riza, Ansia, con testi di Piero Parietti
e Vittorio Caprioglio, Milano, Riza, Insonnia, con testi di Piero Parietti e
Vittorio Caprioglio, Milano, Riza, Cefalea, con testi di Piero Parietti e
Vittorio Caprioglio, Milano, Riza, Lo psichiatra e l'alchimista. Romanzo,
Milano, Riza, Le nuove vie dell'autostima. Se piaci a te stesso ogni miracolo è
possibile, Milano, Riza, Conosci davvero tuo figlio? Sconosciuto in casa. Dal
delitto di Novi Ligure al disagio di una generazione, con Gianna Schelotto,
Milano, Riza, Come essere felici, Milano, A. Mondadori, Cosa dire e non dire
nella coppia, Milano, A. Mondadori, Come mantenere il cervello giovane, Milano,
A. Mondadori, Come affrontare lo stress, Milano, A. Mondadori, Come amare ed
essere amati, Milano, A. Mondadori, Come dimagrire senza soffrire, Milano, A.
Mondadori, Come risvegliare l'eros, Milano, A. Mondadori, Come star bene al
lavoro, Milano, A. Mondadori, Come essere single e felici, Milano, A.
Mondadori, Cosa dire o non dire ai
nostri figli, Milano, A. Mondadori, La rinascita interiore, Milano, Riza,
Volersi bene. Tutto ciò che conta è già dentro di noi, Milano, Riza, L'amore
giusto. C'è una persona che aspetta solo te, Milano, Riza, Vincere i disagi.
Puoi farcela da solo perché li hai creati tu, Milano, Riza, 2004. Felici sul
lavoro. Come ritrovare il benessere in ufficio, Milano, Riza, I figli felici.
Aiutiamoli a diventare se stessi, Milano, Riza, La gioia di vivere. Scorre
spontaneamente dentro di noi, Milano, Riza, Essere se stessi. L'unica via per
incontrare il benessere, Milano, Riza, Accendi la passione. È la scintilla che
risveglia l'energia vitale, Milano, Riza, Alle radici della felicità.
Editoriali dpubblicati su Riza psicosomatica, rivista mensile delle Edizioni
Riza, Milano, Riza, Ciascuno è perfetto. L'arte di star bene con se stessi,
Milano, Mondadori, Il segreto di vivere. Aforismi, Milano, Riza, Realizzare se
stessi, Milano, Riza, Vincere la solitudine, Milano, Riza, Dimagrire senza
fatica, Milano, Riza, Amare senza soffrire, Milano, Riza, Guarire con la
psiche, Milano, Riza, Superare il tradimento, Milano, Riza, Dizionario della
felicità, 6 voll, Milano, Riza, Non siamo nati per soffrire, Milano, Mondadori,L'autostima.
Le cinque regole. Vivere la vita. Adesso, Milano, Riza, Conoscersi. L'arte di
valorizzare se stessi. Via le zavorre dalla mente, Milano, Riza, I figli difficili sono i figli migliori,
Milano, Riza, Il matrimonio è in crisi... che fortuna!, Milano, Riza,
Autostima, I consigli di Raffaele Morelli per un anno di felicità, Milano,
Riza, Le parole che curano, Milano, Riza, Perché le donne non ne possono più...
degli uomini, Milano, Riza, Le piccole cose che cambiano la vita, Milano, Mondadori,
Come trovare l'armonia in se stessi, Milano, Oscar Mondadori, Ama e non pensare, Milano, Mondadori, Curare
il panico. Gli attacchi vengono per farci esprimere le parti migliori di noi
stessi, con Vittorio Caprioglio, Milano, Riza, Non dipende da te. Affidati alla
vita così realizzi i tuoi desideri, Milano, Mondadori, L'alchimia. L'arte di
trasformare se stessi, Milano, Riza, Il sesso è amore. Vivere l'eros senza
sensi di colpa, Milano, Mondadori, Puoi fidarti di te, Milano, Mondadori, La
felicità è dentro di te, Milano, Mondadori,L'unica cosa che conta, Milano,
Mondadori, La felicità è qui. Domande e risposte sulla vita, l'amore,
l'eternità, con Luciano Falsiroli, Milano, Mondadori, Guarire senza medicine.
La vera cura è dentro di te, Milano, Mondadori, Lezioni di autostima. Come
imparare a stare beni con se stessi e con gli altri, Milano, Mondadori, .Il
segreto dell'amore felice, Milano, Mondadori, La saggezza dell'anima. Quello
che ci rende unici, Milano, Mondadori, .Pensa magro. Le 6 mosse psicologiche
per dimagrire senza dieta, Milano, Mondadori, Vincere il panico. [Le parole per
capirlo, i consigli per affrontarlo, cosa fare per guarirlo], con Vittorio
Caprioglio, Milano, Mondadori, Nessuna ferita è per sempre. Come superare i
dolori del passato, Milano, Mondadori, Solo la mente può bruciare i grassi.
Come attivare l'energia dimagrante che è dentro di noi, Milano, Mondadori,
.Breve corso di felicità. Le antiregole che ti danno la gioia di vivere,
Milano, Mondadori, La vera cura sei tu, Milano, Mondadori, . Il meglio deve
ancora arrivare. Come attivare l'energia che ringiovanisce, Milano, Mondadori,
Il potere curativo del digiuno. La pratica che rigenera corpo e mente, con
Michael Morelli, Milano, Mondadori, Segui
il tuo destino. Come riconoscere se sei sulla strada giusta, Milano, Mondadori,
.Il manuale della felicità. Le dieci regole pratiche che ti miglioreranno la
vita, Milano, Mondadori, .Pronto soccorso per le emozioni. Le parole da dirsi
nei momenti difficili, Milano, Mondadori, .Sito Mondadori SIMPDirettivo, simpitalia.com. 4rizaSito
ufficiale dell'istituto Riza, su riza. su Internet Movie Database, IMDb.com.
Grice: “Should there be a ‘dizionario della felicita,’ I would perhaps follow
Austin’s advice and go through it!” –.
MORETTI.
(Roma). Filosofo. Grice:
“I like Moretti – he uses a good metaphor, ‘the wounded poet,’ unless we mean
Owen, but he was more than wounded, even if that implicature is cancellable
--.” Grice: “I like Moretti also because he wrote on ‘ermeneutica sensibile,’
which is exactly what I do.” Grice: “I like Moretti also because he uses
‘segnatura’ etymologically, when he writes of the ‘la segnatura romantica’ –
talk of tokens!” Nasce nel borghese quartiere Trieste, primo di due fratelli.
Ottiene il diploma di maturità classica presso il Liceo Giulio Cesare.
Successivamente consegue una prima laurea in Giurisprudenza, con una tesi in
filosofia del diritto, e, nel una seconda in filosofia, con una tesi in
filosofia morale, entrambe presso l'Roma La Sapienza. È poi borsista presso
l'Friburgo in Brisgovia, dove imposta un progetto di ricerca che, partendo
dall'interpretazione di Heidegger, mira ad un'analisi critica delle categorie
filosofico-estetiche del “romantico” in Germania, con particolare attenzione
alle opere di autori del romanticismo di Heidelberg, quali Creuzer, Görres, i
Fratelli Grimm e Bachofen, che contribuisce a tradurre e a far conoscere in
Italia. Al suo rientro insegna dapprima materie letterarie nelle scuole medie
e, in seguito, filosofia presso la Scuola germanica di Roma. La sua ricerca si amplia poi al pensiero
estetico di Novalis, di cui cura la prima edizione completa in lingua italiana
della Opera filosofica; durante questo periodo consegue il dottorato di ricerca
in Estetica presso l'Bologna. Vince la cattedra di professore associato di
Estetica all'Bari; Professore a Napoli L’Orientale. Redattore di Itinerari e Studi Filosofici,
collabora con varie altre riviste filosofiche (Agalma, Rivista di Estetica,
Studi di Estetica, aut aut, Nuovi Argomenti, Filosofia e Società, Filosofia
Oggi, Estetica) e ha spesso partecipato a trasmissioni RAI su temi filosofici e
a numerosi convegni . Opere:”Heidelberg
romantica. Studio sui rapporti poesia-mito-storia e arte-natura nel
pre-romanticismo e in J. Görres, F. Creuzer, J. e W. Grimm, J. J. Bachofen,
Itinerari, Lanciano, “Anima e immagine. Sul «poetico» in L. Klages, Aesthetica
pre-print, Palermo, Nichilismo e romanticismo. Estetica e filosofia della
storia fra Ottocento e Novecento, Cadmo, Roma, Hestia. Interpretazione del
romanticism, Ianua, Roma, L'estetica di Novalis. Analogia e principio poetico
nella profezia romantica, Rosenberg & Sellier, Torino); “La segnatura
romantica. Filosofia e sentimento” (Hestia, Cernusco L.); “Il genio, il Mulino,
Bologna, “Il poeta ferito.” Hölderlin, Heidegger e la storia dell'essere,
Editrice La Mandragora, Imola, “Anima e immagine.” Studi su Klages, Mimesis, Milano, Heidelberg
romantica. Romanticismo tedesco e nichilismo europeo, Guida Editori, Napoli,
Introduzione all'estetica del Romanticismo, Nuova Cultura, Roma, Il genio, Morcelliana, Brescia. Per immagini.
Esercizi di ermeneutica sensibile, Moretti & Vitali, Bergamo, Heidelberg romantica. Romanticismo tedesco e
nichilismo europeo, Morcelliana, Brescia, Novalis. Pensiero, poesia, romanzo
Morcelliana, Brescia, Romano Guardini, Hölderlin, Giampiero Moretti,
Morcelliana, Brescia. Novalis, Scritti filosofici, Fabrizio Desideri e
Giampiero Moretti, Morcelliana, Brescia. J. J. Bachofen, Il matriarcato, scelta
antologica con introduzione e note di Moretti, Christian Marinotti Editore,
Milano, Novalis, Opera filosofica, I,
Einaudi, Torino, Un video con una trasmissione RAI del prof. Moretti Un video con un intervento di Moretti.
MORI. (Cremona). Filosofo. Grice:
“I like Mori; he wrote a treatise on Stephen, better known as Virginia Woolf’s
father; which reminded me of Bergmann who once called me an English
futilitarian!” -- Professore a Torino e presidente della Consulta di Bioetica
Onlus, un'associazione di volontariato culturale per la promozione della
bioetica laica. L’etica e la bioetica con le varie problematiche connesse sono
le tematiche al centro dei suoi interessi filosofici e teorici. Mori ha studiato all’Università degli Studi
di Milano, dove ha conseguito la laurea (con Andrea Bonomi e Claudio Pizzi) e
il dottorato sotto la guida di Uberto Scarpelli e Mario Jori. Ha studiato due
semestri all’Helsinki con G.H. von Wright, e ha un M.A. in Philosophy dalla
University of Arizona, dove ha studiato con Joel Feinberg, Allen Buchanan e
Jules Coleman. In Italia ha insegnato all’Università del Piemonte Orientale
(Alessandria) e all’Pisa, prima di essere chiamato a Torino. Temi di ricerca Mori ha studiato i temi della
metaetica e della logica dell’etica con le problematiche della teoria etica. Ha
tradotto in italiano i Metodi dell’etica di Henry Sidgwick e Etica di W.K.
Frankena. È stato tra i primi in Italia a occuparsi di bioetica, nella quale ha
dato contributi in tutti i principali settori, con particolare attenzione
all’aborto e alla fecondazione assistita. Sollecitato dai casi Welby e Englaro
ha dato contributi anche sul fine-vita a difesa dell’autonomia individuale. Per
primo ha teorizzato la contrapposizione paradigmatica tra bioetica laica e
bioetica cattolica, derivante dal fatto che quest’ultima propone un’etica della
sacralità della vita caratterizzata da divieti assoluti, mentre l’altra avanza
un’etica della qualità della vita senza assoluti e soli divieti prima facie.
Infine, sin dalla fine degli anni ’70 ha prestato grande attenzione al problema
della liberazione animale. Riviste Nel
1993 Mori ha fondato Bioetica. Rivista interdisciplinare (Ananke Lab, Torino),
e da allora ne è il direttore. È membro di numerosi comitati, tra cui il
comitato scientifico di Notizie di Politeia, di Iride del Journal of Medicine
and Philosophy e altre. Opere: “Manuale di bioetica: verso una civiltà
bio-medica secolarizzata”, Le Lettere, Firenze, . Introduzione alla bioetica. temi
per capire e discutere, Daniela Piazza Editore, Torino, . Il caso Eluana
Englaro. La “Porta Pia” del vitalismo ippocratico ovvero perché è moralmente
giusto sospendere ogni intervento, Pendragon, Bologna, Aborto e morale. Per
capire un nuovo diritto, Einaudi, Torino, La fecondazione artificiale. Una
nuova forma di riproduzione umana, Laterza, Roma-Bari, La fecondazione
artificiale: questioni morali nell'esperienza giuridica, Giuffrè, Milano,
Utilitarismo e morale razionale. Per una teoria etica obiettivista, Giuffrè,
Milano, La legge sulla procreazione medicalmente assistita. Paradigmi a
confronto, Net, Milano, Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un
confronto, Le Lettere, Firenze, .La fecondazione assistita dopo 10 anni di
legge 40. Meglio ricominciare da capo!, Ananke editore, Torino, Questa è la
scienza, bellezze! La fecondazione assistita come novo modo di costruire le
famiglie, Ananke Lab, Torino.
MORIGGI.
(Milano). Filosofo. Grice:
“I like it when Moriggi does substantial metaphysics; he has edited a
collection on ‘why is there something rather than nothing?” – hardly rhetoric –
and the subtitle is fascinating: the vacuum, the zero, and nothingness! All in
Italian, to offend Heidegger!” Specializza in teoria e modelli della
razionalità, fondamenti della probabilità e di pragmatism. Docente a Brescia,
Parma, Milano e presso la European School of Molecular Medicine è conosciuto al
grande pubblico attraverso la trasmissione TV E se domani di Rai 3 e per alcuni
interventi ad altre trasmissioni. Pubblicazioni Le tre bocche di Cerbero, con
E. Sindoni (Bompiani. Perché esiste qualcosa anziché nulla? Vuoto, Nulla, Zero,
con P.Giaretta e G.Federspil (Itaca) Perché la tecnologia ci rende umani, con
G. Nicoletti (Sironi) Connessi. Beati quelli che sapranno pensare con le
macchine (San Paolo) School Rocks! La scuola spacca, con A. Incorvaia (San
Paolo, ), con prefazione rap di Frankie Hi-nrg Note
//wired/attualita//04/18/connessi-pensare-la- macchina-pensare-con-le-macchine/
//smau/ speakers/stefano.moriggi/
unimib.academia.edu/StefanoMoriggi
scholar. google/scholar?hl=it&q=stefano+moriggi&btnG=&lr= Sito ufficiale, su stefanomoriggi. Blog ufficiale, su stefanomoriggi. Opere di Stefano Moriggi, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl.
MOSCA.
(Palermo). Filosofo. Grice:
“When Austin was defending the ‘man in the street,’ he was thinking Mosca!” --
Grice: “I like Mosca; he speaks of elites – Gellner speaks of elites, too!” --
Grice: “Do Italians consider Mosca a philosopher?” – Opere:
“Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare, Appunti sulla libertà di stampa, Questioni
costituzionali, Le Costituzioni modern; Elementi di scienza politica, Che cosa
è la mafia, Appunti di diritto Costituzionale, Italia, Stato liberale e stato
sindacale, Il problema sindacale, Saggi
di storia delle dottrine politiche, Crisi e rimedi del regime parlamentare,
Storia delle dottrine politiche, Partiti e sindacati nella crisi del regime
parlamentare, Ciò che la storia potrebbe insegnare. Scritti di scienza politica
(Milano), Il tramonto dello Stato liberale (a cura di A. Lombardo, Catania)
Scritti sui sindacati (a cura di F. Perfetti, M. Ortolani, Roma) Discorsi
parlamentari (con un saggio di A. Panebianco, Bologna 2003). Refs.: H.
P. Grice: “Mosca’s liberalism;” Luigi Speranza,
"Grice e Mosca," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
MOTTA. (Vercelli). Filosofo. Grice: “If Mill’s claim
to fame is to some his examination of Mill, Motta’s claim to fame is his
examination of Rosmini!” -- Il conte Emiliano Avogadro della Motta. Nacque dal
conte Ignazio della Motta e da Ifigenia Avogadro di Casanova, entrambi
appartenenti a nobili famiglie di vassalli e visconti, i cui antenati risalgono
a poco oltre il mille. Tra gli Avogadro vi fu anche Amedeo, inventore della
legge sui fluidi. Il ramo degli Avogadro della Motta si estinguerà nel 1944,
con la morte di Emiliano II, suo nipote. Emiliano frequentò con profitto
gli studi e si laureò in utroque iure, ma proseguì lo studio in diverse aree
della teologia e della filosofia, trasformando le dimore familiari in “piccole
accademie” dove giuristi, filosofi, studiosi di diritto canonico e vescovi si
riunivano, per discutere vari argomenti ed approfondire la filosofia moderna e
i diversi aspetti del nascente socialismo. Il 13 agosto 1833 ricevette
l'incarico, che già fu del padre e che manterrà fino al 1847, di riformatore
degli studi del Vercellese e in un'epoca in cui si guardava ancora con
diffidenza all'istruzione delle classi popolari, egli visitava ciclicamente le
scuole d'ogni ordine, scegliendone accuratamente gli insegnanti, convinto che
l'istruzione e l'educazione fossero un diritto di tutti e dovessero procedere
simultaneamente. Nel 1837 assunse la carica di Consigliere di Formigliana
e continuò a dedicarsi allo sviluppo culturale della natia Vercelli, ove fondò
la Società di Storia Patria, per incrementare gli studi sul glorioso passato
della città. Nel 1843 divenne membro del Consiglio Generale del Debito Pubblico
e più tardi sindaco di Collobiano e “Consigliere di Sua Maestà per il pubblico
insegnamento”. Nel 1852 la sua notorietà varcò i confini del Piemonte,
allorché ricevette l'eccezionale invito di partecipazione alla fase
preparatoria della definizione del dogma dell'Immacolata e le sue riflessioni
ebbero un seguito fra alcuni importanti gesuiti, come il direttore de La
Civiltà Cattolica, che fece dono a papa Pio IX del Saggio intorno al
socialismo. Luigi Taparelli d'Azeglio, richiamandosi ad Avogadro, espresse la
propria preferenza per una condanna esplicita di tali errori, da includere
nella bolla di definizione del dogma, ma l'autore sollecitò apertamente la
distinzione di due argomenti (definizione del dogma e condanna degli errori)
dalla portata tanto diversa e lo stesso Pio IX incaricò la Commissione, che
aveva già lavorato sulla definizione del dogma, di esaminare gli errori moderni
e di preparare il materiale necessario per la bolla e chiese al cardinale
Fornari di invitare formalmente alcuni laici a collaborare. Avogadro fu l'unico
laico italiano ad essere interpellato e inviò a Roma una risposta singolare e
ricca di argomentazioni. Ben presto la Commissione incaricata abbandonò la
trattazione univoca dei due argomenti e la solenne definizione su Maria sarà
fatta da Pio IX l'8 dicembre 1854, mentre l'esame degli errori si trascinerà
per altri dieci anni, mentre prevaleva in ambito ecclesiastico l'idea di una
severa condanna. Attività parlamentare Dall'8 dicembre 1853 al 1859
diventò membro attivo nella vita politica, quale deputato eletto nel collegio
di Avigliana e operò nelle file dello stesso schieramento politico della
Destra. La proposta avanzata in Parlamento di ridurre il numero delle feste,
indusse Avogadro a scrivere un apposito opuscolo, per difendere la dignità
dell'uomo che, in quanto essere intelligente e creativo, «senza tempo
libero non vive da uomo, e mal lo conoscono gli economisti che altro non sanno
procacciargli se non “lavoro e pane”». In Parlamento prendeva spesso la parola,
come il 17 gennaio 1857, contro il progetto di legge che prevedeva l'obbligo
del servizio militare e criticò la cessione di Nizza e Savoia alla Francia,
smascherando le reali intenzioni che sull'Italia nutriva l'ambiguo Napoleone
III. Riceve la decorazione della Croce di Ufficiale dei Santi Maurizio e
Lazzaro e continuò a scrivere, oltre a collaborare con l'Armonia, l'Unità
cattolica, l'Apologista, il Conservatore, rivista quest'ultima stampata a
Bologna e di cui è ritenuto uno dei fondatori e collaboratori. Morì in Torino”,
come annotano diversi giornali e riviste, non ultima La Civiltà Cattolica, che
gli dedicò un sentito necrologio. Opere: “Saggio intorno al Socialismo e
alle dottrine e tendenze socialistiche” (Torino, Zecchi e Bona); “Sul valore
scientifico e sulle pratiche conseguenze del sistema filosofico di Rosmini” (Napoli,
Societa Editrice Fr. Giannini); “Teorica dell'istituzione del matrimonio e
della guerra moltiforme cui soggiace per Emiliano Avogadro conte della Motta
già Riformatore delle R. Scuole provinciali degli Stati Sardi, a spese della
Societa Editrice Speirani e Tortone, Teorica dell'istituzione del matrimonio
Parte II che tratta della guerra moltiforme cui soggiace, per E. Avogadro conte
della Motta già deputato al Parlamento Subalpino, Torino, Edizione Speirani e
Figli, Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace,
Parte III che tratta delle difese e dei rimedi, con una Appendice intorno alla
ricerca del principio teorico morale generatore degli uffizi e dei doveri
coniugali,” Torino, Edizione Speirani e Tortone, per Emiliano Avogadro conte
della Motta deputato al Parlamento Nazionale, Torino, Tipografia Speirani e
Tortone, “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui
soggiace, Parte IV Documenti per E. Avogadro conte della Motta già deputato al
parlamento nazionale, Torino, Edizione Speirani e Tortone, “Gesù Cristo nel
secolo XIX, Studi religiosi e sociali, Modena, Tipografia dell'Immacolata
Concezione, “La filosofia di Rosmini
esaminata da Emiliano Avogadro-conte Della Motta, Napoli, Societa Editrice Fr.
Giannini, “La festa di S. Michele e il mese di ottobre agli angeli santi,
Torino, Marietti, 1Il mese di novembre dedicato a suffragio dei morti, Torino,
Marietti, Le colonne di S. Chiesa. Omaggi a S. Giovanni Battista e ai Santi
Apostoli nel mese di giugno e novena per la festa dei Santi Principi Pietro e
Paolo, Torino, Marietti, 1863. Il mese di dicembre in adorazione al Verbo
Incarnato Gesu nascente e ad onore di Maria Madre SS.ma, Torino, Marietti, Opuscoli
di carattere storico-giuridico Rivista retrospettiva di un fatto seguito in
Vercelli con osservazioni al diritto legale di libera censura, Vercelli, De
Gaudenzi, Delle feste sacre e loro variazioni nel Regno subalpino, Torino,
Marietti, Quistioni di diritto intorno alle istituzioni religiose e alle loro
persone e proprietà, in occasione della Proposta di Legge fatta al Parlamento
torinese per la soppressione di alcune corporazioni, Torino, Marietti, Cenni sulla Congregazione degli Oblati dei
SS. Eusebio e Carlo eretta nella Basilica di S. Andrea in Vercelli e sulla
proposta sua soppressione. Per un elettore Vercellese, Torino, Marietti. Parole
di conciliazione sulla questione della circolare di S. E. Arcivescovo di
Torino, Del diritto di petizione e delle
petizioni pel ritorno di S. E. l'Arcivescovo di Torino, 1Lo statuto condanna la
Legge Siccardi, Torino, Fontana, Erroneità e pericoli di alcune teorie ed
ipotesi invocate a sostegno della proposta di Legge di soppressione di vari
stabilimenti religiosi, Torino, Speirani e Tortone, Alcuni schiarimenti intorno
alla natura della Proprietà Ecclesiastica allo stato di povertà religiosa, ed
alle quistioni relative ai diritti e ai mezzi temporali di sussistenza della
Chiesa. Con una Appendice intorno alla legalità nell'esecuzione della legge sulle
Corporazioni religiose, Torino, Speirani e Tortone, Considerazioni sugli affari
dell'Italia e del Papa, Torino, Speirani e Tortone, Una quistione preliminare
al Parlamento Torinese, Torino, Speirani e Tortone, Il progetto di revisione
del Codice Civile Albertino e il matrimonio civile in Italia, Torino, Speirani
e Figli, La Rivoluzione e il Ministero Torinese in faccia al Papa ed
all'Episcopato Italiano. Riflessioni retrospettive e prospettive, Torino,
Speirani, L'Armonia, Civiltà Cattolica, Rivista retrospettiva sopra la
discussione delle leggi Siccardi, Unità Cattolica, Famiglia Avogadro di
Collobiano e della Motta, Angelo Ballestreri, segretario della Famiglia, presso
l'Archivio Storico di Torino. Avogadro della Motta, in Enciclopedia storico-nobiliare
italiana, promossa e diretta dal marchese Vittorio Spreti, I, Milano, Avogadro di Vigliano F., Pagine di
storia Vercellese e Biellese, in Antologia, M. Cassetti, Vercelli, Avogadro di
Vigliano F., Antiche vicende di alcuni feudi Biellesi degli Avogadro di San
Giorgio Monferrato (e poi Conti di Collobiano e di Motta Alciata), Estratto
dalla Illustrazione biellese, XIX, Biella, Corboli G., Per le nozze del Conte
Federico Sclopis di Salerano e della Contessa Isabella Avogadro, Cremona,
Feraboli, De Gregory G., Historia della Vercellese letteratura ed arti, parte
IV, Torino, Di Crollallanza G. B., Dizionario storico-blasonico delle famiglie
nobili e notabili italiane estinte e fiorenti,
I, Sala Bolognese, Dionisotti C., Notizie biografiche dei vercellesi
illustri, Biella, Amos, Manno A., Il patriziato Subalpino. Notizie di fatto
storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti, I, Firenze,
I vescovi di Italia. Il Piemonte, Savio F., Torino, Bocca, Bonvegna G.,
Filosofia sociale e critica dello Stato moderno nel pensiero di un legittimista
italiano: Emiliano Avogadro della Motta in Annali Italiani. Rivista di studi
storici, Bonvegna G., Il rapporto tra fede e ragione in Avogadro della Motta,
in Sensus Communis, Valentino V., E.
Avogadro della Motta, un difensore rigoroso dei diritti della Chiesa e del
Papa, in Divinitas, rivista internazionale di ricerca e di critica teologica, Volumi
e tesi sull'autore Bonvegna G., Emiliano Avogadro della Motta. Il pensiero
filosofico-politico e la critica al socialismo, Tesi di laurea in Filosofia.
Università Cattolica, Milano, De Gaudenzi L., Ultima parola su di una pretesa
ritrattazione del Conte Emiliano Avogadro della Motta, Mortara,
Cortellezzi, De Gaudenzi L., Un'asserzione delFr. Paoli D.I.D.C. riguardante il
Conte Emiliano Avogadro-della Motta, tolta ad esame, Mortara, Cortellezzi, De GaudenziG., Istruzione del vescovo di
Vigevano al Ven.do Suo Clero sul Matrimonio, Vigevano, Spargella, Manacorda G.,
Storiografia e socialismo, Padova, Martire G., E. Avogadro in Enciclopedia
Cattolica, II, Roma, Omodeo A., L'opera
politica del conte di Cavour, Firenze, Pirri, Carteggi delL. Taparelli
d'Azeglio, XIV di Biblioteca di Storia
Italiana Recente, Torino, La scienza e la fede,
XXIV, Napoli Spadolini G., L'opposizione cattolica da porta Pia,
Firenze, Storia del Parlamento Italiano, diretta da N. Rodolico, IV, Palermo Traniello F., Cattolicesimo
conciliarista. Religione e cultura nella tradizione Rosminiana
Lombardo-Piemontese, Milano, Valentino V., Il matrimonio e la vita coniugale
nel pensiero di Emiliano Avogadro, Tesi di licenza in teologia presso la
Facoltà teologica dell'Italia Centrale, Valentino V., Il conte Emiliano
Avogadro 1798-1865. Un'introduzione alla vita e alle opere, Vercelli, Saviolo, Valentino
V., Un laico tra i teologi, Vercelli, Valentino V., E. Avogadro della Motta, Il
pensiero di V. Gioberti, Genova, Verucci G., E. Avogadro in Dizionario
Biografico Italiano, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, IV, Roma. Guido Verucci, Emiliano Avogadro
della Motta, in Dizionario biografico degli italiani, 4, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Opere
di Emiliano Avogadro della Motta, Emiliano Della Motta (Avogadro), su
storia.camera, Camera dei deputati.
MOTTERLINI. (Milano).
Filosofo. Grice: “I like Motterlini – he has written, echoing Kant, a
critique of economic reason, which Stalnaker should read before saying I’m
Kantian rather than Futilitarian!” Specializzato
in filosofia della scienza, economia comportamentale e neuroeconomia. È
noto per i suoi lavori in ambito psicoeconomico su processi decisionali,
emozioni e razionalità umana; e per le sue ricerche in ambito epistemologico
sulla razionalità della scienza e il metodo scientifico, con particolare
riferimento ai contributi di Imre Lakatos e Paul Feyerabend. Attualmente è
E.ON Professor in Behavior Change. Environment, Heath and Education
all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milanodove è Professore di Logica e
Filosofia della Scienza. È stato Consigliere per le Scienze Sociali e
Comportamentali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Laureatosi in
filosofia all'Milano, dove ha portato a termine il proprio dottorato in
filosofia della scienza, ha conseguito il Master of Science in Logic and
Scientific Method e ottenuto il Graduate Diploma in Economics alla London
School of Economics and Political Science. È stato ricercatore di economia
politica e professore associato di filosofia della scienza presso l'Trento;
Visiting Associate Professor al Department of Social and Decision Sciences della
Carnegie Mellon di Pittsburgh, Visiting Research Scholar al Department of Psychology
della UCLA. Professore di filosofia della scienza presso l'Università
Vita-Salute San Raffaele. Tra gli altri incarichi è collaboratore de Il
Corriere Economia, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, per cui ha curato
per anni il blog Controvento. È stato consulente scientifico di Milan Lab, A.C.
Milan, fondatore e direttore di Anima FinLab, di Anima Sgr, centro di ricerca
di finanza comportamentale e Scientific advisor di MarketPsychData, Ls
Angeles. È direttore del CRESA (Centro di ricerca in epistemologia
sperimentale e applicata), da lui fondato a Milano nel 2007 presso la facoltà
di filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele. I progetti di ricerca
del centro si concentrano su vari aspetti della cognizione umana, dal
linguaggio al rapporto tra mente e cervello, dall'economia comportamentale alle
neuroscienze cognitive della decisione, con particolare attenzione all'indagine
sperimentale multidisciplinare e alle sue ricadute pratiche e applicative (per
esempio nell'ambito del policy making e dell'evidence-based policy). A
inizio , ha avviato il progetto di finanza comportamentale per Schroder Italia,
dal quale è nato Investimente, un test psicofinanziario al servizio di
risparmiatori, promotori finanziari e private banker, per raccogliere e quindi
analizzare i dati riguardanti le decisioni di investimento e i bias cognitivi
nell'ambito della gestione del risparmio. Attualmente è direttore dell'E.ON
Customer Behavior Lab e Chief Behavior Officer di E.ON Italia; stesso incarico
che ricopre per il Gruppo Ospedaliero San Donato. Studi e ricerche Pro e
contro il metodo I suoi primi lavori analizzano la proposta falsificazionista
di Popper, rivelando le difficoltà in cui si imbatte il progetto
demarcazionista e anti-induttivista. Affrontano quindi il modo in cui Imre
Lakatos ha preteso superare alcune di queste difficoltà, e insieme raccogliere
la ‘sfida di Duhem' circa il carattere olistico del controllo empirico, tenendo
conto delle immagini che scienziati e matematici hanno avuto della loro stessa
pratica e riferendosi a particolari casi storici come termine di confronto. La
sua ricostruzione del progetto filosofico di Lakatos si avvale di un'originale
analisi del materiale dell'Archivio Lakatos. Una selezione del quale,
accompagnata da un importante apparato critico, è pubblicata in italiano
Sull'orlo della scienza e in edizione ampliata. Nel suo Reconstructing Lakatos
(Studies in the History and Philosophy of Science) e nella monografia Imre
Lakatos. Scienza, matematica e storia avanza una nuova interpretazione del
progetto razionalista di Lakatos come il prodotto di una peculiare combinazione
delle idee di Popper e di Hegel. Ciò è motivo della straordinaria fecondità del
pensiero lakatosiano, ma anche di una inesauribile tensione al suo interno. Una
tensione che viene illustrata affrontando la relazione tra filosofia della
scienza e storia della scienza in riferimento alla questione della valutazione
di una data metodologia in base alle 'ricostruzioni razionali' a cui essa
conduce. Nell'idea che le varie metodologie vadano confrontate con la storia
della scienza è contenuto il germe di una logica della scoperta in cui i canoni
non siano fissati una volta per sempre, ma mutano nel tempo, anche se con ritmi
non necessariamente uguali a quelli delle teorie scientifiche. Metodo e
cognizione in economia In una fase successiva i suoi studi si sono focalizzati
su questioni di metodologia dell'economia da una prospettiva interdisciplinare
che combina riflessione epistemologica, scienze cognitive, ed economia
sperimentale con aspetti più tecnici di teoria della scelta e della decisione
individuale in condizioni d'incertezza. Le ricerche di questo periodo analizzano
criticamente lo status delle assunzioni della teoria della scelta razionale,
valutando l'impatto delle violazioni comportamentali sistematiche alle
restrizioni assiomatiche imposte dai modelli normativi di razionalità. Avanzano
quindi ragioni epistemologiche per la composizione della frattura economia e
psicologia cognitiva in ambito della teoria della decisione; e suggeriscono di
guardare ai recenti risultati dell'economia cognitiva in prospettiva di una
nuova sintesi 'quasi-razionale' in cui i modelli neoclassici, integrati da
teorie psicologiche che tengano conto dei limiti cognitivi dei soggetti
decisionali, rafforzano le previsioni del comportamento economico degli esseri
umani. Neuroeconomia e evidence-based policy Le sue ricerche indagano le
basi neurobiologiche della razionalità umana attraverso lo studio dei correlati
neurali dei processi decisionali in contesti economico-finanziari, con
particolare attenzione al ruolo svolto dalle emozioni, dal rimpianto, e
dall'apprendimento sociale. Parallelamente progetta ed esperimenta i modi
in cui i risultati dell'economia comportamentale e della
neuroeconomia possono informare politiche pubbliche più efficaci e basate
sull'evidenza. Queste ricerche sono oggetto dei corsi di Filosofia della
scienza e di Economia cognitiva e neuroeconomia che insegna all'università San
Raffaele, e hanno altresì trovato diffusione attraverso numerosi articoli
divulgativi e due libri, Economia emotiva e Trappole mentali. Il suo ultimo
libro è Psicoeconomia di Charlie Brown. Strategia per una società più felice.
Opere: “Sull'orlo della scienza,” – Grice: “Must say that ‘orlo’ is a genial
word, wish Popper knew it!” -- Imre Lakatos, Paul K. Feyerabend: Pro e contro
il metodo, Cortina, Milano. Popper, Il
Saggiatore-Flammarion, Milano, Imre Lakatos. Scienza, matematica e storia, Il
Saggiatore, Milano, Decisioni mediche. Un approccio cognitive, Raffaello
Cortina, Milano. Critica della ragione economica. Tre saggi: Mc Fadden,
Kahneman, Smith, Il Saggiatore, Milano, Economia cognitiva & sperimentale,
Università Bocconi Editore, Milano La dimensione cognitiva dell'errore in
medicina, Fondazione Smith Kline, Franco Angeli, Milano Economia emotiva (Emotional Economics),
Rizzoli, Milano Trappole mentali, Rizzoli, Milano Mente, Mercati, Decisioni.
Introduzione all'economia cognitiva e sperimentale, Egea, Milano Psicoeconomia di Charlie Brown. Strategia per
una società più felice, Rizzoli, Milano Alcuni articoli scientifici, Lakatos
between the Hegelian devil and the Popperian blue sea. In Kampis, G., Kvasz,
L., Stoeltzner, M. Appraising Lakatos, Mathematics, Methodology, and the Man.
Vienna Circle Institute Library, Dordrecht: Kluwer, Reconstructing Lakatos. A
reassessment of Lakatos' philosophical project in light of the Lakatos Archive
, Studies in the History and Philosophy of Science , Considerazioni
epistemologiche e mitologiche sulla relazione tra psicologia ed economia,
Sistemi intelligenti, Il Mulino, Metodo e standard di valutazione in economia.
Dall'apriorismo a Friedman, Studi Economici, Milano. A fMRI Study, con Nicola
Canessa, Cinzia Di Dio, Daniela Perani, Paola Scifo, Stefano F. Cappa, Giacomo
Rizzolatti, PlosONE', Vai in laboratorio e capirai il mercato (con Francesco
Guala) Prefazione a Vernon Smith, La razionalità in economia. Tra teoria e
analisi sperimentale, IBL, Milano. . Neuroeconomia e Teoria del prospetto, voci
Enciclopedia dell'economia Garzanti, Milano. Investimente. Test
dell'investitore consapevole Recensione
di Ian Hacking sulla The London Review of Books IlSole24Ore 22.5.//ilsole24ore. com/art/cultura/-05-18/motterlini-spinta-riforme--shtml?uuid=ADAaR2J
ASito personale, su matteomotterlini. Sito CRESA, su cresa.eu.
MUSATTI. (Dolo). Filosofo. Grice: “Musatti reminds me of Malcolm,
“Tonight I had a dream,”” – Grice: “Musatti has explored the implicatures of
‘who’s afraid of the big bad wolf?’, which comes strictly from Grimm – this is
a rhetorical question – and Grimm is implicating that nobody should!” --
Ccesare luigi eugenio musatti. Tra i primi che posero le basi della
psicoanalisi, in Italia . Nacque in località Casello 12 a Dolo, sulla
riviera del Brenta, nella casa di campagna del nonno paterno in cui i parenti
erano soliti trascorrere la villeggiatura. Figlio di Elia Musatti, ebreo
veneziano e deputato socialista amico di Giacomo Matteotti, e della napoletana
Emma Leanza, cattolica non praticante, Cesare non fu né circonciso, né
battezzato (durante le persecuzioni razziali si era procurato un falso
certificato di battesimo dalla parrocchia di Santa Maria in Transpontina di
Roma) e non professò mai alcun credo religioso. Frequentò il liceo
Foscarini di Venezia, poi si iscrisse dapprima alla facoltà di Scienze
dell'Padova per il corso di Ingegneria, e immediatamente dopo alla facoltà di
Lettere e Filosofia, dove si laureò in filosofia il 3 novembre 1921 con 110 e
lode. Dopo la laurea, si iscrisse per due anni al corso di Matematica della
facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali di Padova, ma non sostenne
esame alcuno. Giovinezza A diciannove anni fu chiamato a Roma per il
servizio di leva. Dopo un periodo di addestramento a Torino, nel 1917 fu
mandato al fronte come ufficiale, con impegni marginali. Finita la guerra tornò
a Padova per terminare gli studi. Sulla cattedra di Psicologia Sperimentale
c'era Vittorio Benussi, allora chiamato per chiara fama nel 1919 a insegnare a
Padova dall'Graz. Musatti si laureò in filosofia nel 1921 e l'anno
successivo divenne assistente volontario del Laboratorio di psicologia
sperimentale. Nel 1927 Benussi si uccise con il cianuro a causa di una grave
forma di disturbo bipolare, lasciando tutto nelle mani di Musatti e di Silvia
De Marchi, anch'essa assistente volontaria, che poi divenne sua moglie. Il
suicidio di Benussi fu scoperto da Musatti, il quale però lo nascose per paura
di ripercussioni negative sulla psicologia italiana in una situazione di
fragilità e precarietà accademica, sottoposta a pressioni da parte sia del
regime fascista, con le sue istanze gentiliane, che della Chiesa Cattolica.
Negli anni ottanta Musatti rivelò che Benussi s'era suicidato, non era morto a
causa di un malore. Nel 1928 Musatti divenne direttore del Laboratorio di
Psicologia dell'Padova. Portò in Italia la Psicologia della Forma con
importanti lavori di livello internazionale. Dopo aver diffuso in Italia la
psicologia della Gestalt, divenne il primo studioso italiano di
psicoanalisi. Studiando la psicologia della suggestione e dell'ipnosi,
introdotta in Italia da Vittorio Benussi, approdò alla psicoanalisi, sulla
quale tenne il primo corso universitario italiano. Il corso si tenne presso
l'Padova nell'anno accademico 1933-34. Musatti divenne allora uno dei primi e
più importanti rappresentanti italiani della psicoanalisi. Nell'Italia degli
anni '30 le teorie di Freud non erano state accolte bene né dalle Università,
né dalla Chiesa cattolica, a causa dell'ideologia culturale gentiliana assunta
dal fascismo. La Società psicoanalitica italiana, fondata nel 1925, venne
limitata anche dalle leggi razziali fasciste (1938), che colpirono i membri
ebrei della Società. Benché non fosse ebreo (poiché figlio di madre cattolica),
Musatti fu allontanato dall'insegnamento universitario che svolgeva presso
l'Università degli Studi di Urbino e declassato ad insegnante di liceo.
Maturità Nel 1940 fu nominato professore di Filosofia al Liceo Parini di
Milano. Nel 1943 Musatti si ritrovò con Lelio Basso, Ferrazzutto e altri
vecchi socialisti con l'intento di creare un partito erede del Partito
Socialista Italiano; ebbe l'incarico di trovare denaro per una prima
organizzazione e di allacciare rapporti col Partito Comunista clandestino.
Musatti lavorò anche durante la guerra. Nel 1944, nel periodo dell'occupazione
nazista, fu tratto in salvo dall'avvocato Paolo Toffanin (1890-1971), fratello
di Giuseppe Toffanin, che lo aiutò a trasferirsi a Ivrea, ospite dell'amico
Adriano Olivetti. Con il suo sostegno fondò un centro di psicologia del lavoro.
Ricoprì anche l'incarico di direttore della Scuola Allievi Meccanici, scuola
aperta per formare operai meccanici specializzati. Successivamente fu
richiamato dall'Esercito per andare sul fronte francese. Ottenne
all'Università degli Studi di Milano la prima cattedra di Psicologia costituita
nel dopoguerra in Italia, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Vi insegnò
per venti anni. A Milano ebbe il periodo più florido della sua ricerca
scientifica: gli studenti affollavano le sue lezioni. Musatti fu il leader del
movimento psicoanalitico italiano nei primi anni del dopoguerra. A quel periodo
risale il suo “Trattato di Psicoanalisi”, pubblicato da Einaudi nel 1949. Nel
1955 divenne direttore della “Rivista di psicoanalisi”. Nel 1963 è presidente
del Centro Milanese di Psicoanalisi fondato da Franco Ciprandi, Renato Sigurtà
e Pietro Veltri, che gli verrà intitolato dopo la sua morte. Nel 1976 è
diventato curatore della edizione italiana delle Opere di Sigmund Freud, della
Casa Editrice Bollati Boringhieri di Torino.. Vecchiaia La località
a lui dedicata Musatti scrisse anche libri di letteratura, tra cui Il pronipote
di Giulio Cesare, che nel 1980 gli fece vincere il Premio Viareggio. Fu eletto
per due volte consigliere comunale di Milano nella lista del PSIUP e fu anche
consulente del Tribunale dei Minori del capoluogo lombardo. Sostenne sempre la
pace, il progresso dei lavoratori, l'emancipazione femminile ed i diritti
civili. Cesare Musatti era ateo, come ebbe a dichiarare in più
occasioni, l'ultima delle quali in uno dei "martedì letterari" del
Casinò di Sanremo. Morì nella sua abitazione di via Sabbatini a Milano il 21
marzo 1989; l'indomani dopo una cerimonia laica di commiato celebrata in forma
strettamente privata, la sua salma venne cremata a Lambrate. Le sue ceneri sono
tumulate, secondo le sue ultime volontà, nel cimitero comunale di Brinzio (VA),
località in cui era solito trascorrere i periodi di vacanza. L'archivio
di Cesare Musatti è conservato presso l'AspiArchivio Storico della Psicologia
Italiana dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Il comune di Dolo
ha ribattezzato la sua località natale Casello 12 località Cesare Musatti e gli
ha intitolato il locale istituto professionale. Musatti e il suicidio di
Benussi Anche dopo la rivelazione che si era trattato di un suicidio, Musatti
non parlò mai volentieri della morte del maestro. Nel generale silenzio dello
studioso di Dolo emerge un'intervista uscita sul quotidiano El País del 21
ottobre 1985. Nell'intervista Musatti confessa di sognare a volte che in una
caserma dei carabinieri in cui viene tradotto, il commissario lo interroga
sulla morte di tre sue mogli (si sposò quattro volte), decedute tragicamente, e
di Vittorio Benussi. A fine colloquio il militare intima a Musatti di
confessare di aver ucciso il maestro per prendere la cattedra di psicologia.
«Io gli rispondoprosegue Musatti, da buon psicoanalistache sicuramente nel mio
subconscio mi sono sentito responsabile per questa e per altre morti. Il
commissario, che non capiva nulla di subconscio, decide: “Mi spiace professore,
ma devo arrestarla”. Io allora gli rispondo: ”Non è possibile commissario,
perché si tratta di delitti commessi più di cinquant'anni fa, e quindi sono
prescritti!”». Note Il nome Cesare
è un riferimento al prozio Cesare Musatti, medico pediatra (uno dei primi in
Italia) che aveva visitato il piccolo, nato settimino; Luigi era il nome del
bonno materno (Luigi Leanza, morto in carcere, partecipò alla rivolta
antiborbonica del 1848); Eugenio era il nome di un altro prozio paterno, lo
storico Eugenio Musatti; cfr. MusattiIX-XIII
"Forse la psicoanalisi in Italia è nata e morta con Cesare
Musatti" (Umberto Galimberti, Idee: il catalogo è questo, Milano,
Feltrinelli) Il nome allude alla fermata
della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina che il nonno, presidente della Società
Veneta Lagunare, odierna ACTV, aveva fatto aprire per raggiungere più
agevolmente Venezia. Musatti IX-XIII. Archivio dell'Università degli Studi di
Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di Lettere e filosofia, reg. 2, pag.
174 Archivio dell'Università degli Studi
di Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di scienze matematiche, fisiche e
naturali, Opuscolo del Centro Milanese di Psicoanalisi, a cura del Comitato
Direttivo, redatto da L. AmbrosianoCapazziGammaro Moroni, L.Reatto, L.Schwartz,
M.Sforza, M.Stufflesser, p Milano Per
una storia del Centro Milanese di PsicoanalisiChiari, Seminario tenuto il 15
gennaio 2009 presso il Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti,
Milano Freud, Opere, Cesare Musatti.
Torino, Bollati Boringhieri, Silvia Giacomoni, Cerimonia privata per Cesare
Musatti, la Repubblica, Musatti è consultabile sul dell'Aspi, all'indirizzo web AspiArchivio
storico della psicologia italiana, Università degli studi di Milano-Bicocca. 7
settembre (archiviato D. Mont D'Arpizio,
Vittorio Benussi, Padre della psicologia padovana[collegamento interrotto], in
La Difesa del popolo, Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo.
Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Cesare Musatti, Mia sorella gemella la
psicoanalisi, 1ª ed., Pordenone, Edizioni Studio Tesi,Luciano Mecacci, Cesare
L. Musatti, voce dell'Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti. Il
contributo italiano alla storia del pensiero. Ottava appendice, Roma, Istituto
della Enciclopedia Italiana,. Opere: “Analisi del concetto di realtà empirica,”
Il Solco, Città di Castello, “Forma e assimilazione,” in: Archivio italiano di
psicologia, “Elementi di psicologia della testimonianza, Biblioteca Universale
Rizzoli, Forma e movimento, Officine grafiche C. Ferrari, Venezia, da: Atti del
Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Gli elementi della
psicologia della forma, Gruppo Universitario Fascista, Padova, Trattato di
psicoanalisi, Paolo Boringhieri, Torino 1961: Super io individuale e Super io
collettivo, Leo S. Olschki Firenze,
Condizioni dell'esperienza e fondazione della psicologia, Editrice
Universitaria, Firenze, Riflessioni sul pensiero psicoanalitico e incursioni
nel mondo delle immagini, Paolo Boringhieri, Torino, Svevo e la psicoanalisi,
Leo S. Olschki, Firenze, I rapporti personali Freud-Jung attraverso il
carteggio, Leo S. Olschki, Firenze, Commemorazione accademica, Leo S. Olschki,
Firenze Nino Valeri, Leo S. Olschki Firenze, Il pronipote di Giulio Cesare,
Mondadori Milano A ciascuno la sua morte, Leo S. Olschki, Firenze , Hanno cancellato Livorno, Leo S. Olschki,
Firenze, Mia sorella gemella la psicoanalisi, Editori Riuniti, Roma, na
famiglia diversa ed un analista di campagna, Leo S. Olschki, Firenze, Questa notte ho fatto un sogno, Editori
Riuniti, Roma, Chi ha paura del lupo cattivo?, Editori Riuniti, Roma, Psicoanalisti
e pazienti a teatro, a teatro, Mondadori, Milano, Leggere Freud, Bollati
Boringhieri, Torino, Curar nevrotici con la propria autoanalisi, Mondadori,
Milano : Geometrie non-euclidee e problema della conoscenza, Aurelio Molaro,
prefazione di Mauro Antonelli, Mimesis, Milano,TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Cesare Musatti, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. italiana di Cesare Musatti, su Catalogo
Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.
MUSTè. (Roma). Flosofo. Laurea in
filosofia con la tesi, “Marx,” borsista dell'Istituto italiano per gli studi
storici di Napoli, dove ha svolto attività didattica e di ricerca, collaborando
con Gennaro Sasso. Dal 1985 al 1987 è stato redattore della “nuova serie” della
“Rivista trimestrale”. Nel 1991 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca
alla Sapienza. Dal 1997 al 2005 ha lavorato alla "Fondazione Giovanni
Gentile per gli Studi Filosofici" dell'Università "La Sapienza"
in qualità di “Segretario e Curatore dell'archivio e della biblioteca di Gentile”.
È stato professore a contratto di Storia della filosofia dal 2001 al 2007.
Attualmente è professore di filosofia teoretica all'Università La Sapienza di
Roma. È membro del Consiglio scientifico della Fondazione Gramsci e della
Commissione scientifica per la Edizione nazionale degli scritti di Antonio
Gramsci. Ha collaborato con l'Enciclopedia Italiana, in particolare ai volumi:
Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia (ottava appendice),
Enciclopedia machiavelliana e Croce e Gentile. La cultura italiana e l'Europa.
Ha diretto la rivista "Novecento" dal 1991 al 1999. Fa parte del
Comitato scientifico di alcune riviste, tra cui: "Giornale critico della
filosofia italiana", "Annali della Fondazione Gramsci", “La
Cultura”, “Filosofia italiana”. Scrive su diverse riviste scientifiche, tra le
quali, con maggiore continuità: "Giornale critico della filosofia
italiana", "La Cultura", "Studi storici",
"Filosofia italiana". Nel è
stato nominato dal Ministero dei beni culturali Segretario del "Comitato
nazionale per il bicentenario della nascita di Bertrando Spaventa".
Dal al
ha insegnato Ermeneutica filosofica, in qualità di Visiting Professor,
alla Pontificia Università Antonianum. Ricerche Le sue ricerche si sono
rivolte alla storia della filosofia italiana, con contributi dedicati
all'idealismo e al marxismo. Per quanto riguarda l'idealismo italiano, ha
indagato i momenti e le figure fondamentali (sino al profilo complessivo
pubblicato nel 2008) e le premesse nella filosofia dell'Ottocento, specie in
relazione al pensiero di Vincenzo Gioberti (soprattutto con il libro del 2000
su La scienza ideale). Di particolare interesse gli studi su Bertrando Spaventa
e le monografie su Adolfo Omodeo e Benedetto Croce. Ha dedicato saggi e
ricerche al pensiero di Antonio Gramsci e ad altri momenti del pensiero
marxista italiano: del è la monografia
su Marxismo e filosofia della praxis, che ricostruisce la storia del marxismo
italiano da Labriola a Gramsci. Sono noti i suoi studi sul pensiero politico
nell'Italia contemporanea, con particolare riguardo alle figure di Franco
Rodano, Felice Balbo, Augusto Del Noce. Ha approfondito lo studio
dell'opera di Marx e in generale la storia della filosofia tedesca tra Hegel e
Nietzsche. Particolare attenzione ha poi rivolto (con il libro su La storia e con altri scritti, tra cui
quelli sull'evento e sulla teoria delle fonti) alle questioni specifiche della
teoria della storiografia. Metodi Conduce l’indagine teoretica in stretta
relazione con gli studi di storia della filosofia e di storia della
storiografia, in generale nell’ambito della storia delle idee, adottando un
metodo storico-critico che spesso privilegia l’uso di fonti archivistiche e di
documentazione inedita. Il suo metodo cerca di coniugare l'analisi strutturale
delle opere filosofiche con la ricerca filologica sulle fonti e sulla
tradizione dei testi, con particolare riguardo ai processi di lungo periodo
della filosofia italiana moderna e contemporanea. Opere: “Storiografia”
(Il Mulino, Bologna); Benedetto Croce, Morano, Napoli Franco Rodano. Critica delle ideologie e
ricerca della laicità, Il Mulino, Bologna; Carteggio Croce-Antoni, Il Mulino,
Bologna Politica e storia in Bloch, Aracne, Roma La scienza ideale. Filosofia e
politica, Rubbettino, Soveria Mannelli, Franco Rodano. Laicità, democrazia,
società del superfluo, Studium, Roma Grice: “’superfluo’ is possibly one of the
most unsuperfluous words in the Italian philosophical dictionary – cf. “I was
in New York, which was black out.” -- Gioberti, Il governo federativo, Gangemi
Editore, Roma (Curatela) Franco Rodano, Cristianesimo e società opulenta,
Edizioni di storia e letteratura, Roma, Il giudizio sul nazismo. Le
interpretazioni -- La storia: teoria e metodi, Carocci, Roma, La filosofia dell'idealismo
italiano, -- Grice: “filosofia” is superfluous here, seeing that idealism
already ENTAILS philosophy!” -- Carocci, Roma, Croce, Carocci, Roma Tra
filosofia e storiografia. Hegel, Croce e altri studi, Aracne, Roma); “La prassi
e il valore. La filosofia dell'essere” Aracne, Roma “Filosofia della praxis” Viella,
Roma (Con Giuseppe Vacca) In cammino con
Gramsci, Viella, Roma. L'ermeneutica, in «Rivista trimestrale», Il problema del
mondo nel «Tractatus» di Wittgenstein, in «Rivista trimestrale», Le fonti del
giudizio marxiano sulla Rivoluzione francese in «Annali dell'Istituto Italiano per gli
Studi Storici», L' «orizzonte liberale» di Dahrendorf, in «Critica marxista»,
Sturzo e il popolarismo nel giudizio, in Sturzo e la democrazia europea,
Laterza, Roma-Bari, Croce e il problema del diritto, in «Novecento», Metodo
storico e senso della libertà” “La storiografia crociana, in «La Cultura»,
Omodeo. Il pensiero politico, in «Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi
Storici», Libertà e storicismo assoluto: per un'interpretazione del liberalismo
di Croce, in Croce e Gentile fra tradizione nazionale e filosofia europea, Editori
Riuniti, Roma, “La società civile democratica, in «Novecento», Sul giudizio politico, in «Novecento», Il
marxismo politico nell'interpretazione di Noce, in «Poietica», Gioberti e
Cartesio, in Bibliopolis, Napoli,Comunismo e democrazia, in La democrazia nel
pensiero politico del Novecento, Aracne, Roma, Guido Calogero, in
«Belfagor»,Gioberti e Leopardi, in «La Cultura», Verità e storia, in «Storiografia»,
“La morale”, Rosmini e Gioberti. G. Beschin e L. Cristellon, Morcelliana,
Brescia, Il destino dell'evento nella “nuova storia” francese, in «La Cultura»,
Carattere e svolgimento delle prime teorie estetiche di Croce, «La Cultura», Liberalismo etico e liberismo
economico, in Croce filosofo liberale, -- cf. Grice, “Do not multiply
liberalisms beyond necessity: ‘liberalismo semiotico’” – Grice: “Muste is very
witty in distinguishing between liberalism and liberrism!” -- M. Reale, LUISS
University Press, Roma, La teoria della storia in Croce, in «Giornale critico
della filosofia italiana», L'idea di “Risorgimento” in Gioberti, in «Quaderni
della Fondazione Centro Studi Noce», Il significato delle fonti storiche, in
«La Cultura», La storia: teoria e
metodi, in «History and Theory», Il passaggio all'anti-fascismo di Croce, in
Anni di svolta. Crisi e trasformazione nel pensiero politico della prima età
contemporanea, F.M. Di Sciullo, Rubbettino, Soveria Mannelli, Alterità e
principio del dialogo in Guido Calogero, in L'idea e la differenza. Noi e gli
altri, ipotesi di inclusione nel dibattito contemporaneo, M.P. Paternò,
Rubbettino, Soveria Mannelli Il principio del nous nella filosofia di Calogero,
in «La Cultura», La filosofia come sapere storico, in Il Novecento di Eugenio
Garin. Atti del Convegno di studi, G. Vacca e S. Ricci, Istituto della
Enciclopedia Italiana, Roma, Gioberti, in Il contributo italiano alla storia
del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana,
Roma , Lo storicismo italiano nel secondo dopoguerra, in Il contributo italiano
alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia
Italiana, Roma, Il problema della libertà nella filosofia di Scaravelli, in «La
Cultura», La libertà del volere nella filosofia di Croce, in Filosofia e
politica. G. Cesarale, M. Mustè, S. Petrucciani, Mimesis, Milano, Il senso
della dialettica nella filosofia di Spaventa, in "Filosofia
italiana", apr. Storia, metodo,
verità, in «La Cultura», , Gentile e Marx, «Giornale critico della filosofia
italiana», Togliatti e De Luca, «Studi storici», Gentile e Socrate, (Grice: cf.
caricature of Gentile as Aristotele in ‘La scuola d’Atene”) -- in La bandiera
di Socrate. Momenti di storiografia filosofica italiana nel Novecento, E.
Spinelli e F. Trabattoni, Sapienza Università Editrice, Roma, Gentile e
Gioberti, «La Cultura», Gramsci, Croce e il canto decimo dell’Inferno di Dante,
«Giornale critico della filosofia italiana», , fBertrando Spaventa e Gioberti,
«Studi storici», , La presenza di Gramsci nella storiografia filosofica e nella
storia della cultura, «Filosofia italiana», Dialettica e società civile.
Gramsci “interprete” di Hegel, «Pólemos. Materiali di filosofia e critica
sociale», Marx e i marxismi italiani, «Giornale critico della filosofia
italiana», La “via alla storia” di Carlo
Ginzburg, in Streghe, sciamani, visionari. In margine a “Storia notturna” di
Carlo Ginzburg, Cora Presezzi, Viella, Roma , Filosofia e storia della
filosofia nella riflessione di Sasso, «Filosofia italiana», Opere Sapienza
Roma. Dipartimento di studi filosofici ed epistemologici, su lettere.uniroma1.
Intervista sulla storia della "Rivista trimestrale" Intervista di
Mustè su Croce del
//diacritica/letture-critiche/lo-storicismo-di-croce-e-la-morte-della-metafisica-intervista-a-marcello-muste
html
NANNINI. (Siena). Filosofo. Grice: “Nannini has intuitions in
Italian.” Grice:
“I agree with Nannini about the naturalism: the ‘anima’ is there to ‘explain’
‘spiegare’ the action, ‘l’azione’ – He is the Italian Muybridge!” – Grice: “The
Nannini series is the equivalent of the Muybridge series” Studia a Firenze con
Luporini e Landucci e, inizialmente, con Cesare Luporini. Ha accompagnato la
sua attività di ricerca in campo filosofico ed i suoi impegni accademici con
una intensa attività politica a Siena come militante del Partito Comunista
Italiano. È stato Professore di Filosofia Morale all'Urbino (1986-1992) e di
Filosofia Teoretica all’Università Siena (1992-), dove ha insegnato per alcuni
anni anche filosofia della mente ed è stato principale cofondatore e direttore
di una scuola di dottorato interdisciplinare in Scienze Cognitive. È stato
inoltre più volte, dal 1989 al , visiting professor presso le Osnabrück, North
London, Bremen e Oldenburg. Attualmente in pensione, è ancora pro tempore
Docente Senior presso l’Siena e dal è
direttore di Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia (RiFP). I
suoi studi giovanili si sono incentrati sulla filosofia delle scienze sociali,
lo strutturalismo francese e la storia del pensiero antropologico.
Successivamente, rivoltosi alla filosofia analitica ed in particolare alla
teoria dell’azione, ha cercato di sviluppare il “naturalismo metodologico”
criticando il ritorno di neo-wittgesteiniani come G.H. von Wright alla
distinzione storicistica tra scienze della natura e scienze dello spirito.
Sempre muovendosi entro la filosofia analitica, ma rivolgendo il proprio
interesse alla filosofia pratica, ha difeso il non cognitivismo in meta-etica.
A partire dagli anni Novanta Professoresi è infine spostato dalla teoria
dell’azione alla filosofia della mente. In una prima fase si è occupato
soprattutto della storia del concetto di mente , per approdare dopo il 2000 ad
una forma di naturalismo cognitivo basata su una soluzione
fisicalistico-eliminativistica del problema mente-corpo. Opere: “Il
pensiero simbolico” (Bologna, Il Mulino); “Cause e ragioni” -- Modelli di
spiegazione delle azioni” umane nella filosofia analitica” (Roma, Editori
Riuniti. “Il Fanatico e l'Arcangelo” -- Saggi di filosofia analitica pratica,
Siena, Protagon. “L'anima e il corpo” -- Una introduzione storica alla filosofia della
mente, RomaBari, Laterza; 10ª e “Naturalismo” cognitivo: Per una “teoria
materialistica” della mente, Macerata, Quodlibet, “La Nottola di Minerva” -- Storie
e dialoghi fantastici sulla filosofia della mente, Milano, Mimesis. “Educazione,
individuo e società” Torino, Loescher. ),
La mente può essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena), SeB Editori.
Saggi, Freud e l'antropologia, in «La Cultura. Rivista di Filosofia,
Letteratura e Storia»,“ Il materialismo “primario”, in , Il pensiero di Luporini,
Milano, Feltrinelli, L'anomalia del
mentale «Rivista di filosofia», Mente e
corpo nel dibattito contemporaneo, in A.Vv., L’anima, Milano, Mondadori, TMente,
corpo e società nel naturalismo forte, in «Nuova Civiltà delle Macchine», Realismo
scientifico e ontologia materialistica, in «Giornale di metafisica», Nicolaci G., Perone U., Ontologia e
metafisica, Il concetto di verità in una prospettiva naturalistica, in Amoretti
M.C., Marsonet M. , Conoscenza e verità, Milano, Giuffré, L’Io come Direttore
Assente, in Cardella V., Bruni D. , Cervello, linguaggio, società: Atti del
Convegno del Coordinamento dei Dottorati Italiani di Scienze Cognitive, Roma,
CORISCO, Orologi, menti e cervelli: Riflessioni preliminari su tempo reale e
tempo fenomenico tra fisica teorica e filosofia della mente, in Amoretti M.C. ,
Natura umana, natura artificiale, Milano, Angeli, La naturalizzazione delle
rappresentazioni mentali, in «Sistemi intelligenti», Kant e le scienze
cognitive sulla natura dell’Io, in Amoroso L., Ferrarin A., La Rocca C. ,
Critica della ragione e forme dell'esperienza: Studi in onore di Massimo
Barale, Pisa, Edizioni ETS, Realismo scientifico e naturalismo cognitivo, La
coscienza può essere naturalizzata?, in Nannini S., Zeppi A. , La mente può
essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena), SeB Editori, Inconscio, coscienza e intenzionalità nel
naturalismo cognitivo, in «Sistemi intelligenti», La seconda svolta cognitiva
in filosofia della mente, in «Reti, saperi, linguaggi: Naturalismo cognitivo:
Per una teoria materialistica della mente, Quodlibet, Sandro Nannini, La Nottola di Minerva: Storie
e dialoghi fantastici sulla filosofia della mente, Mimesis. Luigi Speranza:
“Grice e Nannini: il santo, l’eroe, il fanatico, l’arcangelo.”
NARDI.
(Spianate di Altopascio). Filosofo. Grice: “The Italians are fortunate: with
Alighieri they can philosophise about him!”
Primogenito di una famiglia benestante, composta
di nove figli, viene avviato sin dalla tenera età alla carriera ecclesiastica.
Nel 1896 entra nel collegio dei frati francescani a Buggiano e nel 1900, a
sedici anni, diventa chierico, assumendo il nome di frate Angelo. Nel 1901 uscì
dal convento di Buggiano perché non aveva intenzione di continuare nella vita
religiosa, avendone perduta la vocazione. Proseguì gli studi di filosofia e
teologia frequentando il convento di Sant'Agostino di Nicosia in provincia di
Pisa. Volendo proseguire gli studi, i genitori gli indicarono un'unica strada,
quella di entrare in seminario e diventare prete. Nel 1902 Nardi venne ammesso
al seminario di Pescia e il 4 marzo 1907 diventò sacerdote. Qui si avvicinò
fugacemente al movimento Modernista, condannato da papa Pio X con l'Enciclica
Pascendi. Nel 1908 Nardi sostenne l'esame di concorso per una borsa di
studio triennale conferita dall'opera Pia Galeotti di Pescia al fine di
frequentare un corso di perfezionamento filosofico presso l'Università
Cattolica di Lovanio (Belgio). Nel 1909 Nardi aveva da poco iniziato a
frequentare l'Università Cattolica di Lovanio che già decise l'argomento
della sua tesi di laurea Sigieri di Brabante nella Divina Commedia e le fonti
della filosofia di Dante, che venne discussa nel 1911 con Maurice De Wulf. La
lettura dell'opera di Pierre Mandonnet, nella parte dedicata a Sigieri, non
persuadeva Nardi sulla soluzione data al problema della presenza di questo
averroista nel Paradiso dantesco. Due pregiudizi la inficiavano: il primo
“consisteva in un'inesatta visione storica di quello che nel Medio Evo e nel
Rinascimento era stato l'averroismo. Il secondo pregiudizio del Mandonnet era
quello di ritenere il pensiero filosofico di Dante conforme in tutto e per
tutto a quello di San Tommaso." Nel momento in cui Nardi entrava a Lovanio
abbandonò il modernismo teologico, ma non abbracciò la filosofia neo-scolastica
che quella Università belga stava elaborando. Non aveva senso per lui ripetere,
sul finire dell'Ottocento, nell'epoca del positivismo, l'operazione culturale
di San Tommaso che prevedeva l'unificazione di fede e ragione. Il metodo
di lavoro che Nardi seguì nel corso della sua vicenda di studioso e
ricercatore, rimase sempre improntato al massimo rigore filosofico, risentendo
come una traccia indelebile dell'esperienza di Lovanio, dove dovette affrontare
studi scientifici. Per Nardi l'interpretazione del testo coincide con la
libertà, ma tale atto libero non può attivarsi senza uno scrupoloso lavoro di
scavo e ricerca del materiale documentario, l'esatta interpretazione filosofica
dei testi. Ottenuta un'ulteriore borsa di studio dall'Opera Pia di Pescia
per l'anno scolastico 1911-12, il giovane sacerdote frequentò corsi di
filosofia a Vienna, Berlino, Bonn. Oltre alla pubblicazione negli anni 1911-12
della propria tesi su Sigieri nella “Rivista di filosofia neo-scolastica”,
Nardi vi pubblicò altri interventi spesso critici con la linea editoriale del
periodico. scritto ai corsi dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze perché
voleva riconoscere in Italia la sua laurea in filosofia conseguita a Lovanio. A
Firenze discuterà la tesi di laurea in filosofia dedicata alla figura del
medico e filosofo padovano Pietro d'Abano. Nel 1912-13 Nardi collaborava alla
“Voce”, rivista fondata da Giuseppe Prezzolini con il quale mantenne per lunghi
anni una fitta corrispondenza. Nell'autunno 1914 Nardi volle abbandonare
il sacerdozio. In una successiva lettera del 1941 indirizzata al vescovo Angelo
Simonetti, spiegava che era stato l'ambiente familiare a spingerlo nel 1907 a
chiedere la sacra ordinazione, con preghiere e minacce. Nel 1916 si trasferì a
Mantova per insegnare filosofia presso il liceo classico Virgilio, dove vi
restò fino al 1934, anno in cui si trasferì a Milano. A Mantova Nardi conobbe
Giulietta Bertoldi che sposò nel 1921. Dal matrimonio nacquero due figli: Tilde
e Franco. Bruno Nardi nel 1938 ebbe da Giovanni Gentile un incarico per
l'insegnamento della filosofia medievale presso la facoltà di lettere
dell'Roma. Tuttavia non ottenne la cattedra universitaria (se non dopo molti
anni), a causa dell'art. 5 del Concordato del 1929 in base al quale la curia
romana escludeva i sacerdoti secolarizzati dall’insegnamento. Nel 1960
gli fu assegnata la “Penna D’Oro” dal presidente del Consiglio Fernando
Tambroni. Nel 1962 gli fu conferita la laurea honoris causa da parte
dell’Padova e nel 1964 da parte di quella di Oxford. Le opere e gli studi
su Dante Bruno Nardi si è dedicato instancabilmente per di più in mezzo secolo
allo studio del pensiero di Dante, anche quando si occupava di Virgilio, di
Sigieri di Brabante, di Pietro Pomponazzi. Nardi ha saputo mettere in
discussione schemi consolidati, ha aperto strade nuove, ha formulato proposte
inedite che ci permettono di avere una più esatta comprensione dei testi
danteschi. Una costante di Nardi è di aver conservato sempre una propria
autonomia, se non un vero e proprio distacco, rispetto agli ambienti
culturali in cui si era trovato ad agire, fossero Lovanio, Firenze o Roma. Il
coraggio con cui seppe polemicamente ribaltare tesi consolidate negli ambienti
accademici, gli fruttarono ingiustamente isolamento e non adeguata
considerazione rispetto alle sue acquisizioni veramente anticipatrici. Basti
pensare alle sue tesi sull'averroismo latino, all'importanza data alla figura
di Avicenna, di Alberto Magno, al rifiuto del preteso tomismo di Dante. E se di
Gentile parlava come di un "vero e grande maestro", dandogli ragione
nella sua polemica con il De Wulf (relatore della sua tesi a Lovanio), Nardi
pur tuttavia non aderirà al Neoidealismo, ma vi trarrà soltanto spunti e
stimoli per le sue ricerche. L'incontro con Dante costituisce per Nardi
l'episodio decisivo della sua vita intellettuale e morale. Scriverà nel 1956:
"in Dante trovai il vero e primo maestro, quello a cui debbo la maggior
gratitudine". Il senso della sua ricerca è stato interrogare il
"miracolo" della Divina Commedia, questo "singolare poema sbocciato
all'improvviso contro tutte le buone regole dell'arte e del dittare".
Secondo Nardi nella commedia è custodita la Verità, che si è manifestata ad un
poeta ispirato da una profetica visione. La lunga fatica del Nardi è giunta a
concludere che la filosofia di Dante non si riduce a nessun sistema codificato;
è una sintesi complessa tendente a superare le antinomie e che mantiene intera
la sua spiccata originalità, il suo personalissimo pensiero. Per arrivare a
coglierlo occorre da una parte ristabilire il preciso significato delle parole
in rapporto alla terminologia filosofica e scientifica del Medioevo, e
ricostruire dall'altra l'ambiente culturale e l'atmosfera spirituale nelle
quali Dante si muoveva per arrivare a determinare la fonte, il libro letto da
Dante. Nardi ha gettato luce su molti elementi e suggestioni che Dante
derivava dalla filosofia araba e neoplatonica. Essenziali per comprendere Dante
sono per Nardi Alberto Magno e Sigieri più di Tommaso; così come il
neoplatonismo e la cultura araba più dello scolasticismo aristotelico. A Nardi
interessava particolarmente affrontare il tema della "visione
dantesca", esperienza profetica che seppe tradurre come nessun altro nel
linguaggio della Divina Commedia. La visione di Dante non è finzione
letteraria, è rivelazione reale dell'aldilà, concessa da Dio in virtù di un
supremo privilegio. Dante visse il rapimento mistico ed estatico al terzo cielo
come esperienza reale. Dante credette di essere sceso veramente nell'Inferno,
salito veramente al Purgatorio e al Paradiso. Per Nardi la Commedia si distacca
dagli altri scritti di Dante, perché ne è il loro compimento. Tale culmine si
realizza attraverso un'esperienza eccezionale, di origine mistico-religiosa a
lui soltanto riservata, una rivelazione che ha il potere di trasformare e rendere
nuove tutte le altre opere precedenti. L'opera dantesca, secondo Nardi,
si deve suddividere in tre fasi: la prima fase, che termina a venticinque anni,
è sotto l'influsso di Guinizzelli, assente del tutto la filosofia. La seconda
fase, quella filosofico-politico, coincide con le rime allegoriche, il
Convivio, il De vulgari eloquentia e la Monarchia. La terza fase, quella della
poesia profetica, coincide con la Divina Commedia, poema che segna il ritorno
all'unità della filosofia cristiana. Dante vi compare come profeta che deve
annunciare al mondo l'avvento di un inviato di Dio per la redenzione umana. La
Commedia è "poema sacro", la sua è poesia religiosa. Nardi vede in
questa terza fase finalmente riconciliarsi la speranza cristiana spezzatasi con
l'aristotelismo e l'avverroismo. Per Nardi l'aristotelismo è inconciliabile con
il cristianesimo, e il tomismo pertanto è "il più strano paradosso del
pensiero umano". La Commedia testimonia della riunificazione della
filosofia con la rivelazione di Dio. Dante visse una visione profetica,
esperienza che mancò ad Aristotele. L’'Accademia dei Lincei gli ha
conferito il Premio Feltrinelli per la Filosofia. Opere: “Flosofia dantesca” (Bari, Laterza); “Critica
dantesca” (Milano-Napoli, Ricciardi); “Filosofia dantesca” (di Alighieri) (Firenze,
La Nuova Italia); “La filosofia medievale” (Roma, Ed. di storia e letteratura,
“Alighieri” (Roma-Bari, Laterza). Paolo
Falzone, Dizionario biografico degli italiani,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, ."Giornale Critico della
Filosofia Italiana", Premi
Feltrinelli, su lincei. Medioevo e
Rinascimento,” Firenze, Sansoni, Alberto Asor Rosa, Dizionario della
letteratura italiana del Novecento, ad vocem Sigieri di Brabante e Alessandro
Achillini, (check). Di un nuovo commento alla canzone del Cavalcanti sull'amore,
“Cultura neolatina”, Noterella poetica sull'averroismo di Guido Cavalcanti,
Rassegna filosofica, Sigieri di Brabante e le fonti della filosofia di Dante,
in “Rivista di filosofia neoclassica” Sigieri di Brabante nella Divina Commedia
e le fonti della filosofia di Dante, Spianate, La teoria dell'anima e la
generazione delle forme secondo Pietro d'Abano, “Rivista di filosofia
neoscolastica”, Vittorino da Feltre al paese natale di Virgilio, in “Atti del
IV Congresso nazionale di Studi Romani”, Roma, Lyhomo (note al “Baldus” di T.
Folengo), “Giornale critico della filosofia italiana”, “Nel mondo di Dante,
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); “Sigieri di Brabante nel pensiero del
rinascimento italiano” (Edizioni italiane, Roma); “Dante profeta, in Dante e la
cultura medioevale. Nuovi saggi di filosofia dantesca, Bari, Laterza); “La
mistica averroistica e Pico”; “L' aristotelismo padovano dal XIV al XVI secolo,
Firenze, Sansoni; già edita in “Archivio di filosofia, Umanesimo e Machiavellismo”,
Padova); “Il naturalismo del Rinascimento, Corso di storia della filosofia.
Anno accademico, T. Gregory, Roma, Edizioni Universitarie; “L'alessandrinismo
nel Rinascimento, Corso di Storia della filosofia. Anno accademico, I. Borzi e C. R. Crotti, Roma, “La Goliardica”
La fine dell'averroismo, Gli scritti del Pomponazzi. “Giornale critico della
filosofia italiana”, Le opere inedite del pomponazzi. Il fragmento marciano del
commento al “De Anima” e il maestro del pomponazzi, Pietro Trapolino, Il
problema della verità, soggetto e oggetto dell'conoscere nella filosofia antica
e medioevale, Editrice Universale di Roma, Roma, La crisi del Rinascimento e il
dubbio cartesiano, Corso di storia della filosofia. Anno accademico, T.
Gregory, “La Goliardica” Il commento di Simplicio al “De Anima” nelle
controversie della fine del sec. XV e del sec. XVI, “Archivio di filosofia”,
Padova, La miscredenza e il carattere morale di Nicoletto Vernia, Giornale
critico della filosofia italiana, Le opere inedite del Pomponazzi, “Giornale
critico della filosofia italiana” Le meditazioni di Cartesio, Lezioni di storia
della filosofia. Anno accademico, “La Goliardica”, Roma, Pomponazzi… e la
cicogna dell'intelletto, “Giornale critico della filosofia italiana” Il
dualismo cartesiano, Corso di storia della filosofia. Anno accademico T.
Gregory, “La Goliardica”, Roma, 1953. Il dualismo cartesiano degli
Occasionalisti a Leibniz, Corso di storia della filosofia. Anno accademico T.
Gregory, “La Goliardica”, Roma, Ancora qualche notizia e aneddoto su Nicoletto
Vernia, Giornale critico della filosofia italiana, Marcantonio e Teofilo
Zimara: due filosofi galatinesi del Cinquecento, “Archivio storico Pugliese” Un'importante
notizia su scritti di Sigieri a Bologna e a Padova alla fine del sec. XV ,
“Giornale critico della filosofia italiana”, Contributo alla biografia di
Vittorino da Feltre, “Bollettino del Museo civico di Padova”, Letteratura e
cultura del Quattrocento, in “La civiltà veneziana del Quattrocento”, Firenze,
Sansoni, Appunti intorno al medico e filosofo padovano Pietro Trapolin, In
Miscellanea in onore di Roberto Cessi, Edizioni di Storia e letteratura, Roma, Copernico
studente a Padova, in Mélanges offerts à Etienne Gilson, de l'Accadémie
Française, Toronto-Paris Studi e problemi di critica testuale. Convegno di
studi di filologia italiana nel centenario della Commissione per i Testi di
Lingua, Bologna, L'aristotelismo della Scolastica e i Francescani, in Studi di
Filosofia Medioevale, Edizioni di Storia e letteratura, Roma, Pietro Pomponazzi
e la teoria di Avicenna intorno alla generazione spontanea dell'uomo Mantuanitas
vergilana, Edizioni dell'Ateneo, Roma, La scuola di Rialto e l'Umanesimo
veneziano, in Umanesimo Europeo e Umanesimo veneziano, Sansoni, Firenze, Studi
su Pietro Pomponazzi, Le Monnier, Firenze, Saggi sull'Aristotelismo Padovano
dal secolo XIV al XVI, Le Monnier, Corsi manoscritti di lezioni e ritratto di
Pietro Pomponazzi, in Atti del VI Convegno internazionale di studi sul Rinascimento,
Sansoni, Firenze, Studi su Pietro Pomponazzi, Le Monnier, Firenze, Saggi e note
di critica dantesca, Ricciardi, Filosofia e teologia ai tempi di Dante in
rapporto al pensiero del poeta, in Saggi e note di critica dantesca, Ricciardi,
Milano, Napoli, Saggi e note sulla cultura veneta del Quattro e
CinquecentoMazzantini, Editrice Antenore, Padova, Saggi sulla cultura veneta del Quattro e del
CinquecentoMazzantini, Antenore, Padova, Divina Commedia, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su siusa.archivi.beniculturali, Sistema
Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Opere di Bruno
Nardi, .Pubblicazioni di Bruno Nardi, su Persée, Ministère de l'Enseignement
supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Tullio Gregory, Enciclopedia
dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Un profilo biografico nel sito
"dante online", Consulenza scientifica Società Dantesca Italiana.
Refs.: H. P. Grice, “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate,” The Swimming-Pool
Library. – Luigi Speranza, “Grice e Nardi: il paradiso filosofico” --.
NATOLI.
(Patti). Filosofo. Grice: “I like
Natoli. He philosophises on the ‘uomo tragico’ at the source of western
civilisation, and also the experience of ‘pain’ at the source of it.” Si laurea a Milano, dove ha trascorso gli anni nel Collegio
Augustinianum. Insegna a Venezia e Filosofia della politica alla Facoltà di
Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano. Attualmente è Professore
di Filosofia teoretica presso la Facoltà di scienze della formazione
dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Attività accademica In
particolare, Salvatore Natoli è il propugnatore di un'etica neopagana che,
riprendendo elementi del pensiero greco (in particolare, il senso del tragico),
riesca a fondare una felicità terrena, nella consapevolezza dei limiti
dell'uomo e del suo essere necessariamente un ente finito, in contrapposizione
con la tradizione cristiana. Filosofia del dolore Una particolare e
approfondita analisi sul tema del dolore è stata condotta da Natoli in diverse
sue opere. Il dolore è parte essenziale della vita e per gli antichi
filosofi greci era l'altra faccia della felicità: «I greci si sentono
parte e momento della più grande e generale natura, crudele e insieme divina,
si sentono momento di quest'eterno e irrefrenabile fluire, ove non vi è
differenza tra bene e male allo stesso modo in cui il dolore si volge nella
gioia e la gioia nel dolore» La natura infatti dava la vita e nello
stesso tempo crudelmente la toglieva. Il dolore in realtà fa parte della vita
ma non la nega: il dolore può essere vissuto e reso sopportabile se chi soffre
percepisce non la pietà dell'altro ma che la sua sofferenza è importante per
chi entra in rapporto con lui e con la sua sofferenza. Se chi soffre si sente
importante per qualcuno, anche se soffre ha motivo di vivere. Se non è importante
per nessuno può lasciarsi prendere dalla morte. Secondo Natoli
l'esperienza del dolore ha due aspetti: uno oggettivo, il danno («Nel momento
in cui la sofferenza è motivata attraverso la colpa, colui che soffre non solo
patisce il danno, ma ne diviene anche il responsabile»); e uno soggettivo, cioè
come viene vissuta e motivata la sofferenza. La stessa sofferenza è
interpretata in modo differente da diverse culture: per alcune il dolore fa
parte della contingenza del mondo fenomenico, dell'apparenza per altre invece,
è vissuto intensamente come ad esempio nel cristianesimo dove al dolore viene
associata la redenzione. Vi è una circolarità tra il dolore e il senso che fa
sì che, pur essendo il dolore universale, ad ognuno appartenga un dolore diverso.
Vi è dunque un senso del dolore e un non senso che il dolore causa. Il dolore
infatti contraddice la ragione che non sa darsi spiegazione del perché il
dolore abbia colpito proprio quell'individuo e per quali colpe quello abbia
commesso e, infine, perché il dolore travagli il mondo. Il tentativo di
rispondere a queste fondamentali domande fa sì che l'individuo scopra nuove
forze in lui che generino un vittorioso uomo nuovo che, partendo
dall'esperienza del dolore, s'interroghi sul senso dell'esistere, tenendo
sempre presente però, che il dolore può segnare anche una definitiva
sconfitta. Nel dolore l'uomo può scoprire le sue possibilità di crescita
ma questo non vuol dire disprezzare il piacere, sostenendo che questo, invece,
ottunde gli animi. Il piacere invece affina la sensibilità come accade per chi
ascolta frequentemente una buona musica. Il piacere invece è negativo quando
diventa «monomaniaco, eccessivo, quando, anziché sviluppare la sensibilità, la
fossilizza in un punto di eccessiva stimolazione. E l'eccessivo stimolo
distrugge l'organo.» A differenza del piacere, dell'amore che è dialogo tra
due, che è espansivo e affabulatorio anche quando è silenzioso, l'esperienza
del dolore chiude il singolo nella sua individualità e incomunicabilità, poiché
«il corpo sano sente il mondo, il corpo malato sente il corpo. E quindi il
corpo diventa una barriera tra il proprio desiderio, l'universo delle
possibilità, e la realizzabilità delle medesime possibilità.» Sebbene il
dolore sia "insensato" si cerca di spiegarlo con le parole spesso
inutili ed allora si cerca dapprima la parola "efficace" che offre la
tecnica o la parola "efficace" della preghiera, della fede, che non
annulla il dolore, ma dà una speranza nel miracolo. L'efficace uso della parola
per spiegare il dolore fa sì che gli uomini trovino conforto nella comune
sofferenza, in quella universalità del dolore dove però ognuno rimane nella sua
singolarità di senso. La parola efficace della tecnica per un verso ha
alleviato il dolore ma per un altro può creare delle condizioni di vita
tali per cui la stessa tecnica controlla il dolore senza togliere la malattia,
creando così un'esistenza prolungata senza futuro sotto la continua incombenza
della morte: «A partire dal Settecento, ma ancor più nel corso dell’Ottocento,
la tecnica è stata sempre di più associata alle filosofie del progresso: infatti
ha emancipato gli uomini dai vincoli naturali, ha ridotto il peso della fatica,
ha attenuato il dolore, ha accresciuto il benessere, ha conteso lo spazio alla
morte differendola sempre di più… ma la tecnica, oggi, è nelle condizioni di
interferire in modo profondo nei processi naturali modificandone i cicli…»
Una soluzione all'inevitabilità del dolore può essere l'adesione a un nuovo
paganesimo secondo l'antica visione greca dell'accettazione dell'esistenza del
finito e della morte dell'uomo. «Il cristianesimo ha alterato l'anima
pagana. Nel momento in cui il sogno di un mondo senza dolore è apparso, non ci
si adatta più a questo dolore anche se si crede che un mondo senza dolore non
esisterà mai. La coscienza è stata visitata da un sogno che non si cancella
più, e anche se lo crede inverosimile tuttavia vuole che ci sia.» Anche
il cristianesimo infatti teorizza l'uomo finito, ma non essere naturale
destinato alla morte, ma come creatura di Dio. Per il cristiano la vita finita
condotta secondo il dovere porta all'accettazione della morte come passaggio a
Dio. Per il neopaganesimo la vita finita è degna di essere vissuta senza
speranza di infinitezza ma vivendola secondo un ethos, che non è dovere di
obbedire a un comando morale con la speranza di un premio eterno, ma buona e
spontanea abitudine di una condotta consapevole dell'universale fragilità umana.
Opere: “Soggetto e fondamento” -- studi su Aristotele e Cartesio (Padova,
Antenore); “La ccritica del linguaggio” (Venezia, Marsilio); “Ermeneutica e
genealogia: Filosofia e metodo” (Milano, Feltrinelli); “L'esperienza del
dolore. Le forme del patire” (Milano, Feltrinelli); “Gentile” (Torino, Bollati
Boringhieri); “Vita buona vita felice. Scritti di etica e politica” (Milano,
Feltrinelli); “Teatro filosofico. Gli scenari del sapere tra linguaggio e
storia” (Milano, Feltrinelli); “L'incessante meraviglia. Filosofia,
espressione, verità, Milano, Lanfranchi); “La felicità. Saggio di teoria degli
affetti” (Milano, Feltrinelli); “I nuovi pagani, Milano, Il Saggiatore); “Dizionario
dei vizi e delle virtù” (Milano, Feltrinelli); “La politica e il dolore” Roma,
EL); “Soggetto e fondamento. Il sapere dell'origine e la scientificità della
filosofia” (Milano, Bruno Mondadori); “Delle cose ultime e penultime” (Milano,
Mondadori); “Natura, poesia, filosofia” (Milano, Bruno Mondadori); “Progresso e
catastrofe: dinamiche della modernità” (Milano, Marinotti); “Dio e il divino.
Confronto con il cristianesimo, Brescia, Morcelliana); “La politica e la virtù”
(Roma, Lavoro); “La felicità di questa vita. Esperienza del mondo e stagioni
dell'esistenza, Milano, Mondadori); “L'attimo fuggente o della felicità” (Roma,
Edup); “Stare al mondo. Escursioni nel tempo presente, Milano, Feltrinelli, Il cristianesimo di un non credente, Magnano,
Qiqajon); “Libertà e destino nella tragedia greca” (Brescia, Morcelliana, Stare
al mondo. Escursioni nel tempo presente, Milano, Feltrinelli, “Parole della
filosofia o dell’arte di meditare, Milano, Feltrinelli, “La verità in gioco” (Milano,
Feltrinelli, Guida alla formazione del carattere, Brescia, Morcelliana, Sul
male assoluto. Nichilismo e idoli nel Novecento, Brescia, Morcelliana ,I
dilemmi della speranza, Molfetta, La meridiana, La salvezza senza fede, Milano,
Feltrinelli, La mia filosofia: Forme del
mondo e saggezza del vivere, Pisa, Ets, L'attimo fuggente e la stabilità del bene,
(contiene la Lettera a Meneceo sulla felicità di Epicuro), Roma, Edup, Edipo e
Giobbe. Contraddizione e paradosso, Brescia, Morcelliana, Dialogo sui novissimi
(con Francesco Brancato), Troina, Città Aperta, Il crollo del mondo. Apocalisse ed
escatologia, Brescia, Morcelliana,” L'edificazione di sé. Istruzioni sulla vita
interiore, Roma-Bari, Laterza, “Il buon
uso del mondo. Agire nell'età del rischio, Milano, Mondadori, Figure
d'Occidente. Platone, Nietzsche e Heidegger (con Massimo Donà e Carlo Sini,
introduzione di Erasmo Silvio Storace), Milano, AlboVersorio, Eros e Philia, Milano, AlboVersorio, “Nietzsche
e il teatro della filosofia” (Milano, Feltrinelli); “Le parole ultime. Dialogo
sui problemi del «fine vita» (con Ivan Cavicchi, Piero Coda e altri), Bari,
Dedalo, I comandamenti. Non ti farai idolo né immagine, Bologna, Il mulino);
“Le verità del corpo” (Milano, AlboVersorio, Sperare oggi (con Franco Mosconi),
Trento, Il margine. Le virtù dei Giusti e l'identità dell'Europa Enciclopedia Italiana Treccani alla voce
corrispondente La salvezza senza fede,
Feltrinelli Ove non indicato diversamente, le informazioni contenute nel
paragrafo "Filosofia del dolore" hanno come fonte Enciclopedia
multimediale delle Scienze Filosofiche Salvatore Natoli Il senso del dolore. in .
L'esperienza del dolore. L'esperienza
del dolore nell'età della tecnica. Siamo "finiti". E anche la tecnica
lo è, da Europa, I Nuovi pagani, Il
saggiatore, Milano, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere dopenMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere Registrazioni su
RadioRadicale, Radio Radicale. Intervista per Il Rasoio di Occam, di Carlo
Crosato. Video intervista su Asia, su asia. Dov'è la vittoria? “l'Italia civile
che resta minoranza” intervista di Paolo Barbie, Il Fatto Quotidiano.
NICOLETTI.
(Udine). Filosofo. – Grice:
“His diagramme for ‘arbor porphyriana’ is also brilliant – ending with “Plato,”
“Socrates.”” -- Grice: “I especially like his squaring the square of
opposition!” -- Grice: “A veritable genius, this Nicoletti.” -- Not under ‘Venezia’! -- paolo di
venezia: philosopher, the son of Andrea Nicola, of Venice He was born in Fliuli
Venezia Giulia, a hermit of Saint Augustine O.E.S.A., he spent three years as a
student at St. John’s, where the order of St. Augustine had a ‘studium
generale,’ at Oxford and taught at Padova, where he became a doctor of arts.
Paolo also held appointments at the universities of Parma, Siena, and Bologna.
Paolo is active in the administration of his order, holding various high
offices. He composed ommentaries on several logical, ethical, and physical
works of Aristotle. His name is connected especially with his best-selling
“Logica parva.” Over 150 manuscripts survive, and more than forty printed
editions of it were made, His huge
sequel, “Logica magna,” was a flop. These Oxford-influenced tracts contributed
to the favorable climate enjoyed by Oxonian semantics in northern Italian
universities. Grice: “My favourite of Paul’s tracts is his “Sophismata
aurea”how peaceful for a philosopher to die while commentingon Aristotle’s “De
anima.”!” His nom de plum is “Paulus Venetus.”— Paolo da Venezia Nota disambigua.svg
Disambiguazione"Paolo Veneto" rimanda qui. Se stai cercando lo
scrittore e vescovo nato a Venezia intorno al 1270, vedi Paolino Minorita. Paolo da Venezia in una stampa ProfessorePaolo
da Venezia, o Paolo Veneto, vero nome Paolo Nicoletti (Udine), filosofo. Eremitano,
fu studente all'Oxford e docente all'Padova dal 1408 ove ebbe tra gli allievi
Paolo Della Pergola. Divenne ambasciatore veneto presso la corte polacca. Per
le sue idee teologiche, nel 1426, fu esiliato a Ravenna ma, due anni dopo, gli
fu consentito di tornare a Padova. Fu
seguace di Guglielmo di Ockham e Sigieri di Brabante e autore di vari trattati,
tra cui alcuni commenti ad Aristotele . Il suo trattato Logica magna fu
utilizzato come testo di insegnamento della logica all'Padova e può essere
considerato la maggiore opera di logica formale prodotta dal Medioevo. Opere: “Logica,” “Commenti alle opere di
Aristotele” “Expositio in libros Posteriorum Aristotelis,” “Expositio super
VIII libros Physicorum necnon super Commento Averrois,” “Expositio super libros
De generatione et corruptione” “Lectura super librum De Anima” “Conclusiones
Ethicorum” “Conclusiones Politicorum” “Expositio super Praedicabilia et
Praedicamenta.” “Scritti sulla logica: Logica Parva or Tractatus Summularum, “Logica
Magna”; “Quadratura”; “Sophismata Aurea. Altre opere: “Super Primum
Sententiarum Johannis de Ripa Lecturae Abbreviatio,” “Summa philosophiae
naturalis,” “De compositione mundi. Quaestiones adversus Judaeos. Sermones. N
Dizionario di Filosofia Treccani, riferimenti in . Vedi «Paolo Della Pergola» in Dizionario di
Filosofia Treccani. Eugenio Garin,
Storia della filosofia italiana, terza ed., Edizione CDE su licenza della
Giulio Einaudi editore, Milano, «Paolo Veneto», in Enciclopedia Dantesca, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, «Paolo Veneto», in Dizionario di Filosofia
Treccani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Alessandro D. Conti, Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Alessandro
D. Conti: Esistenza e verità: forme e strutture del reale in Paolo Veneto e nel
pensiero filosofico del tardo medioevo. Istituto Storico Italiano per il Medio
Evo, Roma, Nuovi studi storici, A. R. Perreiah: "A Biographical
Introduction to Paul of Venice". In: Augustiniana. Paolo Veneto, Logica, Venetiis, Bartolomeo
Imperatore, Francesco Imperatore, Enrico
Gori, dal sito Filosofico.net (Alessandro Conti, Paul of Venice, in E. Zalta ,
Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and
Information, Stanford.Filosofia Refs.: H. P. Grice, “Paolo da Harborne, and Paolo da Venezia,” lecture for
the Club Griceiano Anglo-Italiano, Bordighera. Luigi Speranza, “Grice e
Nicoletti: quadratura ed implicatura” --.
NEGRI. (Padova). Filosofo. Grice:
“Only in Italy a philosopher philosophises on Pinocchio!” -- Grice: “I like his
idea of a new ‘grammar of politics,’ even if he uses the extravagant metaphor,
delightful though, ‘fabbrica di porcellana’. He has a gift for metaphor, sure!”
– Grice: “’la lenta ginestra’ to qualify Leopardi’s ontology is genial!” -- Grice:
“Negri reminds me of ‘pinko Oxford’!” Tra gli anni sessanta e gli
anni settanta, fu uno dei maggiori teorici del marxismo operaista. Dagli anni
ottanta in poi, si dedicò invece allo studio del pensiero politico di Baruch
Spinoza, contribuendo, insieme a Louis Althusser e Gilles Deleuze, alla sua
riscoperta teorica. In collaborazione poi con Michael Hardt, ha scritto libri
molto influenti nella Teoria politica contemporanea. Accanto alla sua
attività teorica, ha svolto una intensa attività di militanza politica, come
co-fondatore e teorico militante delle organizzazioni della sinistra
extraparlamentare Potere Operaio e Autonomia Operaia. A causa della sua
attività politica è stato incarcerato e processato, all'interno del processo 7
aprile, con l'accusa di aver partecipato ad atti terroristici e d'insurrezione
armata. Venne, tuttavia, assolto da queste imputazioni, per poi venire
condannato a 12 anni di carcere per associazione sovversiva e concorso morale
nella rapina di Argelato. Opere: “Stato e diritto in Hegel. Studio sulla genesi
illuministica della filosofia giuridica e politica” (Padova, Cedam); “Lo
storicismo” (Milano, Feltrinelli, “Alle origini del formalismo giuridico: studio
sul problema della forma in Kant e nei giuristi kantiani” (Padova, Cedam, Curatela
di Hegel, Scritti di filosofia del diritto, Bari, Laterza, Alcune riflessioni
sullo stato dei partiti” (Padova, Tip. poligrafica moderna); “Crisi dello
Stato-piano. Comunismo e organizzazione rivoluzionaria” (Milano, Feltrinelli); “Ideali
e realizzazioni d'integrazione” (Milano, Giuffrè); “Studi su Weber, in Annuario
bibliografico di filosofia del diritto, I, Milano, Giuffrè); “Problemi di
storia dello Stato moderno. in
"Rivista critica di storia della filosofia", “La teoria capitalistica dello stato nel '29,
John M. Keynes, in "Contropiano", Marx sul ciclo e la crisi. Note, in
"Contropiano", “Descartes politico o della ragionevole ideologia”
(Milano, Feltrinelli); “Rileggendo Hegel” -- filosofo del diritto, in Incidenza
di Hegel. Napoli, Morano, Enciclopedia Feltrinelli Fischer, Scienze politiche, (Stato
e politica), Milano, Feltrinelli, Crisi e organizzazione operaia” (Milano,
Feltrinelli); Partito operaio contro il lavoro, in Sergio Bologna, Paolo
Carpignano, Negri, “Crisi e organizzazione operaia” (Milano, Feltrinelli, Proletari e Stato. Per una discussione su
autonomia operaia e compromesso storico, Milano, Feltrinelli); “La fabbrica
della strategia” 33 lezioni su Lenin, Padova, “Cooperativa libraria editrice
degli studenti di Padova-Collettivo editoriale librirossi, La forma Stato. Per
la critica dell'economia politica della Costituzione” (Milano, Feltrinelli); Materiale
sul problema dello stato e sul rapporto fra democrazia e socialismo, con
Riccardo Guastini, Ugo Rescigno, Emilio Agazzi, Milano, Unicopli-Cuem, “Il
dominio e il sabotaggio: sul metodo marxista della trasformazione sociale,” Milano,
Feltrinelli, “Manifattura, società
borghese, ideologia: Una famosa polemica sul rapporto
struttura-sovrastruttura,” con Franz Borkenau e Henryk Grossmann, Roma,
Savelli, Marx oltre Marx [Grice, “Grice oltre Grice”]. Quaderno di lavoro sui
Grundrisse, Milano, Feltrinelli, “ Dall'operaio massa all'operaio sociale.
Intervista sull'operaismo, a cura di Paolo Pozzi e Roberta Tommasini, Milano,
Multhipla, “Il comunismo e la guerra,” Milano, Feltrinelli, Politica di classe:
il motore e la forma. Le cinque campagne oggi. Milano, Machina Libri, “Otto
Dix,” Milano, Studio d'arte Grafica, “L'anomalia selvaggia. Saggio su potere e
potenza in Spinoza” (Milano, Feltrinelli);“Macchina tempo. Rompicapi,
liberazione, costituzione,” Milano, Feltrinelli, Pipe-line. Lettere da
Rebibbia, Torino, Einaudi, Italie rouge
et noire. Journal, traduzione di Yann Moulier Boutang, prefazione di
Bernard-Henri Lévy, Paris, Hachette, Diario di un'evasione, Cremona, Pizzoni, Les
nouveaux espaces de liberté, con Félix Guattari, Gourdon, Bedou, Le verità
nomadi: per nuovi spazi di libertà, con Félix Guattari, Roma, Pellicani,
“Fabbriche del soggetto: profili, protesi, transiti, macchine, paradossi,
passaggi, sovversione, sistemi, potenze: appunti per un dispositivo ontologico,
in "XXI secolo. Bimestrale di politica e cultura", “Lenta ginestra:
saggio sull'ontologia di Leopardi, Milano, SugarCo, “Fine secolo. Un manifesto
per l'operaio sociale. Milano, SugarCo,” “Arte e multitudo. Sette lettere,” Milano,
Politi, “Il lavoro di Giobbe. Il famoso testo biblico come parabola del lavoro
umano, Milano, SugarCo, “Il potere costituente. Saggio sulle alternative del
moderno, Carnago, SugarCo, Spinoza sovversivo. Variazioni (in)attuali,
introduzione di Emilia Giancotti, Roma, Pellicani, “Il lavoro di Dioniso. Per
la critica dello Stato postmoderno, con Michael Hardt, Roma, Manifestolibri, “
L'inverno è finito. Scritti sulla trasformazione negata, a cura di Giuseppe
Caccia, Roma, Castelvecchi, “Le bassin de travail immateriel (BTI) dans la
metropole parisienne, con Antonella Corsani e Maurizio Lazzarato, Paris, l'Harmattan,
I libri del rogo, Roma, Castelvecchi, Contiene: Crisi dello Stato-piano;
Partito operaio contro il lavoro; Proletari e Stato; Per la critica della
costituzione materiale; Il dominio e il sabotaggio, La costituzione del tempo.
Prolegomeni. Orologi del capitale e liberazione comunista, Roma, Manifestolibri,
Spinoza, introduzioni di Gilles Deleuze, Pierre Macherey e Alexandre Matheron,
Roma, DeriveApprodi, Contiene: L'anomalia selvaggia; Spinoza sovversivo; Democrazia
ed eternità in Spinoza, Sogni Incubi Visioni. Politica e conflitti nella crisi della
società del lavoro, con Michael Hardt e Damiano Palano, Milano, Lineacoop, La
sovversione. Colloquio di Annamaria Guadagni con Toni Negri, Roma, Liberal, Kairòs,
alma venus, multitudo. Nove lezioni impartite a me stesso, Roma, Manifestolibri,
Desiderio del mostro. Dal circo al laboratorio alla politica, a cura di e con
Ubaldo Fadini e Charles T. Wolfe, Roma, Il manifesto, Impero. Il nuovo ordine
della globalizzazione, con Michael Hardt, Milano, Rizzoli, Europa politica. [Ragioni di una necessità],
a cura di e con Heidrun Friese e Peter Wagner, Roma, Manifestolibri, Luciano
Ferrari Bravo ritratto di un cattivo maestro. Con alcuni cenni sulla sua epoca,
Roma, Manifestolibri, L'Europa e l'impero. Riflessioni su un processo
costituente, Roma, Manifestolibri, Cinque lezioni di metodo su moltitudine e
impero, Soveria Mannelli, Rubbettino, Il ritorno. Quasi un'autobiografia,
conversazione con Anne Dufourmantelle, Milano, Rizzoli, Guide. Cinque lezioni
su impero e dintorni, con contributi di Michael Hardt e Danilo Zolo, Milano,
Cortina, Moltitudine. Guerra e democrazia nel nuovo ordine imperiale, con
Michael Hardt, Milano, Rizzoli, La differenza italiana, Roma, Nottetempo, Movimenti
nell'impero. Passaggi e paesaggi, Milano, Cortina, Global. Biopotere e lotte in
America Latina, con Giuseppe Cocco, Roma, Manifestolibri, Goodbye Mr Socialism,
a cura di Raf Valvola Scelsi, Milano, Feltrinelli, Settanta, con Raffaella
Battaglini, Roma, DeriveApprodi, Fabbrica di porcellana. Per una nuova
grammatica politica, Milano, Feltrinelli, Dalla fabbrica alla metropoli. Saggi
politici, Roma, Datanews, Il lavoro
nella Costituzione e una conversazione con Adelino Zanini, Verona, Ombre Corte,
Dentro/contro il diritto sovrano. Dallo Stato dei partiti ai movimenti della
governance, a cura di Giuseppe Allegri, Verona, Ombre Corte, Comune. Oltre il privato ed il pubblico, (Grice:
“Cf. Grice on ‘common language’ and ‘private language’”) con Michael Hardt,
Milano, Rizzoli, Inventare il comune,
Roma, DeriveApprodi, Il comune in rivolta. Sul potere costituente delle lotte,
Verona, Ombre Corte, Questo non è un Manifesto, con Michael Hardt, Milano,
Feltrinelli, 2Spinoza e noi, Milano-Udine, Mimesis, Fabbriche del soggetto.
Archivio e una conversazione con Mimmo
Sersante, Verona, Ombre corte, Arte e multitudo (a cura di Nicolas Martino),
Roma, DeriveApprodi, Storia di un comunista, a cura di Girolamo De Michele, Milano,
Ponte alle Grazie, Galera ed esilio. Storia di un comunista, a cura di Girolamo
De Michele, Milano, Ponte alle Grazie, Assemblea, con Michael Hardt, Milano,
Ponte alle Grazie, Da Genova a domani. Storia di un comunista, a cura di
Girolamo De Michele, Milano, Ponte alle Grazie. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Negri," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
NERI. (Milano). Filosofo. Grice: “Neri is an interesting
philosopher – he speaks of the aporia of the realization, which is intriguing,
and considers that ‘objectivism’ started with Galileo, which is realistic!” Professore
a Verona. Allievo di Banfi e Paci, rappresenta una delle ultime sintesi della
Scuola di Milano, di cui riprende alcuni dei temi portanti: ricerca
fenomenologica, analisi storico-politica, studi estetici. Rispetto ai suoi
maestri, del cui pensiero è stato uno dei maggiori interpreti, sviluppa un
percorso di ricerca originale, caratterizzato da una critica delle ideologie
del Novecento e dei loro fallimenti, e da una lettura non dogmatica della
storia contemporanea, volta a metterne in luce discontinuità e aporie. Forte di
un'indole scettica e fedele al principio dell'epoché fenomenologica, Neri ha
ripercorso le vicende della dialettica marxista, focalizzando in particolare la
sua attenzione sull'Europa centro-orientale, e sulle varie forme di controcondotta
e dissenso che, a partire dagli anni sessanta, sono andati germinando in quel
contesto storico. I suoi autori di riferimentoHusserl e Merleau-Ponty, Bloch e
Lukács, Kosík e Kołakowskirivelano la tensione intellettuale tra ricerca
teoretica e storica che ha caratterizzato il lavoro di Neri, dalle principali
monografie, ai saggi su aut aut e Il filo rosso, fino al materiale inedito
conservato presso l'Archivio Neri, da pochi anni istituito presso l'Università
degli Studi di Milano. Durante gli anni universitari, trascorsi tra Pavia
e Milano, Neri ha l'occasione di frequentare gli ultimi corsi di Antonio Banfi,
ormai lontano dalla fenomenologia e intento a perfezionare (e radicalizzare) il
suo umanesimo di stampo marxista, e dell'ancor giovane Enzo Paci che, in quegli
stessi anni di dopoguerra, intraprende un confronto innovativo con gli esiti
della ricerca husserliana, e in particolare con i contenuti della Crisi delle
scienze europee, oggetto di numerosi corsi. Proprio questo "apprendistato
fenomenologico", secondo l'espressione di Luciano Fausti, ha consentito a
Neri di acquisire un metodo di ricerca che lo ha accompagnato, non solo nei
suoi studi delle opere di Husserl, Merleau-Ponty, Patočka (dei quali traduce e
cura varie pubblicazioni), ma, più in generale, nell'analisi del pensiero
storico e politico novecentesco. A questi interessi va ad aggiungersi quello
per l'arte e l'estetica, decisivo in questi primi anni, e dovuto in particolare
agli insegnamenti di Dino Formaggio, con cui Neri si laureò. Neri continuerà a
interessarsi a questi temi anche negli anni successivi, dedicando diversi
scritti a Panofsky (della cui Prospettiva come forma simbolica cura nell'edizione)
e a Caravaggio, e interrogandosi sul rapporto tra fenomenologia ed
estetica. Agli anni di studio, segue una fase di ricerca che lo porterà
nei primi anni sessanta a Praga, ospite dell'Accademia delle Scienze della
Cecoslovacchia e, in seguito, negli Stati Uniti d'America, dove è visiting
scholar a Pennsylvania. A Praga, Neri entra in contatto con la giovane
generazione di intellettuali cechi che, in questi anni cruciali, portano avanti
l'idea di riformare il socialismo dal suo interno, a partire da una profonda
reinterpretazione del materialismo e della prassi marxiana. È grazie a Neri che
in Italia si diffondono le opere di Karel Kosík e di Jan Patočka che, pur così
profondamente diversi, condividono con Neri l'interesse per la fenomenologia e
la politica. Durante la sua esperienza americana, Neri dedica a Marx una serie
di lezioni e conferenze, i cui testi inediti, facenti parte del Fondo Neri,
sono conservati presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi
di Milano. Analizzando il pensiero di Marx, Neri si rifà in particolar modo,
oltre che all'insegnamento di Kosík, agli scritti di Gajo Petrović e alla
scuola jugoslava legata alla rivista Praxis. Tornato in Italia, inizia un lungo
periodo di insegnamento a Verona, durante il quale incentra i suoi corsi sulla
fenomenologia post-husserliana, su Bloch, sull'idea filosofica di Europa e la
sua eredità, a seguito del fallimento dei principali progetti politici
novecenteschi. Escono in questi anni le sue opere più note: “Aporie della
realizzazione”, sulla filosofia e l'ideologia dei paesi del socialismo
realizzato, e “Crisi e costruzione della storia”, dedicato, ancora una volta,
al maestro Banfi. In più occasioni, manifesta il suo debito nei confronti
dei suoi maestri milanesi, per averlo iniziato allo studio della fenomenologia.
In tal senso, il passaggio dall'insegnamento di Banfi a quello di Paci è
decisivo. «Al centro non era piùscrive Neri poco prima di morire, ricordando
quegli anniil "disperato razionalismo" del fondatore della
fenomenologia: il fuoco della rilettura era diventato il "mondo della vita"
e la critica dell'obbiettivismo moderno». Un pensiero che ben si presta a una
generazione di giovani studiosi che, durante gli anni sessanta, si raccolgono
intorno a Paci, desiderosi di affinare un pensiero che consenta di riguadagnare
un sguardo disincantato, ma non indifferente, sulla realtà sociale e culturale
circostante, contro «l'asfissiante razionalismo» di Banfi e, più in generale,
contro l'impronta culturale del PCI. Neri rientra in questa nuova leva di
studiosi e in questi termini si possono interpretare anche i suoi studi
fenomenologici. «Con il tema del mondo della vitaribadisce Neri, in un altro
tra i suoi scritti più tardila fenomenologia mostrava di saper affrontare i
problemi posti dalle scienze storiche e sociali, dall'antropologia culturale e
infine anche dal pensiero marxista». L'esempio di Paci, tuttavia, che cercò a
tutti gli effetti di coniugare metodo fenomenologico e dialettica marxista, è
seguito dall'allievo solo parzialmente, lasciando la sua impronta più visibile
nel volumePrassi e conoscenza, una cui parte è dedicata ai critici marxisti
della fenomenologia. Col passare del tempo, tuttavia, Neri adotta una posizione
di sempre più evidente rottura, prediligendo a qualsiasi tentativo
conciliatorio una critica fenomenologica del socialismo realizzato e delle sue
distorsioni. A tal proposito, il confronto con Kosík e il dissenso, all'interno
del socialismo reale, giocano un ruolo di primo piano. Come si evince
dalla sua “Aporie della realizzazione,” distingue due fasi e due generazioni di
filosofi, all'interno della complessa crisi del socialismo in costruzione. Da
una parte, la prima generazione è rappresentata da György Lukács e da Ernst
Bloch. Proprio al pensiero di quest'ultimo, alle sue concezioni di storia e di
utopia e ai suoi numerosi ripensamenti, Neri dedica una lunga analisi, che
tornerà periodicamente anche negli anni successivi, come testimoniano i
programmi dei suoi corsi universitari. A Bloch è ispirato, d'altronde, il
titolo del libro, che Neri ricava da una pagina di Principio speranza. È
all'interno della dialettica tra realtà e realizzazione, tra condizione
presente e speranza futura, che Neri individua l'andatura del socialismo reale,
della sua filosofia e della sua ideologia. Solo con la seconda generazione di
filosofi, tuttavia, le aporie della realizzazione socialista vengono veramente
al pettine; la malinconia di Bloch cede infatti il passo allo sguardo scettico
di Kołakowski e al tentativo di Kosík di rileggere la dialettica marxista in
termini concreti, al di là di ogni deriva ideologica. Dello stesso tenore è
anche il libro su Banfi, Crisi e costruzione della storia, di pochi anni
successivo, in cui Neri si confronta con lo stesso tema della realizzazione,
inteso stavolta nei termini del tentativo banfiano di costruire un percorso
storico su basi razionali, oltre la crisi della civiltà moderna, verso una
nuova prospettiva umanistica. Alla luce del ritratto offertoci da Neri, che si
concentra in particolare sugli anni trenta, intesi come momento cruciale per lo
sviluppo della teoria banfiana, emerge un'immagine di Banfi particolarmente
complessa, nella quale la svolta ideologica e l'adesione al comunismo non
offuscano il perdurare di uno spirito critico e di una prospettiva europea, che
si sviluppa al di là dei particolarismi delle filosofie nazionali. L'Archivio
Guido Davide Neri -- è stato creato presso la Biblioteca di Filosofia
dell'Università degli Studi di Milano l'Archivio Guido Davide Neri. In tale
archivio è raccolta un'imponente quantità di materiali inediti, che comprendono
riflessioni, appunti per corsi e seminari, annotazioni di viaggio,
corrispondenze. Sono considerati di particolare rilievo, in vista di futuri
studi sul pensiero filosofico di Neri, i 149 quaderni, contenenti le
riflessioni del filosofo, dalla metà degli anni cinquanta, fino alla sua morte.
Attraverso la lettura di questi scritti, ora completamente consultabili e in
corso di digitalizzazione, è possibile chiarire il rapporto e gli scambi di
Neri con altri rappresentanti della filosofia milanese: da Banfi a Paci, da Dal
Pra a Preti. Grande importanza rivestono anche i commenti in presa diretta su
alcuni tra i più rilevanti avvenimenti storici del Novecento: dall'invasione
sovietica dell'Ungheria, alla Primavera di Praga, fino al crollo del socialismo
reale. A ciò si aggiungono le riflessioni sul ruolo della filosofia nella
società, sul modo e l'opportunità di insegnarla, e sulla sua tenuta, di fronte
alle scosse della storia. Opere: “Prassi e conoscenza,” con una sezione
dedicata ai critici marxisti della fenomenologia (Milano, Feltrinelli); “Aporie
della realizzazione: filosofia e ideologia nel socialismo reale” (Milano,
Feltrinelli); “Crisi e costruzione della storia” (Napoli, Bibliopolis); “Il
sensibile, la storia, l'arte” (Verona, Ombre Corte, Francesco Tava, su Open
Commons of Phenomenology. G. Scaramuzza, Presentazione, in Atti della Giornata
di Studio e di Testimonianze svoltasi presso la Fondazione Corrente, Milano, Materiali
di Estetica, nArchivio Guido Davide Neri, su sba.unimi. degli scritti di Neri,
in aut aut, n. Atti della Giornata di Studio e di Testimonianze svoltasi presso
la Fondazione Corrente, Milano, in Materiali di Estetica, Quando tra noi muore un filosofo. Ricordo di
Guido D. Neri, amici, colleghi e studenti, Pizzighettone, Viciguerra, Luciano
Fausti, Guido Davide Neri tra scepsi e storia. Un percorso filosofico, Milano,
UNICOPLI, . Laura Frigerio e Elena Mazzolani, Il Fondo Guido Davide Neri, in
Sistema Università, Amedeo Vigorelli,
Fenomenologia e storia. A partire da Patocka: itinerario filosofico di Guido
Davide Neri, in Leussein, Francesco
Tava, Open Commons of Phenomenology. sba.unimi. Fondo librario Guido Davide
Neri, su sba.unimi. F
NESI.
(Firenze). Filosofo. Grice:
“I once had a fight with Nowell-Smith; he was saying that a philosopher should
not be a moralist; I told him that by that token Nesi wasn’t one!” – “De
moribus” Figlio di Francesco di Giovanni e di Nera di Giovanni Spinelli, si dedicò
interamente agli studi filosofici. Strinse stretti rapporti con i principali
umanisti fiorentini dell'epoca, tra cui Acciaiuoli e Ficino. Influenzato
dall'operato di Savonarola, ricoprì anche diverse cariche politiche. Opere: Ioannis Nesii adulescentuli oratiuncula,
Orazione del Corpo di Cristo, Orazione de Eucharestia, Orazione sull'umiltà
,Sulla carità, De moribus, De charitate, Oraculum de novo saeculo, Canzoniere,
Poema. TreccaniEnciclopedie oIstituto dell'Enciclopedia Italiana. E. Tortelli, Dizionario
biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
NIFO
(Sessa Aurunca). Filosofo. Grice: “I like Nifo; first, because he wrote a
treatise he called ‘ludicrous rhetoric;’ second, because he tried to refute
Pomponazzi against the mortality of the soul – surely the soul is ‘mortal’ is a
category mistake --.” Alla corte di Carlo V (Luigi Toro, 1876, Municipio di
Sessa Aurunca). Durante i propri studi, Nifo frequentò Padova, dove studiò
filosofia e divenne allievo di Vernia.
Fu professore a Padova e in seguito insegnò anche a Napoli, Roma e Pisa,
guadagnando una fama tale da essere incaricato daLeone X di difendere la
dottrina cattolica sull'immortalità contro gli attacchi di Pomponazzi e degli
alessandristi. Fu ricompensato con la nomina a conte palatino con il diritto di
assumere il cognome del Papa, Medici. Busto esposto nel Liceo classico "di
Sessa Aurunca. La sua prima filosofia si ispirava ad Averroè, modificò poi la
propria visione giungendo a posizioni più vicine all'ortodossia cattolica. Pubblicò
un'edizione delle opere di Averroè corredate di un commento compatibile con la
sua nuova posizione. Nella grande
controversia con gli alessandristi si oppose alla tesi del Pomponazzi per il
quale l'anima razionale è inseparabile dal corpo materiale e, dunque, la morte
di questo porta con sé anche la scomparsa dell'anima. Sostenne, invece, che
l'anima individuale, quale parte dell'intelletto assoluto, è indistruttibile e
alla morte del corpo si fonde in un'unità eterna. Tra i suoi allievi, presso l'Salerno, tra gli
altri, ricordiamo, Rosselli, filosofo calabrese autore di un testo molto
controverso, Apologeticus adversos cucullatos (Parma), in cui cerca di
affermare le sue dottrine che tendono a discostarsi da quello del suo
maestro. Lo si ritiene protagonista di
un curioso episodio: pubblicò il trattato De regnandi peritia, che alcuni
ritengono essere un plagio del più noto Il Principe di Machiavelli del cui
manoscritto sarebbe venuto in possesso.
Gli fu conferita la cittadinanza onoraria di Napoli ed iessa fu estesa
ai figli ed agli eredi in perpetuo. A lui è dedicato il Convitto Nazionale di Sessa
Aurunca, della quale fu anche sindaco. Opere: “Liber de intellectu”; “De
immortalitate animi”; “De infinitate primi motoris quaestio”; “Opuscula moralia
et politica”; Dialectica ludicra,” “De regnandi peritia.” Furono poi più volte
ripubblicati, in quanto ampiamente diffusi, i suoi numerosi commentari su
Aristotele, di cui i più importanti sono: :Aristotelis de generatione &
corruptione liber Augustino Nipho philosopho Suessano interprete &
expositore”; “Expositiones in libros de sophisticos elenchis Aristotelis”; “Expositiones
in omnes libros de Historia animalim, de partibus animalium et earum causis ac de
Generatione animalium, In libris Aristotelis meteorologicis commentaria,
Venetiis, Ottaviano Scoto, Physicorum auscultationum Aristotelis libri octo, Super
Libros Priorum Aristotelis, Commentarium in tres libros Aristotelis De anima, Dilucidarium
metaphysicarum disputationum in Aristotelis Deum et quatuor libros
metaphysicarum. L'edizione più nota fu quella stampata a Parigi. Dialectica
ludicra, frontespizio; conservato nella biblioteca del Convitto Agostino Nifo
di Sessa Aurunca. Dialectica ludicra (disegno interno Dialectica ludicra, colophon In libris Aristotelis meteorologicis
commentaria In libros Aristotelis De
generatione & corruptione interpretationes & commentaria, frontespizio;
conservato anch'esso nella biblioteca del Convitto Nifo di Sessa Aurunca. In
libros Aristotelis De generatione & corruptione interpretationes &
commentaria, colophon Genealogia. Una
sua breve genealogia è questa: 1. ...
Nifo 1.1. Domizio Nifo (Barone di Joppolo, cavaliere) @(Sessa Aurunca) .
Jacopo/Giacomo Nifo (*Tropea +Sessa Aurunca giureconsulto, ciambellano,
commerciante di tessuti) @(Sessa Aurunca) Francesca Galeoni Agostino Nifo
(*Sessa Aurunca Sessa Aurunca 18 gennaio 1538filosofo) @(Sessa Aurunca) Angela
Landi (nobile) 1Domizio Nifo (+Sessa Aurunca) 1Livia Nifo @1 Filippo Toraldo,
@2 Col'Antonio di Transo Nifo @ Isabella
Vaccaro Paolo Nifo @ Livia Transo Agostino
juniore Nifo @ Diana di Paulo Paolo Nifo Giacomo Nifo maschio Nifo maschio Isabella Nifo @ Marc'Antonio Giove della Vega Girolama Nifo @ Scipione Cirasol Domizio Nifo
Clarice Nifo Diana Nifo @ Cesare Conso
1.1.1.1.3.5. Quintia Nifo @ Vincenzo Gattola X. altri Vincenzo Nifo 1.2.
Giovanni Nifo (*Tropea +Romacavaliere, Vicario e Agente Generale del Duca di Sessa).
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Gabrieli, "Raccolta Storica dei
Comuni", Istituto di Studi Atellani, Sant'Arpino (CE), lCarlo De Lellis,
Discorsi delle Famiglie Nobili del Regno di Napoli, Napoli, Giovanni Francesco
Paci, Giampiero Di Marco, I sindaci della città di Sessa, Sessa Aurunca, Zano
Editore, 38. Edizioni e traduzioni Agostino
Nifo, La filosofia nella corte. Monografia introduttiva, testo latino a fronte,
traduzione, note e apparati di E. De Bellis. Collana “Il pensiero occidentale”,
Milano, Bompiani, . Studi , «Nifo, Agostino», in Dizionario di filosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Giampiero Di Marco, Giuseppe Parolino,
Incunaboli e cinquecentine nelle biblioteche di Sessa, Minturno, Caramanica
Editore, M. Palumbo, Dizionario Biografico
degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Ennio De Bellis,
Il pensiero logico, Galatina, Congedo, Ennio De Bellis, Nicoletto Vernia e
Agostino Nifo. Aspetti storiografici e metodologici, Galatina, Congedo, Ennio
De Bellis, di Agostino Nifo, Collana
Quaderni di “Rinascimento”. Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento,
Firenze, Olschki, Angelico Poppi, Introduzione all'aristotelismo padovano,
Antenore, Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Agostino Nifo, su BeWeb, Conferenza
Episcopale Italiana. ALCUIN, Ratisbona.
Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.Hugh Chisholm , Nifo,
Agostino, in Enciclopedia Britannica, XI, Cambridge University Press. Keywords:
ludicra – Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Nifo: la dialettica ludrica” --.
NIZOLIO.
(Brescello). Filosofo. Grice: “I read Nizolio and it’s like reading myself!” –
Insegnò a Brescia e pubblicò il lessico “Observationes in M. Tullium
Ciceronem,” o “Thesaurus Ciceronianus.” Ebbe una lunga polemica con Maioragio per
una critica portata da quest'ultimo a Cicerone che, iniziata con la Epistola ad
M. A. Majoragium, proseguì con l'Antapologia e si concluse con i De veris
principiis et vera ratione philosophandi contra pseudophilosophos libri IV,
pubblicati a Parma, dove insegnava, che interessarono Leibniz al punto che questi
li fece ristampare premettendogli il titolo “Antibarbarus Philosophicus, sive
Philosophia Scholasticorum impugnata libris IV.” Fu chiamato da Gonzaga a
Sabbioneta. Contemporaneamente alle critiche di Ramo alla logica aristotelica, anche per
Nizolio occorre sostituire all'astrattezza di quella logica un pensiero che sia
concretamente legato alla realtà e a questo scopo la strada maestra sta nel
ritrovare i processi del pensiero direttamente nella struttura grammaticale
della lingua. Egli individua cinque principi per fare della buona filosofia. Il
primo principio generale della verità e della buona filosofia consiste nella
conoscenza dellaa lingua romana, in cui
sono espressi quei testi filosofici. Il secondo principio è la conoscenza di
quei precetti e documenti che si trovano nella grammatica e nella retorica, sostituendo
la grammatica e la retorica alla metafisica, dal momento che i metafisici si
sono preoccupati solo di ricercare la verità, senza occuparsi della utilità,
necessità e pertinenza delle cose trattate. Il terzo principio consiste nel
leggere i filosofi classici e nello sforzarsi di comprendere il modo con il
quale il popolo romano si esprime, essendoci verità in quella schiettezza – Grice:
‘slightness” -- di linguaggio. Il quarto principio generale della verità è la
libertà e la vera licenza delle opinioni e del giudizio su qualunque argomento,
come richiede la verità e la natura. Non devono essere dunque Cicerone o
Aurelio nostril maestri, ma i cinque sensi, l'intelligenza, il pensiero, la
memoria, l'uso e l'esperienza delle cose. Il quinto principio afferma che, oltre a
esporre ogni tesi con la chiarezza della lingua comune senza introdurre nel
discorso oscurità o sottigliezze, occorre non trattare problemi che non hanno
realtà. Esempi di invenzioni filosofichi prive di oggettività sono la idea
platonica e la tesi della realtà degli universali. Infatti, la realtà è
costituita soltanto da oggetti singoli e individuali e questi devono essere
indagati non attraverso la loro natura propria e privata, ma attraverso la loro
comune e continua successione. Si fa filosofia e scienza non astraendo, ossia
togliendo da una singola realtà quel quid che viene poi analizzato come se esso
fosse reale, ma comprendendo, ossia considerando insieme le singole realtà.
L'universale è una vana e finta astrazione che deriva invece dalla comprensione
di tutti i singolari di ogni genere, accolti insieme con un atto solo, senza
astrazioni intellettive, ma con il solo ausilio di un'intelligenza che
comprende i singolari. In sostanza, noi non possiamo realmente distaccare, con
un'operazione dell'intelletto, un universale da ogni singola cosa, ma semmai
passare dall'individuale al collettivo.
L'operazione consiste nel sostituire alla dialettica la retorica e alla
logica la grammatica ma, pur mettendo in rilievo i difetti della logica
classica, egli non riesce a fondare una nuova logica realmente efficace e
persuasiva. Opere: “Observationes in M.
Tullium Ciceronem,” Brixiae (Brescia), in-folio, opera ripubblicata con
aggiunte a Venezia nol titolo “Thesaurus ciceronianus,” e “Lexicon ciceronianum” con aggiunte di
Facciolati, “De veris principiis et vera
ratione philosophandi contra pseudo-philosophos, scritto contro gli
scolatici,”Parma, “Leibniz ne ha curato una nuova edizione con una prefazione
ed una lettera a Thomasius sulla dottrina di Aristotele, Francofurti (Roma,
Bocca). Garin, Rossi, Vasoli, Testi umanistici su la retorica. Testi editi e
inediti su retorica e dialettica di Nizolio, Patrizi e Ramo, Milano, Bocca “Marii Nizolii Brixellensis in M.T. Ciceronem
observationes Caelii Secundi Curionis labore & industria secundò atque
iterum locupletatae, perpolitae, & restitutae. Ejusdem M. Nizolii libellus,
in quo vulgaria quaedam verba, & parum Latina, ad purissimam Ciceronis
consuetudinem emendantur, ab eodem Caelio, s.c. limatus & auctus” (BU
Clermont Auvergne) Note Margherita
Palumbo nel Dizionario Biografico degli Italiani. È quindi probabile chei abbia
preferito fare ritorno volontariamente a Brescello, dove la morte lo close. Ballestri,
Massimiliano. Nizolio, Milano, Cosmo editore, R. Battistella, Nizolio, umanista
e filosofo, Treviso, L. Zoppelli, Nizzoli, Alberto. Nizolio e il rinnovamento
scientifico moderno, Como, Meroni,Rossi,
“La celebrazione della rettorica e la polemica antimetafisica del
"De Principiis" del Nizolio, in La crisi dell'uso dogmatico della
ragione, Antonio Banfi, Milano, Bocca, Thieme, Klaus, Marius Nizolius aus
Bersello: Vier Bücher über die wahren Prinzipien und die wahre philosophische
Methode. Gegen die Pseudophilosophen [monografia sui "principi" con
traduzione in tedesco], Monaco, Wilhelm Fink, 1980. Logica aristotelica Universale Idea. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. G. Calogero, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. EEncyclopædia Britannica, Inc.
M. Palumbo, Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere, Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Keywords: Cicerone – Refs.: Luigi Speranza: Grice e Nizolio: il
thesaurus ciceronianus”
NOCE. (Pistoia). Filosofo. Grice: “Only in
Italy, philosophy and history are so connected; it would be as if we at Oxford
after the war would be only concerned with understanding Churchill!” Grice:
“For us, to do linguistic philosophy was to get away from post-tramautic stress
disorder acquired during what Winthrop stupidly called the ‘phoney’ war!” – Grice:
“It’s not difficult to understand why Noce’s notes on Gentile were only
published posthumously!” -- essential Italian philosopher. «Certo
i cattolici hanno un vizio maledetto: pensare alla forza della modernità e
ignorare come questa modernità, nei limiti in cui pensa di voler negare la
trascendenza religiosa, attraversi oggi la sua massima crisi, riconosciuta
anche da certi scrittori laici.» (Risposte alla scristianità, da Il
Sabato). Ttitolare della cattedra di "Storia delle dottrine
politiche" all'Università La Sapienza di Roma. Studioso del
razionalismo cartesiano e del pensiero moderno (Hegel, Marx), analizzò le
radici filosofiche e teologiche della crisi della modernità, ricostruendo con
cura le contraddizioni interne dell'immanentismo. Argomentò
l'incompatibilità tra marxismo, umanesimo, ed altri sistemi di pensiero che propugnavano
la liberazione secolare dell'uomo e la dottrina cristiana (affermò: "solo
il Redentore può emancipare"). Sostenne tenacemente, per tali motivi,
l'impossibilità del dialogo tra cattolici e comunisti e previde il
"suicidio della rivoluzione" (1978). Studioso del fascismo, sostenne
che tale ideologia fosse peraltro in continuità con il comunismo e fosse
anch'esso un momento della secolarizzazione della modernità. Sostenne, inoltre,
l'esistenza di molti punti di contatto tra il fascismo e il pensiero dei sessantottini.
Filosofo della politica, preconizzò la crisi del socialismo reale, mentre esso
viveva la sua massima espansione a livello mondiale. Argomentò che tale
sistema, da una parte applicava coerentemente la filosofia di Marx, ma
dall'altra negava le premesse del marxismo: ciò in quantomostrava Del Nocelo
stesso sistema di Marx si basava sulla contraddizione tra dialettica e
materialismo storico. Ribadiva infine la necessità dei valori di verità e di
moralità. Figlio di un ufficiale dell'esercito e di Rosalia Pratis,
savonese discendente di una famiglia nobile savoiarda, Augusto Del Noce nasce a
Pistoia nel 1910. L'anno dopo la madre si trasferisce con il figlio a Savona e,
allo scoppio della guerra mondiale, a Torino, presso una zia materna. A Torino,
Augusto svolge tutta la sua carriera di studi: dapprima al noto liceo
D'Azeglio, frequentato da alcuni dei futuri protagonisti della vita politica e
culturale della città e della nazione (Norberto Bobbio, Massimo Mila, Gian
Carlo Pajetta, Cesare Pavese, Felice Balbo e altri), poi all'Università degli
Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, allievo di Adolfo Faggi,
Erminio Juvalta e Carlo Mazzantini con il quale si laurea nel 1932 con una tesi
su Malebranche. Inizia quindi a insegnare presso istituti superiori (Novi
Ligure, Assisi, Mondovì), mentre sviluppa la sua attività di studio anche con
soggiorni all'estero. Nel 1936 legge con entusiasmo Umanesimo integrale
di Jacques Maritain, che rafforza in lui, tra l'altro, una sempre più convinta
opposizione al fascismo. Cerca invano di farsi trasferire a Torino e di
accedere qui alla carriera universitaria. Nel 1941 si trasferisce a Roma per un
distacco propostogli dall'amico Enrico Castelli. A Roma frequenta Franco Rodano
che, con Felice Balbo e altri, anima l'esperienza di «Sinistra Cristiana», un
tentativo di conciliazione di comunismo e Cristianesimo da quale Del Noce resta
per breve tempo affascinato. Nel 1944 viene accolta la sua richiesta di
trasferimento presso un istituto superiore di Torino, dove torna a risiedere.
Accompagna all'insegnamento un'intensa attività di studio e di collaborazione a
diversi periodici, tra cui Cronache Sociali che gli dà occasione di incontrare
Giuseppe Dossetti. Nel 1946 scrive e pubblica il saggio La non filosofia
di Marx, che ripubblicherà vent'anni dopo nella sua opera maggiore (Il problema
dell'ateismo) e nel quale fissa i termini complessivi della sua interpretazione
del marxismo. Nello stesso anno cura l'edizione italiana di Concupiscentia
irresistibilis di Lev Isaakovič Šestov. Nel 1948, nasce suo figlio
Fabrizio Del Noce. Nel 1954 inizia la collaborazione alla Enciclopedia
filosofica del Centro Studi Filosofici Cristiani di Gallarate, diretta da Luigi
Pareyson. Dal 1957 al 1961 è distaccato a Bologna presso il centro di
documentazione diretto da Giuseppe Dossetti. Nel capoluogo emiliano frequenta
Nicola Matteucci e collabora stabilmente al neonato periodico «Il Mulino».
Scrive su Ordine Civile, rivista animata da Gianni Baget Bozzo, e altri alcuni
saggi, uno dei quali, «Idee per l'interpretazione del fascismo», sarà
all'origine delle future revisioni storiografiche di De Felice e Nolte. Nel
1959 partecipa al convegno organizzato dalla Democrazia Cristiana a Santa
Margherita Ligure con una relazione intitolata L'incidenza della cultura sulla
politica nella presente situazione italiana: sugli stessi temi Del Noce
intratterrà per anni un rapporto difficile con il partito cattolico (altri
interventi nei convegni di San Pellegrino del 1963 e di Lucca nel 1967).
Nel 1963 partecipa a un concorso a cattedra a Trieste, ma non ottiene il posto;
nel 1964 pubblica Il problema dell'ateismo e l'anno successivo Riforma
cattolica e filosofia moderna, Volume I, Cartesio. Il 30 aprile del 1966
partecipa alla «Giornata rensiana» con una relazione intitolata Giuseppe Rensi
fra Leopardi e Pascal. Ovvero l'autocritica dell'ateismo negativo in Giuseppe
Rensi, nella quale espone la sua fondamentale fenomenologia del pessimismo come
pensiero religioso. Nello stesso anno vince il concorso per una cattedra di
Storia della filosofia moderna e contemporanea all'Università degli Studi di
Trieste, dove diventerà Professore e rimarrà a insegnare fino al 1970. In
quell'anno esce L'epoca della secolarizzazione, che raccoglie molti dei saggi e
degli interventi degli anni sessanta. Sempre nel 1970 si realizza il tanto
atteso trasferimento a Roma, dove, all'Università "La Sapienza",
insegna prima Storia delle dottrine politiche e poidal 1974Filosofia della
politica. Si infittisce la sua collaborazione a riviste e periodici, sui
quali interviene anche riguardo all'attualità politica e culturale. Diresse la
collana «Documenti di cultura moderna», dell'editore torinese Borla (poi
passata alla Rusconi) proponendo al pubblico italiano autori come Marcel de Corte,
Titus Burkhardt, Manuel García Pelayo, Hans Sedlmayr ed Eric Voegelin.
Partecipa vivacemente al dibattito sul divorzio. Dopo la metà degli anni
settanta inizia il rapporto con gli universitari di Comunione e Liberazione
partecipando a convegni e incontri promossi dal Movimento Popolare. Nel 1978
pubblica il saggio Il suicidio della rivoluzione, dedicato al compimento e alla
dissoluzione del marxismo. Nel 1981 con Il cattolico comunista chiude i conti
con l'esperienza di Rodano (che nel frattempo ha lasciato la DC per il PCI) e
dei teorici della conciliazione tra Cattolicesimo e marxismo. Dal 1978 inizia
anche la collaborazione continuativa con il settimanale «Il Sabato» e nel 1983
contribuisce alla creazione della rivista «30 giorni», di cui rimarrà stabile
collaboratore. Nello stesso anno viene candidato come indipendente nelle liste
della Democrazia Cristiana per il Senato: primo dei non eletti, entrerà in
Senato l'anno successivo (1984) a seguito della morte di un collega.
Nel 1986 viene insignito del «Premio Internazionale Medaglia d'Oro al merito
della Cultura Cattolica». Nel 1989 riceve il «Premio Nazionale di Cultura nel
Giornalismo: la penna d'oro»; nell'agosto dello stesso anno viene premiato dal
Meeting di Rimini. Muore nella notte tra il 29 e il 30 dicembre a Roma. È
tumulato nel Famedio del cimitero di Savigliano. Nel 1990 esce Giovanni
Gentile, volume che raccoglie diversi saggi sul padre dell'attualismo, sul
fascismo e sul suo significato nella storia contemporanea, frutto di decenni di
studi e rielaborazioni di Del Noce. L'archivio del filosofo e la sua biblioteca
sono custoditi a Savigliano dalla «Fondazione Centro Studi Augusto Del Noce»,
sorta nei primi anni novanta, diretta prima da Guido Ramacciotti, poi da
Francesco Mercadante, da Giuseppe Riconda, e attualmente da Enzo Randone.
Il pensiero Il problema dell'ateismo Nella sua più celebre opera Il problema
dell'ateismo (del 1964) Del Noce inizia l'analisi della storia della filosofia
moderna invertendo il paradigma storicistico e positivistico che nel
progressismo aveva la sua cifra comune. Il filosofo afferma infatti che tale
paradigma di illuministica origine ha come prima condizione d'esistenza la
postulazione dell'ateismo come necessità del progredire dei sistemi filosofici
e delle scienze a prescindere dalla teologia cristiana, cioè a prescindere
dalla Scolastica, anzi in più o meno esplicita opposizione alla
Scolastica. La tesi che Del Noce intende dimostrare in questa sua opera è
-come evidenzia appunto il titolo- la considerazione dell'ateismo non più come
«necessità» bensì come «problema» della modernità, il cui ultimo, coerente e
necessario sbocco è appunto il nichilismo post-nietzscheano distaccato ormai da
qualsiasi riflessione filosofica e sfociato in una pura forma di vita, in puro
way of life di distruzione e auto-distruzione dell'uomo. Del Noce pone quindi
innanzitutto una distinzione fra tre diverse forme di ateismo, ovvero fra
l'ateismo positivo o politico («diurno»), i cui esempi perfetti sono stati
l'illuminismo di un Diderot o l'umanesimo di un Feuerbach, l'ateismo negativo o
nichilistico («notturno»), esemplificato invece dalla filosofia di
Schopenhauer, e infine l'ateismo tragico, detto anche «follia filosofica», cioè
la forma più rara e particolare di ateismo che Del Noce trova solo in due casi
in tutta la storia della filosofia, ovvero in Nietzsche e in Jules
Lequier. Posta questa propedeutica distinzione, Del Noce inizia
l'anamnesi del pensiero filosofico moderno per rintracciare la genesi di ogni
forma di ateismo, impossibile da pensarsi per la filosofia antica come dimostra
il fatto che anche la filosofia epicurea -considerata comunemente come
ateistica- ammetteva in realtà l'esistenza degli dèi. Per Del Noce appare
evidente che la crisi della Scolastica medievale non ha costituito un processo
necessario per il semplice fatto che proprio colui che aveva intenzione di
riformarla -cioè Cartesio- fu invece colui che in realtà la tradì e se ne
allontanò: è nelle celeberrime Meditazioni metafisiche che il filosofo francese
-allievo dei Gesuiti- tentò di riproporre una nuova prova dell'esistenza di Dio
da opporre al naturalismo libertinista del Seicento, che predicava relativismo
etico e che sostituiva il Dio-Logos con la Natura impersonale e senza
ordine. In realtà però Cartesio, nel suo sforzo apologetico, compì il
definitivo tradimento della filosofia cristiana riattingendo ad un agostinismo
privato di platonismo e considerando così le idee dei semplici «contenuti della
mente». In altre parole se l'idea di Dio, quantunque logicamente necessaria,
non è il riflesso intellettivo di una realtà ontologica esterna al soggetto ma
è una semplice struttura logica, allora vale realmente la critica kantiana
della prova ontologica di Sant'Anselmo secondo la quale non è lecito aggiungere
il predicato dell'esistenza alla perfezione dell'idea se non per un
paralogismo. Del Noce in sintesi ha mostrato come il tradimento e la
perdita della Scolastica, attuata innanzitutto da Cartesio, ha come punto
centrale l'idea di Idea, che è passata ad essere da struttura del reale a
struttura del razionale, passando quindi dal dominio dell'ontologia a quello
della psicologia. Per questo non vi è alcuna spiegazione se non il rifiuto
pregiudiziale di riconoscere uno statuto ontologico all'idea, cosicché non
vi sarebbe appunto alcuna necessità di trapasso della Scolastica né tantomeno
alcuna necessità di genesi del razionalismo; in tal senso la famosa critica di
Kant varrebbe quindi solo contro Cartesio e non contro Sant'Anselmo, il cui
platonismo gli permetteva ancora di inferire necessariamente la «perfezione»
dell'esistenza dall'idea dell'Essere con ogni perfezione, cioè dall'idea di
Dio. Del Noce prosegue la sua analisi mostrando quindi come in Cartesio,
che pur nelle sue intenzioni voleva essere un defensor Fidei, già sussisteva in
nuce ogni forma di illuminismo che avrebbe poi dominato nel Settecento, per
questo egli parla di un pre-illuminismo cartesiano e aggiunge inoltre che
proprio Cartesio, fiero avversario del libertinismo dilagante nel suo tempo, fu
colui che tradusse l'ateismo libertinistico e irrazionalistico nella sua forma
razionalizzata, cioè nell'illuminismo, che sarebbe stato appunto un
libertinismo razionalistico. Si noti che Del Noce non pone giudizi sulla
persona di Renato Cartesio, e anzi sottolinea come al suo tempo egli si poteva
davvero credere il grande condottiero vincitore della battaglia culturale del
Cristianesimo contro il libertinismo, ma ciò perché non era riuscito a
prevedere una forma di ateismo non-irrazionalistico e non-relativistico quale
fu appunto l'illuminismo settecentesco, che non si limitò più ad opporsi alla
Scolastica ma che formò una propria dogmatica visione della storia in cui il
Cristianesimo, rappresentato dalle leggende nere del Medioevo, era stato solo un
ostacolo per lo «sviluppo» e l'«emancipazione» dell'umanità (si tenga presenta
la definizione kantiana di «illuminismo»). Da Cartesio in poi -secondo
Del Noce- sono comunque due i percorsi filosofici che partono e che sviluppano
i due aspetti compresenti in Cartesio, ovvero l'illuminismo e lo spiritualismo:
da una parte infatti Condillac, Kant, Condorcet, fino a Hegel e Marx
riceveranno il lascito propriamente razionalistico e sensu lato materialistico
di Cartesio, dall'altra invece Pascal, Malebranche, Vico e infine Rosmini
saranno gli eredi del suo patrimonio spiritualistico, inteso questo come
filosofia di accordo fra ragione naturale e fede cristiana, posta la distanza
epistemologica dalla Scolastica; famosa ed illuminante è a questo proposito la
teoria della «visione in Dio» di Malebranche, nonché la distinzione pascaliana
fra «Dio dei filosofi» e «Dio di Gesù Cristo». Andando comunque alla radice del
problema del tradimento della metafisica cristiana (Tomismo) da parte di
Cartesio e del conseguente illuminismo, Del Noce individua come unica possibile
condizione per tale tradimento il rifiuto del peccato originale come male
metafisico e quindi il rifiuto dello «status naturae lapsae» di cui proprio il
Cristo sarebbe il redentore: senza alcuna natura umana da redimere, cioè
senzanecessità di alcun redentore, il razionalismo ha sostituito il peccato con
l'ignoranza e Dio con la ragion critica, rifacendosi così ad un pelagianesimo
laicizzato che da solo rende possibile una qualsiasi forma di ateismo. Egli nota,
infine, che avendo rifiutato la radice metafisica del male se ne è dovuta
cercare quella fisica o psicofisica, secondo gli schemi ideologici che nel
Novecento avrebbero reso la psicanalisi e la psicologia gli elementi
complementari allo scientismo per una completa e non riduttiva visione del
mondo senza Dio, e per una definitiva «ateologizzazione» della ragione.
Compimento e dissoluzione del marxismo Riguardo al marxismo e alla sua
interpretazione Del Noce scrisse due opere, ovvero Il cattolico comunista e Il
suicidio della rivoluzione, che costituiscono la continuazione de Il problema
dell'ateismo in quanto in esse il filosofo analizza più dettagliatamente solo
una delle linee filosofiche originate da Cartesio, quella razionalistica, cioè
quella che nella storia moderna fu vincente nella sua estensione politica, nel
tentativo di trovare e di dimostrare la continuità necessaria fra razionalismo,
materialismo, marxismo e infine nichilismo, quest'ultimo inteso come cifra
problematica della civiltà postmoderna. La giustificazione epistemologica
di questa analisi è data dal fatto incontestabile che la storia del Novecento
inizia da un fatto filosofico, ovvero dal passaggio della filosofia marxiana in
azione politica, ovvero dalla coerentizzazione di quella che Del Noce definisce
la «non-filosofia di Marx»: da ciò appare non solo giustificato ma anche
necessario portarsi sul piano storico della filosofia per comprenderne il suo
portato teoretico, e così disinnescarne il suo sostrato ideologico. Del Noce si
affianca a diversi studiosi stranieri, quali ad esempio Voegelin, per
rintracciare l'inizio della cosiddetta secolarizzazione, il cui compimento
sarebbe stato appunto il marxismo e poi il nichilismo, nel sequestro della
nozione di «progresso» da parte di filosofie laiche dalla teologia di
Gioacchino da Fiore, o meglio dall'interpretazione di tale teologia: ben nota è
infatti la distinzione gioachimita nelle tre età della storia, l'Età di
Dio-Padre (Ebraismo), l'Età di Dio-Figlio (Cristianesimo) e infine l'Età di
Dio-Spirito che avrebbe dovuto superare i «limiti» del Cristianesimo ed
estendere l'elezione e la salvezza in modo universale. Di tale teologia
mistica e profetica si appropriò lo gnosticismo sviluppatosi in seno al
Cristianesimo stesso ed estesosi pian piano oltre i confini delle filosofie
razionalistiche del Settecento e soprattutto dell'Ottocento. Del Noce nota
infatti una sorta di dialettica nata all'interno dell'illuminismo settecentesco
non tanto fra atei e deisti bensì fra rivoluzionari e conservatori, ovvero
fra il puro giacobinismo ghigliottinatore dell'«ancien Régime» e il
progressismo che caratterizzò invece la fase dell'illuminismo dopo la
degenerazione della rivoluzione francese in Terrore, ovvero la fase dei
cosiddetti ideologues, fra i quali Cabanis e Condorcet. Il punto attorno a cui
si sviluppava tale dialettica fu appunto la differente filosofia della storia
che aveva caratterizzato l'illuminismo pre-rivoluzionario e l'illuminismo
post-rivoluzionario, in quanto il primo aveva escluso una qualsiasi evoluzione
storica e necessaria dell'umanità e aveva anzi condannato il Medioevo con la
storiografia della leggenda nera, mentre il secondo aveva invece rivalutato
l'intera storia pre-illuministica (sia pagana che cristiana) considerandola come
momento dialettico necessario pur se negativo della storia universale. In
questo senso Del Noce ha potuto mettere in parallelo l'opposizione fra
illuminismo giacobino e spiritualismo in Francia e quella fra kantismo e
hegelismo in Germania, ove spiritualismo e hegelismo sono state filosofie
vincenti in quanto hanno assorbito in sé il momento rivoluzionario e negativo
dell'illuminismo per poi superarlo nella formazione di quella filosofia della
storia che ebbe certo in Hegel il suo culmine. Riguardo al binomio
illuminismo-spiritualismo la critica vincente del secondo sul primo è stata
quella di un estremo e insostenibile riduzionismo rappresentato dal sensismo di
Condillac, in altre parole è stata la critica di ridurre la comprensione del
mondo al pari di ciò che lo stesso illuminismo aveva accusato la religione di
aver fatto. In questo contesto è la nascita della visione sociologica del mondo
a rappresentare il tentativo di superare questa aporia illuministica senza
tuttavia dover ritornare alla metafisica tradizionale: Del Noce insomma
sostiene il trapasso dell'illuminismo in socialismo, non a caso nato in
Francia, intesa questa come dottrina che dell'illuminismo mantiene il carattere
utopistico (socialismo utopistico) e quindi anti-tradizionalistico, ma ne sconfessa
invece il deprecabile riduzionismo che ancora non permetteva un'adeguata
analisi della società ai fini della rivoluzione politica. In Germania
invece la dialettica fra kantismo e hegelismo, con netta vittoria
dell'hegelismo, ha come punto di svolta la riconsiderazione hegeliana della
storia come storia dell'Assoluto («storia di Dio»), secondo il ben noto
schema gioachimita che vedeva in ogni momento storico un grado dimanifestazione
dell'Assoluto, e quindi «necessario» pur nella sua negatività. In questo senso
Hegel è colui che diede forma alla corrente tradizionalistica dell'illuminismo,
ove la tradizione non è più peròcome per Tommaso d'Aquinol'insieme delle verità
eterne e immutabili che solcano trasversalmente la dimensione temporale mediante
il passaggio delle generazioni, ma è bensì la struttura dialettica eterna che
necessita l'evoluzione delle verità, e quindi la sua temporalizzazione.
Per questo Del Noce afferma che l'idealismo hegeliano ebbe nei confronti del
kantismo la medesima funzione che in Francia ebbe il positivismo comtiano nei
confronti del socialismo utopistico: egli ricorda la critica di Comte nei
confronti dell'illuminismo settecentesco, la sua rivalutazione della tradizione
(in senso dialettico), nonché la celeberrima teoria degli stadi che
costituisceancora una voltauna forma secolarizzata della teologia gioachimita.
È dopo questa dettagliata analisi che Del Noce innesta il discorso sul
marxismo, il quale appunto si configuròper stessa ammissione di Marxcome
ripresa critica di Hegel attraverso la filtrazione di Feuerbach e della
sinistra hegeliana (celebri sono le marxiane Tesi su Feuerbach) e come fusione
fra la dialettica hegeliana e la politica del socialismo utopistico: alla base
del cosiddetto socialismo scientifico rimane ancora il desiderio di palingenesi
politica propria di Saint-Simon o di Fourier, ma onde evitare il risibile
utopismo di questi ultimi ad esso Marx applicò la dialettica hegeliana con cui
solamente si sarebbe potuto analizzare il capitalismo e prevederne così il
«necessario» fallimento. A tal punto però l'analisi marxiana di come
potrà nascere la società comunista introduce l'elemento di distacco non solo
dall'idealismo hegeliano ma anche dalla filosofia stessa, ovvero la necessità
di tradurre il pensiero analitico in azione politica e di affidare alla storia
invece che alla ragione il compito di dimostrare la verità delle tesi marxiane.
In questo Del Noce si riallaccia a una lunga storiografia socialista, uno dei
cui esponenti più noti è per esempio Lukács, che afferma la stretta e
necessaria continuità fra filosofia di Marx e di Engels, politica di Lenin e
politica di Stalin, senza concedere alcuna differenza né alcuna opposizione fra
socialismo reale e socialismo ideale (quasi a guisa di giustificazione
storica). Il fattore fondamentale di continuità fra Marx e Lenin è infatti
quella struttura tipicamente gnostica che equalizza il male all'ignoranza e il
bene alla conoscenza e quindi divide il genere umano fra la massa degli
ignoranti e la ristretta cerchia degli «illuminati», che nella riflessione
leniniana erano gli intellettuali borghesi che per una non spiegata differenza
dal resto della borghesia avrebbero potuto e dovuto guidare la rivoluzione; in
questo senso la politica leniniana, poi proseguita coerentemente nella politica
staliniana, sarebbe stata l'incarnazione perfetta nonché l'unica incarnazione
possibile della filosofia marxiana, e non invece -come è tesi di una certa
apologetica socialista- un tradimento di Marx. Ancora una volta Del Noce
si rifà a una lunga storiografia critica nel considerare il marxismo non come
una filosofia ma come una religione, ma a ciò egli aggiunge la dimostrazione
non del suo carattere di religione civile bensì di religione gnostica: in tal
modo il marxismo leninista sarebbe davvero il compimento del razionalismo ove
quest'ultimo è inteso come gnosticismo laico, religione non di Dio ma
dell'Idea/ideale che non ha bisogno dell'Incarnazione di un Dio-Uomo in quanto
l'uomo stesso avrebbe potuto e dovuto far incarnare tale Idea nel mondo
attraverso la sua azione. Questo è il senso dell'appellativo delnociano di
«non-filosofia» per il marxismo, giacché la contemplazione metafisica in
esso viene interamente assorbita dall'azione politica, in quanto per Marx la politica
è la vera metafisica al pari di come per Nietzsche lo è la morale. Eppure
è proprio questo punto a costituire secondo Del Noce la contraddizione
fondamentale interna al marxismo e quindi la causa prima del suo fallimento
storico: se infatti la «riconciliazione con la realtà» iniziata da Hegel,
proseguita da Feurbach a portata a compimento da Marx deve rivoltare l'intera
comprensione del mondo in trasformazione del mondo, cioè in rivoluzione, allora
in ciò non rimane giustificato il riferimento ideologico all'avvenire come sede
immaginifica della società comunista, ovvero non rimane giustificato il
carattere ancora religioso del marxismo per cui esso ha sostituito il futuro
all'eternità e il lavoro dell'uomo alla Redenzione del Dio-Uomo. Il
fallimento storico del comunismo, quindi, sarebbe stato non solo la
dimostrazione sperimentale della falsità delle teorie marxiane ma anche il
coerente compimento del marxismo come auto-distruggersi nella sua forma di
religione. Con ciò si spiegherebbe per Del Noce l'attivismo comunista dopo il
1945 nonché la graduale decadenza del socialismo nel mondo fino alla sua
profetizzata fine, simboleggiata dalla caduta del Muro di Berlino. È propria di
Del Noce infatti la teoria secondo cui il compimento e la dissoluzione del
marxismo non siano due momenti separati o addirittura opposti, ma siano bensì
il medesimo momento dispiegato coerentemente nel tempo. L'interpretazione
del fascismo Sul fascismo e sulla sua interpretazione in stretta relazione al
marxismo Del Noce ha dedicato gran parte dei suoi studi e delle sue opere,
partendo appunto dalle opinioni comuni e molte volte ideologiche degli storici
nei confronti del fascismo e delineando una struttura paradigmatica tanto
controversa quanto precisa e fondata. È a partire dalla definizione data dallo
storico tedesco Ernst Nolte di ogni movimento fascista come «resistenza contro
la trascendenza», intesa come trascendenza storica e non metafisica, che Del
Noce sottolinea la continuità fra questo serio giudizio e la communis opinio del
fascismo come movimento reazionario, per questo tradizionalista e nazionalista,
e per converso di ogni forma di tradizionalismo e di nazionalismo come rimando
implicito e forse inconscio al fascismo. Di questo Del Noce fa una
critica serrata, facendo notare innanzitutto le origini culturali dei due
fondatori del fascismo, cioè Gentile e Mussolini, come antitetiche rispetto a
ogni forma di politica reazionaria, tradizionalista e nazionalista e come
invece affini rispetto al socialismo, del quale Mussolini in particolare fu un
esponente. Si noti che l'obiettivo che Del Noce intende colpire e abbattere è
quella generale concezione del fascismo come momento singolare e controcorrente
rispetto all'intera storia moderna, dalla rivoluzione francese in poi, mentre ciò
che intende mostrare è la continuità quasi necessaria che è posta fra
l'hegelismo, il marxismo e il fascismo come tre momenti dell'unico processo di
secolarizzazione. Il filosofo inizia quindi dall'analisi della figura storica
di Mussolini e della sua formazione culturale, notando il suo giovanile
anticlericalismo, il suo spontaneo confluire nel socialismo, e il seguente
superamento di quest'ultimo per l'evoluzione fascista del suo pensiero. È in
particolare sul concetto di «rivoluzione» che Del Noce pone l'accento, essendo
questo un concetto base del marxismo che però, attraverso l'incontro
mussoliniano con la tedesca «filosofia dello Spirito» risorgente in Italia,
dovette radicalmente trasformarsi e portarsi dal livello sociale della «classe»
a quello personale del «soggetto». È insomma -per Del Noce- l'incontro
intellettuale di Mussolini con la filosofia di Giovanni Gentile ad aver reso
necessaria la trasformazione della rivoluzione in un senso non più finalistico
o escatologico (come era nel marxismo puro, il cui fine è appunto la società
comunista) ma in un senso propriamente attivistico e lato sensu solipsistico,
in termini gentiliani cioè attualistico. Con ciò Del Noce può connettere la
psicologia di Mussolini con il vero e proprio formalismo pratico del fascismo,
il quale non aveva in realtà alcun contenuto definito, ma proclamava bensì una
forma di azione tanto vaga e generale da poter attrarre a sé ogni sorta di ceto
sociale (anche il proletariato) e di frangia ideologica, in alcuni momenti persino
quella marxistica. Il concetto di «rivoluzione» infatti contiene in sé
già un termine finale ben preciso verso cui lo stato attuale del mondo andrebbe
rivoluzionato, mentre nella politica fascista il termine rivoluzione deve
necessariamente essere sostituito dal termine «riforma» (si pensi appunto alla
riforma Gentile) in senso non più tradizionale, cioè come ri-formare ciò che è
stato de-formato, bensì in senso creazionale, cioè come dare una nuova forma
(indefinita) alle antiche cose, perciò rimane un concetto molto affine a quello
di marxistico di rivoluzione, e permette l'affiancamento ideale dell'attualismo
gentiliano al modernismo teologico fiorente a quel tempo e condannato come
eresia dalla Chiesa cattolica. Opere: “Senso comune e teologia della storia
nel pensiero di Castelli” (Torino, Edizioni di filosofia); “La solitudine di
Faggi” (Torino, Edizioni di filosofia); “L'incidenza della cultura sulla
politica nella presente situazione italiana” in Cultura e libertà, Roma,
Edizioni 5 lune, “Il problema dell'ateismo: Il concetto di ateismo e la storia
della filosofia come problema,” Bologna, Il Mulino, Bologna, “Riforma cattolica
e filosofia moderna,” Bologna, Il Mulino, Brescia, Morcelliana, “Il problema
ideologico nella politica dei cattolici italiani,” Torino, Bottega d'Erasmo, “Il
problema politico dei cattolici,” Roma-Milano, UIPC, “Weil, interprete del
mondo di oggi, in L'amore di Dio, Torino, Borla, “L'epoca della
secolarizzazione,” Milano, Giuffrè, “L'Euro-comunismo e l'Italia,” Roma, Editrice
Europea Informazioni, “Il suicidio della rivoluzione,” Milano, Rusconi, Premio
Nazionale Rhegium Julii per la Saggistica, “Il cattolico comunista,” Milano,
Rusconi, “L'interpretazione trans-politica della storia contemporanea,” Napoli,
Guida, “Secolarizzazione e crisi della modernità,” Napoli, Istituto Suor Orsola
Benincasa-Edizioni scientifiche italiane, “Gentile: per una interpretazione
filosofica della storia contemporanea,” Bologna, Il Mulino, “Da Cartesio a
Rosmini. Scritti vari di filosofia,” Milano, Giuffrè, “Filosofi dell'esistenza
e della libertà.” Spir, Chestov, Lequier, Renouvier, Benda, Weil, Vidari,
Faggi, Martinetti, Rensi, Juvalta, Mazzantini, Castelli, Capograssi, Milano,
Giuffrè, “Rivoluzione, Risorgimento, Tradizione: scritti su l'Europa e altri, Milano,
Giuffrè, “I cattolici e il progressismo,” Milano, Leonardo, “Fascismo e anti-fascismo:
errori della cultura,” Milano, Leonardo, Cristianità e laicità. Scritti su Il
sabato (e vari, anche inediti), Milano, Giuffrè, Pensiero della Chiesa e filosofia
contemporanea. Leone XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Roma, Edizioni Studium,
“Verità e ragione nella storia. Antologia di scritti, “ lberto Mina, Milano,
Biblioteca Universale Rizzoli); “Modernità. Interpretazione transpolitica della
storia contemporanea” (Morcelliana, Brescia.). Del Noce insegnò nel capoluogo
piemontese. Gianni Baget Bozzo. Del Noce, il filosofo della libertà politica). Augusto Del Noce, «Idee per l'interpretazione
del fascismo», Ordine Civile, 15 aprile 1960.
Del Noce fu tra i componenti del comitato promotore del referendum
abrogativo antidivorzista del 12 maggio 1974) e più tardi sull'aborto. premio Rhegium Julii, su circolorhegiumjulii.wordpress.com.
3 novembre . Paolo Armellini,
Razionalità e storia in Augusto Del Noce, in Il pensiero politico, Roma, Aracne
editrice, Massimo Borghesi, Augusto Del Noce. La legittimazione critica del
moderno. Marietti 1820, Genova-Milano .[collegamento interrotto] Luca Del
Pozzo, Filosofia cristiana e politica in Augusto Del Noce, Pagine, I libri del
Borghese, Roma, Sergio Fumagalli, Gnosi moderna e secolarizzazione nell'analisi
di Emanuele Samek Lodovici ed Augusto Del Noce, PUSC, (scaricabile in PDF dal
sito sergiofumagalli) Gian Franco Lami, La tradizione in Augusto Del Noce,
Franco Angeli, Milano 2009, Marietti 1820, Genova-Milano . Antonio Rainone,
«DEL NOCE, Augusto» in Enciclopedia ItalianaV Appendice, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Pietro Ratto, Ipotesi sul fondamento dell'essenza
dissolutiva del marxismo e del fascismo, in Boscoceduo. La rivoluzione comincia
dal principio, Sanremo, EBK Edizioni Leudoteca, Ambrogio Riili, Augusto Del
Noce interprete del Marxismo. L'ateismo, la gnosi, il "dialogo" con
Galvano Della Volpe e con Lucien Goldmann, in iCentotalleri, Saonara (PD), il
prato, Francesco Tibursi, Il pensiero di Augusto del Noce come Teoria sociale,
in Andrea Millefiorini , Fenomenologia del disordine. Prospettive
sull'irrazionale nella riflessione sociologica italiana, Societas, Roma, Nuova
Cultura, Xavier Tilliette, Omaggi. Filosofi italiani del nostro tempo,
traduzione di G. Sansonetti, Brescia, Morcelliana, Natascia Villani, Marxismo
ateismo secolarizzazione. Dialogo aperto con Augusto del Noce, in Pensiero
giurdico. Saggi, Napoli, Editoriale Scientifica, Augusto Del Noce, in Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Repertori Bibliografici, su centenariodelnoce).
La metafisica civile di Augusto Del Noce: ontologismo e liberalismo dalla
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Democrazia: da Del Noce a Giotto, su BoscoCeduo, 15 maggio 2007. Democrazia e
modernità in Augusto Del Noce, articolo dal mensile 30Giorni. L'inseparabilità
dei Tre. La modernità, di Andrea Fiamma Centro Culturale,//centrodelnoce.
Fondazione //fondazioneaugustodelnoce.net. centenariodelnoce. Articoli di Del
Noce «Il dialogo tra la Chiesa e la cultura moderna» da Studi Cattolici.
«L'errore di Mounier» da Il Tempo. «Risposte alla scristianità» da Il Sabato. «La
sconfitta del modernismo» da Il Tempo. «La morale comune dell'Ottocento e la
morale di oggi», tratto da Il problema della morale oggi. «Rivoluzione
gramsciana», tratto da Il suicidio della rivoluzione. «Origini
dell'indifferenza morale» da Il Tempo. «Le origini dell'indifferenza religiosa»
da Il Tempo. «Religione civile e secolarizzazione» da Il Tempo. «Un dramma
europeo: il dissenso cattolico» da Corriere della Sera. «Questi poveri
cattolici minacciati dal suicidio»[collegamento interrotto] da Il Sabato «In
stato di porno-assedio»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «La più grande
vergogna del nostro secolo» da Il Sabato. «Fu vera gloria? La resistenza 40
anni dopo»[collegamento interrotto], tratto da Litterae Communionis. «Una
colomba, non un santo (caso Bukarin)» da Il Sabato. «Intensità d'una gran
illusione (Dossetti e dossettismo)»[collegamento interrotto] da Il Sabato.
«L'antifascismo di comodo» da Corriere della Sera. «Togliatti? Un perfetto
gramsciano. Polemica su Gramsci»[collegamento interrotto] da Il Sabato.
«Il nazi contagio»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «La morale
catto-comunista»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «Abbasso Mazzini» da Il
Sabato. «I lumi sull'Italia»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «Recensione
del romanzo di Benson "Il Padrone del mondo"» dal mensile 30Giorni.
«Filo rosso da Mosca a Berlino (Hitler-Stalin)»[collegamento interrotto] da Il
Sabato. «Le connessioni tra filosofia e politica»[collegamento interrotto] da
Il Tempo. «Pci, l'impossibile conversione»[collegamento interrotto] tratto da
Prospettive nel mondo. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e del Noce," per Il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
NOLA. (Crotone). Filosofo. Gice: “At Oxford,
we are proud of our philosophy, at Bologna, and in Italy in general, they are
proud of their physicians, as they call them – students of nature!” Stemma
della famiglia Nola Molise Coat of arms of the House of Nola MoliseBlasonatura
Un campo d’argento con una sbarra torchina, dentro la quale sono tre scudi
d’arme di color d’oro. Di origini napoletane e zio di Molisi, insegnò per lungo
tempo a Napoli. Discepolo di Altomare, divenne noto per sua opera, “Quod
sedimentum sanorum, aegrorumque corporum non sit eiusdem speciei aduersus
Ferdinandum Cassanum & alios contrarium sentientes.” Opere: “Quod
sedimentum sanorum, aegrorumque corporum non sit eiusdem speciei aduersus
Ferdinandum Cassanum & alios contrarium sentientes. Giustino Marruncelli,
Elementi dell'arte di ragionare in medicina, Napoli, Gabinetto Bibliografico e
Tipografico, Salvatore de Renzi, Storia della medicina Italiana, Napoli,
Tipografia del Filiatre-Sebezio, National Library of Medicine, Catalog: Washington,
Library of Congress, Adalberto Pazzini, La Calabria nella storia della
medicina, Roma, Lynn Thorndike, A
History of Magic and Experimental Science: The sixteenth century, Londra,
Macmillan, Lavoro critico, Bari, Dedalo
Libri, 1975. Giovanni Andrea de Nola,
Google Books. 19 maggio . La Famiglia dei Nola Molise, Archivio storico di
Crotone.
NORCIA. (Norcia). Filosofo. Grice: “By
focusing on ‘desire,’ Norcia focuses on Thales who famously, for fixing on the
stars, de-fixed from the ground!” -- Grice:
“If I had to chose one philosophical word I adore is ‘desideratum,’ and Norcia
tells it right – while Short and Lewis doubt it, to desire is like to consider
– and the ‘sidus’ is involved!” agostino da Norcia, filosofo. Originario
dell'Umbria. Scrisse, a quanto risulta da fonti indirette, un libello
intitolato “De Amore Fundamenta Mundis
ac Ethicae..” Di lui non si sa molto e il poco che si sa è incerto. Della sua
esistenza infatti si è appreso attraverso i riferimenti nei testi di alcuni
autori, i più famosi dei quali sono Bruno e Mersenne, che lo nominano e citano.
Alcuni filolofi sostengono, peraltro, che il nome “Agostino” sarebbe in realtà
uno pseudonimo, dietro il quale potrebbe nascondersi un autore, probabilmente
ben più famoso e conosciuto, che si servì di tale nome d'arte per evitare
censure e guai con la Chiesa. Secondo alcune ricostruzioni visse in Italia,
prevalentemente fra la Toscana e l'Umbria. Stando a quanto racconta Mersenne in
una lettera al fratello morì nel Lazio.Il nucleo centrale del suo pensiero
consiste nell'unione dell'idea di Dio come “amore” con uno spunto, totalmente
riadattato, di derivazione neo-platonica, secondo cui la realtà è emanazione, a
partire da livelli di purezza e deità più elevati. Facendo dell'amore la caratteristica
principale di dio, arrivava a dire che la realtà coincide con l'amore, in forme
più o meno degradate. Da questo concetto fa derivare una forte istanza di
svelamento.Nonostante l'apparente neutralità emotiva del reale, il vero
fondamento divino, e quindi dell'universo, è l'amore. La verità si consegue
quindi applicando questo principio all'apparenza fenomenica degli oggetti, in
modo da svelarne il vero essere, cioè il principio di amore – Grice: “Not to be
confused with my principle of conversational self-love!” -- Il suo passo più
celebre, tuttavia, riguarda l'etimologia della parola “desiderium”, che
Agostino collega all'espressione “de sidera”: come le stelle, infatti, sono
qualcosa che percepiamo con i sensi, ma senza potere esperire direttamente l'amore
che da loro scaturisce, così il “de-siderio” è in realtà mera apparenza sotto
la quale si cela un bisogno. Il “de-siderio,” questo tendere all'apparenza,
scompare completamente solo una volta compreso fino in fondo il fondamento
dell'essere, nella “mystica copulation” raggiungibile attraverso la filosofia.
Il suo pensiero, quindi, sembra unire una forte istanza metafisica a
un'altrettanto forte istanza etica, cercando nella realtà una fondamentale
armonicità di senso che è compito di ogni uomo, scopertala, riprodurre e
preservare. “De l'infinito, universo e
mondi,” Londra, “Praxis descensus seu applicatio entis,” Marburg, Cantimori, Delio,
Prospettive di storia ereticale italiana del Cinquecento, G. Laterza, Bolgiani,
Franco, Ortodossia ed eresia: il problema storiografico nella storia del
cristianesimo e la situazione ortodossia-eresia agli inizi della storia
cristiana,CELID.
NOTO.
(Pollina). Filosofo. Grice:
“Italian philosophers, must be for St. Peter, who DIED there – are obsessed
with God – Noto wrote his thesis on that, evidence and lack thereof for God –
the part concerining the refutation for those who deny evidence is fascinating!
And typically of an Italian philosopher, he narrows down his research to
‘secolo XIII,’ where we at England and Oxford hardly existed!” -Fece gli studi
ginnasiali al Convento di Giaccherino e al Convento del Bosco ai Frati. Vestì
il saio francescano a Fucecchio e professò. Studia filosofia a Lucca, Bosco ai
Frati, il Convento di San Vivaldo, Fiesole, Siena e il Convento di Sargiano.
Emise i voti a Fiesole e fu ordinato sacerdote a Siena. Andò a Parigi e
frequentò l’Istituto Cattolico, la Sorbona e il Collège de France. Conseguì il
Dottorato in filosofia e il Diploma di studi superiori alla Sorbona. Essendo
andato a Londra per alcuni mesi ebbe il Diploma di lingua inglese che in
seguito perfezionò tornando ogni anno a Londra nel periodo estivo. Pubblicò la
tesi di laurea “L’evidenza di Dio nella filosofia del sec.XIII" (Ed.
CEDAM, Padova). Si imbarcò per l’Egitto e si stabilì a Ghiza dove insegnò. Lì
ricoprì gli incarichi di Guardiano e Maestro dei Chierici. Tornò in Italia e fu
per un anno Direttore di un grande hotel di Montecatini Terme. Si trasferì a
Figline Valdarno per l’insegnamento all’Istituto “Marsilio Ficino”. Si iscrisse
alla Università Cattolica dove conseguì il Dottorato in Filosofia valido in
Italia. Aveva iniziato l’insegnamento della lingua inglese alla scuola per
infermieri dell’ospedale di Figline e un corso serale per adulti. Stava creando
un laboratorio linguistico per facilitare e perfezionare l’apprendimento delle
lingue. Deceduto nell’Ospedale di Figline Valdarno per edemapolmonare acuto da miocardite in
diabetico. Affetto da grave forma di diabete, si era sentito male nella notte
dell’11 novembre, ma dopo aver prolungato il riposo mattutino aveva tenuto
lezione fino a mezzogiorno. Prese allora poco cibo e tornò a riposarsi. Alle 18
andò alla preghiera comune e alle 18.30 tenne il corso di lingua inglese per
adulti. Alle 20 mentre era a tavola fu chiamato il medico cardiologo che ordinò
il ricovero urgente in ospedale. Qui alle 2.25 la sua vita è stata stroncata da
un complesso attacco cardiaco polmonare.
Ai funerali, presieduti dal Padre Provinciale nella Chiesa di San
Francesco in Figline erano presenti tanti religiosi e sacerdoti, i parenti,
molte suore oltre che un grande pubblico di studenti e popolo che riempiva la
Chiesa. È stato sepolto nel cimitero di Montemurlo. Convento di Giaccherino
Convento del Bosco ai Frati Convento di San Vivaldo Convento di Sargiano
Montemurlo L'evidenza di Dio nella
filosofia del secolo XIII.
NOVARO. (Diano Maria).
Filosofo. Grice: “Novaro comes from my favourite area in Italy, “La riviera
ligure”!” Grice: “Novaro wrote a nice little treatise on the nature of the
infinite – a concept which fascinates me!” --Fratello di Novaro, nacque da
famiglia economicamente agiata e dopo aver condotto brillantemente gli studi
liceali, ottenendo la laurea a Torino. Si stabilì a Oneglia dove fu assessore
comunale per il partito socialista. Dopo avere per breve tempo insegnato nel
locale liceo, con i fratelli si occupò dell'industria olearia intestata alla
madre Paolina Sasso. Pur dedito
all'attività imprenditoriale fece parte attiva della vita letteraria dei primo
anni del Novecento e fondò la rivista “La Riviera Ligure,” da lui diretta fino
alla sua cessazione. Ospitò nel suo giornale filosofi come Pascoli,
Roccatagliata, Jahier, Boine e Sbarbaro.
Scrisse saggi di carattere filosofico e raccolse tutte le sue poesie,
che hanno come tema principale il bellissimo paesaggio ligure, in un volume
intitolato Murmuri ed echi che vide le stampe. Fu anche il curatore
dell'edizione delle opere di Boine che sentiva affine negli interessi soprattutto
di carattere etico. Opere: “Malebranche,” “ Il concetto di infinito e il
problema cosmologico” (Roma, Balbi), “Malebranche,” Lanciano, Carraba, Murmuri
ed echi, Napoli, Ricciardi, Ristampato più volte, edizioni recenti: edizione
definitiva Giuseppe Cassinelli, premessa di Pino Boero e Maria Novaro, Milano,
All'insegna del pesce d'oro, edizione critica Veronica Pesce, prefazione di
Giorgio Ficara, Genova, Fondazione Giorgio e Lilli Devoto, Enciclopedia
Italiana III Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E.
Cardinale, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, La Riviera Ligure Nicolas Malebranche. Tra Diano
Marina e Oneglia: i luoghi dei fratelli Novaro, su parchiculturali. Fondazione
Mario Novaro, Genova, su fondazionenovaro. Scheda biografica nel sito della
Fondazione Mario Novaro, Genova, su Fondazione novaro. Keywords: ‘la riviera
ligure’ – Luigi Speranza, “Grice e Novaro”
OCONE.
(Benevento). Filosofo.
Grice: “Ocone has selected Croce as the quintessential Italian liberal! That
should please Oxonians like Collingwood!” -- Grice: “I like Ocone’s idea of a
liberalism without a theory – ‘liberalismo senza teoria’ – that should please
J. M. Jack!” -- Grice: “Speranza
has noted that if Bennett speaks of
meaning-nominalism, we could well speak of meaning-liberalism.” Grice: “While
meaning-liberalism requires that the limit of one’s liberty to make a sign
stand for an idea is your co-conversationalist, meaning-anarchism is Humpty
Dumpty (‘I didn’t know that!’ ‘Of course you don’t’) and
meaning-conventionalism is the idea that there is a repertoire on which
conversationalists rely!” Si occupa soprattutto di
temi concernenti il neoidealismo italiano e la teoria del liberalismo. Allievo
di Franchini, è borsista dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli
negli anni 1993-1994. Qui ha l'opportunità di lavorare direttamente nella
biblioteca personale di Benedetto Croce e con l'aiuto di Alda Croce, figlia del
filosofo, raccoglie e analizza il materiale scritto nel mondo su di lui. Un
frutto parziale e selezionato del suo lavoro vede la luce nel 1993 nel
volume ragionata degli studi su
Benedetto Croce pubblicata dalla ESI (Edizioni Scientifiche Italiane) di Napoli,
che vince l'anno successivo la prima edizione del "Premio nazionale di
saggistica Benedetto Croce", istituito dall'Istituto Nazionale Studi
Crociani. È stato direttore scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di
Roma, dalla quale è stato successivamente allontanato per le sue posizioni
nazionaliste. Successivamente è entrato a far parte della Fondazione Giuseppe
Tatarella ed è diventato Direttore Scientifico di Nazione Futura. È anche
membro del Comitato Scientifico della Fondazione Cortese di Napoli, del
Comitato Storico Scientifico della Fondazione Bettino Craxi, del Comitato
Scientifico dell'Istituto Internazionale Jacques Maritain e del Comitato
Scientifico della Fondazione Farefuturo. Attività e pensiero Nel 1995
fonda a Napoli, con un piccolo gruppo di laureati e laureandi della Federico
II, cittadini sanniti e napoletani, il trimestrale "CroceVia" edito
dalla ESI (Edizioni Scientifiche Italiane), che si propone di rinnovare il
messaggio crociano e che entra in poco tempo nel dibattito culturale nazionale.
Nel 2008 i suoi studi crociani prendono corpo nel volume Benedetto Croce, Il
liberalismo come concezione della vita, pubblicato dall'editore Rubbettino
nella collana “Maestri liberali” della Fondazione Luigi Einaudi di Roma. Il
volume, presentando l'immagine originale di un Croce partecipe del processo
europeo di distruzione delle categorie epistemiche, ha numerose recensioni. A
partire dalla sua interpretazione di Croce, Ocone elabora la prospettiva di un
liberalismo senza teoria, cioè storicistico e non fondazionistico. Il suo
progetto filosofico può essere così formulato: riconquistare il liberalismo
alla filosofia; ritornare in filosofia all'idealismo; ricongiungere il
liberalismo con l'idealismo (si vedano, a tal proposito, gli interventi di
Ocone nella polemica fra neorealisti e postmodernisti). In quest'ordine di
discorso, Ocone ritiene che la critica rivolta a Croce di essere un liberale
anomalo, in quanto nel suo pensiero il concetto di individuo sarebbe
sacrificato, vada ribaltato: l'individualismo non è affatto consustanziale al
liberalismo, ma si è legato ad esso solo in una sua prima fase di sviluppo
(all'inizio della modernità). Quello di Ocone è un liberalismo che non
prescinde né dal senso storico né dal realismo politico. Successivamente il
pensiero di Ocone ha assunto molti caratteri propri dello scetticismo politico
di Michael Oakeshott, in particolare della sua critica del razionalismo, del
perfezionismo e del paternalismo. Egli ha pertanto insistito sul carattere
“anticonformistico” e “eretico” del liberalismo, sulla priorità in esso del
momento “negativo” o della contraddizione. La critica delle ideologie, e in
particolare del “politicamente corretto”, diviene in quest'ottica il correlato
pratico degli approdi antimetafisici della filosofia contemporanea. E filosofia
e liberalismo finiscono per coincidere Da ultimo, la sua riflessione ha
messo a tema il significato teorico e storico dell’affermarsi dei cosiddetti
“populismi” e “sovranismi”. Essi, prima di essere ostracizzati, vanno per Ocone
capiti: pur in modo confuso e contraddittorio, lungi dall'essere un “incidente
di percorso” incorso al processo di globalizzazione in atto, essi ne segnalano
la definitiva crisi dell’ideologia portante: il globalismo. Questa ideologia può
essere considerata una radicalizzazione coerente della mentalità illuministica
e progressista, cioè da una parte del processo di secolarizzazione e
razionalizzazione e dall'altra dello speculare e connesso relativismo e
nichilismo. I “populismi” sono perciò per Ocone movimenti di reazione ai
meccanismi di spoliticizzazione (e connesso “disciplinamento” in senso
foucaultiano) propri della globalizzazione, che aveva definito la sua
ideologia all’incrocio fra le idee di due “deviazioni” dell’autentico liberalismo:
il neoliberismo, sul versante economico, e la cultura liberal sul versante di
un diritto globale fortemente eticizzato. Ocone ha scritto su diverse
riviste scientifiche e culturali e sui maggiori organi di stampa nazionali.
Attualmente è nella redazione della rivista “LeSfide”, edita dalla Fondazione
Craxi, e nel Comitato editoriale dell quotidiano online “L’Occidentale”.
Collaboratore de “Il Giornale” e de “Il Riformista”, è opinionista politico di
“formiche.net”, “Huffpost” e “nicolaporro”. Molto seguita è la sua rubrica
domenicale di riflessione politico-culturale “Ocone’s Corner” sulla rivista online
“startmagazine”. Un estratto di un suo articolo (Intervista a Remo Bodei,
in Corrado Ocone, Prendiamola con filosofia, Il Mattino, è stato utilizzato dal
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca come documento per
la stesura della traccia della prova scritta di Italiano negli esami di Stato
conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore a.s. (Tipologia
BRedazione di un saggio breve o di un articolo di giornale2. Ambito
socio-economicoArgomento: La riscoperta della necessità di «pensare»).
Nella sezione Dal dopoguerra ai giorni nostri, Percorso 9f Il dibattito delle
ideeDall'“impegno” al postmoderno, Dal periodo tra le due guerre ai giorni
nostri) dell'antologia "Il piacere dei testi", editore Paravia, è
contenuto il suo saggio "Né neorealisti né postmodernisti" da
"qdR". Opere: “Coronavirus. Fine della globalizzazione” Il Giornale,
Milano La chiave del secolo. Interpretazioni
del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli, Europa. L'Unione che ha fallito,
Historica, Cesena, “La cultura liberale. Breviario per il nuovo secolo” Giubilei
Regnani, Roma-Cesena. “Attualità di Benedetto Croce” Castelvecchi, Roma, “Il liberalismo nel Novecento: da Croce a
Berlin” Rubbettino, Soveria Mannelli[, (curatore) Il liberale che non c'è. Manifesto
per l'Italia che vorremmo, Castelvecchi, Roma (con altri autori) I grandi maestri del pensiero
laico, Claudiana, Torino (curatore)
Robin George Collingwood, Autobiografia, Castelvecchi, Roma (con Donatella Di Cesare e Simone Regazzoni)
Il nuovo realismo è un populismo, Il Nuovo Melangolo, Genova, (Pietro Reichlin e Aldo Rustichini) Pensare
la sinistra. Tra equità e libertà, Laterza, Roma-Bari, Liberalismo senza
teoria, Rubbettino, Soveria Mannelli (con Dario Antiseri), “Liberali d'Italia” Rubbettino,
Soveria Mannelli (con altri autori) “Le
parole del tempo. Lessico del mondo che cambia” Pierfranco Pellizzetti,
Manifesto libri, Roma’ Spettri di Derrida, Carola Barbero, Simone Regazzoni e
Amelia Voltolina, Annali della Fondazione europea del Disegno (Fondation
Adami), Il Nuovo Melangolo, Genova, Profili
riformisti. 15 pensatori liberal per le nostre sfide, con prefazione di Emanuele
Macaluso, Rubbettino, Soveria Mannelli, Marx visto daOcone, con prefazione di
Paolo Savona, Luiss (Collana
"Momenti d'oro dell'economia"), Roma (curatore con Nadia Urbinati),
La libertà e i suoi limiti. Antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio,
Laterza, Roma-Bari, Croce. Il liberalismo
come concezione della vita Rubbettino, Soveria Mannelli (curatore), Bobbio ad uso di amici e nemici,
con postfazione di Giuliano Amato, I libri di Reset, Marsilio Editori, Venezia (curatore
con Enzo Marzo), Manifesto laico, Laterza, Roma-Bari, (coautore, Maurizio
Viroli), Lessico repubblicano, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, ragionata
degli scritti su Benedetto Croce; prefazione di Vittorio Stella, Edizioni
Scientifiche Italiane, Napoli. Cfr. Archivio borsisti in Istituto Italiano per
gli Studi Storici Premio Benedetto
Croce, su mediamuseum. Comitato Scientifico, su fondazioneluigieinaudi. Riccardo Ficara, La Fondazione Einaudi
allontana Ocone perché "filo-sovranista", su Secolo Trentino, La
Fondazione, su Fondazione Giuseppe tatarella.
Organigramma, su nazionefutura.
Fondazione Cortese di Napoli in//fondazionecortese/ Fondazione Craxi, su fondazionecraxi.org. Comitato
Scientifico dell'Istituto Internazionale Jacques Maritain, su
istituto.maritain.net. Comitato
Scientifico e di indirizzo, su fare futuro fondazione. Copia archiviata , su rubbettino. Gianni VattimoPubblicazioniLa recensione, Caffe'
Europa, su caffeeuropa. Duccio
Trombadori, Questo don Benedetto somiglia a Nietzsche, su ilGiornale, Il blog
di GIANNI VATTIMO: Corrado Ocone e la filosofia classica tedesca, su
giannivattimo.blogspot.com. La filosofia
politica è una pseudo-scienza. Parola di filosofo. E che filosofo!, su reset. Corrado Ocone, Attualità di Benedetto Croce su
opac., Europa : l'Unione che ha fallito
/ Corrado Ocone ; prefazione di Francesco Giubilei, su opac., La natura del
potere svelata dal coronavirus, su ilGiornale, CORONAVIRUS: FINE DELLA
GLOBALIZZAZIONEDI MARCO GERVASONI E CORRADO OCONEStore ilGiornale, su store.ilgiornale. N°7: FINE DI UNA STORIA. IL RITORNO DELLA
POLITICA?, su leSfide. Chi Siamo, su
loccidentale. MIUR Traccia della prova
scritta di Italiano per gli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di
istruzione secondaria superioreanno scolastico su
archivio.pubblica.istruzione. Il piacere
dei testi QDR MagazineQualcosa da
Raccontare, su QDR Magazine. Corrado
Ocone, La chiave del secolo : interpretazioni del Novecento / Corrado Ocone, su
opac., La cultura liberale : breviario per il nuovo secolo / Corrado Ocone, su
opac., Attualità di Benedetto Croce / Corrado Ocone, su opac., Il liberalismo
nel Novecento : da Croce a Berlin /su opac., Il liberale che non c'è : manifesto
per l'Italia che vorremmo su opac., I grandi maestri del pensiero laico ntroduzione
di Massimo L. Salvatori, su opac., Robin George Collingwood, Autobiografia / R.
G. Collingwood ; prefazione di Corrado Ocone, su opac., Il nuovo realismo è un
populismo / Donatella Di Cesare, Simone Regazzoni, su opac., Pietro Reichlin,
Pensare la sinistra : tra equità e libertà / Pietro Reichlin, Aldo Rustichini,
su opac., Liberalismo senza teoria / Corrado Ocone, su opac., Liberali d'Italia
Dario Antiseri ; prefazione di Giulio Giorello, su opac., Le parole del
tempo / M. Barberis...[et al.] ; Pierfranco Pellizzetti, su opac., Spettri di
Derrida / Carola Barbero, Simone Regazzoni, Amelia Valtolina, su opac., Corrado
Ocone, Profili riformisti : 15 pensatori liberal per le nostre sfide / Corrado
Ocone ; prefazione di Emanuele Macaluso, su opac., Karl Marx : teoria del
capitale / [visto da Corrado Ocone], su opac., La liberta e i suoi limiti :
antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio / Corrado Ocone e Nadia
Urbinati, su opac., Benedetto Croce : il liberalismo come concezione della vita
/ prefazione di Valerio Zanone, su opac., Bobbio ad uso di amici e nemici / a
cura della redazione di Reset e di Corrado Ocone ; postfazione di Giuliano
Amato, su opac., Manifesto laico / Enzo Marzo ; contributi di Sergio Lariccia
... \et al.! ; con un intervento di Norberto Bobbio, su opac., 22 giugno . Lessico repubblicano : Torino, Maurizio
Viroli, su opac., ragionata degli
scritti su Benedetto Croce / Corrado Ocone ; prefazione di Vittorio Stella, su
opac., La genialità di Marx agli occhi dei liberisti, riconosce i pregi dell'analisi... in
archiviostorico.corriere Premio al Premio nazionale Benedetto Croce di
saggistica, in premiflaiano Sito internet, su corradoocone.com. Keywords:
liberalismo – Refs.: Luigi Speranza: “Grice ed Ocone”
ODDI.
(Padova). Filosofo. Figlio
del medico Oddo degli Oddi, che era stato convinto sostenitore della scuola galenica,
fu professore per incarico del Senato veneziano assieme a Bottoni a Padova,
dove insegnò e introdusse senza ricevere emolumenti l'insegnamento della
pratica clinica nell'Ospedale di San Francesco Grande, precedendo così tutte le
altre scuole europee. Commentari dell'Ateneo di Brescia Giuseppe Vedova, Biografia degli scrittori
padovani, coi tipi della Minerva, Òddi, Marco degli, in Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Marco degli Oddi, su Treccani Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere.
OFFREDI
(Cremona). Filosofo. Gli
era tributata grande autorità negli ambienti filosofici. Fu lettore nello
studio di Pavia e di Piacenza ed era in buoni rapporti con Eugenio IV, Visconti
e Sforza. Opere “De primo et ultimo
instanti in defensionem communis opinionis adversus Petrum Mantuanum,” S.l.,
Bonus Gallus, Giambattista Fantonetti,
Effemeridi delle scienze, compilate da Giovambattista Fantonetti, Paolo-Andrea
Molina, Rinascimento, Istituto nazionale di studi sul Rinascimento, Giuseppe
Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, raccolte da G.
Robolini, pavese, Giambattista Fantonetti, Effemeridi delle scienze mediche,
compilate da Giovambattista Fantonetti, Paolo-Andrea Molina. Vide: Luigi
Speranza, “Grice ed Offredi,” The Swimming-Pool Library.
OLGIATI.
(Busto Arsizio). Filosofo. Grice: “I’m impressed that Olgiati dedicated a whole
tract to the idea of ‘soul’ in Aquino!” Figlio di Giuseppe Olgiati e Teresa
Ferrario, si formò presso Seminari milanesi. Collaborò con Gemelli e Necchi
alla Rivista di filosofia neo-scolastica e fondò con loro il periodico Vita e
Pensiero. Fu insignito da Pio XI del titolo di Cameriere Segreto e da Pio XII
di Protonotario Apostolico. Inoltre fu, assieme ad Gemelli, uno dei fondatori
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Presso tale ateneo insegnò nelle
facoltà di Lettere, di Magistero e di Giurisprudenza. Fu condirettore della
Rivista del Clero Italiano insieme a Gemelli. Fu autore di innumerevoli scritti
relativi alla religione e all'istruzione. I suoi allievi più illustri furono
Melchiorre e Giovanni Reale. Tomba di Agostino Gemelli mons. Olgiati. Il libro
Le lettere di Berlicche, scritto da C.S.Lewis, oltre ad essere dedicato a
J.R.R. Tolkien, è dedicato anche a Olgiati.
Onorificenze Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e
dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della
scuola, della cultura e dell'arte — Università Cattolica del Sacro CuoreLa
storia: Le origini, su unicattolica. Opere:
“Religione e vita” (Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano; “Schemi
di conferenze, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano); “I
fondamenti della filosofia classica, Società Editrice "Vita e
Pensiero", Milano); “Il sillabario della Teologia, Società Editrice
"Vita e Pensiero", Milano); “Il concetto di giuridicità in Aquino” Società
Editrice "Vita e Pensiero", Milano, “Marx” Società Editrice
"Vita e Pensiero", Milano, Il sillabario della morale cristiana,
Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano, Il sillabario del
Cristianesimo, Società Editrice "Vita e Pensiero", Milano biografias y vidas. I nuovi soci onorari
della Famiglia BustoccaMons. Francesco Olgiati, in Almanacco della Famiglia
Bustocca per l'anno 1956, Busto Arsizio, La Famiglia Bustocca, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Keywords: ius, Aquino – Refs.:
Luigi Speranza, “Grice ed Olgiati” --.
OLIVETTI.
(Roma). Filosofo. Grice:
“Olivetti deals with some topics dear to me and Strawson, like subject,
transcendental subject, and the rest – he also uses ‘analogy,’ which is a pet
concept of mine – I have been compared to Apel, so the fact that Olivetti in
his ‘conversational’ approach relies on him, helps!” - Professore
a Roma -- preside della Facoltà di filosofia. Formatosi nella Facoltà di
Filosofia di Roma negli anni sessanta, confrontandosi con i temi del rapporto
fede e ragione nell'ambito di un collegio di docenti orientato sul versante
marxista, storicista, postidealista, trovò in Zubiena il suo maestro. Con lui iniziò
una collaborazione intellettuale che lo portò a studiare i temi della filosofia
della religione, partecipando ai colloqui romani inaugurati dal filosofo
piemontese, dapprima come segretario e poi, dopo la morte di Zubiena come
organizzatore. Dopo iniziali studi di estetica religiosa e di filosofia
classica tedesca, si dedicò alla ricerca di un approccio neo-trascendentale al
tema della religione, insegnando filosofia morale a Bari e poi sostitundo
Zubiena nella cattedra romana di filosofia della religione. Giunse dopo
l'incontro decisivo col pensiero di Lévinas, ad elaborare una concezione di
questa disciplina come antropologia filosofica e etica in quanto «filosofia prima
anzi anteriore» su base storica, nata dalla dissoluzione in età tardo settecentesca,
soprattutto ad opera di Kant e Hegel, della onto-teologia. Molta rilevanza
aveva nel suo insegnamento lo studio dei classici tedeschi, in chiave storica,
e da ultimo il confronto sia con la fenomenologia, specie con Lévinas e Marion,
sia con la filosofia analitica. In Analogia del soggetto, la sua opera
maggiore, l'autore elabora una teoria analogica del soggetto, riprendendo
suggestioni di Husserl, Apel e Lévinas, confrontandosi con Heidegger e
suggerendo una teoria dell'"umanesimo dell'altro uomo" su base
staurologica ed etico-interinale («espropriarsi del caritatevole nell'interim
interlocutivo» ibidem). La tesi è che non esiste un'essenza dell'essere
umano. Tale essenza è immaginata, e senza siffatta immaginazione l'essere e
l'umano non si coapparterrebbero. Così si dice, in un certo senso la fine
dell'etica. Tuttavia così si dice anche che l'etica, e non l'ontologia, è la
filosofia prima, anzi anteriore. Di seguito l'autore prospetta un ripensamento
del soggetto trascendentale, con un differimento dell'ergo rispetto al cogito
cartesiano, partendo dal “loquor,” ovvero «dall'origine analogica di ogni
logica, in modo da scomporre la presenza trascendentale in sum-prae-es-abest.
Si perverrebbe così all'abbozzo di un «ripensamento dell'appercezione
trascendentale, in modo tale da reimmettere il pensiero rappresentativo nella giusta
traccia della rappresentazione. Attività accademica e influenza Direttore
dell'Istituto degli Studi Filosofici Enrico Castelli e poi dell'"Archivio
di Filosofia", si fece promotore di colloqui e convegni nei quali
conveniva, a Roma, ogni due anni, nei primi giorni di gennaio, l'élite della
filosofia della religione europea e mondiale (Paul Ricœur, Jean-Luc Marion,
Vittorio Mathieu, Sergio Quinzio, Virgilio Melchiorre, Emmanuel Lévinas, Luigi
Lombardi Vallauri, Bruno Forte, Bernard Casper, Ingolf Dalferth, Jean Greisch,
Philippe Capelle, Jean François Courtine, Emmanuel Falque, Piergiorgio Grassi,
Paul Gilbert S.J. Stéphane Mosès, Paul Mendes-Flor, Pietro Prini, Adriaan Peperzak,
Richard Swinburne, Gabriel Vahanian, Marcel Hénaff, Vincenzo Vitiello, Xavier
Tilliette, Michel Henry, James Taylor, tra gli altri). Nelle sue prolusioni e
nei suoi contributi introduttivi si prospettava lo sfondo su cui si sarebbero
esercitati i contributi e le discussioni del Colloquio, di seguito pubblicati
in numeri monografici della Rivista "Archivio di Filosofia". I
temi trattati erano spesso centrali nell'elaborazione di una filosofia della
religione come filosofia tout court e abbracciavano, negli anni ottanta e
novanta del Novecento, temi centrali come "Teodicea oggi?",
l'argomento ontologico, l'Intersoggettività, il Dono, la Filosofia della
Rivelazione,il Sacrificio, il Terzo. La sua personalità riservata entro
l'ambito strettamente scientifico e il rigore speculativo dei suoi scritti non
ne hanno favorito una conoscenza pubblica al di là dei circuiti accademici, e
il suo insegnamento ha lasciato un traccia significativa costituendo una vera e
propria scuola di filosofia della religione. Opere: “Il tempio simbolo
cosmico” (Cedam, Padova); “L'esito teologico della filosofia del linguaggio” in
Jacobi, Cedam, Padova, Filosofia della religione come problema storico, Cedam,
Padova); “Da Leibniz a Bayle: alle radici degli Spinoza briefe, “Archivio di
filosofia”; “Analogia del soggetto, Laterza, Roma-Bari "Filosofia della
religione" in La filosofia, Le filosofie speciali, Utet, Torino Avant-propos,
in Le Tiers, Archivio di FilosofiaArchives of Philosophy, Considerazioni
introduttive sul tema: Postmodernità senza Dio?, in «Humanitas» [Postmodernità
senza Dio?, a.c. di F.Ciglia eDe Vitiis Traduzioni e curatele: Kant I.,
La religione entro i limiti della sola ragione, M.M. Olivetti, Roma-Bari,
Laterza (Introduzione del Curatore). La religione nei limiti della sola
ragione, con introduzione M.M.O, I.Kant, Laterza, Roma-Bari 1980. Saggio di una
critica di ogni rivelazione, con introduzione M.M.O, J.G. Fichte, Laterza,
Roma-Bari 1998. Pierluigi Valenza,
«OLIVETTI, Marco Maria» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 79,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Francesco Valerio Tommasi, Nota
biografica su « Archivio di filosofia »,
7Francesco Valerio Tommasi, Le persone, infiniti fini in sé. Un ricordo di
Marco Maria Olivetti lettore di Kant, « Studi Kantiani », Filosofia della
religione Fenomenologia Ontologia Teologia Fede Ragione Bruno Forte_Del sacrificio e dell'amore_In
memoria di M.M. Olivetti , su webdiocesi.chiesacattolica. Tributo dell'Roma 2 [collegamento interrotto], su ast.uniroma1.
Istituzioni collegate, su filosofia.uniroma1. Emanuela Giacca : un filosofo della
religione", Giornale di filosofia, su giornaledifilosofia.net. Archivio di
filosofia, su libraweb.net. Keyword: “philosophy of language.” Refs.: Luigi
Speranza, “Grice ed Olivetti” --
Olivi Enrico Palladio degli Olivi (Udine).
medico e storico italiano.
OPOCHER. (Treviso).
Filosofo. Grice:
“There are two points that connect me with Opocher: ‘individuality’ in Fichte,
since I love the problem of the in-dividuum, perhaps influenced by my tutee
Strawson (“Individuals!”) – and Opocher’s ‘analisi’ as he calls it, of the
‘idea’, as he calls it, of ‘giustizia’, particularly in Thrasymachus, for which
I propose an eschatological study!” -- Enrico Giuseppe Opocher (Treviso),
filosofo. Con Adolfo Ravà e Giuseppe Capograssi è considerato uno dei maggiori
filosofi del diritto italiani del Novecento[senza fonte]. Nacque da Enrico Giovanni, ginecologo di
fama, e da Ida Cini. Durante la Grande Guerra la famiglia, timorosa dei
bombardamenti, si trasferì dapprima nella periferia di Treviso, quindi a
Pistoia presso una parente. Gli anni successivi riportarono un clima di
serenità e agiatezza, nel quale Enrico crebbe, dividendosi tra la città natale
e Vittorio Veneto, meta delle sue vacanze estive. Dopo il liceo fu avviato, secondo il volere
del padre, agli studi giuridici, benché fosse decisamente più inclinato verso
la filosofia. Nel 1931 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Padova,
ma continuò a coltivare i propri interessi personali seguendo le lezioni di
filosofia del diritto tenute da Adolfo Ravà. Sotto la guida di quest'ultimo
stilò una tesi su La proprietà nella filosofia del diritto di G. A. Fichte, con
la quale si laureò brillantemente. Ottenuta la libera docenza, vinse il
concorso per la cattedra di filosofia del diritto presso la facoltà di
giurisprudenza dell'Padova, succedendo a Bobbio che in Veneto era divenuto
segretario regionale del Partito d'Azione. Nell'ateneo padovano insegnò
ininterrottamente per quarant'anni, tenendo lezioni per i corsi di filosofia
del diritto, di storia delle dottrine politiche e di dottrina dello stato Italiano. È ricordato in maniera particolare per i suoi
studi sull'idea di giustizia, e sul rapporto tra diritto e valori, nonché per
la redazione di un celebre manuale, Lezioni di filosofia del diritto, prima
edizione 1949, usato da generazioni di allievi.
Fu magnifico rettore dell'Università. È stato Presidente della Società
Italiana di Filosofia Giuridica e Politica. Influenzato dall'amicizia con il
cattolico Capograssi e col laico Bobbio, fu azionista con Bobbio e Trentin,
condividendo (a Palazzo del Bo) le attività cospirative della Resistenza
locale. Nel dopoguerra rimase amico stretto di Trentin e di Visentini,
divenendo a sua volta il maestro di Toni Negri.
Opere:“Il problema dell'individualità” (Padova, CEDAM); “L’esperienza,” Treviso,
Tipografia Crivellari, “Giustizia e materialismo storico, Milano, Bocca, Estr.
da "Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto", Filosofia del
diritto. Raccolte ad uso degli studenti dall'assistente Luigi Caiani, Padova,
CEDAM, “Giurisprudenza, Padova, CEDAM, “Analisi
dell'idea della giustizia” (Milano, Giuffrè,Dario Ippolito, Dizionario
biografico degli italiani, 79, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fulvio Cortese, Liberare e federare:
L'eredità intellettuale di Silvio Trentin, Firenze University Press, 2citando
D. Fiorot, La filosofia politica e civile di E. Opocher, in Scritti in onore di
E. Opocher, G. Netto, Ateneo di Treviso, Treviso, Vedi G. Zaccaria, Il
contributo italiano alla storia del Pensiero, riferimenti in . Padova, I rettori Unipd | Padova, su unipd.
15 aprile . Denominazione attuale:
Società Italiana di Filosofia del Diritto, vedi . Giuseppe Zaccaria, Il Rettore della
tolleranza, in La Tribuna di Treviso, Toni Negri: «Un uomo davvero libero
nell'università chiusa degli anni '60», in [Il Mattino di Padova] Giuseppe
Zaccaria , Ricordo Omaggio ad un
maestro, Padova, CEDAM, 2Giuseppe Zaccaria, Il contributo italiano alla storia
del PensieroDiritto, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Dario
Ippolito, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 79, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, . Società
Italiana di Filosofia del Diritto, su sifd. Keywords: fairness. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice ed Opocher: giustizia del neo-Trasimaco.”
ORDINE.
(Diamante).
Filosofo. Professore a Calabria. Rriconosciuto come uno dei massimi studiosi
del Rinascimento e Bruno. Di lui iHadot
ha scritto: Ordine, ben noto ai lettori per i suoi eccellenti lavori su Bruno,
è anche uno dei migliori conoscitori attuali del milieu sociale, artistico,
letterario e spirituale dell'età del Rinascimento e degli inizi dell'Età
moderna». Attività Fellow dell'Harvard
University Centre for Italian Renaissance Studies e della Alexander von
Humboldt Stiftung, ha insegnato in numerose università prestigiose quali Yale,
New York University, Ecole Normale Supérieure Paris, Paris IV: Paris-Sorbonne,
Paris III Sorbonne Nouvelle, CESR of Tours, Institut Universitaire de France,
Paris VIII: Vincennes, Institut des Études Avancées de Paris, Warburg Institute
e all'Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt. È Membro d’Onore
dell’Istituto di Filosofia dell’Accademia Russa delle Scienze e Membro
dell’Académie Royale de Belgique. Ha ricevuto 5 dottorati honoris causa e il
Sigillo d’Ateneo dell’Urbino. È Presidente del Centro Internazionale di Studi
Telesiani, Bruniani e Campanelliani e membro del Comitato scientifico
dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani. Collabora, inoltre, alle pagine
culturali del Corriere della Sera e El País . I suoi saggi (in particolare il
best seller, “L' utilità dell'inutile,”) sono molto popolari. Dirige collane di
classici in Italia (“Classici della letteratura”, Bompiani) e due collane
presso Les Belles Lettres le Opere complete di Bruno e la «Bibliotheque
Italienne»; in Romania, e 2 collane presso l’editore Humanitas di Bucarest; in
Brasile, c1 collana presso l’editore Educs di Caxias do Sul; in Bulgaria, 1 collana presso l'editore Iztok Zapad di
Sofia; in Russia 1 collana presso l'editore Saint Petersburg University Press
di San Pietroburgo. È membro del Board della collana «Boston Studies in the
Philosophy of Science» (Springer).
Opere: “La cabala dell'asino. Asinità e conoscenza in Bruno, Collana
Teorie & oggetti, Napoli, Liguori, Collana I fari, Milano, La Nave di
Teseo, “La soglia dell'ombra. Letteratura, filosofia e pittura in Bruno” (Collana
Biblioteca, Venezia, Marsilio); “Contro il Vangelo armato: Bruno, Ronsard e la
religione” (Collana Scienze e idee, Milano, Raffaello Cortina, “Teoria della
novella e teoria del riso” (Collana Teorie e oggetti della letteratura, Napoli,
Liguori, “L'utilità dell'inutile: manifesto” (Milano, Bompiani, Premio
Nazionale Rhegium Julii Saggistica Tre corone per un re. L'impresa di Enrico
III e i suoi misteri, Collana Saggi, Milano, Bompiani, Classici per la vita. Una piccola biblioteca
ideale, Collana Le onde, Milano, La Nave di Teseo,
(editorial.uv.cl/portfolio-item/una-escuela-para-la-vida/). Gli uomini non sono
isole. I classici ci aiutano a vivere, Collana Le onde, Milano, La Nave di
Teseo, Grande Ufficiale dell'ordine al Merito della Repubblica italiana. Commendatore
dell'Ordine delle Palme accademiche, Parigi (Francia), . Cavaliere della Legion d'Onore (Francia)nastrino
per uniforme ordinariaCavaliere della Legion d'Onore (Francia) —a Parigi
Cavaliere dell'Ordine delle Palme Accademiche (Francia)nastrino per uniforme
ordinaria Cavaliere dell'Ordine delle Palme Accademiche (Francia) — a Parigi
Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica Italiananastrino per
uniforme ordinariaCommendatore dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
— a Roma Dottorato Honoris Causa de la
Université catholique de Louvain,
Sigillo d'Ateneo de la Universidad de Urbino, Laurea Honoris Causa de la Universidad de
Valparaíso, Laurea Honoris Causa de la
Universidade Federal de Ciências de Saúde de Porto Alegre, Laurea Honoris Causa de la Universidade de
Caxias do Sul, Laurea Honoris Causa
all'Università federale del Rio Grande do Sul. Membro del comitato scientifico
Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani,
Membro d'Onore dell'Istituto di Filosofia dell'Accademia russa delle
scienze. Albo vincitori premi Rhegium Julii , su rhegiumjulii. 1Conferimento della
Legion d'Honneur, su unical. 12-12-. Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio
su Nuccio Ordine Nuccio Ordine, in
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nuccio
Ordine, opere in Google Libri Nuccio Ordine[collegamento interrotto], scheda
nel sito dell'Università della Calabria Per la citazione di Pierre Habot, si
veda l'introduzione de La Soglia dell'ombra,Venezia. Keywords: futilitarianism.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ordine: l’inutilita dell’utilitarismo di
Geremia Bentham” --.
ORESTANO.
(Alia). Filosofo. Grice:
“There is something pompous about Italian philosophers and their isms –
Orestano’s ism is the superrealism!” Grice:
“When I was invited to deliver my lectures on the conception of value, I was
hoping it was a first, but Orestano had written two big volumes on it!” -- Si
laura a Palermo. Insegna a Roma e a Palermo.
Collabora con Marinetti nella concezione del futurismo, e lavorando ad
alcune pubblicazioni comuni. Fu inoltre vicino alle idee politiche,
collaborando tra l'altro con la rivista “Gerarchia.” Invitato da Balbo nella
Libia italiana, difese gli ideali e gli intenti italiani in contrapposizione al
nazionalismo. Fu eticista, fenomenologo e promulgatore d'un'idea filosofica
positivista ispirata anche a Herbart, che egli stesso denominò “super-realismo.”
Si ritirò a vita privata nel su palazzo di Roma per dedicarsi alla sua opera
principale “Nuovi Principi.” Tuttavia in seguito riprese l'insegnamento universitario
a Pavia. Divenne membro dell’Accademia d'Italia e presidente della Società filosofica
italiana".Autore di noti aforismi, a lui sono intitolate una via di Roma e
una scuola primaria di Palermo. Tutta la sua produzione, edita e inedita,
composta da circa 80 pubblicazioni, è stata pubblicata dalla casa editrice
CEDAM, in un'Opera omnia. Opere Comenio, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i
Diritti della scuola”, Angiulli, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti
della scuola”, A proposito di un libro: principi di pedagogia e didattica, di Barth,
Città di Castello, Ed. Dante Alighieri); “Un'aristocrazia di popoli: saggio di
una valutazione aristocratica delle nazionalità” (Milano, Fratelli Treves); “Nuovi
principi” (Roma, Edizioni Optima, Verità dimostrate, Napoli, Casa Editrice
Rondinella, Opera letteraria di Benedetta, Roma, Edizioni Futuriste di Poesia, Esame
critico di Marinetti e del Futurismo, Roma, Estratto dalla "Rassegna
Nazionale", Civiltà europea e civiltà americana, Roma, M. Danesi, Nuove
vedute logiche, Milano, F.lli Bocca, Nuovi
principi, Milano, Bocca); “Il nuovo realismo” (Milano, F.lli Bocca); “Verità
dimostrate, Milano, F.lli Bocca); “Idee e concetti” (Milano, F.lli Bocca, Celebrazioni
I, Milano, Fratelli Bocca Editori, Celebrazioni, 2 , Padova, CEDAM, “Filosofia
del diritto, Milano, F.lli Bocca, Gravia levia, Milano, F.lli Bocca, Saggi
giuridici, Milano, F.lli Bocca, Verso la nuova Europa, Milano, F.lli Bocca, Prolegomeni
alla scienza del bene e del male, Milano, F. lli Bocca, Leonardo, Galilei, Tasso,
Milano, F.lli Bocca, La conflagrazione spirituale e altri Saggi filosofici,
Milano, F.lli Bocca, Opera omnia, Padova, CEDAM, Comprende: 1. Opere teoretiche,
Opere morali, Opere giuridico-politiche 1: Filosofia del diritto ; Saggi
giuridici, Verso la nuova Europa; La
conflagrazione spirituale e altri saggi filosofici, Opere varie 1: Celebrazioni
1. ; Celebrazioni 2. ; Gravia levia, 1961 2: Pensieri, un libro per tutti ; Leonardo,
Galilei, Tasso. Opere inedite: Studi di storia della filosofia : Kant, Rosmini,
Nietzsche, Contributi vari, Studi
pedagogici, Studi danteschi e saggi di estetica e letteratura; conversazioni di
varia filosofia; corsi, ricerche e conferenze, Studi sulla Sicilia, Filosofia della
moda e questioni sociali, A. Tarquini, Dizionario Biografico degli Italiani,
riferimenti, Municipio VIII, istituzione: Vedi SITO Sistema informativo
toponomastica di Roma Capitale Eugenio
Guccione, L'idea di Europa in
Federalisti siciliani tra XIX e XX secolo, A.R.S.Intergruppo Federalista
Europeo, Palermo, Eugenio Guccione, Da un diario una nuova pagina di storia,
in La politica tra storia e diritto,
Scritti in memoria di L. Gambino, G. Giunta, Franco Angeli, Milano, A. Tarquini,
Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere dsu Liber Liber. Opere di Francesco Orestano, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere , . Quando
i vincitori scrivono la storia della filosofia: il caso di Francesco Lamendola,
Arianna Editrice, Ornella Castellana, IL RAPPORTO TRA STATO E CHIESA NEL
PENSIERO POLITICO, I.S.S.P.E. ISTITUTO SICILIANO DI STUDI POLITICI ED ECONOMICI.
Keywords: Alighieri. Luigi Speranza, “Grice ed Orestano” --.
ORIOLI
(Vallerano). Filosofo. Grice: “Only in Italy, a philosopher, rather than a
cricketer, is supposed to take part in a revolution and write a book about his
shire!” -- Fondatori della Repubblica Romana. “De' paragrandini metallici” (1825
(Milano, Fondazione Mansutti). Il padre, medico, lo condusse a Roma, dove si laureò
brillantemente. La professione non lo attraeva molto: lo troviamo, infatti,
professore di filosofia nei seminari e nei licei dell'Urbe. Da Roma si trasferì
a Perugia, dove si laureò. Insegnò a Bologna. Partecipò con gli allievi
all'insurrezione delle Romagne; successivamente fu eletto membro del governo
provvisorio di Bologna, che fu sciolto in seguito all'intervento militare
dell'Austria. Tentando di mettersi in salvo,salpò da Ancona diretto in Francia
con un altro centinaio di rivoluzionari; ma il brigantino Isotta sul quale
viaggiava venne catturato dall'allora capitano di vascello della marina
austriaca Francesco Bandiera (padre dei due famosi fratelli Attilio ed Emilio)
e tutti i rivoluzionari furono arrestati. Venne incarcerato a Venezia. Poco
dopo venne liberato, forse per mancanza di risultanze gravi sul suo conto. Iniziò così l'errare, costretto a fuggire da
terra in terra, inneggiando sempre all'Italia unita. Fu professore di
archeologia alla Sorbona. A Bruxelles insegnò. Soggiornò anche a Corfù, dove
tenne un corso dnell'università della città.
Quando Pio IX concesse l'amnistia, poté tornare a Roma, dove tenne la
cattedra di archeologia. Le sue attitudini per il giornalismo non attesero
molto per farsi notare, e così fondò un periodico politico che ebbe però vita
breve, La Bilancia. Fu eletto deputato
al parlamento della Repubblica Romana. Quando il governo pontificio fu
restaurato, in riconoscimenti dei suoi meriti, fu nominato Consigliere di
Stato. Pubblicò molti scritti di filosofia. Tra i più famosi sono da menzionare
“Dei sette re di Roma e del cominciamento del consolato” (Firenze), “Intorno le
epigrafi italiane e l'arte di comporle” (Roma). Prese parte alla polemica sui
sistemi di prevenzione contro i fulmini e la grandine, che coinvolse anche
Bellani, Beltrami, Demongeri,
Lapostolle, Normand, Majocchi, Contessi, Molossi, Nazari, Richardot,
Scaramelli, Tholard e Volta. Le compagnie assicurative usarono questi studi per
valutare rischi e premi per i campi agricoli.
Riconoscimenti Il comune di Vallerano (VT) lo ha onoratocon
l'intitolazione di una delle vie principali del borgo antico, quella del Teatro
comunale, e con l'apposizione di una lapide commemorativa sulla facciata della
casa in cui lo scienziato nacque. A Viterbo un Istituto Statale di Istruzione
Superiore -che comprende il Liceo Artistico e diversi indirizzi di Istituto
Professionale- è intestato a web.archive.org/web/0223061740/http://orioli.gov/.
A. M. Ghisalberti, nella voce della Enciclopedia Italiana, vedi , riporta
queste date di nascita e morte, Alberto Maria Ghisalberti, Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fondazione Mansutti,
Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M. Bonomelli,
schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano:
Electa, G. Polizzi, Alla ricerca dello
«specioso» e dell’«insolito». Francesco Orioli e Giacomo Leopardi, «Lettere
Italiane», Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere.
ORNATO.
(Carmagna Piemonte). Filosofo. “Visse vita ritirata, modesta e schiva
d'onori e ricchezza intesa soltanto allo studio.” “Coltivò le scienze fisiche e
matematiche, la filologia, la poesia, la musica e con singolare amore le discipline
metafisiche» (Provana). Sii trasferisce
a Torino dove frequenta alcuni esponenti dell'aristocrazia sabauda. Tra le sue
amicizie più importanti Santarosa, Sabbione ed i fratelli Balbo. -- è tra i
fondatori dell'Accademia dei Concordi è insegnante di matematica nel collegio
dei paggi imperiali, impiegato nella segreteria dell'Accademia delle Scienze di
Torino e successivamente professore presso la Reale Accademia Militare. 1in
seguito ai moti rivoluzionari viene nominato da Santarosa Ministro della Guerra
della giunta rivoluzionaria. Si rifugia in esilio a Parigi. Nnella capitale
francese stringe amicizia con ilCousin e la sua casa è frequentata da numerosi
patrioti italiani. Ottiene di poter rientrare in italia e si ritira a Caramagna
dove riceve le visite dei patrioti Pellico, Provana, Gioberti e Balbo. Si
trasferisce a Torino dove morirà e verrà sepolto nel cimitero monumentale
Opere: traduzione di Ode a Roma di Erinna, traduzione dei “Ricordi di Marco
Aurelio, Picchioni, Vita, studii e lettere inediti di Leone Ottolenghi, E. Loescher.
Biografiche e risultati di ricercheo, Oreste Becchio Guido Calogero, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Vladimiro Sperber,Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Ulteriori approfondimenti possono essere reperiti nei seguenti
siti: Comune di Caramagna Piemonte, su
comune.caramagnapiemonte.cn. Associazione Culturale "L'Albero
Grande", su alberogrande. . ¥ Digilized by
Google Digitized by Google NOTE:
Pag. 29, ]. 12. (1) Due difetti, 0 cattivi abiti, nota q^ui e
contrappone Antonino: l’uno, del lasciarci guidare unicamente dalle
im- pressioni che fan su di noi gli oggetti esterni, divagando da
questo a quello secondo che quello ci attrae più forte- mente che
questo: l’altro del lasciarci guidare unicamente dai pensieri o
idee che ci vengono in mente a caso, seguendo quelli che eccitano
più la nostra atten- zione: due stati passivi, dove l’uomo
« non esercita punto la volontà, nè l’in- telletto, ma
segue ciecamente, nel primo, il caso esterno, o nel secondo, il
caso M.irco Altri lio. 28 Digitized by Google
RICORDI. 854 eh’ io chiamerò interno,
cioè quella che è stata nomata di poi legge di asso- ciazione delle
idee : due stati quindi dove Tuomo non ha scopo; il primo de’ quali
ha luogo nella vita puramente animale, e il secondo nel sogno:
quello, proprio del giovane troppo dedito al senso; questo, del
vecchio rimbambito. E quindi, dopo avere esortato sè stesso a
fuggire il difetto del giovane, si esorta a fuggire quello del vecchio.
Il carattere che fa riconoscere il vecchio per rim- bambito è il
vaneggiare, cioè il parlar senza costrutto, ripetendo il già detto.
Ma Antonino avverte sè stesso che l’uomo può essere rimbambito già
an- che quando non parla ancora senza co- sti itto, non vaneggia
ancora in parole, se egli fa delle azioni senza costrutto, o
vaneggia nelle azioni: il che ha luogo ogni volta che esse azioni non
sono collegate tra sè, non hanno unità, cioè non sono riferite
tutte ad uno stesso ed unico scopo. Vedi XI, 21. 0. Digitized
by Googlc NOTK. 355 Pag. 84, 1.
14. ( 2 ) Questo lodare la compassione (e Antonino sarà più
esplicito in altri luo- ghi), senza aggiungere con Epittcto che
ella debba essere puramente esteriore e non di cuore, è certamente una
con- tradizione al principio stoico: la com- passione essere^ come
tutti gli altri affetti; un moto irragionevole delV anima, e con-
trario alla natura, il saggio non essei'c accessibile alla compassione;
una con- tradizione a ciò che è detto in questo medesimo §, dovere
il saggio mantenere il suo genio interno netto da passione; ma è
una di quelle contradizioni ma- gnanime per le quali il cuore
corregge talvolta gli errori dell’intelletto. Sul punto
particolarmente della compas- sione, come su quello dell’aifezione
versò gli amici e i congiunti e verso tutti gli uomini (vedi I, 13,
14; VI, 39; X, 36) era Antonino uno stoico poco fedele ai principii
della sua scuola, e seguiva piuttosto Platone e Aristotele, i quali
Digitized by Google RICORDI. 356
insegnavano il sentimento della pietà essere il carattere
distintivo delle belle e grandi anime; e quel detto di Fo- cione,
conservatoci dallo Stobeo: non togliete nè Voltare dal tempio y nè dalla
natura umana la compasnione. F< in questa deviazione, almeno in
pratica, dal ri- gore dell’antica dottrina del Portico, Antonino
era stato preceduto da altri stoici illustri così greci come
romani: il che non potea non avvenire, perchè secondo un antico
senario greco, il cuore soltanto del malvagio non è capace di
essere ammollito. E però il severissimo Catone, già deliberato in quanto
a sè di morire, pianse, come narra Plutarco, per pietà di tutti
quelli amici e con- cittadini suoi che eransi pur dianzi affidati
ad un maro procelloso per non lasciarsi cogliere in Utica da Cesare
vincitore, come avea pur pianto alcuni anni innanzi per un fratello
amatissimo, quando trovandosi esso Catone al co- mando di una
legione in Macedonia, alla novella che il detto fratello era mo-
Digilized by Google NOTE. 357
reute in Enos città della Tracia, salpò immantinente con piccolo e
fragil legno da Tessalonica, contro l’avviso di tutti i nocchieri,
per un mare tempestosis- simo, e giunto in Enos trovò il fratello
già spento (Plut., vita di Catone, XI). E pianse certamente Cornelio
Tacito, benché stoico anch’egli, quando, dopo aver narrato come era
vissuto e morto, non senza sospetto di veleno, Giulio Agricola suo
suocero, aggiungeva queste patetiche parole: « Beato te. Agricola,
che vivesti sì chiaro e moristi sì a tempo : abbracciasti la morte con
forte cuore e lieto ; quanto a te, quasi scol- pandone il principe.
Ma a me e alla figliuola tua, oltre all’acerbezza dell’ a- ver
perduto un tanto padre, scoppia il cuore che non ci sia toccato ad
assi- stere nella tua malattia, aiutarti man- cante, saziarci di
abbracciare, baciare, affissarci nel tuo volto; avremmo pure
raccolti precetti e detti da stamparli nei nostri animi. Questo è il
dolore, il col- tello al nostro cuore. — Senza dubbio.
Digitized by Googlc RICORDI. 358 0
ottimo padre, per la presenza della moglie tua amatissima, ti
soverchiarono tutte le cose al farti onore; ma tu se* stato riposto
con queste meno lagrime, e pure alcuna cosa desiderasti vedere al
chiudere degli occhi tuoi. » (Tradu- zione del Davanzati). P.
' Pag. 50, 1. 19. (3) Fra le varie divisioni dei beni
appo gli stoici, l’una è questa, che dei beni altri sono finali, altri
efficienti, altri e finali insieme ed efficienti. I beni finali
sono parte della felicità e la costituiscono : gli efficienti solo
la procurano : i finali ed efficienti insieme e la procurano e sono
parte di quella. Del primo genere sono la letizia, la li- bertà deir
animo, la tranquillità, ecc. Del secondo, l’uom prudente ed amico;
del terzo, tutte le virtù. L’uom pru- dente ed amico è un bene
efficiente, perchè muove con la sua diapoaizion razionale la tua
diapoaizion razionale (lib. V. 28), cioè è occasione a te di
Digitized by Googl NOTE. 859 buone azioni. E nello
stesso modo è un bene di quel secondo genere ogni cosa, o sia
pensiero o altro, che è occasione a te per camminare verso la
perfezione. Di questo bene parla ora Antonino. Il quale, per lo
esser solo efficiente, e non finale, cioè pel non essere
accompagnato ancora da quel sentimento intimo di gioia perfetta che
costituisce la felicità, non attrae invincibilmente il tuo volere;
ed è necessario quindi, perchè operi ve- ramente sull’ uomo,* che questi
si sot- tragga da tutte le altre cose che ne lo possono sviare
(conferisci quello che ne insegna la teologia intorno alla gra-
zia). E quando Antonino chiama questo bene razionale (che è attributo
generale del bene appo gli stoici), il fa per op- posizione al preteso
bene degli Epicurei, che è sensibile. Seneca, epistola ultima : «
Chi riguarda il piacere come sommo bene, giudica che il bene sia
sensibile : noi il giudichiamo intelligibile. » E più sotto: « Non
è bene dove non è ra- gione. » Tutte queste cose era neceà-
Digitized by Google BICORDI. 360 sa
rio notare per ìscliiarimento e con- formazione del testo, dove la
maggior parte dei cementatori ed interpreti ha voluto cangiare la
parola efficiente in civile 0 vuoi sociale^ con manifesto danno del
senso e del pensiero di Antonino. 0. Pag. 73, 1. 4.
X (4) Dispensazione^ in greco economia^ vale
generalmente governo della casa, amministrazione. E perchè molte
cose si fanno pel governo della casa, le quali da per sè sole non
si farebbero (come per esempio il risparmiare certe spese perchè le
sostanze famigliar! sopperi- scano al mantenimento di quella),
quindi è stata applicata questa voce ad ogni cosa che si faccia con
fine provviden- ziale, benché sia di nessun pregio in sè od anche
noiosa; come p. e. il ga- stigare i rei. È usata sovente in questo
senso dagli scrittori greci e latini di tarda età, e stoici ed altri, e
massima- niente dai padri della Chiesa. È tra noi disusata perchè è
disusato il concetto Dìgilized Ijy Google NOTE.
361 eh’ ella esprime. Ma per provare la sua antica
cittadinanza in Italia allegherò il passo seguente del Cavalca,
l’ultimo dei citati sotto essa voce nel V. della Crusca (Medicina
del cuore): Per di- vina dispensazione avviene che, per li
pessimi vizi e gravi, grave e lunga tri- bolazione ed infermitade arda e
salvi r anima. » 0. Pag. 100 , 1 . 6 . (5) Da una
nota dell’ Ornato credo che, quando la scrisse, inclinava^ per l’
interpretazione di questo luogo, a dar ragione allo Xilandro contro i
posteriori. Se non mutò poi di parere, il senso di questa
espressione con libertà di parole^ dovrebbe essere liberalmente^ cioè
con liberalità di parole, o generosamente ^ poi- ché così anche lo
Xilandro intende lo £À6u0£.'iu)5 del testo. E con questo racco-
mandare la generosità nelle preghiere, Antonino intenderebbe, come
osserva il Gataker, di biasimare le preghiere che non mirano che
all’interesse proprio di 9 Dìgitized by Googic
362 RICORDI, chi lo fa. E però loda quella
preghiera degli Ateniesi, i quali, al dire di Pau- sania, solevano
pregare non solo per tutta l’Attica, ma anche per tutta la Grecia.
P. ^ Pag. 131, 1. 9. (6) AUto^ nel senso peripatetico e
scolastico, è V affezione costante deWente: e per quel carattere di
costanza si di- stingue dalla disposizione^ che è varia- bile. Appo
gli stoici è la forza o virtù che mantien l’ente in quella
affezione costante; o, siccome essi favellano, < è 14 ) spirito
(intendi aria) che mantiene U corpo e il contiene: » perchè l’ente
ò corpo appo loro. « La mente dell’ uni- verso, diceva Zenone,
penetra per tutte le cose particolari e le mantiene e go- verna :
ma non tutte nel medesimo modo: perchè nelle une si manifesta come
abito (pietre, legni); nelle altre come natura (intendi principio
organico mero: piante, alberi); nelle altre come anima (prin- cipio
animrle mero: bruti); nelle altre Digilized by Googl
9 NOTB. 368 ancora come mente e ragione
(anima ragionevole universale e sociale appo Antonino; uomini). » —
Le cose gover- nate dair abito sono adunque i corpi dove non è
altro principio costituente che il generale di corpo : dove per
con- seguenza non è altro carattere distin- tivo che quella
affezione (modo d’es- sere) costante por cui sono il tal corpo
anziché il tal altro. Sono la classe in- fima e generalissima di corpi ,
che noi chiamiamo inorganica. Nelle cose go- vernate dalla natura,
oltre al carattere generale di corpo v’ ha già il carattere
d’organizzazione. Nelle cose governato dall’anima, oltre al carattere di
cor- poreità e di organizzazione, v’ha di più quello di animalità
ecc. Le classi si van cosi ristrignendo e innalzando sino al- r
ultima, che ha per carattere la razio- nalità. 0. Pag. 164,
1. 7. (7) In questo § il testo è. in più d’un luogo corrotto,
e verìsimilmente havvi Digitized by Google
RICORDI. 364 anche qualche lacuna. Non potrei
dire precisamente quali sieno le emendazioni seguite 0 fatte dall’
Ornato, perchè una sua lunghissima nota sulle difficoltà di questo
paragrafo, oltre che è piena di cancellature e in gran parte non
intel- ligibile, è anche manchevole, essendone stato lacerato via,
non so da chi (forse dall’ Ornato. medesimo per aver mutato parere),
un mezzo foglio. Nel voltare in italiano io mi sono discostato il
meno possibile dalle parole stesse dell’ Ornato, e ho serbato
inalterato il senso della sua interpretazione. P. Pag. 168 ,
1 . 9 . (8) Questo paragrafo, essendo corrotto in più luoghi,
dei quali l’ emendazione fu inutilmente tentata finora, è diversa-
mente inteso dagli interpreti. L’ Ornato lasciò scritto al principio di
una lunga nota: «di questo veramente corrotto paragrafo non so che
partito trarre. » La sua interpretazione che io seguii nel
volgarizzamento vuol dunque essere Digllized by Google
NOTE. 365 accettata con quella medesima riserva con
che egli la propose. La parte che segue di questo para- grafo è assai
guasta, e fors’ anche muti- lata. L’Ornato non la tradusse in alcun
modo, riserbandosi di farlo quando avesse trovato una correzione che gli
piacesse : intorno a che lasciò molte note. Nel mio volgarizzamento
ho letto il testo come fu letto dallo Schiiltz, non perchè egli
approvasse in tutto quella lezione, ina perchè non seppe trovarne una migliore.
Il testo di questo paragrafo è cor- rotto, e chi corregge in un modo e
chi in un altro, e chi ancora difendo la vulgata. Io ho seguito
quella fra le molte e varie emendazioni, dalla quale parvemi almeno
di poter trarre un senso chiaro. Poi sensori tutto il paragrafo conf.
anche V, 33, e Seneca epist. 65; « More quid est? aut finis, aut
transitus. > P. Pag. 192, 1. 15. (11) Tutti gli
interpreti che io co- nosco finora, compreso anche il Gata- kero,
il quale nondimeno si scosta dal vero meno che gli altri, pigliano qui
il granchio (fan pietà il Dacier o il Joly che seguono ciecamente
il Gasauhono, come fa pure il Barberini: il Milano poi è la stessa
pecora sempre, il tedesco Hoffmann erra men grossamente col Ga-
takero), confondendo insieme, siccome fossero una sola cosa, la toù 3Xou
(fùaiv e il ToO xóojjiou ’hys.uQvixdv ; quando anzi nella
distinzione di queste duo cose è fon- dato il senso di tutto il
paragrafo. La toO SXou qjvlcjis è la potenza creatrice o faci-
trice primitiva; lo •óyepwvixòv toO xóopiou è la potenza governatrice,
dipendente da quella prima, generata, o formata da quel- la prima:
siccome la natura dell’ uomo Digitized by Google
NOTB. 367 forma l’nomo, cioè la mente dell’nomo non
meno che il corpo ; e la mente deH’uomo poi gOTema il corpo. Il senso
adunque di tutto il paragrafo è questo : La natura dell’universo
decretò, determinò con de- liberazione ragionevole il mondo, dan-
dogli, per così dire, un corpo ed una mente. Ora, o questa mente, a cui
è affidato il governo del mondo, segue la ragione (perchè la mente
nel senso dello ^ìf£|jiovixbv può anche talora essere sra-
gionevole); e allora tutte le cose che ella fa, sono quali le ha
determinate generalmente dà principio la natura formatrice del
tutto, sono involute in quella prima determinazione, sono con-
seguenza necessaria di quella prima de- terminazione, ecc. ; ovvero essa
mente non segue sempre la ragione, e allora essendo essa soggetta a
capriccio, dovrà accadere che non solamente le cose di minor conto
che ella fa, ma anche le cose principali sieno sragionevoli. Ma noi
non veggiamo mai che nelle cose principali ella sia sragionevole; dunque
Digitized by Google RICORDI. 368
non può essere sragionevole nè anche in quelle di minor conto;
dunque tutte le cose vanno secondo ragione. 0. Godo di aver
potuto deeiferare nel manuscritto dell’Ornato e quindi trarre in
luce la precedente nota (la cui reda- zione sarebbe certo migliore se l’
autore avesse potuto ripulire e pubblicare egli stesso il suo
lavoro); perchè l’inter- pretazione e illustrazione contenuta in
essa è ingegnosissima, naturalissima e confermata da tutto quello che
cono- sciamo della fisica degli stoici. La na- tura universale (n
toù óXov (pdcjts), la potenza facitricc 0 creatrice, come dice
l’Ornato, è il Dio puro, il quale trae l’universo dalla sua propria
sostanza, è l’unità assoluta senza distinzioni e di- versità di
parti, è la natura naturane; la potenza governatrice, la mente che
go- verna il mondo (TÓrìysixovixóv toù xó^jxou), generata da quella
prima, è all’incontro, nell’attuale diversità delle cose,' nella
nauìra naturata, nel mondo propriamente detto e composto di anima e di
corpo, Digitized by Googl NOTE.
369 è, dico, la provvidenza, l’anima di esso corpo (vedi la
nota al § 7 del lib. X). — Al novero degli interpreti che fran-
tesero questo § è ora da aggiungersi Mr. Alexis Pierron, che pubblicò la
sua traduzione dei Ricordi un anno dopo la morte dell’ Ornato. Ed è
tanto più da stupire che il sig. Pierron abbia egli pure sì mal
compreso, in quanto che, avendo egli già prima tradotto la Me-
tafisica di Aristotele, dovea essere suf- ficientemente versato nelle
dottrine filo- sofiche delle principali scuole della Grecia.
P. Pag. 203, 1. 22. (12) Quasi tutti i traduttori
hanno franteso questo luogo, pigliando l’iwoia per intelletto^
ragione^ e traducendo quin- di: vide ne intellectus hoc feraf.... il
senso letterale, aggiungendo ciò che è sottin- teso, è: vedi se la
nozione (che tu hai di te stesso come uomo) soffre cotesto, soifre
cioè che tu dica esser nato a goder dei piaceri. 0. Marco
.Parelio. ìk Digllized by Google RICORDI.
370 M. Alexis Pierron, seguendo l’ esempio di tutti i
suoi predecessori, pigliò an- ch’egli Vhvo'.a per intelletto tradu-
cendo: vota a' il y a du bon aena à le prétendre. P. Pag.
209, 1. 21. (13) Colia bontà delle singole azioni vuotai
procacciare di ben comporre la vita. Il testo c brevissimo : l’ Ornato
talvolta troppo fedele alla lettera e studioso di conservare tutta
la brevità dell’ origi- nale, avea tradotto: ai vuol comporre la
vita mettendo inaieme le azioni ad una ad una; poi comporre inaieme la
vita accozzando le azioni ad una ad una; poi allogando le azioni ad
una ad^ una. Non credo che so avesse potuto ripu- lire e terminare
egli stesso il suo la- voro, si sarebbe contentato di alcuno di
questi tre modi, che tutti peccano di oscurità e di ambiguità. A costo
dì essere men breve, io ho creduto di dover essere piò chiaro non
solo in questa frase, ma in tutto questo paragrafo,
Digilized by Google NOTE. 371
svolgendo un poco il concetto dell’au- tore siccome io l’intendo.
Conferisci IV, 1; V, 20; Vili, 32. P. Pag. 212, 1. 19.
(14) Quasi tutti gli interpreti fran- tendono. 0. Nel
novero degli interpreti che fran- tesero questo luogo comprendi ora an-
che Mr. Al. Pierron, che sdgue docil- mente- jl Gataker e lo Schultz.
L’errore sta nel legare Io i^’oioy ctv xoti up^rìae col ófUTw che
precede ; laddove si riferisce all’azione alla quale
l’animale ragionevole tendea e nella quale è stato impedito. E ciò
pare che abbia poi ca- pito lo Schultz nella sua seconda edi- zione
del testo greco, avendo egli posto una virgola dopo il óutù. P.
Pag. 216, 1. 7. (15) Se tu vo/eafi ftema la debita ri-
tterva . . , che da lei etesaa; cioè a dire: se tu volesti assolutamente
e non a - condizione soltanto che la cosa fosse
f Digitieed by Coogle 872 ftICORDL
r t)Ossibile; questo atto della tua volontà fu
veramente un male, perchè, come è detto altrove (IV, 1; VI, 50), l’
animai ragionevole non dee voler nulla che non sìa in poter suo, ed
anche il bene re- lativo, non dee volerlo se non se con-
dizionalmente, cioè in quanto sia pos- sibile; rimpossibilità essendo per
gli stoici sinonimo di non voluto dalla na- tura e dal destino, al
quale il savio non dee ripugnare. Che se poi la cosa voluta da te
fu una di quelle che non sono pur buone in senso relativo, e quindi
il volerla fu un appetito, pren- dendo il vocabolo volere nel
significato volgare, cioè un moto del senso, piut- tosto che della
volontà ragionevole; tu non ricevesti nocumento nè impedimento
veruno: perchè tu non sei «erwo, ma bensì mento, ragione o volontà
razio- nale, (V. la nota al § 26 del lib. X), e come tale, in
quanto operi secondo la tua propria natura non puoi essere impedito
da nissuna forza esteriore. — Così intendo questo luogo, così
certa-: Digitized By Cooglt NOTE.
373 mente è stato inteso dall’ Ornato (assai diversamente
dagli altri interpreti che io conosco, il Gataker, lo Schultz e ul-
timamente il Pierron), e questo senso ho procurato, di esprimere
traducendo. L’Ornato lasciò una breve nota a questo luogo, ma in
essa non fa che avver- tire le difficoltà del tradurlo, stante la
povertà dell’italiano ,comparativameute al greco, e scusare l’ oscurità e
l’ ambi- guità della traduzione tentata da lui. P. Pag. 226,
1. 2. (16) Di tutto questo paragrafo l’Ornato avea fatto
quattro tentativi diversi di traduzione, tutti laboriosissimi, come
appare dalle molte cancellature e corre- zioni. In margine alla quarta od
ultima prova scrisse: Sta qui fermo, perche farai peggio se cangi.
Non fu quindi senza molto bilanciare che mi risolsi a fare io, come
feci, una quinta prova, essendomi sembrato che il miglior par- tito
fosse qui di tradurre letteralmente, e spiegare i sensi del testo nelle
note. Digitized by Coogle RICORDI.
374 Ad illustrazione del senso stoico di tutto il paragrafo
ricordiamoci priiniera- inente che secondo gli stoici: c Dio, con-
siderato dal lato fisico, è la forza motrice della materia, è la natura
generale, e r anima vivificante del mondo; conside- rato dal lato
morale, è la ragione eterna che governa e penetra l’universo, è la
provvidenza benefica, è il principio della legge naturale che comanda il
bone e proibisce il male. » Ricordiamoci ancora che l’aria, come
uno dei due elementi attivi e parte essa stessa della sostanza
divina, ò dagli stoici considerata come il principio della vita
sensitiva. Dice adunque Antonino : non contentarti ora- mai di
essere unito con Dio a quel modo solamente che sono uniti con lui
gli esseri solamente sensitivi, cioè per mezzo della respirazione ; ma
fa’ ancora di unirti con lui a quel modo che si appartiene agli
esseri intellettivi, cioè con cognizione e accettazione libera
dello scopo che Iddio ha proposto al- r accettazione libera di quelli. E
però, « Digitized by Googl NOTE.
375 siccome tu traggi dall’aria ambiento gli elementi
della tua vita sensitiva, traggi ancora dalla ragione ambiente gli
elementi della tua vita intelletti- va. P. Pag. 243, 1.
20. (H) esistenza delle' cose . . . dissol- vendotù (Tràvxa
èv [xerai^oX-^. K«ì ocùrCg cù év ^'.r,v£xet à^.Xoicoasi, \at xaxa ti
(JiOo- p^). Qui mi pare che fosse il caso di dovere assolutamente
abbandonare la lettera e contentarci di esprimere il senso del
testo, piuttosto che cercar di tradurne le parole, che non sono
tra- ducibili in italiano. L’Ornato avea detto: tutte le, cose
vanno soggette a mutazione. E tu stesso ti alteri continuamente, e
peì'^isci, per cosi dire. Ma egli non era contento, come appare
dall’usato segno. E in vero che significa quel tutte le cose vanno
soggette a mutazione f Significa, e non può significare di più, che tutte
le cose possono essere mutate e lo saranno effettivamente quando
che sia; ma ciò Digitized by Google 376
RICORDI. liou esprime quella condizione delle cose, per cui
non hanno stato, o modo di es- sere che perduri pure un istante
senza mutamento, che è la vera condizione delle cose secondo il
pensiero di Anto- nino e voluta esprimere da lui. Chi do- vesse
tradurre questo luogo in tedesco, lo potrebbe fare, parmi, benissimo
di- cendo : Alle (Unge aind in unaufhorlichem anclera-werden ; come
si dice in werden non solo dai filosofi, ma anche nel lin- guaggio
famigliare, quando di una cosa che non è ancora, ma si sta incomin-
ciando 0 si va facendo, si suol dire: Die Saehc iat noch ini werden. Ma
la nostra lingua non ha tutta la flessibi- lità del tedesco, uè sarebbe
chiaro, uè permesso il dire in italiano : tutte le coae sano in un
continuo mutarai. P, Pag. 253, 1. 15. (18) È una
singolare coutradizione di Marco nostro e di, altri stoici poate-
riori il venir cosi spesso parlando con tanto dispregio della materia che
aottoatà Digitized by NOTE. 377
alle cose ( tt ,? ii7:oy.e'.[xi\rng uXin?, — A"edi anche YI,
13, e altrove). Il mondo è tut- tavia per essi un animale perfetto
e bellissimo, il cui corpo è la materia, e l’anima, Dio (vedi i
Ricordi passim, e specialmente X, 1). Le rughe sul volto del
vegliardo, le screpolature delle ulive e del fico vicini ad infradiciare,
la bava del cignale ed altre sì fatte cose hanno pure una certa
grazia e venustà (III, 2), perchè il mondo è perfetto, e nulla è
nelle suo parti che non conferisca alla bellezza del tutto. Perchè dunque
ora tanto dispregio non solo per tale o tale altra parte, ma
universalmente per tutta , la materia che sottosta, quando questa
materia, che non è poi altro per gli stoici se non se il suhstratum
indeter- minato di tutto il contingente sensibile, è essa pure
sostanza divina secondo la scuola? P. Pag. 265, 1. 20,
(19) Intendi: « o tu voglia dire che il mondo sia stato formato di
atomi. Digitized by Coogle 378 BICORDI,
ed abbia quindi origine dal caso; o che sia stato formato di nature
(essenze, entelechie, monadi), ed abbia quindi per origino l’
intelligenza, o la natura, che qui è sinonimo di intelligenza ;
que- sta cosa pongo io certa anzi tutto, come tratta dalla mia
osservazione immediata, che io sono attualmente parte di un tutto
governato da una natura. » Con altre parole: « o tu faccia venire il
mondo dalla pluralità, o tu lo faccia venire dall’unità, ella è
cosa di fatto che io ci ravviso attualmente una pluralità governata
da una unità. » Il qual me- todo di filosofare, per cui, lasciata
stare la disputa intorno all’origine delle cose, si viene ad
esaminare la realtà attua- le di esse; lasciato stare il lontano e
mediato, si viene ad osservare l’ imme- diato e prossimo; lasciata stare
la co- gnizione dedotta, si viene a far capo alla cognizione di
fatto acquistata per osservazione; è solenne ad Antonino. Vedi il
passo quassù, IV, 27 ; vedi an- che XII, 14 ecc. 0. P.
Digilized bv '1^- NOTE. 379 Pag. 268, 1.
4. (20) Ricordi il lettore che appo stoici mondo, tutto,
natura, Dio sono V sostanzialmente la stessa cosa, e
però quelle che poco innanzi furono chiamate parti del tutto, qui
sono dette della natura. Dìo, natura, mondo, tutto sono espressioni
diverse che corrispondono a modi diversi di considerare una stessa
cosa, e questa diversità è relativa alla mente finita dell’uomo che non
può si- multaneamente contemplare gli aspetti e momenti diversi delle
cose, e non alla realtà obbiettiva. Quindi ò che le espres- sioni
soprascritte sono non di rado usate runa per l’altra, poiché
sostanzialmente significano la medesima cosa. Il mondo KÓrfixog),
dice il Laerzio (VII, 70), era dagli stoici considerato: 1® come
causa 0 pbtenza informatrice di tutte le cose che sono {natura
nuturans, i; t£- Xvtxfi, -ij ToO òlo\j q>0ai<é ), la quale,
come artefice e informatrice di sé medesima, trae da sé stessa e
informa tutte le coso Digilized by Google
RICOUDI. 380 con suprema saviezza e divina
necessità, cioè secondo le sue leggi che sono quelle della ragione
; 2" come la totalità delle cose informate e ordinate dalla
potenza informatrice immanente in esse e go- vernatrice di esse
(dotta allora xòv Toù xd^fjLou) e quindi come l’opera vivente, il
vivente organismo, o corpo organato da quella {natura naturata) ;
finalmente come l’unità dei due, cioè dell’ organismo vivente e
della forza or- ganatrice e governatrice, in quanto l’uno non si
distingue dall’altra se non se per la contemplazione della mente
finita deU'uomo. Vedi i Prolog» nell’edizione di Torino. P.
Pag. 270, 1. 9. (21) Fa che tu vi sottoponga col pen^
siero ... di che io ragiono. Ho conser- vato tutte le parole della
interpreta- zione dell’ Ornato, perchè non avrei saputo quali altre
più chiare sostituir loro ; atteso che io non son sicuro di
intendere qui nè che cosa abbia voluto Digitized by Google
NOTE. 881 dire r Ornato, nò che cosa
Antonino. L’Ornato volea faro a questo luogo una nota ; ma non la
fece, e non trovo altro,, che si riferisca a questo luogo, ne’suoi
manoscritti, se non se un cenno pel quale è indicato che egli lesse qui
ò, ti risolutamente^ ove tutti gli altri, che io conosca, lessero
&ti; e che egli intese r Ù7TÓ0OU diversamente da tutti gli
altri interpreti. Il Gatakcr, e lo Schultz che lo segue da vicino,
non sono più chiari. P. Pag. ‘273, 1. 13. (22)
Le quali tu apprendi»,, conside- razione del tutto. Così l’Ornato svolse
ed illustrò il pensiero di Antonino espres- so brevissimamente e,
parmì anche, poco chiaramente nel tosto. Non ho mutato quasi nulla
alla versione di questo para- grafo lasciata dall’ Ornato, sia perchè
ho motivo di credere che ne fosse già poco meno che contento egli
stesso, trovando io questo paragrafo nettamente ricopiato; ^ sia
perchè non avrei voluto correr peri- Digitized by Google
382 RICORDI, colo (li alterarne benché minimamente
il senso, trattandosi di un luogo che egli intese assai
diversamente da tutti gli altri interpreti. Conferisci il senso di
tutto questo paragrafo con quello del § 2, lib. VII. P. Pag.
274, 1. 6. {23) Vuol dire che non bastano le impressioni
buone che noi riceviamo per mezzo della sensibilità, le quali
possono e sogliono venir cancellate da impres- sioni contrarie, ma
ci vuole anche il la- voro deir intelletto che riduca quelle ad
unità e le fermi cosi nel nostro spirito, formandone come un corpo di
scienza. Non basta l’osservazione, l’applicazio- ne dello spirito
alle cose di circostanza, ma ci vuole ancora la contemplazione, l’
applicazione dello spirito alle cose permanenti , al generale
immutabile. Solo col ridurre ad unità il moltiplice, a generalità
il particolare, si possono radicare le cognizioni nell’ anima, la
quale si compiace dell’unità, e quindi Digilized by Cìoogl
NOTE. 383 della scienza: compiacenza cui la
sem- plicità del cuore dee far rimanere se- creta naturalmente nel
cuore, ma non artatamente celata; ed allora è l’ani- ma veramente
grave e soda e come chi dicesse, veneranda. Sul fine del para-
grafo fa la enumerazione delle diverse categorie alle quali si dee
riferire l’og- getto osservato. 0. Questa nota dell’ Ornato
che per le troppe citazioni del testo greco non può qui darsi che
in parte, trovasi in- tera nell’edizione di Torino. P. Pag.
280, 1. 3. (24) Grecismo, per suole accadere. Non era
possibile il tradurre altrimenti. Del resto vada a rilento chi per
la sola ragione del non potersi tradurre sempre colla stessa voce
una stessa parola del testo, accusa Antonino qui ed altrove di
arguzia. Gli stoici crede- vano che, là dove è una stessa parola,
debbe essere anche una stessa idea. Ed anche Platone (vedi il Cratilo) il
cre- Digitized by Google 384 RICORDI. j
dette; e il credette il Vico: e tanti j altri il credettero: e noi
il crediamo. , Se quella idea generalissima che l’an- ! tichità
avea attaccata al :p:?.eìv non si ' trova più annessa al nostro amare,
ciò j non prova altro se non che il greco e l’italiano sono due
lingue diverse. E sap evadicelo. 0. Pag. 280, 1. 19.
(25) Il passo di Platone è nel Tee- teto, pag. 174, dove parlando
dell’ uo- mo filosofo liberalmente educato, dice: « udendo
egli lodare e magnificare un tiranno od un re, gli par di udire
lodato e magnificato un pastore, perchè egli munga di molto latte;
e l’animale cui pasce e munge il re, gli pare anche più ritroso e
più infido di quello cui pasce e munge il pastore; nè men rozzo nè
meno ineducato stima egli l’uno che l’altro, mancando ad amhidue il
tempo per badare a sè, e vivendo il primo fra le mura della reggia
a quello stesso modo che l’altro nella capanna sul mon-
j i Digitizc-<; Coogk'
NOTE. 385 te. » Del resto , il senso generale di
tutto questo paragrafo, non bene inteso, se- condo me, dagli
interpreti, mi pare che sia: Tu dèi farti capace sempre pih cho tu
puoi vivere da filosofo in questa tua corte come faresti in. quella tua
villa .che agogni. Non incontri tu ad ogni •passo esempi di quel
che dice Platone: uomini che vivono nei palagi come fa- rebbe un
rozzo pastore in sul monte: ingolfati cioè quelli e questo nelle
cure materiali del governo dell’armen-toV E sottintende: se per
costoro il palagio non è altrimenti che una capanna, non può ella
con più ragiono essere la reg- gia per te come un ritiro filosofico ?
0. Conferisci V, 16. P. Paò. 282, 1. 14.
(26) Gran ragione ha qui Antonino • di raccomandare a sè medesimo
anche ' questo genere di contemplazione, cioè a dire lo studio dei
fenomeni, e delle maraviglie, come egli dice sapientemente, “
dell’organismo corporeo degli animali e Marco Aurelio. ' SS
Digitized by Google RICORDI. 386
deir uomo massimamente: perchè non è altro studio il quale possa
per via più compendiosa e sicura condurre alla co- gnizione della
infinita sapienza, e prov- videnza infinita della causa reggitrice
del mondo. Nè l’uorao può presumere di conoscere sè medesimo, sé non
co- nosce almeno un poco di queste mara- viglie, cioè come si
formi, cresca, si conservi, si rinnovi e deperisca il suo corpo,
quale sia la natura e il modo di operare della causa o principio a
cui dehbonsi riferire questi fenomeni, quali le relazioni di questa vita
orga- nica del suo corpo con quella del prin- cipio che in lui
sente, vuole, e pensa, e come possano questo due vite modi- ficarsi
fra loro scambievolmente. In vero chi aspira a conoscere sè
medesimo, per quanto sia dato all* uomo di pur conoscere sè stesso,
e non cura di co- noscere un po’intimamente anche que- sta delle
due parti di che si compone Tesser suo, porta gran pericolo di er-
rare nel vano, e di prendere astrazioni Digilized bv Co(
NOTE. 387 por realtà, il che avvenne appunto
agli stoici, ignorantissimi di anatomia o quindi più ancora di
fisiologia. Perchè uno appunto degli errori fondamentali della loro
filosofia, quello por cui mu- tilavano la natura umana escludendo
da essa la sensibilità che riferivano al corpo come a cosa straniera all’
uomo propriamente, il quale per essi non era altro che ragione e
volontà; questo er- rore, dico, è in gran parte da attribuire alla
imperfezione delle loro cognizioni, ai loro errori circa la costituzione
fisi- ca deH’uomo e le relazioni in che ella si trova colla sua
costituzione morale e intellettuale; o per dire più vera- mente,
alla loro totale ignoranza dello leggi che governano i fenomeni
dell’or- ganismo corporeo dell’uomo, delle rela- zioni intimissime
della vita di esso or- ganismo corporeo con quella della mente, e
della natura egualmente spirituale di ambidue. (Vedi nell’Appendice ai
Ricordi nell’edizione di Torino la dissertazione del Burdach).
P. Digitized by Googlc 388
RICORDI. Pag. 290, 1. 8.‘ (27) Questi versi sono di
Omero e sono dei più famosi nell’antichità, dei più spesso citati e
ripetuti, imitati dai poeti posteriori; o però Antonino non li
scrisse per intero, ma solo quei brani che sono stampati in corsivo,
bastando quelli a richiamare alla memoria i versi interi, alle
diverse sentenze contenuto in essi alludendo egli poi nella parte
se- guente del paragrafo. Con questi versi, nel VI deir Iliade,.
Glauco (dopo aver detto magnanimo Tidide a che mi chiedi il mio
lignaggio?) incomincia la sua ri- sposta a Diomede, il quale, prima
di accettare il combattimento con lui, aveagli chiesto qual fosse
la sua stirpe. Io li ho tradotti letteralmente, giovan- domi in
parte della traduzione del Monti, la. quale, come nota a tutti i
lettori, avrei volentieri dato qui inalterata, se in essa fosse più
fedelmente espresso, e nell’ ultimo verso non interamente guasto il
senso delle parole di Omero. Digilized by Googk
NOTE. . 389 Il qual verso, voglio dire il 149\ è tra-
dotto dal Monti come segue: CosxVuom • nasce e così muor: il che fa fare
un falso sillogismo a Glauco, il quale secondo la traduzione del
Monti, concludendo, affermerebbe dell’wo/Ho ciò che dovea affermare
delle schiatte umane, mutando, come direbbero i loici, nella conclusione
il piccolo termine, che nella premessa minore- non era uomo ma schiatta^
o stirpe, come disse il Monti. E pure- il verso di Omero ò
chiarissimo. Questo strafalcione il Monti non avrebbe fatto se,
come quasi ignorante del greco, con tante altre traduzioni avesse saputo
• consultare quella mirabilissima, non solo per eleganza di stile
ma ancora per fedeltà, precisione e chiarezza, del Voss, il quale
in cinque bellissimi esa- metri tedeschi traduce letteralmente i
cinque esametri greci. Anche il Pope, sebbene i suoi lavori sui poemi di
Omero, tutto die pregevolissimi per altri rispet- ti, non meritino
il nome di traduzione, non fece qui lo sproposito del Monti.
Digitized by Google RICORDI. 390 Ed
altri ancora potrei nominare dei nostri che con nobilissimo
intendimento si diedero all’ardua impresa di recare nella nostra
lingua chi l’una e chi l’altra di quelle poche reliquie che ci
riman- gono della greca poesia (dico poche rispetto a ciò che fu
divorato dal tem- po); i quali avrebbero meglio inteso e meglio
tradotti moltissimi luoghi se avessero potuto consultare, se non
tutti gli interpreti, cementatori ed espositori, almeno i
traduttori tedeschi. Ma basterà che io nomini il più valente, a
parer mio, di tutti, il Belletti, al quale, tranne forse una più
intima notizia del greco, nulla mancava, non valor d’arte, non
felicità d’ ingegno, a poter fare una tra- duzione perfetta, o prossima
alla per- fezione, dei tragici greci. E in vero, leggendo io le
traduzioni del Bcllotti e riscontrandolo diligentemente cogli ori-
ginali, ebbi in moltissimi luoghi ad am- mirarne la eccellenza, anzi
direi quasi in tutti quei luoghi dov’egli capì ab- bastanza
intimamente il suo testo e Digilized by NOTK.
391 non erano difficoltà insuperabili a qual-
sivoglia traduttore. Ma anche in molti altri luoghi io ebbi a lamentare
che egli pure non abbia saputo o potuto giovarsi delle eccellenti
traduzioni fatte da* suoi predecessori alemanni. Nel solo
Agamennone, che anche considerato in sè stesso e non come parte di
una grande e sublime trilogia, è forse il più bel monumento della
scena antica, e certamente il più grande di tutti per sublimità
tragica, recondita filosofia, splendore di immagini e copia di alti
e forti pensieri, quanti errori avrebbe evitati il Belletti, quante meno
scem- piaggini avrebbe fatto dire a quella grande anima e colossale
ingegno di Eschilo, so egli avesse solo potuto pro- fittare della
traduzione e dei Prolego- meni di Guglielmo Humboldt? Non dirò del
libro di Federico Welcker sulla Tri- logia di Eschilo^ che forse non era
an- cora pubblicato quando il Bellotti tra- ducea l’ Agamennone. Ed
è tanto più da lamentare che al Bellotti siano mancati
Digitized by Gopgle RICORDI. 392
questi sussidi, quanto è meno da sperare che sia presto per sorgere
un altro in- gegno italiano, il quale possa fare quello che avrebbe
potuto il Bellotti. Ritornando al paragrafo di Antonino e al
luogo citato di Omero, è da notare come siffatti pensieri intorno al poco
o niun valore della vita considerata in sè, e di tutte le cose
umane e dell’ uomo stesso, così frequenti nei poeti ebraici;
frequentissimi in questo scritto di An- tonino e divenuti quasi abituali
nei cristiani dei primi secoli, si trovino pure non di rado anche
nei poeti greci più antichi, voglio dire in quelli delle prime e
più splendide epoche della greca letteratura, sebbene i Greci fossero
un popolo di allegra immaginazione. Forse non dispiacerà al lettore
il vederne qui raccolti alcuni esempi : nell’ Odis- sea, XVIII, 130
: — la terra non nutre nulla di più infermo che Vuomo. Nell’ottava
delle Pitie di Pindaro, vers. 135: — Che siatn noi dunque o che non siamo
f Leg- giero veder d* ombra che sogna. Letteralmente la seconda parte.
L’uomo è l’ombra di un sogno. Nel Prometeo di Eschilo e non vedevi V imbecille natura a vano
sogno eguale ond* è impedito il cieco umano gregge? (traduzione del
Belletti). Nell’ Aiace di Sofoclé, — perocché veggo non essere noi,
quanti viviamo, altro che larve ed ombra vana. Nel Filottete del .
medesimo Sofocle, vers. 946. Filottete chiama sè medesimo: — ombra di
un fumo. Nella Medea di Euripide -- non ora soltanto incomincio a
stimare tutte le cose umane come un' ombra, E vuoisi notare come
appo i tragici ed anche appo i) lepidissimo Aristofane la parola
effimeri, cioè quelli che durano un giorno, è spessissimo usata
come sinonimo di uomini. A queste, o ad al- tre simili sentenze d’
antichi ed illu- stri poeti, le quali erano nella me- moria di
tutti gli eruditi del suo tempo, ♦ alludeva evidentemente Antonino
con quelle sue parole: il più breve detto, anche di quelli che sono
i più noti ecc., accennava poi per esempio quelli di Omero.
[Questa nota fu scritta in tempo che io, quasi appona ripatriato
dopo trent’an- ni di assenza, e mandato a stare in un cantuccio al
tutto vacuo di studi e di lettere (prendendo i vocaboli in un senso
un po’ alto), e ridottomi a passare nella solitudine i pochi momenti
d’ozio che r esercizio di un pubblico ufficio mi lasciava, avea
potuto, non saprei diro perchè, immaginarmi che il valentis- simo
sig. Bellotti fosse già del numero di quei felici che più non vivono
altri- menti sulla terra che per la memoria di opere egregie che vi
lasciarono. Av- vertito ora (nel 1853), del mio errore, non cangio
nulla a quello che ho scritto di lui; ma aggiungo V espressione di un
voto, che deve esser quello di tutti gli amatori delle buone lettere
desiderosi di vedere vie più chiara e più grande la rino- manza di
un nobilissimo ingegno: ed ' è che l’esimio sig. Bellotti, come sta
ora, da quanto mi dissero, rivedendo o Digitized by Google
note; 395 migliorando il suo
Yolgarizzamento di Sofocle, così possa egli poi rivedere ed
emeudare quello ancora di Eschilo, il quale, a parer mio, ne ha maggiore
bi- sogno; perchè quello, tranne forse al- cune eccezioni, non
pecca gravemente che nella parte lirica; laddove in questo trovai,
0 parvemi certamente trovare, molti luoghi da dover essere emendati
non solo nella parte lirica troppo spesso non traducibile in italiano
(come è in- traducibile Pindaro, secondo che fu sen- tenziato anche
da Giacomo Leopardi non ismentito dal tentativo più audace che
felice di Giuseppe Borghi) ; ma eziandio nel dialogo. Ella comjyie
nondimeno..», si avea proposto. Mi sono scostato, anche nel senso,
interamente dall’ Ornato, il quale avea tradotto: ella rende intero e
com- piuto quanto ella avea fatto fino allora; primieramente perchè
il senso voluto esprimere dall’ Ornato non mi sembrava abbastanza
chiaro ; e poi, e principal- mente perchè mi parve troppo grande
licenza il tradurre per quanto avea fatto fino allora, il tò irpoTcOiv,
il quale mi sembra qui usato nel senso il più ovvio del verbo
7rp.oT{6T)|ju, che è quello di proporre, e così l’ intende anche lo
Schultz contrariamente al’Gataker se- guito dall’ Ornato. Veggo bene le
ra- gioni che possono avere indotto l’Or- nato a interpretare a
quel modo; ma non mi persuadono. Il pensiero di An- tonino mi
sembra chiaramente: « l’a-- nima razionale, la quale non si propone
altro che di operare sempre secondo ciò che richiede il momento
presente, e di aver caro tutto ciò che le inter- viene, come cosa
voluta dalla natura, in qualunque istante le* sopravvenga la morte,
compie sempre interamente il compito che ella si avea proposto, e
in modo soddisfacente a sè stessa; ella ha tutto ciò che potea
desiderare, ha totalmente esaurita la sua parte come attrice sulla
scena del mondo ; e appunto il morire quando la natura lo vuole, è la
conclusione, il compimento della parte a lei assegnata e da lei li-
beramente accettata nel gran dramma della vita universale. Bone avverte
qui il Gataker aver già Socrate usato il medesimo argomento per
indurre Alcibiade a disprezzare la moltitudine, alla* quale peritavasi
di farsi innanzi a concionare: qual è, dis- s’egli, di costoro
quegli che ti impau- risce? forse Micillo il ciabattieref Trigaió
il conciatore f Trochilo il ferravecchio? ora non sono costoro quelli dei
quali si compone V adunanza del popolo? Che se non temi di
favellare a ciascuno di essi separatamente, che è dò .che ti fa
timido a parlar loro riuniti insieme? Il ragio- namento di Socrate era
giustissimo ap- > plicato ad una moltitudine di popolo riunito,
e avrebbe anche potuto ricor- dare ad Alcibiade l’antico detto di Solone
ai:li Ateniesi conservatoci da Plu- tarco: preni ad uno ad uno »iete
tante volpi ; riuniti insieme siete tanti allocchi. Ma il medesimo
ragionamento applicato allo cose di cui parla Marco nostro non ò
molto concludente. E una melodia, per es., come qui avverte
opportuna- mente il Pierron, è qualche cosa di più che una semplice
successione di suoni, e Antonino dimentica di considerare ciò
appunto per cui le note musicali hanno potenza da commovere T anima
sì intimamente. Avverta il lettore che idea tra- gica fondamentale ai
poeti greci era la lotta infelice della volontà e liberta morale
dell’ uomo contro l’ inflessibile necessità ; o per dir più
veramente, quella fatale retribuzione di giustizia che risulta
inevitabilmente alla vita umana dalle leggi necessarie dell’ordine morale.
Perchè quella necessità che non era punto upa cosa cieca secondo gli stoici,
apjio i quali il /«<o non era altro che la concatenazione delle
cause secondo le leggi della na- tura, cioè della ragione e quindi
della giustizia; quella necessità, dico, non era punto una cosa
cieca neppure nella mente dei poeti: sendo che a Nemesi figlia
appunto di essa necessità e particolarmente incaricata di vendicare i
delitti e rovesciare le troppo grandi e- immeritate prospérità, a Nemesi^
dico, e alla Giustizia (5“tx-ri), che erano i due concetti più puri
fra tutte le divinità immaginate dall’ antico politeismo, il
semplice, ma sublime buon senso dei Greci riferiva tutto ciò che
risguarda il supremo governo del mondo. L’idea dunque della
giustizia era congiunta con quella della necessità^ sebbene in modo
diverso, anche nella mento dei poeti, come in quella degli stoici.
Cho se Antonino non fa qui esplicitamente alcuna allusione a quella
retribuzione di giustizia, che era l’elemento morale della tragedia
greca, ma solo allude alla inutilità della lotta contro alla necessità, e
sembra così impicciolire l’i- dea nobilissima dell’antica tragedia;
egli è perchè questa inutilità intendeano gli stoici e i poeti allo
stesso modo, e quasi esprimevano colle medesime pa- role; laddove
intendeano in modo di- verso quella retribuzione: e non erano forse
i poeti quelli clie la intendeano in modo men vicino al vero. Benissimo
il Gataker ricorda qui alcuni detti memorabili di Pocione, conservatici
da Plutarco, ai quali alludea probabilmente Antonino in questo
luogo. Già condannato a morte per giudizio iniquo de’ suoi
cittadini, in proposito . di uno che non ristava dal dirgli vil-
lanie, disse Focione: non sarà alcuno che faccia costui cessare dal
disonorar «è medesimo ? E già vicino a morire, questa sola
ingiunzione fece al figliuolo: dimenticasse il fatto ingiusto degli
Ateniesi. Quanto alle parole che seguono di Marco nostro : mpposto che
non e in- fingenac, non debbono esser prese come , espressione di
nn sospetto nel caso particolare di Focione, ma bensì in un senso
generale, quasi dicesse Antonino con istoica riserva, non bastar
sempre le parole a dar certo fondamento a un giudizio sulle
disposizioni interne del- l’animo altrui, nè doversi mai fingere,
neppur quando il fingere potesse gio- vare a bene edificare gli uomini. Da
stólto (à|*vu/jiov). L’Ornato avea trodotto inìquo, seguendo lo
Schultz che tradusse iniquum. Ma l’Ornato non era ben risoluto di
aver bene interpre- tato quello ayvofxov, come appare dal consueto
segno. E veramente non parmi che lo ayvcofjLov possa esser preso in
questo senso, sebbene abbia quello ingrato, disleale, disamorato. Il
senso più ovvio di questo aggettivo è privo di senno, stolto,
inavveduto, e parmi che 41 1 reo Aurelio questo senso quadri benissimo in
questo , luogo, meglio che non faccia quello di inìquo. Dopo aver
detto Antonino es- sere da pazzoy cioè a dire da stolto, il volere
che ì malvagi non pecchino; aggiunge che lo ammettere in tesi gene- rale
ed assoluta, poiché non si può fare altrimenti, che essi debbano di
neces- sità peccare, e il volere ad un tempo che essi facciano una
eccezione a favor tuo, è cosa non solo às. stolto^ ma an- che da
tiranno: da stolto perchè l’ec- cezione, anche di un solo caso non
è possibile ai malvagi ; .da tiranno perchè vuoi esser distinto e
che ti si abbia maggior rispetto che agli altri uomini. Anche il
Gataker intende 1’ àyvwi^ov così; il Pierron segue lo Schultz. Parole di
Epitteto (dissert. Ili, 24) malissimo interpretate da Al. Pier-
ron, che riferisce l’àiroOavTi al padre, quando deve essere riferito al
figliuolo, corno fece l’Ornato, seguendo il Gataker e lo Schultz. La
medesima sentenza si trova anche nel Manuale del mede- simo Epitteto
con parole poco diverse, e fu benissimo tradotta dal Leopardi. Se tu
hacer<fi per avventura un tuo Ji- gliolino o la^moglie, dirai teco
stesso: io bacio un mortale. Manuale, Tutto è opinione. Il lettore
com- prenderà facilmente come il senso stoico di questa frase,
tante volte ripetuta da Marco nostro, è al tutto alieno da quello
della famosa sentenza del sofista Protagora: V uomo è misura di tutte
le cose. La sentenza del sofista si riferiva ad ogni cosa, alla
verità obbiettiva, alla moralità come alla sensibilità, e tendea
quindi a distruggere la possibilità' di ogni cognizione teorica, la
morale come la religione. La sentenza di Antonino al contrario, il
quale, per un errore direi quasi magnanimo, riduceva, seguendo gli
stoici anteriori, tutta l’essenza dell’ uo- mo alla ragione e alla volontà
ragionevele, non si riforisce ad altro che alla sensibilità, cioè ai
piaceri e ai dolori di cui essa sensibilità è soggetto. Intendi
raziocinio nel senso proprio dei loici, cioè facoltà del sillogizzare,
operazione propria dell’intelletto; e nota qui il carattere esclusivo
del Portico, il quale considerava e stimava un nulla, non che la
sensibilità ma l’in- telletto stesso, a paragone dei buon uso della
volontà, cioè della moralità della ragione. Traducendo ho usato il vo-
cabolo raziocinio piuttosto che intelletto, perchè in italiano il senso
della parola intelletto può essere troppo facilmente confuso con quello
di ragione, la differenza fra i due non essendo così ben determinata nella
nostra lingua, come è fra i due corrispondenti tedeschi Verstandnis e
Vernunft.
ORSI.
(Palma di Montechiaro). Filosofo. Grice: “Orsi uses ‘psicologia speculativa’
where I would use ‘psicologia filosofica,’ since speculativa opposes to
prattica, rather!” --Allievo di Ottaviano, ha insegnato per tutta la sua
carriera a Catania. Ha pubblicato nella
sua attività di ricerca scritti minori di autori italiani e il volume “Gli hegeliani di Napoli.” Ha
curato l'edizione dell'opera di Ottaviano su Campailla Ha inoltre condotto il progetto
di pubblicazione delle opere psicologiche
di Spaventa. -- è stato nella segreteria della rivista Sophia, fondata
da Ottaviano, insieme a Mazzarella e Romano.
Opere principali: “Lo spirito come atto puro,” “La filosofia moderna,” “L'uomo
al bivio: immanentismo o cristianesimo? Saggio di realismo esistenziale, “Gli hegeliani
di Napoli,” Campailla di Ottaviano: “Opere psicologiche di Spaventa”; “Lezioni
di antropologia”; “Psiche e metafisica” “Elementi di psicologia speculative” “Sulle
psicopatie in generale”
ORTES.
(Venezia). Filosofo. Grice:
“Being English, I was often confronted with that very ‘silly’ song by Cleese
and Idle, but then they were never the first! Which is good, since they are
Cambridge and Ortes is Oxonian! Viva La Fenice!” -- Considerato
uno dei più dotati tra i filosofi veneti settecenteschi, precursore
nell'analizzare dal punto di vista della produzione complessiva alcuni aspetti
come popolazione e consumo. La sua impostazione filosofica si fonda su un
rigoroso razionalismo. Nel mercantilismo vide far gran confusione fra moneta e
ricchezza. Fu un sostenitore del libero scambio pur con alcune restrizioni
della proprietà che interessavano il clero, anche se appartenevano al passato ed
è considerato per questo un anticipatore di Malthus, ma con qualche
contraddizione. Malthus prevedeva l'aumento della popolazione, in trenta anni,
in modo esponenziale, quindi molto di più dell'aumento delle sussistenze.
Opere: “Grandi, abate camaldolese, matematico dello Studio Pisano, Venezia,
Giambatista Pasquali, “ Dell'economia nazionale” (Venezia); “Sulla religione e
sul governo dei popoli” (Venezia); “Saggio della filosofia degli antichi” -- esposto
in versi per musica (Venezia); Dei fedecommessi a famiglie e chiese,” Venezia, “Riflessioni
sulla popolazione delle nazioni per rapporto all'economia nazionale: errori
popolari intorno all'economia nazionale e al governo delle nazioni,” Milano,
Ricciardi, Consultabile su Google libri.
Edizione moderna, Riccardo Donati, Genova, San Marco dei Giustiniani.
Catalano, Ortes, Gianmaria, in Dizionario Letterario Bompiani. Autori, III,
Milano, Bompiani, 1Citazionio su Treccani L'Enciclopedia Italiana.
OTRANTO.
(Otranto). Filosofo. Grice:
“Otranto wrote a tractatus ‘de arte laxeuterii,’ which is an art of
‘divination,’ as when we say that smoke divinates fire!” -- Grice: “Had Otranto
not written ‘scritti filosofici’ we wouldn’t call him a philosopher!” – Nicola.
Filosofo. Sull'infanzia e sulla formazione dpoco è noto. Si ipotizza sia nato
ad Otranto. Non si sa dove abbia soggiornato e studiato, né chi siano stati i
suoi maestri. La sua produzione, però, lascia immaginare una formazione
filosofica molto solida. Fu insegnante a Casole. Tradusse la liturgia di
Basilio ed altri testi liturgici per volontà del vescovo. Le sue competenze
linguistiche gli valsero inoltre degli incarichi diplomatici: fu interprete al
seguito dei legati papali Benedetto, cardinale di Santa Susanna, e Galvani, nei
loro viaggi. Fu inoltre a Nicea al seguito di
Federico di Svevia. Fu autore di scritti filosofici . Si conservano di
lui: “L'arte dello scalpello”: una
raccolta di testi geomantici ed astrologici; le traduzioni di testi liturgici; “Dialogo
contro i giudei”; Tre monografie (syntagmata) “Contro i Latini” -- su questioni
dottrinali significative nella polemica fra cattolici ed ortodossi (quali la
processione dello Spirito Santo o il pane azzimo); un'appendice ai tre
Syntagmata; due lettere complete e frammenti di altre lettere;. J.M. Hoeck-R.J. Loenertz, Nikolaos-Nektarios
von Otranto Abt von Casole. Beiträge zur Geschichte der ost-westlichen
Beziehungen unter Innozenz III. und Friedrich II., Ettal. Michael Chronz:
Νεκταρίου, ηγουμένου μονής Κασούλων (Νικολάου Υδρουντινού): « Διάλεξις κατά
Ιουδαίων». Κριτική έκδοση. Athena, Lars
Martin Hoffmann: Der antijüdische Dialog Kata Iudaion des Nikolaos-Nektarios
von Otranto. Universitätsbibliothek Mainz
(Mainz, Univ., Diss., Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
OTTAVIANO.
(Modica). Filosofo. Grice:
“Perhaps with Holllinghurst, and Hogarth, of course, Ottaviano is one of the
few who have cherished in the analysis of ‘la curva’ or ‘la linea’ – and it has
revived a debate which should fascinate a few!” Diplomatosi a Modica, si laureò
a Milano. Straordinario di Storia della Filosofia a Cagliari, poi a Napoli,
ottenne la cattedra, conseguendovi la libera docenza ne passò poi a Catania,
dove fondò e diresse l'Istituto di Magistero, insegnandovi. Fondò la rivista
internazionale di filosofia Sophia. Grande conoscitore della filosofia del
periodo medievale, di cui peraltro ritrovò e studiò molte opere inedite,
elaborò una propria teoria. Delle due
opere, “Critica dell'Idealismo” (Napoli,) e “Metafisica dell'essere parziale”
(Padova), la prima ma fu ben presto censurata e poi bruciata pubblicamente a
causa della sua dura critica all'Idealismo di Gentile. Questa sua opposizione a
Gentile, nonché le sue critiche a Croce, gli valsero dure vessazioni
accademiche. Pubblicò inoltre un ampio e
comprensivo Manuale di storia della filosofia (Napoli). Membro dell'Accademia
d'Italia, si occupò, per primo, del pensiero di Gioacchino da Fiore, esaltato
da Dante nel suo Paradiso, pubblicandone il primo saggio. Pubblicò il codice di
Oxford “Joachimi Abbatis Liber contra Lombardum,” che attribuì a qualche seguace
della scuola di Fiore. Mentre celebrava, a Novara, Pietro Lombardo, riprese a
parlare di Fiore, presentandolo come un romantico "ante litteram" e
un fautore della nazione italiana. Segnalò pure due ignorati codici gioachimiti
della biblioteca Casanatense di Roma, occupandosi altresì della condanna di
Gioacchino da parte del Concilio Lateranense ed evidenziandone lo sgomento
suscitato. Inoltre, nella rivista Sophia, diretta da lui ed allora edita dalla
CEDAM di Padova, diede spazio a vari studiosi gioachimiti. Sempre
sull'argomento, ritenne dapprima Gioacchino un triteista, ma, dopo aver
visionato le tavole del Liber figurarum, scoperto da Leone Tondelli propese
invece per un'ortodossia trinitaria. Fondò e diresse un partito nazionale
d'impronta social-liberale, che però non ebbe seguito. Opere principali: Pietro
Abelardo. La vita, le opere, il pensiero, Tipografia Poliglotta, Roma, Il "Tractatus super quatuor
evangelia" di Fiore, Archivio di filosofia, Padova, Testi medioevali
inediti. Alcuino, Avendanth, Raterio, Anselmo, Abelardo, Incertus auctor. Olschki,
Firenze, Joachimi abbatis Liber contra Lombardum (Scuola di Gioacchino da
Fiore), Reale Accademia d'Italia Studi e documenti, Roma, Un documento intorno
alla condanna di Gioacchino da Fiore, Rondinella, Napoli, Pier Lombardo, in
Celebrazioni piemontesi, Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione
del Libro, Urbino, “Critica dell'Idealismo”
(Rondinella, Napoli); “Metafisica dell'essere parziale, CEDAM, Padova); “La
tragicità del reale, ovvero la malinconia delle cose. Saggio sulla mia filosofia”
CEDAM, Padova, Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla storia
del cartesianesimo in Italia, introduzione e note Domenico D'Orsi, CEDAM,
Padova, E. Scarcella, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in
. Domenico D'Orsi, Il filosofo della
quarta età: ricordo di Ottaviano, quotidiano “La Sicilia”, Catania, del Domenico
D'Orsi, Tra Socrate e Gesù: quattro anni fa moriva, quotidiano “La Sicilia”, Catania,
. E. Scarcella, Dizionario Biografico
degli Italiani, stituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma,. Gioacchino da Fiore Massimiliano Pace,Info Magazine.
PACE.
(Berga). Filosofo. Grice:
“I love the fact that Pace, like me, is a Protestant, and married one! This
should deduce the defeasibility of non-monotonicity: ‘all Italians are
Catholic;’ he surely wasn’t --- and neither is Speranza, or Ghersi, two other
fervent ‘protestanti’!” Grice: “I love
Pace – in a way he reminds me of myself when I was teaching Aristotle’s
Categoriae at Oxford! – A good thing about Pace is that he stopped saying that
he was commenting on Aristotle – his Casaubon edition is still very readable –
and tried to compose his own ‘Institutiones logicae,’ as he did – As Kneale
once told me, ‘This made Pace a logician, and not just a commentator!” -- Italian
essential philosopher. Studia a Padova, dove fu allievo di Menochio e
Panciroli. Aderì alla religione riformata e intimorito dagli ammonimenti delle
autorità religiose patavine, si rifugiò a Ginevra, il principale centro del
Calvinismo. Divenne professore. Tradusse Aristotele – “In Porphyrii Isagogen et
Aristotelis Organum: Commentarius analyticus.” A Ginevra sposò Isabella
Venturina, protestante originaria di Lucca.
Ottenne la cattedra a Heidelberg.
Pronuncia una famosa prolusione, “De iuris civilis difficultate ac docendi method”.
Fu coinvolto in una polemica con Gentili. Gentili, non avendo ottenuto la
cattedra di Istituzioni alla quale aspirava, accusò Pace di averlo boicottato e
gli rivolse delle offese in un componimento poetico indirizzato a Colli.
Offeso, lo denunciò davanti al Senato accademico, costringendolo infine a
lasciare Heidelberg per Altdorf. Ebbe anch'egli fastidi con le autorità
accademiche di Heidelberg per le sue simpatie per il Ramismo Insegnò a Sedan, Ginevra, Montpellier, Nîmes,
Aiax, e Valence. Rese pubblica la sua abiuria al protestantesimo; quell'anno
ebbe la cattedra a Padova e scrisse “De Dominio maris Adriatici”, un'opera a
favore della Repubblica di Venezia che gli valse anche il cavalierato. La sua
edizione dell'Organon di Aristotele, fu inclusa in un'edizione delle opere di Aristotele edita da Casaubon ed
ebbe ampia diffusione. Pubblicò a Sedan le “Institutiones logicae” e a
Francoforte il suo importante commento In Porphyrii Isagogen et Aristotelis
Organum, Commentarius Analyticus. Opere:
“De dominio maris Hadriatici” (Imp. Caes. “Iustiniani Institutionum libri IV,
Adnotationibus ac notis doctiss. scriptorum illustrati & adaucti. Quibus
adiunximus appendicis loco, leges XII tab. explicatas. Vlpiani tit. XXIX
adnotatos. Caii libros II Institut. Studio & opera Ioannis Crispini At. In
ac postrema editione accesserunt” Ginevra: apud Eustathium Vignon). Ἐναντιόφαν.
seu Legum conciliatarum centuriae III, Spirae: typis Bernardi Albini, De rebus
creditis, seu De obligationibus qua re contrahuntur, et earum accessionibus, ad
quartum librum Iustinianei Codicis, Commentarius; accesserunt tres indices,
Spirae Nemetum: apud Bernardinum Albinum, “Tractatus de contractibus et rebus
creditis, seu de obligationibus quae re contrahuntur et earum accessionibus, ad
quartum librum Iustinianei Codicis, doctissimi cuiusdam I.C. commentarius.
Accesserunt tres indices, vnus titulorum, eo quo explicantur ordine
descriptorum, alter eorundem titulorum ordine alphabetico, tertius rerum &
verborum in toto opere memorabilium, Parisiis: apud Franciscum Lepreus, Isagogica
in Institutiones imperiales, 1, Lyon,
Barthélemy Vincent, Oeconomia iuris utriusque, tam civilis quam canonici, Lyon, Barthélemy Vincent, Methodicorum ad
iustinianeum Codicem libri, 3, Lyon,
Barthélemy Vincent, Analysis Codicis, Lyon, Barthélemy Vincent, Artis Lullianae
emendatae libri IV Quibus docetur methodus, ad inueniendum sermonem de
quacumque re, Valentiae: apud Petrum Pinellum, De dominio maris Hadriatici,
Lyon, Barthélemy Vincent. Benedictis, «Gentili, Scipione». In: Dizionario Biografico
degli Italiani, Roma: Istituto della
Enciclopedia Italiana, C. Vasoli, Scienza, dimostrazione e metodo in un maestro
aristotelico dell'età di Galileo: Giulio Pace da Beriga, logico e giurista, in
Id., Profezia e ragione. Studi sulla cultura del Cinquecento e del Seicento, Napoli,
Morano Aristotelis Stagiritae peripateticorum principis Organum, Morges, Operum
Aristotelis, Ginevra, ma con la falsa indicazione: "Lyon, chez l’imprimeur
Guillaume de Laimarie" Ristampa
anastatica: Hildesheim, Georg Olms. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .
Guido Acquaviva e Tullio Scovazzi , Il dominio di Venezia sul mare Adriatico
nelle opere di Paolo Sarpi e Giulio Pace, Milano: Giuffrè (Google libri) Antonio Franceschini, Giulio
Pace da Beriga e la giurisprudenza dei suoi tempi, Venezia: Officine Grafiche
di Carlo Ferrari, Philippe Tamizey de
Larroque, Jules Pacius de Beriga: compte-rendu du mémoire de M. Ch. Revillout
avec documents inédits, Paris: V. Palmé,
Marine Bohar, « Giulio Pace da Beriga et sa De iuris civilis
difficultate ac docendi methodo oratio. Présentation et traduction », Revue
d'Histoire des Facultés de Droit. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. hls-dhs-dss.ch,
Dizionario storico della Svizzera. Opere
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere. Keywords: dialettica, Aristotele,
Porfirio, Boezio, categoria, praedicamentum.
PACI.
(Monterado). Filosofo. Grice: “Paci’s essay on Vico by far exceeds anything
that Hampshire wrote about him – magnificent title, too, “ingens sylva.” -- “There
are many things I love about Paci: first, he adored Jabberwocky, as he states
in his “Il senso delle parole.” Second, he loved Russell’s theory of relations,
as he states it in “Relazione e significati.” Third, he agrees with me that
Heidegger is the greatest philosopher of all time, as he states in his
masterpiece, “Il nulla.” Grice: “Paci used to say, with a smile, that it was ironic
that he was born in Monterado and that he had written an essay on ‘Il nulla,’
seeing that “Monterado is, today, well, il nulla.”” Italian essential
philosopher «Avevo
ben presto compreso che il costume di Paci era quello di discutere liberamente
con chiunque di tutto, senza alcuna prevenzione o pregiudizio.» (Carlo
Sini). Tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e
dell'esistenzialismo in Italia. Nato a Monterado (provincia di Ancona),
intraprese gli studi elementari e medi a Firenze e Cuneo. Nel 1930 si iscrisse
al corso di filosofia dell'Università degli Studi di Pavia, seguendo
soprattutto le lezioni di Adolfo Levi. Nel frattempo collaborò con Anceschi
alla rivista Orpheus. Si trasferì dopo due anni all'Università degli Studi di
Milano dove divenne allievo di Antonio Banfi, con il quale si laureò nel
novembre del 1934 discutendo una tesi dal titolo Il significato del Parmenide
nella filosofia di Platone. Collabora alla rivista Il Cantiere. Nel 1935
iniziò il servizio militare nell'esercito, ma nell'ottobre del 1937 viene
congedato. Richiamato nel 1943 come ufficiale allo scoppio della seconda guerra
mondiale, venne catturato in Grecia dopo l'8 settembre 1943 e inviato presso il
campo di prigionia di Sandbostel. Trasferito successivamente nella struttura di
Wietzendorf, qui ebbe modo di conoscere Paul Ricœur, con il quale riuscì in
quella sede a leggere Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia
fenomenologica di Edmund Husserl e a costruire un rapporto di amicizia.
Incominciò la sua carriera di docente insegnando filosofia teoretica all'Pavia,
mentre, a partire dall'anno accademico 1957-1958, successe a Giovanni Emanuele
Barié all'Università Statale di Milano. Dopo aver inizialmente
collaborato con la rivista Filosofia, nel 1951 fondò la rivista aut aut, che
diresse fino al 1976; il periodico costituisce una testimonianza dei suoi
variegati interessi letterari e culturali. Il nome della rivista richiama dei
testi più famosi del filosofo danese Søren Kierkegaard, precursore dell'esistenzialismo
nel suo proposito di accogliere l'irriducibile paradossalità dell'esistenza e
l'ostacolo che questa impone al sapere. Tra i suoi allievi più famosi
ricordiamo Giovanni Piana, Carlo Sini, Salvatore Veca, Pier Aldo Rovatti, Mario
Vegetti, Guido Davide Neri. Pensiero Carlo Sini individua l'inizio
dell'intera speculazione filosofica di Paci già a partire dalla sua tesi di
laurea: in alcune frasi della breve Prefazione vediamo il filosofo marchigiano,
ancora ventitreenne, esprimere una specifica interpretazione della filosofia
dell'esistenza, dimostrando già un grado elevato di comprensione del proprio
tempo e delle proprie inclinazioni. L'esistenzialismo Paci giunge perciò
all'esistenzialismo attraverso lo studio di Platone. Base dell'esistenzialismo
di Paci è la relazione, intesa come condizione di esistenza di tutti gli
avvenimenti che costituiscono il mondo. Evento è anche l'io, che si conosce
come esistenza finita ed empirica in rapporto ad altre esistenze. Dalla pura
condizione esistenziale del fatto, attraverso la conoscenza, Paci definisce la
condizione dell'uomo come personalità morale. L'io conoscente è la chiara
forma della legge morale che fa sì che ogni io, in quanto conosciuto e
molteplice e in quanto esistenza, possa diventare soggetto singolo come
soggetto di scelta etica. Poiché in virtù del principio di irreversibilitàche,
insieme al principio di indeterminazione (impossibilità che il conoscente si
conosca a un tempo come conosciuto e come conoscente), è uno dei punti di riferimento
del sistema di Pacila forma non è mai definitiva, e al contempo ogni questione
risolta pone sempre nuovi problemi, ne deriva che il realizzarsi dell'esistente
"uomo" nella forma significa un continuo progresso che va dal
passato, il quale non si può ripetere e non è annullato dal presente, verso il
futuro. Il non realizzarsi in questa forma, non seguendo il progresso e
arrestandosi a una forma di ordine più basso, costituisce l'immoralità, il
male. Il negativo come risorsa La riflessione filosofica di Paci parte
dalla consapevolezza del negativo, della mancanza come base e nucleo iniziale
dell'esistenza umana. Un negativo che si fonda soprattutto sulla base del tempo
e della sua irreversibilità, che ci costringe a fare i conti perennemente con
un passato irreversibile, con un futuro sconosciuto e con un presente
inesistente perché continuamente in fuga. Ma il negativo si riflette anche
nella soggettività e nella limitazione del nostro punto di vista: non possiamo
avere nessuna visione della realtà che non sia filtrata dalla nostra
"singolarità", dal nostro essere un io. Tuttavia questa
"mancanza" eterna, questo limite, è nello stesso tempo una risorsa:
il tempo, quindi, non è una condanna per l'uomo, ma è ciò che permette la sua
esistenza come temporalità; d'altra parte l'alterità è risorsa proprio in
quanto altro da sé. L'io infatti si riconosce solo in quanto confrontato con un
altro, e sono quindi gli altri a dare conformazione e identità al nostro io, e
questo processo è fruttuoso, forte e orientato se il soggetto sa e si impegna a
stringere "relazioni". Da qui si possono capire le due
definizioni date alla filosofia paciana: l'una dello stesso filosofo che
definiva il suo pensiero come relazionismo, e l'altra invece di Nicola Abbagnano,
che lo definì "esistenzialismo positivo": positivo proprio perché
cerca di capovolgere l'insensatezza e la mancanza alla base dell'esistenza in
una possibilità, una risorsa di riflessione e progettualità. La vita umana per
Paci si fonda infatti su un bisogno (bisogno di senso nel tempo, bisogno di
altro); questo bisogno si traduce in un lavoro esistenziale, che implica un
consumo: di tempo, di vita, di riflessione. Questo sistema
bisogno-consumo-lavoro sta alla base di ogni vita umana. Tuttavia l'uomo ha una
possibilità, una possibilità di "salvarsi" dall'insensatezza (o di
provarci, quantomeno), e tale possibilità si trova nel lavoro. Il lavoro
esistenziale (inteso come l'impegno che si investe nel condurre la propria
vita) può infatti essere orientato dalla consapevolezza e dal continuo impegno
intellettuale di ricerca di senso anche e soprattutto mediante la relazione.
Questa ricerca di senso si traduce, alla base, nell'esercizio
dell'epoché. L'epoché Termine fondamentale della filosofia di Husserl,
filosofo che Paci ebbe come punto di riferimento per tutta la vita, l'epoché si
traduce in una ricerca di senso continua e inesausta che presuppone un
abbandono di tutte le categorie di pensiero che siamo abituati ad utilizzare.
In questo senso è emblematico l'episodio che Paci stesso racconta riguardo al
suo approccio all'epoché. Studente di filosofia, si recò nell'ufficio di
Antonio Banfi (il suo "maestro" per eccellenza) per chiedere
spiegazioni sul concetto di epoché. Banfi gli chiese di descrivere un vaso
che si trovava lì vicino a loro. Tuttavia, qualunque definizione Paci provasse
a dare (colore, forma geometrica, uso) cadeva in una categoria di giudizio
posteriore all'oggetto stesso, o comunque soggettiva (il colore dipende dalla
luce, la forma geometrica si rifà a categorie astratte che l'uomo ha inventato,
l'uso è indipendente dall'oggetto stesso). L'epoché, quindi, si
costituisce come ricerca di una visione "originaria". Compito
difficilissimo (Husserl lo definiva impossibile ed inevitabile), l'esercizio
dell'epoché non si deve tradurre in un'impossibilità di giudizio, ma nella
consapevolezza che qualunque giudizio è parziale, soggettivo. Se applicata alla
vita, all'esistenza, l'epoché si traduce in una continua ricerca
dell'originario, della verità, di una verità ulteriore che si annida nel mondo,
negli altri, negli oggetti, nei luoghi, in tutto ciò che forgia la nostra
esistenza. Una verità che l'uomo può cercare, e che si annida nel percorso
stesso di ricerca e riflessione, e soprattutto nella capacità di creare relazioni
autentiche. In Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Paci individua
nell'epoché quasi un carattere religioso, criticando la ridotta disamina del
concetto da parte di Martin Heidegger ed Emmanuel Lévinas, che lo considerarono
come se si trattasse di un metodo puramente gnoseologico. Relazione e
riflessione La relazione è per Paci qualcosa di fondamentale e ulteriore dotato
di un profondo significato esistenziale. Paci scriveva che la relazione
prescinde i due soggetti che la intrecciano: è un concetto "nuovo",
"terzo", che è tanto più significativo quanto più i soggetti sono
disposti a farsi mutare consapevolmente da essa e dal lavoro di riflessione che
ne segue. La relazione va cercata, coltivata, resa e mantenuta continuamente
autentica, anche se conflittuale. La riflessione infine, come salvezza
dall'irreversibilità del tempo, ricrea e analizza il passato per ricercarne
ancora il senso, e proiettare questa ricerca nel futuro di un progetto. Epoché,
riflessione e relazione costituiscono, riassumendo, il lavoro esistenziale di
ricerca di senso. La filosofia di Paci si traduce dunque in una continua,
consapevole e dolorosa ricerca di un senso che possa capovolgere la situazione
tragica dell'esistenza mediante il lavoro, l'impegno. In questo Paci si
distanzia da Jean-Paul Sartre e dalle conclusioni del filosofo francese, che
Paci ammirava e considerava uno stimolo continuo per la sua riflessione. Il
negativo, infine, sempre presente nell'investigazione filosofica di Paci (ancor
di più nell'ultima parte della sua vita), rimane punto essenziale della ricerca
umana, laica e faticosa di un senso, di una verità ulteriore. Opere: “Il
Parmenide di Platone” (Milano_ (cf. L. Speranza, “Grice, Wiggins, e il
Parmenide di Platone”). Principato, “Principii
di una filosofia dell'essere” (Modena, Guanda); “Pensiero, esistenza e valore”
(Milano-Messina, Principato); “L'esistenzialismo” (Padova, CEDAM); “Esistenza
ed immagine” (Milano, Tarantola); “Socialità,” Firenze, Le Monnier, “Ingens
Sylva: saggio sulla filosofia di Vico,” Milano, Mondadori, “Filosofia antica”,
Torino, Paravia, “ Il nulla” Torino, Taylor, “Esistenzialismo e storicismo,
Milano, Mondadori, “Il pensiero scientifico” Firenze, Sansoni, “L'esistenzialismo,”
in Luigi Rognoni e Enzo Paci , L'espressionismo e l'esistenzialismo, Torino,
Edizioni Radio Italiana, “Tempo e relazione” (Torino, Taylor, Dostoevskij,
Torino, Edizioni Radio Italiana, “Ancora sull'esistenzialismo” Torino, Edizioni
Radio Italiana, Dall'esistenzialismo al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, Storia
del pensiero presocratico, Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia
contemporanea, Milano, Garzanti, Diario fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, Breve
dizionario dei termini greci, in Andrea Biraghi , “Dizionario di filosofia,” Milano,
Edizioni di Comunità, “Tempo e verità nella fenomenologia,” Bari, Laterza, “Funzione
delle scienze e significato dell'uomo, Milano, Il Saggiatore, “Relazioni e
significati” Milano, Lampugnani Nigri, Idee per una enciclopedia
fenomenologica, Milano, Bompiani, Enzo Paci, Fenomenologia e dialettica, Milano,
Feltrinelli, Il senso delle parole, Pier Aldo Rovatti, Milano, Bompiani,. Note Sini22. Civita. Sini. Pecora356.
Storia, aut aut. 5 luglio .
Vigorelli. Paci. Alfredo Civita, degli scritti di Enzo Paci , Firenze, La
Nuova Italia, Andrea Di Miele, La cifra nel tappeto: note su Paci interprete di
Vico, in Bollettino del Centro di studi vichiani. Anno XXXVII, Roma, Edizioni
di storia e letteratura, 2007. Paolo Ercolani, Enzo Paci, il caldo romanzo di
una prassi teorica, in Il manifesto, Costantino Esposito, Esistenzialismo e
fenomenologia. La crisi dell'idealismo e l'arrivo dell'esistenzialismo in
Italia, in Il contributo italiano alla storia del Pensier oFilosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Tempo e verità nella fenomenologia di
Edmund Husserl, Bari, Laterza, M. Pecora, La cultura filosofica italiana attraverso
le riviste, in Rivista di storia della filosofia, Giovanni Piana, Una ricerca ininterrotta.
La lezione di Enzo Paci, in L'Unità,Giuseppe Semerari, L'opera e il pensiero,
in Rivista Critica di Storia della Filosofia, C. Sini, Enzo Paci. Il filosofo e
la vita, Milano, Feltrinelli, C. Sini, Enciclopedia ItalianaIV Appendice, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, A. Vigorelli, L'esistenzialismo positivo Milano,
Franco Angeli, 1987. Amedeo Vigorelli, La fenomenologia husserliana Milano,
Franco Angeli, aut aut Edmund Husserl Esistenzialismo Scuola di Milano Enzo
Paci, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs: Luigi
Speranza, “Grice e Paci: i principi metafisici di Vico” --. Luigi Speranza,
“Grice e Paci: significato e significati” – The Swimming-Pool Library.
Biraghi, andrea – “Dizionario di
filosofia,” Milano.
PADOVANI. (Ancona).
Filosofo. Grice:
“I like Padovani, especially his focus on what he calls ‘classical metaphysics’
(‘metafisica classica’) for what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential
Italian philosopher. Ffiglio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e di
sua moglie, la ricca possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle parole
stesse di Padovani, il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa etica
dell'onore e del dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua madre che
fu colei che per prima lo introdusse agli ambienti letterari di Padova grazie
alla vicinanza dei terreni della sua famiglia che erano posti a Bottrighe, nel
Polesine, dove tutta la famiglia si trasferiva durante il periodo invernale. La
solerte religiosità della madre, lo spinse a non frequentare la scuola
elementare pubblica (che ella riteneva troppo "laicizzata" dopo
l'unità d'Italia) ma a servirsi di un precettore, un ex abate che per primo lo
instradò alla filosofia. Si iscrisse quindi al liceo di Milano dove ebbe i suoi
primi contatti col positivismo che procureranno in lui e nel suo pensiero una
profonda crisi nel saper controbilanciare il più correttamente possibile questa
visione innovativa della vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe
voluto ingegnere, ma egli terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano
dove seguì i corsi di Martinetti, pur prendendo a frequentare Mattiussi
(convinto tomista) e Olgiati, convinto assertore della necessità di fondere
insieme la metafisica classica con il pensiero moderno. Olgiati (a sinistra)
con Gemelli (al centro) e Necchi. I primi due furono tra i principali
ispiratori. Fu su consiglio di questi due ultimi che il alla fine decise di
intraprendere la carriera filosofica, sviluppando una sua corrente di pensiero
permeata di tutti gli spunti che nel corso della sua carriera aveva saputo
trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e ispiratori, basandosi molto anche
sull'opera di Schopenhauer. Si laureò con una tesi su Spinoza eproseguendo poi
la sua carriera in ambito universitario divenendo dapprima assistente e poi
direttore della biblioteca. Divenne membro della Società italiana per gli studi
filosofici e psicologici e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore da poco
fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso di Gemelli, Padovani iniziò a
collaborare anche con la "Rivista di filosofia neoscolastica" di cui
divenne ben presto uno dei principali rappresentanti. Venne nominato professore di filosofia della
religione e anche supplente di Introduzione alla storia delle religioni. In
seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova dove divenne professore di
filosofia morale, avendo per college Olgiati col quale dimostrò una particolare
sintonia. Sempre affiancato da Gemelli,
anche durante gli anni della Seconda guerra mondiale riunì presso la propria
casa di Milano diversi intellettuali cattolici avversi al fascismo (noti col
nome di "Gruppo di Casa Padovani") come Dossetti eFanfani. Si
avvicinò durante questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli
che puntava ad un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi
del calibro di Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al
Centro di studi filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto
"Movimento di Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando
Sciacca fondò il "Giornale di metafisica" egli ne fu il primo
redattore. Venne accolto come professore
di filosofia morale e filosofia teoretica a Padova. Morì ia Gaggiano. Volle per sua espressa
volontà che la notizia della sua morte fosse resa pubblica a sepoltura avvenuta
come estremo esempio della propria esistenza di stampo ascetico, come tale era
stata la sua scelta di non sposarsi. Il
pensiero filosofico La tomba di
Elisabetta Rossati, madre di Umberto Antonio Padovani e figura ispiratrice del
suo pensiero filosofico e teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito
di Gaggiano (MI) Durante gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività
filosofica fu particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il problema
fondamentale della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari. Saggio sul
pensiero religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il
cattolicesimo” (Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera”
(Milano). In questi scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non
solo alla storia della filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da
altri panorami filosofici e religiosi. Pubblicò il testo più importante del suo
pensiero filosofico, “La filosofia della religione e il problema della vita”
(riedito “Il problema religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima
volta delineò chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione
era l'unica strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il
male, elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la
struttura originale della storiografia filosofica e della metafisica
classica. Con la pubblicazione del suo
Filosofia della storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia,
il quale s ci rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo
rispetto al mondo che lo circonda, ma non è in grado (come del resto la
filosofia) di fornire soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente
dalla teologia, magari nella sua declinazione di teologia della storia. Questo
pensiero si acuì particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli
ultimi anni, in particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli
aveva sempre avuto un forte legame. Altre
opere: – Grice: “Cf. Hampshire’s
Spinoza”) Milano, Vito Fornari; “Saggio sul pensiero in Italia,”Milano, “La storia della filosofia con particolare
riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,” Como, “Aquino nella storia
della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto della morale” (Como); “Filosofia
e teologia della storia” (Como); “Sommario di storia della filosofia,” Roma, P.
Faggiotto,Padova A. Cova, Storia dell’Università cattolica del Sacro Cuore,
Milano A. M. Moschetti, Cercatori dell’assoluto: maestri nell'Ateneo padovano,
Santarcangelo di Romagna Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. And then there’s Pagani: essential Italian
philosopher difficult to find. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Padovani,”
The Swimming-Pool Library.
PAGANINI. (Lucca).
Filosofo. Grice:
“Paganin must be the only Italian philosopher who reads La Divina Commedia
philosophically!” -- Grice: “Strawson
never read Paganini’s ‘cosmological’ tract on ‘spazio’ but he should, obsessed
as he was with spatio-temporal continuity. Grice: “I’ll never forget
Shropshire’s proof of the immortality of the human soul – He told me he
basically drew it from an obscure tract by Paganini, as inspired by the death
of Patroclus – Paganini’s tract actually features one of my pet words. He
speaks of the ‘domma’ of the ‘immotalita dell’anima umana’ – Brilliant!” -- essential
Italian philosopher.Lucca stava passando dalla reggenza austriaca seguita al
collasso napoleonico al diventare capitale del borbonico Ducato di Lucca. Compì
l'intero corso dei suoi studi a Lucca, dedicandosi, fin dai tempi delle scuole
secondarie, alla filosofia. Insegnò filosofia negli istituti secondari
lucchesi. Prtecipò alla prima guerra d'indipendenza. Dopo la fine della guerra,
col l'annessione del Ducato di Lucca da parte del Granducato di Toscana fu
nominato docente nell'ateneo lucchese. In questo ufficio fu difensore della
dottrina rosminiana e nonostante venisse sorvegliato dalla polizia il governo
decise poi di offrirgli una cattedra a Pisa a seguito dei buoni uffici di Rosso.
Gli ultimi anni della sua vita furono rattristati da due avvenimenti; la
espulsione dai seminari ecclesiastici di discepoli a lui carissimi, perché rei
di professare le dottrine del Rosmini e la condanna di certe proposizioni tolte
ad arbitrio e senza critica dalle molte opere del filosofo di Rovereto. Morì a
Pisa. Annuario della R. Pisa per l’anno accademico .
sba.unipi/it/risorse/archivio-fotografico/persone-in-archivio/paganini-carlo-pagano
Opere.
PAGANO. (Brienza).
Filosofo. Essential
Italian philosopher. Fu uno dei maggiori esponenti
dell'Illuminismo ed un precursor edel positivismo, oltre ad essere considerato
da Pessina l'iniziatore della scuola storica napoletana del diritto. Personaggio
di spicco della Repubblica Partenopea, le sue arringhe contornate di citazioni
filosofiche gli valsero il soprannome di "Platone di Napoli". Nato a
Brienza, piccolo centro del Principato Citra ( in Basilicata), da una famiglia
di notai, si trasferì a Napoli dopo la
morte del padre, stabilendosi presso lo zio Nicola. Ultimò gli studi classici
sotto l'egida di Angelis, da cui apprese anche gli insegnamenti di latino,
greco, ebraico e frequentò i corsi universitari, conseguendo la laurea con il “Politicum
universae Romanorum nomothesiae examen,” dedicato a Leopoldo di Toscana ed
all'amico grecista Glinni di Acerenza. Fu, inoltre, allievo di Genovesi, il cui
insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e amico di Filangieri con
cui condivise l'iscrizione alla massoneria. Appartenne a “La Philantropia,” loggia
della quale fu maestro venerabile. Inoltre, i proventi dell'attività di
avvocato criminale gli consentirono di acquistare un terreno all'Arenella, dove
costituì una sorta di accademia, alla quale partecipava, tra gli altri, Cirillo.
Ebbe la cattedra di etica, poi quella di diritto criminale a Napoli,
distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato (di cui
diventò poi giudice) nella difesa dei congiurati anti-borbonici della Società
Patriottica Napoletana Deo, Galiani e Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne
la messa a morte. Fu incarcerato in seguito ad una denuncia presentata contro
di lui da un avvocato condannato per corruzione che lo aveva accusato di
cospirare contro la monarchia ma venne liberato per mancanza di prove.
Scarcerato riparò clandestinamente a Roma, dove venne accolto positivamente dai
membri della Repubblica Romana, dove ricevette la cattedra di Diritto nel
Collegio Romano, accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo
indispensabile per vivere. Tra i suoi seguaci e allievi, il rivoluzionario Galdi. La libertà è la
facoltà dell'Uomo di valersi di tutte le sue forze morali e fisiche come gli
piace, colla sola limitazione di non impedir agli altri di far lo stesso -- Costituzione
Napoletana. Il Giudice Speciale lo schernisce dopo avergli letto la sentenza di
morte. Ritratto di Giacomo Di Chirico. Lasciata Roma, si spostò per un breve
periodo a Milano e, dopo la fuga di Ferdinando IV a Palermo, fece ritorno a
Napoli, divenendo uno dei principali artefici della Repubblica Napoletana, quando
il generale Championnet lo nominò tra
quelli che dovevano presiedere il governo provvisorio. La vita della
repubblica fu corta e molto difficile. Mancava l'appoggio del popolo, alcune
province erano ancora estranee all'occupazione francese e le disponibilità
finanziarie erano sempre limitate a causa delle sovvenzioni alle campagne
napoleoniche. In questo breve lasso di tempo, ebbe tuttavia modo di poter realizzare
alcuni progetti. Importanti in questo periodo furono le sue proposte sulla
legge feudale, in cui si mantiene su posizioni piuttosto moderate e il progetto
di Costituzione della Repubblica Napoletana. Essa per la prima volta stabiliva
la giurisdizione esclusiva dello Stato sui diritti civili e, tra le altre cose,
prevedeva il decentramento amministrativo della città. La carta elaborata da
Pagano prevedeva inoltre l'istituzione dell'eforato, precursore dell'odierna
Corte Costituzionale. Il suo progetto rimase tuttavia inapplicato a causa
dell'imminente restaurazione borbonica. Pagano si distinse sostenendo altre
leggi di capitale importanza come quella sull'abolizione dei fedecommessi (10
febbraio), sull'abolizione delle servitù feudali (5 marzo), del testatico, della
tortura. Con la caduta della Repubblica,
dopo aver imbracciato le armi che
difesero strenuamente gli ultimi fortilizi della città assediati dalle truppe
borboniche, venne arrestato e rinchiuso nella "fossa del
coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. Venne in
seguito trasferito nel carcere della Vicaria e ai primi di agosto nel Castel
Sant'Elmo. Giudicato con un processo sbrigativo e approssimato, venne
condannato a morte per impiccagione. A nulla era valso l'appello di clemenza da
parte dei regnanti europei, tra cui lo zar Paolo I, che scrisse al re
Ferdinando: «Io ti ho mandato i miei battaglioni, ma tu non ammazzare il fiore
della cultura europea; non ammazzare Mario Pagano, il più grande giurista dei
nostri tempi». Fu giustiziato in Piazza Mercato, assieme ad altri repubblicani
come Domenico Cirillo, Giorgio Pigliacelli e Ignazio Ciaia. Secondo Giuseppe
Poerio, Pagano, salendo sul patibolo, pronunciò la seguente frase: «Due
generazioni di vittime e di carnefici si succederanno, ma l'Italia, o signori,
si farà.» Pensiero Proclami e sanzioni della Repubblica napoletana,
aggiuntovi il progetto di Costituzione di Mario Pagano, Colletta, Il pensiero
di Pagano, giurista, filosofo, letterato, esponente fra i più rilevanti
dell'Illuminismo meridionale, merita di essere preso in esame dalla nostra
prospettiva per la visione consegnata ai Saggi politici, un'opera a carattere a
un tempo filosofico, politico, storico e di filosofia della storia, che può
definirsi di ‘filosofia civile' per l'ispirazione complessiva e il disegno di
fondo in cui i diversi elementi della sua multiforme natura sono orientati
verso un unico obiettivo. E anche per la filosofia politica, che emerge in
tutta la sua peculiarità da un lavoro pur dai caratteri tecnici obbligati come
il Progetto di Costituzione della Repubblica napoletana, da lui personalmente
redatto. Opere: “FBurgentini Politicum universae Romanorum nomothesiae
examen libro singulari in treis parteis diviso comprehensum” (Neapoli, Josephus
Raymundus jure legitimeque excudebat); “Oratio ad comitem Alexium Orlow virum
immortalem victrici moschorum classi in expeditione in mediterraneum mare summo
cum imperio praefectum”; “Gli Esuli tebani. Tragedia” (Napoli); “Contro Sabato
Totaro, reo dell'omicidio di D. Giuseppe Gensani in grado di nullità aringo”
(Napoli); “Il Gerbino tragedia” e “Agamennone monodramma-lirico” (Napoli, presso
i Fratelli Raimondi); “Considerazioni sul processo criminale (Napoli, Stamperia
Raimondiana); “Ragionamento sulla libertà del commercio del pesce in Napoli.
Diretto al Regio Tribunale dell'Ammiragliato e Consolato di Mare” (Napoli); “Corradino
tragedia” (Napoli, presso Filippo Raimondi); “De' saggi politici”(Napoli, a spese
di Filippo Raimondi); “L' Emilia. Commedia” (Napoli, presso Filippo Raimondi);
“Saggi politici de' principii, progressi e decadenza della società” (Napoli); “Discorso
recitato nella Società di Agricoltura, Arti e Commercio di Roma nella pubblica
seduta del di 4 complementario anno 6° della libertà, Roma, presso il cittadino
V. Poggioli. “Considerazionisul processo criminale, Milano, nella Tipografia
Milanese di Tosi e Nobile contrada nuova); “Principj del codice penale e logica
de' probabili per servire di teoria alle pruove nei giudizj criminali”; “principj
del codice di polizia, Napoli, dalla tipografia di Raffaele Di Napoli, Le opere
teatrali non furono mai rappresentate in
pubblico, mentre sembra che l'autore soleva metterle in scena privatamente
nella sua casa dell'Arenella. Sono caratterizzate da temi prevalentemente
sentimentali mascherando i temi civili che pur in esse erano presenti, con
funzione quindi pedagogica nei confronti del popolo. Intitolazioni e
dediche Statua di Mario Pagano a Brienza (PZ) Al giurista lucano sono
state dedicate alcune opere letterarie come Catechismo repubblicano in sei trattenimenti
a forma di dialoghi di Francesco Astore e Mario Pagano, ovvero, della
immortalità di Terenzio Mamiani. Nella Corte d'Assise di Potenza fu collocato
un busto marmoreo in suo onore, opera di Antonio Busciolano. Gli venne dedicato
il Convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso, con regio decreto firmato da
Vittorio Emanuele II. Alcune logge massoniche furono intitolate a suo nome,
come quella di Lecce, nata nel 1864, e di Potenza, sorta nel 1886. Nel Venne
inaugurato un busto in marmo ai giardini del Pincio (Roma), realizzato da
Giuseppe Guastalla. Il suo personaggio apparve nel film Il resto di niente di
Antonietta De Lillo, interpretato da Mimmo Esposito. Elio Palombi, Pagano e la
scienza penalistica del secolo XIX, Giannini, Fulvio Tessitore, Comprensione
storica e cultura, Guida, Petronilla Reina Gorini, Ricordanze di trenta
illustri italiani, Minerva, Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un
religioso danese a Napoli prima della rivoluzione. Con la corrispondenza
massonica e altri documenti, Palermo, Sellerio, A. Pace, Annuario, Problemi
pratici della laicità agli inizi del secolo Wolters Kluwer Italia, Mario D'Addio,
Le Costituzioni italiane:Colombo, Ottorino Gurgo, Lazzari: una storia napoletana,
Guida, Saverio Cilibrizzi, I grandi Lucani nella storia della nuova Italia,
Conte, Alessandro Luzio, La massoneria e il Risorgimento italiano: saggio
storico-critico, Volume 1, Forni, Vittorio Prinzi, Tommaso Russo, La massoneria
in Basilicata, FrancoAngeli, Carlo Colletta , Proclami e sanzioni della
repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione di Mario Pagano,
Napoli, Stamperia dell'Iride, Dario Ippolito, Pagano: il pensiero giuspolitico
di un illuminista, Torino, Giappichelli Editore, Nico Perrone, La Loggia della
Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione, Palermo,
Sellerio, Franco Venturi , Illuministi italiani, tomo V, Riformatori napoletani,
Milano-Napoli, Ricciardi,Repubblica Napoletana Repubblicani napoletani
giustiziati Emanuele De Deo. Francesco
Mario Pagano, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Francesco Mario Pagano, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Mario Pagano, in Dizionario di
storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .
Francesco Mario Pagano, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Francesco Mario Pagano, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Considerazioni sul processo criminale, su
trani-ius. Progetto di Costituzione della Repubblica Napoletana, su
repubblicanapoletana. Principii del codice penale, su trani-ius. Relazione al
Convegno di Brienza su Mario Pagano, del 25-27 ottobre 1999, su trani-ius.
PAGGI. (Siena).
Filosofo. Grice:
“C. of E. folks are all over the place – but how many of them actually KNOW
Hebrew!?”” -- essential Italian philosopher.Angelo Paggi, nato Mordecai Paggi
(Siena), filosofo. Insegnò a Lasinio, Tortoli e a Ricci. Svolse per diversi
anni l'attività di mercante nella sua città natale. Abbandonò il commercio ed
aprì un istituto.. Fu insegnante ed educatore nello stesso istituto,
sviluppando un metodo logico, facile ed ameno insieme. Cambiò nome da Mordecai
ad Angelo. La Comunione israelita lo
volle a Firenze, dove Paggi si trasferì con la moglie e i cinque figli. Insegnò
nelle Pie Scuole fiorentine, mentre i figli Alessandro e Felice avviarono una
casa editrice. Tra i testi pubblicati vi furono anche le opere del padre,
apparse nella collana «Biblioteca Scolastica». Scrisse inoltre una grammatica e
un lessico ebraici per i suoi figli. Per opera della moglie Benvenuta Bemporad,
sorse a Firenze un istituto, diretto dalle figlie Olimpia ed Ottavia. G.
Bedarida, Ebrei d'Italia, Livorno, Società editrice Tirrena, Maria Jole
Minicucci, Una libreria fiorentina del Risorgimento, Firenze, Cartografica Sergio
Ciulli e F.lli s.n.c., Jewish Encyclopedia.
PAGLIARO.
(Mistretta). Filosofo. Essential Italian philosopher. Linceo. Fu uno dei fondatori della scuola di romana. Fra i padri della
semiologia, ha introdotto gli studi sul pensiero linguistico. Dopo il
diploma al Regio Ginnasio di Mistretta, si iscrisse al corso di laurea a Palermo,
dove ebbe, tra gli altri, come docenti Nazari, Pitrè, Gentile e Guastella. Si
trasferì poi a Firenze dove subì l'influenza di Vitelli, Antoni e Pistelli. Partecipò
volontario come sottotenente del Corpo degli arditi, e fu insignito della
medaglia d'argento al valor militare. Si iscrisse all'Associazione Nazionalista
Italiana e prese parte all'Impresa di
Fiume al seguito di D'Annunzio. Si laureò discutendo con Parodi e Pasquali la tesi Il digamma in Omero. Trascorse
un periodo di studio in Germania, seguendo corsi di linguistica latina di
Meister. Seguì i corsi di Kretschmer a Vienna. Ritornato in Italia, conseguì la
libera docenza in indoeuropeistica, quindi fu chiamato da Ceci ad insegnare,
per incarico, storia comparata delle lingue romanzi a Roma. Vinto un concorso a
cattedre, divenne ordinario di glottologia, nuova disciplina che ereditava il
corso di Storia comparata delle lingue romanzi. Insegnò anche "Storia e
dottrina del fascismo" e
"Mistica fascista.” Aderì al Partito nazionale fascista e ne fu uno degli
intellettuali di spicco, presiedendo anche alcune edizioni dei Littoriali della
cultura, che ogni anno raccoglievano i migliori universitari italiani. Fu primo
capo redattore dell'Enciclopedia Italiana, dove curò numerose voci, fin quando
non entrò in contrasto con il conterraneo Gentile, che dirigeva l'opera. Non
figura tra gli accademici d'Italia, ma fu eletto al Consiglio superiore
dell'educazione, dove rimase fino allo scioglimento. Fu voluto da
Mussolini alla guida del “Dizionario di politica” dell'Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, una ponderosa opera che raccolse le migliori
intelligenze del fascismo, ma anche qualche intellettuale "eretico".
Il suo nome compare tra i 360 docenti universitari che aderirono al Manifesto
della razza, premessa alle successive leggi razziali fasciste, anche Mauro
scrive che egli dissentì dalla politica razziale del fascismo. Con la caduta
del Regime fascista, fu sospeso ndall'insegnamento. Reintegrato nnella
cattedra, insegnò Filosofia del linguaggio a Roma. Fu presidente della
sezione "Archeologia, Filologia, Glottologia" della Società Italiana
per il Progresso delle Scienze. Fu presidente del Consiglio Superiore
della Pubblica Istruzione e prima socio corrispondente poi, socio nazionale
dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Fu anche direttore editoriale, per la
Fabbri Editori, della Enciclopedia di Scienze e Arti. Fu rieletto, con
larghissimi consensi, al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, dove rimase
fino al 1969. Fu nel comitato scientifico dell'Istituto nazionale di studi
politici ed economici. Fu promotore e direttore della rivista Ricerche
linguistiche e presiedette la sezione filologica del Centro di studi filologici
e linguistici siciliani. Fu candidato alla Camera per il Partito
Monarchico Popolare nella circoscrizione Sicilia orientale e al Senato nel collegio Roma IV , ma non fu
eletto. La Rai trasse un sorprendente sceneggiato per la televisione da un suo
testo che dava una nuova interpretazione della vicenda di Alessandro Magno. Fu membro
della giuria del premio Marzotto. Lasciò anticipatamente l'insegnamento
universitario. Palermo e la città di Mistretta hanno istituito, in sua memoria,
il “Pagliaro”. Ha esplorato soprattutto l'antico e medio persiano, la
lingua della Grecia classica, quindi il latino classico e medievale, nonché
l'italiano dei tempi di Dante cui ha dedicato varie operee della scuola
siciliana. Come critico letterario e glottologo, diede nuove, originali
interpretazioni di Vico, D'Annunzio e Pirandello. In ambito linguistico,
già nel suo Sommario di linguistica ario-europea, che comprendeva oltre le
lezioni dei suoi corsi universitari anche innovative linee di ricerca e nuove
idee, delinea una nuova prospettiva di approccio e di indagine delle varie
questioni linguistiche la quale viene condotta parallelamente ad un confronto
storico-critico con l'evoluzione del pensiero filosofico dalla grecità alla
filosofia classica tedesca. Al contempo, Pagliaro abbozzava in esso prime idee
sulla natura del linguaggio inteso fondamentalmente come tecnica espressiva,
allontanandosi così dall'idealismo crociano per avvicinarsi piuttosto al
positivismo, ed analizzando in modo approfondito, ma al contempo
trasversalmente alle varie discipline, la natura e la struttura dell'atto
linguistico fra due inter-locutori basandosi sia sull'indagine semantica
(mediante un metodo che egli chiama "critica semantica") che
sull'interpretazione storico-critica, fino a considerare il linguaggio come una
forma di inter-azione semiotica condizionata storicamente da una tecnica
funzionale, la lingua. Nel simbolismo linguistico (soprattutto fonetico) poi,
afferma Pagliaro ne” Il segno vivente” riecheggiano non solo l'individualità ed
il vissuto dell'inte-rlocutore ma anche la storia dell'intera umanità a cui
egli appartiene come "soggetto storico". In estrema sintesi, si
può dire che la sua teoria linguistica è una posizione unificata tra lo
strutturalismo saussuriano e l'idealismo hegeliano. Opere: “Epica e
romanzo nel Medioevo Persiano,” G.C. Sansoni, Firenze, “Sommario di linguistica
ario-europea,” Libreria di Scienze e Lettere Dott. G. Bardi, Roma, “Il fascismo:
commento alla dottrina,” Libreria di Scienze e Lettere Dott. G. Bardi, Roma, “La
lingua dei Siculi,” Tip. Enrico Ariani, Firenze, “Il fascismo contro il
comunismo,” F. Le Monnier, Firenze, “La
scuola fascista,” A. Mondadori, Milano, “Dizionario di Politica,” Istituto
dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma, “Insegne e miti: teoria dei
valori politici,” F. Ciuni Editore, Palermo, “Il fascismo nel solco della
storia, Società Editrice del Libro Italiano, Roma, Le Iscrizioni Pahlaviche
della Sinagoga di Dura-Europo, Pubblicazioni della R. Accademia d'Italia, Roma,.”Storia
e Dottrina del fascismo,” Tip. R. Pioda, Roma, “Teoria dei valori politici,” F.
Ciuni Editore, Palermo, “Logica e grammatica, Tipografia del Senato del Dott.
G. Bardi, Roma, Il canto V dell'"Inferno", C. Signorelli, Milano, “Il
segno vivente,” Edizioni ERI-RAI, Torino, “Saggi di critica semantica,” G.
D'Anna, Messina-Firenze, Il contrasto di Cielo d'Alcamo e poesia popolare, Tip.
G. Mori & figli, Palermo, Linguistica della "parola", G.
D'Anna, Messina-Firenze, “Nuovi saggi di critica semantica,” G. D'Anna,
Messina-Firenze, “I primordi della lirica popolare in Sicilia,” G.C. Sansoni,
Firenze, “La Barunissa di Carini: stile e struttura, G.C. Sansoni, Firenze,
“Filosofia del linguaggio,” Edizioni dell'Ateneo, Roma, “La parola e
l'immagine,” Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Poesia giullaresca e poesia popolare, G.
Laterza & figli, Bari, “La dottrina linguistica di Vico,” Atti
dell'Accademia Nazionale dei Lincei (Memorie della Classe di Scienze morali,
storiche e filosofiche), Roma, Storia della letteratura persiana, La Nuova
Italia, Firenze, Il Canto XIX dell'Inferno, F. Le Monnier, Firenze, “Altri
saggi di critica semantica,” G. D'Anna, Messina-Firenze, Linee di storia linguistica dell'Europa,” Edizioni
dell'Ateneo, Roma, “L'unità ario-europea: corso di Glottologia,” Edizioni
dell'Ateneo, Roma, Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia, G. D'Anna, Messina-Firenze, “Forma e
Tradizione,” Flaccovio, Palermo, “La forma linguistica,” Rizzoli, Milano, Vocabolario
etimologico siciliano, Pubblicazioni del Centro di studi filologici e linguistici
siciliani, Palermo, Storia della linguistica, Novecento Editore, Palermo. Commento
incompiuto all'Inferno di Dante. Canti I-XXVI, Casa Editrice Herder, Roma,, F.
Le Monnier, Firenze, F. Le Monnier, Firenze, Romanzi Ceneri sull'olimpo, G.C.
Sansoni, Firenze,Alessandro Magno, Edizioni ERI-RAI, Torino, Ironia e verità,
Rizzoli, Milano (raccolta di elzeviri). Medaglia d'argento al valor militare nastrino
per uniforme ordinaria Medaglia d'argento al valor militare «Sottotenente di
complemento, 32º reggimento di fanteria Aiutante maggiore in 2a in un
battaglione di riserva, vista ripiegare una nostra colonna d'attacco,
riordinava i ripiegandi e li guidava al contrattacco, respingeva il nemico che
già aveva occupato un tratto della nostra linea. In un successivo attacco,
sotto un intenso bombardamento e il fuoco di mitragliatrici avversarie, dava
mirabile esempio di coraggio e di fermezza indirizzando intelligentemente i
rinforzi nei punti più minacciati e facilitando così la conquista di ben munite
e contrastate posizioni.» — Monte Asolone. Cfr. M. Palo, S. Gensini , Saussure
e la scuola linguistica romana: da Pagliaro a Mauro, Carocci Editore, Roma,
. La scuola linguistica romana. Cfr. A. Pedio,
La cultura del totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Cfr. Gabriele Turi, Sorvegliare e premiare. L'Accademia d’Italia,
Viella, Roma, Cfr. Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo
imperfetto, Unicopli, Milano, Cit. Cfr.
Riunioni Del Secolo XX Cfr. Riunioni
Accademia Nazionale dei Lincei Centro di
studi filologici e linguistici siciliani » La storia, su csfls. Cfr. Mininterno
Camera Mininterno Senato
//opar.unior/386/1/Filologia_dantesca_di_Pagliaro.pdf Cfr. D. Cesare, "Premessa", Lumina.
Rivista di Linguistica Storica e di Letteratura Comparata, Cfr. pure E. Salvaneschi, "Su Attila Fáj,
maestro di «molti paragoni»", Campi immaginabili. Rivista semestrale
di cultura, Cfr. Tullio De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Editori
Laterza, Roma-Bari, Tullio De Mauro, La fede del diavolo Istituto Nastro Azzurro Studia classica et orientalia. Oblate, Casa
Editrice Herder, Roma, Münster, M. Palo, Stefano Gensini , Saussure e la scuola
linguistica romana. Da Pagliaro a Mauro,
Carocci Editore, Roma, A. Vallone, "La „Lectura Dantis” di Antonino
Pagliaro", in Deutsches Dante-Jahrbuch, Edited by Christine Ott, Walter
Belardi: studi latini e romanzi in memoria di Antonino Pagliaro, Pubblicazioni
del Dipartimento di Studi glottoantropoligici dell'Roma La Sapienza, Roma, Aldo
Vallone, Enciclopedia Dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G.
Treccani, Roma, M. Durante, T. De Mauro, B. Marzullo, Pubblicazioni
dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, Palermo, Giuliano
Bonfante, Antonino Pagliaro, Pubblicazioni dell'Accademia Nazionale dei Lincei,
Roma, Walter Belardi, Pagliaro nel pensiero critico del Novecento, Casa
Editrice Il Calamo, Roma, D. Di Cesare , Storia della filosofia del linguaggio,
Carocci Editore, Roma, Tullio De Mauro, Lia Formigari (Eds.), Italian Studies
in Linguistic Historiography. Proceedings of the International Conference in
Honour of Pagliaro. Rome, Nodus Publikationen, Münster, A. Pedio, La cultura
del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale
fascista, prefazione di A. Lyttelton, Unicopli, Milano, A. Tarquini, Il Gentile
dei fascisti: gentiliani e antigentiliani nel regime fascista, Società editrice
il Mulino, Bologna, A. Battistini, Gli
studi vichiani di Pagliaro, Guida
Editori, Napoli, Tullio De Mauro, Dizionario biografico degli italiani, Roma, ,
su treccani. Enciclopedia Italiana
Dizionario di Politica Linguistica Semiologia Filologia TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere dLa Scuola linguistica romana, su rmcisadu.let.uniroma1.
Palazzani
essential Italian philosopher female?
PANELLA. (Benevento). Filosofo. Grice: “Panella’s conceptual analysis of the sublime poses
the implicatural question: “x is ‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of
‘pulcher’ which complicates things!” Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo
urbano,’ to which I’ll add “l’incubo suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential
Italian philosopher. Si laurea a Pisa, dove è stato insegnante . Si è occupato
di filosofia politica e storia del pensiero politico, ha insegnato Estetica
nella stessa università. È stato
presidente della giuria del premio letterario "Hermann Geiger" e
membro della giuria del premio letterario "ArtediParole" riservato a
studenti delle scuole medie. Si è distinto anche come poeta pubblicando otto
volumi di poesia, da ricordare Il terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a
Firenze con Editore Polistampa. In collaborazione con David Ballerini ha girato
due documentari d'arte, La leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso
da Rai2 n e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato.
Ha vinto il Fiorino d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio
concesso annualmente dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e
artistiche particolarmente rilevanti.
Nel 2009 ha ricevuto il premio "Sergio Leone" per la sua attività
in ambito cinematografico. Ha
collaborato con l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco
Manescalchi nella presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella
con Franco Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze Ha fatto parte del
comitato tecnico del Premio letterario Chianti, coordinato da lui stesso e
composto da Paolo Codazzi, Lorella Rotondi ed altri. Opere” Monografie Robert Michels, Socialismo
e fascismo, Milano, Giuffré, Lettera sugli spettacoli di Rousseau, Aesthetica Edizioni,
Palermo, Il paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, Milano Saggi, Elogio
della lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica Preprints 23, Palermo.
Pubblicazioni: “Del sublime, Frosinone, DismisuraTesti, Il sublime e la prosa.
Nove proposte di analisi letteraria, Firenze, Clinamen, Zola: scrittore
sperimentale. Per la ricostruzione di una poetica della modernità, Chieti,
Solfanelli, Pier Paolo Pasolini. Il cinema come forma della letteratura,
Firenze, Clinamen, Il sosia, il doppio,
il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria, Bologna,
Elara Edizioni, I piaceri dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la
società dello spettacolo, Firenze, Pagnini, Il mantello dell'eretico. La
pratica dell'eresia come modello culturale, Piateda (Sondrio), CFR Edizioni
(Quaderno 1), “ L'incubo urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello
spettacolo in La questione dello stile. I linguaggi del pensiero, F. Bazzani,
R. Lanfredini e S. Vitale, Firenze, Clinamen,
Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella letteratura
americana del Novecento (in collaborazione con Riccardo Gramantieri), Chieti,
Solfanelli, Il secolo che verrà.
Epistemologia, letteratura, etica in Gilles Deleuze (in collaborazione con
Silverio Zanobetti), Firenze, Clinamen,
Storia del sublime. Dallo Pseudo-Longino alle poetiche della modernità,
Firenze, Clinamen, La scrittura
memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita,
Grottaminarda, Delta, Edizioni, (libro vincitore del Premio "De
SanctisL'inedito" per la critica letteraria) Alberto Arbasino e la
"vita bassa". Indagine sull'Italia degli Ottanta in cinque mosse, in
Cahiers d'études italienneLes années quatre-vingt et le cas italien, Prove di
sublime. Letteratura e cinema in prospettiva estetica, Firenze, Clinamen, Curzio Malaparte autore teatrale e regista
cinematografico, Roma, Fermenti Editore,
Introduzione al pensiero di Vittorio Vettori. Civiltà filosofica,
poetica "etrusca" e culto di Dante, Firenze, Edizioni
Polistampa, Le immagini delle parole. La
scrittura alla prova della sua rappresentazione, Firenze, Clinamen, La polifonia assoluta. Poesia, romanzo,
letteratura di viaggio di Vettori, Firenze, Edizioni della Regione
Toscana, L'estetica dello choc. La
scrittura di Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia, Firenze,
Clinamen, e Tutte le ore feriscono, l'ultima
uccide, L’'estetica dell'eccesso, Firenze, Clinamen, Le maschere del doppio: tra mitologia e
letteratura Editore libri di Emil, G.
Panella, Diario dell'altra vita. Lo sguardo della filosofia e la prospettiva
della felicità, Firenze, Clinamen. Premio Chianti, ecco i cinque finalisti, su
premioletterariochianti. Libri. Incontro
con su met.provincia.fi.
PANUNZIO.
(Molfetta). Filosofo. Grice: “There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio –
Italian philosophy can be a trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario,
in quanto amico intimo di Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al
suo passaggio dal neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in
seguito uno dei massimi teorici del fascismo. Nacque a Molfetta da Vito e
Giuseppina Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città:
«un ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e
politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali». Il periodo
socialista e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file
del socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo
classico locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese.
Nel dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra
"riformisti" e "rivoluzionari" — Panunzio si schierò tra i
cosiddetti sindacalisti rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i
suoi primi articoli sul settimanale «Avanguardia Socialista» di Arturo
Labriola, quando era ancora studente dell'Università degli Studi di Napoli.
Durante i suoi studi universitari il contatto con docenti come Francesco
Saverio Nitti, Napoleone Colajanni, Igino Petrone e Giuseppe Salvioli contribuì
alla formazione del suo pensiero socialista. Il suo percorso intellettuale fu
altresì influenzato da Georges Sorel e Francesco Saverio Merlino, i quali
avevano già da tempo incominciato un processo di revisione del marxismo.
Nel 1907 pubblica il suo primo studio, intitolato Il socialismo giuridico, in
cui teorizza l'opposizione alla borghesia solidarista e al sindacato riformista
da parte del sindacato operaio, il quale è destinato a trasformare radicalmente
la società. Il fulcro dell'opera era costituito dalla formulazione di un
"diritto sindacale operaio", spina dorsale di un nuovo "sistema
socialista" fondato non su una base economica, bensì su una base etica,
solidaristica: «Il socialismo giuridico non sarebbe dunque che
l'applicazione del principio di solidarietà, immanente in tutto l'universo, nel
campo del diritto e della morale: in se stesso non è una idea astratta balzata
ex abrupto dal cervello di pochi pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale
di tutta la materia sociale che vive e freme attorno a noi» (Sergio
Panunzio) Nel 1908 si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi su
L'aristocrazia sociale, ossia sul sindacalismo rivoluzionario, avendo come relatore
Giorgio Arcoleo. Nel 1911 consegue presso lo stesso ateneo la laurea in
filosofia. In questi anni di studi ed esperienze intellettuali, intensifica
altresì il proprio impegno giornalistico in favore del sindacalismo
rivoluzionario, collaborando — oltreché con «Avanguardia Socialista» — con «Il
Divenire Sociale» di Enrico Leone, con «Pagine Libere» di Angelo Oliviero
Olivetti e con «Le Mouvement Socialiste» di Hubert Lagardelle. Il
sindacato ed il diritto La concezione panunziana del sindacato quale organo e
fonte di diritto — non eusarentesi quindi in mero organismo economico o tecnico
della produzione — fu approfondita nel 1909, allorché vide la luce la sua
seconda opera, La persistenza del diritto, in cui egli «coniugava i
princìpi della sua formazione positivistica con una ispirazione filosofica
volontaristica». Panunzio prendeva quindi le mosse affrontando il problema del
rapporto tra sindacalismo e anarchismo: la differenza tra i due movimenti
risiedeva — a detta dell'autore — sul ruolo dell'autorità (fondata sul diritto)
che, negata dall'anarchismo, non era invece trascurata dal sindacalismo:
«Il sindacalismo è d'accordo con l'anarchia nella critica e nella tendenza
distruttiva dello Stato politico attuale, ma non porta alle ultime conseguenze
le sue premesse antiautoritarie, che hanno un riferimento tutto contingente
allo Stato presente. Il sindacalismo, per essere precisi, è antistatale per
definizione e consenso unanime, ma non è antiautoritario. Le premesse
antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un valore assoluto e perentorio
riferendosi esse a ogni forma di organizzazione sociale e politica. Il
sindacalismo non è dunque antiautoritario» (Sergio Panunzio) In sostanza,
Panunzio sosteneva l'importanza fondamentale del diritto (ancorché non
"statale", ma "operaio") per il sindacalismo e la futura
società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista federale sostenuto
dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una Confederazione, così da
formare quella che l'autore stesso chiama «una vera grande Repubblica sociale
del Lavoro», retta da una «sovranità politica sindacale». Nel 1910, fu
poi dato alle stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore indicava al
sindacalismo operaio il modello dei Comuni italiani medievali, esempio paradigmatico
di autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai sindacati
contemporanei. Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi familiari ma
anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, nel 1912, grazie
all'interessamento di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato, inadeguata per
mantenere la famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato — i suoi
compagni di partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso la Regia
scuola normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò inoltre la sua
importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a frutto le sue
rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte positivistico a una
concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo Stato non più quale
organo della coazione, ma quale depositario della necessaria autorità. Il 1912
è un anno per lui importante anche perché, con la fine della guerra libica,
cominciò a prender corpo la svolta "nazionale" del suo
pensiero. Dopo aver insegnato per un anno a Casale Monferrato e un altro
a Urbino, nel 1914 passò alla Regia scuola normale "Giosuè Carducci"
di Ferrara, ove insegnò sino al 1924, conseguendo al contempo la libera docenza
presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu trasferita nell'ateneo bolognese). È
di quegli anni — poco prima dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra —
l'inizio di stretti rapporti politici e intellettuali con Benito Mussolini,
direttore dell'«Avanti!» e leader dell'ala rivoluzionaria del Partito
Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una regolare e intensa
collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato dal futuro capo del
fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie, eterodosse ed
"eretiche" dell'ambiente socialistico italiano. In questo periodo
Panunzio comprende il potenziale rivoluzionario che il conflitto europeo poteva
esprimere, sicché manifesterà sempre più esplicitamente il suo appoggio
all'interventismo, che era invece inviso al Partito Socialista: «Io sono
fermamente convinto che solo dalla presente guerra, e quanto più questa sarà
acuta e lunga, scatterà rivoluzionariamente il socialismo in Europa. Altro che
assentarsi, piegarsi le braccia, e contemplare i tronconi morti delle verità
astratte! (...). Alle guerre esterne dovranno succedere le interne, le prime
devono preparare le seconde, e tutte insieme la grande luminosa giornata del
socialismo, che sarà la soluzione e la purificazione ideale di queste giornate
livide e paurose, macchiate di misfatti e di infamie» (Sergio Panunzio)
Quest'articolo di Panunzio, apparso sul quotidiano ufficiale del Partito
Socialista, suscitò una grave polemica, sicché Mussolini dovette rispondere sul
numero del giorno dopo. Tuttavia la replica di Mussolini, il quale si stava
convincendo dell'opportunità dell'intervento, fu «debole, sfocata, piattamente
dottrinaria, per nulla all'altezza del miglior Mussolini polemista».
Infatti, «al momento di questa polemica, Mussolini era psicologicamente
già fuori del socialismo ufficiale ed è indubbio che le argomentazioni di Panunzio,
sia per il loro spessore teorico sia perché provenienti da un uomo di cui egli
aveva grande considerazione intellettuale, furono probabilmente l'elemento
decisivo che lo spinse a compiere il grande passo, il «voltafaccia» dal
neutralismo assoluto all'interventismo» (Francesco Perfetti) La Grande
Guerra All'entrata dell'Italia nel conflitto mondiale, si arruolò volontario
come quasi tutti gli interventisti "di sinistra" (come Filippo
Corridoni e Mussolini); tuttavia, in quanto emofiliaco, fu immediatamente
congedato, sicché dovette concentrarsi sulla lotta propagandistica e
pubblicistica, soprattutto sulle colonne del «Popolo d'Italia» (i cui articoli
erano sovente concordati con lo stesso Mussolini), in favore della guerra
italiana, ritenuta dal Panunzio una guerra non «di difesa e conservazione, ma
di acquisto e di conquista; non una guerra ma una rivoluzione». Una guerra
anche popolare, come avevano dimostrato le grandi mobilitazioni del «maggio
radioso», in contrapposizione alle posizioni conservatrici di Antonio Salandra
e della classe dirigente liberale. Anche da un punto di vista più propriamente
militante, Panunzio si impegnò nel ruolo di membro del direttivo del neonato
fascio nazionale di Ferrara (marzo 1916), il quale diede vita altresì al giornale
«Il Fascio». Oltre all'analisi politica e all'impegno giornalistico,
Panunzio lavorò anche a una sistematizzazione filosofico-giuridica delle sue
idee riguardo al conflitto, con le opere Il concetto della guerra giusta
(1917), Principio e diritto di nazionalità (dello stesso anno ma pubblicato
solo nel 1933 in Popolo, Nazione, Stato), La Lega delle nazioni e Introduzione
alla Società delle Nazioni (del 1918, ma pubblicati entrambi nel 1920). Nel
primo saggio, egli sosteneva l'utilità e la legittimità di una guerra anche
offensiva, purché essa fosse il mezzo per il conseguimento di un fine più
grande, ossia la giustizia e la creazione di nuovi equilibri più giusti ed
equanimi. Nella seconda, invece, individuava nel principio di nazionalità la
nuova idea-forza della società che sarebbe scaturita dalla guerra, una volta
conclusa. Molto importante è inoltre la terza opera (La Lega delle nazioni),
poiché in essa è sviluppato per la prima volta il concetto di «sindacalismo
nazionale»: «La Nazione deve circoscriversi, determinarsi, articolarsi,
vivere nelle classi, e nelle corporazioni distinte, e risultare «organicamente»
dalle concrete organizzazioni sociali, e non dal polverio individuale; ed essa
esige, dove le nazionalità non si siano ancora affermate, e dove esse non
ancora funzionino storicamente, solide e robuste connessioni di interessi e
aggruppamenti di classi, a patto, però, che le classi, e le corporazioni
trovino, a loro volta, la loro più compiuta esistenza, destinazione e realtà
nella Nazione. Ecco la «reciprocanza» dei due termini, Sindacato e Nazione, e
la sintesi organica tra Sindacalismo e Nazionalismo, e cioè: Sindacalismo
Nazionale» (Sergio Panunzio) Dalla fine del conflitto alla Marcia su Roma
Terminata la guerra, Panunzio partecipò attivamente al dibattito interno alla
sinistra interventista, intervenendo in particolare su «Il Rinnovamento»,
quindicinale recentemente creato e diretto da Alceste De Ambris. Il suo scritto
più importante, che ebbe notevoli conseguenze, apparve il 15 marzo 1919: in
questo, Panunzio sosteneva l'organizzazione di tutta la popolazione in classi
produttive, le quali dovevano essere a loro volta distribuite in corporazioni,
a cui doveva essere demandata l'amministrazione degli interessi sociali;
affermava altresì la necessità di creare un Parlamento tecnico-economico da
affiancare al Parlamento politico. In tale testo programmatico era
chiaramente abbozzato il futuro corporativismo fascista, tanto che l'amico
Mussolini, nel discorso pronunciato a Piazza San Sepolcro (alla fondazione cioè
del fascismo), riprese le tesi di Panunzio per il programma dei Fasci Italiani
di Combattimento: «L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare;
vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi, perché io, come cittadino,
posso votare secondo le mie idee, come professionista devo poter votare secondo
le mie qualità professionali. Si potrebbe dire contro questo programma che si
ritorna verso le corporazioni. Non importa. Si tratta di costituire dei
Consigli di categoria che integrino la rappresentanza sinceramente
politica» (Benito Mussolini[25]) A Ferrara, Panunzio assisté alla nascita
del fascismo locale (e delle squadre d'azione), intrattenendo rapporti di
amicizia con Italo Balbo (che sarebbero durati per tutta la vita) e Dino Grandi
(che era stato suo allievo), pur non aderendo ufficialmente al movimento, a
causa dei rapporti di quest'ultimo — per lui ambigui — con gli agrari. Risale a
quel periodo, infatti, la pubblicazione delle due opere Diritto, forza e violenza
e Lo Stato di diritto. Nel primo, riprendendo la tesi delle Réflexions sur la
violence di Georges Sorel, l'autore precisava il suo discorso distinguendo una
violenza "morale", "razionale", "rivoluzionaria",
la quale doveva essere il mezzo per l'affermazione di un nuovo diritto
(veicolo, dunque, di uno ius condendum), da una violenza invece gratuita e
immorale[26]. Nel secondo volume, Panunzio criticava — da un punto di vista
neokantiano — il concetto hegeliano di Stato etico, lasciando intravedere tuttavia
margini di sviluppo per una visione totalitaria dello Stato[27]. A
seguito dell'uscita dei fascisti dalla UIL e della conseguente creazione della
Confederazione nazionale delle Corporazioni sindacali per opera di Edmondo
Rossoni, Panunzio collaborò con il settimanale ufficiale della Confederazione,
cioè «Il Lavoro d'Italia»[28], vergando un importante articolo sul primo
numero, nel quale ribadiva le sue tesi sul sindacalismo nazionale[29].
Dopo essersi speso invano, con l'aiuto di Balbo, per una conciliazione tra
Mussolini e Gabriele D'Annunzio[30], appoggiò la politica pacificatrice di
Mussolini, sostenne la «svolta a destra» del PNF (cioè per un ristabilimento
dell'autorità dello Stato) e caldeggiò — con la caduta del primo Governo Facta
— la costituzione di un governo di "pacificazione" che riunisse
fascisti, socialisti e popolari (prospettiva ritenuta possibile da Mussolini
stesso[31]), scrivendo un importante articolo che individuava nel capo del
fascismo l'unico in grado di stabilizzare e pacificare il Paese: «Benito
Mussolini — uno dei pochi uomini politici, checché si dica in contrario, che
abbia l'italia — ha molti nemici e anche molti adulatori. L'uomo non è ancora
bene conosciuto. Chi scrive (...) può affermare con piena sincerità e obbiettività
che la storia recentissima dell'Italia è legata al nome di Mussolini.
L'intervento dell'Italia in guerra è legato al nome di Mussolini. La salvezza
dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è legata a B. Mussolini. Questi sono
fatti. Il resto è politica che passa: dettaglio, episodio. (...) Anche prima di
Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini (è vero o non è vero?) disse
dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente, ascoltato. La fine della
lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che delitto è sproposito grave.
Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due parti in lotta — per la
salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di necessità e di
sincerità» (Sergio Panunzio[32]) Tuttavia, con il reincarico di Facta e
il seguente sciopero generale del 1º agosto indetto dall'Alleanza del Lavoro
(il cosiddetto «sciopero legalitario»), il 4 agosto Panunzio scrisse a
Mussolini mostrando la sua delusione nei confronti dei socialisti confederali,
ritenendo quindi impossibile una convergenza d'intenti con il PSI e reputando
ormai sempre più necessaria una svolta a destra: «Anch'io pensavo unirci
con i confederali che «senza sottintesi siano per lo Stato». Dopo lo sciopero
un ultimo equivoco è finito. Bisogna mirare a destra. Diciamolo, con o senza
elezioni. Confido in te e nel Fascismo, per quanto il difficile, dal lato
politico, viene proprio ora» (Sergio Panunzio[33]) Di lì a breve, il
fascismo salì al potere. L'impegno politico e culturale durante il
fascismo Una volta costituito il governo fascista, Panunzio strinse legami
sempre più stretti con il movimento mussoliniano, ottenendo la tessera del PNF
(su iniziativa dell'amico Italo Balbo) il 5 giugno 1923, e venendo eletto
deputato nel 1924. Nello stesso anno divenne membro del Direttorio nazionale
provvisorio del PNF, che lasciò dopo neanche un mese in quanto chiamato alla
carica di sottosegretario del neonato Ministero delle Comunicazioni (diretto al
tempo da Costanzo Ciano). In questo periodo, inizia a interrogarsi —
assieme ai massimi teorici fascisti — sulla vera natura ed essenza del
fascismo, per il quale coniò la definizione di «conservazione rivoluzionaria»,
che sosterrà per tutta la sua vita: «Il Fascismo non è unicamente
conservazione, né unicamente rivoluzione, ma è nello stesso tempo — beninteso
sotto due aspetti differenti — una cosa e l'altra. Se mi è lecito servirmi
d'una frase che non è una frase vuota di senso, ma una concezione dialettica,
io dirò che il Fascismo è una grande «conservazione rivoluzionaria». (...) Quel
che costituisce la superba originalità della «rivoluzione italiana», ciò che la
fa grandemente superiore alla rivoluzione francese e alla rivoluzione russa, è
che, ricordandosi e approfittando degli insegnamenti di Vico, di Burke, di
Cuoco e di tutta la critica storica della Rivoluzione dell'89, essa ha
conservato il passato, realizzato il presente e orientato tutto verso
l'avvenire, nei limiti della condizionalità e dell'attualità storiche. Per
certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad esempio, nella restaurazione
dei valori famigliari, religiosi, autoritari, giuridici, attaccati e distrutti
dalla cultura enciclopedica, illuministica, che si è trapiantata
arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato, vale a dire nel
socialismo democratico, che è il più grande responsabile della corruzione
contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un punto tale
che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua orientazione
verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato
parlamentare»» (Sergio Panunzio[34]) Partecipò inoltre attivamente al
dibattito incentrato sull'edificazione dello «Stato nuovo», fornendo importanti
spunti, alcuni dei quali avranno un seguito costituzionale, come ad esempio il "sindacato
unico obbligatorio", l'attribuzione della personalità giuridica
(istituzionale, non civile) ai sindacati, o l'istituzione di una Magistratura
del Lavoro che si ponesse quale arbitro nelle controversie tra capitale e
lavoro. Fornì anche, al contempo, le basi teoriche del futuro Stato sindacale
(poi corporativo): «La nuova sintesi è l'unità dello Stato e del
Sindacato, dello Statismo e del Sindacalismo. È lo Stato il punto di approdo e
lo sbocco, superata la prima fase negativa, del Sindacalismo» (Sergio Panunzio[35])
È di questi tempi altresì l'evoluzione del pensiero panunziano riguardo a una
concezione organicistica dello Stato, attraverso una critica serrata dello
Stato democratico-parlamentare, uno «Stato meccanico, livellatore, astratto»
(sorretto dal «principio meccanico della eguaglianza e cioè il suffragio
universale»), che doveva portare a uno «Stato organico, gerarchico», fondato su
un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi è organizzato pesa, chi non è
organizzato non pesa»[36]. In quest'ottica deve essere considerata, infatti, la
definizione panunziana del fascismo quale «concezione totale della
vita»[37]. Tutta la riflessione teorica politico-giuridica di questo
periodo fu riassunta e sistematizzata nel suo volume, pubblicato nel 1925, Lo Stato
fascista, il quale accese grandi dibattiti in ambiente fascista, tanto che
l'autore ebbe modo di confrontarsi su questi temi — spesso polemicamente — con
importanti personalità intellettuali come Carlo Costamagna, Giovanni Gentile e
Carlo Curcio[38]. In virtù di queste premesse teoriche e operative,
appoggiò Mussolini durante la crisi causata dal delitto Matteotti, al fine di
incrementare il processo di riforma statuale avviato dal fascismo, che si
sarebbe di lì a poco concretizzato nelle leggi fascistissime volute da Alfredo
Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563 del 3 aprile 1926, che
istituzionalizzò i sindacati, e nella redazione della Carta del Lavoro, il
documento fondamentale della politica economica e sociale fascista.
Terminata l'esperienza di governo, si dedicò all'insegnamento: dopo aver vinto
nel 1921 il concorso per un posto da professore straordinario in filosofia del
diritto presso l'Università degli Studi di Ferrara, divenne ordinario e si
trasferì, nel 1925, all'Università degli Studi di Perugia, di cui fu Rettore
nell'anno accademico 1926-1927. L'anno seguente fu invece chiamato a insegnare
dottrina dello Stato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università
degli Studi di Roma, cattedra che detenne sino alla morte. Non appena
insediatosi nell'ateneo romano, fu incaricato dal Duce di organizzare, in
qualità di Commissario del Governo, la neonata Facoltà Fascista di Scienze
Politiche di Perugia, che doveva essere la «Oxford italiana» e «fascista»[40].
In tale veste, chiamò a insegnare a Perugia docenti quali Paolo Orano, Robert
Michels, Angelo Oliviero Olivetti, Maurizio Maraviglia e Francesco Coppola. Fu
ancora deputato nel 1929 e nel 1934. Malgrado gli impegni accademici,
Panunzio continuò a sostenere l'edificazione dell'ordinamento sindacale
corporativo del nuovo Stato fascista attraverso i suoi articoli giornalistici,
partecipando agli intensi dibattiti degli anni trenta sulla legislazione corporativa.
Più precisamente, egli si situava in quell'ala sindacalista del fascismo che,
nella nuova struttura statuale, perorava un potenziamento dei sindacati
all'interno del sistema corporativo, affinché essi potessero intervenire più
decisamente nella direzione economica del Paese[41]. In questo periodo,
grazie a opere teoriche fondamentali[42], Panunzio sistematizzò e definì
organicamente il suo pensiero. In sostanza, lo Stato fascista, che è sindacale
e corporativo, si contrappone allo «Stato atomistico ed individualistico del
liberismo»[43]. Inoltre lo Stato fascista è caratterizzato dalla sua
«ecclesiasticità» (o religiosità), intesa come «unione di anime»[44], al
contrario dello Stato liberal-parlamentare «indifferente, ateo e
agnostico»[43]. Il giurista molfettese introdusse anche il concetto di funzione
corporativa in quanto quarta funzione dello Stato (dopo le tre canoniche:
esecutiva, legislativa e giurisdizionale), proprio per fornire il necessario
fondamento giuridico ai cambiamenti costituzionali in atto, con la creazione
dello Stato corporativo[45]. Lo Stato fascista, infine, si configura come uno
Stato totalitario, «promanando direttamente e immediatamente da una rivoluzione
ed essendo formalmente uno "Stato rivoluzionario"»[46]. Con
l'istituzione delle corporazioni (attraverso la Legge n. 164 del 5 febbraio
1934) e la creazione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni (Legge n. 129
del 19 gennaio 1939), Panunzio redasse la Teoria Generale dello Stato Fascista,
che rappresenta la summa del suo pensiero in materia di ordinamento sindacale
corporativo: in questo, egli sosteneva la funzione attiva e propulsiva del
sindacato, al fine di evitare un'involuzione burocratica delle
corporazioni[47]; sosteneva altresì il suo concetto di economia mista — la
quale all'intervento pubblico affiancasse una sana iniziativa privata —
«ordinata, subordinata, armonizzata, ridotta all'unità, ossia unificata dallo
Stato, in quanto il pluralismo economico e la pluralità delle forme economiche
sono un momento ed una determinazione organica del monismo giuridico-politico
dello Stato»[48]. Nel 1937, partecipò, con notevole peso specifico, alla
riforma del Codice di procedura civile e del Codice civile. Riguardo a
quest'ultimo, in particolare, il suo contributo fu decisivo, soprattutto per il
terzo (Della proprietà) e quinto (Del lavoro) libro: fu lui ad ottenere che un
intero libro fosse dedicato al lavoro; volle che la Carta del Lavoro fosse
posta a base del codice; definì un più circostanziato concetto di proprietà, in
cui se ne enfatizzava la "funzione sociale"[49]. Nel 1939 divenne
consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni[50].
Morì a Roma, in piena guerra, l'8 ottobre 1944. L'archivio di Sergio
Panunzio è stato digitalizzato ed è attualmente disponibile alla ricerca presso
la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice in Roma[51] Opere: Il
socialismo giuridico, Libreria Moderna, Genova. La Persistenza del Diritto
(Discutendo di Sindacalismo e di Anarchismo), Editrice Abruzzese, Pescara Sindacalismo
e Medio Evo, Partenopea, Napoli Il diritto e l'autorità: contributo alla
concezione filosofica del diritto, UTET, Torino Il concetto della guerra giusta,
Colitti, Campobasso La lega delle nazioni, Taddei, Ferrara Introduzione alla
Società delle Nazioni, Taddei, Ferrara Diritto, forza e violenza: lineamenti di
una teoria della violenza, con prefazione di R. Mondolfo, Cappelli, Bologna Lo stato di diritto, Taddei, Ferrara Italo Balbo, Imperia Ed., Milano Stato
nazionale e sindacati, Imperia Ed., Milano 1924. Che cos'è il fascismo, Alpes,
Milano Seconda edizione Libreria Europa . Lo Stato fascista, Cappelli, Bologna Il
sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma Il concetto della dittatura rivoluzionaria,
Forlì Stato e diritto: l'unità dello stato e la pluralità degli ordinamenti
giuridici, Società tipografica modenese, Modena Leggi costituzionali del
Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma Popolo, Nazione, Stato (esame giuridico), La
Nuova Italia, Firenze I sindacati e l'organizzazione economica dell'impero,
Istituto Poligrafico dello Stato, Roma Sulla natura giuridica dell'Impero
italiano d'Etiopia, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma L'organizzazione sindacale e l'economia
dell'Impero, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma La Camera dei fasci e delle
corporazioni, Stabilimento arti grafiche Trinacria, Roma Teoria generale dello
Stato fascista, 2ª ed. ampliata ed aggiornata, CEDAM, Padova Spagna
nazionalsindacalista, Bietti, Milano 1942. Seconda edizione Libreria Europa .
Motivi e metodo della codificazione fascista, Giuffrè, Milano. Francesco
Perfetti, La «conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con
Sergio Panunzio, in «Storia contemporanea», febbraio 1986. A. James Gregor, Sergio Panunzio: il
sindacalismo ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma, «Non c'è
dubbio che tra i molti scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del
fascismo italiano Sergio Panunzio deve essere considerato uno dei più
competenti e intellettualmente influenti».
Per Herbert Matthews era l'unico teorico fascista che potesse eguagliare
il livello e l'influenza di Giovanni Gentile: H. L. Matthews, I frutti del
fascismo, Laterza, Bari 1945. Secondo Jay Clarke, egli «fornisce con le sue
teorie una patina di legittimità rivoluzionaria alla dittatura fascista»: Jay
Clarke, Fascism and Bolshevism, in History of Modern Italy. Zeev Sternhell,
Nascita dell'ideologia fascista (1989), tr. it., Baldini e Castoldi, Milano
1993, 47-48: «Sergio Panunzio [è] il teorico
più importante del fascismo degli anni Venti, poi eclissato dall'avvento di
Gentile». Perfetti, 19877. Il socialismo giuridico, Libreria Moderna,
Genova, Sindacalismo e Medio Evo, Partenopea, Napoli 1910. Giovanna Cavallari, Il positivismo nella formazione
filosofico-politica in «Schema», fasc. 1, 1985.
Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista di Sergio Panunzio,
Gismondi, Roma, Guerra e socialismo, in «Avanti!», Benito Mussolini, Guerra,
Rivoluzione e Socialismo. Contro le «inversioni» del sovversivismo guerrafondaio,
in «Avanti!», Mussolini, La guerra europea: le sue cause e i suoi fini, in Ver sacrum, Taddei, Ferrara 1915, 81-89.
Sergio Panunzio, I due partiti di oggi e di domani, in «Il Popolo
d'Italia», 26 febbraio 1916. Perfetti, La
Lega delle nazioni, Taddei, Ferrara, Un programma d'azione, in «Il
Rinnovamento», Mussolini, Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria
della violenza, Cappelli, Bologna Lo
Stato di diritto, Taddei, Ferrara, Il settimanale era diretto dallo stesso
Rossoni e annoverava, tra i collaboratori più attivi e competenti, Armando
Casalini. Sergio Panunzio, Il
sindacalismo nazionale, in «Il Lavoro d'Italia», Perfetti, Renzo De Felice,
Mussolini il fascista, I: La conquista
del potere, Einaudi, Torino 1966, 268
ss. L'ora di Mussolini, in «La Gazzetta
delle Puglie», 29 luglio 1922. L'articolo fu ripreso, lo stesso giorno, sul
«Popolo d'Italia» per espressa volontà di Mussolini. Lettera citata in Perfetti, 198782. Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano, Stato e
Sindacati, in «Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto», gennaio-marzo Forma
e sostanza nel problema elettorale, in «Il Resto del Carlino», 7 dicembre
1922. Sergio Panunzio, Idee sul
Fascismo, in «Critica fascista», Loreto Di Nucci, La facoltà fascista di
Scienze Politiche di Perugia: origini e sviluppo, in Continuità e fratture
nella storia delle università italiane dalle origini all'età contemporanea,
Dipartimento di Scienze storiche Perugia, Perugia 2006. Loreto Di Nucci, Nel cantiere dello Stato
fascista, Carocci, Roma, Renzo De
Felice, Mussolini il Duce, I: Gli anni
del consenso (1929-1936), Einaudi, Torino, Il sentimento dello Stato, Libreria
del Littorio, Roma 1929; Il concetto della dittatura rivoluzionaria, Forlì
1930; Stato e diritto: l'unità dello stato e la pluralità degli ordinamenti
giuridici, Società tipografica modenese, Modena 1931; Leggi costituzionali del
Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma, Perfetti,
XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera dei fasci e delle
corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo
Spirito e Renzo De Felice. Giovanna
Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Ferdinando
Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese,
Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al
socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in
“Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De
Felice, Mussolini, 8 voll., Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi,
Torino 1965. Emilio Gentile, Le origini dell'ideologia fascista , Il Mulino,
Bologna, Laterza, Roma-Bari 1975). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il
sindacalismo ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma 1978; nuova
edizione ampliata, Lulu.com, . Benito Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio
Susmel, 44 voll., La Fenice, Firenze-Roma, Leonardo Paloscia, La concezione
sindacalista di Sergio Panunzio, Gismondi, Roma, Giuseppe Parlato, La sinistra
fascista: storia di un progetto mancato, Il Mulino, Bologna 2000. Giuseppe
Parlato, Il sindacalismo fascista, II:
Dalla grande crisi alla caduta del regime, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti,
Il sindacalismo fascista, I: Dalle
origini alla vigilia dello Stato corporativo, Bonacci, Roma 1988. Francesco
Perfetti, La «conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con
Sergio Panunzio, in «Storia contemporanea», febbraio 1986. Francesco Perfetti,
Introduzione, in Sergio Panunzio, Il fondamento giuridico del fascismo,
Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Lo Stato fascista: le basi sindacali e
corporative, Le Lettere, Firenze . Zeev Sternhell, Nascita dell'ideologia
fascista, tr. it., Baldini e Castoldi, Milano 1993. Fascismo Sindacalismo rivoluzionario
Sindacalismo nazionale Sindacalismo fascista Corporativismo Italo Balbo James
Gregor Francesco Perfetti. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio Panunzio, . Sergio Panunzio, su storia.camera, Camera dei
deputati. Sabino Cassese, Socialismo
giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo
giuridico in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno,
3-4, 1974-75, Giuffrè Editore Milano. Sito dell'Università degli Studi di Firenze
PANUNZIO.
(Ferrara). Filosofo. Grice:
“I like his ‘contemplazione e simbolo,’ for what is a symbol for if no one is
going to contemplate it!?” -- Essential Italian philosopher. Ligato alle correnti conservatrici e controrivoluzionarie
italiane, figlio del più noto filosofo del diritto e teorico del sindacalismo
rivoluzionario Sergio Panunzio. Laureatosi nel 1941 in Scienze Politiche,
lavora complessivamente 12 anni all'Università degli Studi di Roma "La
Sapienza", prima come Assistente Volontario presso la cattedra di Storia
delle Dottrine Politiche di Filosofia del Diritto e in seguito sia come
Assistente Incaricato di Diritto Costituzionale interno e comparato, sia come
Professore Incaricato per la Filosofia del Diritto ed Etica del Lavoro.
L’ostilità dell’ambiente universitario motivata dagli stretti legami storici e
politici della sua famiglia con il fascismo, gli impedisce di ottenere una
cattedra universitaria costringendolo a ripiegare sull'insegnamento nei
licei. Nel 1940 si arruola nella Regia Marina, partecipa ad operazioni di
guerra nel Mediterraneo e viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine
della Corona d'Italia. Nel giugno del 1944, dopo quella che definirà
"l'onta dell’8 settembre", non volendo partecipare a uno scontro
fratricida, per protesta si autocongeda con il grado di "sottotenente di
vascello". Nel 1946 rifonda insieme al fratello Vito la storica rivista
politico-culturale di Angelo Oliviero Olivetti Pagine Libere che si avvale
della collaborazione di redattori di grande livello tra i quali spiccano: Nino
Tripodi, Giuseppe Chiarelli, Gioacchino Volpe, Alberto Asquini, Walter
Prosperetti, Luigi Ventura, Eros Vicari, Eugenio Zolli, Roberto Cantalupo,
Ernesto De Marzio, Emilio Betti e molti altri. Il gruppo di Pagine Libere
diretto dai fratelli Panunzio viene a volte liquidato come neofascista, ma in
realtà esso rimase sempre sostanzialmente estraneo e indipendente rispetto alle
tradizionali destre politiche italiane del dopoguerra, compreso il MSI, com'è
noto fortemente condizionate dall'esperienza della RSI alla quale i firmatari
del manifesto di Pagine Libere non avevano mai aderito, non condividendone le
finalità politiche. Suoi scritti appaiono anche su L'Ultima di Adolfo
Oxilia e di Papini, Carattere e su riviste specializzate in studi
filosofico-giuridici. Conclusa l'esperienza dell'Ultima, i collaboratori della
rivista intraprendono strade differenti; Panunzio (come Attilio Mordini) si
muove orasecondo il teologo Sergio Quinzio«nella direzione di un simbolismo
esoterico pieno di sacrali e regali nostalgie». Dopo un decennio passato
a insegnare materie letterarie, storiche e filosofiche nei licei, viene
chiamato a Roma dal Governo in carica presieduto da Moro, con la mansione di
addetto alla Stampa Estera presso la Presidenza del Consiglio e
contemporaneamente nominato addetto stampa al Comune di Roma. Incarichi che
ricoprirà per circa un decennio. Fonda a Roma la rivista di studi
tradizionali Metapolitica, tra le più longeve nel panorama della pubblicistica
del settore, durata ben 34 anni e nello stesso torno di tempo comincia a
pubblicare i suoi libri in una collana a cui darà il nome di "Dottrina
dello Spirito" e di cui usciranno dodici volumi. A partire dal 1968, il
concetto di metapolitica è al centro del dibattito sulle radici europee da
parte degli esponenti della Nuova Destra: i seguaci dell'opera di Panunzio
sostengono una visione cristiana, in opposizione al neopaganesimo di de
Benoist. Considerato uno dei più acuti interpreti del metafisico francese
René Guénon, Silvano Panunzio, cercò di ricondurne l'orientamento tradizionale,
iniziatico, e simbolico nell'alveo del pensiero cristiano. Insieme ad Attilio
Mordini di cui fu amico e sodale, può essere considerato come uno dei massimi
esponenti italiani del tradizionalismo novecentesco. La sua imponente
biblioteca personale e paterna è stata donata alla Fondazione Ugo Spirito che
ne custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia. Collana di “Dottrina dello Spirito”
Contemplazione e Simbolo, “Summa iniziatica orientale-occidentale”, Volpe, Roma
Simmetria, Roma Metapolitica, “La Roma
eterna e la Nuova Gerusalemme”, Edizioni Babuino, Roma Cristianesimo Giovannèo,
“Luci di Ierosofia”, Volpe, I Classici
Cristiani, Cantagalli, Siena La Conservazione Rivoluzionaria. “Dal dramma
politico del Novecento alla svolta Metapolitica del Duemila”, Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia,
Simbolismo, Sapienza, nel Poema Sacro,
Ed. Metapolitica, Roma nuova
edizione ampliata Terra e Cielo, “Dal nostro Mondo ai Piani Superiori”, 99, Cantagalli, Siena Vicinissimi a Dio,
“Summa Sanctitatis” (Venti Biografie eroiche),
Cantagalli, Siena, Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis” (Venti
Biografie eroiche), Siena, Cantagalli, 2Silvano Panunzio, Metafisica del
Vangelo Eterno, Roma, Simmetria, La Coralità celeste superdivina, Ed.
Metapolitica, Roma Alleanza Trascendente
Michele Arcangelo, ATMA. Princípi. Appello. Storia ed Eségesi Breve. Precedenti
Storici e Agiografici del Cinquantenario, Roma, nuova edizione Scritti
remoti Il misticismo di S. Francesco e il francescanesimo dell’anima
italiana, Sophia, Roma, Difesa
dell’Aristocrazia: Il cristianesimo come Aristocrazia sociale, Pagine Libere,
Roma 1948, Gismondi, Roma, Ugo Foscolo tra Vico e Mazzini nel pensiero
italiano, Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico, Fratelli Bocca
Editori, Milano 1950 Tradizione, Oriente e Sacre Scritture, L’Ultima, Firenze Il
reincontro Cristianità-Islàm (due eredi dell’impero mediterraneo), Roma,
Firenze, Un pontificato simbolico e universale: dal “Defensor Civitatis” al
“Pastor Angelicus”, Conte Editore, Roma, Cattolici svegli (Tempi di
ApocalisseOriente e OccidenteEscatologia ed Ecumenismol’Ora di Giovanni),
Firenze, Verona, Cosmologia degli Antichi, Dialoghi, Roma, Ispirazione e Tradizione (Città tradizionali e
Città ispiratrici), Carattere, Verona Lo
spiritualismo storico di Luigi Sturzo (Per una rettificazione metafisica della
Sociologia), Conte, Napoli Scritti recenti Discorsi sul monachesimo e
sull’oblazione benedettina, S. Benedetto, Parma Il profetismo di Savonarola, La Pianura,
Ferrara, Prefazione alla “Beatrice di Dante” (di Gabriele Rossetti), Atanor,
Roma Approfondimenti crono-escatologici sul “Die Kirche in der
Endzeit-Apocalypse” del padre Dlustusch, Roma, Il gioannismo di Santa Caterina
da Siena e il vero volto di Giovanni, Quaderni Cateriniani, Cantagalli, SienaLe
divine negazioni dell’Orso forte (saggio critico introduttivo e traduzione del
“Saint Bernard” di René Guénon), Il Cinabro, Catania, Solo, nel mistero di Dio.
“Sinossi ascetico-mistica da tutti gli Scritti del Padre Pio” (Proemio,
Compilazione, CommentiPresentazione del Vicepostulatore, padre Gerardo Di
Flùmeri), I Classici Cristiani, Cantagalli, Siena, Il Simbolismo di Rita,
Disegno inedito della mistica rosa di Roccaporena, Thule, Palermo Le frontiere
dell’aldilà nel poema di Dante e negli aneliti di Padre Pio (Relazione al
Convegno di Spiritualità di San Giovanni Rotondo), Atti, Il mistero metafisico
di Maria “vera Dea e vera Donna”, Thule, Palermo, Laus fidei (Prefazione a “La
luce del Graal”, poema di Pietro Mirabile), Thule, Palermo, Cavalleria
terrestre e celeste di S. Antonio Taumaturgo, Cantagalli, Siena, Matilde! Vita,
morte e trasfigurazione di una Sposa Cristiana, Cantagalli, Siena, La Croce e
l’Ulivo, Canti Lirici (StelleRaggi di SoleTra Mare e CieloUltimo Quarto) Composizione
artistica; Schena Editore, Fasano, Ristampe
e nuove antologie Difesa dell’Aristocrazia (Il cristianesimo come
aristocrazia sociale), I Quaderni di Metapolitica, n. 1, Roma Scritti su René Guénon, I Quaderni di
Metapolitica, Roma Vecchie e nuove
cosmologie (Avviamento alla “Scienza dei Magi”), I Quaderni di Metapolitica, n.
3, Roma Per una rettificazione
metafisica della sociologia (Lo spiritualismo storico di Luigi Sturzo), I Quaderni
di Metapolitica, Roma Le frontiere
dell’Aldilà nel poema di Dante e negli aneliti di Padre Pio, I Quaderni di
Metapolitica, nRoma Scritti in
collaborazione Archivio Storico di “Metapolitica, Rivista del Regno
Universale, Roma “Nuovi Cieli e Nuova Terra”, Roma. Complessivamente volumi in corso di stampa. Pagine Libere
(Storica Rivista Internazionale fondata a Lugano6), Nuova Serie, Roma, L’Vltima
(Rivista di Escatologia e di Ecumenismo), Firenze, Scritti sulla stampa
estera Bibel und Cosmologie, Kairòs, Zeitschrift für Religionswis-senschaft
und Theologie, Salzburg Christus und Indien, Jesus und wir, Kairòs, Salzburg, Referate,
Bibliographie zür Symbolik, Ikonographie und Mythologie, Baden-Baden, Politik-Kriptopolitik-Metapolitik,
Zeitschrift für Ganzeisfor-schung (Philosophie, Gasellschaft, Wirtschaft), Wien
1981 Traditio et Renovatio, idem, Wien. ,
MetapoliticaHistoria cultural, Enciclopèdia Luso-Brasileira de Cultura, Ècriture et peinture, Contrelittérature,
Paris Sull'autore: Testimone
dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”,
(Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla
metafisica alla metapolitica: omaggio a Silvano Panunzio in occasione del
centenario della nascita, Ed. Simmetria, Roma .
Inediti: Corona di Rose (Luci d’oltrevita del fiore del Carmelo).
In corso di stampa Note Olinto Dini, Percorsi di libertà, Firenze,
Polistampa, Giambattista Scirè, La democrazia alla prova, Roma, Carocci,
200525. Silvano Panunzio fu allievo di
Eugenio Zolli, cfr. Claudio C. Belinfanti, Lo strano caso di Israel Eugenio
Zolli, . Secondo Giovanni Pallanti,
Panunzio sulle pagine de L'Ultima avrebbe proposto «un'intesa teologica e
politica tra il cattolicesimo e l'islam. [...] Panunzio, combattente nella
Seconda guerra mondiale rimase chiaramente, un teorico di un fascismo mistico con lo
sguardo rivolto a Oriente». Giovanni Pallanti, "L'Ultima": scrittori,
artisti e teologi tra cattocomunismo e fascismo, Firenze, Società editrice
fiorentina, VIII. Francesco Carnelutti,
Tempo perso, Firenze, Sansoni, Sergio Quinzio, "L'Ultima" ovvero
l'ultimo sogno dello scrittore, in Prospettive libri, In Metapolítica y
filosofía, il filosofo argentino Alberto Buela Lamas afferma che Panunzio fosse
il massimo rappresentante della corrente metapolitica. AMetapolítica y
filosofía: estudio preliminar de H. Aguer, Buenos Aires, Ediciones Theoría, Bruno
Bosteels, Badiou and Politics, Durham, NC, Duke University Press. Per una
sintesi del pensiero di Panunzio: Sergio Sotgiu, Una vita contro il cattocomunismo,
in Il Giornale, Tradizionalismo (filosofia) Opere Excursus sul termine "Metapolitica"
filosofia.org.
PAOLINO. (Napoli).
Filosofo. Grice:
“In England, we have it easy: we have Oxford and we have Oxford. In Italy,
small a country as it is, they have Bologna, Bologna, Bologna, and Nappoli,
Venezia, Roma, etc.” Autore di quattro trattenimenti De' principj del dritto
naturale, stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di un supplemento al
Dizionario storico portatile di Ladvocat, ma è noto soprattutto per i due
volumi della sua Istoria dello studio di Napoli, uscita anch'essa dalla
stamperia di Giovanni di Simone. Si tratta della prima storia compiuta
dell'Napoli, nella quale l'autore dimostra con buoni argomenti (come ricorda Tiraboschi
nella sua Storia della letteratura italiana), che quello studio non fu
veramente fondato da Federico II di Svevia, ma, prima di lui, dai Normanni,
benché questi non le dessero veramente forma di università e non la onorassero
dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa che invece fu fatta da
Federico, che così meritò la fama di suo vero fondatore. Opere * Giangiuseppe Origlia, Istoria dello
studio di Napoli, Torino, Giovanni Di
Simone, Girolamo Tiraboschi.
PAPI. Grice: “Papi’s
‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed word’ is, “Apriti Sesamo” is Two
words, and they charm, they are not charmed! “Abracadabra” may be different!”
-- essential Italian philosopher. Fulvio Papi (Trieste), filosofo. Compie gli
studi a Milano, a Stresa sul Lago Maggiore
per poi tornare a Milano fino
alla laurea. Politicamente attivo nella corrente lombardiana del PSI, segue un
percorso che lo vedrà varcare le porte del Parlamento ed assumere la
vice-direzione e poi la direzione dell'Avanti! Sospettando un aumento del
tenore affaristico nella politica così come lui stesso dichiara in
un'intervista abbandona bruscamente tutto e si dedica all'insegnamento. È
insignito nello stesso anno del titolo di Professore Emerito a Pavia e dell'Ambrogino d'oro quale cittadino
benemerito di Milano.Fonda inoltre la rivista di filosofia Oltrecorrente, che
tuttora dirige. Con Vegetti, Alessio e Fabietti,
ha curato inoltre, per l'editore Zanichelli, il manuale di filosofia per i
licei, iFilosofie e società. KARL MARX RISPONDE A SALVATORE VECA, PRENDE LE
DISTANZE DA ENGELS E RENDE OMAGGIO A FULVIO PAPI., “La parola incantaa.” Biografia
e di Papi Archiviato il 13 dicembre in . nel sito "Fondazionecorrente.org Biografia su dicom.uninsubria. Scuola di
Milano Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Profilo autobiografico in
Rivista di filosofia Oltrecorrente.
PAREYSON. (Piasco). Filosofo. Linceo. Nato da
genitori entrambi originari della Valle d'Aosta, si laureò a Torino con una
tesi dal titolo “Esistenza” – su Jaspers, che poi venne pubblicata all'editore
Loffredo di Napoli. Compì spesso viaggi di studio in Francia e in Germania,
dove ebbe modo di conoscere personalmente Maritain, Jaspers eHeidegger. Si
fece notare dai più importanti filosofi del tempo, tra i quali Gentile. Allievo
di Solari e Guzzo, dopo aver seguito in
Germania i corsi di Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Camillo Benso
di Cavour di Torino e al liceo di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri
esponenti della Resistenza italiana, tra i quali Revelli e Vivanti. Fu
arrestato per alcuni giorni, in seguito agì egli stesso nella Resistenza,
insieme con Bobbio, Ferrero, Galimberti e Chiodi, continuando a pubblicare
anonimamente articoli. Nel dopoguerra insegnò al Gioberti e in vari
atenei tra cui Pavia e Torino dove, conseguito l'ordinariato. Fu accademico dei
Lincei e membro dell'Institut international de philosophie, oltre che direttore
della Rivista di estetica, succedendo a Stefanini che la fondò a Padova. Ebbe molti allievi, fra cui
Eco, Vattimo, Tomatis, Perniola, Givone,
Riconda, Marconi, Massimino, Ravera,
Perone, Ciancio, Pagano, Magris e Zanone, segretario del Partito Liberale
Italiano, ministro della Repubblica e sindaco di Torino. Considerato tra i
maggiori filosofi del XX secolo, assieme
a Abbagnano fu tra i primi a far conoscere l'esistenzialismo, facente capo
principalmente ad Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa visione (La
filosofia dell'esistenza e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo.
Si dedicò anche a dare una nuova interpretazione dell'idealismo non più in chiave hegeliana (Fichte),
individuando in Schelling un precursore a cui l'esistenzialismo doveva la
propria ascendenza, sostenendo che «gli esistenzialisti autentici, i soli
veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers e Marcel, si sono richiamati a
Schelling o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo anda ripreso
in chiave ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma come
interpretazione del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva. Chiama
la propria posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a ricerche
storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due correnti, riconducibili
rispettivamente a Kierkegaard e a Feuerbach,
e che sarebbero sfociate rispettivamente nell'esistenzialismo e nel marxismo.
Il suo percorso filosofico ha attraversato principalmente tre fasi:
una più propriamente esistenzialista, attestata cioè su un esistenzialismo
personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che riconosca come la comprensione
di sé stessi è resa possibile solo dalla propria relazione con l'Altro; una
seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi strumento di
interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione ontologica delle
condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo Heidegger si tramuta
da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che si richiama a
un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un filosofo talmente
attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui interpretazione può essere
innovata a partire da Heidegger proprio perché Heidegger ha avuto Schelling
all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre fasi del suo pensiero alla
luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella positiva di Schelling,
ossia il momento in cui la ragione, prendendo atto della propria nullità, si
apriva allo stupore dell'estasi, in una maniera non necessaria né automatica,
bensì fondata su una libertà che non esclude tuttavia la continuità. Solo
ammettendo questa libertà si può approdare da una filosofia puramente critica,
negativa, ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre che della possibilità
del male e della sofferenza. Il discorso sulla negatività non sarebbe
affatto completo se non si parlasse della sofferenza, ma dato che la sofferenza
è non solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà che capovolge il
negativo in positivo, questo fa già parte di quella tragedia cosmo-te-andrica –
cosmos, theios, aner -- che è la vicenda universale. Migliorini et al., Scheda
sul lemma "Pareyson", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri,
Per gli accenni biografici di questa sezione, si veda Vattimo, "Pareyson”
iDizionario Biografico degli Italiani, come anche labiografia presente in
centrostu di pareyson Home.html Luciano
Regolo, A Torino Gadamer ricorda Pareyson, Repubblica, Cfr. Schelling, in
«Grande antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una filosofia
della libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione del proprio
percorso filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis; “Escatologia della
negazione” (Roma, Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli, Il male – cf.
Grice, “ill-will” --. Roma, Editrice Pontificia Università Gregoriana, F. Tomatis
Opere: “La filosofia dell'esistenza e Karl Jaspers, Napoli, Loffredo Editore (nuova ed., Karl Jaspers, Casale Monferrato
(AL), Marietti, Studi sull'esistenzialismo, Firenze, G.C. Sansoni, Esistenza e
persona, Torino, Edizioni Taylor, (IV ed., Genova, Il Melangolo, L'estetica dell'idealismo, Torino, Edizioni di
«Filosofia», Fichte, Torino, Edizioni di
«Filosofia», (nuova ed., Milano, Mursia,
, Estetica. Teoria della formatività, Torino, Edizioni di «Filosofia», (nuova ed., Milano, Bompiani). Teoria
dell'arte, Milano, Marzorati, I problemi dell'estetica, Milano, Marzorati, Conversazioni
di estetica, Milano, Mursia, Il pensiero etico di Dostoevskij, Torino, Einaudi,
Verità e interpretazione, Milano, Mursia, L'esperienza artistica, Milano,
Marzorati, Schelling, in Grande
antologia filosofica, Milano, Marzorati, Dostoevskij: filosofia, romanzo ed
esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La filosofia e il problema del male, in
Annuario filosofico, Filosofia dell'interpretazione, Torino, Rosenberg &
Sellier, Kierkegaard e Pascal, Sergio Givone, Milano, Mursia Editore, Filosofia della libertà, Genova, Il Melangolo,
Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le
"Opere complete" sono pubblicate a cura del "Centro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson", Edizioni Mursia, Milano.
Interviste principali Se muore il Dio della filosofia, Ciro Sbailò, “Il
Sabato”, anno Io, filosofo della libertà, Roberto Righetto, “Avvenire” Mario
Perniola, "Un'estetica dell'eccesso: Luigi Pareyson", in Rivista di
Estetica, Alberto Rosso, Ermeneutica come ontologia della libertà. Studio sulla
teoria dell'interpretazione di Luigi Pareyson, Milano, Vita e Pensiero, Francesco
Russo, Esistenza e libertà. Il pensiero di Luigi Pareyson, Roma, A. Armando
Editore, Furnari, I sentieri della libertà. Milano, Guerini e associati, Chiara,
L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia, Ermeneutica e libertà, Roma,
Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma, Città Nuova Editrice,
Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis, pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les
Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste &
Musumeci Éditeur, Ermenegildo Conti, La verità nell'interpretazione.
L'ontologia ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni, Pareyson. Vita, filosofia, , Brescia, Editrice
Morcelliana, Musaio, Interpretare la
persona. Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una
filosofia della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Paolo
Diego Bubbio, Piero Coda , L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza
religiosa, rivelazione, Roma, Città Nuova Editrice, Gianpaolo Bartoli,
Filosofia del diritto come ontologia della libertà. Formatività giuridica e personalità
della relazione, Roma, Nuova Cultura, Santi Lo Giudice, "Verità e interpretazione,”
Atti dell'Accademia peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere
Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi "Luigi
Pareyson" Pubblicazioni e critica
Centro studi filosofico-religiosi orino. vita e pensiero Gianmario Lucini, sito
"filosofico.net".
PARINETTO.
(Brescia). Filosofo. Grice:
“Parinetto implicates, “Are witches women?” “Sono donne le streghe?” Grice:
“The question may be rhetorical but it ain’t – since Italian allows for “lo strego,”
and “lo stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua opera convergono tanto lo
studio delle filosofie orientali (fu traduttore del Tao Te Ching di Lao Tzu)
che influenze di pensatori sia classici, come (Eraclito, Nietzsche e Marx), sia
contemporanei della filosofia occidentale, quali Deleuze e Guattari. È
considerato uno degli interpreti eterodossi del marxismo. Particolarmente
importanti sono state le sue analisi sulle persecuzioni dei movimenti ereticali
e sulla stregoneria, nella cui repressione legge il tentativo di annichilimento
di qualsiasi diversità sociale da parte del potere (non solo religioso ma anche
economico e culturale). Ha contribuito, spesso, con queste sue analisi, alla
comprensione dell'emarginazione di tutte le istanze sociali e culturali
minoritarie, non solo del passato ma anche contemporanee. Altro tema centrale
dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere contrapposto alla scienza moderna e
volto alla trasformazione dell'umano anziché del sociale. Ha anche una profonda
cultura musicale, tanto da essere stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come
recensionista. Fu anche collaboratore del periodico La Verità (organo della
federazione bresciana del PCI). È in via
di costruzione, presso la biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che
raccoglie la sua vasta produzione. Opere: “Alchimia e utopia, Pellicani”
(Mimesis); “Corpo e rivoluzione in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx,
Pellicani, Mimesis, Gettare Heidegger, Mimesis, I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx:
sulla religione, La nuova Italia, “ Il ritorno del diavolo, Mimesis,” La
rivolta del diavolo: Lutero, Müntzer e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi,
La traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia
e ragione” La Nuova Italia, Marx diverso
perverso, Unicopli, Marx e Shylock, Unicopli, Né dio né capitale, Ed.
Contemporanea, “Nostra signora dialettica” Pellicani, Processo e morte di Bruno: i documenti, con un
saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le streghe?, Pellicani, Sulla
religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei
diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob Böhme, La vita sovrasensibile.
Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Giordano Bruno, La magia e le
ligature, Mimesis, Niccolò Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Emily Dickinson,
Dietro la porta, 237 liriche scelte, Rusconi, Eraclito, Fuoco non fuoco, tutti
i frammenti, Mimesis, Ludwig Feuerbach, Rime sulla morte, Mimesis, Friedrich
Hegel e Friedrich Hölderlin, Eleusis, carteggio, Mimesis, Gotthold Ephraim
Lessing, Il teatro della verità. Massoneria, Utopia, Verità, Mimesis, Angelus
Silesius, L'altro io di dio, Mimesis, Lao Tzu, La via in cammino: Tao Te Ching,
Edizioni La vita Felice, Milano, Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa
Alternativa, Vedi per esempioUna polemica sulle streghe in Italia, riferimenti
in . Vedi per esempio la recensione a I
Lumi e le streghe Vedi di Renzo
Baldo Cfr. Fondazione Luigi Micheletti Catalogo
Emeroteca , su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia
da nicolettapoidimani su
nicolettapoidimani. Biografia da mimesisedizioni, su mimesisedizioni. Biografia
da zam, su zam. Una polemica sulle streghe in Italia -- nel sito della ARFISAssociazione per Ricerca e
Insegnamento di Filosofia e Storia.
parmenide: Grice: “”A = A,”
Parmenides says,” “Le donne sono le donne,” “La guerra è la guerra.” Enough to
irritate an Italian neo-non-parmenideian“One of the most important Italian
philosophers, if only because Plato dedicated a dialogue to him!”Grice. a Grecian
philosopher, the most influential of the pre-socratics, active in Elea Roman
and modern Velia, an Ionian Grecian colony in southern Italy. He was the first Grecian
thinker who can properly be called an ontologist or metaphysician. Plato refers
to him as “venerable and awesome,” as “having magnificent depth” Theaetetus
183e 184a, and presents him in the dialogue Parmenides as a searching critic in a fictional and dialectical
transposition of Plato’s own theory of
Forms. Nearly 150 lines of a didactic poem by Parmenides have been preserved,
assembled into about twenty fragments. The first part, “Truth,” provides the
earliest specimen in Grecian intellectual history of a sustained deductive
argument. Drawing on intuitions concerning thinking, knowing, and language,
Parmenides argues that “the real” or “what-is” or “being” to eon must be
ungenerable and imperishable, indivisible, and unchanging. According to a Plato-inspired
tradition, Parmenides held that “all is one.” But the phrase does not occur in
the fragments; Parmenides does not even speak of “the One”; and it is possible
that either a holistic One or a plurality of absolute monads might conform to
Parmenides’ deduction. Nonetheless, it is difficult to resist the impression
that the argument converges on a unique entity, which may indifferently be
referred to as Being, or the All, or the One. Parmenides embraces fully the
paradoxical consequence that the world of ordinary experience fails to qualify
as “what-is.” Nonetheless, in “Opinions,” the second part of the poem, he
expounds a dualist cosmology. It is unclear whether this is intended as candid
phenomenology a doctrine of
appearances or as an ironic foil to
“Truth.” It is noteworthy that Parmenides was probably a physician by
profession. Ancient reports to this effect are borne out by fragments from
“Opinions” with embryological themes, as well as by archaeological findings at
Velia that link the memory of Parmenides with Romanperiod remains of a medical
school at that site. Parmenides’ own attitude notwithstanding, “Opinions”
recorded four major scientific breakthroughs, some of which, doubtless, were
Parmenides’ own discoveries: that the earth is a sphere; that the two tropics
and the Arctic and Antarctic circles divide the earth into five zones; that the
moon gets its light from the sun; and that the morning star and the evening
star are the same planet. The term Eleatic School is misleading when it is used
to suggest a common doctrine supposedly held by Parmenides, Zeno of Elea,
Melissus of Samos, and anticipating Parmenides Xenophanes of Colophon. The fact
is, many philosophical groups and movements, from the middle of the fifth
century onward, were influenced, in different ways, by Parmenides, including
the “pluralists,” Empedocles, Anaxagoras, and Democritus. Parmenides’
deductions, transformed by Zeno into a repertoire of full-blown paradoxes,
provided the model both for the eristic of the Sophists and for Socrates’
elenchus. Moreover, the Parmenidean criteria for “whatis” lie unmistakably in
the background not only of Plato’s theory of Forms but also of salient features
of Aristotle’s system, notably, the priority of actuality over potentiality, the
unmoved mover, and the man-begets-man principle. Indeed, all philosophical and
scientific systems that posit principles of conservation of substance, of
matter, of matter-energy are inalienably the heirs to Parmenides’ deduction. Refs.:
H. P. Grice, “Negation and privation,” “Lectures on negation,” Wiggins, “Grice
and Parmenides;” Luigi Speranza, “Il
parmenideismo italiano,” Luigi Speranza,
"Grice e Parmenide," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
PARISIO. (Figline Vegliaturo). Filosofo.: Grice:
“I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher should!” Come
molti umanisti ebbe una vita errabonda. Dopo aver fatto un viaggio di studio a
Corfù, ritornò in patria dove aprì una scuola. Si trasferì a Napoli dove
ottenne cariche e favori dal re di Napoli Ferrandino. Risiedette per qualche
tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove sposò la figlia del filosofo
Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza, Padova e Venezia, tornò a
Cosenza, dove fondò l'Accademia Cosentina. Recatosi a Roma, invitato da papa
Leone X, vi insegnò sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana che latino
nell'Archiginnasio. Rimase a Roma fino alla morte di Leone X, dopo di che ritornò definitivamente a
Cosenza. Opere:” Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis,
A. Iani Parrhasii”’ “Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae
Glareani adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano, Q. Horatii Flacci Omnia poemata cum ratione
carminum, & argumentis vbique insertis, interpretibus Acrone, Porphyrione,
Iano Parrhasio, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris
eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici
Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei
Bonfinis, &Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea
annotationes doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli
Vtinensis, atque Henrici Glareani apprime vtiles addidimus. Nicolai Perotti
Sipontini libellus de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino.
Quae omnia longe politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem
prodeunt. Index copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere
animaduersione digna visa sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli,
Claudius Claudianus, Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia
nuper impressus: in quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum
utilitatem: addita sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia:
Albertino da Lessona, Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, Ciceronis
ex epistolis excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae:
plenae frugis: & ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. A.
Ianus Parrhasius & recensuit & approbauit, Vicentiae: per Henricum
& Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii Maximi Priscorum exemplorum libri
nouem: diligenti castigatione emendati: aptissimisque figuris exculti: cum
laudatis Oliuerii ac Theophili commentariis: Hermolai Barbari: Georgii Merulae:
Mar. Antonii Sabellici: Iani Parrhasii: Raphaelis Rhegii: multorumque praeterea
nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem literarum: ad inueniendas
historias nuper excogitato: alteroque in usum grammaticorum ad uocabula
rerumque cognitionem, Impressum Venetiis: per Bartholomeum de Zanis de
Portesio, Habes in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera
nuper per Ianum Parrhasium accuratissime castigata: graeco integro adiuncto:
... Eiusdem Epitome. Carmen de Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam
Ioan. Chry. de Eucha. quandam expositionem & in eandem materiam Lau. Vall.
sermonem. habes Phi. adhorationem ad Theodo. & aduersus gentes Tertul.
Apologeticum, Venetiis: arte & impensis Ioannis Tacuini fuit impressum, Retoricae breviarium ab optimis utriusque linguae
auctoribus excerptum, Iani Parrhasii Liber de rebus per epistolam quaesitis.
Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus poetas
illustrauit libris ... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana,
Ginevra: excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri
typographus, Davide Andreotti, Storia dei cosentini, II, Napoli: Stabilimento Tipografico di
Salvatore Marchese (Google books) Ugo Lepore, «Per la biografia’ Biblion, Giuseppina
Maria Perna Mugavero, Aulo Giano Parrasio, Treviso: SIT, Francesco D'Episcopo, Fondatore dell'Accademia
Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi sui suoi natali,
in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata e diretta da
Luigi Pellegrini, Accademia Cosentina TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Italica,su italica.rai.
PARRINI. (Castel’Azzara). Filosofo. Grice:
“Italians are supposed to be non mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini
proves they shouldn’t!” Professore a Firenze, membro di svariate istituzioni
scientifiche internazionali e del comitato scientifico di alcune riviste
filosofiche italiane e straniere e condirettore della collana
"Epistemologica" pubblicata dall'editore Guerini e associati, fu
segretario nazionale del Comitato dei dottorati di ricerca in Filosofia, nonché
Presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Fu invitato a tenere
lezioni e conferenze in Italia, in vari paesi europei, in Argentina e negli
Stati Uniti d'America. Insieme a Roberta Lanfredini organizzò un Corso di
perfezionamento in Epistemologia generale e applicata che si tiene, con cadenza
biennale, a 'Firenze. Si occupò di filosofia analitica contemporanea,
dell'epistemologia di Kant e di Husserl, di vari aspetti del pensiero
scientifico e epistemologico del XIX e del XX secolo, della filosofia italiana
del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una nuova interpretazione del
positivismo logico e dei suoi rapporti con il convenzionalismo e la filosofia
kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia conferma a livello internazionale.
In campo epistemologico, i suoi maggiori interessi vanno al tema del realismo,
alla problematica della conoscenza a priori, alla giustificazione epistemica e
alla metodologia della ricerca storico-filosofica. Nel volume Conoscenza e
realtà avanzò una prospettiva filosofica cui dette il nome di "filosofia
positiva" e della quale sviluppò le implicazioni circa i rapporti con
l'ermeneutica, lo statuto epistemologico della logica e la natura della verità.
Lasciò più di un centinaio di pubblicazioni. Opere: “Linguaggio e teoria: analisi
filosofica” (La Nuova Italia, Firenze); “Una filosofia senza dogma: materiali per
un bilancio dell'empirismo,” – Grice: “I can’t see why Parrini is afraid of a
dogma; Strawson and I loved them!” -- il Mulino, Bologna, “Empirismo logico e
convenzionalismo,”” Franco Angeli, Milano); “Conoscenza e realtà: positivism”
(Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni della filosofia. Filosofia in età antica,
Mondadori Università, Milano); “L'empirismo logico, Carocci, Roma); “Filosofia
e scienza nell'Italia del Novecento. Figure, correnti, battaglie, Guerini e
associati, Milano, Fare filosofia, oggi, Carocci, Roma, . Note "lanazione", Scheda docente presso il Dipartimento di
filosofia dell'Università degli Studi di Firenze, su philos.unifi. Paolo
Parrini in SWIFSito web italiano per la filosofia, su lgxserver.uniba.
pascoli, alessandro.
Fisologia. Grice: “An excellent philosopher. He philosophised on the will, on
the soul, and on a functionalist approach.”
PASCOLI. (San Mauro di Romagna). Filosofo.. Considerato
il maggior filosofo decadente italiano, nonostante la sua formazione
principalmente positivistica. Dal Fanciullino, articolo programmatico
pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e
interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare
e del quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva.
D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino"
presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il
ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di
ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e
civile della poesia. Egli, pur non partecipando attivamente ad alcun
movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la
poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), manifesta nella
propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche,
tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del
positivismo. Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione
costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata dal maestro Giosuè
Carducci, e le nuove tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere
il vero significato delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e
tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso riorganizzò per
tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio
mondo poetico e artistico. Giovanni Pascoli da bambino (ultimo a destra),
con il padre Ruggero e i fratelli Giacomo e Luigi Giovanni Pascoli nacque il 31
dicembre del 1855 a San Mauro (oggi San Mauro Pascoli in suo onore) in
provincia di Forlì all'interno di una famiglia benestante, quarto dei dieci
figlidue dei quali morti molto piccolidi Ruggero Pascoli, amministratore
della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina
Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamavano affettuosamente "Zvanì".
Il 10 agosto 1867, quando Giovanni aveva undici anni, il padre fu assassinato
con una fucilata, sul proprio calesse, mentre tornava a casa da Cesena.
Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse dovute a contrasti di
lavoro, non furono mai chiarite e i responsabili rimasero ignoti; nonostante
tre processi celebrati e nonostante la famiglia avesse forti sospetti
sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente nella poesia La
cavalla storna: il probabile mandante fu infatti un delinquente, Pietro
Cacciaguerra (al quale Pascoli fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica
Tra San Mauro e Savignano), possidente ed esperto fattore da bestiame, che
divenne successivamente agente per conto del principe, coadiuvando
l'amministratore Achille Petri, subentrato a Ruggero Pascoli dopo il delitto. I
due sicari, i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, furono Luigi
Pagliarani detto Bigéca (fervente repubblicano), e Michele
Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto mandante. Sempre da
Pascoli venne scritta una poesia in ricordo della notte dell'assassinio del
padre, X agosto, la notte di San Lorenzo, la stessa notte in cui morì il
padre. Sull'intricatissima vicenda del delitto Pascoli è stato pubblicato
il volume di Rosita Boschetti Omicidio Pascoli. Il complotto frutto di ricerche
negli archivi locali e che, oltre a pubblicare documentazione inedita, formula
l'ipotesi di uncomplotto perpetrato ai danni dell'amministratore Pascoli. Il
trauma lasciò segni profondi nel poeta. La famiglia cominciò a perdere
gradualmente il proprio stato economico e successivamente a subire una serie
impressionante di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno
successivo morirono la sorella Margherita di tifo, e la madre per un attacco
cardiaco (di "crepacuore", si disse), nel 1871 il fratello Luigi,
colpito da meningite, e nel 1876 il fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da
recenti studi anche il fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di
ricostituire il nucleo familiare a Rimini, potrebbe essere stato assassinato,
forse avvelenato. Giacomo infatti nell'anno in cui morì ricopriva la carica di
assessore comunale e pare conoscesse personalmente coloro che avevano
partecipato al complotto per uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani
fratelli Pascoli (in particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal
punto alla verità sul delitto da essere minacciati di morte. Le due
sorelle Ida e Maria andarono a studiare nel collegio del convento delle monache
agostiniane, a Sogliano al Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della
madre Caterina e dove rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e
Maria chiesero aiuto al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al
liceo Duni di Matera, chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di
dovere e di colpa di Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si
era più occupato delle sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria,
Lungo la vita di Giovanni Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo
solidoe vivace, il cui carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per
anni, infatti, le sue reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a
terminare il liceo e a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari,
nonché nel puntiglio, sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino
del padre. Questo desiderio di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e
Pascoli si pronuncerà sempre contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per
motivi principalmente umanitari. I primi studi Nel 1871, all'età di
quindici anni e dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite il 19
ottobre dello stesso anno, Giovanni Pascoli dovette lasciare il
collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino; si trasferì a Rimini, per
frequentare il liceo classico Giulio Cesare. Giovanni giunse a Rimini assieme
ai suoi cinque fratelli: Giacomo (19 anni), Raffaele , Alessandro Giuseppe,
(12), Ida (8), Maria (6, chiamata affettuosamente Mariù). «L'appartamento, già
scelto da Giacomo ed arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di
casa nostra, era in uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del
pianterreno e del primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a
Rimini… era di una economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli
terminò infine gli studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed
il liceo al prestigioso Liceo Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di
licenza a causa delle materie scientifiche. L'università e l'impegno
politico Giovanni Pascoli nel 1882 Grazie ad una borsa di studio di 600
lire (che poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca)
Pascoli si iscrisse all'Bologna, dove ebbe come docenti il poeta Giosuè
Carducci e il latinista Giovanni Battista Gandino, e diventò amico del poeta e
critico Severino Ferrari. Conosciuto Andrea Costa e avvicinatosi al movimento
anarco-socialista, cominciò, nel 1877, a tenere comizi a Forlì e a Cesena.
Durante una manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito
dell'anarchico lucano Giovanni Passannante ai danni del re Umberto I, il
giovane poeta lesse pubblicamente un proprio sonetto dal presunto titolo Ode a
Passannante. L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di
essere arrestato o forse pentito, pensando all'assassinio del padre) e di essa
si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente: «colla
berretta d'un cuoco, faremo una bandiera». La paternità del componimento
fuoggetto di controversie: sia la sorella Maria sia lo studioso Piero Bianconi
negarono che egli avesse scritto tale ode (Bianconi la definì «la più celebre e
citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana»). Benché non vi sia
alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, Gian Battista Lolli, vecchio
segretario della federazione socialista di Bologna e amico del Pascoli,
dichiarò di aver assistito alla lettura e attribuì al poeta la realizzazione
della lirica. Pascoli fu arrestato il 7 settembre 1879, per aver partecipato ad
una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i quali erano stati a loro
volta imprigionati per i disordini generati dalla condanna di Passannante.
Durante il loro processo, il poeta urlò: «Se questi sono i malfattori,
evviva i malfattori!» Dopo poco più di cento giorni, esclusa la maggiore
gravità del reato, con sentenza del 18 novembre 1879, la Corte d'Appello rinviò
gli imputatiPascoli e Ugo Corradinidavanti al Tribunale: il processo, in cui
Pascoli era difeso dall'avvocato Barbanti, ebbe luogo il 22 dicembre, chiamato
a testimone anche il maestro Giosuè Carducci che inviò una sua dichiarazione:
"Il Pascoli non ha capacità a delinquere in relazione ai fatti
denunciati". Viene assolto ma attraversa un periodo difficile, medita il
suicidio ma il pensiero della madre defunta lo fa desistere, come dirà nella
poesia La voce. Alla fine riprende gli studi con impegno. Nonostante le
simpatie verso il movimento anarco-socialista in età giovanile, nel 1900,
quando Umberto I venne ucciso da un altro anarchico, Gaetano Bresci, Pascoli
rimase amareggiato dall'accaduto e compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona
la militanza politica, mantenendo un socialismo umanitario che incoraggiasse
l'impegno verso i deboli e la concordia universale tra gli uomini, argomento di
alcune liriche: «Pace, fratelli! e fate che le braccia / ch'ora o poi
tenderete ai più vicini, / non sappiano la lotta e la minaccia.» (I due
fanciulli) La docenza Dopo la laurea, conseguita nel 1882 con una tesi su
Alceo, Pascoli intraprese la carriera di insegnante di latino e greco nei licei
di Matera e di Massa. Dopo le vicissitudini e i lutti, il poeta aveva
finalmente ritrovato la gioia di vivere e di credere nel futuro. Ecco cosa
scrive all'indomani della laurea da Argenta: "Il prossimo ottobre
andrò professore, ma non so ancora dove: forse lontano; ma che importa? Tutto
il mondo è paese ed io ho risoluto di trovar bella la vita e piacevole il mio
destino". Su richiesta delle sorelle Ida e Maria, fino al 1882 nel
convento di Sogliano, Pascoli riformulò il proprio progetto di vita, sentendosi
in colpa per avere abbandonato le sorelle negli anni universitari. Ecco a tale
proposito una lettera di Giovanni scritta da Argenta il 3 luglio 1882, il
quale, ripreso dalle sorelle per averle abbandonate, così risponde:
"Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra lettera così tenera,
io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una lagrima!." E
ancora da Matera il poeta scrive nell'ottobre del 1882: "Amate voi
me, che ero lontano e parevo indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del
chiostro [...] Amate voi me, che sono accorso a voi soltanto quando escivate
dal convento raggianti di mite contentezza, m'amate almeno come le gentili
compagne delle vostre gioie e consolatrici dei vostri dolori?". Iniziato
alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento
massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un
simbolo massonico), è stato rinvenuto nel 2002. Dal 1887 al 1895 insegnò a
Livorno al Ginnasio-Liceo "Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio
si trovano ancora lettere e appunti scritti di suo pugno. Intanto iniziò la
collaborazione con la rivista Vita nuova, su cui uscirono le prime poesie di
Myricae, raccolta che continuò a rinnovarsi in cinque edizioni fino al
1900. Pascoli con le sorelle Ida e Maria Vinse inoltre per ben
tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia latina di Amsterdam, col
poemetto Veianus e coi successivi Carmina. Nel 1894 fu chiamato a Roma per
collaborare con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la
conoscenza di Adolfo de Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivista
Convito (dove sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi
riuniti nel volume Poemi conviviali), e di Gabriele D'Annunzio, il quale lo
stimava, anche se il rapporto tra i due poeti fu sempre complesso.
Giuliano Di Bernardo, a capo del Grande Oriente d'Italia dal '90 al '93,
nel ha esplicitamente dichiarato
l'appartenenza di Pascoli e Carducci alla massoneria, per un certo periodo
nelle logge. Il "nido" di Castelvecchio «La nube nel giorno più
nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera» (Giovanni Pascoli, La
mia sera, Canti di Castelvecchio) Divenuto professore universitario nel 1895 e
costretto dalla sua professione a lavorare in più città (Bologna, Messina e
Pisa), egli non si radicò mai in esse, preoccupandosi sempre di garantirsi una
"via di fuga" verso il proprio mondo di origine, quello agreste.
Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante appenninico opposto a
quello da cui proveniva la sua famiglia. Nel 1895 infatti si trasferì con la
sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo di Castelvecchio
nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza stabile quando
(impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso di poesia latina
di Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni Pascoli Dopo il matrimonio
della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta
aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi
di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e
le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa
come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di
Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni Pascoli Dopo il matrimonio
della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta
aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi
di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e
le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa
come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di
Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni Pascoli Dopo il matrimonio
della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta
aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi
di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e
le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa
come una profonda ferita dopo i dieci anni di sacrifici e dedizione alle
sorelle, a causa delle qualia causa delle quali il poeta aveva di fatto più
volte rinunciato all'amore. A tale proposito, una vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam) poté acquistarla. Giovanni Pascoli Dopo il
matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che
il poeta aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni
mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo mostra dedicata agli "Amori
di Zvanì" e allestita dal Museo Casa Pascoli nel , getta luce sulle
vicende amorose inedite di Pascoli, chiarendo finalmente il suo desiderio più
volte manifestato di crearsi una propria famiglia. Molti particolari della vita
personale, emersi dalle lettere private, furono taciuti dalla celebre
biografia scritta da Maria Pascoli, poiché giudicati da lei sconvenienti o non
conosciuti. Il fidanzamento con la cugina Imelde Morri di Rimini,
all'indomani delle nozze di Ida, organizzato all'insaputa di Mariù, dimostra
infatti il reale intento del poeta. Di fronte alla disperazione di Mariù, che
non avrebbe mai accettato di sposarsi, né l'ingerenza di un'altra donna in casa
sua, Pascoli ancora una volta rinuncerà al proposito di vita coniugale.
Si può affermare che la vita moderna della città non entrò mai, neppure come
antitesi, come contrapposizione polemica, nella poesia pascoliana: egli, in un
certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì, in tutta la sua
produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di microcosmo chiuso su
sé stesso, come se il poeta avesse bisogno di difenderlo da un
minacciosodisordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di
riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul
tormentato rapporto con le sorelleil "nido" familiare che ben presto
divenne "tutto il mondo" della poesia di Pascoliha scritto parole di
estrema chiarezza il poeta Mario Luzi: «Di fatto si determina nei tre che la
disgrazia ha diviso e ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione
infantili, alle quali Ida è connivente solo in parte. Per il Pascoli si
tratta in ogni caso di una vera e propria regressione al mondo degli affetti e
dei sensi, anteriore alla responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato
violentemente e troppo presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno,
quasi paterno, che gli suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido
edificato dai genitori; di investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un
altro, di ben diversa natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro
con le piccole sorelle che meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia,
escludendo di fatto, talvolta con durezza, gli altri fratelli. In pratica il
Pascoli difende il nido con sacrificio, ma anche lo oppone con voluttà a tutto
il resto: non è solo il suo ricovero ma anche la sua misura del mondo.
Tutto ciò che tende a strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre
dimensioni della realtà non gli riescono, positivamente, accettabili. Per
renderlo più sicuro e profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti
della Media Valle del Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la
natura.» ([M. Luzi, Giovanni Pascoli]) In particolare si fecero difficili
i rapporti con Giuseppe, che mise più volte in imbarazzo Giovanni a Bologna,
ubriacandosi continuamente in pubblico nelle osterie, e con il marito di Ida,
il quale nel 1910, dopo aver ricevuto in prestito dei soldi da Giovanni, partì
per l'America lasciando in Italia la moglie e le tre figlie. Gli ultimi
anni Giovanni Pascoli fotografato nella casa di campagna a Castelvecchio
di Barga Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli anni di fine
secolo e preludevano alla catastrofe bellica europea, gettarono
progressivamente Pascoli, già emotivamente provato dall'ulteriore fallimento
del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza
e pessimismo ancora più marcati, che lo condussero in una fase di depressione e
nel baratro dell'alcolismo: il poeta abusava di vino e cognac, come riferisce anche
nelle lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il suo "nido di
Castelvecchio", dopo la perdita della fede trascendente, cercata e
avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di
agnosticismo mistico, come testimonia una missiva al cappellano militare padre
Giovanni Semeria: «Io penso molto all'oscuro problema che resta... oscuro. La
fiaccola che lo rischiara è in mano della nostra sorella grande Morte! Oh!
sarebbe pur dolce cosa il credere che di là fosse abitato! Ma io sento che le
religioni, compresa la più pura di tutte, la cristiana, sono per così dire,
Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse». Mentre insegnava latino
e greco nelle varie università dove aveva accettato l'incarico, pubblicò anche
i volumi di analisi dantesca Minerva oscura (1898), Sotto il velame (1900) e La
Mirabile Visione (1902). Nel 1906 assunse la cattedra di letteratura italiana
all'Bologna succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi che sarebbero stati
poi celebri, tra cui Aldo Garzanti. Presenta al concorso indetto dal Comune di
Roma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latino Inno a
Roma in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta
Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di
corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono
visti come un'anticipazione della bandiera tricolore. Scoppiata la guerra
italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore
dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la
Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle
popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i contadini
italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo
vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche.
Il 31 dicembre 1911 compie 56 anni; sarà il suo ultimo compleanno: poco tempo
dopo le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di
lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata la
cirrosi epatica per l'abuso di alcool[26]; nellememorie della sorella viene
invece affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato. Il certificato di morte riporta come causa un
tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta
di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava
sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la simpatia
giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria. La malattia lo
porta infatti alla morte il 6 aprile 1912, un Sabato Santo vigilia di Pasqua,
nella sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2; la vera causa del
decesso fu probabilmente la cirrosi epatica. Pascoli venne sepolto nella
cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata
anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede universale nel
testamento, nonché curatrice delle opere postume. L'ultima dimora
di Giovanni Pascoli, dove morì, a Bologna in via dell'Osservanza n. 2: sul
cancello si può brevi parentesi politiche della sua vita. Nel 1879
venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere; l'ulteriore senso di ingiustizia
e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del maestro Carducci e al
compimento degli studi con una tesi sul poeta greco Alceo. A margine
degli studi veri e propri, egli, comunque, condusse una vasta esplorazione del
mondo letterario e anche scientifico straniero, attraverso le riviste francesi
specializzate come la Revue des deux Mondes, che lo misero in contatto con
l'avanguardia simbolista, e la lettura dei testi scientifico-naturalistici di
Jules Michelet, Jean-Henri Fabre e Maurice Maeterlinck. Tali testi utilizzavano
la descrizione naturalisticala vita degli insetti soprattutto, per
quell'attrazione per il microcosmo così caratteristica del Romanticismo
decadente di fine Ottocentoin chiave poetica; l'osservazione era aggiornata
sulle più recenti acquisizioni scientifiche dovute al perfezionamento del
microscopio e della sperimentazione di laboratorio, ma poi veniva filtrata
letterariamente attraverso uno stile lirico in cui dominava il senso della
meraviglia e della fantasia. Era un atteggiamento positivista
"romanticheggiante" che tendeva a vedere nella natura l'aspetto
pre-cosciente del mondo umano. Coerentemente con questi interessi, vi fu
anche quello per la cosiddetta "filosofia dell'inconscio" del tedesco
Karl Robert Eduard von Hartmann, l'opera che aprì quella linea di
interpretazione della psicologia in senso anti-meccanicistico che sfociò nella
psicanalisi freudiana. È evidente in queste letturecome in quella successiva
dell'opera dell'inglese James Sully sulla "psicologia dei bambini"un'attrazione
di Pascoli verso il "mondo piccolo" dei fenomeni naturali e
psicologicamente elementari che tanto fortemente caratterizzò tutta la sua
poesia. E non solo la sua. Per tutto l'Ottocento la cultura europea aveva
coltivato un particolare culto per il mondo dell'infanzia, dapprima, in un
senso pedagogico e culturale più generico, poi, verso la fine del secolo, con
un più accentuato intendimento psicologico. I Romantici, sulla scia di
Giambattista Vico e di Rousseau, avevano paragonato l'infanzia allo stato primordiale
"di natura" dell'umanità, inteso come una sorta di età
dell'oro. Verso gli anni Ottanta si cominciò, invece, ad analizzare
in modo più realistico e scientifico la psicologia dell'infanzia, portando
l'attenzione sul bambino come individuo in sé, caratterizzato da una propria
realtà di riferimento. La letteratura per l'infanzia aveva prodotto in meno di
un secolo una quantità considerevole di libri che costituirono la vera
letteratura di massa fino alla fine dell'Ottocento. Parliamo dei libri per i bambini,
come le innumerevoli raccolte di fiabe dei fratelli Grimm di H.C. Andersen (1872), di Ruskin, Wilde, Maurice Maeterlinck; o come il
capolavoro di Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie. Oppure i libri di
avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi di Jules Verne, Kipling,
Twain, Salgari, London. libri sull'infanzia, dall'intento moralistico ed
educativo, come Senza famiglia di Malot (1878), Il piccolo Lord di F.H.
Burnett, Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio”
di Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la teoria
pascoliana della poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica
del Fanciullino, ai riflessi di un vasto ambiente culturale europeo che era
assolutamente maturo per accogliere la sua proposta. In questo senso non si può
parlare di una vera novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui egli
seppe cogliere un gusto diffuso e un interesse già educato, traducendoli in
quella grande poesia che all'Italia mancava dall'epoca di Leopardi. Per quanto
riguarda il linguaggio, Pascoli ricerca una sorta di musicalità evocativa,
accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo il modello dei poeti maledetti
Paul Verlaine e Stéphane Mallarmé. La poesia come "nido" che protegge
dal mondo Per Pascoli la poesia ha natura irrazionale e con essa si può
giungere alla verità di ogni cosa; il poeta deveessere un poeta-fanciullo che
arriva a questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi
la ragione e, di conseguenza, rifiuta il Positivismo, che era l'esaltazione
della ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo. La
poesia diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o più
realtà che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte anche
un po' forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri è
costretto a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La
poesia irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non
di invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili
cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si
unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano
continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori e
inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione,
che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali
del “nido”. Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento
ne L'ora di Barga Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli
ricorre pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo
cittadino e mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la
campagna appare sempre più come il "paradiso perduto" dei valori
morali e culturali, la città diviene simbolo di una condizione umana maledetta
e snaturata, vittima della degradazione morale causata da un ideale di
progresso puramente materiale. Questa contrapposizione può essere
interpretata sia alla luce dell'arretratezza economica e culturale di gran
parte dell'Italia rispetto all'evoluzione industriale delle grandi nazioni
europee, sia come conseguenza della divisione politica e della mancanza di una
grande metropoli unificante come erano Parigi per la Francia e Londra per
l'Inghilterra. I "luoghi" poetici della"terra", del
"borgo", dell'"umile popolo" che ricorrono fino agli anni
del primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria
lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del
tutto. Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio
Pascoli, anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli
altri scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Nel 1899
scrisse al pittore De Witt: «C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo;
ma nella vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura,
specialmente in campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a liberarci
dall'immutabile destino».[30] In questa contrapposizione tra
l'esteriorità della vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza
familiare (e agreste) si racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della
mortedella poesia pascoliana. Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta
dai boschi della Media Valle del Serchio, Pascoli non "uscì" più
(psicologicamente parlando) fino alla morte. Pur continuando in un intenso
lavoro di pubblicazioni poetiche e saggistiche, e accettando nel 1905 di
succedere a Carducci sulla cattedra dell'Bologna, egli ci ha lasciato del mondo
una visione univocamente ristretta attorno ad un "centro",
rappresentato dal mistero della natura e dal rapporto tra amore e morte.
Fu come se, sopraffatto da un'angoscia impossibile a dominarsi, il poeta avesse
trovato nello strumento intellettuale del componimento poetico l'unico mezzo
per costringere le paure e i fantasmi dell'esistenza in un recinto ben
delimitato, al di fuori del quale egli potesse continuare una vita di normali
relazioni umane. A questo "recinto" poetico egli lavorò con
straordinario impegno creativo, costruendo una raccolta di versi e di forme che
la letteratura italiana non vedeva, per complessità e varietà, dai tempi di
Chiabrera.[senza fonte] La ricercatezza quasi sofisticata, e artificiosa nella
sua eleganza, delle strutture metriche scelte da Pascolimescolanza di novenari,
quinari e quaternari nello stesso componimento, e così viaè stata interpretata
come un paziente e attento lavoro di organizzazione razionale della forma
poetica attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili che premevano
dall'inconscio. Insomma, esattamente il contrario di quanto i simbolisti
francesi e le altre avanguardie artistiche del primo Novecento proclamavano nei
confronti della spontaneità espressiva. Frontespizio di un'edizione
del discorso socialista e nazionalista di Pascoli La Grande Proletaria si è
mossa, in favore della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase della produzione
pascoliana è ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni del 1906,
comprendenti gli inni Ad Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e
ai suoi compagni, Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez;
Poemi italici del 1911; Poemi del Risorgimento, postumi; nonché il celebre
discorso La grande Proletaria si è mossa, tenuto nel 1911 in occasione di una
manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio
che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che comprendono
le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio (1903), nei quali il poeta
trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia Lucca-Aulla
("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il "mondo" di
Pascoli è tutto lì: la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la
morte come ricordo dei lutti privati. «Troppa questa morte? Ma la vita, senza
il pensiero della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue
dalle bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico.
D'altra parte queste poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è
visione che più campeggi o sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o
sul biondo del grano, che quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e
non c'è suono che più si distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo
stormir delle piante, sul canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle
Avemarie. Crescano e fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane
madre queste myricae (diciamo cesti o stipe) autunnali.» (Dalla
Prefazione di Pascoli ai Canti di Castelvecchio) Il poeta e il fanciullino «Il
poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non
maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia
con pace del maestro Giosuè Carducci, un artiere che foggi spada e scudi e
vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli
l'oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente più il suo
sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e
l'altra [...]» (Da Il fanciullino) Uno dei tratti salienti per i quali
Pascoli è passato alla storia della letteratura è la cosiddetta poetica del
fanciullino, da lui stesso esplicitata nello scritto omonimo apparso sulla
rivista Il Marzocco nel 1897. In tale scritto Pascoli, influenzato dal manuale
di psicologia infantile di James Sully e da La filosofia dell'inconscio di
Eduard von Hartmann, dà una definizione assolutamente compiutaalmeno secondo il
suo punto di vistadella poesia (dichiarazione poetica). Si tratta di un testo
di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra il poeta e la sua anima di
fanciullino, simbolo: dei margini di purezza e candore,
che sopravvivono nell'uomo adulto; della poesia e delle potenzialità
latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano. Caratteristiche del
fanciullino: "Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e
arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di campanella".
"Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai nostri sensi ed
alla nostra ragione". "Guarda tutte le cose con stupore e con
meraviglia, non coglie i rapporti logici di causaeffetto, ma intuisce".
"Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose". "Riempie ogni
oggetto della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione),
trasformandolo in simbolo". Una rondine. Gli uccelli e la natura,
con precisione del lessico zoologico e botanico ma anche con semplicità, sono
stati spesso cantati da Giovanni Pascoli Il poeta allora mantiene una
razionalità di fondo, organizzatrice della metrica poetica, ma: Possiede
una sensibilità speciale, che gli consente di caricare di significati ulteriori
e misteriosi anche gli oggetti più comuni; Comunica verità latenti agli uomini:
è "Adamo", che mette nome atutto ciò che vede e sente (secondo il
proprio personale modo di sentire, che tuttavia ha portata universale). Deve
saper combinare il talento della fanciullezza (saper vedere), con quello della
vecchiaia (saper dire); Percepisce l'essenza delle cose e non la loro apparenza
fenomenica. La poesia, quindi, è tale solo quando riesce a parlarecon la voce
del fanciullo ed è vista come la perenne capacità di stupirsi tipica del mondo
infantile, in una disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando
questi si è ormai allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia
propriamente intesa. È una realtà ontologica. Ha scarso rilievo per Pascoli la
dimensionestorica (egli trova suoi interlocutori in Omero, Virgilio, come se
non vi fossero secoli e secoli di mezzo): la poesia vive fuori dal tempo ed
esiste in quanto tale. Nel fare poesia una realtà ontologica (il
poeta-microcosmo) si interroga suun'altra realtà ontologica (il
mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario confondersi con la realtà
circostante senza cheil proprio punto di vista personale e preciso
interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di se stesso, tranne in
poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda personale. È vero
che la vicenda autobiografica dell'autore caratterizza la sua poesia, ma con
connotazioni di portata universale: ad esempio la morte del padre viene
percepita come l'esempio principe della descrizione dell'universo, di
conseguenza gli elementi autenticamente autobiografici sono scarsi, in quanto
raffigura il male del mondo in generale. Tuttavia, nel passo XI de "Il
fanciullino", Pascoli dichiara che un vero poeta è, più che altro, il suo
sentimento e la sua visione che cerca di trasmettere agli altri. Per cui il
poeta Pascoli rifiuta: il Classicismo, che si qualifica per la centralità
ed unicità del punto di vista del poeta, che narra la sua opera ed esprime le
proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il poeta fa di sé stesso, dei suoi
sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia, così definita, è naturalmente
buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e il poeta. Pascoli fu anche
commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse inoltre la collana
editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite della poesia del
Pascoli è costituito dall'ostentata pateticità e dall'eccessiva ricerca
dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito maggiore attribuibile al
Pascoli fu quello di essere riuscito nell'impresa di far uscire la poesia
italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo del Carducci e del
Leopardi, ma anche del suo contemporaneo D'Annunzio. In altre parole, fu in
grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia d'Oltralpe e di
respiro europeo. La lingua pascoliana è profondamente innovativa: essa perde il
proprio tradizionale supporto logico, procede per simboli e immagini, con brevi
frasi, musicali e suggestive. La poesia cosmica L'ammasso aperto
delle Pleiadi (M45), nella costellazione del Toro. Pascoli lo cita col nome
dialettale di "Chioccetta" ne Il gelsomino notturno. La visione dello
spazio buio e stellato è uno dei temi ricorrenti nella sua poesia Fanno parte
di questa produzione pascoliana liriche come Il bolide (Canti di Castelvecchio)
e La vertigine (Nuovi Poemetti). Il poeta scrive nei versi conclusivi de Il
bolide: "E la terra sentii nell'Universo. / Sentii, fremendo, ch'è del
cielo anch'ella. / E mi vidi quaggiù piccolo e sperso / errare, tra le stelle,
in una stella". Si tratta di componimenti permeati di spiritualismo e di
panteismo ( La Vertigine). La Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di
certo; lo spazio aperto è la vera dimora dell'uomo rapito come da un vento
cosmico. Scrive il critico Giovanni Getto: " È questo il modo nuovo,
autenticamente pascoliano, di avvertire la realtà cosmica: al geocentrismo
praticamente ancora operante nell'emozione fantastica, nonostante la chiara
nozione copernicana sul piano intellettuale, del Leopardi, il Pascoli
sostituisce una visione eliocentrica o addirittura galassiocentrica: o meglio
ancora, una visione in cui non si dà più un centro di sorta, ma soltanto
sussistono voragini misteriose di spazio, di buio e di fuoco. Di qui quel
sentimento di smarrita solitudine che nessuno ancora prima del Pascoli aveva
saputo consegnare alla poesia". La lingua pascoliana Pascoli disintegra la
forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui la poesia italiana perde il
suo tradizionale supporto logico, procede per simboli ed immagini, con frasi
brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è fonosimbolico con un frequente
uso di onomatopee, metafore, sinestesie, allitterazioni, anafore, vocaboli
delle lingue speciali (gerghi). La disintegrazione della forma tradizionale
comporta "il concepire per immagini isolate (il frammentismo), il periodo
di frasi brevi e a sobbalzi (senza indicazione di passaggi intermedi, di modi
di sutura), pacatamente musicali e suggestive; la parola circondata di
silenzio. "[33] Pascoli ha rotto la frontiera tra grammaticalità e
evocatività della lingua. E non solo ha infranto la frontiera tra
pregrammaticalità e semanticità, ma ha anche annullato "il confine tra
melodicità ed icasticità, cioè tra fluido corrente, continuità del discorso, e
immagini isolate autosufficienti. In una parola egli ha rotto la frontiera
fra determinato e indeterminato". Pascoli e il mondo degli animali In
un'epoca storica in cui il mondo degli animali rappresenta un'entità assai
ridotta nella vita degli uomini e dei loro sentimenti, quasi esclusivamente
relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di supporto al lavoro, soprattutto
agricolo, Pascoli riconosce la loro dignità e squarcia un'originale apertura
sull'esistenza delle specie animali e sul loro originale mondo di relazioni.
Come scrive Maria Cristina Solfanelli, «Giovanni Pascoli si avvede assai presto
che il suo amore per la natura gli permette di vivere le esperienze più
appaganti, se non fondamentali, della sua vita. Lui vede negli animali delle
creature perfette da rispettare, da amare e da accudire al pari degli esseri
umani; infatti, si relaziona con essi, ci parla di loro e, spesso, prega
affinché possano avere un'anima per poterli rivedere un giorno». Opere: “Myricae”
(Livorno, Giusti); “Lyra romana. Ad uso delle scuole classiche” (Livorno, Giusti,
-- antologia di scritti latini per la scuola superiore – “Pensieri sull'arte
poetica, ne Il Marzocco (meglio noto
come Il fanciullino) Iugurtha. Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri
civis liburnensis et Bargaei in certamine poetico Hoeufftiano magna laude
ornatum, Amstelodami, Apud Io. Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno,
Giusti); (antologia di autori latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva
oscura. Prolegomeni: la costruzione morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti);
“Intorno alla Minerva oscura” (Napoli, Pierro & Veraldi,); “Sull’imitare.
Poesie e prose per la scuola italiana (Milano-Palermo, Sandron). (antologia di
poesie e prose per la scuola), “Sotto il velame. Saggio di un'interpretazione
generale del poema sacro” (Messina, Vincenzo Muglia); “Fior da fiore. Prose e
poesie scelte per le scuole secondarie inferiori” Milano-Palermo, Sandron, (antologia di prose e poesie italiane per le
scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una storia della Divina Comedia”
(Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi
poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi conviviali, Bologna, Zanichelli, Odi e Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e
discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi poemetti, Bologna, Zanichelli, “Canzoni di
re Enzio La canzone del Carroccio, Bologna, Zanichelli, La canzone del Paradiso,
Bologna, Zanichelli, La canzone dell'Olifante, Bologna, Zanichelli, Poemi italici, Bologna, Zanichelli, La grande proletaria si è mossa. Discorso
tenuto a Barga per i nostri morti e feriti, Bologna, Zanichelli, 1 (Già pubbl.
in La tribuna) Poesie varie, Bologna, Zanichelli, Poemi del Risorgimento,
Bologna, Zanichelli; “Patria e umanità. Raccolta di scritti e discorsi”
(Bologna, Zanichelli);Carmina, Bononiae, Zanichelli, (poesie latine) Nell'anno Mille. Dramma,
Bologna, Zanichelli, (dramma incompiuto) Nell'anno Mille. Sue notizie e schemi
di altri drammi, Bologna, Zanichelli, “Antico sempre nuovo. Scritti vari di
argomento latino” (Bologna, Zanichelli); Il libro Myricae è la prima vera e
propria raccolta di poesie del Pascoli, nonché una delle più amate. Il titolo
riprende una citazione di Virgilio all'inizio della IV Bucolica in cui il poeta
latino proclama di innalzare il tono poetico poiché "non a tutti piacciono
gli arbusti e le umili tamerici" (non omnes arbusta iuvant humilesque
myricae). Pascoli invece propone "quadretti" di vita campestre in cui
vengono evidenziati particolari, colori, luci, suoni i quali hanno natura
ignota e misteriosa. Il libro crebbe per il numero delle poesie in esso
raccolte. Nel 1891, data della sua prima edizione, il libro raccoglieva
soltanto 22 poesie dedicate alle nozze di amici. La raccolta definitiva
comprendeva 156 liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo delle
stagioni, al lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili
tamerici, diventano un simbolo delle tematiche del Pascoli ed evocano
riflessioni profonde. La descrizione realistica cela un significato più
ampio così che, dal mondo contadino si arriva poi ad un significato universale.
La rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è
solo all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue
opere. In realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa
da scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delle
Myricae va quindi oltre l'apparenza. Compare la poesia Novembre, mentre nelle
successive compariranno anche altri componimenti come L'Assiuolo. Pascoli ha
dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("A Ruggero Pascoli,
mio padre"). La poesia-pensiero del profondo, in Pascoli, attinge
all'inconscio e tocca all'universale attraverso un mondo delle referenze
condiviso da tutti. La produzione latina
Giovanni Pascoli fu anche autore di poesie in lingua latina e con esse vinse
per ben tredici volte il Certamen Hoeufftianum, un prestigioso concorso di
poesia latina che annualmente si teneva ad Amsterdam. La produzione latina
accompagnò il poeta per tutta la sua vita: dai primi componimenti scritti sui
banchi del collegio degli Scolopi di Urbino, fino al poemetto Thallusa, la cui
vittoria il poeta apprese solo sul letto di morte nel 1912. In particolare,
l'anno 1892 fu insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemetto
Veianus e l'anno della stesura definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione
latina, vi è anche il carme alcaico Corda Fratres, composto nel 1898,
pubblicato nel 1902, inno ufficiale della Fédération internationale des
étudiants, una confraternita studentesca meglio nota come Corda Fratres[38].
Pascoli amava molto il latino, che può essere considerato la sua lingua del
cuore: il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in latino, spesso pensava
in latino, trasponendo poi espressioni latine in italiano; la sorella Maria
ricorda che dal suo letto di morte Pascoli parlò in latino, anche se la notizia
è considerata dai più poco attendibile, dal momento che la sorella non
conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione latina pascoliana non ha
ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata erroneamente considerata quale
un semplice esercizio del poeta. Il Pascoli in quegli anni non era infatti
l'unico a cimentarsi nella poesia latina (Giuseppe Giacoletti, un insegnante
nel collegio degli Scolopi di Urbino frequentato dal Pascoli, vinse l'edizione
del Certamen del 1863 con un poemetto sulle locomotive a vapore[39]); ma
Pascoli lo fece in maniera nuova e con risultati, poetici e linguistici,
sorprendenti. L'attenzione verso questi componimenti si accese con la raccolta in
due volumi curata da Ermenegildo Pistelli col saggio di Adolfo Gandiglio. Esistono
delle traduzioni in lingua italiana delle poesie latine di Pascoli quali quella
curata da Manara Valgimigli o le traduzioni di Enzo Mandruzzato. Tuttavia la
produzione latina ha un significato fondamentale, essendo coerente con la
poetica del Fanciullino, la cifra del pensiero pascoliano. In realtà, la
poetica del Fanciullino è la confluenza di due differenti poetiche: la poetica
della memoria e la poetica delle cose. Gran parte della poesia pascoliana nasce
dalle memorie, dolci e tristi, della sua infanzia: "Ditelo voi [...], se
la poesia non è solo in ciò che fu e in ciò che sarà, in ciò che è morto e in
ciò che è sogno! E dite voi, se il sogno più bello non è sempre quello in cui
rivive ciò che è morto". Pascoli dunque intende fare rivivere ciò che è
morto, attingendo non solo al proprio ricordo personale, bensì travalica la
propria esperienza, descrivendo personaggi facenti parte anche dell'evo antico:
infanzia e mondo antico sono le età nelle quali l'uomo vive o è vissuto più
vicino ad una sorta di stato di natura. "Io sento nel cuore dolori
antichissimi, pure ancor pungenti. Dove e quando ho provato tanti martori?
Sofferto tante ingiustizie? Da quanti secoli vive al dolore l'anima mia? Ero io
forse uno di quegli schiavi che giravano la macina al buio,
affamati, con la museruola?". Contro la mortedelle lingue, degli uomini e
delle epocheil poeta si appella alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria
umana contro la morte. "L'uomo alla morte deve disputare, contrastare,
ritogliere quanto può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del
latino. Qui interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la
poetica delle cose. "Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è
l'arpa che un soffio anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è
nelle cose". Ma questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica
di estrema importanza, ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la
propria voce: gli esseri della natura con l'onomatopea, i contadini col
vernacolo, gli emigranti con l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del
Duecento; i Romani, naturalmente, parleranno in latino. Dunque il bilinguismo
di Pascoli in realtà è solo una faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere
conto anche di un altro elemento: il latino del Pascoli non è la lingua che
abbiamo appreso a scuola. Questo è forse il secondo motivo per il quale la
produzione latina pascoliana è stata per anni oggetto di scarso interesse: per
poter leggere i suoi poemetti latini è necessario essere esperti non solo del
latino in generale, ma anche del latino di Pascoli. Si è già fatto menzione del
fatto che nello stesso periodo, e anche prima di lui, altri autori avevano
scritto in latino; scrivere in latino per un moderno comporta due differenti e
contrapposti rischi. L'autore che si cimenti in questa impresa potrebbe, da una
parte, incappare nell'errore di esprimere una sensibilità moderna in una lingua
classica, cadendo in un latino maccheronico; oppure potrebbe semplicemente
imitare gli autori classici, senza apportare alcuna novità alla letteratura
latina. Pascoli invece reinventa il latino, lo plasma, piega la lingua
perché possa esprimere una sensibilità moderna, perché possa essere una lingua
contemporanea. Se oggi noi parlassimo ancora latino, forse parleremmo il latino
di Pascoli. (cfr. Alfonso Traina, Saggio sul latino del Pascoli, Pàtron).
Numerosi sono i componimenti, in genere raggruppati in diverse raccolte secondo
l'edizione del Gandiglio, tra le quali: Poemata Christiana, Liber de Poetis,
Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano essere i temi favoriti del poeta:
Orazio, poeta della aurea mediocritas, che Pascoli sentiva come suo alter ego,
e le madri orbate, cioè private del loro figlio (cfr. Thallusa, Pomponia
Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo caso il poeta sembra come
ribaltare la sua esperienza personale di orfano, privando invece le madri del
loro ocellus ("occhietto", come Thallusa chiama il bambino). I Poemata
Christiana sono da considerarsi il suo capolavoro in lingua latina. In essi
Pascoli traccia, attraverso i vari poemetti, tutti in esametri, la storia del
Cristianesimo in Occidente: dal ritorno a Roma del centurione che assistette
alla morte di Cristo sul Golgota (Centurio), alla penetrazione del
Cristianesimo nella società romana, dapprima attraverso gli strati sociali di
condizione servile (Thallusa), poi attraverso la nobiltà romana (Pomponia
Graecina), fino al tramonto del paganesimo (Fanum Apollinis). Biblioteca
e archivio personali La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia
nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli frazione di Barga, sia nella
Biblioteca statale di Lucca[44]. A San Mauro Pascoli la sua casa natale,
oggi proprietà del Comune di San Mauro Pascoli, è sede di un museo dedicato
alla memoria del poeta. La casa natale di Giovanni Pascoli a San Mauro Pascoli
viene dichiarata Monumento nazionale. Nel , in occasione del centenario della
morte del poeta, gli vengono dedicate importanti iniziative in tutta la
Penisola.[47] Nel viene coniata una
moneta celebrativa da due euro con l'effige del Poeta. Il delitto Ruggero Pascoli Omicidio
Pascoli. Il complotto, (Mimesis ) F.
Biondolillo, La poesia di Giovanni Pascoli, 1956, p.5 Maria Pascoli, Autografo Memorie, Alice
Cencetti, Giovanni Pascoli: una biografia critica, Le Lettere, G. Pascoli,
L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo malfattori anche noi? Oh! no:
noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude intorno
a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e anni e
anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non abbraccerà
più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso irriconoscibile e
ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli suoi... Ma egli ha
ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto il loro padre, mai,
mai, mai! E vero: punitelo! è giusto! Ma non si potrebbe trovare il modo di
punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli commise?... Così esso assomiglia
troppo alle sue vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che
spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che
in parte s'è disviata in pro' di lui! (...) Non essere così ragionevole, o
Giustizia. Perdona più che puoi.—Più che posso?—Ella dice di non potere
affatto. Se gli uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di moralità da
sentire veramente quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare
che il delitto fosse pena a sè stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di
morte o mortificazione. Ma... Ma non vede dunque la giustizia che quest'orrore
al delitto gli uomini lo mostrano appunto già assai, quando abominano, in
palese o nel cuore, il delitto anche se è dato in pena d'altro delitto, ossia
nella forma in cui parrebbe più tollerabile?»
La storia dell'I.I.S. Raffaello, su iisraffaello.gov. 30 ottobre 20 dicembre ). Domenico Bulferetti, Giovanni Pascoli.
L'uomo, il maestro, il poeta, Libreria Editrice Milanese, Piero Bianconi, Pascoli, Morcelliana, Giuseppe
Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto Alfassio Grimaldi,
Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli anni giovanili del
Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il giovane Pascoli.
Attraverso le ombre della giovinezza", 2007, realizzato in occasione della
mostra omonima allestita presso il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli Per approfondire gli anni di ricostruzione
del "nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che aggiornino la
vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale il principale
desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con le sorelle,
senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita Boschetti,
Gianfranco Miro Gori, Umberto Sereni "Giovanni Pascoli. Vita immagini
ritratti", Parma, Grafiche Step .
Il rinvenimento è opera di Gian Luigi Ruggio, Conservatore di casa
Pascoli a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal Grande Oriente d'Italia
nel giugno 2006 ad un'asta di manoscritti storici della casa Bloomsbury, e la
notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne Il Corriere della
Sera, Filmato audio Sandro Ruotolo e
Giuliano Di Bernardo, Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro:
"Ecco i segreti che non ho mai rivelato a nessuno", fanpage
(archiviato il 29 marzo )., al minuto 2:28. Citazione: La loggia P2 non è stata
inventata da Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran
Maestro per dare una certa riservatezza a personaggi che erano i vertici del
Governo, i militari di altissimo livello, poeti come Carducci e Pascoli. Si
disse: «evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica
nelle logge, almeno per evitare un fastidio»
Vi fu professore straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò
letteratura latina come Professore. Fu nominato professore di grammatica greca
e latina. Le date sulle docenze
universitarie sono prese da Maurizio Perugi, "Nota biografica", in G.
Pasocli, Opere, tomo I, Milano-Napoli: Ricciardi, Rosita Boschetti, Pascoli
innamorato: la vita sentimentale del poeta di San Mauro : catalogo, San Mauro
Pascoli, Comune, . Cfr. sempre Rosita
Boschetti, op. cit, pag. 28; Pascoli scrive da Matera a Raffaele la lista delle
sue spese: «65 lire al mese per mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al
casino (necessità), 15 in libri (più che necessità)». Fondazione Pascoli: la vita, Gian Luigi Ruggio, Giovanni Pascoli. Tutto il
racconto della vita tormentata di un grande poeta Vittorino Andreoli, I segreti di casa
Pascoli, recensione qui Testo
dell'"Inno a Roma" Testo di
"Al corbezzolo" Fondazione
Pascoli: la vita, Maria Pascoli, Lungo
la vita di Giovanni Pascoli Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico e
il decadentista Archiviato il 7 aprile
in . Vittorino Andreoli, op.
cit Maria Pascoli, Lungo la vita di
Giovanni Pascoli, Milano, Mondadori, Giovanni Getto, Giovanni Pascoli poeta
astrale, in "Studi per il centenario della nascita di G. Pascoli".
Commissione per i testi di lingua, Bologna, Fondazione Giovanni PascoliNuovi
poemetti, A. Schiaffini, G. Pascoli
disintegratore della forma poetica tradizionale, in "Omaggio a
Pascoli", G. Contini, Il linguaggio
di Pascoli, in "Studi pascoliani", Lega, Faenza, Maria Cristina
Solfanelli, Pascoli e gli animali da cortile, Chieti, Tabula fati, . Vegliante.
Alberto Fraccacreta, Le ninfe di Vegliante, su Succedeoggi. Luigi Del Santo, Cammei Pascoliani: analisi,
illustrazione, esegèsi dei carmi latini e greci minori di Giovanni Pascoli, Giuseppe
Giacoletti, De lebetis materie et forma eiusque tutela in machinis vaporis vi
agentibus carmen didascalicum, Amstelodami: C. G. Van Der Post, 1863 Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria
soror; edidit H. Pistelli ; exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, Ioannis
Pascoli Carminibus; mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam
addidit Adolphus Gandiglio, Bononiae: sumptu Nicolai Zanichelli, 1930 Giovanni Pascoli, Poesie latine; Manara
Valgimigli, Milano : A. Mondadori, Giovanni Pascoli, Poemi cristiani;
introduzione e commento di Alfonso Traina; traduzione di Enzo Mandruzzato,
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polomusealeemiliaromagna.beniculturali. Regio Decreto Legge, Gazzetta Ufficiale
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moriva il massimo autore latino dell'età moderna, in Il Sole 24 ORE, 5Giuseppe
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"Vischio" di Giovanni Pascoli), in "Il Marzocco" Gargano,
Poesia italiana contemporanea, in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I
"Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I
"Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I
"Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", Emilio Cecchi,
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centenario della nascita, Milano, Mondadori, Walter Binni, Pascoli e il
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Pascoli nel centenario della nascita, Mondadori, Antonio Piromalli, La poesia
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grande poeta, Milano, Simonelli, Franco Lanza, Giovanni Pascoli: scritti editi ed
inediti, Bologna, Boni, Marina Marcolini, Pascoli prosatore: indagini critiche
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specchio delle sue carte, su pascoli.archivi.beniculturali. 10 marzo . Sito
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opere, disponibili nella biblioteca online Giuseppe Bonghi Opere di Giovanni
Pascoli, testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Manara
Valgimigli , Giovanni Pascoli. Poesie latine, Mondadori, Casa Pascoli, sito ufficiale del Museo Casa
Pascoli dedicato al poeta Archivio storicoBologna, su archiviostorico.unibo. Un
percorso di lettura attraverso i "Poemi conviviali" Giovanni Pascoli: ritratto ed eventi sul RAI Letteratura, su letteratura.rai. Giovanni
Pascoli e Giovanni Semeria: riferimenti bibliografici. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
PASINI. (Vicenza). Filosofo. Figlio di Pietro,
discendente di una famiglia originaria della val Sabbia, trasferitasi in un
primo momento a Schio e poi a Vicenza, dov'era ascritta al Consiglio
Nobile della città. A metà del Seicentopiù o meno all'epoca della morte di
Pacealcuni Pasini di Vicenza figurano tra i mercanti di seta e panni grossi.
Dopo i primi studi di grammatica a Vicenza, Pace continuò a Padova applicandosi
agli studi giuridici, che ben presto trascurò per interessarsi della nuova
scienzafu in contatto con Galileo Galilei e con Giovanni Kepleroe soprattutto
della filosofia, seguendo assiduamente le lezioni di Cesare Cremonini,
impegnato nel commento 'mortalista' della Fisica e del De coelo di Aristotele e
seguace dell'aristotelismo critico e razionalistico di Pietro Pomponazzi, che
metteva in discussione il principio dell'immortalità dell'anima e alcuni dogmi
cattolici. Fece parte dell'Accademia degli Incogniti, una delle Accademie
più attive e vivaci del Seicento veneziano e una delle più libere della
penisola. A tale adesione alcuni biografi settecenteschi attribuiscono le
accuse di eresia nei suoi confronti. Come invece dimostra una serie di
documenti dell'Archivio di Stato di Venezia, fu un fatto di sangue a
determinare il provvedimento giudiziario che lo condannò all'esilio: per un
futile contenzioso privato (un diritto di passaggio riconosciuto a dei vicini),
insieme con il fratello Vittelio e alcuni sicari, il 9 luglio 1623 nella villa
Pavaran, ora frazione di Campiglia dei Berici, Pace uccise l'avvocato Roberto
Malo e ne ferì gravemente il fratello. Nel marzo del 1624 fu condannato a cinque
anni di esilio a Zara, poi ridotti di circa la metà (fu assolto e liberat. Reintegrato
nella società vicentina, fu dvicario a Barbarano e a Orgiano, dove era già
stato agli inizi della carrier. La sua vita dovette scorrere come quella di
tanti nobili di provincia, tra affari privati, responsabilità amministrative,
passione letteraria e interessi culturali, sempre presente l'ossequio al potere
della Serenissima: dediche e composizioni sono spesso dirette a podestà,
capitani e dogi. Negli ultimi anni si registrano un più stretto legame con
l'Accademia degli Incogniti e una maggiore produzione letteraria, sia sotto
l'aspetto quantitativo che qualitativo. Fece parte della corrente poetica del
marinismo, che aveva in Giovan Battista Marino il proprio modello. Pace
Pasini morì a Padova. Opere””Rime varie, et gli increduli, ouero De'
rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto illustre Giacomo Godi” (Vicenza),
esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici componimenti in metro
vario tutti di tematica amorosa e un dialogo Campo Martio ouero Le bellezze di
Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino, dell'illustriss. sig. Marco,
componimento di quasi 900 versi settenari ed endecasillabi sciolti, uscito nel
a Vicenza presso Francesco Grossi e dedicato a un membro dell'illustre famiglia
Molino Rime di Pace Pasini diuise in errori, honori, dolori, verita, &
miscugli, Vicenza, 1642 Il sogno dell'illustrissimo sig. Pietro Memo.. Dedicato
all'illustrissimo signor Dominico Molino, Vicenza, di carattere
politico-encomiastico, racconta allegoricamente come il Sogno trasporti il
podestà attraverso i cieli sino alla via Lattea, dove trova gli eroi che hanno
illustrato la sua famiglia Rime Marinistiche, raccolta complessiva delle sue
Rime fu stampata a Vicenza; fanno rientrare l'autore nel filone marinista
dell'epoca. La Metafora. Il Trattato e le Rime. “Trattato de' passaggi dall'vna
metafora all'altra, et de gl'innesti dell'istesse nel quale si discorre secondo
l'opinione, e l'vso de'migliori, se senza commetter diffetto, si possano vsare
da' poeti, et da gli oratori. Dedicato all'illustrissimo, et eccellentiss. sig.
Nicola Da Ponte” (Vicenza); “Historia del cavalier perduto” romanzo
eroticocavalleresco che indirizza il proprio interesse su vicende e situazioni
feudali di provincia. La sua opera più nota, che si inserisce nella tradizione
del romanzo barocco veneto e dei narratori Incogniti, secondo una linea che
intreccia avventure cavalleresche amorose a tematiche storico-politiche. -- è
da questo romanzo che Manzoni trasse poi spunto per la stesura de “I Promessi
Sposi.” Giambattista Giarolli, Vicenza nella sua toponomastica stradale,
Vicenza. Quinto Marini, Copia archiviata, su gianniroghi. Pace Pasini ne
"Le Garzantine", Letteratura
Giovanni Mantese, Il Manzoni a Vicenza. Il Cavalier perduto del
vicentino Pace Pasini e i Promessi Sposi, Firenze, Olschki editore, Quinto
Marini, Pace Pasini, in Dizionario biografico degli italiani, 81, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, .
PASSAVANTI. (Terni). Filosofo. Fu podestà della città di
Terni nonché storico locale. È stato uno dei due soli italiani ad essere
decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare sia nella Prima che nella Seconda
guerra mondiale. Ai suoi buoni auspici presso il governo viene fatta
risalire l'istituzione della Provincia di Terni. Partecipò volontario alla
Prima guerra mondiale come soldato semplice poi promosso sergente nel 4º
reggimento Genova cavalleria, in cui fu protagonista di incredibili atti di
eroismo e ferito gravemente due volte. Fu a Fiume per partecipare alla
occupazione para-militare della città tra i legionari di Gabriele
d'Annunzio. Glii venne consegnata la medaglia d'oro al valore militare in
seguito ai suoi eroismi durante il primo conflitto mondiale. Venne eletto
deputato; in seguito si laureò in giurisprudenza, lettere, scienze politiche e
scrisse alcuni importanti volumi circa la storia della sua città. Durante la
seconda guerra mondiale fu decorato con la seconda medaglia d'oro al valore militare,
in Albania. Fedele alla monarchia prese parte alla Guerra di liberazione
arruolandosi nell'Esercito Cobelligerante Italiano. Ottenne la nomina a
consigliere della Corte dei Conti per meriti scientifici, ricoprendo la carica.
Fondò poi la Ternana Opera Educatrice, ovvero una fondazione con lo scopo di
premiare laureati meritevoli e lavoratori distintisi nella professione. Fu a
lungo presidente dell'associazione nazionale arma di cavalleria. Al momento di
morire decise di donare tutto il suo fornitissimo archivio documentale alla biblioteca
di Terni. Medaglia d'oro al valor militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia
d'oro al valor militare «Da soldato, da caporale, da aiutante di battaglia,
fulgido, costante esempio, trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre
volte mutilato, mai lo strazio della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a
forza allontanare dalla lotta; sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in
essa fu sempre primo fra i primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo corpo
martoriato. In critica situazione, con generoso slancio, fece scudo del suo
petto al proprio comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si
sottrasse, attaccando, alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava
il suo plotone di arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica;
impossibilitato ad avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva
con bombe a mano, alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a
ripiegare, sebbene ferito, sostava ripetutamente per impedire eventuali
contrattacchi. Avuta notizia di una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui
l’avevano ricoverato, e raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi,
riusciva a prendere parte anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato
veramente, più che di carne e di nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di
acciaio e di ottima tempra. Hermada, sGrappa, Medaglia d'oro al valor
militarenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro al valor militare
«Mutilato e superdecorato, volontariamente nei ranghi della nuova guerra, per
la maggiore grandezza della Patria, riconfermava il suo meraviglioso passato di
eroico soldato. A capo della propaganda di una grande unità, seppe dimostrare
che più che le parole valgono i fatti e fu sempre dove maggiore era il rischio
e combatté con i fanti nelle linee più tormentate. Nella manovra conclusiva,
alla testa dell’avanguardia del Corpo d’Armata, entrò per primo in Korcia ed in
Erseke, inalberandovi i tricolori affidatigli dal Duce. Superba figura di
combattente, animato da indomito eroismo, uscì illeso da mille pericoli e fu
l’idolo di tutti i soldati del III Corpo d’Armata, che in lui videro il simbolo
del valore personale, della continuità dello spirito di sacrificio e della più
pura fede nei destini della Patria, che legano idealmente le gesta dei soldati
del Carso, del Piave, del Grappa con quelle dei combattenti dell’Italia»
Medaglia d'argento al valor militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia
d'argento al valor militare «Mirabile esempio di coraggio sereno, di alto
spirito militare e di profondo sentimento del dovere, rimase sul posto di
combattimento, quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più gravemente
ferito, prima di esser trasportato al luogo di medicazione, volle esser
condotto dal comandante del gruppo, per riferirgli sulla situazione. Altipiano
Carsico6.» Medaglia d'argento al valor militarenastrino per uniforme ordinariaMedaglia
d'argento al valor militare — San Giovanni di Duino, Croce al merito di guerranastrino
per uniforme ordinariaCroce al merito di guerra — Pozzuolo del Friuli, oCroce
al merito di guerranastrino per uniforme ordinariaCroce al merito di guerra — Monte
Grappa, Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca nastrino
per uniforme ordinariaMedaglia di benemerenza per i volontari della guerra
italo-austriaca Medaglia commemorativa della spedizione di Fiumenastrino per
uniforme ordinariaMedaglia commemorativa della spedizione di Fiume Grande
ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italianastrino per uniforme ordinaria Grande
ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia Grande ufficiale dell'Ordine dei
Santi Maurizio e Lazzaro nastrino per uniforme ordinaria Grande ufficiale
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavaliere dell'Ordine coloniale della
Stella d'Italianastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine coloniale
della Stella d'Italia Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica
italiananastrino per uniforme ordinariaGrande ufficiale dell'Ordine al merito
della Repubblica italiana — Decreto del Presidente della Repubblica Cavaliere
di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana nastrino per
uniforme ordinariaCavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della
Repubblica italiana, Decreto del Presidente della Repubblica. Annotazioni
Fonti Copia archiviata, su corteconti.
SIUSA Fondazione ternana opera educatrice di Terni legislature. Camera dati/leg02/
lavori/ stenografici/ sed0719 Terni,, in
. foto di Elia Rossi Passavanti in
divisa, Santini L., Guida di Terni e del Ternano, Luigi Romersa, Uomini della
Seconda Guerra Mondiale, Murisa, Vincenzo Pirro, Elia Rossi Passavanti
nell'Italia del Novecento, Atti del Convegno di studi (Terni). Arrone: Edizioni
Thyrus, Elia Rossi Passavanti, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Elia Rossi
Passavanti, su storia.camera, Camera dei deputati. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
Passavanti, jacobo –
libro dei sogni.
PASSERI. (Padova). Filosofo. Grice:
“He was Zabarella’s uncle – mine worked in the railways!” -- Grice: “It’s
amazing how much a little book like Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced
those Renaissance and pre-Renaissance Italians! Surely they were concerned
about the immortality or other of the soul!” -- genua: essential Italian
philosopher. Appartenente all'Averroismo attivo nel periodo del
Rinascimento. Figlio di Niccolò Passeri, professore a Padova. Fu egli
stesso professore nell'università patavina. Autore di commentarii ad alcune
opere di Aristotele, in particolare al De Anima e alla Fisica, tentò di
dimostrare la perfetta convergenza fra le idee di Averroè e di Simplicio sulla
dottrina dell'unità dell'intelletto.Fu insegnante e zio di Zabarella.
Opere: “Aristotelis De anima libri tres, cum Auerrois commentariis et antiqua
tralatione suae integritati restituta. His accessit eorundem librorum
Aristotelis noua traslatio, ad Graeci exemplaris veritatem, et scholarum usum
accomodata, Michaele Sophiano interprete. Adiecimus etiam Marci Antonii Passeri
Ianuae disputationem ex eius lectionibus excerptam, in qua cum de' horum de
Anima li brorum ordine, tum reliquorum naturalium serie pertractatur. Venetiis:
apud Iunctas); “Disputatio de intellectus humani immortalitate, ex
disertationibus Marci Antonii Genuae Patauini peripatetici insignis, In Monte
Regali: excudebat Leonardus Torrentinus); “Marcii Antonii Passeri, cognomento
Genuae, Patauini philosophi, sua tempestate facile principis, et in Academia
Patauina philosophiae publici professoris In tres libros Aristo. de anima
exactissimi commentarij Iacobi Pratellii Monteflorensis medici, et Ioannis
Caroli Saraceni diligentia recogniti, et repurgati. Necnon locupletissimo
indice, propter maiorem legentium facilitatem, vtilitatemque, ab eodem Ioanne
Carolo Saraceno amplificati. Venetijs: apud Gratiosum Perchacinum & socios,
A. Paladini, “La scienza animastica di Marco Antonio Genua”, Università degli
Studi di Lecce, Galatina, Congedo, Averroismo Aristotele Treccani.i tEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Passini
Pasqualini difficult to
find. M. Pasqualini, C. Pasqualini.
PASQUALOTTO. (Vicenza).
Filosofo. Grice: “I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the
‘teoria dell’informazione’!” – Grice: “I never took ‘information’ as seriously
as Pasqualotto does – I do compare information with money, and refer to the
stupidity of ‘false’ information – “”False’ information is no information.”” –
But Pasqualotto attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria
dell’informazione,’ i. e. complete with a model that has room for the
implicaturum, i.e. any x such that by a mittente ‘sending’ a message, he may
ex-plicate such-and-such and im-plicate so-and-so.””Frequenta
il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro Faggin. Sotto la guida di Formaggio,
si laurea in filosofia aPadova, con una tesi sull'estetica tecnologica di Bense.
Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è maestro nel suo
stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora attivamente ad alcune
importanti riviste di filosofia come Angelus Novus, Contropiano, Il
Centauro. -- è professore a Venezia; a 'Padova; è stato cofondatore
dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Nel 1996 ha contribuito alla nascita
della rivista di filosofia orientale e comparata “Simplègadi”, animata da un
gruppo di giovani studenti universitari. Nel 1999, con Adone Brandalise, è
stato tra i promotori del Master in Studi Interculturali dell'Padova, presso il
quale ha insegnato Filosofia delle Culture. È stato direttore scientifico della
Scuola Superiore di Filosofia orientale e comparativa di Rimini dal 2006 al
2009. Contributo teorico Nel saggio Dall'estetica tecnologica
all'estetica interculturale, Pasqualotto descrive la sua avventura
intellettuale e insieme l'evoluzione del suo pensiero. In una prima fase si è
formato all'estetica analitica e alla filosofia analitica del linguaggio, ma ha
rilevato il loro limitato significato formale. In una seconda fase, si è
rivolto al pensiero critico di Adorno e della Scuola di Francoforte, e in questo
caso ha valutato che la conclusione alla quale essi giungevano, era la morte
per utopia dell’estetica. In una terza fase si è rivolto al pensiero di
Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta;
Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera Apollo e Dioniso come due
istinti complementari, tanto da consentire di poter riuscire a «vedere la
scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella della vita»’, e a dare
importanza alla saggezza del corpo. Ma quello Nietzscheano gli sembrò solo un
tentativo eroico di coniugare filosofia e vita, che alla fine si rivela
solo come uno straordinario tentativo di scrittura sulla vita ( 247-250).
Un'insoddisfazione di fondo per gli esiti del pensiero occidentale, e la ricerca
continua di nuove possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad approfondire
lo studioiniziato già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero esterne a
quella occidentale. Il buddhismo, in particolare, ha costituito un terreno
ampio di indagine e di confronto con diversi temi o autori della cultura
europea; ma anche il pensiero taoista e l'esperienza della filosofia indiana
hanno rappresentato nel corso degli anni un importante ambito di riflessione.
Infatti, in un'ulteriore quarta fase del suo viaggio intellettuale, Pasqualotto
si è rivolto all’estetica orientale come meditazione, ovvero come cammino
comune verso un possibile superamento della scissione tra esperienza e
riflessione ( 250-259). In una quinta fase, Pasqualotto si è avvicinato
all’estetica di Emilio Garroni come uso critico del pensiero, quale
comprensione dell’esperienza in genere all’interno dell’esperienza: in un certo
senso, quindi, l’estetica andava coincidendo con la filosofia. Valutando la
riflessione di Garroni prossima a quella orientale, Pasqualotto arrivò a
considerare l'importanza della 'meditazione' e del 'vuoto mentale’, in base ai
quali, come l’assenza di pensiero non può essere pensata senza idee, così non
si possono pensare idee senza pensiero, come era stato già pensato da Eihei Dōgen
( 259-262). Nella sua sesta ed ultima fase, la riflessione di Pasqualotto
ha guardato l’estetica vista con gli occhi della filosofia come comparazione e
della filosofia interculturale, quindi come un ampliamento dell’orizzonte
particolare dell’estetica verso una riflessione generale sui problemi cruciali
dell’esistenza. Pasqualotto, infatti, è stato il primo pensatore italiano a
elaborare la valenza teoretica di una filosofia come comparazione, teorizzata
con rigore in Filosofia come comparazione, distinguendola da un mero esercizio
comparativo di pensieri appartenenti ad ambiti geo-filosofici differenti. Il
suo pensiero ha trovato echi e possibilità di dialogo con filosofi italiani,
come Giuseppe Cacciatore, Giuseppe Cognetti, Giovanni Leghissa, e stranieri
come Raul Fornet-Betancourt, Heinz Kimmerle, François Jullien, Ram A. Mall,
Ryōsuke Ōhashi, Raimon Panikkar, Georg Stenger, Franz Wimmer. Tra la fine
degli anni Novanta e l'inizio degli anni Duemila ha contribuito
all'introduzione in Italia della Filosofia giapponese contemporanea e in
particolare allo studio del pensiero di Nishida Kitarō e della Scuola di Kyoto,
a cominciare dall'importante opera di Nishida L’io e il tu, e poi con gli
altrettanto importanti Uno studio sul bene e Problemi fondamentali della
filosofia , accompagnati sempre da un saggio interpretativo che è rimasto
sostanzialmente invariato nel corso degli anni. Parallelamente ad altri autori,
si è misurato dai primi anni Duemila con il tentativo di delineare temi e
metodi per una filosofia interculturale che costituisce il campo di maggior
impegno e interesse della sua ricerca, congiuntamente a una riflessione
estetica sulle forme dell'arte dell'Asia orientale. Riassumendo gli
elementi chiave del pensiero di Pasqualotto, potremmo individuare due
componenti fondamentali: il concetto di Ermenuetica interminabile e quello di
Dialogo interculturale Il concetto di Ermenuetica interminabile prevede come
elementi: 1. il pensiero come 'comparazione originaria'; 2. il sapere come
'ambito problematico sempre aperto', rispetto al quale non si dà mai una verità
stabile, ma sempre problematica, inscritta cioè in un processo inesauribile di
ricerca; 3. il concetto di 'impermanenza' (mutuata dal concetto buddhista di
'anatta') come struttura relazionale di tutto ciò che è, in base alla quale
tutto ciò che è, è un ‘nodo’ di relazioni in continua trasformazione ed
evoluzione processuale. Il concetto di Dialogo interculturale prevede come
elementi: 1. la 'meditazione' come ‘vuoto mentale’ e ‘consapevolezza’mindfulnessdel
senso critico del pensiero radicato nel presente; 2. l'aperturaconseguente alla
compresenza degli elementi precedentidell’orizzonte di una riflessione generale
sui problemi cruciali dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia interculturale.
Pasqualotto precisa chiaramente la specifica forma di rapporto comparativo che
viene attivato nell'orizzonte della filosofia interculturale, rapporto detto 'a
tre variabili interdipendenti': <L’orizzonte di una filosofia
interculturale dovrebbe invece tendere a porsi come linea immaginaria di uno
spazio illimitato pronto ad ospitare quelle specifiche pratiche interculturali
che sono gli esercizi in atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare
le conseguenze contraddittorie a cui conducono sia le prospettive
multiculturali, sia le utopie universaliste, è necessario precisare la natura e
la funzione della specifica forma di rapporto che si viene ad attivare
nell’orizzonte della filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può
essere definita 'a tre variabili interdipendenti': due sono costituite da
pensieri o ambiti di pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un
soggetto (individuale o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di
questa modalità di rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste
autonomamente, prima, dopo o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è
importante evidenziare che il soggetto risulta sempre e necessariamente
implicato nella pratica della comparazione, al punto che tale pratica lo forma
e lo trasforma: il suo sguardo è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin
dall’inizio viene condizionato e prodotto da una serievirtualmente
infinitadi osservazioni comparative.> Fra i temi affrontati più di
frequente dalla riflessione di Pasqualotto, ricordiamo: 1. il tema
dell’identità, in base al quale essa non è alcunché di rigido e identitario, ma
poiché l’essente è nodo di relazioni, l’identità si dà come intreccio di
infinite relazioni, ovvero come compresa in una sua problematica autonomia; 2.
il tema del soggetto che, in quanto costitutivamente interessato da molteplici
relazioni, nel suo ricercare il senso del realtà del mondo, non è un
osservatore disincarnato e disinteressato, o imparziale, ma è compreso nel
rilevamento di quel senso nella trasformazione di sé e della realtà; 3. il tema
del corpo, in base al quale esso è la mente e, insieme, la condizione prima
della conoscibilità del mondo; in questo senso il tragitto di Pasqualotto ha
sicure relazioni al tema odierno della ‘cognizione incorporata’ e della
Filosofia del corpo; 4. il tema del concetto di ‘processo’, in base al quale la
realtà è un insieme di processi: ciò che è, in quanto 'nodo' potenzialmente
infinito di relazioni, diviene processualmente, concezione che deriva a Pasqualotto
direttamente dalle filosofie orientali, in particolare dal buddhismo; 5. il
tema dell’illuminismo in base al quale i limiti della ragione possono venir
posti soltanto dalla ragione stessa, come era stato già perfettamente
considerato dalla Dialettica dell'illuminismo di Horkheimer e Adorno ; 6. il
tema delle pratiche filosofiche e della pratica artigianale; 7. il tema dei
diritti umani che non è solo un tema accessorio rispetto al suo pensiero; su
questo versante pare giocarsi una partita più grande, che, ai temi della
‘libertà condizionata', della natura dell’individuo e del fenomeno della
globalizzazione unisce una profonda
preoccupazione per i destini dell’umanità. A tal proposito Pasqualotto pare
essere abbastanza pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice,
infatti, nella premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste
precise parole: <È da osservare tuttavia che le tematiche della
filosofia comparata, della filosofia come comparazione e della filosofia
interculturale non hanno avuto e continuano a non avere risonanze significative
all’interno del dibattito filosofico nazionale e internazionale.
Le ragioni di questa scarsa ricaduta sono molteplici e di varia natura.
Forse vi sono alla base difficoltà intrinseche ai modi in cui tali tematiche
sono state formulate e proposte; ma è anche da dire, a tale proposito, che
finora non vi è stata alcuna proposta critica che abbia messo in luce tali
ipotetiche difficoltà. È da ritenere, allora, che le ragioni di questa
debolissima risonanza siano, almeno in parte ma in primo luogo, da far risalire
alle rigidità delle discipline accademiche che mal sopportano non solo le
contaminazioni interdisciplinari ed interculturali, ma anche i semplici ponti
che tentano di mettere in comunicazione diverse discipline, culture e civiltà.
In secondo luogoma, dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi
dovrebbero tener presenti le ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che
fare più da vicino con germi xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi
religiosi e con rigurgiti di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e
non solo l’Europa. Ci sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali
poltiglie psicologiche e ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed
arroganti. Questa riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un
frammento ancora utile a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un
orizzonte culturale che, nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione,
si fa sempre più stretto e più cupo.> Al fondo delle intenzioni di
Pasqualotto, c’è un atteggiamento ecologico e agnostico,fino addirittura a
concepire la possibilità dell’essere ‘apolide’ -, e consapevoleuna
consapevolezza nel senso di mindfulnessnei confronti della natura della mente e
della psicologia umane, al punto che, alla disillusione per la possibilità di
integrazione nella vita psicologica occidentale delle pratiche meditative
orientali, si unisce la preoccupazione e l’impegno sociale e politico, forse
considerando la marginalità dell’intellettuale nelle grandi vicende della
contemporaneità, ma insieme sempre anche con un’apertura di orizzonte per una
riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza. Principali
pubblicazioni Avanguardia e tecnologia. Walter Benjamin, Max Bense e i problemi
dell'estetica tecnologica, Roma, Officina; Teoria come utopia. Studi sulla
Scuola di Francoforte (Marcuse, Adorno, Horkheimer), Verona, Bertani, Storia e
critica dell'ideologia, Padova, CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista»,
Roma, Ist. dell'Enciclopedia Italiana, Pensiero negativo e civiltà borghese,
Napoli, Guida, Saggi di critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano,
Franco Angeli, Il Tao della filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e
d'Occidente, Parma, Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle
culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Illuminismo e illuminazione: la ragione
occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma, Donzelli, 1997; Yohaku: forme
di ascesi nell'esperienza estetica orientale, Padova, Esedra, East & West.
Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, 2003; Il Buddhismo: i
sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno Mondadori, Figure di
pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, 2007;
Oltre la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e occidente, Vicenza,
Colla; Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per una filosofia
interculturale , Milano, Mimesis Edizioni, Taccuino giapponese, Udine, Forum, Tra
Occidente ed Oriente: interviste sull'intercultura ed il pensiero orientale
(Davide De Pretto), Milano, Mimesis Edizioni, ; Filosofia e globalizzazione,
Milano, Mimesis Edizioni, ; Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio Edizioni, .
Note G. Pasqualotto, Dall’estetica tecnologica all’estetica
interculturale, in Studi di estetica, Filosofia come comparazione in
Simplègadi. Percorsi del pensiero tra Occidente e Oriente, G. Pasqualotto,
Padova, Esedra Cfr. Maraldo, John C., Nishida Kitarō. Cfr. Davis, Bret W.,.) Nishida
Kitaro, L’io e il tu, Renato Andolfato, trad. it. Padova, Unipress, Nishida:
dialettica e Buddhismo, Postfazione, Nishida
Kitaro, Uno studio sul bene, Enrico Fongaro, trad. it. Torino, Boringhieri, Introduzione
al pensiero di Nishida Kitarō, INishida
Kitaro, Problemi fondamentali della filosofia: conferenze per la Società
filosofica di Shinano, Enrico Fongaro, trad. it. Venezia, Marsilio e G.
Pasqualotto, ivi, Buddhismo e dialettica. Introduzione al pensiero di Nishida, Per
una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, Tra Oriente e Occidente.
Interviste sull’intercultura ed il pensiero orientale, D. De Pretto, Milano,
Mimesis, Nietzsche o dell'ermeneutica
interminabile, in , Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi su Nietzsche,
Milano, Franco Angeli, Intercultura e globalizzazione, in , Incontri di
sguardi. Saperi e pratiche dell’intercultura, A. Miltenburg, Padova, Unipress, Per
una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, East & West. Identità e
dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, G. Pasqualotto, Estetica del vuoto. Arte e
meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della
filosofia comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East
& West, Venezia, Marsilio, East
& West, Venezia, Marsilio, Interessante può essere, sotto questo aspetto,
il confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta, trad. it.
Milano, Cortina, La riforma di pensiero,
G. Pasqualotto, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio, , voce Corpo. G. Pasqualotto, Illuminismo e illuminazione,
Roma, Donzelli, G. Pasqualotto, Saggezze d'Oriente e d'Occidente (come forme di
vita), in Id., Oltre la filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere,
sotto questo aspetto, il confronto con il pensiero di R. Sennet, nel suo L’uomo
artigiano, trad. it. Milano, Feltrinelli, G. Pasqualotto, Diritti umani e valori in
Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio, , voce
Libertà. G. Pasqualotto, Filosofia e
globalizzazione, Milano, Mimesis, . G.
Pasqualotto, Il tao della filosofia, Milano, Luni, , Premessa. I termini 'ecologico' e 'agnostico' non sono
propri dei testi di Pasqualotto, ma depositati nel suo insegnamento 'orale',
nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e conseguenze
della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica del vuoto.
Arte e meditazione nelle culture d'Oriente by Giangiorgio Pasqualotto, Revue
Bibliographique de Sinologie, M. Ghilardi, E. Magno , Sentieri di mezzo tra
Occidente e Oriente. Scritti in onore dei sessant'anni di Giangiorgio
Pasqualotto, Milano-Udine, Mimesis, 2006. E. Fongaro, M. Ghilardi, Filosofia
come Pratica. A partire da Il Tao della Filosofia, in Simplegadi, Sentieri di
mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi, E. Magno, Mimesis, A. Crisma, Dao,
ossia cammino. Note in margine al percorso di riflessione di Giangiorgio
Pasqualotto, in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi,
E. Magno, Mimesis, M. Bergonzi, Comparatismi e dialogo interculturale fra
filosofia occidentale e pensiero indiano, in Comparatismi e filosofia, M.
Donzelli, Napoli, Liguori, G. Marramao, Pensare Babele. L'universale, il
multiplo, la differenza, in Iride, M. Pagano, Un contributo ermeneutico per la
filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista di filosofia, M. Ghilardi, E.
Magno , La filosofia e l'altrove: Festschrift per Giangiorgio Pasqualotto,
Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko (ed), New York: Bloomsbury Academic, F. La
Porta, recensione ad Alfabeto Filosofico, "Left" Scheda, su emsf.rai.
Scheda biografica sul sito di Aracne editrice Lettura del Daodejing, di G.
Pasqualotto su youtube.com. Lettura della Mandukya Upanishad, di G. Pasqualotto
su youtube.com. Mimesis Festival: Che cos’è la filosofia? di G. Pasqualotto su
youtube.com. Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G. Pasqualotto su
youtube.com. Pensiero buddhista e filosofie occidentali, di G. Pasqualotto su
youtube.com. Il pensiero di Panikkar e la questione dei diritti umani, di G.
Pasqualotto su youtube.com. La compassione intelligente nella tradizione
buddhista, di G. Pasqualotto su youtube.com. Nirvana e Samsara, di G.
Pasqualotto su youtube.com. Intervista su Covid-19 e Libertà, di G. Pasqualotto
su youtube.com. Anteprima di Illuminismo e Illuminazione, di G. Pasqualotto su
books.google. Anteprima di Per una filosofia interculturale, G. Pasqualotto su
books.google. Anteprima di Taccuino Giapponese, di G. Pasqualotto su
books.google. Anteprima di Alfabeto Filosofico, di G. Pasqualotto su
books.google. Anteprima di Dieci Lezioni sul Buddhismo, di G. Pasqualotto su
books.google. Materiali su Interculturalità e Oriente di G. Pasqualotto su
archive.org. Materiali su Interculturalità e Oriente di G. Pasqualotto su
padua@research. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza.
PASTORE. (Orbassano). Filosofo. Grice:
“A proto-Griceian.” Grice: “Pastore divides logicians by nationality, and he
has a few for Italians; he does not distinguish between Welsh Russell and
English Boole, though!” Grice: “Pastore has an excellent section on the
‘alleged’ imperfections of ordinary language, to which I refer to in my
reference to the common place in philosophical logic.” Grice: “Pastore lists
six imperfections of ordinary language, for which he notes how confusing the
allegations are.” “He ends by noting the moral of the formalist: “not
everything that is explicated is implicated, and not everything that is
implicated is explicated!” – Grice: “The Italian philosophers he mentions make
an interesting list.” Grice: “He has an earlier paragraph on “Roman logic,”
which is charming.” Laureato a Torino con Graf e D'Ercole, fu insegnante di
liceo e ottenne una cattedra a Torino. Fondò e diresse il “Laboratorio di
logica sperimentale” a Torino. Fu collaboratore della Rivista di
filosofia. I suoi manoscritti sono
conservati nell'Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria di
Firenze. La salma del filosofo riposa nel Cimitero di Bruino. Opere: “Logica
formale dedotta dalla considerazione dei modelli meccanici,” “Del nuovo spirito
della scienza e della filosofia,” “Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e
del conoscere,” “Il pensiero puro,” “Il problema della causalità, con
particolare riguardo alla teoria del metodo sperimentale,” “Il solipsismo,” “La logica del potenziamento,” “Logica
sperimentale,”” L'acrisia di Kant” “La filosofia di Lenin”; “La volontà
dell'assurdo. Storia e crisi dell'esistenzialismo” ( Logicalia, Dioniso, “Introduzione
alla metafisica della poesia,” F. Bazzani, Carte. Fondo dell'Accademia La
Colombaria, Firenze, Leo S. Olschki, M.
Castellana, “Razionalismi senza dogmi. Per una epistemologia della
fisica-matematica” Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore, R. Laz., Enciclopedia ItalianaII Appendice,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, , «Pastore, Valentino Annibale» in
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Filippo
Selvaggi, Un filosofo triste: Annibale Pastore in Scienza e metodologia. Saggi
di epistemologia, Roma, Università Gregoriana, Google Libri. Refs: Luigi
Speranza, “Grice e Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.
PEANO.
(Spinetta di Cuneo). Filosofo. Grice: “As I reduce “the” to “every,” I am
of course following Peano, who predates Russell!” -- important Italian
philosopher. Linceo. Peano’s postulates, also called Peano axioms, a list of
assumptions from which the integers can be defined from some initial integer,
equality, and successorship, and usually seen as defining progressions. The
Peano postulates for arithmetic were produced by G. Peano in 9. He took the set
N of integers with a first term 1 and an equality relation between them, and
assumed these nine axioms: 1 belongs to N; N has more than one member; equality
is reflexive, symmetric, and associative, and closed over N; the successor of
any integer in N also belongs to N, and is unique; and a principle of
mathematical induction applying across the members of N, in that if 1 belongs
to some subset M of N and so does the successor of any of its members, then in
fact M % N. In some ways Peano’s formulation was not clear. He had no explicit
rules of inference, nor any guarantee of the legitimacy of inductive
definitions which Dedekind established shortly before him. Further, the four
properties attached to equality were seen to belong to the underlying “logic”
rather than to arithmetic itself; they are now detached. It was realized by
Peano himself that the postulates specified progressions rather than integers
e.g., 1, ½, ¼, 1 /8, . . . , would satisfy them, with suitable interpretations
of the properties. But his work was significant in the axiomatization of
arithmetic; still deeper foundations would lead with Russell and others to a
major role for general set theory in the foundations of mathematics. In
addition, with O. Veblen, T. Skolem, and others, this insight led in the early
twentieth century to “non-standard” models of the postulates being developed in
set theory and mathematical analysis; one could go beyond the ‘. . .’ in the
sequence above and admit “further” objects, to produce valuable alternative
models of the postulates. These procedures were of great significance also to
model theory, in highlighting the property of the non-categoricity of an axiom
system. A notable case was the “non-standard analysis” of A. Robinson, where
infinitesimals were defined as arithmetical inverses of transfinite numbers
without incurring the usual perils of rigor associated with them. Fu l'ideatore del latino sine flexione, una lingua
ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione del latino
classico. Nacque in una modesta fattoria chiamata "Tetto Galant"
presso la frazione di Spinetta di Cuneo. Fu il secondogenito di Bartolomeo
Peano e Rosa Cavallo; sette anni prima era nato il fratello maggiore Michele e
successivamente nacquero Francesco, Bartolomeo e la sorella Rosa. Dopo un
inizio estremamente difficile (doveva ogni mattina fare svariati chilometri
prima di raggiungere la scuola), la famiglia si trasferì a Cuneo. Il fratello
della madre, Giuseppe Michele Cavallo, accortosi delle sue notevoli capacità
intellettive, lo invitò a raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi studi
presso il Liceo classico Cavour. Assistente di Angelo Genocchi all'Torino,
divenne professore di calcolo infinitesimale presso lo stesso ateneo a partire dal
1890. Vittima della sua stessa eccentricità, che lo portava ad insegnare
logica in un corso di calcolo infinitesimale, fu più volte allontanato
dall'insegnamento a dispetto della sua fama internazionale, perché "più di
una volta, perduto dietro ai suoi calcoli, [..] dimenticò di presentarsi alle
sessioni di esame". Ricordi del grande matematico (e non solo della
vita familiare) sono raccontati con grazia e ammirazione nel romanzo biografico
Una giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano, scrittrice e poetessa. Aderì
alla massoneria, iniziato nella loggia Alighieri di Torino guidata dal
socialista Lerda. Morì nella sua
casa di campagna a Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo
colse nella notte. Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola
di matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Giovanni Vailati,
Filiberto Castellano, Cesare Burali-Forti, Alessandro Padoa, Giovanni Vacca,
Mario Pieri e Tommaso Boggio . Peano precisò la definizione del limite
superiore e fornì il primo esempio di una curva che riempie una superficie (la
cosiddetta "curva di Peano", uno dei primi esempi di frattale),
mettendo così in evidenza come la definizione di curva allora vigente non fosse
conforme a quanto intuitivamente si intende per curva. Da questo lavoro
partì la revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da Jordan (curva
secondo Jordan). Fu anche uno dei padri del calcolo vettoriale insieme a
Tullio Levi-Civita. Dimostrò importanti proprietà delle equazioni differenziali
ordinarie e ideò un metodo di integrazione per successive
approssimazioni. Sviluppò il Formulario mathematico, scritto dapprima in
francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiamava il suo latino
sine flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior
parte dimostrate. Come logico dette un eccezionale contributo alla logica
delle classi, elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Diede
una definizione assiomatica dei numeri naturali, i famosi "assiomi di Peano"
che vennero poi ripresi da Russell e Whitehead nei loro Principia Mathematica
per sviluppare la teoria dei tipi. I contributi di Giuseppe Peano sulla
logica furono osservati con molta attenzione da Russell, mentre i contributi di
aritmetica e di teoria dei numeri furono osservati con molta attenzione da
Giovanni Vailati, il quale sintetizzava in Italia il passaggio tra l'esame
delle questioni fondamentali e l'applicazione di metodiche di analisi del
linguaggio scientifico, tipica degli studi logici e matematici, e anche
specificava gli interessi di storia della scienza, allargando la prospettiva
anche agli studi sociali. Per questo Peano ebbe dei contatti molto stretti con
il mondo degli studiosi di logica e di filosofia del linguaggio nonché gli studiosi
di scienze sociali empiriche (Cfr. Guglielmo Rinzivillo, Giuseppe Peano,
Giovanni Vailati. Contributi invisibili in Guglielmo Rinzivillo, Una
Epistemologia senza storia, Roma Nuova Cultura. Ebbe ampi riconoscimenti negli
ambienti filosofici più aperti alle esigenze e alle implicazioni critiche della
nuova logica formale. Era affascinato dall'ideale leibniziano della lingua
universale e sviluppò il "latino sine flexione", lingua con la quale
cercò di tenere i suoi interventi ai congressi internazionali di Londra e
Toronto. Tale lingua fu concepita per semplificazione della grammatica ed
eliminazione delle forme irregolari, applicandola a un numero di vocaboli
"minimo comune denominatore" tra quelli principalmente di origine
latina e greca rimasti in uso nelle lingue moderne. Uno dei grandi meriti
dell'opera di Peano sta nella ricerca della chiarezza e della semplicità.
Contributo fondamentale che gli si riconosce è la definizione di notazioni
matematiche entrate nell'uso corrente, come, per esempio, il simbolo di
appartenenza (es: x ∈ A) o
il quantificatore esistenziale "∃". Tutta l'opera di Peano verte sulla ricerca della
semplificazione, dello sviluppo di una notazione sintetica, base del progetto
del già citato Formulario, fino alla definizione del Latino sine flexione. La
ricerca del rigore e della semplicità portarono Peano ad acquistare una
macchina per la stampa, allo scopo di comporre e verificare di persona i tipi
per la Rivista di Matematica (da lui diretta) e per le altre pubblicazioni.
Peano raccolse una serie di note per le tipografie relative alla stampa di
testi di matematica, uno per tutti il suo consiglio di stampare le formule su
righe isolate, cosa che ora viene data per scontata, ma che non lo era ai suoi
tempi. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale della Corona Commendatore
della corona L'asteroide Peano è stato
battezzato così in suo onore. Il dipartimento di Matematica di Torino è a
lui dedicato. Molti licei in Italia portano il suo nome, come ad esempio a
Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo, Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così
come la scuola di Tetto Canale, vicina alla sua città natale. Opere: “Aritmetica
generale e algebra elementare” (Torino, G.B. Paravia,); “Formulario
mathematico” (Torino, Fratelli Bocca); “Calcolo differenziale e principii di
calcolo integrale” (Torino: Fratelli Bocca); “Lezioni di analisi infinitesimal”
(G. Candeletti); “Applicazioni geometriche del calcolo infinitesimale” (Torino:
Fratelli Bocca), “I principii di geometria logicamente esposti” (Torino:
Fratelli Bocca)”; “Arithmetices principia, nova methodo exposita” (Torino,
Paravia); “Giochi di aritmetica e problemi interessanti” (Paravia, Torino). Dissero
di lui «Provai una grande ammirazione per Peano quando lo incontrai per la
prima volta al Congresso di Filosofia, che fu dominato dall'esattezza della sua
mente. Russell. D'Amico, Storia e storie della scuola italiana. Dalle origini
ai giorni nostri, Zanichelli, Bologna, Celebrazioni di Peano, E. Luciano e C. Roero
Torino,, Peanostoria di un matematico. Boringhieri. Peanostoria di un matematico. Boringhieri, Dipartimento
di Matematica "Giuseppe Peano": Home
Il Giorno, Festa e lacrime: "Addio Peano" Il Liceo chiude i
battenti, su Il Giorno.Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del
progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto
Museo di Storia della Scienza di Firenze. “Peano: storia di un matematico”
(Boringhieri); Lalla Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino, Einaudi, Racconta
episodi del rapporto con il prozio Giuseppe.
Assiomi di Peano, Glottoteta, Lingua artificiale, Matematica, Latino
sine flexion, Ugo Cassina Calcolatori ternari Maria Gramegna Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su Liber Liber. openMLOL, Horizons Unlimited srl. Progetto
Gutenberg. E Peano stregò Russell -- Piergiorgio Odifreddi, SWIFSito
Web Italiano per la Filosofia. Presentazione e Documentazione del Comune di
Cuneo . Refs.:
Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’articolo definito,” -- Luigi Speranza,
“Peano e Grice sull’operatore ‘iota’” -- H. P. Grice, “Definite descriptions in Peano
and in the vernacular,” Luigi Speranza,
"Grice e Peano: semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano,
The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
PECORARO. (Salerno). Filosofo. Grice:
“He must be the only philosopher who philosophised about ecstasis!”Grice:
“Many don’t consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal
degree without (not within) Italy!” -- Dopo studi giuridici presso la Facoltà
di Scienze Politiche, Pecoraro si laurea in Filosofia presso l´Salerno con una
tesi sul pensiero del filosofo franco-romeno Emil Cioran. Dall´inizio degli
anni novanta collabora con il Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Giornale
di Napoli come cronista di nera e di giudiziaria. In questi anni si avvicina ad
alcuni artisti contemporanei che gravitano intorno all´Accademia di belle arti
di Brera organizzando due Mostre a Ravello e dedicandosi al coordinamento
editoriale dei rispettivi cataloghi. Tra i partecipanti: Domenico Paladino,
Vettor Pisani (artista), Omar Galliani, Jan Knap, Giordano Montorsi, Iler
Melioli, Xante Battaglia. Un'esperienza che sarà importante in seguito, quando
i tratti metafisici e di rivolta dell´opera d´arte contemporanea verranno
riscoperti in chiave nichilista. Lascia l´Italia e, dopo aver visitato
alcuni paesi europei, giunge a Rio de Janeiro a bordo di un mercantile. Dopo il
Master, conclude il Dottorato di Ricerca in Filosofia Contemporanea a Rio di Janeiro e il Post-Dottorato (-)
grazie ad una Borsa di Studio della CAPES/PNPD. Dal è docente effettivo a Rio di Janeiro
(UNIRIO), fondatore e direttore di "Quadranti"Rivista internazionale
di filosofia contemporanea e direttore del Laboratorio di filosofia politica e
morale, finanziato dal CNPq (il CNR brasiliano, dedicato a Gerardo Marotta,
fondatore e presidente dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di
Napoli. Il percorso intellettuale Nonostante la giovane età è possibile
dividere il percorso di studi e di pensiero di Pecoraro in due momenti distinti.
Il primo, definito "attivismo filosofico", comprende tutte le
attività e le iniziative tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito critico e
filosofico in Brasile tra la fine degli anni novanta del secolo scorso e gli
anni 10 di questo secolo: la realizzazione di varie decine di convegni e
festival filosofici in diverse città del Paese; la fondazione di 4 riviste
scientifiche (Analógos, Alter, Forum Krisis, Quadranti); la divulgazione di
temi e autori poco studiati (Analitici e Continentali, Filosofia della tecnoscienza,
Nichilismo, Filosofia del suicidio, Metafisica e Teatro, Derrida, Vattimo,
Nancy, Esposito, Zizek, Agamben); l´impegno istituzionale e editoriale; i
contatti personali o epistolari, e le sue ripercussioni nel dibattito carioca,
con alcuni dei più importanti pensatori della contemporaneità (da Vattimo a
Esposito, da Rorty a Bodei; da Givone a Volpi, da Mattei a Ferraris; da Honneth
a Larmore), ecc. Il secondo, si snoda su due assi portanti: la
transizione italo-carioca, che gira intorno a temi como nichilismo, suicidio e
filosofia negativa e il pensiero più maturo degli ultimi anni, che si muove
intorno a problemi di filosofia politica e morale. La Filosofia negativa e
l'agire dell'Io tragico-nichilista La prima fase del suo pensiero è dedicata all´elaborazione
di una filosofia disperata e negativa, assolutamente slegata da prospettive
etico-politiche (che però diventeranno centrali nella seconda fase della sua
riflessione). Si tratta di una filosofia fondata sul nichilismo di Nietzsche e
su una tradizione di autori maledetti della filosofia e della letteratura
moderna, riletti a partire dal prisma pessimista di Emil Cioran e della sua
filosofia del voyeur "esteticamente salvifica" di un datato phatos
esistenzialista, del “tutto è vano” risultato ultimo della sua analisi
filosofica del suicidio, della psicanalisi contemporanea e dei lacci
concettuali e storici tra nichilismo, nullae negazione. Il risultato è
una teoria anti-fondazionale, che poggia le sue radici in una soggettività
pessimista e malincolica, che nega qualsiasi teoria etica, sociale e politica
estremizzando così l´accusa nietzschiana-cioraniana contro l´umanità e tutte le
sue costruzioni sociali, storiche e morali. In questo orizzonte di assenza di
senso, decadenza e corruzione metafisica, l´unica, eventuale, maniera di
ribellarsi e resistere si concretizza, paradossalmente, nell´appello alla
responsabilità e all´azione di un Io "tragico-nichilista".
Filosofia del presente, critica della servitù volontaria in democrazia e lotta
per la trasformazione della sinistra Negli anni 2006-2007 è possibile
intravedere un cambiamento teorico e personale. Insoddisfatto, Pecoraro dà
inizio alla ricerca di un orizzonte di senso diverso e più profondo che lo
porta, però, alla perdita quasi totale dei suoi precedenti fili conduttori.
Interessi, letture, pubblicazioni, ricerche si frammentano e perdono in
intensità e chiarezza. È soltanto con il ritorno a Rio di Janeiro, dopo alcuni
anni trascorsi nel Nord-Est brasiliano, la regione più povera e meno sviluppata
del Paese, il rinnovato dialogo/scontro con “lo stile carioca di vivere” sia
universitario-filosofico sia sociale e in virtù degli avvenimenti del giugno
(le proteste di piazza contro il Governo), che il pensiero di Pecoraro si
arricchisce di nuove forme e di una prospettiva di ricerca più
latinoamericana. Decisive, in questa fase, sono le questioni
etico-politiche, la critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno
filosofico. In primo luogo devono essere segnalati, per l´importanza che rivestono,
i due Seminari tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di Napoli
nel (dedicato all´"Analitica del
Biopotere") e nel (su "Nietzsche
e la Biopolitica"). Nel primo, Pecoraro riformula il concetto di Biopotere
criticando la lettura di Michel Foucault usando come chiave interpretativa il
"Bios" di Roberto Esposito; nel secondo discute e mette alla prova la
sua lettura radicalmente “sistematica” dell´opera nietzschiana fondata
sull´unità di volontà di potenza, avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del
nichilismo. Oltre a questi due temi, il rigetto delle tesi relativiste/postmoderne;
lo studio delle relazioni tra massa e potere nell´era digitale; l´affermazione
di una visione essenzialista dell´essere umano nell´epoca della tecnica[30]; la
riscoperta della psicanalisi, del movimento Modernista brasiliano e lo studio
di autori come Leopoldo Zea, Slavoj Žižek, Badiou, Spinoza, Étienne de La
Boétiespingono Pecoraro all´elaborazione di un percorso teorico che, fondandosi
sulla necessità di “pensare il presente” (e non il futuro) e di una “filosofia
dell´attualità” e sulla convinzione che le categorie filosofiche post-maggio
’68 sono obsolete e dannose per spiegare e trasformare il nostro tempo, si
concentra in due diversi ambiti di ricerca in una complessa e non risolta
tensione tra aspirazioni teoretiche universalistiche e l´impegno filosofico
nella realtà e nella cultura brasiliana e latinoamericana[32]. Il
primoetico-moralesi occupa delle condizioni di possibilità di nuove forme di soggettività
nell´epoca dei "diritti di tutte le cose del mondo" e dell´attuale
"reazione alla crisi di fondamenti" dichiarata dal pensiero del
secolo XX, delineando quindi le basi di una "filosofia del dovere" di
stampo postilluminista. Il secondopolitico-sociale– attraverso la
critica del politicamente corretto e della “retorica democratica”, la
decostruzione del concetto di democrazia attraverso la ripresa dell´idea di La
Boétie di servitù volontaria, la lotta contro il “fascismo sociale di sinistra”
(e della sinistra), tende a ripensare il concetto di Democrazia e le pratiche
"democratiche" nei sistemi di potere contemporanei e, più
specificamente, si dedica all´esame delle possibilità di una trasformazione
radicale del pensiero filosofico di sinistra (e della sinistra) e di una
concezione del “Politico” in senso non tecnicista e non
"sinistroide-reazionario". Opere La filosofia del voyeur,
Salerno-Napoli, Il Sapere, Metafisica e poesia nel pensiero di Maria Zambrano,
in Atti del Convegno Metafisica, Roma. Giacomo Leopardi e María Zambrano, in
Latinidade da América Latinaenfoques filosóficos e culturais, São Paulo,
Hucitec, 2Cosa resta della Filosofia Contemporanea?, in QuadrantiRivista
Internazionale di Filosofia Contemporanea, in Ética e política contemporânea (Atti
Encontro ANPOF), ANPOF, Filosofia della
storia (latinoamericana)?, in QuadrantiRivista Internazionale di Filosofia
Contemporanea, 3, Salerno-Roma, Da
justiça e da moral. Ou da resistência contemporânea diante do Tribunal dos
Direitos, in Atti del PPG-FIL, Porto Alegre, FI, O discurso
filosófico-libertário do inadequado Dr. H, in Filosofia e LiteraturaEncontros
contemporâneos, Porto Alegre, Gradiva, Caterina Coluccio , Dal sacro al
Profano, Ravello, CED, 2 ed.1996.
Caterina Coluccio , Xante Battaglia. Dall´Arcaico al Frammento, Ravello,
CED, QuadrantiRivista Internazionale di Filosofia Contemporanea, su rivistaquadranti.eu.
Tra i Membri del Comitato Scientifico della Rivista Quadranti, fin dalla sua
fondazione, ricordiamo Axel Honneth, Gianni Vattimo, Roberto Esposito, Charles
Larmore, Maurizio Ferraris, Remo Bodei, Michel Wieviorka, Arnold Davidson, Ann
Stoler, Giacomo Marramao. WOLFGANG
KALTENBACHER, Un laboratorio di filosofia intitolato a Gerardo Marotta, in La
Repubblica, Sandson Rotterdan-Flávio Senra, Non-religious Christianity of
Gianni Vattimo: considerations for the contemporary religious sense, in
Religare., Luigi Ferrarese, Filosofia para iniciantes, in Portal PUC-Rio, 27
aprile 2009. 17 dicembre 20 dicembre
). Paula Araújo, Livro enfrenta o nosso
tempo e busca novos sentidos, in Portal PUC, Mauro Baladi, Um pensador para o
nosso tempo, in Prosa e Verso (O Globo), Intervista alla Casa Editrice
"Zahar", in//zahar.com.br/blog/post/entrevista-rossano-pecoraro. João Batista Farias Júnior, CONSIDERAÇÕES
ACERCA DA RELAÇÃO ENTRE NIILISMO, MODERNIDADE E TÉCNICA NA ÉTICA JONASIANA, in
Polemos, Ricardo Timm de Souza, Cioran,
a filosofia em chamas, in Portal Cioran. 17 dicembre 20 dicembre ). Cioran e
francese, su tuttocioran.com.
Rédaction, Article Emil Michel Cioran, in SetekiC´était qui?. Josè
Fernandes Pires Júnior, Suicídio: o adeus para (in) transcendência, in Rivista
Filosofia, 51 21 dicembre ). Franklin Ferreira Silva, O Niilismo, in
Cadernos do Pet-Filosofia, 3/. Paulo Jonas de Lima Piva, Cioran: uma mente
desconcertante, in Discutindo Filosofia, Flavio Pereira Senra, “Amanhã nunca
mais!”: o niilismo e o heavy metal no contexto pós-moderno, in Via Litterae Intervista alla Casa Editrice Loyola/PUC,
in//editora.vrc.puc-rio.br/cgi/Rossano Pecoraro, Vi spiego la "rivoluzione
brasiliana", in Corriere onlineItalians, 26 giugno . Rossano Pecoraro, Brasile: dopo le proteste
di massa il "jeitinho", in Corriere onlineItalians, Lucas Villa,
Niilismo Ativo e Direito na Pós-Modernidade, in Persona, 6Daniel Mariano Leiro, Ontología del
Declinar, Madrid/Buenos Aires, Editorial Biblos, Redazione IISF, Analitica del
Biopotere , in Seminari dell´IISF/ -.
Redazione IISF, Nietzsche e la Biopolitica, in Seminari dell´IISF/
-. Juliana Sant’Ana Campos, Levantado do
Chão de José Saramago e Nenhum Olhar de José Luís Peixoto: uma leitura do
espaço narrativo. , San Paulo, PUCSP (Tesi di Master) Leonardo Campos, O Homem
que não estava lá, in Plano Crítico, 23 aprile . Redazione Ordine degli avvocati del Brasile,
Bernuz e Pecoraro dialogam sobre "As Transformações do Estado
Contemporâneo", in JusBrasil.
Compreender a atualidade através de Agamben. Entrevista especial com
Rossano Pecoraro (Intervista all´IHU),
in//ihu.unisinos.br/entrevistas/20360-compreender-a-atualidade-atraves-de-agamben-entrevista-especial-com-rossano-pecoraro.
PELACANI. Grice: “At Oxford, Strawson used to
confuse Pelacani with Pelacani!” -- Antonio
Pelacani (Parma), filosofo. Fu lettore (Grice: “reader or lecturer?”) Bologna, divenne
consigliere Visconti. In questa veste si
trovò più volte coinvolto in processi per eresia montati da Giovanni XXII per gettare nella polvere il
Visconti. Fu grande commentatore di
Avicenna e Galeno. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
PELACANI (Costamezzana). Filosofo. “Dottore diabolico.” Parente
di Antonio Pelacani. Della sua medesima casata un altro filosofo: Francesco
Pelacani Nato a Costamezzana, a pochi
chilometri da Parma, nulla si sa della sua vita
sino a quando frequenta la facoltà artium philosophie et medicine a
Pavia dove come titolare della cattedra di magister philosophie et loyce,
delegato dal vescovo, diploma in arti un certo Bossi. Ottenne una cattedra a
Bologna. Sii spostò a Padova. Fu riassunto a Pavia, ma un processo per eresia lo
costrinse a spostarsi a Padova, dove mantenne l'insegnamento. Contestò
molte regole della meccanica aristotelica e sostenne l'applicazione di nuovi
strumenti matematici per sostituire le regole obsolete. In particolare
condusse nuovi studi sull'ottica nell'opera “Quaestiones de perspectiva.” Nel “Tractatus
de ponderibus” si occupò di statica ed elaborò nelle “Quaestiones de
proportionibus” una teoria matematica del vuoto che si contrapponeva alle tesi
del continuo dei fisici aristotelici. Si occupò anche del moto dei pianeti in “Theorica
planetarum” e mise in discussione la cosmologia di Aristotele negando che si
potesse sostenere l'incorruttibilità dei cieli e l'interpretazione teologica
dell'esistenza di un primo motore immobile, vale a dire di Dio. Negò quindi la
possibilità delle dimostrazioni a posteriori dell'esistenza di Dio e dell'immortalità
dell'anima individuale. Pelacani concepisce la natura o l'universo come un
ente ANIMATO (‘animismo – cf. Grice on ‘mean’ and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire”),
un grande eterno animale in continuo movimento dove gli esseri nascono per
generazione spontanea e, quando gli influssi astrali sono favorevoli, vengono
alla luce anche le anime intellettive umane. Riguardo alla morale egli è
convinto che l'uomo debba conformarsi alla virtù per sua libera scelta e non
per fini religiosi trascendenti. Per il materialismo delle sue dottrine
Pelacani, doctor diabolicus, com'era soprannominato , fu accusato d'eresia e
condannato ma ciò non gli impedì di essere apprezzato come un grande astrologo
dai principi Carraresi di Padova e dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di
essere sepolto nel duomo di Parma. Gli si attribuiscono dei Commenti a
Witelo per una corretta interpretazione della prospettiva e a Bradwardine nell'opera Questiones super
tractatu "De proportionibus" Thome Beduerdini. G. Robolini,
Notizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie degli
scrittori e letterati Parmigiani raccolte dal Padre Ireneo Affò, Stamperia
reale [Bodoni]. Citato anche per la sua avarizia in Bartolomeo Veratti, De'
matematici italiani anteriori all'invenzione della stampa. Commentario
storico Rodolfo Majocchi, Codice diplomatico
dell'Pavia, Enciclopedia Garzanti di
filosofia, Filippo Camerota, Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva,
Giunti Editore, La scuola francescana di Oxford Opere Le Quaestiones de anima,
Firenze, Olschki, Questiones super tractatus logice magistri Petri Hispani,
Parigi, Vrin, Quaestiones circa tractatum proportionum magistri Thome Braduardini,
Parigi, Vrin, “Questiones super perspectiva communi,” Parigi, Vrin, “Quaestiones
de anima: alle origini del libertinismo,” V. Sorge, Napoli, Morano, Firenze,
SISMEL, Edizioni del Galluzzo. The Medieval Science of Weights = (scientia de
ponderibus). Treatises ascribed to Euclid, Archimedes, Thabit ibn Qurra,
Jordanus de Nemore and Blasius of Parma, editi con Introduzione, traduzione e
note da E.t A. Moodye Marshall Clagett, Madison, The University of Wisconsin
Press (Tractatus de ponderibus). TreccaniEnciclopedie
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Refs.:
Luigi Speranza, “Pelacani, Grice, e Shorpshire sull’immortalità dell’anima.”
Luigi Speranza, “L’animismo di Pelacani e Grice, ‘smoke means fire,
literally.’”
PELLEGRINI. (Sonnino). Filosofo. Grice:
“I like Pellegrini: he found Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual
Ethica Nichomaechaea is intended for!”
-- Fu, secondo Tiraboschi, uomo che da' suoi meriti e dalle promesse
fattegli da più pontefici pareva destinato a' più grandi onori; ma che non
giunse che ad ottenere alcuni beneficii ecclesiastici». Tenne la cattedra di
filosofia a Roma. Pubblicò il “De
affectionibus animi noscendi et emendandis commentaries” e un'edizione della traduzione
in latino di Lambin dell' Etica Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri
decem -- corredandola di un riassunto e di commenti, nei quali altera il testo
di Aristotele di cui lamenta la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele
sconsigli lo studio dell'etica ai giovani, ancora immaturi per una retta
comprensione dei principi morali, al contrario, ritiene che lo studio
dell'etica debba essere impartito prima ancora di quello della filosofia della
natura, in modo che i giovani possano affrontare gli studi scientifici con
animo libero dalle passioni. Fu più oratore che flosofo, non pensò ad inovar
cosa alcuna, e seguì costantemente insegnando i precetti del filosofo
stagirita. Altre opera: “Oratio habita in almo Urbis Gymnasio de utilitate
moralis philosophiae, cum Ethicorum Aristotelis explicationem aggederetur”
(Romae); “De Christi ad coelos ascensu” (Romae); “Oratio in obitum Torquati
Tassi poetae atque philosophi clarissimi” (Romae); G. Tiraboschi, Storia della
letteratura italiana. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla
"Sapienza" di Roma nel Seicento. Renazzi, Storia dell'università
degli studj di Roma. Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Milano, Società tipografica de' classici
italiani. Renazzi, Storia dell'università degli studj di Roma, Roma, Pagliarini
rist. anast. Bologna, Forni. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla
"Sapienza" di Roma nel Seicento. Le cattedre e i maestri, Firenze,
Leo S. Olschki. Keywords: H. P. Grice, “Il Tasso di Pellegrini” -- Refs.: Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice
sulla etica nicomachea,” The Swimming-Pool Library.
PENNISI. (Catania). Filosofo. Grice:
“I like Pennisi’s irreverent tone – typically Italian! – to evolution – and
especially evolution of language. By obsessing with linguistic tokens, we have
lost our capacity to mean otherwise than non-naturally!” Grice: “His metaphor
of ‘the price of lingo’ is very apt – we win, we lose!” – Grice: “Pennisi is a
Griceian at heart in that in his study of both schizo ad paranoic (both
psychotic) systems of communication, he focus on what he and I call the
‘adequazione pragmatica,’ i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky,
to implicate!” Ha diretto il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche,
Pedagoche e degli Studi Culturali dell'Messina, presso cui è titolare della
cattedra di filosofia del linguaggio. I suoi interessi riguardano
prevalentemente la psicopatologia del linguaggio e, più in generale, la
relazione tra linguaggio, evoluzione e cognizione umana. Consegue la
laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia a Catania con una tesi dal titolo “I presupposti
ideologici della teoria della storia linguistica di B. Terracini,” sotto la
guida di Piparo. Vince il concorso
libero per ricercatore e svolge la
carica presso l'Istituto di Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina.
Diventa professore associato di filosofia del linguaggio nella Facoltà di
Magistero di Messina. Vince la procedura di valutazione per l'ordinariato-- è direttore del Dipartimento di Scienze
cognitive e della formazione della Facoltà di Scienze della Formazione e preside
presso la stessa Facoltà. -- è coordinatore del Collegio di Dottorato in
Scienze cognitive dell'Messina. Aree di ricerca Psicopatologia del
linguaggio. L'ipotesi di base per l'analisi del linguaggio psicopatologico
parte da un confronto sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due
declinazioni più significativequella schizofrenica e quella paranoica con il
linguaggio tipico delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei
soggetti normali. La tesi di Pennisi è che i soggetti psicotici, a differenza
di quelli con deficit cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di
vista dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità
sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio
consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo
impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella
schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella
paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino
del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle
sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte
la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di
spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere
considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare,
la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato
l'adattamento a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La
cognitività linguistica del Sapiens, infatti, modificando profondamente le
regole stesse dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di
essere i dominatori naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che
beffardamente ci avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente
estinzione. In continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto
di bio-politica, in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In
particolare, propone di investigare i fenomeni sociali e politici mediante la
comprensione delle dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è,
nel sistema di idee proposto da Pennisi, l'idea di poter ingegnerizzare la
società e di poterme controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale
illusione è data dal linguaggio e dalla razionalità linguistica che
contraddistingue Homo sapiens. Accadimenti come le crisi economicheal pari di
altri fenomeni socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i
fenomeni naturali che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi
migratori e la riproduzione. Opere: The Extended Theory of Cognitive
Creativity. Interdisciplinary Approaches to Performativity, Switzerland AG,
Springer-Verlag, .Darwinian Biolinguistics. Theory and History of a
Naturalistic Philosophy of Language and Pragmatics, Switzerland AG,
Springer-Verlag, . L'errore di Platone, Bologna, Società editrice il Mulino. “Il
prezzo del linguaggio,” Bologna, Società editrice il Mulino, “L’isola timida: Forme
di vita nella Sicilia che cambia,” Roma, Squilibri. Le scienze cognitive del
linguaggio, Bologna, Società editrice il Mulino, Scienze cognitive e patologie del linguaggio,
Bologna, Società editrice il Mulino, Segni di luce, Soveria Mannelli (CZ),
Rubbettino Editore,. Psicopatologia del linguaggio: storia, analisi, filosofie
della mente, Roma, Carocci editore, Le lingue mutole: le patologie del
linguaggio fra teoria e storia, Roma, NIS-Nuova Italia Scientifica, //unime/it/persona/antonio-pennisi/curriculum Psicopatologia del linguaggio, Roma, Carocci,
La tecnologia del linguaggio tra passato e presente, in Blityri, Pisa, ETS, Telmo Pievani, Linguaggio, proprio tu, ci
tradirai, in Il prezzo del linguaggio, Bologna, il Mulino, L'errore di Platone.
Biopolitica, linguaggio e diritti civili in tempo di crisi, Bologna, il Mulino,
Ruggero Eugeni, Per una biopolitica a-moderna. Il pensiero del potere in
Stanley Kubricke oltre, in Le ragioni della natura, Messina, Corisco, Franco Lo
Piparo Tullio De Mauro Umberto Eco Dip.
Scienze cognitive, psic., ped. (unime), su unime.
PERA. (Lucca). Filosofo. Important Italian
philosopher. Senatore per Forza
Italia e Popolo della Libertà e Presidente del Senato nella XIV Legislatura. Il
12 novembre è stato nominato presidente
del Comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale
istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Diplomatosi in
ragioneria all'Istituto "F. Carrara" di Lucca nel 1962, lavora prima
alla Banca Toscana e poi alla Camera di Commercio di Lucca. Quindi decide di
studiare filosofia. Si laurea a Pisa. Incoraggiato dal suo maestro Barone,
inizia la carriera accademica come incaricato di Filosofia della scienza a
Pisa. In seguito diventa professore straordinario e ordinario di Filosofia della scienza a Pisa.
Viene presentato da Colletti al direttore editoriale della casa editrice
Laterza, Mistretta, iniziando subito una intensa attività di consulenza
editoriale per la filosofia della scienza. Con questa Casa editrice pubblica
anche i suoi primi importanti libri scientifici, allontanandosi dalle posizioni
ideologiche dell'estrema sinistra per accostarsi insieme a Lucio Colletti al
dibattito culturale allora presente nel Partito Socialista Italiano.
Iniziato alla politica dallo stesso Lucio Colletti, trasmigra con lui e altri
intellettuali nel neonato partito di Forza Italia fondato da Silvio Berlusconi.
Comincia qui una nuova fase, in cui si è distinto come saggista per l'attività
a favore di un avvicinamento della politica alla religione cattolica. Convinto
che le libertà civili e politiche, lungi dall'essere fondate sulla relatività
delle nostre conoscenze, debbano ricondursi invece alla dignità intrinseca
della persona umana, che permane quale che sia la verità delle convinzioni di
ciascuno, ha più volte rilevato come sia sbagliato fare del relativismo
culturale il fondamento della società liberale. Questa, secondo Pera, ha potuto
sorgere piuttosto grazie a quel terreno fertile rappresentato dai principi
della religione cristiana. Al tempo, Pera si dichiarava ateo e non credente,
venendo pertanto annoverato tra gli atei devoti. Eletto in Parlamento tra le
file di Forza Italia, ascese alla seconda carica dello Stato, la presidenza del
Senato, che ha ricoperto fino alla fine della legislatura. Pera è stato
collaboratore dei quotidiani “Corriere della Sera”, “Il Messaggero”, “La
Stampa” e dei settimanali “L'Espresso” e “Panorama”. Studi di Filosofia
della scienza Karl Popper insieme a Melitta Mew e Marcello Pera a Kenley
(Regno Unito), nel 1986. Il filosofo Marcello Pera ha svolto un'intensa
attività di ricerca nel campo della filosofia della scienza a livello
internazionale. Il suo primo saggio filosofico di rilievo riguarda il metodo
scientifico e l'induzione. Pera ha poi concentrato i suoi studi filosofici su Popper.
Corrispondente del filosofo teorico della "società aperta", Pera è
uno dei suoi massimi studiosi. Su di lui ha scritto “La scienza su palafitte.” Prima
di scrivere il libro, pubblicò alcuni articoli divulgativi, inserendosi in un
vasto movimento critico, su "L'Espresso", dedicati ai filosofi che
avevano tentato di confutare Marx, il primo dei quali fu dedicato a Popper.
Ulteriori studi furono dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai
metodi induttivi e scientifici del Settecento: npubblicò i due saggi
"Hume, Kant e l'induzione" e "Apologia del metodo". Sviluppò
ricerche sui primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da
Galvani. Il testo fondamentale di Pera "La scienza su palafitte"contiene
un'analisi dettagliata delle posizioni di numerosi filosofi sul rapporto tra
scienza e filosofia, in particolare di Bacone, Hume, Kant, Popper, Kuhn, Lakatos
ed altri studiosi. Il significato del termine "scienza su palafitte"
è un ironico riferimento al fatto che, come le palafitte dell'uomo preistorico,
la scienza contemporanea (in particolare la teoria della relatività e la fisica
atomica) non sono fondate su basi solide come la roccia, ma sono soggette a
frequenti modifiche e revisioni, a seguito della scoperta di nuove particelle,
di nuovi fenomeni, o di nuove leggi fisiche che in parte modificano quelle
precedenti della fisica classica. Il saggio inizia con una celebre citazione di Popper sull'evoluzione
delle teorie scientifiche, secondo la quale la scienza non poggerebbe su
fondamenti immutabili, ma su principi che possono essere oggetto di ulteriori
analisi ed approfondimenti.. Come Popper, anche Pera ritiene che le teorie
scientifiche abbiano una validità limitata a un determinato contesto: secondo
questo orientamento le teorie scientifiche sono parzialmente modificabili nel
tempo. Fra le revisioni di sistemi scientifici studiate da Pera vi è la
rivoluzione scientifica, convenzionalmente iniziata con Niccolò Copernico e
conclusasi con l'opera di Isaac Newton, che ha reso obsolete la fisica
aristotelica e tolemaica. Sono poi analizzate le teorie elettromagnetiche, a
partire dalle prime formulazioni empiriche di Alessandro Volta e Luigi Galvani
fino alle teorie fisico-matematiche di James Clerk Maxwell. Infine, nel corso
del Novecento si sono avuti rinnovamenti significativi della fisica classica,
che hanno portato alla fisica moderna con le teorie della relatività (ristretta
e generale) di Einstein e la meccanica quantistica. Pera analizza l'evoluzione
di queste teorie scientifiche in relazione a quella del metodo scientifico,
basato su procedimenti razionali ed induttivi. Metodo scientifico ed
induzione Marcello Pera ha sostenuto una posizione intermedia fra il pensiero
di Karl Popper che non accetta l'induzione, e quella di altri filosofi che
convalidano il metodo scientifico basato sull'induzione, definito da David
Hume, uno dei maggiori esponenti dell'empirismo nel settecento. Pera condivide
il contributo di Popper e degli altri esponenti del Circolo di Vienna alla
filosofia della scienza del XX secolo, pur cercando di superare certe loro
posizioni che considera troppo radicali, rivalutando così un certo ruolo
dell'induzione nella ricerca scientifica. Sulle differenze fra la posizione di
Pera e di Popper riguardo al metodo induttivo, si veda. Altri saggi sui metodi
scientifici ha dedicato numerosi articoli su riviste specializzate a temi di
Filosofia della scienza e sul Metodo scientifico, tra cui: "Induzione,
scandalo dell'empirismo", in "Introduzione a Feigl", "La scoperta scientifica: congetture
selvagge o argomentazioni induttive?", in "Medicina nei secoli",
"È scientifico il programma scientifico
di Marx?", in "Studium", "Principi a priori e canoni di
razionalità scientifica", in "Physis", "Le teorie come metafore e
l'induzione", in "Physis", "Inductive Method and Scientific
Discovery", in collaborazione con Grmek, Cohen, Cimino, Sulla storia della
scienza ha pubblicato: "La
rana ambigua: la controversia sull'elettricità animale tra Galvani e
Volta", il Mulino, Princeton University Press, "Scienza e
retorica", Laterza, "The Discourses of Science", The University
of Chicago Press. Attività politica Attività politica nel PSI Negli anni
ottanta e nei primi anni novanta, Marcello Pera fa parte del Partito Socialista
Italiano. A ricordo del suo periodo di vicinanza al Partito Socialista,
nel 2004 Pera si è recato ad Hammamet in visita alla tomba di Bettino Craxi, che
ha definito un "patrimonio della Repubblica", che appartiene alla
"storia della sinistra italiana". Durante la stagione di Mani Pulite,
Marcello Pera si impegnò sulla questione morale con impeto giustizialista;
espresse severe critiche alla corruzione della politica, schierandosi senza
riserve dalla parte dei magistrati di Milano. Pera si impegnò anche
nell'area laica, nel movimento referendario di Massimo Severo Giannini con la
lista Sì Referendum. Viene inoltre ingaggiato come commentatore dal quotidiano
La Stampa, per il quale tra 1992 e 1993 formula diverse critiche alla
corruzione politica in Italia e si esprime nei seguenti termini: «Come
alla caduta di altri regimi, occorre una nuova Resistenza, un nuovo riscatto e
poi una vera, radicale, impietosa epurazione. Il processo è già cominciato e
per buona parte dell'opinione pubblica già chiuso con una condanna» (La Stampa,
19 luglio 1992) «I partiti devono retrocedere e alzare le mani [...] subito e
senza le furbizie che accompagnano i rantoli della loro agonia. Questo sì
sarebbe un golpe contro la democrazia: cercare di resistere contro la volontà
popolare» (1º febbraio 1993) «Il garantismo, come ogni ideologia preconcetta, è
pernicioso» (29 marzo 1993). «I giudici devono andare avanti. Nessuno chiede
che gli inquisiti eccellenti abbiano un trattamento diverso dagli altri
inquisiti» (5 marzo 1993) «No e poi no, onorevole Bossi. Lei deve chiedere
scusa... I giudici fanno il loro dovere... Molti magistrati sono già stati
assassinati per aver fatto rispettare la legge... Lei mette in discussione i
fondamenti stessi dello Stato di diritto» (24 settembre 1993) *«la rivoluzione
ha regole ferree e tempi stretti» «Quei
politici che, come Craxi, attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non
capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno» Con Luigi Manconi nel 1995
firmò un appello per l'uso delle droghe leggere. Ancora nel 1994 Pera
dichiarò: "Berlusconi è a metà strada tra un cabarettista azzimato e un
venditore televisivo di stoviglie, una roba che avrebbe ispirato e angosciato
il povero Fellini". Senatore di Forza Italia Pera. Pera cambia
radicalmente schieramento e aderisce a Forza Italia di cui diventa coordinatore
nazionale della Convenzione per la riforma liberale. Pera, in questo periodo,
si allontana dalle precedenti posizioni giustizialiste temperandole in senso
garantista. Pera iniziò a criticare gli "eccessi" del pool di
Milano e Palermo, che arrivò a definire golpisti e invitò D'Alema a «fermare i
giudici», indicando nel garantismo una posizione intermedia fra giustizialismo
e corruzione, e proponendo la separazione delle carriere e l'obbligatorietà
dell'azione penale. Pera polemizzò inoltre con i magistrati di Milano per una
vicenda che vedeva coinvolto Paolo Berlusconi nel caso Simec, la società di gestione
della discarica di Cerro Maggiore. Alle elezioni politiche italiane Pera
viene candidato al Senato per Forza Italia nella sua Lucca, ma viene sconfitto
all'uninominale dal senatore locale, Patrizio Petrucci dei DS. Viene poi
ripescato in quota proporzionale tramite il sistema dei resti ed eletto nel
gruppo Forza Italia al Senato, ed è nominato vicepresidente del Gruppo di Forza Italia al
Senato. Assieme a Marco Boato fonda la "Convenzione per la
giustizia", un movimento politico "virtuale" che consente il
finanziamento pubblico de Il Foglio di Giuliano Ferrara. In Parlamento, Pera si
occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in Italia: è stato ispiratore
della riforma costituzionale sul "giusto processo", approvata nella
XIII Legislatura, che ha modificato l'articolo 111 della Costituzione. La
Presidenza del Senato Il Presidente del
Senato Marcello Pera e il Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini
accolgono papa Giovanni Paolo II al Parlamento italiano, 14 novembre 2002. Nelle
elezioni politiche vince nel collegio uninominale di Lucca, l'unico della
Toscana andato al centro-destra. Viene eletto al primo scrutinio Presidente del
Senato della Repubblica, seconda carica dello Stato, che manterrà fino al 2006.
Nel suo "Discorso di insediamento al Senato della Repubblica" del 30
marzo 2001 Marcello Pera ha dichiarato: «Questo è il nucleo della
democrazia... Non è soltanto il governo del popolo, la democrazia; non è
neppure soltanto il governo delle regole o della legge: è qualcosa di più difficile,
ma anche di più esaltante. La democrazia è quel regime di governo che permette
a chi si oppone di sostituire pacificamente chi prende le decisioni a nome
della maggioranza. Per questo la democrazia o lo strumento della democrazia non
è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il confronto. Per
sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e criticare. Allo
stesso modo per governare occorre argomentare e convincere» In quegli
anni è Presidente onorario della "Fondazione Magna Carta".
Senatore con Forza Italia e con il Popolo della Libertà. Lasciata la presidenza del Senato, alle
elezioni politiche italiane del 2006 è rieletto senatore nella lista di Forza
Italia nel collegio della Emilia Romagna e vice-capogruppo di Forza Italia al
Senato. Al seguito della caduta del governo Prodi e delle elezioni
politiche italiane del 2008, è stato confermato al Senato come capolista della
circoscrizione Lazio per il Popolo della Libertà. Politica locale in
Toscana Marcello Pera ha partecipato anche ad alcuni temi di politica locale,
in particolare in Toscana e a Lucca. Inoltre ha svolto un ruolo attivo
nell'ambito della Camera di Commercio di Lucca negli anni sessanta e settanta e
poi soprattutto nelle istituzioni dell'Pisa negli anni ottanta e novanta. Nel
2005 Marcello Pera ha espresso alcune critiche ai rapporti fra il Comune di
Lucca e la Azienda Municipalizzata del Gas; Pera viene quindi accusato in
Consiglio comunale dall'allora sindaco Pietro Fazzi (sostenuto da una
maggioranza di centrodestra) di essersi intromesso nella gestione
amministrativa del Comune. La vicenda verteva su supposte pressioni del
senatore per la cessione di quote societarie di Gesam gas, azienda
municipalizzata per la somministrazione del gas, ad Enel gas spa. La polemica
ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Lucca e alle dimissioni
del sindaco Pietro Fazzi, successivamente espulso dal suo partito. Della
vicenda si è interessata anche la Procura di Lucca, che nel 2007 ha archiviato
il caso. A settembre Marcello Pera
insieme a Giuliano Urbani ha fondato il Comitato "Liberi Sì" per il
Referendum . Questo comitato era molto vicino alle posizioni di Scelta Civica e
Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, e raccoglieva al suo interno alcune
personalità del centrodestra come Giuliano Urbani ed Enzo Ghigo. In
dicembre il suo nome era tra i papabili
come possibile Ministro nel nuovo Governo Gentiloni. L'avvicinamento al
mondo cattolico In passato Marcello Pera si era definito un "non
credente"; Pera si è poi avvicinato al pensiero cristiano, accogliendo
l'invito di papa Benedetto XVI a vivere "come se Dio esistesse". Dice
infatti Pera in Perché dobbiamo dirci cristiani (2008): "Io suggerisco di
accettare l'esortazione che il Papa ha fatto ai non credenti: seguire la
vecchia formula di Pascal e Kant di vivere ‘come se Dio esistesse’ (velut si
Deus daretur)". La frase citata e commentata da Pera è tratta da: Immanuel
Kant, Critica della ragion pratica, trad. it. di F. Capra, riveduta da E.
Garin, Roma-Bari, Laterza. Ritiene che sia una soluzione saggia, perché rende
tutti moralmente più responsabili: "Se Dio esiste, ci sono limiti morali
alle mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via...".
Vedi in proposito il libro di Pera Perché dobbiamo dirci cristiani (2008), al
capitolo "Come se Dio esistesse", pagine 54-58, in cui Pera indica
due modi di avvicinarsi al cristianesimo: quello della persona fermamente
credente e quello della persona che ammira i valori del cristianesimo (come
Kant e Pascal) e che si avvicina al messaggio cristiano vivendolo dal punto di
vista etico. Per le posizioni su questa tematica Pera è considerato un
esponente del movimento neoconservatore italiano e risulta essere attualmente
il più autorevole esponente Teocon in Italia. Nel periodo di presidenza del
Senato nasce un legame intellettuale tra Pera e il cardinale Joseph Ratzinger,
il futuro pontefice Benedetto XVI: i due si trovano in sintonia sull'analisi
dei problemi dell'Europa e manifestano comuni preoccupazioni per una civiltà
occidentale minata al suo interno dal relativismo e dal
multiculturalismo. Dopo il 2000 Pera ha dedicato diversi articoli e saggi
al rapporto fra la cultura storica europea e il cattolicesimo. In generale
Marcello Pera sostiene che il denominatore culturale comune dei diversi stati
europei non deve ravvisarsi nel rinascimento o nell'illuminismo, ma nel
Cristianesimo. Pera in alcuni saggi e interviste ha indicato l'esigenza di
ricercare l'identità culturale del continente europeo nel Vangelo e negli Atti
degli Apostoli. In particolare Pera ha sostenuto che le Lettere di S.Paolo e i
racconti evangelici esprimono i concetti di eguaglianza fra gli uomini e di
solidarietà sociale, che sono oggi alla base delle Costituzioni delle nazioni
moderne e della stessa Comunità Europea. Nel 2004 Pera è autore con
l'allora cardinale Joseph Ratzinger del libro “Senza radici”, sulla questione
delle radici cristiane dell'Europa. Nel libro, che contiene le due relazioni di
Pera e Ratzinger sull'argomento e uno scambio epistolare tra i due, denuncia il
decadimento morale dell'Europa a suo dire impoverita dal rifiuto delle sue
radici cristiane e minacciata dal terrorismo islamista. Nel libro Pera scrive:
«Soffia sull'Europa un brutto vento. Si tratta dell'idea che basta aspettare e
i guai spariranno da soli, o che si può essere accondiscendenti anche con chi
ci minaccia e potremo cavarcela. È lo stesso soffio del vento di Monaco nel
1938». In un'intervista rilasciata alla Stampa dopo il no irlandese al trattato
europeo, Pera identifica il Papa, sulla scia di De Maistre, come unico
riferimento possibile per il Vecchio Continente. Nel saggio Perché
dobbiamo dirci cristiani (2008) Pera condanna il relativismo e l'incertezza
culturale della società contemporanea e sviluppa il tema della vera identità
dell'Europa da ricercarsi nella forza etica e sociale del cristianesimo.
Secondo Pera, la religione cattolica non può essere una convinzione privata o
tradizionale: l'impegno del cattolico deve essere presente nella coerenza del
suo comportamento etico. Secondo Pera, il cristiano si deve impegnare in tutte
le sfere della vita civile e istituzionale, prestando la sua attenzione ai
problemi di tutti i cittadini e alla solidarietà sociale. Sul piano politico e
culturale, Marcello Pera si definisce un "conservatore liberale". Più
precisamente “conservatore sui valori da mantenere e liberale sulle riforme da
fare”. Secondo Pera “si tratta di una grande dottrina, una grande scuola, una
grande tradizione politica. Si basa soprattutto su due pilastri: attenzione e
difesa della nostra tradizione europea e occidentale, che è il riferimento da
mantenere (da ciò il conservatorismo); e custodia della nostra autonomia
individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da ciò il
nostro liberalismo)”. Opere: “Induzione e
metodo scientifico, Pisa, Editrice Tecnico Scientifica, La scienza su
palafitte, Roma-Bari, Laterza, L’induzione, Bologna, Il Mulino, Apologia del metodo,
Roma-Bari, Laterza, I modi del
progresso. Teorie e episodi della razionalita scientifica, e con Joseph Pitt,
Milano, Il Saggiatore, 1985. La rana ambigua. La controversia sull'elettricità
animale tra Galvani e Volta, Torino, Einaudi, Scienza e retorica, Roma-Bari,
Laterza, L'arte della persuasione scientifica, e con William R. Shea, Milano,
Guerini, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino, La Martinella. Soveria
Mannelli, Rubbettino, Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam,
con Joseph Ratzinger, Milano, Mondadori, La Martinella. Soveria Mannelli, Rubbettino,
Libertà e laicità, a cura di, Siena, Cantagalli, La Martinella. Soveria
Mannelli, Rubbettino, Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo,
l'Europa, l'etica, Milano, Mondadori, Alle origini del liberalismo. A proposito
di Pannunzio e Tocqueville, Torino, Centro Pannunzio, 2 Onorificenze Gran
Decorazione d'Onore in Oro con Fascia dell'Ordine al Merito della Repubblica
Austriaca (Austria)nastrino per uniforme ordinariaGran Decorazione d'Onore in
Oro con Fascia dell'Ordine al Merito della Repubblica Austriaca (Austria) Grand'Ufficiale
dell'Ordine delle Tre Stelle (Lettonia)nastrino per uniforme
ordinariaGrand'Ufficiale dell'Ordine delle Tre Stelle (Lettonia) Compagno
d'Onore Onorario dell'Ordine Nazionale al Merito (Malta)nastrino per uniforme
ordinariaCompagno d'Onore Onorario dell'Ordine Nazionale al Merito (Malta) Gran
Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica di Polonia (Polonia)nastrino per
uniforme ordinariaGran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica di Polonia
(Polonia). Gran Croce dell'Ordine dell'Infante Dom Henrique
(Portogallo)nastrino per uniforme ordinariaGran Croce dell'Ordine dell'Infante
Dom Henrique (Portogallo) Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano (Santa
Sede)nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano
(Santa Sede) — Roma, Gran CroceClasse Specialedell'Ordine pro Merito Melitensi
(SMOM)nastrino per uniforme ordinariaGran CroceClasse Specialed ell'Ordine pro
Merito Melitensi (SMOM) Roma. Vedi i due saggi di Marcello Pera "Senza
Radici" e "Perché dobbiamo dirci cristiani: il liberalismo, l'Europa,
l'etica" del 2008 Marcello
Veneziani su Libero, da MarcelloPera
Visiting Fellow: Center for Philosophy of Science, University of
Pittsburgh, 1984; Visiting Fellow: The Van Leer Foundation, Gerusalemme, 1Visiting
Fellow: Department of Linguistics and Philosophy, MIT, Cambridge in
Massachusetts, 1990; Visiting Fellow: Centre for the Philosophy of Natural and
Social Sciences, London School of Economics)
vedi la prefazione del saggio di Pera "Popper e la scienza su
palafitte", Laterza 1982, pag IX, in cui Pera indica: "Sono molto
grato a Sir Karl Popper per avermi privatamente precisato alcuni punti sui
quali permangono divergenze di opinione. Per altri punti ho motivi di
gratitudine verso amici e colleghi italiani e stranieri" cfr. il saggio La rana ambigua: la
controversia sull'elettricità animale fra Galvani e Volta, La scienza non
poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura delle sue teorie si
eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio costruito su palafitte.
Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella palude: ma non in una base
naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di
conficcare le palafitte più a fondo non significa che abbiamo trovato un
terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo
che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la
struttura. (Karl Popper); in Pera M., "Popper e la scienza su
palafitte", Introduzione "Una epistemologia di frontiera tra positivismo
logico e anarchismo metodologico",Popper e la scienza su palafitte, Pera
sulla tomba di Craxi "Un patrimonio della Repubblica", La Repubblica,
"Campioni d'Italia", di Gianni
Barbacetto, Marco Tropea editore Pera,
il ragioniere che diventò presidente Un carattere d'acciaio per il filosofo
dalle mille e mille contraddizioni, Il Tirreno, 28 dicembre 2001 Citato in Michele De Lucia, Siamo alla frutta,
Kaos Società civile (Principi del giusto
processo legge costituzionale G.U. n. 300 del 23 dicembre 1999) Lettera al presidente del Senato Marcello
Pera in occasione del convegno di Norcia
senatoScheda di attività di Marcello PERAXV Legislatura vedi la fonte giornalistica "Ha offeso
Pera": Forza Italia espelle il sindaco
La procura chiede l'archiviazione vedi il libro scritto in
collaborazione fra M. Pera e J. Ratzinger Senza radici: Europa, Relativismo,
Cristianesimo, Islam, Milano, Mondadori, e anche il successivo saggio di Pera
"Introduzione a Ratzinger", vedi in particolare il libro scritto in
collaborazione fra M. Pera ed il cardinale J. Ratzinger, Senza radici: Europa,
Relativismo, Cristianesimo, Islam, Milano, Mondadori, e il successivo libro di
M. Pera, Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Europa, l'etica,
Milano, Mondadori, "Visto? Non sta
in piedi un'Unione senza Dio"[collegamento interrotto] il rapporto di vicinanza fra i movimenti
politici liberali europei e il cattolicesimo è sviluppato da Pera nel saggio
Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Europa, l'etica, Milano,
Mondadori, Acta Apostolicae Sedis. Commentarium officiale, Città del Vaticano,Dal
sito web del Sovrano Militare Ordine di Malta. Archiviato l'8 dicembre in .
Marcello Pera viene insignito da Fra' Andrew Bertie Campioni d'Italia.
G. Barbacetto, Marco Tropea Editore, Siamo alla frutta. Ritratto di Marcello
Pera. M. De Lucia, Kaos Edizioni, "Tolleranza e radici cristiane secondo
Marcello Pera". F. Coniglione, in Iride. Filosofia e discussione pubblica,
"La forza dell'Occidente. Pera, Ratzinger e il relativismo della 'Vecchia
Europa'”. F. Coniglione, in Il Protagora, "Il sorriso di Crizia. Il relativismo
elitario di Pera". F. Coniglione,
in La filosofia generosa. Studi in onore di Anna Escher Di Stefano, Bonanno,
Acireale-Roma, Sito ufficiale, su marcellopera. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Senato della Repubblica. Marcello Pera, su Openpolis, Associazione
Openpolis. Registrazioni di Marcello
Pera, su RadioRadicale, Radio Radicale.
PredecessorePresidente del Senato della RepubblicaSuccessoreLogo del
Senato della Repubblica Italiana.svg Nicola Mancino. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Pera," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
PEREGALLI.
(Roma). Filosofo. I luoghi e la polvere Incipit All'inizio della Genesi
(3,4) il serpente convince Eva a mangiare con Adamo il frutto dell'albero della
conoscenza. Così "i loro occhi si apriranno" e vedranno per la prima
volta la loro nudità. Comincia in questo modo la storia della conoscenza e del
desiderio. Vedere, desiderare e infine morire. Il tempo, il suo scorrere nelle
nostre vene, diventa dominante. Lo splendore dell'attimo, la sua
rivelazione abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo corrode la vita e la
esalta. Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche l'amore per la
fragilità dell'esistenza. Le cose si rovinano. Citazioni Se si vuole
vedere, o meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i costi, se si
vuole desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto poco la
conoscenza abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve
diventare mortali. Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la
differenza. Finché non conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della
conoscenza, sarai eterno. Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio,
l'attrazione dei corpi, la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di
tempo. Siamo il tempo. È una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della
nostra vita, compresa la morte. La superficie di qualunque "cosa",
sia essa un oggetto o un luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene
corrosa, sporcata, impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua
fragilità che la fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli
anni. L'eternità è un miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa
poter assaporare il piacere di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso
e, quando vuoi, apri la porta o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo
del gesto. Il desiderio va centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è
il profumo dei colori. Il bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua
purezza, è uno dei colori più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato
in quantità massicce la sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente
solo in apparenza. In realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È
un abbaglio, un alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia,
colore, carne, vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La
si vuole cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la "carnalità
del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre caducità. Purtroppo
in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua democratizzazione.
Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce e viceversa. Tutto
diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa sicumera che ci avvolge
esiste un tempo altro che non possiamo controllare, dirigere, comandare e che
può aprire nuove prospettive, trovando sentieri tortuosi, o spesso non
tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento) può ancora trovarsi un
cammino. Il passato è stato messo in una teca, sigillato, perché non nuoccia.
Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque non deve essere imitato. Gli
antichi, invece, in ogni momento hanno sempre guardato indietro. Da lì traevano
ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo che in quest'epoca falsamente
luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare la morte e la fragilità della
vita a ogni passo, e dove colori sgargianti, superfici nitide e sorde, luci
accecanti circondano il nostro vivere, un sentiero possibile sia quello di
cercare negli interstizi delle cose prodotte dall'uomo una crepa, una rovina
che ne certifichi la fondatezza. In un mondo che teorizza le guerre
"intelligenti" e gli obiettivi "mirati" la barbarie non è
costituita dalle distruzioni, ma dalle costruzioni. Il decadimento fa parte
dell'essere. Tutto decade, crolla, si disfa. Ma questo decadimento è un
frammento di noi. Il concetto di incontaminato è fondamentalmente falso. Tutto
è contaminato dal tempo e dall'uomo. Nell'attimo stesso in cui mettere le sue
radici in un luogo lascia un segno e l'incanto si sbriciola. Esistono nelle
città, nei paesi, nelle campagne, "rovine semplici"...Cascine
abbandonate, un muro senza aperture, uno spiazzo solitario con una fabbrica
dismessa, una vecchia ciminiera diroccata, una strada che non finisce, chiese,
mausolei, tumuli lasciati al loro destino, attraversati dal tempo. Luoghi che
apparentemente non dicono nulla di più della loro solitudine e del loro
abbandono e in cui il motivo delle loro condizioni non si legge più tra le
pieghe dell'architettura. Le ferite, se mai ci sono state, non mostrano la loro
origine. Troviamo queste rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove
costruzioni, o isolate e lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la
pacatezza. Non servono più a nulla, non possono essere sfruttate, manipolate.
Possono solo essere cancellate da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza.
Ci affascinano perché ci somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla
nostra mortalità, alla sete dei nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è
un'ansia di eternità. L'idea che tutto debba tornare a risplendere com'era.
[...] È un'epoca, questa, in cui da una parte si desidera l'infinito e
dall'altra ci si spaventa per la fragilità delle persone e dei luoghi. Pensare
che un luogo possa cristallizzarsi in un'eternità senza tempo è una chimera che
denota, mascherato di umiltà, un senso di presunzione infinito. La nostra vita
è la nostra memoria. Attraverso il passato guardiamo il futuro. Se lo
distruggiamo e lo ricostruiamo in modo fittizio non resterà più niente. La
bellezza di un oggetto deriva in buona misura dalla sua patina. Più che la
frattura tra antico e moderno, ciò che dà consistenza alla nostra vita e la
rende accettabile è la patina del tempo. La certezza che le cose e i luoghi
deperiscono serenamente. È questa una "decrescita" estetica, un
principio che vede nella caducità la traccia della loro bellezza. Una
volta le cose erano fatte per durare ed erano caduche. Quindi veniva calcolata
la loro deperibilità per farle diventare sempre più belle. Oggi le cose si
producono per essere effimere, e al tempo stesso si proteggono con vernici e
altre sostanze, perché sembrino eterne. Una città per avere un'anima non deve
essere perfettamente pulita. Devono rimanere le tracce di quello che accade.
Così i resti della nostra vita possono affiorare, come i ricordi dagli angoli
delle strade, dai cespugli, dai muri. La materia di cui sono fatte le cose deve
plasmarsi sull'aria che si respira, deve ricevere l'ombra. La durata delle cose
nel tempo non si può comperare. Il corpo va amato per quello che è. La sua
fossilizzazione, invece, rischia di tradirne l'essenza, la cui forza è la
caducità. Il motivo per cui ci attrae, ci eccita, ci tiene con il fiato sospeso
in tutti i suoi anfratti più segreti, il suo odore, la sua superficie, il suo
colore, è la sua consistenza che muta negli anni e si adatta a noi e al mondo.
Parole come design e lifting hanno un suono sinistro. Dicono lo stesso. La
plastificazione degli oggetti e dei corpi, il loro luccicare senza vita, come i
pesci lasciati a morire sulla riva. Tracciamo un mondo che dovremmo indossare
come una muta per aderirvi perfettamente e in cui però i nostri movimenti diventano
falsi e rallentati, chiusi in un cofano che toglie il respiro. Corpi
rimodellati che abitano e usano luoghi altrettanto rimodellati. Il museo deve
introdurre la gente in un mondo speciale, in cui le opere dei morti dialogano
con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e fecondo. I musei, che
sorgono sempre più numerosi in quest'epoca, sono divenuti edifici-scultura.
Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati del momento, che
inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di sapere a cosa
serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni o le opere
presentate quanto i monumenti stessi. Gli allestimenti museali sono un
riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in cui viviamo. I vetri
antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i colori sordi e
luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni senz'anima. Via
la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui siamo fatti. Tutto
è asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo diventa eternamente
morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa, la accompagna
fedelmente nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno violenza.
L'abitare sulla terra era una convivenza armonica in cui l'uomo beneficiava
della natura, e questa traeva profitto e bellezza dalla presenza dei disegni
dell'uomo. Così nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi luoghi [i luoghi
diroccati e abbandonati] immagina il loro passato, sente attraverso la pelle
consumata dal tempo l'anima che li avvolge. La patina, come la polvere, si
deposita sulle cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un tavolo, una
sedia, un bicchiere parlano del passato, delle mani che li hanno toccati,
attraverso la pelle del tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce del
passato si leggono tra le crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e il
calore riarso del sole. Roberto
Peregalli, “I luoghi e la polvere,” Bompiani.
PERNIOLA.
(Asti). Filosofo. Studia filosofia con Pareyson a Torino, dove si è laureate..
Mentre stava leggendo filosofia a Torino, ha incontrato Vattimo ed Eco , che si
è fatto tutti gli studiosi di spicco della scuola di Pareyson; è stato
collegato alla all'avanguardia Internazionale Situazionista movimento fondato
da Guy Debord con il quale continuava a rapporti amichevoli. Divenne Professore
a Salerno e poi si è trasferito alla Roma. E 'stato visiting professor invitato a
università e centri di ricerca, come ad esempio l' Stanford, l' Ecole des
Hautes Etudes en Sciences Sociales (Parigi), Alberta (Canada), Kyoto (Giappone),
Sydney , Melbourne (Australia) e la
National University of Singapore . Perniola ha scritto molti libri. Ha inoltre
diretto il riviste agaragar, Clinamen, Estetica Notizie. Ha fondato Agalma.
Rivista di Studi Culturali e di Estetica , una rivista di studi ed estetica
culturali, pubblicato due volte l'anno. L'ampiezza, l'intuizione e
molti-affrontato i contributi del pensiero di Perniola gli ha fatto guadagnare
la reputazione di essere una delle figure più importanti del panorama
filosofico contemporaneo. Il suo libro Miracoli e traumi della Comunicazione. Miracoli
e traumi della comunicazione ) ha guadagnato numerosi riconoscimenti tra cui il
prestigioso Premio De Sanctis. Le sue attività ad ampio raggio coinvolti
formulare teorie filosofiche innovative, scrivere libri, l'estetica di
insegnamento, e conferenze in tutto il mondo. Ha dedicato il resto del suo
tempo ai suoi amici affini e numerosi, passando tra il suo appartamento-studio
di Roma e la sua casa di vacanza in una pittoresca cittadina dei Colli Albani,
a sud est di Roma. Il periodo iniziale della carriera di Perniola si concentra
sulla filosofia del romanzo e la teoria della letteratura. Nella sua prima
opera principale, Il metaromanzo ( Il metaromanzo, che è la sua tesi di
dottorato, Perniola sostiene che il romanzo moderno da Henry James a Samuel
Beckett ha un carattere autoreferenziale. Inoltre, si afferma che il romanzo è
soltanto su se stesso. L'obiettivo di Perniola era quello di dimostrare la dignità
filosofica di queste opere letterarie e cercare di recuperare un grave
espressione culturale. L'italiano Premio Nobel per la letteratura Eugenio
Montale lodato Perniola per questa critica originale di romanzi.
Controcultura Perniola, però, non solo hanno un'anima accademica ma anche un
anti-accademico. Quest'ultimo è esemplificato dalla sua attenzione alle
espressioni culturali alternative e trasgressive. Il suo primo lavoro
importante appartenente a questa parte anti-accademico è L'alienazione artistica
( Alienazione artistico 1971), in cui egli attinge pensiero marxista che lo ha
ispirato in quel momento. Perniola sostiene che l'alienazione non è un
fallimento di arte, ma piuttosto una condizione dell'esistenza stessa dell'arte
come categoria distintiva dell'attività umana. Il suo secondo libro I
situazionisti ( I situazionisti 1972; ripubblicato con lo stesso titolo da
Castelvecchi, Roma, 1998) esemplificato il suo interesse per l'avanguardia e il
lavoro di Guy Debord . Perniola dà conto della Internazionale Situazionista
movimento e post-situazionista che durò e nel quale è stato personalmente
coinvolto Ha evidenzia anche le caratteristiche contrastanti che hanno
caratterizzato i membri del movimento. La rivista agaragar (pubblicata tra il
1971 e il 1972) continua la critica post-situazionista della società
capitalistica e della borghesia. Perniola poi pubblicato il suo libro sullo
scrittore francese George Bataille ( George Bataille e il negativo , Milano:
Feltrinelli, 1977; George Bataille e il negativo ). Il negativo qui è concepito
come il motore della storia. Steepto Post-strutturalismo. Perniola
offre alcuni dei suoi contributi più penetranti alla filosofia continentale. In
DOPO Heidegger. Filosofia e organizzazione della cultura ( dopo Heidegger.
Filosofia e organizzazioni culturali sulla base di Martin Heidegger e
Antonio Gramsci , Perniola include un discorso teorico sulla organizzazione
sociale. Egli, infatti, sostiene la possibilità di stabilire un nuovo rapporto
tra cultura e la società nella civiltà occidentale. Come l'ex interrelazioni
tra la metafisica e la chiesa, la dialettica e lo stato, la scienza e
professione sono state decostruito, la filosofia e la cultura rappresentano un
modo per superare il nichilismo e il populismo che caratterizzano la società di
oggi. Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo, è un volume composito in
inglese che contiene sezioni di due opere pubblicate, vale a dire La Società
dei simulacri e Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso ( Transiti.
Come andare dalla stessa per lo stesso 1985). Teoria dei simulacri di Perniola
si occupa con la logica della seduzione che è stato perseguito anche da Jean
Baudrillard . Anche se la seduzione è vuoto, è comunque radicata in un contesto
storico concreto. Simulazione, tuttavia, fornisce immagini che sono valutati
come tali indipendentemente da quello che effettivamente implicano riferiscono.
“Le immagini sono simulazioni in che seducono e ancora fuori loro vuoto
hanno effetti”. Perniola poi illustra il ruolo di tali immagini in una vasta
gamma di contesti culturali, estetiche e sociali. La nozione di transito sembra
essere più adatto per catturare gli aspetti culturali della tecnologia che
hanno alterato society.Transit di oggivale a dire che vanno dallo stesso allo
stessoevita di cadere nella contrapposizione della dialettica “che avrebbe
precipitare pensare nella mistificazione della metafisica ”. Posthuman
Nel 1990 Perniola include nuovi territori nella sua ricerca filosofica. In Del
Sentire -- l'autore indaga nuovi modi di sentire che non hanno nulla a che
vedere con i precedenti che hanno caratterizzato l'estetica moderna dal 17 al
20 ° secolo. Perniola sostiene che sensology ha assunto. Ciò richiede un
universo emozionale impersonale, caratterizzato dall'esperienza anonimo, in cui
tutto si rende come già sentita. L'unica alternativa è quella di tornare
indietro al mondo classico e, in particolare, alla Grecia antica. Nel volume Il
sex appeal dell'inorganico, Perniola riunisce la filosofia e la sessualità.
Sensibilità contemporanea ha trasformato i rapporti tra le cose e gli esseri
umani. Sex si estende oltre l'atto e il corpo. Un tipo organico di sessualità
viene sostituita da una sessualità neutra, inorganico e artificiale
indifferente alla bellezza, età o forma. Il lavoro di Perniola esplora il ruolo
dell'eros, il desiderio e la sessualità in esperienza odierna del estetica e
l'impatto della tecnologia. La sua è una linea di pensiero che apre nuove
prospettive sulla nostra realtà contemporanea. La caratteristica più
sorprendente è la capacità di Perniola di coniugare una rigorosa
re-interpretazione della tradizione filosofica con una meditazione sul “sexy”.
Si rivolge aspetti perturbanti come rapporto sessuale senza orgasmo, apice o
qualsiasi rilascio di tensioni. Si occupa di orifizi e organi, e le forme di
auto-abbandoni che vanno contro un modello comune di reciprocità. Tuttavia,
attingendo alla tradizione kantiana, Perniola sostiene anche che i coniugi sono
cose, perché “in costanza di matrimonio ogni affida il suo / la sua intera
persona all'altra al fine di acquisire pieni diritti su tutta la persona
dell'altro”. In L'arte e la SUA ombra (Art
e la sua ombra , Londra-New York, Continuum), Perniola propone
un'interpretazione alternativa dell'ombra che ha avuto una lunga storia nella
filosofia. Nell'analisi dell'arte contemporanea e del cinema, Perniola esplora
come l'arte continua a sopravvivere nonostante il mondo della comunicazione di
massa e la riproduzione. Egli sostiene che il senso dell'arte è da ricercarsi
in ombra creato, che è stato lasciato fuori dallo stabilimento arte,
comunicazione di massa, mercato e mass media. Estetica Il lavoro di
Perniola copre anche la storia di estetica e teoria estetica. Ha pubblicato
Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e nell'arte , ( Enigmi. Il momento
egiziana nella società e Art), in cui analizza le altre forme di sensibilità
che si svolgono tra l'uomo e le cose. Perniola sostiene che la nostra società
sta vivendo un “momento egiziana”, caratterizzata da un processo di
reificazione. Come prodotti di alta tecnologia assumono sempre proprietà
organiche, umanità si trasforma in una cosa, nel senso che essa si vede
deliberatamente come oggetto. Il volume L'estetica del Novecento ( Novecento
Estetica) fornisce un resoconto originale e la critica alle principali teorie
estetiche che hanno caratterizzato il secolo precedente. Egli traccia sei
tendenze principali che sono l'estetica della vita, la forma, la conoscenza,
azione, sentimento e cultura. In Del Sentire cattolico. La forma culturale di
Una religione universale ( la sensazione di Cattolica. La forma culturale di
una religione universale), Perniola sottolinea l'identità culturale del
cattolicesimo , piuttosto che il suo uno moralitstic e dogmatico. Egli propone
“Cattolicesimo senza l'ortodossia” e “una fede senza dogma”, che consente il
cattolicesimo ad essere percepita come un senso universale di sentimento
culturale. “Strategie Del Bello”; “Quarant'anni
di estetica italiana;” “Strategie di bellezza. Quarant'anni di Estetica
italiana analizza le principali teorie
estetiche che ritraggono le trasformazioni avvenute in Italia. Il volume di
Perniola mette in luce il rapporto tra i tratti storici, politici e
antropologici radicati nella società italiana e il discorso critico sorto
intorno a loro. Inoltre, egli sostiene che la conoscenza e la cultura
dovrebbero continuare ad essere concessa una posizione privilegiata nelle
nostre società, e dovrebbero sfidare l'arroganza degli stabilimenti,
l'insolenza degli editori, la volgarità dei mass media, e il roguery
plutocratica. La filosofia dei media Ampia gamma di interessi teorici di
Perniola includono la filosofia dei media . In Contro la Comunicazione (
Contro Comunicazione 2004) analizza le origini, meccanismi, dinamiche della
comunicazione mass-media e dei suoi effetti degenerativi. Il volume Miracoli e
traumi della Comunicazione ( Miracoli e traumi della comunicazione) si occupa
degli effetti inquietanti della comunicazione dal 1960 concentrandosi su
quattro “eventi generative”. Queste sono le rivolte degli studenti nel 1968, la
rivoluzione iraniana del 1979, la caduta del muro di Berlino nel 1989, World Trade Center attacco. Ognuno di questi
episodi sono tutti trattati con sullo sfondo degli effetti miracolosi e
traumatici in cui la comunicazione mass-media hanno offuscato le differenze tra
il reale e impossibile, cultura alta e cultura di massa, il declino delle
professioni, il successo del populismo, il ruolo delle dipendenze, le
ripercussioni di internet sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma non
meno importante, il ruolo della valutazione in cui porno star sembrano aver
raggiunto i più alti ranghi del chi è chi grafici. finzione Perniola è
l'autore del romanzo Tiresia, che si ispira all'antico mito greco del profeta
Tiresia , che è stato trasformato in una donna. Il suo ultimo libro di
narrativa è del Terrorismo Come una delle belle arti ( al terrorismo come una
delle Belle Arti s, ) Le opere selezionate in italiano: “Il metaromanzo,”
Milano, Silva, Tiresia , Milano, Silva, L'alienazione artistica , Milano,
Mursia, Bataille e il negativo , Milano, Feltrinelli, Philosophia sexualis.
Scritti Georges Bataille , Verona, Ombre Corte, La Società dei simulacri ,
Bologna, Cappelli, DOPO Heidegger. Filosofia e organizzazione della cultura ,
Milano, Feltrinelli, Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso , Bologna,
Cappelli, Introduzione alla 2 edizione a cura dell'Autore, Presa diretta.
Estetica e politica . Venezia, Cluva, Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e
nell'arte , Genova, Costa & Nolan, Del Sentire , Torino, Einaudi, 1 Più che
sacro, Più che profano , Milano, Mimesis, Il sex appeal dell'inorganico ,
Torino, Einaudi L'estetica del Novecento , Bologna, Il Mulino, Disgusti. Nuove
Tendenze estetiche , Milano, Costa & Nolan, I situazionisti , Roma,
Castelvecchi, L'arte e la SUA ombra ,
Torino, Einaudi, Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione
universale , Bologna, Il Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses
a stupid puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication
without communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian
philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli
e traumi della Comunicazione , Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello.
Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di
estetica, Strategie Del Bello. Quarant'anni di estetica italiana, Milano,
Mimesis , Estetica contemporanea. Una visione globale , Bologna, . La
Società dei simulacri Nuova Edizione, Milano, Mimesis, Berlusconi o il '68
Realizzato , Milano, Mimesis, . Presa diretta. Estetica e politica. Nuova
Edizione , Milano, Mimesis, .Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi ,
Milano, Mimesis, .L'avventura situazionista. Storia critica dell'ultima
avanguardia Professore, Milano, Mimesis, .L'arte espansa , Torino, Einaudi, . 1
milioni . Del Terrorismo Come una delle belle arti , Milano, Mimesis, .Estetica
Italiana Contemporanea , Milano, Bompiani, , Le opere selezionate in inglese
Libri Enigmi. Il momento egiziana nella società e Arte , tradotto da
Christopher Woodall, prefazione all'edizione inglese dall'autore, Londra-New
York, Verso, Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo , prefazione di
Hugh J. Silverman, introduzione e traduzione di Massimo Verdicchio, con
l'introduzione dell'autore, Amherst (USA), l'umanità Libri, 1-Arte e la sua
ombra , prefazione di Hugh J.Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio,
Londra-New York, Continuum, The Sex-appeal dell'inorganico , tradotto da
Massimo Verdicchio, Londra-New York, Continuum, 20th Century Estetica: Verso
una teoria di sentimento , tradotto da Massimo Verdicchio, London-New Delhi-
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(Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Sulla
influenza della nozione di simulacri vedere Robert Burch. “Il simulacro della
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Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte . James Swearingen & Johanne
Cutting-Gray, Ed. New York-London: Continuum, Robert Lumley. Stati di
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interpretazioni del concetto di transito vedere Hayden White, "la
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Filosofia Journal, Giovanna Borradori. Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana .
Evanston: Northwestern University Press, Catalogo Einaudi di Francoforte Fiera
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Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, New York: Humanity Books, Hugh
Silverman, catalogo IAPL, Siracusa. Steven Shaviro, “il sex appeal della
inorganica”, La Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/?p=440 Perniola, il
sex appeal del inorganica , Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della
teoria di Perniola in inglese vedi Steven Shaviro, “il sex appeal della
inorganica”, La Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh, Recensione
di “arte e la sua ombra” e “il sex appeal della Inorganica”, in e Critica d'arte,
Stella Sandford, “il sex appeal della inorganica: Filosofie del desiderio nel
mondo contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra), Anna Camaiti Hostert sexy cose
,//altx.com/ebr/ebr6/6cam.htm ; intervista tra Sergio Contardi e Mario
Perniola//psychomedia/jep/number3-4/contpern.htm Prefazione di Hugh
Silverman, Arte e la sua ombra. Per l'influenza di arte e la sua ombra vedere
Farris Wahbeh, Recensione di “arte e la sua ombra” e “il sex appeal della
inorganica”, The Journal of Aesthetics e Critica d'arte , Robert Sinnerbrink, “Cinema e la sua ombra:
di Mario Perniola arte e la sua ombra”, Filosofia Film , film-philosophy /sinnerbrink.pdf
Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo . Con una
prefazione di Hugh J. Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, New York: Humanity
Books, Sulla ricezione di Enigmi. Il momento egiziana nella società e Arte
vedere Gary Aylesworth “Retorica postmoderno ed Estetica” in
“Postmodernismo", la Stanford Encyclopedia of Philosophy (Winter Edition
2005), Edward N. Zalta (ed.),//plato.stanford.edu / archives / win 2005 / voci
/ post modernismo Perniola, M., “La svolta culturale del cattolicesimo”.
Laugerud, Henning, Skinnebach, Laura Katrine. Gli strumenti di devozione. Le
pratiche e oggetti di pietà religiosa dal tardo Medioevo al 20 ° secolo .
Aarhus ulteriore lettura Giovanna Borradori , ricodifica METAFISICA. La
filosofia Nuova italiana, Robert Burch, il simulacro della Morte: Perniola al
di là di Heidegger e la metafisica? , Nel sentire la differenza, Estetica, Politica,
Morte, New York-London, Continuum, Alessandro Carrera, revisione a Disgusti ,
in Canada Rassegna di letteratura comparata , Stella Sandford, il sex appeal
della inorganica: Filosofie del desiderio nel mondo moderno , in Filosofia Radical,
Robert Lumley, stati di emergenza: Culture di rivolta in Italia, Londra-New
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L'arte è sempre scivoloso, in Art World (USA),Paolo Bartoloni, il valore dei
valori sospensione , in Neohelicon , Christian Descamps, Mario Perniola et les
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GiorgioParrini Massimo, Catalogo dei viventi italiani Notevoli , Venezia,
Marsilio Nils Roller, simulazione in Joachin Ritter. link esterno Sito web
personale La lettera di Debord a Perniola Gary Aylesworth su Perniola Blog di Stephen
Shaviro. Recensione Il sex appeal della inorganica: una conversazione tra
Sergio Contardi e Mario Perniola (//psychomedia/ jep/number3-4/contpern.htm
) Recensione di “La sessualità, la morte, World” ( web.archive.org/web/ 20051230194426/http://
sirreadalot.org/religion/ religion/ritualR.htm ) Recensione di
Sinnerbrink di “arte e la sua ombra” di (//film-philosophy.com/ ,il rilascio
n.2 Il corpo dell'immagine (//italiaoggi.com.br/not12/ ital_not20001205c.htm )
Agalma . Journal of Cultural Studies ed Estetica (//agalmaweb.org/ ) Blog su “Feeling Thing”
(in italiano) (//cosachesente.splinder.com/ ). Keywords: ‘seduzione’ ‘le
strategie del bello’ ‘altre il desiderio e il piacere’ – Luigi Speranza, “Grice
e Perniola” – The Swimming-Pool Library.
PERONE.
(Torino). Filosofo. Grice: “While Perone can be a pessimist, I think the party is
NEVER over!” Grice: “I especially appreciate two things in the philosophy of
Perone: his emphasis on the the intersection between modality and temporality:
‘the possible present’ – vis-à-vis memory – a theme in my “Personal identity”
and also the implicature: what is actual is also possible” – AND his idea of an
‘interruption,’ which I take it to the rational flow of conversation!”
Speranza, “The feast of conversational reason,” “The feast of reason and the
bowl of soul” -- important Italian philosopher.Perone, già allievo di
Luigi Pareyson, ha completato gli studi di filosofia a Torino nel 1967 con una
tesi su "La filosofia della libertà in Charles Secrétan". Per il suo
lavoro ha ricevuto il Premio Luisa Guzzo per la migliore dissertazione
filosofica dell'anno accademico. A questo è seguita una borsa di ricerca
quadriennale presso l'Università di Torino, e successivamente un posto di
assistente. All'Università di Torino, Ugo Perone è stato poi nominato
professore di Filosofia della religione -- Ordinario di filosofia teoretica
nell'Università Tor Vergata di Roma è stato successivamente chiamato alla
cattedra di filosofia morale nell'Università del Piemonte Orientale, dove è
stato anche Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dal 2005 al 2011 e
dal 2005 al 2008 delegato del Rettore per gli affari internazionali. -- titolare
presso la Humboldt Universität di Berlino della cattedra Guardini di Filosofia
della religione e della visione del mondo cattolica. La cattedra, che faceva
capo alla locale Facoltà di Teologia, è stata trasferita dall’ottobre 2019
all’Istituto Centrale di Teologia Cattolica dell'Università con il nome di
cattedra di Filosofia della religione e di storia delle idee teologiche.
Parallelamente alla carriera accademica, Ugo Perone è stato Assessore alla
Cultura del Comune di Torino dal 1993 al 2001 e dal 2001 al 2003 è stato
Direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Berlino (nomina di chiara fama).
-- è stato altresì Assessore alla cultura e al turismo della Provincia di
Torino. Ugo Perone è Senior Fellow del Collegium Budapest. -- è
Presidente della Società Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia e
membro del comitato direttivo della rivista Filosofia e Teologia e
dell’Archivio filosofico. È anche membro del comitato scientifico delle riviste
Giornale di metafisica e Spazio Filosofico e del Centro Studi
Filosofico-religiosi Luigi Pareyson. È fondatore e direttore della Scuola di
Alta Formazione Filosofica (SdAFF). È infine membro di diversi comitati
nazionali e internazionali nel campo della filosofia e della teologia.
Pensiero Le opere più recenti sono dedicate ad approfondire la possibile
dimensione politica di una filosofia ermeneutica (la politica è l’invenzione di
un nuovo ordine che contempera il „per me“ e il „per tutti“); la riscoperta di
una morale creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa, verso una
normatività più inclusiva; le tematiche della filosofia della religione con una
ridiscussione del significato della secolarizzazione; la ricchezza e la
complessità della verità che non si lascia ridurre a semplice corrispondenza,
ma include anche la responsabilità per il reale. Una metafora ha ispirato
l'intero percorso di pensiero di Perone[1], quella della lotta di Giacobbe con
l'Angelo, raccontata nel libro della Genesi. Nella notte del deserto, uno
straniero interrompe la solitudine di Giacobbe e combatte con lui in una
battaglia che non avrà né vincitori né vinti. Solo all'alba Giacobbe scopre di
essere stato ferito dall'Angelo. Ma questa ferita significa anche la
benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con Dio e non è stato
ucciso, d'ora innanzi si chiamerà Israele. Il racconto è la cifra dell'estrema
tensione che sussiste, secondo Perone, tra il finito e l'infinito, tra il
penultimo e l'ultimo[3], tra i singoli significati e il senso complessivo”. La
filosofia ha un'obbligazione morale di fedeltà al finito che la conduce a non
rinnegare mai le condizioni storiche del pensiero, ma anche a non rinunciare
alla sua vocazione a trascenderle con l'ascolto del non immediato, il lavoro e
la fatica. Riconosciuta la modernità come condizione, il pensiero non può
illudersi di potersi semplicemente installare nell'essere o nel senso, come se
tra finito e infinito non si fosse consumata una cesura[5]. E tuttavia,
ugualmente inopportuno sarebbe un appiattimento sui semplici significati
storici, dimentico dell'appello dell'essere. La necessaria protezione della
finitezza (protezione del finito anche nei confronti dell'essere, che in
qualche modo va sfidato, perché è coi forti che è necessario essere forti)[7]
non deve significare l'eliminazione di nessuno dei due contendenti. Sulla
soglia tra finito e infinito, tra storia
e ontologia, si realizza una mediazione, che non implica il superamento della
distanza, ma la sua conservazione. Al fine di preservare la «doppia eccedenza» del finito sull'infinito e di questo su
quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi, sia trasformandola in
identità, sia indebolendola fino a un punto d'indifferenza. Così, è vero,
per esempio, che la memoria non conserva che frammenti, né può pretendere di
ricordare direttamente l'intero; ma è altrettanto vero che questi frammenti non
vanno abbandonati a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la
memoria ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una
vita, di una storia…) a dover essere ricordato.La filosofia resta ossessionata
dal tutto, ma questo tutto «non ha l'estensione della totalità, ma l'intensità
del frammento in cui ne va dell'intero» Si comprende quindi perché i primi
libri di Perone abbiano titoli doppi: Modernità e memoria, Storia e ontologia:
si tratta di dire sempre insieme due cose, secondo una dialettica dell'et-et,
dell'indugio e dell'anticipazione.Se i libri successivi individuano invece, fin
dal titolo, un unico tema (Le passioni del finito; Nonostante il soggetto; Il
presente possibile; La verità del sentimento), questo significa che il finito,
il soggetto, il presente, il sentimento vengono analizzati come soglie, come
luoghi che non possono nemmeno essere concepiti, per non dire vissuti, senza la
memoria dell'altro. Come nel caso di Giacobbe, sono luoghi che portano la
ferita inferta loro dall'altro come una benedizione. Metodo di lavoro
Perone elabora la propria filosofia ermeneuticamente, a partire da uno studio
in profondità – spesso svolto controcorrente rispetto alle mode culturali del
momento – della storia della filosofia e di singoli autori classici e
contemporanei, come Cartesio, Schiller, Feuerbach, Secrétan, Benjamin, in
aggiunta ad altri filosofi (in particolare, Platone, Aristotele, Hegel,
Schelling, Kierkegaard, Husserl, Heidegger, Merleau-Ponty e Lévinas), i cui
nomi costellano i suoi numerosi lavori. Parte integrante della ricerca
filosofica di Perone è altresì un confronto continuo con la teologia,
soprattutto quella di Barth, Bonhoeffer, Bultmann e Guardini, che negli anni
recenti si è esteso alla considerazione della poesia (specialmente quella di
Paul Celan), della narrativa e del teatro, intesi come aree capaci di offrire
contributi filosofici cruciali. La sua capacità di essere maestro e di
indirizzare i giovani nella ricerca filosofica è indisgiungibile dal suo modo di
praticare la filosofia. Opere:”Teologia ed esperienza religiosa” Mursia, Milano, “Storia e ontologia,”
Studium, Roma “La totalità interrotta”
Mursia, Milano, “Modernità e memoria,” Sei, Torino “In lotta con
l'angelo,” SEI, Torino (in collaborazione con G. Ferretti, A. Pastore Perone,
C. Ciancio, Maurizio Pagano); “Feuerbach,” Mursia, Milano, “Le passioni del
finito,” EDB, Bologna, “Un dialogo sulla modernità,” Rosenberg & Sellier,
Torino (con C. Ciancio); “Nonostante il soggetto,” Rosenberg & Sellier,
Torino, “Il presente possibile,” Guida, Napoli, “La verità del sentimento,”
Napoli, Guida, “Filosofia e spazio pubblico,” Il Mulino, “Ripensare il
sentimento,” Cittadella Editrice, Assisi,
Le passioni del finite.” “L’essenza della religione, gdt, 376, Queriniana,
Brescia Il racconto della filosofia. Breve storia della filosofia, Queriniana,
Brescia. Un tema che è diventato predominante nella produzione più recente è la
riflessione etico-politica. Tra le sue pubblicazioni sul tema si
ricordano: Filosofia e spazio pubblico, a cura di U. Perone, Il Mulino,
Bologna, Das Christentum nach der Säkularisation, in Europa ohne Gott? Auf der
Suche nach unserer Identität, a cura di Simon e Hahn, Hänssler, Holzgerlingen, Lo spazio pubblico e le sue metafore, in Identità,
differenze, conflitti, a cura di L. Ruggiu e F. Mora, Mimesis, Milano (trad. inglese Space and its Metaphors, in
“Symposium”, vLa secolarizzazione: un bilancio, in “Annuario filosofico“,
Mursia, Milano, Givone, I sentieri della filosofia, Rosenberg & Sellier,
Torino. Una cospicua parte della produzione di Perone si concentra sul tema
della finitezza e sul rapporto tra filosofia e narrazione. Tra i numerosi
articoli, vanno ricordati almeno quelli dedicati al pensiero di Benjamin:
Benjamin e il tempo della memoria, in «Annuario Filosofico», Mursia, Milano 1
Memoria, tempo e storia in Walter Benjamin, in G. Ferretti, a cura di, Il tempo
della memoria, Marietti, Genova, Walter Benjamin, in Enciclopedia Filosofica,
Centro Studi Filosofici di Gallarate, vol. II, Bompiani, Milano Il rischio del
presente: Benjamin, Bonhoeffer, Celan, in L'acuto del presente. Poesia e
poetiche a metà del Novecento, a cura di C. Sandrin, Edizioni dell'Orso,
Alessandria, Per l’Enciclopedia Filosofica, Bompiani, Milano, ha curato le
seguenti voci: Ateismo, Benjamin, Futuro, Memoria, Passato, Pensiero, Presente,
Riflessione, Secrétan, Silenzio, Tempo. Ha curato e introdotto presso
Rosenberg & Sellier l'edizione dei testi degli autori della Scuola di Alta
Formazione Filosofica: Marion, Dialogo con l'amore,; D. Henrich, Metafisica e
modernità, C. Larmore, Dare ragioni, J.
Searle, Coscienza, linguaggio, società, A. Heller, Per un'antropologia della
modernità, E. Severino, Volontà,
destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente, B. Waldenfels, Estraneo, straniero,
straordinario. Saggi di fenomenologia responsiva, Intorno a Jean-Luc Nancy, H.
Joas, Valori, società, religione. Vii fa esplicito riferimento, tra l'altro, in
Modernità e Memoria, L'Angelo – cioè l'infinito, ma più in generale l'oggetto,
il mondo – non è un «limite» che il soggetto pone a se stesso, ma «una barriera
che gli è posta» e che, dunque, «non si lascia ultimamente inglobare» dal
soggetto, per quanto potente egli sia. «Ai limiti estremi della propria estensione
e della propria potenza», il soggetto incontra la «resistenza testarda del
mondo», e misura così la propria «impotenza di infinito». Questa lotta/scontro
con la barriera lascia nel soggetto «una ferita che appartiene per sempre
all'identità della coscienza» (Nonostante il soggetto). L'Angelo può quindi
essere definito «quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito urta»
(Nonostante il soggetto). Il tema della
tensione tra cielo e terra è centrale per Perone fin dal libro su Bonhoeffer:
«Come dimenticare che [...] la teologia bonhoefferiana è forse l'unica che ha
osato vedere nella tensione tra cielo e terra non una tentazione, ma un
guadagno tanto per il cielo quanto per la terra?» (Storia e Ontologia). In Perone è attiva un'originalissima interpretazione
del rapporto tra senso e significati: «Con significati intendo il
cristallizzarsi storico di scelte determinate, aventi in sé una ragione
sufficiente. Con senso intendo una direzione capace di unificare una
molteplicità in sé dispersa di significati, in modo da costituirli come un
progetto e un'interpretazione della realtà» (Modernità e Memoria). La definizione della modernità come tempo
della cesura risale in Perone perlomeno alla monografia su Schiller: La
totalità interrotta. Il tema è ripreso proprio in apertura di Modernità e
Memoria, dove Perone individua nella modernità l'epoca della «cesura»
(Modernità e Memoria,5): la modernità è dunque chiamata a essere il tempo della
memoria, perché «la memoria è sempre memoria della cesura» (Modernità e Memoria,).
Perone eredita da Bonhoeffer l'«uso teologico della categoria dell'illuminismo
(Storia e ontologia), e tuttavia non simpatizza per quelle letture della
modernità, dimentiche della tensione, che semplicemente pongono «l'uomo in
luogo di Dio come fonte di legittimazione», puntando tutto sulla «continuità»,
anziché sulla discontinuità della storia (Modernità e memoria,47). Per un
approfondimento a tutto tondo del significato dell'ateismo contemporaneo, resta
fondamentale la monografia su Feuerbach: Teologia ed esperienza religiosa in
Feuerbach. «Contro l'Essere, ciò che è
forte, è lecito essere forti, perché la minaccia non lo vince, ma lo lascia
stagliarsi in tutta la sua maestà e incommensurabile grandezza» (Nonostante il
soggetto,108). Per una trattazione
sistematica del concetto di "soglia”, che Perone svolge con particolare
riferimento a Walter Benjamin, cfr. Il presente possibile, («Il presente come soglia»). Nonostante il soggetto. Se la totalità è
interrotta, non possiamo ricordare se non frammenti, e quasi "istantanee”
del tempo. Tuttavia, «se la memoria afferra brandelli e frammenti, è perché in
essi vi legge il tutto, perché li pensa capaci di dar senso e di riscattare,
perché in essi vi scorge l'essenziale. Essa sa che non tutto può essere
salvato, ma osa credere che nella memoria salvata vi possa essere un senso
anche per ciò che è andato perduto» (Modernità e Memoria). La verità del sentimento, Nel rivalutare la
funzione filosofica dell'indugio, con riferimento ai racconti di Shahrazàd,
Perone osserva che perlopiù la filosofia non ha seguito la medesima strategia:
«In generale, essa non ha seguito la strada dell'indugio e del rinvio»,
puntando invece sulla «funzione anticipativa» (Nonostante il soggetto) Particolare
rilievo riveste a questo proposito la distinzione che Perone traccia tra
«spazio pubblico» e «spazio comune. Perone individua anzi come «rischio
immanente della democrazia» «il riassorbimento della sfera pubblica entro le
semplici logiche della sfera comune». Nella nostra attuale democrazia
incompiuta, «lo spazio pubblico si espone al rischio di un inglobamento nello
spazio comune» (Filosofia e spazio pubblico). E. Guglielminetti, ed.,
Interruzioni. Note sulla filosofia di Ugo Perone, il melangolo, Genovam v.
“Annuario filosofico 2015“, Mursia Milano, articoli di C. Ciancio, G. Ferretti,
N. Sclenczka, W. Gräb. https://www.theologie.hu-berlin.de/de/guardini/mitarbeiter/li,
su theologie.hu-berlin.de.vips/ugo.perone, su sdaff.
http://www.lett.unipmn/docenti/perone/, su lett.unipmn. http://www.spaziofilosofico/numero-08/3250/oportet-idealismus/#more-3250,
su spaziofilosofico.
http://www.spaziofilosofico/numero-05/2052/il-pudore/#more-2052, su spaziofilosofico.
Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Perone," per il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
PERSIO. (Matera). Filosofo. Figlio dello
scultore Altobello Persio e fratello di Ascanio Persio, linguista, Domizio e
Giulio, rispettivamente pittore e scultore, compì i primi studi a Matera dove
prese gli ordini minori. Trasferitosi a
Napoli dove divenne sacerdote, conobbe Telesio di cui diventò discepolo, e
scrisse diverse opere a difesa e chiarimento del pensiero del suo maestro. Dopo
la morte dello stesso Telesio, fece pubblicare alcuni suoi scritti minori
intitolandoli Varii de rebus naturalibus libelli. Si trasferì a Venezia, e diventò parroco a
Padova e pubblicò il Trattato dell'ingegno dell'huomo, in cui riprendeva la
teoria telesiana dello spiritus, principio spirituale, movimento, vita, intelligenza. Si trasferì a Roma. Qui conobbe anche Tommaso
Campanella e Galileo Galilei e pubblicò un trattato di carattere medico, “Del
bever caldo,” in cui riprendeva diverse idee già trattate in precedenza
riguardo allo spirito e ai consigli per la sua conservazione. Opere: “Digestum vetus seu Pandectarum iuris
civilis: commentarijs Accursii ... praecipue autem Antonii Persii philosophiae
... illustratus, Venezia, Franceschi,
Bindoni, Bevilacqua, Zenaro, Trattato dell'ingegno dell'huomo, Venezia, Aldo
Manuzio, Liber nouarum positionum, in Rhetoricis Dialecticis Ethicis Iure
ciuili Iure pontificio Physicis, Venezia, Iacopo Simbeni, Digestum vetus, seu
Pandectarum iuris civilis tomus primus: cum pandectis florentini,
Venezia,Franceschi; Bindoni; Bevilacqua, Zenaro. Disputationes libri novarum
positionum Antonii Persii, triduo habitae Venetiis Edidit Andreas Alethinus,
Firenze, Marescotti, Del bever caldo, costumato da gli antichi Romani ,
Venezia, Ciotti, B. Telesio, Varii de
naturalibus rebus libelli ab Antonio Persio editi, Venezia, Felice Valgrisio, Varii
de naturalibus rebus libelli Note
"Antonius Persius vixi annis LXIX. mensibus VIII. diebus V. Ad
plures abij anno salutis XI kalendas Februarias", Index capitum librorum
Abbatis Antonii Persii lyncei De ratione recte philosophandi et de natura
ignis, et caloris, Romae, apud I. Mascardum Scheda «Trattato dell'ingegno
dell'huomo» Libraweb.net Antonio Persio,
su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Antonio Persio, in Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere, Dizionario di
filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Persio,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria.
PESSINA. (Napoli). Filosofo. Linceo.
Fu senatore del Regno d'Italia nella XIII legislatura. Compì all'Napoli sia studi giuridici che filosofici.
Fu allievo di Galluppi, di cui curò l'edizione della "Storia della
filosofia.” Di idee liberali, fu oppositore dei Borboni, prendendo parte ai
moti.. Pubblicò il suo Manuale di diritto costituzionale che gli procurò la
persecuzione della polizia e poi il carcere. Sposò Giulia Settembrini, figlia
di Luigi Settembrini, all'epoca del matrimonio recluso nell’Isola di Santo
Stefano. Fuggì dal Regno e risiedette a Livorno, per essere nominato professore
a Bologna. Con la caduta dei Borboni,
tornò a Napoli dove fu sostituto procuratore generale. Deputato e poi Senatore
del Regno d'Italia, fu ministro dell'agricoltura, industria e commercio nel
Governo Cairoli I e ministro di grazia e
giustizia e culti nel Governo Depretis VI. Fondò la rivista giuridica Il
Filangieri con Persico. Dvenne socio dell'Accademia dei Lincei. Morì nella sua casa in via del Museo
Nazionale, strada che prese in seguito il suo nome: Anche il palazzo dove visse
e morì è da allora ricordato col suo nome.
Intitolazioni Presso la sede storica dell'Università Federico II di
Napoli c'è un'aula a lui intitolata. A
lui è dedicato uno dei 229 busti di italiani illustri che ornano la passeggiata
del Pincio a Roma. Opere: “Elementi di
procedura penale,” Fra le numerose sue opere, si ricordano: “ Manuale del
diritto pubblico costituzionale, Napoli: Stabilimento poligrafico, Elementi di
procedura penale, Napoli, Nicola Jovene, Il Naturalismo e le scienze
giuridiche, discorso inaugurale letto nella Regia Napol, Napoli: Tipografia
dell'Accademia Reale delle Scienze, Elementi di diritto penale, 1, Napoli, Riccardo Marghieri, Elementi di
diritto penale, 2, Napoli, Riccardo
Marghieri, Elementi di diritto penale,
3, Napoli, Riccardo Marghieri, Manuale del diritto penale italiano,
Napoli: Eugenio Margheri, Manuale del diritto pubblico costituzionale, con
prefazione di Giorgio Arcoleo e introduzione di Ignazio Tambaro, Napoli: G.
Priore, La voce dell'Enciclopedia Italiana Emilio Albertario (vedi ) i Enrico
Pessina , Storia della filosofia di Pasquale Galluppi. A cui si aggiunge
l'elogio funebre, Milano : Gio. Silvestri, Emilio Albertario, Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enrico Pessina, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. storia.camera, Camera dei deputati. Enrico Pessina, su Senatori d'Italia, Senato
della Repubblica. Biografia Luciano Malusa, in La storiografia filosofica
in Italia nell'Ottocento, sito del Dipartimento di Filosofia dell'Genova.
Scheda sul sito del Senato., su notes9.senato. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pessina” – The Swimming-Pool Library.
PETRARCA. (Arezzo). Filosofo. Grice:
“There are a few studies on Petrarca and ‘filosofia’: “Petrarca platonico,”
etc. – but his most important contribution is via implicatura, as when I deal
with Blake or Shakespeare.” Considerato il precursore dell'umanesimo e
uno dei fondamenti della letteratura italiana, soprattutto grazie alla sua
opera più celebre, il Canzoniere, patrocinato quale modello di eccellenza
stilistica da Pietro Bembo nei primi del Cinquecento. Uomo moderno,
slegato ormai dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del
mondo, Petrarca rilanciò, in ambito filosofico, l'agostinismo in
contrapposizione alla scolastica e operò una rivalutazione storico-filologica
dei classici latini. Fautore dunque di una ripresa degli studia humanitatis in
senso antropocentrico (e non più in chiave assolutamente teocentrica), Petrarca
(che ottenne la laurea poetica a Roma nel 1341) spese l'intera sua vita nella
riproposta culturale della poetica e filosofia antica e patristica attraverso
l'imitazione dei classici, offrendo un'immagine di sé quale campione di virtù e
della lotta contro i vizi. La storia medesima del Canzoniere, infatti, è più un
percorso di riscatto dall'amore travolgente per Laura che una storia d'amore, e
in quest'ottica si deve valutare anche l'opera latina del Secretum. Le
tematiche e la proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il
movimento culturale umanistico, diedero avvio al fenomeno del petrarchismo,
teso ad imitare stilemi, lessico e generi poetici propri della produzione
lirica volgare dell'aretino.Francesco Petrarca nacque il 20 luglio del 1304 ad
Arezzo e da ser Petracco, notaio, ed Eletta Cangiani (o Canigiani), entrambi
fiorentini. Petracco, originario di Incisa, apparteneva alla fazione dei guelfi
bianchi e fu amico di Dante Alighieri, esiliato da Firenze nel 1302 per
l'arrivo di Carlo di Valois, apparentemente entrato nella città toscana quale
paciere di papa Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per sostenere i guelfi
neri contro quelli bianchi. La sentenza del 10 marzo 1302 emanata da Cante
Gabrielli da Gubbio, podestà di Firenze, esiliava tutti i guelfi bianchi,
compreso ser Petracco che, oltre all'oltraggio dell'esilio, fu condannato al
taglio della mano destra. Dopo Francesco, nacque prima un figlio naturale di
ser Petracco di nome Giovanni, del quale Petrarca tacerà sempre nei suoi
scritti e che diverrà monaco olivetano e morirà nel 1384; poi, nel 1307,
l'amato fratello Gherardo, futuro monaco certosino. L'infanzia raminga e
l'incontro con Dante A causa dell'esilio paterno, il giovane Francesco
trascorse l'infanzia in diversi luoghi della Toscanaprima ad Arezzo (dove la
famiglia si era rifugiata in un primo tempo), poi a Incisa e Pisadove il padre
era solito spostarsi per ragioni politico-economiche. In questa città il padre,
che non aveva perso la speranza di rientrare in patria, si era riunito ai
guelfi bianchi e ai ghibellini nel 1311 per accogliere l'imperatore Arrigo VII.
Secondo quanto affermato dallo stesso Petrarca nella Familiares, XXI, 15 indirizzata
all'amico Boccaccio, in questa città avvenne, probabilmente, il suo unico e
fugace incontro con l'amico del padre, Dante[N 1]. Tra Francia e Italia Il
soggiorno a Carpentras Tuttavia, già nel 1312 la famiglia si trasferì a
Carpentras, vicino Avignone (Francia), dove Petracco ottenne incarichi presso
la Corte pontificia grazie all'intercessione del cardinale Niccolò da Prato.
Nel frattempo, il piccolo Francesco studiò a Carpentras sotto la guida del
letterato Convenevole da Prato, amico del padre che verrà ricordato dal
Petrarca con toni d'affetto nella Seniles, XVI, 1. Alla scuola di Convenevole,
presso la quale studiò dal 1312 al 1316, conobbe uno dei suoi più cari amici,
Guido Sette, arcivescovo di Genova dal 1358, al quale Petrarca indirizzò la
Seniles, X, 2[N 2]. Anonimo, Laura e il Poeta, Casa di Francesco
Petrarca, Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo pittorico
realizzato nel corso del Cinquecento mentre era proprietario Pietro Paolo
Valdezocco. Gli studi giuridici a Montpellier e a Bologna L'idillio di
Carpentras durò fino all'autunno del 1316, allorché Francesco, il fratello
Gherardo e l'amico Guido Sette furono inviati dalle rispettive famiglie a
studiare diritto a Montpellier, città della Linguadoca, ricordata anch'essa
come luogo pieno di pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al disinteresse e al
fastidio provati nei confronti della giurisprudenza[N 3], il soggiorno a
Montpellier fu funestato dal primo dei vari lutti che Petrarca dovette
affrontare nel corso della sua vita: la morte, a soli 38 anni, della madre
Eletta nel 1318 o 1319. Il figlio, ancora adolescente, compose il Breve
pangerycum defuncte matris (poi rielaborato nell'epistola metrica 1, 7), in cui
vengono sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte nella parola
latina electa. Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie, decise di
cambiare sede per gli studi dei figli inviandoli, nel 1320, nella ben più
prestigiosa Bologna, anche questa volta accompagnati da Guido Sette e da un
precettore che seguisse la vita quotidiana dei figli. In questi anni Petrarca,
sempre più insofferente verso gli studi di diritto, si legò ai circoli
letterari felsinei, divenendo studente e amico dei latinisti Giovanni del
Virgilio e Bartolino Benincasa, coltivando così i primi studi letterari e
iniziando quella bibliofilia che lo accompagnò per tutta la vita. Gli anni
bolognesi, al contrario di quelli trascorsi in Provenza, non furono tranquilli:
nel 1321 scoppiarono violenti tumulti in seno allo Studium in seguito alla
decapitazione di uno studente, fatto che spinse Francesco, Gherardo e Guido a
ritornare momentaneamente ad Avignone. I tre rientrarono a Bologna per
riprendervi gli studi dal 1322 al 1325, anno in cui Petrarca ritornò ad
Avignone per «prendere a prestito una grossa somma di denaro», vale a dire 200
lire bolognesi spese presso il libraio bolognese Bonfigliolo Zambeccari.Nel
1326 ser Petracco morì, permettendo a Petrarca di lasciare finalmente la
facoltà di diritto a Bologna e di dedicarsi agli studi classici che sempre più
lo appassionavano. Per dedicarsi a tempo pieno a quest'occupazione doveva
trovare una fonte di sostentamento che gli permettesse di ottenere un qualche
guadagno remunerativo: lo trovò quale membro del seguito prima di Giacomo
Colonna, arcivescovo di Lombez; poi del fratello di Giacomo, il cardinale
Giovanni, dal 1330. L'essere entrato a far parte della famiglia, tra le più
influenti e potenti dell'aristocrazia romana, permise a Francesco di ottenere
non soltanto quella sicurezza di cui aveva bisogno per iniziare i propri studi,
ma anche di estendere le sue conoscenze in seno all'élite culturale e politica
europea. Difatti, in veste di rappresentante degli interessi dei Colonna,
Petrarca compì, tra la primavera e l'estate del 1333, un lungo viaggio
nell'Europa del Nord, spinto dall'irrequieto e risorgente desiderio di
conoscenza umana e culturale che contrassegnò l'intera sua agitata biografia:
fu a Parigi, Gand, Liegi, Aquisgrana, Colonia, Lione. Particolarmente
importante fu la primavera/estate del 1330 allorché, nella città di Lombez,
Petrarca conobbe Angelo Tosetti e il musico e cantore fiammingo Ludwig Van
Kempen, il Socrate cui verrà dedicata la raccolta epistolare delle
Familiares. Poco dopo essere entrato a far parte del seguito del vescovo
Giovanni, Petrarca prese gli ordini sacri, divenendo canonico, col fine di
ottenere i benefici connessi all'ente ecclesiastico di cui era investito[N 4].
Nonostante la sua condizione di religioso (è attestato che dal 1330 il Petrarca
è nella condizione di chierico[25]), ebbe comunque dei figli nati con donne
ignote, figli tra cui spiccano per importanza, nella successiva vita del poeta,
Giovanni (nato nel 1337), e Francesca (nata nel 1343)[26]. Ritratto
di Laura, in un disegno conservato presso la Biblioteca Medicea
Laurenziana[27]. L'incontro con Laura Secondo quanto afferma nel Secretum,
Petrarca incontrò per la prima volta, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone,
il 6 aprile del 1327 (che cadde di lunedì. Pasqua fu il 12 aprile, e il Venerdì
santo il 10 aprile in quell'anno), Laura, la donna che sarà l'amore della sua
vita e che sarà immortalata nel Canzoniere. La figura di Laura ha suscitato, da
parte dei critici letterari, le opinioni più diverse: identificata da alcuni
con una Laura de Noves coniugata de Sade[N 5] (morta nel 1348 a causa della
peste, come la stessa Laura petrarchesca), altri invece tendono a vedere in
tale figura un senhal dietro cui nascondere la figura dell'alloro poetico
(pianta che, per gioco etimologico, si associa al nome femminile), suprema
ambizione del letterato Petrarca[28]. L'attività filologica La scoperta
dei classici e la spiritualità patristica Come accennato prima, Petrarca
manifestò già durante il soggiorno bolognese una spiccata sensibilità letteraria,
professando una grandissima ammirazione per l'antichità classica. Oltre agli
incontri con Giovanni del Virgilio e Cino da Pistoia, importante per la nascita
della sensibilità letteraria del poeta fu il padre stesso, fervente ammiratore
di Cicerone e della letteratura latina. Difatti ser Petracco, come racconta
Petrarca nella Seniles, XVI, 1, donò al figlio un manoscritto contenente le
opere di Virgilio e la Rethorica di Cicerone e, nel 1325, un codice delle
Etymologiae di Isidoro di Siviglia e uno contenente le lettere di san
Paolo[29]. In quello stesso anno, dimostrando la passione sempre
crescente per la Patristica, il giovane Francesco comprò un codice del De
Civitate Dei di Agostino d'Ippona e, verso il 1333, conobbe e cominciò a
frequentare l'agostiniano Dionigi di Borgo San Sepolcro, dotto monaco
agostiniano e professore di teologia alla Sorbona[31]. Dionigi regalò al
giovane Petrarca un codice tascabile delle Confessiones, lettura che aumentò
ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica
agostiniana[32]. Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei
Colonna, Petrarca si buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici,
cominciando a visionare i codici della Biblioteca Apostolica (ove scoprì la
Naturalis Historia di Plinio il Vecchio[33]) e, nel corso del viaggio nel Nord
Europa compiuto nel 1333, Petrarca scoprì e ricopiò il codice del Pro Archia
poeta di Cicerone e dell'apocrifa Ad equites romanos, conservati nella
Biblioteca Capitolare di Liegi[34].Oltre alla dimensione di explorator,
Petrarca cominciò a sviluppare, tra gli anni Venti e Trenta, le basi per la
nascita del metodo filologico moderno, basato sul metodo della collatio,
sull'analisi delle varianti (e quindi sulla tradizione manoscritta dei
classici, depurandoli dagli errori dei monaci amanuensi con la loro emendatio
oppure completando i passi mancanti per congettura). Sulla base di queste
premesse metodologiche, Petrarca lavorò alla ricostruzione, da un lato, dell'Ab
Urbe condita dello storico latino Tito Livio; dall'altro, della composizione
del grande codice contenente le opere di Virgilio e che, per la sua attuale
locazione, è chiamato Virgilio ambrosiano[N 7]. Da Roma a Valchiusa:
l'Africa e il De viris illustribus Marie Alexandre Valentin Sellier, La
farandole de Pétrarque (La farandola di Petrarca), olio su tela, 1900. Sullo
sfondo si può notare il Castello di Noves, nella località di Valchiusa, il
luogo ameno in cui Petrarca trascorse gran parte della sua vita fino al 1351,
anno in cui lasciò la Provenza per l'Italia. Mentre portava avanti questi
progetti filologici, Petrarca cominciò a intrattenere con papa Benedetto XII
(1334-1342) un rapporto epistolare (Epistolae metricae I, 2 e 5) con cui
esortava il nuovo pontefice a ritornare a Romae continuò il suo servizio presso
il cardinale Giovanni Colonna, su concessione del quale poté intraprendere un
viaggio a Roma, dietro richiesta di Giacomo Colonna che desiderava averlo con
sé[36]. Giuntovi sul finire di gennaio del 1337[37], nella Città Eterna
Petrarca poté toccare con mano i monumenti e le antiche glorie dell'antica
capitale dell'Impero Romano, rimanendone estasiato[38]. Rientrato in Provenza,
Petrarca comprò una casa a Valchiusa, appartata località sita nella valle della
Sorgue[39], nel tentativo di sfuggire all'attività frenetica avignonese,
ambiente che lentamente cominciò a detestare in quanto simbolo della corruzione
morale in cui era caduto il Papato[N 8]. Valchiusa (che durante le assenze del
giovane poeta era affidata al fattore Raymond Monet di Chermont[40]) fu anche
il luogo ove Petrarca poté concentrarsi nella sua attività letteraria e
accogliere quel piccolo cenacolo di amici eletti (a cui si aggiunse il vescovo
di Cavaillon, Philippe de Cabassolle[41]) con cui trascorrere giornate
all'insegna del dialogo colto e della spiritualità. «Più o meno in quello
stesso periodo, illustrando a Giacomo Colonna la vita condotta a Valchiusa nel
primo anno della sua dimora lì, Petrarca delinea uno di quegli autoritratti
manierati che diventeranno un luogo comune della sua corrispondenza:
passeggiate campestri, amicizie scelte, letture intense, nessuna ambizione se
non quella del quieto vivere (Pacca,
34-35) Fu in questo periodo appartato che Petrarca, forte della sua
esperienza filologico-letteraria, incominciò a stendere le due opere che
sarebbero dovute diventare il simbolo della rinascenza classica: l'Africa e il
De viris illustribus. La prima, opera in versi intesa a ricalcare le orme
virgiliane, narra dell'impresa militare romana della seconda guerra punica,
incentrata sulle figure di Scipione l'Africano, modello etico insuperabile
della virtù civile della Repubblica romana. La seconda, invece, è un
me Gli anni successivi all'incoronazione poetica, quelli compresi tra il
1341 e il 1348, furono contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine
morale, dovuta sia a eventi traumatici della vita daglione di 36
vite di uomini illustri improntata sul modello liviano e quello floriano[42].
La scelta di comporre un'opera in versi e un'opera in prosa, ricalcanti i
modelli sommi dell'antichità nei due rispettivi generi letterari e intesi a
recuperare, oltre alla veste stilistica, anche quella spirituale degli antichi,
diffusero presto il nome di Petrarca al di là dei confini provenzali, giungendo
in Italia. Tra l'Italia e la Provenza (1341-1353) Giusto di Gand,
Francesco Petrarca, pittura, XV secolo, Galleria Nazionale delle Marche,
Urbino. L'alloro con cui Petrarca fu incoronato rivitalizzò il mito del poeta
laureato, figura che diventerà un'istituzione pubblica in Paesi quali il Regno
Unito[43]. L'incoronazione poetica Il nome di Petrarca quale uomo
eccezionalmente colto e grande letterato fu diffuso grazie all'influenza della
famiglia Colonna e dell'agostiniano Dionigi[44]. Se i primi avevano influenza
presso gli ambienti ecclesiastici e gli enti a essi collegati (quali le
Università europee, tra le quali spiccava la Sorbona), padre Dionigi fece
conoscere il nome dell'Aretino presso la corte del re di Napoli Roberto
d'Angiò, presso il quale fu chiamato in virtù della sua erudizione[45].
Petrarca, approfittando della rete di conoscenze e di protettori di cui
disponeva, pensò di ottenere un riconoscimento ufficiale per la sua attività
letteraria innovatrice a favore dell'antichità, patrocinando così la sua incoronazione
poetica[46]. Difatti, nella Familiares, II, 4, Petrarca confidò al padre
agostiniano la sua speranza di ricevere l'aiuto del sovrano angioino per
realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi[47]. Nel contempo, il
1º settembre del 1340, la Sorbona fece sapere al Nostro l'offerta di una
incoronazione poetica a Parigi; proposta che, nel pomeriggio dello stesso
giorno, giunse analoga dal Senato di Roma[48]. Su consiglio di Giovanni
Colonna, Petrarca, che desiderava essere incoronato nell'antica capitale
dell'Impero romano, accettò la seconda offerta[49], accogliendo poi l'invito di
re Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di arrivare a Roma
per ottenere la sospirata incoronazione. Le fasi di preparazione per il
fatidico incontro con il sovrano angioino durarono tra l'ottobre 1340 e i primi
giorni del 1341 se il 16 febbraio Petrarca, accompagnato dal signore di Parma
Azzo da Correggio, si mise in viaggio per Napoli col fine di ottenere
l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto nella città partenopea a fine
febbraio, fu esaminato per tre giorni da re Roberto che, dopo averne constatato
la cultura e la preparazione poetica, acconsentì all'incoronazione a poeta in
Campidoglio per mano del senatore Orso dell'Anguillara[50]. Se conosciamo da un
lato sia il contenuto del discorso di Petrarca (la Collatio laureationis), sia
la certificazione dell'attestato di laurea da parte del Senato romano (il
Privilegium lauree domini Francisci Petrarche, che gli conferiva anche
l'autorità per insegnare e la cittadinanza romana)[51], la data
dell'incoronazione è incerta: tra quanto affermato da Petrarca e quanto poi
testimoniato da Boccaccio, la cerimonia d'incoronazione avvenne in un arco
temporale tra l'8 e il 17 di aprile[52]. In seguito all'incoronazione
incominciò a comporre l'Africa e il De viris illustribus.[53]Gli anni
successivi all'incoronazione poetica, quelli compresi tra il 1341 e il 1348,
furono contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a
eventi traumatici della vita privata, sia all'inesorabile disgusto verso
la corruzione avignonese[55]. Subito dopo l'incoronazione poetica, mentre
Petrarca sostava a Parma, seppe della prematura scomparsa dell'amico Giacomo
Colonna (avvenuta nel settembre del 1341), notizia che lo turbò profondamente[N
9]. Gli anni successivi non recarono conforto al poeta laureato: da un lato le
morti prima di Dionigi (31 marzo 1342[57]) e, poi, di re Roberto (19 gennaio
1343[58]) ne accentuarono lo stato di sconforto; dall'altro, la scelta da parte
del fratello Gherardo di abbandonare la vita mondana per diventare monaco nella
Certosa di Montreaux, spinsero Petrarca a riflettere sulla caducità del
mondo[59]. Nell'autunno del 1342[60], mentre Petrarca soggiornava ad
Avignone, conobbe il futuro tribuno Cola di Rienzo (giunto in Provenza quale
ambasciatore del regime democratico instauratosi a Roma), col quale condivideva
la necessità di ridare a Roma l'antico status di grandezza politica che, come
capitale dell'antica Roma e sede del papato, le spettava di diritto[61]. Nel
1346 Petrarca fu nominato canonico del Capitolo della cattedrale di Parma,
mentre nel 1348 fu nominato arcidiacono.[62] La caduta politica di Cola nel
1347, favorita specialmente dalla famiglia Colonna, sarà la spinta decisiva da
parte di Petrarca per abbandonare i suoi antichi protettori: fu infatti in
quell'anno che lasciò, ufficialmente, l'entourage del cardinale
Giovanni[63]. A fianco di queste esperienze private, il cammino
dell'intellettuale Petrarca fu invece caratterizzato da una scoperta
importantissima. Nel 1345, dopo essersi rifugiato a Verona in seguito
all'assedio di Parma e la caduta in disgrazia dell'amico Azzo da Correggio
(dicembre 1344)[64], Petrarca scoprì nella biblioteca capitolare le epistole
ciceroniane ad Brutum, ad Atticum e ad Quintum fratrem, fino ad allora
sconosciute[N 10]. L'importanza della scoperta consistette nel modello
epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a distanza con gli amici,
l'uso del tu al posto del voi proprio dell'epistolografia medievale ed, infine,
lo stile fluido e ipotattico indussero l'Aretino a comporre anch'egli delle
raccolte di lettere sul modello ciceroniano e senecano, determinando la nascita
delle Familiares prima, e delle Seniles poi[65]. A questo periodo di tempo
risalgono anche i Rerum memorandarum libri (lasciati incompiuti), l'avvio del
De otio religioso e del De vita solitaria tra il 1346 e il 1347 che furono
rimaneggiati negli anni successivi[64]. Sempre a Verona, Petrarca ebbe modo di
conoscere Pietro Alighieri, figlio di Dante, con cui intrattenne rapporti
cordiali[66]. La peste nera (1348-1349) «La vita, come suol dirsi, ci
sfuggì dalle mani: le nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Il 1348
fu l'anno che ci rese miseri e soli.» (Delle cose familiari, prefazione,
A Socrate [Ludwig van Kempen], traduzione di G. Fracassetti, 1239) Dopo essersi
slegato dai Colonna, Petrarca cominciò a cercare nuovi patroni presso cui
ottenere protezione. Pertanto, lasciata Avignone insieme al figlio Giovanni, giunse
il 25 gennaio del 1348 a Verona, località dove si era rifugiato l'amico Azzo da
Correggio dopo essere stato scacciato dai suoi domini[67], per poi giungere a
Parma nel mese di marzo, dove strinse legami con il nuovo signore della città,
il signore di Milano Luchino Visconti[68]. Fu, però, in questo periodo che
iniziò a diffondersi per l'Europa la terribile peste nera, morbo che causò la
morte di molti amici del Petrarca: i fiorentini Sennuccio del Bene, Bruno
Casini[69] e Franceschino degli Albizzi; il cardinale Giovanni Colonna e il
padre di lui, Stefano il Vecchio[70]; e quella dell'amata Laura, di cui ebbe la
notizia (avvenuta l'8 di aprile) soltanto il 19 maggio[71]. Nonostante il
dilagare del contagio e la prostrazione psicologica in cui cadde a causa della
morte di molti suoi amici, Petrarca continuò le sue peregrinazioni, alla
perenne ricerca di un protettore. Lo trovò in Jacopo II da Carrara, suo
estimatore che nel 1349 lo nominò canonico del duomo di Padova. Il signore di
Padova intese in tal modo trattenere in città il poeta il quale, oltre alla
confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne una rendita annua di 200
ducati d'oro, ma per alcuni anni Petrarca avrebbe utilizzato questa abitazione
solo occasionalmente. Difatti, costantemente in preda al desiderio di
viaggiare, nel 1349 fu a Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove conobbe il doge
Andrea Dandolo[74].L'incontro con Giovanni Boccaccio e gli amici fiorentini
(1350) Magnifying glass icon mgx2.svgGiovanni Boccaccio § Boccaccio e Petrarca.
Nel 1350 prese la decisione di recarsi a Roma per lucrare l'indulgenza
dell'Anno giubilare. Durante il viaggio accondiscese alle richieste dei suoi
ammiratori fiorentini e decise di incontrarsi con loro. L’occasione fu di
fondamentale importanza non tanto per Petrarca, quanto per colui che diventerà
il suo principale interlocutore durante gli ultimi vent'anni di vita, Giovanni
Boccaccio. Il novelliere, sotto la sua guida, incominciò una lenta e
progressiva conversione verso una mentalità ed un approccio più umanistico alla
letteratura, collaborando spesso con il suo venerato praeceptor in progetti
culturali di ampio respiro. Tra questi ricordiamo la riscoperta del greco
antico e la scoperta di antichi codici classici[75]. L'ultimo soggiorno
in Provenza. Tra il 1350 e il 1351, Petrarca risiedette prevalentemente a
Padova, presso Francesco I da Carrara[74]. Qui, oltre a portare avanti i
progetti letterari delle Familiares e le opere spirituali iniziate prima del
1348, ricevette anche la visita di Giovanni Boccaccio (marzo 1351) in veste di
ambasciatore del Comune fiorentino perché accettasse un posto di docente presso
il nuovo Studium fiorentino[76]. Poco dopo, Petrarca fu spinto a rientrare ad
Avignone in seguito all'incontro con i Cardinali Eli de Talleyrand e Guy de
Boulogne, latori della volontà di papa Clemente VI che intendeva affidargli
l'incarico di segretario apostolico. Nonostante l'allettante offerta del
pontefice, l'antico disprezzo verso Avignone e gli scontri con gli ambienti
della corte pontificia (i medici del pontefice[64] e, dopo la morte di
Clemente, l'antipatia del nuovo papa Innocenzo VI[78]) indussero Petrarca a
lasciare Avignone per Valchiusa, dove prese la decisione definitiva di
stabilirsi in Italia. Il periodo italiano. A Milano: la figura
dell'intellettuale umanista Targa commemorativa del soggiorno meneghino
di Petrarca situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla basilica
di Sant'Ambrogio. Petrarca iniziò il viaggio verso la patria italiana, accogliendo l'ospitale offerta di Giovanni
Visconti, arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano. Malgrado le
critiche degli amici fiorentini (tra le quali si ricorda quella risentita del
Boccaccio[N 11]), che gli rimproveravano la scelta di essersi messo al servizio
dell'acerrimo nemico di Firenze. Petrarca collaborò con missioni e ambascerie
(a Parigi e a Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo IV a Mantova e a
Praga) all'intraprendente politica viscontea[79]. Sulla scelta di
risiedere a Milano piuttosto che nella natia Firenze, bisogna ricordare l'animo
cosmopolita proprio del Petrarca[80]. Cresciuto ramingo e lontano dalla sua
patria, Petrarca non risente più dell'attaccamento medievale verso la propria
patria d'origine, ma valuta gli inviti fattigli in base alle convenienze
economiche e politiche. Meglio, infatti, avere la protezione un signore potente
e ricco come Giovanni Visconti prima e, dopo la morte di lui nel 1354, del
successore Galeazzo II[81], che si rallegrerebbero di avere a corte un
intellettuale celebre come Petrarca. Nonostante tale scelta discutibile agli
occhi degli amici fiorentini, i rapporti tra il praeceptor e i suoi discipuli
si ricucirono: la ripresa del rapporto epistolare tra Petrarca e Boccaccio
prima, e la visita di quest'ultimo a Milano nella casa di Petrarca situata nei
pressi di Sant'Ambrogio poi, sono le prove della concordia ristabilita.
Nonostante le incombenze diplomatiche, nel capoluogo lombardo Petrarca maturò e
portò a compimento quel processo di maturazione intellettuale e spirituale
iniziato pochi anni prima, passando dalla ricerca erudita e filologica alla
produzione di una letteratura filosofica fondata da un lato
sull'insoddisfazione per la cultura contemporanea, dall'altra sulla necessità
di una produzione che potesse guidare l'umanità verso i principi etico-morali
filtrati attraverso il neoplatonismo agostiniano e lo stoicismo
cristianeggiante[84]. Con questa convinzione interiore, Petrarca portò avanti
gli scritti iniziati nel periodo della peste: il Secretum e il De otio
religioso; la composizione di opere volte a fissare presso i posteri l'immagine
di un uomo virtuoso i cui principi sono praticati anche nella vita quotidiana
(le raccolte delle Familiares e, dal 1361, l'avviamento delle Seniles)[86] le
raccolte poetiche latine (Epistolae Metricae) e quelle volgari (i Triumphi e i
Rerum Vulgarium Fragmenta, alias il Canzoniere). Durante il soggiorno meneghino
Petrarca iniziò soltanto una nuova opera, il dialogo intitolato De remediis
utriusque fortune (sui rimedi della cattiva e della buona sorte), in cui si
affrontano problematiche morali concernenti il denaro, la politica, le
relazioni sociali e tutto ciò che è legato al quotidiano. Nel giugno del 1361,
per sfuggire alla peste, Petrarca abbandonò Milano per Padova, città da cui nel 1362 fuggì per lo
stesso motivo. Nonostante la fuga da Milano, i rapporti con Galeazzo II
Visconti rimasero sempre molto buoni, tanto che trascorse l'estate del 1369 nel
castello visconteo di Pavia in occasione di trattative diplomatiche. A Pavia
seppellì il piccolo nipote di due anni, figlio della figlia Francesca, nella
chiesa di San Zeno e per lui compose un'epigrafe ancor oggi conservata nei
Musei Civici[90]. Nel 1362, quindi, Petrarca si recò a Venezia, città dove si
trovava il caro amico Donato degli Albanzani[91] e dove la Repubblica gli
concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri (sulla Riva degli Schiavoni) n
cambio della promessa di donazione, alla morte, della sua biblioteca, che era
allora certamente la più grande biblioteca privata d'Europa: si tratta della
prima testimonianza di un progetto di "bibliotheca
publica"[93]. La casa veneziana fu molto amata dal poeta, che ne
parla indirettamente nella Seniles, IV, 4 quando descrive, al destinatario
Pietro da Bologna, le sue abitudini quotidiane (la lettera è datata intorno al
1364/65)[94]. Vi risiedette stabilmente fino al 1368 (tranne alcuni periodi a
Pavia e Padova) e vi ospitò Giovanni Boccaccio e Leonzio Pilato. Durante il
soggiorno veneziano, trascorso in compagnia degli amici più intimi[95], della
figlia naturale Francesca (sposatasi nel 1361 con il milanese Francescuolo da
Brossano[96]), Petrarca decise di affidare al copista Giovanni Malpaghini la
trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere[N 14]. La
tranquillità di quegli anni fu turbata, nel 1367, dall'attacco maldestro e
violento mosso alla cultura, all'opera e alla figura sua da quattro filosofi
averroisti che lo accusarono di ignoranza. L'episodio fu l'occasione per la stesura del
trattato De sui ipsius et multorum ignorantia, in cui Petrarca difende la
propria "ignoranza" in campo aristotelico a favore della filosofia
neoplatonica-cristiana, più incentrata sui problemi della natura umana rispetto
alla prima, intesa a indagare la natura sulla base dei dogmi del filosofo di
Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani davanti alle accuse
rivoltegli, Petrarca decise di abbandonare la città lagunare e annullare così
la donazione della sua biblioteca alla Serenissima. L'epilogo padovano e
la morte. La casa di Petrarca ad Arquà
Petrarca, località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove l'ormai
anziano poeta trascorse gli ultimi anni di vita. Della dimora Petrarca parla
nella Seniles, XV, 5. Petrarca, dopo alcuni brevi viaggi, accolse l'invito dell'amico
ed estimatore Francesco I da Carrara di stabilirsi a Padova nella primavera.. È
ancora visibile, in Via Dietro Duomo 26/28 a Padova, la casa canonicale di
Francesco Petrarca, che fu assegnata al poeta in seguito al conferimento del
canonicato. Il signore di Padova donò poi, nel 1369, una casa situata nella
località di Arquà, un tranquillo paese sui colli Euganei, dove poter
vivere[98]. Lo stato della casa, però, era abbastanza dissestato e ci vollero
alcuni mesi prima che potesse avvenire il definitivo trasferimento nella nuova
dimora, avvenuta nel marzo del 1370[99]. La vita dell'anziano Petrarca, che fu
raggiunto dalla famiglia della figlia Francesca nel 1371[100], si alternò
prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa di Arquà e quella vicina
al Duomo di Padova, allietato spesso
dalle visite dei suoi vecchi amici ed estimatori, oltre a quelli nuovi
conosciuti nella città veneta, tra cui si ricorda Lombardo della Seta, che dal
1367 aveva sostituito Giovanni Malpaghini quale copista e segretario del poeta
laureato[102]. In quegli anni Petrarca si mosse dal padovano soltanto una volta
quando, nell'ottobre del 1373, fu a Venezia quale paciere per il trattato di
pace tra i veneziani e Francesco da Carrara[103]: per il resto del tempo si
dedicò alla revisione delle sue opere e, in special modo, del Canzoniere,
attività che portò avanti fino agli ultimi giorni di vita[79]. Colpito da
una sincope, morì ad Arquà nella notte fra il 18 e il 19 luglio del 1374, esattamente
alla vigilia del suo settantesimo compleanno e, secondo la leggenda, mentre
esaminava un testo di Virgilio, come auspicato in una lettera al
Boccaccio[104]. Il frate dell'Ordine degli Eremitani di sant'Agostino
Bonaventura Badoer Peraga fu scelto per tenere l'orazione funebre in occasione
dei funerali, che si svolsero il 24 luglio nella chiesa di Santa Maria Assunta
alla presenza di Francesco da Carrara e di molte altre personalità laiche ed
ecclesiastiche[105]. Per volontà testamentaria le spoglie di Petrarca
furono sepolte nella chiesa parrocchiale del paese[105], per poi essere
collocate dal genero, nel 1380, in un'arca marmorea accanto alla chiesa[106].
Le vicende dei resti del Petrarca, come quelli di Dante, non furono tranquille.
Come racconta Giovanni Canestrini in un suo volume scritto in occasione del
500º anniversario della morte del Petrarca «Nel 1630, e precisamente dopo
la mezzanotte del 27 maggio, questa tomba fu spezzata all'angolo di mezzodì
[quindi a sud, n.d.a], e vennero rapite alcune ossa del braccio destro. Autore del
furto fu un certo Tommaso Martinelli, frate da Portogruaro, il quale, a quanto
dice un'antica pergamena dell'archivio comunale di Arquà, venne spedito in quel
luogo dai fiorentini, con ordine di riportare seco qualche parte dello
scheletro del Petrarca. La veneta repubblica fece riattare l'urna, suggellando
con arpioni le fenditure del marmo, e ponendovi lo stemma di Padova e l'epoca
del misfatto.» (Canestrini2) I resti trafugati non furono mai recuperati.
Nel 1843 la tomba, che versava in stato pessimo, venne sottoposta a restauro
del quale venne incaricato lo storico patavino Pier Carlo Leoni, impietosito
dallo stato pessimo in cui il sepolcro versava. Il Leoni, però, a seguito di
complicazioni burocratiche e di conflitti di competenza e questioni anche
politiche, fu addirittura processato con l'accusa di "violata
sepoltura".[108] Il dilemma dei resti Il 5 aprile 2004 vennero resi
noti i risultati dell'analisi dei resti conservati nella tomba del poeta ad
Arquà Petrarca: il teschio presente, peraltro ridotto in frammenti, una volta
ricostruito, è stato riconosciuto come femminile e quindi non pertinente. Un
frammento di pochi grammi del cranio, inviato a Tucson in Arizona ed esaminato
con il metodo del radiocarbonio, ha inoltre consentito di accertare che il
cranio femminile ritrovato nel sepolcro risale al 1207 circa. A chi sia
appartenuto e perché si trovasse nella tomba del Petrarca è ancora un mistero,
come un mistero è dove sia finito il vero cranio del poeta. Lo scheletro è
stato invece riconosciuto come autentico: esso riporta alcune costole
fratturate; Petrarca fu infatti ferito da una cavalla con un calcio al costato.
Pensiero e poetica Anonimo, Francesco Petrarca nello studium, affresco
murale, ultimo quarto del secolo XIV, Reggia Carrarese, Sala dei Giganti,
Padova. Il messaggio petrarchesco Il concetto di humanitas Petrarca, fin dalla
giovinezza, manifestò sempre un'insofferenza innata nei confronti della cultura
a lui coeva. Come già ricordato nella sezione biografica, la sua passione per l'agostinismo
da un lato, e per i classici latini "liberati" dalle interpretazioni
allegoriche medievali dall'altro, pongono Petrarca come l'iniziatore
dell'umanesimo che, nel corso del XV secolo, si svilupperà prima in Italia, e
poi nel resto d'Europa. Nel De remediis utriusque fortune, ciò che interessa
maggiormente a Petrarca è l'humanitas, cioè l'insieme delle qualità che danno
fondamento ai valori più umani della vita, con un'ansia di meditazione e di
ricerca tra erudita ed esistenziale intesa ad indagare l'anima in tutte le sue
sfaccettature. Di conseguenza, Petrarca pone al centro della sua riflessione
intellettuale l'essere umano, spostando l'attenzione dall'assoluto teocentrismo
(tipico della cultura medievale) all'antropocentrismo moderno. Petrarca e
i classici Fondamentale, nel pensiero petrarchesco, è la riscoperta dei
classici. Già conosciuti nel Medioevo, erano stati oggetto però di una
rivisitazione in chiave cristiana, che non teneva quindi conto del contesto
storico-culturale in cui le opere erano state scritte. Per esempio, la figura
di Virgilio fu vista come quella di un mago/profeta, capace di adombrare,
nell'Ecloga IV delle Bucoliche, la nascita di Cristo, anziché quella di Asinio
Gallo, figlio del politico romano Asinio Pollione: un'ottica che Dante accolse
pienamente nel Virgilio della Commedia. Petrarca, rispetto ai suoi
contemporanei, rifiuta il travisamento dei classici operato fino a quel
momento, ridando loro quella patina di storicità e di inquadramento culturale
necessaria per stabilire con essi un colloquio costante, come fece nel libro
XXIV delle Familiares. «Scrivere a Cicerone o a Seneca, celebrandone l'opera o
magari deplorandone con benevolenza mancanze e contraddizioni, era per lui un
modo letterariamente tangibile (e per noi assai significativo simbolicamente)
di mostrare quanto a loro dovesse, quanto li sentisse, appunto, idealmente suoi
contemporanei.» (Guglielmino-Grosser182) Oltre alle epistole, all'Africa
e al De viris illustribus, Petrarca operò tale riscoperta attraverso il metodo
filologico da lui ideato tra il 1325 e il 1337 e la ricostruzione dell'opera
liviana e la composizione del Virgilio ambrosiano. Altro aspetto da cui
traspare questo innovativo approccio alle fonti e alle testimonianze
storico-letterarie si avverte, anche, nell'ambito della numismatica, della
quale Petrarca è ritenuto il precursore[116].Per quanto riguarda la prima
opera, Petrarca decise di riunire le varie decadi (cioè i libri di cui l'opera
è composta) allora conosciute (I, III e IV decade) in un unico codice,
l'attuale codice Harleiano 2193, conservato ora al British Museum di Londra. Il giovane Petrarca si dedicò a quest'opera di
collazione per cinque anni, dal 1325 al 1330, grazie ad un lavoro di ricerca e
di enorme pazienza. Nel 1326, Petrarca prese la terza decade (tramandata da un
manoscritto risalente al XIII secolo[119]), correggendola e integrandola ora
con un manoscritto veronese del X secolo vergato dal dotto vescovo
Raterio[119], ora con una lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della
Cattedrale di Chartres[120], il Parigino Latino 5690 acquistato dal vecchio
canonico Landolfo Colonna[121], contenente anche la quarta decade. Quest'ultima
fu poi corretta su di un codice risalente al secolo precedente e appartenuto al
preumanista padovano Lovato Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la prima
decade, Petrarca poté procedere a riunire gli sparsi lavori di recupero nel
1330[122]. Il Virgilio Ambrosiano L'impresa riguardante la costruzione
del Virgilio ambrosiano è invece molto più complessa. Iniziato già quand'era in
vita il padre Petracco, il lavoro di collazione portò alla nascita di un codice
composto di 300 fogli manoscritti che conteneva l'omnia virgiliana (Bucoliche,
Georgiche ed Eneide commentati dal grammatico Servio del VI secolo), al quale
furono aggiunte quattro Odi di Orazio e l'Achilleide di Stazio. Le vicende di
tale manoscritto sono assai travagliate. Sottrattogli nel 1326 dagli esecutori
testamentari del padre, il Virgilio ambrosiano verrà recuperato solo nel 1338,
data in cui Petrarca commissionò al celebre pittore Simone Martini una serie di
miniature che lo abbellirono esteticamente. Alla morte del Petrarca il
manoscritto finì nella biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia, nel 1388,
Gian Galeazzo Visconti conquistò Padova ed il codice fu inviato, insieme ad
altri manoscritti del Petrarca, a Pavia, nella Biblioteca Visconteo-Sforzesca
situata nel castello di Pavia. Nel 1471 Galeazzo Maria Sforza ordinò al
castellano di Pavia di prestare, per 20 giorni, il manoscritto allo zio
Alessandro signore di Pesaro, poi il Virgilio Ambrosiano tornò a Pavia. Nel
1499, Luigi XII conquistò il Ducato di Milano e la biblioteca
Visconteo-Sforzesca venne trasferita in Francia, dove ancora si conservano,
nella Bibliothèque nationale de France, circa 400 manoscritti provenienti da
Pavia. Tuttavia il Virgilio Ambrosiano fu sottratto al saccheggio francese da
un certo Antonio di Pirro. Sappiamo che a fine Cinquecento si trovava a Roma,
ed era di proprietà del cardinal Agostino Cusani, fu poi acquistato da Federico
Borromeo per l'Ambrosiana. L'umanesimo
cristiano Magnifying glass icon mgx2.svgUmanesimo cristiano. La religiosità
petrarchesca Il messaggio petrarchesco, nonostante la sua presa di posizione a
favore della natura umana, non si dislega dalla dimensione religiosa: difatti,
il legame con l'agostinismo e la tensione verso una sempre più ricercata
perfezione morale sono chiavi costanti all'interno della sua produzione
letteraria e filosofica. Rispetto, però, alla tradizione medievale, la
religiosità petrarchesca è caratterizzata da tre nuove accezioni prima mai
manifestate: la prima, il rapporto intimo tra l'anima e Dio, un rapporto basato
sull'autocoscienza personale alla luce della verità divina[127]; la seconda, la
rivalutazione della tradizione morale e filosofica classica, vista in un
rapporto di continuità con il cristianesimo e non più in chiave di contrasto o
di mera subordinazione[128]; infine, il rapporto "esclusivo" tra
Petrarca e Dio, che rifiuta la concezione collettiva propria della Commedia
dantesca[129]. Comunanza tra valori classici e cristiani La lezione
morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca: l'humanitas di
Cicerone non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi valori,
quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della
conoscenza[130]. Sul legame spirituale tra gli antichi e i cristiani è
significativo il celebre passo della morte di Magone, fratello di Annibale che,
nell'Africa ormai morente, pronuncia un
discorso sulla vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte
dalle fatiche terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero
cristiano[132], anche se tale discorso fu criticato da molti ambienti che
ritenevano una scelta infelice porre in bocca ad un pagano un pensiero così
Cristiano. Ecco un passo del lamento di Magone: Edizione
dell'Africa stampata nel 1501 a Venezia, nella stamperia di Aldo Manuzio. Nel
particolare, l'Incipit del poema. «Heu
qualis fortunae terminus alte est! / Quam laetis mens caeca bonis! furor ecce
potentum / praecipiti gaudere loco; status iste procellis / subjacet innumeris,
et finis ad alta levatis / est ruere. Heu tremulum magnorum culmen honorum,
Spesque hominum fallax, et inanis gloria fictis / illita blanditiis! Heu vita
incerta labori / dedita perpetuo, semperque heu certa, nec unquam / Stat morti
praevisa dies! Heu sortis iniquae / natus homo in terris!» «O qual è il
traguardo dell'alta sorte! / Quanto l'anima (è) cieca davanti alle fauste imprese!
Ecco la follia dei potenti, godere delle altezze vertiginose; questo stato è
esposto ad infinite tempeste, ed è destinato a cadere chi si è innalzato a
quelle vette. O tremante sommità dei grandi onori, fallace speranza degli
uomini, vana gloria adornata da finti piaceri! O vita incerta, dedita ad una
fatica incessante, come certo è il giorno di morte, né mai previsto abbastanza!
O che sorte iniqua per l'uomo nato sulla terra!» (Africa, vv. 889-898)
L'agostinismo del Secretum e dell'Ascesa al Monte Ventoso Vista del Mont
Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo carattere
fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel pensiero di
sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al sistema filosofico
tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura teologica, visto come
alieno dalla cura dell'anima umana[134]. A tal proposito, il filosofo Giovanni
Reale delinea lucidamente la posizione di Petrarca verso la cultura
contemporanea: «La diffusione dell'averroismo, col crescente interesse
che suscitava per l'indagine naturalistica, sembra a Petrarca che distragga
pericolosamente da quelle arti liberali, che sole possono dare la sapienza
necessaria per conseguire la pace spirituale in questa vita e la beatitudine
eterna nell'altra. La sapienza classica e cristiana, che Petrarca contrappone
alla scienza averroistica, è quella fondata sulla meditazione interiore
attraverso alla quale si chiarisce a sé stessa e si forma la personalità del
singolo uomo.» (Reale16) L'importanza che Agostino ebbe per l'uomo
Petrarca è evidente in due celebri testi letterari del Nostro: il Secretum da
un lato, in cui il vescovo d'Ippona interloquisce con Petrarca spingendolo ad
un'acuta quanto forte analisi interiore dei propri peccati; dall'altro, il
celebre episodio dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella Familiares, IV, 1,
inviata (seppur in modo fittizio[N 16]) a Dionigi da Borgo San Sepolcro[135].La
forte vena morale che percorre tutte le opere petrarchesche, sia latine che
volgari, tende a trasmettere un messaggio di perfezione morale: il Secretum, il
De remediis, le raccolte epistolari e lo stesso Canzoniere sono impregnati di
questa tensione etica volta a risanare le deviazioni dell'anima attraverso la
via della virtù[136]. Tale applicazione etica negli scritti (l'oratio), però,
deve corrispondere alla vita quotidiana (la vita, appunto) se l'umanista vuole
trasmettere un'etica credibile ai destinatari. Prova di questo binomio
essenziale è, per esempio, la Familiares, XXIV, 3 indirizzata a Marco Tullio
Cicerone. In essa il poeta esprime, in
un tono di amarezza e di rabbia al contempo, la scelta dell'oratore romano di
essersi allontanato dall'otium letterario di Tuscolo per addentrarsi nuovamente
nell'agone politico dopo la morte di Cesare e schierarsi a fianco del giovane
Ottaviano contro Marco Antonio, tradendo così i principi etici esposti nei suoi
trattati filosofici: «Ma qual furore a danno di Antonio ti mosse?
Risponderai per avventura l'amore alla Repubblica, che dicevi caduta in fondo.
Ma se codesta fede, se amore di libertà ti sprone (come di sì grand'uomo
stimare si converrebbe), ond'è che tanto fosti amico di Augusto? [... ] Io ti
compiango, amico, e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. [...] Oh! quanto
era meglio ad un filosofo tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu
dici, non della breve e caduca presente vita, ma della eterna, passar
tranquilla vecchiezza”. (Delle cose familiari, XXIV, 3, A M.T. Cicerone,
traduzione di G. Fracassetti, 5, 141) L'impegno "civile" del
letterato La declinazione dell'impegno morale nella vita attiva delinea una
vocazione "civile" del letterato. Tale attributo, prima ancora di
intendersi come impegno nella vita politica del tempo, dev'essere compreso
nella sua declinazione prettamente sociale, quale impegno del letterato
nell'aiutare gli uomini contemporanei a migliorarsi costantemente attraverso il
dialogo e il senso di carità nei confronti del prossimo. Oltre ai trattati
morali, scritti per questo fine, si deve però anche registrare che cosa
significasse per Petrarca, nella sua stessa vita, l'impegno civile. Il servizio
presso i potenti di turno (i Colonna, i Da Correggio, i Visconti e poi i Da
Carrara) spinse gli amici di Petrarca ad avvertirlo della minaccia che tali
regnanti avrebbero potuto costituire per la sua indipendenza intellettuale;
egli, però, nella famosa Epistola posteritati (Epistola ai posteri), ribadì la
sua proclamata indipendenza dagli intrighi di corte: Altichiero,
Ritratto di Francesco Petrarca, dal ms. lat. 6069 f della Bibliotèque Nationale
de France (Parigi), contenente il De viris illustribus[138]. «I più grandi
monarchi dell'età mia m'ebbero in grazia, e fecero a gara per trarmi a loro, né
so perché. Questo so che alcuni di loro parevan piuttosto essere favoriti della
mia, che non favorirmi della loro dimestichezza: sì che dall'alto loro grado io
molti vantaggi, ma nessun fastidio giammai ebbi ritratto. Tanto peraltro in me
fu forte l'amore della mia libertà, che da chiunque di loro avesse nome di
avversarla mi tenni studiosamente lontano.» (Ai posteri, traduzione di G.
Fracassetti, 1203) Nonostante l'intento autocelebrativo proprio dell'epistola,
Petrarca rimarca il fatto che i potenti vollero averlo di fianco a sé per
questioni di prestigio, facendo sì che il poeta finisse «per non identificarsi
mai fino in fondo con le loro prese di posizioni». Il legame con le corti
signorili, scelte per motivazioni economiche e di protezione, gettò pertanto le
basi per la figura dell'intellettuale cortigiano, modello per gli uomini di
cultura nei secoli successivi[128]. Se Dante, costretto a vagare per le corti
dell'Italia centro-settentrionale, soffrì sempre per la lontananza da
Firenze[139], Petrarca fondò, con la sua scelta di vita, il modello dell'intellettuale
cosmopolita, segnando così il tramonto dell'ideologia comunale che era stata
fondamento della sensibilità dantesca prima, e che in parte fu propria del
contemporaneo Boccaccio[140]. L'otium letterario Altra caratteristica
propria dell'intellettuale petrarchesco è l'otium, vale a dire il riposo.
Parola latina indicante, in generale, il riposo dei patrizi romani dalle
attività proprie del negotium[N 18], Petrarca la riprende rivestendola però di
un significato diverso: non più riposo assoluto, ma attività intellettuale
nella tranquillità di un rifugio appartato, solitario ove potersi concentrare e
portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da questo ritiro. Questo
ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita solitaria e del De otio
religioso, è vicino, per sensibilità del Petrarca, ai ritiri
ascetico-spirituali dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come l'attività
letteraria sia, nel contempo, fortemente intrisa di carica religiosa. Petrarca,
con l'eccezione di due sole opere poetiche, i Triumphi e il Canzoniere, scrisse
esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi romani di cui voleva
riproporre la virtus nel mondo a lui contemporaneo. Egli credeva di raggiungere
il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua fama è legata alle opere
in volgare. Al contrario di Dante, che aveva voluto affidare la sua memoria ai
posteri con la Commedia, Petrarca decise di eternare il suo nome
riallacciandosi ai grandi dell'antichità: «Il Petrarca (a parte una
letterina in volgare) scrive sempre in latino quando deve comunicare, anche
privatamente, anche per le annotazioni ai margini dei libri. Questa scelta del
latino come lingua esclusiva della prosa e della normale comunicazione scritta,
inserendosi nel più ampio progetto culturale che ispira il Petrarca, si carica
di valori ideali.» (Guglielmino-Grosser182) Petrarca preferì usare il
volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle grandi opere latine.
Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno nel Canzoniere, esse
valgono quali nugae[N 19], cioè quale «elegante divertimento dello scrittore, a
cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai pensato di
affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria»[142]. Il volgare
petrarchesco, al contrario di quello dantesco, è caratterizzato però da
un'accurata selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le
sue poesie (da qui la limatio petrarchesca) per la definizione di una poesia
«aristocratica»[143], elemento che spingerà il critico letterario Gianfranco
Contini a parlare di monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al
pluristilismo dantesco. Dante e Petrarca Magnifying glass icon mgx2.svg
Influenza culturale di Dante Alighieri § Petrarca e Boccaccio. Dalle considerazioni
fatte, emerge chiaramente la profonda differenza esistente tra Petrarca e
Dante: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo medievale incentrato
sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei classici
"depurati" dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente
appostavi dai commentatori medievali, Dante mostra invece di essere un uomo
totalmente medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono
antitetici anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la
concezione dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul
sentimento che Petrarca nutrì per l'Alighieri è la Familiares, XXI, 15, scritta
in risposta all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui Petrarca
odiasse Dante. In tale lettera, Petrarca afferma che non può odiare qualcuno
che egli conobbe appena e che affrontò con onore e sopportazione l'esilio, ma
prende le distanze dall'ideologia dantesca, esprimendo il timore di essere
"influenzato" da un così grande esempio poetico se avesse deciso di
scrivere liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte allo
storpiamento da parte del volgo[145]. Opere Opere latine in versi
L'Africa Magnifying glass icon mgx2.svgAfrica (Petrarca). Altichiero,
Ritratto di Francesco Petrarca (in primo piano) e di Lombardo della Seta,
particolare tratto dall'affresco rappresentante l'episodio di San Giorgio
battezza re Servio di Cirene, Oratorio di San Giorgio, 1376, Padova[146].
Scritto fra il 1339 e il 1342 e in seguito corretto e ritoccato, Africa è un
poema epico che tratta della seconda guerra punica e in particolare delle gesta
di Scipione. Rimasto incompiuto, è formato da nove libri, mentre avrebbe dovuto
essere composto di 12 libri, secondo il modello dell'Eneide virgiliana[147].Il
Bucolicum carmen Magnifying glass icon mgx2.svgBucolicum carmen. Composto fra
il 1346 e il 1358 e costituito da dodici egloghe, gli argomenti spaziano fra
amore, politica e morale. Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è
evidente dal titolo, che richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle
Bucoliche. Attualmente, la lezione del Bucolicum petrarchesco è riportata dal codice
Vaticano lat. Le Epistolae metricae Magnifying glass icon mgx2.svg Epistolae
metricae. Scritte fra il 1333 e il 1361 e dedicate all'amico Barbato da
Sulmona, sono 66 lettere in esametri, di cui alcune trattano d'amore, mentre
per la maggior parte si occupano di politica, morale o di materie
letterarie[149]. I Psalmi penitentiales Scritti nel 1347, Petrarca ne accenna
nella Seniles, X, 1 a Sagremor de Pommiers. Sono una raccolta di sette
preghiere basate sul modello stilistico-linguistico dei salmi davidici della
Bibbia, in cui Petrarca chiede perdono per i suoi peccati e aspira al perdono
della Misericordia divina[150]. Opere latine in prosa Petrarca, De
viris illustribus, codice autografo custodito alla Bibliothèque Nationale de
France di Parigi, classificato come MS. De viris illustribus Magnifying glass icon
mgx2.svg De viris illustribus (Petrarca). Il De viris illustribus è una
raccolta di 36 biografie di uomini illustri in prosa latina, redatta a partire
dal 1338 e dedicata a Francesco I da Carrara signore di Padova nel 1358.
Nell'intenzione originale dell'autore l'opera doveva trattare la vita di
personaggi della storia di Roma da Romolo a Tito, ma arrivò solo fino a Nerone.
In seguito Petrarca aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando da Adamo
e arrivando a Ercole. L'opera rimase incompiuta e fu continuata dall'amico e
discepolo padovano di Petrarca, Lombardo della Seta, fino alla vita di
Traiano[151]. I Rerum memorandarum libri Magnifying glass icon mgx2.svg
Rerum memorandarum libri. I Rerum memorandarum libri (Libri delle gesta
memorabili) sono una raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione
morale in prosa latina, basati sui Factorum et dictorum memorabilium libri
dello scrittore latino Valerio Massimo[152]. Iniziati verso il 1343 in
Provenza, furono continuati fino al 1345, allorché Petrarca scoprì le orazioni
ciceroniane a Verona, e ne fu indotto al progetto delle Familiares. Difatti,
furono lasciati incompiuti dall'autore, che ne scrisse soltanto i primi 4 libri
e alcuni frammenti del quinto libro[153]. Il Secretum Magnifying glass
icon mgx2.svgSecretum. Petrarca, Secretum, Grootseminaire (Bruges),
tratto dal MS 113/78 fol. Ir., realizzato nel 1470 per Jan Crabble. Il Secretum
o De secreto conflictu curarum mearum è una delle opere più celebri di Petrarca
e fu composta tra il 1347 e il 1353, anche se in seguito fu riveduta. Articolato
come un dialogo immaginario in tre libri tra il poeta stesso (che si fa
chiamare semplicemente Francesco) e sant'Agostino, alla presenza di una donna
muta che simboleggia la Verità, il Secretum consiste in una sorta di esame di
coscienza personale nel quale si affrontano temi intimi del poeta, da cui il
titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della trattazione, Francesco non
si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati (l'accidia e l'amore carnale
per Laura): al termine dell'esame egli non risulterà guarito o pentito, dando
così forma a quell'irrequietezza d'animo che contraddistinse la vita del
Petrarca[154]. Il De vita solitaria Magnifying glass icon mgx2.svg De
vita solitaria. Il De vita Solitaria ("La vita solitaria") è un
trattato di carattere religioso e morale. Fu elaborato nel 1346, ma venne
successivamente ampliato nel 1353 e nel 1366. L'autore vi esalta la solitudine,
tema caro anche all'ascetismo medioevale, ma il punto di vista con cui la
osserva non è strettamente religioso: al rigore della vita monastica Petrarca
contrappone l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito alle letture e alla
scrittura in luoghi appartati e sereni, in compagnia di amici e di altri
intellettuali. L'isolamento dello studioso in una cornice naturale che favorisce
la concentrazione è l'unica forma di solitudine e di distacco dal mondo che
Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in contrasto con i valori
spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza contenuta nei libri,
soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia con quelli. Da
questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo
cristiano" di Petrarca. Il De otio
religioso Magnifying glass icon mgx2.svg De otio religioso. Redatto all'incirca
tra il 1347 e il 1356/57, il De otio religioso è un'esaltazione della vita
monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al De vita solitaria, esalta
però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi,
definita come la migliore condizione di vita possibile. .Il De remediis
utriusque fortunae Magnifying glass icon mgx2.svgDe remediis utriusque
fortunae. Il De remediis è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa
latina, redatta all'incirca tra il 1356 e il 1366, anno in cui fu diffusa.
Basata sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano
composto nel Medioevo, l'opera è composta da 254 scambi di battute tra entità
allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il
"Dolore" e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum
memorandarum libri, questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici,
proponendosi di rafforzare l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona
che avversa. Il De remediis riporta anche una delle più esplicite condanne
della cultura trecentensca da parte del Petrarca, vista come sciocca e
superflua: «Ut ad plenum auctorum
constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque medebitur corrumpenti
omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a magnis operibus clara
ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas hec, culine
sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non
scriptores.» «Perché persista pienamente l'integrità degli scrittori
antichi, chi tra i copisti guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia,
dalla rovina e dal caos? Per il timore di ciò si indebolirono, come prevedo,
molti celebri ingegni dalle grandi opere, e quest'epoca indolentissima permette
ciò, dedita alla culinaria, ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e
non i copisti.» Invectivarum contra medicum quendam libri IV Magnifying
glass icon mgx2.sv Invectivarum contra
medicum quendam libri IV. L'occasione per la scrittura di questa serie di
accuse nei confronti dei medici fu la malattia che colpì papa Clemente VI nel
1352. Nella Familiares, V, 19, Petrarca consigliava al pontefice di non fidarsi
dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee contrastanti
fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici nei confronti
di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia dei quali fu
inviata poi al Boccaccio. De sui ipsius et multorum ignorantia Magnifying glass
icon mgx2.svg De sui ipsius et multorum ignorantia. Scuola fiorentina, Il
Trionfo della Morte tratta da I Trionfi di Petrarca, XV secolo, miniatura, ms.
Palat.192, f.22r, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze. L'opera, come
ricordato prima nella sezione biografica relativa al periodo veneziano, fu
scritta in seguito alle accuse di ignoranza che quattro giovani aristotelici
rivolsero a Petrarca, in quanto alieno dalla terminologia e dalle questioni
delle scienze naturali. In quest'apologia del pensiero umanistico, Petrarca
rispose come lui fosse interessato alle scienze che interessassero il benessere
dell'anima umana, e non alle discussioni tecniche e dogmatiche proprie del
nominalismo della tarda scolastica[88]. Invectiva contra cuiusdam anonimi
Galli calumnia Magnifying glass icon mgx2.svgInvectiva contra cuiusdam anonimi
Galli calumnia. Opera di carattere politico scritta nel 1373, l'invettiva era
rivolta ad un monaco e teologo francese, Jean de Hesdin, sostenitore della
necessità che la sede del Papato rimanesse ad Avignone. Per tutta risposta
Petrarca sostenne la necessità che il papa ritornasse a Roma, sua sede
diocesana e simbolo dell'antica gloria romana[64]. Epistolae Magnifying
glass icon mgx2.svgEpistole. Di grande importanza sono le epistole latine in
prosa, in quanto contribuiscono a costruire l'immagine autobiografica
idealizzata che il poeta stesso ha voluto offrire di sé e quindi la sua
eternizzazione. Basate sul modello ciceroniano-senecano, ricavato dalla
scoperta delle Epistulae ad Atticum compiuta da Petrarca a Verona del 1345[65],
le lettere sono disposte in ordine cronologico e raggruppate in quattro
raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus
familiaribus libri), 350 epistole in 24 libri, dedicate a Ludwig van Kempen, sotto
lo pseudonimo di Socrate; le Seniles, 126 epistole in 17 libri, e dedicate a
Francesco Nelli, sotto lo pseudonimo di Simonide; le Sine nomine (cioè
"senza nome del destinatario"), 19 epistole politiche in un libro; e
le Variae, 76 epistole, queste ultime non raggruppate dall'autore, ma dopo la
sua morte dagli amici.[158] È rimasta intenzionalmente esclusa dalle raccolte
l'epistola Posteritati (Ai posteri). Le lettere spaziano dagli anni bolognesi
sino alla fine della vita del Petrarca[159] e sono indirizzate a vari
personaggi suoi contemporanei, ma, nel caso del XXIV libro delle Familiares,
sono rivolte fittiziamente a personaggi dell'antichità. Sempre delle Familiares
è celebre l'epistola IV, 1 incentrata sull'ascesa al Monte Ventoso.Opere in
volgare Francesco Petrarca, Rime, codice membranaceo ms. I 12, c. 1r.
conservato al Museo Petrarchesco Piccolomineo, Trieste, risalente ai secoli
fine XV, inizio XVI. Il particolare riporta il primo sonetto del Canzoniere. Il
Canzoniere Magnifying glass icon mgx2.svg Canzoniere (Petrarca). «Voi
ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ond’io nudriva ’l core /
in sul mio primo giovenile errore / quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’
sono...» (Petrarca, Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono, prima
quartina della lirica d'apertura del Canzoniere) Il Canzoniere, il cui titolo
originale è Francisci Petrarchae laureati poetae Rerum vulgarium fragmenta, è
la storia poetica della vita interiore del Petrarca vicina, per introspezione e
tematiche, al Secretum. La raccolta comprende 366 componimenti (365 più uno
introduttivo: "Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono"): 317
sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali, divisi tra rime in
vita e rime in morte di Madonna Laura [N 20], celebrata quale donna superiore,
senza però raggiungere il livello della donna angelo della Beatrice dantesca.
Difatti, Laura invecchia, subisce il corso del tempo, e non è portatrice di
alcun attributo divino nel senso teologico stilnovista-dantesco[160]. Anzi, la storia
del Canzoniere, più che la celebrazione di un amore, è il percorso di una
progressiva conversione dell'anima: si passa, infatti, dal giovanil errore
(l'amore terreno per Laura) ricordato nel sonetto introduttivo Voi ch'ascoltate
in rime sparse, alla canzone Vergine bella, che di sol vestita in cui Petrarca
affida la sua anima alla protezione di Maria perché trovi finalmente pietà e
riposo[N 21]. L'opera, che richiese a Petrarca quasi quarant'anni di
continue rivisitazioni stilistiche (da qui la cosiddetta limatio petrarchesca]),
prima di trovare la forma definitiva subì, secondo gli studi compiuti da
Wilkins, ben nove fasi di redazioni, di cui la prima risale al 1336-38, e
l'ultima al 1373-74, che è quella contenuta nel codice Vaticano Latino, I
Trionfi Magnifying glass icon mgx2.svgI Trionfi. I "Trionfi" (la
titolazione originale è in latino, Triumphi) sono un poemetto allegorico in
volgare toscano, in terzine dantesche, incominciato da Petrarca nel 1351,
durante il periodo milanese, e mai portato a termine. Il poema è
ambientato in una dimensione onirica e irreale (strettissimo, per scelta
metrica e tematica, è il legame con la Comedia): Petrarca viene visitato da
Amore, che gli mostra tutti gli uomini illustri che hanno ceduto alle passioni
del cuore (Triumphus Cupidinis). Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà
poi liberato da Laura, simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che
cadrà poi per mano della Morte (Triumphus Mortis). Petrarca scoprirà dalla
stessa Laura, apparsagli in sogno, che ella si trova nella beatitudine celeste,
e che egli stesso potrà contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la
morte lo avrà liberato dal corpo caduco in cui si ritrova. La Fama poi
sconfigge la morte (Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata
da Laura e da tutti i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il
moto rapido del sole suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della
fama terrena, cui fa seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta appare
il Tempo trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito per la
precedente visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di
confidare in Dio: gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate
immobile ed eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e
dove un giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus
Eternitatis). Fortuna e critica letteraria Ritratto di Leonardo
Bruni. L'età dell'umanesimo Magnifying glass icon mgx2.svgUmanesimo. Già
quand'era in vita Petrarca fu riconosciuto immediatamente quale maestro e guida
per tutti coloro che volevano intraprendere lo studio delle discipline
umanistiche. Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò il seme del
suo messaggio presso i principali centri della Penisola, in particolar modo a
Firenze. Qui, oltre ad aver conquistato alla causa dell'umanesimo Giovanni
Boccaccio (autore, tra l'altro, di un De vita et moribus domini Francisci
Petracchi de Florentia[162]), Petrarca trasmise la sua passione a Coluccio
Salutati, dal 1375 cancelliere della Repubblica di Firenze e vero trait d'union
tra la generazione petrarchesco-boccacciana e quella attiva nella prima metà
del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il maestro di due dei principali umanisti
del '400: Poggio Bracciolini, il più grande scopritore di codici latini del
secolo ed esportatore dell'umanesimo a Roma; e Leonardo Bruni, il più notevole
rappresentante dell'umanesimo civile insieme al maestro Salutati. Fu il Bruni a
consolidare la fama di Petrarca, allorché nel 1436 redasse una Vita di
Petrarca[164], seguita da quelle di Filippo Villani, Giannozzo Manetti, Sicco
Polenton e Pier Paolo Vergerio[162]. Oltre a Firenze, i soggiorni del
poeta in Lombardia e a Venezia favorirono la nascita di movimenti culturali
locali desti declinare i princìpi umanistici a seconda delle esigenze della
classe politica locale: a Milano, dove operarono letterati del calibro di Pier
Candido Decembrio e di Francesco Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano
destinato a diventare il prototipo per tutte le corti principesche
italiane[165]; a Venezia si diffuse, invece, un umanesimo educativo destinato a
formare la nuova classe dirigente della Serenissima, grazie all'attività di
Leonardo Giustinian e di Francesco Barbaro prima, e di Ermolao il Vecchio e
dell'omonimo detto il Giovane poi[165].Pietro Bembo e il petrarchismo Magnifying
glass icon mgx2.svgPietro Bembo e Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto
soprattutto come capostipite della rinascita delle lettere antiche, grazie al
letterato e cardinale veneziano Pietro Bembo divenne anche il modello del
cosiddetto classicismo volgare, definendo una tendenza che si stava
progressivamente già delineando nella lirica italiana[N 23]. Difatti Bembo, nel
dialogo Prose della volgar lingua del 1525, sostenne la necessità di prendere
come modelli stilistici e linguistici Petrarca per la lirica, Boccaccio invece
per la prosa, scartando Dante per il suo plurilinguismo che lo rendeva
difficilmente accessibile: «Requisito necessario per la nobilitazione del
volgare era dunque un totale rifiuto della popolarità. Ecco perché Bembo non
accettava integralmente il modello della Commedia di Dante, di cui non
apprezzava le discese verso il basso nelle quali noi moderni riconosciamo un
accattivante mistilinguismo. Da questo punto di vista, il modello del
Canzoniere di Petrarca non presentava difetti, per la sua assoluta selezione
linguistico-lessicale.» (Marazzini265) Gianfranco Contini, grande
estimatore di Francesco Petrarca e suo commentatore nel XX secolo. La proposta
bembiana risultò, nelle diatribe relative alla questione della lingua, quella
vincente. Già negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione delle
Prose, si diffuse presso i circoli poetici italiani una passione per le
tematiche e lo stile della poesia petrarchesca (stimolata anche dal commento al
Canzoniere di Alessandro Vellutello), chiamata poi petrarchismo, favorita anche
dalla diffusione dei petrarchini, cioè edizioni tascabili del
Canzoniere[167]. Dal Seicento ai giorni nostri A fianco del petrarchismo,
però, si sviluppò anche un movimento avverso alla canonizzazione poetica
operata dal Bembo: prima nel corso del Cinquecento, allorché letterati come
Francesco Berni e Pietro Aretino svilupparono polemicamente il fenomeno
dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento, la temperie barocca, ostile
all'idea di classicismo in nome della libertà formale, declassò il valore
dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente nel corso del Settecento da Ludovico
Antonio Muratori, Petrarca ritornò pienamente in auge in seno alla temperie
romantica, quando Ugo Foscolo prima e Francesco De Sanctis poi, nelle loro
lezioni universitarie di letteratura tenute dal primo a Pavia, e dal secondo a
Napoli e a Zurigo, furono in grado di operare un'analisi complessiva della
produzione petrarchesca e ritrovarne l'originalità. Dopo gli studi compiuti da
Giosuè Carducci e dagli altri membri della Scuola storica compiuti tra fine
'800 e inizi '900, il secolo scorso vide, per l'area italiana, Gianfranco
Contini e Giuseppe Billanovich tra i maggiori studiosi del Petrarca.
Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying glass icon mgx2.svg Diplomatica.
Benché la diplomatica, ovvero la scienza che studia i documenti prodotti da una
cancelleria o da un notaio e le loro caratteristiche estrinseche ed
intrinseche, sia nata consapevolmente con Jean Mabillon nel 1681, nella storia
di tale disciplina sono stati individuati dei precursori che,
inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno analizzato e
dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di studio da parte
della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti umanisti e anche il
loro precursore e fondatore, Francesco Petrarca. Nel 1361, infatti, l'imperatore
Carlo IV chiese al celebre filologo di analizzare dei documenti imperiali in
possesso di suo genero, Rodolfo IV d'Asburgo, che sarebbero stati stilati da
Giulio Cesare e da Nerone a favore dell'Austria che dichiaravano tali terre
indipendenti dall'Impero[169]. Petrarca rispose con la Seniles, XVI, 5[170] in
cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e geografici e il tono (il
tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data topica e della data
cronologica propria dei diplomi), negò la validità di questo diploma.
Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme ordinario. Laurea poetica —
Roma, 8 aprile 1341 A Petrarca è intitolato il cratere Petrarca su
Mercurio[171].Note Esplicative
L'epistola, scritta in risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni
Boccaccio gli chiedeva se fosse vera l'invidia che Petrarca nutriva per Dante,
contiene l'accenno all'incontro, in età giovanile, con il più maturo poeta: «E
primieramente si noti com'io mai non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo,
che solo una volta negli anni della mia fanciullezza mi venne veduto.»
(Delle cose familiari, XXI, 15, traduzione italiana di G. Fracassetti, 4392) La
critica, se l'incontro sia da attribuirsi a Pisa o ad altre località, è divisa:
Ariani23 e Ferroni82, nota 6 propendono per la città toscana, mentre
Rico-Marcozzi pensano a un incontro avvenuto a Genova sul finire del 1311,
quando la famiglia di ser Petracco si stava dirigendo in Francia. Pacca4 opera
un'interpretazione intermedia tra le due città, benché ritenga che sia più
probabile Pisa come luogo effettivo dell'incontro. Dello stesso parere, infine,
anche Dotti, 19879. Si legga il brano
dell'epistola, in cui Petrarca ricorda il loro primo incontro e il
piacevolissimo periodo trascorso nella località francese: «e noi fanciulli
ancora impuberi partimmo in un cogli altri, ma fummo con speciale destinazione
per imparare grammatica mandati a scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di
piccola provincia città capitale. Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia,
quanta sicurezza, qual pace in casa, qual libertà in pubblico, quale quiete,
qual silenzio ne' campi!» (Lettere Senili, X, 2, traduzione di G.
Fracassetti, 287) Petrarca mostrò, nei
confronti di tale scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella
Familiares, XX, 4, in cui il futuro autore del Canzoniere scrive a Marco
Genovese che a Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in quegli anni fare
io poteva o in se stesso più nobile o alla natura mia meglio conveniente: né
sempre nella elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma quello che a
chi lo sceglie è più acconcio preferire si deve.» (Delle cose familiari,
XX, 4, traduzione di G. Fracassetti, 4261)
Come però ricorda Wilkins16, la scelta di Petrarca di entrare a far
parte della Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di ottenere i
proventi necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la vocazione per
la cura delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede religiosa. A sviluppare la tesi dell'identificazione di
Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza di Petrarca nella
Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a mostrarsi dubbioso
sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari, II, 9, traduzione
di G. Fracassetti). Più precisamente, nella Nota a379, Fracassetti fa
riemergere la vita della presunta amata del Petrarca: «Da Odiberto e da
Ermessenda di Noves nobile famiglia di Avignone nacque del 1307, o in su quel
torno, una fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Ai 16 gennaio del 1325 fa
fatta per man di notaio la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo
Avignonese. Due anni più tardi, a' 6 di aprile del 1327 nella chiesa di S.
Chiara di questa città, a quell'ora del giorno che chiamavano prima, il
Petrarca giovane allora di poco più che ventidue anni la vide» Si legga l'episodio di come fossero stati
dati alle fiamme dei libri di Virgilio e Cicerone, cosa che suscitò il pianto
nel giovane Petrarca. Al che il padre, vedendolo così affranto «d'una mano
porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici di Cicerone: "tieni, sorridendo
mi disse, abbiti questo per ricrearti qualche rara volta la mente, e
quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio delle leggi".»
(Lettere Senili, XVI, 1, traduzione di G. Fracassetti, 2458) Il codice, dopo la morte di Petrarca (1374),
passò nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova.
Quando questa città verrà conquistata, agli inizi del '400, da Gian Galeazzo
Visconti, anche il patrimonio bibliotecario petrarchesco passò nelle mani dei
duchi milanesi, che lo conservarono nella loro biblioteca di Pavia. Fu poi
sistemato nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie all'intervento del suo fondatore,
il cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di Milano (1595-1631). Si veda:
Cappelli, 42-43. Da questo momento in avanti, Petrarca
non esitò a chiamare Avignone la novella Babilonia di apocalittica memoria,
come testimoniato dai celebri sonetti avignonesi facenti parte del Canzoniere.
Oltre a motivazioni di carattere morale, ci fu anche la profonda delusione che
suscitò la decisione di Benedetto XII di non recarsi a prendere possesso
ufficialmente della sua sede vescovile e ristabilire così pace in Italia
(Ariani, 33-34). Petrarca scrisse,
riguardo alla morte del vecchio amico e protettore, due lettere commoventi: la
prima, al fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni (Delle cose familiari, IV,
12, traduzione di G. Fracassetti, 1,
537-549); la seconda, all'amico Angelo Tosetti, soprannominato Lelius
(Delle cose familiari, traduzione di G. Fracassetti). Nella Nota alla prima
a548, Fracassetti ricorda come Petrarca, nella Familiares, V, 7, avesse avuto,
in sogno, il presagio della morte del Vescovo di Lombez venticinque giorni
prima della sua effettiva scomparsa.
Cappelli55. Significativa la ricostruzione storico-letteraria compiuta
da Amaturo, ove si rievocano le figure
di intellettuali che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca
capitolare veronese (Giovanni De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo
d'Alessandria, Vincenzo Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici
contenenti le lettere di Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana
che Petrarca utilizzò per la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le
orazioni ciceroniane citate; il Liber catulliano). Boccaccio esprimerà la sua indignatio
nell'Epistola X Archiviato l'11 giugno
in ., indirizzata a Francesco Petrarca, ove, grazie alla tecnica
retorica dello sdoppiamento e a topoi letterari, Boccaccio si lamenta col
magister di come Silvano (il nome letterario usato nella cerchia petrarchesca
per indicare il poeta laureato) avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni
Visconti (identificato in Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis
mirabile est, solivagum Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis
antra subisse, et muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse
subulcum, et secum pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores».
Inoltre, bisogna ricordare che la scelta di risiedere a Milano era anche uno
schiaffo alla proposta delle autorità fiorentine di occupare un posto come
docente nello Studium, occupazione che gli avrebbe concesso di rientrare in
possesso dei beni paterni sequestrati nel 1301.
L'arcivescovo Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la politica
espansionistica dei suoi predecessori a danno delle altre potenze dell'Italia
centro-settentrionale, tra le quali spiccava Firenze. Le ostilità tra Milano e
Firenze perdureranno fino a metà '400, quando salì al potere come duca dello
Stato lombardo Francesco Sforza, che intraprese una politica di alleanza con
Firenze grazie all'amicizia personale che lo legava a Cosimo de' Medici. Durante l'epidemia di peste milanese, morì il
figlio Giovanni (Pacca219), nato nel 1337 da una relazione extraconiugale. I
rapporti con il figlio, al contrario di quanto avvenne con la secondogenita
Francesca, furono assai burrascosi a causa della condotta ribelle di Giovanni
(Dotti, 1987319 accenna all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi
fossero serpenti»). Come ricordato nella Familiares, XXII, 7 del 1359: «Nel
1357 si separò dal figlio Giovanni, che tornò ad Avignone in seguito a non
precisati dissapori (Familiares); tre anni dopo sarebbe tornato a
Milano.» (Rico-Marcozzi) Il
ravennate Giovanni Malpaghini fu presentato, nel 1364, da Donato degli
Albanzani a Petrarca che, rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla
sua pronta intelligenza, lo prese al suo servizio quale copista. La
collaborazione tra i due uomini, durata appunto dal 1364 al 1367, si interruppe
il 21 aprile di quell'anno, quando il Malpaghini decise di lasciare l'incarico
presso l'Aretino. Per maggiori informazioni biografiche, si veda la biografia
di Signorini. Petrarca, nella Seniles,
XV, 5, informa il fratello Gherardo, tra le altre cose, anche della sua nuova
dimora sui colli Euganei, dandone un quadro piacevole e ameno: «E per non
dilungarmi di troppo della mia chiesa, qui fra i colli Euganei, non più lontano
che dieci miglia da Padova mi fabbricai una piccola ma graziosa casina, cinta
da un oliveto e da una vigna che dan quanto basta a una non numerosa e modesta
famiglia. E qui, sebbene infermo del corpo, io vivo dell'animo pienamente
tranquillo lungi dai tumulti, dai rumori, dalle cure, leggendo sempre e
scrivendo [...].» (Lettere Senili, XV, 5, traduzione di G. Fracassetti,
2413) La lettera, datata 26 aprile 1335,
non può essere considerata "reale", ma piuttosto una rielaborazione
voluta dal Petrarca. Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era
ancora entrato in contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data
(corrispondente al Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca
l'immagine della Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più
"mitica" l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la ricostruzione
filologica e cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe Billanovich,
Petrarca e il Ventoso, in Italia medioevale e umanistica, 9, Roma, Antenore, Il ventiquattresimo libro delle Familiares è
composto da lettere indirizzate a vari personaggi dell'antichità classica. Per
Petrarca, infatti, gli antichi non sono lontani e irraggiungibili: la costante
lettura delle loro opere fa sì che Cicerone, Orazio, Seneca, Virgilio vivano
attraverso queste ultime, rendendo i rapporti tra Petrarca e i suoi ammirati
scrittori classici vicini per la comunanza di sentimento. L'Otium degli antichi romani non consisteva
unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani, indicati sotto il sostantivo di
negotium. Per Cicerone, l'otium non era soltanto il riposo dalle attività
forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro nella propria intimità domestica
col fine di dedicarsi alla letteratura (De officiis, III, 1). In questo caso,
il modello petrarchesco è affine a quello stoicheggiante dell'oratore romano.
Si veda il riassunto operato da Laidlaw,
42-52 che ripercorre la concezione all'interno della letteratura latina.
Per Cicerone, nello specifico si vedano le pagine Laidlaw, 44-47.
Termine di origine catulliana, Petrarca lo prende in prestito per
descrivere le liriche come "diversivo, passatempo". La questione
delle nugae volgari e, più in generale, delle opere latine, è esposta nella
Familiares, I, 1 (Delle cose familiari, I, 1, traduzione di G. Fracassetti,
1, 239-253). Guglielmino-Grosser184. I testi sono raccolti
nel codice Vaticano Latino 3195, come ricordato da Santagata, 120-121. Bisogna ricordare che Il Canzoniere
non raccoglie tutti i componimenti poetici del Petrarca, ma solo quelli che il
poeta scelse con grande cura: altre rime (dette extravagantes) andarono perdute
o furono incluse in altri manoscritti (cfr. Ferroni8). L'inquietudine petrarchesca nasce, quindi,
dal contrasto tra l'attrazione verso i beni terreni (tra cui l'amore per Laura)
e l'aspirazione all'assoluto divino, propria della cultura medievale e della
religione cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser186. Petrarca mantenne, nell'ambito della lirica
volgare, quell'aristocraticismo stilistico-lessicale prima accennato, in cui si
rifiutano molti usi lemmatici presenti nella tradizione poetica italiana e che
Petrarca rifiuterà, accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come
ricorda Marazzini, 220-221: «Si delinea
una tendenza del linguaggio lirico al 'vago', inteso nel senso di una
genericità antirealistica (al contrario di quanto accade nel corposo realismo
della Commedia), testimoniato anche dalla polivalenza di certi termini, i
quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un numero molto grande di
combinazioni diverse [...] Eppure la lingua di Petrarca, selezionata e ridotta
nelle scelte lessicali, accoglie un buon numero di varianti canonizzando un
polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana, quella latineggiante,
quella siciliana o provenzale...»
Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur in forma minore, era
presente nel mondo letterario italiano del '400 anche un'ammirazione verso il
Petrarca volgare, come testimoniato dalle edizioni a stampa del Canzoniere e
dei Trionfi uscite nel 1472 dalla bottega dei padovani Bartolomeo Valdezocco e
Martino "de Septem Arboribus" (cfr. Ente Nazionale Francesco
Petrarca, Culto petrarchesco a Padova.).Riferimenti bibliografici la notte tra il 18 e il 19 luglio Casa Petrarca Arezzo, Regione Toscana, 13
dicembre . 12 febbraio . Wilkins, 5-6. Ariani21. Più specificamente
Bettarini: «Il 20 ottobre [1304], dopo essere stato accusato di aver
falsificato un istrumento notarile, fu così condannato al pagamento di 1000
lire e al taglio della mano destra».
Dotti, 19879. Bettarini e
Pacca4. Per informazioni biografiche, si
veda la voce Pasquini. Il ricordo di
Petrarca al riguardo è riportato in Lettere Senili, XVI, 1, traduzione di G.
Fracassetti, 2, 465-467. Pasquini: «Quanto al Petrarca, il magistero
di C[onvenevole] si colloca indubbiamente fra il 1312 e il '16». La Casa del Petrarca, su arquapetrarca.com.
19 febbraio 20 febbraio ). Pacca7.
Si legga il brano della Lettere Senili, X, 2 nella traduzione di G.
Fracassetti, 286. Il brano è ricordato anche da Wilkins11. Ariani25. Wilkins11.
Rico-Marcozzi: «Nell'autunno 1320 si recò a studiare a Bologna, seguito
da un maestro privato...»; e Wilkins13, in cui si ritiene che questo maestro
avesse «l'incarico, almeno per Francesco e Gherardo, di fungere in loco
parentis». Ariani26. Ariani,
27-28. Wilkins12. Dotti,
198721. Bettarini. Cappelli32.
Pacca16. Rico-Marcozzi; Ferroni4;
Wilkins17. Wilkins, 16-17; Rico-Marcozzi: «Nel marzo 1330,
Giacomo Colonna reclutò Petrarca per la sua corte vescovile di Lombez, in
Guascogna: ne avrebbero fatto parte il cantore fiammingo Ludovico Santo di
Beringen e l'uomo d'armi romano Lello di Pietro Stefano dei Tosetti, che
Petrarca battezzò in seguito, rispettivamente, Socrate e Lelio.» Ferroni4.
Pacca18. ..: Alinari :.., su
alinariarchives. 18 febbraio . La
distinzione tra le due scuole di pensiero emerge in Ferroni, 20-21. Ariani31 ricorda che il primo
sostenitore del filone allegorico-letterario fu il giovane Giovanni Boccaccio
nel suo De vita et moribus domini Francisci Petrarche. Ariani28. Dotti, 198721 specifica che questo
san Paolo fu acquistato per procura a Roma e che il volume proveniva da
Napoli. Ariani35. Per maggiori approfondimenti biografici, si
veda la biografia di Moschella.
Moschella: «Suggello ideale dell'amicizia tra i due fu il dono, da
parte di D[ionigi], di una copia delle Confessiones di s. Agostino...» Billanovich166. Billanovich,
207-208, nota 2. Wilkins, 18-19 e Pacca142. Wilkins20.
Wilkins21. Rico-Marcozzi: «Nel
frattempo aveva raggiunto Roma (nel gennaio o febbraio 1337), accolto da fra
Giovanni Colonna al termine di un avventuroso viaggio, e dove nella sua prima
lettera (II 14, 15 marzo), contemplando dal Campidoglio le rovine dell’Urbe,
manifestò la meraviglia per la loro grandezza e maestosità, dando forma a
quella riscoperta dell’antichità classica e al rimpianto per la sua decadenza
che divennero i cardini etici, estetici e politici dell’Umanesimo.» Pacca33.
Dotti, 198750. Dotti,
198751. Mauro Sarnelli, Petrarca e gli
uomini illustri, Treccani. 22 febbraio
12 marzo ). Poet Laureate, The Royal Household. 22 febbraio . Ariani,
39-40: «Certo il privilegio toccava, del tutto straordinariamente, a un
poeta che ancora non aveva pubblicato molto per meritarselo: ma la protezione
dei potenti Colonna e la rete di estimatori che aveva saputo intessere per
tempo sono evidentemente bastate a valorizzare al massimo le epistole metriche,
la fama dell'Africa...e del De viris, le rime volgari già note...» Dello
stesso avviso anche Pacca74 e Santagata19.
Moschella: «Tra il 1337 e il 1338” D[ionigi] fece ritorno in Italia;
dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr. Petrarca, Familiares,
IV, 2), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per l'agostiniano
nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi per l'astrologia
giudiziaria e per i classici latini.»
Wilkins34: «La conoscenza dell'antica tradizione e delle due o tre
incoronazioni celebrate da singole città in tempi moderni, insieme
all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in Petrarca il desiderio
di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò dapprima il suo pensiero a
Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e ne venne a conoscenza
anche qualche persona che aveva legami con l'Parigi.» Si legga il brano della lettera dove inizia
la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano: «E chi dico io, e
lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa più grande di re
Roberto?» (Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G. Fracassetti,
1494) Wilkins35. Rico-Marcozzi: «Sulla base dei contraddittori
racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello stesso giorno (il 1º
settembre 1340) questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal
Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna (IV
4), decidendo di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle
ceneri degli alti poeti che ivi dimorano".» Difatti Petrarca
riteneva che l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella del poeta Stazio
(I secolo d.C) e che quindi, se vi fosse stato incoronato, sarebbe stato
direttamente un successore degli antichi poeti classici da lui tanto amati
(Pacca73). Cfr., ad esempio,
Rico-Marcozzi; Wilkins, 37-38; Ariani40 Pacca74.
Rico-Marcozzi: «L'8 e il 13 aprile sono le date fornite da Petrarca
([Familiares], IV 6, 8), e la più probabile sembra essere la seconda; tuttavia
Boccaccio situa l'evento il 17 e il documento ufficiale, il Privilegium
laureationis, almeno in parte redatto dallo stesso Petrarca, reca la data del
9.» Lacultur, biografia di
Francesco Petrarca, su lacultur.altervista.org.
Wilkins, 90-91. Dotti, 198731: «In Avignone egli vedeva
simbolicamente la corruzione della Chiesa di Cristo e l'intollerabile esilio di
Pietro.» Paravicini Bagliani. Moschella.
Petrucci. Wilkins,
48-49. Così Ariani41; Wilkins48 sostiene
invece che Cola sia giunto ad Avignone agli inizi del 1343. Wilkins48: «Cola si intrattenne parecchi mesi
e in quel periodo strinse amicizia con Petrarca. Cola era ancor giovane e poco
noto; ma i due uomini avevano in comune un grande entusiasmo per la Roma antica
e cristiana, una grande preoccupazione per lo stato presente della città e una
grande speranza per la restaurazione dell'antica potenza e dell'antico
splendore.» Il Mondo di Petrarca,
su internetculturale. 14 dicembre
(archiviato dall'url originale l'11 novembre ). Ariani,
45-46, il quale ricorda, a testimonianza della rottura coi Colonna,
Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr. Bucolicum carmen, 223-225). Santagata16 ricorda inoltre come i
legami tra Petrarca e il cardinale Giovanni non fossero mai stati buoni come
con il fratello di lui Giacomo: «a differenza di Giacomo...il cardinale restò
sempre il dominus.» Rico-Marcozzi. Pacca135 e Cappelli50. Dotti, 1987,
134-135. Wilkins93. Ariani46.
Troncarelli. Waley. Pacca118.
Francesco Petrarca a Padova, su padovanet. Rico-Marcozzi: «Giacomo II da Carrara,
signore di Padova, che a inizio 1349 gli fece ottenere un ulteriore e ricco
canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa nei pressi della
cattedrale». Ariani49. Una
prospettiva generale del rapporto tra Petrarca e Boccaccio è esposto in
Rico, Branca87. Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì
ad Avignone, per scoprire (almeno secondo quanto affermato in Familiares, XIII,
5) che gli si offriva la segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un
vescovado». Ariani50.
Ferroni6. Domenico Ferraro, Petrarca a
Milano. Le ragioni di una scelta, Rinascimento : LV, 225, Firenze : L.S.
Olschki, . Viscónti, Galeazzo II, su
treccani. 24 febbraio . Pacca180;
Amaturo87: «Ma è fuor di dubbio che tra il poeta e i suoi nuovi signori si
istituiva come un patto di mutuo interesse: da un lato egli si avvantaggiava
della posizione di prestigio che gli offriva l'amicizia dei Visconti; d'altro
lato acconsentiva tacitamente a essere adoperato in missioni diplomatiche, non
numerose invero, né discordanti con i suoi ideali civili.»
Ariani52. Cappelli36: «La
riflessione petrarchesca si indirizza sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo
concreto nella sua circostanza concreta, si nutre di meditazione interiore,
progetta un'opera capace di delineare una parabola esemplare in cui lo
scrittore propone se stesso e la cultura di cui è portatore come modello capace
di confrontarsi su tutti i terreni.»
Rico-Marcozzi: «il Secretum...composto nel 1342-43 (o, secondo studî
recenti, in tre fasi successive tra il 1347 e il 1353)». Ferroni11.
Ariani, 52-53.
Cappelli38. Wilkins256. Vicini59.
Retore originario di Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo
amico sia di Petrarca che di Boccaccio. Per quanto riguarda i rapporti con il
primo si ricordano, oltre le missive indirizzategli dall'Aretino, anche alcune
egloghe del Bucolicum Carmen, in cui è chiamato con il senhal di Appenninigena.
Si veda la voce biografica Martellotti.
Ugo Dotti, Petrarca civile: alle origini dell'intellettuale moderno,
Donzelli Editore, Wilkins, 220-223
espone dettagliatamente le trattative tra Petrarca e la Serenissima, citando
anche il verbale del Maggior Consiglio con cui si procedette all'approvazione
della proposta petrarchesca. Per ulteriori informazioni, si veda Gargan, 165-168.
Lettere Senili, IV, 4, traduzione di G. Fracassetti, 1, 237-239.
Si ricordi la visita dell'amico Boccaccio nell'estate del 1367, quando
però Petrarca si era recato momentaneamente a Pavia su richiesta di Galeazzo
II. Nonostante l'assenza dell'amico, Bocca ccio trovò una calorosa
accoglienza da parte di Francescuolo e di Francesca, trascorrendo giorni
piacevoli nella città lagunare (Cfr. Wilkins, 250-252).
Rico-Marcozzi: «...all'inizio del 1366 fece ritorno a Venezia dove fu
raggiunto dalla figlia Francesca maritata nel 1361 al milanese Francescuolo da
Brossano.» Pacca, 232-233: «Ma...bisogna dire che il vero
valore del De ignorantia consiste nella vigorosa affermazione della filosofia
morale sulla scienza naturale [...] Ed è questo il motivo della sua inferiorità
rispetto a scrittori come Platone, Cicerone e Seneca; perché per Petrarca la
cultura "è subordinata alla vita morale dell'uomo...» Casa del Petrarca, Arquà. Wilkins264.
Ariani58. Wilkins265. Billanovich 194767: «[Petrarca] aveva
designato con indicazioni esplicite anche per noi remoti quale loro custode un
letterato padovano, Lombardo della Seta, mediocre per ingegno e per dottrina,
ma cliente premuroso del maestro, di cui in una intima familiarità negli ultimi
anni aveva lentamente conosciuto le abitudini e filialmente soddisfatto i
desideri. Così...era promosso subito a buon segretario...» Ariani60. Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti,
Giuseppe Zaccaria, Dal testo alla storia, dalla storia al testo, Paravia,
settembre 20013, 88-395-3058-4.
Wilkins297. La tomba del Petrarca. Canestrini5 e Dotti, 1987439. Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in
Dizionario biografico degli italiani,
64, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005. Si veda Analisi Genetica dei resti
scheletrici attribuiti a Petrarca. Si
veda inoltre Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian del 6 aprile
2004, sulla riesumazione dei resti di Petrarca.
Ricchissima la al proposito: si
ricordino i libri citati in , tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da
Petrarca a Valla; i saggi curati da Giuseppe Billanovich (tra cui l'opera sua
più importante, Billanovich, 1947, Petrarca letterato), uno dei maggiori
studiosi del Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins. Pacca189 e Cappelli38 Garin21.
Si veda il lungo articolo di Lamendola al riguardo, in cui si espone
anche la chiave di lettura dei classici latini nel corso dell'età medioevale. Dotti, 1987430. Magdi A. M. Nassar, Numismatica e Petrarca:
una nuova idea di collezionismo, Il collezionismo numismatico italiano. Una
storica e illuminata tradizione. Un patrimonio culturale del nostro Paese.,
Milano, Numismatici Italiani Professionisti, ,
47-49. Billanovich 1953313. Per la datazione cronologica, cfr.
Billanovich 1953325: «Il Petrarca formò tra i venti e i venticinque anni il
Livio Harleiano»; e Ivi330: «Le scoperte e i restauri degli Ab Urbe condita
eseguiti dal Petrarca sul palcoscenico europeo di Avignone press'a poco tra il
1325 e il 1330...» Cappelli42.
Billanovich 1953, Billanovich Un
riassunto veloce è esposto anche da Ariani63.
Cappelli42 e Ariani62.
Cappelli, Albertini
Ottolenghi, 35-37. Albertini Ottolenghi37. Significativo il titolo del settimo capitolo
di Ariani, 113-131, Lo scavo
introspettivo. Ferroni10. Ferroni, 10-11.
Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178.
Petrarca, Africa, 246-247. Cappelli45 e Guglielmino-Grosser177. Dotti,: «I versi vennero infatti riconosciuti
bellissimi, ma tali da non convenirsi alla persona cui erano posti in bocca, in
quanto degni piuttosto di un personaggio cristiano che di uno
pagano.» Santagata27: «...il gesto
di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni
scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio
logico e scientifico della filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale
orientata, con la guida determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e
l'interiorità della coscienza...»
Delle cose familiari, IV, 1, traduzione di G. Fracassetti, 1, 481-492.
Guglielmino-Grosser172, confrontando Dante, il quale non ha trasmesso ai
posteri dati biografici della propria vita, e Petrarca, afferma che
quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di informazioni dettagliate sulla
sua vita quotidiana, vere o false che siano, mira a trasmettere di sé
un'immagine concreta». Dotti532, sulla
base della Familiares, I, 9, delinea il senso del messaggio umanistico lanciato
da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve: bisogna affaticarsi ad
ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di coloro con i quali
viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le nostre parole possiamo
giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum adiuvari posse non
ambigitur (Familiares, I, 9, 4). Il colloquio umano è dunque lo strumento
dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si congiungono gli
spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e l'indagine costante e
irreversibile sono la molla di un processo che non può aver fine se non con la
morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio e la cultura ne sono
il filo conduttore.» Viaggi nel
TestoAutori della letteratura Italiana, su internetculturale. 27 febbraio 24 giugno ).
Si ricordino i celebri versi di Pd XVII, 58-60, in cui l'avo Cacciaguida
gli profetizza la durezza dell'esilio: Tu proverai sì come sa di sale / lo pane
altrui, e come è duro calle / lo scendere e 'l salir per l'altrui scale Guglielmino-Grosser175.
Guglielmino-Grosser177.
Marazzini220. Santagata34: «La
riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro l'universo senza regole
della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia formale, lo stesso aristocraticismo
propri delle più compatte 'scuole' duecentesche...» Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il
monolinguismo di Petrarca secondo Gianfranco Contini. Delle cose familiari, XXI, 15, traduzione di
G. Fracassetti, 4, 390-411;
Pulsoni, 155-208 Giuseppe Pizzimentig.pizzimenti@glauco,
FONDAZIONE ZERI | CATALOGO : Opera : Altichiero , San Giorgio battezza Servio
re di Cirene, su catalogo.fondazionezeri.unibo. 29 febbraio 5 marzo ).
Si veda, per maggiori informazioni, Pacca, Per maggior informazioni, si veda il saggio
di Fenzi. Si veda il saggio di Dotti
sulle Epistolae metricae. Pacca, 131-132.
Pacca, 36-45.
Ferroni14. Amaturo, 117-119.
Cappelli49. Ferroni, 14-15.
Pacca, Santagata45. Amaturo,
Le epistolae retrodatate al 1345
furono, secondo Santagata45, probabilmente scritte ex novo perché fossero
aderenti al progetto culturale-esistenziale idealizzato dal Petrarca. Guglielmino-Grosser185. Ferroni19. Ariani358. Dionisotti: «[Salutati] fu per trent'anni,
dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più autorevole umanista
italiano, unico erede di quei grandi.»
Dionisotti, 1970: «Dopo lungo intervallo, probabilmente nel 1436, il
B[occaccio] compose in volgare una succinta vita di D[ante], cui fece seguire
un'assai più succinta vita del Petrarca e un conclusivo paragone fra i due
poeti.» Cappelli, Di
Benedetto174. Si veda la voce
enciclopedica curata da Praz e Di Benedetto177.
Ariani, 362-364. Pacca, Petrarca e Bresslau, Lettere Senili, XVI, 5, traduzione di G. Fracassetti,
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Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti, 2, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca,
Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti, 3, Firenze, Le Monnier, Lettere: Delle cose
familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti, 4, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca,
Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro; Lettere varie libro unico,
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Monnier, Francesco Petrarca, Lettere Senili, Giuseppe Fracassetti, 1, Firenze, Le Monnier, IT\ICCU\MOD\0336029. 24 febbraio . Francesco
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FlorenceCoA.svg Le tre corone fiorentine della lingua italiana Italia. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Petrarca.” Luigi Speranza, “Il dialogo filosofico –
Platone, Cicerone, Petrarca e Grice.”
PETRONE. (Limosano). Filosofo. Grice:
“I like some phrases by Petrone: ‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’”
Grice: “Some of his philosophese is totally untranslatable to Oxonian, such as
‘la nostra guerra’.” Veduta di Limosano. Linceo. Nato a Limosano, piccolo
centro dell'odierna provincia di Campobasso, dopo aver insegnato a Modena, fu
chiamato all'Ateneo napoletano. Cercò di conciliare l'oggettivismo aristotelico
con il soggettivismo kantiano. Socio
corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei, collaborò con la rivista Cultura
Sociale politica letteraria, fondata da Murri, influenzando con i suoi scritti
il nascente movimento democratico cristiano, e nella rivista Il Rinnovamento si
espresse criticamente sull'enciclica di Pio X Pascendi Dominici gregis che aveva
duramente condannato il modernismo. I suoi scritti provocarono le critiche
della rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica. Morì a San Giorgio a Cremano nei pressi di Napoli. Sono
intitolati al suo nome: l'Istituto Comprensivo "Igino Petrone" di
Campobasso, una via di Roma nella zona XLV Castel di Guido, (XII Municipio, ex
XVI). Nella natia Limosano viene ricordato da una via del centro storico e da
un monumento in una piazza cittadina.
Opere: “La fase recentissima della filosofia: analisi critica poggiata
sulla teoria della conoscenza, Pisa, E. Spoerri, “Il valore ed i limiti di una
psicogenesi della morale,” Roma, Tip. di G. Balbi, “I limiti del determinismo,”
Saggio del dott. Igino Petrone, Modena, G. T. Vincenzi e nipoti, Nuova ed. Urbino, Quattro venti, F. Nietzsche e L. Tolstoi: idee morali del
tempo. Conferenze lette alla Società "Pro Cultura", Napoli, L. Pierro,
Lo stato mercantile chiuso di G. Am.
Fichte e la premessa teorica del comunismo, Napoli, A. Tessitore & Figlio, Problemi
del mondo morale meditati da un idealista, Milano-Palermo-Napoli, Remo Sandron
Editore, Il diritto nel mondo dello spirito. Saggio filosofico, Milano, Libreria
Editrice Milanese, A proposito della guerra nostra, Napoli, R. Ricciardi, Etica,
a cura e con prefazione di Guido Mancini, Palermo, Remo Sandron Editore, Ascetica,
Guido Mancini, Palermo, Remo Sandron editore. F. Battaglia, Enciclopedia
Italiana, riferimenti in ."Treccani L'Enciclopedia Italiana". Murri, La vita nova, Cecchini, Roma, Edizioni
di storia e letteratura, Al Rinnovamento, periodico di studi religiosi di
orientamento cattolico-liberale, fondato a Milano e pubblicato, collaborarono
alcune tra le voci più importanti del modernismo italiano, quali Buonaiuti e Murri,
il filosofo e studioso di storia del cristianesimo Tlgher, amico e collaboratore
di Buonaiuti, e Tyrrell. (cf. A. M. G. – “Tyrrell and Tyrrell”). Cfr. la voce
«Rinnovamento, Il» in Enciclopedie"Treccani L'Enciclopedia
Italiana". «Avevamo già corretto le
stampe di questo articolo, quando ci giunse l'ultimo numero del Rinnovamento di
Milano (settembreottobre) pieno di tutto fiele contro l'enciclica. Nella
sostanza si accorda pienamente col programma dei modernisti, ma nella violenza
della forma e nella irriverenza del linguaggio lo passa di molto; e trascende
con Igino Petrone (L'Enciclica di Pio X) a stravolgimenti indegni dello spirito
e del senso dell'enciclica» in La Civiltà Cattolica,Ed ancora sullo stesso
periodico: «Ma peggio ancora spropositò su questo punto Petrone nel
Rinnovamento mostrando di aver ben poco compreso e del modernismo e dell'enciclica
che lo condanna.», Scheda dell'Istituto Igino Petrone. Anagrafe scuole statali.
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Fonte: SITOSistema
informativo toponomastica di Roma Capitale.
Felice Battaglia, Enciclopedia Italiana,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Jonathan Salina, Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Igino Petrone, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Associazione turistico culturale "Pro Limosano".
PEZZAROSSA. (Mantova). Filosofo. Grice:
“He wrote a LOT! Including a study (or ‘ragionamento,’ as the Italians call it)
on the spirit (spirito) of Italian philosophy, which reminded me of Warnock,
the irishman, and his search for the soul of English philosophy!” -- Giuseppe
Pezzarossa (o Pezza-Rossa – Grice: “In which case, he is in the “R”s”). Docente
di Retorica ed Eloquenza del Seminario vescovile mantovano, fu coinvolto nella
repressione austriaca che portò al martirio di Belfiore.Nacque a Formigosa,
frazione del comune di Mantova. Orfano di entrambi i genitori, studiò presso il
seminario dove, ordinato sacerdote nel 1834, sarà insegnante contemporaneamente
a Don Enrico Tazzoli con il quale condivideva idee tendenzialmente liberali e
le preoccupazioni sulle condizioni sociali disagiate create dalla sorgente
rivoluzione industriale che pure ai loro occhi rappresentava un'occasione di
progresso. La pubblicazione dei Saggi di
filosofia cristiana gli procurò guai con la Congregazione dell'Indice, all'epoca
guidata dal cardinale Angelo Mai. Partecipò attivamente ai moti. L'autorità
austriaca lo condannò al carcere. Dopo la scarcerazione fu allontanato
dall'insegnamento e da allora non pubblicò più. Le strade di Pezzarossa e Tazzoli
si divisero quando Tazzoli fu tra i leader della cospirazione anti-austriaca
mentre Pezza-Rossa non vi aderì seppure partecipò alla prima riunione
costitutiva del comitato rivoluzionario.
Opere” Critica della filosofia morale, Milano, Stamperia Reale; Spirito
della filosofia italiana. Ragionamento, Mantova, Elmucci; Saggi di filosofia
cristiana sulle tracce de' SS. padri e dottori della Chiesa, Mantova, Tip.
Caranenti. Cipolla, elenca in ordine alfabetico i venti partecipanti: Acerbi,
Borchetta,, Borelli, Castellazzo, Chiassi, Ferrari, Giacometti, Marchi, Mori Attilio,
Pezzarossa, Poma, Quintavalle, Rossettii, Sacchi, Siliprandi, Suzzara, Tassoni,
Tazzoli Enrico, Vettori, Zanucchi. Costantino Cipolla, BelfioreI comitati
insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a Mantova, Milano, FrancoAngeli,
Renato Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don Pezza-Rossa in una
prospettiva filosofica, in Costantino Cipolla e Stefano Siliberti , Don Enrico
Tazzoli e il cattolicesimo sociale lombardo: Studi, Milano, FrancoAngeli
PEZZELLA. (Napoli). Grice: “I like Pezzella –
His “La memoria del possibile” would make Benjamin think twice! – and I do not
mean HIS Benjamin, but mine!” Si laurea a Pisa con una tesi sul pensiero di Benjamin.
Presso la Scuola Normale Superiore diviene ricercatore di ruolo, e lo rimane
fino al , anno in cui dà le sue dimissioni anticipate. Ha collaborato a un
seminario di Derrida a Parigi. Ha conseguito con la tutela di Marin il Doctorat
a Parigi (Grice: “a reason why which few consider him Italian!” ) e il DEA in
Réalisation cinématographique seguendo i corsi diretti dal documentarista Rouch
a Nanterre. Ha insegnato Estetica ed Estetica del cinema, con affidamenti
annuali provvisori, in diverse università.. Ha tenuto, su invito, un seminario
a Parigi, in collaborazione con Michaud. È redattore della rivista Altraparola
e collabora col Centro per la riforma dello Stato nella sede di Firenze. Il
pensiero di Benjamin e quello dDebord sono punti di riferimento costanti del
suo lavoro. Inizialmente ha studiato la persistenza delle forme del mito
all’interno della modernità (e in tal senso si è occupato di Bachofen, iintroducendo
Il simbolismo funerario degli antichi, col sostegno del Warburg Institut di
Londra). L’intersezione tra mondo mitico e modernità estrema lo porta a
interessarsi della poesia e del pensiero di Hölderlin e della Scuola di
Francoforte. Vicino alla tradizione del pensiero dialettico, apprezza
soprattutto la versione esistenziale che ne viene data nella filosofia degli
anni Trenta e Quaranta, dopo i seminari di Kojève su Hegel; di Benjamin
considera soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica,
che utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e
letterarie (cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per Pezzella lo
spettacolo –nella formulazione teorica che ne ha dato Debord- è la forma di
vita dominante del capitalismo attuale, in particolare della sua industria
culturale e del cinema. Secondo la terminologia usata nel libro estetica del
cinema, distingue gli stereotipi spettacolari dalle forme critiche-espressive.
Si è interessato all’intersezione fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la
dialettica del riconoscimento, la formazione della soggettività nel capitalismo
attuale, l’incidenza dei traumi storici collettivi sulla psiche individuale
(cfr. il libro La voce minima). Ha tintrodotto in Italia il pensiero politico
di Abensour, con cui condivide la rivalutazione del pensiero utopico e la
rivalutazione del socialismo come prospettiva politica alternativa al
populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di Altro
Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della Fondazione
Micheletti di Brescia. Opere:
“L'immagine dialettica” (ETS, Pisa); “La concezione tragica di Hölderlin” (Il
Mulino, Bologna); “Il narcisismo e la società dello spettacolo”
(manifestolibri, Roma); “Il volto di Marilyn” (manifestolibri, Roma); “La
memoria del possibile” (Jaca Book, Milano); “Estetica del cinema” Il Mulino,
Bologna. Insorgenze, Jaca Book, Milano, “Le nubi di Bor” (Zona, Arezzo); “La
voce minima. Trauma e memoria storica” (manifestolibri, Roma); “Altrenapoli” (Rosemberg
& Sellier (collana "La critica sociale"), Torino. “-I fantasmi
del moderno. Temi e figure del cinema noir” (Cattedrale, Ancona); “Il Volto
dell’Altro. Gli intellettuali ebrei e la cultura europea, numero speciale); “L’ospite
ingrato, Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere. Il cinema di Aleksandr
Sokurov, Jaca Book, Milano); “La
Repubblica dei beni comuni (Il Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il
tempo del possibile. Attualità della Comune di Parigi, supplemento monografico
al n. 3/ de Il Ponte (con Francesco Biagi e Massimo Cappitti) Utopia e
insorgenze. Per Abensour, volume monografico della rivista Altraparola, Edizioni
Fondazione Micheletti, Brescia, (con il
gruppo di redazione di Altraparola) Alle frontiere del capitale. Comunismo
eretico e pensiero critico, Jaca Book, Milano
(con Massimo Cappitti e Pier Paolo Poggio). Refs.: Luigi Speranza:
“Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin: la memoria del possibile,” Villa
Grice.
FILOLAO. Italian philosopher
from Crotone in southern Italy, the first Pythagorean to write a book. The
surviving fragments of it are the earliest primary texts for Pythagoreanism,
but numerous spurious fragments have also been preserved. Philolaus’s book
begins with a cosmogony and includes astronomical, medical, and psychological
doctrines. His major innovation was to argue that the cosmos and everything in
it is a combination not just of unlimiteds what is structured and ordered, e.g.
material elements but also of limiters structural and ordering elements, e.g.
shapes. These elements are held together in a harmonia fitting together, which
comes to be in accord with perspicuous mathematical relationships, such as the
whole number ratios that correspond to the harmonic intervals e.g. octave %
phenotext Philolaus 1 : 2. He argued that secure knowledge is possible insofar
as we grasp the number in accordance with which things are put together. His
astronomical system is famous as the first to make the earth a planet. Along
with the sun, moon, fixed stars, five planets, and counter-earth thus making
the perfect number ten, the earth circles the central fire a combination of the
limiter “center” and the unlimited “fire”. Philolaus’s influence is seen in
Plato’s Philebus; he is the primary source for Aristotle’s account of
Pythagoreanism. H. P. Grice,
“Pythagoras: the written and the unwritten doctrines,” Luigi Speranza, “Grice a
Crotone, ovvero, Filolao,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
PIANA.
(Casale Monferrato). Filosofo. Grice: “I never cease to get moved when I
read Piana’s notes, “Il canto del merlo”! That’s the way to do philosophy of
music – the Italianate warmth so strange to the coldness of Scruton!” Ha insegnato filosofia a Milano. Si è trasferito a
Pietrabianca di Sangineto in Calabria, dove ha continuato a scrivere e pubblicare.
È stato allievo diPaci, con il quale scrisse la sua dissertazione sulle opere
inedite di Husserl. La sua posizione filosofica è caratterizzata dal
concetto di fenomenologia, ("strutturalismo fenomenologico")
influenzato particolarmente da Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune
indicazioni sullo strutturalismo fenomenologico sono contenute nell'articolo
online in italiano e in tedesco L'idea di uno strutturalismo fenomenologico.
Il suo pensiero è orientato verso la filosofia della conoscenza, la filosofia
della musica e i campi della percezione e immaginazione. Allievi di Piana sono
stati, in particolare, Paola Basso, Alfredo Civita, Vincenzo Costa, Elio
Franzini, Carlo Serra, Paolo Spinicci. È stato definito da Remo Bodei
"uno dei più acuti e originali filosofi italiani" (in l'Unità) e da
Sergio Moravia "uno dei più interessanti interpreti e prosecutori, in
Italia, dell'indirizzo fenomenologico"(in Paese Sera). Secondo Stefano
Cardini, Giovanni Piana deve essere annoverato "tra i più lucidi,
originali e fecondi fenomenologi italiani" (in "L'idea di Europa e le
responsabilità della filosofia"). Fulvio Papi ha scritto di lui:
"Piana ha vissuto, nel confine tra anni Cinquanta e anni Sessanta,
l'esperienza della fenomenologia di Husserl che costituì il centro d'interesse
di un grande Maestro come Enzo Paci. Non è il caso qui di tracciare mappe di
quelle vicende, credo però che non sarebbe sbagliato sostenere che Piana, in
quel gioco delle parti, che è sempre l'apertura di un'esperienza plurale sul
suggerimento di un filosofo autentico, si è preso quella del fenomenologo più
prossimo ai temi 'duri' di Husserl, agli obbiettivi che stabiliscono la
teoreticità della ricerca fenomenologica come tratto distintivo ed essenziale
rispetto ad altre figure di pensiero" (in L'Unità). Per Marcello La
Matina, Giovanni Piana va considerato come "il più illustre filosofo della
musica del nostro tempo" (in "Il significato della musica",
relazione al convegno 'Approcci semiotico-testologici ai testi multimediali',
Macerata. In un intervento letto durante un convegno tenuto all'Macerata. Elio
Franzini ha dichiarato "Piana è a mio parere uno dei pensatori maggiori
del dopoguerra italiano: mai prono alle mode, sempre originale e innovativo,
come dimostrano i suoi essenziali contributi alla filosofia della musica. In
sintesi un maestro in cui si ritrovano sempre momenti di autentico
pensiero". Nelle elogi seguiti alla sua morte, Roberta De Monticelli
ha descritto Giovanni Piana come "fino a oggi il più grande e vivo maestro
della fenomenologia italiana" , mentre Stefano Cardini, nel ripercorrere
le tappe che hanno portato a Phenomenology Lab,
scrive: "lo stile filosofico di Piana rappresentava il centro di
gravità attorno al quale tendevamo a condensare gran parte di quello che di
eccellente la fenomenologia italiana aveva fatto, convinti che i suoi meriti,
in Italia e all'estero, non fossero stati ancora adeguatamente
riconosciuti". Citazioni «La vera filosofia tende
all'elementare. E dunque non ha fretta di correre oltre, indugia in quei punti
rispetto ai quali si potrebbe benissimo soprassedere.In certo senso si fa
custode del ricordo di cose che si potrebbero facilmente dimenticare. Giovanni
Piana, Numero e figura, CUEM, Milano) «La filosofia è un’arte del ricordo. Ma
vi è in ogni caso anche qualcosa di profondamente giusto nell’idea, che si
ripropone di continuo, di una scienza che deve in qualche modo «liberarsi»
dalla filosofia. È come liberarsi dai ricordie questo è spesso necessario per
procedere oltre. Numero e figura, CUEM, Milano, filosofia.unimi,//filosofia.unimi/piana/index.php/filosofiadellesperienza/99-lidea-di-uno-strutturalismo-fenomenologico. web.archive.org, web.archive.org /webhttp://filosofia.
unimi/~piana/struttur /hmstrukt.htm.
phenomenologylab.eu, phenomenologylab.eu/ index.php/ 03 husserl- crisi- scienze-
europee- giovanni-piana. Intervento di
Elio Franzini al Convegno di Macerata , su filosofia.unimi. ilmanifesto/giovanni-piana-la-filosofia-tende-allelementare-e-non-ha-fretta/. L’importanza filosofica di arrivare ultimi.
Ripensando a Giovanni Piana, Phenomenology Lab, su phenomenologylab.eu. Libri Esistenza e storia negli inediti di
Husserl, Lampugnani Nigri, Milano, English translation by A. Roda, History and
Existence in Husserl's Manuscripts, in "Telos", I problemi della fenomenologia, Mondadori,
Milano, Interpretazione del
"Tractatus" di Wittgenstein, Il Saggiatore. Elementi di una dottrina
dell'esperienza, Il Saggiatore, Milano, La notte dei lampi. Quattro saggi sulla
filosofia dell'immaginazione, Guerini e Associati, Milano, Filosofia della
musica, Guerini e Associati, Milano, Mondrian e la musica, Milano, Guerini e
Associati, Teoria del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica di
Schopenhauer, Guerini e Associati, Milano, Numero e figura. Idee per una
epistemologia della ripetizione. Cuem, Milano, Album per la teoria greca della
musica, . Frammenti epistemologici, Lulu.com, . Le sue Opere complete, in
ventinove volumi, sono racchiuse nei seguenti volumi, disponibili via
Amazon: IElementi di una dottrina
dell’esperienza IIStrutturalismo
fenomenologico e psicologia della forma. La notte dei lampi. La notte dei
lampi. Le regole dell’immaginazione Filosofia
della musica VIIIntervallo e cromatismo
nella teoria della musica Alle origini
della teoria della tonalità IX Teoria
del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica di Schopenhauer X Mondrian e la musica XISaggi di filosofia della musica Problemi di teoria e di estetica musicale
Introduzione alla filosofia IInterpretazione
del “Mondo come volontà e rappresentazione” di Schopenhauer Immagini per
Schopenhauer IInterpretazione del “Tractatus”
di Wittgenstein Commenti a Wittgenstein
Commenti a Hume Pproblemi della
fenomenologia, Fenomenologia, esistenzialismo, marxismo, Saggi su Husserl e
sulla fenomenologia Stralci di vita Conversazioni
sulla “Crisi delle scienze europee” di Husserl Fenomenologia delle sintesi
passive Numero e figura Frammenti epistemologici Barlumi per una filosofia della musica Album
per la teoria greca della musica. Album per la teoria greca della musica. Parte
seconda Archivi Internet Archivio di Giovanni Piana, incluse le Opere complete
liberamente scaricabili, su filosofia.unimi. De Musica , rivista co-fondata da
Giovanni Piana tuttora attiva., su
riviste.unimi. Spazio Filosofico , collana co-fondata da Giovanni Piana, Elio
Franzini, Paolo Spinicci, Carlo Serra., su spaziofilosofico.filosofia.unimi.
Saggi (selezione) "La fenomenologia come metodo filosofico",
Introduzione al volumeSpinicci, La visione e il linguaggio, Guerini e
Associati, Milano, English version: Phenomenology as philosophical method, disponibile
qui. "Immaginazione e poetica dello spazio", in: Metafora Mimesi
Morfogenesi Progetto, E. D'Alfonso e E. Franzini, Guerin e Associati, Milano "Considerazioni
inattuali su T. W. Adorno", "Musica/Realtà", "Figurazione e movimento nella
problematica musicale del continuo", in: , La percezione musicale, Guerini
e Associati, Milano, "Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni.
Riflessioni sull'arte del comporre", in: Il canto di Seikilos, Scritti per
Dino Formaggio nell'ottantesimo compleanno, Guerini e Associati, Milano I compiti di una filosofia della musica
brevemente esposti, html, De Musica, Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica,
La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica
Immagini per Schopenhauer, Il canto del
merlo, Versione PDF completa dei suoni. “Occorre riflettervi ancora”.
Considerazioni in margine a Fantasia e immagine di Edmund Husserl (). PDF
Leggere i poeti. Note in margine a Giovanni Pascoli ()articolo per De Musica
Traduzioni G. Lukács, Scritti di sociologia della letteratura (Milano) H M.
Enzensberger, Questioni di dettaglio (Milano) G. Lukács, Storia e coscienza di
classe (Milano) E. Husserl, Ricerche logiche (Milano) E. Husserl, Storia
critica delle idee (Milano, 1989) Siti che parlano del lavoro di Piana sull’estetica fenomenologica italiana, su swif.uniba. Fenomenologia, coscienza del
tempo e analisi musicale [collegamento
interrotto], su springerlink.com. Le variazioni antropologico-culturali dei
significati simbolici dei colori , su ledonline. Burnout e risorse in Musicoterapia
, su atelierdimusica. Nel suo Album per la teoria greca della musica, Giovanni
Piana va alle radici fenomenologiche del Cosmo antico di Stefano Cardini, LA
DISPUTA SUI COLORI di Valter Binaghi , su valterbinaghi.wordpress.com Aldo
Scimone, Lezioni sui Fondamenti della Matematica , su math.unipa. Saggio di Stefano Cardini. Giornate di studio
e Call for papers Università degli studi di Milano, Sala Crociera alta di
Giurisprudenza. Milano, 7 giugno La
scienza della felicità Una giornata in ricordo di Giovanni Piana Paolo
Spinicci: La fenomenologia dell’esperienza in Giovanni PianaConferenza concerto
a Brescia Phenomenological Reviews: Call for Papers (in inglese e altre lingue)
per la Special issue in memory of Giovanni Piana Scuola di Milano.
PICCOLOMINI.
(Siena). Filosofo. Grice:
“What Piccolomini is trying to do, but knowing, is providing what I do in from
the bizarre to the banal – a good functionalist interpretation of the rather
poor functionalist explanation by Aristotle of what the Italians call the
‘anima,’ because it ‘animates’ the body (corpore). Filomato -- Nato dai senesi
Niccolò, dottore in diritto civile e canonico, ed Emilia Saracini, si laureò a
Siena, sviluppando un crescente interesse per la filosofia. Intraprese la
carriera accademica insegnando per tre anni all'Siena, poi a Macerata, e
all'ateneo di Perugia, Trasferitosi a Padova, gli venne assegnata la prima
cattedra straordinaria di filosofia naturale, poi ordinaria. A Padova entrò in
concorrenza con il collega Pendasio, e i due si resero partecipi di un'aspra
disputa filosofica circa l'interpretazione del terzo libro del De anima di
Aristoteleche terminò solamente con il trasferimento di Pendasio a
Bologna. Fu professore stimato e
richiesto dagli studenti, che affollavano le sue lezioni: ebbe con essi sempre
ottimi rapporti, spesso aiutandoli nella stesura di scritti filosofici o
scrivendo di proprio pugno testi da pubblicare a loro nome (è il caso dei
Peripateticarum de anima disputationum libri septem di Pietro Duodo e degli Academicarum contemplationum libri
decem di Stefano Tiepolo, Tasso, che fu suo studente, ricorda le appassionate
lezioni nel dialogo Il Costante overo de la clemenza, Lo stipendio di
Piccolomini raggiunse nel 1589 i 1 400 fiorini annui, cifra di gran lunga
superiore ai propri colleghi.
Abbandonata la professione universitaria, rientrò a Siena e si dedicò
completamente alla stesura di testi filosofici, concentrando i propri sforzi
nella formulazione di una teoria sincretica tra aristotelismo e platonismo,
atta a tentare una conciliazione tra Aristotele e Platone in ambito etico-politico. Sposato con la nobildonna senese Fulvia
Placidi, ebbe quattro figli: Niccolò, Alessandro, Caterina e Aurelia. IRicevette
un premio dall'Accademia dei Filomati, di cui era membro con il nome di Unico.
Fu sepolto nella chiesa di San Francesco.
Opere: “Universa philosophia de moribus,” Venezia, tip. Francesco De
Franceschi, Comes politicus, pro recta ordinis ratione propugnator, Venezia,
tip. Francesco De Franceschi, Libri ad
scientiam de natura attinentes, Venezia, tip. Francesco De Franceschi, Librorum
Aristotelis de ortu et interitu lucidissima expositio, Venezia, tip. Francesco
De Franceschi In tres libros de anima
lucidissima expositio, Venezia, tip. Francesco De Franceschi, Instituzione del
principe, Compendio della scienza civile, Octavi libri naturalium
auscultationum perspicua interpretatio, Venezia, tip. Francesco De Franceschi, In
libros de coelo lucidissima expositio, Venezia, tip. Francesco De Franceschi,
postuma. La. Carotti, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, Torino, Einaudi, Antonio
Malmignati, Il Tasso a Padova, Padova, Redatto in forma manoscritta (Firenze, Biblioteca
Riccardiana è stato stampato a Roma dai tipi di Sante Pieralisi. Redatto in
forma manoscritta (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Conv. Soppr. (S.
Maria degli Angeli è stato stampato a
Roma dai tipi di Sante Pieralisi, Francesco Piccolomini, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Laura Carotti, Francesco Piccolomini, in
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Francesco Piccolomini, su open MLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Francesco Piccolomini, . Ferdinando Cavalli, La scienza politica in
Italia, Venezia, Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, Torino,
Einaudi.
Pico.
(Mirandola). Filosofo. Grice: “I liked to say: some like Pico, but Pico’s my
man! Since I always preferred his cousin to the uncle!” -- philosopher who wrote
a series of 900 theses which he hoped to dispute publicly in Rome. Thirteen of
these theses are criticized by a papal commission. When Pico defends himself in
his “Apologia,” the pope condemns all 900 theses. Pico flees to France, but is
imprisoned. On his escape, he returns to Florence and devotes himself to
private study at the swimming-pool at his villa. He hoped to write a Concord of
Plato and Aristotle, but the only part he was able to complete was “On Being
and the One,”“Blame it on the Toscana!” -- in which he uses Aquinas and
Christianity to reconcile Plato’s and Aristotle’s views about God’s being and
unity. Mirandola is often described as a syncretist, but in fact he made it clear
that the truth of Christianity has priority over the prisca theologia or
ancient wisdom found in the hermetic corpus and the cabala. Though he was
interested in magic and astrology, Mirandola adopts a guarded attitude toward
them in his “Heptaplus,” which contains a mystical interpretation of Genesis;
and in his Disputations Against Astrology, he rejects them both. The treatise
is largely technical, and the question of human freedom is set aside as not
directly relevant. This fact casts some doubt on the popular thesis that Pico’s
philosophy is a celebration of man’s freedom and dignity. Great weight has been
placed on Pico’s “On the Dignity of Man.” This is a short oration intended as
an introduction to the disputation of his 900 thesesall condemned by the evil
pope --, and the title was suggested by his wife (“She actually suggested, “On
the dignity of woman,” but I found that otiose.””). Mirandola has been
interpreted as saying that man (or woman) is set apart from the rest of
creation, and is completely free to form his (or her) own nature. In fact, as
The Heptaplus shows, Pico sees man as a microcosm containing elements of the
angelic, celestial, and elemental worlds. Man (if not woman) is thus firmly
within the hierarchy of nature, and is a bond and link between the worlds. In
the oration, the emphasis on freedom is a moral one: man is free to choose
between good and evil. Grice: “This irritated Nietzsche so much that he wrote
‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P. Grice, “Goodwill and illwillmust we have
both?” Giovanni Pico della Mirandola Heraldic Crown of Spanish Count.svg Giovanni
Pico della Mirandola Pico1 Giovanni Pico della Mirandola, Galleria degli Uffizi
Conte di Mirandola e di Concordia Stemma NascitaMirandola, MorteFirenze, 1494
SepolturaConvento di San Marco, Firenze DinastiaPico PadreGianFrancesco I,
Signore di Mirandola e Conte della Concordia MadreGiulia Boiardo, Contessa di
Scandiano Religionecattolicesimo Giovanni Pico dei conti della Mirandola e
della Concordia, noto come Pico della Mirandola (Mirandola) filosofo. È
l'esponente più conosciuto della dinastia dei Pico, signori di Mirandola. L'infanzia
di Pico della Mirandola, di Paul Delaroche, Museo delle belle arti di Nantes
(Francia) Giovanni nacque a Mirandola, presso Modena, il figlio più giovane di
Gianfrancesco I, signore di Mirandola e conte della Concordia e sua moglie Giulia, figlia di Feltrino
Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia aveva a lungo abitato il castello di
Mirandola, città che si era resa indipendente nel XIV secolo e aveva ricevuto dall'imperatore Sigismondo il feudo di
Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governarono
come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della
Mirandola erano strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e
i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara,
Bologna e Forlì. Durante la sua vita Giovanni soggiornò in molte dimore. Tra
queste, quando visse a Ferrara, quella che si trovava in via del Turco gli
permetteva di essere vicino agli Strozzi ed ai Boiardo. Epigrafe
che ricorda Pico della Mirandola in via del Turco a Ferrara Gli studi e
l'attività Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e
Firenze; mostrò grandi doti nel campo della matematica e imparò molte lingue,
tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e il
francese. Ebbe anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerose
personalità dell'epoca come Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino, Lorenzo il
Magnifico, Angelo Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo
Balbi, Yohanan Alemanno, Elia del Medigo. A Firenze in particolare entrò a far
parte della nuova Accademia Platonica. Si recò a Parigi, ospite della Sorbona,
allora centro internazionale di studi teologici, dove conobbe alcuni uomini di
cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaguin e Georges Hermonyme. Ben presto
divenne celebre in tutta Europa e si diceva che avesse una memoria talmente fuori
dal comune che conosceva l'intera Divina Commedia a memoria. Fu a Roma
dove preparò 900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per la
cui apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai luogo.
Subì infatti alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fuggì in Francia
dove venne anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a
Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione di papa
Alessandro VI, il quale vedeva di buon occhio la volontà di Pico di dimostrare
la divinità di Cristo attraverso la magia e la cabala, nonché godendo della
rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì quindi
definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di Ficino. La
morte Morì per avvelenamento da arsenico mentre Firenze veniva occupata dalle
truppe francesi di Carlo VIII durante la Guerra d'Italia. Fu sepolto nel
cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa saranno
rinvenute da padre Chiaroni accanto a
quelle di Angelo Poliziano e dell'amico Girolamo Benivieni. «Siamo
vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in futuro, non nelle scuole dei
grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma nelle accolte dei filosofi e
nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si discute sulla madre di
Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere, ma sui principî delle
cose umane e divine.» (Pico della Mirandola) Nel novembre del , più di
500 anni dopo, uno studio coordinato del dipartimento di Biologia dell'Pisa,
del Reparto Investigazioni Scientifiche dell'Arma dei Carabinieri di Parma e di
studiosi spagnoli, britannici e tedeschi, ha dimostrato che Pico della
Mirandola fu avvelenato con l'arsenico. Fama postuma Il volto di
Giovanni Pico ricostruito con le moderne tecniche forensi Di Pico della
Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria: si dice
conoscesse a mente numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura
enciclopedica, e che sapesse recitare la Divina Commedia al contrario, partendo
dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena
terminato di leggere. Tutt'oggi è ancora in uso attribuire l'appellativo
"Pico della Mirandola" a chiunque sia dotato di ottima memoria.
Secondo una popolare diceria, Pico della Mirandola avrebbe avuto una amante o
una concubina segreta; tuttavia, si è sostenuto che potrebbe aver avuto un
rapporto amoroso con l'umanista Girolamo Benivieni, sulla base di alcuni
scritti, tra cui sonetti, che quest'ultimo aveva dedicato a Pico, e di alcune
allusioni poco chiare di Savonarola. Pico era comunque un seguace dell'ideale
dell'amor socratico, privo cioè di contenuti erotici e passionali; anche la
figura femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata su un piano
prevalentemente filosofico. Ascendenza GenitoriNonniBonni Giovanni I
PicoFrancesco II Pico Gianfrancesco I Pico Caterina Bevilacqua Guglielmo
BevilacquaTaddea Tarlati Giovanni PicoFeltrino Boiardo Matteo BoiardoBernardina
Lambertini.Giulia BoiardoGuiduccia da Correggio Gherardo VI da
CorreggioDottrina Marsilio Ficino, Giovanni Pico della Mirandola e Agnolo
Poliziano, ritratti da Cosimo Rosselli nella Cappella del Miracolo del
Sacramento a Firenze Il pensiero di Pico della Mirandola si riallaccia al
pensiero neoplatonico di Marsilio Ficino, senza però occuparsi della polemica
anti-aristotelica. Al contrario, egli cerca di riconciliare aristotelismo e
platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali
e religiosi, come per esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e
della cabala. All'interno del testo delle Conclusiones Pico si scaglia
duramente contro Ficino, considerando inefficace la sua magia naturale perché
carente di un legame con le forze superiori nonché di un'adeguata conoscenza
cabalistica. L'ideale di una filosofia universale Il proposito di Pico,
esplicitamente dichiarato ad esempio nel De ente et uno, consiste infatti nel
ricostruire i lineamenti di una filosofia universale, che nasca dalla concordia
fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dall'antichità, accomunate
dall'aspirazione al divino e alla sapienza, e culminanti nel messaggio della
Rivelazione cristiana. In questo suo ecumenismo filosofico, oltre che
religioso, vengono accolti non solo i teologi cristiani ed esoterici insieme a
Platone, Aristotele, i neoplatonici e tutto il sapere gnostico ed ermetico
proprio della filosofia greca, ma anche il pensiero islamico, quello ebraico e
appunto cabbalistico, nonché dei mistici di ogni tempo e luogo. Il
congresso da lui organizzato a Roma in vista di una tale "pace
filosofica" avrebbe dovuto inserirsi proprio in questo progetto culturale
basato su una concezione della verità come princìpio eterno ed universale, al
quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura in più o meno
diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si presentarono, sorti a
causa della difficoltà di una tale conciliazione, Pico si accorse che il suo
ideale era difficilmente perseguibile; ad esso, a poco a poco, si sostituirà
nella sua mente il proposito riformatore di Girolamo Savonarola, rivolto al
rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia
universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasformerà così nell'aspirazione
religiosa ad una santità e una moralità meno generica e più attinente al suo
particolare momento storico. A differenza di Ficino, nel Pico emergono dunque
nei suoi ultimi anni un maggiore senso di irrequietezza e una visione più cupa
ed esistenziale della vita. La dignità dell'uomo Ritratto di Pico
della Mirandola eseguito da un anonimo del XVII secolo: xilografia dal libro
Della celestiale fisionomia, PadovaAl centro del suo ideale di concordia
universale risalta fortemente il tema della dignità e della libertà umana.
L'uomo infatti, dice Pico, è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata,
poiché: «Già il Sommo Padre, Dio Creatore, aveva foggiato, questa dimora del mondo quale ci appare. Ma,
ultimata l'opera, l'Artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di
afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di
ammirarne la vastità. Ma degli archetipi
non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori né dei
posti di tutto il mondo. Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti
nei sommi, nei medi, negli infimi gradi.» (Giovanni Pico della Mirandola,
Oratio de hominis dignitate, 1486) Dunque, per Pico, l'uomo non ha affatto una
natura determinata in un qualche grado (alto o basso), bensì: «Stabilì
finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse
comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse
l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli
parlò: -non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto
proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto secondo il tuo desiderio e il
tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta
entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da
nessuna barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. (Giovanni
Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate) Pico della Mirandola
afferma, in sostanza, che Dio ha posto nell'uomo non una natura determinata, ma
una indeterminatezza che è dunque la sua propria natura, e che si regola in
base alla volontà, cioè all'arbitrio dell'uomo, che conduce tale
indeterminatezza dove vuole. Pico aggiunge poi. “Non ti ho fatto né celeste
né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano
artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu
potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il
tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.Nell'uomo nascente
il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come
ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. se
sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se intellettuali,
sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito
solo con Dio, (Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate)
Giovanni Pico, quindi, sostiene che è l'uomo a «forgiare il proprio destino»,
secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima, poiché non è né animale
né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la «coltivazione» di alcuni
tra i «semi d'ogni sorta» che vi sono in lui. Questa visione verrà, seppur solo
in parte, ripresa nel 1600 dallo scienziato e filosofo Blaise Pascal, che
afferma che l'uomo non è né «angelo né bestia», e che la sua propria posizione
nel mondo è un punto mediano tra questi due estremi; tale punto mediano, però,
per Pico non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la
volontà (o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque
l'uomo, per Pico, è la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli
angeli, poiché può scegliere che creatura essere. La sapienza della
Cabala Raffigurazione della Cabala con l'albero della vita Il secondo
grande interesse di Pico è rivolto alla cabala, che viene da lui spiegata come
una fonte di sapienza a cui attingere per decifrare il mistero del mondo, e
nella quale Dio appare oscuro, in quanto apparentemente irraggiungibile dalla
ragione; ma l'uomo può ricavare la massima luce da tale oscurità. «Nulla est
scientia quae nos magis certificat de divinitate Christi, quam Magia et
Cabala.» «Non esiste alcuna scienza che possa attestare meglio la divinità
di Cristo che la magia e la cabala.» (Giovanni Pico della Mirandola,
Novecento tesi) Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia: infatti, il
mago, per Pico, opererebbe attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta
che è oltre il visibile, e dunque, partendo dalla natura, può giungere a
conoscere tale sfera invisibile (ossia metafisica) attraverso la conoscenza
della struttura matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della
natura stessa. Critica dell'astrologia Se la magia è giudicata
positivamente da Pico della Mirandola, per quanto riguarda invece l'astrologia
egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo portò a distinguere nettamente tra
«astrologia matematica o speculativa», cioè l'astronomia, e l'«astrologia
giudiziale o divinatrice»; mentre la prima ci consente di conoscere la realtà
armonica dell'universo, e dunque è giusta, la seconda crede di poter
sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture astrali. Partendo
dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo, che può scegliere
cosa essere, Pico muove una forte critica a questo secondo tipo di credenze e
di pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione proprio della
dignità e della libertà umane. Secondo Pico, questa scienza astrologica
attribuisce erroneamente ai corpi celesti il potere di influire sulle vicende
umane (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e
togliendo agli uomini la libertà di scegliere. Egli non nega che un certo influsso
vi possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia
di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza
astrale). Le vicende dell'esistenza umana sono tanto intrecciate e complesse
che non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà
d'arbitrio dell'uomo. Opera quae exstant omnia di Pico della
Mirandola stampata nel 1601 Il suo Disputationes adversus astrologiam
divinatricem (tale è il titolo dell'opera a cui Pico si dedicò nell'ultimo
periodo della sua vita) rimase incompiuto e come tale fu pubblicato postumo, con
il commento di Giovanni Manardo; tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi
e rielaborati da Girolamo Savonarola nel suo Trattato contra li
astrologi. Opere Ad Hermolaum de genere dicendi philosophorum, (Lettera a
Ermolao Barbaro sul modo di parlare dei filosofi), Commento sopra una canzone
d'amore di Benivieni, “Discorso sulla dignità dell'uomo”; “Tesi su tutte le
cose conoscibili o Novecento conclusioni filosofiche, cabalistiche e teologiche
in ogni genere di scienze”; “Apologia, Heptaplus: de septiformi sex dierum
Geneseos enarratione, (Heptaplus: della settemplice interpretazione dei sei
giorni della Genesi), Expositiones in Psalmos, “L'essere e l'uno”; “Dispute contro l'astrologia
divinatrice”. Altre opera: “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “(Le dodici
regole” “Le dodici armi della battaglia spirituale”; “Le dodici condizioni di
un amante” “Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. Secondo alcuni
studi, a Pico della Mirandola sarebbe da attribuire anche la paternità
dell’Hypnerotomachia Poliphili (Amoroso combattimento onirico di Polifilo).
Note: Sebbene egli preferisse farsi chiamare Conte della Concordia
Miroslav Marek, Genealogy.eu, su Pico family, Fu in particolare il cardinale
spagnolo Pedro Grazias, dopo essere intervenuto presso i reali di Spagna
Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato da papa Innocenzo VIII di
confutarne l'Apologia. Pico della
Mirandola "fu avvelenato", caso risolto 500 anni dopo, in Gazzetta di
Modena, G. Gallello et al. Già all'epoca della morte si vociferò che Pico fosse
stato avvelenato (cfr. Simon Critchley, Il libro dei filosofi morti, Garzanti). Recenti indagini condotte a Ravenna
dall'équipe del professor Giorgio Gruppioni dell'Bologna avrebbero riscontrato
elevati livelli di arsenico nei campioni di tessuti e di ossa prelevati dalle
spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi dell'avvelenamento per la sua
morte (cfr. Delitti e misteri del passato, L. Garofano, S. Vinceti, G.
Gruppioni, Rizzoli, Milano. Secondo lo storico dell'arte Silvano Vicenti, il
presunto avvelenamento di Pico della Mirandola, la cui morte finora si riteneva
fosse stata causata dalla sifilide, sarebbe avvenuto ad opera della stessa mano
che due mesi prima avrebbe ucciso Angelo Poliziano, legato a Pico da grande
amicizia (Rainews: Pico della Mirandola e Poliziano assassinati con
l'arsenico) Risolto il giallo della
morte di Pico della Mirandola, Pisa, La Memoria Straordinaria di Pico della
Mirandola, articolo su Notizie.
Enciclopedia Treccani alla voce omonima. Girolamo Benivieni fece
porre anche una lapide sulle spoglie di Pico della Mirandola tumulate nella
chiesa di San Marco a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso: «Qui
giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse
perfino gli Antipodi. Girolamo Benivieni, affinché dopo la morte la separazione
di luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore,
dispose d'essere sepolto nella terra qui sotto. Sul retro invece, in posizione poco visibile,
è riportato l'epitaffio: «Girolamo Benivieni per Giovanni Pico della Mirandola
e se stesso pose nell'anno Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in ciel sia
il tuo Pico congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo hor con
le sacr'ossa sue qui iace» Eugenio
Garin, Giovanni Pico della Mirandola: vita e dottrina, Le Monnier, Kurt Zeller,
Pico della Mirandola e l'aristolelismo rinascimentale, edizioni Luria, Frances
Yates Giordano Bruno e la tradizione ermetica Laterza U. Perone, C. Ciancio,
Storia del pensiero filosofico, SEI, Torino Edizione Eugenio Garin, Vallecchi, Sul
richiamo di Pascal a Pico della Mirandola, cfr. B. Pascal, Colloquio con il
Signore di Saci su Epitteto e Montagne in B. Pascal, Pensieri, Paolo Serini,
Einaudi, Torino, François Secret, I cabbalisti cristiani del Rinascimento,
trad. it., Arkeios, Roma, Conclusiones nongentae. Le novecento tesi. Albano
Biondi, Studi pichiani, 1, FIrenze
Olschki "Conclusiones Magicae numero XXVI, secundum opinione
propria", Fra le tesi redatte in vista del congresso filosofico di Roma,
Pico ad esempio scriveva: «Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze sulla
divinità del Cristo della magia e della cabala» (cit. da F. Secret, ibidem, e
in Zenit studi. Pico della Mirandola e la cabala cristiana). «Per Pico, la natura è una correlazione
misteriosa di forze occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia e
controllare tramite la magia. Pico distingue due tipi di astrologiamatematica e
divinatricee naga il valore della seconda» (G. Granata, Filosofia, Alpha Test,
Milano. Lo stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato «in
corroborazione delle refutazione astrologice del Signor conte Joan Pico della
Mirandola» (cit. in Romeo De Maio, Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento,
Guida editori, Napoli). Indizi e prove:
Giovanni Pico della Mirandola e Alberto Pio da Carpi nella genesi
dell’Hypnerotomachia Poliphili. Questo
testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza
in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di
Firenze, pubblicata sotto licenza Creative Commone, Opere: Opere, Mazzali, Giovanni Pico della Mirandola, Opere.
1, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Giovanni Pico della Mirandola, Opere.
Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri Ioannis Pici Mirandulae,
Concordiae comitis, Exactissima expositio in orationem dominicam, Officina S.
Bernardini, Giovanni Pico della Mirandola, Apologia. L'autodifesa di Pico di
fronte al Tribunale dell'Inquisizione, Paolo Edoardo Fornaciari, SISMEL
(Società internazionale per lo studio del Medioevo latino) Edizioni del Galluzzo,
Firenze Giuseppe Barone, Antologia
Giovanni Pico della Mirandola, Virgilio Editore, Milano, Studi Dario Bellini,
La profezia di Pico della Mirandola. Oltre la cinquantesima porta, Sometti editore,
Giulio Busi, Vera relazione sulla vita e i fatti di Giovanni Pico, conte della
Mirandola, Aragno, Ernst Cassirer, Individuo
e cosmo nella filosofia del Rinascimento, trad. it., La Nuova Italia, Firenze. Henri-Marie
de Lubac, Pic de la Mirandole. Études et discussions, Aubier Montaigne, Parigi rad.
it. di Giuseppe Colombo, Pico della Mirandola. L'alba incompiuta del Rinascimento,
Jaca Book, Milano, Vincenzo Di Giovanni, Giovanni Pico della Mirandola nella
storia del Rinascimento e della filosofia in Italia, Palermo, Boccone del
Povero, Fabrizio Frigerio, "Il commento di Pico della Mirandola alla
Canzona d'Amore di Gerolamo Benivieni" , Conoscenza Religiosa, Firenze, Mariateresa
Fumagalli Beonio Brocchieri, Pico della Mirandola, Casale Monferrato, Edizioni
Piemme, Eugenio Garin, L'Umanesimo italiano, Laterza, Bari, Thomas Gilbhard,
Paralipomena pichiana: a propos einer Pico–Bibliographie, in «Accademia. Revue
de la Société Marsile Ficin», Salvatore Puledda, Interpretazioni dell'Umanesimo,
Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi, Pichiana. delle edizioni e degli studi, in "Studi
pichiani", Olschki, Firenze, Alberto Sartori, Giovanni Pico Della
Mirandola, Filosofia, teologia, concordia, Edizioni Messaggero Padova, Zambelli, L'apprendista stregone. Astrologia,
cabala e arte lulliana in Pico della Mirandola e seguaci, Saggi Marsilio,
Venezia Le fonti cabalistiche di PicoThe Great Parchment. Flavius Mithridates'
Latin Translation, the Hebrew Text, and an English Version, Giulio Busi, Maria
Simonetta Bondoni Pastorio, Saverio Campanini, appartenente alla collana
"The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", 1, Nino
Aragno Editore, Torino; and an English Version, Saverio Campanini, in "The
Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", 2, Nino Aragno
Editore, Torino Giulio Busi, "Chi non ammirerà il nostro camaleonte?"
La biblioteca cabbalistica di Giovanni Pico della Mirandola, in G. Busi,
L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Nino Aragno Editore, Torino Saverio
Campanini, Guglielmo Raimondo Moncada (alias Flavio Mitridate) traduttore di
opere cabbalistiche, in Mauro Perani , Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio
Mitridate. Un ebreo converso siciliano, Officina di Studi Medievali, Palermo Flavius
Mithridates' Latin Translation, the Hebrew Text, and an English Version,
Susanne Jurgan e Saverio Campanini, con un testo di Giulio Busi, in "The
Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", Nino Aragno Editore,
Torino Saverio CampaniniFour Short Kabbalistic Treatises, "The Kabbalistic
Library of Giovanni Pico della Mirandola" Fondazione Palazzo Bondoni
Pastorio, Castiglione delle Stiviere .
Cabala cristiana Marsilio Ficino Filosofia rinascimentale Mirandola Umanesimo
Prisca theologia. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Giovanni Pico della Mirandola,
in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Pico
della Mirandola, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Giovanni Pico della Mirandola, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Pico della Mirandola, su ALCUIN,
Ratisbona. openMLOL, Horizons Unlimited Il Centro Internazionale di Cultura Giovanni
Pico della Mirandola, su picodellamirandola. Pico della Mirandola e
l'Umanesimo, su web.tiscalinet. Pico della Mirandola e la cabala cristiana, su
vrijmetselaarsgilde.eu. Pico della Mirandola nel progetto biblioteche dei
filosofi, su picus.unica. The Pico Project, su brown.edu. progetto dell'Bologna
e della Brown University per rendere completo, accessibile e leggibile il
Discorso sulla dignità dell'uomo Pico della Mirandola, Orazione sulla dignità
dell'essere umano, prima parte, su panarchy.org. I "Carmina" e l'"Oratio de
hominis dignitate", su thelatinlibrary.com.The Kabbalistic Library of
Giovanni Pico della Mirandola, su pico-kabbalah.eu. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pico: the dignity of
man," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia.
PICO. (Mirandola). Filosofo. Entry to be simplified. Grice:
“It is very likely that Cartesio took the idea of the malignant daemon from
Pico, who was obsessed with him – with the daemon, I mean! “Demonio!”” Grice:
“I like Pico. Ackrill suggested that I should translate happiness as taking
‘daemon’ seriously. Pico does: He allows Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct
translation of Roman ‘daemone,’ which is Grecian in nature.”Grice: “A daemon is
always ‘maschile,’ succubus, or incubus – and stregus is gender-neutral, too,
as Pico was very well aware when he allowed the burning of a few male witches
at Mirandola. On the other hand, he uses Sextus Empiricus and Phyrro against
Aristotle!” Grice: “Like Gentile, and Rosselli, two other Italian philosophers,
he was murdered – by his successor to the county!” “A very sad thing is that he
was murdered along with his son Alberto.”Grice: “The murderer, a Pico, succeeded
him without much of a revolt – That’s the Renaissance forya!” --- Important if unjustly neglected, murdered,
Italian philosopher. Giovanni Francesco Pico della Mirandola, italian nobile e
il filosofo , il nipote di Giovanni Pico della Mirandola . Il suo nome è in
genere troncato come Gianfrancesco Pico della Mirandola . Figlio di Galeotto I
Pico , signore di Mirandola , e Bianca Maria d'Este , figlia di Niccolò III
d'Este. Come lo zio, Pico, Pico si dedica principalmente alla filosofia, ma ha
reso soggetto alla Bibbia, anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae et
humanæ sapientiæ e in particolare nei sei libri intitolati examen doctrinæ vanitatis
gentium , si deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti Aristotele. Ha
scritto una biografia dettagliata di suo zio
e un altro di Savonarola , di cui era un seguace. Avendo osservato i pericoli
a cui la società è stata esposta, al momento, ha lanciato un avvertimento in
occasione del Concilio Lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense
de reformandis Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a Willibald Pirckheimer).
Morì a Mirandola, assassinato dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio più
giovane, Alessandro. L'altro figlio Giantommaso è stato ambasciatore aClemente
VII. Mentre Pico aveva spesso sostenuto che tutte le filosofie e le religioni
hanno raggiunto una parte della verità, Pico ha detto, in effetti, che tutte le
religioni e tutte le filosofie, salva la religione Cristiana, da solisono
semplici raccolte di falsità confusi e internamente incoerenti. In possesso di
un tale punto di vista, si schiera non solo con Savonarola, ma con alcuni dei
padri e con i riformatori pure. Su questo punto, era insistente. Il
cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o nulla da guadagnare
dalla filosofia, le scienze e le arti. Questa tesi centrale si diffonde
attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non lodare o
estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Opere: “De studio di
Divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is
interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from
‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De Providentia Dei,” “De rerum
praenotione,” “Quaestio de falsitate Astrologiae,” “Examen Vanitatis gentium
doctrinae, et veritatis Christianae disciplinae, “Libro Detto strega o delle
illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes
isn’t!” – “Opera Omnia,” fonti Wikisource-logo.svg Herbermann, Charles, ed. "
Giovanni Francesco Pico della Mirandola ". Enciclopedia Cattolica New
York: Robert Appleton Company. Burke, Peter.. "Stregoneria e Magia in
Italia del Rinascimento: Gianfrancesco Pico e la sua Strix, " di Sydney
Anglod, ed. The Damned Art: Saggi in letteratura di Magia, Londra. Herzig, T. "La reazione dei demoni alla sodomia:
Magia e omosessualità in Strix di Gianfrancesco Pico della Mirandola." Il
Cinquecento Journal , Kors, Alan Charles e Edward Peters. La stregoneria in Europa, Una storia Documentario.
Philadelphia: University of Pennsylvania Press (Estratti dal Pico Strix ., Schmitt,
,CB, Pico e la sua critica di Aristotele. The Hague: Martinus Nijhoff.
Pappalardo, L.”Fede, Immaginazione e scetticismo" (Nutrix), Turnhout:
Brepols Publishers. Opere Progetto Gutenberg panoramica biografica presso il
Centro Internazionale di Cultura "Pico e le sua critica di Aristotele |
Charles B. Schmitt | Springer .Giovanni Francesco. Refs: Luigi Speranza, “Grice
e Pico”. Pico. II Pico della Mirandola. nobile,
filosofo e letterato italiano. Signore di Mirandola e conte di Concordia in tre
periodi differenti: , poi nuovamente per pochi mesi ed infine, ma stavolta
privato di Concordia, dal infine verrà assassinato dal nipote Galeotto II Pico,
suo successore definitivo. Era figlio di
Galeotto I Pico e di Bianca Maria d'Este, figlia di Niccolò III d'Este.
Succedette al padre nel governo dei feudi, ricevendo conferma dell'investitura
dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. Ifratelli, non contenti, assediarono
e bombardarono la Mirandola e imprigionarono Pico, che fu rilasciato solo con
la promessa di cessione dei domini. Liberato, si ritirò a Roma. Contrastò la
cultura classica a favore del Cristianesimo. Scrisse una biografia dello zio Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume
che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta
contro l'astrologia. Seguace di Savonarola, si batté inutilmente per la sua
assoluzione, e ne scrisse dopo la morte una biografia. Sostenne da un lato la
necessità di un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e dall'altro
l'incompatibiltà della filosofia antica col cattolicesimo. Scrisse il “De
reformandis moribus,” che inviò a Papa Leone X, l'”Examen vanitatis doctrinae
gentium et veritatis christianae disciplinae,” nel quale attaccò la filosofia
arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” sulle
possessioni demoniache. L'Examen non
attacca soltanto la filosofia arcaica, ma si scaglia ugualmente contro
Aristotele ed Aquino. Dei due pensatori,
Pico contesta la fiducia nella conoscenza e nella ragione, che permetterebbero
con la forza dell'intelletto di intuire le verità ultime. Al contrario, al pari
della dottrina esposta dal Cusano nel De docta ignorantia (Pico nutre una
profonda sfiducia nelle capacità umane, riconoscendo alla ragione solo la
possibilità di giungere a conclusioni arbitrarie. Riprendendo alcune tesi
tipiche dello scetticismo di Pirrone e Sesto Empirico, Pico nega la validità
dei sillogismi e dell'induttivismo, svaluta l'idea della causalità. Nulla è
conoscibile, mentre la fede può fondarsi solo su una rivelazione.[Morì
assassinato dal nipote Galeotto II assieme all'ultimogenito Alberto. Opere; “De
imaginatione”; “De providentia Dei”; “De rerum praenotione”; “De studio divinae
et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”; “Examen vanitatis doctrinae
gentium, et ueritatis Christianae disciplinae,” Ioannis Pici Mirandulae Vita, “Strix,
sive de ludificatione daemonum,” Opera Omnia, “Quaestio de falsitate
astrologiae ,” Discendenza Gianfrancesco. Sosò Giovanna Carafa, signora di
Roddi, figlia di Giovanni Tommaso Carafa, conte di Maddaloni, e di Giulia
Sanseverino. Insieme ebbero I seguenti figli:[ Gian Tommaso Pico, signore di Roddi -- sposò Carlotta Orsini, figlia di Gian Giordano
Orsini, signore di Bracciano, e di Felice Della Rovere, figlia illegittima del
cardinale Giuliano Della Rovere (Giulio II. Ebbe discendenza: Girolamo Pico, signore di
Roddi. Sposò Francesca Malaspina, figlia di Cesare Malaspina, marchese di
Malgrate; Virginio Pico Giovanni Antonio Pico Maddalena Pico, sposò Agostino Tizzone, conte
di Desana. Beatrice Pico, sposò Paolo Torelli, conte di Montechiarugolo, ed
ebbero discendenza; Anna Pico, a Genova nelsposò Antoniotto II Adorno, doge di
Genova, signore di Ovada e Sale; Galeotto Pico, Caterina Pico, Cecilia Pico, monaca
clarissa con il nome di suor Maria Cornelia al monastero di Santa Cecilia di
Firenze;[1] Alberto Pico, assassinato insieme al padre da Galeotto II Pico; Giulia
Pico, a Mirandola sposò Sigismondo II Malatesta, co-signore di Rimini; Maria
Pico, Paolo Pico, co-signore di Roddi. Sposò in prime nozze Caterina, figlia di
Galeotto Ceva della Bosia di Garessio, signore di Bossolasco;[ poi sposò in
seconde nozze Costanza del Carretto, figlia di Ottaviano del Carretto, marchese
di Millesimo e conte di Cengio, e di Nicoletta Della Rovere, figlia di Stefano
Vigerio Della Rovere, patrizio di Savona. Ebbe i seguenti figli: dalla 1ª
moglie: Giovanna Pico nel posò Michele Antonio del Carretto di Lesegno,
marchese di Cravanzana; dalla 2ª moglie: Eleonora Pico, signora di Roddi e poi contessa di Roddi,
Sposò a Mantova in prime nozze Ascanio Andreasi, conte di Rivalta; poi sposò in
seconde nozze Enrico Biandrate di San Giorgio, conte di Foglizzo; illegittimo:
Marzio Pico sposò Caterina Trona, figlia di Antonio Trona, signore di Torrone e
Clarafond. Ebbe i seguenti figli: Tommaso Pico, co-signore di Roddi;illegittimo:
Paolo Pico, monaco benedettino all'Abbazia di Lucedio. Miroslav Marek,
Genealogy.eu, su Pico family, Pompeo Litta, Famiglie celebri di Italia. Pico
della Mirandola, Torino, J. Delumeau, Il peccato e la paura, Bologna, il
Mulino. Pompeo Litta, Famiglie celebri di Italia. Pico della Mirandola, Torino,
Pappalardo, L. "Gianfrancesco Pico della Mirandola: fede, immaginazione e
scetticismo". Turnhout: Brepols Publishers (= Nutrix:Voci correlate
Assedio della Mirandola, Assedio della Mirandola di papa Giulio II Caccia alle
streghe nella Signoria della Mirandola Sovrani di Mirandola e Concordia. Schizzo
biografico a cura de Il Centro Internazionale di Cultura Giovanni Pico della
Mirandola, «Pico della Mirandola, Giovanni Francesco II», Enciclopedie "Treccani L'Enciclopedia italiana".
«Pico della Mirandola, Giovanni Francesco II», Dizionario di filosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Refs: Luigi Speranza: “Grice, Acrkill,
Pico and Alberti, on ‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e Pico," per
Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia
-- Gianfranco Pico della Mirandola.
PIERALISI. (Jesi). Filosofo. Fece parte dei Minori Riformati di Jesi. Nei
suoi scritti, esaltò il valore della pace fra gli uomini e fra tutte le
creature. Scrisse che l'anima è presente
non solo negli esseri umani, ma anche negli animali, ai quali appunto l'anima
conferiscecome agli uominiun'esistenza eterna al di là della morte. Per tali motivi sottolinea la necessità etica
di trattare gli animali con rispetto ed amore, vincendo la mancanza di
sensibilità e l'indifferenza che tradizionalmente la religione cristiana mostra
verso di essi. De anima belluarum: sopravvivenza? Una domanda, S. Rocco,
Venezia. Della filosofia razionale speculativa parte soggettiva ossia la
logica, Tipografia della Pace, Roma, La filosofia razionale pratica ovvero dei
doveri naturali, Tipografia della Pace, Roma, Sui vizi capitali
dell'insegnamento scientifico: riflessioni, Pesar.
PIEVANI.
(Gazzaniga). Filosofo. Grice: “Only in Italy, Dietelmo becomes Telmo –“
Grice: “I like Pievani – he defends Darwin when everyone attacks him! Talk
about rallying to the defense of the under-dogma!” -Dopo la laurea in Filosofia
conseguita a Milano, ha condotto ricerchein
Biologia evolutiva e Filosofia della biologia, sotto la supervisione di Niles
Eldredge e di Ian Tattersall presso l'American Museum of Natural History di New
York. Grice: “Some Italians would not
consider him an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree
without (i. e., not within) Italy!” -- Dal 2005 al è stato professore associato di Filosofia
della scienza presso la facoltà di Scienze dell'educazione e della formazione
dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ha ricoperto gli insegnamenti di
Epistemologia e di Epistemologia evolutiva.-- è stato vicedirettore del Dipartimento di
Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” e vicepresidente del corso di
laurea in Scienze dell'educazione.
Dal è Professore presso il
Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Padova, dove ricopre la
prima cattedra italiana di Filosofia delle scienze biologiche. Presso lo stesso
Dipartimento è anche titolare degli insegnamenti di Bioetica e di Divulgazione
naturalistica. Dal è Delegato del
Rettore per la Comunicazione Istituzionale dell’Università degli Studi di
Padova. Dal è Presidente della SIBESocietà
Italiana di Biologia Evoluzionistica. È socio effettivo dell’Istituto Veneto di
Scienze, Lettere e Arti, per la classe di Scienze, socio corrispondente
dell’Accademia delle Scienze di Torino per la classe di Scienze, socio non
residente dell’Accademia Olimpica di Vicenza, per la classe di Scienza e
Tecnica. È autore di più di 230
pubblicazioni scientifiche nei campi della biologia evoluzionistica,
dell'evoluzione umana, della filosofia della biologia e della filosofia della
scienza generale. Comunicazione della
scienza Impegnato in diversi progetti internazionali di comunicazione della
scienza, dal fa parte del Comitato
Scientifico di BergamoScienza, è stato segretario del consiglio scientifico e
coordinatore del Festival della scienza di Genova, divenuta la più importante
manifestazione europea del settore. Insieme a Vittorio Bo, è stato direttore
scientifico del "Festival delle scienze di Roma" in Auditorium Parco
della Musica. Fa parte del comitato
editoriale di riviste scientifiche internazionali come Evolutionary Biology,
Evolution: Education and Outreach e Rendiconti Lincei per le Scienze Fisiche e
Naturali. Insieme a Niles Eldredge, è direttore scientifico del progetto
enciclopedico “Il futuro del pianeta” di UTET Grandi Opere. Inoltre insieme
ancora a Niles Eldredge ed a Ian Tattersall, è stato il curatore scientifico
dell'edizione italiana della mostra internazionale "Darwin
1809-2009". Insieme a Luigi Luca
Cavalli-Sforza è stato curatore del progetto espositivo internazionale “Homo
sapiens": la grande storia della diversità umana” (Roma, Palazzo delle
Esposizioni, -; Trento, -, Novara ).
Telmo Pievani è direttore di Pikaia, il
italiano dell'evoluzione, ed è stato coordinatore scientifico del Darwin
Day di Milano. Fa parte del Comitato Etico e del Comitato Scientifico della
Fondazione Umberto Veronesi per il progresso delle scienze. Fa parte del Consiglio Scientifico
Internazionale del Museo delle Scienze (MUSE) di Trento. -- è stato per Padova coordinatore scientifico
dell’allestimento museale del Giardino della Biodiversità presso l'Orto
Botanico di Padova, oltre che curatore della sezione “Le piante e l’uomo”. Dal
collabora ai progetti scientifici e di comunicazione del Parco Natura
Viva di Bussolengo. È stato il Curatore
Scientifico, insieme ai Fantini, Rufo e Pimpinelli, della mostra internazionale
"DNA. Il grande libro della vita da Mendel alla genomica” (Palazzo delle
Esposizioni, Roma). Dal punto di vista editoriale, è membro del comitato
editoriale de L'Indice dei libri. -- è componente del Comitato Scientifico
Internazionale della rivista Le Scienze, edizione italiana di Scientific
American, alla quale collabora. Scrive
regolarmente per la rivista Micromega. Dal
è firma delle pagine culturali del Corriere della Sera. Dal è direttore del magazine di Padova, Il Bo
LIVE. Due volte finalista del Premio
Galileo a Padova, nel ha ricevuto la
menzione speciale della giuria del Premio Scienza e letteratura-Merck Serono,
per il saggio La vita inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva
previsto (Cortina). Premio Adriano Vitelli Laico dell’Anno, , Torino; Premio
Internazionale di Ecologia Umana
(Abbazia di Spineto, Sarteano); Premio Capo d'Orlando per la comunicazione multimediale (Vico
Equense). Insieme a Federico Taddia e
alla Banda Osiris, è autore di progetti teatrali e musicali a tema scientifico,
come “Finalmente il Finimondo!” e “Il maschio inutile” ispirato all’omonimo
libro. Opere: “Il management
dell'unicità, Guerini e associati, Milano, “Homo sapiens e altre catastrofi,”
Meltemi, Roma); Immagini del tempo nel cinema d'oggi, Meltemi, Roma, “Sotto il
velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il cappellano del diavolo, Scienza e
idee, Milano, Cortina, Ospitato su archive.is. “Introduzione alla filosofia
della biologia” (Laterza, Roma-Bari); La teoria dell'evoluzione. Attualità di
una rivoluzione scientifica, Il Mulino, Bologna,T. Pievani-E. Capanna-C.A.
Redi, Chi ha paura di Darwin?, IBIS Edizioni, Como-Pavia, Creazione senza Dio,
Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo
all'italiana” (Milano, Bompiani, T. Pievani-Carla Castellucci); “Perdere la
libertà per Sante ragioni. Dal nascere al morire: la mano della Chiesa sulla
nostra vita, Milano, Chiarelettere, T. Pievani-Vittorio Girotto-Giorgio
Vallortigara, Nati per Credere, Codice Edizioni, Torino, 2008-. La vita
inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto, Raffaello
Cortina Editore, Milano, Introduzione a
Darwin, Roma-Bari, Laterza, La fine del
mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna, Il Mulino, Homo sapiens. Il cammino dell'umanità,
Atlante dell'Istituto Geografico De Agostini,
“Anatomia di una rivoluzione: la logica della scoperta scientifica di
Darwin” (Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica, morale: Darwin
spiega proprio tutto, Torino, Einaudi,
T. Pievani-Federico Taddia, Il maschio è inutile. Un saggio quasi
filosofico, Milano, Rizzoli, Leggere l’Origine delle specie di Darwin, IBIS
Edizioni, Como-Pavia, Libertà di
migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, con Valerio Calzolaio,
Einaudi, Torino, T. Pievani-Vittorio
Marchis, Lectures , Giappichelli, Come saremo. Storie di umanità
tecnologicamente modificata, con L. De Biase, Codice, Edizioni, Torino,
"Homo SapiensLe nuove storie dell'evoluzione umana", Libreria
Geografica, Homo sapiens. Le nuove
storie dell'evoluzione umana, Libreria Geografica, Imperfezione. Una storia
naturale, Milano, Raffaello Cortina, Libri per ragazzi Perché siamo parenti
delle galline? E tante altre domande sull’evoluzione, con F. Taddia, Editoriale
Scienza, Trieste, ; Sulle tracce degli antenati. L’avventurosa storia
dell’umanità, Editoriale Scienza, Trieste, . Introduzioni a opere di altri
autori Telmo Pievani ha curato l'edizione italiana di opere di Richard Dawkins,
di Niles Eldredge, di Stuart Kauffman, di Ian Tattersall, di Susan Oyama, di
Kim Sterelny, di Edward Osborne Wilson, di Sean B. Carroll, di Henri Gee e di
altri filosofi della biologia ed evoluzionisti. È inoltre il curatore
dell'edizione italiana del testamento scientifico di Stephen Jay Gould (La
struttura della teoria dell'evoluzione) e dell'ottavo volume (intitolato Storia
della scienza e della tecnologia) della Storia della Cultura Italiana diretta
da Luigi Luca Cavalli-Sforza. Ha curato l'edizione italiana di una parte dei
Taccuini della Trasmutazione darwiniani, pubblicati da Laterza con il titolo
di: Charles Darwin. Taccuino Rosso, Taccuino B, Taccuino E. Note
Dietelmo PIEVANI, su accademiadellescienze. PIEVANI DIETELMO, su didattica.unipd. Filosofia
si insegna a Biologia La prima cattedra a Pievani, Il mattino di Padova, su
mattinopadova.gelocal. Bergamoscienza,
su bergamoscienza Evolution: Education and Outreach Editorial board, su
springer.com. Homo SapiensLa grande
storia della diversità umana La grande storia della diversità umana I vincitori del premio «Scienza e
letteratura», Corriere della Sera, 11 giugno. Scheda libraria di "Evoluti
e abbandonati", su einaudi. Evoluzione Charles Darwin Stephen Jay Gould
Darwin Day Padova Orto Botanico di Padova Sito ufficiale, su telmopievani.com. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited
srl. Pubblicazioni di Telmo Pievani, su
Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de
l'Innovation. Il web magazine
cross-mediale dell'Padova, su ilbolive.unipd. Pikaia, il italiano dell'evoluzione, su pikaia.eu. Il
sito ufficiale della mostra DARWIN su
Darwin.
PIGLIARU.
(Orune). Filosofo. Grice:
“Pigliaru’s study of the modal code is unique – we don’t have that kind of
thing at Oxford, unless it’s from a tutee from Sardinia!” --Tra le molteplici
tematiche del suo impegno intellettuale una è di particolare interesse: la sua
interpretazione dei problemi socio-economici delle zone interne della Sardegna,
che inquadrò e tentò di spiegare nell'ambito della propria visione etico-politica Nacque a Orune, in provincia di Nuoro,
ultimo di cinque figli; i genitori, Pietro e Maria Murgia, sono due maestri
elementari, accomunati dunque dalla stessa formazione culturale e dal lavoro,
ma di provenienza sociale diversa. La famiglia di Pietro è di origine
contadina, attività marginale rispetto alla pastorizia prevalentemente
praticata in paese; nonostante le scarse disponibilità economiche, dopo le
elementari continua negli studi. Maria, la cui madre è maestra, proviene da
Sassari: ha vissuto in una realtà più aperta e si reca ad Orune, dopo il
diploma, per insegnarvi. Si sposano. Finite le elementari Antonio, che nel
frattempo ha perso il padre, lascia il paese, al quale rimase comunque sempre
profondamente legato, e si trasferisce a Sassari, presso i nonni materni, per
completare gli studi ginnasiali e liceali nel Convitto Canopoleno. Adderì al Gruppo Universitario, dove fece le
sue prime esperienze culturali, collaborando al giornale dell'organizzazione,
scrivendo soprattutto di teatro. Coltiva le sue aspettative nella
"rivoluzione fascista", come tanti giovani della sua generazione,
rifiutandone però le degenerazioni che il regime sta subendo. Frequenta dCagliari
nella Facoltà di lettere e filosofia -- viene arrestato, accusato insieme ad
altri, di gravi reati: spionaggio, guerra civile, cospirazione politica.
Condannato a 7 anni dal Tribunale militare di Oristano, sconta 17 mesi di
carcere, durante i quali contrae la malattia che lo porterà prematuramente alla
morte, per essere poi liberato in seguito all'Amnistia Togliatti. Ripresi gli studi, in pochi mesi supera tutti
gli esami e si laurea a Cagliari con una tesi sull'esistenzialismo in Giacomo Leopardi
-- assistente volontario alla cattedra di Filosofia del diritto dell'Sassari,
diventando assistente ordinario un anno dopo; consegue la libera docenza nella
stessa disciplina e nel 1967, vinto il concorso, è Professore di Dottrina dello
Stato. Nasce la rivista "Ichnusa", di cui fu animatore ed ispiratore.
La rivista uscì, con diverse sospensioni. Decide di darle un nuovo ruolo, meno
generalista ma più attento e teso a dar voce soprattutto alla "questione
sarda": gli editoriali, da lui redatti, vengono sempre più spesso dedicati
ai problemi della regione e la rivista si propone come laboratorio di
discussione, chiamando a raccolta un'intera generazione di giovani
intellettuali isolani impegnati per la rinascita dell'isola e per i quali
Pigliaru, in contatto con numerosi studiosi delle due università sarde di
Sassari e di Cagliari, diventa un vero e proprio maestro e ideologo. Muore a
Sassari il 27 marzo 1969 durante una seduta di emodialisi, terapia alla quale
si sottoponeva regolarmente per curare la grave insufficienza renale che lo
accompagnò per gran parte della sua vita.
Nel per i festeggiamenti dei 450
anni dell'Sassari, la sua immagine è stata apposta all'esterno del Dipartimento
di Scienze Politiche, Scienze della Comunicazione e Ingegneria
dell'Informazione dell'Ateneo. Era il padre dell'ex presidente della Regione
Sardegna, Francesco Pigliaru. Attività
Fu autore di numerosi saggi di grande spessore, considerati ancora oggi un
punto di riferimento imprescindibile per il dibattito sulla cultura sarda.
Inediti continuano ad apparire ancora adesso. Dopo un iniziale approdo alla
filosofia di Giovanni Gentile, soprattutto nelle prime, importanti opere,
Considerazioni critiche su alcuni aspetti del personalismo comunitario e
Persona umana ed ordinamento giuridico si avvicinò al personalismo storicista
di Giuseppe Capograssi, di cui accolse anche, con un'interpretazione originale,
la teoria della pluralità degli ordinamenti giuridici di Santi Romano, (specie
nel suo capolavoro di antropologia giuridica La vendetta barbaricina come
ordinamento giuridico). Successivamente sviluppò questioni del marxismo
gramsciano, in particolare in Struttura, soprastruttura e lotta per il diritto,
Gramsci e la cultura sarda e nell'incompiuto saggio su L'estinzione dello
Stato. Tra i suoi numerosi contributi sono anche da ricordare: Meditazioni sul
regime penitenziario italiano; La piazza e lo Stato; Promemoria sull'obiezione
di coscienza. È considerato uno dei più importanti antropologi giuridici
italiani e uno dei maggiori studiosi della Sardegna (Scuola antropologica di
Cagliari). A l'attività scientifica accompagnò un'intensa attività di
"didattica popolare", organizzando ad esempio numerosi corsi di
educazione per adulti e lavoratori in vari luoghi dell'isola. La sua vocazione
pedagogica emerge anche in "Scuola", periodico con molti collaboratori,
che esce nel 1954 e si rivolge ai maestri che si preparano al concorso
magistrale. Venne eletto nel Comitato regionale della Sezione sarda
dell'Associazione Italiana Biblioteche e confermato. Alla sua memoria sono
intitolate la Biblioteca di scienze sociali dell'Sassari (già denominata
Biblioteca interfacoltà per le scienze giuridiche, politiche ed economiche) e
le Biblioteche comunali di Orune e di Porto Torres. Opere: “Considerazioni critiche su alcuni
aspetti del personalismo comunitario” (Sassari); “Persona umana ed ordinamento
giuridico” (Milano); “Meditazioni sul regime penitenziario italiano” (Sassari);
“La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico’ (Milano (ora Nuoro); “La
piazza e lo Stato” (Sassari); “Sardegna, una civiltà di pietraRoma); “Struttura,
soprastruttura e lotta per il dirittoPadova, "Promemoria" sull'obiezione di coscienzaSassari);
Gramsci e la cultura sarda Roma; Il banditismo in Sardegna (Milano, e
successive edizioni Antonio Pigliaru: politica e cultura, antologia degli scritti
pubblicati sulla rivista IchnusaSassari
(Brigaglia, Mannuzzu, Melis Bassu; con scritti di: Gigi Ghirotti ... et
al.) Il rispetto dell'uomoSassari (con una nota di Antonio Delogu) Scritti sul
fascismoSassari, La lezione di CapograssiRoma) Saggi capograssianiRoma, (con introduzione di Antonio Delogu) Per un
primo giorno di scuola: lettera a una professoressaSassari, “Le parole e le
cose: alfabeto della democrazia” (Sassari. Bruno Migliorini et al., scheda sul
lemma Pigliaru, in Dizionario italiano multimediale e multilingue d'ortografia
e di pronunzia, Rai Eri, ://dizionario.rai/poplemma.aspx?lid Vedi anche qui:
Accento dei cognomi. Giuseppe
Capograssi, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Diritto,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Giulio
Angioni, Fare, dire, sentire. L'identico e il diverso nelle culture, Il
Maestrale, Giorgio Baratta et al., Il soldino dell'anima. Antonio Pigliaru
interroga Antonio Gramsci, CUEC
Francesco Casula, Letteratura e civiltà della Sardegna, I, Dolianova,
Grafica del Parteolla Editore, Sito ufficiale dedicato ad Antonio Pigliaru, su
pigliaru. "Visti da fuoriAntonio Pigliaru", Documentario RAI, su
sardegnadigitallibrary. Biblioteca di Scienze sociali "A. Pigliaru",
Sassari, su sba.uniss. 1Biblioteca comunalePorto Torres, su
comune.porto-torres.ss. di Antonio Pigliaru,
su pigliaru.
PIGLIUCCI.
(Monrovia). Filosofo. Important Italian philosopher. Grice: “I would hardly
consider him an Italian philosopher! His degree in Italy is in genetics, and
then he went to the colonies!” -- Co-conduttore di “Parlando
razionalmente” e redattore capo della rivista online Scientia Salon. Pigliucci
è un deciso critico della pseudoscienza e del creazionismo ed un sostenitore
del secolarismo e della educazione scientifica. Pigliucci è nato a
Monrovia, Liberia, ma è cresciuto a Roma. Ha conseguito il dottorato in
genetica all'Università degli Studi di Ferrara, Italia. Pigliucci è stato
professore di ecologia e evoluzione all'Stony Brook compiendo ricerche sulla
plasticità fenotipica, le interazioni genotipo-ambiente, la selezione naturale
e i vincoli imposti sulla selezione naturale da parte del corredo genetico e
dello sviluppo degli organismi. Nel 1997, ha ricevuto il premio Theodosius
Dobzhansky, conferito annualmente dalla Society for the Study of Evolution
(Associazione per lo studio dell'evoluzione). Come filosofo, si è interessato
alla struttura e ai fondamenti della teoria dell'evoluzione, alla relazione tra
scienza e filosofia e alla relazione tra la scienza e la religione ed è un
sostenitore della sintesi evolutiva estesa. Pigliucci scrive regolarmente
sullo Skeptical Inquirer sui temi di negazionismo o scetticismo del cambiamento
climatico, disegno intelligente, pseudoscienza e filosofia. Ha scritto per
Philosophy Now e ha un blog intitolato "Rationally Speaking (Parlando
razionalmente)". Ha contrastato "i negazionisti dell'evoluzione"
(creazionismo della Terra Giovane e sostenitori del disegno intelligente), tra
cui i creazionisti della terra giovane Duane Gish e Kent Hovind, i sostenitori
del disegno intelligente William Dembski e Jonathan Wells, in molte
occasioni. Pensiero critico e scetticismo scientifico Michael
Shermer, Julia Galef e Massimo Pigliucci durante una registrazione dal vivo a
Northeast Conference on Science and Skepticism (Conferenza del nord-est sulla
scienza e sullo scetticismo), Pur
essendo ateo, Pigliucci non crede che la scienza richieda di essere atei, se si
ammettono due distinzioni: la distinzione tra naturalismo metodologico e
naturalismo filosofico e la distinzione tra giudizi di valore e le questioni di
fatto. Crede che molti scienziati ed insegnanti di scienze non apprezzino tali
differenze. Pigliucci ha criticato gli scrittori Nuovi Atei per aver sostenuto
quello che lui considera scientismo (sebbene escluda il filosofo Daniel Dennett
da questa accusa). In una discussione del suo libro Answers for Aristotle: How
science and philosophy can lead us to a more meaningful life (Risposte per
Aristotele: come la scienza e la filosofia possono condurci ad una vita più
ricca di significato), Pigliucci ha detto al conduttore del podcast
Skepticality, Derek Colanduno, “Aristotele era il primo pensatore antico a
prendere sul serio l'idea che hai bisogno di fatti empirici, e che hai bisogno
di un approccio basato sull'evidenza nel mondo, e che devi essere in grado di
riflettere sul significato di quei fatti....Se vuoi delle risposte a delle domande
morali, non chiedi al neurobiologo, non chiedi al biologo dell'evoluzione,
chiedi al filosofo.” Pigliucci descrive la missione degli scettici,
facendo riferimento al libro di Carl Sagan Il mondo infestato dai demoni: La
scienza e il nuovo oscurantismo dicendo “Ciò che fanno gli scettici è tenere
accesa quella candela e cercare di diffonderla il più possibile.” Pigliucci fa
parte del consiglio di NYC Skpetics e fa parte del comitato consultivo di
Secular Coalition for America (Coalizione secolare per l'America). Nel
2001, ha preso parte a un dibattito sull'esistenza di Dio con William Lane
Craig. Massimo Pigliucci ha criticato l'articolo di giornale di Papa
Francesco intitolato Un dialogo aperto con i non-credenti (An open dialogue
with non-believers). Secondo Pigliucci l'articolo assomigliava più ad un
monologo che ad un dialogo, e ha indirizzato una risposta personale a Papa
Francesco nella quale ha scritto che il papa ha solo offerto ai non-credenti
"una riaffermazione di fantasie senza fondamento riguardo a Dio e a suo
Figlio...seguite da affermazioni confuse tra il concetto d'amore e di verità,
il tutto condito da una significativa dose di revisionismo storico e negazione
degli aspetti più brutti della tua Chiesa (noterai che non ho nemmeno menzionato
la pedofilia!).” Rationally Speaking Nell'agosto 2000 Pigliucci ha
iniziato una rubrica su internet intitolata Rationally Speaking (Parlando
razionalmente). Nell'agosto 2005, la rubrica è diventata un blog, dove ha
scritto fino a marzo .Dal 1º febbraio
Pigliucci co-conduce il podcast bi-settimanale Rationally Speaking con
Juilia Galef, che ha conosciuto al Northeast Conference on Science and
Skepticism (Conferenza del nord-est sulla scienza e sullo scetticismo), Il
podcast è prodotto da New York City skeptics (Scettici della città di New
York). Il programma vede la partecipazione di ricercatori, divulgatori
scientifici ed insegnanti per presentare libri o discutere di temi di attualità
su temi di filosofia e scienza. In una puntata del , Neil deGrasse Tyson
descrisse la necessità di finanziare con denaro pubblico i programmi spaziali.
La trascrizione della puntata venne poi pubblicata nel libro Space Chronicles
(Cronache Spaziali).[28] In un altro episodio Tyson spiegò la propria opinione
sul significato di essere ateo, poi commentata in una trasmissione di NPR.[29]
Pigliucci ha poi lasciato il podcast per dedicarsi ad altri interessi. Phenotypic
evolution : a reaction norm perspective, Sunderland, Mass., Sinauer,Tales of
the Rational : Skeptical Essays About Nature and Science, Freethought Press, Phenotypic
Plasticity: Beyond Nature and Nurture , Johns Hopkins University Press, 2Denying
Evolution: Creationism, Scientism, and the Nature of Science, Sinauer, .Phenotypic
Integration: Studying the Ecology and Evolution of Complex Phenotypes, Oxford
University Press, Making Sense of Evolution: The Conceptual Foundations of
Evolutionary Biology , University of Chicago Press, Evolution: The Extended Synthesis, Nonsense on
Stilts: How to Tell Science from Bunk, University of Chicago Press, Answers for
Aristotle: How Science and Philosophy Can Lead Us to a More Meaningful Life,
Basic Books, Philosophy of
Pseudoscience: Reconsidering the Demarcation Problem, University of Chicago Press,
Is evolutionary psychology a pseudoscience?, in Skeptical Inquirer, Science and
fundamentalism, in EMBO reports, The power and perils of metaphors in science,
in Skeptical Inquirer, What is
philosophy of science good for?, in Philosophy Now, The alleged fallacies of evolutionary theory,
in Philosophy Now, Altri articoli si
possono trovare sui siti web personali (vedere "" sotto). NCurriculum
Vitae , su lehman.edu. 24 ccny.cuny.edu, ccny.cuny.edu/profiles Rationally
Speaking Podcast, su rationallyspeakingpodcast.org. Scientia Salon, su scientiasalon.wordpress.com.
Philosophy of Pseudoscience: Reconsidering the Demarcation Problem, University
of Chicago Press, The Dangers of Pseudoscience, in The New York Times, Denying
evolution: Creationism, scientism, and the nature of science, Sunderland, MA,
Sinauer Associates, Secular Coalition for America Advisory Board
Biography, su secular.org. Science and fundamentalism, in EMBO reports, Short
Bio , su lehman.edu. Massimo Pigliucci — Selected Papers, su lehman.edu. 28
novembre 5 agosto ). Society for the
Study of Evolution — Description of Awards, su evolutionsociety.org. 28
novembre 25 ottobre ). Wade, Michael J.,
The Neo-Modern Synthesis: The Confluence of New Data and Explanatory Concepts,
in BioScience, Pigliucci, Committee for Skeptical Inquiry. Denying evolution:
creationism, scientism, and the nature of science, Sunderland, Mass., Sinauer
Associates, Evolution Debate — Pigliucci vs Hovind, Richard Dawkins Foundation
for Reason and Science, CV of William Dembski, su designinference.com. Evolution
and Intelligent Design: Pigliucci vs Wells, Uncommon Knowledge, Excommunicated
by the Atheists!, su rationallyspeaking.blogspot.com. New Atheism and the
Scientistic Turn in the Atheism Movement , in Midwest Studies In Philosophy, Derek
Colanduno, Should You Answer Aristotle?, Skeptic Magazine, Richard Saunders,
The Skeptic Zone #101, su//skepticzone.tv/,
Moreland, J.P. (). Debating Christian Theism. USA: Oxford University
Press. Dear Pope, su Rationally
Speaking, 20 settembre .Welcome, everyone!, su rationallyspeaking.blogspot.nl, Massimo
Pigliucci, So long, and thanks for all the fish, su
rationallyspeaking.blogspot.nl, 20 marzo .
Todd Stiefel e Amanda K. Metskas, Julia Galef, The Humanist, 22 maggio .
Jennifer Culp, Neil DeGrasse Tyson, Great Science Writers Series, The Rosen
Publishing Group, 7Tania Lombrozo, What If Atheists Were Defined By Their Actions?,
NPR Anniversary Live Show, su Rationally Speaking, New York City Skeptics, 27Committee
for Skeptical Inquiry APlato's Footnot ePagina web di Pigliucci Rationally
Speaking blog sullo scetticismo scientifico skepticism e sull'umanismo. Pigliucci's
Rationally Speaking Podcast Massimo Pigliucci su Secular Web Philosophy &
Theory in Biology(Filosofia e Teoria in Biologia), su philosophyandtheoryinbiology.org.
Refs.: Luigi Speranza, "Grice e
Pigliucci," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia
PIOVANI.
(Napoli). Filosofo. Grice:
“Like Austin, and then again like me, Piovani could invent lingo. The whole
point of ordinary-language philosophy was an attack on ‘philosophical
language,’ and there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING unordinary
philosophical language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!” -- Si laureò a
Napoli dove conobbe il suo maestro Capograssi. Insegnò a Trieste, Firenze e
Roma), e successivamente occupò via via le cattedre di Storia delle dottrine
politiche, Storia della filosofia morale e di Filosofia morale presso la
Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi di Napoli Federico
II, dove rimase fino alla propria morte, avvenuta nel 1980. Insignito di
numerosi riconoscimenti accademici, Socio Linceo. Figlio di due maestri
elementari, educato al senso dell'appartenenza nazionale e cresciuto fino ai
vent'anni sotto il fascismo, Piovani si formò a Napoli, dove, nella prima
giovinezza (come invero molte altre future figure di spicco della vita
culturale e civile italiana), prese anche parte alle attività del GUF cittadino
e scrisse su alcuni fogli del regime. La sua originale ricerca filosofica ebbe
avvio all'indomani immediato della tragica conclusione della seconda guerra
mondiale e di ciò portò i segni anche nell'elaborazione della propria
caratterizzazione etico-politica, presto approdata alle ragioni del liberalismo
democratico. Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito volontaristico
dell'attualismo, la necessità di ripensare il "modello" idealistico
della "nuova Italia" lo indusse ad un'intensa riflessione sul
significato e sul valore dell'individuo nel suo farsi persona, che lo impegnò
per tutta la vita, troncata dalla malattia a soli 58 anni. Autore di molti
volumi (se ne conteranno più di venti al termine della sua carriera di
scrittore), che spaziano dalla filosofia del diritto al pensiero filosofico
italiano, soprattutto a quello meridionale, ricoprì incarichi nelle più
importanti accademie italiane; fu direttore, insieme a Eustachio Paolo Lamanna,
della "Collana di Filosofia" delle Edizioni Morano di Napoli, e fondatore,
presso il Cnr, del Centro di Studi Vichiani. Al suo pensiero e alla sua
"scuola" sono dedicati numerosi scritti. La "FondazionePiovani
per gli studi vichiani" ne custodisce la biblioteca e gli archivi. Pensiero filosofico Il pensiero di Pietro
Piovani è stato definito da uno dei suoi più importanti allievi, Fulvio
Tessitore, «una fenomenologia dell'individuale». Per il pensatore napoletano
l'individuo non è concepito come un'entità chiusa ed egoistica tendente
all'assolutizzazione ma, al contrario, accettando egli la sua natura di vivente
limitato, afferma sé stesso nella responsabilità della propria azione. Nella
formazione del pensiero di Piovani concorrono elementi esistenzialistici (con
particolare simpatia per Jaspers), coniugati con motivi rosminiani, a loro
volta filtrati attraverso Capograssi, il quale pose Piovani di fronte al grande
tema dell’analisi dell’esperienza comune. Di ciò è documento la prima monografia
Normatività e società; che utilizza anche temi della prima Azione blondeliana.
La necessità di fondare la persona grazie a un criterio o norma, che è la
ragione dell’agire e del pensare (la logica della vita morale), fa scoprire il
tema di fondo della più matura filosofia morale piovaniana: il soggetto è un
«volente non volutosi», vale a dire che il soggetto, per quanto approfondisca
il proprio essere che è il suo esistere, deve arrestarsi dinanzi alla
constatazione di essere dato, di non essersi voluto. L’«alternativa
esistenziale» dell’accettazione della vita ne riscatta, con la volontà di essere
a fronte della possibilità contraddittoria del suicidio, l’originaria datità.
Ma questa accettazione, che è la sola possibile fondazione della vita morale,
rifiuta ogni «ostinazione singolaristica» e comporta che la vita è vita di
relazione, dove questa non è conquista ma condizione consustanziale del
soggetto che si accetta e dunque accetta l’altro, a iniziare dalla propria
alterità rispetto a se stesso. L’essenziale «instaurazione personalitaria»
consente la fondazione del diritto e della morale: entrambe formazioni
storiche, fondate dinamicamente in quanto capaci di comprendere ogni forma in
cui si sostanzi l’attivo desiderio dell’uomo di soddisfare l’insaziabile
bisogno di valori, anch'essi costruiti dalla scelta esistenziale dei soggetti
storici. In base a tale considerazione Piovani sostiene che l'essere umano non
possa fare affidamento su alcun tipo di fondamento poiché, essendo un essere
limitato e storico, è di fatto costretto a fondare continuamente i suoi punti
di riferimento. A questo proposito assumono appunto un ruolo primario i valori,
considerati non come assoluti ed eterni bensì prodotto della specificità
individuale. Del resto proprio i valori esaltano la responsabilità dell'azione
degli individui, che, altrimenti, verrebbe mortificata nel riferimento
obbligato a qualcosa di assoluto. Si può dunque parlare, in Piovani, di un
pluralismo etico che non significa relativismo ma relatività e, dunque,
rispetto. Una posizione quest'ultima che sembra chiaramente riprendere il
pensiero di Kant e, in particolare, il tema dell'agonismo etico. Per il
ricorrere di questi temi, l’originale filosofia di Piovani può riassumersi
nella formula tra «esistenzialismo ripensato e storicismo rinnovato». Note
Tra questi, un numero della rivista Gerarchia, su cuidiciannovennescriveva
nel settembre del 1942, riferendosi alla partecipazione emotiva degli italiani
al conflitto con la Grecia: "Questo modo di sentire e di interpretare gli
eventi deve essere posto in luce perché esso indica che un ventennio di regime
fascista è riuscito a dare agli Italiani almeno quel senso di preoccupazione
della tutela e della difesa dei propri interessi, che è il presupposto
indispensabile per la formazione di una autentica e completa coscienza
imperiale":Piovani, Roma e Tirana, in Gerarchia, Piovani, Evoluzione
liberale, in Biblioteca della libertà, Piovani, Principi di una filosofia della
morale, cap. I. Piovani, Principi di una filosofia della morale, cap. II.
Piovani “Principi di una filosofia della morale,” F. Tessitore, PIOVANI, Pietro,
in Enciclopedia filosofica di Gallarate, Bompiani, Milano. Opere: “Normatività
e società” (Napoli, Jovene); “Il significato del principio di effettività”
(Milano, Giuffre); “Morte e trasfigurazione
dell'Università” (Napoli, Guida, (II ed. Napoli, Guida, La teodicea
sociale di Rosmini, Padova, Cedam, II ed. Brescia, Morcelliana, Linee di una filosofia del diritto, Padova,
CEDAM, “Giusnaturalismo ed etica moderna” Bari, Laterza); “Filosofia e storia
delle idee” (Bari, Laterza); “Conoscenza storica e coscienza morale” (Napoli,
Morano); “Principi di una filosofia della morale” (Napoli, Morano); Oggettivazione
etica e assenzialismo, F. Tessitore, Napoli, Morano); “La filosofia nuova di Vico”
(F. Tessitore (Napoli, Morano); “ Per una filosofia della morale, F. Tessitore,
Milano, Bompiani (Il pensiero Occidentale), Critica Fulvio Tessitore, Tra
esistenzialismo e storicismo: la filosofia morale di Pietro Piovani, Napoli, Morano,
Fulvio Tessitore, Pietro Piovani, Napoli, Società nazionale di scienze lettere
e arti, Domenico Jervolino, Logica del concreto ed ermeneutica della vita
morale. Newman, Blondel, Piovani, Napoli, Morano, Giuseppe Acocella, Idee per
un'etica sociale. Note in margine al pensiero di Pietro Piovani, Soveria
Mannelli, Rubbettino, Paolo Amodio ,
degli scritti su Pietro Piovani, Napoli, Liguori, Giuseppe Lissa,
Anti-ontologismo e fondazione etica in Pietro Piovani, Napoli, Giannini, Anna
Maria Nieddu, Normatività soggettività storicità: saggio sulla filosofia della
morale di Pietro Piovani, Napoli, Loffredo, Anna Maria Nieddu , Incontri
blondellani. Volontà, norma, azione in Maurice Blondel e in Pietro Piovani,
Cagliari, Editore, Adamo Perrucci, L'etica della responsabilità. Saggio su
Pietro Piovani, Napoli, Liguori, Giovanni Morrone, La scuola napoletana di
Pietro Piovani: lettura critica e informazione bibliografica, Roma : Edizioni
di Storia e Letteratura, (Sussidi
eruditi) Marco M. Olivetti, «PIOVANI,
Pietro» in Enciclopedia ItalianaIV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, La voce «Etica» compilata da Pietro Piovani, in Enciclopedia del
Novecento, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1977. Sito web del Centro
di Studi Vichiani del Cnr di Napoli. La lezione etica più che mai attuale di
Pietro Piovani, di Fulvio Tessitore, Il Messaggero, Pietro Piovani, di Fulvio
Tessitore, Napoli, 1982. Sito web della FondazionePiovani per gli studi
vichiani. Ebook dello Invito a Vico diPiovani, edizioni Ispf-Cnr, , in accesso
libero. Keywords: “i principi metafisici di Vico” – Luigi Speranza, “Grice e
Piovani: I principi metafisici di Vico” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza.
PIRANDELLO.
(Girgenti). Filosofo. Grice:
“Pirandello would say he is no philosopher, but then I’m a cricketer!” --. Medaglia del
Premio Nobel Premio Nobel per la letteratura. Per la sua produzione, le
tematiche affrontate e l'innovazione del racconto teatrale è considerato tra i
più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse
novelle e racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta
drammi, l'ultimo dei quali incompleto. Firma di Luigi Pirandello
MENU0:00 Voce di Pirandello mentre legge un suo prologo a Sei personaggi in
cerca d'autore (1926) Biografia «Io son figlio del Caos; e non allegoricamente,
ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso
ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di
Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco
"Kaos".» (Luigi Pirandello) Stefano Pirandello, padre di
Luigi, in divisa garibaldina La famiglia Magnifying glass icon mgx2.svg
Biografia del figlio cambiato. Luigi Pirandello, figlio di Stefano Pirandello e
Caterina Ricci Gramitto, appartenenti a famiglie di agiata condizione borghese,
dalle tradizioni risorgimentali, nacque nel 1867 in contrada Càvusu a Girgenti,
nome di origine araba con cui era nota, fino al 1927, la città siciliana di
Agrigento .Nell'imminenza del parto che doveva avvenire a Porto Empedocle, per
un'epidemia di colera che stava colpendo la Sicilia, il padre Stefano aveva
deciso di trasferire la famiglia in un'isolata tenuta di campagna per evitare
il contatto con la pestilenza. Porto Empedocle, prima di chiamarsi così, era
una borgata (Borgata Molo) di Girgenti (l'odierna Agrigento). Quando nel
1853 si decise che la borgata divenisse comune autonomo «La linea di confine
fra i due comuni venne fissata all'altezza della foce di un fiume essiccato che
tagliava in due la contrada chiamata "u Càvuso" o "u Càusu"
(pantalone) [...] Questo Càvuso apparteneva metà al nuovo comune di Porto
Empedocle e l'altra metà al Comune di Girgenti [...] A qualche impiegato
dell'ufficio anagrafe parve che non era cosa [che si scrivesse che qualcuno
fosse nato in un paio di pantaloni] e cangiò quel volgare "Càusu" in
"Caos» Il padre, Stefano Pirandello, aveva partecipato tra il 1860 e
il 1862 alle imprese garibaldine; aveva sposato nel 1863 Caterina, sorella di
un suo commilitone, Rocco Ricci Gramitto. Il nonno materno di Luigi,
Giovanni Battista Ricci Gramitto, era stato tra gli esponenti di spicco della
rivoluzione siciliana del 1848-49 e, escluso dall'amnistia al ritorno del
Borbone, era fuggito in esilio a Malta dove era morto un anno dopo, nel 1850, a
soli 46 anni. Il bonno paterno, Andrea Pirandello, era stato un armatore
e ricco uomo d'affari di Pra', ora quartiere di Genova. La famiglia di
Pirandello viveva in una situazione economica agiata, grazie al commercio e
all'estrazione dello zolfo. I primi anni La casa natale di Pirandello,
in località Caos L'infanzia di Pirandello fu serena ma, come lui stesso avrebbe
raccontato nel 1935, fu caratterizzata anche dalla difficoltà di comunicare con
gli adulti e in specie con i suoi genitori, in modo particolare con il padre.
Questo lo stimolò ad affinare le sue capacità espressive e a studiare il modo
di comportarsi degli altri per cercare di corrispondervi al meglio. Fin
da ragazzo soffriva d'insonnia e dormiva abitualmente solo tre ore per
notte. Luigi adolescente (Agrigento, 1884) Il giovane Luigi era
molto devoto alla Chiesa cattolica grazie all'influenza che ebbe su lui una
domestica di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, ma
inculcandogli anche credenze superstiziose fino a convincerlo della paurosa
presenza degli spiriti. La chiesa e i riti della confessione religiosa gli
permettevano diaccostarsi ad un'esperienza di misticismo, che cercherà di
raggiungere in tutta la sua esistenza. Si allontanò dalle pratiche
religiose per un avvenimento apparentemente di poco conto: un prete aveva
truccato un'estrazione a sorte per far vincere un'immagine sacra al giovane
Luigi; questi rimase così deluso dal comportamento inaspettatamente scorretto
del sacerdote che non volle più avere a che fare con la Chiesa, praticando una
religiosità del tutto diversa da quella ortodossa. Dopo l’istruzione
elementare impartitagli privatamente, nel 1878 fu iscritto dal padre alla regia
scuola tecnica di Girgenti, ma durante un’estate preparò, all’insaputa del
padre, il passaggio agli studi classici. In seguito a un dissesto economico, la
famiglia si trasferì a Palermo, dove il quattordicenne Luigi frequentò il regio
ginnasio Vittorio Emanuele II e dove rimase anche dopo il rientro dei suoi, nel
1885, a Porto Empedocle. Qui si appassionò subito alla letteratura. A soli
undici anni scrisse la sua prima opera, "Barbaro", andata perduta.
Per un breve periodo, nel 1886, aiutò il padre nel commercio dello zolfo, e
poté conoscere direttamente il mondo degli operai nelle miniere e quello dei facchini
delle banchine del porto mercantile. Iniziò i suoi studi universitari a
Palermo nel 1886, per recarsi in seguito a Roma, dove continuò i suoi studi di
filologia romanza che poi, anche a causa di un insanabile conflitto con il
rettore dell'ateneo capitolino, dovette completare, su consiglio del suo
maestro Ernesto Monaci, a Bonn (1889). A Bonn, importante centro
culturale di quei tempi, Pirandello seguì i corsi di filologia romanza ed ebbe
l'opportunità di conoscere grandi maestri come Franz Bücheler, Hermann Usener e
Richard Förster. Si laureò nel 1891 con una tesi sulla parlata agrigentina
"Foni ed evoluzione fonetica del dialetto di Girgenti" (Laute und
Lautentwicklung der Mundart von Girgenti), in cui descrisse il dialetto della
sua città e quelli dell'intera provincia, che suddivise in diverse aree
linguistiche. Il tipo di studi gli fu probabilmente di fondamentale aiuto nella
stesura delle sue opere, dato il raro grado di purezza della lingua italiana
utilizzata. Nella città tedesca alla fine di gennaio del 1890 conobbe a
una festa in maschera la giovane Jenny Schulz-Lander, della quale si innamorò e
con cui andò ad abitare nella pensione tenuta dalla madre della ragazza. A lei
dedicherà i versi di Pasqua di Gea dove la descriveva come «lucifera fanciulla,
tu che il mio tutto sei e pur, forse, sei nulla» e la ricorderà anche nei versi
di Fuori di chiave: «Fuori la neve eterna fiocca; / piano l'uscio s'apre e, un
dito in bocca, / entra scalza Jenny...» Quarant'anni dopo, Pirandello ormai
famoso, durante un soggiorno a New York ricevette un biglietto, a cui non
rispose, da Jenny, che nel frattempo era diventata scrittrice. Il
matrimonio Nel 1892 Pirandello si trasferì a Roma, dove poté mantenersi grazie
agli assegni mensili inviati dal padre. Qui conobbe Luigi Capuana che lo aiutò
molto a farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti
intellettuali dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e
critici. A Girgenti, Pirandello sposò Maria Antonietta Portulano
(18711959), figlia di un ricco socio del padre. Questo matrimonio concordato
soddisfaceva anche gli interessi economici della famiglia di Pirandello.
Nonostante ciò tra i due coniugi nacque veramente l'amore e la passione. Grazie
alla dote della moglie, la coppia godeva di una situazione molto agiata, che
permise ai due di trasferirsi a Roma. Nel 1895, a completare l'amore tra
gli sposi, nacque il primo figlio: Stefano (1895–1972), a cui seguirono due
anni dopo, Rosalia Caterina (Lietta) (1897-1971) e nel 1899 Fausto Calogero
(1899–1975). Maria Antonietta Portulano Il crollo finanziario e la
malattia della moglie Nel 1903, un allagamento e una frana nella miniera di
zolfo di Aragona di proprietà del padre, nella quale era stata investita parte
della dote di Antonietta, e da cui anche Pirandello e la sua famiglia traevano
un notevole sostentamento, li ridusse sul lastrico. Questo avvenimento
accrebbe il disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello,
Antonietta. Ella era sempre più spesso soggetta a crisi isteriche, causate
anche dalla gelosia, a causa delle quali o lei rientrava dai genitori in
Sicilia, o Pirandello era costretto a lasciare la casa. La malattia prese la
forma di una gelosia delirante e paranoica, che la portava a scagliarsi contro
tutte le donne che parlassero col marito, o che lei pensava che volessero avere
un qualche tipo di rapporto con lui; perfino la figlia Lietta susciterà la sua
gelosia, e a causa del comportamento della madre tenterà il suicidio e poi se
ne andrà di casa. La chiamata alle armi di Stefano nella Grande Guerra peggiorò
ulteriormente la sua situazione mentale. Solo diversi anni dopo, nel
1919, egli, ormai disperato, acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un
ospedale psichiatrico. Antonietta Portulano morirà in una clinica per malattie
mentali di Roma, sulla via Nomentana, nel 1959 a 88 anni di età. La malattia
della moglie portò lo scrittore ad approfondire, portandolo ad avvicinarsi alle
nuove teorie sulla psicoanalisi di Sigmund Freud, lo studio dei meccanismi
della mente e ad analizzare il comportamento sociale nei confronti della
malattia mentale. Spinto dalle ristrettezze economiche e dallo scarso
successo delle sue prime opere letterarie, e avendo come unico impiego fisso la
cattedra di stilistica all'Istituto superiore di magistero femminile (che tenne
dal 1897 al 1922), lo scrittore dovette impartire lezioni private di italiano e
di tedesco, dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario. Dal 1909
iniziò anche una collaborazione con il Corriere della Sera. Il primo
grande successo Luigi Pirandello (1920) Il suo primo grande successo fu
merito del romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nelle notti di veglia alla
moglie paralizzata alle gambe. Il libro fu pubblicato nel 1904 e subito tradotto
in diverse lingue. La critica non diede subito al romanzo il successo che
invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero cogliere il carattere
di novità del romanzo, come d'altronde di altre opere di Pirandello.
Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette aspettare il 1922, quando si
dedicò totalmente al teatro. Lo scrittore siciliano aveva rinunciato a scrivere
opere teatrali, quando l'amico Nino Martoglio gli chiese di mandare in scena
nel suo Teatro Minimo presso il Teatro Metastasio di Roma alcuni suoi lavori:
Lumie di Sicilia e l'Epilogo, un atto unico scritto nel 1892. Pirandello
acconsentì e la rappresentazione il 9 dicembre del 1910 dei due atti unici ebbe
un discreto successo. Tramite i buoni uffici del suo amico Martoglio anche
Angelo Musco volle cimentarsi con il teatro pirandelliano: Pirandello tradusse
per lui in siciliano Lumie di Sicilia, rappresentato con grande successo al
Teatro Pacini di Catania il 1º luglio 1915. Cominciò da questa data la
collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo qualche tempo per
la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della commedia Liolà nel
novembre del 1916 al teatro Argentina diRoma: «Gravi dissensi» di cui
Pirandello scriveva nel 1917 al figlio Stefano. Dalla Grande Guerra al
Nobel: il successo internazionale Magnifying glass icon mgx2.svgTeatro d'Arte
di Roma. La guerra fu un'esperienza dura per Pirandello; il figlio Stefano
venne infatti imprigionato dagli austriaci, e, una volta rilasciato, ritornò in
Italia gravemente malato e con i postumi di una ferita. Durante la guerra,
inoltre, le condizioni psichiche della moglie si aggravarono al punto da
rendere inevitabile il ricovero in manicomio (1919) dove rimase, come detto,
fino alla morte. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro
frenetico, dedicandosi soprattutto al teatro. Nel 1925 fondò la Compagnia del
Teatro d'Arte di Roma con due grandissimi interpreti dell'arte pirandelliana:
Marta Abba e Ruggero Ruggeri. Con questa compagnia cominciò a viaggiare per il mondo:
le sue commedie vennero rappresentate anche nei teatri di Broadway. Nel
giro di un decennio arrivò ad essere il drammaturgo di maggior fama nel mondo,
come testimonia il premio Nobel per la letteratura ricevuto nel 1934, "per
il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale".
Degno di nota fu lo stretto rapporto con la giovane Abba, sua musa ispiratrice,
della quale Pirandello, secondo molti biografi e conoscenti, era innamorato
forse solamente in maniera platonica. Molte delle opere pirandelliane
cominciavano intanto ad essere trasposte al cinema: Pirandello andava spesso ad
assistere alla lavorazione dei film; andò anche negli Stati Uniti d'America,
dove famosi attori e attrici di Hollywood, come Greta Garbo, interpretavano i
suoi soggetti. Nell'ultimo di questi viaggi (1935) andò a trovare, su invito,
Albert Einstein a Princeton. In una conferenza stampa Pirandello difese con
veemenza la politica estera del fascismo, con la guerra d'Etiopia, accusando i
giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il colonialismo contro i nativi
americani.[25] Pirandello e la politica: l'adesione al fascismo
Pirandello non aveva mai preso specifiche posizioni politiche, tranne
l'ammirazione per il patriottismo garibaldino di famiglia, unica certezza in
un'epoca di crisi. L'idea politica di fondo di Pirandello era legata
principalmente a questo patriottismo risorgimentale. Una sua lettera apparsa
nel 1915 sul Giornale di Sicilia testimonia gli ideali patriottici della
famiglia, proprio nei primi mesi dallo scoppio della Grande Guerra durante la
quale il figlio Stefano fu fatto prigioniero dagli austriaci e rinchiuso, per
la maggior parte della prigionia, nel campo di concentramento di Pian di
Boemia, presso Mauthausen. Pirandello non riuscì a far liberare il figlio
malato neppure con l'intervento del papa Benedetto XV. Nella sua vita condivise
alcune delle idee dei giovani Fasci siciliani e del socialismo; ne I vecchi e i
giovani si nota come l'idea politica di Pirandello era stata oscurata dalla
riflessione "umoristica". Per Pirandello, i siciliani avevano subìto
le peggiori ingiustizie dai vari governi italiani: è questa l'unica idea forte
che ci presenta. Nella prima guerra mondiale, come detto, fu un
interventista, anche se avrebbe preferito che il figlio non partecipasse in
prima linea alla guerra, cosa che invece Stefano farà, arruolandosi volontario
immediatamente e rimanendo ferito e prigioniero degli austriaci, situazione che
sarà estremamente angosciosa per lo scrittore. Nel primo dopoguerra non aderì
subito ai Fasci di combattimento, tuttavia pochi anni dopo espliciterà
l'adesione al fascismo, ormai istituzionalizzato. Il 28 ottobre 1923 fu
ricevuto da Mussolini a Palazzo Chigi. Il 17 settembre 1924 Pirandello chiese
l'iscrizione al PNF inviando un telegramma a Mussolini, pubblicato subito
dall'agenzia Stefani: «Eccellenza, sento che questo è per me il momento
più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se
l'E.V. mi stima degno di entrare nel Partito Nazionale Fascista, pregerò come
massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario. Con
devozione intera.]» Il telegramma arrivava in un momento di grande
difficoltà per il presidente del Consiglio dopo il ritrovamento il 16 agosto
del corpo dell'on. Giacomo Matteotti.[28][30] Per la sua adesione al
fascismo, Pirandello fu duramente attaccato da alcuni intellettuali e politici
italiani fra cui il deputato liberale Giovanni Amendola che in un articolo
arrivò a dargli dell'"accattone" che voleva a tutti i costi divenir
senatore del Regno. Pirandello, pur non ritrovandosi caratterialmente con
Mussolini e molti gerarchi, che riteneva persone troppo rozze e volgari, oltre che poco interessati alla vera arte[33],
non rinnegò mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una
profonda sfiducia nei regimi socialdemocratici (così come non si interessò mai
del marxismo, solo ne I vecchi e i giovani mostra un leggero interesse per il
socialismo), regimi nei quali sin da inizio Novecento si andavano trasformando
le democrazie liberali, che riteneva a loro volta corrotte, portando ad esempio
gli scandali dell'età giolittiana e il trasformismo; provava inoltre un deciso
disprezzo per la classe politica del tempo[31][34], che avrebbe voluto vedere,
nichilisticamente, cancellata dalla vita del Paese, e una forte sfiducia verso
la «massa» caotica del popolo, che andava, secondo lui, istruita e guidata da
una sorta di "monarca illuminato". Pirandello al «Théâtre Edouard
VII» per i Sei personaggi in cerca d'autore (Parigi, 1925) Nel 1925 Pirandello
fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da
Giovanni Gentile. L'adesione di Pirandello al Fascismo fu per molti imprevista
e sorprese anche i suoi più stretti amici; sostanzialmente egli, per un certo
conservatorismo che comunque aveva, guardava al Duce come riorganizzatore di
una società in disfacimento e ormai completamente disordinata. Un'altra motivazione addotta per spiegare tale
scelta politica è che il fascismo lo riconduceva a quegli ideali patriottici e
risorgimentali di cui Pirandello era convinto sostenitore, anche per le radici
garibaldine del padre. Pirandello vedeva, secondo questa tesi, nel Fascismo la
prima idea originale post-risorgimentale, che doveva rappresentare la
"forma" nuova dell'Italia destinata a divenire modello per l'Europa. Potrebbe
apparire un punto di contatto tra Pirandello e il fascism il sostenuto
relativismo filosofico di entrambi. In realtà ben diverso è il relativismo
morale fascista fondato sull'attivismo soreliano[38][39] e il relativismo
esistenziale pirandelliano che si richiama all'originario movimento
scettico-razionale europeo della fine Professoree l'inizio del XX. Pirandello
nel 1932 «Pirandello si fa interprete di un relativismo pessimistico,
angosciato, negatore di ogni certezza, del tutto incompatibile con l'ansia
attivistica o relativisticapositivadel nostro tempo[40]» Sempre nel solco
di Amendola e dei critici antifascisti vi è anche un commento più pragmatico
alla sua iscrizione al Partito fascista, la quale avrebbe avuto origine nel suo
ricercare finanziamenti per la creazione della sua nuova compagnia teatrale,
che avrebbe così avuto il sostegno del regime e le relative sovvenzioni, anche
se il governo, perfino dopo il Nobel, gli preferì sempre Gabriele D'Annunzio e
Grazia Deledda, anche lei vincitrice del premio, come letterati ideali del
regime, mentre Pirandello ebbe molta difficoltà a reperire i fondi statali, che
Mussolini spesso non voleva concedergli. In ogni caso, come detto, non furono
infrequenti suoi scontri violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte
di apoliticità: «Sono apolitico: mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come
tale, molto semplice e parco; se vuole potrei aggiungere casto...». Clamoroso
fu il gesto del 1927, narrato da Corrado Alvaro[41], in cui Pirandello a Roma
strappò la sua tessera del partito davanti agli occhi esterrefatti del
Segretario Nazionale.[42] Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non
si onsumerà mai. Si concluse senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro
d'Arte cominciata quattro anni prima; dopo lo scioglimento, in tacita polemica
con il regime fascista che a suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi
progetti teatrali, Pirandello si ritirò per qualche mese a Berlino insieme a
Marta Abba, primadonna della compagnia. Forse a parziale compensazione di
questo mancato sostegno, nel 1929 Pirandello fu uno dei primi 30 accademici,
nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita Reale Accademia
d'Italia. Nel 1935, in nome dei suoi ideali patriottici, partecipò alla
raccolta dell'"oro per la patria" donando la medaglia del premio
Nobel ricevuto l'anno prima[43], cosa fatta, tra gli altri, anche
dall'antifascista Benedetto Croce, che donò la medaglia da senatore.
Questa scelta di adesione al regime è stata spesso sia minimizzata sia
accentuata dalla critica, poiché sostanzialmente l'ideologia fascista non ebbe
mai parte nella vita e nell'opera pirandelliana, abbastanza avulse della realtà
politica, così che egli non fu in grado di vedere e giudicare le violenze
fasciste; tuttavia il contenuto idealmente anarchico, corrosivo, pessimista e
quasi sempre anti-sistema delle sue opere era guardato con sospetto da molti
intellettuali e uomini politici del PNF, che non lo consideravano una vera
"arte fascista". La critica fascista difatti non sempre esaltava le
opere di Pirandello, spesso considerandole non conformi agli ideali fascisti:
vi si vedeva una certa insistenza e considerazione di quella borghesia
altolocata (che pure Pirandello non amava particolarmente) che il fascismo
formalmente condannava come corrotta e decadente. Gli arzigogoli filosofici dei
personaggi dei drammi borghesi pirandelliani erano considerati quanto di più
lontano dall'attivismo fascista. Anche dopo l'attribuzione del Nobel parecchi
lavori furono accusati dalla stampa di regime di disfattismo tanto che anche
Pirandello finì tra i "controllati speciali" dell'OVRA. Negli ultimi
anni viaggerà difatti molto, andrà in Francia e negli Stati Uniti, quasi in un
volontario esilio dal clima culturale italiano di quegli anni.[35] Nonostante i
suoi elogi al capo del governo, il Duce farà sequestrare l'opera La favola del
figlio cambiato, per alcune scene ritenute non consone, impedendone le repliche
(a Pirandello verrà imposta, per contrasto, la regia dell'opera dannunziana La
figlia di Jorio). Le volontà testamentarie di Pirandello, infine, che
negavano ogni funerale e celebrazione dopo la morte dello scrittore, metteranno
in imbarazzo i fascisti e lo stesso Mussolini, che ordinò così alla stampa che
non ci fossero troppe celebrazioni postume sui quotidiani, ma che ne fosse data
solo la notizia, come di un semplice fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano
nel Cimino Luigi Pirandello amava trascorrere ampi periodi dell'anno nella
quiete di Soriano nel Cimino (VT) un'amena e bella cittadina ricca di monumenti
storici e immersa nei boschi del Monte Cimino. In particolare Pirandello rimase
affascinato dalla maestosità e dalla quiete di uno stupendo castagneto situato
nella località di "Pian della Britta", a cui volle dedicare
un'omonima poesia, che oggi è scolpita su una lapide di marmo posta proprio in
tale località. Pirandello ambientò a Soriano nel Cimino (citando luoghi,
località e personaggi realmente esistiti) anche due tra le sue più celebri
novelle Rondone e Rondinella e Tomassino ed il filo d'erba. A Soriano nel
Cimino, è rimasto vivo ancora oggi il ricordo di Pirandello a cui sono dedicati
monumenti, lapidi e strade. Luigi Pirandello frequentò anche Arsoli per
molti anni, soprattutto durante i periodi estivi, dove amava dissetarsi con una
gassosa nell'allora bar Altieri in piazza Valeria. Il suo amore per il paese si
ritrova nella definizione che egli stesso diede ad Arsoli chiamandola "La
piccola Parigi". La morte e il testamento Appassionato di
cinematografia, mentre assisteva a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal
suo romanzo Il fu Mattia Pascal, nel novembre 1936 si ammalò di polmonite.[47]
Pirandello aveva 69 anni, e aveva già subito due attacchi di cuore; il suo
corpo, ormai segnato dal tempo e dagli avvenimenti della vita, non sopportò
oltre. Al medico che tentava di curarlo, disse: «Non abbia tanta paura delle
parole, professore, questo si chiama morire»; dopo 15 giorni, la malattia si aggravò
e il 10 dicembre 1936 Pirandello morì, lasciando incompiuto l'ultimo lavoro
teatrale, I giganti della montagna, opera a sfondo mitologico. Il terzo atto
venne ideato e illustrato al figlio Stefano nell'ultima notte di vita, che lo
scrisse poi sotto forma narrativa, tentandone anche una ricostruzione, onde
integrare la sceneggiatura del dramma che solitamente è però rappresentato
nella forma incompiuta, in due atti.[48] Magnifying glass icon mgx2.svgLe
ceneri di Pirandello. Per Pirandello il regime fascista avrebbe voluto esequie
di Stato. Vennero invece rispettate le sue volontà espresse nel testamento:
«Carro d'infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m'accompagni, né
parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi». Per
sua volontà il corpo, senza alcuna cerimonia, fu cremato, per evitare postume
consacrazioni cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri furono deposte in una
preziosa anfora greca già di sua proprietà e tumulate nel cimitero del Verano.
Successivamente, nel 1947, Andrea Camilleri e altri quattro studenti dettero il
via a un lento e travagliato adempimento delle sue ultime volontà (in caso non
fosse stato possibile lo spargimento): far seppellire le ceneri nel giardino
della villa di contrada "Caos", dove era nato. Il giurista e politico
Gaspare Ambrosini, dopo il rifiuto di un pilota statunitense di volare da Roma
a Palermo con a bordo le ceneri di un morto, trasportò l'anfora in treno,
chiusa in una cassetta di legno. A Palermo il corteo funebre venne però bloccato
dal vescovo di Agrigento Giovanni Battista Peruzzo, contrario a un corteo con
un defunto cremato. Camilleri si recò dal vescovo, che rimase inamovibile; il
futuro scrittore propose allora con successo l'idea di inserire l'anfora in una
bara, che venne appositamente affittata. Il corteo, per un breve tratto a piedi
e poi a bordo di una littorina, giunse ad Agrigento.[49] Dopo una cerimonia
religiosa, l'anfora con le ceneri venne estratta dalla bara e riposta nel Museo
Civico di Agrigento, in attesa della costruzione di un monumento nel giardino
della villa. Solo dopo parecchi anni dalla morte, nel 1962, realizzata una
scultura monolitica di Renato Marino Mazzacurati, artista vincitore del
concorso indetto, costituita principalmente da una grossa pietra non lavorata,
le ceneri vennero portate nel giardino e versate in un cilindro di rame
inserito nel terreno, che venne chiuso da una pietra sigillata con del
cemento. Una parte rimanente delle ceneri, trovata anni dopo attaccata ai
lati interni dell'anfora, non essendo più contenibile nel cilindro ricolmo e
riaperto per l'occasione, venne dispersa, rispettando il desiderio originario
di Pirandello stesso. Il pensiero Pirandello nel 1924 «... davanti agli
occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema
filosofico.» (L. Pirandello, dai Foglietti[51]) Pirandello si occupò di
questioni teoriche fin da giovane nonostante fosse convinto che qualunque
filosofia sarebbe fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando in lui
prevale la "bestia", l'aspetto animalesco e irrazionale. Si
avvicinò alle teorie dello psicologo Alfred Binet sulla pluralità dell'io.
Pubblicò nel 1908 i saggi Arte e Scienza e L'umorismo caratterizzati da
un'esposizione di stile colloquiale, molto lontana dal consueto discorso
filosofico. Le due opere sono espressione di un'unica maturazione artistica ed
esistenziale che ha coinvolto lo scrittore siciliano all'inizio del Novecento e
che vede come centrale proprio la poetica dell'umorismo.L'umorismo L'Umorismo,
la prima edizione del 1908 Nel 1908 Pirandello scrive L'umorismo, un saggio
dove confluiscono idee, brani di scritti e appunti precedenti: ad esempio sue
varie chiose e annotazioni a L'indole e il riso di Luigi Pulci di Attilio
Momigliano e parti dell'articolo Alberto Cantoni, che era apparso già nella
«Nuova Antologia» del 16 marzo 1905. Come ha osservato Daniela Marcheschi,
L'umorismo di Pirandello si inserisce «in un rigoglioso e più che secolare
campo di meditazione e ricerca sull'omonimo tema; e ai primi del Novecento
rappresenta, nel nostro paese, il momento riepilogativo probabilmente più
soddisfacente, per l'epoca, di una serie di acquisizioni teoriche che la
cultura internazionale aveva chiare e consolidate da tempo. Bisognerà infatti
aspettare l'importante studio di Alberto Piccoli Genovese, Il Comico, l’Umore e
la Fantasia o Teoria del Riso come Introduzione all’Estetica, pubblicato nel
1926 presso la casa editrice Fratelli Bocca, a Torino, per avere un saggio di
ampia informazione e documentazione, di solido spessore speculativopur
nell'ispirazione idealistica d'ascendenza crociana da cui prende le mosse:
tecnicamente persuasivo, insomma, e con ben altre fondamenta teoretiche.
Peraltro, in un panorama di non rara fossilizzazione culturale come quello
dell'Italia contemporanea, va detto che l'opera di Piccoli Genovese è stata
appaiata forse soltanto dal coraggioso volume, e di molti anni posteriore, Homo
ridens. Estetica, Filologia, Psicologia, Storia del Comico, che Paolo
Santarcangeli ha dato alle stampe nel 1989 a Firenze, con l'editore
Olsckhi»[52]. Nel succitato saggio Pirandello distingue il comico
dall'umoristico[53] Il primo, definito come "avvertimento del
contrario"[54], nasce dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. Nel saggio
Pirandello ce ne fornisce un esempio: «Vedo una vecchia signora, coi capelli
ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta goffamente
imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. "Avverto"
che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora
dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a
questa espressione comica. Il comico è appunto un "avvertimento del
contrario"» (L. Pirandello, L'umorismo, Parte seconda[55])
L'umorismo, il "sentimento del contrario", invece nasce da una
considerazione meno superficiale della situazione: «Ma se ora interviene
in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova
forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa
soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe
e le canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di
lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione,
lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o
piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto
passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il
comico e l'umoristico» (L. Pirandello, L'umorismo, Parte seconda[55])
Quindi, mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra
subito la situazione evidentemente contraria a quella che dovrebbe normalmente
essere, l'umorismo nasce da una più ponderata riflessione che genera una sorta
di compassione da cui si origina un sorriso di comprensione. Nell'umorismo c'è
il senso di un comune sentimento della fragilità umana da cui nasce un
compatimento per le debolezze altrui che sono anche le proprie. L'umorismo è meno
spietato del comico che giudica in maniera immediata. «non ci fermiamo
alle apparenze, ciò che inizialmente ci faceva ridere adesso ci farà tutt'al
più sorridere.» (Luigi Pirandello) La poetica dell'Umorismo
Pirandelliana, in realtà nasce già quando, nel 1904, pubblica le due premesse
de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi a Il Copernico di Leopardi del 1827
nelle Operette morali riprende l'ironia letteraria di Leopardi che attribuiva
la scoperta copernicana dell'eliocentrismo alla pigrizia del Sole stanco di
girare attorno ai pianeti. Il richiamo a Copernico si ritrova poi nel saggio su
L'umorismo (cap. 5 della seconda parte), dove Pirandello vede una notazione
umoristica nella contrapposizione di due sentimenti opposti per i quali dopo la
scoperta copernicana l'uomo scopre di essere una parte infinitesimale
dell'universo e nello stesso tempo la sua capacità di compenetrarsene. La
crisi dell'io L'analisi dell'identità condotta da Pirandello lo portò a
formulare la teoria della crisi dell'io. In un articolo del 1900 scrisse:
«Il nostro spirito consiste di frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o
meno in rapporto tra loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un
nuovo aggregamento, così che ne risulti una nuova personalità, che pur fuori
dalla coscienza dell'io normale, ha una propria coscienza a parte,
indipendente, la quale si manifesta viva e in atto, oscurandosi la coscienza
normale, o anche coesistendo con questa, nei casi di vero e proprio
sdoppiamento dell'io. [...] Talché veramente può dirsi che due persone vivono,
agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo individuo. Con
gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre, costruire in noi
stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza, con propria
intelligenza, vivi e in atto.» Paradossalmente, il solo modo per
recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere, come
l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli, nel quale Pirandello inserisce
addirittura una ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda,
cruda e tagliente verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle
ipocrisie e delle convenzioni sociali. Questo comportamento porterà presto
all'isolamento da parte della società e, agli occhi degli altri, alla
pazzia. Abbandonando le convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare
la propria interiorità e vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la
maschera e percepisce se stesso e gli altri senza dover creare un personaggio,
è semplicemente persona. Esemplare di tale concezione è l'evoluzione di
Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno, nessuno e centomila. La
"lanterninosofia" Ancora sulla crisi dell'identità del singolo
impotente con la sua razionalità di fronte al mistero universale che lo circonda,
Pirandello, all'inizio del XIII capitolo del romanzo Il fu Mattia Pascal,
espone metaforicamente la sua filosofia del "lanternino", tramite il
monologo che il personaggio di Anselmo Paleari rivolge al protagonista Mattia
Pascal, in cui la piccola lampada rappresenta il sentimento umano, che non
riesce ad alimentarsi se non tramite le illusioni di fede e ideologie varie
("i lanternoni"), ma che altrimenti provoca l'angoscia del buio che
lo circonda all'uomo, l'animale che ha il triste privilegio di "sentirsi
vivere". «[Il lanternino] che
proietta tutto intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal
quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non
fosse acceso in noi, ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto
ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà
la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo
noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme
della nostra ragione?» (Il fu Mattia Pascal, capitolo XIII, Il
lanternino) La sua sfiducia verso la fede religiosa tradizionale lo porta ad
accentuare così il proprio vuoto spirituale, che cercò di riempire, come il
citato personaggio del Paleari, con l'interesse personale verso l'occultismo,
la teosofia e lo spiritismo, che tuttavia non gli daranno la serenità
esistenziale.[57] Il contrasto tra vita e forma Luigi Pirandello svolge
una ricerca inesausta sull'identità della persona nei suoi aspetti più profondi,
dai quali dipendono sia la concezione che ogni persona ha di sé, sia le
relazioni che intrattiene con gli altri. Influenzato dalla filosofia
irrazionalistica di fine secolo, in particolare di Bergson, Pirandello ritiene
che l'universo sia in continuo divenire e che la vita sia dominata da una
mobilità inesauribile e infinita. L'uomo è in balia di questo flusso dominato
dal caso, ma a differenza degli altri esseri viventi tenta, inutilmente, di
opporsi costruendo forme fisse, nelle quali potersi riconoscere, ma che
finiscono con il legarlo a maschere in cui non può mai riconoscersi o alle
quali è costretto a identificarsi per dare comunque un senso alla propria
esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso continuo, il perenne divenire,
quindi fissare il flusso equivale a non vivere, poiché è impossibile fissare la
vita in un unico punto. Questa dicotomia tra vita e forma, accompagnerà
l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la sconfitta dell'uomo di
fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire alle convenzioni di
quest'ultima se non con la follia. Solo il "folle", che pure è una
figura sofferente ed emarginata, riesce talvolta a liberarsi dalla maschera, e
in questo caso può avere un'esistenza autentica e vera, che resta impossibile
agli altri in quanto non è fattibile denudare la maschera o le maschere, la
propria identità (Maschere nude è infatti il titolo della raccolta delle sue
opere teatrali).[58] Questa riflessione, che si rispecchia nelle varie
opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici, è stata, ad opera soprattutto
dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come un sistema filosofico basato
sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta ha fatto esprimere alla
critica un giudizio negativo delle ultime opere precedenti al "teatro dei
miti", accusate a volte di "pirandellismo", cioè di riproporre
sempre lo stesso schema di lettura.[58] Luigi Pirandello (1930) Il
relativismo psicologico o conoscitivo «La verità? è solo questa: che io sono,
sì, la figlia della signora FrolaAh!E la seconda moglie del signor PonzaOh! E
come?Sì; e per me nessuna! nessuna!Ah, no, per sé, lei, signora: sarà l'una o
l'altra!Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede. (...) Ed ecco, o
signori, come parla la verità.» (Dialogo finale di Così è (se vi pare))
Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il relativismo psicologico che si
esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel rapporto interpersonale, e
verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha con se stessa. Gli
uomini nascono liberi ma il Caso interviene nella loro vita precludendo ogni
loro scelta: l'uomo nasce in una società precostituita dove ad ognuno viene
assegnata una parte secondo la quale deve comportarsi. Ciascuno è
obbligato a seguire il ruolo e le regole che la società impone, anche se l'io
vorrebbe manifestarsi in modo diverso: solo per l'intervento del caso può
accadere di liberarsi di una forma per assumerne un'altra, dalla quale non sarà
più possibile liberarsi per tornare indietro, come accade al protagonista de Il
fu Mattia Pascal. L'uomo dunque non può capire né gli altri né tanto meno
se stesso, poiché ognuno vive portandoconsapevolmente o, più spesso,
inconsapevolmenteuna maschera dietro la quale si agita una moltitudine di
personalità diverse e inconoscibili. Queste riflessioni trovano la più
esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno, nessuno e centomila:
Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con caratteristiche
particolari; Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera, tante personalità
quante sono le persone che ci giudicano; Nessuno perché, paradossalmente, se
l'uomo ha centomila personalità diverse, invero, è come se non ne possedesse
nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi nel suo vero
"io". L'incomunicabilità Il relativismo conoscitivo e psicologico su
cui si basa il pensiero di Pirandello si scontra con il conseguente problema
dell'incomunicabilità tra gli uomini: poiché ogni persona ha un proprio modo di
vedere la realtà, non esiste un'unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante
sono le persone che credono di possederla e dunque ognuno ha una propria
"verità". L'incomunicabilità produce quindi un sentimento di
solitudine ed esclusione dalla società e persino da se stessi, poiché proprio la
crisi e frammentazione dell'io interiore crea diversi io discordanti. Il nostro
spirito consiste di frammenti che ci fanno scoprire di essere "uno,
nessuno, centomila". I personaggi dei drammi pirandelliani, come il
Vitangelo Moscarda del romanzo Uno, nessuno e centomila e i protagonisti della
commedia Sei personaggi in cerca di autore, di conseguenza avvertono un
sentimento di estraneità dalla vita che li fanno sentire «forestieri della
vita»[, nonostante la continua ricerca di un senso dell'esistenza e di
un'identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la maschera, o le
diverse e innumerevoli maschere, con cui si presentano al cospetto della
società o delle persone più vicine. La reazione al relativismo Reazione
passiva L'uomo accetta la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gli altri
tendono a identificarlo. Ha provato sommessamente a mostrarsi per quello che
lui crede di essere ma, incapace di ribellarsi o deluso dopo l'esperienza di
vedersi attribuita una nuova maschera, si rassegna. Vive nell'infelicità, con
la coscienza della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che gli
altri gli fanno vivere per come essi lo vedono. Accetta alla fine passivamente
il ruolo da recitare che gli si attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa
è la reazione tipica delle persone più deboli come si può vedere nel romanzo Il
fu Mattia Pascal. Reazione ironicoumoristica Primo piano di Luigi
Pirandello Il soggetto non si rassegna alla sua maschera però accetta il suo
ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno esempio
varie opere di Pirandello come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle parti e La
patente. Il personaggio principale di quest'ultima opera, Rosario Chiàrchiaro,
è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è fatto involontariamente la
nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti ed è rimasto senza lavoro.
Il presunto iettatore non accetta l'identità che gli altri gli hanno attribuito
ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono convinti che sia
un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In questo modo avrà
un nuovo lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui dovrà
pagare per allontanarlo. La maschera rimane ma almeno se ne ricava un
vantaggio. Reazione drammatica L'uomo, accortosi del relativismo, si
renderà conto che l'immagine che aveva sempre avuto di sé non corrisponde in
realtà a quella che gli altri avevano di lui e cercherà in ogni modo di carpire
questo lato inaccessibile del suo io. Vuole togliersi la maschera che gli
è stata imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a strapparsela e allora
se è così che lo vuole il mondo, egli sarà quello che gli altri credono di
vedere in lui e non si fermerà nel mantenere questo suo atteggiamento sino alle
ultime e drammatiche conseguenze. Si chiuderà in una solitudine disperata che
lo porta al dramma, alla pazzia o al suicidio. Da tale sforzo verso un
obiettivo irraggiungibile nascerà la voluta follia. La follia è infatti in
Pirandello lo strumento di contestazione per eccellenza delle forme fasulle
della vita sociale, l'arma che fa esplodere convenzioni e rituali, riducendoli
all'assurdo e rivelandone l'inconsistenza. Solo e unico modo per vivere,
per trovare il proprio io, è quello di accettare il fatto di non avere un'identità,
ma solo centomila frammenti (e quindi di non essere "uno" ma
"nessuno"), accettare l'alienazione completa da se stessi. Tuttavia
la società non accetta il relativismo, e chi lo fa viene ritenuto pazzo.
Esemplari sono i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei personaggi in cerca
d'autore, o di Uno, nessuno e centomila. Teatro Busto di Pirandello
in un parco di Palermo, il "Giardino Inglese". Il busto si trova
vicino all'ingresso di via Libertà. Pirandello divenne famoso proprio grazie al
teatro che chiama teatro dello specchio, perché in esso viene raffigurata la
vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia e delle
convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come in uno specchio
così come realmente è, e diventi migliore. Dalla critica viene definito come
uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scriverà moltissime opera, alcune
delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle, che vengono divise in base
alla fase di maturazione dell'autore: Prima faseIl teatro siciliano
Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza faseIl teatro nel teatro
(metateatro) Quarta faseIl teatro dei miti Generalmente si attribuisce
l'interesse di Pirandello per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni
precedenti mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione: in
gioventù, infatti, Pirandello compose alcuni lavori teatrali, andati perduti
poiché da lui stesso bruciati (tra gli altri, il copione de Gli uccelli
dell'alto). In una lettera del 4 dicembre 1887, indirizzata alla famiglia, si
legge: «Oh, il teatro drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso
penetrarvi senza provare una viva emozione, senza provare una sensazione
strana, un eccitamento del sangue per tutte le vene. Quell'aria pesante chi vi
si respira, m'ubriaca: e sempre a metà della rappresentazione io mi sento preso
dalla febbre, e brucio. È la vecchia passione chi mi vi trascina, e non vi
entro mai solo, ma sempre accompagnato dai fantasmi della mia mente, persone
che si agitano in un centro d'azione, non ancora fermato, uomini e donne da
dramma e da commedia, viventi nel mio cervello, e che vorrebbero d'un subito
saltare sul palcoscenico. Spesso mi accade di non vedere e di non ascoltare
quello che veramente si rappresenta, ma di vedere e ascoltare le scene che sono
nella mia mente: è una strana allucinazione che svanisce ad ogni scoppio di
applausi, e che potrebbe farmi ammattire dietro uno scoppio di fischi!»
(Luigi Pirandello, da una lettera ai familiari del 4 dicembre 1887) È in questa
dimensione che si parla di "teatro mentale"[63]: lo spettacolo non è
subito passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi"
che popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca
d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua
mente per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li
cerchi). In un'altra missiva, spedita da Roma e datata 7 gennaio 1888,
Pirandello sostiene che la scena italiana gli appare decaduta: «Vado
spesso in teatro, e mi diverto e me la rido in veder la scena italiana caduta
tanto in basso, e fatta sgualdrinella isterica e noiosa» (Luigi
Pirandello, da una lettera ai familiari del 7 gennaio 1888[64]) La delusione
per non essere riuscito a far rappresentare i primi lavori lo distoglie
inizialmente dal teatro, facendolo concentrare sulla produzione novellistica e
romanziera. Nel 1907 pubblica l'importante saggio Illustratori, attori,
traduttori dove esprime le sue idee, ancora negative, sull'esecuzione del lavoro
dell'attore nel lavoro teatrale: questi è infatti visto come un mero traduttore
dell'idea drammaturgica dell'autore, il quale trova dunque un filtro al
messaggio che intende comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da
Pirandello come un'arte "impossibile", perché "patisce le
condizioni del suo specifico anfibio":: un tradimento della scrittura
teatrale, che ha di contro "il cattivo regime dei mezzi rappresentativi,
appartenenti alla dimensione adultera dell'eco.” È in questo momento che Pirandello si
distacca dalla lezione positivista e, presa diretta coscienza
dell'impossibilità della rappresentazione scenica del "vero"
oggettivo, ricerca nella produzione drammaturgica di scavare l'essenza delle
cose per scoprire una verità altra (come è spiegato nel saggio L'Umorismo con
il sentimento del contrario). Il 6 ottobre 1924 fondò la compagnia del
Teatro d'Arte di Roma con sede al Teatro Odescalchi con la collaborazione di
altri artisti: il figlio Stefano Pirandello, Orio Vergani, Claudio Argentieri,
Antonio Beltramelli, Giovani Cavicchioli, Maria Letizia Celli, Pasquale
Cantarella, Lamberto Picasso, Renzo Rendi, Massimo Bontempelli e Giuseppe
Prezzolini[66]: tra gli attori più importanti della compagnia figurano Marta Abba,
Lamberto Picasso, Maria Letizia Celli, Ruggero Ruggeri. La compagnia, il cui
primo allestimento risale al 2 aprile 1925 con Sagra del signore della nave
dello stesso Pirandello e Gli dei della montagna di Lord Dunsany, ebbe però
vita breve: i gravosi costi degli allestimenti, che non riuscivano ad essere
coperti dagli introiti del teatro semivuoto[67] costrinsero il gruppo, dopo
solo due mesi dalla nascita, a rinunciare alla sede del Teatro Odescalchi. Per
risparmiare sugli allestimenti la compagnia si produsse prima in numerose
tournée estere, poi fu costretta allo scioglimento definitivo, avvenuto a
Viareggio nell'agosto del 1928. Prima faseTeatro Siciliano Nella fase del
Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha ancora molto da imparare. Anch'essa
come le altre presenta varie caratteristiche di rilievo; alcuni testi sono
stati scritti interamente in lingua siciliana perché considerata dall'autore
più viva dell'italiano e capace di esprimere maggiore aderenza alla
realtà. La morsa e Lumìe di Sicilia Roma, Teatro Metastasio, 9 dicembre
1910; [68] Il dovere del medico, Roma, Sala Umberto, 20 giugno 1913; La ragione
degli altri, Milano, Teatro Manzoni, 19 aprile 1915; Cecè, Roma, Teatro Orfeo,
14 dicembre 1915; Pensaci, Giacomino, Roma, Teatro Nazionale, 10 luglio 1916;
Liolà, Roma, Teatro Argentina, 4 novembre 1916; Seconda faseIl teatro
umoristico/grottesco Pirandello e Marta Abba Mano a mano che l'autore si
distacca da verismo e naturalismo, avvicinandosi al decadentismo si ha l'inizio
della seconda fase con il teatro umoristico. Pirandello presenta personaggi che
incrinano le certezze del mondo borghese: introducendo la versione
relativistica della realtà, rovesciando i modelli consueti di comportamento,
intende esprimere la dimensione autentica della vita al di là della
maschera. Così è (se vi pare), Milano, Teatro Olimpia, 18 giugno 1917; Il
berretto a sonagli, Roma, Teatro Nazionale, 27 giugno 1917; La giara, Roma,
Teatro Nazionale, 9 luglio 1917; Il piacere dell'onestà, Torino, Teatro Carignano,
27 novembre 1917; La patente, Torino, Teatro Alfieri, 23 marzo 1918 Ma non è
una cosa seria, Livorno, Teatro Rossini, 22 novembre 1918; Il giuoco delle
parti, Roma, Teatro Quirino, 6 dicembre 1918; L'innesto, Milano, Teatro
Manzoni, 29 gennaio 1919; L'uomo, la bestia e la virtù, Milano, Teatro Olimpia,
2 maggio 1919; Tutto per bene, Roma, Teatro Quirino, 2 marzo 1920; Come prima,
meglio di prima, Venezia, Teatro Goldoni, 24 marzo 1920; La signora Morli, una
e due, Roma, Teatro Argentina, 12 novembre 1920; Terza faseIl teatro nel teatro
Nella fase del teatro nel teatro le cose cambiano radicalmente, per Pirandello
il teatro deve parlare anche agli occhi non solo alle orecchie, a tal scopo
ripristinerà una tecnica teatrale di Shakespeare, il palcoscenico multiplo, in
cui vi può per esempio essere una casa divisa in cui si vedono varie scene
fatte in varie stanze contemporaneamente; inoltre il teatro nel teatro fa sì
che si assista al mondo che si trasforma sul palcoscenico. Pirandello
abolisce anche il concetto della quarta parete, cioè la parete trasparente che
sta tra attori e pubblico: in questa fase, infatti, Pirandello tende a
coinvolgere il pubblico che non è più passivo ma che rispecchia la propria vita
in quella agita dagli attori sulla scena. In questo periodo Pirandello
ebbe un decisivo incontro con un grande autore teatrale italiano del XX secolo:
Eduardo De Filippo. Conseguenza, oltre alla nascita di un'amicizia che durò tre
anni, fu che l'autore napoletano sentì, come accadde in passato per quello
siciliano, il bisogno di allontanarsi dal "regionalismo" dell'arte
verista pur conservandone però le tradizioni e le influenze.
Pirandello incontra Eduardo, Peppino e Titina De Filippo (1933) Sei
personaggi in cerca d'autore, Roma, Teatro Valle, 10 maggio 1921; Enrico IV,
Milano, Teatro Manzoni, 24 febbraio 1922; All'uscita, Roma, Teatro Argentina,
29 settembre 1922; L'imbecille, Roma, Teatro Quirino, 10 ottobre 1922; Vestire
gli ignudi, Roma, Teatro Quirino, 14 novembre 1922; L'uomo dal fiore in bocca,
Roma, Teatro degli Indipendenti, 21 febbraio 1923; La vita che ti diedi, Roma,
Teatro Quirino, 12 ottobre 1923; L'altro figlio, Roma, Teatro Nazionale, 23
novembre 1923; Ciascuno a suo modo, Milano, Teatro dei Filodrammatici, 22
maggio 1924; Sagra del signore della nave, Roma, Teatro Odescalchi, 4 aprile
1925; Diana e la Tuda, Milano, Teatro Eden, 14 gennaio 1927; L'amica delle
mogli, Roma, Teatro Argentina, 28 aprile 1927; Bellavita, Milano, Teatro Eden,
27 maggio 1927; O di uno o di nessuno, Torino, Teatro di Torino, 4 novembre
1929; Come tu mi vuoi, Milano, Teatro dei Filodrammatici; 18 febbraio 1930;
Questa sera si recita a soggetto, Torino, Teatro di Torino, 14 aprile 1930;
Trovarsi, Napoli, Teatro dei Fiorentini, 4 novembre 1932; Quando si è qualcuno,
Buenos Aires, Teatro Odeón, 20 settembre 1933 (in spagnolo); La favola del
figlio cambiato, Roma, Teatro Reale dell'Opera, 24 marzo 1934; Non si sa come,
Roma, Teatro Argentina, 13 dicembre 1935; Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro
Nacional, 22 settembre 1931. Quarta faseIl teatro dei miti A questa fase si
assegnano solo tre opere della produzione pirandelliana. La nuova colonia
Lazzaro I giganti della montagna Romanzi Copertina de Il turno, Edizioni
Madella Pirandello scrisse sette romanzi: 1901L'esclusa, pubblicato a
puntate su La Tribuna; in volume: Milano, Fratelli Treves, Il turno, Catania, Niccolò
Giannotta, Editore. l fu Mattia Pascal, Roma, Nuova antologia. 1911Suo marito,
Firenze, Edizioni Quattrini. (poi Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i
romanzi, Milano, Mondadori, (1941) 1913I vecchi e i giovani, 2 volumi, Milano,
Fratelli Treves. 1925Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, R.
Bemporad & figlio. 1926Uno, nessuno e centomila, Firenze, R. Bemporad &
figlio. Novelle Le novelle erano considerate le opere più durature, ma i
critici moderni hanno cambiato tale opinione ritenendo le opere teatrali più
degne di essere ricordate. Fare distinzione tra i contenuti delle novelle (o i
romanzi) e le opere teatrali è difficile, in quanto molte novelle sono state
messe in opera a teatro ad esempio: Ciascuno a suo modo deriva dalla novella Si
gira...; Liolà ha il tema preso da un capitolo de Il fu Mattia Pascal; La nuova
colonia viene già presentata in Suo marito. Analizzando le novelle possiamo
renderci conto che ciò che manca veramente è una delineazione tematica, una
cornice, infatti sono presenti un crogiolo di personaggi ed eventi. Il
tempo in cui le novelle sono ambientate non è definito, infatti alcune si
svolgono nell'epoca umbertina, poi giolittiana e del dopo-giolitti;
diversamente accade nelle novelle cosiddette siciliane, nelle quali il tempo
non è fissato, ma è un tempo antico, di una società che non vuole cambiare e
che è rimasta ferma. I paesaggi delle novelle sono vari; per quelle dette
siciliane si ha spesso il tipico paesaggio rurale[69], anche se in alcune
troviamo il tema sociale del contrasto tra le generazioni dovuto all'unità
d'Italia. Altro ambiente delle novelle pirandelliane è la Roma umbertina o
giolittiana. I protagonisti sono sempre alla presa con il male di vivere,
con il caso e con la morte[70]. Non troviamo mai rappresentanti dell'alta
borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini della porta accanto: sarte,
balie, professori, piccoli proprietari di negozi che hanno una vita sconvolta
dalla sorte e da drammi familiari. I personaggi ci vengono presentati così come
appaiono, è difficile trovare un'approfondita analisi psicologica. Le
fisionomie sono spesso eccentriche, per il sentimento del contrario, hanno un
carattere opposto a come si presentano. I personaggi parlano e ragionano nel
presentarsi per come essi sentono di essere, ma alla fine saranno sempre preda
del caso, che li farà apparire diversi e cambiati. Novelle per un anno
Pirandello è uno dei più grandi scrittori di novelle, raccolte dapprima
nell'opera Amori senza amore. In seguito l'autore si dedicò maggiormente per
tutta la sua vita, cercando di completarla, alla raccolta Novelle per un anno,
così intitolata perché il suo intento era quello di scrivere 365 novelle, una
per ogni giorno dell'anno. Arriverà a 241 nel 1922, solo postume ne usciranno
ancora 15. Novelle per un anno, 15 voll., Firenze, Bemporad, 1922-1928;
Milano, Mondadori, 1934-1937. I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, 1 La vita nuda,
Firenze, Bemporad, 1922. III, La rallegrata, Firenze, Bemporad, 1922. IV,
L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, 1923. VI, In silenzio,
Firenze, Bemporad, VII, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, Dal naso al cielo,
Firenze, Bemporad, IX, Donna Mimma, Firenze, Bemporad, 1925. X, Il vecchio Dio,
Firenze, Bemporad, La giara, Firenze,
Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, 1928. XIII, Candelora, Firenze,
Bemporad, 1928. XIV, Berecche e la guerra, Milano, Mondadori, 1934. XV, Una
giornata, Milano, Mondadori, 1937. Poesia Dal 1883 al 1912 si svolge la
produzione letteraria di Pirandello meno conosciuta dal grande pubblico, quella
delle poesie che, contrariamente alla composizione teatrale, non esprimono
alcun tentativo di rinnovamento sperimentale estetico, e seguono piuttosto le
forme e i metri tradizionali della lirica classica, pur non rimandando a
nessuna delle correnti letterarie presenti al tempo dello scrittore.
Nell'antologia poetica Mal giocondo, pubblicata a Palermo nel 1889, ma la cui
prima lirica risale al 1880, quando Pirandello aveva appena tredici anni,
emerge uno dei temi dell'ultima estetica pirandelliana del contrasto tra la
serena classicità del mito e l'ipocrisia e la immoralità sociale della
contemporaneità. Sono presenti, come nota lo stesso Pirandello, anche toni
umoristici, specie quelli derivati dal suo soggiorno a Roma[71]. Le
raccolte di poesie sono: Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale
Pedone Lauriel, 1889. Pasqua di Gea, Milano, Libreria editrice Galli, 1891
(dedicata a Jenny Schulz-Lander, di cui si innamorò a Bonn, con una chiara
influenza della poesia di Carducci). Pier Gudrò, 1Roma, Voghera, 1894. Elegie
renane, 1889-90, Roma, Unione Cooperativa Editrice, 1895 (il cui modello sono
le Elegie romane di Goethe); Elegie romane, traduzione di Johann Wolfgang von
Goethe, Livorno, Giusti, 1896. Zampogna, Roma, Società Editrice Dante
Alighieri, 1901. Scamandro, Roma, Tipografia Roma, 1909. Fuori di chiave,
Genova, Formiggini, 1912.Pirandello nel cinema Inizialmente Pirandello non
amava molto il cinema, considerato inferiore al teatro, e questo interesse
maturò lentamente, negli anni: «Il rapporto tra Pirandello e il cinema fu
complesso, ambiguo, conflittuale, a volte di totale rifiuto, altre volte di
grande curiosità. E fu certamente la curiosità per questa nuova modalità di
narrazione per immagini, che si era già strutturata come industria
cinematografica, che lo spinse a scrivere il romanzo Si gira, pubblicato una
prima volta nel 1916 e poi ripubblicato nel 1925 con il titolo Quaderni di
Serafino Gubbio operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul cinematografo
è spietato sia quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per correre a
vedere su uno schermo "larve evanescenti" prodotte in maniera meccanica
e fredda, sia quando descrive il mondo della produzione cinematografica
popolato di personaggi volgari impeg confezionare prodotti commerciali per
soddisfare il palato delle masse e gli interessi degli uomini d'affari. Nello
stesso tempo la struttura stessa del racconto letterario e l'ipotesi, da
Pirandello stesso formulata, di trarne un film prefigurano un'idea di
linguaggio cinematografico di grande modernità: il film nel film. Momento
cruciale per la storia del cinema, nei primi decenni del suo sviluppo, fu
l'avvento del sonoro. Anche in questo caso ad un iniziale rifiuto seguì una
svolta significativa. In una lettera a Marta Abba, Pirandello scrisse:
"L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli scrittori di teatro è
adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione d'arte: il film
parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" [72].» Pirandello
sul set de Il fu Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume
dell'altra casa di Ugo Gracci (1918) Il crollo di Mario Gargiulo (1919) Lo scaldino
di Augusto Genina (1920) Ma non è una cosa seria di Augusto Camerini, La rosa
di Arnaldo Frateili Il viaggio di Gennaro Righelli (1921) Il fu Mattia Pascal
di Marcel L'Herbier La canzone
dell'amore 1930 di Gennaro Righelli, primo film sonoro italiano è tratto dalla
novella In silenzio. Come tu mi vuoi (As You Desire Me) (1932) di George
Fitzmaurice con Greta Garbo Acciaio (1933) di Walter Ruttmann, soggetto
originale di Luigi Pirandello Il fu Mattia Pascal di Pierre Chenal , Questa è
la vita di Giorgio Pàstina, Aldo Fabrizifilm a quattro episodi, tutti tratti da
una novella: La giara, Il ventaglino, La patente e Marsina stretta. Come prima,
meglio di prima (1956) (Never say goodbye) di Jerry Hopper Liolà (1963) di
Alessandro Blasetti Il viaggio (1974) di Vittorio De Sica Enrico IV (1984) di
Marco Bellocchio Kaos (1984) di Paolo e Vittorio Taviani (adattamento da
Novelle per un anno) Le due vite di Mattia Pascal di Monicelli Tu ridi (1998)
di Paolo e Vittorio Taviani (adattamento da Novelle per un anno) La balia
(1999) di Bellocchio (adattamento da Novelle per un anno) Pirandello nell'opera
lirica La favola del figlio cambiato di Gian Francesco Malipiero, 1934 Liolà di
Giuseppe Mulè, Six Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra
del Signore della Nave di Michele Lizzi, 12 marzo 1971 Sogno (ma forse no) di
Luciano Chailly, 1975 Opere Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale
Pedone Lauriel, 1889. A la sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia
Miliani e Filosini, 1890. Pasqua di Gea, Milano, Libreria editrice Galli, 1891.
Amori senza amore, Roma, Bontempelli, 1894. Pier Gudrò, 1809-1892, Roma,
Voghera, Elegie renane, 1889-90, Roma, Unione Cooperativa Editrice, 1895.
Traduzione di Johann Wolfgang von Goethe, Elegie romane, Livorno, Giusti, 1896.
Zampogna, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Beffe della morte e della
vita, Firenze, Lumachi, 1902. Lontano. Novella, in "Nuova Antologia",
1-16 gennaio 1902. Quand'ero matto.... Novelle, Torino, Streglio, 1902. Il
turno, Catania, Giannotta, 1902. Beffe della morte e della vita. Seconda serie,
Firenze, Lumachi, 1903. Notizia letteraria, in "Nuova Antologia", 16
gennaio 1904. Dante. Poema lirico di G. A. Costanzo, in "Nuova
Antologia", 1904. Bianche e nere. Novelle, Torino, Streglio, 1904. Il fu
Mattia Pascal, Roma, Nuova Antologia, 1904. Erma bifronte. Novelle, Milano,
Treves, 1906. Prefazione a Giovanni Alfredo Cesareo, Francesca da Rimini.
Tragedia, Milano, Sandron, 1906. Studio preliminare a Alberto Cantoni,
L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia, 1906. Arte e scienza. Saggi,
Roma, Modes, 1908. L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo, Lanciano, Carabba,
1908. Scamandro, Roma, Tipografia Roma, La vita nuda. Novelle, Milano, Treves,
1910. Suo marito, Firenze, Quattrini, Fuori di chiave, Genova, Formiggini,
1912. Terzetti, Milano, Treves, 1912. I vecchi e i giovani, 2 volumi, Milano,
Treves, 1913. Cecè. Commedia in un atto, in "La lettura", Le due maschere, Firenze, Quattrini, Erba del
nostro orto, Milano, Studio editoriale Lombardo, La trappola. Novelle, Milano,
Treves, 1915. Se non così.... Commedia in tre atti, in "Nuova
Antologia", 1º gennaio 1916. Si gira.... Romanzo, Milano, Treves, 1916. E
domani, lunedì.... Novelle, Milano, Treves, 1917. Liolà. Commedia campestre in
tre atti, Roma, Formiggini, 1917. Se non così. Commedia in tre atti. Con una
lettera alla protagonista, Milano, Treves, 1917. Un cavallo nella luna.
Novelle, Milano, Treves, 1918. Maschere nude,
Milano, Treves, Pensaci, Giacomino, Così è (se vi pare), Il piacere
dell'onestà, Milano, Treves, 1918. II, Il giuoco delle parti. In tre atti, Ma
non è una cosa seria. Commedia in tre atti, Milano, Treves, Lumie di Sicilia.
Commedia in un atto, Il berretto a sonagli. Commedia in due atti, La patente.
Commedia in un atto, Milano, Treves, L'innesto. Commedia in tre atti, La
ragione degli altri (ex Se non così). Commedia in tre atti, Milano, Treves, Berecche e la guerra, Milano, Facchi, 1919. Il
carnevale dei morti. Novelle, Firenze, Battistelli, Tu ridi. Novelle, Milano,
Treves, 1920. Pena di vivere così, Roma, Nuova libreria nazionale, Maschere nude, 31 voll., Firenze, Bemporad, Milano,
Mondadori, Tutto per bene. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, 1920. II,
Come prima meglio di prima. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Sei
personaggi in cerca d'autore. Ccommedia da fare, Firenze, Bemporad, Enrico IV.
Tragedia in tre atti, Firenze, Bemporad, 1922. V, L'uomo, la bestia e la virtù.
Apologo in tre atti, Firenze, Bemporad, 1922. VI, La signora Morli, una e due.
Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Vestire gli ignudi. Commedia in tre
atti, Firenze, Bemporad, La vita che ti diedi. Tragedia in tre atti , Firenze,
Bemporad, Ciascuno a suo modo. Commedia in due o tre atti con intermezzi
corali, Firenze, Bemporad, 1924. X, Pensaci, Giacomino! Commedia in tre atti,
Firenze, Bemporad, Così è (se vi pare). Parabola in tre atti, Firenze,
Bemporad, 1925. XII, Sagra del signore della nave, L'altro figlio, La giara.
Commedie in un atto, Firenze, Bemporad, 1 Il piacere dell'onestà. Commedia in
tre atti, Firenze, Bemporad, Il berretto
a sonagli. commedia in due atti, Firenze, Bemporad, Il giuoco delle parti. in tre atti, Firenze,
Bemporad, Ma non è una cosa seria. commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, L'innesto.
commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, La ragione degli altri. commedia in
tre atti, Firenze, Bemporad, L'imbecille, Lumie di Sicilia, Cecè, La patente.
commedie in un atto, Firenze, Bemporad, All'uscita. Mistero profano, Il dovere
del medico. Un atto, La morsa. Epilogo in un atto, L'uomo dal fiore in bocca.
Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda. Tragedia in tre atti, Firenze,
Bemporad, L'amica delle mogli. Commedia
in tre atti, Firenze, Bemporad, La nuova colonia. Mito. Prologo e tre atti,
Firenze, Bemporad, Liolà. Commedia campestre in tre atti, Firenze, Bemporad, O
di uno o di nessuno. Commedia in tre atti, Firenze, Bemporad, Lazzaro. Mito in
tre atti, Milano-Roma, Mondadori, Questa sera si recita a soggetto,
Milano-Roma, Mondadori, Come tu mi vuoi. Tre atti, Milano-Roma, Mondadori, Trovarsi.
Tre atti, Milano-Roma, Mondadori, Quando si è qualcuno. Rappresentazione in tre
atti, Milano, Mondadori, 1933. XXXI, Non si sa come. Dramma in tre atti,
Milano, Mondadori, 1935. Novelle per un anno, 15 voll., Firenze, Bemporad,
Milano, Mondadori, I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze,
Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, V,
La mosca, Firenze, Bemporad, 1923. VI, In silenzio, Firenze, Bemporad, Tutt'e
tre, Firenze, Bemporad, 1Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, Donna Mimma,
Firenze, Bemporad, 1925. X, Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara,
Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, 1928. XIII, Candelora,
Firenze, Bemporad, Berecche e la guerra,
Milano, Mondadori, Una giornata, Milano,
Mondadori, 1937. Teatro dialettale siciliano, VII, 'A vilanza, Cappiddazzu paga
tuttu, con Nino Martoglio, Catania, Giannotta, 1922. Prefazione a Nino
Martoglio, Centona. Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di
alcuni componimenti inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio
operatore, Firenze, Bemporad, 1925. Uno, nessuno e centomila, Firenze,
Bemporad, 1926. Prefazione a Ezio Levi, Lope de Vega e l'Italia, Florencia,
Sansoni, 1935. Introduzione a Silvio D'Amico , Storia del teatro italiano,
Milano, Bompiani, 1936. In un momento come questo, in "Nuova
Antologia", 1º gennaio 1936. Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i
romanzi, Milano, Mondadori, Tutti i romanzi, 2 voll., Milano, A. Mondadori,
1973. Novelle per un anno, 3 voll., 6 tomi, Milano, A. Mondadori, 1985.
Maschere nude, 4 voll., Milano, A. Mondadori, 1986. Lettere a Marta Abba,
Milano, A. Mondadori, 1Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori, Oltre al Nobel
ricevette diverse onorificenze: Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemmenastrino per uniforme ordinariaCavaliere di
Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore
della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme
ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese —
Canicattì Intitolazioni A Luigi Pirandello è stato dedicato l'asteroide Pirandello.
Enciclopedia Italiana Treccani alla voce "Girgenti" In Andrea Camilleri. Biografia del figlio
cambiato, Milano, Luigi Pirandello, Lettere da Palermo e da Roma, Bulzoni,
Roma, nell'introduzione Il risorgimento familiare di Luigi Pirandello. intrasformazione.com,
//intrasformazione.com/index.php /intrasformazione/article/download/21/pdf. In siti web Medicina e Insonnia. in ..
Riferimenti autobiografici a questo problema che affliggeva Pirandello si
trovano in numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia
Pascal, L'uomo solo, La trappola, La giara
G. Bonghi, Biografia di Luigi Pirandello, Edizione dei classici
italiani A. Camilleri, op.cit. In effetti, Luigi Pirandello affermava in un
lettera ai familiari da Roma del 27 novembre 1887: «I professori di questa
università, nella facoltà mia, sono d’una ignoranza nauseante» (in Lettere giovanili
da Palermo e da Roma Bulzoni, Roma, Pirandello difese pubblicamente durante una
lezione un suo compagno rimproverato ingiustamente dal rettore. Marco Manotta, Luigi Pirandello, Pearson
Italia S.p.a., Da Album Pirandello, I
Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del figlio cambiato, BU «La storia di Luigi e Antonietta ... è
infatti quella di un matrimonio di una Sicilia di fine '800, combinato per
interesse, da parte di due soci nel commercio dello zolfo. Antonietta porta la
dote che assicura ai giovani sposi sbarcati da Girgenti in continente e
approdati a Roma, una vita tranquilla e permette a Luigi di affermarsi come
scrittore. Il matrimonio d'interesse è sublimato grazie alla letteratura e
diventa "un matrimonio d'amore con la moglie ideale".» (in Anna Maria
Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e Sciascia, Avagliano Editore, Salvatore
Guglielmino, Hermann Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, Storia
3. Giancarlo Mazzacurati , Introduzione
e biografia di Pirandello, dalla Prefazione a Il fu Mattia Pascal, Einaudi
tascabili Vita di Luigi Pirandello
Pirandello e la moglie Antonietta
Gaspare Giudice, Luigi Pirandello,Unione Tipografico-Editrice Torinese, Marco
Manotta, Luigi Pirandello, Ed. Pearson Paravia Bruno Mondadori, Luigi
Pirandello, Stefano Pirandello, Andrea Pirandello, Il figlio prigioniero:
carteggio tra Luigi e Stefano Pirandello durante la guerra Mondadori, Motivazione del Premio Nobel per la
Letteratura 1934 Tutti i no di Mussolini a Pirandello. L'arcifascista non
piaceva al Duce[collegamento interrotto]
Gaetano Afeltra, "Mia cara Marta". L'amore platonico di
Pirandello Tra Pirandello e Marta Abba
ottocento lettere di emozioni Einstein e
l'invito a Pirandello. Lo scontro che nessuno vide Luciano Lucignani, Pirandello, la vita nuda,
Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale Archiviato il 24 marzo in . Pirandello chiede di entrare nei
Fasci, in "La Stampa",Francesco Sinigaglia, I volti della violenza a
teatro, Lucca, Argot edizioni67 In
realtà Pirandello non fu l'unico importante intellettuale italiano che si
iscrisse al Partito Nazionale Fascista nel pieno della vicenda Matteotti.
Giuseppe Ungaretti, ad esempio, si iscrisse al PNF appena nove giorni dopo il
funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti, Università "La
Sapienza" di Roma, Ufficio storico, fasc. AS 2770, Ungaretti
Giuseppe). Documenti:Pirandello e l'adesione al fascismo Gaspare
Giudice, Luigi Pirandello, UTET Torino 1963 Pirandello e la politica, su
atuttascuola. Gina Lagorio «Troppi idioti» E Pirandello partì Pirandello,
nudità e fascismo Pirandello. Gli anni
del fascismo Archiviato il 24 marzo in . Benito Mussolini, Nel solco delle grandi
filosofie. Relativismo e fascismo, in Il popolo d'Italia, «Le idee di Mazzini e
di Sorel influenzarono profondamente il fascismo di Mussolini e Gentile...»
(Simonetta Falasca Zamponi, Lo spettacolo del fascismo, Rubbettino Editore, «...Sorel è veramente il notre maître»
(B.Mussolini, Il Popolo in Opera Omnia II p.126) Luigi Pirandello,
Interviste a Pirandello: parole da dire, uomo, agli altri uomini, Rubbettino
Editore, 2002nota 3316 riportato da G.
Giudice nel suo saggio Prefazione alle
Novelle per un anno, Milano 1956 Storie
dalla storia / L'oro alla PatriaIl Sole 24 ORE
Marta Sambugar, Letteratura italiana per moduli, 2 Incontro con
l'autore: Luigi Pirandello Robert S.
Dombroski, L'esistenza ubbidiente. Letterati italiani sotto il fascismo, Guida
Editori, 1984 L'Ovra a Cinecittà di
Natalia ed Emanuele V. Marino, Bollati Boringhieri, Il Post, 8 novembre I giganti della montagna, taote. l'8 novembre . «Così, in una bara in affitto, riportammo ad
Agrigento le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi del
prefetto, e infine del vescovo.» In Camilleri e lo strano caso delle ceneri di
Pirandello, su PirandelloWeb, 1º ottobre . 2 gennaio . Nino Borsellino, Il dio di Pirandello:
creazione e sperimentazione, Sellerio, 2004,
159e Roberto Alajmo, Le ceneri di Pirandello, ed. Drago, 2008 in Saggi poesie, scritti varii Mondadori,
Milano "I filosofi hanno il torto
di non pensare alle bestie e davanti agli occhi di una bestia crolla come un
castello di carte qualunque sistema filosofico". Daniela Marcheschi, Introduzione a Luigi
Pirandello, "L'umorismo", Milano, Oscar Mondadori, X. Nel marzo del 2009, la professoressa e
critico letterario Daniela Marcheschi ha rivelato che Pirandello aveva copiato
intere pagine del saggio da opere precedenti di Léon Dumont, poi di Alfred
Binet, Gabriel Séailles, Gaetano Negri, Giovanni Marchesini, nonché dalla
Storia e fisiologia dell'arte di Ridere di Tullo Massarani. Vedi articolo de Il
Giornale, in Caro Pirandello, ti ho beccato a copiare. Luigi Pirandello, L'umorismo e altri saggi,
Giunti Editore, 1994, p.116 Salvatore Guglielmino, Hermann Grosser, Il
sistema letterario Milano, Principato, Testi 8.
Claudia Sebastiana Nobili, Pirandello: guida al Fu Mattia Pascal,
Carocci, Scrittori sull'orlo di una scelta spiritista Sambugar, Il
pensiero pirandelliano s'inserisce in un contesto culturale in cui è presente
il concetto di "relativismo": la teoria della relatività di Einstein,
il Principio di indeterminazione di Heisenberg, la teoria quantistica di Max
Planck, la filosofia del sociologo Georg Simmel che fonda il suo relativismo
sulla convinzione che non esistono leggi storiche obiettivamente valide
(http://treccani/enciclopedia/georg-simmel_(Dizionario-di-filosofia). E nelle
arti figurative il relativismo è ripreso dal cubismo caratterizzato da una
rappresentazione dell'oggetto considerato simultaneamente da diversi punti di
vista. Salvatore Guglielmino, Hermann
Grosser, Il sistema letterario 2000, Milano, Principato, Luigi Pirandello,
Maschere nude, Italo Zorzi e Maria Argenziano, Newton Compton Editori, 2007 Elio Providenti , Luigi Pirandello.
Epistolario familiare giovanile Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier,
Firenze, Roberto Alonge, Pirandello, Laterza, Bari, Elio Providenti , Luigi
Pirandello. Epistolario familiare giovanile (18861898), Quaderni della Nuova
Antologia XXIV, Le Monnier, Firenze, 1985, pag. 26. Umberto Artioli,
L'officina segreta di Pirandello, Laterza, RomaBari, Luigi Pirandello, una vita
da autore, repubblicaletteraria. l'8
novembre . Claudio Vicentini, Pirandello
il disagio del teatro, Saggi Marsilio, Venezia, La prima rappresentazione della commedia La
morsa si ebbe a Roma, al Teatro Metastasio, il 9 dicembre 1910, ad opera della
Compagnia del "Teatro minimo" diretta da Nino Martoglio che la mise
in scena assieme all'atto unico Lumie di Sicilia. Pirandello cedendo alle
insistenze di Martoglio acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia fossero
rappresentate nella stessa serata. I due atti unici ebbero diverso esito presso
il pubblico, che accolse con favore La morsa, mentre non gradì Lumie di Sicilia
(in Interviste a Pirandello: "parole da dire, uomo, agli altri
uomini" di Ivan Pupo, editore Rubettino, Legato a ricordi della fanciullezza di
Pirandello. Davide Savio, Il carnevale
dei morti. Sconciature e danze macabre nella narrativa di Luigi Pirandello,
Novara, Interlinea, . «Il mio primo
libro fu una raccolta di versi, Mal giocondo, pubblicata prima della mia
partenza per la Germania. Lo noto, perché han voluto dire che il mio umorismo è
provenuto dal mio soggiorno in Germania; e non è vero; in quella prima raccolta
di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non sapevo
neppure che cosa fosse l'umorismo». (Da una sintetica autobiografia, scritta da
Pirandello probabilmente fra il 1912 e il 1913, per il periodico romano
"Le lettere", del 15 ottobre 1924)
Pirandello e il cinema di Amedeo Fago Pirandello NASA. Luigi Pirandello,
Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio, Luigi Pirandello, Esclusa, Milano, Fratelli
Treves,Luigi Pirandello, Fu Mattia Pascal, Milano, Fratelli Treves, I
Pirandello. La famiglia e l'epoca per immagini, Sarah Zappulla Muscarà e Enzo
Zappulla, Catania, la Cantinella, Roberto Alonge, Luigi Pirandello, Roma-Bari,
Laterza, Umberto Artioli, L'officina segreta di Pirandello, Bari, Laterza, Renato
Barilli, La linea Svevo-Pirandello, Milano, Mursia, Ettore Bonora, Sulle
novelle per un anno in Montale e altro novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia,
Nino Borsellino, Ritratto e immagini di Pirandello, Roma-Bari, Laterza, Nino
Borsellino e Walter Pedullà (diretta da), Storia generale della letteratura
italiana, XI, Il Novecento, La nascita del Moderno, 1, Milano, Motta, Fausto De
Michele e Michael Rössner , Pirandello e l'identità europea. Atti del Convegno
internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo Leone De
Castris, Storia di Pirandello, Bari, Laterza, Arnaldo Di Benedetto, Verga,
D'Annunzio, Pirandello, Torino, Fògola, 1994. Lucio Lugnani, L'infanzia felice
e altri saggi su Pirandello, Napoli, Liguori, 1986. 88-207-1477-9. Giovanni Macchia, Pirandello o
la stanza della tortura, Milano, Mondadori, 1Mirella Maugeri Salerno,
Pirandello e dintorni, Catania, Maimone, Francesco Medici, Il dramma di
Lazzaro. Kahlil Gibran e Luigi Pirandello, in «Asprenas», Antonino Pagliaro, U ciclopu, dramma satiresco di Euripide
ridotto in siciliano da Luigi Pirandello, Firenze, Le Monnier, Giuditta
Podestà, Kafka e Pirandello, in "Humanitas", Filippo Puglisi, L'arte
di Luigi Pirandello, Messina-Firenze, D'Anna, Filippo Puglisi, Pirandello e la
sua lingua, Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, Luigi Pirandello, Milano,
Mondadori, Filippo Puglisi, Pirandello e la sua opera innovatrice, Catania,
Bonanno, 1970. Carlo Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano.
D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello, Milano, Feltrinelli, Antonio
Sichera, «Ecce Homo!» Nomi, cifre e figure di Pirandello, Firenze, Olschki, Riccardo
Scrivano, La vocazione contesa. Note su Pirandello e il teatro, Roma, Bulzoni, Giorgio
Taffon, Luigi Pirandello nel gran teatro del mondo d'oggi, in Maestri
drammaturghi nel teatro italiano del '900. Tecniche, forme, invenzioni, Roma-Bari,
Editori Laterza, Gian Franco Venè, Pirandello fascista. La coscienza borghese
tra ribellione e rivoluzione, Venezia, Marsilio, 1981. Matteo Veronesi,
Pirandello, Napoli, Liguori, Claudio Vicentini, Pirandello. Il disagio del
teatro, Venezia, Marsilio, Rossano Vittori, Il trattamento cinematografico dei
'Sei personaggi', testo inedito di Luigi Pirandello, Firenze, Liberoscambio, Sarah
Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla , Pirandello e il teatro siciliano, Catania,
Maimone, Sarah Zappulla Muscarà , Narratori siciliani del secondo dopoguerra,
Catania, Maimone. Casa di Pirandello Diego Fabbri Lanterninosofia Sito
ufficiale, su pirandelloweb.com.TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Luigi
Pirandello, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Luigi Pirandello, su sapere, De Agostini.
Luigi Pirandello, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Luigi Pirandello, su The Encyclopedia of Science Fiction. Luigi Pirandello, in Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Luigi Pirandello, su
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Archivistiche. Luigi Pirandello, su
BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Luigi Pirandello, su nobelprize.org,
Nobel Media AB. Luigi Pirandello, su Find a Grave. Opere di Luigi Pirandello, su Liber
Liber. Opere di Luigi Pirandello, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Luigi Pirandello, . Opere di Luigi
Pirandello, su Progetto Gutenberg. Audiolibri di Luigi Pirandello, su
LibriVox. di Luigi Pirandello, su
Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Luigi Pirandello (autore),
su Goodreads. Luigi Pirandello (personaggio), su Goodreads. italiana di Luigi Pirandello, su Catalogo
Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. Luigi Pirandello, su
Internet Movie Database, IMDb.com. Luigi Pirandello, su AllMovie, All Media
Network. Luigi Pirandello, su Internet Broadway Database, The Broadway League.Luigi
Pirandello, su filmportal.de. Centro
Nazionale Studi Pirandelliani, su cnsp. Istituto di studi pirandelliani, su
studiodiluigipirandello. Emanuele Licastro, Pirandello fra Spengler e
Wittgenstein.
PIRRO
(San Severo). Filosofo. Docente a Palermo. Ancora studente
universitario, inizia ad insegnare presso l'Istituto Roosevelt di Palermo, che
vide tra l'altro nello stesso periodo la presenza di Don Pino Puglisi. Allievo
di Spirito alla "Sapienza" di Roma, si laureò con una tesi sul pensiero
estetico di Allmayer, di cui fu relatore Plebe. Professore, ha insegnato a Perugia
accanto ad Negri. Successivamente ha insegnato snei licei, accompagnando
all'insegnamento sempre una intensa attività di ricerca. Fu studioso di Gentile,
e pubblicò il suo primo volume, L'attualismo di G. Gentile e la religione presso
l'editore Sansoni. Fra i suoi lavori si ricordano anche Filosofia e politica in
Benedetto Croce, pubblicato presso l'editore Bulzoni. Si interessò
successivamente anche alla ricerca storiografica e svolse numerosi studi di
storia locale sulla città di Terni. Esponente di spicco della vita culturale
della città umbra, ne ha studiato gli aspetti poco indagati di quella che fino
ad allora era una città ancorata ad una dimensione prettamente industriale. Sotto
la Giunta di Gianfranco Ciaurro, coordina il progetto per la realizzazione del
nuovo museo archeologico della città di Terni da realizzarsi nel convento di
San Pietro, il progetto ebbe la supervisione dell'archeologo Renato
Peroni. Vincenzo Pirro nei suoi studi di storia contemporanea ha
ricostruito, prima della pubblicazione de Il sangue dei vinti di Giampaolo
Pansa, episodi della guerra civile nell'Umbria meridionale, tra cui
l'assassinio del sindacalista Maceo Carloni e del dirigente d'azienda
Alessandro Corradi. Nel 1989 fonda con altri studiosi locali il
"Centro Studi Storici", un'associazione culturale di ricerca storica
a cui viene collegata la rivista scientifica Memoria Storica. L'obiettivo della
rivista, uscita a detta di Pirro è quello di porre fine "all'amnesia
organizzata", facendo conoscere a tutti le vicende di una città figlia non
solo dell'industrializzazione. Accanto ad un nuovo sguardo per le vicende
passate la rivista inaugura una stagione di storiografia libera da
condizionamenti ideologici e basata sull'assoluta scientificità nell'utilizzo
delle fonti. Ha suscitato critiche per la ricostruzione di alcuni episodi
di violenza avvenuti durante la resistenza antifascista nel centro Italia, critiche
che si sono particolarmente concentrate all'indomani della sua scomparsa ad
opera di storici locali, che lo hanno accusato di "revisionismo". In
realtà il lavoro effettuato da Pirro, come anche affermato da Parlato nella
prefazione di Regnum hominis, è sempre stato suffragato dalla presenza della
fonte documentale. Inoltre le vicende ricostruite, come ad esempio quella
dell'uccisione di Corradi o Urbani, ad opera dei partigiani non erano mai state
trattate dalla storiografia cosiddetta "ufficiale". È stato
consigliere dell'stituto per la Storia dell'Umbria Contemporanea e dell'stituto
di Cultura della Storia dell'Impresa "Franco Momigliano" e presidente
della sezione di Terni dell'Istituto per la Storia del Risorgimento italiano. È
morto all'improvviso, a causa di un infarto, nella sua casa di Terni, completando
il suo ultimo studio dedicato alla storia della Facoltà di Scienze Politiche
dell'Università degli Studi di Perugia. -- è uscita l'opera postuma, intitolata
Regnum hominis, l'umanesimo di Giovanni Gentile. L'opera fa parte della collana
scientifica della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma, è stato
ritrovato un suo ulteriore scritto postumo dedicato al Risorgimento pubblicato
con la casa editrice Morphema intitolato Scritti sul Risorgimento; è uscito,
curato da Hervé Cavallera, un volume postumo dedicato alla pedagogia di Gentile
intitolato "Dopo Gentile dove va la scuola italiana". Pirro e
Hervè Cavallera al convegno sul pensiero di Giovanni Gentile presso l'Istituto
dell'Enciclopedia Italiana a Roma. Il
Consiglio Comunale di Terni delibera di dedicare la "Sala Tacito" di
Palazzo Carrara in Terni alla memoria di Pirro. L'inaugurazione della sala
"Vincenzo Pirro" si è svolta il 12 marzo e con l'occasione è stato presentato il
volume contenente il carteggio epistolare del professore intitolato "La
vita come Ricerca, la vita come Arte, la vita come Amore" , titolo
riferito alle omonime opere di Ugo Spirito. Il 28 Ottobre in occasione delle celebrazioni per gli
ottanta anni della fondazione del Liceo "Tacito" di Terni, viene
inaugurata, nell'atrio della scuola, una targa dedicata al prof. Vincenzo Pirro
con una dicitura tratta da una poesia di Gibran. Altre opere postume
vengono prodotte nel luglio , esce "Italia e Germania nel Novecento",
raccolta di scritti di Pirro tratti da "Nuovi Studi Politici",
rivista fondata da Salvatore Valitutti. Nel marzo esce una raccolta di memorie di scritti di
garibaldini intitolata "Correva l'anno 1867Terni e l'affrancamento di Roma
nelle memorie dei garibaldini. Nel luglio del è uscita una nuova opera di carattere
filosofico intitolata "Filosofia e Politica e Giovanni Gentile"
curata dal prof. H. A. Cavallera ed edita dalla casa editrice Aracne. La
Giunta del Comune di Terni ha deliberato la posa di una targa in memoria presso
la dimora di Pirro. La Soprintendenza
Archivistica dell'Umbria e delle Marche, dichiara l'archivio di Vincenzo Pirro
"di notevole interesse culturale" ai sensi del T.U. dei Beni
Cultural. In occasione del decennale dalla scomparsa viene scoperta,sulla casa
dove ha vissuto il professore, una targa commemorativa. In occasione del
decennale della scomparsa viene pubblicato dalla casa editrice Intermedia il
volume collettaneo Hervè A. Cavallera "L'unica via è il Pensieroscritti in
memoria di Vincenzo Pirro". Targa commemorativa di Vincenzo Pirro
posta sulla casa a Piazza Clai a Terni Opere: Opere (elenco parziale), “ Una
missiva fra Spirito e Pirro,” “L'attualismo di Gentile e la religione, Firenze,
Sansoni, Filosofia e politica in Benedetto
Croce, Roma, Bulzoni,Filosofia e politica in Giovanni Gentile, Firenze,
Sansoni, La riforma Gentile e il Fascismo, in Giornale critico della filosofia
italiana, Firenze, Sansoni, Il pensiero politico nell'idealismo italiano,
Firenze, Sansoni, 1974 La prassi come educazione nella gentiliana
interpretazione di Marx, Firenze, Sansoni, 1Cultura e politica in B. Croce,
Firenze, Sansoni, “Filosofia e politica: il problematicismo di Spirito,” Roma,
Bulzoni, “Per una storia dell'Umbria durante la repubblica fascista,” Perugia,
IRRSAE, “Terni nell'età rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone, Thyrus, Terni e la sua Provincia durante la Repubblica
Sociale, Arrone, Thyrus,Romano Ugolini e Vincenzo Pirro, Giuseppe Petroni,
dallo Stato Pontificio all'Italia unita, Edizioni scientifiche italiane,
Napoli, (V.P.) Interamna Narthiummateriali per il museo archeologico di Terni,
Arrone, Thyrus Le acque pubbliche gli acquedotti di derivazione e le
utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni nei sommari riguardi: tecnico,
legislativo e storico, Terni-Giada, ICSIM, Una scuola una città: il Liceo
ginnasio di Terni, Arrone, Thyrus, Terni nell'età del Risorgimento, Arrone,
Thyrus, Sull'avvenire industriale di Terni / scritti di Luigi Campofregoso;
Vincenzo Pirro Perugia: CRACE/ICSIM, Garibaldi visto da Giovanni Gentile, Roma,
Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, "Per Garibaldi" (V. Pirro), Arrone,
Thyrus, I Giustizieri, La Brigata Gramsci tra Umbria e Lazio, di Marcello
Marcellini, uedizioni Mursia, Vincenzo Pirro ne scrive la prefazione. Regnum
hominis, L'Umanesimo di Giovanni Gentile, Collana Scientifica Fondazione Ugo
Spirito e Renzo de Felice, Roma, Ed, Nuova Cultura, (pref.del Prof. Giuseppe Parlato) Scritti sul
Risorgimento (G.B. Furiozzi), Terni, Morphema
Dopo Gentile dove va la scuola italiana (Hervé Cavallera), Firenze, Le
Lettere La vita come ricercala vita come
artela vita come amore (Hervé Cavallera), Terni, Morphema Italia GermaniaSaggi di Filosofia Politica,
Amazon ed., luglio Filosofia e Politica
in Giovanni Gentile (Hervé Cavallera), Aracne, Roma Maceo Carloni: Storia e Politica (Danilo
Sergio Pirro), Intermedia Edizioni, Orvieto,
Cura di atti di convegno (parziale) Manifesto del convegno su
Giuseppe Petroni, Vincenzo PirroGiuseppe Garibaldi nel centenario della morte,
Terni Mostra documentaria e pubblicazioneIstituto della Storia del Risorgimento
Giuseppe Petroni Dallo Stato Pontificio all'Italia unita. Convegno di Studio
Terni con relatori i proff. Romano Ugolini, Franco Della Peruta e Anna Maria Isastia
Bicentenario della Rivoluzione Francese, Terni Vincenzo Pirro , Gli arabi e
noi: atti del convegno di studi su Il nazionalismo arabo, Terni, Arrone: Thyrus
(con Domenico Cialfi), La nascita della Repubblica e gli anni della
ricostruzione: mostra storico-documentaria, Bibliomediateca, Terni, 7ricerca
storico documentaria Domenico Cialfi e Vincenzo Pirro; sezione locale della
mostra in collaborazione con Archivio di Stato di Terni e Biblioteca comunale
di Terni; in collaborazione con Centro per la promozione del libro, ISUC,
Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea, Arrone, Thyrus, Vincenzo
Pirro , Intorno alle miniere di ferro e alle ferriere dell'Umbria meridionale,
scritti di Auguste De Vaux et al.; Vincenzo Pirro, Terni: CRACE/ICSIM, 2003 Vincenzo
Pirro , Elia Rossi Passavanti nell'Italia del Novecento, Atti del Convegno di
studi (Terni), Arrone: Edizioni Thyrus, Vincenzo Pirro , Convegno di studi nel
4. centenario della fondazione dell'Accademia dei Lincei (Terni), Federico Cesi
e i primi Lincei in Umbria, atti del Convegno di studi nel IV centenario della
fondazione dell'Accademia dei Lincei: Terni, Arrone: Edizioni Thyrus, Accademia
Nazionale dei Lincei Vincenzo Pirro , Mazzini nella cultura italiana: atti del
Convegno di studi, Terni, Arrone: Thyrus, Andrea Giardi e Vincenzo Pirro ,
Pietro Antonio Magalott, erudito,
giureconsulto, docente di Diritto, Arrone: Thyrus, Stefania Magliani e Vincenzo
Pirro , Per Garibaldi, Arrone: Thyrus, Vincenzo Pirro , San Valentino patrono
di Terni, atti del Convegno di studi: Terni, Arrone: Thyrus, di Ugo
Spirito La vita come arte, Sansoni, Firenze, La vita come amore, Sansoni
Firenze, La riforma della scuola, Sansoni, Firenze, Il problema dell'unificazione del sapere, in
Dal mito alla scienza, Sansoni, Firenze, Storia della mia ricerca, Sansoni,
Firenze, Dall'attualismo al problematicismo, Sansoni, Firenze di Giovanni
Gentile La sala "Vincenzo Pirro" in Palazzo Carrara a
Terni Il concetto scientifico della pedagogia, in Scuola e Filosofia, Sandron
Palermo Proemio al “Giornale critico della filosofia italiana, a. I, n.
1,Sansoni, Firenze, Educazione e scuola laica, Vallecchi. Firenze Sistema di logica, II, Laterza, Bari La nuova scuola media,
Vallecchi, Firenze, Che cos'è il fascismo. Discorsi e polemiche, Vallecchi
Firenze, Saggi critici, Vallecchi, Firenze, Scritti pedagogici, III, Treves ,Milano-Roma, Origini e dottrina del fascismo, ed. riv. e accr., Istituto Nazionale Fascista,
Roma di Benedetto Croce Contributo alla critica di me stesso. Napoli, Conversazioni
critiche, Laterza, Bari, La letteratura della nuova Italia, ed., Laterza, Bari Cultura e vita morale,
Laterza, Bari, Etica e politica, IV ed., Laterza, Bari, Pagine sparse, I, Laterza, Bari. Vincenzo PirroUna vittima
della guerra civile: Maceo Carloni", in Memoria Storica, Ed. Thyrus,
ArroneAnno , Memoria Storica, Ed. Thyrus, Arrone, e Memoria Storica Ed. Thyrus,
Arrone, Memoria Storica, Thyrus, Arrone, Vd. Bitti. A., Venanzi M. Covino R.,
La storia rovesciata, Crace Ed. Narni A
tal proposito si legga l'articolo uscito sul Corriere dell'Umbria del 2intitolato
La difesa di mio padre. Lettera a F. Giustinelli presidente ICSIM Regnum hominis. L'umanesimo di Giovanni
Gentile, Ed. Nuova Cultura, Roma, , Contenuto nel volume L'uomo e la Storia. Scritti
in onore di T. Nanni, Ed. Thyrus, Arrone,
Comunicato stampa del Comune, su comune.terni. 9Terni, una targa per
Vincenzo Pirro, su umbriaON, L'Unica via è il pensieroscritti in memoria di
Vincenzo Pirro, su fondazionespirito.
Dopo Gentile dove va la scuola italiana (Hervé Cavallera), su
lelettere. Vincenzo Pirro, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. DANILO
PIRRO, COMPLETA AGG. su
drive.google.com. Il lungo percorso storico del prof. PirroTernimagazine del su
ternimagazine. Sito della Fondazione Ugo
Spirito, su fondazionespirito. Comunicato stampa del sindaco di Terni in
occasione della scomparsa del prof. Pirro, su comune.terni. 2Comunicato di
Terninrete in occasione della scomparsa di Pirro, su archive.fo. Link
sull'ultima pubblicazione "Regnum hominis" [collegamento interrotto],
su nuovacultura. La recensione di "Regnum hominis" del Prof. Rodolfo
Sideri della Fondazione Ugo Spirito di Roma , su certificazionenergetica.com.
Recensione di "Regnum hominis" su Archiviostorico.info, su
archiviostorico.info. Presentazione di "Regnum hominis" presso la
Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, su igiovedi.fondazionespirito. ). "Come si falsifica la storia, il caso
di Alverino Urbani" di V. Pirro L'ospite di passaggio , la difesa di mio
padre, di Danilo Sergio Pirro, testo dell'articolo del Corriere dell'Umbria
L'ultimo discorso su youtube.com. V. Pirro Sull'avvenire industriale di Terni,
scritti di Luigi Campofregoso, introduzione , su icsim. 5V. Pirro,Rassegna
storica del Risorgimento HEGEL GEORG WILHELM FRIEDRICH; MOTI -- su
risorgimento. Sito web dedicato a Maceo Carloni, su maceocarloni. Articolo del
giornale online UmbriaOn dedicato all'inaugurazione della sala "Vincenzo
Pirro" La vita come Ricerca, la vita come Arte, la Vita come Amore,
articolo di Danilo Sergio Pirro contenuto nell'omonimo volume commemorativo.
L'Archivio un bene culturale della città.
PIZZI.
(Milano). Filosofo. Grice: “About time an Italian philosopher takes ‘la regola di
Boezio’ seriously!” Laureato a Milano on una tesi sui condizionali
controfattuali, è diventato ricercatore e poi incaricato di filosofia a Calabria.
Ha lavorato a Siena, diventando Professore -- è stato titolare di un insegnamento di Logica
della Prova presso la Facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Milano
Bicocca. Ha iniziato la sua attivita' di ricerca curando la traduzione di
"An Introduction to Modal Logic" di G.E.Hughes e M. J. Cresswell, che
offriva per la prima volta al pubblico italiano una panoramica completa e
aggiornata della logica intensionale. Ampliando questa linea di ricerca, ha
pubblicato due antologie con lunghe introduzioni, una dedicata alla logica del
tempo e una dedicata alla logica condizionale. A partire dalla fine degli anni
'70 ha pubblicato una serie di articoli su riviste internazionali in cui viene
introdotta una logica detta dell'implicazione consequenziale, il cui scopo e'
riformulare le basi della logica detta connessiva nel quadro della logica
modale standard. Questa traduzione linguistica consente di assiomatizzare un
certo numero di sistemi che risultano completi e decidibili mediante tableaux.
Uno sviluppo verso una generalizzazione di questi risultati è stato conseguito
in due articoli scritti in collaborazione con Timothy Williamson. Altri temi di
ricerca approfonditi nel campo della logica sono stati il problema della
definizione della necessita' in termini di contingenza, l'applicazione di
quadrati e cubi aristotelici alle nozioni modali, l'approccio alla modalita' in
termini di multimodalita', cioè mediante l'impiego di un linguaggio base avente
come primitivi un numero arbitrariamente grande di operatori modali. Nel campo
della filosofia della scienza il tema su cui ha lavorato in modo preminente è
stato quello della teoria controfattuale della causa, a cui ha dedicato
articoli e libri desti un pubblico interessato all'epistemologia giudiziaria
Sempre in questo settore ha pubblicato un libro centrato sul problema della
logica dell'abduzione, un capitolo del quale è dedicato all'analisi di un caso
giudiziario controverso, il disastro di Ustica. Sul tema di Ustica ha poi
pubblicato un volume che contiene una discussione metodologica delle indagini
ancora aperte sul caso, in merito alle quali cura attualmente un blog.
Note Introduzione alla logica modale, Il
Saggiatore, Milano, La Logica del tempo, Boringhieri, Torino, Leggi di Natura,
Modalita', Ipotesi. Feltrinelli, Milano. V. in particolare Eventi e Cause. Una
prospettiva condizionalista, Giuffre', Milano, V. Diritto, Abduzione e Prova,
Giuffre', Milano, Ripensare Ustica, Createspace (Amazon), Implicazione logica Causalità (filosofia)
Abduzione Strage di Ustica Blog
ufficiale, su claudiopizziit.wordpress.com. Keywords: la regola di Boezio’ –
Luigi Speranza, “Grice e Pizzi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza.
PIZZORNO.
(Trieste).
Filosofo. Fu un apprezzato filosofo di fama internazionale. Compì studi a Torino, Vienna e Parigi. Assunse
la direzione del Centro di relazioni industriali della Olivetti di Ivrea.
Insegnò presso importanti università italiae: Urbino, Milano, Oxford (Nuffielde), Harvard, Teheran,
Fiesole. Oltre agli importanti studi
sulla materia sociologica condusse ricerche di sociologia economica e politica,
in special modo sulle organizzazioni sindacali e sui conflitti di classe, sulla
politica italiana e i suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed
economici nelle società industriali. Fu
insignito di alcuni premi, tra cui la Medaglia del Presidente della Repubblica
al Premio Nazionale Letterario Pisa.
Opere: “Le classi sociali” (Il Mulino); “Comunità e razionalizzazione” (Einaudi)
Lotte operaie e sindacato in Italia, “Le regole del pluralism, I soggetti del
pluralismo. Classi, partiti, sindacati (Bologna) Le radici della politica
assoluta (Feltrinelli3) Il potere dei giudici ("Il nocciolo", Laterza)
Il velo della diversità. Studi su razionalità e riconoscimento (Feltrinelli)
Sulla maschera (Il Mulino) Alessandro
Pizzorno, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Pubblicazioni
su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de
l'Innovation. Registrazioni di
Alessandro Pizzorno, su RadioRadicale, Radio Radicale.
PLEBE.
(Alessandria). Filosofo. Grice: “I think I love Plebe: he wrote a beautiful
chapter on Cicero and Latin rhetoric for his ‘brief history of ancient
rhetoric,’ and like my tutee Strawson, he approached Aristotle and modernist
logic in a genial way --.” “Seguo il verso di Orazio
“Odio la massa e me ne tengo lontano”. Solo in questo sono uomo di
destra» Si è laureato a Torino in Filosofia, poi in Filologia classica
nello stesso ateneo e infine di nuovo in Filosofia all'Innsbruck. Testimone di
nozze dell'editore Vito Laterza, grazie alla sua intercessione conobbe Croce
che lo convinse a pubblicare i suoi scritti e ne sponsorizzò l'opera. Cominciò
la sua carriera universitaria: dopo aver iniziato a Perugia come professore
incaricato di Storia della Filosofia, passò all'Palermo dove è stato docente
ordinario di storia della filosofia e direttore dell'Istituto alla Facoltà di
Lettere e Filosofia. Tra il 1970 e il 1973 insegnò anche all'Istituto ticinese
di alti studi a Lugano. Attività politica Filosofo inizialmente marxista,
nei primi anni settanta ha una clamorosa rottura con il pensiero del filosofo
tedesco (dovuta anche alla sua contestazione del Sessantotto) e viene
annoverato fra i sostenitori dell'anticomunismo politico-culturale di quel
periodo; dopo una militanza di due anni con i socialdemocratici di Saragat,
aderisce al Movimento Sociale Italiano. Almirante lo nomina prima presidente
del Fronte Universitario d'Azione Nazionale e poi responsabile del settore
cultura dell'MSI-DN. Successivamente Plebe fu eletto senatore della Repubblica nelle
file del MSI-DN in Piemonte e rieletto nel 1976; in quell'anno il leader missino
lo include nella Rappresentanza italiana al Parlamento europeo. Nel
gennaio 1977 rompe anche con il MSI, aderendo al gruppo parlamentare
scissionista Democrazia Nazionale (ma restò indipendente dal partito DN). Non
rieletto con DN nel 1979, lascia la competizione politica attiva. Nel 1977
aveva chiesto anche l'iscrizione al Partito Radicale, ma dopo un'accesa
votazione il partito gli negò la tessera. Terminata l'esperienza
parlamentare tornò a insegnare all'Palermo. Storico della filosofia, in particolare
del pensiero greco e di Aristotele. Riavvicinatosi negli anni Novanta al
marxismo[senza fonte], negli anni 2000 Plebe è editorialista del quotidiano
Libero. Pur sposato e padre di tre figli, in un'intervista concessa a Pansa ha
dichiarato d'aver avuto esperienze omosessuali. Si definiva come un illuminista
scettico sostenitore d'un anarchismo intellettuale. Fra gli studiosi con cui ha
collaborato, egli riconosce come propri allievi Puglisi, Emanuele e Giovanni . Opere: “Hegel.
Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del comico:
da Aristotele a Plutarco” (Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” Vera,
Spaventa, Jaja, Maturi, Gentile, e con Augusto Guzzo, Torino, SEI, Spaventa e
Vera, Torino, Edizioni di filosofia; “La nascita del comico. Nella vita e
nell'arte degli antichi greco-romani” (Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino,
Edizioni di filosofia, Processo all'estetica, Firenze, La Nuova Italia.
Heidegger e il problema kantiano, Torino, Edizioni di filosofia, Breve storia
della retorica, Milano, Nuova Accademia, La dodecafonia. Documenti e pagine
critiche, Bari, Laterza, Introduzione alla logica formale. Attraverso una
lettura logistica di Aristotele, Bari, Laterza, Discorso semiserio sul romanzo, Bari, Laterza,
Estetica, a cura di, Firenze, Sansoni, 1Storia della filosofia. Per il liceo
classico, Messina-Firenze, D'Anna, Termini della filosofia contemporanea, Roma,
Armando, La filosofia dei greci nel suo
sviluppo storico, Da Socrate ad Aristotele, Aristotele e i Peripatetici più
antichi, a cura di, Firenze, La Nuova Italia, Che cosa è l'Illuminismo, Roma, Ubaldini, Che cosa ha veramente detto Marx, Roma, Ubaldini,
Che cosa ha veramente detto Hegel, Roma,
Ubaldini, Atlante concettuale delle nuove filosofie. [Termini di denunzia,
categorie dell'anticonformismo, formule di moda, vecchi concetti in nuove filosofie],
Roma, Armando, L'estetica italiana dopo Croce, Padova, RADAR, Che cosa è
l'estetica sovietica, Roma, Ubaldini, Che cosa è l'espressionismo, Roma,
Ubaldini, Dizionario filosofico, Padova, RADAR, Storia del pensiero, Roma,
Ubaldini, Filosofia della reazione, Milano, Rusconi, Quel che non ha capito Carlo Marx, Milano,
Rusconi, Il libretto della Destra, Milano, Edizioni del Borghese, A che serve
la filosofia?, Palermo, Flaccovio, Un laico contro il divorzio, Roma, INSPE, La
civiltà del postcomunismo, Roma, CEN, Storia della filosofia, La filosofia
greca dal VI al IV secolo, con Gabriele Giannantoni e Pierluigi Donini, Milano,
Vallardi, Il materialismo oggi. Fisica,
biologia e filosofia oltre l'ideologia, Roma, Armando, Semiotica ed estetica, a
cura di, Roma-Baden Baden, Il libro-Field educational Italia-Agis, Leggere
Kant, Roma, Armando. Logica della poesia, Palermo, Ila Palma, Storia della
filosofia, Palermo-Sao Paulo, Ila Palma,
Comprende: Da Talete a Spinoza; Da Locke ad Adorno. Manuale di estetica, con
Pietro Emanuele, Roma, Armando, Manuale di retorica, con Pietro Emanuele,
Roma-Bari, Laterza, Storia del pensiero occidentale, con Pietro Emanuele, Roma,
Armando, Contro l'ermeneutica, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, L'euristica.
Come nasce una filosofia, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, I filosofi e
il quotidiano, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, Dimenticare Marx?,
Milano, Rusconi, Dieci lezioni di politica, Milano, Rusconi, Filosofi senza
filosofia, con Pietro Emanuele, Roma-Bari, Laterza, Tornerà il comunismo?,
Casale Monferrato, Piemme, Manuale dell'intellettuale di successo, con Piero
Violante, Roma, Armando, Il quinto libro del capitale. Marx contro i marxisti,
Milano, Biblioteca di via Senato, Il nuovo illuminista. Obiettivo libertà,
Milano, Biblioteca di via Senato, Memorie di sinistra e memorie di destra. Un
filosofo negli anni ruggenti, Palermo, Qanat, Armando Plebe, biografia su
cinquantamilagiorni (Corriere della Sera), Dario Antiseri e Silvano Tagliagambe, Storia
della filosofia: Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano, Gli 80 anni
di Plebe, il filosofo trasgressivo., cinemagay, Sesso, politica e frecciate di
un bastian contrario, La Repubblica Con
Armando Plebe la destra fece un brutto “affare”, Secolo d'Italia Senato. Scheda di attività di Armando PlebeVI
Legislatura Senato. Scheda di attività
di Armando PlebeVII Legislatura Radicali cinquantamila
Patrimonio sos: in difesa dei beni culturali e ambientali, Dizionario di
filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
POGGI.
(Sarzana). Flosofo. Nacque da una famiglia di piccoli
commercianti. Ancora adolescente, rimase colpito dalla violenza usata nei
confronti del popolo durante le giornate milanesi e dal temporaneo esilio che
dovettero subire alcuni socialisti amici di famiglia. Questo lo portò a
simpatizzare per quel partito che stava nascendo e al quale si iscrise. Si
laureò in Lettere a Palermo, dove si era temporaneamente trasferito dopo la
morte del padre, discutendo una tesi su Kant e il socialismo, pubblicata l'anno
successivo con il titolo “La questione morale nel socialismo: Kant e il
socialismo.” Tornato a Sarzana si immerse nell'attività politica che lo portò
ad essere eletto nel consiglio comunale cittadino per il partito socialista. Kautsky, teorico del marxismo Si recò a Lipsia alla scuola di Wundt, fondatore
della psicologia sperimentale, dove lavorò al giornale Leipziger Volkszeitung e
dove strinse rapporti di amicizia e legami politici con i maggiori esponenti
della socialdemocrazia di quel Paese. Fra questi in primo luogo con Bebel, Kautsky e Luxemburg, personaggi che
segnarono profondamente la storia del socialismo europeo, e con i quali
mantenne rapporti epistolari. Tornato in Italia, si trasferisce a Genova
per iscriversi a quella facoltà di Giurisprudenza che gli darà una seconda
laurea e dove inizierà a collaborare a Il Lavoro di Canepa, all'Avanti!, al
Tempo di Claudio Treves, alla turatiana Critica Sociale sulla quale scriverà
per oltre cinquant'anni. Sue collaborazioni apparvero successivamente anche su La
Rivoluzione liberale di Gobetti. È in questo periodo che la polizia comincia ad
interessarsi alla sua attività politica e lo inserisce nello schedario dei
sovversivi. Inizia intanto ad insegnare nelle scuole superiori di molte
città dell'Italia centro settentrionale sempre inseguito dall'attenzione della
polizia. Sposa la sarzanese marchesina Ollandini e partecipa come delegato al Congresso
socialista di Ancona, nel corso del quale ebbe un duro scontro con il
massimalista Mussolini sul problema
della compatibilità o meno del socialismo con la massoneria. L'assemblea diede
in quell'occasione una larga maggioranza alla tesi mussoliniana
dell'incompatibilità. -- è capogruppo
socialista nel consiglio comunale di Sarzana, retto da una giunta socialista,
che nella giornata divenuta famosa dovette far fronte all'aggressione armata di
500 fascisti, capitanati da Dumini, decisi a sottomettere la città
"rossa". Come è noto i fascisti furono umiliati e cacciati,
lasciando una dozzina di cadaveri sul terreno, dall'unione della forza pubblica
e del popolo in armi, sotto l'egida dell'amministrazione comunale. Dopo la
marcia su Roma, Poggi, e con lui tutti gli antifascisti messisi in evidenza,
dovettero trovare rifugio all'estero o migrare in altre città. Fu privato per
un certo periodo dell'insegnamento e quando sedeva su una cattedra di filosofia
a Genova, fu denunciato al Tribunale speciale per la sua attività cospirativa
praticata con altri colleghi antifascisti. Amico di Rensi e della
consorte Laura Perucchi, era solito recarsi nelle domeniche d'inverno al
palazzo genovese di via Palestro dove i Rensi animavano un vero e proprio
salotto, arricchito dalla presenza di illustri personalità quali il poeta e
romanziere Pastorino, Buonaiuti, Sella o
Rossi, accomunati dall'opposizione al regime. In quell'occasione evitò
una dura condanna perché probabilmente Mussolini si ricordò di quel suo leale
tenace avversario e lo fece liberare, come attesta una registrazione esistente
nel suo fascicolo personale presso l'Archivio Centrale dello Stato: “scarcerato
e rilasciato in libertà dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato per
atto di clemenza di S.E. il Capo del Governo”. Non cessò però la
persecuzione nei suoi confronti da parte del fascismo ligure, soprattutto dopo
la nascita della Repubblica Sociale Italiana per cui, impedito nell'esercizio
della professione e perduto l'insegnamento, dovette adattarsi ad insegnare in
scuole private. Alla caduta del fascismo venne eletto segretario regionale del
partito socialista, ma fu nuovamente arrestato col figlio e condannato a morte,
pena poi commutata nella deportazione a Mauthausen. In realtà, a causa delle distruzioni
della guerra, ormai separato dal figlio, fu internato a Bolzano-Gries, fino a
quando riuscì a fuggire, in coincidenza con gli ultimi bombardamenti e la fine
della guerra, ritrovando ancora vivo suo figlio. Nel dopoguerra, dopo la
scissione socialista aderì al Partito Socialdemocratico per poi tornare, dopo
il distacco dai comunisti, in quello Socialista. Venne eletto con i voti dei
due partiti socialisti come membro laico della prima consigliatura del
Consiglio superiore della magistratura, e successivamente, prima illuso e poi
deluso per la mancata riunificazione dei due tronconi socialisti lasciò la
politica attiva. Poggi morì a Genova. Pubblicazioni principali Stato Chiesa Scuola,
Firenze, Bemporad, Cultura e Socialismo, Torino, Gobetti, Gesuiti contro lo
Stato Liberale, Milano, Unitas, Filosofia dell'azione. Saggi critici, Roma, Ed.
Dante Alighieri, Concetto del Diritto e dello Stato. Saggi critici, Padova, Ed.
Cedam, Piero Martinetti Vicenza, Collezione del Palladio,ora Riedizione Cosimo
Scarcella e Introduzione di Enrico De Mas, Milano, Marzorati, La preghiera
dell'uomo, Milano, Bocca,Giuseppe Meneghini, Alfredo Poggi, in Socialismo Spezzino, appunti per una storia,
Massa G. Meneghini, G. Meneghini Sui luttuosi fatti del luglio v. Giuseppe
Meneghini, La Caporetto del fascism Sarzana Mursia Editore Milano, Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova G.
Meneghini, G. Meneghini, Alfredo Poggi G. Meneghini, Alfredo Poggi, Piero Pastorino,
Mio padre Carlo Pastorino, Genova, Liguria Edizioni Sabatelli, GiuseppeMeneghini,
"Alfredo Poggi" in Beghi, Socialismo spezzino Appunti per una storia,
Massa, Centro Studi Agostino Bronzi, .Antifascismo Fatti di Sarzana
Socialdemocrazia. Alfredo Poggi. Antifascista e uomo di cultura, da Testimoni
del tempo e della storia di Isa Sivori Carabelli. Sito istituzionale della
Città di Sarzana. Alfredo Poggi nel sito dell'ANPIAssociazione Nazionale Partigiani
d'Italia, su anpi.
POJERO.
(Palermo). Filosofo. Grice:
“Like me, he held symposia in his villa – Villa Amato in the Giardino Ingelse a
Palermo – lots of Brits there!” Studiò a Napoli, quindi a Pisa, dove si laureò.
Impossibilitato a compiere grandi viaggi perché malato di angina pectoris, si
stabilì a Palermo. La villa Amato Pojero ai Giardini Inglesi divenne così luogo
di incontro di scienziati e intellettuali. Fu collaboratore della Società per
gli studi filosofici di Palermo e fondò una biblioteca filosofica che fu per
circa un trentennio punto di incontro di grandi intellettuali italiani e stranieri,
come Gentile, Vailati, Brentano, Gemelli e altri. Alla sua morte, la biblioteca
divenne parte dell'Accademia di Scienze Lettere e Arti. Di lui restano molti
quaderni di appunti, in cui si evince la sua posizione filosofica critica verso
il razionalismo, accusato di essere incapace di comprendere adeguatamente la
metafisica e la religione; tutte le scienze, al contrario, avrebbero dovuto
contribuire alla dimostrazione dell'esistenza di Dio e dell'immortalità
dell'anima. Archivio biografico
comunaleComune di Palermo, su comune.palermo. Amato Pojero, Giuseppe Dizionario
biografico degli italiani, 2, su
treccani, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.
POLI. (Cremona).
Filosofo. Laureato a Bologna, insegnò a Milano. Pubblicò il Saggio di filosofia
elementare, un eclettico sistema di empirismo e razionalismo. Insegnò a Padova,
di cui fu anche magnifico rettore. In seguito fu nominato direttore
generale dei ginnasi veneti e consigliere scolastico. Membro
dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, ne fu president. I suoi Saggi
di scienza politico-legali considerano il diritto un insieme di scienzain
quanto trattano dei principie di artein quanto applicazione dei principi
giuridici nella valutazione dei singoli casi. Ritiene che il diritto sia
un'espressione provvidenziale e lo distingue in naturale e in positivo. Combatté
il positivismo negli Studii di filosofia contemporanea, rivendicando la
superiorità dello spirito sulla materia. “Saggio filosofico sopra la
scuola dei moderni filosofi naturalisti, coll'analisi dell'organologia, della
craniologia, della fisiognomia, della psicologia comparata, e con una teoria
delle idee e de' sentimenti” (Milano); “Primi elementi di filosofia” (Napoli);
“Elementi di filosofia teoretica e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano);
“La scienza politico-legale” (Milano), “Filosofia, «Istituto Lombardo.
Rendiconti»); “Studii di filosofia contemporanea, «Istituto Lombardo.
Rendiconti», Cenni sull'opera di Simone
Corleo: il sistema della filosofia universale, ovvero la filosofia
dell'identità, «Istituto Lombardo. Rendiconti», La filosofia dell'incosciente,
«Istituto Lombardo. Memorie», Studi C. Cantoni, Studio della vita e delle opere
di Baldassarre Poli, Milano, Filosofia Istituto veneto di scienze, lettere ed
arti. XML XLM? (check). in Dizionario biografico austriaco. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Poli,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria.
POLITEO.
(Spalato). Filosofo. Insegnante al Liceo Santa Caterina di Venezia. È seduto nella
seconda fila dal basso con un bastone in mano. Frequentò nella natìa Spalato il
locale seminario (che fungeva anche da liceo per i non seminaristi, col nome di
Ginnasio Liceo Imperiale di Spalato), ricordando in seguito che sugli stessi
banchi aveva studiato l'amato Ugo Foscolo. Proveniva da un'antica e stimata
famiglia spalatina, ma un rovescio finanziario lo costrinse a cercare un
impiego come supplente nello stesso seminario/liceo, continuando quindi gli
studi da autodidatta -- è quindi supplente di latino, storia e geografia a
Spalato, poi nel 1853 è a Vienna per partecipare all'esame a cattedre per
insegnamento letterario nei Ginnasi del Regno Lombardo-Veneto, e dalla memoria
inviata alla commissione per la valutazione conosciamo le sue ampie letture:
Tacito, Machiavelli, Vico, Guizot, Gibbon, Schlegel, Kant, Hegel, De Maistre,
Schelling, Michelet. In tale occasione, presenta un lavoro sul poema
cavalleresco: "Che cosa l'Ariosto abbiasi più specialmente proposto col
Furioso", che viene positivamente segnalato dalla commissione. Il Politeo
viene quindi approvato per l'insegnamento per tutte le otto classi ginnasiali:
primo esempio, fino ad allora, nelle province italiane dell'Impero
Austroungarico. Nel 1854 è supplente alla cattedra di storia universale
ed austriaca presso l'Padova, ove frequenta il gruppo di studenti e docenti
dalmati, uso a riunirsi presso la casa della contessa Cattani Borelli di Vrana:
una delle famiglie più in vista nella Dalmazia austriaca. In attesa di una
prevista nomina presso un'università austriaca, ottiene una supplenza presso il
Liceo/Convitto di Santa Caterina a Venezia, Liceo Ginnasio Marco Foscarini). Richiamato a
Vienna, inutilmente attende per quasi tre anni la promessa cattedra universitaria ed infinesu
sua richiestaviene nuovamente inviato al Liceo Santa Caterina di Venezia.
Già negli anni precedenti indagato per la sua adesione ai principi liberali, a
Venezia subisce un processo con l'accusa di "poca ortodossia
religiosa". Nonostante il parere dell'allora Patriarca di Venezia Jacopo
Monico, secondo il quale bisognava "augurare (...) all'insegnamento uomini
di così alta coscienza come il Politeo", questi viene per punizione
destinato a Mantova (allora ancora sotto la sovranità austriaca, a differenza
del resto della Lombardia). Qui riprende gli studi, ed in particolare un
saggio di "Storia dell'Ideale Umano", per il quale termina e pubblica
l'introduzione nel 1862, col titolo "Genesi naturale di un'idea". Il
clero mantovano lo accusa di ateismo e di panteismo, mentre di converso qualche
positivista del tempo lo accusa di misticismo. La polizia quindi continua a
vigilarlo, ma in un rapporto d si legge che "Legato di amicizia con
persone note per la loro avversione al Governo, quali Grossi, Benzoni, Dalla
Rosa e alle famiglie D'Arco e Martinelli, egli serba condotta politica
irreprensibile ed è esemplare il suo contegno sociale e morale". Collega
del Politeo era al tempo il filosofo e pedagogista Roberto Ardigò. In
seguito alle guerre d'indipendenza, la provincia di Mantova e il Veneto vengono
annessi al Regno d'Italia ed il Politeo nel 1867 ritorna ad insegnare a
Venezia, prima presso il Liceo Marco Polo e infine di nuovonel 1870al Liceo
Foscarini e all'istituto tecnico Paolo Sarpi. In quest'ultimo anno sposa una
giovane mantovana, Maria Guadagni. Alla coppia nascerà una figlia,
prematuramente scomparsa a soli cinque anni. Negli anni successivi
Politeo lavora continuamente alla sua opera, manifestando sempre più un tratto
di fortissima autocritica che lo porterà a distruggere più volte i testi già
completati: a causa di questo impegno rifiuta l'offerta di una candidatura al
Parlamento. Su insistenza di Luigi Luzzatti partecipa al concorso per la
cattedra di filosofia morale presso l'Padova, ma l'amico Giuseppe Guerzoni lo
mette sull'avviso: le prove sono già decise e faranno di tutto per metterlo in
cattiva luce. Così accade: l'esame pubblico si chiude con un battibecco e la
candidatura di Politeo viene scartata. La sua vita da quel momento scorse
senza grandi sussulti, fra l'insegnameno e lo studio, nonché col contatto con
alcuni filosofi e pensatori del tempo, quali John Addington Symonds, Émile de
Laveleye, Ernest Renan. Muore a Venezia. Durante la sua vita il
Politeo pubblicò solamente la "Genesi naturale di un'idea", mentre una parte dei suoi scritti venne data alle
stampe da Zanichelli. Il periodare del Politeo è caratterizzato dal
rifiuto di ogni schematismo, da frammentarietà e da continue divagazioni al
limite dell'erudizione spinta: tutto ciò ne rende assai complessa la lettura,
così come una categorizzazione. In linea generale, si può dire che il
Politeo propende verso una sorta d'irrazionalismo sentimentale, che sgorga in
lui da una sincera religiosità: in questo si può collegare con alcuni pensatori
tedeschi quali Herder, Jacobi, Hamann, pur essendo la sua scaturigine di
diversa natura. Sebbene il pensiero di Politeo sembri procedere nella
concezione della natura sulle vie dello spinozismo idealistico, pure egli si
salva da questo che considera un "paradosso mostruoso" mediante l'accettazione
del Dio personale del cristianesimo, nel quale egli fermamente crede. "Il
suo Dio, pur restando il principio plastico dell'universo, non è più il Dio
astratto di Spinoza né quello di Schelling, che si disperde nel mondo ed esce
da sé con atto incomprensibile, per ritrovarsi attraverso il processo della
natura e della storia; ma il Dio degli umili che parla al cuore con tutto il
fascino della bontà e la poesia del sacrifizio . Se nella "Critica della
ragione pratica" (di Kant) l'uomo si affranca dall'ordine naturale, perché
si autodetermina come fonte delle categorie, e avendo coscienza di sé come
soggetto universale, si sente vincolato a una legge che non tiene conto della
connessione necessaria delle cose; per Politeo, al contrario, il principio
morale non è una legge di ragione, ma un principio, che avendo solidarietà con
tutti gli altri elementi della vita, scaturisce dalle profondità del
sentimento, come lo scopo dell'essere umano; e le forze intellettive e volitive
non hanno altra funzione che d'interpretare e di attuare questo impulso
interiore, questo sentimento del bene (...), il cui meccanismo e la cui origine
sono inaccessibili alla ragione" (I.Tacconi). In anni più recenti le
maggiori riflessioni sull'opera dello spalatino Giorgio Politeo sono giunte da
parte di alcuni studiosi croati. Nel tentativo di croatizzarlo, egli però viene
presentato come "Juraj Politeo". Note La voce della Enciclopedia Italiana,
riferimenti in , indica la data del. Tre articoli della studiosa Heda Festini su
Juraj Politeo. Scritti filosofici e letterari, con introduzione di Luigi Luzzatti,
Bologna, Zanichelli, Giovanni Bordiga,
Giorgio PoliteoCommemorazione, Venezia, A. Faggi, Per un filosofo dalmata,
Marzocco, Giovanni Gentile, Giorgio Politeo in Critica, Renda, Un pensatore
dalmata in Nuovo Convito, F. Tacconi, Un filosofo dalmata in Rivista dalmatica,
gennaio 1926. Ildebrando Tacconi, Giorgio Politeo, in Istria e Dalmazia. Uomini
e Tempi. Dalmazia, Udine, Del Bianco, Trminio Troilo, Un filosofo dalmata in
Bilychnis, novembre 1927. Dalmati
italiani. P.Zenoni-Politeo, in Ateneo Veneto, Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
POLLASTRI.
(Firenze). Filosofo. Laureato in filosofia con una tesi sulla
filosofia della natura di Hegel, si occupa in particolare di filosofare con le
persone, campo nel quale dsvolge la libera professione, sia privatamente che in
collaborazione con amministrazioni pubbliche. Ha avuto uno sportello di
consulenza presso il quartiere 4 di Firenze e dal al ha lavorato
presso un Centro di Salute Mentale della ASL. Su questa attività ha
pubblicato l’editore Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente filosofico
cercasi, Il filosofo in azienda (, con Paolo Cervari) e per le edizioni Di
Girolamo L’uomo è ciò che pensa (con Davide Miccione). Ha inoltre scritto
diversi articoli, alcuni dei quali in lingua inglese. Tra i fondatori di
PhronesisAssociazione Italiana per la Consulenza Filosofica, ne è stato a lungo
Presidente, e continua a dirigere (assieme a Davide Miccione) l’omonima
rivista, edita da IPOC. È stato anche coordinatore della collana “Pratiche
Filosofiche” diretta da Umberto Galimberti per Apogeo e (con D. Miccione e
Stefano Zampieri) cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore IPOC.
Ha insegnato consulenza filosofica in numerose Università Italiane ed è stato
relatore in quattro International Conferences on Philosophical Practice
(Copenaghen, Siviglia, Carloforte, Leusden). Ha inoltre all’attivo ricerche in
campo tradizionalmente filosofico come L’assoluto eternamente in sé cangiante.
Interpretazione olistica del sistema hegeliano (2001, La Città del Sole),
alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia
dell’improvvisazione. Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa
di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz, collaborando con
“Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Nel ha pubblicato la biografia artistica di
Riccardo Tesi, Una vita a bottoni, uscita per l’editore Squilibri. Attivo
anche in campo teatrale, come amatore ha esperienze di attore (recitando in
lavori di E. Ionesco, A. Nicolaj, G. Feydeau, N. Simon) e regista (ha diretto
Sorelle Materassi di F. Storelli dal libro di A. Palazzeschi, La tettonica dei
sentimenti di Éric-Emmanuel Schmitt e Siamo momentaneamente assenti di Luigi
Squarzina). Pensiero Davide Miccione, in La Consulenza Filosofica (2007,
Xenia), definisce la teoria della consulenza filosofica di Pollastri tutt'uno,
come in Achenbach, con una più generale concezione della filosofia e del
filosofare. È all’interno di questa idea generale, che comprende una visione
della società contemporanea, degli orizzonti attuali, dei destini della
filosofia e il ruolo che il filosofo deve svolgere, che può essere inserita la
visione della consulenza filosofica dello studioso fiorentino. Il punto di
partenza potrebbe essere posto in un’analisi della società e nel ruolo che in
essa giocano le psicoterapie e, più largamente il linguaggio e la cultura
psicoterapeutica. L’idea di Pollastri sembra essere quella di chi vede in corso
un processo di trasformazione del dolore del male in una patologia
psicologicamente rilevabile e curabile: «Oggi , tanto i manuali
psicopatologici come DSM IV, quanto la cultura diffusa, da rotocalco (sovente però
confortata da medici e psicologi che sui rotocalchi scrivono), tendono a far
credere che ogni qualvolta si stia “male” ipso facto si sia “malati”e che, di
conseguenza, sia necessario un “terapeuta” che ci guarisca.» (Pollastri,
Il pensiero e la vita: guida alla consulenza e alle pratiche filosofiche, 2004,
p.91) Ciò ovviamente porterebbe ad un estremo impoverimento nella capacità
umana di comprendere e affrontare la vita. In un mondo in cui ogni dolore è
sintomo e l’unica cosa che sembra avere importanza è che esso venga eliminato,
la filosofia e la consulenza filosofica (che secondo Pollastri sembrano più
essere due momenti di un'unica disciplina piuttosto che due cose diverse) non
possono e non devono presentarsi come pensiero strategico e risolutivo. Prendere
decisioni e risolvere problemi sono due modi attraverso cui si banalizza la
complessità e anche il fascino di ogni esperienza vitale umana. Come
giustamente sottolinea, «se c’è qualcosa di davvero originale e inattuale
che la filosofia ha da offrire all’uomo del terzo millennio , ciò è
giustappunto una prospettiva che vada oltre l’agire tecnico finalizzato,
l’intervento manipolativo sulla realtà e, dunque, l’idea stessa di
efficacia.» Con questa impostazione non stupirà dunque che Pollastri veda
in modo estremamente critico la presenza del concetto di aiuto nella consulenza
filosofica. Per Pollastri chi si concentra sull’aiutare il consulente rischia
di fare semplicemente una psicoterapia mascherata e poco efficace. Concentrarsi
sull’ausilio e la soluzione dei problemi posti dal consultante «può
disperdere la realtà e originale potenzialità della filosofia nel campo della
considerazione dei problemi degli individui e della loro vita; può annullare la
capacità di ri-orientare il pensiero e l’agire che la ri-flessione filosofica
porta con sé come sua assoluta specificità; può, infine, privare gli individui
e la società di quella che è forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere
svincolata dallo strabordante e acritico dominio del produrre, del finalizzare,
e della tecnica.» L’onnipresenza del paradigma terapeutico non deve fare
sì che si dimentichi anche il rapporto sano che la filosofia può mantenere con
la psicologia rettamente intesa. La psicologia cioè come ricerca di ciò che è
proprio del comportamento umano che, ci ricorda Pollastri, tutti i grandi
filosofi da Platone ad Aristotele, da Montaigne a Kant, hanno sempre coltivato.
Come studio sull’uomo, e al pari di altre scienze umane che cercano di
coglierne altre limitate ma fondamentali dimensioni (si pensi all’antropologia
o alla sociologia), la psicologia va tenuta in considerazione dallo sguardo del
consulente: «Per tutti i filosofi, la psicologia è stata nient’altro che
una conoscenza tra le molte che la filosofia doveva comprendere, criticare,
porre nel giusto posto che a essa spettava entro una comprensione filosofica
del mondo. E se i “grandi filosofi” non hanno disdegnato di occuparsi anche di
psicologia , perché oggi il filosofo consulente dovrebbe temere oltremisura di
fare riferimento anche a essa?”» Posta
in un orizzonte conoscitivo e non terapeutico la psicologia non è evitata, al
pari di ogni altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui
Pollastri colloca la sua azione e la sua riflessione implica, ancor più radicalmente
di Achenbach, una lettura della filosofia come del tutto connessa con la vita
di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura tra questi e il filosofo. Se
questa differenziazione ha sicuramente un valore indicativo, convenzionale,
utile per distinguere chi ha fatto della riflessione il centro della vita, è
difficile invece trovare una differenza essenziale tra costui e l’uomo comune.
L’uomo è necessariamente filosofo: «le ragioni di questa necessità sono
connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è da questa
necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso,
aspirare alla conoscenza,-essere, cioè philo-sophos, amante del sapere.»
(ivi p.3) Ma se l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della
filosofia l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia
ulteriormente indagabile. La disciplina in questione così si mostra
propriamente nella sua attività più che nel suo corpus di conoscenze:“
«Anche la filosofia pratica, dunque, si conclude là dove produce qualcosa di
pratico per diventare altro: morale, politica, diritto.» Da questa visione
se ne deduce la inapplicabilità della filosofia in generale e più
specificatamente l’impossibilità di concepire la consulenza filosofica come una
sorta di filosofia applicata alla vita. «Il fatto è che la filosofia non
si applica, oppure è sempre applicata: essendo amore per il sapere, è infatti
qualcosa di perennemente in movimento- è un agire, un fare. E non c’è fare che
non sia fare qualcosa. Quello della filosofia è il filosofare, vale a dire il
cercare e ri-cercare, il ri-tornare sempre di nuovo sul problema, inappagati
dall’apparente soluzione, il ri-flettere incessantemente per mettere a prova le
nostre capacità di comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia,
non può essere applicato perché lo è già sempre , non potendo avvenire senza un
argomento, un tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso
agisce, produce, come tutte le attività , effetti pratici concreti.»
(ibidem) Opere L' assoluto eternamente in sé cangiante. Interpretazione
olistica del sistema hegeliano, in Studi sul pensiero di Hegel, La Città del
Sole, Il pensiero e la vita. Guida alla consulenza e alle pratiche filosofiche,
Apogeo Education, Consulente filosofico cercasi, Milano, Apogeo, L’uomo è ciò che pensa. Sull’avvenire della
pratica filosofica [con Davide Miccione], Di Girolamo, Trapani, Il filosofo in
azienda. Pratiche filosofiche per le organizzazioni, Apogeo, Milano, Riccardo
Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce, Squilibri, La consulenza filosofica.
Breve storia di una disciplina atipica, in Intersezioni, Gerd Achenbach e la
fondazione della pratica filosofica, in Maieusis, La consulenza filosofica tra
saggezza e metodo, in“Intersezioni, Razionalità del sentimento e affettività
della ragione. Appunti sulle condizioni di possibilità della consulenza
filosofica, in DisciplineFilosofiche, Teoria pratica” e palle di biliardo. La
consulenza filosofica come mappatura dell’esistenza, in WalterBernardi
eDomenicoMassaro(acuradi), La cura degli altri. La filosofia come terapia
dell’anima, Universitàd egli studidi Siena, From Hegel to Improvisation. On the
Method Issue in Philosophical Consultation, in José Barrientos RastrojoEntre
Historia y Orientaciòn Filosofica, II , Sevilla, Il consulente filosofico di
quartiere, in Autaut, Analisi di Pier Aldo Rovatti, La filosofia può curare?,
in Phronesis, Prospettive politiche della pratica filosofica, in
Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e discorso filosofico,
in Itinera, 10, Note Neri Pollastri, Il pensiero e la vita, Apogeo
Education, Consulente filosofico cercasi, Apogeo, Neri Pollastri e Paolo
Cervari, Il filosofo in azienda. Pratiche filosofiche nelle organizzazioni,
Apogeo, Neri Pollastri e Davide Miccione, L'uomo è ciò che pensa: sull'avvenire
della pratica filosofica, Di Girolamo, Neri Pollastri, L'assoluto eternamente
in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano, in Studi sul
pensiero di Hegel, La Città del Sole,Riccardo Tesi. Una vita a bottoni, in A
viva voce, Squilibri, Davide Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia, Davide
Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia, Consulenza filosofica Sito internet su neripollastri. Associazione
Italiana per la Consulenza Filosofica, su phronesis-cf.com.
POMPONAZZI.
(Mantova). Flosofo. Important
Italian philosopher. an Aristotelian who taught at the universities of Padua
and Bologna. In De incantationibus “On Incantations,” he regards the world as a
system of natural causes that can explain apparently miraculous phenomena.
Human beings are subject to the natural order of the world, yet divine
predestination and human freedom are compatible De fato, “On Fate.” Furthermore,
he distinguishes between what is proved by natural reason and what is accepted
by faith, and claims that, since there are arguments for and against the
immortality of the human individual soul, this belief is to be accepted solely
on the basis of faith De immortalitate animae, “On the Immortality of the
Soul,” He defended his view of immortality in the Apologia and in the
Defensorium. These three works were reprinted as Tractatus acutissimi 1525.
Pomponazzi’s work was influential until the seventeenth century, when
Aristotelianism ceased to be the main philosophy taught at the universities.
The eighteenth-century freethinkers showed new interest in his distinction
between natural reason and faith. P.Gar. pons asinorum Latin, ‘asses’ bridge’,
a methodological device based upon Aristotle’s description of the ways in which
one finds a suitable middle term to demonstrate categorical propositions. Thus,
to prove the universal affirmative, one should consider the characters that
entail the predicate P and the characters entailed by the subject S. If we find
in the two groups of characters a common member, we can use it as a middle term
in the syllogistic proof of say ‘All S are P’. Take ‘All men are mortal’ as the
contemplated conclusion. We find that ‘organism’ is among the characters
entailing the predicate ‘mortal’ and is also found in the group of characters
entailed by the subject ‘men’, and thus it may be used in a syllogistic proof
of ‘All men are mortal’. To prove negative propositions we must, in addition,
consider characters incompatible with the predicate, or incompatible with the
subject. Finally, proofs of particular propositions require considering characters
that entail the subject. Di famiglia agiata. Si
iscrive a Padova, dove frequenta le lezioni di Francesco Securo da Nardò,
Riccobonella e Trapolino, laureandosi come Magister atrium, è professore di
filosofia nello stesso ateneo e ottiene la cattedra di filosofia naturale dopo
la morte del suo maestro Vernia, massimo esponente dell'averroismo locale, di
spirito laico e spregiudicato sino alla miscredenza. A Padova pubblica il
trattato De maximo et minimo, in polemica con le teorie di Guglielmo Heytesbury.
Passa poi a Carpi per insegnare logica alla corte di Alberto III Pio, principe
di Carpi, seguendolo nel suo esilio a Ferrara. Nel frattempo sposa a Mantova
Cornelia Dondi, dalla quale ha due figlie. Morto Vernia, e succeduto a
lui, rimane poi vedovo nel 1507 e si risposa con Ludovica di Montagnana. Chiude
lo studio di Padova nel 1509 e si trasferisce a Ferrara dove redige un commento
al De anima aristotelico. Questo avviene in seguito all'occupazione di Padova
da parte della Lega di Cambrai nella guerra con la Repubblica veneziana. Quando
Venezia rioccupa la città il mese dopo, le lezioni universitarie vengono
sospese ed egli, con altri insegnanti, lascia la città trasferendosi, come si è
visto, a Ferrara su invito di Alfonso I d'Este per insegnare nella locale
università. Chiusa anche questa nel 1510, si trasferisce a Mantova e 'Bologna.
Nuovamente vedovo, si risposa con Adriana della Scrofa. A Bologna scrive
le opere maggiori, il Tractatus de immortalitate animae, il De fato e il De
incantationibus, oltre a commenti delle opere di Aristotele, conservati grazie
agli appunti dei suoi studenti. Il Tractatus de immortalitate animae, del
1516, in cui sostiene che l'immortalità dell'anima non può essere dimostrata
razionalmente, fece scandalo: attaccato da più parti, il libro è pubblicamente
bruciato a Venezia. Denunciato dall'agostiniano Ambrogio Fiandino per eresia,
la difesa del cardinale Pietro Bembo gli permette di evitare terribili
conseguenze ma è condannato da papa
Leone X a ritrattare le sue tesi. Pomponazzi non ritratta ma si difende con la
sua Apologia del 1518 e con il Defensorium adversus Augustinum Niphum del 1519,
una risposta al De immortalitate animae libellus di Agostino Nifo, in cui
sostiene la distinzione tra verità di fede e verità di ragione, idea ripresa da
Ardigò. Queste controversie gli impediscono di pubblicare due opere che
aveva completato: il De naturalium effectuum causis sive de incantationibus e i
Libri quinque de fato, de libero arbitrio et de praedestinatione, pubblicati
postumi rispettivamente nel 1556 e 1557, con alcune modifiche, a Basilea, da
Guglielmo Grataroli. Evita ogni problema teologico pubblicando il De nutritione
et augmentatione, il De partibus animalium e il De sensu. Malato di
calcoli renali, stende il proprio testamento e muore l'anno dopo. Secondo i suoi allievi Brocardo ed Strozzi egli si sarebbe suicidato. Il
De immortalitate animae Aristotele nella Scuola di Atene di Raffaello Per
Aristotele l'anima è l'atto (entelechia) primo di un corpo che ha la vita in
potenza, è la sostanza che realizza le funzioni vitali del corpo. Tre sono le
funzioni dell'anima: la funzione vegetativa per la quale gli esseri vegetali,
animali e umani si nutrono e si riproducono; la funzione sensitiva per la quale
gli esseri animali e umani hanno sensazioni e immagini; la funzione
intellettiva, per la quale gli esseri umani comprendono. L'intelletto è
la capacità di giudicare le immagini fornite dai sensi. L'atto dell'intendere
si identifica con l'oggetto intelligibile, cioè con la sostanza dell'oggetto,
ossia con la verità. Aristotele distingue l'intelletto potenziale o possibile
o passivo, che è la capacità umana di intendere, dall'intelletto attuale o
attivo o agente, che è la luce intellettuale. Quest'ultimo contiene in atto
tutti gli intelligibili, e agisce sull'intelletto potenziale comel'esempio è di
Aristotelela luce mostra, mette in atto i colori che al buio non sono visibili
ma pure esistono e dunque sono in potenza: l'intelletto agente mette in atto le
verità che nell'intelletto potenziale sono soltanto in potenza. L'intelletto
agente è separato, non composto, impassibile, per sua essenza atto…separato,
esso è solo quel che è realmente, e questo solo è immortale ed eterno.
Che ne è dunque dell'anima? Nella Metafisica Aristotele dice solo che
"Bisogna esaminare se la forma esista anche dopo la dissoluzione del composto;
per alcune cose nulla lo impedisce, come, ad esempio nel caso dell'anima, ma
non dell'anima nella sua interezza, bensì dell'intelletto, poiché è forse
impossibile l'esistenza separata dell'anima intera". L'aristotelismo
a Padova si era diviso in due correnti fondamentali, gli averroisti e gli
alessandrini, seguaci questi delle interpretazioni aristoteliche di Alessandro
di Afrodisia. Averroè, secondo una concezione influenzata dal platonismo,
sosteneva l'unicità e la trascendenza non solo dell'intelletto agente, ma anche
dell'intelletto potenziale, che per lui non appartiene ai singoli uomini ma è
unico e comune all'intera specie umana. . La dottrina di Alessandro
mantiene l'unicità dell'intelletto agente, che egli fa coincidere con Dio, ma attribuisce
a ciascun uomo un intelletto potenziale individuale, mortale insieme con il
corpo.Aquino ritratto dal Beato Angelico Infine, va ricordato che per Tommaso
d'Aquino nell'uomo è presente un'unica anima per sua natura (simpliciter)
immortale, ma per un certo aspetto (secundum quid) mortale, in quanto anche
legata alle funzioni più materiali dell'essere umano. Il Trattato
dell'immortalità dell'anima, edito a Bologna il 6 novembre 1516, trae spunto da
una discussione con il domenicano Girolamo Raguseo il quale, avendo il
Pomponazzi sostenuto che la teoria di Tommaso sull'anima non si accorda con
quella aristotelica, lo aveva pregato di provare le sue affermazioni mediante
prove puramente razionali. "Fecero bene gli antichi a porre l'uomo
tra le cose eterne e quelle temporali, cosicché egli, né puramente eterno né
semplicemente temporale, partecipa delle due nature e stando a metà fra loro,
può vivere quella che vuole. Così, alcuni uomini sembrano dei perché, dominando
il proprio essere vegetativo e sensitivo, sono quasi completamente razionali.
Altri, sommersi nei sensi, sembrano bestie. Altri ancora, uomini nel vero senso
della parola, vivono mediamente secondo la virtù, senza concedersi
completamente né all'intelletto e né ai piaceri del corpo." L'uomo
dunque, "è di natura non semplice ma molteplice, non determinata ma
bifronte (ancipitis), media fra il mortale e l'immortale"ref>Pietro
Pomponazzi, Trattato sull'immortalità dell'anima, Capitolo I, 5. e questa
medietà non è il provvisorio incontro di due nature, una corporea e l'altra
spirituale, che si divideranno con la morte, ma è la dimostrazione della reale
unità dell'uomo: "La natura procede per gradi: i vegetali hanno un poco di
anima, gli animali hanno i sensi e una certa immaginazione…alcuni animali arrivano
a costruirsi case e a organizzarsi civilmente tanto che molti uomini sembrano
avere un'intelligenza molto inferiore alla loro…vi sono animali intermedi fra
la pianta e la bestia, come la spugna…della scimmia non sai se sia uomo o
bruto, analogamente l'anima intellettiva è media fra il temporale e
l'eterno." Polemizza con Averroè che ha scisso dalla naturale unità
umana il principio razionale da quello sensitivo e con Tommaso d'Aquino,
rilevando che l'anima, essendo unica, non può avere due modi di intendere, uno
dipendente e un altro indipendente dalle funzioni del corpo; la dipendenza
dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta dai sensi, lega
l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso destino di morte.
È capovolta la tesi fondamentale di Tommaso: per Pomponazzi l'anima è per sé
mortale e secundum quid, in un certo senso, immortale, e non il contrario,
perché "nobilissima fra le cose materiali e al confine con le immateriali,
profuma di immortalità ma non in senso assoluto" (aliquid immortalitatis
odorat, sed non simpliciter).E ricorda che per Aristotele l'anima non è creata
da Dio, "Un uomo infatti è generato da un uomo e anche dal
sole". Riguardo al problema del rapporto fra ragione e fede, per Pomponazzi
solo la fede, non le ragioni naturali, può affermare l'immortalità dell'anima e
"coloro che camminano per le vie dei credenti sono fermi e saldi",
mentre per quanto attiene i problemi etici che la mortalità dell'anima potrebbe
suscitare, afferma che per comportarsi virtuosamente non è affatto necessario
credere all'immortalità dell'anima e alle ricompense ultraterrene, perché la
virtù è premio a sé stessa e chi afferma che l'anima è mortale salva il
principio della virtù meglio di chi la considera immortale, perché la speranza
di un premio e il terrore della pena provoca comportamenti servili contrari
alla virtù. Il Tractatus provocò clamore e polemiche alle quale rispose
nel 1518, ribadendo le sue tesi con l'Apologia, dove nel primo libro risponde
alle critiche amichevoli del suo allievo e futuro cardinale Gaspare Contarini e
negli altri due al domenicano Vincenzo Colzade e all'agostiniano Ambrogio
Fiandino. Replica con il Defensorium adversus Agostinum Niphum alle critiche di
Nifo, professore di filosofia nell'Padova. La critica dei miracoli. Il
medico mantovano Ludovico Panizza avrebbe chiesto a Pomponazzi se possono
esserci cause soprannaturali di eventi naturali, in contrasto con le
affermazioni di Aristotele, e se si debba ammettere l'esistenza di demoni, come
sostiene la Chiesa, anche per spiegare molti fenomeni che si sono
verificati. Per Pomponazzi "dobbiamo spiegare questi fenomeni con
cause naturali, senza ricorrere ai demoni…è ridicolo lasciare l'evidenza per
cercare quello che non è né evidente né credibile". D'altra parte, poiché
l'intelletto percepisce dati sensibili, un puro spirito non potrebbe esercitare
un'azione qualunque su qualcosa di materiale: gli spiriti non possono entrare
in contatto con il nostro mondo; "in realtà vi sono uomini che, pur agendo
per mezzo della scienza, hanno prodotto effetti che, mal compresi, li hanno
fatti ritenere opera di santi o di maghi, com'è successo con Pietro d'Abano o
con Cecco d'Ascoli…altri, ritenuti santi dal volgo che pensava avessero
rapporti con gli angeli…erano magari dei mascalzoni…io credo che facessero
tutto questo per ingannare il prossimo". Ma, a parte casi di
incomprensione o di malafede, è possibile che fenomeni mirabolanti abbiano la
loro causa nell'influsso degli astri: "È assurdo che i corpi celesti, che
reggono tutto l'universo…non possano produrre effetti che di per sé sono nulla
considerando l'insieme dell'universo". Cause naturali, comunque, secondo
la scienza del tempo: il determinismo astrologico governa anche le religioni:
"al tempo degli idoli non c'era maggior vergogna della croce, nell'età
successiva non c'è nulla di più venerato...ora si curano i languori con un
segno di croce nel nome di Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non
era giunta la Sua ora". Ogni religione ha i suoi miracoli
"quali quelli che si leggono e si ricordano nella legge di Cristo ed è
logico, perché non ci possono essere profonde trasformazioni senza grandi
miracoli. Ma non sono miracoli perché contrari all'ordine dei corpi celesti ma
perché sono inconsueti e rarissimi". Nessun fenomeno ha dunque cause
non naturali: l'astrologo che abbia colto la natura delle forze celesti, può
spiegare tanto le cause di fenomeni che sembrano soprannaturali che realizzare
opere straordinarie che il popolino considererà miracolose solo perché incapace
di individuarne la causa. L'ignoranza del volgo è del resto sfruttata da
politici e da sacerdoti per tenerlo in soggezione, presentandosi ad esso come
personaggi straordinari o addirittura inviati da Dio stesso. Inoltre
Pomponazzi sostiene la sua tesi conducendo un discorso di questo tipo:"se
Dio ha creato l'universo ponendo su di esso leggi fisiche precise, sarebbe
paradossale che egli stesso agisse contro queste leggi utilizzando eventi
sovrannaturali come i miracoli". Per Pomponazzi appunto l'universo è
controllato e determinato dall'agire degli astri e Dio agisce indirettamente
muovendo questi ultimi; Pomponazzi sviluppa quindi una concezione dell'universo
deterministica. Il destino dell'uomo Se tali sono le forze che governano
il mondo, se anche i fenomeni soprannaturali hanno una spiegazione
nell'esistenza di forze naturali così potenti, esiste ancora una libertà nelle
scelte individuali dell'uomo? In Dio, conoscenza e causa delle cose coincidono
e dunque egli è veramente libero; l'uomo si esprime invece in un mondo dove
tutto è già determinato. Rifiutato il contingentismo di Alessandro di
Afrodisia, che salva la libertà umana criticando gli stoici per i quali non
esiste né contingenza né libertà umana, Pomponazzi è costretto dalla sua
concezione strettamente deterministica, ove tutto è regolato da forze naturali
superiori all'uomo, a propendere per l'impossibilità del libero arbitrio: “l'argomento
è per me difficilissimo. Gli stoici sfuggono facilmente alle difficoltà facendo
dipendere da Dio l'atto di volontà. Per questo l'opinione stoica appare molto
probabile". Nel cristianesimo c'è maggiore difficoltà a risolvere il
problema del libero arbitrio e della predestinazione: "Se Dio odia ab
aeterno i peccatori e li condanna, è impossibile che non li odi e non li
condanni; e questi, così odiati e reietti, è impossibile che non pecchino e non
si perdano. Che rimane, allora, se non una somma crudeltà e ingiustizia divina,
e odio e bestemmia contro Dio? E questa è una posizione molto peggiore di
quella stoica. Gli stoici dicono infatti che Dio si comporta così perché la
necessità e la natura lo impongono. Secondo il cristianesimo il fato dipende
invece dalla cattiveria di Dio, che potrebbe fare diversamente ma non vuole,
mentre secondo gli stoici Dio fa così perché non può fare
altrimenti". Conclusioni Lo scrittore Matteo Bandello Chiamato
anche Peretto per la piccola statura, secondo Matteo Bandello (Novelle). Pietro
Pomponazzi "era un omicciolo molto piccolo, con un viso che nel vero aveva
più del giudeo che del cristiano e vestiva anco ad una certa foggia che teneva
più del rabbi che del filosofo, e andava sempre raso e toso; parlava anche in
certo modo che parea un giudeo tedesco che volesse imparar a parlar
italiano". Ma lo storico Paolo Giovio dirà che egli "esponeva
Aristotele e Averroè con voce dolce e limpidissima; il suo discorso era preciso
e pacato nella trattazione, mobile e concitato nella polemica; quando poi
giungeva a definire e a trarre le conclusioni, era così grave e posato che gli
studenti dai loro posti potevano annotarsi le spiegazioni.” nulla tenero con
gli uomini di chiesa, "isti fratres truffaldini, domenichini,
franceschini, vel diabolini" riassumeva il suo spirito ironico e
motteggiante consigliando "alla filosofia credete fin dove vi detta la
ragione, alla teologia credete quel che vogliono i teologi e i prelati con
tutta la chiesa romana, perché altrimenti farete la fine delle castagne"
ma fu serio e senza compromessi nelle sue convinzioni scrivendo nel De fato che
"Prometeo è il filosofo che, nello sforzo di scoprire i segreti divini, è
continuamente tormentato da pensieri affannosi, non ha sete, non ha fame, non
dorme, non mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato, perseguitato
dagli inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei filosofi,
questa la loro ricompensa". Epperò i filosofi sono per lui "come Dei
terreni, tanto lontani dagli altri come gli uomini veri lo sono dalle figure
dipinte" e lui sarebbe pronto, per amore della verità, anche a
"ritrattare quel che ho detto. Chi dice che polemizzo per il gusto di
contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità, dev'essere
eretico". Aristotele, Metafisica, Trattato sull'immortalità
dell'anima, Trattato sull'immortalità dell'anima. Trattato sull'immortalità
dell'anima, CAristotele, Fisica, IPietro Pomponazzi, Trattato sull'immortalità
dell'anima, Capitolo VII. Pietro
Pomponazzi, Trattato sull'immortalità dell'anima, Testi De naturalium effectuum
causis sive de incantationibus, trad. Innocenti, Firenze, La Nuova Italia, Trattato
sull'immortalità dell'anima, Vittoria Perrone Compagni, Firenze, Olschki, Il
fato, il libero arbitrio e la predestinazione in cinque libri, Vittoria Perrone
Compagni, Torino, Aragno, Tutti i trattati peripatetici, F.P. Raimondi e J.M.G.
Valverde, Milano, Bompiani, . Studi Giovanni Di Napoli, L'immortalità
dell'anima nel Rinascimento, Torino, S. E. I., Bruno Nardi, Studi su Pietro Pomponazzi,
Firenze, Le Monnier, Nicola Badaloni, Cultura e vita civile tra Riforma e Controriforma,
Bari, Laterza, 1Giancarlo Zannier, Ricerche sulla diffusione e fortuna del «De
Incantationibus» di Pomponazzi, Firenze, La Nuova Italia, Eugenio Garin,
Aristotelismo veneto e scienza moderna, Padova, Antenore, Paola Zambelli, L'ambigua
natura della magia, Milano, Il Saggiatore, Cuttini Elisa, Unità e pluralità nella
tradizione europea della filosofia pratica di Aristotele. Girolamo Savonarola, e Filippo Melantone, Soveria Mannelli (CZ),
Rubbettino, Ramberti Rita, Il problema del libero arbitrio nel pensiero di
Pietro Pomponazzi, Firenze, Olschki, Marco Sgarbi, Pietro Pomponazzi. Tra
tradizione e dissenso, Firenze, Olschki, . Pasquale Vitale,Un aristotelismo
problematico: il «De fato» di Pietro Pomponazzi, in Aristotele si dice in tanti
modi, Rivista di filosofia «Lo sguardo»,TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. PEnciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. PEnciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. PDizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Pietro
Pomponazzi, su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State
University. Opere di Pietro Pomponazzi,
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Encyclopedia, Robert Appleton Company. (latinizz. Petrus Pomponatius), in Dizionario
di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Vittoria Perrone
Compagni, Pomponazzi, Pietro, in Il contributo italiano alla storia del
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Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi on the immortality of the
soul," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia.
PONTARA.
(Cles). Filosofo. Grice:
“I like Pontara: he wrote a whole essay on Kant’s problem about the reduction
of the categorical to the the prudential imperative, “Se il filne giustifica i
mezzi.””Uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello
internazionale. In seguito a forti dubbi
sulla eticità del servizio militare, alla fine del 1952 lascia l'Italia per la
Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre
trent'anni all'Istituto di filosofia dell'Stoccolma. Negli anni ottanta e
novanta Pontara ha anche insegnato come professore a contratto in varie
università italiane tra cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia,
Trento. Pontara è uno dei fondatori
della International University of Peoples' Institutions for Peace
(Iupip)Università Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace
(Unip), con sede a Rovereto (Tn). È membro del Tribunale permanente dei popoli
fondato da Lelio Basso e in tale qualità è stato membro della giuria nelle
sessioni del Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992),
sul diritto di asilo in Europa (Berlino), e sui crimini di guerra nella ex
Jugoslavia (sessioni di Berna, come presidente della giuria, e sessione di
Barcellona. Ha pubblicato libri e saggi su una molteplicità di temi di etica
pratica e teorica, metaetica e filosofia politica. È stato uno dei primi ad
introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica
del pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi.
Ha pubblicato in italiano, inglese e svedese, e alcuni dei suoi lavori
sono stati tradotti in spagnolo e francese.
Opere: “Etik, politik, revolution: en inledning och ett
stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: un'introduzione e una presa di
posizione), in G. Pontara , Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag,
Staffanstorp, Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna, The Concept
of Violence, Journal of Peace Research, Voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace
(ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in Dizionario di politica, Utet,
Torino (poi anche Tea, Milano); Neocontrattualismo, socialismo e giustizia
internazionale, in N. Bobbio, G. Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo,
Editori Riuniti, Roma International Charity or International Justice?, in
Democracy State and Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell
International, Stockholm, Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano, Antigone o
Creonte. Etica e politica nell'Era Atomica, Editori Riuniti, Roma, Etica e
generazioni future, Laterza, Bari, La personalità nonviolenta, Edizioni Gruppo
Abele, Torino, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo
Abele, Torino, Breviario per un'etica
quotidiana, Pratiche, Milano Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Il pensiero
etico-politico di Gandhi, introduzione a Gandhi, Moandas K. Gandhi, Teoria e
pratica della nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino Registrazioni su
RadioRadicale, Radio Radicale.
PONTE.
(Lodi).
Flosofo. D'impostazione tradizionalista.
Dopo gli studi classici e l'Università a Genova vive per un lungo
periodo a Pontremoli, in Lunigiana, dove insegna italiano e latino in istituti
della scuola media superior. Storico delle idee e del diritto religioso
arcaico, studioso di storia delle religioni e di simbolismo, fonda nel la
rivista di ispirazione «evoliana» Arthos (Quaderni di cultura e testimonianza
tradizionale) di cui è tuttora direttore. Della rivista sono esistite tre
serie: 8tuttora in corso, a cura delle Edizioni Arya di Genova). Cura l'edizione critica di un trattato
politico medievale: il Tractatus de potestate summi Pontificis di Guglielmo da
Sarzano; traduce e commenta la Relatio III di Quinto Aurelio Simmaco, rtraduce
il saggio su Tito di B. W. Jones, La Cronologia Vedica di Bal Gangadhar Tilak
(in appendice a La dimora artica dei Veda).
È stato tra i cofondatori del Movimento Tradizionale Romano. Nella sua
attività di conferenziere, ricercatore e studioso, pubblica numerosi libri ed
articoli. Collabora attivamente con le Edizioni Arya di Genova (ispirate
dall'O.I.C.L.). Selezione di opera:
Monografie “Dei e miti italici,” “Archetipi e forme della sacralità
romano-italica,” Genova, Ecig, Renato Del Ponte, “Il movimento tradizionalista
romano,” Scandiano, Sear, “La Religione dei Romani” Milano, Rusconi, Ed. Arya,
Genova .”Evola e il magico Gruppo di UR,” Borzano, SeaR, “ I Liguri: etnogenesi di un popolo,” Ecig,
Genova, Ecig Genova. Ed. Arya, Genova . “La città degli Dei.” “La tradizione di
Roma e la sua continuità,” Ecig, Genova, Renato Del Ponte, "Favete
Linguis!" Saggi sulle fondamenta del Sacro in Roma antica. Edizioni Arya,
Genova ."Ambrosiae pocula" (Calici d'ambrosia), Edizioni del Tridente,
Treviso . "Nella Terra del
Drago" note insolite di viaggio nel Regno del Bhutan, Il Tridente, La
Spezia, . Libri curati: Julius Evola, Il mondo alla rovescia, Edizioni Arya,
Genova Q. A. Simmaco, In difesa della Tradizione, Edizioni Arya, Genova Julius
Evola, Le sacre radici del potere, Edizioni Arya, Genova. ulius Evola, Scritti
sulla Massoneria volgare speculativa, Edizioni Arya, Genova Adriano Romualdi,
Lettere ad un amico, Edizioni Arya, Genova Tito Livio Patavino, Hic manebimus
optime!, Edizioni Arya, Genova. “Julius Evola: etica aria,” Edizioni Arya,
Genova. “Aspetti del lessico pontificale: gli indigitamenta, in Diritto @ Storia
“ I Lari nel sistema spazio-temporale romano” in Arthos, “Santità delle mura e
sanzione divina,” in DirittoStoria Roma e gli Indoeuropei dopo Georges Dumézil,
in Arthos, Premi Premio "Isola d'Elba" per la Religione dei Romani.
Premio "Cinque Terre riviera ligure" per I Liguri. Sono i giorni del
Premio letterario Isola d'Elba Raffaello Brignetti, su elbaoggi, Julius Evola
Via romana agli Dei Raccolta di articoli
su centrostudilaruna.
PONZIO. (San
Pietro Vernotico). Filosofo.Professore Emerito, ordinario di filosofia e teoria
dei linguaggi, a Bari. Ha contribuito come curatore e traduttore alla
diffusione in Italia e all'estero del pensiero di Pietro Ispano, Bachtin,
Lévinas, Marx, Rossi-Landi, Schaff e Sebeok. Nella sua ricerca sui segni
e sul linguaggio, di questi autori ha ripreso ciò che soprattutto li accomuna,
malgrado le loro differenze, vale a dire l'idea dell'imprescindibilità,
qualsiasi sia l'oggetto di studio, e per quanto specializzata ne sia l'analisi,
dalla vita dell'individuo umano nella concreta singolarità del suo
coinvolgimento senza alibi nel destino degli altri. Si laurea in Filosofia
a Bari, con una tesi in Filosofia teoretica, con relatore Semerari, sulla
fenomenologia della relazione interpersonale, con particolare riferimento a
Totalité et Infini di Lévinas. La sua tesi viene pubblicata ed è la prima
monografia mondiale su Lévinas -- è stato assistente ordinario di Filosofia
morale a Bari, è Professore di Filosofia nei licei e istituti magistrali di
Brindisi, Francavilla Fontana, Terlizzi, Bari -- è incaricato dell'insegnamento
di Filosofia del linguaggio a Bari. Scrive la prima monografia a livello
mondiale su Bachtin. Dopo aver fondato e diretto l'Istituto di Filosofia
del linguaggio a Bari, è stato il direttore del Dipartimento di Pratiche
Linguistiche e Analisi dei Testi di Bari.. Nell'Bari, ha insegnato:
Filosofia teoretica e Filosofia morale; Filosofia del linguaggio; Semiotica; Semiotica
del testo; Teoria della comunicazione; Linguistica; Teoria dei mass-media; Nel
, nella medesima Università, viene nominato Professore Emerito ed attualmente è
stato nominato “Cultore della Materia”. -- è coordinatore del corso di
dottorato in Teoria del Linguaggio e Scienze dei Segni, che, dal 2006, e come
indirizzo dal , fa parte della Scuola di dottorato in Scienze umane. Ha
diretto la collana “Teoria del linguaggio e della letteratura” della Dedalo
(Bari) e, con Ferruccio Rossi-Landi, la rivista Scienze umane, ed è stato
condirettore della rivista Lectures, fondata da Vito Carofiglio. Dirige la
collana “Segni di Segni” dell'Adriatica Editrice di Bari e la collana
“Antropologia dell'alterità” delle Edizioni dal Sud di Bari. Dirige inoltre la
serie gialla, dedicata a tematiche filosofico-linguistiche e semiotiche della
collana "Strumenti" delle edizioni Graphis di Bari. Con Cosimo Caputo
dirige la collana “Di-segno-in-segno” delle edizioni Manni di Lecce. Fonda
insieme a Claude Gandelman la serie annuale Athanor. Arte, Letteratura,
Semiotica, Filosofia, edita da Longo, Ravenna, di cui dirige la nuova serie, inaugurata con
l'editore Manni di Lecce e attualmente edita da Meltemi, Roma. Fa parte
del comitato scientifico della rivista Giano. Pace ambiente problemi globali,
Cuen, Napoli e del comitato scientifico di Millepiani, Mimesis, Milano.
Dirige la serie “Athanor. Semiotica, filosofia, arte, letteratura”, ora collana
delle Edizioni Mimesis, Scienze dei linguaggi e linguaggi delle scienze.
Intertestualità, interferenze, mutuazioni, Suasan Petrilli. Nelle
Edizioni Guerra (Perugia) ha pubblicato Enunciazione e testo letterario
nell'insegnamento dell'italiano come LS, Linguistica generale, scrittura
letteraria e traduzione, Da dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione
globale, A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, È del
gennaio il libro in collaborazione con
Susan Petrilli, Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio. Inoltre
fa parte della redazione della rivista “Cultura & comunicazione” edita
della stessa casa editrice. Tra gli altri suoi libri: “Man as Sign”
(Mouton De Gruyter), “Signs, Dialogue, and Ideology” (John Benjamin3), Sujet et
altérité. Sur E. Lévinas (L'Harmattan5), Introduzione a M. Bachtin (Bompiani);
Semiotics Unbounded (Toronto University Press 2005); E. Levinas, Globalisation,
and Preventive Peace (Legas ), L'écoute de l'autre (L'Harmattan 2009), A
revolusão bachtiniana (Contexto ). Tra le sue traduzioni (dal francese,
dal russo, dal latino medievale dal tedesco): Il discorso amoroso. Seminario di
Roland Barthes (Mimesis ) e Michail Bachtin e il suo circolo, Opere in collab.
con LucianoPonzio, testo russo a fronte (Bompiani, collana “Il pensiero
Occidentale” diretta da Giovanni Reale, ); Summule logicales di Pietro Ispano
(Bompiani ); Manoscritti matematici di Karl Marx (Spirali 2006). Il
pensiero Di seguito alcuni cenni ai concetti essenziali del pensiero di Augusto
Ponzio. Filosofia del linguaggio e semiotica «La filosofia come
professione, come istituzione, presuppone una filosofia propria del linguaggio,
che si esprime nella tendenza del linguaggio al plurilinguismo dialogico, alla
correlazione dialogica delle lingue e dei linguaggi di cui sono fatte, una filosofia
del linguaggio, in cui del linguaggio è da intendersi come genitivo soggettivo:
un filosofare del linguaggio, che consiste nella pluridiscorsività
dialogizzata.» (Augusto Ponzio in La filosofia del linguaggio). I campi
di studio e di ricerca di Ponzio, sono la semiotica e filosofia del linguaggio.
"Filosofia del linguaggio" è l'espressione che meglio esprime
l'orientamento dei suoi studi e come egli affronta i problemi relativi alla
semiotica dal punto di vista della filosofia del linguaggio, alla luce degli
ultimi sviluppi delle scienze dei segni, dalla linguistica alla
biosemiotica. In tal senso il suo approccio può essere più propriamente
definito come di pertinenza della semiotica generale, anche se Ponzio si occupa
di semiotica generale, in termini di critica. La semiotica generale di Ponzio,
supera l'illusoria separazione tra le discipline umanistiche, da una parte, e
quelle logico-matematiche e le scienze naturali, dall'altra, evidenziando
invece la condizione di interconnessione tra le scienze. La sua ricerca
semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un approccio
che è trasversale e interdisciplinare, o come direbbe lui stesso
"indisciplinato". Ponzio si occupa di semiotica, di linguistica
e delle altre scienze dei linguaggi e dei segni, nel senso della “filosofia del
linguaggio”, intendendo “del linguaggio” non come indicazione dell'oggetto
della filosofia, della filosofia che si occupa del linguaggio, ma come “la
filosofia” del linguaggio stesso, come la sua “attitudine al filosofare”.
"Filosofia del linguaggio" intesa come “filosofia del dialogo,”
apertura all'altro, disposizione all'alterità, arte dell'ascolto, messa in
crisi del monolinguismo, del monologismo, inventiva, innovazione, creatività
che nessun ordine del discorso, nessuna delimitazione dei luoghi comuni
dell'argomentare, può controllare o impedire. Genere, identità e alterità
Per Ponzio il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella
le differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto
indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui
l'identità si appella per affermare la sua appartenenza, per esempio
comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di condizione sociale,
è in opposizione a un altro genere: bianco/nero; uomo/donna;
comunitario/extracomunitario; connazionale/straniero;
professore/studente. Ponzio afferma che ogni differenza-identità, ogni
differenza di genere, al suo interno, è cancellazione della differenza
singolare e ogni genere, che ogni identità presuppone, in quanto basato
sull'indifferenza e sull'opposizione, prevede il conflitto. L'unica
differenza non indifferente e non oppositiva è la differenza singolare, fuori
identità, fuori genere, come direbbe lui “sui generis”: è l'alterità. Alterità
intesa come relazione con l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui
ciascuno è insostituibile e non indifferente. Un'alterità che l'identità
rimuove e censura, relega nel privato, ma che ciascuno vive e riconosce come
vera relazione con l'altro. Opere Monografie La relazione interpersonale,
Adriatica Editrice, Bari,) Soggetto e alterità. Da Lévinas a Lévinas, Adriatica
Ed., Bari, Soggetto e alterità. Da Lévinas a Lévinas. Con un'intervista a
Lévinas, Adriatica Editrice, Bari, Linguaggio e relazioni sociali, Adriatica
Editrice, Bari, Linguaggio e relazioni
sociali (con nuova introduzione), Bari, Graphis, Produzione linguistica e
ideologia sociale, De Donato, Bari, Produccion linguistica e ideologia social,
Corazon Editor, Madrid Jezicna proizvodnja i drustvena ideologija, Skolska
knjiga, Zagabria,Production linguistique et idéologie sociale, Editions Balzac,
Candiac (Canada) Produzione linguistica
e ideologia sociale (ampliata con nuova introduzione), Bari, Graphis, Persona umana, linguaggio e conoscenza in Adam
Schaff, Edizioni Dedalo, Bari, Filosofia del linguaggio e prassi sociale,
Milella, Lecce, Gramática transformacional e ideología política, Nueva Vision,
Buenos Aires, 1Dialettica e verità. Scienza e materialismo storico-dialettico,
Edizioni Dedalo, Bari, La semiotica in Italia. Fondamenti teorici, Edizioni
Dedalo, Bari, + antologia, Marxismo, scienza e problema dell'uomo. Con
un'intervista ad Adam Schaff, Bertani, Verona, Scuola e plurilinguismo (con
Giuseppe Mininni), Edizioni Dedalo, Bari, Michail Bachtin. Alle origini della
semiotica sovietica, Edizioni Dedalo, Bari, Segni e contraddizioni. Fra Marx e
Bachtin, Bertani, Verona, Spostamenti, Percorsi e discorsi sul segno, Adriatica
Editrice, Bari, Lo spreco dei
significanti. L'eros, la morte, la scrittura, (con Maria Grazia Tundo e Eugenia
Paulicelli), Adriatica Editrice, Bari, Fra linguaggio e letteratura, Adriatica Editrice,
Bari, Per parlare dei segni. Talking
About Signs (testo bilingue, trad. in inglese di Susan Petrilli; con Massimo A.
Bonfantini e Giuseppe Mininni), Adriatica, Bari, Filosofia del linguaggio,
Adriatica Editrice, Bari, Interpretazione e scrittura. Scienza dei segni ed
eccedenza letteraria, Bertani, Verona, Dialogo sui dialoghi (con Massimo A.
Bonfantini), Longo, Ravenna, Ferruccio
Rossi-Landi e la filosofia del linguaggio, Adriatica Editrice, Bari,Il filosofo
e la tartaruga. Scritti (Angela Biancofiore), Ravenna, Longo, Man as a Sign,
(Susan Petrilli), Mouton de Gruyter, BerlinoNew York, 1 Filosofia del
linguaggio Segni valori ideologie, Adriatica editrice, Bari, Dialogo e narrazione,
Milella, Lecce, Tra semiotica e letteratura. Introduzione a Michail Bachtin,
Bompiani, Milano, Tra semiotica e letteratura. Introduzione a Michail Bachtin
(riveduta e ampliata con un nuovo saggio introduttivo), Milano, Bompiani, La
ricerca semiotica (con Omar Calabrese e Susan Petrilli), Bologna, Esculapio, Signs
Dialogue and Ideology, (raccolta di saggi S. Petrilli), John Benjamins,
Amsterdam Il dialogo della menzogna (con Massimo A. Bonfantini), Roma, Stampa
alternativa, Scrittura, dialogo e alterità. Tra Bachtin e Lévinas, La Nuova
Italia, Firenze, Fondamenti di filosofia del linguaggio (con Patrizia Calefato
e Susan Petrilli), Laterza, Manuali, Roma-Bari Fondamenti di filosofia del linguaggio (con
Patrizia Calefato e Susan Petrilli), Laterza, Manuali, Roma-Bari, Fundamentos
da Filosofia da linguagem, di E F. Alves, con una Introduzione di A. Ponzio Petrópolis
(Brasile), Responsabilità e alterità in Emmanuel Lévinas, Jaca Book, Milano, La
differenza non indifferente. Comunicazione, migrazione, guerra, Mimesis,
Milano, La differenza non indifferente. Comunicazione, migrazione, Guerra,
Milano, Mimesis, El juego del comunicar. Entre literatura y filosofía, Mercedes
Arriaga Flórez, Episteme, Valencia, Segni per parlare dei segni. Signs to talk
about signs, Adriatica Editrice, Bari, I
segni dell'altro. Eccedenza letteraria e prossimità, Edizioni Scientifiche
Italiane, Napoli, Sujet et altérité. Sur Emmanuel Lévinas, L'Harmattan, Paris, I ricordi, la memoria, l'oblio. Foto-grafie
senza soggetto (con Gabriella Pranzo), Bari, Edizioni dal Sud, Comunicazione,
comunità, informazione. Comunicazione mondializzata e nuove tecnologie (con M.
A. BonfantiniCalefato, C. CaputoMazzotta, S. Petrilli, M. Refice), Manni
Editore, Lecce,I tre dialoghi della menzogna e della verità (con Massimo A.
Bonfantini e Susan Petrilli), Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, La
rivoluzione bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e l'ideologia contemporanea, Levante
Editori, Bari, Metodologia della formazione linguistica, Laterza, Manuali,
Roma-Bari, Che cos'è la letteratura?
Otto questioni dialogando con Carlo Alberto Augieri, Milella, Lecce, Elogio dell'infunzionale. Critica
dell'ideologia della produttività, Castelvecchi, Roma,Elogio dell'infunzionale
(riveduta e ampliata), Milano, Mimesis, Semiotica della musica. Introduzione al
linguaggio musicale (con Michele Lomuto), Graphis, Bari, La coda dell'occhio. Letture del linguaggio
letterario, Graphis, Bari, La revolución bajtiniana. El pensamiento de Bajtin y
la ideologia contemporanea, Catedra, Madrid, Signs of research on Signs (con
Susan Petrilli), fascicolo speciale di "Semiotische Berichte" (Vienna)
Basi. Significare, inventare, dialogare
(con Massimo A. Bonfantini, Cosimo Caputo, Susan Petrilli, Thomas A. Sebeok),
Lecce, Piero Manni, La comunicazione, Graphis, Bari, La comunicazione, Bari,
Graphis Fuori campo. I segni del corpo tra rappresentazione ed eccedenza (con
Susan Petrilli), Mimesis, Milano, Il
sentire nella comunicazione globale (con Susan Petrilli), Meltemi, Roma, Philosophy
of Language, Art and Answerability in Mikhail Bakhtin (in collab. con Susan
Petrilli), Legas, New York, Ottawa, Toronto, Semiotica dell'io (con Thomas A.
Sebeok e Susan Petrilli) Meltemi, Roma, Thomas Sebeok and the Signs of Life (con
Thomas A. Sebeok e Susan Petrilli), Icon Books UK, Totem Books USA, Cambridge, Enunciazione
e testo letterario nell'insegnamento dell'italiano come LS, Edizioni Guerra,
Perugia, Enunciazione e testo letterario
nell'insegnamento dell'italiano come LS, Edizioni Guerra, Perugia, I segni e la
vita la semiotica globale di Thomas A. Sebeok (con Susan Petrilli) Spirali,
Milano, Individuo umano, linguaggio e
globalizzazione nella filosofia di Adam Schaff. Con una intervista ad Adam
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raffigurazione letteraria (con Susan Petrilli), Milano, Mimesis, 2Semiotica
globale. Il corpo nel segno: introduzione a Thomas A. Sebeok (con Marcell
danesi e Susan Petrilli), Bari, Graphis, Testo come ipertesto e traduzione
letteraria, Rimini, Guaraldi, Reasoning with Emmanuel Lévinas (con Susan
Petrilli e Julia Ponzio). Ottawa, Legas, Semiotics Unbounded. Interpretive
Routes in the Open Network of Signs (con Susan Petrilli), Toronto, Toronto
University Press, Semiotic Animal (con Susan Petrilli e John Deely), Toronto,
Legas, Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il programma di ricerca
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Dialoghi semiotici (con Massimo A. Bonfantini e Susan Petrilli, Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane, The Dialogic Nature of Sign, Ottawa, Legas, La cifrematica e l'ascolto, Bari, Graphis, La
cifrematica e l'ascolto, Bari, Graphis, Fuori luogo. L'esorbitante nella
riproduzione dell'identico, Roma, Meltemi, A mente. Processi cognitivi e
formazione linguistica, Perugia, Guerra Edizioni, Semiotics Today. From Global Semiotics to
Semioethics, a Dialogic Response (con Susan Petrilli), New York, Ottawa,
Toronto, Legas, Lineamenti di semiotica
e di filosofia del linguaggio, (con Susan Petrilli), Bari, Graphis, Tre sguardi
su Auguste Dupin (con M.A. Bonfantini e B. Brunetti), Bari, Graphis, Tra Bachtin e Lévinas. Scrittura, dialogo,
alterità, Bari, Palomar, Linguaggio,
lavoro e mercato globale. Rileggendo Rossi-Landi, Milano, Mimesis, La
dissidenza cifrematica, Milano, Spirali, A revolusão bakhtiniana, San Paolo
(Brasile), Contexto, Da dove verso dove.
La parola altra nella comunicazione globale, Perugia, Edizioni Guerra, L'écoute
de l'autre, Parigi, L'Harmattan Emmanuel Levinas, Globalisation, and Preventive
Peace, Legas, Ottawa, Roland Barthes. La visione ottusa (con J. Ponzio, G.
Mininni, S. Petrilli, L. Ponzio, M. Solimini), Milano, Mimesis, Rencontres de paroles, Parigi, Alain Baudry
& Cie, Freud, l'analisi, la scrittura (con Massimo A. Bonfantini, Bruno
Brunetti), Bari, Graphis, Encontres de palavras. O outro no discurso, Pedro e
João Editores, San Carlos (Brasile), Procurando uma palavra outra, Pedro e João
Editores, San Carlos (Brasile), Interpretazione e scrittura, Scienza dei testi
ed eccedenza letteraria, Pensa Multimedia, Lecce, . In altre parole, Mimesis,
Milano, . La filosofia del linguaggio, Edizioni Laterza, Bari, . Curatele Di
seguito l'elenco dei libri Augusto Ponzio, salvo dove diversamente specificato.
In alcuni di questi sono presenti introduzioni, presentazioni e/o traduzioni ad
opera di Augusto Ponzio. Adam Schaff e Lucien Sève, Marxismo e umanesimo.
Per un'analisi semantica delle "Tesi su Feuerbach" di K. Marx, Edizioni
Dedalo, Bari (introduzione, trad. dal
francese e dal tedesco). Karl Marx, Manoscritti matematici, Edizioni Dedalo,
Bari (introduzione, trad. dal tedesco,
con F. Matarrese). Adam Schaff, Saggi filosofici, Edizioni Dedalo, Bari
(introduzione, trad. dal francese e dal tedesco di saggi contenuti nel II). V. N. Volosinov, Marxismo e filosofia
del linguaggio, Edizioni Dedalo, Bari, 1976 (introduzione). V. N. Volosinov,
Freudismo, Edizioni Dedalo, Bari (introduzione). Vjaceslav Ivanov, Julia
Kristeva e altri, Michail Bachtin. Semiotica, teoria della letteratura e
marxismo, Edizioni Dedalo, Bari, (introduzione). Ernst Cassirer e altri, Il
linguaggio, Bari, Edizioni Dedalo (introduzione). Marcellesi, Baggioni e altri,
Linguaggio e classi sociali. Marrismo e stalinismo, Edizioni Dedalo, Bari, (trad.
dal francese). Pavel Medvedev, Il metodo formale e la teoria della letteratura,
Edizioni Dedalo, Bari (introduzione).
Adam Schaff, L'alienazione come fenomeno sociale, Editori Riuniti, Roma, (introduzione). V. N. Volosinov, Il linguaggio
come pratica sociale. Saggi Edizioni Dedalo, Bari (introduzione). Polifonie, Adriatica Editrice, Bari Scienze
del linguaggio e plurilinguismo. Riflessioni teoriche e problemi didattici,
“Annali della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Bari”, Adriatica
Editrice, Bari, (introduzione). Scienze
del linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature. Annali del
convegno di studi omonimo, Bari, Adriatica Editrice, Bari (introduzione).
Pietro Ispano, Tractatus. Summule logicales, Adriatica Editrice, Bari, (introduzione,
trad.e dal latino). Emmanuel Lévinas, La significanza del senso, in “Idee”, (trad. dal francese). La genesi del senso,
fascicolo monografico di “Idee”, (con M. Signore e C. Caputo). Julia Kristeva,
Il linguaggio questo sconosciuto. Iniziazione alla linguistica. Con
un'intervista di A.Ponzio a J. Kristeva, Adriatica Editrice, Bari, (introduzione, trad. dal francese). Ferruccio
Rossi-Landi, Il linguaggio come lavoro e come mercato, Bompiani, Milano,
1992(introduzione alla quarta edizione).
Bachtin e... Averincev, Benjamin, Freud, Greimas, Lévinas, Marx, Peirce,
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Rossi-Landi. Semiosi come pratica sociale, Napoli, Edizioni Scientifiche
Italiane, Napoli (introduzione; con M.
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(introduzione 3ª ed.). Aristofane, Uccelli, Stampa alternativa, Bari-Roma, 1994
(versione-adattamento). Adam Schaff, Il mio ventesimo secolo, Adriatica
Editrice, Bari, Sulla traccia di Lévinas, “Idee”, (con M. Signore e C. Caputo). Emmanuel
Lévinas, Su Blanchot, Palomar, Bari (introduzione, traduzione, con F.
Fistetti). M. Bachtin, I.I. KanaevMedvedev, V.N. Volosinov, Bachtin e le sue maschere.
Il percorso bachtiniano fino alla pubblicazione dell'opera su Dostoevskij
(introduzione, con M. De Michiel eJachia), Edizioni Dedalo, Bari, Idea e realtà
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Valéry). Michail Bachtin, Problemi dell”opera di Dostoevskij (con M. de Michiel), Edizioni dal Sud, Modugno
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(Commentarios con Iris Zavala). Michail Bachtin, Problemi dell'opera di
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1998 (Introduzione 3ª ed.). Michail Bachtin, La scrittura e l'umano, Saggi,
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Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura, n.s., 9, Roma, Meltemi,
(presentazione, con A. Catone). Rossi-Landi. Ideologia, Meltemi, Roma, 2005 (Introduzione). Michail
Bachtin, Freud e il freudismo. Studio critico, trad. L. Ponzio, Milano, Mimesis
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Athanor. La trappola mortale dell'identità, Roma, Meltemi Editore, e letture critiche, Bari, Edizioni dal Sud,Calefato
e S. Petrilli Logica, dialogica,
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Giuseppe Mininni, Identità e alterità nella dinamica della coscienza storica
Cosimo Caputo, Tutto il segnico umano è linguaggio John Deely, The primary
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vanità ad essere “nienzi”: “dentro” il dialetto è straniera la parola dei re
Frank Nuessel, “Virtual” Augusto Ponzio Mario Signore, Dal silenzio primordiale
al brusio della parola. Alla ricerca della parola “vissuta” José Maria Nadal,
Sobre el enunciador implícito en Augusto Ponzio Genevieve Vaughan, Giving and
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. Semiotica Filosofia del linguaggio. Sito
ufficiale, su augustoponzio.com.
Opere su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Scheda docente con estesa
. Sito dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, su uniba.
Portathere may be another!
PORTA. (Roma).
Filosofo. Nacque dall'attrice Antonella Della Porta, di origine milanese,
interprete di noti sceneggiati Rai (da Sheridan, a Davide Copperfield, a
Maigret) e dal baritono Arturo La Porta, di famiglia pugliese (sul Gargano),
diretto da Von Karajan e in grandi compagnie con Maria Callas, Beniamino Gigli,
Tito Gobbi, Giuseppe Di Stefano, Giulietta Simionato, Renata Tebaldi, al cinema
(La signora dalle camelie, Casa Ricordi) e in tv (Andrea Chénier di M. Landi,
La traviata di M. Lanfranchi). Laureatosi in Filosofia negli anni
settanta con il massimo dei voti, ha incominciato a interessarsi a Giordano
Bruno, curando e traducendo alcune opere del filosofo di Nola, il De umbris
idearum (1976) e il Cantus Circaeus (1977), riprendendo poi le tematiche con il
libro Giordano Bruno. Il nolese di ghiaccio pubblicato da Bompiani. Per anni
in Rai, ha incominciato la sua lunga carriera nel servizio pubblico, prima come programmista, poi, tra gli altri
incarichi, come conduttore, giornalista professionista, editorialista del
Radiocorriere TV, vice caporedattore del TGR Lazio, caporedattore del DSE RAI
("Dipartimento Scuola Educazione", l'attuale struttura RAI
Cultura). -- è stato nominato direttore di Rai 2, incarico che ha
ricoperto per un anno e mezzo e nel 1996 è diventato il primo direttore di Rai
Notte, la struttura che curava il palinsesto notturno di Rai 1, Rai 2 e Rai 3,
apparendo spesso anche in video come conduttore di trasmissioni culturali.
Essendone stato ininterrottamente direttore per 14 anni (fino al ), La Porta è
stato il più longevo dirigente della storia della televisione pubblica
italiana. È stato solido il suo sodalizio umano e professionale con Pino
Gagliardi. Ha condotto, accanto allo scrittore Giuseppe Carlotti, il programma
televisivo Rai Ti presento Sophia, interamente dedicato alla storia della
filosofia. La coppia La PortaCarlotti si è riunita nel giugno 2008 per una nuova
edizione del programma, sempre circondata da un numero pari di persone. Tra gli
altri libri pubblicati, La Magia (1998), Coincidenze miracolose (2001), Storia
della magia,e la trilogia di A come anima, A come amore e C come cuore.
Nell'ottobre del 2008 è uscito Dizionario dell'inconscio e della magia,
pubblicato per Sperling & Kupfer. Il suo ultimo lavoro, Tu chiamale se vuoi
coincidenze è stato pubblicato nel da La
Lepre Edizioni. Il 5 maggio va in
pensione e lascia la Rai, per passare al circuito televisivo Cinquestelle,
dove ha condotto, insieme con Egidio Senatore, il programma Come State?,
una diretta di 4 ore, che affrontava tematiche sociali con la partecipazione,
senza filtro, delle telefonate del pubblico; in questo contesto hanno partecipato
figure autorevoli come l'allora presidente dell'INPS Antonio Mastrapasqua e
l'allora presidente dell'Agcom Corrado Calabrò. Dal 2 giugno al dicembre
è stato direttore di EcoRadio, per la quale ha condotto, sempre insieme
a Egidio Senatore, la rubrica letteraria La Grande Madre. Ha inoltre lavorato
su EcoTv. È stato ospite fisso del format radiofonico "News of the
World" su Radio Manà Manà. Il 28 aprile
è stato insignito della cittadinanza onoraria dalla città di Boscoreale,
(NA). Ha gestito per anni un blog su internet. Malato da tempo, è morto. Televisione
Come autore, curatore, giornalista e conduttore radiotelevisivo si è occupato,
principalmente, di tematiche culturali e sociali. Tra i suoi programmi Rai ricordiamo:
“Scuola aperta” “Tra scuola e lavoro”
“Ricerca sul mito” “Sulle orme
degli antenati” “Incontri nella notte,
colloqui con gli scrittori contemporanei” “Segnali: appunti sui giovani d'oggi”
"Incontri della notte" (Rai 1-DSE), "Immagini da leggere" (Rai
3), “Novecento: storia della letteratura italiana dal 1945 ad oggi”
“Bellitalia”.Ha curato e condotto, per Rai 2, “Casablanca” (1990), programma di
aggiornamenti editoriali che, tuttora, vanta il massimo ascolto per una rubrica
letteraria. Ha condotto lo spazio letterario della rubrica televisiva di Rai 2
“La Rete” ha curato e condotto “Parlato semplice” per oltre 300 puntate, e ha
curato e condotto gli spazi storici della rubrica “Filo Rosso” di Gianni
Bisiach per Rai 2-DSE. Ha, inoltre, realizzato gli speciali televisivi
“Giordano Bruno”, “Edgar Allan Poe”, “Alla ricerca di Dracula” “Storia della
Magia” ha curato e condotto gli spazi filosofici de “La stanza del principe”,
ha curato e condotto le 22 puntate di “Storia della cavalleria” e il “Prix Italia” . Per il palinsesto di Rai Notte, è stato autore
e conduttore di numerosi programmi, come “Anima Good News”, “Il mare di notte”,
“Inconscio e Magia”, “Inconscio e MagiaPsiche”, l'unico programma televisivo
RAI dedicato alla poesia, “Guarire insieme” . È stato spesso ospite, come opinionista, nelle
rubriche letterarie e culturali di Rai 1. Insegnamento Oltre alla
produzione culturale televisiva, fin dagli anni ‘70 si è occupato di
insegnamento, in particolare del rapporto tra la filosofia antica e psicologia
junghiana, e, inoltre, del settore editoriale, come curatore ed editorialista
di numerose riviste, come “Abstracta”, e come autore di più di 30 libri. è
stato invitato da François Châtelet a tenere corsi presso il Politecnico della
Sorbona di Parigi sulla Magia e l'Arte della Memoria. -- è stato direttore
della rivista “L'informatore Librario” per la casa editrice Lucarini; è stato
direttore, per la RaiEriPantheon, della rivista “Anima Mundi”, con la
collaborazione di James Hillman, A. Guggenbhul-Craig, F. Donfrancesco, C. Stroppa,
ecc.--è stato invitato dall'Istituto di Cultura Italiana di New York per una
serie di seminari. -- è stato
docente di Filosofia antica all'Siena, presso la cattedra del Prof. Enrico
Cheli. È stato docente di Filosofia antica e Vicedirettore della Scuola di
Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona,
vicedirettore della scuola di Psicanalisi di Mestre AEPSI e docente di
Filosofia per IKOSIstituto di Comunicazione Olistica Sociale di Bari. Era
vicerettore onorario dell'Università L.U.de.S. di Lugano. Riconoscimenti
Premio “Arte e Spirito” per la televisione, conferito dalla Repubblica di San
Marino nel ; Premio “Moncalieri” alla carriera nel ; Premio “La penna d'oro”,
settore spettacolo, Premio “Chianciano”
per la critica radiotelevisiva; Premio giornalistico “Magarotto”; Premio letterario
“Castiglioncello” “Cosentino” e “Cirò Marina” per l'opera Giordano Bruno.
Curiosità Iha partecipato a una puntata del gioco Soliti ignotiIdentità
nascoste di Rai 1 ove doveva essere riconosciuto tra altre 8 identità. Era un
grande tifoso della Lazio. -- è stato imitato e parodiato da Corrado Guzzanti.
Opere Introduzione e cura di Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe,
Roma, Atanor, Introduzione e cura di Giordano Bruno, Ombre delle idee, Roma,
Atanor, Itinerari magici d'Italia. Una
guida alternativa, II, Centro, con Luciano Gianfranceschi, Roma, Edizioni
Mediterranee, I grandi del mistero, e con Luciano Gianfranceschi, Firenze,
Salani, Storia della magia mediterranea,
con Andrea Forte, Roma, Atanor, Un'avventura nel Rinascimento, Milano, Fiore
d'oro, Introduzione e cura di Marsilio Ficino, L'essenza dell'amore, Roma,
Atanor, Prefazione ad , Meyrink
scrittore e iniziato, Roma, Basaia, Morte di un bacio, Roma, Lucarini, I tarocchi di Giordano Bruno. Le carte della
memoria, Milano, Jaca Book, Racconti di tenebra, a cura di, Roma, Newton
Compton, Giordano Bruno. Tra magia e avventure, tra lotte e sortilegi la storia
appassionante di un uomo che, ritenuto mago dai contemporanei, fu condannato
per eresie dall'Inquisizione e arso vivo sul rogo, collaborazione alle ricerche
di Anna Mirabile, Roma, Newton Compton, La battaglia della montagna bianca,
Chieti, Solfanelli, Prefazione a Richard Dalby e Rosemary Pardoe , Fantasmi.
Storie e altre storie sulle orme di M.R. James, Roma, Newton Compton, Prefazione
a Edgar Allan Poe, Tutti i racconti del mistero, dell'incubo e del terrore,
Roma, Newton Compton, Testo critico a Giuliano Nucci, Misteri di pietra, Roma,
Grapperia, Curatela di , Racconti per amore, Roma, Lucarini, 1Giordano Bruno.
Vita e avventure di un pericoloso maestro del pensiero, Milano, Bompiani, Roma
magica e misteriosa. Dalla sedia del diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla
cripta dei Cappuccini alla Porta Magica di piazza Vittorio, un viaggio
affascinante nel cuore segreto della città eterna e dei suoi dintorni, con
Francesco Fantasia, Roma, Newton Compton, Prefazione a Edgar Allan Poe, Tutti i
racconti, La Spezia, Melita, 1Misteri. Quasi un manifesto della letteratura del
mistero e del segreto, e con Franco Scaglia, Milano, Camunia, Grandi castelli,
grandi maghi, grandi roghi, Milano, Rizzoli, Storia della magia. Grandi
castelli, grandi maghi, grandi roghi, Milano, Bompiani, Il ritorno della grande madre, Milano, Il Saggiatore,
La magia, in collaborazione con Andrea Aromatico e Stefania Quattrone,
Roma-Venezia, RAI-ERI-Marsilio, Coincidenze miracolose, Roma-Rimini, RAI-ERI-Idealibri,
Donne magiche, Roma-Rimini, RAI-ERI-Idealibri, A come anima, Milano, Pratiche, Saggio
in Valerio De Filippis, La quiete del Terrifico, Fasano, Schena, C come cuore.
Pagine per lenire il mal d'amore, Milano, Pratiche, Gabriele la Porta intervista Ettore Bernabei,
Roma, Edizioni Eri, S come seduzione. Dizionario dell'eros e della sensualità,
Milano, Il Saggiatore, P come passioni. Dizionario delle emozioni e dell'estasi,
Milano, Tropea, Dizionario dell'inconscio e della magia, Milano, Sperling &
Kupfer, Prefazione a Michele lo Foco, L'armonia del dolore, Roma, Pagine, .Prefazione
a Dale Furutani, Agguato all'incrocio, Milano, Marcos y Marcos, Tu chiamale se vuoi coincidenze. Quaranta
storie realmente accadute, Roma, La lepre, Filmografia Il mistero di Dante,
regia di Louis Nero. Biografia di
Gabriele La Porta, su Cinquantamila, EcoRadioGabriele La Porta nuovo direttore
responsabile di Ecoradio: "Qui trovo libertà autentica", su ecoradio.
Morto il conduttore Rai Gabriele La PortaTv, su Agenzia ANSA, Blog ufficiale,
su gabrielelaporta.wordpress.com. Gabriele La Porta, su Internet Movie
Database, IMDb.com. La pagina facebook
di Gabriele La Porta, su facebook.com. PredecessoreDirettore di Rai 2Successore
Franco Iseppi Carlo Freccero.
PORTA.
(Vico Equense), filosofo. Grice: “He is the one with the funny illustrations of
men and animals! The Italian way to comment on Aristotle!” -- Terzo figlio di Nardo Antonio e di una patrizia della
famiglia Spadafora, ricevette le basi della sua formazione culturale in casa,
dove si era soliti discutere di questioni scientifiche, e dimostrò immediatamente
le sue notevoli innate capacità, che poté sviluppare attraverso gli studi
grazie alle condizioni agiate della famiglia: il padre era infatti proprietario
terriero e armatore di navi. Prima il padre e poi il fratello maggiore Gian
Vincenzo ebbero a partire dal 1541 la carica di scrivano di mandamento.
La famiglia aveva una casa a Napoli a via Toledo (il palazzo Della Porta), una
villa a Due Porte, nelle colline intorno a Napoli, e la "villa delle
Pradelle" (Vico Equense). Tra i suoi maestri vi furono il classicista e
alchimista Domenico Pizzimenti, e i filosofi e medici Donato Antonio Altomare e
Giovanni Antonio Pisano. I viaggi e l'Academia secretorum naturae
Edizione del Magiae Naturalis. Accademia dei Segreti. Nel 1558 pubblicò la
prima di varie edizioni del Magiae Naturalis, un'opera di crittografia, il De
Furtivis Literarum Notis, nel quale descrive il primo esempio di sostituzione
poligrafica cifrata con accenni al concetto di sostituzione polialfabetica. Per
quest'opera è ritenuto il maggiore crittografo del Rinascimento. In
questo periodo, quando già la sua fama si era consolidata, presentò il suo
libro sulla crittografia al re Filippo II di Spagna e viaggiò anche in Francia
e in Italia. Del 1566 è una pubblicazione sull'Arte del ricordare,
ripubblicato poi nell'originario latino nel 1602. Della Porta aveva
fondato intanto l'Academia Secretorum Naturae (Accademia dei Segreti), per
appartenere alla quale era necessario dimostrare di aver effettuato una nuova
scoperta scientifica, sconosciuta al resto dell'umanità, nell'ambito delle
Scienze naturali; l'accento veniva tuttavia posto più sul meraviglioso che sul
metodo scientifico. Conosciute già durante il Medioevo, le «raccolte di
segreti» costituivano un vero e proprio genere letterario che aveva incontrato
una straordinaria fortuna con l'avvento della stampa a caratteri mobili. Per
segreti si intendevano conoscenze arcane, ma anche ricette, preparazione di
farmaci e pozioni dagli effetti straordinari, riguardanti argomenti di medicina,
chimica, metallurgia, cosmesi, agricoltura, caccia, ottica, costruzione di
macchine, ecc. Colui che insegnava a padroneggiarli era chiamato «professore di
segreti». L'Accademia fu però sospettata di occuparsi di temi riguardanti
la magia e l'occultismo, sicché Della Porta venne indagato dall'Inquisizione e
l'Accademia fu chiusa per ordine papale: a Della Porta fu tuttavia concesso di
continuare gli studi di scienze naturali. Fu ospitato a Roma e quindi a Venezia
e a Ferrara dal cardinale Luigi d'Este. Illustrazione dal De humana
physiognomonia (1586) Nel 1583 pubblicò il trattato Pomarium sulla coltivazione
degli alberi da frutta e l'anno seguente un Olivetum, più tardi inclusi
nella sua enciclopedia sull'agricoltura. Fisiognomica e fitognomonica. Ppubblicò
presso l'editore J. Cacchi di Vico Equense l'opera De humana physiognomonia in
4 libri sulla fisiognomica, dedicato al cardinale Luigi d'Este, che influenzerà
poi l'opera dello svizzero Johann Kaspar Lavater. Nel 1599 presso l'editore
Tarquinio Longo di Napoli pubblicherà la seconda edizione allargata a 6 libri
con ampio rimaneggiamento della materia. Egli ritiene che «l'animo non è
impassibile rispetto ai moti del corpo e, così come il corpo, si corrompe per
le passioni». Studia con attenzione i segni delle mani (in particolare dei
criminali), convinto che tali segni non siano frutto del caso ma importanti
indizi per comprendere appieno i caratteri degli uomini.
Illustrazione dal Phytognomonica, che evidenzia l'analogia tra piante e
animali. Inntanto, stimolato dai contatti con alcuni alchimisti tra cui Oswald
Croll, aveva anche pubblicato Phytognomonica, poderoso trattato sulle proprietà
dei vegetali messe in analogia con le varie parti del corpo umano, basato
sull'antica dottrina delle segnature. L'opera, corredata da tavole illustrate,
estendeva il concetto di fisiognomica alle piante (in greco pyhtos, + gnome
«opinione, sentenza» = fitognomica) elencandole a seconda della loro
localizzazione geografica. In essa Della Porta ravvisava collegamenti
occulti tra la morfologia delle piante e quella dei minerali, degli uomini, e
persino, indirettamente, degli astri e dei pianeti dell'astrologia, in una
sorta di zoomorfismo. Egli fu affascinato ed entusiasta per il «gran
Paracelso» e per i suoi «dottissimi seguaci» perché la spagiria «produce al
mondo rimedi non mai più per l'addietro caduti negli umani intelletti [...]
Onde da solleciti investigatori de' secreti della natura applicati a morbi,
hanno ritrovati soblimi ed infiniti rimedi, onde la medicina, così gran tempo
ristretta negli angusti suoi termini, or, allargando fuori, ha ripieno il mondo
de' suoi meravigliosi stupori» (Taumatologia). La sua casa fu frequentata
da Tommaso Campanella e nel 1592 rinnovò in un nuovo soggiorno a Venezia
l'amicizia con Paolo Sarpi e forse conobbe anche Giordano Bruno prima della sua
incarcerazione. Da questa data per ordine dell'inquisitore veneziano Della
Porta dovette richiedere il permesso per le sue pubblicazioni a Roma. Si
incontrò a Padova con Paolo Sarpi e con Galileo. Ricevette a Napoli il
nobiluomo francese Nicolas-Claude Fabri de Peiresc. Iincontrò i Cesi e fu
invitato a Praga dall'imperatore Rodolfo II, al quale dedicò il trattato sulla
Taumatologia, ora perduto. Studi sull'ottica ed altre scienze
Alambicchi per la distillazione disegnati da Della Porta nell'omonimo trattato
del 1610. Scrisse ancora di ottica (De refractione optices), di agricoltura
(Villae,), di astronomia (Coelestis physiognomoniae del 1601), di idraulica e
matematica (Pneumaticorum, del 1602), di arte militare (De munitione, del
1606), di meteorologia (De aeris transmutationibus, del 1609), e di chimica (De
distillatione0). L'operasulla lettura della mano (Chirofisonomia), s sarà
pubblicata solo molto dopo la sua morte nel 1677. È nel campo dell'ottica
che Della Porta esercita notevoli contributi, indagando dal punto di vista
matematico le proprietà degli specchi concavi e convessi, conducendo un
minuzioso studio delle lenti su basi matematiche e descrivendo la costruzione
di ingenti apparecchi ottici, tra cui la camera oscura ed il telescopio.
Giovanni Battista Della Porta intraprese inoltre studi di chimica pratica che
includono la fabbricazione di smalti, di polveri da sparo e di cosmetici. Anche
se la sua chimica non è originale dal punto di vista teorico, i numerosi
esperimenti che ci descrive indicano un’attitudine sperimentale che lo pone fra
i principali chimici dell’epoca. I suoi studi medici sono caratterizzati
principalmente dalla ricerca di farmaci dagli effetti eccezionali, utili ad
esempio per la memoria, per produrre sogni piacevoli o incubi, rimedi contro
l’impotenza e la sterilità. Gli ultimi anni Frontespizio del De
aeris transmutationibus Fu invitato a far parte dell'Accademia dei Lincei,
appena fondata da Federico Cesi.
Rivendicò senza troppa convinzione una paternità sull'invenzione del
telescopio, resa nota in quegli anni da Galileo, anch'egli membro
dell'Accademia. Fece forse parte anche di un'accademia letteraria dedicata alla
letteratura dialettale napoletana (Schirchiate de lo Mandracchio e 'Mprovesante
de lo Cerriglio), che sappiamo attiva nel, e dell'Accademia degli Oziosi, di
drammaturghi, di cui faceva parte anche il viceré spagnolo (Pedro Fernández de
Castro, conte di Lemos). Nei suoi tardi anni raccolse esemplari rari del
mondo naturale e coltivò piante esotiche. Il suo museo privato era visitato dai
viaggiatori e fu uno dei primi esempi di Museo di storia naturale, ispirando il
gesuita Athanasius Kircher a radunare una simile collezione a Roma. Anche il fratello
Gian Vincenzo aveva raccolto una collezione di libri, marmi e statue, mentre
l'altro fratello Gian Ferrante, morto in giovane età, aveva lasciato una
collezione di cristalli ed esemplari geologici, più tardi venduta. Fu
anche commediografo e scrisse 14 commedie in prosa, una tragicommedia, una
tragedia e un dramma liturgico, che divennero fonte di numerose opere del
successivo XVII secolo. Sei titoli di Della Porta erano presenti nella
biblioteca di Sir Thomas Browne. Opere Magiae naturalis sive de miraculis
rerum naturalium, Giovanni Battista Della Porta, De humana physiognomonia, Vico
Equense, Giuseppe Cacchi, Giovanni Battista Della Porta, Phytognomonica,
Napoli, Orazio Salviani, 1589. Giovanni Battista Della Porta, Pneumaticorum
libri tres, Napoli, Giovanni Giacomo Carlino, Giovanni Battista Della Porta, De
distillatione, Roma, Stamperia Camerale, 1608. Giovanni Battista Della Porta,
Della chirofisonomia, Napoli, Antonio Bulifon,Giovanni Battista Della Porta, Le
commedie, Vincenzo Spampanato, 1,
Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Giovanni Battista Della Porta, Le commedie,
Vincenzo Spampanato, Scrittori d'Italia,
Bari, Laterza, 1911. Giovanni Battista Della Porta, Humana Physiognomonia /
Della Fisionomia dell'uomo libri sei, Alfonso Paolella, Edizione Nazionale
delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche
Italiane, /. Giovanni Battista Della Porta, Ars reminiscendi, Raffaele Sirri, Edizione
Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche
Italiane, 1996. Giovanni Battista Della Porta, Taumatologia e Criptologia,
Raffaele Sirri, 1, Edizione Nazionale
delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche
Italiane, . Giovanni Battista Della Porta, De munitione libri tres, Raffaella
De Vivo, 1, Edizione Nazionale delle
opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, .
Giovanni Battista Della Porta, Claudii Ptolomaei Magnae Constructionis Liber
primus, Raffaella De Vivo, 1, Edizione
Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane, Giovanni Battista
Della Porta, Il Teatro, Raffaele Sirri,
4, Edizione Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta,
Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni Battista Della Porta,
Coelestis Physiognomonia e, in appendice, Della Celeste Fisonomia, Alfonso
Paolella, 1, Edizione Nazionale delle
opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane,
1996. Giovanni Battista Della Porta, De aeris transmutationibus, Alfonso
Paolella, 1, Edizione Nazionale delle
opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Giovanni
Battista Della Porta, Villae libri XII, Luigia Laserra e Gianni Antonio
Palumbo, diretti da Francesco Tateo, Edizione Nazionale delle opere
di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, /.
Giovanni Battista Della Porta, Elementorum Curvilineorum Libri tres, Veronica
Cavagna e Carlotta Leone, 1, Edizione
Nazionale delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane, Giovanni Battista Della Porta, Pneumaticorum libri tres,
Oreste Trabucco, 1, Edizione Nazionale
delle opere di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane,
Giovanni Battista Della Porta, De ea naturalis Physiognomoniae parte quae ad
manum lineas spectat libri duo, Oreste Trabucco, Edizione Nazionale delle opere
di Giovan Battista della Porta, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2003.
Note Per questo fu accusato di plagio da
Giovan Battista Bellaso, che era stato il primo ad aver proposto questo tipo di
cifratura dieci anni prima. Umberto Eco, Riccardo Fedriga, Storia della
filosofia. 2: Dall'Umanesimo a Hegel, Laterza
Edizioni Scolastiche, William Eamon, Il professore di segreti. Mistero,
medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, trad. it. di A. M. Paci,
Carocci, . Marcello Fumagalli, «Della
Porta Giovan Battista» , in Semplicisti e Stillatori: l'arte degli Aromatari,
Milano, SGS, . Gnome, su treccani. Luigi Turinese, Zoomorfismo, fisiognomica e
fitognomica: Della Porta antesignano della biotipologia in medicina, ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G.
Rispoli, Napoli, ed. Il Faro di Ippocrate, .
Donato Verardi, La scienza e i segreti della natura a Napoli nel
Rinascimento: La magia naturale di Giovan Battista Della Porta, 102-103, Firenze University Press, . Alfonso Paolella, Della Porta e la
Spagiria, ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G.
Rispoli, Napoli, ed. Il Faro di Ippocrate, .
Alfonso Paolella, La presenza di G.B. della Porta nel Carteggio Linceo,
in "Bruniana & Campanelliana", Vincenzo Spampanato , Le
commedie, 1, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Fausto Nicolini, Giovanni Battista Della Porta, in Enciclopedia Italiana,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, giambattista-della-porta. Carrol
Brentano, Giovanni Battista Della Porta, in Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Saverio Ricci, Giovanni
Battista Della Porta, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Giovanni Battista Della
Porta, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Giovan
Battista Della Porta nell’Europa del suo tempo, Atti del Convegno di Vico
Equense, M. Torrini, Napoli 1990. Paolo Piccari, Giovan Battista Della Porta.
Il filosofo, il retore, lo scienziato, Milano, FrancoAngeli, Guido del Giudice,
Della Porta, il mago dell'arcana sapienza, Milano, Biblioteca di Via Senato, .
Alfonso Paolella, I Meteorologica di Telesio, Della Porta e Cartesio tra
credenza e scienza, Roma, in
"Bollettino geofisico: rivista dell'Associazione geofisica italiana, Alfonso
Paolella, G.B. Della Porta e l’astrologia: la Coelestis Physiognomonia, Istituti
Editoriali e Poligrafici internazionali, Pisa-Roma, in "Atti del Convegno
L’Edizione nazionale del teatro e l’opera di G.B. Della Porta", Salerno M.
Montanile, Alfonso Paolella, Appunti di filologia dellaportiana, Istituto
italiano per studi filosofici, Napoli, in "Atti del convegno di studi:
Giambattista della Porta in Edizione Nazionale” R. Sirri,Alfonso Paolella ,
Giovan Battista della Porta nel IV centenario della morte, Piano di Sorrento, Atti
del Convegno, Roma, Scienze e Lettere, . Marco Santoro , La
"Mirabile" Natura. Magia e scienza in Giovan Battista Della Porta, Napoli-Vico
Equense)Atti del Convegno Internazionale, Pisa-Roma, Serra, . Raffaella De
Vivo, Tecnica e scienza nelle opere di Giovan Battista della Porta, Serra,
Pisa-Roma, in "La "Mirabile" Natura. Atti del Convegno
Internazionale", Napoli-Vico Equense Marco Santoro, Umberto Eco, Riccardo Fedriga, Storia della
filosofia. 2: Dall'Umanesimo a Hegel,
Laterza Edizioni Scolastiche, Antoni
Malet, Della Porta, Kepler, and the changing notion of optical Image, Serra,
Pisa-Roma, "La "Mirabile" Natura. Atti del Convegno
Internazionale", Napoli-Vico Equense, Marco Santoro, Accademia dei Segreti
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Battista Della Porta, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Giovanni Battista Della Porta, su MacTutor, University of St Andrews,
Scotland. Opere di Giovanni Battista
Della Porta, su Liber Liber. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Giovanni Battista Della Porta, . Opere di Giovanni Battista Della Porta, su
Progetto Gutenberg. Sito dedicato a
Giovan Battista Della Porta, su gbdellaporta. Libro digitalizzato di Ioan.
Baptista Porta neapolitano autore (Neapoli, apud Ioa. Mariam Scotum, De furtivis
literarum notis, vulgò De ziferis libri IIII Libro digitalizzato di Io.
Baptista Porta Neapolitano auctore (Neapoli, apud Ioan. Baptistam Subtilem, De
furtivis literarum notis vulgo de ziferis libri quinque: altero libro
superaucti, et quamplurimis in locis locupletati Della Porta, il mago
dell'arcana Sapienza.
PORTARIA. (Todi). Filosofo. Grice: “I like Portaria, but then anyone with an interest in
Anglo-Saxon ‘soul’ should! – if a philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul
who God knews where it comes from, the Romans had spiritus, and animus anima,
which is cognate with animos in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a
hylemorphic conception where the body (corpus) is what has the ‘materia’ and
the ‘breath’ is the ‘forma’ -- Italian
philosophers would ignore this – and more so now when Davidson is in vogue! –
if it were not for Aligheri who has Portaria in “Paradiso” – there is indeed a
serous philosophical confrontation between a Platonic and an Aristotelian
conception of the soul as seen in the controversy between Aquino and Portaria!
Portaria uses the same linguistic tools: ‘is spiritus’ synonym with ‘anima’? Or
must we speak of ‘homonymy.’ And add ‘medium’ into the bargan! Portaria is less
canonical than Aquino and should interest Oxonians much, oh so much, more!” –
Unfortunately, he was from Todi and donated all his manuscripts to Todi, which
many skip in their Grand tour – although it IS on the Tevere as any member of
the “Canottiere del Tevere” will know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul
Grice – Matteo’s name is Matteo Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria
-- Appartenente all'Ordine francescano. Nacque da una delle
grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna, feudatari di
Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi alla fine dell'XI secolo.
Per alcuni era fratello del cardinale Bentivegna de' Bentivegni d'Acquasparta,
Vescovo di Todi: altre ricerche mettono in dubbio il rapporto di parentela fra
i due cardinali, ma l'uso da parte di entrambi del medesimo Stemma e predicato
Nobiliare denunciano, per le ferree regole araldiche, l'appartenenza alla
stessa famiglia. Lo stemma araldico è ancora oggi visibile nella tomba di
Matteo d'Acquasparta, nel Castello di Massa Martana, e negli Annali di Todi.
Entrò giovanissimo nell'ordine francescano e ben presto si dimostrò molto dotto
soprattutto in teologia, ottenendo il compimento degli studi in due delle più
grandi Università d'Europa: Parigi e Bologna. La sua fama raggiunse Roma e
diventò dapprima lector Sacri Palatii, sostituendo John Peckham, (divenuto nel
frattempo arcivescovo di Canterbury), e poi, nel 1287, ministro generale
dell'ordine francescano. Nei conflitti sulla povertà dell'Ordine, Matteo
fu uno dei principali sostenitori della corrente maggioritaria dei Francescani
(la cosiddetta Comunità, che si opponeva ai rigoristi del movimento degli
Spirituali e difendeva un'interpretazione più blanda della Regola in materia di
povertà), e approvò il possesso di beni in comune da parte dei frati. Dante lo
nomina, biasimandolo, tramite le parole di San Bonaventura, nel Paradiso in opposizione a Ubertino da Casale: «ma non
fia da Casal né d'Acquasparta,/ là onde vegnon tali alla scrittura,/ ch' uno la
fugge, e l'altro la coarta.» La sua lungimiranza e sagacia politica lo
portarono ben presto a salire nella gerarchia ecclesiastica. Eletto al papato,
con il nome di Niccolò IV, il francescano Girolamo Masci di Ascoli, religioso
vicino alla grande famiglia romana dei Colonna, Matteo venne creato quasi
subito cardinale prete con il titolo di San Lorenzo in Damaso (16 maggio 1288).
Al suo posto, il capitolo francescano del 1289 scelse come ministro generale
Raymond de Gaufredi, uno Spirituale di primo piano che, nonostante appartenesse
alla corrente avversaria rispetto a quella di Matteo d'Acquasparta, fu tuttavia
eletto alla guida dell'Ordine, anche per le pressioni politiche della Casa
d'Angiò, con la quale lo stesso Raymond aveva un rapporto personale molto
stretto. A partire dal suo ingresso nel collegio cardinalizio, Matteo
cominciò ad accumulare gratificazioni e incarichi. Quando venne eletto al
soglio pontificio l'eremita Pietro da Morrone, con il nome di Celestino V,
Matteo continuò ad esercitare di fatto il generalato con molta astuzia
politico-ecclesiastica. Bonifacio VIII ritratto nella basilica di
San Paolo fuori le mura Monumento funebre di Matteo in Santa Maria in
Aracoeli Dopo le dimissioni improvvise di Celestino V, divenne una pedina
determinante nel conclave di Natale del 1294, che portò all'elezione di
Benedetto Caetani, papa Bonifacio VIII, del quale fu uno dei pochissimi amici
fidati, e per il quale assunse incarichi di grande prestigio, e talora molto
delicati, prima come responsabile della cosiddetta crociata contro i Colonna,
poi come ambasciatore in Lombardia, Firenze e quindi in Romagna. Nel
1300, il papa lo inviò a Firenze come legato apostolico, nel tentativo di
pacificare le fazioni guelfe dei Cerchi e Donati, soprattutto quando giunse
all'orecchio del pontefice la notizia che i Cerchi, più numerosi, si erano
alleati con città ghibelline come Pisa e Arezzo. Il cardinale arrivò in
città a giugno, ma se ne ripartì presto perché le fazioni non gli conferirono
alcuna delega per prendere decisioni. Recatosi a Lucca, quando i Donati fecero
una congiura rientrando in Firenze alla spicciolata dall'esilio cui erano stati
condannati (come disposto in modo equanime per i capi delle due fazioni, e per
il quale esilio erano già partiti i Cerchi), egli marciò con un esercito di
lucchesi su Firenze, palesando la sua volontà di favorire i guelfi neri.
Bloccato alle porte del territorio fiorentino, arrivò comunque in città, dove
regnava ormai il malcontento da entrambe le parti sulla sua figura. Una freccia
fu lanciata verso la sua finestra nel Palazzo vescovile, obbligandolo a
traslocare per timore nel Palazzo dei Mozzi. I Signori della città, dispiaciuti
per l'accaduto, gli offrirono spontaneamente un risarcimento pecuniario, ma
eglidopo qualche perplessitàlo rifiutò. La scena, con il cardinale che guarda i
soldi indeciso se prenderli o meno, è vividamente descritta da Dino Compagni
nella sua Cronica, essendo egli stesso presente in quanto deputato alla
consegna: «I Signori, per rimediare allo sdegno avea ricevuto, gli
presentorono fiorini nuovi. E io gliel portai in una coppa d'ariento, e dissi:
"Messere, non li dísdegnate perché siano pochi, perché sanza i consigli
palesi non si può dare più moneta". Rispose gli avea cari; e molto li
guardò, e non li volle.» (Subito dopo se ne andò dalla città. Fu vescovo
di Porto e Santa Rufina e sub-decano del Sacro Collegio. Fedele fino all'ultimo
a papa Caetani, morì a Roma e fu sepolto nella Basilica di Santa Maria in
Aracoeli, in un grandioso monumento funebre in stile gotico, ancora oggi
visibile. Note Memorie storiche di
Todi di Lorenzo Leonii, anni 1201-1207
Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso XII, vv. 124-126, testo
critico della Società dantesca, Milano Ulrico Hoepli, Per l'importante ruolo di
Matteo d'Acquasparta durante il pontificato di Bonifacio VIII vedi Agostino
Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, Torino, Einaudi, RCS, Milano,
Per il sepolcro, che fu presumibilmente commissionato dai suoi
confratelli, si veda: Giulia Barone, Matteo d'Acquasparta, Matteo D'Acquasparta
in Dizionario Biografico Treccani
Agostino Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, Torino, Einaudi,RCS, Milano,
2006 Ordine francescano Altri progetti
Collabora a Wikiquote Citazionio su Matteo d'Acquasparta Collabora a Wikimedia
Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Matteo
d'Acquasparta Matteo d'Acquasparta, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Matteo d'Acquasparta / Matteo d'Acquasparta
(altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Matteo d'Acquasparta, su
sapere, De Agostini. Giulia Barone,
Matteo d'Acquasparta, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Matteo d'Acquasparta, in Catholic Encyclopedia,
Robert Appleton Company. David M. Cheney, Matteo d'Acquasparta, in Catholic
Hierarchy. Salvador Miranda, ACQUASPARTA, O.F.M., Matteo d', su fiu.eduThe
Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University. 6 gennaio
. Arsenio Frugoni, Matteo d'Acquasparta, in Enciclopedia dantesca, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
PORZIO
(Napoli). Filosofo. Grice:
“His name was plain “Porta,” but in Latin that was latinised as ‘portius,’ and
then this vulgarized as ‘porzio’!” – But then who wants to be called
“Door”?” Dopo aver studiato a Pisa sotto
la guida di Nifo, seguì il maestro all'Napoli, guadagnandosi stima e onori da
parte degli intellettuali suoi concittadini. Scarsa in questi anni la sua
produzione, limitata ai libelli sul celibato dei preti (“De celibate”),
sull'eruzione del Monte Nuovo (De conflagratione agri puteolani) e sul
miracoloso caso di digiuno di una ragazza tedesca (De puella germanica). Lasciò
però Napoli, richiamato all'Pisa da parte del duca Cosimo I de' Medici che gli
garantì un alto stipendio e il ruolo di sopraordinario. Compose le sue opere
principali, fra cui il trattato di etica “An homo bonus, vel malus volens
fiat”e in particolare il “De mente humana,” nel quale sosteneva la mortalità
dell'anima secondo un'esegesi alessandrista di Aristotele. Proprio queste sue
dottrine mortaliste, troppo facilmente accostate e sovrapposte a quelle
sostenute da Pomponazzi nel De immortalitate animae, contribuirono a creare una
falsa leggenda biografica affermatasi dopo la sua morte, secondo la quale egli
sarebbe stato allievo e quindi semplice epigono di Peretto. In ogni caso, al di là di una innegabile
tendenza materialista nella sua esegesi di Aristotele, evidente anche nella sua
ultima opera, il “De rerum naturalium principiis,” sua a produzione è
caratterizzata anche da interessi teologici del tutto svincolati dalla
filosofia peripatetica e che sono particolarmente evidenti nei due commenti al
Pater Noster che probabilmente non estranei ai fermenti evangelici della
riforma italiana. Tornò a Napoli dove sarebbe morto. Simone Porzio fu il padre
dello storico Camillo Porzio. Altri
progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a
Simone Porzio Eva Del Soldato, «Porzio,
Simone», in Il Contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, . Daniela Castelli, Il "De
conflagratione" di Simone Porzio: la collazione delle tre edizioni, un
volgarizzamento e il ms. Phill. dell´HRC di Austin, «Rinascimento meridionale»,
ITra aristotelismo, naturalismo e critica: Note in margine a Simone Porzio in
Critica e ragione/Critique et raison, Atti del convegno internazionale
organizzato dall'Napoli «L'Orientale», in collaborazione con l'IISF (Napoli) e
l'Université de Bourgogne (Dijon), Napoli Lorenzo Bianchi e Alberto
Postigliola, Napoli, Liguori , "De puella germanica": echi italiani
di un dibattito europeo, in La donna nel Rinascimento meridionale, Atti del
Convegno internazionale organizzato dall'Istituto Nazionale di Studi sul
Rinascimento Meridionale, Roma, Marco Santoro, Pisa-Roma, Fabrizio Serra
,"De' sensi" e il "Del sentire":: due mss. ritrovati
«Giornale critico della filosofia italiana»,L'"Epistola" sul Monte
Nuovo e l'inedito volgarizzamento di Stefano Breventano, «Archivio Storico per
le Province Napoletane», Un bilancio storiografico: il caso Simone Porzio,
«Bruniana & Campanelliana», Tra ricerca empirica e osservazione
scientifica: gli studi ittiologici di Simone Porzio, «Archives internationales
d'histoire des sciences», "De puella germanica": l’"inedia"
mirabile di una fanciulla tedesca, «Studi filosofici», «Pòrta (latinizz.
Portius o Porcius, onde l'altro cognome con cui è noto, Pòrzio) Enciclopedie on
line, sito "Treccani L'Enciclopedia italiana".
POSSENTI.
(Roma). Filosofo. È stato professore a Venezia. Dopo aver frequentato il
Liceo Classico “Vittorio Alfieri” di Torino, si è laureato esercitando attività
di ricerca nel campo delle microonde, e continuando a coltivare lo studio della
filosofia, iniziato nel liceo e maturato negli anni universitari. Ha poi
abbandonato quest'attività per dedicarsi direttamente alla ricerca filosofica,
in un'epoca in cui se ne diagnosticava la fine, e l'intento di decostruirla era
all'apogèo. Dopo anni presso il Rettorato dell'Università Cattolica, è stato
ordinario a Venezia. È membro fondatore dell'Institut International Jacques
Maritain; membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e
della Pontificia Accademia di san Tommaso d'Aquino, e per numerosi anni
del Comitato Nazionale di Bioetica. Ha fondato e diretto l'Annuario di
filosofia. Seconda navigazione, e presso l'Venezia il Centro
Interdipartimentale di Ricerca sui Diritti Umani. Ha tenuto cicli di conferenze
e seminari in Europa (Francia, Spagna, Polonia, Portogallo, Russia, UK), negli
USA, e Sud America
(Brasile, Messico, Argentina).Svolge intensa attività pubblicistica in campo filosofico
su quotidiani nazionali. Negli anni della formazione liceale e universitaria è
stato attratto dalla storia delle civiltà, ispirato da Vico e Toynbee; e
dall'epistemologia della fisica e dalla logica della scienza (Einstein, PBridgman). Nutrì allora
l'idea einsteniana che le teorie filosofiche
dovessero elevarsi su una schietta base scientifica, generalizzandola, e si
interessò al conflitto tra religione e scienza imperniato sull'idea di un
Assoluto personale/impersonale. A vent'anni ha incontrato l'istanza metafisica
e umanista attraverso le opere di
Maritain e di Aquino, intuendo le possibilità speculative e liberanti
incluse metafisica dell'essere e nella rivelazione cristiana. Tre sono
gli ambiti primari della sua ricerca: metafisica, pensiero teoretico e ritorno
al realismo; personalismo; filosofia politica. Studioso dell'Aquinate, del
tomismo Professoree della grande tradizione della filosofia dell'essere, ha
orientato l'attenzione critica verso Nietzsche, Heidegger, Gentile, il neo-parmenidismo
italiano, ricercando una razionalità attenta alla storia ma non consegnata
interamente alla furia del tempo: dunque il "ritorno all'eterno"
invece che l'"eterno ritorno" (Nietzsche), e la ripresa del tema
della creatio ex nihilo, assente in molta filosofia moderna. L'approccio
possentiano legge metafisica e nichilismo come due nuclei che tendono ad
escludersi, di cui il primo è la fisiologia e il secondo la patologia.
Individua pertanto nella destituzione dei valori e nella riduzione della
ragione a volontà l'esito ultimo del nichilismo europeo. Questo ha voluto
liberare l'Europa dalla metafisica, ritenuta distrutta dal criticismo, ma il
compito della filosofia dell'essere è preparare una ripresa della metafisica
dell'esistenza, tale che possa di nuovo tenere un posto nella storia della
civiltà. (Una presentazione ampia della filosofia di Possenti è in Storia della
filosofia. Filosofi italiani contemporanei, D. Antiseri e S. Tagliagambe, 14, Bompiani 2009, 446-455 . si veda anche Nichilismo e
filosofia dell'essere, intervista a V. Possenti, a c. di G. Mura, “Euntes docete.”
La riscoperta della metafisica esistenziale è un tentativo di mettere in luce
la parzialità di non poche posizioni che hanno proclamato la fine della
metafisica occidentale: Nietzsche, Gentile, Heidegger, Severino. Essi hanno
operato come reagente per la riconquista della metafisica e per la critica del
nichilismo europeo, di cui egli offre una determinazione diversa da quelle di
Nietzsche e di Heidegger (con applicazioni anche all'ambito del nichilismo
giuridico). Il rigetto del nichilismo e l'analisi dell'antirealismo, del
logicismo, del dialettismo e del razionalismo che affliggono notevole parte del
pensiero moderno, conducono l'autore a giudicare concluso e senza possibilità
di ripresa il ciclo della metafisica moderna nel cammino da Cartesio a
Gentile. La base prima della filosofia dell'essere sta nell'asserto
‘l'ente è'. Questo il grande tema da cui occorre partire: dall'ente appunto e
non dall'essere vuoto dei moderni. In tal modo crollano l'identità tra Logica e
Metafisica della modernità razionalistica, l'idea di dialettica come
generazione logico-apriorica del sapere, e l'idea di divenire come
entrare-uscire dal nulla. Qui va operata un'adeguata semantizzazione
dell'essere (dell'ente), rigettando l'errore primordiale di trattare la
questione dell'essere come questione di essenza, il che presuppone la
negazione della potenzialità. Ma se questa è presente, niente in senso
proprio va in nulla ma si trasforma. Possenti si volge verso un pensiero
positivo, in cui la filosofia è capace di progresso. È andata così delineandosi
la tesi che nello svolgimento della metafisica dai Greci a noi sia emersa, dopo
la "seconda navigazione" platonica (vedi Fedone), proseguita e
perfezionata da Aristotele, una "terza navigazione" che si esprime
nella Seinsphilosophie che ha toccato un punto di apogeo in Tommaso d'Aquino e
nei grandi tomisti Professore(R. McInerny, “Some navigational hazards”, in
libroFestschrift). In tale prospettiva è possibile tracciare un'essenziale
"storia della metafisica" quale progressiva penetrazione della verità
dell'essere, culminante nella metafisica dell'actus essendi. Si tratta di una
metafisica transontica che, prendendo le mosse dall'ente, procede verso
l'essere stesso (Esse ipsum per se subsistens), e che individua la ‘struttura
originaria' nella partecipazione dell'ente all'Essere (Le posizioni speculative
di Possenti sono consegnate alla trilogia Nichilismo e Metafisica. Terza
navigazione, Il realismo e la fine della filosofia moderna, e Ritorno
all'essere. Addio alla metafisica moderna. Esse sono discusse da ca. 20 autori
in , La Navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la terza
navigazione, Armando, Roma 2000 Cottier, Dummett, Berti, Riconda, e poi in
Realismo Metafisica Modernità. “In margine al volume di Vittorio Possenti Il
realismo e la fine della filosofia moderna”, C. Dalfino e R. Pozzo, CNR-Iliesi,
Roma. La possibilità di guadagni per
sempre rigetta l'idea fallibilista (Popper et alli), secondo cui ogni sapere
(riportato poi solo a quello delle scienze) riposa su palafitte perennemente
rivedibili. La metafisica ha per oggetto non il concetto di essere, ma
l'esistenza, e il filosofo deve sempre e nuovamente ribattezzarsi nelle sue
acque, fuggendo l'oblio dell'essere e liberandosi dal sistema che intende
racchiudere in sé la totalità. Un problema centrale di Possenti è la
possibilità di una conoscenza filosofica autonoma, che non proceda solo
sull'imbeccata che possano darle le scienze ed altre forme di conoscenza,
nonostante la necessità del dialogo tra filosofia e scienze, in quanto non
esiste un solo sapere. L'unità plurima o polivalente della ragione si
applica anche al nesso tra filosofia e Rivelazione: nell'incontro tra compito
della ragione e elezione del cristianesimo si individua un criterio di apertura
e stimolo per la filosofia nella sua ricerca di senso. Persona e
Personalismo Secondo Possenti il principio-persona è più fondamentale del
principio-responsabilità (Jonas) e del principio-speranza (Bloch), e a fortiori
delle filosofie dell'impersonale. Il concetto di persona si presta
efficacemente in una serie di problemi in cui le nozioni di individuo, di
soggetto, di coscienza risultano inadeguate; la persona è originaria e
primitiva, e raggiunge una profondità e permanenza che non hanno le altre
categorie appena citate o l'uso che spesso ne è stato fatto (Si veda il dossier
sul “Principio Persona” con contributi di G. Grandis, M. Ivaldo, A. Madricardo,
M. Pera, V. Possenti in “Studium”, L'idea di persona è essenziale per maneggiare
le grandi difficoltà insite nell'antropologia, in specie da quando in Occidente
si è cercato di elaborare un'etica procedurale di norme senza base
antropologica, che è il grande equivoco dei moderni e contemporanei.
Possenti fa parte del vasto movimento del personalismo, attivo in tutto il
Novecento e che prosegue nel XXI secolo, volto alla riscoperta integra della
persona. Compito del personalismo ontologico è di valorizzare ed integrarele
filosofie del ‘personalismo incompiuto' (Habermas, Rawls, Bobbio, L. Ferry, D.
Parfit), allontanandosi da quelle dell'esplicito antipersonalismo, Nietzsche e
Foucault in specie, ma pure Hegel, Heidegger, Severino nei quali forte è
l'empito antipersonalistico. Le assise della persona vanno ricercate
nell'ontologia, onde essa è una sostanzialità aperta alla relazione, ma non
riducibile a sola relazione. La persona è un nucleo radicale di vita e realtà
che non può essere dedotto da alcunché e che anzi fonda l'agire e lo sperare
dell'essere umano Essa come totalità
concreta è alla base di una filosofia che oggi deve fare i conti con la
centralità del tema antropologico, con le problematiche bioetiche (ad es.
concernenti lo statuto dell'embrione), e con le concezioni in cui il soggetto e
la natura umana non sono intesi come un presupposto ma come un prodotto della
prassi. Il personalismo quale insieme di scuole e correnti filosofiche
che assegnano speciale valore e dignità alla persona, non è in senso proprio
un'invenzione del ‘900, ma originariamente della Patristica, del Medioevo
cristiano e dell'Umanesimo: qui sono state elaborate in certo modo per sempre
le idee fondamentali sulla persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo
spazio di realtà. In ciò Possenti valorizza le intuizioni di Maritain e di
Ricoeur. L'epoca dell'antropocentrismo moderno non è stata un'epoca di
riscoperta della persona. Anzi secondo A. Solgenitsin “Un antropocentrismo
sicuro di sé non può dare risposte a molte domande della vita ed è tanto più impotente,
quanto più le domande sono profonde”. Se la controversia sulla persona si
accende di nuovo in molti ambiti, è perché l'idea-realtà di persona attraversa
un momento di eclissi e richiede nuovamente la fatica del concetto.
Assolutamente primario è il nesso persona-tecnica, in cui la seconda è spesso
animata da volontà di potenza, valendo come una potenza senza etica. La
presenza nel Comitato Nazionale di Bioetica ha indotto l'autore ha dedicare
attenzione ai temi bioetici, tra cui in specie la sfida delle biotecnologie, la
rivoluzione biopolitica, l'influsso pervasivo del materialismo e del
biologismo. Il personalismo si declina poi in ambito sociale come
concezione egualitaria e comunitaria (personalismo comunitario) quale
fondamento di un ordine politico nuovo, proiettato verso la cosmopoli, la pace
e il rispetto dei diritti umani. Rilancio della filosofia politica Entro
un dialogo critico con le tradizioni del neoliberalismo e del neoilluminismo,
Possenti ha operato per mostrare il contenuto di nozioni centrali del politico
come quelle di ragion pratica, bene comune, popolo, democrazia, legge naturale,
diritti dell'uomo, laicità, ai fini di una rinnovata filosofia pubblica in pari
col suo oggetto. Uno specifico rilievo è stato assegnato al problema teologico-politico
secondo due direttrici: la ripresa postmoderna di un ruolo pubblico per le
grandi religioni; l'idea che la loro deprivatizzazione anche in Occidente può
contribuire ad un positivo rapporto fra religione e politica, nella prospettiva
di una nuova 'piazza pubblica' non agnostica ma attenta alla matrice teologica
della società civile (Estado, Democracia y Cuestión Religiosa, Ediciones
Universidad San Damaso, Madrid .). Con la filosofia politica si opera il
passaggio dal ‘piccolo mondo' dell'io al ‘grande mondo' della società, verso la
società aperta della famiglia umana. Sulla scia di diagnosi attive dagli anni
‘50 del Novecento (H. Arendt, J. Maritain, L. Strauss, Y. Simon, E. Voegelin)
Possenti ritiene che la filosofia politica vada riportata al suo compito
primario di pensare la ‘buona società', lottando contro la crisi concettuale
che procede all'ingrosso da Weber e dall'attacco al diritto naturale. In
particolare è stata condotta una critica radicale a Kelsen, alla sua concezione
relativistica dei valori e della democrazia, al suo intento di dissolvere
l'idea di ragion pratica, tolta la quale l'ambito della prassi precipita
nell'irrazionalismo e tutto è affidato al volere (Cfr. il dossier Cristianesimo
e liberalismo nell'epoca postmarxista, “Humanitas”, con interventi di G.
Campanini, V. Zanone, R. Esposito, M. Ivaldo. Esso raccoglie parte del
dibattito sollevato dal volume Le società liberali al bivio, che vide
interventi diOstellinoSavona, C, Vigna, R. Cubeddu, E. Berti, L. Pellicani, U.
Scarpelli.). Contro Kelsen (e Rorty) si sostiene l'importanza della filosofia e
dell'antropologia per la democrazia, sulla base dell'idea che la costruzione
del cosmo umano è compito della ragion pratica. Insufficiente risulta una sfera
pubblica moralmente neutrale, consegnata al binomio ‘diritto positivo e morale
procedurale'. La rinascita della filosofia politica avviene riprendendo
competenza sui suoi problemi, tra cui massimo è quello della pace: la pace
necessaria che non c'è e la guerra inammissibile che c'è. Occorre disarmare la
ragione armata: ciò suggerisce che vada cercata un'organizzazione politica del
mondo oltre la sovranità degli Stati-nazione verso un'autorità politica
mondiale o ‘cosmopolitica', di cui l'ONU è lontana immagine. Premi e riconoscimenti
“Premio Internazionale Salvatore Valitutti” per il libro Il nichilismo
teoretico e la 'morte della metafisica'; “Premio Capri san Michele” per il
libro Religione e vita civile. Opere: “Frontiere della pace, Presentazione di
M.D. Chenu, Massimo, Milano Filosofia e
società. Studi sui progetti etico-politici contemporanei, Massimo, Milano Giorgio
La Pira e il pensiero di san Tommaso, Studia Universitatis sancti Thomae in
Urbe, Roma, 2ª ed. rivista e aumentata con il titolo La Pira tra storia e
profezia. Con Tommaso maestro, Marietti, Genova-Milano La buona società. Sulla ricostruzione della
filosofia politica, Vita e Pensiero, Milano (traduzione portoghese IDL, Lisboa).
Una filosofia per la transizione. Metafisica, persona e politica in J.
Maritain, Massimo, Milano Felice Balbo e
la filosofia dell'essere, Vita e Pensiero, Milano Tra secolarizzazione e nuova
cristianità, EDB, Bologna Le società liberali al bivio. Lineamenti di filosofia
della società, Marietti, Genova 2ª ed.
(traduzione spagnola, Eiunsa, Barcellona7). Oltre l'Illuminismo. Il messaggio
sociale cristiano, Edizioni Paoline, Roma (trad. polacca, Cracovia). Razionalismo critico e metafisica. Quale realismo?,
Morcelliana, Brescia, Dio e il male, Sei, Torino (trad. spagnola, Rialp, Madrid). Cattolicesimo
e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano, Ares, Milano Approssimazioni all'essere.
Scritti di metafisica e di morale, Il Poligrafo, Padova Il nichilismo teoretico
e la "morte della metafisica", Armando, Roma (pemio internazionale "Salvatore Valitutti",
trad. polacca, Lublin). Terza navigazione. Nichilismo e metafisica, Armando,
Roma, Nuova ed. ampliata, Armando (trad. polacca parziale, Lublin). Filosofia e
Rivelazione, Città Nuova, Roma; La filosofia dopo il nichilismo, Rubbettino,
Soveria (trad. polacca, Lublin, rumena,
Cluj). Religione e vita civile. Il cristianesimo nel
postmoderno, Armando, 2ª ed., Roma (Premio Capri san Michele, trad. polacca) L'azione
umana. Morale, politica e Stato in Jacques Maritain, Città Nuova, Roma Essere e
libertà, Rubbettino, Soveria Radici dell'ordine civile, Marietti, Milano-Genova
Il principio-persona, Armando, Roma Profili del Novecento. Bobbio, Del Noce, La
Pira, Lazzati, Maritain, Sturzo, Effatà, Cantalupa, Le ragioni della laicità,
Rubbettino, Soveria L'uomo postmoderno.
Tecnica, religione e politica, Marietti, Milano Dentro il secolo breve. Paolo
VI, Maritain, La Pira, Giovanni Paolo II, Mounier, Rubettino, Soveria Nichilismo
giuridico. L'ultima parola?, Rubbettino, Soveria . La rivoluzione biopolitica.
La fatale alleanza tra materialismo e tecnica, Lindau, Torino. Pace e guerra
tra le nazioni. Kant, Maritain, Pacem in terris, Studium, Roma . I volti
dell'amore, Marietti, Milano-Genova . Il realismo e la fine della filosofia
moderna, Armando, Roma . Diritti umani. L'età delle pretese, Rubbettino,
Soveria, . Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna, Armando, Roma.
Curatele e saggi in miscellanea Maritain e Marx. La critica del marxismo in
Maritain, Massimo, Milano (Trad. spagnola Cedial, Bogotà, Epistemologia e scienze umane, Massimo,
Milano, Storia e cristianesimo in Jacques Maritain, Massimo, Milano,
Contemplazione evangelica e storia, antologia di testi di J. e R. Maritain,
Gribaudi, Torino. Jacques Maritain oggi, Vita e Pensiero, Milano Jacques
Maritain e la filosofia dell'essere, Il Cardo, Venezia Nichilismo Relativismo
Verità. Un dibattito, Rubbettino, Soveria Laici o laicisti? Dibattito su
religione e democrazia, liberallibri, Firenze La questione della verità.
Filosofia, scienze, teologia, Armando, Roma Ragione e verità. L'alleanza
socratico-mosaica, Armando, Roma Nostalgia dell'altro. La spiritualità di
Giorgio La Pira, Marietti, Milano Pace e guerra tra le nazioni, Guerini e
associati, Milano Natura umana, evoluzione, etica, Guerini, Milano Governance
globale e diritti dell'uomo, (insieme a M. Nordio), Diabasis, Reggio Emilia, Ritorno
della religione? Tra ragione, fede e società, Guerini, Milano, Diritti Umani e
libertà Religiosa, Rubbettino, . Metafisica, persona, cristianesimo. Scritti in
onore di Vittorio Possenti, Armando, . Perché essere realisti? Una sfida
filosofica, (insieme a A. Lavazza), Mimesis, Milano-Udine . Note Vittorio Possenti, su Pontificia Accademia
delle Scienze Sociali. A. Giuliano, Filosofi a un bivio. Ora rialziamo lo
sguardo, su avvenire, A. Lavazza, Neuroscienziati, cercate l'anima, su avvenire,
Pontificia accademia delle scienze sociali Sito personale, su vittoriopossenti.
Lezione di congedo dall'Venezia, aprile , vedi mio sito Ricerche correlate:
Berti, Ivaldo, Mura, Goisis, Del Noce, La Pira, Maritain, Tommaso Biografia
e in "Filosofia a Venezia"
Dipartimento di filosofia e teoria delle scienze. Università Ca' Foscari
Venezia Rassegna di articoli in "SWIFSito Web Italiano per la Filosofia",
su swif.uniba.
POZZA.
(Taranto). Filosofo. Grice:
“I like Pozza; he uses ‘pragmatic’ quite a bit, by which he means Grice, of
course!” Figlio di Luigi, ufficiale della Marina
(regione Veneto) e di Cencilia Pontrelli, pugliese, durante gli studi al Liceo
Scientifico Battaglini di Taranto, Giovanni De Tommaso, un insegnante di
matematica di stile "tradizionale" gli stimola il gusto per i
problemi matematici e per l'eleganza formale delle dimostrazioni. Carlo Dalla
Pozza studia filosofia e letteratura all'Bari dove si laurea con una tesi su
Renato Serra avendo come relatore Aldo Vallone. Per tutta la sua vita coniuga
l'amore per i sistemi formali con l'amore per la letteratura italiana, in
particolare per Giacomo Leopardi, Giosuè Carducci (maestro di Renato Serra) e
Gabriele d'Annunzio (e tra i classici predilisse Torquato Tasso e Vita nuova di
Dante). Dopo la laurea studia Linguistica teorica a Bari con Ferruccio
Rossi-Landi e in seguito all'Pisa, e quindi Metodi formali alla Cattolica di
Milano. Una svolta nella sua carriera intellettuale è segnata dalla
partecipazione agli "incontri di San Giuseppe" organizzati a Torino
da Norberto Bobbio. A partire da qui sviluppa nuove idee in filosofia del
diritto, specie sul lavoro di Hans Kelsen, e sulla formalizzazione della logica
deontica con particolare attenzione all'assiomatizzazione dei principi di una
Teoria generale del diritto in collaborazione con Luigi Ferrajoli per i suoi
Principia Juris. Organizza a Taranto insieme al Comandante Nicola
Marturano, allora direttore del Centro di Elaborazione Elettronica della Marina
Militare, gli incontri Infogiure Taras Uno: Logica Informatica e Diritto, in
collaborazione con il Centro di Taranto della Università Cattolica del Sacro
Cuore, al quale hanno partecipato alcune delle figure più rappresentative del
diritto, dell'informatica e della logica italiana e internazionale, tra cui
Carlos Alchourron, Antonio A. Martino, Luigi Ferrajoli, Amedeo G. Conte, Padre
Roberto Busa, Paolo Comanducci, Mario Jori, Angela Filipponio, Giancarlo
Taddei-Elmi, Riccardo Guastini e Giovanni Sartor. Insegna per diversi anni
nella scuola superiore in provincia di Taranto, mantenendosi scientificamente
attivo e partecipando a conferenze di società filosofiche italiane
(specialmente la Società Italiana di Logica e Filosofia della Scienza e la
Società Italiana di filosofia Analitica, dal suo primo Convegno Nazionale fino
al 6 convegno "Analitic Philosophy and European Culture" (Genova). Viene
assunto all'Lecce, dove insegna Logica e Filosofia del linguaggio. Tra le
principali influenze nei suoi studi di linguistica e semiotica testuale vi sono
quella di Petöfi che lo invita a
lavorare con lui all'Costanza. La scelta di Pozza è però quella di restare in
Italia dove continua a insegnare anche fuori Lecce, in particolare a Verona, Padova,
Bolzano e, per le sue lezioni di logica deontica, a Oltre all'influenza di
Petöfi e Kelsen, l'influenza maggiore sul suo pensiero viene dalle grandi opere
di Frege, Russell e Carnap, ai cui lavori dedica uno studio continuo, con particolare
attenzione alla visione filosofica di Carnap. Pubblica un contributo di sapore
neopositivista, discutendo e formalizzando alcune argomentazioni in fisica
quantistica. Un legame tra i suoi interessi in linguistica e il suo lavoro in
logica formale è dato dalla sua teoria formale degli atti linguistici basata su
una connessione originale tra logica intuizionistica (usata per gli atti
linguistici assertori) e logica classica (usata per i contenuti
proposizionali). Il primo passo di questa teoria viene pubblicato in un lavoro
scritto a due mani con Garola su Erkenntnis. Presentando la sua teoria di una
formalizzazione della “pragmatica,” Pozza definisce un modello
Frege-Reichenbach-Stenius per il trattamento formale delle asserzioni,
mostrando che il problema principale di questa teoria è la limitazione
introdotta da Frege (e accettata da Dummett) per cui il segno di asserzione si
può usare solo per formule elementari assertorie. Ma, come molti filosofi sostengono,
esistono atti linguistici composti; e per permettere il trattamento di atti
linguistici composti e ovviare alla limitazione del modello Frege-Reichenbach-Stenius,
Pozza introduce un insieme di connettivi “pragmatic” che permettono la
costruzione di formule assertive complesse. Il contenuto delle formule
assertive è dato dall'interpretazione classica e dai connettivi vero-funzionali.
I connettivi “pragmatic,” che connettono atti linguistici assertor, hanno invece una interpretazione
intuizionistica, non hanno cioè valori di verità ma valori di “giustificazione.”
Iinfatti un atto assertivo non è, in quanto *atto*, vero o falso, ma può essere
“giustificato” o non giustificato. In questo modo, il sistema formale distingue
l'”asseribilità” di un atto assertorio dal valore di verità della proposizione
asserita. Oltre a spiegare l'irriducibilità del segno fregeano di asserzione a
un trattamento in termini di logica classica e introdurre una fondazione
formale della teoria degli atti linguistici, Pozza dà anche una soluzione
originale del problema della compatibilità tra logica classica (Grice) e logica
non-classica (Strawson) o intuizionista. Al saggio su Erkenntnis seguono
lavori sulla logica erotetica, sulla logica deontica e sulle logiche sub-strutturale
(vedi riferimenti più sotto). Il lavoro di Pozza ha suscitato interesse in
diversi campi, dalla filosofia del linguaggio alla filosofia della fisica (con
la collaborazione con Garola) alla logica e all'informatica, (specie a partire
dalla sua collaborazione con Bellin). Alla sua teoria formale della “pragmatica,”
oltre ai lavori di Anderson e Ranalter è dedicato un numero di Fondamenta
Informaticae. L'influenza di Pozza si estende così oltre che alla filosofia
della fisica e alla filosofia del linguaggio anche alla logica e
all'informatica, specie con tre convegni in suo onore organizzati a Verona, a
Parigi, e a Sirmione, basati sulla collaborazione tra il Dipartimento di
Informatica a Verona, la Queen Mary University di Londra e Parigi (Laboratoire
d'Algorithmique, Complexité et Logique). Ricordi di personalità internazionali
e di amici sono raccolti in un sito in suo onore. Opere: Una lista di
lavori di Pozza si può trovare sulla sua Home Page e su academia.edu. On
the logical foundations of the Jauch-Piron approach to Quantum Physics (with G.
Cattaneo, C. Garola, G. Nisticò), in International Journal of Theoretical
Physics, Un'interpretazione pragmatica della logica
proposizionale intuizionistica, in Usberti G, Problemi fondazionali nella
teoria del significato, Leo S. Olschki, Firenze. Una fondazione pragmatica
della logica delle domande, unpublished handwritten (draft). “Parlare di niente: termini singolari non
denotanti e atti illocutori, in 'Idee', A pragmatic interpretation of intuitionistic
propositional logic (with C. Garola), in Erkenntnis, Una logica pragmatica per
la concezione “espressiva” delle norme, in Martino, Logica delle Norme, S.E.U.,
Pisa. A pragmatic interpretation of sub-structural logics (with Bellin), in
Sieg, Sommer and Talcott, Reflections on the Foundations of Mathematics. Essays
in Honor of Feferman ASL Lectures Notes in Logic, Natick Massachusetts, Il problema di Gettier: osservazioni su
giustificazione, prova e probabilità (with D. Chiffi), talk at the SIFA
conference Analytic Philosophy and European Culture, Genoa, A pragmatic logic
for the expressive conception of norms and values and The Frege-Geach problem,
Editoria Scientifica Elettronica. Come distinguere scienza e non-scienza:
verificabilità, falsificabilità e confermabilità bayesiana (with A. Negro),
Carocci, Ferrajoli, Principia juris. Teoria del diritto e della
democrazia. La sintassi del diritto,
Bari: Edizioni Laterza: vedi//sifa.unige/?post_type=eventoz&p=347 vedi//sifa.unige/genoa04/program.htm On the logical foundations of the Jauch-Piron
approach to Quantum Physics (con Cattaneo, Garola, Nisticò), in International
Journal of Theoretical Physics, A pragmatic interpretation of intuitionistic propositional
logic (con Garola), in Erkenntnis, vedi G. Bellin and Pozza. "A pragmatic
interpretation of sub-structural logics" in Reflections on the Foundations
of Mathematics, Essays in Honor of Feferman, W.Sieg, R.Sommer and C.Talcott
eds. ASL Lecture Notes in Logic Richard Stuart Anderson Some Remarks on the
Frege-Geach Embedding Problem, Kurt Ranalter, "A Semantic Analysis of a
Logic of Assertions, Oblicagion and Causal Implication" in FI, Archiviato iin Archive.is.Fundamenta
Informaticae, Archive.is. Home Page [unisalento.academia.edu/CarloDallaPozza unisalento.academia.edu/
POZZO.
(Milano). Filosofo. Laureato a Milano, ha conseguito il dottorato a Saarlandes (“a
reason why Italians don’t consider him Italian” – Grice) e la abilitazione a Trier
– Grice: “A reason why Italians don’t consider him an Italian philosopher,
since he earned his maximal degree without, and not within, Italy.” -- è andato
negli Stati Uniti per insegnare Kant e Hegel a Washington. -- è tornato in
Italia alla Cattedra di Storia della filosofia a Verona. -- è succeduto a Gregory
alla direzione dell'Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia
delle Idee CNR. Ha diretto il Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio
Culturale CNR -- è eletto membro titolare dello Institut International de
Philosophie, del quale è vicepresidente.
-- è chiamato a 'Roma. Ordine al merito della Repubblica Federale di Germania,
è stato esperto dello Horizon Programme
Committee Configuration Research Infrastructures, membro dello Scientific
Review Group for the Humanities della European Science Foundation e presidente
del comitato di programma del Congresso Mondiale di Filosofia, organizzato
dalla Fédération Internationale des Sociétés de Philosophie a Pechino nel ; è membro del comitato di programma del Congresso
Mondiale di Filosofia. Storico della filosofia e autore di monografie
sull’aristotelismo, la storia della logica (dal Rinascimento a Kant e Hegel),
la storia delle idee e la storia delle università, ha portato avanti la
creazione di infrastrutture di ricerca per una migliore comprensione dei testi
filosofici e scientifici che hanno plasmato il patrimonio culturale
dell’umanità. Caratteristica specifica del suo approccio alla lessicografia
durante il suo mandato presso l’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e
Storia delle Idee è l’uso della IT per la documentazione e l’elaborazione di
dati linguistici e testuali in italiano. Come molte altre discipline,
anche la storia della filosofia oggi sta assumendo una prospettiva globale.
Pozzo offre nuove definizioni e sperimenta pratiche incentrate sulle
interazioni culturali europeo-cinesi, prese come inizio per estendere il
modello ad altre culture. La ricerca di Pozzo riguarda l’innovazione, la
riflessione e l’inclusione. L’innovazione culturale è qualcosa di reale che
completa l’innovazione sociale e tecnologica fornendo alla società riflessiva
spazi di scambio nei quali i cittadini condividono le proprie esperienze e
fanno propri i contenuti dei beni comuni. Stiamo parlando di spazi pubblici
come università, accademie, biblioteche, musei, centri scientifici, ma anche di
qualsiasi luogo nel quale si verificano attività di co-creazione, ad es. le
infrastrutture di ricerca come DARIAH-Digital Research Infrastructure for the
Arts and the Humanities. A questo livello, l’innovazione sociale diventa
riflessiva e genera l’innovazione culturale. Innovazione sociale e
culturale Una linea di ricerca si concentra sull’introduzione della nozione di
innovazione culturale, che richiede un ripensamento dei processi di
co-creazione. Contrasta la dimensione dell’innovazione culturale con quelle di
altre forme di innovazione, compiendo un tentativo senza precedenti di
enucleare processi e prodotti dell’innovazione culturale, dimostrando al
contempo la loro operatività in alcuni casi di studio. Migrazioni e
scienze umane Pozzo riflette sulle sfide metodologiche, concettuali ed
epistemologiche della ricerca sulle migrazioni. Elabora esempi concreti per
configurare le migrazioni come un settore che accende un dialogo tra discipline
tra loro molto diverse come la sociologia, la narratologia, le scienze della
comunicazione, la IT, le scienze politiche, la psicologia sociale, gli studi
religiosi, l’economia, i diritti umani, il patrimonio culturale e la museologia
in quanto hanno accesso ai dati resi disponibili dalle infrastrutture di
ricerca, le scienze sociali computazionali e l’informatica umanistica. Le
migrazioni accompagnano l’intera storia delle civiltà, coinvolgendo relazioni e
scambi continui tra le culture e traduzioni da e per diversi contesti
linguistici, economici, politici e culturali. Le migrazioni offrono esempi
convincenti per configurare l’impatto dell’innovazione culturale poiché
richiedono trasferimenti di culture, conoscenze e competenze. Le sfide
epistemologiche hanno come obiettivo ultimo di contribuire a un cambiamento di
mentalità per quanto riguarda la riflessione e l’inclusione nei gruppi target
attivi nelle infrastrutture sociali come l’istruzione, l’apprendimento
permanente, l’assistenza sanitaria, la mobilità e la rigenerazione urbana. Monografie: “Kant y el problema de una
introducción a la lógica, transl. Javier Sánchez-Arjona Voser (Madrid: Maia,
), Adversus Ramistas: Kontroversen über
die Natur der Logik am Ende der Renaissance (Basel: Schwabe, ), Georg Friedrich Meiers Vernunftlehre: Eine
historisch-systematische Untersuchung (Stuttgart-Bad Cannstatt: Frommann-Holzboog,Kant
und das Problem einer Einleitung in die Logik: Ein Beitrag zur Rekonstruktion
der historischen Hintergründe von Kants Logik-Kolleg (Frankfurt: Lang, Hegel:
Introductio in Philosophiam: Dagli studi ginnasiali alla prima logica (Firenze:
La Nuova Italia, “Epistemological Challenges of Engaging Humanities-led
Cross-disciplinary Migration Research Issues,” in Briefs on Methodological,
Ethical and Epistemological Issues, migrationresearch.com “G. F. Meiers
rhetorisierte Logik und die freien Künste,” Rhetorica: A Journal of the History
of Rhetoric, Social and Cultural Innovation: Research Infrastructures Tackling
Migration,” Diogenes: International Journal of Human Sciences “Governing
Cultural Diversity: Common Goods, Shared Experiences, Spaces for Exchange,”
Economia della cultura: Rivista trimestrale dell’Associazione per l’Economia
della Cultura “Storia storica e storia filosofica della filosofia nel XX e XXI
secolo,” Archivio di storia della cultura, Schiavitù attiva, proprietà
intellettuale e diritti umani,” Intersezioni: Rivista di storia delle idee. Scuola di Milano Opere / Riccardo Pozzo (altra versione), su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Registrazioni su RadioRadicale, Radio
Radicale. Sito istituzionale, su lettere.uniroma2.
sul
RAI Filosofia, su filosofia.rai.
video/469/rpozzo-le-iniziative-del-cnr-e-il-progetto-nazionale-sui-bbcc
Riccardo Pozzo sul patrimonio culturale al Museo Nazionale Romano, su tv.
t/videos/interview-prof-riccardo-pozzo-rom-20-05-/ Cultural Entrepreneurship
Institute Berlin su cultural-entrepreneurship-institute.de. Fédération
Internationale des Sociétés de Philosophie, su fisp.org. Institut International
de Philosophie, su i-i-p.o
PRA. (Montecchio
Maggiore). Filosofo. Laureato a Padova sotto la guida di Troilo. Ha iniziato a
sua carriera didattica a Rovigo e Vicenza), trasferendosi poi a Milano; ha ricoperto
la cattedra di Storia della filosofia, succedendo a Banfi. Pra ha partecipato
attivamente alla Resistenza, nelle file di "Giustizia e Libertà",
guadagnandosi due croci di guerra al merito partigiano, ed ha collaborato alla
ricostruzione politica e culturale del Paese, con un'opera didattica e
scientifica sempre sorretta da un'alta ispirazione morale. Medaglia d'oro
quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte, membro dell'Accademia
dei Lincei, dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, dell'Accademia
Olimpica di Vicenza, nonché membro autorevole della Società Filosofica Italiana,
della quale è stato anche Presidente nazionale per un triennio. Con decreto del
presidente della Repubblica in data 27-7-1987 gli è stato conferito il titolo
di professore "emerito" della Milano a tutti gli effetti di
legge. Storico del pensiero di prestigio internazionale (tra i suoi temi
preferiti, lo scetticismo greco, Abelardo e la logica medioevale, Hume,
Condillac, la logica hegeliana, il giovane Marx, il pragmatismo, americano e
italiano, la storia della storiografia filosofica), Dal Pra ha sempre connesso
la sua attività storiografica con l'esplicitarsi di interessi teorici che lo
hanno portato ad elaborare, negli anni cinquanta, un'originale linea di
pensiero denominata "trascendentalismo della prassi", poi evoluta
in una forma di razionalismo storicista e critico. Il suo interesse
filosofico fondamentale si è infatti sempre rivolto al chiarimento del rapporto
tra teoria e prassi in una prospettiva antimetafisica che lo ha fin dai suoi
esordi posto in contrasto con le posizioni del neoidealismo italiano, e più in
generale con ogni forma di dogmatismo teoricistico emergente nel pensiero
contemporaneo, per favorire la libera esplicazione dell'iniziativa pratico-razionale
dell'uomo. Pra ha fondato la Rivista di storia della filosofia, un
riferimento costante e prestigioso nell'ambito degli studi del pensiero
occidentale, tuttora pubblicata. Negli anni sessanta è stato autore di un
fortunato Sommario di storia della filosofia per licei, in tre volumi e più
volte ristampato (La Nuova Italia, Firenze) e poi direttore di una monumentale
Storia della filosofia (prima edizione Vallardi, Milano, Piccin, Padova, È deceduto
a Milano ed i suoi resti mortali
riposano nel Cimitero di Vicenza. Ha donato la sua biblioteca e le sue carte
alla Biblioteca di Filosofia Università degli Studi di Milano. Nel
dopoguerra e negli anni Cinquanta, in collaborazione con Andrea Vasa, Dal Pra
elabora una posizione filosofica che viene indicata come trascendentalismo
della prassi. Successivamente, avvicinandosi alle idee di Giulio Preti,
Dal Pra propone uno storicismo critico, più attento alle strutture della
ragione con cui l'esperienza storica si struttura. Opere Il realismo e il
trascendente, Padova, Cedam, Amore di sapienza. Avviamento elementare allo
studio della storia della filosofia, della scienza e della pedagogia per i
licei e gli istituti magistrali, Vicenza, Tipografia commerciale, La didache.
Insegnamento del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli. Documento
cristiano del I secolo, Vicenza, Tipografia commerciale, Educare, Verona, La
Scaligera, Pensiero e realtà, Verona, La Scaligera, Scoto Eriugena ed il
neoplatonismo medievale, Milano, Bocca, Condillac, Milano, Bocca, Il pensiero
di Sebastiano Maturi, Milano, Bocca, Necessità attuale dell'universalismo cristiano,
Vicenza, Collezioni del Palladio, Valori cristiani e cultura immanentistica,
Padova, Cedam, Hume, Milano, Bocca, La storiografia filosofica antica, Milano,
Bocca, Lo scetticismo greco, Milano, Bocca, Giovanni di Salisbury, Milano,
Bocca, Amalrico di Bène, Milano, Bocca, Nicola di Autrecourt, Milano, Bocca, Il
pensiero di John Dewey, con contributi bibliografici a cura di, Milano, Bocca, Il
problema logico del linguaggio nella filosofia medioevale. Studi storico-critici,
Milano, Bocca, Il pensiero filosofico di
Marx (Con particolare riguardo alla
filosofia della prassi). Appunti delle lezioni di Storia della filosofia a cura
della dott. M. E. Reina. Anno accademicoMilano, La Goliardica (poi come Il
pensiero filosofico di Marx, D. Borso, Shake ed., Milano ). Il pensiero
occidentale. Compendio di storia della filosofia con larga scelta di passi
dagli autori, I, La filosofia antica e medioevale, Firenze, La Nuova Italia, Sommario
di storia della filosofia per i licei classici e scientifici, Firenze, La Nuova Italia, La dialettica in Marx. Dagli scritti giovanili
all'Introduzione alla critica dell'economia politica, Bari, Laterza, Profilo di
storia della filosofia, Firenze, La Nuova Italia, Piccola antologia filosofica,
Firenze, La Nuova Italia, La dialettica
hegeliana e l'epistemologia contemporanea, Milano, CUEM, Hume e la scienza
della natura umana, Roma-Bari, Laterza, Logica e realtà. Momenti del pensiero
medievale, Roma-Bari, Laterza, Storia della Filosofia, diretta da, 11 voll., I,
Giuseppina Scalabrino Borsani, La filosofia indiana, Milano, Vallardi, Paolo
Beonio-Brocchieri, La filosofia cinese e dell'Asia orientale, Milano, Vallardi,
Gabriele Giannantoni, Armando Plebe, Pierluigi Donini, La filosofia greca dal
VI al IV secolo, Milano, Vallardi, La filosofia ellenistica e la patristica
cristiana. Dal III sec. a.C. al V sec. d.C., Milano, Vallardi,La filosofia
medievale. Dal secolo VI al secolo XII, Milano, Vallardi, La filosofia
medievale. I secoli XIII e XIV, Milano, Vallardi, La filosofia moderna. Dal Quattrocento al
Seicento, Milano, Vallardi, Paolo
Casini, Nicolao Merker, La filosofia moderna. Il Settecento, Milano, Vallardi, La
filosofia contemporanea. L'Ottocento, Milano, Vallardi, La filosofia
contemporanea. Il Novecento, Milano, Vallardi, La filosofia della seconda metà del Novecento,
2 tomi, Padova-Milano, Piccin Nuova libraria-Vallardi, Logica, esperienza e
prassi. Momenti del pensiero moderno e contemporaneo, Napoli, Morano, Il
problema del realismo nella storia del pensiero, Milano, Unicopli, 1980. La
storiografia filosofica e la sua storia. Testi per il corso di storia della
filosofia I. A.A. con Giovanni Santinello, Eugenio Garin, Lutz Geldsetzer e
Lucien Braun, Padova, Antenore, David Hume. La vita e l'opera, Roma-Bari,
Laterza, Antonio Banfi Relazioni dall'incontro Antonio Banfi: le vie della ragione,
Milano, con Dino Formaggio e Paolo
Rossi, Milano, Unicopli, Studi sul pragmatismo italiano, Napoli, Bibliopolis, Studi
sull'empirismo critico di Giulio Preti, Napoli, Bibliopolis, Filosofi del
Novecento, Milano, Franco Angeli, I problemi di metodo nella storiografia
filosofica, in Panorami filosofici. Itinerari del pensiero, Padova, Muzzio, Ragione e storia. Mezzo secolo di filosofia
italiana, con Fabio Minazzi, Milano, Rusconi,
Storia della filosofia e della storiografia filosofica. Scritti scelti,
Maria Assunta Del Torre, Milano, Franco Angeli, La guerra partigiana in Italia.
Dario Borso, Firenze-Milano, Giunti-INSMLI, Dialettica hegeliana ed
epistemologia analitica, Enrico Colombo, Brescia, Morcelliana, . Il
trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza, con Andrea Vasa,
Maria Grazia Sandrini, Milano-Udine, Mimesis. F. Cambi, Razionalismo e prassi a
Milano Milano, 1983; N. Badaloni (et al.), La storia della filosofia come
sapere critico. Studi offerti a Mario Dal Pra, Milano, Angeli, L. Bianchi,
degli scritti di Mario Dal Pra, in La storia della filosofia come sapere
critico. Studi offerti a Mario Dal Pra, Milano, A. Montesperelli, Introduzione,
in E. MirriL. Conti , Filosofi nel dissenso, Foligno, M. Mirri, Fra Vicenza e Pisa. Esperienze
morali, intellettuali e politiche di giovani degli anni ’40, in Il contributo
dell’Pisa e della Scuola Normale Superiore alla lotta antifascista ed alla guerra
di Liberazione, Pisa, A. Pacchi, Il filosofo e l’educatore, in In onore di
Mario Dal Pra, Montecchio Maggiore, F. Cassinari , Filosofia e storia della
filosofia in Mario Dal Pra. Conversazione con Fulvio Papi, «Itinerari
filosofici», E.I. Rambaldi, Ricordo di
M. Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E. Garin, Mario Dal Pra,
«Rivista di storia della filosofia», A. Santucci, Mario Dal Pra filosofo e
storico della filosofia, «Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi,
Mario Dal Pra e l’esistenzialismo positivo di Nicola Abbagnano, «Rivista di
storia della filosofia», M.A. Del Torre
, Mario Dal Pra e i cinquant’anni della "Rivista di storia della
filosofia", Milano, G. Paganini, Dall’empirismo classico all’empirismo
«critico». Le ricerche di M. Dal Pra tra storia e teoria, «Cenobio. Rivista
trimestrale di cultura della Svizzera italiana», Giordanetti, Il fondo
manoscritto di Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi, Et vos estote parati. Mario Dal
Pra, la vigilia, «Rivista di storia della filosofia», G. Barreca, L’archivio
Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E. I. Rambaldi, Mario Dal
Pra in Enciclopedia filosofica, Milano, Id., Mario Dal Pra giovane insegnante a
Vicenza, «Rivista di storia della filosofia»,M. Rigamonti, Gli Hume di Mario
Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia»,M. ParodiC. Selogna, Per una
filosofia minore. Mario Dal Pra e il pensiero debole, «Rivista di storia della
filosofia»,P. Di Vona, Ricordo di Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia»,
Enrico I. Rambaldi, Filologia e filosofia nella storiografia di Pra, in «ACME»,E.
Franzina, Mario Dal Pra partigiano. Dal fascismo alla Resistenza e alla sua
storia, in «Belfagor», Il fondo manoscritto di Mario Dal Pra. Descrizione, in
"Rivista di storia della filosofia",Ricordo di Pra, Informazione
filosofica, sito "studifilosofici". G. BarrecaGiordanetti, Fondo
Mario Dal Pra, Milano, Cisalpino, 2005. Dal Pra, Mario» in Dizionario di
filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Presentiamo Pra: l'uomo, il filosofo. Una mostra
biografico-documentaria dall'archivio inedito Università degli Studi di Milano,
Biblioteca di Filosofia, D. Borso, Mario Dal Pra. Una via religiosa alla
Resistenza, "Humanitas", L'archivio Mario Dal Pra presso l Biblioteca
di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano Fascicolo speciale in
memoria di Mario Dal Pra per il settantesimo anniversario della fondazione
della Rivista, in Rivista di storia della filosofia: LXXI, supplemento 4, ,
Milano, Franco Angeli, . D. Borso, Mario Dal Pra 'fucino', "Rivista di
storia della filosofia", Gianmarco Bisogno, Anselmo in Italia: tra Mario
Dal Pra e Sofia Vanni Rovighi, in «Dianoia. Rivista di filosofia del
Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Bologna», Riconoscimenti l'Accademia dei Lincei gli ha
conferito il Premio Feltrinelli per le Scienze Filosofiche.Scuola di
Milano u TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. OpereVincitori del Premio Feltrinelli Filosofia
Università Università Premi Feltrinelli 1950-, su lincei.
Prepostino da Cremona summa
theologicalManichean, caraterismo.
PRESTIPINO. Gioiosa Marea). Filosofo.
Professore a Siena. Attivo nel Partito Comunista Italiano, ha alternato la sua
attività di docente universitario con l'attività di giornalista, attività
politica, sindacalista. Docente nei
liceisia nella Libia post-coloniale che in Italia diviene poi docente
universitario. Sii stabilisce definitivamente in Italia, e dove successivamente
ricopre anche i ruoli di deputato regionale alla Regione Sicilia e di sindaco
di Capizzi. Fondatore di diverse riviste
accademiche e scientifiche, è noto in particolare come pubblicista e studioso
di socialismo, marxismo ed estetica. -- è presidente onorario del Centro per la
filosofia italiana di Monte Compatri e Direttore della rivista filosofica Il
contributo. Opere: “La teoria del mito e
la modernità di G. B. Vico, Palermo, Montaina, L'arte e la dialettica in Lukàcs e Della Volpe,
Messina-Firenze, D'Anna, Che cos'e la filosofia : strutture e livelli del conoscere,
Gaeta, Bibliotheca, Per una antropologia
filosofica : proposte di metodo e di lessico, Napoli, Guida, Marxismo (e
tradizione gramsciana) negli studi antropologici, Natura e società, Roma, Editori Riuniti, Da
Gramsci a Marx, Roma, Editori Riuniti, Modelli di strutture storiche,
Bibliotheca, 1Narciso e l’automobile, La Città del Sole, Realismo e Utopia. In
memoria di Lukács e Bloch, Roma, Editori Riuniti, Tre voci nel deserto. Vico
Leopardi Gramsci, Roma, Carocci. Scheda su aracneeditrice Chiara Loschi, Da una sponda all’altra del
Mediterraneo: memorie di militanza comunista. Intervista a Prestipino. Art. in:
Historia Magistra. Rivista di storia critica, lCatalogo del Servizio
Bibliotecario Nazionale Opere su
openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Pubblicazioni su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la
Recherche et de l'Innovation. Filosofo
Democratico Giuseppe Prestipino, docente di filosofia della storia all'Siena
Giuseppe Prestipino, RISORGIMENTO ITALIANO E DIALETTICA STORICA IN GRAMSCI ,
dal Calendario del Popolo Autori Aracne Editrice Giuseppe Prestipino.
PRETI. (Pavia). Filosofo. Grice: “I like
Preti. He wrote “Retorica e logica,” which I enjoyed since this is what I do: I
find the rhetoric (the implicature) to the logic (the explicature).” Grice:
“Preti was a bit of a Stevensonian, with his ‘Praxis ed empirismo, and I mean
C. L. Stevenson, not the Scots master of narrative!”. Compiuti
i primi studi all'Istituto Magistrale Adelaide Cairoli, si iscrisse
all'Università degli Studi di Pavia, dove fu allievo di Levi, Villa e
dell'indianista Suali; dopo essersi interessato di discipline orientalistiche,
indirizzò i suoi studi alla filosofia e si laureò nel 1933, discutendo una tesi
sul pensiero di Edmund Husserl. Grazie all'amicizia con Enzo Paci, nata nelle
aule dell'ateneo di Pavia, Giulio Preti entrò a far parte del novero di
intellettuali e studiosi che, riuniti intorno alla figura di Antonio Banfi,
avrebbero poi dato vita al movimento di rinnovamento della filosofia italiana
che si andava delineando nell'ambiente milanese di quegli anni. Segnalatosi
ben presto come acuto critico dell'orientamento idealistico predominante nella
cultura italiana della prima metà del '900, rivolse i propri interessi, oltre
che alla fenomenologia husserliana, alle più innovative correnti europee di
filosofia della scienza e del linguaggio, concentrandosi particolarmente sugli
sviluppi della logica matematica e sul positivismo logico. Nel 1937 sposa
Daria Menicanti dando vita a un matrimonio che terminerà nel 1954, anche se il
rapporto tra i due durerà tutta la vita. Nel corso della Seconda guerra
mondiale partecipò alla Resistenza, fiancheggiando formazioni comuniste, ma nel
1946 decise di non ritirare la tessera del PCI. Attivo promotore di ideali
democratici, partecipò, nel secondo dopoguerra, al dibattito culturale italiano
contribuendo a riviste e quotidiani, soprattutto di area comunista, (Il
Politecnico, Paese sera) e segnalandosi per la polemica, che lo accompagnò
lungo tutta la sua attività, contro l'impostazione umanistico-retorica dei
principali indirizzi (cattolico-spiritualista, idealistico crociano e
post-attualistico) della cultura italiana. Aderì alla dottrina marxistica
ufficiosa del PCI (non rifiutò il diamat sovietico e la larga parte del
pensiero gramsciano), e condusse autonomi studi sul giovane Marx nell'ottica di
una originale filosofia della prassi. Incaricato di Filosofia morale
presso l'Pavia nel 1950, passò nel 1954 alla Facoltà di Magistero
dell'Università degli Studi di Firenze, dove rimase come professore di Storia
della Filosofia e di Filosofia fino alla morte. Il pensiero Giulio Preti
diede dei contributi originali a pressoché tutte le discipline filosofiche:
dalla filosofia teoretica alla filosofia morale, dalla storia della filosofia
all'estetica, dalla filosofia del linguaggio alla filosofia della
scienza. I suoi primi saggi, accolti nella rivista banfiana "Studi
Filosofici", lo videro coinvolto in una polemica sull'immanenza e la
trascendenza in filosofia, oltre che nella presentazione delle principali
novità filosofiche d'oltralpe. I suoi primi due volumi Fenomenologia del valore
e Idealismo e positivism, in cui emerge con evidenza quell'impostazione tesa a
conciliare istanze razionalistiche ed empiristiche cui rimarrà fedele per tutta
la vita, sono di taglio decisamente teoretico: in essi, pur mantenendo in larga
parte la terminologia e l'approccio mutuati da Husserl nel corso dei suoi
studi, dimostra la propria sensibilità alle istanze di tipo positivistico ed ai
problemi posti dal materialismo storico. Solo nel periodo successivo alla
guerra approderà ad uno studio veramente sistematico del pensiero
filosofico-analitico sviluppato in Inghilterra dalla "scuola" di
Russell e Wittgenstein e sul continente dagli autori dei circoli
neo-positivistici di Vienna e Berlino, in gran parte riparati in America nel
corso degli anni trenta del '900: i frutti di questi suoi studi saranno accolti
nel volumetto Linguaggio comune e linguaggi scientifici, oltre che in alcuni
articoli apparsi in riviste e ora raccolti nel primo volume dei “Saggi filosofici.”
Pur non abbandonando mai del tutto la propria originaria impostazione
"continentale", da allora in poi Preti si sarebbe segnalato come uno
dei filosofi italiani più in sintonia con temi e metodi della filosofia
analitica. Presente nella sua opera fu
anche l'influenza del pragmatismo, anche se limitata ad alcuni aspetti generali
della riflessione sul rapporto tra teoresi e prassi, come risulta evidente
dalla lettura di un libro destinato a godere di un certo successo, “Praxis ed
empirismo.” In questo volumetto presentò in maniera relativamente organica, per
quanto rapidamente, alcuni temi al confine tra pensiero teoretico, filosofia
morale e filosofia politica. Negli anni successivi la sua opera, rimasta in
parte inedita e uscita postuma, si focalizzò su problemi concernenti temi
teoretici trasversali soprattutto nei campi della gnoseologia, della filosofia
della scienza, della metamorale (analisi teoretica di concetti propri della
filosofia morale) e dell'estetica. Pu autore anche di studi storico-filosofici.
Nel campo della storia della filosofia antica e in quello medievistico egli
concentrò il proprio interesse sui problemi della logica post-aristotelica e
scolastica (si vedano gli studi contenuti nel secondo volume dei Saggi
filosofici), mentre nell'ambito della filosofia moderna si occupò di Leibniz e
della filosofia morale di Smith. Vide la luce un libro sulla Storia del
pensiero scientifico, riguardante lo sviluppo dello spirito scientifico
dall'antichità greca alla crisi della scienza classica tra la fine Professoree
l'inizio del XX. Il suo ultimo volume “Retorica e logica: le due culture”
è un'opera a cavallo tra la ricostruzione storico-filosofica e il saggio
teoretico, con il quale si intende dimostrare, prendendo le mosse dalla polemica
aperta dallo scienziato e scrittore inglese C.Snow, l'inconciliabilità tra le
due forme di cultura che si intrecciano nel dibattito occidentale, quella
logico-scientifica e quella umanistico-letteraria, e la necessità di far
prevalere la prima sulla seconda al fine di non cedere a nuove forme di
oscurantismo elitario e fanatico. Preti, inoltre, affiancò costantemente
alla propria attività di autore quella di curatore e traduttore soprattutto di
classici del pensiero filosofico. Il suo stile, volutamente trascurato, è
rapido, nervoso e semplice, in implicita polemica con il "bello
scrivere" e l'ermetismo tipico delle scuole idealistiche italiane. Altra
interessante caratteristica di Preti come autore è quella di non ritornare
quasi mai sul materiale già da lui edito: non diede mai mano infatti a seconde
edizioni delle proprie opere. Critica Secondo il parere di Franzini, nel
pensiero di Preti si assisterebbe a un tentativo di trovare una via alternativa
al rapporto fra un pensiero unitario e inglobante (di tradizione
hegeliano-crociana), e uno invece dualistico, nel distinguo fra saperi
umanistici e scientifici. Il rifiuto di una strenua dicotomia, secondo Preti,
non deve annullare bensì esaltare le differenze. Opere principali:
“Fenomenologia del valore,” Principato, MilanoMessina. “Idealismo e
positivismo,” Bompiani, Milano “Linguaggio comune e linguaggi scientifici,”
Bocca, Milano Newton, Garzanti, Milano, Il Cristianesimo universale di G. G.
Leibniz, Bocca, Milano, Praxis ed empirismo, Einaudi, Torino (nuova edizione,
con prefazione di Salvatore Veca e postfazione di Fabio Minazzi, Bruno
Mondadori, Milano) Alle origini dell'etica contemporanea: Smith, Laterza, Bari (nuova edizione, La Nuova Italia, Firenze , Storia
del pensiero scientifico, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, Retorica e logica,
Torino, Einaudi, Che será, será, Firenze, Il Fiorino, Umanismo e
strutturalismo. Scritti di estetica e di letteratura con un saggio inedito,
Ermanno Migliorini, Liviana, Padova. Lo scetticismo e il problema della
conoscenza, “Rivista critica di Storia della Filosofia”, Saggi filosofici, con
presentazione di Pra, La Nuova Italia, Firenz. In principio era la carne. Saggi
filosofici inediti , Pra, Franco Angeli, Milano, Il problema dei valori:
l'etica di Moore, Alberto Peruzzi, Franco Angeli, Milano, Lezioni di filosofia
della scienza, Fabio Minazzi, Franco Angeli, Milano, Morale e metamorale. (Grice:
“moralia e transmoralia”). Saggi filosofici inediti, Ermanno Migliorini, Franco
Angeli, Milano Écrits philosophiques. Les lumières du rationalisme italien,
textes choisis et présentés par Scarantino, traduction par Marilene Raiola en
collaboration avec Thierry Loise et Luca M. Scarantino, préface parPetitot,
Éditions du Cerf, Paris, L'esperienza insegna... Scritti civili d sulla
Resistenza, a cura e con un saggio introduttivo di Fabio Minazzi, Manni Editore,
San Cesario, Lecce, In principio era la carne, Luca Maria Scarantino,
"Rivista di Storia della Filosofia", Notizie sull'operosità
scientifica e sulla carriera didattica, Fabio Minazzi, "Il Protagora"
Filosofare onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a Giovanni
Gentile, Fabio Minazzi, "Il Protagora", Ci terrei tanto a venire a
Firenze... Lettere ad Eugenio Garin, Fabio Minazzi, "Il Protagora",Qui
a Firenze si muore nel silenzio e nella solitudine. Lettere a Pra, Minazzi,
"Il Protagora", Note Elio Franzini, Il mito delle due culture e la
filosofia dei giornali, in "La Tigre di Carta", Aldo Zanardo, Enciclopedia Italiana IV Appendice, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fabio Minazzi, Giulio Preti: , Franco
Angeli, Milano Mario Dal Pra, Studi sull'empirismo critico di Giulio Preti,
Bibliopolis, Napoli, Pier Luigi Lecis, Filosofia, scienza, valori: il
trascendentalismo critico di Giulio Preti, Morano, Napoli, Fabio Minazzi , Il
pensiero di Giulio Preti nella cultura filosofica del Novecento, Franco Angeli,
Milano, Fabio Minazzi, L'onesto mestiere del filosofare, Franco Angeli, Milano,
Fabio Minazzi, Il cacodemone neoilluminista. L'inquietudine pascaliana di reti,
Prefazione di Fulvio Papi, Franco Angeli, Milano Alberto Peruzzi , Giulio Preti
filosofo europeo, Olschki, Firenze, Paolo Parrini e Luca Maria Scarantino , Il
pensiero filosofico di Preti, Guerini e associati, Milano, Vincenzo Tavernese, Preti. La teoria della conoscenza nel saggio
postumo In principio era la carne, Firenze Atheneum, Scandicci, Luca Maria Scarantino, Preti. La costruzione
della filosofia come scienza sociale, Bruno Mondadori, Milano Le mektoub
tunisien de Preti. La vie et l'oeuvre
d'un philosophe italien rationaliste, sous la direction de Michele Brondino et
Fabio Minazzi, Editions Publisud, Paris, Jean Petitot, Per un nuovo
illuminismo, Prefazione, traduzione dal francese e cura di Fabio Minazzi,
Bompiani, Milano 2009 Fabio Minazzi, Suppositio pro significato non ultimato. G
neorealista logico studiato nei suoi scritti inediti, Mimesis, Milano Fabio Minazzi, Preti: le opere e i giorni. Una vita più che
vita per la filosofia quale onesto mestiere, Mimesis, Milano Franco Cambi, Giovanni Mari , Intellettuale
critico e filosofo attuale, Firenze University Press, Firenze Massimo Mugnai, «Scienza e filosofia:
Geymonat e Preti» in Il contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Minazzi e Sandrini , Il contributo di Preti al razionalismo critico
europeo, Mimesis, Milano . Fabio Minazzi, Sul bios theretikòs di Preti ,
Mimesis, Milano , 2 voll. Francesco di Maria, Saggio sul pensiero di Giulio
Preti. Un punto di vista cattolico, Stamen, Roma . Elio Franzini, Il mito delle due culture e la
filosofia dei giornali, in La Tigre di Carta, Giulio Preti dal sito Swif
dell'Bari Giulio Preti su pianetagalileo Giulio Preti, presentazione Paolo
Parrini e Luca Maria Scarantino dal convegno Unesco (Conseil International de
la Philosophie et des Sciences Humaines) Sul Bíos theoretikós di Giulio Preti.
Convegno internazionale nel sito dell'Università degli studi dell'Insubria Sito
internet dedicato al pensiero di Giulio Preti, su giuliopreti.eu.
PREVE. (Valenza). Filosofo. Important
Italian philosopher. He is the tutor of Fusaro, of Torino. “Il
comunitarismo è la via maestra che conduce all'universalismo, inteso come campo
di confronto fra comunità unite dai caratteri del genere umano, della socialità
e della razionalità,” da Elogio del Comunitarismo.Di ispirazione marxiana ed
hegeliana, ha scritto numerosi volumi e saggi di argomento filosofico, pubblicati
in Italia e all'estero. Il padre, che al momento della nascita di Costanzo è
mobilitato, lavora come funzionario delle Ferrovie dello Stato mentre la madre,
casalinga, proviene da una famiglia ortodossa di origine armena. Viene
cresciuto dalla nonna materna in lingua francese, e attraverso di lei inizia a
conoscere la cultura e la lingua greca; come vedremo, entrambe queste
circostanze avranno un grande rilievo nella vita di Preve. Personalmente non è
credente, pur riconoscendo l'importanza del fenomeno religioso. Studia a Torino,
dove conseguirà la maturità classica. Durante i mesi estivi lavora in campagna
nel Regno Unito. Dietro pressioni del padre si iscrive alla facoltà di giurisprudenza
a Torino. Verificando il suo totale disinteresse per gli studi giuridici, decide
di passare alla facoltà di Scienze politiche, che però non frequenterà mai; ne
conseguirà ugualmente la laurea, discutendo con iGarrone una tesi sui
"Temi delle elezioni politiche italiane del 18 aprile 1948". Vince
per concorso una borsa di studio a Parigi, dove si reca con il proposito di
condurre studi filosofici; qui seguirà i corsi su Hegel tenuti da Hyppolite, frequenterà
i seminari di Althusser e Sartre, e sotto la guida di Garaudy e Mury, si
avvicinerà a Marx. A Parigi segue soprattutto corsi di filosofia greca classica
e di germanistica, e grazie ad una borsa di studio si reca per un semestre
invernale alla Freie Universität di Berlino. Passa dal dipartimento di
germanistica a quello di neo-ellenistica, e vince una borsa di studio per
recarsi ad Atene; all'Atene studia greco classico con Lekatsas e storia
contemporanea con Psyroukhis, che esercitano su di lui un grande ascendente.
Qui prepara una tesi di laurea sul tema: "L'illuminismo greco e le sue
tendenze radicali e rivoluzionarie: enogenesi della nazione greca fra
Settecento e Ottocento. Il problema della discontinuità con la grecità classica
e con la grecità bizantina”. Poliglotta dagli anni dell'università, e fermo
sostenitore della lettura dei testi filosofici nella lingua originale, egli
apprenderà inglese, portoghese, francese, tedesco, spagnolo, russo, greco
antico e moderno, arabo, ebraico, e latino. Rtorna a Torino e si sposa. Consegue
per concorso l'abilitazione all'insegnamento liceale di lingua e letteratura
francese e di storia della filosofia mentre vince il concorso nazionale di
ordinariato per l'insegnamento della filosofia e della storia nei licei.
Insegnante fino alla pensione, per due anni insegna francese e inglese, mentre
per trentatré anni è docente di storia e
filosofia al liceo Scientifico di Torino (oggi Liceo Alessandro Volta).
Trascorre gli anni in un'intensa attività
politica, aderendo al PCI per poi militare in vari gruppi della sinistra
extraparlamentare; in questi anni, l'attività filosofica di Preve è incentrata
nel tentativo di conciliare esistenzialmente il comunismo, il marxismo e la filosofia.
Grassa, Turchetto ed Illuminati lo invitano a varie collaborazioni; con essi
fonderà il Centro Studi di Materialismo Storico di Milano, del quale redigerà
inoltre il manifesto programmatico. In questo contesto, e per finanziamento di
questo centro, esce il suo primo volume indipendente (cfr. La filosofia imperfetta,
Franco Angeli, Milano). Questo testo testimonia la sua adesione di massima alla
proposta filosofica dell'Ontologia dell'essere sociale dell'ultimo Lukács, ed
anche, indirettamente, il suo distacco definitivo dalla scuola di Althusser.
Insieme con Volpi, Turchetto, Illuminati,
Cioffi, Vigorelli, ed altri fonda a Milano la rivista “Metamorfosi”, che pubblicherà sedici numeri
di tipo monografico. In quasi tutti i fascicoli vi sono suoi contributi, che
spaziano da un esame dell'operaismo italiano da Panzieri a Tronti e Negri,
all'analisi del marxismo dissidente nei paesi socialisti, alla discussione
sulla filosofia di Lukács, alla critica delle ideologie del progresso storico,
all'indagine sullo statuto filosofico della critica marxiana dell'economia
politica. Nel 1983 contribuisce ad organizzare, insieme con Emilio Agazzi, un
congresso internazionale dedicato al centenario della morte di Marx (Milano,
dicembre 1983), e vi svolge una relazione sulle categorie modali di necessità e
di possibilità in Marx. Da quest'esperienza nasce una rivista chiamata “Marx
101”, che uscirà nei due decenni successivi in due serie di numeri monografici
e di cui Preve sarà membro del comitato di redazione. Per tutti gli anni
ottanta collabora al mensile teorico “Democrazia Proletaria”, organo
dell'omonimo partito (1976-1991), che poi diverrà insieme con i fuoriusciti dal
PCI la seconda componente politica e militante del PRC (Partito della
Rifondazione Comunista). Sarà iscritto a DP soltanto per un breve period,
facendo parte della direzione nazionale; nella battaglia politica fra i
sostenitori di una scelta ecologista (Mario Capanna) e neocomunista, Preve
sostiene la seconda con una serie di articoli. Nel 1991, quando le componenti
di Democrazia Proletaria e dell'Associazione Culturale Marxista confluiscono
nel Partito della Rifondazione Comunista, Preve abbandona la militanza politica
diretta. Con la pubblicazione di otto volumi consecutivi usciti presso l'editore
Vangelista di Milano, affronta il suo “ultimo tentativo personale di
coerentizzazione di un paradigma filosofico marxista globale”. Si verifica infatti
una discontinuità nella sua produzione. Preve opta per l'abbandono di ogni
“ismo” di riferimento, uscendo del tutto “dalla cosiddetta Sinistra” e dalle
sue procedure di “accoglimento e cooptazione”. Ritenendo che la
globalizzazione nata dall'implosione dell'Unione Sovietica non si lasci più
“interrogare” attraverso le categorie di Destra e di Sinistra, ma richieda
altre categorie interpretative, Preve diviene inoltre un convinto sostenitore
della necessità di superare la dicotomia sinistra-destra. Questa posizione,
condivisa da alcuni intellettuali e movimenti internazionali, è stata criticata
da molti, tra cui lo scrittore Valerio Evangelisti, che ne ha sottolineato
l'ambiguità ideologica. Autore e saggista molto prolifico, ha dedicato le
sue ultime riflessioni a temi come il comunitarismo, la geopolitica,
l'universalismo, la questione nazionale, oltre ovviamente ad un'ininterrotta
attenzione al rapporto marxismo-filosofia. Muore a Torino il 23 novembre per un male incurabile; il Consiglio Comunale
di Torino lo ha omaggiato sottolineando il ruolo di Preve e l'importante
stimolo al dibattito culturale e politico da lui sviluppato, rilevante per la
crescita politica collettiva in Italia. Pensiero La sua riflessione può
essere distinta in due periodi successivi. Ha cercato di opporsi alla deriva
post-moderna seguita dalla stragrande maggioranza della sinistra italiana (in
particolare dagli intellettuali legati al PCI) con un recupero dei punti alti
della tradizione marxista indipendente, del tutto estranea alle incorporazioni
burocratiche del marxismo come ideologia di legittimazione di partiti e di
stati (soprattutto l'ultimo Lukács, l'ultimo Althusser, Bloch, Adorno). In un
secondo periodo, dopo la fine del socialismo reale (che Preve chiama comunismo
storico novecentesco 1917-1991), ed in dissenso con tutti i tentativi di sua
continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa, ha invece lavorato
su di una generale rifondazione antropologica del comunismo, marcando sempre
più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati identitari della
sinistra italiana (Rifondazione Comunista in primis, ma anche la scuola
operaista e Toni Negri in particolar modo). Durante gli anni novanta i
suoi interventi sono apparsi sia su riviste legate alla sinistra alternativa
(L'Ernesto, Bandiera Rossa) che su riviste come Indipendenza e Koiné, dove
Preve ha sostenuto l'esplicito superamento del dualismo Destra/Sinistra,
approdando a posizioni antitetiche a quelle del filosofo Norberto Bobbio (con
cui ebbe uno stretto rapporto per più di vent'anni). Nei primi anni del nuovo
millennio ha collaborato con la rivista Comunitarismo, prima, e Comunità e
Resistenza, poi. È stato fino alla morte redattore del quadrimestrale Comunismo
e Comunità. Al di là delle prese di posizione sulla congiuntura politica, tre
cardini del pensiero di Costanzo Preve sono l'interpretazione della storia
della filosofia, l'analisi filosofica del capitalismo e la proposta politica
per un comunismo comunitario universalistico. Interpretazione della
storia della filosofia Rileggendo l'intera storia della filosofia soprattutto
occidentale, Preve utilizza una deduzione sociale delle categorie del pensiero
non riduzionistica, che gli permette di discernere la genesi particolare delle
idee dalla loro validità universale. Infatti quello di Preve è un orizzonte
aperto universalisticamente alla verità, intesa hegelianamente come processo di
autocoscienza storica e sintesi di ontologia e assiologia, dell'esperienza
umana nella storia. Nella sua proposta di ontologia dell'essere sociale
riconosce razionalmente la natura solidale e comunitaria dell'anima umana e
l'autonomia conoscitiva della filosofia, contrastando ogni forma di
riduzionismo nichilistico, relativistico o partigianamente ideologico. Preve
viene definito «strenuo difensore dello statuto veritativo della filosofia da
una parte, e [...] deciso oppositore di ogni fraintendimento relativistico
dall’altra». Preve intende il capitalismo come totalità economica,
politica e culturale da indagare in tutte le sue dimensioni. Propone di
suddividerlo filosoficamente e idealisticamente in tre fasi: astratta
(XVII-XVIII secolo); dialettica (dal 1789 al 1991) con una protoborghesia
illuministica o romantica, una medioborghesia dal 1848 positivistica e poi esistenzialistica, e una tardoborghesia dal
1968 al 1990 sempre più individualistica e libertaria; speculativa
(post-borghese e post-proletaria, dal 1991 in poi) in cui il capitale si
concretizza come assoluto, espandendosi al di là delle dicotomie precedenti a
destra economicamente, al centro politicamente e a sinistra
culturalmente. Politicamente corretto Nell'analisi filosofica del
capitalismo, più volte insiste sulla critica al politicamente corretto, dove
riprende alcuni dei suoi temi già trattati; il concetto consterebbe dei
seguenti punti nella concezione previana (dove è considerato un'arma del
capitalismo per attrarre fasce deboli a sé, nonché un'ideologia di fondo
dell'occidente imperialista): americanismo come collocazione presupposta,
anche sotto forma di benevola critica al governo statunitense; "religione
olocaustica": Preve non aderisce al negazionismo dell'Olocausto e condanna
i genocidi, ma considera la shoah un fatto non "unico", utilizzato
dal sionismo per legittimare le azioni di Israele tramite il senso di colpa
dell'Europa: «Auschwitz non può e non deve essere dimenticato, perché la
memoria dei morti innocenti deve essere riscattata, e questo mondo nella sua
interezza appartiene a tre tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti,
coloro che sono tuttora in vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma
Auschwitz non deve diventare un simbolo di legittimazione del sionismo, che
agita l'accusa di antisemitismo in tutti coloro che non lo accettano
radicalmente, e che non sono disposti a derubricare a semplici errori i suoi
veri e propri crimini» "teologia dei diritti umani", che Preve
considera (come altri filosofi marxisti come Žižek o Losurdo, o comunitaristi
come ABenoist) solo un grimaldello e un paravento del capitalismo per imporsi
ed eliminare, in realtà, i diritti dei popoli e dei lavoratori, attuando il
liberismo e l'imperialismo globali; antifascismo in assenza completa di
fascismo: l'antifascismo, positivo un tempo, è considerato un fenomeno dannoso
e a favore del sistema capitalistico, visto che il fascismo (da lui deprecato
soprattutto per la colonizzazione imperialistica dell'Africa e la
"mascalzonaggine imperdonabile" dell'invasione della Grecia) è stato
ormai sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse forze anti-sistema, e a
fungere da nuova ideologia della sinistra postcomunista e post-stalinista (dopo
il graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto secondo Preve per gli
effetti della destalinizzazione), che diviene così inutile; falsa dicotomia
Sinistra/Destra come "protesi di manipolazione politologica":
derivata dal precedente, questa teoria punterebbe a indebolire le critiche
anticapitalistiche, impedendo l'unione tra comunisti, comunitaristi e
socialisti nazionalitari contro il capitale. Al contempo, anche per le nette e
costanti affermazioni contro i tribalismi, i razzismi e i nazionalismi
soprattutto coloniali, è da ritenersi estranea al cosiddetto
"rossobrunismo" (un termine coniato all'inizio per descrivere i
cosiddetti nazionalboscevichi) di cui fu tacciato dal citato Valerio
Evangelisti, che a suo dire si configurerebbe come una folle somma dei difetti
degli estremismi opposti: «L'unione di sostenitori rasati del razzismo
biologico con sostenitori barbuti della dittatura del proletariato sarebbe certamente
un buon copione di pornografia hard, ma non potrebbe uscire dal piccolo
circuito a luci rosse del sottobosco politico.» nismo comunitario La
proposta politica di Costanzo Preve va nella direzione di un comunismo
comunitario universalistico, da intendersi come correzione democratica e
umanistica del comunismo, dal momento che quello storico novecentesco sarebbe
stato reo di non aver messo in comune innanzitutto la verità. Quello
tratteggiato da Preve è un sistema sociale che costituisce una sintesi di individui
liberati e comunità solidali. Non è inteso come inevitabile sbocco storicistico
o positivistico di una storia che si svilupperebbe linearmente, né tuttavia in
modo aleatorio in senso althusseriano, bensì aristotelicamente in potenza, a
partire dalla resistenza alla dissoluzione comunitaria innescata
dall'accumulazione individuale di merci. Qui il problema dell'auspicabile
democrazia viene impostato su basi antropologiche, scommettendo sulle
potenzialità ontologiche della bontà dell'anima umana, potenzialmente
politico-comunitaria (zόon politikόn); razionale e valutativa della giusta
misura sociale (zόon lόgon échon) e generica, in senso marxiano
(Gattungswesen), cioè in grado di costruire diversi modelli di convivenza
sociale, compreso quello in cui l'uomo, affermando la priorità etica e
comunitaria per contenere i processi economici altrimenti dispiegantisi in modo
illimitato e disumano, può realizzare le sue potenzialità ontologiche
immanenti, attualmente alienate. La liberazione dell'individuo avverrebbe
quindi a partire dal suo radicamento comunitario in cui agisce collettivamente,
pur rimanendo l'individuo stesso l'unità minima di resistenza al potere.
Attività politica In gioventù aderì al PCI, 5, ma presto si allontanò (essendo
ostile al compromesso storico tra PCI e DC, promosso da Berlinguer e Moro),
entrando poi a far parte della Commissione culturale di Lotta Continua. In
seguito si iscrisse a Democrazia Proletaria durante la sua ultima fase. Dopo lo
scioglimento di DP, e in seguito alla confluenza di quest'ultima in
Rifondazione Comunista, si è sempre più allontanato dall'attività politica in
senso stretto. In seguito manifestò critiche verso l'operaismo e il trotskismo
che animavano talvolta queste esperienze della post-sinistra extraparlamentare.
Se dal punto di vista teorico si era già distanziato dalla sinistra italiana a
seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica e della svolta della
Bolognina, il distacco emotivo definitivo dalla "sinistra" avvenne
con il bombardamento NATO in Jugoslavia del marzo 1999 durante la guerra del
Kosovo, che ricevette il beneplacito del governo italiano guidato da Massimo
D'Alema; Preve ha considerato questo fatto come la fine della legalità
costituzionale italiana riferendosi alla violazione dell'articolo 11 e un atto
di tradimento verso i valori fondanti della Repubblica Italiana. Sul tema
scrisse Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo
terapeutico e la menzogna evidente. Molto clamore ha suscitato (anche tra le
file della sinistra alternativa) la sua adesione ad alcune tesi del Campo
Antimperialista per l'esplicito sostegno da questi fornito alla resistenza
irachena. È stato uno dei filosofi di riferimento del comunismo comunitario,
nonché animatore della rivista Comunismo e Comunità. Opere La classe
operaia non va in paradiso: dal marxismo occidentale all'operaismo italiano, in
Alla ricerca della produzione perduta, Bari, Dedalo, Cosa possiamo chiedere al
marxismo. Sull'identità filosofica del materialismo storico, in Marxismo in
mare aperto. Rilevazioni, ipotesi, prospettive, Milano, Angeli, La filosofia
imperfetta. Una proposta di ricostruzione del marxismo contemporaneo, Milano,
Angeli, La teoria in pezzi. La dissoluzione del paradigma teorico operaista in
Italia, Bari, Dedalo, La ricostruzione
del marxismo fra filosofia e scienza, in La cognizione della crisi. Saggi sul
marxismo di Althusser, Milano, Angeli. Vers une nouvelle alliance. Actualité et
possibilités de développement de l'effort ontologique de Bloch et de Lukàcs, in
Ernst Bloch et György Lukács. Un siècle après). 1986, Actes Sud [tradotto in
tedesco con il titolo Verdinglichung und Utopie. Sendler]. La rivoluzione
teorica di Louis Althusser, in Il marxismo di Louis Althusser, Pisa, Vallerini,
Viewing Lukàcs from the 1980s. The University of Chicago Press, La passione durevole, Milano, Vangelista, La
musa di Clio vestita di rosso, in Trasformazione e persistenza. Saggi sulla
storicità del capitalismo, Milano, Angeli, Il filo di Arianna. Quindici lezioni
di filosofia marxista, Milano, Vangelista, 1990. Il marxismo ed il problema
teorico dell'eguaglianza oggi, in Egalitè-inegalitè. Atti del Convegno
organizzato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca
comunale di Cattolica. Cattolica, Urbino, Quattro venti, Il convitato di
pietra. Saggio su marxismo e nichilismo, Milano, Vangelista, L'assalto al
cielo. Saggio su marxismo e individualismo, Milano, Vangelista, 1992. Il
pianeta rosso. Saggio su marxismo e universalismo, Milano, Vangelista, 1992.
Ideologia Italiana. Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia, Milano,
Vangelista, The dream and the reality. The spiritual crisis of western Marxism,
in Marxism and spirituality. An international anthology. Bengin and Gavey,Il
tempo della ricerca. Saggio sul moderno, il postmoderno e la fine della storia,
Milano, Vangelista, Althusser. La lutte contre le sens commun dans le mouvement
communiste "historique" au XX siècle, in Politique et philosophie
dans l'œuvre de Louis Althusser). Presses Universitaires de France. L'eguale
libertà. Saggio sulla natura umana, Milano, Vangelista, Oltre la gabbia
d'acciaio. Saggio su capitalismo e filosofia, con Gianfranco La Grassa, Milano,
Vangelista, Il teatro dell'assurdo (cronaca e storia dei recenti avvenimenti
italiani). Una critica alla cultura dominante della sinistra nell'attuale
scontro tra berlusconismo e progressismo, con Gianfranco La Grassa, Milano,
Punto Rosso, Una teoria nuova per una diversa strategia politica. Premesse
teoriche alla critica della cultura dominante della sinistra esposta nel Teatro
dell'assurdo, con Gianfranco La Grassa, Milano, Punto Rosso,Il marxismo vissuto
del Che, in Adys Cupull e Froìlan Gonzales, Càlida presencia. Lettere di Che
Guevara a Tita Infante, Milano, Punto Rosso, 1996. Un elogio della filosofia,
Milano, Punto Rosso, 1996. Quale comunismo?, in Uomini usciti di pianto in
ragione. Saggi su Franco Fortini, Roma, Manifestolibri, La fine di una teoria.
Il collasso del marxismo storico del Novecento, con Gianfranco La Grassa,
Milano, UNICOPLI, Il comunismo storico
novecentesco. Un bilancio storico e teorico, Milano, Punto Rosso, 1997.
Nichilismo Verità Storia. Un manifesto filosofico della fine del XX secolo, con
Massimo Bontempelli, Pistoia, CRT, 1Gesù. Uomo nella storia, Dio nel pensiero,
con Massimo Bontempelli, Pistoia, Il crepuscolo della profezia comunista. A 150
anni dal “Manifesto”, il futuro oltre la scienza e l'utopia, Pistoia, CRT,1.
L'alba del Sessantotto. Una interpretazione filosofica, Pistoia, CRT, Marxismo,
Filosofia, Verità, Pistoia, CRT, Destra
e sinistra. La natura inservibile di due categorie tradizionali, Pistoia, CRT, La
questione nazionale alle soglie del XXI secolo. Note introduttive ad un
problema delicato e pieno di pregiudizi, Pistoia, CRT, Le stagioni del
nichilismo. Un'analisi filosofica ed una prognosi storica, Pistoia, CRT, Individui
liberati, comunità solidali. Sulla questione della società degli individui,
Pistoia, CRT, Contro il capitalismo, oltre il comunismo. Riflessioni su di una
eredità storica e su un futuro possibile, Pistoia, CRT, La fine dell'Urss. Dalla transizione mancata
alla dissoluzione reale, Pistoia, CRT, Il ritorno del clero. La questione degli
intellettuali oggi, Pistoia, CRT, Le avventure dell'ateismo. Religione e
materialismo oggi, Pistoia, CRT, Un
nuovo manifesto filosofico. Prospettive inedite e orizzonti convincenti per il
pensiero, con Andrea Cavazzini, Pistoia, CRT, Hegel Marx Heidegger. Un percorso
nella filosofia contemporanea, Pistoia, CRT, Scienza, politica, filosofia.
Un'interpretazione filosofica del Novecento, Pistoia, CRT, I secoli difficili. Introduzione al pensiero
filosofico dell'Ottocento e del Novecento, Pistoia, CRT, L'educazione
filosofica. Memoria del passato, compito del presente, sfida del futuro, Pistoia,
CRT, Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo
terapeutico e la menzogna evidente, Pistoia, CRT, Marxismo e filosofia. Note, riflessioni e
alcune novità, Pistoia, CRT, Un secolo di marxismo. Idee e ideologie, Pistoia,
CRT, Un filosofo controvoglia. Introduzione a Günther Anders, L'uomo è
antiquato, Bollati Boringhieri. Le contraddizioni di Norberto Bobbio. Per una
critica del bobbianesimo cerimoniale, Pistoia, CRT, Marx inattuale. Eredità e
prospettiva, Torino, Bollati Boringhieri, Verità filosofica e critica sociale.
Religione, filosofia, marxismo, Pistoia, CRT, Dove va la sinistra?, Stefano
Boninsegni, Roma, Settimo Sigillo, Comunitarismo filosofia politica, Molfetta,
Noctua, La filosofia classica tedesca, prefazione a Renato Pallavidini,
Dialettica e prassi critica. Dall'idealismo al marxismo, Molfetta, Noctua, L'ideocrazia
imperiale americana, Roma, Settimo Sigillo,Filosofia del presente. Un mondo
alla rovescia da interpretare, Roma, Settimo Sigillo, Filosofia e geopolitica,
Parma, All'insegna del Veltro, Del buon uso dell'universalismo. Elementi di
filosofia politica per il XXI secolo, Roma, Settimo Sigillo, Dialoghi sul
presente. Alienazione, globalizzazione destra/sinistra, atei devoti. Per un
pensiero ribelle, con Alain de Benoist e Giuseppe Giaccio, Napoli,
Controcorrente, Prefazione a Renato Pallavidini, La comunità ritrovata.
Rousseau critico della modernità illuminista, Torino, Libreria Stampatori, Marx
e gli antichi greci, con Luca Grecchi, Pistoia, Petite plaisance, Il popolo al
potere. Il problema della democrazia nei suoi aspetti storici e filosofici,
Casalecchio, Arianna Editrice, Verità e relativismo. Religione, scienza,
filosofia e politica nell'epoca della globalizzazione, Torino, Alpina, Elogio
del comunitarismo Napoli, Controcorrente, Il paradosso De Benoist. Un confronto
politico e filosofico, Roma, Settimo Sigillo, Storia della dialettica, Pistoia,
Petite plaisance, La democrazia in
Grecia. Storia di un'idea, forza di un valore, in Presidiare la democrazia
realizzare la Costituzione. Atti del seminario itinerante sulla difesa della
Costituzione, Bardonecchia, Susa, Bussoleno, Condove, Borgone Susa, Edizioni Melli-Quaderni
Sarà Dura!, Storia critica del marxismo. Dalla nascita di Karl Marx alla
dissoluzione del comunismo storico novecentesco, Napoli, La città del sole, Postfazione a Luca Grecchi, Il presente della
filosofia italiana, Pistoia, Petite plaisance, Storia dell'etica, Pistoia,
Petite plaisance, Hegel
antiutilitarista, Roma, Settimo Sigillo, Storia del materialismo, Pistoia,
Petite plaisance, Una approssimazione al pensiero di Karl Marx. Tra
materialismo e idealismo, Saonara, Il Prato, Ripensare Marx. Filosofia,
Idealismo, Materialismo, Potenza, Ermes, Un trotzkismo capitalistico? Ipotesi
sociologico-religiosa dei Neocons americani e dei loro seguaci europei, in
Neocons. L'ideologia neoconservatrice e le sfide della storia, Rimini, Il
Cerchio, Alla ricerca della speranza perduta. Un intellettuale di sinistra e un
intellettuale di destra "non omologati" dialogano su ideologie e
globalizzazione, con Luigi Tedeschi, Roma, Settimo Sigillo, La quarta guerra
mondiale, Parma, All'insegna del Veltro, L'enigma dialettico del Sessantotto
quarant'anni dopo, in La rivoluzione dietro di noi. Filosofia e politica prima
e dopo il '68, Roma, Manifestolibri, Il marxismo e la tradizione culturale
europea, Pistoia, Petite plaisance, Nuovi signori e nuovi sudditi. Ipotesi
sulla struttura di classe del capitalismo contemporaneo, con Eugenio Orso, Pistoia,
Petite plaisance, Logica della storia e comunismo novecentesco. L'effetto di
sdoppiamento, con Sidoli, Pistoia, Petite plaisance, .Elementi di Politicamente
Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno ideologico destinato a diventare
in futuro sempre più invasivo e importante, Petite Plaisance, Filosofia della verità e della giustizia. Il
pensiero di Kosík, con Cesana, Pistoia, Petite plaisance, Lettera
sull'Umanesimo, Pistoia, Petite plaisance, Una nuova storia alternativa della
filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia, Pistoia, Petite plaisance,
Lineamenti per una nuova filosofia della storia. La passione
dell'anticapitalismo, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il Prato, .Dialoghi
sull'Europa e sul nuovo ordine mondiale, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il Prato,
Collisioni. Dialogo su scienza, religione e filosofia, con Andrea Bulgarelli,
Pistoia, Petite plaisance, Karl Marx:
un'interpretazione, NovaEuropa Edizioni. Preve preferiva non definirsi marxista ma
appartenente alla "scuola di Marx", e «allievo indipendente di Marx»
(C. Preve, Elogio del comunitarismo, Controcorrente, Napoli, «Personalmente, non sono credente né
praticante. Non credo in nessun Dio personale, considero ogni personalizzazione
del divino una indebita e superstiziosa antropomorfizzazione, e sono pertanto
in linea di massima d’accordo con Spinoza. Ma ritengo anche la religione, così
come la scienza, l’arte e la filosofia, dati permanenti dell’antropologia umana
in quanto tali desti durare tutto il tempo in cui durerà il genere umano.» (Elementi
di politicamente corretto, ) Convegno
György Lukács e la cultura europea (II intervento) Relazione VIII Congresso Nazionale di DP
(terzultimo intervento) Destra e
Sinistra: confronto tra C.Preve e D.Losurdo Carmilla: I rosso-bruni:
vesti nuove per una vecchia storia
Democrazia comunitaria o democrazia proprietaria? (L.Tedeschi-C.Preve). Considerazioni
sulla geopolitica (di C.Preve) Ain .Intervista di Luigi Tedeschi a Il
bombardamento etico dieci anni dopo (recensione di G. Di Martino), Fonte: A.
Monchietto, Lucio CollettiCostanzo Preve. Marxismo, Filosofia, Scienza. Morto Costanzo Preve, l'“ultimo” filosofo
marxista su la RepubblicaTorino Addio al
filosofo Costanzo Preve In memoria di
Costanzo Preve di Diego Fusaro Un lutto
veramente grande per noi di Gianfranco La Grassa In morte di Costanzo Preve La Sala Rossa ricorda la figura di Costanzo
Preve e raccogliendosi in un minuto di silenzio
C.Preve, Con Marx e oltre il marxismo (overleft) su files.splinder.Comunismo
e Comunità » Laboratorio per una teoria anticapitalistica Alessandro Volpe e Piotr Zygulski, Verità e
filosofia, in Alessandro Monchietto e Giacomo Pezzano , Invito allo
Straniamento. I. Costanzo Preve filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, C. Preve, Elementi di politicamente corretto;
ad es. «22. E qui concludiamo con una serie di previsioni artigianali. Ricordo
al lettore che questo non è ancora un Trattato di Politicamente Corretto, che
ho peraltro intenzione di scrivere, in cui i cinque punti principali indicati
(americanismo come collocazione presupposta, religione olocaustica, teologia
dei diritti umani, antifascismo in assenza completa di fascismo, dicotomia
Sinistra/Destra come protesi di manipolazione politologica) verranno discussi
in modo più analitico e preciso». Da
Intellettuali e cultura politica nell'Italia di fine secolo, Rivista Indipendenza,
Da Gli Usa, l’Occidente, la Destra, la Sinistra, il fascismo ed il comunismo.
Problemi del profilo culturale di un movimento di resistenza all’Impero americano,
Noctua Edizioni, 2003. C.Preve: audio
congressi DP (RadioRadicale) Intervista
politico-filosofica (G. RepaciC. Preve)
«La costituzione italiana è stata distrutta per semprre con i
bombardamenti sulla Jugoslavia, e da allora l’Italia è senza costituzione, e lo
resterà finché i responsabili politici di allora non saranno condan morte per
alto tradimento (parlo letteralmente pesando le parole), con eventuale benevola
commutazione della condanna a morte a lavori forzati a vita. Eppure, questi
crimini passano sotto silenzio, perché si continuano ad interpretare gli eventi
di oggi in base ad una distinzione completamente finita nel 1945». (C. Preve,
Elementi di politicamente corretto) //aginform.org/preve.html. Étienne Balibar, La filosofia di Marx, Manifestolibri,
Bobbio, Né con Marx né contro Marx, Editori Riuniti, Roma, André Tosel, Devenir
du marxisme: de la fin du marxisme-léninisme aux mille marxismes, France-Italie
in Dictionnaire Marx contemporain,
Jacques Bidet-Eustache Kouvélakis , PUF, Parigi Cristina Corradi, Storia dei
marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, Alessandro Monchietto, Marxismo e
filosofia in Preve, Editrice Petite Plaisance, Pistoia, Piotr Zygulski,
Costanzo Preve: la passione durevole della filosofia, presentazione di Giacomo
Pezzano, Pistoia, Editrice Petite Plaisance, Monchietto e Pezzano , Invito allo
Straniamento. I. Costanzo Preve filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Zygulski,
Costanzo Preve e l'educazione filosofica , in Educazione Democratica, Foggia, Edizioni del Rosone, gennaio , Alessandro Monchietto , Invito allo
Straniamento. II. Costanzo Preve marxiano, Pistoia, Petite Plaisance, Massimo
BontempelliFabio Bentivoglio, Il senso dell'essere nelle culture occidentali,
Milano, Trevisini, Formenti, Il socialismo è morto. Viva il socialismo!,
Meltemi, Milano Comunitarismo Domenico Losurdo Massimo Bontempelli (storico)
Nazionalismo di sinistra Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su
Costanzo Preve Registrazioni di Costanzo
Preve, su RadioRadicale, Radio Radicale.
Breve sintesi del pensiero di C.Preve (filosofico.net), su
filosofico.net. Raccolta di e-book scaricabili gratuitamente offerti dalla casa
editrice Petite Plaisance, su petiteplaisance). Antologia di testi di C.Preve, Raccolta
di articoli (AriannaEditrice), su ariannaeditrice. Filosofia Il testo è disponibile solo in e-book, e lo
si può scaricare gratuitamente al seguente link: petiteplaisance ebooks/sin_ebl_1032.html.
Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Preve," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
PRIMI.
(Bellgirate). Filosofo. Grice: “I like Prini, but I won’t expect his
“Discorse e situazione” to be about Firth’s context of utterance!” -- “Pensare è infatti la maniera più profonda del nostro desiderare.
"Ventisei secoli nel mondo dei filosofi"). Tra i maggiori esponenti
dell'esistenzialismo. Di modeste origini, Prini mostrò fin da
giovane una certa attitudine per gli studi e completò l'intero iter scolastico,
iscrivendosi quindi al seminario di Arona nel 1934, dove ebbe come docente di
filosofia mons. De Lorenzi. La scelta del seminario, oltre a derivare dalla sua
povertà di mezzi materiali, rispondeva a una profonda convinzione di fede che
resterà immutata per tutta la vita del filosofo. Prini, tuttavia, lasciò il
seminario tre anni più tardi «per amore della filosofia»: gli sembrava infatti
che l'impostazione neotomista della filosofia lì insegnata non rispondesse ai
bisogni del tempo. Egli quindi, vinto un posto presso il Collegio Borromeo di
Pavia, iniziò i suoi studi di filosofia. Particolarmente influenti furono
Adolfo Levi e, dopo che questi dovette rassegnare le dimissioni in seguito alle
leggi razziali, Michele Federico Sciacca con cui si laureò nel 1941 discutendo
una tesi su Rosmini. Durante il servizio militare, contrasse una malattia
polmonaregrave che lo costrinse, tra il '43 e il '45, al ricovero presso il
Collegio Borromeo, allora trasformato dai tedeschi in ospedale militare. Lì
godette della compagnia intellettuale del Rettore, monsignor Cesare Angelini, e
approfondì lo studio di Plotino. Il 1950 è un altro anno cruciale per la
formazione di Prini: grazie a una borsa di studio, egli trascorse nove mesi a
Parigi dove conobbe e frequentò il filosofo Gabriel Marcel. Una
veduta del lago Maggiore dalla terrazza del Collegio Rosmini. Nel suo libro su
Belgirate, borgo che si affaccia sullo stesso lago, Prini cita H.F. Amiel e
scrive: «Un paesaggio è uno stato d'animo». Prini s'è legato al gruppo di
giovani filosofi che Sciacca aveva riunito intorno a sé: Maria Teresa
Antonelli, Roberto Crippa, Alberto Caracciolo. Quando Sciacca nel 1946 si
trasferì a Genova tutto il gruppo lo seguì, ottenendo ciascunosecondo la
specificità dei propri studiun incarico di insegnamento di una disciplina filosofica.
A Prini venne affidato l'insegnamento di Storia della filosofia antica. Di qui,
vincitore di concorso, si trasferì a Perugia, dove dette vita ad una sua scuola
filosofica, che ha in Dario Antiseri l'esponente più noto. Prini sposa Josefa
"Pepa" Flores, spagnola, compagna affezionata per tutta la vita, cui
Prini dedicherà gran parte dei suoi libri. Dello stesso anno è il testo Verso
una nuova ontologia che, insieme a Discorso e situazione del 1961 segnano il
passaggio alla fase matura del suo pensiero. Viene chiamato a coprire la
cattedra di Storia della filosofia dalla Facoltà di Magistero dell'Università
"La Sapienza" di Roma, che terrà fino al 1985, diventando poi docente
emerito. Qui svolse una intensa attività didattico-scientifica, che alimentò
partecipando anche a molteplici iniziative culturali, impegnandosi in prima
persona nella promozione televisiva del sapere filosofico e, nell'attività
radiofonica, in programmi di decisa funzione umanistico-culturale. Tra le opere
più interessanti e più discusse della sua ultima produzione, va ricordato Lo
scisma sommerso del 1998, in cui il filosofo analizza la spaccatura sotterranea
che si è creata nella Chiesa cattolica tra il magistero ufficiale e la fede e
le scelte di vita dei credenti. Un tema che diviene centrale in quest'ultimo
periodo è anche il tema del male, in modo parallelo a quanto andava elaborando
nello stesso periodo Luigi Pareyson, amico personale di Prini. Prini si
ritira a Pavia dove lavora, finché le forze glielo consentono, a Ventisei
secoli nel mondo dei filosofi, «un ultimo ripensamento, una sorta di commiato
personale dagli autori e dai problemi che gli erano stati cari per tutta la
vita». È morto a Pavia ed è sepolto a Belgirate nella tomba di famiglia. La sua
biblioteca personale e il suo lascito manoscritto sono conservati presso la
biblioteca del Collegio Ghislieri di Pavia nel "Fondo Pietro
Prini". Pensiero Si può dire che in nessuna delle opere di Prini sia
racchiuso tutto quanto il suo pensiero. Egli è, in questo senso, un pensatore
abbastanza asistematico e offre intuizioni in direzioni diverse, che si possono
riassumere in alcuni blocchi tematici. L'ontologia semantica Una
pagina manoscritta del filosofo. Un buon punto da cui partire è la scoperta e
la definizione dell'ontologia semantica: accanto al discorso apofantico, che
definisce in modo univoco i suoi oggetti e che vuol dimostrare le sue verità in
modo necessario, Prini apre lo spazio per il discorso semantico, il linguaggio
cioè della musica, della poesia, della preghiera, dell'invocazione, del
dialogo. Nel testo Verso una nuova ontologia, egli fa risalire la dimenticanza
dell’ontologia semantica ad Aristotele, il quale riteneva i discorsi semantici
non verofunzionali e quindi estranei al campo dellafilosofia. Nell'opera
successiva Discorso e situazione, l'autore definisce in modo più dettagliato
gli ambiti di ciascun discorso. In un’intervista rilasciata a Vittorio
Grassi, Prini argomenta: «Per molti anni ho tenuto presente nello sviluppo
delle mie ricerche il volume Discorso e situazione, dove, nel quadro del
problema contemporaneo della molteplicità dell’uso logico della ragione, ho
delineato un esame sistematico delle diverse forme argomentative del discorso
razionale “situato”, ossia in relazione al suo proprio oggetto ed al suo
proprio uditorio, e precisamente la verifica come forma della prova del
discorso oggettivo o scientifico, la testimonianza, come forma della prova del
discorso privato o intersoggettivo, la determinazione particolare, come forma
del discorso collettivo o ideologico. È stata un ricerca non inutile, credo, se
ha messo in luce, per un verso, contro lo scientismo, la pluralità dell’uso
logico della ragione, e per un altro verso, la fondamentale convergenza di
quelle forme del discorso razionale in una dottrina della verità ostensiva
dell’essere, o, come dicevo nel mio volume Discorso e situazione, inventandone
l’espressione, in un’ontologia semantica». In questo senso, la filosofia
di Prini si caratterizza per un confronto rispettoso e vivace con le scienze:
da una parte, il filosofo ne riconosce tutta la dirompente importanza,
dall'altra è attento a criticare quelle filosofiequali il neopositivismoche ne
esasperano i risultati e le spingono oltre il proprio ambito di legittimità
conoscitiva. L'uomo Il secondo punto è quello dell’antropologia e della
sociologia filosofica. Prini non dimentica mai la lezione dell’esistenzialismo:
l’uomo di cui la filosofia deve occuparsi è l’uomo concreto. E perciò, in primo
luogo, è importante considerare il corpo come elemento costituito della
soggettività in un’unità psicofisicadel resto, già Rosmini nel mondo cattolico
aveva fatto questo movimento verso il corpo, parlando di sentimento
fondamentale corporeo. Prini se ne occupa soprattutto nell'opera Il corpo che
siamo. Quindi, ne Il paradosso di Icaro, viene elaborata la distinzione tra
desiderio e bisogno: il bisogno, cioè la necessità di avere, si distingue dal
desiderio, cioè dalla volontà di essere autenticamente. Nel mondo
contemporaneo, che è un mondo capitalistico, tecnologico e nichilistico, l’uomo
corre il rischio di essere dominato da bisogni sempre accresciuti e di
dimenticare così la propria dimensione più autentica e il proprio desiderio.
Prini scrive che «Pensare è […] la maniera più profonda del nostro desiderare»:
ciò significa che la filosofia ha, prima di tutto, il compito di domandare
intorno al senso di ciò che è e di ciò che si èun domandare che mette in
questione anche il domandante stesso. Qui sono naturalmente molto forti
gli echi di Heidegger, che Prini definisce «maestro inevitabile». L’esito
socio-politico di queste dottrine priniane è il rifiuto degli assoluti
terrestri, cioè di quelle concezioni totalitarie della politica come il nazismo
o il comunismo che negano il valore assoluto della coscienza individuale e,
insieme, negano lo spazio per ogni trascendenza genuina. Prini, per converso,
ritiene che l'unico agire autentico derivi dalla contemplazione, secondo quella
dottrina della contemplazione creatrice che egli ritrova in Plotino e che fa
propria. L'Essere Di qui, si può passare a parlare della concezione
priniana dell’Essere, che è caratterizzato dall'ambiguità, da cui anche il
titolo della sua opera principale su questo tema, L'ambiguità dell'essere, che
ha la particolarità di essere scritta in forma di dialogo. L'Essere può
intendersicome è stato variamente inteso nella storia della filosofiasia come
necessità assoluta (al modo Parmenide), sia come bontà o finalità assoluta (al
modo di Leibniz), sia come libertà od opposizione assoluta (al modo di Cusano).
Prini cerca di pensare insieme queste tre modalità, ritenendole tutte
essenziali all'Essere e, insieme, non deducibili l’una dall'altra. Egli
definisce questa sua concezione «problematicismo ontologico». Dal momento che
l’Essere è in sé ambiguo, esso non si lascia completamente definire e
dimostrare dal discorso apofantico e si presta al discorso semantico in
generale e quindi al discorso religioso in particolare. La fede
Assolutamente capitale è, dunque, il problema della religione, della fede
cristiana e della Chiesa cattolica. Prini ha sempre pensato la propria attività
filosofica come un filosofare nella fede: a differenza dello scienziato, il
filosofo mette in gioco se stesso nel proprio filosofare, e un cristiano, quale
egli era, non può mettere da parte le proprie convinzioni religiose quando
filosofa. Nella prolusione al corso di Filosofia teoretica a 'Perugia, egli
argomenta: «C’è un carattere ludico nell'atteggiamento del credente, quando
pretende di poter mettere tra parentesi la propria fede e di essere anch'egli,
nella ricerca della verità, come dice Husserl, ein wirklicher Anfänger, “un
vero e proprio principiante”». «Ho dedicato tutta la mia vita alla
cultura cattolica in modo critico» sostiene Prini nell’intervista. Questo suo
lavoro critico può riassumersi così: distinzione tra il nucleo del messaggio
evangelico e le forme che esso ha via via assunto nella storia, critica delle
posizioni più tradizionaliste della Chiesa, specialmente in filosofia (si veda
in particolare il volume La filosofia cattolica italiana del Novecento), invito
al dialogo tra la Chiesa e la modernità tutta intera, e proposta di una nuova
inculturazione, oggi, di quel messaggio evangelico. Il seguente passaggio de Lo
scisma sommerso mostra in modo disambiguo ciò che Prini ha in mente: «Per
questa mentalità generata dalla civiltà della scienza esistono uno spazio e un
tempo scientifici nei quali è impossibili proporsi di trovare, per esempio, il
periodo storico di una presunta prima coppia progenitrice di tutto il genere
umano o l'ubicazione dell'Eden, di cui parlanoin un senso simbolico che è da
determinarei primi racconti della Genesi. E andando soltanto un poco in
profondità nella coscienza giuridica moderna, post-illuministica, del rapporto
tra colpa e castigo, chi potrebbe oggi accettare l'idea, trasmessa dalla
teologia penale di Agostino nell'interpretazione della Lettera ai Romani di
Paolo, che l'umanità intera abbia ereditato da Adamo non solo la pena eterna
del suo peccato, ma anche la responsabilità della sua stessa colpa?»
Opere Gabriel Marcel e la metodologia dell’inverificabile. Roma, Studium, Verso
una nuova ontologia. Roma, Studium, Rosmini postumo. Roma, Armando, 2ª
edizione, “Discorso e situazione.” Roma, Studium, 2ª edizione, “Il paradosso di Icaro,” Roma, Armando, 2ª
edizione, Ripubblicato nel Gianpiero
Gamaleri. “L’ambiguità dell’essere.” Genova, Marietti, Storia
dell'esistenzialismo da Kierkegaard a oggi. Roma, Studium, Il testo è l’ultima versione di una serie di
lavori precedenti sulla storia dell’esistenzialismo che risalgono fino agli
anni ’50. “Il corpo che siamo: introduzione all'antropologia etica. Torino,
SEI, “Plotino e la nascita dell’umanesimo interiore.” Milano, Vita e Pensiero,Anche
questa è l’ultima versione di un lavoro “a più strati”, il cui primo nucleo
risale agli anni della guerra, mentre Prini era ricoverato presso il Collegio
Borromeo di Pavia, allora trasformato dai tedeschi in ospedale militare. Il
cristiano e il potere. Roma, Studium, La filosofia cattolica italiana del
Novecento. Roma-Bari, Laterza, 2ª edizione. Lo scisma sommerso. Milano,
Garzanti (per l'editore G due). Ripubblicato dalla casa editrice Interlinea,
Novara, . Terra di Belgirate (nuova edizione curata da Vittorio Grassi).
Grugliasco (Torino), tipografia Sosso Ventisei secoli nel mondo dei filosofi
(Walter Minella). Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia, . Inediti I seguenti
testi inediti, ritrovati tra le carte del "Fondo Pietro Prini", sono
stati pubblicati: Visita a Borges in Paradiso (Andrea Loffi). In: “Avvenire”,
Lo stesso testo è presente anche in appendice a: Walter Minella, Pietro Prini, Roberto
Cutaia, Prini, un filosofo che canta i Salmi. In: “Avvenire”, Qui sono
riportati alcuni passaggi di un commento ai Salmi. Croce e Gentile secondo
Prini (Andrea Loffi). In: “Avvenire”, sabato 13 maggio 23 . Premi Prini è stato
insignito del Premio Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica
. -- è stato conferito il primo "Premio Pietro Prini" in onore del
filosofo, per promuoverne lo studio e la ricerca, presso il Collegio Rosmini di
Stresa. Notizia della morte, Walter Minella, Pietro Prini, Città del
Vaticano, Lateran University Press, 25.
Terra di Belgirate, Walter Minella, Pietro Prini, Città del Vaticano,
Lateran University Press, Andrea Loffi, Il Prini sommerso , su
pietroprini.org. Pietro Prini, Terra di
Belgirate, Ventisei secoli nel mondo dei
filosofi, Walter Minella, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia, Ventisei
secoli nel mondo dei filosofi, Walter Minella, Caltanissetta-Roma, Salvatore
Sciascia, Pietro Prini, Plotino e la fondazione dell'umanesimo interiore,
Milano, Vita e Pensiero,Pietro Prini, Terra di Belgirate, Pietro Prini,
Cristianesimo e filosofia, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università degli Studi di Perugia, Terra di Belgirate, Pietro Prini, Lo
scisma sommerso, Milano, Garzanti, 1Dario Antiseri e Domenico Conci , Il
desiderio di essere. L'itinerario filosofico di Pietro Prini. Roma, Studium, Santo
Arcoleo, La filosofia cattolica nell'Italia del Novecento. Intervista a Pietro
Prini, in Segni e Comprensione, Biagio Muscherà, L'ontologia del desiderio
inPrini. Genova-Milano, Marietti, 2005. Massimo Flematti , Pietro Prini,
filosofo e uomo. Verbania-Intra, Alberti, . Walter Minella, Città del Vaticano,
Lateran University Press, .Walter Minella, Andrea Loffi, Massimo Flematti,
Giorgio Sandrini , Credere oggi in Dio e nell'uomo ancora e nonostante. Pietro
Prini filosofo del dialogo tra fede e scienza. Roma, Armando. Sito dedicato a
Pietro Prini, su pietroprini.org. Enciclopedie on line, sito "Treccani
L'Enciclopedia italiana".//filosofico.net/prini.htm.
PRODI (Scandiano). Filosofo. Grice: “While he likes
semiotics, Prodi is the Italian C. L. Stevenson, who read English at Yale! No
philosophy background!” -- Figlio di Mario, ingegnere, ed Enrica, maestra, è il
terzo di nove fratelli (tra cui anche il politico ed economista Romano, il
fisico ed europarlamentare Vittorio, il matematico Giovanni, il fisico Franco e
lo storico Paolo). Si è laureato a Bologna,
dove ha poi insegnato, dal 1958, Patologia Generale. In seguito gli fu affidata
la prima cattedra di Oncologia dell'ateneo.Direttore dell'Istituto di
Cancerologia di Bologna, di cui fu fondatore, e del progetto Biologia cellulare
del Cnr, pubblicò anche diversi libri riguardo alla medicina ed alla biologia,
sviluppando anche, congiuntamente a Thomas Sebeok e Thure von Uexküll, un approccio
semiotico alla biologia negli anni Settanta e Ottanta. Fece parte inoltre del Consiglio Superiore di
Sanità della Commissione Oncologica del Ministero della Pubblica Istruzione e
fu consulente del Ministero per la Ricerca Scientifica e Tecnologica. Con Il neutrone borghese, ha pubblicato anche
alcuni romanzi e racconti, tra cui Lazzaro, biografia romanzata (con riflessi
autobiografici) di Lazzaro Spallanzani, per cui è risultato
"supervincitore" del Premio Grinzane Cavour e finalista al Premio
Bergamo. L'ultimo libro è stato Il cane di Pavlov, uscito nell'anno stesso
della sua morte di cancro, ma altri sono stati pubblicati postumi. Sono stati
raccolti tutti nel volume L'opera narrativa,A Giorgio Prodi, l'Bologna ha
dedicato il Centro Interdipartimentale di Ricerche sul cancro nonché un'aula
situata nel complesso di San Giovanni in Monte . Ogni anno, una conferenza
della riunione annuale della Società Italiana di Cancerologia è dedicata a
lui. Pubblicazioni Scienza e potere, Il
Mulino, Bologna, estr. da Il Mulino, La scienza, il potere, la critica, Il
Mulino, Bologna, Oncologia sperimentale, Esculapio, Bologna, “Le basi materiali
della significazione,” Bompiani, Milano, La biologia dei tumori, Casa editrice
ambrosiana, Milano, “Soggettività e comportamento,” Giuliano Piazzi, prefazione
di Giorgio Prodi, FrancoAngeli, Orizzonti della genetica, Editoriale
L'Espresso, Il neutrone borghese, Bompiani, Milano, Patologia Generale, con
Giovanni Favilli, CEA, “La storia naturale della logica,” Bompiani, Milano, “L'uso
estetico del linguaggio,” Il Mulino, Bologna, Lazzaro: il romanzo di un
naturalista del '700, Camunia, Brescia, Oncologia generale, Esculapio, Bologna,
Gli artifici della ragione, disegni di Cesare Paolantonio, Edizioni del Sole 24
ore, Milano, “Il cane di Pavlov,” Camunia, Brescia, Alla radice del
comportamento morale, Marietti, Milano, Teoria e metodo in biologia e medicina,
CLUEB, Bologna, L'individuo e la sua firma. Biologia e cambiamento antropologico,
Il Mulino, Bologna, Il profeta, Camunia, Brescia, L'opera narrativa,
introduzione di Elvio Guagnini, Diabasis, Reggio Emilia. Conferenza "Prodi"
È morto ieri a Bologna Prodi, da Repubblica
Apprezzato anche da Giuseppe Dossetti, La parola e il silenzio. Discorsi
e scritti ed. Paoline, in riferimento ad un articolo che si rifaceva
ai "geni invisibili della città" di Guglielmo Ferrero. Sul
sottotitolo (i “geni invisibili” della città) dell'opera Potere, v. Giampiero
Buonomo, Titolo V e "forme di governo": il caso Abruzzo (dopo la
Calabria), in Diritto e Giustizia on-line: RACCOLTA PREMIO NAZIONALE DI
NARRATIVA BERGAMO, su legacy.bibliotecamai.org. Sito del Centro
Interdipartimentale di Ricerche sul cancro "Giorgio Prodi" Brochure dell'Aula Prodi. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
PROSPERO. (Pescosolido), filosofo. Si è laureato in Filosofia a Roma,
discutendo una tesi su Kelsen. Professore a Roma. Autore di numerosi saggi,
collabora con diverse riviste scientifiche e quotidiani., tra i quali
soprattutto L'Unità. I suoi interessi
sono principalmente rivolti al sistema istituzionale italiano e al pensiero
politico della sinistra. Inoltre, svolge attività di editorialista: le
posizioni da lui espresse come analista politico sono state aspramente
criticate dal giornalista Travaglio, che
lo ha accusato di "pagnottismo". Tra i punti di dissenso, vi è la
posizione critica assunta da Prospero nei confronti della democrazia diretta, e
nei confronti della fiducia riposta daTravaglio, e dal Movimento 5 stelle di Grillo,
nella intrinseca infallibilità del giudizio espresso dagli elettori e del
popolo della Rete. Dal fa parte della direzione nazionale di
Sinistra Italiana ed è responsabile cultura del partito. parziale La politica postclassica, Il nuovo
inizio, Nostalgia della grande politica, La democrazia mediata, Sistemi
politici e storia, Il pensiero politico della destra, Newton Compton, I sistemi
politici europei, Newton Compton, Politica e vita buona, Euroma la Goliardica, Sinistra
e cambiamento istituzionale, Storia delle istituzioni in Italia, Editori
Riuniti, Il fallimento del maggioritario, La politica moderna. Teorie e profili
istituzionali, Carocci, Lo Stato in
appalto. Berlusconi e la privatizzazione del Politico, Manni Editori, Politica
e società globale, Laterza, L'equivoco riformista, Manni Editori, Alle origini
del laico, FrancoAngeli, La costituzione tra populismo e leaderismo,
FrancoAngeli, Filosofia del diritto di proprietà, FrancoAngeli, Perché la
sinistra ha perso le elezioni, Prospero e Mario Morcellini, Ediesse, Il comico
della politica, nichilismo e aziendalismo nella comunicazione di Berlusconi,
Ediesse, . Il libro nero della società civile. Il nuovismo realizzato, Bordeaux
edizioni, . La scienza politica di Gramsci, Bordeaux edizioni. Elenco dei principali interventi di Prospero
sulla stampa italiana, da "Rassegnacamera" Addio al mito del capo, Il Manifesto, Contropotere
del Quirinale, Left-avvenimenti, Caro Prodi, l'errore più grande della sinistra
europea è stato dimenticare il lavoro, il manifesto, Bruno Gravagnuolo, Grillo,
il travaglio di Marco nel duello tv con Prospero l'Unità Gli organismi di Sinistra Italiana, da
"Sinistraitaliana.si" Sinistra
Italiana rispolvera il Pci: nascono le nuove Frattocchie. Ma a Testaccio, da
HuffingtonPost Pagina Web del docente
sul sito della SapienzaRoma, su coris.uniroma1.
PUCCI. (Firenze). Filosofo. Scrisse alcuni
trattati dove ambiva a una religione universale di stampo utopistico e fu molto
polemico contro le principali dottrine religiose dell'epoca, tanto da essere
tacciato di eresia e giustiziato dall'Inquisizione romana. Forse
imparentato, come lui stesso sostenne, con la potente e ricca famiglia
fiorentina dei Pucci, della quale fece parte, tra gli altri, il cardinale
Antonio Pucci, da quella tuttavia non ne venne mai riconosciuto membro. Secondo
quanto scrisse lui stesso, trovandosi a Lione per affari di commercio, fu colto
da un improvviso «mutamento et cambiamento» che lo fece decidere a darsi allo
studio delle «cose celesti ed eterne» e a scoprire i reali motivi dei contrasti
religiosi che laceravano l'Europa. A questo scopo, si trasferì a Parigi
per studiare teologia e, avendo assistito personalmente alla strage degli
Ugonotti nella notte di San Bartolomeo, decise di aderire alle tesi
protestanti. Trasferitosi in Inghilterra, si iscrisse all'Oxford, ottenendo il
titolo di Magister atrium. Controversie dottrinali gli procurarono l'espulsione
dalla comunità calvinista francese alla quale aveva aderito in primavera: come
scrisse al teologo svizzero Johann Jacob Grynaeus, vi aveva discusso del
peccato originale e aveva altresì contestato l'autoritarismo del concistoro
della comunità. Quest'ultima gli rimproverava, oltre a importanti punti
dottrinali come la concezione del peccato originale, della fede e
dell'eucaristia, la sua pretesa di profetizzare, ricordandogli che, con la
scomparsa dei primi apostoli, il carisma profetico non poteva più esistere in
nessuna chiesa cristiana. Emigrato a Basilea nel 1577 su invito di Francesco
Betti, v'incontrò Fausto Sozzini, ma pochi mesi dopo, espulso anche dalla città
svizzera, fu costretto a tornare in Inghilterra, mantenendosi ancora in
contatto epistolare col Sozzini. La natura umana e il problema della
salvezza Dapprima il Pucci pubblicò un manifesto, e poi scrisse in autunno a
Niccolò Balbani, a Basilea, una lunga lettera in cui esponeva la sua teoria
dell'innocenza naturale dell'uomo, già discussa col Sozzini, secondo la quale
«tutti gli uomini nascono et restano innanzi all'uso della ragione e del
giuditio». Grazie alla redenzione operata da Cristo, il peccato originale non
può causare la dannazione quando siamo ancora nel grembo materno, e dunque il
battesimo dei bambini, che sono «naturalmente» innocenti per la naturale bontà
della natura umana, per quanto non censurabile, è inutile. L'eventualità della
dannazione è un problema dell'adulto che, raggiunta l'età della ragione, è in
grado di distinguere il bene dal male. Si tratta di evidenti tesi
pelagiane: l'uomo è buono per natura e a causa dell'amore di Dio verso il
genere umano, che ha creato l'uomo di natura buona, si fonda la vera fede
cristiana: «il fondamento della religione, et bontà vera, è propriamente la
fidanza generale in Dio del cielo e della terra», una fiducia fondata sulla
conoscenza di Dio che, secondo Pucci, è comune a tutti gli uomini, una fede che
egli contrappone alla concezione della fede protestante, che consiste invece in
una «fidanza particulare» che il singolo protestante ripone in Dio. È del resto
la tesi sostenuta da Sozzini nel suo De Jesu Christo servatore. Francesco
Pucci sosteneva di aver tratto le proprie concezioni in virtù del dono dello
Spirito Santo che, attraverso visioni, lo ispirava permettendogli di
preconizzare il prossimo avvento del regno di Dio che avrebbe provocato la
conversione di tutti i popoli, qualunque fosse la loro religione, sotto
un'unica confessione cristiana. La redenzione operata da Cristo riguarda
infatti tutti gli uomini, anche i non cristiani, perché esalta la loro naturale
bontà: la salvezza non deve costituire un dubbio tormentoso ma è un obbiettivo
che può essere raggiunto abbandonandosi con fiducia alla fede in Dio, è la
fedenaturale che, prima della caduta, aveva Adamo, uomo naturale e immortale
perché fatto a immagine e somiglianza di Dio nella mente e nello spirito.
Affermata la bontà naturale della specie umana, ne discende che debba essere
escluso tanto che il peccato originale si trasmetta nelle generazioni, quanto
che possa esistere una predestinazionesemplice o doppia che sia, una per gli
eletti e una per i dannatistabilita ab aeterno. Sozzini rispose al Pucci
con il De statu primi hominis ante lapsum, obiettando che la somiglianza di
Adamo con Dio risiedeva nel fatto di essere il dominatore di tutte le cose
della natura, e non nella sua immortalità, e se Adamo, l'essere naturale per
eccellenza, finì col peccare, ciò dimostra che non era affatto innocente, visto
che egli peccò per sua libera scelta. La natura dell'uomo attuale non è diversa
da quella adamitica, la sua salvezza risiede nella sua volontà di scegliere il
bene, ed è sulla sua libera volontà, non sulla sua natura, che si fonda la sua
etica. La Forma d'una Republica Catholica Dopo un breve periodo passato
in Olanda, a Londra scrisse nel 1581 la sua opera principale, la Forma d'una
repubblica cattolica, che pubblicò in forma anonima.. Per porre rimedio alla
confusione e agli scandali regnante nel cristianesimo, sarebbe necessario «un
libero e santo concilio al quale si vede che tutti gli uomini da bene di tutte
le province inclinano», ma che viene rifiutato dai potenti prelati che oggi
comandano «non solo nella religione, ma anche nella repubblica». Per
preparare questo futuro concilio, è necessario che gli uomini dabbene,
all'interno di ogni singolo stato, si organizzino in un'unione, in un
«collegio» o comunità nella quale essi si governino secondo comuni principi,
senza «alienarsi da i loro principi e magistrati civili» e senza entrare in
polemica contro la confessione religiosa vigente; questi uomini, infatti,
«d'animo et tal volta anche di corpo alienato da gli ordini et usanze di quelle
repubbliche nelle quali è sono nati et allevati, conviene ch'e' vivino come
forestieri nel loro natio terreno, o forastieri interamente per gli altrui
paesi, è necessario ch'e' si portino molto saviamente e discretamente con i
principi e magistrati de' luoghi dove essi habitano». Si tratta di
un'aperta giustificazione del nicodemismo, seppure teorizzata come mezzo
provvisorio allo scopo di raggiungere un fine superiore nell'interesse di tutti
i cristiani. L'insieme di questi collegi avrebbe formato di fatto una
repubblica cattolica, cioè universale, che, con l'esempio dei retti
comportamenti dei suoi aderenti, avrebbe col tempo acquisito il consenso della
grande maggioranza della popolazione di ogni singolo stato, promuovendo
così il rinnovamento dei costumi e delle diverse confessioni, fino a rifondare
un'unica religione cristiana. Gli elementi essenziali di questa rinnovata
e unificata religione dovranno essere la fede «in un solo Dio del cielo e della
terra, creatore et governatore dello Universo», nel Cristo morto e risorto per
redimerci, nella giustizia divina che premia i buoni e punisce i malvagi, la
testimonianza degli Apostoli, il rispetto dei dieci comandamenti, l'«orazione
domenicale» e le opere di carità. Tutte le questioni dottrinarie che
storicamente dividevano le confessioni cristiane sono sfumate dal Pucci, che
vuole che sui problemi del battesimo, dell'eucaristia, della Trinità e
dell'incarnazione non si utilizzino sottigliezze e non si creino
divisioni. I membri di queste comunità dovranno essere tutti gli uomini
maggiorenni e laicigli ecclesiastici, infatti, sono evidentemente incapaci di
superare le divisioni che essi stessi hanno creatoorganizzati sotto un capo
temporaneo, «provosto o console», assistito da un «censore», che non deve avere
alcun'autorità particolare, ma dovrà proporre le risoluzioni da approvare
all'unanimità nell'assemblea generale dei membri: quando non vi fosse
unanimità, si deciderà a sorte fra le diverse opzioni. Le donne, dovendo essere
sottoposte ai mariti, possono assistere ma non possono avere alcun'autorità né
diritto di voto. Il collegio aveva anche il potere di punire le cattive
condotte dei singoli membri, sino all'espulsione. Le diverse comunità si
sarebbero tenute in contatto epistolarea questo scopo era costituito l'incarico
di un cancellieree, attraverso delegati, si sarebbero riunite in diete da
tenersi periodicamente nelle terre «di qualche gentilhomo o signore» aderente a
un collegio di una delle maggiori città europee «come Francoforte, Lione,
Parigi et simili», perché qui i convenuti alla dieta sarebbero passati
inosservati più facilmente. Se gli aderenti ai collegi devono manifestare
un formale ossequio alle autorità costituite, essi devono anche proporre una
sia pur cauta propaganda per far guadagnare alla comunità nuove adesioni:
ciascuno deve mantenere il segreto della sua attività tramite giuramento,
essere amico dei compagni e nemico di chi è loro nemico. Per saldare insieme i
"fratelli", è opportuno che essi si sposino nello stesso ambiente,
con donne «sane e gagliarde» per averne una buona discendenza, evitando però
rapporti sessuali frequenti che, secondo il Pucci, sono nocivi alla salute fisica
degli uomini e a quella morale delle donne. Nella famiglia, il padre riveste il
ruolo di capo e di sacerdote laico: battezza egli stesso i figli in età
audulta, i quali dovranno crescere in una decorosa austerità, studiando nelle
scuole consigliate dalla comunità ed evitando carriere immorali, come quella
ecclesiastica o avvocatesca. Fu a Cracovia, dove incontrò Fausto Sozzini e
altri dissidenti religiosi. Le sue idee però non trovarono successo in nessuna
confessione calvinista o luterana, né fra gli anabattisti e i sociniani. In
compenso qui conobbe il mago e astrologo inglese John Dee, con il quale si
recò a Praga alla corte di Rodolfo II. Anche qui la sua indole (John Dee
lo descrisse come pericolosamente chiacchierone e utopico) non venne accolta
positivamente e deluso dai protestanti si riconvertì al cattolicesimo (forse
dopo un incontro con il cardinale Ippolito Aldobrandini, futuro papa Clemente
VIII). In Olanda lavorò alla sua ultima opera, il trattato De Christi
servatoris efficacitate in omnibus et singulis hominibus (L'efficacia salvifica
del Cristo in tutti e in ogni uomo), dedicato al neo eletto pontefice Clemente
VIII. Qui riassunse e sviluppò tutte le sue teorie su una Chiesa universale ed
ecumenica: secondo lui ogni uomo aveva il diritto di professare una Chiesa di
Cristo, e Dio, grazie al suo amore universale per l'intera umanità, doveva
aiutare ad abbattere le barriere che separavano le chiese. Una volta pubblicata
l'opera egli volle andare a Roma per presentarla la papa stesso, ma venne
catturato a Salisburgo dall'Inquisizione e condotto in carcere a Roma, dove
conobbe Bruno e Campanella. Venne condannato a morte per eresia, decapitato e
poi bruciato sul rogo a Campo de' Fiori Il "puccismo" però gli sopravvisse
nella Chiesa luterana grazie al pastore Samuel Huber. Note Francesco Pucci, in Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Lettera in A. Rotondò, Studi e ricerche di storia
ereticale italiana del Cinquecento F.
Pucci, Lettere, documenti e testimonianze
In D. Cantimori, Per la storia degli eretici italiani del secolo XVI in
Europa Lucia Felici, La riforma
protestante nell'Europa del cinquecento, Carocci editore Opere Lettere,
documenti e testimonianze, Luigi Firpo e Renato Piattoli, Firenze, Olschki, De
praedestinatione, Firenze, Olschki, Studi Cesare Cantù, Gli eretici d'Italia,
Torino, Unione Tipografico-Editrice. Per la storia degli eretici italiani del
secolo XVI in Europa, D. Cantimori ed E. Feist, Roma, Reale Accademia d'Italia,
Delio Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento, Firenze, Sansoni, Antonio
Rotondò, Studi e ricerche di storia ereticale italiana del Cinquecento, Torino,
Giappichelli, Élie BarnaviMiriam Eliav-Feldon, Le périple de Francesco Pucci,
Paris, Hachette, Roberta Lorenzetti, Una disputa di antropologia filosofica sul
primo uomo. Francesco Pucci di fronte al naturalismo di Fausto Sozzini, Milano,
Cusl, Paolo Carta, Nunziature ed eresia nel Cinquecento. Nuovi documenti sul
processo e la condanna di Francesco Pucci Padova, Cedam, Censura ecclesiastica
e cultura politica in Italia tra Cinquecento e Seicento, C. Stango, Firenze Giorgio
Caravale, Il profeta disarmato. L'eresia di Francesco Pucci nell'Europa del
Cinquecento, Bologna, Il Mulino, Mario
Biagioni, Francesco Pucci e l'Informatione della religione christiana, Torino,
Claudiana, Vincenzo Vozza, Pucci e
l’Informatione della religione christiana, in «Nuova Rivista Storica», n
Giorgio Caravale, Francesco Pucci's Heresy in Sixteenth-Century Europe,
Leiden-Boston, Brill, Francesco Pucci,
su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Francesco Pucci, eresie,
su eresie.
PUCCINOTTI. (Urbino). Flosofo.
Dopo aver studiato presso gli Scolopi, venne ammesso nel Collegio militare di
Pavia. Si trasferì poi a Roma dove si dedicò allo studio della medicina
seguendo le lezioni del noto clinic Mattheys. Dopo essersi laureato in
medicina, praticò la medicina nelle campagne laziali, studiando le febbri di
tipo petecchiale che imperversavano in quella zona. Per i suoi studi ottenne la
cattedra di Anatomia e fisiologia ad Urbino, per poi insegnare Patologia e
medicina legale a Macerata fino a quando, dopo aver preso parte ai moti delle
Legazioni, venne allontanato dalla città e gli fu impedito di esercitare la
professione medica. Si spostò quindi nella più liberale Toscana dove ottenne la
cattedra di Igiene nell'Pisa. Qui approfondì il suo studio sulla medicina
civile e si rese protagonista di molti dibattiti culturali e scientifici presso
la locale Università (fu segretario della sezione di medicina ai congressi
pisani e fiorentini degli scienziati italiani).
Nel 1843 il Granduca Leopoldo II di Toscana lo inserì in una commissione
incaricata di studiare l'ipotesi di introdurre sul litorale pisano le risaie,
dal punto di vista della medicina civile. Espose le sue analisi nel saggio
Sulle risaie in Italia e sulla loro introduzione in Toscana dello stesso anno
1843: conclusioni che saranno alla base del Regolamento sulla cultura del riso
in Toscana. Negli ultimi anni trascorsi a Pisa ottenne la cattedra di Storia
della medicina, che mantenne anche al suo trasferimento a Firenze. In questi
anni conobbe Pietro Siciliani, suo allievo, col quale mantenne un costante
rapporto di amicizia e collaborazione. Morì a Firenze e per i suoi meriti fu
sepolto nella Basilica di Santa Croce.
Puccinotti fu uno storico della medicina, ma altri sono gli aspetti
della sua complessa personalità: fu fisiologo, clinico, medico legale,
letterato (fraterna amicizia con Leopardi), filosofo, sociologo e politico. La
sua vita si svolse tra le conquiste napoleoniche e la proclamazione di Roma
capitale, periodo di profonde divisioni ideologiche. Non è da trascurare il
merito di aver sostenuto la necessità di una protezione medica dei lavoratori e
di aver indicato il futuro della medicina nel suo sviluppo igienico e
sociale. Opere: “Storia delle febbri
intermittenti perniciose, (Roma), “Boezio” (Firenze); “Storia della medicina” (Firenze).
Pazzini, Dizionario Letterario Bompiani. Autori, III, Milano, Valentino Bompiani
editore, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. siusa.archivi.beniculturali,
Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. accademicidellacrusca.org, Accademia della
Crusca. Opere su openMLOL, Horizons
Unlimited srl.
PUNZO. (Napoli), filosofo. Laureatosi a Napoli con una tesi su Kant alla luce della
dottrina tomistica, decise di continuare i suoi studi. Tuttavia per accedere
alla Facoltà di Scienze dovette diplomarsi come privatista npresso il Liceo
classico Giuseppe Garibaldi di Napoli poiché avendo fino ad allora frequentato
solo scuole e istituti universitari ecclesiastici, non possedeva ancora una
licenza liceale valida per lo Stato italiano. Si laureò a pieni voti in Scienze
Naturali, con una tesi in erpetologia sul sistema nervoso dei serpenti. Vinse i
concorsi per assistente di ruolo di anatomia comparata e d'insegnante di ruolo
di Scienze Naturali nei licei. In un primo tempo scelse la vita accademica che
però abbandonò per dedicarsi all'insegnamento scolastico. Si laureò anche in
filosofia, con una tesi sulla morale nelle Lettere di Paolo. Fondò la Lega Nazionale Contro la Distruzione
degli Uccelli, poi divenuta la LIPU e, successivamente, l'associazione culturale
"Unione trifoglio" (di cui pubblicò anche una rivista trimestrale dal
titolo Il Trifoglio). Visse per circa
vent'anni sull'isolotto disabitato di Vivara (Procida, NA) contribuendo a
preservarlo da possibili scempi e tutelandone il patrimonio ambientale. Per il
suo impegno a favore di Vivara ricevette il "Premio Mediterraneo"
conferitogli da un'agenzia dell'ONU. PStudioso
e pensatore dai molteplici interessi che spaziarono dalla Commedia dantesca,
alla botanica, all'ornitologia e alla zoologia, fu anche un profondo
conoscitore del latino. Dedicò gran parte della sua vita intellettuale alla
filosofia. Per Punzo la pedagogia
costituisce uno dei compiti più importanti al quale una società deve adempiere
poiché l'educazione delle giovani generazioni e, in particolare,
dell’adolescente, rapresenta il punto fondativo
di ogni aggregato umano. In tale prospettiva il "fanciullo", per
potersi sviluppare al meglio, deve essere educato al bello attraverso la
contemplazione della natura e dell'arte. Il suo pensiero ebbe come
culmine la definizione del concetto di "Religioso Assoluto", inteso
come elemento distintivo della spiritualità umana poiché capace di definire
l'identità dell'individuo rispetto alle altre forme di vita. Nota sull'episodio dantesco di Brunetto Latini,
Napoli, Ed. Carlo Martello, Contributo per un superamento dei tradizionali
schemi sessuologici, Napoli, Tip. G. Genovese, Nuovo contributo per un
superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Ed. Carlo Martello,
“Lettere erotologiche,” Napoli, Ed.
Carlo Martello, “Dialogo dell'amore olarrenico,” Napoli, Ed. Carlo Martello, L'altro
viaggio, Napoli, Denaro Editore, LIPU
Vivara.. L. Miraglia , Il guardiano del verde isolotto, su vivara.
PURGOTTI (Cagli), filosofo.
Linceo. Ha avuto come maestro nelle lettere Imerio Cibo di Amelia, mentre nelle
scienze filosofiche e matematiche è stato allievo di Pallieri, domenicano
originario di Alba. Per quest'ultimo, all'indomani della morte, Purgotti ha composto un elogio funebre e una
poesia in memoria. Si iscrive a Roma conseguendo il diploma di magistero in
diritto pubblico e criminale e distinguendosi tra i dotti suoi colleghi nelle
suddette discipline. Tornato a Cagli collabora inizialmente con il padre
nella farmacia di famiglia posta nella piazza maggiore (l'attuale piazza
Matteotti), senza abbandonare però la viva aspirazione a ricoprire una cattedra
universitaria con particolare predilezione per l'insegnamento della
chimica. In mancanza di una laurea specifica per detta disciplina (all'epoca
dei suoi studi l'Roma non ne conferiva il diploma)i fa domanda di concorso con
esame per una cattedra a Urbino, ma nel contempo, è chiamato dall'ateneo di
Perugia grazie alla sua fama di studioso ad insegnare chimica, botanica e
farmaceutica. A Perugia ricopre varie e sempre più importanti cariche
all'interno dell'Università: è nominato membro del collegio filosofico, diviene
professore di matematica, è
bibliotecario e vice direttore ed infine è elevato alla carica di Rettore dell'Perugia.
È stato inoltre preside delle facoltà di scienze fisiche e matematiche
unitamente all'accademia medico-chirurgica, e direttore delle scuole di
farmacia. Nel corso della sua vita pubblica oltre cento opere scientifiche di
vario argomento che spaziano dalle scienze fisico-chimiche all'idrologia
minerale, dalle scienze matematiche alle filosofiche con particolare riguardo
alla teoria degli atomi. Si spegne a Perugia lasciando la consorte
Berenice Rosini d'Arezzo, sua compagna di vita e tre figli tra cui due maschi e
una femmina. Il maggiore di questi Enrico diviene professore di fisica e
matematica, il secondo uomo di Chiesa mentre la figlia prende i voti
monastici. Gli avi La famiglia Purgotti ha origini veneziane, il bisavolo
Girolamo, farmacista, giunto ad Urbino ha facoltà di insegnare farmaceutica in
questa città, il nonno Sebastiano, nato a Fossombrone, consegue in Urbino il diploma di chirurgo, il padre Nicola è
stato farmacista in Cagli e sposò Rosa Morbidi. Grazie alle sue qualità di
studioso e alla sua modestia stringe amicizie illustri ed è nominato membro
onorario di trentadue accademie di scienze e di lettere tra
cui l'Accademia Nazionale dei Lincei, dei Georgofili di Firenze, la
Società di farmacia degli Stati sardi, l'Associazione farmaceutica lombarda e la
Società farmaceutica umbra della quale è stato anche presidente. Altre
onorificenze gli sono tributate dal Pontefice Pio IX, a cui il Purgotti dedica
il suo trattato di chimica, che lo onora di medaglia d'oro quale attestato di
stima e lo insignisce della croce dell'Ordine di San Silvestro. Il comune di
Perugia nel 1867 conia appositamente per lui una medaglia d'oro mentre il re
Vittorio Emanuele II lo nomina cavaliere dell'Ordine della Corona
d'Italia. Cagli, città natale di Sebastiano, il 14 ottobre 1880 celebra
solenni onoranze al suo benemerito cittadino dedicandogli una delle principali
vie del centro storico: così via Giuoco del Formaggio diviene l'odierna via
Purgotti. Nel Salone degli Stemmi del Palazzo Pubblico è stata posizionata una
lapide con l'effigie a rilievo del benemerito cittadino al quale pochi anni
prima era stato dedicato uno dei medaglioni dei cittadini illustri realizzati a
rilievo da Alessandro Venanzi nella balconata del secondo ordine del Teatro Comunale.
Nella lapide del Palazzo Pubblico in Cagli è dato leggere la seguente scritta
incisa: « A SEBASTIANO PURGOTTI DECRETÒ QUESTA MEMORIA LA PATRIA CHE
DAGLI SCRITTI E DALLE VIRTÙ DEL SOMMO SCIENZIATO EBBE TANTO LUSTRO ED ONORE
NATO IN CAGLI IL XXI LUGLIO MDCCLXXXXIX morì IN PERUGIA IL XXXI MARZO
MDXXXLXXIX » A Perugia, la città che lo aveva accolto, gli sono stati
tributati particolari onori e nel cimitero gli è stato eretto un monumento la
cui epigrafe recita: « QUI RIPOSA SEBASTIANO PURGOTTI INSIGNE CHIMICO E
MATEMATICO NOTO IN ITALIA E FUORI ESEMPIO RARO DI VIRTÙ DOMESTICHE E
CIVILI » Una corona d'alloro in metallo dorato donata dal comune di Cagli
è stabilmente collocata sopra il citato monumento funebre a perpetuo
omaggio. Opere scientifiche e letterarie Due articoli: inseriti nel
Giornale Scientifico Letterario di Perugia secondo trimester, Lettere ad un
amico intorno a vari filosofici argomenti, Riflessioni sulla teoria degli
atomi, Trattato di chimica applicato specialmente alla medicina e alla
agricoltura Trattato elementare di chimica applicata specialmente alla medicina
Trattato elementare di chimica applicata specialmente alla medicina e alla
agricoltura Intorno all'azione dell'acido solfo-idrico sul solfato di
protossido di ferro Osservazioni intorno a varie inesattezze che allignano nei
moderni corsi di matematica elementare Riflessioni di Sebastiano Purgotti sopra
un opuscolo che porta per titolo se si possa difendere, ed insegnare non come
ipotesi, ma come verissima, e come tesi la mobilita della terra, e la stabilita
del sole da chi ha fatta la professione di fede di Pio IV Elementi di
aritmetica, algebra e geometria Studi chimici sulle acque minerali di Valle
Zangona. Del professore Sebastiano Purgotti, del chimico-farmacista Pio
Mazzolini, seguiti da una lettera intorno agli usi ed effetti delle medesime
del dottore Antonio Federici Riflessioni sulla teoria degli atomi Chimica
Analisi delle acque minerali di S. Gemini eseguita da Sebastiano Purgotti
professore di chimica nell'universita di Perugia Aritmetica e algebra Chimica
organica: seguita da un saggio di filosofia chimica Geometria Per la morte di Canali:
rettore della Pontificia Universita di Perugia e pubblico bibliotecario. Due
funebri orazioni seguite dalla sua biografia Problemi tratti dagli elementi di
Aritmetica, Algebra e Geometria Nozioni elementari ragionate del calcolo
aritmetico ad uso dei giovanetti. Compilate per dimande e risposte da
Sebastiano Purgotti Pensieri intorno al primitivo insegnamento della scienza
delle quantità Chimica inorganica Metalli delle terre aride e metalli
propriamente detti Elementi di aritmetica ragionata ad uso dei giovanetti
Elementi di aritmetica, algebra e geometria Analisi delle acque minerali di S.
Gemini eseguita da Purgotti Lettere filosofiche: principalmente riguardanti
l'elementare insegnamento delle scienze esatte Chimica inorganica. Metalloidi
Compendio di nozioni farmaceutiche di Sebastiano Purgotti ad uso degli studenti
medicina e farmacia, ossia, Esposizione delle avvertenze teorico-pratiche le
più interessanti per ben preparare, conservare ed apprestare i farmaci Sul
fluido biotico e le sue influenze nei moti delle tavole e dei pendoli indovini
e nel magnetismo animale e nelle manifestazioni spiritualiste. Discorso del
professore Sebastiano Purgotti da lui letto in latino. Nozioni elementari
intorno all'algorismo sui numeri interi estratte dal trattato di aritmetica
ragionata Chimica inorganica. Metalli “Lettere filosofiche.” Principalmente
risguardanti l'elementare insegnamento delle scienze Chimica organica e nozioni
le più interessanti di chimica agraria e filosofia Studi chimici di
Sebastiano Purgotti sulle sorgive minerali del distretto di Civita Ducale
presso il Velino nel secondo Abruzzo Ulteriore Sull'acqua salino-ferruginosa di
Giano. Chimiche ricerche Elementi di algebra Elementi di aritmetica Elementi di
geometria Elogio funebre del professore Lorenzo Massini. Letto nelle esequie
nella chiesa dell'Universita, “I segreti dell'arte di comunicare le idee negli
elementi delle scienze esatte ed i difetti che anche attualmente vi sono
coperti dal falso manto della matematica evidenza svelati dalla filosofica
investigazione. Studi Esercizi aritmetici. In addizione alla quarta edizione
della sua aritmetica Idrologia minerale del distretto di Civita Ducale nel secondo
Abruzzo Ulteriore. Per gli studi di Sebastiano Purgotti Studi chimici di
Sebastiano Purgotti sulle sorgive minerali del distretto di Civita Ducale
presso il Velino nel secondo Abruzzo ulteriore 1859 Intorno ai fisici e ai
metafisici del chiarissimo prof. Francesco Puccinotti. Lettera al medesimo
Idrologia narnese o rapporto degli studi chimici sulle acque potabili e
minerali di Narni del dottore Sebastiano Purgotti fatti per cura dell'inclita
giunta municipale della stessa città, Articolo del ch. prof. Sebastiano
Purgotti intorno alcuni scritti inediti di Michelangelo Poggioli pubblicati per
cura del figlio avv. Giuseppe Delle acque minerali di San Galgano di Perugia.
Memorie istoriche per il conte Gio. Battista Rossi-Scotti. Seguite dai relativi
studi analitici da Sebastiano Purgotti Intorno alla nutrizione. Frammenti
tratti dalla chimica animale Sulle sorgenti acidule-ferro-manganesiache di
Monte Castello Vibio. Studi chimici di Sebastiano ed Enrico Purgotti, seguiti
da una relazione intorno alle loro virtù medicamentose di Antonio Melloni
Intorno all'articolo dei corpi organici naturali inserito nell'Apologenico. Osservazioni
di Sebastiano Purgotti Intorno alle opinioni dello Schoenbein relative alle
azioni catalitiche Le forze. Allocuzione per l'inaugurazione degli studi nella
Libera Universita di Perugia nell'anno scolastico Intorno agli esami liceali.
Vaganti idee Delucidazioni intorno alla sua allocuzione "Le forze"
Euclide e la logica naturale. Riflessioni Compendio di nozioni farmaceutiche
Compendio di nozioni farmaceutiche, ossia Raccolta di cognizioni
teorico-pratiche per ben preparare, conservare ed apprestare i farmaci, le
quali sono utili al medico, e indispensabili al farmacista, di Sebastiano
Purgotti. A queste fa seguito un trattatello sull'arte di ben scrivere le
ricette si nel latino idioma usando pesi antichi, che nell'idioma italiano
usando i pesi metrici moderni Intorno ai saggi idrotimetrici delle acque
potabili. Nota di Sebastiano Purgotti; Sull'esame critico della sua prolusione.
Le forze. Osservazioni di Sebastiano Purgotti Sulla necessità di escludere lo
studio della geometria dai pubblici ginnasi e l'Euclide dai licei. Nota Intorno
alle odierne difese degli antichi errori nell'insegnamento delle matematiche.
Cicaloate polemiche di Sebastiano Purgotti Lettera di SPurgotti al chiarissimo
Prof. J. W. Wilson intorno a quistioni relative a questa scienza Rilievi di
Sebastiano Purgotti intorno ad alcune critiche osservazioni sull'ultimo
opuscolo risguardante la combustione Cenni di Sebastiano Purgotti intorno alla
conformità delle sue opinioni con la lettera scritta al rettore dell'universita
di Lilla per ordine di Pio IX Riflessioni di Sebastiano Purgotti intorno al
discorso Cosa e la fisiologia. Prolusione del prof. Alessandro Herzen letta
nell'Istituto superiore di Firenze Uno scherzo scientifico. Dato da Sebastiano
Purgotti F. Magni, S. da Campagnola e L.
Severi, Sebastiano Purgotti e i suoi tempi Cagli, A. Tarducci, Dizionarietto
biografico cagliese. Cenni storici su 360 cittadini cagliesi, Cagli, Enrico
Purgotti Sebastiano Purgotti, in
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
QUARTA (Leverano). Filosofo. Essential Italian
philosopher. Filosofo dell'utopia fu uno dei maggiori studiosi di Moro, sul
quale scrisse “Una re-interpretazione dell'utopia.” Docente a Salento, fu uno
studioso di Platone sul quale scrisse L'utopia platonica: Il progetto politico
di un grande filosofo. Fu tra i fondatori del Centro interdipartimentale di
ricerca sull'utopia Opere Tommaso
MoroUna reinterpretazione dell'utopia,
Edizioni Dedalo, Thomas More, ECP L'utopia platonicaIl progetto politico di
un grande filosofo, Edizioni Dedalo, Globalizzazione,
giustizia, solidarietà, Edizioni Dedalo,
Una nuova etica per l'ambiente, Edizioni Dedalo, “ Homo utopicusLa dimensione
storico-antropologica dell'"utopia.” Edizioni Dedalo, Lutto nell’Università del Salento: scomparso Quarta,
in TR News. Lutto per la cultura, è morto Quarta, filosofo dell'utopia. Centro
interdipartimentale di ricerca sull'utopia, su unisalento. Grice: “Strictly,
utopia is no-where, or erehwon if you must!” Luigi Speranza, “As in Lennon,
“He’s a real nowhere man!” --. Gilbert and Sullivan, “Utopia, Ltd.”
QUATTROMANI. (Cosenza). Filosofo. Essential Italian philosopher.
Nacque da Bartolo ed Elisabetta d'Aquino, lontana
parente diTelesio. Cresciuto in un ambiente strettamente collegato alla cultura
e alla nobiltà cosentina, viene educato alle idee religiose valdesiane del suo
maestro Fascitelli. Come si desume dal suo epistolario, si trasferisce a
Roma. Qui frequenta la Biblioteca Apostolica Vaticana e ha modo di intessere
relazioni con diversi esponenti del panorama intellettuale e culturale romano.
I suoi primi studi riguardarono il Canzoniere di Petrarca, con particolare
riferimento alle sue fonti. Dopo un breve soggiorno a Napoli, torna a
Cosenza. Da qui scrive a Berardino Rota, per suggerirgli alcune correzioni alla
seconda edizione accresciuta delle sue Rime. Effettua una serie di spostamenti
tra la sua città natale e Roma. Il periodo è contrassegnato da alcune sue
epistole, a carattere storico-letterario, con corrispondenti, quali Ardoino,
Ferrari e Aragona. Risiede a Napoli. Rientrato a Cosenza scrive a Cavalcanti,
che sarà con lui consulente della Congregazione dell'Indice, e assume la direzione della Accademia
cosentina, cui Quattromani diede nuovo impulso, sia dal punto di vista
squisitamente letterario, sia incentivando l'attenzione per gli studi
filosofici. A Napoli pubblica La philosophia di Telesio, che dedica a Carafa
e le rime dedicate a Bernaudo. Rimonta, invece, la sua traduzione de Le
historie del Cantalicio, nelle quali il nome è celato dietro lo pseudonimo di
«Incognito Academico Cosentino». Il suo ultimo periodo di vita lo
trascorre a Cosenza, dove muore. Opere: Manoscritti Città del Vaticano, B.A.V.,
Reg. Lat. cart., misc., sec. XVI ex.-XVII, cc. 423, mm. 185x130. Contiene i
seguenti scritti di Sertorio Quattromani: Sonetto di Ms. della Casa
esposto dal Sr. Sertorio Quattromani Achademico Cosentino cc. 9r-12v, Oratione
di Marco Catone tradotta dal medesimo S.rio Q.ni cc. 236v-237v, Giuditio di S.
Q. sopra alcune stanze di Torquato Tasso Città del Vaticano, B.A.V., Reg. Lat. Contiene
i seguenti scritti di Sertorio Quattromani, Commento a tre sonetti del Casa cc. 22v-23v,
Lettera ad Annibal Caro cc. 23v-24r, Lettera a Francesco Mauro c. 24r, Lettera
al S. Principe della Scalea, Lettera a
G.B. Ardoino cc. 28v-29r, Lettera a Vincenzo Bombino c. 29r-v, Lettera a F.A.
d'Amico c. 30r-v, Lettera a Fabrizio Marotta, Oratione di Marco Catone, Lettera
a Gio. Maria Bernaudo, Lettera a G.V.
Egidio cc. 52r-54r, Lettera a Vincenzo Bilotta cc. 140r-144v, Parallelo tra il
Petrarca et il Casa del Q.ni cc. 147r-157v, Delle metafore cc. 220r-223r,
Parallelo tra il Petrarca et il Casa Poetica di Orazio tradotta da Quattromani
(in prosa), Sentimento del Q.ni della Poet.ca d'Orat. La Poetica d'Orat.o
volgarizzata da Sartorio Q.ni (in versi) cc. 320r-324r, Oratione di Marco
Catone, A Torquato Tasso Il Monta.no Acc.co Cose.no cc. 332r-344v, Delle
metafore cc. 426v-427r, Lettera ad Horatio Pellegrino cc. 427r-428r, Lettera a
Teseo Sambiase Lettera alla Duchessa, Lettera
a Teseo Sambiase, Lettera a Teseo Sambiase cc. 431v-433r, Lettera a Teseo
Sambiase cc. 433v-434v, Lettera a Teseo Sambiase Città del Vaticano, B.A.V.,
Reg. Lat. , parte I, misc., sec. XVI, diversi formati. Contiene: c. 231r,
Autografo della Lettera al Cardinale Guglielmo Sirleto, Cosenza, Biblioteca
Civica, ms. 7, cart., sec. XVII ex.-XVIII in., cc. 3r-76v, mm. 265x190; ex
libris: “Bibliothecae Marchionis D. Matthaei de Sarno”: Contiene: Istoria
della Città di Cosenza | Di Sertorio Quattromani (ora in prima edizione
moderna, Michele Orlando, tesi di dottorato di ricerca in Italianistica, Bari. Cosenza,
Biblioteca privata della Famiglia De Bonis, Contiene: Copia | delle | Lettere
Originali | Del Sigr. Sertorio Quattromani | dirette Al Sig.r Giovanni Maria
Bernaudo | da una raccolta | (cucite in fascicolo) | Favoritami dal Sigr.
Frascritto Bombini | Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Fondo Palatino
cart., sec. XVI ex., cc. 71, mm. 205x150; ex libris: “Vincentii Mariae Karaphae”:
Contiene: Luoghi difficili del Bembo Napoli, Biblioteca Nazionale, XIII E
50, cart., misc., diversi formati. Manuscripta autographaSummontis et aliorum
aetate eius clariorum431: Contiene: c. 29r, Autografo della Lettera a S.
Reski, Roma, Biblioteca Angelica, GG 3 35/2, cart., sec. XVI, cc. 25; rilegato
con Gab. Barrii Francicani De Antiquitate et situ Calabriae libri quinque,
Romae, Apud Iosephum de Angelis, 1571: Contiene: cc. 1r-24r, Annotationes
D.ni Sertorii Quattrimani in Barrium Stampe LA | PHILOSOPHIA | DI BERARDINO |
TELESIO | Ristretta in | brevità, |Et scritta in lingua Toscana dal | Montano
Academico | Cosentino. | Alla Eccellenza del Sig. Duca | di Nocera. | Con
Licenza de' Superiori. Marchio ed. | In Napoli | Appresso Gioseppe Cacchi. AL
ILUSTRE | S. Gioan Maria Bernaudo, in a a LE RIME | Del Sig. Gio. Batt. Ardoino
| Academico Cosentino | In morte della Signora Isabella | Quattromani sua
moglie | Con Licenza de' Superiori. | Marchio ed. | in Napoli | Appresso
Gioseppe Cacchi. LE HISTORIE | DE MONSIG. | GIO. BATTISTA | CANTALICIO |
VESCOVO DI CIVITA DI PENNA, ET D'ATRI | DELLE GVERRE FATTE IN ITAlia da Consaluo
Ferrando di Aylar, di Cordoua, detto il gran Capitano TRADOTTE IN LINGUA
TOSCANA dall'Incognito Academico Cosentino: | A RICHIESTA DI GIO. MARIA
BERNAVDO. | IN COSENZA. | Per Luigi Castellano. 1595 LE HISTORIE | DE MONSIGNOR
| GIO. BATTISTA CANTALICIO, VESCOVO DI | Ciuita di Penna et d'Atri. | DELLE
GUERRE FATTE IN ITALIA DA CONSALUO FERRANDO DE AYLAR, DI COR- | DOUA, DETTO IL
GRAN CAPITANO | TRADOTTE IN LINGUA TOSCA- | na dall'Incognito Academico
Cosentino. | A richiesta di Gio. Maria Bernaudo. Nuouamente corretta, et
ristampata, | IN COSENZA | Per Leonardo Angrisano, e Luigi Castellano, ad
istanza di Enrico Bacco, libraro in Napoli. 1597 (postumo) LE HISTORIE | DI
MONSIG. | GIO. BATTISTA | CANTALICIO, VESCOVO D'ATRI, ET CIVITA DI PENNA, DELLE GUERRE FATTE IN ITALIA DA CONSALVO |
Ferrando di Aylar, di Cordoua, detto il gran Capitano, | Tradotte in lingua
Toscana dal Signor Sertorio Quattromani, detto l'Incognito Academico Cosentino.
| A RICHIESTA DEL SIG. GIO. MARIA BERNAUDO. | IN NAPOLI, Apresso Gio Giacomo
Carlino. 1607. | Ad istanza di Henrico Bacco, alla Libraria dell'Alicorno RIME
| DI MONS. GIO. DELLA CASA. Fregio In Napoli, Appresso Lazaro Scoriggio.LETTERE
| DI SERTORIO | QUATTROMANI | DIVISE IN DUE LIBRI. Et la tradottione del Quarto
dell'Eneide di Virgilio | del medesimo Auttore. | All'Illustrissimo, &
Eccellentissimo Signor | MARCHESE DELLA VALLE, & c. | Stemma | In Napoli,
Per Lazzaro Scoriggio. 1624 Il IV libro di Vergilio in verso Toscano. |
Trattato della Metafora. | Parafrasi Toscana della Poetica di Orazio. Traduzione
della medesima Poetica in verso | Toscano. Alcune annotazioni sopra di essa. |
Alcune poesie Toscane, e Latine Fregio In Napol Nella Stamperia di Felice Mosca
| Con Licenza de' Superiori.Gabrielis Barrii Francicani: De Antiquitate et situ
Calabriae libri quinque, nunc primum ex authographo restitutos ac per capita
distributi. Prolegomena, Additiones, et Notae. Quibus accesserunt
animadversiones Sertorii Quattrimani patricii consentini, Romae, ex Typographia
S. Michaelis ad Ripam Sumptibus Hieronymi Mainardi Superiorum permissu. Scritti
vari, editi per la prima volta in Napoli nel MDCCXIV da Matteo Egizio ed ora
riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da Luigi Stocchi,
Castrovillari, Dalla Tipografia del Calabrese, A questo proposito, in
un'articolata lettera inviata, da Roma a Cosenza, Quattromani illustrò a Marcello Ferrao le
ragioni per cui l'opera del Petrarca meritava la sua attenzione, e la ricerca
che stava compiendo sui poeti provenzali, riferendo che di ciò aveva già
parlato con Paolo Manuzio. Edizione
veneziana di Giolito de' Ferrari Stessa
cosa si verificherà per la seconda edizione del 1597, mentre soltanto postumo,
nell'edizione napoletana del 1607, comparirà il nome di Quattromani quale
traduttore. Luigi Accattatis, Le
biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza Andreotti D., Storia
dei cosentini (Napoli S. Di Bella, Cosenza Biografia degli uomini illustri del
Regno di Napoli, redatta da G. Terracina, Napoli, Nicola Gervasi, A. Borrelli,
“Scienza” e “scienza della letteratura” in S. Quattromani, in Bernardino Telesio
e la cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli L. Borsetto, La “Poetica
d'Horatio” tradotta. Contributo alla studio della ricezione oraziana tra
Rinascimento e Barocco, in Orazio e la letteratura italiana, Roma Eadem,
Quattromani Sertorio, in Enciclopedia oraziana, Eadem, “Pulzelle” e “Femine di
mondo”. L'epistolario postumo di S. Quattromani, in Alla lettera. Teorie e
pratiche epistolari dai Greci al Novecento, A. Chemello, Milano Capacius I.C.,
Illustrium mulierum et illustrium litteris virorum Elogia, Neapoli, I.I. Carlinus
& C. Vitale, Chioccarello B., De illustribus scriptoribus Regni NeapolitaniCornacchioli
T., Nobili, borghesi e intellettuali nella Cosenza del Quattrocento, Cosenza Cozzetto
F., Aspetti della vita e inventano della biblioteca di S. Quattromani
attraverso un documento cosentino del Seicento, in «Periferia», Crupi P.,
Storia della letteratura calabrese. Autori e Testi, II, Cosenza De Franco L., Filosofia e scienza in Calabria
nei secoli XV e XVII, Cosenza, De Franco
L., La biblioteca di un letterato del tardo Rinascimento: S. Quattromani, in
«Annali dell'Istituto Universitario Orientale», De Frede C., I libri di un
letterato calabrese del Cinquecento (S. Quattromani, Napoli De Frede C., Un
letterato del tardo Cinquecento e i suoi libri (S. Quattromani,-in «Atti
dell'Accademia Pontaniana», Debenedetti S., Gli studi provenzali in Italia nel
Cinquecento, Torino Matteo Egizio, Di
Sertorio Quattromani Gentiluomo, & Accademico Cosentino, Napoli (rist. in
S. Quattromani, Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli da Matteo
Egizio ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da
Luigi Stocchi, Dalla Tipografia del Calabrese, Castrovillari Filice E.E.,
Sertorio Quattromani. Accademico cosentino, Cosenza Fratta A., Il “Ristretto” di S. Quattromani
nell'ambito delle traduzioni scientifico-filosofiche del secondo Cinquecento,
in Bernardino Telesio e la cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli Gorni
G., Un commento inedito alle “Rime” del Bembo da attribuire a S. Quattromani,
in «Schifanoia. Notizie dell'Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara», Lattari
F., Nuove notizie su S. Quattromani, in Stocchi, Lombardi A., Discorsi
accademici, Cosenza Lupi W. F., Telesio, Della Casa e Quattromani, in «Quaderni
del ‘Rendano'», I S. Quattromani interprete di Tasso, in Torquato Tasso
quattrocento anni dopo, A. Daniele e F.W. Lupi, Soveria Mannelli Mango F., Gli amori del Quattromani, in Note letterarie,
Palermo Meliadò R., Sertorio Quattromani, Reggio CalabriaMoscati R.,
Quattromani, Sertorio, in «Enciclopedia Italiana», Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Roma Napolillo V., La poetessa
Lucrezia della Valle e il disegno culturale di S. Quattromani, in «Calabria
Letteraria»,Fabrizio della Valle nelle lettere e nel profilo storico del
Quattromani, in «Calabria Letteraria», Aulo Giano Parrasio e l'Accademia
Cosentina, in «Atti dell'Accademia Cosentina», Protetty A., La critica e le lettere di S.
Quattromani, Catanzaro Quattromani S., Scritti, F. Walter Lupi, Rende Spiriti
S., Memorie degli scrittori cosentini, Muzi, Napoli (ora in rist. anast.,
Bologna Tancredi G., Sertorio Quattromani (umanista e critico). Appunti per una
monografia, Siracusa Toppi N., Biblioteca napoletana et apparato a gli huomini
illustri in lettere di Napoli e del Regno [...], Napoli Troilo E., Sertorio
Quattromani, introduzione a Montano Accademico Cosentino (S. Quattromani), La
filosofia di B. Telesio, Bari Zangari D., Di un manoscritto inedito di S.
Quattromani e delle sue relazioni col Tasso, in «La Cultura Calabrese», Zavarrone A., Bibliotheca calabra, Neapoli, J.
de Simone (rist. anast., Bologna Accademia Cosentina. Sertorio Quattromani, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sertorio Quattromani, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited
srl. Una incisione su tropeamagazine.
QUINTO.
(Pieve di Cadore). Filosofo. Essential
Italian philosopher. Diplomatosi al liceo di Conegliano,
si iscrisse a Milano, dove conseguì la laurea e il dottorato di ricerca in Filosofia, avendo
in entrambi i casi come relatore Pupi. Proseguì la sua formazione con soggiorni
di studio a Monaco di iera e Copenaghen (Institut du Moyen Âge Grec et Latin) e
presso l'Università Cattolica di Lovanio e l'Università Cattolica di
Louvain-la-Neuve. Vinto il concorso ordinario come insegnante di Italiano,
Storia ed Educazione civica, Geografia nella scuola media inferiore, dal 1995
al 1998 fu preside della Scuola Italiana di Winterthur (Svizzera). Nel 1998
prese servizio come ricercatore di Storia della Filosofia presso la Facoltà di
Scienze della Formazione dell'Padova, dove nel 2006 diventò professore
associato nel medesimo ambito. Interruppe l'insegnamento universitario nel per motivi di salute. Fu membro del Centro
Interdipartimentale per Ricerche di Filosofia Medievale “Carlo Giacon”
dell'Padova, ora CIRFIM, che diresse, e del consiglio di presidenza (Vorstand)
dell'Internationale Gesellschaft für Theologische Mediävistik (IGTM), per la
quale svolse i compiti di Publications Manager. Direttore responsabile di
Medioevo. Rivista di Storia della Filosofia medievale (Padova) e co-editor di
Medieval Sermon Studies (Leeds), Quinto fece inoltre parte del comitato di
redazione di Archa Verbi. Yearbook for the Study of Medieval Theology e della
collana “Sermo”. Studies on Patristic, Medieval, and Reformation Sermons and
Preaching (Turnhout). L'ambito principale delle ricerche di Quinto,
contrassegnate dall'adozione di un rigoroso metodo filologico, è costituito
dalla letteratura teologica latina protoscolastica (tardo XII secoloprimo XIII
secolo) e specialmente dall'opera teologica di Stefano Langton. Quinto inoltre
studiò la storia del concetto di “scolastica”, dalle origini sino al XVIII
secolo. Opere principali «“Timor” e “timiditas”. Note di lessicografia
tomista», Rivista di Filosofia neo-scolastica «Latino patristico e latino scolastico. Dalla
comprensione della lingua all'interpretazione del pensiero», Rivista di
Filosofia Neo-Scolastica «Un testo
inedito di Stefano Langton sui quattro sensi della Scrittura (ms. Venezia,
Archivio di S. Maria della Fava, 43)», in Contributi al corso di storia della
filosofia, Milano: Pubblicazioni dell'I.S.U.Università Cattolica, «Stefano
Langton e i quattro sensi della Scrittura», Medioevo, Formulazioni scolastiche
della tradizione nell'opera di Stefano Langton dissertazione per l'ottenimento
del titolo di dottore della ricerca in filosofia, discussa presso il Ministero
della Ricerca Scientifica e Tecnologica (Roma, «Il “timor reverentialis” nella lingua della
scolastica», Archivum Latinitatis Medii Aevi «Die “Quaestiones” des Stephan Langton über
die Gottesfurcht (Eingeleitet und herausgegeben von R.Q.)», Cahiers de
l'Institut du Moyen Âge Grec et Latin «Un Data-Base per le Quaestiones medievali: Il
catalogo delle “Quaestiones theologiae” di Stefano Langton», Studi medievali, “Doctor Nominatissimus”. Langton e la tradizione delle sue opere,
Münster: Aschendorff, 1994 (Beiträge zur Geschichte der Philosophie und der
Theologie des Mittelalters. Neue Folge, 39) «Per la storia del trattato
tomistico “de passionibus animi”. Il “timor” nella letteratura teologica fra il
1200 e il 1230ca», in E. ManningThomistica, Leuven: Peeters, «The Influence of Stephen Langton on the Idea
of the Preacher in Humbert of Romans “De eruditione praedicatorum” and Hugh of
St.-Cher's “Postille” on the Scriptures», in K. Emery, Jr.J. WawrikowChrist
among the Medieval Dominicans: Representations of Christ in the Texts and
Images of the Order of the Preachers, Notre Dame [Ind.]: The University of
Notre Dame Press, «Hugh of St.-Cher's
Use of Stephen Langton», in S. EbbesenR. L. FriedmanMedieval Analyses in
Language and Cognition. Acts of the Symposium ‘The Copenhagen School of
Medieval Philosophy, Copenhagen: The Royal Danish Academy of Sciences and
Letters, 1999 (Historisk-filosofiske Meddelelser), «Le “scholae” del medioevo
come comunità di sapienti», Studi Medievali, I “Scholastica”. Storia di un concetto,
Padova: Il Poligrafo (Subsidia Mediaevalia Patavina, 2) «“Lectio, disputatio,
praedicatio”: la triade dell'esercizio scolastico secondo Aquino», Bollettino
della Società Filosofica Italiana «Le
Commentaire des Sentences d'Hugues de St.-Cher et la littérature théologique de
son temps», in L.-J. Bataillon OPG. DahanP.-M. Gy OP (éd.), Hugues de
Saint-Cher bibliste et théologien, Turnhout: Brepols, «Stephen Langton:
Theology and Literature of the Pastoral Care», in B.-M. Tock (éd.), “In
principio erat uerbum”. Mélanges offerts en hommage à Paul Tombeur par des
anciens étudiants à l'occasion de son émeritat, Turnhout: F.I.d.E.M.Brepols,(Textes
et Etudes du Moyen-Age, «La teologia dei maestri secolari di Parigi e la
primitiva scuola domenicana», in G. BertuzziL'origine dell'Ordine dei
Predicatori e l'Bologna, Bologna: Edizioni Studio Domenicano (Philosophia, 32)
= Divus Thomas 4Manoscritti medievali nella Biblioteca dei Redentoristi di
Venezia (S. Maria della Consolazione, detta “Della Fava”). Catalogo dei
manoscritti. Catalogo dei sermoniIdentificazione dei codici dell'antica
biblioteca del convento domenicano dei SS. Giovanni e Paolo di Venezia, con una
prefazione di L.-J. Bataillon, Padova: Il Poligrafo, 2006 (Subsidia Mediaevalia
Patavina, 9) «Teologia dei maestri secolari e predicazione mendicante: Pietro
Cantore e la “Miscellanea del codice del tesoro”», Il Santo. Rivista
francescana di Storia Dottrina Arte «Peter the Chanter and the “Miscellanea del
Codice del Tesoro” (Etymology as a Way for Constructing a Sermon)», in R.
AnderssonConstructing the Medieval Sermon, Turnhout: Brepols, (Sermo, «Dalla discussione in aula alla “Summa
quaestionum theologiae” di Stefano Langton: Testi sul timore di Dio dal ms.
Paris, BnF, lat. 14526 ed Erlangen, Universitätsbibliothek-Hauptbibliothek,
260», Rivista di Storia della Filosofia «“Teologia allegorica” e “teologia scolastica”
in alcuni commenti all'“Historia scholastica” di Pietro Comestore», Archa Verbi.
Yearbook for the Study of Medieval Theology L.-J. Bataillon †N. BériouG. DahanR. Quinto
(éd.), Étienne Langton, prédicateur, bibliste, théologien. Actes du Colloque
International, Paris, Turnhout: Brepols,
(Bibliothèque d'Histoire Culturelle du Moyen Age, 9) Stephen Langton,
Quaestiones Theologiae, Liber I, ed. by R. QuintoM. Bieniak, Oxford: Oxford
University Press, (Auctores Britannici
Medii Aevi) Giovanni Catapano, «In
memoriam Riccardo Quinto», Bulletin de Philosophie médiévale Massimiliano d'Alessandro,
report of «Breves dies hominis. Giornata internazionale di studio in memoria Padova, 4 novembre », Archa VerbiDonato Gallo,
report of «Breves dies hominis. Giornata internazionale di studio in memoria di
Riccardo Quinto, Padova, 4 novembre », Quaderni per la Storia dell'Padova Gregorio
Piaia, «Riccardo Quinto: in memoriam», Medioevo. Rivista di storia della filosofia
medievale Caterina Tarlazzi, report of «Breves dies hominis. Giornata
internazionale di studio in memoria Padova, 4 novembre », Bulletin de Philosophie
médiévale Scolastica (filosofia) Stephen Langton scientifica e Curriculum Vitae di Riccardo
Quinto, su academia.edu. Giovanni Catapano, Catalogo del Fondo archivistico “Riccardo
Quinto.”
RAIMONDI (Napoli), filosofo.
Figlio del cremonese Alessandro. Viaggiò molto in Oriente acquisendo
un'approfondita conoscenza dell'arabo, dell'armeno, del siriaco e dell'ebraico.
Nominato professore di matematica al Collegio della Sapienza di Roma, contribuì alla rinascita del platonismo contro
l'aristotelismo, che dominava la vita intellettuale dell'epoca. Tradusse
in latino diversi trattati di matematica: i Data di Euclide (dal greco), Le
coniche di Apollonio di Perga (da una versione araba). Fu autore di molti
commentari, specialmente su alcuni libri della Synagoge, nota anche come
Collectiones mathematicae, di Pappo di Alessandria e sui trattati di Archimede.
Fu membro dell'accademia fondata da Cinzio Passeri Aldobrandini, nipote di papa
Clemente VIII da parte della sorella, Giulia Aldobrandini. Raimondi è
celebre soprattutto per essere stato il primo direttore scientifico della
«Stamperia orientale medicea» (o Typographia Medicea linguarum externarum),
fondata a Roma dal cardinale Ferdinando de' Medici. L'attività principale
svolta dalla Stamperia fu, con l'appoggio di Papa Gregorio XIII, la
pubblicazione di libri nelle diverse lingue orientali per favorire la
diffusione delle missioni cattoliche in Oriente. Raimondi formò un gruppo di
ricerca costituito da Giovanni Battista Vecchietti, inviato pontificio ad Alessandria d'Egitto e
in Persia, dal fratello Gerolamo, da Paulo Orsino di Costantinopoli, neofita
ebreo convertito, e dal frate domenicano Tommaso da Terracina. In un periodo in
cui la Santa Sede intratteneva buone relazioni diplomatiche con la dinastia
Safavide, al potere in Persia essi
riuscirono a recuperare diversi manoscritti della Bibbia in lingue orientali.
Furono portati a Roma più di una ventina di testi biblici ebraici e
giudeo-persiani, tra cui i libri del Pentateuco, tra i pochi sopravvissuti ai
giorni nostri. La tipografia fu trasferita a Firenze, in conseguenza
dell'elezione di Ferdinando a Granduca di Toscana. Ffu avviata la stampa delle
opere. Furono pubblicate dapprima una Grammatica ebraica e una Grammatica
caldea. Seguirono: due edizioni bilingui (arabo-latino) dei Vangeli, di cui
furono tirate tremila copie; un compendio del Libro di Ruggero di al-Idrisi; Il canone della medicina di Avicenna. Ill
Granduca vendette la Stamperia a Raimondi, il quale a sua volta la cedette al
figlio di Ferdinando, Cosimo II, salito al trono. La Stamperia chiuse poiché la
realizzazione di volumi nelle lingue orientali non si era rivelata
economicamente conveniente. Uno degli ultimi libri pubblicati fu una grammatica
araba intitolata Liber Tasriphi, specificamente dedicata alle coniugazioni
dei verbi. Il grande progetto di Raimondi, che egli peraltro non riuscì a
realizzare, fu quello di pubblicare una Bibbia poliglotta comprendente le sei
lingue principali del cristianesimo orientale: siriaco, armeno, copto, ge'ez,
arabo e persiano. Oggi i manoscritti appartenuti alla Stamperia orientale
medicea sono disseminati in diverse istituzioni: la Biblioteca Medicea
Laurenziana di Firenze, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Biblioteca
apostolica vaticana, la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli,
la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia e la Biblioteca nazionale di
Francia a Parigi. Note Giovanni Battista Vecchietti, su iliesi.cnr.
26710/. L'editoria del Principe, ovvero la stampa ufficiale delle
istituzioni laiche e religiose, su docplayer. 4 dicembre . Per la dedicazione al re Ruggero II di
Sicilia. Tipografia Medicea Orientale,
su thesaurus.cerl.org. Persian
manuscripts, su iranicaonline.org. 26/10/.
A. M. Piemontese, La «Grammatica persiana» di G. B. Raimondi, in Rivista
degli studi orientali, K. El Bibas, La
Stamperia medicea orientale, in , Un Maestro insolito, Scritti per Franco
Cardini, Firenze, Vallecchi, Mario
Casari, Giambattista Raimondi, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
ʻAbd-al-Wahhāb Ibn-Ibrāhīm az- Zanǧānī, Liber Tasriphi compositio est
Senis Alemami: Traditur in eo compendiosa notitia coniugationum verbi Arabici, Romae,
Medicae, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, manoscritti persiani di Giovan
Battista Raimondi.
RAIO.
(Napoli). Filosofo. filosofo. professore
di filosofia teoretica presso l'Università degli Studi di Napoli
"L'Orientale". Si è occupato in particolare dell'ermeneutica e della
filosofia diCassirer di cui ha tradotto diverse opere in italiano. Raio fa parte del comitato di redazione della
rivista «Studi Filosofici» e ha fondato la rivista internazionale «Cassirer
Studies», entrambe pubblicate dalla casa editrice Bibliopolis. Inoltre è
codirettore della collana di studi «Bachelardiana» edita da Il melangolo. Ha scritto le introduzioni «Antinomia e
allegoria» e «Il carattere di chiave», contenute nel volume «Tutti i romanzi e
i racconti» di Franz Kafka edito da Newton Compton, per il quale ha anche
tradotto la maggior parte dei racconti.
Opere: “Ermeneutica e teoria del simbolo” (Napoli, Liguori Editore); “Lezioni
su Kant di Felice Tocco: Studio ed edizione” (Napoli, Liguori Editore); “Introduzione
a Cassirer” (Roma-Bari, Laterza); “Simbolismo tedesco. Kant Cassirer Szondi,
Napoli, Bibliopolis, Ernst Cassirer, Conoscenza, concetto, cultura” (Firenze,
La Nuova Italia); Ernst Cassirer, Rousseau, Kant, Goethe” (Roma, Donzelli Editore)
“Ernst Cassirer, Metafisica delle forme simboliche” (Milano, Sansoni, L'io, il
tu e l'Es. Saggio sulla "Metafisica delle forme simboliche" di Ernst
Cassirer, Macerata, Quodlibet, Rivista "Studi filosofici". Cassirer Studies-Editor: Giulio Raio. Pagina docente presso l'Università degli
Studi di Napoli "L'Orientale", su docenti.unior.
RAULICA (Palermo). ssential Italian
philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura, and
there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.” Ventura dei baroni di Raulica (Palermo), filosofo.
Noto per il suo sostegno alla causa
della Rivoluzione siciliana. Figlio di Paolo Ventura, barone di Raulica,
avvocato e consigliere della Suprema Corte di Giustizia del Regno di Sicilia e
di Caterina Platinelli, Gioacchino Ventura fu avviato agli studi presso il
Collegio Massimo dei Gesuiti di Palermo, sua città natale. Dopo l'iniziale
adesione alla Compagnia di Gesù nel 1808, quando l'organizzazione gesuita fu
soppressa in Sicilia nel 1817, Ventura aderì ai teatini. Ordinato sacerdote, si
distinse come apologeta, scrittore e predicatore, soprattutto grazie alla sua
"Orazione funebre di Pio VII. La sua carriera da filosofo iniziò come
esponente della corrente controrivoluzionaria resa nota da autori come Félicité
de Lamennais, Joseph de Maistre e Louis de Bonald. Monumento memoriale a Gioacchino Ventura,
Basilica di Sant'Andrea della Valle, Roma. Da Papa Leone XII fu nominato
docente di diritto canonico all'Università "La Sapienza", e nel 1830
fu eletto Superiore Generale dei Teatini. Dopo questo incarico, Ventura
intraprese l'attività di predicatore a Roma. La sua eloquenza, sebbene a volte
esagerata e prolissa, era veemente e diretta ed ottenne grande fama. A Parigi,
nonostante una conoscenza non perfetta della lingua francese, Ventura riuscì
quasi a rivaleggiare con il celebre predicatore domenicano Jean-Baptiste Henri
Lacordaire. Con l'elezione di Papa Pio
IX al soglio pontificio, Gioacchino Ventura acquisì un ruolo politicamente
prominente. Nel 1848, anno dei grandi moti europei, egli sostenne la
legittimità storica e giuridica della rivoluzione siciliana, auspicando la
rifondazione del Regno di Sicilia indipendente all'interno di una
confederazione italiana di Stati sovrani, e viene nominato ministro
plenipotenziario e rappresentante del governo siciliano a Roma. Nel frattempo la sua posizione a Roma divenne
delicata per via della proclamazione della Repubblica Romana (1849) e
dell'esilio di Pio IX. Ventura rifiutò l'offerta di un seggio all'Assemblea
Costituente, maoltre ad invocare la separazione tra potere temporale e
spiritualericonobbe la Repubblica Romana a nome del governo rivoluzionario di
Palermo. Dopo la resa della Repubblica, si trasferì in Francia, dove morì a
Versailles. Opere: La scuola de' miracoli: ovvero, Omilie sopra le principali
opere della potenza e della grazia di Gesù Cristo, figliuolo di Dio e Salvatore
del mondo Il tesoro nascosto: ovvero, Omilie sopra la passione del Nostro
Signor Gesù Cristo La Madre di Dio, madre degli uomini: ovvero, Spiegazione del
mistero della SS. Vergine a piè della croce Le bellezze della fede ne' misteri
dell' Epifania: ovvero, La felicità di credere in Gesù Cristo e di appartenere
alla vera chiesa I disegni della divina misericordia sopra le Americhe:
panegirico in onore del beato Martino de Porres, terziario professo dell'ordine
de' predicatori Il potere politico
cristiano: discorsi pronunciati lnella cappella imperiale delle Tuileries
Saggio sul potere pubblico, o Esposizione delle leggi naturali dell'ordine
sociale Dello spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare La
ragione filosofica e la ragione cattolica: ragionamenti predicati a Parigi
nell'anno. La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il
semi-razionalismo svelato Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento della
certezza Della vera e della falsa filosofia Nuove omelie sulle donne del
Vangelo Corso di filosofia cristiana: ossia, Restaurazione cristiana della
filosofia Sopra una Camera di Pari nello stato pontificio: opinione La
Questione Sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell'Italia
Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente
Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del
gabinetto di Napoli nella Questione Sicula Discorso funebre pei morti di Vienna
la religione e la libertà Raccolta di elogi funebri e lettere necrologiche Gioacchino Ventura e il pensiero politico
d'ispirazione cristiana dell'Ottocento. Atti del seminario internazionale,
Erice, E. Guccione, Firenze. Andreu F.Gioacchino Ventura: Saggio Biografico,
"Regnum Dei", Bergamaschi G., Padre Gioacchino Ventura: fra
tradizionalismo e neotomismo, Milano, Cremona Casoli G., Un illustre siciliano:
il padre Gioacchino Ventura da Raulica, in "Rassegna Storica del
Risorgimento", Cultrera P., Della vita e delle opere del Rev. P.Gioacchino
Ventura: ex generale dell'ordine dei Teatini, Palermo, 1877 Giurintano C.,
Aspetti del pensiero politico di Gioacchino Ventura nel "De jure publico
ecclesiastico" in : Studi in
memoria di Gaetano Falzone, a cura del Comitato di Palermo dell'Istituto per la
Storia del Risorgimento Italiano, Palermo, Guccione E., Cattolici e democrazia.
Ventura, Murri, Sturzo e le critiche di Gobetti, Palermo-Sao-Paulo, Ila-Palma,
Guccione E., Gioacchino Ventura alle radici della democrazia cristiana,
Palermo, Guccione E., The Concept of "Revolution" in the Thought of
Gioacchino Ventura, in Selected Papers,
Consortium on Revolutionary Europe 1750-1850, Florida State University,
Guccione E., Un omaggio clandestino di Ventura a Lamennais, in "Nuova Antologia",
luglio-settembre, Pastori P., Gioacchino Ventura da Raulica e la rivoluzione
napoletana in "Rassegna Siciliana di Storia e Cultura", Sergio
Romano, La vita e il pensiero politico di padre Gioacchino Ventura, in Revue
belge de philologie et d'histoire, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Gioacchino
Ventura, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di Gioacchino Ventura, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Gioacchino Ventura, . Gioacchino Ventura, in
Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
Biografia sul sito della Regione Siciliana. Martinucci P., Padre Gioacchino
Ventura di Raulica, Istituto Storico
dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale. Paolo Martinucci, Gioacchino
Ventura di Raulica in Cristianità. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS –
Luigi Speranza, “Grice e Raulica” – The Swimming-Pool Library, Villa Spearnza,
Liguria.
REALE. (Candia Lomellina). Filosofo. “Io ho infatti la ferma convinzione che, come
Reinach afferma, Platone sia il "più grande filosofo in assoluto"
comparso sulla terra, e che il compito di chi lo vuole comprendere e fare
comprendere agli altri, pur avvicinandosi sempre di più alla Verità, non può
mai avere fine” (Platone: alla ricerca della sapienza segreta). Frequentò il
liceo di Casale Monferrato per poi formarsi a Milano, laureandosi con Olgiati.
Successivamente, perfezionerà i suoi studi a Marburgo e a Monaco di iera.
Dopo un periodo di insegnamento nei licei e conseguita la libera docenza in
Storia della filosofia antica nel 1962, vinse una cattedra presso l'Università
degli Studi di Parma, ove terrà i corsi di Filosofia morale e di Storia della
filosofia. Quindi, nel 1972, passò all'Università Cattolica di Milano, nella
quale sarà a lungo Professore di Storia della filosofia antica (fino al 2002),
istituendovi e dirigendo il Centro di ricerche di Metafisica (luogo di
formazione della maggior parte dei suoi allievi). Dal 2005 insegnò alla nuova
Facoltà di Filosofia del San Raffaele di Milano, presso la quale intendeva
fondare un nuovo centro internazionale di studi e ricerche su Platone, e sulle
radici platoniche del pensiero e della civiltà occidentale. Morì il 15
ottobre , a 83 anni, nella sua casa di Luino. Il pensiero La sua tesi di
fondo è la seguente: la filosofia greca ha creato quelle categorie e quel
peculiare modo di pensare che hanno consentito la nascita e lo sviluppo della
scienza e della tecnica dell'Occidente. I suoi interessi scientifici
spaziano lungo tutto l'arco del pensiero antico pagano e cristiano, e i suoi
contributi di maggior rilievo hanno toccato via via Aristotele, Platone,
Plotino, Socrate e Agostino. Egli ha studiato ognuno di questi autori andando,
in un certo senso, 'contro-corrente' e inaugurandone, secondo l'opinione di
Cornelia de Vogel, una lettura nuova. La rilettura che Reale ha dato di
Aristotele contesta l'interpretazione di Werner Jaeger, secondo il quale gli
scritti aristotelici seguirebbero positivisticamente un andamento
storico-genetico che partirebbe dalla teologia, passerebbe per la
metafisica, per approdare infine alla scienza; Reale ha sostenuto invece la
fondamentale unità del pensiero metafisico dello Stagirita. Ne La
Filosofia antica, mette in evidenza come il pensiero di Teofrasto si diffuse
per l'aspetto scientifico con un'ampiezza del tutto paragonabile a quella del
maestro Aristotele, rivelando però uno scarso spessore nella speculazione
filosofica. Da Stratone in poi, ciò provocò un ripiegamento della scuola
peripatetica verso l'ambito della fisica e delle scienze empiriche. Per
quel che riguarda Platone, Reale, importando in Italia gli studi della scuola
platonica di Tubinga, ha messo in crisi l'interpretazione romantica di Platone
stesso, che risale a Friedrich Schleiermacher, e ha voluto rivalutare il senso
e la portata delle cosiddette «dottrine non scritte», vale a dire gli insegnamenti
che Platone ha tenuto solo oralmente all'interno dell'Accademia e che
conosciamo dalle testimonianze dei discepoli; in questo senso, Platone
risulterebbe essere il testimone e l'interprete più geniale di quel peculiare
momento della civiltà greca che passava dalla cultura dell'oralità a quella
della scrittura. Negli studi su Plotino, ha contestato la tesi di fondo
di Eduard Zeller che vedeva nel grande neoplatonico il principale teorico del
panteismo e dell'immanentismo; al contrario, Reale ha riletto Plotino come il
campione della trascendenza metafisica dell'Uno. L'interpretazione che
Reale ha dato di Socrate, analogamente, si propone di risolvere le aporie della
cosiddetta questione socratica, entrata in un vicolo cieco dopo gli studi di Olof
Gigon, secondo cui di Socrate non possiamo sapere nulla con certezza; Reale ha
inaugurato, invece, un nuovo modo di interpretare Socrate, non solo cercando di
risolvere dall'interno le testimonianze contraddittorie degli allievi, ma
soprattutto guardando al contesto della filosofia greca prima di Socrate e dopo
Socrate: in questo modo, balzerebbe agli occhi la scoperta socratica del
concetto di psyché come essenza e nucleo pensante dell'uomo. «Socrate
diceva che il compito dell'uomo è la cura dell'anima: la psicoterapia, potremmo
dire. Che poi oggi l'anima venga interpretata in un altro senso, questo è
relativamente importante. Socrate per esempio non si pronunciava
sull'immortalità dell'anima, perché non aveva ancora gli elementi per farlo,
elementi che solo con Platone emergeranno. Ma, nonostante più di duemila anni,
ancora oggi si pensa che l'essenza dell'uomo sia la psyché. Molti, sbagliando,
ritengono che il concetto di anima sia una creazione cristiana: è
sbagliatissimo. Per certi aspetti il concetto di anima e di immortalità
dell'anima è contrario alla dottrina cristiana, che parla invece di
risurrezione dei corpi. Che poi i primi pensatori della Patristica abbiano
utilizzato categorie filosofiche greche, e che quindi l'apparato concettuale
del cristianesimo sia in parte ellenizzante, non deve far dimenticare che il
concetto di psyché è una grandiosa creazione dei greci. L'Occidente viene da
qui.» (G. Reale, Storia della filosofia antica, Milano, Vita e pensiero,
1975) Infine, per quanto riguarda Agostino, gli studi di Reale tenderebbero a
ricollocare questo autore nel contesto neoplatonico della tarda antichità e
quindi nel momento dell'impatto del Cristianesimo con la filosofia greca,
cercando di scrostarlo di tutte le successive interpretazioni dell'agostinismo
medioevale. Reale ritiene, poi, che la cifra spirituale che caratterizza
il pensiero occidentale sia costituita dalla filosofia creata dai Greci. È
stato infatti il logos greco a caratterizzare le due componenti essenziali
del pensiero occidentale e precisamente a fornire gli strumenti concettuali per
elaborare la Rivelazione cristiana, dando luogo, così, a quella peculiare
mentalità da cui sono scaturite la scienza e la tecnica. Ma se la cultura
occidentale non si capisce senza la filosofia dei Greci, questa a sua volta non
si capisce senza la metafisica come studio dell'"Unità dell'Essere".
Il lavoro che Reale svolge, studiando i grandi pensatori del passato, vuole
anche servire a un confronto fra la metafisica antica e quella moderna. La
preferenza che accorda a Platone dipende dal fatto che il filosofo ateniese è,
con la "seconda navigazione" di cui parla nel Fedone, il vero
creatore di questa problematica. Reale, studioso di fama internazionale,
si fa così portavoce di un «meditato ritorno alle radici della nostra cultura»
attraverso la riproposta dei classici, in particolare Platone. Di quest'ultimo,
Realein sintonia con la Scuola di Tubingarinnova l'interpretazione, mettendo in
luce la primaria importanza delle cosiddette «dottrine non scritte» (agrafa
dogmata) di cui riferiscono gli allievi di Platone stesso (Aristotele in
primis). Nel suo scritto Per una nuova interpretazione di Platone fa
affiorare l'immagine di un Platone diverso, un Platone orale ein certo
sensodogmatico: del resto, non è forse Platone stesso (ad esempio, nella
Lettera VII) a garantirci che la sua filosofia dev'essere ricercata altrove
rispetto agli scritti? Lo stesso corpus degli scritti platonici, giuntoci nella
sua interezza (circostanza, questa, unica nella storiografia del pensiero
greco), non presenta, invero, quell'unitarietà sistematica che ci si dovrebbe
attendere, il che, ancora una volta, depone a favore della tesi secondo cui il
vero Platone andrebbe cercato altrove, e precisamente nelle «dottrine non
scritte». Studioso anche della Metafisica di Aristotele, Reale
smaschererebbe la tesi fatta valere da Jaeger, secondo cui l'opera non
presenterebbe un'unitarietà ma sarebbe piuttosto una sorta di “zibaldone
filosofico” (e, in particolare, il libro XII risalirebbein forza del suo
spiccato interesse teologicoalla giovinezza dello Stagirita): lungi dal
risolversi in un coacervo di scritti risalenti a differenti epoche e contesti,
la Metafisica di Aristotelerileva Realeè un'opera profondamente unitaria, al
cui centro c'è la definizione di metafisica come: a) scienza delle cause e dei
principi primi, b) scienza dell'essere in quanto tale, c) scienza della
sostanza, d) scienza teologica, e) scienza della verità. Ne La saggezza
antica sostiene che «tutti i mali di cui soffre l'uomo d'oggi hanno proprio nel
nichilismo la loro radice» e che «un'energicquesti mali implicherebbe il loro
sradicamento, ossia la vittoria sul nichilismo, mediante il recupero di ideali
e valori supremi, e il superamento dell'ateismo». Ma quello che egli propone
«non è affatto un ritorno acritico a certe idee del passato, ma l'assimilazione
e la fruizione di alcuni messaggi della saggezza antica, che, se ben recepiti e
meditati, possono, se non guarire, almeno lenire i mali dell'uomo d'oggi, corrodendo
le radici da cui derivano». In una siffatta prospettiva, può acquistare
un valore eminentemente filosofico anche il pensiero di Seneca, a suo parere
ingiustamente trascurato da una lunga tradizione che non gli avrebbe
riconosciuto alcuna cittadinanza filosofica: in La filosofia di Seneca come
terapia dei mali dell'anima, Reale riprende, ancora una volta, l'idea che la
filosofia degli antichiin questo caso, quella di Senecapossa costituire un
'farmaco' per l'animo dilaniato dell'uomo moderno. Tra gli allievi di
Reale vi sono: Roberto Radice, docente dell'Università Cattolica del Sacro
Cuore, che si è dedicato al pensiero di Filone di Alessandria e dell'età
ellenistica (in particolare dello Stoicismo) e che ha tradotto opere di Platone
(Repubblica, Leggi, Lettere) di cui ha pubblicato in versione informatica il
lessico; Maurizio Migliori, dell'Macerata, interprete del pensiero platonico;
Giuseppe Girgenti, traduttore di Porfirio e del Neoplatonismo, e Vincenzo
Cicero, a cui si devono inedite traduzioni italiane di Schelling, Hegel,
Trendelenburg, Natorp, Hildebrand e Heidegger. Opere L'autografo di
Giovanni Reale Oltre al campo specifico della filosofia antica e tardo-antica,
Reale si è occupato a vario titolo anche della storia della filosofia generale:
per esempio, nella stesura del noto Manuale di filosofia per i licei edito da
Editrice La Scuola e scritto insieme a Dario Antiseri, oltre alla direzione
delle collane filosofiche «Classici della filosofia», «Testi a fronte» della
Bompiani e «I Filosofi» per Laterza. Oltre a questo, i suoi principali
scritti sono i seguenti: Il concetto di filosofia prima e l'unità della
Metafisica di Aristotele, Vita e Pensiero, Milano, Bompiani, Milano, Introduzione a Aristotele, Laterza, Bari, Storia
della filosofia antica, Vita e Pensiero,
Milano, Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi, La Scuola, Brescia, Per
una nuova interpretazione di Platone, CUSL, Milano, edizione definitiva, Vita e
Pensiero, Milano, Introduzione a Proclo, Laterza, Bari, Filosofia antica, Jaca
Book, Milano, Saggezza antica, Raffaello Cortina Editore, Milano, Eros demone
mediatore. Il gioco delle maschere nel "Simposio" di Platone,
Rizzoli, Milano, Platone. Alla ricerca della sapienza segreta, Rizzoli, Milano,
Bompiani, Milano, La nave di Teseo, Milano, . Guida alla lettura della
Metafisica di Aristotele, Laterza, Bari, Raffaello: La "Disputa", Rusconi,
Milano, Corpo, anima e salute. Il concetto di uomo da Omero a Platone, Collana
Scienza e Idee n.49, Raffaello Cortina Editore, Milano, Socrate. Alla scoperta
della sapienza umana, Rizzoli, Milano, La nave di Teseo, Milano, . Il pensiero
antico, Vita e Pensiero, Milano, La
filosofia di Seneca come terapia dei mali dell'anima, Bompiani, Milano, Radici
culturali e spirituali dell'Europa, Raffaello Cortina Editore, Milano, Storia
della filosofia greca e romana, Bompiani, Milano, Collana Il pensiero
occidentale, Bompiani, . Valori dimenticati dell'Occidente, Bompiani, Milano, L'arte di Riccardo Muti e la Musa platonica,
Bompiani, Milano, Come leggere Agostino, Bompiani, Milano, Karol Wojtyla un
pellegrino dell'assoluto, Bompiani, Milano, Autotestimonianze e rimandi dei
Dialoghi di Platone alle "Dottrine non scritte", Bompiani, Milano,
2008. Storia del pensiero filosofico e scientifico, La Scuola, Brescia, .
Salvare la scuola nell'era digitale, Brescia, La Scuola, . G. Reale-Umberto
Veronesi, Responsabilità della vita. Un confronto fra un credente e un non
credente, Milano, Bompiani, . Mi sono innamorato della filosofia, Armando
Torno, Milano, Bompiani, , Romanino e la «Sistina dei poveri» a Pisogne,
Milano, Bompiani, . Cento anni di filosofia. Da Nietzsche ai nostri giorni, La
Scuola, Brescia, Introduzione,
traduzione e commentario della Metafisica di Aristotele, su archive.org,
Bompiani, Traduzioni e commenti Reale ha tradotto in italiano e commentato
molte opere di Platone, di Aristotele e di Plotino (la sua nuova edizione delle
Enneadi è stata pubblicata nella collana
"I Meridiani" della Arnoldo Mondadori Editore). Ha pubblicato
per Bompiani il poderoso volume I presocratici, da lui presentato come la
«prima traduzione integrale» della versione tedesca del Die Fragmente der
Vorsokratiker di Hermann Diels e Walther Kranz. Nonostante in Italia ne fosse
già uscita nel una traduzione di Gabriele Giannantoni edita da Laterza, Reale
ha sostenuto la presenza di lacune e manomissioni nella traduzione del
Giannantoni, lacune e manomissioni che sarebbero dovute, a parere di Reale,
all'ossequio all'ideologia e all'«egemonia culturale marxista», secondo cui in
quel periodo gli intellettuali di area comunista avrebbero dominato la scena in
campo editoriale. Luciano Canfora, in risposta alle accuse di Reale, ne ha
sostenuto la natura «pubblicitaria» e l'«inconsistenza» del ragionamento. Nella
polemica sono intervenuti anche altri due studiosi: il primo è Mario Vegetti,
il quale ha sostenuto che, se influenza c'è stata nell'edizione di Giannantoni,
essa è stata di matrice idealistica, hegeliana e crociana e non marxista; il
secondo studioso è Roberto Radice, il quale ha invece sostenuto che qualsiasi
omissione è da evitare, specie se non è segnalata nel testo, e con riguardo
alla presunta irrilevanza di taluni tagli operati da Giannantoni sottolinea
come «i capretti a volte segnano la storia del pensiero più di alcuni filosofi
e togliere questi deliziosi animali dai frammenti, così come far sparire dei
cavolfiori, potrebbe trasformarsi in una censura». Di Seneca, il Reale ha
poi curato la traduzione delle opere in "Seneca. Tutti gli scritti" Onorificenze
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino
per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della
Repubblica italiana «Di iniziativa del Presidente della Repubblica» Premio
"Roncisvalle" dell'Navarra Cittadinanza onoraria di Siracusa Premio
Pax Dantis per il Pensiero di Pace Universale, Centro Lunigianese di Studi
Danteschi, . Lauree honoris causa Accademia Internazionale di Filosofia del
Liechtenstein Università Cattolica di Lublino Stato di Mosca Universitat Ramon
Llull de Barcellona. Filosofico.net
Addio a Giovanni Reale, grande interprete di Platone, La Stampa, 15 Cornelia
de Vogel, Ripensando Platone e il Platonismo, Milano, Vita e Pensiero, «Reale [...] dimostra la profonda unità
concettuale di questi scritti di filosofia prima, mettendo in luce come Jaeger,
nella sua tesi, sia condizionato dalla filosofia positivista e dalla teoria
generale dell'evoluzione della cultura secondo le tre tappe di
teologia-metafisica-scienza» (Note di copertina all'opera Il concetto di
"filosofia prima" e l'unità della "Metafisica" di
Aristotele, Milano, Bompiani, Storia della filosofia antica , «La fondazione della botanica fu il suo
guadagno essenziale.». Verso una nuova
immagine di Platone, Milano, Vita e Pensiero, Cfr., in particolare, Il
paradigma romantico nell'interpretazione di Platone, di Hans Krämer,
Napoli, La filosofia antica, Milano,
Editoriale Jaca Book. «Ha ragione,
bisogna imparare ad accettare la morte», Corriere della Sera. Network delle
Università Italiane, su uninetwork. G. Reale, Il concetto di filosofia prima e
l'unità della metafisica di Aristotele, Milano, Vita e Pensiero,La filosofia di
Seneca come terapia dei mali dell'anima, Milano, Bompiani, unimc/filosoficamente/primo-piano/giovanni-reale-in-memoriam
philosophicalnews.com/wp-content/uploads//07/5.2.pdf Pur riconoscendo a Giannantoni una statura di
studioso di prim'ordine, Reale ha sostenuto che molti marxisti «non
presentavano talune cose nella loro effettiva realtà» (dall'Archivio storico del
Corriere della Sera). Secondo Reale, pur non potendosi parlare di complotto,
«nel testo di Laterza curato da Giannantoni mancanoin un'edizione chiamata
l'unica integrale italianadecine e decine di passi che ho elencato in 4 pagine
all'inizio della mia traduzione dei Presocratici; ci sono inoltre indebite
aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta, nata assemblando
anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste ultime, ha
l'effetto di svuotare le idee forti di codesti autori. Svuotare, ironizzare,
occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto: ecco la
vecchia tattica che rimane ancora molto viva» (dall'Archivio storico del
Corriere della Sera «Naturalmente, sul
piano pubblicitario, si comprende la auto-esaltazione: la mia traduzione è più
completa della tua, come il mio bucato è più bianco del tuo. Ma anche la
pubblicità bisognerebbe saperla fare. Ci sono lauree brevi da poco istituite in
proposito. Particolarmente inconsistente appare il ragionamento, se pure così
può definirsi, sviluppato dal Reale. Eccolo nella sintesi fornita dal suo
intervistatore: Giannantoni era molto bravo (e questo lo sapevamo anche senza
il supporto di Reale), Laterza è innocente del sopra menzionato «reato
ideologico», la colpa è della «penetrazione» comunista. Sembra quasi di
sognare. Ma questa è la caricatura dell'antica cantilena sui comunisti padroni
dell'editoria italiana. Per confutare questa sciocchezza, anni fa, Norberto
Bobbio si limitò a trascrivere i titoli del catalogo Einaudi. E infatti come
negare l'affiliazione bolscevica di Bobbio? Che pena» (in Archivio storico Corriere
della sera). Si fa riferimento
all'osservazione di Canfora secondo la quale le omissioni di Giannantoni
riguarderebbero aspetti poco rilevanti per un marxista come il frammento 23 di
Orfeo, «un malridotto frustulo papiraceo in cui si fa cenno ad un rituale
misterico [...]. Queste, e consimili, sono le omissioni rimproverate dal
neo-presocratico Reale». (Cfr.Ibidem)
Osserva infatti Radice: «Sembrerebbe del tutto irrilevante sapere se
Kant, quando scriveva la Critica della ragion pratica, mangiasse capretto o una
particolare minestra, e credo che alla storia della filosofia questo poco
interessi. Ma sapere se un orfico mangiasse o no capretto, può essere
significativo dal punto di vista filosofico. Se si asteneva, allora era
vegetariano e, come tale, non avrebbe condiviso la ritualistica greca in cui si
consumavano le carni offerte alla divinità e si lasciavano ad essa gli aromi
per segnare la distanza tra uomo e dio. In sostanza egli credeva, evitando il
capretto, in una teologia in cui uomo e divino erano legati». (Cfr.Archivio
storico Corriere della sera All'obiezione di Canfora ha risposto lo stesso
Reale affermando: «Non è un capretto né una vacca quello che manca nel testo di
Laterza curato da Giannantoni; mancanoin un'edizione chiamata l'unica integrale
italianadecine e decine di passi che ho elencato in 4 pagine all'inizio della
mia traduzione dei Presocratici; ci sono inoltre indebite aggiunte assenti
nell'originale. Una raccolta di tal fatta, nata assemblando anche vecchie
versioni e tagliando pure molte note di queste ultime, ha l'effetto di svuotare
le idee forti di codesti autori. Svuotare, ironizzare, occupare uno spazio e
toglierlo ad altri, evitare un vero confronto: ecco la vecchia tattica che
rimane ancora molto viva». (Cfr. Ibidem)
Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. Entrega de los
internacionales premios Roncesvalles de Filosofía, su unav.edu, Laudatio del
professore Giovanni Reale a cura del professore Antoni Bosch-Veciana.,
in//url.edu/sites/default/files/llibrethonoris_giovannireale.pdf. Roberto Radice, Claudio Tiengo , Seconda
navigazione. Omaggio a Giovanni Reale, Vita e Pensiero, Milano, .Giuseppe
Grampa, "Ritornare ai Greci: intervista a Giovanni Reale sulla sua «Storia
della filosofia antica»", Vita e Pensiero. Rivista culturale
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Armando Torno, Il mio Platone bocciato all'università, in Corriere
della Sera, intervista Armando Torno, Addio, il cattolico amico di Platone, in Corriere
della Sera, Antonio Carioti, Critico il Platone di Reale il marxismo non
c'entra, in Corriere della Sera, intervista di Mario Vegetti, La
dittatura culturale del marxismo, in Corriere della Sera, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Giovanni Reale, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere di
Giovanni Reale, . Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale. Filosofico.net,
su filosofico.net. Storia della filosofia antica. Dalle origini a Socrate. Ospitato
su gianfrancobertagni. Giovanni Reale , Storia della filosofia antica. Platone
e Aristotele, Ospitato su gianfrancobertagni. Giovanni Reale , Storia della
filosofia antica. I sistemi dell'Età ellenistica, gianfrancobertagni.
REGHINI. (Firenze). Filosofo. Grice: “It’s difficult to
call Reghini a philosopher; yes, he was interested in Pythagoras – but to what
extent can, in spite of Russell, number GROUND a whole philosophy?”Si laureò a Pisa, dedicandosi all'insegnamento della
materia in vari istituti superiori in Toscana, a Roma ed in
Emilia-Romagna. Promotóre del Pitagorismo, fu affiliato a vari gruppi
dell'esoterismo italiano. Entrò nella Società Teosofica e ne fondò la sezione
romana. Più tardi, fonderà a Palermo la Biblioteca Teosofica, alla quale di poi
cambierà nome in Biblioteca Filosofica. Venne iniziato al Rito di Memphis di
Palermo (rito massonico di supposta origine egizia) ed entrò a Firenze nella
loggia Lucifero, dipendente dal Grande Oriente d'Italia. Ebbe una breve
adesione al martinismo papusiano, che in Italia era diretto da Sacchi, verso le
carenze della cui maestranza e pubblicistica Reghini apporta una demolizione
magistrale. Fu poi chiamato d’Armentano, che lo avviò allo studio del
pitagorismo. Entrò nel Supremo Consiglio Universale del Rito filosofico
italiano, dal quale però si dimise, non aveva infatti un'alta opinione dello
stato della massoneria in Italia. Insignito del 33° e massimo grado del Rito
Scozzese Antico e Accettato, entrò a far parte come membro effettivo del
Supremo Consiglio d'Italia, di cui fu Gran cancelliere e Segretario
generale. Gli anni della Grande Guerra videro discepoli e maestri della “Schola
Italica Pitagorica” partire volontari per il fronte. Non rimase inerte innanzi
al sorgere delle istanze interventiste. Partecipò attivamente alla manifestazione
romana del maggio, culminata in Campidoglio, tesa ad ottenere la dichiarazione
di guerra. Accolto nell'Accademia Militare di Torino come allievo ufficiale del
Genio partì volontario per il fronte, ottenendo sul campo il grado di capitano
del Genio. Lui ed il suo Maestro Armentano crearono a Roma l'Associazione
Pitagorica, che riprendeva le fila di precedenti esperienze e si richiamava
operativamente al sodalizio pitagorico dell'antichità. Da solo o con
altri, fondò e animò varie riviste, con interventi sagaci e ricchi di dottrina:
scrisse sul papiniano Leonardo , dando vita ad Atanór, Ignis, e UR, con
Colazza, Evola come direttore, Parise,
ed Onofri. Contrasti d'idee e caratteriali prevalser nel rapporto di
collaborazione fra Evola e Reghini, provocando la scelta evoliana di
allontanamento di questi, assieme a Parise, da UR (rivista sórta a esprimere al
pubblico della cultura italiana l'intento dell'occulto Gruppo di Ur; nella
quale il Maestro fiorentino pubblicò con l'eteronimo di Pietro Negri); e se ne
ebbero anche strascichi giudiziari. Infatti Evola tenterà di fare incriminare
Reghini per affiliazione massonica (affiliazione che costituiva reato dopo
l'imposizione di scioglimento delle "associazioni segrete" decretata
dal Regime fascista); ma il potere giudiziario optò infine per un
"accordo" tra i due onde evitare uno scandalo. Per via del
condizionamento repressivo fascista vòlto all'emarginazione di tanti esponenti
dell'esoterismo italiano (Armentano era partito per il Brasile), Reghini ormai
isolato si ritirava dalle attività pubbliche e a Budrio si dedicava
all'insegnamento nell'istituto privato "Quirico Filopanti" (diretto
da Partengo), alla meditazionein chiave pitagoricadelle scienze matematiche.
Ottenne tuttavia pubblici riconoscimenti dall'Accademia dei Lincei e dall'Accademia
d'Italia, per la sua opera sulla restituzione della geometria pitagorica. Il
Crepuscolo dei Filosofi regalato dal suo autore, Papini all’amico Arturo al suo
ingresso nella Loggia fiorentina ‘Lucifero.” Nel frontespizio una dedica ad
inchiostro, scolorito dal tempo, «Al nuovo fratello Reghini il suo G Papini».in:
Raffaele K. Salinari, Reghini, pitagorico, su ilmanifesto Rito filosofico italiano Del Massa, Pagine
esoteriche, La Finestra, Trento. In questa qualità firmò il decreto del suo
scioglimento n(riprodotto in: Luigi Sessa, I Sovrani Grandi Commendatori e
breve storia del Supremo Consiglio d'Italia del Rito scozzese antico ed
accettato Palazzo Giustiniani dal 1805 ad oggi , Ed. Bastogi, Foggia, in seguito
all'approvazione dello stesso anno alla Camera dei deputati del progetto di
legge sulla disciplina delle associazioni, presentato da Mussolini, mirante
allo scioglimento della massoneria. Iacovella, "Il Barone e il Pitagorico:
Evola e Reghini", in: Vie della Tradizione, Cfr. la recensione fattane da
Guénon: ed. di Comptes Rendus, Parigi. Opere: “Le parole sacre e di passo dei
primi tre gradi ed il massimo mistero massonico, Atanor, Roma, Per la
restituzione della geometria pitagorica, nuova edizione Il Basilisco, Genova, che
comprende anche I numeri sacri nella tradizione pitagorica; nuovo titolo Numeri
sacri e geometria pitagorica. Il fascio littorio, ovvero il simbolismo duodecimale
e il fascio etrusco; nuova edizione Il Basilisco, Genova, I numeri sacri nella
tradizione pitagorica, Ignis, Roma, Dei Numeri pitagorici, PrologoAssociazione
culturale Ignis, Dei Numeri Pitagorici (Libri sette) Dell'equazione
indeterminata di secondo grado con due incogniteArchè/pizeta, Dei Numeri Pitagorici (Libri sette)Parte
PrimaVolume SecondoDelle soluzioni primitive dell'equazione di tipo Pell
x2-Dy2=B e del loro numeroArchè/pizeta, . Dei Numeri Pitagorici (Libri
sette)Parte SecondaVolume TerzoDei numeri triangolari, dei quadrati e dei
numeri piramidali a base triangolare o quadrataArchè/pizeta, . Dizionario
Filologico, ("Associazione culturale Ignis"), Cagliostro,
("Associazione culturale Ignis"), 2007. Considerazioni sul Rituale
dell'apprendista libero muratore, Phoenix, Genova, Paganesimo, Pitagorismo,
Massoneria, Mantinea, Furnari (Messina), Per la restituzione della Massoneria
Pitagorica Italiana, introduzione di Vinicio Serino, Raffaelli Editore, Rimini,
La Tradizione Pitagorica Massonica, Fratelli Melita Editori, Genova, Trascendenza
di Spazio e Tempo, rivista "Mondo Occulto", Napoli, ristampa Libreria
Ed. ASEQ . Curò fondamentali traduzioni (con introduzione e note), tra
cui: De occulta philosophia di Cornelio Agrippa (Alberto Fidi, Milano, opera
in due volumi); ristampato dalle Edizioni Mediterranee e da I Dioscuri, Genova,
Le Roi du Monde di René Guénon ( Alberto Fidi editore, Milano. A La Sapienza
pagana e pitagorica del '900 (La Cittadella. I Libri del Graal. Geminello Alvi, Reghini, il
massone pitagorico che amava la guerra, Corriere della Sera, Riccardo Paradisi,
Reghini, il Pitagorico che sognava l’impero, L’Indipendente, Natale M. Di Luca,
"Arturo Reghini. Un intellettuale neo-pitagorico tra massoneria e
fascismo", Atanòr, Roma. Parise,
"Nota sulla vita di A. Reghini", in calce a Considerazioni sul
rituale dell'apprendista libero muratore, Phoenix, Genova, Roberto Sestito, Il figlio del Sole. Vita e
opere di Arturo Reghini, filosofo e matematico, Ancona, Associazione Culturale
"Ignis", Via romana agli Dei Amedeo Rocco Armentano Evola Parise, Schiavone, Reghini a metà strada tra
fascismo e massoneria, su archiviostorico.info. Centro De GiorgiScuola Normale
Superiore di Pisa, Breve biografia su mathematica.sns. Guido Boni, Omaggio su
ritosimbolico. 1 Thomas Dana Lloyd, Un pitagorico dei nostri tempi, su ritosimbolico.
Nicola Bizzi, Arturo Reghini. Sulla Tradizione occidentale, su youtube.com. Christian
Giudice, Occultism and Traditionalism in Twentieth-Century Italy, su
spreaker.com. Christian Giudice, For a
Spiritual Understanding of Life’: Arturo Reghini’s Theosophical Years su
academia.edu. Grandi massoni. Arturo Reghini, illustre matematico e
antifascista, traduttore e amico di Guenon, su grandeoriente. Raffaele K. Salinari, Arturo Reghini,
pitagorico, su ilmanifesto.
REGINA.
(Sabbioneta). Filosofo. Grice: “When Urmson said that for Prichard,
duty cashed out in interest, he was right! But we must wait for Regina to
emphasise Kierkegaard’s punning on interest – which literally means, ‘being in
between’! The interesting (sic) thing is that Kierkegaard exploits the old
Roman aequi-vocation between the alethic (being in between) and the practical
(Prichard, ‘duty as interest’). -Vincitore di una borsa di studio per il
Collegio Augustinianum, si è laureato a Milano con una tesi su Lavelle con
Severino. Si è perfezionato in Filosofia neoscolastica con una tesi su Heidegger. Dopo aver insegnato nei licei è passato a
Macerata. Ha insegnato a Verona. Professore
a Cagliari, è tornato a Verona, e Direttore del Dipartimento di Filosofia. Nell'ambito della sua ricerca, ha ottenuto dall'Unione europea il
finanziamento per il primo progetto «Tempus», relativo all'organizzazione
presso l'Sarajevo e Mostar di un master sulla tolleranza religiosa.. In collaborazione con Copenaghen ha
organizzato due convegni: «Kierkegaard: ripresa, pentimento, perdono», svoltosi
a Verona, e «Mennesket som forhold.
Søren Kierkegaards filosofiske og teologiske antropolog -- iL'essere umano come
rapporto. L'antropologia filosofica e teologica di Kierkegaard». Partecipa ai «Forum» che la Conferenza
Episcopale Italiana organizza nell'ambito del Progetto culturale della Chiesa.
-- è stato nominato docente onorario a Verona.
Ha costruito il suo pensiero basandosi in modo particolare su Kierkegaard,
Nietzsche e Heidegger (“the greatest living philosopher” – Grice). In Heidegger
ha evidenziato l'importanza del ruolo sapienziale assegnato alla finitezza
dell'uomo. In Kierkegaard vede invece il
pensatore da cui partire per costruire una nuova ontologia e una nuova
antropologia basate su una nuova concezione dell'essere: l'esse come
inter-esse. L'essere come inter-esse (nella doppia valenza ontologica ed etica)
pone il pensante in rapporto con un'ulteriorità che, nel trascenderlo, ne
accentua e personalizza il differire. La metafisica, se fondata
sull’inter-esse, cessa di essere ontoteologia, ossia nient'altro che proiezione
idolatrica della logica umana. Ha
pubblicato la monografia su Strauß. R. Mahmutćehavjić , Unity and Plurality in
Europe, «Forum Bosnæ. Culture, Science, Society, Politics», Quarterly
review, Sarajevo Heidegger. Dal
nichilismo alla dignità dell'uomo, Vita e Pensiero, Milano Heidegger. Esistenza
e sacro, Morcelliana, Brescia 1Kierkegaard. L'arte dell'esistere, Morcelliana,
Brescia, L. Romera, “Acta Philosophica”, VIrecensione a U. Noi eredi dei
cristiani e dei Greci, Il Poligrafo, Padova Leggi la recensione. Il termine è stato acquisito dal pensiero
contemporaneo tramite Heidegger. La vita
di Gesù e la filosofia moderna. Uno studio su D. F. Strauss, Morcelliana,
Brescia, Pubblicazioni: Heidegger. Dal nichilismo alla dignità dell'uomo, Vita
e Pensiero, Milano Heidegger. Esistenza e sacro, Morcelliana, Brescia La vita
di Gesù e la filosofia moderna. Uno studio su David Friedrich Strauß,
Morcelliana, Brescia L'uomo
complementare. Potenza e valore nella filosofia di Nietzsche, Morcelliana,
Brescia Servire l'essere con Heidegger, Morcelliana, Brescia La differenza
viva. Con Nietzsche e Heidegger per una nuova concettualità, CUSL “Il
Sentiero”, Verona, Noi eredi dei Cristiani e dei Greci, Il Poligrafo, Padova La
soglia della fede. L'attuale domanda su Dio, Studium, Roma Kierkegaard. L'arte dell'esistere,
Morcelliana, Brescia Sito personale, su umbertoregina.
RENIER. (Treviso).
Filosofo. Essential Italian
philosopher.Da antica famiglia patrizia veneziana figlio di Luigi e Fanny
Venturi. Studiò in Camerino, Urbino, ed Ancona, sempre seguendo gli spostamenti
del padre Luigi, magistrato. Fu poi
allievo a Bologna di Carducci, per passare a Torino, dove si laureò. Si
perfezionò quindi a Firenze sotto la guida di Bartoli, conseguendo il diploma. Professore a 'Torino. Fondò con
Graf e Novati “il Giornale storico di litteratura,” che pochi anni dopo passò
sostanzialmente a dirigere da solo, «profondendovi, negli studi particolari,
nelle rassegne, negli annunci analitici e in un ricchissimo notiziario, un vero
inesauribile tesoro di cultura, di notizie, di rilievi. Curò importanti
edizioni critiche e monografie; i suoi saggi critici spaziano attraverso tutta
la letteratura. Opere: “Il tipo estetico
della donna nel Medio Evo, Ancona, Morelli, Isabella d'Este Gonzaga, Roma,
Vercellini, Mantova e Urbino (con A. Luzio), Torino / Roma, L. Roux e C., La
cultura e le relazioni letterarie d'Isabella d'Este Gonzaga (con A. Luzio),
Torino, Loescher, 1903. Svaghi critici, Bari, Laterza, Note Alessandro Luzio, Rodolfo Renier, La coltura
e le relazioni letterarie di Isabella d'Este Gonzaga, Sylvestre Bonnard,
2005310. Luigi De Vendittis, “Rodolfo
Renier”, in Letteratura italiana. I critici,
II, Milano, Marzorati, 1987853.
Umberto RendaPiero Operti, Dizionario storico della letteratura
italiana, Torino, G.B. Paravia, Luigi De Vendittis, cit. Gabriella Macciocca, “Renier, Rodolfo”, in
Letteratura italiana. Gli Autori, II,
Torino, Einaudi, Umberto RendaPiero Operti, cit. Gabriella Macciocca, cit. Luigi De Vendittis, “Rodolfo Renier”, in
Letteratura italiana. I critici, II, Milano,
Marzorati, Umberto RendaPiero Operti, Dizionario storico della letteratura
italiana, Torino, G.B. Paravia, Gabriella Macciocca, “Renier, Rodolfo”, in
Letteratura italiana. Gli Autori, II,
Torino, Einaudi, Rodolfo Renier, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere dsu openMLOL, Horizons Unlimited srl.
RENSI. (Villafranca di Verona). Filosofo. Grice: “Only
in Italy a philosopher gets his obituary when he is alive!” -- Tenne la cattedra di filosofia a Genova. Frequentò il
liceo a Verona, manifestando interesse per la filosofia. Si iscrisse a Padova,
poi passò a Roma, dove si laureò, esercitando poi con successo la professione a Verona. Iscrittosi al Partito
Socialista Italiano, si recò a Milano per assumere, appena ventiquattrenne, la
direzione del giornale La lotta di classe, collaborando assiduamente anche alla
turatiana Critica Sociale e alla Rivista popolare diretta da Napoleone
Colajanni. A seguito delle misure repressive adottate dal governo del generale
Luigi Pelloux e per sfuggire alla condanna del Tribunale Militare per aver
preso parte ai moti operai milanesi del 1898, stroncati dall'esercito con la
strage del generale sabaudo Fiorenzo a Beccaris, il giovane pubblicista fu
costretto a cercare rifugio in Svizzera. Esilio in Svizzera Il soggiorno
nel Canton Ticino durò ben dieci anni. Ivi conobbe e sposò Lauretta Perucchi,
da cui ebbe due figlie, Adalgisa, che entrerà tra le Figlie di San Francesco di
Sales con il nome di Suor Maria Grazia, ed Emilia, autrice di numerosi saggi. Naturalizzato
svizzero, divenne il primo deputato socialista del Gran Consiglio del Canton
Ticino. Frutto dell'esperienza ticinese fu la pubblicazione de Gli «Anciens
Régimes» e la «democrazia diretta» (1902), in cuidifendeva il principio della
democrazia diretta del sistema istituzionale svizzero. Rensi collaborò con
numerosi articoli ai fogli radicali Il Dovere di Bellinzona, la Gazzetta
Ticinese e L'Azione di Lugano, nonché alla rivista socialista e pacifista
Coenobium, fondata a Lugano da Enrico Bignami, di cui divenne redattore
capo. Rientro in Italia Rientrò in Italia nel 1908 per stabilirsi a
Verona e riaprire lo studio di avvocato, dedicandosi nel contempo agli studi
filosofici dai quali si sentiva sempre più attratto. A seguito della campagna
libica, vi fu la rottura col partito socialista, poiché egli si era schierato
con l'interventismo di Leonida Bissolati. Nell'anno successivo pubblicava Il
fondamento filosofico del diritto; nel 1914 altri due volumi: Formalismo e
amoralismo giuridico e La trascendenza: studio sul problema morale, ove sviluppava
un neo-idealismo trascendente, influenzato dal pensiero di Josiah Royce. Con
questi saggi etico-giuridici poté conseguire la libera docenza di filosofia
morale all'Bologna, iniziando la carriera universitaria. Fu incaricato di
filosofia del diritto presso la libera Ferrara, vincendo poi il concorso per la
cattedra di filosofia morale all'Istituto Superiore di Magistero di Firenze, passò
quindi all'Ateneo di Messina dove ebbe colleghi Concetto Marchesi, Eugenio
Donadoni ed Emanuele Sella. Nel 1918 si stabilì definitivamente a Genova,
ricoprendo la cattedra di filosofia morale dell'ateneo. La prima guerra
mondiale L'esperienza della prima guerra mondiale mandò in crisi le sue
convinzioni idealistiche, conducendolo verso lo scetticismo, la cui prima
formulazione sono i Lineamenti di filosofia scettica. In quell'opera Rensi
sosteneva che la guerra aveva distrutto la fede ottimistica nell'universalità
della ragione, sostituendola con lo spettacolo tragico della sua
pluriversalità, vale a dire dell'irriducibile conflittualità dei diversi punti
di vista. Espose nella Filosofia dell'autorità la traduzione politica di questa
concezione: poiché tutti i punti di vista politici sono sullo stesso piano,
quello che andrà al potere lo farà con un atto di forza, tacitando tutti gli
altri punti di vista. In quest'opera si è scorta una prima giustificazione
dell'autoritarismo fascista. L'opposizione al fascismo Il filosofo,
tuttavia, dopo una prima simpatia per il fascismo, ne divenne un fiero
avversario quando Mussolini con metodi antidemocratici cominciò a perseguire il
disegno dittatoriale. Sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali
antifascisti di Croce, pagando questa scelta con la sospensione, dalla cattedra di filosofia a'Genova. Tre anni
dopo venne arrestato insieme alla moglie e rinchiuso in carcere. Solo un abile
stratagemma escogitato dall'amico e collega Sella, che aveva pubblicato sul
Corriere della Sera il necrologio del filosofo, diffondendo così la falsa
notizia della sua morte, indusse il duce a rimettere prontamente in libertà i
coniugi Rensi. Il dittatore temeva l'ondata di sdegno sollevatasi nel paese e
all'estero per i metodi oppressivi del regime. Nel 1934, per la sua coerenza
agli ideali di libertà, Rensi subì il definitivo allontanamento dalla cattedra
e, fino alla sua scomparsa, fu comandato, da vigilato speciale, presso il
centro bibliografico dell'ateneo genovese, per la compilazione della biografia
ligure. Nonostante il doloroso distacco dalla scuola dove aveva insegnato per
diciassette anni, continuò la sua attività filosofica e letteraria, pubblicando
in quegli anni alcune fra le sue opere più significative, e collaborando al
quotidiano socialista genovese Il Lavoro, l'unico foglio che accoglieva testi
di personalità che non avevano fatto atto di sottomissione al fascismo. Fu
ricoverato al Ospedale Galliera mentre infuriava il bombardamento della flotta
inglese sulla città, per essere operato d'urgenza. Tuttavia l'azione militare
danneggiò alcune sale dell'edificio e i medici dovettero rinviare l'intervento,
una fatalità che non lasciò scampo a Rensi, che morì il 14 febbraio. Ai
funerali pochi amici ed ex allievi poterono seguire per breve tratto il carro
funebre. La polizia, che aveva vietato quest'ultimo devoto omaggio, disperse il
funerale, schedando alcuni discepoli. Rensi, anche morto, tura il potere. Sulla
tomba nel Cimitero monumentale di Staglieno un'epigrafe riassume uno stile di
vita ed esprime il suo dissenso, la sua resistenza e indipendenza
intellettuale: «Etsi omnes, non ego» (Anche se tutti, non io). Filosofia
Il suo pensiero si è sviluppato, dopo l'approdo allo scetticismo, in un primo
tempo in direzione del realismo e del materialismo critico. Un realismo
materialistico quindi, che egli considerava derivato (con una certa libertà
interpretativa) dallo stesso pensiero kantiano. Egli arrivò ad ipotizzare che
Kant avesse potuto pensare alla "cosa in sé" come a una più nascosta
essenza materiale delle cose stesse. In generale si può dire che la
filosofia di Rensi non sia esente da paradossi concettuali e da mutamenti
continui che lo hanno portato a cadere in alcune contraddizioni e incoerenze.
Ma va anche considerato che al di sopra di esse a dominare è comunque un forte
pessimismo, che non è solo esistenziale, ma anche gnoseologico: sia il mondo,
sia la mente umana sono irrazionali. «Ma supponiamo che un tale fatto
esteriore ai nostri orologi, destinato al controllo di questi, non esistesse, e
che i nostri orologi continuassero a discordare. Come potremmo allora, in mancanza
di quel fatto esteriore obbiettivo e nel discordare dei singoli nostri orologi,
conoscere l’ora che è? Ora questo è appunto il caso delle nostre ragioni. Non
c’è l’oggetto esterno ad esse, l’esterno modulo-ragione, su cui controllarle e
che le giudichi, ed esse discordano tra di loro. Come conoscere l’ora che è
della ragione?» Per esempio egli ha sostenuto che siccome la filosofia ha
una storia che si snoda nel tempo, ciò significa che un pensiero vero e unico
non può esistere e che perciò nel suo procedere ed evolvere essa nega
continuamente sé stessa. Rensi, contro l'idealismo di Gentile allora imperante,
che considerava la storia una realizzazione progressiva dello spirito e della
ragione, ha una visione negativa dellastoria, come assurdo, caso e vana ripetizione.
«C'è storia dunque perché ogni presente, ossia la realtà, è sempre falsa,
assurda e cattiva, e perciò si vuol venirne fuori, passare ad altro, quel
passare ad altro in cui, unicamente, la storia consiste... C'è storia, insomma,
l'umanità corre nella storia, per la medesima ragione per cui corre un uomo che
posa i piedi su di un sentiero cosparso di spine o di carboni ardenti» La
sua critica della religione si sviluppava poi in un'aperta apologia
dell'ateismo che egli proclamò e sostenne sino al 1930 circa. Sembra quasi di
poter cogliere uno dei tratti dell'ateismo filosofico rensiano nella
postfazione al Sopra lo amore di Marsilio Ficino. Ficino nel suo scritto
proponeva una visione dell'amore come amore eterno di Dio che a Dio ritorna
come desiderio di ogni grado ontologico di ritornare al bene e al Tutto. Rensi,
nella sua postfazione, propone una nuova interpretazione di questa tipica
teologia platonica, vedendo nell'amore ipotizzato da Ficino in realtà un
preludio a quelle che diventeranno due tra le più influenti correnti
filosofiche nell'Europa dell'800: l'idealismo e il volontarismo. L'amore come
totalità dei diversi, o come volontà nelle vesti di matrice essenziale del
tutto, mette da parte il bisogno di un dio buono e trascendente e sussurra
l'ipotesi di un ateismo filosofico, forse professato tra le righe dai più
celebri filosofi credenti. In quanto spirito profondamente problematico e
inquieto, Rensi finì però per approdare a un forte pessimismo ontologico ed
esistenziale, che lo spinse verso derive spiritualistiche, forse latenti nelle
sue riflessioni fin dalle origini. Esse trovano espressione chiara solo
nell'ultima fase del suo pensiero, attestate in particolare dalle Lettere
spirituali. In quest'opera, come anche nella Morale come pazzia (anch'essa
postuma) Rensi delinea una sorta di mistica dei valori e un'etica concepita
come l'azzardo dell'uomo che scommette sul bene in un universo cieco e
indifferente. Le tre fasi Nella sua Autobiografia intellettuale egli suddivide in tre periodi l'evoluzione del
suo pensiero: un primo caratterizzato dal misticismo idealistico, un secondo da
un relativismo scettico materialistico e ateo, un terzo dal misticismo
spiritualistico come ultimo approdo del suo pensiero. Il primo periodo si
sviluppa fino al 1916 e si tratta di un misticismo di tipo platonico, in cui
sono presenti anche elementi di San Paolo e di Malebranche. In tale periodo
scrive Le Antinomie dello spirito, Sic et Non. Metafisica e poesia, La trascendenza. Studio sul pensiero morale. Il secondo periodo nasce dal suo sconcerto di
fronte alle violenze della guerra e lo porta alla negazione di qualsiasi
razionalità della realtà. Egli pensa infatti che se gli uomini ricorrono
sistematicamente alla violenza per risolvere i loro conflitti questo significa
che la ragione in sé non esiste, e che si tratta dell'illusione dell'uomo di
pensare che si possa dare ordine al caos. L'irrazionalità della realtà si trova
espressa in Lineamenti di filosofia scettica, La filosofia dell'autorità, La
scepsi estetica, Polemiche antidogmatiche, Interiora rerum, Realismo, Apologia dell'ateismo, Le aporie
della religione. Il secondo periodo è altresì caratterizzato da un
avvicinamento al positivismo materialistico e dal rifiuto dell'idealismo di
Croce e di Gentile. In esso va registrata anche una rivisitazione del panteismo
di Spinoza, che Rensi interpreta alla maniera dei teologi cristiani, quindi
come ateistico perché avrebbe negato il Dio personalizzato dei monoteismi. Egli
pensava anche di realizzareuna sintesi di scetticismo e realismo perché se solo
la scepsi è il modo reale e utile di porsi di fronte al mondo, essa è anche
l'unica verità possibile. Si tratta anche del momento di punta del nichilismo
rensiano, perché si afferma che siccome l'unica cosa certa e stabile è la
morte, ed essa è il "nulla", solo il nulla possiede una verità.
Nell'ultimo periodo prevale una forma di misticismo che non sorge, però,
improvvisamente, essendo già chiaramente presente nelle opere maggiormente
influenzate dallo scetticismo. Quest'ultimo fu, infatti, sempre sollecitato da
un'innata, profonda religiosità, sicché non stupisce che il filosofo si apra
alla voce del divino, poiché egli cerca nella negazione assoluta un criterio
positivo che consenta la negazione stessa. A questo periodo appartengono:
Critica della morale,, "Critica dell'amore e del lavoro, Paradossi di
estetica e dialoghi dei morti, Frammenti di una filosofia dell'errore, del
dolore, del male e della morte, La filosofia dell'assurdo e Autobiografia
intellettuale. Isolato in vita nel mondo filosofico italiano, nel quale
dominava il neo-idealismo crociano-gentiliano, Rensi trovò la comprensione di
pochi intellettuali a lui affini, come Adriano Tilgher ed Ernesto Buonaiuti. È
stato quest'ultimo a creare per Rensi la formula dello scettico credente, che
in forme diverse ha dominato i pochi studi sul suo pensiero. Solo recentemente,
soprattutto grazie agli studi di Nicola Emery, il pensiero rensiano ha trovato
la collocazione nell'ambito del nichilismo europeo. Per alcuni tale
collocazione resta comunque riduttiva rispetto alla vastità del pensiero di
Rensi, che andrebbe ancora approfondito. La trascuratezza nei suoi confronti
sta nel fatto che la cultura italiana è stata a tutto il XX secolo dominata
dall'idealismo e dall'esistenzialismo, collegati ad una dottrina cristiana
invadente e impregnante il mondo accademico. Pensiero politico Legato
alla cultura socialista, fin dalla giovane età, il pensiero politico di Rensi
si caratterizza per una certa dose di eclettismo e per una forte componente
umanitaria, distante dal materialismo storico marxiano e riconducibile, più
agilmente, nel novero dei pensatori vicini al socialismo utopista. Se durante
l'attività politica in Italia aderisce all'idea della lotta di classe, l'esperienza
svizzera lo porta a riconsiderare tale concezione dei rapporti di forza nella
storia, ridimensionandone la portata. Nel pensiero rensiano, infatti,
l'antagonismo tra proletariato e borghesia sarebbe circoscrivibile ad alcune
realtà contingenti e non costituirebbe un'invariante delle relazioni
socio-politiche dell'intero Occidente. E se, da un lato, il suo realismo
politico lo porta ad apprezzare le teorie elitistiche del conservatore Gaetano
Mosca, dall'altro, la matrice umanitaria e socialista emerge nell'esaltazione
degli istituti della democrazia diretta, caratterizzanti il sistema
costituzionale americano e quello svizzero, considerati come gli unici in grado
di far emergere la volontà popolare e di permettere l'emancipazione delle
classi lavoratrici. L'elogio ai regimi federalisti appena citati, e il
contingente recupero del pensiero di Cattaneo sono sintomatici di un altro
aspetto dell'orizzonte culturale di Rensi: la feroce critica dell'istituto
monarchico (tanto nell'accezione assolutista, quanto in quella temperata del
costituzionalismo borghese ottocentesco), appannaggio di una vicinanza con il
programma del Partito Repubblicano Italiano. Vicinanza che si concretizza nello
stretto legame, culturale e amicale, con Arcangelo Ghisleri. Con l'esponente
repubblicano, in particolare, Rensi condivide il pessimismo storico verso il
Risorgimento, la disapprovazione intransingente del ruolo, ritenuto ambiguo e
ostile al riscatto sociale del proletariato, della casa regnante dei Savoia e
l'appartenenza alla Massoneria. Influenze "Atomi e vuoto e il Divino
in me", queste parole di Rensi hanno ispirato Michele Lobaccaro nella
composizione della canzone Rosa di Turi dei Radiodervish. Opere: Una
Repubblica italiana: il Canton Ticino, "Critica sociale", Milano, ristampato
da Armando Dadò, Locarno, Gli “Anciens
Régimes” e la democrazia diretta. I e II ed., Colombi, Bellinzona Libreria
Politica Moderna, Roma; ristampato.La democrazia diretta, a.c. e con Nota di
Nicola Emery, Adelphi, Milano, L'immoralismo di Nietzsche, Carlini, Genova, Le
antinomie dello spirito, Soc. Libr. Ed. Petremolese, Piacenza, Sic et non:
metafisica e poesia, Libr. Ed. Romana, Roma, Il genio etico ed altri saggi,
Laterza, Bari (seconda ed.). Il fondamento filosofico del diritto, Ed. Libr.
Petremolese, Piacenza, Sulla risarcibilità dei danni morali, Soc. Coop. Tip.,
Verona, Formalismo e amoralismo giuridico, Cabianca, Verona, La trascendenza: studio sul problema morale,
Bocca, Torino, Istinto, morale e religione, Ist. Tip. Riuniti, Bologna,
Lineamenti di filosofia scettica, Zanichelli, Bologna, ristampato, a c. e con introduzione di N.
Emery, Castelvecchi, Roma, La scepsi
estetica, Zanichelli, Bologna, La filosofia dell'autorità, Sandron, Palermo, ristampato
da De Martinis & C, Catania, Polemiche antidogmatiche, Zanichelli,
Bologna, L'orma di Protagora, Treves, Milano, Principi di politica impopolare,
Zanichelli, Bologna, ntroduzione alla scepsi etica, Perrella, Napoli, Teoria e
pratica della reazione politica, La Stampa Commerciale, Milano, L'amore e il
lavoro nella concezione scettica, Soc. Ed. Unitas, Milano Ristampa Battiato,
Catania, Dove va il mondo?, «Inchiesta fra gli scrittori italiani», Libreria
Politica Moderna, Roma, L'irrazionale, il lavoro, l'amore, Soc. Ed. Unitas,
Milano, Interiora rerum, Soc. Ed. Unitas, Milano, Rielaborato ne La filosofia
dell'assurdo, Corbaccio, Milano, Ripubblicato R. Chiarenza, Adelphi, Milano, Apologia
dell'ateismo, Formiggini, Roma, Ristampato R. Chiarenza, La Fiaccola, Ragusa, ristampato con introd. di N.Emery
"Terapia dell'ateismo", Castelvecchi, Roma, Realismo, Soc. Ed. Unitas, Milano, Apologia
dello scetticismo, Formiggini, Roma, Autorità e libertà: le colpe della
filosofia, Libreria Politica Moderna, Roma, Ristampato G. Perez, Roma, e A. Montano,
Bibliopolis, Napoli, Il materialismo critico, Casa editrice sociale, Milano, Ampliato,
Casa del Libro, Roma, Spinoza, Formiggini, Roma, Ampliato (ed. postuma) Bocca,
Torino, Ristampato A. Montano, Guerini e Associati, Milano 1999. Riedito in
un'edizione comprendente entrambe le versioni del 1929 con un saggio di Roberto
Evangelista, Edizioni Immanenza, Napoli, ,Riedito in un'edizione comprendente
entrambe le version, Luca Orlandini, presso la Nino Aragno Editore, Torino, .
Scheggie: pagine di un diario intimo, Bibl. Ed., Rieti Cicute: dal diario di un
filosofo, Casa Ed. Atanòr, Todi, Ristampato, La Mandragora, Imola 1998.
Impronte: pagine di un diario, Libr. Ed. Italia, Genova, Raffigurazioni:
schizzi di uomini e di dottrine, Guanda, Modena, Ristampa, Le aporie della
religione, Casa Ed. Etna, Catania, Sguardi: pagine di un diario, La Laziale,
Roma, Passato, presente, futuro, Cogliati, Milano 1932. Motivi spirituali
platonici, Gilardi e Noto, Milano Scolii: pagine di un diario, Montes, Torino, Vite
parallele di filosofi: Platone e Cicerone, Guida, Napoli, Critica della morale,
Casa Ed. Etna, Catania, Paradossi di estetica e dialoghi dei morti, Corbaccio-Dall'Oglio,
Milano, Frammenti di una filosofia del dolore e dell'errore, del male e della
morte, Guanda, Modena, nuova edizione
riveduta, Marco Fortunato, Orthotes Editrice, Napoli . Figure di filosofi:
Ardigò e Gorgia, Guida, Napoli, Gorgia, ristampato nel 1981 con premessa di
A.M. Battegazzore e saggio di Mario Untersteiner, già pubblicati in «Rivista di
Storia della Filosofia», H.I.F. Autobiografia intellettuale. La mia filosofia.
Testamento filosofico, Corbaccio, Milano 1939. Ristampato R. Chiarenza,
Dall'Oglio, Milano, Poemetti in prosa e in verso, Ist. Tip. Ed., Milano, La
morale come pazzia, Postumo. Con prefazione di Adriano Tilgher, Guanda, Modena,
ristampato con Prefazione di N.Emery, ( "La morale come Stato
d'eccezione?"), Castelvecchi, Roma,
Trasea, contro la tirannia (prefazione di A. Poggi), Dall'Oglio, Milano Lettere
spirituali, prefazione di A. Galletti, Bocca, Milano Ristampato Leonardo
Sciascia e R. Chiarenza, Adelphi, Milano, Governi di ieri e di domani
(prefazione di Arcangelo Ghisleri). Riduzione de «Gli anciens Régimes» Libr.
Ed. Milanese, Milano, Forme di governo del passato e dell'avvenire, ristampa
parziale de «Gli anciens Régimes» (prefazione di G. Conti), Libr. Politica
Moderna Roma, Sale della vita (saggi filosofici) (P. Rossi), Dall'Oglio,
Milano, La filosofia dell'assurdo, Adelphi, Milano, trad. francese con dei saggi di J. Grenier e
N. Emery, Parigi, Ed. Allia, La religione. Spirito religioso, misticismo e
ateismo, Antonio Vigilante, Sentieri Meridiani, Foggia, Contro il lavoro.
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Fortunato, Orthotes Editrice, Napoli-Salerno . Su Leopardi, Raoul Bruni,
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Pingitore,//lintellettualedissidente/filosofia/giuseppe-rensi-filosofia-dell-autorita/,
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italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere su Liber Liber. Opere su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Fabrizio Meroi, in Il contributo
italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, . Rensi, il filosofo dimenticato di Giulio Argenti Fondo archivisticoi
conservato presso la Biblioteca di Filosofia Università degli Studi di Milano
scomodo nichilista di Franco Volpi l'"irregolare" di Orazio Martinetti.
RESTA. (Grice: “I like Resta; I was reading a book on golf that
the Italians define, as I would cricket, as the game of ‘fiducia,’ so it is
nice to see that Resta has tried to formulate some ‘rules,’ as we would call
them, for trust. The cover of the book is especially fascinating, as it depicts
two acrobats on a circus ring. Where ‘fiducia’ becomes a matter of life and
death – or a vital evolutionary tract, if often ‘ciecco,’ as Resta puts it. His
research reminds me of Warnock on ‘trust’ in “The object of morality.” Essential Italian philosopher. Componente del
Consiglio Superiore della Magistratura Durata mandato. Eligio Resta, filosofo. Noominato
Alfiere del Lavoro, si è laureato a Bari e ha insegnato a Bari, lla London
School of Economics, il Birkbeck, e Roma Tre. È altresì docente a UniNettuno Ha ricoperto il ruolo di componente laico del
Consiglio superiore della magistratura in quota Verdi indicato dalla
maggioranza di centrosinistra dal Parlamento in seduta comune. È condirettore del progetto comune di ricerca
"Adjudication and Theories of Law" con Kennedy, Harvard Law School, condirettore, assieme a Rodotà,
del Seminario permanente sulla cultura giuridica contemporanea della Fondazione
Lelio e Lisli Basso-Issoco, nonché delle riviste "Sociologia del Diritto"
e "Politica del Diritto". I
suoi studi spaziano dai temi classici della filosofia dfino a temi di
particolare attualità quali quelli riguardanti l'infanzia, i diritti dei minori
e il bio-diritto. Particolarmente interessanti sono gli scritti nei quali
indaga sul significato e sui risvolti giuridici del concetto di
"farmaco" come antidoto necessario alla violenza. Conflitti sociali e
giustizia, Bari, De Donato, Diritto e sistema politico, Torino, Loescher, L' ambiguo diritto, Milano, FrancoAngeli, 1Poteri
e diritti, Torino, G. Giappichelli, La certezza e la speranza. Saggio su
diritto e violenza, Roma-Bari, Laterza, Le stelle e le masserizie. Paradigmi
dell'osservatore, Roma-Bari, Laterza,L'infanzia ferita, Roma-Bari, Laterza,Il
diritto fraterno, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, Diritto vivente, Roma-Bari,
GLF Editori Laterza, Le regole della fiducia, Roma-Bari, GLF Editori Laterza, .
Opere, Registrazioni di Eligio Resta, su RadioRadicale, Radio Radicale. Curriculum vitae et studiorum nel sito della
Università telematica internazionale UniNettuno. «Biodiritto» la voce in XXI
Secolo, "Treccani L'Enciclopedia Italiana".
restaino: Grice: “Only in Italy, a philosopher writes on
cartoons!” -- Giovanni Franco Restaino (Alghero), filosofo. Dopo essersi
laureato a Cagliari, ha svolto attività didattica nella stessa università,
ricoprendo anche la carica di Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. --
è docente a Roma. Ha pubblicato numerosi studi soprattutto nel campo della
storia della filosofia e dell'estetica.
Ha orientato la propria ricerca sul campo della filosofia femminista. La sua
pubblicazione forse più nota, anche al di fuori dell'ambiente filosofico, è
però una “Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga,” che non ha mancato anche
di suscitare alcune polemiche, fino al punto che un gruppo di appassionati di
fumetti ha lanciato una petizione chiedendo alla casa editrice il ritiro del
libro, accusato di contenere gravi lacune ed errori. Ettore Gabrielli, Petizione contro l’UTET per
il libro Storia del Fumetto, Lo Spazio Bianco, Andrea Plazzi, Il fantasma del
fumetto, in il Mulino, Bologna, Società editrice il Mulino. La fortuna di
Comte, Comte sansimoniano, in Rivista critica di storia della filosofia, Comte
scienziato, Comte filosofo, Mill e la cultura filosofica, La Nuova Italia,
Firenze, Mill: Scritti scelti, Principato, Milano, Scetticismo e senso comune. Laterza,
Bari, Hume, Editori Riuniti, Roma, Filosofia e post-filosofia: Rorty,
Bernstein, MacIntyre, Angeli, Milano, Storia dell'estetica, Utet, Torino Storia
della filosofia, fondata da Abbagnano, in collaborazione con Fornero e Antiseri,
La filosofia contemporanea, Utet, Torino, Esthétique et poétiquem in Histoire des Poétiques, J. Bessière, E.
Kushner, R. Mortier, J. Weisberger, Presses Universitaires de France, Parigi, La
filosofia anglo-americana, in La Filosofia della seconda metà del Novecento, G.
Paganini, Piccin-Vallardi, Padova, Le filosofie femministe, in collaborazione
con A. Cavarero, Paravia Scriptorium, Torino, Storia della filosofia, Utet
Libreria, Torino, La Rivoluzione Moderna. Vicende della cultura tra Otto e
Novecento, Salerno Editrice, Roma Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga,
UTET libreria, Torino, Biografia su Mondo Domani, su mondodomani.org.
ricordi: “Se è vero, come scrive Bloom, che Shakespeare ha
"inventato l'umanità", è altrettanto vero che egli l'ha poi divisa,
il più delle volte, tra due grandi generi di rappresentanti: e questi passano
davvero per le categorie dei platonici e degli aristotelici.» "Shakespeare filosofo dell'essere" Franco
Ricordi (Milano), filosofo. Figlio di Ferruccio Merk Ricordi, in arte Teddy
Reno e la produttrice e distributrice cinematografica Vania Protti. Si laurea a
Roma; quindi si specializza a Napoli sull'ermeneutica con Gadamer. Ha debuttato
con Ronconi, con il quale ha lavorato nei primi anni della carriera. È stato
poi attore con Stoppa, Lavia, e Filippo. Ha iniziato, in concomitanza con gli
studi, la carriera registica che lo ha visto spesso anche interprete nei propri
allestimenti. Questi sono stati salutati sempre da un forte e caloroso successo
di critica e pubblico; in particolare si è dedicato a Shakespeare, alla
drammaturgia antica, al teatro tedesco dell'età romantica, ma anche e
costantemente ai contemporanei introducendo autori come Rohmer, Amann, Norén. Si ricordano Medea e Fedra di Seneca, Trio in
mi bemolle di Rohmer e Dopo la festa di Jürg Amann, Anfitrione di Heinrich von
Kleist e Don Giovanni e Faust di Christian Dietrich Grabbe, Canti nel deserto e
Gli inganni dell'infinito di Giacomo Leopardi, Le ceneri di Roma e Orgia di Pier
Paolo Pasolini, Creditori di August Strindberg e Demoni di Lars Norén, Romeo e
Giulietta, Macbeth e Amleto di Shakespeare, Lame e Nerone di Giuseppe Manfridi.
Ha pubblicato due libri, per la Bulzoni Editore, su Leopardi, Shakespeare,
Schiller e il concetto di teatralità: Lo spettacolo del nulla e Essere e
libertà. Ha pubblicato, per la Casa Editrice Gremese, "Le mani sulla
cultura": una denuncia assai netta dell'egemonia storica della Sinistra
sulle arti, che si ravvisa in modo particolare nel "Teatro politico"
del Novecento. -- è stato nominato Direttore del Teatro Stabile d'Abruzzo, con
sede a L'Aquila; inaugurando il nuovo corso di questo importante Teatro ha
diretto e interpretato Edipo Re di Sofocle e Anfitrione di Kleist, e insieme
dedicato vari incontri al Teatro di Poesia. -- è stato nominato Consigliere di
amministrazione del Teatro di Roma. -- è
collaboratore del quotidiano Liberal, per le cui edizioni ha pubblicato il saggio
"Ideologia di Amleto". Pubblica "Shakespeare filosofo
dell'essere" (Mimesis edizioni), con prefazione di Severino, ultimo dei
cinque saggi che si riassumono nella tematica di una nuova “Filosofia del
dramma”; questo saggio rappresenta il primo grande progetto di Ricordi dedicato
al rapporto fra drammaturgia ed esistenzialismo. Pubblica il breve saggio
"Filosofia del bacio", e nell'ottobre dello stesso anno è uscito il
suo libro "Pasolini filosofo della libertà". Ha pubblicato il suo
scritto teoretico più rilevante, "L'essere per l'amore". Dante per Roma e nel mondo. Ha dato inizio ad
un grande progetto su Dante, a livello filosofico-saggistico ma anche teatrale
e comunicativo, che vorrà sostenere fino al centenario della morte del Poeta.
Inizia quindi nell'estate con la
rassegna "Dante per Roma", con la lettura in luoghi significativi
della "Città Eterna" (Mausoleo di Cecilia Metella, Arco di Giano,
Terme di Caracalla e Terme di Diocleziano) di sette Canti dell'Inferno, con la
supervisione di Ferroni. La stessa estate viene realizzato un primo
documentario per Rai5, dedicato al primo ciclo di letture . La rassegna si
chiude on la lettura di sette Canti del Paradiso, ricevendo il plauso della
critica e grande riscontro dal pubblico. Ricordi propone la rassegna in collaborazione con gli Istituti Italiani di
Cultura locali: a partire dalla Polonia e della Germania, le letture proseguono
con successo, per arrivare nei primi mesi del
in Russia e , al di fuori dell'Europa, in Algeria. In occasione della
lettura di Mosca, Ricordi presenta il suo primo volume sulla “Filosofia della
Commedia di Dante,” dedicato alla cantica dell'Inferno. Lo spettacolo del
nulla, Bulzoni editore Essere e libertà, Bulzoni editore Le mani sulla cultura, Gremese,
Ideologia di Amleto Liberal edizioni Shakespeare filosofo dell'essere, Milano,
Mimesis Edizioni, Filosofia del bacio, Mimesis Edizioni, Pasolini filosofo della
libertà, Mimesis Edizioni, L'essere per l'amore, Mimesis Edizioni, Il grande
teatro shakespeariano, libro + CD, Mimesis edizioni, Filosofia della Commedia di Dante. Volume
IInferno. Mimesis edizioni, .
"Filosofia della Commedia di Dante" Volume II Purgatorio. Mimesis
edizioni, Dante per RomaDante per Roma:
Inferno videoRaiPlay, su Rai. Franco Ricordi: "La grande magia di Dante
può essere capita soltanto ascoltandola a viva voce", in Spettacol iLa
Repubblica, aise, DANTE PER L'EUROPA: RICORDI
DEBUTTA A BERLINO, su Aise. 30 luglio . Ricordi
parla del suo libro Shakespeare filosofo dell'essere, sul RAI Letteratura, su letteratura.rai.
Intervista di Grattarola,//mangialibri.com/interviste/intervista-franco-ricordi
Franco Ricordi legge Dante in Algeria,
iicalgeri.esteri/iic_algeri/it/gli_eventi/calendario//02/lettura-divina-commedia-a-cura.html.
righetti: Stefano Righetti, filosofo. Il primo periodo della
sua attività di ricerca si è concentrato soprattutto sui temi dell’estetica. In
questo ambito ha fondato e diretto la rivista «La Stanza Rossa» sull rapporto arte-comunicazione.
Ha affiancato alle ricerche precedenti altri filoni di indagine, volti
prevalentemente all’ambito della riflessione meta-etica.. È studioso del
pensiero di Foucault al quale ha dedicato ampi studi. Le sue ricerche attuali
hanno come argomento il rapporto tra l’ecologia e il pensiero occidentale, tema
su cui ha pubblicato diversi saggi. Suoi testi sono apparsi su riviste
specializzate, fra le quali «Iride», «Dianoia» e «Millepiani». Ecoinciviltà. La ragione ecologica spiegata
all’umanità civile, Mucchi, Modena ; La ragione ecologica. Saggi intorno
all’etica dello spazio, Mucchi, Modena ; Etica dello spazio. Per una critica
ecologica al principio della temporalità occidentale, Mimesis, Milano ;
Foucault interprete di Nietzsche. Dall’assenza d’opera all’estetica
dell’esistenza, Mucchi, Modena ; Letture su Foucault. Forme della “verità”:
follia, linguaggio, potere, cura di sé, Liguori, Napoli ; La fantasia e il
potere, Mucchi, Modena, La Stanza Rossa. Trasversalità artistiche (S. Righetti,
F. Galluzzi, A. Finelli), Costa & Nolan, Milano. Soggetto e identità. Il
rapporto anima-corpo, Mucchi, Modena.Cf. Grice, “From the banal to the bizarre:
method in philosophical psychology.”
RIGNANO.
(Livorno). FIlosofo. Grice: “I love Rignano, but I would not
consider him a philosopher, in that he never attended a course on philosophy!”
Figlio di Giacomo Rignano e Fortunata Tedesco, studiò a Pisa e quindi aTorino. Laureato, si interessò subito ai problemi filosofici
collegati alla ricerca scientifica. Fu fondatore con Bruni, Dionisi, Enriques e
Giardina della Rivista di Scienza. Sposa Costanza "Nina" Sullam, anch'essa
di origine ebraica. Fondò a Bologna assieme a Federigo Enriques matematico a
Bologna, Bruni chimico all'Padova, Dionisi
medico di Modena, Giardina biologo-zoologo di Palermo una pubblicazione che
prese il nome di Rivista di Scienza per i tipi di Nicola Zanichelli. La rivista
assunse il nuovo titolo di “Rivista di sintesi scientifica.” (cf. Grice on
einheit der wissenschaft). La rivista nasceva con il proposito di opporsi alla
eccessiva specializzazione a cui era giunta la ricerca scientifica danneggiata
per questo da criteri troppo specifici e restrittivi. Gli fondatori, e in particolare Rignano, si
proponevano di superare il particolarismo delle scienze per una visione più
estesa gettando un ponte fra cultura umanistica e quella scientifica ed
elaborando una "sintesi" (o unita o continuita) tra le scienze della
natura e le scienze dell'uomo. In questo
modo la filosofia, libera da legami nei confronti dei sistemi prefissati,
poteva dedicarsi a promuovere la coordinazione del lavoro, la critica dei
metodi e delle teorie, e ad impostare in modo più ampio i problemi delle teorie. Nei numerosi articoli che Rignano pubblicò su
“La rivista de sintesi scientifica” ebbe modo di mettere in rilievo le sue
capacità di divulgatore e di condurre i suoi studi in completa autonomia dal
mondo accademico ufficiale elaborando la sua conceziomei filosofica ispirate
soprattutto dalla corrente positivistica. Rignano chiese a Freud un'esposizione
della psicoanalisi con le indicazioni di quali rami del sapere potessero essere
interessati alle teorie e all'esperienze psicoanalitiche. Freud scrisse “Das
Interesse an der Psychoanalyse” che fu pubblicato in due puntate sulla rivista.
Rignano si interessò di psicologia e biologia ed è noto soprattutto per la sua
ipotesi della "proprietà mnemonica" secondo la quale la sostanza
vivente sarebbe in grado di "ricordare" le condizioni fisiologiche
delle iniziali situazioni fisiche determinate dall'ambiente esterno e quindi di
riprodurle nel prosieguo della vita biologica.
Questa sua teoria consentiva a Rignano di operare nella biologia un
compromesso tra una visione meccanicistica della realtà naturale e una
finalistica, vitalistica. Per il meccanicismo infatti non è possibile pensare
che nell'ambito degli organismi viventi vi sia il proposito immanente di
conseguire una finalità ma d'altra parte è innegabile, secondo Rignano, che nel
mondo organico sia presente una sorta di teleo-nomia particolare per ogni
essere vivente tale da giustificare l'idea che, durante il periodo di
adattamento all'ambiente, questi conservi una specie di traccia fisica
mnemonica persistente e trasferibile ereditariamente. Rignano si interessò anche
di filosofia della psicologia – o psicologia filosofica -- ma "quando intese indicare lo statuto
epistemologico della teoria psicologica, il tipo di scientificità che ad essa
competeva, in modo da definire i rapporti con la scienza naturale da una parte
e con quella umana dall'altra, si orientò verso soluzioni “intermedie”, che
spesso complicavano più che risolvere i problemi" Coerentemente al suo programma di
sintetizzare opposti sistemi, elaborò anche una concezione economica di tipo
socialista marxista che fosse in accordo con il liberismo. Opere: “Per una riforma socialista del
diritto successorio,” “Di un socialismo in accordo colla dottrina economica
liberale, Torino, Fratelli Bocca, Über
die Vererbung erworbener Eigenschaften, Leipzig, Verlag von Wilhelm Engelmann, “Sulla
trasmissibilità dei caratteri acquisiti: ipootesi d'una centro-epigenesi,
Bologna, Zanichelli, L'adattamento funzionale e la teleologia psico-fisica del
Pauly, Bologna: Zanichelli, La valeur synthétique du transformisme, Paris,
Editions de la Revue du Mois, Che cos'è la co-scienza?, Bologna, Zanichelli,Le
matérialisme historique, Bologna, Zanichelli, Le psychisme des organismes
inférieurs: (à propos de la théorie de Jennings), Estratto da: «Scientia», Bologna,
Zanichelli, La mémoire biologique en
énergétique, Bologna, Zanichelli, Il fenomeno religioso, Bologna, Zanichelli,
Il socialismo, Bologna, Zanichelli, Dell'attenzione; “Contrasto affettivo e
unità di co-scienza ,” Bologna, Zanichelli, Dell'origine e natura mnemonica
delle tendenze affettive, Bologna, Zanichelli, Per accrescere diffusione ed
efficacia alle università popolari, Milano, La compositrice, La vera funzione
delle università popolari, Roma, Nuova Antologia, Vvidità e connessione,
Bologna, Zanichelli, Le rôle des théoriciens dans les sciences biologiques et
sociologiques, Bologna, Zanichelli, L'evoluzione del ragionamento, Bologna,
Zanichelli, Il nuovo programma dell'Un. pop. milanese: primo anno
d'esperimento, Como, Premiata Tipografia Cooperativa comense Aristide Bari, Le
forme superiori del ragionamento, Bologna, Zanichelli, Per una riforma
socialista del diritto successorio, Bologna, Zanichelli, Democrazia e fascismo, Milano, Casa editrice
"Alpes", Everett V. Stonequist.
American Journal of Sociology.
"Dizionario Biografico", su treccani. Cfr. E.Rignano, Pauly
A.Darwinismus und Lamarckismus in Rivista di scienza, G. Sava, Sintesi
scientifica e storia della scienza, Barbieri Editore, Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Eugenio Rignano, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere, Digitalizzazione completa di Scientia
e Rivista di Scienza su AMS Historica.
RIGOBELLO. ( Badia Polesine). Filosofo. “Il
nostro rapporto con gli altri deve sempre farci essere un interrogativo per
loro.” Fra i principali rappresentanti italiani del personalismo di ispirazione
cristiana. Armando Rigobello Rettore dell'Università LUMSA Durata
mandato19891991 Dopo gli studi liceali, all'Padova conseguì dapprima la
laurea in lettere nel 1945, poi in filosofia nel 1947, quale allievo di
Stefanini e Padovani. Dopo un periodo di studio e di ricerca in Germania,
ritornò in Italia, insegnando in alcuni licei statali. Conseguita la libera
docenza in storia della filosofia, iniziò la carriera accademica come
assistente alla cattedra di Stefanini a Padova quindi all'Perugia, fin quando
in quest'ultimo ateneo divenne ordinario. Insegnò, come ordinario, storia della
filosofia a 'Roma e Tor Vergata. Ha poi continuato ad insegnare all’LUMSA di
Roma di cui è stato il primo Rettore, dopo la trasformazione come ente da Magistero
"Maria SS. Assunta" (di cui ne era direttore) in libera università. Attivo
in varie associazioni cattoliche nazionali, fu anche vicesindaco di Badia
Polesine, la sua città natale, quindi membro del CDA RAI sotto la presidenza di
Grassi e, dal 1987, presidente dell'Accademia di studi italo-tedeschi. Presidente
della Società filosofica italiana, fu pure insignito della Medaglia d'oro ai
benemeriti della scienza, della cultura e dell'arte. Studioso e pensatore
dai vari interessi filosofici, che spaziano dalla metafisica, all'etica e la
filosofia politica, alla pedagogia, alla storiografia, numerosi sono stati i
suoi allievi, fra cui Alici, Nepi, Pieretti. -- è stato uno stretto
collaboratore della rivista bimestrale Studium. Sulla scia del pensiero del
suo maestro Stefanini, inizia i suoi studi con un ripensamento del personalismo
partendo peròdal presupposto per cui esso, potendo anche costituire un
possibile complemento integrativo ed estensivo alla metafisica classica (come
gli fu impartita dall'altro suo maestro, Padovani), non potesse comunque
considerarsi una dottrina filosofica definita bensì una posizione che mettesse
in primo piano il concetto di "persona" (cf. Strawson, “Il concetto
di persona”), così come rivendicava Mounier nelle pagine della rivista Esprit
(pubblicata negli anni '30 e da lui stesso fondata) nonché nelle sue varie
opere. Riesamina punto per punto il pensiero mounieriano pervenendo alla
conclusione originale e innovativa che esso non era in contraddizione con la
metafisica classica bensì ne poteva costituire un proficuo ampliamento
psicologico, etico, antropologico. Il contributo più originale del Rigobello
consiste, quindi, nel "personificare" (proprio per il tramite del
personalismo) la ragione (metafisica), attraverso quel processo di integrazione
sopra invocato fra la corrente personalistica neoagostiniana ed
esistenzialistica e quella aristotelico-tomista del pensiero classico.
Egli perciò riesamina nel suo evolversi, nonché compara criticamente e
storicamente, il concetto di persona alla luce della storia della filosofiafino
ad arrivare alla filosofia grecasulla base del paradigma mounieriano, chiamando
in causa anche l'ermeneutica, la filosofia morale e la sua storia. Ne
risulterà, quindi, che il concetto di persona deve anzitutto essere inteso in
un senso diverso da quello giuridico o filosofico, tomistico in particolare;
inoltre, esso non deve essere confuso con quello derivante dal concetto di
esistenza della filosofia esistenzialistica, che nega la possibilità che il soggetto
possa governare la sua vita, in quanto ritenuto privo di autodominio. Infine,
la persona, pur nella sua reale concretezza, non deve essere confusa con la
sostanza metafisica di concezione aristotelica. Tutto ciò ha costituito una
delle tre tematiche principali in cui s'è venuta a delinearsi la riflessione
filosofica del Rigobello, tematica che potrebbe denominarsi "persona e
interpretazione". La seconda tematica della sua attività di ricerca
scaturisce dagli insegnamenti, per certi versi antitetici fra loro, dei due
suoi maestri, ovvero quelli di Luigi Stefanini, grazie ai quali egli individua
un primo polo di convergenza delle sue riflessioni filosofiche attorno alla
nozione fenomenologica di "mondo della vita" husserliano, e quelli di
Umberto Antonio Padovani, incentrati sulla metafisica tradizionale e ruotanti
attorno alla nozione kantiana di trascendenza con i suoi limiti. Per Rigobello,
quindi ogni altra discussione o questione filosofica sembra snodarsi o essere
compresa fra questi due poli di convergenza che egli sintetizza nel binomio
"trascendenza (o legge morale) e mondo della vita". Il terzo ed
ultimo ambito tematico del Rigobello ha aperto la prospettiva personalistica al
dialogo col mondo moderno e contemporaneo, con l'etica, la politica, la
religione, puntualizzando in particolare la sua valenza etica e politica
nell'analisi della realtà sociale in cui la persona viveed agisce, nonché
esprime il suo dissenso non su basi ideologiche ma come critica del sistema
dominante. Questo terza tematica di ricerca del Rigobello, potrebbe quindi
chiamarsi "in dialogo con il mondo contemporaneo". Come
esponente di punta del personalismo italiano, storicamente rappresentato da Stefanini,
Carlini, Sciacca e Pareyson, Ha rivolto
la sua attenzione soprattutto ad una rivisitazione originale del personalismo
comparato con i principi del cristianesimo, con l'etica e la politica, grazie a
cui è emersa, oltre alla limitatezza della dimensione trascendentale, sia
quella rilevanza civica assunta dall'uomo come «testimone» della sua epoca che
la sua responsabilità di cittadino. Egli ha altresì messo in evidenza come il
personalismo italiano si distingua da quello francese proprio nella critica
mossa al sistema neoidealistico, che non ha attecchito nella filosofia
d'oltralpe. Rigobello ha ripreso in sintesi, secondo le sue
rivisitazioni, le tematiche più tipiche della struttura della persona umana e
le relative implicazioni metafisiche, nel breve saggio Prossimità e ulteriorità
(Rubbettino). Inoltre, da sempre interessato anche all'ermeneutica nonché
profondo conoscitore dell'opera di Ricœur, ha pubblicato “L'apriori ermeneutico”
((Rubbettino). Opere: “Oltre lo storicismo” (in Studium); Ricchezza e
povertà della metafisica classica (Humanitas); “Il problematicismo di Spirito
come empirismo coscienziale assoluto: note sul significato del nostro tempo, in
Rassegna di Pedagogia, Umanesimo e antropocentrismo, in: Rassegna di Pedagogia,
La disponibilità come abito etico del rapporto autorità-libertà, in Autorité et
liberté. Atti del onvegno di Cultura Europea, Bolzano, Albert Camus, Istituto
editoriale del Mezzogiorno, Napoli, La pedagogia di Kant e l'indirizzo
idealistico, in Questioni di storia della pedagogia, Editrice La Scuola,
Brescia, Il problema del linguaggio
storiografico, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università
degli Studi di Perugia, “Condizionamenti sociologici e linguaggio morale” in
Sociologia e filosofia,. Socrate e la formazione dell'uomo politico, in Civitas,
Esperienza di fede e struttura del
sapere, in Studium, A trent'anni dalla morte di Croce, perché possiamo e non
possiamo dirci crociani, in Coscienza. Mensile del movimento ecclesiale di
impegno culturale, La riflessione sull'etica nella società contemporanea, in
Etica oggi: comportamenti collettivi e modelli culturali, Antonio Da Re e A,
Poppi, Fondazione Lanza & Gregoriana libreria editrice, Roma, Il tempo in Bergson e nello spiritualismo
francese, in Il concetto di tempo. Atti del Congresso della Società filosofica
italiana, Caserta, Giovanni Casertano, Loffredo Editore, Napoli, “Persona,
trascendentale, ermeneutica” in Filosofi italiani contemporanei, Giuseppe
Riconda e Claudio Ciancio, Mursia Editrice, Milano, Monografie, saggi, curatele
Il contributo filosofico di Mounier, Pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia
dell'Padova, F.lli Bocca Editori, Roma. La storia nella coscienza della gioventù,
Edizioni AVE, Roma/ L'intellettualismo in Platone, Liviana Editrice, Padova, Platone, Senofonte, Aristotele: il messaggio
di Socrate , Editrice La Scuola, Brescia, Introduzione di una logica del personalismo,
Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana Editrice, Padova, L'itinerario
speculativo dell'umanesimo contemporaneo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia
dell'Padova, Liviana Editrice, Padova. L'educazione umanistica e la persona.
Saggio di una filosofia dell'insegnamento umanistico di Louis Meylan, tradotta
dal francese e curata da Armando Rigobello, Editrice La Scuola, Brescia, Determinazione
ed ulteriorità nel Kant precritico, U. Silva Editore, Milano-Genova, I limiti
del trascendentale in Kant, U. Silva Editore, Milano-Genova (trad. tedesca: A.
Pustet Verlag, München/Salzburg, La certezza morale, lezioni di filosofia
morale tenute all'Perugia nell'A.A. 1CLEUP, Perugia, Legge morale e mondo della
vita, Edizioni Abete, Roma, La morale radicale, appunti delle lezioni
tenute durante il corso di filosofia. Pubblicazioni dell'Università degli Studi
di Perugia, Perugia, Struttura e significato, Edizioni La Garangola, Padova, Linee per un'antropologia prescolastica, Editrice
Antenore, Padova. Modelli storiografici di educazione morale, Frama Sud
Edizioni tipografiche, Chiaravalle Centrale, Ricerche sul trascendentale
kantiano , Editrice Antenore, Padova, Dal romanticismo al positivismo, fa parte
di Storia del pensiero occidentale, V,
Marzorati, Milano, Ricerche sul "regno dei fini" kantiano , Bulzoni
Editore, Roma. Il personalismo: scelta antologica (curata assieme a Gaspare
Mura e Marco Ivaldo), Città Nuova Editrice, Roma, L'impegno ontologico.
Prospettive attuali in Francia e riflessi nella filosofia italiana, A. Armando
Editore, Roma, L'impegno ontologico: prospettive attuali in Francia e riflessi
nella filosofia italiana, A. Armando Editore, Roma, . Il futuro della libertà,
Edizioni Studium, Roma, Pedagogia, politica e promozione umana , Editrice La
Scuola, Brescia.. Perché la filosofia, Editrice La Scuola, Brescia, trad.
tedesca: Ars Una Verlag, Neurid, trad. spagnola: Caparros, Madrid. Studi di
ermeneutica , Città Nuova Editrice, Roma, Verso una nuova didattica della
storia , Sei, Torino, Persona e norma nell'esperienza morale , L.U. Japadre
Editore, L'Aquila, Certezza morale ed esperienza religiosa, Libreria Editrice
Vaticana, Città del Vaticano, 1Kant. Che cosa posso sperare, Edizioni Studium,
Roma, Lessico della persona umana , Edizioni Studium, Roma. L'immortalità dell'anima, Editrice La Scuola,
Brescia, Soggetto e persona: ricerche sull'autenticità dell'esperienza morale ,
Edizioni Anicia, Roma, Autenticità nella
differenza, Edizioni Studium, Roma, Attualità della lettera ai Romani ,
Edizioni AVE, Roma. Dio oltre i saperi.
Tra teologia e filosofia (con Orlando Todisco, Giuseppe Zarone e Fausto
Pellecchia), Edizioni San Paolo, Milano, Interiorità e comunità. Esperienze di
ricerca in filosofia , Edizioni Studium, Roma, Oltre il trascendentale,
Pubblicazioni della Fondazione "Ugo Spirito", Roma, L'altro,
l'estraneo, la persona , Città Nuova Editrice, Roma, La persona e le sue immagini , Città Nuova
Editrice, Roma, L'estraneità interiore, Edizioni Studium, Roma, Le avventure
del trascendentale. Contributi al LV Convegno del Centro studi filosofici di
Gallarate, Armando Rigobello, Casa Editrice Rosenberg & Sellier, Torino, Umanità
e moralità , Edizioni Studium, Roma, Immanenza metodica e trascendenza
regolativa, Edizioni Studium, Roma, L'apriori ermeneutico: domanda di senso e
condizione umana, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, Prossimità e
ulteriorità: una ricerca ontologica per una filosofia prima, Rubbettino Editore,
Soveria Mannelli. L'insuperabile singolarità dell'avventura umana: dalla
determinazione completa alla rottura metodologica, Il Ramo Editore, Rapallo..
Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico, intervista Luca Alici,
Editrice La Scuola, Brescia, . L'intenzionalità rovesciata: dalle forme della
cultura all'originario, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli. Struttura ed
evento: tempo di vivere, tempo di dare testimonianza alla vita, la vita come
testimonianza, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, Dalla pluralità delle
ermeneutiche all'allargamento della razionalità, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli. Ciascuno di noi nell'incontro con l'altro deve essere tale da
suscitare curiosità e interesse di conoscenza reciproca (in Presentazione a
Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , Studium, La filosofia come testimonianza, Rivista
bimestrale, Studium, Roma, Enrico Berti ebbe per qualche mese il Rigobello come
docente supplente di filosofia quando era ancora studente liceale. Cfr. E.
Berti, "Origini del pensiero di Armando Rigobello", in: Alici,
Grassi, Salmeri e Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium. Cfr. Berti,
"Origini del pensiero di Rigobello", in Alici, Grassi, Salmeri,
Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Roma, ,Cfr. pure il contributo
di Borghesi, "La dialettica tra struttura e significato", nella
stessa collectanea. Oltre quelli delle
Parti II e III, si vedano soprattutto i vari contributi presenti nella Parte I
della collectanea in suo onore: Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, Rigobello, la
filosofia come testimonianza, Studium, Roma,
.Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , cit.
Cfr. i vari contributi presenti nella miscellanea: Estraneità interiore e testimonianza. Studi
in onore di Armando Rigobello, Antonio Pieretti, ESI-Edizioni Scientifiche
Italiane, Perugia, 1995. Cfr. pure
"Biografia, pensiero e opere di Armando Rigobello", in Bollettino
della Società Filosofica Italiana nella
rubrica Filosofi allo Specchio, Cfr.
Alici, Grassi, Salmeri, Vinti , cit. Per
questi aspetti centrali del pensiero di Rigobello, si vedano soprattutto i
contributi presenti nella prima parte della collectanea in suo onore: Luigi
Alici, Onorato Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , Armando Rigobello, la
filosofia come testimonianza, Numero speciale di Studium, Cfr. Luigi Alici,
Onorato Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , cRicordo di Armando Rigobello,
su lumsa. Armando Rigobello, Umanità e moralità, in Dialegesthai. Rivista
telematica di filosofia, su mondodomani.org. Armando Rigobello, Necrologio, su
rovigooggi. In memoriam: Armando Rigobello, su unimc. In ricordo di Armando
Rigobello, su unimc. Estraneità
interiore e testimonianza. Studi in onore di Armando Rigobello, Antonio
Pieretti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli-Perugia, Luigi Alici, Onorato
Grassi, Giovanni Salmeri e Carlo Vinti , Armando Rigobello, la filosofia come
testimonianza, giornate-studio in suo onore, 17-18 novembre , evento
organizzato a Perugia in collaborazione con l'Roma Tor Vergata e la LUMSA,
Perugia/Roma, i cui atti sono stati pubblicati, Alici, Grassi, Salmeri e Vinti, Studium, Gianni Dotto, "Armando
Rigobello", in Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano, Emilio Baccarini
, Passione dell'originario: fenomenologia ed ermeneutica dell'esperienza
religiosa. Studi in onore di Armando Rigobello, Edizioni Studium, Roma, Personalismo Emmanuel Mounier Filosofia
cristiana Armando Rigobello in SWIF Sito
web italiano per la filosofia, su swif.uniba. Vita e ricerca. Il senso
dell'impegno filosofico (Interviste), Luca Alici recensione di Guido Del Din,Padova.
Video di un'intervista a cura di Valentini, fatta a Roma -- youtube.com/watch?v=yNRvCGRNfyE
PredecessoreRettore della LUMSASuccessore Giorgio Petrocchidal 1989 al
1991Giuseppe Dalla Torre
RIMINI.
gregorio
di, Il beato Gregorio da Rimini, detto anche de
Arimino o Ariminensis e soprannominato splendens lucerna, dottore acutus,
dottore authenticus (Rimini, 1300 – Vienna, 1358), è stato un filosofo e
teologo italiano, appartenente all'Ordine di Sant'Agostino. Forse
l'ultimo grande scolastico del Medioevo, fu il primo a conciliare gli sviluppi
delle idee di Ockham ad Oxford con gli insegnamenti di Pietro Aureolo a Parigi:
questa sua sintesi ebbe un impatto duraturo sul pensiero europeo[1].
Indice 1Biografia 2Pensiero 3Opere 4Note 5Altri progetti 6Collegamenti
esterni Biografia De imprestanciis venetorum (De usura), 1508 Nacque a
Rimini intorno al 1300, ricevette la sua prima formazione presso l'Ordine
mendicante degli Eremitani di sant'Agostino, nel quale era entrato. Studiò a
Parigi (dal 1322/23 al 1328/29), fino al conseguimento del
baccellierato.[2] Fu attivo come lettore a Bologna tra il 1329 e il 1338,
Padova e Perugia.[3] Tornò nel 1340-1342 a Parigi, dove preparò le lezioni
sulle Sentenze di Pietro Lombardo, che tenne nel 1343-1344. Influenzato da lui
fu Peter Ceffons che scrisse un commento sulle Sentenze. Nel 1345 conseguì il
grado di Magister teologiae. Nel 1346 era a Rimini per recarsi l'anno
successivo a Padova. Nel 1351 il Capitolo generale di Basilea lo nominò lector
principalis nel recentemente costituito Studio agostiniano di Rimini e lo
incaricò, a ulteriore prova della sua autorevolezza, di procedere alla nomina
del nuovo priore del convento. Nel 1357 divenne priore generale degli
agostiniani come successore di Tommaso di Strasburgo. Morì a Vienna verso
la fine del 1358.[1] Oltre alla sua opera principale, il Commento alle
Sentenze di Pietro Lombardo, del quale sono pervenuti solo i primi due libri,
scrisse diversi trattati, tra cui “De usura,” “ De quatuor virtutibus
cardinalibus” e un estratto del commento
alle sentenze, il “De intentione et remissione formarum” che probabilmente
costituisce una versione ampliata della IV distinctio del I libro del Commento
alle Sentenze. Dubbia è l’attribuzione a Gregorio di una Tabula super epistolis
B. Augustin. Gregorio manifesta una certa attitudine sincretistica tra gli
sviluppi del pensiero di Occam e gli insegnamenti di Pietro Aureolo a Parigi. Mostra
analoga tendenza anche nella ricostruzione e dell'analisi del processo del
conoscere umano, nelle quali si fondono in maniera originale elementi
eterogenei desunti da Aristotele, Agostino e Ockham. Causa un grave
fraintendimento del suo pensiero, Gregorio è stato qualificato come tortor
infantium (torturatore dei bambini), per la supposizione di aver condannato
alle pene eterne i bambini che muoiono senza il battesimo; in realtà Gregorio
espone tale dottrina senza pronunciarsi. Talvolta è indicato quale antesignano
dei nominalisti. Opere: “Gregorii Ariminensis OESA, Lectura super Primum et Secundum
Sententiarum”; “De quatuor virtutibus cardinalibus”; “De intentione et
remissione formarum”; “De usura”; “De imprestanciis venetorum... et de usura,
Reggio nell'Emilia, Lodovico Mazzali, Enrico Gori, Gregorio da Rimini, su
filosofico.net. Manuale di Filosofia Medievale on-line, Università di
Siena - Facoltà di lettere e filosofia. DBI. Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Roberto Lambertini, Gregorio
da Rimini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Gregorio da Rimini, su ALCUIN, Università di Ratisbona. Modifica su
Wikidata Gregorio da Rimini, in Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 2009. (EN) Schabel, Christopher, Gregory of Rimini,
in Edward N. Zalta (a cura di), Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for
the Study of Language and Information (CSLI), Università di Stanford. (EN)
Gregory of Rimini, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press,
1913. philosopher, he studied in Italy, England, and France, and taught
at the universities of Bologna, Padua, Perugia, and Paris before becoming prior
general of the Hermits of St. Augustine in his native city of Rimini, about
eighteen months before he died. Gregory earned the honorific title “the
Authentic Doctor” because he was considered by many of his contemporaries to be
a faithful interpreter of Augustine, and thus a defender of tradition, in the
midst of the scepticism of Occam and his disciples regarding what could be
known in natural philosophy and theology. Thus, in his commentary on Books I
and II of Peter Lombard’s Sentences, Gregory rejected the view that because of
God’s omnipotence he can do anything and is therefore unknowable in his nature
and his ways. Gregory also maintained that after Adam’s fall from
righteousness, men need, in conjunction with their free will, God’s help grace
to perform morally good actions. In non-religious matters Gregory is usually
associated with the theory of the complexe significabile, according to which
the object of knowledge acquired by scientific proof is neither an object
existing outside the mind, nor a word simplex or a proposition complexum, but
rather the complexe significabile, that which is totally and adequately
signified by the proposition expressed in the conclusion of the proof in
question.
RINALDINI
(Ancona).
Filosofo. Nato in una famiglia aristocratica originaria di Siena, studiò al Bologna.
Fu al servizio di Urbano VIII e ottenne
da Barberini, nipote del Papa, la supervisione delle fortezze di Ferrara, Bondeno
e Comacchio. Lettore e professore a Pisa. Amico di Galilei e di
Borelli, il quale lo aveva soprannominato Simplicio per la sostanziale fedeltà
all'aristotelismo tradizionale, Rinaldini fu in corrispondenza con Viviani e fu
uno dei soci fondatori dell'Accademia del Cimento. Tuttavia ebbe numerose
controversie con i suoi amici e con Redi ed Torricelli. Nonostante il
conformismo, si oppose alla teoria della "virtù zoogenetica" delle
piante, sostenuta dagli altri accademici del Cimento, precedendo Malpighi con
l'ipotesi che anche gli insetti delle galle nascessero da uova deposte da
individui della stessa specie. Lasciò la
Toscana per recarsi a Padova, dove ebbe la cattedra di Filosofia nella locale
università e pubblicò “Philosophia rationalis, atque entità naturalis.” Cercò
invano di tornare a Pisa. Un'altra gloria di Rinaldini è la sua proposta di
scala termometrica utilizzando come riferimenti fissi il punto di congelamento
dell'acqua e quello di ebollizione all'ordinaria pressione atmosferica, e
proponendo di dividere l'intervallo in 12 gradi. Opere (selezione): Opus algebricum, Anconae,
Marco Salvioni, Opus mathematicum, Bononiae, Evangelista Dozza, Mathematica
italiana, Geometra promotus, Patauii, typis Petri Mariae Frambotti bibliopolae,
Ars analytica mathematum in tres parte distributa, Florentiae: ex typographia
Iosephi Cocchini; Patauii: typis Petri Mariae Frambotti, Ars analytica
mathematum. Pars tertia, Patauii, Pietro Maria Frambotto, De resolutione atque
compositione mathematica libri duo, Patauii: typis ac impensis heredum Pauli
Frambotti, Philosophia rationalis,
naturalis, atque moralis opus in quo praesertim physica vniuersa ex accuratis
naturalium effectuum observationibus deducta, & ubi rei natura patitur
geometrice demonstrata exhibetur. Patauii: sumptibus Petri Mariae Frambotti
bibliop. Ad artem quam ipse conscripsit mathematum analyticam paralipomena,
Patauii : typis Petri Mariae Frambotti, Commercium epistolicum, Patauii: typis Petri
Mariae Frambotti. L. Boschiero, Experiment and natural philosophy in
seventeenth-century Tuscany: the history of the Accademia del Cimento, Dordrecht:
Springer, «Carlo Rinaldini» In: Francesco
Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici
«Lo sviluppo delle ricerche sulle galle» In: Francesco Redi scienziato e
poeta alla corte dei Medici Clelia
Pighetti, Il vuoto e la quiete: scienza e mistica nel '600: Elena Cornaro e
Carlo Rinaldini, Milano: Franco Angeli, Giulia Giannini, Carlo Rinaldini, in
Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. «Renaldini (Rinaldini), Carlo». In: Johann Christian Poggendorff,
Biographisch-literarisches Handwörterbuch für Mathematik, Astronomie, Physik,
Chemie und verwandte Wissenschaftsgebiete zur Geschichte der exacten
Wissenschaften, Sächsische Akademie der Wissenschaften zu Leipzig, Leipzig: J.A. Barth, Treccani Enciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Operei (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere, Mathematica
italiana, Biografia di Carlo Renaldini, su mathematica.sns, Museo Galileo di
Firenze.
RIONDATO.
(Padova).
Filosofo. Nasce nel quartiere padovano dell'Arcella. Studia presso l'Padova e
si laurea prima in lettere classiche e poi in filosofia nel 1952, avendo come
maestri Luigi Stefanini, Aldo Ferrabino, Umberto Antonio Padovani e Carlo
Diano. Diventa professore di storia della filosofia antica nello stesso ateneo
patavino. Fu vicepresidente nazionale dell'Azione Cattolica, presidente della
Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e presidente del Consiglio di
amministrazione del Gazzettino.. Mentre si recava a lezione al Liviano, fu
ferito da un colpo di pistola ad una gamba. L'attentato venne rivendicato dai
Comitati Comunisti Combattenti. Sul luogo dell'attentato è ora presente una
targa in ricordo. È stato presidente dell'Accademia patavina di scienze, lettere
ed arti e sotto la sua presidenza l'Accademia cambia nome in "Accademia
galileiana di scienze, lettere ed arti". -- è socio corrispondente
dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Onorificenze Cavaliere di gran croce
dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinariaCavaliere
di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Grande
ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme
ordinaria Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana — Medaglia
d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'artenastrino per uniforme
ordinaria. Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte.
Targa in ricordo su ezioriondato.org. 3 maggio . Sito web del Quirinale: dettaglio
decorato. Sito web del Quirinale: dettaglio
decorato. Sito web del Quirinale:
dettaglio decorato. Sito in Memoria, su
ezioriondato.org.
PLANTADOSSI. Giovanni da Ripa, o da Ripatransone, al
secolo Giovanni Plantadossi (Ripatransone), filosofo. Sebbene considerato a
volte nominalista, era in realtà un realista. Chiamato Doctor difficilis o
Doctor supersubtilis, fu commentatore a Parigi del Liber sententiarum di Pietro
Lombardo, oltre che missionario e ambasciatore in Grecia. La riscoperta di Giovanni è proceduta a
partire dalla Francia, dove l'edizione moderna delle sue opere è stata curata
da André Combes, per approdare in Italia solo in tempi recenti. Jolivet lo
considera «fra i pensatori più originali e profondi del Medio Evo». Opere di e su Giovanni da Ripa Conclusiones
(riedizione), Parigi, Lectura super
Primum Sententiarum, Prologi, Questiones 1 et 2 (riedizioni), Parigi, 1961.
Questio de gradu supremo (riedizione), Parigi, 1964. André Combes, La
métaphysique de Jean de Ripa. André Combes, Présentation de Jean de Ripa, 1956.
Note R. Lambertini, Dizionario
Biografico degli Italiani, riferimenti in .
Giovanni da Ripa, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Cf. H. P. Grice, “The problem of the universals. From Ripa to me.”
RIVERSO. (Napoli). Filosofo. Si laurea a Napoli. Docente a
Salerno. Riceve il Premio Nazionale “Tetradramma d'oro”. Professore a Napoli. Diventa
ordinario di Filosofia a Salerno. Fu inserito tra i 500 intellettuali più
importanti d'Europa. Trra i 2000 intellettuali “eccellenti” del XXI
secolo. I suoi studi hanno spaziato
dalla filosofia critica ed analitica, alla logica formale, è stato esperto in
problemi di linguistica, con particolare specializzazione nei rapporti tra
cultura occidentale e cultura islamica e di filosofia delle scienze e delle
culture. La sua attività ha portato alla pubblicazione di 45 volumi, 26
traduzioni e curatele ed oltre 500 articoli scientifici. Opere: “Intorno al pensiero di Barth. Colpa e
giustificazione nella reazione antiimmanentistica del "Roemerbrief"
barthiano, La teologia esistenzialistica di Barth, La costruzione
interpretativa del mondo, analizzata dall'epistemologia genetica, Metafisica e
scientismo. Con un'appendice sulla logica di Peirce, Il pensiero di Russell. Esposizione storico-critica, Introduzione alla filosofia e all'analisi del
linguaggio, Dalla magia alla scienza, I problemi della conoscenza e del metodo
nel sensismo degl'ideologi, Analisi dell'esperienza estetica, Il pensiero occidentale. Corso di storia della
filosofia, Le tappe della pedagogia nel mondo occidentale, l pensiero di
Ludovico Wittgenstein, Natura e logo. La razionalizzazione dell'esperienza da
Omero a Socrate, La filosofia analitica in Inghilterra, Il pensiero di Wittgenstein, La filosofia oggi, Individuo, società e cultura. Introduzione
alla psicologia dei processi culturali, La nostra immagine dell'Universo.
Astronomia e ideologia, Il pensiero di BRussell, Il pragmatismo, Aspetti della
spiritualità europea dal '500 al '600, Il linguaggio nel pensiero filosofico e pedagogico
del mondo antico, Democrazia, Isonomia e Concetto di Stato, Le correnti filosofiche del '900, Riferimento
e struttura; Il problema logico-analitico e l'opera di Strawson, Democrazia e
gioco maggioritario, Filosofia analitica del tempo, Ideologia e società nell'Islam, La città e lo
Stato; Alle origini del pensiero politico occidentale, Millikan e la carica
dell'elettrone, Esperienza e riflessione, le tappe della filosofia e della
scienza nella cultura occidentale, Piaget; Filosofo, epistemologo, psicologo e
pedagogista, L'Islam; Crogiuolo d'idee,
di problemi, di angosce, Forme culturali e paradigmi umani; Le tappe del
pensiero filosofico e pedagogico nella cultura occidentale, Paradigmi umani e
educazione, Filosofia del linguaggio: dalla forma al significato, Cose e parole
nella traduzione interculturale, Come Bruno iniziò a parlare: Diario di una
maestra di sostegno, La rimozione dell'Eros nel Giansenismo, Civiltà, libertà e
mercato nella città greca antica
(Working Papers della Libera Università Internazionale degli Studi
Sociali Guido Carli, LUISS, Roma). ''Capire l'Islam, Iran, Da Zarathuštra
all'Islâm. Un viaggio al centro dell'immaginario religioso e mistico che ha
influenzato l'umanità, Islâm, morale e
dottrina, Cogitata et scripta, Con
Emanuele Riverso scompare un vero filosofo del linguaggio, La Tribuna, Quindicinale
di Informazione, Sito interamente dedicato al prof. Riverso, su
emanueleriverso. Semiosi iconica e comprensione della Terra, di Emanuele
Riverso, SIBA, Coordinamento dei servizi informatici bibliotecari di Ateneo,
Università del Salento.
Roccoto be identified.
RODANO.
(Roma). Filosofo. Comunemente
considerato il fondatore del “cattocomunismo.” Fu tra i fondatori del Movimento
dei Cattolici Comunisti, poi Sinistra Cristiana. Consegue la maturità classica al
Visconti, la laurea aRoma. Negli anni del liceo e dell'università frequenta la
congregazione mariana “Scaletta”, diretta da padri gesuiti; milita nell'Azione
Cattolica e nella FUCI, allora presieduta da Aldo Moro. Dal 1938 entra in
contatto e collabora con antifascisti d'ispirazione cattolica (Adriano
Ossicini, Paolo Pecoraro, Antonio Tatò e altri), comunista (Paolo Bufalini,
Antonio Amendola, Pietro Ingrao, Lucio Lombardo Radice e altri), del Partito d'Azione
e liberali (Ugo La Malfa, Paolo Solari, Mario Fiorentino fra gli altri).
Nel 1938-40 partecipa al “Movimento dei Cattolici Antifascisti”. Nel 1941-43 è
(con Ossicini e Pecoraro) tra i promotori e dirigenti del “Partito
Cooperativista Sinarchico”, poi “Partito Comunista Cristiano” e ne redige i
principali documenti. Dal 1942 fa parte, con Alicata e Ingrao, del cosiddetto
“triumvirato” dirigente le due distinte organizzazioni clandestine (comunista e
comunista cristiana).Nel 1942 scrive, sotto pseudonimi, alcuni articoli
sull’Osservatore Romano. Il 18 maggio 1943 viene arrestato dalla polizia
fascista in una generale retata dei militanti del PCC, e deferito al Tribunale
Speciale con altri suoi dirigenti. Il processo non ha luogo per la caduta del
fascismo e tutti vengono liberati poco dopo il 25 luglio 1943. Nel
periodo badogliano, fra il 25 luglio e l'8 settembre 1943, ha intensi scambi
d'idee con i compagni di partito e altre personalità antifasciste sulla linea
da seguire. Stringe amicizia con don Giuseppe De Luca e con Giaime Pintor.
Collabora al “Lavoro”, diretto da Mario Alicata (comunista), Olindo Vernocchi
(socialista) e Alberto Canaletti Gaudenti (cattolico). Sotto l'occupazione
nazista di Roma (8 settembre 19434 giugno 1944) fonda, con altri, il “Movimento
dei Cattolici Comunisti” e ne redige i documenti teorico-politici; scrive
articoli sui 14 numeri usciti alla macchia di Voce Operaia, organo dello stesso
MCC. Il 13 febbraio 1944 sposa Maria Lisa Cinciari, sua compagna di lotta, che
diverrà vice presidente della Camera dei deputati per il PCI, con cui avrà
cinque figli, tra cui Giulia Rodano, assessore alla Regione Lazio dal 2006 al
. Dopo la liberazione Franco Rodano con Laura Garroni Liberata
Roma, il MCC prende il nome di "Partito della Sinistra Cristiana". Vi
confluiscono i “Cristiano-Sociali” di Gerardo Bruni. Vi partecipano anche
Felice Balbo, Filippo Sacconi, Luciano Barca, Fedele D'Amico, Giovanbattista
Chiesa, Erasmo Valente, Giuseppe Mira, Antonio Tatò, Giglia Tedesco, Ennio
Parrelli, Vittorio Tranquilli, Antonio Rinaldini. Nel giugno 1944 Rodano
stringe un rapporto di amicizia e collaborazione (che non sarà privo di momenti
di dissenso critico) con Palmiro Togliatti. Su Voce Operaia, pubblicata adesso
legalmente, scrive numerosi articoli; in quattro di essi (autunno 1945)
sostiene la prosecuzione dell'IRI e ciò segna l'inizio della sua amicizia con
Raffaele Mattioli. Nella notte di Natale del 1944 s'incontrano, a casa di
Rodano e con la sua mediazione, Togliatti e don Giuseppe De Luca: è un primo,
cauto sondaggio reciproco tra mondo cattolico e movimento comunista
italiano. Il 9 dicembre 1945, a conclusione di un congresso
straordinario, il PSC si scioglie. Rodano sostiene, con argomentato vigore, che
non è più utile una formazione cattolica di sinistra, poiché incombe alla
classe operaia nel suo insieme e perciò al PCI il compito di affrontare la
questione cattolica, superando le pregiudiziali ateistiche e del dogmatismo
marxista. Si adopera perciò per ottenere modifiche nello statuto del PCI, che
consentano l'iscrizione e la militanza in esso indipendentemente dalle
convinzioni ideologiche e religiose, modifiche che saranno adottate dal PCI nel
suo V congresso, nel gennaio 1946. Entrato nel PCI, Rodano scrive* su
periodici ufficiali di tale partito o ad esso vicini; particolarmente
numerosi i suoi articoli su Rinascita, dal 1946 al 1952. Vi ha largo spazio
l'invito ai cattolici a lavorare in politica e nelle altre dimensione della
"storia comune degli uomini" in spirito di laicità, evitando quindi
improprie commistioni con la fede religiosa. Questa posizioneapprofondita da
Rodano nel corso di tutta la sua opera ed essenziale per comprenderlacontrasta
con la linea della Chiesa di Pio XII, che coglie l'occasione di due suoi
articoli sulla condizione economica del clero (Rinascita, autunno 1947) per
comminargli l'interdetto dai sacramenti, accusandolo di fomentare la
"lotta di classe" all'interno delle gerarchie. L'interdetto verrà
tolto solo sotto il pontificato di Giovanni XXIII. La battaglia
culturale Franco Rodano Dal 1951 al 1954 Rodano cura, insieme a Gabriele
De Rosa, Filippo Sacconi e altri, gli articoli politici del mensile Lo
Spettatore Italiano, diretto da Elena Croce, figlia di Benedetto. Dal 1955 al
1959 scrive sul Dibattito Politico, settimanale diretto da Mario Melloni e Ugo
Bartesaghi, teso a una difficile mediazione tra le posizioni politiche del
mondo cattolico e di quello comunista e socialista, nel distinto riconoscimento
dei rispettivi valori e motivi ideali. Vi collaborano tra gli altri Giuseppe
Chiarante, Lucio Magri, Ugo Baduel, Edoardo Salzano. Durante il
pontificato di Giovanni XXIII opera, tramite Togliatti, per la trasmissione ai
dirigenti sovietici della proposta, accolta, di uno scambio di messaggi in occasione
dell'ottantesimo compleanno di papa Roncalli. L'iniziativa sarà il primo segno
di disgelo tra URSS e Santa Sede. Tra il 1960 e il 1968 si svolge un serrato
dialogo tra Rodano e Augusto Del Noce, che mette in chiaro la diversità delle
rispettive posizioni. Nel 1962 Rodano fonda, con Claudio Napoleoni, La Rivista
trimestrale, che durerà fino al 1970, affrontando nodi teorici e politici di
fondo. Ancora con Napoleoni, e con Michele Ranchetti, dirige la “Scuola
Italiana di Scienze Politiche ed Economiche” (SISPE, 1968-72), rivolta a
militanti del movimento giovanile dell'epoca. Negli stessi anni collabora
alla rivista Settegiorni, diretta da Ruggero Orfei e Piero Pratesi, in cui fra
l'altro scrive una serie di interventi d'intensa riflessione teologica, le
Lettere dalla Valnerina. Chiusasi l'esperienza della Rivista Trimestrale,
Rodano scrive sui Quaderni della Rivista Trimestrale (1972-83), diretti da
Mario Reale, cui collaborano, insieme a Filippo Sacconi, Edoardo Salzano,
Vittorio Tranquilli, Giorgio Gasparotti, Franco Rinaldini, gli allora giovani
Mario Reale, Raffaele D'Agata, Claudio De Vincenti, Alessandro Montebugnoli,
Pier Carlo Padoan, Stefano Sacconi, Alberto Zevi, Giaime e Giorgio Rodano, e
altri. Lo si considera l'esponente più autorevole del “cattocomunismo”:
"i rapporti di Rodano con il mondo cattolico sono stati indagati a fondo.
Quelli con Togliatti (che furono rapporti personali assai intensi) assai poco,
come quelli con Berlinguer (all'Istituto Gramsci si conservano tre vaste
memorie che Rodano ha scritto per Berlinguer), anche se il rapporto stretto di
questi con Antonio Tatò è sufficiente a delinearne l'influenza".
Nella stagione del “Compromesso storico” proposto da Enrico Berlinguer e
oggetto prima di attenzione, poi di cauta convergenza da parte di Aldo Moro,
Rodano elabora i fondamenti teorici di una politica diretta a non ridurre
l'incontro tra le grandi forze storiche del comunismo, del socialismo e del
cattolicesimo democratico a una mera operazione di governo, ma a farne una
strategia di lungo periodo di trasformazione della società. Quella stagione e
quelle prospettive vengono improvvisamente troncate dall'assassinio di Moro.
S'intensificano, all'epoca, i suoi contatti personali con esponenti del PCI,
del PSI, della DC e di altri partiti (La Malfa, Malagodi, Visentini), su
problemi politici a breve e lungo termine. Pubblica alcuni libri, scrive
articoli su vari periodici e sul quotidiano Paese Sera, quasi settimanalmente. Franco
Rodano muore per una crisi cardiaca a Monterado (An). Al funerale cattolico
partecipa ufficialmente anche la locale sezione del PCI. Opere Sulla
politica dei comunisti, (Boringhieri, Torino, Questione democristiana e
compromesso storico, (Editori Riuniti, Roma), Il pensiero di Lenin da
“ideologia” a “lezione” (Stampatori, Torino, Lettere dalla Valnerina (Piero
Pratesi, La Locusta, Vicenza 1986) Lezioni di storia "possibile"
(Vittorio Tranquilli e G.Tassani, Marietti, Genova) Lezioni su servo e signore
(Vittorio Tranquilli, Editori Riuniti, Roma) Cattolici e laicità della politica
(Vittorio Tranquilli, Editori Riuniti, Roma, Cristianesimo e società opulenta
(Marcello Mustè, Ed. di Storia e letteratura, Roma) Saggi, articoli, interviste
Sono stati pubblicati in numerosi periodici e quotidiani, tra i quali:
l'Osservatore Romano, Primato, Voce Operaia Rinascita Il Politecnico, Unità, Vie nuove,
Società, Cultura e realtà, Lo Spettatore Italiano, Il Contemporaneo, Il
Dibattito Politico, Nuovi Argomenti, La Rivista Trimestrale, Settegiorni, Quaderni
della Rivista Trimestrale, Paese Sera, Città Futura, Nuova Società, Il Regno. Si può vedere l'elenco completo dei saggi,
articoli, interviste in: katciu-martel . I saggi più importanti, pubblicati
sulla Rivista Trimestrale e sui successivi Quaderni della R.T., sono:
Risorgimento e democrazia, Il processo di formazione della “società opulenta” Il pensiero cattolico di fronte alla “società
opulenta” Egemonia riformista ed egemonia rivoluzionaria (n. 4/1962), Note sul
concetto di rivoluzione Significato e prospettive di una tregua salariale (con Claudio
Napoleoni, Il centro-sinistra e la situazione del paese, Sul pensiero di Marx, A proposito del convegno
delle ACLI a Vallombrosa, Su alcune questioni sollevate dal movimento studentesco
(Con Dopo Praga: considerazioni politiche sulla storia del movimento operaio, A
proposito dell'”autunno caldo”: considerazioni sulla dialettica sociale dell'”opulenza”
La peculiarità del Partito comunista italiano, Dopo il XIV congresso del PCI:
il nodo al pettine; i “germi di comunismo” (La questione democristiana La
proposta del “compromesso storico” Dopo la morte di Mao Tse-tung: la lezione di
una grande esperienza (con Vittorio Tranquilli, Considerazioni sulla strategia
dei comunisti italiani: egemonia e libertà delle opinioni (Considerazioni sui
fenomeni di eversione giovanilistica: la politica come assoluto Note sulla
questione giovanile: la giovinezza, specificità umana e condizione storica Dopo
la lettera di Berlinguer al vescovo di Ivrea: laicità e ideologie, Alla radice
della crisiI –L'incompatibilità tra capitalismo e democrazia, IIÈ possibile una soluzione reazionaria? (
IIIIdee e strumenti della manovra reazionaria, IVRivoluzione e “filosofia della
storia” V –Rivoluzione in Occidente e rapporto con l'URSS, Il senso di una grande lezione: per una
lettura critica del pensiero di LeninI, IPer un bilancio del “compromesso
storico”: Innovazione e continuità Contratti e costo del lavoro: imprese e
sindacati, partiti e istituzioni (ivi) La Chiesa di fronte al problema della
pace, Note Piero Craveri, Una critica
pregnante, in Mondoperaio, È morto
Rodano, teorico del compromesso storico Archiviolastampa Augusto Del Noce: Lettera a F. Rodano (luglio
1961, in Regno-attualità,); Maria Lisa Cinciari: Cattolici comunisti (in
Enciclopedia dell'antifascismo e della resistenza, Milano); Lorenzo Bedeschi:
Cattolici e comunisti (Feltrinelli, Milano); Mario Cocchi, Pio Montesi: Per una
storia della Sinistra cristiana (Coines, Roma), Carlo Felice Casula:
Cattolici-comunisti e Sinistra cristiana (Il Mulino, Bologna; Giovanni Tassani:
Alle origini del compromesso storico (EDB, Bologna Giuseppe Ruggieri, Riccardo
Albani: Cattolici comunisti? (Queriniana, Brescia); Margherita Repetto: Il
Movimento dei cattolici comunisti: problemi storici e politici (in Quaderni
della Rivista Trimestrale); : Ricordo di Franco Rodano Francesco Margiotta
Broglio, "Rodano: un cristiano nella sinistra", in "Nuova
Antologia", Gabriele Giannantoni, Massimo D'Alema, Pietro Ingrao:
Dibattito su Franco Rodano (in Rivista Trimestralenuova serie, : articoli su F.
Rodano in Nuovo Spettatore Italiano, Gianni La Bella: “Lo Spettatore Italiano”
(Morcelliana, Brescia); Massimo Papini: Tra storia e profezia: la lezione dei
cattolici comunisti (Ed. Univ., Roma); Enrico Landolfi, Franco Rodano e la
rivoluzione in Occidente, Palermo, Ila Palma, M. Raimondo: Franco Rodano:
solitudine e realismo del comunista cattolico (Galzerano, Salerno 1987); Mario
Tronti: Una riflessione su Franco Rodano (in Rivista Trimestralen. Mauro
Alighiero Manacorda: Franco Rodano lettore di Marx (In Critica marxista, Claudio
Napoleoni: Saggio su Rodano (in Cercate ancora, Ed. Riuniti, Raniero La Valle);
Claudio Napoleoni: Su Franco Rodano (in Teoria politica); Augusto Del Noce: Il
cattolico comunista (Rusconi, Milano); Vittorio Tranquilli: Fede cattolica e
laicità della politica in Franco Rodano (in Teoria Politica); Vittorio
Tranquilli: Realtà storica e problemi teorici della democrazia nel pensiero di
Franco Rodano (in Bailamme, nn.Mario Reale: Sulla laicità. Considerazioni
intorno alle relazioni fra atei e credenti (in Novecento, Riccardo Bellofiore:
Pensare il proprio tempo. Il dilemma della laicità in Claudio Napoleoni e
Franco Rodano (in Per un nuovo dizionario della politica, Ed. Riuniti, Roma, L.
Capuccelli); Mauro Lucente: La riflessione teorica di Franco Rodano dalla
Sinistra Cristiana alla “Rivista Trimestrale” (Tesi di laurea in scienze
politiche, Milano); Istituto Gramsci: Convegno commemorativo di Franco Rodano,
Roma, ottobre 1993; Marcello Mustè: Franco Rodano: critica delle ideologie e
ricerca della laicità (Il Mulino, Riccardo Albani: La storia comune degli
uomini. Rileggendo Franco Rodano (in Testimonianze,Massimo Papini: La
formazione di un giovane cattolico nella seconda metà degli anni Trenta: Franco
Rodano tra la Congregazione mariana “La Scaletta” e il liceo “Visconti” (in
Cristianesimo e storia, Vittorio Possenti: Cattolicesimo e modernità. Balbo, Del
Noce, Rodano (Milano, Marcello Mustè: Fra Del Noce e Rodano: il dibattito sulla
“società opulenta” (in La Cultura, Marcello Mustè: Franco Rodano: laicità,
democrazia, società del superfluo (Studium, Roma). Franco Rodano:
"Cristianesimo e società opulenta", a cura e con introduzione di
Marcello Mustè (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, Valentino Parlato:
L'utopia di Rodano (in Manifesto, Enrico Melchionda: Gli anni di Rodano (in
Aprile, Gabriele De Rosa, "Franco
Rodano; il cristianesimo e la società opulenta", in "Ricerche di
storia sociale e religiosa", anno Giuseppe Chiarante: Tra De Gasperi e
Togliatti. Memorie degli anni Cinquanta (Carocci, Roma; Michele Pandolfelli:
Cattolicesimo e marxismo nel pensiero di Franco Rodano (Tesi di laurea in
Scienze politiche, Roma. S.d.). Giovanni Tassani:"Il Belpaese dei Cattolici",
Cantagalli ,"La traccia e la prospettiva teorica di Franco Rodano".
Renato MORO, "Franco Rodano e la storia del 'partito cattolico' in
Italia", in Alfonso BottiStoria ed esperienza religiosa. Studi per Rocco
Cerrato, Urbino, Quattro Venti, Hanno detto di lui «La vita di Franco Rodano ha
testimoniato, in modo esemplare, quanto possa essere forte, nell’uomo, la
dedizione all’impegno intellettuale e ai grandi ideali, tra i quali la politica
intesa nel senso più nobile e più alto dell’accezione. Portatore d’una fede
religiosa profondamente sentita e sofferta, Rodano ha avuto costantemente con
sé il dantesco “angelo della solitudine”: durante l’intera sua vita, infatti,
mai si è sottratto al rovello e al dubbio; mai ha preferito la comoda via dei
pigri, degli opportunisti e dei neutrali. La sua prima “scelta di campo” nell’Italia
divisa in due, fu doppiamente
coraggiosa: la resistenza al nazifascismo ed il tentativo di conciliare nel
Movimento dei cattolici comunisti i valori della tradizione cristiana e
cattolica con quelli della rivoluzione d’ottobre. E così continuò senza paura e
con sacrificio personale in tutti questi anni promuovendo con le sue tesi, tra
consensi e dissensi, un continuo dibattito. La sua “inquietudine” fu, dunque,
sincera e feconda, sorretta da uno spirito virile, ma al fondo sensibile ed
umanissimo. Certamente Franco Rodano sarà ricordato dallo storico del futuro
con queste sue peculiarità di intellettuale originale, pugnace e coraggioso. In
questo modo l’ho visto e conosciuto, e così rimarrà per sempre nella mia
memoria.» Sandro Pertini, Quaderni della Rivista Trimestrale, . “ritengo
che la sua vita e la sua opera abbiano fornito una prova concreta e
significativa della validità di due principi che egli ha serenamente professato
e praticato e che, anche con il suo personale contributo, sono acquisiti al
patrimonio teorico e ideale del Partito comunista. Il primo è la distinzione e
l’autonomia reciproca della politica e della fede religiosa (o della
convinzione filosofica o del “credo” ideologico). Il secondo è
l’affermazionefatta da Togliatti, formulata in una tesi approvata dal X
congresso del partito e sviluppata poi nelle tesi del XV congressosecondo la
quale un cristianesimo genuinamente vissuto non soltanto non si oppone, ma è
anche in grado di sollecitare un’azione che può contribuire alla battaglia per
la costruzione di una società più umana, più libera e più giusta di quella
capitalista.» Enrico Berlinguer, Quaderni della Rivista Trimestrale, «C’era
nella sua avversione al misticismo, all’indistinto, all’anarchismo, una grande
lezione di umanesimo storico e costruttivo. La drammaticità con cui sentiva i
rischi di un capovolgimento della democraziavissuta nei suoi angusti limiti
democraticisticiin corporativismo e in anarchia, e, quindi, la possibilità di
una replica autoritaria, è tuttora inscritta nella nostra vita quotidiana,
nella fase che stiamo attraversando. Bene: distinguere per collegare; stabilire
i confini del campo di ciascuno, da cui discende l’autonomia della politica
dalla religione e dalle ideologie. Per questo ritengo che occorra respingere le
sollecitazioni di quanti pensano di poter rimuovere la questione di fondo posta
da Rodano. Quella questione oggi riguarda, a mio avviso, il confine mobile tra
progresso e conservazione” Achille Occhetto, Quaderni della Rivista
Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 67. «Per chi ha seguito, anche
talvolta dissentendo, il pensiero di Rodano e lo ha spesso messo a confronto
con la visione di Moro, appare chiaro che gli insegnamento di Franco Rodano
come quelli di Aldo Moro non hanno solo valore per la ricostruzione storica di
una fase politica conclusa, ma hanno invece valore e significato come guida per
la costruzione di un processo di allargamento della democrazia, di sviluppo e
di confronto e di un dialogo che sono ancora più che mai attuali, perché
attuali e non risolti sono i grandi problemi nazionali che richiedono sì
maggioranze e governi più efficaci e risoluti, ma anche un più largo consenso
popolare da realizzarsi col confronto, col dialogo, con la partecipazione, sia
pure a vario titolo, ad un unico disegno di tutte le forze politiche
rappresentative dell’intera realtà popolare.» Giovanni Galloni, Quaderni
della Rivista Trimestrale, n. “benché creda che la storia sia opera di molti, e
non di singole personalità pur spiccatissime, ho sempre ritenuto che il ruolo
esercitato da Rodano nella vicenda italiana di questi decenni sia stato
assolutamente fuori del comune, e portatore di cambiamento come a pochissimi
altri è stato dato. Ciò dico soprattutto in riferimento alla storia e alle
trasformazioni del partito comunista italiano, nei cui confronti Rodano ha
esercitato una funzione liberatrice e maieutica che, se non temessi di far
torto alla complessità del processo di un grande movimento di massa e agli
innumerevoli apporti di cui esso è sostanziato, non esiterei a definire
demiurgica.» Raniero La Valle, Quaderni della Rivista Trimestrale,
n.75-77, giugno-dicembre 1983, 49. «Lasciamo ad altri le banalità sul
“Consigliere del Principe” o sul “consulente” per i rapporti con il mondo
cattolico o con il Vaticano. Togliatti ne fu attratto e interessato certo,
anche perché l’esperienza di Rodano, le sue riflessioni, le sue frequentazioni
arricchivano il Partito di qualcosa che altrimenti non sarebbe venuto. Forse
qualcosa di analogo era stato per Gramsci e per Togliatti l’incontro con Piero
Godetti. Che Franco conoscesse e stimasse il cardinal Ottavini, che fosse
intimo di don De Luca, non era importante perché ciò rappresentava un “canale”;
era piuttosto decisivo che un giovane così ascoltasse e parlasse, che si
trovasse a casa sua tra i comunisti, che per farlo soffrisse fino alla
persecuzione vaticana, riuscendo sempre ad essere fedele nel senso più pieno
del termine.» Gian Carlo Paietta, Quaderni della Rivista Trimestrale,
n.75-77, giugno-dicembre 1983, 73. «Franco è stato e rimane uno dei pochi
uomini il cui pensiero rende possibile l’appellativo di femminista anche per un
appartenente al sesso maschile. La continua attenzione di Franco alla questione
femminile derivava, certo, da una molteplicità di circostanze. Vi influiva la
ricerca su quello che egli stesso definì il processo di umanizzazione
dell’uomo, nel cui quadro la liberazione della donna costituiva ben più di una
semplice componente o misura, ma piuttosto una delle condizioni decisive per
una reale, generale fuoruscita dall’alienazione e dallo sfruttamento umano […].
Oggi più d’uno ambirebbe, revanchisticamente, a considerare conclusa la
stagione femminista. E invece il vero problema per le donne, per la democrazia,
per il mutamento, è la perpetuazione e il saldo attestarsi a un livello
superiore del femminismo. Per questo il messaggio di Franco Rodano, che può ben
a ragione essere definito femminista nell’accezione più onnicomprensiva ed elevata,
risulta tuttora rivolto alla speranza e soprattutto all’impegno: quell’impegno
per cui egli ha consumato generosamente, e certo positivamente anche per la
causa femminile, tutta intiera la sua vita.» Giglia Tedesco, Quaderni
della Rivista Trimestrale, «Il [mio] primo interrogativo riguarda le scelte
politiche che egli ha fatto, ponendosi come cattolico in contrasto con alcune
direttive ecclesiastiche. Dove ha trovato forza e serenità, pur con sofferenza,
per queste opzioni non rinunciando alla sua fede e alla sua appartenenza
ecclesiale, sempre professata? Non ho trovato altra risposta che la sua fede
teologale. La fede di Franco non era credenza dottrinale, magari utilizzata
ideologicamente, o sottomissione alla gerarchia che poi si muta in ribellione;
era adesione cosciente e ferma a Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, ancora
vivente nella Chiesa. Questa fede comporta quel “sensus fidei” (ne ha parlato
il Vaticano II nella Lumen Gentium n. 12) che diventa giudizio pratico nelle
concrete situazioni per scelte che siano conformi alla volontà di Dio. È il
“discernimento” di cui parla san Paolo nella Lettera ai Romani (12, 2) e che
tanta parte ha nella dottrina spirituale cristiana.» Don Gino Della
Torre, Quaderni della Rivista Trimestrale, n.75-77, giugno-dicembre 1983, 95.
«Il rapporto con la Chiesa, sia come comunità di fede che come istituzione,
senza mediazioni di un partito cattolico […] rappresentava [per Rodano]
un’occasione e una garanzia per depurare il movimento comunista non solo dall’ateismo
scientista, ma anche di una visione totalizzante della rivoluzione politica e
sociale (il mito del regno dei cieli sulla terra e di una storia senza
alienazioni). Corrispettivamente il movimento comunista era il portatore
necessario di una trasformazione della società che non si presentasse […] come
inveramento e compimento della razionalità illuministica, della rivoluzione
borghese, ma anche e soprattutto come loro rovesciamento dialettico, e perciò
offrisse un fondamento storico e materiale ad un mondo in cui la persona
umana diventasse centro e misura, liberata dalla reificazione capitalistica, e
perciò stesso base reale di un pieno sviluppo di un cristianesimo, non
integralista, ma consapevole, diffuso, praticabile.» (Lucio Magri) Altri
progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o
altri file su Franco Rodano Gli anni di
Rodano, articolo di E. Melchionda, in "Aprile", n. 108, settembre
2003. Franco Rodano: dall'utopia alla secolarizzazione, articolo diVassallo, in
"effedieffe.comgiornale on-line", Il consigliere di Berlinguer che
amava la Controriforma. Ricorre il decennale della morte del giornalista
politico Franco Rodano, articolo di Paolo Franchi, Corriere della Sera, 8
ottobre, Archivio storico. Raccolta di articoli di Franco Rodano. «Ròdano,
Franco», la voce in Enciclopedie on line, sito "Treccani L'Enciclopedia
italiana".
romagnosi: important
Italian philosopher. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Romagnosi," per
il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
Romanoto be identified.
ROSCAGLIA. (Roma), filosofo -- è figlio del filologo Aurelio Roncaglia,
nipote dell'omonimo musicologo Gino Roncaglia e fratello dell'economista
Alessandro Roncaglia. Laureatosi in
filosofia a Roma, è stato allievo di Gregory e
Maierù. Consegue il perfezionamento in Informatica umanistica, sempre
presso la Sapienza. Consegue poi il dottorato in Filosofia a Firenze. Insegna
Editoria digitale e Digital Humanities a 'Roma.
In precedenza, era stato prima ricercatore, poi professore associato a Tuscia,
dove ha diretto un master in learning e corsi di perfezionamento su Book e
futuro del libro e sul web semantico. Eera stato documentarista bibliotecario
presso l'Archivio Storico della Camera dei deputati, occupandosi dei primi
progetti di digitalizzazione della documentazione storica. Fra i pionieri dell'uso di Internet in Italia
e della riflessione sulle sue potenzialità culturali (in particolare nel
settore dell'editoria e degli ebook), è socio fondatore dell'Associazione
culturale Liber Liber. È stato autore con Calvo, Ciotti e Zela della fortunata serie di
manuali su Internet pubblicati dalla casa editrice Laterza (sei edizioni e
oltre venti ristampe). Oltre che sul mondo del web, sull'editoria digitale e
sulle culture di rete, ha pubblicato numerosi studi e ricerche anche sulla
storia della logica fra il Medioevo e Leibniz.
In ambito televisivo è stato fra gli autori della trasmissione Rai
MediaMente e di numerosi altri programmi televisivi legati al mondo delle nuove
tecnologie e delle reti, nonché dei programmi culturali Nautilus e Zettel Filosofia
in movimento in onda a partire dal gennaio
sul canale Rai Scuola. Con Casati è autore di un progettodenominato
Wikilexper l'uso di strumenti wiki nel drafting normativo, in un contesto di
democrazia partecipata. Ha fatto parte
dal settembre del Comitato
tecnico-scientifico per le biblioteche e gli istituti culturali del Ministero
dei beni e delle attività culturali e del turismo, da cui si è dimesso per
protesta nel maggio . Opere principali:
L'età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale.
Roma-Bari:Laterza, . L'editoria fra cartaceo e digitale. Milano: Ledizioni, .
La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro. Roma-Bari: Laterza, .
Lingua e tecnologia. Usi della lingua e strumenti di rete, in Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Il libro dell'anno, Roma: Istituto dell'Enciclopedia Italiana, .
Google Book Search e le politiche di digitalizzazione libraria. Digitalia, Dai metadati all'harvesting. La gestione di
risorse informative attraverso repository interoperabili. Culture del testo e
del documento, Internet, Manuale per l'uso della rete, con Calvo,
Ciotti, e Zela. Roma-Bari: Laterza, Blogosfera e feed RSS. Una palestra per il
Semantic web? Networks. Rivista di filosofia dell'intelligenza artificiale e
scienze cognitive, Frontiere di rete.
Internet, cosa c'è di nuovo?, con Calvo, Ciotti, Zela. Roma-Bari: Laterza, Il
mondo digitale. Introduzione ai nuovi media, con Fabio Ciotti , Roma-Bari:
Laterza, Palaestra Rationis. Discussioni su natura della copula e modalità,
Firenze: Olschki. Università Roma Tre. 5 aprile . Dimissioni organi consultivi MiBACT. Note a
margine del concorso per 500 funzionari del Ministero Beni Culturali: mezzo
bibliotecario per ogni biblioteca? E la tutela di libri e manoscritti chi la
fa?, su aib. 23 agosto . Opere su Liber Liber,
su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere di Gino Roncaglia, . Registrazioni
di Gino Roncaglia, su RadioRadicale, Radio Radicale. Il sito-blog del libro La quarta rivoluzione,
su ebooklearn.com. L’Open Archive dell’Università della Tuscia, contenente le
sue pubblicazioni, su dspace.unitus. Il
sito del corso di perfezionamento su futuro del libro, e-book ed editoria
digitale, su ebooklearn.com. Il sito del master in E-Learning dell’Università
della Tuscia, su masterunitus.com. Il sito del progetto Wikilex, su
merzspace.net. Gino Roncaglia: memoria e supporti digitali, sul RAI Filosofia, su filosofia.rai.
RONCHI. (Forlì). Flosofo. Si è laureato a Bologna e
ha conseguito il dottorato a Milano sotto la guida di Sini. Professore ad
Aquila a all’Istituto di ricerca di psicanalisi applicate. Tiene corsi in varie
università e collabora con diversi centri
di ricerca. È direttore di due collane: “Filosofia al presente” per Textus
Edizioni di L’Aquila e “Canone Minore” per Mimesis Edizioni di Milano e
dal dirige la scuola di filosofia Praxis
a Forlì. È membro del Consiglio di amministrazione della Société des amis
de Bergson e collabora con i servizi culturali di Rai Radio Tre e con il sito
Doppiozero. I suoi primi lavori sono dedicati a Bataille, Levinas, e Blanchot.
Un sapere passionale) e alla questione della comunicazione intesa
filosoficamente come partecipazione alla verità e fondamento ontologico della
stessa pratica filosofica (Teoria critica della comunicazione: dal modello
veicolare al modello conversativo, -- Grice: “I like ‘conversativo.”Almost a
Spoonerism for ‘conservative’!” -- Filosofia della comunicazione. Il mondo come
resto e come teogonia. Più in particolare, ha proposto una revisione del modello
veicolare o standard della comunicazione e una critica al paradigma linguistico
del vivente. Al problema della raffigurazione e al suo rapporto col dicibile
nel pensiero occidentale antico, moderno e contemporaneo è invece dedicato “Il
pensiero bastardo: figurazione dell’invisibile e comunicazione indiretta.”
Grice: “This shows a distinction between ‘ingelese italianato.’ To call
indirect communication bastard would be a bit too much at Oxford!” --. Grazie
ai suoi studi su Bergson Ronchi si è segnalato come una voce significativa
della cosiddetta “Bergson renaissance”. – cf. Grice, “Speranza e la cosidddetta
“Grice renaissance””. Nei suoi lavori (Bergson filosofo dell’interpretazione,
Bergson. Una sintesi, ), guarda a Bergson come a un filosofo in grado di dare
risposta a questioni tuttora aperte del dibattito filosofico. Bergson non è,
come si crede, un filosofo irrazionalista, spiritualista, ostile alla scienza e
ai suoi metodi. Per lui la filosofia è un metodo rigorosamente empirista, che
consente la massima precisione possibile nella descrizione dei fenomeni.
Bergson è anzi il filosofo che ha cercato di emancipare la scienza da quanto di
“metafisico” era ancora inconsapevolmente presente nelle sue pratiche. Con le
sue celebri nozioni di “durata” e di “memoria” (cfr. Grice, “Personal identity:
my debt to Bergson”) ha costruito un
nuovo modello di intelligibilità del divenire, alternativo a quello
aristotelico, in grado finalmente di spiegare, senza riduzionismi, il “vivente”
quale era stato descritto dalla biologia evoluzionista. Il pensiero bergsoniano
è presentato come uno snodo essenziale della filosofia del Novecento. La sua
dirompente attualità è mostrata attraverso un confronto sistematico con la
fenomenologia, l’esistenzialismo, l’ermeneutica, il pensiero della differenza e
l'epistemologia della complessità. Al tempo stesso però, Bergson è ricollocato dall’autore all’interno
della tradizione filosofica occidentale, come un capitolo, tra i più alti,
dell’indagine filosofica sulla natura: un capitolo che continua l’opera di quei
filosofi e di quei teologi che, dai neoplatonici a Cusano fino a Grice e Gentile,
hanno provato a pensare la natura come vita vivente e come divinità
immanente. Impegnato in una definizione e riabilitazione del filosofico
contro il pericolo della sua dismissione (Come fare: per una resistenza
filosofica, ), proprio grazie al confronto con Bergson e ai filosofi “amici” di
quest’ultimo (Grice, James, Whitehead, Deleuze, and Grice’s immediate sources:
Gallie and Broad), è venuto definendo la
sua posizione filosofica inscrivendola in una costellazione ben precisa, ancorché
minoritaria (Canone minore: verso una filosofia della natura, ). Empirismo
radicale, realismo speculativo e “pragmatica” “trascendentale” sono le
definizioni che, più di altre, esprimono il senso e la direzione della sua
ricerca, improntata com'è a criticare quella che chiama “la linea maggiore della
filosofia” e che definisce dualistica, soggettivistica e antropocentrica. In una
parola: moderna. Da Kant sino a Derrida, la filosofia moderna è stata
infatti caratterizzata dal primato accordato alla finitudine, alla contingenza,
all'intenzionalità griceiana, alla negazione e al linguaggio e la semiotica. La
filosofia maggiore è, in fondo, un’antropologia cui oppone una filosofia del
processo radicalmente monista e immanentista che contesta la tesi dell'
"eccezione umana" e che non pone come apriori il principio della
correlazione soggetto-mondo (anche nella versione offertane dall'ermeneutica e
dalla fenomenologia). Alla svolta trascendentale kantiana è opposta quella
cosmologica whiteheadiana e, al dispositivo aristotelico potenza/atto,
dispositivo insufficiente a cogliere la natura naturans, la nozione di
gentiliana di “actus purus”. La linea minore è, infatti, anche e soprattutto
una linea megarica che, alla potenza logico-linguistica e umana troppo umana
dei contrari, sostituisce una potenza che non può non esercitarsi (sia essa
quella dell’Uno di Plotino, della sostanza di Spinoza o della durata di
Bergson). La filosofia “minore” è una filosofia del processo (categoria che oppone
all’aristotelica Kinesis) che, pur confutando il nulla e il possibile come
pseudo-problemi, non sacrifica il carattere creativo e dinamico del reale. Il
problema filosofico del rapporto Uno-moltida sempre al centro della riflessione
cioè risolto nei termini di una cogenerazione reciproca fra i differenti per
natura, in cui questa differenza non di grado tra il principio e il principiato
funziona come causa dell’immediato essere uno dei molti ed esser molti
dell’uno, ossia come la causa di quella unità cangiante di tutte le cose che chiama “immanenza assoluta”. Opere: Bataille,
Lévinas, Blanchot: un sapere passionale (Spirali, Milano) Bergson filosofo
dell'interpretazione (Marietti, Genova) Luogo comune. Verso un'etica della
scrittura (EGEA, Università Bocconi Editorr) La scrittura della verità. Per una
genealogia della teoria (Jaca, Milano) La verdad en el espyo. Les présocraticos
y el alba de la philosophia, Akal, Madrid) Il pensiero bastardo: figurazione
dell'invisibile e comunicazione indiretta (Marinotti, Milano. Teoria critica
della comunicazione: dal modello veicolare al modello conversativo (Mondadori,
Milano) Grice: “As I say, I like ‘conversativo;’ perhaps I should adopt it!
‘conversative,’ rather than the pompous ‘conversational’!). Liberopensiero.
Lessico filosofico della contemporaneità (Fandango Libri, Roma) Filosofia della
comunicazione: il mondo come resto e come teogonia (Bollati Boringhieri, Torino)
Bergson. Una sintesi (Marinotti, Milano ) Come fare. Per una resistenza
filosofica (Feltrinelli, Milano ) Brecht. Introduzione alla filosofia (et al.,
Correggio ) Zombie outbreak: la filosofia e i morti-viventi (Textus Edizioni,
L'Aquila ) Gilles Deleuze. Credere nel reale (Feltrinelli, Milano ) Il canone
minore: verso una filosofia della natura (Feltrinelli, Milano ), Brecht. Tre
dispositivi (Orthotes, Napoli ), Bergson, Whitehead, realismo speculative,
Deleuze Scuola megarica, Sini, Gentile.
rosattiMarcello vitali rosatti --
ROSELLI. (Gimiliano). (with one s) perhaps -- Tiberio Rosselli (Gimigliano), filosofo. Indicato
nelle fonti anche come Tiberio Russiliano Sesto. Le notizie sulla sua nascita sono incerte. Più
certe sono le informazioni sulla sua morte: le fonti concordano nel fatto che
muoia per mano di un suo servo. Di lui scrive così, Luigi Accattatis nel suo
libro Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, raccolte L. Accattatis
(1869): «far dobbiamo onorevole menzione
di Tiberio Rosselli da Gimigliano, letterato insigne del suo tempo e filosofo
di grido, Cattedratico in Napoli ed in Salerno; il quale, a dir del Barrio,
partitosi pel genio di visitare l'Africa, fu ucciso dal proprio schiavo. Egli
era della famiglia di cui è stata la madre del celeberrimo Giuseppe Scorza,
matematico distintissimo, istruttore, autore di merito, ed illustratore della
scienza per metodi ed invenzioni, morto non ha guari in Napoli. Conchiudendo
adunque, pare non dubbio essere stato il Nifo calabrese di origine, ed avere
avuto tra noi i primi rudimenti di letteratura, tali da avergli dato a vivere.
Dal contesto di scrittori calabresi, contemporanei alcuni, e vivuti altri dopo
breve tempo della morte di lui, a cui noto veniva per recente tradizione,
chiaramente se ne rivela il vero.» E
ancora l'Accattatis, parlando di Annibale Rosselli: «(…)Tiberio Rosselli, congiunto di frate
Annibale Rosselli, e discepolo del celebre Agostino Nifo; e che per la sua
dottrina fu prescelto a leggere filosofia per più anni nell'Salerno.» Opere: “Apologeticus adversus cucullatos
Philosophiae declamatio ad Leonem X Oratio habita Patavi in principio suarum
disputationum De propositione de inesse secundum Aristotelis mentem libellu
Universalia Porphiriana. Calabria, Le
biografie degli uomini illustri delle Calabrie, raccolte L. Accattatis, Di
questo filosofo e frate si occupano nei loro studi, tra gli altri, Zambelli e
De Franco nei loro lavori. Nel viene
pubblicato da O/esse il testo "Rosselli di Gimigliano. Dalle origini a
noi", che ricostruisce la vita e le opere del Rosselli. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
ROSMINI. Important Italian philosopher,
Catholic priest, counselor to Pope Pius IX, and supporter of the supremacy of
the church over civil government Neo-Guelphism. Rosmini had two major concerns:
the objectivity of human knowledge and the synthesis of philosophical thought
within the tradition of Catholic thought. In his Nuovo saggio sull’origine
delle idee “New Essay on the Origin of Ideas,” 1830, he identifies the
universal a priori intuitive component of all human knowledge with the idea of
being that gives us the notion of a possible or ideal being. Everything in the
world is known by intellectual perception, which is the synthesis of sensation
and the idea of being. Except for the idea of being, which is directly given by
God, all ideas derive from abstraction. The objectivity of human knowledge
rests on its universal origin in the idea of being. The harmony between
philosophy and religion comes from the fact that all human knowledge is the
result of divine revelation. Rosmini’s thought was influenced by Augustine and
Aquinas, and stimulated by the attempt to find a solution to the contrasting
needs of rationalism and empiricism. Antonio
Rosmini Nota disambigua.svg
DisambiguazioneSe stai cercando l'omonimo criminale appartenente alla
'ndrangheta, vedi Antonio Rosmini (criminale). Nota disambigua.svg
Disambiguazione"Rosmini" rimanda qui. Se stai cercando la 'ndrina,
vedi Rosmini ('ndrina). Beato Antonio Rosmini Francesco Hayez, Ritratto di Antonio Rosmini (1853-1856)
Galleria d'Arte Moderna di MilanoAntonio Rosmini ritratto da Francesco Hayez, Nascita
24 marzo 1797 Morte 1º luglio 1855 Venerato da Chiesa cattolica Beatificazione
18 novembre 2007 Ricorrenza 1º luglio Manuale Antonio Francesco Davide Ambrogio
Rosmini Serbati (Rovereto, 24 marzo 1797Stresa, 1º luglio 1855) filosofo, teologo
e presbitero italiano. La chiesa cattolica lo venera come beato dal 18 novembre
2007. Casa natale di Antonio Rosmini, in corso Rosmini, a Rovereto.
Fu secondogenito di Pier Modesto e di Giovanna dei Conti Formenti di Biacesa in
Valle di Ledro, nipote di Ambrogio Rosmini Serbati, e al momento della sua
nascita avvenuta il 24 marzo 1797, Rovereto faceva parte del dominio delle
forze napoleoniche, che l'avevano strappato all'Impero asburgico. In quegli
anni il Trentino fu terra di confine ora Tirolese (Tirolo italiano) ora
appartenente al regno d'Italia, con capitale Milano. Della sua nascita,
Rosmini renderà sempre grazie a Dio poiché «Egli la fece coincidere con la
vigilia della Beata Maria Vergine Annunziata». Viveva con sua sorella maggiore
Margherita, entrata nelle Suore di Canossa, e con suo fratello più piccolo,
Giuseppe. Rosmini, terminato l'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto, al tempo
città della Contea del Tirolo, compì gli studi giuridici e teologici presso
l'Padova e manifestò il desiderio di diventare sacerdote. A questo proposito i
famigliari raccontavano come, fin dalla più tenera età, Rosmini leggesse alla
luce della sua aureola. Fu nel giugno 1820, in occasione della venuta a
Rovereto del Vescovo di Chioggia Giuseppe Manfrin Provedi per consacrare le
chiese di Santa Maria del Carmine e di Santa Croce, appartenente all'omonimo
Monastero, che Antonio Rosmini, prendendo parte alla cerimonia, ottenne da
Monsignor Manfrin il diaconato ed in seguito, a Chioggia, il 21 aprile 1821
ricevette l'ordinazione sacerdotale. Intanto iniziò a mostrare una profonda
inclinazione per gli studi filosofici, incoraggiato in tal senso da papa Pio
VII. Dal 1826 si trasferì a Milano dove strinse un profondo rapporto
d'amicizia con Alessandro Manzoni che di lui ebbe a dire: «è una delle sei o
sette intelligenze che più onorano l'umanità». Manzoni assistette Rosmini sul
letto di morte, da cui trasse il testamento spirituale "Adorare, Tacere,
Gioire". Gli scritti di Antonio Rosmini destarono l'ammirazione, tra gli
altri, anche di Giovanni Stefani, Niccolò Tommaseo e Vincenzo Gioberti dei
quali pure divenne amico. Nel 1828, dopo aver dovuto lasciare il
Trentino, per motivi di forte ostilità per le sue posizioni incontrati da parte
del vescovo di Trento, il beato Giovanni Nepomuceno de Tschiderer, fondò al
Sacro Monte Calvario di Domodossola la congregazione religiosa dell'Istituto
della Carità, detta dei "Rosminiani". Le Costituzioni della nuova
famiglia religiosa, contenute in un libro che curò per tutta la vita, furono
approvate da papa Gregorio XVI nel 1839. A Borgomanero svolge la sua
attività di insegnamento e di guida spirituale in un collegio rosminiano, il
"Collegio Rosmini", regolato dalla Congregazione delle Suore della
Provvidenza Rosminiane. Nel 1848 svolse una missione diplomatica per
conto del Re di Sardegna Carlo Alberto presso la Santa Sede. Il filosofo
fu presidente dell'Accademia Roveretana degli Agiati ed il suo posto, anni dopo
la sua morte, dal 1872 al 1888, fu assunto da don Francesco Paoli, suo
segretario ed esecutore delle volontà, già direttore di Casa Rosmini. Tra le
volontà del filosofo vi fu anche quella di donare alla città di Rovereto un
terreno nell'attuale zona di Santa Maria per costruirvi l'ospedale cittadino, e
don Paoli onorò tale decisione. Rosmini è sepolto all'interno del
Santuario del SS. Crocifisso di Stresa. Nella stessa chiesa si trovano le
spoglie di Clemente Rebora. Pensiero Filosofia Rosmini portò avanti tesi
filosofiche tese a contrastare sia l'illuminismo che il sensismo. Sottolineando
l'inalienabilità dei diritti naturali della persona, fra i quali quello della
proprietà privata, entrò in polemica con il socialismo e il comunismo,
postulando uno Stato il cui intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle
sue teorie il filosofo seguì le concezioni di Sant'Agostino e di San Tommaso,
rifacendosi anche a Platone. Gli esordi filosofici di Antonio Rosmini si
ricollegano a Pasquale Galluppi, sia pure polemicamente, in quanto Rosmini
avverte con ogni chiarezza come risulti insostenibile una posizione di
integrale sensismo gnoseologico. La necessità di concepire una funzione
ordinatrice dell'esperienza, e a questa precedente, porta Rosmini a guardare
con interesse la filosofia di Kant. Tuttavia non è soddisfatto di ciò che lui
chiama l'innatismo kantiano, legato ad una pluralità imbarazzante e precaria di
categorie. Le quali, d'altra parte, gli sembrano fallire lo scopo di far
conoscere il reale quale esso è, per la necessaria introduzione di modifiche
soggettive nell'atto stesso del conoscere. Contrada della Terra, a
Rovereto. Memoria storica della presenza di Antonio Rosmini. Il problema
filosofico di Rosmini si configurava perciò come quello di garantire
oggettività alla conoscenza. La soluzione non potrà essere trovata, stante il
rifiuto della trascendentalità kantiana e dei connessi sviluppi, se non in una
ricerca ontologica, in un principio oggettivo di verità, che riesca ad
illuminare l'intelligenza in quanto le si proponga con immediata evidenza,
universalità e immutabilità. Questo principio è per Rosmini l'idea
dell'essere possibile, che da indeterminato contenuto dell'intelligenza, quale
originariamente è, si fa determinato allorché viene applicato ai dati forniti
dal senso. Essa precede e informa di sé tutti i giudizi con cui affermiamo che
qualche cosa particolare esiste. L'idea dell'essere, dunque, costituisce
l'unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi, ed è perciò
innata (Nuovo saggio sull'origine delle idee, del 1830). Ma qui i problemi
del kantismo, che sembrano superati o almeno messi da parte, si riaffacciano
con urgenza: di fronte al mero ricevere dati, di cui parlava il sensismo,
Rosmini ha chiarito che la mente umana nel suo uso conoscitivo formula giudizi,
in cui l'idea dell'essere ha funzione di predicato, cioè di categoria, e la
sensazione è il soggetto, di cui si predica qualche cosa. Nel giudizio,
inoltre, il predicato si determina e la sensazione si certifica: se questa è la
funzione propria del giudicare, ogni concetto non può sussistere che come
predicato di un giudizio; né a questa necessità sembra potersi sottrarre il
concetto di essere, che è dato solo nell'attività giudicante, come forma del
giudizio. Tuttavia Rosmini non accetta tale riduzione, ed esclude proprio
il predicato di esistenza della funzione del giudizio, continuando ad
attribuirgli una natura oggettiva e trascendente. È l'essere trascendente che
si rivela all'uomo, lo illumina e gli permette di pensare. Chi lo nega come il
nichilismo cade in una vuota posizione nullista. Accanto a questa
ontologia l'etica di Rosmini si sviluppa come etica caritativa (Principio della
scienza morale1). Monumento sepolcrale di Antonio Rosmini, Vincenzo
Vela, Stresa Politica Rosmini dedicò alla politica una breve ma intensa fase della
sua vita. Seguì papa Pio IX riparato a Gaeta dopo la proclamazione della
Repubblica Romana, ma la sua formazione attestatasi su ferme posizioni di
cattolicesimo liberale era tale per cui fu costretto a ritirarsi sul Lago
Maggiore, a Stresa. Tuttavia, quando Pio IX volle istituire dopo il 1849 una
commissione incaricata della preparazione del testo per la definizione del
dogma dell'Immacolata Concezione, nonostante ben due sue opere (Le cinque
piaghe della Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale) fossero
all'Indice, Rosmini fu chiamato a prendere parte a tale commissione. In
generale, Rosmini era favorevole allo Stato liberale (vagheggiando la monarchia
costituzionale), al costituzionalismo e anche alla separazione tra Stato e
Chiesa (sebbene non "assoluta": Rosmini criticherà lo Statuto
Albertino proprio per il suo porre ancora il cattolicesimo come religione di
Stato, elogiandone comunque il tentativo distensivo nei confronti della Santa
Sede, ma criticherà le leggi laiciste ed anticlericali emanate
successivamente). In gioventù ammiratore di François-René de Chateaubriand e di
Joseph de Maistre (per cui avrà comunque parole di elogio ancora nel 1839), si
convincerà in seguito della sostanziale bontà della maggior parte delle
conquiste dell'età moderna, criticandone solo le modalità: in tale ottica,
Rosmini criticava sia la rivoluzione francese che l'Ancient Regime,
riconoscendo invece la sostanziale bontà dei princìpi sanciti nel 1789
(distinguendoli dalle successive degenerazioni rivoluzionarie), in polemica con
chi, da una parte e dall'altra, sosteneva una società da lui definita
"perfettista". Continuò a vivere a Stresa, fecondo nel
perseguire il perfezionamento del suo sistema di pensiero con opere come Logica
(1853) e Psicologia (1855), sino alla morte. Il suo corpo è oggi inumato in un sarcofago
presso il Santuario SS. Sacramento a Stresa. Da Pio VIII a Benedetto XVI:
il giudizio dei papi su Rosmini Ratzinger su Rosmini Il cardinale Joseph
Ratzinger, il 18 maggio 1985 (quando la questione rosminiana era ancora ben
accesa), nell'ambito di una serata organizzata dal Centro Culturale di Lugano,
disse: Nel confronto con le parole classiche della fede che sembrano così
lontane da noi, anche il presente diventa più ricco di quanto sarebbe se
rimanesse chiuso solo in se stesso. Vi sono naturalmente anche tra i teologi
ortodossi molti spiriti poco illuminati e molti ripetitori di ciò che è già
stato detto. Ma ciò succede ovunque; del resto la letteratura dozzinale è
cresciuta in modo particolarmente rapido proprio là dove si è inneggiato più
forte alla cosiddetta creatività. Io stesso per lungo tempo avevo l'impressione
che i cosiddetti eretici fossero per una lettura più interessante dei teologi
della chiesa, almeno nell'epoca moderna. Ma se io ora guardo i grandi e
fedeli maestri, da Mohler a Newman a Scheeben, da Rosmini a Guardini, o nel
nostro tempo de Lubac, Congar, Balthasarquanto più attuale è la loro parola
rispetto a quella di coloro in cui è scomparso il soggetto comunitario della Chiesa.
In loro diventa chiaro anche qualcos'altro: il pluralismo non nasce dal fatto
che uno lo cerca, ma proprio dal fatto che uno, con le sue forze e nel suo
tempo, non vuole nient'altro che la verità. Per volerla davvero, si esige
tuttavia anche che uno non faccia di se stesso il criterio, ma accetti il
giudizio più grande, che è dato nella fede della Chiesa, come voce e via della
verità. Del resto io penso che vale la stessa regola anche per le nuove
grandi correnti della teologia, che oggi sono ricercate: teologa africana,
latinoamericana, asiatica, ecc. La grande teologia francese non è nata per il
fatto che si voleva fare qualcosa di francese, ma perché non si presumeva di
cercare nient'altro che la verità e di esprimerla più adeguatamente possibile.
E così questa teologia è diventata anche tanto francese quanto universale. La
stessa cosa vale per la grande teologia italiana, tedesca, spagnola. Ciò vale
sempre. Solo l'assenza di questa intenzione esplicita è fruttuosa. E di fatto
non abbiamo davvero raggiunto la cosa più importante se noi ci siamo
convalidati da soli, ci siamo accreditati da soli e ci siamo costruiti un
monumento per noi stessi. Abbiamo veramente raggiunto la meta più
importante se siamo giunti più vicino alla verità. Essa non è mai noiosa, mai
uniforme, perché il nostro spirito non la contempla che in rifrazioni parziali;
tuttavia essa è nello stesso tempo la forza che ci unisce. E solo il
pluralismo, che è rivolto all'unità, è veramente grande.» Monumento
ad Antonio Rosmini, in Corso Rosmini, a Rovereto Papa Pio VIII disse a Rosmini,
in udienza: «È volontà di Dio che voi vi occupiate nello scrivere libri:
tale è la vostra vocazione. Ella maneggia assai bene la logica, e la Chiesa al
presente ha gran bisogno di scrittori: dico, di scrittori solidi, di cui
abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugli uomini, non rimane oggidì
altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa
condurli alla religione. Tenetevi certo, che voi potrete recare un vantaggio assai
maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non esercitando qualunque
altra opera del Sacro Ministero.» Gregorio XVI, successore di Pio VIII,
in risposta alla lettera che Antonio Rosmini gli aveva indirizzato il 10
gennaio 1832, il 27 marzo dello stesso anno gli scrisse: «Diletto Figlio,
a te il nostro saluto e la nostra Apostolica Benedizione. Abbiamo volentieri e
con animo lieto ricevuto la tua lettera con i sensi della tua devota
sommissione a Noi e alla Sede Apostolica che ci hai mandato il 10 gennaio, in
cui ci parli della pia Società, chiamata Istituto della Carità e che con le tue
fatiche è stata fondata nel territorio della diocesi di Novara con
l'approvazione del Vescovo. E soprattutto ci hai anche informato che il
medesimo Istituto è stato da poco chiamato anche dal Vescovo di Trento nella
sua diocesi e che qui molti ecclesiastici, di provate virtù, vi hanno aderito.
Per questi fatti davvero rendiamo il nostro umile grazie a Dio autore di ogni
bene. E quantunque questo Istituto non sia stato ancora confermato
dall'autorità di questa Santa Sede, tuttavia speriamo in bene di esso e ci
allietiamo che lo stesso si dilati con il consenso dei nostri Venerabili
Fratelli nell'Episcopato. Quindi, per quanto riguarda le Sante Indulgenze connesse
a questo istituto, che domandi siano concesse, ricevi diletto figlio il nostro
Rescritto unito a questa lettera, da cui sicuramente comprenderai che
rispondiamo positivamente alla tua richiesta. Ti assicuriamo anche che ci è
pervenuto il libro sopra i Principi della Dottrina Morale da te edito e
mandatoci in omaggio e ti dichiariamo il grazie del nostro animo per il dono.
Tuttavia per la tensione nelle gravissime fatiche del Governo Apostolico non
abbiamo ancora letto lo stesso libro, ma siamo certamente persuasi che esso sia
in tutto conforme alla più sana dottrina e utilissimo alla sua difesa. Continua
dunque, diletto figlio, lo studio e prosegui a spendere le tue fatiche ad onore
di Dio per l'utilità della Chiesa; in Cielo sarà copiosa la ricompensa per la
tua opera. Frattanto la paterna carità con cui ti abbracciamo nell'umanità di
Cristo sia pegno dell'apostolica benedizione, che sgorgante dall'intimo del
cuore ti impartiamo.» (Da Breve pontificio di Gregorio P.P.XVI,) Pio IX
rivolgendosi al Vescovo di Cremona, nel 1854 dopo il decreto Dimittantur opera
omnia parlando di Rosmini disse: «Non solo è un buon cattolico, ma santo:
Iddio si serve dei santi per far trionfare la verità» Il papa Leone XIII,
al tempo delle aspre e dolorose lotte che si svolgevano intorno al pensiero
rosminiano sul finire del diciannovesimo secolo, in una lettera indirizzata
agli arcivescovi di Milano, Torino e Vercelli, del 25 gennaio 1882, fra l'altro
scrisse: «Ma non vogliamo che con questo abbia a patir detrimento il
religioso Sodalizio della Carità; il quale come per lo innanzi spese utilmente
le sue fatiche a beneficio del prossimo, secondo lo spirito dell'Istituto, così
è desiderabile che fiorisca in avvenire e prosegua a rendere ognora più
abbondanti frutti» Rosmini Rovereto 02La condanna del Sant'Uffizio Col
decreto del Sant'Uffizio "Post Obitum" del 1887, firmato da Leone
XIII, vennero condannate, in quanto "non conformi alla verità
cattolica", 40 proposizioni contenute nelle opere del Rosmini, le quali la
Sacra Congregazione romana "giudicò doversi riprovare, condannare e
proscrivere, nel proprio senso dell’autore", chiarendo inoltre che non era
lecito "a chicchessia di inferire, che le altre dottrine del medesimo
Autore, che non vengono condannate per questo decreto, siano per veruna guisa
approvate". La riabilitazione a seguito del Concilio Vaticano II
Giovanni XXIII, negli ultimi anni della sua vita, meditò in ritiro spirituale
le rosminiane "Massime di Perfezione Cristiana", assumendole come propria
regola di condotta. Anche Paolo VI prestò interesse nel Rosmini: in occasione
del 150º anniversario di fondazione dell'Istituto della Carità inviò un
messaggio all'allora padre generale, in cui elogiava l'intuizione del Rosmini
nel dare un grande peso alla missione caritativa già nel nome del nativo
istituto religioso, appunto l'Istituto della Carità. Pubblicamente Paolo VI
citò Rosmini durante il discorso tenuto alla Federazione Universitaria
Cattolica Italiana del 2 settembre 1963 riguardante la cultura cattolica e l'Europa.
Inoltre sotto il suo pontificato venne tolto il divieto di pubblicazione
dell'opera Dalle Cinque Piaghe della Santa Chiesa. Alla morte di Paolo VI
venne eletto papa Giovanni Paolo I, che si era laureato in sacra teologia alla
Pontificia Università Gregoriana di Roma con una tesi su L'origine dell'anima
umana secondo Antonio Rosmini. È bene precisare che Luciani era fortemente
critico nei riguardi del pensiero rosminiano, solo successivamente cambiò
opinione, rivolgendo nei riguardi di Rosmini parole di ammirazione e
stima. Tuttavia fu con il pontificato di Giovanni Paolo II che il
pensiero rosminiano ha potuto liberarsi delle aspre critiche e delle condanne
che accompagnavano l'Istituto della Carità fin dai tempi della sua fondazione.
Nella Lettera Enciclica Fides et ratio, Giovanni Paolo II ha annoverato Rosmini
«tra i pensatori più recenti nei quali si realizza un fecondo incontro tra
sapere filosofico e Parola di Dio». Ne ha inoltre concesso l'introduzione della
causa di beatificazione, conclusasi nella sua fase diocesana novarese il 21
marzo 1998. Nel 2001, Joseph Ratzinger da prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede emanò nel 2001 il famoso documento Nota ai Decreti
dottrinali sul Rev.do sac. Antonio Rosmini Serbati. La nota si concludeva
confermando la validità del decreto Post obitum sulle quaranta proposizioni, e
allo stesso tempo con la riabilitazione di Rosmini: «Il Decreto
dottrinale Post obitum non si riferisce al giudizio sulla negazione formale di
verità di fede da parte dell'Autore, ma piuttosto al fatto che il sistema
filosofico-teologico del Rosmini era ritenuto insufficiente e inadeguato a
custodire ed esporre alcune verità della dottrina cattolica, pur riconosciute e
confessate dall'Autore stesso.[...] Si possono attualmente considerare ormai
superati i motivi di preoccupazione e di difficoltà dottrinali e prudenziali,
che hanno determinato la promulgazione del Decreto Post obitum di condanna
delle "Quaranta Proposizioni" tratte dalle opere di Antonio Rosmini.
E ciò a motivo del fatto che il senso delle proposizioni, così inteso e
condannato dal medesimo Decreto, non appartiene in realtà all'autentica
posizione di Rosmini, ma a possibili conclusioni della lettura delle sue opere.
Resta tuttavia affidata al dibattito teoretico la questione della plausibilità
o meno del sistema rosminiano stesso, della sua consistenza speculativa e delle
teorie o ipotesi filosofiche e teologiche in esso espresse. Nello stesso tempo
rimane la validità oggettiva del Decreto Post obitum in rapporto al dettato
delle proposizioni condannate, per chi le legge, al di fuori del contesto di
pensiero rosminiano, in un'ottica idealista, ontologista e con un significato
contrario alla fede e alla dottrina cattolica.» (Nota ai Decreti
dottrinali sul Rev.do sac. Antonio Rosmini Serbati) Il documento ribadisce la
diversità di linguaggio e apparato concettuale del sistema rosminiano rispetto
al tomismo, l'assenza di apparato critico nelle opere postume e la permanente
"difficoltà oggettiva di interpretarne le categorie, soprattutto se lette
nella prospettiva neotomista". Papa Benedetto XVI ha autorizzato la
Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto sul miracolo della
guarigione di Suor Ludovica Noè, attribuito all'intercessione di Antonio
Rosmini. Tra quelli portati dalla postulazione dei padri rosminiani, si è
scelto di dare maggiore impulso a quello della guarigione della suora
sopracitata, poiché il medico che la curò si convertì in seguito
all'accaduto. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, a
margine del Convegno sulla sfida educativa tenuto a Milano , ha tenuto un intervento intitolato
"Istanze educative e questione antropologica" in cui ha riconosciuto
le istanze pedagogiche del Beato Antonio Rosmini. Il 1º luglio , il card.
Angelo Bagnasco ha presieduto a Stresa la celebrazione eucaristica per il Dies
Natalis di Antonio Rosmini. Nel corso dell'Angelus domenicale fu
ricordato per la sola "carità intellettuale" e perché
"testimoniò la virtù della carità in tutte le sue dimensioni e ad alto
livello". Avversario del sensismo e dell'illuminismo settecenteschi, fu
mentore e maestro intellettuale di quattro Pontefici eletti consecutivamente:
Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e II. La beatificazione Cronologia
della causa di beatificazione Nulla osta della Congregazione per la Dottrina
della Fede che consente l'inizio della causa di beatificazione. 1º luglio 1997.
Apertura del processo informativo diocesano dopo la nomina dei Censori teologi
e delle commissioni storiche in Novara. Don Claudio Massimiliano Papa, I.C.,
diventa postulatore della Causa succedendo a padre Remo Bessero Belti, storico
dell'Istituto e già Direttore del Centro Internazionale di Studi Rosminiani di
Stresa. 21 marzo 1998. Chiusura del Processo informativo Diocesano. 26 marzo
1998. Consegna del Trasunto alla Congregazione per le cause dei Santi. Apertura
del Trasunto. Decreto di Validità del processo diocesano. Schema per la stesura
della Positio. Consegna del lavoro sul Post obitum curato dal Postulatore. Il
Relatore generale approva il lavoro sul Post obitum e il lumen oculorum tuorum
20 dicembre 1999. Consegna del lavoro sul Post obitum alla Congregazione per la
Dottrina della Fede.Il giorno dell'anniversario della morte di Rosmini viene
pubblicata sull'Osservatore Romano la Nota della Congregazione per la dottrina
della fede sul valore dei decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere
del Rev.do sacerdote Antonio Rosmini Serbati, a firma del cardinal Joseph
Ratzinger e di mons. Tarcisio Bertone. Rilascio del Nihil obstare per la Causa di
Beatificazione. Il Relatore approva e firma
la Positio. Conclusione della stampa e
consegna alla Congregazione per le cause dei santi della Positio. Consegna del
Trasunto super miro alla Congregazione per le cause dei santi. Validità
dell'inquisizione diocesana sul processo super miro. Presentazione fattispecie
super miro. Revisa della fattispecie con firma del sotto-segretario. Relatio et
vota del Congresso Storico (con esito positivo). Relatio et vota del Congresso
teologico super virtutibus (con esito positivo). 6 giugno 2006. Ordinaria della
Congregazione per le cause dei santi: esito affermativo. Ponente della Causa
Mons. Rino Fisichella. Papa Benedetto
XVI autorizza la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto
di esercizio eroico delle virtù. 1La Consulta medica della Congregazione per le
Cause dai Santi, si esprime con esito affermativo (all'unanimità 5 su 5) circa
l'inspiegabilità scientifica dell'evento di guarigione avvenuto a Sr. Ludovica
Noè. Il presunto evento miracoloso è avvenuto. Al termine del dibattito, i
Consultori si sono unanimemente espressi con voto affermativo (7 su 7),
ravvisando nella guarigione in esame un miracolo operato da Dio per
intercessione del Ven. Antonio Rosmini. 1º giugno 2007. Papa Benedetto XVI
autorizza la pubblicazione da parte della Congregazione per le Cause dei Santi
del riconoscimento delle virtù eroiche di Rosmini. Nella diocesi di Novara si
celebra la cerimonia di Beatificazione dando lettura del decreto di Benedetto
XVI che iscrive Rosmini tra i Beati. La cerimonia di beatificazione La
cerimonia di beatificazione è avvenuta il 18 novembre 2007 nella città di
Novara: appositamente è stato fatto allestire il Palasport della città, unico
luogo capace di raccogliere un numero di fedeli così significativo. Con
il pontificato di Benedetto XVI le beatificazioni vengono preferibilmente
celebrate dai cardinali, per rendere ancora più piena la comunione tra loro e
il successore di Pietro, e viene privilegiato il luogo in cui il candidato agli
onori degli altari ha vissuto. Così, in qualità di delegato pontificio, la
celebrazione è stata officiata dal cardinale José Saraiva Martins, allora prefetto
della congregazione per le Cause dei Santi. A fianco dell'altare erano disposti
gli spalti da cui hanno concelebrato circa 400 sacerdoti, non soltanto
rosminiani. A prendere parte alla processione e celebrare sull'altare,
insieme al preposito generale James Flynn c'era il segretario generale
dell'IstitutoDomenico Mariani con gli allora componenti della Curia Generalizia
dell'Istituto della Carità, il Vicario per la Carità SpiritualeCrish Fuse, il
Vicario per la Carità IntellettualeGiancarlo Taverna Patron, il Vicario per la
Carità TemporaleDavid Tobin, l'allora preposito della Provincia Italiana don
Umberto Muratore (profondo conoscitore del pensiero di Rosmini) e il padre
postulatore della Causa di Beatificazione, don Claudio Massimiliano Papa.
Hanno partecipato alla celebrazione anche il cardinale ex prefetto della Sacra
Congregazione per i vescovi Giovanni Battista Re, il cardinale arcivescovo di
Torino Severino Poletto, il vescovo di Novara, mons. Renato Corti,
l'arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, il vescovo rosminiano mons.
Antonio Riboldi e fra gli altri anche mons. Germano Zaccheo (che sarebbe
improvvisamente scomparso due giorni dopo), vescovo della Diocesi di Casale
Monferrato, mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea (che durante la III
sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II fece per primo il nome di Rosmini),
l'allora segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana Giuseppe
Betori, mons. Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato della Città del
Vaticano, l'allora rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Rino
Fisichella, il Vicario Episcopale per la Vita Consacrata dell'arcidiocesi di
Milano monsignor Ambrogio Piantanida e il preposito generale dei barnabiti,
padre Giovanni Maria Villa. Tra i numerosissimi fedeli (più di diecimila)
accorsi da diverse parti del mondo per presenziare alla celebrazione, hanno
preso parte anche personalità politiche. Tra queste il senatore a vita
Oscar Luigi Scalfaro, l'allora presidente del Senato, Franco Marini, e Arturo
Parisi, al tempo Ministro della Difesa. Rosmini è il primo beato della
Provincia del Verbano Cusio Ossola. In occasione della beatificazione
sono stati moltissimi i quotidiani e periodici italiani e esteri che hanno
dedicato articoli, pagine e interi numeri alla figura di Rosmini.
Opere Frontespizio dell'opera Delle cinque piaghe della santa chiesa
edizione di Bruxelles, Monumento a Rosmini a Milano (1896) Sono numerosissimi
gli scritti del Beato Antonio Rosmini, certamente il più importante a livello
ascetico e spirituale sono le Massime di Perfezione Cristiana, su cui anche
papa Giovanni XXIII fece delle riflessioni prima di morire. Gli costarono la
messa all'Indice dei libri proibiti le opere "Delle Cinque Piaghe della
Santa Chiesa" e "Dalla Costituzione secondo la giustizia
sociale". In ambito filosofico meritano di essere ricordati: Nuovo
saggio sull'origine delle idee, Principii della scienza morale, Filosofia della
morale, Antropologia in servigio della scienza morale, Filosofia della politica,
1839 Trattato della coscienza morale, 1839 Filosofia del diritto, Teodicea,
1845 Sull'unità d'Italia, Il comunismo e
il socialismo, 1849 Massime di perfezione cristiana Le Massime di perfezione
cristiana furono scritte da Rosmini per definire il fondamento spirituale sul
quale tutti i cristiani potessero avere un cammino nella perfezione. Nel
Vangelo stesso è scritto: "Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre
celeste" (Mt 5,48) 1ª Massima: Desiderare unicamente ed infinitamente
di piacere a Dio, cioè di essere giusto. 2ª Massima: Orientare tutti i
propri pensieri e le azioni all'incremento e alla gloria della Chiesa di
Cristo. 3ª Massima: Rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che
avviene per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Cristo, lavorando per
essa secondo la chiamata di Dio. 4ª Massima: Abbandonare se stesso nella
Provvidenza di Dio. 5ª Massima: Riconoscere intimamente il proprio
nulla. 6ª Massima: Disporre tutte le occupazioni della propria vita con
uno spirito di intelligenza Rosmini e il Concilio Ecumenico Vaticano II Di
particolare interesse fu la sua opera "Le cinque piaghe della santa
Chiesa", L'autore mostrò di discostarsi dall'ortodossia dell'epoca. Per
tale ragione l'opera fu messa all'Indice sin dal 1849 e ne scaturì una polemica
nota col nome di "questione rosminiana". L'opera fu riscoperta al
Concilio Vaticano II. Il primo a parlare al Concilio di Rosmini fu il vescovo
mons. Luigi Bettazzi, presente durante alcune sessioni in rappresentanza del
cardinal Giacomo Lercaro di cui era Vicario generale. Di Rosmini,
Bettazzi disse, il 4 ottobre 1965 durante la Congregazione 141/1 periodo
IV: «...Mi sia consentito ricordare ancora in quest'aula l'esempio di
Rosmini, molto legato a Tommaso, ma anche studioso e amante del suo tempo, e
che certamente guadagnò a Cristo non pochi uomini contemporanei e posteriori.
Tutto questo mi sembra si accordi con le cose che sono state già dette da non
pochi Padri su questo schema in generale, che cioè gli uomini non si aspettano dalla
Chiesa soluzioni particolari, ma piuttosto la presentazione di valori che li
aiutino a trascorrere questa vita umana più nobilmente e con maggiore
sicurezza. Parlando della libertà abbiamo dovuto esaltare i valori dell'umiltà;
parlando del matrimonio, il ruolo della fortezza; parlando dei problemi
economici e di molti altri problemi, l'efficacia di un certo disprezzo delle
cose: occorre dunque mettere in luce la necessità dell'ubbidienza, della
castità, della povertà, non solo nella vita e nell'esempio (e nella Bozza di
Documento!) dei religiosi, aiuto agli uomini di questo tempo, perché possano
vivere la loro vita umana nel modo migliore e più efficace; il primo e
principale compito dunque per i cristiani che coltivano la sapienza dev'essere,
alla luce del Magistero, l'amore delle Scritture e l'amore di questo mondo in
un colloquio franco e aperto...» Papa Paolo VI, in un'udienza concessa
alle suore rosminiane disse a proposito di Rosmini: «...i suoi libri sono
pieni di pensiero, un pensiero profondo, originale che spazia in tutti i campi:
quello filosofico, morale, politico, sociale, soprannaturale, religioso,
ascetico; libri degni di essere conosciuti e divulgati... È stato anche un
profeta: Le Cinque piaghe della Chiesa (una volta la chiesa non aveva piacere
che si mettessero in luce le sue mancanze, le sue debolezze). Lui, per esempio,
previde la partecipazione liturgica del popolo...Tutti i suoi pensieri indicano
uno spirito degno di essere conosciuto, imitato e forse invocato anche come
protettore dal Cielo. Ve lo auguriamo di cuore...» Tematiche affrontate
nell'opera Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa L'opera è suddivisa in cinque
capitoli (corrispondenti ciascuna ad una piaga, paragonata alle piaghe di
Cristo). In ogni capitolo la struttura è la medesima: un quadro
ottimistico della Chiesa antica segue un fatto nuovo che cambia la situazione
generale (invasioni barbariche, nascita di una società cristiana, ingresso dei
vescovi nella politica) la piaga i rimedi. Prima piaga. È la divisione del
popolo dal clero nel culto pubblico. Nell'antichità il culto era un mezzo di
catechesi e formazione e il popolo partecipava al culto. Poi, le invasioni
barbariche, la scomparsa del latino, la scarsa istruzione del popolo, la
tendenza del clero a formare una casta hanno eretto un muro di divisione tra il
popolo e i ministri di Dio. Rimedi proposti: insegnamento del latino,
spiegazione delle cerimonie liturgiche, uso di messalini in lingua
volgare. Seconda piaga. Insufficiente educazione del clero. Se un tempo i
preti erano educati dai vescovi, ora ci sono i seminari con "piccoli
libri" e "piccoli maestri": dura critica alla scolastica, ma
soprattutto ai catechismi. Rimedio: necessità di unire scienza e pietà.
Terza piaga. Disunione tra i vescovi. Critica serrata ai vescovi dell'ancien
régime: occupazioni politiche estranee al ministero sacerdotale, ambizione,
servilismo verso il governo, preoccupazione di difendere ad ogni costo i beni
ecclesiastici, "schiavi di uomini mollemente vestiti anziché apostoli liberi
di un Cristo ignudo". Rimedi: riserve sulla difesa del patrimonio
ecclesiastico, accenni espliciti di consenso alle tesi dell'Avenir sulla
rinunzia alle ricchezze e allo stipendio statale per riavere la libertà.
Quarta piaga. La nomina dei vescovi lasciata al potere temporale. Rosmini
compie un'approfondita analisi storica sull'evoluzione del problema e critica i
concordati moderni con cui la S. Sede ha ceduto la nomina al potere statale (e,
accenna prudentemente, per avere compensi economici). Rimedi: propone un
ritorno all'elezione dei vescovi da parte dei fedeli. Quinta piaga. La
servitù dei beni ecclesiastici. Rosmini sostiene la necessità di offerte
libere, non imposte d'autorità con l'appoggio dello Stato, rileva i danni del
sistema beneficiale, propone la rinuncia ai privilegi e la pubblicazione dei
bilanci. Scuole A lui sono intolati vari istituti scolasti in città
italiane. Rovereto, sua città natale, gli ha dedicato il liceo Antonio
Rosmini che frequentò quando ancora si chiamava Imperiale e Regio Ginnasio.
Borgomanero ospita l'Istituto Antonio Rosmini. Domodossola ospita il liceo
delle Scienze Umane "Antonio Rosmini (istituto parificato). Roma ospita la
sede dell'Istituto Comprensivo Antonio Rosmini. Torino ospita la biblioteca
Antonio Rosmini del polo biomedico universitario che in passato fu un istituto
scolastico attivo fino alla fine del XX secolo. Trento, dove si trova il liceo
"A. Rosmini". M. Farina,
I. Prosser I. ProsserMarcello
Bonazza, L'Accademia Roveretana degli Agiati , su agiati, Accademia Roveretana
degli Agiati, «Don Francesco Paoli artefice della rinascita dell'Accademia e suo
presidente ». Antonio Rosmini,
Ragionamento sul comunismo e socialismo, Giovanni Grondona, Genova, Questa tesi
fu messa in discussione da Giacomo Andrea Abbà a cui Rosmini controbatté nel
Diario filosofico di Adolfo, VII, G.A.A.(pubblicato in Riv. rosminiana, IPAGANI-ROSSI,
Vita di Antonio Rosmini, II, p.680 //rosmini/Resource/ Causa/ 05%20Decreto %20 Post%20
Obitum%87.pdf Nota sul valore dei Decreti
dottrinali concernenti il pensiero e le opere del Rev.do Sac. Antonio Rosmini
Serbati, su vatican.va). Angelus:
Rosmini, esempio per la Chiesa, su agensir, Biografia di Antonio Rosmini, su
vatican.va. Istituto Antonio Rosmini, su
rosmini-borgomanero. Liceo delle Scienze Umane "Antonio Rosmini", su
cercalatuascuola.istruzione. 9 maggio .
Istituto Comprensivo Antonio Rosmini, su ic-rosmini.edu. Biblioteca
Rosmini, su biomedico.campusnet.unito. LICEO "A. Rosmini"TRENTO, su
vivoscuola. 9 maggio . Fonti Marcello
Farina, Antonio Rosmini e l'Accademia degli Agiati, Brescia, Morcelliana
Edizioni, Italo Prosser, El pra' de le
Móneghe: cronistoria del monastero di Santa Croce nell'antico comune di
Lizzana, Rovereto (Trento), Stella, 2Approfondimenti Michele Federico Sciacca,
La filosofia morale di Antonio Rosmini, Torino, Fratelli Bocca, Giovanni
Pusineri, Rosmini (Edizione riveduta e aggiornata da Remo Bessero Belti),
Stresa (VB), Edizioni Rosminiane Sodalitas, Michele Dossi, Profilo filosofico
di Antonio Rosmini, Brescia, Morcelliana, Alfeo Valle, Antonio Rosmini. Il
carisma del fondatore, Rovereto (TN), Longo Editore, Paolo Marangon, Il
Risorgimento della Chiesa. Genesi e ricezione delle "Cinque piaghe"
di A. Rosmini, collana Italia Sacra, Roma, Casa Editrice Herder, Antonio
Rosmini, Frammenti di una storia della empietà, a c. di Alfredo Cattabiani con
una nota filologica di M. Albertazzi, Trento, La Finestra, Fulvio De Giorgi,
Rosmini e il suo tempo. L'educazione dell'uomo moderno tra riforma della
filosofia e rinnovamento della Chiesa Brescia, Morcelliana, Michele Dossi, Il
Santo Probito, La vita e il pensiero di Antonio Rosmini, Trento, Il Margine, Paolo
Gomarasca, Rosmini e la forma morale dell'essere. La "poiesi" del
bene come destino della metafisica, Milano, FrancoAngeli, Francesco Paoli,
Antonio Rosmini, Virtù quotidiane, Verona, Edizioni Fede & Cultura, Maurizio
De Paoli, Antonio Rosmini. Maestro e profeta, Milano, Edizioni San Paolo, Piero
Sapienza, Eclissi Dell'educazione? La sfida educativa nel pensiero di Rosmini,
Roma, Libreria Editrice Vaticana, 2008. Giuseppe Goisis, Il pensiero politico
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Antonio Rosmini verso il Vaticano II, Panzano in Chianti (FI), Edizioni
Feeria-Comunità di San Leolino, 2009. Umberto Muratore, Rosmini per il
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Sodalitas, . Cirillo Bergamaschi, Antonio Rosmini. La perfezione della vita
cristiana, Stresa (VB), Edizioni Rosminiane Sodalitas, . Luciano Malusa,
Antonio Rosmini per l'unità d'Italia. Tra aspirazione nazionale e fede
cristiana, Milano, FrancoAngeli, . Domenico Fisichella, Il caso Rosmini. Cattolicesimo,
nazione, federalismo, Roma, Carocci editore, . Umberto Muratore, Apologia della
fedeltà. In difesa dei valori etici e spirituali, Stresa (VB), Edizioni
Rosminiane Sodalitas, . Luciano Malusa, Stefania Zanardi, Le lettere di Antonio
Rosmini-Serbati, un "cantiere" per lo studioso. Introduzione
all'epistolario rosminiano, Venezia, Marsilio Editore, . Stefania Zanardi, La
filosofia di Antonio Rosmini di fronte alla Congregazione dell'Indice con
Prefazione di Fulvio De Giorgi, Milano, FrancoAngeli, .
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in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Antonio Rosmini, su Santi, beati e testimoni,
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di Antonio Rosmini, su rosminionline. Un esteso saggio inedito su Antonio Rosmini
si puà trovare sul Blog di Carlo EllenaEdward N. Zalta , Antonio Rosmini, in
Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and
Information (CSLI), Stanford. Refs.: Luigi Speranza, “Rosmini e Grice,”
per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
ROSSELLI, (Roma). Filosofo. -- (with
two s’s, as opposed to rosella) -- important Italian philosopher. There is a
Rosselli Circle in Rome. Fu il teorico del "socialismo liberale", un socialismo
riformista non marxista direttamente ispirato dal laburismo britannico e dalla
tradizione storico-politica, italiana e non, del radicalismo liberale e
libertario. Fondò a Firenze il foglio clandestino Non Mollare e nel 1926,
insieme al socialista Pietro Nenni, la rivista milanese Il Quarto Stato. Fondò
nel 1929 a Parigi il movimento antifascista Giustizia e Libertà, che nel 1936
combatté per la Repubblica nella Guerra civile spagnola, all'interno della
Colonna Italiana Rosselli, costituita assieme agli anarchici. Nel 1937 fu
ucciso in Francia insieme con il fratello Nello da assassini legati al regime
fascista. Magnifying glass icon mgx2.svg Fratelli Rosselli. Nello
Rosselli La nascita, la guerra e gli studi Amelia Pincherle, madre
di Carlo. Rosselli nacque a Roma il 16 novembre del 1899 da
un'agiata famiglia ebraica, secondogenito dei tre figli del livornese Giuseppe
Emanuele "Joe" Rosselli (10 agosto 1867Firenze) e della veneziana
Amelia Pincherle (16 gennaio 1870Firenze, 26 dicembre 1954), sorella di Carlo
Pincherle, architetto e pittore, oltreché padre dello scrittore Alberto
Moravia. Sia la famiglia paterna che quella materna, fermamente legate agli
ideali repubblicani e mazziniani, erano state politicamente attive, avendo
partecipato alle vicende del Risorgimento italiano: Pellegrino Rosselli, tra
l'altro zio della futura moglie di Ernesto Nathan (Sindaco di Roma dal novembre
del 1907 al dicembre del 1913), fu un seguace e stretto collaboratore di
Giuseppe Mazzini nei suoi ultimi anni di vita (morì difatti in clandestinità
nella sua casa pisana) ed un Pincherle fu nominato ministro durante la breve
esperienza della Repubblica di San Marco, instauratasi nel Triveneto a seguito
d'una massiccia insurrezione anti-asburgica guidata da Daniele Manin e Niccolò
Tommaseo. I Rosselli avevano abitato per un considerevole periodo a
Vienna, dove Giuseppe Emanuele aveva studiato composizione musicale e dove, nel
1895, era nato il primogenito Aldo Sabatino. In seguito, si trasferirono a Roma,
dove il padre, rinunciando alle sue aspirazioni artistiche, si dedicò alla vita
mondana, mentre la madre ottenne dei discreti successi come autrice di drammi
teatrali. Qui, dopo la propria nascita, venne alla luce, l'anno seguente, il
terzogenito Sabatino Enrico "Nello". Nel 1903, i due coniugi si
separarono: le condizioni economiche della famiglia avevano subito un grave
tracollo a causa della leggerezza del padre. Amelia si trasferì con i suoi tre
figli a Firenze, dove frequentarono le scuole: Carlo mostrò in quel periodo
poco interesse per gli studi e la madre lo ritirò dal ginnasio, facendogli
frequentare le scuole tecniche. Mmorì il padre. L'entrata in guerra
dell'Italia, nel 1915, fu accolta con entusiasmo dalla famiglia Rosselli,
decisamente interventista. Il fratello Aldo fu arruolato come ufficiale di
fanteria e morì in combattimento nel 1916, ricevendo una medaglia d'argento
alla memoria. Carlo, ancora studente, collaborava dal 1917 al foglio di
propaganda «Noi giovani», fondato dal fratello Nello, anche se l'editoriale Il
nostro programma, che aprì in gennaio il primo numero del giornale, fu redatto
con buone probabilità assieme a Carlo. Il manifesto, che l'ingenuità di
due ragazzi indirizzava verso una fiduciosa speranza in un mondo migliore,
proponeva sin da allora alcuni tratti fondamentali della personalità di Carlo,
ossia un amore incondizionato per l'umanità e la spinta all'azione nel solco
dello spirito mazziniano, che lo inserisce nel filone dell'interventismo
democratico. Per «Noi giovani», licenziò i primi articoli, uno in aprile sulla
rivoluzione russa di febbraio, il secondo nel mese successivo vertente
sull'entrata in guerra degli Stati Uniti. Il primo testo, Libera Russia,
esalta il risveglio del paese di Gorkij, Tolstoj e Dostoevskij, supremi
interpreti di un rinnovamento in atto già dal secolo precedente, per cui la
rivoluzione di febbraio non era che il punto culminante di una lunga
preparazione all'avvento di una società più giusta. Vi «era tutta una massa che
saliva lentamente, inesorabilmente. La marcia si poteva ritardare ma non
impedire». Dei recentissimi eventi, inoltre, viene esaltata la componente
"pacifica", la loro attuazione relativamente non violenta.
L'articolo Wilson mostra tutta la fiducia nutrita per l'uomo che definì il
conflitto come «a war to end wars» (una guerra per porre fine alle guerre), uno
slogan che rappresentava bene le speranze di Carlo e di tutta la famiglia
Rosselli. In giugno fu chiamato alle armi: frequentò a Caserta il corso
allievi ufficiali e venne assegnato nell'aprile del 1918 a un battaglione di
alpini in Valtellina. La guerra finì senza che egli avesse dovuto sottomettersi
al battesimo del fuoco e venne congedato col grado di tenente nel febbraio
1920. Il contatto con i giovani militari appartenenti ai ceti più
popolari fu molto importante per Rosselli e per altri studenti come lui:
«apprezzarono la massa furon posti in grado di comprendere tante cose che
sarebbero loro certamente sfuggite nel loro isolamento di classe o di
professione». Gaetano Salvemini Diplomatosi all'Istituto tecnico,
si iscrisse a Firenze al corso di Scienze sociali, laureandosi a pieni voti il
4 luglio 1921 con una tesi sul sindacalismo e si preparò a sostenere anche gli
esami di maturità classica per ottenere il diritto di frequentare altri corsi
universitari. Tramite il fratello Nello aveva conosciuto Gaetano Salvemini,
professore dell'Università fiorentina, che sarà da allora un costante punto di
riferimento per entrambi i fratelli. Gli fece rivedere la sua tesi, che Salvemini
giudicò «non un'opera critica, equilibrata, sostanziosa», ma in essa «era
incapsulata un'idea fondamentale: la ricerca di un socialismo che facesse sua
la dottrina liberale e non la ripudiasse». In questo periodo si avvicinò
al Partito Socialista Italiano, simpatizzando, in contrapposizione all'allora
maggioritaria corrente massimalista di Giacinto Menotti Serrati, per quella
riformista di Filippo Turati, che egli ebbe poi modo di conoscere personalmente
a Livorno nel 1921, durante lo svolgimento del Congresso nazionale del Partito,
che sancì la definitiva scissione dell'ala di sinistra interna filo-bolscevica
del Partito, che prenderà il nome di Partito Comunista d'Italia, e scrisse
svariati articoli per la sua rivista Critica Sociale. L'avvento del
fascismo e l'inizio della lotta Mussolini salì al potere; i riformisti di
Turati vennero espulsi dal PSI. In dicembre Carlo Rosselli si trasferì a
Torino, dove frequentò il gruppo della rivista gobettiana «La Rivoluzione
liberale», in quel momento fortemente impegnata in senso antifascista, e con la
quale, dall'aprile 1923, incominciò a collaborare. Conobbe Giacomo Matteotti,
segretario dell'appena fondato Partito Socialista Unitario, nel quale erano
confluiti Piero Gobetti e la componente riformista espulsa dal PSI.
Ernesto Rossi Nel febbraio del 1923, a Firenze, il gruppo dei socialisti
liberali che si raccoglieva intorno alla figura carismatica di Salvemini
inaugurò il «Circolo di Cultura». Oltre ai Rosselli vi erano: Piero
Calamandrei, Enrico Finzi, Gino Frontali, Piero Jahier, Ludovico Limentani,
Alfredo Niccoli ed Ernesto Rossi. Gli ex-combattenti del circolo, nel 1923,
aderirono all'associazione antifascista Italia libera. Qualche mese dopo,
il 9 luglio, Carlo si laureò in giurisprudenza all'Siena, con la tesi Prime
linee di una teoria economica dei sindacati operai e partì per Londra,
stimolato dal desiderio di conoscere la capitale del laburismo, di seguire i
seminari della Fabian Society e di assistere, a Plymouth, al congresso delle
Trade Unions. A Londra vi era anche Salvemini, che teneva un corso sulla storia
della politica estera italiana al King's College. Tornato in Italia in
ottobre, grazie anche ai buoni uffici di Salvemini, si impiegò come assistente
volontario nella Facoltà di economia dell'Università Bocconi a Milano, dove
trasferì il suo domicilio. Proseguì la sua collaborazione alla «Critica
Sociale» di Turati: in novembre vi pubblicò un articolo, invitando il Partito
socialista a rompere con il marxismo, che egli giudicava espressione di «cieco
e tortuoso dogmatismo», per mettersi piuttosto sulla linea di un «sano
empirismo all'inglese». Nel febbraio del 1924, inaugurò la sua
collaborazione con la rivista della Federazione giovanile del PSU, «Libertà»,
scrivendo proprio un articolo sul movimento laburista inglese. Pochi mesi dopo
il delitto Matteotti s'iscrisse al P.S.U.. Rosselli sperava invano che in
Italia si costituisse una seria opposizione antifascista moderata in grado di
offrire un'alternativa politica alla borghesia che guarda con simpatia al
fascismo: una di queste avrebbe potuto essere l'Unione democratica nazionale di
Giovanni Amendola, alla quale aderì il fratello Nello. In settembre Carlo era
in Inghilterra, da dove inviava al giornale del PSU, la «Giustizia», le corrispondenze
sull'evolversi della situazione politica inglese, successiva alla vittoria
elettorale dei conservatori e alla rottura dell'alleanza tra laburisti e
liberali. Piero Calamandrei Era pessimista sulle condizioni
politiche dell'Italia: la secessione aventiniana non produceva effetti, con i
suoi sterili tentativi di accordo con il re, con i generali e i fascisti
dissidenti. Del resto i fascisti stavano reagendo e lo dimostrarono anche
devastando, il 31 dicembre 1924, il «Circolo di Cultura» di Salvemini che, come
non bastasse, venne chiuso dal prefetto con una singolare motivazione: «la sua
attività provoca il giusto risentimento del partito dominante». Lasciato
l'incarico alla Bocconi, Rosselli passò a insegnare Istituzioni di economia
politica a Genova. Scrisse a Salvemini: «forse non avrà apparentemente alcuna
positiva efficacia, ma io sento che abbiamo da assolvere una grande funzione,
dando esempi di carattere e di forza morale alla generazione che viene dopo di
noi». Appare così, nel gennaio 1925, con la collaborazione di Ernesto Rossi,
Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Nello Traquandi, Dino Vannucci e di Nello
Rosselli, che ne ha proposto il nome, il foglio clandestino Non Mollare.
Alcuni redattori della rivista Non Mollare nel 1925: Nello Traquandi,
Tommaso Ramorino, Carlo Rosselli, Ernesto Rossi, Luigi Emery, Nello Rosselli.
In maggio la denuncia di un tipografo provocò la repressione e la
dispersione di alcuni tra i redattori del foglio: Ernesto Rossi riuscì a
fuggire a Parigi, il Vannucci in Brasile, Salvemini fu arrestato l'8 giugno a
Roma e denunciato per «vilipendio del governo». In attesa del processo, messo
in libertà provvisoria, a causa delle minacce dei fascisti, a luglio passò la
notte a Firenze, in casa dei Rosselli, che non erano ancora fra i sospettati:
gli squadristi però, venuti a conoscenza del fatto, devastarono l'abitazione il
giorno dopo. Scrisse Rosselli a Giovanni Ansaldo: «Io sono di ottimo umore e
l'altra sera ho financo bevuto alla distruzione compiuta! Se i signori fascisti
non hanno altri moccoli, possono andare a dormire: aspetteranno a lungo la mia
rinuncia alla lotta». Ormai preso di mira dai fascisti, Rosselli fu
aggredito a Genova mentre si recava all'Università e poi disturbato durante la
sua lezione, con la richiesta del suo allontanamento. Nel luglio del 1926 si
attivò infine lo stesso Ministro dell'economia, Giuseppe Belluzzo, che chiese
il suo licenziamento. A questo punto, preferì dimettersi. Pochi giorni
dopo, il 25 aprile, a Firenze, sposò con rito civile Marion Catherine Cave, una
giovane laburista inglese che era venuta a Firenze a insegnare lingua inglese
nel British Institute, conosciuta da Rosselli nel 1923 al Circolo della Cultura
salveminiano. MilanoLapide commemorativa: «In via Ancona 2 visse nel
1926 il martire antifascista Carlo Rosselli e qui ebbe sede la redazione del
Quarto Stato rivista socialista a difesa della libertà e della democrazia». I
due sposi vissero a Milano, dove Carlo aveva fondato insieme con Pietro Nenni
la rivista «Il Quarto Stato», il cui primo numero uscì il 27 marzo 1926. La
rivista avrà vita breve, venendo chiusa a novembre con l'entrata in vigore
della legge sui «provvedimenti per la difesa dello Stato». Scopo della
pubblicazione era il tentativo di rappresentare un punto d'incontro di tutte le
forze socialiste e di sviluppare temi di politica culturale al cui centro fosse
«il perfezionamento della personalità umana» e l'elevamento della «vita
spirituale e materiale» dei cittadini. Il 26 novembre 1925 Rosselli, con
Claudio Treves e Giuseppe Saragat costituì un triumvirato che, costituì
clandestinamente il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), che
prese il posto del P.S.U., sciolto d'imperio dal regime fascista, il 14
novembre, a causa del fallito attentato a Mussolini da parte del suo iscritto
Tito Zaniboni, avvenuto il 4 novembre precedente. Il confino e la fuga da
Lipari Lorenzo De Bova, Filippo Turati, Carlo Rosselli, Sandro Pertini e
Ferruccio Parri a Calvi in Corsica dopo la fuga in motoscafo da Savona.
Filippo Turati Alla fine del 1926 organizzò con Italo Oxilia, Sandro Pertini e
Ferruccio Parri l'espatrio di Filippo Turati a Calvi in Corsica, con un
motoscafo partito da Savona. Mentre Turati, Pertini e Oxilia proseguirono per
Nizza, Parri e Rosselli, ritornati con il motoscafo a Marina di Carrara, furono
arrestati, nonostante tentassero di sostenere di essere reduci da una gita di
piacere. Rosselli fu accusato anche di aver favorito la fuga in Svizzera
di Giovanni Ansaldo, di Claudio Silvestri, di Claudio Treves e di Giuseppe
Saragat. Venne detenuto nelle carceri di Como poi inviato al confino di Lipari in attesa del
processo. L'8 giugno nacque suo figlio Giovanni Andrea "John".
Quando Carlo fu ricondotto da Lipari a Savona per essere processato, nell'isola
siciliana giungeva il fratello Nello, condannato a 5 anni di confino. Al
processo, che si aprì il 9 settembre, Rosselli si difese attaccando il regime:
«il responsabile primo e unico, che la coscienza degli uomini liberi incrimina
è il fascismo [...] che con la legge del bastone, strumento della sua potenza e
della sua Nemesi, ha inchiodato in servitù milioni di cittadini, gettandoli
nella tragica alternativa della supina acquiescenza o della fame o
dell'esilio». La sentenza, rispetto alle previsioni, fu mite: dieci mesi
di reclusione e, avendone già scontati otto, Rosselli avrebbe potuto essere
presto libero, ma le nuove leggi speciali permisero alla polizia di
infliggergli altri 3 anni di confino da scontare a Lipari. Emilio Lussu Lì
venne raggiunto dalla moglie e dal figlio: la vita al confino trascorreva con
le letture di Croce, di Mondolfo, dell'epistolario di Marx ed Engels e di
Kant. Intanto, si preparava la fuga, che venne organizzata da Parigi
dall'amico di Salvemini Alberto Tarchiani. Il 27 luglio 1929 Rosselli
evase dall'isola, insieme con Francesco Fausto Nitti ed Emilio Lussu, con un
motoscafo guidato dall'amico Italo Oxilia diretto in Tunisia, da cui poi i
fuggiaschi raggiunsero la Francia. Francesco Fausto Nitti Nitti
narrerà l'avventurosa evasione nel libro Le nostre prigioni e la nostra
evasione, pubblicato quello stesso anno in inglese col titolo di Escape e in
edizione italiana nel 1946, mentre Rosselli racconterà le vicende del confino e
dell'evasione in Fuga in quattro tempi. La moglie Marion, che aspettava
la seconda figlia, Amelia "Melina", nata il successivo 28 marzo,
venne in un primo tempo arrestata per complicità, ma presto fu
rilasciata. L'esilio a Parigi. La nascita di "Giustizia e Libertà"
Carlo Rosselli (in piedi) con Claudio Treves e Filippo Turati in esilio a
Parigi nel 1932. Nel 1929 a Parigi, con Lussu, Nitti, e un gruppo di
fuoriusciti organizzati da Salvemini, fu fra i fondatori del movimento
antifascista "Giustizia e Libertà". GL pubblicò diversi numeri della
rivista e dei quaderni omonimi (con cadenza settimanale e mensile) e fu attiva
nell'organizzazione di diverse azioni dimostrative, tra cui il volo sopra
Milano di Bassanesi nel 1930. Nello stesso anno pubblicò, in
francese, Socialisme liberal. Il libro è una critica appassionata del marxismo
ortodosso, colonna portante della stragrande maggioranza dei vari schieramenti
politici socialisti dell'epoca. Il "socialismo liberale" propugnato
da Rosselli si caratterizza quale una creativa sintesi della tradizione del
marxismo revisionista, democratico e riformista (quello, tra gli altri, di
Eduard Bernstein, Werner Sombart, Turati e Treves), ed il socialismo non
marxista, libertario e decentralista (come quello di Francesco Merlino,
Salvemini, G. D. H. Cole, R. H. Tawney e Oszkár Jászi); il testo, però,
contiene anche un attacco dirompente contro lo stalinismo della Terza
Internazionale che, con la formula del "socialfascismo", accomunava
socialdemocrazia, liberalismo "borghese" e fascismo. Non
stupisce perciò che uno fra i più importanti stalinisti, Palmiro Togliatti,
abbia definito "Socialismo liberale" un "magro libello
antisocialista" e Rosselli "un ideologo reazionario che nessuna cosa
lega alla classe operaia". Il logo di Giustizia e Libertà
Nell'ottobre del 1931 Giustizia e Libertà aderì alla Concentrazione
Antifascista, unione di tutte le forze antifasciste non comuniste
(repubblicani, socialisti, CGL) che intendeva promuovere e coordinare
dall'estero ogni possibile azione di lotta al fascismo in Italia; si iniziarono
a pubblicare i "Quaderni di Giustizia e Libertà". Dopo
l'avvento del nazismo in Germania nel 1933, GL sostenne la necessità di una
rivoluzione preventiva per rovesciare i regimi fascista e nazista prima che
questi portassero a una nuova tragica guerra, che a GL sembrava l'inevitabile
destino dei due regimi. L'impegno nella guerra civile spagnola
Bandiera della Colonna Italiana, nota anche come Centuria Giustizia e Libertà,
che sostenne i repubblicani nella guerra civile spagnola. Nel 1936 scoppiò in
Spagna la guerra civile tra i rivoltosi dell'esercito filo-monarchico, che
effettuarono un colpo di Stato, e il legittimo governo repubblicano del Fronte
Popolare di ispirazione marxista. Rosselli fu subito attivo nel sostegno alle
forze repubblicane, criticando l'immobilismo di Francia e Inghilterra, mentre
fascisti e nazisti aiutavano Francisco Franco con uomini e armi agli
insorti. Nell'agosto combatté la sua prima battaglia in Spagna, nei
dintorni di Huesca sul fronte di Aragona; cercò poi di costituire un vero e
proprio battaglione (intitolato a Giacomo Matteotti). La prima formazione
italiana, che prenderà poi, dopo l'uccisione dei due fratelli, il nome di
Colonna Italiana Rosselli, annoverava tra i 50 e i 150 uomini, reclutati fra
gli esuli italiani in Francia dal movimento Giustizia e Libertà e dal Comitato
Anarchico Italiano Pro Spagna; tra questi c'erano anche gli anarchici Umberto
Marzocchi e Camillo Berneri. Umberto Marzocchi scrisse un libro sulla comune
esperienza antifascista di anarchici e di militanti di Giustizia e Libertà,
"Carlo Rosselli e gli anarchici". In un discorso a Radio
Barcellona, Rosselli pronuncia la frase che poi diverrà il motto degli
antifascisti italiani: "Oggi qui, domani in Italia": «È con
questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. Oggi qui, domani in
Italia. Fratelli, compagni italiani, ascoltate. È un volontario italiano che vi
parla dalla Radio di Barcellona. Non prestate fede alle notizie bugiarde della
stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari spagnuoli come orde di pazzi
sanguinari alla vigilia della sconfitta.» Nel dicembre 1936 in seguito a
contrasti con gli anarchici si dimette da comandante della Colonna e nel
gennaio 1937 fonda il battaglione Matteotti. L'assassinio Nel giugno 1937
soggiornò a Bagnoles-de-l'Orne per delle cure termali, località dove fu
raggiunto dal fratello Nello. Il 9 giugno i due furono uccisi da una
squadra di "cagoulards", miliziani della "Cagoule",
formazione eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei servizi segreti
fascisti e di Galeazzo Ciano; con un pretesto vennero fatti scendere
dall'automobile, poi colpiti da raffiche di pistola: Carlo morì sul colpo,
Nello (colpito per primo) venne finito con un'arma da taglio.. I corpi vennero
trovati due giorni dopo; i colpevoli, dopo numerosi processi, riusciranno quasi
tutti a essere prosciolti. I fratelli Rosselli furono sepolti nel
cimitero monumentale parigino del Père Lachaise, ma nel 1951 i familiari ne
traslarono le salme in Italia, nel Cimitero Monumentale di Trespiano, nel
piccolo borgo omonimo, comune di Firenze, sulla via Bolognese. L'anziano
Salvemini tenne il discorso commemorativo funebre, alla presenza del presidente
della Repubblica Luigi Einaudi. La tomba dei due eroi dell'antifascismo si trova
nel riquadro subito a destra dell'ingresso. Nello stesso cimitero sono
sepolti anche Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Piero Calamandrei e Spartaco
Lavagnini. La tomba riporta il simbolo della "spada di fiamma",
emblema di GL, e l'epitaffio scritto da Calamandrei: «GIUSTIZIA E
LIBERTA' PER QUESTO MORIRONO PER QUESTO VIVONO» Il pensiero
Giuseppe Mazzini L'unico suo libro pubblicato mentre era in vita è
"Socialismo liberale", scritto durante il confino a Lipari, in una
situazione di semi-prigionia. Questa opera si pone in una posizione eretica
rispetto ai partiti della sinistra italiana del suo tempo (per i quali Il
Capitale di Marx, variamente interpretato, era ancora considerato come la
Bibbia). Indubbiamente è presente l'influsso del laburismo inglese, da
lui ben conosciuto. In seguito ai successi elettorali del partito laburista,
Rosselli era infatti convinto che l'insieme delle regole della democrazia
liberale fossero essenziali non solo per raggiungere il socialismo, ma anche
per la sua concreta realizzazione (mentre nella tattica leninista queste
regole, una volta preso il potere, debbono essere accantonate): pertanto, la
sintesi del pensiero rosselliano è: "il liberalismo come metodo, il
socialismo come fine". Carlo Pisacane L'idea di rivoluzione
propria della dottrina marxista era fondata sulla concezione della dittatura
del proletariato (che, in realtà, già ai tempi di Rosselli si sta traducendo,
in Unione Sovietica, nella dittatura del vertice di un solo partito). Essa
viene respinta da Rosselli, a favore di una rivoluzione che, come si nota nel
programma di GL, è un sistema coerente di riforme strutturali mirate alla
costruzione di un sistema socialista che non rinnega, ma anzi esalta, la
libertà individuale e associativa. Nella riflessione degli ultimi anni,
Rosselli, alla luce dell'esperienza spagnola (difesa dell'organizzazione
sociale di Barcellona compiuta dagli anarchici durante la guerra civile) e
dell'avanzata del nazismo, radicalizza le sue posizioni libertarie.
Rosselli, influenzato dalle idee di Mazzini e di Carlo Pisacane, propugna il
socialismo liberale: il fine è il socialismo, il metodo il liberalismo, un
metodo che garantisce la democrazia e l'autogoverno dei cittadini. Il
liberalismo deve svolgere una funzione democratica, il "metodo
liberale" è il complesso di regole del gioco che tutte le parti in lotta
si impegnano a rispettare, regole dirette ad assicurare la pacifica convivenza
dei cittadini, delle classi, degli Stati, a contenere le lotte (peraltro
desiderabili se limitate). La violenza è giustificabile come risposta ad altra
violenza (per questo era giusta la lotta contro il franchismo e sarebbe stata
auspicabile in Italia una rivoluzione violenta in risposta al fascismo); il
socialismo è una logica conclusione del liberalismo: socialismo significa
libertà per tutti. Rosselli ha fiducia che la classe del futuro sarà la classe
proletaria, la borghesia deve fare da guida al proletariato: il fine è la
libertà per tutte le classi. Note
Archivio RosselliBio, su archiviorosselli. 4 luglio 27 maggio ).
N. Tranfaglia, Carlo Rosselli dall'interventismo a Giustizia e Libertà,
Bari, Laterza, Il Circolo di Cultura fu
rifondato nel settembre 1944, a liberazione di Firenze appena avvenuta, per
iniziativa del Partito d'Azione e dei soci superstiti e intitolato ai Fratelli
Rosselli. Assunse così il nome di Circolo di Cultura Politica Fratelli
Rosselli. La sua prima manifestazione fu presieduta da Piero Calamandrei. Con
questo nome è tuttora operante a Firenze. Nel 1990 con decreto del Presidente
della Repubblica è stata costituita ed eretta in Ente Morale la Fondazione
Circolo Rosselli per sostenerne l'attività.
Antonio Martino: Fuorusciti e confinati dopo l'espatrio clandestino di
Filippo Turati nelle carte della R. Questura di Savona in Atti e Memorie della
Società Savonese di Storia Patria, n.s.,
XLIII, Savona 2007, 453-516. e
Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R.Questura, Gruppo editoriale
L'espresso, Roma, 2009. Cfr. Commissione
di Milano, ordinanza contro Carlo Rosselli (“Intensa attività antifascista; tra
gli ideatori del giornale clandestino Non Mollare uscito a Firenze nel 1925;
favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”). In: Adriano Dal Pont,
Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione
al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio
1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), Cfr.
Commissione di Firenze, ordinanza del 3.6.1927 contro Nello Rosselli (“Attività
antifascista”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino Le ordinanze di assegnazione al confino emesse
dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983
(ANPPIA/La Pietra), ICfr. La storia
sotto inchiesta: Fuga da Lipari, un esilio per la liberta trasmesso da Rai
Storia il 3 gennaio . Il discorso di
Rosselli su Romacivica.net Archiviato il 29 settembre 2007 in . Giuseppe Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, 1999, 202 e segg.
Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un
omicidio politico, Mondadori, Milano 2007.
Opere di Carlo Rosselli Oggi in Spagna, domani in Italia, prefazione di
Gaetano Salvemini, Edizioni di «Giustizia e libertà», Parigi, 1938; seconda
edizione, introduzione di Aldo Garosci, Einaudi, Torino, 1967. Scritti politici
e autobiografici, prefazione di Gaetano Salvemini, Polis editrice, Napoli,
1944; seconda edizione Zeffiro Ciuffoletti e Vincenzo Caciulli, Lacaita,
Manduria 1992. Lettere di Carlo e Nello Rosselli a Gaetano Salvemini (1925),
Nicola Tranfaglia, «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», I (1967), Torino.
Carlo Rosselli, Socialismo liberale, Einaudi, 1973. «Il Quarto Stato» di Pietro
Nenni e Rosselli, Domenico Zucàro, SugarCo, Milano, Epistolario
familiare.(1914-1937), introduzione di Leo Valiani, prefazione di Zeffiro
Ciuffoletti, SugarCo, Milano, 1979. Socialismo liberale, John Rosselli,
introduzione di Norberto Bobbio, Einaudi, Torino, 1979. Socialismo liberale,
John Rosselli, introduzione e commento di Norberto Bobbio, «Attualità del socialismo
liberale» e «Tradizione ed eredità del liberalsocialismo», seconda edizione
Einaudi Tascabili. Saggi, 1Scritti dell'esilio. I. «Giustizia e libertà» e la
concentrazione antifascista Costanzo Casucci, Collana Opere scelte di Carlo
Rosselli, Einaudi, Torino, 1988 (contiene una cronologia della vita e la di C. Rosselli dal 1929 al 1934). Scritti
politici, Zeffiro Ciuffoletti e Paolo Bagnoli, Guida, Napoli, 1988, una grossa
anteprima del libri consultabile in rete. Scritti dell'esilio II. Dallo scioglimento
della concentrazione antifascista alla guerra di Spagna, Costanzo Casucci,
Einaudi, Torino, 1992, (è riportata la cronologia della vita e una di Carlo Rosselli dal 1934 al 1937).
Liberalismo socialista e socialismo liberale, Nicola Terraciano, Galzerano
Editore, Casalvelino Scalo (Salerno), 1992. Carlo e Nello Rosselli, Giustizia e
libertà, Giuliana Limiti e Mario di Napoli, prefazione di Pietro Larizza, Roma,
1993, con la tesi di laurea di Carlo Rosselli sul «sindacalismo» (Firenze,
1921). Liberalsocialism, edited by Nadia Urbinati, translated by Williams
McCuaig, Princeton University Press, Princeton, introduzione di Nadia Urbinati.
Scritti scelti, Gian Biagio Furiozzi, “Quaderni del Circolo Rosselli”, n.
4/2000, Alinea Editrice, Firenze. Opere su Carlo Rosselli Gaetano Salvemini,
"Carlo e Nello Rosselli", Edizioni di «Giustizia e libertà», Parigi,
1938; ora in "Scritti Vari", Giorgio Agosti e Alessandro Galante
Garrone, Feltrinelli, Milano, 1978 («Opere scelte di Gaetano Salvemini», vCultura
e società nella formazione di Gaetano Salvemini, buona anteprima del pensiero
di Salvemini con i rapporti con Carlo Rosselli e la grangia politica correlata
Roberto Gremmo "Rosselli alla Cagoule" Silenzi e segreti d'un oscuro
delitto politico. Edizioni Storia Ribelle, Biella . Aldo Garosci, "Vita di
Carlo Rosselli", Edizioni U, Roma-Firenze-Milano («Collezione Giustizia e Libertà»); nuova edizione
Vallecchi, Firenze, Alessandro Levi, "Ricordi dei fratelli Rosselli",
La Nuova Italia, Firenze, 1947 («Quaderni del Ponte», 2). Stefano Merli,
"Il dibattito socialista sotto il fascismo. Lettere di Rodolfo Morandi e
Carlo Rosselli (1928-1931)", «Rivista storica del socialismo», a. VI, n.
19. Maggio-Agosto 1963. Parzialmente ricompreso in Id., "Fronte antifascista
e politica di classe. Socialisti e comunisti in Italia 1923-1929", De
Donato, Bari, 1975 («Movimento operaio», 28). Nicola Tranfaglia, "Carlo
Rosselli dall'interventismo all'antifascismo", «Dialoghi del XX», a. I, n.
2, giugno 1967. Cfr. il n. 8. informazioni su volume "Rosselli e
l'Aventino: l'eredità di Giacomo Matteotti", «Il movimento di liberazione
in Italia», a. XX, n. 92, luglio-Settembre 1968, 3–34. Cfr. il n.8. stralcio di "Carlo
Rosselli e l'Aventino"[collegamento interrotto] «L'opposizione diventava per
la prima volta opposizione, minoranza; come minoranza, avrebbe potuto darsi una
psicologia virile, d'attacco. Ma aveva troppi ex nelle sue file, era troppo
appesantita da uomini che avevano gustato le gioie del potere e della
popolarità.» «Fu questo il miracolismo dell'Aventino. Credere di poter
vincere con le armi legali l'avversario che ha già vinto sul terreno della
forza. Pregustare le gioie del trionfo mentre si riceve la botta più dura.
Evitare tutti i problemi (Piero Gobetti diceva: "l'Aventino ha un mito, il
mito della cautela"), sperando che la borghesia dimentichi il '19.»
«Quanto alle masse popolari, che si mostravano nei primi giorni in stato di
effervescenza, guai a chi avesse tentato metterle in movimento! Solo i
comunisti e le minoranze giovani chiesero lo sciopero generale. Ma le
opposizioni non vollero, per non spaventare la borghesia e il
sovrano.» "Carlo Rosselli dall'interventismo a «Giustizia e
Libertà»", Laterza, Bari, 1968, («Biblioteca di cultura moderna»); in
appendice: scritti di Carlo Rosselli e Lettera di Carlo Rosselli a Pietro
Nenni. Cfr. i nn. 6 e 7. "Carlo Rosselli dal processo di Savona alla
fondazione di GL (1927-1929). Le fonti di «Socialismo liberale»", «Il
movimento di liberazione in Italia», Mirella Larizza Lolli, "Alcuni
appunti per una lettura del «Socialismo liberale» di Rosselli", «Il
pensiero politico», Santi Fedele, "Lo «Schema di programma» di «Giustizia
e Libertà», del 1932", «Belfagor», Paolo Bagnoli, "L'esperienza
liberale di Carlo Rosselli (1919-1924)", «Italia Contemporanea», "L'antifascismo rivoluzionario dei
«Quaderni di Giustizia e Libertà»", «Ricerche Storiche», a. VI, n. 1
(Nuova serie), gennaio-Giugno Poi compreso. Santi Fedele, "Storia della
concentrazione antifascista prefazione di Nicola Tranfaglia, Feltrinelli,
Milano, 1976. Maria Garbari, "I «vinti» della Resistenza. Nel quarantesimo
del sacrificio di Carlo e Nello Rosselli", «Studi Trentini di Scienze
Storiche», a"«Quarto Stato» di Pietro Nenni e Rosselli", Tavola
rotonda fra Riccardo Bauer, Ugoberto Alfassio Grimaldi, Giovanni Spadolini,
Domenico Zucàro, «Critica Sociale», Leo Valiani, "Il pensiero e l'azione
di Carlo e Nello Rosselli", «Nuova Antologia», Nicola Tranfaglia,
"Carlo Rosselli e l'antifascismo", «Mondo Operaio», a. XXX, nn. 7-8,
luglio/Agosto Poi compreso. Roberto Vivarelli, "Carlo Rosselli e Gaetano
Salvemini", «Il pensiero politico», Poi compreso Giovanni Spadolini,
"Carlo Rosselli nella lotta per la libertà", con lettere tra Egidio
Reale e Carlo Rosselli, «Nuova Antologia», Arturo Colombo, "Carlo Rosselli
e il «Quarto Stato»", «Nord e Sud», a. XXIV, Terza serie, nn. 34-35,
novembre-Dicembre. "Giustizia e Libertà nella lotta antifascista e nella
storia d'Italia", Atti del convegno internazionale organizzato a Firenze
il 10-12 giugno 1977 dall'Istituto storico della Resistenza in Toscana, dalla
Giunta regionale toscana, dal Comune di Firenze, dalla Provincia di Firenze, La
Nuova Italia, Firenze, 1978. Riccardo Bauer, "Carlo Rosselli e la nascita
di GL in Italia". Jan Petersen, "Giustizia e Libertà in
Germania". Pierre Guillen, "La risonanza in Francia dell'azione di GL
e dell'assassinio dei fratelli Rosselli". Frank Rosengarten, "Carlo
Rosselli e Silvio Trentin, teorici della rivoluzione italiana". Max Salvadori,
"Giellisti e loro amici degli Stati Uniti durante la seconda guerra
mondiale". Santi Fedele, "Giellisti e socialisti dalla fondazione di
GL (1929) alla politica dei fronti popolari". Pier Giorgio Zunino,
"Giustizia e Libertà e i cattolici". Aldo Garosci, "Le diverse
fasi dell'intervento di Giustizia e Libertà nella guerra civile di Spagna.
Parte III- Oggi in Spagna, domani in Italia". Umberto Marzocchi,
"Carlo Rosselli e gli anarchici"; citazione sottostante da un
articolo di Ugo Finetti «Infatti Rosselli considerava una barbarie le stragi di
anarchici in Catalogna, tra cui l'uccisione di Camillo Berneri, l'anarchico che
lo affiancava nella guida della Prima colonna italiana formata da tremila
antifascisti, i primi accorsi in Spagna.» e si ricorda, nel prosieguo,
anche la ferma presa di posizione delle Brigate partigiane di Giustizia e
Libertà quando Emilio Canzi fu rimosso da comandante unico della XIII zona
operante nel piacentino e grazie a questa presa di posizione fu reintegrato
dopo un breve arresto. Le Brigate partigiane di Giustizia e Libertà erano in
gran parte influenzate dal pensiero di Rosselli. Umberto Tommasini,
"Testimonianza su Carlo Rosselli; Parte IV- L'eredità di Giustizia e
Libertà". Mario Delle Piane, "Rapporti tra socialismo liberale e
liberalsocialismo". Tristano Codignola, "GL e Partito d'azione".
Nicola Tranfaglia, "Carlo Rosselli", in "Il movimento operaio
italiano. Dizionario biograficoIV", Franco Andreucci e Tommaso Detti,
Editori Riuniti, Roma, Arturo Colombo, "Carlo Rosselli e il socialismo liberale",
«Il Politico», Poi compreso. Paolo Bagnoli, "Di un dissidio in «Giustizia
e Libertà». Lettere inedite di Mario Levi, Renzo Giua, Nicola Chiaromonte,
Carlo Rosselli, Aldo Garosci «Mezzosecolo», n. 3, Centro studi Piero
Gobetti, Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, Archivio Nazionale
Cinematografico della Resistenza, Annali 1Luigi Cirillo, "Il socialismo di
Carlo Rosselli", Fasano, Cosenza, 1979. Emilio Lussu, "Lettere a
Carlo Rosselli e altri scritti di «Giustizia e Libertà»", Manlio
Brigaglia, Editrice Libreria Dessì, Sassari .informazioni su Storia della
Sardegna di Manlio Brigaglia, son presenti correlazioni fra i succitati
personaggi. "Le componenti mazziniana e cattaneanea in Salvemini e nei
Rosselli. La figura e l'opera di Giulio Andrea Belloni", Atti del Convegno
di studi nel venticinquesimo anniversario della fondazione della Domus
Mazziniana tenutosi a Pisa. Arti Grafiche Pacini & Mariotti, Pisa, Comprende: Arturo Colombo, "Carlo Rosselli
e il «Quarto Stato»" Angelo Varni, "Derivazioni mazziniane nella
concezione sindacalista di Carlo Rosselli", Lucio Ceva, "Aspetti
politici dell'azione di Carlo Rosselli in Spagna", Giuseppe Tramarollo, "Rosselli e la
gioventù del regime", Paolo
Bagnoli, "Il revisionismo rosselliano", in "Guida alla storia
del PSI. La ripresa del pensiero socialista tra eresia e tradizione",
Francesca Taddei e Marco Talluri, «Quaderni del Circolo Rosselli», Giuseppe
Galasso, "La democrazia da Cattaneo a Rosselli", Le Monnier, Firenze («Quaderni
di storia»,Aldo Rosselli, "La famiglia Rosselli. Una tragedia
italiana", presentazione di Sandro Pertini, prefazione di Alberto Moravia,
Bompiani, Milano, Francesco Kostner, "Carlo Rosselli e il suo socialismo
liberale", Lalli, Poggibonsi («Linee politiche»). Paolo Bagnoli, "Carlo
Rosselli tra pensiero politico e azione", prefazione di Giovanni
Spadolini, con uno scritto di Alessandro Galante Garrone, Passigli, Firenze, Arturo
Colombo, "Carlo Rosselli e il socialismo liberale", in "Padri
della patria. Protagonisti e testimoni di un'altra Italia", FrancoAngeli,
Milano, 1985, 249–73 («Ricerche
storiche», 64). Franco Invernici, "L'alternativa di «Giustizia e Libertà».
Economia e politica nei progetti del gruppo di Carlo Rosselli",
presentazione di Arturo Colombo, FrancoAngeli, Milano («Studi e ricerche
storiche»). Leo Valiani, "Carlo e Nello Rosselli da Mazzini alla lotta di
liberazione", «Nuova Antologia», Diego Scacchi, Arturo Colombo, "Per
Carlo e Nello Rosselli", presentazione di Giovanni Spadolini, Casagrande,
Lugano, («Quaderni europei», I). Roberto
Vivarelli, "Le ragioni di un comune impegno. Ricordando Gaetano Salvemini,
Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi", «Rivista Storica Italiana», Giovanni
Spadolini, "Carlo e Nello Rosselli. Le radici mazziniane del loro pensiero",
Passigli, Firenze, 1 («Letture Rosselli», 2). Corrado Malandrino,
"Socialismo e libertà. Autonomie, federalismo, Europa da Rosselli a
Silone", FrancoAngeli, Milano (Collana «Gioele Solari». Dipartimento di
Studi politici dell'Torino, 6). Franco Bandini, "Il cono d'ombra. Chi armò
la mano degli assassini dei fratelli Rosselli", SugarCo, Milano, Arturo
Colombo, "I Rosselli, due guardiani per l'albero della libertà", ,
"Voci e volti della democrazia. Cultura e impegno civile da Gobetti a
Bauer", Le Monnier, Firenze («Quaderni di storia»). , "Nel nome dei
Rosselli. «Quaderni del Circolo Rosselli», FrancoAngeli, Milano, Con una
sui fratelli Rosselli di Giuseppe Muzzi. "A più voci su Carlo
Rosselli. Gaetano Arfé, Costanzo Casucci, Aldo Garosci, Francesco Malgeri, Leonardo
Rapone, Scritti dell'esilio", «Il Ponte», "Il carteggio di Carlo e Nello Rosselli
con Carlo Silvestri", Gloria Gabrielli, «Storia Contemporanea», Santi
Fedele, "E verrà un'altra Italia. Politica e cultura nei «Quaderni di
Giustizia e Libertà»", FrancoAngeli, Milano, Collana di Fondazione di
studi storici Filippo Turati», n °7. Zeffiro Ciuffoletti, "Carlo Rosselli,
il mito della rivoluzione russa e il comunismo", in "Socialismo e
Comunismo, I, «Il Ponte», Paolo Bagnoli,
"La lezione rosselliana, La nuova storia. Politica e cultura alla ricerca
del socialismo liberale", prefazione di Renato Treves, Festina Lente, FNicola
Tranfaglia, "Sul socialismo liberale di Carlo Rosselli", in I volume
"Dilemmi del liberalsocialismo", Michelangelo Bovero, Virgilio Mura,
Franco Sbarberi, La Nuova Italia Scientifica, Roma, («Studi Superiori NIS/201.
Scienze Sociali»). Atti del convegno "Liberalsocialismo: ossimoro o
sintesi?", organizzato ad Alghero Dipartimento di Economia istituzioni e
società dell'Università Sassari. -- fu pubblicato il primo numero di “Libertà”,
periodico legato all'ala socialista del movimento antifascista, il sottotitolo
fu la frase di Carlo Marx ed Federico Engels: Alla società borghese, con le sue
classi e con i suoi antagonismi di classe, subentrerà un'associazione nella
quale il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione del libero sviluppo di
tutti e, su invito Claudio Treves, Rodolfo Mondolfo e Alessandro Levi, Rosselli
scrisse un articolo Il partito del lavoro in Inghilterra che fu pubblicato sul numero
tre del 1º febbraio in cui Rosselli
riaffermò una parte del suo pensiero del periodo: «Il Labour Party, in base
agli elementi che lo compongono può definirsi come una federazione di gruppi
economici e di gruppi politici. In realtà è l'organizzazione politica
federativa ed associativa del movimento operaio più vecchio e potente del
mondo.» Silvio Suppa, "Note su Carlo Rosselli: temi per due
tradizioni", in I volume "dilemmi del liberalsocialismo " Del
Puppo D., "«Il Quarto Stato»", «Science and Society»,"L'attualità
di Carlo Rosselli e del socialismo liberale. Dialoghi tra: Giancarlo Bosetti,
Vittorio Foa, Sebastiano Maffettone, Enzo Marzo, Nicola Tranfaglia, Nadia Urbinati",
Supplemento a di «Croce Via», Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Atti del
dibattito svoltosi a Napoli in occasione
della presentazione italiana del volume "Liberal socialism", lavoro
di Nadia Urbinati, tradotto da William McCuaig, Princeton University Press,
Princenton Nadia Urbinati, "Carlo Rosselli: la democrazia come fede
comune", «il Vieusseux», Paolo Bagnoli, Rosselli, "Piero Gobetti e la
rivoluzione democratica. Uomini e idee tra liberalismo e socialismo", La Nuova
Italia, Firenze («Biblioteca di Storia», 55). Costanzo Casucci, "La
caratteristica di Carlo Rosselli", con un vademecum, «Belfagor», Simone Visciola, Giuseppe Limone , "I
Rosselli. Eresia creativa, eredità originale", Napoli, Guida, Piero
Graglia, "Unità europea e federalismo. Da «Giustizia e Libertà» ad Altiero
Spinelli", il Mulino, Bologna, 1996,
296 («il Mulino-Ricerca»). "Il dibattito europeista e federalista
in «Giustizia e Libertà»", «Storia Contemporanea», Lisetto D., "Carlo
Rosselli e le élites. Una teoria tra l'elitismo democratico e la democrazia
partecipativa", «Scienza & Politica», Carlo Rosselli, "Pagine
scelte di economia", Simone Visciola e Antonio De Ruggiero, Firenze, Le
Monnier, Salvo Mastellone, "Il
partito politico nel socialismo liberale di Carlo Rosselli", «Il pensiero
politico», Gianbiagio Furlozzi, "Carlo Rosselli e Georges Sorel", «Il
pensiero politico», a. Giovanna Angeli, "L'eredità democratica da Bignami
a Rosselli", Angeli, Milano, Salvo
Mastellone, "Carlo Rosselli e «La rivoluzione liberale del
socialismo»". Con scritti e documenti inediti. Olschki, Son riportati
testi pubblicati da Carlo Rosselli non inseriti nel I delle «Opere scelte». "Rosselli.
Dizionario delle idee", Sergio Bucchi, Editori Riuniti, gennaio Antonio
Martino, Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R. Questura,
Roma, Gruppo editoriale L'espresso, 2009. Mimmo Franzinelli, "Il delitto
Rosselli. Anatomia di un omicidio politico", Mondadori, Milano 2007. Diego
Dilettoso, "La Parigi e La Francia di Carlo Rosselli. Sulle orme di un
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TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Carlo Rosselli, in Enciclopedia Italiana,
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Nova" n.08 del 4 marzo 2001) Fondazione Rosselli, Centro di ricerca, su
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critico di un grande italiano, su politicamagazine. Valdo Spini, "Perché i
Rosselli parlano ancora a questa Italia", sul sito repubblica. Refs.:
Luigi Speranza, “Rosselli e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
ROSSELLI. (Roma). Filosofo. Insieme al fratello
Carlo, fu ucciso in Francia nel 1937 da assassini legati al regime
fascista. Magnifying glass icon mgx2.svgFratelli Rosselli. Nacque da
un'agiata famiglia ebraica, ultimo dei tre figli del livornese Giuseppe Emanuele
"Joe" Rosselli e della veneziana Amelia Pincherle (16 gennaio
1870Firenze, 26 dicembre 1954), sorella di Carlo Pincherle, architetto e
pittore, oltreché padre dello scrittore Alberto Moravia. Sia la famiglia
paterna che quella materna, fermamente legate agli ideali repubblicani e
mazziniani, erano state politicamente attive, avendo partecipato alle vicende
del Risorgimento italiano: Pellegrino Rosselli, tra l'altro zio della futura
moglie di Ernesto Nathan (Sindaco di Roma dal novembre del 1907 al dicembre del
1913), fu un seguace e stretto collaboratore di Giuseppe Mazzini nei suoi
ultimi anni di vita (morì difatti in clandestinità nella sua casa pisana) ed un
Pincherle fu nominato ministro durante la breve esperienza della Repubblica di
San Marco, instauratasi nel Triveneto a seguito d'una massiccia insurrezione
anti-asburgica guidata da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo. Nello sposò
Maria Todesco (Padova, Firenze, 1998) nel 1926 ed ebbero quattro figli: Silvia,
Paola, Aldo e Alberto. Diresse, con l'amico Gualtiero Cividalli il mensile
Noi giovani. Discusse con Gaetano Salvemini la tesi di laurea su Mazzini e il
movimento operaio. Pubblicò numerosi articoli su riviste storiche italiane e il
saggio Mazzini e Bakunin. Pubblicò il saggio Carlo Pisacane nel Risorgimento
italiano. La raccolta dei suoi Saggi sul Risorgimento italiano e altri scritti
fu pubblicata postuma da Einaudi nel 1946. L'attività politica La
tomba a Trespiano Iniziò giovane a far politica nel 1917 e fu col fratello tra
i fondatori del giornale per studenti "Noi giovani". Col fratello e
con Piero Calamandrei, e col patrocinio di Gaetano Salvemini, fondò il Circolo
di Cultura, chiuso dai fascisti nel 1925. Fece parte dei fondatori del gruppo
fiorentino di Italia libera, fra cui, oltre al fratello, Enrico Bocci, Luigi
Rochat, Dino Vannucci, Nello Traquandi. Nel 1924 aderì alla fondazione
dell'Unione nazionale delle forze liberali e democratiche promossa da Giovanni
Amendola, e nel 1925 partecipò alla fondazione del primo giornale antifascista
clandestino Non Mollare. Venne arrestato e condannato a 5 anni di confino a
Ustica; rilasciato il 31 gennaio 1928, venne nuovamente arrestato e condannato
a 5 anni di confino a Ustica e Ponza, nell'estate del 1929, dopo la fuga da
Lipari del fratello. Nel maggio 1937 ottenne, su intercessione di
Gioacchino Volpe (probabilmente in buona fede) il passaporto, con una
sollecitudine che ad alcuni amici, tra cui Piero Calamandrei, parve sospetta e
motivata dal fine di arrivare attraverso Nello al rifugio di Carlo, insieme al
quale, il 9 giugno 1937, venne assassinato a Bagnoles-de-l'Orne da una squadra
di "cagoulards", miliziani della "Cagoule", formazione
eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e
di Galeazzo Ciano; con un pretesto vengono fatti scendere dall'automobile, poi
colpiti da raffiche di pistola: Carlo muore sul colpo, Nello (colpito per
primo) viene finito con un'arma da taglio.. I corpi vengono trovati due giorni dopo,
l'11 giugno; i colpevoli, dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti ad
essere prosciolti. Note I numeri
pubblicati possono essere consultati online qui: Noi giovani Archiviato il 2
novembre in . Commissione di Firenze, ordinanza del
3.6.1927 contro Nello Rosselli (“Attività antifascista”). In: Adriano Dal Pont,
Simonetta Carolini, L'Italia al confine, Le ordinanze di assegnazione al
confino emesse dalle Commissioni provinciali dal al , Milano (ANPPIA/La Pietra), ano Gullo, Ustica celebra la libertà dei
Rosselli, su ricerca.repubblica, 26 agosto 2000. 24 maggio (archiviato il 10 maggio ). profilo di Gioacchino Volpe Archiviato l'8
maggio 2006 in . profilo di Nello
Rosselli nel Sistema informatico dell'Archivio di stato di Firenze, su archiviodistato.firenze.
). Giuseppe Fiori, Casa Rosselli,
Einaudi, Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli. 9Anatomia di un omicidio politico,
Mondadori, Milano. Opere Saggi sul Risorgimento e altri scritti, Prefazione di
Gaetano Salvemini, Collana Biblioteca di cultura storica n.21, Torino, Einaudi,
Introduzione di Alessandro Galante
Garrone, Collana Piccola Biblioteca n.400, Einaudi, Inghilterra e regno di
Sardegna dal 1815 al 1847, Paolo Treves, introduzione di Walter Maturi, Collana
Biblioteca di cultura storica n.50, Torino, Einaudi, Mazzini e Bakunin. Dodici
anni di movimento operaio in Italia, Collana Piccola Biblioteca n.89, Torino,
Einaudi, Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano, Con un saggio di Walter
Maturi, Collana Piccola Biblioteca, Torino, Einaudi, Zeffiro Ciuffoletti, Nello
Rosselli. Uno storico sotto il fascismo. Lettere e scritti vari, Firenze, La
Nuova Italia, Arturo Colombo, I colori della libertà. Il mondo di Nello
Rosselli fra storia, arte e politica, Milano, Franco Angeli, 2003. Giovanni
Belardelli, "Nello Rosselli", Catanzaro, Rubettino, 2Simone Visciola,
Nello Rosselli alla Scuola di storia moderna e contemporanea. La prima fase
della ricerca di storia diplomatica, in Politica, valori e idealità. Carlo e
Nello Rosselli maestri dell'Italia civile, Lauro Rossi, Roma, Carocci, Simone
Visciola, Nello Rosselli ei suoi "maestri". Il rinnovamento della
storiografia italiana fra le due guerre, in I Rosselli: eresia creativa eredità
originale, Simone Visciola e Giuseppe Limone, Guida, Napoli, Simone Visciola,
Nello Rosselli: uno storico alla ricerca della libertà in tempi difficili.
Appunti sparsi per una biografia complessiva ancora da scrivere, in I fratelli
Rosselli. L'antifascismo e l'esilio, A. Giacone ed E. Vial, Prefazione di Oscar
Luigi Scalfaro, Roma, Carocci, , 26–42.
Giuseppe Tramarollo, Nello Rosselli tra mazzinianesimo e socialismo, Giovanni Belardelli, Nello Rosselli. Uno
storico antifascista, prefazione di Norberto Bobbio, introduzione di Paolo
Alatri, con un ricordo di Ezio Tagliacozzo, Passigli, Firenze, («Il filo rosso»). Il carteggio di Carlo e
Nello Rosselli con Carlo Silvestri (1928-1934), Gloria Gabrielli, «Storia
Contemporanea», a. XXII, n. 5, ottobre 1Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli.
9 giugno 1937. Anatomia di un omicidio politico, Mondadori, Milano. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Nello Rosselli, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Nello Rosselli, in Dizionario di
storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Nello Rosselli, in Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nello Rosselli, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere di
Nello Rosselli, su Liber Liber. Opere di
Nello Rosselli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Nello Rosselli. rosetta
ROSSETTI. (Vasto). Grice: “A philosopher can also
discover a ‘antro di pipistrelle.”” Illuminista poliedrico, fu un poeta
estemporaneo, avvocato, filosofo, tragediografo, archeologo e speleologo. da Martuscelli. Sua madre, Maria Francesca
Pietrocòla, si era sposata con Nicola Rossetti, da cui ebbe quattro figli:
oltre a Domenico, nacquero Andrea, Antonio e Gabriele. Si trasferì a Napoli per
studiare giurisprudenza. Tuttavia, a causa della cattiva situazione politica,
emigrò a Roma, dove studiò filosofia. Con l'invasione francese dello Stato
Pontificio e l'istituzione della Repubblica romana, riparò all'Elba: da qui
seguì l'occupazione e la successiva liberazione del Granducato di Toscana, che
celebrò con il canto La superbia dei Galli punita. Si spostò in Sardegna, sotto
la protezione del viceré Carlo Felice: a Sassari compose e rappresentò la
tragedia Morte di San Gavino. Si spostò in Provenza, a Nizza, dove scoprì la
piramide di Falicon, che gli ispirò un poemetto in 165 ottave, intitolato La
grotta di Monte-Calvo. In seguito, si trasferì a Torino, dove conobbe Tommaso
Valperga di Caluso, e si stabilì a Parma, dove ottenne il titolo di avvocato ed
esercitò la professione. Iniziò a dirigere Il giornale del Taro, che poi divenne La gazzetta di Parma, denominazione
che ancor oggi mantiene. Ebbe un ictus che lo portò alla paralisi; morì il 7 luglio
dell'anno seguente. Opere: Frontespizio della commedia Morte di San Gavino in
una ristampa; “La superbia dei Galli punita,” “San Gavino : tragedia /
dell'improvisatore avvocato detto ancora Stitemenios Veldacodrotos, Oristano,
Tipografia Arborense, La grotta di Monte-Calvo Poesiei, stampate a Parma
Domenico Rossetti, In occasione d'essere l'augusto imperator de' francesi
Napoleone 1. coronato re d'Italia. Cantata, Parma, Mussi Luigi, Domenico
Rossetti, La notte odi tre dedicate al signor Francesco Vezzi in occasione
della sua ricuperata salute, Parma, Giuseppe Paganino, Alla tomba di
Hoffsteder, Parma, Mussi Luigi, Ode Saffica, , Parma, Giuseppe Paganino, Domenico
Rossetti, Ad Ernestina Menna per le sue nozze con Esculapio De Cinque,
Lanciano, Casa editrice Rocco Carabba, Giacomo Cordella (musica di ) (libretto), Annibale in Capua, Napoli, nella
Stamperia Flautina, Indica la Piramide, Nizzadisegno di Sophie Lederk
pubblicato in La grotta di Monte Calvo, immagine tratta da Spadaccini Antonio Lombardi, Storia della letteratura
italiana nel secolo XVIII, 5, Venezia,
Francesco Andreola, su centrorossetti.eu. Domenico Martuscelli, in Biografia
degli uomini illustri del regno di Napoli,
5, Nicola Gervasi, La famiglia
Pietrocola di Vasto (JPG), su pietrocola.com.Lino Spadaccini, Rossetti e le sue
battaglie per la libertà, su noivastesi.blogspot, 7La superbia dei Galli
punita, su centrorossetti.eu. «Questo canto estemporaneo fu composto da
Domenico Rossetti, sotto lo pseudonimo di Stitemenios Veldacodrotos (anagramma
di Domenico Rossetti del Vasto), in occasione della liberazione del Granducato
di Toscana dall’invasione francese».
Lino Spadaccini, Rossetti e quei versi ispirati dalla cacciata dei
Francesi, su noivastesi.blogspot, Giuseppe Catania, Domenico Rossetti e la
Grotta di Monte Calvo,, su vastospa, Eleonora Mugoni, Il fratello perduto:
Gabriele e Domenico Rossetti in Gabriele Rossetti in Studi medievali e moderni.
«Nei panni dello speleologo ante litteram, Rossetti si avventurava in una
cavità del Monte Calvo, scoprendo nelle viscere della terra un antro, che amò
definire fascinoso ed insieme orribile; ne celebrò la scoperta con la
pubblicazione di un poemetto di 165 ottave, La Grotta di Monte Calvo, dato alle
stampe a Torino, per i tipi di Domenico Pane».
Università degli Studi di Parma, Dottorato di ricerca in Storia, «A Pezzana subentrò nella direzione
l'avvocato Domenico Rossetti. Egli si mostrò più attento alle notizie
scientifiche e contribuì ad introdurre nel periodico notizie leggere, come favole
e indovinelli che il più delle volte incensavano il nome di Napoleone. Con la
direzione di Rossetti i supplementi al periodico, da semplici elenchi scritti
in francese e riguardanti le vendite per espropriazioni forzate, si trasformano
in pagine che arricchiscono i contenuti culturali e di svago della
testata». Luigi Marchesani, Storia di
Vasto, città in Apruzzo Citeriore, Napoli, Torchi dell'Osservatore Medico, retro
copertina del libro Pasquale Spadaccini, Domenico Rossetti e la Grotta di Monte
Calvo : tra mistero e leggenda, Lanciano, IL torcoliere, Domenico Martuscelli,
Domenico Rossetti, in Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli, 5, Nicola Gervasi, Opere poetiche dell'avvocato Domenico Rossetti
membro di molte società letterarie pastor della Dora, dell'Emonia ecc.
ecc. 1, Parma, Giuseppe Paganino, Ai
liberatori dell'Italia. Ode del signor dottore Gio. Battista Tavanti con altre
composizioni ed un poemetto La superbia dei Galli punita, canto estemporaneo di
Sistemenios Valdacodrotos anagramma dell'autore, Firenze, calcografia di Gio.
Chiari nella Condotta, Luigi Anelli, Ricordi di storia vastese, Arte della stampa,
Gianni Oliva , I Rossetti : album di famiglia : documenti, testimonianze,
immagini, Lanciano, Casa editrice Rocco Carabba, Pasquale Spadaccini, Rossetti
e la Grotta di Monte Calvo : tra mistero e leggenda, Lanciano, IL torcoliere, ,Eleonora
Mugoni, Il fratello perduto : Gabriele e Domenico Rossetti, in Studi medievali
e moderni, Domenico Rossetti, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.
ROSSI. (). Grice: “Rossi touches many Griciean points:
universalia, strength of will, and etc. – he also commented, like I did, on
Aristotle’s metaphysics.” Alievo di duns scotto. Commentatore della metafisica
di Aritotele. Francesco della marca d’ancona (Appignano).
filosofo. Fu un attivo filosofo fra Aureolo e Rimini, dalla parte di Occam e
Cesena, e oppositore di Giovanni XXII, nelle dispute dei Fraticelli, che
portarono alla sua espulsione dall'ordine. Aveva idee innovative e spesso
influenti in teologia filosofica, filosofia naturale, metafisica e teoria
politica. Soprannominato ncome "doctor succinctus" e
"doctor praefulgidus", come osservabile dalle iscrizioni su uno degli
affreschi del convento francescano di Bolzano, fu studiato e commentato
soprattutto per alcune tesi risalenti del suo Commento alle Sentenze. Per
Sentenze si intendono i Libri Quattuor Sententiarum dichiarazioni autorevoli
sui passi biblici che l'opera ha riunito di Lombardo. Rossi torna
all'attenzione degli studiosi a partire dagli agli anni venti del 1900, nel
francescano si riconoscono l'originalità delle sue vedute, che contribuiscono
all'evoluzione del pensiero basso-medievale. Nacque a Appignano del Tronto,
facente parte all'epoca della Marca di Anconada una famiglia con il nome di
Rubeus o Rossi. Divenne francescano dell'Ordine dei Frati Minori ed ebbe come
maestro Giovanni Duns Scoto. Salì nella
gerarchia educativa dell'ordine, studiando a Parigi. Successivamente insegnò in
uno studium universitario francescano non conosciuto, prima di tornare allo
studium di Parigi come lettore sulle Sentenze diLombardo nel corso di laurea. Rimase
a Parigi almeno fino a quando ormai
molto probabilmente era stato promosso maestro. I suoi insegnamenti più famosi
erano i suoi commenti sulle Sentenze a Parigi. È probabile che le lezioni di
Rossi siano state trascritte dai suoi studenti generando diverse versioni del
suo commento in forma di manoscritto. Sono poche e discordanti le
informazioni di questo periodo. Alcune suggeriscono che lasciò Parigi almeno
temporaneamente per essere "a consiliis" alla corte d'Angiò, re di
Napoli, capo del guelfismo italiano e legato all'ordine francescano spirituale.
Alcune sembrano suggerire che rimase a Parigi, promosso maestro di
teologiacomponendo diversi commentari accademici, tra cui due sulla Metafisica
aristotelicae uno sulla Fisica. Altre che ebbe modo di partecipare al Capitolo
generale francescano di Perugia, sottoscrivendo, la risoluzione con la quale
veniva dichiarata lecita la tesi secondo la quale Cristo e gli apostoli non
avevano mai posseduto beni. Un documento
colloca Rossi come lettore nello studio del convento francescano di
Avignone, sede della corte papale. L'ipotesi della permanenza del della Marca
ad Avignone già si basa su un errore d'interpretazione. Scrittori non del tempo
affermarono che Rossi fu eletto ministro provinciale francescano della Marca
Anconetana, sua area di origine ma studi recenti confutano definitivamente
questa affermazione con delle prove Il documento riguarda anche il
dissidio di Della Marca con Papa Giovanni XXII per il sostegno del Ministro
francescano Generale Michele da Cesena sulla questione della povertà
apostolica. La questione della povertà apostolica Francesco prese parte
attiva alle lotte interne riguardanti la povertà che stavano dividendo
l'ordine. Insieme a Michele da Cesena, Guglielmo di Ockham e Bonagrazia di
Bergamo, sostenne una regola di assoluta povertà per i successori di Cristo e
per la chiesa. Si ribellò a papa Giovanni XXII, sostenendo il suo avversario,
l'imperatore Ludovico il aro. I francescani che rifiutarono la condanna
della critica dei frati minori della bolla Cum inter nonnullos di Giovanni
XXII, vennero accusati di eresia. Questo avvicinò l'ordine allo
schieramento antipapale rappresentato da Ludovico il aro. Questi era divenuto
ostile al Papa dopo che gli aveva rifiutato la conferma e l'incoronazione come
imperatore dopo l'elezione a re di Germania nel 1314, preferendogli Federico I
d'Asburgo. Ludovico scomunicato il 23 marzo 1324, rispose, esattamente un
mese dopo, con l'"Appello di Sachsenhausen". Con esso il Papa fra
l'altro, veniva accusato di eresia, quindi delegittimato per la sua presa di posizione
nella disputa francescana sulla povertà. Lo scontro divenne acceso, la
conciliazione di Michele da Cesena al capitolo
di Lione fallì. Michele venne convocato e trattenuto ad Avignone insieme a
Bonagrazia da Bergamo e Guglielmo di Occam. Francesco Della Marca, ad
Avignone come lector nello Studium generale dell'Ordine, sottoscrive una
protesta redatta da Michele contro l'operato del papa. Ludovico il aro giunge
in Italia, prende la corona imperiale e, dichiarato deposto il Papa, nomina
antipapa il francescano Pietro da Corbara, con il nome di Niccolò V.
Scomunicato dal Papa, Francesco della Marca decide di raggiungere, fuggendo,, l'imperatore
germanico a Pisa con i suoi confratelli prigionieri. Francesco ancora una volta
si ribellò per protestare contro la sua scomunica. A Pisa i quattro pubblicano
un documento, l'”Appellatio maior”, nel quale Giovanni XXII veniva dichiarato
eretico per la sua posizione nella questione della povertà e in altre
controversie. Francesco e i suoi compagni andavano però perdendo le simpatie
all'interno dell'Ordine. Il tentativo di Michele, nel novembre 1328, di
impedire lo svolgimento del capitolo generale convocato a Parigi fallì, mentre
la riunione dell'Ordine, svoltasi nell'aprile 1329, confermò la scomunica di
Michele ed elesse, quale nuovo ministro generale Guiral Ot, ovvero Geraldo di
Oddone, favorevole alla Curia. La scomunica Francesco e i suoi compagni
vennero condannati e fu formalmente confermata la loro scomunica.
Francesco ispirò la protesta espressa nelle Allegationes religiosorum
virorumche dichiarava invalida la deposizione di Michele e l'elezione di
Geraldo, per l'esclusione di metà degli aventi diritto alla partecipazione al
capitolo. I quattro francescani, con Marsilio da Padova, entravano a far parte
della curia di Ludovico; con lui, raggiunsero Monaco di iera, ove si
stabilirono nel convento francescano. Fu perseguitato dalle autorità
ecclesiastiche in Italia.. Fece una ritrattazione formale (che doveva servire
da esempio per tutti i dissidenti successivi) e si riconciliò con la chiesa e
con l'ordine . La data della sua morte non è nota. Filosofia Diritti di
Proprietà Nel Improbatio, Francesco Della Marca si concentra sulla
determinazione di quando e dove i diritti di proprietà hanno origine per
sostenere la convinzione francescana che Cristo ha vissuto in povertà assoluta.
Egli distingue tra due tipi di Proprietà: la proprietà prima della caduta
dell'uomo e la proprietà dopo. La proprietà prima della caduta, nota anche come
la proprietà dello stato prelapsario, momento in cui tutte le creature di Dio
si rallegrarono nella felicità, erano profondamente collegati tra loro, e
condivisa nella creazione di Dio. La proprietà dopo la caduta è stata causata
dal primo peccato di Adamo, rendendo la questione dei diritti di proprietà
distintamente umani Il Papa aveva negato che l'origine della proprietà
era legato agli esseri umani, sostenendo che era il peccato in sé ad esserne la
causa. Francesco aveva convenuto che senza peccato non ci sarebbero i diritti
di proprietà, tuttavia, il peccato non ha portato immediatamente al concetto di
proprietà. Francesco sostenne che la legge umana è stato responsabile della
formazione dei diritti di proprietà, non la legge divina, e usato la storia di
Caino e Abele, citando volontà corrotta di Caino per sostenere la sua
convinzione. Moto del Proiettile Nel corso del secolo XIV fiorirono una serie
di studi nel contesto della filosofia naturale in relazione alla dottrina
aristotelica del movimento applicata al moto dei proiettili. Per Aristotele i
corpi inanimati si muovono spontaneamente verso il loro luogo naturale mentre i
corpi in movimento devono alla presenza continua, e per contatto, di un motore
che dirige il corpo verso un’altra direzione. Già Giovanni Filopono nel
VI secolo aveva mosso logiche obiezioni a questa dottrina. Con la definizione dell'impetus o Teoria
dell'impeto la discussione proseguì, ripresa da Avicenna, Ruggero Bacone e
Tommaso d'Aquino. Solo con Francesco della Marca nel XIV secolo si giunse
a conclusione. La teoria di Francesco della Marca sul Moto del Proiettile o
Moto parabolico, indicata come virtus Derelicta (forza rimanente), è descritta
nelle sezioni di suoi commenti sulle Sentenze che spiegano la consacrazione
dell'Eucarestia, in una quaestio sull’efficacia dei sacramenti risalente al
1323. Derelicta Virtus afferma: il moto di un oggetto è causato da una
forza lasciata dall'oggetto che agiva su di essa, quella forza residua impressa
al proiettile durante il lancio. A differenza della teoria dell'inerzia che ha
lo scopo di spiegare solo i fenomeni naturali, la teoria della virtus derelicta
di Francesco della Marca è una spiegazione che include i fenomeni naturali e
soprannaturali. La virtus derelicta spiega diversi tipi di motoperpetuo e
finitoed è destinato a tener conto delle variazioni innaturali. Gli elementi
chiave del Derelicta Virtus includono : Un oggetto viene messo in moto da
un altro oggetto, che lascia la forza rimanente in oggetto in movimento.
All'inizio di un dato movimento, le forze rimanti possono lavorare con o contro
la naturale disposizione dell'oggetto in movimento. Se funziona contro
l'oggetto in movimento, la virtus derelicta si dissipa ed eventualmente lascia
il corpo, cessando il moto. Se funziona con l'oggetto in movimento, la virtus
derelicta rimane nell'oggetto provocando il potenziale moto perpetuo. Ci sono
stati diversi filosofi prima del tempo di Francesco della Marca, come ad
esempio Richard Rufus di Cornovaglia che nel 13º secolo, sembrano disporre già
di versioni della virtus derelicta, quindi non è chiaro se questa teoria sia
veramente originta autonomamente dal pensiero di Rossi. Tuttavia, filosofi come
Buridano e Odonis hanno utilizzato la teoria di Rossi per affinare i
propri concetti di virtus derelicta, confermando che Rossi ha giocato un ruolo chiave nell'evoluzione della
filosofia sulla fisica. Atto di volontà Francesco della Marca nel secondo libro
dei Commentari sulle Sentenze, si focalizza su come la volontà potrebbe agire
contro la ragione con conseguente colpevolezza morale: se la volontà potrebbe o
agire prima, o contro giudizio razionale. Rossi ha sostenuto che la volontà è
la causa dell'azione. Dopo che un giudizio è stato elaborato, la volontà decide
di agire sia in conformità con tale sentenza o contro di essa. La volontà
costituisce il termine medio tra giudizio e azione. Senza di essa, il giudizio
richiederebbe un'azione, negando il concetto di libero arbitrio e colpevolezza
morale. Inoltre, la volontà è sotto una legge che obbliga a compiere atti
buoni. Senza questo impegno non ci sarebbe peccato. Per rispondere a come la
volontà potrebbe andare contro tale obbligo, Rossi distingue tra un atto
apprensivo e un atto gidicativio. L’ atto apprensivo è necessario per far
funzionare la volontà e è frutto di cognizioni intellettuali e giudizi. L’atto
giudicativo è formato dalla conoscenza più complessa in cui il ragionamento si
applica giudiziosamente. La volontà non richiede atti giudicativi da eseguire,
ciò spiega come gli esseri umani sono in grado di peccare. In altre parole, la
volontà non dipende dal giudizio razionale. Per evitare l'obiezione che il
giudizio è necessario per il ragionamento e non può essere ignorato nel processo
deliberativo, Rossi offrì un'ulteriore distinzione tra conoscenza apprensiva e
giudicativa, e due tipi di giudizi riflettenti razionali. Queste distinzioni
consentono un giudizio da selezionare su un'altra causa della forza che riceve
da essere selezionato dalla volontà. Opere: Selezione: Improbatio contra libellum Domini Johannis qui
incipit Quia vir reprobus, una confutazione alla bolla papale del Papa.
Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in librum Sententiarum,
l'autore affronta i principali temi della dottrina cristiana su Dio: le
relazioni delle persone divine all'interno della Trinità e il rapporto tra il
Creatore e il mondo, la libertà di Dio nel creare, la prescienza divina e la
predestinazione alla salvezza. Sententia et compilatio super libros Physicorum
Aristotelis Quaestiones praeambulae et Prologus, l’autore riflette sullo
statuto scientifico della teologia e della metafisica. Distingue primi libri
prima ad decimam Questes super metaphysicam
Sabine Folger-Fonfara, Das 'Super'-Transzendentale und die Spaltung der
Metaphysik: Der Entwurf des Franziskus von Marchia Leiden: Brill, F.
Stegmüller, Repertorium biblicum Medii Aevi, II, Matriti Visita triennale
delOrazio Civelli, in Picenum seraphicum, Andrea da Ratisbona, Chronica de
ducibus ariae, G. Leidinger, in Mon. Germ. Hist., Mariano Da Firenze,
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Problemen der Ockhamforschung, già in Arch. franc. hist., (Handschriftliches zu
Wilhelm Okham und Walter Burley, già in ibid., (Die naturphilosophische
Bedeutung der scholastischen Impetustheorie, in Scholastik, (Verschollene
Aristoteleskommentare des 14. Jahrhunderts, già in Autour d'Aristote. Recueil
d'études de philosophie ancienne et médiévale offerts à monseigneur A. Mansion,
Louvain); Anneliese Maier, Ausgehendes Mittelalter: Gesammelte Aufsätze zur
Geistesgeschichte des 14. Jahrhunderts, III, Roma (Zwei unbekannte
Streitschriften gegen Johann XXII. aus dem Kreis der Münchener Minoriten, già
in Arch. historiae pontificiae, (Zu einigen Disputationen aus dem Visio-Streit
unter Johann XXII., in Arch. fratrum praed. (Eine unbeachtete Quaestio aus dem
Visio-Streit unter Johann XXII, già in Arch. franc. hist., Anneliese Maier, Das
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Francisci de Marchia sive de Esculo Commentarius in IV libros Sententiarum Petri
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of the Will Possible? Concerning Francis of Marchia and the Act of the
Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and
Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance, Print. Luca Wadding, Scriptores Ordinis minorum…,
Romae Cf. MS Napoli, Biblioteca Nazionale: “Explicit fratris Francisci de Marchia super
primum Sententiarum secundum reportationem factam sub eo tempore, quo legit
Sententias Parisius anno Domini .”
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gesta et facta fuerunt praedicta coram religiosis et honestis viris, fratribus
Ordinis Minorum, Francisco de Esculo, in sacra theologia doctore et lectore
tunc in conventu Fratrum Minorum de Avenione...” Malcom D. Lambert, Povertà francescana. La
dottrina dell'assoluta povertà di Cristo e degli apostoli nell'Ordine
francescano, Biblioteca Francescana, 2000
Cf. MS Florence, Biblioteca Laurenziana, Santa Croce, pluteo 31,
sinistra, Appellatio maior, most recent
edition in Nicolaus Minorita, Chronica, for Francis in particular 423: Cui
appellationi et provocationi incontinenti adhaeserunt et eam approerunt
religiosi viri frater Franciscus de Esculo, doctor in sacra pagina... Francesco d'Ascoli, Guglielmo di Ockham,
Enrico di Talheim e Bonagrazia da Bergamo, Allegationes religiosorum virorum, Baluze-Mansi
in «Miscellanea», 3, Lucca e dallo Eubel in «Bullarium Franciscanum», 5, Roma, Roberto Lambertini, Francesco d'Appignano e Ockham:
alcuni aspetti di un rapporto non facile in Atti del III Convegno
Internazionale su Francesco d'Appignano; Jesi, Edizione Terra dei Fioretti; Lambertini, Francesco d'Appignano e Guglielmo
d'Ockham: alcuni aspetti di un rapporto non facile in Atti del III Convegno
Internazionale su Francesco d'Appignano; Jesi, Edizione Terra dei Fioretti; Giovanni Filipono, Commentari alle opere di
Aristotele Sulla generazione e corruzione, Sull'anima, Analitici primi,
Analitici secondi, Le Categorie, Fisica, Meteorologia Fabio Zanin, Francis of Marchia, Virtus
Derelicta, and Modifications of the Basic Principles of Aristotelian Physics.
Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of
the Middle Ages and Renaissance Print Schabel, Chris. Francis of Marchia's Virtus
Derelicta and the Context of its Development. Vivarium: An International
Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and
Renaissance, Print Robiglio, Aldo "How is Strength of the
Will Possible? Concerning Francis of Marchia and the Act of the Will."
Vivarium: An International Journal for the Philosophy and Intellectual Life of
the Middle Ages and Renaissance Print Robiglio, Andrea Aldo "How is Strength
of the Will Possible? Concerning Francis of Marchia and the Act of the
Will." Vivarium: An International Journal for the Philosophy and
Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance Print
Robiglio, Andrea Aldo "How is Strength of the Will Possible? (cfr. H.
P. Grice, “I’ll show Davidson how continentia and temperantia are POSSIBLE!”) Concerning
Francis of Marchia and the Act of the Will." Vivarium: An International
Journal for the Philosophy and Intellectual Life of the Middle Ages and Renaissance
Print
Dopo la grande edizione critica di Nazareno Mariani, Grottaferrata, Francesco
della Marca, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Franaut page
Centro Studi Francesco d'Appignano Mark Thakkar, Francis of Marchia on the
Heavens.
ROSSI (San Giorgio la Montagna). Filosofo. Il
contemporaneo e celebre filosofo napoletano Giambattista Vico lo definì
"il più grande e puro metafisico". Rossi, che fu ordinato prete esercitò il suo ministero a Montefusco in
qualità di abate di Santa Maria della Piazza. Studiò teologia e giurisprudenza
a Napoli fino al 1730. Scrisse diverse opere tra cui la più importante rimane
Della mente sovrana del mondo. Opere
Considerazioni di alcuni misteri divini, raccolti in tre dialoghi, Dell'animo dell'uomo, terminata nel 1730, e
pubblicata nel 1736, Della mente sovrana del mondo. Edizione moderna Opere filosofiche, con un saggio
Angelomichele De Spirito, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Della mente
sovrana del mondo, a cura e con un saggio di Roberto Evangelista, Napoli, ISPF-Lab, Collana
"quaderni dell'ISPF" Consiglio Nazionale delle Ricerche, ,//ispf-lab.cnr/quaderni/_q01//doabooks.org/doab?func=publisher&pId=1264&uiLanguage= Tommaso Rossi, in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Tommaso Rossi, su open MLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Tommaso Rossi, . Tommaso Rossi dal sito
"la voce di Fiore".
ROSSI (Torino). Filosofo. Docente a Torino. Ha studiato a Torino,
laureandosi sotto la guida diAbbagnano e compiendo successivamente studi di
perfezionamento all'Istituto Italiano per gli Studi storici di Napoli, a Milano
e a Heidelberg. Libero docente, è stato "fellow"
della Rockefeller Foundation a Parigi. Professore a Cagliari, e a Torino, dopo esser stato
titolare della Cattedra di storia della filosofia e, in seguito, di filosofia
della storia, in questa Università, ne è stato nominato professore emerito. -- è
stato preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, -- ha fatto parte del
Consiglio Universitario Nazionale. -- è stato Max-Weber-Gastprofessor
nell'Heidelberg. È socio nazionale residente dell'Accademia delle Scienze di
Torino e socio fondatore dell'Accademia Europea. -- è divenuto per la seconda
volta Presidente dell'Accademia delle Scienze di Torino, carica da cui si è
dimesso il 6 aprile . Hha cominciato con
lo studio dello storicismo contemporaneo, specialmente di Dilthey e Weber di
cui ha curato la traduzione italiana delle opere più importanti (Dilthey,
Critica della ragione storica, Einaudi, Torino, Max Weber, Il metodo delle
scienze storico-sociali, Einaudi, Torino) dedicandosi in seguito da un lato
allo studio della filosofia illuministica della storia e della concezione
positivistica della società, dall'altro all'analisi dei problemi teorici della
ricerca storica e delle scienze sociali contemporanee. Ha nuovamente rivolto la
sua attenzione all'opera di Weber. Ha organizzato vari convegni e coordinato
importanti ricerche su diversi temi di storiografia filosofica. Fra le sue opere più importanti sono da menzionare:
Lo storicismo contemporaneo, Einaudi, Torino, Edizioni di Comunità, Milano, Storia
e storicismo nella filosofia contemporanea, Lerici, Milano Il Saggiatore,
Milano, La teoria della storiografia oggi, Il Saggiatore, Milano, ed. tedesca
Suhrkamp, Frankfurt a.M., Vom Historismus zur historischen Sozialwissenschten,
Suhrkamp, Frankfurt a.M., Max Weber: oltre lo storicismo, Il Saggiatore,
Milano, da Enrico Mistretta, direttore editoriale della Laterza, gli fu
affidata, congiuntamente a Carlo Augusto Viano, la direzione di una
fondamentale Storia della filosofia. Consiglio di presidenza, Realino Marra,
Pietro Rossi e l'opera di Weber in Italia, in «Sociologia del diritto»,Pietro
Rossi, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Pietro Rossi. Cf. Grice, “Speranza e l’opera di Grice in Italia.”
ROSSO (Corleone). Flosofo. Visse a Palermo. Scrisse tre
manoscritti, il primo fu Varie cose notabili occorse in Palermo ed in Sicilia,
composto tra il 1587 e il 1601, il secondo, nel 1590, pubblicato dall'editore
Libro Sei, con il titolo Descrizione di tutti i Luoghi Sacri della felice Città
di Palermo, descriveva le chiese di Palermo, questa opera fu ricordata in vari
altri manoscritti, anche negli anni novanta e duemila, il terzo fu pubblicato
nel 1596 con il titolo Diario Palermitano
Il comune di Palermo gli ha dedicato una via cittadina. Note
Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Mira/bibl Siciliana V1 Diego Ciccarelli e Marisa Dora Valenza, La
Sicilia e l'Immacolata: non solo 150 anni. Atti del convegno, 2006, 549
pagine Teresa Pugliatti, Pittura del Cinquecento
in Sicilia, Electa, pagine Roma.
Istituto di studi bizantini e neoellenici, Rivista di studi bizantini e
neoellenici, 2006 Gioacchino Di Marzo,
Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Opere storiche inedite
ROTA. (Vigevano). Filosofo. Italian philosopher. Grice: “Many
Italian philosophers would not consider Rota an Italian philosopher seeing that
he earned his maximal degree without (not within) Italy! And right they would,
too!” His father, Giovanni, a prominent antifascist, was the brother of
the mathematician Rosetta, who was the wife of the writer Ennio Flaiano.
Gian-Carlo's family left Italy when he was 13 years old, initially going to
Switzerland. Rota attended the Colegio Americano de Quito in Ecuador, and
graduated with an A.B. in mathematics from Princeton University in 1953 after
completing a senior thesis, titled "On the solubility of linear equations
in topological vector spaces", under the supervision of William Feller. He
then pursued graduate studies at Yale University, where he received a Ph.D. in
mathematics in 1956 after completing a doctoral dissertation, titled
"Extension Theory Of Ordinary Linear Differential Operators", under
the supervision of Jacob T. Schwartz. Career Much of Rota's career was
spent as a professor at the Massachusetts Institute of Technology (MIT), where
he was and remains the only person ever to be appointed Professor of Applied
Mathematics and Philosophy. Rota was also the Norbert Wiener Professor of
Applied Mathematics. In addition to his professorships at MIT, Rota held
four honorary degrees, from the University of Strasbourg, France (1984); the
University of L'Aquila, Italy (1990); the University of Bologna, Italy (1996);
and Brooklyn Polytechnic University (1997). Beginning in 1966 he was a
consultant at Los Alamos National Laboratory, frequently visiting to lecture,
discuss, and collaborate, notably with his friend Stanisław Ulam. He was also a
consultant for the Rand Corporation (1966–71) and for the Brookhaven National
Laboratory (1969–1973). Rota was elected to the National Academy of Sciences in
1982, was vice president of the American Mathematical Society (AMS) from
1995–97, and was a member of numerous other mathematical and philosophical
organizations. He taught a difficult but very popular course in
probability. He also taught Applications of Calculus, differential equations,
and Combinatorial Theory. His philosophy course in phenomenology was offered on
Friday nights to keep the enrollment manageable. Among his many eccentricities,
he would not teach without a can of Coca-Cola, and handed out prizes ranging
from Hershey bars to pocket knives to students who asked questions in class or
did well on tests. Rota began his career as a functional analyst, but
switched to become a distinguished combinatorialist. His series of ten papers
on the "Foundations of Combinatorics" in the 1960s is credited with
making it a respectable branch of modern mathematics.[dubiousdiscuss] He said
that the one combinatorial idea he would like to be remembered for is the
correspondence between combinatorial problems and problems of the location of
the zeroes of polynomials. He worked on the theory of incidence algebras (which
generalize the 19th-century theory of Möbius inversion) and popularized their
study among combinatorialists, set the umbral calculus on a rigorous foundation,
unified the theory of Sheffer sequences and polynomial sequences of binomial
type, and worked on fundamental problems in probability theory. His
philosophical work was largely in the phenomenology of Edmund Husserl.
Death Rota died of atherosclerotic cardiac disease apparently in his sleep at
his home in Cambridge, Massachusetts. See also Kallman–Rota inequality
Rota's conjecture Rota's basis conjecture Rota–Baxter algebra Joint spectral
radius, introduced by Rota in the early 1960s Cyclotomic identity Necklace ring
Twelvefold way List of American philosophers Notes O'Connor, John J.;
Robertson, Edmund F., "Gian-Carlo Rota", MacTutor History of
Mathematics archive, University of St Andrews. Palombi, Fabrizio (). The
Star and the Whole: Gian-Carlo Rota on Mathematics and Phenomenology. CRC PHis aunt,
Rosetta Rota was a mathematician associated with the renowned Rome university
Institute of Physics in Via Panispenra… "American Mathematical
Society | Gian-Carlo Rota, Rota, Gian Carlo (1956). Extension Theory Of
Ordinary Linear Differential Operators (Thesis). New Haven, Connecticut: Yale
University. "MIT professor Gian-Carlo Rota, mathematician and
philosopher, is dead at 66". April 22, 1999. Wesley T. Chan "To
Teach or Not To Teach: Professors Might Try a New Approach to ClassesCaring
about Teaching". The Tech. 117 (63). Retrieved 2008-02-10.
"Gian-Carlo Rota". The Tech. "Mathematics, Philosophy, and
Artificial Intelligence: a dialogue with Gian-Carlo Rota and David Sharp".
Archived from the original on August 11, 2007. Retrieved 2007-08-11. External
links Gian-Carlo Rota at the Mathematics Genealogy Project O'Connor, John J.;
Robertson, Edmund F., "Gian-Carlo Rota", MacTutor History of
Mathematics archive, University of St Andrews. Kung, Joseph; Rota, Gian-Carlo;
Yan, Catherine (2009). Combinatorics: The Rota Way. Cambridge Mathematical
Library. Cambridge University Press. Archived
from the original on -03-03. Retrieved -03-19. The Forbidden City of Gian-Carlo
Rota (a memorial site) at the Wayback Machine (archived June 30, 2007) This
page at rota.org was not originally intended to be a memorial web site, but was
created by Rota himself with the assistance of his friend Bill Chen in January
1999 while Rota was visiting Los Alamos National Laboratory. Mathematics,
Philosophy, and Artificial Intelligence: a dialogue with Gian-Carlo Rota and
David Sharp at the Wayback Machine "Fine Hall in its golden age:
Remembrances of Princeton in the early fifties" by Gian-Carlo Rota.
Tribute page by Prof. Catherine Yan (Texas A&M University), a former
student of Rota Scanned copy of Gian-Carlo Rota's and Kenneth Baclawski's
Introduction to Probability and Random Processes manuscript in its 1979
version. Gian-Carlo Rota (1996). Indiscrete Thoughts. Birkhäuser Boston. 0review at MAA.org The Digital Footprint of
Gian-Carlo Rota: International Conference in memory of Gian-Carlo Rota,
organized by Ottavio D'Antona, Vincenzo Marra and Ernesto Damiani at the
University of Milan (Italy) Gian-Carlo Rota on Analysis and Probability, Biographical Memoir of Gian-Carlo Rota,
National Academy of Science. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e
Rota," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia.
ROTONDI. (Vicovaro). Filosofo. Ha svolto anche attività di libraio
ed editore. I primi anni e la nascita della "Libreria delle
Occasioni" ("Libreria Rotondi"). Nella seconda metà degli anni
trenta si trasferisce a Roma. Il 1941 è l'anno in cui, insieme alla moglie
Annamaria, rileva una preesistente libreria di testi usati che chiamerà
“Libreria delle Occasioni”, intendendo con questo nome l'opportunità per gli
appassionati di reperire opere rare, curiose e introvabili. La “Libreria delle
Occasioni” si trova tuttora nel suo luogo originario di fondazione e cioè in
via Merulana. Tra gli amanti di rarità bibliografiche e tematiche spirituali è
anche nota come “Libreria Rotondi” in omaggio alla fama del suo fondatore. I
primi anni di attività della libreria sono piuttosto travagliati in quanto le
autorità fasciste, infastidite dalla tipologia eterodossa dei testi in vendita,
operano diversi sequestri e infliggono sanzioni. Nell'autunno del 1943 Amedeo è
costretto a chiudere la libreria per evitare il richiamo alle armi della
Repubblica Sociale Italiana. Considerato disertore, si rifugia con la famiglia
a Vicovaro. Individuato in seguito ad una delazione, riesce fortunosamente a
sfuggire alla cattura e si allontana verso le montagne che circondano il paese,
inseguito dappresso da tedeschi e fascisti. Disperando di potersi salvare, si
nasconde nei pressi di una casa abbandonata, popolarmente ritenuta “abitata
dagli spiriti” e qui avviene l'evento fondamentale sopra descritto che cambierà
la sua vita e le sue convinzioni, aprendolo alla conoscenza del mondo spirituale.
Improvvisamente ha una visione folgorante nel cielo: << Sedetti a
contemplare la scena: una catena di globi luminosi dall'alto scendevano fin
giù, penetravano nella terra, poi altri che risalivano e poi ridiscendevano
come per riunirsi in un misterioso convegno. Si sentivano delle voci indistinte
>> Amedeo si trattiene ad osservare tale spettacolo misterioso
salvandosi, in questo modo, dal rastrellamento in corso nel vicino paese di
Roccagiovine. Questo primo decisivo contatto con la realtà del paranormale e
altre esperienze consimili saranno poi ampiamente raccontate nel libro "Il
protettore invisibile". Tale evento rappresenterà l'inizio del suo studio
e del suo interesse nei confronti del mondo dell'esoterismo e della
spiritualità, che l'accompagnerà per tutta la vita. Gli anni dello studio
e della crescita spirituale. Le prime opere pubblicate in proprio Amedeo
Rotondi, rientrato a Roma dopo la Liberazione e desideroso di conoscere la
reale natura dello straordinario fenomeno accadutogli, inizia a concentrare i
suoi studi sulle discipline esoteriche e spirituali facendo della “Libreria
delle Occasioni” una delle prime e più importanti librerie in Italia,
specializzate nel settore. Inizia un periodo molto fervido fatto di conferenze,
riunioni e dibattiti che ne alimentano la fama. Antesignano delle tendenze
moderne, nel 1946 fonda il “Corriere Librario”, periodico mensile per
bibliofili contenente recensioni, curiosità e approfondimenti bibliografici,
oltre che inserzioni per la compravendita di libri, che si diffonde rapidamente
a livello nazionale e internazionale. Pubblica in proprio i suoi primi titoli,
dando forma scritta a quasi due decenni di studi e riflessioni. Si tratta dei
cinque libri della collana “Le Perle”, raccolte di massime, proverbi e aforismi
dell'Oriente, dell'antica Grecia, di Roma antica e del Cristianesimo. Nel ’64
dà alle stampe “L’arte del silenzio e l’uso della parola”, un originale e
lungimirante saggio il cui intento si manifesta già dalla dedica, firmato con
lo pseudonimo di Vico di Varo, derivato chiaramente dal suo paese natale. Nel
1965 viene incaricato di redigere un opuscolo commemorativo in occasione
dell'inaugurazione in Vicovaro del Monumento in onore delle vittime della
strage nazista delle Pratarelle, Amedeo Rotondi e la sua libreria hanno svolto
una funzione di aggregazione e catalizzazione culturale in anni difficili in
cui certi ambiti di studio venivano guardati con sospetto, quando non con
manifesta ostilità. La fase della maturità letteraria e spirituale. I
“Volontari del Bene” Negli anni settanta partecipa e svolge un ruolo tutt'altro
che secondario nel Cerchio Firenze 77, una delle più importanti esperienze
parapsicologiche collettive italiane. Amedeo Rotondi e la sua libreria, nella
quale collabora anche la sua unica figlia Vera, sono ormai un punto di
riferimento di tutto un mondo culturale in espansione e finalmente libero da
ogni censura. Pubblica sedici titoli presso diverse case editrici
(Mediterranee, Astrolabio, Sugarco, S.A.S.), firmandoli oltre che con il suo
vero nome con l'amato pseudonimo Amadeus Voldben, acronimo di Volontario del
Bene. Tale nome d’arte sta ad indicare la missione che Amedeo si era prefisso e
che delineò nel libriccino “I volontari del bene”, vera e propria bibbia per
tutti coloro che si riconoscono nel progetto di diffusione del Bene, stampato
in proprio per la prima volta nel '72. I suoi libri sono stati tradotti in
molte lingue: esistono tuttora edizioni in inglese, tedesco, spagnolo,
portoghese, greco e polacco. Oltre al valore intrinseco degli scritti, sono le
riunioni e la sua stessa presenza in libreria a suscitare curiosità e interesse
presso un pubblico molto ampio che vede in Amedeo Rotondi una guida spirituale
in grado di fornire suggerimenti mai banali e, da vecchio educatore, sempre
comprensibili. Dietro la sua apparente severità, che è semplicemente rifiuto
della superficialità, traspare la disponibilità e l'umanità, accessibili a
chiunque si sforzi di varcare il civico 82 di via Merulana. Gli anni
ottanta e novanta sono caratterizzati da una produzione culturale
ancora intensa ma, questi ultimi, anche dal profondo dolore per la perdita
dell'amata figlia Vera e dell'adorata moglie Anna Maria, dolore che non
intacca, anzi, semmai rafforza la sua serena consapevolezza della morte come
momento di passaggio verso l'eterna felicità. Nonostante i problemi fisici che
lo tormentano, continua a scrivere e a regalare gemme di saggezza e consigli
fino a pochi giorni prima della morte: Amedeo Rotondi muore per questa vita e
per questo mondo l'11 ottobre 1999. Oltre ai testi pubblicati in vita Amedeo
lascia altri scritti, alcuni pronti per la stampa altri bisognosi di revisione,
che vengono pubblicati postumi a partire dal 2003 su iniziativa del nipote Aldo
e dei pronipoti Francesco e Barbara, i quali si sono impegnati, secondo la
volontà dello zio, a proseguire l'attività in libreria, mantenendosi fedeli
all'impostazione originaria da lui delineata. La libreria Rotondi ha ricevuto il
riconoscimento di "negozio storico" da parte del Comune di
Roma. Opere: “Saggezza dell'Oriente,” ( I della collana Le Perle, ristampato
da Astrolabio. L'arte del silenzio e l'uso della parola, ristampato dalla
Libreria Rotondi n Saggezza di Roma antica, collana Le Perle). Saggezza
dell'antica Grecia, Amedeo Rotondi, collana Le Perle). Amore e saggezza nel pensiero
Cristiano, Amedeo Rotondi, collana Le
Perle). Il giardino della saggezza, Amedeo Rotondi, collana Le Perle). Dopo
Nostradamus: le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee, Un'arte
di vivere: via segreta alla serenità, Mediterranee, La coppa d'oro: insegnamenti dei maestri,
fonte di luce e di energia, SAS, (ristampato dalle Mediterranee). Le influenze
negative: come neutralizzarle, SugarCo,, (ristampato dalle Mediterranee). Il
protettore invisibile: la guida che ci aiuta nei momenti difficili della vita,
Mediterranee, La voce misteriosa, Astrolabio (ristampato dalla Libreria Rotondi nel ) Lo
scopo e il significato della vita: perché si nasce, perché si vive, perché si
muore, Mediterranee, I prodigi del pensiero positivo: il suo potere e la sua
azione a distanza, Mediterranee, Il destino nella vita dell'uomo, Mediterranee,
La reincarnazione: verità antica e moderna, Mediterranee, La potenza del
credere… e la gioia d'amare: i prodigi della fede e dell'amore, Mediterranee, Una luce nel tuo dolore, Mediterranee, Guida
alla padronanza di sé, Mediterranee, 1La magica potenza della preghiera,
Mediterranee, La chiave della vita,
Mediterranee, La presenza divina in noi,
Mediterranee, Le leggi del pensiero: l'energia mentale e l'azione della
volontà, Mediterranee.. Le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee.
La potenza creatrice del pensiero, Mediterranee, Pensieri per una vita serena,
Mediterranee. Altre opere non in commercio Ricordo dei nostri martiri.
Commemorazione in occasione dell'inaugurazione del monumento ai martiri delle PratarelleVicovaro,
Tipografia Seti, Roma, I Volontari del
Bene, Libreria Rotondi Editrice, Roma, Reincarnazione e fanciulli prodigio,
Mediterranee, Roma, La reincarnazione: verità antica e moderna, Mediterranee. Col
suo nome di battesimo ha scritto La voce misteriosa e i cvolumi della collana
Le Perle. Con lo pseudonimo di “Vico di Varo” ha scritto L’arte del silenzio e
l’uso della parola. Con lo pseudonimo di “Amadeus Voldben” ha scritto tutti gli
altri testi. La Libreria Rotondi è
segnalata in molte pubblicazioni, tra cui la Guida ragionata alle librerie
antiquarie e d'occasione d'Italia, Claudio Maria Messina, Roma, che ha avuto
varie edizioni. Amadeus Voldben, Il protettore invisibile, Edizioni
Mediterranee, Roma, La partecipazione di
Amedeo Rotondi agli incontri del Cerchio Firenze 77 è ricordata nei libri Oltre
l'illusione, Roma, Mediterranee, e Oltre il silenzio, Luciana Campani Setti,
Roma, Mediterranee, Edizioni inglese e americana di Dopo Nostradamus: After
Nostradamus. Great Prophecies for the Future of Mankind, Neville Spearman,
London, After Nostradamus. Great Prophecies for the Future of Mankind, The
Citadel Press, Secaucus, Edizione tedesca di Dopo Nostradamus: Die großen
weissagungen über die zukunft der menschheit, Langen Muller, München-Wien, Queste
le edizioni in lingua spagnola di Dopo Nostradamus, I prodigi del pensiero
positivo, Le influenze negative, Il protettore invisibile: Dopo Nostradamus.
Las profecias par el año 2000, Ediciones Picazo, Barcelona, Nostradamus: las
grandes profecias sobre el futuro de la humanidad, Editorial Edicomunicación,
Barcelona, 1990; El milagro del pensamiento positivo, Susaeta Ediciones,
Madrid, El prodigio del pensamiento positivo, Panamericana Editorial, Bogotà, Las
influencias negativas, Panamericana Editorial, Bogotà, El protector invisible, Panamericana
Editorial, Bogotà, Queste le edizioni in lingua portoghese di Dopo Nostradamus
e Le influenze negative: Nostradamus. As grandes profecias sobre o futuro da
humanidade, Editora Lider, São Paulo; Depois de Nostradamus. As grandes
profecias sobre o futuro da humanidade, Editora Artenova, São Cristóvão, 1984;
Como evitar as influências negativas, Pensamento, São Paulo, 1984. Edizione polacca di Dopo Nostradamus: Wielke
przepowiednie. Nostradamus i inni, Wojciech Pogonowski, Warszawa, Molte persone
si rivolgevano a Rotondi per ricevere consigli. Una testimonianza letteraria di
questa consuetudine si trova nel romanzo di Giovetti Weimar per sempre, (Edizioni
Mediterranee, Roma) in cui si narra l'episodio di un giovane che si reca presso
la Libreria delle Occasioni per ricevere suggerimenti su questioni spirituali e
libri. Libreria RotondiLibreria delle Occasioni (La libreria fondata da Rotondi)
La piccola miniera di Amedeo Rotondi (da Il Corriere della Sera) Il libraio di
via Merulana e i globi luminosi (da La Repubblica) Cerchio Firenze 77
(Esperienza parapsicologica collettiva) Andiamo alla scoperta di Amedeo
Rotondi, illustre vicovarese del '900 (da La Piazza di Castel Madama,
ROVATTI. (Modena). Filosofo.
Grice: “I do not know any other philosopher other than me or
Austin who, like Rovatti, is obsessed wiith the concept of a ‘game’!” Ha insegnato
a Trieste. Ha studiato fenomenologia a Milano con Paci iniziando a
collaborare con la rivista di filosofia e cultura «aut aut», di cui è
direttore. È editorialista di "Il
Piccolo" di Trieste e collaboratore di "la Repubblica" e
"l'Espresso". Coordina il Laboratorio di filosofia contemporanea di
Trieste, attraverso cui ha fondato la Scuola di filosofia di Trieste. È membro
del comitato scientifico di Vicino/lontano (Udine). -- è uscito un volume
a lui interamente dedicato (René Scheu, Il soggetto debole. Mimesis, Milano ). Ppubblica
una monografia su Whitehead. Successivamente si occupa dei rapporti tra
fenomenologia e marxismo pubblicando Critica e scientificità in Marx, e poi
focalizzando in vari saggi il tema dei bisogni con riferimento anche alla
psicoanalisi. Cura anche un'edizione delle Opere di Bergson. Fa uscire
con Vattimo il reading Il pensiero debole che sarà ristampato molte volte e e
da cui è nato un ampio dibattito, all'inizio sulle pagine di «Alfabeta» (di cui
era redattore), poi in diverse altre sedi, e che continua tuttora. Le
questioni concernenti tale forma nuova di pensiero (che hanno a che fare
soprattutto con Nietzsche e Heidegger) diventano il punto di partenza della sua
successiva produzione con una serie di volumi (La posta in gioco, Abitare la
distanza, Il paiolo bucato, La follia in poche parole, Guardare ascoltando,
L'esercizio del silenzio, Possiamo addomesticare l'altro?, Inattualità del
pensiero debole. Queste questioni riguardano soprattutto la possibilità di una
«logica paradossale» e si articolano intorno ai temi del gioco, dell'ascolto e
dell'alterità, tutti collegati alla questione attuale della soggettività.
Altri suoi scritti e interventi hanno introdotto opere di Whitehead, Sartre,
Habermas, Hume, Jabès, Negt, Kluge, Heller, Caillois (ossia I giochi e gli uomini),
Sollers (iSul materialismo), Poulantzas,Deleuze, Derrida (nel suo rapporto con
Freud), Lévinas, Bateson e del suo mentore Paci. Dalla riflessione sul
gioco nascono anche i libri Per gioco. La scuola dei giochi (con Davide
Zoletto. e Il gioco di Wittgenstein. Si
è anche interessato alla consulenza filosofica, con La filosofia può curare? Ha
curato l'antologia Il coraggio della filosofia, sulla rivista «aut aut».
Tiene una rubrica sul quotidiano "Il Piccolo" di Trieste col titolo
di Etica minima. Ha raccolto questi "scritti corsari" (cfr. Pasolini)
in vari libri: Etica minima, Noi, i barbari, Un velo di sobrietà. Accanto a una
sensibile sintonia con le riflessioni di JDerrida, si è manifestata nella sua
ricerca una particolare attenzione per il pensiero di Lacan e Foucault (in
particolare sul rapporto tra potere e sapere). Gli egosauri, Elèuthera, Milano . Le nostre
oscillazioni, Collana Edizioni alpha beta Verlag, Merano . L’intellettuale
riluttante, Elèuthera, Milano . Restituire la soggettività. Lezioni sul pensiero
di Basaglia, alphabeta, Merano . Un velo di sobrietà, il Saggiatore, Milano .
Noi, i barbari. La sottocultura dominante, Raffaello Cortina, Milano Inattualità del pensiero debole, Forum,
Udine Cura di Il coraggio della
filosofia. aut aut-, il Saggiatore, Milano
Etica minima. Scritti quasi corsari sull'anomalia italiana, Cortina,
Milano La posta in gioco. Heidegger, Husserl, il
soggetto, Mimesis, Milano-Udine prima edizione:
Bompiani, Milano Cura di Consulente e filosofo. Osservatorio critico sulle
pratiche filosofiche, Mimesis, Milano Il gioco di Wittgenstein, EUT, Trieste 2Possiamo
addomesticare l'altro? La condizione globale, Forum, Udine Abitare la distanza.
Per una pratica della filosofia, Raffaello Cortina, Milano (check) Feltrinelli,
Milano La filosofia può curare? La
consulenza filosofica in questione, Raffaello Cortina, Milano La scuola dei
giochi (con Davide Zoletto), Bompiani, Milano Cura di Scenari dell'alterità,
Bompiani, Milano Guardare ascoltando: filosofia e metafora, Bompiani, Milano prima edizione: Il declino della luce, Marietti,
Genova L'università senza condizione
(con Derrida), Raffaello Cortina, Milano La follia in poche parole, Bompiani,
Milano Fare la differenza, atti del convegno, curati con Pietro Derossi,
Triennale di Milano, Milano, Il paiolo bucato. La nostra condizione
paradossale, Raffaello Cortina, Milano Introduzione alla filosofia
contemporanea, Bompiani, Milano Lettere dall'università, Filema, Napoli Per gioco:
piccolo manuale dell'esperienza ludica (con Alessandro Dal Lago), Raffaello Cortina,
Milano Trasformazioni del soggetto: un
itinerario filosofico, Il poligrafo, Padova Dizionario dei filosofi contemporanei,
Bompiani, Milano Elogio del pudore. Per un pensiero debole (con Alessandro Dal
Lago), Feltrinelli, Milano Intorno a Lévinas, Unicopli, Milano Cura di Effetto
Foucault, Feltrinelli, Milano, Cura di Henri Bergson, Mondadori, Milano, Il
pensiero debole (con Vattimo), Feltrinelli, Milano Bisogni e teoria marxista
(con Amedeo Vigorelli), Mazzotta, Milano, Critica e scientificità in Marx: per una
lettura fenomenologica di Marx e una critica del marxismo di Althusser,
Feltrinelli, Milano, Che cosa ha veramente detto Sartre, Ubaldini, Roma, La
dialettica del processo. Saggio su Whitehead, prefazione di Enzo Paci, il
Saggiatore, Milano Citazionio su Pier Aldo Rovatti aut aut, su autaut.ilsaggiatore.com. Scuola
di filosofia di Trieste, su scuolafilosofia Laboratorio di filosofia
contemporanea, su filolab. TriesteFacoltà di lettere e filosofia, su
www2.units. Vicino Lontano, su vicinolontano. Pier Aldo Rovatti: il pensiero
debole, sul RAI Filosofia, su
filosofia.rai.
ROVELLA (Palazzolo Acreide). Filosofo. Apparteneva
ad una famiglia contadina di solida fede cristiana. Tre fratelli ed una sorella
erano sopravvissuti a 12 gravidanze. Dopo la scuola elementare frequentò la
scuola media ad Ispica, in provincia di Ragusa, nel convento dei cappuccini,
alla scuola dello zio cappuccino. Questa esperienza lasciò tracce indelebili
nella formazione e nello sviluppo intellettuale di Giuseppe che visse
all'insegna della contraddizione nella ricerca della sua strada. Contraddizione
che visse sempre in termini positivi, come caratteristica dell'uomo che pensa.
A Catania si iscrisse in Lettere e Filosofia e fu tra gli alunni più stimati
del prof. Cleto Carbonara che insegnava filosofia teoretica. Si laureò il 2
giugno 1948 con una tesi di estetica, sul rapporto fra contenuto e forma in
arte. Gli interessi per l'estetica rimasero permanenti. Insegnò storia e
filosofia nei licei, di Noto e Palazzolo, dove per un breve periodo, fu anche
preside, incarico dal quale si dimise per tornare all'insegnamento. Morì nella
sua casa natale. Opere: Dopo alcune recensioni di filosofia nella rivista
Sophia, rivista fondata da Ottaviano e due raccolte di poesie pubblicate da
Gastaldi Editore Milano, il suo vero esordio fu L'uomo, una filosofia, opera di
filosofia teoretica, pubblicata da Giannini Napoli, con prefazione di Carbonara.
In quest'opera Rovella in un serrato confronto con i grandi della filosofa
affronta, in termini critici, la metafisica ed espone il suo convincimento che
la ricerca senza condizioni, attraverso l'intelligenza attiva e creatrice può
aprire all'uomo orizzonti creativi, nuovi, seppur rischiosi. La metafisica,
sostiene Rovella, imprigiona in schemi rigidi e vincolanti. Pervenire
all'autocoscienza è il compito più degno del pensiero, che pur problematico in
sé non rimane imprigionato nel problematicismo. Il rapporto con Spirito e
Carbonara fu stimolo attivo e personale nella ricerca di Rovella. Deneb, romanzo,
fu pubblicato da Salvatore Sciascia CaltanissettaRoma con prefazione di Gallo.
Si tratta di un romanzo filosofico che narra la pulsione verso l'oltre,
attenuando, così, la precedente critica verso la metafisica e aprendo verso il
mistero che, nel romanzo comporta il confronto con tre donne che rappresentano
tre volti diversi della verità. La stella Deneb è metafora della pulsione verso
l'alto. In quest'opera abbondano i riferimenti autobiografici da cui emerge
l'attaccamento alla casa natia, che non abbandonerà finché visse, alla famiglia
e soprattutto ad un modello di vita contadina morigerata e sobria. Lo stile
narrativo è affabulante. L'autocoscienza e il "trionfo della morte"
nell'ultima opera diGentile in Il pensiero di Gentile, Enciclopedia Italiana,
Roma. Qui si esamina il momento finale della vicenda umana e filosofica di
Gentile al cui pensiero il nostro fu sempre legato. L'errore del cerchio,
romanzo del 1979, che sarà pubblicato postumo dalla Provincia Regionale
Siracusa, con prefazione di Emanuele Messina. Predomina il colloquio interiore,
lo scavo nella coscienza e nella memoria. Procede come un giallo; un tema
attraversa gli avvenimenti, la libertà e la necessità di un suo
contenimento. La Fattoria delle Querce, romanzo, edito da M. Selvaggio
Caruso Editore Siracusa. Rovella considera questo romanzo l'espressione più
piena del suo pensiero e della sua capacità di scrittura. È come un'epopea,
quella della famiglia siciliana Capobianco, governata da una donna e sviluppata
attraverso un intrigo di personaggi e di vicende collocate in un non luogo e in
un non tempo. I discendenti Capobianco sono identici agli antenati, e la
ricerca della genealogia è il problema più assillante per i personaggi. Il mito
dell'eterno ritorno dell'identico fu caro al Rovella che rimase sempre legato
ai miti. Fisiognomica, astrologia, venti, odori e turbamenti fanno di questo
lavoro un esempio di scrittura immaginifica e personale. Scrittura di non di
facile consumo. Rovella dice che con quest'opera ha tracciato una nuova “Imago
Siciliae”. Nella stessa aura de La fattoria sono scritti i Racconti.
Rovella cambia di nuovo argomento, inizia quella che lui chiama la fase cristica.
Scrive opere in cui la figura di Cristo e il rapporto fra le religioni sono il
tema dominante. L'ora del destino, dramma in due atti è pubblicato
dall'Accademia Casentinese di Lettere, Arti, Scienze ed economia, Castello di
Borgo alla Collina, Arezzo, L'Ora in
persona di una donna consola il Crocifisso che muore quando una congiuntura
astrale perviene al suo compimento. Vita di Gesù, pubblicato con
Prospettive d'Arte Milano, con prefazione di Ronfani. Gesù è visto nella sua
umanità, la narrazione segue lo sviluppo dei vangeli sinottici, con qualche
incursione negli apocrifi. L'autore, che pur ne ha le competenze,si tiene
lontano dalle problematiche gesuologiche e cristologiche. Vuole narrare un Gesù
“così come parla al cuore”. L'Angelo e il Re, con prefazione di Pazzi per
i tipi di Palomar Bari.I nove mesi di gravidanza di Maria vergine sono narrati
con un andamento che si mescola di esoterismo e sapienza umana. Maria spesso,
nel mistero del suo concepimento, nella sua realtà quotidiana, vive le vicende
del suo quartiere, con le sue amiche, con qualche momento di gioia esaltata e
prorompente, con un tratto zingaresco. Rovella fu sempre attratto, nella sua
narrativa da zingari e vagabondi di passaggio, come incarnazione di una libertà
che abbiamo smarrita. Le Madri Racconto, Utopia Edizione, Chiaramonte
Gulfi, Vi si sente l'eco di J. Bachofen. Breve raro capolavoro, pieno di
mistero e poesia, di un potere magico, come scrive Tosi. Asvamedha
pubblicato da Utopia Edizioni, Chiaramonte Gulfi, con prefazione di Monachino.
Raccoglie racconti inediti. Inizio d'amore pubblicato a cura
dell'Istituto Studi Acrensi di Palazzolo Acreide. Raccoglie altri racconti che
l'autore pubblicò in varie riviste letterarie nazionali, a cura dell'Istituto
Studi Acrensi Palazzolo Acreide. I racconti, dice l'autore, vivono nell'aura
dei romanzi di questo periodo. La vigna di Nabot, dramma in quattro
quadri pubblicato nel a cura dell'Associazione Amici di G. Rovella,
Palazzolo Acreide. Narra le vicende di Nabot, personaggio biblico che
incontriamo nel primo libro dei Re Cap. 21. La prepotenza dei potenti e la
sacralità della terra dei padri sono il filo conduttore del dramma. Nabot muore
per una questione di coerenza.
minima Ermanno Scuderi, La fattoria delle Querce, in Le Ragioni critiche,
Giancarlo Menichelli in Esperienze letterarie, Ruggero Jacobbi, Il miracolo Deneb, in Arenaria,
Palermo, Vittorio Vettori, Il miracolo di Deneb e le profezie di Ruggero, Arenaria,
Monachino Ester, Considerazioni su un romanzo di Rovella, in Le Ragioni
critiche, Catania, Emanuele Messina, Dal bagolaro alla sequoia,, La vita e
l'opera di Giuseppe Rovella, Emanuele Romeo editore, Siracusa, Emanuele
Messina, Alle radici del pensiero di Giuseppe Rovella. La presenza dei suoi
maestri, Emanuele Romeo.
ROVERE.
(ssential
Italian philosopherHis family originates in Albalonga, Savona, Liguria. Terenzio Mamiani. Terenzio Mamiani Terenzio Mamiani della
Rovere. filosofo, politico e scrittore italiano. iTestimonio essendo il
Pontefice [della insurrezione dell'Italia contro l'Austria] e d'altra parte
abborrendo egli, pel suo ministero santissimo, dalle guerre e dal sangue ha
pensato... d'interporsi fra i combattenti, e di fare intendere ai nemici della
nostra comune patria, quanto crudele ed inutile impresa riesca ormai quella di
contendere agli italiani le naturali frontiere... (9 giugno 1848; citato in
Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli) Antonio Oroboni alla sua fidanzata
Incipit Dallo Spielberg, ai 5 d'Aprile. Del soave amor tuo, nobile spirto | Ed
infelice, io vissi altera e santa: | Di quel vivrò, giuro all'eterno Iddio, |
Si che il dolor nol chiuda entro al sepolcro. | Tai celesti parole in picciol
foglio | Vergate, o cara, ebb'io da te quel giorno | Che tramutai le dolci aure
lombarde | Con queste ignote al Sol tombe di vivi. Citazioni Io muojo, ed
al suo fine affretta | questa lunga agonia che chiaman vita | qui per istrazio.
Quando suonarne il certo annunzio udrai, | non pianger tu, non piangere, o
diletto | spirto d'amor, ché del mio ben migliore | Lacrimar ti disdice. Il
misero | che gemea quivi giù, poiché il dolore | soverchiò troppo,
disperatamente | diè del capo nel sasso e del diffuso | Cerebro il tinse. d'ogni
affetto umano affinatrice | fiamma è il dolore, e di virtù maestra | la morte.
D'un nuovo diritto europeo Incipit Il giure civile di ciascun popolo ha nel
testo delle leggi positive e speciali autorità sufficiente da soddisfare la
giustizia ordinaria e da risolvere i dubii e acquetare le controversie intorno
agli interessi e agli ufficii d'ogni privato cittadino. Di quindi nasce che
possono alcuni curiali riuscire segnalati e famosi al mondo con la sola abilità
del pronto ricordare, dell' acuto distinguere e dell'interpretare acconcio e
discreto. Al giure delle genti occorre, invece, assai di frequente la
discussione delle verità astratte. Perocché esso è indipendente e superiore
all'autorità delle sopra citate leggi; si connette immediatamente al giure
naturale che è al tutto razionale e speculativo; spesso gli è forza di riandar
col pensiero sulle fondamenta medesime dell'ordine sociale umano, e spesso
altresì non rinviene modo migliore per risolvere i dubii e acquetare le
discrepanze tra popolo e popolo fuor che indagare i grandi pronunziati della
ragione perpetua del diritto, chiariti, dedotti e applicati mercé della
scienza. Citazioni Poco importa se i metafisici e i letterati si
bisticciano; ma non va senza danno del genere umano il discordare e il traviare
de' pubblicisti. E già si disse che il fine criterio degli uomini illuminati
coglie il certo e il sodo della scienza, ma non la crea e non l'ordina. La
demenza degli uonini fa talvolta scandalosa la verità; laonde ella ebbe a
pronunziare di se medesima: non venni a recare la pace in mezzo di voi, sibbene
la spada. (Lo Stato essere certa congregazione di famiglie la qual provvede con
leggi e con tribunali al bene proprio e alla propria tutela; tanto che sieno
competentemente adempiuti i fini generali della socialità e i particolari di
essa congregazione. Lo Stato non esiste per la contiguità sola delle terre e
delle abitazioni, ma per certo congiungimento e unità delle menti e degli
animi. La libera città di Amburgo è così autonoma come l'impero di Moscovia. Il
che riconosciuto e fermato, se ne ritrae ciò che pel diritto internazionale è
primo principio ed assioma, non potersi da niuno e sotto niuna ragione arrogare
la facoltà di offendere e menomare l'autonomia interna ed esterna di qualchesia
Stato insino a tanto che questo non provoca gli altri ad assalirlo con giusta
guerra; ed eziandio in tal caso è lecito di occupare temporalmente il suo
territorio e dominare il suo popolo nei limiti della difesa e dell'equo rifacimento
dei danni. Le varie provincie spagnuole o francesi e i tre regni britanni
congiunti ed unificati per la conquista o l'eredità palesarono in lungo volgere
d'anni la volontà loro ferma ed unanime di perseverare in quella identità e
unità di vita sociale e politica. Per lo contrario, l'incorporamento delle provincie
basche nell'unità politica degli Spagnuoli fu con violenza adempiuta e poi
mantenuta. Voleva ragione e giustizia che per l'azione lenta del tempo e della
civiltà riconoscessero quei popoli da se medesimi la utilità di vivere al tutto
vita comune coi popoli iberici. Similmente, era iniqua la condizione
degl'Irlandesi quando l'irosa Inghilterra per la diversità del culto li
segregava dal godimento dei diritti politici. L'uomo individuo può nel
servaggio e nelle catene serbare con isforzo la libertà dello spirito e
compiere in altro modo e sotto altre condizioni certa eroica purgazione e certo
mirabile perfezionamento della sua parte interiore e immortale. Ma ciò è
impossibile ad un popolo intero, il quale nel servaggio di necessità si
corrompe ed abbietta, e quindi Gian Vincenzo Gravina chiamò assai giustamente
la libertà delle nazioni sacrosanta cosa e di giure divino. L'anima non è
vendibile e non è nostra, dicevano i teologanti per dimostrare da più parti la
iniquità del contratto. E neppure la libertà è vendibile; e se l'usarla e
abusarla è nostro, non è tale la facoltà e il principio infuso da Dio con
l'alito suo divino e che al dire di Omero vale una mezza anima. Lo Stato
possiede onninamente se stesso; niuno fuori di lui può attribuirsene la
padronanza. Quindi i popoli o vivono in se od in altri; cioè a dire, o
provedono ai propri fini con leggi e ordini propri e componendo un individuo
vero e perfetto della universa famiglia umana; ovvero entrano a parte d'altra
maggior comunanza con ugualità di diritto e d'ufficio, come quelle riviere che
ne' più larghi e reali fiumi confondono le acque e perdono il nome. Questa è la
generale e astratta dottrina che danno la ragione e la scienza. Patria,
impertanto, significa quella determinata contrada e quella peculiare
congregazione di uomini a cui ciascuno degli abitanti e ciascuno dei congregati
sentesi legato per tutti i doveri, gl'istinti, i diritti, le speranze e gli affetti
del vivere comune. La patria considerata nella sua morale e profonda
significazione è il compiuto sodamento di ciascuno verso di tutti e di tutti
verso ciascuno. Se la patria non ha debito né possibilità di nudrire del suo
ogni giorno tutti i suoi indigenti, spietata cosa sarebbe inibire a questi di
procacciarsi altrove la sussistenza. Prediletta opera delle mani di Dio sono le
nazioni. Qual nazione è pura, domandano essi, e tutta omogenea, e quale Stato
in Europa non è straniero a qualche porzione de' sudditi proprii? L'Inghilterra
pesa sul popolo Jonio, la Francia sull' Algerino, la Spagna sul Basco. Non
nacquero forse Italiani i Corsi e Tedeschi i popoli dell'Alsazia? I Polacchi di
Posen son forse Prussiani; e non è mezzo slava la Silesia? Chiameremo Russi i
Lituani o i Finlandesi o gli abitanti di Riga e della Curlandia? E se tinti
vediamo della medesima pece tutti i governi, se niuno, a rispetto del puro
principio di nazionalità, è incolpevole, qual profitto si può dedurre d'una
teorica non mai applicabile; ed anzi, come può essere teorica e vera, se i
fatti in ogni luogo e tempo la contradicono? Lo Stato dipendente come si sia da
un altro non è, a propriamente parlare, autonomo; e perciò, a rigore di
definizione, neppure la denominazione di Stato gli si compete. I prìncipi non
sono, del certo, scelti da Dio immediatamente, ma sono da Dio immediatamente
investiti di loro sovranità. Il popolo indica l'uomo a cui vuole obbedire e in
quell'uomo è subito la pienezza della sovranità che da Dio gli proviene.
Perocché come da Dio è istituito il fine della socievole comunanza, così è
istituito il mezzo nella autorità del comando. È sicuro che nella lunghezza dei secoli le
volontà e i giudizi umani si accostano all'assoluto del bene sociale, quanto
che la via che viene trascorsa non procede diritta e spedita ma declina e torce
continuo fra molti errori e molte misere concussioni. La libertà, essendo
naturale ed essenziale agli uomini e necessaria concomitanza d'ogni bontà, è
doveroso per tutti il serbarla integra nella sostanza; e perciò, né il privato
individuo si può vendere ad altro privato, né tutto il corpo de' cittadini
assoggettarsi pienamente e perpetuamente al dominio d'alcuno, sia forestiere o
nativo. Poco o nessun valore ha il dissentimento dei piccioli e deboli, quando
anche piglino ardire di esprimerlo; e chi investiga la Storia, ritrova che
delle proteste loro giacciono grandi fasci dimenticati negli archivi delle
Cancellerie. (p. 98) Dacché siete i più forti, correte poco rischio di vivere
ex lege alla maniera dei Ciclopi. Ma confessare il diritto e contro il diritto
procedere, non è conceduto a nessuno; e parlavano meglio quegli Ateniesi che
alle querele dei Milesi rispondevano senza sturbarsi : il diritto è cosa pei
deboli e non già pei forti e pei valorosi. Ogni popolo è autonomo; o con altri
vocaboli, ogni Stato vero è libero ed inviolabile inverso tutti i popoli e
tutti gli Stati. E patria nel significato morale e politico è sinonimo di
Stato, in quanto questo compone uno stretto e nativo consorzio in cui ciascun
cittadino ha debito e desiderio insieme di effettuare il grado massimo di unimento
sociale e civile. S'incominci dall'avvisare chi sono costoro che si querelano
dell'abusata libertà degli Stati e ne temono danni così spaventevoli. Costoro
sono i medesimi da cui si alzano lagni e rimproveri cotidiani per qualunque
libertà, eccetto la propria loro. Vogliono limitare la stampa, limitare la
libera concorrenza, limitare i Parlamenti e in fine ogni cosa col pretesto
volgare ed ovvio che i parlamenti, il commercio, la stampa abusano di loro
facoltà e trasvanno più d'una volta e in più cose. La volontà umana, dite, è
corrotta e inchinevole al male. Può darsi; ma privata di libertà so che
depravasi molto di più e i padroni non meno che i servi. Non è lecito agli
uomini di esercitare nessun diritto qualora difettino pienamente delle facoltà
e dei mezzi correlativi. Perciò il fanciullo, il mentecatto, l'idiota cade
naturalmente sotto l'altrui tutela, e per ciò medesimo la parte meno educata
del volgo ed offesa di troppa ignoranza, o posta in condizione troppo servile,
non ha nel generale facoltà e mezzi proporziod esercitare diritti politici. Dell'ottima
congregazione umana Incipit Esaminato il fine del viver comune, fatta rassegna
d'alcuni principii direttivi, più bisognevoli al nostro intento e poco o nulla
noti agli antichi, segue senza più che noi trapassiamo a contemplare l'ottimo
ordinamento civile. Della qual materia stragrande fermammo in principio del
libro che sarebbero da noi segnate alquante linee soltanto, scegliendo quelle
che più hanno riferimento con l'indole speciale de' tempi nostri. E pur questi
pochi lineamenti noi cercheremo di descriverli, come suoi fare l'artista,
secondo il concetto d'una bellezza ideale ricavata e desunta con fedeltà
squisita dall'essere delle cose e figurandola in mente come e quale uscirebbe
dalle mani della natura, quando non la perturbassero gli scorretti accidenti.
Cosi noi delineeremo qnalche fattezza dell'incivilimento umano, contemplandolo
nella natura primitiva ed universale dei popoli, ed avvisandoci di non
iscambiare l'alterato e il mutabile col permanente ed inalterato; e per
converso, di non dar nome d'errore emendabile e di accidente transitorio a ciò
che appartiene alle condizioni salde e durevoli della comunanza civile. Chè nel
primo difetto cadono i troppo retrivi ed i pusillanimi; nel secondo, i novatori
audaci e leggeri. Citazioni Aristotile con molto senno incomincia
dall'insegnar quello che spetta al buono stato della famiglia, perché della
comunanza umana l'individuo compiuto non è lo scapolo, ma l'ammogliato con
prole o vogliam dire la famiglia, rimossa la quale, come fu scritto
nell'aforismo XIV, non rimane intermezzo alcuno che tempri l'amor proprio e la
fiera e violenta natura nostra. L'organizzazione tanto è più eccellente quanto
meno cede alle esterne azioni ed impressioni ed anzi modifica con maggior
efficacia ed appropria a sé quelle azioni. È da confessare che un gran trovato fece lo
spirito umano e giovevole soprammodo alla prosperità del viver sociale, quando
mise in atto quello che fu domandato governo rappresentativo o parlamentare. Se
dirai: carattere di nazione è la continuità e circoscrizione del suolo, i
Tedeschi di qua del Reno sarebber Francesi, e non è Grecia l'Asia minore, e gli
Ebrei non compongono nazione, e malamente la compongono le genti slave. Se
dirai la lingua; i Baschi non sono spagnuoli, né francesi i Bretoni e quei
dell' Alsazia, e non ha niente di nazione la Svizzera né l'Ungheria dove più
lingue sono parlate. Se la religione; troppe smentite ci danno Germania,
Inghilterra e gli Stati Uniti americani; d'altra parte, sotto il rispetto
dell'unità religiosa, farebber nazione insieme Siciliani e Messicani, Irlandesi
e Abissini. Se il governo; i Lombardi sono austriaci, sono turchi i Greci,
francesi gli Arabi e via discorrendo. Se la letteratura e le arti ; non fanno
nazione quei popoli a cui mancano lettere e arti proprie e le accattano dai
forestieri, come usavano poco fa i Russi, i Boemi, gli Ungaresi ed altri, e
tuttora non cessano. Se le origini e la schiatta; le colonie sono tal membro e
così vivace del corpo della patria onde uscirono, da non potersene mai
dispiccare, e la guerra americana fu dalla banda dei sollevati iniqua e
parricida. Gran questione poi insorge sulle genti di confine, le quali
compongonsi il più delle volte di schiatte anfibie, a cosi chiamarle. Quindi
noi vogliamo, per via d'esempio, i Nizzardi essere italiani e i Francesi li
fanno dei loro. Né minor controversia nasce circa cento popolazioni per la
terra disseminate, che è impossibile di ben definire a qual generazione
appartengano, né per sé bastano a far nazione, come Bosniaci, Bulgari,
Albanesi, Illirii, Maltesi e innumerevoli altri. La compagnia civile comincia là solamente dove
gli animi si accostano, e sorge desiderio di regolato e comune operare. La
Giustizia, secondo Omero, apre e chiude i congressi degli Dei, non quelli degli
uomini. La voce nazione nel suo peculiare e pieno significato vuol dire
unimento e società d'uomini che la natura stessa con le sue mani à fatta e
costituita mediante la mescolanza del sangue e la singolarità delle condizioni
interiori ed estrinseche; per talché quella società distinguesi da tutte le
altre per tutti gli essenziali caratteri che possono diversificare le genti in
fra loro, come la schiatta, la lingua, la religione, l'indole, il territorio,
le tradizioni, le arti, i costumi. Nazione vuol significare certo novero di
genti per comunanza di sangue, conformità di genio, medesimezza di linguaggio
atte e preordinate alla massima unione sociale. Gli Svizzeri varii di lingua, di schiatta, di
religione e d'usanza sonosi costituiti artificialmente e politicamente in
nazione, mediante una grande e maravigliosa unità morale che turbata e rotta
alcune volte di dentro è sempre riuscita gagliarda di fuori a fronte degli
stranieri. I Greci ed i Musulmani
dell'Asia Minore o d'altra contrada, i quali tuttoché nati e cresciuti nel
suolo stesso, pur non si chiamano concittadini, e vivono e sempre vivranno
stranieri l'uno accanto dell'altro. (Lo stipite umano è ordinato esso pure a spandere
discosto da sé le propagini e i semi; e ogni germe nuovo dee nudrirsi del
terreno ove cade, non del tronco da cui si origina. Sieno rese grazie
publicamente da tutta l'Italia a voi, o Valdesi, che l'antica madre mai non
avete voluto e potuto odiare e sconoscere insino al giorno glorioso che fu da
Dio coronata la vostra costanza, e un patto comune di libertà vi riconciliava
con gli emendati persecutori. S'io
credessi quelle armi che assiepano il Foro, dicea Cicerone, starsene qui a
minacciare e non a proteggere, cederei al tempo e mi terrei silenzioso. Ma il
fatto fu che quelle armi nel Foro inducevano per se sole una fiera minaccia,
tanto ch'egli parlò poco e male, e la paura ammazzò l'eloquenza. Dal riscontro,
per tanto, di tutte le storie, senza timore mai d'eccezione, e più ancora dalla
ripugnanza intima di certi termini, quali sono felicità a servitù, spontaneità
e costrizione, ricavasi questa assoluta sentenza che tra le nazioni civili il
governo straniero non può vantarsi mai né della legittimità che abbiamo
chiamata interiore, né della esteriore che emana dall'assentimento espresso o
tacito delle popolazioni. Non può aver luogo prescrizione, dove i diritti
innati o fondamentali dell'uomo ricevono sostanziale ingiuria ed offesa; e di
si fatti è per appunto la indipendenza o dimezzata o distrutta. Ogni cosa
nell'uomo è principiata dalla natura e poi dalla ragione e dall'arte è
compiuta. Mario Pagano, ovvero, della immortalità Incipit Francesco Pignatelli
— Giuseppe Poerio Pignatelli: Voi stesso l'avete udito? Poerio: E come nò, se
rinchiuso era con lui in una prigione medesima? Pignatelli: E fu la vigilia
della sua morte? Poerio: Appunto fu la vigilia. Sapete che valica la
mezzanotte, una voce improvvisa e sepolcrale veramente rompevane il sonno chiamando
forte per nome alcuno di noi; e quella chiamata voleva dire: vieni, ti aspetta
il carnefice. La notte pertanto che seguitò quel mirabil discorso di Mario
Pagano gli sgherri gridarono il nome suo, e fu menato al patibolo. Pignatelli:
Stava per mezzo a voi quell'omerica figura del conte di Ruvo? Poerio: Nò, ma in
Castello dell'Uovo insieme con altri uffiziali e con l'intrepido Mantonè. Nel
Castel Nuovo e in quella carcere proprio dove era Francesco Mario Pagano, stava
il fratel vostro maggiore, principe di Strangoli, stava io, il Conforti,
Cirillo, Granali, Eusebio Palmieri, Vincenzo Russo e due giovinetti amorevoli e
cari, cioè l'ultimo figliuolo dello Spanò ed un marchese di Genzano, bello come
l'Appollino e di cui sentiva il Pagano particolare compassione. Citazioni
Poerio: V'à una cagione suprema di tutte le cose, cagione assoluta e però
insofferente di limiti e incapace d'aumento e di defficienza. Ma se niun
difetto può stare in lei, ella è il bene infinito e comprende infinitamente
ogni specie di bene. Ciò posto, la cagione suprema è altresì infinita bontà che
raggia il bene fuor di sé stessa e ne riempie la creazione ed ogni ente se ne
satura, a dir così, per quanto fu fatto capace. Tale contenenza di bene è poi
sempre difettiva perché sempre è finita. Di quindi si origina il male. Non si
chieda dunque perché Dio è permettitore del male, ma chiedasi in quella vece
perché piacque a Dio, oltre all'infinito, che sussistesse pure il finito. (p.
16) Poerio: Se il vivere nostro presente fosse condito di molto diletto e noi
incapaci di conoscere e desiderare con ismania istintiva l'eternità, forse
potrebbesi giudicare senza paradosso aver noi sortito quella porzioncella sola
e frammento di beatitudine, brevissima ma sincera e inconsapevole della propria
caducità. (p. 17) Poerio: Col presupposto della immortalità, bene avvertiva il
Bruno, alcun desiderio naturale non è indarno e alcuna lacrima non cade senza
conforto. Con la immortalità non è affetto generoso perduto, non ferita
dell'animo a cui non si apparecchi altrove copioso balsamo. Per entro il corso
interminato e magnifico de'nostri destini, ogni male vien riparato, ogni
speranza risorge, ogni bellezza rifiorisce, ogni felicità si rinnova e
giganteggia ne'secoli. (p. 18) Poerio: Quando fosse possibile strappare dal
cuor dell'uomo il concetto e la speranza della immortalità, il consorzio civile
medesimo pericolerebbe di sciogliersi e i piaceri e le utilità stesse della
vita presente verrebbero gran parte impedite o affatto levate di mezzo. (p. 18) Prose
letterarie Avvertenza I dotti e i legisti barbareggiavano sempre peggio, e
pareva in loro una sorta di necessità tramutata in diritto, e niun discepolo
mai se ne querelava; e le lettere cadevano in tale grettezza, che nelle prose
del Giordani si appuntavano parecchie mende di stile, ma nessuno accusava la
tenuità dei concetti e la critica angusta e slombata. Il Colletta era stimato
dai più uno storico sovrano e poco meno che un Tacito redivivo, ed altri
istituivano paragone tra il Guicciardini e il Botta, tra il Goldoni ed Alberto
Nota. Tale il gusto e il criterio comune. Pochi grandi intelletti non mancavano
neppure a quei giorni. Basti ricordare Bartolini nella scultura; Leopardi e
Niccolini nella poetica; Rossini, Bellini, Donizetti nella musica. In Italia
scemando il sapere e la potenza meditativa, crebbe l'amore spasimato ed
irragionevole della bellezza dell'abito esterno, lasciando a digiuno la mente e
poco nudriti e mal governati gli affetti. Letteratura vasta, soda e ben
definita, e parimente larghe scuole e ben tratteggiate e scolpite mancano alla
patria nostra da quasi tre secoli e piuttosto ne abbiamo avuto cenni e
frammenti, e ogni cosa a pezzi, a sbalzi e a modo d'assaggio. Miei degni
signori, il cibo che v'apparecchio è scarso, scondito e di povera mensa, ma è
letteratura e non metafisica. Non appena l'esilio mi astrinse a lasciare
l'Italia e fui spettatore d'altro ordine di civiltà e uditore d'altri maestri,
subito mi si aprì dentro l'animo l'occhio doloroso della coscienza, ed ebbi
della mia ignoranza una paura ed una vergogna da non credere. Per giudicare
alla prima prima che tutto è vecchio e trito in un libro convien sapere
dell'autore se nel generale à l'abito di pensar di suo capo. IX. Ed egli evoca
nuovi spiriti di più sublime natura, i quali entrano a uno a uno dentro la
torre. Spirito del mare. Che vuoi ? Barone. Sapere l'essenza del bene e la
fonte della felicità. Spirito del mare. Perché lo chiedi al mare ? Barone.
Perché tu sai o puoi sapere ogni cosa; tu nei silenzj della notte tieni misteriosi
colloquj con la luna e con le stelle che in te si riflettono ; e tu pur ricevi
nell ' ampio tuo seno i fiumi tutti del mondo, i quali ti raccontano le geste
antiche dei popoli e le più antiche vicende dei continenti per mezzo a cui essi
fluiscono senza posa. Spirito del mare. lo non so nulla (sparisce). Barone. Che
tu venga malmenato in eterno dallo spirito delle procelle, e che i tuoi membri
immortali sieno rotti e squarciati mai sempre dalle taglienti creste degli
ardui scogli. La coda del cavallo bianco dell' Apocalisse. Che vuoi ?
Barone. Sapere in che consiste il bene, e dove è la fonte della felicità. La
coda. Perché lo chiedi a me ? Barone. Tu sai la fine ultima delle cose, e tu
comparirai poco innanzi della consumazione del secolo. La coda. Quando io
comparirò, io ondeggerò nelle sfere, simile alla caduta del Niagara e più
tremenda della coda delle comete. Ogni mio crine rinserra un destino ; e ogni
mio moto è un cenno di oracolo ; ò trascorsi tutti i cieli di Tolomeo e i cieli
di Galileo e i cieli di Herschel; ò lambita con la mia criniera la faccia delle
stelle, e l'ò distesa sulle penne de' turbini; molte cose ò conosciute, ma non
quel che tu cerchi: io non so nulla (sparisce). Prefazione alla scelta dei
poeti italiani dell'età media Dagli Arabi si travasò il mal gusto ne' Catalani
e ne' Provenzali, e una vena non troppo scarsa ne fu derivata ne' primi nostri
verseggiatori. Dante egli pure non se ne astenne affatto; e noi peniamo a
credere che a quel genio sovrano venisse scritta la canzone lambiccatissima
della Pietra. (II) Sa ognuno che nel seicento, con lo scadere dell' arte,
ricomparvero quelle freddure e mattie, e ogni cosa fu piena di acrostici,
d'anagrammi, d'allitterazioni e altrettali sciempiezze. Ma per buona ventura
cotesta sorta vanissima di pedanteria non sembra ai moderni pericolosa; e dico
ai moderni italiani, perché appresso gli stranieri non ne mancano esempj ; e
molti anno letto in un vivente poeta francese di gran nomea certi capricci di
metri e di rime i quali dimostrano come in lui siensi venuti rinnovando tutti
gli umori e le vertigini dei seicentisti. E nemmanco ci pare immune dalle
stranezze di cui parliamo quel concepimento del Goethe di ordire la tragedia
del Fausto con questa singolar legge che ogni scena fosse dettata in metro
diverso ed una altresì in nuda prosa, onde potesse affermarsi che niuna maniera
del verseggiare ed anzi dello scrivere umano (per quanto ne è capace il tedesco
idioma) mancasse a quel dramma ; nuova maniera e poco assai naturale e graziosa
di porgere idea e figura del panteismo. (II) Non può né deve il poeta
scompagnarsi mai troppo dalle opinioni e dai sentimenti comuni dell'età sua;
chè da questi principalmente è suscitato l'estro di lui, con questi accende e
innamora le moltitudini. D'ogni altro pensiero ed affetto, ove li possieda e li
senta egli solo, avrà pochi intenditori, pochissimi lodatori ; e la favella
delle Muse langue e muor sulle labbra se non suona ad orecchie benevole e a cuori
profondamente commossi. In Inghilterra il Milton fierissimo repubblicano e
segretario eloquente del gran Cromvello, à quasi sempre poetato di cose
mistiche e teologiche e nulla v'à di politico, nulla d'inglese e di patrio, né
nel Paradiso perduto, né in altri suoi canti. (VI) Riuscirà sempre a gloria grande
e invidiata d'Italia che la Gerusalemme del Tasso compaja tanto più bella e
mirabile quanto più in lei si contempla e considera intentivamente la
perfezione del tutto. Certo, il Valvasone è meno forbito ed armonioso del
Tansillo, meno fluido del Tasso seniore, meno corretto, proprio e limato de'
più corretti e limati rimatori toscani; ma non per ciò si capisce come questa
minor perfezione di forma, abbia potuto oscurare nel giudicio de' raccoglitori
e de' critici il gran merito dell'invenzione. Che il Milton siasi giovato dell'
Angeleide non so, quantunque fra i due poemi si vengan trovando molti e
singolari riscontri che non è facile a credere casuali; ma questo io so bene
che a rispetto della guerra degli angeli episodicamente introdotta nel Paradiso
perduto, il Valvasone non perde nulla ad esser letto dopo l'Inglese e con
quello essere paragonato; il che non avviene del sicuro né per l' Adamo
dell'Andreini né per la Strage degl'Innocenti del cavaliere Marino, due
componimenti che dicesi aver suggerito a Milton parecchi pensieri e l'ideal grandezza
del suo Lucifero. L'ingegno poetico, in versificare ciascuno di quei subbietti,
tende a spiegare una novità, un' altezza e una leggiadria suprema di concetto,
di sentimento, di fantasia e di stile. Dove mancasse l'una di tali eccellenze,
l'arte sarebbe difettosa e quindi increscevole. (IX) Ci venne osservato (cosa
che per addietro non ben sapevamo) la critica letteraria incominciata in Italia
con Dante essere morta col Tasso e gli amici suoi; e come cadde con quel
mirabile intelletto la nostra primazia nel ministero delle Muse, così venne
meno la filosofia estetica; e il nuovo dell' arte non fu capito, l'antico fu
dalla pedanteria svisato e agghiadato. L'arte critica antica ebbe ultimi
promulgatori due grandi ingegni, il Muratori e il Gravina. Della critica nata
dipoi con le nuove speculazioni e con le nuove forme di poesia, non conosciamo
in Italia alcun degno scrittore e rappresentatore. Dopo Omero nessun poeta, per
mio giudicio, può alzarsi a competere con l'Alighieri, salvo Guglielmo
Shakspeare, gloria massima dell'Inghilterra. E per fermo, ne' drammi di lui
l'animo e la vita umana vengon ritratti così al vero e scandagliati e
disaminati così nel profondo, che mai nol saranno di più. Ma le condizioni
peculiari della drammatica e l'indole propria degl' ingegni settentrionali
impedirono a Shakspeare di raggiungere quella perfetta unione sì delle diverse
materie poetiche e sì di tutte l'eccellenze e prerogative onde facciamo
discorso. E veramente nelle composizioni sue la religione si mostra sol di
lontano e molto di rado; e tra le specie differenti e delicatissime d'amore ivi
entro significate, manca quella eccelsa e spiritualissima di cui si scaldò
l'amante di Beatrice. Il poeta è dall'ispirazione allacciato e padroneggiato sì
forte, da non saper bene sottomettersi all'arte ed alla meditazione. Il troppo
incivilirsi dei popoli aumentando di soverchio l'osservazione e la critica e
affinandovisi l'arte ogni giorno di più per effetto medesimo dell' esercizio e
dell' esperienza e per desiderio di novità, mena il poeta a scordar forse
troppo l'aurea semplicità degli antichi, il sincero aspetto della natura e i
veri e spontanei moti dell'animo. Il compiuto e l'ottimo della poesia consiste
in racchiudere dentro ai poemi con vaga e proporzionata unità di composizione
tutto quanto il visibile ed il pensabile umano per ciò che in ambedue è più
bello e più commovente. Consiste inoltre nel figurare e ritrarre cotesto
subbietto amplissimo e universale con la maggior novità e la maggiore sublimità
e leggiadria di concepimento, di fantasia, d'affetto e d'elocuzione che sia
fattibile di conseguire. Laonde poi il concepimento, così nel complesso come
nelle sentenze particolari, dee riuscir succoso, vario ed inaspettato e pieno
di recondita dottrina e saggezza; l'affetto dee correre, quanto è possibile,
per tutti i gradi e le differenze, e toccare il sommo della tenerezza e
commiserazione e il sommo della terribilità. Il Tasso, anima pia e generosa, ma
in cui (non so dir come) nulla v'era di popolare. Quindi egli s'infervorò della
maestà teocratica dei pontefici e aderì alla nuova cavalleria cortigiana e
feudale; quindi pure accettò con zelo e con osservanza scrupolosa l' ortodossia
cattolica, e nella vita intellettuale quanto nella civile, fu dall' autorità
dei metodi e degli esempj signoreggiato. Da ciò prese nudrimento e moto il
divino estro suo e uscirono le maraviglie della Gerusalemme. Nel Tasso poi sono
tutti i pregi e tutta quanta la luce e magnificenza della poesia classica, e
spiccano altresì in lui alcuni attributi speciali del genio italiano in ordine
al bello. In perpetuo si ammirerà nella Liberata ciò che l'arte, i precetti,
l'erudizione e la scienza possono fare, ajutati e avvivati da una stupenda
natura poetica. L'Ariosto significò la commedia umana quale la veggiamo
rappresentarsi nel mondo, laddove Dante fece primo subbietto suo il
soprammondano, e in esso figurò e simboleggiò le cose terrene. E come il gran
Fiorentino nelle fogge variatissime de' tormenti e delle espiazioni dipinse i
variatissimi aspetti delle indoli e delle passioni, il simile adempiva
l'Ariosto sotto il velo dei portenti magici e delle strane avventure. Ma certo
qual narrazione di fatti umani riuscirà più vasta, più immaginosa e più
moltiforme di quella dell' Orlando furioso? Quivi sono guerre tra più nazioni,
nascimenti e ruine di molti regni, conflitto sanguinoso di religione e di
culto, infinita diversità e singolarità di costumi, e tutto il Ponente e il
Levante offrono larga scena e strepitoso teatro a cotali imprese e catastrofi.
Quivi sono dipinte la vita privata e la pubblica, le corti e le capanne, i
castelli ed i romitaggi; quivi s'intrecciano gradevolmente la cronica, la
novella e la storia, e ciò che il dramma à di patetico, l'epopeia di maestoso, il
romanzo di fantastico. Non credo che in veruna straniera letteratura possa come
nella nostra volgare annoverarsi una sequela così sterminata di poemi eroici e
di romanzeschi, parecchj de' quali brillerebbero di gran luce, ove fossero soli
e non li soverchiasse la troppa chiarezza di Dante, dell'Ariosto e del Tasso.
Né reputo presontuoso il dire che, per esempio, la Croce racquistata del
Bracciolini o il Conquisto di Granata di Girolamo Graziane sostengono bene
assai il paragone o con l'Araucana dell' Ercilla o coi medesimi Lusiadi [di
Luís Vaz de Camões] ai quali ànno accresciuta non poca fama le sventure e le
virtù del poeta ; e per simile, io giudico che l' Amadigi del Tasso il vecchio
o l'Orlando innamorato del Berni, non temono di gareggiare con la Regina Fata
di Spenser e con quanto di meglio in tal genere ànno prodotto l'altre nazioni.
Ma non è da tacere che in quasi tutti questi nostri poemi riconoscesi
agevolmente l'uno o l'altro dei tipi che nel Furioso e nella Gerusalemme
ricevettero perfezione, ed a cui poca giunta di novità e poche profonde
mutazioni si fecero dagl'ingegni posteriori; e ne' poemi eroici singolarmente a
niuno è riuscito di ben cantare i difetti del Tasso, molti in quel cambio li
esagerarono. Scusabile mi si fa il Marino e scusabili gl'Italiani, quand'io
considero lo stato di lor nazione sotto il crudele dominio degli Spagnuoli, e
fieramente mi sdegno con questi medesimi che nella patria loro ancor sì potente
e sì fortunata, plaudivano a que' delirj e incensavano il Gongora, meno
ingegnoso assai del Marino e di lui più strano e affettato. In fine, gioverà il
ricordare che all'Italia serva, scaduta e dilapidata, rimaneva pur tanto ancora
di prevalenza intellettuale appresso l'altre nazioni che de' trionfi più
insigni e delle lodi più sperticate del cavalier Marino furono autori i
Francesi ; e per lungo tempo assai nessuno de' lor poeti seppe al tutto
purgarsi della letteraria corruzione venuta d'oltre Alpe ; testimonio lo stesso
Cornelio, alto e robustissimo ingegno, ma nel cui stile nondimeno avria dovuto
il Boileau ritrovare assai spesso di quel medesimo talco del quale parevangli
luccicare i versi del Tasso. Dal Marino incominciò a propagarsi nel mondo una
poesia fantastica e meramente coloritrice, la quale cerca l'arte solo per l'arte,
fassi specchio indifferente al falso ed al vero, alle cose buone ed alle
malvage, alle vane e giocose come alle grandi e instruttive; sente tutti gli
affetti e nessuno con profondità, e nell'essere suo naturale od abituale, canta
di Adone, come di Erode e così delle favole greche come delle bibliche
narrazioni.Dal cinquecento al secolo XVII] Fiorirono in tale intervallo tre
ingegni eminenti che forse mantennero alla lirica nostra una spiccata
maggioranza su quella d'altre nazioni. Ognuno, io penso, à nominato ad una con
me il Chiabrera, il Filicaja ed il Guidi. Dal solo Chiabrera fu l'Italia
regalata di tre nuove corone poetiche ; mercechè veramente nelle sue mani
nacque e grandeggiò prima la canzone pindarica, poi la canzone anacreontica e
infine il sermone oraziano ; né mal s' apporrebbe colui che attribuisse al
Chiabrera eziandio la rinnovazione del Ditirambo. Il Filicaja venne a tempi
ancora più disavventurati, e quando più non era possibile discoprire ne' suoi
Fiorentini un segno e un vestigio pure dell'antica fierezza repubblicana. Ma il
senso del bene morale e la pietà religiosa fervevano così profondi nell'animo
suo che bastarono a farlo poeta. Mai né in questa nostra patria, né fuori
sonosi udite canzoni così ben temperate di splendore pindarico e di maestà
scritturale come quelle del Filicaja. Nel Guidi allato a concetti ed a
sentimenti spesso comuni e rettorici, splende una forma non superabile di
novità, di bellezza e magnificenza. Certo, se ad Alessandro Guidi fosse toccato
di vivere in seno di una nazione forte e gloriosa, non ostante la poca
fecondità e vastità di pensieri, io non so bene a qual grado di eccellenza non
sarebbe salita la lirica sua; perché costui propriamente sortì da natura Yos
magna sonaturum, e ce ne porge sicura caparra la sua canzone alla Fortuna. A me
sonerà sempre caro ed insigne il nome di Alfonso Varano, perché da lui
segnatamente, a quello che io giudico, s'iniziò il corso della poesia moderna
italiana ; e forse la patria non gli si mostra ricordevole e grata quanto
dovrebbe. Chi trovasse non poca similitudine tra la mente del Varano e quella
del Young, credo che male non si apporrebbe. Anime pie e stoiche ambidue, e
dischiuse non pertanto agli affetti gentili, diffondono ne' lor versi un
religioso terrore e un' ascetica melanconia che nell'Inglese riescono cupi,
inconsolati e monotoni, e nell'Italiano s'allegrano spesso alla vista del
nostro bel sole, e dai pensieri del sepolcro volano con gran fede alla pace e
serenità della gloria immortale. Varano poi insieme col Gozzi restituì alla
Divina Commedia il debito culto; il Gozzi con li scritti polemici, egli con la
virtù dell' esempio; ed ebbe arbitrio di dire a Dante ciò che questi a Virgilio
: Tu séi lo mio maestro e il mio autore. Se non che il cantore delle Visioni chiuse
e conchiuse l'intero universo nel sentimento della pietà e nei misteri del
dogma, e non ben seppe imitare del suo modello la nervosa brevità e parsimonia,
la varietà inesauribile e la peregrina eleganza. Citazioni su Terenzio Mamiani
Se taluno dei suoi piuttosto scarsi scolari volle talora celebrare nel conte
Terenzio Mamiani della Rovere. l'ultimo anello della catena che dal Galluppi si
continuò in Rosmini e Gioberti, unanime fu il consenso dei suoi maggiori
contemporanei e dei posteri nell'affermare il valore pressoché nullo della sua
vasta produzione filosofica. (Eugenio Garin) Candido Mamini La teoria del
Rosmini fu più scolastica, quella del Mamiani più civile; quella quasi sterile
in politica, questa molto feconda, risolvendo i problemi più ardui e
interessanti della vita sociale. Quella fu timida, questa coraggiosa; quella
arrivò a rifiutare sul terreno pratico le-conseguenze de' suoi principii per un
pregiudizioso rispetto di casta non evitando il disonore di una ritirata e la
deformità del sofisma; questa per lo contrario tutta intrepida si sostenne
colla gloria di una vittoria, colla dignità di una rigorosa coerenza, e colla
bellezza di una vera argomentazione. Rosmini in un bel momento di sua ragione
scrive stupende pagine sulla riforma del clero; poi ha la debolezza di
ritirarle, impaurito dalle minaccia dell'Indice; Mamiani è oggi quel che era
ne' primi giorni della sua vita pubblica, e non sa temere altro autorevole
indice che quello del buon senso. Nel suo ultimo libro, intitolalo Di un nuovo
diritto europeo, si ammira il coraggio della coscienza di un filosofo, e la
prudenza d'un uomo di Stato. Riguardo poi ai pregi della forma, Rosmini fu
semplicemente filosofo, Mamiani un filosofo-oratore; nel primo spicca la pura
meditazione, nel secondo si unisce il genio che feconda il deserto delle
speculazioni metafisiche, delle avanzate astrazioni. Nel primo vi ha una
ricchezza povera, cioè una stiracchiatura di poche idee in molte parole, quasi
diffidi della memoria, e dell'abilità del lettore; nel secondo vi ha una
povertà ricca, cioè molte idee in poche parole; il che appaga l'amor proprio
del lettore, e ne fa liete tutte le potenze della ritentiva e della
ragione. Terenzio Mamiani, Antonio
Oroboni alla sua fidanzata, da un libro anonimo del 1929. Terenzio Mamiani,
D'un nuovo diritto europeo, Tipografia Scolastica, Torino, 1861. Terenzio
Mamiani, Dell'ottima congregazione umana e del principio di nazionalità,
Rivista contemporanea, 2-3, Pelazza Tipografia
Subalpina, Torino, Terenzio Mamiani, Mario Pagano, ovvero, della immortalità,
Dai Torchi della Signora De Lacombe, Parigi, Terenzio Mamiani, Prose
letterarie, G. Barbera Editore, Firenze. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e della Rovere," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
RUCELLAI. (Firenze). Filosofo.. Crusca. Stemma
Rucellai Fu idiscepolo di Galileo e in
certa guisa il depositario e spositore delle opinioni metafìsiche professate
dal suo maestro. Di più: Quell'Orazio Ricasoli Rucellai in cui la scuola di
Galileo ebbe uno dei maggiori lumi.
Rucellai affermava di essere amico e confidente di Galilei ma ciò non
corrisponde al vero. In verità si erano incontrati solo una volta quando era
stato suo ospite, con altri, nella villa di Arcetri. Men che meno era stato suo
studente. Quanto poi alla metafisica di Galileo, i Dialoghi Filosofici parlano
da soli. Quando cominciò a comporre i
Dialoghi a Firenze presero persino a chiamarlo "il nostro sapientissimo
Socrate". Ma anche questa era una bufala. Il fatto è che Rucellai, ogni
volta che componeva un dialogo, amava recitarlo a casa sua davanti a un
pubblico scelto di personaggi del bel mondo fiorentino. Che a casa
Ricasoli-Rucellai, una delle più ricche di Firenze, mangiavano e bevevano
gratis. Quindi più dialoghi recitava, più si gozzovigliava: per questo lo
incitavano a continuare. La verità è che
Orazio Rucellai, in filosofia, non volle, non seguitò la ragione; chiudendo gli
occhi alla scienza, in qualunque punto, non dice nero né bianco. Altro che
discepolo di Galileo anche se a Firenze, a questa panzana, ci credevano in
molti. Non è un caso dunque se i
Dialoghi furono pubblicati per la prima volta solo e non per meriti filosofici
ma soltanto linguistici. Tali dialoghi vengon citati dal vocabolario della
Crusca ed ottimo avviso sarebbe stato il farne spoglio abbondante perché la
loro favella è veramente d'oro e, se lo stile procede talvolta prolisso, è
sempre chiarissimo ed elegante e à [sic] gran ricchezza di voci e frasi
convenienti agli studj speculativi.
Forse è proprio per la sua grande abilità nel farsi credere che, nel
Granducato, la sua stella sembro' non tramontare mai. Fu ambasciatore toscano
prima presso Ladislao IV di Polonia e poi alla corte dell'imperatore Ferdinando
III. Venne nominato soprintendente della Biblioteca Laurenziana,
successivamente gli fu affidata la direzione degli studi del principe Francesco
Maria, e fu acclamato Priore dell'Accademia della Crusca con lo pseudonimo di
Imperfetto. Strano perché lui, invece, era un perfetto: un perfetto
bugiardo. Opere:Descrizione della presa
d'Argo e de gli amori di Linceo con Hipermestra, Opuscoli inediti di celebri
autori toscani, Prose e rime inedite di Rucellai Tommaso Buonaventura, Saggio
dei dialoghi filosofici d'Orazio Rucellai: testo di lingua; inedito, Saggio di
lettere d'Orazio Rucellai Anton Maria Salvini, Degli officii per la società
umana; dialogo filosofico inedito d'Orazio Rucellai, Della provvidenza:
dialoghi filosofici, Della morale; dialogo filosofico inedito d'Orazio
Ricasoli-Rucellai, 1Prose e rime inedite d'Orazio Rucellai Tommaso
Buonaventura. Terenzio Mamiani della
Rovere, Dialoghi di scienza prima, Parigi, Cesare Guasti, I dialoghi di
Torquato Tasso, Firenze, Antonio Maria Salvini, Saggio di lettere d'Orazio
Rvcellai e di testimonianze autorevoli in lode e difesa dell'Accademia della Crusca,
Firenze, Antonio Maria Salvini, Rivista universale: pubblicazione periodica, 18, Firenze, Terenzio Mamiani della Rovere, Giovan Battista Clemente Nelli, Vita e
commercio letterario di Galileo Galilei, Losanna, Augusto Alfani, Della Vita E
Degli Scritti Di Orazio Ricasoli Rucellai: Studio Critico, Firenze, Terenzio
Mamiani della Rovere, Dialoghi di scienza prima, Parigi, Cesare Guasti, I
dialoghi di Torquato Tasso, Firenze, Antonio Maria Salvini, Saggio di lettere
d'Orazio Rvcellai e di testimonianze autorevoli in lode e difesa dell'Accademia
della Crusca, Firenze, Rivista universale: pubblicazione periodica, Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura
italiana, Modena, Galileo Galilei. Orazio Ricasoli Rucellai, su
accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.
RUFFOLO. (Cosenza). Filosofo. Nipote del pianista e
compositore Alfonso Rendano e fratello del designer Sergio Ruffolo e
dell'economista e uomo politico Giorgio Ruffolo. Tornato a Roma dal fronte
della Campagna Greco-Albanese della Seconda Guerra pluridecorato con 4 medaglie
al valore per diverse intrepide azioni contro il nemico, in cui venne ferito
con arma da fuoco trapassante il petto, organizzò in seno al Ministero
dell'Interno una cellula di resistenza partigiana, che gli valse l'attestazione
di Partigiano combattente e una medaglia di bronzo al valore Partigiano. Per
via della delazione di un componente del gruppo di Resistenza del fratello
Sergio, fu arrestato insieme al fratello, all'alba dell'8 maggio dalla Banda
Pollastrini-Koch e incarcerato dapprima alla Pensione Jaccarino in via Romagna,
poi trasferito verso metà maggio 1944, in Regina Coeli insieme al fratello
Sergio, dove ebbero a condividere la cella con Pintor e Salinari discutendo del
dopo liberazione. Trasferito sempre insieme al fratello Sergio, a via
Tasso fu interrogato da Herbert Kappler e separato dal fratello. L'iniziale
sentenza di morte venne commutata in deportazione. La mattina del 4
giugno, qualche ora prima dell'ingresso degli alleati in Roma, all'abbandono di
Roma da parte dei Tedeschi, fu fatto uscire dal carcere insieme a un centinaio
di prigionieri, per essere avviato su uno dei 3 torpedoni in attesa a Piazza San
Giovanni per essere deportato in Germania. Il quarto torpedone fu invece quello
destinato all'eccidio di La Storta dove venne ucciso Bruno Buozzi. A questo
proposito riferisce nel suo resconto, che quella mattina del 4 giugno, le SS
gli impedirono il suo proposito di salire proprio su quel 4° torpedone,
scostato dagli altri, avvalorando la tesi che l'eccidio era premeditato e non
una reazione impulsiva del comandante. Quindi costretto a salire su uno dei
restanti 3 torpedoni, Nicola Ruffolo si gettò da uno di essi, mentre il
convoglio era in marcia, nella notte tra il 4 e il 5 giugno. Riuscì a far
perdere le tracce e a liberarsi nonostante le SS avessero fermato il convoglio
e lo avessero inseguito nella campagna nei pressi di Ficulle . Di tale
arresto e prigionia è dato conto in un suo racconto "Roma storia della mia
cattura e fuga dalle SS" pubblicato nel
su ilmiolibro a cura del figlio Andrea Ruffolo. Al termine della
guerra, avviò la carriera di Notaio a Grosseto. Fu uomo colto, conversatore
brillante con battute spesso umoristiche. Fu operato alle corde vocali per un
tumore e si trasferì con la famiglia a Roma. In occasione della
trasmissione RAI "Testimoni oculari" di Sergio Zavoli, circa la
detenzione a Via Tasso, venne intervistato il fratello Sergio. La sua
condizione di laringectomizzato per il tumore alle corde vocali, fu probabile
causa della mancata intervista. Tuttavia egli non è citato nella
trasmissione, in quanto il fratello Sergio omise di nominarlo nell'intervista,
causando uno spiacevole dissapore familiare, tenuto conto delle drammatiche e
indimenticabili circostanze di quei momenti vissuti insieme. Fu amico e
intrattenne corrispondenza tra gli altri, con Ruggero Orlando, Carlo Levi,
Ludovico Ragghianti, Iolena Baldini (giornalista di Paese Sera come Berenice),
Antonello Trombadori, Franca Valeri, Marcello Morante ( fratello di Elsa),
Carlo Cassola, il giornalista dell'Unità Mario Melloni ( Fortebraccio) per idee
e per la comune patologia tumorale, Antonio del Guercio, Angelo Maria Ripellino,
Francesco Gabrielli, Mario Rigoni Stern. Notevole la mole dei suoi
scritti rimasti inediti e il cui interesse di pensiero, investe gli argomenti
più disparati . Nicola Ruffolo è stato uno scrittore e filosofo italiano,
vincitore del premio Presidenza del Consiglio dei Ministri con l'opera poetico
filosofica 'La Cosmologica'. Fondatore del pensiero metafisico
possibilista basato sulle nuove teorie della relatività generale di Albert
Einstein e della fisica dei quanti di Niels Bohr. Tra le sue opere
letterarie pubblicate: "America... come pretesto" con la prefazione
di Ruggero Orlando, "Il possibilismo" con la prefazione di Walter
Mauro, "Guazzabuglio" con prefazione dell'orientalista Francesco
Gabrieli e illustrazioni di Andrea Ruffolo. Quadri di una esposizione,
Roma, Barone, Cosmologica, Roma, A. Signorelli, Guazzabuglio, Roma, Remo Croce,
Il possibilismo: suggerimento filosofico eutimistico-terapeutico, Roma, C.
Mancosu, Oltre le ali di Icaro, Roma, C. Mancosu, America... come pretesto,
Roma, Il ventaglio, Roma 1944: storia della mia cattura e fuga dai nazisti,
ilmiolibro, ristampato da Feltrinelli nel
con revisione -- Andrea Ruffolo Premi e riconoscimenti premio Nazionale
Presidenza del Consiglio dei Ministri con l'opera poetico filosofica La Cosmologica
Note Roma, Storia della mia cattura e
fuga | LaFeltrinelli.
RUGGIERO. (Napoli). Filosofo. Figlio
di Eugenio De Ruggiero e di Filomena d'Aiello, si laureò a Napoli. Egli era
particolarmente versato per gli studi filosofici e poté collaborare in riviste
specializzate come «La Cultura», la «Rivista di filosofia» e «La Critica» di Croce,
il quale favorì la pubblicazione del suo primo lavoro d'impegno, La filosofia
contemporanea. Collaboratore del Resto del Carlino di Mario Missiroli e della
«Voce» di Prezzolini, pubblicò in volume la Critica del concetto di cultura,
cui Croce rimproverò la mancata distinzione tra cultura e falsa cultura. In
filosofia, fu sempre idealista, senza aderire né allo storicismo crociano né
all'attualismo di Gentile, e in politica fu liberale, pur non risparmiando
critiche alla classe politica espressa dal Partito liberale. Tenne l'insegnamento prima a Messina, quindi
a Roma. Avendo aderito all'idealismo con Gentile e Croce, la sua rivendicazione
insieme a quest'ultimo dei valori del liberalismo lo rese un esponente di
spicco dell'opposizione al fascismo nell'ambito intellettuale. Aderì all'Unione
Nazionale di Giovanni Amendola; Fu tra i firmatari del Manifesto degli
intellettuali antifascisti, redatto da Croce. Per non perdere la cattedra
universitaria prestò il giuramento di fedeltà al fascismo ma ciò non gli impedì
di essere destituito dall'insegnamento alcuni anni dopo e poi arrestato. Fu
liberato alla caduta del fascismo. In seguito fu rettore dell'Roma. Il suo
impegno politico si manifestò nel Partito d'Azione, del quale fu tra i primi ad
aderire. Ricoprì l'incarico di Ministro della Pubblica Istruzione nel Governo
Bonomi II e successivamente fu nominato
deputato della Consulta Nazionale. Fu autore, tra le altre opere, di una
imponente Storia della filosofia e di
una Storia del liberalismo europeo, entrambe presso Laterza. È stato anche presidente generale del Corpo
Nazionale Giovani Esploratori Italiani. In seguito alla sua morte avvenuta a Roma, le
spoglie mortali furono portate e tuttora riposano nella cappella gentilizia di
Brusciano (Napoli), luogo d'origine della famiglia, sulla sua tomba è ancora
possibile leggere l'epitaffio scritto da Croce:
«Dalla cattedra e con gli scritti indagò nella storia del pensiero la
potenza di libertà costruttrice del mondo degli uomini, e, auspicando in tempi
oscuri il ritorno alla ragione fu alle nuove generazioni d'Italia maestro ed
apostolo di fede nell'umanità.» Opere: Storia
della filosofia,” “La filosofia greca'” Bari, Laterza, La filosofia del Cristianesimo,
Bari, Laterza, Rinascimento, riforma e controriforma, Bari, Laterza, La
filosofia moderna.L'età cartesiana, Bari, Laterza, L'età dell'Illuminismo, Bari, Laterza, Da Vico a Kant, Bari, Laterza, L'età del
Romanticismo, Bari, Laterza, Hegel,
Bari, Laterza, La filosofia contemporanea, Bari, Laterza, Critica del concetto
di cultura, Catania, Battia (check) La filosofia contemporanea, edizione, Bari,
Laterza, Il pensiero politico
meridionale nel secolo XVIII e XIX, Bari, Laterza, L'impero britannico dopo la
guerra, Firenze, Vallecchi, Storia del liberalismo europeo, Bari, Laterza, La
filosofia contemporanea, Bari, Laterza, Filosofi del Novecento, Bari, Laterza, L'esistenzialismo, Bari, Laterza, Scritti politici, R. De Felice, Bologna,
Cappelli, Lezioni sulla libertà, F.
Mancuso, Napoli, Guida Editore, Carteggio Croce-De Ruggiero, A. Schinaia e N.
Ruggiero, Bologna, Il Mulino, Note B. Croce,
La Critica, Simonetta Fiori, I professori che dissero "NO" al Duce,
in La Repubblica, Clementina Gily Reda, Guido De Ruggiero: un ritratto
filosofico, Napoli, Società editrice napoletana, Maria Luisa Cicalese,
L'impegno di un liberale. Guido De Ruggiero tra filosofia e politica, Firenze,
Le Monnier, Deputati della Consulta Nazionale Italiana Guido De Ruggiero, su
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Guido De Ruggiero / Guido De Ruggiero (altra
versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Guido De Ruggiero, in Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Guido De Ruggiero, su
siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le
Soprintendenze Archivistiche. Opere di
Guido De Ruggiero, su Liber Liber. Opere
di Guido De Ruggiero, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Guido De
Ruggiero, . Guido De Ruggiero, su
storia.camera, Camera dei deputati. M.
Griffo, Guido De Ruggiero, la coscienza critica del liberalismo, su loccidentale. V. Sgambati, Guido de Ruggiero tra pensiero e
azione, tra ethos e pathos, su lacropoli.
l'11 maggio 4 marzo ).
PredecessoreRettore dell'Università "La Sapienza"SuccessoreSapienza
stemma.png Pietro De Francisci Giuseppe Carania
RUSCA.
(Venezia). Filosofo. Figlio di Giovanni Rusca, nativo di Lugano che si era trasferito
nella città lagunare, cugino di Girolamo Rusca, padre domenicano e vescovo di
Cattaro e Capodistria, appartenenti all'antica famiglia comasca dei Rusca.
Altre fonti lo indicano di «famiglia padovana», riferendosi probabilmente alla
sua carriera religiosa. Entrò infatti a far parte dei frati francescani
conventuali, sebbene non del convento padovano ma di quello veneziano dei
frari, conseguì la laurea in teologia e in filosofia e servì come vicario
generale di Padova della Congregazione del Sant'Uffizio. Ricoprì quindi il
ruolo di Inquisitore di Adria-Rovigo, e in questo periodo diede alle stampe
l'opera Syllogistica methodus, dedicata a Pietro Ottobono, e fece stampare
diverse opere di Matteo Ferchio (il De caelesti substantia, il De fabulis
palaestini stagni ad aures Aristotelis peripateticorum principis e l' Epitome
theologica). Lo stemma araldico della famiglia Rusca, il cui scudo
fu anche utilizzato da Pietro Martire Rusca per il suo stemma episcopale.
Vescovo di Caorle Il 10 gennaio 1656, papa Alessandro VII nomina il Rusca
vescovo di Caorle, sebbene il Gauchat collochi la nomina il 14 febbraio dello
stesso anno. Fu consacrato il successivo 20 febbraio dal cardinale Marcantonio
Bragadin. In qualità di vescovo di Caorle, fu uno dei presuli che più si
spese per le necessità della sua diocesi. È infatti ricordato per gli imponenti
restauri della cattedrale che volle fossero eseguiti per salvare l'edificio
dall'imminente rovina. Durante questi restauri ricoprì il soffitto della
cattedrale con stucchi e diede all'edificio una struttura barocca. Quindi, non
esistendo notizia storica della data della precedente consacrazione della
cattedrale, provvide a riconsacrarla, apponendo alle pareti dodici croci in
cotto, tuttora conservate. Inoltre fece completare la realizzazione dei nuovi
reliquiari per le insigne reliquie dei santi patroni (Santo Stefano
protomartire, Santa Margherita di Antiochia e San Gilberto di Sempringham),
fatti iniziare dal predecessore Giorgio Darmini, e provvide al rinforzo della
struttura del campanile. Al completamento di tutti i lavori, nel 1665, volle
che alle solenni celebrazioni presenziassero musici provenienti da Venezia. A
memoria di tutto ciò, resta la lapide, ora affisse alla parete sinistra del
duomo (un tempo posta sopra il portone d'ingresso), che recita: «D.O.M.
LÆVITÆ STEPHANO PROTOMARTYRI FR·PETRVS MARTYR RVSCA EPVSCONSECRAVITMARINO
VIZZAMANO PRÆTORE M·D·C·L·XV·III CAL SEP·» (A Dio ottimo massimoal levita
Stefano protomartirefra' Pietro Martire Rusca vescovoconsacròessendo podestà
Marino Vizzamano1665, 3 (giorni alle) calende di settembre.) L'interpretazione
della data è da sempre stata dubbia; alcuni infatti ritengono che si riferisca
al 1º settembre, attaccando il III all'anno, che così diverrebbe il 1668.
Tuttavia la versione oggi comunemente accettata è quella riportata sopra,
cosicché il giorno della dedicazione della chiesa è celebrato il 30 agosto.
Questa è anche la versione esplicitamente riportata dal Gams. Il vescovo
Rusca è anche ricordato per la sua premura nel risollevare le sorti economiche
della diocesi. Ripristinò la mensa episcopale e provvide al sostentamento dei
sacerdoti istituendone la confraternita. Inoltre, come si evince dai suoi atti,
si adoperò per correggere i comportamenti dei fedeli e dei sacerdoti stessi. Fece
erigere nella cattedrale un altare dedicato a Sant'Antonio di Padova, in
seguito ricostruito dal vescovo Francesco Trevisan Suarez, poi asportato
all'inizio del 1900 ed oggi conservato nel Santuario della Madonna di Monte
Santo di Gorizia. In Duomo a Caorle resta la pala d'altare del Santo con la
lapide, affissa alla parete destra dove sorgeva l'altare, che recita:
«ILL.MI ET RMI EPI CAPRVLEN. VNAM MISSAM LECTAM QVOTIDIE, ET DVAS CANTATAS
QVOLIBET MENSE AD HOC ALTARE S. ANTONII CELEBRARI CVRANTO TENENTVR VT IN ACTIS
D. OCTAVII RODVLPHI NOT. VEN. DIEI XIV MENSIS IAN. MDCLXXI AB INCAR. FR. PETRVS
MARTYR RVSCA EPVS CAPRVLEN. EREXIT VNIVIT DISPOSVIT» (Illustrissimi e
reverendissimi vescovi caprulensi, abbiate cura che una messa letta quotidiana
e due cantate in qualsivoglia mese siano celebrate a questo altare di S.
Antonio, ne sono tenuti come dagli atti del signor Ottavio Rodolfo notaio
veneziano del giorno 14 mese di gennaio 1671 dall'Incarnazione. Fra' Pietro
Martire Rusca vescovo di Caorle eresse, unì, dispose.) Sempre nello stesso anno
consacrò la chiesa di Santa Maria Elisabetta al Lido di Venezia. Morì nel
convento dei Frari a Venezia, tra le lacrime di molti fedeli. Genealogia
episcopale Cardinale Guillaume d'Estouteville, O.S.B.Clun. Papa Sisto IV Papa
Giulio II Cardinale Raffaele Riario Papa Leone X Papa Paolo III Cardinale
Francesco Pisani Cardinale Alfonso Gesualdo Papa Clemente VIII Cardinale Pietro
Aldobrandini Cardinale Laudivio Zacchia Cardinale Antonio Marcello Barberini,
O.F.M.Cap. Cardinale Marcantonio Bragadin Pietro Martire Rusca, O.F.M.Conv. Bishop
Pietro Martire Rusca O.F.M. Conv., su catholic-hierarchy.org. Roberto
Rusca, Il Rusco, overo dell'historia della famiglia Rusca, Nicola Giacinto
Marta, Venezia, Bonaventura Perissuti, Notizie divote ed erudite intorno alla
Vita ed all' insigne Basilica di S. Antonio di Padova, Padova, Flaminio Corner, Notizie storiche delle chiese
e monasteri di Venezia, e di Torcello, Giovanni Manfrè, Padova, Giovanni
Giacinto Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S.
Francisci, S. Michaelis ad ripam apud Linum Contedini, Romae 1806 Trino
Bottani, Saggio di Storia della Città di Caorle, nella Tipografia di Pietro
Bernardi, Venezia, Giovanni Musolino, Storia di Caorle, La Tipografica,
Venezia, Paolo Francesco Gusso e Renata Candiago Gandolfo, Caorle Sacra,
Marcianum Press, Venezia,
Ferdinando Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiæ, et insularum
adjacentium, Venezia, apud Sebastianum Coleti, Patrick Gauchat, Hierarchia
Catholica Medii Et Recentioris Aevi (Vol IV), Münster, Libraria Regensbergiana,
Riporta l'Ughelli che la data di
costruzione è il 1038, ma non è riportato l'atto di consacrazione dell'edificio Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum
Ecclesiae Catholicae, Leipzig, Rusca (famiglia) Duomo di Caorle Diocesi di
Caorle David M. Cheney, Pietro Martire Rusca,. Francesco Antonio Boscaroli
Ellenco elenco “filosofo” description
wikicheck
RUSCONI.
(Meda).
Filosofo. Professore a Torino, laureato in filosofia, esordì come docente a
Trento. Fu chiamato a Torino. Dopo una monografia dal titolo La teoria critica
della società, si è dedicato soprattutto allo studio della società tedesca e
della storia della Germania nel Novecento, in un continuo raffronto con la
situazione italiana. Fu tra gli animatori della rivista Laboratorio politico. È
stato direttore dell'Istituto storico italo-germanico di Trento. Editorialista del quotidiano La Stampa, è
stato anche Visiting Professor presso la Freie Universität di Berlino. È
sposato con la sociologa Chiara Saraceno.
Opere: La crisi di Weimar. Crisi di sistema e sconfitta operaia,
(Einaudi) Scambio, minaccia, decisione. Elementi di sociologia politica (Il
Mulino) Capire la Germania. Un diario ragionato sulla questione tedesca (Il
Mulino) Se cessiamo di essere una nazione (Il Mulino , in cui ripercorre il
dibattito italiano e europeo sulla nazione e il suo rapporto con l'etnia -- osservando
come da certi punti di vista la nazione italiana è plurietnica. Resistenza e
postfascismo (Il Mulino), Come se Dio non ci fosse (Einaudi), Germania Italia
Europa. Dallo Stato di potenza alla «potenza civile» (Einaudi) Cefalonia.
Quando gli italiani si battono (Gli struzzi
Einaudi, L'azzardo (Il Mulino) Cavour e Bismarck. Due leader fra liberalismo
e cesarismo (Il Mulino) Cosa resta dell'Occidente (Laterza ) Marlene e Leni.
Seduzione, cinema e politica (Feltrinelli ) 1914: Attacco a occidente (Il
Mulino ) openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Registrazioni di Gian Enrico Rusconi, su RadioRadicale, Radio
Radicale. Gian Enrico Rusconi, su
treccani.
RUTA.
(Belmonte Castello). Filosofo. Visse a Napoli,
dove conobbe e frequentò Croce, e dove lo troviamo docente presso l'Istituto
superiore di scienze economiche e commerciali. Ingegno versatile, ha lasciato
opere di narrativa e di scienze politiche e sociali. Importante è stata anche
la sua opera di traduttore di testi di Nietzsche e Treitschke. Fu collaboratore
del quotidiano napoletano Il Mattino. Sviluppò teorie politiche in armonia con
l'ideologia del regime fascista. Opere:
“Il gusto d'amare, Nuova ed. Millennium,
Insaniapoli, Nuova ed. Edizioni Campus, Il segreto di Partenope, Napoli,
Nuova ed. Millennium, Visioni d'oriente e d'occidente: saggi di scienza della
storia e della poesia , La psiche sociale. Milano-Palermo-Napoli, Sandron
Editore, Il ritorno del genio: a proposito di una nuova edizione della
"Scienza Nuova" di G.B. Vico. Bari, Politica e ideologia. Milano,
Corbaccio, La necessità storica dell'Italia nuova, Napoli, Traduzioni Otto Braun, Diario e lettere, traduzione e preparazione
di E.R. Bari, Nietzsche, La nascita della tragedia ovvero Ellenismo e
pessimismo, traduzione e prefazione di E.R. Bari, Heinrich von Treitschke, La Francia
dal primo impero, traduzione di E.R. Bari, Heinrich von Treitschke, La politica,
traduzione di E.R. Bari, Anche i filosofi si innamorano di Ezio Pelino, 6 marzo
, sito "Cultura in Abruzzo".
SACCHI (Casa Matta di Siziano). Filosofo. La sua
produzione fu molto abbondante e abbracciò i campi più diversi della filosofia.
A differenza di altri poligrafi del tempo la sua scrittura era basata su una
solida formazione e un sapere quasi enciclopedico, per cui i suoi scritti, pur
influenzati -soprattutto nella forma- dalle mode culturali del tempo,
mantengono anche oggi un indubbio valore. A Pavia condusse i suoi studi, che
dapprincipio si indirizzarono alla filosofia. Tra i suoi maestri vi fu Romagnosi;
fu corrispondente di Fauriel e Gioia. Si sposò con Erminia Rossi, di Milano, e
l'anno successivo la coppia si trasferì nel capoluogo lombardo, dove però ben
presto la sposa morì di parto, il che costituì per lui una perdita che lo
afflisse per il resto dei suoi giorni. A riprova del grande affetto e
dell'altrettanto grande dolore che egli nutrì per la moglie, oltre a ciò che
scrive esplicitamente nella propria autobiografia: "Morì con la forza d'animo d'un filosofo,
colla soavità d'un angelo …Io l'amo ancora come se fosse viva, e l'amo a segno
che qualche momento mi pare di vederla e di parlarle…", si può rilevare un
personaggio di un suo racconto, in cui è facile scorgere un ritratto della sua
dolce Erminia, morta appena un anno prima: «Era presente una zia, tutta buona, tutta
soave, che amava tanto i fanciulli; e di recente sposa e contenta, solo
desiderava che il cielo anche di questi la facesse beata a compenso delle
afflizioni sostenute nella sua giovinezza; ma l’infelice avea un desiderio, del
quale l’essere esaudita dovea riescirle mortale. Una lagrima intanto di
compiacenza spuntava sul ciglio dello sposo, sventurato! e non sapeva essere
foriera dell’interminato pianto che l’attendeva, quando in breve, perdendola,
dovea rimanere il più misero dei viventi.»
(Defendente SACCHI, Cose inutili, Milano) L'attività editoriale Oltre ai
romanzi ed alle monografie maggiori, innumerevoli sono gli articoli da lui
pubblicati nelle più importanti riviste culturali del tempo: lo «Spettatore
Italiano», la «Minerva Ticinese», gli «Annali universali di Statistica», la
«Gazzetta Privilegiata di Milano», il «Pirata», il «Cosmorama pittorico»,
l'«Annotatore piemontese», la «Vespa», la «Farfalla», l'«Eco», «Il Barbiere di
Siviglia», l'«Indicatore lombardo», il «Ricoglitore», la «Rivista Europea». In particolare, dal 1835 fino alla morte fu
direttore del «Cosmorama Pittorico»; inoltre era riconosciuto di fatto come
l'animatore e il personaggio di spicco della «Gazzetta Privilegiata di Milano»
(diretta da Angelo Lambertini). La sua
feconda attività e la sua facilità espositiva si spiegano anche col fatto che,
per problemi fisici alla mano, era solito dettare i suoi testi. Ritratto Un "Ritratto di Defendente
Sacchi", opera di Pelagio Palagi, è conservato presso la Galleria d'Arte
Moderna di Bologna. In esso l'autore ha alle spalle i volumi di quella che
doveva essere la sua ricca biblioteca, a sottolineare l'attaccamento di Sacchi
alle lettere e al sapere. L'immagine sembra confermare le impressioni sul suo
aspetto fisico da parte di G.B. Cremonesi nell'introduzione ad una ristampa del
1841 di L'albero dei sospiri: "Era piccolo di persona e non bello di
aspetto, benché i suoi lineamenti presentassero un non so che di piacevole nel
tutt'insieme e di sereno" La sua ricca e documentata attività editoriale
gli valse numerosi riconoscimenti (ad esempio, fu ammesso come socio nella
"Reale Accademia delle Scienze di Torino"). A coronamento dei suoi
interessi artistici, istituì a Pavia una Civica Scuola di Pittura. La sua prematura scomparsa venne imputata
alla gracilità del fisico, spesso malato e provato da dolori, cui si
aggiungevano le pene per la perdita della moglie e della figlia ("La
natura gli aveva data un costituzione gracile; l'applicazione e più sventure
l'indebolirono. Tre anni e più fu egli travagliato da forti dolori"
Cremonesi: Opere: Nella molteplicità della sua produzione, si segnalano in
particolare: “La Storia della filosofia
greca,” La Collezione dei Classici Metafisici pubblicata insieme a Rolla e
Germani, La Vita di Lorenzo Mascheroni, con la raccolta di alcuni suoi scritti
inediti; Il romanzo storico I Lambertazzi e i Geremei, (di cui vennero fatte
diverse edizioni); L'altro romanzo di successo, La pianta dei sospiri (due
edizioni; tradotta anche in francese) Le Antichità romantiche d'Italia (cui
collaborò anche il cugino Giuseppe Sacchi); La traduzione del Diritto pubblico
universale, o sia Diritto di Natura e delle Genti di Giovanni Maria Lampredi della "Biblioteca Scelta di opere
tradotte dal latino") I Saggi su gli Uomini Utili e Benefattori del Genere
Umano (nella stessa "Biblioteca scelta") I suoi biografi ricordano
anche che egli si riproponeva di pubblicare un lavoro di grande respiro dal
titolo I voti dell'Italia, il cui manoscritto però avrebbe egli stesso dato
alle fiamme. Su Defendente Sacchi
Innocenzio De Cesare, Defendente Sacchi, in "L'Omnibus Pittoresco", Cenni
di G. B. Cremonesi in: D. Sacchi La pianta dei sospiri, Milano, Silvestri, Autobiografia
(prefazione e commento di Maria Fanny
Sacchi), Pavia, Bizzoni, Filosofo, critico, narratore (presentazione di Emilio
Gabba e Dante Zanetti), Milano, Cisalpino, ["Fonti e studi storia dell'Pavia" Storia
della filosofia greca, Pavia, Capelli, Elogio di Condillac, Pavia, Bizzoni, Della
filosofia di Socrate (dissertazione), Pavia, Bizzoni, I trovatori e le galanterie nel Medio evo,
Milano, Ripamonti Carpano, Oriele o Lettere di due amanti, Pavia, Bizzoni (rist. Milano, Borroni e Scotti; Genova, Dario
Rossi, orenzo Mascheroni, Poesie edite ed inedite ... Raccolte e pubblicate per
cura di Defendente Sacchi, Pavia, Bizzoni, La pianta dei sospiri (romanzo),
Lodi, Orcesi, Milano, Silvestri, facsimile del testo online dalla Biblioteca
Braidense Marcellina, ou l'Arbre des
soupirs, roman traduit de l'italien, par M. Camille de Lagracinière, Paris, C. Béchet,
Geltrude. Romanzo italiano con note storiche, Milano, Bettoni, Diritto pubblico
universale di Gio. Maria Lampredi volgarizzato, Milano, Silvestri, Defendente
Sacchi e Giuseppe Sacchi, "I fregi simbolici di San Michele in Pavia",
Antichita romaniche d'Italia, e Giuseppe Sacchi, Antichità romantiche d'Italia
epoca prima -seconda, Milano, Stella, e Giuseppe Sacchi, Della condizione
economica, morale e politica degli italiani nei bassi tempi. Saggio primo
intorno all'architettura simbolica, civile e militare, usata in Italia nei
secoli 6°, 7° e 8° e intorno all'origine de' Longobardi, alla loro dominazione
in Italia, alla divisione dei due popoli ed ai loro usi, culto e costumi,
Milano, Stella, Della condizione
economica, morale e politica degli Italiani ne' tempi municipali. Sulle feste,
e sull'origine, stato e decadenza de' municipii italiani nel Medioevo. Saggi
due, Milano, Stella, Della condizione, economica, morale e politica degli
Italiani nei tempi Municipali, Annali universali di statistica economia
pubblica, storia, viaggi e commercio, Defendente Sacchi, Intorno all'indole
della letteratura italiana nel sec. XIX, ossia della letteratura civile, con
un'appendice intorno alla poesia eroica, sacra e alle belle arti. Saggio,
Pavia, Luigi Landoni, Defendente Sacchi e Giuseppe Sacchi, Intorno alle dighe
marmoree o murazzi alla laguna di Venezia ed alla istituzione del porto franco,
Milano, Editori degli Annali Universali delle Scienze e dell'Industria, Miscellanea
di lettere ed arti, Pavia, Bizzoni, I Lambertazzi e i Geremei o le fazioni di
Bologna nel secolo 13° : cronaca di un trovatore, Milano, Stella, L'arca di
Sant'Agostino : monumento in marmo del secolo 14. ora esistente nella chiesa
cattedrale di Pavia, colle illustrazionii, Pavia, Fusi e C., Varietà
letterarie, o Saggi intorno alle costumanze, alle arti, agli uomini e alle
donne illustri d'Italia del secolo presente, Milano, Stella, A Cesare Cantu :
intorno alla pasta, alla smania musicale del secolo, a Volta e a' progetti pel
monumento da erigersegli in Como ed a qualche buona o cattiva moda della
capitale: lettera inutile, Milano, Stella, Cose inutili, Milano, Visaj, Teodote
: storia del secolo VIII, Milano, Nervetti, Le belle arti in Milano nell'anno 1832, Nuovo
Raccoglitore, "Nuove questioni sull'architettura rituale in relazione alle
opinioni del conte Cordero di San Quintino e dell'avvocato Robolini", in
Annali Universali di Statistica, e Giuseppe Sacchi, Le arti e l'industria in
Lombardia, Milano, Visaj, Leopoldo Cicognara, Del bello: ragionamenti (con le
notizie su la vita e le opere dell'autore compilate da Defendente Sacchi),
Milano, Silvestri, Instituti di beneficenza a Torino (relazione), Milano, a
Società degli editori degli annali universali delle scienze e dell'industria,Lezioni
d'un parroco sul cholera, Milano, Bravetta, Gli asili dell'infanzia: loro
utilità ed ordinamento. Memorie popolari italiane Milano, Manini, Novelle e
racconti, Milano, Manini, L' Arco della Pace a Milano descritto e illustrato e
pubblicato per la fausta inaugurazione fatta da S.M.I.R.A. Ferdinando 1,
Milano, Manini, Bernardino Luino, Cosmorama pittorico, Le streghe. Dono del
folletto alle signore, Milano, Manini, Uomini utili e benefattori del genere
umano (saggi), Milano, Silvestri, Amori e vicende dei quattro sommi poeti
italiani: Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso. Studi storici-biografici, Milano,
Vallardi, s. a. Defendente Sacchi, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Defendente
Sacchi, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Defendente Sacchi, in Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Defendente Sacchi, su Liber
Liber. Opere di Defendente Sacchi, su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Defendente Sacchi, . Opere di
Defendente Sacchi, su Progetto Gutenberg.
SACHELI. (Canicattì). Filosofo. Nato da Vincenzo e
Calogera Rinaldi, rimase orfano di padre a 13 anni, frequentò le scuole
primarie nella sua cittadina natale per poi trasferirsi a Caltanissetta, dove,
ospite di uno zio materno, frequentò il liceo.
Fu iniziato in Massoneria nella loggia Felice Cavallotti di Agrigento, e
nel 1917 divenne Maestro massone.
Laureato in filosofia all'Palermo ndove fu allievo di Giovanni Antonio
Colozza e Cosmo Guastellafu dapprima insegnante di scuola superiore a Bologna,
Girgenti, Caltanissetta e Bressanone, e al Liceo ginnasio Andrea D'Oria di
Genova. Nel capoluogo ligure, Sacheli iniziò la sua carriera accademica come
libero docente. Successivamente insegnò la stessa disciplina alle Cagliari e di
Messina, dove conseguì la docenza ordinaria.
Morì a Taormina, dove si era stabilito per sfuggire ai violenti
bombardamenti alleati che colpirono Messina. Con i suoi saggi diede un apporto
all'approfondimento all'interpretazione della filosofia di Sant'Agostino, di
San Tommaso e di Jean-Jacques Rousseau. Numerose sono le opere filosofiche da
lui composte. "La carità del natio loco" lo spinse anche a scrivere
sulle tradizioni, i miti e le leggende di Canicattì, collaborando con la
rivista Sicania e pubblicando i risultati delle sue ricerche nelle Linee di
folklore canicattinese. Opere Linee di
Folklore canicattinese, Acireale, tip. Popolare, Indagini etiche: i criteri, il
problema dell'etica, Milano, Remo Sandron, Atto e valore, Firenze, Sansoni, Ragion
pratica: preliminari critici, Firenze, Sansoni,Crisi della Pedagogia, Roma,
Perrella, Concetto di didattica, Messina, G. D'Anna, C. Ottaviano, Sophia:
rassegna critica di filosofia e storia della filosofia, CEDAM, V. Gnocchini,
L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo, Calogero Angelo Sacheli, su liberliber. Opere
di Calogero Angelo Sacheli, su Liber Liber.
G. Ferrante, Biografia di Calogero Angelo Sacheli, su canicatti-centrodoc.
SAITTA. (Gagliano Castelferrato). Filosofo. Allievo di Gentile,
fu seguace e interprete del suo idealismo attuale. Nato da Giovanni Saitta e
Angela Confalone, una famiglia di agricoltori e proprietari terrieri, fu
mandato a studiare in seminario nel collegio di Nicosia e quindi nel liceo di
Monreale, per essere avviato alla carriera ecclesiastica. Ricevuti gli ordini
sacri, conseguì due anni dopo la laurea in lettere a Palermo, ma dismetterà
l'abito sacerdotale a seguito di una crisi interiore che lo indusse ad
allontanarsi dalla Chiesa cattolica.
Frequentando le lezioni di Gentile, si accostò al suo idealismo,
laureandosi in filosofia col massimo dei voti. Aveva cominciato intanto a
insegnare lettere nei licei di Terranova e Lucera, mentre divenne professore di
filosofia nei licei statali di Cagliari, Sassari, Fano, Faenza, e negli
istituti Galvani e Minghetti di Bologna. Ottenne una cattedra universitaria di
filosofia a Firenze, per passare negli anni seguenti all'Cagliari, di Pisa, e a
quella di Bologna. Direttore della «Vita Nova» Aveva inoltre collaborato a
varie riviste come il «Giornale critico della filosofia italiana», «Levana», e
poi soprattutto «Vita Nova», periodico mensile bolognese fondato da Arpinati e
vicino a Gentile, di cui Saitta assunse la direzione mantenendola fino alla sua
soppressione. Della rivista, organo dell'Università fascista di Bologna, curò
la rubrica Noi e gli altriSpunto polemico, firmando i suoi interventi con lo
pseudonimo di "Rusticus", distinguendosi per i toni accesi e le
posizioni anticlericali e anti-concordatarie, che lo portarono a scontrarsi con
esponenti cattolici della stessa scuola gentiliana, in particolare Armando
Carlini. Saitta aderiva infatti a una
concezione movimentistica e rivoluzionaria del regime fascista del suo tempo,
che interpretava come il compimento dei valori romantici del Risorgimento,
intendendo la nazione in senso hegeliano quale sintesi tra individuale e
universale. Rispetto a Carlini che appariva più freddo e accademico, Saitta col
suo attivismo riusciva a esercitare una forte capacità di attrazione verso i
giovani, tra cui un suo allievo universitario, Delio Cantimori, che ebbe come
collaboratore alla «Vita Nova». «Così si
sviluppò quella tendenza a preferire la scuola di storia della filosofia [di
Saitta] dove la preparazione di tipo scolastico e le esigenze tecniche erano
minori, ma dove si sentiva un calore ideale, una passione filosofica, un
fervore per la verità, e una forza di convinzione spesso dura, e più che dura,
ma più vicina a quei sentimenti e a quelle esigenze giovanili, una decisione
innovatrice suggestiva e che sembrava offrire un orientamento non meramente
accademico per la soluzione di quei problemi.»
(Delio Cantimori, articolo sul «Giornale critico della filosofia
italiana», ora in Politica e storia contemporanea, Luisa Mangoni, Einaudi,)
L'idealismo attuale di Saitta Saitta del resto, accogliendo la concezione
gentiliana dell'atto come perenne autocreazione del pensiero che tutto
comprende, aveva sviluppato una visione attualistica dell'idealismo non
riducibile a una teoria statica, bensì intesa come azione e continuo dinamismo,
che lo portava a esaltare la libertà creativa della ragione umana contro ogni
forma di oggettività e di dogmatismo. Da qui la sua accentuazione della
polemica anti-religiosa, e la riscoperta, nel solco delle tesi formulate da Spaventa
e dallo stesso Gentile, delle correnti immanentistiche della filosofia
rinascimentale italiana che egli poneva a fondamento della genesi
dell'idealismo moderno. Questo
immanentismo, per il quale Dio si esprime nell'attività dello spirito umano, è
per Saitta un «reale umanismo» che rende possibile la libertà dell'individuo,
nella quale consiste la «nuova coscienza illuministica» della religione moderna
da lui contrapposta a quella tradizionale, oppressiva e decadente, della
trascendenza. Per difendere la libertà
del soggetto da ogni autoritarismo e sopraffazione, Saitta si è schierato
tuttavia non solo contro il dualismo platonico, la teologia di impianto
tomistico e la neoscolastica, ma in parte anche contro lo stesso idealismo di
Hegel che ha finito per oggettivare la ragione facendone un sistema assoluto da
lui ritenuto «all'origine degli schiavismi moderni». Persino nell'attualismo di Gentile sarebbe
rimasto un retaggio della vecchia teologia trascendente, quando esso
attribuisce lo Spirito ad un Io assoluto anziché ai singoli individui: sono
costoro per Saitta i veri creatori di valori spirituali, coloro cioè in cui va
identificato il Soggetto trascendentale. Egli in tal modo intendeva preservare
la portata stessa dell'atto creativo del pensiero dell'idealismo gentiliano,
rivestendolo di significati empirici, positivistici, contigenti, ripresi anche
da autori come Rousseau e Feuerbach. Saitta condusse una vita sempre appartata,
durante i quali si sarebbe progressivamente riavvicinato alla fede
cattolica. A Gagliano Castelferrato, suo
paese nativo, gli è stata intitolata una piazza dove è stato collocato un parco
giochi per bambini. Molti anni prima gli era stata intitolata una strada che usualmente,
però, ha continuato ad essere chiamata Via Roma. Più tardi gli venne intitolato
l'Istituto Professionale Femminile di Stato.
Opere: “Lo spirito come eticità (Bologna, Zanichelli); 2ª ed. corretta e
accresciuta La teoria dello spirito come eticità (Bologna, Zanichelli,) La
personalità umana e la nuova coscienza illuministica (Genova, Emiliano Degli
Orfini) La libertà umana e l'esistenza (Firenze, Sansoni) Il problema di Dio e
la filosofia dell'immanenza (Bologna, Cesare Zuffi). Oltre alle opere di natura
propriamente filosofica, si è a occupato di storia della filosofia, dai greci
all'età moderna, soffermandosi sul Rinascimento e i pensatori italiani, in
particolare Ficino: La scolastica del
secolo XVI e la politica dei Gesuiti (Torino, Bocca,) Le origini del neotomismo
nel secolo XIX (Bari, Laterza) Il pensiero di Gioberti (Messina, Principato, Firenze,
Vallecchi La filosofia di Ficino (Messina, Principato); riedita come Marsilio
Ficino e la filosofia dell'Umanesimo (Bologna, Fiammenghi & Nanni)
L'educazione dell'umanesimo in Italia (Venezia, La Nuova Italia) Filosofia
italiana ed umanesimo (Venezia, La Nuova Italia, Leone Ebreo, su treccani, Gioberti
Vincenzo, su treccani, Il carattere della filosofia tomistica (Firenze,
Sansoni, La teoria dell'amore e l'educazione del Rinascimento (Bologna,
U.P.E.B.) L'illuminismo della sofistica greca (Milano, Bocca) Il pensiero
italiano nell'Umanesimo e nel Rinascimento (Bologna, Cesare Zuffi, Cusano e
l'Umanesimo italiano, con altri saggi sul Rinascimento (Bologna, Tamari). Ettore
Centineo, Ricordo, rticolo su «Giornale critico della filosofia italiana», Firenze,
Sansoni, treccani, Albano Sorbelli,
L'Archiginnasio: bollettino della Biblioteca comunale di Bologna, direzione di Franco Bergonzoni, Regia tipografia
dei fratelli Merlani, Università degli studi di Firenze, su siusa.archivi.beniculturali. S. Salustri, L'Università fascista di
Bologna: un modello di Accademia per il regime?, in «Accademie e scuole:
istituzioni, luoghi, personaggi, immagini della cultura e del potere», Daniela Novarese, Milano, Giuffrè, . Vittore Pisani, Paideia, Casa editrice
Paideia, Roberto Pertici, Storia della storiografia, Jaca Book, L. Mangoni, L'interventismo della
cultura. Intellettuali e riviste del fascismo, Bari, Laterza, Roberto Pertici, Storia della storiografia, Roberto
Pertici, Storia della storiografia, Cantimori ricorderà con commozione
l'«irrequietezza spirituale della scuola di Saitta» e la sua «attenzione volta
ad argomenti quasi ignorati dalla cultura italiana» (cit. da Bruno Valerio
Bandini, Storia e storiografia: studi su Delio Cantimori. Atti del convegno tenuto
a Russi Editori Riuniti). Cit. in
Roberto Pertici, Storia della storiografia, Eugenio Garin, Cronache di filosofia
italiana, Bari, Laterza, Gianfranco Morra, L'immanentismo assoluto di Giuseppe
Saitta, articolo sul «Giornale critico della filosofia italiana», «Il Saitta,
forse meglio di ogni altro, intese dell'attualismo l'istanza realmente
umanistica, e di un "reale umanismo": e questa appunto volle
sottolineare e difendere contro ogni mistificazione. Così lo vediamo ridurre
tutta la dialettica gentiliana a lotta sempre risorgente fra ragione umana
liberatrice e costruttrice di una società di uomini liberi, e religione
tradizionale cristallizzata nelle oppressioni di strutture chiesastiche
portatrici di una "filosofia di morte"» (Eugenio Garin, Cronache di
filosofia italiana. Roberto Melchiorre, Storiografi italiani del Novecento, Aletti
Editore. Ricordo di Giuseppe Saitta , su archiviostorico.unibo. Sommario dei libri, su gaglianocastelferrato.com.
«La filosofia moderna come celebrazione
della soggettività è quasi tutta sbozzata con Marsilio Ficino. Con lui, anziché
col Campanella, come da altri è stato frequentemente ripetuto, s'inizia quella
teoria della conoscenza, che sbocca con profonda e potente originalità in Kant»
(Giuseppe Saitta, Marsilio Ficino e la filosofia dell'Umanesimo, Bologna,
Fiammenghi & Nanni). Ettore
Centineo, Ricordo di Giuseppe Saitta, su «Giornale critico della filosofia italiana»,
Firenze, Sansoni, Gianfranco Morra, L'immanentismo assoluto di Giuseppe Saitta,
su «Giornale critico della filosofia italiana»,Eugenio Garin, Cronache di
filosofia italiana Bari, Laterza, Roberto
Melchiorre, Storiografi italiani del Novecento, Villalba di Guidonia, Aletti
Editore, Attualismo (filosofia)
Filosofia rinascimentale Idealismo italiano Delio Cantimori Gentile Ricordo, su archiviostorico.unibo. treccani bibliotecasalaborsa.
SALUTATI.
(Stignano). Filosofo. Vedo
che ignori quanto sia dolce l'amor di patria: se ciò fosse utile alla difesa e
all'ampliamento [della patria], non [ti] sembrerebbe un crimine penoso, nè un
delitto scellerato, il fracassare con la scure il capo del proprio padre, o
ammazzare i fratelli, o cavare con la spada dal grembo della moglie il figlio
prematuro...» (Epistolario, a Ser Andrea di Conte). Cancelliere di Firenze/ Figura culturale di
riferimento dell'umanesimo a Firenze, in qualità di discepolo del Boccaccio e
precettore di Poggio Bracciolini e Leonardo Bruni. Considerato uno dei
più importanti uomini di governo tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo,
Coluccio Salutati, nei suoi trent'anni di cancelliere della Repubblica di
Firenze, svolse un importantissimo ruolo diplomatico nel frenare le ambizioni
del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, intenzionato a creare uno Stato
comprendente l'Italia centro-settentrionale. Nel contesto di questa lotta
elaborò la sua dottrina della libertas fiorentina. Oltre all'impegno politico,
il Salutati svolse un importante ruolo nella diffusione dell'umanesimo
petrarchesco e boccacciano, divenendone l'esponente più importante e il
praeceptor della prima generazionedegli umanisti. Il suo lascito più importante
presso i posteri fu la codificazione "civile" dell'umanesimo, cioè
l'uso dello spirito e dei valori dell'antichità classica all'interno dell'agone
politico internazionale. Grazie a Salutati (autore tra l'altro di un vastissimo
epistolario e di trattati politici, filosofici e letterari), difatti, il mito
della florentina libertas, cioè di quel complesso di valori ispirati alla
libertà promosso dall'ordinamento politico fiorentino, si rafforzò enormemente
sotto il suo cancellierato, e fu utilizzato quale strumento diplomatico per accrescere
il prestigio di Firenze presso gli altri Stati della Penisola. La casa
natale di Coluccio Salutati a Stignano, frazione di Buggiano. Origini e
formazione giuridica Nato a Stignano in Valdinievole (oggi frazione di
Buggiano, in provincia di Pistoia), Lino Coluccio Salutati fu costretto, a
pochi mesi dalla nascita, ad abbandonare il luogo natìo per raggiungere il
padre Piero (detto dal Villani «di buoni costumi e di prudenzia
laudabile») a Bologna, ove il genitore serviva il signore della città Taddeo Pepoli,
che a sua volta garantiva protezione alla famiglia Salutati. Nella città
felsinea Coluccio compì, per volontà paterna (ma più probabilmente del Pepoli
che, morto Piero Salutati nel 1341, aveva preso sotto la sua protezione la
famiglia e il giovane Coluccio in particolare), studi giuridici, benché fosse
maggiormente interessato alle discipline letterarie, e seguì le lezioni di
logica e di grammatica di Pietro da Moglio. Coluccio, ormai
diciannovenne, lascia Bologna a causa anche della caduta dei Pepoli e ritorna a
Stignano, dove un rogito testimonia la sua presenza nel 1353. Gli anni
successivi all'allontanamento da Bologna, videro Salutati esercitare il mestiere di
notaio in vari centri toscani (specialmente in Valdinievole), coltivando, come
si vedrà nella sezione dedicata alla passione umanistica, lo studio dei
classici, come dimostra la lettera a Luigi de' Gianfigliazzi del 1362, colto
politico fiorentino col quale Coluccio discute su Valerio Massimo e altri
autori antichi. Cancelliere di Firenze Premesse Nel frattempo, la
carriera amministrativa del Salutati lo spinse ad intraprendere anche la
carriera politica: cancelliere del Comune di Todi prima (1367), della
Repubblica di Lucca poi (1372), ed infine, dopo essere giunto a Firenze ed
avervi esercitato per breve periodo l'incarico di scriba omnium scrutinorum,
Cancelliere di quella città[N 2] proclamato il dì 19 aprile 1375. Coluccio
tenne, pertanto, nelle sue mani la carica più importante della diplomazia della
Repubblica fiorentina dal 1375 fino alla morte, divenendo un personaggio di
spicco della politica italiana di fine Trecento. Demetrio Marzi, importante
studioso di Coluccio per la sua attività istituzionale, sottolinea che, nei
trentun anni in cui tenne ininterrottamente la sua carica, Coluccio:
«Costantemente rieletto e confermato dal 1375 al 1406, con le stesse ingerenze,
lo stesso stipendio e i soliti privilegi, Coluccio lasciò nell'Ufficio un
numero grande di minutari e registri, di lettere e istruzioni, per lo più di
sua mano, e solo in parte de' suoi coadiutori, che non sembrano molti. Da
questi libri e da altri della Cancelleria, apparisce com'egli fosse
costantemente in Palazzo, presente a innumerevoli atti del Comune, dei
Consigli, degli uffici più svariati...» (Marzi134) L'Europa
Occidentale al principio dello Scisma d'Occidente. La frattura in seno alla
Chiesa Cattolica spinse il papa "romano" Urbano VI a firmare la pace
coi fiorentini. La guerra degli Otto Santi Magnifying glass icon mgx2. svgGuerra
degli Otto Santi. Nel 1375, le relazioni tra Santa Sede (all'epoca ad Avignone)
e la Repubblica fiorentina degenerarono rapidamente a causa della volontà di
papa Gregorio XI di ritornare a Roma e ripristinarvi l'autorità della Chiesa.
La paura che si formasse, nel centro Italia, un forte stato ecclesiastico
allarmò sia Firenze (intimorita di essere inglobata nel nuovo Stato) che le
città degli Stati Pontifici, che a causa della lontananza del Papato avevano
acquisito una grande forza ed indipendenza. La guerra, durata tre anni, finì frettolosamente
a causa della scissione interna alla Chiesa stessa tra cardinali francesi ed
italiani, fatto che portò alla nascita del gravoso Scisma d'Occidente. Il nuovo
papa, l'italiano Urbano VI, assolse Firenze dalla scomunica per avere alleati
contro l'antipapa Clemente VII. Tra gli scomunicati, c'era anche Coluccio
Salutati, in quanto figura chiave della politica dell'epoca. «Coluccium Pieri
de Florentia, excellentissimum cancellarium comuni Florentie», ricevette
l'assoluzione da parte del Papa tramite i legati Simone Pagani, vescovo di
Volterra, e Francesco d'Orvieto, frate appartenente all'ordine degli Eremitani,
il 26 ottobre del 1378. Dal tumulto dei Ciompi alla restaurazione
oligarchica Magnifying glass icon mgx2.svg Tumulto dei Ciompi e Storia di
Firenze § L'ascesa degli Albizi. Firenze, mentre stava stipulando la pace con
papa Urbano VI, fu sconvolta dalla rivolta del popolo minuto che, già
soggiogato e perseguitato dalla prepotenza politico-economica del popolo
grasso, fu sobillato dagli operai salariati (i ciompi) a rivoltarsi.
Nell'estate del 1378 si ebbero i primi scontri e i ciompi, risultati vincitori,
imposero Michele di Lando quale gonfaloniere di Giustizia e riformatore della
Signoria in senso democratico. L'animosità degli sconfitti si fece sentire
molto presto: dopo aver chiuso gli opifici riducendo alla fame gli operai, la
grande borghesia e l'aristocrazia riuscirono a trarre dalla loro parte Michele
di Lando che, dopo aver disperso i capi dei ciompi, si dimise dalla carica di
gonfaloniere e ridando il potere ai magnati, tra i quali primeggiarono gli
Albizi che instaureranno un regime oligarchico durato fino alla venuta di
Cosimo de' Medici nel 1434. Dall'epistolario di Coluccio, sappiamo che
egli informò Domenico Bandini di Arezzo dei tumulti avvenuti in città e
stimando gli uomini assurti al potere quali degni e pieni di considerazione.
L'atteggiamento emerso in quest'epistola, datata il mese d'agosto, si rivelerà
contrario a quanto Coluccio in realtà pensasse del nuovo governo. Marco Cirillo
ci descrive lo stato d'animo del Cancelliere e la sua scelta di rimanere in
tale carica nonostante l'avversione per i Ciompi: «Dalle lettere di
Coluccio Salutati, riferite all'estate del 1378, si evince come il cancelliere
non fosse soddisfatto del governo instaurato dal Popolo Minuto, ed è probabile
che il cancelliere conoscesse anche i “piani politici” di chi voleva ritornare
al potere. Questo ci permette di ipotizzare che, la decisione di ritornare al
proprio ufficio si legava sia alle necessità familiari dell'umanista, sia
all'amore che egli nutriva per il proprio lavoro ma anche, alla conoscenza
dell'imminente ritorno del Popolo Grasso al potere, unito alla convinzione
della mancanza di conoscenze politiche adeguate per governare una città come
Firenze da parte dei Ciompi stessi.» (Cirillo) Massima estensione
dei domini viscontei alla morte del Duca Gian Galeazzo nel 1402. La guerra
contro Gian Galeazzo Visconti Coluccio ebbe un ruolo decisamente più attivo ed
importante nell'animare Firenze perché si difendesse dalle ambizioni di
conquista di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, desideroso di sottomettere
l'intera Penisola al suo controllo schiacciando le resistenze delle Signorie
dell'Italia Settentrionale (1385-1390). Dopo il 1390, Galeazzo spostò infatti
le sue attenzioni sulla Repubblica di Firenze, e Coluccio giocò un ruolo
importante in questa situazione spronando il popolo fiorentino a difendere la
sua tradizionale libertà (la florentina libertas) e rispondendo egli stesso
dalle accuse dei nemici attraverso l'opera Invectiva in Antonium Loscum
(1403-4). La situazione per i fiorentini, all'inizio del conflitto, era
alquanto drammatica, in quanto si ritrovarono praticamente circondati dai
domini di Gian Galeazzo e solo l'ausilio di bande mercenarie, guidate da
Giovanni Acuto, riuscirono a frenare i piani di dominio del Visconti. La
guerra, che riprese dopo una momentanea tregua a partire dal 1396, vide la
formazione di una vasta coalizione antiviscontea di cui fecero parte tutti gli
stati italiani del centro-nord, tenuti assieme dalla politica estera fiorentina
e da quella veneziana. Nonostante gli alleati fossero stati gravemente
surclassati dalle forze milanesi, i fiorentini riuscirono a salvare la loro
indipendenza resistendo a dodici anni di guerra, cioè fino alla morte
improvvisa di Gian Galeazzo nel 1402 a causa della peste, lasciando Firenze in
una posizione di potenza nell'Italia centro-settentrionale. Gli ultimi
anni e la morte Coluccio trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena
celebrato sia per la sua posizione di guida dell'umanesimo, sia per l'abilità
politica dimostrata contro il Visconti, ma anche in grandi amarezze a causa dei
lutti (morte della seconda moglie il 28 febbraio 1396 e la morte di alcuni dei
suoi figli in occasione della pestilenza). Quando poi morì, la Signoria, il
giorno successive, gli fece celebrare funerali solenni in Santa Maria del
Fiore[26], ponendo sulla sua bara una ghirlanda d'alloro per le sue virtù
poetiche[27]. I suoi discepoli Leonardo Bruni suo successore, Poggio
Bracciolini, futuro cancelliere e Pier Paolo Vergerio lo piansero amaramente,
ricordandolo come un padre e come il più grande decoro di Firenze. Coluccio
umanista La guida dell'umanesimo italiano «[Salutati] fu per trent'anni, dopo
la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano,
unico erede di quei grandi.» (Dionisotti) Miniatura che ritrae
Coluccio Salutati, proveniente da un codice della Biblioteca Laurenziana a
Firenze. Alla morte del Boccaccio (1375), Coluccio Salutati, sia per
ragioni anagrafiche (era di una generazione sita tra quella di Petrarca e
Boccaccio e la successiva degli umanisti del XV secolo), sia per la propria
grandezza letteraria e filosofica, fu il principale esponente dell'umanesimo
italiano, come ricorda infatti Carlo Dionisotti e altri studiosi[N 4], quel
«trait d'union tra la generazione che aveva vissuto in prima linea il
rinnovamento petrarchesco e quella dei nuovi umanisti già pienamente
quattrocenteschi» Salutati ebbe, sia per il ruolo istituzionale sia per quello
culturale, rapporti anche con i Paesi europei: tenne corrispondenza con un
colto cortigiano di Carlo VI di Francia, Jean de Montreuil, e con l'arcivescovo
di Canterbury Thomas Arundel, conosciuto mentre il presule inglese si trovava a
Firenze[31]. Fecondo scrittore, apologeta "diplomatico" della
classicità contro gli attacchi degli aristotelici e di alcuni ecclesiastici
ostili all'antropologia umanista, Coluccio alternerà il suo magistero culturale
con quello politico, difendendo la libertà repubblicana di Firenze adottando lo
stile e il genere degli antichi trattatisti. La formazione umanistica
Nonostante Lino avesse preso definitivamente l'attività notarile, come
testimonia il suo primo rogito effettuato nella nativa Stignano (1353), l'amore
per la cultura e la letteratura non venne meno. Anzi, a partire dalla fine
degli anni sessanta, Coluccio divenne il segretario di Francesco Bruni, amico a
sua volta di Francesco Petrarca; iniziò, come esposto dalla Senile un rapporto
epistolare a distanza, che permise al Salutati di avvicinarsi alle proposte
umanistiche del poeta aretino[32]. Nel periodo che intercorse tra questa prima
epistola e la morte del Petrarca, Coluccio entrò sempre più nella mentalità
classicista del maestro, grazie anche ai contatti che egli ebbe con l'altro
grande umanista e allievo del Petrarca stesso, Giovanni Boccaccio, quest'ultimo
animatore del circolo umanista di Santo Spirito a Firenze[36]. Tra Santo
Spirito e la sua casa. L'educazione dei giovani umanisti Seguendo la scia del
maestro Boccaccio, sinceramente pianto dal Salutati al momento del
trapasso[37], il Cancelliere della Repubblica continuò il suo magistero a
Santo Spirito[N 5], tenendovi lezioni cui partecipavano umanisti non solo
fiorentini (si ricordano, tra i più importanti, Niccolò Niccoli, Leonardo Bruni
e Poggio Bracciolini), ma anche di altre regioni italiane (quali il vicentino
Antonio Loschi e il già ricordato Pier Paolo Vergerio). Nel convento degli
agostiniani Salutati, aiutato nel suo magistero culturale dal coltissimo frate
Luigi Marsili[40], non si fece soltanto portavoce degli ideali dell'umanesimo
classicista petrarchesco, ma continuò a tenere in alta considerazione Dante
Alighieri, deprecato da una cerchia dei giovani umanisti in quanto scrittore
volgare e pessimo latinista. La fondazione della cattedra di greco a Firenze
(1397) Oltre al suo compito di formazione dei giovani umanisti che andranno a
diffondere il nuovo sapere presso gli altri centri culturali italiani, Salutati
ebbe il merito non solo di affidare le cattedre tradizionali dello Studium
fiorentino ad umanisti discepoli di Petrarca (quali Giovanni Malpaghini), ma
soprattutto quello di far rifiorire in Italia il greco classico. Grazie
all'incontro avvenuto a Venezia tra i giovani umanisti Roberto de' Rossi e
Giacomo Angeli da Scarperia e i due colti bizantini Manuele Crisolora e
Demetrio Cidone[41], il Salutati iniziò, usufruendo dei poteri di Cancelliere,
ad intessere rapporti con Crisolora per invitarlo ufficialmente a Firenze quale
docente di greco classico nello Studium[N 7]. Questi, giunto nell'Europa
Occidentale per conto dell'imperatore Manuele II Paleologo per cercare alleanze
contro i turchi ottomani, cercò di instaurare rapporti di amicizia con gli
Stati che visitava trasmettendo la conoscenza del greco classico ai nascenti
circoli umanistici, edotti di latino ma non della lingua di Omero[42]. Pertanto
Crisolora accettò l'offerta del Salutati, rimanendo nella città toscana dal
1397[43] al 1400 e lasciando in eredità ai suoi discepoli (e amici) fiorentini
gli Erotematà, compendi linguistici di greco classico caratterizzati da una
sinossi con la grammatica latina[42]. Il pensiero La proposta etica e
cristiana del Salutati Beato Angelico, Giovanni Dominici, medaglione
facente parte del ciclo La crocifissione e i santi, situato nel Convento di San
Marco, a Firenze. L'umanesimo incontrò, durante la sua diffusione, il sospetto
e l'ostilità di alcuni ambienti religiosi a causa della libertà e
responsabilità etica del singolo uomo che Coluccio andava insegnando[N 8], e
del suo progetto di conciliare la natura della cultura classica con quella
cristiana. I principali antagonisti dell'umanesimo fiorentino, il camaldolese
Giovanni di San Miniato e il domenicano Giovanni Dominici (quest'ultimo poi
cardinale), intendevano sostanzialmente mantenere l'istruzione e la morale
rigidamente nelle mani della gerarchia, rifiutando la ventilata autonomia
spirituale dei pagani e riaffermando la loro interpretazione allegorica[N 9].
Le humanae litterae non sono antitetiche agli studia divinitatis Coluccio,
davanti a questi attacchi, sostenne la necessità, anche da parte dei
laici, di avere coscienza di ciò che dicono e professano nella vita
attiva, ribadendo il valore positivo di questo modello di vita[44] e
combattendo il vuoto nominalismo tomista che la cultura ecclesiastica ufficiale
difendeva strenuamente[45], quest'ultimo visto come nocivo perché, avendo ormai
intriso la stessa Bibbia di sillogismi filosofici, allontanava dalla Verità gli
uomini: «Senza la capacità di intendere in fondo i termini, la lingua,
non si dà conoscenza della scrittura, della parola di Dio. Ogni conoscenza
seria è comunicazione. In tal modo gli studia humanitatis come mezzo per
ritrovare nella lettera l'inseparabile spirto, nel corpo l'anima
indisgiungibile, sono strettamente connessi con gli studia divinitatis.»
(Garin39) La poesia vehiculum ad Deum La disputa sulla verità teologica della
poesia, genere privilegiato nella conoscenza di Dio, è quello che impegnerà
maggiormente Salutati. Seguendo il tracciato delle Genealogie deorum gentilium
del maestro Boccaccio, Coluccio Salutati risponde alle accuse dell'immoralità
della poesia a Giovanni di San Miniato, in una lettera del 21 settembre del
1401, affermando non solo che ogni verità proviene da Dio stesso, ma anche che
Dio ha usufruito della poesia attraverso i salmisti, Giobbe e Geremia: per cui
la poesia è il genere letterario più vicino a Dio[47]. Tale tesi verrà poi
ulteriormente rinforzata nell'incompiuto De laboribus Herculis, in cui si
arriverà a sostenere una vera e propria poesia teologica, per cui anche gli
antichi poeti pagani, con le loro opere, si avvicinavano a Dio.
L'attività filologico-paleografica La Biblioteca del Salutati Un'edizione
a stampa veneziana dell'Affrica del 1501. Il poema epico del Petrarca, per la
sua incompletezza e il latino ancora un po' rozzo, suscitò delusione nei
simpatizzanti dell'umanesimo. Salutati formò, impiegando gran parte delle sue
retribuzioni, una biblioteca di più di 100 volumi[48], collezione molto grande
per l'epoca e simbolo del suo fervore culturale. Coluccio possedette un
manoscritto delle tragedie di Seneca ricopiato ottimamente di suo pugno con
l'aggiunta dell'Ecerinide del preumanista padovano Albertino Mussato[48], ma
anche esemplari di autori poco conosciuti nel Medioevo quali Tibullo[49] e
Catullo[N 10], ed una rarissima copia d'età carolingia delle Ad familiares di
Cicerone[50], scoperta dall'amico e cancelliere milanese Pasquino Capelli
a Vercelli[51]. A questa scoperta in terra di Lombardia, si aggiunse negli anni
seguenti anche le Epistole ad Atticum, rendendo il Salutati «il primo dopo
secoli a possedere entrambe le raccolte di lettere [di Cicerone]»[52]. Remigio
Sabbadini riporta che, nella sua biblioteca, Coluccio «fu il primo a possedere
il De agricultura di Catone, il Centimeter di Servio, il commento di Pompeo
all'Ars maior di Donato, le Elegie di Massimiano e le Differentiae
pseudociceroniane»[53], mentre Francesco Tateo continua elencando «i Dialoghi
di Gregorio Magno e l'esame dei vari manoscritti di Cicerone, di Lattanzio, di
Agostino, di Seneca, di Ovidio e di Stazio» in suo possesso. Nonostante
questa passione da bibliofilo, che rese la biblioteca del Salutati la più
significativa dopo quella del Petrarca agli albori del XV secolo, Coluccio non
sfoggiò mai eccellenti doti filologiche, al contrario del Petrarca stesso o del
suo discepolo Leonardo Bruni. La questione dell'Africa Coluccio cercherà,
inoltre, di avere da parte di Lombardo della Seta, fedele discepolo del
Petrarca, una copia dell'Africa perché fosse poi pubblicata[56]. Gli sforzi di
Salutati e dei primi umanisti risultarono sempre più insistenti nel corso degli
anni settanta: Lombardo aveva timore a pubblicare un'opera «rimasta in un testo
incompiuto ed incerto», rischiando così di oscurare la gloria del Petrarca[57].
Quando poi, al principio del 1377, giunge a Firenze il sospirato poema epico
dell'Aretino, «...il Salutati è afflitto dalle sospensioni, dalle lacune e
certamente anche dalla pesantezza d'ala del poema tanto vantato e sognato». La
delusione, trasmessa in una lettera a Francescuolo da Brossano, spinse il
Salutati a non farsi più editore e commentatore dell'opera. L'inizio della
scrittura umanistica Coluccio intervenne anche nel campo della paleografia. Nel
vivo studio dei classici, Coluccio fece un'introduzione fondamentale: dopo aver
adottato, per gran parte della sua vita, «una scrittura cancelleresca e una
libraria 'semigotica'»[60], a partire dal 1400 lesse e trascrisse un codice
delle Lettere di Plinio il Giovane contenente nessi e legature che si erano
persi nel corso del Medioevo: «l'uso di -s diritta in fine di parola, i nessi e
le legature ae, ę e &, di cui si era persa memoria. Con questo esperimento
inizia la storia della scrittura umanistica»[61]. Opere Cristofano
Allori dell'Altissimo, Ritratto di Coluccio Salutati, 1587, dipinto ad olio,
Galleria degli Uffizi, Firenze Epistolario Premessa Composto da 344
lettere[26], l'epistolario di Coluccio, «documento fondamentale di questa lunga
ed efficace opera di rinnovamento» culturale, tratta dei temi più disparati.
Organicamente, la raccolta si divide in due filoni: le lettere private,
indirizzate ad amici e conoscenti, e quelle pubbliche, scritte a nome della
Repubblica diFirenze. Stilisticamente, l'epistolario di Coluccio spicca per
l'uso di uno stile che si allontana da quello delle lettere medioevali, fitte
della retorica della ars dictandi, per lasciare il posto ad una serenità
cordiale e stoica che si richiamava alle Familiares di Cicerone[62] e al
repertorio lessicale degli altri autori classici, determinando così quello che
è stato definito «latino misto»[63]. Epistolario privato Nella prima
categoria, le lettere scritte a nome dell'umanista Coluccio mettono in mostra
le tendenze socio-culturali del primo umanesimo italiano. Da un lato, la
percezione del divario cronologico tra i contemporanei e gli antichi, eredità
diretta della sensibilità petrarchesca; dall'altro, l'esposizione in più punti del
suo pensiero, dalla rivendicazione del valore della vita attiva contro i monaci
e quegli ecclesiastici che sottolineavano invece l'eccellenza della vita
claustrale al valore della poesia. Immancabile è la tematica politica, esposta
nella lunga lettera a Carlo di Durazzo[65] e ritenuta essere il sunto del
pensiero politico del primo umanesimo[N 11]. Epistolario pubblico Queste
lettere, scritte in qualità di cancelliere della Repubblica, sono di carattere
puramente politico, in quanto rivolte a contrastare l'azione egemonica di Gian
Galeazzo Visconti. Riprendendo i modelli dei classici latini (Seneca,
Sallustio, Cicerone), Coluccio additava Gian Galeazzo quale tiranno in
contrasto con la florentina libertas. Il tono di queste lettere doveva essere
così grave e tagliente che, secondo la tradizione, il duca di Milano rispondeva
che un'epistola del Salutati era più deleteria di una sconfitta militare di
Milano in campo aperto[66]. Dal punto di vista più tecnico, come fa notare
Marco Cirillo: «...il lavoro svolto presso la cancelleria di Firenze ha reso
Coluccio Salutati uno dei più noti cancellieri del Medioevo; tale notorietà si
deve al metodo di lavoro che egli ha adottato nel trentennio in cui ha
ricoperto tale carica. Effettivamente, i cambiamenti che il Salutati ha
apportato, soprattutto nel campo dell'epistolografia politica medievale, pur
non essendo certo radicali, ebbero una notevole influenza su molte corti
d'Europa. La letteratura sull'argomento è unanime nell'affermare che, Coluccio
Salutati, pur utilizzando la formula prevista dall'epistolografia cancelleresca
medievale, che prevedeva: la Salutatio, il Proverbium, la Narratio, la Petitio
e la Conclusio; ebbe modo di personalizzare ogni fase dell'epistola in base
alle proprie esigenze narrative. È frequente perciò trovare nelle sue lettere
una Salutatio piuttosto breve ed un Proverbiumsoprattutto quando egli esprimeva
teorie politichepiuttosto lungo.» (Cirillo) Trattati Politici
Vincenzo Camuccini, Morte di Giulio Cesare, particolare, olio su tela, 1798,
Museo nazionale di Capodimonte, Napoli De Tyranno (1400) Epistola-trattato
inviata a Francesco Zabarella, filosofo padovano, il De Tyranno (basato
sull'omonimo trattato di Bartolo da Sassoferrato e sul Polycraticus di Giovanni
di Salisbury[67]) riflette sulla nascita della tirannide e sulla liceità
dell'assassinio del tiranno stesso. Indotto a fare questa riflessione su spunto
del giovane Antonio dell'Aquila, studente padovano che aveva chiesto al
Salutati la liceità dell'assassinio di Giulio Cesare, e dalla volontà di
difendere la scelta dantesca di porre Bruto e Cassio nelle fauci di
Lucifero[68], Coluccio ammette la liceità di un tale gesto nei confronti di un
despota, ma negandola però al generale romano, in quanto «fu un benemerito capo
di stato, che fu tradito dagli stessi uomini che erano stati da lui
beneficiati» Invectiva ad Antonium Luschum, Scritta contro un suo ex discepolo,
Antonio Loschi, cancelliere dell'ormai defunto Gian Galeazzo (morto nel 1402) e
autore di una perduta Invectiva in florentinos[71], ha un tono più concreto
rispetto al teorico De Tyranno. Nell'Invectiva Coluccio mostra la partigianeria
repubblicana sostenitrice della florentina libertas, emula dell'Atene di
Pericle fautrice della concordia partium tra lei e i suoi alleati. Salutati
ricorda al Loschi come Firenze sia nel giusto perché è sottoposta alle leggi,
che non possono essere violate, mentre a Milano il diritto è strumento
arbitrario nelle mani di un vero e proprio tiranno, che sta al di sopra delle
leggi. Gli scritti filosofico-teologici De seculo et religione, Scritta
all'amico Niccolò di Lapo da Uzano (che prese poi il nome di Girolamo appena
entrato nell'ordine dei camaldolesi) si articola in due libri[75] ed è datata
1381, in quanto Coluccio inviò a Fra' Gerolamo da Uzzano una lettera
d'accompagnamento insieme al testo da lui realizzato. L'opera tratta di una
esortazione assai fervida alla vita claustrale, ma rivendica anche la validità
della vita quale laico, in quanto strada «valida nell'ambito gerarchico delle occupazioni
umane, a cui egli rimane ancora legato». L'opera del Salutati, esaltante la
vita ritirata prendendo spunto anche da Cicerone, Livio, Macrobio e Omero, tratta
anche della condanna morale di cui è afflitta la Chiesa, dai papi fino ai
predicatori. De fato et fortuna, Facsimile del codice Laurenziano Pl. CX
sup. 41, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze, riportante una lettera del
Salutati. Diviso in cinque libri, il trattato espone l'argomento del libero
arbitrio e del rapporto che esiste tra quest'ultimo e gli avvenimenti che
possono ostacolarne i progetti. La tematica, assai complessa ed erede di una
lunga tradizione teologico-filosofica (i modelli sono Alberto Magno, Tommaso
d'Aquino e il De bona fortuna di Aristotele), si sviluppa nel tentativo di
dimostrare come l'esistenza umana si inquadri in una “causa prima” (Dio), la
quale opera in comunione, talvolta incontrandosi, talvolta scontrandosi, con la
volontà dell'uomo. De Nobilitate legum et medicine. Trattato che cerca di
proporre una gerarchia dei saperi, proponendo la legge come valore supremo
sulla medicina, intesa come sapere tecnico-scientifico: come l'anima è
superiore al corpo, così le leggi (che si rifanno al campo spirituale) sono
superiori alla medicina, che fa parte della meccanica[78]. Le leggi, infatti,
regolano la vita sociale, determinano il convivere civile, stabiliscono
l'ordine e devono essere ottime perché possano produrre uomini migliori[79].
Coluccio continua affermando che le leggi, dal momento che appartengono alla
sfera spirituale e quindi celeste, sono legate direttamente a Dio: gli uomini,
perciò, possono collaborare con Dio nella costruzione perfetta della società
grazie al fatto che esse sono ispirate dalla divinità medesima. De Laboribus Herculis. Opera di grande impegno
intellettuale, Coluccio lavorò per più di vent'anni su questo vasto saggio di
poesia, com'è testimoniato dalla versione del 1383 e da quella del 1391. Quest'ultima,
divisa in 4 libri e lasciata incompiuta, intende continuare il progetto
culturale di Boccaccio delle Genealogie, vale a dire una difesa della poesia a
livello universale basata sulle vicende terrene dell'eroe mitologico
Ercole[82], reinterpretate in senso allegorico e indirizzate verso la via della
virtù (Salutati si basò su Ercole anche per la radice etimologica del nome
greco, risalente ad ερος κλερος (heros cleos), cioè uomo forte e
glorioso[81]). Per Coluccio, come aveva già scritto a Giovanni di San
Miniato, infatti, la poesia ha un valore universale in quanto il senso interpretativo
di un testo classico supera la dimensione culturale in cui è stato scritto: per
cui le opere dei pagani, se piene di valori positivi, non devono essere
rigettate, ma accolte in quanto provenienti da Dio stesso. Altre Carmen
de morte Francisci Petrarce Carme in latino commemorativo del Petrarca e
accennato in varie epistole a Roberto Guidi conte di Battifolle, a Benvenuto da
Imola e a Francescuolo da Brossano, del quale è quasi dubbio il completamento[.
De verecundia, Trattatello in forma epistolare indirizzato ad Antonio
Baruffaldi sulla natura positiva o negativa della verecundia (cioè il rispetto).
Grazie agli studi genealogici di Francesco Novati, si è potuti ricostruire
l'ascendenza e la discendenza del cancelliere fiorentino, appartenente al
ramo dei Salutati di Stignano. Qui sotto è riportato un albero genealogico che
espone l'ascendenza e la discendenza di Coluccio Salutati[N 12]: IgnotaColuccio
Ignota, figlia di un tal LinoPiero Lino Coluccio donna ignota; Piera di Simone
Riccomi[84]AndreaCorradoGiovanniSorella ignota, sposata a uno dei Giovannini di
Stignanosorella ignota, sposata ad uno dei Dreucci di Pistoia Piero (morto di peste②
Andrea morto di peste ② Bonifazio ~ 1420 ca Monna Checca de' Baldovinetti Arrigo Margherita d'Andrea de' Medici Antonio ~ Duccia di Guernieri de' Rossi;Nonnino
Filippo (1383 ca-post 1407 Simone Lionardo (1387 ca1437), chierico Salutato, chiericoLorenzo
(incerto) Note Esplicative A lungo si è
ritenuta corretta la data del 1331, Campana Martelli, ( 238-239 e239, nota 1), Nuzzo, e
altri studiosi hanno dimostrato che la data corretta è Villani, Coluccio
Salutati XXVII racconta l'ascesa politica di Coluccio ad una delle più
prestigiose cariche politiche fiorentine. Nominato segretario grazie
all'influenza del Gonfaloniere Bonaiuto Serragli, Coluccio fu poi eletto
Cancelliere (il 18 di aprile) in sostituzione di Niccolò Monaci, uomo politico
con cui il Serragli fu in disputa. Si veda
Epistolario per le addolorate missive inviate dal Bruni e da Poggio all'amico
in comune Niccolò Niccoli («tali parente» nell'epistola di Bruni; «patris
nostri» in quella di Poggio). In Ivi,
478-479, l'istriano Pier Paolo Vergerio, in una lettera a Francesco
Zabarella, lo descrive come il primo e straordinario decoro di Firenze
(«...urbis illius primum atque precipuum decus, Linum Colucium
Salutatum»). Della stessa opinione
anche: Cappelli76, in cui si ricorda, al momento dei funerali, il commosso
addio dell'allievo Pier Paolo Vergerio, che chiamò Salutati communis omnium
magister («maestro comune di tutti [noi]»); Vasoli40; Contini869;
Gargan141. Luogo significativo per
continuare le riunioni dei nuovi umanisti, in quanto vi viveva quel fra'
Martino da Signa erede universale degli scritti del Boccaccio. Si vedano
Contini869; e Petoletti42: «... [Boccaccio] dispose per testamento di lasciare
la sua biblioteca all'agostiniano Martino da Signa con l'indicazione che alla
morte del frate i volumi fossero negli armaria del convento fiorentino di Santo
Spirito. Così avvenne...» La
grandezza di Dante, ma anche di Petrarca e dello stesso Boccaccio, furono
messi in discussione dal più acceso degli umanisti classicisti, Niccolò
Niccoli, all'interno dei Dialogi ad Petrum Histrum di Leonardo Bruni. L'accusa
principale consisteva nella barbaria del loro latino e nel, caso di Dante, nel
fraintendimento del senso di alcuni passi virgiliani. Solamente l'intervento
del vecchio Salutati, nel I libro, riesce a capovolgere la situazione, salvando
Dante dalle accuse feroci del Niccoli: «Come anche risulta da un dialogo del
Bruni, che di quella polemica antidantesca è il documento principe,
l'intervento del S[alutati] riuscì ad assicurare la continuità, proporzionata
all'età nuova, della tradizione dantesca a Firenze.» (Dionisotti) I contatti tra Costantinopoli e Firenze erano
facilitati dalla presenza, nella capitale bizantina, dello stesso Giacomo da
Scarperia, che decise di riaccompagnare Crisolora in patria per apprendere
greco da lui stesso. Si veda: Tateo50.
La visione "laica" dell'umanesimo non si deve confondere con
la proposta "laicista", dal punto di vista etico e antropologico.
Mantenendo sempre un'attenzione ossequiosa verso la Chiesa e una sincera
devozione verso le Verità cristiane, Coluccio intende nel contempo «esaltare e
rivendicare la responsabilità umana al di fuori di qualsiasi determinismo
meccanicista e ponendo in valore la libertà personale del singolo»
(Cappelli85). Abbagnano19 sintetizza in modo più stringente il rapporto tra
libero arbitrio e volontà divina, affermando che il primo sia «conciliabile con
l'infallibile ordine del mondo stabilito da Dio». Si è condensato, in questi due punti,
l'attacco generale del mondo ecclesiastico contro l'umanesimo. Come sottolinea
Cappelli78, la questione sul valore della poesia riguarda la disputa con
Giovanni di San Miniato tenutasi nel 1401 (cfr. Epistolario, 3, Fratri Johanni
de Angelis; quella con Dominici riguarda il valore positivo dell'umanesimo e
risale al 1405 (cfr. Epistolario, Il codice di Catullo facente parte della
biblioteca del Salutati (cod. Paris. 14137) entrò nelle mani del cancelliere
fiorentino il 19 ottobre del 1375 grazie alle pressioni che esercitò
sull'erudito veronese Gasparo de Broaspini, secondo quanto riporta Sabbadini34.
Della stessa opinione anche Francesco Novati che, in Epistolario, 1222 nota 2,
giunge alla stessa conclusione del Sabbadini in quanto vi ha trovato delle
postille autografe del Salutati. Così la
definisce Cappelli, L'epistola, datata 1381, è importante perché,
dopo l'elogio di Carlo per la fortunata impresa militare della conquista del
Regno di Napoli e il paragone con gli eroi antichi, Coluccio enumera i doveri
di un buon sovrano: cercare l'unità religiosa della Chiesa, spaccata dallo
Scisma (cfr. Epistola, 2, 27-28);
gestire con moderazione il potere e imparare a gestire le proprie emozioni
(Epistola, 232: «incipe prius tibi quam aliis imperare; rege te ipsum, noli
regendorum subditorum studium tuimet derelinquere moderamen.») per evitare di
cadere nei vizi e di essere classificato come un tiranno (Epistola, 233).
Esaltandolo alla virtù, alla temperanza e alla giustizia, Coluccio insomma
tratteggia il modello del sovrano ideale, cavalleresco, formato sull'esempio
dei classici (continua è la comparazione con gli antichi statisti e sovrani) e
timorato di Dio. Le informazioni,
ricavate attraverso una minuziosissima ricerca d'archivio da parte del Novati,
sono prese in ordine sparso da Epistolario, 4.2, Tavole genealogiche dei
Salutati, 384-408, ove vengono fornite indicazioni biografiche sui nonni,
genitori e figli di Coluccio. Per consultare le informazioni sui fratelli del
cancelliere, si consulti sempre Epistolario, Riferimenti Dionisotti. Villani, Coluccio
SalutatiXXI, Marzi113.
Carrara. Contini869. Carrara: «Fu avviato agli studî giuridici,
inameni a lui che era "pierius" (così foggiò il suo patronimico:
figlio di Pietro, e devoto alle Pieridi, le Muse).» Garin35.
Epistolario, 1, 1, Magistro Petro de Moglio3. Epistolario, 1, 1, Petro da Moglio3, nota
1. Marzi114, nota 1. Tateo43. Epistolario, 1, 4, Eloquentissimo legum
doctori domino Loygio de Gianfigliaziis,
9-12. In Epistolario, 1, 16,
Reverendo patri et domino domino Francisci Bruni de Florentia summi pontificis secretario,
domino suo44, Coluccio si lamenta della sua mansione di cancelliere nella
cittadina umbra, così come farà nelle Ep. 1, 17 e 18. Marzi14: «Vero è che nel secolo XV invalse
l'uso di chiamare Cancelleria Fiorentina l'ufficio del quale era capo il
Dettatore, che aveva la particolare ingerenza di scrivere le lettere e di trattare
le faccende della politica esterna...»
Per le informazioni in generale, si veda Bosisio248. EEpistolario, 4.2429 e Ibidem, nota 2. Per l'intera vicenda, si veda
Bosisio249. Epistolario «Unum dicam, quod emerserunt et ad tante sunt
reipublice gubernacula sublimati, quos oportuit pro salute
cunctorum.» «Dirò una cosa, cioè che al governo di una così grande
repubblica emersero e vi sono [uomini], i quali bisognò [vi fossero] per la
salvezza di tutti.» Inoltre, sempre in Ivi, nota 2, il Novati annota che
Coluccio fu così favorevole al nuovo governo in quanto fu uno dei pochissimi a
non essere proscritto dalle cariche istituzionali. Bosisio,
Come riporta Bosisio260, Siena si sottomise a Gian Galeazzo in funzione
anti-fiorentina, mentre il signore di Milano (dal 1395 duca per investitura
imperiale) si alleò con Lucca e altre città umbro-marchigiane. Bosisio260.
Bosisio261. Marzi133.
Marzi148. Cappelli 76. Villani,
Coluccio Salutati XXII, nota 5. Cappelli86.
Marzi, Epistolario, Wilkins259. Senili, Cesareo26, nota 20. La prima epistola riportata dal Novati in cui
Coluccio risponde ad una missiva del Certaldese risale al 20 dicembre 1367 (cfr.
Epistolario Facundissimo domino Iohanni Boccacci de Certaldo...) ma, come fa
notare lo stesso Novati, i toni sono troppo famigliari per essere la prima
epistola scambiata tra i due (Ivi48 n° 1).
Branca183. «Inclyte cur vates,
humili sermone locutus, / de te pertransis? [...] te vulgo mille labores /
percelebrem faciunt: etas te nulla silebit.» «Perché, o celebre poeta, che
hai cantato nel volgare idioma, / avanzi nel corso del tempo? [...] Mille
fatiche ti rendono celebre presso il volgo / : nessuna epoca tacerà sul tuo
conto.» (Branca193) Si veda anche Epistolario, 1, Egrigio viro
Franciscolo de Brossano domini Francisci Petrarce genero, Ep. ove Coluccio
piange sia la scomparsa del Petrarca, ma annuncia anche quella del
Boccaccio: «Fallebar enim, et dum
Franciscum fleo, dum suis laudibus intentus decantantes, novo commento, veterum
pene dimissa sententia, depingo Camenas, ecce nove lacrime nobis merore novi
funeris occurrerunt, incepti cursum operis reprimentes. Vigesima quidem prima
die decembris Boccaccius noster interiit...» «Infatti ero ingannato, e
mentre piango Francesco e mentre, attento alle sue lodi, adorno le Camene con
un nuovo commento, quasi tralasciata la sentenza degli antichi, ecco che nuove
lacrime si aggiunsero a noi con il dolore di una nuova morte, frenando il corso
di un'opera che inizia. Il nostro Boccaccio spirò il ventuno di dicembre [del
1375]...» Tateo. Cappelli, ricorda anche che Salutati era solito mettere
a disposizione dei suoi allievi la sua stessa biblioteca personale. Pertanto, i
luoghi di incontro erano due: Santo Spirito e l'abitazione del Cancelliere,
come dimostra anche Tateo42. Tateo42:
«Gli animatori di questi incontri, il Salutati e il Marsili, l'uno nella
propria casa, l'altro nella sua cella di Santo Spirito, ricevevano i giovani
più promettenti della nobilità fiorentina, e li iniziavano al gusto delle
lettere antiche.» Chines, 204-205 riporta come data il 1391, mentre
Sabbadini43 il 1394. Cappelli109.
Sabbadini43 riporta che l'erudito greco era già a Firenze il 2 febbraio
del 1397. Garin36 sintetizza, prendendo
spunto dal De saeculo et religione e dall'Epistolario, 2, 303-307, l'ideale di vita attiva propria
dell'essere umano inteso come cittadino del mondo: «Terrestre è la vocazione
umana. L'impegno nostro è nella costruzione della città terrena, nella
società». Garin, 38-39: «Il Salutati...insisteva sul valore
della educazione nuova [...] essa insegnava a ritrovare sub corticem il valore
intenzionale dei termini, smarrito nella consuetudo, penetrando l'espressione
nel suo significato intimo come direzione spirituale. Parola e cosa, insiste il
Salutati, non possono disgiungersi.»
Epistolario, 3, Fratri Johanni de Angelis, «Noli, venerabilis in Christo
frater, sic austere me ab honestis studiis revocare. Noli putare quod, cum vel
in poetis vel aliis Gentilium libris veritas queritur, in vias Domini non
eatur. Omnis enim veritas a Deo est, imo, quo rectius loquar, aliquid est
Dei.» «Non volere, o venerabile fratello in Cristo, allontanarmi in modo
così austero da studi degni di ammirazione. Non voler ritenere che, quando si
cerca la verità o nei poeti o in altri libri degli scrittori pagani, non si
cammini lungo le vie del Signore. Ogni verità, infatti, proviene da Dio e, per
parlare fino in fondo rettamente, alcuna cosa è propria di Dio.» Epistolario, : «Nullum enim dicendi genus maius habet cum
divinis eloquiis et ipsa divinitate commertium quam eloquium
poetarum.» «Nessun genere letterario, infatti, ha un maggior legame con le
parole divine e con la stessa divinità quanto la parola dei poeti.»
Gargan141. Sabbadini25. Gargan142: «Il manoscritto di Vercelli fu
alla fine portato a Firenze, ove rimane (Laur. 49, 9), unica copia carolingia
esistente delle Epistole di Cicerone.»
Sabbadini34. Gargan142. Sabbadini,
34-35. Tateo49. Gargan140 ritiene che «la sua filologia non
fu di altissima classe...».
Billanovich16. Fitta la corrispondenza tra Salutati e Della Seta, come
testimonia la prima lettera inviata dal cancelliere fiorentino il 25 gennaio
del 1376 (Epistolario, 1, Insigni viri Lombardo...optimo civi patavino, Billanovich11. Billanovich52. Epistolario, 1, Franciscolo de Brossano, Bischoff211. Bischoff,
Cappelli77. Cesareo289. Cfr. la già citata Epistolario, 3, Fratri Johanni
de Angelis, Epistolario, 2, Epistola Coluci Salutati florentina ad Carolum
regem Neapolitanum, 1, 6, 11-46. Canfora13. Villani, Coluccio SalutatiXXIII,
nota 6 riporta la veemenza con cui Salutati "fulminava" Gian Galeazzo
con le sue lettere, riportando tra l'altro la testimonianza di Enea Silvio
Piccolomini cui quest'aneddoto è attribuita la paternità. Canfora,
Pastore Stocchi68. Sia la
citazione che il contesto in cui fu scritto il De Tyranno sono esposti in
Canfora, 14-16. Così Cappelli82: «In altri termini, se
Cesare, pur giunto al potere in modo "tirannico" o violento, seppe
poi legittimare tale potere attraverso un esercizio virtuoso di esso (ex parte
exercitii) in grado di suscitare l'approvazione popolare, la sua uccisione non
fu legittima, mentre lo sarebbe quella di un tiranno che esercitasse come
tale.» Per la figura di Loschi, si
rimanda alla voce biografica Viti.
Canfora, 13-14 ipotizza, a14,
l'aiuto di Leonardo Bruni nello sviluppare il paragone Firenze-Atene, in quanto
Coluccio Salutati «non [era] molto esperto di quella lingua e di quella
cultura». Cappelli 83. Vasoli40: «Così il Salutati, rivolgendosi al
cancelliere milanese Antonio Loschi, nella Invectiva in Antonium Luschum, dopo
aver contrapposto i guasti del regime tirannico milanese ai vantaggi di quello
libero e repubblicano di Firenze, glorifica la sua città come "fiore
d'Italia" e come esempio di vita serena e armoniosa.» Cappelli
84. Epistolario, 2, V15, di cui si
riporta interamente il breve messaggio d'accompagnamento: «Mitto tibi munusculum istis paucis noctibus
correctionis studio lucubratum. In quo si quid proficies tu vel alii, laus sit
omnium conditori Deo, cui placeat me in tuis sanctis orationibus commendare.
Vale felix et diu. Colucius tuus.» «Ti mando un piccolo pensiero composto
in queste poche notti dopo un'opera di revisione. Attraverso questo [trattato],
se tu o altri ne trarrete giovamento, la lode di tutti voi sia per lodare Dio,
al quale è piaciuto che io mi affidi alle tue sante orazioni. Sta felice a
lungo. Il tuo Coluccio.»
Cappelli, Tateo46: «[Nel De
Nobilitate Coluccio] ribadiva, attraverso un discorso più ampio e articolato,
la distinzione della medicina, designata medievalmente come "arte
meccanica", ossia tecnica, dalla giurisprudenza, considerata scienza della
vita spirituale e quindi superiore all'altra.» Cappelli81,
Garin40: «Le leggi...sono veramente un sigillo divino, con cui dopo il
primo peccato Dio ha offerto alle comunità degli uomini la vita per
riconquistare il bene...Ispirate da Dio agli uomini, inscritte nell'anima
umana, esse hanno un'altra superiorità, rispetto alle leggi naturali: possono
essere conosciute nella loro pienezza integrale, con una certezza che non si
troverà mai nelle scienze della natura.» Cappelli80.
Tateo46. Cfr. Epistolario, 2224, nota 1
per la storia del codice contenente il carme. Si riporta, come testimonianza,
quanto scritto nell'epistola XVIII in cui Coluccio annuncia a Benvenuto da
Imola il suo progetto: «Sed ut ad
Franciscum nostrum redeam, opusculum metricum de ipsius funere iam
incepi...» «Ma per ritornare al nostro Francesco, ho già iniziato [a stendere]
un opuscolo metrico sulla cerimonia funeraria dello stesso...» Marzi, p.115.
Antiche Filippo Villani, Le vite d'uomini illustri fiorentini, Giammaria
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umanista del Trecento, Biblioteca dei Classici italiani di Giuseppe Bonghi.
SANCTIS. Essential
philosopher. He considers philosophy as a branch of the belles lettresand his
field of expertise is when stylists stopped using an artificial Roman, and
turned to ‘Italian.’ Grice: “I really do not like de Sanctis; when an author
becomes philosophical, he says that he has been infested of the philosophical
pest!” -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e de Sanctis," per Il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia..
SANSEVERINO. (Napoli). Filosofo. Considerato uno fra i massimi
precursori del neo-tomismo. Si trasferì in giovanissima età a Nola dalla natia
Napoli per frequentare il seminario diocesano dove suo zio era rettore. Dopo
l'ordinazione, continuò lo studio della filosofia con l'intento di confrontare
i vari sistemi filosofici, fra cui godeva particolare credito in Italia,
all'epoca, quello cartesiano. Lo studio comparato dei vari sistemi gli permise
una conoscenza più approfondita della Scolastica, soprattutto delle opere di
Tommaso d'Aquino, e del legame intimo tra la Scolastica e la Patristica. Da
allora, e fino alla fine della sua vita, la sua unica preoccupazione fu la
restaurazione della filosofia scolastica, non solo con scritti, ma anche con
lezioni, conferenze e discussioni. La sua preparazione in materie filosofiche
gli permise di divenire, non ancora trentenne, professore di logica e
metafisica presso il seminario di Napoli. Fu anche canonico della cattedrale
della propria città. Fondò la rivista La Scienza e la Fede che continuò ad
uscire, a cura dei suoi discepoli Nunzio Signoriello e Antonio D'Amelio, a
oltre vent'anni di distanza dalla morte del filosofo. Nel 1851 venne chiamato
da Ferdinando II a insegnare filosofia morale nell'Napoli, e venne incaricato
anche di preparare un manuale "ufficiale" per le scuole del Regno
delle Due Sicilie; Sanseverino scrisse allo scopo il manuale "I principali
sistemi della filosofia del criterio, discussi colla dottrina de' Santi Padri e
de' Dottori del Medio Evo". Con l'unità d'Italia Sanseverino venne
progressivamente emarginato e messo in condizione di abbandonare l'insegnamento
universitario. Continuò tuttavia ad insegnare presso il seminario di Napoli.
Morì nella città partenopea nel corso di un'epidemia di colera all'età di 54
anni. L'opera Profondo conoscitore di
San Tommaso e della filosofia medievale, il Sanseverino diede alle stampe,
negli anni quaranta dell'Ottocento, alcuni interessanti saggi sui filosofi
moderni, fra cui Emanuele Kant e Baruch Spinoza. Nel 1849 iniziò ad occuparsi
più specificamente di San Tommaso e della dottrina tomista con La dottrina di
S. Tommaso sull'origine del potere e sul preteso diritto di resistenza, cui
fece seguito, otto anni più tardi, un Saggio di teologia scolastica in difesa
dell'angeologia di S. Tommaso d'Aquino contro i sofismi di G. Reynaud. Fra il
1850 e il 1853, esce il ponderoso I principali sistemi della filosofia del
criterio, discussi colla dottrina de' Santi Padri e de' Dottori del Medio Evo,
un'ampia e dottissima disquisizione sulla filosofia illuminista del Settecento
e su quella a lui contemporanea (fra cui quella dello stesso Gioberti)
confutata sulla base della logica dei più alti rappresentanti del cristianesimo
medievale. Il suo capolavoro, in cinque
volumi, fu però pubblicato solo fra il 1862 e il 1865. Si tratta del celebre
saggio, redatto in lingua latina, Philosophia christiana cum antiqua et nova
comparata, che ha per oggetto la storia della logica nell'ambito della
filosofia cristiana. Un sesto volume, già progettato, non vide mai la luce a
causa dell'improvviso decesso dell'autore. L'opera fu ripresa in alcune sue
parti dallo stesso Sanseverino ad uso dei suoi studenti nel suo Philosophia
christiana cum antiqua et nova comparata in compendium redacta ad usum
scholarum clericalium. Venne pubblicata a Napoli la versione definitiva degli
Elementa. L'opera, letta e molto citata nella seconda metà dell'Ottocento e
durante tutto il Novecento, si articola in quattro tomi, di cui gli ultimi due,
Antropologia e Teologia naturale, uscirono postumi rispettivamente tre e cinque
anni dopo la morte del filosofo grazie all'iniziativa di un suo allievo, Nunzio
Signoriello. Quest'ultimo si assunse anche l'onere di dirigere, dopo la
scomparsa del proprio fondatore, le pubblicazioni della rivista di Sanseverino
La Scienza e la Fede, che, fino al 1887, mantenne vivo l'interesse, a Napoli e
in Italia, sulla filosofia cristiana medievale e sul tomismo. Opere pubblicate (selezione) Delle teorie
kantiane difese da O. Colecchi nella sua opera che per titolo: sopra alcune
questioni le più importanti della filosofia, Napoli, La Scienza e la fede. Il
razionalismo teologico dei più celebri filosofi tedeschi e francesi da Kant
insino ai nostri giorni, in La Scienza e la Fede, Spinoza e i moderni
razionalisti, Napoli, La Scienza e la fede, La dottrina di s. Tommaso sull'origine del
potere e sul preteso diritto di resistenza, Napoli, (I edizione, 1849), nuova
edizione (con introduzione di F. Di Mieri), Napoli, Giannini. Saggio di
teologia scolastica in difesa dell'angeologia di S. Tommaso d'Aquino contro i
sofismi di G. Reynaud, Napoli, Tip. Manfredi, Elementa philosophiae theoreticae
ad usum cleri neapolitani, Napoli, Tipografia Manfredi, Philosophia christiana
cum antiqua et nova comparata, in cinque volumi, Napoli, Tip. Manfredi, Institutiones
seu Elementa philosophiae christianae cum antiqua et nova comparata, in tre
volumi e 4 tomi, Napoli, Tip. Manfredi, Philosophia christiana cum antiqua et nova
comparata in compendium redacta ad usum scholarum clericalium, Napoli, Tip.
Manfredi, Compendio della filosofia cristiana comparata con le dottrine de'
filosofi antichi e moderni, in 2 volumi (versione italiana della precedente
latina), Napoli, Biblioteca cattolica, Ugo Dovere, Gaetano Sanseverino filosofo
tomista, tentativo di ricostruzione, in Doctor communis, Ugo Dovere, Gli orientamenti
del periodico napoletano La scienza e la fede, in Campania sacra, Pasquale
Naddeo, Le origini del neotomismo e la scuola di Gaetano Sanseverino, in Storia
della filosofia, Società editrice italiana, Torino Pasquale Orlando, Il
neotomismo a Napoli e G. Sanseverino, in Asprenas, Pasquale Orlando, Vita e
opere di Gaetano Sanseverino secondo i documenti, in Aquinas, Pasquale Orlando,
L'Accademia tomista a Napoli, storia e filosofia, in Saggi sulla rinascita del
tomismo, Roma, Ed. Pontificia Accademia teologica romana, Carmine Matarazzo,
Per una "rivoluzione del cuore". La visione dell'umano in Giacomo
Leopardi nella lettura critica di Gaetano Sanseverino tra antropologia
cristiana e istanze pastorali, Alessandro Polidoro Editore, Napoli . Tomismo Neotomismo. Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Gaetano Sanseverino, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Gaetano Sanseverino, . Gaetano Sanseverino, in
Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
Biografia di Gaetano Sanseverino, su dif.unige. di Gaetano Sanseverino, su dif.unige.
SANTILLI. (Sant’Elia Fiumerapido). Filosofo.
Figlio del medico santeliano Silvestro, sindaco del paese, atredici anni si
trasferì a Napoli con la madre Giuseppa Mancini, figlia del medico Evangelista
Mancini di Picinisco ma residente a San Germano (oggi Cassino), e i tre
fratelli, per completare gli studi. A Napoli, il giovane Angelo Santilli seguì
il corso liceale presso la Scuola di Francesco Murro. All'Università fu
discepolo del filosofo Pasquale Galluppi e amico, fra gli altri, di Luigi
Settembrini, Giuseppe Fiorelli e Francesco De Sanctis. A soli venti anni, nel
1842, si laureò in filosofia e giurisprudenza, aprendo anche una Scuola di
Diritto Morale e Costituzionale. Fervente giobertiano, fu attivo
propugnatore, nei circoli culturali napoletani, di un'Italia federata sotto la
guida di papa Pio IX. Ebbe frequenti rapporti epistolari con Terenzio Mamiani,
con il cardinale Gizzi e con il filosofo eclettico francese Victor Cousin.
Quest'ultimo lo introdusse nel giro culturale del socialismo utopistico europeo
e soprattutto francese, ma Santilli modulò il suo socialismo secondo i propri
valori cristiani ed umanitari, rifiutando la logica della lotta di classe.
Ebbe comunque a scrivere che nel Regno di Napoli occorreva "una savia
distribuzione della ricchezza". Fu presidente della Società Dantesca di
Napoli e prolifico filosofo, giornalista e poeta. Fondò e diresse i
giornali "L'Enciclopedico" e il quotidiano giobertiano "Critica
e Verità" fondato durante i moti rivoluzionari del '48 napoletano in cui
vivacemente sosteneva che occorreva occuparsi della piaga della povertà
meridionale, scrivendo il 20 marzo che: "La nazione vuole pane e lo
dimanda incessantemente, lo chiede nel pianto dell'indigenza, tra le sciagure
della desolazione, lo chiede non a titolo di preghiera, ma diritto necessario,
assoluto ... il popolo non capisce la speculativa astrazione di alcune verità,
non sa i titoli di libertà, di costituzione, di uguaglianza ... una riforma che
dimentica affatto la fisica prosperità de' popoli non è che riforma di solo
nome...". Fra le sue opere filosofiche: "Le idee
soggettive", che fu testo di studio nelle scuole del Granducato di Toscana;
"Sul realizzamento del pensiero"; "Sviluppo filosofico
dell'Autorità"; "Cenno psicologico sull'attività e la passività dello
spirito"; "Individuo e Società"; "Princìpi dell'Umanità
razionale"; "Il socialismo in economia" e "Lavoro,
industria e capitale". Le sue poesie le pubblicava sul giornale "La
Gazza". Si batté politicamente per l'ottenimento della Costituzione da
parte di re Ferdinando II di Borbone. Malvisto e considerato individuo
pericoloso dalla polizia borbonica, per i suoi scritti, la sua attività
politica e i suoi discorsi pubblici, il cui numero di ascoltatori si andava
infoltendo sempre di più, Santilli fu ucciso a baionettate insieme al fratello
Vincenzo di 27 anni, all'amico e compaesano Filippo Picano di 18 anni e alla
fantesca Carmela Rossi detta Mega da soldati svizzeri che fecero irruzione
nella sua abitazione di Napoli, in Largo Monteoliveto, il 15 maggio 1848
durante i moti insurrezionali di Napoli. Secondo i ricordi di Luigi Settembrini
venne ucciso a seguito della delazione di una donna, che lo indicò come
"il predicatore" alla soldataglia. I fratelli Giuseppe (21 anni) e
Giovanni (13 anni), si salvarono nascondendosi in casa della famiglia Leanza al
piano superiore. Lo ricordano due epigrafi: una sulla facciata della sua
casa natia a Sant'Elia Fiumerapido e una sulla facciata della palazzina in cui
abitò a Napoli, in Largo Monteoliveto, accanto al Palazzo Gravina. Di lui hanno
scritto: Francesco De Sanctis, Guglielmo Pepe, Luigi Settembrini, Atto
Vannucci, Giuseppe Massari, Vincenzo Grosso, Alberto Guzzardella, Mario
Mandalari che volle raccogliere, in un unico volume, su desiderio del grande
Francesco De Sanctis, tutte le opere di Santilli tramite il libro "Memorie
e scritti di Angelo Santilli" (Roma). Note Franco Della PerutaIl Giornalismo Italiano del
Risorgimento, I. Ghiron, Della Peruta, ()
Storia del quindici maggio in Napoli L. Settembrini "Memorie e
scritti raccolti da Mario Mandalari"
Mario Mandalari, Memorie su Angelo Santilli, Roma, 1893. Alberto
Guzzardella, Angelo Santilli, un grande cattolico socialista e martire del
Risorgimento Italiano, Milano, 1973. Isaia Ghiron, Il valore italiano, Volume
1, Tip. nazionale degli editori Ghione e Lovesio, Franco Della Peruta, Il
Giornalismo Italiano del Risorgimento, FrancoAngeli, . Benedetto Di Mambro, in
Sant'Elia Fiumerapido, il Sannio, Casinum e dintorni Roccasecca, . Luigi
Settembrini, Ricordanze della mia vita, Volume 1, Antonio Morano.
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